Percorsi di diritto romano: tra personae, res e actiones 9788892110328

I giuristi romani affrontavano il diritto sperimentandolo sul piano pratico. Per queste ragioni lo studio del diritto ro

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Italian Pages 128 [129] Year 2017

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Table of contents :
Cover
Occhiello
Indice sommario
Nota introduttiva
Prooemium de omni iure (Proemio relativo a tutto il diritto)
I. Ius quod ad personas pertinet (Diritto delle persone)
II. Ius quod ad res pertinet (Diritto delle cose)
III. Ius quod ad actiones pertinet (Diritto processuale)
Indice delle fonti
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Percorsi di diritto romano: tra personae, res e actiones
 9788892110328

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Percorsi di diritto romano: tra personae, res e actiones

In copertina: Lastricato di un tratto del reticolato stradale di Libarna, città romana sulla via per Genova.

Iole Fargnoli - Matteo De Bernardi

Percorsi di diritto romano: tra personae, res e actiones

G. Giappichelli Editore

© Copyright 2017 - G. GIAPPICHELLI EDITORE - TORINO VIA PO, 21 - TEL. 011-81.53.111 - FAX 011-81.25.100

http://www.giappichelli.it ISBN/EAN 978-88-921-1032-8

Composizione: Carla Degiacomi Stampa: Stampatre s.r.l. - Torino

Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941, n. 633. Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da CLEARedi, Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali, Corso di Porta Romana 108, 20122 Milano, email [email protected] e sito web www.clearedi.org.

Indice sommario 

pag.   Nota introduttiva 

13

Prooemium de omni iure (Proemio relativo a tutto il diritto) 

19

a. 

Il diritto romano e le sue fonti 

21 

1. 2. 3. 4.

Schema riassuntivo di storia del diritto romano Schema riassuntivo delle fonti di produzione del diritto La definizione celsina del diritto Distinzione tra diritto privato e diritto pubblico

21 21 22 22

b. 

Negozio giuridico 

22

5. 6. 7. 8. 9.

La categoria del negozio in trasparenza Distinzione tra vendita e trasferimento della proprietà La condizione sospensiva negativa Il dissenso Il divieto di sostituzione negoziale per mezzo di estranei

22 23 23 24 24

I. 

Ius quod ad personas pertinet (Diritto delle persone)

27 

I.1.  Diritto delle persone 

29

10. Tripartizione del diritto privato 11. Distinzione tra liberi e schiavi

29 29



5≈

pag. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32.

Distinzione fra i liberi Gli ingenui e i libertini I tre generi di libertini La lex Aelia Sentia I peregrini dediticii Come determinare se il figlio nasca libero Può essere “ingenuo” chi nasce da madre schiava? I tre status come presupposti della capacità giuridica L’acquisto dello status civitatis per manomissione Un liberto con il rango di censore Il ricordo della schiava meritevole defunta Il crimine del liberto ingrato Lo schiavo veterinario Gli schiavi addetti alla manutenzione degli acquedotti Il giacinto … e i mercanti di schiavi Sugli effetti di una sopravvenuta capitis deminutio Capacità di agire: differenza tra un pazzo e un impubere Chi dorme può cominciare a possedere? Imputabilità dell’impubere Il collegium come associazione L’universitas e i singuli

30 30 30 30 31 32 32 33 33 34 34 35 35 36 36 37 37 38 39 39 40

Casistica

40

33. Le spese di studio per il figlio emancipato

40

I.2.  Diritto di famiglia

41

34. 35. 36. 37. 38.

41 41 42 42 43

Distinzione tra persone sui iuris e persone alieni iuris Schema sulle persone nella famiglia Distinzione nell’ambito delle persone alieni iuris Il paterfamilias Definizione della tutela

Casistica

44

39. A chi appartiene la toga comprata dal filius? 40. L’acquisto da un pupillo senza autorizzazione del tutore 41. L’ammontare della dote in caso di morte del padre

44 44 45



6≈

pag.

II.  Ius quod ad res pertinet (Diritto delle cose)

47

42. 43. 44. 45.

49 49 49 50

Le cose Schema riassuntivo della struttura delle Institutiones gaiane Cose corporali e incorporali Res mancipi e nec mancipi

II.1.  Diritti reali

52

a. 

Dominium

52

46. 47. 48. 49. 50.

Il meum est secondo Celso L’actio in rem, contrapposta a quella in personam Dominium ex iure Quiritium e in bonis habere I frutti naturali del bestiame La nave naufragata in pendenza del processo di cui è oggetto

52 52 53 53 54

b. 

Modi di acquisto della proprietà a titolo derivativo

54

51. La mancipatio 52. Il trasferimento della proprietà delle res nec mancipi 53. Schema riassuntivo dei modi di acquisto della proprietà a titolo derivativo 54. Schema riassuntivo di atti che surrogano una traditio

54 55

c. 

Modi di acquisto della proprietà a titolo originario

57

55. 56. 57. 58. 59. 60.

Il tempus richiesto per l’usucapione Il divieto decemvirale di usucapire la cosa oggetto di furto Il concetto di usucapione L’acquisto della cosa per specificazione secondo i Sabiniani L’actio Publiciana Exceptio rei venditae et traditae e actio Publiciana: schema

57 57 58 59 60 61

d. 

Diritti reali su cosa altrui

61

61. Le servitù 62. L’usufrutto

56 57

61 62 ≈

7≈

pag. 63. L’uso 64. L’etimologia di “pignus” 65. Differenza tra pegno e ipoteca e.  66. 67. 68. 69. 70. 71. 72. 73.

63 63 63

Il possesso, res facti corrispondente all’esercizio di un dirit‐ to reale Gli elementi costitutivi del possesso Sulla differenza tra proprietà e possesso Può l’inquilino proibire le riparazioni volute dal proprietario? L’acquisto del possesso per mezzo del servus Immissioni da un caseificio La servitù a vantaggio di un fondo in usufrutto Principio di accessione sul muro costruito dal vicino Il proprietario, una volta data una cosa in pegno, non la può vendere

64 64 64 65 65 66 66 67 67

II.2.  Diritto ereditario   a. Successione a titolo universale

68

74. Il concetto di “hereditas” 75. Come diseredare il proprio figlio 76. La sostituzione pupillare e l’unicità del testamento

68 69 69

b.

70

68

Successione a titolo particolare

77. Il legato avente per oggetto una veste e il senatore che indossa abiti femminili 78. Il legato per vindicationem

70 71

c.

72

Documenti dalla prassi

79. Testamento di Antonio Silvano

72

Casistica

73

80. Il legato avente per oggetto un servo, il cui nome o professione vengono indicati erroneamente

73



8≈

pag. 81. Il fedecommesso con cui il testatore chiede all’erede di insegnare un mestiere al servus liberato 82. Il fedecommesso a favore di liberti vecchi e malati

74 75

II.3.  Diritto delle obbligazioni

75

a.

75

Definizione

83. La definizione paolina

75

b.

76

Fonti delle obbligazioni

84. La bipartizione gaiana: obbligazioni ex contractu e obbligazioni ex delicto 85. La solutio indebiti e i dubbi sulla esaustività della bipartizione contratto-delitto 86. Le “variae causarum figurae” 87. Concetto e fonti delle obbligazioni secondo le Istituzioni giustinianee 88. La discussa obligatio “ex lege” 89. L’elencazione di Modestino delle fonti delle obbligazioni 90. Le fonti delle obbligazioni secondo il Codice civile del Regno d’Italia 91. Le fonti delle obbligazioni secondo il nostro Codice civile 92. Schema riassuntivo sulle fonti delle obbligazioni

79 80 80

c. 

81

Obbligazioni da contratto

76 76 77 77 79 79

93. La quadripartizione gaiana delle obbligazioni da contratto

81

c.1.  Contratti reali

81

94. Il mutuo 95. Il mutuo ha per oggetto cose fungibili 96. Il pegno

81 82 82

c.2.  Contratti verbali

83

97. Come si costituisce una obligatio verbis 98. Paolo sulla costituzione di un credito mediante una stipulatio 99. Tutela processuale della stipulatio avente ad oggetto una cosa determinata

83 84



9≈

84

pag. 100. Sulla validità di una stipulatio alla quale siano state aggiunte parole non pertinenti

84

c.3.  Contratti letterali

85

101. I nomina transcripticia 102. Chirografo di Marco Antonio Massimo   c.4.  Contratti consensuali

85 86

103. 104. 105. 106. 107.

Elenco delle obbligazioni consensu contractae Come vengono costituiti i contratti consensuali La compravendita Il prezzo nella compravendita La passione del gioco e il piacere del vino sono “vizi” dello schiavo comprato? 108. La locazione conduzione 109. Compravendita o locazione conduzione dei gladiatori?

86 87 87 88

c.5.  Contratto e conventio

91

110. 111. 112. 113.

Il contratto nella concezione di Labeone La conventio secondo Sesto Pedio e Ulpiano La nozione di contratto nel codice civile italiano Atipicità dei contratti nel diritto italiano vigente

91 91 92 92

d. 

Obbligazioni da delitto

93

86

88 90 90

114. Le obligationes ex delicto 115. Il furto 116. La sanzione prevista dalle XII Tavole per la lesione grave di una parte del corpo 117. La sanzione per le lesioni lievi 118. Il terzo capitolo della lex Aquilia

93 93

Casistica

95

119. La gestione di affari altrui per il riscatto dei prigionieri in Lusitania 120. Il comodato dei pesi alterati

95 96



10 ≈

94 94 94

pag. 121. 122. 123. 124. 125. 126. 127. 128. 129. 130.

Il mulo e il pollice dello schiavo mulattiere Il tintore che perde i vestiti La barca ancora da pagare portata via dal fiume Le botti difettose e il bestiame morto per l’erba avvelenata Il parto durante il viaggio in nave Il comodato del vestito altrui L’anello caduto nel Tevere Le mule locate e poi storpiate La mula in calore e la frattura dello stalliere Le spese necessarie sostenute dal creditore pignoratizio

96 98 98 99 100 101 102 103 103 104

III.  Ius quod ad actiones pertinet (Diritto processuale)

107

131. Concetto di diritto di agire 132. Computo dei termini processuali

109 109

a.

109

Formule di actiones in rem (azioni reali)

133. Formula della vindicatio rei o formula petitoria (rivendicazione o formula petitoria) 134. Formula dell’actio Publiciana (azione Publiciana) 135. Formula della vindicatio servitutis o actio confessoria (rivendicazione della servitù o azione confessoria) 136. Formula dell’actio negatoria servitutis (azione negatoria della servitù) 137. Formula della vindicatio ususfructus o actio confessoria (rivendicazione dell’usufrutto o azione confessoria) 138. Formula dell’actio negatoria ususfructus (azione negatoria dell’usufrutto) 139. Formula dell’actio pigneraticia in rem (azione pigneratizia reale)

113

b. 

113

Formule di actiones in personam (azioni personali)

140. Formula della condictio certae pecuniae (intimazione per una somma determinata di denaro) 141. Formula dell’actio commodati directa (azione di comodato diretta) ≈

11 ≈

109 110 110 111 112 112

113 114

pag. 142. 143. 144. 145.

Formula dell’actio empti (azione di compera) Formula dell’actio venditi (azione di vendita) Formula dell’actio locati (azione di locazione) Formula dell’actio conducti (azione di conduzione)

114 115 115 116

c. 

Exceptiones (eccezioni)

116

146. Exceptio doli (eccezione di dolo) 147. Exceptio rei venditae et traditae (eccezione di cosa venduta e consegnata)

116

d. 

117

Interdicta (interdetti)

116

148. Interdictum unde vi. De vi armata (interdetto “da dove con la violenza. Con l’uso di armi”) 149. Interdictum quod vi aut clam (interdetto “ciò che con violenza o clandestinamente”)

117

Indice delle fonti 

119



12 ≈

117

Nota introduttiva 

Lo studio di un diritto storico non può prescindere dall’esame dei documenti e, in generale, delle sue fonti di cognizione. In quest’ottica, il presente volume raccoglie testimonianze del pensiero giuridico dell’antica Roma utili a comprendere alcuni aspetti del diritto romano, ponendosi anche come strumento complementare al manuale istituzionale. Le pagine che seguono si propongono altresì di suggerire un approccio alla materia diverso da quello tradizionale, mettendo a disposizione frammenti giurisprudenziali che delineano e decidono i casi pratici. La formazione del giurista in pectore trova un importante ausilio, oltre che nella usuale formazione teorica e istituzionale, nello studio di casi concreti. Solo così il giurista comincia a prepararsi a quello che sarà il suo compito nella prassi e a ragionare per arrivare alla decisione di questioni giuridiche. Viviamo attualmente un’epoca in cui il diritto si sta caratterizzando per una produzione legislativa abbondante, caotica e continuamente in divenire 1. Ciò contribuisce a fare sì che il modo in cui è stato risolto un caso affrontato in precedenza diventi sempre più un punto di riferimento. È oggi ampiamente condiviso che il diritto vivente venga creato in buona parte per via giurisprudenziale, tramite le sentenze dei giudici. Pertanto, a maggior ragione, nella formazione degli studenti non è possibile prescindere dalla sperimentazione del diritto sul piano operativo.

1 Ci si riferisce all’ampio dibattito degli ultimi decenni, scaturito dal volume di N. IRTI, L’età della decodificazione, Milano, 1979.



13 ≈

Ma tale sperimentazione del diritto sul piano operativo era esattamente la prospettiva che i giuristi romani avevano nell’affrontarlo. Il diritto romano si è evoluto proprio quale diritto giurisprudenziale, nel senso – in questo diverso da quello odierno – che il compito di individuarlo era rimesso principalmente ai giuristi (iurisprudentes). È nella tecnica del ragionamento e nel metodo di elaborazione e di decisione dei problemi il lascito più duraturo dell’esperienza giuridica romana. Si discostò da questo metodo tradizionale, raggiungendo risultati per vero epocali, la scuola tedesca Pandettistica del XIX secolo, che diede una sistemazione dogmatica del diritto romano per studiarlo e applicarlo come “diritto privato comune tedesco di origine romana” 2. La lettura diretta dei casi vuole, in sostanza, mettere gli studenti direttamente a contatto con il modo che i Romani avevano di affrontare il diritto. Particolarmente significativi sono allo scopo i passi inseriti, in merito ai singoli argomenti, sotto la voce “casistica”: si tratta di quelli che propongono in modo più netto la struttura tipica con cui i casi venivano affrontati dai giureconsulti romani, con la descrizione della fattispecie (casus), la formulazione della questione giuridica da affrontare (quaestio iuris) e la soluzione (responsum). Questo volume costituisce un’evoluzione del lavoro ‘Personae res actiones. Materiali per lo studio delle Istituzioni di diritto romano’, che ha conosciuto due edizioni nel 2014 e nel 2015. L’utile confronto con colleghi, in particolare con il Prof. Mario Varvaro, ci ha indotto a proporre alcuni nuovi testi e a migliorare qualche punto. Inoltre la verifica di tali materiali sul banco di prova eletto dell’insegnamento di Istituzioni di diritto romano presso l’Università degli Studi di Milano, nel corso degli anni accademici 2014-2015, 2015-2016 e 2016-2017, ci ha suggerito di non limitarci a pubblicare una nuova edizione, ma di dare alle stampe un nuovo strumento. Per ogni singolo testo sono stati così introdotti interrogativi e talora spunti di riflessione che possa2

Cosi B. WINDSCHEID, Diritto delle Pandette, trad. it., vol. I, Torino, 1902, p. 1. ≈

14 ≈

no facilitarne agli studenti la comprensione, consentendo loro altresì di verificarla: si vuole proporre una guida alla lettura dei passi e, in ogni caso, un ausilio che stimoli il ragionamento giuridico. Le risposte agli interrogativi sono da ritrovare, oltre che nei passi stessi, nelle nozioni esposte nel manuale istituzionale e approfondite durante le lezioni. Talvolta gli spunti di riflessione sono formulati, anziché con una domanda, iniziando una frase senza – volutamente – completarla: chi esamina il passo e conosce l’argomento potrà agevolmente integrare tale frase, sostituendo ai puntini sospensivi che vi troverà le parole che la completano. Per quanto riguarda la suddivisione della materia qui riportata, si è scelto di continuare a seguire il modello espositivo di un giureconsulto romano, Gaio, vissuto nel II sec. d.C., nel periodo apicale dello sviluppo del diritto privato romano. Le sue Institutiones, un manuale didattico di grande efficacia che costituisce l’unica opera dell’età classica del diritto romano pervenutaci quasi integralmente e con poche alterazioni, ripartiscono tutto il diritto privato in persone (personae), cose (res), azioni (actiones). Nell’impostazione gaiana si parte dallo studio di chi è titolare dei diritti e quindi dalle personae, per poi passare alle res e infine alle actiones. Le componenti di tale fondamentale tripartizione sono qui contrassegnate con numeri romani, mentre le relative suddivisioni vogliono evidenziare come, nella struttura gaiana, personae (I) comprenda il diritto delle persone (I.1) e il diritto di famiglia (I.2), res (II) i diritti reali (II.1), il diritto ereditario (II.2) e il diritto delle obbligazioni (II.3); ad actiones (III) corrisponde il diritto processuale, che per i Romani era parte del diritto privato e non costituiva una disciplina distinta, come è invece attualmente la procedura civile. È fondamentale conoscere e capire le actiones del diritto vigente al tempo di Gaio e quindi il processo formulare, che costituisce ancora oggi un modello giurisdizionale insuperato per linearità e raffinatezza. La materia del negozio giuridico costituisce elemento spurio rispetto al modello gaiano. Tale categoria, oggi fondamentale nell’esposizione del diritto, non è infatti romana, ma venne elaborata ≈

15 ≈

dalla Pandettistica sulla base di spunti e concezioni presenti nelle fonti romane. Si è scelto in questa sede di inserirla all’inizio 3, in corrispondenza del prooemium, poiché si tratta di una categoria trasversale a tutto il diritto privato, pur evidenziando graficamente che si tratta di un corpo estraneo nella struttura gaiana. Molti dei passi contenuti in questo volume sono frammenti del Digesto di Giustiniano (D.): citati, come d’uso, con l’indicazione del libro, del titolo e del numero di collocazione nel Digesto stesso, oltre che spesso del paragrafo perché essi nella maggior parte dei casi sono appunto suddivisi in paragrafi, secondo un’usanza introdotta dai giureconsulti medievali; la parte iniziale non è numerata e viene indicata con l’abbreviazione pr., che significa principium. Tra parentesi viene riportata anche l’inscriptio contenente il nome del giurista, il libro e l’opera da cui i compilatori giustinianei hanno tratto ciascuno di tali frammenti. Le ricostruzioni delle formule delle azioni, delle eccezioni e degli interdetti corrispondono sostanzialmente a quelle di Otto Lenel 4, come riviste criticamente da Dario Mantovani 5. La raccolta è arricchita da alcuni schemi a carattere didattico che vogliono facilitare l’apprendimento di alcune delle costruzioni giuridiche romane più complesse. Poche fonti letterarie ed epigrafiche 6 sono riportate al solo fine di integrare aspetti della società romana che consentono di meglio cogliere le regole e i principi che i Romani hanno elaborato sulla base di quei fatti sociali. Sono state infine inserite fotografie di mosaici, affreschi, oggetti e statue romani che possano dare concretamente un’idea 3

Cfr. M. KASER, Römisches Privatrecht. Erster Abschnitt. Das altrömische, das vorklassische und das klassische Recht, II ed., München, 1971, che affronta all’inizio del suo manuale la parte relativa ai “Rechtsgeschäfte”; si veda anche M. KASER-R. KNÜTEL, Römisches Privatrecht. Ein Studienbuch, XX ed., München, 2014. 4 O. LENEL, Das edictuum perpetuum. Ein Versuch zu seiner Wiederherstellung, III ed., Leipzig, 1927. 5 D. MANTOVANI, Le formule del processo privato romano. Per la didattica delle Istituzioni di diritto romano, II ed., Padova, 1999. 6 Tratte, queste ultime, dal Corpus Inscriptionum Latinarum = CIL, una ricca raccolta delle antiche iscrizioni latine, la cui pubblicazione iniziò a Berlino nel diciannovesimo secolo su iniziativa di Theodor Mommsen. ≈

16 ≈

figurativa, in connessione ai testi proposti, di alcuni aspetti della società di cui quel diritto era specchio. Ogni ordinamento giuridico nasce, si sviluppa e si evolve nell’ambito di uno specifico contesto sociale: e la società dell’antica Roma, peraltro in continua evoluzione nelle multiformi età che attraversò, era ovviamente assai diversa da quella odierna. Ma i giuristi romani furono in grado di elaborare istituti, costruzioni e concetti giuridici idonei a sopravvivere anche molto oltre la pur non breve parabola temporale della società di cui erano espressione, creando le basi di quella che si può oggi definire “scienza giuridica”. E il fatto che quegli istituti, quelle costruzioni e quei concetti abbiano potuto essere ereditati – pur attraverso variegate esperienze storiche e in vari modi e misure – dalle epoche successive, venendo utilizzati per regolare società via via diverse e perdurando per secoli fino ad essere consegnati alle nostre moderne codificazioni, dà la misura dell’universalità del diritto romano e dell’importanza del suo ruolo nella formazione dei giuristi moderni. Sulla copertina è riportato un tratto del reticolato stradale della città romana di Libarna, collocata sulla via per Genova, oggi rientrante nel comune di Serravalle Scrivia. La strada fotografata è la parallela del cardo di Libarna cioè della via Postumia, che snodandosi per quasi mille chilometri collegava Genova ad Aquileia. L’immagine non vuole essere significativa della straordinaria capacità dei Romani di realizzare lunghe e durevoli strade, ma vuole piuttosto indicare metaforicamente il percorso della formazione del giurista. Della strada è riportato solo un tratto. Così il diritto romano è una parte della strada che chi studia il diritto percorre. Ma proprio questa parte di strada contribuisce a dare quelle basi formative che, nelle sfide sempre più varie ed articolate che si aprono per il giurista dell’epoca attuale, risultano imprescindibili per chi voglia capire il diritto. IOLE FARGNOLI MATTEO DE BERNARDI Milano, estate 2017 ≈

17 ≈



18 ≈

Prooemium de omni iure   (Proemio relativo a tutto il diritto)



19 ≈



20 ≈

a. Il diritto romano e le sue fonti  1. Schema riassuntivo di storia del diritto romano  Monarchia

Repubblica

Principato

Dominato

753: fondazione di Roma

476: fine Impero d’Occidente

a.C.

d.C.

VIII-III a.C. 242: istituz. praetor peregrinus

III-I a.C. I a.C. – III d.C. III-VI d.C. 82: morte 235: morte di 565: morte di Q.M. Scevola Alessandro Severo Giustiniano 528-534 compilazione giustinianea

449 XII Tavole Età arcaica

Età classica

Età preclassica

Età postclassica

2. Schema riassuntivo delle fonti di produzione del diritto  Iurisprudentia

Ius honorarium

Ius civile

Ius gentium

 



21 ≈

3. La definizione celsina del diritto  D. 1.1.1 pr. (Ulpianus libro primo institutionum): Iuri operam daturum prius nosse oportet, unde nomen iuris descendat. est autem a iustitia appellatum: nam, ut eleganter Celsus definit, ius est ars boni et aequi.

Chi sta per dedicarsi al diritto, occorre in primo luogo che conosca da dove deriva il nome del diritto. Ebbene questo è chiamato così perché deriva dalla giustizia: infatti, come Celso elegantemente definisce, il diritto è l’arte del buono e dell’equo. • In che senso viene utilizzato da Celso il sintagma ius boni et aequi? • Secondo Ulpiano, da dove deriva etimologicamente il termine ius?

4. Distinzione tra diritto privato e diritto pubblico  D. 1.1.2 (Ulpianus libro primo institutionum) = I. 1.1.4: Huius studii duae sunt positiones, publicum et privatum. publicum ius est quod ad statum rei Romanae spectat, privatum quod ad singulorum utilitatem (…)

Il diritto può essere considerato da due prospettive: il diritto pubblico si riferisce all’assetto della comunità di Roma, il diritto privato ha riguardo all’interesse delle singole persone (…) • Qual è secondo Ulpiano l’elemento caratterizzante del diritto privato?

  b. Negozio giuridico  5. La categoria del negozio in trasparenza  D. 1.3.41 (Ulpianus libro secundo institutionum): Totum autem ius consistit aut in adquirendo aut in conservando aut in minuendo: aut enim hoc agitur, quemadmodum quid cuiusque fiat, aut quemadmodum quis rem vel ius suum conservet, aut quomodo alienet aut amittat. ≈

22 ≈

Tutto il diritto, poi, consiste o nell’acquistare o nel conservare o nel diminuire. Invero, viene fatto sì che o qualcosa, in qualche modo, diventi di qualcuno; o qualcuno, in qualche modo, conservi la cosa sua o il suo diritto; oppure, in qualche modo, li alieni o li perda. • Come possono prodursi effetti rilevanti per il diritto? • Era nota ai Romani la categoria del negozio giuridico?

6. Distinzione tra vendita e trasferimento della proprietà  D. 50.16.67 pr. (Ulpianus libro septuagensimo sexto ad edictum): “Alienatum” non proprie dicitur, quod adhuc in dominio venditoris manet: “venditum” tamen recte dicetur.

Ciò che è ancora in proprietà del venditore non può dirsi tecnicamente “alienato”, ma può dirsi correttamente “venduto”. • È possibile che un bene venduto non sia per ciò solo anche trasferito in proprietà al compratore? • Quali sono i negozi giuridici idonei a produrre, rispettivamente, tali effetti?

7. La condizione sospensiva negativa  I. 3.15.4: Sub condicione stipulatio fit, cum in aliquem casum differtur obligatio, ut, si aliquid factum fuerit aut non fuerit, stipulatio committatur, veluti “si Titius consul factus fuerit, quinque aureos dare spondes?” si quis ita stipuletur “si in Capitolium non ascendero, dare spondes?” perinde erit, ac si stipulatus esset cum morietur dari sibi. (…)

Una stipulatio è sottoposta a condizione se il sorgere dell’obbligazione viene differito al momento in cui qualcosa sia accaduto o non sia accaduto, come per esempio “se Tizio diventerà console, mi prometti cinque aurei?”. Se qualcuno conclude così la stipulatio‚ “se non salirò sul Campidoglio, prometti di effettuare la prestazione di dare?”, si verifica lo stesso di quello che ≈

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accadrebbe se egli si fosse fatto promettere che avrebbe effettuato la prestazione al momento della sua morte. (…) • Quando può dirsi che un negozio giuridico è sottoposto a condizione sospensiva? • Quali sono gli effetti dell’apposizione di una condizione sospensiva negativa?

8. Il dissenso  D. 18.1.9 pr. (Ulpianus libro vicensimo octavo ad Sabinum): In venditionibus et emptionibus consensum debere intercedere palam est: ceterum sive in ipsa emptione dissentient sive in pretio sive in quo alio, emptio imperfecta est. si igitur ego me fundum emere putarem Cornelianum, tu mihi te vendere Sempronianum putasti, quia in corpore dissensimus, emptio nulla est. (…)

Nelle compravendite, è ovvio che debba intervenire il consenso. Ove, invece, le parti dissentano sia sulla stessa compravendita, sia sul prezzo, sia su qualche altro elemento, la compravendita non è perfezionata. Se dunque io credessi di comprare il fondo Corneliano, mentre tu hai ritenuto di vendere quello Semproniano, poiché abbiamo dissentito sull’oggetto, non v’è compravendita. (…) • Quale effetto giuridico produce una compravendita se compratore e venditore dissentono o sono in errore sull’oggetto del contratto? • Tale effetto sarebbe lo stesso in un diverso negozio giuridico?

9. Il divieto di sostituzione negoziale per mezzo di estranei  Gai. 2.95: Ex his apparet per liberos homines, quos neque iuri nostro subiectos habemus neque bona fide possidemus, item per alienos servos, in quibus neque usumfructum habemus neque iustam possessionem, nulla ex causa nobis adquiri posse. Et hoc est quod vulgo dicitur per extraneam personam nobis adquiri non posse. Tantum de possessione quaeritur, an per extraneam personam nobis adquiratur.

Risulta da ciò che in nessun caso possiamo acquistare per mezzo di uomini liberi, che non siano sottoposti alla nostra po≈

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testà né posseduti in buona fede, e così per mezzo di schiavi altrui sui quali non abbiamo né usufrutto né giusto possesso. Ed è quello che comunemente si dice: che non possiamo acquistare per mezzo di un estraneo. Si discute solo del possesso, se a noi si acquisti per mezzo di un estraneo. • Quali sono i limiti imposti alla possibilità di servirsi di un sostituto negoziale? • Quali sono gli eventuali effetti di un acquisto compiuto per mezzo di un estraneo?



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I. Ius quod ad personas pertinet  (Diritto delle persone) 



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I.1. Diritto delle persone  10. Tripartizione del diritto privato  Gai. 1.8: Omne autem ius quo utimur, vel ad personas pertinet vel ad res vel ad actiones. Et prius videamus de personis.

Tutto il diritto di cui facciamo uso riguarda o le persone o le cose o le azioni. E trattiamo innanzitutto delle persone. • Con quale finalità Gaio distingue il diritto in tre parti? • In che cosa consiste ciascuna delle tre parti?

11. Distinzione tra liberi e schiavi  Gai. 1.9: Et quidem summa divisio de iure personarum haec est, quod omnes homines aut liberi sunt aut servi.

E senza dubbio la distinzione principale riguardo alla condizione delle persone è questa, che tutti gli uomini o sono liberi o sono schiavi. • Come deve essere cominciata secondo Gaio la trattazione del diritto delle persone?

Gladiatrici [British Museum, Londra]  ≈

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12. Distinzione fra i liberi  Gai. 1.10: Rursus liberorum hominum alii ingenui sunt, alii libertini.

Degli uomini liberi invece, alcuni sono ingenui, altri sono libertini. • In quali categorie possono distinguersi gli uomini liberi?

13. Gli ingenui e i libertini  Gai. 1.11: Ingenui sunt qui liberi nati sunt; libertini, qui ex iusta servitute manumissi sint.

Sono ingenui coloro che sono nati liberi; libertini, coloro che sono stati affrancati da una legittima servitù. • Che differenza sussiste tra “ingenui” e “libertini”?

14. I tre generi di libertini  Gai. 1.12: Rursus libertinorum ‹tria sunt genera; nam aut cives Romani aut Latini aut dediticiorum› numero sunt. De quibus singulis dispiciamus; ac prius de dediticiis.

Ulteriormente, dei libertini ci sono tre generi; sono infatti o cittadini romani, o latini, o nel novero dei deditici. Esaminiamoli singolarmente, a cominciare dai deditici. • Come può essere lo status di chi viene affrancato dalla servitù?

15. La lex Aelia Sentia  Gai. 1.13: Lege itaque Aelia Sentia cavetur, ut qui servi a dominis poenae nomine vincti sint, quibusve stigmata inscripta sint, deve quibus ob noxam quaestio tormentis habita sit et in ea noxa fuisse convicti sint, quive ut ferro aut cum bestiis depugnarent traditi sint, inve ludum custodiamve coniecti fuerint, et postea vel ab eodem domino vel ab alio manumissi, eiusdem condicionis liberi fiant, cuius condicionis sunt peregrini dediticii. ≈

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È disposto dalla legge Elia Sentia, che quegli schiavi che sono stati messi dai padroni in catene a titolo di pena, o quelli che siano stati marchiati, o che siano stati inquisiti per un delitto con torture e riconosciuti colpevoli, o quelli che siano stati consegnati perché combattessero con la spada o contro le fiere o gettati nella scuola dei gladiatori o in carcere, e siano stati poi manomessi o dallo stesso padrone o da altro, diventino liberi nella stessa condizione degli stranieri dediticii. • Quali schiavi, una volta manomessi, assumevano la stessa condizione degli stranieri dediticii? • Come si raggiunse l’equiparazione di tali schiavi a tale categoria di stranieri?

16. I peregrini dediticii  Gai. 1.14: Vocantur autem peregrini dediticii hi, qui quondam adversum populum Romanum armis susceptis pugnaverunt, deinde victi se dediderunt.

Sono detti “stranieri deditici” coloro che un tempo, prese le armi, combatterono contro il popolo romano, e poi, vinti, si arresero. • Chi sono gli stranieri dediticii?

  Peregrinus e coccodrillo [British Museum, Londra]  ≈

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17. Come determinare se il figlio nasca libero  D. 1.5.5.2 (Marcianus libro primo institutionum): Ingenui sunt, qui ex matre libera nati sunt: sufficit enim libera fuisse eo tempore quo nascitur, licet ancilla concepit. Et e contrario si libera conceperit, deinde ancilla pariat, placuit eum qui nascitur liberum nasci (nec interest iustis nuptiis concepit an vulgo), quia non debet calamitas matris nocere ei qui in ventre est.

Sono ingenui coloro che sono nati da madre libera: è sufficiente, infatti, che la madre sia stata libera al momento della nascita, anche se abbia concepito da schiava. Anche, invece, se ella abbia concepito essendo libera ed abbia poi partorito essendo schiava, parve bene che il nato nasca libero (e non importa che ella abbia concepito in giuste nozze o al di fuori di esse), poiché la disgrazia della madre non deve nuocere a colui che è nel suo ventre. • Quando un figlio può dirsi “ingenuo”? • È rilevante che la madre sia libera al momento del concepimento e/o della nascita?

18. Può essere “ingenuo” chi nasce da madre schiava?  D. 1.5.5.3 (Marcianus libro primo institutionum): Ex hoc quaesitum est, si ancilla praegnas manumissa sit, deinde ancilla postea facta aut expulsa civitate pepererit, liberum an servum pariat. et tamen rectius probatum est liberum nasci et sufficere ei qui in ventre est liberam matrem vel medio tempore habuisse.

Da ciò è stata posta la questione, se una schiava incinta che sia stata manomessa e poi di nuovo fatta schiava o espulsa dalla città, una volta partorito, partorisca un libero o uno schiavo. È stato ritenuto più corretto che suo figlio nasca libero, e che è sufficiente, a colui che è nel ventre, avere avuto la madre libera anche in un momento intermedio. • Quale altro elemento può deporre nel senso dello status di libero del nuovo nato? • Che cos’è il favor libertatis?



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19. I tre status come presupposti della capacità giuridica  D. 4.5.11 (Paulus libro secundo ad Sabinum): Capitis deminutio tria genera sunt, maxima media minima: tria enim sunt quae habemus, libertatem civitatem familiam. Igitur cum omnia haec amittimus, hoc est libertatem et civitatem et familiam, maximam esse capitis deminutionem: cum vero amittimus civitatem, libertatem retinemus, mediam esse capitis deminutionem: cum et libertas et civitas retinetur, familia tantum mutatur, minimam esse capitis deminutionem constat.

Esistono tre tipi di capitis deminutio: la capitis deminutio maxima, la media e la minima. Possediamo tre status: la libertà, la cittadinanza e l’appartenenza al gruppo familiare. Pertanto, se perdiamo questi tre, cioè libertà, cittadinanza e appartenenza al gruppo familiare, si tratta di una capitis deminutio maxima; se perdiamo solo la cittadinanza, ma conserviamo la libertà, si tratta di una capitis deminutio media; se manteniamo libertà e cittadinanza, ma si modifica l’appartenenza al gruppo familiare, si tratta di una capitis deminutio minima. • Quali sono i presupposti della capacità giuridica? • Quando si verifica una capitis deminutio? • Quali sono le tipologie di capitis deminutio e in che cosa differiscono l’una dalle altre?

20. L’acquisto dello status civitatis per manomissione  Petron., Satyricon 57.4: “Eques Romanus es? Et ego regis filius”. “Quare ergo servisti?”. Quia ipse me dedi in servitutem et malui civis Romanus esse quam tributarius. Et nunc spero me sic vivere, ut nemini iocus sim.

“Sei un cavaliere romano? E io figlio di re”. “Perché dunque ti sei fatto schiavo?”. Perché di mia volontà mi sono dato in servitù e ho preferito essere un cittadino romano (in seguito ad una manomissione secondo il ius civile) che un provinciale con lo stato di peregrino. E ora spero di vivere in modo da non diventare lo zimbello di nessuno. ≈

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• Che limitazioni comporta la condizione di “peregrino”? • Per quali motivi in questo passo tratto dal “Satyricon” un liberto giunge ad affermare addirittura di essersi volontariamente dato in servitù? • Quali tipi di manomissione determinano l’acquisto dello status di cittadino romano?

21. Un liberto con il rango di censore  CIL X 60: Lucio Laberio Luci liberto Optato ornamentis censoriis honorato vixit annis XXII, Clutoriae Luci filiae Quartae vixit annis XXIIII, mater filia et genero 7.

Dedicato a Lucio Laberio Optato, liberto di Lucio, onorato con il rango di censore, morto all’età di 22 anni, (e) dedicato a Clutoria Quarta, figlia di Lucio, morta all’età di 24 anni. La madre (ha eretto questa tomba) per la figlia e il genero. • A chi venne dedicata la tomba oggetto di questa iscrizione funeraria?

22. Il ricordo della schiava meritevole defunta  CIL X 26: Dis Manibus sacrum. Alimma quae in vita sua summa discipulina servavit, vixit annis XXXI mensibus IIII, cui de permissu domini fecerunt pater karissimus et conservus pientissimae benemerenti 8.

Consacrato ai Mani. Alimma fu per (tutta) la sua vita una schiava con la più grande obbedienza, visse 31 anni e 4 mesi. Grazie al permesso del padrone, l’amato padre e il compagno di schiavitù eressero a lei (questa tomba), perché fu sempre rispettosa e meritevole. • Chi fece costruire la tomba cui questa iscrizione fa riferimento? • Con quale motivazione essa risulta essere stata eretta?

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W. ECK-J. HEINRICHS (a cura di), Sklaven und Freigelassene in der Gesellschaft der römischen Kaiserzeit. Textauswahl und Übersetzung, Darmstadt, 1993. 8 W. ECK-J. HEINRICHS (a cura di), Sklaven und Freigelassene, cit. ≈

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23. Il crimine del liberto ingrato  CIL XII 1128: Dis Manibus. Gaia Lucilia Gaio Severiano filio pientessimo posuit, quem libertus suus occidit 9.

Ai Mani. Gaia Lucilla eresse (questa tomba) per il rispettosissimo figlio Gaio Severiano, che fu ucciso dal suo liberto. • Quale crimine aveva commesso, secondo la testimonianza, il liberto in essa menzionato?

24. Lo schiavo veterinario  CIL VIII 24680: Secundus Marci Benni servus veterinarius hic situs est, vixit annis XXXXV 10.

È qui sepolto il veterinario Secondo, schiavo di Marco Benno; visse per 45 anni. • Perché appare degno di nota che il servo sepolto nella tomba svolgesse l’attività ivi indicata?  

  Mosaico [Villa del Casale, Piazza Armerina]  9

W. ECK-J. HEINRICHS (a cura di), Sklaven und Freigelassene, cit. W. ECK-J. HEINRICHS (a cura di), Sklaven und Freigelassene, cit.

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25. Gli schiavi addetti alla manutenzione degli acquedotti  Frontin., De aquaeductu urbis Romae 116: Superest tutela ductuum, de qua priusquam dicere incipiam, pauca de familia quae huius rei causa parata est explicanda sunt. familiae sunt duae, altera publica, altera Caesaris.

Resta la manutenzione degli acquedotti; prima di cominciare a parlarne, occorre spiegare qualcosa sul personale addetto a questo scopo. Ci sono due tipi di schiavi addetti alla distribuzione dell’acqua, alcuni appartenenti allo stato, altri appartenenti all’imperatore. • È corretto affermare che nell’età del principato gli schiavi di massima svolgessero la propria attività esclusivamente nell’ambito della famiglia del proprio dominus? • Quali tipologie di schiavi addetti alla distribuzione dell’acqua distingue Frontino?

  Fibulae aquariae in bronzo [Turris Libisonis, Porto Torres] 

26. Il giacinto … e i mercanti di schiavi  Plin., Naturalis historia 21.170: Hyacinthus in Gallia maxime provenit (…) Radis est bulbacea, mangonicis venaliciis pulchre nota, quae e vino dulci inlita pubertatem coercet et non patitur erumpere. ≈

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Il giacinto cresce soprattutto in Gallia (…) La radice è bulbosa, ben conosciuta dai mercanti di schiavi, perché sciolta nel vino dolce e spalmata (sul corpo) frena l’arrivo della pubertà e ne impedisce il manifestarsi. • Perché è riportato fra i testi oggetto di studio un passo di Plinio che tratta delle proprietà del giacinto? • In cosa consisteva l’inganno attuato dai mercanti di schiavi cui si fa qui riferimento?

27. Sugli effetti di una sopravvenuta capitis deminutio  D. 4.5.2.1 (Ulpianus libro duodecimo ad edictum): Ait praetor: “Qui quaeve, posteaquam quid cum his actum contractumve sit, capite deminuti deminutae esse dicentur, in eos easve perinde, quasi id factum non sit, iudicium dabo”.

Il pretore dice: “Nel caso in cui alcuni o alcune, dopo che con loro sia stato concluso un atto o un contratto, siano ritenuti avere avuto un peggioramento della condizione giuridica, contro di essi o di esse darò azione, come se ciò non sia stato fatto”. • Perché risulta necessario l’intervento del pretore, per tutelare il creditore i cui debitori abbiano subito una capitis deminutio? • Che tipo di azione accorda dunque, in tali casi, al creditore la disposizione edittale riferita nel passo di Ulpiano?

28. Capacità di agire: differenza tra un pazzo e un impubere  D. 50.17.5 (Paulus libro secundo ad Sabinum): In negotiis contrahendis alia causa habita est furiosorum, alia eorum qui fari possunt, quamvis actum rei non intellegerent: nam furiosus nullum negotium contrahere potest, pupillus omnia tutore auctore agere potest.

Per quanto riguarda la conclusione di negozi giuridici, la situazione dei pazzi è da considerarsi diversa da quella di coloro ≈

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che sono in grado di parlare, benché non si rendano conto dell’atto: infatti il pazzo non può concludere nessun negozio, mentre un impubere può concluderli tutti, purché il tutore interponga la sua auctoritas. • Quale differenza sussiste tra l’impubere ed il pazzo quanto alla possibilità di concludere negozi giuridici? • Quando l’impubere deve essere sottoposto a tutela? • Quali sono i poteri del tutore?

29. Chi dorme può cominciare a possedere?  D. 41.2.1.3 (Paulus libro quinquagensimo quarto ad edictum): Furiosus et pupillus sine tutoris auctoritate, non potest incipere possidere, quia affectionem tenendi non habent, licet maxime corpore suo rem contingant, sicuti si quis dormienti aliquid in manu ponat. sed pupillus tutore auctore incipiet possidere. Ofilius quidem et Nerva filius etiam sine tutoris auctoritate possidere incipere posse pupillum aiunt: eam enim rem facti, non iuris esse: quae sententia recipi potest, si eius aetatis sint, ut intellectum capiant.

Il pazzo, nonché il pupillo senza l’auctoritas del tutore, non possono cominciare a possedere, perché essi non hanno la consapevolezza di tenere la cosa, anche se con essa hanno un contatto materiale, come nel caso di uno che metta in mano qualcosa a chi dorme. Ma il pupillo comincerà a possedere con l’auctoritas del tutore. Per la verità, Ofilio e Nerva figlio dicono che il pupillo può cominciare a possedere anche senza l’auctoritas del tutore: che questa, infatti, è una situazione di fatto, non di diritto; e tale opinione può essere accolta, se essi abbiano raggiunto un’età tale da avere la capacità di intendere. • È esatto affermare che tanto il pazzo quanto il pupillo senza l’auctoritas del tutore non possono cominciare a possedere? • In che senso nel testo in esame il pazzo viene paragonato ad un dormiente? • Che differenza intercorre tra detenzione e possesso?



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30. Imputabilità dell’impubere  D. 50.17.111 pr. (Gaius libro secundo ad edictum provinciale): Pupillum, qui proximus pubertati sit, capacem esse et furandi et iniuriae faciendae.

Un impubere (letteralmente: un pupillo) che è vicino alla pubertà, è capace di commettere un furto o di commettere una lesione personale o al decoro o all’onore di una persona (iniuria). • Un impubere può commettere dei delicta?

31. Il collegium come associazione  CIL XIV 2112 3-4, 7-8: Item placuit: quisquis ex hoc collegio servus defunctus fuerit, et corpus eius a domino dominave iniquitatae sepulturae datum non fuerit neque tabellas fecerit, ei funus imaginarium fiet. (…) Item placuit, ut quisquis servus ex hoc collegio liber factus fuerit, is dare debebit vini boni amphoram 11.

Così fu deciso: nel caso in cui qualcuno di questa associazione morisse (ancora) schiavo, e ingiustamente la sua salma non fosse consegnata per la sepoltura dal padrone o dalla padrona ed nel caso in cui egli stesso non avesse (al riguardo) preso una (differente) decisione nel testamento, allora bisogna allestire per lui una sepoltura fittizia. (…) Inoltre fu deciso che ciascuno schiavo di questa associazione debba, in occasione della propria manomissione, donare un’anfora di vino buono. • A che tipo di collegium fa riferimento la disposizione qui riportata? • Quando occorrerà allestire una sepoltura fittizia allo schiavo membro dell’associazione? • Che cosa dovrà donare ogni membro dell’associazione nel caso venga manomesso?

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W. ECK-J. HEINRICHS (a cura di), Sklaven und Freigelassene, cit. ≈

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32. L’universitas e i singuli  D. 3.4.7.1 (Ulpianus libro decimo ad edictum): Si quid universitati debetur, singulis non debetur: nec quod debet universitas singuli debent.

Se qualcosa è dovuta alla collettività, non è dovuta ai singoli: né i singoli devono ciò che deve la collettività. • Che cosa si intende per “persona giuridica”? • Si possono individuare “corporazioni” e/o “fondazioni” nel diritto romano classico? • Quali effetti determina la possibilità di distinguere i rapporti giuridici che fanno capo all’ente dai rapporti giuridici che fanno capo ai singoli suoi componenti?

Casistica 

33. Le spese di studio per il figlio emancipato  D. 10.2.50 (Ulpianus libro sexto opinionum): Quae pater filio emancipato studiorum causa peregre agenti subministravit, si non credendi animo pater misisse fuerit comprobatus, sed pietate debita ductus: in rationem portionis, quae ex defuncti bonis ad eundem filium pertinuit, computari aequitas non patitur.

L’equità non tollera che, nel calcolo della porzione dei beni del defunto spettante al figlio emancipato, sia computato ciò che il padre abbia somministrato al figlio stesso che emancipato che si trovava fuori casa per motivi di studio, purché sia stato dimostrato che il padre aveva fatto pervenire tali somme non con l’animo di darle a credito, ma mosso solo dal doveroso affetto di padre. • Perché sulla base del ius civile i figli emancipati rimanevano esclusi dalla successione ab intestato? • Cos’è la collatio bonorum? • A quale condizione, nel passo, si afferma che ciò che il padre abbia somministrato in vita al figlio emancipato non deve essere computato nel calcolo della porzione dei beni del defunto a lui spettante?



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I.2. Diritto di famiglia  34. Distinzione tra persone sui iuris e persone alieni iuris  Gai. 1.48: Sequitur de iure personarum alia divisio. Nam quaedam personae sui iuris sunt, quaedam alieno iure subiectae sunt.

Segue un’altra partizione relativa alla condizione delle persone. Infatti alcune persone sono giuridicamente autonome, alcune sono soggette a potere altrui. • Quale distinzione sulla condizione delle persone prospetta qui Gaio? • A quali fini essa si rivela assai importante per il diritto?

35. Schema sulle persone nella famiglia  paterfamilias filiifamilias e filiaefamilias

moglie

servi

clientes



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36. Distinzione nell’ambito delle persone alieni iuris  Gai. 1.49: Rursus earum personarum, quae alieno iure subiectae sunt, aliae in potestate, aliae in manu, aliae in mancipio sunt.

Ancora, di quelle persone che sono soggette a potere altrui, alcune sono in potestà, altre in mano, altre in mancipio. • Fra le persone alieni iuris possiamo distinguere … • In quali casi già prima dell’età imperiale era possibile che la sposa non entrasse nella famiglia del marito e quindi non si sottoponesse alla manus di lui o del paterfamilias di lui? • Quali persone erano in mancipio o in causa mancipii?

37. Il paterfamilias  D. 50.16.195.2 (Ulpianus libro quadragensimo sexto ad edictum): (...) pater autem familias appellatur, qui in domo dominium habet, recteque hoc nomine appellatur, quamvis filium non habeat. non enim solam personam eius, sed et ius demonstramus: denique et pupillum patremfamilias appellamus. et cum paterfamilias moritur, quotquot capita ei subiecta fuerint, singulas familias incipiunt habere (...). idemque eveniet et in eo qui emancipatus est: nam et hic sui iuris effectus propriam familiam habet. (...)

(...) Per paterfamilias si intende chi esercita la potestà in casa, e lo si denomina così anche se non abbia un figlio. Infatti non indichiamo con tale termine la sola persona, bensì anche la sua posizione giuridica: infine chiamiamo paterfamilias anche il pupillo. Non appena muoia il suo paterfamilias, hanno origine tante singole famiglie quanti (sono) i figli maschi che erano sottoposti a quel padre (...). E lo stesso accade anche per chi è stato emancipato; infatti anche costui, non appena diventi sui iuris (= di proprio diritto), acquisisce una propria famiglia. (...) • Chi è il paterfamilias? • È possibile definire paterfamilias una persona che non abbia figli? • Che cosa avviene – riferendoci alla familia proprio iure – quando muore il pater?



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Rilievo di marito e moglie su pietra tombale [Augusta Raurica] 

38. Definizione della tutela  D. 26.1.1 pr. (Paulus libro trigesimo octavo ad edictum): Tutela est, ut Servius definit, vis ac potestas in capite libero ad tuendum eum, qui propter aetatem sua sponte se defendere nequit, iure civili data ac permissa.

La tutela è, come (la) definisce Servio, la forza e la potestà, data e permessa dal ius civile, nei confronti di un soggetto libero ≈

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allo scopo di proteggere colui che, a causa dell’età, non è in grado di difendersi da solo. • Come si può definire la tutela secondo Servio e secondo Paolo? • Carattere potestativo e carattere protettivo della tutela. • Quali tipi di tutela conosce il diritto romano?

Casistica 

39. A chi appartiene la toga comprata dal filius?  D. 15.3.19 (Paulus libro quarto quaestionum): Filius familias togam emit: mortuo deinde eo pater ignorans et putans suam esse dedicavit eam in funus eius. Neratius libro responsorum ait in rem patris versum videri: (…) atquin si filio pater togam emere debuit, in rem patris res versa est non nunc quo funerabitur, sed quo tempore emit (…)

Un figlio in potestà comprò una toga: essendo poi morto, il padre, non sapendo (dell’acquisto) e credendo che (la veste) fosse sua, la dedicò al rito funebre del figlio: Nerazio, nel libro Dei responsi, afferma che (la toga) si ritiene essere rientrata nel patrimonio del padre. (…) Se, invece, il padre doveva comperare la toga al figlio, è da ritenersi rientrata nel patrimonio del padre quando (il figlio) la comprò, non quando avvenne il funerale (…) • Quale quesito viene prospettato nel frammento? • Di regola in età classica gli atti d’acquisto compiuti da un filiusfamilias a chi erano riferibili? • A questo riguardo si verificano modifiche in età giustinianea?

40. L’acquisto da un pupillo senza autorizzazione del tutore  D. 41.4.2.15 (Paulus libro quinquagensimo quarto ad edictum): Si a pupillo emero sine tutoris auctoritate, quem puberem esse putem, dicimus usucapionem sequi, ut hic plus sit in re quam in existimatione: quod si scias pupillum esse, putes tamen pupillis licere res suas sine tutoris auctoritate administrare, non capies usu, quia iuris error nulli prodest. ≈

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Se io avrò acquistato da un pupillo senza l’autorizzazione del suo tutore, credendo che egli sia pubere, si ritiene avere luogo l’usucapione, perché bisogna considerare qui l’opinione piuttosto che la realtà 12. Ma ove tu sappia che è pupillo e creda che ai pupilli sia lecito amministrare le proprie cose senza l’autorizzazione del tutore, non puoi acquistare per usucapione, perché a nessuno giova l’errore di diritto. • Di massima i negozi giuridici compiuti dal pupillo senza l’autorizzazione del tutore sono o non sono produttivi di effetti? • Come si spiega la soluzione fornita dal giurista per la particolare ipotesi qui delineata? • Quali sono i requisiti dell’usucapione?

41. L’ammontare della dote in caso di morte del padre  D. 32.43 (Celsus libro quinto decimo digestorum): Si filiae pater dotem arbitratu tutorum dari iussisset, Tubero perinde hoc habendum ait ac si viri boni arbitratu legatum sit. Labeo quaerit, quemadmodum apparet, quantam dotem cuiusque filiae boni viri arbitratu constitui oportet: ait id non esse difficile ex dignitate, ex facultatibus, ex numero liberorum testamentum facientis aestimare.

Se il padre avesse ordinato che venisse data alla figlia una dote nella misura stabilita dai tutori, Tuberone dice che deve essere considerato come se ci fosse stato un legato secondo quanto decidesse l’arbitrato di un uomo perbene. Labeone chiede in che modo stabilire l’ammontare della dote che è opportuno sia costituita alla figlia per arbitrato di un uomo perbene: egli dice che ciò non è difficile da valutare tenendo conto della dignità, delle capacità e del numero dei figli di chi ha redatto il testamento.

12 Letteralmente la frase affermerebbe il principio opposto, ossia che la realtà vale più di come viene percepita: cosa che però non avrebbe alcun senso nel ragionamento qui esposto dal giurista e sarebbe in contrasto con la soluzione cui egli giunge. È possibile che la lezione corretta della frase fosse “ut hic plus in existimatione quam in re sit” (Cuiacio) anziché quella tramandataci riportata nel testo.



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• Come dovrebbe essere considerata, secondo Tuberone, la disposizione con cui il padre abbia stabilito di dare alla figlia una dote “nella misura stabilita dai tutori”? • Quali elementi dovrebbero essere valutati nel determinare in concreto, per arbitrato di un uomo perbene, l’ammontare della dote spettante alla figlia?

  Statua di matrona [Minneapolis Institute of Art] 



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II. Ius quod ad res pertinet  (Diritto delle cose) 



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42. Le cose  Gai. 2.1: Superiore commentario de iure personarum exposuimus; modo videamus de rebus, quae vel in nostro patrimonio sunt vel extra nostrum patrimonium habentur.

Nel libro precedente abbiamo trattato del diritto delle persone; ora ci occupiamo delle cose, che o fanno parte del nostro patrimonio o sono da ritenersi al di fuori di esso. • Come Gaio, nelle sue Institutiones, inizia a trattare delle res? • Quali “cose” sono beni in senso giuridico? • Quale distinzione fra le res viene qui prospettata da Gaio?

43. Schema riassuntivo della struttura delle Institutiones gaiane  Ius civile

Personae

Liberi

Liberi dalla nascita

Servi

Liberti

Res

Actiones

Cose corporali

Obbligazioni

da contratto

(libertini)

reale

Universitates, p. es. l’eredità

da delitto Successione testamentaria

verbale

letterale

Successione legittima

consensuale

 

44. Cose corporali e incorporali  Gai. 2.13-14: Corporales hae sunt quae tangi possunt, velut fundus homo vestis aurum argentum et denique aliae res innumerabiles. Incorporales sunt quae tangi non possunt, qualia sunt ea quae iure consistunt, sicut hereditas ususfructus obligationes quoquo modo contractae (…) ≈

49 ≈

Corporali sono le cose che si possono toccare, come un fondo, un servo, un vestito, l’oro, l’argento e altre innumerevoli cose. Incorporali sono quelle che non si possono toccare, quali sono quelle che consistono in un diritto, come l’eredità, l’usufrutto, le obbligazioni in qualsiasi modo contratte (…) • La distinzione tra cose corporali e cose incorporali si fonda su… • Quali esempi di cose corporali e, rispettivamente, incorporali vengono menzionati nel passo?

45. Res mancipi e nec mancipi  Ulpiani Epitome 19.1: Omnes res aut mancipii sunt aut nec mancipii. Mancipii res sunt praedia in Italico solo, tam rustica, qualis est fundus, quam urbana, qualis domus: item iura praediorum rusticorum, velut via iter actus aquaeductus: item servi et quadrupedes, quae dorso collove domantur, velut boves muli equi asini. Ceterae res nec mancipii sunt. Elefanti et cameli, quamvis collo dorsove domentur, nec mancipii sunt, quoniam bestiarum numero sunt.

Tutte le cose sono o res mancipi o res nec mancipi. Sono res mancipi i beni immobili in suolo italico, tanto rustici, come il podere, quanto urbani, come la casa; parimenti le servitù prediali, come il diritto di passaggio con carri (via), a piedi o a cavallo (iter), con il bestiame (actus) o di fare passare l’acqua. Allo stesso modo (rientrano tra le res mancipi) i servi e i quadrupedi da tiro e da soma, come i buoi, i muli, i cavalli e gli asini. Tutte le altre sono res nec mancipi. Gli elefanti e i cammelli, benché siano da tiro o da soma, sono res nec mancipi, perché rientrano nel novero degli animali selvatici. • L’elenco delle res mancipi ricomprendeva… • A quale epoca possiamo presumere risalisse tale elenco? • Doveva trattarsi di un elenco “chiuso” o suscettibile di estensione?



50 ≈

  Mosaico [Art Institute of Chicago] 

Mosaico di un elefante che attacca un felino [Minneapolis Museum of Art] 

 



51 ≈

II.1. Diritti reali  a. Dominium 

46. Il meum est secondo Celso  D. 6.1.49.1 (Celsus libro octavo decimo digestorum) Meum est, quod ex re mea superest, cuius vindicandi ius habeo.

È mio ciò che resta nel mio patrimonio, e che ho diritto di rivendicare. • Che cosa il giurista afferma caratterizzare il diritto di proprietà?

47. L’actio in rem, contrapposta a quella in personam  Gai. 4.2-3: In personam actio est, qua agimus cum aliquo, qui nobis vel ex contractu vel ex delicto obligatus est, id est cum intendimus DARE FACERE PRAESTARE OPORTERE. In rem actio est, cum aut corporalem rem intendimus nostram esse, aut ius aliquod nobis conpetere, veluti utendi aut utendi fruendi, eundi agendi aquamve ducendi vel altius tollendi prospiciendive; aut cum actio ex diverso adversario est negativa.

È personale l’azione con cui agiamo contro qualcuno che è obbligato nei nostri confronti per contratto o per delitto, ossia quando pretendiamo DOVERSI DARE FARE EFFETTUARE UNA PRESTAZIONE. È reale l’azione quando pretendiamo che una cosa corporale sia nostra, o che ci competa qualche diritto, come di uso o di usufrutto, di passare in proprio e con animali, o di condurre acqua, o di costruire edifici più alti, o di veduta; o quando in contrapposto all’avversario spetta l’azione negatoria. • Su che cosa si fonda la distinzione fra actio in rem e actio in personam? • Si possono citare come esempi di azioni in rem: … • L’actio negatoria servitutis e l’actio negatoria ususfructus hanno natura reale o personale?



52 ≈

48. Dominium ex iure Quiritium e in bonis habere  Gai. 2.40: Quo iure etiam populus Romanus olim utebatur: aut enim ex iure Quiritium unusquisque dominus erat, aut non intellegebatur dominus. Sed postea divisionem accepit dominium, ut alius possit esse ex iure Quiritium dominus, alius in bonis habere.

Una volta anche il popolo romano seguiva questo criterio: ognuno infatti o era proprietario per diritto dei Quiriti, o non lo si riteneva proprietario. Ma poi la proprietà ammise una suddivisione, per cui uno può essere proprietario per diritto dei Quiriti, e un altro avere tra i (propri) beni. • Quali caratteristiche differenziano l’in bonis habere dal dominium ex iure Quiritium? • Quali “tipi” di proprietà si possono configurare nel diritto romano?

49. I frutti naturali del bestiame  D. 22.1.28 pr. (Gaius libro secundo rerum cottidianarum): In pecudum fructu etiam fetus est sicut lac et pilus et lana (…)

Tra i frutti del bestiame rientra anche il feto, come il latte, il pelame e la lana (…) • Sono considerati frutti del bestiame: ...

  Mosaico [Villa del Casale, Piazza Armerina]  ≈

53 ≈

50. La  nave  naufragata  in  pendenza  del  processo  di  cui  è  og‐ getto  D. 6.1.36.1 (Gaius libro septimo ad edictum provinciale): Qui in rem convenitur, etiam culpae nomine condemnatur. culpae autem reus est possessor, (…) qui navem a se petitam adverso tempore navigatum misit, si ea naufragio perempta est.

Il convenuto con un’azione reale è condannato anche a titolo di colpa. È poi reo di colpa il possessore (…) che mandò in navigazione, in condizioni di tempo avverso, la nave che gli è stata rivendicata (nell’ambito di un processo pendente), se quella sia andata distrutta in un naufragio. • Perché, nel caso qui prospettato, il possessore della nave oggetto del giudizio in corso viene considerato responsabile se essa va distrutta in un naufragio?

b. Modi di acquisto della proprietà a titolo derivativo 

51. La mancipatio  Gai. 1.119: Est autem mancipatio (…) imaginaria quaedam venditio; quod et ipsum ius proprium civium Romanorum est, eaque res ita agitur: adhibitis non minus quam quinque testibus civibus Romanis puberibus et praeterea alio eiusdem condicionis, qui libram aeneam teneat, qui appellatur libripens, is qui mancipio accipit, aes tenens ita dicit HUNC EGO HOMINEM EX IURE QUIRITIUM MEUM ESSE AIO ISQUE MIHI EMPTUS ESTO HOC AERE AENEAQUE LIBRA; deinde aere percutit libram idque aes dat ei a quo mancipio accipit quasi pretii loco.

La mancipatio è una specie di vendita immaginaria; il che è diritto proprio dei cittadini romani, e la cosa si svolge così: con l’impiego di non meno di cinque cittadini romani puberi e inoltre di un altro della stessa condizione che sorregga una bilancia di bronzo e che si chiama libripens, colui che riceve la proprietà, tenendo (in mano) del rame dice: IO QUEST’UOMO PER DIRITTO DEI QUI≈

54 ≈

RITI DICO CHE È MIO E MI SIA COMPRATO CON QUESTO RAME E CON QUESTA

-

BILANCIA DI BRONZO; poi, col rame, percuote la bilancia e dà il rame quasi in funzione del prezzo a colui dal quale riceve in mancipio. • Come si svolgeva la mancipatio? • Per quali ragioni, verosimilmente, il rituale della mancipatio era così complesso e rigoroso? • Possiamo considerare la mancipatio un negozio causale?

  Bilancia [Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo] 

52. Il trasferimento della proprietà delle res nec mancipi  Gai. 2.18-20: Magna autem differentia est inter mancipi res et nec mancipi. Nam res nec mancipi ipsa traditione pleno iure alterius fiunti, si modo corporales sunt et ob id recipiunt traditionem. Itaque si tibi vestem vel aurum vel argentum tradidero sive ex venditionis causa sive ex donationis sive quavis alia ex causa, statim tua fit ea res, si modo ego eius dominus sim. ≈

55 ≈

Tra res mancipi e res nec mancipi c’è una grande differenza. Invero le res nec mancipi diventano altrui di pieno diritto con la semplice consegna, purché siano corporali e in quanto tali passibili di consegna. Di conseguenza, se ti avrò consegnato una veste o dell’oro o dell’argento a titolo di vendita, o di donazione, o a qualsivoglia altro titolo, purché io ne sia proprietario, quella cosa diventa subito tua. • In cosa consiste la “magna differentia” tra res mancipi e res nec mancipi? • Le res mancipi si possono trasferire solo attraverso la mancipatio?

53.  Schema  riassuntivo  dei  modi  di  acquisto  della  proprietà  a  titolo derivativo 

Modi adquirendi

traditio

res nec mancipi

mancipatio

in iure cessio

res mancipi

 



56 ≈

54. Schema riassuntivo di atti che surrogano una traditio 

Atti equivalenti alla traditio (il possesso è trasferito sulla base del mero consenso)

longa manu traditio

brevi manu traditio

constitutum possessorium

indicazione a distanza della cosa

il detentore diventa possessore

il possessore diventa detentore

 

c. Modi di acquisto della proprietà a titolo originario 

55. Il tempus richiesto per l’usucapione  XII Tab. 6.3: Usus auctoritas fundi biennium est, – ceterarum rerum omnium – annuus est usus.

L’usus (possesso) e l’auctoritas (garanzia contro l’evizione) per un fondo sono di due anni, per tutte le altre cose l’usus è di un anno. • Quali sono i requisti dell’usucapione? • Per quanto tempo occorreva possedere una cosa per poterla usucapire, secondo la disposizione delle XII Tavole qui riportata?

56. Il divieto decemvirale di usucapire la cosa oggetto di furto  XII Tab. 8.17: Furtivam rem usu capi prohibet.



57 ≈

È proibito acquisire per usucapione la proprietà di una cosa che è stata oggetto di furto. • È possibile usucapire una cosa rubata?

  Bicchiere in vetro bianco soffiato [Turris Libisonis, Porto Torres] 

57. Il concetto di usucapione  D. 41.3.3 (Modestinus libro quinto pandectarum): Usucapio est adiectio dominii per continuationem possessionis temporis lege definiti. ≈

58 ≈

L’usucapione è l’acquisto della proprietà tramite la continuità del possesso nello spazio di tempo stabilito dalla legge. • Che cosa si intende per “usucapione”? • L’usucapione nel quadro dei modi di acquisto della proprietà.

58.  L’acquisto  della  cosa  per  specificazione  secondo  i  Sabi‐ niani  D. 41.1.7.7 (Gaius libro secundo rerum cottidianarum): (…) Sabinus et Cassius magis naturalem rationem efficere putant, ut qui materiae dominus fuerit, idem eius quoque, quod ex eadem materia factum sit, dominus esset, quia sine materia nulla species effici possit: veluti si ex auro vel argento vel aere vas aliquod fecero, vel ex tabulis tuis navem aut armarium aut subsellia fecero, vel ex lana tua vestimentum, vel ex vino et melle tuo mulsum (…)

(…) Sabino e Cassio ritengono equo che il proprietario della materia sia anche proprietario dell’oggetto che è prodotto con essa, poiché senza materia non può venire realizzato nessun prodotto: come se io per esempio dal tuo oro, dal tuo argento o rame produca un vaso o dal tuo legname una nave, un armadio o una poltrona, o dalla tua lana un vestito, dal tuo vino e miele il vino mielato (…) • La specificazione come modo di acquisto della proprietà. • Con quale argomento i Sabiniani sostenevano che il proprietario della materia acquisisse la proprietà anche dell’oggetto che con essa viene prodotto? • Qual era invece l’opinione dei Proculiani al riguardo?



59 ≈

  Contenitore in argento [British Museum, Londra] 

59. L’actio Publiciana  Gai. 4.36: (…) Datur autem haec actio ei qui ex iusta causa traditam sibi rem nondum usucepit eamque amissa possessione petit. Nam quia non potest EAM EX IURE QUIRITIUM SUAM ESSE intendere, fingitur rem usucepisse et ita quasi ex iure Quiritium dominus factus esset intendit (…)

(…) Quest’azione viene concessa a colui che non abbia ancora usucapito una cosa che gli è stata consegnata per giusta causa, quando la rivendichi avendone perso il possesso. Infatti dal momento che non può affermare nell’intentio che È SUA IN BASE AL DIRITTO DEI QUIRITI, si finge che abbia usucapito la cosa e perciò formula la sua pretesa quasi che fosse divenuto proprietario in base al diritto dei Quiriti (…) • In quali casi viene concessa l’actio Publiciana? • Perché la Publiciana è qualificata come azione “ficticia”? • In particolare quale dei requisiti dell’usucapione il pretore finge avverato concedendo questa azione?



60 ≈

60. Exceptio rei venditae et traditae e actio Publiciana: schema  A)

Exceptio rei venditae et traditae traditio rei vindicatio exceptio rei venditae et traditae

alienante B)

acquirente

Actio Publiciana in caso di acquisto di una res mancipi tramite traditio traditio actio Publiciana

alienante

exceptio iusti dominii

acquirente

replicatio rei venditae et traditae C)

Actio Publiciana in caso di acquisto a non domino traditio, mancipatio o in iure cessio actio Publiciana

alienante

acquirente

dominus ex iure Quiritium

 

d. Diritti reali su cosa altrui 

61. Le servitù  D. 8.1.15.1 Pomponius libro trigensimo tertio ad Sabinum): Servitutium non ea natura est, ut aliquid faciat quis, veluti viridia tollat aut amoeniorem prospectum praestet, aut in hoc ut in suo pingat, sed ut aliquid patiatur aut non faciat.

La natura delle servitù non è che qualcuno faccia qualcosa, ≈

61 ≈

come per esempio tolga piante o renda più amena la veduta o, a tal fine, faccia dipingere sul suo (edificio), ma che sopporti o non faccia qualcosa. • Come possiamo definire la servitù? • In cosa consiste la caratteristica principale della servitù secondo il passo del Digesto in esame?

  Affresco dalla villa di Livia [Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo] 

62. L’usufrutto  D. 7.1.1 (Paulus libro tertio ad Vitellium): Usus fructus est ius alienis rebus utendi fruendi salva rerum substantia.

L’usufrutto è il diritto di usare cose altrui e di percepirne i frutti, lasciandone salva la sostanza. • L’usufrutto è … • Qual è il significato del principio per cui l’usufruttuario non deve alterare la rerum substantia?



62 ≈

63. L’uso  D. 7.8.2 pr. (Ulpianus libro septimo decimo ad Sabinum): Cui usus relictus est, uti potest, frui non potest. (...)

Colui al quale sia stato lasciato l’uso, può usare (la cosa), ma non ne può percepire i frutti. (...) • Qual è la differenza tra usufrutto e uso? • Quale altri diritti reali di godimento su cosa altrui riconosce il diritto romano oltre a servitù, usufrutto e uso?

64. L’etimologia di “pignus”  D. 50.16.238.2 (Gaius libro sexto ad legem duodecim tabularum): “Pignus” appellatum a pugno, quia res, quae pignori dantur, manu traduntur. unde etiam videri potest verum esse, quod quidam putant, pignus proprie rei mobilis constitui.

La parola pignus deriva da pugno, poiché le cose che si danno in pegno vengono consegnate con la mano. Pertanto sembra anche vero quanto ritengono alcuni, e cioè che il pegno viene costituito propriamente su una cosa mobile. • Da dove deriva il termine “pignus” secondo il passo in esame? • Quale tra le applicazioni del negozio fiduciario costituisce verosimilmente un antecedente storico del pignus?

65. Differenza tra pegno e ipoteca  D. 13.7.9.2 (Ulpianus libro vicensimo octavo ad edictum): Proprie pignus dicimus, quod ad creditorem transit, hypothecam, cum non transit nec possessio ad creditorem.

Propriamente chiamiamo pegno quello che passa al creditore; si ha invece ipoteca, quando al creditore non passa nemmeno il possesso. • Quali sono i diritti reali di garanzia? • Qual è la differenza tra pegno e ipoteca?



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e. Il possesso, res facti corrispondente all’esercizio di un diritto reale 

66. Gli elementi costitutivi del possesso 

Possessio

Animus possidendi = intenzione di escludere dalla cosa qualunque soggetto ELEMENTO PSICOLOGICO

Corpus = disponibilità della cosa ELEMENTO MATERIALE

67. Sulla differenza tra proprietà e possesso  D. 41.2.17.1 (Ulpianus libro septuagensimo sexto ad edictum): Differentia inter dominium et possessionem haec est, quod dominium nihilo minus eius manet, qui dominus esse non vult, possessio autem recedit, ut quisque constituit nolle possidere. si quis igitur ea mente possessionem tradidit, ut postea ei restituatur, desinit possidere.

La differenza tra proprietà e possesso consiste nel fatto che la proprietà continua a spettare a colui che non vuole essere proprietario, mentre il possesso viene meno, non appena quello decida di non volere (più) possedere. Cessa di possedere chi consegna la cosa mediante traditio, con l’intenzione che gli venga poi restituita. • Come possiamo definire il possesso? • Quale fondamentale differenza fra proprietà e possesso viene posta in luce nel passo?



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Casistica 

68. Può l’inquilino proibire le riparazioni volute dal proprietario?  D. 43.17.3.3 (Ulpianus libro sexagesimo nono ad edictum): Cum inquilinus dominum aedes reficere volentem prohiberet, aeque competere interdictum uti possidetis placuit testarique dominum non prohibere inquilinum, ne habitaret, sed ne possideret.

Se l’inquilino proibisce al proprietario di riparare il suo edificio, gli compete secondo equità l’interdetto uti possidetis e il proprietario deve dichiarare davanti a testimoni che egli non vuole proibire al suo inquilino di abitare, ma solo di esercitare il possesso (sulla cosa in detenzione). • Qual è il caso prospettato nel passo? • Secondo il giurista il proprietario ha diritto, durante la durata della locazione, di riparare il suo edificio? • Quando può essere concesso l’interdetto uti possidetis?

69. L’acquisto del possesso per mezzo del servus  D. 41.2.44.1 (Papinianus libro vicensimo tertio quaestionum): Quaesitum est, cur ex peculii causa per servum ignorantibus possessio quaereretur. dixi utilitatis causa iure singulari receptum, ne cogerentur domini per momenta species et causas peculiorum inquirere. nec tamen eo pertinere speciem istam, ut animo videatur adquiri possessio: nam si non ex causa peculiari quaeratur aliquid, scientiam quidem domini esse necessariam, sed corpore servi quaeri possessionem.

È dubbia la ragione per cui il possesso si acquisti inconsapevolmente per mezzo dello schiavo a causa del peculio. Io ho detto che ciò è stato ammesso nel caso particolare per motivi di utilità, affinché i padroni non debbano in ogni momento indagare sulle cose che entrano nel peculio e sulle cause per cui entrano. Tuttavia non ho detto che si può da questo caso particolare generalizzare che il possesso è ottenuto con l’intenzione: infatti, se ≈

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qualcosa non è acquistato a causa del peculio, occorrono perché si acquisti il possesso tanto la volontà del padrone quanto il potere di fatto dello schiavo sulla cosa. • Cos’è il peculium? • Quale ragione, secondo il giurista, giustificherebbe l’acquisto di una cosa anche inconsapevolmente per mezzo dello schiavo a causa del peculio? • A parte il caso dell’acquisto ex causa peculiari, quali requisiti sono necessari perché il padrone acquisti per mezzo dello schiavo il possesso di un bene?

70. Immissioni da un caseificio  D. 8.5.8.5 (Ulpianus libro septimo decimo ad edictum): Aristo Cerellio Vitali respondit non putare se ex taberna casiaria fumum in superiora aedificia iure immitti posse, nisi ei rei serviunt: nam servitutem talem admittit. (…)

Aristone risponde a Cerellio Vitale di non ritenere che egli, dal caseificio, possa con diritto immettere il fumo nell’edificio soprastante, a meno che (quell’edificio) non sia soggetto ad una servitù a tale effetto: infatti, egli ammette tale servitù. (…) • In quale caso, secondo il giurista Aristone, da un caseificio si potrebbe immettere il fumo nell’edificio soprastante?

71. La servitù a vantaggio di un fondo in usufrutto  D. 7.6.1 pr. (Ulpianus libro octavo decimo ad Sabinum): Si fundo fructuario servitus debeatur, Marcellus libro octavo apud Iulianum Labeonis et Nervae sententiam probat existimantium servitutem quidem eum vindicare non posse, verum usum fructum vindicaturum ac per hoc vicinum, si non patiatur eum ire et agere, teneri ei, quasi non patiatur uti frui.

Se sia dovuta una servitù a vantaggio di un fondo in usufrutto, Marcello, nel libro ottavo di quanto scrive a commento di Giuliano, approva il parere di Labeone e di Nerva, i quali ritengono che certamente l’usufruttuario non possa rivendicare la servitù, ma ≈

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invero rivendicherà l’usufrutto e per mezzo di tale rivendicazione il vicino, se non tolleri che egli eserciti le servitù di passare e far passare gli animali, è tenuto nei suoi confronti come se non tollerasse che egli usi e percepisca i frutti. • Secondo l’opinione di Labeone, Nerva e Marcello, con quale azione l’usufruttuario di un fondo a favore del quale è costituita una servitù potrebbe far valere il suo diritto?

72. Principio di accessione sul muro costruito dal vicino  D. 41.1.28 (Pomponius libro trigensimo tertio ad Sabinum): Si supra tuum parietem vicinus aedificaverit, proprium eius id quod aedificaverit fieri Labeo et Sabinus aiunt: sed Proculus tuum proprium, quemadmodum tuum fieret, quod in solo tuo alius aedificasset: quod verius est.

Se il vicino avrà edificato sulla tua parete, Labeone e Sabino dicono che ciò che avrà edificato gli appartiene: ma Proculo afferma che è tuo e il motivo per cui diventerebbe tuo è che un altro avrebbe edificato sul tuo suolo. E questa opinione è più corretta. • Qual è il caso dibattuto nel passo e quali diverse tesi vengono ivi prospettate? • Cosa si intende per “accessione”? • Quale soluzione ritengono preferibile Pomponio e, sulla sua scia, i compilatori del Digesto?

73. Il proprietario, una volta data una cosa in pegno, non la può  vendere  D. 47.2.67(66) pr. (Paulus libro septimo ad Plautium): Si is, qui rem pignori dedit, vendiderit eam: quamvis dominus sit, furtum facit, sive eam tradiderat creditori sive speciali pactione tantum obligaverat: idque et Iulianus putat.

Se colui, il quale ha consegnato una cosa in pegno, la vende, egli, benché sia proprietario, commette un furto, sia che abbia ≈

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consegnato quella cosa al creditore sia che si sia soltanto obbligato con un particolare accordo. E ciò ritiene anche Giuliano. • Il proprietario di una cosa ha il diritto di venderla pur avendola data in pegno? • Per quale motivo nel testo si fa menzione del furto?

II.2. Diritto ereditario  a. Successione a titolo universale 

74. Il concetto di “hereditas”  D. 50.16.24 (Gaius libro sexto ad edictum provinciale): Nihil est aliud ‘hereditas’ quam successio in universum ius quod defunctus habuit.

L’eredità non è null’altro che la successione universale nel complesso di diritti di cui un defunto era titolare. • Che cosa si intende per “hereditas” secondo il passo in esame? • Qual è il significato di “succedere” nel linguaggio dei giuristi? • Quali tipi di successione si possono distinguere?

  Area archeologica di Pompei  ≈

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75. Come diseredare il proprio figlio  D. 28.2.2 (Ulpianus libro sexto regularum): Nominatim exheredatus filius, et ita videtur “filius meus exheres esto”, si nec nomen eius expressum sit, si modo unicus sit: nam si plures sunt filii, benigna interpretatione potius a plerisque respondetur nullum exheredatum esse.

Si considera diseredato nominativamente il figlio anche se sia diseredato così (= con queste parole): “mio figlio sia diseredato”, e se il suo nome non sia espresso, soltanto se sia figlio unico: infatti se i figli sono più di uno, la maggior parte dei giuristi dà piuttosto il responso, con un’interpretazione favorevole, nel senso che nessuno di essi sia diseredato. • Quando il testatore fa ricorso alla exheredatio? • La diseredazione di un figlio potrebbe validamente avvenire anche qualora il paterfamilias non indicasse espressamente il suo nome?

76. La sostituzione pupillare e l’unicità del testamento  D. 28.6.2.4 (Ulpianus libro sexto ad Sabinum): Prius autem sibi quis debet heredem scribere, deinde filio substituere et non convertere ordinem scripturae: et hoc Iulianus putat prius sibi debere, deinde filio heredem scribere: ceterum si ante filio, deinde sibi testamentum faciat, non valere. quae sententia rescripto imperatoris nostri ad Virium Lupum Brittanniae praesidem comprobata est, et merito: constat enim unum esse testamentum, licet duae sint hereditates, usque adeo, ut quos quis sibi facit necessarios, eosdem etiam filio faciat et postumum suum filio impuberi possit quis substituere.

Il testatore deve per prima cosa nominare un erede per sé, in seguito uno in sostituzione al figlio e non può invertire quest’ordine di scrittura: e così pensa anche Giuliano, che per prima cosa egli debba nominare un erede per sé, poi uno in sostituzione al figlio: diversamente non vale se prima fa testamento per il figlio e poi per sé. Questa affermazione è confermata da un rescritto del nostro imperatore a Virio Lupo, governatore della Bri≈

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tannia, ed a ragione: perché è certo che il testamento è unico ed è lecito che due siano le eredità fino al punto che coloro che sono istituiti eredi necessari del testatore, sono eredi necessari anche del figlio e che qualcuno possa sostituire un suo postumo al figlio impubere. • A quale esigenza risponde la cosiddetta “sostituzione pupillare”? • Quale principio viene espresso nel passo?

Sarcofago [Musei Capitolini, Roma] 

b. Successione a titolo particolare 

77. Il legato avente per oggetto una veste e il senatore che in‐ dossa abiti femminili  D. 34.2.33 (Pomponius libro quarto ad Quintum Mucium): Inter vestem virilem et vestimenta virilia nihil interest: sed difficultatem facit mens legantis, si et ipse solitus fuerit uti quadam veste, quae etiam mulieribus conveniens est. itaque ante omnia dicendum est eam lega≈

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tam esse, de qua senserit testator, non quae re vera aut muliebris aut virilis sit. nam et Quintus Titius ait scire se quendam senatorem muliebribus cenatoriis uti solitum, qui si legaret muliebrem vestem, non videretur de ea sensisse, qua ipse quasi virili utebatur.

Fra una veste maschile e i vestiti maschili non c’è differenza: genera tuttavia difficoltà l’intenzione dell’autore del legato, se egli fosse stato solito usare una veste adatta anche alle donne. E così si deve dire, innanzitutto, che è stata legata la veste a cui ha pensato il testatore, non quella che, in realtà, è maschile o femminile: anche Quinto Mucio dice infatti di sapere di un certo senatore, che a cena era solito usare abiti femminili, il quale, se avesse legato una veste femminile, non è da ritenere che avrebbe pensato a quella che egli stesso usava come una veste maschile. • Che cosa sono i legati? • Quale questione viene qui discussa?

78. Il legato per vindicationem  Gai. 2.194: Ideo autem per vindicationem legatum appellatur, quia post aditam hereditatem statim ex iure Quiritium res legatarii fit; et si eam rem legatarius vel ab herede vel ab alio quocumque qui eam possidet petat, vindicare debet, id est intendere SUAM REM EX IURE QUIRITIUM ESSE.

Si chiama legato per vindicationem perché, subito dopo l’adizione dell’eredità, la cosa diventa del legatario per diritto dei Quiriti; e se il legatario chieda la cosa all’erede o a chiunque altro la possieda, deve rivendicarla, cioè affermare la pretesa CHE LA COSA È SUA PER DIRITTO DEI QUIRITI. • Che tipi di legato vengono utilizzati in età classica? • La distinzione tra negozi a effetti reali e negozi a effetti obbligatori. • Quale azione può esperire il beneficiario di un legato per vindicationem, se gli viene impedito di prendere possesso del bene oggetto del legato stesso?



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c. Documenti dalla prassi 

79. Testamento di Antonio Silvano  Antonius Silvanus eques alae I Thracum Mauretanae, stator praefecti, turma Valeri, testamentum fecit. Omnium bonorum meorum castrensium et domesticum M. Antonius Satrianus filius meus ex asse mihi heres esto: ceteri ali omnes exheredes sunto: cernitoque hereditatem meam in diebus C proximis: ni ita creverit exheres esto. Tunc secundo gradu Antonius R. lis frater meus mihi heres esto, cernitoque hereditatem meam in diebus LX proximis: cui do lego, si mihi heres non erit, denarios argenteos septingentos quinquaginta (…) Do lego Antoniae Thermuthae matri heredis mei supra scripti denarios argenteos quingentos. Do lego praefecto meo denarios argenteos quinquaginta. Cronionem servom meum post mortem meam, si omnia recte tractavit et tradiderit heredi meo supra scripto (…), tunc liberum volo esse vicesimamque pro eo ex bonis meis dari volo. (…) Testamentum factum Alexandreae ad Aegyptum in castris Augustis hibernis legionis II Traianae Fortis et alae Mauretanae, VI. kal. Apriles Rufino et Quadrato cos.

Antonio Silvano, cavaliere della prima ala dei Traci di Mauretania, ausiliario del prefetto, ‘turma’ di Valerio, ha fatto testamento. Di tutti i miei beni, militari e domestici, M. Antonio Satriano, mio figlio, sia erede universale: tutti gli altri siano diseredati: e accetti solennemente la mia eredità entro i prossimi 100 giorni: se non l’abbia accettata, sia diseredato. Allora in secondo grado Antonio R. cugino sia erede e accetti la mia eredità nei successivi 60 giorni: e a lui lascio in legato, nel caso in cui non diventi erede, 750 denari d’argento. (…) Do in legato ad Antonia Termuta, madre del mio erede soprascritto, 500 denari d’argento. Do in legato al mio prefetto 50 denari d’argento. Se il mio servo Cronione dopo la mia morte avrà amministrato tutto correttamente e avrà fatto le consegne al mio erede soprascritto (…), voglio che acquisti la libertà e voglio che per lui sia corrisposta la vicesima sui miei beni. (…) Testamento redatto ad Alessandria d’Egitto negli accampamenti Augusti della legione II Traianae Fortis e dell’ala mauritana, il giorno sesto prima delle calende di aprile sotto il consolato di Rufino e Quadrato (142 d.C.). ≈

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• Chi era questo Antonio Silvano? • Chi egli istituisce erede? • Nel testamento Antonio R. viene istituito erede “in secondo grado”: che cosa significa? • Quali legati vengono disposti da Antonio Silvano?

  Tavolette cerate [Museum Aguntum, Lienz] 

Casistica 

80. Il legato avente per oggetto un servo, il cui nome o profes‐ sione vengono indicati erroneamente  D. 34.5.28(29) (Iavolenus libro tertio ex posterioribus Labeonis): Qui habebat Flaccum fullonem et Philonicum pistorem, uxori Flaccum pistorem legaverat: qui eorum et num uterque deberetur? placuit primo eum legatum esse, quem testator legare sensisset. quod si non appareret, primum inspiciendum esse, an nomina servorum dominus nota habuisset: quod si habuisset, eum deberi, qui nomina≈

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tus esset, tametsi in artificio erratum esset. sin autem ignota nomina servorum essent, pistorem legatum videri perinde ac si nomen ei adiectum non esset.

Colui che aveva uno schiavo lavandaio di nome Flacco e uno panettiere di nome Filone, aveva dato in legato a sua moglie il panettiere Flacco: quale dei due è dovuto? Innanzitutto è da ritenere che sia stato dato in legato quello che il testatore volesse dare in legato. Se non risulta quale fosse, si deve prima verificare se i nomi degli schiavi fossero noti al padrone; se è così, è da ritenersi che sia dovuto quello che era stato nominato, sebbene si sia sbagliato sulla professione. Ma se a lui erano ignoti i nomi degli schiavi, risulta che sia stato dato in legato il panettiere, come se il suo nome non fosse stato fatto. • Da che cosa nasce il dubbio sull’identificazione del servo che è stato dato in legato nel caso in esame? • Quali criteri suggerisce il giurista per stabilire in concreto quale dei due servi debba essere dato alla legataria?

81. Il fedecommesso con cui il testatore chiede all’erede di inse‐ gnare un mestiere al servus liberato  D. 32.12 (Valens libro primo fideicommissorum): “Stichus liber esto: et ut eum heres artificium doceat, unde se tueri possit, peto”. Pegasus inutile fideicommissum esse ait, quia genus artificii adiectum non esset: sed praetor aut arbiter ex voluntate defuncti et aetate et condicione et natura ingenioque eius, cui relictum erit, statuet, quod potissimum artificium heres docere eum sumptibus suis debeat.

“Stico sia libero: e chiedo che l’erede (= il mio erede) gli insegni un mestiere, affinché egli possa mantenersi”. Pegaso dice che il fedecommesso è invalido, perché non è stato aggiunto il tipo di mestiere, ma il pretore o l’arbitro stabilirà, in base alla volontà del defunto e all’età, alla condizione e all’indole e alle capacità del destinatario del lascito, il mestiere più adatto che l’erede, a proprie spese, gli debba insegnare. ≈

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• Che cosa sono i fedecommessi? • Quale caso viene prospettato nel passo? • Sulla base di quali criteri, secondo la soluzione indicata, il pretore o l’arbitro stabiliranno il mestiere che l’erede dovrà insegnare al servo liberato?

82. Il fedecommesso a favore di liberti vecchi e malati  D. 33.2.33.2 (Scaevola libro septimo decimo digestorum): Codicillis ita scripsit: ‟Negidium, Titium, Dionem libertos meos senes et infirmos peto in locis, in quibus nunc agunt, senescere patiamini”: quaero, an ex hoc capite liberti supra scripti ex fideicommisso fructus locorum, quibus morantur, recipere debeant, cum alia, quae eis specialiter legata sunt, sine controversia consecuti sunt. respondit verbis quae proponerentur id petitum, ut ad eum modum paterentur heredes ibi eos esse, ad quem modum ipsa patiebatur.

Così (ella) scrisse nei codicilli: “Chiedo che vengano lasciati invecchiare Negidio, Tizio e Dione, miei liberti vecchi e malati, nei terreni dove ora vivono”: domando se in base a questa disposizione i suddetti liberti debbano ricevere per fedecommesso i frutti dei terreni nei quali dimorano, avendo (già) ottenuto, senza controversia, le altre cose che sono state loro specificamente date in legato. (Scevola) rispose che, con le parole che sono state riportate, ciò che si chiede è che gli eredi permettano loro di restarvi nelle medesime condizioni in cui la stessa lo permetteva. • Quale dubbio sorge nell’interpretazione del fedecommesso qui esaminato? • Quale risposta fornisce al riguardo Scevola?

II.3. Diritto delle obbligazioni  a. Definizione 

83. La definizione paolina  D. 44.7.3 pr. (Paulus libro secundo institutionum): Obligationum substantia non in eo consistit, ut aliquod corpus nostrum aut servitutem



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nostram faciat, sed ut alium nobis obstringat ad dandum aliquid vel faciendum vel praestandum.

L’essenza delle obbligazioni non consiste nella circostanza che ci renda titolari di un diritto di proprietà o di servitù, bensì nel vincolare taluno ad eseguire nei nostri confronti una prestazione di dare qualcosa, o di fare, o di praestare. • In che cosa consiste l’essenza delle obbligazioni secondo questo passo di Paolo riportato nel Digesto? • Quali differenze connotano i diritti che si fondano su un rapporto obbligatorio rispetto ai diritti reali?

b. Fonti delle obbligazioni 

84. La bipartizione gaiana: obbligazioni ex contractu e obbliga‐ zioni ex delicto  Gai. 3.88: Nunc transeamus ad obligationes. Quarum summa divisio in duas species diducitur: omnis enim obligatio vel ex contractu nascitur vel ex delicto.

Ora passiamo alle obbligazioni, la cui partizione maggiore si articola in due specie: ogni obbligazione infatti nasce da contratto o da delitto. • La summa divisio gaiana delle obbligazioni. • Perché Gaio stesso non appare in realtà convinto dell’esaustività della bipartizione delle fonti delle obbligazioni enunciata nelle sue Istituzioni?

85. La solutio indebiti e i dubbi sulla esaustività della bipartizio‐ ne contratto‐delitto  Gai. 3.91: Is quoque, qui non debitum accepit ab eo qui per errorem solvit, re obligatur. (…) Sed haec species obligationis non videtur ex contractu consistere, quia is qui solvendi animo dat, magis distrahere vult negotium quam contrahere.

Anche colui, che ha ricevuto l’indebito da chi ha pagato per ≈

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errore, si obbliga “mediante cosa”. (…) Ma questa specie di obbligazione non sembra avere base in un contratto, poiché colui che dà con l’intento di pagare, più che contrarre un negozio lo vuole sciogliere. • Che cos’è la solutio indebiti? • Proprio trattando della solutio indebiti, Gaio fa chiaramente capire di non ritenere soddisfacente la bipartizione contratto-delitto come fonti delle obbligazioni: in che senso? • Per quale motivo Gaio accosta il mutuo alla solutio indebiti e perché distingue comunque nettamente i due istituti?

86. Le “variae causarum figurae”  D. 44.7.1 pr. (Gaius libro secundo aureorum): Obligationes aut ex contractu nascuntur aut ex maleficio aut proprio quodam iure ex variis causarum figuris.

Le obbligazioni nascono o da contratto o da delitto o, ciascuna secondo un proprio regime, da diverse figure di cause. • Da quale opera è tratto questo passo? • È ragionevole ricondurlo al pensiero gaiano? • Perché appare significativo nella disamina delle classificazioni delle fonti delle obbligazioni? • Quali obbligazioni possono rientrare, per fare almeno qualche esempio, tra le variae causarum figurae?

87. Concetto e fonti delle obbligazioni secondo le Istituzioni giu‐ stinianee  I. 3.13: Nunc transeamus ad obligationes. obligatio est iuris vinculum, quo necessitate adstringimur alicuius solvendae rei, secundum nostrae civitatis iura. 1. Omnium autem obligationum summa divisio in duo genera diducitur: namque aut civiles sunt aut praetoriae. civiles sunt, quae aut legibus constitutae aut certe iure civili comprobatae sunt. praetoriae sunt, quas praetor ex sua iurisdictione constituit, quae etiam honorariae vocantur. 2. Sequens divisio in quattuor species diducitur: aut enim ex contractu sunt aut quasi ex contractu aut ex maleficio aut quasi ex maleficio. (…) ≈

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Ora passiamo alle obbligazioni. L’obbligazione è un vincolo giuridico, in forza del quale siamo tenuti a compiere una determinata prestazione, secondo le norme del nostro Stato. 1. La partizione principale di tutte le obbligazioni è suddivisa in due generi: sono infatti o civili o pretorie. Sono civili quelle stabilite attraverso delle leggi o quantomeno confermate dallo ius civile. Sono pretorie quelle che il pretore ha stabilito con la sua giurisdizione, e che si chiamano anche onorarie. 2. La partizione successiva è suddivisa in quattro specie: ci sono infatti obbligazioni da contratto, quasi da contratto, da atto illecito, quasi da atto illecito. (…) • Quali analogie e quali differenze possiamo ravvisare tra l’inizio della trattazione delle obbligazioni nelle Istituzioni gaiane (Gai. 3.88) e questo paragrafo, con cui la materia inizia ad essere esposta nelle Istituzioni giustinianee? • Come viene qui definita l’obligatio? • Quale apparirebbe essere secondo le Istituzioni giustinianee la summa divisio delle obbligazioni? • Rispetto alla bipartizione gaiana tra obbligazioni ex contractu e obbligazioni ex delicto, quale diversa classificazione viene esposta dalle Istituzioni giustinianee?

  Mosaico [Chiesa S. Vitale, Ravenna]  ≈

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88. La discussa obligatio “ex lege”  D. 13.2.1 (Paulus libro secundo ad Plautium): Si obligatio lege nova introducta sit nec cautum eadem lege, quo genere actionis experiamur, ex lege agendum est.

Se un’obbligazione sia introdotta da una nuova legge e non sia stabilito da quella legge con quale tipo di azione ci possiamo tutelare, occorre agire ex lege (= sulla base di tale legge). • Quando, secondo il brano di Paolo riportato in questo frammento del Digesto, occorre agire “ex lege”?

89. L’elencazione di Modestino delle fonti delle obbligazioni  D. 44.7.52 pr. (Modestinus libro secundo regularum): Obligamur aut re aut verbis aut simul utroque aut consensu aut lege aut iure honorario aut necessitate aut ex peccato.

Siamo obbligati o mediante cosa, o mediante parole, o mediante l’una e le altre, o mediante consenso, o sulla base della legge, o sulla base dello ius honorarium, o per necessità, o per delitto. • Quali fonti di obbligazioni vengono enumerate in questo passo tratto dal giurista Modestino? • Perché si tratta di una elencazione poco coerente con le altre che abbiamo visto esposte dai giuristi romani?

90. Le fonti delle obbligazioni secondo il Codice civile del Regno  d’Italia  Codice civile del Regno d’Italia del 1865, art. 1097. Le obbligazioni derivano dalla legge, da contratto o quasi-contratto, da delitto o quasi-delitto. • Quali fonti delle obbligazioni enumerava il Codice civile del Regno d’Italia del 1865? • Tale elenco richiama, almeno in parte, una classificazione risalente al diritto romano riportata in questo volume: quale?



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91. Le fonti delle obbligazioni secondo il nostro Codice civile  Codice civile italiano vigente (Libro IV. Delle obbligazioni – Titolo I. Delle obbligazioni in generale – Capo I. Disposizioni preliminari), art. 1173. Fonti delle obbligazioni. – Le obbligazioni derivano da contratto, da fatto illecito, o da ogni altro atto o fatto idoneo a produrle in conformità dell’ordinamento giuridico. • Quali sono le fonti delle obbligazioni secondo il codice civile italiano vigente? • Tra le suddivisioni elaborate dai giuristi romani che abbiamo riportato sopra, ne possiamo individuare almeno una alla quale tale classificazione appare molto simile?

92. Schema riassuntivo sulle fonti delle obbligazioni  Obbligazioni

Obbligazioni da contratto

Re (contratti reali): – mutuo – comodato – deposito – pegno

Verbis (contratti verbali): – stipulatio – dotis dictio – iusiur. liberti

Obbligazioni da delitto

Litteris (contratti letterali): – nomen transcripticium – syngrapha – chirographa

variae causarum figurae Quasi contratti

Quasi delitti

Consensu (contratti consensuali): – compravendita – locazioneconduzione – società – mandato

Pacta: semplici accordi delle parti di regola non coercibili Contratti innominati: contratti reali atipici coercibili solo quando una delle prestazioni sia stata eseguita

 



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c. Obbligazioni da contratto 

93. La quadripartizione gaiana delle obbligazioni da contratto  Gai. 3.89: Et prius videamus de his quae ex contractu nascuntur. Harum autem quattuor genera sunt: aut enim re contrahitur obligatio aut verbis aut litteris aut consensu.

Vediamo prima quelle che nascono da contratto. Di queste ci sono quattro generi: l’obbligazione invero si contrae mediante cosa o parole o scritti o consenso. • Quale suddivisione introduce Gaio nell’ambito delle obbligazioni che derivano da contratto? • Su che cosa essa si fonda?

c.1. Contratti reali 

94. Il mutuo  Gai. 3.90: Re contrahitur obligatio velut mutui datione. ‹Mutui autem datio› proprie in his rebus contingit quae pondere numero mensura constant, qualis est pecunia numerata vinum oleum frumentum aes argentum aurum. Quas res aut numerando aut metiendo aut pendendo in hoc damus, ut accipientium fiant et quandoque nobis non eaedem, sed aliae eiusdem naturae reddantur. Unde etiam mutuum appellatum est‚ quia quod ita tibi a me datum est, ex meo tuum fit.

L’obbligazione si contrae mediante cosa, ad esempio, dando a mutuo. La dazione a mutuo propriamente riguarda le cose che vengono valutate a peso, a numero o a misura, quali il danaro contante, il vino, l’olio, il frumento, il rame, l’argento e l’oro. Queste cose, contandole, misurandole o pesandole, le diamo perché diventino di chi le riceve e ci vengano un giorno restituite, non le stesse, bensì altre della stessa natura. Per questo è chiamato mutuo, perché ciò che così ti è dato da me, diventa da mio tuo. • Come possiamo definire il mutuo? • Perché nel mutuo debbono essere restituite non le stesse cose che vengono date dal mutuante al mutuatario, ma altre della stessa natura? • Quale etimologia del termine “mutuo” viene qui ipotizzata?



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95. Il mutuo ha per oggetto cose fungibili  D. 12.1.2 pr. (Paulus libro vicensimo octavo ad edictum): Mutuum damus recepturi non eandem speciem quam dedimus (alioquin commodatum erit aut depositum), sed idem genus: nam si aliud genus, veluti ut pro tritico vinum recipiamus, non erit mutuum.

Diamo a mutuo allo scopo di vederci restituita non la medesima cosa che abbiamo dato (altrimenti si tratterà di comodato o di deposito), ma (piuttosto) cose dello stesso genere: infatti, se (ci aspettiamo di vederci restituire) una cosa di un altro genere, per esempio vino in cambio di grano, non si tratterà di un mutuo. • Quali caratteristiche devono avere le cose oggetto del mutuo? • Perché?

Rilievo con trasporto di vino [Museum Aguntum, Lienz] 

96. Il pegno  I. 3.14.4: Creditor quoque qui pignus accepit re obligatur, qui et ipse de ea ipsa re quam accepit restituenda tenetur actione pigneraticia. sed quia pignus utriusque gratia datur, et debitoris, quo magis ei pecunia crederetur, et creditoris, quo magis ei in tuto sit creditum, pla≈

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cuit sufficere, quod ad eam rem custodiendam exactam diligentiam adhiberet: quam si praestiterit et aliquo fortuito casu rem amiserit, securum esse nec impediri creditum petere.

Anche il creditore che ha ricevuto una cosa in pegno si obbliga con la consegna della cosa; e anch’egli è tenuto, tramite l’actio pigneraticia, alla restituzione della cosa stessa che ha ricevuto. Ma poiché il pegno si dà nell’interesse di entrambi – sia del debitore, affinché più facilmente gli fosse prestato del danaro, sia del creditore, il cui credito sia così garantito –, si è ritenuto sufficiente che il creditore adibisse nel custodire la cosa una perfetta diligenza: prestata la quale, se abbia perduto la cosa per un qualche caso fortuito, lo si ritiene al sicuro e non gli viene impedito di richiedere il proprio credito. • Perché anche il pegno può essere ricompreso tra i contratti reali? • Come si giustifica il fatto che si tratti del pegno sia come diritto reale, sia come contratto reale? • Per quale motivo, secondo il passo in esame, dal creditore pignoratizio non si può esigere più che la perfetta diligenza nel custodire la cosa ricevuta in pegno?

c.2. Contratti verbali 

97. Come si costituisce una obligatio verbis  Gai. 3.92: Verbis obligatio fit ex interrogatione et responsione, veluti DARI SPONDES? SPONDEO, DABIS? DABO, PROMITTIS? PROMITTO, FIDEPROMITTIS? FIDEPROMITTO, FIDEIUBES? FIDEIUBEO, FACIES? FACIAM.

L’obbligazione mediante parole si perfeziona in base a una domanda e una risposta, come per esempio: prometti che sarà dato? prometto, darai? darò, prometti? prometto, fideprometti? fideprometto, presti fideiussione? presto fideiussione, farai? farò. • Come si costituisce un’obligatio verbis? • Quali forme verbali possono essere utilizzate per porla validamente in essere?



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98. Paolo sulla costituzione di un credito mediante una stipulatio  D. 12.1.2.5 (Paulus libro vicensimo octavo ad edictum): Verbis quoque credimus quodam actu ad obligationem comparandam interposito, veluti stipulatione.

Possiamo costituire un “credito” anche con la pronuncia formale di determinate parole, con un qualche atto idoneo a creare una obbligazione, come con una stipulazione. • In quale modo tra gli altri si può costituire un “credito”, come evidenzia il giurista Paolo? • Sponsio e stipulatio. • Quali altri contratti verbali conosce il diritto romano?

99.Tutela  processuale  della  stipulatio  avente  ad  oggetto  una  cosa determinata  D. 12.1.24 (Ulpianus libro singulari pandectarum): Si quis certum stipulatus fuerit, ex stipulatu actionem non habet, sed illa condicticia actione id persequi debet, per quam certum petitur.

Se qualcuno si sarà fatto promettere con stipulazione una cosa determinata, non ha l’azione nascente da stipulazione, ma deve essere richiesta giudizialmente tale cosa con l’azione di ripetizione per intimazione, mediante la quale si richiede una cosa determinata. • Nel processo formulare, in caso di inadempimento dell’obbligazione nascente da stipulatio, quali azioni potrebbe esperire il creditore? • Perché nel caso qui prospettato il creditore non potrà avvalersi dell’actio ex stipulatu?

100.  Sulla  validità  di  una  stipulatio  alla  quale  siano  state  ag‐ giunte parole non pertinenti  D. 45.1.65 pr. (Florentinus libro octavo institutionum): Quae extrinsecus et nihil ad praesentem actum pertinentia adieceris stipulationi, ≈

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pro supervacuis habebuntur nec vitiabunt obligationem, veluti si dicas: “Arma virumque cano: spondeo”, nihilo minus valet.

Ciò che aggiungerai alla stipulatio, che sia esterno ad essa e per nulla attinente all’atto che stai compiendo, sarà considerato superfluo e non vizierà l’obbligazione, come per esempio se dicessi “Canto le armi e l’uomo: prometto”, l’atto è ciononostante valido. • Quali caratteristiche deve avere, nel meccanismo della stipulatio, la risposta che il promittente fornisce all’interrogante, per esprimere validamente la sua volontà di obbligarsi? • Perché il giurista Fiorentino ritiene che le parole non pertinenti pronunciate nell’esempio non pregiudichino la validità della stipulatio?

c.3. Contratti letterali 

101. I nomina transcripticia  Gai. 3.128: Litteris obligatio fit veluti nominibus transscripticiis. Fit autem nomen transscripticium duplici modo, vel a re in personam vel a persona in personam.

L’obbligazione mediante scritti si ha, ad esempio, coi titoli trascritti. Il titolo trascritto si ha in due modi, o da cosa in persona o da persona in persona. • Come si può porre in essere un’obligatio litteris? • In quali modi può avvenire la transcriptio?

Stili per incidere la cera [Augusta Raurica]  ≈

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102. Chirografo di Marco Antonio Massimo  Tabulae Pompeianae novae 46: D. Valerio Asiatico A. Gabinio Secundo cos. V idus novembres. M. Antonius m f col Maximus scripsi me accepisse et debere C. Sulpicio Fausto HS (sestertia duo milia) n quae ab eo mutua et numerata accepi eaque HS duo milia nummum q s s s p r d stipulatus est C. Sulpicius Faustus spopondi ego M. Antonius Maximus … quam summam … idus … actum Puteolis … chirographum M. Antoni HS … (sestertia duo milia) M. f. Col. Maximi.

Durante il consolato di Decimo Valerio Asiatico e Aulo Gabino Secondo, il quinto giorno prima delle Idi di Novembre (9 nov. 35 d.C.). Io, Marco Antonio Massimo, figlio di Marco Tribo Collina, ho scritto che ho ricevuto e che ora sono debitore nei confronti di Gaio Sulpicio Fausto (di duemila sesterzi), che ho ricevuto da lui a titolo di mutuo e in contanti. Gaio Sulpicio Fausto si è fatto promettere mediante stipulazione che questi suddetti duemila sesterzi saranno da me restituiti nel modo corretto e con monete in buone condizioni; io, Marco Antonio Massimo, ho promesso questo. Accadde a Pozzuoli. Chirografo di Marco Antonio Massimo, figlio di Marco Tribo Collina (duemila sesterzi). • Chirografo e singrafe. • Quali significati hanno tali due termini? • Che cosa scrive Marco Antonio Massimo nel chirografo qui riportato?

c.4. Contratti consensuali 

103. Elenco delle obbligazioni consensu contractae  Gai. 3.135: Consensu fiunt obligationes in emptionibus venditionibus, locationibus conductionibus, societatibus, mandatis.

Vengono costituite obbligazioni mediante consenso nelle compravendite, nelle locazioni conduzioni, nelle società e nei mandati. • Quale caratteristica presentano i contratti consensuali? • Quali sono i contratti consensuali nel diritto romano? • Tali contratti erano sorti nell’ambito del ius civile?



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104. Come vengono costituiti i contratti consensuali  Gai. 3.136: Ideo autem istis modis consensu dicimus obligationes contrahi, quia neque verborum neque scripturae ulla proprietas desideratur, sed sufficit eos qui negotium gerunt consensisse. Unde inter absentes quoque talia negotia contrahuntur, veluti per epistulam aut per internuntium; cum alioquin verborum obligatio inter absentes fieri non possit.

Diciamo che in questi casi le obbligazioni nascono dal consenso, in quanto non si richiedono particolari parole o scritti, ma è sufficiente che coloro che concludono il negozio abbiano espresso il loro consenso. Di conseguenza tali negozi si contraggono anche fra assenti, ad esempio per lettera o attraverso un messaggero; mentre, viceversa, tra assenti non si può contrarre un’obbligazione verbale. • Perché tali contratti sono detti “consensuali”? • È possibile contrarre una locazione conduzione anche se le due parti si trovano in luoghi diversi l’una dall’altra? E una stipulatio?

105. La compravendita  Gai. 3.139: Emptio et venditio contrahitur, cum de pretio convenerit, quamvis nondum pretium numeratum sit, ac ne arra quidem data fuerit; nam quod arrae nomine datur, argumentum est emptionis et venditionis contractae.

La compravendita si contrae convenendo il prezzo, anche se il prezzo non sia stato ancora versato, e non sia stata nemmeno data un’arra: infatti ciò che si dà a titolo di arra è (solo) segno della compravendita contratta. • In quale momento si contrae una compravendita consensuale? • La emptio venditio ha effetti reali? • Che cos’è un’arra?



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106. Il prezzo nella compravendita  Gai. 3.140: Pretium autem certum esse debet. Nam alioquin si ita inter nos convenerit, ut quanti Titius rem aestimaverit, tanti sit empta, Labeo negavit ullam vim hoc negotium habere; cuius opinionem Cassius probat. Ofilius et eam emptionem et venditionem; cuius opinionem Proculus secutus est.

Il prezzo però deve essere certo. Se invece fra noi si è convenuto che la cosa sia comprata per quanto Tizio la stimerà, Labeone disse che un tal negozio non ha alcun effetto; e Cassio ne approva l’opinione. Ma Ofilio (dice) che anche questa è compravendita; e Proculo ha seguito il suo parere. • Quale caratteristica deve avere il prezzo? • Quale questione oggetto di contrasti tra i giuristi viene riportata nel passo riguardo al prezzo?

Cartina con prodotti importati [Museum Aguntum, Lienz] 

107. La passione del gioco e il piacere del vino sono “vizi” dello  schiavo comprato?  D. 21.1.4 pr.-2 (Ulpianus libro primo ad edictum aedilium curulium): Ob quae vitia negat redhibitionem esse, ex empto dat actionem. Sed si vitium corporis usque ad animum penetrat, forte si propter febrem ≈

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loquantur aliena, vel qui per vicos more insanorum deridenda loquantur, in quos id animi vitium ex corporis vitio accidit, redhiberi posse. Item aleatores et vinarios non contineri edicto quosdam respondisse Pomponius ait, quemadmodum nec gulosos nec impostores aut mendaces aut litigiosos.

Vizi per i quali (egli) nega esservi redibizione e dà l’azione da compera. Ma se un vizio del corpo penetra nell’animo, come ad esempio se a causa della febbre si dicano parole insensate, oppure se alcuni pronuncino discorsi ridicoli attraversando le strade come fossero pazzi, (dice che) è possibile la redibizione per coloro ai quali quel vizio dell’animo sopravvenga a causa di un vizio del corpo. Parimenti Pomponio riferisce come alcuni giuristi abbiano deciso tramite responsi che l’editto non riguardi i giocatori ai dadi e i bevitori di vino, così come neppure i golosi e gli impostori o i bugiardi o gli attaccabriga. • Quali garanzie deve prestare il venditore? • Che cos’è l’actio redhibitoria? • Per quali tipi di vizi del servo comprato non trova applicazione l’editto, almeno sulla base dell’opinione riportata nel passo? • Il compratore che riscontri, nel servo comprato, l’esistenza di vizi per i quali non si applica l’actio redhibitoria, attraverso quale altra azione potrebbe trovare comunque tutela?

  Anfore [British Museum, Londra]  ≈

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108. La locazione conduzione  Gai. 3.142: Locatio autem et conductio similibus regulis constituitur; nisi enim merces certa statuta sit, non videtur locatio et conductio contrahi.

La locazione conduzione si basa su regole simili; infatti se non è stabilita una precisa mercede, non si ritiene contratta una locazione conduzione. • Che cos’è la mercede? Quale caratteristica deve avere? • Locatio rei, locatio operarum e locatio operis. • Quale parte è tenuta rispettivamente a corrispondere la mercede nelle tre citate tipologie di locatio conductio?

109. Compravendita o locazione conduzione dei gladiatori?  Gai. 3.146: Item quaeritur si gladiatores ea lege tibi tradiderim, ut in singulos qui integri exierint pro sudore denarii XX mihi darentur, in eos vero singulos qui occisi aut debilitati fuerint denarii mille, quaeritur, utrum emptio et venditio an locatio et conductio contrahatur. Et magis placuit eorum, qui integri exierint locationem et conductionem contractam videri, at eorum qui occisi aut debilitati sunt, emptionem et venditionem esse (…)

Analogamente, se ti ho consegnato dei gladiatori con la clausola che per ciascuno di quelli usciti incolumi mi fossero dati per la loro fatica 20 denari, e per ciascuno di quelli invece che fossero stati uccisi o mutilati mille denari, si chiede se venga in essere una compravendita o una locazione. Ed è prevalsa la tesi che per coloro che sono usciti indenni appaia conclusa una locazione conduzione, invece per gli uccisi o mutilati una compravendita (…) • Quale questione viene prospettata in questo passo da Gaio? Come viene risolta secondo l’opinione che egli indica avere prevalso? • Affinità e differenze tra emptio venditio e locatio conductio.



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c.5. Contratto e conventio 

110. Il contratto nella concezione di Labeone  D. 50.16.19 (Ulpianus libro undecimo ad edictum): Labeo libro primo praetoris urbani definit, quod quaedam ‘agantur’, quaedam ‘gerantur’, quaedam ‘contrahantur’: et actum quidem generale verbum esse, sive verbis sive re quid agatur, ut in stipulatione vel numeratione: contractum autem ultro citroque obligationem, quod Graeci ά vocant, veluti emptionem venditionem, locationem conductionem, societatem: gestum rem significare sine verbis factam.

Labeone nel primo libro (dell’editto) del pretore urbano spiega che talune cose “agantur” (si fanno), altre “gerantur” (si trattano), altre “contrahantur” (si contraggono): e che in verità “actum” è un’espressione generale, che una cosa si faccia sia mediante parole sia mediante cosa, come nella stipulazione o nella numerazione; che invece “contratto” comporta obbligazione dell’una e dell’altra parte, che i Greci chiamano “sinallagma”, come la compravendita, la locazione conduzione, la società; (e) che “gestum” significa cosa fatta senza parole. • Il significato della parola “actum” secondo Labeone. • Che cosa comporta il “contratto” secondo Labeone? • Perché si tratta di una concezione molto limitativa del contratto?

111. La conventio secondo Sesto Pedio e Ulpiano  D. 2.14.1.3 (Ulpianus libro quarto ad edictum): Conventionis verbum generale est ad omnia pertinens, de quibus negotii contrahendi transigendique causa consentiunt qui inter se agunt: nam sicuti convenire dicuntur qui ex diversis locis in unum locum colliguntur et veniunt, ita et qui ex diversis animi motibus in unum consentiunt, id est in unam sententiam decurrunt. adeo autem conventionis nomen generale est, ut eleganter dicat Pedius nullum esse contractum, nullam obligationem, quae non habeat in se conventionem, sive re sive verbis fiat: nam et stipulatio quae verbis fit, nisi habeat consensum, nulla est.

La parola conventio è (di significato) generale, riferendosi a ≈

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tutto ciò su cui esprimono consenso coloro che compiono atti tra di loro per contrarre un negozio o per transigerlo: infatti, così come si dicono convenire coloro che da luoghi diversi si raccolgono e pervengono in un unico luogo, così (sono detti convenire) anche coloro che da diversi intenti dell’animo consentono in uno solo, cioè convergono in uno stesso parere. Ed a tal punto è di significato generale la parola “conventio” che, come elegantemente afferma Pedio, è nullo il contratto, è nullo l’atto (bilaterale) obbligatorio che non abbia in sé una convenzione, sia che si effettui mediante la consegna di cosa, sia che si effettui mediante la pronuncia di parole: infatti anche la stipulazione, che sorge con la pronuncia di parole, se manca del consenso è nulla. • Quale significato ha il termine conventio secondo Ulpiano? • Quale affermazione di Sesto Pedio viene riportata nel passo? • Il consenso ha rilevanza anche nelle obbligazioni verbali?

112. La nozione di contratto nel codice civile italiano  Codice civile italiano vigente (Libro IV. Delle obbligazioni – Titolo II. Dei contratti in generale – Capo I. Disposizioni preliminari), art. 1321. Nozione.  Il contratto è l’accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale. • Come il codice civile italiano vigente definisce il contratto? • Che cosa caratterizza il contratto rispetto ad altri negozi giuridici? • Quali principali elementi distintivi presentano i contratti romani dell’età classica rispetto alla concezione di contratto accolta dall’attuale codice civile italiano?

113. Atipicità dei contratti nel diritto italiano vigente  Codice civile italiano vigente (Libro IV. – Titolo II. – Capo I), art. 1322. Autonomia contrattuale. – Le parti possono libe≈

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ramente determinare il contenuto del contratto nei limiti imposti dalla legge (…). Le parti possono anche concludere contratti che non appartengano ai tipi aventi una disciplina particolare, purché siano diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo l’ordinamento giuridico. • Nel diritto romano era possibile concludere contratti non corrispondenti agli schemi già predisposti e riconosciuti dal diritto positivo? E nel diritto civile italiano vigente? • Come il diritto romano, di fatto, giunse a superare i problemi derivanti dalla rigorosa tipicità dei contratti?

d. Obbligazioni da delitto 

114. Le obligationes ex delicto  Gai. 3.182: Transeamus nunc ad obligationes quae ex delicto nascuntur, veluti si quis furtum fecerit, bona rapuerit, damnum dederit, iniuriam commiserit; quarum omnium rerum uno genere consistit obligatio, cum ex contractu obligationes in IIII genera diducantur, sicut supra exposuimus.

Passiamo ora alle obbligazioni che nascono da delitto, vale a dire se qualcuno abbia commesso un furto, abbia rapinato dei beni, abbia apportato un danno, abbia commesso una lesione personale; tutti questi fatti producono un unico genere di obbligazioni, mentre le obbligazioni da contratto si ripartiscono in 4 generi, come abbiamo esposto sopra. • Quali comportamenti antigiuridici generano un’obligatio nel diritto romano? • Crimina e delicta. • In particolare quali obligationes ex delicto menziona Gaio?

115. Il furto  Gai. 3.195: Furtum autem fit non solum cum quis intercipiendi causa rem alienam amovet, sed generaliter cum quis rem alienam invito domino contrectat. ≈

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Il furto è commesso non solo quando uno rimuove la cosa altrui per sottrarla, ma in generale quando uno si appropria della cosa altrui contro il volere del proprietario. • Quando si commette un furto, alla luce del paragrafo gaiano in esame? • Che cosa si intende per contrectatio rei? • Dal punto di vista soggettivo che cosa è richiesto perché si possa configurare un furto?

116. La sanzione prevista dalle XII Tavole per la lesione grave di  una parte del corpo  XII Tab. 8.2: Si membrum rupsit, ni cum eo pacit, talio esto.

Se (qualcuno) avrà leso una parte del corpo (altrui) e non raggiunge un accordo (con la persona offesa), sia applicata la legge del taglione. • Che significato ha il sostantivo iniuria in questo frammento delle XII Tavole? • Quali sanzioni erano previste nelle XII Tavole per la lesione grave di una parte del corpo?

117. La sanzione per le lesioni lievi  XII Tab. 8.4: Si iniuriam alteri faxsit, viginti quinque poenae sunto.

Se qualcuno avrà cagionato ad un altro una lesione lieve, siano pagati venticinque (assi) a titolo di pena. • Quale sanzione era prevista nelle XII Tavole per le lesioni lievi? • Le XII Tavole, quanto alle iniuriae, prevedevano un’ipotesi intermedia tra quella della lesione grave di cui al passo precedente e quella della lesione lieve: quale?

118. Il terzo capitolo della lex Aquilia  D. 9.2.27.5 (Ulpianus libro octavo decimo ad edictum): Tertio autem capite ait eadem lex Aquilia: “Ceterarum rerum praeter hominem et ≈

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pecudem occisos si quis alteri damnum faxit, quod usserit fregerit ruperit iniuria, quanti ea res erit in diebus triginta proximis, tantum aes domino dare damnas esto”.

La stessa legge Aquilia nel terzo capitolo afferma: “Delle altre cose, eccetto lo schiavo o il capo di bestiame uccisi, se taluno cagionò danno ad un altro, perché ha bruciato spezzato rotto ingiustamente (qualche cosa di quello), quanto quella cosa valga negli ultimi trenta giorni, tanto denaro sia condannato a dare al proprietario”. • Che cosa dispone il terzo capitolo della lex Aquilia? • Il danno cui fa riferimento tale capitolo da quali tipi di condotte poteva essere stato provocato? • Quali ipotesi sono invece contemplate nei primi due capitoli della lex Aquilia?

Casistica 

119.  La  gestione  di  affari  altrui  per  il  riscatto  dei  prigionieri  in  Lusitania  D. 3.5.20(21) pr. (Paulus libro nono ad edictum): Nam et Servius respondit, ut est relatum apud Alfenum libro trigensimo nono digestorum: cum a Lusitanis tres capti essent et unus ea condicione missus, uti pecuniam pro tribus adferret, et nisi redisset, ut duo pro eo quoque pecuniam darent, isque reverti noluisset et ob hanc causam illi pro tertio quoque pecuniam solvissent: Servius respondit aequum esse praetorem in eum reddere iudicium.

Infatti, come è riferito nel trentanovesimo libro dei digesti di Alfeno, anche Servio rispose: tre persone erano state catturate dai Lusitani e uno (di loro) fu lasciato andare con il patto che portasse la somma (del riscatto) per tutti e tre, e che, se non fosse tornato, gli altri due pagassero la somma anche per lui. Egli si era rifiutato di tornare e per questa ragione quelli avevano pagato la somma anche per il terzo; Servio rispose che era equo che il pretore desse azione contro costui.



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• Quale particolare caso prospetta il frammento? • Che cosa rispose il giureconsulto Servio? • Ai due che avevano pagato la somma del riscatto per il terzo prigioniero, non avrebbe potuto essere concessa un’actio mandati? • Che cos’è la negotiorum gestio?

120. Il comodato dei pesi alterati  D. 47.2.52.22 (Ulpianus libro trigensimo septimo ad edictum): Maiora quis pondera tibi commodavit, cum emeres ad pondus: furti eum venditori teneri Mela scribit: te quoque, si scisti: non enim ex voluntate venditoris accipis, cum erret in pondere.

Qualcuno diede a te in comodato dei pesi più pesanti (di quanto risulti esteriormente), dal momento che tu compravi a peso: Mela scrive che quello era tenuto per furto nei confronti del venditore; e anche tu eri tenuto, se ne eri a conoscenza; infatti tu non ricevi (la merce acquistata) in presenza della volontà del venditore, che si trova a sbagliare sul peso (della merce stessa). • Quali contratti e quale atto illecito vengono in questione nella fattispecie? • A quale soggetto si riferisce questo passo quando utilizza la seconda persona singolare (“a te”, “tu”, “anche tu”, “tu non ricevi”)? • Chi risulta tenuto per furto secondo l’opinione del giurista?

121. Il mulo e il pollice dello schiavo mulattiere  D. 9.2.27.34 (Ulpianus libro octavo decimo ad edictum): Si quis servum conductum ad mulum regendum commendaverit ei mulum ille ad pollicem suum eum alligaverit de loro et mulus eruperit sic, ut et pollicem avelleret servo et se praecipitaret, Mela scribit, si pro perito imperitus locatus sit, ex conducto agendum cum domino ob mulum ruptum vel debilitatum, sed si ictu aut terrore mulus turbatus sit, tum dominum eius, id est muli, et servi cum eo qui turbavit habiturum legis Aquiliae actionem. (…)

Se taluno abbia affidato ad uno schiavo preso in locazione un mulo da condurre, e quello abbia legato con la briglia il mulo al ≈

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suo pollice e il mulo si sia lanciato con tale impeto da strappargli il pollice e poi cadere rovinosamente, Mela scrive che, se sia stato dato in locazione uno schiavo inesperto come se fosse esperto, si dovrà agire in base all’azione da conduzione con il proprietario per il mulo leso o storpiato; ma se il mulo sia stato innervosito da un colpo o da qualche cosa che spaventa, allora il proprietario del mulo e il padrone dello schiavo avranno l’azione derivante dalla legge Aquilia nei confronti di colui che abbia innervosito (il mulo). (…) • In quale tipologia di contratto rientrerebbe la prestazione descritta all’inizio del passo? • Che cosa accade dopo che il servo ha legato con la briglia il mulo al suo pollice? • Quale azione derivante da contratto e quale azione penale potrebbero trovare applicazione nel caso in esame? • Contro quali soggetti tali azioni potrebbero essere rispettivamente accordate?

Mosaico [Villa del Casale, Piazza Armerina] 



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122. Il tintore che perde i vestiti  D. 12.7.2 (Ulpianus libro trigensimo secundo ad edictum): Si fullo vestimenta lavanda conduxerit, deinde amissis eis domino pretium ex locato conventus praestiterit posteaque dominus invenerit vestimenta, qua actione debeat consequi pretium quod dedit? et ait Cassius eum non solum ex conducto agere, verum condicere domino posse: ego puto ex conducto omnimodo eum habere actionem: an autem et condicere possit, quaesitum est, quia non indebitum dedit: nisi forte quasi sine causa datum sic putamus condici posse: etenim vestimentis inventis quasi sine causa datum videtur.

Se un tintore abbia preso in locazione dei vestiti per lavarli ed in seguito, avendoli persi, convenuto in giudizio con l’azione di locazione, ne abbia corrisposto al proprietario il prezzo e poi questi abbia ritrovato i vestiti, con quale azione potrebbe riavere (= di quale azione dovrebbe servirsi per riottenere) il prezzo corrisposto? E Cassio afferma che egli può agire, nei confronti del proprietario, non solo con l’azione ex conducto, ma anche con l’azione di ripetizione per intimazione; io reputo che egli abbia senz’altro l’azione da conduzione: ma si è posta la questione, se possa anche esperire l’azione di ripetizione per intimazione, dal momento che non ha pagato un indebito; salvo nel caso in cui riteniamo potersi esperire l’azione di ripetizione per intimazione come se fosse stato dato senza causa: e infatti, una volta ritrovati i vestiti, si considera pagato in certo qual modo senza causa. • Perché il tintore che perde i vestiti affidatigli ne deve rispondere nei confronti del proprietario? • Per quale motivo nella fattispecie ci si chiede invece con quale azione il tintore, che abbia corrisposto al proprietario il prezzo dei vestiti affidatigli andati smarriti, ne possa ottenere il rimborso? • Che cos’è la condictio?

123. La barca ancora da pagare portata via dal fiume  D. 13.7.30 (Paulus libro quinto epitomarum Alfeni Vari digestorum): Qui ratiario crediderat, cum ad diem pecunia non solveretur, ratem in flumine sua auctoritate detinuit: postea flumen crevit et ratem ≈

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abstulit. si invito ratiario retinuisset, eius periculo ratem fuisse respondit: sed si debitor sua voluntate concessisset, ut retineret, culpam dumtaxat ei praestandam, non vim maiorem.

Uno, che aveva dato a credito a un barcaiolo, poiché la somma non era stata pagata nel termine, trattenne la barca nel fiume di propria iniziativa: poi il fiume ingrossò e portò via la barca. Se l’aveva trattenuta contro la volontà del barcaiolo, rispose che la perdita della barca era a suo rischio; ma se il debitore di propria volontà gli aveva concesso di trattenerla, egli doveva rispondere soltanto per colpa, non per forza maggiore. • Quale fattispecie viene esaminata nel passo? • Che cosa occorre accertare, in base all’opinione del giureconsulto, per stabilire su quale delle due parti ricada il rischio della perdita della barca in quella particolare circostanza?

  Mosaico [Antiquarium, Roma] 

124. Le botti difettose e il bestiame morto per l’erba avvelenata  D. 19.2.19.1 (Ulpianus libro trigesimo secundo ad edictum): Si quis dolia vitiosa ignarus locaverit, deinde vinum effluxerit, tenebitur in id ≈

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quod interest nec ignorantia eius erit excusata: et ita Cassius scripsit. aliter atque si saltum pascuum locasti, in quo herba mala nascebatur: hic enim si pecora vel demortua sunt vel etiam deteriora facta, quod interest praestabitur, si scisti, si ignorasti, pensionem non petes, et ita Servio Labeoni Sabino placuit.

Se qualcuno avrà locato delle botti difettose senza accorgersene e poi il vino sarà fuoriuscito, sarà tenuto nella misura dell’interesse (del conduttore) e la sua ignoranza non sarà scusata: e così ha scritto Cassio. Diversamente se hai locato un terreno da pascolo in cui cresceva erba velenosa: in tal caso infatti, se il bestiame è morto, o anche se ha subito un danno, si presterà ciò che corrisponde all’interesse (del conduttore) se lo sapevi; se (invece) lo ignoravi, non potrai richiedere il canone: e così sembrò bene a Servio, Labeone e Sabino. • Le botti e il terreno da pascolo cui si fa riferimento sono oggetto, nella fattispecie, di quale rapporto contrattuale? • Quali casi vengono esaminati nel passo? • Come vanno decisi i due casi secondo i giureconsulti menzionati?

125. Il parto durante il viaggio in nave  D. 19.2.19.7 (Ulpianus libro trigesimo secundo ad edictum): Si quis mulierem vehendam navi conduxisset, deinde in nave infans natus fuisset, probandum est pro infante nihil deberi, cum neque vectura eius magna sit neque his omnibus utatur, quae ad navigantium usum parantur.

Se qualcuno avesse preso l’incarico di trasportare una donna con la nave e in seguito vi fosse nato un bambino, deve essere approvato che nulla sia dovuto per l’infante perché né il prezzo del trasporto è per lui considerevole né egli fa uso delle cose che sono allestite per l’uso dei naviganti. • Quale questione viene prospettata nel passo? • Per quali ragioni Ulpiano ritiene che per il trasporto del bambino nato durante il viaggio non sarebbe dovuta alcuna mercede?



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  Ricostruzione di “Mainzer Römerschiff’ [Museum für antike Schiffahrt, Magonza] 

126. Il comodato del vestito altrui  D. 47.2.48.4 (Ulpianus libro quadragensimo secundo ad Sabinum): Si ego tibi poliendum vestimentum locavero, tu vero inscio aut invito me commodaveris Titio et Titio furtum factum sit: et tibi competit furti actio, quia custodia rei ad te pertinet, et mihi adversus te, quia non debueras rem commodare et id faciendo furtum admiseris (…)

Se io diedi a te in locazione un vestito da pulire, tu a mia insaputa o contro la mia volontà lo desti in comodato a Tizio e a Tizio venne commesso il furto (= fu rubato): a te compete l’azione di furto, perché a te spetta la custodia della cosa, e compete a me contro di te, perché non dovevi dare a comodato la cosa, e così facendo hai commesso furto (…) • Quale contratto consensuale, quale contratto reale e quale atto illecito si possono individuare nella fattispecie?



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• Chi di regola è legittimato ad esperire l’actio furti contro il ladro? • Perché il giurista afferma qui che l’azione di furto compete sia al lavandaio, sia al proprietario del vestito rubato? • Quale tipo di furto ha commesso il lavandaio nel caso prospettato?

127. L’anello caduto nel Tevere  D. 19.5.23 (Alfenus libro tertio digestorum a Paulo epitomatorum): Duo secundum Tiberim cum ambularent, alter eorum ei, qui secum ambulabat, rogatus anulum ostendit, ut respiceret: illi excidit anulus et in Tiberim devolutus est. respondit posse agi cum eo in factum actione.

Mentre due passeggiavano lungo il Tevere, uno di loro, su richiesta di quello che passeggiava con lui, gli fece vedere un anello: a quello cadde l’anello e scivolò nel Tevere. Rispose che si può agire contro di lui con un’azione in factum. • Quale quesito era stato prospettato al giurista? • Quale azione avrebbe potuto essere concessa al proprietario dell’anello, secondo Alfeno, nel caso in esame?

  Coppa in argento [British Museum, Londra]  ≈

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128. Le mule locate e poi storpiate  D. 19.2.30.2 (Alfenus libro tertio digestorum a Paulo epitomatorum): Qui mulas ad certum pondus oneris locaret, cum maiore onere conductor eas rupisset, consulebat de actione. respondit vel lege Aquilia vel ex locato recte eum agere, sed lege Aquilia tantum cum eo agi posse, qui tum mulas agitasset, ex locato etiam si alius eas rupisset, cum conductore recte agi.

Chi aveva locato delle mule per un carico di un determinato peso, poiché il conduttore le aveva storpiate con un carico maggiore, chiedeva consiglio circa l’azione. Rispose che egli può agire recte sia in base alla legge Aquilia sia con l’azione da locazione: ma che in base alla legge Aquilia può agire soltanto contro colui che guidava le mule in quel momento, ex locato a pieno diritto contro il conduttore anche se le mule le avesse storpiate un altro. • Quale danno ha subito il proprietario delle mule nel caso qui esaminato? • Quali azioni può egli esperire? • Perché, come osserva il giurista, tali azioni verrebbero esperite nei confronti di due soggetti non necessariamente coincidenti?

129. La mula in calore e la frattura dello stalliere  D. 9.1.5 (Alfenus libro secundo digestorum): Agaso cum in tabernam equum deduceret, mulam equus olfecit, mula calcem reiecit et crus agasoni fregit: consulebatur, possetne cum domino mulae agi, quod ea pauperiem fecisset. Respondi posse.

Mentre uno stalliere accompagnava un cavallo nella scuderia, il cavallo annusò una mula, la mula tirò un calcio e ruppe una gamba allo stalliere: si chiedeva se questi potesse agire contro il proprietario della mula, dal momento che era stata lei a provocare il danno. Risposi che poteva. • Quale fattispecie viene esposta nel passo? • Perché il giureconsulto ritiene possibile agire contro il proprietario della mula?



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  Utensili medici [British Museum, Londra] 

130. Le spese necessarie sostenute dal creditore pignoratizio  D. 13.7.8 pr. (Pomponius libro tricensimo quinto ad Sabinum): Si necessarias impensas fecerim in servum aut in fundum, quem pignoris causa acceperim, non tantum retentionem, sed etiam contrariam pigneraticiam actionem habebo: finge enim medicis, cum aegrotaret servus, dedisse me pecuniam et eum decessisse, item insulam fulsisse vel refecisse et postea deustam esse, nec habere, quod possem retinere.

Se ho sostenuto delle spese necessarie per lo schiavo o per il fondo che ho ricevuto a titolo di pegno, non avrò soltanto la ritenzione, ma anche l’azione pignoratizia contraria: immagina infatti che io abbia pagato dei medici per la malattia di uno schiavo e questo sia morto, o abbia restaurato o ricostruito un edificio ≈

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e poi questo sia bruciato: non disporrei di ciò su cui esercitare la ritenzione. • Di quali strumenti, alla luce di quanto afferma Pomponio in questo passo, potrà avvalersi il creditore pignoratizio per ottenere il rimborso delle spese che ha sostenuto per conservare la cosa avuta in pegno? • Perché il contratto reale di pegno viene definito imperfettamente bilaterale?



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III. Ius quod ad actiones pertinet  (Diritto processuale)  



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131. Concetto di diritto di agire  D. 44.7.51 (Celsus libro tertio digestorum): Nihil aliud est actio quam ius quod sibi debeatur, iudicio persequendi.

Un’azione non è nient’altro che il diritto di perseguire giudizialmente ciò che a sé è dovuto. • Come Celso definisce l’azione in questo frammento? • Qual è il significato letterale della parola actio nell’espressione “legis actiones”?

132. Computo dei termini processuali  D. 50.17.101 (Paulus libro singulari de cognitionibus): Ubi lex duorum mensum fecit mentionem, et qui sexagesimo et primo die venerit, audiendus est: ita enim et imperator Antoninus cum divo patre suo rescripsit.

Laddove la legge abbia fissato il termine di due mesi, anche colui che sarà venuto nel sessantunesimo giorno, deve essere ascoltato: così infatti decise anche l’imperatore Antonino con il suo divino padre per via di rescritto. • Come vanno computati i termini processuali alla luce del principio qui esposto?

a. Formule di actiones in rem (azioni reali) 13 

133. Formula della vindicatio rei o formula petitoria (rivendica‐ zione o formula petitoria)  C. Aquilius iudex esto. Si paret fundum quo de agitur ex iure Quiritium A. Agerii esse neque is fundus arbitrio C. Aquilii iudicis A. Agerio restituetur, quanti ea res erit, tantam pecuniam C. Aquilius iudex N. Negidium A. Agerio condemnato; si non paret absolvito. 13

Vengono qui riportate solo alcune delle formule più significative. ≈

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Sia giudice Caio Aquilio. Se risulta che il fondo di cui si tratta è dell’attore in base al diritto dei Quiriti e il fondo non sarà restituito all’attore in conformità alla valutazione arbitrale del giudice, il giudice condanni il convenuto a pagare all’attore una somma pari al valore che avrà la cosa (al momento della sentenza); se non risulta, lo assolva. • Quale è il petitum dell’azione? • La condemnatio in questa formula è certa o incerta?

134. Formula dell’actio Publiciana (azione Publiciana)  C. Aquilius iudex esto. Si quem hominem A. Agerius emit et is ei traditus est anno possedisset, tum si eum hominem de quo agitur ex iure Quiritium eius esse pareret, si ea res arbitrio C. Aquilii iudicis A. Agerio non restituetur, quanti ea res erit tantam pecuniam C. Aquilius iudex N. Negidium A. Agerio condemnato; si non paret absolvito.

Sia giudice Caio Aquilio. Se, qualora l’attore avesse posseduto per un anno il servo che ha comperato e gli è stato consegnato, risultasse che il servo di cui si tratta è suo in base al diritto dei Quiriti e la cosa non sarà restituita all’attore in conformità alla valutazione arbitrale del giudice, il giudice condanni il convenuto a pagare all’attore una somma pari al valore che avrà la cosa (al momento della sentenza); se non risulta, lo assolva. • Quale è il petitum dell’azione? • Quale circostanza finge avverata il pretore concedendo questa azione? • A tutela di quale diritto può essere esperita l’actio Publiciana?

135.  Formula  della  vindicatio  servitutis  o  actio  confessoria  (ri‐ vendicazione della servitù o azione confessoria)  C. Aquilius iudex esto. Si paret A. Agerio ius esse per fundum quo de agitur ire agere neque ea res arbitrio C. Aquilii iudicis A. Agerio restituetur, quanti ea res erit, tantam pecuniam C. Aquilius iudex N. Negidium A. Agerio condemnato; si non paret absolvito. ≈

110 ≈

Sia giudice Caio Aquilio. Se risulta che l’attore ha diritto di passare e condurre (bestiame) per il fondo di cui si tratta e la cosa non sarà restituita 14 all’attore in conformità alla valutazione arbitrale del giudice, il giudice condanni il convenuto a pagare all’attore una somma pari al valore che avrà la cosa (al momento della sentenza); se non risulta, lo assolva. • Quale è il petitum dell’azione?

136.  Formula  dell’actio  negatoria  servitutis  (azione  negatoria  della servitù)  C. Aquilius iudex esto. Si paret N. Negidio ius non esse per eum fundum quo de agitur ire agere invito A. Agerio neque ea res arbitrio C. Aquilii iudicis A. Agerio restituetur, quanti ea res erit, tantam pecuniam C. Aquilius iudex N. Negidium A. Agerio condemnato; si non paret absolvito.

Sia giudice Caio Aquilio. Se risulta che il convenuto non ha diritto di passare e condurre (bestiame) per il fondo di cui si tratta contro la volontà dell’attore e la cosa non sarà restituita all’attore in conformità alla valutazione arbitrale del giudice, il giudice condanni il convenuto a pagare all’attore una somma pari al valore che avrà la cosa (al momento della sentenza); se non risulta, lo assolva. • Quale è il petitum dell’azione? • In cosa si differenzia tale azione da quella precedente? Da chi può essere esperita?

14 L’espressione “rem restituere” contenuta nelle clausole arbitrarie per semplicità viene qui così tradotta, usando il verbo ‘restituire’: ma in realtà (in particolare in questa e nelle formule successivamente riportate ai nn. 136, 137 e 138) essa non fa riferimento semplicemente alla restituzione della cosa e va intesa piuttosto come ripristino della situazione giuridica preesistente.



111 ≈

137. Formula della vindicatio ususfructus o actio confessoria (ri‐ vendicazione dell’usufrutto o azione confessoria)  C. Aquilius iudex esto. Si paret A. Agerio ius esse fundo quo de agitur uti frui neque ea res arbitrio C. Aquilii iudicis A. Agerio restituetur quanti ea res erit, tantam pecuniam C. Aquilius iudex N. Negidium A. Agerio condemnato; si non paret absolvito.

Sia giudice Caio Aquilio. Se risulta che l’attore ha diritto di usare il fondo di cui si tratta e percepirne i frutti e la cosa non sarà restituita all’attore in conformità alla valutazione arbitrale del giudice, il giudice condanni il convenuto a pagare all’attore una somma pari al valore che avrà la cosa (al momento della sentenza); se non risulta, lo assolva. • Quale è il petitum dell’azione?

138. Formula dell’actio negatoria ususfructus (azione negatoria  dell’usufrutto)  C. Aquilius iudex esto. Si paret N. Negidio ius non esse fundo quo de agitur uti frui invito A. Agerio neque ea res arbitrio C. Aquilii iudicis A. Agerio restituetur, quanti ea res erit, tantam pecuniam C. Aquilius iudex N. Negidium A. Agerio condemnato; si non paret absolvito.

Sia giudice Caio Aquilio. Se risulta che il convenuto non ha diritto di usare il fondo di cui si tratta e percepirne i frutti contro la volontà dell’attore e la cosa non sarà restituita all’attore in conformità alla valutazione arbitrale del giudice, il giudice condanni il convenuto a pagare all’attore una somma pari al valore che avrà la cosa (al momento della sentenza); se non risulta, lo assolva. • Quale è il petitum dell’azione? • In cosa differisce tale azione da quella sopra riportata? Da chi può essere esercitata?



112 ≈

139. Formula dell’actio pigneraticia in rem (azione pigneratizia  reale)  C. Aquilius iudex esto. Si paret inter A. Agerium et L. Titium convenisse ut ea res qua de agitur A. Agerio pignori esset propter pecuniam debitam eamque rem tunc, cum conveniebat, in bonis L. Titii fuisse eamque pecuniam neque solutam neque eo nomine satisfactum esse neque per Aulum Agerium stare quo minus solvatur neque ea re arbitrio C. Aquilii iudicis A. Agerio restituetur, quanti ea res erit, tantam pecuniam C. Aquilius iudex N. Negidium A. Agerio condemnato; si non paret absolvito.

Sia giudice Caio Aquilio. Se risulta che è stato pattuito fra l’attore e Lucio Tizio che la cosa di cui si tratta fosse costituita in pegno a favore dell’ attore per una somma dovuta e la cosa, al momento della convenzione, era tra i beni di Lucio Tizio e tale somma non è stata pagata né a tale titolo (il creditore) è stato soddisfatto né è imputabile all’attore il mancato pagamento e la cosa non sarà restituita all’attore in conformità alla valutazione arbitrale del giudice, il giudice condanni il convenuto a pagare all’attore una somma pari al valore che avrà la cosa (al momento della sentenza); se non risulta, lo assolva. • Quale è il petitum dell’azione? • Che cosa prevede la formula dell’actio pigneraticia?

b. Formule di actiones in personam (azioni personali) 15 

140.  Formula  della  condictio  certae  pecuniae  (intimazione  per  una somma determinata  di  denaro)  C. Aquilius iudex esto. Si paret N. Negidium A. Agerio sestertium X milia dare oportere, qua de re agitur, C. Aquilius iudex N. Negidium A. Agerio sestertium X milia condemnato; si non paret absolvito. 15 Anche delle actiones in personam vengono qui riportate solo alcune delle formule più significative.



113 ≈

Sia giudice Caio Aquilio. Se risulta che il convenuto deve dare all’attore diecimila sesterzi – materia del contendere –, il giudice condanni il convenuto a pagare all’attore diecimila sesterzi; se non risulta, lo assolva. • Quale è il petitum dell’azione? • Che cosa prevede la formula dell’actio pigneraticia?

141. Formula dell’actio commodati directa (azione di comodato  diretta)  C. Aquilius iudex esto. Si paret A. Agerium N. Negidio rem qua de agitur commodasse eamque A. Agerio redditam non esse, quanti ea res erit tantam pecuniam iudex N. Negidium A. Agerio condemnato; si non paret absolvito.

Sia giudice Caio Aquilio. Se risulta che l’attore ha dato in comodato al convenuto la cosa di cui si tratta e che essa non è stata restituita all’attore, il giudice condanni il convenuto a pagare all’attore una somma pari al valore che avrà la cosa (al momento della sentenza); se non risulta, lo assolva. • Quale è il petitum dell’azione? • In che cosa tale azione si differenzia dall’actio commodati contraria?

142. Formula dell’actio empti (azione di compera)  C. Aquilius iudex esto. Quod A. Agerius N. Negidio hominem quo de agitur emit, qua de re agitur, quidquid ob eam rem N. Negidium A. Agerio dare facere oportet ex fide bona eius C. Aquilius iudex N. Negidium A. Agerio condemnato; si non paret absolvito.

Sia giudice Caio Aquilio. Poiché l’attore ha comprato dal convenuto lo schiavo di cui si tratta  materia del contendere , con riguardo a tutto ciò che, in forza di tale rapporto, il convenuto deve dare o fare in favore dell’attore secondo buona fede, ≈

114 ≈

il giudice condanni il convenuto nei confronti dell’attore; se non risulta, lo assolva. • Quale è il petitum dell’azione? • Da chi tale azione può essere intentata?

143. Formula dell’actio venditi (azione di vendita)  C. Aquilius iudex esto. Quod A. Agerius N. Negidio hominem quo de agitur vendidit, qua de re agitur, quidquid ob eam rem N. Negidium A. Agerio dare facere oportet ex fide bona, eius C. Aquilius iudex N. Negidium A. Agerio condemnato; si non paret absolvito.

Sia giudice Caio Aquilio. Poiché l’attore ha venduto al convenuto il servo di cui si tratta, con riguardo a tutto ciò che, in forza di tale rapporto, il convenuto deve dare o fare in favore dell’attore secondo buona fede, il giudice condanni il convenuto nei confronti dell’attore; se non risulta, lo assolva. • Quale è il petitum dell’azione? • Qual è la differenza tra l’actio empti e l’actio venditi?

144. Formula dell’actio locati (azione di locazione)  C. Aquilius iudex esto. Quod A. Agerius N. Negidio fundum quo de agitur locavit, qua de re agitur, quidquid ob eam rem N. Negidium A. Agerio dare facere oportet ex fide bona, eius C. Aquilius iudex N. Negidium A. Agerio condemnato; si non paret absolvito.

Sia giudice Caio Aquilio. Poiché l’attore ha venduto al convenuto lo schiavo di cui si tratta  materia del contendere , con riguardo a tutto ciò che, in forza di tale rapporto, il convenuto deve dare o fare in favore dell’attore secondo buona fede, il giudice condanni il convenuto nei confronti dell’attore; se non risulta, lo assolva. • Quale è il petitum dell’azione?



115 ≈

145. Formula dell’actio conducti (azione di conduzione)  C. Aquilius iudex esto. Quod A. Agerius N. Negidio fundum quo de agitur conduxit, qua de re agitur, quidquid ob eam rem N. Negidium A. Agerio dare facere oportet ex fide bona, eius C. Aquilius iudex N. Negidium A. Agerio condemnato; si non paret absolvito.

Sia giudice Caio Aquilio. Poiché l’attore ha locato al convenuto il fondo di cui si tratta  materia del contendere , con riguardo a tutto ciò che, in forza di tale rapporto, il convenuto deve dare o fare in favore dell’attore secondo buona fede, il giudice condanni il convenuto nei confronti dell’attore; se non risulta, lo assolva. • Quale è il petitum dell’azione? • In che cosa essa si distingue dall’actio locati?

c. Exceptiones (eccezioni) 16 

146. Exceptio doli (eccezione di dolo)    si in ea re nihil dolo malo A. Agerii factum sit neque fiat 

Se, nella questione, nulla sia avvenuto o avvenga per dolo dell’attore. • Come possiamo definire in generale la exceptio? • In che cosa consiste in particolare la exceptio doli? • Quali altre clausole può contenere la formula?

147. Exceptio rei venditae et traditae  (eccezione di cosa vendu‐ ta e consegnata)   nisi A. Agerius servum quo de agitur N. Negidio vendidit et tradidit 

16

Si trascrivono soltanto due tra le più note exceptiones, a titolo esemplificativo. ≈

116 ≈

Se l’attore non ha venduto e consegnato al convenuto lo schiavo di cui si tratta. • In quale caso il convenuto può chiedere di inserire nella formula questa exceptio? • Che rapporto esiste fra questa eccezione e l’actio Publiciana?

d. Interdicta (interdetti) 17 

148. Interdictum unde vi. De vi armata (interdetto “da dove con  la violenza. Con l’uso di armi”)    Unde tu illum vi hominibus coactis armatisve deiecisti aut familia tua deiecit eo illum quaeque ille tunc ibi habuit restituas.

Da dove tu lo hai espulso con la violenza mediante l’impiego di una banda armata o i tuoi schiavi lo hanno espulso, ivi restituiscilo, con le cose che allora vi teneva. • Come possiamo definire gli interdicta? • Con questo interdetto che cosa ingiunge il pretore all’intimato?

149. Interdictum quod vi aut clam  (interdetto “ciò che con vio‐ lenza o clandestinamente”)    Quod vi aut clam factum est qua de re agitur id, si non plus quam annus est cum experiundi potestas est, restituas.

Ciò che è stato costruito con violenza o clandestinamente  materia del contendere , se non è trascorso più di un anno da quando sarebbe potuto iniziare il procedimento, riducilo in pristino. • A favore di quali soggetti il pretore può concedere questo interdetto? • Entro quale limite temporale?

17 Tra i vari interdetti riportiamo soltanto, a mo’ di esempio, quelli che seguono (aventi carattere restitutorio).



117 ≈

 



118 ≈

Indice delle fonti  (viene indicato il numero con cui ogni singolo passo è identificato e riportato nel‐ la presente raccolta, non il numero della pagina) 

a) Fonti letterarie  Frontinus, De aquaeductu urbis Romae 116

25

Petronius, Satyricon 57.4

20

Plinius, Naturalis historia 21.170

26

b) Fonti epigrafiche e papirologiche  Corpus Inscriptionum Latinarum (CIL) VIII 24680 X 26 X 60 XII 1128 XIV 2112 3-4, 7-8 Tabulae Pompeianae novae 46

24 22 21 23 31

102

Testamentum Antonii Silvani equitis F.I.R.A., 3, n. 47

79

c) Fonti giuridiche  c.1) Fonti pregiustinianee  Lex XII tabularum 6.3

55



119 ≈

8.2 8.4 8.17

116 117 56

Gai Institutiones 1.8 1.9 1.10 1.11 1.12 1.13 1.14 1.48 1.49 1.119 2.1 2.13-14 2.18-20 2.40 2.95 2.194 3.88 3.89 3.90 3.91 3.92 3.128 3.135 3.136 3.139 3.140 3.142 3.146 3.182 3.195 4.2-3 4.36

10 11 12 13 14 15 16 34 36 51 42 44 52 48 9 78 84 93 94 85 97 101 103 104 105 106 108 109 114 115 47 59

Ulpiani Epitome 19.1

45

c.2) Compilazione giustinianea  Digesta 1.1.1 pr.

3 ≈

120 ≈

1.1.2 1.3.41 1.5.5.2 1.5.5.3 2.14.1.3 3.4.7.1 3.5.20(21) pr. 4.5.2.1 4.5.11 6.1.36.1 6.1.49.1 7.1.1 7.6.1 pr. 7.8.2 pr. 8.1.15.1 8.5.8.5 9.1.5 9.2.27.5 9.2.27.34 10.2.50 12.1.2 pr. 12.1.2.5 12.1.24 12.7.2 13.2.1 13.7.8 pr. 13.7.9.2 13.7.30 15.3.19 18.1.9 pr. 19.2.19.1 19.2.19.7 19.2.30.2 19.5.23 21.1.4 pr.-2 22.1.28 pr. 26.1.1 pr. 28.2.2 28.6.2.4 32.12 32.43 33.2.33.2 34.2.33 34.5.28(29) 41.1.7.7

4 5 17 18 111 32 119 27 19 50 46 62 71 63 61 70 129 118 121 33 95 98 99 122 88 130 65 123 39 8 124 125 128 127 107 49 38 75 76 81 41 82 77 80 58 ≈

121 ≈

41.1.28 41.2.1.3 41.2.17.1 41.2.44.1 41.3.3 41.4.2.15 43.17.3.3 44.7.1 pr. 44.7.3 pr. 44.7.51 44.7.52 pr. 45.1.65 pr. 47.2.48.4 47.2.52.22 47.2.67(66) pr. 50.16.19 50.16.24 50.16.67 pr. 50.16.195.2 50.16.238.2 50.17.5 50.17.101 50.17.111 pr.

72 29 67 69 57 40 68 86 83 131 89 100 126 120 73 110 74 6 37 64 28 132 30

Institutiones 1.1.4 3.13 3.14.4 3.15.4

4 87 96 7

c.3) Fonti moderne  Codice civile del Regno d’Italia del 1865 1097 Codice civile italiano vigente 1173 1321 1322

90

91 112 113



122 ≈



123 ≈

 

 



124 ≈

Finito di stampare nel mese di settembre 2017 nella Stampatre s.r.l. di Torino Via Bologna, 220  



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128 ≈