Il vangelo di Luca. Parte prima. Commento ai capp. 1,1 - 9,50 [1] 8839401717, 9788839401717

L'autore, tradizionalmente identificato con Luca evangelista, è interessato a temi quali l'etica sociale, i di

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Italian, Greek Pages 928/919 [919] Year 1983

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Il vangelo di Luca. Parte prima. Commento ai capp. 1,1 - 9,50 [1]
 8839401717, 9788839401717

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COMMENTARIO TEOLOGICO DEL

NUOVO TESTAMENTO

Collana internazionale pubblicata in lingua italiana, francese, inglese . tedesca e spagnola

A CURA DI Serafin de Ausejo. Lucien Cerfaux. J oseph Fitzmeyr, Béda Rigaux. Rudolf Schnackenburg. Anton Vogtle Segretari per l'Italia: G. Scarpate O. Soffritti EDITORI Paideia Editrice, Brescia Les Éditions du Cerf, Paris Herder and Herder. New York Verlag Herder , Freiburg, Basel, Wien Edito ria! Herder, Barcelona

COMMENTARIO TEOLOGICO DEL NUOVO TEST AMENTO

Il vangelo di Luca PARTE PRIMA

Testo greco e traduzione Commento

ai capp.

di HEINZ

r,r-9,50

ScHi.JRMANN

Traduzione italiana di VINCENZO GATTI Edizione italiana a cura di 0MERO SoFFRITTI

PAIDEIA EDITRICE BRESCIA

Ai miei studenti di Munster ed Erfurt

( I9)2-I977)

Titolo originale dell'opera:

Das Lukasevangelium. I. Teil Kommentar zu Kap. 1,1�9,50 von

Heinz Schiirmann

Zweite, durchgesehene AuBage

Traduzione italiana di Vincenzo Gatti Revisione di Omero Soffritti

La traduzione del testo biblico è di proprietà della Casa Paideia. Ogni riproduzione è vietata e sarà perseguita a norma di legge. © Verlag Herder, Freiburg im Breisgau 2 1982 © Paideia Editrice, Brescia 1983

PREFAZIONE

Ogni generazione si ritrova dinanzi al compito di confrontare le sacre Scritture col proprio orizzonte di comprensione e, in questo confronto, di ricomprendere le Scritture e se stessa. Un commentario ai sinottici oggigiorno si riconoscerà particolar­ mente debitore alla problematica storico-redazionale; un com­ mentario al vangelo di Luca presterà attenzione particolare alla volontà d'annuncio dell'autore verso la fine del periodo .apostolico, vale a dire in quell'ora decisiva che vede sorgere la «chiesa postapostolica» (i cui inizi, che a ragione conti­ nuano a riproporsi all'attenzione degli studiosi, potrebbero essere definiti più propriamente «veterocattolici» anziché «protocattolici>>), con l'allentarsi della tensione connessa al­ l'attesa della fine imminente, nella situazione - sotto molti aspetti pericolosa - di «cristiani tardivi» all'interno di una n!!-ova e diversa esperienza del mondo. Il lettore si renderà conto della precomprensione che inter­ roga il testo, se leggerà il commento al proemio lucano ( I,I4). Qui egli viene assunto nel «cerchio ermeneutico», dal qua­ le tuttavia non deve uscire prematuramente, dopo il commen­ {o dei primi 9 capitoli dello scritto evangelico. La decisione dei Direttori di porre la sintesi dei risultati del lavoro esegeti­ co alla fine del commentario, destinato ad apparire in tomi se­ parati, è senz'altro giusta1• Sebbene chiunque si dedichi a Lu­ ca debba, ancora per lungo tempo, la propria riconoscenza ai lavori di Hans Conzelmann, l'interpretazione di Luca pro­ posta in questo mio commento sarà sotto molti aspetti diversa I. Cfr. la motivazione in R. Bultmann, Die ]ohannesbriefe (MeyerK 14/7), GOttin­ gen 1967, 9·

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Prefazione

da quella del Conzelmann (che W.C. Robinson con un po.' di precipitazione ha definito > 2• Ogni commento è rimandato soprattutto al testo, che deve essere inteso al tempo stesso in senso sincronico, dunque og­ gettivamente in base alla sua struttura, e linguistico, e dunque anche in base alle intenzioni redazionali soggettive del suo au­ tore (poiché in un «evangelo» si tratta sempre di testi di pre­ dicazione) . Luca vuole (come ancora non viene sempre con· siderato abbastanza) dar rilievo anche alla propria tradizione, e ciò genera continuità, ma anche discontinuità con il passato e con il suo ambiente comunitario, ed esige quindi studi dia­ cronici. Far luce sulla storia della tradizione delle fonti elabo· rate da Luca dovrebbe essere esigenza urgente, se si vuole in­ dicare la «collocazione» storico-tradizionale e teologico-siste­ matica degli scritti lucani, e soprattutto il loro valore per una fede cristiana comune. Sempre più spesso si sente dire che lo stato attuale degli studi non consente ancora, per le citate ra­ gioni teologiche e storiche, il commento desiderato del van­ gelo di Luca. Tuttavia è necessario che se ne facciano sempre nuovi tentativi, perché solo i lavori complessivi stimolano stu.

2. Cfr. in proposito il nostro contributo Auf der Suche nach dem «Evangelisch­ Katholischen». Zum Thema «Friihkatholizismus», in Kontinuitat und Einheit (Fcstschr. f. F. Mussner}, Freiburg im Br. 198 1 , 340-375.

12

�onsiderazioni sulla ristampa

del I98I

di specifici, e gli studi specifici a loro v.olta renrf,ono possibili i lavori complessivi.

Ognuno capirà che, quindici anni dopo aver licenziato il pri­ mo volume (I96 6), in base alle mie ulteriori ricerche e in se­ guito al confronto con i nuovi studi lucani, in una nuova edi­ zione desidererei apportare alcune correzioni (sebbene il fine, sopra enunciato, di un commento lucano, non abbia subito variazioni). Ma una ristampa riveduta, in cui non è possibile alterare l'impaginazione, non consente mutamenti e interventi sul contenuto. Un' «appendice» che connetta il primo con il secondo volume uscirà con quest'ultimo. L'indice dèi testi e sussidi e della (pp. I .5-56), come pure la bi­ bliografia specifica delle singole pericopi (nelle note a piè di pagina) potrebbero oggi essere abbreviati mediante rimandi, e dovrebbero essere ·aggiornati. Qui possiamo indicare solo le nuove edizioni (in genere fino al I 979) fra parentesi quadre quando non si siano potute utilizzare per il testo. Bibliografia più recente si trova nei commenti lucani nel frattempo usciti, come pure in specifiche bibliografie, repertori e raccolte che vengono indicati alle pp. 56-58. Il rimando, frequente in que­ sto volume, «maggiori particolari in Blinzler, Mk.» è illustra­ to nella premessa alla prima �dizione. Oggi per quei passi si potrà consultare con profitto il commento di R. Pesch, Il van­ gelo di Marco I ( z9 · 8o), II (I 98 2) di questa stessa serie di commenti. Morte prematura (t I970) ha impedito a ]osef Blinzler di porre l'ultima mano al suo commento, al quale ave­ va lavorato per più di due decenni. I rimandi rimasti valgano a tener vivo in noi il ricordo dello studioso, che ha sempre la­ ·vorato· con ricchezza di conoscenze aggiornate e con grande scrupolosità. . Quindici anni fa ero, sì, consapevole delle difficoltà dure­ ·voli che comporta la mancanza di sussidi personali e tecnici, ma ancora non potevo prevedere quali impegni e pesi, dipen­ denti dalle circostanze, avrebbero n�gli anni successivi rallen­ tato il seguito del lavoro; altrimenti non avrei licenziato allora il primo volume. Tuttavia sembra che a suo tempo esso abbia avuto negli studi lucani la sua utilità. Il lavoro per il comple_ta-

Considérazioni rulla ristampa del

:r98r

I3

mento del commento - sia pure con inevitabili inte"uzioni è continuato sempre; la sua desiderata conclusione sta certo nelle mani di Dio. Ringrazio intanto per i molti incoraggia­ menti ricevuti, chiedo scusa per non aver potuto mantenere una promessa, e comprensione per quanto di frammentario vi è nel mio lavoro; chiedo infine devotamente pazienza. -

Erfurt, I luglio 1981.

HEINz ScHiiRMANN

TESTI E BffiLIOGRAFIA

TESTI (ORIGINALI

E

TRADUZIONI)

A. Bibbia

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Die Pseudoclementinen I : Homilien, hrsg. von B. Rehm (GCS 4 2 ) , Ber­ lin 1 953 · Die Pseudoclementinen I I : Rekognitionen, hrsg. von B. Rehm (GCS 5 1 ), Berlin 196 5 . Hermeti ca I-I V, ed. W. Scott , Oxford 1 924 -36 (vol. I V con indici di A.S. Ferguson).

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Altra bibliografia

Sussidi generali Indicazioni complementari alla bibliografia citata sotto A (pp. 1 .5 s.) si possono trovare in J .A. Fitzmyer, An Introductory Bibliography for the Study of Scripture (Subsidia Biblica 3 ) , Roma 2 I 98 1 . I.

Nuovi commentari dal I966

Dei tanti commentari (di carattere per lo più divulgativo) comparsi dal 1 966 citiamo - a complemento di B, 3h (pp. 30 ss. ) - soltanto quelli che hanno un maggior valore scientifico. Harrington W.J., The Gospel according to St. Luke. A Commentary, London 1 968 . Reiling J. - Swellengrebel J.L., A Translators Handbook on the Gospel of Luke (Helps for Translators I o ), Léiden 1 97 1 . Gryglewicz F., Evangelia wedlug sw. Lukasza, Poznan-Warszawa .I9 74 ·

Bibliografia

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2 . Bibliografie, indicazioni bibliografiche, rassegne e miscellanee a) Bibliografia relativa a Le. e Act. anteriore al 1 966 e non espressa­ mente indicata nel vol. I si può trovare nelle opere, elencate a pp. 33-.56 , di C.K. Barrett; L.E. Keck; J. Martyn ; B.W.C. van Unnik; A.J. Mat� till jr. ; J. Rohde ; C.S.J. Williams ( sotto C, 1 a) ; di M . Rese , Zur Lukas-Diskussion ; ] . Wellhagen; U. Wilckens ( sot­ to C, 2 ) ; di J. Dupont ; E . Grasser, Die Apostelgeschichte (sotto D) . b ) Per la bibliografia successiva rimandiamo ai sopracitati ( punto 1 ) commentari di Le. e al commentario a Mc. di R. Pesch, nonché alle note bibliografie bibliche ( speciahn . EBB, NTA, IZBG) e alle nuove Introduzioni. Per la bibliografia specificamente lucana, alle indic�ioni ricavabili dalle opere qui sopra citate (2a) aggiungiamo: Catalogue de la Bibliothèque de l'École Biblique et Archéologique Française, speciam. vol . VIII, Boston, Mass. 1 9 7.5 ; per Le. : pp. 2_;63 2 1 .32 2�3 30 s . ; Bovon F. , Orientations actuelles des études lucaniennes : RThPh III / 26 ( 1 976 ) 1 6 1-190 ( molto utile), e Id., Luc le Théologien. Vingtcinq ans de recherches ( 1 9 .50� 1 97.5 ), Neuchatel-Paris 1 978 . Braumann G. (Hrsg . ), Das Lukas-Evangelium. Die redaktions� und kompositionsgeschichtliche Forschung ( Wege der Forschung 28o), Darmstadt 1 97 4, dove particolarmente importante è il contributo di Braumann G., Einfiihrung (rassegna bibliografica) pp . VII-XXIV, e di Kiimmel W.G., Lukas in der Anklage der heutigen Theologie (frane. 1 970/ ted. 1 972 ) 4 1 6-436. Conzelmann H., Literaturbericht zu den Synoptischen Evangelien : Th R 3 7 ( 1 972 ) 220�2 72 ; IX. Das Lukasevangelium : 264�272 ; 43 ( 1 .9 78 ) 3-.5 1 ; VIII. Das Lukasevangelium : 43�5 1 (continua) . Gasque W., A History of the Critizism of the Acts of the Apostles ( B GeschEx 1 7 ), Tiibingen 1 97.5 ; specialm. eh. x: Luke the Historian and Theologian in Recent Research 252-305 .

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SIGLE E ABBREVIAZIONI

I . Per i libri dell'Antico e del Nuovo Testamento e relativi Apocrifi, per i Padri apostolici e gli scritti rabbinici valgono le sigle e le abbre­ viazioni usate nel Grande Lessico del N.T. ( Paideia, Brescia 1965 ss .). Per l'apparato critico al testo del N.T. i codd. greci, le antiche tradu­ zioni e i Padri della chiesa sono indicati con le abbreviazioni usate nd Novum Testamentum Graece, ed. E. Nestle et K. Aland (Stuttgart 251 963 ) . 2. I

Scritti di Qumran

QDeuta QDeutb I QDM = I Q 22) I QGn Apoc � QI-I I Qlsa I Qlsb :r QM I QMyst ( = I Q 27 ) .1 QpHab I QpMich .I QpSoph ( = I Q 1 5 ) I QS .I QSa ( = I Q 2 8a) I QSb ( = I Q 28b) 4 QDeut 32 4 QExa 4 QFlor 4 QPatr 4 Qplsa 4 Qplsb 4 Qplsc 4 Qplsd 4 QpNah 4 QpOs• 1

I0 ms. del Deuteronomio 2° ms. del Deuteronomio Discorsi di Mosè Apocrifo del Genesi Inni I0 ms. di Isaia 2° ms . di Isaia Regola della Guerra Libro dei misteri Commentario ad Abacuc Commentario a Michea Commentario a Sofonia Regola della Comunità Regola supplementare Libro delle benedizioni Ms . di Deut. 3 2 Ms. dell'Esodo Florilegio Benedizioni dei Patriarchi Commentario a Is. Io,28-r 1 , 14 Commentario a Is . 5 Commentario a Is. 30, 1 5-1 8 Commentario a Is. 54,1 1 - 1 2 Commentario a Nahum Commentario a Os. 5 , 1 4

Sigle e abbreviazione

6o 4 QpOsb 4 QpPs 37 4 QPrNab 4 QSama 4 QSamb 4 QTest 4 QTestLev 6 QD Dam.

Commentario a Os. 2 ,8 . 1o.I 1-1 3 Commentario a Ps. 37 Preghiera di N abonide I0 ms. di r . 2 Sam. 2° ms . di I . 2 Sam. Testimonia Testamentun1 Levi Documento di Damasco Documento di Damasco (proveniente dal Cairo)

3 · Scritti gnostici

Apocr. Joh. BG CanPr Corp. Herm. Ev. Phil. Ev. Thom. Ev. Ver. Ginza JBMand Mand. Lit. Pist. Soph. WArch

Apocryphon Johannis Berolinensis gnosticus ( Pap. Ber. 8502, ed. W. Tili ) The Canonica! Prayerbook of the Mandaeans Corpus Hermeticum Vangelo di Filippo Vangelo di Tommaso Evangeliun1 Veritatis Ginza ( Il Grande Libro dei Mandei) Il Libro di Giovanni dei Mandei Liturgie mandee Pistis Sophia I postasi degli Arconti

4 · Riviste, collezioni, ecc. AABerlin AAGott AAHdbg AALpg AAMainz AAMiinch AASOR AAWien

Abhandlungen der Deutschen (fino al 1 944 : Preussi­ schen ) Akademie der Wissenschaften zu Berlin Abhandlungen der Akademie der \YJissenschaften in GOttingen Abhandlungen der 1-Ieidelberger Akadernie der Wis­ senschaften, Heidelberg Abhandlungen der Sachsischen Akademie der Wis­ senschaften in Leipzig Abhandlungen der Akademie der Wissenschaften und Literatur, Mainz Abhandlungen der Bayerischen Akademie der Wis­ senschaften, Miinchen The Annua! of the American Schools of Orientai Research , Abhandlungen der Osterreichischen Akademie der Wissenschaften . Wien

Sigle· e abbreviazioni

AB I, I I , III

AbhThANT AER AGSU AJA AJTh AnBib Ang Angelos AnglThR AnLov AnOr Antike An ton ArLitg ARW ASNU ATD AThANT AThDan AtlAbh BA BASOR

BBB Beh RÉO BENJ:

BEvTh

BEvThS BFchTh

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H . Schiirmann, Quellenkritische Untersuchung des lukanischen Abendnzahlberichtes Lk 22, 7-38: I . Der Paschamahlbericht Lk 22, (7-I4)15-I8 ( Ntl Abh XIX/ 5 ) , Miinster 3 1 980 ; II. Der Einsetzungsbericht Lk 2 2, 1 9-20 (N tlAbh xx/ 4 ), Miinster 1 970; III. ]esu Abschiedsrede Lk 22, 21-38 (NtlAbh xx/ 5 ), Miinster 21 977 . Abhandlungen zur Theologie des Alten und Neuen Testaments The American Ecclesiastical Review Arbeiten zur Geschichte des Spatjudentums und Urchristentums American Journal of Archaeology American Journal of Theology Analecta Biblica Angelicum Angelos . Archiv fiir neutestamentl. Zeitgeschichte und Kulturkunde Anglican Theological Review Analecta Lovaniensia Biblica et Orientalia Analecta Orientalia Die Antike. Zeitschrift fiir Kunst und Kultur des ldassischen Altertums Antonianum Archiv fiir Liturgie\vissenschaft Archiv fiir Religioswissenschaft Acta Seminarii Neotcstamentici Upsaliensis Das Alte Testament Deutsch , Gottingen 1 949 ss. Abhandlungen zur Theologie des Al ten und Neuen Testaments Acta Theologica Danica Alttestamentliche Abhandlungen The Biblica! Archaeologist The Bulletin of the American Schools of Orientai Research Banner Biblische Beitrage Tbe Beginnings of Christianity I-V, ed. F .J .F. Jack­ son - K. Lake, London Bulletin d'Études Orientales Beitdige zur Einleitung in das N.T. Beitdige zur Evangelischen Theologie Bulletin of Evangelical Theological Society Bei tdige zur Forderung christlicher Theologie

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BGeschEx

Sigle e abbreviazioni

Beitrage zur Geschichte der neutestamentlichen (dal fase. 2 : bibli schen ) Exegese Bei trage zur historischen Theologie BHTh Biblica Bih Bible et vie chrétienne Bibvchr Bulletin of the Israel Exploration Society BIES H. Strack - P. Billerbeck, Kommentar zum Neuen Te­ Billerbeck stament aus Talmud und Midrasch The Bulletin of the John Rylands Library BJRL BKATNoth Bibl . Kommentar. Altes Testaments, hrsg. von M .. Noth 1 955 ss. Black'sNTComm Black's New Testament Commentaries , Generai Edi­ tor : H. Chadwick, London 1 9 58 ·F. Blass , Grammatik des neutestamentl. Griechisch,. Blass-Debr. bearb. von A. Debrunner, Gottingen 91954 BO Bibbia e Oriente Die Hl. Schrift des N. T., hrsg. von F. Tillmann, Bonn BonnerNT Biblica! Review BR Biblische Studien BSt BuK Bibel und Kirche BuL Bibel und Leben Beit dige zur Wissenschaft vom Alten und Neuen BWANT Testament BZ Biblische Zeitschrift BZAW Beihefte zur Zeitschrift fi.ir die alttestamentliche Wissenschaft BZNW Beihefte zur Zeitschrift fiir die neutestamentliche Wissenschaft CAB Cahiers d' Archéologie Biblique Cath Catholica CathBiblEnc Catholic Biblica/ Encyclopedia, New York I 9 50 CBQ Catholic Biblica! Quarterly cc Corpus Christianorum, Turnhout-Paris CharlesApocr Tbe Apocrypha and Pseudepigrapha of the Old Te. stament in English, ed. R.H . Charles, 1 9 1 3 ChQR The Church Quarterly Review CIG Corpus Inscriptionum Graecarum CIJ Corpus Inscriptionum Judaicarum ClerRev Clergy Review ColBG Collationes Brugenses et Gandavenses ColBib Collectanea Biblica ColMech Collectanea Mechliniensia CommduNT Commentaire du Nouveau Testament, ed. da P. Bon­ nard, O. Cullmann e a., Neuchatel-Paris

Sigle

e

abbrevia:.ioni

CommNTKampenCommentaar op het Nieuwe Testament, ed. da S. Greijdanus e F.W. Grosheide, Kampen 1 9'4 Communio Viatorum ComViat Coniectanea Neotestamentica ConiNeot Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium esco Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum, CSEL Wien Cursus Scripturae Sacrae css DAB Dictionnaire d'Archéologie biblique A Dictionary of the Bible 1-v, ed. J. Hastings - Fr. DictBibGrant Grant - H.H. Rowley DictBibHastings A Dictionary of the Bible, ed. J. Hastings DictBible Dictionnaire de la Bible DictBibleSuppl Dictionnaire de la Bible, Supplément DLZ Deutsche Literaturzei tung DThC Dictionnaire de Théologie catholique DunwoodieR Dunwoodie Review EC Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano 1 948 ss. EchtBib Echter-Bibel, hrsg. von F. Notscher und K. Staab , Wiirzburg 1 947 ss. EK Evangelisches Kirchenlexikon EncBib Encyclopaedia Biblica, ed. T.K. Cheyne and J. Black 1 899 ss. EncBibJer Encyclopaedia Biblica, Jerusalem 1 9.50 ss . EnchBib Enchiridion Biblicum EncJud Encyclopaedia ]udaica, hrsg. von J. Klatzkin und J. Ellbogen, Charlottenburg 1 928 ss. Er Eranos-Jahrbuch, Ziirich ErfThSt Erfurter Theologische Studien EstBib Estudios Biblicos EstEcl Estudios Eclesiasticos ÉtB!b Études Bibliques Étl-IPhR Études d'Histoire et de Philosophie Religieuses EThLov Ephemerides Theologicae Lovanienses ÉThRel Études Théologiques et Religieuses EvK Evangelisches Kirchenlexikon EvTh Evangelische Theologie Ex p The Expositor ExpT The Expository Times FGntiKan Forschungen zur Geschichte des neutestamentlichen Kanons FreiihSt Freiburger Theologische Studien FR LANT Forschungen zur Religion und Literatur des Alten und Neuen Testaments ·

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Sigle e abbreviazioni

Freiburger Zeitschrift fiir Theologie und Philosophie (fino al 1 954 : Divus Thomas) Galling, Bib.RLex Biblisches Reallexikon , hrsg. von K. Galling Die griechischen christlichen Schriftsteller der ersten GCS drei Jahrhunderte, Berlin Genesius, Hwb. W. Genesius - F. Buhl, Hebriiisches und Aramaisches Handworterbuch iiber das Alte Testament GOttinger Gelehrte Anzeigen GGA Gregorianum Greg Geist und Leben GuL Bibellexikon, hrsg. von H. Haag Haag, BibLex HandbAT Handbuch zum A. T. , hrsg. von O. Eissfeldt Handbuch zum N. T. , begr. von H. Lietzmann , hrsg. HandbNT von G. Bornkamm The Harvard Theological Review HarvThR The Harvard Theological Studies HarvThSt A Concordance to the Septuagint and other Greek Hatch-Redp. versio11s of tbe Old Testament , by E. Hatch and H . Redpath E . Hennecke , W. Schneemelcher, Neutestamentliche HenneckeSchneemelcher Apokryphen in deutscher Obersetzung I-II The Hibbert Journal HibJ Historisches Jahrbuch HistJ Historische Zeitschrift HistZ Holtzmann, N.T. O. Holtzmann, Das N. T. nach dem Stuttgarter griech. Text ubersetzt und erkliirt Hebrew Union College Annua! HUCA Tbe lnternational Criticai Commentary on the Holy ICC Scriptures of the Old and New Testament, ed. S.R. Driver IG Inscriptiones Graecae IKZ lnternationale Kirchliche Zeitschrift Interpr . lnterpretation The Interpreter's Bible, Editor: G.A. Buttrick, New InterprBib York - Nashville 1 95 2 lnterprDictBib The lnterpreter's J?ictionary of the Bible The Irish Theological Quarterly IThQ The Irish Ecclesiastical Record IER lnternationale Zeitschriftenschau fiir Bibelwissen­ IZBG schaft und Grenzgebiete F.] .F. Jackson - K. Lake, The Beginnings of Christia­ Jackson-Lake nity. Part I : The Acts of the Apostels I-V, London 1 920 ss� ]AC Jahrbuch fii r Antike und Christentum FZThPh

Sigle e abbreviazioni

The Journal of the American Orientai Society M. Jastrow , A Dictionary of t be Targumim Journal of Biblica! Literature The Journal of Bible and Religion The ]ewish Encyclopedia The Journal of Jewish Studies The Journal of Palestine Orientai Society Jahrbuch fiir protestantische Theologie The Jewish Quarterly Review Journal of Religion Journal of Semitic Studies Journal of Theological Studies Judaica Kerygma und Dogma Kleine Texte fiir Vorlesungen und Obungen, hrsg. von H. Lietzmann KommNTMeyer Kritisch-exegetischer Kommentar uber das N. T. , begr. von H.A.W. Meyer KommNTZahn Kommentar zum N. T. , hrsg. von Th. Zahn Levy, Wb. J. Levy, W orterbuch uber die Talmudim und Midra­ schim LThK Lexikon fur Theologie und Kirche L. Koehler - W. Baumgartner, Lexicon in V.T. Libros LexVTL Liddell-Scott A Greek-English Lexicon, ed. H.G. Liddell and R. Scott LumVi Lumière et Vie, S. Alban Leysse LumViBrug Lumière et Vie, Abbaye S. André les Bruges La Maison Dieu MaisD Mandelkern, S. Mandelkern, Veteris Testamenti Concordantiae Conc. Hebraicae atque Chaldaicae MO Le Monde Orientai MoffatNTC The Moffat New Testament Commentary Moult.-Mill . J.H. Moulton and G. Milligan, The Vocabulary of the Greek Testament MiiThSt Miinchner Theologische Studien MiiThZ Miinchner Theologische Zeitschrift NAG Nachrichten der Akademie der Wissenschaften in Gottingen NedGerefTydskr Nederduitse gereformeerde teologiese tydskrif NedThT Nederlands Theologisch Tij_dschrift NewiCNT The New International Commentary on the New Testament, ed. da N.B. Stonehouse, Grand Rapids 1 9.5 ! ss . NKZ Neue Kirchliche Zeitschrift JAOS Jastrow, M ., JBL JBR JewEnc JJS JPOS JpTh JQR JR JSS JThSt Jud KeDog KIT

Sigle e abbreviazioni

66 NorTT NRTh NSNU NT NTA NTCommHendr NTD NtlAbh NTSt NTTSt Numen OLZ Or OrChr OrChrAn OrChrP OSt OTS PastBon Pauly-Wissowa PG PJ PL POr PrincThR PS Quaest. disp. RAC RB RBén RBib RCuBib RechScR RegNT RepBib RÉS RevB RGG

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Theologischer Handkommentar zum Neuen Testa-

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68

ment, neu hrsg. unter der Leitung von E. Fascher, ThK

ThLBl ThLZ ThPh ThQ ThRev ThRu ThSt ThS tK ThStUt ThStZoll ThT ThuPh ThWb ThZ TrThSt TrThZ TrU TU UG

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ser und A. Vogtle Theologisches Li tera turbla tt Theologische Literaturzeitung Theologie und Philosophie ( = Scholastik Jg. 4 1 [ 1 966 ] ss.) Theologische Quartalschrift Theologische Revue Theologische Rundschau Theological Studies Theologische Studien und Kritiken Theologische Studien, Utrecht Theologische Studien, Zollikon Theologisch Tijdschrift Theologie und Philosophie (fino al r 96 5 : Scholastik)

Theologisches Worterbuch zum N.T.

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chungen zu den synoptischen Evangelien. Beitriige,

Diisseldorf 1 968 Texte und Untersuchungen H. Sch iirmann, Ursprung und Gestalt. Erorterungen und Besinnungen zum Neuen Testament, Diisseldorf 1 969 Untersuchungen zum Neuen Testament Uppsala Universitets Arsskrift Verbum Domini Verkiindigung und Forschung Virgiliae Christianae La Vie spirituelle Verbum Salutis, fondato da J. Huby, ed. da S. Lyon· net, Paris Vetus Testamentum Wissenschaftliche Monographien zum Alten und Neuen Testament Die Welt des Orients Wissenschaftliche Untersuchungen zum Neuen Te.. stament Zeitschrift fiir Assyriologie und verwandte Gebiete Zeitschrift fiir die alttestamentliche Wissenschaft

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I commentari a Le. sono citati col solo nome dell'Autore, quando si tratta dello stesso passo; altrimenti viene aggiunto il numero della pagina. Per altre sigle ed abbreviazioni si veda il già citato Grande Lessico del N.T. , vol. 1, pp. 2 1 * -62*.

Testo, traduzione e commento

IL PROEMIO

( I , I -4 ) a

1 . All'inizio del suo vangelo Luca 1 pone un proemio estrema­ mente denso. Pur essendo del tutto convenzionale 2, da esso si può riconoscere quanto prema all'autore il compito che gli è a. Oltre ai commentari e alle opere d'introduzione, cfr. bibliografia meno recente in H.J. Cadbury, Commentary on the Preface o/ Lu ke, in Jackson- Lake I/2, Ap­ pendix C, 489-510, e in B.M. Metzger, Christ and the G ospel nr. 5340-5357; inoltre dr. specialm. H.J. Cadbury, Tbe Knowledge Clamed in Lu ke's Preface: Exp VIII/ ' 24 ( 1 922) 401-420; FR. Colson, Notes on St. Luke s Preface: JThSt 24 (1923) 3oo­ T .309 ; A.T. Roberston , he Implications in Luke's Preface : ExpT 35 ( 192.3/24) 3 1 9 ss.; J.H. Ropes, St. Lu ke's Preface; àCTcpaÀEUL and -x«p«xolovk�'V : JThSt 2 5 (1924) 67-7 1 ; Meyer, Ursprung I, 5-1 1 ; Zanh, Einl . I I , .365-400; E . v . Dobschiitz , Vom reinen Wort Gottes und dem Lucas-Prolog, in Studies in Early Christitlnity (ed. S.J. Case), New York 1928, 61-82 ; B .W Bacon, Le témoignage de Luc sur lui­ méme : RHPhilRel 8 (1928) 209-226; M. Dévoldère, Le prologue du troisième évan­ gile : NRTh 56 ( 1929 ) 714-719; U. Holzmeister, 0/ficium Exegetae iuxta Le. z,z-4: VD I O ( 1930) 6-9 ; E. Vogel , Zu Luk. 1,4 : NKZ 44 ( 1933 ) 203 ss. ; H. Mulder Theophilus, de «Godvrezende», in Arcana Revelata (Festschr . fiir F.W. Grosheide ) , Kampen 195 1 , 77-88 ; Stonehouse , Tbe Witness 24-45 ; G.M. Lee: ExpT 6' ( 19,3/ '4) 3'0; E. Lohse: EvTh 14 ( 1954/ '' ) 256-27' ; E.I. Goospeed, Theophilus Lu­ ke's Publisher?: JBL 73 ( 1954) 84; W .C. van Unnik, Opmerkingen over bet doel van Lucas' geschiedwerk (Luc. !:4) : NedThT 9 ( 1955 ) .323-331 ; F. Soli, Il prologo dell'evangelo di S. Luca: Palestra del Clero 36 (19,7) 4G-44·76-86.I I)-124.I67I]6.2 I0·2 18 ; U. Wilckens : ZNW 49 ( 1958) 223-237; E. Trocmé, Le «Livre des .

,

41·49·78. 12,-127; U. Luck : ZThK 57 ( 1960 ) 51-66; E. Haenchen : ZThK '8 ( 1 961 ) .362 ss.; J.B. Bauer, IToÀ.Àoi Luk z,z : NT 4 { 1960) 26,3-266; H. Schiir­ mann, Evangelienschri/t und kirchliche Unterweisung ( 1962), in TrU 2' 1-271; N. B. Stonehouse, Origins o/ the Synoptic Gospels, Grand Rapids 1963, 1 18-I 28 ; G. Klein, Lukas 1,1-4 als theologisches Programm, in Zeit und Geschichte (Festschr. fiir R. Bultmann), Tiibingen 1964, 193-216 ; G. Rinaldi, Risalendo alle più lontane origini della tradizione (Luca I,J): B ibbia e Oriente 7 ( 1 965) 252-258 ; Flender , Heil und G eschichte 61-64; Léon-Dufour, Die Evangelien 21o-2.37 ; Schulz, Die Stunde 242-2,0. 1. La ·soprascritta X«..o� o �t.�À.!o'V ; dr. comm. a 3,4. 7· Cfr. Goodspeed , op. cit. 84 ; più precise indicazioni sulle pubblicazioni antiche in Haenchen, Apg. 105 n. 3 e 4; W. Schubart, Das Buch bei den Griechen und Romern, Leipzig 31960. Esprime riserve, con A.D. Nock, Gen. 25 ( 1953 ) '01 , Klein, op. cit. 2 1 r s . 8 . Secondo Dibelius, Aufsiitze 127 s . (dr. 79.1 1 8 s . ) il vangelo di Luca avrebbe avuto «sin dall'inizio due 'mercati di sbocco ', per dirla con linguaggio moderno»; come «libro di lettura della comunità» avrebbe avuto come titolo EUrLI(ÉÀ.T.O'V 'IT)­ crov Xpt.a'tov, mentre come «lettura individuale, per persone letterariamente istrui­ te» si sarebbe intitolato Aovxa ( 'A'V'tLOXÉW�) 1t�E� 'IT}crov. Il Dibelius ha visto giusto nel senso che lo scritto di Luca si riferisce a una doppia cerchia di lettori ; ma sbaglia nel definire questa doppia cerchia, perché travisa la situazione didattica del tardo periodo apostolico e non vede che Luca intende essere non un letterato, ma un tradente ecclesiastico. Questo suo obiettivo rendeva superflua la menzione del nome. 3·

Proemio

cemente quello della cultura e della letteratura 9 • Non è nean­ che quello per il quale si scrive la storia profana. Infatti l'in­ teresse che ha Luca per i 1tE1tÀ.'r) pocpopT)IJ..É"Va 1tpa:y1J..a."ta (v. 1 ) non è quello di uno «storico» 10 • Né occorre pensare anzitutto a un ambito politico 11 , poiché l'interesse che caratterizza gli Apologeti del sec. II per una difesa politica del cristianesimo nel vangelo di Le. non costituisce in ogni caso lo scopo princi­ pale dell'autore. Piuttosto, molto presto la chiesa, impegnata nell'attività missionaria, si trovò in contatto vitale con quel pubblico che era influenzato caratteristicamente dalle correnti religiose del tempo. Luca vede con grande chiarezza i pericoli che in questa situazione minacciano la chiesa, dopo che gli A­ ·postoli se ne sono andati (cfr. Act. 20,2 9 ) 12 • Soprattutto ( cfr. comm. a v. 4) l'incertezza dottrinaria del tardo periodo aposto­ lico (all'interno della chiesa, la compresenza di tradizioni mol­ to diverse tra loro: quella giudeocristiana-palestinese e quella etnicocristiana-paolina; all'esterno, le tendenze sincretistiche dell'ellenismo, che rendevano la situazione ancor più delicata) porta Luca a pensare alla necessità di rimedi. E, con intelligen­ za sorprendente, egli vede qual è il mezzo che può servire: la paradosis apostolica, che nella sua totalità attenua le tensioni sopra accennate. 2 . Questa situazione ci permette di comprendere l'intenzio9· Vedi M. Dibelius, Aufsiitze 1 26 ss. Secondo Fr. Overbeck, Vber die Anfiinge der patristischen Literatur, 1 88 2 (ristampa Darmstadt 1 954), 23, nei vangeli, negli Atti degli Apostoli e nell 'Apocalisse ci troviamo di fronte alla «protoletteratura» cri­ stiana (p. 29 ; il cui «Certificato di morte» sarebbe costituito dal canone): «In essi si hanno ... i primi tentativi del cristianesimo di presentarsi in forma letteraria•. Sul problema di «scritto» e «letteratura» dr. Fr. Bartsch, Scriptura, in Die Tur des Wortes. Evangelischer AJmanach, Berlin 1960, 66. La nostra trattazione chiarirà come un interpretazione «letteraria» dello «scritto>> lucano colga soltanto l'aspet· to esteriore ; esso vuole piuttosto essere valutato «canonicamente». Io. Vedi sotto, p. 92 . 1 1 . Vedi sotto, p. 193 . 1 2 . Cfr. sotto; cfr. H. Schiirmann, Das Testament des Paulus fiir die Kirche (1962), in TrU 3 10.340; Id., Die Warnung des Lukas vor dttr Falschlehre in der «Predigt am Berge» Lk 6,2o-49 : BZ 10 ( 1966 ) (vedi anche comm. a 5,36-39; 6,24 s. 39-45 e a 8,8.18). Cfr. ora anche G. Klein, Der Synkretismus als theologisches Problem in der iiltesten Apologetik : ZThK 64 ( 1967) 4o-82 (su Act. 19,I I-2o; 1 3 ,6-12 e 8 ,6 24 ). W.C. van Unnik, Die Apostelgeschichte und die Hi:iresien : ZNW 58 ( 1967 ) 24Q-246. '

-

Proemio

ne di Luca e il suo modo di procedere (e anche il suo proemio, cosi stringato) . È tanto ovvio che a Luca e ai suoi lettori inte­ ressano soltanto i 1tE1tÀ1')po> 14 «fino alla fine dei tempi» 15 ; egli sa bene che la 7tapaooa't� (v. 2 ), il �Jwa.p'tuptov degli Apostoli (Act. I , r s . ), va chiaramente distinto da quegli eventi salvifici (Le. I , I ; Act. I , I - ; ) 16 . Diversamente da Act. 2 , 1 I (�J,EyaÀE!a. 'tou DEov) , qui Luca col verbo al passivo adombra l 'agire di Dio. È per lui molto importante far risaltare nell 'evento di Cristo l 'azione di Dio 17 : ogni pagina del suo vangelo è caratterizzata da questo inte­ resse . Il verbo 1tÀT)po> 53• Questo xÀ.1}poç 'ti]ç Ot.a.xo­ VLtx.ç, (Act. 1 , I 7) deve essere inteso come specificamente apo­ stolico, cfr. Act. I ,2 5 : 'té7toç 'tfiç, oux.xo'VLCX.ç, 'tttV't1')ç, xa.t cX.1tOO''toÀ'ijç,. Gli Apostoli, «predestinati » (Act. 1 0 ,41 ), «scelti» (Act. I ,2 ; cfr. Le. 6 , I 2 s.) ed inviati (Le. 24,48 s . ; Act. 1 ,8 ) , sono \ntT}pÉ'ta.t. 'tOV Àéyou in questo senso qualificato 54 • Die­ tro al passivante yE'VéiJ,E'VOt, si nasconde l'investitura divina 55 • Proprio perché gli Apostoli furono qualificati «ministri della parola» , la loro paradosis ha valore di normativa ecclesiologi­ ca generale, che travalica i limiti dei destinatari immediati

(iU.tL'V ).

3 s. Dopo la menzione dei testimoni della tradizione (v. I ) e del loro valore come fonti (v. 2 ) , Luca può ora caratterizzare il suo progetto 56 nelle sue finalità e nelle sue caratteristiche. Lo scopo (v. 4 ) - che è di verificare l'attendibilità dell'insegna­ mento della chiesa - gli ha imposto un determinato modo di procedere ( v. 3 ) , per quanto concerne sia la raccolta del la­ voro precedente, sia la composizione stessa. La prova che egli intende addurre come fondamento sicuro dell 'insegnamento della chiesa è legata alla sua «carta d'identità» : egli non scrive

53· Cfr. Gerhardsson, ibid. 244; dr. (esagerato) G. Schille, Die urchristliche Kolle­ gialmission (AbhThANT 48 ), Ziirich 1967. 54· Nell'uso linguistico protocristiano il Àoyoc; puro e semplice (secondo Kittel in ThWb IV, 1 15, 40 volte) è la parola che annuncia Cristo e la professione di fede in lui (dr. ibid. 1 15 ss. ); dr. Act. 4,29.31 ; 64; 8A.25 ; 1 1 ,19; 13,.46; 14,25 ; 16,6. Il fatto che esso ha questo oggetto di riferimento spiega il motivo per cui Luca non usa questo linguaggio altrove in Le. , come farà invece in Act.

55· Cfr. Le. 24A8 s. Act. 1 ,2.8; 4,19 s.; 10,42. In ogni caso Luca ritiene che Pao­ lo sia V1tEPÉ"t1'Jc; in base a un 1tPOXt1P!O"t1crltt1" del Cristo (Act. 26,16) (giustamente Klein, op. cit. 204). Il participio yEv61J.EVOt. non va riferito ad t1Ù"t61t"tt1t., né à.1t.à.p­ xiic; al participio. L,inizio del «servizio della parola» non coincide cronologica­ mente con l'inizio della testimonianza oculare; contro ·Holtzmann e Cadbury, Com­

mentary 498. ,6. L'aoristo �Soç.E si riferisce - come al solito ( dr. Cadbury, ibid. 500 s.) - a una decisione pres.a; non dimostra quindi che il proemio sia stato composto successi­ vamente.

Le.

86

I1J

come «storico» per dubbiosi che pretendono «prove» stori­ che. Qui si tratta piuttosto di rendere evidente ai credenti la concordanza dei ÀoyoL catechetici con la paradosis apostolica. Ma questo compito esigeva una chiarificazione della tradizio­ ne; perciò Luca si trasformò in un tradente ecclesiastico � che !"accolse accuratamente 58 le tradizioni a disposizione e le pre­ sentò normativamente 59• 3·

Luca caratterizza il suo lavoro di preparazione in due modi: per il contenuto esso si è riferito alla totalità degli eventi ( 'Ita­ at. v) e ciò éivwDEv ; sotto il profilo formale si è trattato di un lavoro eseguito axpt�wç. 1tao-Lv si riferisce ai 1tpa:y(J..a:t cx. menzionati al v. I , non alle Ò t.t}yl)crEt.ç (femminile) 60 , come 1tEpt 'Itcl'V"'t'W'V di Act. I , I (dr. 1 0 , 3 9 ) commenta retrospettivamente . Con ciò si esclude an­ che che 1tti> dalla Galilea a Roma, «in cui si svolsero gli eventi da lui descritti» (cfr. simil mente Klein, op. cit. 21 I ). Neanche Luck, op. cit. 61 interpreta del tutto giustamente quando dice che «questo tipo di presentazione» non è «nient'altro che il tentativo di esporre la storia di Gesù come 'unità operata dallo Spirito'» ..

75· �ostermann; Rengstorf; Lohse, op. cit. 259; Kiimmel, Einl. 77· 76. Cfr ad es. I ,:; ; 2,1 ; 3,I s. 77 . Cfr. P. Fei ne Die Gestalt des apostolischen Glaubensbekenntnisses, Leipzig ' 192.5 (con la bibl. meno recente); O. Cullmann, Die ersten christlichen Glaubens.

,

Le. I1J

1 0,37-43 ) 78, poiché già Mc. - uno tra i predecessori menzionati al v. 1 aveva fatto ciò. Qui sta il motivo per cui segui con cura quasi metico­ losa e senza mutazioni di sorta 79 lo schema di Mc. Il fatto che Le. cono­ scesse Mc. gli diede il coraggio di comporre in «ordinata successione» il materiale sparso.

Presumibilmente per Luca un abbozzo storico-salvifico dei 1tE1tÀrT)pocpopl]fJ.É'Va 'ltpa:y(J.a.'ta era importante anche perché proprio in tale visione d'insieme poteva essere oggetto di trat­ tazione e rielaborazione l 'agire di Dio - per lui cosl rilevan­ te - nell'evento di Cristo 80: la via di Gesù, che mediante la morte conduceva alla risurrezione ( e all'esaltazione ), fa risal­ tare particolarmente il carattere di compimento degli eventi 81 • Luca dedica il suo scritto 82 all ' «illustre Teofilo» . Anche se non si può fare a meno di pensare che egli abbia inteso questo nome secondo il significato che esso ha (cfr . I Thess. I ,4 : aya1t1)1J,É'VOL Ù'JtÒ lleou , « amati da Dio») , le analogie letterarie fan­ no pensare tuttavia a una persona concreta. Non ci è dato di conoscere chi fosse il personaggio di al to rango 83 al quale si riferisce Luca qui e in Act. 1 , 1 84. Solo un'adeguata interpretabekentnisse, Zollikon-Ziirich 21949; J. Crehn, Early Christian Baptism and the Creed, London 19'0; V.H. Neufeld, Tbe Earliest Christian Confessions (N'ITSt V), Leiden 1963 . 78. Contro Wilckens, Die Missionsreden 73 n. 4, va sottolineato che dietro il ke­ rygma su Gesù dei discorsi missionari di Act. 2-13 c'è in ogni caso - anche se non del materiale di predicazione tramandato - la possibilità di evincere un certo ab­ bozzo degli eventi (in certo modo come in Mc. ) , con l'aiuto del quale nei discorsi missionari e nell'istruzione battesimale si davano brevi informazioni su Gesù. 79 · Neanche in Le. 4,41 ; 6,1 7-19; 8,19-21 ; dr. TrU 273 n. 9· So. Vedi sopra, pp. 78 s. 81. Cfr. le schematizzazioni in Act. 1 ,3.22 ; 2,32.36; 3,1,; 4,10 ; .5,29; 10,40; 13,39. 82 . L'oggetto di ypatf/t1L va dedotto dalla costruzione participiale che precede. 83 . L'apostrofe xpa'tt.CT'tE ricorre anche in Act. 23,26; 24,3 ; 26,2.5 riferito al pro­ çuratore (da Marco Aurelio in poi è d'uso ufficiale; dr. Meyer, Ursprung 1, 6). xpti­ 'tLCT'to� più tardi può diventare il corrispondente di vir egregius (Blass-Debr. S 6o, 2 ), nel qual caso la mancanza di w sarebbe un latinismo (Id. § 146,3 ). In dediche . del tempo l'appellativo si trova sovente riferito a persone di alto rango sociale (cfr. Flav. los., Ap. 1 , 1 ), ma spesso con significato attenuato ( = optimus), cfr. Haen­ chen , Apg. 10.5 n. 4). 84. Cadbury, Commentary '07 porta esempi del ricorrere del nome presso Giudei e pagani. In Pseud. Clem., recogn. 10,71 si pensa che fosse antiocheno.

Le. I,J.4

9I

zione del v. 4 fa risaltare che costui non aveva soltanto ricevu­ to qualche notizia degli eventi riguardanti Cristo dall'esterno - forse addirittura in veste di alto ufficiale romano 85 -, ma un'istruzione regolare (e precisamente non una prima succinta informazione missionaria, ma un 'insegnamento pre- o post­ · battesimale) 86 . In quanto istruito dalla chiesa, Teofilo può, co­ me destinatario dello scritto evangelico, stare quale rappresen­ tante dei cristiani del suo tempo 87 , la cui fiducia nell'insegna­ mento della chiesa negli incerti tempi post-apostolici aveva bisogno di essere nuovamente rafforzata sulla base del keryg­ m a apostolico. 4· Solo ora Luca presenta, sottolineandolo 88, il suo obiettivo, in base al quale - come s'è già visto - egli impostò con grande

coerenza il suo modo di procedere come seri ttore (v. 3 ) e quin­ di anche il suo rapporto con gli scritti dei predecessori (vv. I 2). Lo scritto di Luca è destinato a mettere in risalto l'&.o-cpci­ À.Etl.X. 89 che è propria dei Àoyot. catechetici stessi ( vedi più avan8; . Chi erroneamente intende lo scritto II) è portato a considerare Teofi.lo un

di Luca come apologia (nel senso del sec. ufficiale romano a cui Luca volesse dare informazioni attendibili : cosl , sulle orme di Cadbury, Commentary 49 0 (n. 3 : altra bibl. sulla questione), anche Colson, op. cit. 300-309 .

secondo cui Teofi.lo sarebbe stato un cpo�OVJ..LE'VOc; 't'Ò'V &6.v, «sulla soglia del cristianesimo» - cosl W.C. van Unnik: NT 4 ( 1960) .59 seguendo H. Mulder, op. cit. - sarebbe più verosimile se lo scritto lucano fosse stato progettato per tali persone trattenute dal dubbio sulla soglia del cristianesimo. La nostra ana· lisi (vedi sopra, pp. 74 s. e sotto, pp. 92 ss.) non conferma questa ipotesi.

86. L'opinione

� giusto dire che i cristiani dei primi due secoli non si rivolgevano l'uno all'al­ I I, 365) ; ma qui Luca non parla affatto da fratello a fratello; piuttosto la dedica apre al cristianesimo, che vuole affermarsi nel mondo, l'accesso all'opinione pubblica (vedi sopra, pp . 74 s.); sa.. rebbe troppo concludere, dalla mancanza del titolo in Act. 1,1 (con Zahn, ibid. 366 ), che . Teofilo nel frattempo - tra la composizioni del vangelo e quella di Act. - fosse diventato un «fratello» (battezzato). In caso di ripetizioni di dediche si omettevano facilmente tali predicati onorifici ; cfr. Haenchen, Apg. 105 n. 4·

87.

tro con appellativi cosl mondani (cosi Zahn, Einl.

88. Cfr. la posizione finale, accentuata. Può darsi che questa posizione delle parole

sia condizionata anche da una certa sensibilità per ùn buon ritmo della frase; cfr. ·Cadbury, Commentary 5 10.

·89. Si tratta dell'«attendibilità» oggettiva (come in Act. 25,26; cfr. Act. 21 ,34 ; 22, .-30 = «verità») della dottrina (dr. Xenoph., mem. 4,6,1 5 : d.ucpti.'M:-.cr. 'ìv6you), non anzitutto della certezza soggettiva della fede (come in Act. 2,36), il cui consolida-

9 2.

Le. I,4

ti) 90, indipendentemente dal Àéyo� di Luca; e la ragione è que­ sta ( vedi v. 2 ): la paradosis degli Apostoli nell'ambito della chiesa resta destinata a tutti ( T)I.J.,L'V ) , anche oltre i confini della generazione del periodo apostolico, e conserva sempre la sua attualità ecclesiologica. Ma questo d ato di fatto dovrà essere dimostrato . Abbiamo già visto 91 donde e in quale misura ai margini del tempo apostolico la fiducia nell'attendibilità del­ l'insegnamento ecclesiastico poteva essere scossa : «lupi rapa­ ci» irrompono dall'esterno, e nel cuore della comunità «sorgo­ no alcuni che insegnano dottrine perverse, per attirare disce­ poli dietro a sé» (Act. 20,29 s. ) - p robabilmente richiamando­ si a tradizioni apos toliche esoteriche (Act. 20,20 .27) 92• In tale situazione - che risulterà chiara anche da Le. 6,3 9-45 e 6,24 ss . ( vedi ad l. ) - Luca si assume il compito di addurre la prova dell'attendibilità dell 'insegnamen to della chiesa, con l'aiuto delle più antiche e garantite Or,1)y1)0"Etç, (cfr. il comm. ai vv . I s. ), ma in maniera più ampia e completa. I n questo modo egli presta alla chiesa pos tapostolica un servizio d'importanza vita­ le per la fondazione soggettiva della fede. La funzione del suo scritto non è primariamen te quella d'una « teologia fondamen­ tale», come se egli dovesse dimos trare, con l'aiuto della ragio­ ne storica, l'attendibilità storica della predicazione 93; si tratta piuttosto, fondamentalmente, di una funzione teologico-spi­ rituale, che serve immediatamente a conferi re alla fede solidi­ tà e armonia: il nuovo scritto di Luca attualizza la paradosi's apostolica e la fa parl are direttamente nella sua forza spirituale e come testimone della fede 94 • In questo modo tale scritto asmento soggettivo sarebbe meglio espresso da �e�a.t.ouv (Col. 2,6): dr. H. Schlier in ThWb I , 6oo-6o3 . 90. Contro Ropes, op. cit. 67-71, che vorrebbe interpretare nel senso di yvwva.r. -tò ficrcpa.� di Act. 21 ,34; 22,30: «affinché possa avere conoscenza sicura delle co­ se . . . ». Sbaglia anche Klein, op. cit. 21' : «La conoscenza del suo lettore» - a mo­ tivo delle opere irraggiungibili dei predecessori di Luca (v. 1) - «manca ancora di ào-cpaÀ.ELa.». 9 1 . P. 88; vedi più precise indicazioni in TrU 3 10-340. 92 . Vedi ibid. 327 s. 93 · Cfr. ora anche Flender, op. cit. 63 : «Non si dice in alcun modo che questa esposizione, basata sulla certeiza dei dati di fatto, debba suscitare la fede». 94· Vedi sopra, p. 86 .

93

solve il proprio compito, un compito che l'istruzione ecclesia­ stica senza l'aiuto del resoconto scritto chiaramente non è in grado di assolvere con altrettanta immediatezza ed efficacia. Luca apre cosl la possibilità di una «dimostrazione scritturisti­ ca spirituale», nella quale sul piano formale alla fede diventa chiara l 'apostolici tà della dottrina ecclesiastica, e sul piano contenutistico si dimostra in maniera particolarmente degna di fede che l'evento salvifico riportato è opera di Dio. Il À.6yoc; di Luca svolge questa importante funzione pratica all'interno dell'insegnamento ecclesiastico con una forza «convincente» , capace di provocare la fede. Occorre ancora motivare il fatto che Luca, parlando 1tEpt wv xa."ti)X-i)Dl}c; Àoywv 95, intende riferirsi realmente alla ca­ techesi ecclesiastica 96• Il termine xa"ti)XE�v non va inteso qui (come in Act. 2 1 ,2 1 .24) nel senso generico di una «notizia» , di un «resoconto» w , poiché è chiaro, anche in Luca, che esso sta assumendo un significato tecnico 98, e non si può porre in dubbio che già al tempo di Luca esistesse la prassi di un'istru­ zione prebattesimale, di una allocuzione «liturgica» battesi­ male e di una introduzione postbattesimale alla fede 99• I Àoyot di cui Teofilo ha avuto notizia non sono l'attivi­ tà stessa d'istruzione, e neanche gli argomenti trattati in se­ de di istruzione 100 ; si tratta piuttosto di insegnamenti concreti 95 · Benché XtX'tT)XÉW con 1tEP' nel N.T. (Act. 21,21 .24) si trovi solo con persone (cfr. tuttavia le testimonianze in Bauer, Wb. , s.v. ), bisognerà interpretare con la Volgata : -rl}v d:. 'rWV À.oywv 1tEpL wv x. ('rwv si ha in D* lat). 96. Lohse, op. cit. 270 n. 58. 97· Contro Klostermann; Vogel, op. cit. 203 ss. ; W. Beyer in ThWb III, 640. 98. Cosl probabilmente in Act. 18,25 (26): XtX't1}X1'UJ.É'VOt; 'tTJ'V o8òv 'tOV xup,ou ; dr. quindi più chiari Gal. 6,6 : o XtX'tT}XOVlJ.E'VOt; -tòv À.6yOjV; I Cor. 1 4, 1 9 : 4l.À.out; XtL'rllX'liuw ; cfr; Rom. 2,18. Il termine non è però ancora testimoniato (come in 2 Clem. 17,1 ) nel senso tecnico delle successive «Catechesi mistagogiche», di cui il N .T. attesta soltanto uno stadio preparatorio (vedi sotto). Secondo W. Beyer in ThWb 111, 639, Paolo con questo termine «ha utilizz��o una parola assai poco cor� rente - e niente affatto usata nel linguaggio religioso del giudaismo - per fame un teimine tecnico dell 'istruzione cristiana». 99· Vedi i rinvii a pp. 304 ss. 3 1 1 ss. 330. 100. Come ad 'es . in Act. 8,21 ; 15,6 : contro Arndt.

94

e attualizzati 101 , che evidentemente non vanno pensati come sistematici . Essi devono aver avuto riferimento soprattutto ad eventi 102 , più precisamente ai 1tE1tÀ."r)pocpop"r)IJ,É'Va Èv -l}p,i:'V '7tPciYI-la'ta del v. 2 , al yEvo1J.€vov Plitla (Act. 1 0 ,3 7) . I l6yot. dell 'istruzione battesimale - come già le formule di fede 103 dovevano narrare gli eventi di Cristo secondo uno schema che anche Luca si sentl obbligato a seguire, volendo scrivere xcx.­ DEçi}ç . Ci troviamo nella felice situazione di poter portare pro­ ve esaurienti di questo modo di vedere di Luca, poiché Act. 1 0, 3 7-43 , nell'istruzione alla casa di Cornelio desiderosa di ricevere il battesimo, ci presenta un modello di tale insegna­ mento prebattesimale 104 • Può darsi quindi che Luca abbia com­ posto questo brano come breve sintesi del suo scritto evange­ lico, appunto perché pensava al suo vangelo come a una con­ ferma e integrazione di quei logoi battesimali .

Riassumendo, è possibile ora precisare più concretamente - in base alla nostra esegesi del proemio -- l'intenzione e il mo­ do di procedere di Luca : il risultato del lavoro lucano di rac­ colta e di redazione è il vangelo di Luca, che costituisce - a dif­ ferenza di Mc. - il primo «grande vangelo» ( e confrontato con Mt. e Io. anche l 'ultimo) , che si sforza di presentare ed espri­ mere fedelmente le più antiche tradizioni nel loro carattere spesso così «arcaico» (appunto perché apostolico) in un ordine storico-salvifico globale senza una ulteriore e più ampia atti� vità di «traduzione» sul piano kerygmatico e catechetico. Co­ sì, Luca si considera propriamente non uno storico, ma un reIor . Il plurale non permette di pensare semplicemente al À6yoc; della predicazione e istruzione cristiana (cfr. spec. Gal. 6,6: ò Xa'tT)XOUllE'Voc; 'tÒ'V À.6yo'V ; esempi in Bauer, Wb. 945 ); a Teofilo furono presentate molte «parole d'insegnamento>>. Sorge un linguaggio che, attraverso gli apostolici vyt.a('VO'V'tt:c; À.6yot. (2 Tim. I ,I J ), i )..6yor. 'tTl� mCT'tEWc; xaL 't'ii� X«Àiic; or.òacrxa.Mac; (I Tim. 4,6), porta ai formulati e citabili À.6yo'l. 7tLCT'to! (I Tim. 1 ,15 ; 3,1 ; 4,9 ; 2 Tim 2,1 1 ; Tit. 3 ,8 ). La storia del termine è esposta da J .M. Robinson, AOroi l:OcJ>nN, in Zeit und Geschichte (Festgabe fiir R. Bultmann), Tiibingen 1964, 77-96. Klein, op. cit. 213 s . pensa alla letteratura prelucana, certamente a torto. 103 . Vedi sopra, pp. 89 s . 102. Cfr. Act. 1 1 ,22 ; Le. 5,15. 104. Per ulteriori precisazioni ·sul contenuto dell'istruzione battesimale protocri� stiana vedi sotto, pp. 331 s. .

dattore che raccoglie le tradizioni apostol iche e le presenta in termini canonicamente vincolanti . Egli si è gettato nell ' impre ­ sa «con l 'obiettivo di creare un'opera conclu siva , destinata a servire alla chiesa intera» 105 ; è ben consapevole di fare qualco­ sa di nuovo e di importanza unica . Qui « si ricerca la for ma de­ finitiva della tradizione di Gesù; s'incomincia a vedere il van­ gelo canonico . . . Finisce così la prima epoca fondante » 106• In futuro i logoi dell'ist ruzione ecclesiastica ( v. 4 ) avranno biso­ gno di questo suo logos ( cfr. Act. I , I ), affinché risulti chiaro in ogni tempo che il logos di Dio ( v. 2 ) s'eprime in essi à.crcpa.Àwc;. Con una prima, introduttiva, delineazione dell'obiettivo e del modo di procedere dell'Autore, abbiamo acquisito an­ che una certa precomprensione dello scrittore Luca 107 : no­ nostante tutte le sue doti letterarie , egli non ha alcuna am­ bizione del genere. E nonostante tutte le sue doti storiogra­ fiche, non lo si �uò affatto caratterizzare appropriatamen­ te come storico 1 , così come sono sempre e soltanto unila­ terali le caratterizzazioni di lui come «profeta >> 109, «ps icologo» 1 10 , «pietista» 111 , «artista» 1 1 2 , «medico» 1 13 • E anche se in Le. (e Act. ) è riscontra bile una teologia caratteristica - pre­ sumibilmente soltanto una sistemazione riflessa della conce­ zione comune e media, per lo più irriflessa, del periodo e del­ l 'ambiente ecclesiastico di Luca -, egli stesso si sarebbe rifiu­ tato di farsi annoverare, ad esempio, come «teologo della sto­ ria della salvezza» 1 14 , tra i grandi «teologi» . Egli fu un uomo 105. Lohse, op. cit. 259 . r o6 . Haenchen, Apg. 106. 107. Nei titoli di libri e saggi (vedi bibl. ) degli autori menzionati alle nn. 107-II5

trovano espressione aspetti unilaterali, tra cui quello di Luca come «scrittore»: Dornseiff, Lukas der Schriftsteller. 108. Robertson, Luke ; Barrett, Luke; Bartsch, Der Historiker Lukas; McLachlan, St. Luke; Moe, L.ukas; Lesetre, La méthode historique; Matill, Luke as Historian. 109. Selvyn, St. Luke; Hastings, Prophet.

1 10. Chorus, Der Evangelist Lukas; _ Smith, Tbe Gospel of Luke. 1 12. Bickerstedt, The Gospel. I I I . Leivestad, Pietisten. 1 1 3 . Bickerstedt, The Gospel ; Harnack, Lukas der Artz; Hobart, The Medical Language ; Knowling, The Medicai Language; Naylor, Luke; Ramsay, Luke ; Suros­ Forns, El C01tt�nido. 1 14. Mulder, Lukas; Lohse, Lukas als Theologe der Heilsgeschichte.

Le.

I,I-4

di chiesa, molto avveduto e per il suo tempo molto dotato, preoccupato delle questioni pratiche della vita cristiana al ter­ mine del periodo apostolico, e che quindi responsabilmente si sentì di prendere in mano la penna. «Apologeta» 1 15 nella com­ posizione del vangelo fu soltanto secondariamente . Egli vide che suo compito era soprattutto di fondare la chiesa del suo tempo sulla base della paradosis e di sottolineare la necessità di una composizione ordinata in grado di immunizzare le co­ munità nei confronti delle correnti sincretistiche e dei feno­ meni di decomposizione del tardo periodo apostolico. In tale impresa c'era urgente bisogno di un confronto «ecumenico» tra le diverse tradizioni - particolarmente tra quelle giudeocri­ stiane palestinesi e quelle etnicocristiane paoline - per amore dell'unità della chiesa . Cosl Luca riesce a comporre insieme le più antiche tradizio­ ni raggiungibili sulle parole e sui racconti di Gesù provenienti dalle comunità sia giudeocristiane sia etnicocristiane e a pre­ sentarle alla chiesa come un tutto canonicamente vincolante. Che Luca più tardi con un'intenzione analoga abbia fatto il tentativo di presentare alla chiesa del suo tempo, in un OEU'tE­ poc; Àoyoc; (cfr . Act. r , r ) , gli inizi apostolici come «vita apo­ stolica» esemplare e di mostrare in maniera armonizzante lo sviluppo e la maturazione degli impulsi divini e pneumatici verso una compagine ecclesiastica complessiva, concorda cqn quanto abbiamo potuto dire sull'intenzione che lo ha guidato nello scrivere il suo 1tPW'tOç Àoyoc; . Il che tuttavia non autoriz­ za affatto a ritenere che Luca abbia concepito sin dall'inizio Le. + Act. come un'opera storica unitaria in due parti 1 16 • Il vangelo di Luca , nonostante lo stesso ambiente d'origine della Chiesa del suo tempo, è frutto di uno sforzo d'altro genere : qui si tratta della stesura canonicamente vincolante della tra­ dizione di Gesù, mentre negli Atti degli Apostoli si tratta di mostrare i tratti esemplari della «vita apostolica» . Ambedue gli obiettivi sono egualmente utili alla chiesa del suo tempo; ma da ciò non deriva �na unità letteraria. 1 1 5. Ploij ,

The Work; Jones, The Work.

1 1 6. Ma vedi sopra, pp.

77

s.

PRELUDIO LE ORIGINI DI GESù IN DIO

( 1 ,5-2 ,52 ) a

I . Con

i capp . I -2 Luca antepone al suo scritto evangelico un

a. Bibl. in R. Laurentin, Structure et Théologie de Luc I-II, Paris 1957, 19 1-223 (500 titoli, ai quali se ne potrebbero aggiungere facilmente ancora alcune centi­ naia); cfr. inoltre Metzger, Christ and Gospel nn. 5 3 1 8·5339 ·5358-5501. Cfr. anche la bibl. specifica citata nelle note a 1 ,5b ; 1 ,26 ss.c; 1 ,38d ; 1 ,39e; 1 46(; 1 ,68•; x ,8oh ; 2 , 1 ss.i.1bJ ; 2,8k ; 2,141 ; 2,21m; 2,22a; 2,29°; 2,41P; 2,49q; 2,.52r. E poi - oltre ai �ommentari - cfr. specialm. Carpenter, Christianity 149-1 74; H. Usener, Religions­ geschichtliche Untersuchungen; I. Das Weihnachtsfest, Bonn 1 889; J. Hillmann, Die Kindheitsgeschichte ]esu nach Lucas kritisch untersucht: JpTh 2 ( 1 89 1 ) 192261 ; A. Resch, Die Kindheitsgeschichte unseres Herrn ]esu Christi nach Lukas und Matthi:ius. Unter Herbeiziehung der aussercanonischen Paralleltexte quellenkritisch untersucht (TU x/ 5 ), Leipzig 1897; L. Conrady, Die Quelle der kanonischen Kind­ heitsgeschichte ]esus', Gottingen 1900 ; A. von Harnack, Das Magnificat der Eli­ sabeth (Luc. l, 46-53>f nebst einigen Bemerkungen zu Luc. l und II (SABerlin 27 ), Berlin 1900 (ristampa in Studien zur Geschichte des Neuen Testaments und der alten Kirche I, Berlin/Leipzig 193 1 , 62-85); A. Hilgenfeld, Die Geburts- und Kindheitsgeschichte ]esu Luc. l, 5 - II, 52 : ZwTh 44 ( 1 90 1 ) 177-235 (con relaz. su lavori meno recenti) ; H. Zimmermann , Evangelium des Lukas Kap. I und .2: Th StK 76 ( 1903 ) 247-290; Fr.X. Steinmetzer, Die Geschichte der Geburt und Kind­ heit Christi und ihr Verhaltnis zur babylonischen Mythe (NTA 11 1 /2 ) , Miinster 1910; D. Volter, Die evangelische Erzi:ihlung von der Geburt und Kindheit ]esu kritisch untersucht, Strassburg 19 1 1 ; R.A. Aytoun, Tbe ten Lucan Hymns of the Nativity in their Originai Language: ]ThSt 18 ( 1917) 274-288; Carpenter, Chri­ stianity 149-174; D. Baldi, L'infanzia del Salvatore, Roma 1925 ; E. Norden, Die Geburt des Kindes; Geschichte einer religiosen Idee, Berlin 1924; Bultmann, Die Geschichte 320-329; K. Bornhauser, Die Geburts- und Kindheitsgeschichte ]esu (BFchTh), Giitersloh 1930; J.G. Machen, The Virgin Birth of Christ, New York / London 1930, rist. 1965 ; F. Kattenbusch, Die Geburtsgeschichte ]esu als Haggada der urchristlichen Theologie: ThStK 102 ( 1930) 544-574; M. Dibelius, ]ungfrauen­ sohn und Krippenkind ( 1932 ), in Botschaft und Geschichte 1, Tiibingen 1953, 1-78 ; G. Erdmann, Die Vorgeschichte des Lukas- und Matthiiusevangeliums und Vergils vierte Ekloge ( FRLANT, N.F. 30), Gottingen 1932 ; M.S. Enslin, The Christian Stories of the Nativity: JBL 59 ( 194o) 317-338; E. Burrows, The Gospel of the InfanC'l and other Biblical Essays (The Bellarmin Series vi), London 1940, 1-58. IOI·I Io; H. Sahlin, Der Messias und das Gottesvolk; Studien zur protolukanischen Theologie (ASNU XII ), Uppsala 1 945 ; P. Gaechter, Maria im Erdenleben, Inns­ bruck 319'5; H. Pernot , Les deux premiers chapitres de Matthieu et de Luc, Paris 1948 ; P. Winter, diversi saggi : StTh 7 ( 1 953 ) 158-165 ; NTSt I (19,4/ 55) I I I-12I;

JQR 45 ( 1954/55 ) 159-167.230-242 ; B]RL 37 ( 1954) 328-347 ; ZNW 45 ( 1954) 145-179; ZNW 46 ( 1955 ) 261 ss.; HarvThR 48 (1955 ) 213-216; RHPhilRel 36 .(1956) 1-17; NT 1 ( 1956 ) 184-199; ZNW 47 ( 1956) 217-242 ; NTSt 3 ( 1956/ 57) IJ6 · I42 j ZNW 49 ( 1958) 65- 77 ; StTh 12 ( 1 958 ) 103· 107; AnglThR 40 ( 1958) 257-264; A.S. Geyser, 'n Doper-dokument in Lukas : Hervormde Theologiese Sto­ dies 4 (1948 ) 164-176 ; N. Turner, The Relation of Luke I and II to Hebraic Sour­ ces and to the Rest of Luke-Acts : NTSt 2 (1955 /56) 100-109; S. Mufioz Iglesias, Los Evangelios de la in/ancia y las infancias de los héroes: EstBib 16 ( 1957) 5-36; Id., El Evangelio de la In/ancia en San Lucas y las infancias de los héroes biblicos: ibid. 329-382 ; Id., El género literario del Evangelio de la In/ancia en San Mateo : ibid. 17 (1958) 243-273 ; R. Laurentin, TrtJCes d'allusions étymologiques en Luc I-II : Bib 37 ( 1956 ) 436-456; 38 (1957) 1 23 ; P. Benoit, L'enfance de ]ean-Baptiste selon Luc l: NTSt 3 ( 1956/;7) 169-194 ; ]. Coppens, L'évangile lucanien de l'en­ fance: EThLov 33 ( 1957) 729-735 ; MD. Goulder and M.L. Sanderson, St. Luke's Genesis: JThSt 8 ( 1957) 1 2-30; J.-P. Audet, Autour de la théologie de Luc 1-11: ScEccl I I (1959) 409 4 I 8; P.J. Thompson, The lnfancy Gospels of St. Matthew and St. Luke compared, StEv (TU 73), Berlin 1 959 , 2 17-222 ; RMcL. Wilson, Some Recent Studies in the Lucan lnfancy Narratives, StEv (TU 73 ), Berlin 1959, 235253 ; M.M. Bourke, The Uterary Genus o/ Matthew I-2 : CBQ 22 (1960) 160-175; E. Brunner-Traut, Die Geburtsgeschichte der Evangelien im Lichte agyptologiscber Porschungen: ZRGg 12 ( 1960) 97-1 1 1 ; Fr.J. Schierse, Weihnachtliche Christus­ verkundigung; zum Verstiindnis der Kindheitsgeschichte: ·BuL 1 ( 1960) 217-222; F. Neirynck, Structuur en theologie van Le I-2 : ColBG 6 (1960 ) 222-227 (su Lau­ rentin); A. Vogtle, art. 'Kindheitsgeschichte Jesu' : LThK VI (21961 ) 162 s.; Id., Die Genealogie Mt I,2-I6 und die matthiiische Kindheitsgeschichte: BZ 8 (1964) 4558.239-262 ; 9 ( 1965 ) 32-49; Id., Das Schicksal des Messiaskindes: BuL 6 (1965) 246-279 ; F.W. Goodman, Sources of the First Two Chapters in Matthew tJnd Luke: ChQR 162 (1961 ) 136-143 ; W. Grundmann, Die Geschichte ]esu Christi, Berlin 31961, 379-402 ; R.J. Dillon, St. Luke's lnfancy Account; a Study in the lnte"elation o/ Literary Form and Theological Teaching: DunwoodieR I ( 1961) 5-37 ; R. Leaney, The Birth Narratives in St. Luke and St. Matthew: NTSt 8 (1961/ 62) 158-166; Th. Boslooper, Tbe Virgin Birth, Philadelphia 1962 ; A. Sroger, Die Spiritualitat der lukanischen Kindheitsgeschichte : GuL 36 ( 1963 ) 404-417; HtH. Oliver, The Lucan Birth Stories Jnd the Purpose of Luke-Acts : NTSt xo -( 1963/ 64) 202-226; E. Kraft, Die Vorgeschichte des Lukas. Bine Frage nach ihrer sachge­ miissen lnterpretation, in Zeit und Geschichte (Festg. fiir R. Bultmann), Tiibingen 1964, 217-223 ; G. Voss, Geboren aus Maria, der ]ungfrau. Ein Beitrag zum Ver­ standnis der lukanischen Kindheitsgeschichte: Lebendiges Zeugnis 4 (1964) 41-56 ; W. Dignath, Weihnachtstexte im Unterricht, Giitersloh 196.5, specialm. 73-103 ; K.H. Schelkle, Die Kindheitsgeschichte ]esu, in Wort und Schrift. Beitriige zur Auslegung und Auslegungsgeschichte des Neuen Testamentes, Diisseldorf 1966, 59So; H. Schiirmann, Aufbau, Eigenart und Geschichtswert der Vorgeschichte Lk I2 ( 1966 ), in TrU 198-2o8 ; P.S. Minear, Luke's Use o/ the Birth Stories, in Keck­ Martyn, Studies I I 1-130; Braun, Qumran I, 77-86; W. Barnes Tatum, Tbe Epoch of Israel: Luke 1-11 and the Theological Plan of Luke-Acts: NTSt 13 (1966/67) 184-195; W. KnOrzer, Wir haben seinen Stern gesehen (Werkhefte zur Bibelarbeit x r ), Stuttgart 1967 ; E. Schweizer, vt6c; X"t'À. in ThWb VIII, specialm. 378.383 s.; F. Kamphaus, · Von der Exegese zur Predigt, Mainz 1968, 209-306 ; D.R. Jones, Tbe Background and Character of the Lukan Ps.zlms: 'ThSt 19 (1968) 19-50. -

-

99

�preludio» 1• La determinazione della funzione di Le. I -2 al­ l'interno di tutto il vangelo aiuta alla comprensione teologica dell'intento stesso di questo «avancorpo» dell'edificio. La o t l)y1)Ut> ( I ,2 ; cfr . Act. I ,2 I s.) . La tradizione kerygmatica aveva considerato da. sempre come «inizio» 2 la «venuta» di Gesù 3 ; e la testimo-· nianza scritturistica lucana negli Atti degli Apostoli mostra che anche per lui il ke!ygma apostolico non ha in prospettiva. immediata gli eventi di Le. I-2 4• Luca evidentemente non identifica più questa «venuta» di Gesù in modo così irriflesso· èon la sua prima comparsa per la predicazione, come avevano­ fatto prima di lui quanti avevano steso per iscritto materiale· evangelico 5 • Luca ha trovato tradizioni le quali avevano me­ ditato e riflettuto sulla «venuta» di Gesù e sul suo «essere in­ viato» ed avevano compreso questi concetti in modo teologi­ camente più completo, a partire dall'origine di Gesù in Dio. L'à.pxl) , che il kerygma primitivo in base all'autopsia aposto­ lica identificava con la «venuta» di Gesù, divenne oggetto _Qi . una comprensione più profonda già nella predicazione aposto-­ lica più recente, ma ancora prelucana 6 : per essa le «origini» dell'ÉPXOIJ.EVO> (2 , I I ; dr. 1 , I 6 s. 43 ) in quanto Figlio di David ( I ,27 .3 2 .69 ; 2 ,4 ss .), sia anche della sua funzione di CTW"t'i]p ( 2 , I I ; cfr . I ,6 9 ) 10 • Pro­ priamente intesa l 'omologesi diventa tale solo quando di essa yiene fatta memoria festosa nella celebrazione liturgica 11 • Con ciò vengono eliminati due d iffu si fraintendimenti della preistoria lucana : le sue pericopi continuano ad essere viste come «edificanti» e· tutto sentimento, mentre di fatto esse inten dono meditare teologica­ mente sugli «inizi» di Gesù per aiutare a co mprendere nella fede il suo rapporto con Dio : scoprire il senso dell'evento Cristo e della realtà Cristo ; ma non vogliono muovere il senti men to e la fantasia, come le leggende apocrife dell'infanzia 12 • Che accanto all 'interesse teologico Luca ne abbia avuto anche uno biografico - quello di preme ttere al suo vangelo una «storia della nascita» - è vero solo secondariamente; l'in­ teresse di Luca non è quello di uno «storico>>, e neanche quello di un romanziere; perciò egli non presenta una >, ma in uno «spa­ zio esterno», non in una visione immaginaria 39• Un fenomeno pura­ mente interiore non farebbe risaltare in modo sufficientemente chiarG il carattere trascendente della rivelazione comunicata. 1 2 . Quando una realtà dell'al di là si manifesta, la reazione im­ mediata è di sgomento e timore 40 • L'elemento «epifanico» è 35· Descrizione in Notscher, _ 36. Tamid 6,3 .

Altértumskunde 296 s.

( 299 s.); Noth,

Die Welt 142 s.

37· Durante rohlazione dell'incenso (secondo Flav. los., ant. 13,10,3) anche a Gio­ vanni !reano una volta fu comunicata una rivelazione. Esempi più tardivi in Bil· lerbeck II, 77 ss. 98 ss . Il v. 22 presuppone che tali eventi fossero considerati come del tutto possibili. Si hanno rivelazioni divine nel tempio già in I Sam. 3,4 ss. ; . Is. 6,1 ss. 38. Cfr. Mt. 1 7,3 ; Le. 22,43 ; Act. 7,3.5 e spesso a proposito del Cristo risuscitato o innalzato; cfr. K.H. Rengstorf, Die Auferstehung ]esu, Witten 41960, 1 17- 127 (bibl.).

39 · Con 61t'ta.CT'a. il testo non intende affermare il carattere visionario, o parlare di una visione interna ( «immaginaria»), né qui né in 24d3 e neanche in Act. 26,19; Luca sa distinguere tra 67t'ta.crGa.r. e 6péq.ta.'ta.. Cfr. Michaelis in ThWb v, 3.50 s. 373 ; E. Pax, EIII�ANEIA, Miinchen 19.5.5 , 176. Tuttavia questa constatazione filologica lascia spazio ad un'interpretazione teologica che intenda considerare il fenomeno come visione immaginaria o fare i conti con il genere letterario della narrazione (vedi sopra, pp. 102-107).

40. Apparizioni angeliche che suscitano timore

-

a volte con inviti a non temere,

Le. :t,I�.IJ

I I8

tuttavia del tutto subordinato al messaggio dell'angelo, in mo.. do tale che qualsiasi descrizione dell'evento resta in secondo piano; il carattere epifanico ha la funzione di mettere in risai· to l 'importanza della parola di promessa in quanto provenien­ te da Dio. Ad esprimere la promessa non è più una parola pro­ fetica; anzi, la parola angelica «apocalittica» annuncia qui il compimento di tutte le promesse profetiche. L'apparizione dell 'angelo va interpretata alla luce di Dan. 9 ,2 I : anche qui Gabrièle appare all'ora del sacrificio ( vespertinp) , per enun­ ciare la profezia delle 70 settimane (vv. 24 s.) 41 • 1: 3 . L'angelo è venuto a portare una grande promessa, espressa in linguaggio ritmico 42• Essa non riguarda soltanto Zaccaria, ma la rivendicazione di quell'ora escatologica d'Israele, che dovrà diventare l'ora escatologica di tutti . Da sempre 43 la mancanza di figli era stata per Zaccaria mo· tivo di costante preghiera (dr. I Sam. I , r o- r 3 ) . Con le stesse parole l'angelo esprime ciò che Dio un tempo aveva promes­ so 44 e ordinato 45 ad Abramo ( Gen. I 7, r 9) . Dio stesso stabiliidentici o analoghi, da parte degli angeli - si hanno ad es. anche in Iud. 6,22; 13, 6.22; Tob. 12,r6; Dan. 8,17; IO,I I ; Mt. 28,2 ss.; Mc. 16,.5 parr. ; Le. 1 ,29; 2,9; Act. 19,17; Apoc. 19,10; 21,8. 41. Vedi già sopra, p. 109. Inoltre il motivo del timore nei vv. 12 s. fa pensare a Dan. 10,7.12, e la preghiera nel v. 13 a quella di Daniele in 9,(4�19)20 s. 23 ; i 'f"· 1 9 s. recano echi di Dan. 9,20 s.; la o1t-ta.crla. del v. 22 richiama Dan. 1o,8 ; la mu· tezza del v. 20 fa pensare a Dan. xo,r .5 ; l'apostrofe del v. 28 a quella di Dah. 9,23 ; i vv. 64 s. a Dan. 10,16 s. Non si può disconoscere il riferimento a Dan. . 42. Hauck; Grundmann: : «sette distici»; Sahlin, op. cit. 86 ss.; «due strofe di quattro righe ciascuna». 43 · Il v. r8 rende inverosimile che l'adorazione cultuale fosse accompagnata da una preghiera personale. La preghiera sembra derivare da Dan. 9,23 . 44· Secondo Lagrange; Burrows ; Winter; Laurentin : Bib 37 ( 19.56) 441�444 (con dati su altri autori precedenti ) Ei.a'T}xovcrlh') T) SÉTJO''t; 0'0\J sarebbe una spiegazione del nome ;'h6�aniin = «Dio è misericordioso>>; un'allusione che sarebbe com· prensibile solo nel testo ebraico. Tale allusione, che il Lau rentin in Bib 38 ( 19.57) 2 s. - vorrebbe trovare anche nel v. 54 e nel v. 72 (iÀEoc; :::: pnn), non è affatto sicura. 4.5· Più tardi l'imposizione del nome è per lo più diritto del padre; dr. 1,62 s. Cosl già anChe in Gett. 16,15; 17,19 ; 3.5,18h; Ex. 2,22 (per il tempo più antico cfr. sotto, p. I 39 n. 48 ) . -

Le. I,IJ.I4.I5

I 19

sce in anticipo il nome del bambino 46, il che dimostra che que­ sto bambino appartiene in modo partict;>lare a lui. 14.

La gioia preannunciata a Zaccaria non sarà soltanto un gioire paterno e quella dei «molti>> non solo una comparteci­ pazione di parenti e vicini alla stessa gioia (cfr. I ,j 8 ) ; essa è piuttosto la gioia e il giubilo per il dono salvifico di Dio 47 (dr. anche 2 , 1 0) di cui fruiranno i futuri uditori e discepoli di Gio­ vanni 48 • Con ciò non è ancora detto che Giovanni sia una figu­ ra messianica, per quanto sia visto come figura salvifìca essa­ tologica; con lui (dr. anche I ,76-79 ; cfr. 3 , 1 8 ) la salvezza escatologica diventa evento immediato e già appare in vista la salvezza del Messia. Evidentemente, la grazia escatologica �li Dio provocherà anche una divisione : Giovanni non riuscirà (cfr. 7 ,2 9 s . 3 I -3 ; ) a convertire l'intero popolo d'Israele, co­ me già accenna il duplice 1tOÀÀo� dei vv . I 4 e I 6 49• Ad ogni lettore qu �ndi è posta la domanda se egli faccia parte di coloro che si rallegrano e se si sia aperto all'appello e all'istanza della grazia . . . I 5 . La gioia dei molti h a il suo fondamento nel v. 1 ; : egli sarà un 41 .44 che illustra il v. 1' - non implica un risvegliarsi prematuro dell'attività della ragione (anche se la concezione di un embrione capace di attività spirituale non sarebbe risultata assurda per i rabbini; dr. gli esempi in Billerbeck 11, So).

,2. Secondo Dibelius, op. cit. (nota a, p. 97) 4 s., i cristiani tuttavia non avreb­ bero potuto attribuire a Giovanni il possesso dello Spirito, che, secondo Mc. I ,8; Act. r ,, ; 19,2, sarebbe caratteristico di Gesù. Ma la più antica cristologia pale­ stinese non era cosl univocamente chiara, e la frequente indicazione e caratteriz­ zazione di Giovanni come «profeta» presuppone senz,altro il possesso dello Spiri. to. Or. anche il possesso dello- Spirito «precristiano» in 1,41 .67; 2,2, s. (36). '3· Già

Isaia era stato chiamato

ÉX xot.Mu� (Is. 49, 1 ss.; cfr. Paolo, Gal. 1 ,1 , ) e

Le. I1IJ.I6.I]

121

vocazione e dono dello Spirito (vedi-eomm. a 3,2) . Con: questa asserzione viene illustrata in modo decisivo l'espressione pl­ 'Y� ÈVWTCLO'V xuplou (v. 1 5a) : il bambino sarà «più che un profeta» (cfr. 7,2 6 ) . 1 6. Il dono dello Spirito in Giovanni s'esprimerà particolar­ mente come potenza profetica di convertire (dr. più precisa­ mente il v. 1 7 ), come già vien detto in Mal. 3 , 1 . 2 2 ; 2 ,6 . Certo, nella potenza dello Spirito egli non convertirà tutto il popolo (cfr. quantg abbiamo già detto a proposito del v. 14b) . L'ap­ pello di Dio non costringe a mutare vita, ma invita ana con­ versione. 1 7 . Che Giovanni sia destinato a essere «più che un profeta» (cfr. 7 ,26) vien detto ancor più esplicitamente nel v. 1 7 : il battistrada 54 predetto da Mal. 3 , 1 (cfr. Is. 40 ,3 ss. ) è lui ; nella potenza dello Spirito 55, caratteristica dell'Elia 56 atteso prima

Geremia era stato «conosciuto» e «santificato» (ler. I,,; Ecclus 49,7) É'V xot.À!�. Sansone doveva essere «santificato» come nazireo Éx (ci�ò) �ii� yucrr p6c; (lud. 13,,·7), Éx xo�oÀ.!ctc; ( lud. 16,17); e cosl anche l'orante in I QH 9,29-30. Ma tutte queste espressioni sono potentemente superate qui, dove il possesso stesso dello Spirito è anticipato in questi termini. Anche in 1 QH 9,3 1 s. l'intelletto e lo Spi­ rito santo vengono concessi soltanto «a partire dalla giovinezza)) . L'affermazione del v. 15 suona come una conseguenza di Le. 7,28a. Da 1 ,41 .44 si deduce l'oppor­ tunità d'intendere qui Éx xo�oÀiuc; nel senso inclusivo di lv xo�oÀ.�, anche se É'V xot.À!� (Ta3 W ll* e c l r z sy co Amb Chrys) è forse una chiari.6.cazione. '4· L'espressione (che non ricorre nei LXX) �pOÉPXECTta.t. È-v6mt.e'V è sostituita, in B* C al, dal più semplice �poa-EÀEUO'E�a.L, in F (al) da ("Kpo-�opevEoi}u�o (frequente nei LXX ; qui può aver influito il v. 6). Ma l'idea del battistrada è saldamente pre­ sente nel contesto. 5 5 . 11 vocabolo �V'VctiJ.t.> qualcosa 27 - e qui dun­ que si prospetta già la dignità messianica di madre -, tuttavia questo dono di grazia (come in Gen. 6 ,8 ; 1 8 ,3 ) precede l'azio­ ne divina raccontata successivamente 28 e quindi non consiste soltanto in essa. Il saluto dell'angelo dev'essere compreso in base al genere letterario di simili «annunci» 29 • Considerando le coinciden­ ze 30 occorre rifarsi anzitutto a Dan. 9 ,2 3 , dove Gabriele si ri­ volge a Daniele dicendo : ÈÀEEL'JÒ� EL ( LXX) , rt'Ji}p È.'ItLt)up.twv crù Et (8 '): l'appellativo anticipa già la rivelazione comunicata dopo e dà la grazia di comprenderla . Così, at].che Maria in quanto XEXClPL't'WIJ,É'J1) riceve la grazia di accogliere nella fede il messaggio successivo dell'angelo ( I , 3 o-3 3 . 3 ; ss .) come rive­ lazione di Dio. Ma con ciò non è ancora esposto esauriente­ mente il suo contenuto né esaurito il suo senso. Si potrà inten­ dere il saluto dell'angelo anche tenendo presente il parallelo con quello che l'«angelo del Signore» rivolge a Gedeone �Iud. 6, 1 2 ) 31 : xupLO� IJ,E"tci crou, OU'JCl"t'Òc; "t'fl LOXUL. Gedeone è un «eroe forte» in quanto s 'impossessa effettivamente della for­ za che Jahvé gli promette e dona: «Va' con questa tua forza 24. Laurentin, Luc 1-11, 64-71 esagera il confronto con Soph. 3,14-17 in riferimtm· to ai vv. 30.3 1 .33 . . . ; contro di lui sta Graystone, op. cit. 85. 25. Vedi la bibl. specifica citata sopra, p. 128 n. c . 26. Un semitismo come in Gen. 6,8. 27. Bisogna intendere la promessa partendo dal parallelo v. I 3: EtCTI')xoveitr} Ti SÉT}uL� O"OV. 28. «Trovare grazia» non implica necessariamente (come probabilmente in Gen. 6,8 ; 1 8,3 ; Act. 7,46) il riconoscimento di una dignità personale o di una vita giu­ sta; qui (come in Hebr. 4,16) è impellente effetto della libera azione di grazia in­ trapresa da Dio. Cfr. J.-P. Audet, op. cit. 346-374: «privilegiata». 29. Vedi quanto si è notato sopra, pp. 108 ss. e sotto, pp. 157 ss. 30. Vedi sopra, p. 1 1 8 n. 41 . 3 1 . Vedi sotto, p. 1 36.

...1 3 6

Le. I,28

e salva Israele ! >> (v. 1 4). Così anche il XEXrLPt/tWIJ.É'VT) anticipa per grazia e in modç> reale ed effettivo ciò che viene promesso dopo: la grazia di Dio prepara la madre vergine del Messia 32 • Il testo lascia spazio alla pia meditazione di scandagliare riella sua profondità la grazia qui concessa (cfr. v. 30) della materni­ .· tà messianica. Il verbo indica più di una semplice «elezio­ ne>> 33 , ma la profondità che raggiunge non si può dedurre dal testo e dal contesto con mezzi semplicemente filologici 34 • In connessione col solenne appellativo, l'espressione o xu­ py,oc; lJ.E'tCÌ a-ou viene intesa, piuttosto che come desiderio ( con un EO''tW sottinteso ; così in Ruth 2 ,4 ), come asserzione esplica­ tiva (cosl in Iud. 6 , 1 2 ) 3S , da integrare con un Éa-1:l.. È questa un'asserzione fondamentale della teologia veterotestamentaria del patto 36 • Saluto e appello sono come sostenuti da questa presenza di Dio, da questo Dio che si rende presente personal­ mente presso la persona salutata e interpellata; a partire di qui essi ricevono il loro senso profondo 37• Anche questa spie-

32. Cfr. Cambe, op. cit. 205 . 33 · Così per lo più i commentari protestanti. 34 · Il «gratia piena» della Vulgata permette un'interpretazione più profonda. Ma ;Luca non scrive qui, come in Act. 6 8 , 1tÀ'liP'llc; x«ipl."'toc; (cfr. anche lo. 1 ,14), e verbi in -6w come xa.pt.'t'6w possono esprimere, ma non necessariamente, la pie­ nezza (cfr. Cambe, op. cit. 201 s.). Una comprensione più piena in Cole, op. cit. e Bourassa, op. cit. (Che di fatto sia inclusa la concezione immacolata di Maria è ùna deduzione che non possiamo trarre con l'ausilio del metodo storico-filologico, ma che dobbiamo soltanto alla penetrazione di cui è capace la fede della chiesa; dr. K. Schwerdt, Der Schriftbeweis in den marianischen Lehrschreiben der Papste seit Pius IX, in Heilige Schrift und Maria [Mariologische Studien 11 ] , Essen 1963, 95-141 , specialm. 122 ss.; Id., Die Stellung des Schriftargumentes in den Af.ariolo­ gischen Lehrschreiben der Piipste, ihid., specialm. 145 ss.). 3, . Certo non a caso l'enunciato ricorre anche in lud. 6,12, nel saluto dell'angelo del Signore a Gedeone, che qui riecheggia (vedi sopra, p. 135). (Sull'identificazione di Gabriele con > ), per spiegare i l consenso di Maria 44• Loov truÀ.À.'i}�n potrebbe essere la traduzione di un futurum instans ebraico, che può indicare il futuro prossimo 45• Nell'analogo messaggio dell'angelo di Iud. r 3 ,5 (cfr. Gen. r 6,r r si trova come equivalente ebraico hinnak bara. Il Ge­ wiess 46 fa del resto notare che questa espressione non necessariamente deve riferirsi al futuro prossimo, tanto più che Le. r ,3 r dipende dalla promessa di Is. 7 , 1 4 LXX, forse nella variante ben testimoniata di l:ti( J..L )\fJE't«" ; vedi sopra n. 40. Quindi il ricorso ad un esemplare ebrai­ co resta qui quanto mai problematico.

Il fatto che il nome venga anche qui stabilito da Dio (dr. a I , r 3) mostra che Dio ha posto la sua mano su questo

comm .

1s. 7,14 LXX ( II;E�, specialmente se alla base sta la lezione bene attestata [0 L C al lust. Eus.] ).:fj(J..L)�E't'«L). Se ci si rende conto che l'idea del concepimento verginale è costitutivamente presente in tutta lS narrazione (dr. v. 35 ), risulterà chiaro che qui soprattutto ls. 7,14 LXX inB.uenza il narratore; il quale quindi in­ tenderà corrispondentemente anche il doppio 1ta�Évoc; dei vv . 27 s.; vedi ad Il.

a

41 . Il complementare iv yo:cr-tp' (che non si trova con o�OVlJ.E'VOL che stanno all'interno del popolo di Dio. Il rinnovamento messianico significa divi­ sione e giudizio anche dentro. lo stesso Israele. Si prospetta co­ sì l 'Israele ideale, messianicamente rinnovato, della fine dei tempi . Qui dunque siamo di fronte a un concetto escatologica­ mente purificato di « Israele» : l'Israele che Dio crea mediante la sua azione alla fine dei tempi, quell'Israele che realizza l'e­ sistenza del Servo di Jahvé (v. 54) 246, che è fatto di «« timorati di Dio» (v. 5 0 ) e che ora, di fronte ai superbi, potenti e ricchi, ha pace e tranquillità dentro e fuori dei suoi confini. Come �> ( vv. 46-49)' ma - anche se si eliminassero n . v. 48 e il p.o' del v. 4 9 (il che però non è ammissibile, vedi ad l. ) - è anzitutto un canto personale di ringraziamento 271 , che richiede di essere riferito ad un'occasione concreta di ringraziamento. Né in cerchie giudaiche né in comunità protocristiane si potrebbe trovare un contesto d'origine più adeguato per un salmo del genere; tenuto presente il suo conte­ nuto di fondo, esso non s'adatta a nessun altro luogo m meglio che alla situazione di Maria 273• Abbiamo già \risto che per lo meno il suo ini­ ìio ha inscindibili legami letterari col contesto : più volte il Magnificai -si rifà al canto di Anna di z Sam. 2,I-I o , il che parla a favore di una sua appartenenza - almeno in questo su.o nucleo - alla situazione e al («inno d'epifania protocristiano))), Anche Machen, op. cit.• 98 s. nota che il salmo non è semplicemente giudaico. Cfr. inoltre Schnackenburg, op. cit. 343 n. 5 ; Jones, op. cit. 266. Bultmann, Die Geschichte 3 2 2 s.; Thyen, op. cit. (vedi p. 294 n. b) 1 15 . 267 . Or. p . 177. Alcuni ritengono che anche i l v. 4 8 sia precristiano e scorgono in 8ovì...1} un riferimento alla « Sion umiliata» (Sahlin, op. cit! 164; cfr. Winter, Ma­ gnificai 341 ). 268. Vedi n. 207. In vari modi si è cercato d'inserire il salmo dopo il v. 24. Sahlin, op. cit.• 159 ss. lo trapianta addirittura - per il Proto-Luca - dopo il v. 64, come canto di Zaccaria. 269. Gli esempi di improvvisazioni che Giichter, op. cit. 135 ss., riporta dall 'Orien­ te non sono in grado di spiegare la dipendenza letteraria dai LXX; dr. sotto, n. 277. 270. Cfr. specialm. Forestell, op. cit. Ciò è caratteristico della salmodia postcano­ nica; cfr. Winter, Magnificai, op. cit. 333 s. 271 . Vedi sopra, p. 173 . Ponendo tra parentesi il v . 48, Hauck ascrive i vv. 46b47 ·49 a un orante che presiede alla preghiera della comunità. Ma anche in questo caso ci dev'essere stata un'occasione concreta perché egli esaltasse Dio come aw­ �T)p per i suoi p.EyaÀ4. Perciò altri eliminano più consequenzialmente anche il p.o! .(vedi sopra, p. 179). 272. Secondo Hilgenfeld, op. cit.• 213, sarebbe stato originariamente composto in riferimento a Giuditta; ma si tratta di un'ipotesi insensata. 273 . Or. Machen, op. cit.• 97·

contesto della vicenda della nascita r14 • Il canto può essere stato com­ posto originariamente in ebraico o in aramaico ns, ma ciò non significa che ·originariamente non appartenesse a questo contesto, poiché la stes­ sa cosa è possibile anche per la fonte di I ,26-J 8 · 3 9-45 · 4· Il Magnificai, se è realmente un «canto di ringraziamento perso­ nale» (vedi sopra), esige una situazione concreta di ringraziamento, qual è quella del suo contesto attuale. Es�o s'attaglia assai bene alla situazione di Maria dopo l'annuncio dell'angelo e dopo che ella si è resa .conto del compimento iriiziale del ...messaggio angelico, cosl come tale situazione è presentata nel testo biblico. Certo, il contenuto del canto va al di là dell'ora storica , cosl come l'irruzione dell'eschaton infrange ogni storia. Che Maria stessa abbia cantato, in quell'ora o più tardi n6, il Magnificat nella forma attuale è risultato incomprensibile, sul piano della storia e della tradizione, all'esegesi di questi ultimi de­ cenni m. Va inoltre notato che gli inni sparsi in Le. r-2 hanno fonda­ mentalmente una funzione letteraria : quella di far risaltare pneumati­ camente in parole il senso dell'evento di rivelazione e di dargli una forma omologetica. Il narratore sa - con profonda intuizione mariolo­ gica - che nessuno potrebbe illuminare e cantare il mistero e l'impor­ tanza dell' 1]-rwv tradisce la mano di Luca, che qui voleva porre in risalto Gesù come colui che adempie la promessa veterotestamentaria 39•

7 I . Come si debbano intendere più precisamente la À.u't'pwcrt.�

(v. 68 ) e la O'W't''r)p�a (v. 69 ) è detto nel v.

71

:

l'azione libera­ trice di Dio e la «salvezza» operata dal Messia vengono for­ malmente descritte con una formula presa da Ps. I Oj , I O LXX 40, in termini storico-salvifico-politici, riprendendo anzi­ tutto il vocabolo O'W't'r)pLa. (cfr. v. 6 9 ) 41 • C'è da chiedersi se O'W't'r)pLa non abbia qui un senso più pieno, come suggerisce ·un'interpretazione politica; essa infatti proviene dal «corno della O'W't'T)pLa» (v. 69) . Qui la situazione politica di bisogno, come spesso nei salmi , è un'immagine reale di ogni bisogno, anche del «bisogno di salvezza» . Poiché la rimozione dei vv. 71 e 74 non ha motivi che la giustifichino 42 poiché Erode il Grande non fu un nemico religioso e, inoltre, qui si parla di «nemici» al plurale, restano queste possibilità di spiegare il sorgere di questi versetti e dell'intero canto: ci si riferisce al periodo delle lotte maccabaiche o agli anni tra Pompeo e Cesare ( 63-44 a.C.)? Può entrare in questione anche il periodo successivo, precedente la rie

37· �1t,(XLW"VO� è esagerazione poetica; per la prima volta in 2 Sam. 7,16. 38. clyt.oc; indica la particolare appartenenza a Dio (vedi p. 149); detto di pro­ feti anche in Mc. 6,20. 39· Per questa formula cfr. Wilcox, Tbe Semitisms 74 ss. 40 . x«L lcrwcrev «v-toùc; tx xe�opbc; &J.t.erouv'twv x«L l�u-tpWo"a.'to a.v-toù� lx xet.pb� lxtpou (cfr. anche Ps. 17,18 LXX ). C'è qui l'influsso di Num. 24,17 (cfr. Is. 1 1 ,4), dr. anche I Sam. 10,1 LXX. Nel tardo giudaismo questa supplica ricorre anche nelle preghiere settima, decima e dodicesima delle Diciotto Benedizioni (dr. Biller­ beck IV, 21 1-2 14); I QM 1 4,4 10 ; 18,6-1 1 ; Ps. Sal. 17,23-27 ; altre testimonianze in Gnilka op. cit. 224, il quale a p. 227 fa notare però come nel Benedictus man­ chi ogni pensiero di annientamento e di vendetta contro i nemici. 4 1 . Apposizione aggiunta con legame molto tenue1 che spiega non soltanto xtp� O"W'tT)p,(Xc;, ma anche tutti gli enunciati dei vv. 69h-7o. 42 . Contro Giichter, op. cit.• 4' . -

,

1 97

volta del 66 d .C . , vale a dire press'a poco il tempo di Ventidio Cumano ( 48-.52). M.a probabilmente si parla di «nemici» con un'espressione ste­ reotipa ed è sufficiente pensare in genere al dominio romano di quel periodo. 72 ss . L'azione

salvifica di Dio è misericordia nei confronti dei padri 43 , è un efficace ricordo del patto stabilito con Abramo 44, patto che 45 viene interpretato come promessa giurata 46 ad A­ bramo, e il cui contenuto 47 viene precisato ulteriormente � nei vv. 74 s. _ Il v. 74 presenta l'obiettivo dell'azione liberatrice di Dio, con la breve ripresa della salvezza >).372 s. P. Winter nei suoi diversi lavori (opp. citt.a) ritiene che si tratti di un salmo maccabaico, dr. specialm.: BJRL 37 (1954) 328-347; vedi invece Hahn, Hoheitstitel 247 n. 3· 61 . Pensano cosl Dibelius, in Botscha/t und Geschichte I, 1 ss·.; Vielhauer, op. cit. 255-272 ; Kiimmel, Einl. 83 ; Thyen (vedi sotto, p. 194 n. b) 1 15. 62. Cosi J. Weiss, Die Schriften 42 1 ; Hirsch, Fruhgeschichte n, 178 s.; G. Schille, Fruhchristliche Hymnen, Berlin 1962 ; Benoit, op. cit.• (canto della comunità cri­ stiana, che riprese un canto messianico giudaico); similmente Hahn, Hoheiutitel 373 ·

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giudeocristiana ..,_ riferendo quindi gli aoristi dei vv. 68 s. all'iniziale compimento in Gesù -, ma l'ipotesi è difficilmente dimostrabile. Giu­ deocristia�i palestinesi sapevano chi dalla casa di David era già stato «suscitato» (vv. 68.69) e che Gesù sarebbe stato colui che «ristabilisce il regno di Israele» (cfr. Act. 1 ,6 ), quando sarebbero giunti i xat.poL 'tiva�u; Ewc; à.1tò 7tpoal�7tou "t"ou KvpLov e Dio avrebbe inviato il "Kpo­ XEXELpl.O"IJ.Évov VIJ.�'V Xpl.0"1;Ò'V 'IT]O"OU'V nel tempo della a'TtOXtt"t"ciO""tClO"Lc; 1tciV"t"WV (Act. 3 ,20 s.). Che giudeocristiani palestinesi dei primi tempi intendessero la liberazione del loro popolo anche dalla schiavitù poli­ · tica come parte della loro attesa messianica (cfr . sopra, p . 1 4 1 ) non dovrebbe sorprendere. E il fatto che l'attesa condizione finale di salvez­ za venga caratterizzata, nella forma di un culto escatologico eseguito perfettamente (v. 7.5 ), come vita in santità e giustizia dinanzi a Dio, s'addice anch'esso alla mentalità di cristiani palestinesi . Avremmo qui dunque un salmo messianico-escatologico, interpretato da giudeocri­ stiani in riferimento alla salvezza sopraggiunta in Cristo, un salmo che - senza menzionare esplicitamente Gesù - canta, con espressioni vete­ rotestamentarie, la salvezza che ci si deve attendere da lui .

7 6-79 . La seconda parte del Benedictus è, per la sua forma let­ ,teraria, una profezia riguardante il neonato Giovanni, forse un genetliaco, che nella sua prima parte (vv . 76 s.) volge lo sguar­

do anzitutto sul «precursore» , per occuparsi quindi, nella se­ conda (vv. 78 s . ), dell'attesa salvezza messianica 63• Solo ora il padre dà una risposta profetica alla domanda del v. 66 . 7 6 . Il bimbo diventerà un profeta, anzi , ancor più: il profeta

atteso per la fine del tempo quale precursore di Dio 64, come si dice - in coincidenza contenutistica con la promessa dell'an­ gelo in I , I 5 s. I 7 - con le parole di Mal. 3 , I (e Is. 40 ,3 ) 65 . Te63 . Non si può dire che qui si faccia uso di «un midrash sull'antica benedizione sacerdotale dell'A.T. (Num. 6,24-26)», più precisamente di «un midrash oscuro», nel quale verrebbero usati i nomi di Zaccaria («Dio ricorda»), Elisabetta («Dio giurò»), Giovanni («Dio concede doni»), Gesù ( «redentore» ), come sostiene M. Gertner, Midrashim in the New Testament: JJS 7 (1962 ) 267-292. 64. Si può supporre che in questo modo Giovanni, come iit I , 1 7 , venga posto a confronto con «Elia»; dr. Vielhauer, op. cit. 36. Qui Giovanni non è inteso come figura messianica nel senso di I QS 9,1 1 ; dr. Braun, Qumran I, 8 1 . 6, . L'unione di questi due passi scritturistici si ha anche in Mc. 1 ,21 s. Mal. 3,1 ·influisce anche in Mt. I I ,IO par. Le. 7,27 (dr. lo. 3,28) ; Is. 40,3 influiSce in Mt. 3, 3 par. Le. 3,4 (dr. Io. 1 ,23). L'utilizzazione sistematica di questi due passi uniti

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nuto presente il contesto di r ,68-7 5 e l'intero vangelo di Lu­ ca, qui (come in 1 , 1 7 e 1 ,39-45 ; vedi ad l. ) Giovanni va inteso come precursore di Gesù. Il 7tpOq:)1)"tl')t; v��CT"tO\J ' terminologi­ camente considerato, è chiaramente distinto da utò 76 I­ sraele, dietro questa allusione immaginosa, si nasconde Dio o il Messia 77 : nel testo attuale probabilmente il Messia 78• à:va'tÉÀ.À.w può significare sia lo «spuntare>> di piante sia il «sorgere» di astri. Partendo da avcx.'tÉÀ.À.w nel senso di «far spuntare», si potreb­ be ipotizzare, per ava'toÀ:i), il significato di «germoglio» ('emaf,J; LXX portare una conoscenza perfetta di Dio e il perdono �ei peccati ; cosl Gnilka, op. cit. 222. 72. Vedi sotto, pp. 296-303 . 73 · L'espressione aiiva.r. del v. 79 si confan no bene all'immagine . &:va.­ -roÀ.'I] era già un'espressione messianica troppo stereotipa perché tale vocabolo qui significhi soltanto il fenomeno del sorgere. 7 9 · Il compito della luce veniente dall'alto sarà quello di illu­ minare, come si dice con le parole qi Is. 9 ,2 (e di Ps. r o6 , r o) . M a in Is. 9 la luce è i l Messia, come anche qui. Questa «illumi­ nazione» messianica è in sostanza la ; «casa del pane» è etimologia popolare) cfr. la bibl. in InterprDictBib I, 395· Nell'A.T. designata più precisamente come «Betlemme di Giuda» (lud. 19,1 s.; I Sam. 17,17) per distin· guerla dalla Betlemme nella tribù di Zabulon (los. 19,15). 31: . Secondo I Sam. 16,1 ss., dr. Mich. 5,1 (Io. 7,42). 32. Il v. 4 è molto sovraccarico, per cui si può pensare ad aggiunte secondarie. Gichter, op. cit.• 34 ritiene che ll"tt.c; X(XÀ.EL"tCI.t. Bl)�À.ÉEIJ. sia una precisazione pre­ lucana (Luca scrive o xa.À.OVIJ.E'VO�, 1) À.Eyo�VI') , È1tLX(XÀ.OV(..tE'VO�, ò E1tt.XÀ.YJtntc; ; Se; btt.XCI.À.Ei:'"t'at. si ha solo in Act. 10,).32 ). Ma qui non si può fare a meno del nome del luogo di nascita di Gesù. Sahlin, op. cit. • 199 cancella Èx 1t6Ì...EW� Na.�apÉa-. 33· Supposto che Giuseppe possedesse colà dei terreni e avesse problemi di com­ partecipazione a una eredità «di famiglia» (così Dalman, Orte und Wege 3 5 ; Zahn; Gachter, op. cit.• 120), si comprenderebbe meglio il viaggio a Betlemme ; ma il te­ sto non è interessato a queste cose. 34· olxoc; ( = famiglia) può avere un significato più stretto rispetto a 1ta,;pr4 ( = stirpe) (ma anche più ampio; cfr. ler. 2,4); qui le due cose sono praticamente .identiche; diversamente G. Schrenk in ThWb v ( 1954) 1018. 35· Vedi sopra, p. 132. 36. Il fatto che il compimento della profezia non sia notato esplicitamente (come in Mt. ) fa pensare ad una comunità in possesso di una buona conoscenza della Bibbia. 37· Cosl h c sy•, ma anche e; cfr. Merx 189 s. Nonostante la debole testimonianza, è lectio ditficilior e probabilmente «deve aver urtato la sensibilità della cerchia

Le. �,,.6

2 I8

questo. Il testo non ci dice perché Giuseppe prese con sé Ma· ria andando a Betlemme 38• Forse il narratore pensa che 1'&.1to· ypa. con riferimento a I ,27 ( S* B C* D L a al sa bo). Questa lezione fu difesa come originaria da Dibelius, op. cit.• 54 s. A C2 e r 4 A fP q* vg so sy" combinano : -t'ii (.UIJ.'VT)O"'tEV�V[) aò-t>. L'essere avvolto in fasce 47 resta del tutto subordinato al motivo della. greppia, senza accentuazione par­ ticolare 48• Il narratore è interessato, più che ali' amb�ente della nasci­ ta, alla greppia 49 stessa come preparazione del segno divino di v . 1 2 . Non erano soltanto i Giudei a raccontare aspetti insoliti legati alla ·nascita di personaggi famosi 50 (dr. Mosè in un ca­ nestro di vimini, Ex. 2 ,3 ). Il neonato nella mangiatoia 5 1 : è questo un aspetto insolito che porta a chiedersi che cosa sia destinato a diventare questo bimbo (cfr. 1 ,66) 52• Ancor più : è un paradosso . Il motivo_della greppia non intende propria­ mente sottolineare l'aspetto di povertà e di reiezione del bim45. Sembra poco probabile che «con questa -precisazione ... » ci si voglia ca��elare contro «tendenze docetiche» (Grundmann ). 46. Cfr. Bauer, Wb., s.v. 47. I neonati venivano avvolti in panni e fasciati perché le membra restassero di­ ritte; dr. Dalman, Orte und Wege 45· 48. Forse c'è implicita l'idea che il bimbo - diversamente dalla «trovatella» Geru­ saJemme di Ez. 1 6 ,4 s. - è debitamente curato; i pastori non sono invitati a cer­ care un trovatello (cosi Dibelius, op. cit.• 8o s.; Bornhauser, op. cit.• 104 s.). Que­ sta interpretazione dà alla notizia un rilievo eccessivo e si stacca dal motivo del­ la greppia. In Longo anche i trovatelli Dafni e Cloe sono «avvolti», e così deve essere stato in genere. 49· La proposta di Cadbury: }BL 45 (1926) 3 17; .52 ( 1933) 61 s., d'intendere . Questa profezia era viva nelle attese giudaiche, che al tempo di Gesù dovevano rifarsi ad essa 82• Anche se tale attesa non dà ancora la certezza che la proclamazione dell'angelo vada localizzata nel luogo tramandato della «torre del gregge» 83, è però lecito 77. "t'ijt; 'JVX"t6t; va probabilmente con cpvMx.x�, non col verbo. 78. Cfr. Dalman, Arbeit und Sitte I]2-I94· 79· Cfr. Dalman, Orte und Wege '2 s. 8o. Le greggi s'accampano all'aperto coi pastori ancor oggi. Se il luogo della· na­ scita era una stalla, non era ancora occupata dai pastori, come accadeva presumi­ bilmente durante l'inverno. 81. Evidentemente Michea si figura la «torre dei pastori» come residuo della di­ strutta Gerusalemme; ma già nella tradizione giudaica essa viene identificata con l'altra torre del gregge di Giacobbe presso Betlemme sulla via per Ebron; cfr. le testimonianze in Kopp, Die heiligen Stiitten 56 s. 82. Cfr. Targ. ]on. 1 a Gen. 3,,2 1 e il Targum dei Profeti a· Mich. 4,8 e 5,1 ; cfr. Or. Sib. 3,371 s. Cfr. Goltz, op. cit. ; Nestle, Die Hirten (op. cit. ) 2'7 ss. Erdmann, op. cit.• 44; Clemen : ThStK 8o ( 1916) 252 ; Sahlin, op. dt.• 218 s.; Bultmann, Die Geschichte 32' {«probabilmente»); Winter: JQR 4' (19'' ) 238-241 ; Id.: NTSt x ( 1 9,4) 1 16; Laurentin, Luc I-II (op. cit.•) 86 ss. Contro questa interpretazione stanno Joach. Jeremias in ThWb VI ( 19,9) 490; Baily, The Shepherds (op. cit_.)

1•23.

83. Cfr. Dalman, Orte und Wege 49-,6; Kopp, Die heiligen Statten 55-66.

226

intendere l'ambiente pastorale delle storie della nascita di Ge­

sù come motivo messianico. Non viene sottolineato in modo particolare che la rivelazione di Dio sia rivolta a gente di­ sprezzata 84 •

Non è il caso di generalizzare sporadiche espressioni di rabbini tardi­ vi 85 circa la condizione dei pastori e di retrodatarle al tempo di Gesù 86• Non solo l'Antico Testamento 87 parla in genere molto positivamente dei pastori ; anche Gesù, come tutto il Nuovo Testamento 88, li menzio­ na senza prevenzioni in parabole e immagini. Può darsi che alcune co­ se meno oneste 89, talora osservate con pedanteria legalistica nei pasto­ ri, abbiano più tardi portato ad ammonire dall'esercitare tale mestiere, oppure che l'avversione dei posteriori rabbini all'allevamento di bestia­ me minuto in Palestina (per proteggere la coltivazione dei campi) si sia trasferita al ceto dei pastori 90• Il fatto che il pastore in cicli di saghe orientali e soprattutto greco­ romane abbia spesso una posizione spregiata 91 non obbliga a ritenere qui come ellenistico il motivo dei pastori 92, finché esso può essere spie­ gato più adeguatamente con riferimento alla Bibbia e alla tradizione palestinese (vedi sopra) . M. Dibelius ha mostrato che il motivo dei pa­ stori non risale alla tradizione egizia ( saga di Osiride) e neanche a quel­ la della saga di Mitra 93• 84. Cosl la maggior parte degli autori ; cfr. ad es. Dibelius, op. cit.• 72 s.; Grund­ mann; contrario Baily, The Shepherds ( op. cit. ' ) 14 s. 85. Qid. 4,14; Sanh. b. 25b; altre testimonianze in Billerbeck II, 113 s.; Joach. Jeremias, Ziillner und Siinder: ZNW 30 ( 19 3 1 ) 293-300. 86. Contrario anche Joach. Jeremias in ThWb VI ( 1959) 490 e Baily, Tbe Shepherds (op. cit.') 14 s. 87. Cfr. Dalman, Arbeit und Sitte VI, 229 ss. 253 ss. Rabbi Akiba - si dice - nella sua giovinezza fu un pastore salariato (Keth. b. 62b) . 88. Cfr. Mc. 6,34 par. Mt. 9,36; Mc. 14,27 par. Mt. 18,12; Le. 1 1 ,23 par. Mt. ; Le. 15A; 19 , 1 0 ; lo. 10,12 .14; I Petr. 2,25 ; 54; Hebr. 13,20; Act. 20,28 ; Eph. 4,1 1 ; I Petr. ,,2. 89. Cfr. Joach. Jeremias, ]erusalem 341 ; Id., in ThWb VI (1959) 489 s. ;o. C&. Joach Jeremias, ]erusalem 34 1 , sul giudizio negativo di Abba Shaul (Qid. 4,14), «il quale si rifà a concezioni molto diffuse, ma non condivise da tutti». 91 . Cfr. M. Dibelius, Der Hirt der Hermas (HandbNT, Erg.-Bd.), Tiibingen 1923, 496; Geffcken, op. cit. � difficile che qui si senta rinfiuenza dell'antica concezione dell'innocenza pastorale (dr. le testimonianze in Klostermann ) . Contro i «pastori adoranti• nella storia della nascita di Mitra cfr. Bultmann, Die Geschichte 325 (e gli autori ivf menzionati alla fi. 3 ). 92. Cosl Bultmann, Die Geschichte 325 ss.; Dibelius, op. cit.• 72 s. e altri, i quali si lasciano condizionare dal pregiudizio che i Giudei disprezzassero i pastori. 93 · lbid . 66-72.

Le.

2,8.9 s.

227

I pastori sui pascoli di Betlemme nella nostra pericope hanno sen­ z'altro la funzione narrativa di mettere in luce la messianità di Gesù. Nella sua forma letteraria, il racconto è tutto orientato a porre in risal­ to l'evento della nascita nella città davidica di Betlemme in tutta la sua importanza. Col che non è detto che la menzione dei pastori sia un sem­ plice mezzo espressivo. Chi vuole accertarsi della sua storicità non po­ trà in ogni caso rifarsi a Maria come fonte (vedi sotto, p. 2 3 7), e nean· che al carattere pubblico dell'avvenimento (cfr. 2 ,1 8 ) 94• Se si ritengono storicamente problematici non solo il motivo del censimento, ma la stessa città di Betlemme come luogo della nascita di Gesù 95, lo scetti-· cismo nei confronti di un avvenimento accaduto nei pascoli di Betlem-· me non potrà non permanere. Ma ci si dovrà ricordare anche dell •origi-­ ne prima, probabilmente palestinese, del racconto dei pastori ( vedi so-· pra), anche se ci sono motivi per ritenerlo un'aggiunta a un racconto più antico, come 2,6 s. (22 ss. ).2.5-38 96• Se il racconto - stando a tutta la: sua forma letteraria - storicamente lascia oscure alcune cose e, raccon-· tando senza preoccupazioni, non si sforza affatto di accertare critica-­ mente i fatti storici, ci si sentirà per questo ancor più spinti a badare alla sua intenzione teologica e ad aprirsi al suo messaggio con fede _gioiosa.

Il buio della notte si apre e, circonfuso di luce cn, improvvi- . samente 98 un angelo del Signore 99 si presenta ai pastori, susci­ tando spavento, come accade sempre nei casi di una rivelazio­ ne dall'altro mondo 100• Il bagliore dell'aldilà «avvolge» i pa-· stori, il che è come una promessa escatologica ( cfr. 9 ,34 ). Inoltre, questa descrizione presenta il messaggio, che sta per­ essere annunciato, come una rivelazione d'importanza estre­ ma; essa merita ogni attenzione : l 'angelo annuncia 101 - elimi9 s.

94· Vedi

sotto, p. 237.

9.5· Vedi sopra, p. 218.

96. Vedi sotto, p. 2.58

..

Forse - alla luce di 9,3 1 (vedi ad l. ) - si può ipotizzare che ftEov (S3 S e vg) o xvp(ov (cosl la maggior parte dei codd.) siano secondari e che D pc it riportino la. tradizione giusta. 98. l1tÉO"'tT} : detto di angeli anche in 24r4 e Act. 12,7; anche altrove di apparizio-­ ni di angeli o di immagini sognate, dr. Bauer, Wb. , s.v. ; Klostermann. Or. Bauer,. Wb., s.v. : «con implicito anche il senso dell'improvviso».

97·

99 · Che non è propriamente l'angelo del Signore, come in 1 ,1 1 . Qui non è la tradizione che conosce Gabriele a raccontare ( 1 ,19.26). Ma Luca forse pensava a: questo angelo.

JOO. Meyer, op. cit. 33 fa però notare che la connessione tra «angelo» e. «doxa»-­ Don è apocalittica. Qui si racconta in istile biblico; dr. analogamente Act. 12,7.

101 . Come mostra l'oggetto, lo eù in EÙ«yyEÀ.,�Ecrit«r. suona (qui come in 1,19)

Le . 2,g s.

228

:c :c

nando il timore - che la grande gioia messianica 102 sta per co­ minciare 103• Essa raggiunge ora i pastori (cfr. 2 ,20 ) ; più tardi dovrà essere comunicata a tutto il popolo . Qui si pensa anzi­ tutto ad Israele 104 (così interpreta Luca stesso, cfr. Act. 1 3 ,46 e passim) ; ma la schiera dei pastori è anche rappresentante del· la comunità di coloro che sono destinati a ricevere la salvez­ za 105 • Nel v. 1 4 i ristretti limiti d'Israele vengono esplicita­ mente infranti e la salvezza messianica è vista nella sua portata mondiale. Ma già qui c'è spazio per un approfondimento e un superamento escatologico della comprensione del popolo a cui 06 è destinata la salvezza 1 • I I . L'interesse salvifico l06a pone in primo piano la funzione di O"W't'i}p . Si parla della funzione di salvatore prima ancora che si dica da chi viene tale salvezza. Ora è nato il «Salvatore» , che è identico all'atteso Messia 107, il quale - come s 'aggiunge si-

non più accentuato. Come oggetto dell'annuncio, xap� non è un sentimento sog­ gettivo, ma un bene salvifico oggettivo; cfr. Lagrange, ad l.

102 . Le formule sono imparentate con quelle di epifanie di sovrani ellenisti e ro­ mani ; cfr. il materiale in Klostermann ; testimonianze specifiche per la «gioia» in occasione delle epifanie di sovrani sono riportate in Dibelius, op. cit.• 61 n. 105 ; Norden, op. cit.• 57 s. Ma 2,10 va letto in connessione con gli ampi e diffusi motivi di gioia di Le. 1-2 (dr. già 1 ,14·4o-45·46-55 ·58 .68-79) ed è sufficiente il richiamo a Is. 9,2 ; 52,7 ss. Qui non c'è polemica contro il culto imperiale ( Wendland; ·Qe­ men; Lietzmann ; Flender, Heil und Geschichte 56 ss. ); dr. invece Edmann, op. cit.• 17 s.; Meyer, op. cit. 31 ss.; Rengstorf. 103 . Tentativi di retroversione metrica dei vv. 10 s. in Aytoun : ]ThSt 18 ( 1916/ J:7) 285 s.; Sahlin, op. cit.• 222. :104. Cfr. 1 ,68-79, ma anche 1 ,16.17, inoltre 1 ,33 .54; 2,32h.34 s., che in Ta sy' P · (> richiama qui formalmente il t itolo di Cristo; esso, come questo riferimento (cfr . già sopra, n. 32), non è redazionale ; contro Dibelius, op. cit.• 62 s.; Gachter, op. cit.• 66; Hahn, Hoheitstitel 27 1 s. Inoltre l 'uso del relativo è semitico. 109 . Cfr. I A7; I Tim. r ,r ; sull'A.T. cfr. sopra, p. 176 nn. 214.217. r r o. Non in Mc. e Mt . (ma dr. 1 ,21 ), bensl in Act. 5,3 1 ; 13,23 ; dr. Le. 1 ,69 ; inol­ tre lo. 4 A2; 1 Io. 4,14; Phil. 3 ,2o ; Eph. 5,23 ; 2 Tim. r ,ro; Tit. 3 ,6; cfr. W .C. van Unnik, L'usage de cr$�Et.'V, «sauver», et de ses dérivés dans les évangiles synopti­ ques, in La formation des Évangiles 178-194· 1 1 1 . Bibl. in Klostermann. 1 1 2. Cfr. lud. 3,9.15; 12,3 e anche Saul in I Sam. ro,r (27) LXX. 1 1 3. Si veda anche la promessa del «salvatore» Mosè nella profezia di Miriam nella tradizione haggadica; dr. R. Bloch, Die Gestalt des Moses in der rabbinischen Tradition, in Moses in Sch,4ft und Ueberlieferung, Diisseldorf 1963, specialm. pp. 1 10 ss. ar. O. Betz : NT 6 (1963 ) 29 s.; P. Winter : StTh 12 (1958 ) ro6 ; Meyer, op. cit. 45 s.; diversamente Bultmann, Die Geschichte 325 e molti altri (dr. so­ 1 14. iaJa', fsu'a, go'al. pra, p. 212 n. 4). 1 1 5 . H. Vogels : ZNW 43 ( 1950/5 1 ) 260 n. ro, aggiunge: Codex Ceaddae (Licht­ feldensis, secc. VII-VIII), Codex ]. 6r sup. , un manoscritto della Vulgata del sec. VIII dell'Ambrosiana e un testo edito da D. de Bruyne (RBén 39 [ 1923 ] 62 ) della Stiftsbibliothek St. Paul in Karnten.

2 30

Le. 21II

Xp�C11:Ò� KvpLov 116 • Ma poiché può aver influito 2 ,26 - ed anche l'e­ .sempio della stessa formulazione, frequente, dei LXX ( 1 4 volte) - que­ sta lectio va considerata facilior. XpLa-"rÒ� KupLo� è possibile forse an­ 117 che in ambiente p alestinese • Può darsi che qui si abbia la libera tra­ duzione di un mesiJ/;1 jhwh ( come in Lam . 4 ,2o LXX ; cfr . anche Ps. Sal. 1 1 7,3 6 con 1 8,6 ) 1 8 ; il tradu ttore greco avrebbe interpretato l'espressio­ ne cristologicamente nel senso di Ps. 2,2 LXX ( = Act. 4,26) e 1 09,1 LXX ( = Act. 2 ,3 5 ; eh·. 2 ,3 6 ). Il titolo di Kyrios spiega cosi - forse non soltanto per lettori ellenistici - il titolo di Cristo. Ma contro que­ sta soluz ione sorgono obiezioni , se si osserva che il titolo viene con­ ferito al neonato Gesù terreno, il che è caratteristico proprio di Luca ( e del suo materiale speciale ) ; cfr. l'affine 1 ,43 e Act. 2 ,3 6 ; cfr. Act. I 1 , 1 7 ; 20,2 1 ( var. ); 28,3 1 (vedi anche comm. a Le. 1 ,1 6 s. e 1 ,76). Po­ 19 tremmo però trovarci di fronte a una redazione lucana 1 • Nell'uno o nell'altro caso, il titolo di Cristo qui è interpretato (come, in modo analogo, in Le. 23,2 da �a.a�ÀEu�), ma presumibilmente soltanto per lettori elleni stici w.

Il messaggio dell'angelo vede dunque l'inizio della salvezza escatologica nella venuta del Messia; venuta che si compie nel­ la nascita di un bimbo. Qui la salvezza è già vista come «pre­ sente» ; la grande azione della salvezza escatologica attesa è celebrata come presente già in questa nascita. In questo modo viene aperta la possibilità di un'azione celebrativa : celebrando la memoria dell'evento passato, si può anicipare in forma di celebrazione, il futuro. Infatti il crrl lJ.EPO'V, così accentuato e denso di significato 121 , arresta il tempo e fa entrare nella storia 1 16. I n favore Vogels, Handbuch 220; Id. : ZNW 43 (19.50/.51) 26o; Hauck; P. Winter: ZNW 49 ( 1958 ) 67-7.5 ; Id. : StTh 12 ( 1958) 10.5 ; Wilckens, Die Missions­ reden 161 s.; Baily : IThQ 3 1 (1964) 13 s. x 17. Cfr. esempi analoghi in Dalman: le 4 berakot della preghiera della mensa se­ condo Siddur Jemen, MS 1 , in Worte ]esu I, 399 : 'adonentJ ham-melek ham-maJiafJ : .cfr. anche Sanh. b. 98a (ibid. 260). Ma lo stesso Dalman esprime riserve su que· sta soluzione (ibid. 249 ). 1 18. Così già Gunkel, Religionsgeschichtliches Verstiindnis 67 n . 3 ; inoltre Klo­ stermann, Sahlin, op. cit.• 216 s.; Creed. 1 19. Dibelius, op. cit.• 63 ; Laurentin, Luc 1-11 (op. cit.•) 127. 120. Così anche Dalman, Worte ]esu 249 ; Dibelius, op. cit.• 64; Schlatter; Hahn, Hoheitstitel 271 s. 121 . I l rimando di E. Nordet1, op. cit.• 9 1 alla formula letteraria della celebrazio­ ·ne della nascita dell'Aion in Alessandria offre un'analogia, ma non dice nulla che comporti una dipendenza per quanto riguarda l'importanza che Luca attribuisce a questo CTT)I..tEpov (vedi sotto, comm. a 4,2 1 ).

Le.

23 1

2,II.I2.IJ S.

il mondo escatologico di Dio. Ciò che il kerygma protoaposto­ lico aveva visto realizzarsi con l'apparizione pubblica di Gesù all'inizio della sua predicazione (cfr. comm . a 4,2 1 ) , viene ora retrodatato all'evento della sua nascita, sul quale si riflette ne­ gli stessi termini : già tale evento costituisce fondamentalmen­ te l'inizio della svolta definitiva dei tempi e del mondo, la «vi­ sita>> graziosa mediante «l'astro sorgente dall'alto>> ( I ,7 8 ) , in cui la «visita» di Dio stesso ( 1 ,6 8 ) si fa accadimento concreto. 1 2.

Il segno singolare - il I:w'ti)p, il Xpr.a""tòç. Kvpr.oc; giacente in una mangiatoia 122 - esprime un contrasto fortissimo, un pa­ radosso, sopportabile soltanto perché si parla non della ve­ nuta potente del Salvatore-Messia per l'ultima grande azione di salvezza, ina della sua nascita , messa in risalto mediante questa peculiarità significativa e simbolica 1223 • Presumibilmen­ te, con ciò s'intende alludere anche alla successiva vita povera ed errabonda del «Figlio dell'Uomo» sulla terra (cfr. 9 , 5 8 ) 123 • ( Un'allusione anticipatrice si avrà anche in 2 ,34 s. ). 13

s. Di nuovo ali 'improvviso, come si conviene ad apparizio­ ni celesti 124, appare ora tutto l'esercito angelico 125 in una luce abbagliante. Il grido degli angeli al v. 1 4 1 accompagna come 122. In S* D

pc

manca xtd. XE4J,tvov.

122a. Vedi sopra, pp. 219 s.

123. Certo non dev'essere dato soltanto un segno di riconoscimento, ma anche, in qualche modo, un segno «rivelatorio», anche se la concezione veterotestamentario­ profetica del segno non si conserva più nel tardo giudaismo. Cfr. S. Hofbeck, Se­

meion. Der Begriff des «Zeichens» im ]ohannesevangelium unter Berucksichtigung seiner Vorgeschichte, Miinsterschwarzach 1966, specialm. 36-.56 (contro Giblin, op. cit. i). Tuttavia non si dovrebbe trovare nel testo un riferimento a Is. 1 ,2 s. (cosl Meyer, op. cit. 46 s . ; Giblin , ibid. 99). Anche Ier. 14,8 LXX e Sap. 74 (così Giblin, ibid. 99) difficilmente possono essere chiamati in questione qui. 124. Poiché ovpcivt.o� nel N.T., oltre a circa 7 volte in Mt. (nell'espressione 1ta.-ri}p ' oùpcivr.oç), ricorre solo qui e in Act. 26,19, sorge il sospetto che Luca abbia mu­

tato un "KÀ.i]ito� C1'tpa:néi� -tov oùpavov della sua fonte, la quale quindi avrebbe scritto come i LXX di 2 Chron. 33,3 ...5 ; J Reg. 22,1 9 ; Ier. 8,2; 19,1 3; Soph. 1,_5. Il testo di Luca qtJindi non testimonia una utilizzazione dell'A.T. ebraico; contro P. Winter: NTSt I ( 19..54/ ..5..5) 1 17 s.

12.5. Originariamente «l'esercito delle stelle» (ler. 7,18; 19,13 LXX ; Act. 7.42), quindi , in 3 Reg. 22 ,19 (Neem. 9,6? ) e negli apocrifi, le schiere angeliche celesti.

J. Cfr. Ja bibl. (più antica} in G. Schrenk in ThWb

n

( 193..5) 740, e in Laurentin,

232

Le. �IJ S.

acclamazione messianica la venuta del Messia (cfr. Hebr. 1 ,6). Come mostra con particolare chiarezza il secondo membro, qui non si ha propriamente una dossologia, ma una proclama­ zione, in tono di esaltazione innica. Solo indirettamente essa è anche un canto di lode a Dio 126 • Ciò che si manifesta - per­ ché rivelato - sulla terra non è l 'eterna ed immutabile liturgia celeste, ma il «nuovo canto» escatologico (cfr. Apoc. 5 ,9 ; 1 4 , 3 ) . I l suo contenuto è l'irruzione del compimento, descritta �otto due aspetti : nelle sublimità la o6ç� di Dio , sulla terra l'Etpi)'VT) 127 • Si tratta di un'espressione di confessione e di lode, non di un desiderio, e va integrata con un Èa"t�v , non con un ECT"tW o un EL1} 128 • L'acclamazione è bipartita, e i tre membri della prima parte corrispon­ dono ai tre della seconda, in parallelismo sintetico. La lezione Evoo­ x!a. 129 suddividerebbe la seconda riga, così che ne deriverebbero tre sti­ chi, specialmente se si dovesse aggiungere un xa.i. all'ultimo membro 130• Ma dopo quanto è stato trovato nei rotoli del Mar Morto 131 non si può Luc I-II (op. cit.•) 191-223 {su 30 lavori specifici ), inoltre in Metzger, Christ and the Gospels, nrr. 5446-69 ; ad es. B.G. Aicher, Zum Gloria (Lk 2J14) : BZ 5 { 1907 ) .381-39 1 ; ]. Sickenberger, Zu Lk 2,14: BZ .5 ( 1907) 402 s.; A. v. Harnack, Ober den Spruch: Ehre sei Gott in der Hohe und das Wort EÙoox,a: AABerlin 49, Berlin 1 9 1 .5, 8.54-8.57; Joach . Jeremias, "AvDpw7tot. EÙSox�ac; : ZNW 28 { 1 929) 13-20 ; }. Wobbe, Das Gloria: BZ 22 ( 1934 ) 1 1 8- 1,52 ; 23 ( 193.5/36) 224-24.5 ·358-364. Tutti gli altri lavori sono superati dalle nuove scoperte ; dr. sotto, alla n. 143 e alla n. 146. Cfr. inoltre specialm. H. Kusch, Friede den Menschen - sprachgeschichtlich betrachtet : OrChr 49 { 1961 ) 109-1 14; J.W. Doeve, De «ere Gods» in de enge­ lenzang (Le. 2,14) : Homiletica et Biblica 20 ( 196 1 ) 177-183 ; o� Flusser, Sanctus und Gloria, in Abraham unser Vater (Festschr. fiir O. Miche!), Leiden/Koln 1963 , 1 29-1.52 ; ]. Riedl, «Ehre sei Gott in der Hohe». Meditation iiber Lukas 2, 14 : BuK 21 ( 1966) 1 1 9-122. 126. Quindi la proclamazione innica non costituisce il contenuto vero e proprio della lode divina da parte degli rztvovv-twv 't'ÒV DE6v. 127. In 1 9,38 Luca cambia il grido del popolo di Mc. I I ,I O all'ingresso messianico di Gesù in Gerusalemme rifacendosi al canto degli angeli : Èv oùp«� Etpi]V1} x«t S6;« ev v�!a'-tot.ç. Erdmann, op. cit.• 45 .52, con uno strano capovolgimento, ri­ tiene più originario Le. 19,38 che non 2,14. 128. Le opinioni dei vari autori sono esposte in Sahlin, op. cit.• 224 s. 129. Leggono EÙSoxL« K 9 pl Ta* sy arm gg bo Qtpt Eus ; presentano EÙooxi«c; S* A B* W D 28 lr lat sa . 130. Cosl Ta* sysp sa bo. 131 . Vedi sotto, n. 143 . Cosl cade definitivamente anche l'idea di Harnack, op. cit.• {dr. i pro e i contro in Sahlin, op. cit.• 224), secondo il quale EuSoxL«c; di­ pende da Etpi}'VT).

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più dubitare 132 della originarietà della struttura in due parti, con le cor­ ri spondenze o6;a - EÌp'i)'VT), É'V V��O''tOtc; - È1tt yi)c;, i)Et;) - fv av�pW1tOt.c;. L'tv 133 che precede «ivi)pw1totc; può aver causato il nominativo . Il fatto che in questo modo si eviti un apparente p ar ti colarismo della volontà salvifìca di Dio ha poi provocato l'ampia diffusione di questa lezione 134•

La o6ça di Dio - non solo lo splendore divino che fa parte della sua stessa natura (cfr. ad es . Is. 6 ,3 ), ma anche la sia tanto at­ tuale quanto è attuale la o6ça nell'alto dei cieli e la gioia che già ora viene donata ai pastori (v. r o ). Cosl si comprende perché la salvezza qui non può essere !

132. Flusser, op. cit. 1 ha sostenuto che «il Gloria . . . è per cosi dire un targum fra­ tello del triplice 'Santo' di ls. 6,3 e in quanto tale strettamente imparentato col

.targum che ci è stato conservato», il quale per questo dovrebbe essere stato struttu­ rato in tre momenti. Ma tutto questo non sembra probabile, tanto più che anche in quel targum ( «Santo nelle altezze dei cieli, i luoghi della sua I-kin4, santo sulla terra, opera della sua potenza» ) il terzo membro è costituito semplicemente da una dossologia formalisticamente assimilata al resto : «santo nell'eternitA delle eternità». I33· lv (om. 372 pl lat sr·P Ir Ephr Aug) è lectio di/ficilior. ·I34· Flusser, op. cit. 1 130 s . è proprio di parer contrario. Secondo Sickenberger, op. cit.1 402 s . il nominativo presso i Greci, dal Crisostomo in poi, si diffuse cosi tanto, perché in questa forma la Costituzione Apostolica conservava in 7 41 ,I la lode co­ me preghiera del mattino e in 8,13,13 come preghiera della comunione. I 3' · Cfr. Flusser, op. cit.1 149. 1 36. Cfr. Rengstorf, op. cit.1 1.5-29. I3·7 · Cfr. inoltre Act. 10,36. 1 38. Cfr. anche ls. 1 1 ,6; Mich. , ,4.

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promessa a « tutto il popolo» (v. I o) : 1t� ò Àaoc; (v. I o) rice­ ve qui la sua correzione escatologica e il suo ampliamento: la salvezza viene partecipata agli eletti, É'V &.vDpw1toLc; EvOoxLa.c;, che non possono essere ancora identificati semplicemente col Àa.oc; del v. I o (cfr. 1 , 1 ;-; 3 ) 139 • Bisogna pensare qui alla co­ munità escatologica 140, al popolo purificato dall'elezione gra.. ziosa di Dio. La Vulgata traduce pedissequamente bonae voluntatis, e probabilmente riferisce EÙOoxla. alla buona volontà degli uomini. Il dibattito secola­ re 141 può ora venir sepolto 142, dopo che i testi di Qumran hanno final­ mente apportato la prova necessaria (con suffisso : bene ,.S�ono) 143 • Ah­ biamo sufficienti esempi che dimostrano come il traduttore greco spes­ so non traduca il suffisso 144• L'uso linguistico lucano 145 rende poi pro­ babile che l'Eoooxla. indichi qui la benevolenza che si fonda sulla libera elezione graziosa di Dio, non il suo riconoscente compiacimento 146•

Ciò che Dio aveva donato alla chiesa apostolica - in base a un carisma speciale (I Cor. 1 4,6 .2 6 ) - come rivelazione ver.. 139. Nella preghiera delle 18 Benedizioni ( 17• benedizione nella ree. bab.) la divina uSoxla. (raFon) è riferita al popolo d , lsraele. 140. Anche i sacerdoti di Qurnran si ritenevano vl.oL eu8ox�c;; vedi sotto, n. 143 . 141 . Cfr. l'ampia discussione in J. Wobbe in BZ 22 ( 1934) 1!8-152.224-245· 142. Cfr. anche E. Vogt : Bib 34 ( 1953 ) 429 : designantur primario ii quos voluntas Dei elegit. 143 . Cfr. le due testimonianze dalle h6dajot (r QH 4,32 s.; 1 1 ,3-14) in CH. Hun­ zinger, Neues Licht auf Le 2,14 iivDpw'Jtot. EÒ8ox��: ZNW 44 ( 1952/ 53) 85-90 ; Id., Ein weiterer Beleg zu Le 2,14 iivDpW1tor. Ev8ox�: ZNW 49 ( 1958) 129 s . . Fitz­ myer, Peace upon Earth among Men of His Good Will: ThSt 19 ( 1958 ) 225 ss. da un apocrifo aramaico della grotta 4 aggiunse: 'nwi #wt[h] . Altre testimonianze aramaiche in R. Deichgraber, iivDpw1tot. EÒ8ox� : ZNW 51 (1960 ) 132; cfr. anche R. Robert, Sabra tiiba im syrischen Tatian Luc. 2,14 : Bib 42 ( 1961 ) 90 s. Cfr. anche la sintesi di P. Vattioni, Pax hominibus bonae voluntatis: RibBib 7 ( 1959 ) 369 s., che per frasi analoghe provenienti da Ugarit rimanda a A. Goetze, Peace on Earth: BASOR 93 ( 1949 ) 17-20 e a U. Cassuto, An Appeal for Peace in the Ugarith Tablet VAB: BIES 12 ( 1 945/46) 40-43. 144. Cfr. Sahlin, op. cit.• 225 n. 4· 145. Cfr. 10,2 1 ed EÒooxEi:v in 12 ,32 ; 3,22. 146. Cfr. Vogt, op. cit. (vedi n. 142 ) 428 : voluntas Dei eligens et praedestinans potius quam complacentia divina. Per altre testimpnianze a favore di questa inter­ pretazione provenienti da Qumran dr. Hunzinger : ZNW 49 (1958) 1 30 n. 4; ma Braun, Qumran I, 831 fa giustamente notare che dalle concezioni predestinazio­ �:

nistiche di Qumran non è lecito trarre alcuna conseguenza di rilievo per la teolo­ gia lucana.

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baie e chiarificazione graziosa dell'evento Cristo, per manife­ stare e rivelare il mistero del Figlio e renderlo comprensibile ai credenti, appare qui come sintetizzato e colto nella luce e nella proclamazione angelica di cui i pastori sono destinatari. Qui la rivelazione di Cristo riceve un'espressione verbale par­ ticolarmente chiara; è qui che la «preistoria» di Le. 1-2 ha il suo vertice. Chi si lascia interpellare nella fede dalle parole an­ geliche, sperimenta in maniera eminente la rivelazione di Dio e in essa la sua fede acquista luminosità. La rivelazione ai pastori viene descritta nello stile apocalittico del tem­ po 147 come un evento esteriore; ma è necessario tenere ben presente la forma letteraria del racconto. Ci si imbatte in difficoltà, se si tenta di rendere comprensibile storicamente quanto viene narrato 148 : i pastori, dopo aver riferito a vari testimoni quanto era loro accaduto (v. r 8 ), in seguito, nonostante la loro esaltazione e lode (v. 20) , tornati a casa e a Betlemme, devono aver accuratamente taciuto ( alla maniera di apo­ calittici tardogiudaici nei giorni di violento dominio politico? ), anche se il messaggio, di massima attualità in quel periodo di intensa attesa messianica, alla fine era destinato a e intesa come personificazione simbo­ lica d'Israele; essa soffrirebbe personalmente nel proprio cuore il destino d'IsraeE; dr. anche Laurentin, Luc 1�11, 89 s. (e i precedenti autori ivi menzionati ); dr. inoltre sotto, n. 23 1 . Tuttavia l'interpretazione data sopra dovrebbe restare più 2robabile. Contro l'interpretazione (sistematica) di Maria come «Figlia di Sion» vedi inoltre sopra, pp. 1 34 s. 136 n. 36 e p. 154 n. 1 20. 228. B 'l' L W 579 lat sy' omettono St. Ma XCll St è lucano, dr . AB III 65 s. In mt St non si esprime il contrasto come nel semplice St (dr. Bauer, Wb. 341 ); quindi significa non «ma», bensl «e anche».

2,6

Le. 2,Jjfl.J6 s.

stino del bimbo. Il suo dolore quindi non sarà una sofferenza causata dal rifi�to .del Messia da parte . d'Israele, ma un soffri­ re personale: la partecipazione alla sofferenza per la resisten­ za opposta al figlio ; sarà un dolore di madre ; e non semplice­ mente di una madre qualsiasi, alla quale preme il destino del proprio figlio, ma precisamente della madre del Messia, çhe viene coinvolta nell'evento drammatico 229 • Nel pensiero dell'evangelista, che ha davanti agli occhi la fine del Cristo, da questo dolore non si può certo escludere la morte di Gesù; ma la profezia non può essere limitata a que­ sta fine 23� . Maria qui non soffre precipuamente quale mater dolorosa sotto la croce (cfr. Io. 1 9 ,2 5 ) ; il suo dolore è. visto in dimensioni molto più vaste . Luca collega strettamente l'i­ dea di Maria con quella della comunità di Gesù (cfr. Act. r , 1 4 231 ). Per la comunità dei credenti, per la quale Gesù è di­ ventato à'Vci.CT"ta.CT�c; , la resistenza contro il Messia è causa di un dolore profondo, al quale la madre di Gesù prenderà parte in modo del tutto partiçolare . Ogni rifiuto sofferto dal Messia ad opera di Israele - anche quello postpasquale - trafiggerà il cuore di sua madre.

3 6 s. Sembra che nella locale tradizione gerosolimitana si fos­ sero conservati in qualche modo dei ricordi riguardanti la ve­ gliarda vedova Anna, come fanno ritenere i dati precisi 232 : 229. Un significato soteriologico della sofferenza di Maria non è espresso nel testo (contro de Groot, op. cit.P 1 13 ), tanto più che non può essere esegeticamente. dimo­ strato che Luca intenda volutamente rifarsi .a Gen. 3,15 (contro de Groot, ibid. l lj-129).

Contro de Groot, ibid. , passim e molti altri commen'tatori; giustamente inten­ de Benoit, op. cit.P 256-259 . 23 1 . A. Feuillet, op. cit.P 254-263, sostiene che Luca - echeggiando nei termini Ez. 14,17 - vuole riprendere Zach. 12,8-14 e mostrare il dolore della «Figlia di Sion», cioè della comunità messianica, che «guarda a colui che hanno trafitto» e che «re­ citerà la lamentazione funebre», «come si fa il lutto per un figlio unico» (Zacb. 12,10); ma l'ipotesi sarebbe valida solo se fosse possibile mettere insieme Le. 21 35a e Io. 19,25 . Un riferimento intenzionale a Zach. 12,8-14 sarebbe senz'altro emerso più chiaramente. 232 . Non emerge dal testo una possibile interpretazione simbolica dd nome, la quale del resto può essere ricercata per tutti i nomi ebraici che qui ricorrono, cfr. 230.

Le. 2,J6 s.

era un personaggio noto a tutti i visitatori del tempio, stupiti del suo quotidiano digiuno e delle sue visite al luogo santo 233 • Ma non si deve pensare ad una sorta di vita claustrale �lla cer­ chia del tempio, dove questa donna svolgesse determin'ati ser­ vizi 234• Con accento di lode si mette in risalto che, nonostante la precoce vedovanza dopo solo sette anni di matrimonio, non ·si rimari tò 235, ma restò vedova per ben 84 anni 236, sicché do­ veva avere all'incirca I04- 1 05 anni 237 • Volutamente è presen­ tata come modello delle vedove cristiane 238 • Essendo dotata di Spirito, come anche Simeone {cfr. v. 2 5 ), 1\nna è «profetessa» già prima di quell'incontro; ma non si può dire se tale si sia manifestata pubblicamente . Profetessa essa è proP.riamente nell'ora in cui il gruppo è raccolto attorno al bimbo riconosciuto come il Messia, dal quale ci s'attendeva la À.u'tpwo-t.c; di Gerusalemme (dr. Is. 5 2 ,9) , vale a dire d'I� sraele (cfr. 1 ,68 ; 2 ,2 5 239 ) . Non vengono riportate direttamen­ te le sue parole profetiche 240 , poiché non c'è più nulla da ag1Jann4 = «la dotata di grazia>>; p11ni2'e( = cvolto di Dio» ; 'iisér = «felicità, salvezza ». 233 . Essa non deve essere condotta dallo Spirito nel tempio come Simeone ; dr. WX'tCL xaì i)tJ.Épav in Act. 26,]; I Tim. 5 ,5; ot.à. 1tCX'\nÒc; E'V 't(!> LE� ( Le. 24,53) è un'esagerazione. 234. Non si può pensare, per il tempo di Gesù, alle inservienti di Ex. _3 8,8; I Sam. 2,22 (dr. Volz, Eschatologie 42, n. 1 ) . Secondo Ex. 38,8 LXX queste donne sono digiunanti; secondo Targ. Onkelos a Ex. 38,8 e Targum a I Sam. 2,22 par. Targum ]erus. 1 a Ex. 38,8, oranti ; cfr. Billerbeck �. 141 . Ma lA si pensa a donne sol­ tanto occasionalmente digiunanti e oranti. 235. Un ideale protocristiano: dr. I Cor. 7,7 s.; I Tim. 5,5 .9; cfr. già Iudith 8,4 ss.; 16,22 ss. 236. xa.L au-t'Ì} XTJPCL �� (� om D a b c e fP i q sy') è contrapposto a JU-tà. à.vop6c;, e quindi: «e da sola, come vedova•. Evidentemente l'indicazione dell'età ha un suo significato: la notizia non deve sorprendere, in riferimento all'età di Giuditta (cfr. la nota seguente); dr. an�e Zahn ; Sclùatter. 237. Cf�. analogamente Iudith ( 16,23) che dev'essere stata vecchia di 105 anni e anch'essa era rimasta vedova ( 16,22). 238. Secondo il Grundmann la descrizione di Anna come vedova ideale nei vv. 36b.37 potrebbe essere un'aggiunta al materiale narrativo prelucano. 239. Cfr. Le. 23,5 1 : 1tPOCTEoÉXE'to -t'Ì}v �cxut.lE,av 'tov -hou. 240. Sahlin, op. cit.• 285 ss. attribuisce il Benedictus ( r,68-79) ad Anna ; dr. anche Leaney, op. cit.• 16r, che simpatizza con quest'idea; Erdmann , op. cit.• 38 s. ri­ tiene che 2,36-38 faccia parte della storia del Battista.

258

Le. 2122·J&.J9

giungere a quanto ha già detto Simeone. Ma nemmeno la pro­ fezia di Anna è resa pubblica ; diversamente dalle parole dei pastori ( 2 ,2 0 ) , essa è limitata alla cerchia di coloro che - come lei e Simeone - attendono per un futuro immediato la salvezza messianica . Si tratta di una conoscenza misteriosa, proiettata verso il futuro ed espressa in vista di esso, che vuole essere letta in situazione postpasquale come conferma pneumatica della fede. Lo Spirito riconosce chi è Gesù e spinge a confes­ sare Cristo e ad annunciarlo. I . Su 2 ,22-24 vedi sopra, pp. 244 s . 2 . I l racconto di 2 , (2 2 ss. )25-3 8 fu , i n origine, tramandato isolata­ mente 241 ? È ben difficile che costituisse un'unità originaria con 2,8-20

( 2 I ) , già perché in questo caso il > - viene chiarita nella sua vera natura. Questo «devo» distacca Gesù dai genitori - proprio dai genitori - e lo costringe ad un 'appartenenza e vicinanza esclusiva al «Padre suo>> . Il rèsto della tradizione evangelica continuerà a mettere in luce questo atteggiamento d'ascolto di Gesù nei confronti del Padre mediante una analoga forma di separazione dalla madre n6 • A tali esigenze di Gesù n7 è in­ formato il racconto . L'intensità e interiorità di questo atteggiamento d'ascolto di Gesù è caratterizzata dal rapporto di Gesù , in quanto Fi­ glio, col Padre. Alla luce di ciò che è stato detto, questo rap­ porto è presentato anzitutto come personale e religioso, non prioritariamente come un rapporto hfficiale-messianico . Qui Gesù è Figlio 278 non in quanto occupante messianico del tro­ no di David (come in I ,3 2) ; né qui si ha una diretta definizio­ ne della sua origine (come in 1 ,3 5 ) . Nel nostro passo Gesù non riceve direttamente l'attributo di 'Figlio'. Eppure, viene messa chiaramente in risalto la peculiarità del suo rapporto di figliolanza col Padre, in quanto viene così enfaticamente di­ staccato dai suoi «genitori» m e cosl accentuatamente egli par­ la di Dio come del Padre «suo» . Anche se può non essere in­ solito il fatto che al tempo di Gesù un pio chiamasse Dio con l 'appellativo di «padre mio» 280, è del tutto chiaro che questo racconto programmatico (che mostra l 'intenzione di mettere in risai t6 ciò che è peculiare ed essenziale in Gesù già in un 275· Or. van Iersel, op. cit. 168 s. 276. ar. Mc. 3,J I-35 ; Le. 1 1 ,27 s. ; Io. 2,4 (cfr. 7·3-10). 277. Cfr. Le. 9,59 s. 61 s.; 14,26 ; Mc. 10,29 . 278 . Contro Hirsch, Friihgeschichte II, 172. 279. Analogamente in frammenti targumici a Ex. 1 5 ,2, dove bambini, prendendo le distanze enfaticamente dai genitori, di Dio dicono : dék hu' 'abunak; cfr. Win­ ter, Le. 49 (op. cit.r) 145-179. È possibile che le tradizioni di questo midrash risal­ gano al tempo di Gesù.

280. Cosl Sap. 2,16; Sir. 23,1 ; 5 1 , 1 (in ebraico, e originariamente forse anche nel testo greco, secondo Winter, ibid. 174); cfr. indirettamente anche Ps. 7 1 ,15 s . ; Sap. 2,18; Sir. 4,10. Winter, ibid. mostra in maniera convincente che questo modo per­ sonale di - rivolgersi a Dio come al «proprio padre» venne eliminato in testi più

·tardivi.

evento della sua giovinezza) dice di Gesù più eli quanto possa valere per qualsiasi uomo pio 281 • Il modo particolare in cui Gesù ha parlato del Padre contenesse anche Le. r -2 327 , ma non ci sono prove di tale scritto. Non è possibile che la preistoria ab­ bia fatto parte della fonte dei detti, poiché Mt. non la conosce (vedi sotto ra) ; ed è difficile dimostrare che Le. 1 -2 sia coesistito con una qualche parte del materiale speciale di Le. 328• 3 · Qual era l'ampiezza dei racconti in origine traman dati isolatamen­ te 329 nelle pericopi della preistoria lucana ? a) Sopra abbiamo riconosciuto in 1 ,5-2 5 . '7-67 ( 68-7 5 ) . 76-79 (So) 321 . La cristologia di 1,17.26-3 8, specialm. nei vv. 35( ? ).43( ?); 2,II .I4( ?).4I-51 è cosi antica che in molti di questi passi si può dubitare persino di un'influenza giudeoellenistica. Ma cfr . le incongruenze in 2 �22 ss. e il possibile influsso di usanze greche in 1 ,59; 2,21 . Anche alcune chiarificazioni geografiche potrebbero essere attribuite, con Gachter, op. cit.• 30-36, alla redazione prelucana; cfr. specialmente 1 ,)'.26 s. 39·6.5 ; 2,39· 322 . Contro la tesi di Burrows, op. cit.a 39-54, secondo cui Le. 1-2 sarebbe un'opera giovanile di Io. , cfr. Laurentin, Luc I-11, r8 Ih I . 323. Cosl i più; cfr. Bultmann, Die Geschichte 32 1 ; Schmid 8 .5 ; P. Winter: NT I ( 1956 ) 184 ss. ; B.F. Meyer: CBQ 26 ( 1 964) 35; diversamente Kiimmel, Einl. 83 s. 324. Vedi sopra, p. 170. Luca poteva accettare la funzione di Giovanni orientata esclusivamente ad Israele (cfr. anche solo 1,16 s. 77.80), poiché secondo lui il Bat� tista faceva ancora parte del tempo della promessa ; cfr. Oliver, op. cit.• 216-2 19. 3 25. Vedi ad l.

326. È meglio rinunciare a scindere in modo netto la redazione del redattore pre­ lucano da quella di Luca stesso, "'poiché tali tentativi - cfr. Hirsch, Fruhgescbichte II, 176-192 - restano necessariamente ipotetici. 3 27. Feine, Oberlieferung 1 26 ritiene che facesse parte delle fonti scritte prelucane. Contro, a ragione, Spitta, Grundschri/t I ss .; Rehkopf, Sonderquelle 89 s.; Sahlin, op. cit.• ritiene che ci sia uno strato protolucano che va da 1 ,5 fino ad Act. I , I ) , nd quale 1 ,5-3,7a dovrebbe essere stato composto originariamente i n ebraico, i l resto i n aramaico. 328. Secondo Hirsch, Fruhgeschichte n, 192 ss., mancava ancora in Lu 1 ( = forma ampliata di Q); mentre il secondo scritto evangelico da lui postulato (Lu II, costi­ tuito essenzialmente dal Proto-Mc. + parte specifica di Le. ) l'avrebbe già riportata . .329. Sahlin, op. cit.• 3 14-324 sostiene (in ogni caso per il Proto-Lc. ) l'unitarietà.

Le. I1J-21j2

una narrazione sul Battista antica, già omogenea, nella quale venne in­ serito come parallelo 1 ,26-38 , e quindi, in funzione di collegamento, I , 39-.5 6 . Questa narrazione su Giovanni driginariamente non ha in vista le pericopi su Gesù di 2 ,1 -20 (2 1 ). 22-3 8 ( 3 9 s. ). 4 1-5 1 ( 5 2 ) . L'origine più probabile ci se mbra vada collocata prima del 70 in cerchie giudeocri­ stiane della Palestina 330• b) Invece i racconti su Gesù ( 1 ,2.6-3 8 .3 9-5 6 ; 2 , I-20 ( 2 1 ); 2,22-38 (39 s . ) e anche 2,41-5 1 ( 52) sembrano non aver costituito in origine al­ cuna unità . Ma occorre porre la questione per ciascun racconto distinta­ mente. Abbiamo visto che per 1 ,26-38 e I ,39-56 - nella loro forma at­ tuale - è improbabile una tradizione isolata, poiché la pericope è trop­ po marcatamente composta sullo stampo di I ,j-25 · .5 7-80, anche se pure in questo caso bisogna fare i conti con una forma anteriore non più ricos truibile 331 • Si può dire che le storie del1a nascita ( 2 ,1-20 ) e della presentazione al tempio ( 2 ,22-39 ) fossero in origine raccontate indi­ pendentemente l'una dall'altra? Ci sarebbe la pos sibilità, per qu anto riguarda il materiale di base di 2 , 1 -7 e per 2,22-39, di ipotizzare una conne ssione storicotradizionale, non importa in quale forma 332, da cui andrebbero esclusi 2,4 1 -5 2 e anche 1 ,26-38 .39-56 333 • Poiché le storie del Bat ti st a non contengono alcun riferimento alle storie di Gesù, mentre Le. I ,26-5 6 gua rda retrospettivamente ad esse, bisognerà ritenere che le storie del Battista siano più antiche della peri­ cape dell'annunciazione 334• Invece per quanto riguarda l'antichità delle storie di Gesù di 2 , 1 -20.22-39 e 2 ,4 1 -5 1 rispetto alle storie del Battista non si può esprimere alcun giudizio certo, anche se pure queste devono aver avuto origine in cerchie di giudeocristiani palestinesi 335 ; in 2,1-20 e 2,22-3 9 la fonte originaria pales ti nese traspare ancor più chiaramente che in 2,41-5 1 336• Per la prima pa rte del Benedictus ( 1 ,68-75 ) s'è detto sopra 337 che è lecito ipotizzare una tradizione originariamente isolata e un 'o rigine in cerchie giudeocris ti ane, mentre abbiamo creduto di dover dubitare che ciò sia ammissibile per il Magnificai 338• È difficile dire se sia stato un redattore ellenistico in ambito lingui­ stico greco a legare insieme i racconti di Gesù con quelli del Battista e questi tra di loro, o se essi siano arrivati a lui, già legati tra loro; da un 330. V. sopra, pp. 208 s. 332 . V. sopra, p. 258 . 331 . V. sopra, pp. 155 s. 333· Leaney, op. cit.• crede invece di poter distinguere una fonte 1 ( 1 ,5-45·56·57· 66.8o ; 2,21; forse anche 1 ,46-55), interessata alla concezione verginale eli Gesù, da una fonte II (2,1-20 ; forse 1 ,46-55 ; 2,22-38; 1 ,68-79 come cantico di Anna; 2 ,39-40.41-52 [ ? ] ), interessata alla messianità eli Gesù. 334· Vedi sopra, p. 156 e p. 170. 335 · Vedi sopra, pp. 239 s. 258 .27 1 s. 336. Vedi sopra, pp. 261 s. 337· Vedi sopra, pp. 198 ss. 338. Vedi sopra, pp. r82 ss.; Gunkel, op. cit.' 52 ha voluto attribuire, a torto, ambe­ due i canti a un medesimo autore giudeo; Harnack, Magnificai (op. cit.•) passim, ambedue a Luca.

ambiente palestinese e in forma semitica. La seconda ipotesi potrebbe essere quella giusta, poiché il brano di connessione di I ,26- J 8·3 9·,6 ,. cosl come i raccordi redazionali di 2 ,2 I .3 9 ·40.52, portano a concludere per una origine in cerchie di giudeocristiani palestinesi m. Si potrebbe pensare che 2,r-2o ( nel suo materiale di base, vedi sopra). 22-38 sia sta­ to unito a r ,5-25 ·57-79 prima di r ,26-5 6 340• La storia della tradizione di Le. 1 2 - nonostante le più acute indagini - continua a brancolare nel buio di ipotesi contraddittorie. 4· Resta da chiedersi quale sia la provenienza delle .-narrazioni origi­ nariamente isolate di Le. r-2 . a) Ancora una volta si pone il problema della lingua semitizzante del­ Ia preistoria. Il greco biblicistico constatato sopra è, almeno in parte,. conseguenza di una traduzione dall'aramaico o dall'ebraico? Gli indub­ bi septuagintismi (vedi sopra) non necessariamente escludono ebrai­ smi ed aramaismi originari 341 • Poiché le perìcopi di Le. r-2 hanno cia­ scuna una loro preistoria, la domanda non potrà avere una risposta ge­ nerale 342• Lingua ( oscurità, errori di traduzione) 343 e stile, allusioni eti­ mologiche 344 , il metro 345 e il ritmo, la «prosa» poetica del tes to 346, ri­ mandano forse qua e là ad un originale semitico, anche se simili osser-­ vazioni raramente risultano inconfutabili . Ma più importante dei sin­ goli indizi resta il carattere generale, che non può essere spiegato come imitazione biblicistica. Sono importanti anche determinate espressioni e citazioni più vicine all'originale testo ebraico che non ai nostri LXX 347; ma occorre anche dire che noi non conosciamo a sufficienza il testo greco· 339· Vedi sopra, pp. 155 ss. 170 e anche nn. 172 e 289 . 340. Vedi sopra, p. 258. 341 . Cfr. la bibl. in Laurentin, Luc 1-11, 12 s.; Wilcox, Tbe Semitisms, spe-· cialm. 4 ss. 342. 1 ,26-39 (vedi sopra, pp. 157 s.) e 2A4·52 (vedi sopra, pp. 271 s.): si può pen-· sa.re in questi casi in modo particolare a giudeocristiani ellenisti (di Palestina.? ). 343· Cfr. anche Hillmann, op. cit.• 193 ss.; Torrey, The Translation, passim; Sah­ lin, op. cit.•, passim; Schla.tter, passim ; dr. la documentazione raccolta da Lau­ rentin: Bib 37 ( 1956) 454 ss.; cfr. ad es. le considerazioni su 1,24.64.66 ; 2,14. 344· Cfr. Laurentin: Bib 37 ( 1 956 ) 441-449 ; 38 ( 1957) 1- 18 (sintesi a pp. 12 s.) .. 345· Cfr. Aytoun, op. cit.• e Sahlin, op. cit.•, passim. 346 . Cosi Gachter, op. cit. • 1 7 ss. 347· P. Winter: NTSt I ( 1955/56) I I I·I2I ; Id.: StTh 12 ( 1958 ) 107 cercò di mo-· strare che le citazioni o i riferimenti all'Antico Testamento in Le. 1 ,7.17·37·5 1 ; 2., 8.34.52 - meno sicuramente per Le. 1,13.35 ; 2,13 - sono più vicini al testo ebraico· che ai LXX ; cfr. tuttavia il parer contrario di Turner, op. cit.• xoo-109; Benoit, op. cit.• 173-176. P. Winter: HarvThR 48 ( 1955) 2 13-2 16 e ZNW 46 ( 1955 ) 261 ss .. ritiene che l'S'te. recitativo in Le. 1 ,25.61 ; 2,23 possa rendere il ki ebraico; ma poi (ZNW 47 [ 1956 ] 228 s.) ammette che si possa trattare anche di uno stile bibli­ dstico; contro Winter cfr. Turner, ibid. 1oo-1o9.

della Bibbia di Luca 348• E anche se l 'ipotesi più probabile è quella di una fonte semitica, a quale lingua si dovrà pensare in questo caso? Sono sempre meno coloro che sostengono una composizione in aramaico 349 • Osservazioni su altri scritti ebraici del tempo -l50 fanno pensare oggi piuttosto all'ebraico 351 • b) Ambedue le storie della nascita (Le. 2, r-2o e · 2 ,22-39) e chiara­ mente anche 2 ,4 1-.5 r e I ,26-.56 352 tradiscono un ambiente palestinese 353 analogo a quello delle storie del Battista 354, per cui già da ciò si potreb­ be concludere per una medesima corrente di tradizione. Punti di con­ vergenza sono anche la conoscenza e la predilezione di situazioni cul­ tuali giudaiche 355, e, d'altro canto, lo stesso atteggiamento giudeocri­ stiano di fede 356 e soprattutto la cristologia 357 ( la quale qua e là può aver subito ritocchi ellenistico-giudeocristiani) 358• L'attesa soteriolo­ gica supera solo con cautela ( 1 ,79 ; 2 ,1 4 .30 ss .) l'orizzonte del («vero») �

348. Cfr. gli autori citati in Wilson, op. cit. • 245 ; Holtz� Untersuchungen. 349· Cosl B. Weiss, Die Quellen 195 ; O. Bardenhewer, Mariae Verkundigung, Freiburg 1905, 28.32; Zimmermann, op. cit.a 268-273 ; Dibelius, op. cit.• 8; Hirsch, Priihgeschichte II, 176; B. Schwank: Oberrhein. Pastoralblatt 57 ( 1 956) 317-323 ; K.H. Schelkle, in Hdb. Theol. Grundbegriffe II, 1 1 3 ; Michaelis, Einl. 66.

350 . Cfr. gli scritti di Qumran e l'elenco di scritti ebraici contemporanei in Gach� ·ter, op. cit.• 29. Il confronto di Le. 1 ,1-2 con i testi qumranici da parte di Braun, Q umran I, 77-86 ha dato scarsi risultati . 35 1 . Cosl, oltre agli autori menzionati da Laurentin : Bib 37 ( 1956 ) (Lagarde, Resch, Conrady, Gunkel, Box, Zorell, Aytoun, Torrey, Joiion [almeno in parte ] ,. Burrows, Sahlin, Gachter Winter [per 1 ,.5-240 nella sostanza] ), anche Schmid 85 ; Vielhauer in ZThK 49 ( 1952 ) 255 ss.; Wilson, op. cit.•, passim (almeno per la sto­ ria del Battista) ; Laurentin, Luc 1-11, 1 2 s. 19 s.; dr. Id.: Bib 37 ( 1958) 449-456 ; R .A. Martin, Syntactical Evidence of Aramaic Sources in Acts I-XV: NTSt 1 1 (1964) 38-59, specialm . .52-59. Sulla questione vedi ora anche Wilcox, The Semi­ Jisms (cfr. l'indice). 352. Vedi il commento alle rispettive pericopi. 353 · Cfr. specialm. Machen, op. cit.• 62-74; P. Winter: -JQR 45 ( 1954) 159-167 . 23o-242 . ·354· Cfr. l'alto valore attribuito a una discendenza in 1 ,7.25, il motivo del mira­ caloroso inizio della vita in 1,7 .24 s. 34 s. 36 s., l'incontro dei nascituri in I ,39-44, la teologia del nome in 1 ,I 3 .3I, le angelofanie in 1 ,17 ss. 25 ss.; 2 ,9-14. 355· L'autore conosce le classi sacerdotali giudaiche ( 1 ,5), ritiene significativa anche ( 1 ,'J ), conosce le funzioni sa­ cerdotali ( r ,8 ss.) e le istituzioni del santuario ( 1 ,1 1 ), le prescrizioni da seguire in occasione della presentazione al tempio, anche se inesattamente (2,22 ss . vedi ad l. ), e sa della presenza in esso di dottori e scribi (2AO ; vedi ad l. ).

·la discendenza aronitica della moglie del sacerdqte

356. Sulla pietà legata al tempio e alla legge dr. specialm. 1 ,5.6; 1 ,59; 27-41 s. Sull'escatologia dr. 1 ,16 s.; 1 ..5�-� 5.68�75 ·76-79 ; 2 ,10 s. 25.38.

35 7· Vedi comm. a 1 ,3 2 s. 35; 1 ,68-75 ; 2A.IO s. 29-32.34 s. 358. Vedi sopra, p. 274 .

Le. I15·2152

2 79

Israele 359• «Non c'è dubbio che qui. . . non è ancora avvenu ta un'inte­ riore separazione della cerchia giudeocristiana, da cui provengono que­ ste leggende, dai legami religiosi col giudaismo» �. Tenuto presente il contenuto teologico, occorre pensa re come «ambiente ·d'origine)) a u na comunità in Giudea negli anni sessanta, che nelle sue attese religiose e anche politiche aveva riconosciuto in Gesù il Messia davidico 361• Concludere specificamente per cerchie sacerdotali 362 ( con s ider ato l'am­ pio interesse cultuale) non è del tutto ingiustificato. Si può inoltre pen­ sare, riguardo all 'origine , a cerchie socialmente inferiori (cfr. 1 ,; 3 ; 2, 2 2) 363, forse della zona montana giudaica e quindi di Gerusalemme 361, donde questi racconti sarebbero poi finiti nelle mani di giudeocristiani ellenisti, che li avrebbero tradotti, modifìcandoli lievemente. 359· Cfr. r ,r 6 s. 32 s. 51·55 .68-75 ·76-79; 2, ro s. 32.34 s. 360. Hirsch, Friihgeschichte 11 , 187; cfr. anche già Feine, Uberlieferung 13-33. 361 . Vedi sopra, pp. 207 s. e pp. 276 s. H.L. McNeil, Ths Sit1. im Leben of Luke I, 5-2,20: JBL 65 (1946 ) 123-130; cfr. anche Hirsch, Fruhgeschichte II, 187; P. Win­ ter: NT 1 ( 1 956) 1 85 pensa a cerchie attorno a Giacomo il Giusto. 362 . Cfr. Schmid 85 ; Gachter, op. cit.• 52 s . 363 . Th. Bomann , Die ]esusuberlieferung im Lichte d er neueren Volkskuntk, GOt­ tingen 1967 pensa - del tutto acriticamente - alle donne menzionate in 8,1 ss.; 24, 10 e ritiene che siano esse a raccontare. 364. ar. sopra, p. 165 n. 163 e p. 190 n. 18.

IL CORPO DEL VANGELO

Solo ora, con 3 ' I ' ha propriamente inizio la o�i}yT)CT� di Lu­ ca, che intende appunto rendere attuali i 1tE1tÀT)pocpopT)IJ.É'Va È'J T)I..L�'J '7tpci.y1J.a.'ta. ( I , I s . ) «tramandati» ( mediatamente ) da coloro che furono à:1t' &.pxiic; a.Ù"t'07t"t'a.L. Essa s 'inizia con gran­ de solennità, come si conviene a.. un accadimento così santo e per il quale si dimostra adeguato lo stile biblicistico. Viene ora svolto ciò che nel «preludio » della «preistoria>> (capp. I 2 ) già risuonava come tematica d i fondo . Guardando al tempo di Gesù, Luca sa distinguere in esso l'apxi) dalla Galilea (Le. 2 3 ,5 ; Aet. 1 , 2 1 s . ; 1 0 ,3 7 ; dr. Le. 2 3 ,4 9 . 55 ) e, alla fine, le i}�J,Épa.L �ii c; CÌ'Va.À.T)l.l.�Ewc; ( 9 , 5 I ; dr . ' 1 3 ,32); cfr. , accanto all ap�aiJ.E'VO� e alla oÀ1} i) 'Iouoa.�a., il (gerosolomitano) WOE ( 2 3 ,5 ) . Anche geograficamente Luca se­ para con chiarezza l'evento deli '&.pxi) à1tò �ilç rrzÀLÀa.�ac; (Le. 2 3 ,5 e Aet. I0,3 7) dal �ò yE'VéiJ.E'VO'V PiiiJ.a. xa� ' oÀ1}> un partico­ lare 1tOt.Ei:v 'tE xcx.L OtOci.crxEt.V (Act. I , I ) , vale a dire l'annuncio della «hasileia» ( I 6 , I 6 ; dr. Le. 2 3 ,5 con 4 ,2 I : i]pça'to SÈ ÀÉ­ YEt.v) ; a questo O"T)I.J.Epov che determina la svolta dei tempi (4, 2 I ) ; Act. I 0 ,34 ss . (v. 3 7 : à.pçci.IJ.E'Voc;) guarda retrospettiva­ mente e Le. 3 ,2 3 prospettivamente 10 • Quindi, in base a quanto abbiamo detto, nell'accadimento dell' «inizio>> la che intende continuare più tar­ di, in sede postbattesimale, l'istruzione prebattesimale dei neofiti (dr. comm. a 1 ,4). La sezione sul Battista si suddivide chiaramente in tre par­ t� : a una prima parte introduttiva (vv. r -6), in cui si parla dell'investitura e della funzione del Battista, segue, in una seconda, l'insegnamento battesimale di Giovanni , nella forma di una «allocuzione battesimale» ( vv. 7- 1 7 . 1 8 ; l'accento del­ l 'intera pericope cade su questi versetti) ; a conclusione si ha la terza parte (vv . 1 9 s.) che riguarda l 'arresto del Battista e il suo imprigionamento . .Con una caratteristica differenza rispetto a Mc. , all'attività del Battista è tolta ogni importanza propria: la sua azione bat­ tesimale (dr. specialm . Mc. r ,5 ) e ciò che altrimenti si potreb­ be dire di lui (cfr. specialm . Mc. I ,6 ; 6 , 1 7- 1 9) può servire so­ Jo, come cornice, a introdurre e a concludere ciò che a Luca (e alla fonte dei logia) sembra importante del Battista : il suo rinvio al Cristo. :r .

' L INVE STITURA DI GIOVANNI : LA , SUA OPERA ,

3 , 1 -6 (cfr. Mc. r , r -6, combinato con Mt. 3 , r-6)

3 1 •Ev E'tEt. o È 7tE'V'tEXat.ÒEXct't� -ri}c; -i)yEIJ.OV�ac; Tt.(3Ep�ov Ka��apoc;, -i)yEIJ,OVEUO'V'tO. 3 xa.t '

li.

Così Conzelmann, Die Mitte,

e

i suoi seguaci.

Ù. J1I·6

Tjl&v Etc; nacrav 't'Ì}V 1t!PLXWPOv 'tOU 'lopocivou X'l) pucrawv �d.1t'tt.CJl.l4 JlE'tClVOLctc; Etc; licpEO"t.V fLIJ.ClP'tt.WV, 4 � yÉypa.�Cl t ÈV· �L�À.({l À.oy) dal 26 al 36/37 17• D 12. Cfr. Klostermann, ad l.

13. Non si dovrebbe (con B. Weiss; Zahn) contare il quindicesimo anno di regno dall'anno in cui Tiberio divenne co-reggente; dr. Meyer, Ursprung I, 46 n. r (già nel 6 a.C. gli fu concessa per la prima volta la potestà tribunicia, e definitivamente nel 13). Questo modo di contare non s ,è mai usato in riferimento a Tiberio; dr. G. Holscher in SAHdbg ( Phil. hist. Kl. r939/4o nr. 3 ), Heidelberg r940, 27. 14. Cfr. C. Cichorius : ZNW 22 (1923) 16-20 ; ]. Jeremias in RGG I CZr 927) 1595 . 15. Il secondo periodo s'accorda meglio con l'indicazione cronologica di Io. 2,20; cfr. Schnackenburg, Joh. 366. 16. Ma è vero che «non si trova neanche una volta l'allusione a una particolare e " consapevole comprensione di questo momento come di un ora' eccezionale della storia del mondo. Nell'insieme non si trova traccia alcuna di una 'teologia della storia' nel senso di una considerazione globale della storia del mondm> (Conzel­ mann, Die Mitte 156). 17. Secondo ]. Blinzler, Der Prozess ]esu 194 ss., d'accordo con Jeremias, ]erusa­ lem 219 n. 8 (contro Schiirer, Geschichte 1, 492 ss.) il richiamo di Pilato va posto al più presto alla fine del 36, probabilmente all'inizio del 37·

Le.

J,I-24

latt EusPt (È1tt.'tp01tEu-D) distinguono più precisamente l'attività del «procuratore» dalla 'Ìl'YEIJ.OVLtX dell'imperatore 18 e dall'i)yE(lOVtutt.V del legato in Siria ( 2 ,2 ) 19• Più tardi «tetrarca» , in dipendenza dal suo si­ gnificato originario, divenne designazione di «un piccolo princi� , di­ pendente, il cui rango e potere erano inferiori a quelli di un re» . Ero­ de ( Antipa), figlio di Erode il Grande 21, regnò in Galilea (e Per.ea) 22 dal 4 a.C. al 39/40 d.C. 23 • Dal fratellastro Filippo (4 a.C. - 33-/34 d. C.) dipendeva (a nord e sud della Galilea ) una parte del territorio 24 dell'Iturea e della Traconitide 25• Lisania il Giovane (morto nel 36 a.C. 26 ) da non confondere con Lisania re dell'Iturea, tenne il territorio attorno ad Abila, a sud dell'Antilibano. Non già che Luca avesse biso­ gno di menzionare come quarto questo «signore d'una quarta parte» : più tardi il suo territorio fu incorporato in quello di Agrippa 1 ( 3 7 d.C. ) e di Agrippa n ( 5 3 d .C.). Luca ricostruisce dunque la precedente situazione politica della Palestina secondo la carta geografico-politica della Palestina del suo tempo rr. Anna (6-15 d.C . ) anche dopo la sua deposizione ad opera dei Romani mantenne una grande influenza (cfr. Io. r 8 , 1 2 s . 24). Anche in Act. 4,6 Luca gli attribuisce il titolo di sommo sacerdote, non erroneamente, ma piuttosto seguendo l'uso e il giudizio dell'opinione pubblica pale­ stinese 28• In Act. 4,6 accanto ad Anna si menziona il sommo sacerdote in carica (Io. 1 8, 1 3 : genero di Anna ) Caifa ( = Giuseppe, gen. Kaia­ phas ; ca. 1 7/ 1 9-3 7) senza questo titolo , per cui è azzardato riferire an­ che a costui il titolo in Le. 3 ,2 . In ogni caso è chiaro che in ambedue i passi è la stessa mano ad assegnare il titolo 29• Su Kai:a.q>a. ( Kai:q>a C D it vgc1) cfr. anche Mt. 26,3 . 5 7 ; Io. 1 1 ,49 ; 1 8 , 1 3 . 14.24. 2 8 . 1 8 . Testimonianze di questo uso linguistico in Zahn 182 n . 2 9 . Un'iscrizione re­ centemente trovata a Cesarea marittima lo chiama Praefectus Iudaeae, una desi· gnazione che secondo A. Prova, che ha rinvenuto l'iscrizione, era usata nel primo periodo dell'impero; dr. Universitas 17 (1962) 918. In Tac., ann. 1544 è detto «procuratore». 20. Schiirer, Geschichte I, 223 s. n. 12. 19. Esempi e bibl. in Bauer, Wb., s.v. 21. Vedi sopra, p. 113 e sotto n. 33· W.E. Filmer, Tbe Chronology of the Regin of Herod the Great: JThSt 17 (1966 ) 283-298 mette in questione i calcoli consueti e ritiene possibile collocare la morte di Erode nell'anno 1 a.C. 22. Secondo Flav. Ios., ant. 17,I I A. 23 . Cfr. J. Blinzler, Herodes Antipas und ]esus Christus, Stuttgart 1947 ; V .E. Har­ low, The Destroyer of ]esus, Oklahoma City 21954· 24. Cfr. Schiirer, Geschichte I, 427.716. 25 . Secondo Flav. Ios., ant. 17,8,x ; 1 1 4 ; 18,4,6 ; 5,4; 6,1o; 20,7,1 . 26. Cfr. Schiirer Geschichte I, 717-720; Pauly-Wissowa XIII/2, 2507 s. 27. Cfr. Schiirer, op. cit. I, 718; H.S . Cronin, Abilene, Tbe ]ewish Herods and St Luke: JThSt 18 ( 1916) 147-15 1 . 28. Cfr. l e testimonianze in Jeremias, ]erusalem 178 . l� . Su tutta la questione dr. Schiirer, Geschichte 11, 267-277; Billerbeck I, 7 8 s .

290

Le. J,I·M

A questa triplice indicazione sottostà non tanto un interes­ se storico 30 , quanto piuttosto lo sforzo di porre in luce l'im­ portanza universale dell'evento di Cristo (vedi sotto). Lo sti­ le intenzionalmente biblicistico dice chiaramente che qui s 'in­ tende scrivere della «storia sacra» : anche le vocazioni vete.. rotestamentarie sono per lo più datate secondo l'anno di re­ gno dei re 31 • Inoltre, questi dati storici e topografìci concreti provengono dalla visuale di un narratore per il quale la Pa.. lestina è già la terra santa della storia di Gesù : investitura e attività del Battista sono collocate sullo sfondo di questi per­ sonaggi profani e religiosi che erano noti dalle tradizioni evan­ geliche sulla vita di Gesù 32 • Sono menzionati Pilato e, ac­ canto a lui, i tre tetrarchi, per delineare così la Palestina, al­ lora divisa in quattro parti 33 , come scenario degli eventi che seguiranno. 985 ; n, 568-571 .63 1 e specialm. Jere.mias, ]erusalem 167-223 ; Schrenk in ThWb 270 ss. 30. RM. Grant, The Occasion of Luke Ill: I-2 : HarvThR 23 ( 1940) 1 5 1-154 ri­

III,

tiene che Luca abbia voluto eliminare il dubbio sul periodo preciso della vita ter· rena di Gesù, specialmente all'interno della chiesa dell'Asia Minore (ivi il materiale sui diversi dati dell'età patristica). È del tutto possibile che al tempo di Luca ci si interrogasse sugli anni degli eventi di Gesù. In ogni caso Luca deve essersi infor­ mato per trovare come termine il quindicesimo anno dell'impero di Tiberio. Anche la divisione politica della Palestina (dal 53 Agrippa 11 andò sempre più estendendo il suo potere sui territori settentrionali) al tempo di Luca era notevolmente di­ versa; dr. Schiirer, Geschichte 1, 586-6oo. 3 1 . Cfr. specialm. ler. 1 ,1 ss.; ma più lontanamente anche ls. 1 ,1 ; 6,1 ; Ez. 1 ,.2 s.:

Os. 1 ,1 ; Am. 1 ,1 ; Mich. 1 ,1 ; Soph. 1 ,1 ; Ag. 1 ,1 ; Zach. 1 ,1 .

3 2 . llt,À.c'i-roc; è detto IT6'V"tt,O� altrove nel N.T. solo nel linguaggio «ufficiale» delle formule di fede protocristiane (z Tim. 6,1 3 ; dr. Act. 4,27 ); 3,1 sembra essere in­ fluenzato da esse. In Act. 4,27 si trova accanto a lui Erode Agrippa; per il resto­ del N.T. ricorre in Le. 3,19 (cfr. Mc. 6,17-29 par. Mt. ); 13,31 ; 23,6-16 ; Mc. 6,14 ss. parr.; 8,1 ,5 ; Act. 13,1 . Questi si trasse dietro Filippo e Lisania. Anna e Caifa sem­ bra fossero più familiari alla tradizione cristiana di quanto non risulti ora dagli scritti lucani ; cfr. sopra, n. 28. 33 · Dopo la morte di Erode il Grande (4 a.C.) il suò territorio - secondo la volontà espressa nel suo ultimo testamento - fu in un primo tempo (a parte poche perdite in favore della Siria) suddiviso fra i tre figli. Dopo la deposizione dell'etnarca Ar­ chelao (dr. Mt. 2,22 ) nel 6 d.C. i Romani aggiunsero il suo territorio (Giudea e Samaria) come provincia procuratoria di «Giudea» alla provincia imperiale di Siria sotto un proprio procuratore. Dopo la morte di Filippo (33/34 d.C.) e la deposi­ zione e il bando di Erode Antipa (39 d.C.), Agrippa 1 , nipote di Erode il Grande,

291

Lc.-J,I·2a.2b

Se qui l'anadeixis del Battista è posta in modo cosi impo­ nente in una corniee di ampiezza mondiale, vuole dire che essa è più importante della vocazione di un profeta (cfr. 7,2 6 s .) . È infatti l '&yyEÀo� p,ou 1tpÒ 1tpocrw1tov crou ad essere "inviato (Mal. 3 , 1 ) ; vale a dire, la cornice è propriamente ordinata al­ , l apxl) ( 3 ,2 3 ; 4,2 I ) che Giovanni indicò e che ebbe inizio con ' la venuta di Gesù ( 3 , 1 6) , sicché, per essa, in seguito non c'è più bisogno di menzionare alcuna data. Tale introduzione dun­ que si riferisce all'intera sezione di 3 , 1 -4 ,3 0 , se non all'intero vangelo. In questo modo, con una simile importante ripresa - in sintonia con r , I s . 34 - Le. 1 -2 viene chiaramentè a distin­ guersi come «preistoria» . 2b. D'importanza fondamentale per la comprensione del «Bat­

tezzatore» è il suo «essere inviato» 35 (dr. r ,8o; 7 ,2 7 ; 20 ,4 ss.) ; per questo la sua «investitura» viene descritta in modo .cosi marcato, con ogni possibile mezzo biblicistico: la parola di Dio giunse a Giovanni (cosi si compirono la promessa di I , I 3- I 7 e la profezia di I ,76-79) come assegnazione di un ufficio e di un'attività (cfr. comm. a r ,8o) in un determinato tempo 36 • Ciò è detto con espressioni che richiamano I er. I , I ss. 4 s . 37 • È intenzionale questo parallelismo con Geremia, anottenne dall'imperatore Caligola uno dopo l'altro questi territori (compreso quello di Lisania), e poté ricostituire il regno di Erode il Grande, quando nel 41 d.C., dal­ l'imperatore Claudio gli furono concesse anche la Giudea e la Samaria. Dopo la sua morte improvvisa (44 d.C.) l'intera Palestina fu sottoposta come territorio ro­ mano a un procuratore (alle dipendenze del governatore della Siria) (fino ad Agrip­ pa II, vedi n. 30); cfr. Schiirer, Geschichte I, 41 8-507·549·564. 34· Vedi ad l. e quanto è detto a pp. 97 ss. 35· Ciò si riflette anche nel caratteristico uso attivo e passivo del verbo e nella de­ signazione �Cl1t'ti.CT'ti)c;; vedi sotto n. 63 . 36. La formula y!vecita.L con �i}J-14, À.6yoc;, cpwvf), t1ta.JYEÀ.!« significa qui come in ler. 1 ,4 - e forse anche in Act. 1 ,37 l'atto fondamentale di vocazione, non,. come di solito una (o l'iniziale) rivelazione singola come in Gen. 15,14; ler. 1 ,1 ss� r r ; 13,8 ; Ez. 1 ,3 ; 6,1 ; Os. 1 ,1 ; Mich. 1 ,� ; loel r,r ; lon. 1,1 ; 3,1 ; Soph. r ,r; Ag. z ,r ; Zach. 1,r ; nel N.T. dr. lo. 10,35 ; Act. ro,1 3 ; 1 3 ,32. 37· Cfr. specialm. ler. 1 ,1 LXX : 'tÒ �illJ4 'tOV ib:ou . . . tyÉvE'tO bd. 'I. �òv 'tOV ; in particolare be�, insolito nelle storie di vocazione dell'A.T. (invece di �p6c; ; cosl Chrcl'), e &Eov (invece di xvp,ov) rivelano l'influsso di Ier. r ,I . Cfr. tuttavia anche Act. 1 1 ,28; Flav. Ios., ant. 12,156 e in senso profano anche altrove. -

•••

•••

ch'egli conosciuto, s;mtificato e destinato ad essere profeta É'V xot.Àt�, prima ancora dell'invio. L'investitura qui descritta riguarda dunque una persona profeticamente dotata sin dal� l'inizio della sua esistenza (cfr. I , I 3- I 7 .66 .76-79 ·8o, dr. I , 4 1 .44) . Quanto qui viene narrato non è simile alle altre voca­ zioni di profeti: qui Dio dà il segnale d'avvio del X1lPUCT­ W'V'lÌ aowvtoc; (V. 4 ) ; già allora schiere di curiosi si recavano nel deserto per ve­ dere «il santo del deserto» ( I ,8o ; 7 , 2 4 ). Ma dopo la sua in­ vestitura quella parola lo spinse oltre ( r ,8o) ; di fatto aveva ricevuto l'investitura 1tpÒç. "tÒv 'Icrpa.1}� ( I ,8o) , e col suo mes­ saggio era destinato a raggiungere e a preparare ( I , I 7 .77) tut­ to il popolo ( 3 ,2 I ; 7 ,2 9 ; Act. I 3 , 24 ; cfr. Le. 3 ,6 . I 8 ) , e nel far ciò presumibilmente la sua attività di battezzatore lo legò ulteriormente al Giordano 56 • Ma, soprattutto , l'immagine del profeta legato a un luogo non s 'accordava all'immagine del messaggero di Is. 40 ,3 ss . ( = Le. 3 ,4b ss .) né alla concezione di fondo che Luca aveva del precursore di Gesù 57• Perciò Luca preferl Q a Mc. x ,, e in Q egli presumibilmente ha letto solo una nota sulla 1tE{i­ xwpoc; "tOU 'lopOavou (che Mt. 3,, combina con Mc. 1 ,5 ). 54· i) 1tEptxwpoc; in Luca significa ( ma dr. 7,17 e Act. 14,6 ) più un «territorio» de­ limitato, che una «zona» aperta; cfr. 4,14 (8Mc;); 4,37 (1tav't'a. "t61tov}; 8,37. -ti}.v om. B A Q al 01""1 • ,,. L'espressione proviene dai LXX (Gen. 1 3 ,10 s.); cfr. McCown, op. cit. (n. 39) 1 16 ss.; anche per Io. il Battista si trova a volte «al di là del Giordano» sulla riva orientale ( 1 ,28; 10,40 ss.), a volte (3,23 ) sulla riva occidentale; cfr. Bultmann, ]oh. 124, n. -'· È probabile che Le. e Io. sul piano storico non abbiano torto dando queste indicazioni. 56. Conzelrnann, Die Mitte 1 2 s. esagera e sbaglia quando attribuisce a Luca l'in­ tenzione di separare nettamente l'ambiente d'attività di Gesù (mai il territorio del Giordano) da quello del Battista (come Lot un tempo si separò da Abramo e scelse per sé 1tiicrav -ti}v 1tEptxwpov "tou 'Iopoavou [Gen. IJ,II ] ? ) ; cfr. anche sopra, n -'3 · Tuttavia in Act. non si menziona mai il Giordano con riguardo al Battista. Né si può dire che Le. «ha cancellato Mc. 1 0,1 » (p. 1 3 ) ; piuttosto, egli ha omesso Mc. 9AI·IO,I2 in favore della sua «grande inserzione» di 9,,1·18,4 (vedi ad l. ). Sulla cancellazione di Mc. 3,8 vedi sotto, p. -'3-'· Il «luogo» d'attività comune al Battista e a Gesù è il Àa6c;. I due motivi portati sopra rendono superflua anche l'improbabile motivazione di Griisser, Die Parusieverzogerung 186, secondo cui Luca avrebbe portato mutamenti all'attività del Battista nel deserto per tenere lontano da lui un motivo messianico (dr. Mt. 24,26 ; Act. 21,28) (in Le. 17,23 non si menziona il deserto, diversamente da Mt. ). '7· Già prelucana: 7,27 (dr. I,I7.76, che fa eco al motivo): sottolineato da Luca in Act. 13,24 .2, ; I9A·

Le. J,J

distingue chiaramente tra l'appello alla penitenza, che spinse Giovanni lontano dal Giordano ( 3 ,3 ) , e il successivo battesi­ mo, con la relativa ammonizione, presso il Giordano (4 , 1 ) 58 ; in occasione di questa attività battesimale le folle corsero a lui ( 3 , 7 .2 1 ) . Analoga mente , al tempo di Luca nelle comunità si sapeva distinguere tra la predicazione missionaria e l 'istru­ zione battesimale (vedi sotto ). Per Luca la funzione più i mpo r t an te del Battista è quella di «annunciare» (cfr. anche Act. 1 0 ,3 7 ; 1 3 ,24) ; la sua attività come battezzatore (cfr. Mc. 1 , ; ) non è esplicitamente menzio­ nata (anche se in 3 ,7- 1 8 Luca è l'unico a riportare la sua allo­ cuzione battesimale) . In questo modo ancora una volta Gio­ vanni è caratterizzato come profeta i nv iato da Dio, e il batte­ simo come un'azione disposta da Dio 59 (cfr . Mc. I 1 , 3 0 parr.) : esso viene da Dio. I dati quanto mai scarsi riguardanti l'azione battesimale vanno messi

insieme alle non meno parche espressioni del Battista e del narratore, se si vuole parlare del battesimo proclamato dal Battista per incarico di Dio. Che nel battesimo accada qualcosa per opera e volontà di Dio ri­ sulta chiaro non soltanto dall'invio del Battista e dall'annuncio che egli diffonde in rispondenza dell'incarico avuto (vedi sopra) ma anche dalla parte sorprendentemente attiva che il Battista stesso ha nell'azione bat­ tesimale. Probabilmente il battesimo richiesto non era - a differenza dei bagni preferiti dalle cerchie sacerdotali e dagli Esseni 60 - un bagno d'immersione fatto di propria iniziativa ; in ogni caso non sarebbe stato questo il suo aspetto determinante . Corrispondentemente ad un'usanza già praticata in antico, esso era un «farsi battezzare» e un «essere bat­ tezzati» ( 3 ,2 1 ) consistente in un'attivo 61 (cfr. 3 ,7 . 1 6 ; 7,3 0 ) versamen­ to d'acqua 62 da parte del «Battezzatore» 63, mentre il battezzando scen58. Sembra che Io. {3,23 ) conosca anche un altro luogo di battesimo; sulla que­ stione cfr. C.K. Barrett, The Gospel according to St. fohn, London 1955, ad l. Sull'importanza del Giordano dr. Rengstorf in ThWb VI, 6o8-62 3. 59· Secondo Luca la possibilità di penitenza è predisposta da Dio: dr . Le. 24,47 ; Act. 2,39 ; 3,24 s.; 10,34 ss. ; 1 3 ,26.38 ss.; 17,30 s. 6o. Cfr. Gnilka, Taufbader (op. cit.b) 18;-207. 61 . «D'ora innanzi si trova l'uso tecnico attivo - e nel cristianesimo soprattutto passivo - di (3a1t-tt�Ew, mentre altrove su terreno sia giudaico sia pagano è più frequente l'uso medio e passivo» (A. Oepke in ThWb I, 53;). 62. ar. Stommel, op. cit.b, il quale mostra che nell'antichità, specialmente nell'an­ tico Oriente, era diffusa l'usanza - più per il bagno di purificazione che per quello

Le. J,J

297

deva nell'acqua fino a un certo livello ( cfr. Mc. I, I o par. Mt. ). Che il battesimo vada inteso come effusione attiva è suggerito dai detti profe­ tici che parlano di una «effusione» dello Spirito, di una «aspersione» 64, di un'«abluzione» 65 (Ps. 5 1 ,9 ; Is. 4,4 ; dr. Zach. 1 3,1 ) dei peccati ad opera di Dio ; il che è riconfermato dall'esplicito parallelismo tra il «bat­ tesimo con acqua» e il battesimo nello Spirito di 3 , r 6 parr. {vedi ad l.), che secondo la promessa, dev'essere inteso come «aspersione con lo Spirito» (Act. 2,32 s.; confermato forse da I Cor. IO,I s.; I Petr. 3, 20 s . ) .

Ma che cosa accade in quest'azione del «Battezzatore» vo­ luta da Dio ? Se cerchiamo d ' interpretare il linguaggio simbo­ lico di quest'azione, dobbiamo pensare anzitutto all' >.

7a. Il Battista ha qui di nuovo un suo luogo fisso d'attività 6, che, stando a 3,3, Luca s'immagina sia presso il Giordano . Il fatto che le folle risvegliate dalla sua predicazione penitenzialc (v. 3 ) ora vengano a lui desiderose di farsi battezzare, docu­ menta la loro disponibilità alla «conversione» , alla «rinun­ cia» 7 • Questa disponibilità si manifesta quindi anche simbo­ licamente nel fatto che quanti desiderano ricevere il battesi­ mo - come avveniva nel battesimo dei proseliti - discendono nell'acqua fino a un certo livello 8, facendo forse nello stesso tempo una confessione generale dei pecca ti 9• Negli oxÀoL (vv . 7 .Io) desiderosi di penitenza , che s 'identi­ ficano con (éi1ta.> (I , I 7) 18• L'idea di sfuggire all'ira imminente è assurda non perché nessuno possa sfuggire alla catastrofe cosmica totale 19 (si po14. lxt.8'Vtt - in luogo del più corrente o� - indica il serpente velenoso, la vipera (cfr. Foerster in ThWb n, 815). Non si pensa alla scaltrezza del serpente (Bornhau­ ser, Sondergut 5); cfr. Kraeling, ]ohn 47 s. 198 n. 10.

vVi}

I 5. Posto in questo contrasto («figli di Abramo))) yE J..LrL"ttt non è (cfr. meno da vicino anche ls. 14,29; ,9,5) «senza accentuazione� (contro K.lostermann, ad l.); meglio E. Nestle, «Otterngez.uchte»: ZNW 14 (1913) 267 s.; anche V. Treu, «Ot­ terngez.iicht» : ZNW 50 (1959) 113-122 (esegesi della chiesa antica). Le «creature delle vipere» in I QH 3,17, come i «gravidi ad opera delle vipere» in I QH 3,12, sono «figli di Beliah>; dr. anche Io. 8A4; Act. 13,10. Sembra che questa espres­ sione del Battista faccia sentire i suoi effetti anche nella contrapposizione tra figli di Abramo e figli del diavolo in Io. 8,33 ss. 44·

16. ar. specialm. Soph. 1,14 s.; 2,1 s Di fatto anche Am. 5,18 ss.; Is. 2,6-21; Soph. 1,18; Mal. 3,2 ss. 19. Nel N.T. 1 Thess 1,10; 5,9; Rom. 2,5; 5,9; 9,22 oltre che I Thess. 2,16 e Rom. 1,18. 17. Si pensa all'escatologico SlEDpot; di I Thess. 5,3, che è un giudizio di annienta­ mento (dr. vv. 16C.17c). Testimonianze tardogiudaiche in E. Sjoberg e G. Stiihlin in ThWb v, 416; rabbiniche in Billerbeck I, 115 s. ..

18. La possibilità del rifiuto è sottolineata da Luca, con Q, anche in Le. 13,28 s.

19. L'idea della fuga presuppone a dir il vero un giudizio punitivo parziale (come in 21,21; Hebr. 12,25a). Ma anche nella catastrofe cosmica restano, secondo Luca (17,31; 21,36), rifugi di salvezza, e quindi evidentemente si deve pensare più a uno «scampare» che a una fuga vera e propria (21,36; cfr. Rom. 2,3; 1 Thess. 5,3; Hebr. 2,3; r2,25b).

f.c. J,]b.Ba.Bb

309

trebbero dare possibilità miracolose) 20; ciò che è detestabile è piuttosto l'idea di abusare del battesimo, pensando di essere salvati senza essere disposti a fare penitenza 21 Sa. Colui che dalla domanda retorica è stato portato a com­ prendere che è impossibile sfuggire al giudizio divino, è ora invitato a trarre le conseguenze ( oÙ'V) da tale situazione: nem­ meno il battesimo salva questi impenitenti come un mezzo protettivo che opera automaticamente 22• In sintonia con la funzione generale di questa istruzione battesimale, a quanti ricevono il battesimo si ricorda che la conversione legata ad esso deve in seguito portare23 i suoi «frutti» 24 (come viene spiegato nei vv. 10- 1 4) . Sb. Tale annuncio può ricorrere in una predicazione peniten­ ziale a Giudei solo se viene smascherato anche un secondo pre­ giudizio teologico 25: la provenienza da Abramo (nonostante 1,. 20. Luca non vuoi dire che si venga sottratti alla terra abbandonata alla distruzione (come Mc. 13,27 ; cfr. anche I Thess. 4, 17); ma il veniente Figlio dell'uomo riser· va sulla terra uno spazio in cui (se si prega per questo) sarà possibile «reggersi» (21 ,36 cfr. div. Mc. 1 3 ,27) e «sollevare il capo» ( 2 1 ,28 ). 2 1 . \nto8ELXVVIJ.t. con l'infinito non nel senso di: «Chi vi ha assicurato che sarete· sottratti al giudizio d'ira?»; ma nel senso di: «Chi vi ha insegnato o indicato come· si potrebbe tentare di sottrarsi ad esso?». In ogni caso non è questa l'indicazione· che il Battista ha inteso darle nei vv. 3 (4 ss.).

22. Gnilka, op. cit.b, specialmente 192-197, mostra con quanta insistenza anche gli Esseni collegassero la conversione ai loro bagni d'immersione.

23 . Dietro a '7tOLE�v si ha 'asa peri; dr . Black, An Aramaic Approach 100 s. 24. Come nel v. 9 (diversamente D sy) e in Mt. 3 ,8.10, anche in Le. 3 ,8 dev'esserci. stata in origine la lezione xcxp1t6v, singolare collettivo (D W pc e r col singolare si conformano a Mt. ). Luca deve aver cambiato qui perché pensava (cfr. 3 ,ro- 14) agli lf�t.cx -rii� IJ.E'tCXVOLCX� ipya (Act. 26,20). Sul senso originario dell'espressione cfr. sotto, p. 334· L'immagine dell'albero che porta frutti si ha anche in Ps. 1,3; ler. 17,8; Le. 6,43 s. par.; 1 3 ,6-9 ; Mt. 12,33 ; I QH 8 ,20. 25. Matteo elimina 8oxE�V div. Mc. 6A9 ; 10,42 , dr. div. Le. 1 2,5 1 ; non lo usa mai con l'inf. o in qualche altro modo (a quanto pare) di sua iniziativa (tranne che nella sua espressione preferita 'tL. 8ou�). IJ.'Ìl 86�1}'tE ÀÉYELV è inoltre «semitico· in misura molto superiore a IJ.YJ itp�1)ai)E ÀÉyEt.V» (Schlatter, Lk. 478). Il pleona· stico itpxEai)aL con l'inf. è spesso eliminato da Luca (dr. AB III, 8 n. 28 ); che però· lo lascia spesso (Io volte su 27 ) quando si hanno verba dicendi. Luca non vide qui alcun pleonasmo: «NoQ incominciate a dire tra di voi .. .».

310

Le. J�8b.9

54 s. 73 ss . ) non salva gl'impenitenti 26• L'essere per discen­ denza figli di Abramo 27 non giova agli Israeliti al punto da ga.. rantire che la salvezza sia senza condizioni etiche 28• Prenden.. do spunto dai sassi che stanno intorno 29 ( '"tOV'"tW'V) si rimanda alla potenza di Dio in grado di creare la vita 30, per ricordare la libertà del giudizio divino : Dio non si è legato al processo generativo 31•

9· Il motivo parenetico specifico della predica del Battista non

è che ci sarà un giudizio, ma che esso è imminente 32• L'imma­ gine della caduta degli alberi (cfr. analogamente Is. 6 , 1 3 ; 1 0 , 33 s . ; 3 2 , 1 9) lo fa capire ancora una volta 33 con minacciosa 26. La fede nella potenza salvifi.ca della provenienza da Abramo si trova sulla sfondo di alcuni enunciati (critici) del N.T. (come Le. 13,28 par.; 1 9,9 ; Rom. , cap. 4; Gal. 4,22-31 ; Hebr. 2,16; 6,13 ss.; dr. anche la funzione salvifica di Abramo nella sheol in Le. I6,24-3 1); e quindi viene espressa a forma di tesi in lust., dial. 149,2 . 27. Testimonianze per il titolo di padre dato ad Abramo in Billerbeck I, 1 16. 28. Luca non ignora la discenza da Abramo, anzi l'apprezza (dr. i brani esclusivi

di Le. 13,16; 16,22-30; 19,9). Ma ne trova il valore peculiare nel fatto che ad essa è stata data la promessa cristologica (Act. 3 ,2.5; 7,16 s.; IJ,26), come si dimostra poi realizzata in Le. 1,.54 s.; 1 ,68-7.5·

29. Le pietre caratterizzano l'elemento senza vita, cfr. 4,3 . Si rendono superflui altri tentativi di spiegazione dell'immagine (come quelli fatti da Klostermann, Mt., 11d l. ; cfr. anche 0.]. Seitz, «What Do These Stones Mean»?: JBL 79 [ 1960] 247-2.54). Black, An Aramaic Approach 107 sospetta la presenza di un gioco di parole: 'abhna;;a - bena;;a. 30. Sull'espressione cfr. Mc. 12,19 (dr. Deut. 2,5,,5.6): i�a.va.O'"t'i)OlJ rnéw.a. (cfr. Gen. 38,8 : d.vau"t'T)UO'V crnÉpJ-14). Sulla forza vitale che si è dimostrata in Abramo clr. Rom. 4,17. In I QS 8,5-10; 9A; I QH 6,26 ricorrono espressioni solo formal­ mente affini. 3 I. La minaccia di Gesù e l'esperienza protocristiana secondo cui l'offerta di sal. vezza da parte di Dio sarebbe passata dai Giudei ai pagani non è immediatamente espressa nel testo, ma doveva quasi necessariamente imporsi ai cristiani delle ori· sini, specialmente in connessione con i vv. 6 e 14 (vedi ad l.).

32. Sotto l'impressione del v. 9 (e del v. 17) non si può dichiarare, con Conzelmann, è «indipendente dal punto- più o me­ no lontano- in cui avverrà il giudizio stesso. Giovanni non proclama la vicinanza del giudizio, ma la vicinanza del Messia»; la cosa non migliora quando Grasser, Die Parusieverzogerung 187 n. I spiega: «Le. 3,7-9 non contraddice ciò; Luca può as· sumere materiale della tradizione senza mutarlo».

Die Mitte 93, che la minaccia del giudizio

33· Vedi già sopra, p. 308 (e sotto, p. 327) a proposito di 'YE'V'VlJIJ.a IJ.il �xov-tt., xcx,t o EXWV [3pwiJ.a"ta OIJ.o�wc; 1tOLEt"t'w.

:3·9. Cfr. l'esortazione all'amore fraterno in chiaro rapporto col battesimo anche in I Petr. 1 ,22 s. (cfr. 2,17; 3,8-1 2; 4,8-r r ) ; Le. 6,2o-49, forse anche Gal. 5,13 ss. (dr. ,,6); lac. 2,7 s. (9-13). 40. Perciò il brano non dovrebbe essere intitolato «Predicazione ai diversi ceti sociali». 41 . Nell'insieme il Battista è destinato solo (ma cfr. sopra comm. ai vv 6 e 8) ad Israele (v. sotto, pp. 316 s.; dr. 7,29 ), sicché Bornhiuser, Sonderngut 12 pensa qui a soldati giudei. Tenuto presente il contesto (dr. vv 19 s.) bisognerà pensare (co. me in 7,1-Io) soprattutto a soldati di Erode, al cui territorio apparteneva anche la Perea. Più tardi la chiamata per i pagani (Le. 7,I-10 e Act. IO) viene presentata non a caso a soldati. .

.

Le.

J1IO-I4.IO.l I

12 iilDov oÈ xat 'tEÀ.wvcx." �tX.Tw'ttaD'i)va.r. xal EÌ1tCX'V 1tpÒ> . Pe­ raltro, alla luce del v . 1 5 il v. I 6b nell'attuale testo diventa il punto centrale, preparato dal v. I 6a e illustrato dai vv . I 6c . I 7. Può darsi che sin dall'inizio Mc. 1 ,7 (dr. Le. 3 , 1 6b = Mt. J,I rh) e Mc. 1 ,8 (cfr. Le. 3 , r 6a.c = Mt. J , I I a.c ) costituissero un 'unità omogenea 67• Oppure, è Mc. a conservare la successione originaria ed è stata Q ad inserire secondariamente, in ordine inverso, i due emistichi 68? Le. 3_, 1 7 66. Cfr. W. Trilling, Die Taufertradition bei Matthiius : BZ ( I9,9} 27 1-289 . 67. Può darsi che inizialmente ci siano stati come base due logia isolati, che però non sono più individuabili, poiché in Mc. I ,7 6 taxup6-rEpoc; rimanda già al bat­ tesimo nello Spirito di I ,8, mentre aù-r6c; di I ,8 è comprensibile solo se riferito. 8 1 ,7. 68. In Act. 1 3 ,25 ; Io. I ,15 è citata isolatamente la corrispondente metà di Mc. 1 , 7); in Act. I ,5; I I ,6 l a parte corrispondente di Mc. I ,8; invece in Act. I9A (6) ( e lo. 1 ,26 s.?) è attestata l a connessione di Le. 3,I6 = Mt. 3 ,I I (mentre Io. I,3o-33 potreb� essere un midrash su una sequenza come Mc. 1 ,7 .8 ).

� 20

Le.

J,I6a.z6b

= Mt. 3 , r 2 è pensabile tra·mandato in origine come unità isolata, solo si pensa che sia stato staccato da un'annotazione che in origine intro­ ducesse la figura del Salvatore e Giudice . Il v. r 8 è probabilmente crea­ zione lucana conclusiva 69• se

1 6a. Mettendo in risalto, all'inizio (diversamente da Mc. e M t. ), che si tratta di un battesimo di «acqua», Luca mostra che per lui la differenza è imft> (tenendo presente il doppio senso di rua!J = 1t'VEVJ.ltX) come immagine del giudizio, analogamente al battesimo di fuoco 97• Ma il presupposto di cui s'è detto ha la sua parte di improba3,2 ; Mc. 9,49 ; I Cor. 3,13 ss.; I Petr. I ,7; Apoc. J,r8. Se in Le. 3 ,16 si fosse pen­ sato alla purificazione col fuoco, il battesimo di fuoco sarebbe stato menzionato prima del battesimo nello Spirito; contro Bultmann, Die Geschichte 262 n. I (e gli autori menzionati ibid. , Erg.-H. ); Ellis, op. cit.d 28 ss . ; Dfaz, op. dt.d (secondo cui il battesimo di fuoco dovrebbe caratterizzare Gesù come > richiamasse per somiglianza di suono il termine qè! = cfine» ha fatto sl che il raccolto diventasse immagine del giudizio; dr. ad es. Am. 8, II ss. ; loe/ 4,1 3; Is. 17,.5 ; 28A; ler. .5 1 ,33· L�irnmagine della spigolatura in Is. 27, 12 si riferisce alla raccolta d'Israele alla fine dei tempi. 11.5. In Nidda 31 a l'alternativa non è cosl drastica come qui: «Come un uomo che usa il ventilabro sull'aia: egli prende ciò che è commestibile e lascia ciò che non 1 1 6. Cfr. anche Mc. 9,43.48 (ls. 66 ,24). serve». 117. II fuoco (eterno) - prefigurato nell'A.T . ( ls. 34,10; 66,24; ludith 16,1 7 ) - è menzionato nel N.T. anche in Mc. 9,43 .48 ; Mt. 5,22 ; 13,42 .50 ; 1 8,8 s.; 2.5,41. ludae 7 ( 23 ); Apoc. 14,10 s.; 19,20; 20,14 s.; 2 1 ,8. Diversamente intende Bornhau­ ser, Die Gebeine der Toten, Giitersloh 192 1 , 13 s.: originariamente il fuoco, che non lascia intatto nemmeno il più piccolo resto di ossa e che qui distrugge com­ pletamente la pula. 1 18. Cfr. Act. 2,40; «salvatevi da questa generazione perversa>>, che potrebbe sin­ tetinare Le. J , I 6- I 7 .

Le. J,I8

·pello che - nonostante l'asprezza estrema della minaccia del giudizio ( 1ta.ptlxaÀwv 119) - fondamentalmente è stato un EU­ ayyEÀL�Eailat., un «annunciare>> 120• Usando questo vocabolo e quindi indicando (indirettamente) il Battista come EÙayyE­ Àt.a'"ti)c;, Luca 1 21 interpreta la sua fonte: Mc. I , I s. , la quale (diversamente da Le. I 6 , I 6 ) faceva iniziare l'EùayyÉÀt.O'J col messaggio di Giovanni. Per quanto l'esortazione alla peniten­ za in questo EÙayyEÀL�Eat)at sia pressante (vv. 4 s. 7 ss . IO­ I 4 . I 6h. I 7h) , essa costituisce anche, in maniera accentuata ­ se pure allusiva nei confronti di una realtà futura un rife­ rimento a Cristo ( vv. I 5 s.) 122 • Anche se il Battista non annun­ cia ancora la f3a.at.ÀELa e con ciò l'irrompere del tempo salvi .. fico ( I 6 , I 6), la sua parola tuttavia - ovviamente, in modo di­ verso da quella di Gesù e degli Apostoli (cfr. I 6, I 6 ) 123 è pur sempre «annuncio» 124 • E, come annuncio di Cristo, essa è per Luca' - nonostante ogni esortazione alla penitenza - in de­ finitiva messaggio di salvezza; cfr. già sopra il comm. al v . 3 ·e al v . 6 ; ·cfr . inol tre I' accentuazione della comunicazione dello Spirito prima dell'annuncio del giudizio in v . 1 6 , e quella de] raccogliere prima di quella del bruciare in v. I 7 . L'annuncio del Battista è già anche annuncio della salvazione escatologica, -

-

1 19. 1tttpaxaui:v (D: 1t«P«W6"w), in questo senso di > ( 3 ,9 = Mt. 3 , 1 o), quale

dev'essere prodotto come. conseguenza della penitenza battesimale 139• Evidentemente la predica del Battista in Q aveva l'importante funzione d'introdurre all'intera fonte dei logia . Già in Q essa serviva ai cristiani come ricordo necessario (ed ammonitore) della propria catechesi pre­ battesimale 140 ( come in Le. 3 ,2 1 s. del proprio battesimo; cfr. ad l. ) . Se l a fonte dei discorsi presentava una raccolta dei À.oy�oa. xup!ou con l'obiettivo di conservare la comunità viva e solerte nel decidere tra la salvezza e il giudizio ( con quella decisione che con la venuta di Gesù si prospettava inevitabile), il ricordo dell'istruzione prebattesimale un tempo ricevuta - nella forma di un'allocuzione battesimale del Batti­ sta - veniva a trov arsi molto opportunamente all'inizio di essa. 2. Dietro la composizione della fonte dei logia è ancora possibile scoprire una forma originaria che permette di scorgere retrospettiva­ mente il contesto d'origine della tradizione orale che l'ha preceduta. Presumibilmente, all'origine il discorso di 3 ,ib-9 non aveva la forma 137. Vedi sotto, p. 338.

138. Credono di poter dimostrare la dipendenza di Luca dal vangelo di Mt. per 3,7 ss. 16 s. W. Wilkens : NT 8 ( 1966 ) specialm. 48-5 1 ; R.T. Simpson NTSt 1.z 139. Vedi sopra, p. 31 1 . ( 1965/66) .z 76-2 79 . 140. Come ancora

in Luca ; vedi quanto precede.

334 di un'istruzione battesimale, ma quella di un invito all a penitenza, nel quale si richiedeva un «frutto di penitenza>> : il frutto richiesto era in origine la penitenza stessa. Allora la domanda retorica del v. 7 aveva :di mira senz'altro i «figli di Abramo)> sicuri della salvezza ( 8b) ; ad essi anzitutto doveva essere rivolto l'appello alla conversione 141 • L'accosta­ mento della doppia motivazione di una falsa sicurezza di salvezza ( I . la certezza presunta grazie al battesimo ricevuto 142 e 2. il rifarsi ad Abra· mo come capostipite) tradisce una redazione ( forse quella della fonte dei logia). Tuttavia il motivo della discendenza da Abramo è senz'altro quello più originario : non è essa che salva, ma il battesimo di peniten­ 'Za. Il tentativo di fare della ricezione del battesimo un surrogato della .conversione vera, sembra far trasparire la parenesi cristiana successiva .(vedi sopra ). Se fosse vero che in origine erano i «figli di Abramo» im­ penitenti ad essere invitati alla penitenza, anche la (contrapposta) ca­ ratterizzazione come «razza di vipere» sarebbe più appropriata ; essa, .difatti, se riferita a coloro che erano disposti alla penitenza, ci sembrò molto aspra ( vedi sopra, p. 308 ) . Anche il richiamo al giudizio immi· - nente 143 motiva meglio un invito alla penitenza di quanto non faccia quell'esortazione alla penitenza stessa. Così pure, per quanto riguarda ·. l'interrogativo della folla che, preoccupata per la propria salvezza, chie­ de che cosa deve fare per salvarsi (vv. I O·I 4), esso conviene allo stile originario di un appello alla penitenza ( vedi ad l. ) e di fatto, sempre secondo questo stile, riceve una risposta che invita alla penitenza ( alla fede) e al battesimo (cfr. Act. 2 ,37 s . ; 1 6 ,30 s . ; inoltre 2 2 , 1 0 ) 144• Si può ritenere che un tale appello alla penitenza con riferimento all'im­ minente giudizio ( 3 ,7h-9 ) e al Cristo che salva (e giudica ) (3 , 1 6·1 7 ) ­ nei termini in cui l'abbiamo riscoperto ora nella sua forma originaria fosse utilizzabile molto bene in occasione della predicazione missionaria protocristiana ai «figli di Abramo» . La sua forma - come parola d'am­ monimento dello stimato Battezzatore - sembra indicare la Palestina come ambiente originario d'utilizzazione. Dunque la predicazione del Battista nella sua forma originaria corrisponde allo schema di una pre­ dica missionaria giudeocristiana nella sua forma più antica 145• Luca stesso (e ciò conferma la nostra supposizione ) fa usare a Paolo ancora ·una reminiscenza abbreviata del discorso del Battista come predica mis·1 4 r . Vedi sopra, p. 3o6. La richiesta di fare «frutto di penitenza» (cosl Mt. 3,8.10)

· è rivolta meno adeguatamente a quanti non sono disposti a pentirsi. 142. Vedi sopra, pp. 306 ss.

143 . Vedi sopra, p. 308 su yEvviu.ux.-t «X del v. 7b e su 1J.EÀ.À.out11')c; del 3 1 1 sul v. 9·

144. tv« crwtW�J,Ev è aggiunto ( secondo Act. x6,3o) nel v. 10 da D nei vv. 12.14); it s�: tvct t;wp.Ev. 14.5 . Cfr. I Thess. 1 ,9 s. (vedi sopra, p. 33 1 ).

sa

v.

7b; p.

(da D anche

Le. J,]·IB

33 5

sionaria di conversione in Act. 1 9,4 : « Giovanni battezzò con un batte� simo di penitenza (cfr. Le. 3 ,7� 1 4 ), parlando al popolo di colui che sa­ rebbe venuto dopo di lui » (cfr. Le. 3 ,15- 1 8 ) . Questa doppia tem.atica, chiaramente stereotipa, della predicazione missionaria protocristiana si trova continuamente testimoniata nello stesso ordine di successione 1> di Gesù ( 3 , I 6 ; 4 , I 6 ) e la sua «missione» (4, I 8) si radicano in Dio. La teologia lucana - ancora sprovvista di adeguati concetti teologici - tenta di esprimere con parole questo dato di fatto, in un certo senso attualizzando i capp. r2 e fondando Gesù - con l'aiuto di uno schema tramandato (cfr. Rom. I ,3 s .) e di due racconti pure tramandati - Xrt"tCÌ '7tVEVIJ.tX in Dio ( 3 ,2 I s . ) e facendolo provenire da lui anche XCX."tCÌ crcipxrt (3 ,2 3 -3 8 ) . La pericope 3 ,23-38 dunque va letta in istretta unità con 3 ,2 1 s . ; l'accento è posto totalmente sul­ l'unzione nello Spirito .di 3 ,2 1 s .

3 44

Le. J12I-2.2

a.) Gesù viene reso manifesto; la sua un zio ne nello Spirito, 3 ,2 1 -2 2 ( = Mc. 1 ,9- 1 1 / Mt. 3 ,1 3 · 1 7 comb . con Q ; dr. Io. 1 ,3 2-34) a 21 'EyÉ'VE'tO 8È È'V 't> 8• Tut­ to questo è condensato e posto in rilievo da Luca all'inizio del suo racconto su Gesù. I tre infiniti nei vv . 2 1b-2 2 sono rapportati tra loro in mo5· Dibelius, Formgeschichte 27r. 6. L'inf. aor. �tX'Jt'tt.CTai)vat. è o constatante o complessivo e riguarda l'azione nella sua globalità (Percy, Die Botschaft 10 s. n. 5 ). Luca s'immagina l'evento battesi­ male narrato in 3,7-r7 come un accadimento unico e collettivo (Zahn I99 n. 63 ; Sahlin, op. cit. [ vedi sopra, p. 285 n. a] 6o) ; cfr. sopra, p. 305. In esso si considera il battesimo di «tutto il popolo» (v. 2 1 ; cfr. Act. r 3,24 e già Le. 3 , 1 5 ), anche se Luca sa che, a rigore, «tutto il popolo» è qualcosa di diverso dalle «folle accorse» del v. 3,7; �tl'Jt'tl.cr&É'V'toc; evidentemente deve indicare la contemporaneità con �a'Jt'tt.O"tijva.t. (dr. Blass-Debr. § 404,2 ).

7· Non si deve definire questa La dimostrazione che Gesù è il Promesso, 3 , 2 3-3 8 (dr. Mt. I ,r - 1 7 ) b Secondo Luca la di chiarazione di Gesù come Figlio e l a sua unzione nello Spirito ( 3 ,2 I s.) non sono ancora sufficienti a de­ scrivere la sua natura e importanza. Il «Figlio diletto» e Unto nello Spirito dev'essere presentato anche come il Promesso dalla storia santa d'Israele ed anche come il Salvatore univer­ sale dell'umanità, prima che si possa parlare dell'inizio della sua opera messianica (cfr. v. 2 3 ). Inoltre, qui all'inizio Gesù dev'essere presentato come il Figlio non solo xa:tà. 1t'VEUIJ..CX. , ma anche xa:tà. crcipxa (dr. Rom. I ,3 s . ; dr. Le. I ,3 2 ss. 3 5 ) 75 • In due modi - con l'indicazione dell'età di Gesù ( 3 , 2 3a) e con la genealogia ( 3 ,2 3 h- 3 8 ) - Luca aggiunge tocchi che precisano i contorni di quanto è stato detto in 3 ,2 I s. 2.l

Kat ClU'tÒ� Ti v ' I'l}O"OU� tipX,OlJ.['VO� WCTEL È'tW'V 'tpt.aXOV'ta, 6lv uLo�, w� É'VOI-LL�E'tO , 'Iwcri)cp 'tOU 'HÀ.L 24 'tOU Ma.'ti)a't 'tOU AEvt 'tou MElx.t 'tOU

b. Bibliografia. P. Vogt, Der Stammbaum Christi bei den heiligen Evangelisten Matthiius und Lukas (BSt 12/3 )� Freiburg 1907 (ivi la bibl. meno recente); cfr. specialm. V. Hard, Zum Stammbaum ]esu nach Lukas: BZ 7 (1909 ) 1 56-I73 .29o302 ; G. Kuhn, Die Geschlechtregister ]esu bei Lukas und Matthiius, nach ihrer Herkunft untersucht: ZNW 22 ( 1 923 ) 206-228 ; U. Holzmeister, Ein Erkliirungs� versuch der L/e-Genealogie: ZKTh 47 ( 1 923 ) 191-193 ; Jeremias, ]erusalem 3 17· 337 ; P. Pous, Liber generationis ]esu Christi: VD 5 ( 1 925 ) 41·48 ; 7 ( 1927) 267271 ; K. Bornhauser, Die Geburts- u.nd Kindheitsgeschichte ]esu, Giitersloh 1 930, 5-36; altra bibl. in U. Holzmeister, Genealogia S. Lucae. Le J,2J-J8 : VD 23 ( 1 94 3) 9-18 ; dr. da allora A.S. Geyser� Die Geslagsregister van ]esus Christus: HarvThSt 3 ( 1 946) 61-66; L. Nolle, Old Testament Laws of lnheritance and St. Luke's Ge­ nealogy o/ Christ : Scripture 2 (1947 ) 3 8-42; H. Haag, art. Geschlechtsregister, in Haag, Bib. Lex. 561 ss.; H. Cazelles, art. Généalogie, in Catholizisme IV, Paris 1956, 181 1 s.; M. Lambertz, Die Toledoth in Mt r,r�17 und Le J,2Jb IJ, in Festschr. fiJr F. Dornsei/1, Leipzig 1953 , 201-225 ; L. Leloir, Ephraem et l'ascen­ dance davidique du Christ, in Studia Patristica I ( = TU 63 ), Leipzig 1957, 389394 ; ]. Heuschen, art. Généalogie de ]ésus, in Dict. Encyclop. de la Bible, Paris 1960, 726·729 (bibl.); R.A. Bowman, art. Genealogy, in lnterprDictBib II , New York 1962, 362·365 ; C.W. Emmet, art. Genealogy, in DictBibGrant 3 19 s. ; A.J. Maclean l F.C. Grant, Genealogy of ]esus Christ, in DictBibGrant 320 ss.; A. Vogtle, Die Genealogie Mt I,2·I6 und die matthiiische Kindheitsgeschichte: BZ 8 ( 1 964 ) 45-58.239-262 ; 9 ( 1 965 ) 32·49 ; Id., Genealogien, in LThK IV (21960) 661 s.; M.D. Johnson, Tbe Purpose o/ the Biblical Genealogies (NTSt, Monograph Series 8), Cambridge 1969, specialm. 229-252 . 75· Cfr. Flender, Heil und Geschichte 50 s.

'la:vva.t 'tOU ' Iwai}cp 25 'tOV Ma'tTa.-0't.ou 't'OV 'AJ.t� 't'O V N a.oùp. "tOU 'Eo-).,t 'tOU N a.yyat 26 -tou Mtia.D "t'OV Ma.--c'ta.Diov 't'OU l:EJJ.étv 'tOV 'Iw­ cri)x -toO 'lwòà. 27 't OU 'lw.xvàv -rov i>!]aà 'tOU Zopo�«�ÈÀ. "t'OÙ l:a.À.a.­ �'Ì}À 'tov N11p� 28 TOU MEÀXL -r�u 'Aoot -rou Kwaà.IJ, Tov 'EÀ.IJ.a.Oàp. 't'OU ' 'Hp 29 'tOU 'I'JlO"Ou TOV 'EÀ.LÉ�Ep 'tOU 'Iwp�J.L TOU Ma·dtà-r "t'OU AEut 30 "t'Ou l:v(J.Ewv 'tou 'Iovoa. 1:oO 'Iwcri)cp "t'ou 'Iwvà.JJ. "t'ov 'Eluxxì.IJ. 31 'tou MEÀEtk "tou MEvvà 'tou Ma"t'"ta.ità 'tou Na.àtàJJ. "t' ov &auto 32 'tou ,.IEuual Tov 'lw�'Ì}O "t'OU B6oc; 'tOU l:rxÀ.à 'tOV N a.aO"CTW'V ll 'tOU 'A(lr.va.Oà� "t'OV 'Ao­ p.tv -toO 'Apvt 'tOV 'EapwJl "'tOU tipu; 'tOV ' lo uo a. 34 'tOU 'l a.x w � 'tOU 'Io-aà.x 't OU 'A{3ptxà(J. TOÙ 8 cipa. -rou N rxxwp 35 'tOU l:EpOÙX 'tOU 'Pa:yaù "tou ciÀ.s:x "tov "E� EP Tov l:alà. 36 "t'où Krxt:và.J.t 'tou 'Apcp�ào 'tou l:'i)Jl Tov Nwe 'tou AtiJ.LEX � T ov Ma.-»oucraÀ.à 'tov 'Evwx "tov 'ItipE't" "tou Ma.À.EÀ.E'Ì)À. "t'ou Ka.i:và11 38 'tov 'Evwc; "tov l:'Ì)� "t'où ,.Aoà.p. 1:ou Ds:ou. 23 E Gesù, quando iniziò, aveva circa trent'anni ; egli era figlio - come si riteneva - di Giuseppe, di Eli, 24 di Mattat, di Levi, di Melchi , di lnnai, di Giuseppe, 25 di Mattatia, di Amos, di Naum, di Esli, di Nag­ gai , 26 di Maat, di Mattatia , di Semein , di Josech, di Joda , 27 di Joanan, di Resa , di Zorobabele, di Salatiel, di Ne r i , 28 di Melchi, di Addi , di Cosam , di Elmadam, di Er, 29 di Gesù, di Eliezer , di Jorim, di Mattat, di Levi, 30 di Simeone, di Giuda , di Giuseppe , di Jonam , di Eliacim, 31 di Melea, di Menna, di Mattata, di Natam, di David, 32 di Jesse , di Jobed, di Boos, di Sala, di Naasson, 33 di Aminadab, di Admin , d i Arni, di Esrom, di Fares , di Giuda, 34 di Giacobbe, di l sacco, di Abramo, di Tare, di Nachor, 35 di Seruch , di Ragau, di Falec, di Eber, di Sala , 36 di Cainam, di Arfaxad, di Sem , di Noè, di Lamech, 37 di Matusalemme, di Enoch , di Jaret, di Maleleel , di Cainam , 38 di Enos, di Set, di Adamo, di Dio.

2 3a. II «Figlio» non viene chiamato, come un profeta ; o inse­ diato nel proprio ufficio e attività, come il Battista ( 3 ,2 ; cfr. I , 8o) . Dopo che Gesù in 3 ,2 I s. è dichiarato «Figlio>> ed equi­ paggiato per la sua opera, egli «inizia» 76 - come dice Luca sot­ tolineando 77 - in fase di preparazione (in 4, I - 1 3) col respin­ gere il demonio, e in fase di esecuzione (in 4 , [ I 4 s . ] 1 6-30) con l'annuncio (cfr. 4 ,2 I : f}pça"to). àpxolJ..E'Voc; indica dunque l'inizio dell'azione messianica e lo prospetta. In ciò l'incomin76. fpx6JJ.Evoc; 700 Ju Cl ( lr) proviene da Mc. 1 ,9 ; tipx6JlEvoc; (cancellato da 1555 e f sy•·P sa) è parafrasi di 2 Sam. 5A e già per questo (vedi sopra) originario. 77. xaL a\rt6c; è espressione che Luca predilige, specialmente quando intende rife­ rirsi rispettosamente a Gesù (dr. 4,1 5; ;,r4.17 div. Mc. ; 3,2 3 ; 5,1 ; 6,2o ; 8,1 ; 9,5 1 , esclusivamente lucano); dr. AB I , roo; inoltre W . Michaclis, Das unbetonte xaL ClÙ't6c; bei Lukas: StTh 4 (1 950) 86·93 ·

Le. J,.2Jil.2Jb

3 ,9

ciare di Gesù 78 si dimostra volontà di Dio , in quanto accadde circa all'età in cui, secondo la Scrittura ( 2 Sam. ; ,4) , anche David fece la sua comparsa pubblica 79 • Qui (dr. Le. 3 ,2 1 s . ) come là (cfr. 2 Sam. 5 ,3 ) l'indicazione dell'età è saldamente collegata all'unzione regale . Essa ha quindi un senso teologi­ co e concorre a dimostrare la realtà messianica di Gesù . Quan­ ti sono interessati al dato storico (Luca deve aver indicato que­ sta età pensando al suo rapporto con 2 ,2 e 3 , r ) sono e splicita­ mente ( WO"EL ) 80 invitati a prestare attenzione a questa impor­ tante indicazione approssimativa 8 1 2 3h. È indubbio che Luca traccia la genealogia di Gesù attra­ verso Giuseppe (vedi sotto) . Secondo l'attuale testo, egli non riport� il padre vero, ma quello putativo (w� EVOJ.lL�E"tO 82) . Ciò ha senso solo presupponendo che Luca consideri ( insieme con la sua fonte) padre legittimo il figlio di David, Giuseppe , la cui genealogia per il diritto giudaico 83 era anche quella di Gesù , da lui riconosciuto come figlio . Mt. incomi nci a da Abramo e dispone la genealogia a partire da lui, in modo schematico, con i nomi disposti in 3 gruppi di r 4 nomi ciascu­ no 84• Anche se egli traccia la genealogia attraverso Salomone, non attra .. 78. Se Luca avesse pensato che l'attività di Gesù era durata solo un anno, avreh· be scelto forse un altro vocabolo ; dr. anche Zahn ; Rengstorf. 79· 2 Sam. 54 risuona qui anche nei vocaboli : vibc; -tpr4xov-tr.I l-ti:>v Aa.vl� Èv -tuÀ.a�a.t. CTE, u xa.t O"t't. 'E7tL XEt.pwv a po ucr l.v CTE JJ,1)1tO'tE 1tpoax6�nç 1tpÒt; ÀlDo-v 'tÒ'V 1t6oa. O'OU. 12 xa.t à.1tOXpt�ELt; E!'JtEV a.Ù"t'(il ò 'IT)CTOUt; O't't. EtPT}'ta.t., Ovx ÈX1tEtpaCTELt; XVpt.O'V 'tÒV �EOV CTOU . 13 Ka.t auv-r:EÀ.Éa-� 'Jtav-ta. 1tEt.paCTJJ,ò v ò otci(3oÀoç à.1tÉCT-t1} fi'Jt'a.ù-tou axpt. xa. tpou .

4

1

Gesù allora, pieno di Spirito santo, ritornò dal Giordano ; e fu dallo Spirito condotto qua e là nel deserto, 2 per quaranta giorni, tentato dal diavolo. E non mangiò nulla in quei giorni; e quando furono terminati ebbe fame. 3 Gli disse allora il diavolo : « Se sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane>> . 4 E gli rispose Gesù : «Sta scritto : 'Non di solo pa­ ne vive l'uomo'» . 5 E lo condusse in alto e gli mostrò tutti i regni del mondo, in un attimo . 6 E gli disse il diavolo : «Ti darò tutta questa po­ tenza e la loro gloria; poiché è stata data a me e io la do a chi voglio. 7 Se tu dunque ti prostri in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». 8 E Gesù gli rispose : « Sta scritto : 'Adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo servirai'». 9 Lo condusse infine a Gerusalemme e lo pose sul pin­ nacolo del tempio e gli disse : «Se sei Figlio di Dio, buttati giù di qui! :1 30. Vedi quanto è detto sotto, pp. 383 s. sul significato della pericope.

10

Sta infatti scritto : 'Ai suoi angeli darà ordine che ti custodiscano '. 'Con le mani ti sosterranno, affinché tu non bat ta il piede contro una pietra'». 12 E Gesù gli rispose : « Sta scritto : cNon tenterai il Si­ gnore Dio tuo! ' » . 13 E terminata ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui, fino al tem­ po fissato. 11

e:

I . S'addice al potere regale e all'autoconsapevolezza del Figlio che egli non sia « sospinto>> nel deserto (come in Mc. ) 131 , ma vi si rechi da se stesso 132 • Comincia a trasparire l'atteggiamento autorevole di colui che i]pça.�o 1tOt.EL'V 'tE xat or.oriaxEt.V (Act. r, 1 ) 133 • Bisogna pensare qui al «deserto di Giuda» , tra Gerico e Gerusalemme, come mostra Luca stesso (cfr . v. 5 e v. 9 ) . Luca fa notare ancora che il battesimo ha dato a Gesù 153 ; e qui la pericope an­ cora una volta 154 viene collegata al racconto del battesimo . Ge­ sù quindi è tentato qui come quel «Figlio» unico e del tutto gradito a Dio, che colà fu manifestato . Ma qui, come vedremo, egli appare non nella forma potente di un «Messia», bensl nel­ la veste modesta di un «maestro» esperto di Scritture ; infatti nel respingere il diavolo per tre volte cita la Scrittura. Certo : non solo questo «Figlio» è obbediente alla torà, ma la torà giunge al suo «compimento>> (cfr. Mt. 5 , 1 7 ) in questa obbe­ dienza del «Figlio» . Non a caso Gesù cita tre volte Deut. : di­ versamente da Israele, che - come un «figlio» (dr. Deut. 8 , 5 ) - era stato tentato nel deserto 155 ed era caduto 156, ora si ma­ nifesta qui nel deserto l'obbedienza del tutto gradita a Dio del «Figlio» . Il racconto è interessato a mostrare questa obbedien­ za in accentuato contrasto con la disobbedienza d'Israele 157• Usando mezzi della meditazione scritturistica haggadica si co­ struisce qui una cristologia, più precisamente, una cristologia 3-1 2 .

15 1 . Vedi sopra le note 136, 142, 147; cfr. anche Lohmeyer, Mt. 53· 152. Contro Dibelius, Formgeschichte 245.274 e passim. I53· 'tOV DEov è posposto, in posizione di risalto; dr. ]. Bieneck, Sohn Gottes, Ziirich 1 9 5 1 , 63 n. 17. 154. Vedi sopra, sulla concezione del Pneuma (n. 136). 155. Vedi Deut. 8,2 (cfr. sopra, n. 138); questo riferimento a Deut. è notato da molti, dr. ad es. Feuillet, op. dt. ; Dupont, L'arrière-fond (op. cit. ) 287-304; Thompson, op. cit. 1-1 2; Gichter, Mt. 1 17 ss .; Gerhardsson, op. cit., specialm. 156. Cfr. I Cor. ro,I-ro; Act. 7 ,4 1 ss.; HP.br. 3,8 s. 2o-24. 157. Cfr. specialm. Thompson, op. cit. I-I I .

Le. 41J·I2 .J

3 73

del «Figlio di Dio» , nella quale la storia salvifica veterotesta­ mentaria d'Israele arriva a compimento. Non si parla di «lotta» contro il diavolo o di ( 1 ,3 7 ; dr. 1 8 ,2 7 ) . Il 169 sufficientemente alto da permet­ tere che dalla sua cima si possa avere quella vista di tutto il mondo che è nell'intenzione del diavolo, egli lascia indetermi­ nato il «luogo» in cui Gesù fu condotto ( della fonte dei logia (cosl Schnackenburg, op. cit. 304). 230. Per il v. I ciò è testimoniato forse da Et> , che poi si ripete ecclesiologicamente in Act. 2 ,47 . Ma Luca sa già da 2 , 34 s., e ancora più chiaramente in 4 ,2 3-30, che questo riconoscimento iniziale non durerà 20• 4,14 s. non può essere spiegato come redazione lucana di Mc. 1 ,1 4- 1 5 .lt ; del resto, a motivo delle sue numerose incongruenze, difficili da spiega­ re, non può neanche essere interpretato come un brano di passaggio e d'introduzione composto da Luca stesso. Luca piuttosto insieme a Mt. - ha letto una variante, parziale o totale, di Mc. I ,14 s. 2 1 -28 .3 2-39 ( 6 , r -6 ), che costituiva la continuazione della variante della tradizione di Mc. I , I-1 3 che noi rinvenimmo in Le. 3 ,3-17 ( 2 1-22 ) ; 4,1-1 3 22• Dal­ l' «edificio» di questa variante della tradizione egli prese le «travi)) di -

17. Solo in ; , x ; la sua fama si diffonde in tutta la Palestina ; in ; , 1 7 quindi attor­ no a Gesù sono raccolti rappresentanti di tutto il paese della Giudea. 18. Luca conserva, della sua fonte (vedi sotto, p. 394), il v. 1 4b a motivo di 4 1 6-30: in questo modo diventa comprensibile il v. 23. ,

19. Per senso,. ctV"t'WV del v. 1 .5 si riferisce lontanamente a rctÀ..,À4LctV del v. I4Jl. Questo debole legame di «Ù"TWV mostra il carattere rudimentale del versetto ( vedì sotto, p. 39' ).

20. In Io. 444 Gesù stesso smaschera l'atteggiamento inizialmente positivo dei Ga­ lilei (4,4, ; qui però basato su quanto è accaduto alla festa in Gerusalemme). 2 1 . Le. 4,14 s. è ritenuto erroneamente un prodotto della redazione marciana da Feine, Eine vorkanonische Oherlieferung 22 s. 24; Wernle, Die synoptische Frage 27 ; H.]. Holtzmann; Miiller, Zur Synopse 3 ; ]. Weiss, Synoptische Tafeltz zu den drei alteren Evangelien, GOttingen 191 3 , 2 ; Schlatter; Bultmann, Die Geschichte 36 1 .368 ; Leaney ; Creed. 22. Vedi sopra, p. 304 e p. 3,6.

394 sostegno dei singoli «piani» : Le. 4,14a (cfr. Mc. 1 , 1 4 ). r4h (cfr. Mc. 1 , 28) 1 ' (cfr. Mc. 1 ,3 9 ) ( 1 6 [ dr. Mc. 6, r ] ) e le dispose a strati - conser­ va ndo l'ordine originario - per farne la «porta d ' ingres so» del suo > ( 2 ,30 ss . ). Se l'intera sezione 4 , 1 4-44 intende presentare !'OpTJJ.lÉV« 1tpciyp,cx"t«, anche per il fatto che l'evento di Cristo, che in 4,1 6-30 viene descritto come > - gli occhi, gli orecchi e la bocca - in ogni caso in questa accumulazione, costituisce forse un criterio per dire che qui è un pa­ lestinese che racconta 34• c) «à.VÉO""rl} aVCl"'(VWVClt, ]a lettura pubblica di un brano profetico, lo U7tTJPÉ'tTJ� che consegna il rotolo e lo riprende, il sedersi di chi parla dal podio, indicano una conoscenza della realtà dei fatti» 85•

So. Contro Anderson, op. cit. 269. 8 1 . Nei LXX la torà è detta qua e là �!�ì..oc;, mentre altri scritti veterotestamentari (accanto ad essa) son detti �'I.�À.!a, come qui in 4,17 .20. 82. Luca dipende qui dall'uso linguistico ellenistico, che parla di �!�À.ot. �Ep«L (dr. Act. 19,19); vedi maggiori precisazioni in G. Schrenk in ThWb 1, 61.5. 83 . Cosl Violet, op. cit. 26o. 84. Cfr. Schlatter 225. Lo Schlatter ritiene (ibid. ) che anche «il genitivo che ca· ratterizza il nome» (invece dell'aggettivo) in 'totc; ì..6yot.c; 'tllc; x6:pr.'toc; sia un se­ mitismo; e cosl anche per la fonte di v. 20: ot ocpi)'aÀ�L 'ltaV'tWV. 8.5. Schlatter 225 (dr. ibid. 226 s.}. Ma si può ritenere che anche Luca sapesse bene come si svolgeva una liturgia �inagogale; dr. Act. 1 3 ,14 ss.

2 . Non è poss ibile a) riportare alcun esempio 86 in cui Luca di sua ini­ ziativa abbia aggiunto alla sua fonte n una citazione scri tturistica di tale ampiezza 88• Quando Luca di sua i nizia t iva si riferisce al compi­ mento della Scrittura 89, egli rinuncia a citare esplicit amente determi­ nati passi di essa. b) Forse le allusioni ai miracoli di Gesù (come in Le. 7,2 I, diversa ­ mente da Mt. ) sarebbero riuscite più chiare, se fosse stato Luca stesso ad aggiu ngere 4, I 8 s. c) Sembra che la composizione lucana in t en da l' del v. x 8 i n senso «messianico» (vedi ad l. ), men tre il testo nella pericope pre­ lucana pensava, a quanto pare, ad una unzione profetica ( vedi sopra n. 5 9 e sotto, p. 422 ) . d ) Inoltre, l'analoga utilizz azi one d i Is. ch e troviamo qui e in Le. 7 , 22 s. par. Mt. e 6,20 s. par. Mt. parla i n favore di una stessa origine : quindi in favore della fonte dei disco rsi , il che concorda nel modo mi­ gliore con le nostre riflessioni sui vv. 2.5 ss . (p. 41 6 ) e con quelle fatte a pp. 3 99 s.

L'automanifestazione di Gesù viene accolta favorevolmen­ te 90 anche a Nazaret (cfr. v. 1 9 91 ) . Le sue parole sono caratte­ rizzate in sommo grado sia rispetto al contenuto sia rispetto alla forma: quanto al contenuto sono ÀoyoL 't'ij� xcipt.'to�, per­ ché mostrano e promettono la real izzaz ione della promessa sal­ vi:fica escatologica dei vv. I 8 s. Il protocristiano À.oyoc; •t"ii � xa­ PL'tO� 92 ha qui, in questa parola originaria di Gesù, il suo fon­ damento primo e il suo inizio . La xapr..� di Dio diventa visi22.

86. Su 3,5 vedi ad l. ; su 22,37 cfr. AB III, 124-128; 23,46 può essere tradizione speciale ; Act. 8,26-40 proviene da tradizione prelucana ; cfr. Haenchen, Apg. , ad l. In Le. 21 ,24 div. Mc. non si ha citazione, ma solo un'allusione a Zach. 1 2 ,3. 87. Invece i n Act. nei discorsi da lui composti Luca può lavorare con citazioni bi­ bliche: dr. r ,2o; 2,14-36; 4,8- 14; 7,2-5 '3 ; 1 3 ,16-4 r . 88. Sulla questione cfr. sopra, p. 3 04 n. 107 e AB III, 127 s. 89 . Vedi sopra, n. 71. Cfr. Gerhardsson, Memory 225-234. 90. Il testo lucano non può essere interpretato a partire dallo «scandalo» di Mc. 6,3 , né si può intendere il �J.«p-tupE�'V tXÒ-t� come dativo d'incomodo; contro Klo­ stermann ; Violet, op. cit. 256; Jeremias, Verheissung 37 ss. La concezione lucana trapela in passi come Act. 6,3 ; 10,22; 22,12 ecc. specialm. 14,3 . 9 1 . Cfr. anche 2,47; 4,32 .36; vedi inoltre 4,14h.37· 92 . Anche in Act. 14,3 ; 20,32 (cfr. Act. 20,24) è attestato questo caratteristico uso linguistico lucano, che non si riferisce solo a parole di «grazia>> (come in Ps. 44,3 e Col. 4,6); cfr. anche Gils, ]ésus prophète 12-18 ; de la Potterie (vedi n. '9) 23 1 s. ; Jeremias, Verheissung 38; M. Cambe: RB 70 (1963 ) 200 s. ; Violet, op. cit. 263268 ; diversamente Klostermann; Creed; Flender, op. cit. 137 s.

410

bile in modo particolare in Gesù (cfr . Le. 2 ,40 .5 2 ; Act. 1 5 , 1 1 . 40) . Inoltre, va tenuto presente che Luca intende la parola di Gesù quale parola di Dio che dà la vita, come risulta dal fatto che egli - consapevolmente 93 - sceglie il testo di Deut. 8 ,3b (cfr. Mt. 4,4), forse presentando Gesù come un «profe­ ta» 94• Ma l'automanifestazione di Gesù suscita anche «mera­ viglia» e sorpresa per tale messaggio di grazia che esce dalla bocca di un compaesano 95• È un meravigliarsi diverso da quel­ lo di Le. 2 ,47 , più vicino a quello di Io. 7 , 1 5 : «Come può co­ stui conoscere le Scritture, senza essere stato istruito? » . La domanda del v. 2 2b intende chiarire la meraviglia del v. 2 2a %. Inoltre, essa deve preparare il v. 2 3 (vedi sotto) : che quell'approvazione e questa «meraviglia>> siano ancora qual­ cosa di ambiguo verrà reso noto infine soltanto mediante la fra­ se smascheratrice di Gesù, dei vv. 2 3 ss . Per il lettore del vangelo, che conosce Le. 1 ,26-3 8 ed ha presente 3 ,2 3 (w� ÈVOlJ.L­ �E--ro ) , l'inadeguatezza del giudizio s 'esprime già sufficiente­ mente nella caratterizzazione di Gesù come «figlio di Giusep­ pe» 97 • Il mutamento successivo e sorprendente, dall'approva­ zione e dalla lode al rifiuto, fino al tentativo di linciaggio, non 93· In Le. 4A par. Mt . 44 Luca aveva evitato l'antropomorfismo che fa «uscire»

la parola dalla bocca di Dio. Qui egli usa l 'espressione perché la parola di Dio giunge dalla bocca di Gesù; dr. anche sotto, p. 455 e Leaney 52. 94· Dio parla «per bocca dei suoi santi profeti)> (Le. 1 ,70; cfr. Act. 3 ,18.2 1 ; 4,2,). 9 5. Motivo del &«uJ.l(it;Et.V è il contrasto tra la «parola di grazia» di Gesù e la sua provenienza, come in Act. 2,7 (dr. anche 4,1 3 ). Ma qui - diversamente da Le. 9 ,43 - il verbo non ha Io stesso significato di ÈX1tÀ:ncrcrEaittXr. di Mc. 6,2 = Mt. 1 3 ,54; contro Violet, op. cit. 256; giustamente Voss, op. cit. Luca parla spesso di meraviglia per un'affermazione: Le. 1 ,63 2,18.3 3 ; 20,26; Act. 4,1 3 . Non è il caso di avvertire anche una «sorpresa» speciale di fronte al fatto che Gesù ha omesso dalla citazione di Is. (61 ,2 ) la frase «e un giorno di vendetta del nostro Dio», fa­ cendo cosl del passo un «oracolo di grazia>> ( cosl Bornhauser, Das Wirken des _,Christus, Giitersloh 21924, '9; dr. anche }eremias, ]esu Verheissung 38 s.): il te. sto va interpretato cosl com'è, senza ricercare fantasticamente che cosa ci sia dietro. 96. La domanda del v. 22b è destinata a porre in luce - come notizia di contra­ sto - il fatto che uno della propria provenienza può comunicare loro la parola di grazia da parte di Dio. Con ciò al più s'esprime un interrogativo (Creed : «con un ·accento di indignazione»),. ma non uno scandalo (come in Mc. 6,2 s.); dr. anche la giusta interpretazione di Wellhausen; Creed. 97· Cfr. Leaney, op. cit. 5 1 ; Haenchen, Mk. 21,.

Le.

4,2�.23 S.

41 I

viene reso psicologicamente comprensibile dalla pericope, la quale intende piuttosto dare una ragione teologica del fatto : il rifiuto è causato dalla rivendicazione e provocazione di Gesù 98 • 1 vv. 2 2 s. non sono composizione di Luca sulla b ase di Mc. 6 , 3 ; infatti a) non è possibile portare neanche un ese mpio in cui Luc a abbia preso

un tratto narrativo dalla sua fonte marciana (come Mc. 6,2 s.), che vi ricorress e tanto più avanti nell'ordine dei fatti, e lo abbia inserito nella .sua fonte non ma rciana 99• b ) È difficile pensare che Luca abbia mutato l'i�E1tÀ. i)uaovto di Mc. 6 ,2 - più adeguato a fare da passaggio al v. 2 3 - nella approvazione (vedi sopra ) espressa al v. 22 100, creando cosl l'aspra cesura dopo il

V. 2 2 . c) I l proverbio del v. 2 3 richiede che in precede nz a Gesù fosse sta to presentato come un loro comp aesano ; ma la no tizi a del v. 1 6 è già piuttosto distan te . Il v. 22h - diversan1ente da Mc. 6,3 - ha a nche la funzione secondaria di preparare il v. 2 3 e ad esso non si può rinunciare. d) Luca non lesse l'espressione utò� 'Iocri)cp in Mc. Forse c'è dietro un aram ais mo 101 • Può darsi che l'identificazione del tutto insoli t a di Gesù in riguardo alla madre in Mc. 6,3 intenda tener conto di una pos­ sibile fede della comuni tà nella nascita ve rginale 102; in ogni caso non pu ò essere considerata più originaria della formulazione di Le. 4,2 2 , che viene testimoniata come tradizione antica forse anche da Ia. 6 ,42 103• 2 3 s. Ora - nella seconda parte della pericope - «il vangelo di.. venta storia della passione» 104• Anche qui i punti culminanti

98. Violet, op. cit. 252, riteneva ancora «esigenza del tutto cristiana» eliminare

l'impressione «che la colpa di questo cambiamento di atteggiamento vada attri­ buita esclusivamente all'oratore ...» ; in questo modo egli pone la propria inter­ pretazione al servizio di un'immagine di Gesù del sec. xxx, con l'intenzione «di cancellare una macchia dalla santa immagine del nostro Signore e Salvatore» (271 ) , rosa che non cercherà d i fare colui che h a compreso bene, nel suo senso teologico, Le. 2,34 s.

99· Anche se

Mc. 6,2 sembra redatto pensando a Mc. 1 ,22 (27), già la fonte di Mc. (vedi anche la variante di Le. 4,22) deve aver avuto a sua volta una sua fonte. Am­ mettendo che la fonte di Mc. sia responsabile anche dell'attenzione rivolta a Ca­ farnao (come in Le. 4,2 3 ), si spiegherebbe in modo particolarmente chiaro e ade­ .guato il ricordo di quella pericope di Cafarnao (Mc. 1 ,22 [ 27 ] ).

100. Luca non evita il vocabolo in quanto tale (neanche div. Mc. 10,26 ; 1 1 ,18); dr. 9A3 div. Mc. e Act. 1 3,12. 101. Schlatter 225 ; Violet, op. cit. 216. 102 . Cfr. sopra, p. 158. 103 . Certo, dovrebbe essere spiegata la coincidenza con 3 ,23 : Cl'V utòc; 'Iwcnicp 104. Schlatter 221 . (in ambedue i passi manca l'articolo). .••

Le. 4,2J s.

412

sono due. La cornice (vv. r 6 2 8 ss .) e il confronto con la va­ riante di Mc. ( 6 , r -6) permettono di riconoscere come primo culmine (vv . 2 3 s.) l'affermazione fondamentale e (origina­ ria) : Gesù è destinato a operare non nella sua città d'origine� ma in terra straniera (a Cafarnao e oltre) . La consapevolezza della storia della missione postpasquale vide in ciò un segno significativo e, mediante l'inserzione dei vv. 2.5 ss., creò il se­ condo culmine, che gtiarda ancora più in là : un giorno 105 la salvezza andrà non ad Israele, ma ai pagani (cfr. Act. r 3 ,46 ; 2 8 ,2 8 ). .

2 3 . La domanda del v. 22b, con la sua identificazione inade­ ·gua ta (vedi sopra) , aveva anche la funzione secondaria di pre­ parare i vv. 2 3 s. Il v. 2 3 manifesta ora il suo senso collaterale : da uno dei nostri noi nazaretani potremmo anzitutto atten­ derci che compia la promessa dei vv. r 8 s. non solo come pa­ .,.ola di grazia (v. 2 2a) , ma anche come azione. Gesù smaschera l'ambiguità del loro compiacimento e della loro meraviglia ri­ ducendo l'atteggiamento dei suoi compaesani a ciò che in fon-­ do esso è: attesa di atti terreni di beneficenza. Di fronte a Ge­ sù «diventano manifesti i pensieri di molti cuori» ( 2 ,3 5 ) . Il processo di «disvelamento della colpa>> 106 entra in atto di fron­ te alla realtà di Cristo. Il «proverbio>> 107 del v. 23a ha il suo commento nel v . 2 3b; Gesù dovrebbe identificarsi con la sua patria e così - in senso traslato - guarire «se stesso» 108 ; egli dovrebbe operare anzi­ tutto nella sua città i «favolosi» (cfr. Le. r o , r 5 par.) miracoli di Cafarnao, dei quali, a dire il vero, sono riportati esempi so-· lo nei vv. 3 3 ss . 3 8 s . 40 s., ma che, in quanto già accaduti 1()9, 105 . «Ciò che questa storia della salvezza dice per i pagani è espresso guardando­ in anticipo alla missione della chiesa, e non si riferisce all'azione storica di Gesù nei giorni della sua vita terrena, durante la quale - per Luca - Gesù ha evitato chiara­ mente qualsiasi intervento in territorio pagano» (Conzelmann, Die Mitte 28 n. I ).. 106 . Vedi sopra, p. 410 al v. 22. 107. 1ta.pa.�oli} in questo senso ad es. anche in I Sam. 10,1 2; 24 , 1 4 ; E4. 12,22.23 ; 18,2.3 , dove corrisponde alrebraico maJiil. ;108. Cfr. Gen. r. 23 ( 1 5c): «Medico, cura la tua debolezza» (Billerbeck, ad l.) . 109. ÈpEL'tE va inteso dunque come futuro gnomico, non come futuro puro e sem-

Le.

4,2 J-24 ss.

4I 3

hanno già creato spazio per i vv. 1 4 s . (vedi ad l. ). Sono questi i pensieri nascosti che Gesù avverte nella domanda del v . 2 2 . Egli infatti conosce i cuori dei suoi compaesani che lo appro­ vano e si meravigliano di lui. «Non aveva bisogno che qualcu­ no gli rendesse testimonianza sull'uomo, poiché egli sapeva da sé che cosa c'è nell'uomo» (lo. 2 ,2 5 ) 1 10 • È difficile che sia stato Luca ad aggiungere il v. 23a a una fonte: x . l'u­ so di 1ta.pa.�oÀ.i) nel senso di «proverbio» potrebbe avere la sua radice nel linguaggio palestinese 111 • 2 . Il v. 2 3a va probabilmente letto in connessione con ta.o-a.craa... "tOÙ� O"VV'tE'tpt.IJ.IJ.ÉVOU� 'ti}V xa.pO�a.V del V. I 8 ( = ]S. 6 I , I 1 12) ; e quindi sa­ rebbe prelucano, come 4,1 7-2 I 113•

ss. La menzione del destino dei profeti nella propria pa­ tria (v. 24 1 14) e i due esempi cosi eloquenti di invii di pro­ feti ai pagani (vv. 2 5 ss .) danno ora via libera al rifiuto già sma· scherato come latente nel v. 2 3 e portano al tentativo di lin­ ciaggio (vv. 2 8 ss . ) . 24

Era consuetudine tra i rabbini rispondere a un proverbio con un altro proverbio. Il v. 24 continua spietatamente a «smascherare» i sentimenti dei Nazaretani e spiega perché Gesù non vuoi compiere a Nazaret miracoli come a Cafarnao: fondamentalmente i Nazaretani sono increduli come tutti i concittadini di profeti nei confronti di oracoli dei profeti stes­ si 1 15 che vivono in mezzo a loro u6• In questo modo il v . 2 4 2 4.

p1ice (come intendono Wellhausen ; Conzelmann, Die Mitte 26.28 s.; Grundmann). Chi intende nel secondo modo dovrebbe fare i conti con «uno strano oscillare di tempi>>, come già vide il Wellhausen; è un'interpretazione che sposta lo scandalo, che già s'annunciava nel v. 28, nel futuro più remoto, dietro gli eventi di 4.3 1-44. ln 4,14 (vedi ad l. ) Luca aveva in qualche modo già preparato il v. 23b. È: del resto un espediente letterario caro a Luca quello di riportare dopo o menzionare all 'interno di un discorso qualcosa che non è stato raccontato; dr. ad es . Act. 20,23.3 1 .34 ; 22,17 ss. ; 24,17. I 10. Cfr. sopra, p. 270. I n Io. 4A4 Gesù smaschera in modo analogo l'atteggiamento «positiva>> dei Galilei . 1 1 1 . Vedi sopra, n. 107 e Hauck in ThWb v, 744· 1 1 3 . Vedi ad l. 1 12 . Vedi sopra, n. ,s . I 14. Bultmann, Die Geschichte 30 n. 2 riporta paralleli giudaici e pagani. I I,. L'espressione in Ev. Tbom. 31 (cfr. già P. Oxy. 1 ,6) con l'aiuto del v. 23 è

Le. 4,24-�5 ss.

414

conduce oltre lo « smascheramento dei sentimenti>> del v. 2 3 : i compaesani non «accoglieranno» Gesù 117 , il che prepara già i vv . 2 8 ss. In questo contesto 1ta�p� Wb. , s.v. ). A quanto pare qui il termine è assunto dalla missione protocristiana; essa può parlare di un SÉXEai)-cu credente o consenziente (Le. 8,1 3 ; 18,17; Act. 7, 38 ; 8,14; I I ,I j I7,I I ) o anche del SÉXECTflou. ospi tale di un inviato Le. 9 ,5 ; IO, 8. 10). I 1 8. xal i:v -ro�t; cruyyevEuar.v aù-rou xat i:v -rn otx� aù-rou (Mc. 6,4) si rifiute­ rebbe a questo doppio senso, come Mc. 6,3b. In Luca i parenti non sono conside­ rati (l�{c. 64 è ampliato secondo Gen. 1 2,1 LXX ). Conzelmann, Die Mitte 29 (e n. 2) costruisce una «fusione con questo motivo dei parenti» ( ibid. n. 2) e poi spiega Le. 8,19-2 1 ( = Mc. 3 ,3 1-3.5 ) in questo modo: «Essi (i parenti) vogliono vedere miracoli, vogliono portarlo a Nazaret, perché ivi operi nel luogo debito». Un'interpretazione che va contro Le. 4,28 ss. I I9 · Cfr. Schlatter ; Schmid. Sulla questione dr. J.C. O'Nell, The Six Amen Sayings in Luke : JThSt Io (I959) I-9. 120. Cfr. 9,27; 21 ,3 ; 22,21 .34 div. Mc. , forse anche Le. div. Mt. 5 ,26 ; 8,Io; IO,I5 (dr. tuttavia 1 1 ,24); 1 1 ,1 1 ; 18,1 3; inoltre Le. 22,I6.I8 (div. Mc. ), cosa che per Le. div. Mt. 23,36 (vtd); 2447 (aÀ11Dwt;); 4,25 ( i:1t'4"k1l&�c;) è probabile. ·121 . Vedi la nota precedente; Luca cambia volentieri i termini; dr. AB 1, 26 s. .•

Lc ..A,25 ss.

4I5

dare una motivazione diversa del rifiuto di fare miracoli a Na­ zaret : con l'invio di Gesù (v. 1 8 ; dr. v. 4 3 ) accade quanto ac­ cadde per quello di Elia (vv. 2 5 s . ; cfr . I Reg. 1 7 ,7 ss. 122) e p�� quello di Eliseo (v. 2 7 ; cfr. 2 Reg. 5 , 1 ss.) : esso è per stranieri . Certo, i due esempi d'invio di un profeta alla vedova 123 di Sa­ repta 124 e al siro Naaman non dànno la motivazione originaria e propria dell 'atteggiamento di rifiuto di Gesù nel v. 2 3 , poi­ ché esso non va motivato a partire dall 'invio ai pagani . Piut­ tosto, con questi due esempi si aggiunge in maniera alquanto slegata l'indicazione (profetica) secondo cui la missione di Ge­ sù (vv. 1 8 .4 3 , cfr. v. 2 6 ) è destinata, al di là di Nazaret e di Israele 1 25 , ai pagani . Nel doppio e sottolineato ouOE�c; (vv. 2 6 . 2 7 ) risuona impli­ cito il rifiuto d 'Israele (come già in 3 ,8 s. ). Ma con tale allu­ sione (come già anche in 2 ,34 s.) vengono aperte prospettive che rimandano al di là degli eventi descritti nel vangelo di Lu­ ca, al tempo della chiesa : il passaggio della predicazione di sal­ vezza dai Giudei , che la rifiutano, ai pagani 126• È questo un indizio che la pericope di Nazaret presenta in termini globali e 122. I tre anni scarsi di 3 Reg. 17,1 ss . sono diventati qui - con la tradizione (Iac. .5,17 ; cfr. inoltre Billerbeck III, 760 s. e U. Holzmeister, Clausum est coelo annis 3 et mensibus 6: VD 19 [ 1939 ] 167-173; E.F.F. Bishop, Three and a Half Years [Luk 4,25 - lac j,Il ] : ExpT 61 [ 1949/.50] 126-127) - il periodo apocalit tico di sventura di tre anni e mezzo (Dan. 7,25; Apoc. 12,14; cfr. 1 1 ,3 ; 12,6 e 1 1 ,2 ; 1 3 ,5), dedotto dalle tristi esperienze sotto Antioco IV Epifane (dal giugno del 168 fino al dicembre del 16.5 a.C.). 123. L'ipotesi che qui si sia avuto uno scambio tra il siriaco 'rml' ( = vedova ) e 'rmf ( = sira) è improbabile, poiché il luogo di provenienza della donna è già reso noto diversamente e qui si ripete sem pl icemen te 3 Reg. 17,9 ( xo) LXX; contro Wellhausen ; Violet , op. cit. 261 s. (con bibl. pro e con tro ) ; Hiach, Fruhgeschichte II, 38. 1 24. Il testo mostra influenze dei LXX: cfr. 3 Reg. 17,9 s.: El.; l:apE'7t"ttx. 'tTi� l:t.·

Sw-v'a� ... yv-vat.xt xiJpq.. 12.5. Sulle pr ime l'Et J.LTJ dei vv. 26.27 suona più aspro; non è inteso in senso d'ec­ cezione ma come avversativo = à.À.Àa (cfr. Blass-Debr. § 448,8}; che non ci sia alla base un aramaismo (Wellhausen, Schlatter; Violet, op . .cit. 261 ) è dimostrato da Creed. 126. Luca sa che la missione protocristiana si rivolse sempre anzitutto ai Giudei (Act. 9,20; IJ,5 .14.44 ; 14,1 ; x6,1 3 ; 17,I .IO.I 7 ; 1 8 , 1 9 ) e soltanto in un secondo tempo ai pagani (Act. capp. 7-8 ; 13,46 ss.; 1 8 ,.5 ss.; 19,8 ss.; 28,23-28).

sintetici, non solo - storicizzando - una storia passata, ma an­ che una realtà futura e per Luca già presente . Difficilmente i vv . 2.5 ss. sono crea zi one lucana, e presumibilmente nean­ che inserzione l ucan a 117• r . Non prova molto il fatto che Luca usi >.. t.JlC); al m aschile ; cfr. r ; , 1 4 e Act. 1 1 ,28 128 • 2 . Luca dà ris al to all'opera di Gesù in Israele; la successiva missione ai pagani viene da lui intravista nei tempi di Gesù sol t an to qua e là, come prospettiva, dove la sua fonte lo suggerisce. Solo in 24,47 Lu­ ca mette in bocca al Ri sor to direttive per la mi ss ione ai pagani ; una missione di Gesù s tes so ai pagani , nei termini in cui se ne accenna nei vv. 4,2.5 ss ., è un concetto del tu tto estraneo a Luca 128a. La tenden­ za universalistica della doppia asserz ion e dei vv. 2.5 ss . è invece molto caratteristica de l l i n teresse universalistico della fon te dei discorsi : vedi comm. a Le. 3 ,; .6,8 par. Mt ; 3 ,1 4 ; 7 ,1 r o par. Mt. ; r r ,3 r s. par . Mt. ; 1 3 ,28 s. par. Mt. ; nel materiale esclu sivo di Luca l'idea della conver­ sione dei pagani non mi sembra che ricorra 129 • Non è dunque probabile che sia stato lui ad aggiungere i vv. 2; ss. '

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2 8. A prima vista il destino di Gesù sembra analogo a quello

di Geremia in Anatot. «Non ti comporterai come un profeta nel nome del Signore, altrimenti morirai per mezzo della no­ stra ·mano» (ler. 1 I ,2 I , secondo la norma di Deut. I 3 , 2 ss . : chi si presenta con la pretesa di essere un profeta , deve poter lo dimostrare con dei segni , altrimenti dev'essere eliminato dal popolo 130) . Ma non sono questi motivi «teologici» a suscitare l'ira dei Nazaretani; gli uomini accoglierebbero l'autoprocla­ mazione di Gesù( v. 2 I ) - e così gli stessi Nazaretani - se la sua venuta comportasse per loro un soccorso materiale. L'ira dei Nazaretani ha come causa - s 'è visto - il rifiuto da parte di Gesù di operare miracoli in mezzo a loro ed è stata ulterior­ mente aggravata dalla prospettiva aperta nei vv . 2 5 ss . sull'ora , dei pagani e sul rifiuto d'Israele. Nell insieme, se si tiene pre1 27. Contro Bultmann, Die Geschichte 31 ; Bundy, ]esus 70 e molti altri. 1 28. Forse qui dipende da 4 Reg. 6,25 LXX. 128a. Cfr. F. Hahn, Das Verstiindnis der Mission im Neuen Testament (WissMon ANT 13), Neukirchen-Vluyn 1963, 1 1 1-1 19 (bibl.); ]. Dupont, Le salut des gentils et le Livre des Actes: NTSt 6 ( 1 9.59/6o) 132-1.55· 129 . Nel caso in cui 14,1 ,-24 abbia fatto parte di Q (vedi ad l. ); cfr. tuttavia anche x�o. ar. Schlatter 224 . comm. a 2,14.31 s .

sente tutto il racconto, la loro condotta non sembra sufficien­ temente motivata. Ma la notizia vuoi essere più che un'affer­ mazione storica: essa allude al contrasto che la venuta di Ge­ sù provoca inevitabilmente. 2 9 . Nel

sollevarsi 131 dei Nazaretani per cacciare Gesù dalla lo­ ro città 132 s'intravede già la fine, lo [çw �eu &.l11tEÀ.wvoc; di 2 0 , 1 5 (cfr. Hebr. 1 3 , 1 1 ss .) . Può darsi che il tentativo di uccidere Gesù fuori della città facendolo precipitare dall'alto fosse un avvio alla lapidazione 133 • Ma il racconto non ne dice nulla 134; esso sembra piuttosto voler orientare il nostro sguardo - per contrasto - indietro, alla scena di 4 , 1 0 ss . Nazaret si trova in una alta valle 135, non sulla cima di un monte ; al più «presso un monte», per cui è difficile fare di un «pendio del monte» il luogo del precipizio. Ma non dovrebbe esserci questione sul fatto che «la scena accadde sul Nehi Sa in. Si tratta del monte su cui, o presso cui, Nazaret è costruita » 135a. Solo nell'anno 8o8 per la prima volta vie­ ne menzionato, nel Commemoratorium de casis, come luogo del pre­ cipizio la parte orientale, che mostra - a 2 ,5 km di distanza (per la scena descritta in Le. 4,2 9 , così eccitata, certo molto lontano) - un pre­ cipizio ripido verso il wadi , il djebel el-qaf�e ( = saltus Domini) 136• c

1 3 1 . àvCLa''t'aV't'� non vuol dire qui che essi s'alzarono dai loro posti nella sina· goga ed uscirono. C'è implicito il significato d'inimicizia che si ha anche in Act. 6, 9; per il contenuto cfr. Act. 7,54.57. 132. Nazaret era un «borgo» insignificante, che Giuseppe Flavio credette non va­ lesse neanche la pena menzionare. Ma già i LXX traducevano 'ir, designazione di 133. Cosl Rengstorf e altri. una comunità autonoma, con 1t6À.t.c;. 134. Luca deve aver pensato a una lapidazione (secondo Lev. 24,14), come quella di Act. 7,54.57 s. (cfr. anche Io. 8,59 e i contemporanei modi di procedere attestati in S . Krauss, Sanhedrin-Makkot [Die Mischna IV l4-5 ] , Giessen 1933, 133.193 s.), non a un rito «teoretico» come quello descritto in Sanh. 6A; contro Bornhauser, Studien 31 ss.; Kopp, Die heiligen Stiitten 1 22 s. ] . Blinzler, Der Prozess ]esu 1 5 5, dubita che le disposizioni di Sanh. fossero in vigore prima del 7o, cosa che N. Hyl­ dahl: StTh 15 ( r961 ) 1 2 1-1 26, rifacendosi a Ex. 19,13 ; Le. 4,29 e al racconto della lapidazione di Giacomo fatto da Egesippo (in Eus ., hist. eccl. 2,23,8-18), cerca in­ vece di dimostrare. 135. Kopp, ibid. 86 s.; cfr. la diversa opinione di. Dalman, Orte und Wege 71 s. I35a. Kopp, ibid. 123. 136. Cfr. Dalman, ibid. 83 s. Kopp, ibid. 125 ripercorre il cammino della tradizio­ ne popolare (secondo cui Gesù saltò dapprima dal ««Saltus Domini» nella valle, quindi sul monte occidentale oltre il profondo wadi), risalendo fino a Thetmar

3 o . La protezione miracolosa promessa in Ps. 9 I , I I (in 4 , I 2 la tentazione satanica era consistita nell 'invito a provocarla) viene ora concessa al momento giusto a Gesù in pericolo 137• Per gli intenditori ciò è già come una promessa della salvezza che verrà dalla morte . Poiché il giorno della �EÀELWCTt.ç di Ge­ sù non era ancora venuto (cfr. I 3 , 3 2 ; dr. I o. 7 , 3 o), egli «in istile giovanneo» si sottrasse misteriosamente 1 38 a coloro che lo avevano sospinto fino al precipizio. A Nazaret non gli fecero nulla, perché un profeta deve morire a Gerusalemme ( I 3 ,3 3 ) . Egli «Se ne andava» oltre, com'era suo (cfr. I 3 ,3 2 ) destino. 11 cammino di Gesù è sin dall'inizio - secondo Luca - «una pe­ regrinazione» 139, più precisamente un cammino verso la cro­ ce 140 e verso il cielo 141 •

Luca non poté trovare 4,28-30 in Mc. ; ma è inverosimile che egli stesso abbia inventato questa uscita di Gesù da Nazaret con tentativo di lin­ ciaggio : 1 . se è ragionevole pensare a una fonte speciale per 4,1 6.22 . 2 3 .24 (vedi ad Il. ), essa deve aver avuto anche una conclusione. Sembra che lo È;É�aÀov del v. 2 9 sia in connessione col OEX'tO� del v. 24, che lo prepara. 2 . Dietro a T) 1t6À.�� $xoOOIJ.'rJ'tO del v. 29 si ipotizza la pre­ senza di un costrutto semitico 142 •

Il racconto unisce insieme la gioiosa eccitazione per la ve­ nuta salvifica di Gesù e il tentativo di ucciderlo, e ciò in ma­ niera quasi insopportabile e in un contrasto ricco di tensione, che contiene l'intera realtà del misterioso evento di Cristo. Sulla storia della redazione, tradizione e formazione di Le. 4 , 1 6-30. I . Luca ha trovato 4 , 1 6-30 nella sua fonte non marciana già questa completezza 143• Probabilmente egli prese l'unità - come fanno ricono( 1217). Nel sec. XVII quindi il luogo del salto viene localizzato dai Francescani sul monte occidentale (dr. Kopp, ibid. 1 28 s . ) . 1 37. Cfr. Leaney 51 s. 1 20. 138. Cfr. similmente Io. 8,59; 10,31 ·39· Il fatto che Gesù si sottrae ai Nazaretani .

non va ricondotto, psicologizzando, all'impressione di potere superiore prodotta da Gesù (dr. Io. 7A5 s.; 18,6); sarebbe un'interpretazione contrastante con t;t­ 139. Cfr. sotto, pp. 445 s. �a.)..ov. 140. Cfr. 13,3 3 ; 22,22. 141 . Cfr. 9,5 1 ; 24,50 s.; Act. 1 ,10 s. (cfr. Io. 14,2.3 .12; .16,7.28 ; I Petr. 3,22 ). 142 . Schlatter 225 ; Violet, op. cit. 260. I43 · Vedi sotto, pp. 419 s. Per quanto riguarda questo problema non «ci trovia­ mo di fronte a un circolo vizioso» ; è vero : «la dimostrazione richiesta ... presuppo­ ne una conoscenza... delle concezioni lucane e della misura di lavoro da lui ope-

scere il confronto con Mt. 144 e altri motivi 145 - dall a fonte dei discorsi, dov'essa era probabilmente aggiunta a una fonte (originariamente più ampia ) di Le. 4 , 1 4 s . ( cfr. Mc. 1 ,2 I-28 . 3 2-39) 1*, per cui risultò rela­ tivamente facile per Luca omettere questa fonte, ad eccezione dei vv 4 , 1 4 s., e lasciare 4 , 1 6-30 nella sua sequenza originaria 147• Il fatto che 4 , 1 4 s . sia un estratto della fonte dei discorsi 148 spinge a ipotizzare la stessa fonte anche per la continuazione in 4 , 1 6-30. Questa tesi va difesa contro l 'interpretazione di chi ritiene che Luca . abbia rielaborato la pericope di Nazaret di Mc. 6,1-6 in base a una va­ riante di essa o a diverse tradizioni singole precedenti l'attuale testo di Le. 4 , 1 6-30 149• a) Delle parti della pericope (vv. 1 6.2 2 e 23h-24) parallele a Mc. 6, x-6 si mostrò sopra 150 che esse non possono essere intese come reda­ zione lucana di materiale marciano. Ma neanche i vv 28 ss. possono essere intesi come creazione lucana diversa da Mc. 151 • Inoltre, per quan­ to riguarda Luca, in tutto il suo vangelo non è dimostrabile alcun caso di spostamento di pericopi 152• b) Nei confronti di Mc. restano tre parti in sovrappiù : a.) il doppio logion dei vv. 25-27, che non può essere stato aggiunto da Luca ; ci so­ no elementi che parlano in favore della tradizione Q 153• �) Altrettanto si deve dire della citazione dei vv. 1 8 s. con la sua introduzione nel v . 17 e l'applicazione nei vv. 20 s . ; ci sono motivi per pensare che pro­ venga dalla fonte dei discorsi 154• y ) Infine, il v. 2 3a sembra essere in .

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rato sulle fonti .. .» (Conzelmann, Die Mitte 26); ma una tale conoscenza non ci proviene soltanto da osservazioni che possiamo fare sull'attività redazionale di Lu­ ca in Le. 4,16-30. 145. V. sopra, pp. 408 .416. 144. V. sopra, pp. 399 s. 146. Ciò non è soltanto suggerito dal legame con Le. 4,14 s. (cfr. la variante in Mc. 1 ,21-28 .32-39 ), ma, a quanto pare, è testimoniato più volte da Matteo (dr. sopra, pp. 393 ·399 s.). Del resto, il riferimento all'unzione messianica nel battesimo non sarebbe stato introdotto nella citazione del v. 1 8 = Is. 61 1 della pericope, se essa non fosse stata in qualche modo tramandata in connessione col racconto del bat. 147. Cfr. Schiirmann, op cit .•. tesimo. 148. Vedi sopra, pp. 393 s. 149. Pensano a una redazione lucana di materiale marciano (con aggiunta di tradi­ zioni speciali ), tra gli altri, Wernle, Die synoptische Frage 7; Miiller, Zur Synopse 3 ; Dibelius, Formgeschichte ro6 ss.; Bultmann, Die Geschichte 30 s.; Kloster­ mann; Loisy, Les Evangiles I , 147 ; Flender, op. cit. 1 3 2 ; Strobel, Terminproblem (op. cit. ). Pensano piuttosto a una fonte speciale (in modi diversi : per tutta la pe­ ricope o per gran parte di essa) B. Weiss (eccetto che per il v. 22b); Feine, Vorka­ nonische Vberlieferung (eccetto che per i vv. 2 2 s. [ in parte ] . 24) 43 s.; Streeter, Tbe Four Gospels 209 s.; Wellhausen; Schmid, Matthiius und Lukas 85 s.; Zahn; Rengstorf; Bundy 68 s.; Taylor, Formation 15.5 .198 ; Creed; Grundmann ; Leaney (eccetto che per 22b.23h-24); Hahn, Hoheitstitel 394 ss. ; George, op. cit. 26 ss. ; 150. Vedi ai rispettivi passi. Sc:-hramm, Der Markus-Stoff 27 e n . 109. 1 5 1 . Vedi ad l. 1,52. Vedi TrU 273 . 1 .53· Vedi p . 416. 154. Vedi sopra, pp. 408 s. ,

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420 rapporto col v. 18 e sembra essere anch'esso prelucano 155 • In questo modo risulterebbe probabile che la pericope di Le. 4 , r 6 - 3 o in tutte le sue parti sia una variante di Mc. 6 , r -6 proveniente da una tradizione indipendente. c) Ci sono indizi che portano a ritenere che Luca abbia trovato la pericope di Nazaret (4,16-30) in connessione col racconto Q di cui si ha traccia in Le. 4,14- 1 5 (analogo a Mc. 1 ,2 1-2 8 .32-39). Presumibil­ .mente essa faceva qui da conclusione e si trovava dopo Le. 4 , 1 5 156• Ciò può essere desunto dalla «vicinanza» in cui la forma singolare Na�a.pri ricorre in Le. 4 , 1 6 (vedi ad l. ) e Mt. 4,1 3 . Anche la menzione di Cafar­ :nao in Mt. 4,r 3 può essere in rapporto con un racconto di Cafarnao 157 omesso prima di Le. 4 , r 6-3o. Un 'altra prova sembra essere data dalle -> . E il demonio , gettatolo nel mezzo, uscì da lui, senza fargli alcun male. 36 E sorse in tutti stupore e dicevano l'un l'altro: «Che parola è mai questa? Comanda con au­ torità e potenza agli spiriti impuri, ed essi se ne vanno». 37 E la fama di lui si diffondeva in ogni luogo dei dintorni.

3 1 s. Il testo sa che la strada dalla città di montagna Nazaret (cfr . v. 2 9) conduce giù verso Cafarnao 174, sulla sponda occi­ dentale del lago di Genezaret (dr. anche lo. 2 ,1 2 ) . L'istruzio­ ne sabbatica di Gesù, che avviene in una serie di sabati 175 (dr. Act. 1 7,2 ), per Luca ha luogo ovviamente nella sinagoga (cfr. vv. 3 3 s., v. 1 5 , v. 44 e 6 ,6 ) , dove l'ordine che Gesù intende dare al suo ammaestramento presumibilmente suggerisce la libera scelta delle pericopi 176 • Il suo annuncio era dato con au­ torità 177 , nella potenza dello Spirito (cfr: v . 1 4) , e, nell'ottica di Luca 178 , l'annuncio era tale già per se stesso e non soltanto perché era accompagna to da «azioni di potenza» , come in 4 , 3 3-3 7 1 79 Di ciò Luca dà ora un esempio, come fa capire la stessa scelta dei termini nel v. 3 6 : I 'ingiunzione ai demoni è un esempio del suo Àoyo� Èv É�ova'� xat ouvci�J,Et., cosl come il comando rivolto successivamente alla febbre 180• La parola di Gesù che annuncia e quella che caccia i demoni e risana so­ no quindi intese come unica parola potente, poiché sia l'una 174. Cafarnao (per la grafia dr. Bauer, Wb. , s.v. ) corrisponde probabilmente alle odierne rovine di telpum dr. Kopp, Heilige Stiitten 21 .5-230; ivi bibl .). 17.5 . Se si eccettua la formu la t-v 'tii i)�p� 'tWV cra{J�a'tW'V (4,16; Act. 1 3 ,14; 16, 1 3), Luca non usa mai il singolare; per maggiori precisazioni cfr. comm. a 4,16. Quindi Tiv St.Stiaxwv airtov� vuoi dire «era solito ammaestrarli» (contro Kloster­ mann ); cfr. G. Bjork, HN aiL\Al:K!lN; die periphrastische Konstruktion im Griechischen, Uppsala 1940. 176. Vedi sopra, p. 40 1 . Ii7· Anche se per Luca tf;ouo-14 indica spesso l a pienezza di poteri , egli non l'in­ tende soltanto in senso giuridico e del tutto staccata dal potere spirituale; dr. i1 commento di Èf;oucna mediante Su'VrLIJ.L� in 4,36 div. Mc. (vedi ad l. ). Luca pensa al potere spirituale della parola. Qui il v. 14 riceve una prova di conferma. 1 78. Mc. è diversamente interpretato da J. Starr, The Meaning of the Authority in Mark I,22 : HarvThR 23 ( 1930) 302-30, . 1 79· Il potere �sorprendente» dell'�insegnamento del Kyrios» può manifestarsi anche mediante i miracoli che l'accompagnano ; dr. Àct. 13,12. r8o. Nel v. 39 la cacciata della febbre, div. Mc., avviene mediante la parola di Gesù (vedi ad l. ).

426

Le. 4,JI S . JJ-J7.JJ

sia l'altra provengono dalla 8uva.J..Ltc; -tov 1tVEVIJ..tl."toc; (v. 1 4) . Ancor più energicamente di Mc. Luca subordina qui l'azione di Gesù al suo insegnamento 181 • La reazione degli astanti è descritta in termini estremamen­ te forti ; essa è uguale a quella che si ha dopo la risurrezione di un morto (cfr. 9 , 4 3 182 ). Anche in essa si riflette la potenza della parola di Gesù. Abbiamo visto 183 che Luca ha letto la pericope di Nazaret in collega­ mento con una fonte come Mc . 1 ,2 1 -28 .32-39 ( 6,1 ss.) (cfr. la notizia frammentaria di Le. 4,14 s.). Questa fonte cominciava allo stesso modo di Le. 4,3 1 , come è attestato ancora da Mt. 4,1 3 , dove si dà notizia del trasferimento di Gesù a Cafarnao 184• Neanche la caratterizzazione di Cafarnao come città della Galilea - secondo ìl v. 14 - dovrebbe essere, qui come nel v. 1 6 , un 'aggi un ta di Luca 185 ; essa si spiega facilmente come parte costitutiva della fonte, se il racconto di Cafarnao precedeva la pericope di Nazaret; inoltre, anche M t. 4,1 3b ha conservato una in­ dicazione topografica corrispondente per la città . Se dunque è certo che Luca pure nei vv . 3 1 -37 segue nella sostanza Mc. 1 ,2 1 -28, sembra tut­ tavia chiaro che qui, all 'inizio , sia attestata ancora la variante della tra­ dizione raccolta dalla fonte dei discorsi. 3 3-37· La cacciata del demonio in 4 ,3 3 - 3 7 viene descritta se­ guendo ampiamente uno schema tradizionale : presentazione della situazione e grido dell'ossesso (vv. 3 3 s . ) , parola risana­ trice di Gesù (v. 3 5 ) , effetto sui presenti (v. 3 6 ) e quindi la notizia che si diffonde nei dintorni (v. 3 7 ) . Tuttavia, lo sche­ ma non appiattisce ciò che è caratteristico della narrazione. 3 .3 . Luca spiega ai suoi lettori ellenisti il fenomeno della pos­ sessione diabolica partendo dalle loro concezioni 186 : un Oa.t,1 8 r . Cfr. sopra, pp. 42 3 s. 1 8 2 . Il verbo in Le. ricorre solo in questi due passi e in 2,48 ; ma dr. anche Act. 1 3 ,1 2 . !x"JtÀ:f)aaEaita.r. btL "tTI ot.oa.xfl sembra essere un'espressione stereotipa tipica dell'esperienza missionaria ; cfr. anche Mc. 6,2 par. Mt. 1 3 ,54; 1 1 ,18, cfr. Mt. 22,2 3 ; cfr. Mc. 10,(24)26. 183. Vedi sopra, pp. 393 s . 1 84. Cfr. le rispondenze linguistiche : x«L xa-ta.À.t."JtW'V "t'Ì)'V N«t;a.p(t iÀ.Dw'V xt:t-tcir X1)C1E'V Etc; Ka.cprx.rNaoviJ. (Mt. 4,1 3 ) con Le. 4,3 1 x«L X«-tilÀ.DE'V dwvi) IJ.EYti.À.'l) di Mc. 1 ,26 è qui anteposta e non dimostrazione dell'uscita (dr. anche comm . a 8,28 ). Il termine è biblicistico; dr. Schlatter, ad l. 190. Come in 8,28 par. Mc. ; Mc. 1 ,26; 3,1 1 par. Le. ; Mc. 9,26 ; come «posseduto� anche in 23,18; Act. 22,23. 191. Come in 8,28 ; cfr. anche 4,4 1 e anche 4,3 .9 . 193 · Cfr. Robinson, op. cit. 192. Cfr. formule analoghe sotto, n. 195 · 1 94. le� om. Mcion D 33 al it sy-. Difficilmente si tratta di un «grido di collera

mondo dei demoni sottolinea la propria distanza dal «Santo di Dio>> : 't't iu.1tv xa.t ero!; 195 • La domanda 196 se Gesù voglia «rovinarli» implica l 'implorazione a non farlo (dr. 8 ,28, di­ versamente da Mc. ). A questo mondo del male si contrappone Gesù con la sua «venuta>> 197• Egli è colui che rovina i demoni ; il mondo del Santo irrompe in quello dei demoni come la luce nelle tenebre. Il mondo dei demoni sa con chiarezza chi è Gesù ; conosce non soltanto il suo nome e la sua provenienza 198 da Nazaret, ma anche la sua identità e la sua missione 199• Per Luca tuttavia questa conoscenza - diversamente da Marco 200 - non è un'ar(oho! )» (contro Bauer, Wb. , s.v. ; Klostermann e la maggior parte degli interpreti),. che in prosa è molto raro; si ha piuttosto l'imperativo di E�W con significato di ripulsa (cfr. Bauer, Wb. , s.v. , sotto 2 ) come suggerisce l'uso in Le. 22,5 1 div. Mc. Anche in Le. 4,41 (div. Mc. ) s'associa al verbo. 195. Cfr. Ios. 22,24 ; lud. 1 1 ,12; 2 Sam. r6,ro; r9,2 3 ; J Reg. 3 ,1 3 ; 9 , 1 8 s . ; 2 Chron. 35,21 ; Os. 14,9 ; Ier. 2 , 1 8 ; Mc. 5,7 Mt. 8,29 = Le. 8 ,28 ; lo. 2�. Luca intende l'espressione come ripulsa, e non come formula di scongiuro ; vedi sotto, comm. a 8,28. 1 96. Questa interpretazione come interrogativo sembra più corrispondente al sen� che Luca dà al grido del demone. 197. La «venuta» di Gesù (Mc. 2,17 parr.; cfr. Le. 19,10; Le. 1 2 ,49 + Mt. 10,34 [cfr. Le. 1 2 ,51 ] ; Mc. 10.4.5 par. Mt. ; Mt. 5,17; Le. 7,33 s. = Mt. 1 1 ,1 8 s.) rinvia al1a sua «missione» (dr. sotto, p. 438 ). 198. Na�«P1')v6c; (om. Mcion) è detto Gesù soltanto qui all'inizio e poi in 24,19alla fine del vangelo di Luca. Perciò, immediatamente dopo la notizia di 4,16, Luca deve aver voluto intendere NtL�«pt)v6c; come indicazione della patria, come prov3 senz'ombra di dubbio la locuzione perifrastica 'I. -ròv à.,çò NtL�(lpÉD in Act. 10,38. Di sua iniziativa (in 24,19 è dipendente da Mc. ) egli preferisce scrivere NtL�t%-· pa�oc; : cfr. 1 8 ,37 div. Mc. e 7 volte in Act. Sui diversi tentativi di derivazione del nome cfr. in sintesi HR. Schaeder in ThWb IV 882 s.; Taylor, Mk. 1 77 s.; E. Schweizer, «Er wird Nazoraer heissen» (zu Mk I,24; Mt 2,23), in ]udentum-· Urchristentum-Kirche (Festschr. fiir Joach. Jeremias), Berlin 1 960, 9-9-3 · Suppo-· nendo che o ii.y1.o� -rou tEou provenga da Iud. r6,17, dove (cfr. anche 1 3 ,7 ) è tra­ duzione di nazir (A: Na�t.ptL�oc;), per la fonte di Mc. riemergerebbe la possibilità di una provenienza da «Nazireo»; cfr. tuttavia il cauto giudizio di Schweizer, ibid. 199. Vedi sopra, n. 1 9 1 . Mussner, op. cit. 286 ritiene che �da confessione fosse in: pari tempo un disvelamento molto primitivo della natura di Gesù già espressa con la designazione della sua provenienza (•Nazareno')» (vedi sotto, n. 203 ) ; ma di ciò­ Luca non era più consapevole. 200. Al seguito di Bauernfeind, op. cit. 3-1 8 e passim, e di Bultmann, Die Ge- · schichte 223 n. 1 intesa da molti come espressione di difesa. Critico invece, già an­ che per Mc., Haenchen, Mk. 88 n. 7· =

·

ma per «sopraffare» Gesù ; sembra piuttosto che questa parti­ colare conoscenza di Gesù sia espressa in modo adulatorio, per «rabbonirlo» 20 1 • Gesù viene riconosciuto 202 come il «Santo di Dio» 203 • Cosi Gesù è contrapposto - secondo il contesto all'intero mondo dell'impurità 204 , più precisamente, egli è si­ tuato, come «separato» , dalla parte di Dio ; ma questa «sepa· razione» non va intesa 205 in senso sacerdotale 206, poiché se ne parla anche a proposito di profeti e carismatici 2cn , e anche a proposi to del Messia 208 • Qui in modo particolare Gesù è de­ scritto come Sansone in Iud. 1 3 ,7 (cfr. 1 6, 1 7 ) LXX ( B ) 209 : éi­ YLO'J DEou ECT�rtl. à.1tò ya.cr�p6�. Si dovrà pensare al (cfr. 4,4 1 par. Mc. 3 , 1 I ; 8 ,28 par. Mc. ) 210• Per Luca questa designazione non era forse molto diversa dal nome «Cristo» . C'è per lui un'ampia coincidenza nei predicati cristologici. •••

Gesù non ha bisogno di far ricorso ad alcuna conoscenza prodigiosa o ad alcun mezzo esorcistico straordinario; basta la 35 .

201 . Cfr. comm. a 441 e 8,28 ; vedi Bauernfein, op. cit. roo s. 202 . 4AI suggerisce di prendere 6 ityt.Oc; "t'OV �ov come nominativo, non come in Mc. ,,7 = Le. 8,28, dove è vocativo (tanto più che il vocativo ricorre già in v. 34, come apostrofe). 203 . Mussner, op. cit. ritiene che il corrispondente ebr. - come in lud. 13,7 T.M. ­ sia nazlr 'elohim, e che quindi si abbia un gioco di parole con l'apostrofe fslia'

hannazrl. 204. Qui il racconto non indica Gesù in modo particolare come portatore dello Spirito; contro Procksch in ThWb I, 102 s.; Schmid, Mk. , ad l. ; Taylor, Mk. 174; m � dr. sopra, p. 391 comm. a 4,14 e sotto, n. 217. 205 . Contro G. Friedrich, Beobachtungen zur messianischen Hobenpriester-Erwar­ tung in den Synoptikern: ZThK '3 (1956) specialm. pp. 27' ss. ; Mussner, op. cit. 286 («forse»). Cfr. Braun, Qumran I, 62 . Il Messia sacerdotale a Qumran non è mai detto «il Santo di Dio», né «esorcizza ». 206. Cfr., per Aronne, Sir. 4,,6; Ps. ro6,r6 LXX . 207. Cfr. 4 Reg. 4,9 ; ler. :t: ,, ; Sap. r r ,r ; cfr. Grundmann, Mk. 43; Hahn, Ho­ heitstitel 235-238. 208. P. Winter: ZNW 50 ( 19,9) 27' riporta, da Qum.ran grotta 1 e CD: mJjiJ hqdJ, e dal Liber Ant. Bibl. ,9,2, per David, il titolo sanctus christus domini. 209. Cfr. Schweizer, op. cit. (n. 198) 9e»-93 ; Hahn, Hoheitstitel 23 7 s. 210. Cfr. Cullmann, Christologie 292.

43 0 sua parola di comando, che viene detta impegnando tutto il potere e il contenuto della sua tra la sua «venuta» e la .sua «andata». 4 · Ma questo «racconto dell'inizio» era già stato fatto proprio antece­ dentemente dalla fonte dei discorsi, poiché essa con questi «eventi del­ rinizio» voleva dire chi era propriamente colui che insegnava. Le pa­ role di Gesù, infatti, prendono la loro luce particolare dal «venire di Gesù»: la «venuta» di Gesù ci raggiunge nella parola, la sua parola ci espone il suo venire. Nella fonte dei discorsi il «racconto dell'inizio» sembra aver assunto anche un'altra funzione molto importante: esso ricordava ai battezzati il loro evento battesimale . 5 . Combinando insieme «il racconto dell'inizio» di ambedue le tra­ .dizioni, Luca viene a dare al suo scritto, sulla base delle due fonti, una peculiarità propria : da Mc. lo scritto lucano prende la struttura del nuovo genere letterario che chiamiamo «vangelo», il quale racconta «il cammino» di Gesù tra la sua «venuta» e la sua «andata»; ma dalla fonte dei discorsi prende il carattere di un libro della chiesa, che comunica la paradosis valida per l'ammaestramento della comunità (e per l'oppo­ sizione alla dottrina errata) . �8o. Vedi sopra, p. 419.

281 . Vedi qui sopra.

PARTE SECONDA

L'ATTIVITA E L'INSEGNAMENTO PUBBLICI DI GESù NELLA TERRA DEI GIUDEI ( 5 , 1 -1 9 , 2 7 )

In un primo tempo Luca ha presentato Gesù che entra in sce­ na sovranamente e da solo, ancora senza discepoli, alla ricerca di contatti con Israele nelle sinagoghe (4 , 1 4- 44 ). Con 5 , 1 ha inizio chiaramente una nuova sezione 1• Luca vede ora l'attivi­ tà di Gesù non più limitata esclusivamente - e neanche princi­ palmente - alle sinagoghe (dr. tu ttavia ancora 6 ,6 ; 1 3 , 1 0) ; essa è adesso anzitutto predicazione pubblica al popolo . Gesù è visto per lo più circondato dalla folla, da una schiera di di­ scepoli e dai dodici apostoli in veste di suoi collaboratori (ve­

  • t.�aÀ.À.Et.v di Mc. 1 ,16. 35· oÀ.i.yov ricorda Mc. I , I 9 ; andrà quindi preferito a OCTO'V OCTO'V (D) (contro Wellhausen). 36. La redazione lucana si sforza anche altrove di evitare che Gesù venga toccato ; dr. AB 111, 18 .

    37· Cfr. Hilgert, op. cit. 106 : �cln questo racconto il mare non va interpretato ca. me simbolo del male e della morte e come abitazione dei demoni, ma come simbolo delle nazioni del mondo . . . ». 38. Zillessen, op. cit. 138 intende la barca in riferimento alla chiesa e sottilizza l'interpretazione: «La proclamazione legittima del Cristo si ha solo nella chiesa di Pietro,.. 39· Come riparo dalla folla che fa ressa (Mc. 3 ,9 ; 4,1 ; 6,32 ) o che cerca Gesù (Mc. 6,45.54 ; 8,1 ) o anche per altri motivi (Mc. 4,36 s.; · ,,2.18.21 ; 8,14; Mt. 9,1 ). Luca omette il tratto narrativo di Mc. 4,1 .

    40. S D e sa bo'' hanno t-v "t. Sta qui il motivo per cui nelle tradizioni più antiche sulla sequela, prima ancora del compito primario di uno «discepolm>, che è quello di ascoltare. e di imparare, viene tanto sottolineata la collaborazione attiva (Le. 9,60.62 ; Mc. 1 , 17; 3 , 14); dr. anche Le. 12,3 1 ; 10,2.3 ·4·7.16; Mc. 10,26 s.; Mc. 9,37b e passim); dr. H. Schiirmann, Der ]iingerkreis ]esu als Zeichen fiir Israel: GuL 36 ( 1963 ) 2 1 ·3'· •

    Le. ,,Z·ZZ

    riamente unito 72• Questo e il tenore del v. I I (Ò:cpÉV't'Ec;, 't'tt 1tÀO�«) por· tano a concludere per una aggiunta successiva da Mc. I , I 9 s. A partire di qui si dovrebbe spiegare anche il v. 7 e la presenza delle due barche (vv. 2.7 . I I ). Ma, a quanto pare , Mc. I , I 6 - 2 o fa sentire i suoi effetti an­ che sui vv . 2 s . (xrtt ElOEv, ocÀ.EE�;, E1tÀ.uvov "t'CÌ OLX't'Urt, ÒÀLyou) 73• Inoltre Mc. 3 ,9 deve aver esercitato un suo influsso sul v. I e Mc. 4,1 sul v. 3 (vedi sopra ) ; il v. 4 (a partire da �!1tEV 7tp6c;) potrebbe bene collegarsi al v. I . Ciò che ne resta è un racconto di come Pietro - grazie a una pesca miracolosa interpretata nel suo signific ato dalla parola pro­ fetica di Gesù - viene preparato alla sua futura e analoga attività apostolica. 2 . Il racconto di base di Le. 5 ,1..;I x , assunto da Luca 74, era presumi­ bilmente una variante della tradizione di Mc. I ,I 6-2o fondata su ri­ cordi 75• In ogni caso, che Luca abbia considerato Mc. I ,x 6-2o e Le. 5 , I - I I come due resoconti di un medesimo avvenimento 76 si riconosce dal fatto che egli, nel riportare Mc. , omette Mc. I , r 6-2o, lasciando però che questa pericope eserciti i suoi effetti su Le. 5 , I - I I . 3 . I l nucleo originario di Le. 5 , I - I x ( vedi sopra ) rimanda innegabil­ mente a Io. 2 I , I -8 . 1 I , tanto più che in ambedue i casi - anche se in Io. solo in maniera allusiva 77 - la pe sca è messa in rapporto con ratti­ vità apostolica di Pietro. La critica è a mpia m ente concorde nel ritenere che i due racconti hanno origine in una comune storia della tradizione 78• Si discute se nel racconto originario sia stato il Risorto ad indicare a Pietro quella che doveva essere la sua futura attività apostolica , nel qual caso Le. 5 , 1 - 1 1 costitui rebbe una retroproiezione nella vita terre.•.

    72. Ciò è stato osservato spesso: cfr. Spitta, Grundschri/t '6; Hirsch, Fruhge­ schichte II, 41 e altri. Secondo Hengel, op". cit. , il v. Iob sarebbe una variante di traduzione di Mc. 1,17, secondo Pesch, op. cit. , redazione lucana. D appiana la dif· ficoltà nei vv. 10.1 1 assimilando al testo di Mc. 73· È più che dubbio se da Io. 2 1 ,1 s. si possa concludere che anche la fonte di Mc. I ,I6·2o già menzionasse, accanto a Simone, i due Zebedeidi (anche colà man­ ca - come in Le. ' - Andrea, nonostante lo. 1 ,40 s.); in tal caso l'effetto operato da Mc. sulla redazione non sarebbe stato cosl profondo, e una parentela storico­ tradizionale dei due racconti spiegherebbe varie convergenze. 74· Zillessen, op. cit. ascrive, con motivazioni insufficienti, gran «parte di questa versione lucana... allo stesso evangelista Luca» ( 1 38 ). 75· Persino Dibelius, Formgeschichte 1 10 ritiene possibile che in Le. 5,1-1 1 «sia stato conservato un ricordo storico».

    76. Cfr. Knabenbauer, Mt. 165 (che cita tra gli altri anche Cornelio a Lapide, Cor­ nely, Grimm, Mechler, Fillion come sostenitori di questa opinione) ; Staab; Schmid; E. Brown: CBQ 23 (1961 ) 1,9.

    77· Cfr. 2 1 , 1 1 e l'aggiunta di 2 1 ,15-23 . 78 . Anche R. Schnackenburg: BZ 8 ( 1 964) s, ritiene che «non si possa escludere che... vi siano determinati rapporti storico-tradizionali».

    U. J,I-II

    na di Gesù 79, o se - viceversa - secondo il racconto originario già prima di pasqua Gesù (come in Le. ) abbia indicato a Pietro la sua futura at­ tività apostolica e l'evento sia stato trasformato 80 solo secondariamente in una apparizione postpasquale 81 • Il racconto giovanneo, confrontato con quello di Luca, mostra tratti narrativi chiaramente secondari 82, mentre in Le .5 , I·I I - esclusa l'espressione «Non temere» (ma cfr. an­ che Mc. 6,.5 0 ; .5 ,36 ) - non v'è nulla che faccia pensare propriamente ad un racconto di resurrezione 83 • C'è da aggiungere che anche in lo. la situazione pasquale emerge forse soltanto nella cornice e nella redazio­ ne ( 2 1 , 1 .4b s. 7·9 s. I 2 ss.); sembra che lo. abbia inserito in una storia postpasquale, incentrata sostanzialmente sulla scena del pasto, un rac­ conto della pesca miracolosa ( 2 1 ,2 .3 ·4a.6.8 . 1 I ) . Anche se l'interpreta­ zione nel senso del carattere originariamente pasquale del racconto del­ la pesca ci porterebbe un'antica testimonianza 84 dell'investitura nell'a­ postolato di Pietro da parte del Risorto ( quale la nostra tradizione non ci ha conservato altrove in una forma così fondamentale ) 85, tuttavia né la situazione redazionale di lo. 2 1 (vedi sopra) né il carattere chiara­ mente secondario del racconto giovanneo (cfr. anche solo v. I I ) ci in­ coraggiano a sostenere una tale ipotesi. Se dunque, in base al dato let­ terario, la questione riguardante la storia della tradizione è difficilmen­ te - e comunque non inequivocabilmente - risolvibile a favore di Io. 2 I 86, c'è in ogni caso il contenuto teologico di ambedue i racconti che .

    79· Cosl ad es. Bultmann, Die Geschichte 246 (Erg. H. 32); Id., ]oh. 546 ; Streeter, Four Gospels 355 s.; Hirsch II , 42 ; Id., Die Auferstehungsgeschichten und der c:hristliche Glaube, Tiibingen 1940, 22-26 ; Leaney, Lk. 55 ss.; Id., op. cit. 382 ; G. Klein: ZThK 58 (1961 ) 327 n. 2; Id., Die Bibel (op. cit. ) 62-67 ; E. Brown: CBQ 23 (1961 ) 1 59 ; Grass, Ostergeschehen und Osterberichle , GOttingen 31 962, 74-8,. 29' (bibl.); Bailey, op. cit. 1 2-17; Gachter, Mt. 1 3 3 n. 40. Contrari invece Brun, op. cit. 49-52; Schniewind, Parallelperikopen 1 1-16; Rengstod, Lk. 7' ; Id., Die Au/erstehung ]esu, Witten 21 960, 148 ; C.H. Dodd, The Appearences of the Risen Christ, in Studies in the Gospels (in Memory of R.H. Lightfoot ), Oxofrd 1955, 936 ; W. Michaelis, Die Erscheinungen des Auferstandenen, Basel 1944, 70. 8o. Cosl Dibelius, Formgeschichte 1 10; Wellhausen ; in Bultmann, Die Geschichte, E1g. H. 32, altri autori. Anche Schniewind, op. cit. ritiene che Io. conosca la tra­

    dizione lucana. 8 1 . Solo con riserva si può parlare, nel caso di Luca, di una «scena epifanica», di un «miracolo epifanico» (Conzelmann, Die Mitte 36). 82. Or. Brun, op. cit. 49 s . Hl. Sulla «confessione del peccato» da parte di Pietro vedi sotto ( comm. a v. 8 ) 84. Molti pensano all'apparizione a Pietro attestato in Le. 24,34 = I Cor. 1 5,5 ; dr. ad es. Leaney, Lk. 5' ss. N , . Ruhmann , ]oh. '46 n. 4 (con gli interpreti precedenti ivi citati) ritiene proba­ bile che ci si trovi qui di fronte all'originaria conclusione di Mc. (e del Vangelo di Pietru); dr. anche Bundy, ]esus 92. 86. M.E. Boismard , Le chapitre XXI de Saint ]ean : RB 54 (1947) 473-501 (spe-

    .

    Le. j1I2-I6 merita attenzione e che è ancor più importante : d'accordo con la �teo­ logia protocristiana Io. dice che la missione apostolica va compresa fondamentalmente a partire dalla pasqua ; mentre Luca è interessato a sottolineare, d'accordo coi sinottici, che tale missione è stata prefigurata e ancorata nell'evento prepasquale (cfr. Act. 1 ,2 1 s . ) . 2.

    LA PURIFICAZIONE DI UN LEBBROSO,

    , ,1 2-1 6 ( = Mc. 1 ,40-5 5 / Mt. 8 , 1-4a ) 8

    L'uomo «pieno di lebbra» è un'immagine di ogni tipo d'im­ purità 1 (vedi sotto) . Perciò egli non chiede la guarigione , ma la «purificazione» 2 (come nella storia che segue la malattia non è vista soltanto come male fisico; vedi sotto) . Perciò si può fare riferimento ad ogni tipo di impurità 3 e intendere che Ge­ sù è in grado di accostarsi ad essa e in qualsiasi tempo e luogo «in una delle città . . . » . Nel tempo della chiesa con ogni probabilità i battezzati leg­ gevano questo racconto in connessione stretta col seguente, che parla della remissione dei peccati . Ambedue i racconti uni­ ti insieme rimandavano inequivocabilmente alla «purificazio­ ne» e remissione dei peccati ricevuta dal Signore nel battesicialm.. 498-501 ); Id., Saint Luc et la rédaction du quatrième évangile (]n lV,4654J: RB 69 ( 1962 ) 1 85-2 1 1 (specialm. 185 ) credette di poter dimostrare che nel racconto giovanneo sono presenti elementi stilistici lucani. R. Schnackenburg : BZ 8 ( 1964) 84-88 ritiene che Luca abbia preso il suo racconto «da una fonte vicina al libro giovanneo dei O"T)I.J.E�CL)), ) ; egli segue Mc. , in cui questa raccolta era già preceduta da Mc. 1 ,40-45 ( = Le. 5 , 1 2- 1 6 ) , senza far capire di essere a conoscenza di varianti di tra­ dizione delle pericopi presentate da Mc. (vedi il commento a ciascuna -di esse ). 2 . Una raccolta premarciana delle «dispute» di Mc. 2 ,1-3 ,6 va rite­ nuta probabile 78, poiché si può pensare ad un adeguato «contesto vi­ tale» all'interno delle comunità : essa doveva presentare direttive fon­ damentali per affrontare e risolvere le questioni più centrali che scuo­ tevano allora la vita delle prime comunità palestinesi 79 e che in questi termini al tempo di Mc. non erano più cosi acute in ambiente ellenisti­ co: il potere del battesimo di rimettere i peccati nel nome di Gesù ( 2 , 1-1 2 ), l'ammissione di «peccatori» ( pentiti) alla comunione di mensa ( 2, 1 3-I 7 ), la questione del digiuno speciale e quella in genere dell'os­ servanza farisaica ( 2 , 1 8-22 ), la questione sabbatica ( 2 ,23-28 ; 3 ,r-6 ) . 77. Dietro a racconti stereotipi di guarigioni sabbatiche possono nascondersi - qui come altrove (vedi sopra, n. 1 ) - reminiscenze storiche. 78. Ulteriori dettagli in Blinzler, Mk. 79· Per Io più (cfr. già Alberz, Streitgespriiche 55 ss. e passim) la sezione viene let­ ta solo in senso biografico: nel senso dell'aggravarsi della situazione d'inimicizia, fino alJa decisione di uccidere Gesù in Mc. 3,6. Ma non è detto che questo cre­ scendo fosse presente già nella fonte marciana; e 3 ,6 potrebbe essere stato formu­ lato con un più energico intervento redazionale di Marco (vedi sopra). L'interesse della raccolta originaria non deve essere stato - per lo meno non principalmente ­ di > apostolica dei «Dodici» . 12 'EyÉ'VE"tO OÈ È� "tai:ç i)�pat,ç 'tC1V"tC1Lç t;EÀDEi:'V aÙ'tÒ'V ELç 'tÒ opo; 7tpO­ CTEu;aaitaL, xaL Tjv OLavux"tEpEuwv Èv ,;'fi 1tpocrEuxn 'tou itEou . 13 xat O'tE fyÉ'VE'tO i)�pa, 7tpOCTEq>WVl'}CTE'V 'toÙç �atl'l'}'tàc; CIÙ'tOU, xat ÈXÀ.E�tXIJ.E­ voç à1t'aù,;wv OWOEXCI, ouç xat &.1tOCT'tOÀouç W'VOIJ.CICTEV, 14 l:�IJ.W'VC1, O'V xa.L W'VOIJ.CICTE'V IIÉ,;pov, xa.t 'AvOpÉa.v ,;Òv tÌ.OEÀq>Òv aÙ'tov, xat 'Iaxw­ f3ov xat 'Iwcivv'l'}v xaL ci»0-.,L'7t1tO'V xat BapDoÀo�J.ai:ov 15 xat MaDita�ov xa.t 9w1J.&v x a.t 'Icixw�ov AÀ.cpa.lou xa.t I:tJ..LW'Va. ,;Òv xa.À.OUIJ.EVOV Z'l'}­ À,w,;i)v 16 xt1t ,Iouoav ,Iaxw�ou xat 'Iouoa.v 'IaxapLwìl, 8� ÈyÉvE't o 1tpo06't1}ç . '

    12 E avvenne in questi giorni che egli salì sul monte a prega re , e passò la notte pregando Dio. 13 E quando fu giorno , chiamò a sé i suoi disce­ poli e ne scelse dodici , ai quali diede anche il nome di apostoli : 14 Si2.

    Vedi sopra, pp. 77 ss. 82 ss .

    52 I

    mone, che chiamò anche Pietro, Aridrea suo fratello, Giacomo, Giovan­ ni, Filippo, Bartolomeo, 15 Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Si­ mone soprannominato Zelota, 16 Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che divenne trad.i tore.

    1 2 . L'indicazione del tempo «in questi giorni» 3 accosta cro­ nologicamente quanto segue ai fatti precedenti. Gesù lasciò la sinagoga e la città e si ritirò in solitudine su di un monte . Per Luca (come in 9 , 2 8 , div. Mc. ) il monte 4 è il luogo della preghiera di Gesù 5• Gesù prega (cfr. già 3 ,2 I ; 5 , I 6 6 ) tutta la notte, fino all'alba. La «cima» del monte fa pensare al pa­ rallelo di Ex. 7 : Mosè salì sulla cima del monte 8 e ivi - Luca lo sa - con la mediazione degli angeli (Act. 7,30.3 8 ) ricevette «le parole della vita» (Act. 7,3 8 ) 9• Questa vigilia d'orazione mette in risalto l'importanza della scelta degli Apostoli : la scelta di Gesù è - come in Act. I ,24 oggetto di preghiera e quindi, come in Act. I ,26, determinata da Dio. Per Luca questo modo di comportarsi di Gesù dev'es­ sere normativo per l'assegnazione dei ministeri 10 nel tempo della chiesa. 3· Vedi sopra, p. 165 n. 162. Mc. 646 (parr. Mt. 1 4,23 / Io. 6,15); in 9,18 egli prese - div. Mc. - solo la preghiera e in 9,28 div. Mc. - trasformò la sosta sul monte di Mc. in una sosta di preghiera. In questi

    4· Luca aveva letto la notizia della preghiera di Gesù sul monte in

    clue passi il monte è messo in risalto come luogo di preghiera forse anche perché Luca evita di parlare dei monti che nelle sue fonti servivano ad altri scopi ; dr. 4,5 ; 2 r ,6 (div. Mc. ). ,. 1tpocrtvx-è) "tOV itEov (om. D Mcion) solo qui nel N.T.; dr . tuttavia 1t�CT"tt.� &ou in Mc. 1 1 ,22; EÙX(XPt.CT"t�av CTOU in Sap. 16,1 8. 6. Vedi più ampiamente p. 355 e p. 47I . 7· Cosl anche Bundy, ]esus 185 al seguito di Wredè, Messiasgeheimnis 136; Stoget• cfr. Conzelmann , Die Mitte 18 n. 5: «Trapela, per lo meno, la tipologia del Sinah> ; anzi : si pensa direttamente ad essa. Knox, Sources n, 7 n. I, lo nega decisamente, sostenendo che Luca ambienta il discorso in un ««luogo piano» per eliminare quel­ la tendenza di Matteo; dr. anche Schmauch, Orte 72 e passim (anch'egli non Io 8. Cfr. Ex. 1 9,3 ; 24,1 ss. 15- 1 8 ; 34,2 ss . riconosce). 9· 1-:orse non è poi cosl certo che rarticolo determinativo prima di «monte» sia generico; contro Klostermann, Mk. e la maggior parte degli autori. Forse ha ini­ zio qui una evoluzione che terminerà poi col «santo monte,. di 2 Petr-. 1,18. 1 0. Cfr. Acl. 6,6; 13,2 s.; 14,23 ; dr. anche l'imposizione delle mani in I Tim. 4,. 14; � Tim. 1 ,6, che va pensata unita alla preghiera.

    522

    1 3 . Con regale maestà Gesù chiama a sé sul monte tutti i suoi discepoli, ma solo per farne una cernita 1 1 • Nell'antico Patto, sul monte, accanto a Mosè, furono chiamati tre prescelti : «A­ ronne, Nadab e Abiu» 12, ed anche « i settanta anziani» (Ex. 2 4 , 1 .9 ) (benché non sulla «cima» ; cfr. Ex. 24, 2 . 1 4 ) 1 3• La - dalla «grande schiera dei discepoli» (v. I 7a) ( la quale evidentemente indica la chiesa) e dalla «grande folla del popolo» ( v. I 7 h) che de­ ve ancora ricevere la missione ; separati e assunti nello spazio del Signore innalzato (come nella trasfigurazione sul monte, 9 ,2 8-3 6 ). Scegliendo i dodici Apostoli dalla cerchia dei discepoli Lu­ ca vuoi dire in modo chiaro che essi furono testimoni «dal­ l'inizio» . I l nome di «apostoli» - un termine insolito per lettori gre­ ci 14 - secondo Luca è stato dato da Gesù stesso ai Dodici 15• Questa «assegnazione del nome» è costitutiva del nuovo es­ sere e della nuova funzione e importanza (come il nome di Si­ mone ). Il collegio dei Dodici è per Luca in tutto e per tutto un collegio di apostoli. Diversamente da Mc. 3 , I 3 s. 16 , Luca non ha bisogno di dire per che cosa Gesù chiamò i Dodici ; è suffi­ cinte che siano detti «apostoli ». Le comunità dovevano co­ noscere i nomi di ciascuno, perché per Luca ( Le. 2 4 ,4 7 s. ; Act. 1 ,2 .7 s. 2 I s. e passim ) essi sono i testimoni costituiti : a1t'apI I . Qui probabilmente il participio tx>..E;aiJ.EVO� sta per un verbo finito (cfr. Blass-Debr. § 468 ), poiché solo al v. 17 ricorre un altro verbo finito. 1 2 . Forse il gruppo dei primi tre apostoli, tutti e tre dotati di soprannome nella lista di Mc. e di Act. (e forse originariamente), voleva essere un'analogia di questi tre eletti? Vedi anche sotto, n. 25 . 1 3 . Si potrà dire che questo tratto narrativo faceva parte già della fonte lucana, poi· ché Luca (diversamente da Mt. ) altrove non caratterizza mai la dottrina di Gesù come nuova torà . �la, in definitiva, anche i padri al Sinai ricevettero non la torà, bensl «parole di vita» (Act. 7,38 ). 14. Cfr. Bauer, Wb s. :.:. 15. D it' hanno un verbo (btwv61-t(V1tv) che Luca non usa (cfr. nel N.T. solo Rom. 16. Cfr. tuttavia 9,1 , div. Afe. 2,1 7). ..

    Le. 6,13

    ' 2 3·

    xTic; av't61t�a" xat U1t1')PÉ�at, �ou À.oyov ( I , I s . ). La chiesa e la sua predicazione si basano sulla loro testimonianza. A Luca non basta che gli Apostoli siano testimoni della risurrezione e inviati a predicare dal Risorto stesso ( cfr. I Cor. 9 , 1 ss. ); essi devono essere anche testimoni della sua vita terrena (dr. I , I s . ; Act. I ,2 1 s . ; 1 0 ,3 9 ; I 3 ,3 I ) ed essere stati scelti da Gesù già prima di pasqua. Per questo Luca sottolinea cosl energicamen­ 17 te il loro essere apostoli nel periodo prepasquale • L'à1too-�oÀi) a (Act. I ,2 5 ) dei Dodici è per Luca il fonda­ mento della chiesa. Per il loro compito gli Apostoli ricevono il Pneuma ( 24,49 ; Act. 1 ,4 s. 8 ; 4,8 ). Il loro compito consisterà nella missione in tutto il mondo ( 24 ,47 s . ; Act. 1 , 8 ) ; sono essi ad iniziare la missione ai pagani (Act. I O , I - I I . 1 8 . 1 9-30 ) . Pao­ lo stesso, che Luca non chiama mai apostolo in questo senso ­ in Act. 1 4 ,4 . 1 4 ( var. ), è detto cosl, insieme con Barnaba, in quanto inviato della sua chiesa (cfr. I 3 ,3 ) - è presentato in 18 totale dipendenza da loro • Per Luca gli «Apostoli» non si identificano con i «(Dodici ) discepoli» di cui parla Matteo. Anche se egli non ignora la designazione ot owoEiUI (cfr. 9 , 1 ; r 8 ,3 1 ; 2 2 , 3 .47 par. Mc. ; 8 , 1 par. Mt. e 9 , 1 2 div. Mc. ; Act. 6,2 ; cfr. 1 ,2 6 ; 2 , 1 4 ), preferisce scrivere ot &.7t6cr.,;oÀ.ot., distaccandoli cosl dai «discepoli» : oltre che in 9 , 1 0 par. Mc. ; in 6 , 1 3 par . Mt. , anche in 2 2 , 1 4 div. Mc. ; in 1 1 ,49 ; 1 7,5 div. Mt. e 24, 1 0 (esclusivo di Le. ); inoltre circa 28 volte in Act. Per Luca la cerchia degli Apostoli di Gesù si identifica chiaramente con quella dei Dodici ( cfr. ad es . Le. 8 , 1 ; 9 , 1 . 1 2 con 9 , 1 0 ) 19• Trapela qui un uso linguistico ecclesiastico piu tardivo . 17. Cfr. già sopra, pp . 45 1 s . Il. Vedi l'immensa bibliografia in EM. Kredel, Der Apostelbegrilf in der neueren Exegese : ZKTh 78 ( 1956) 169-193 .257-305 ; cfr. inoltre K.H. Rengstorf in ThWb I ( 1933 ) 397-448, e K.H. Schelkle in LThK 1 (219,7) 736; H. Riesenfeld in RGG l

    e1957) 497 ss. ; quindi specialm. L. Cerfaux, Pour l'histoire du titre Apostolos dans le Nouveau Testament, in Recueil 111 ( 1 960 ) 185-200; Id., Le Message des Apotres a toutes les nations, ibid. (1 961 ) 7-1 5 ; G. Klein, Die zwolf Apostel (FRLANT 77), GOttingen 1961 , (bibl.); W. Schmithals, Das kirchliche Apostelamt (FRLANT 79 ), Gottingen 1961 (bibl.); B. Gerhardsson, Die Boten Gottes und die Apostel Chri­ sti: SvExA 27 (1964 ) 89-1 3 1 ; N. van Bohemen, L'institution et la mission des Douze, in La formation des Évangiles r r6-1 5 1 ; ]. Roloff, Apostolat-Verkundigung­ Kirche ; G. Schille, Die urchristliche Kollegialmission (AbhThANT 48), Ziirich 1967. Vedi anche n. b. ! 8 . ar. Act. 9,26; I 1 ,30 ; 12,25 ; 15,2.6.25 ; 18,22; 2 1 ,1,5 ss. 19. In

    ciò egli segue senz'altro la tradizione, come mostra la disinvoltura con cui

    Le. 6,IJ

    In Paolo le cose non stanno ancora in questi termini . Per lui la cerchia degli Apostoli non coincide con quella dei Dodici 20• Altrove nel N.T a questi solo viene dato occasionalmente il titolo di apostoli 21 , quando è ancora un termine indicante una funzione con ampio ambito d'ap­ plicazione. Luca sembra non aver più notizia che il senso originario del collegio dei Dodici h, che egli fa coincidere con la cerchia degli «Apostoli�, era un altro. Per lui il fatto che Gesù si circonda di una cerchia di dodici costituisce un segno profetico : in ciò s'esprime la coscienza messianica di chi sa che il popolo delle dodici tribù dev'essere escatologicamente restaurato (cfr. anche Apoc. 2 1 , 1 2 . 1 4) 22, come risulta chiaro in Le. 2 2 , 30 par. Mt. 1 9 ,2 8 : i Dodici saranno i principi e quindi i giudici del popolo delle dodici tribù. In Act. viene estratto a sorte, al posto di Giu­ da, un sostituto ( I ,I j-26 ); il che significa che finché Israele aveva an­ cora occasione di convertirsi e s'attendeva l'irruzione della basileia an-­ nunciata da Gesù, il numero di dodici era ritenuto importante. Nell'at­ tesa del compimento di questa promessa i Dodici - secondo Act. 23 rimangono a Gerusalemme, finché si può sperare ancora in una con­ versione d'Israele, una speranza che svanì definitivamente col com­ piersi della punizione d'Israele nel 70. L'antica formula di confessione di I Cor. 1 .5 ,.5 menziona, come testimoni della risurrezione, i Dodici ancora distinti dagli Apostoli (v. 7 ) . �

    usa questo linguaggio; così anche Schmithals, op. cit.• 236 n . 88, contro Klein, opr cit.•, passim. 20. Cfr., oltre all'autodesignazione paolina, specialmente in senso più ampio GaL 1 ,17 ss. ; I Cor. 9,5 ; 12,28 s.; 15,7 ss.; Rom. 16,7 ; Eph. 2 ,.20; 3,5 ; 4,1 1 ; Apoc. 2,2; 18,20; inoltre gl'inviati della chiesa in Phil. 2,25 ; 4,18 ; 2 Cor. 8,23 ; 1 1 ,5 . 1 3 ; 12,. 1 1 s.; Did. 1 1 ,3 ss. 2 1 . Or. Mc. 6,30; Mt. 10,2 (var.) ; I Petr. 1 , 1 ; 2 Petr. 1 ,1 ; Iudae 1 7 ; Apoc. 2 1 ,1 4. b. Cfr., oltre alla n. a qui sopra, specialmente la discussione sul ministero dei Do­ dici in K.H. Rengstorf in ThWb II ( 1 935 ) 321 -328 (bibl.); ]. Dupont, Le nome d'ap/Jtres a-t-il été donné aux Douxe par ]ésus?, LOwen 1956 ; N. van Bohemen, op. cit. (vedi n . a); B. Rigaux, Die «Zwolf» in Geschichte und Gegenwart, in Der historische ]esus und der kerygmatische Christus 484-486 ; Id., Die Zwi:il Apostel: Conc 4 (1968 ) 238-242 (bibl.); J. Dupont, Le logion des douze trones (Mt. I9,28,­ Lc. 22,28Jo) : Bib 45 ( 1964) 3.55-392 ; J. Giblet, Les Douze. Histoire et théologie: RBib VII, LOwen 1965, 5 1-64; A. Végtle in LThK x (21965 ) 1443-1445 (bibl .); Ro­ lo.ff, op. cit. , specialm. 1 38�168. 22 . Che Gesù già prima di pasqua abbia voluto riconoscerli come «capostipiti» e­ nucleo di un Israele staccato dall'antico e costituito da nuove dodici tribù ( = la chiesa) (così Schmid, Mk. 77 ; Grundmann, Mk. e molti altri) è difficilmente dimo­ strabile; ma non si può neanche negare con certezza questa intenzione di Gesù .. Tali «capostipiti» sono diventati di fatto i Dodici a motivo della defezione d'Israe­ le e della loro nuova investitura da parte del Risorto. 23. Act. 8,1 ; dr. Gal. 2,9.

    Le. 6,I J.I4 SS.

    Non c'è motivo di dubitare della storicità � della cerchia dei Dodi­ ci 25 • I «Dodici» , ben presto scomparsi dali' orizzonte delle comunità - Paolo di sua iniziativa non li menziona mai 26 e Luca li fa entrare in scena solo nello stadio iniziale di Act. (dr. I ,I 3 . I 5 .26; 6,2 ), il che non può essere casuale -, più tardi non sono più rintracciabili, tanto più che «uno dei Dodici» è stato un «traditore» (Mc. I4,I 0.20.43 ; cfr. Io. 6 ,7 1 ; Act. I , I 7 . 1 5 s. ). Con la tradizione ecclesiastica primitiva (1 Cor. 1 5 ,5) e con quella successiva (dr. Mt. 28, 1 8 ss. ; Io. 2 1 , 1 5 ss . ) Luca sa (24,47 ss. ; A ct. I , I ss . ) che Gesù come risorto ha rifuso questi Dodici facendone i caposti­ piti di un nuovo popolo di Dio, vale a dire costituendoli di fatto «apo­ stoli». Non è stato Luca il primo a identificarli con gli Apostoli ; cfr. già Q Le. 6,1 3 = Mt. 1 0,2 (vedi sotto) e Mc. 6,7.30, inoltre Gal. 1 , 1 7 ss . ( 2 , 1 8 ); Apoc. 2 1 ,1 2 . 1 4 n. All'interno del numero più esteso dei testi­ moni pasquali della risurrezione inviati nel mondo, il collegio dei Do­ dici, dal punto di vista dell'iniziativa prepasquale di Gesù, costituiva anche nel tempo postpasquale qualcosa di speciale. Trattandosi delle fondamenta della chiesa, Luca ha teologicamente ragione di ridurre il numero degli apostoli - a prescindere dagli apostoli ( = inviati) di chie­ se di Act. I 4,4. I 4 ai Dodici : in certo senso ha ragione sul piano della realtà concreta, quando sostiene teologicamente una continuità tra il popolo di Dio veterotestamentario ed escatologicamente da rinnovare (e che viene meno) e quello pasquale e pentecostale effettivamente rin­ novato. Indagini che s'occupano solo dello sviluppo del termine «apo­ stolo» facilmente non colgono la continuità sul piano dei fatti concreti . -

    1 4 ss. Gesù dà ai Dodici, �resi insieme, il titolo di «Apostoli» , e a Simone in particolare - in Luca soltanto a lui - un nome

    24. Esprimono riserve Wellhausen, Einleitung r41 ; Hirsch, Friihgeschichte 1, 21 s.; ]. Weiss, Das Urchristentum 34; Bundy, ]esus 1 86 s . , Klein, op. cit.•, passim; Schmithals, op. cit.• 6o. 25 . Si ha un 'analogia nella comunità di Qumran (z QS 8,x s.), al cui vertice stanno ' un collegio di dodici e (in più) tre sacerdoti (mentre con Gesù i tre discepoli fidati fanno parte del collegio dei Dodici). 26. Il che non dice molto; di fatto la presenza del termine è un dato fisso nelle formule prepaoline e in tutte le tradizioni sinottiche (vedi sopra). 27. Contro la tesi di Klein, op. cit.•, passim e altri. 28 . l:L1J.WV nome greco, che forse corrisponde a Sim'on (dr. Act. 15,14). Matteo aggiunge ( r 6,17) BtLpMùvU. ( = figlio di Giona, oppure = «estremista», zelota? ); secondo lo. I A2 figlio di un Giovanni, secondo lo. 1 44 proveniente da Betsaida; secondo Mc. 1 ,29 s. abitante a Cafarnao e sposato ( dr. I Cor. 9,5 ). Sul nome cfr. C. Roth, The Name Simon: HarvThR 54 ( 1961 ) 9 1-97 (il nome, molto frequente, sarebbe stato allora evitato spesso dai Giuéiç; cosi ancora in I Cor. 1 ,. 1 2 ; 3,22; 9,5 ; I'J ,'J ; Gal. 1,18; 2,9.II .14; lo. 1 ,42. 32 . Cfr. sopra, pp. 33· Come Filippo, ha un nome greco; secondo lo. I M proveniva da Betsaida e se­ condo lo. 1 ,35 ·40 in origine faceva parte della cerchia del Battista; messo in risalto oltre che da Mc. (cfr. anche Mc. 1 ,16 par. Mt. 4,1 8 ; Mc. 1 ,29 ; 1 3 ,3) anche da lo. . ( 1 ,40; 6,8 ; 12,22 ); cfr. P.N. Peterson, Andrew, Brother of Simon Peter (SupplNT 1 ), Leiden 1963. 34· In 4,38 (div. Mc. ) Luca lo cancella e in 'J,I-I I non lo menziona ; neanche in Le. 2 1 ,] (div. Mc. ). 3 5 · Qui trapela la fonte non marciana, testimoniata anche in Mt. (ro,2 ). 36. Grecizzato da jacaqob. Cfr. la vocazione in Mc. 1,19 par. Mt. 4,21 (Mc. 1 ,29); Le. 5 ,1o; con Pietro e Giovanni era uno dei tre fidati, cfr. Mc. 5,37 par. Le. 8,5 1 ; 9,2 par. Mt. 17,1 ; Le . 9 ,2 8 ; Mc. 13,3 ; 14,33 par. Mt. 26,37. Cfr. Mc. I0,3'J·41 par. Mt. ; Le. 9,54. Secondo Act. 1 2 ,2 egli fu fatto uccidere di spada da Agrippa I (al più tardi nel 44 d.C.). 37· Menzionato accanto a Giacomo; cfr. la nota precedente, inoltre Gal. 2,9 e sotto� Altrove Luca (eccetto che in 9 ,54 ) lo mette sempre dopo Giovanni ; dr. 8,'JI ; 9,. 28; Act. 1 ,1 3 , cfr. 12,2 : Giacomo, «il fratello di Giovanni». Quest'ordine non in· tende sovrapporre Giovanni a Giacomo; per Luca Pietro e Giovanni fanno cop. pia (cfr. Act. 3,1 .34·I I ; 4,13 .19; 8,14). Dove la fonte lucana menziona solo la coppia di fratelli Giacomo e Giovanni, Luca sceglie l'ordine fisso della tradizione; cfr. Mc. 1 ,19 par. Mt. ; 3,17; 10,35 ; 10,41 ; 1 3 ,3 ; anche in materiale speciale lu­ cano 'J I o; 9,54, come qui in Le. 6,14. In Luca (come in Io. ) si rispecchia la situa,

    Le. 6,I4 SS.

    po ci è meglio noto da io. ( 1 ,43-48 ; 6,5 .7 ; 1 2 ,2 1 s. ; 1 4 ,8 s.) 39 • Il patronimico Bartolomeo·40 ha spesso portato a identificarlo con Natanaele (lo. 1 ,45-49 ; 2 1 ,2 ) 41 • Quanto a Matteo 42, Mt. ( 9,9 ; 1 0, 3 ) lo identifica col Levi, figlio di Alfeo, di Mc. 2 , 1 3 s. 43• Tommaso figura in Io. 1 1 , 1 6 ; 1 4,5 ; 20,24 ss. 2 8 ; 2 1 ,2 col soprannome di aLoup,oc; = Gemello 44• Giacomo figlio di Alfeo viene spesso identificato con '1 . o p,Lxp6c; di Mc. 1 5 ,40, figlio di una Maria (Mc. 1 6 , 1 parr. ) 45• Luca, qui e in Act. 1 , 1 3 , al posto di Taddeo (Mc. /Mt. ) 46 presenta lo zelota 47 Simone, e zione prodottasi dopo la morte di Giacomo, per la quale in determinate parti del­ la chiesa Giovanni, accanto a Pietro, emergeva dal gruppo dei Dodici; dr. anche Le. 22,8 div. Mc. (vedi ad l. ). 38. Trapela anche qui la fonte speciale; dr. sotto, pp . .528 s. 39 · Egli , secondo Luca, non è identico al Filippo (uno dei «Sette») di Act. 6,,5 ; s,,- 13 .26-39; cfr. Act. 6,2, inoltre Act. 21 ,8, dove si ha la distinzione mediante l'appellativo di «evangelista». 40. bar talmaj; Talmai anche in 2 Sam. 3,3; 13,37; Flav. Ios., ant. 20,1 ,1 , quindi non ebraizzazione di «Tolomeo�. Già per questo l'ipotesi di un gruppo ellenistico di quattro (formato, oltre che da lui, da Filippo, Tommaso e Andrea), enunciata da G. Farmer, A Group of Four Apostles: ExpT 3 1 ( 19 1 9/ 1920) 3 1 , non è so­ stenibile. 4 1 . Secondo Schmid, Mk. , in Oriente anzitutto, dal nestoriano Ishodad di Merw (sec. IX), in Occidente da Ruperto di Deutz (t 1 129). 42 . Forma breve per Ma."t"ta.DL� (I Chron. 1,5 ,21 A; I Mach. 2,1 ), aramaico mat­ taj, abbreviazione dell'ebraico miitj4 o matanja (da mattiin = dono di Jahvé). 43 · Che egli sia fratello di Giacomo figlio di Alfeo non è detto da nessuna parte, né lo si può dedurre dal fatto che nella lista di Mc. e di Acl. Matteo e Giacomo ricorrono uno accanto all'altro. Nemmeno si può identificare Levi con questo Gia· como; vedi anche sopra, p. 48.5 n. 2. 44 · 8WJJ.ii - che è un nome greco corrente - è qui dunque traduzione di te"6ma" =gemello, per cui «Tommaso» sarebbe soltanto un soprannome? ar. in pro� sito Klostermann, Mk. 3.5· D aggiunge qui alSu�J.C�. 4.5 · Ma in Io. 19,2.5 suo padre si chiama Klopas, non Alfeo (a meno che non avesse due nomi ). Alcuni ritengono che f?alfi avrebbé potuto essere grecizzato in KÀ.w1tci.� (Io. 19,2.5) o KÀ.E61ta.� (Le. 24,18), il che però - a motivo del suono lp - è molto dubbio; cfr. bibl. in Parker, Mk. Questo secondo Giacomo dell'elenco degli apo­ stoli va distinto dal «fratello del Signore» (Mc. 6.3 par. Mt. 13,.55 ) Giacomo (Gal. 1,19; 2,9.12; I Cor. 1.5,7 ; Act. 12,17; 15,1 3 ; 2 1 ,18; Iac. 1 ,1 ) ; cfr. Schmithals, op. dt.• .53 ss. e gli autori ivi menzionati alla n. 22; 4loltre H. Schlier, Der Brief and tJn die Galater (KommNTMeyer VII), Gottingen 121962) 6o s.; Schmid, Mk. 46. taddar o tadda'j ebraizzazione di 9E6So'to�? D a b fl i q r1 in Mc.; D 122 k Or pure in Mc. hanno AE��a�o� (da non eliminare a favore· del «Levi» di Mc. 2 ,1 3 s.). 47· Le. e Act. 1 ,13 traducono xa.va.va.i:o� (Mc./Mt. ) qan"ana', giustamente � me indicazione di un ex «zelota» (non «cananeo» ); cfr. M. Hengel, Die Zeloten, =

    Le. 61I�·I6

    ,28

    dopo di questi inserisce un 48 Giuda 49 'tOU 'Iaxw�ou . Analoga­ mente alle indicazioni del padre per Giacomo 'tOU 'AÀcpat:ou ( cfr. Le. e Act. come anche Mc. / Mt. ) e per 'Icixw�ov 'tÒ'V 'tOU ZE�Eo at:ou (Mc. /Mt. ) - Giovanni (Mc. /Mt. ) e Andrea ( Le. / M t. ) sono esplicitamente detti fratelli - il genitivo presenta Giuda come «figlio» di Giacomo 50• Il secondo Giuda viene di­ stinto dal suo omonimo non soltanto perché è detto «tradito­ re» , ma anche perché è soprannominato 'Icrxapy,wi)- 51 ; tenendo presente tutto il vangelo si avvertono qui le allusioni alla mor­ te di Gesù che in 2 ,3 4 ; 4,9-1 3 ; 4,2 3-30; 5 , 1 7-6 , r r hanno già attirato la nostra attenzione. I . In 6 , I 2 - 1 3 a Luca segue la fonte dei logia, come mostra il confronto con Mt. 5 , 1 div. Mc. C'è da pensare che Q presentasse una qualche an­ notazione scenica prima di 6 ,20 ; il motivo del monte 52 e i discepoli 53 devono essere stati menzionati . Quest'ipotesi acquista ancor più peso se si tengono presenti le considerazioni fatte riguardo a 6, 1 7 (vedi ad l. ). 2 . Luca - quale che sia la misura in cui Mc. 1 3 , 14- 1 9 ha influenzato il suo testo di Le. 6,x3h-1 6 - ha conosciuto senza dubbio una forma

    Leiden-Koln 1961 , specialm. 72-76. Non va identificato col fratello del Signore, Simone (Mc. 6,3); dr. Blinzler, Simon der Apostel1 Simon der Herrenbruder und Bischof Symeon von ]erusalem, in Passauer Studien (Festschr. f. Bischof K. Lan­ dersdorfer), Passau 19.53, 1-31 (bibl.); quest'ultimo è il vescovo di Gerusalemme 48. Cfr. anche Io. 1-�,22. Simeone menzionato da Egesippo.

    49· Joach . Jeremias, ]esus der Weltvollender, Giitersloh 1930, 71 n . 4 dice che Giuda ha il soprannome aramaico di Labbeo e quello greco di Taddeo, col che

    tutto risulterebbe ben armonizzato. � pensabile che questo Giuda venisse menzio­ nato anche con altri nomi per distinguerlo chiaramente dal traditore (dr. anche Spitta, Grundschrift r I 8 ), una tendenza che vediamo in atto in maniera impacciata in Io. 1 4 ,2 2 e quindi più abilmente in Le. e Act., mediante l'aggiunta di "tOV

    'Ia.xwaov.

    ,o. Cosi syP, Klostennann ; D invece interpreta come fratello; m a è difficile che con ciò ci si riferisca al Giacomo menzionato immediatamente prima, sl da avere una terza coppia di fratelli.

    , � . om. a b r. Il nome viene interpretato o in ebraico come «uomo da Kerijjot»

    (dr. Ios. 1.5,2.5 : Keriot Hasron in Moab; Ier. 28,24 LXX : Ka.pt.W&) o dal latino sicarius = uomo col pugnale, bandito (Wellhausen e altri), un'interpretazione que­ sta che - anche se molto problematica (vedi Hengel, op. cit. [alla n. 47 ] 49 n. 3) ­ renderebbe più comprensibile il tradimento di Giuda .

    .5 2 . Cfr. v. 12: E� "tÒ èSpo� = Mt. .5,1 (ma anche Mc. 3,13; Matteo però inserisce il discorso in Mc. 1 ,21, non dopo Mc. J,IJ-19 ) . .53 · Col v. 1 3 : 'JtpOO'EcpWVT)CTEV "tOÙ� �"tà.� a.Ò"tov (cfr. v. 2oa) dr. Mt. .5,1 : 1tpocrijl1)a.v a.ò-t� ot (.lah}"t'a.L a.ù-tou e Mt. 10,1. : npoux. -toù� JlCX.�"tà.� txu"tou. •••

    propria del catalogo degli Apostoli - come mostra a sufficienza Act. I , 1 3 , dove Luca non dipende certo da Mc. , in quanto là come qui omette Taddeo (Mc. /Mt. ), ma aggiunge dopo Simone un Giuda di Giacomo (tanto più che questi è testimoniato anche da Io. 1 4 ,22 ). Questa fonte speciale trapela anche nella traduzione (corretta ) di xava:vai:oç con �'l)À.W"tT}ç ( vedi sopra), che Luca deve aver conosciuto dalla tradizione e che non va attribuita a una sua iniziativa 54• Se si tiene presente que­ sto, s'avvertono meglio anche le convergenze tra l'elenco di Le. e quello di Mt. : in entrambi (diversamente da Mc. ) i Dodici sono esplicitamente chiamati «Apostoli» 5S, il che non può essere un caso, perché Matteo altrove non scrive mai ot owoExa à1t6cr-roÀot. . Può, ma non necessaria­ mente deve, essere per una casualità redazionale se Le. come Mt. an­ ticipa Andrea, a differenza di Mc. 56, e caratterizza Pietro come 't'ÒV à.OEÀcpÒv aÙ"t'ov (oppure sono ambedue dipendenti da Mc. x , x 6-2o, una pericope che però Le. a suo tempo non riportò? ) . Anche questo può darsi, ma non deve essere un caso il fatto che ambedue non chiamano i figli di Zebedeo BoavT)pyÉc;, poiché ciò non avviene nemmeno in Act. 1 ,1 3 . La somma di queste coincidenze tra Le. e Mt. rende molto pro­ blematica una spiegazione che si rifaccia al caso. 3 · Può darsi che Luca abbia trovato i vv. 1 3h-x 6 già connessi con i vv. 1 2- 1 3 a 57, in Q 58• Presumibilmente infatti non fu solo il motivo del '4· Cfr. anche Spitta, Grundschri/t 1 1 8 '5· Cfr. 6,IJb: OV� x«t a1tOG''tOÀ.O\J� wv6p.a.G'EV con Mt. 10,2 : 'tWV Si SwSEXCl 6.1tOG''tOÀ.WV. Qui Luca e Matteo non dipendono da Mc. 1 ,14 B S (W ) 9 cp bo (contro Haenchen, Mk. 247 s.), poiché ovc; xcxt tÌ.1tOG''tOÀ.ovc; WVOIJ.CLO"EV è aggiunta secondaria da Luca (om. C K A D pl lat sy'·P). Infatti ovop.��w nei sinottici non ricorre mai, eccetto che in Le. 6,14 (e Act. 19,13 ), e il xcxL da non tradurre dcpo il relativo è quanto mai caratteristico di Luca; dr. le testimonianze in Bauer, \Vb. , s.v. ( 11,6), anche se ricorre pure in Mc. 3,19. ,6. C'è il sospetto di una redazione lucana, poiché Act. 1,13 dispone come Mc. '7· Solo pochi riconoscono una tradizione particolare (Q o patrimonio esclusivo di Le. ) in 6,12-16; ma sono nel giusto, ad esempio, B. Weiss, Die Quellen 2 34 s. 28 1 n. 1 (per i vv. 13. 15-16); Spitta, Grundschrift I I I- I I 5 ; Schlatter; Stanton, The Gospels 11 , 210; Hirsch, Friihgeschichte II, 4·44; Bunry, ]esus r83 .187; Taylor, Tbe Third Gospel 82 s. 149 ss.; Leaney 132 (per. 6,14 ss., ma «non necessariamente una speciale tradizione scritta»); Schramm , Der Markus-Stoff 82 s. 58. Bultmann, Die Geschichte 65 ritenne creazione redazionale la vocazione dei di· scepoli di Mc. 3,13 ss., ma per dare all'elenco degli Apostoli la forma di una sce· na; in Erg. H. p. 12 (per p. 65 ) si è corretto: 3,( I 3?)14h-r' sarebbe inserzione re­ dazionale in 3 , 14a (SWSExa.). 16-1 9. Anche Knox, Sources I, 18-2 1 distingue l'ag­ gi unta di J ,I6-I9 da J,7·I 5. Altri tentativi di gettare luce sull 'elenco degli Apostoli: Meyer, Ursprung I , 264· 270.29 1-300; III, 255-2,9, il quale distinse tra una fonte dei discepoli di Mc. J,IJ148 e una dei Dodici in 3,I4h-I9 ; contrario Bultmann, Erg. H. 1 2 . Goguel, L'Sglise primitive 92 s. e Hirsch, Friihgeschichte I, 19 ss. credettero di poter s taccare dalla .

    -

    Le. 6,I 2-16.17-19

    monte di Mc. 3 , 1 3 a spingere Luca a unire il discorso presso il monte di Le. 6 ,( 1 2- 1 3a. 1 7 )2o-49 alla sequenza redazionale marciana, ma anche il fatto che Q raccontava in modo analogo l'elezione dei Dodici . In ogni caso, Matteo non ci ha conservato l'ordine originario, poiché 1 0,2 ss. ( = Mc. + Q ) si presenta chiaramente come agg�unta redazionale . 4· Si può anche far notare che Q, come introduzione al «discorso presso il monte », aveva una lista degli Apostoli. La sequenza di Q, che prosegue in 6, 1 2- r 6( 1 7 ) .20-49 ; 7,1 ss ., continuava qui immediatamen­ te il «racconto dell'inizio» di 3 ,3- 1 7 ( 2 1 s . ) ; 4 , 1 - 1 3 . 1 4 s. 1 6-30 ( 3 I 3 4) 59 , che era destinato a ricordare ai cristiani il loro battesimo 60• Il fatto, dunque, che il discorso presso il monte, inteso come ammaestra· mento fondamentale postbattesimale dei battezzati 61 , fosse in trodotto dal racconto della elezione dei Dodici, è quanto mai indicativo : qui la parola di Gesù viene già presentata come Otoaxi} "t'W'V OWOEX(X a1tOCT"t'O· lwv (cfr. Did. ) : ancora una volta diventa chiara l'attualità della fonte dei logia per l'insegnamento ecclesiale, il suo ecclesiale «contesto vi· tale».

    2 . L ' AZIONE SALVIFICA DI GE SÙ IN MEZZO ALLA COMUNITÀ DEI DISCEPOLI E " IN MEZZO ALLE FOLLE ,

    6 , 1 7 ( = Mc. 3 ,7-8 / Mt. 1 2 , 1 5a, comb. con Q [ cfr . Mt. 5 , 1 ] ). 1 8- 1 9 ( = Mc. 3 ,9- 1 0 / Mt. I 2 , 1 5b; cfr . Le . 5 , 1 . 3 ) 3 17 Kat xa."t'a.�à.ç IJ.E"t''a.u"tW'V lCT'tT) E7tt "t01t0U 1tEOT.'VOV, xa.t oxÀo� 1tOÀ.Ùç JlCI.D11"tW'V a.u"tov, xa.t 1tÀijDoç 1toÀv 'tov Àaov (Ì7tÒ 1tricr11ç "tijç 'Iovoa.�a.ç xa.L 'IEpoucra.À.'Ìl� xa.t "tijt; 7ta.paÀ.iou Tupou xat l:t.owvot;, 18 ot i'l}.ito"V «ixovcra.t. a.Ù'tov xat ta.Dijva.t. tÌ1tÒ "t'W'V vocrw'V rJ.Ù'tW'V • xa.t o t ÈvoxÀou· IJ.E'VOT. (Ì1tÒ 1t'VEUJJ,a"t'W'V (Ìxa.Drip"t'W'V EDEpa.1tEUO'V'tO. 19 xa.t 1tiiç ò oxÀ.oç i�i) 'tOV'V i11t"t'EcrDrJ.T. a.Ù'tOV, O"tf. ouva�t.t; 1ta.p. (X.U"t'OU É;-riPXE'tO xcx.t id"t'O 1tav"ta.ç.

    17 E, disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante, e (v'era ) una grande schiera di suoi discepoli, e una grande quantità di folla da tutta la Giudea e da Gerusalemme e dal li torale di Tiro e di Sidone, 18 che chiamata e dall'assegnazione dei nomi ai tre fidati un resoconto della missione dci Dod ici , il che non è accertabile (tuttavia dr. sopra, n. 12). Anche Lohmeyer, Mk. , ipotizza due diverse - e non più scindibili - tradizioni con diversa concezione della funzione dei Dodici. 59· Vedi sopra, pp. 442 s. 61 . Vedi sopra, pp. 479 s . 6o. Vedi sopra, p. 443· ti. E. May, « . .. For Power Went Fortb from Him . . . » (Luke 6)19): CBQ 14 ( 1952 ) ) 93-103; L.E. Keck, Mark 3)7-12 and Mark s Christology : JBL 84 ( 196;) 341-3;8; ]. Manek, On the Mount - on the Plain (Mt. V I Lk. VI 17) : NT 9 ( 1 967) 124-131.

    Le. 6,I] ·

    53 I

    erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie. Anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. 19 E tut­ ta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza e sanava tutti.

    I 7 . Come la permanenza in preghiera di Gesù sulla cima del monte era paragonabile a quella di Mosè sul Sinai (vedi comm. a 6 , 1 2 ), così il discendere di Gesù va visto alla luce del pa­ rallelo dell'Esodo : come Mosè dovette « discendere» dal mon­ te della rivelazione ( 3 2 , 1 .7. 1 5 ; 34,29 ), cosl fa ora Gesù. Si può ritenere che il luogo «pianeggiante» 1 , in contrappo­ sizione col monte «scosceso» e «ondulato», fosse più adatto a contenere una grande quantità di folla ; si doveva trattare an­ che di un luogo molto in basso, accessibile ai malati in cerca di guarigione. La vicenda non accade in qualche tratto di pendio, ma chiaramente ai piedi del monte, come suggerisce il «discen­ dere» 2 e come chiarisce inequivocabilmente il voluto paralle­ lo col Sinai 3 • Il che tuttavia non è sufficiente a giustificare l'in­ dicazione «discorso della pianura» ; è vero, nei vv. 20-49 non si ha un «discorso del monte», e tuttavia esso è visto come «di­ scorso presso il monte» . I l fatto che Gesù ora scenda verso la folla dei suoi discepoli circondato dai dodici Apostoli indica come d'ora in poi costoro siano coinvolti nell'attività e nell'insegnamento di Gesù ; anzi, allude già a un dato futuro, caratteristico del tempo della chie­ sa: allorché essi trasmetteranno il suo insegnamento, Gesù sarà IJ,E't' aÙ'tWV (cfr. Mt. 2 8,20 ) Come tra Mosè e il popolo stavano i settanta anziani, che ai piedi del monte ricevettero per primi la legge (cfr. Ex. 1 9 ,7 ), così qui la schiera dei discepoli è posta tra Gesù e la grande quantità di folla. Tra i discepoli in un primo tempo chiamati .

    1. Cfr. Bauer, Wb. , s.v. ; T.A. Bu rkill, Mark 3,7-12 and the Alleged Dualism in the Evangelist's Miracle Material : JBL 87 ( 1968 ) 409-417 (contro Keck) . 2.

    Perciò l'osservazione, che s i legge cosl spesso, secondo cui tur può significare sia «monte» sia «campo» (secondo Dalman, Orte und Wege 166 s.), sarebbe meglio che non fosse stata fatta. 3· Manek, op. cit. 1 27 non vede il parallelo («Nel terzo vangelo le montagne non sono qualificate a sign ificare la vita futura)> ) .

    Le. 6,I:]

    , 32

    sul monte ( dr. anche gli anziani di Ex. 24 , I . 9 ) , coloro che non erano stati eletti come apostoli, a quanto sembra, erano ridi­ scesi. Ora, ai piedi del monte, si raccolgono 4 attorno a Gesù come un oxÀ.o� 1tOÀ.uc; 5• Luca vede in essi «l'anticipazione e l'immagine originaria della comunità» 6• Egli aveva già chia­ ramente raccontato come nel corso della preclicazione di Gesù al popolo ( 5 , I -6 , I I ) s'erano raccolti attorno a lui dei discepoli ( cfr. 5 , 1- 1 1 .2 7 s. 29 s . 3 3 ; 6 , 1 s . ); ora essi costituiscono una cerchia più stretta attorno a lui. Ma ora veniamo a sapere, co­ me novità sorprendente, che c'era ormai un oxÀ.ot; 1toÀ.ut; (.la.­ th}"t'W'V (v. I 7 ). In numero così grande essi potevano servire a Luca, simbolicamente, come segno profetico della comunità postpasquale 7, chiamata anch'essa ad ascoltare la parola di Gesù. In Act. i �a.ih}"ta.l postpasquali sono chiaramente 8 la totalità dei cre­ denti 9, mentre in Le. , il termine 10 è riservato a coloro che - rappresen· tati proletticamente in gran numero (cfr. 6 , I 7 : OXÀO� 1tOÀÙc; IJ.a.ih}'t'WV; 1 9,3 7 : "tÒ 1tÀijD'oc; 'tWV (la1h}'twv) - accompagnano a schiera Gesù e credono in lui 11; da essi i Dodici - eccesso che in 6, I 3 . I 7 - sono espii­ citamente distinti. In questa schiera di discepoli Luca vede preformata la «comunità dei discepoli» postpasquale 12, sicché l'uso linguistico di Le. e quello di Act. sono in continuità tra loro 13•

    4· La nota scenica è poco strettamente collegata ad ECT"tl). ,. 'KOÀ.vc; con S B (om. A D it sys·c, che semplificano). 6. Cosl Grundmann, Mk. a proposito del 'KOÀ.Ù "KÀ.ijDoc; di Mc. 3,7. 7· C'è una prova per questo: chiaramente Luca pensa in tutti i passi ai p.a.tr)"t�! come a una piccola schiera di accompagnatori di Gesù. Solo una volta ingrossa il gruppo - si potrebbe interpretare ancora : in senso simbolico-profetico - in I9,37 (39) fi no a farlo diventare 't"Ò 'KÀ.i)Doc; "tWV 1J4ih}"tWV, evidentemente con l'inclu­ sione di persone della folla che conoscevano Gesù e .che, come qui (v. 17), proletti­ camente potrebbero esser detti «discepoli». (l 70 [ 72 ] inviati in I0,1 .7 non sono detti «discepoli» ). 8. Cfr. tuttav i a 9,25 var. e I9,1 var. 9· Cfr. Schulz, Nachfolge Iji ; Degenhardt, Lukas 33-36 . I O. Eccezioni: j,33a par. Mc.; 7,I8 par. Mt. ; I I ,I div . Mt. («discepoli di Giovan­ ni>> ); j ,33b par. Mc. ( «discepoli dei Farisei»). I I . Cfr. Degenhardt, Lukas 27-33, il quale però - a torto - vede in essi prefor­ mato un «gruppo speciale» dei futuri ministri della chiesa : > (1ta\l'ttl oa-a.). L'apodosi matteana (ou'tw�) può far pensare che la forma lucana sia quella della fonte, anche se OIJ.o!w� in Le. ricorre pure in 5,33 ; 17,3 1 (div. Mt. ) e anche xt:tDW (Ier. 3 I , 3 1 ss. ) 58 e in cui ciascuno sarà immediatamente istruito da Dio (cfr. Mt. 2 3 ,8 ) 59• I . Il v. 3 I dev'essere stato unito al v. 30 già in fase prelucana 60• Matteo h · a aggiunto 7 ,7- I I 61. I 3 s., come dimostrano i paralleli lucani ( I I ,9-I 3 ; I 3 ,2 3 s. ) e l'ordine di successione, conservato anche da Matteo, di Le. 6,37 s. 4 I s. = Mt. 7,I s. 3 ss. 43 ss. ( = Mt. 7 , [ 1 .5 ss . ] r 8 ss .). Ma in questo caso è stato ancora Matteo ad aggiungere 7, r 2 62 e c'è da sup­ porre che egli abbia letto il versetto nella fonte in istretto legame col resto del materiale qui inserito. L'ordine del materiale in Mt. attesta nella fonte una sequenza come Le. 6,3 1 .37 s. 4 I s. 43 ss. Del resto, non è tipico di Luca il comporre insieme logia singoli. D'altra parte il v . 3 1 non s'adatta più cosl bene al v . 3 0 nella sua forma attuale, dopo che il v. 30a è stato generalizzato e intensificato con l'aggiunta di 1tCX.v-t( e delJ6. Il travagliato tentativo di Dihle, op. cit. (vedi n. d) 1 13 s. - contrario all'e­ segesi sia antica sia moderna - d'interpretare «.1tOr.Ei:-tE non come imperativo, ma come indicativo», è dettato dal malinteso di cui si parla sotto, al punto 4· Secondo lui nel v. 31 si avrebbe semplicemente «una constatazione del normale modo di comportarsi di tutti gli uomini , descritto più da vicino nei vv. 32·34· · ·, puramente

    una descrizione di quel comportamento che si basa sul principio fondamentale del­ la retribuzione, che viene considerato da tutti - e quindi anche dagli a)..Ulp-tlù�O� ­ come moralmente buono e al quale ora, nella predicazione di Gesù, subentra il comandamento dell'amore dei nemici, che rende bene per male, come nuovo cri­ terio di giudizio dei valori etico-religiosi» ( ibid. 1 1 3 s.).

    -'7· Or. anche Mc. 12,3 1 ; Le. 6,36. j8. Cfr. anche Ez. 1 1 ,19 s.; 36,26 ss.; Is. .54,13; Ioel 3,1 s. -'9· Come effetto di quella profezia (cfr. n. ;8) cfr. anche I Thess. 4,9; Io. 6,45 ; 8, 38 ; :c Io. 2,27 ; 2 Cor. 3,1-rS; Eph. 1 ,17; Act. 2,17-21 . 6o. Contro Bultmann, Die Geschichte roo. 6r . Su Mt. 7,6 vedi sotto, p . .5 92. 62. Il riferimento alla legge e ai profeti sta opportunamente in Mt. 7,12h alla fine del discorso del monte, come è opportuno in ;,17 ( r 8 s.) all'inizio. L'interpretazione matteana coglie l'intenzione di Gesù stesso (cfr. anche Le. ro,2;): anche il discorso (formulato negativamente ) di Hillel in Shab. b. 31 a intendeva il comandamento dell 'amore - come Mattco - quale sintesi della legge.

    5 74 l'imp. presente 63 e dopo che il v. 30b (diversamente da Mt. 5,42b) è stato mutato in un oç 'tÒ È'V 'tlil Òcp�aÀ.IJ.� CTOU, aÙ'tÒc; 't 'Ì'}'V È'V 'tUO"LoucrDa.L. Ma chi insegna qualcosa di diverso da ciò che si può imparare alla scuola di Gesù non ha alcun diritto di criticare (v. 40 ). Forse, tenuto presente il contesto, bisogna pensare in modo particolare al comandamento dell'amore (cfr. 182. L'immagine, cosl solita, della scheggia e della trave (cfr. King, op. cit.b) è usata qui in modo caratteristicamente e radicalmente diverso rispetto a R. Tarphon (ver­ so il 100 ) : «Mi meraviglierei se in questa generazione ci fosse qualcuno che accet­ ta la correzione. Quando gli si dicesse: 'Togli la scheggia ... dal tuo occhio', egli risponderebbe: 'Togli la trave dal tuo occhio'» (cfr. Billerbeck 1, 446). È super­ ficiale voler trovare qui del materiale palestinese, senza riconoscere la mentalità speciale di Gesù. Il fatto che l'immagine è chiaramente di tradizione palestinese non vuoi dire che - con Spitta, Grundschrift 139 s . - si debba ipotizzare una for­ ma originaria che avrebbe parlato di trave o di fuscello come di scandalon (cfr. Lev. 19,14) sul cammino del cieco (cfr. v. 39), o che si debba pensare (con Webster, op. cit.h e altri) a un errore di traduzione ( «occhio», invece di «pozzO>> ). 183. Che in certi casi la correzione possa rimanere un dovere è detto altrove (dr. Le. 17,3), non qui .

    Le. 6,4I S. 4J SS. vv 2 7 - 3 8 ) : chi vien meno in modo così spaventoso ad esso, come questi falsi maestri, non ha alcun diritto di criticare la comunità e di pretendere «qualcosa di più» . .

    r. Abbiamo visto sopra che il v. 3 9 = Mt. 15,4 ha in origine un chiaro significato antifarisaico, il che deve aver indotto ad aggiungere al doppio detto dei vv . 39 s. i vv. 41 s. In uno stadio anteriore della comunità pa­ lestinese l'unità tradizionale costituita dai vv. 39 s. 41 s. dev'essere sta­ ta intesa in senso antifarisaico, tanto più che - come vedremo sotto­ la stessa interpretazione si raccomanda anche per i vv. 43 ss. Cosl, Le. 6,39-45 è un brano che ci permette di gettare uno sguardo sulla situa­ zione della prima comunità palestinese. Ma ci si può chiedere se anche all'origine il detto era destinato ai Fa­ risei 184, i quali - richiamandosi a Lev. 19,17 - si sentivano in dovere di mettere in questione senza ritegno il >; Sahlin, op. cit. 4; dr. Bauer, Wb., s.v. (sotto 2). 193a. Cfr. Spitta , Grundschrift 138. 194· Il che varebbe specialmente se aa:"t� dovesse significare il rovo con frutti simili a qudli della vite (così L. Fonk, Bibl. Studien v, 97 s.). Ma il contrasto

    che . . . si raccolgano in Palestina» 195• Ma forse, tenuto presen­ te il contesto, bisogna derivarne anche un'ammonizione . t96: da tali falsi maestri non si può ricevere alcuna istruzione. In rapporto coi vv. 3 9 s. 4 1 s. (vedi sopra) e col v . 45 ( vedi sotto), Luca deve aver interpretato i vv . 43 s. come diffid a dal seguire falsi maestri. Non si tratta tanto di presentare dei cri­ teri ( vv. 4 3 s. originariamente : buone azioni ; v. 4 5 : buoni di­ scorsi ) per distinguere tra maestri buoni e maestri cattivi ; nei vv. 3 9-42 .43 -45 il fronte da respingere sembra sufficiente­ mente chiaro; non c'è più bisogno di smascherarlo. Nel v. 44b risulta evidente che i falsi maestri sono «i cardi>> e «le spine» e che da essi non ci si può attendere nulla di buono; l'unica cosa da fare è non ascoltarli . Nel v. 44a si presuppone che le dottrine (cfr. v. 4 5 h) di questi falsi maestri siano chiaramente riconoscibili come errate e che quindi permettano di dedurre la depravazione di questo tipo di docenti . Il contesto fa dun­ que capire che si tratta più di una polemica difensiva che di di­ scernimento degli spiriti e di confronto oggettivo, come del re­ sto risulta anche in altre parti della lotta antieretica di Luca (cfr. Act. 20,2 8-3 1 ). I . Le . 6,43 ss. dev'essere stato aggiunto a 6,41 s. già in fase prelucana� con1e risulta non soltanto dal fatto che il materiale è disposto nello stesso �rdine anche in Mt. 7 , 1 ( = Le. 6,3 7a ) . 2a ( = Le. 6,37b.c). 2b (= Le. 6,38b). 3 ss. ( = Le. 6,41 s . ) 1 7 s. 1 6a [ 2 o] ( = Le. 6,43-44a). 1 6b ( = Le. 6,44b). 2 1 ( = Le. 6,46). 24-27 ( = Le. 6 ,47-49), ma anche dall'osservazione che le parti intermedie mancanti in Le. o sono state· omesse da Luca - come Mt. 7,6 (vedi sopra) - oppure sono state ag­ giunte da Matteo che le ha prese da un altro contesto : cfr. Mt. 7,7-II. èixtt'Vitttl.-O"'"t'acpvÀaL sembra palestinese (dr. ls. 5,2 .4), il che parla a favore della versione matteana. Anche in Pes. 49a bar. (BiUerbeck I, 467 ) l'espressione «grap­ poli d'uva che si trovano sotto pruni>> porta a concludere per una somiglianza d'a­ spetto. Manson, The Sayings 6o osserva (a favore della versione matteana) «che il frutto del cardo selvatico ha per lo meno una lontana rassomiglianza col fico» .. Div. Mt., Luca ha il singolare Ci'"t'ttq>vÀ:f}'V per· influenza dei vv. 43-44a. 195. Hauck, ad l. -rpvy«i'V anche altrove significa correntemente la vendemmia; dr_ ad es. Apoc. 14,18.19. «La distinzione lucana tra CiVÀ.À.ÉyEl.'V e -rpvya'V è adeguata,. ma proprio per questo difficilmente originaria)>, ritiene Harnack, Sprikhe 51. 196. Il y&.p sarebbe allora inteso non solo in senso esplicativo e prosecutivo (e rafforzativo), ma anche leggermente in senso consecutivo.

    Le. 6,4J ss.

    6o8

    = Le . I I ,9- I 3; 7 , r 2 = Le. 6, 3 I (vedi ad l. ); 7, 1 3 s . = Le. I 3 ,I 3 s. "'. Da Mt. r5 , I 3 . I 4 è ancora possibile concludere per una unione premat­ teana di Le. 6,4 I s . 43 ss. = Mt. 7,3 ss . I 6-2 1 198• 2. La disposiz ione di Le. 6,43-44a.b (45) è la stessa che Matteo ha letto nella sua fonte. Egli l'ha mutata, con l'intento di sistemare, spo­ stando l'unità dopo Mt. I 2,J3 ·35 ·34[a] b 199 (e 1 3 ,52 200 ) , ma usandola anche - notevolmente riformulata - come 7 ,r6-2o nel posto che aveva nella sua fonte 201• Matteo u til izzò anzitutto Le. 6,44a per dare all'unità di Mt. 7,1 6-20 una cornice nel v. x6a e nel v. 20 202• Che Matteo abbia letto una fonte come Le. 6,44a agganciata a una fonte come Le. 6,43 203 risult a chiaro ancora da Mt. 1 2 ,3 3a.b3>4, dove il v. 33b ( = Le. 6,44a) segue205 quasi alla lettera - più alla lettera che 7 , 1 6 .2 0 206- il v. 3 3 a ( = Le. 6,43 ). Le. 6,44b è probabilmente un detto usato originariamente in manlera isolata (vedi sotto), che Mt. 7,x6b ha conservato nella sua for­ ma interrogativa, forse ancora più originaria 207• Il motivo della note­ vole riformul azion e in Mt. 7,16-2 0 è chiaro: i detti dovevano essere riferiti ai falsi profeti di 7, I 5 208• Quindi è anche chiaro lo spostamento di 7, I 6b e 7, I 7- I 8: il paragone formulato in termini paradossali tra falsi profeti e spine e cardi fu anteposto per accentuarne la portata. Lo spostamento all'indietro dell'immagine dell'albero permise quindi l'in­ serzione di 7,I 9 ( = Mt. 3 , r ob = Le. 3 ,9b) . Ma Mt. 7 , 17 è una compo­ sizione destina ta a far da passaggio 2IJ9 e creata da Matteo (senza pa1 97. Vedi ulteriori indicazioni sotto, pp. 6 1 1 s. 198. Vedi sopra, pp. '99 s. 199. In Mt. 12,22-32.38-4' Matteo combina la versione marciana del discorso su Beelzebul di Mc. 3,2o-3o con la tradizione Q (dr. Le. 11,14-32) e quindi integra 200 . Vedi sotto, p. 611. con 12,33-3, .36-37· 201 . Lagrange s'espresse per la maggior originarietà della disposizione matteana. 202. Il plurale xo:p1to� si è reso necessario a motivo della trasposizione di Mt. 7,16 b; esso viene mantenuto in 7, 17.16 (diversamente in 7,19, come in 3,ro); ma il sin­ solare è assicurato da 12,33. In Mt. 3,8 si ha, div. Le., il singolare ; perciò non si può dire (rifacendosi a Mt. 4,3, div. Le . ) che Matteo preferisce il plurale (contro Schmid, Matthaus und Lukas 248 n. 1 ). 203 . Contro Bultmann, Die Geschichte 781 ; Bundy, ]esus 19, . 204. Non è il caso di ipotizzare, con Harnack, Spruche ,o s., due fonti per Mt. 7, 16 s. e 1 2,33 ss. 20, . Anche in o6'twc; 1ta.v SÉvopov di Mt. 7, 17 potrebbe riecheggiare lxt10'"tO'V ycì.p ÒÉvSpov di Le . 6,44, benché sia possibile che anche 7,19 ( Mt. 3,xob Le . 3,9b) abbia qui una sua influenza. 206. Cfr. Èx, ytip, oÉvopov, il singolare X«p-ttOU, YWWO'XE'ttlf.. 207. Le. 6A4b sembra formalmente assimilato al v. 43 ; Luca elimina spesso la for· ma interrogativa, vedi AB I, 17 n. 86. 208. Mt. 7, 1, non è stato omesso da Le .; contro Dupont, op. cit.• 12' s.; giusta l'interpretazione di Neuhiusler, Anspruch 56 n. 48 . 209. Bultmann, Die Geschichte 78. =

    =

    Le. 6,4J

    ss. 45

    rallelismo con Mt. 1 2 ,3 3 ), che dice in anticipo e positivamente ciò che 7,1 8 = Le. 6,43 formula negativamente (in Mt. 1 2 ,33 il versetto è stato rifqrmulato secondo il contesto). La sequenza di Le. 6,43-44a.44b ·4.5 è stata conservata da Matteo stesso in Mt. 1 2 ,3 3 ·34h·3.5 ( spostato), solo che qui Matteo - rifacendosi a Mt. 7,16b - poteva fare a meno di Le. 6,44h, componendo invece in Mt. 1 2 ,34a un passaggio (cfr. Mt. 23,30 div. Le.) che echeggiasse Mt. 3 ,7 = Le. 3 ,7 e si accostasse a 1 2 ,26 .29. È presumibile che la combinazione Le. 6,4 3-44a.b fosse usata dalla primitiva comunità palestinese nella polemica antifarisaica. Il fatto che sopra si sia individuato con chiarezza un contesto tradizionale pre­ lucano per i vv. 39 s. 4 1 s. da collocare anch'esso in rapporto con la po­ lemica antifarisaica di una comunità palestinese ci sostiene in questa interpretazione. 3 · Le due immagini dei vv. 43-44a e del v. 44b non costituiscono una unità originaria 210• Il v. 44a chiude il detto in termini formalmente compiuti con un'affermazione generale dedotta dall'esperienza. Il primo detto 211, se preso isolatamente (vedi sopra), sostiene che nessun albero (all'interno di una stessa famiglia di alberi ) può dare frutti opposti alla sua natura; il secondo detto sostiene (come lae. 3 , 1 2 ) che nessun arbu­ sto può dare frutti tipici di un'altro genere di piante. Non è facile dire a chi fossero applicate in origine le immagini. Il primo detto dev'essere stato in origine un invito ad esaminare criticamente le azioni dei Fari­ sei 212; da esse si può dedurre che non è possibile essere d'accordo con loro e quindi con la loro interpretazione della volontà di Dio. Presu­ mibilmente, anche il secondo detto ( nella sua originaria forma interro­ gativa) si riferisce a frutti dottrinali: chi vuole avere una buona inter­ pretazione della torà non andrà a prenderla dai cardi e dai rovi.

    45· Il v. 45 applica le due immagini dei vv . 43 s. agli «uomi­ ni »: come un oÉvopov xa.Àov dà un xap1tÒ'V xa.À6v, cosi ò àya­ �òc; &vilpw1toc; trae dal suo cuore 'tÒ àya.il 6v ; come un oÉvopov aa1tp6v dà un xap1tÒV crcx1tp6v , cosi ò 1tOV'r)p6c; ( èivilpw7Co�) trae dal suo cuore 'tÒ '7tO'VT)p6v . Nel v. 4.5a.b si dichiara espii210. Contrario anche Sahlin, op. cit. 4· 211. ov ... Étr-r'v oùS� 1t6.À.l.'V è più originario di 5uv«-tr.Ll. di Mt. 7 ,18, che porta dalla fattibilità del v. 17 all'impossibilità del v. 1 8 . Luca (div. Aft. e Mc.) lascia 'RUÀ.t.V solo in 23 ,20 (Mt. 16 volte; Mc. 27 volte; ma Le. solo 3 volte ; Act. 5 volte); di sua iniziativa non lo usa mai nel vangelo. Su xr.tl6v vedi n . 219. 'JtOt.Etv, div. Mt. (lvEyxEtv), è garantito da Mt. 7,17 e forse risuona anche in Mt. 12,33 (dr. ls. '.4 e i passi in Baur, Wb. 124 1 ). Cfr. n. 192 . Sul singolare xarm6v v. n. 202. 112. Cfr. Jeremias, Gleichnisse 167. In Mt. 12,33 Matteo riferisce il detto, giusta­ mente, ai Farisei ; ma originariamente non si tratta di una esortazione a costoro (cfr. 11,34·24) a diventare buoni alberi, bensl di un monito a guardarsi da essi. •

    6zo

    ·citainente che il cuore dell'uomo è la fonte del bene ( cfr. Le. _ 8 , 1 5 ) e del male (cfr. Le. I I ,39; Mc. 7 ,I4 s. ). Qui - come dice _inequivocabilmente il v. 45 b - si pensa non tanto ad azioni o ·a pensieri buoni o cattivi, quanto specificamente a parole buo­ ne o cattive; dr. Eph. 4,29: > , assume con­ torni sempre più precisi , distaccandosi in maniera sempre più netta dalla folla. Ai discepoli saranno rivolte le istruzioni che introducono ai «misteri del regno di Dio» (dr. 8 , 1 0) e soprat­ tutto alla passione del Figlio dell'uomo, del «Messia» ( 2 4 ,7 . 2 6 .46). Non. è difficile cogliere nel testo una struttura di questo ge­ nere : dopo l'introduzione di 7 , 1-5 0 , si ha I . la presentazione dell'iniziativa di Gesù per çonquistar� I�raele ( 8 ,1-.5 6 ) ; II . la rivelazione alla cerchia dei discepo�i orm�i . separati (9 , 1-.50). La sezione, che a prima vista si direbbe un_. �ggl.qmerato di ma­ teriale senza ordine , non rinuncia ne�nche nei dettagli a una

    sua logica espositiva e a una sistemazione ordinata del materia­ le, come mostreremo riei vari sottotitoli. Introduzione: Dio ha visitato il suo popolo, ma i capi d'Israele si rifiutano ( ? , I -)0)

    Luca ha trovato già nella fonte dei logia il cosiddetto «discor­ so sul Battista» di 7 , I 8-3.5 col brano che l'introduceva (l'at­ tuale Le. 7 , I - I o) . Egli ampliò l'unità inserendo 7 , I I - I 7 e ag­ giungendo 7 ,3 6-50 (vedi sotto) . In questo modo non mutò so­ stanzialmente la tematica della sua fonte, ma pose l'accento al­ trove : sulle gesta misericordiose di Gesù, che acquistano rile­ vanza grazie alla sua parola di rivelazione (vedi sotto) . Già in fase prelucana non si trattava propriamente di un «discorso sul Battista» ; il brano infatti contiene un'autorivelazione cri­ stologica (cfr . vv. 2 2 s.27) e l'accento del suo nucleo tripartito (7,I 8-23 .24-28 . 2 9-3 .5 ) era già posto sul disappunto e sull 'ac­ cusa contro questa «generazione» ( 7 ,2 9 s. 3 I-3 5 ), contro l 'I­ sraele incredulo (cosa che già l'introduzione di 7 , I - I O [ cfr. v. 9 ] poneva in risalto in maniera inequivocabile) e, più precisa­ mente, contro i capi dell'Israele ufficiale (cfr. 7 ,2 9· s. 3 6-5 o). «Visitando» il suo popolo mediante l'azione misericordiosa di Gesù ( 7 , I 6) , Dio si crea dalla folla ben disposta ( 7 ,2 9 ) , dai pubblicani (7 ,29 ) , dai peccatori ( 7 ,36-50) e dai pagani (7 , I ­ I O ) - da questi «figli della Sapienza» ( 7 ,35 ) , come si dirà - un popolo nuovo. Questi «minimi>> vengono ad avere ora, nel re­ gno di Dio una nuova inaudita dignità ( 7 ,2 8 ) . Per Luca l 'autotestimonianza di Gesù in 7 ,22 s. doveva ri­ cordare decisamente l'analoga autotestimonianza espressa da Gesù all'inizio della sua attività nella sinagoga di Nazaret (4, I8 s.2 I ) . Come là (4 ,23 .24-27 .28 ss.) così qui l'azione e l'au­ torivelazione di Gesù incontrano due diverse accoglienze ; l'an­ tagonismo nell'evento di Cristo è già da tempo una tematica che Luca tocca (cfr. anche pp. 4 5 1 s . , comm. a 5 , I -6 , I 1 e pp. 5 1 8 s., comm. a 6 , r 2-49). Ma il problema di Luca qui non è ,

    62.7

    Le. ]11-jO.I-1]

    più quello della fonte che usa 1 (Israele e i pagani) . Piuttosto, egli è interessato alla visita di grazia a pagani, pubblicani e pec­ catori, a tutti i «piccoli» . All'interno di questa cornice soterio­ logica Luca s'è sempre premurato di accennare per lo meno al­ l'universalità della salvezza 2• Ma poiché per lui una vera e pro­ pria conversione dei pagani seguirà solo dopo il comando mis­ sionario del Risorto (cfr. Le. 24,47 ; Act. I ,8 ), egli può qui te­ nere la questione dei pagani sullo sfondo della visita di grazia a soldati (cfr. anche Le. 3 , 1 4) , pubblicani e peccatori . Tutta­ via, l'azione salvifìca di Gesù verso i pagani è posta al1 'inizio ed è accentuata in modo tale che lettori etnico-cristiani dove­ vano sentirsi particolarmente interpellati e favoriti. La fonte presentava, come s'è detto, un discorso (7 , r 8- 3 5 ) introdotto da un brano narrativo ( 7 , r - I o) ; con l'inserzione e l'aggiunta di 7 , I I - I 7 .36-50 Luca crea un complesso narrativo tripartito, che illustra la visita di grazia da parte di Dio nell'a­ zione di Gesù, misericordiosa (7 ,I - 1 7 ) è perdonante (7 ,3650) 3• Il discorso di rivelazione di Gesù resta comunque il ver­ tice (7 ,1 8-35), a partire dal quale anche l'azione di Gesù acqui­ sta il suo peso . Il brano si suddivide dunque in questo modo: I . all'inizio, due azioni misericordiose di Gesù che illustrano la (universale) visita di grazia da parte di Dio ( 7 ,I -I O . I 1 - 1 7) ; 2 . poi un discorso di denuncia contro i capi d'Israele, con autote­ stimonianza ( 7 , 1 8-2 3 ) , testimonianza a Giovanni ( 7 ,24-27. 28) e grido di lamento (7 ,29 S.3 1 -3 .5 ) . 3 . Infine, in 7 , 3 6-50, l'episodio della peccatrice perdonata dimostra come il perdo­ no di Dio, invece che ai capi d'Israele, si rivolga ai peccatori e li accolga . I.

    DIO VI SITA II. SUO POPOLO NELLE AZIONI DI POTENZA DI GE S Ù , 7 , 1 - 1 7

    Grazie all'inserzione lucana di 7 , r o- 1 7 i due miracoli quello a favore di un morente e l'altro di risurrezone - acqui-­

    1.

    Vedi

    ,

    sotto p.

    3· Schlatter

    2 50

    638. 2. Cfr. i riferimenti a p. 41 .5· dà alrintera sezione il titolo: «Il Cristo c� salva».

    Le. 71I-I7.I-IO

    stano ora un'importanza propria ; 7 ,I-IO non è più soltanto una «introduzione» al discorso di Gesù di 7 ,I 8�3 5 . All'accen­ to autonomo che hanno ormai i due racconti di 7 , I - I O . I I-I 7 all 'inizio, corrisponde l 'azione di Gesù in favore di una pecca­ trice alla fine (7 ,36-50). La chiave del brano sta nell'eulogia del v. r 6 : «Dio ha visitato il suo popolo» non solo risusci· tando il giovanetto di Nain ( 7 , I I -1 7) , ma anche soccorrendo il centurione pagano ( 7 , I-IO) (e perdonando la peccatrice, 7,3650). Qui non si tratta di semplici esempi destinati a preparare formalmente l'autorivelazione di Gesù nel v. 2 2 4; qui si de­ scrivono piuttosto le visite di Dio con la sua grazia nelle gesta di Gesù, prima che esse vengano esposte in parole nel v. 2 2 . a) Gesù e il centurione in Cafarnao , 7 , 1 - 1 0 ( = Mt. 7,28a; 8 ,5- I O . I J , cfr . Io . 4,46-54) a Credenti abituati ad invocare «il nome del Kyrios» 5 e ben consapevoli dell'assoluta exousia e della volontà di salvezza del Signore innalzato presso Dio, hanno sempre collegato que­ sta loro consapevolezza col racconto di questo miracolo. Qui Gesù è visto, già in terra, come il Kyrios (dr. v. 6) e si esalta la exousia ( vv . 7 s.) con la quale anche nel tempo della chiesa, pur assente e lontano, egli è in grado di aiutare . I credenti in Cristo devono aver letto questo racconto come un forte invi­ to a comportarsi come questo centurione pagano e ad identifi­ carsi con lui . La pericope è un invito a riconoscere la propria nullità dinanzi alla sovraterrena e potente gloria di questo Ky­ rios, ad umiliarsi dinanzi a lui e a presentarsi a lui con corag­ gio e con totale confidenza. 4· Cosi Conzelmann, Die Mitte 178 e la maggior parte de i commentari . a. Cfr. la bibl . meno recente in Mctzgcr, Christ and the Gospel nn . 4 1 63-41 7 5 ; E . Wendling, Synoptische Studien 11. Der Hauptmann von Kapernaum : ZNW 9 ( 1908) 96-109 ; Schniewind, Parallelperikopen r6-2r ; G. Zuntz, The «Centu­ rion» o/ Capernaum and bis Authority (Matth. V/1/.j, IJ) : JThSt 46 (194 5 ) 183-190; ] . Mouson De sanatione pueri Centurionis (Mt. Vlll.J-I J) : ColMech 44 ( 1959) 633-636 ; E. Haenchen, ]ohanneische Probleme: ZThK 36 ( 1 9 5 9) spe­ cialm. 23-3 1 ; van der Loos , The Miracles specialm. 5 3o-550 ; Schramm , Der Markus-Stolf 30 s.; cfr. inoltre alla n. 63 la bibl. a Io. 4,46-54. ,. Vedi sopra, pp 615 s. ,

    .

    Le. 71I-IO.

    Tutto questo vale soprattutto per gli etnico-cristiani, per i quali in modo particolare Luca scrive e che «erano un tempo .. . esclusi dalla comunità d'Israele ed estranei ai patti della pro­ messa, senza speranza . » (Eph . 2 , I 2) ; essi devono essersi sen­ titi particolarmente interpellati (cfr. v. 9 ) . Dio non fece «alcu­ na differenza» tra «Giudei e pagani, purificando mediante la fede i loro cuori» (Act. 1 .5 ,9 ) . Sottolineando l'aiuto a un pa­ gano, ai «piccoli>> ( 7 , I I - I ? .28), a pubblicani (7 ,29) e peccato­ ri ( 7 ,36-50) in maniera così energica, il vangelo di Luca invi­ ta inequivocabilmente i suoi lettori a riandare al tempo in cui erano pagani senza grazia e ad esaltare la bontà di Dio. Ma a tutti è rivolto l 'invito a confidare in Gesù e nella sua disponibiltà e capacità di soccorrere sempre e chiunque, e a credere che, pur assente e lontano, egli può intervenire effica­ cemente nella vita concreta. È questa fede - la fede di chi si umilia ed esprime fiducia - che salva, non un «Signore, Signo­ re! » espresso solo con le labbra ( 6 ,46) . Così la pericope, col suo invito a comportarsi come il cen­ turione, integra in certo senso il grande discorso che l 'ha imme­ diatamente preceduta (6 ,20-49) e che aveva posto così enfati­ camente in risalto l'obbedienza concreta alle parole di Gesù come via alla salvezza (dr. specialmente 6 ,46 .47 ss.) . La ri­ chiesta fondamentale che continua ad interessare il testo è di una dedizione di fede al Signore. In tal modo la nuova sezione, che ha inizio con questa pericope, si riaggancia anche, al di là di 6,20-49 , all'annuncio del Cristo di 4 , 1 4-44 ; 5 , r - 6 , 1 I ; 6 , 1 2-1 9 . Dopo il v . r , che fa da ponte, e l'introduzione dei vv . 2- 6 a, il racconto ha il proprio vertice nel dialogo dei vv. 6b 9 e più propriamente nel giudizio espresso da Gesù nel v. 9 , che pone in risalto la fede. Che a questa fede risponda l'aiuto che · salva non dev'essere più specificamente notato alla fine (v. IO). .

    .

    -

    7

    1 'E'JtEt.Oi} btÀ.T)p�O'EV 1ttlV'ta -tà. fnitJ.a-ta av-tov d.� -tàc; axo� 'tOU À.aov , EÌai]À.DEv d� KacpapvaoviJ.. 2 'Exa'tOV-tcipxou OÉ 'tt. voc; oovÀ.oc; xaxwc; �xwv f)I..1.2À.À.EV 'tEÀ.EV'ttXV , S> 15 al suo padrone, il che motiva l'iniziativa del centurione. 3·

    L'umile centurione osa entrare in contatto con Gesù solo attraverso presbiteri giudei 16 (cfr. analogamente I o. 1 2 ,20 ss .), perché non si ritiene > (come Cornelio in Act. 1 0 , 2 . 2 2 ) , ma si sottolinea che merita 1 7 l'aiuto di Gesù perché era amico dei Giudei . Era stato lui a costruire la sinagoga di Ca­ farnao 18, si dice; per un pagano non si potrebbe trovare una raccomandazione più appropriata presso i Giudei 19• Per Luca ciò deve aver costituito un'«opera buona» , simile a quelle del­ l'altro centurione Cornelio, che «faceva molte elemosine» (Act. 1 0 ,2) 20• Anche nella missione apostolica ai pagani ci si rivolgeva per lo più a proseliti e «timorati di Dio» 21 • «In cia­ scun popolo è gradito a Dio chi lo teme e pratica la giustizia»· (Act. 1 0 ,3 5 ) . I presbiteri giudei che intervengono a favore del centurio­ ne servono ad eliminare una possibile obiezione : se costoro intervennero a favore del centurione, non ci può più essere nulla da ridire contro il modo protocristiano di comportarsi verso tali «timorati di Dio» . Un racconto formulato nei t�rmini in cui questo brano si presenta non deve aver trattato originariamente della questione dell'accoglienza dei pagani semplicemente, ma soltanto dell'accoglienza di una singola per­ sona, di un timorato di Dio già simpatizzante col «popolo». Il racconto quindi argomenta in uno stadio anteriore della tradizione d'ambiente· palestinese in favore dell'accoglienza di alcuni singoli cpo�OUllf'VOf..

    6 s. Gesù acconsente a una richiesta tenace ed insistente. L'im­ perfetto 'ltapExaÀou'V e lo cr1touoa!wc; del v. 4 tradiscono una 17. Altrove ii�t.oc; è usato da Luca sempre col genitivo delia cosa o col seguente in­ finito : « . . .In li�r.éc; lcr'tw � 1tetpÉ�n (med.) "tOU"tO il relativo invece di tva è un latinismo: dignus qui col congiuntivo>> ; Blass-Debr. § 379· �xa.v6c; ricorre in Mc. 1 ,. 7 = Le . 3 , 1 6 Mt. 3,1 1 come i n Le. 7,6 Mt. 8 ,8; I Cor. 1 .5 ,9 ; 2 Cor. 3,.5, pre· ferito come formula in espressioni stereotipe quando si tratta di autoapprezzamen­ ti negativi; ii�f.oc; oltre che in Act. 1 3 ,25 (div. A!.c. 1 ,7), come qui, sempre soltan­ to in giudizi su estranei. =

    =

    18. A partire da Schiirer, Geschichte 111, 132 si rimanda a paralleli possibili (cfr. ibid. 43) provenienti dall'Egitto: Dittenberger, Or. 96. 19. Non importa al racconto indicare donde un centurione non particolarmente trìbuito abbia preso i soldi per fare ciò. 20. Cfr. già Wernle, Die synoptische Frage 86. 21.

    Cfr. ad es. Act. 2,1 1 ; 1 3,16.26.43 ; 16,14; 17,4.17; 18,7.

    re.

    Le: 7,6 s. 8

    conoscenza dei problemi che si ponevano a Gesù all'ingresso in una casa pagana 22 • Di fatto, però , Gesù non entrerà nella ca­ sa del centurione pagano . Tutto è già prestabilito : l'umile e cortese centurione pensa egli stesso a prevenire le difficoltà ed invia incontro a Gesù degli «amici >> 23, per tenerlo lontano. Gli inviati riportano le parole stesse (ÀÉywv) del centurio­ ne 24: il pagano si sente indegno 25 che Gesù entri nella sua ca­ sa ; anzi, non osa neanche andargli incontro, s'aggiunge 26 • Se­ condo Luca questo atteggiamento umile è dovuto più alla mae­ stà di Gesù che alla preoccupazione di non farlo entrare in una casa pagana 27 (per quanto anche questo motivo possa ancora essere presente in Luca) . 8 . L'appellativo kyrios 28 comincia a risuonare quando il cen­ turione sostiene che Gesù - diversamente da lui 29 - non è sot22. Cfr. Act. 10,20.28. Dubbi sulla reale esistenza di una siffatta proibizione sono espressi da E. Lerle, Prosèlytenwerbung und Urchristentum , Berlin 1960, rifacendo­ si a A. Biichler e W. Bauer. Ma queste riserve non valgono contro la testimonianza esplicita di Act. 23. Nel v. 3 erano stati i presbiteri, non lui , a far venire Gesù, ma si può armoniz­ .zare (Schmid ; contrario Haenchen, op. cit. 26 n . 1 ). Ma, più presumibilmente, non � il caso di leggere la pericope in termini cosl psicologici; il narratore non pensa a un successivo «mutamento d'idea». I secondi messaggeri servono semplicemente, come mezzo letterario, per sottolineare la cura di Dio e l'atteggiamento di umiltà 24. Cfr. anche 7 ,1 9 ; 19,14. .del centuriore. 25. Vedi sopra, n . 17. Cfr. formule arabiche analoghe in Rhibany, Morgenlandische Sitten 58 s . .26. Il termine a�t.ow è lucano (si trova anche in Act. 1 5 ,38; 28,22; mai nei sinotti­ ci ), cosl come ot.6 (vedi sopra, p. 151 n . 109 ). EIUX.U'tOV è reminiscenza di 7,8 = Mt. -8,9, ma è anch'esso lucano (mai nel resto dei sinottici, 4 volte in Act. , nel resto .del N.T. frequente solo in Paolo e Giovanni). Cosi l'inserzione del v. 7a è forse da •scrivere alla redazione lucana. Cancellando il v. 7a - che disturba la connessione tra il v. 6 e il v. 7h - D pc it sy• eliminano dunque un'aggiunta lucana e assimilano 27. Cfr. Rengstorf in ThWb III , 295. ;a Mt. ..

    28 . In Mc. l'apostrofe con kyrios ricorre solo sulla bocca della donna sirofenicia in Mc. 7,28 = Mt. 15,27; là, come anche qui dunque in Q Le. 7,6 = Mt. 8,(6)8 sulla bocca di pagani. In ambedue i casi è per evitare l'apostrofe, di eguale significato, -«rabbi» sulla bocca di pagani; ma non si può ignorare che qui l'appellativo kyrios

    è carico della concezione dell'exousia assoluta. Sulla concezione lucana dell'appel­ lativo kyrios dato al Gesù terreno dr. Hahn, Hoheitstitel 8 1-85 . 29. Toot, Der Menschensohn 234, �a riconosciuto che l'impegno cristologico della fonte dei discorsi consiste soprattutto nell'esaltare il pieno potere di Gesù (dr. an-

    toposto ad alcuna autorità 30• La parola di comando del Kyrios deve avere un'efficacia straordinaria, non comparabile a quel­ la di un centurione che ha a disposizione degli schiavi . Il cen­ turione ritiene Gesù capace anche di guarire a distanza 31 il suo oouÀoc; E'V'tL(.J.,O� 32, con una semplice parola di comando. Egli si immagina che il potere di Gesù sia analogo (formalmente) al suo stesso potere di comandare; con tale potere Gesù deve or­ dinare alla malattia - personificata o pensata come conseguen­ za dell'influsso di potenze personali - di andarsene. 9 · All'interno dei vangeli soltanto qui si dice che Gesù ha > ( 7 , I 2 . 2 8 ) , nei pubblicani ( 7 ,2 9) e peccatori (7 ,36-50), e con ogni umilità e semplicità imparare dalla grande fede di questo centurione esemplare. A questa fe­ de il Signore risponde col suo aiuto. Matteo, nel suo lavoro di sistemazione, ha tol to (vedi ad l. ) dal con­ testo di Q (cfr. Le. 1 3 ,28 s. ) e inserito qui Mt. 8 , I I s. 37; difficilmente .Luca avrebbe eliminato il logion, se già fosse stato presente in questo passo. I o . Nella parola di Gesù del v. I 9 la pericope raggiunge il ver­ tice della sua significazione. Che questa fede umile abbia rice­ vuto risposta è così ovvio, che basta farne cenno : al ritorno gli «amici» inviati trovarono lo schiavo «sano» 38• I presbiteri coinvolti nella vicenda (dr. v . 6) secondo il racconto non en­ trano nella casa pagana 39• La guarigione dello schiavo dev'es­ sere accaduta quando Gesù si trovava non molto lontano dalla casa, senza comando esplicito (diversamente da Mt. 8 ,I 3 e Io. 4 ,5 0) e immediatamente (diversamente da Io. 4 ,5 2 ) . 36. Secondo Mouson, op. cit. 633 , Luca intende sottolineare più l'umiltà che la fede. 37· Contro Wemle, Die Synoptische Frage 65. 89; Wendling, op. cit. 104 s. ; Hauck ; Manson, The Sayings 63 .65 . 38. Mt. 8,13 s. osserva che la guarigione è avvenuta nel momento stesso in cui Ge. sù 111a promessa (come in Io. 4,51 ss.). Ma Mt. 17,18 ss., div. Mc., tradisce la mano di Matteo. 39· Sul piano term.inologico ot 1tElJ,CP'DÉ'V"t' Ec; si rifà solo ad i1tE(..L\fiE'V del v. 6, non ad à.1tÉCT"t'ELM'V deJ V. 3 .

    Le.

    71I-IO

    I . Da un confronto col racconto parallelo di M t. risulta che il nucleo della pericope ( Le. 7 , ra.6b-9 ) è ampiamente parallelo a Mt. 7 ,28a; 8 ,8b­ I O. I 3 . Invece, nella cornice di Le. 7 , x b-6a e corrispondentemente in 7, Io, si hanno differenze notevoli rispetto a M t. 7 ,.5-Ba. La differenza più importante è data dal fatto che in Le. il centurione per due volte entra in contatto con Gesù mediante intennediari, mentre in Mt. il rapporto è diretto. Come si spiega questa differenza? .È stato Matteo, come fa spesso 40, ad abbreviare, semplificare e rendere psicologicamente più cre­ dibile - almeno per il nostro modo di vedere I' episodio ? Non è detto che una forma narrativa più semplice e logica debba essere anche la più originaria, comunque non quando per la minutezza dei particolari si possono addurre circostanze chiarificatrici. Comunque, trattandosi di un pagano, la mediazione di presbiteri giudei non solo è credibile (cfr. anche Io. 1 2 ,20 ss.; Act. 1 0,.5 .7 s . 1 7 ss. ), ma ha anche una sua narrativa collocazione vitale : a quel tempo alcuni Giudei con funzioni direttive avevano stabilito il contatto tra Gesù e un pagano; ora non dovrebbero opporsi a contatti che i credenti in Cristo intendono stabilire con i paga­ ni. Ma le espressioni dei vv. 6 ss., che gli amici invitati sottolineano, non provengono forse, almeno esse, dalla storia di Giairo (Mc. 5 ,35 = Le. 8 ,49 41 ), dove si trovano in un contesto del tutto ovvio, mentre qui sem­ brano eccessive alla nostra sensibilità e - per lo meno sul piano formale - sembrano contraddire la richiesta del v. 3 ? Si può replicare : è poi co­ sl insolito un siffatto «cerimoniale di ricevimento» in un contesto o­ rientale 42 ? Luca non l'avrebbe certo composto di sua iniziativa in que­ sti termini ; egli forse avrebbe piuttosto fatto andare il centurione di­ rettamente da Gesù (come in Act. 10,2 5 ) . E si può dire che l'ambascia­ ta �ei vv. 6b-8, «imparata a memoria» 43 e che «suona impacciata» 44, sia contro il modo di raccontare semitico (e popolare) 45? L'espressione della disponibilità senza riserve di Gesù in Mt. 8,7 46 non risente più in modo così vivo della proibizione di entrare in una casa pagana, come è il caso invece per il testo lucano (cfr. Act. 1 0,20.2 8 ). L'indicazione del� la malattia nel v. 2 è più concreta che in Mt. In ogni caso, la pericope lucana ha giustamente il proprio punto culminante nella constatazione di Gesù al v. 9, e la notazione del v. IO (al miracolo accaduto si fa un breve cenno) è più originaria di Mt. 8 ,r 3 . Il racconto «nella versione lucana è steso di getto in senso kerygmatico senza riserve psicologiche -

    41 . Ved i ad l 40. Vedi sotto, n. 49· 42 . Gaechter, Mt. 26' dice che l'ambasceria è «tipicamente orientale�. 43· Cosl Wellhausen. 44· Cosi Klostermann. 4' · Cfr. RH. Wray, Luke VI/.6,7: ExpT 2' ( I9I3/ I9I4) 380; Schlatter rimanda a 2 Reg. 19,20.-34· 46. Contro · l'opinione diffusa a partire da Wellhausen, secondo cui Mt. 8,7 sareb­ be un interrogativo di stupore ; dr. Haenchen, op. cit. 23 s.

    moderne) ; e proprio la sua « co rni ce » tradisce un ambiente d'origine

    molto antico, perché è un contesto giudaico. Anche qui si dovrebbe riconoscere una maggiore originarietà alla lectio difficilior, tan to piit che nei vv . 1-6a abbiamo trovato alcune lo· cuzioni non lucane 47• In ogni caso non va ascritta a Luca l'inserzione delle due ambascerie ; egli «va ritenu to capace di . . . una abilità lettera­ ria notevolmente superiore a quella che trapela in questa inserzione sor­ prendentemente maldestra» 48 • Quindi, l'ipotesi che sia stato Matteo a ridurre e a rendere più plau­ sibile una fonte comune che Luca avrebbe conservato nella sua forma originaria 49 è più che probabile so. Non c'è bisogno di supporre che Lu­ ca abbia letto un'altra versione Q 51, o che un racconto di base come quello di Mt. sia stato rielaborato - da Luca o anche in fase prelucana 52 - in base a un racconto speciale che abbia lasciato t racce anche, in mo­ do pa rticola re , in Le. 7,1b-6a.1o 53• Per quanto ne sappiamo, Luca nel suo vangelo non combina mai insieme in questa maniera due brani tra­ dizionali ; né è necessa rio ipotizzare una comb i nazione pre luc ana ( vedi

    sopra ).

    47· Vedi le note 6.1 I . r 2 . :i 7. 48. Haenchen, op. cit. 27. Ritengono trattarsi di composizione lucana Wernel, Die synoptisehe Frage 64 s. ; Dibelius, Formgesehichte 44 n. 3 ; Klostermann (con un punto interrogativo) ; Creed ; Jeremias, Verheissung 26 ; Bundy, ]esus 196 s. ; L�a· ney; indeciso Harnack, Spriiche 55 s. 49· Cfr. analoghe riduzioni in Mt. 1 2,2-6, div. Le. ; 8,14 s.28·34 ; 9,18·26 ; 1 2 ,46-50; 14,2 ; 1 8 ,r , div. Mc. , dove si omettono pure personaggi secondari. 50. Così , contro la maggior parte degli autori (dr. nn. 48 .53 ), giustamente Zahn ; Schmid. , . . Vedi McNeile, Mt. 1 03 ; Streeter, The Fotlr Gospels 229 ; Hirsch, Fruhge· schichte n, 89 s. ( Lu 1 ). ,2. Considerano - in modi diversi - la composizione lucana un ampliamento secon· dario J. Weiss-Bousset ( Q + materiale esclusivo) ; B. Weiss, Die Quellen 242 s. 282 (L + Q o Q + L); Harnack, Spruche 55 s.; Miiller, Zur Synopse 20 (Q + materiale esclusivo) ; Feine, Oberliefereung 49 ss. ( prelucana) ; Haupt, Worte ]esu 8 1 (G + L); Klostermann ( �tradizione particolare»?) ; Bultmann, Die Gesehichte 39.72 ; Hauck («racconto» 11, secondo Bussmann n, 56); Schlatter (matedale esclu· sivo + Mt. ) ; Manson , The Sayings 63 ss. ( il dialogo Q, la cornice � un·aggiun­ ta) ; Taylor, The Formation 182 (Protoluca); Rengstorf (materiale esclusivo + uso di Mt. ); Grundmann (prelucana); Haenchen , op. cit. 25 ss. (prelucana) ; Schramm , op. cit. 30 ss.; Polag, Logienquelle 1 1 .1 24a ; Id., Christologie 5 . 14 5 · Cfr. anche so­ pra, n. 48. '3· Non è possibile constatare il diverso uso linguistico di due differenti tradizioni, se l'uso di 8ovÀoç in Le. 7,2.3.10 risale a Luca ( vedi sopra, n. 1 2 ); anche l'uso di ti­ �1.oc;, ci�1.6w in Le. 7 A·7 , a differenza di Le. 7,6 Aft. 8 ,8 si può dimostrare luca­ no (vedi sopra, n. 1 7 e n. 26). =

    =

    2 . La pericope - riconducibile a -una versione originaria comune - è stata presa da Le. e da Mt. da Q 54, come mostra non soltanto l'amplis­ sima convergenza terminologica nella parte centrale, ma anche la stessa,. disposizione del materiale 55 : in Q essa seguiva immediatamente la «pre­ dica presso il monte», come conferma non solo la disposizione in Le. ma anche quella in Mt. ; infatti, Mt. 8 , 1 -4 è stato inserito qui da Mat­ teo, che ha preso da Mc. ( 1 ,40-4; ) 56 e che intendeva dare un ordine si­ stematico al suo grande ciclo di miracoli costituito dai capp. 8-9, intro­ ducendoli tematicamente in maniera adeguata (cfr. v. 4 : et� IJ4P"tVP1.�V aù-toi:� 57). In Q la pericope del centurione pagano introduceva il di­ scorso di Gesù sul Battista (Le. 7 , 1 8-3.5 = Mt. 1 1 , 2 - 1 9). Se si pone tra parentesi il materiale marciano fatto proprio da Matteo ( 8 ,14- 1 8 ; 8 ,239 ,26) e il «materiale speciale» ( 9 ,27-34), resta solo del materiale Q, la cui sistemazione diversa e originaria si può leggere in Le. ( vedi ad l. ): Mt. 9,1 9-22, e 9,3)- I I , I ( combinato con materiale marciano). In Q la pericope - a motivo della parola di Gesù nel v. 9 - è stata anteposta in­ troduttivamente alla composizione di detti di Le. 7 , 1 8-34, la quale ter­ minava anch'essa con un'asserzione critica sugli «uomini di questa ge­ netazione» (vv. 3 1 -34). Viene, prospetticamente, presa in considerazio­ ne l'accoglienza dei pagani. Cerchie giudeocristiane che raccontavano e tramandavano questa pericope, trovavano nella condotta e nella pa­ rola di Gesù una conferma e una direttiva a non privare i pagani - per lo meno a quelli > - della salvezza di Cristo. 3 . La pericope, originariamente tramandata in modo isolato, ha il suo contesto originario e tradizionale nella disputa circa l'accoglienza dei (dr. v. I 3 ) presente in mezzo alla sua co­ munità postpasquale 83• 12 s. Dobbiamo ritenere che l'episodio si svolga nel tardo po­ meriggio di un giorno che sta per finire, poiché le sepolture av­ venivano la «sera» dal giorno della morte 84• I cimiteri 85 si tro­ vavano fuori della città. Qui 86, alla porta della città - si dovrà ricordare 3 Reg. I 7 , I o trT - si ha l'incontro del §ruppo di Gesù col 'corteo funebre, costituito da una «grande folla della cit­ tà» , che viene menzionata per descrivere la partecipazione alla sventura della vedova (vedi sotto) e forse anche perché la «vi­ sita di Dio» (v. I 6) deve avvenire in pubblico. Per Luca la fol­ la - come le masse del suo tempo - è disposta ad ascoltare e ad accogliere la missione (vedi sopra, pp. 5 1 9 s . 5 3 2 s . ) , anche se comprende solo in parte (cfr. v. I 6 ) . Così la schiera dei disce­ poli («la chiesa») raccolta attorno al suo Kyrios incontra qui l 'umanità bisognosa 89 • 82. h c Q aggiungono 1tOÀ.À.o!. txa:vo' (C K A e À. cp pm) dev'essere entrato qui dal V. 12. 8 3 . Gli accompagnatori non hanno solo la funzione di «testimoni»; contro Klo­ stermann.

    84. Prudente de Vaux, Lebensordnungen 1, 101 : «Di solito nello stesso giorno ... ». 8.5 . «A sud-est, sul pendio del monte si sono conservate antiche tombe scavate nel­ la roccia che potrebbero risalire fino all'inizio dell'epoca cristiana» (Kopp, Die bei· ligen Stiitten 29). 86. w� i')yytlJ"E'V solo in Le. ( 15,25 ; 19,29.41 ; con xtx.&W� in Act. 7,17) . Anche xaì. tBou nell'apodosi è semitizzante (dr. Blass·Debr. § 442 ,7 ; cfr. gli esempi in Beyer, Syntax 1/ 1 69 s . : «Non certo nell'ambiente giudaico-palestinese del tempo di Ge­ SÙ»); cfr. P. Fiedler, Die Forme/ «und siehe» im Neuen Testament ( StANT 20), Miinchen 1969 ; su Luca specialm . 29-38.59-67. 87. Vedi sopra, n. 7.5 · 88. Mediante Lxtx.v6�, tipicamente lucano ( cfr. AB III , 1 32), Luca non vuole «con finezza » far capire che «il corteo della vita era più numeroso di quello della mor­ te», contro Hirsch, Fruhgeschichte 11, 199.

    89. Cfr. H.]. Holtzmann : il racconto «fa incontrare tra di loro un corteo della mor· te con un corteo al cui vertice si trova l'tiPXllYÒ� Tii � �wi]�, Act. 3,15» (analoga· mente Hirsch, ibid 198).

    .

    Le. 7,12

    s.

    La sventura 90 della madre viene descritta dillusamente: il morto era il «figlio unico» 91 della madre, come anche in 3 Reg. 1 7 ; e poiché questa era vedova, egli era anche l'unico che avrebbe potuto mantenerla. Il grande e compassionevole cor­ teo d'accompagnamento illustra ulteriormente questa situazio­ ne di dolore 92 • Gesù vede questa madre e a lei si rivolge : «Non piangere ! » . Il destino di lei suscita in lui compassione. A lei egli �;estituirà il figlio . Questi tratti narrativi richiamano la re­ surrezione del fanciullo compiuta da Elia in 3 Reg. 1 7 , 1 7- 2 4 ; anche questo profeta aveva restituito a una vedova i l proprio figlio (cfr. anche 4 Reg. 4 , 1 8-3 7 , dove Eliseo risuscita il figlio nato a una donna in tarda età) . Secondo M . Dibelius il v. I 3 ( e la menzione della madre nel v. I 5 b) so­ no un ampliamento novellistico « dell'evangeli sta , che insiste' sui sen­ timenti e ama menzionare donne » 93• Ma col v. I 5b cadrebbe anche il ri­ ferimento - tradizionale - a 3 Reg. I 7,2 3 94• Quanto al v. I 3, sul piano linguistico è probabilmente prelucano, anche se nell'invito a « non pian­ gere» (J.L'Ì) xÀaLE'tE) c'è pure la mano di Luca (come in Le. 8,; 2 div. Mc. ) ; ma non è stato lui, come là , a formularlo per primo . Non è pos­ sibile dimostrare infatti che xlaLw proviene da Luca 95, e tale «promes­ sa>> preparatoria (vedi sopra ) sembra conveniente : l'eliminazione non darebbe «una migliore coesione» , né si può dire che il gesto di Gesù, che toccando la bara fa fermare il corteo (v. I 4), risulterebbe così «più immediato» ; esso apparirebbe piuttosto non preparato e sorprenden� te �. Non è facile decidere se la designazione «kyrios >> nel racconto ri­ salga a Luca : questo modo di esprimersi ricorre, oltre che in Io. , nei

    90. Quest'interpretazione concorda col contesto. Il theologumenon di un peccato (dei genitori? ) quale causa di questa morte premarura (dr. Io. 9,2 .3 4 ; ma anche J Reg. 17,18) non emerge nel testo di Luca, che va interpretato per sé; contro Born­ hiiuser, op. cit. e altri. 9 1 . Luca trasferisce questo lJ.O'VO"'(Evi)c; nella scena analoga di 8,42 div. Mc., e dopo 9,38, div. Mc. ; ma qui esso è richiesto dalla situazione e stereotipo (dr. gli esempi in Klostermann). 92 . È difficile che nel suo racconto Luca voglia annotare anche che )

    Battista) profeta» 106 in Israele, come 107 Elia, pensa la gente, poiché Gesù ha chiaramente e visibilmente operato « nello spi­ rito e nella forza di Elia» (dr. 1 , 1 6) 108• Tale modo di parla­ re del popolo 109 è per l'evangelista insufficiente - al pari di quello dei due discepoli di Emmaus ( 24 , 1 9 ss.) - a definire a­ deguatamente Gesù, come mostrerà già la successiva autotesti­ monianza di Gesù stesso in 7 ,2 2 s . 110 • Forse per questo Luca si era lasciato sfuggire già al v. I 3 la designazione più chiara di «kyrios» , qualitativa�ente superiore a quella di profeta. Ma alla lode ,di Dio che in quest'azione di Gesù ha graziosa­ mente «visitato» il suo popolo (cfr. 1 9 ,44) potevano unirsi le successive comunità cristiane, poiché tale confessione era sta­ ta tramandata come opera dello Spirito (cfr. I ,6 8 . 7 8 ) . Nel soc­ corso «misericordioso>> di Gesù, Dio va incontro al suo popo1� 111 • Ciò suona come un compimento della prolessi profetic·a di I ,67 : «Egli ha visitato e redento il suo po�olo» (cfr. 1 ,7 8 : «con la misericordiosa compassione di Dio» 1 ) Certo, la con­ ·fessione del popolo rimane notevolmente al di sotto della lode •

    Propheten nach dem N.T. und den Qumran-Texten in StEv 1 (TU 73 ) Berlin 1959, 622-639 ; Id., ]oh. 278 s.; inoltre W .E. Meeks, The Prophet-King (SupplNT 14), Leiden 1967. . 1 06. Bisogna distinguere se Gesù viene considera to come «Un» profeta (cfr. cosl Cullmann , Christologie 29 s.), come un profeta «nello spirito e nella forza di Elia» (dr. sotto, n. 108), o come «il» profeta della fine come Mosè (vedi sopra, n. 104). Cfr. la bibl. in Gils, op. cit. ; Schnackenburg, ]oh. 277 n . 6 e Metzger, Christ and the Gospels nr. 79 � 9-7943 · 107. Gesù non viene qui riconosciuto quale Elia «apparso» in persona come in 9, 8.19, ma ci si limita a confrontarlo con lui (cfr. analogamente la particella � in � Mc. 6,1.5). 108. Questo riconoscimento si basa su Mal. 3,1 .23 s. A partire dalla tradizione di Elia interpretano giustamente Gils, op. cit. 26 s.; I. de la Potterie: NRTh So ( 1958) 227 ss. Sull'attesa di Elia nel tardo giudaismo cfr. sopra, p. 121 n. _56. 109. Cfr. anche Mc. 6,14 ss. parr. ; 8,27 s. parr.; Mt. 2 1 ,1 1 .46, div. Mc. ; Le. 7,39 ; 1 1 ,16.29 par. Mt. (Mc. 8,1 1 s. par. Mt. ); dr. inoltre i passi citati alla n. 124. 1 10. La stessa inadeguatezza dell'omologesi in Io. 4,19 (a confronto con 4,29 .39); 9,17 (a confronto con 9,36 ss.). 1 1 1 . Anche alcuni rabbini ritenevano che il risuscitamento escatologico dei morti fosse una prerogativa di Dio ; dr. i passi in Billerbeck 1, 523. ·I I2. Non si può interpretare questa visita come «messianica» già a motivo della designazione di profeta in Le. 7,16; contro ]. Weiss-Bousset.

    Le. 7,:I6.:I7

    profetica di Zaccaria. Questi vide concretizzarsi la del popolo sia giusta, formalmente la confessione cristologica di Gesù soltan­ to come «grande profeta» è insufficiente, e Luca vuole che ciò venga notato. Limitando questa «visita» di Dio ad Israele Luca intende: anche rendere comprensibile questa confessione sulla base di una periodizzazione storico-salvifica. Ma egli può vedere già presente nel Àaoç il popolo di-Dio neotestamentario 1 1 3 , andan­ do al di là di una considerazione semplicemente retrospettiva, per guardare in avanti al Kyrios innalzato e alla comunità che lo confessa. Il racconto si chiude volutamente con una omolo­ 14 gesi 1 , come a dire : la comunità - e gli estranei - devono unir­ si nel confessare e riconoscere che nell 'azione ,di Gesù è appar­ sa e continuerà ad apparire la grazia di Dio . Il racconto quin­ di si risolve in un kerygma .confessante, che invita a partecipa­ re alla lode liturgica della comunità di Gesù (vedi sotto) . I 7 . Ricollegandosi al v. I 6 , il v . I 7 informa che quell'omolo­ 1 5 gesi fece il giro di tutta la Palestina 1 , andando anche al di là dei confini della Giudea : l'intero Àa.òc; 'Iapa'l]À deve sapere che la visita escatologica di Dio è per lui ormai realtà. Ma an­ che la redazione lucana, che qui interviene 1 16 , insiste su questa constatazione; qui infatti la notizia si estende molto più che in Le. 4 , 1 4b e 4 ,3 7 , e anche più che in 5 , I 7 ; va anche 'oltre i confini raggiunti dalla fama di Gesù in 6 , I 7 (ma non ancora fin dove arriverà dopo la Pentecoste : Le. 24,4 7 ; Act. I ,8 ) . Luca nota con convinzione come la fama di Gesù s'estenda sempre II_3. Vedi sopra , pp. 228 .249.306. I I4. Come accade spesso in Luca ; cfr. sopra, p. 48 1 comm. a 5,26. I I,. Su 'Iov5cxLc1 dr. sopra, p. 1 14 n. 12. I I6. Schmid, Rahmen 1 16 ritiene che la clausola faccia parte «del materiale origi­ nario del racconto» ; ma - per lo meno per quanto riguarda la sua forma attuale ­ si avverte la presenza della redazione lucana.

    più, anche se - per una necessità storico-salvifica - dovette re­

    stare allora entro i limiti della terra santa e dei suoi dintorni. La confessione di Cristo mostra qui chiaramente la propria tendenza all'universalità; il tempo dei pagani si preannuncia.

    I . Dobbiamo a M. Dibeliu s 117 l'osservazione che questo racconto non è un esempio per la predicazione, ma è esso stesso kerygma d'attrazio­ ne : «Il racconto ... in base al suo contenuto deve avere effetto missiona­ rio; esso è in certo modo un sostituto della predicazione», ed è in tutto e per tu t to . Certo, questa « propaganda» non è già «mis­ sione», tanto più che il v. 1 6 ha più la forma di una omologesi della co­ munità che di un kerygma missionario. Qui si ha la confessione della visita di Dio in Gesù da parte di una comunità la quale ha confini anco­ ra molto aperti, per cui la sua lode di Dio è di per se stessa anche pro­ paganda. A t te s t an do là propria fede nella lode a Dio, i primi giudeocri­ stiani facevano di questa loro confessione dossologica una confessione propagandis t ica. L'omologesi del v. 1 6 invita ad unirsi con fede alla confessione di Gesù e quindi alla lode di Dio, caratteristica della fine dei tempi. 2 . Il racconto fa parte del materiale speciale di Luca 1 18 ; non si tro­ vano indizi per dire che facesse parte di Q 119• L'autotestimonianza del v. 22 (vExpoL iyEipov"ta.t.) può aver portato a inserire qui il racconto ; perciò Luca, preparando tale autotestimonianza nel v. 2 r , non ha più bisogno di parlare delle risurrezioni operate da Gesù 120• I l racconto a questo punto può aver fatto comodo a Luca anche perché l'insufficiente confessione di Gesù come «profeta» avrebbe ricevuto la propria corre­ zione nei vv. 22 s. In ogni caso Luca deve aver notato quanto opportu­ namente questo atto di risurrezione di Gesù, destinato a manifestare la visita di grazia da parte di Dio, s'adattasse al contesto costituito da 7 , 121 1 -50 , una sezjone intesa a descrivere la visita di grazia che Dio com­ pie nell'azione di Gesù. Qui risulta chiara l'intenzione redazionale di Luca, che deve orientare la nostra interpretazione. I 17 . Formgeschichte 71 s. Ma il Dibelius rovina la sua buona osservazione pensando alla missione ellenistica e dicendo che l'episodio «letterariamente va caratterizza­ to già come propaganda». :n8. Miill er , Zur Synopse 20 ipotizza una fonte speciale compatta, e in 7,1 (mate­ riale speciale + Q) e 7,1 1 dati di un itinerario. R. Schnackenburg: BZ 8 ( 1964 ) 8 3 s. considera la possibilità che «il materiale speciale» da cui proverrebbe questa pe­ ricope (come Le. 4,25 s.) «abbia contenuto materiale tradizionale analogo» alla fon· te giovannea dei 0"1)1-U�CX. Egli rimanda a I o. 6,14. 1 19. Attribuito da Hirsch, Fruhgeschichte 11, 1 99 a «Lu II» ( = Q + L). 1 20. Vedi più particolareggiatamente ad l. 1 2 1 . Vedi sopra, pp. 62.5 s.

    le. ],II-I]

    3 . Sotto la copertura redazionale ellenistica e lucana tzz si trova un racconto palestinese 123• È un racconto antico, come è antica la confes­ sione di Gesù «profeta,» del v. 1 6 (che non risultava insufficiente nella perico� un tempo tramandata isolatamente, come in 4,24.2.5 ss . ; 7 , 3 9 ; 1 3 , 3 3 s . e 24,1 9 ) 124• A favore dell'antichità del racconto sta anche il ri­ correre di tratti che richiamano il miracolo del profeta Elia in 3 Reg. 125 17 , Gesù viene accostato ad Elia e dichiarato superiore a lui : come Elia, egli risuscita il figlio morto di una vedova, e come lui egli è un «grande profeta» (vedi comm. a v. 16). Non è possibile attribuire que­ sta cristologia al giudeocristianesimo ellenistico 1116 e tanto meno la lo­ de della «visita» di Dio espressa dal «À.a.oç» Israele. Qui siamo chiara­ mente in Palestina, e l'orizzonte è Israele 127 • Anche il nome di Nain , mai menzionato altrove nel N.T., può essere indizio di una tradizione locale 128 • Si fanno notare anche aramaismi 129 e tratti caratteristicamen­ te palestinesi 1 30• Già sopra ci risultò chiaro che la pericope deve avere il suo «ambiente vitale» nell'omologesi propagandistica dei giudeocri­ stiani palestinesi . 4 · Tra i racconti di miracoli ellenistici 131, c'è soprattutto un raccon­ to analogo di Filostrato ( 4 ,4 5 ) su Apollonio di Tiana che fa pensare a) nostro episodio. Là viene restituita allo sposo la sposa (forse apparente­ mente) morta dal momento delle nozze e che sta per essere portata al sepolcro. Ma il motivo della salvezza della vita nell'ultima ora corrispon­ de talmente alle più profonde aspirazioni dell'uomo, da stimolare con­ tinuamente alla narrazione favolosa 132; non è il caso quindi di ipotiz-

    122. Cfr. sopra, alle note 86.88 .99. IOO.I I4.1 1 5 .I I6. 123 . Contro pregiudizi come quello di Bultmann, Die Geschichte 230 : > , poiché in esso si tratta in ultima analisi del mistero di Gesù . Il discor­ so si divide chiaramente in tre parti : a) l' autotestimonianza di Gesù per il Battista in 7 , 1 8-2 3 ; b) la testimonianza di Gesù sul Battista in 7 ,24-2 7 .2 8 (che è fondamentalmente anch'essa un'autotestimonianza) ; c) il lamento di Gesù sugli uomini di questa generazione che non prestano ascolto né al Battista né a Gesù (7 ,29-30.3 I -3 5 ) ; la composizione culmina chiaramente in questa terza parte. Risulta dunque comprensibile perché la visita di Dio (cfr. v. 1 6) sia destinata ai «piccoli» (cfr. v . 2 8 ) , ai «figli· della Sapienza» (v. 3 5 ) : al popolo semplice, ai pubbli­ cani (v. 28) e peccatori (vv. 3 6-5 0) , e infine ai pagani (vv. I ­ I o) . A quanto pare, a Luca interessa qui sottolineare che non Israele in quanto tale - come suggeriva la fonte (cfr. vv. 9 e 3 1 ) 133· Grundmann (con un punto interrogativo) e altri.

    -, ma soltanto i capi ufficiali d'Israele tennero un atteggiamen· to di rifiuto (cfr. v . 30), sicché si può dire che il popolo di Dio continua a vivere con una certa continuità nella chiesa. a) LJautotestimonianza di Gesù per il Battista, 7 ,I 8-2 3 ( = Mt. I I ·, 2-6) a La testimonianza che Gesù offre di sé in 7,1 8- 2 3 costituisce il primo vertice del complesso narrativo 7 , I -;o ; da essa pren· de luce l'azione di Gesù come salvatore. Ma non nel senso che la messianicità di Gesù abbia bisogno di essere sostenuta con l'ausilio di prove miracolose; anzi, si comprende in profondità l'azione misericordiosa di Gesù nei confronti dei pagani , della povera vedova, dei pubblicani e peccatori soltanto quando si viene a sapere chi è colui che manifesta questa misericordia e che cosa di fatto si attua con tali azioni 1 • Nelle gesta misericor­ diose di Gesù si compie la profezia isaiaòa ed avviene la > di Gesù rimanda comprensibilmente alla difficoltà del Battista che interroga e di tutti coloro che con lui pongono la stessa domanda e ai quali questo apoftegma è rivolto : il compimento delle promesse da parte di Dio av­ viene in maniera diversa dalle aspettative e dai desideri uma­ ni; ma chi si apre ad esso incontra Dio in maniera tale, da po­ ter essere detto «beato» . Le parole di Gesù vanno talmente al di là della situazione, che non si parla più della reazione del Battista 38 • Per chi rac­ conta è importante come reagisce l'ascoltatore alle parole di 36. Vedi tuttavia sopra, n. I ) . 37· Il «grido di giubilo» del v. 22 .è cosl immediato e spontaneo, che non lo si può interpretare a partire da una polemica contro i discepoli di Giovanni, i quali avreb­ bero inteso i miracoli di Gesù come miracoli di un semplce profeta ; contro Bult­ mann, Die Geschichte 22, che si rifà a Fridrichsen, Le problème du miracle 64-69. j 8 . Per l'evangelista Luca - stando a Le. 1 ,17.39-45·76 s.; 3,1.5 ss. ; 7,27 ; Act. r 3, 23 ss.; 19,4 - non c'era dubbio che Giovanni avesse accolto positivamente l'auto­ testimonianza di Gesù ; sulla questione vedi sotto, p. 665 . Il IJ.(ip"t'uc; giovanneo ( 1 , ·29 .36; 3,26-30; dr. 1 ,7 s.15 ; 5,33-36) è di fatto un'idea già anche di Luca (dr. an­ che Mt. 3,14 s.); vedi sopra , p. 342.

    Gesù. Perciò si può diré che il racconto è· propagandistico e missionario: esso intende aprire gli occhi sull'importanza del­ l' azione e della predicazione di Gesù e coinvolgere nel giubilo escatologico 39 • Un tratto caratteristico di questa propaganda missionaria è il monito conclusivo in forma di macarismo . 1 . Luca ha trovato la pericope nella fonte dei discorsi �, come si può dedurre dal testo greco i n parte identico a Mt. e dalla sistemazione stes­ sa del materiale. Essa partecipa del carattere di Q quale documento dj fede cristologica e mostra la stessa «cristologia» che rinuncia a titoli, co­ me ad es. in 4, 1 8 s .2 1 ; 6,2ob s . ; 1 0 ,2 3 s. 41 e la stessa concezione pecu­ liare dell'Eùa:yyEÀ.t�ecrDa", come in 4 , 1 8 s. e 6 ,2ob s. 418 • 2 . Si può sostenere con sicurezza: in un tempo in cui l'azione del Bat­ tista veniva ormai così accentuatamente orientata a Gesù e Giovanni era ridotto esclusivamente a testimone di Cristo, l'episodio non avreb­ be più potuto essere narrato in questi termini. Anche l'intenzione e la funzione del brano fanno pensare che esso sia molto antico: la peri­ cape è composta in funzione dell'autotestimonianza xa.t -rpocpù v7ttipxov-rEc; É'V "rO� �a.CTLÀ.E�Ot.c; Eiatv. � àÀ.Àà. 't"t !;l)À.Da.-rE t.òEi:v; 1tpo q>i)'t1'}'V; va.!; À.Éyw ÙIJ.i:v1 xa.L 7tEpt.cra-6-rEpov rcpoqn)-tov. rt OV't"Oc; ÉO""rLV 1tEpt OU yÉypa.1t"r(l.L, 'looÙ a1tOCT'tÉÀ.Àw -ròv ayyEÀ.O'V p.ou 1tpÒ 1tpOO"W1tOU O"OU, Se; xa-ra.O"XEUciO"EL -t'Ì)'V o86v crou EP,1tpoc;DÉv crou. 28 À.Éyw ÙJJ.i:V 1 J,lEt�wv Èv yEV'V1'J'tOi:c; yuva.Lxwv 'Iwtivvou oÙOEtc; Èa-rt.'V" O OÈ l.l.Lxp6-tEpoc; È'V -r'fi �CLO"f.À.Et� "rOV itEOV J.1Et�W'V a.Ù't'OV ÈCT"rL'V . 24

    Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, egli cominciò a parlare alla folla di Giovanni : «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? 25 O che cosa siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Ecco, coloro che portano vesti sontuose e vivono nella lussuria stanno nei palazzi dei re. 76 O che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sl, vi dico, e ancor più che un profeta. rr Questi è colui del quale sta scritto: 'Ecco, mando davanti a te il mio messaggero, che preparerà la via, davanti a te'. 28 lo vi dico: tra i nati di donna non c'è nessuno più grande di Giovanni; ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui».

    24-2 7 . Il brano, ·composto a st_rofe, s'inizia con tre domande intese a suscitare il consenso degli uditori : Giovanni era vera­ mente un profeta ( vv . 24- 26a) , il che però è sostenuto soltan­ to per poter andare oltre questa confessione : egli fu più che un profeta. Egli è stato il «battistrada» in funzione di Gesù ( vv . 2 6b-2 7). Chi lo riconosce in quanto tale esprime una con­ fessione di fede nel Cristo . Le tre domande riguardano 48 il tempo del pellegrinaggio delle folle nella zona desertica presso il Giordano 49 (cfr . 3 ,7 . 2 1 ; 7 ,2 9 ) . Il dato di fatto che diventa più chiaro nella seconda domanda e che vien� dichiarato esplicitamente nella terza de­ ve trapelare 50 già dall'immagine 51 della prima 52 : Giovanni ­ come tutti sanno - non era una «canna ondeggian te» 53 , né si lasciava agitare da ogni soffio di vento. Non era neanche un cortigiano vestito mollemente e gaudente (cfr. Mc. 1 ,6 ) , come si dice con riferimento al n1odo profetico in cui egli aveva aper­ tamente rimproverato Erode Antipa (cfr . 3 , 1 9 s .) 54 • Ambedue le domande s'attendono la risposta : - Certamente no! Il ragio­ namento è questo : «Avete ritenuto che l'uomo del deser­ to fosse un profeta a\ltentico? » 55 • Nella terza domanda que48. Con lçEÀT)Àvta'tE dei vv. 24.2.5 (K e al ) e 26 ( K A w e pm) sembra che le folle a cui sta parlando Gesù e Gesù stesso siano collocati presso il Giordano. 49· Di Etc; "ti}v lpT]lJ.OV (om. sy' per assimilazione alla seconda e terza domanda ) non si può fare a meno nella prima domanda. 50. Diversamente Klostermann, Mt. 96 . In Luca &&:o1-..UX.I. non indica un vedere «Spettacolare» (cfr . .5,27 ; 23,55; Act. I ,I I ; 22,9 ) ; vedi p. 486 n. 6. 5 1 . Analogie in Luciano ed Esopo (dr. Klostermann , Mt. 96); dall'ambiente giu­ daico in Billerbeck I, 597· .52. Luca pone l'infinito haO'«O'D'«r. o tSEi:v tre volte dopo 't' E�i}À&a:tE e - diver­ samente da Matteo, cfr. I I ,9 - lo intende inserito nella domanda ( = «che cosa»). Si ha qui la grecizzazione di un aramaismo; dr. esempi di frasi interrogative reto· riche tratti dalla letteratura giudaico-palestinese (con mb) in Beyer, Syntax I/ I , Ioo n. 7. Matteo è evidentemente ancor più vicino al senso della fonte; dr. Hirsch, Friihgeschichte II, 9 I . .53· La «canna»: sarà la phragmites communis «in grado di crescere fino a 5 me­ tri d'altezza, con la cui infiorescenza a pannocchia il vento gioca; si trovava in gran­ de quantità nel deserto del Giordano anche al tempo di Gesù», cosl. Dalman, Orte und Wege 9 I . 54· Fantasioso Krieger, op. cit. ( «Un tempo . .. a lla corte di Antipa» ). ,,. Non trapela una «delusione� (cosl ]. Weiss-Bousset, Mt. 304; Schlatter, Mt.

    668

    sto giudizio viene espresso esplicitamente, per constatare l'ac­ cordo tra l'interrogante e gli interrogati ; tale accordo è neces­ sario perché gli interrogati possano fare un passo ulteriore.

    26b s. Ora infatti viene espresso un giudizio sul quale chiara­ mente l'interrogante e quanti ascoltano non sono più d'accor­ do 56: Giovanni era molto più che un profeta 57 ; egli era 58 il «messaggero» promesso da Mal. 3 ,I . In Mal. 3,1 si parla del messaggero che alla fine precederà Jahvé venien­ te nella sua gloria: toov Èyw È�a.'7toa""rÉÀ.À.w ""rÒv a:yyE.À.6v IJ.OU, xal É1ti-­ �À.É�E"rar. ò8òv 1tpÒ 1tpoO'w1tou IJ.OU. Ma già l'esegesi contemporanea sa­ peva che alla fine le cose sarebbero andate come in occasione dell'eso­ do dall'Egitto 59, e quindi l'espressione venne fusa nella forma del lo­ gion analogo di Ex. 2 3 , 2 0 : xa.L t8ov Èyw à.1tOO'"rÉÀ.À.w ""ròv ifyyEÀ.ov llOU 1tpò 1tOCTW1tou crov, tv« cpuÀ&:;n erE . . . : Jahvé aveva inviato il suo angelo protettore dinanzi ad Israele. Cosi, a 7,24-27, ha la stes­ sa funzione dei vv. 24-27 e va ambientato nel «contesto vitale» della prima missione palestinese. Ma in tale contesto è pensabile anche, e non da escludere totalmente, una tradizione del logion originariamente iso­ lata. 3 . Sulla bocca di Gesù la forma �' del v. 2 8 si dovrebbe intendere - in armonia con tutta la sua predicazione della basileia - in senso fu­ turo ( = �O"'ta.t,) 88• Ne risulterebbe però una diffi coltà: Gesù avrebbe ne­ gato al Battista quell'ingresso nella basileia ventura che egli, secondo Le. 1 3,28, promette anche ai patriarchi 89• E non si risolve nulla soste­ nendo che si parlerebbe di Giovanni semplicemente in quanto uomo, �nato da carne e sangue, nato da donna» , che come tale «non può ere­ ditare il regno di Dio» ( I Cor. 1 5 ,50; dr. Io. 3 ,3 ss . ) 90 • Né nel testo at­ tuale si parla soltanto d i «vedere» l'inizio del regno di Dio, cosa che non sarebbe concessa a Giovanni, come « ai profeti e ai re»- (cfr. 1 0,24). Dobbiamo quindi pensare che la comunità postpasquale sia intervenuta nella seconda parte del logion dando ad essa l'attuale formulazione.

    c) Il grido di lamento di Gesù

    sugli uomini di questa generazione, 7 ,29-30 .3 1 - 3 5 ( = Mt. 3 1 ,3 2 ; I I , I 6 - 1 9) c

    In 7,29 s. si dà anzitutto un « resoconto» della diversa rea­ zione all'attività del Battista, o meglio, del successo e insucces­ so che ha avuto in Israele il piano salvifìco di Dio . Questa par­ te introduttiva protegge la parabola che segue, e la relativa ap87. Anche il logion di 7,28 è gnosticizzato ed eticizzato in Ev. Thom. : eChi tra di voi sarà piccolo, riconoscerà il regno di Dio e sarà più grande di Giovann i ». 88. Cfr. specialm. il tentativo di Schnackenburg, Gottes H�rrschaft 90 ss.

    89. ]. Weiss-Bousset , Mt. 305 ritengono perciò che il v. 28b sia opera della comu­ nità. Cosl anche Dibelius , ]ohannes der Tiiufer 6-1 2 ; Lohmeyer, Urchristentum 1 , 19; Bultmann, Die Geschichte 1 78; Kraeling, ]ohn 1 38 ; Ki.immel 1 1 7 n. 7 5 ; Gich­ ter, Mt. 36, . 90. Contro Schmidt,

    Mt. 143 ; similmente Schnackenburg, Gottes Herrschaft 9 1 . c. G . Klein, «Kinder» oder «Werke» Mt II,I9. Le 7,35 : ZNW 2 ( 1901 ) 346 s . ; T.H. Weir, Matthew Xl,I9: ExpT 2 7 ( 19 1 ,/1916) 382 ; G . Ganger, Notule sur Luc ],29·JO : Verbum Caro 5 ( 1 95 1 ) 141-144; R. Leivestad, An lnterpretation of Matt II: I9 : ]BL 71 ( 1 95 2 ) 179-181 ; E. LOvestam, Ti/l forstaelsen av Luk. 7: 35 : SvExA 22-23 ( 1 9,8 ) 47-63 ; F . Mussner, Der nicht erkannte Kairos ( Mt 1 1 , 16-19 = Le ],JI·J5) : Bib 40 ( 19,9) 599-612; E. Ehrhardt, Greek Proverbs in the Gos­ pel ( 1962 ), in The Frameworlt in the New Testament Stories, Manchester 1964 ,

    , 1-,3·

    plicazione, da un malinteso e serve d'aiuto all'interpretazione : fu anzitutto e propriamente soltanto l'Israele «ufficiale» , quel­ lo rappresentato dai Farisei (cfr. anche 7 ,3 6-50) e dagli Scribi , che rifiutò Gesù; nel popolo, pubbUcani compresi, ci furono molti «figli della Sapienza» (dr. v . 3 5 ) ; è così che la volontà salvifica di Dio nei confronti d'Israele si prolunga ora nella chiesa. La parabola di 7 ,3 I s . e la relativa applicazione di 7 ,3 3 ss . superano, nelle loro affermazioni, l'orizzonte del «resoconto» di 7 ,2 9 s . ; qui infatti si prende in considerazione non solo la situazione conseguente all'attività del Battista, ma ancor più quella successiva all'attività di Gesù . Il punto centrale della pericope si trova dunque in 7, 3 1 -3 5 , e 7,2 9 s. non è che una introduzione preposta come ausilio interpretativo . Sul piano formale il v. 3 o viene ripreso in forma chiastica nei vv. 3 I -3 4 e ulteriormente illustrato, mentre il v . 3 5 si riaggancia al v . 2 9 . I n 7 ,2 9 s . 3 1 - 3 5 tutto il «discorso sul Battista» - ma si trat­ ta di ben più - raggiunge il suo culmine, sulla base del quale va interpretato : si tratta di un discorso di rivelazione di Gesù, che ne interpreta l'azione (v. 2 2 ) come azione posta (vv . 3 I 3 5 ) «a caduta e risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione» (cfr. 2 ,34), mentre l'attività del Battista viene inserita in questa rivelazione cristologica come parte in­ troduttiva. Cosl l'autotestimonianza di Gesù in 8 ,I 8-2 3 insie­ me con la sua testimonianza sul Battista in 7 ,24-27 . 2 8 - viste dalla parte conclusiva - figurano come preparazione destinata a dare una risonanza ancor maggiore all'accusa di 7,2 9 s . 3 1 -3 5 e ad aiutare a porre in risalto l a colpa dell'Israele ufficiale . Cer­ to, alla fin fine, non è questa l'ultima affermazione. Conside­ rando il v . 3 5 , al di là di ogni oscurità si può scorgere l'aurora che annuncia il nuovo futuro : all'interno del popolo, compresi i pubblicani (cfr. v . 2 9 ) , i peccatori ( 7 ,3 6-50) e i pagani (7 , I ­ I o) , ci furono «figli della Sapienza» , che s'aprirono al consi­ glio salvifico divino (v. 3 0) e che, con l'aiuto della Sapienza di Dio, seppero riconoscere nell'attività del Battista e di Gesù la « Sapienza» di Dio stesso.

    Le. 7,2�JJ 79 Kat 1téi� o À.aò� àxouCTac; xa.t o t �elwvat ÈOt.xa.GwCTa.v �òv DE6v, {3a.1t­ "t'�Év�ec; "t'Ò {3cht'tt.OlJ.a. 'Iwcivvov· 30 ot OÈ a.pt.aa.toL xa.L ot 'VOlJ.LXoL Ti)v �ovl'i)v "t'OU itEou 'i)itÉ't'l}O"a.v el� ta.v'tou�, ll1l �CX.1t"t'�ÉV'tEc; \nt'a.ò­ �ou. 31 Tl:vt. oùv OJ.Lot.wcrw -roùc; tivi)'pw1tov� -riic; yEvea� -rau"t'1}c;, xcd -r'"" Eteri.v èSJ.tot.ot.; 32 éSJ..Lo t.ol dcrt.v 1tat.8�ot.� -rot� tv àyopij. xaihu.dvot.� xa.t 1tpOCTcptùVOUCTt.V tiÀ.À.T}À.o�, tX À.ÉyEt., Hvli)aaJ.LEv vlJ.tv xa.t OUX wpx-f}cr�E· tDp1}vi}CTa.IJ.EV xa.t oòx Èxla.vcra.-rE. 33 Èli}lvDev yà.p 'Iwav'VT}c; ò �a.1t�t.CT"t'TJ � p.i) Èai}lwv èi.p"t'O'V J.l.TJ'tE mVWV otvov, xa.t À.Éj'E"t'E, 4at.J.L6vt.ov fxet: 34 ÈÀ.i}ÀvDev o uf.òc; "t'OU àvDpW1tou [ "t'WÀWV. tcrittW'V xa.t 1t�'VWV, xa.t À.[j'E"t'E, 'looù a:vitpw1toc; q>ciyoc; xa.t oÌV01tO"t'1)c;, cptÀ.o� 'tEÀW'VW'V xat à.�-ta.p.. 35 xa.t ÈOt.Xa.t.wih} 'f) CTOq>trt ti1tÒ 1ta'V�WV "t'WV "t'ÉXVW'V a.Ù"t'i)�. 29

    «E tutto il popolo èhe ha ascoltato (Giovanni), e i pubblicani ( stess-i)

    resero giustizia a Dio facendosi battezzare col battesimo di Giovanni. 30 Ma i Farisei e gli Scribi resero vano il consiglio di Dio per loro, non facendosi battezzare da lui. 31 A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, e a chi sono simili? 31 Sono simili a bambini che, stando sulla piazza, gridano gli uni agli altri : 'Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbialll'o cantato un lamento e non avete pianto' . 33 È venuto infatti Giovanni il Battista. Non mangiava pane e non beveva vino, e voi dite: 'Ha un demonio'. 34 È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e voi dite : [ peccatori'. 'Ecco, un mangione e un beone, un amico di pubblicani e 35 E (pure): alla Sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli».

    7 ,24 s. s'era parlato di un atteggiamento positivo del popolo verso Giovanni. Il logion di 7 ,3 1-3 5 , con la sua affer­ mazione opposta, non poté essere unito a quel brano senza la premessa d'una distinzione. 7 , 29-30 ha dunque funzione di � 29 s. In

    Le. 7129.JO

    passaggio e di preparazione a 7,3 1-3 5 91 • Si tratta di uno dei tanti «avancorpi» che Luca e la sua fonte amano 92 e che servo­ no d'ausilio all'interpretazione. nella forma il discorso di Gesù nei vv 2 9 s. 3 1 s. si di­ stacca da quanto precede: Gesù non si rivolge più direttamen­ te alle folle; piuttosto, il suo parlare diventa quasi un monolo­ go staccato, prima di trasformarsi, nei vv 3 3 s., in accusa di­ retta 93• 1ta� ò Àaoc; richiama 3 ,2 1 e intende riprendere anche xa� ot 'tEÀwva.t di 3 ,10- 1 4 . Si ricorda quanto è stato raccontato prima: il tempo in cui le «schiere» ( 3 , 7 : OL OXÀOt ; cfr. 3 , I j : o Àa.6� come in 3 ,2 1 ), e tra loro anche i « pubblicani » ( 3 , I 2 s.) , s'erano recate da Giovanni e ne avevano ascoltato l'appello di 3 ,7h- 1 7 . Esse avevano allora «reso giustizia a Dio» 94 acco­ gliendo volentieri il battesimo di penitenza loro offerto; per ricevere con sicurezza il perdono dei peccati ( 3 ,3); il che tut­ tavia non costituiva ancora, in alcun modo, il battesimo cri­ stiano, come si dice allusivamente ( 'tÒ �a:rt'ttO"(.la 'I wavvov) , cosa che per Luca è importante 95 • «Redendo giustizia a Dio>> dimostrarono di essere «figli della Sapienza», come si dirà chiaramente nel v. 3 5 · 2 9 . Già

    .

    .

    Diversamente dal «popolo», «pubblicani>> compresi, il gruppo dirigente dei Farisei e degJi Scribi 96 si tenne fuori . Es­ si rifiutarono il disegno (salvifico) di Dio 97, pensato per loro 98 , 30.

    9 1 . Non solo al v. 3.5; contro Holtzmann; Schmid e altri. 92. Cfr. sopra, p. 614 n. 1 . 93· Diversamente par. Mt. 1 1 ,18 s . 94· I l termine è tradizionale; frequento in Ps. Sal. (dr. Manson, The Sayings 70), dr. ad es. 8,7, ma anche Esdr. 10,16 e spesso in Qumran (dr. esempi in Neuhaus­ 95 · Cfr. sopra, pp. 301 s. ler, Anspruch I I I n. 45 ). 96. Oltre che 2 volte in Tit. , nel resto del N.T. si parla di VOIJ,t.xo! solo in Q: Le. 10,25 = Mt. 22,35 (div. Mc. ). Presumibilmente, Luca segue qui - come anche in Le. I I A.5·46.52 - e in 14,3, div. Mc. , l'uso linguistico di Q. Di sua iniziativa Luca saive VOIJ,oSt.ScicrxcxÀ.o�, dr. 5,17 ; Act. 5 ,34. 97· �ovÀ.i} (-rou �Eou ) è lucano (altrove solo 3 volte, nelle apostoliche); in Eph. 1 , I I e Hebr. 6 , 17 si riferisce al piano salvifico di Dio, come in Act. 2,23 ; 4,28; 20,27 . 98. dc; ttXv"tov� (om. S D pc sa) riferito a -ri)v �ovÀ.i}v. Inteso da Black, An Ara· maic Approach 77 come .cdativo etico» (riferito a i)�t-r'r)CT«v).

    non accogliendo l'offerta del battesimo 99 • La concezione della purità dal peccato non permise loro di unirsi a «pubblicani e peccatori» e di dichiararsi come costoro bisognosi del battesi­ mo. I capi d'Israele escono dunque dal disegno salvifico di Dio, come si dirà chiaramente e definitivamente in 2 2 ,67 . La chiesa è ora la legittima erede della tradizione d'Israele 100• I . Luca lesse i vv. 29 s. nella fonte dei discorsi proprio a questo pun­ 1 to 01 • Il fatto che in Le. e in Mt. siano stati inseriti nello stesso punto due logia diversi fa già di per sé sorgere il sospetto che uno dei due e­ vangelisti abbia cambiato H logion conservato dall'altro. Ora, tutto ciò che sappiamo del modo di procedere redazionale di Matteo e di Luca porta a concludere che a cambiare sia stato il sistematizzatore Matteo. Infatti, che in ambedue i casi si tratti di una medesima unità che ha su­ bito mutazioni differenti in base al contesto, non ci dovrebbero essere 102 dubbi di sorta • Si può dire dunque che già la fonte aveva Le. 7 ,29 s. e che Matteo spostò il logion dopo 2 1 , 3 2 , sostituendolo qui con Mt. I I , I 2 s., preso dal contesto di Le. r 6 , I 6 ? Di fatto è possibile mostrare che Luca ha letto Le. I 6 , r 6 nella fonte al suo posto attuale (vedi ad l. ); ed è chiaro anche che Mà tteo dispose M t. 2 I ,2 8 -3 I secondo lo stesso ordi­ ne seguito da Mc. ; con ogni probabilità fu lui a spostare là Mt. 2 I ,3 2 103 come commento • Tanto più che Matteo ha chiaramente apportato va­ riazioni in 2 1 ,3 2 , per adattare il logion al contesto 104• Si tenga inoltre presente che ÉSLxa.,wcrav di Le. 7 ,29 si aggancia al v. 3 5 : OLXal.wil'1). E se è vero che 7 , 3 1-3 5 faceva già parte della prelucana Q - cosa di cui 99·

    Div. Mc. 3 ,7 Luca evita anche in 3 ,7-1 8 di menzionare i capi del popolo. An­ che la parabola del banchetto di Le. 14,1 5-24 è intesa da Luca a partire da 7,29 s.: i capi di Israele (dr. 14,1 ) rifiutano l'invito ( 1 4,15·20), a differenza delle cerchie popolari disprezzate ( 14,2 1 ) e, più tardi, dei pagani ( 14,22-24). 100. Cfr. anche Conzelrnann, Die Mitte 20. . 101 . Hamack, Spriiche 82; Polag, Logienquelle 18 s. (ivi altri autori pro e contro) dubitano di ciò. 102. Più ancora che il contenuto, ampiamente identico, e m parte il linguaggio con­ vergente, parlano in favore di un'origine storico-tradizionale comune il lucano (dr. anche sotto n. 106 ) !St.xa.:wua.v di 7,29 e il matteano E'V oo(il St.xa.r.ocrU"VT}�: Mat· teo usa OLxa.r.oo-Uv, anche in ; ,20 ; 6,1 tiecheggiando il or.xat.6w di Le. 16,1;. Cfr. inoltre quanto è detto sotto, alla n. 107 su 1C6pva.t.. 103 . Cfr. Jiilicher, Gleichnisse n, 384. Mt. 2 1 ,28-3 1 è inserito con intento sistema­ tizzatore come «parabola della vigna» prima di 2 1 ,3 3-46 , non in base al tenDine­ gancio •IW {contro Jeremias, Gleichnisse 161 ). Contro precedenti tentativi analoghi (Meyer; Plummer) vedi già Jiilicher, Gleichnisse II,30. 1 18. Luca può usare di sua iniziativa à.À.À:f)ì..wv (cfr. ad es. 4,36; 6,r 1 ; 20,14, div. Mc. , e 7 volte in Act. ). Egli «è stato colpito dal fatto che questi contemporanei che esprimevano giudizi cosl a capriccio su Giovanni e su Gesù fossero paragonati non ai bambini che capricciosamente rifiutano ogni tipo di gioco, ai quali è destinato il canto, ma agli altri, che cantano»; cosl Hirsch, Fruhgeschichte n, 93· Hirsch (dr. anche Hauck, ad l.) pensa, nel caso di Matteo, a un errore di traduzione di una re· lativa semitica poco chiara : ipotesi superflua, se si tien conto del semitico dativo d'inizio (vedi sopra n. 1 1 1 ).

    1 19. D L

    > (dr. Sir. 4 , I I ; Prov. 8, 3 2 s.) - resi disponibili dalla grazia alle sue rivelazioni comprendono l'azione salvifica di Dio, la riconoscono 145 come «giusta>> (cfr . v. 29) e obbediscono 146• Cosl i credenti in Cri­ sto sono contraddistinti dagli «uomini di questa generazio­ ne» 147• Il dono della Sapienza divina è necessario per ricono­ scere nella comparsa del Battista e in quella di Gesù l'azione rivelatrice di Dio, la Sapienza di Dio . La trascendenza di Dio s'apre non solo nell'evento esterno, ma anche nel cuore delsuo peso quando in Deut. 21 ,20 è usato con tro il figlio ribelle, che secondo 2 1 ,2 1

    dev'essere lapidato. 142. Come formula a nche in Mc. 2,1.5 s. parr . ; dr. Le. 6,32 s. con �ft .5 ,46. 143 . Cfr. 'il �ou).i) -tou DEou nel v. 30. 144. S come par Mt. �pywv ; i n s�rr è conseguen temen te cancellato anche 1tcbr�wv . 145. P,1t6 = eapt.aa.t:o� ò xa.À.Écra� aò'tòv EL1tE'V È'V [a.v� À.Éyw'V, Ou­ 'toc; �L -i'i'V 1tpocpi}"tT}c;, ÉytVWCTXE'V flv 'tL� xa.t 1tO'tCl1ti} 1) yuv'Ì) 'Ì')'tt.c; !1C'tE­ 'ta.t. a.Ù"tOU, 5-tt àp.a.p'ttùÀ.oc; ÈO"'tLV. 40 xa.t CÌ1toxptDEtc; ò 'I11crou� EL1tEV 1tpòc; a.ò'tov, l:l.�v, lxw ao! 'tt. El1tE'i:v. o oÉ, 4t.ocicrxaÀ.E, �Ì1tÉ, cp1'}crtv. 41 ovo XPEOq>Et.À.É"rat. fjcrav oa.vEt.cr"rii "n­ v�.· ò Etc; wcpEt.À.Ev O'l)vcipt.Cl 1tEV'ta.x6crta., ò oÈ �"t'Epo� 1tEV"ti}xov'ta. 42 llÌl ix6v"twv a.u"twv à1tooouva.t. àlJ,q>O"t'Épotc; ÉX«p!cra"t'o. 'tl.c; ovv a.ò"t'w'V 1tÀEtov à.ya1ti)aEt a.ù"t'6'V; 43 ck1toxpd}Etc; l:tiJ.W'V EL1tt'V , 'Y1toÀ.a.J.J.fj&.vw o'tt L1'}­ t1LV; 50 EL1tEV ÒÈ 1tpòc; "r'lÌV yuva.t:xa, 'H 1ttO"'tt.� aov o-Éawxiv aE· 1tOpEuoo Et� Etpi)'V'l)V. uno dei Farisei lo invitò a mangiare con lui. Ed egli entrò nella ca­ sa del fariseo e si mise a tavola . :rr Ed ecco, una donna, che era nella cit­ tà, una peccatrice, avendo saputo che si trovava a mensa nella casa del fariseo, venne con un vaso d'alabastro pieno di tnirra 38 e si pose dietro

    36 Ma

    2. Hirsch, Friihgeschichte 11, 1 99.

    688

    Le. 7,36

    ai suoi piedi e piangendo cominciò a bagnare i suoi piedi con · le sue la­ �rime e li asciugava con i suoi capelli e baciava i suoi piedi e li ungeva con mirra. 39 A quella vista di fariseo che l 'aveva invitato pensò tra sé : «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che tipo di donna è costei eh� lo tocca : è una peccatrice». 40 E, rispondendo, Gesù gli disse : «Simone, devo dirti qualcosa» . . Ed egli disse : «Parla, maestro ! ». 41 «Un creditore aveva due debitori : l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. 42 Non avendo essi da restituire, con-donò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di 'pi ù ? ». 43 Simone rispose: «Penso, colui al quale ha condonato di più». Ed egli gli disse: «Hai giudicato bene» . 44·E, volgendosi verso la > con segni, diventa ora parola . La parola «diventa elemento del sacramento» e l 'evento «sacra­ mentale» è ormai in questo modo compiuto . In tale maniera la medesima forma al perfetto a> ; poiché il perdo­ no è un accadimento