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Italian Pages 224 [216] Year 2007
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VIVERE DA DEMOCRATICI Studi su Lisia e la democrazia ateniese Cinzia Bearzot
di Bretschneider Roma - Via Cassiodoro, 19 http://www.lerma.it
Bearzot, Cinzia Vivere da democratici : studi su Lisia e la democrazia ateniese I Cinzia Bearzot. - Roma: nei confronti dell'opposizione "moderata" di Archino in politica interna e l'atteggiamento antiimperialista in politica estera, sulla base dei quali probabilmente Lisia giudicO Trasibulo eccessivamente "moderato". Su Lisia net quadro della tradizione su Trasibulo cfr. ora R.J. BUCK, Thrasybulus and the Athenian Democracy. The Life of an Athenian Statesman, Historia Einzelschriften 120, Stuttgart 1999, 15-16. Analogamente, la sua inclinazione ad una applicazione rigida degli accordi d'amnistia fu vista forse, dal radicale Lisia, come la testimonianza di una tolleranza eccessiva nei confronti di elementi pericolosi per la democrazia come i terameniani. Cfr. SALA, II concetto di deniocrazja in Lisia, 134 ss.; ora BEARZOT, Lisia cia tradizione su Terainene, 11 ss., 86 ss.; EAD., Lisia e l'amnistia: l'orazioneXXVe ilsuo sfondo politico, in questo volume, 37-54; EAD., Criteri alternativi di applicazione dell 'amnistia in Lisia, ibidem, 55-85. Che Lisia parli, qui come altrove, "da politico" é sottolineato ora da S. USHER, Greek Oratory. Tradition and Originality, Oxford 1999, 116 ss. 78 Per esempio S. FERABOLI, Lisia avvocato, Padova 1980, 87 ss., accoglie senza riserve l'eccessiva svalutazione gik presente nell'interpretazione dello SCHWARTZ, Quellenuntersuchungen, passim, peraltro senza operare alcun confronto con la tradizione parallela e senza adeguati supporti bibliografici.
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Peraltro la sua ricostruzione, per quanto certamente tendenziosa nei particolari80, è tuttavia confermata nella sostanza - l'accusa di tradimento nei confronti di Teramene - dal racconto di Senofonte (che pure è favorevole a Teramene per quanto riguarda ii giudizio complessivo) e, in fondo, dallo stesso papiro, a proposito di particolari come i contenuti dell'opposizione a Teramene e la richiesta di segretezzat1. Unico oppositore dell'opera di "restauro" dell'immagine di Teramene avviata dai suoi ex-collaboratori e sostenitori, Lisia non poté impedire l'affermarsi di quella tradizione filoterameniana che fa capo forse proprio alla difesa di Eratostene. Un' abile, insistente propaganda si dimostrô capace, nel caso apparentemente disperato di Teramene, di rinfrescare con relativa facilità e di rendere subito politicamente riutilizzabile l'immagine ambigua e usurata di un uomo politico in perenne, spregiudicato equilibrio tra ideologia e pragmatismo, sfruttando una morte che l'odiosità di Crizia fece sentire come eroica e che fu presto "socraticamente" trasfiguratat2 : solo pochi mesi dopo l'esecuzione di Teramene, i suoi sostenitori potevano proporre questa nuova immagine a propria difesa e, in modo del tutto inatteso, sperare di salvarsi non tanto grazie alla dissociazione da essa, quanto facendosene una bandiera. Non bastô l'inflessibile requisitoria di Lisia, che non esitô a presentare come giustificata la condanna di Teramene, due volte traditore (XII, 78), a far prevalere, nell'opinione pubblica ateniese che pure era stata recente testimone di quegli eventi, 1' interpretazione autenticamente demo cratica della figura e dell' opera del leader scomparsot3 . L'esperienza storica di Teramene si chiude con l'affermarsi di un'immagine in cui, come accadrà pii tardi per Focione, la propaganda prevale nettamente sulla valutazione critica.
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e l'autore che con maggiore durezza attacca ii "mito" di Teramene, non (come sostiene C.
on Theramenes, AHB 9, 1995, 125-126) perchh l'opinione pubblica contemporanea desse dello Stirieo una valutazione favorevole, ma proprio perchh egli sta assistendo al tentativo di accreditare tale valutazione e dunque all'edificazione del "mito" stesso. Cfr. BEARZOT, Lisia e la tradizione su Teramene, 215 ss. Ricordo, tra le inesattezze di carattere tendenzioso, la contrazione cronologica, l'erronea collocazione del conferimento dell'incarico autocratico, l'omissione della menzione dei nove compagni che condivisero con Teramene tale incarico e quindi le relative responsabilità. 81 Sulla consonanza tra Lisia e Senofonte attira l'attenzione BUCK, The Character of Theramenes, 21; cfr. BEA1OZoT,Lisia e la tradizionesu Teramene, 195 ss. 82 Cfr. RAZZANO GIANMARCO, Teramene, 418; HARDING, The Theramenes Myth, 105. Per l'ispirazione "socratica" di alcuni aspetti dell'immagine di Teramene nel iv secolo cfr. anche L. ROSSETTI, Al/a ricerca dei Logoi socraticiperduti, RSC 22 (1974), 424-438, 435-436; J.J. KEANEY, A Source Model ofAristotle's Portrait of Theramenes, CJ 75 (1979), 40-41. 83 L'efficacia delle strategie difensive è sottolineata da J. QuILuN, Achieving Amnesty: the Role of Events, Institutions, and Ideas, TAPhA 132 (2002), 71-107, tra i motivi del successo dell'amnistia. EHRHARDT, Lysias
LISIAEL'AMNISTIA: LO SFONDO POLITICO DELL'ORAZIONE XXV La XXV orazione (Aijjio K c6XuoEwg co2o7I(x) 84 del corpus iisiano, composta in occasione di una dokimasia per un esponente del Tremila - ii corpo civico che aveva conservato i pieni diritti di cittadinanza sotto la tirannide dei Trenta t5 - e databile al 401/0, put precisamente al maggio-giugno del 40086, propone un appassionato pronunciamento contro le vendette politiche indiscriminate e contro le accuse calunniose di cui i sicofanti, nel clima carico di risentimenti del primissimi anni della democrazia restaurata, facevano oggetto i cittadini moderati t7 . Ii cliente di Lisia si vede presentare eccezione alla candidatura ad una magistratura non identificatatt a motivo della propria permanenza in città durante la tirannide del Trenta, permanenza che - pur non costituendo un reato - rivelerebbe secondo i suoi accusatori almeno simpatie politi-
* InAmnistia,
perdono e vendetta net mondo antico, CISA 23, Milano 1997, 59-77. SuIl'inadeguatezza del titolo e sul carattere di dokimasia dell'occasione processuale eft. F. BLASS, Die attische Beredsamkeit, I, Hildesheim 1962 ( Leipzig 18872), 511; M. Bizos, in L. GERNET-M. Bizos, in LYSIAS, Discours, II, Paris 1926, 111; U. ALBINI, in USIA, Idiscorsi, Firenze 1955, 221; J.K. DOVER, Lysias and the Corpus Lysiacum, Berkeley-Los Angeles 1968, 7; S. FERABOLI, Lisia avvocato, Padova 1980, 128, nota 27; T.C. LOENING, The Reconciliation Agreement of 40312 in Athens. Its Content and Application, Hermes Einzelschriften 53, Stuttgart 1987, 103; M. WEIsSENBERGER, Die Dokimasienreden des Lysias, Frankfurt am Main 1987, 84; T.M. MURPHY, Lysias 25 and the Intractable Democratic Abuses, AJPh 113 (1992), 543-558, 545-546; E. MEODA, in LIsIA, Orazioni, II, Milano 1995, 268. Al tema del dokimazein si allude fra l'altro at § 10. 85 Sui Tremila cfr. Xen. Hell. II, 3, 18 ss. e Arist. Ap 36 (su cui cfr. P. J. RHODES, A Commentary on the Aristotelian Athenaion Politeia, Oxford 1981, 447-448; ora M. CHAMBERS, in Aristoteles, Staat der Athener, Berlin 1990, 309); su tutto ii problema cfr. P. KRENTZ, The Thirty at Athens, IthacaLondon 1982, 64ss. 86 Per la discussione sulla data cfr. BLASS, Die attische Beredsamkeit, 512; U. VON WILAMOWITZMOELLENDORFF, Aristoteles undAthen, II, Berlin-ZUrich-Dublin 1966 ( Berlin 1896), 361, nota 12; P. CLOCHE, La restauration de'mocratique dAthdnes en 403 avantj.-C., Paris 1915, 387 ss.; Bizos, in LYSIAS, Discours, II, 112; altri riferimenti in FERABOLI, Lisia avvocato, 128, iota 28; cfr. inoltre, piU di recente, LOENING, The Reconciliation Agreement, 103-104; WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden des Lysias, 85-86, 148; MURPHY, Lysias 25, 546; MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 272-273. 87 Sul problema delta sicofantia cfr. i contributi di R. OSBORNE, Vexatious Litigation in Classical Athens, in Nomos. Essays in Athenian Law, Politics and Society, Cambridge-New York-Melbourne 1990, 83-102; D. HARVEY, The Sykophant and Sykophancy, ibidem, 103-121. 88 Ma probabilmente di un certo rilievo: cfr. WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden des Lysias, 146-147, pensa non senza motivo alla strategia. 84
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che per l'oligarchia. A detta dell'oratore atteggiamenti di questo genere, impedendo l'esercizio del pieni diritti politici al membri del corpo dei Tremila che desideravano legittimamente reinserirsi nelle normali strutture democratiche, rompevano i patti di amnistia - se non tecnicamente, poichd l'eccezione nell'ambito della dokimasia non puO essere equiparata ad una accusa contro le convenzioni, tuttavia certamente nei fatti, poiché con ciô si metteva in atto una vendetta politica ostacolando ii libero esercizo del diritti politici, per di phi sulla base di semplici sospetti ideologici89 - e insidiavano quella recuperata concordia civica di cui Lisia offre, qui, una calda difesa 90 . Difesa la cui impostazione nettamente "trasibulea" emerge nel § 28, dove, pur senza nominare espressamente l'illustre Stirieo, l'oratore fa appello alle ripetute esortazioni di Trasibulo e del suoi collaboratori all'osservanza rigorosa dell'amnistia e le ripropone con convinzione: "Bisogna considerare che anche i personaggi piü illustri tra i democratici del Pireo, quelli che hanno affrontato pin rischi e che piü hanno fatto per voi, hanno ripetutamente esortato ii popoio a osservare i giuramenti e i patti, ritenendo che questo fosse ii baluardo della democrazia".91
Questa difesa della homonoia civica e, soprattutto, dell'amnistia che la garantiva è apparsa, a molti fra i moderni, contraddittoria rispetto all'orientamento democratico-radicale di Lisia, in genere attestato su posizioni ben diverse: le orazioni XII (Contro Eratostene) e XIII (Contro Agorato) rivelano infatti un orientamento assai piii distaccato nei confronti dell'amnistia e molte riserve sulla sua applicazione generalizzata e indiscriminata, soprattutto in relazione alle sue conseguenze politiche92 . Qualcuno, come Jebb, ha sentito la contraddizione cosI stridente
Si e parlato, opportunamente, di violazione morale: cfr. LOENING, The Reconciliation Agreement, 106. Sull'aspetto tecnico del rapporto tra l'amnistia e le dokimasiai, che "restavano un terreno minato, poiché offrivano ... la possibilità di ostacolare l'accesso alle cariche per i cittadini ritenuti in qualehe modo compromessi con l'oligarchia" (MEDDA, in LIsIA, Orazioni, II, 269), cfr. CLOCHE, La restauration démocratique, 390 ss.; KRENTZ, The Thirty, 117 ss.; piü dettagliatamente LOENING, The Reconciliation Agreement, 101 ss. ° Sull'elogio dell'homonoia cfr. i § 20 ss., 27, 30; D. LATEINER, An Analysis of Lysias'Political Defense Speeches, RSA 11(1981), 147-160, 150-151; MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 270. La traduzione dci passi citati e di MEDDA, in LISIA, Orazioni, II, 275 ss. Cfr. altri elogi delle convenzioni ai § 23, 27, 28, 34-35; per altre fonti sugli appelli dei leaders democratici al rispetto dell'amnistia cfr. MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 292, nota 22. 92 Sull'atteggiamento di Lisia cfr. C. BEARZOT, Per una nuova immagine di Teramene. P Mich. in cfr. 5982 e ilprocesso di Eratostene, in questo volume, 13-36, in particolare 34 ss.
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da ipotizzare addirittura che Lisia avesse scritto l'orazione XXV con deliberata ironia93 . Altri, come Wilamowitz 94, hanno accusato Lisia di opportunismo, sottolineandone la spregiudicata disponibilità a presentare argomenti buoni per tutte le cause, da quella democratica - radicale o moderata - a quella di quegli Ateniesi che si erano adattati, per quietismo o per interesse se non per convinzione politica, a convivere con la tirannide. Infine molti, forse piü realisticamente, hanno preferito appuntare l'attenzione sulle esigenze del mestiere di logografo, che imponeva di saper costruire argomentazioni valide anche al di fuori del propri convincimenti politici, senza per questo necessariamente tradirli 95 . lo non credo che sia possibile dubitare degli orientamenti ideologici di Lisia, legato alla democrazia di tradizione periclea 96 e significativo rappresentante, nel contesto politico e ideale della restaurazione democratica del 403/2, dell'ala radicale del movimento democratico. Ma proprio per questo, la presa di posizione che troviamo espressa nell'orazione XXV merita di essere riconsiderata e pii attentamente valutata: essa è veramente distonica rispetto a quanto sappiamo del pensiero lisiano o puO rivelarsi, ad un'analisi piü approfondita, fondamentalmente coerente con tale pensiero? Vorrei osservare, prima di tutto, che l'orientamento sostanzialmente antiamnistiale di Lisia non impedisce di ammettere, in questo caso, l'adozione da parte deIl'oratore di una diversa prospettiva. Ii cliente di Lisia ribadisce pii volte, insistentemente, di non aver mai collaborato direttamente con ii regime rivestendo cariche ufficiali e, soprattutto, di non essersi macchiato di alcun delitto sotto l'oligarchia. Si vedano, a questo
° Cit. C.R. JEBE, The Attic Orators, London 1876, 254, nota 1. Cfr. WILAMOWITZ-MOELLENDORFF, Aristoteles undAthen, II, 379 ss. n Cfr. AI.BINI, in USIA, I discorsi, 220-221; WEISSENBERGER, Die Dokimasienreclen des Lysias, 3 ss. e nota 8, 141-142. 96 Sulla vicenda biografica di Lisia cfr. DOVER, Lysias and the Corpus Lysiacuin, 28 ss.; G. AVEZZU, in LIsIA, Contra i tiranni, Venezia 1991, 51 ss. 1 dubbi avanzati da DOVER, Lysias and the Corpus Lysiacu;n, 148 ss., 175 ss. a proposito del carattere personale delle prese di posizione di Lisia, dubbi collegati con ii carattere logografico del suoi interventi e ii conseguente forte apporto del cliente, oltre che, in sede di pubblicazione, con le esigenze del lettore e del cornmercio librario, mi sembrano francamente eccessivi (cfr. anche U. ALBINI, in Gnomon 43, 1971, 139-145); per una posizione pi6 sfurnata cfr. T.R. WINTER, On the Corpus ofLysias, CJ 69 (1973/74), 34-40; S. USHER, Lysias and His Clients, GRBS 17 (1976), 31-40; S. USHER-D. NAJOK, A Statistical Study ofAuthorship in the Corpus Lysiacum, CHum 16 (1982), 85-106; cfr. ora I. WORTHINGTON, Once More the Client/Logographos Relationship, CQ 43 (1993), 67-72. L"ideologia" lisiana, sulla cui ricostruzione DOVER, Lysias and the Corpus Lysiacurn, 47 ss., si mostra comunque scettico, emerge in realth con chiarezza dal eomplesso del corpus e in particolare dalla Contra Eratostene, per la quale non sussiste il problema del carattere logografico: cfr. anche E. LEVY, Athhnes dévant la defaite de 404. Histoire d'une crise idéologique, BEFAR 225, Paris 1976, 269 Es.
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proposito, i § 4_57, ii § 11 98 e, soprattutto, i § 14-17: "Vol tutti non dovete dar credito alle accuse di costoro, ma invece cercare di giudicare sulla base delle azioni che ciascuno ha commesso. Jo infatti, giudici, non ho fatto neppure parte del Quattrocento ... e nessuno potrà dimostrare neppure che dopo l'avvento del Trenta 10 sia entrato a far parte del Consiglio o abbia ricoperto alcuna carica pubblica ... E inoltre, giudici, vol dovete esaminare anche tutto ii resto del rnio comportamento ... Perché non risulterà che durante l'oligarchia ho arrestato nessun cittadino, né che ho fatto punire un rnio nemico, o che ho favorito un amico ... Inoltre rbsulterh evidente che non ho mab fatto iscrivere nessun cittadino atenbese nella lista, che non ho scorrettamente influenzato sentenze arbitrali contro nessuno, e che non mi sono arricchito grazie alle vostre sventure"99.
In queste condizioni, appare comprensibile che Lisia ritenesse non soltanto ammissibile, ma anzi addirittura doveroso applicare rigorosamente, nei confronti del suo cliente, ii criterio etico-politico generale che ispirava l'amnistia, e doe ii jn pvrIc5ticoKev: egli non era pregiudizialmente ostile all'amnistia in quanto tale e allo spirito che la informava, ma piuttosto alla sua applicazione indiscriminata, tale cioè da finir per comprendere - se pure soltanto in seguito al rendiconto - anche gli oligarchi stessi (come Eratostene), oltre a quanti - pur senza essere giunti all'omicidio cc'róyp che escludeva comunque dal diritto di fruire dell'amnistia - si erano macchiati comunque di reati gravi prestandosi a fungere, in forme diverse, da agenti dci Tiranni (come Agorato)'°°. Ma 11 cliente di Lisia non poteva essere considerato ne un oligarca, non avendo ricoperto cariche ufficiali
"Credo, giudici, che, se riuscirO a dimostrare che non sono responsabile di nessuna sciagura, e che piuttosto ho procurato molti benefici allo stato, sia con la min persona sia con i miei beni, mi spetti senz'altro da parte vostra la ricompensa che è giusto ricevano non soltanto i benefattori, ma anche tutti coloro che non hanno fatto nulla di male ... se gli accusatori potessero dimostrarmi colpevole di un reato personale, non mi accuserebbero certamente dci crimini commessi dai Trenta invece credono di poter far leva sulla collera contro i Trenta per rovinare anche chi non ha fatto alcun male". Cfr. anche ii § 2, in cui il cliente di Lisia rifiuta di essere ritenuto corresponsabile dei delitti dei Trenta: "Se poi credono di aver addossato a me la responsabilith di tutto ciô che è accaduto per colpa dei Trenta, li giudico oratori davvero da poco: infatti non hanno esposto neppure una minima parte dei delitti che quelli hanno commesso". 98 "Quelli invece che hanno fatto sempre molto bene al popolo e mai nessun male, e si meritano di godere della voStra gratitudine piuttosto che di essere puniti per Ic loro azioni, bene, non è giusto accogliere le calunnie che li riguardano". Sull'assen.za di attività oligarchica e sul buon comportamento civico tenuto in dernocrazia (J § 12-13) come titoli di merito in Lisia cfr. LATEINER, An Analysis, 148 ss. 100 Sull'amnistia e le relative clausole cfr. LOENINO, The Reconciliation Agreement, 19 ss. Per un
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sotto ii regime, né un agente dei Trenta, avendo egli osservato un cornportamento irreprensibile nei confronti del concittadini durante 1 ... anno dell'anarchia". E' stato osservato che egli rappresenta idealmente ii cittadino apragmon)° 1 , leale verso la sua città proprio perché non sufficientemente ideologizzato per impegnarsi attivamente su un versante politico o sulI'altro: forse non un fervente dernocratico (dal § 18 risulta che egli non ha condiviso in alcun modo le esperienze del democratici e che, sotto ii regime, ha perseguito sostanzialmente l'obiettivo di salvare se stesso e i propri beni), ma comunque certamente un soggetto non pericoloso, in quanto non intendeva in alcun modo favorire ulteriori avventure costituzionali antidemocratiche, come rivela il fatto che egli prende apertamente le distanze dagli esuli oligarchici (cfr. § 6 e 24). Insomma un tipico esponente di quella parte del corpo civico ateniese che la democrazia restaurata aveva ogni interesse a recuperare, assicurando ai suoi membri la tutela da eventuali rappresaglie e una tranquilla e completa reintegrazione nella vita civile e politica. Noi siamo in effetti in grado di individuare con precisione quali reati discriminavano la possibilità, secondo Lisia, di godere o meno dell' amnistia: accanto ai § § 15-16 della XXV, i frammenti della Per Erissimac&° 2 rivelano che il mancato rivestimento di cariche sotto i Trenta' 03 e l'assenza di gravi reati privati (come la mancata collaborazione agli arresti sommari e ii mancato inserimento di Ateniesi nella "lista nera", ii cosiddetto iath2oyoç 104 ) costituivano per l'oratore i fondamentali requisiti che qualificavano alla fruizione dell'amnistia. Che dunque un uomo
quadro generale sull'amnistia si veda anche A. NATALIccHI0, Mb mnesikakemn: I 'amnistia, in I Greci. Storia Cultura Arte Società, 2.11, Torino 1997,1305-1322; A. WOLPERT, Remembering Defeat: Civil War and Civic Memory in Ancient Athens, Baltimore - London 2002, 29 ss. '°' Cfr. ALBINI, in USIA, I discorsi, 439, nota 1; LATEINER, An Analysis, 150 ss.; ancora D. LATEINER, "The Man Who Does Not Meddle in Politics": A Topos in Lysias, CW 76 (1982-83), 1-12. Sull'apragmosyne delle classi elevate, cui certamente appartiene ii cliente di Lisia, cfr. L.B. CARTER, The Quiet Athenian, Oxford 1986, 99 ss., in particolare 104 per l'oratore della XXV. 102 Cfr. P. Ryl. III, nr. 489, 103-109; per un inquadramento dei relativi problerni cfr. LOENING, The Reconciliation Agreement, 106 ss.; inoltre, M. CUcURULLO, II contributo deipapiri alla conoscenza diLisia, PapLup 10(2001), 113-170, 126 ss. 03 Tale requisito potrebbe essere collegato con ii decreto di Demofanto (410/9: cfr. And. I, 9698; D.M. MACDOWELL, in ANDOCIDES, On the Mysteries, Oxford 1962, 134 ss.), che legittimava il biwcoroç póvoç nei confronti di quanti si fossero resi responsabili di icndz2.'o(YLç 'colt i)coi) e dell'instaurazione di una tirannide, ma anche di quanti avessero ricoperto ixpcot sotto un govemo non democratico (cfr. And. I, 96: bv t ç ... &pyiv 'Eva &PXIl icceta eXlIsbvTlc 'cfg hllkoKpceticxc; I, eAoNbvslc 'rig bflJ.LoKpccr'ccsc). Cfr. sul decreto M. OSTWALD, The 97: bv 'ccc dpp 'ccv7spi1iv oc Athenian Legislation Against Tyranny and Subversion, TAPhA 86 (1955), 103-128. 04 Nel frammento P. Ryl. III, nr. 489, col. IV, 11. 108-119 della Per Erissimaco di Lisia si parla non di una lista generica, come in XXV 16, ma di una lista di "quelli con Lisandro" (Ka'c6x2o7oc 'cihv E'ric ADcobcvhpou), come del resto in due passi di Isocrate (XVIII, 16 e XXI, 2: 6 1t'u6 ADcTv6po1 icwu2o'yoç). Bizos in LYSIAS, Discours, II, 117, nota 2, esprime l'opinione che si tratti di una lista
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come Lisia fosse concorde con Trasibulo sul fatto che I Tremila, qualora corrispondesseno a queste caratteristiche, non potessero venir coinvolti in vendette politiche di nessuna specie, se si intendeva procedere ad un costruttivo cammino di restaurazione della convivenza democratica, e che dunque fosse dovere dei democratici 'toIç iè'v &6ticoi3rnv 'ioi) ico2cvrstav 1Etaöi6at ( 3), ml sembra fuori discussione: non vedo pertanto alcun vero elemento di contraddizione ideologica negli appelli insistiti di Lisia a non discriminare politicamente "chi non ha fatto nuhla di male""' e ad aSsicurare loro l'Etc ( 28), salvo restando ii diritto di chiedere soddisfazione - per via rigorosamente giudiziaria - a chi invece Si era reso responsabile di molti delitti106. CiO che vorrei domandarmi in questa sede, tuttavia, è se ii problema non sia in realtà piü complesso e se una verifica dello sfondo politico del processo non possa rivelare in Lisia quella coerenza ideologica che a torto alcuni vogliono negargli, e in fonna assai piü rigorosa di quanto non si sia disposti a riconoscere di primo acchito. Tale sfondo è purtroppo assai oscuro: Si 6 parlato delle incertezze relative al rapporto tra il titolo - che fa riferimento ad una accusa di Kau6ckuGtq Tob 6ijto-o - e ii contenuto, alla data, alla natura della causa; incertezze che, accanto ad altre considerazioni, hanno indotto Dover a ritenere che 1' orazione, anche se di paternità lisiana, sia in realtà una sorta di eSercitazione fittizia, Scritta per un desti-
di persone sospette, redatta sotto istigazione di Lisandro; analogamente G.A. LEHMANN, Die revolutionare Machtergrefung der "Dreissig" und c/ic staatliche Teilung Attikas (404-40110 v. Chr.), in Festschr(fi Stier MOnster 1972, 215, sulla base di D. LOTZE, Lysander und der Peloponnesische Krieg, AAWL 57, 1(1964), 51. U. ALB1N, I cataloghi di Lisandro, Maia 11(1959), 63-66, ammette questa possibilitb per i cataloghi menzionati da Isocr. XVIII, 16 e XXI, 2, che sarebbero da ritenere cataloghi di proscritti compilati dagli oligarchi (l'espressione 6 te'tà AxvbpoD lcreta26o7oc sarebbe una brachilogia per ô seth AialovbpoD 'ypwpei.g K(xt6c?o7oç); ritiene perô che ii catalogo ricordato dalla Per Erissimaco sia piuttosto un catalogo di fautori di Lisandro, compilato dai radicali (contra G. PASCUCCI, Isocrate, XTI, 2, SIFC 30, 1958, 96-105, 100). A favore dell'unificazione delle diverse liste si pronuncia pin convincenternente KRENTZ, The Thirty, 78; egli ritjene, sulla scorta di C.H. ROBERTS, Catalogue of the Greek and Latin Papyri in the John Rylands Library, III, Manchester 1938, 106 ss., che si tratti di una lista di cittadini dernocratici privati dci diritti e costretti a prestar Servizio militare con Lisandro; nello stesso senso PASCUCCI, Isocrate, XXI, 2, 96-105; MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 284, nota 13; 506, nota 50; G. INDELLI, Ipapiri di Lisia: alcune osservazioni, PapLup 9 (2000), 195-204, 200-201; CUCURULLO, Ilcontributo deipapiri, 135 ss.; per la possibilità che si tratti piuttosto di ostaggi cfr. LOENING, The Reconciliation Agreement, 104, nota 15. 05 Cfr. le espressioni insistentemente ricorrenti ai § 1, 3, 4, 6, 16: Toig p.i3kv &bucoiiv'nzç, 'coig 1u6èv /x&Kobalv; § 3, 16: 'coiç irjbèv J1cxp'c111có'cac; § 5: toiç pihèv lccxscbv Etp'yxnJsbvoDç; § 11: 7co262 K6'ycx80 EipycXGJIkVOr ... Kcocôv be nibCv stómo'ce. 06 Cfr., in sistematico contrasto con le espressioni di cui alla nota precedente, § 1: 'to ito?2Jo kflnxp'c11K6'caç; § 5: 'cog &bucobv'cc; § 6: sco262,àt sccocio eip'ycozjthvoi; § 16: 'col; 'cóv. tcxp'trpónrv. Cfr. WEISSENBEROER, Die 7cEvi1jj.ev0)v icwctbv ai'corg; § 18: 'tOig sic 'to mU)Oog
Dakimasienreden des Lysias, 115-116.
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natario ipotetico 107 . Qualche chiarimento, io credo, puô nascere da una riconsiderazione della provenienza dell'accusa contro ii cliente di Lisia. L'oratore caratterizza gli acdusatori di Lisia come sicofanti ( 3, 26, 29), individuando con ciô l'assoluta pretestuosità delle loro accuse e ii collegamento della loro azione con interessi di tipo fondamentalmente economico, e soprattutto ii pone sullo stesso piano del Trenta: come i Tiranni, i sicofanti attentano al buoni cittadini per avidità di denaro - un'accusa, e un parallelismo, che Lisia sviluppa nella Contro Eratostene 10t, e che appaiono comunque confermati dalle fonti storiografiche contemporanee e no 109 - e per interessi personali che nulla hanno a che vedere con ii bene dello stato ( 3, 19, 24). Particolare interesse in questo senso rivestono i § § 19-20, dove si evidenzia la mancata discriminazione tra buoni e cattivi cittadini da parte dci Trenta all'epoca delle persecuzioni e ora riproposta dal sicofanti: "Tutti sapete che nella passata democrazia molti facevano man bassa del denaro pubblico, alcuni si facevano corrompere a danno dei vostri interessi, altri poi vi mettevano contro gli alleati mettendo in giro false voci. Ebbene, se i Trenta avessero punito soltanto questa gente, anche voi li avreste giudicati dei galantuomini' 10; invece, poiché per gli eccessi di quelli volevano punire tutto il popolo, vi ribellavate, convinti che fosse una grave ingiustizia far ricadere su tutta la città le colpe di una minoranza di cittadini. Non è opportuno dunque che voi ripetiate gli stessi errori che avete visto commettere a loro ..." (cfr. anche § 26).
La responsabilità degli accusatori è aggravata, in questo caso, dal fatto che essi si presentano come democratici: in realtà, come viene espressamente notato nel § 27, ii malcontento che la loro azione crea presso i cittadini onesti prepara la strada alle involuzioni antidemocratiche e fa quindi, in ultima analisi, ii gioco degli oligarchi:
07 DOVER, Lysias and the Corpus Lysiacum, 78 e 188-189. Cfr., contro DOVER, MURPHY, Lysias 25, 555 ss., che pensa piuttosto al cliente di Lisia come ad una "collective persona", priva di Caratterizzazioni individuali e deputata piuttosto a rappresentare un'intera categoria politico-sociale, quella dci Tremila. 'o Cfr. XII, 5; AVEZZU, in USIA, Contro I tiranni, 115-116, nota 11 'o Cfr. Xen. Hell. II, 3, 1 ss.; Arist. Ap. 35 (su cui cfr. RHODES, A Commentary, 439 ss., in particolare 445-447; CHAMBERS, in Aristoteles, Staat derAthener, 306 ss.). 110 Cfr. anche XII, 5 per l'ammissione, da parte di Lisia, del consenso ottenuto dai Trenta nella prima fase del loro govemo, quella "antisicofantica": consenso enfatizzato dalle fonti conservatrici (cfr. Xen. Hell. II, 3, 12 e Arist. Ap. 35, 3; cfr. inoltre l'analoga valutazione di Teramene in Xen. Hell. II, 3, 38).
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"A tutti è chiaro ormai che la democrazia nasce a causa degli eccessi di chi governa ingiustamente in regime oligarchico, e che l'oligarchia invece è sorta due volte a causa di chi, in regime democratico, sporge false denunce".
Di pin, essi svuotano di significato la stessa democrazia vigente: "E non c'è da meravigliarsi di loro, ma di voi: perché credete che ci sia la democrazia, ma in realtà accade quello che vogliono loro ..." ( 32)U.
Con ciô, la sovrapposizione tra i sicofanti in generale, gli specifici acdusatori del cliente di Lisia e i Trenta Tiranni è portata alle estreme conseguenze, con una presa di posizione molto forte" 3 che va, a mio parere, spiegata con un argomento piü convincente dell'adeguamento ad un cornpromesso richiesto dalle esigenze della causa. Dei tre accusatori conosciamo i norni: Epigene, Demofane e Clistene I primi due sono aliter ignoti' 14. per ii terzo, la possibilità di identi25). ( ficarlo con ii Clistene ripetutamente sbeffeggiato dal comici e da Aristofane - in particolare nelle Rane (vv. 48, 57, 422) - per la sua ostentata omosessualità è stata respinta con una frettolosità forse eccessiva" 5 . Riferendo
Cfr. anche i § 6, 24 e 30; l'insistita sovrapposizione tra i sicofanti e i Trenta riproduce ii giudizio storico proposto da Lisia in XII, 1 ss. (cfr. in proposito C. BEARZOT, Esilii, deportazioni, emigrazioniforzate in Atene sotto regimi non democratici, in Emigrazione e immigrazione net mondo antico, CISA20, Milano 1994, 141-167, in particolare 145 ss.). Per lo sganciamento dei tre accusatori dall'area democratica, cui essi pretestuosamente fanno riferimento, cfr. anche ii § 29: "Costoro quand'erano esuli, hanno dovuto la loro salvezza ad altri, mentre adesso che sono rientrati in cjttà cercano di nuovo di fare i sicofanti". 2 Anche nella Contro Ippoterse (F 9b MEDDA), Lisia accusa di sicofantia Ippoterse, che pure è caratterizzato, nello stesso contesto, come un antidemocratico, esule con i Quattrocento e rientrato in Atene da Decelea con l'aiuto spartano (sulI'orazione e ii suo inquadramento eft. ora E. MEDDA, in Lysias. In Hippothersem, In Theomnestum et Fragmenta ex incertis orationibus [P Oxy. XIII 1606], Firenze 2003, 181 ss.). Lisia dunque ammette ii danno fatto dai sicofanti al sistema democratico, ma non ammette la loro estrazione dernocratica: essi sono in realtà nemici defla democrazia, anche se Si atteggiano a democratici e si appoggiano ad elernenti del sistema democratico (quale era appunto ii sistema del processo accusatorio). Anche nel conteSto della XXV del reSto, 6 Stata notata la cura con cui Lisia distingue questi sedicenti democratici dai leaders del partito del Pireo (MURPHY, Lysias 25, 546). ' Cfr. MURPHY, Lysias 25, 554-555. 114 Per Epigene cfr., per una possibile allusione, Aristoph. Eccl. 931 ('Eiti'yévç; al v. 167 viene invece deriso per I'aspetto femmineo un 'Eiti.'yovoç). Cfr. anche MURPHY, Lysias 25, 546, nota 11 Cfr. per esempio ALBINI, in LISIA, Idiscorsi, 440, nota 12; MEDDA, in LISIA, Orazioni, II, 290, nota 18. E. SCHWARTZ, Quellenuntersuchungen zur griechischen Geschichte, RhM 44 (1889), 104126, 121, nota 1, ipotizzava addirittura di emendare K2cuyOévv in K2xr'y4vv (eft. Aristoph. Ran. 709) e Mij.topévv in MJIóqavTOv (cfr. And. I, 96). Di recente accoglie gli interventi di SCHWARTZ sul teSto A. NATALICCHIO, Atene e la crisi delta democrazia. I Trenta e la querelle Teramene/Cleofon-
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infatti dell'attività del tre accusatori nel periodo compreso tra la caduta del Quattrocento e la fine della guerra del Peloponneso, quando essi "trassero privatamente frutto dalle sventure della città, mentre nella vita pubblica Si resero responsabili di gravissimi danni (dv'tclç teytatwv lccoco)v cthtoiç: § 25)",
Lisia ricorda, fra le gravi responsabilità che possono venir loro addossate, quella di aver mandato a morte akritoi alcuni cittadini (vIo)v 1.tèv 'yêp 97c e t(3 ow bjiç àKpiTwV Oácva'cov 1JWpIGc0ca: § 26). L'allusione, per motivi tanto cronologici quanto di contenuto, sembra rimandare al caso del processo agli strateghi delle Arginuse (406/5)116, che vide condannare a morte con procedura irregolar& 17 set strateghi di sicura fede democratica e di provata esperienza, con le conseguenze ben note per l'esito del conflitto peloponnesiaco e per la democrazia ateniese (Xen. Hell. I, 7). Ora, nelle Rane (vv. 416 ss.), composte sotto l'impressione recente della vicenda delle Arginuse, di cui conservano numerosi echi' 18 Clistene viene deriso proprio per Ic buffonesehe manifestazioni di cordoglio ostentate verso uno degli "amici" naufragati alle Arginuse, che gli strateghi erano ritenuti colpevoli di non aver raccolto 119 Ii contesto è ii medesimo in cui viene satireggiato Archedemo,
te, Bari 1996, 36 ss., sulla base delta loro coerenza con i temi antiradicali presenti nel testo: Demofanto, KIRCHNER, PA nr. 3659, e Cligene, KIRCHNER, PA nr. 8488, appaiono personalità relativamente di spicco del partito democratico-radicale negli ultimi anni della guerra del Peloponneso. Ma, a parte ii fatto che tali temi si spiegano anche in relazione all'estrazione di Clistene - spregiudicato collaboratore, con altri demagoghi come Archedemo, di Teramene -, l'accoglienza della duplice emendazione (un intervento gih di per sé pletorico e pertanto dubbio) e la conseguente identificazione degli accusatori con politici eminenti nelle ultime fasi del conflitto finisce per far risultare poco credibile ii tono fortemente ostile di Lisia, tanto che DOVER, Lysias and the Corpus LysiaCum, 188-189, muove proprio dalle emendazioni di SCHWARTZ per evinceme il carattere di bozza fittizia dell'orazione. II duplice, pesante intervento di ernendazione mi sembra pertanto non necessario, giacchd determina pi0 difficoltà di quante non ne risolva. A favore del mantenimento del testo tràdito e dell'identificazione del Clislene dell'orazione con il grottesco personaggio aristofaneo è invece KIRCHNER, PA nr. 8525. IS Cfr. MEDDA, in LIsIA, Orazioni, II, 290, nota 19: sulla vicenda delleArginuse cfr. ora, anche per la bibliografia precedente, C. BEARZOT, Tthróppllra ,roIsIcyOat. Ancora su Ermocrate e Teramene, RIL 128 (1994), 271-281, 271-272 e nota 2; EAD., Anomalie procedurali ed elusione del nomos nei processi per alto tradimento: eisanghelia e asebeia, in Processi e politico nel inondo antico, CISA 22, Milano 1996, 71-92. '' Questo il senso di akritos, termine del reSto ricorrente anche in Xen. Hell. I, 7, 25 a proposito di questa vicenda processuale. Cfr. AVEZZIII, in USIA, Contro i tiranni, 119-120, nota 22. ' 18 M. SoIwl, Teramene e ilprocesso delle Arginuse, in La dynasteia in Occidente. Studi su Dionigi L Padova 1992, 9-22 (=Aevum 55, 1981, 3-12). " I Cfr. v. 422 ss.: Thy KXswOhVsi h' wcoixo it7. I codici hanno in realtà 'toy KXcI000voDç - il figlio di Clistene -, accettato dalla maggior parte degli editori moderni. La lezione KXsioOévii
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l'iniziatore dell'iter processuale in Xen. Hell. I, 7, 2, che ii poeta accusa di fare "ii demagogo fra i morti di lassñ", attribuendogli con ciô apertamente anche la responsabilità dell'organizzazione della messinscena delle Apaturie - la festa delle fratrie in occasione della quale falsi parenti del naufraghi si presentarono all'assemblea a chiedere vendetta -, voluta da Teramene per forzare la volontà dell'assemblea popolare e convincerla ad emettere nei confronti degli strateghi una sentenza di condanna' 20: proprio "l'accostamento fra la demagogia di Archedemo e ii cordoglio di Clistene ... conferma ii carattere non spontaneo ma organizzato che Senofonte denunzia nella manifestazione dei falsi "congiunti" del caduti" 121 . La possibilità di sostenere l'identificazione del Clistene accusatore del cliente di Lisia, coinvolto con altri nella responsabilità di aver convinto ii popoio a mandare a morte akritoi cittadini ateniesi, con ii Clistene della commedia, coinvolto con Archedemo nell'organizzazione della messinscena con la quale Teramene forzô la volontà popolare contro gli strateghi delle Arginuse determinandone l'irregolare condanna, non puô essere, a mio parere, frettolosamente liquidata: essa anzi mi pare fortemente rafforzata dalle considerazioni ora propo ste. Ma se l'ipotesi di identificazione è corretta e il personaggio è il medesimo, allora l'ambiente da cui provengono gli accusatori del cliente di Lisia esce dall'oscurità e assume connotazioni facilmente identificabili. Si tratta dell'ambiente di quei demagoghi di area radical& 22 ampiamente stnimentalizzati da Teramene negli ultimi anni della guerra del Peloponneso, allo scopo di manovrare l'opinione pubblica democratica, di esercitare in modo indiscusso 1' ambita prostasia sul demos e di indirizzare la politica dello stato nel senso del proprio personale interesse 123 . Mi sembra
e quella dell'Aldina e si basa sulla variante K2cuOévv presente nel Vaticano Urbinate 141; essa e accolta da T. BERGK, in ARIsT0PUANIs Comoedias edidit T Bergk, II, Lipsiae 1882, 188, e da B.
BICK.LEY ROGERS, in in ARISTOPHANES, II, Cambridge, Mass-London 1950, 334. Cfr. G. Roux, Les grimaces de Clisthène (Grenouilles, vv. 422-430), REG 80 (1967), 165-175; F. SARTORI, R iflessi di vita politica ateniese nelle Rane diAristofane, in Scritti Vassal/ii, Verona 1974, 416-430. 120 Per questa interpretazione cfr. Soani, Teramene, 10-15; per ii giudizio di Senofonte sulla responsabilità di Terarnene (Xen. Hell. I, 7, 4 e 8) cfr. in particolare EAD., ibidem, pp. 11-12; per una visione diversa cfr. P. KRENTZ, in XENOPHON, Hellenika: Books 1-11.3.10, Warminster 1989, 158 ss., in particolare 162. 121 SORDI, Teramene, 13; cfr. SARTORI, R(flessi di vita politico ateniese, 425 ss. 22 Archederno è definito da Senofonte (Hell. I, 7, 2) come ô 'tO9 M.tou tóc ApoeatflKç iv 'A&tivarc KcLi. tiç &w3cXtcç c1ng626gEvoc; Callisseno, ii cui ruolo fu fondamentale nel corso del processo (cfr. Xen. Hell. I, 7, 8-9; 12; 14; 26), dopo essere stato aecusato di aver ingannato ii popolo fuggi, per rientrare con "quelli del Pireo" (Xen. Hell. I, 7, 35). Cfr. KRENTZ, in XENOPHON, Hellenika: Books 1-11.3.10, 160 e 162. 23 Nel caso delle Arginuse per recuperare autorevolezza dopo una dokimasia negativa che gli aveva negato la rielezione a stratego: cfr. S0RDI, Teramene, 15-16.
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anzi che si possa affennare che Lisia stesso appare convinto del collegamento tra i tre sicofanti apparentemente democratici e l'area "moderata". Mi riferisco ai diversi passi in cui l'oratore mostra particolare sensibilità sul tel-na del trasformismo politico: laddove stigmatizza apertamente la conversione all'oligarchia del demagoghi Frinico e Pisandro ( 9)124; laddove, nello stesso § 9, allude a chi, avendo coliaborato all'abbattimento del Quattrocento, entrO poi a far parte del Trenta, quindi con ogni probabilità proprio a Teramene' 25 ; laddove, ancora nd § 9, ricorda la presenza di parte degli oligarchi del 411 tra gli esuli democratici rientrati dal Pireo126; laddove infine afferma, a proposito dci tre accusatori, che costoro, con ii comportamento tenuto negli ultimi anni del conflitto peloponnesiaco, furono in ultima analisi i responsabili della guerra civile ( 25-26): guerra civile che egli riteneva, sulla linea tucididea (VIII, 89, 3), esito delle mene demagogiche del "moderati" che perseguivano ostinatamente, fra le diverse avventure oligarchiche, la ricerca del potere personale e per esso non esitavano, con assoluta indifferenza al bene comune, ad utilizzare qualunque mezzo (cfr. XII, 62 ss.) 127 . In questo senso, la ricordata sovrapposizione del tre "sicofanti" Iorov KaKWv c''tto ( 25) con i Trenta, fortemente esplicitata nd § 31 (Kcd toao'cwv Kcociv icctI. képwv icoX Xthv ôv'cEç a'roT, ici ov &(xppov'cEç uCov tpt1ov'r ...), si rivela non soltanto un espediente retorico per screditare gil accusatori, ma lo strumento per esprimere un meditato giudizio storico su un'intera fazione politica. Tale l'interpretazione di Lisia, che individuava una pericolosa continuità tra i "moderati" attivi dal 411 al 404/3 tra i quali in particolare si era segnalato, per il suo spregiudicato trasformismo, Teramene - e i loro epigoni riciclati attraverso le vicende della resistenza contro i Trenta
124 Si noti che entrambi agiscono non per convincimento ideologlco, ma per timore di essere puniti dal popolo, come Teramene in XII, 66 e 70. Cfr. MURPHY, Lysias 25, 552 ss. 25 ALBINI, in LIsIA, I discorsi, 439, nota 3; MEDDA, in LIsIA, Orazioni, II, 279, nota 8. II tema del trasformismo costituisce la chiave interpretativa della vicenda di Teramene in Lys. XII, 62 ss. (cfr. AVEZZU, in USIA, Contra i tiranni, 138 ss.); nello stesso contesto viene riproposta la valutazione di continuità tra l'esperienza dci Quattrocento e quella dei Trenta e quindi della sostanziale unitarietà dell'avventura oligarchica di fine V (cfr., a proposito del § 9, MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 278, nota 6). Aproposito delle idee politiche del cliente di Lisia cfr. infra, nota 130. 126 Cfr. MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 279, nota 9. 27 Sul desiderio di potere che costituisce, secondo Lisia, ii movente principale dell'azione dci tre sicofanti cfr. § 33; sul loro interesse a rendere la città .wpâ invece che t py&001 acx't XeuOdpa (§ 32; cfr. § 20), che viene sottolineato proprio per caratterizzarli come non democratici perché contrastante con quello che potremmo chiamare il "criterio di democraticitS" lisiano, cfr. BEARZOT, Per una nuova innnagine di Terainene, 25 e nota 48. Osserva MEDDA, in LIsIA, Orazioni, II, 270, che Lisia su questo punto tratta i sicofanti come tratta i Dieci il collegio che sostitui i Trenta dopo la battaglia di Munichia - in XII, 56.
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e della restaurazione democratica. Interpretazione certamente di parte: ma ciô non autorizza ad esciudere aprioristicamente che anche nel contesto della restaurata democrazia, ampiamente dominato dal "moderati" di Archino 12t, personaggi di questo genere - che si muovevano ai livelli bassi dell'attività politica - avessero effettivamente riproposto i loro servigi e Si prestaSsero, come nel recente passato, a fare da strumento per aizzare l'opinione pubblica democratica contro elementi che si volevano colpire o eliminare per i pii diversi motivi, magari pin personali che rigorosamente politici. Motivi i quali non vietano, peraltro, che questi ultimi fossero in realtà, come ii cliente di Lisia, persone niente affatto pericolose, ma anzi sostanzialmente non ostili alla democrazia e desiderose di rendersi disponibili, dopo l'avventura oligarchica, ad una leale collaborazione e quindi a sperimentare un effettivo reinserimento. Credo dunque di poter concludere che la XXV orazione non offre, come si è pensato, la testimonianza di una spregiudicata difesa dell'amnistia da parte di un autore che, in realtà, non ne condivideva affatto lo spinto conciliatore e si adeguava con ciô ai compromessi imposti dal mestiere di logografo: piuttosto, la posizione filoamnistiale di Lisia è collegata, in questo caso, con ii diverso contesto della causa, in cui gli odiati esponenti della linea terameniana si trovavano non dalla parte degli accusati, come Eratostene e Agorato, ma dalla parte degli accusatori. Un fatto, quest'ultimo, confermato anche da quanto è possibile affermare a proposito della posizione politica del cliente di Lisia. Si è Sostenuto, ed è stato ribadito anche di recente' 29, che in realtà la posizione conciliatrice di Lisia sul tema dell'anmistia in queSta orazione sarebbe collegata con ii fatto che ii cliente di Lisia è un "moderato" terameniano, come tale interessato all'osservanza rigorosa delle convenzioni: un'ipoteSi che renderebbe difficoltoso ammettere quanto si è tentato di ricostruire pià sopra a proposito dell'estrazione politica di Clistene e del suoi compagni. Ma si tratta di un'ipoteSi
128 Sulla sua autorevolezza T. ALFIERI, L 'ultimafase della carriera politica di Trasibulo, RIL 106 (1972), 122-148; P. FUNKE, Homonoia undArché. Athen und die griechische Staateswelt vom Ende despeloponnesischen Krieges his sum Konigsfrieden (40413-38716 v. Chr.), Historia Einzelschriften 37, Stuttgart 1980, 17, nota 3; B.S. STRAUSS, Athens after the Peloponnesian War: Class, Faction and Policy 403-386 B. C., London-Sidney 1986, 96 ss.; p01 prudente PH. HARDING, King Pausanias and the Restoration of Democracy at Athens, Hermes 116 (1988), 186-193, 192, nota 31. SHIN figura di Archino cfr. ora M. BERTOLI, Archino tra oratoria e politica: 1 'epitaflo, RIL 137 (2003), 339-366. 129 Cfr. CLOCHE, La restauration démocratique, 393-394, in quale sostiene che l'iniziativa dci tre accusatori non era priva di giustificazioni; ora MURPHY, Lysias 25, 547 SS.; MEDDA, in LISIA, Orazioni, II, 279, nota 8.
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certamente da esciudere: lo rivela proprio ii già ricordato accenno polemico a Teramene, che mi pare sicuramente presente laddove Lisia, nel § 9, fa riferirnento a quanti, dopo aver combattuto i Quattrocento affettando sensibilità democratica, non avevano poi esitato ad entrare nel collegio del Trenta. I sostenitori di Teramene, come rivela ii caso di Eratostene, Si guardavano bene dal mettere in evidenza la continuità tra l'attività ohgarchica di Teramene nel 411 e quella di segno analogo del 404/3: essi seguivano invece una linea ben diversa, valorizzando al massimo la dissociazione tra Teramene e i Quattrocento prima e fra Teramene e i Trenta ' Una allusione polemica alla spregiudicatezza politica di Teramene poi sarebbe incomprensibile in bocca ad un "moderato" terameniano: al di là della contraddizione ideologica, essa sarebbe stato peraltro del tutto controproducente, perché avrebbe attirato sull'oratore impegnato nell'autodifesa l'irritazione del democratici verso ii trasformismo del celebre uomo politico "sempre scontento del presente e desideroso di novità"31. La posizione di Lisia sul tema dell'amnistia non è dunque, nel contesto della XXV, diversa da quella che si evince da altri suoi interventi degli anni successivi a! 403. Una rilettura dell'orazione e dei principali argomenti proposti da Lisia offre, a mio parere, significativi elementi di conferma. Fin dall'esordio, Lisia ribadisce la piena legittimità della memoria e del rancore, con un'impostazione del tutto analoga a quella che si ritrova La differenza sta, se nelle orazioni XII (cfr. 79 ss.) e XIII (cfr. mai, nell'affermazione decisa del rifiuto delle vendette indiscriminate in Kitct'ca: assenza di 30 .
9697)I32.
130 E' vero che ii § 22 allude a dissensi tra I Tremila e quindi, probabilmente, evoca le conseguenze della frattura tra Teramene e Crizia: cfr. Bizos in LYSIAS, Discours, II, 120, nota 1. Ma la rnenzione di questo dissenso non basta, 10 credo, a fare del cliente di Lisia un fautore di Terarnene, a fronte della neppur troppo sottile polemica contro ii leader moderato. Secondo LOENING, The Reconciliation Agreement, 105 e nota 16, ii cliente di Lisia si rivelerebbe come filoligarchico laddove mostra di apprezzare la prima fase dei Trenta ( 19) e contesta gli eccessi dei demagoghi ( 19 e 25-26): ma si trattava di opinioni ampiamente condivise, come rivela Lys. XII, 1 so. (cfr. supra, nota 110). Ne mi pare vi siano argomenti in favore della tesi del WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden des Lysias, 143 ss., secondo cui ii discorso proporrebbe le aspirazioni ad una democrazia meno radicale da parte non tanto di un ipotetico "Mittelpartei", quanto addirittura da parte "der frOheren Anhanger der Dreissig" (144). " I Cfr. XII, 78: 'tv Cv ltapóvscov KccEcappovOiv, 'rthv be dmóv'cwv 014.LBV. 32 Sulla valorizzazione dell'idea di vendetta nell'etica tradizionale greca eft. L. PEARSON, Popular Ethics in Ancient Greece, Stanford 1962, 90 ss.; K.J. DOVER, La morale popolare greca all 'epoca di Platone e di Aristotele, trad. it. Brescia 1983 (= Oxford 1974), 311 Ss.; S. SAID, La tragédie de la vengeance, in La vengeance. Etudes d 'ethnologic, d 'histoire et de philosophie, Paris 1984, IV, 4790; H.J. GEHRKE, Die Griechen und die Roche. Ein Versuch in historischer Psychologie, Saeculum 36 (1987),121-149; D. COHEN, Law, Violence and Community in Classical Athens, Cambridge 1995, 61 so. G. HERMAN, Honour Revenge and the State in Fourth-Century Athens, in Die athenische
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"Posso ben comprendere voi, giudici, Se, ascoltando questi discorsi e ricordando ii passato (va iKotvolc)' 33 , la vostra collera Si rivolge (6p7lEoBca) 134 indistintamente contro tutti quelli che sono ricercano masti in città: mi stupisco invece dei rniei accusatori, che ugualmente di convincervi a considerarci tutti in questo modo" ( 1).
La stessa impostazione ritorna nel § 16: "Ebbene, se la vostra collera si solleva contro i responsabili delle sciagure passate (ci 'toç 'tiv fE7EVfl0V()v lcco(o)v cd'tIotç óplsOc), e ragionevole che cresca anche la vostra stirna per chi invece non ha fatto alcun male!";
nel § 23, dove, dopo aver ribadito ii diritto del democratici ad ottenere soddisfazione giudiziaria, non sommaria (itapê 'cdiv Opdiv Out tKr1v), l'oratore identifica nell'osservanza dell'amnistia la vera 'cijiwpi 135 nei confronti del nemici: (X "Dunque, giudici, bisogna giudicare veri arnici del popolo coloro che, desiderando la vostra concordia, rispettano i giuramenti e i patti, convinti che questa sia la piü sicura via di salvezza per la città e la pin grande punizione per i nemici";
infine net § 35, dove t'adesione all'amnistia è accostata al riconoscimento del diritto di colpire per via giudiziaria i responsabili di colpe gravi: "Noi perô, giudici, riteniamo giusto che voi rispettiate i patti e i giuramenti nei confronti di tutti i cittadini, e comunque, quando vediarno
Deinolo-atie im 4. ,Jahrhundert v. Chr., Stuttgart 1995, 43-60, ha sostenuto che la vendetta, non solo sommaria ma anche ottenuta attraverso la legge, fosse ritenuta inopportuna nella mentalitb degli Ateniesi di IV secolo (cfr. anche In., Tribal and Civic Codes of Behaviour in Lysias L CQ 43, 1993, 406-419; How Violent was Athenian Society?, in Ritual, Finance, Politics. Athenian Democratic Accounts Presented to D. Lewis, Oxford 1994, 99-117). L'ipotesi, basata sull'analisi di alcune orazioni, tra cui la I e la III del corpus lysiacum, è stata convincentemente discussa da WV HARRIS, Lysias III andAthenian Beliefs about Revenge, CQ 47(1997), 363-366. Ii tema della memoria rjtorna ai § 25 e 35. Cfr. XII, 5; 92; 94 ss.; XIII, 43-44; 48; 95. '11 terna dell'bpyui toma ai § 5, 16, 18. Cfr. XII, 2; 30 ; 58; 79; 90; 96. Per ii tema della 'cqiwpics cfr. i § 5, 23, 27, 35. Cfr. XII, 88; 94; 96; 100; XIII, I ss.; 41-42; 48; 51; 78; 82 ss.; 90; 92 ss. Peril rapporto tra ivibsri e 'n.swptc cfr. M. SIMONDON, La mémoire et 1 'oubli dans Ia pensée grecque jusqu 'a latin du Ve siècle avant J.-C., Paris 1982, 215 ss.; per Lisia in particolare cfr. M.-M. MAEroux, Accuses et d(ffe'renciation lexicale. A propos de deuxplaidoyers de Lysias, RELO 21(1987), 139-153, in particolare 141-143; GEURKE, Die Griechen und die Roche, 145, nota 155.
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che i responsabili delle sventure pagano ii fib delle loro azioni (toiç 't(O\) KK(OV at'ctODç öuIcllV 6i6v'raç), siamo disposti a comprendervi ricordandoci di quel che vi è accaduto allora ('táv 'tore tspi iiç I\ij1évO ( 7 i1JiavoY ) IITI\) E%OEv)".
Ii diritto alla memoria del mall passati e alla conseguente 'citwpIc dunque non è affatto in discussione: purchd si tratti di una 'ccoptcx non sommaria, ma perseguita in forme legali, e non indiscriminata, ma messa in atto nei confronti dei yen responsabili, politici ed esecutivi, di atti delittuosi. La presa di posizione di Lisia a favore del lvi ucKeiv nell'orazione XXV, lungi dal rivelare spregiudicatezza, opportunismo o indifferenza ideologica, mostra dunque di avere dietro di sé motivazioni politiche precise. Essa si inserisce con piena coerenza nell'azione "antiterameniana", e piü generalmente "antimoderata", svolta da Lisia nel contesto della restaurazione democratica e ampiamente testimoniata dalle linee politiche che emergono dalle orazioni XII e XIII: orazioni in cui Lisia conteStava l'applicazione dell'arnnistia a persone gravemente compromesse con ii regime a livelli diversi, nel timore che l'amnistia venisse a costituire un comodo strumento per passare un colpo di spugna su gravissime responsabilità politiche e anche penali. Ma c'è un risvolto ulteriore. L'intervento di Lisia rivela che - se la nostra ipotesi sullo sfondo politico del processo è corretta- erano proprio quei "moderati" che avevano ampiamente sfruttato l'amnistia per reinserirsi a pieno titolo nella vita dell'Atene democratica ed esercitarvi la loro pesante influenza a mostrarsi disposti, se necessario, ad ignorarne lo spirito - se non a violarla, cosa di cui non sembrano esservi qui gli estremi - con assoluta spregiudicatezza, utilizzando demagoghi pronti a tutto per danneggiare persone che non si erano rese colpevoli di alcun grave delitto, ma di cui si desiderava - per motivi che potevano non andare oltre l'inimicizia personale - l'eliminazione politica. Non era dunque solo da parte democratico-radicale che provenivano le contestazioni e soprattutto i tentativi di aggiramento dell'amnistia: anche da parte "moderata" poteva darsi che si ricorresse, strumentalmente, a simili escamotages. L'attacco ai sicofanti - in realtà demagoghi al servizio dei "moderati" - presente nella XXV si rivela allora pienamente coerente con ii rifluto di riconoscere ii diritto di fruire del JlvTnKcu(Ev a personaggi come Eratostene ed Agorato: i due momenti anzi costituirebbero l'espressione dello stesSo orientamento politico, necessariamente diversa nelle modalità perché diversa era l'occasione che la richiedeva. In questa prospettiva, alcune argomentazioni usate da Lisia risultano allora pienamente illuminate in tutte le loro sfaccettature: in par-
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VIvEIe DA DEMOCRATICI
ticolare, l'equiparazione con i Trenta nei metodi e negli obiettivi da una parte e l'accusa di danneggiare scientemente la democrazia affettando di volerla difendere dall'altra, che vengono rimproverate ai tre "sicofanti", corrispondono alle accuse che i democratici - e in prima istanza lo stesso Lisia - rivolgevano ai "moderati" di Teramene, negando loro ii diritto di distinguere la propria posizione da quella degli oligarchici estremisti e di proporsi come paladini "centristi" di una democrazia che prendesse le distanze dalle degenerazioni oclocratiche. Come afferma Lisia nel § 8, nella famosa teorizzazione "sofistica" del sympheron come criterio di adesione ideologica' 36, in realtà non vi sono che due alternative: si puô essere oligarchici o democratici, ma non vi è una reale alternativa "centrista" del tipo di quella prospettata da Aristotele (Ap 34, 3) sulla linea della propaganda terameniana'37. Nessuna distonia, dunque, rispetto al quadro generale dell'ideologia lisiana e alla sostanziale dissociazione dallo spirito eccessivamente generoso del jn tvi1nica1cIv che essa in genere sembra proporre. L'orazione XXV dimostra, in realtà, che Lisia è rispettoso, se non della lettera, certamente dello spirito dell'amnistia: se ne contesta l'applicazione indiscriminata ai responsabili politici e al loro collaboratori esecutivi, si allinea perô alla sua ispirazione laddove rifiuta apertamente il criterio della vendetta politica contro cittadini ateniesi anche di fede democratica non limpida - come è il caso dell'esponente del Tremila di cui e trattato qui ii caso -, purché in assenza di responsabilità politiche dirette e di comportamenti delittuosi. Lisia rappresenta con ciô la preoccupazione dell'ala radicale del partito democratico, che contestava l'impostazione data da Trasibulo all'amnistia in quanto eccessivamente aperta alla fruizione da parte di personalità anche ambigue, e quindi collegata con il rischio dell'impunità e della conSeguente rilegittimazione di elementi pericolosi per la democrazia: ciO da di egli propone una sostanziale dissociazione è dunque il rischio di ecceSSivo irenismo che il iucaiciv poteva portar con sé. Ma l'alternativa proposta non e affatto ii ricorso alle vendette indiscriminate, sulla base del solo
136 "Nessun uomo è per natura né oligarchico né democratico, ma ognuno cerca sempre di istituire ii tipo di govemo che per lui 6 piO vantaggioso ('tig &v éicnt) ito?vcaIcs mupép". Su questo tema cfr. ALBINI, in LIsIA, I discorsi, 439, nota 2; DOVER, Lysias and the Corpus Lysiacum, 49; MURPHY, Lysias 25, 550 ss.; MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 271 e 278, nota 5. Cfr. inoltre i § 7 ss., 16-17, 18, 32. 37 Sul tema del bipartitismo cfr. gli accenni ai § § 7, 17, 29, 31; su tutto ciô cfr. ora D. MUST!, Demokratia. Origini di an 'idea, Bari 1995, 175 ss.
LIsIA E L'AMNISTIA: LO SFONDO POLITICO DELL'ORAZIONE XXV
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sospetto ideologico, e l'abbandono alla spirale incontrollata delta rinnovata guerra civile che ne sarebbe seguita. Ii criterio per un'applicazione corretta dell'amnistia che Lisia propone è in realtà rigoroso e improntato a giustizia: l'assenza di corresponsabilità politica - in presenza delta quale non doveva esser possibile amnistiare, neppure, come invece le convenzioni prevedevano, in seguito a rendiconto - e it mancato coinvolgimento in fatti di natura delittuosa, non solo in forma diretta - le convenzioni già esciudevano gli omicidi a ótpç - ma anche in forma indiretta (per esempio in quella, particoirmente sfruttata dal Trenta, delta delazione). Un criterio non privo di oggettività, che avrebbe assidurato la concordia civica senza offrire facili scappatoie a quanti erano, in modo diverso, legati alla fazione "moderata" degli oligarchi. L'applicazione - non priva di conseguenze politiche, come rivela la stona ateniese del primi anni del IV secolo - del pià generoso criterio trasibuleo, imposta dalle pressioni dei "moderati" stessi, spiega bene it malcontento del democratici pin ideologizzati: e spiega bene ii distacco progressivo di Lisia da Trasibulo, che è stato attribuito at risentimento per la mancata concessione delta cittadinanza ateniese e che va invece piuttosto attribuito, io credo, ad una valutazione di eccessiva disponibilità a lasciarsi condizionare, nelI'applicazione dell'amnistia di di pure tutti riconoscevano ii valore ideate e l'opportunità politica, daArchino e dai "moderati" che avevano collaborato alla resistenza. Una disponibilità che si nutriva di una superiore idealità religiosa' 38 , e che il laico Lisia non poteva né comprendere né condividere' 39 . Tra le due figure estreme del Trasibulo liberatore di File e salvatore delta democrazia dell'orazione XII, 52 (4O3)'°, che risente ancora del clima positivo degli anni delta collaborazione, e del Trasibulo dell'orazione XXVIII, 5-8 (389/8), di cui si afferma con durezza estrema che "ha fatto bene a morire come è morto" liberando la città dalla sua ingombrante e in fondo poco costruttiva presenza, l'itinerario ideologico di Lisia ci propone significativamente un'immagine intermedia: quella di un Trasibulo designato ironicamente come "ii santo di Stiria" (XVI, 15: 'ro3 jivoi tetpt6)ç)141.
138 Cfr. M. SoRDI, Lafortuna dell 'amnistia del 403, in Amnistia, perdono e vendetta nel mondo antico, CISA 23, Milano 1997, 79-90; C. BEARZOT, Perdonare ii traditore? La tematica amnistiale nel dibattito sul richiamo di Alcibiade, ibidem, 29-52. Cfr., per una sistematica contestazione dell'arnnistia tanto a livello politico e civile quanta a livello di ispirazione religiosa, XII, 79 ss.; XIII, 95 ss. (cfr. 3); XXXIV, 1-2. Cfr. T.C. LOaNING, The Autobiographical Speeches of Lysias and the Biographical Tradition, Hermes 109 (1981), 280-294, in particolare 284 ss.; ID., The Reconciliation Agreement, 70-71; per la discussione dell'ipotesi cfr. anche MEDDA, in USIA, Orazioni, I, Milano 1991, 38, nota 13; cfr. 308.
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VIVERE DA DEMOCRATICI
Un appellativo che, mentre identifica l'ostentata ispirazione religiosa della politica di Trasibulo, prende apertamente le distanze da essa e dal sno propugnatore, ponendo in evidenza ii deteriorarsi di una amicizia politica la cui sorte si gioca, io credo, non su motivi di risentimento personale, ma su un terreno Squisitamente politico, e cioè proprio sul controverso tema dell'amnistia e della sua applicazione.
141 Preferisco tradurre in questo modo l'espressione, certamente spregiativa, piuttosto che in forma pin letterale ("l'illustre", o "ii venerabile Stirieo"), giacché essa, piU die cogliere ii carattere "superbo" di Trasibulo (MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 92, nota 16), mi sembra colpire ii suo costante e ostentato richiamo all'ispirazione religiosa dei propri atteggiamenti politici. La definizione di aaiváç e giudicata derisoria da E.M. CRA1K, Mantitheus ofLysias 16: Neither Long-Haired nor Simpie-Minded, CQ 49 (1999), 626-628, 628; cfr. inoltre M. EDWARDS - S. USHER, in Greek orators, 1: Antiphon & Lysias, Wansiinster 1986, 256 (che indicano un parallelo in Eur. Hipp. 94). Su Lisia nel quadro della tradizione su Trasibulo cfr. ora R.J. BUCK, Thrasybulus and the Athenian Democracy. The Life of an Athenian Statesman, Historia Einzelschriften 120, Stuttgart 1999, 15-16.
3 CRITERI ALTERNATIVI DI APPLICAZIONE DELL'AMNISTIA IN LISIA*
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óapic' (Lys. XVIII, 9-10).
L'atteggiamento di Lisia nei confronti dell'amnistia del 403 - mi riferisco alla sua valutazione delle modalità di applicazione delle convenzioni, in particolare alle clausole che regolavano ii diritto di godere delta protezione amnistiale 142 - e stato molto discusso. L'oratore, che sembra assumere in diverse occasioni posizioni apparentemente contraddittorie sulla questione, è stato accusato di invocare l'amnistia per motivi di cornodo e di chiederne poi spregiudicatamente la violazione, a seconda degli interessi delta causa: con un atteggiamento che rivelerebbe pili l'opportunisrno del logografo che la rigida coerenza dell'ideologo143. Net mio commento alle orazioni Contrn Eratostene e Contro Agorato (1997), e in un articolo sull'orazione XXV 144 ho cercato, per parte mia, di mettere in evidenza la sostanziale coerenza di Lisia di fronte a questo problema: coerenza che consiste nell'accostare, at sicuro e convinto riconoscimento del valore dell'amnistia, il rifiuto delta sua applicazione indiscriminata. Le convenzioni d'amnistia, come è noto, esciudevano dalla possibilità di beneficiame gli oligarchi stessi (i Trenta, I Dieci, i Dieci del
* InResponsabilitb, vendetta eperdono net mondo antico, CISA24, Milano 1998, 111-144. 142 In generale sulla questione cfr. l'eccellente messa a punto di T.C. LOaNING, The Reconciliation Agreement of 40312 in Athens. Its Content and Application, Hennes Einzelschriflen 53, Stuttgart 1987; si veda anche A. NATALICCHrO, Me mnesikakein: l'amnistia, in I Greci. Storia Cultura Arte Societh, 2.11, Torino 1997, 1305-1322; A. WOLPERT, Remembering Defeat: Civil War and Civic Memory in Ancient Athens, Baltimore - London 2002,29 ss. 43 Cfr., a proposito dell'orazione XXV, U. VON WILAMOWITZ-MOELLENDORFF, Aristoteles und Athen, II, Berlin-ZUrich-Dublin 1966 (= Berlin 1896), 379 ss.; ancora di recente M. NOUHAUD, Le logo graphe et Ia politique. Sur deux discours de Lysias, Kentron 5 (1989), 161-167. Per una visione pin generale si veda M. WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden des Lysias, Frankfurt am Main 1987, 3 ss. e nota 8; cfr. anche 251 ss. per le orazioni XVI, XXV, XXVI e XXXI. 144 Cfr. C. BEARZOT, Lisia e to tradizione su Teramene. Commento storico alle orazioni XII e XIII del corpus lysiacwn, Biblioteca di Aevuni Antiquum 10, Milano 1997, 11 ss., 86 ss.; BAD., Lisia e l'amnistia: l'orazioneXXVe ilsuo sfondo politico, in questo volume, 37-54.
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Pireo, gli Undici) e i colpevoli di omicidio o di tentato omicidio, purché cx'ô'cóxEtpsc. Per i Trenta, i Dieci, i Dieci del Pireo e gli Undici era prevista la possibilità di rientrare negli accordi sottoponendosi ad un rendiconto; nulla di questo genere era invece ammesso per gli omicidi cc'tóxtpsc, a motivo della particolare gravità del reato. La seconda categoria risultava perô, nei fatti, estremamente difficile da individuare e da colpire: la necessità di dimostrare rigorosamente 1'(x-broXF-tpi(x esciudeva infatti dal perseguimento tutti i mandanti e persino molti degli esecutori, e finiva per trasformare l'amnistia stessa in una sorta di colpo di spugna anche di fronte alle responsabilità piü gravi in termini di delitti di sangue. Ii che era peraltro gravido di rischi politici, giacché consentiva un pieno reinserimento nella vita politica e civile della restaurata democrazia ateniese anche a persone gravemente compromesse con ii regime e con i delitti da esso perpetratP45. I criteri che regolano la possibilità di beneficiare dell'amnistia nella visione di Lisia - una visione che, rispetto a quella favorita da Trasibulo e soprattutto dal "moderati" di Archino, si configura come assai meno irenistica e pin incline ad individuare e a colpire esemplarmente i responsabili di reati gravi - possono essere ricostruiti, sulla base delle menzionate orazioni XII, XIII e XXV, nel senso che segue: - non sono amnistiabili gli oligarchi, come risulta dal caso di Eratostene. A questo proposito Lisia appare pienamente in linea con le convenzioni; - non sono amnistiabili gli omicidi (senza ulteriori specificazioni relative alla modalità dell'azione), come risulta dalla trattazione sia del caso di Eratostene (omicida, se pur indiretto, oltre che oligarca) sia di quello di Agorato (autore di una denuncia e dunque omicida indiretto). Tale presa di posizione va contro le convenzioni, in quanto né Eratostene, né Agorato erano omicidi cd)'róxEtpec; ii primo era se mai un 3oD2zôoxç, il che, secondo Lisia, non lo esime tuttavia dalla responsabilità della morte ingiusta di Polemarco (anche se ii perseguimento di Eratostene restava comunque legato piuttosto al suo ruolo di oligarca); ii secondo era ii responsabile indiretto, attraverso una jnviç, della condanna a morte ingiustificata di Dionisodoro, ma Lisia afferma la sua plena perseguibilità, che non trova altro fondamento - non essendo Agorato oligarca, ma soltanto modesto collaboratore del Trenta - se non nel carattere di omicidio indiretto che la sua denuncia e venuta ad assumere nei fatti;
145 Rimando per l'analisi del problema delle clausole deIl'amnistia a LOENING, The Reconciliation Agreement, 30 ss., e all'Introduzione al mio Lisia e la tradizione so Teramene, 11 ss.
CRITERI ALTERNATIVI DI APPLICAZIONE DELL'AMNISTIA IN UsIA
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- non sono amnistiabili, oltre a quanti hanno rivestito cariche sotto
l'oligarchia e sono colpevoli di omicidio, se pure indiretto, anche j responsabili di crimini gravi di minor portata, quali arresti, delazioni, spoliazioni, forme di favoreggiamento o di persecuzione etc.: e quanto risulta dall'orazione XXV, in cui ii cliente di Lisia, un esponente dei Tremila, rivendica ii proprio diritto al pieno reinserimento nella democrazia restaurata sulla base del fatto di non essersi mai macchiato di tali colpe. L'emergenza di questi elementi nell'opera di Lisia mette in rilievo una parziale volontà di contestazione dell'amnistia, che si sviluppa secondo una linea non priva di coerenza e che richiede, io credo, una verifica sull'intero corpus lisiano: ii riferimento a questi criteri in tema di applicazione dell'amnistia risulta coerente nelle orazioni scritte da Lisia per occasioni diverse sul piano cronologico e giuridico, e per uomini di diversa parte politica e con diverse gradazioni di responsabilità, oppure rivela una ambiguità che riflette una sostanziale indifferenza ideologica?
Qualche elemento informativo emerge già dall'analisi della terminologia utilizzata da Lisia per riferirisi all'amnistia e, dunque, al problemi ad essa collegati' 46 . Ii termine piü significativo, e doe ii verbo tvrucaiceIv, compare in Lisia solo in due passi. Ii primo è XVIII, 19, dove l'oratore i6v, cioè di violare l'amnistia, accusa di "personaggi che sono rimasti in città sotto l'oligarchia e che adesso credono di darvi prova della loro fede democratica danneggiando altri"47,
dunque uomini identificati come esponenti di un orientamento filoligarchico; ii secondo è XXX, 9, dove la stessa accusa torna per un uomo di parte oligarchica, Nicomaco, del quale si afferma che, affettando una fede democratica che non ha, "ritiene di poter rivangare contro altre persone accuse relativa al passa-
Cfr. LOENING, The Reconciliation Agreement, 20-21. '° La traduzione di questo passo, come di tutti gli altri passi lisiani citati di seguito, è di E. MEDDA, in USIA, Orazioni, I-II, Milano 1991-1995. 146
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VIVERE DA DEMOCRATIC!
to proibite dall'amnistia, quando invece dimostrerô che proprio lui ha tramato contro ii popolo"48.
Già questa breve ricognizione suscita l'impressione che per Lisia le vere e proprie violazioni dell'amnistia provengano essenzialmente da parte oligarchica e che siano prive di un autentico fondamento giuridico, giacché appaiono provocate da meschini interessi personali piuttosto che da vera sensibilità per ii bene della comunità. Nulla a che vedere con l'atteggiamento rivendicato al democratici, quale si delinea attraverso le posizioni assunte da Lisia nelle orazioni XII e XIII, dove la contestazione dell'amnistia e di una sua applicazione troppo generosa mira a rendere possibile la punizione solo di persone realmente compromesse in modo grave, e, per contro, nell'orazione XXV, dove invece ii diritto a godere dell'amnistia di un ex-appartenente al corpo del Tremila è sostenuto con convinzione, in presenza di quello che Lisia configura come un complotto di parte non democratica contro un cittadino incolpevole' 49. Non sono dunque i democratici a violare l'amnistia: essi ne riconoscono ii valore e se mai ne contestano, in casi estremi, Ic modalità di applicazione, chiedendo che essa venga regolata da criteri diversi rispetto a quelli delle clausole canoniche. L'impressione è confermata dalle occorrenze relative ad espressioni quali 6ux2XixyaI, ö 2doç, oovOiuicca, ('coIç öpKoç) itvv 150 : ii pericolo per l'amnistia - e cioè, piü ancora delle contestazioni relative ai criteri di applicazione, le vere e proprie violazioni - è pre-
148 Cfr. MEDDA, in LIsIA, Orazioni, II, 350 ss.; per it ruolo di Nicomaco net complotto giudiziario che portô alla morte di Cleofonte cfr. BEARZOT, Lisia e la tradizione so Teramene, 258 ss.; EAD., Atene net 411 e net 404. Tecniche del colpo di stab, in Terror et pavor. Violenza, intimidazione, clandestinità net mondo antico (Atti del Convegno, Cividale del Friuli 22-24 settembre 2005), Pisa 2006, 21-64, 42 ss. 49 Cfr. BEARZOT, Lisia e I 'amnistia, 42 ss.; per la contestazione delta diversa ricostruzione di A. NATALICCHIO, Atene e la crisi delta democrazia. I Trenta e la querelle Terainene/Cleofonte, Ban 1996,31 ss., cfr. anche la mia recensione at volume inAevum 72(1998), 199-203. Nelle orazioni XIV e XV di incerta paternità lisiana (ma cfr. MEDDA, in LISIA, Orazioni, I, 413 ss.; E. BIANc0, Atene "come it sole ". L 'imperialismo ateniese del Vsec. a. C. nella storia e oratorio politico attica, Alessandria 1994, 13 ss.), l'invocazione di iipico (per esempio in XIV, 40; XV, 9-10) non sembra rirnandare alle convenzioni d'amnistia: tuttavia, net contesto si parla delta necessità di negare pietà (f2aoç) e perdono (rn7'yv6Jn) ai colpevoli di reati gravi, contro i quali 6 invece legittimo esprirnere la giusta 6pyt1 attraverso la 'ttjswpIa (XV, 9); tali reati, in XIV 34 e 39, sono significativamente gli stessi tradimento delta città agli Spartani, responsabilità nella servitO dei cittadini e nell'abbattirnento delle mura, sfrenata ambizione di potere personate - che nelle orazioni XII e XIII Lisia aScrive a Teramene e ai suoi seguaci. L'A. delle orazioni - delta cui attribuzione lisiana non sono convinta: cfr. la mia recensione at citato volume di E. BIANc0 inAevum 70(1996), 142-145 - propone dunque l'esclusione dal dinitto at perdono degli antidemocratici piü gravemente compromessi, in un senso meno restrittivo da quello imposto dalle convenzioni.
CRITERI ALTERNATIVI DI APPLICAZIONE DELL'AMNISTIA IN USIA
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sentato come proveniente soprattutto da parte oligarchica (cfr. per esempio XVIII, 15; XXV, 23; 28; 35)151. Per gli uomini di orientamento non democratico l'amnistia, a dire di Lisia, si configura come uno strumento che puô essere piegato al servizio di interessi diversi: essi, che sovente la invocano a sostegno del proprio pieno reinserimento, non esitano poi a violarla per attacchi pretestuosi contro persone incolpevoli, originati da questioni di interesse personale piü che di pubblica utilità. Da parte democratica, invece, proprio ii rispetto sostanziale dell'amnistia induce talvolta a contestarne le modalità di applicazione, che rischiano di sottrarre persone gravemente responsabili alla giusta punizione: non perô a violarla in base ad argomentazioni pretestuose. Una visione nettamente di parte: ma non per questo pregiudizialmente inattendibile, giacche, almeno per ii suo risvolto positivo - la sostanziale fedeltà mostrata dal democratici rispetto allo spirito e alla leftera dell'amnistia -, il giudizio di Lisia converge con quelli di Senofonte (Hell. II, 4, 43) e di Aristotele (Ap 40, 3), molto significativi perché risalenti a fonti non certo sospette di simpatie dernocratiche'52 Una conferma - se ye n'è bisogno - viene dal fatto che Lisia, se sembra cogliere con aduta sensibilità i rischi connessi con l'amnistia e con una sua applicazione troppo generosa, in linea con i criteri molto rigidi fissati nelle convenzioni, non propone perO mai, nella sua opera, una contestazione di principio dell'amnistia stessa, che riproponga tout court l'etica tradizionale della vendetta contro quella innovativa del perdono e della riconciliazione' 53 . L'amnistia, anzi, viene sempre difesa come valore nella prospettiva del recupero della normale convivenza democratica, senza la quale la città non puô tornare ad essere quella che era, e proposta con convinzione come strumento privilegiato di restaurazione della concordia civica. Significativa, in questo senso, è la testimonianza dell'Epitajio (II, 61
' Per gli attori della causa di CUl si discute nefl'orazione XVIII cfr. infra, 68 ss.; per quelli della XXV cfr. BEARZOT, Lisia e I 'amnistia, 44 ss. 52
Per la discussione sul successo dell'arnnistia cfr. ora WOLPERT,
Remembering Defrat, 75 ss.;
J. Quium, Achieving Amnesty: the Role of Events, Institutions, and Ideas, TAPhA 132 (2002), 71-
107. 153 Sulla contrapposizione tra queste due prospettive nel contesto contemporaneo all'arnnistia cfr. BEARZOT, Lisia e la tradizione sit Teramene, 27 ss., 86 SS.; FAD., Perdonare jl traditore? La tematica amnistiale nel dibattito sal rich iamo diAlcib jade, in Amnistia, perdono e vendetta nel mondo antico, CISA 23, Milano 1997, 29-52; FAD., Eziripide, Trasibulo e ii dibattito sal richiamo diAlcibiade, in Aspirazione al consenso e azione politica in alcuni contesti di fine Vsec. a. C (Atti del Serninario interdisciplinare di Storia greca e di Epigrafia greca, Chieti 12-13 rnarzo 1997), Alessandria 1999,
29-47.
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ss.) 154 , ove l'oratore propone un caldo elogio dei democratici del Pireo: "... è doveroso commemorare, pubblicamente e in privato, anche quegli uomini che, per sfuggire alla schiaviti e combattendo per la giustizia, scesero in lotta a difesa della democrazia e, pur avendo tutti contro, vennero al Pireo. Essi, non costretti dalla legge, ma obbedendo a un loro impulso naturale, rinnovarono l'antico valore degli avi con le loro nuove lotte, per riconquistare in comune con gli altri la città (talc ctóv i]Jclç otvv 'cliv ir62tv Kcd. rolç X2oç iój.s'tot) a prezzo della loro vita, scegliendo piuttosto una morte da uomini liberi che una vita di servità; provavano vergogna delle loro sventure non meno che ira verso i loro nemici (col è.Opolç 6p'ytç61ievot), e preferirono morire nella loro terra piuttosto che vivere abitando in terra straniera; avevano come alleati i giuramenti e i patti (o'tç iv dpico'tç ic(d. Guvoi1Kag dxov'csc) e come nemici non solo quelli che lo erano già prima, ma anche i loro stessi concittadini. E tuttavia innaizarono ii trofeo di vittoria ... CosI resero di nuovo grande la citth da piccola che era diventata' 55 , la mostrarono concorde invece che dilaniata dalle lotte politiche (6iovooictv &vt acooic ticéqv(xv) ... Quelli tra loro che rientrarono in patria .. non si diedero alla vendetta sui nemici, ma si impegnarono per salvare la città (oK it't rljIo)piav r6v Opóv 6OX bcl cyuulpi(xv 'cflç ltóA.Efflç); non potendo accettare una diminuzione dei loro diritti, ma non volendo neppure avere dei privilegi, concessero anche a quelli che volevano essere servi di essere partecipi della loro libertà, ma non vollero invece condivideme la serviti. Con imprese grandissime e splendide essi dimostrarono che gli insuccessi che la città aveva avuto in precedenza non erano dovuti alla loro vilth né al valore dei nemici; se infatti, pur essendo in lotta violenta tra di loro e con i Peloponnesiaci, e altri nemici presenti sul territorio, erano stati in grado di rientrare in città, era chiaro che avrebbero potuto facilmente affrontare i loro nemici quando fossero stati concordi (6jiovooi5v'teç)".
Lisia, dopo aver identificato, contro i temi della contemporanea propa-
154 Per le questioni relative all'autenticità dell'EpitaJio cfr. E. MEDDA, in LIsIA, Orazioni, I, Milano 1991, 104 ss.; in particolare J. WALZ, Der lysianische Epitaphios, Philologus Supplementband 29 (1936), 46 ss.; J.K. DOVER, Lysias and the Corpus Lysiacum, Berkeley-Los Angeles 1968, 57 ss.; S. USHER-D. NAJOK, A Statistical Study of Authorship in the Corpus Lysiacum, CHum 16 (1982), 103-104. Cfr. ora G. AVEZZO, Apologia per I 'uccisione di Eratostene. Epitafflo, Padova 1985, XCIV; inoltre, in questo stesso volume, La "vitloria dei barbari" nell 'Epitaflo di Lisia (II, 59), 177-198. 55 "Rendere grande la città" costituisce per Lisia una sorta di criterio di democratic ità: cfr. BEARZOT, Lisia e l'a,nnistia, 47, nota 127.
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ganda antidemocratica' 56 , la vera salvezza della città nella libertà, nella democrazia e nella concordia' 57 , invoca i patti e i giuramenti, qui rivendicati come alleati del democratici già prima della composizione conclusiva'tt, quando ancora è viva l'öp'y; e quindi, a maggior ragione, come motivo determinante, dopo ii rientro, della rinuncia alla 'cttwpIc. Ii passo, pur ribadendo la legittimità de1l'6p7i anche contro i concittadini, nel momento in cui le ODJ.1(popca - cioè la privazione ingiusta dci diritti - divengono intollerabilmente vergognose 159 , contiene perô un elogio privo di riserve dell'amnistia: elogio tanto del suo intrinseco valore teorico come strumento di concordia e di recupero della convivenza comunitaria, quanto del modo lineare e coerente con cui i democratici la gestirono nella prassi, privilegiando comunque, sulle rivendicazioni personali anche fondate, la salda compattezza del KoVOv, presupposto necessario della comune salvezza' tt . Questa articolata presa di posizione basta, io credo, a dimostrare che Lisia non ha nulla contro l'amnistia in sé, di cui offre qui - e siamo probabilmente nel 391 - una valutazione estremamente positiva e
156 Secondo cui I'azione salvifica per la citth in pericolo poteva derivare solo dalla rinuncia alla democrazia tradizionale e dall'afferrnazione di una "dernocrazia diversa" destinata a risolversi nella tirannide del singolo o del gruppo ristretto: cfr. Thuc. VIII, 53, 1: 1til 'thy rxvthv 'cpósrov ötolcpcstolJIhvou; cfr. su questo passo W.J. McCo y, The non-Speeches" ofPisander in Thucydides, Book Eight, in The Speeches in Thucydides, Chapel Hill 1973, 78-89; M. CAGNETTA, Due agoni" nell'ottavo libro di Tucidide, QS 6, 12 (1980), 249-258, 253-254; D. MONGE, L'affermazione dei gruppi antidemocratici a/la vigilia del colpo di stato dei Quattrocento, Quaderni del Dipartimento di Filologia, Linguistica e Tradizione classica dell'Universith di Torino 4 (1995), 31 ss. Peril collegamento della "democrazia diversa" con un programma antiradicale di ispirazione solo apparenternente "moderata" (Thuc. VIII 65, 3 ss.; cfr. 66, 1), dalla cui applicazione un'insistita propaganda faceva dipendere Ia sw'tiipta della cittb, cfr. Thuc. VIII 48, 2; 53, 2-3; 54, 1. 57 Una concordia strettamente collegata con la costituzione democratica, come chiarisce II, 1819: "... fondarono la democrazia, nella convinzione che la libertà di tutti sia il miglior fondamento della concordia, e messe in comune le speranze nate dalle lotte si governavano con spirito libero Per un elogio dell'ôjióvotco cfr. anche XXV 20 ss., 27, 30; cfr. D. LATEINER, An Analysis of Lysias' Political Defense Speeches, RSA 11(1981), 150-151; MEDDA, in LISIA, Orazioni, II, 270. Cfr. MEDDA, in LIsIA, Orazioni, I, 138-139, nota 19: poichd in Lisia i giuramenti e ipatti sono le convenzioni d'amnistia posteriori al rientro dei democratici, siamo qui di fronte ad una oscura allusione ad un accordo intercorso prima ancora di tale rientro. Vuole forse Lisia alludere agli intenti conciliativi gib ripetutamente manifestati dai democratici nel corso della guerra civile? Cfr. E. CIARFERA, Lea/ta democratica e pietà eleusina in Trasibulo di Stiria, in L 'immagine dell 'uomo politico: vita pubblica e morale nell'antichith, CISA 17, Milano 1991, 54 ss. Purché sia espressa per vie legali e non sommarie, con una sostanziale accoglienza dello spirito dell'amnistia: lo rivela il ricorrere dell'espressione öiKilv 26cqsj36vssv nelle orazioni "contestative" come la XII e la XIII. Cfr. BEARZOT, Lisia e Ia tradizione su Teramene, 86 ss., 226-227, 234-235, 338 ss.; si vedano anche M.-M. MACTOUX, Accuses et diffe'renciation lexicale. A propos de deux plaidoyers de Lysias, RELO 21(1987), 139-153, in particolare 146 ss.; H.-J. GEHRKE, Die Griechen und die Rache. Ein Versuch in historischer Psychologie, Saeculum 38 (1987), 145, nota 155. 60 Sul rapporto tra ow'trpI, ôjlóvoro e biisoKpcctico, nelle opposte propagande di democratici a antidemocratici, cfr. C. BEARZOT, Do Andocide ad Eschine: motivi ed ambiguità delpac(fismo ateniese nel IVsecolo a. C., in La pace nel nsondo antico, CISA 11, Milano 1985, 86-107.
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VIVERE DA DEMOCRATICI
sostanzialmente convergente con le linee di ispirazione del suo promotore Trasibulo 161 : sono se mai le modalità della sua applicazione a non convincere Lisia, perché troppo generose (come mettono in evidenza i casi di Eratostene e di Agorato) e perché esposte a rischi di strumentalizzazione, in senso diverso, da parte antidemocratica'62.
Una volta stabilito che per Lisia, e per ii settore del movimento democratico di cui egli si fa portavoce, l'anmistia è certamente un valore, la questione della sua contestazione tende a focalizzarsi sulle modalità della sua applicazione. Se tali modalità appaiono, nella formulazione delle convenzioni, inadeguate, quali criteri devono essere adottati in alternativa? Lisia non si limita certo alla pars destruens del suo discorso: non mancano, nell'ambito del corpus lisiano, tentativi di teorizzare un modello alternativo di applicazione dell'amnistia, maggiormente corrispondente alle esigenze di giustizia che animavano I democratici usciti vittoriosi dalla lotta di resistenza. I criteri proposti dall'oratore si rivelano significativamente in linea con quanto emerge dalle orazioni XII, XIII e XXV, dalle quali ii nostro discorso ha preso le mosse. Due sono i passi particolarmente significativi in questo senso, uno solo del quali, perô, è certamente lisiano: in essi viene posto 11 problema di chi abbia veramente diritto a fruire dell'amnistia e se ne propone una soluzione alternativa rispetto a quella offerta dalle convenzioni. In un'articolata presa di posizione nell'orazione XXVI Sulla dokimasia di Evandro,' 63 Lisia ci propone un interessante distinguo a proposito di quanti hanno diritto a beneficiare dell'amnistia, che mette in evidenza un diverso orientamento dell'oratore rispetto a quella dei promotori delle convenzioni. In XXVI, 16 ss. Lisia è impegnato a respingere la legitti-
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Oltre all'articolo della
CIAaEIt,
Lea/ti democratica epieth eleusina in Trasibulo di Stiria, cfr.
C. BEARZOT, Perdonare ii traditore, 29-52; EAD., Euripide, Trasibulo e ii dibattito sul richiamo di Alcibiade, 29-47. Sull'evoluzione dei rapporti tra Lisia e Trasibulo cfr. le mie osservazioni in Lisia e la tradizione su Terainene, 148 ss.; ora R.J. BUCK, Thrasybulus and the Athenian Democracy. The Life of an Athenian Statesman, Historia Einzelschriften 120, Stuttgart 1999, 15-16. 62 Lisia denuncia sovente l'invocazione dell'amnistia come strurnento di rilegittimazione politica da parte di antidemocratici, mentre ii ricorso ad essa per attaccare pretestuosamente avversari politici sembra risultare dallo sfondo dell'orazione XXV. Cfr. ancora una volta BEARZOT, Lisia e la tradizione so Teramene, 86 ss. 63 L'orazione, certamente posteriore a! 387, potrebbe risalire all'estate del 382: cfr. la questione in MEDDA, in USIA, Orazioni, 296 ss.
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mità dell'appello all'amnistia da parte di un candidato di parte oligarchica, Evandro, sottoposto a 6olcqLuGiu per adire l'arcontato in qualità di tXad dopo la ricusazione del candidato principale, Leodamante'64: attaccato da un amico di Leodamante come uomo di tenderize oligarchiche e come responsabile di crimini, Evandro invoca infatti l'arnnistia per ottenere la ratifica della propria candidatura. Lisia sostiene per contro l'inapplicabilità dell'amnistia al caso di Evandro, affermando che i patti e i giuramenti non possono essere applicati indistintamente a tutti i componenti del "partito della città", per ii reinserimento del quali pure sono stati pensati: hanno diritto a fruirne soltanto quanti fra gli "uomini della città" hanno tenuto, sotto ii regime, un comportamento corretto, mentre debbono restarne esciusi i responsabili di reati gravi nei confronti del popolo: "Sento anche dire che Evandro sosterrà che questo esame non riguarda solo lui, ma tutti coloro che sono rimasti in città sotto I Trenta, e che vi ricorderà i giurarnenti e i patti ('coç dplconç iccd 'thç navOipc(xç), come se con questi argomenti potesse tirare dalla sua parte, come sostenitori dell'approvazione, tutti quelli che sono rirnasti in città. Bene, io voglio soltanto rispondergli brevernente, in difesa del popoio, che la parte democratica non ha la stessa opinione su tutti i cittadini che allora rimasero in città, ma nei confronti di chi ha commesso tali crimini ('t6v 'toux3'ca aItctp'tavdv't(ov) ha ii giudizio severo che sostengo sia necessario avere, nei confronti degli altri invece l'opinione opposta. Ed eccone la prova: la città ha onorato questi cittadini non meno di quelli che sono rientrati da File e che hanno preso il Pireo ... E pensano che a quel tempo erano arrestati e messi a morte da gente della risma di Evandro, mentre se riuscivano a sfuggire alla morte era grazie agli altri E proprio per questi meriti la democrazia li ha onorati con le cariche pi6 alte, scegliendoli cioè come comandanti della cavallena, come strateghi e come propri ambasciatori; e non ha mai avuto a pentirsene. Insomnia, per i colpevoli di molti crimini (cobq ito226 cqiapthvov'caç) 165 i dernocratici hanno decretato che vi fossero le docimasie, mentre per chi non ha mai fatto niente del genere hanno concluso i patti i conciliazione" ( 16-20).
Come nell'orazione XXV, Lisia esprime l'opinione che gli "uomini della città" non possano essere considerati come una massa indistinta e
Per lo sfondo politico cfr. WEISSENBERGER, Die Dokiinasienreden des Lysias, 247 ss.; The Reconciliation Agreement, 112 ss.; infra, 75 ss. 161 Cfr. XXVI, 10: nc 'cO stXi0oç écijscxp'tiiicdc.
LOENING,
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VIVERE DA DEMOCBATICI
che vi siano tra loro significative differenze: le persone apertamente cornpromesse con ii regime, come appunto Evandro, che era stato cavaliere e buleuta sotto i Trenta e aveva commesso delitti contro ii popolo, vanno distinti dagli irp67jioveç 166 che si erano invece astenuti da ogni forma di collaborazionismo, Si trattasse dell'esercizio di vere e proprie funzioni di governo o di forme di complicità nelle persecuzioni contro i concittadini. Mentre verso gli 1cp6cyjiovEç, che si erano limitati a continuare a godere dei propri diritti di cittadino sotto l'oligarchia, subendola tuttavia piii che collaborandovi, la disponibilità alla riconciliazione da parte democratica è affermata con assoluta convinzione, nei confronti dei collaborazionisti attivi Lisia invoca assai maggiore severità: essi devono essere messi sullo stesso piano degli oligarchi veri e propri, ed esciusi di fatto da quella protezione amnistiale che pure, a rigore, le convenzioni garantivano loro, con quello che a Lisia doveva apparire, appunto, un eccesso di garantismo. Ii passo chiarisce bene, dunque, chi avesse e chi non avesse diritto a godere della protezione amnistiale secondo Lisia. Di particolare interesse in questo senso risulta anche, per quanto non lisiana, la testimonianza della VI orazione del corpus, la Contro Andocide: composta per ii processo di empietà intentato contro Andocide nel 399 e attribuita fra l'altro ad Agirrio' 67 , essa costituisce in ogni caso una significativa attestazione del modo di intendere l'amnistia e la sua applicazione in alcuni settori del movimento democratico e merita, pertanto, di essere presa in attenta considerazione, rivelando peraltro significative consonanze con 1' orientamento di Lisia. Nd 41 FA. discute della situazione di Andocide in rapporto all'amnistia e afferma, prima di tutto, che Andocide non è amnistiabile perché ii suo reato - l'empietà - non ha nulla a che vedere con le vicende del 404/3 e non puô quindi esser compreso nelle convenzioni (ii che è esatto). Ma non ê questo l'aspetto che pin interessa all'oratore,
§
Come 67tptcyJIwv appare caratterizzato appunto l'anonimo protagonista della XXV: eft. U. I discorsi, Firenze 1955, 439, nota 1; LATEINER, An Analysis, 150 ss.; In., "The Man Who Does Not Meddle in Politics": A Topos in Lysias, CW 76 (1982-83), 1-12; in generale per F &n p ay^ Loa-b vij con riferimento ad esponenti delle classi superiori cfr. L . B. CARTER, The Quiet Athenian, Oxford 1986, 99 ss., in particolare 104 peril nostro case. 67 Cfr. sullo status quaestionis MEDDA, in USIA, Orazioni, I, 192 ss. Per l'attribuzione ad Agirrio cfr. D.M. MACDOWELL, in ANDOCIDES, On the Mysteries, Oxford 1962, 14; su Agirrio cfr. F. SARTORI, Aristofane e Agirrio nel 405 a. C., in Althistorische Studien. Festschrift Bengtson, Historia Einzelschriften 40, Wiesbaden 1983, 56-77; ID., L 'acme di Agirrio nelle fonti contemporanee, in Democratie athénienne et culture (Actes du Colloque international, Athènes 23, 24 et 25 novembre 1992), Athenai 1996, 305-322. Preferisce pensare ad un pamphlet composto tra 402 e 399, pit che ad un'orazione legata al contesto processuale, M. CATAUDELLA, Su Ps. Lysias VI [Contra Andocidein]. Cronologia e interpretazione, AHAM 20 (1977-79), 44-56. 166
ALBINI, in LIsIA,
CRITERI ALTERNATIVI DI APPLICAZIONE DELL'AMNISTIA
m UsIA
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tant'è vero che egli non si diffonde affatto sulla pur decisiva questione cronologica' 65 : chi scrive sembra piuttosto interessato a fissare un criterio generale per l'applicazione dell'amnistia, allo scopo di impedire che essa si trasformi in un "colpo di spugna" per ogni genere di colpa, quale che ne fosse la gravità. Ii testo prosegue infatti con una affermazione di principio che merita attenzione: "Non è assolutamente una violazione dei patti (o 'yxp 'toiro 2Iev ('ctv th cro'yKEIJZsva) se Andocide, per sue colpe private, subisce la giusta punizione (ci 'Av6oicIic ivci'zc' t&i ilc)v ap'twv ötöw(5t öiicriv), ma lo sarebbe invece se un cittadino dovesse subire una pena come privato a causa di quei tristi eventi pubblici (t?L?6'v 'cç ivsicc 'rthv ijioctcovupopóv jj 'cv& jtcopi'tca)".
Ii passo risulta forse piü chiaro nella traduzione di U. Albini: "punire Andocide del suoi delitti personali non significa violare i patti: i patti si violano quando si persegue la riparazione di un torto privato in nome delle sventure pubbliche" 69 . Ii criterio discriminante per l'applicazione dell'amnistia proposto in [Lys.] VI, 41 è duplice. Da una parte, ancora una volta è la presenza di gravi responsabilità personali ('(&c p'tita'ta) ad impedire la fruizione dell'amnistia; per contro, l'applicazione rigorosa di essa e invece imprescindibile in presenza del tentativo di colpire pretestuosamente qualcuno per cause di ordine privato (iöiç), cioè per motivi di personale rancore, approfittando del risentimenti legati alle pubbliche sventure (rtórnca qopai) del 404/3. Ne esce una proposta di applicazione dell'amnistia che, se pure espressa in forma generica, appare in linea
69 Sulla posizione di Andocide rispetto afl'amnistia cfr. LOENING, the Reconciliation Agreement, 140 ss. A proposito dei termini cronologici dell'applicazione dell'amnistia - se cioè essa riguardasse anche reati (e quali?) commessi prima del 404/3 - appare convincente la ricostruzione dello stesso LOENING, The Reconciliation Agreement, 121 ss. In base a tale ricostruzione, furono amnistiati i crimini contro lo stato commessi sotto I'oligarchia e anche in precedenza, mentre non furono ritenuti amnistiabili quanti erano stati già condannati per analoghi crimini prima del 404/3 e non erano stati espressamente perdonati con le misure del 405/4 (decreto di Patroclide); analogarnente, non si consenti alla sospensione delle pene già irrogate prima del 404/3. Furono esciusi dall'amnistia i responsabili di omicidi diretti (ccirroerpeg) commessi sotto l'oligarchia e anche in precedenza. Per quanto riguarda le contese civili, queue relative ad illeciti commessi sotto l'oligarchia non sembrano esser State espressamente vietate, ma probabilmente furono posti dei limiti (per esempio non sarebbero state amniesse contese civili sulle proprietà confiscate che non si adeguassero ai criteri previsti nelle convenzioni); tali illeciti erano infatti privi di caratterizzazione politica tale da violare la riconciliazione tra Ic parti; restavano invece pienamente ammissibili contese di natura civile per reati commessi prima del 404/3. In sostanza, l'applicazione dell'amnistia evidenzia una maSsima volontà di perdono in ambito politico, mentre investe in forma minima l'ambito civile. 169 ALBINI, in USIA, 1 discorsi, 350.
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con la posizione lisiana quale è emersa dall'orazione XXVI. I reati gravi, come quelli di Andocide 170, vanno perseguiti, indipendentemente da ogni altra considerazione, proprio a motivo della loro serietà, tale da sottrarre al responsabile ii diritto al godimento della protezione amnistiale. In casi come questo ii perseguimento non costituisce violazione dell'amnistia, in quanto non puô essere considerato "riparazione di un torto privato in nome delle sventure pubbliche", cioè ricorso pretestuoso al iccoIv; esso va invece ritenuto corretta iniziativa di repressione di un reato grave, che non ci Si pUÔ in alcun modo esimere dal punire. Obiettivo dell'amnistia, se correttamente inteSa, e insomma evitare il rischio di lasciar spazio a vendette private attraverso ii pretesto delle "pubbliche sciagure": ma essa non puô essere invocata laddove sussistano effettive, gravi responsabilità personali, tali da inficiare il sospetto di pretestuosità, giacché in questo caso si trasformerebbe in un semplice strumento di impunità. Com'è noto e come si e già ricordato, le convenzioni d'amnistia in realtà regolavano la perseguibilita sulla base di un criterio ben put rigido: per evitare degenerazioni, la possibilità di perseguimento era prevista solo per gli oligarchi (che potevano perô sottrarvisi in seguito a rendiconto) e per gli omicidi ccôtóxetpEc; tentativi di violazione di questi criteri, che pure sono attestati, furono immediatamente bloccati dalla dura reazione di Archino' 71 . Non per questo si rinunciô, tuttavia, a tentativi di aggira-
170 Per ii reato di ernpietà e per la sua gravith nella legislazione ateniese cfr. bibliografia e problemi in C. BEARZOT, Anon2alieprocedurali ed elusione del nomos nei processi per alto tradimento: eisanghelia e asebeia, in Processi epolitica neZ mondo antico, CISA 22, Milano 1996, 71-92. 171 Archino, secondo Arist. Ap 40, 2, avrebbe esemplarmente punito con la condanna a morte senza processo ii responsabile di una tentata violazione, nell'intento di dissuadere da altri tentativi analoghi: iitei uç ijpaso 6iv KatCXflXDOb'twv svl uccxKaIv &'(cyd)v ¶o9tov hmi 'riv I3oi2dv KOCi ioetcuxç 6ocpsov ZoltoK'reIvcu, %6'ycov ba v6v 5cioucav ei PoUovvxt si)v boi,so KpcL'acOV a4etv Kri tol; opKoc ctJ.Lcvcr\r Zupbvtaç ièv 7c0p ¶o6'Cov mposp6ijisv KCa 'toç 2ouç, éirv 6'&v2wv, p65e17c tou)aatv &itcxcn.v. Inoltre una testimonianza di Isocrate (XVIII, 2) attesta che, dopo la restaurazione, vi furono anche altri tentativi in questo senso, che indussero Archino ad istituire per quanti si sentissero accusare contro l'amnistia la possibilith di intentare inzpceypwpi) (6vtouç bcopftta 'cibv 71o1,av opcov'ccIv bpjngthvoDç KcrI T&g c51)V0T!KcOc 2,bsrv 6ittcrpo9v'toç). Cfr., per questi tentativi di violazione, anche Isocr. XVIII, 26; Lys. XXX, 7-9; per l'impegno dei capi democratici a favore dell'amnistia cfr. Isocr. XVIII, 23; Lys. XXV, 28; Nep. Thrasyb. III, 3. Sul tema delle resistenze contro l'amnistia cfr. H.-J. GEHRKE, Stasis. Untersuchungen zu den inneren Kriegen in den griechischen Staaten des 5. und 4. Jahrhunderts v. Chr., Vestigia 35, Mtinchen 1985, 261 ss.; LOENING, The Reconciliation Agreement, 99-100; ora WOLPERT, Remembering Defeat, 48 ss.; sui problemi generali della sua applicazione cfr. ii quadro generale offerto da M. OSTWALD, From Popular Sovereignty to the Sovereignty of Law, Berkeley-Los Angeles-London 1986, 500 ss. Su Archino e sulla sua autorevolezza cfr. T. ALFIERI, Sulla proposta di Trasibulo per la concessione della cittadinanza ateniese, RIL 104 (1970), 154-161; P. FUNKE, Homonoia und Arché. A then und die griechische Staateswelt vom Ende des peloponnesischen Krieges his zum Konigsfrieden (40413-38716 v. Chr), Historia Einzelschriften 37, Stuttgart
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mento delle convenzioni per via giudiziaria' 72 : proprio su questa linea si muovevano quei settori del partito dernocratico che trovavano espressione nelle prese di posizione di Lisia e dell'A. di [Lys.] VI e che proponevano un'alternativa alle clausole amnistiali, consistente nell'ampliare, se pure informa controllata, i margini diperseguibilità. Pur reputando che fosse certamente conetto ,e opportuno evitare di perseguire pretestuosamente un concittadino iöIç (cioe per rancori personali) prendendo a pretesto le ijiótca Gi)1(popat, queste frange sicurarnente non marginali dell'opinione pubblica democratica ritenevano che non si dovesse perô amnistiare a cuor leggero chi aveva commesso '&c apt iccca (e restava quindi personalmente colpevole, al di là del rischi che si approfittasse del clima di tensione per perseguire ingiustificate vendette personali). Una corretta interpretazione dell'amnistia, fermo restando il suo valore generale nella prospettiva della rinnovata concordia civica, doveva consentire il perseguimento di quanti erano indiscussamente responsabili di reati gravi, giacché le convenzioni, nate per ricomporre le fratture della guerra civile ed evitare vendette sommarie e indiscriminate, non dovevano finire per trasformarsi in strumento di sottrazione di siduri colpevoli alle loro responsabilità. L'amnistia era insomma uno strumento valido, ma che rischiava di rivelarsi pericolosamente strumentalizzabile: stava appunto al democratici applicarlo con sensibilità e attenzione ai singoli casi, assicurandone la fruizione solo a chi ne avesse davvero diritto - e cioè a quanti non si erano piegati a collaborare fattivamente con il regime - ed evitando generalizzazioni "garantiste" che si risolvessero in una eccessiva generosità verso persone indegne - quei collaborazionisti che avevano condiviso responsabilità di governo e si erano resi complici di reati contro i concittadini - e che condizionassero pesantemente la rinascente democrazia'73.
1980, 17, nota 3; B.S. STRAUSS, Athens after the Peloponnesian War: Class, Faction and Policy 403-386 B.C., London-Sidney 1986, 96 ss. Pin prudente PH. HARDING, King Pausanias and the Restoration of Democracy at Athens, Hermes 116 (1988), 186-193, 192, nota 31. SulIa figura di Archino cfr. ora M. BERTOLI, Archino tra oratorio epolitica: l'epitafio, RIL 137 (2003), 339-366. 172 LOENING, The Reconciliation Agreement, 59 ss.; cfr. C. MOSSE, L 'amnistie de 403: one illusion politique?, in Amnistia, perdono e vendetta net mondo antico, CISA 23, Milano 1997, 53-58. to crisi delta democrazia, 7-8, 38 ss., 73 Come in effetti avvenne: cfr. NATALICCHIG, Atene e 98 ss.; interessanti rilievi in proposito anche in H. HEFTNER, Ps-A ndokides'Rede gegen Alki-
biades ([And.] 4) rend die politische Diskussion nach dem Sturz der "Dre(fiig" in Athen, Klio 77(1995), 75-104.
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Ii corpus lisiano rivela dunque indubbiamente le tracce di un articolato tentativo di mettere a fuoco la questione dell'amnistia, partendo da un'accettazione generale delle convenzioni e del loro valore, ma discutendone i criteri di applicazione: ii diritto di godere della pmtezione amnistiale andava regolato su basi diverse da queue fissate nei patti, che tenessero In conto del grado di collaborazione con ii regime di qanti fra "quelli della città" chiedevano, dopo la restaurazione, una plena reintegrazione nella comunità politica e civile. Un'analisi del discorsi di precipuo interesse politico, redatti per persone di diversa estrazione politico-ideologica e gravate da differenti gradi di responsabilità, consente di verificare e di integrare le osservazioni fatte fin qui, illuminando, vuoi nei contenuti vuoi nella coerenza della proposta, i criteri alternativi di fruibilità deli' amnistia. Tra questi discorsi "politici" spiccano, soprattutto, quelli redafti in occasione di oKtJIcica, a motivo della rilevanza che tali processi assunsero in relazione all'applicazione dell'amnistia, di cui potevano costituire una violazione o Un aggiramento, per quanto in senso piü morale che strettamente tednico174. L'orazione XVIII Sulla confisca dei beni deifratello di Nicia (datata al 396 o al 395) tratta ii caso della richiesta di confisdapromossa da un tale Polioco contro i figli di Eucrate' 75 ed appare, di primo acchito, di sfondo politico incerto. EUcrate, fratello di Nicia, era di estrazione "moderata", e di una famiglia di di era piii facile mettere in evidenza l'attaccamento generico alla città che non quello alla democrazia ( 7-8); non a caso Lisia Si vede costretto, nell'elogio conclusivo della famiglia di Eucrate, a porre l'accento piI suila condivisione delle medesime sventure che sull'adesione all'ideologia democratica (s 24 ss.). In quest'ultima prospettiva y engono valorizzate al massimo le vicende di Eucrate e di Nicerato, morti entrambi da democratici: 11 primo, presentato come campione dell'autentica
174 L'eccezione nell'ambito della dokimasia non pud essere equidiata ad una accusa contro le convenzioni: tuttavia con tale eccezione si metteva effettivamente iii attn una vendetta politica, ostacolando ii libero esercizo dei diritti politici. Sull'aspetto tecnico del rapporto tra l'amnistia e le öoKlLacy cu, che "restavano un terreno minato, poiché offrivano ... la possibilitã di ostacolare l'accesso alle cariche per i cittadini ritenuti in qualche modo compromessi con l'oligarchia" (MEDDA, in LIsIA, Orazioni, II, 269), cfr. P. CLOCHE, La restauration ddmocratique a Athènes en 403 avantJ.-C., Roma 1968 (= Paris 1915), 390 ss.; P. KRENTZ, The Thirty at Athens, Ithaca-London 1982, 117 ss.; piO dettagliatamente LOENING, The Reconciliation Agreement, 101 ss., inparticolare 117-118. 175 Cfr. MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 109 ss.; LOENING, The Reconciliation Agreement, 131 ss. L'orazione XVIII è era studiata da A. WOLPERT, Lysias 18 and Athenian Memory of the Civil War; TAPhA 132 (2002), 109-126, nel quadro del problema del successo della riconciliazione in Atene (cfr.. supra, nota 152).
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co)'ciipux democratica contro la pretestuosa c ycovjpicc della propaganda oligarchica, vittima della cospirazione che mandô a morte Strombichide, Dionisodoro e numerosi altri cittadini democratici su denuncia di Agorato 45)I76, ii secondo messo a morte dal Trenta in qnanto Eo'oc ... (§ 'i'tpq nXiOe ( 6). L'attacco di Polioco è presentato come contrario all'amnistia' 77 : ad un caldo elogio di essa - che ripropone fra l'altro ii tema del valore delle convenzioni come fattore di concordia - sono dedicati i § 13 ss. La famiglia di Eucrate ha diritto, snlla base del comportamento di Eucrate stesso e di Diogneto, uomini di fede democratica ed esenti da colpe, di fruire dell'amnistia, ed è quindi illegittimo tentare di negar loro tale diritto, come viene fatto dagli avversari che, si noti, appartengono a "qnelli della città" ( 19): "Polioco, lo so bene, ci terrebbe moltissimo a vincere questo processo, giudici, perché la riterrebbe una bella dimostrazione, di fronte ai concittadini e agli stranieri, del fatto che in Atene è tanto potente da indurvi a votare in contraddizione con voi stessi proprio sull'argomento per ii quale avete prestato giuramento (icep v öpicouç ôjiwjióicwrs) ... E non sara una vergogna, se voi manterrete saldi gli accordi che avete stipulato con gli Spartani e cancellerete invece cosi facilmente una decisione che avete preso per voi stessi? E se riterrete validi i patti che avete con loro, invalidando invece quelli che sussistono tra di voi? Tutti siete d'accordo che la concordia è ii bene piü importante per la città, che la discordia invece è causa di tutti i mali (ôiójioav jié'yurrov &'ycOàv F-iv(xt icóA, nv è itév'twv ccuév (xt'cIav) e che i contrasti nascono soprattutto da situazioni come queste, cioè quando alcuni sono avidi dei beni altrui e altri vengono privati dei propri. Questo voi lo avete capito, subito dopo ii vostro ritomo in patria, e fu una saggia decisione: era ancor vivo infatti in voi il ricordo delle passate sventure (éié.tvie 'réiv yE'yEvl lévo)v cYuupopáv), e pregavate gli dei che si ristabilisse la concordia (ôjj.óvouxv) in città, piuttosto che vederla precipitare nella guerra civile e vedere gli oratori arricehirsi in un batter d'occhio! Comunque, sarebbe stato pin perdonabile che i rniei avversari rivangassero il passato (vr(YtKa1caIv) appena rientrati in patria, quando le passioni erano ancora accese, piuttosto che volgersi dopo tanto tempo alla vendetta per fatti ormai passati, e per di piu su istigazione di personaggi che sono rimasti in città sotto I'oligarchia ...".
76 Cfr. per i dettagli della vicenda BEARZOT, Lisia e la traclizione su Teramene, 258 ss., 269 ss.; EAD., Atene nel 411 e nel 404, 47 ss. Cfr. su questo punto LOaNING, The Reconciliation Agreement, 133.
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Siamo dunque di fronte, secondo Lisia, ad un attacco pretestuoso all'amnistia proveniente da parte oligarchica e dettato da pura avidità, che strumentalizza le cn)j(popaí pubbliche per motivi di interesse strettamente privato: un attacco che Lisia ritiene inammissibile, proprio perché, secondo ii criterio proposto anche dall'anonimo A. di [Lys.] VI, configura un illegittimo perseguimento iIç (cioè per rancori personali) prendendo a pretesto le rjjtótca J1(popat. Ancora, a proposito di Diogneto, un membro della famiglia esiliato in tempo di democrazia e tuttavia elogiato per aver tenuto una linea neutrale e aver rifiutato l'appoggio all'oligarchia (§§ 9 ss.), tornano gli stessi criteri che abbiamo già trovato a fondamento della fruibilità dell'amnistia: ii non aver danneggiato ii popolo e ii non aver ricoperto cariche sotto l'oligarchia: "Diogneto è tra i pochi esuli che non hanno mosso guerra alla città e che non sono andati a Decelea: né durante l'esilio né dopo ii suo rientro ha mai causato alcun danno al popolo Durante l'oligarchia non ricoprI alcuna carica ..." ( 9-10)'.
Lo sfondo ricostruito da Lisia configura dunque un attacco pretestuoso da parte oligarchica ad una famiglia nell'ambito della quale si trovavano sia "eroi" democratici sia persone ii cui merito era quello, meno vistoso, di aver mantenuto la neutralità, ma nella quale, comunque, non si poteva trovare chi avesse danneggiato ii popolo o ricoperto funzioni pubbliche Sotto l'oligarchia. Gli stessi familiari di Nicia di fede democratica meno sicura si trovavano in posizione non diversa da quella dell'anonimo cliente di Lisia dell'orazione XXV: essi erano cioè uomini "della città" che non avevano compiuto alcun atto di collaborazionismo e contro i quali ii tentativo di sottrazione del dirifto a godere della protezione anmistiale era da ritenere privo di ogni giustificazione. L'attacco - per di pin da parte non democratica - ad uomini che non erano stati oligarchi e che non avevano in alcun modo danneggiato ii popolo è sentito da Lisia - e proposto all'opinione pubblica - come una violazione dell'anmistia. I criteri di fruibilità della medesima appaiono dunque gli stessi che risultano dall'orazione XXV. Sia l'anonimo protagonista dell'orazione XXV, sia Eucrate e i suoi familiari sono, in gradi diversi, certamente esenti da colpe. Lo stesso non
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Sull'assenza di attività oligarchica come topos difensivo nei discorsi politici lisiani cfr. Analysis, 149-150.
NER, An
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puô dirsi per ii protagonista dell'orazione XX Per Polistrato, con ogni probabilità spuria 179 , la cui posizione appare molto incerta sul piano politico-ideologico e tale dá creare imbarazzo all'oratore che redige ii discorso di difesa. Ciô non vieta che dal testo emergano criteri analoghi a quelli lisiani in tema non tanto di vera e propria amnistia - l'orazione si data alla primavera-estate del 410 o al massimo all'inizio del 409 -, quanto di generica opportunità nel perseguire e nel punire: ii che è significativo per phi versi, giacché ne consegue sia che ii problema del jnj 1tKaKE1V si era già posto con la transizione alla democrazia nel 410, dopo la prima crisi costituzionale, sia che Lisia attingeva ad un patrimonio di idee condiviso dai democratici - come risulta del resto da [Lys.] VI - e che la sua proposta sulle convenzioni del 403 non deriva esciusivamente dalla riflessione personale di un ideologo isolato, ma tiene conto di un dibattito articolato, e vivo lungo tutti gli anni della crisi democratica, sul problema del collaborazionismo. Di Polistrato FA. afferma che non ha mai fatto del male né alla città né al popolo (JIycE 'civ it62tv jirèv icucôv O'iiv va), verso il quale Si anzi mostrato vov ( 1 e 1416); ma non puô invocare la mancata collaborazione istituzionale, giacché e costretto ad ammettere che l'accusato ha fatto parte del Quattrocento e ha anche ricoperto numerose cariche sotto il loro governo. Tuttavia, pur non potendo negare il collaborazionismo di Polistrato su questo punto, FA. sottolinea che egli ha svolto le sue funzioni istituzionali ica2thç e &ichwç ( 5) e che ha tenuto costantemente una posizione neutrale caratterizzata in modo abbastanza simile a quella di Diogneto, evitando di formulare qualunque proposta contro la democrazia; anzi egli, nonostante le minacce e le costrizioni subite, ha cercato sempre di aiutare ii popolo per quanto era in suo potere ( 14-16). In particolare, Polistrato avrebbe cercato, quando come ic &oycç aveva avuto l'incarico di redigere la lista del Cinquemila, di ampliare il catalogo fino al numero di novemila (§ 13): un tentativo, questo, di caratterizzare Polistrato come un convinto democratico, in un momento in cui il dibattito sulla necessità di intervenire sulle istituzioni democratiche faceva perno soprattutto sul problema del numero del cittadini di pieno diritto' 80 . In sostanza, Polistrato Si sarebbe
Cfr. MEDDA, in LIsIA, Orazioni, II, 167 ss. Per Lisia la democrazia e ii governo del mXijOoc (la definizione che ricorre con maggior frequenza è cô 4th'rEpov 70ii0oc) inteso come "rnaggioranza" (cfr. Her. 111 80, 3: is2ii0o 6è kpov): cfr. S. SALA, La democrazia nel monclo antico, Zetesis 3 (1983), 18-26; si vedano anche, in generale, R. RONCALI-C.ZAGARIA, H.iiOoc, QS 6, 12 (1980), 213-222; F. RuzE, Pléthos, aux origines de la majorité politique, in Aux origines de I 'hellénisme: la Crete et la Grdce, Hommage C H. van 179
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adattato a collaborare parzialmente con ii regime per legittima difesa, cos! da non incorrere nella vendetta degli oligarchi ( 8-10): l'A. vuole caratterizzarlo come un neutrale, di sentimenti vicini alla democrazia (tant'è vero che i suoi accusatori vengono presentati, nel § 17, come antidemocratici che affettano pretestuosamente simpatie popolari), ma incapace del coraggio e della coerenza necessari a sganciarsi apertamente dal regime. Nonostante l'incertezza della posizione politica e giuridica di Polistrato, che nei fatti resta certamente un collaborazionista e per difendere ii quale I'A. è costretto a ricorrere a giustificazioni imbarazzanti e scarsamente convincenti, e comunque notevole, a mio parere, che si ritrovino in [Lys.] XX - evidentemente perché condivisi dall'opinione pubblica democratica - i due criteri fondamentali che consentono di ottenere comprensione e perdono da parte del giudici ateniesi: da una parte ii non aver danneggiato i concittadini, dall'altro ii mancato esercizio dell'pEtv (non invocabi le nel caso di Polistrato, ma in qualche modo riconosciuto proprio nel momento in cui la difesa viene incentrata, nell'impossibilità di puntare sul rifiuto di assumere responsabilità di governo, sulle corrette modalità dell'esercizio di esse). ***
Sono perô, come si è già osservato, i discorsi per le oKt.uxcicci (le orazioni XVI, XXV, XXVI, XXXI, nonché la XXIV che e di carattere particolare) a rivelarsi particolarmente interessanti per una ulteriore messa a fuoco dei cr1ten di fruibilità dell'amnistia. Le 0ict1IcIat costituivano infatti, per i democratici (ma non solo per essi), l'occasione di sbarrare la sfrada a filoligarchici o comunque a persone di orientamento politico non sicuro che cercavano di reinserirsi nella vita politica e civile; i processi relativi offrono dunque spunti particolari in merito ad eventuali contestazioni dell'amnistia o comunque ad elusioni dello spirito di perdono e di conciliazione che la ispirava' 81 . Lo
Effenterre, Paris 1984, 247-263. Per contro, Lisia usa raramente bfijtog, che rirnanda ad un'idea di "totalità": ii motivo della sua preferenza per l'idea di "rnaggioranza numerica" va ricercato, con ogni probabilità, nei tentativi contemporanei di attentare alla democrazia proprio operando una restrizione del numero dei cittadini di pieno diritto (cfr. R. BROCK, Athenian Oligarchs. The Numbers Game, JHS 109, 1989, 160-164) Su questi problerni cfr. anche C. BEARZOT, Democrazia: genesi di on concetto. Isuoi contenuti ne/Ia Grecia del Vsecolo, Studium 70 (1979), 183-193; K.A. RAAFLAUB, Contemporary Perceptions of Democracy in Fifth-Century Athens, in Aspects of Athenian Democracy, C&M Diss. 11, Copenhagen 1990, 33-70; ora, con brillante sintesi, D. MUSTI, Demokratia. Originidiun'ia'ea, Roma 1995,3 ss. 181 Cfr. supra, nota 174.
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rivela con chiarezza l'analisi deIl'orazione XXV: l'anonimo cittadino difeso da Lisia è un "uomo della citta", certamente non un democratico convinto, ma l'assenza di ogni forma di collaborazione concreta con l'oligarchia nell'esercizio del govemo e nell'esecuzione di delitti lo qualificano comunque, secondo Lisia, a sostenere con successo la öOKtJIaGiC, ii che equivale nei fatti a fruire di quell'amnistia che attraverso la ricusazione gli si vuole in certo modo negare, e - si noti - non da democratici, ma da demagoghi gravitanti in area "moderata"82. L'orazione XVI Per Mantiteo' 83 fu scritta tra ii 392 e ii 389 per un giovane aristocratico aspirante forse alla carica di buleuta, accusato di aver militato come cavaliere sotto i Trenta e ii di nome compariva in un registro militare (oxvI&ov) tenuto dai Tiranni. Mantiteo Si difende negando ogni coinvolgimento nella mo2eta dei Trenta: "Comincerô col dirnostrarvi che non facevo parte della cavalleria sotto i Trenta e che non ho avuto alcuna parte nel governo di allora" ( 3).
Mantiteo dichiara di essere stato lontano da Atene fino a pochi giorni prima del ritorno del dernocratici ( 4) e di essere pertanto estraneo al delitti del regime; di pin, egli si impegna a prendere le distanze dagli antidemocratici, si tratti di Teramene, accusato di aver collaborato con i Trenta all'abbattimento della democrazia (S 5)184, o di quei sostenitori del regime, ormai pienamente reinseriti nella democrazia, di cui viene sottolineato ii collaborazionismo ( 8)°. La posizione politica di Mantiteo viene insomma tratteggiata da Lisia nello stesso senso di quella del cittadino itpátwv protagonista dell'orazione XXV: espressione del corp0 dei Tremila, probabilmente non un fervente democratico, egli appare comunque uomo non pericoloso per la democrazia e disposto anzi ad una leale collaborazion& 86. Nei fatti, la posizione di Mantiteo resta in yen-
Cfr. supra, nota 149. Per l'inquadramento e la data cfr. MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 77 ss. 184 "(I Trenta) ... non esitavano a privare dei diritti civili anche chili aveva aiutati ad abbattere la democrazia": l'allusione è certamente a Teramene, cfr. MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 85, nota 1. 85 "E poi, consiglieri, anche supponendo che fossi stato cavaliere, non cercherei davvero di negarlo come se avessi commesso un delitto, ma piuttosto, dopo aver dimostrato che nessun cittadino ha subito alcun male da parte mia, chiedrei di superare l'esame. Vedo del resto che questo e anche ii vostro parere e che molti dei cavalieri di allora adesso siedono nel Consiglio, anzi molti di boro sono stati addirittura eletti strateghi e comandanti di cavalleria". Cfr. MEDDA, in L1SIA, Orazioni, II, 86-87, nota 8. 86 Tanto che l'oratore gli presta, come autogiustificazione del suo precoce parlare in pubblico, un'interessante evocazione dell'dmwnç dernocratica ( 21; cfr. Thuc. II, 37, 1). Sull'iiwrn cfr. 82
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tà aiquanto incerta e sembra rivelare una maggiore compromissione con l'oligarchia' 87 : ma - al di là della valutazione oggettiva che Si pUO dame - è comunque significativo, per fbi, che Lisia, nell'impostare la difesa, si rifaccia ai criteri consueti, negando da una parte ii coinvolgimento di Mantiteo in responsabilità di governo ( 3: &icotw bç wbic YTcTcF_I)ov itI 'tôv 'rptáicov'ccx, o3è 'r,é.ov 'cç 'tó'r,e mo2t'tEt(ç) e sottolineando dall'altra che l'orientamento politico, con i conseguenti comportamenti, non è in sé perseguibile in assenza di danni arrecati al concittadini ( 8: oetaç (ç oiI 'ètoi 'tóiv ico2t'thv icaiciiç 1rémoOE). Nonostante ii condizionamento legato alla committenza, soprattutto in relazione all'estraneità ideologica che non sembra potersi esciudere tra Lisia e il committente stesso, la linea dell'oratore resta coerente: chi non ha commesso reati sotto l'oligarchia e non ha avuto parte nella lto2cvcEIa non solo non puô essere perseguito per motivi politici, ma neppure puô vedersi negare, con la ricusazione in sede di öoii.iaaa, il diritto ad una piena reintegrazione. Una OKt}1WYiO di tipo particolare riguarda l'orazione XXIV Per i'mvalido, di qualche anno posteriore al 403188: il personaggio difeso da Lisia subisce una öoK che intende verificare il suo diritto a percepire il sussidio, diritto che gli viene contestato dall'accusatore. I risvolti politici della vicenda, anche in questo caso, non sono del tutto chiari, anche se l'invalido dichiara, nei § 25-26, di essere fuggito a Calcide con i democratici sotto l'oligarchia, preferendo l'esilio alla possibilità di vivere senza danno sotto ii governo oligarchico: e sembra con ciô volersi coscientemente presentare come un democratico di fede sidura e di forti convinzio-
D. MusTi, 'AIwrnç, áIwjia neZ linguaggia di Pericle (Thuc. 2, 37, 1), Quaderni dell'istituto di archeologia e storia antica dell'Università degli Studi di Chieti 5 (1995), 11-16; ID., Demokratia, 99 ss.; C. BEARZOT, II vocabolario deli 'autorevolezza politica nelia Grecia del IVsecolo, ACD 32 (1996), 23-38. Cfr. MEDDA, in USIA, Orazioni,
II, 78 ss. Ii nome di Mantiteo Si trovava in un vihiov dei Trenta, ma non nel registro dei filarchi (cfr. § 7-8): la Sua posizione, dato il carattere ufficiale di quest'ultimo registro, sembrerebbe dunque ben fondata, ma restano alcuni punti oscuri (i motivi delI'allontanamento della famiglia di Mantiteo da Atene e del precipitoso rientro; l'orientamento laconizzante che potrebbe ernergere dal § 18: sui problemi testuali cfr. WEISSENBERGER, Die Dokin2asienreden des Lysias, 72 e nota 189; MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 94, nota 18). La polernica con Trasibulo ( 15) è invece pi0 che altro lisiana e non comporta necessariamente un orientarnento antidemocratico (cfr. supra, nota 161). Cfr. anche LOENING, The Reconciliation Agreement 110 55.; WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden des Lysias, 34 ss., 79 ss.; ora E.M. CREIK, Mantitheus of Lysias 16: Neither Long-Haired nor Simple-Minded, CQ 49 (1999), 626-628. 88 Cfr. MEDDA, in LISIA, Orazioni, II, 248 ss. Cfr., sull'autenticith, U. ALBINI, L'orazione lisiana per I 'invalido, RhM 95 (1952), 328-338; C. CAREY, Structure and Strategy in Lysias )(KI1' G&R 37 (1990), 44-51.
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ni ideologiche, con una presa di posizione che potrebbe in qualche modo illuminare lo sfondo del processo e lasciar ipotizzare che la contestazione gli provenga da parte antidemocratica 189 . In ogni caso, è notevole che anche qui si ritrovino criteri ormai noti a regolare non tanto ii godimento dell'amnistia, quanto, in questo caso, ii diritto ad una plena regolarizzazione della posizione rispetto alla comunità democratica: nel 25, infatti, l'invalido dichiara che meriterebbe l'antipatia dei consiglieri chiamati a giudicarlo, e la conseguente condanna, se ii suo comportamento civico fosse stato in qualche modo scorretto e, in particolare, se all'epoca del Trenta avesse ricoperto funzioni di governo e se avesse fatto del male ai concittadini, azioni a cui egli afferma perô di non essersi piegato (àXX'ö'tt t 'thiv 'tpâiov'cc yEvóivo; v 6uvâji ^Tf 91 iccoç bcoii jG a mo22o'bç 'cóv ito2vtthv;). Per la diversa prospettiva che ci propone, confermando e contrario quanto fin qui affermato, riveste un interesse precipuo l'orazione XXVI - di cui si è trattato già in apertura a proposito del ricorrere in Lisia del termine JJ\1rnKaKEtV -, scritta a Sostegno di un'accusa, presentata come proveniente da parte democratica, mossa contro l'.ift cánt Evandro da un amico del rivale Leodamante, candidato all'arcontato ricusato' 91 . Di Evandro il testo lisiano afferma con certezza che aveva ricoperto una canca sotto i Trenta e che aveva commesso delitti 8-10):
§
"E voi non dovete considerare solo questo, ma anche se sia un cornportamento piü rispettoso verso gli dei che siano l'arconte re e i suoi
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Nonoslante MEDDA, in LISIA, Orazioni, II, 249. La traduzione di 'yevój.Levoç év hivdqzes come "personaggio in vista", proposta da MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 267, mi sembra troppo generica: l'espressione allude piuttosto, come suggerisce l'analogia con i casi qui trattati, al vero e proprio rivestirnento di cariche istituzionali. El Su Evandro, personaggio certamente non di secondo piano, cfr. KIRCHNER, PA nr. 5267; K.J. DAVIES, Athenian Propertied Families, 600-300 B. C., Oxford 1971, 177-178; B.S. STRAUSS, Athens After the Peloponnesian War: Class, Faction and Policy 403-386 B.C., London-Sidney 1986, 161162; WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden des Lysias, 206 ss., 245 ss. Lisia presenta Leodamante come un democratico, come risulta dal § 15: "A Leodamante conviene piuttosto che la candidatura di Evandro sia approvata: cool infatti sarete pi0 esposti alle accuse e si dirà di voi che insediate nelle magistrature i cittadini filooligarchici invece dci democratici". Tuttavia, accuse di filoligarchia furono rivolte a Leodamante nelI'arnbito dello stesso processo (Arist. Rhet. II, 23, 1400 A 31 ss.: oiov Ac otcoç issEo2oyoIlscvoc cllzyc, eornyopzncov'oç OpcSclDoi)2o1) dsr fv GTTjkiT1Iq yeyovdç kv 'ti coepoot62sr, ixX'cIc6l1JcJ,r kitI tOiv 'tpSoKOV'ccL ODK cv yca0ai Lpiy 2Xov 'yixp v 7UUTEIb EtV UbTC0 toç TpiAKovt(X cy'ycypaj.qscvç sç kOpaç ltphç thy &figov): cfr. MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 310-311, nota 16. L'identificazione di Leodamante (KIRCHNER, PA nr. 9076) con ii democratico Leodamante di Acarne, legato al gruppo di Aristofonte (KIRCHNER, PA nr. 9077; cfr. C. PECORELL.A LONGO, "Eterie" egruppipolitici nell'Atene dellVsecolo, Firenze 1971,66 so.), mi sembra improbabile per motivi cronologici. 190
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colleghi a celebrare i sacrifici per l'arconte che deve entrare in canca oppure quest'uomo, che non ha neanche le mani pure (dv o'dd ic(Oapàv sivca thç cipc;)' 92 Considerate anche che ii legislatore che ha istituito la legge sulle docimasie lo ha fatto soprattutto in funzione di chi ha ricoperto cariche sotto l'oligarchia (rdv v dXvyopIc pEáv'ccov vsv(x), pensando che sarebbe davvero grave se propnio coloro che sono stati artefici della caduta della democrazia si ritroveranno a ricoprire magistrature in quello stesso regime e potranno decidere sulle leggi e su quello steSSo Stato che hanno danneggiato in modo cosI infame e terribile quando e stato loro affidato per la prima volta!193 Se adesso Evandro venisse esaminato come candidato dal Consiglio e ii suo nome fosse stato iscritto nei registri come cavaliere al tempo dei Trenta, lo boccereste anche se nessuno sporgesse accuSa' 94 ; e invece, ora che risulta [non soltanto che è stato cavaliere e che ha fatto parte del Consiglio, ma] addirittura che ha cornmesso dei crimini contro ii uicdç jnidè Poi cuicd, 6cX21 popolo (vfv öé, öre [I" 1.tdvov Kcd. Fig 'to ic2iOo iaptivd (pcx'tvc'tun) 195 , non vi comportereste in modo assurdo, se non dimostraste di avere verso di lui lo stesso atteggiamento?"96
La posizione di Evandro appare chiaramente diversa rispetto a quella delle persone difese da Lisia nelle orazioni XVI e XXV. Se tanto di Mantiteo quanto dell'anonimo esponente del Tremila si afferma che, indipendentemente dal loro orientamento politico non necessariamente democratico, non avevano avuto parte nell'esperienza politica dei Trenta nd avevano commesso reati, Evandro è invece caratterizzato come un collaborazionista attivo e spregiudicato, dunque come uno di quegli antidemocratici che, diversamente dal pili moderati e dai neutrali tra gli appartenenti a! "partito della città", non meritano in aldun modo di fruire dell'amnistia: anmistia che non è stata pensata per loro, ma piuttosto per favorire il reinserimento
92 11rilievo sembra alludere alla partecipazione ai delitti dei Trenta (cfr. § 13): cfr. MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 305, nota 8. Nel § 12 si afferma che Evandro avrebbe meritato ii giudizio del1'Areopago: ne consegue che chi parla lo ritiene reo di omicidio volontario premeditato di cittadini ateniesi. Cfr. LoaNiNG, The Reconciliation Agreemnet, 113-114. 193 Su questa forzatura WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden des Lysias, 225; MEDDA, in LIsIA, Orazioni, II, 306, nota 9. 94 Cfr. XVI, 8 e MEDDA, in LIsIA, Orazioni, II, 86-87, nota 8. La Mosst, L 'amnistie de 403, 57, si domanda se non si debba pensare ad una legge votata posteriormente alle convenzioni, relativa alle condizioni di accesso all'arcontato e al Consiglio, che esciudesse rispettivamente coloro che, sotto l'oligarchia, avevavno ricoperto cariche ufficiali o avevano militato come cavalieri. 195 Sul problema testuale cfr. MEDDA, in LIsIA, Orazioni, II, 306-307, nota 11. Su tutto ii passo si cfr. WEISSENBERGER, Die Dokirnasienreden des Lysias, 224 ss.
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di quegli 1cpâwovEc che avevano subito passivamente ii regime senza compromettersi con esso. E particolarmente interessante, in relazione al di-. battito sull'anmistia nell'ambito del movimento democratico, che Evandro, presentato da Lisia come un oligarchico, sia sostenuto dal democratico Trasibulo di Collito: e, soprattutto, che entrambe le parti si scambino l'acdusa di non essere democratici' 97, aprendoci una inquietante prospettiva su uno sfondo caratterizzato da aspre polemiche. La stessa impressione deriva dalla violenza con cui Lisia si scaglia contro ii "compagno di partito" Trasibulo di Collito Lisia nei § S 23-24, con un attacco che pone l'accento sulla sua scarsa energia in politica estera e che sembra, con ciô, denunciare la propria origine nell'ala radicale del rnovimento democratico: ala cui peraltro lo stesso Trasibulo di Collito, ostile a! moderato Trasibulo di Stiria, sembra aver appartenuto 198 . Uno sfondo complesso, reso ancor meno perspicuo dal gioco delle opposte propagande, che rimanda ad un contesto segnato non tanto dagli odi personali, come pensa Medda sulla scorta di Weissenberger' 99, quanto dalle lotte di fazione, anche interne allo stesso gnippo politico democratico e addirittura alla stessa "corrente" radicale. Oggeffo dello scontro e, fra l'altro, certamente ii dibattito sull'amnistia: lo rivela ii fatto che Lisia - con l'obiettivo di formulare una dura condanna del compromesso tra democratici vincitori ed ex-oligarchici che caratterizzô la restaurazione democratica - lascia emergere con chiarezza la questione210 , laddove afferma che l'amnistia è divenuta strumento privilegiato degli oligarchici, essendo ii popoio pronto a dimenticare ii passato fino all'ingenuità: "... Tu sei consapevole di aver commesso molti gravi delitti contro di loro, ma speri che alcuni fra loro ii abbiano dimenticati e che non se ne ricorderanno nemmeno pin. ... Questi uomini, quando la città era sotto ii dominio degli Spartani, non hanno voluto neppure farvi partecipi della loro stessa condizione di servitü, ma vi hanno anche cacciato dalla città; voi invece, dopo averla liberata, non solo li avete resi partecipi della libertà, ma avete restituito loro anche il diritto di giudicare in tribunale e di partecipare all'assemblea per decidere sugli affari pubblici. Perció è ovvio che vi ritengano degli ingenui ( 1-2; cfr. § 5 e 16)201.
'
Cfr. supra, nota 191. Cfr. PECORELLA LONGO, Le eterie, 59-60; STRAUSS, Athens after the Peloponnesian War; 103-104. 99 WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden, 245 ss.; MEDDA, in Lisi., Orazioni, II, 298. 200 Su questa problematica lisiana cfr. BEARZOT, Lisia e la tradizione so Teramene, 88 ss. 201 Cfr. WEISSENBERGER, Die Dokiniasienreden des Lysias, 213-214. Lisia depreca la disponibilità del popoio a dimenticare ii passato e a lasciare impuniti i colpevoli anche in xxxiv, 1-2: eft. in 198
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L'orazione contrappone dunque due diverse visioni dell'amnistia e della sua applicazione e mette in forte evidenza la rottura tra Lisia da una parte e, dall'altra, quell'ala "trasversale" del partito democratico - rappresentata qui non da un moderato, ma dal radicale Trasibulo di Collito, che pure appare disposto non solo a scendere a compromessi con un ex-oligarchico, ma anche ad utilizzarlo e a sostenerlo politicamente - che aveva sposato con convinzione assoluta lo strumento dell'amnistia come forma di ricomposizione politica, rifuggendo da quei distinguo che Lisia riteneva invece imprescindibili per l'applicazione di un criterio di giustizia che evitasse tanto ii "colpo di spugna" quanto le vendette sommarie. Di fronte all' antidemocratico collaborazionista Evandro, pure difeso strenuamente anche da parte democratica nella prospettiva rigidamente filoamnistiale che era sortita dagli accordi tra Pausania II, Trasibulo di Stiria e i "moderati" di Archino, Lisia propone con coerenza ii sno usuale criterio alternativo: se e vero che in linea generale è opportuno evitare di tvi ucacIv, e dunque che l'amnistia va vista come strurnento positivo e applicata quando possibile, ii rigoroso riferimento ad essa non ha pin senso in presenza di accusati per i quali sia possibile attestare una documentata comprornissione con l'oligarchia. Si confrontino a questo proposito i § 17-20, già evocati piii sopra, nei quali Lisia valorizza fortemente l'amnistia, anche e soprattutto a proposito di "quelli della città", ma ne rifiuta con altrettanta nettezza l'applicazione indiscriminata. In casi come quello di Evandro, collaboratore in sede istituzionale degli oligarchi e reo di gravi delifti, ii perseguimento o la ricusazione in sede di oictJicrniix, anche in contesto amnistiale, diventano non solo pienamente leciti, e dunque non valutabili come una violazione 0 Ufl aggiramento deli' amnistia, ma addirittura doverosi, giacché l'aministia non è stata pensata per favorire la reintegrazione dci collaborazionisti attivi, ma per consentire la plena ripresa della vita comunitaria, in senso politco e civile, agli esponenti del "partito della città" caratterizzabili come uIpâ'yJ1ovEç. Che dunque, qualora in presenza di comportamenti come quelli di
proposito BEARZOT, Lisia e la tradizione su Tera,nene, 88-89. L'oratore propone in alternativa ii rapporto tra svij.i, 6py1 (che identifica non la collera in senso generico, ma piuttosto la legittima indignazione nei confronti dell'ingiustizia, che deve muove I'attore di una azione giudiziaria e the deve anirnare i giudici di fronte ai violatori della legge, a tutela della comunità) e 'twptc: la triplice articolazione - la memoria suscita e tiene viva un'indignazione che determina la richiesta di soddisfazione giudiziaria - ha una rilevanza specifica nelle orazioni XII (cfr. soprattutto i § § 94 ss.) e XIII (soprattutto i § 48; 76; 92 ss.). Per ii rapporto tra jzvjn e scoptc in Lisia cfr. M. SiMONDON, La méjnoire et I 'oubli dans la pensde grecquejusqu 'a lajin do t siècle avant J.-C, Paris 1982, 215 ss.
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Evandro non si tenga conto dell'amnistia, ci Si comporti del tutto legittimamente, nonostante la lettera delle convenzioni venga in queSto modo elusa, risulta chiaro anche dalla posizione assunta da Lisia nell'orazione XXX Contro Nicomaco, risalente al 399/8202. Nel testo, mentre si rileva l'esistenza di una tendenza a violazioni amnistiali da parte antidemocratica, con accuse pretestuose di aver partecipato all'oligarchia a persone patentemente incolpevoli ( 7-9), si ribadisce per contro con convinzione la legittimità delle accuse contro Nicomaco, oggetto di una sa7yE2Ia probabilmente per aver prolungato illegalmente la propria carica di àvaypa(pE'ç. Egli infatti si era reso colpevole di gravi danni ai concittadini, trovandosi coinvolto nel complotto contro ii leader democratico Cleofonte. E' vero che egli non puô essere accusato di aver rivestito cariche sotto l'oligarchia, perché era stato anzi in esilio durante ii regime (cfr. § 15-16), ii che gli permetteva peraltro di presentarsi come una vittima della tirannide; tuffavia l'oratore afferma in due occasioni che egli aveva partecipato alla rivoluzione antidemocratica, nei § 15-16 assimilandolo al o1 ocvTEç toy fliov, nel § 30 dichiarando espressamente, di Nicomaco stesso, che 'co y iov rn)yKccccXDc(ç paIv'ca. Nicomaco dunque, che pure si presenta come democratico ( 9 e 15-16) e che sembra godere di autorevoli appoggi ( 31 ss.), era, a detta di Lisia, corresponsabile di parte del delitti degli oligarchi, in una situazione politicamente simile a quella di Evandro, anche se non integralmente sovrapponibile alla sua, giacche viene a mancare, nel suo caso, il rivestimento di cariche istituzionali. L'analogia con Evandro investe anche il fatto che entrambi sono presentati come sostenitori dell'oligarchia riciclati come democratici con l'appoggio di personaggi autorevoli (anonimi nel caso di Nicomaco, mentre per Evandro ê Stato evocato espressamente il nome del democratico Trasibulo di Collito): a queste personalità ambigue, sospettate di aver fornito un appoggio phi o meno aperto all'oligarchia, Lisia nega, nonostante autorevoli prese di posizione in senso opposto, ii diritto di ricorrere legittimamente all'amnistia come strumento di reintegrazione (9): "Nicomaco ritiene di poter rivangare contro altre persone accuse relative al passato proibite dalI'amnistia, quando invece dimostrerO che proprio lui ha tramato contro ii popolo. Ascoltatemi: è giusto, o giudici, accogliere questo genere di accuse nei confronti di uomini come
202 Per l'inquadramento e la data cfr. ciliation Agreement, 137 ss.
MEDDA,
in LIsIA, Orazioni, II, 350 ss.;
LOaNING,
The Recon-
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VIvERA DA DEMOCRATIC!
questi, che a quel tempo hanno cospirato per abbattere la democrazia e ora si dicono democratici"203.
Sul piano giuridico, la posizione di Nicomaco appare pin vicina a quella di Filone di Acarne, l'aspirante buleuta ricusato in sede di öOKtjiwtc protagonista dell'orazione XXXI Contro Filone, posteriore di qualche aimo alla restaurazione democratica 204 . Si tratta di un democratico, esiliato dai Trenta 1is'th 'coi k?Xo1) 1t2OoDç 'rv moXvth ( S 8; cfr. anche § 13); da lui Lisia prende perô le distanze, caratterizzandone ii comportamento come estraneo alla democrazia ( 34), in quanto egli non ha preso posizione nella lotta civile, ha compiuto violenze e spoliazioni, è colpevole di scarso senso civico: "Ii comportamento di quest'uomo infatti costituisce un precedente inaudito ed estraneo a qualsiasi ordinamento democratico (K(d iioicpatIaç &X2ó'tpux)".
iuiic
Filone si comporta da antidemocratico, secondo Lisia, in quanto si muoy e esciusivamente nella prospettiva dell'interesse personale, piuttosto che del bene comune ( 5-7): "Invece quelli che sono cittadini solo per nascita, ma sono dell'idea che la loro patria è qualsiasi luogo dove possano trarre un tornaconto, è chiaro che, buttando a mare senza scrupoli l'interesse comune della città ('to 'ciç i0xwq icowôv &'y(xOOv), si interesseranno solo del proprio guadagno ('tO ctn't&' iötov ithp6og), perchO considerano loro patria non la città, ma il loro patrimonio".
Filone cioè si sottrae alla concezione democratica della politica come servizio al icoiv6v 205 , in opposizione alle &ct (pXonJIlca e agli &c ioépc
203 11 rapporto tra l'accusa contro Nicomaco e le convenzioni d'amnistia resta comunque incerto: sui problemi relativi all'accenno del § 9 cfr. LOENING, The Reconciliation Agreement, 139. 204 Cfr. MEDDA, in UsIA, Orazioni, II, 377 ss.; per una data alta (401/0) si pronuncia WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden des Lysias, 202 ss. Peril dibattito sull'autenticità cfr. ID., ibidem, 149 ss., 202. 205 Cfr. M. TREU, Einwände gegen die Demokratie in der Literatur des 5-4- Jh., StudClas 12 (1970), 17-31, 18 ss.; C. BEARZOT, Ancora sulle Eumenidi di Eschilo e to riforma di Efialte (In margine ad una pagina di C/sr. Meier), Prometheus 18 (1992), 27-35, 34-35; EAD., Un 'ideologia delfederalismo nel pensiero politico greco?, in Federazioni efederalismo nell 'Europa antica (Atti del Convegno, Bergamo 21-25 settembre 1992), Milano 1994, 161-180, in particolare 166 ss.; ora MUST!, Demokratia, 14 ss., 63 ss.; P. LEVEQUE, Anfizionie, comunitb, concorsi e santuaripanellenici, in I Greci. Storia Cultura ArteSocietà, 2. Una storia greca, 1. Formazione, Torino 1996, 1111-1139, 1115 ss.
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affermatisi nell'Atene postpericlea, tanto deprecati da Tucidide (II, 65, 7, cfr. 11-12; VIII, 89, 3) e, secondo la testimonianza senofontea, da Trasibulo e dal suoi collaboratori, a cominciare dall'araldo eleusino Cleocrito (Xen. Hell. II, 4, 21, i&cov i pé(ov, in forte contrasto con l'insistenza sui diversi elementi del 1covwvEiv; II, 4, 40-41, vico KEpwv). In un uomo di estrazione democratica, quale Filone sembra essere, la neutralità - quella stessa neutralità lodata da Lisia per i non democratici come Diogneto, come Mantiteo o come l'anonimo protagonista dell'orazione XXV, perché ii mancato sostegno attivo all'oligarchia da parte degli pyiiocc ha permesso alla democrazia di riaffermarsi pienamente - ê un fattore altamente negativo: 1'áitpa'yjiooIv, lodevole per i non democratici, è per ii cittadino democratico una colpa che conduce chi se ne rende responsabile - in questo caso Filone - a rendersi correo del Trenta201 . In questo modo, la neutralità viene sentita come una forma di collaborazionismo attivo che implica la perseguibilita nonostante 1' amnistia o cornunque, laddove come in questo caso la questione dell'amnistia risulti tecnicamente estranea, la ricusazione in sede di oKtkctot: "Sarebbe giusto che chi come lui ha tradito sfacciatarnente la libertà (2tpoiwKE 'nv 2LsDQepiav) comparisse in giudizio .....( 26); "Non sarebbe giusto ... se ... non punirete invece costui, per aver tradito la cittâ (mpoi58(oicc 'cv 7c6Xtv) venendo meno al suo dovere .....( 29); "... di quali giuramenti credete si dia pensiero costui, che con le sue azioni ha tradito gli dei patrii? Come potrebbe prendere una qualche decisione di governo onesta, lui che non ha nemmeno voluto liberare la patria?" ( 31); "Vedo qui alcuni cittadini che si apprestano a venirgli in aiuto e a pregare voi ... A quel tempo peró, quando voi dovevate affrontare le lotte e i pencoli piü gravi, con in palio la stessa costituzione democratica, e lottare non soltanto per far parte del Consiglio, ma per la libertà, ebbene allora essi non hanno pregato Filone di aiutare voi e tutta la comunità e di non tradire la patria e ii Consiglio, di cui ora vorrebbe far parte sebbene non ne abbia diritto, visto che sono stati aitni ad avere quel successo" ( 32)207.
206 Con un'operazione indubbiamente forzata, che ha fatto apparire al WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden des Lysias, 252, "sachlich unbegrundet" l'accusa contro Filone. Cfr. in questo senso ii § 13, in cui Filone 6 caratterizzato come duplice traditore come Teramene; ii § 18 per le spoliazioni; i § 26-31 per il tradimento della libertã e della democrazia. Sulla pytionIrvii come caratteristica negativa per ii cittadino democratico, capace perô di assumere sfumature positive per altre categorie di cittadini e per i meteci, cfr. in generale L.B. CARTER, The Quiet Athenian, Oxford 1986 e in particolare, a proposito della testimonianza lisiana, LATEINER, The Man Who Does Not Meddle in Politics, 1-12. 211 Per il rapporto tra la neutralità di Filone e la discussa legge soloniana che vietava ai cittadini
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Ii riesame della questione dell'applicazione delle convenzioni d'amnistia, quale emerge dai discorsi lisiani, rivela nell'oratore la chiara volontà di ridiscutere criticamente diversi aspetti del problema: fra questi, le condizioni di godimento del diritto a fruire della protezione anmistiale; la legittimita o meno del tentativi di violazione o di elusione delle rigide clausole stabilite negli accordi; la rimessa in discussione dello spirito conciliativo nell'ambito delle 6owqwaiaL. Questioni di non piccolo peso, nell'affrontare le quali Lisia propone criteri altemativi a quelli "trasibulei" e consistent in sostanza, come si è già detto piil sopra, nell'ampliare i margini diperseguibilità; e lo fa, nonostante le accuse di opportunismo di cui si ê riferito in apertura, con una significativa coerenza, che non puô dirsi inficiata dal ricorso ad argomentazioni diverse, dalla differente valutazione di comportamenti analoghi (come per esempio la neutralità, lodata per il "moderato" Diogneto e deprecata per il democratico Filone) e, talora, da alcune inevitabili forzature (le posizioni di alcuni dei protagonisti delle orazioni - si pensi a Nicomaco o ancora a Filone - non ottemperano integralmente ai criteri fissati, cosicché, per ricondurvele, ii loro comportamento viene interpretato nel senso voluto anche al di là del fatti oggettivi). La proposta di ampliamento del margini di perseguibilità, che colloca peraltro Lisia in linea con altre voci di parte democratica (come rivelano [Lys.]VI, nello stesso contesto dell'amnistia del 403, ma anche [Lys.] XX, che rimanda invece al piii antico contesto postoligarchico del 410), consiste in concreto nel riconoscere il godimento dell'amnistia non, come volevano le convenzioni, a qualunque cittadino che non fosse stato oligarca (salvo previo rendiconto) e che non si fosse macchiato di reati di sangue in qualità di co)ósip, ma soltanto a coloro di cui si potesse dimostrare: 1 )che non avevano avuto porte alcuna nel governo oligarchico, ricoprendovi una qualsiasi carica istituzionale; 2)che non ayevano commesso reati gravi (non necessariamente i soli reati di omicidio o di tentato omicidio cc)rószp) verso i concittadini.
di restare neutrali durante una lotta civile (Arist. Ap 8, 5), cfr. MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 379380; LOENING, The Reconciliation Agreement, 108 ss.; WEISSENBERGER, Die Dokimasienreclen des Lysias, 186 ss.; sul passo aristotelico bibliografia e problemi in P.J. RHODES, A Commentary on the Aristotelian Athenaion Politeia, Oxford 1981, 157; M. CHAMBERS, inARISTOTELES, Stoat derAthener Berlin 1990, 180-181; sulI'attualitk del problema della neutralitk net contesto delle lotte civili di fine V secolo cft. J. BLEICKEN, Zum sogenannten Stasis-Gesetz Salons, in Symposion Heuss, Frankfurter Althistorische Studien 12, Kallmunz 1986, 9-18; E. GABBA, Da qualche considerazione generale al
caso della legge sulI'impossibile neutralità (AP 8, 5), in L'Athenaion politeia di Aristotele 18911991. Per un bilancio di cento anni di studi, Napoli 1994, 103-111.
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Con ciô, Lisia si mostra in aperto disaccordo con la diversa impostazione data alle convenzioni da Trasibulo sotto la duplice pressione dell'elemento "moderato", rappresentato da uomini come Archino e Anito, e di Pausania II: un'impostazione caratterizzata da un'estrema generosità - giacche pochissimi risultavano perseguibili in base alle rigide clausole stabilite dalle convenzioni - e destinata a favorire una pronta ricomposizione politica non solo con gli iimocui pácyjlovEç, ma anche con gran parte dci sostenitori ideologici e del fattivi collaboratori dell'oligarchia. A livello politico, la contestazione dell'anmistia "trasibulea" che Lisia certamente sviluppa si presta a valutazioni diverse, che non è ii caso di riproporre quill'. Quel che mi preme invece sottolineare è che, in ogni caso, ii criterio alternativo cui Lisia fa costante riferimento almeno come indicazione pragmatica209, pur non potendone offrire una formulazione teorica che Si contrapponesse espressamente al testo delle convenzioni, non puô essere liquidato come espressione di spregiudicato radicalismo - già Cloché mostrava di considerare le teorie di Lisia sul reinserimento degli oligarchici "ni contraires a la stricte légalité, ni méme dépourvues de lib6ralisme"211 - e va invece ritenuto meritevole di apprezzamento da diversi punti di vista. Esso si rivela infatti estremamente chiaro e razionale (i reati non amnistiabili sono facilmente identificabili, laddove nelle convenzioni la necessità di dimostrare 1' oE1.pIa del póvot equivaleva alla rinuncia a perseguire i mandanti e, a distanza di tanto tempo, anche molti responsabili diretti), ispirato a sostanziale moderazione (si intendeva colpire solo le responsabilità davvero gravi, si trattasse di omicidi e tentati omicidi oppure di altri reati contro le persone, come arresti, spoliazioni, delazioni, forme di favoreggiamento o di persecuzione) e, infine, non privo di valore politico, giacche il suo obiettivo fondamentale risiedeva nella volontà di impedire lo sfruttamento pretestuoso di uno strumento in sé eticamente valido e politicamente opportuno, quale era l'amnistia, da parte di ambigui e inaffidabili personaggi alla ricerca di una insperata
209 Cfr. BEARZOT, Lisia e to tradizione su Teramene, 8 ss., 86 ss.; EAD., Perdonare ii traclitore, 51-52. 209 E che potrebbe non esser stato del tutto privo di rifiessi a livello operativo, anche se ii peso delta presa di posizione lisiana in ambito amnistiale non puó essere valutato con chiarezza. Per la casistica relativa all'elusione dei termini delle convenzioni cfr., in particolare per i casi di póvo, LOENING, The Reconciliation Agreement, 69 ss.; cfr. ii prospetto in Appendix 1, 151, anche in rapporto ai perseguimenti verificatisi in ambiti diversi dall'omicidio (152 ss.). Cfr. inoltre BEARZOT, Lisia e la tradizione su Teramene, 31 ss. 210 CLOCHE, La restauration démocratique, 401, a proposito del caso di Evandro; cfr. nello stesso senso anche WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden des Lysias, 250, 252-253.
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rilegittimazione politica. Uno sfruttamento di cui i primi anni della restaurazione sembrano offrire una testimonianza frequente e al quale Lisia - tutt'altro che ostile all'amnistia in quanto tale - contrappone non certo ii ricorso alla spirale delle vendette sommarie e indiscriminate, quanto la via, pienamente legalitaria, della legittima 'ttjiwpIct 21 ' attraverso il perseguimento in sede giudiziaria di quanti risultassero non amnistiabili in base at criteri da lui indicati. Vale la pena di sottolineare, in chiusura, che questi criteri mostrano la loro validità anche al di fuori del contesto strettamente legato all'amnistia del 403. Per restare nell'ambito del corpus lisiano, essi vengono già proposti nel 410, all'indomani della prima crisi costituzionale, per ii caso di Polistrato, per tornare attuali, mentre le tensioni dell'epoca della restaurazione vanno a mano a mano stemperandosi, anche molti anni dopo 11 403, come rivela in particolare la tarda vicenda della o 1ci1IcwI ct di Evandro, ma anche, per esempio, ii rapporto di contrapposizione tra XEoç e 'ci.j.uopIa nel § 11 dell'orazione XXVIII Contro Ergocle: "Ebbene, bisogna aver ben chiara una cosa, Ateniesi: chi, in una situazione di cos! grave difficoltà economica, consegna delle città al nemico, Si impadronisce di beni pubblici 0 si lascia corrompere, è pronto anche a consegnare al nemico le mura e le navi e a trasformare la democrazia in oligarchia; pertanto bisogna che voi non vi lasciate sconfiggere dai piani di costui, ma che diate invece a tutti un esempio e non anteponiate né ii guadagno, né la compassione (éXeov), né null'altro alla giusta vendetta (rttto)pi() contro costoro".
La contrapposizione tra perdono ingiustificato e legittima vendetta con la quale Lisia chiede at giudici di non permettere che goda dell'impunità un uomo che, come Ergocle, merita di venir considerato, quanto a responsabilità personali, sul medesimo piano degli oligarchi del 404/3, ripropone evidentemente elementi del dibattito amnistiale in un'epoca, gli anni 389388, ormai distante dagli eventi che 1' avevano generat0 212 . Se poi usciamo dal contesto lisiano, si noterà che l'interrogativo sulla giustizia etica e
211 11 verbo lwpáu e presente 25 volte nella Contro Agorato, su 75 occorrenze nell'intero corpus: cfr. MACTOUX, Accuses et d(fferenciation lexicale, 142-143. Tijtwpin identifica, nel corpus lisiano, non la vendetta indiscriminata e sommaria, ma la vendetta ieccoi uobç vóiouç (1,4), che Si ottiene per via giudiziaria (frequente è l'accostamento, linguistico o concettuale, con haiv 2 ávarv, per esempio in XIV, 19-20; XXVIII, 15; XXX, 6; 32-33; cfr., con significato analogo, XI, 6; XXVII, 16; XXX, 23; 35; XXXI, 26) sugli Opoi, cioè sugli avversari in sede politica e giudiziaria. 212 MEDDA, in LISIA, Orazioni, II, 328-329.
CRITERI ALTERNATIVI DI APPLICAZIONE DELL'AMNISTIA IN LIsIA
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sull'utilità politica della ttopc è già presente, se pure in relazione al dibattito sul rapporto tra Atene e i suoi alleati, nella riflessione di Tucidide. Mi riferisco in particolare al dibattito su Mitilene 213 : se ii Cleone tucidideo esprime l'opinione che vendicarsi dei Mitilenei è utile e giusto insieme (Thuc. III, 40, 4: 7CEt06I1Evo Rev toi th 'CE ticctc .ç MitXr1vcttoDg .upopa jia touE'Cs), giacché occorre restituire ii male senza Kai th lasciarsi commuovere e senza dimenticare (III, 40, 7: v 3Ov &v'caicóöo'cs jn _2Lcx1ciOCv'CEg icpôç TO ICOtPÔV cYC1KO 1ii1öC Tob EKpEJtcXcBEvTOç ico'tC övo àJ.LvllJLovol)v'CEç), ii suo interlocutore e avversario Diodoto propone a sua volta - se pure con l'intento di contestarne l'applicazione al caso mitilenese - ii legame posto da Cleone tra utilità e giustizia della vendetta (ô c),CÔ öiiaov iced I.ipopov tç tjioptaç). Sempre in Tucidide, ii problema di una 'Ci.Iwptc che va attentamente commisurata tanto alla giustizia quanto all'utile della città toma in III, 82, 8, nel âv 'CE commento dello storico alla guerra civile di Corcira (è.itE TCó?Et 4up6pD3 o'O J.ICXPt 'COD tKCdO1) KCL iptcç ETt lIElcODc, 'fl 1CpoottOEv'CEc). La prospettiva di Lisia - che propone, in ambito di politica interna, una 'njio)píc insieme utile sul piano politico (perché capace di evitare reinserimenti abusivi) e giusta su quello etico (perché volta a colpire effettive responsabilità), e dunque pienamente legittima - appare in plena continuità con la riflessione tucididea, pure riguardante questioni di convivenza internazionale: e si rivela con ciO elemento prezioso di un dibattito di vasta portata214.
Cfr. in proposito E.B. STEVENS, Some Attic Commonplaces on Pity, AJPh 65 (1944), 1-25; A. Mytilene Debate: Thucydides 3.36-49, Phoenix 16 (1962), 64-85; H.D. WESTLAKE, Individuals in Thucydides, Cambridge 1968, 62 ss; W.R. Co'm1oR, Thucydides, Princeton, New Jersey 1984,79 ss. 214 Di cui un'ulteriore conferma si trova in Platone, se e corretta la suggestiva ipotesi di J. HowLAND, Plato s Reply to Lysias: Republic I and 2 and Against Eratosthenes, AJPh 125 (2004), 179208, che vede nel dibattito tra Socrate e Polemarco nella Repubblica (331 d ss.) una risposta alla Contro Eratostene lisiana sul tema della legittimità della vendetta. 213
ANDREWES, The
LA TERMINOLOGIA DELL' OPPOSIZIONE POLITICA IN USIA: INTERVENTI ASSEMBLEARI (vavTtouxi., 6cv'ct2yco) E TRAME OCCULTE (1ctI3oDXExo)*
L'oratoria giudiziaria lisiana è fortemente politicizzata e si colloca in un'epoca di aspri contrasti ideologici: di qui ii suo carattere di fonte privilegiata per l'identificazione di una terminologia designante l'opposizione politica e le sue modalità di azione. Il testo lisiano offre a questo proposito diversi elementi meritevoli di riflessione, essendo Lisia assai rappresentativo del pensiero politico democratico, indipendentemente dal dibattito sul rapporto cliente/logografo aperto da K.J. Dover"'. Significativa appare, prima di tutto, la scarsa presenza di una terminologia "neutrale", che colga le parti avverse a livello paritario ed eviti di lasciar emergere implicitamente un giudizio politico. Mi riferisco alla contrapposizione ideologica tra óXtpucoi da una parte e TjJIo'mcoI o örijioicpanoi dall'altra, rara in Lisia (XXV, 8; XXVI, 15), e a termini che individuano appunto gli opposti schieramenti come attivi in una contrapposizione paritaria216 , come, per esempio, àvnX,'o, che Lisia utilizza, come vedremo, in modo selettivo, applicandolo al soli democratici; &vtutpâw, presente solo in VIII, 1112, la cui paternità lisiana e improbabile; v't o2'toiica, che è attestato nel IV secolo e che va ritenuto, se non vera e propria creazione teopompea, come pure è stato ritenuto, almeno oggetto di profondo rinnovamento nel significato da parte dello storico di Chio217 . Ii modesto ricorso ad una ter-
In L 'opposizione net n?ondo antico, CISA 26, Milano 2000, 121-134.
Cfr. J.K. DOVER, Lysias and the corpus Lysiacurn, Berkeley-Los Angeles 1968, 47 ss., 148 ss., 175 ss.; nello stesso senso S.C. TODD, Lysias against Nikomachos: The Fate of the Expert in Athenian Law, in Greek Law in its Political Settings. Justifications not Justice, Oxford 1996, 101-131, 101-102. Entrambi sottolineano, a proposito del carattere personale delle prese di posizione di Lisia, i dubbi collegati con il carattere logografico dei suoi interventi e ii conseguente forte apporto del cliente; per una posizione pi6 sfurnata eft. T.R. WINTER, On the Corpus of Lysias, CJ 69 (1973/74), 34-40; S. USHER, Lysias and His Clients, GRBS 17(1976), 31-40; S. USHER-D. NAJOK, A Statistical Study ofAuthorship in the Corpus Lysiacuni, CHum 16(1982), 85-106; I. WORTHINGTON, Once More the Client/Logographos Relationship, CQ 43(1993), 67-72. 216 Sulla terminologia relativa all'opposizione politica cfr. C. MILANI, Ii lessico dell'opposizione politico net mondo antico, in Fazioni e congiure net mondo antico, CISA 25, Milano 1999, 3-22. 217 Cfr. E. RUSCHENBUSCH, Theopompea: avzi,ro2izevea0ai, ZPE 39 (1980), 81-90; M. CHAMBERS, in Hellenica Oxyrhinchia, Stutgardiae et Lipsiae 1993, XXI-XXII. 215
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minologia "neutrale" ha un preciso risvolto politico, in quanto esprime la scarsa disponibilità di Lisia a riconoscere, nell'Atene degli anni fra 11 415 e la restaurazione democratica, l'esistenza di realtà politiche contrapposte di eguale dignita, che si contrastano lealmente nell'agone politico. Un'impressione che viene confermata dall'analisi sistematica della terminologia impiegata nell'identificazione delle parti avverse: essa appare infatti di carattere alternativo, nel senso che gli elementi lessicali che la compongono non ricorrono indistintamente per democratici e antidemocratici, ma trovano applicazione prevalente e talora addirittura esclusiva all'uno o all'altro del due campi, a seconda del valore semantico che esprimono.
1. La terminologia deli 'opposizione aperta Ii verbo vavTtoiIcc (con l'aggettivo vav'rioç, -Ic#, -to y ) indica l'opposizione aperta, che implica una pubblica, dichiarata presa di posizione. In Lisia esso puô essere usato a proposito di nemici esterni; talvolta trova impiego in senso non politico o comunque generico (VIII, 11; XII, 97; XIII, 21); ma, soprattutto, caratterizza l'opposizione condotta dal democratici contro i loro avversari politici, sostenuta in modo aperto e franco davanti alla pubblica opinione con democratica lEappllYta. In XII, 72 Teramene previene l'opposizione democratica convocando l'assemblea "sulla costituzione", che portô all'instaurazione dei Trenta, alla presenza di Lisandro, "in modo che nessun oratore potesse opporsi loro (tvcx 1n 11'cE l5flrcop wkoiq jneç ivav'noIto) né proferire minacce e che voi non sceglieste una soluzione vantaggiosa per la cittá, ma votaste quello che loro volevano"218;
vatofjict identifica l'opposizione espressa dai democratici attraverso l'intervento assembleare, secondo le forme previste dalle regole della convivenza demo cratica. In XIII, 17 Teramene ordisce, con la collaborazione di Agorato, un complotto giudiziario contro Strombichide, Dionisodoro e i loro compagni sapendo
218
La traduzione ê quella di E. MEDDA, in USIA, Orazioni, I-Il, Milano 1991-1995. Cfr. C. BEAR-
zOT, Lisia e La tradizione su Teramene. Commento storico aIle orazioni XII e XIII del corpus lysia-
cum, Biblioteca di Aevum Antiquum 10, Milano 1997, 207 ss.
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"che c'erano alcuni che avrebbero impedito l'abbattimento della democrazia e si sarebbero opposti ai loro piani in difesa della libertà (h'n stct 'cvEç o 1co)Xocorn 'cay 6fl1iov KUTUXUOiVUI aid vav'tui)o y -tcaisp'fjçXDOEI)";
qui ii verbo vuwtob[wt fa riferimento ancora alla opposizione assembleare, che le vittirne della denuncia di Agorato, se non fossero state eliminate, avrebbero portato avanti nel corso dell'assemblea "sulla costituzione" di cul si parla in XII, 72219, e riceve una forte caratterizzazione in senso democratico dall'obiettivo che la muove, la difesa della libertà e della democrazia. In XIII, 96-97 Lisia si rivolge al giudici democratici chiedendo un voto che esprima una volontà di chiara contrapposizione rispetto ai Trenta (vccü'cici 'coiç 'tptáucov'ra pIacUca) e che costituisca dunque una precisa scelta politica, uno schierarsi aperto e privo di ambiguità220. Questa terminologia, significativamente, non trova applicazione per gli oligarchici, quando si tratta di cogliere la loro attività di opposizione ai democratici; essa vale invece talora a designare le forme di opposizione che Si manifestano all'interno degli stessi ambienti antidemocratici, dunque in un contesto paritario (per eSempio, in XII, 50, l'opposizione di EratoStene al colleghi del collegio del Trenta; in XII, 55, gli uomini di ambienti oligarchico ostili a Crizia, a Caricle e alla loro eteria). Nell'ambito di questo medesimo campo leSsicale viene invece uSata anche 'vciv'ctc ('r 'b'rp() nXiOEt) per gli antidemocratici l'espressione 'c essa indica una presa di distanza dal democratici che si esprime nei fatti, ma che non necessariamente ha carattere aperto e leale. In XII, 42 si rileva come Eratostene abbia agito in senso antidemocratico fin dal 411 oltre che nel 404: Ile non è la prima volta che Eratostene ha agito contro la democrazia ('t ia'cépq itXiOs 'cê vav'c'ta iitpcsv), ma già al tempo dei Quattrocento ... Tomato ad Atene, cercava di ostacolare i sostenitori
219 cfr• BEARZOT, Lisia e la iradizione sit Teramene, 269 ss.; EAD., Atene net 411 e net 404. Tecniche del colpo di stab, in Terror etpavor. Viotenza, intimidazione, clandestinità net niondo antico (Atti del Convegno, Cividale del Friuli 22-24 settembre 2005), Pisa 2006, 21-64, 47 ss. 220 Cfr. BEARZOT, Lisia e la tradizione sit Teramene, 96 ss. In XX, 8 gli oppositori dei Quattrocento, che subiscono condanne a morte ed esilii, vengono definiti oi X47ov'ceç vav'cia cKctvolc. Sull'orazione XX, con ogni probabilith spuria, cfr. MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 167 ss.; nra H. HEFTNER, Die Rede für Potystratos ([Lysias] Xk) ats Zeugnis für den otigarchischen Urnsturz von 411 inAthen, Klio 81(1999), 68-94.
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VIVERE DA DEMOCRATICI
della democrazia ('tvavtta 'toIç 3oD2oJthvoç 61 OKPaTWV EtV(Xt
Le due espressioni individuano una attività antidemocratica clandestina e sovversiva, priva del carattere di opposizione franca in un dibattito politico apertamente sostenuto. In XIII, 51 si ricorda l'accusa di cospirazione antidemocratica portata da Agorato contro le sue vittime utilizzando espressioni analoghe (icovpêi iccd o'(ic ttci r6 8ijytcp 'c4 D'épq) ltpt'c'cov'rEç; F-Z 'tt icucOv 'coy öfljiov 'cO y 'Aerjvatwv ip ccv'co; cfr. t anche XIII, 84, KaK0V 'ci. icotov'cctç 'cO y fttov 'cO y 'AOTIv(Ao)v), che ne lesicoanrvduqeptal'infczoedtarm occulta ii cui obiettivo è l'attentato alla costituzione 222 . Che le espressioni del tipo 'c vctv'cio icpâ'c'ctv identifichino una presa di distanza nei fatti pii che la presa di posizione aperta e dichiarata espressa da vctvnotcu to rivela it caso di Filone 223 , che pur essendo uomo di estrazione democratica (XXXI, 8; 13), manifesta la propria vera natura non prendendo parte alla lotta civile e rifiutando quindi di schierarsi apertamente per la democrazia: con ciô egli opera in modo opposto agli altri cittadini (XXXI, 8: th vav'cta 67corn 'coIç t22otç icoXi'ccaç icoii), rivelando un comportamento "estraneo a qualsiasi ordinamento democratico" (XXXI, 34: t'ciöi.tata mâaiiç öijioipa'cIaç àXXo'cptc*). Un uso analogo rivela ii verbo vn27o, che identifica ancor pià precisamente il parlare in assemblea, o comunque in sede pubblica, per opporsi a progetti politici che si intende contrastare con decisione ma seguendo le previste vie istituzionali. In XII, 69 ii verbo &wtX ^ 7co serve ad identificare l'opposizione assembleare condotta dai democratici contro la richiesta di Teramene di essere inviato in missione esplorativa presso Lisandro senza rivelare i propri intenti all'assemblea (àv'ttXe'yóv'cwv iè ico2Av eEpDIEVsi.) 224 ; in XIII, 17 to stesso verbo identifica la prevista presa di
221 Cfr. Th.M. MURPHY, The Vilification of Eratosthenes and Theramenes in Lysias 12, AJPh 110 (1989), 40-49, soprattutto 43-44; BEARZOT, Lisia e to tradizione su Teramene, 138 ss. 222 Cfr. XIII, 75, dove la benevolenza dei Trenta 6 fatta dipendere dalI'aver commesso delitti con2o th y 6fjsov thy 'AOiivotwv tro ii popolo ('roy 611 so y 'riO',' 'ABivatwv (xKcr 2tou)aaç; at n)
icat &v11icc(Y'rc iccth
11p'riOoo)).
Sull'orazione XXXI cfr. MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 377 SS.; M. WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden des Lysias, Frankfurt am Main 1987, 149 ss., 202 ss.; T.C. LOENING, The Reconciliation Agreement of 40312 in Athens. Its Content and Application, Hermes Einzelschriften 53, Stuttgart 1987, 118 ss.; C. BEARZOT, Criteri alternativi di applicazione deli 'amnistia in Lisia, in questo volume, 55-85, 80 ss. 224 SulIa vicenda, nota anche attraverso ii papiro di Teramene (Pap. Mich. inv. 5982), cfr. C. BEARSOT, Per una nuova immagine di Teramene. P Mich. inv. 5982 e ilprocesso di Eratostene, in questo volume, 15-36; EAD., Lisia e la tradizionesu Teramene, 2 ss., 190 ss. 223
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posizione assembleare del democratici oppositori di Teramene, che la denuncia di Agorato mira a rendere inoffensivi (va jniç ii 'bitèp 'coi ie'cpo ic2iOoDç vnXyo). Ancora, in XIII, 8 e 12 & tXéy( identifica l'opposizione assembleare del democratico Cleofonte al progetti di pace con Sparta: "non tolleraste di sentir parlare di abbattimento delle mura, e Cleofonte, levatosi a nome di tutti voi, Ateniesi, rispose che non era assolutamente possibile accettare quella condizione ( 8: K? socpóv 'te tèp iióv thv'wrv 6cvocGT6cq v'teritsIv) ... Nel frattempo, i suoi complici (sc. di Teramene) che attendevano qui e che miravano ad abbattere la democrazia trascinano Cleofonte in tribunale, con l'accusa prestestuosa che non era venuto a dormire al campo, ma in realtà perché si era opposto, a nome vostro, all'abbattimento delle mura ( 12: ö'tt &v'reIicav itp jr6iv jn icctO(apeiv 'c& 'tsixi)"225.
AI1'aperto &vtXéyv del democratico Cleofonte in assemblea Si contrappone, in entrambi i casi, 1' t I3o12E'ôstv (le trame occulte) di Teramene (XIII, 9: 1IE'tx öè 'cccta OEpaJthwlç, t I3oD2I) cov 'ró, icXiOEt 'cd,i 3o 2iov'rEç K (AlxYc 'nv teTépp) e del suoi complici (XIII, 12: 8ioicpa'cIav)226. Ii verbo &vtt27o appare dunque caratteristico dell'opposizione democratica227 : come vcv'nów, esso puô tuttavia identificare l'opposizione che si manifesta all'interno di un gruppo oligarchico, per esempio quella di Eratostene contro gli altri membri del collegio del Trenta (XII, 26-27; 34; 89), in quanto ci si colloca in questi casi in un contesto paritario, in cui ii contrasto tra pari non ha bisogno di esprimersi a livello occulto22t.
Sul processo di Cleofonte, a noi noto dalle testirnonianze offerte dalla XIII e dalla XXX oraBEARZOT, Lisia e la traclizione su Teramene, 258 ss.; EAD., Atene nel 411 e nel 404, 43 ss.; per ii confronto tra le due testimonianze cfr. anche le osservazioni di TODD, Lysias against Nikomachos, 118 ss. 226 Cfr. A. NATALICCHIO, Atene e la crisi della democrazia. I Trenta e la querelle Terarnene/Clea[ante, Bari 1996, 27 ss. 227 Cfr. XX, 26 per un caso di opposizione assembleare (&v'tsuitov). 228 In XXXIV 3 l'oratore democratico che prende posizione contro ii progetto di riduzione dei dinitti di cittadinanza avanzato dal terameniano Formisio definisce i suoi avversari, contro i quali prende posizione in assemblea, come oi 6v-tn2kyov'ceç (in quanto ii progetto, pur certamente anti-. democratico, viene discusso in sede pubblica). 225
zione lisiana, cfr.
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La terminologia deli 'opposizione clandestina
Assai put frequente appare in Lisia l'occorrenza di termini ed espressioni che colgono non un'opposizione aperta e franca, ma piuttosto un'opposizione condotta per via clandestina e con obiettivi rivoluzionari, dunque sostanzialmente illegale nei metodi e negli obiettivi. Frequente è l'uso del verbo oi2{ico, "tramare", ii cui USO si è or ora ricordato in contrapposizione con l'c(v'tt2 ystv del democratici. Esso caratterizza l'azione degli oligarchici in quanto segreta e sovversiva, nonché come tipica del nemico: in XXII, 14-15 si afferma, del mercanti di grab, che essi "tramano a vostro danno, proprio come farebbero i nemici" (éni43o eIoDoi.v 'bjiiv, 67Up ot ito2éjnot)229. Spesso l'azione espressa dal verbo viene specificata indicandone ii destinatario, cioè ii popolo (1ctF3ol)Xcstv 'c It?1OEt tE'thp()], XIII, 9; 48; XVIII, 4; XXX, 9; 'bj.tIv, XIII, 17). Particolarmente interessante è XIII, 17, dove di Teramene e del suoi collaboratori, impegnati ad organizzare il complotto contro i democratici avviato dalle denunce di Agorato, si afferma in chiusura di paragrafo che "ordiscono questa macchinazione (i.3oi2dv 'rocc6'riiv to1?Eo1 ci.)". Obiettivo della macchinazione è proprio impedire l'espressione deli , opposizione antidemocratica: "decisero di coinvolgere in accuse e processi questi uomini prima che Si tenesse l'assemblea sulla pace, in modo che poi in quella sede nessuno si levasse a parlare contro di loro in difesa del popolo (va ltTIftiq k6'lut p'co'l) 'l'r.ipou it2Oouç v'n2.é'yo)"230.
Ii passo non potrebbe meglio evidenziare la radicale diversità delle modalità di azione dei due gruppi: la "macchinazione" (éici43oD2ii) degli oligarchici non solo si differenzia radicalmente, sul piano della correttezza del metodo, dalla volontà del democratici di fare opposizione (áv2'yatv) in assemblea, ma ha addirittura lo scopo di impedire del tutto l'esprimersi di un'opposizione condotta secondo le regole della democrazia. Talora t3oiIi.v viene collegato espressamente con l'intento di abbattere o{Xzuov la democrazia, come in XIII, 6, dove soggetto del verbo
229
Oppure dei sicofanti: cfr. XXVIII, 6. Cfr. BEARZOT, Lisia e la tradizione su Teramene, 228, 269 ss. (anche per l'analoga interpretazione offerta in XVIII, 4-5 a proposito dei cospiratori antidemocratici ('tàv 7n43o1 Cuó'VT(UV m2dOat); EAD., Atene net 411 e net 404, 42 ss., 51 ss. 230
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sono "coloro che aspiravano ad un cambiamento di regime in città" (oi 30 Xótsvo d),rEpc itpâyjia'ca v 'tfl icóX 'I'yv&Oct 7tEI3o'ô2sDov), dunque quanti covavano obiettivi rivoluzionari in senso antidemocratico; o come in XIII, 12, dove i complici di Teramene che organizzano le accuse oov'tç Kcctapretestuose contro Cleofonte sono definiti oi ?ccL 'r'tjv 11WKpWCXv. 'Eitoiv sembra dunque avere in sé un significato antidemocratico, legato alle modalità dell'azione (clandestina e dunque illegale già nel metodo), al destinatario delle trame (che è di solito ii popolo) e agli obiettivi dell'azione (la rivoluzione antidemocratica), e caratterizzare una forma di azione politica per eccellenza antidemocratica. In XXXI, 11 la stessa neutralità di Fidone assume un colore antidemocratico, in quanto oDX1j contro ii popolo: deriva da deliberata "quanti hanno deliberatamente agito cos! non meritano alcun perdono, 3oDXiv)"231. perché lo hanno fatto premeditatamente (ö'
La terminologia della "trama occulta" sembra rimandare all'attività delle eterie, che in Lisia sono peraltro menzionate raramente (XII, 43-44; 55; XIII, 19; In Theomn. F la, r. 277 MEDDA). Solo in un caso l'oratore ci offre un ampio resoconto delle modalità di azione clandestina delle eterie, a proposito del prodromi della guerra civile del 404 (XII, 43-44): "Quando ci fu la battaglia navale e la disfatta della città, mentre ancora Si era in regime democratico, furono creati dai cosiddetti "eteri" cinque efori - e fu l'occasione da cui presero l'avvio peril rivolgimento politico -, col compito di procurarsi il favore dei cittadini, di guidare i congiurati e di agire contro la democrazia (évavrIa é t4i répq it?Oe mpx'c'tovtsç); di eSSi facevano parte Eratostene e Crizia. Essi imposero a ogni tribü dei filarchi, davano disposizioni su come bisognava votare e su chi doveva ricoprire le cariche, ed erano padroni di fare qualsiasi altra cosa volessero; cos! non solo da parte dci nemici, ma anche da parte di costoro, che erano vostri concittadini, si tramava contro di voi ({vtô 'to),cwv rcoAvcdiv évrwv ej3oD2némee), per non farvi prendere alcuna buona decisione e per ridurvi in grave stato di indigenza".
231 In soli due casi si fa riferirnento, con questa terminologia, a dernocratici: in XII, 80, dove ii oeciv si riferisce ai dernocratici che cercano di catturare i Trenta in fuga ("non cercate verbo 3oi2sc'ts, in trappola i Trenta che sono fuggiti, per poi lasciare andare quelli che di attirare, avete qui davanti a voi"), e in XX, 9, dove si dice che i Quattrocento ehiedevano ai collaboratori la ou20erv. garanzia di non
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Nel passo, in cui l'attività eterica è significativamente accostata al concetto di bctpoAi, Lisia identifica l'origine del contrasto civile (acérnç) tra democratici e esponenti deli' oligarchia neil' azione clandestina delle eterie, portata avanti attraverso magistrati-ombra, i cinque efori, designati direttamente dal membri delie eterie, e i filarchi designati invece dagli efori stessi. Tale azione si configura come profondamente sovversiva, se pure condotta abilmente dall'interno delle istituzioni: il öfipoç stesso viene indotto, con l'inganno, a prendere decisioni in senso antidemocratico, in ambito deliberativo e, anche pin significativamente, in ambito elettorale e di designazione magistratuale 232. L' opposizione antidemocratica privilegia dunque nel 404 non la via del dibattito assembleare, ma quella deile trame clandestine contro i concittadini democratici, e le avvia örjjioicpccctaç 9'rt o5YrIc, dunque in aperta violazione delle regole della convivenza civile e politica democratica. Altre forme di identificazione deil'opposizione antidemocratica utilizzano una caratterizzazione negativa, che ha la democrazia come orizzonte di riferimento e quindi non ammette, in linea di principio, una considerazione paritaria delle due parti. Gli antidemocratici sono, di volta in volta, coloro che "non sono favorevoli" alla democrazia (in XIII, 10 si ricorda che Teramene fu respinto nel corso delia 6oKtitw yia per l'elezione a stratego in quanto lo si ritenne non EivoDç 't) irXIOEt 'c4 iJIE'p(p)233, 0 come coloro che le "sono ostili" (in XII, 49 i sostenitori dci Trenta sono KaK0V01. ... 'c4 i'tpq lc2iOE; in XVIII, 8 i familiari di Nicia lamentano di essere stati ingiustamente ritenuti iccocóvoi. ... TCO 1cX'IOEt234; in XXV, 7 l'oratore dichiara di non essere iccucóvoDç 'rCp irAOci. 'ui ijIE'cpp), 0 ancora come coloro che "fanno del male" al popolo (XIII, 51: irovpx Kat oic tc [icpáoetv]; XIII, 51 e 84: icaicóv Tt 107açe0ca, icoteIv]; XIII, 75: iccocx [itosIv], iced vipcEocci lcaKa [pyáErOcaJ). Siamo di fronte ad una valutazione etica del comportamento politico che adotta come metro di giudizio ii rapporto con la democrazia: tant'è vero che l'azione dell'opposizione antidemocratica è spesso identificata tout court
232 Cfr. C. BEARZOT, Gruppi di opposizione organizzata e manipolazione del voto nell'Atene democratica, in Fazioni e congiure net mondo antico, CISA 25, Milano 1999, 265-307. Per l'attivith delle terie a partire dal 415 cfr. F. SARTORI, Le eterie ne/la vita politica ateniese del VI e Vsecolo a. C., Roma 1957, 113 ss. e 129 ss.; inoltre, J.F MCGLEW, Politics on the Margins: The Athenian Hetaireiai i 415B.C., Historia48 (1999), 1-22. 233 In XIV 10 Alcibiade ii Giovane non è e5vo1ç 'ti it2a)Oai; la stessa accusa di non essere 'r4i 'bsc'cépw subisce Polistrato (XX, 2). Sulla dokimasia di Teramene dr. BEARZOT, Lisia e la tradizione su Teramene, 256-257. 231 Cfr. in XX, 20 l'espressione 1cw(6vo ... t& {jtktepc ispâ'yjiata.
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con un'azione espressamente mirante alla KcthXi)rnç del demo, dunque a priori illegale e sovversiva. Ka't(W)w, iathXixng sono sempre legati a joç, itXiOoç, lEoXtTEict, ad identificare l'azione degli oligãrchici; o ()1ct'taXIav'tEg 'rev fljiov è l'espressione usuale per designare gli antidemocratici attivi nell'ambito delle rivoluzioni del 411 e del 404 (XVI, 1; XXX, 9; 12; 15; 30); é chiaro che con ciô non si intende far riferimento a leali oppositori, ma piuttosto destituire i'opposizione di ogni iegittimità, sottolineandone ii carattere sovversivo e anticostituzionale. La terminologia lisiana identifica dunque l'opposizione antidemocratica come un'opposizione insidiosa, priva delie necessarie caratteristiche di iealtà e franchezza, intesa a danneggiare sotterraneamente l'avversario piuttosto che ad affrontarlo direttamente, perseguita per via illegale e fuori dalle regole delia corretta convivenza politica: un'opposizione che non vuole affermare del principi, rivendicare spazi di intervento, suggerire interventi riformistici, ma semplicemente Ka'ca2t'oev 'toy öfijiov. Per questo motivo, gli oligarchici vengono equiparati spesso al nemici esterni - con cui ovviamente non e pensabile una convivenza paritaria, ma che è necessario sconfiggere -, attraverso l'uso del termini iroXéj.uoç e, soprattutto, xepoc. In II, 62-64 noké[Ltot ed 0poI sono usati indifferentemente per gli Spartani e per gil oiigarchici 235 ; in XII, 44, già ricordato, i cittadini oligarchici sono posti sullo stesso piano dci ito2éjuo esterni: "cosi non solo da parte dei nernici, ma anche da parte di costoro, che erano vostri concittadini, si trarnava contro di voi" (o')X irô 'tdv no oid.z6eXsjiIwv 46vov cx22u6 icoci bn6 'rolyctov n okvc Co v dv'c(ov c8s); in XII, 51 Teramene è identificato come uorno che
235 "Essi (sc. gli uomini del Pireo), non costretti dalla legge, ma obbedendo a un loro impulso naturale, rinnovarono l'antico valore degli avi con Ic loro nuove lotte, per riconquistare in comune con gli altri la città a prezzo della loro vita, scegliendo piuttosto una morte da uomini liberi che una vita di servitO; provavano vergogna delle loro sventure non meno che ira verso i loro nemici ('wig 6OpoIg), e preferirono morire nella loro terra piuttosto che vivere abitando in terra straniera; avevano come alleati i giuramenti e i patti e come nemici (ao2eitIooc) non solo quelli che lo erano già prima, ma anche i loro stessi concittadini. E tuttavia, senza spaventarsi di fronte al numero dei nemici (ttdv vvtixov) e mettendo a repentaglio le proprie vite, innaizarono il trofeo di vittoria sui loro nemici (Tv ito2sgIwv)". In XII, 79 nokf^Ltot ed 6Opo'r identificano rispettivamente i nemici esterni e quelli interni, in prima istanza Eratostene; lo stesso avviene in un passo della frammentana Contro Ippoterse (F 3, F 9b MEDDA; sulI'orazione e ii suo inquadramento cfr. ora E. MEDDA, in Lysias. In Hippothersem, In Theomnestum et Fragmenta ex incertis oration ibus [P Oxy. XIII 1606], Firenze 2003, 181 ss.).
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"riteneva nemica la città e arnici i vostri nemici" (tiv jthv m62v epav E\dflEv cfvca, 'toiç ö' JIs'thpoDg Opoiç (I2oiç).
Ancora, in XII, 69-70 nemici esterni e cittadini democratici vengono fortemente contrapposti a proposito del silenzio di Teramene: "di solito gil altri uomini tengono un segreto per celarlo ai nemici, mentre jul non voleva rivelare tra i suoi concittadini queHo che avrebbe poi detto in mezzo agh avversari" (of jAv 2Xot &.Apconot tthv ito2eiiwv ih)slca thitóppii'ra lEowuv'tca, Elca oç 'v 'coIç ccb'tofi 7to2d't(aç ov 0é2L11ouv ciltsI\))236;
in XII, 60 gli 0poI da punire (öiiiv 'nIo)pEiGOca) sono Eratostene e i suoi sostenitori, in XIII, 78 Agorato; in XXV, 6 sono forse oligarchici fuorusciti (nell'orazione XXV l'identificazione degli oligarchici come XOpoI appare comunque frequente) 237 . Gli oligarchici vengono inoltre spesso contrapposti, pin ancora che alla democrazia (anche se l'opposizione 62 pIa/J1o, ioipccttc è frequente), allapolis, rispetto ahla quale svolgono un'azione di disturbo non diversa da quella del nemico esterno: in XII, 59, in particolare, Lisia carafferizza Lisandro come EDvo'ô ovox'ccccov è 'rfj itó2t. otcctov èv övwi 'r 62'yapIa, Mi sembra di poter concludere che la terminologia hisiana dell'opposizione politica non privilegia ha dimensione strettamente ideologica, nel senso che non coglie due "partiti" contrapposti caratterizzati da uno specifico patrimonio di idee e di programmi: la contrapposizione tra ô2iyapuot da una parte e ör1io'tuot o jIo1cpcnKoI dalh'altra è rara e riguarda contesti di carattere teorico, a cominciare dal celebre passo dell'orazione XXV in di SI afferma che "nessun uomo è per natura né oligarchico né democratico (oôbetç è.crtiv vOpducw yi)(yet ofrcs ó'yap%uôç ofrcc örjIoKpa'cuóç), ma ognuno cerca sempre di istituire ii tipo di govemo che per iui è pii vantaggioso" (XXV, 8; cfr. XXVI, 15, "Si dirà di vol che insediate neHe magistrature I cittadini fiiohgarchici invece del democratici",
236 Su questo tema cfr. C. BEARZOT, Tá)T6pp9Ta ,rotei'aOai. Ancora so Ermocrate e Teramene, RIL 128 (1994), 271-281. 237 Sull' orazione XXV cfr. T.M. MURPHY, Lysias 25 and the Intractable Democratic Abuses, AJPh 113 (1992), 543-558,545-546 1- C. BEARZOT, Lisia e 1 'amnistia: I 'orazione XXVe ii suo sfondopolitico, in questo volume, 37-54; NATALICCHIO, Atene e la crisi delta democrazia, 31 ss., con la recensione di C. BEARZOT, inAevum 72(1998), 199-203.
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öóarc 6wri 8TIjtonKCbv vOpórnov 62uy(xp%uco1)ç Ka01.vco.).
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sic 'c&ç p76ç
Ma ii fatto di essere öiij.io'cuoI o ôXtycpyi.KoI, per Lisia, va piuttosto giudicato dal comportamento, dal concreto schierarsi per l'una o l'altra parte attraverso una presa di posizione attiva: ii problema non è quindi primariamente di carattere ideologico, ma piuttosto politico ed etico. Su questo punto ê evidente che mentre l'opposizione democratica viene identificata nei suoi caratteri di lealtà e di franchezza, a quella antidemocratica non viene riconosciuta analoga dignita. Si tratta di una visione fortemente partigiana, che considera caratteristica del vero democratico le scelte pubbliche, gli schieramenti aperti e la coraggiosa e schietta 1ccpp1ia (come mi sembra riveli con chiarezza ii modo in cui Lisia tratta ii caso di Filone) e che in qualche modo "demonizza" l'opposizione antidemocratica, bollandola come illegale nei metodi e sovversiva negli obiettivi; ma die tuttavia troya giustificazione nelle modalità di azione degli antidemocratici dal 415 in poi, modalità che privilegiarono la via rivoluzionaria del colpo di stato e dell'azione clandestina rispetto alla via dello scontro aperto in assemblea. Ii quadro che ne sortisce identifica una netta bipartizione, non tanto a livello teoretico quanto di prassi politica, tra democratici e antidemocratici, tra chi è sfvoDç e chi è Kcoó' 'o1ç rCp E1.up: in XII, 49 vengono contrapposti 6(yot Kcu(óvot 2jcc* v 't6i s'thpqi nkiftt e ôitóao ö'ivoI qxxmy dvat; in XVIII, 8 viene evocato il destino del familiari di Nicia, morti sotto l'oligarchia eivot öv'tç cCp mXiOe, esposti a rischi in democrazia coç icaKovo áv'rsç 't6) it?ijOst. Nessuna traccia Si reperisce nell'oratore di una terza via "moderata", nonostante egli colga con precisione ii peso enorme di Teramene e del terameniani nella crisi democratica 238 . Diversamente da Arist. Ap 34, 3239, che colloca tra i öitotucoI da una parte e gli oligarchici estremisti legati alle eterie dall'altra i fautori della Itáccpoç toX'rsta moderata, Lisia non crede ad una possibile via mediana tra democrazia e oligarchia e non ammette la possibilità di una legittima collocazione ötê jiéo 24o, né sul versante democratico (la moderazione di i
230
Cfr. NATAuccHI0, Atene e la Grist della democrazia, 19 ss. Sul passo cfr. P.J. RHODES, A Commentary on the Aristotelian Athenaion Politeia, Oxford 1981, 427 ss.; BEARZOT, Lisia c/a tradizione so Teramene, 159, 217 ss. 240 Cfr. Thuc. VIII, 75, 1, a proposito di Trasibulo a Samo; cfr. M. SORDI, Trasibulo e la controrivoluzione di Samo: 1 'assemblea delpopolo in ar/ni come forma di opposizione, in L 'opposizione nd inondo ant/co. CISA26, Milano 2000, 103-109. 239
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Trasibulo24t ) né su quello antidemocratico (ii moderatismo di Teramene). Per Lisia 0 Si democratici o non lo si è: come si è detto, la democrazia costituisce un dato di fatto imprescindibile, un orizzonte di riferimento non discutibile, l'inserimento o meno nel quale è utilizzato come metro di giudizio. Lisia identifica insomnia nell'Atene contemporanea una thoiç, una frattura profonda che spacca in due tronconi lo stato e che si esprime essenzialmente nella guerra civile del 404242: essa si contrappone all'ôjtóvoux recuperata con la restaurazione, la quale ha come presupposto la ricomposizione del corpo civico intorno all'idea e alla prassi democratica e non costituisce affatto una legiffimazione degli oligarchici, i cui comportamenti si collocano per Lisia, fuori dalla legalità243. Come si è detto, la scarsa propensione a legittimare gli oligarchici come corrente politica porta Lisia ad evitare ii ricorso ad una terminologia "ideologica" (62yaptKot/11JIo'ctKoi), che esprima una contrapposizione partitica. Anche a proposito del democratici, del resto, egli sembra utilizzare una modalità di rappresentazione che non fa riferimento all'aggettivo 8%toTu6g, usato piuttosto laddove si tratti di discutere pretestuose dichiarazioni di democraticità (XXVIII, 12; XXX, 10; 15), ma che privilegia ii tema, legato alla prassi politica, dell'voux verso ii popolo244. L'orientamento democratico è espresso con Ei3voi.a oppure vog dvca, voofv ('cth ij.t'cpw icXIOei,, talora semplicemente 'bj.tiv) e forme analoghe: chi, come Nicomaco in XXX, 15, vuole essere accreditato come 8T1J.tonK6c deve dimostrare la sua cbvota ... ç 'to n28oç 245 ; la boulé del 405/4, di cui in XIII, 20 si afferma che non agiva 'votç 't' 'bj.tE'tpçt, non puô che muoversi bft Kct'ca2Coot 'toi 6ito1) 'tofl 'bJIE'thpoD, senza
241 Si osservi che in XXVIII, 8 si usa per Trasibulo ii participio 3o12zdov'c, che evidenzia una caratteristica antidernocratica. Sui rapporti tra Lisia e Trasibulo cfr. BEARZOT, Lisia e la tradizione su Teramene, 89-90, 150 ss.; ora R.J. BUCK, Thrasybulus and the Athenian Democracy. The Life of an Athenian Statesman, Historia Einzelschriften 120, Stuttgart 1999, 15-16. 242 La terminologia della nTirnç pub indicare ii fare opposizione: Cfr. in particolare II, 61 a proposito dei dernocratici di Trasibulo (iitdp 'tflç 5i1JLoKpercuxc a'tarndn(xv'caç). In XXVI, 22 nrnidm indica la presa di distanza, ii fare opposizione ai tiranni degli antenati di chi parla (aouiovscç ltpbg ceb'EoIg). Cfr. ora A. WOLPERT, Remembering Defeat: Civil War and Civic Memory in Ancient Athens, Baltimore - London 2002, 3 ss. 243 Cfr. XVIII, 17-18, per la contrapposizione n'tcRç/bJ.Lóvoc. 244 L'essere ebvoi; 'ml; (KaOc(;'n]1c6n) tpd'y.tanr indica la fedeltb al regime vigente, cfr. XII, 65 (Teramene rispetto ai Quattrocento), XVI, 3 (Mantiteo rispetto alla democrazia). Cfr. sul concetto di eiivoi.cz W.R. C0NN0R, The New Politicians of Ffl h-Century Athens, Princeton, New Jersey 1971, 103 ss.; A.W.H. ADKINS, La morale dei Greci da Omero adAristotele, trad. it. Bari 1964 ( Oxford 1960), 308 ss.; D. WHITEHEAD, Cardinal Virtues: The Language of Public Approbation in Democratic Athens, C&M44 (1993), 37-75, inparticolare 52 ss. 211 Cfr. sull'orazione XXX TODD, Lysias against Nikomachos, 101-131.
LA TERMINOLOGIA DELL'OPPOSIZIONE POLITICA rN LIsIA
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che siano possibili alternative 246 . Lo stesso significato ha l'espressione to it?Ooç 'rô jié'r,epov ycLO itoti (XIX, 19), che sembra riecheggiare l'&'yaeOç dvca delle formule epigrafiche di motivazione in iscrizioni onorarie247. La democrazia - ii "nome piii bello" di memoria erodotea (Lys. XII, 78/Her. III, 80, 6), ii "popolo al potere" 248 - è insomnia per Lisia l'unico quadro politico legittimo nell'ambito della tradizione ateniese. Ne consegue che l'unica posizione politica corretta è ii favore verso ii popolo, cui deve conseguire una difesa aperta e decisa della democrazia, condotta secondo le regole della convivenza civile e politica democratica: ii vero democratico, che persegue ii bene comune e non l'interesse personale249 e ii cui obiettivo è rendere la città 211v iccd 2sDOpav, "grande e libera" 250 , conduce un'opposizione politica caratterizzata da libera, franca contrapposizione e da correttezza di metodi. Su questo come su altri temi, Lisia Si rivela ideologo democratico convinto, rappresentativo di un orientamento radicale molto diverso da quello trasibuleo e certamente non caratterizzato dalla virtñ della tolleranza, in quanto incapace di riconoscere all'avversario pari dignita ideologica e politica: ma in ogni caso, io credo, giustificato dall'esperienza storica contemporanea, che non offriva piü 1' immagine di un' opposizione antidemocratica visibile e apertamente contrapposta in assemblea all'entourage pericleo, come all'epoca di Tuci-
246
In XX, 16 l'essere 'bj.Cv di Polistrato si rivela nella mancata volontà di 'tr vewtepieiç to ujsétspov stXfiooç. 247 Cfr. in XIII, 60 e XX, 2 l'espressione analoga xp11t6g ci.vca ... stepi tO st2fiOoç tO bsOtspov (tOy bfiiov tv 'AQvcxtov). 248 Cfr. BEARZOT, Lisia e la tradizione su Teramene, 223. Lisia riprende l'idea erodotea di democrazia come govemo del itl6fjooç (cfr. Her. III 80, 3 it2A0oç O Opov), inteso nel senso di maggioranza (cfr. R. RONCALI-C. ZAGAR1A, H2ri00g, QS 6, 12, 1980, 213-222; F. RUzE, Pléthos, aux origines de la majorité politique, in Aux origines de I 'hellénisme: la Crete et la Grhce, Hoinmage a H. van Effenterre, Paris 1984, 247-263). Se Lisia insiste suIl'idea di "numero", di maggioranza, ciO va collegato probabilmente con ii fatto che i tentativi contemporanei di attentare alla democrazia miravano proprio ad operare una restrizione del numero degli aventi pieno diritto di cittadinanza (cfr. R. BROCK, Athenian Oligarchs. The Numbers Game, JHS 109, 1989, 160-164). Inproposito cfr. K.A. RAAFLAOJB, Contemporary Perceptions of Democracy in Fifth-Century Athens, in Aspects of Athenian Democracy, C&M Diss. 11, Copenhagen 1990, 33-70; D. MUsTI, Demokratta. Origint di un'idea, Roma-Bari 1995,3 ss. 249 Cfr. E. LEvy, Athbnes dévant la defaite de 404. Histoire d'une crise idéologique, BEFAR 225, Paris 1976, 226 ss.; piO in generale MUST[, Demokratia, 14ss., 63 ss.; P. LEvEQUE, Aqfizionie, comunith, concorsi e santuaripanellenici, in I Greci. Storia Cultura Arte Societh, 2. Una storia greca, 1. Formazione, Torino 1996, 1111-1139, 1115 ss. 250 In Lisia ii buon cittadino democratico e colui che si preoccupa innanzi tutto del bene comune e di rendere grande la città (Lys. XXVIII, 13-14); cfr. BEARZOT, Per una nuova immagine di Terainene, 25 e nota 48; cfr. sul problema anche D. LATEINER, An Analysis ofLysias 'Political Defense Speeches, RSA 11(1981), 148-149.
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dide di Melesia (Plut. Per XI, 12)251, mapiuttosto quelia di un'opposizione clandestina e rivoluzionaria, pronta a minare illegaimente dali' interno le istituzioni democratiche pili che ad utilizzarle correttamente per una attiva presenza critica.
211
Cfr. PH.A. STADTER,
A Commentary on Plutarch Pericles, Chapel Hill-London 1989, 130 ss.
hi
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NEL 404*
1. Nel celebre passo del III libro ( 82-83) dedicato, nell'ambito del racconto sulla guerra civile di Corcira, ad una riflessione generale sul tema della 'tâcç, Tucidide coglie due aspetti caratterizzanti del fenomeno. Da una parte, ii collegamento con la guerra esterna (mó2Ejioç): i lcpoGth'cca del demo, divisi in fazioni filoateniesi e filospartane, in tempo di pace non avevano pretesti per far appello alle potenze nemiche, mentre "una volta che queste entrarono in guerra (o?eioiiévov S) facilmente si effettuavano richieste di alleanza, per poter colpire i nemici e procurarsi con ciô dei vantaggi, da parte di coloro che desideravano novità politiche" (82, 1)252.
La guerra, it62ejioç, è potente fattore di GthYLç in quanto 13Icoc öKcXoç, che togliendo ii benessere quotidiano scatena 'c&ç ôpy&ç 'rv moX2v: i rapporti all'interno della polis ne risultano snaturati (82, 2)253. Con ciô, Tucidide trascone a porre l'accento sul secondo elemento caratterizzante, ii rovesciamento dei valori che la cT T 6ccT tg determina: "E l'usuale valore che le parole avevano in rapporto all'oggetto fu mutato a seconda della sua stima" (82, 4: iccd. 'civ c)Oiliav tO)cyW 'tdiv ôvojth'ccov ç r6c gpycc 6c vrijU a ^ av 'cfl &icacbo).
In Ilpensiero sulla guerra nel mondo antico, CISA 27, Milano 2001, 19-36. La traduzione di questo passe e di quelli citati in seguito 6 di F. FERRARI, in Tucidide, La guerra del Peloponneso, I-Ill, Milano 1985. 253 Sul concetto di o'tcç e sulla sua fenomenologia dr. H.-J. GEHRKE, Stasis. Untersuchungen zu den inneren Kriegen in den griechischen Staaten des 5. Und 4. Jahrhunderts v. Chr,Vestigia 35, Munchen 1985, 6 SS.; In., La "stasis ", in 1 Greet. Storia cultura arte societd, 2. Una storia greca, II. Dfinizione, Torino 1997, 453-480. Sull'aspetto terminologico cfr. L. MANOPOULOS, Xthrnç E,ravdo-rcroic - Nea.rspw7l6g - KIvirng. Ivy/3o,14 cYzi7v dpevva zig ro)tLrI1c1g opa.2 oyiag rosy apgaIcov E2dsivwv, Thessaloniki 1991. Sul rapporto tra guerra civile e potenze esterne cfr. GEHRKE, Stasis, 268 ss. *
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L'affermazione tucididea, motto discussa dai moderni 2t4 , pone l'accento sul venir meno di valori comuni universalmente riconosciuti: ciô che cambia non è tanto ii signflcato delle parole, quanto il giudizio di valore annesso alle azioni che le parole individuano (come risulta ben evidenziato dalle traduzioni proposte da J. Wilson: "they changed their accustomed verbal evaluations of things", e da J.T. Hogan: "Men changed the customary estimation of words in respect to deeds in judging what right was"). Cosi "l'audacia dissennata fu considerata ardire devoto alla causa dei congiurati, e la previdente cautela viltà mascherata da un bel nome, e la moderazione un manto del vile, e la prudenza in ogni cosa un essere oziosi in ogni cosa. L'essere follemente audace fu considerata cosa degna del carattere dell'uomo, e ii riflettere per tentare un'impresa da una posizione di sicurezza un ragionevole pretesto per rifiutare. E chi si adirava era persona fida in ogni occasione, chi lo rimbeccava era sospetto. Uno che tendeva insidie, se riusciva nel suo intento, era intelligente, e se le sospettava, era ancora pin abile, mentre chi prendeva le sue misure in modo da non aver bisogno di quelle cautele era considerato distruttore della sua società politica e timoroso dei nemici. Insomma era lodato chi riusciva a prevenire quello che voleva far del male, e chi spingeva a farlo colui che nemmeno lo pensava" (82, 4-5).
La prevalenza del legami eterici su quelli di sangue (82, 6), l'affermarsi di una ideologia delta vendetta (82, 7), il dispiegarsi di 1tX0via 255 e di (pt2Lo 'rtjlia determinano cosi un profondo snaturamento del rapporti politici: "CM nelle città i capi di fazione, ciascuno usando nomi onesti, cioé di preferire il popolo e l'uguaglianza civile oppure un'aristocrazia moderata, a parole curavano gli interessi comuni, ma a fatti ne facevano un premio della loro lotta" (82, 8).
L'abbandono delta prospettiva del comune interesse in favore di quella del-
254 Cfr. S. HORNBLOWER, A Commentary on Thucydides, I, Oxford 1991, 477 ss., in particolare 483; J.T. HOGAN, The &Icomcof Words at Thucydides 3.82,4, ORBS 21(1980), 139-149; J. WILSON, The Customary Meanings of Words Were Changed - Or Were They? A Note on Thucydides 3.82.4, CQ 32(1982), 18-20; I. WORTHINGTON, A Note on Thucydides 3.82.4, LCM 7 (1982),124; W.R. CONNOR, Thucydides, Princeton, New Jersey 1984, 95 ss.; E. Hussey, Thucydidean History and Democrilean Theory, in Essays De Ste Croix, HPTh 6 (1985), 118-138, in particolare 133-134; N. Lor..ux, Thucydide et la sedition dons les mots, QS 12, 23 (1986), 95-134. 255 Sul concetto di aXeOVeEia in Tucidide cfr. A. FI.JKS, Thucydides and the Stasis in Corcyra, in Social Conflict in Ancient Greece, Leiden 1984, 190-197; S. HORNOLOWER, Thucydides, London 1987, 174ss.
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l'utile personale determina un disinteresse tanto per la giustizia, quanto per l'utile della città: unico obiettivo, ii potere (qi)o icEiv/(pt2ovucta, lcpccc6v)256. La valutazione generale del fenomeno della 'câç, che Tucidide offre qui a partire dall'episodio corcirese, ha l'evidente intento di fornire una chiave interpretativa valida per ii complesso delle vicende greche dell'ultimo quarto del V secolo: "In seguito tutta la stirpe greca, per cosj dire, subi tali sconvolgimenti. Allora, dunque, le città furono in preda alle sedizioni, e queue che lo furono dopo, informate dagli avvenimenti precedenti, fecero grandi progressi nel mutare i sentirnenti in peggio ... CosI nella stirpe greca a causa delle sedizioni sorse ogni genere di disonestà, e la semplicità d'animo, con la quale generalmente la nobiltà si accompagna, irrisa svanI, mentre lo schierarsi in campi opposti con sentimenti di diffidenza ovunque fu un'abitudine predominante" (82, 1; 3; 83, 1).
Essa mostra significative consonanze con il giudizio che lo storico dà sulla crisi dell'Atene postpericlea: crisi determinata proprio dall'affermarSi di p2o'ttj.iIat fra gli uomini politici ateniesi, interessati piii al potere (ôpEyoJ.isvot rob mp&toç Kc'coç 'yI'yv&Oca) e al vantaggi personali ('&c ip6ri) che al comune intereSSe (II, 65, 7; cfr. 65, 11 lcct'r& io itpoG'cctIctç; 65, 12 ica'cêt 'côcç thç iIaç 5tc43o2xç icprob iöIcç ötwpopèç; cfr. VIII, 89, 3 icct' ttctç öè qXo'ttjiIaç; ltâv'rEç 'ytp cXLO1)Ot\) 013% ó'rtwç '(Got, &XXx Kcd iro2 7Epd'coç c'ô'rôç i'cotoç dvat; 89, 4 ovt'co ov dq Kc'roç ccô'côç lcp&coç 1tpoarâtrjç 'coo itou y v(8ct). Anche sulla base di queste consonanze, si è pensato all'esistenza di un collegamento tra la ricostruzione tucididea del fenomeno della G'thtç nel libro III e le vicende ateniesi del 411 e del 404: se H. Rawlings"', nell'ambito di un articolato tentativo di ricostruzione della struttura interna dell'opera tucididea che ha suscitato non poche riserve, ha ipotizzato addirittura una corrispondenza tra il libro III e ii libro VIII, entrambi dedicati, attraverso la trattazione accurata di due episodi paradigmatici, al fenomeno della Gthrnç, studiosi pin prudenti, come A. Lintott25t, hanno comunque prospettato la possibilità che Tucidide guardi
Cfr. C.W. MACLEOD, Thucydides on Faction (3.82-83), PCPhS 205 (1979), 52-68. H. RAWLINGS, The Structure of Thucydides 'History, Princeton 1981, 207 ss.; eft. Ic perplessith di HORNBLOWER, A Cornmentaiy on Thucydides, 1, 490-491. 258 A. LINTOTT, Violence, Civil Strife and Revolution in the Classical City, Baltimore 1981, 90 ss., 168. 256
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alla atáoiç corcirese, e ne tragga spunto per una serie di rilievi generali su un fenomeno caratterizzante della storia greca di fine V secolo, sulla base dell'esperienza della crisi del 411 e, addirittura, della guerra civile ateniese del 404, entrambe áei.ç collegate con una guerra esterna e caratterizzate da profonde lacerazioni del tessuto poleico e dal rovesciamento della consueta scala di valori. Certo non sono mancati rilievi in senso diverso: a differenza di A.W. Gomme, secondo cui III, 82-83 fu scritto o comunque rivisto dopo 11 413 211 , S. Hornblower vede nel racconto della 'cxag corcirese, e nei capitoli che la commentano, tracce di una stesura cronologicamente alta, e dunque non infiuenzata dalle pil tarde vicende ateniesi: l'assenza di osservazioni relative a personalità individuali rifietterebbe una prospettiva piü antica, in quanto "Thucydides is not yet so concerned with outstanding pleonectic individuals but with pleonexia as a casual and abstract force" 260. Non voglio in ogni caso addentrarmi nella questione della composizione dell'opera tucididea, quanto piuttosto limitarmi a verificare, nella vicenda della guerra civile ateniese del 404, la validità delle categorie interpretative individuate da Tucidide per il fenorneno oárnç e cogliere le eventuali consonanze di valutazione con la tradizione contemporanea, rappresentata da Senofonte e da Lisia. 2. Mentre per la crisi del 411 ii racconto di Tucidide consente di cogliere significative affinità tra l'interpretazione generale del fenomeno della crcérnç foniita dallo storico e la vicenda del 411 (il ruolo condizionante della guena; l'azione delle eterie; il clima di 'tic creato dallo snaturamento del rapporti all'interno della comunità poleica; ii carattere distruttivo delle ambizioni personali) 261 , per 11 404 dobbiamo rivolgerci ad altre fonti: il resoconto storiografico delle Elleniche senofontee e la testimonianza delle orazioni lisiane. Contemporanei e testimoni oculari degli eventi, da due prospettive politiche ed ideologiche diverse, Senofonte e Lisia mostrano molte analogie ma anche alcune significative differenze nella considerazione della guerra civile del 404, soprattutto dal punto di vista della definizione terminologica, che rivela una oscillazione tra ocdtç e ir62qioç. Mi propongo pertanto di analizzare la terminologia usata da Senofonte e da Lisia per identificare la guerra civile, nonché di
259 A.W. GOMME, A Historical Commentary on Thucydides, III, Oxford 1956, 372. HORNBLOWER, Thucydides, 154: III, 82 andrebbe pertanto ritenuto "considerably earlier" rispetto all'Epit ,fio di Pericle, "which represents the latest phase of the author's thought". 261 Cfr. N. Loio.&ux, Oikeiospolemos: laguerra nellafamiglia, 5tud5tor 28 (1987), 5-35, 19ss. Per la definizione dellavicenda del 411 come uaç eft. VIII, 98,4 e 106, 5. 200
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soffermarmi Sn alcuni aspetti valutativi che emergono dall'uso della terminologia stessa. 2a. Ha notato N. Loraux che sussiste, tra la sfera del itóXejioç e la sfera della ocrnç, una significativa analogia di vocabolario: "Dans le récit de Thucydide, stasis relève du même vocabulaire que polemos... la guerre civile se dit dans la langue de la guerre"262 . Non apparrà strano, dunque, che nella tradizione prevalga, per la guerra civile del 404, la definizione di rt62ejioç. In Senofonte, la guerra civile è comunemente indicata come m62EJLoç sia nelle parti narrative, in cui e lo storico a parlare, sia nell'ambito di discorsi, in cui la terminologia della guerra è messa in bocca a protagonisti, di parte diversa, della vicenda; e ito2uot sono, nel contesto della guerra civile, anche i nemici interni, per quanto l'aggettivo faccia riferirnento, in Senofonte, prevalentemente al nemico esterno, secondo l'uso pili cornune. In II, 4, 7 Si dice, dci cavalieri ateniesi accorsi da Atene contro gli uomini di File già rientrati nella fortezza dopo una sortita, che essi non videro "neppure piiii un nemico" ('crnv j.lèv 1co2ej.tto)v oiva) 263 ; in II, 4, 19, Si racconta dell'indovino che a Munichia "spinto da un destino ineluttabile, balzà avanti per primo gettandosi sui nemici (i.jirrdv 'coIç 7to2siitoi.;) e fu ucciso";
in II, 4, 25 la collaborazione offerta dagli stranieri al democratici di File è espressa dal verbo o2e1téw. Si attribuisce qui alle due parti una considerazione del conflitto che ii divide come un vero e proprio rt62ajioç, non diverso da quello che divide Sparta e Atene (II, 3, 46; II, 4, 21; III, 1, 1), e degli avversari come moXéuo: essa ritorna in II, 4, 35, dove ii re Pausania II spinge esponenti del partito della città a dichiarare che non vi sono piü motivi "per continuare a combattere (ito2eJIEIv) contro quelli del Pireo". Non diversa è la prospettiva che emerge dal discorsi, tanto di oligarchici quanto di democratici. La terminologia del icóXejioç ricorre frequenternente, per esempio, nell'ambito del contraddittorio tra Crizia e Teramene. Crizia considera i democratici come ito2no (II, 3, 24) e identifica come ito?noç, a motivo delle idee che esprime, anche l'ex
262 LORAUX, Thucydide ci la sedition dons les mots, 98 ss. 263 La traduzione di questo passo e di quelli citati in seguito
Milano 1996.
6 di M.
CEVA, in
Senofonte, Elleniche,
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collaboratore Teramene (II, 3, 27); in II, 3, 29 usa poi ii termine n6kqtoq nel senso di ostilità politica, affermando che Teramene va punito non in quanto Opóg ma in quanto 1cpo6uç, giacchd "ii tradimento ...è pili pericoloso del1'osti1ità" (Evo'tspov mp000(x 1to2éIoD). Ii seguito del discorso rivela che 1c62E1Iog continua ad avere come immediato riferimento l'ambito della guerra esterna: "con i nemici gli uomini concludono trattati di pace riprendendo poi a fidarsi di loro, mentre con un traditore, se lo scoprono, nessuno ha mai concluso nessun patto fle Si Ô mai piü fidato di lui in avvenire";
ma l'utilizzazione del termine nel senso di attiva contrapposizione politica resta significativa. Da parte sua, Teramene dichiara di essersi opposto alle uccisioni di meteci perché essi non diventassero nemici (ico2éjnot) del regime (II, 3, 41) e utilizza, per la definizione dell'oppositore politico, tanto xOpóc quanto v&v'co quanto ito2éjnoç (II, 3, 43); anche in II, 3, 48, 1Io2ejthw e vátv'nóç eijn sono usati come sinonimi per esprimere l'idea dell'opposizione politica. I discorsi del due esponenti dell'oligarchia evidenziano una visione della contrapposizione politica del 404 - anche se non ancora della vera e propria guerra civile - come iró?ejioç: tale visione, che è presente anche in Lisia264, coglie nell'avversario politico soprattutto un nemico da sconfiggere e da eliminare. La medesima visione ritorna anche in interventi di democratici, e con pii preciso riferimento alle vicende della guerra civile: Cleocrito, nel discorso che rivolge agli Ateniesi nel corso delle trattative dopo Munichia, afferma che i Trenta "ci fanno combattere gli uni contro gli altri la guerra (t62eiov) piü infame, piA dolorosa, pià empia, piü odiosa a dei e uomini che Sia mai esistita" (II, 4, 22);
Trasibulo, nel discorso successivo al rientro in Atene, dichiara che la miglior prova della mancata superiorità degli oligarchici risiede nel modo in cui le due parti hanno combattuto l'una contro l'altra (11,4,41: c)ç o2aiv ltpôç dtX 12oDç)265 . Sia Cleocrito che Trasibulo parlano dunque della guer-
264 Cfr. C. BEARZOT, La terminologia deli 'opposizione politica in Lisia: interventi assembleari (dvav'riofyat, dvvtAAyw) e trame occuite (thzov26ai), in questo volume, 87-100; infra, 108 ss. 265 Ritiene ii discorso frutto di una rielaborazione senofontea R.J. BUCK, Thrasybulus and the Athenian Democracy. The Life of an Athenian Statesman, Historia Einzelschriften 120, Stuttgart 1999, 83; contra M. SORDJ, Trasibulo Ira pohtica e rehgione, RFIC 128 (2000), 182-191, 187 nota 1.
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ra civile come di un ic62qioç, se pure con le caratteristiche etiche negative che derivano dalla sua natura di guerra civile ('co y thv'cwv a'cO 'ce icd a ccco Kcn vood.rccctov iccd Owcov icd. OeoIç icc àvep6notç)266. Ii ricorrere della terminologia del icóXejtoç sia nella narrazione senofontea, sia nei discorsi del protagonisti sembra depone per ii carattere contemporaneo della visione della guena civile appunto come una guena, prima ancora che come un conThtto intemo alla polis: una prospettiva che da una parte tiene conto certamente della continuità tra ii conflitto peloponnesiaco e la guena civile, evidenziato dal diretto coinvolgimento di Sparta, dall'altra riflefte forse l'inadeguatezza del concerto di thoiç a cogliere in modo esauriente ii significato della vicenda - almeno dal punto di vista del combattenti e di quanti vi si trovarono, a diverso titolo, coinvolti direttamente - e, probabilmente, la volontà di evitare il termine217. Non sembra infatti casuale che in un solo caso o-tárnç trovi applicazione in Senofonte a proposito della guena civile ateniese, e precisa'A0ivr(yt mente in III, 1, 1, ove si segnala la sua conclusione ('H jtè'o y'târnç oii'twg icy). E' incerto se in I, 7, 35, ove si ricorda la morte di Cleofonte nel corso di una 'càrnç (o'cáei)ç 'crvoç sojiwç), si intenda con ciO far riferimento alla guena civile, del cui processo di apertura l'eliminazione del leader democratico, nel periodo precedente all'instaurazione della tirannide del Trenta, coStitul uno dei principali elementi. Cleofonte mori in realtà in Seguito ad un complotto giudiziario, di cui Lisia (XIII, 8 ss. e XXX, 10 ss.) ci ha conservato i dettagli 26t : ma è
266 Cfr. in proposito N. LoaAux, La guerre civile grecque et la representation anthropologique do monde 3 I'envers, RHR 212 (1995), 299-326, in particolare 305 ss. 267 Cfr. LORAUX, Oikeiospolemos, 14-15: "designando la dissensione come una "guerra", si evita la parola stasis, dunque tutte Ic parole associate alla stasis (tra di esse, al prima posto, c'è phonos, l'assassinio); e si compie soprattutto una fruttuosa operazione ideologica, sostituendo alI'opposizione irriducibile di stasis e polenios la nozione di un aifrontarsi che sarebbe solo una delle specie della guerra, la specie familiare ...Accade, quanto ad Atene, che it fenomeno possa datarsi con precisione estrema, a partire dagli anni neri della fine del V secolo, quando si osa pensare la stasis come una guena". Cfr., per una prospettiva analoga a quella senofontea, Isocr. XVIII, 45 (402 o 401): o2esofipxv... sX2ov 26ouq ofi'teç I) 'cofiq filtÔ 'cfiv ltpo'yávwv ao2xjsoiç iiiIv icxx'r&6cup0kvscsq; Plat. Menex. 243 e: ô obcsioç hltiv aól.cjsoq o15'tcoç o1.e.tii0, flcns, aLtap atapjthvov eii ixvOpkntotg ararnn(u, jn) 6v 2J.caç EfirxaOat nih6va m62rv 6ou'ro6 v1xyiacu. 268 Sul processo di Cleofonte, a noi noto dalle testirnonianze offerte dalla XIII e dalla XXX orazione lisiana, cfr. C. BEARZOT, Lisia e la tradizione so Terainene. Commento storico alle orazioni XII eXill del corpus lysiacurn, Milano 1997, 258 ss.; EAD., Atene nel 411 e nel 404. Tecniche del colpo di stab, in Terror et pavoc Violenza, intirnidazione, clandestinith net mondo antico (Atli del Convegno, Cividale del Friuli 22-24 settembre 2005), Pisa 2006,21-64,43 ss.; peril confronto tra Ic due testimonianze cfr. anche le osservazioni di S.C. TODD, Lysias against Nikornachos.- The Fate of the Expert in Athenian Law, in Greek Law in Its Political Settings. Justifications not Justice, Oxford 1996, 118 ss.
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anche vero che lo stesso Lisia (XII, 43) sottolinea che la congiura antidemocratica prese ii via, vigente ancora la democrazia, con la designazione di cinque efori clandestini, operazione che viene definita dall'oratore come l'occasione da cui i rivoluzionari fecero iniziare la cy r 6otg (50Ev 'cflç 'ràawç ijpav). Se ne dovrebbe dedurre che siamo di fronte ad una seconda attestazione di otárnç in riferimento alla guerra civile del 404. Ma ancora Lisia, nel riferire delle responsabilità di Nicomaco nel cnâo (XXX, 11: icca S complotto, usa significativamente ii verbo thvtwv oö'coç ltovripó'ccctoc oii'twç pcvip6ç aIciEv). Ne consegue che ii termine Gthrnç è, qui come in Senofonte, piü probabilmente riferito alla congiura oligarchica che, attraverso l'eliminazione degli oppositori a Teramene e alle sue modalità di conduzione delle trattative con Sparta, spianS la strada all'instaurazione incontrastata dei Trenta - come rivela, del resto, l'espressione indefinita c7,r6cc7F6q 'cvoç -, che non alla guerra civile vera e propria. Senofonte preferisce dunque evitare di defipur non ignorando in assoluto fire la guerra civile del 404 come la definizione269. In Lisia, la definizione della guerra civile come icóXEjloç è pure frequente, a conferma che l'uso riflette 11 sentire contemporaneo. In II, 62270 si affenna che i democratici del Pireo si trovarono ad avere
otátç,
"come nemici (ico2sIo1ç) non solo quelli che lo erano già prima, ma anche i loro stessi concittadini"271, sottolineando la continuità tra ir62wç pelopoimesiaco e icóXj.toç clvile; in XII, 57 si nota come i Dieci siano scesi in lotta (1roAioDv) tanto contro i Trenta quanto contro le loro vittime; in XXV, 2 si usa 11 verbo no2EEIIéw per indicare la lotta del partito della città contro i democratici; in XXXIV, 5 sono evocati, in un passo che attraverSo la memoria del recente passato prefigura le proSpettive presenti, i combattenti per l'oli-
269 Cfr. Mem. I, 2, 63 e II, 7, 2; P. KRENTZ, in XENOPHON, Hellenika 11.3.11-I V2.8, Warminster 1995, 156. 270 Per le questioni relative all'autenticitk dell'Epitqfio oft. B. MEDDA, in LISIA, Orazioni, I, Milano 1991, 104 ss.; in particolare J. WALZ, Der lysianische Epitaphios, Philologus Supplernentband 29 (1936), 46 ss.; J.K. DOVER, Lysias and the Corpus Lysiacum, Berkeley-Los Angeles 1968, 57 ss.; S. USHER-D. NAJOK, A Statistical Study ofAuthorship in the Corpus Lysiacuno, CHum 16(1982), 103-104. Cfr. ora G. AVEZZU, Apologia per I 'uccisione di Eratostene. EpitaJfio, Padova 1985, XCIIV; inoltre C. BEARZOT, La "vittoria dei barbari" nell 'Epitafia di Lisia (II, 59), in questo volume, 177-198. 27! La traduzione di questo passo e di quelli citati in seguito b di E. MEDDA, in LIsIA, Orazioni, I-Il, Milano 1991-1995.
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garchia ('rthv mpi 'cfiç d2t'ycptaç ojthvov), i quali, pur affettando di lottare (ico2toirn) contro ii demo, di fatto mirano, oggi come ieri, all'arricchimento personale. Soprattutto nell'orazione XII è assai insistita la sovrapposizione tra áonç e it62ctoç. In XII, 92 l'oratore Si rivolge at Tremila dicendo: "voi che appartenete alla parte della città, considerate che eravate governati dai Trenta in modo cosi brutale da essere costretti a combattere (coXcjteI) contro fratelli, figli, concittadini una guerra di tal genere (Too)rov itoXsjiov), che, se aveste perso, avreste avuto gli stessi diritti dei vincitori, mentre, se aveste vinto, avreste dovuto esser servi dei tiranni";
in XII, 97 afferma che i democratici sono stati costretti ad abbandonare i figli "in una patria divenuta ostile" (v itoXtlç 'tfl itarptt)272 ; in XII, 93 dichiara che gli Ateniesi si sono impoveriti per la guerra intestina" (öux Toy tpOç à?i2oug icóXEto), con una definizione della guerra civile che si ritrova, con riferimento a momenti storici diversi, in XXXIII, 6 e 9. La sovrapposizione è evidenziata, in un caso, anche dall'accostamento fra i due termini: in XII, 55 si afferma che i Dieci "hanno reso ancora piü grave la discordia e la lotta (aré iov) fra quelli del Pireo e quelli della città";
nv vcd. it62c -
ritroviamo l'accostamento anche in 11,61, dove del democratici avrq si dice che avevano tutti come nemici, thv'rEç iroXcjilouç KEK'rllIEvot, intendendo con ciO gli avversari intemi, i concittadini, e quelli esterni, gli Spartani, ii che evidenzia la consueta continuità tra m62atoç peloponnesiaco e Jtoç civile. L'insistenza di Lisia sulla terminologia del itóAioç corrisponde all'equiparazione degli oligarchi at nemici estemi che si riscontra in genere nella sua opera: gli avversari politici interni vengono considerati alla stregua del nemici esterni - con cui ovviamente non è pensabile una convivenza pantaria, ma che è necessario sconfiggere -, attraverso l'uso del termini mo2éjnoq e, soprattutto, Opóq. In II, 62-64 ito2éjnot ed Opot sono usati indifferentemente per gli Spartani e per gli oligarchici; in XII, 44 1 cittadini oligarchici sono posti sullo stesso piano del moAjno estemi:
272 Q• Vox, Lisia 'solanico ", QS 26, 52 (2000), 191-201, 193, ravvisa in questo passo la ripresa "del modello pili autorevole della poesia politica ateniese, Solone".
110
VIVERE DA DEMOCRATIC
"cosi non solo da parte del nemici, ma anche da parte di costoro, che erano vostri concittadini, Si tramava contro di voi" (o-6X 'icô 'cóiv itoXepiozv JIVOV &,W
Kc(A iitô toiYRov itoXrtöiv ôv'ro)v E3oDXEi)w9E).
Teramene è rappresentato, in XII, 51, come uorno che "riteneva nemica la città e arnici I vostri nemici" (v 1ièv 1t6?cv ii Opav vóucv sict, 'oiç ö' {jirthponç iOpoç pt2oiç); in XII, 69-70 nemici esterni e cittadini democratici vengono contrapposti a proposito del silenzio di Teramene: "di solito gli altri uomini tengono un segreto per celarlo ai nemici, mentre lui non voleva rivelare tra I suoi concittadini quello che avrebbe poi detto in mezzo agli avversari" (ol pàv &22o &vepwrot rthv nO,Fid(OV EVEKa thitóppq'ta itooivtca, eivoç ö' iv 'coIç cd'to ito2itcuç O-6K e011Yav cutely 'caDO' itpôç toç itoXciIoiç 9icX2ev épsIv). Gli oligarchici vengono inoltre spesso contrapposti, piü ancora che alla democrazia, allapolis, rispetto alla quale svolgono un'azione di disturbo non diversa da quella del nemico esterno 273 . La prospettiva lisiana, che pure riflette certamente, come rivela ii confronto con Senofonte, l'uso contemporaneo, sembra dunque esprimere anche un preciso orientamento di tendenza. Ma, al di là di questo, ciô che veramente distingue Lisia da Senofonte è l'uso di orârnç, accanto a icóAjioç, come definizione della guerra civile ateniese del 404 (ma anche del 411: cfr. in XXVI, 22 ii plurale 'c6)v o'cá5Ewv, che fa riferimento alle due crisi costituzionali del 411 e del 404). In II, 63, nell'ambito dell'elogio riservato al democratici del Pireo, Lisia afferma che essi "resero di nuovo grande la città da piccola che era diventata, la mostrarono concorde invece che dilaniata dalle lotte politiche" (ôtovooiav & &V'ri cyca utu.^O-bcyljq);
ancora, in II, 65 si sottolinea che
273
Cfr. BEARZOT, La terminologia deli 'opposizione politica in Lisia,
92
ss.
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111
"con imprese grandissime e splendide essi dimostrarono che gli insuccessi che la città aveva avuto in precedenza non erano dovuti alla loro viltà né al valore dei nemici; se infatti, pur essendo in lotta violenta tra di loro (taatéccxv'teg ltpôg 2I9ouç) e con i Peloponnesiaci e altri nemici presenti sul loro territorio, erano stati in grado di rientrare in città, era chiaro che avrebbero potuto facilmente affrontare i loro nemici quando fossero stati concordi".
In entrambi i casi, la otdrnç appare come un fenomeno gravemente negativo, da superare al pili presto con ii recupero della concordia civica (cfr. in proposito anche XVIII, 17-18). Accanto a iró2sioç, che registra ii dato di fatto dell'esistenza di un conflitto armato che, in continuità con la guerra peloponnesiaca, divide gli Ateniesi fra loro, 'cétç ha un carattere meno neutro e sembra, in un certo senso, implicare una valutazione e, se necessario, una giustificazione. Lo conferma, prima di tutto, ii fatto che Lisia, pur facendo uso del termine thç, tende a rovesciarne la responsabilità sugli antidemocratici. Già si ê ricordato che in XII, 43, laddove menziona la designazione degli efori clandestini, Lisia afferma che da quell'episodio prese l'avvio la 'târnç, ii colpo di stato antidemocratico che portô all'instaurazione dci Trenta: con ciO, l'oratore attribuisce al rivoluzionari oligarchici la responsabilità dell'iniziativa della rottura della concordia civica, iniziativa avviata ö tolcpaTIaç ki oiiiç. In XXV, 26, alludendo agli accusatori dell'anonimo protagoniSta dell'orazione, Epigene, Demofane e Clistene, demagoghi di area terameniana 274, Lisia afferma che essi si resero responsabili di gravisSimi danni nella vita pubblica, e "non smisero prima di essere riusciti a precipitare la città nella guerra civile (Fig Gr6caFtg, con un plurale che allude ancora ai due episodi del 411 e del 404) e nelle peggiori sventure":
anche in questo caso, e agli antidemocratici (e in particolare agli esponenti dell'area terameniana) che Lisia attribuisce la responsabilità della rottura del1'unitàcivica tanto nel 411 quanto nel 404. Un'ulteriore conferma del carattere neativo di 'tàoç emerge dal fatto che, quando Lisia ricorda ii ruolo del democratici nel conflitto civile, emerge dalle sue parole un intento chiaramente giustificatorio, che si eSprime attraverso la specificazione del concetto di thrnç per mezzo di un obiettivo positivo. In II,
114
Cfr. C. BEARZOT,
Lisia e l'amnistia: lo sfonclo politico dell'orazioneXXJ'ç' in
questo volume,
37-54.
112
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sempre nel contesto dell'elogio del democratici del Pireo, l'oratore afferma che 61,
"è doveroso commemorare, pubblicamente e in privato, anche quegli uomini che, per sfuggire alla schiaviti'i e combattendo per la giustizia, scesero in lotta a difesa della dernocrazia ('b7cèp 'tiç öjioicpa'cuxç YrctYccv'tsç), e, pur avendo tutti contro, vennero al Pireo".
La ocârnç, con la sua connotazione negativa, viene volta in positivo specificandone l'obiettivo, identificato nella lotta per la democrazia, contro la schiavità e in nome della giustizia. Se dunque l'aver dato avvio alla acrnç - nel senso di aver risposto alla 'câatç antidemocratica, avviata attraverso una congiura condotta dall'interno delle istituzioni 275 , entrando in guerra aperta e aprendo ii vero e proprio iró?j.to - è responsabilità che i democratici condividono, se pure in seconda istanza, con gli avversari, la loro iniziativa di G'cârnç appare perô qualificata sul piano dci valori e come tale non priva di carattere positivo. La stessa prospettiva emerge in XII, 55-56, dove si riferisce del comportamento dci Dieci che sostituirono i Trenta dopo la sconfitta di Munichia: "una volta preso ii potere, hanno reso ancora piii grave la discordia e la lotta (ocrnv iccl róXeiiov) tra quelli del Pireo e quelli della città; in questo modo hanno dimostrato di essersi staccati dalla loro parte (&n. . .t('tcdov) non certo nell'interesse di quelli del Pireo né in diutèp fesa dei cittadini che ingiustamente venivano messi a morte (o iicwç ito?Xujivov)". v UspatsI oö' b7cip rthv
Qui la otàaiç e, nella seconda occorrenza, la frattura non tanto in seno alla polis, quanto all'interno di una parte politica, come in XII, 52, dove si riferisce al dissenso fra i Trenta: tale frattura appare giustificabile se generata da una presa di posizione in favore della giustizia, ingiustificabile invecc se generata solo dal desiderio di potere. Allo stesso modo, in XII, 52 la o'cárnç in seno al Trenta cui Eratostene fa appello a propria difesa, thrnç originata secondo Lisia da purl interessi di potere personale, sarebbe apparsa giustificata se avvenuta "in difesa delle vittime delle illegalità" ('bmèp 'tóiv t1(o)JIE\)cov). 'cârnç e dunque in Lisia, secondo una prospettiva del tutto
275 Cfr. C. BEARZOT, Gruppi di opposizione organ izzata e manipolazione del voto nell'Atene democratica, in Fazioni e congiure nel mondo antico, CISA 25, Milano 1999, 265-307, in particolare 279 ss.
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tradizionale, un concetto negativo, e non casualmente ne viene attribuita la responsabilità primaria agli antidemocratici; l'arnmissione di una responsabilità anche democratica è accostata al tentativo di giustificare la tárnç qualificandola positivarnente attraverso i suoi obiettivi (la democrazia, la libertà, la giustizia) e collegandola con l'impegno per ii recupero immediato della concordia. Sono dunque i valori che la oniginano a qualificare la thç e, se necessario, a giustificarla sul piano etico: una prospettiva che si trova in Lisia anche a proposito di vicende diverse da queue della guerra civile del 404, come rivela XXVI, 22, dove l'oratore rivendica la tradizione dernocratica della propria famiglia ricordando che i suoi antenati si impegnarono costantemente nella lotta contro i tiraimi (orarnâovtEc ltpôç crö'to'ôç)276. Si è detto che la definizione della guerra civile come môXtoç, centrale in Senofonte e presente anche in Lisia, sembra rivelare una prospettiva contemporanea, che da una parte esprime la visione del combattenti, facendo riferimento allo stato di guerra aperta tra le due parti, dall'altra tiene conto, soprattutto, dell'appoggio spartano agli oligarchi, che fa della guerra civile un'appendice della guerra esterna. Tale prospettiva scmbra emergere anche da altre fonti, a partire dal contemporaneo Andocide: in I, 103 gli antidemocratici sono definiti come coloro contro i quali gli Ateniesi hanno combattuto (wiç vâv'rto EéqiEvo) e con cui in seguito si sono niconciliati. Essa è inoltre ben presente nelle fonti secondane, da Anistotele (cfr. Ap 38, 1, ove si parla del Dieci eletti ir 'tv 'tof ito2éiou ica 2uv; 38, 3, ove si ricorda che quelli del Pireo, dopo aver conquistato Munichia, 7tEKpâtOu 't6 ito2 k(p) a Diodoro (cfr. in XIV 33, 5, l'affermazione che i Dieci erano stati incaricati di ö X'ôEcYOca 'iôv it62ejiov); anche in Giustino V, 9-10 e nella Vita di Trasibulo di Nepote c'è forte insistenza sul bellurn 277 . L'uso di 'tá; piii raro e presente soprattutto in Lisia, sembra esprimere la diversa prospettiva dell'osservatore politico, che guarda alla vicenda da una maggiore distanza cronologica e dal diverso clima politico degli anni della restaurazione, quando, superato 11 conflitto in armi, restava aperta la frattura politica e l'obiettivo prirnario era la sua ricomposizione, con il recupero della perduta 6lI6vota278. Al-
116 Cfr. And. II, 26, ove I 'oratore afferma che ii bisnonno Leogora aveva preso partito uacxç) ltpàç toiç -cup6cvvouq itèp to hioi. 277 Ma in Giustino (V, 10, 2) Trasibulo, dopo Munichia, parlando ai suoi sottolinea che C/V/Un? 111am ac/em, non host/nm esse; e che XXXse dom/nis, non civitati helium inferre. 278 Per una prospettiva analoga dr. Isocr. XVIII, 31; nel testo isocrateo è comunque presente anche la sovrapposizione tra nn4rnq e it62moc ( 44-45).
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l'indomani del rientro del democratici, itóXioç perde di attualità, mentre ii problema della 'cârnç resta piii che mai attuale: Lisia sembra dunque riflettere un momento leggermente phi avanzato della vicenda politica ateniese, quello degli anni della restaurazione. E' significativo, a conferma della permanenza delle difficoltà create dalla thrnç ancora nei primi anni del IV secolo, un passo di Senofonte (Hell. III, 5, 9) che ci presenta i Tebani mentre, nel 395, chiedendo aiuto ad Atene contro Sparta, si rivolgono ancora al "partito della città" (öot 'róv v 6urct yvsBs), invitandoli ad agire senza indugio contro gli Spartani: "Questi infatti, dopo avervi imposto un regime oligarchico che vi ha reso invisi al popolo (K cwncav'ceç 'bjç etc ôyaptcv iced et Opcv r4 sono venuti con forze notevoli come vostri alleati, mentre è stato proprio ai democratici che poi vi hanno consegnato, sicché non esistereste neppure piü, se fosse dipeso da loro, ed è solo al popolo che dovete la vostra salvezza".
Ancora nel 395, dunque, le conseguenze della thrnç erano ancora in atto, tanto che gli ambasciatori possono ancora evocare il ricordo delI' gXOp(x che aveva caratterizzato il rapporto tra le due parti. E' probabilmente questa situazione di persistente frattura politica che Lisia riflette con l'utilizzazione, accanto a nóXog, di árnç, allorché, al di fuori del contesto immediatamente contemporaneo, non vi è phi stato di guerra aperta, mentre il problema della ricomposizione della otárnç rimane ancora forternente attuale. 2b. Dopo l'analisi della terminologia, vorrei sottolineare alcuni risultati di carattere valutativo che da tale analisi emergono. Già mi sono soffermata sul tentativo di riqualificare moralmente il concetto di ordrnç, attraverso l'identificazione di un obiettivo positivo, che non coincida con il semplice desiderio di potere, ma piuttosto con l'affermazione della giustizia e con la realizzazione di valori superiori quali la libertà e la democrazia, nonché con il recupero della condizione di ôjióvota che la thoç ha, se pure legittirnamente, spezzato. Alla base di questo tentativo di riqualificazione, che sembra caratteristico della tradizione democratica presente in Lisia, potrebbe trovarsi una volontà di giustificare i democratici per essere scesi in guerra aperta contro i concittadini: Lisia, come si è visto, fa risalire la 'rârnç alla designazione degli efori clandestini, effettuata dal congiurati oligarchici vigente ancora la democrazia, ma sa bene che furono i democratici a crndetv bicèp 'tfç 8ijjtoicpauiuq, con l'occupazione di File.
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Si puô forse avanzare l'ipotesi che, nel dibattito politico successivo alla guerra civile e nel clima della riconciliazione nazionale, l'iniziativa democratica di entrare in conflitto aperto sia stata aspramente discussa, cosi da indurre i democratici a giustificare la propria decisione: una conferma potrebbe venire da Aristotele, che in Ap 38, 3, ricordando l'accorrere del demo sotto le bandiere di Trasibulo, usa l'espressione itothv'roç thrav'coç T) ötoD lEpôç ccroDç. La cy r6cutg, qui evocata attraverso l'uso del verbo arin, è dunque nella tradizione "moderata" aristotelica soprattutto orârnç democratica; e anche in Diodoro, che dipende dalla stessa tradizione, ricorre 11 verbo píottt per indicare ii movimento di distacco del demo di Atene dai Trenta (XIV, 32, 6: icoXXoç p' aii'c6v tttvoiç 6t6c T6 jIoç) e il suo avvicinamento a Trasibulo (33, 3: ivóiv 'ccqiévwv ltpôç 'coç (pvyct&xç). L'atteggiamento giustificatorio che emerge da Lisia potrebbe dunque trovare origine nel dibattito che questi accenni lasciano indovinare. Ha scritto M.I. Finley che "per tutta la storia della stasis, non si fece appello alla legittimità a giustificazione del proprio operato da parte del ribelli né venne formulato in termini generali ii concetto di un diritto alla rivolta o addirittura alla disobbedienza. La difesa del proprio comportamento da parte di Alcibiade rappresenta una rara, se non unica, eccezione. La stasis era manifestamente uno scontro di interessi, nulla di pilI, che avesse o meno la copertura della retorica sulla giustizia"279 . Nel caso della controrivoluzione democratica del 404, tuttavia, mi sembra si debba ammettere che la tradizione contemporanea non ignora affatto l'idea che la atárnç possa ritenersi giustificata, quando i suoi obiettivi sono tali da legittimarla. Anzi, un tentativo di legittimazione morale della Gtám emerge, già nell'ambito delle vicende del 412/1, anche dalle parole di uno del leader della controrivoluzione di Samo, con ogni probabilità Trasibulo, riferite in forma indiretta da Tucidide in VIII, 76: nelle parole dell'oratore, è la città che, instaurando i Quattrocento, ha fatto defezione dalla flotta (76, 3: ociiicv); tale ot6rnç è da ritenersi la 'tátnq di una minoranza (76, 3) che ha attaccato le leggi patrie (i itâtpto vój.to, la democrazia) e che si è rivelata con ciô incapace di un f3oi)2LEOJIa xpTjotóv, da una maggioranza che invece intende difenderle e che risulta perciô depositaria di una corretta capacità di valutazione e di decisione (76, 6); di conseguenza, la árnç della città dalla flotta di Sarno ê delegittimata tanto sul piano politico quanto su quello morale,
MI. FINLEY,
198.
La politica nel mondo anuico, trad. it. Roma-Bari 1985 ( Cambridge 1983),
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mentre i democratici, nella loro decisione di non accettare le deliberazioni prese dagli organi ufficiali della polis e di considerarsi, da allora in poi, i legittimi rappresentanti della comunità civica, sono da ritenersi giustificati 250 . Anche in questo caso, la legittimazione della otáwç è ricercata attraverso 1' individuazione della responsabilità dell' iniziativa (attribuita agli oligarchici) e dei contenuti della sedizione (i democratici accettano di perpetuare la frattura civica in nome della difesa delle leggi patrie, cioè della democrazia, e dell'afferrnazione del criterio di maggioranza). Penso se ne debba concludere che, da parte democratica, ii problema della giustificazione etico-politica della 'ctç fu certamente posto, con una forte preoccupazione legittimista, non solo nel 404, ma già nel 412/1. Un secondo elemento che mi sembra degno di essere sottolineato riguarda la sovrapposizione tra guerra civile e guerra esterna, con le sue conseguenze: da questo pinto di vista, ii caso del 404 rappresenta una applicazione significativa dell'analisi tucididea. Le fonti colgono, nella vicenda del 404, non solo ii rapporto di causa-effetto tra it62toç e ma anche, e soprattutto, quel rovesciamento del valori che Tucidide, analizzando in generale ii fenomeno della 'cârnç, collega con esso. Particolarmente interessanti, a questo proposito, alcuni passi lisiani, già evocati pin sopra, in cui si rileva lo snaturamento del rapporti politici in Atene in relazione alla guerra civile. In II, 62, i democratici del Pireo sono ricordati in quanto aventi "come nernici (lto2LslIionc) non solo quelli che lo erano già prima, ma anche i loro stessi concittadini":
la guerra civile dunque rende Tco2M.Ltot, I ito?I'ccu, rovesciando ii normale rapporto un rapporto che N. Loraux ha ben caratterizzato come un legame di parentela, quasi di tipo familiare 28 ' - vigente tra i membri di uno stesso corpo civico. In XII, 44 1 cittadini oligarchici sono posti sullo stesso piano del itoXuo esterni: "così non solo da parte dei nemici, ma anche da parte di costoro, che erano vostri concittadini (o bicô thiv 7to2ej.ttco jióvov à2th scd iucà ro(yrwv iroXur6v 6\'to), si tramava contro di voi".
280 Cfr. M. S0RDI, Trasibulo e la controrivoluzione di Saino: l'assemblea delpopolo in armi come forma di opposizione, in L 'opposizione neZ mondo antico, CISA 26, Milano 2000, 103-109. 281 Cfr. LORAUX, Oikeiospolemos, 5-35; EAD., La cite divisée. L'oubli dans la memo/re d'Athènes,
Paris 1997, 26 ss., 202 ss.
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In XII, 51 Teramene è identificato come uomo che "riteneva nemica la città e amici i vostri nernici" ('t'v tlèv ic62tv 9XOpav vójnev dvca, 'poç Opoiç pI2oDç). Toç ' Ancora, in XII, 69-70 nemici esterni e cittadini dernocratici vengono fortemente contrapposti in relazione alla pretesa di Teramene di non rivelare i propri piani all'assemblea: "di solito gli altri uomini tengono un segreto per celarlo ai nemici, mentre Iui non voleva rivelare tra i suoi concittadini quello che avrebbe poi detto in mezzo agli avversari" (ol èv OXo &vOp(onot trhv ito?ej.tIwv ivcico thmóppircc' 7cow3v'ccEL, iKEivoç 'in to -t (x ,6 ,uob ico2lrai olic i02iicev cutel y taDO' & itpàç to lto?sJ.tIo1)ç e&2cv pelv).
Gli antidemocratici, primo fra tutti Teramene, appaiono qui come i principali responsabili di un grave rovesciamento del rapporti all'interno dellapolis e di una profonda perversione del valori fondamentali che legano la comunità civica, tali da portar con sé una sorta di "disintegrazione" di essa282 . Quella oc&nç che, in Lisia, è per i democratici un passo necessario per ii recupero del valori di democrazia e libertà e per la ricostituzione di una piü salda concordia, è invece per gli antidemocratici strumento di un radicale rovesciamento di valori, che rompe l'unità della comunità civica, riducendola, come ê stato di recente sottolineato283 , a due entità politiche diverse, due poleis contrapposte, ognuna delle quali è legittimata a comportarsi come comunità autonoma: "Quando lapolis non riesce piü a svolgere la funzione di luogo della mediazione dci contrastanti interessi e di organismo capace di rappresentare la totalità del corpo civico, sono le fazioni che, attraverso una sorta di processo di pseudospeciazione, si atteggiano apoleis e, in quanto tali, si ritengono legittimate a combattere fra di loro, a stipulare intese e alleanze con interlocutori esterni e a perseguire obiettivi propri"284 . Mentre, nella visione lisiana, i democratici continuano, anche durante la ot&rnç, a percepire la città come una realtà unitaria e a perseguire l'obiettivo della riconciliazione - una visione peraltro confermata dal discorso di Cleocrito in Xen. Hell. II, 4, 20_22285_, gil oligarchici
Cfr. GEHRKE, Stasis, 245 ss. Cfr. M. M000i, "Stasis ", "prodosia" e "polernos" in Tucidide, in Fazioni e congiure nel niondo antico, CISA 25, Milano 1999, 41-72; già M. COGAN, Ideology and Policy in Thucydides, Book Three, Phoenix 35 (1981), 1-21. 284 M000j, "Stasis ", 66-67. 211 Cfr. LORAUX, Oikeiospolemos, 24 ss. 282 283
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non si fanno scrupolo di perpetuare una profonda situazione di frattura, in cui diventa difficile distinguere tra icoXtot e ito2I'rca. 3. E' quasi inutile sottolineare la profonda coincidenza tra ii giudizio di Tucidide sul fenomeno generate delta actç e quello espresso da Lisia sulla guerra civile del 404 e sui suoi protagonisti: l'assenza, in Lisia, di ogni tentativo di formulazione teorica di carattere generate non infIcia it fatto che la visione del fenomeno cthrnç è sostanzialmente la medesima, giacchd ritroviamo nei due autori ii legame tra nó2jioç e otárnç, it ruolo delle ambizioni personali e del disinteresse per it bene comune nello snaturamento del rapporti all'interno dellapolis e nella perversione del clima politico, la disintegrazione etico-politica provocata dal rovesciamento dei valori comuni. Tale coincidenza e posta in singolare evidenza dall'accostamento di due passi le cui affinità non sono forse da ritenere del tutto casuali. Nell'analisi tucididea, it passo in cui viene tratteggiata l'attività di quei capi di fazione (oi ày 'ccIç it62rn po(y tcvtsç) che nelle città, "ciascuno usando nomi onesti (jieth óvóJLc'roç rôipaitoic), cioè di preferire ii popolo e l'uguaglianza civile (itXiOonç 'r.e tGovojlIaç Itoxtudç) oppure un'aristocrazia moderata (pu'coKpcctIa; cYd)qpovoç), a parole curavano gli interessi comuni, ma a fatti ne facevano un premio della loro lotta" (III, 82, 8),
non puO non far pensare alla pagina lisiana in cui è espresso ii celebre giudizio complessivo su Teramene (XII, 78): un Teramene che "due volte vi ha reso schiavi, sempre scontento del presente e desideroso di novità, e Si è fatto maestro delle azioni piü orribili coprendosi con ii nome pin bello" (Ka2i.(Y'cq övólla'n p6jiavoç)286,
perseguendo, at di là di ogni pretestuoso c yXfijL(x icoXt'ri.icôv, l'obiettivo del potere personate 287. La cronologia delta redazione di Thuc. III, 82-83 è, come si e visto, assai discussa288 : alla luce delle coincidenze rilevate, non escluderei che ci trovassimo di fronte ad uno di quegli interventi che, nell'opera di Tucidide, tradiscono una prospettiva tardiva, che tiene conto
286
La democrazia o rneglio l'icovojtia di erodotea memoria (III, 80, 6: 769oç 5è ipo)v
obv%Loc thvTwv 2Xctov 9XF.L, irovojii7v). 287 Cfr. BEARZOT, Lisia e la tradizione su Teramene, 222 ss. 288 Cfr. supra, 103-104.
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delle esperienze ateniesi del 411 e addirittura del 404. Ma soprattutto significativa mi pare la profonda convergenza di giudizio politico con Lisia, che rivela in Tucidide una sensibilità etico-politica certamente legata ai valori tradizionali e di impianto antisofistico, come è stato sottolineato289, ma non per questo di stampo "aristocratico" e conservatore o addirittura oligarchico, quanto, piuttosto, di sicura ispirazione democratica.
289
Cfr. L. EImIlNDS, Thucydides 'Ethics as Reflected in the Description of Stasis (3.82-83), HSCP Thucydides, 155 ss.
79 (1975), 73-97. 1IORNBLOWER,
'Amp oovrl, IDENTITA DEL METECO E VALORI DEMOCRATICI IN LISIA*
Nella conclusione di un articolo del 1982, dedicato all'analisi del topácyjiwv in Lisia, D. Lateiner 29 ° afferma che ii riconere di tale topos, nelle orazioni lisiane, a caratterizzare in senso positivo i clienti del logografo, rivelerebbe che gli uomini delle classi superiori, allorché persero il monopolio del potere politico, destituirono progressipácyjiwv, che vamente di valore la partecipazione politica: ii termine Pericle aveva utilizzato quasi come "an insulting epithet", equiparando il cittadino pâyiwv ad un cittadino inutile, &xpaIoc (Thuc. II, 40, 2), sarebbe cosi diventato per Lisia, per i suoi clienti e per tutti gli uomini appartenenti ad uno status sociale elevato "a term of approbation". Ii problema della diversa valenza del termine p&yj.unv indubbiamente esiste, giacche esso, diversamente dal pin raro itoXwcpácyjlo)v 291 , che ha significato pressoché univocamente negativo, ha carattere pin ambiguo e appare spesso non privo di risvolti positivi 292 , in quanto non indica soltanto, come nella prospettiva periclea, il cittadino inattivo e indifferente alla partecipazione, considerato negativamente nella teoria e nella prassi democratica 293 , ma anche il cittadino tranquillo e non intrigante, che evita interferenze indebite in ambiti che non gli sono propri e rispetta lo status quo, e che pure è oggetto di aggressioni da parte dei sicofanti, secondo una prospettiva che trova riscontro soprattutto in Aristofane 294 . In Lisia 05 del1'vip
* In Identith e valori: fattori di aggregazione efattori di crisi nelI'esperienzapolitica antica (Atti del Convegno Bergamo-Brescia, 16-18 dicembre 1998), Roma 2001, 63-80. 290 D. LATEINER, The Man Who Does Not Meddle in Politics. A Topos in Lysias, CW 76 (1982),
1-12.
291 Sulla rarità delle occorrenze del termine ha attirato l'attenzione J.W. ALLISON, Thucydides and TIo,t v,rpayjioo-6 vii, AJAH 4(1979), 10-22. 292 LATEINER, The Man Who Does Not Meddle in Politics, 8; cfr. K. KLEVE, 'AJrpayJLoosivr/ and HovrpaypooOvi. Two Slogans in Ancient Athens, SO 39(1964), 83-88; V. EHRENBERO, Polypragmosyne. A Study in Greek Politics, in Polis und Imperium. Beitrdge zur alten Geschichte, ZUrich 1965, 466-501 (= JHS 67, 1947, 46-67). 293 Cfr. D. MUSTI, Demokratia. Origini di un'idea, Roma-Bari 1995,3 ss., 63 ss., 103 ss. 191 L.B. CARTER, The Quiet Athenian, Oxford 1986, 76 ss.; cfr. EHRENBERG, Polypragmosyne, 478
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VIVERE DA DEMOCRATIC
esso compare una volta sola (F 29 GERNET-BIZOS), a caratterizzare l'uomo che non intenta accuse per motivi di interesse, l'opposto quindi del sicofante; ma indipendentemente dalla presenza del termine ii tema del mancato coinvolgimento nella vita politica è frequente nel corpus usiano e sembra proporre una forma di autorappresentazione in positivo del clienti per i quali viene utilizzato. Non credo, perô, che ciô basti a corroborare l'affennazione conclusiva di Lateiner, secondo cui la prospettiva periclea costituirebbe un'eccezione 295 , mentre l'uso lisiano rivelerebbe la trasformazione di àtpácyicov da insulto in "term of approbation", in collegamento con ii crescente disamore delle classi superiori nei confronti della politica. Tale conclusione appare perlomeno riduttiva, giacché, pur cogliendo alcuni aspetti del problema, non ne illumina certamente tutte le implicazioni. La terminologia dell' py1Ioov1i, infatti, non costituisce soltanto un mezzo di autorappresentazione delle classi elevate di fronte all'opinione pubblica democratica: lo rivela ii fatto che lo stesso Lateiner si trova ad analizzare il tema dell'vip àitpâyjiav in Lisia non solo in relazione a cittadini abbienti, ma anche in merito all'autorappresentazione del meteci, tanto che l'orazione XII e i frammenti della Contro Ippoterse, nelle quali Lisia propone se stesso e la propria famiglia come esempio ideale di identità metecica, sono oggetto, nel lavoro di Lateiner, di una significativa attenzione. A ciô si aggiunga che in realtà 1' patooii non riceve sempre e comunque apprezzamento in Lisia: essa puô essere in realtà anche oggetto di deprecazione, a seconda dello status e dell'orientamento politico della persona di cui si parla, come rivela il caso di Filone (orazione XXXT) 296 . La sensibile variazione tanto del tipo di soggetto per cui il tema dell'pioov viene riproposto (persone di status sociale elevato, ma anche esponenti del demos e soprattutto meteci) quanto della modalità di trattazione del tema stesso (che non costituisce sempre un elemento poSitivo nella ricostruzione della figura umana cui si riferisce) lascia dunque emergere uno sfondo pii complesso e suggerisce piuttosto una connessione con le aspettative del destinatari del meSsaggio inviato
ss.; A.W.H. ADKJNS, Polupragmosune and "Minding One s Own Business ":A Study in Greek Social and Political Values, CPh 71(1976), 301-327, 307 ss. Suiproblema della sicofantia eft. i contributi di R. OSBORNE, Vexatious Litigation in Classical Athens, in Nomos. Essays in Athenian Law, Politics and Society, Cambridge-New York-Melbourne 1990, 83-102; D. HARVEY, The Sykophant and Sykophancy, ibidein, 103-121. 295 "Pericles is a most noteworthy exception" (LATEINER, The Man Who Does Not Meddle in Politics, 9), "Periclean democracy was the brief anomaly" (ibidein, 9). 296 Cfk infra, 130 ss.
'AitpccyjioOv,
IDENTITA DEL METECO E VALORI DEMOCRATIC IN USIA
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attraverso le forme di autorappresentazione proposte in sede giudiziaria, e cioè i giudici democratici. A loro ii logografo doveva propone un'immagine adatta, nei diversi casi, ad ottenere una valutazione positiva della personalità e del comportamento dell'accusato e quindi un giudizio benevolo sulla questione di merito. Bisogna ritenere che la rappresentazione come áoii'ip otpdwv - dato ii carattere di "term of approbation" assunto dall'aggettivo - fosse comunque utile in questo senso per qualunque categoria di persone indipendentemente dallo status giuridico (cittadini, meteci), dall'orientamento politico (esponenti del demos, uomini di incerta fede democratica come gli appartenenti al corpo del Tremila), dall'appartenenza sociale ("ricchi quietisti", secondo la formulazione adottata dal Carter nel suo The Quiet Athenian 211, uomini delle classi medie e inferiori)? Vorrei prendere spunto dall'intervento di Lateiner per una ridiscussione del problema che, mettendo a fuoco l'uso del topos del1'àvip pytwv, consenta anche di cogliere gli elementi che, insieme a questo stesso topos, concorrono in Lisia a definire l'identità del meteco e ad inserirla nel sistema di valori della democrazia ateniese.
L 'á2rpayJtociv17 del cittadino Lateiner ha sottolineato l'uso del topos de1l'6atpa7l1oa6\i1 per i cittadini ateniesi delle classi superiori (tra i quali i membri del corpo civico all'epoca dei Trenta, i Tremila), i quali propongono di sé al giudici un'immagine i cui tratti dominanti sono la generosità nella contribuzione liturgica e fiscale e un sostanziale ripiegamento in ambito politico. In VII, 1 il ricco possidente accusato di aver sradicato un olivo sacr0 298 rivendica la propria volontà di vivere tranquillo ed estraneo a vicende giudiziarie e politiche (i8 ouIav icyo'u, 1n'cE öKaç iyv R^ ,m itp ytccra), garantendo contestualmente la propria disponibilità a sostenere trierarchie, iopopai, coregie e ogni altra liturgia ( 30), a contribuire alla difesa della patria e a dimostrarsi K oc5Tttoc ( 41), un aggettivo che sembra riassumere in sé le
297
CARTER, The Quiet Athenian, 99 ss. Cfr. E. MEDDA, in Lisi., Orazioni, I, Milano 1991, 222 ss.; inoltre, F. CANALI DE Rossi, Propriethprivata, religione epolitica nell'orazione VII di Lisia, "Per l'olivo sacro ", ARF 1(1999), 27-34; G. MoscoNi, Lisia, or. 7: mobilith della proprieth terriera e invidia sociale nell'Atene di inizio IV sec. a. C., ARF 3 (2001), 75-85 1- L. BRUZZESE, Uno sfondo politico per I 'or VII di Lisia?, RCCH 45 (2003), 33-46. 298
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VivrRE DA DEMOCRATICI
caratteristiche del cittadino non no) wtp ytwv 299 . In IX, 14 l'oplita Polieno 300 , pur non appartenendo ad una classe liturgica, dichiara al tribunale di non aver mai approfittato dell'amicizia con ii ricco Sostrato per vendicarsi dci nemici o per favorire gli amid, e anzi di non aver praticato dapprima alcuna attività pubblica a causa della giovane eta (óXaov) e di non avere in seguito mai danneggiato alcuno degli accusatori, quindi di essersi tenuto ii put possibile lontano dalla vita politica e giudiziaria, nonostante gli autorevoli appoggi di di poteva godere. Nell'orazione XIX un parente (il fratello della moglie) di Aristofane, membro di una ricca famiglia ateniese legata all'ambiente di Conone 301 , sottolinea la propria &ni.pIa, segno di scarsa familiarità con la vita pubblica, di fronte all'accanimento degli avversari ( 2) e rivendica al padre la lodevole tendenza a 'tô c'roi icpáct'ctv, in contrasto con l'ambizione di Aristofane, ansioso di ingerirsi in vicende private e pubbliche (o jióvov 'cJiv iiwv Kai icotvó 3o6)'to t2IOca, § 18); a se stesso egli rivendica l'estraneità alle contese giudiziarie e politiche, già sottolineata nell'esordio dalla conclamata &1ctpic (.'yd 'yap 'CTI yodç 'tjör 'tptâi'zov'ca ObTE 'cóiv moXi.'thv O)öEIç Lot vsicâXerv, yy'6ç ts OtKO)V 'Ci cc'opcxc olYrE mpàç öu 'ripicp oire irpôç 3oD2 'rrjpI(o 6per1v oElrd)lro'rE, § 55). La rappresentazione che egli offre di se stesso e della sua famiglia è quella di persone che per tutta la vita sono rimaste nell'ombra, mostrandosi saggi péwt oTippovaç e giusti (o à y ici twmIv'rcç v àncv'rt rco f3up pàç cdYroiç Kai tKcaoDç, § 54): i due aggettivi dppov e iiccctoç valgono, accanto al già ricordato óomnoc, a caratterizzare le virtii del cittadino non tacciabile di noXDnpcWoav11 302 . I § 56 ss. sono interarnente dedicati alla rievocazione delle spese sostenute dalla famiglia per lo stato: senza aver mai aspirato ad àpxav, e dunque senza richiedere un corrispettivo in termini di partecipazione politica, ii padre dell'oratore ha sostenuto generosamente coregie e trierarchie e versato dpopcd, mettendo al servizio della città la sua persona e il suo denaro (ô nc'ri1ip iccd 'rol; pIjicrn Kai 'r (tc'ct 'rI nóXt 2'toip7t) 303 ; anche l'oratore, nel momento
299 Cfr. I, 26 ('totç vógoç iteIOenOcci ic(d icóotnoc civcu); ADKINS, Polupragmosune, 319 ss.; D. WHITEHEAD, The Ideology of the Athenian Metic, Cambridge 1977, 58-59; LATEINER, The Man Who
Does Not Meddle in Politics, 4 ss. 300 Cfr. MEDDA, in LIsIA, Orazioni, 1, 261 ss. 301 Cfr. E. MEDDA, in LIsIA, Orazioni, II, Milano 1995, 126 ss. 302 D. LATEINER, An Analysis of Lysias'Political Defense Speeches, RSA 11(1981), 152-153. Cfr. anche XIX, 16 (5TO icsM(7rcoic Xp 1)nOslI Tl V KoujlIorç iccn ma(ppcOGt). 303 L'espressione ricalca quella usata da Arist. Ap 29, 5 per ii regime terameniano dci Cinquemila; cfr. CARTER, The Quiet Athenian, 92 ss.
'Aitpceyjioa6vi, IDENTITA DEL METECO E VALOR! DEMOCRATIC IN LIsIA
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in cui parla, sta sostenendo una trierarchia e si dichiara disponibile a mettere anche in futuro a disposizione ii suo patrimonio per ii bene comune (Eiç thç iovêç d Xicç, § 62). In XXI, 1-6 l'anonimo Ateniese accusato di corruzione e di appropriazione indebita di beni pubblici 304 elenca scrupolosamente le trierarchie, le diverse liturgie e le opopat che si è sobbarcato net corso degli anni, dettagliando accuratamente l'entità delle spese; la sua volontà di partecipazione si riduce alla disponibilità a profondere ii proprio patrimonio per l'utilità pubblica (iIç 1èv thv (pslOIcit, rtoIc öè ?ii'coipythv föoiicu, § 16), mentre viene affermato un assoluto disinteresse per it rivestimento di cariche e per ii coinvolgimento in affari giudiziari, disinteresse che concorre a delineare l'immagine di un cittadino irreprensibile, lcóomuoc icd dppw ( 18-19). Siamo di fronte ad una autorappresentazione che sottolinea la volontà di estraniarsi dalla vita politica e dall'attività giudiziaria, mantenendo perO la disponibilità a contribuire finanziariamente at funzionamento del sistema dernocratico. Particolarrnente interessante è la sottolineatura del disinteresse verso ogni forma di partecipazione at governo, disinteresse che tuttavia lascia intatta la capacità e la volontà di contribuzione del cittadino abbiente. Certo questi cittadini, che la definizione di "ricchi quietisti" proposta dal Carter individua felicemente, sembrano aver rinunciato ad esprimere ii proprio ruolo di moXi'ccu attraverso la partecipazione politica: ma tale rinuncia appare collegata, prima ancora che con una sorta di "disamore di classe" per una vita politica in cui certe categorie non detenevano pi un ruolo egemonico, soprattutto con le aspettative del demos, ii quale si attendeva da questa categoria di cittadini che lirnitasse le proprie ambizioni di governo e che acconsentisse ad individuare il proprio specifico contributo alla vita delta polis net mettere a disposizione delta collettivitâ ii proprio patrimonio. Non casualmente, sia nella XIX che nella XXI orazione chi parla chiede solidarietà al giudici insistendo fortemente sull'interesse che to stato stesso ha net tutelare cittadini che, pur non impegnandosi nella partecipazione at governo, sono disponibili a sostenerne le spese di gestione; difendere questi cittadini e ii loro patrirnonio equivale a consentire la sopravvivenza del sisterna, cui dunque anche gli <pácylIovEc, nonostante la loro estraneità alla vita politica, ritengono di fornire un contributo irrinunciabile (XIX, 61-62; XXI, 13-14).
304 Cfr. MEDDA, in USIA, Orazioni, 11, 193 ss.; T.A. SCHMITZ, Die 21. Rede des Lysias iind ihre Aktualität, AU 38 (1995), 72-96.
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a) Ap jtovi1 e (pt2o'ntta L'enfatizzazione del proprio contributo alla comunità in ambito finanziario tradisce forse la preocdupazione che la rivendicazione dell'&l1pa7JIoGivfl, pur corrispondendo alle aspettative, finanziarie pill che politiche, del giudici nei confronti del cittadini ricchi, proponesse comunque un'immagine di ico2I'tiç scarsamente prestigiosa, perché in forte contrasto con ii modello partecipativo della democrazia periclea 305 : tant'è vero che ii corpus lisiano conserva traccia del mancato adeguamento, da parte di cittadini di estrazione elevata, al tipo di autorappresentazione collegato con ii topos dell'&vp pà'ytwv. In XVI, 20-21 ii giovane aristocratico Mantiteo, impegnato in una oKtj.icxcct in quanto aspirante alla carica, forse, di buleuta30t, se da una parte sente ii bisogno di giustificare al giudici la propria mancata paoov11, dall'altra non rinuncia a rivendicare la volontà di aderire, nonostante la propria estrazione aristocratica, al modello del ito2t'nig democratico. Mantiteo giustifica abilmente il fatto di aver cominciato a parlare in assemblea molto giovane, sottolineando di averlo fatto perché costretto a difendere i propri interessi privati (frvccyicá8v i1tèp 'tói c'col icpaiáccwv iyopf(a), cos! da non poter essere tacciato di icoX1)1cpaWo-6vrI.307 Egli non si limita tuttavia a questa giustificazione, destinata a compiacere le aspettative del giudici: ii giovane rivendica piuttosto ii diritto ad uniformarsi alla propria tradizione familiare, solidamente ancorata al principio della partecipazione politica. Se tale tradizione, con i suoi tratti aristocratici, alimenta in Mantiteo una (pXo nJ.tia che egli stesso, con un'altra dichiarazione giustificatoria, riconosce maggiore del dovuto (icd IaU'c4 öoi'th p2o'tt1ió'tEpov 5tarEOivm ro éov'coç, tc jièv 'cthv 7tpoy6vwv vODvoIJIEvoç, ö'n olöèv ltélcaDvtcn c& 'cflç t62swç Itpácc'rov'CEç), ii giovane chiede perô comprensione ai giudici sulla base della teoria democratica di ascendenza periclea, che rite-
305 Cfr. LATEINER, The Man Who Does Not Meddle in Politics, 6: "Ta heautou prattein, "to mind one's own business", constitutes the negative basis of kosmios behaviour; generous tax-contributions and active military service provide the positive basis for a defendant". 306 Cfr. MEDDA, in LIsIA, Orazioni, II, 77 SS.; M. WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden des Lysias, Frankfurt am Main 1987, 24 ss.; T.C. LOENING, The Reconciliation Agreement of 40312 in Athens. Its Content andApplication, Hermes Einzelschriften 53, Stuttgart 1987, 110 ss.; C. BEARZOT, Criteri alternativi di applicazione dell 'amnistia in Lisia, in questo volume, 55-85, 73 ss. Sul tema dell'autorappresentazione nell'orazione XVI cfr. S. USHER, Individual Characterisation in Lysias, Eranos 63 (1965), 108 SS.; E.M. CI1K, Mantitheus of Lysias 16: Neither Long-Haired nor Simple-Minded, CQ 49 (1999), 626-628; P. Low, Cavalry Identity andDemocratic Ideology in Early Fourth-Century Athens, PCPhS 48 (2002), 102-119. 307 Cfr. ora, per l'irnmagine del "giovane" nell'oratoria lisiana, M. MENU, Jeunes et vieux chez Lysias, Rennes 2000; in particolare, per l'orazione XVI, 42-43 e 173-174.
IDENTITA DEL METECO E VALORI DEMOCRATIC IN USIA
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neva cittadini degni solo coloro che partecipavano attivamente alla vita politica (&jicx öè i&ç ôpiiv toiç t000ç jióoDç Ioaç voiiovt(xç siVca) 308 . La richiesta, rivolta da Mantiteo al giudici, di valutazione positiva della propria figura di cittadino che, pur essendo di estrazione aristocratica, rifiuta di essere páe'yji.wv, appare molto interessante: anche se le aspettative dei giudici nei suoi confronti richiedevano che egli si impegnasse a stornare da sé ii sospetto di itopovT, cosa che in effetti Mantiteo fa, tale richiesta rivela che la rivendicazione del diritto a partecipare attivamente alla vita politica poteva essere proposta efficacemente ad un tribunale democratico anche da parte di un esponente delle classi alte. Affenna infatti Mantiteo, chiudendo la sua perorazione, che a spingerlo "ad agire e a parlare per la città" è proprio l'orientamento dell'opinione pubblica ateniese (6'cs 6p6 '(t&ç T(xi)'rrjv 'Ti'-jv ivdiriv xovtac tic O1)K &v élrapOEIIl itpd'c'cEt icd 27Ev iirp 'cfç icóXewç;), la quale continuava evidentemente a condividere la valutazione periclea di inutilità per il cittadino émpé'yjiwv. Se ne puô concludere che certamente 1'éotpaWoa)v1 del cittadino ricco veniva apprezzata, in quanto offriva una positiva impressione di disinteresse: costoro si dichiaravano infatti disposti a contribuire finanziariamente alla gestione dello stato senza chiedere in cambio nulla in termini di potere e senza interferire nell'attività di quella democrazia cui dovevano sentirsi sostanzialmente estranei. Ma ciô pécyjiwv fosse necessariamente, per i giudici e per non significa che i loro interlocutori in tribunale, "a term of approbation": l'estraniazione dalla vita della comunità poteva forse ricevere unanime apprezzamento per l'aspetto giudiziario (in quanto ne risultavano alleggeriti ii lavoro delle corti popolari e le relative spese di gestione) 309 , ma l'estraniazione dall'attività politica doveva essere considerata in forma meno univocamente
308 L'autogiustificazione di Mantiteo costituisce un'interessante evocazione dell'/o8)oxnç democratica ( 21; cfr. Thuc. II, 37, 1). Su1l'àtwac cfr. D. MUsTI, 'AIo.ioic, áIo.tua nel linguaggio di Pericle (Thuc. 2, 37, 1), Quaderni dell'istituto di archeologia e storia antica dell'Università de-li Studi di Chieti 5 (1995), 11-16; ID., Demokralia, 99 ss.; C. BEARZOT, II vocabolario dell'autorevolezzapolitica ne/la Grecia dellVsecolo, ACD 32 (1996), 23-38. 309 La terminologia della 1Eo2 otpa'ygoav compare due volte in Lisia: in I, 16, dove la vecchia che denuncia Eratostene ad Eufileto nega di agire per 7Eo2 paoi6vi, e in XXIV 24, dove l'invalido protagonista dell'orazione nega di aver mai fatto subire danni economici ad alcuno intentandogli un processo e di essere mo? ozp/cyj.tcov. Nel secondo caso, ê interessante che l'invalido si presenti come un democratico di fede sicura (nei § 25-26 dichiara di essere fuggito a Calcide con i dernocratici sotto I'oligarchia, preferendo l'esilio alla possibilità di vivere senza danno sotto ii governo oligarchico): anche per i democratici, o per chi voleva farsi credere tale, essere sospettati di 7cOXURPaWoc;6vil era dunque controproducente. Sulla itox pa oo6voi in ambito giudiziario eft. ADKINS, Polupragmosune, 316 ss.
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VI VERB DA DEMOCRATIC
positiva - 1' pa000vrj era pur sempre "a contradiction of what was most characteristic in the democracy""' -, tant'è vero che Mantiteo, chiedendo di poter ipâr'rv iccd 27Etv '[itèp 'tfic m62Ewç, si dice certo di ottenere la stima di quegli stessi giudici al quail pure ha giustificato umilmente la propria qnXo'njii(x311. b) L' 6orpoc7jLo(7 ,6vq del Tremila A sostegno di queste considerazioni va ii fatto che I paytoiiv sembra valere come elemento positivo soltanto quando è in gioco la valutazione di persone di orientamento non dernocratico o presunte tali, che non garantivano una convinta condivisione degii orientamenti del demos. Non è un caso che sovente coloro che Si autorappresentano come itpâyJ.tovEç siano cittadini non solo ricchi, ma anche di dubbia fede democratica, o comunque esposti a sospetti in questo senso, che Si dichiarano estranei alia vita poiitica per sottolineare, soprattutto, di non costituire un pericolo per la democrazia. Ciô vale in particolare per le rivendicazioni di 6mp u7Rou^wTi degli appartenenti al corpo dei Tremila: in questo caso dichiararsi &rtpâ'yjiovç equivale a negare il coinvolgimento con il regime del Trenta e a dichiararsi innocenti delie colpe del regime, cos! da poter godere deil'amnistia 312 . E' ii caso, ancora una voita, di Mantiteo, che nega ogni coinvoigimento neila noXiteta del Trenta oo\ 'rflç (noiw dç o'ÔK Ynnuoov ici 'cthv 'rpaKo\Ta, oöè 'tÔ'tE iro2xteI(xç, 3) e ribadisce la propria estraneità al deiitti del regime (oIç dç oi3Elç m'ioi 'tôjv iro2t'rthv Ka1c0ç thmovOc, 8), autorappresentandosi, airneno in relazione al periodo della tirannide dei Trenta, come pâyj.icov: con ciô egli, pur non essendo con ogni probabilità un fervente democratic0 313 , vuole essere riconosciuto uorno non pericoloso per la dernocrazia e disposto, per ii futuro, ad una leale coilaborazione. Lo stesso si puô affermare per l'anonirno protagonista
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310 CARTER, The Quiet Athenian, 187. Per ii rapporto fra "attivismo", soprattutto in ambito giudiziario, e democrazia cfr. M.R. CHRIST, The Litigious Athenian, Baltimore - London 1998; D. COHEN, Law, Violence and Community in Classical Athens, Cambridge 1995; S. JOHNSTONE, Disputes and Democracy. The Consequences of Litigation in Ancient Athens, Austin 1999, 133 ("in litigation the Athenians enacted their democracy"). 311 Cfr. CARTER, The Quiet Athenian, 128: "it is perhaps misleading ... to say that apragmon is normally a favourable term; the jury is flattered to be addressed in this way by the apragmon citizen, but it will hardly respect him for it". Cfr. anche ADKINS, Polupragmosune, 319. 312 Cfr. per una trattazione generale del problema BEARZOT, Criteri alternativi, 55-85. 313 Cfr. MEDDA, in LisiA, Orazioni, II, 78 ss.; inoltre S. FERABOLI, Lista avvocato, Padova 1980, 123 ss.; LOENING, The Reconciliation Agreement, 110 SS.; WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden, 34 ss., 79 ss.
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della XXV orazione 314, anch'egli impegnato in una OKItaOiOC per una magistratura di rilievo (forse la strategia) 315, che Murphy"' considera una "collective persona", rappresentante ideale del corpo civico dci Tremila: l'pcy jioovrj che egli rivendica (s 14-17) non è un valore in sé, ma to diviene solo in quanto gli consente di dimostrarsi estraneo at regime del Trenta e innocente di ogni delifto, di fare dichiarazione di affidabilità democratica (iE1Iotrv iyyoiji(x mspi 4MUTOb 'cfl 6qltOKPcCrW irIortv E&)KEvat) e di impegnarsi per il futuro ad un corretto comportamento (viiv pópa itpoeDJi1OoLat Xpijc7 ,c6q eivca), identificato con la disponibilità a spendere generosamente ii proprio patrimonio per il popolo (v 1I1OKPUT1a è 'th ôvwi irpoOitwç iç ijtç XVaXtOicEtV, § 17; cfr. § 12, ove vengono elencate le trierarchie, le sipop(xi e le liturgie sostenute). Ii conclamato ripiegamento dalla politica di cui questi pécyIIoVEc Si vantano davanti ai giudici dernocratici è cotlegato dunque con l'esigenza di smentire sospetti talora motto pesanti sulla propria fede democratica. Talora infatti la professione di &Tcp(x7jLo(T-6vTj di uomini di orientarnento politico ambiguo viene stigmatizzata da Lisia come apertamente pretestuosa, come nel caso del protagonista dell'orazione XXVI Sulla dokimasia di Evandro 317 . Evandro, personaggio gravemente compromesso con i Trenta e che dunque, diversamente da Mantiteo e dall'anonimo protagonista dell'orazione XXV non è stato páCyuov in passato ne intende restare tale, dal momento che ambisce a diventare arconte, si prepara, Secondo l'accusa, a sollecitare le simpatie del giudici elencando le liturgie sostenute per la città, dichiarandosi un cittadino 1ó.uoç e rivendicando la propria abitudine a 'rê avoii npái'c'v ( 3). Ii procedimento di anticipazione utilizzato da Lisia 31t vale qui a svuotare di significato l'autorappresentazione di Evandro: le dichiarazioni di icoanóu1c e di émpccyj.tooôvri sono del tutto pretestuose, destinate unicamente a compiacere i giudici e ad oscurare ii pericolo che l'antidemocratico Evandro potrebbe costituire per la democrazia. Ne consegue che gli Ateniesi che costituiscono it pubblico di Lisia - i democratici a cavatlo tra fine V e inizi IV secolo
314 Cfr. C. BEARZOT, Lisia e 1 'amnistia: 1 'orazione XKV e ii suo sfondo politico, in questo volume, 3754; EAD., recensione a A. NATALICCHIO, Atene e la crisi del/a democrazia. I Trenta e la querelle Teramene/ Cleofonte, Bari 1996 (cfr. 31 ss. aproposito di Lys. XXV), inAevum 72(1998), 199-203. 315 Cfr. WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden des Lysias, 84 ss., 146-147. 316 T. M. MURPHY, Lysias 25 and the Intractable Democratic Abuses, AJPh 113 (1992), 543-558. 317 Cfr. MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 296 ss.; WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden des Lysias, 206 ss., 247 ss.; LOENING, The Reconciliation Agreement, 112 ss.; BEA.RZOT, ('riteri alternativi, 75 ss. 318 Cfr. A.P. DORJAHN, Anticipation u/Arguments in Athenian Courts, TAPhA46 (1935), 274-295, 282 ss.
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sembrano attendersi una dichiarazione di paoIvii soprattutto da parte di chi non è un democratico sicuro: ii pur fondamentale valore della partecipazione perde di significato di fronte al rischio di pericolose interferenze a livello politico da parte di persone non affidabili e viene ridotto alla disponibilità a contribuire con le proprie ricchezze al bisogni comuni. Pin che un valore in senso assoluto, F&Tcp(x7J.tombvij va considerata piuttosto come un male minore, una sorta di autocensura imposta a chi non dava all'opinione pubblica democratica sufficienti garanzie di corretto inserimento nel sistema. Proprio per questo suo carattere ambiguo, ii far dichiarazione di pawoovii non sempre garantiva la benevolenza dei giurati pin di quanto non la garantisse la dichiarata volontà di esercitare pienamente i diritti derivanti dal proprio ruolo di cittadino. Lo dimostra il fatto che Mantiteo, pur avendo rivendicato 1' pcqoor per l'epoca dei Trenta ed aver giustificato umilmente la propria giovanile pt2onjtIa, si dice certo di ottenere la stima dei giudici quando, evocando la figura tipicamente democratica del itoXItiç partecipativo, che proprio nd 'tê 'tfç icóXoç icpâ't'tEtv, piuttosto che nd 'cà (toi icpécr'cstv de1l'àmpdwv, esprime la sua vera identità, chiede che gli sia riconosciuto, per il futuro, ii diritto di uniformarsi ad essa.
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c) L' paooiivii del cittadino democratico Una significativa controprova è fornita dal caso di Filone di Acarne, l'aspirante buleuta, ricusato in sede di öoKtjicic, protagonista dell'orazione XXXI Contro Filone319 . Si tratta in questo caso di un esponente del demos, esiliato dai Trenta tsth to 2XoD j9oDç'iiv icoXi.'thv ( 8; cfr. anche § 13). Il comportamento di Filone viene caratterizzato come estraneo alla democrazia (rct 'yètp th 'CoiYCo'l) 11E-61IccCa KUVd itcpx3si'ytccca ccd itrniic jioKpc'cuxç XXótpta, § 34), in quanto egli non ha preso posizione nella lotta civile, rendendosi colpevole di scarso senso civico: si è comportato cioè da pyjuov. Estraniandosi dalla lotta politica, Filone ha rivelato un orientamento antidemocratico, muovendosi esciusivamente nella prospettiva dell'interesse personale ('cô ccu'cv &ov icépoç), piuttosto che in quella del bene comune ('co 'rfç m62cwç icovôv àyaOóv, § 5-7). Con ciô, Filone si è sottratto alla concezione
319 Cfr. MEDDA, in LIsIA, Orazioni, II, 377 SS.; WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden des Lysias, 149 ss., 202 ss.; LOENING, The Reconciliation Agreement, 118 ss.; BEARZOT, Criteri alternativi, 80 ss. Per la questione particolare del finanziamento alla resistenza, cfr. M. ADAK, Die epidosis-Aktion der Piräuspartei im Burgerkriegsjahr 403 (Lysias 31. 15f), Klio 85 (2003), 304-311.
'Acp'yjtoo'Ixvii,
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democratica della politica come servizio al Kow6v 320, in opposizione alle diverse forme di personalismo (&co. 2o'ri.jtIca, i6ta icp(x) che fonti autorevoli pongono in primo piano tra i fattori di crisi della democrazia ateniese321 . In un uomo di estrazione democratica, quale Filone sembra essere, 1' payJloGi)\n-1 - lodata per i non democratici come Mantiteo o come i'anonimo protagonista dell'orazione XXV - è prospettata ai giudici come un fattore altamente negativo: essa infatti estrania chi se ne rende responsabile dall'universo di valori della democrazia 322. Quando si paria di un esponente del demos, 1'&Tcpa y^t o(y I) vij appare piü l'espressione di un comportamento "estraneo ad ogni ordinamento democratico" che un valore. La trattazione del tema deli' payiioovii del cittadino dunque non è affatto univoca in Lisia. L'essere utpqj.iwv puô costituire elemento di apprezzamento per i membri del Tremila, per i quali l'paoa'vr equivale al mancato coinvolgimento nei crimini dei Trenta, o per quegli uomini di estrazione sociale elevata e di incerta fede democratica che i democratici preferivano veder relegati ai margini delia vita politica democratica e al quail chiedevano non la partecipazione, ma soprattutto un generoso contributo alla gestione della complessa e costosa macchina democratica. Ma i'essere pyoov non costituisce affatto un fattore positivo per gli esponenti del demos: in questo caso Lisia ripropone, come rivela 11 caso di Filone, ii giudizio pericleo, per cui l'icpâ'yjiwv è inutile alla democrazia, e calca anzi la mano in una forte sottolineatura di estraneità alla tradizione democratica. Ii valore di xitpyjiwv come "term of approbation" non è dunque assoluto e dipende piuttosto dalla personaiità
320 Cfr. M. TREU, Einwände gegen die Demokratie in der Literatur des 5-4- Jh., StudClas 12 (1970), 17 - 31, 18 ss.; C. BEARZOT, Ancora suite Eumenidi di Eschilo e la r(forma di Efialte (In margine ad unapagina di C/or Meier), Prometheus 18 (1992), 27-35, 34-35; EAD., Un'ideologia delfederatismo net pensiero politico greco?, in Federazioni efederatismo nell 'Europa antica (Atti del Convegno, Bergamo 21 - 25 settembre 1992), Milano 1994, 161 - 180, in particolare 166 ss.; ora Musii, Demokratia, 14 ss., 63 ss.; P. LEVEQUE, Anfizionie, comunità, concorsi e santuaripaneilenici, in I Greci. Storia Cultura Arte Società, 2. Una storia greca, 1. Form azione, Torino 1996, 1111 - 1139, 1115 ss. 321 Cfr. Thuc. 11,65,7 e 11-12; VIII, 89,3 (per l'Atene postpericlea); Xen. Hell. 11,4,21; 40-41 (per la tirannide dei Trenta). 322 Per ii rapporto tra la neutralith di Filone e la discussa legge soloniana che vietava ai cittadini di restare neutrali durante una lotta civile (Arist. Ap 8, 5), cfr. MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 379-380; LOENING, The Reconciliation Agreement, 108 ss.; WEISSENBERGER, Die Dokimasienreden des Lysias, 186 ss. Sull'attualità del problema della neutralità nel contesto delle lotte civili di fine V secolo cfr. J. BLEICKEN, Zum sogenannten Stasis-Gesetz Salons, in Symposion Heuss, Frankfurter Althistorische Studien 12, Kallmunz 1986, 9 - 18; E. GABBA, Do quaiche considerazione generate at caso delta tegge suit 'impossibile neutralith (AP 8, 5), in L 'Athenaion pot iteia di Aristotele 1891-1991. Per on bilancio di cento anni distudi, Napoli 1994, 103 - 111.
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dell'uomo cui ii giudizio di ptoovii Si riferisce. Se si trattava di un antidemocratico o comunque di un democratico tiepido o incerto, l'autorappresentazione come 61cpâwv concorreva a generare una valutazione positiva in quanto offriva ai giudici una garanzia di non interferenza e quindi di sicurezza per la democrazia; ma se si trattava di un democratico, o di qualcuno che come tale voleva presentarsi, tale autorappresentazione cessava di essere produttiva di effetti positivi e rischiava piuttosto di alienare alla persona in questione le simpatie dei giudici, ancora inclini a ritenere àpIoç un democratico pácyj.uov e a considerarlo dunque con diffidenza. L'uso del topos autorappresentativo del1'vip tpácyjiwv appare pertanto strettamente dipendente dalle aspettative dei giudici democratici, al modo in cui l'interessato le percepiva e alla volontà o meno di conformarsi ad esse.
L 'c'xJrpay/1onv17 del meteco
Alla luce di queste riflessioni, i passi in cui Lisia ricorre al topos de1l'&vip &Tcp6vwo)v per caratterizzare ii comportamento del meteci - compreso ii proprio e quello dei familiari - meritano un'attenta riconsiderazione. Essi appaiono di grande interesse per cogliere i temi fondamentali dell'autorappresentazione del meteci e metterne a fuoco analogie e differenze rispetto al caso, ora considerato, dei cittadini 1cp6cyIovEç323. Va detto iimanzitutto che, se è vero che tali passi mostrano che l'opinione pubblica democratica, rappresentata dai giudici, si attendeva dal meteci coinvolti in vicende processuali una giustificazione e una professione di generale pc7Loo)v11, quest'ultima non riguarda ovviamente, in questo caso, l'ambito politico, essendo la partecipazione politica comunque negata ai meteci. Piuttosto, 1' patooôvrj che dal meteci ci si attendeva riguarda l'ambito giudiziario324, in cui, indipendentemente dallo spinoso problema della capacità giuridica degli stranieri residenti 325 , essi
Cfr. WHITEHEAD, The Ideology, 57 ss. Cfr. CARTER, The QuietAthenian, 126 ss. (cfr. Eur. Suppl. 888 ss., su cui anche WHITEHEAD, The Ideology, 37-38). 325 SulIa capacità giuridica del meteci cfr. P. GAUTHIER, Symbola. Les étrangers et lajustice dans les cites grecques, Nancy 1972, 126 ss.; A. MAFFI, La capacith di diritto privato dci meteci nel mondo greco class/co. in Studi Scherillo, I, Milano 1972, 177-200; WI-IITEHEAD, The Ideology, 89 ss.; per una messa a punto dci problemi aperti cfr. C. BEARZOT, Lisia e la tradizione cu Terainene. Commento storico alle orazioni XII e XIII del corpus lysiacum, Biblioteca di Aevum Antiquurn 10, Milano 1997, 34-35, nota 84. 323
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'Airpco'ôv, IDENTITA DEL METECO E VALORI DEMOCRATICI IN USIA
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trovavano in ogni caso uno spazio di espressione. In questo ambito, essere à1tpâ'yIovEç significava interferire ii meno possibile nella vita pubblica e privata del cittadini ateniesi, evitando ogni coinvolgimento in vicende processuali e coltivando una sorta di "conditioned inactivity" 326 : tale rivendicazione aveva dunque un significato certamente positivo (come nd caso dci cittadini che sottolineano la loro riluttanza a lasciarsi coinvolgere in azioni giudiziarie), ma in una prospettiva destinata a rimanere settoriale. Ciô vieta di considerare complessivamente i passi relativi ai meteci a quelli relativi al ricchi Ateniesi, per arrivare ad una conclusione univoca sul valore positivo dell' paooôvii come "term of approbation": l'poa()vq rivendicata rispettivamente dal "ricchi quietisti" e dagli antidemocratici da una parte, dai meteci dall'altra ha carattere del tutto diverso e viene proposta per rispondere ad aspettative diverse. Al cittadino che non puô garantire una assoluta affidabilità democratica si richiede una estraniazione dalla vita politica che metta al riparo la democrazia da ogni possibile pericolo; al meteco si richiede piuttosto l'astensione da ogni pretesa di confronto a livello paritario con ii cittadino, negli ambiti in cui ciO era possibile, in prima istanza quello giudiziario. Come prima osservazione vale dunque la pena di sottolineare che 1' pccyjioovri del meteco non soffre di quell'ambiguità "ideologica" individuata a proposito del cittadino: ii meteco che si dichiara tpácytwv non rischia di vedersi giudicato iqpEIoç e quindi estraneo al principi democratici, che individuavano nel diritto-dovere della partecipazione una delle caratteristiche principali del 7toXI'cç. Diventa allora interessante notare die i casi lisiani di rivendicazione di itpawoovri da parte metecica lasciano emergere una significativa differenza di impostazione rispetto a quelli che riguardano cittadini. Diversamente dal cittadino che si dichiara 6npkyjtwv, infatti, ii meteco che si trova a doversi autorappresentare in forma analoga non si limita ad ascrivere a proprio merito ii fatto di condurre una vita ritirata e di contribuire generosamente alle spese comuni, ma aggiunge alla propria autorappresentazione una forte sottolineatura della propria devozione alla democrazia. Un aspetto che ii cittadino abbiente e "quietista", spesso di incerta fede democratica, evita solitamente di evocare, limitandosi a corrispondere alle aspettative del suoi interlocutori, che gli richiedevano soprattutto minima interferenza e massima capacità di contribuzione;
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Cosi WHITEHEAD, The Ideology, 58.
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al massimo, i membri del Tremila appaiono preoccupati di dichiararsi estranei al regime del Trenta e alle sue colpe per poter godere dell'amnistia e di garantire la propria affidabilità per ii futuro, ma non necessariamente si dichiarano devoti alla democrazia e partecipi degli orientamenti ideologici del demos. Nella V orazione lisiana 327 l'anziano meteco Callia, accusato dal propri schiavi, viene difeso da un Guvijyopoq dall'accusa di furto di oggetti sacri. Ii GDvfryopoç sottolinea ii comportamento sempre irreprensibile di Callia ( 2), affermando che egli ha compiuto ico2Xàc à'ycOâ e non ha mai subito accuse: gli elementi che concorrono a delineare un'immagine positiva del meteco appaiono dunque, come per i cittadini 7cp6c7JIovEç, la disponibilità a rendere servigi e la mancata interferenza con la vita della comunità cittadina, in questo caso segnatamente in ambito giudiziario. Tuttaviã nel testo è presente un elemento significativo: in chiusura, l'oratore afferma che ii processo non ha carattere privato, ma è di comune interesse (Koivèv &thv'cov 'cóv v 'c 'jtó?Et), in quanto anche i cittadini posseggono schiavi, che non devono essere incoraggiati ad accusare falsamente. Mentre insomnia 1' autorappresentazione del cittadini pytovç sembra evidenziare una contrapposizione, all'interno del corpo civico, tra ii cittadino che si estrania dalla vita politica democratica e ii cittadino che invece esprime nella partecipazione ii proprio ruolo, l'autorappresentazione del meteci cerca piuttosto di individuare e sottolineare gli elementi di affinità tra meteci e cittadini: in questo caso, il comune status di libertà, contrapposto a quello di servità degli accusatori 328 . In XXII, 5 ad uno del meteci mercanti di grano oggetto dell'accusa 329 viene chiesto se intende vivere 11 suo status metecico in obbedienza alle leggi della città o per fare quel che vuole, ed egli risponde nel primo senso (Ms'coi.icEiç 6è icó'cpov d)ç tci.ótsvoç 'coi vókotc 'coIç 'cfjç m62coç, fi thç totioiv ö 'ci âv f3o'OX;). Nella sua cursorietà, il rilievo è indicativo di quanto era richiesto al meteco per uniformarsi all'immagine ideale che l'opinione pubblica si attendeva, e cioè piena obbedienza alle leggi della città e rinuncia ad ogni pretesa di autonomia rispetto alla comunità ospitante: in questo caso l'elemento di affinità con i cittadini è individuato nella comune adesione ai vój.toi, anche se ii tema non trova adeguato svi-
327 328
Cfr. MEDDA, in LIsIA, Orazioni, I, 186-187. Cfr. M. GARTNER, Les discours judiciaires de Lysias, DHA 23, 2 (1997), 21-45;
lysiaque etpopulation servile, DHA 26, 1(2000), 57-84, 82-83. 129 Cfr. MEDDA, in USIA, Orazioni, 1,211 ss.
EAD.,
Corpus
'Aitpct'ytoôvi,
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luppo in quanto, in questo caso, sono i meteci ad esser venuti meno al "contratto" tra meteco epolis33t. Un contributo di particolare interesse offrono, a questo proposito, le orazioni lisiane di carattere autobiografico, cioè la XII e la frammentaria Contro Ippoterse. In XII, 4 ss. Lisia presenta ii meteco ideale attraverso l'esperienza della propria famiglia33t : in trent'anni di permanenza in Atene, i suoi componenti non hanno mai intentato né subito un processo, e si sono comportati in modo da non far torti e da non subirne 332 . La dichiarazione di mancata interferenza nella vita civile di Atene a livello giudiziario propone una ideale paooôvii, della quale perO si nega apertamente ogni risvolto antidemocratico: anzi la devozione alla democrazia e ribadita nel § 4 (4iioitEv 111IoKpwto'6JIsvo)333 e nel § 6, dove la persecuzione da parte dei Trenta è collegata, oltre che con la ricchezza del meteci, con la loro ostilità alla nuova rcoXi.'csia antidemocratica. L'&pyjtoovii del meteco non ha dunque nulla a che vedere con quella del cittadino ricco e di incerta fede democratica: richiesta all'ospite metecico in quel campo giudiziario in cui pure egli poteva rivendicare l'uguaglianza con i cittadini, tale ptovri non era affatto collegata con il timore di un pericolo per la democrazia che dal meteci potesse provenire. Nel § 20, tale convinzione è fortemente ribadita nella contrapposizione tra ii comportamento dei meteci democratici e quello del Trenta: dopo aver menzionato le numerose coregie sostenute e le icpopct generosamente versate334 e aver sottolineato l'assoluta obbedienza alla città (Kor.ttouç ö'jiç cci'toiç rtapéxov'cac ical icth 'to mpo'ta'c'tóivov itoov'tcxç), la conseguente assenza di nemici, insomma il senso civico espresso dall'aggettivo icóoittoc, Lisia contrappone orgogliosamente l'irreprensibilità del comportamento della propria famiglia di meteci all'indegnità del Trenta come cittadini (o-b' Oiioioc i'touoiiv'rcç óSYIEEp wbroi bcoki,,re'bov co). Lisia è qui certamente condizionato dalla necessità di porre in luce-, positiva la propria storia familiare: si noti peraltro che egli parla in qualita
WHITEI-WAD, The Ideology, 58. Cfr. GAUTHIER, Symbola, 113-114.
332 Cfr. nel § 3 la dichiarazione di àirerpia e la sottolineatura della costrizione ad agire (hv6c7K(xc5It(xL 'i.ntb sbv 7E7E V11 vwv tob'cou Kaca'yopeiv): cfr. BEARZOT, Lisia e la tradizione SO Teramene, 95-96. ° L'affermazione di Lisia e sottovalutata dal LATEINER, The Man Who Does Not Meddle in Politics, 6 ("he claims no more that a recognition of civic responsibilities that all good men of property would acknowledge"). Cfr. WHITEHEAD, The Ideology, 77 ss.; Ph. GAUTH!ER, Métèque, périèques, paroikoi: bilan et points d'interrogation, inL'etrangerdansle monde grec, Nancy 1988, 23-46, 28-29.
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di accusatore, non per difendersi, ii che rende inconsueta la rivendicazione dei propri meriti 335 . Collegata proprio con lo status metecico e con la necessità di sottolineare gil aspetti sostanziali del rapporto con la città, oscurando l'inferiorità dello status giuridico, tale rivendicazione appare tanto piii significativa in quanto non si limita a propone un'immagine di meteco costruita sull'assenza di iniziativa, sulla assoluta subordinazione e sulla disponibilità a contribuire finanziariamente alla gestione della cosa pubblica, ma sottolinea fortemente l'adesione agli ideali democratici, adesione nelia quale ii meteco non raramente puô superare i cittadini stessi. In un certo senso, Lisia sembra rifiutare una contrapposizione troppo forte tra meteci da una parte e cittadini dall'altra: chi non gode dei pieni diritti di cittadinanza puô rivelare un piiii profondo attaccamento agii ideali della polis, ideali democratici nel caso ateniese, cosicché tra meteci e cittadini democratici puô crearsi una solidarietà, una affinità di sentire e di agire, che non sempre ii comune stato di cittadinanza basta a determinare ali'interno dello stesso corpo civico336. Gli stessi elementi argomentativi tornano nella Contro Ippoterse337. L'oratore (forse un aovfryopoç) cerca di sostenere la posizione di Lisia, impegnato nel tentativo di recuperare parte del suoi beni, ricordandone alcuni meriti: prima di tutto la condivisione delle sofferenze del popolo ([oè 'yIàp
orov jié[poç c& [i]'rpwv öD 13 [X óv 67céXa]IEv,
F 9a, rr. 176 SS. MEDDA) e il contributo finanziario alla resistenza fornito
Cfr. M. Bizos in L. GERNET-M. Bizos, in LYsIAs,DiscOurs, I, Paris 1924, 164, nota 1. Cfr. G. AVEZZO, in USIA, Contro i tiranni, Venezia 1991, 122, nota 28 (l'espressione itdv 'cd 7tpo(7'ccctc6tEvov totoDv'uxç indicherebbe proprio 1 ... ossequio alI'azione di governo"); BEARZOT, Lisia cia tradizione su Teramene, 96 e 114-155; ora U. BAKEWELL, Lysias 12 and Lysias 31: Metics andAthenian Citizenship in the Aftermath of the Thirty, ORBS 40 (1999), 5-22. La natura della causa, in cui Lisia 6 coinvolto in qualita di convenuto, è incerta. Ii titolo, Contra Ippoterse i5srdp Oepcuraivpç, pone ii problerna se la serva di cui Si parla sia parte in causa o oggetto del litigio. Nel prirno caso, Lisia avrebbe cercato di recuperare, riacquistandoli, alcuni suoi beni attraverso una sua schiava, che sarebbe oggetto da parte di Ippoterse di una 6ii7 6oi)XT1; (causa per la restituzione di beni aggiudicati legalmente): cosi P. CLOCHE, Le discours de Lysias contre Hippothersès, REA 23 (1921), 28; L. GERNET in GERNET-BIZOS, in LYSIAS, Discours, II, Paris 1926, 226 ss. Nel secondo caso, Lisia avrebbe sottratto alI'attuale detentore una schiava un tempo di sua proprietà e sarebbe per questo motivo chiamato in giudizio da Ippoterse: cosi T. REINACH, Le piaydoyer de Lysias contre H4spothersès, REG 32 (1919), 443-450; LOaNING, The Reconciliation Agreement, 89 ss.; M. SAKURAI, A New Reading in FOxy. XIII 1606 (Lysias, Agaist Hyppotherses), ZPE 109 (1995), 177-180. Cfr. BEARZOT, Lisia e la tradizione sri Teramene, 47 ss. Sul testo e sulla sua interpretazione si vedano ora anche E. MEDDA, Notes on the Text ofLysias, Against Hippotherses (P Ory. 1606), ZPE 129 (2000), 21-28; ID., Further Notes on P Oxy. 1606, ZPE 135 (2001), 2331; C. CAREY, MarginaliaLysiaca,in Scritti Gigante, SIFC S. III, 20, 1-2 (2002), 63-82,71 ss.; E. MEDDA, in Lysias. In Hippothersem, In Theomnestum et Fragmenta ex incertis orationibus (P Oxy. XIII 1606), Firenze 2003. 336
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nel corso dell'esilio (F 9a, n. 183 ss.; F 9b, rr. 188 SS. MEDDA), poi l'ineprensibile comportamento tenuto dopo ii rientro (K] E?Odr oôéva iub [ lco]'CE 'AecIw 11[e]\ oi're 7CE 'cóiv a'coi [v]uvijoicwv py{&]v obTe imp 'róv 2Xfo]rpiov ôvstötwv p['cr]uctwv, F 9b, rr. 195 SS. MEDDA). I valori principali appaiono ancora una volta la disponibilità a mettere in comune le proprie risorse finanziarie e la mancata interferenza con la vita del cittadini Ateniesi: ma anche in questo caso assume un ruolo fondamentale la differenziazione del comportamento del meteco da quello, tutt'altro che irreprensibile, del cittadino Ippoterse sul tema del rapporto con la democrazia 338 . Quest'ultimo, che ha partecipato alla rivoluzione antidemocratica sia nel 411 che nel 404, come rivelano gli accenni al sno esilio a Decelea e al suo impegno nell'abbattimento delle mura, pur essendo cittadino di pieno diritto ('c[Ij.uoç] [n1Airij;) 111 non ha dato segni di pentirnento e agisce da sicofante: è insomma un cattivo cittadino, che non condivide gli ideali democratici degli Ateniesi e che, per questo, non ne merita la solidarietà (F 9b, n. 221 SS. MEDDA). Ii meteco ideale prospettato dall'oratore della Contro Ippoterse per tratteggiare l'immagine di Lisia sente dunque di dover condividere i doveri del cittadino, pur senza poterne rivendicare i diritti, neppure in quel campo giudiziario che pure gli era aperto: all'accettazione di questa prospettiva limitante si unisce per-6 la convinta rivendicazione di un attaccamento agli ideali democratici che molti cittadini di pieno diritto non hanno Saputo dimostrare. A questo attaccamento, che crea una condivisione di ideali tra il meteco e i cittadini democratici, Lisia fa appello per ottenere soddisfazione contro un cittadino che, pur potendo godere di diritto della solidarietà degli altri membri del corpo civico, se ne è reso indegno estraniandosi volontariamente dagli ideali che ne cementano l'unità. Nella Contro Filone, infine, la contrapposizione tra meteco ideale e cattivo cittadino diviene ancor piii significativa, proprio perché, come si e ricordato, Filone non è un esponente dci gruppi antidemocratici, ma del demos stesso. Nd § 29 il contributo dci meteci alla causa democratica, contributo che va "al di là del loro dovere" (iccth 'rô 7cpo(T1Kov), è fortemente sottolineato rispetto al comportamento dci cattivi democratici come Filone, che hanno tradito la città "venendo meno al loro dovere"
Cfr. LATEINER, An Analysis, 153-154. Cosi GERNET-BIZOS, in L y slAs, Discours, IT; ma MEDDA, in Lysias. In Hippothersem, integra c[oi.oO'toç] 6v [21]oXi.rflç (cfr. CAREY, Marginalia Lysiaca, 73-74).
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VIvEr DA DEMOCRATICI
(ir(xp& 'to 1cpoa1Kov) 340. Lisia ricorda qui come i meteci, per amore della democrazia, abbiano in qualche modo rinnegato quelF&Tipw y^L o(T ^b vTJ che pure era lOro richiesta, in nome di un superiore ideale e di una profonda solidarietà con lapolis ateniese; laddove Filone, che in qualità di cittadino democratico ha ii dovere primario della partecipazione e della difesa della democrazia, ha preferito rifugiarsi nell'&icp yLIoa6w1, autoestraniandosi colpevolmente dal proprio ruolo e riconfigurandolo sul modello del cittadino non demo cratico o addirittura del non cittadino341. L'autorappresentazione del meteco, quale emerge da Lisia, sembra dunque giocarsi soprattutto sul tema delle fonne di inserimento nella comunità democratica, inserimento al quale ii meteco mostra di tenere in modo particolare. Al meteco la partecipazione è negata sul piano politico e sconsigliata sul piano giudiziario, cosicché l'àrtpa7jioa6vi, ii rifuggire da ogni iniziativa che possa costituire un'interferenza nella vita della polis ospitante e dci suoi cittadini, appare virtà fondamentale del meteco ideale il cui comportamento corrispondeva alle aspettative della comunità poleica. Ma si tratta di una pcytovii considerevolmente diversa da quella apprezzata nei cittadini di status sociale elevato c/o incerta fede democratica: essa è priva di qualsiasi implicazione antidemocratica, tant'è vero che il meteco non rinuncia a rivendicare la propria adesione ai valori democratici, la propria solidarietà con la comunità ospitante e addirittura l'inserimento in essa, ovviamente nelle forme possibili.
L'identità metecica tra 6orparyocrbvi7 e devozione a/la democrazia Per tornare al problema da di siamo partiti, mi sembra si possa affermare, sulla base del testi lisiani, che 1' pay j.iooiivi rivendicata giudiziana implica una indifferenza alla partecipazione che non è accettabile per il cittadino democratico e che viene percepita come valore - vale cioè come "term of approbation" - solo per i cittadini di incerta fede democratica, la cui estraneità alla vita politica è garanzia di sicurezza per la democrazia, e per i meteci, che alla partecipazione politica non hanno diritto, ma ii cui eccessivo attivismo in ambito giudiziario potrebbe costituire un problema
340 Analogamente, nella VI orazione del corpus, pure non lisiana, meteci e xenoi vengono contrapposti, per i loro meriti verso la citta, al colpevole cittadino Andocide. Cfr. ora BAKEWELL, Lysias 12 and Lysias 31, 5-22. Cfr. FERABOU, Lisia avvocato, 136 ss.
'Aicpcxyjiovi,
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per ii funzionamento della macchina democratica. Essere itpáyjicov dunque è un valore per i giudici popolari ateniesi solo se la persona interessata non fa parte, per motivi diversi, della comunità dci cittadini democratici; diversamente, resta valido ii giudizio pericleo, secondo cui chi non si interessava di politica era da considerare, pi1I che pácyjiwv, pEIoç. Tale conclusione non è priva di conseguenze per la messa a fuoco del rapporto tra pcypooôvii, identità metecica e valori democratici. Nella democratica Atene il meteco ideale prospettato da Lisia, pur accettando il ruolo subordinato assegnato alla sua categoria e ciô che esso implicava (minima ingerenza possibile nella vita pubblica, massima collaborazione sul piano finanziario), cerca significativi spazi di rivendicazione di una sua specifica identità, che lo differenzi da quei cittadini pytovrç cui l'opinione pubblica democratica sembra guardare con una sostanziale sfiducia nella loro sincera condivisione del valori della democrazia. E' stato affermato che ii cittadino pácytorQ, che si estrania dalla vita politica e non ambisce ad aver parte a quella nt che costituisce l'essenza della cittadinanza, si guadagna una valutazione di a1poljJ1Ia che lo riduce al livello del meteco342 : ma almeno su un punto qualificante, quello dell'adesione al valori democratici, il meteco lisiano non vuole essere in alcun modo accomunato agli cpécyjtovç. Egli rivendica anzi un ruolo nella democrazia, in netta contrapposizione con quei cittadini che per avversione ideobogica, indifferenza o paura dichiarano il loro scarso interesse alla partecipazione democratica: 1' pc€omi1vfl del meteco è la conseguenza della piena adesione al ruolo che gli è assegnato dalla polls, mentre quella del cittadino xicpácyjwv è la conseguenza di un venir meno ai doveri del proprio ruolo, volontario (e quindi conseguente ad una sostanziale indifferenza) o coatto (e quindi conseguente alla sfiducia della cornunità). Lisia rifiuta, per sé, per la propria famiglia e per gli altri meteci, la collocazione sullo stesso piano del "ricchi quietisti" e di quei cittadini la cui posizione ideologica rispetto alla democrazia appare sospetta: egli rivendica anzi un'adesione al vabori democratici che molti cittadini non hanno saputo mostrare, e con ciô ii diritto al riconoscimento di un mob, per quanto subordinato, nella comunità civica ateniese, nel koinón democratico. Il modo significativamente diverso - con una differente accentuazione del rapporto con la democrazia - con cui Lisia utilizza 11 topos dell'àvi3jp pácyj.iw'v nel caso dci cittadini e dci meteci è indizio della volontà di
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WHITEHEAD,
The Ideology, 59-60; CARTER, The Quiet Athenian, 128.
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VIVERE DA DEMOCRATIC!
delineare, nei due casi, identità diverse. L'identità deli' pyIwv è infatti in contrasto con i valori democratici, primo fra tutti ii dovere della partecipazione; l'identità del meteco, quale emerge in Lisia, è invece perfettamente in linea con essi, soprattutto laddove accosta, alla disponibilità a contribuire finanziariamente alla vita dellapolis e all'assenza di voiontà di approfittare degli spazi offerti (segnatamente in campo giudiziario) per interferire indebitamente nella vita del cittadini, una devozione assoluta alla democrazia. In questo senso, ii meteco lisiano si sente certamente migliore - e come tale si presenta, senza mezzi termini, in tribunale - del cittadino àirpácyjiwv: migliore perché alieno da ogni senso di estraneità rispetto al koinón democratico, e anzi in esso profondamente inserito, se pure in un ruolo subordinato la cui umile accettazione costituisce, a sua volta, ii segno dell'adesione profonda ad un sistema di valori che si intende far proprio senza riserve. Di questo meteco ideale, e prima di tutto di se stesso e dei suoi familiari, Lisia puô affermare con orgoglio: "abbiamo o1cpcctoi)JtEvo). vissuto da democratici" (thicoitEv
7 LAXX ORAZIONE PSEUDOLISIANA E LA "PRIMA RESTAURAZIONE" DELLA DEMOCRAZIANEL 410*
1. La posizione di Lisia nell'ambito del dibattito sull'amnistia del 403, con la sua contestazione delle convenzioni d'amnistia e la sua proposta di criteri alternativi nelle modalità di applicazione, che scongiurassero ii rischio dell'impunità generalizzata, non sembra esprimere un orientamento isolat0343 . Non mancano infatti voci contemporanee che rivelano una posizione analoga: tra questi vi è l'autore della VI orazione del corpus lysiacum, la Contro Andocide, ii quale, comunque si debba risolvere ii problema della natura del testo (orazione giudiziaria o pamphlet?), mostra di non condividere l'intransigenza ideale di Trasibulo e quella, pin interessata, del terameniano Archino nell'applicazione delle convenzioni, e unisce la sua voce a quella di Lisia nel proporre l'aggiramento deile rigide clausole amnistiali e l'esercizio della 'rtuopla nei confronti delle persone piü gravemente compromesse con l'oligarchia dei Trenta Tiranni 344 . Tra queste voci va annoverato anche l'autore dell'orazione XX del corpus, la Per Polistrato, come già ho suggerito altrove e come vorrei rnegiio svilup-. pare in questa sede345 . L'obiettivo e di mettere in evidenza che ii dibattito sull'amnistia e suile sue modalitá di applicazione era assai vivo nell'ambito del movimento democratico, e che il problema dei criteri sulia base del quail procedere alla reintegrazione degli uomini compromessi con l'oiigarchia era già stato posto all'indomani della caduta del Quattrocento. 2. La XX orazione del corpus, che Arpocrazione (s.v. floXi(5tpccroç) Segnala come 26'yoç ... Axlç nypwpóJIEvoç, è stata unanimemente ritenuta spuria dal moderni, sulla base di elementi cronologici e stihstici: essa risale alla seconda metà del 410, probabilmente all'inizio dell'anno attico
* In Stuclium atque urbanitas. Miscellanea Daris, Papyrologica Lupiensia 9 (2000), Galatina (LE) 2001, 85-99. Cfr. C. BEAR.ZOT, Criteri alternativi di applicazione deli 'amnistia in Lisia, in questo volume, 55-85. Cf, C. BEARZOT, La sesta orazione pseudolisiana e it srio contributo at dibattito suit 'a,nnistia, in questo volume, 157-175. '° Cfr. BEARZOT, Criteri aiternativi, 64 ss., 70 ss.; EAD., La seSta orazianepseudolisiana, 172 e 174.
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410/9, quando non risulta che Lisia avesse iniziato la sua attività di logografo 34t , e sopraftutto presenta difetti di composizione tali da esciudere la paternità lisiana347 . Tuttavia la Per Polistrato, diversamente dalla Contro Andocide di cui è stato sostenuto it caraffere pamphietistico, è certamente un'orazione giudiziaria, legata aiprocesso cui fa riferimento; it che - come di recente ha opportunamente sottolineato, in due diversi interventi, H. Heftner 348 - ne fa una testimonianza preziosa, di sicuro valore storico, sulla vicenda di quella che Lisia chiama la "prima oligarchia" (XII, 65). Tanto pin preziosa, nella nostra prospettiva, in quanto essa riflette certamente l'orientamento dell'opinione pubblica democratica cui si rivolge sul tema delicatissimo del reinserimento nella normale convivenza politica e civile degli Ateniesi compromessi, a diverso livello, con l'oligarchia. A1l'indomani delta caduta del Quattrocento, la situazione si presenta meno drammatica che net 403, perché it colpo di stato del 411 aveva provocato fratture assai meno gravi net corpo civico ateniese, a causa del1' incidenza motto minore di omicidi e di casi in cui fossero stati diversamente lesi i diritti personali dei cittadini. Tucidide ricorda, per la fase di preparazione, l'assassinio di Androcle (VIII, 65, 2) e l'eliminazione di quanti, rendendosi conto che it Xóyoç preparato dal congiurati per essere diffuso k 'roe pccoepo (65, 3) altro non era che un inganno ltpôç 'coç 7rXIoDç (66, 1), si azzardavano a protestare: eliminazione perpetrata in modo "opportuno" (K 'tpólcol) 'cvôç 1ctT1EIo1), cioè con discrezione, senza che ne seguissero inchieste né perseguimenti, e cosi da generare net popolo timori, reciproco sospetto e una paralizzante diffidenza. Quanto at comportamento tenuto dopo l'instaurazione del regime, to stesso Tucidide ammette che i Quattrocento uccisero vöpaç 'c tt'aç ... o icoXXoç, altri ne imprigionarono (X2oç icv), mentre altri ancora preferirono
346 Per la datazione cfr. L. GERNET, in L. GERNET-M. Bzos, in LyslAs, Discours, II, Paris 1926, 58; cfr. 66, nota 1 (diversarnente U. ALBINI, in UsIA, Idiscorsi, Firenze 1955, 460, nota 10; E. MEDDA, in LIsIA, Orazioni, II, Milano 1995, 179, nota 9). u La scarsa chiarezza, le ripetizioni, la mancanza di coerenza nell'organizzazione del materiale hanno fatto pensare ad un'orazione composta di due parti, pronunciate da due persone diverse, prima Un nDvfryopoç e poi ii figlio di Polistrato, che compare a partire dal § 11 (cfr. U. VON WILAMOWITZMOELLENDORFF, Aristoteles undAthen, II, Berlin 1893, 363-364), oppure ad un'epitome (cfr. E. STUTZER, Drei epitomierte Reden des Lysias, Hermes 14, 1879, 545-559, in particolare 545 ss.). Cfr. K.J. DOVER, Lysias and the Corpus Lysiacum, Berkeley-Los Angeles 1968, 122, 133, 138, 143, 147; su tutto il problema MEDDA, in UsIA, Orazioni, II, 167 ss. 348 H. HEFTNER, Die Redeflir Polystratos ([Lysias] X) als Zeugnisfiir den oligarchischen Urnsturz von 411 v. Chr. in Athen, Klio 81(1999), 68-94; ID., Die Rede für Polystratos ([Lys.] 20) und
die Katalogisierung der Fünftausend wahrend des athenischen Verfassungsurnsturzes von 411 v. Chr., in Steine und Wege. Festschr(fi Knibbe, Wien 1999, 221-226.
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fuggire ('touiç & iced Err1jG(v'to): un quadro che minimizza i danni arrecati dagli oligarchi alla cittadinanza, ponendo l'accento sul numero limitato tanto delle vittime di omicidi e incarceramenti, quanto di coloro che, presumibilmente su base volontaria, preferirono l'esilio all'oligarchia. La narrazione di Tucidide, a questo proposito, si contrappone fortemente al racconto che egli attribuisce all'ateniese Cherea, inviato con la Paralo da Sarno ad Atene e ritornato con notizie di gravi offese e minacce alle famiglie dei soldati ateniesi (VIII, 74, 1-3): racconto che del resto lo storico dichiara apertamente mendace 349 . L'impressione che se ne trae e che uccisioni, arresti, esilii piii o meno volontari, elementi caratteristici delle c3oXaI costituzionali - secondo la significativa affermazione di Crizia in Xen. Hell. II, 3, 32: n6c7ut jiccq3o2Ecd irAvretCov Ocvcctrjpópo -, Si siano verificati in numero relativamente limitato nel corso del colpo di stato del 411°. Si comprende dunque perché le fonti presentino unanimemente la fransizione alla democrazia, attraverso ii regime intermedio dei Cinquemila, come un processo assai meno contrastato rispetto alla vicenda del 403. Tucidide, allorché segnala la caduta dei Quattrocento, non accenna in alcnn modo a regolamenti di conti tra democratici e oligarchici (VIII, 97) e si limita a ricordare l'esilio volontario a Decelea di Pisandro, Alessicle e dei principali esponenti dell'oligarchia (98, 1: 'Ev öè cfi ji c43o2uf tccm)'u Oiç oi p.èv mepi 'rev IIIctavpov iced 'A2Et1c?éc ic(i öo cv 'rç 62Et7apI(Xç t'cc irépov'rca éç 'riv Ae1cé.?Etav) 351 ; in 68, 2 egli afferma, a proposito del processo di Antifonte, rimasto in Atene, che i Quattrocento dopo la caduta del regime furono trattati dal popolo con durezza, trré.rrii i öioicpectIa iccd ç ma il testo e gravemente incerto: tth UtEOOVt Dltô cxywVaç Ka'réOti T& T6V 'rE'tpwcornwV ev xYcEpw to éiccocorco )352; nessuna segnalazione ci viene da Aristotele 'roe (Ap 33). Nonostante ciô, C. Hignett ha notevolmente enfatizzato la reazio-
Cfr. A.W. GOMME-A. ANDREWES-K.J. DOVER, A Historical Commentary on Thucydides, V, Oxford 1981, 182. Condanne a morte e all' esilio per chi osasse contrastare i Quattrocento sono segnalati da [Lys.] XX, 8, in un contesto perh giustificatorio per un mancato oppositore come Polistrato. 350 Cfr. C. BEARZOT, Esilii, deportazioni ed emigrazioni forzate in Atene sotto regimi non democratici, in Emigrazione e immigrazione nel mondo antico, CISA 20, Milano 1994, 141-167, in particolare 142 ss. Cfr. GOMME-ANDREWES-DOVER, A Historical Commentary on Thucydides, V, 340. 352 Cfr. la discussione in GOMME-ANDREWES-DOVER, A Historical Commentary on Thucydides, V 174 ss.; anche M.J. JAMEsON, Sophocles and the Four Hundred, Historia 20 (1971), 541-568, 554555 e 566 ss.
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ne democratica all'epoca della prima restaurazione: "It is ... certain that the triumph of the radicals was followed by a war of prosecutions""'. Egli perô attribuisce all'epoca della restaurazione democratica anche provvedimenti che spettano probabilmente ad altri contesti, come ii decreto, ricordato da Licurgo, contro i 1tpoótca che avevano riparato a Decelea (Lyc. Leocr 120-121: 'thiv dc Adi 2tcv JId'tcthv'cwv), che non sono necessariamente da identificare con membri dei Quattrocento ma comprendono certamente anche uomini passati al nemico prima e dopo la vicenda del o come ii processo di Crizia, in cui fu coinvolto Cleofonte (Arist. Rhet. I, 1375 b; cfr. Xen. Hell. II, 3, 36), che spetta assai probabilmente all'epoca successiva al secondo esilio di Alcibiade355 . In realtà, gli aspeffi phi crudi della reazione - affi di giustizia sommaria come l'assassinio di Frinico o processi capitali come quello di Antifonte, Archeptolemo e 0nomacle356 - vanno ritenuti regolamenti di conti tra oligarchi, conseguenti alla dissociazione di Teramene dal colleghi sul tema non della partecipazione ai Quattrocento, ma del rapporto con Sparta357 , piuffosto che espressioni della reazione popolare; in questo stesso contesto, se è corretta l'ipotesi avanzata da Jameson, va probabilmente inquadrato il processo contro Pisandro, che sembra da riferire all'epoca dei Cinquemila, sia per la testimonianza
u C. HIGNETF, A History of the Athenian Constitution to the End of the Fifth Century B.C., Oxford 1952, 280; cfr. sul problema 276 ss., 280 ss. Lys. XXV, 25-26, che Hignett riferisce alla reazione contro i Quattrocento, fa riferimento con ogni probabilità al processo delle Arginuse: cfr. C. BEARZOT, Lisia e 1 'amnistia: to sfondo politico dell'orazione XXV in questo volume, 37-54, 42 ss. Analogamente, gli ex-magistrati che, secondo And. I, 73, non hanno superato ii rendiconto e hanno perso i loro diritti in quanta debitori dello stato non possono essere considerati indistintamente, nonostante l'analogia con ii caso di Polistrato, uomini coinvolti con i Quattrocento. ° Cfr. H.T. WADE-GERY, Kritias and Herodes, in Essays in Greek History, Oxford 1958, 271-292 (= CQ 39, 1945, 19-33), 292, nota 1; H.C. AVERY, Critias and the Four Hundred, CPh 58 (1963), 165-167, 167, nota 20; pi0 di recente G. NEMETH, Metamorphosis Critiae?, ZPE 74 (1988), 167180, 175 ss.; G. VANOTTI, Rileggendo Crizia, MGR 21(1997), 61-92, 84; U. BuLTRIGHINI, Crizia e Alcibiade, in in Aspirazione at consenso e azione politico: it caso di Alcibiade (Atti del Serninario interdisciplinare di Storia greca e di Epigrafia greca, Chieti 12-13 marzo 1997), Alessandria 1999, 57-92, 58 ss. Su Crizia Si veda ora U. BULTRIGHINI, "Maledetta democrazia ". Studi so Crizia, Alessandria 1999. Su questi caSi cfr., per fonti, bibliografia e problemi, C. BEARZOT, Lisia e la tradizione so Teramene. Commento storico alle orazioni XII e XIII del corpus lysiacuin, Biblioteca di Aevum Antiquum 10, Milano 1997, 185 ss., 312 ss.; cfr. inoltre M. OSTWALD, From Popular Sovereignty to the Sovereignty of Law, Berkeley-Los Angeles-London 1986, 401 ss. Sull'eicnx'y'yeX'ux contro Antifonte e i colleghi cfr. M.H. HANSEN, Eisangelia. The Sovereignty of the People s Court in Athens in the Fourth Century B. C. and the Impeachment of Generals and Politicians, Odense 1975, 113 ss., nr. 135-137. Cfr. P. CLOCHE, Remarques sur la reaction anti-oligarchique a Athènes en 411 et 410 avant J.C., in Mélanges Navarre, Toulouse 1935, 81-94, 85; JAMESON, Sophocles and the Four Hundred, 550 ss. Cfr. inoltre H. HEFTNER, Die spia iccacci des Theramenes, ZPE 128 (1999), 33-43.
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di Tucidide, che colloca l'esilio dell'oligarca, collegato con la volontà di sfuggire alle conseguenze del perseguimento, e'0'6ç dopo la caduta del regime, sia per lo sfondo che di tale processo è possibile ricostruire 3tt . Gli esilii di oligarchi di cui parla Tucidide, e che trovano conferma in alcuni passi lisiani (XIII, 73-74; XX, 21; XXV, 9; In Hippoth. F 9b, n. 204 SS. MEDDA), sembrano in gran parte di carattere volontario, originati dal timore di subire le vendette dei dernocratici, o forse, piii ancora, del moderati di Teramene (Thuc. VIII, 98, 1 parla della fuga di Pisandro, di Alessicle e degli oligarchi subito, eiOIç, dopo la caduta del regime; Lys. XIII, 73 segnala che ol itoXXoi 'crnv TE'rpaKO(TicoV andarono esuli da Atene dopo l'assassinio di Frinico, quindi ancora sotto ii regime dei Cinquemila e, probabilmente, in seguito all'inquietudine generata da quell'episodio)359. Quanto al decreto di Demofanto, approvato durante la prima pritania dell'anno 410/9, che prevedeva la possibilità di uccidere impunemente chi avesse abbattuto la democrazia in Atene o avesse esercitato una carica dopo tale abbattimento (And. I, 96-98: àv 'ng ö toKpccctaV i'ro*lii 'riv 'AOivrnv, fl ápxiiv ti.va K aXEXDP.svrIc 'cç to1cpctIaç, ito2uoç xrcw 'AOrvciiwv Kco. vTjTcoivei 'tEOvx'tw), i suoi tom molto duri possono effettivamente impressionare, ma esso, essendo privo di valore retroattivo, sembra pensato phi in funzione deterrente in vista di futuri pericoli per la democrazia che non come strumento di perseguimento del responsabili del recente colpo di stato360 ; né ii decreto sembra aver dato luogo a casi di giustizia sommaria, l'unico a nostra conoscenza essendo l'assassinio di Frinico che perô, come si ê detto, va piuttosto riportato all'epoca del Cinquernila e all'arnbiente di Crizia e di Teramene. La tranSizione dal Quattrocento ai Cinquemila e, ancor phi, dal Cinquemila alla democrazia piena non pare insomnia, nelle fonti, caratterizzata da tensioni analoghe a quelle che, nel 403, si tentô con successo di neutralizzare con la promulgazione dell'amnistia: la valutazione phi equilibrata del carattere della reazione antioligarchica mi pare, ancor oggi, quella del Cloché, il quale concludeva, in un suo lavoro del 1935, che "ii est indéniable qu'à différents égards cette reaction fut vraiment modérée et qu'elle respecta, sauf exceptions, l'existence, la liberté et méme, dans une mésure appreciable, les droits politiques des partisans de l'oligarchie"361.
Cfr. JAMEs0N, Sophocles and the Four Hundred, passim. Cfr. JAMESON, Sophocles and the Four Hundred, 550 ss. 360 Per la data cfr. D.M. MACDOWELL, inANDOCIDEs, On the Mysteries, Oxford 1962, 134 ss.; per it contenuto cfr. M. OSTWALD, The Athenian Legislation Against Tyranny and Subversion, TAPhA 86 (1955), 103-128, 110 SS.; ID., From Popular Sovereignty, 418. 16 1 CLOCHE, Remarques, 94. 3'1
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VIvE1a DA DEMOCRATICI
Non si vuole con ciô, naturalmente, negare che vi siano state reazioni contro i responsabili del coipo di stato. Tucidide, nel tormentato passo relativo al caso di Antifonte (VIII, 68, 2) usa, a proposito del perseguimento degli oligarchi, un significativo plurale (ç &6)vcç), alludendo a casi giudiziari diversi, anche promossi bir6 'COfl öipIoD. Inoltre, proprio la XX orazione del corpus lysiacum ci testimonia che la fine dell'esperienza oligarchica generô una serie di processi nei confronti delle persone compromesse con ii regime, alcuni dei quali da coilocare certamente dopo la piena restaurazione della democrazia: oltre al due processi subiti da Polistrato, uno subito dopo la caduta dei Quattrocento ( 11, 14, 18, 22), l'altro all'epoca del ritorno alla 10, 14-15, piena democrazia ( 17), l'oratore ricorda altri casi (cfr. 19-20), che segnalano una reazione nei confronti dei responsabili della JtEtc43o?T 362 . Una reazione non priva di durature conseguenze, se ancora nel 405 Aristofane, nelle Rane, presta al corifeo che guida ii coro degli iniziati accorate parole che invitano gli Ateniesi a riaccogliere nel corpo civico quanti si trovavano in condizione di x'ctIa per le loro responsabilità nel colpo di stato del 411 (vv. 687 ss.):
§
"Per prima cosa, dunque, a noi sembra necessario rendere uguali i cittadini e togliere loro ogni timore ( ^^tcy Cocyut 'toi; mo2i'tcç Kacps26ev t& stjicxrc). Se qualcuno ha sbagliato perché le finte di Frinico lo trassero in inganno363 , io sostengo che a quelli che allora caddero dev'essere lecito esporre le proprie ragioni e ottenere l'assoluzione delle colpe passate (cth'tav icOein ?fkca 'cç itpórspov tap'ccxç). Poi affermo che nessuno deve essere privato dei suoi diritti nella citth (eW &'njJóv (Tflfl Xpfivat jir1öv' eiv' v 'tfl it62ei. E' uno scandalo che alcuni, grazie a una sola battaglia, si trovino subito cittadini come quelli di Platea: erano schiavi, e sono padroni. Non voglio dire che non sia bene, anzi lo approvo: e la sola cosa ragionevole che avete fatto. Ma c'è anche chi ha combattuto tante volte per mare insieme a voi, lui e i suoi padri, e appartiene alla vostra razza: è giusto perdonargli questa unica disavventura, se ye lo chiede. Smettete la vostra collera, voi che siete persone di innata sapienza; tutti quanti hanno combattuto con noi prendiamoli di buon animo, che siano della nostra stirpe, con
362 Cfr. OSTWALD, From Popular Sovereignty, 404; JAMESON, Sophocles and the Four Hundred, 553 ss.. 363 Sull'espressione th pDvo'o ita tiwta cfr. G. GRossi, Frinico tra propaganda democratica e giudizio tucidideo, Padova 1984, 93 ss.
LA XX OBAZIONE PSEUDOLISIANA
pari diritti membri della città iccd 7t026traç)"364.
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(3'wy'ysvEIç KT wp.eOc 1oi7cUttJ.LoDç
Gli 'tijiot CUi si fa riferirnento nelle Rane non sono solo gli esuli volontari testimoniati da Tucidide e da Lisia, giacché ii decreto di Patroclide (And. I, 77-79), di poco successivo, che prevede la reintegrazione di quanti si trovavano ancora privi di diritti per motivi legati alla vicenda dei Quattrocento (cfr. And. I, 78: öct ôvójict'ra 'rthv 't'tpaKoI(ov [nvôç] f 22o 'ri. irepi 'r&v v 'r ö2tycpIc mpctXøé'vco)v EOtI Iron yEypaJ1 vov), esciude espressamente gli esuli volontari (ibid.: ir2v ôiróox v ori2Latg 'yé'ypair'r(n 'r1iv jn vOàie 1.tEvâv'cwv)365 e ammefte, con ciô, l'esistenza di persone che si trovavano in condizione di 6CTqd(X in seguito a vere e proprie condarme, anche se non è possibile generalizzare affermando, sulla base del decreto stesso, che l'ácri,iIct fu la pena normale che colpI i responsabili del colpo di stato 366 : basterebbe ad esciuderlo ii caso di Polistrato, per ii quale si discute, per entrambi i processi, di una pena di carattere peduniario (che solo nel secondo caso avrebbe avuto come conseguenza, per l'impossibilità di pagarla, l'r'trj.ii(x). Ancora Andocide, introducendo ii decreto di Patroclide, ricorda che tra gli interessati vi erano persone colpite da forme di &'rttta parziale, come i soldati rimasti in Atene sotto i Quattrocento, al quali era fatto divieto di parlare in assemblea e di far parte della boulé (I, 75); che l'appello di Aristofane comprenda anche loro potrebbe essere confermato dall' allusione agli inganni di Frinico, giacche questi soldati erano poi coloro che avevano ratificato con il loro voto ii colpo di stato ed erano poi rimasti in città, e che in tempo di democrazia venivano giustificati proprio facendo appello all'inganno di cui erano stati vittime (cfr. [Lys.] XX, 16: icat'ror 'bj.Iç cdvroi irE1.(70v'rEç iutè 'to yrwv irctpé.öo'rE 'rol; ThE y t x 26iotc ... oi o'ror átöucoirnv, à2626' o ij.i&ç iiirâ'rwv)367. Ii problema della reintegrazione nella vita della comunità cittadina dei responsabili della crisi costituzionale è dunque tutt'altro che assente nel 411, nonostante la
364 Trad. di D. DEL CORNO, in ARISTOFANE, Rane, Milano 1985. Cfr. L. RADERMACHER, inARrsTo pHANES' Frdsche, Graz-Wien-Köln 1967(= Wien 1954), 241 ss.; K.J. DOVER, in ARISTOPHANES, Frogs, Oxford 1993, 69 ss. 365 Per le categoric comprese nell 'espressione presente nel decreto cfr. MACDO WELL, in ANDOCIDES, On the Mysteries, 106 ss., 116-117 sulla clausola di esciusione. 366 Cfr. M.H. HANSEN, The Athenian Democracy in the Age of Demosthenes. Structure, Principles and Ideology, Oxford-Cambridge, Mass. 1991, 41. 367 Responsabile dell'ingannevole convincimento è, in Lys. XII, 65, Teramene (mciaaç 1j.u2g): cfr. BEARZOT, Lisia e la tradizione su Teramene, 174 ss.
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limitata gravità delle conseguenze del colpo di stato e, quindi, delia frattura civica che ne segul. Tanto Aristofane quanto ii decreto di Patroclide rivelano anzi che ii problema persisteva ancora, a livelli diversi (accanto agli esuli volontari abbiamo & ,rt[tot che sono tall in seguito a condanna, in forma totale o parziale), alcuni anni dopo ii 411; e Lisia conferma che alcuni degli esuli legati alia vicenda delia prima oligarchia tornarono solo in seguito al trattato di pace del 404, come Ippoterse, o addirittura nel 403, con i democratici (XXV, 9). Nelle Rane, come è stato di recente messo in evidenza, non mancano riflessioni sul tema della riconciliazione nazionale che presentano significative consonanze con la problematica discussa negli anni di applicazione dell'amnistia del 403 (cfr. vv. 354 ss.) 368 . Lo stesso invito ad eliminare i motivi di tensione fra I cittadini, a perdonare le colpe commesse, a superare la collera nei confronti di quanti sono a loro uniti da legami di parentela e di impegno civile, presente nei vv. 687 ss., richiama l'appello alla riconciliazione formulato dall'araldo eleusino Cleocrito dopo la battaglia di Munichia (Xen. Hell. II, 4, 21-23), che insiste sui legarni formatisi tra i cittadini neil'ambito della comunità civica suila base della comune esperienza politica, sociale e religiosa e che devono essere recuperati e fatti valere nei momenti di crisi, e con quello di Trasibulo del 403 (Xen. Hell. II, 4, 40-42), centrato sul tema dell'uguaglianza fra membri della medesima comunità politica e sulia necessità di recuperare la concordia attraverso ii perdono reciproco 369 . Tali riflessioni trovano la loro origine nella discussione del problema delia reintegrazione dei cittadini compromessi con i Quattrocento, ai quali appartiene anche Polistrato, ii protagonista dell'orazione XX del corpus lysiacum. L'autore dell'orazione non manca di offrire, a sua volta, un contributo al dibattito: un contributo che, mentre si rivela fortemente debitore di altre espressioni contemporanee che riflettono gil orientamenti dell' opinione pubblica democratica, presenta consonanze non irrilevanti con le piü tarde manifestazioni del pensiero lisiano sull'amnistia.
368 Cfr. A. FERRARI, Trasibulo e Ia pietà eleusina. Xthrng e iia icdpSea nelle Rane di Aristofane, Aevum 74 (2000), 47-52. 369 Ritiene ii discorso frutto di una rielaborazione senofontea R.J. BUCK, Thrasybulus and the Athenian Democracy. The Life of an Athenian Statesman, Historia Einzelschriften 120, Stuttgart 1999, 83; contra M. SORDI, Trasibulo trapolitica e religione, RFIC 128 (2000), 182-191, 187 nota 1. 376 G. GROTE, A History of Greece, VI, London 1854, 314; eft. JAMESON, Sophocles and the Four Hundred, 558, nota 53.
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3. Numerosi sono, come si è detto, i passi in cui l'oratore delta Per Polistrato allude a vicende giudiziarie che avrebbero coinvolto cittadini ateniesi compromessi con i Quattrocento: net § 10 si fa riferimento alle pene subite da chi ha parlato contro la democrazia, che non sarebbe giusto far pagare a chi invece, come Polistrato, non ha preso posizione contro ii popoio, ma anche ad assoluzioni ottenute attraverso la corruzione; nei §' 14-15 si fa cenno a uomini che, avendo parlato contro ii popolo e avendo fatto parte dei Quattrocento, ed essendo responsabili di gravi colpe, pure sono stati assolti per intercessione di uomini influenti o per aver corrotto gli accusatori; ancora, nei § 19-20 torna ii riferimento a chi ha commesso reati agendo contro l'interesse del popoio e pure, con l'aiuto di personalità autorevoli, ha ottenuto l'assoluzione. Polistrato, insomma, si è trovato, a proposito del duplice perseguimento, nella stessa condizione di altri Ateniesi compromessi con ii regime, che tuttavia hanno piü abilmente saputo destreggiarsi, con l'appoggio del potenti o con la corruzione. Di che tipo di processi si tratta? Nel § 10, l'accenno a gente che, essendo stata disonesta per tutta la vita, è divenuta irreprensibile v cCo ?oytocptq, cioè in sede di rendiconto, fa pensare appunto a processi di rendiconto, cui i Quattrocento e quanti avevano rivestito cariche ufficiali durante l'oligarchia sarebbero stati sottoposti, secondo un'ipotesi che risale a G. Grote370. Come ha sottolineato L. Gernet, l'ipotesi che in effetti il primo del due processi subiti da Polistrato sia un processo di rendiconto merita, anche per analogia con ii caso dci Trenta, di essere presa in considerazione 371 ; a tale processo Polistrato, diversarnente da altri che hanno preferito la fuga tiiv oov'rca), si ( 21: icIvot öè mpCov cd'rthv itpoiccctat rvóvcec e sottoposto subito dopo i fatti ( 22: Oiç [tec6c t icpácyjia'ta), quindi ancora sotto i Cinquemila; esso ha comportato, fra l'altro, ii tentativo di compromettere Polistrato attraverso un presunto legame con Frinico (§ 11-12), particolare che sembra ben conciliarsi con la collocazione del primo processo sotto i Cinquemila, allorché Frinico fu fatto eliminare da Teramene e da Crizia; si e risolto, infine, nella condanna ad una forte multa ( 14, 18). Meno chiara è la natura del secondo processo, che si pone dopo la restaurazione della democrazia ( 17); sulla procedura sono state avanzate diverse ipotesi, identificandola di volta in volta con
Cfr. GERNET, in Ly slAs, Discours, II, 57. Ne! § 11, 9v ya aIç itpôtapov icatryyoptarç alluderebbe al primo processo; ma è stata fatta l'ipotesi che si possa trattare di un riferimento alla prima fase defl'cac2ix, davanti alla boulé (GERNET, in LYSIAS, Discours, II, 60). 371
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l'o7pcp1, con la oJIap'cDpIa o con l'siccyyE2la, sulla base di Harp. s.v. 1F1o2Ixr'rperoç, che parla di fttoo icat ?oç 7coXo7Ia; ma la pena di cui si discute, che appare anche nel caso del secondo processo di carattere pecuniario ( 32-33; 1''ci,j.ttc sarebbe stata una conseguenza dell'insolvenza, cfr. § 35), mal Si accorda con quest'ultima ipotesi, per altri versi suggestiva373 . Certo ii legame fra i due processi esiste, dato che chi parla riprende e ridiscute le accuse rivolte a Polistrato nella prima occasione; tale legame difficilmente potrà esaurirsi nell'ipotesi che gli accusatori siano i medesimi, avanzata da Wilamowitz 374 ma priva di un sicuro fondamento; pin probabilmente, esso andrà cercato nella volontà del democratici di procedere ad una verifica di alcune delle decisioni prese sotto i Cinquemila, nonostante la continuità di ispirazione tra l'azione del tribunale attivo subito dopo la caduta dci Quattrocento e quella del tribunale democratico della restaurazione plena sia data per scontata dal1' oratore della Per Polistrato375.
Mentre per ii 403 conosciamo esattamente i contenuti delle clausole dell'amnistia, che ritenevano perseguibili solo i membri del collegi ohgarchici dei Trenta, dci Dieci, dci Dieci del Pireo e degli Undici (salvo ii superamento del rendiconto) e i responsabili di omicidi e tentati omicidi di propria mano 376 , e possiamo ricostruire anche i criteri alternativi di giudizio che una parte dci democratici, attraverso Lisia, proponeva in vista di una completa reintegrazione (assenza di c011aborazione istituzionale con gli oligarchi e mancato danneggiamento del concittadini) 377 , la nostra informazione sui criteri in base al quali le persone compromesse con il regime oligarchico del 411 dovevano essere giudicate appare assai piü limitata. L'orazione Per Polistrato ci consente di ricostruire alcuni di questi criteri, attraverso gli argomenti sulla base del quali la difesa chiede che la posizione dell'accusato, in y enta alquanto delicata, sia considerata benevolmente. Ii primo criterio, com'è logico pensare, è costituito dalla partecipazione alla boulé del Quattrocento, cioè all'organo principale del regime, e dal rivestimento di altre cariche istituzionali sotto l'oligarchia: comportamen-
Cfr. GERNET, in LYSIAS, Discours, II, 58 ss.; MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 167-168. WILAMOWITZ-MOELLENDORFF, Aristoteles undAthen, II, 359, nota 9. Ii che ha indotto G.E.M. DE STE CROIX, The Constitution of the Five Thousand,
Historia 5 (1956), 1-23, 11-12 a ritenere che ii tribunale popolare sia stato restaurato gih sotto i Cinquemila, se pure senza retribuzione; cfr. diversamente P.J. RHODES, The Five Thousand in the Athenian Revolutions of 411 B. C., JHS 92(1972), 115-127, 125. 376 Cfr. BEARZOT, Lisia e la tradizione so Teramene, 11 ss. 177 Cfr. BEARZOT, Criteri alternativi, 82 ss.
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ti che, a quanto sembra, furono soggetti a rendiconto. Pur insistendo nel rivendicare i sentimenti democratici di Polistrato e la sua eivoux verso popolo, 1' oratore non puô negare che egli abbia fatto parte dei Quattrocento ( 1) e che abbia rivestito, durante l'oligarchia, numerose altre cariche ( 5: KU Kc('c1y7opO6n LV cYco) 6)q ito2? ç pç 8jpsv); la sua collaborazione con l'oligarchia si è espressa, oltre che con la partecipazione alla boulé, con l'attività svolta nel collegio dei KauaXo76q, incaricato di redigere la lista del Cinquemila ( 13), e con ii rivestimento di una carica militare ad Eretria (14), forse quella di frurarco 378 , per la quale tuttavia egli non si e attirato alcuna accusa ( 17)371 . Da una prospettiva democratica, Polistrato è dunque certamente colpevole; egli è compreso fra coloro che ii decreto di Demofanto, che si proponeva di punire per ii futuro non solo chi aveva abbattuto la democrazia, ma anche chi aveva esercitato qualche carica ufficiale dopo tale abbattimento, riteneva meritevoli di perseguimento; e infatti, i diversi capi d'imputazione rivolti contro di lui possono riassumersi in un'unica accusa, quella di non essere democratico ( 2: KcY'c1170poD(y è 1X'ÔTOl) 6) O'UK sfvotç v 'cói IEXI1OE1 'r4 itE'cépp). L'elemento di giustificazione costituito dall'assenza di collaborazione istituzionale con l'oligarchia non puô dunque in alcun modo essere utilizzato per Polistrato. L'oratore tuttavia mostra di tenerne conto, fondandosi sull'unico argomento che poteva essere invocato in questo caso e che punta non sul fatto innegabile della collaborazione, ma piuttosto sulle modalità con cui la collaborazione era stata espletata. Polistrato ha sì esercitato cariche, ma lo ha fatto onestamente, cosa che nessuno puô negare ( 5: laddove altri oIcu öè oiiç otóç 'r F'- F'-(Tttv dç oi K&ç ne hanno rivestite meno, ma non nell'interesse dello stato, e in modo disonesto (jn öixotIwç); non ha mai approfittato del suo ruolo per dire o fare nulla contro la democrazia ( 7, 10, 14); ha offerto comunque una collaborazione forzata ( 14) e breve, avendo presenziato alle riunioni della boulé per non piiii di otto giorni ( § 14, 16)"'. In sostanza, Polistrato certa-
Cfr. GaRNET, in L yslAs, Discours, II, 56, nota 3. Ii comando a Oropo di ci Si parla nel § 6 risale probabilmente al periodo precedente aII'afferrnazione deli 'oligarchia. Ciô rende improbabile che ii primo processo sia coilegato con ii rendiconto della carica svoita ad Eretria (cosi WILAMOWITZ-MOELLENDORFF, Aristoteles undAthen, II, 358-359, nota 6; GOMME-ANDREwEs-D0vER, A Historical Commentary on Thucydides, V, 203). 300 Subito dopo l'inizio del regime, secondo la maggioranza degli studiosi: cfr. HEFTNER, Die Rede für Polystratos ([Lysias] XL) als Zeugnis für den oligarchischen Umsturz von 411, 76-77, con bibliografia. Aila fase conciusiva dell'oligarchia pensano invece, con minore probabilità, F. BLASS, Die attische Beredsamkeit, I, Leipzig 18872, 503 ss., e G.E. PESELY, Andron and the Four Hundred, ICS 30 (1995), 65-76, 76 nota 70.
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mente ha esercitato cariche (p'v), ma lo ha fatto Ka2coç e &Kauoç: una giustificazione che l'oratore propone con qualehe imbarazzo, ma che era di fatto l'unica possibile e che rivela la validità del criterio di valutazione legato alla collaborazione istituzionale. Ma dall'orazione emerge un secondo elemento di giustificazione, legato al fatto di non aver provocato daimi al concittadini. Su questo punto la difesa di Polistrato ha miglior gioco: dell'accusato è infatti possibile affermare che non ha mai avuto alcuna intenzione di danneggiare né la città né i cittadini ( 1: tfrre riv icóXtv inöèv icixKôv jnO ' ji6v jnöévc); anzi, svolgendo la sua attività di KcL'caXoiE' )c ha addirittura cercato di favorirli, operando in modo che la redazione del catalogo arrivasse a comprendere 9000 cittadini e non 5000 soltanto (s 1314) 38I , facendo mostra con ciô di essere un convinto democratico, in un momento in cui ii dibattito sulla necessità di intervenire sulle istituzioni democratiche era incentrato soprattutto sul problema del numero dei cittadini di pieno diritto 3t2. Nonostante le minacce e le costrizioni subite, Polistrato ha inoltre costantemente cercato di aiutare ii popoio, per quanto era in suo potere (§§ 14-16); ha ripetutamente dimostrato la propria F-i5votoc nei suoi confronti (§§ 1-2, 8, 9, 16)383, tanto da poter
381 Sulla modalitb di catalogazione cfr. F. HIJRNI, Comment les Cinq-Millefurent-ils sélectionnés en 411?, MH 48 (1991), 220-227; HEFTNER, Die Redeftir Polystratos ([Lys.] 20) und die Katalogisierung der Fiinftausend, 221-226. 382 Cfr. R. BROCK, Athenian Oligarchs. The Numbers Game, JHS 109 (1989), 160-164. 383 Tra gli argomenti utilizzati daIl'oratore per confermare l'orientamento democratico di Polistrato, l'afferrnazione presente nd § 2, secondo cui Polistrato entrb nei Quattrocento in seguito ad una scelta operata dai fileti, e quindi con la garanzia di un organismo democratico, ha suscitato un arnpio dibattito tra gli studiosi a proposito del ruolo delle tribb della designazione dci membri della boulé oligarchica dci Quattrocento. Thuc. VIII, 67, 3 non fa infatti cenno a interventi delle tribO nella designazione dei Quattrocento, che nella sua ricostruzione muoverebbe dai cinque proedri, i quali designarono un pr-ii-no gruppo di cento uomini, che a loro volta ne avrebbero designati per cooptazione altri trecento; Arist. Ap 31, 1 riferisce invece, nell'ambito della cosiddetta "costituzione per ii presente", che i Quattrocento avrebbero dovuto essere designati in numero di quaranta per tribb, sulla base di una lista di 7tp61cprto approntata dai fileti, ma la sua testimonianza appare scarsamente affidabile in quanto sembra riflettere non tanto le vicende storiche quanto la propaganda dci congiurati (cfr. M. Sosni, Uno scritto di propaganda oligarchica del 411 e / 'avvento dci Quattrocento, in Scritti di storia greca, Milano 2002, 401-412 GFF 4, 1981, 3-12). Ma Polistrato, oltre che membro dei Quattrocento, era anche membro del collegio dei cento K0076ç incaricati di redigere la lista dei Cinquemila: poichb secondo Arist. Ap 29, 5 i cento Kcrta2oya1ç furono designati dieci per tribb, e quindi probabilmente con l'intervento dci fileti (ma si noti che non si ha notizia precisa di una ltpóKp(7Lç), è stata avanzata l'ipotesi che i cento icxta2o'yeiç siano ii nucleo originario dci Quattrocento; in questo caso, ii rapporto tra l'intervento dci fileti e la designazione dci Quattrocento troverebbe una spiegazione. In questo senso cfr. WILAMOWITZ-MOELLENDORFF, Aristoteles und A then, II, 356-357; F. SARTORI, La crisi del 411 nell 'Athenaion politeia di Aristolele, Padova 1951, 43 ss., 52 ss.; HEFTNER, Die Rede fir Polystratos ([Lysias] )O() als Zeugnisflir den oligarchischen Umsturz van 411, 73 ss. Pin prudenti, date le diverse incongruenze presenti nelle fonti, GOMME-ANDRE ws-Do VER, A Historical Commentary on Thucydides, V 203 SS.; OSTWALD, From Popular Sovereignly, 377, nota 149; P.J. Ruonns, A Commentary on the Aristotelian Athenaion Politela, Oxford 1981, 384-385.
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essere dichiarato apertamente 8ijjtoutx6q ( 13, 20); del tutto analogo è stato il comportamento della farniglia (S 19, 26-27). In sostanza, Polistrato si sarebbe adattato a collaborare parzialmente con ii regime per legittima difesa, cosi da non incorrere nella vendetta degli oligarchi ( § 8-10): 1' oratore vuole caratterizzarlo come un neutrale, di sentimenti devoti alla democrazia (tant'è vero che i suoi accusatori vengono presentati, nd § 17, come antidemocratici che affettano pretestuosamente simpatie popolari), ma incapace del coraggio e della coerenza necessari a sganciarsi apertamente dal regime, nel quale egli e stato coinvolto di nome, ma non di fatto ( 1: ob jiot 6oK6 pivat ôpyIecOct iiç 'ci &vóia'ct 'c6iv 'cE'cpaioIw, X26 'coiç p'yoç vl(i). Chi parla a difesa di Polistrato esprime certamente una posizione in linea con quella dell'opinione pubblica dernocratica cui si rivolge: fra l'altro lo confermano, da un lato, la polemica sul trasforrnismo politico presente nel § 17, dall'altro quella, molto insistita nell'orazione, sull'esito del processi intentati contro membri del Quattrocento in posizione analoga o pin grave rispetto a quella di Polistrato ( 10, 14-15, 19), a causa dell'intervento di personaggi influenti, per uno del quali ( S 19) è stata proposta 1' identificazione con Teramene384. Mi sembra quindi interessante sottolineare che i criteri in base al quali l'oratore presenta Polistrato come degno di essere reinserito a pieno titolo nella comunità democratica non differiscono da quelli che il dernocratico Lisia proporrà nel 403 in alternativa alle assai piü generose clausole dell'amnistia: da una parte ii non aver danneggiato i concittadini, dall'altro ii mancato esercizio de11'pXEiv, non invocabile nel caso di Polistrato, ma in qualche modo riconosciuto proprio nel momento in cui la difesa viene incentrata, nell'impossibilità di puntare sul rifiuto di assumere responsabilità di governo, sulle corrette modalità deli' esercizio di esse. I "criteri alternativi" di Lisia sono dunque già presenti nella discussione relativa alla prima restaurazione democratica, all'indomani della crisi costituzionale del 411, quando si era giâ posto, se pure in forme meno drammatiche, ii problema del jn tvrucaKeIv. Ne consegue che Lisia attingeva ad un patrimonio di idee elaborato nell'ambito del movimento democratico, come risulta, del resto, dall'ispirazione della VI orazione pseudolisiana, in cui ritorna la stessa problematica: la proposta di Lisia sull'applicazione delle convenzioni del 403 non deriva esclusivamente dalla
311
Cfr. WILAMO\V!TZ-MOELLENDORFF, Aristoteles undAthen, II, 366-367; cfr.
89-90.
CLOCHE, Remarques,
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rifiessione personale, ma tiene conto di un dibaftito articolato, e vivo lungo tutti gli amñ della crisi della democrazia, sul problema del collaborazionismo. Come per la VI, anche per la XX orazione del corpus lysiacum l'analogia di ispirazione puô contribuire a spiegarne la presenza tra i testi genuini dell'oratore. Ma anche indipendentemente dal materiale rifluito nel corpus, la tradizione democratica reca traccia evidente della rifiessione su questi term, a conferma che la fissazione di criteri di valutazione del cornportamento del cittadini compromessi con l'oligarchia è frutto di un dibattito che coinvolge, fin dal 411, l'intera opinione pubblica ateniese. I due documenti ufficiali che contengono riferirnenti al problema della posizione degli uomini coinvolti con i Quattrocento, ii decreto di Demofanto e quello di Patroclide, rivelano infatti la presenza della medesima problematica che emerge dalla Per Polistrato e che ritroviamo poi ampiamente sviluppata, a proposito della pili complessa situazione del 403, nelle altre orazioni del corpus lysiacum, genuine e no. Ii decreto di Demofanto, come già si ê ricordato, menziona tra i motivi di proscrizione ii rivestimento di cariche sotto l'oligarchia (áv 'ci; öiioicpa'ciav icXi 'cftv 'AOftiov, ft pfro 'ctvo ap Ka'caXa2copsVflç 'cii; ötoicpccctaç, iro2ioç krcco icc2.); a sua volta, ii decreto di Patroclide elenca, tra i norm degli k'cijot incisi sulle steli, non solo quelli dei membri dei Quattrocento, ma anche quelli di coloro che sono stati iscritti TcF-pi cdiv v 'cft ô?tycpIç icpaOv'ccov. Le due pili significative testimonianze dell'orientamento dell'opinione pubblica democratica sul problema della punizione dei responsabili del colpo di stato del 411 e della loro reintegrazione fanno dunque riferimento, per quanto riguarda i motivi di punibilità, da una parte all'esercizio di cariche, dall'altra al comportarnenti tenuti sotto l'oligarchia e al reati eventualmente commessi. La proposta avanzata da Lisia nel 403, in contrapposizione con le rnodalità di applicazione dell'amriistia messe in atto nell'ambito del progetto di riconciliazione nazionale promosso da Trasibulo, ha dunque dietro di sé un dibaftito che nasce all'epoca del fafti del 411. Vale la pena di osservare che, così come la posizione di Lisia non puô essere liquidata come espressione di spregiudicato radicalismo, ma va piuttosto ritenuta meritevole di apprezzamento per la sua sostanziale moderazione e per la lucidità del suoi obiettivi politici 385 , anche l'atteggia-
385 Consistente soprattutto nella volontà di impedire 10 sfruttamento pretestuoso delT'amnistia da parte di personaggi alla ricerca di una insperata rilegittimazione politica. Cfr. in proposito, oltre a BEARZOT, Criteri alternativi, 83-84, già P. CLOCHE, La restauration de5nocratique a Athènes en 403 avant J.-C., Roma 1968 (=Paris 1915), 401.
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mento dei democratici all'indomani della prima crisi costituzionale sembra rivelare un notevole equi!ibrio, come già si ê osservato piii sopra386. Ii reinserimento di quanti, a cominciare da Teramene, si erano dissociati dagli oligarchi provocando ii crollo del regime fu pronto e incondizionato; furono anzi proprio i moderati ad avere ii ruolo principale nell' organizzazione della repressione immediatamente successiva alla caduta del regime, la sola che, a quanto sappiamo, comportô atti di giustizia sommaria, processi capitali e fughe in esilio. Ristabilita la democrazia, i processi (probabilmente di rendiconto) tenuti sotto i Cinquemila non furono contestati, nonostante si abbia l'impressione che le manipolazioni siano state frequenti. Ii decreto di Patroclide testimonia di condanne all'esi!io, ma molti procedimenti si conclusero con assoluzioni o con pene peduniarie. In qualche caso, come appunto quello di Polistrato, ii ritorno alla democrazia plena comportO nuove imputazioni; ma si osservi che nonostante ii sicuro coinvolgimento dell'imputato, ii nuovo processo intentato dal democratici non comportô la proposta di una pena piil grave. Infine, solo forme di à 'tt tlIa parziale (il divieto di parlare in assemblea e di diventare buleuti) sono attestate per i soldati rimasti in Atene sotto i Quattrocento, in sostanza coloro che ratificarono con ii loro voto ii colpo di stato e rimasero fedeli al!'oligarchia: una decisione la cui responsabilità è certamente da attribuire ai dernocratici e che rivela la volontà di non infierire. Ne! 403, le sofferenze del popoio ateniese erano state troppo gravi per poter pensare che la pacificazione nazionale potesse poggiare esciusivamente su!!a buona volontà che i democratici avevano mostrato nel 410, certo memori dell'impegno a realizzare !a riconciliazione e a!l'esercizio del perdono chiesto loro a Sarno da Trasibu!o (cfr. Thuc. VIII, 73, 6 o jn'iirnKaKoi)v'c; cfr. VIII, 75, 2). In questo senso, l'amnistia fu uno strumento prezioso, ispirato ad un saggio realismo e al!a plena coscienza della straordinaria gravità della situazione del 403. Ma con !a rigidità delle sue clausole, che di fatto impedivano ogni forma di punizione, essa costituiva, rispetto al comportamento pure sostanzia!mente c!emente tenuto all'epoca della prima restaurazione, un deciso passo in avanti sulla via di una disponibilità alla reintegrazione che rischiava di confondersi con una concessione di impunità. In questa situazione, ml sembra di qualche interesse il fatto che le resistenze di quei democratici che ritenevano ingiustificato e pericoloso il ricorso a tanta generosità, e di cui Lisia si fa portavoce,
316
Cfr. supra, 141 ss.
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VIVERE DA DEMOCRATICI
abbiano trovato espressione attraverso ii riferimento a modelli di com portamento present nella tradizione democratica ed elaborati nel dibattito che già la prima crisi costituzionale aveva determinato. Anche ii dibattito sulla riconciliazione nazionale e sulla sua ispirazione, anirnato soprattutto dalla figura di Trasibulo, risale, del resto, agli anni della prima oligarchia, come è stato sottolineato da piü parti negli ultimi anni 387 . L'unitarietà della vicenda della crisi della democrazia, che si esprime in quella continuità tra attività oligarchica del 411 e del 404 che Lisia non si stanca di sottolineare (cfr. per esempio XXV, 2425)388, ne risulta confermata: altrettanto unitario appare infatti ii dibattito che, da parte democratica, tenta di rispondere, con soluzioni in parte diverse, al problemi di convivenza suscitati dalla grave frattura in seno alla comunità civica determinata dalle 'crnrt;.
E. CIARFERA, Lealtà deinocratica e pietà eleusina in Trasibulo di Stiria, in L 'immagine dell'uomo politico: vita pubblica e morale nell'antichità, CISA 17, Milano 1991, 51-63; M. Soani, La fortuna dell'a,nnistia del 403, in Amnistia, vendetta eperdono nel mondo antico, CISA 23, Milano 1997, 79-90; C. BEARZOT, Perdonare II traditore? La tematica amnistiale neZ dibattito si,l richiamo diAlcibiade, in Ainnislia, perdono e vendetta nel mondo antico, CISA 23, Milano 1997, 29-52; EAD., Euripide, Trasibulo e ii dibattito sul richiamo di Alcibiade, in Aspirazione al consenso e azione palit/ca: 11 caso di Alcibiade (Atti del Seminario interdisciplinare di Storia greca e di Epigrafia greca, Chieti 12-13 marzo 1997), Alessandria 1999, 29-47; FERRARI, Trasibulo e lapietà eleusina, 47-52; M. L0DIGIANI, Perdono e riconciliazione nei Misteri di Eleusi: il caso dell 'Ippolito euripideo, RIL 133 (1999), 459-478. 388 Cfr. C. BEARZOT, Lisia e 1 'amnistia, 47-48; cfr. inoltre EAD., Gruppi di opposizione organizzata e ,nanzolazione del voto nell'Atene den3ocratica, in Fazioni e congiure neZ mondo antico, CISA 25, Milano 1999, 265-307, 279 ss.
LA SESTA ORAZIONE PSEUDOLISIANA E IL SUO CONTRIBUTO AL DIBATTITO SULL'AMINISTIA*
1. La critica non ha mai dubitato del carattere apocrifo della sesta orazione del corpus lysiacum, pervenutaci con ii titolo Contro Andocide, accusa di empietà (Kcct' 'AvoKIo x( y 3eIaç) 389 e priva, sul piano linguistico e
stilistico, di caratteristiche genuinamente lisiane 390 ; già gli antichi, del resto, avevano espresso analoghi dubbi, come rivela la notazione Fi yv'irnoç aggiunta alla citazione del discorso in due luoghi di Arpocrazione (s. vv. icaic2i)4 e papj.icucóç). Gli esegeti moderni si sono divisi, piuttosto, sulla natura del testo e sull'occasione della sua redazione. L'orazione si presenta come uno dei discorsi d'accusa pronunciati in occasione del processo subito daAndocide nel 399, in seguito alla si.tç intentatagli, su istigazione di Callia, da Cefisio 39t , e per ii quale Andocide compose e pronunciô l'orazione I, Sui Misteri. Le due testimonianze in nostro possesso sulla vicenda processuale, And. I e [Lys.] VI, rivelano, attraverso una serie di reciproche rispondenze, uno stretto rapporto; ma non mancano alcune incongruenze, legate soprattutto aIl'assenza, nella difesa di Andocide, di argomenti che pure lo Pseudo-Lisia gli attribuisce e si impegna a controbattere. Tali incongruenze hanno indotto alcuni studiosi a ritenere la Contro Andocide opera di un retore tardo, che avrebbe preso a modello l'orazione andocidea Sui misteri: un'ipotesi che ha avuto perô scarsa fortuna, perché la minuta conoscenza del fatti che 1'A. rivela, cosi come ii suo vivo coinvolgimento nella vicenda, sembrano tradire una prospettiva conternporanea 392 . Maggior fortuna ha avuto l'ipotesi, avanza-
* In TIOIKIAMA. Studi Catauclella,
1, La Spezia 2002, 89-109. Peril reato di ernpieth e per la sua gravità nella legislazione ateniese cfr. bibliografia e problerni
in C. BEARZOT, Anomalieprocedurali edelusione del nomos nei processi per alto tradiinento: c/sanghelia e asebeia, in Processi epolitica nel mondo antico, CISA 22, Milano 1996, 71-92. 390 Cfr. K.J. DOVER, Lysias and the Corpus Lys/acuni, Berkeley-Los Angeles 1968, 77 ss.; E. MEDDA, in LISIA, Orazioni, I, Milano 1991, 195. 391 Le accuse rivolte ad Andocide erano di aver preso parte ai Misteri (e di aver avuto accesso ai templi e all'agorh) l'esilio comminatogli in base al decreto di Isotimide come reo confesso di ernpietà; accusa secondaria era di aver deposto un ramo di supplice nelI'Eleusinion di Atene durante i Misteri. 112 Cfr., per una sintesi della bibliografia meno recente, F. BLASS, Die attische Beredsainkeit, I,
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VIVERE DA DEMOCRATIC!
ta già dal Lipsius 393 , secondo cui FA. della sesta orazione pseudolisiana sarebbe si un contemporaneo, ma non uno degli accusatori di Andocide (oltre a Cefisio, autore de1l'vEitç, in And. I Si fa menzione di Meleto, Epicare, Agirrio) 394 ; la Contro Andocide infatti non sarebbe un'orazione giudiziaria, scritta per ii processo del 399, ma unpamphlet antiandocideo avente la forma del discorso giudiziario, costruito in base alla conoscenza degli elementi principali della difesa di Andocide ed elaborato, dunque, in un momento successivo al processo stesso 395 . Altri ancora ritengono che la Contro Andocide non possa essere staccata dal contesto processuale cui fa riferimento: in essa avremmo la deuterologia pronunciata da uno degli accusatori di Andocide, certamente non Cefisio, di cui si parla in terza persona nel § 42, ma probabilmente uno dei rnv'yopot, dunque Meleto o Epicare o ancora Agirrio 396 . L'orazione, densa di riferimenti alla religione eleusina - 1' oratore si presenta come appartenente alla famiglia degli Eumolpidi ( 54) - e intesa a suscitare nei giudici, sottolineando l'indegnità religiosa deli' accusato piuftosto che gli aspetti piü strettamente giuridici delia causa, scrupoli di natura sacrale, sembra infatti, come ha notato di recente Medda, rivoita proprio alla giuria di c6atat che giudicô il processo di Andocide (And. I, 29 e 31), piuttosto che al pubblico cui poteva
Leipzig 18872, 566 e nota 4; M. PLOBST, "Lysias", RE XIII, 2 (1927), 2541; M. CATAUDELLA, Su Ps. Lisia VI (Contra Andocidem). Cronologia e interpretazione, AHAM 20 (1977-79), 44-56, 44, nota 1. Cfr. L. GaRNET, in L. GERNET-M. Bizos, in L yslAs, Discours, I, Paris 1924, 93, nota 1. Per Cefisio cfr. And. I, 33, 71, 111, 121, 122, 137, 139; per Epicare, forse identificabile con l'Epicare di Lamptre ricordato in Lys. XII, 55, cfr. And. I, 95 ss.; per Agirrio cfr. And. I, 133 ss. Quanto a Meleto (And. I, 94), già ii KIRCHNER, PA nr. 9825, lo identificava con l'omonimo accusatore di Socrate, come vuole DOVER, Lysias and the Corpus Lysiacum, 78 ss.; contra U. ALBINI, in USIA, I discorsi, Firenze 1955, 340, nota I. Cosi T. BEROK, Griechische Literaturgeschichte, IV, Berlin 1887, 356-357; V. SCHNEIDER, Ps. Lysias Kat'Andokidou asebeias, JKPh Supplementband 27 (1901), 352-372, 372; E. DRERUP, Die An.fange der rhetarischen Kunstprosa, JKPh Supplernentband 27 (1901), 219-351, 337 ss.; GERNET, in LYSIAS, Discours, I, 89 ss. Per i problemi posti dalla menzione di Cefisio nel § 42 cfr. infra, 163 ss. Per l'attribuzione di [Lys.] VI ad uno degli altri accusatori, pensano a Meleto U. VON WILAMOWITZ-MOELLENDORFF, Aristoteles undAthen, 2, Berlin 1893, 74, nota 5; 249, nota 55; F. LAMMLI, Das attische ProzeJ3verfahren in seiner Wirkung auf die Gerichtsrede, Paderborn 1938, 34; ALBINI, in USIA, I discorsi, 341; DOVER, Lysias and the Corpus Lysiacum, 78 ss., che ne sottolinea gli interessi poetici e religiosi, che trovano in effetti riscontro nell'orazione. BLASS, Die attische Beredsamkeit, I, 562 ss., tiene aperta la possibilità di scelta tra Meleto ed Epicare; a favore di quest'ultimo e invece BERGK, Griechische Literaturgeschichte, IV, 356-357 (che segnala anche la possibilitk di una redazione da parte di Teodoro di Bisanzio, per ii quale la Suda segnala it titolo Kcct' 'AvhoKihoD. D.M. MACDOWELL, in ANDOCIDES, On the Mysteries, Oxford 1962, 14 e nota 4, pur esprirnendosi a favore di Meleto, ritiene che debba essere presa in considerazione l'ipotesi di una attribuzione ad Agirrio. Nota in effetti GERNET, in LYSIAS, Discours, I, 91, nota 2, che Meleto ed Epicare erano entrambi fortemente compromessi con i Trenta (cfr. And. I, 94 ss.) e che dunque apparirebbe strana, in bocca loro, I'evocazione delle vicende deIl'oligarchia presente in [Lys.] VI, 45.
LA SESTA OIZI0NE PSEUDOLISIANA
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essere indirizzato unpamphiet: "una deuterologia come questa, mirante a suscitare timori ancestrali e a far leva sui sentimenti religiosi del iI'OG'rca, ricca di elementi specificamente eleusini, appare particolarmente adatta a quel tipo di uditorio, soprattutto se nel discorso principale Cefisio aveva già illustrato gli aspetti giuridici dell'accusa. Nel caso del pamphlet, invece, bisognerebbe presupporre un pubblico pin vasto, e una focalizzazione del problema in quei termini risulterebbe restrittiva"397. Se quest'ultimo orientamento appare oggi maggioritario, una ripresa dell'ipotesi pamphletistica, sostenuta da nuovi argomenti, si deve a M. Cataudella398 . Partendo dall'analisi delle incongruenze rilevabili tra le anticipazioni delle tesi della difesa ricordate e discusse in [Lys.] VI e le effettive argomentazioni svolte in And. I, nonché, inversamente, tra i riferimenti alle accuse rivolte ad Andocide dagli avversari presenti in And. I e le imputazioni effettivamente formulate in [Lys.] VT 399, Cataudella nega che la Contro Andocide possa costituire un discorso effettivamente pronunciato nel corso del processo del 399, di cui l'autore di [Lys.] VI dimostrerebbe di ignorare i principali elementi in discussione; ma, coerentemente, nega anche che ii testo possa essere stato costruito prendendo a modello And. I, in quanto in questo caso le incongruenze sarebbero state evitate. Ii modello di [Lys.] VI viene piuttosto individuato nella seconda orazione andocidea Sul proprio ritorno, risalente al 407. Alcuni dci terni presenti nella Contro Andocide, e che non trovano riscontro in And. I, rimandano infatti ad argomentazioni svolte in And. II, primo fra tutti quello relativo ai meriti del figlio di Leogora verso la città: egli avrebbe liberato Atene, con le sue denunce, dal disordine e dalle turbative in cui essa si trovava dopo le vicende del 415. A queSto aspetto si trovano, in And. I, solo accenni assai vaghi (s 51, 59, 68): "Molto pin direttamente invece la previsione dell'autore del Contro Andocide richiama i motivi dominanti del De reditu andocideo ... Qui l'argomentazione di Andocide è impostata essenzialmente sulla rivendicazione del propri meriti nei confronti di Ate-
... MEDDA, in LIsIA, Orazioni, I, 195. CATAUDELLA, Su
Ps. Lisia VI (Contra Andocidem), 44-56.
Le anticipazioni presenti nella Contra Anclocicle, e solo parzialmente sviluppate in And. 1, sono le seguenti: l'intenzione di screditare Cefisio ( 42); la rivendicazione dei propri meriti versa la città (§ 35; praticamente assente, salvo un vago accenno in And. 1, 51, 59, 68) e dei rapporti con i potenti ( 48; vi si accenna in And. I, 145 e 150); la necessità di tutelare i nivotczi. ( 13; del tutto assente); la validitã della legislazione sull'xtsiLia, in particolare del decreto di Isotimide ( 9); la necessità di applicare l'amnistia ( 37). Inversamente, in And. I si fa riferimento ad accuse che non si ritrovano nel testo della Contro Andocide: in particolare, la denuncia contro il padre ( 19) e il caso della deposizione di un ramada supplice nell'Eleusinion ( 110 ss.).
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ne: fra questi egli adduce la normalizzazione della vita cittadina dopo ii periodo di torbidi in cui essa era caduta nella ricerca disordinata e fanatica dei colpevoli del 415"°°. La Contro Andocide sarebbe dunque unpamphlet redatto tra 11 402, anno del rientro di Andocide in Atene, e 11 399, anno del processo intentatogli da Cefisio; la sua ispirazione andrebbe ricercata nell'ambito delle macchinazioni ordite contro Andocide da Callia e culminate appunto nel processo del 399, di cui ii pamphlet costituirebbe uno del fatti preparatori, da collocare probabilmente assai vicino, sul piano cronologico, all'anno del rientro del figlio di Leogora in Atene. 2. Non è mia intenzione, in questa sede, pronunciarmi sull'annosa questione di cui ho tratteggiato le linee principali: vorrei lirnitarmi, prima di passare, sotto ii punto 3., al tema specifico del mio intervento, a sottolineare gli elementi di incertezza che, a ben guardare, permangono sia che Si adotti la prospettiva dell'identificazione della Contro Andocide con un pamphlet antiandocideo, sia che si opti per la sua collocazione, in qualità di orazione giudiziaria, nell'ambito del contesto processuale del 399, soluzione quest'ultima per la quale personalmente propendo. Come prima osservazione di carattere generale, mi sembra che in molti interventi esegetici moderni si riscontri una eccessiva enfatizzazione del problema del rapporto cronologico tra And. I e [Lys.] VI. Ci si è molto impegnati a discutere, attraverso l'analisi delle reciproche rispondenze presenti nei due testi, l'anteriorità della Contro Andocide rispetto ad And. I (la quale dirnostrerebbe la pertinenza di [Lys.] VI al contesto processuale del 399, in quanto la procedura prevedeva che i discorsi di accusa venissero pronunciati prima di quelli di difesa) o, viceversa, la sua posteriorità (la quale dimostrerebbe invece la natura non processuale, e dunque probabilmente pamphietistica, del discorso). Ma nell'ambito della medesima vicenda processuale il rapporto cronologico tra un'orazione e l'altra non e l'unico elemento da considerare per spiegare la presenza di rispondenze interne, in quanto i principali argomenti delle parti potevano essere resi noti all'avversario nel corso della fase istruttoria (vâKprnç); tant'è vero che e prassi consolidata che gli oratori del discorsi d'accusa anticipino, ed eventualmente controbattano fin da principio, gli argomenti della difesa (si
11 riferimento è ad And. II, 9-10; cfr. inoltre, per un puntuale confronto tra i due testi, CATAUPs. Lisia VI (Contra Andocidem), 49 ss. Anche l'amrnissione di colpevolezza da parte di Andocide, asserita da [Lys.] VI, 14 e 51, è assente in And. I, ma presente in And. II: cfr. LAMMLI, Dos attische ProzeJ3verJhren, 50 ss.; CATAUDELLA, Su Ps. Lisia Vi (Contra Andocide,n) 47. 400
DELLA, Su
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pensi alle puntuali contestazioni sviluppate da Lisia nella Contro Agorato, § 49 ss., sulla base di altrettante itpoKat(XX1jlrEç) 401 . Se poi la difesa, per motivi diversi, rinunciava in sede di dibattimento a proporre alcune delle argomentazioni prospettate in fase istruttoria, ne conseguivano tra i discorsi pronunciati dalle parti inevitabili incongruenze, che non sembrano perO da sopravvalutare, alla luce della situazione procedurale, per la determinazione dell'effettiva pertinenza di un discorso ad un determinato processo. Nel nostro caso, poi, I rapporti di [Lys.] VI con And. I sono molto stretti e tali da riequilibrare ii peso delle incongruenze che pure sono state sottolineate: Lämmli, cul Si deve una puntuale e convincente discussione del rapporto tra i due testi 402, ha messo in evidenza come diversi passi di And. I sembrino rimandare ad elementi presenti nella Contro Andocide. Mi riferisco, per esempio, ad And. I, 29-30, dove si allude a tentativi, da parte dell'accusa, di impressionare l'uditorio con racconti del tipo di quello presente nell'esordio, mutilo, di [Lys.] V1403 ; o ad And. I, 113 e 137 ss., in cui si discute l'interpretazione, presente in [Lys.] VI, 19-20 e 31-32, secondo cui la divinità avrebbe guidato Andocide alla perdizione per mano del suoi accusatori 404. Aggiungerei che And. I, 32, affermando che non è meno empio condannare per empietà gli innocenti che sottrarre gli empi alla giusta punizione, sembra rispondere alle ripetute esortazioni di [Lys.] VI alla vendetta contro l'empietà di Andocide, vendetta che va assicurata agli del affinché la colpa non ricada sui giudici; e che in And. I, 85 il rifiuto della legge non scritta sembra evocare la rivendicazione pseudolisiana ( 10) del valore degli cypwpot v6J.1o. Mi pare, in conclusione, che la questione delle "incongruenze" che vizierebbero ii rapporto tra [Lys.] VI e And. I sia meno significativa di quanto non si sia ritenuto fin qui per valutare la natura della Contro Andocide e il suo rapporto con la vicenda processuale del 399, e che molti elementi inducano a ritenere che vi sia tra i due discorsi uno stretto rapporto, tale da non esciudere in modo definitivo una analoga occasione per la loro composizione. L'ipotesi che identifica la Contro Andocide con unpamphlet puô esse-
Come nota CATAUDELLA, Su Ps. Lisia VI (Contra Andocidern), 54, nota 4; su Lys. XIII, cfr. C. Lisia e La tradizione so Teramene. Cominento storico alle orazioni XII e XIII del corpus lysiacum, Biblioteca di AevumAntiquum 10, Milano 1997,79 ss., 298 ss. 402 Cfr. LAMMLI, Das attische ProzeJ3ver,dthren, 17 ss., in particolare 43 ss. per la discussione delle anticipazioni (con adeguata sottolineatura della fase di ov(xipmTç). 403 Cfr. LAMMLI, Das attische ProzeJ3verfahren, 21 ss. 404 Cfr. LAMMLI, Das attische ProzeJiverfahren, 27 SS.; CATAUDELLA, So Ps. Lisia VI (Contra Andocidem), 46-47. 40!
BEARZOT,
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re mantenuta, a mio parere, solo nella prospettiva rinnovata proposta da Cataudella, che implica una redazione anteriore a! 399. Ma ii rapporto di [Lys.] VI con And. II, che pure esiste certamente e che Cataudella ha assai opportunamente sottolineato e utilizzato come argomento principale per la dimostrazione del proprio assunto, resta in fondo comprensibile anche senza bisogno di ricorrere all'ipotesi pamphietistica. Gli argomenti utilizzati nel 407 da Andocide dovevano infatti essere ben noti al suoi avversari e non è affatto strano che gli accusatori abbiano tenuto conto della possibilità che essi venissero riproposti nel processo del 399. La presenza nella Contro Andocide di riferimenti alle argomentazioni svolte in And. II, pur degna di attenzione, non basta dunque ad esciudere che essa sia un'orazione redatta per l'occasione processuale del 399. Se, infine, il pamphlet va attribuito non al periodo successivo al processo, ma alla sua fase preparatoria, e cioe agli anni 402-399, alquanto strana suona l'allusione dell'autore di [Lys.] VI al tentativo andocideo di screditare l'accusatore Cefisio, cui si fa cermo nel § 42 (sempre che esso non sia, come pure ê stato ritenuto, interpolato) 405 . Nel triennio della fase preparatoria del processo, in cui dovrebbe essere collocato il pamphlet, si era già in grado - soprattutto se deve pensare che [Lys.] VI "trovi opportuna collocazione non molto dopo ii rientro di Andocide ad Atene, intorno al 402 406 - di indicare con sicurezza in Cefisio ii futuro promotore dell'azione? Come si vede, molti, e di difficile soluzione, sono i problemi che l'ipotesi che la Contro Andocide sia da interpretare come unpamphlet lascia aperti. D'altraparte, contro l'ipotesi che vede nella ControAndocide un'arringa effettivamente pronunciata nel corso del processo del 399, mi sembra giochino almeno due elementi. Il primo di essi - che non mi sembra sia stato finora discusso - ê l'accenno allo scandalo degli iniziati che si presenteranno alle feste eleusine, se si troveranno davanti l'empio Andocide, Scampato al processo, in veste di arconte re: "Cosa credete che penseranno gli iniziati ('tobç ôr'cco) che vengono qui per la festa, vedendo chi è l'arconte re e ricordandosi di tutti i sacrilegiche ha comrnesso, o gli altri Greci che in occasione di questa festa vengono sin qui con l'intenzione di offi-ire un sacrificio in questa riunione solerme, o anche soltanto per assistere allo spettacolo?" ( 5-6)4.
405
Cfr. infra, 163 ss.
CATAUDELLA, Su Ps. Lisia VI (Contra Andocia'em), 52. 401 La traduzione di questo passo e dei successivi è quella di
MEDDA, in USIA,
Orazioni, I, 197 ss.
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LA SESTA ORAZIONE PSEUDOLISIANA
Ora, come già si ê detto, la giuria del processo di Andocide era appunto costituita da otai. (And. I, 29 e 31): l'incongruenza mi sembra abbastanza forte, giacche è strano che l'oratore non tenga conto del fatto che quegli iniziati Ateniesi (tali essi appaiono, in quanto messi in contrapposizione con gli altri Greci), che I giurati dovrebbero sentirsi impegnati a proteggere dallo scandalo suscitato dal possibile rivestimento del ruolo di arconte re da parte di Andocide, coincidono in realtà con i giurati stessi. Ii secondo elemento è ii modo in cut l'oratore parla dell'accusatore principale, Cefisio, nel già ricordato 42:
§
"Forse tenterà di accusare Cefisio, e avràbuoni argomenti: bisogna ammettere la y enta. Ma non è possibile che con to stesso voto puniate contemporaneamente l'imputato e l'accusatore! Adesso è it mornento di pronunciare una giusta sentenza su di Iui, e poi ne verrà un altro per Cefisio e per tutti quelli di noi che Andocide tirerà in ballo. Non lasciate che 10 sdegno contro un altro vi trascini ad assolvere quest'uomo che è colpevole!".
E' assai strano che uno dei G-Ovt0f)Ot prendesse le distanze in questo modo dall'accusatore principale, con il rischio di compromettere l'esito finale della causa: in effetti il paragrafo è stato ritenuto da Blass"' esito di un successivo inserimento, ma non vi sono in realtà motivi cogenti per intervenire con un'espunzione. D'altra parte, anche la conservazione del paragrafo comporta un problema in relazione a quanto l'oratore afferma nel 19:
§
"la divinità nascostamente to guidava, perché tornasse sul luogo delle sue colpe e ne pagasse if fib grazie alla mia accusa (^Tft cfl ifl
Chi parla si attribuisce qui il ruolo di strumento della divinità attraverso l'accusa rivolta contro Andocide, e quindi Si sarebbe portati a identificarlo con Cefisio, ii promotore del1'vöEIç; il che non puô essere, dato che nd 42 si parla di Cefisio in terza persona. Proprio per rimuovere questa incongruenza, Thalheim 411 ha emendato ti 'tijjt itpo â ("grazie alla mia accusa"), unanimemente tradito dal mss., in L ni TflöE 'cfj icpoqxet
§
408
Cfr. BLASS, Die attische Beredsamkeit, 1, 570. MCDDA traduce 7tpóqconrç con "accusa": piO probabilmente ii termine va inteso, come in storiografia e in medicina, nel senso di "causa profonda", di motivo non immediatamente evidente (cfr. LAMMLI, Dos attische ProzeJ3verfahren, 32). 410 T. THALHEIM, in PhW 14 (1894), 1063 (cit. in LAMMU, Dos attische ProzeJ3verfahren, 32). 409
Vivopo DA DEMOCRATIC]
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("grazie a questa accusa"), espressione piiii consona all'intervento di un i)vfryopoç. Lämmli tenta di aggirare la difficoltà, conservando ii testo dei § 19 e 42, con l'ipotesi che l'oratore della Contro Andocide, che si presenta come un Eumolpide portatore di alte idealità religiose, intenda, in entrambi i passi, distinguere la propria posizione da quella del sicofante Cefisio411 : ipotesi che ha ii pregio incontestabile di non intervenire sul testo tràdito, ma che ripropone la questione dell'opportunità, da parte di un oivfryopoç, di screditare cosl pesantemente l'accusatore principale. Anche ii collegamento di [Lys.] VI con ii contesto processuale del 399 appare, quindi, tuft'altro che privo di problemi. In ogni caso, ciô che mi sembra significativo è che, nell'una o nell'altra prospettiva, dobbiamo ascrivere la redazione della Contro Andocide ad un contemporaneo, che opera certamente dopo ii 402, anno del rientro di Andocide in Atene, e che si muove nell'ambiente di personaggi ostili ad Andocide, coagulatosi intorno a Callia nella fase di preparazione e di promozione del processo del 399. Questa collocazione, cronologica e ambientale, fa infatti dell'autore di [Lys.] VI un testimone significativo del dibattito sull' amnistia del 403 e sulla sua applicazione. 3. L'orazione andocidea Sui misteri dà notevole spazio alla discus-
sione del motivo dell'amnistia. Nell'impostare la sua difesa, tra l'altro, sull'interesse di Atene a "dimenticare ii passato" e a ritrovare la concordia civica, dunque ad applicare il piü estesamente possibile le amnistie del 405 (decreto di Patroclide) e del 403 ( 71 ss., 101 ss.), Andocide, che pure tecnicamente non era, con ogni probabilità, amnistiabile412, si appella infatti alle convenzioni, a proposito delle quali egli coStituisce peraltro uno del testimoni principali413 . Nei § 80-81
411
attische Prozej3verfahren, 32 ss. Cfr. in proposito T.C. LOaNING, The Reconciliation Agreement of 40312 in Athens. Its Content and Application, Hermes Einzelschriften 53, Stuttgart 1987, 121 ss.: in base alla sua ricostruzione, furono amnistiati i crimini contro lo stato commessi sotto l'oligarchia e anche in precedenza, mentre non furono ritenuti amnistiabili quanti erano stati già condannati per analoghi crimini prima del 404/3 e non erano stati espressamente perdonati con le misure del 405/4 (decreto di Patroclide); analogamente, non si consenti alla sospensione delle pene già irrogate prima del 404/3. II caso di Andocide, che era stato condannato all'esilio ben prima dell'avvento dell'oligarchia, che non era rientrato in seguito al decreto di Patroclide e che, soprattutto, era processato per un reato, la violazione del bando d'interdizione, commesso dopo ii 404/3, non era compreso tra quelli amnistiabili. Cfr. MACDO WELL, in ANDOCIDES, On the Mysteries, 200 ss.; LOENING, The Reconciliation Agreement, 140 ss.; A. MISS1ou-LADI, The Subversive Oratory ofAndo/cides, Cambridge 1992, 49 ss. 413 Sulla testimonianza andocidea in proposito cfr. BEARZOT, Lisia e la tradizione su Teramene, 17 ss. 412
LAMMLI, Das
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e 90 Andocide rievoca ispirazione e contenuto delle convenzioni, ricordando come gli Ateniesi, rientrati dal Pireo, avessero stabilito, pur potendosi vendicare, di dimenticare ii passato e di anteporre alla venHpcóç, vi1XOtE detta la salvezza della città ( 81: 10Eti ' icci yvi 'cê ysvójisvov p ' 'iiIv 'ttjiwpeiOca 'vcn'te itspi iEXELOVOç oncy cOe 4t.ev 'cl'iv itó2v f1 r6cq iIaç 'ttJIO)plc, ai. jn JIV1boiKcocEtV 6ckkikOtq 't6v yEIevr tvwv). Dopo aver contestato, nei § S 92 ss., la posizione degli accusatori riguardo all'amnistia (Cefisio, Epicare e Meleto hanno tutti usufruito dell'amnistia per cancellare un passato ambiguo), Andocide si preoccupa di mettere la propria posizione in relazione a quella di quanti hanno potuto fruire dell'amnistia stessa: se egli sara condannato, tutti coloro che hanno goduto dei provvedimenti d'amnistia e che ora confidano nella volontà riconciliatrice del popoio, vedendo che ad alcuni si chiede conto degli avvenimenti passati, vedranno scossa la loro fiducia nei giuramenti e dovranno attendersi che nemici personali e sicofanti Ii conducano in tribunale ( 103-105). Andocide dilata qui ii proprio caso personale fino ad accomunare la propria posizione a quella di tutti gli amnistiati, prefigurando la rottura del rapporto di fiducia stabilito sulla base delle convenzioni e la perdita, per la città, della riconquistata ôllóvota, della quale propone, nel § 106 ss., un caloroso elogio che rivisita alcuni momenti della storia ateniese e si conclude con un'esortazione a iccd jivaicrca ( 109), riproposta poi nel § 140 (àvpsç E430DXó'rcccot öoicits 70ct, oiic ' ici JIO)ptcLv 'cpcc7r6J1Evo yvijiVwv aXX icI. oio'cllpIav 'cç it62cwç iccd ôjióvoav tôiv 'rthv toXt'r6v). L'ampio spazio dato da Andocide, nell'ambito della sua difesa, all'amnistia come superamento dei fatti passati (th lcpó'cEpov yE'Ev11JIEva: l'espressione e frequente nel teSto andocideo) trova chiara rispondenza nella Contro Andocide. Sia che essa sia un'orazione giudiziaria pronunciata nel corso del processo del 399, sia che rappresenti invece un pamphlet diretto contro Andocide nel clima di preparazione del processo, il sno autore non poteva evitare di affrontare ii tema dell'amnistia e di esprimersi a proposito del diritto di Andocide di fruirne. Come ê noto, i primi anni della restaurazione democratica registrano un vivo dibattito sull'amnistia e sulle modalità della sua applicazione, sostenuta con convinzione sia dal democratico Trasibulo che dal "moderati" exterameniani guidati da Archino, ma da alcuni ritenute troppo generose ed esposte a rischi di strumentalizzazione: di questa seconda corrente d'opinione, legata a posizioni democratico-radicali, si fa portavoce, con
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significativa coerenza, Lisia 414 . Che contributo ci offre l'autore di [Lys.] VI a proposito di questo dibattito, che segna cosI profondamente la vita politica ateniese nei primi anni della restaurazione? 3a) Un primo contributo va individuato, mi sembra, nel tentativo di rimuovere gli scrupoli religiosi che i giudici del processo del 399 - che erano, non si dimentichi, iniziati ai Misteri eleusini - potevano sentire di fronte all' eventualità di negare 1' applicazione dell'amnistia. All' amnistia Trasibulo aveva voluto dare infatti un'impostazione eminentemente religiosa, nutrendola non solo di ideali politici, ma anche di una profonda spiritualità di cui sono stati messi in luce, in una serie di interventi recenti 415 , i carafferi specificamente eleusini, e facendola sanzionare con un öpKoç: nel discorso attribuitogli da Senofonte in Hell. II, 4, 42, Trasibulo, non casualmente, invitava i suoi ad osservare il giuramento e a dimostrare con ciô di essere eiopio iccd örno. E' naturale che gli Ateniesi si sentissero impegnati ad applicare l'amnistia non solo sul piano politico, ma anche su quello religioso: lo dimostra del resto il fatto che Lisia, nelle perorazioni finali della Contro Eratostene ( 79 ss.) e della Coritro Agorato ( § 96-97), torna con molta insistenza sul tema del dovere della vendetta e sulla giustificazione non solo politica, ma anche religiosa, della violazione o deli' aggiramento dell'anmistia, nei casi in cui la gravità delle colpe e delle personali responsabilità facesse ritenere ii "dimenticare il passato" espressione di eccessiva generosità41t . Anche nella Contro Andocide, ii di autore pure sottolinea la preoccupazione degliAteniesi di violare i patti ( 38: i.ó'caç jn thç )vOiK(xç), si coglie la volontà di soffolineare che altri sono gli scrupoli religiosi che devono guidare i giudici nella loro valutazione del caso dell'empio Andocide. Essi sanno infatti che le dee di Eleusi "puniscono
414 Su questi problemi cfr. BEARZOT,
Lisia e la tradizione su Teramene, 8 ss., 86 ss.;
EAD., Lisia e
1 'amnistia: lo sfondo politico dell 'orazione XW, in questo volume, 37-54; EAD., Criteri alternativi di applicazione dell'amnistia in Lisia, in questo volume, 55-85. 415
Cfr. E. CIARFERA,
Lealtà democratica epietà eleusina in Trasibulo di Stiria,
in L 'immagine del-
1 'uomo politico: vita pubblica e morale nell 'antichità, CISA 17, Milano 1991, 51-63; M. Soiwi, La fortuna dell'amnistia del 403, in Amnistia, perdono e vendetta nel mondo antico, CISA 23, Milano
1997, 79-90; C. BEARZOT, Perdonare il traditore? La lematica amnistiale nel dibattito sul richiamo di Alcibiade, in Amnistia, perdono e vendetta nel mondo antico, CISA 23, Milano 1997, 29-52; EAD., Euripide, Trasibulo e il dibattito sul richiamo di Alcibiade, in Aspirazione al consenso e azione politico: il caso di Alcibiade (Atti del Seminario interdisciplinare di Storia greca e di Epigrafia greca, Chieti 12-13 marzo 1997), Alessandria 1999,29-47; A. FERRARI, Trasibulo e lapietà eleusina. Xthrnç e i'&a icdpbea nelle Rane diAristofane, Aevum 74 (2000), 47-52; M. L0DIGIANI, Perdono e riconciliazione nei Misteri di Eleusi: il caso dell'Ippolito euripideo, RIL 133 (1999) 459-478. 411 Cfr. BEARZOT, Lisia e la tradizione so Teramene, 86 ss., 224 ss., 340-341.
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manifestamente i colpevoli" ('cd) 0eh 'to'co 'ctjtcopI'cov 'coç àötKofv'taç); la stessa esperienza di vita di Andocide dimostra che la divinità lo ha guidato alla punizione della sua passata empietà ( 19-20, 31-32); non si fa dunque cosa gradita agli dei giudicando in favore di Andocide, giacché, se i giudici sono disposti a dimenticare le sue colpe, non altrettanta disponibilità anima gli dei ( 33: ti 'yxp oiOE, d vöpEç &KcYcaI, E 'biç F3oI2&Oe 'cài toito Tcenotilovu (xokyom, icd 'rog Oeoç bitkicYF_(70at). E' prirnario dovere degli uomini garantire agli dei la vendetta cui hanno diritto (§ § 8 ss., in particolare 11); reo confesso di empietà, maledetto formalmente dal sacerdoti, portatore di contaminazione, Andocide non è degno di pietà e di compassione ( 50 ss.); perciô è "giusto e conforme alla legge religiosa" ( 13: ötKcUOV KWi ôoI3éc)417 chiedergli soddisfazione della sua colpa. La rivendicazione della plena legittimità, anche sul piano religioso, del "non dimenticare" le colpe passate e dell'esigere vendetta puô difficilmente esser privo di rapporti con l'ispirazione religiosa dell'amnistia41t , che imponeva invece ii perdono reciproco e ii superamento della tradizionale etica della vendetta, in nome dell'uguaglianza della natura umana e della comune necessità di redenzione e di salvezza predicati dalla spiritualità eleusina. 3b) Un altro elemento di contatto con la problematica amnistiale ml pare vada individuato nel § 15, laddove l'oratore, invitando i giudici a non lasciar ricadere su di sé ii gravissimo reato di Andocide, sviluppa un confronto tra l'empietà da Iui commessa e ii reato di tp i3iic K icpovoIcç: "Se un uomo ne ferisce un altro alla testa, al viso, alle mani o ai piedi, secondo le leggi dell'Areopago deve andare esule dalla cittb di chi ha subito l'offesa e, se mai vi fa ritorno, viene denunciato e punito con la morte; se uno invece arreca la stessa offesa alle statue degli dei non gli proibirete l'accesso ai templi e, nel caso vi entri ugualmente, non lo punirete?"
417 Un analogo accostamento tra aspetto politico e civile e aspetto religioso si trova, sempre a proposito della legittirnitb della mancata applicazione delI'anmistia, nella ControAgorato ( 3: biiccuov Imi dnov 'yo6tar eivco. ... trjtupcinecn; § 97: bticsxta ccd dncs 14J11(plocecse(n). Cfr. W.R. CONNOR, "Sacred" and "Saecular". 'Ispà icai dma and the Classical Athenian Concept of the State, AneSoc 19 (1988), 161-188, in particolare 164; ulteriori riferimenti bibliografici ibidem, 162, nota 5, cui si aggiunga A. MAFFI, Ta ispd icai th oma. Contributo allo studio della terminologia glurldico-sacrale greca, in Symposion 1977, Koln-Wien 1982, 33-53. 418 Sull'importanza della problernatica religiosa nel processo di Andocide (anche in relazione alI'esito assolutorio della vicenda) cfr. MIssIOu-LADI, The Subversive Oratory ofAndokides, 53.
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Qui l'oratore mostra di intendere ii reato di Andocide alla stregua di un reato non amnistiabile, quale era appunto, alla luce della clausola sulle 1.Kct (póvol) a noi nota dalla sola testimonianza di Aristotele, quello di tpcia ic tpovoIaç perpetrato di propria mano (Arist. Ap 39, 5: 'c&ç öè öiicaç to (pó\)oD Eivca xcur6 cii icáctpta, F-Y dc 'cvc atopIç EK'CEtVEV E'tp(oa) 419 . Non escluderei affatto che ii curioso paragone, di cui non si comprende fino in fondo la motivazione, abbia l'intento, nell'incertezza giuridica che caratterizzava ii caso di Andocide, di far percepire la posizione dell'imputato come estranea allo spirito delle convenzioni: la sua invocazione dell'amnistia, essendo egli reo di una colpa assimilabile a uno dei pochissimi reati che le clausole amnistiali esciudevano dalla fruizione dell'amnistia, veniva presentata come del tutto ingiustificata. 3c) Su entrambi i punti, l'autore della sesta orazione pseudolisiana si im pegna a trovare elementi in favore di una mancata applicazione dell'arnnistia, nello stesso senso che ci rivelano le orazioni lisiane che si riferiscono alla problematica amnistiale 420 . Siamo perô, fin qui, nel campo incerto e sempre discutibile delle allusioni. Ma la Contro Andocide affronta anche apertamente, nei § 37 ss., la discussione del problema dell'amnistia e della sua applicazione. In primo luogo, afferma l'oratore della Contro Andocide che l'amnistia non riguarda il caso di Andocide, esule nel 404/3, e che egli dunque non puô invocarla a proprio vantaggio: "Vengo poi a sapere che intende difendersi sostenendo che i patti di pace valgono anche per Iui, come per tutti gli altri Ateniesi. E, coprendosi dietro questo pretesto, immagina che molti di voi, nel timore di violare i patti, lo assolveranno. Ma proprio del fatto che Andocide non ha nulla a che vedere con i patti intendo parlare adesso, e, per Zeus, non solo con quelli che avete stipulato con gli Spartani, ma neppure con quelli fra la gente del Pireo e quelli della città421 . Nessuno di noi, che pure eravamo tanti, ha mai commesso colpe uguali e nemmeno paragonabili a quelle di Andocide, di modo che egli possa approfittare
419 11 verbo 'tt'tpdxicco allude all'azione di infliggere lesioni personali allo scopo di uccidere, quindi con ogni probabilità al reato di tpcsöjic 6ic itpovocxç, su cui cfr. E. CANTARELLA, Studi sull 'oinicidio in diritto greco e romano, Milano 1976, 98 ss. Sulla testimonianza aristotelica e in particolare sulla clausola relativa alle 6iicrer qóvou cfr. BEARZOT, Lisia e la tradizione su Teramene, 19 ss. 420 Cfr. BEARZOT, Criteri alternativi, 55-85. 421 Tale argomento, ritenuto sofistico da ALBINI, in Lisi, I discorsi, 456, nota 12, e da LOaNiNG, The Reconciliation Agreement, 142, coglie in realtà l'estraneith del caso di Andocide rispetto alle convenzioni d'amnistia (cfr. supra, nota 412).
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di noi ai suoi fini in qualche modo. D'altra parte, visto che non per lui eravamo entrati in contesa, di sicuro neppure ii momento della riconciliazione e stato quello in cui abbiamo concesso anche a lui di fruire dei patti! Quei patti e quei giuramenti infatti non erano stati fatti per un uomo solo, ma per tutti noi, sia della città che del Pireo: perché sarebbe davvero strano che noi ci fossimo preoccupati di far amnistiare le colpe di Andocide, che allora si trovava fuori dalla città, proprio quando ci trovavamo noi stessi in una situazione di grave necesSità!".
Con buon fondamento di diritto, 1' oratore proclama qui 1' estraneità di Andocide e del suo caso allo spirito delle convenzioni, che miravano al superamento della grave frattura determinatasi nella comunità civica ateniese in seguito alle vicende dell'oligarchia e della guerra civile. Ma non è questo l'aspetto che piü interessa alI'oratore, tant'è vero che egli non si diffonde piü di tanto sulla pur decisiva questione cronologica 422 , ma sembra maggiormente interessato a fissare un criterio generale per l'applicazione dell'amnistia, che ne impedisca la trasformazione in uno strumento di impunità e convinca i giudici a non lasciarsi condizionare, di fronte alla possibilità di punire i responsabili di reati gravi, dal timore di violare i patti. Nel § 41 troviamo infatti una affermazione di principio che merita attenzione: "Questa sua difesa, Ateniesi, non si regge in piedi, e voi non lasciatevi ingannare. Non è assolutamente una violazione dei patti (oé y&p roO'to 2Li)Fi.v éa'c 'rê m)71cE4tEva) se Andocide, per sue colpe private, subisce la giusta punizione (ci 'AvöoKiölc éveva 'Ediv iéiU)\) 6gja p, rij[ i&,rco v 6i6ox5t öiKrlv), ma lo sarebbe invece se un cittadino dovesse subire una pena come privato a causa di quei tristi eventi pub76 v iict nv& ublici (&2X' édv 'tç évaicc tCov 8fl[to cy iew iwpi'c(a)".
Ii passo risulta forse piii chiaro nella traduzione di U. Albini: "punire Andocide dei suoi delitti personali non significa violare i patti: i patti si violano quando si persegue la riparazione di un torto privato in norne delle sventure pubbliche"423.
422 123
Sulla posizione di Andocide rispetto aIl'arnnistia cfr. supra, nota 412. in USIA, 1 discorsi, 350.
ALBINI,
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Ii criterio discriminante per l'applicazione dell'amnistia proposto in [Lys.] VI, 41 è duplice. Da una parte ê la presenza di gravi responsabilità personali (ic apicx'cc') ad impedire la fruizione dell'amnistia; per contro, l'applicazione rigorosa di essa è invece imprescindibile in presenza del tentativo di colpire pretestuosamente qualcuno per cause di ordine privato (itç), cioè per motivi di personale rancore, approfittando dci risentimenti legati alle pubbliche sventure (ijiornca rnq.L(pop(A) del 404/3. Ne risulta, da parte dell'autore di [Lys.] VI, una proposta di applicazione dell'amnistia che, se pure espressa in forma generica, rivale un orientamento critico, in significativa consonanza con la posizione che in proposito esprime Lisia. I reati gravi, come quelli di Andocide, vanno perseguiti proprio a motivo della loro serietà, tale da sottrarre al responsabile il diritto al godimento della protezione amnistiale. In casi come questo ii perseguimento non costituisce violazione dell'amnistia, in quanto non puô essere considerato "riparazione di un torto privato in nome delle sventure pubbliche", cioè ricorso pretestuoso al jivrniccuciv; esso va invece ritenuto corretta iniziativa di repressione di un reato grave, la cui mancata punizione sarebbe inammissibile. Obiettivo dell'amnistia, se correttamente intesa, e insomnia evitare ii rischio di lasciar spazio a vendette private attraverso il pretesto delle "pubbliche sciagure": ma essa non puô essere invocata laddove sussistano effettive, gravi responsabilità personali, giacché in questo caso si trasforrnerebbe in un semplice strumento di impunità. L'intervento dell'autore della Contro Andocide costituisce una significativa attestazione del modo di intendere l'amnistia e la sua applicazione in alcuni settori del movimento democratico, quegli stessi di cui era portavoce Lisia. Com'è noto, le convenzioni d'amnistia in realtà regolavano la perseguibilita sulla base di un criterio assai rigido: la possibilità di perseguimento era prevista solo per gil oligarchi (che potevano perô sottrarviSi in seguito a rendiconto) e per gli omicidi a'ô'toxepeg; tentativi di violazione di questi criteri, che pure sono attestati, furono immediatamente bloccati dalla dura reazione di Archin0 424. Non per questo si rinunciô,
424 Archino, secondo Arist. Ap 40, 2, avrebbe esemplarmente punito con la condanna a morte senza processo ii responsabile di una tentata violazione, nell'intento di dissuadere da altri tentativi analoghi. Inoltre una testimonianza di Isocrate (18.2) attesta che, dopo la restaurazione, vi furono anche altri tentativi in questo senso, che indussero Archino ad istituire per quanti si sentissero accusare contro l'amisistia la possibilità di intentare perypcup. Sulla sua figura cfr. ora M. BERTOL1, Archino tra oratoria epolitica: l'epitafio, RIL 137, (2003), 339-366. Cfr., per questi tentativi di violazione, anche Isocr. XVIII, 26; Lys. XXX, 7-9. Sul tema delle resistenze contro l'amnistia cfr. H.-J.
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tuttavia, a tentativi di aggiramento delle convenzioni per via giudiziaria425: appunto su questa linea si mosse Lisia, proponendo un'alternativa alle clausole amnistiali consistente nell'ampliare, se pure in forma controllata, i margini di perseguibilità. In Lisia appare chiara la volontà di ridiscutere criticamente diversi aspetti del problema dell'applicazione delle convenzioni d'amnistia426 e di proporre criteri alternativi: ii godimento dell'amnistia andava riconosciuto soltanto a coloro di cui si potesse dimostrare: 1) che non avevano avuto parte alcuna nel governo oligarchico, ricoprendovi una qualsiasi carica istituzionale; 2) che non avevano commesso reati gravi (non necessariamente i soli reati di omicidio o di tentato omicidio cuYtóxEp) verso i concittadini. Con ciè, Lisia si mostra in aperto disaccordo con la diversa impostazione data alle convenzioni da Trasibulo sotto la pressione dell'elemento "moderato", rappresentato da uomini come Archino e Anito: un'impostazione caratterizzata da un'estrema generosità (giacche pochissimi risultavano perseguibili in base alle rigide clausole stabilite dalle convenzioni) e destinata a favorire una pronta ricomposizione politica con gran parte dci sostenitori ideologici e del fattivi collaboratori dell'oligarchia. Ma il criterio alternativo cui Lisia fa costante riferimento non va inteso come espressione di spregiudicato radicalismo: esso si rivela infatti estremamente chiaro e razionale (i reati non amnistiabili sono facilmente identificabili, mentre nelle convenzioni la necessità di dimostrare l'ô'toetpIa dei póvot comportava la rinuncia a perseguire i mandanti e, a distanza di tanto tempo, anche molti responsabili diretti), ispirato a sostanziale moderazione (si intendeva colpire solo le responsabilità davvero gravi, Si trattasse di omicidi e tentati omicidi oppure di altri reati contro le persone, come arresti, spoliazioni, delazioni, forme di favoreggiamento o di persecuzione) e, infine, non privo di valore politico, in quanto mirava ad impedire lo sfruttamento pretestuoso dell'amnistia da parte di ambigui e
GEHRKE, Stasis. Untersuchungen zu den inneren Kriegen in den griechischen Staaten des 5. und 4. Jahrhunderts v. Chr, Vestigia 35, MUnchen 1985, 261 ss.; LOENING, The Reconciliation Agreement, 99-100; ora A. WOLPERT, Remembering Defeat: Civil War and Civic Memory in Ancient Athens, Baltimore - London 2002, 48 ss.; sui problemi generali della sua applicazione cfr. il quadro generale offerto da M. OSTWALD, From Popular Sovereignty to the Sovereignty of Law, Berkeley-Los Angeles-London 1986, 500 ss. 425 Cfr. LOENINO, The Reconciliation Agreement, 59 ss.; inoltre C. MossE, L 'amnistie de 403: une illusionpolitique?, in Amnistia, perdono e vendetta nel mondo antico, CISA 23, Milano 1997, 53-58. 426 Fra questi, le condizioni di godimento del diritto a fruire della protezione amnistiale; la legittimità o menu dei tentativi di violazione o di elusione delle rigide clausole stabilite negli accordi; la rimessa in discussione dello spirito conciliativo nell'ambito delle boi scustcn. Cfr. BEARZOT, Criteri alternativi, 82 ss.
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inaffidabili personaggi alla ricerca di una insperata rilegittimazione politica. Ad un'applicazione dell'amnistia troppo generosa ed esposta a rischi di strumentalizzazione Lisia - tutt'altro che ostile a! jn Jivr(rnKc/icEiv in quanto tale - contrappone non certo ii ricorso alla spirale delle vendette sommarie e indiscriminate, quanto la via della legittima 'ntwpia attraverso ii perseguimento in sede giudiziaria di quanti risultassero non amnistiabili in base al criteri da lui indicati. E' interessante notare che tale posizione veda Lisia sulla stessa linea di altre voci di parte democratica, non solo l'autore di [Lys.] VI, che opera nello stesso contesto dell'amnistia del 403, ma anche quello di [Lys.] XX (Per Polistrato), che rimanda invece al pii antico contesto postoligarchico del 410427. Tornando all'autore della Contro Andocide, egli va inserito in quel settore certamente non marginale deli' opinione pubblica democratica che, pur reputando che fosse certamente conetto e opportuno evitare di perseguire pretestuosamente un concittadino iöIç (cioè per rancori personali) prendendo a pretesto le 6 ,qR6utut oiupopcI, riteneva che non si dovesse perô amnistiare a cuor leggero chi aveva commesso 5tcc 6cRuprIrtuToc (e restava quindi personalmente colpevole, al di là del rischi che si approfittasse del clima di tensione per perseguire ingiustificate vendette personali). Una corretta interpretazione dell' amnistia, fermo restando ii suo valore generale nelia prospettiva delia rinnovata concordia civica, doveva consentire ii perseguimento di quanti erano indiscussamente responsabili di reati gravi, giacche le convenzioni, nate per ricomporre Ic fratture della guerra civile ed evitare vendette sommarie e indiscriminate, non dovevano finire per trasformarsi in strumento di impunità. Appare chiara la preoccupazione di applicare i'amnistia con la dovuta prudenza, assicurandone la fruizione solo a chi ne avesse davvero diritto (e cioè a quanti non si erano piegati a collaborare fattivamente con il regime) ed evitando generaiizzazioni "garantiste", che, favorendo quei collaborazionisti che avevano condiviso responsabiiità di govenio e si erano resi complici di reati contro i concittadini, condizionassero pesantemente la rinascente democrazia. 3d) Infine, un aitro elemento di consonanza con Lisia puô essere individuato nel fatto che uno del motivi per cui l'autore delia Contro Andocide ritiene l'accusato indegno di perdono e la sua volontà di fare attività politica, come rivelano i § 33-34:
427
Cfr. in proposito BEARZOT, Criteri alternativi, 64 ss., 70 ss.
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"La sua spudoratezza poi è arrivata a tal punto che si prepara a fare attività politica e già parla in assemblea, muove accuse, vuol far respingere alcuni candidati alle magistrature e si presenta in Consiglio dando parrei sui sacrifici, sulle processioni, sulle preghiere e sugli oracoli non chiede soltanto di condune una tranquilla vita da cittadino, come iicv uno che ha commesso colpe (toI U oi d)ç &1c 1Kd) gXCOV mo2iresec)428 ; si comporta invece come se fosse stato lui a individuare i responsabili dei crimini contro la città e si adopera per acquiStare maggior potere".
Nel passo si evoca ii problema, molto pressante per i democratici e fortemente presente in Lisia, dell'utilizzazione dell'amnistia da parte di persone politicamente compromesse, che attraverso le convenzioni potevano reduperare inaspettatamente un ruolo politico: da essi, come da un uomo compromesso come Andocide, i democratici si attendevano il rientro in una innocua non la rivendicazione di uno spazio politico. Ancora, afferma l'oratore che Andocide è privo di meriti verso la città, che pure avrebbe potuto acquisire anche da esule, grazie alle sue ricchezze (S 46-49): "Andocide, che nulla ha sofferto di questi mali ... per la salvezza della patria, ora vuole partecipare alla vita della città, pur avendo commesso proprio qui ii suo sacrilegio! Ma lui, ricco com'era, dotato di grandi mezzi, ospite di re e tiranni ... quale contributo ha fornito ... che possa ora tornare a suo merito? Sapendo che la città si trovava in balia della tempesta e in grave pericolo, non ha oSato, pur essendo un armatore, caricare del grano sulle sue navi ed essere d'aiuto alla patria portandolo qui. Eppure dci semplici meteci, degli stranieri, solo per ii rapporto che ii lega alla città le sono venuti in aiuto importando grano".
Ii confronto tra chi, pur essendo cittadino ateniese, non condivide i valori democratici, e i meteci che pur non godendo dei medesimi diritti offrono il loro contributo alla città, secondo quanto è loro concesso, e tema tipicamente lisiano (dato il personale coinvolgimento di Lisia nella questione del rapporto tra i meteci e la città) e comunque molto attuale nel contesto dell'amnistia, quando il reinserimento di molti cittadini compromessi anche gravemente con l'oligarchia appariva scandaloso, in ambiente democratico, a fronte della chiusura nei confronti di meteci e stranieri che alla restaurazione della democrazia
428 Intervengo qui lievemente sulla traduzione di MEDDA, che suona "come se non fosse colpevole".
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avevano contribuito attivamente. Entrambi gli elementi - insofferenza verso ii reinserimento nella vita democratica di uomini di fede democratica non sicura, che non dichiarino di volersi attenere alla phi stretta payJ1oo)v11; apertura nei confronti di meteci e stranieri che Si erano mostrati collaborativi negli aimi delle rn wpopaI - rivelano l'appartenenza del nostro oratore all'area democratico-radicale; ii rapporto molto forte che, anche su questi due punti, emerge fra l'autore della Contro Andocide e Lisia429 spiega bene perché l'orazione ci sia giunta all'intemo del corpus lisiano.
4. Per concludere, mi sembra che ii contributo principale offerto dall'autore della Contro Andocide al dibattito sull'amnistia consista nel mettere in evidenza come la posizione di Lisia, con la sua contestazione delle convenzioni d'amnistia e la sua proposta di criteri alternativi nelle modalità di applicazione, che scongiurassero ii rischio dell'impunità generalizzata, eSprima un orientamento Pitt' altro che isolato. Altre voci contemporanee, come quella dell'autore di [Lys.] XX (Per Polistrato) per ii periodo della prima oligarchia e, soprattutto, quella dell'autore della Contro Andocide per il contesto degli anni successivi a! 403, rivelano che ii dibattito sull'amnistia e sulle sue modalità di applicazione era assai vivo nell'ambito del movimento democratico e che alcuni dci suoi esponenti, mossi dalla preocdupazione di evitare la trasformazione del tv uciIv in un colpo di spugna, non condividevano l'intransigenza, pure diversamente ispirata, di Trasibulo e di Archino e combattevano, in ambito giudiziario, una battaglia per l'aggiramento delle rigide clausole amnistiali e l'esercizio della 'njiwpta nei confronti delle persone piii gravemente compromesse con l'oligarchia. Nel caso della Contro Andocide, lo schieramento dci sostenitori diAndocide (And. I, 150) vede il democratico Cefalo 43° accanto al moderato Anito, legato a quanto sembra da pt?Ic a Trasibulo, ma soprattutto ex terameniano e collaboratore di Archin0431 : l'interesse di Anito
429 Cfr. C. BEARZOT, 'Arpayyoi6v7, identità del meteco e valori democratici in Lisia, in questo volume, 121-140. KIRCHNER, PA 8277; cfr. B.S. STRAUSS, Athens After the Peloponnesian War: Class, Faction and Policy 403-386 B.C., London-Sidney 1986, 102-103. Un elemento che potrebbe spiegare la posizione strettamente filoamnistiale tenuta da Cefalo net caso di Andocide 6 it rigido legalismo attestato da Aeschin. 111,194, secondo cui Cefalo, pur promotore di molti decreti, non era mai stato colpito da accuse di illegalita. 431 KIRCHNER, PA 1324; cfr. J.K. DAVIES, Athenian Propertied Families, 600-300 B. C., Oxford 1971, 40-41; STRAUSS, Athens After the Peloponnesian War 89 ss.; inoltre D. PLACIDO SUAREZ, Anita, SHHD 2-3 (1984/85),7-13; M. BERTOLI, Anito fra democrazia e teramenismo, in Syngraphé. Materiali e appunti per lo studio della storia e della letteratura antica, III, Como, New Press, 2002, pp. 87-102.
LA SESTA ORAZIONE PSEUDOLISIANA
175
alla rigorosa applicazione dell'amnistia che l'accusato invoca coincide da una parte con la posizione, improntata a grande generosità, di Trasibulo, dall'altra con gli orientamenti politici di Archino e appare diretto a favorire ii reinserimento nella vita politica ateniese di persone di sentimenti democratici non sicuri, come era fra i'altro ii caso diAndocide. Tra gil avversari del figlio di Leogora, sono invece Callia ed Agirrio a godere di maggiore. autorevolezza: ed è la figura di Agirrio432 , attivo sostenitore della democrazia partecipativa e collegato con uomini a loro volta implicati nel tentativo di aggirare l'amnistia per via giudiziaria, come è stato osservato dallo Strauss433, e al quale si è pensato come oratore della Contro Andocide, che meglio mi sembra adattarsi a rappresentare l'orientamento antiamnistiale che emerge dal testo. Sia che egli debba essere visto, appunto, come Foratore che pronunciô ii discorso nel corso del processo del 399, sia che alla sua ispirazione vada fatta risalire la composizione del pamphlet redatto in preparazione al processo stesso, a questo autorevole esponente dell'ala radicale del partito democratico ben si addice la contestazione dell'amnistia che in [Lys.] VI viene condotta e che vede in Andocide, ospite e adulatore di 3crn0,Iç e tiranni ( 6 e 48), filospartano ( 40) e corruttore delle istituzioni dernocratiche ( 29), che pur avendo rifiutato ogni assistenza alla città nella disgrazia torna ora ambizioso di potere, appunto uno di quegli uomini non degni, per la gravità delle loro colpe, di fruire dell'amnistia, al di là delia considerazione strettamente tecnica del caso: proprio come quel Batraco, delatore al servizio del Trenta 434, evocato nel § 45, di cui si afferma con malcelata soddisfazione che "sebbene anche per lui valessero i patti e i giuramenti, come per tutti quelli di Eleusi, se n'è andato a vivere in un'altra città, perché aveva paura di voi, cui aveva fatto del torti".
432 KIRCHNER, PA 179; cfr. DAVIES, Athenian Propertied Families, 278-279; F. SARTORI, Aristofane e Agirrio net 405 a. C., in Althistorische Studien. Festschrfl Bengtson, Historia Einzelschriften 40, Wiesbaden 1983, 56-77; In., L 'acme di Agirrio nellefonti contemporanee, in Démocratie athénienne et culture (Actes du Colloque international, Athènes 23, 24 et 25 novembre 1992), Athenai 1996,
305-322. STRAUSS, Athens
After the Peloponnesian War 16. Ricordato anche in Lys. XII, 48.
LA "VITTORIA DEl BARBARI" NELL'EPITAFIO DI USIA (II, 59)
1. Un passo dell'Epitajio attribuito a Lisia (II, 58-60), di cui riporto per intero ii testo e la traduzione di E. Medda, presenta alcuni problemi di interpretazione: iyc(Iv pe'tu1v. 58. 'Ei ösiav 6è Kca Ev 'talc öD(YcDcac 'clp tóv'rtp el'cs frysLó\'oc iccudç ito2otvcov 'y&p c6v vs6v v 'EX) cIre Osthv öuzvoIa, iccd. 5'1)Icpopaç aKevrlc lIC7t'tTIc 7svolIEvllc iced. llv 'col; 'tviarn ical. 'rolç XXoi.ç "EXXiirnv, 62wev o icoX26 xpóvp i'ccpov du l 'cflç iuóXewç &dvcqit; 'cflç 'EXX6609 v G ucrjpia. 59. 'cépoYv yxp yEióvW\) yEvOtévO)V v1ci1YcXv J.tv vav}Iaxo'csc 'coç "EXXivac ol ltpó'cspov Etc 'civ OaXcx'c'caV 016' ö ito^ R p (xjvov,rpq , eixav 6' etc t'i'iv EpthtTlv, 6oi e'6o j .v v, ot Xeç 't6v 'EXXiivwv, 'dpavvo 6' .'yKa0E3' RF-'u6c'civ p13épov. 60. óS't' 'tdv lj.i'cpav ciicpopév, ot 6 jieth 'civ vticriv iv ict 'cOe 'có cedpq 'có'ts icatpaiOct 'tfl 'E226ö iced icev?lcaoalc'tolIEvTlc tl ' ç cxYtdv Oflaat 'tolç v86e icetévovg, d)ç ièv l 'EXXêc 'coto'tov c ilic Osptac 'tfl 'covtwv pe'rft cbç o ' 'tflç 'Aeda; a2edc 6' 0 6cv6pov oppci vTl 7eV00vT, e'ciijç 'to'd'cov otEpiOEcifl Oou'cépov 1'yeióvo)v Xc43011svoc 'tfl 1ièv yp 'cflç XXov &pâVto)V criXoc yytyve'cce Xsla icep cY'cTlKE, 'cc) 6' 'cthv itpo'yOvwv &avotaç. "Anche nei momenti difficili essi dimostrarono ii loro valore. Quando, per l'irnperizia del comandante o per ii volere degli dei, andarono perdute le navi nell'Ellesponto - e quella fu la piü grave sciagura che sia mai capitata sia a noi, che l'abbiamo subita direttamente, che agli altri Greci -, fu chiaro in breve tempo che la potenza della nostra città era la salvezza della Grecia. Perché, una volta passata ad altri l'egemonia, un popolo che rnai prima aveva solcato ii mare ha sconfitto in battaglia navale i Greci: ii barbaro naviga verso l'Europa, le città greche sono asservite; Si Sono insediati dei tiranni, alcuni dopo la nostra sconfitta, altri dopo la vittoria dei barbari. CosI che sarebbe stato giusto che allora la Grecia si strappasse i capelli su questo sepolcro e piangesse i mor-
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VIVERE DA DEMOCRATIC!
ti che sono qui sepolti, perché assieme al loro valore veniva seppellita la sua libertà. La perdita di tali uomini era una sventura per la Grecia e una fortuna invece per ii re d'Asia, che trovava adesso altri egemoni; sulla Grecia infatti, privata di loro, incombeva la servitü, nel re invece, ora che altri dominavano la Grecia, rinacque ii desiderio di emulare i disegni dei suoi antenati"435.
Nd § 58 viene evocata la battaglia di Egospotami, con la sconfitta ateniese, sciagura (uj.upopâ) per Atene come per la Grecia intera. Nel § 59 Si descrive la situazione della Grecia sotto i nuovi egemoni, gli Spartani: i Greci sono vinti per mare da gente priva di pratica marinara, 1'Europa e minacciata, le città greche sono asservite e sono stati inStaurati tiranni, alcuni dopo la ijttpOpâ di Egospotami, altri dopo "la vittoria del barbari". Infine, nel § 60 si stabilisce un rapporto tra la morte dei caduti di Egospotami436 e la fine della libertà greca: ii re di Persia, infatti, con altri egemoni in Grecia (gli Spartani in luogo degli Ateniesi), puô sperare di tomare a minacciarla, come avevano fatto i suoi avi. Ii quadro presentato da Lisia è chiaramente quello delle conseguenze della battaglia di Egospotami e della fine dell'egemonia ateniese: esso si contrappone punto per punto a II, 54-57, che delinea invece i benefici offerti alla Grecia dall'Atene democratica all'epoca della sua egemonia: "Quale discorso, quale lasso di tempo, quale oratore potrebbe adeguatamente mettere in luce ii valore degli uomini che sono sepolti qui? Uomini che resero libera la Grecia con infinite fatiche, celeberrime lotte e splendide battaglie, e che dimostrarono la grande potenza della loro patria, dominando per settanta anni ii mare e mantenendo concordi tra loro gli alleati; essi non ritenevano giusto che i molti dovessero essere sudditi dei pochi, ma imposero a tutti un regime di uguaglianza; non indebolivano gli alleati, ma rendevano forti anche loro, e diedero una tale dimostrazione di potenza che il Gran Re non desiderava piü le terre altrui, anzi dovette cedere parte delle sue e nutriva timori anche
Traduzione di E. MEDDA, in LISIA, Orazioni, I-Il, Milano 1991-1995. Per la tradizione mano-
scritta sull'Epitafio rimando ai lavori di G. AvazzO, Ii Ms. Vat. Gr. 2207 nelia tradizione deli 'Epitajio
lisiano e degli oratori attici minori, BIFG 3 (1976), 184-220; ID., Gil scolii demostenici e l'Epitafio di Lisia nel ms. Marc. Gr. 416, BPEC 27 (1979), 51-6; ID., Per la storia deli 'Epitaflo lisiano, BIFG 5 (1980), 71-88. Cosi intende G. AVEZZO, Apologia per / 'uccisione di Eratostene. Epitafflo, Padova 1985, XCIII. Per i problemi relativi alla citazione dill, 60 in Aristot. Rhet. III, 1411 a 30 - b I cfr. J. WALZ, Der lysianische Epitaphios, Philologus Supplementband 29, 4 (1936), 7 ss.; AVEZZO, Apologia per l'uccisione di Eratostene. Epitafflo, XCII ss.
LA "VITTORIA DEl BARBARI" NELL'EPITAFIO DI USIA (II,
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per le altre; in quel periodo non si videro piü triremi navigare dall'Asia verso la Grecia, non vi furono tiranni tra i Greci, né una sola città fu asservita dai barbari: tale moderazione e tale timore indusse in tutti gli uomini ii valore dei nostri antenati! Per questo essi soli meritarono di essere I capi del Greci e la guida delle altre città".
Qui ii re di Persia è presentato come efficacemente contenuto nelle sue aspirazioni, e anzi addirittura costretto a ritirarsi da parte del suoi dominii; la Grecia non subiva minacce per mare provenienti dall'Asia, non vi erano tiranni e nessuna città greca era schiava del barbari. Egemonia ateniese ed egemonia spartana sono contrapposte, come apportatrici, rispettivamente, di Iibertà e di schiavitñ, di liberazione dalla minaccia barbarica e di runnovata esposizione ad essa: ii tono del passo è fortemente ostile tanto agli Spartani quanto alla Persia. L'interpretazione generale dill, 58-60 sembra dunque chiara. Tuttavia, assai meno chiare sono alcune allusioni, in particolare nel § 59, dove non vi è alcun soggetto chiaramente espresso. Chi sono "coloro che mai prima avevano solcato ii mare" (oi lcpó'tcpov ci; 'cv Ocav oö' é itI3aI vo'cc;), i quali "sconfissero i Greci combattendo per mare" (.'viK1cv j.ièv vctofv'rcg 'cob; "E2iiva;) 437 e "navigarono verso l'Europa" (itXcnav ' ci; 'div Ep6ic1v)? E a cosa si allude ricordando la "vittoria dei barbari" dopo la quale, come dopo Egospotami, si intensificô l'insediamento di tiranni? 2. La maggior parte del commentatori intende che FA. si riferisca, con vIcv jiv ctofvtc; 'roiç " E2Xr1vcL; oi itpó'ccpov ci; 'ci'v Occt'cctv oi' j43ctivov'cc;, m2c1.xTav ' ci; 'nv E'ôpó.icv, ai Persiani435 , e che la "vittoria del barbari" vada identificata con la battaglia navale di Cnido dell'agosto 394, in cui la flotta persiana, guidata da Conone e da Farnabazo, sconfisse quella spartana guidata da Pisandro (Xen. Hell. IV, 3, 10-12). Questa interpretazione è stata favorita anche dallo stretto
NaDJuxén non va inteso necessariamente come "combatto una battaglia navale", ma pin genericamente come "combatto per mare". 438 M. Bizos, in L. GERNET - M. Bizos, in LYSIAS, Discours, I, Paris 1924, traduce fzXeixav ' etc riv Eipcbinv con "Les Barbares font voile vers l'Europe"; analogamente, MEDDA, in LISIA, Orazioni, I, traduce "il barbaro naviga verso I'Europa"; con maggiore aderenza al testo, W.R.M. LAMB, in Ly slAs, Cambridge, MA - London 1930, preferisce "they sailed to Europe". "I Cos! LAMB, in Ly siAs, 58-59, nota b; MEDDA, in USIA, Orazioni, I, 136, nota 17; S.C. TODD, in LYSIAS, Austin 2000, 58, nota 19. M. Bizos, in GERNET - Bizos, in LYSIAS, Discours, I, 58, nota 7, non fa espresso riferimento a Cnido, ma collega la svolta nei rapporti con la Persia con ii richiamo di Agesilao dall'Asia nel 395.
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VIVERE DA DEMOCRATICI
rapporto esistente fra ii passo dell'Epitafio e un brano del Panegirico di Isocrate ( 119): Kcd. 'ccciB' &a 6t6c civ rv 7cpo76vwv 'E6v fljLErépcov &pe'ciiv oitcoç qic 'yap flReiq xsv, ai tflç itóX&oç auRTopai a(pthç rr Ti; arspoisOcx icai roI 'EA)irnv rthv iccucv yiyvs'ro. Mntê yp 'tl'lv v E?2iit6v'rp 'yevop.vv ircitav 'cpow ifl'EJ.LÔVCRV 1(cX'EcYthVt(J)V viKrlc5c2V JiV 01. 36pI3apo1. c'cç torcç lIaxo5vtEc, jpc öè rflç Uafrt'tiic, icctéxov 'c6v vinov, rcv ö' Fig 'nv Acocwvnv, KIOpa KpáCEo; etA.ov, &itcav öè tv rIFXoTc6vvQGov icuc6ç 1to1.ovts iteptit2eixcxv. "Ii momento stesso in cui noi fummo privati dell'impero segnô per gli Elleni l'inizio dei mali. Dopo lo scacco subito nell'Ellesponto, quando altri subentrarono nell'egemonia, i barbari riportarono vittorie navali, diventarono signori del mare, occuparono la maggior parte delle isole, sbarcarono in Laconia, presero a forza Citera, circumnavigarono i'mtero Pelopormeso devastandolo".4411
Isocrate, nel tratteggiare le conseguenze negative della fine dell'egemonia ateniese, definita come àpxi 'cthv KO(0)V per tutta la Grecia, imita chiaramente 1'Epitafio lisiano441 , ma si esprime con maggior chiarezza, esplicitando ii soggetto lasciato implicito in II, 59: una volta sconfitti gli Ateniesi ad Egospotami, e divenuti egemoni altri (gli Spartani), "i barbari" vinsero cornbattendo per mare e ne ottennero il dominio (viicïav tèv oi 136cPI3aPO vaDcoivtEç, tjp(c 6è 'tfl; OcXà'c'cç). Ma è soprattutto quanto segue (la sottomissione delle isole, l'attacco alla Laconia, la presa di Citera, ii periplo del Peloponneso) che ci riporta alla battaglia di Cnido, giacché Isocrate si riferisce con ogni evidenza alla spedizione di Farnabazo e Conone, successiva allo scontro navale, su cui ci informa Senofonte (Hell. IV 8, 7). Si comprende bene, dunque, come molti del moderni, alla luce del passo isocrateo, intendano che "coloro che mai prima avevano solcato ii
440 La traduzione di questo e degli altri passi di Isocrate citati nel testo è di M. MA1z1, in IsOC]OATE, Opere, I-Il, Torino 1991. La dipendenza di Isocrate da Lisia e sostenuta con convinzione da WALZ, Der lysianische Epitaphios, 31 ss., contro E. WOLFF, Quae ratio intercedat inter Lysiae Epitaphium et Isocratis Panegyricum, Diss. Berlin 1895. Sul problema cfr. anche E. BUCHNER, Der Panegyrikos des Isokrates, Historia Einzelschriften 2, Wiesbaden 1958, 131 ss. (che attira l'attenzione sull'efficace gioco di parole che identifica la fine dell'op aternese con l'pçi 'tthv KXKWV per i Greci, introdotto da Isocrate, che lo ripropone in Phil. 61 e Dc pace 101: Lisia, se fosse lui l'imitatore, non l'avrebbe tralasciato); AVEZZU, Apologia per l'uccisione di Eratostene. Epitafflo, XCIV; B. KARTES, Der Epitaphios des Lysias, Diss. SaarbrUcken 2000, 145 ss.
LA "V!TTORJA DEl BARBARJ" NELL'EPITAFIO DI LIsIA (II, 59)
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mare" e che, "una volta passata ad altri l'egemonia", "sconfissero i Greci combattendo per mare" e "navigarono verso l'Europa" siano i Persiani, nonostante suoni piuttosto strana l'affermazione che i Persiani, che già avevano condotto contro la Grecia spedizioni navali all'epoca delle guerre persiane ed avevano minacciosamente solcato 1'Egeo fino alla "pace di Callia", non si fossero mai avventurati per mare. Ii quadro tratteggiato da Lisia si attaglia, in realtà, motto di piü agli Spartani, per i quali la politica navale era, agli inizi del IV secolo, una novità recente e che peraltro, dopo Egospotami, esercitarono la talassocrazia nell'Egeo e praticarono un duro imperialismo, promosso da Lisandro, che implicava anche l'asservimento di città e ii sostegno ai tiranni 442 . La visione generate che ne risulta sembra dunque quella della talassocrazia spartana: ma indubbiamente il fatto che le vicende cui si allude avvengano "una volta passata l'egemonia ad altri" ('cépwv yêp iyIdoiv 7evotvv), cioè agli Spartani stessi, rende poco probabile che il soggetto ol mpó'cpov sic 'cl'lv Occc'rcv o' t3cthov 'tsç si riferisca a loro, o esciusivamente a loro. Altrettanto bene, alla luce del confronto Lisia/Isocrate, si comprende poi come molti intendano la "vittoria del barbari" come un'allusione alla battaglia di Cnido. Ma prima di lasciarsi troppo condizionare dal rapporto tra 1'Epitafio di Lisia e il Panegirico di Isocrate, bisogna considerare che la cronologia e l'occasione del due discorsi sono sensibilmente diverse. Isocrate, che a yeva iniziato a scrivere il Panegirico nel 392, lo pubblicô solo nel 380, alcuni anni dopo la pace del Re, che aveva riconosciuto alla Persia it controllo del Greci d'Asia: nel clima di delusione di quegli anni, quando ormai ii rapporto fra la Persia e Sparta si era rinsaldato e Atene aveva perso la possibilità di avvalersi del sostegno persiano, Cnido poteva apparire come un'occasione perduta per Atene e come un'opportunità offerta alla Persia di tornare a costituire una minaccia per la Grecia, concretizzatasi proprio nella pace del Re. Non casualmente, nel Panatenaico di Isocrate ( 106) Cnido è l'inizio del processo che porta alla pace del Re: gli Spartani, "quando ii Re ii fece padroni dell'Ellade, cercarono di strappargli ii regno e tutta la prosperità di cui godeva, ma dopo che Ii ebbe vinti per mare e umiliati, gli consegnarono non una piccola parte degli Elleni, bensI tutti quelli che abitano in Asia".
442 Su questo punto cfr. Diod. XIV, 10 (ove si ricordano l'insediamento degli armosti, ii sostegno alle oligarchic, l'imposizione di tributi e I'aiuto fornito a! tiranno Dionisio I di Siracusa); cfr. Xen. Hell. VI, 3, 8 (in cui l'ateniese Autocle accusa gli Spartani, a proposito dell'irnposizione di decarchie e triacontarchie, di compiacersi "pid della tirannide che dei regimi costituzionali").
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VIVERE DA DEMOCRATICI
Inoltre, ii Panegirico Si presenta come un discorso pronunciato ad Olimpia, in sede panellenica, con lo scopo di spingere i Greci a cessare dalle guerre intestine e a far causa comune contro la Persia, ed era comunque una sorta di "lettera aperta" all'intera opinione pubblica greca, di cui doveva considerare la sensibilità, certamente non in tutto coincidente con quella ateniese. Motto diversa è la situazione per quanto riguarda l'Epitaflo tisiano. Prima di tutto, l'Epitajio si presenta come un discorso rivolto esciusivamente alt'opinione pubbtica ateniese e, come è tipico del genere, dal toni fortemente autocelebrativi, caratteristici delta propaganda ufficiate 3 ; inottre, la data piü comunemente accettata per l'orazione è l'autunnoinverno del 392/1, e una vatutazione cosl pessimistica di Cnido in ambito ateniese appare in questo contesto cronologico, ben anteriore alta pace del Re, assai meno probabile che nel 380, nonostante R. Seager ritenga possibile che ii passo rifletta la grave disillusione che in questo momento, in cui ii riavvicinamento tra Sparta e la Persia era sotto gli occhi di tutti i Greci, sarebbe maturata in Atene a proposito della battaglia di Cnido e del vincitore di essa, Conone441 . Se a queste considerazioni si aggiunge t'orientamento democratico di Lisia, diventa davvero problematico ammettere che in II, 59 si alluda alla battagtia di Cnido presentandola come apportatrice di servitü alta Grecia, anzi addirittura come episodio fondamentate di quel rovesciamento dei rapporti tra Greci e barbari, a danno dei primi, che t'avvento dell'egemonia spartana aveva favorito: t'allusione, netta sua vaghezza, risulterebbe peraltro, a mio parere, quasi inintelligibile ad un uditorio ateniese, predisposto ad ascoltare argomentazioni in sintonia con l'impostazione fitoateniese del discorso e, in particotare, con ii tono antispartano ed antipersiano di questo passo.
L'osservazione resta valida anche se si trattasse di un esercizio (J. GIRARD, Sur l'autenticité de l'oraisonfunbbre attribuée a Lysias, Revue Archbologique 23, 1872, 373-389; J.K. DOVER, Lysias and the Corpus Lysiacum, Berkeley-Los Angeles 1968, 193) a di un testo pubblicistico (F. ZUCKER, in Gnomon 16, 1940, 268-281 [= in A. ANASTASSIOU - D. IRMER, Kleinere attische Redner, Darmstadt 1977, 111-1271, 280; KARTES, Der Epitaphios des Lysias, 126 ss.). Sulle feste degli Epitaphia cfr. C.W. CLAIRMONT, Patrios Nomos. Public Burial in Athens during the Fifth and Fourth Centuries B. C., British Archaeological Reports 161,1, Oxford 1983, 7-45. Cfr. infra, 187 ss. Cfr. R. SEAGER, Thrasybulus, Canon andAthenian Imperialism, 396-386 B.C., JHS 87 (1967), 95-115, 108; anche D.A. MARCH, Konon and the Great King Fleet, 396-394, Historia 46 (1997), 257-269, 269, nota 34. In realtà, nel 392/1 la situazione era ancora troppo aperta per ammettere una disillusione cos! profonda; del resto ancora nel 387, all'epoca dell'orazione XIX di Lisia Sui beni di Aristofane, l'atteggiamento dell'opinione pubblica nei confronti di Conone doveva essere senz'altro positivo (cfr. infra, 190 ss.). Tale "disillusione" pub essere ammessa solo dopo la pace del Re.
LA "VITTORIA DEl BARBARI" NELL'EPITAFIO at
USIA (II, 59)
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Queste osservazioni potrebbero indurre a cercare una spiegazione neonsiderando paternità e cronologia dell'orazione: ma questa via non sembra perseguibile. Per quanto concerne la paternità, l'attribuzione a Lisia, dopo l'accurata discussione del problema da parte di J. Walz, non sembra ormai poter essere convincentemente negata44t : e in ogni caso, "l'onere della prova spetta al partigiani della non-lisianità" 447. Ma la questione in realtà è del tutto irnilevante per ii nostro problema. L'autore dell'Epitafio, anche se non è Lisia, ê comunque un democratico, peraltro ideologicamente molto vicino al pensiero lisiano, come mostrano non soltanto le coincidenze con l'Olimpico (che deplora le vergognose condizioni in cui Si trova la Grecia, con "gran parte del suo ternitorio caduto nelle mani del barbaro e molte città sovvertite per mano di tiranni": XXXIII, 3)448, ma anche, e soprattutto, l'elogio dedicato ai democratici del Pireo, reStauratori della democrazia e della concordia civica ( 61 ss.) 449, e quello degli xenoi morti nella guerra civile ( 66). G. Mathieu, nella sua recensione al saggio di Walz, rifiuta la paternità lisiana, ma soStiene, propnio in base all'affinità ideologica, che 1'EpitaJio è "l'oeuvre d'un Athénien, ancien membre du "parti du Pirée", et c'est la similitude des sympathies politiques qui Fa fait introduire dans le recueil de Lysias" 450. Tuttavia, sottrarre a Lisia la paternità dell'Epita,fio, per poi dover ammettere che ii testo risale a un democratico contemporaneo, lascia aperto ii problema: è difficile pensare che un autore di ispirazione democratica, chiamato a comporre un epitaflo per i caduti ateniesi del 392, espnimesse nel discorso un giudizio politicamente cosI pesante sulla battaglia di Cnido, presentandola come una sconfitta subita dal Greci ad opera del barbaro e come ii presupposto di 3.
446 Cfr. WALZ, Der lysianische Epitaphios, 46 88.; DOVER, Lysias and the Corpus Lysiacum, 57 ss., 193; S. USHER-D. NAJOK, A Statistical Study of Authorship in the Corpus Lysiacum, CHum 16 (1982), 103-104. In favore dell'autenticità Si pronunciano ora AVEZZtJ, Apologia per l'uccisione di Eratostene. Epitafflo, XCIV ss.; K. PRINZ, Epitaphios logos. Struktur Funktion und Bedeutung der Bestattungsreden im A then des 5. und 4. Jahrhunderts, Frankfurt am Main 1997, 231 ss.; V. FRANGESKOU, Tradition and Originality in Some Attic Funeral Orations, CW 92 (1998/99), 315-336; KARTES, Der Epitaphios des Lysias, 126 ss. Tra i motivi di autenticità è stato spesso invocato ii rapporto con ii Menesseno platonico, che sembra alludere a piO riprese a quello lisiano: bibliografia in M. WEISSENBERGER, Lysias 1905-2000, Lustrum 45, 2003, 7-166, 98 55. AVEZZU, Apologia per I 'uccisione di Eratostene. Epitafflo, XCV. Mi sembra improbabile, invece, che ii discorso possa essere stato pronunciato personalmente dal non cittadino Lisia, come pensa WALZ, Der lysianische Epitaphios, 53 ss., seguito da J. KLOwsKI, Zur Echtheitfrage des lysianischen Epitaphios, Diss. Hamburg 1959 (non vidi: cit. in WEISSENBERGER, Lysias 1905-2000, 98); contra G. MATHIEU, in RPh 64 (1938), 254-255, 255; ZUCKER, in Gnomon 16 (1940), 279-280. 448 Sull'Oliinpico cit. MEDDA, in Lis&, Orazioni, II, 429 ss.; per i rapporti tra 1'Epitajlo e I'Olimpico eft. M. GIGANTE, II discorso Oliinpico di Lisia, in Studi Castiglioni, I, Firenze 1960, 395-402. Cfr. C. BEARZOT, Criteri alternativi di applicazione dell 'amnistia in Lisia, in questo volume, 55-85. 450 Cfr. MATHIEU, in RPh 64(1938), 255.
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nuove minacce barbariche ail'Ellade. Non bisogna infatti dimenticare che la battaglia navale di Cnido, conclusasi con la vittoria dell'ateniese Conone al cornando delia fiotta fornitagli da Farnabazo, determinô la fine della talassocrazia spartana e pose i presupposti per una rinascita della potenza ateniese; dopo la vittoria, Conone e Farnabazo espulsero gli armosti spartam dalie città costiere e dalle isole e si impegnarono a lasciarle autonome, per iniziativa di Conone (Xen. Hell. IV, 8, 1-2) 411 . In Atene, dove Conone rientrô trionfalmente nel 393 con ii denaro del Re per le mura e la fiotta, la vittoria fu celebrata ufficialmente come una liberazione degli alleati di Atene dal dominio spartano: in un'iscrizione, ricordata da Dernosth. XX, 69 tra gil onori riservati a Conone in Atene 452 , lo stratego veniva infatti oiç. 0pw 'rob; 'AOiivaIcov elogiato icthi Coerentemente con queste premesse, nell'oratoria attica Cnido è presentata ben diversamente riSpetto alla presunta allusione dill, 59, e doe come una vittoria di Conone da cui scaturirono la libertà per i Greci, la fine della talassocrazia spartana, l'inizio delia rinascita del preStigio ateniese453 . NeIl'Evagora di Isocrate (54-57), che si data intorno a! 366, si ricorda come Evagora e Conone, risoluti a liberare Atene daile sciagure in cui era caduta sotto la dominazione spartana, convinsero i Persiani, minacciati in Asia da Sparta, a combattere sul mare, affinché, in caso di vittoria, tutta la Grecia potesse avvantaggiarsene (orcwxv 'ci 5jv 'EX26c 'cfç vtidlc 'rccOTllc jieOé.i.v). Conseguenza della vittoria, avvenuta "sotto la strategia di Conone" (icovwvog R ev 'cpc'tiiyoiv'roc), fu, afferma Isocrate, che "i Lacedemoni furono vinti in battaglia navale e privati del loro predorninio, gli Elleni furono liberati, la nostra città recuperô una parte della sua antica gloria e ritornà alla testa dei suoi alleati" (AaKsöIóvo eepOirc, oi ö' "EXv 1ccCc2vaWaXi10flc5cv icd 'ciç piç 6C 7t62tç hltCov rflç 'te iraXatcxg órIc pd)OTicxv, 2ivsc 2,c43sv icci 'cdv rnj.tithav yej.uhv ica't'ci). j.thpoç 'ci wiiv
43! Cfr. Diod. XIV, 84, 3-4, con S. ACCAME, Ricerche intorno allaguerra carinzia, Napoli 1951,96 ss.; G. BARBIERI, Conone, Roma 1955, 153 ss.; E. LANZILLOTTA, Le cittd greche deli 'Asia Minore dalla battaglia di Cnido alla pace diAntialcida, in Scritti Grosso, Roma 1981, 273-288. Diversamente, a mio parere con eccessivo pessirnismo sulle conseguenze di Cnido per Atene, SEAGER, Thrasybulus,
Canon andAthenian Imperialism, 101 ss. 452 Su questi onori cfr. B. STRAUSS, Thrasybulus and Canon: A Rivalry in Athens in the 390s B.C., AJPh 105 (1984), 37-48, 39-40; ID., Athens After the Peloponnesian War: Class, Faction and Policy 403-386 B.C., London-Sidney 1986, 126 ss. Cfr. M. NOUHAUD, L 'utilisatian de 1 'histoire par les orateurs attiques, Paris 1982, 333 ss.
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NELL'EPITAFIO Dl USIA (II, 59)
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La visione, come Si vede, è completamente diversa da quella di Paneg. 119, e asSai pin in linea con la propaganda ateniese; del resto, è notevole che nello stesso Panegirico, nel § 142, Isocrate si esprima in forma diversa rispetto al § 119, affermando che i Persiani riuscirono a oiv'Eç vIicT(xv) stento vincitori nella battaglia navale (t62ctç v di Cnido, nonostante ii loro stratego fosse Conone, accctog ièv 'th'iv 'cpa'crjydv, inacó'tcccoç è 'coIç "E?irnv, nIEtpó'tc'coç 5è 'cthv ltpôg 'coy m62ajov wiv8 ,6wov. Nell'Areopagitico, che risale alla metà degli anni '50, Cnido è la vittoria di Conone, sia nd § 12, in cui si evoca ii periodo in cui "tutta la Grecia era caduta sotto ii noStro potere dopo la vittoria di Conone" (thrnjç 'yOp 'cç 'EXA.áoç iitO 'cv it62tv uiv oGoIric icd t'cê 'civ Kdvovoç va ctco), sia nd § 65, in cui si collega la vittoria di Cnido con un rilancio del prestigio di Atene: "Dopo la vittoria navale di Conone, ambasciatori vennero da Sparta per offrire alla nostra città l'impero del mare" (thi'i ... Kóvwv cdv ViKrIav, mpf3Etç XOOv'caç nap' ccndv ic(d. thó'vcaç 'cfl nóX 'cv àpv 't1\) rfiq 0aX6cc'tic) 454 . Nel Filippo, risalente al 346 ( § 62), Isocrate elogia caldamente Conone, che "con la vittoria riportata sul mare, scalzô i Lacedemoni dal loro predominio, liberó gli Elleni, e non solo ricostrul le mura della patria, ma anche restitul la nostra città allo stesso grado di gloria da cui era decaduta" (vudiccxc 't vcokcIc AaK atovioiç jèv é30sv ic Tfig p xflc 'coiç ö' "E22vciç 2LcD0époaev, O) jióvov öè 'o 'EetXli 'cic ita'cptöoç àvcbpOoxev, X26 icd. tiv ic62v ci; 'riv avc1'3v 66cxv itpofrycyev
iicep imssv).
Un articolato elogio del Conone vincitore di Cnido e restauratore della potenza ateniese è offerto anche da Dernostene nella Contro Leptine, risalente al 355/4 (XX, 68-74), che gli ascrive diversi meriti: aver sconfitto gli Spartani per mare, aver ripristinato ii prestigio di Atene, aver liberato le isole dagli armosti, aver ricostruito le mura (un merito che lo rende superiore a Temistocle) e, infine, aver fatto si che Atene potesse nuovamente contendere a Sparta l'egemonia: Come è possibile ascoltare da quelli che hanno la sua stessa eta, dopo il
Come nota NOUHAUD, L 'utilisation de 1 'histoire, 335, non c'è traccia di questa ambasceria nella tradizione storiografica; forse Isocrate opera una (deliberata) confusione con quella del 369 (Xen. Hell. VII, 1, 1 ss.).
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ritomo dei democratici dal Pireo, sebbene la città fosse priva di mezzi (non possedeva neppure una nave), Conone, che era generale nell'esercito del Re, senza aver ricevuto da voi ii benché minimo aiuto, vinse per mare i Lacedemoni, rese consueto che essi vi ascoltassero, essi che prima davano ordini agli altri, scacciô dalle isole gli armosti ed, infine, tomato ad Atene, innalzô di nuovo le mura e per primo fece si che la città riaprisse con i Lacedemoni ii discorso sull'egemonia (KaTsvaitiev AaKF6aiRoviouq, iccdi lrpó'rcpov toi &?,Xotg ittth'c'covtctç ctOu' àicoôetv i6V, Kai tpjiovt 12ctGEv ic 'Eóv v1cov, xcd ts'tt Tc'ta önp' XOdv 'tiov 'têt iccd itpthtoç th2tv itep't 'tflç j.tovtcç éitouic 'tfl TcAFt 'coy XO'yov icpOç AaicsöcaIov'toi; dvctt: § 68).
Poco oltre, Demostene ricorda che a Conone fu eretta una statua di bronzo, primo dopo Armodio ed Aristogitone, poiché si riteneva che, ponendo fine all'egemonia spartana, avesse fatto cessare una tirannide non da poco ( 70: 'yoi3v'co 'y&p oO jn1'pv ''opavvIöa iccd Toirrov 'r'uiv ActKE&ajlovtwv tpv ia XcLvTo 10E1tcD1thvca)455. Mi sembra che da questa serie di passi risulti con chiarezza cosa ci si poteva attendere dalla propaganda ateniese in merito alla valutazione di Cnido: essa era stata una vittoria di Atene, anche se ottenuta con le forze del Re, e aveva determinato la fine della talassocrazia spartana, la liberazione dei Greci dagli armosti, la riaffermazione del prestigio di Atene e la nascita di rirmovate speranze di egemonia. A parte ii § 119 del Panegirico, solo nell'epitafio inserito nel Menesseno di Platone (246 a) gli Ateniesi vincitori di Cnido sono elogiati come i "liberatori del Re", oltre che come coloro che tolsero agli Spartani ii dominio del mare ( &WOOi öè iccd oi 3arnXc 2sOcp6)(7(xv'EEç Kai icj3ctXóv'ccç ic 'cfç 0aX6'r'ciic AcocsöcujlovIol)ç), ma l'intonazione del passo è evidentemente ironica e l'opera, come ii Panegirico, è posteriore alla pace del Re 456. L'idea che in un Epitaflo di intonazione democratica la battaglia di Cnido venisse presentata ad un uditorio ateniese, predisposto ad ascoltare l'elogio del meriti della patria, come una "vittoria del barbari", da cui erano derivate minacce all'Europa, asservimento di città greche e insediamento di tiraimi457,
Cfr. Isocr. Evag. 57; Pans. I, 3, 2. Cfr. S. TSITSIRIDI5, Platons Menexenos. Einleitung, Text und KommentaC Stuttgart-Leipzig 1998, 41 ss. (per la data), 367-368 (per 246 a). A Conone si allude, certo con scarsa simpatia, come a uno degli esuli e volontari cui gli Ateniesi, non potendo aiutare ii Re ufficialmente per non disonorare Maratona, Salamina e Platea, consentirono di venirgli in aiuto e di salvarlo (245 a): cfr. STRAUSS, Athens After the Peloponnesian War 135-136. 411
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e fosse messa sulla stesso piano, quanto a conseguenze negative, della ipopâ di Egospotami, sembra veramente difficile da ammettere 458 , indipendentemente dalla paternità lisiana deli' opera. Una soluzione potrebbe allora essere cercata in una datazione dell'Epitafio diversa da quella comunemente accettata. Per ammettere che in Lys. II, 59 Ci si riferisca a Cnido nei termini ora ricordati, bisognerebbe infatti collocare l'orazione dopo 11 386, in quel clima di profonda delusione che sembra riflettersi nei §§ 117 (delle città greche "le une sono soggette a tiranni, le altre sono dominate da armosti, certe sono state distrutte, di altre sono padroni i barbari") e 119 del Panegirico di Isocrate e, in fondo, anche nell'amara ironia del Menesseno. Questa soluzione e stata in effetti proposta da F. B1ass 459 , convinto che ii discorso possa essere compreso solo presupponendo la pace del Re, e sembra riproporsi in qualche modo nei rilievi cursori di alcuni commentator i4t0 ; G. Avezzi, pur non condividendo tale ipotesi di datazione, ritiene comunque che il giudizio su Cnido induca a non escludere "rettifiche e aggiustamenti, soprattutto in rapporto alla pace di Antalcida" 461 . Tuttavia, la datazione all'autunno-inverno del 392/1, sostenuta da Walz e recentemente ribadita da B. Kartes 412 , sembra ben fondata. L'Epitafio si presenta come pro-
417 Cfr. SEAGER, Thrasybulus, Conon andAthenian Imperialism, 100, nota 46: "the sources say nothing of any tyranny which came into being in the period after Cnidus". Cfr. supra, 181 e nota 442. 458 Soprattutto Se, come afferma P. FUNKE, Homonoia undArché. Athen und die griechische Staateswelt vom Ende des peloponnesischen Krieges bis sum Konigsfrieden (40413-38716 v. C'hr.), Historia Einzelschriften 37, Stuttgart 1980, 127, la vittoria di Cnido ft vista dall'opinione pubblica ateniese come la rivincita di Egospotami ("Mulite doch der unter der Fuhrung eines Atheners errungene Sieg bei Knidos ... in attischen Augen als die lange ersehnte Revanche Mr die Niederlage bei Aigospotamoi, die den Untergang der Vorherrschaft Athens in der griechischen Welt besiegelt hatte"). Cfr. F. BLASS, Die attische Beredsamkeit, I, Leipzig 18872, 436 ss.: ii discorso, al quale nessuna delle datazioni proposte si adatta, potrebbe essere una "blosse Fiktion", opera di un ignoto sofista che scrive dopo la pace di Antalcida. Ai suoi argomenti ribatte puntualmente M. Bizos, in GERNET - Bizos, in LYSIAS, Discours, I, 43, che propende peril 392/1, pur ammettendo la possibilità di una datazione al 386 ("Il nous semble que la date de la seconde défaite sous Corinthe, 392, serait parfaitement acceptable. An reste, nous ne voyons pas non plus de raison pour ne pas accepter celle de la paix d'Antalcidas"). Al periodo 386-380 pensa P. TREVES, Note sulla guerra corinzia, RFIC 65 (1937) 113-140, 278-283, 283. 460 M. Bizos, in GERNET - Bizos, in LYsIA5, Discours, I, 58, nota 7: "Après qu'Agbsilas eut été rappelé en Europe par Sparte, la Perse recouvra une certaine puissance que le traité d'Antalcidas consacra, en lui abandonnant les villes grecques d'Asie"; MEDDA, in USIA, Orazioni, I, 136, nota 17: "Si allude qui alla sconfitta subita dagli Spartani nel 394 a Cnido per opera dei Persiani guidati dall'ateniese Conone, cui fece seguito la guerra di Corinto, che si concluse con l'umiliante pace di Antalcida del 386". 46! AVEZZU, Apologia per l'uccisione di Eratostene. Epitafflo, XCV. 462 Cfr. WALZ, Der lysianische Epitaphios, 51 ss. (possibilista anche nei confronti di una datazione al 393/2, proposta da K.W. KRUGER, Historisch-philologische Studien, I, Berlin 1837, 232 ss.); K.&RTES, Der Epitaphios des Lysias, 115 ss.
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nunciato per i caduti ateniesi che hanno preso parte ad una spedizione in soccorso del Corinzi, aggrediti dagli Spartani, e sono stati sconfitti ( 67-68): si è pensato quindi alla battaglia di Nemea del 394 (Xen. Hell. IV, 2, 14 ss.)463 oppure alla battaglia combattuta sotto Corinto nel 392 (Xen. Hell. IV, 4, 1-13; Diod. XIV, 86, 4)464. Walz individua due principali elementi datanti: ii primo, l'accenno alla ricostruzione delle mura ( 63), ci porta perô semplicemente dopo l'agosto del 395, quando una testimonianza epigrafica attesta che I lavori avevano avuto inizio415, e non dopo ii 393, come alduni hanno pensato 466 ; ii secondo, la mancata menzione della vittoria di Ificrate al Lecheo sulla mora spartana, èpH[ interessante. Tale vittoria, dopo la quale non ci furono altre spedizioni ateniesi nel Peloponneso, è datata di solito al 390; ma M. Sordi la fa nsalire, con argomenti convincenti, all'autunno del 392 o alla primavera del 391 467 Una datazione all' autunno-inverno del 392/1, dunque a guerra in corso, sembra cosi ben sostenibile, anche prescindendo dall'argomento, a mio parere piuttosto debole, di Seager, che dall'uso del presente yiy''cct in II, 60 vuole dedurre che la guerra di Corinto non fosse ancora terminata nel momento in cui l'oratore parlava 4tt . M. Pohlenz419, riproponendo argomenti già espressi da Blass 470 , ritiene che questa datazione provochi diverse difficoltà: ii testo conterrebbe infatti contrazioni cronologiche (l'attribuzione della ricostruzione delle mura agli "uomini del Pireo"), anacronismi (nel 392/1, quando la situazione era ancora aperta, parlare di "schiavitii" dci Greci non era possibile, né per quelli d'Asia né per quelli della madrepatnia) e incongruenze (la visione di Cnido come sciagura nazionale) 47 ' inammissibili in un contemporaneo. L'Epitajio sarebbe perciè stato composto alla fine del IV secolo, in un
461 Cfr. M. Bizos, in GaRNET - Bizos, in L yslAs, Discours, I, 43. Questa datazione esciuderebbe un'allusione a Cnido, che risale all'agosto del 394: ii discorso sarebbe troppo a ridosso della battaglia per poterla valutare nei termini in questione. 464 Cfr. M. Bizos, in GERNET - Bizos, in LYSIAS, Discours, I, 43. 465 Cfr. IG 1I/I11, 1657-1664. Cfr. MEDDA, in LISIA, Orazioni, I, 107. 466 Cos! M. Bizos, in GERNET - Bizos, in LYSIAS, Discours, I, 43, sulla scorta di BLASS, Die attische Beredsamkeit, I, 437. 467 Cfr. M. Soirui, Atene e I 'unionefra Argo e Corinto, in Argo. Una democrazia diversa (Contributj di storia antica, 4), 299-309. 460 Cfr. SEAGER, Thrasybulus, Conon and Athenian Imperialism, 100, note 45 e 48. Ii presente si riferisce alle rinnovate ambizioni di dominio del Re di Persia sulla Grecia ("in lui rinasce ii desiderio di ernulare i disegni del suoi antenati"), non necessariamente collegate con la guerra di Corinto. 469 Cfr. M. POHLENZ, Zu den attischen Reden auf die Gefallenen, SO 26 (1948), 46-74 (= in ANASTASSIOU - IRMER, Kleinere attische Redner, 128-157), 69 ss. 470 Cfr. BLASS, Die attische Beredsamkeit, I, 437 e 441. "v' Questo argornento è proposto anche da WOLFF, Quae ratio intercedat, 39.
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periodo in cui Lisia era d'attualità 472 e le vicende della guerra di Corinto ormai remote, riecheggiando temi e materiali lisiani (di qui le consonanze con 1'Olimpico). Questi argomenti, pur individuando alcune difficoltà, non sono perô inattaccabili. La contrazione cronologica che collega ii ritorno dei democratici del Pireo con la battaglia di Cnido e la ricostruzione delle mura è presente in Isocr. Areop. 65 e in Demosth. XX, 68, che risalgono alla metà degli anni '50 del IV secolo (si noti che Demostene fa espresso riferimento al testimoni oculari del fatti, ancora viventi), e ben Si comprende come elogio complessivo della generazione del restauratori della democrazia; e agitare la minaccia della schiaviti del Greci, anche se non ancora realizzata nella pratica, aveva un senso in un testo che intendeva celebrare i meriti di Atene e attirare l'attenzione sin pericoli che minacciavano una Grecia sottomessa all'egemonia spartana e priva di autorevole difesa. Concordo invece pienamente con l'inarnmissibilità di una presentazione di Cnido come sciagura nazionale in un discorso del 392/1: ma la soluzione non viene, a rnio parere, da uno spostamento della datazione, ma piuttosto, come si vedrà, da una diversa interpretazione dill, 59. In sostanza, la datazione al 392/1 Va, io credo, mantenuta: tanto pii che ii tono antispartano e insieme antipersiano del testo trova opportuna collocazione in un contesto cronologico in cui, con le trattative condotte a Sardi daAntalcida e Tiribazo nell'inverno 392/1, l'accordo tra Sparta e la Persia stava ormai diventando una minaccia realistica (ii progetto isocrateo del Panegirico ebbe origine nello stesso contesto) 473 . Le trattative fallirono, grazie all'opposizione del Greci, ma nel corso di esse Conone venne fatto arrestare con l'accusa, fornentata dagli Spartani, di usare le forze e ii denaro del Re nelI'interesse di Atene (Xen. Hell. IV, 8, 12 e 16): se ii collegamento fra le preoccupazioni espresse dall'autore dell'Epitaflo nei confronti della duplice minaccia proveniente da Sparta e dalla Persia e le trattative del 392/1 è corretto, ciO rende ancor pin improbabile che la vittoria di Cnido, il pin grande successo di Conone, venisse presentata in Atene come una sciagura nazionale, nello stesso momento in cui il suo ar-
472 Ma si osservi che nell'E,aitaflo lo iato non è evitato, come invece nei discorsi delI'avanzato IV secolo: cfr. DOVER, Lysias and the Corpus Lysiacum,, 69, nota 11 (con rimando a WALZ, Dec lysianische Epitaphios, 37). KARTES, Der Epitaph/os des Lysias, 115 ss., ritiene che 1'Epitafio rifletta ii momento delle
trattative di Sparta, immediatamente successive a queue di Sardi, su cui ci informa l'orazione Sot/a
pace di Andocide. Per tin riesame della tradizione sulle trattative di Sardi e di Sparta cfr. A.G. KEEN, A "Confused" Passage o/Philochoros (F 149 A) and the Peace qf 39211 B.C., Historia 44 (1995), 1-10. Cfr. Died. XIV 85,4; Nep.
Con. V, 1-2.
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tefice veniva messo sotto accusa per la sua riconosciuta dedizione alla causa ateniese. E' poi particolarmente notevole che Andocide (III, 22), se pure in chiave antiateniese e filospartana, agli inizi del 391 presenti Cnido come la vai)jic 'wi di Conone, preparata dagli Ateniesi, che ha posto fine al dominio spartano del mare ('d ye; è ico2éuov ccrcoI; èitourcv, iccci Kóvwvi. 'cv va14tc/)iav itxp&YKeDcwav, ' fv a ?eoov 'civ apxiv 'ti; OaX6ct'cii;;)475 . Come poteva lo stesso episodio diventare, in un Epitafib democratico contemporaneo, la "vittoria dei barbari"? 4. Nonostante ciô, I moderni, anche quando accettano la paternità lisiana dell'Epitafio e la sua datazione a! 392/1, danno in genere per scontata l'interpretazione dill, 59 come allusione a Cnido, senza tenere in considerazione le obiezioni già avanzate da Blass e da Pohlenz. Molti invocano ii prevalere, nelle parole di Lisia, di una prospettiva panellenica sulla propaganda ateniese47t : ma tale prospettiva, che ben si comprende nell' Olimpico, appare piuttosto incongruente in un epitaflo per i caduti ateniesi477, dal tono peraltro fortemente antispartano. Altre soluzioni proposte appaiono non meno deboli. Seager ritiene che in II, 59 si rifietta la crescente ostilità verso Conone nel periodo di disillusione successivo alla sua morte478, quando Trasibulo, eclissato per alcuni anni dal rivale, stava riacquistando autorevo!ezza479 . Ma Lisia, come è noto, non si mostra
FUNKE, Homonoia und Arché, 120 ss., ritiene che Cnido sia stata considerata in Atene come una vittoria persiana finn alla fondazione della seconda lega navale. Ma sia ii passo di Andocide (che pure Funke utilizza tra le testimonianze a favore della propria ipotesi: cfr. 120, nota 51), sia gli onori riservati a Conone in Atene dopo ii rientro (che Funke destituisce di importanza: cfr. ancora 120, nota 51) non sembrano confermare questa visione. Lo stesso Funke (cfr. supra, nota 458) afferma che l'autorevolezza di Conone in Atene negli anni 393 e 392 si fondO sulla convinzione della maggioranza degli Ateniesi che Cnido, vendicando Egospostami, aveva riproposto le speranze di recuperare l'cXPXl'l. 476 Cfr. WALZ, Der lysianische Epitaphios, 24; BUCHNER, Der Panegyrikos des Isokrates, 133 e nota 1; MEDDA, in USIA, Orazioni, I, 136, nota 17; KARTES, Der Epitaphios des Lysias, 112 ss. " Cos! BLASS, Die attische Beredsamkeit, I, 441. 478 Cfr. SEAGER, Thrasybulus, Conon andAthenian Imperialism, 100 ss., 108. La SteSSa ostilità che si esprimerebbe nell'attribuzione della ricostruzione delle mura non a Conone, ma agli "uomini del Pireo", in II, 63 (cfr. nello stesso senso anche WALZ, Der lysianische Epitaphios, 40): in realtà, cib rifiette soltanto la visione unitaria della generazione dei restauratori della democrazia e della potenza ateniese (cfr. supra, 189; infra, 198). RN G.L. CAWKWELL, The Imperialism of Thrasybulus, CQ 26 (1976), 270-277, sostiene che la tensione tra Trasibulo e Conone fosse dovuta proprio al diverso atteggiamento nei confronti della Persia, contro la visione unitaria della politica ateniese di S. PERLMAN, Athenian Democracy and the Revival ofImperialistic Expansion at the Beginning of the Fourth Century B. C., CPh 63 (1968) 257267. A motivi di rivalità personale pensa invece STRAUSS, Thrasybulus and Conon, 37-48; ID., Athens After the Peloponnesian War; 106 ss. Cfr. R.J. BUCK, Thrasybulus and the Athenian Democracy. The Life of an Athenian Statesman, Historia Einzelschriften 120, Stuttgart 1999, 107 ss.
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affatto favorevole a Trasibulo negli ultimi anni della sua carriera 480, né d'altra parte è possibile affermare che egli fosse ostile a Conone, né che Jo fosse l'opinione pubblica ateniese negli anni dopo la sua morte. Nell'orazione XIX Sui beni diAristofane (risalente al 387)481, Lisia difende la famiglia di un collaboratore di Conone, Nicofemo 482 , condannato a morte insieme al figlio Aristofane dopo ii fallirnento della spedizione ateniese, da loro caldeggiata, che inviava dieci navi in soccorso di Evagora (Xen. Hell. IV, 8, 24). Al momento di procedere alla confisca dei beni di Aristofane, fu trovato meno di quanto Ci Si attendesse; ii suocero di Aristofane venne accusato di aver sottratto una parte del beni e si vide intentare una apographé; Lisia (che già aveva scritto la perduta Contro Eschine sulla confisca dei beni di Aristofane, a Sostegno dell'accusa di illegalita intentata dalla famiglia di Aristofane contro la confisca del beni) scrive per ii figlio che, dopo la morte del vecchio, compare in sua vece in tribunale. Nell'orazione si parla pili volte di Conone ( S 12-13, 39-41), con un tono favorevole che non presuppone affatto ostilità né in chi scrive né nell'uditorio; la sua politica, mirante a sottrarre agli Spartani l'alleanza di Dionisio I, viene valutata positivamente ( S 19-20). Nel § 28 Si trova forse anche la definizione di Cnido come vittoria navale di Conone, se e corretta la restituzione del teSto, corrotto in questo punto: "considerate che prima della vittoria navale di Conone, Aristofane non possedeva terre" (2' 1cEivo ö'ri. itpiv 'riv vaiiciIav VKflYcfl 'yfj j.iv o-bic fiv). Dall'orazione, insomnia, non emerge alcuna forma di ostilità verso Conone: anzi, come è stato notato 483 , la duplice committenza a Lisia da parte della famiglia di Aristofane rivela buoni rapporti con l'entourage di Conone. Aggiungerei che anche in II, 58 c'è qualcosa che sembra far pensare ad una certa sintonia fra Lisia e Conone: si tratta dell'allusjone alla Kc(KIc( del comandante come causa della sconfitta di Egospotami. Non c'è alcun motivo di pensare che qui ci si riferisca al comportamento di Conone ad Egospotami 484 , che nessuna
480 Sull'evoluzione dei rapporti tra Lisia e Trasibulo cfr. C. BEARZOT, Lisia e ía tradizione su Teramene. Commento storico alle orazioni XII e XIII del corpus lysiacum, Biblioteca di Aevum Antiquum 10, Milano 1997, 148 ss.; EAD., Lisia e l'amnistia: lo sfondo politico dell'orazioneXiUz' in questo volume, 37-54, 54 nota 141; BUCK, Thrasybulus and the Athenian Democracy. 15-16. 48! Cfr. MEDDA, in USIA, Orazioni, II, 129. 482 Cfr. Xen. Hell. IV, 8, 8. Su Nicofemo e Aristofane cfr. G. Besso MussiNo, L 'azione politico in Atene all 'inizio del IVsecolo a. C.: gli "amici" di Conone, Quaderni del Dipartimento di Filologia, linguistica e tradizione classicaA. Rostagni 13 (1999), 115-129. 483 Cfr. AVEZZU, Apologia per 1 'uccisione di Eratostene. Epitafflo, XCV. 484 Cfr. SEAGER, Thrasybulus, Conon andAthenian Imperialism, 108.
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fonte deplora: 1'yyEJ.t6)v cui Si allude è con ogni probabilità Adirnanto, che secondo Senofonte subi da alcuni l'accusa di aver tradito le navi (II, 1, 32), e die in Lys. XIV, 38 è apertamente accusato di aver consegnato la flotta a Lisandro 485 . Ora, proprio Conone era stato, nel 393, accusatore di Adimanto (Dernosth. XIX, 191): ricordare tra le possibili cause della sconfitta di Egospotami la icaida di Adimanto - ii ten-nine significa "imperizia", ma anche "azione malvagia", "infamia" - implicava dunque richiamare all'uditorio l'iniziativa di Conone e porsi in continuità con lui. Ii Lisia tutt'altro che ostile a Conone, e anzi in buoni rapporti con I'ambiente cononiano, che emerge dall' orazione XIX è in linea con il Lisia che in II, 58 sottoscrive le accuse ad Adimanto; ma questo orientamento appare del tutto incongruente con quello dell'oratore che in II, 59 presenterebbe il piü grande successo di Conone, Cnido, come una sciagura per la Grecia, dalle conseguenze simili a quelle di Egospotarni486. Mi dornando, a questo punto, se non si debba intendere diversamente l'allusione dill, 59 alla "vittoria del barbari". Ii passo si riferisce davvero alla battaglia di Cnido, come indubbiarnente il confronto con Isocr. Paneg. 119 indurrebbe a pensare? Si consideri che sempre nel Panegirico (§ 143) Isocrate afferma che di Cnido "non si stancano mai di parlare quanti vogliono esaltare la potenza del barbari": ii ricordo di Cnido, dunque, era caratteristico degli esaltatori, non dei detrattori dei Persiani, il che contrasta con ii tono fortemente antipersiano del passo lisiano. Già Si sottolineata l'ambiguità del passo sul piano linguistico, a fronte della maggiore chiarezza di Isocr. Paneg. 119, e le incongruenze legate alla (presunta) definizione del Persiani come gente priva di pratica marinara e al (sempre presunto) insediamento di tiranni in Grecia dopo Cnido. Puô allora valer la pena di domandarsi se la vii 'civ f3ap pov di cui si parla in II, 59 non possa essere identificata con un evento diverso dalla battaglia di Cnido. C'è prima di tutto da domandarsi se non possa giovare ad una miglior comprensione del passo intendere 'crnv P(xpp&p(ov non come genitivo sog5.
485 Un'allusione alla vicenda è forse in Lys. XII, 36 ("costoro hanno fatto tutto quello che potevano per favi sconfiggere nella battaglia navale"), su cui cfr. BEARZOT, Lisia e la trachzione so Teramene, Milano 1997, 131-132; qui si troverà ii riferimento anche alle altre fonti sulla questione e alla posizione degli altri strateghi (Tideo, Menandro e ii democratico Filocle, su cui la tradizione ohgarchica tendeva a rovesciare la responsabilità della sconfitta), nonché alla bibliografia moderna. 486 L'incongruenza, sottolineata da TREVES, Note sulla guerra corinzia, 281, è minirnizzata da DOVER, Lysias and the Corpus Lysiacum, 54-55.
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gettivo, come in genere Si fa, ma piuttosto come genitivo oggettivo: non "vittoria del barbari", ma "vittoria sui barbari". "Coloro che mai prima avevano solcato ii mare", che "sconfissero combattendo per mare i Greci" e "navigarono verso l'Europa" sarebbero, allora, gli Spartani divenuti dominatori del mare dopo Egospotami, che, combattendo con successo i Persiani in Asia Minore negli anni 399-3 95, legittimarono la loro egemonia, appesantendo poi ulteriormente la pressione sui Greci. Ma, come già Si e detto, questa interpretazione è poco convincente sul piano linguistico; e nonostante Isocrate, net Panegirico ( 144), esalti i successi di Tibrone, Dercillida e Agesilao, non sembra possibile individuare, nel corso delle loro spedizioni, una "vittoria sui barbari" che possa essere considerata uno snodo significativo. Torniamo, dunque, alla traduzione tradizionale, che considera 'cmv Pupp&pwv come genitivo soggettivo: "vittoria del barbari". Quale evento, successivo alla battaglia di Egospotami e diverso da Cnido, potrebbe essere definito in questi termini e potrebbe aver determinato, per responsabilità degli Spartani, una svolta nelle relazioni tra Grecia e Persia, così da rendere quest'ultima nuovamente minacciosa per l'Ellade? To credo si possa proporre un'identificazione della "vittoria del barbari" con la battaglia di Cunassa del 401, con la quale ebbe termine la sfortunata ribellione di Ciro contro it fratello Artaserse, sostenuta dagli Spartani a motivo dell'appoggio che Ciro aveva assicurato loro nell'ultima fase della guerra del Peloponneso (Xen. Hell. III, 1, 1). Senofonte (Hell. III, 1, 3) riferisce infatti che, dopo la battaglia di Cunassa, "Tissafeme, che, in cambio delle benemerenze acquisite presso it re nella guerra combattuta contro ii fratello, era stato inviato come satrapo sia delle regioni che già governava, sia di queue in precedenza affidate a Ciro, pretese la immediata sottomissione di tutte le città della Ionia ccu'r iilcTiióouc ctvca)"487. (i'Iou 'c& tovucêç itóXztç
Anche in Diodoro, dopo la vittoria che ii Re dichiara, per bocca dei suoi delegati che si presentano ai mercenari greci guidati da Clearco, di aver riportato su Ciro ('Eiti vevtiiica Kipov 7toKtIv(xç: XIV, 25, 1), le città d'Asia già alleate di Ciro, terrorizzate dall'arrivo di Tissaferne,
487 La traduzione è di G. DAvERI0 RoccHl, in SENOFONTE, Ellen iche, Milano 2002. Le citth ioniche, che dipendevano da Tissaferne prima di Egospotarni (cfr. Xen. Anab. I, 1, 6), in seguito, tra ii 404 e ii 401, Si erano ribellate ed avevano sostenuto Ciro, ad eccezione di Mileto.
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rivolgono a Sparta, pregandola di non lasciare che esse siano distrutte dal barbari (XIV, 35, 2 e 6). Viene da pensare a Lys. II, 60, dove si afferma che in Artaserse "ora che altri dominavano la Grecia, rinacque ii desiderio di emulare i disegni dei suoi antenati": gli errori di Sparta hanno creato le condizioni favorevoli per la riproposizione della minaccia barbarica sulla Grecia, dopo i decermi di sicurezza assicurati dall'egemonia ateniese. Ii seguito del racconto di Senofonte sembra confermare l'impressione che la battaglia di Cunassa, una "vittoria del barbari" generata dagli errori Spartani, abbia costituito la base per un rinnovato atteggiamento aggressivo del Re nei confronti dell'Ellade. Sparta infatti si trovô in difficoltà in Asia: secondo Senofonte la spedizione di Tibrone fini in un nulla di fatto, tanto che egli fu condannato all'esilio perché gli alleati 10 accusavano di saccheggi delle cittâ amiche (Hell. III, 1, 8); Dercilida ottenne migliori risultati, ma nel 397 giunse a Sparta un'ambasceria di città ioniche a spiegare "che l'autonomia delle città greche dipendeva da Tissaferne" e che bisognava dunque devastare la Caria, dove Tissafeme risiedeva, per ottenere l'autonomia (Hell. III, 2, 12), il che significa che la spedizione di Dercillida non aveva ottenuto il risultato sperato. In seguito giunse a Sparta, attraverso ii siracusano Eroda, la notizia che il Re e Tissafeme stavano armando una flotta di trecento navi, con lo scopo di organizzare una spedizione (Hell. III, 4, 1). Non c'è dubbio che ii quadro che Lisia tratteggia in II, 58-60, quello di una Grecia esposta, sotto 1' egemonia spartana, a rinnovate minacce da parte persiana, è congruente con la situazione creatasi dopo Cunassa. Anzi, lo è a maggior ragione se si considera che proprio in seguito alla notizia de1l'allestimento di una grande flofta persiana Lisandro convinse Agesilao ad organizzare una spedizione in Asia, con l'intento di accompagnarlo e "di restaurare le decarchie da lui stesso a suo tempo imposte nelle città, ma poi soppresse dagli efori, che avevano ristabilito i governi costituzionali" (Xen. Hell. III, 4, 2)488: i deteriorati rapporti tra Sparta e la Persia, oltre ad esporre la Grecia a gravi minacce, offrirono dunque anche l'opportunità di restaurare nell'Egeo ii discusso sistema imperialistico di Lisandro, basato sulle decarchie e sugli armosti, e costituirono quindi il presupposto per una crescita dell'oppressione spartana sulla Grecia 489. Dopo Cunassa, Si
488 Cfr. Plut. Ages. VI, 2; Lys. XXI, 1-2 e XXIII, 1-2; sulla questione cfr. J.-F. BOMMELAER, Lysandre de Sparte. Histoire et traditions, BEFAR 240, Paris 1981, 162 ss.; inoltre FuNee, Homonoia und Arché, 31 ss.; P. KRENTZ, in in XENOPHON, Hellenilca 11.3. 11-I V2.8, Warminster 1995, 183. 489 Cfr. C.D. HAMILTON, Sparta 's Bitter Victories. Politics and Diplomacy in the Corinthian War, Ithaca - London 1979, 99 ss.; FUNKE, Homonoia undArche', 1980, 27 ss.
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quindi, non solo Sparta non riusci a contrastare efficacemente la Persia, ma accentuô ii carattere imperialistico del suo dominio. Ce n'& abbastanza per indurre a considerare con serietà i'identificazione della "vittoria del barbari" non con Cnido, ma con Cunassa. L'unica difficoltà per tale identificazione sta nel fatto che Cunassa, che pure ii Re rivendicava come proprio successo (Diod. XIV, 25, 1), è talora considerata dal Greci come una sconfifta persiana, che ha dimostrato la superiorità deile forze greche su queue persiane (Isocr. Paneg. 145; Phil. 90); ma è per noi pi interessante che Isocrate, nel Panatenaico ( 105), la consideri una sconflfta degil Spartani, I quail, divenuti signori dci Greci grazie all'alleanza del Re, cercarono di sottrargli ii regno appoggiando Ciro e andarono incontro ad una sconhtta che h costrinse a combattere moite guerre490. Una conferma puè forse venire dal confronto tra II, 57 e II, 59, già proposto phi sopra: i due passi contrappongono I risuitati deli' egemonia ateniese a quelli deii'egemonia spartana, con un paraiieiismo che puO aiutarci a megiio comprendere il secondo, nelia sua deilberata ambiguita. II, 57 delinea ii quadro deli'egemonia ateniese, sotto la quale gil Ateniesi assicurarono alia Grecia libertà e uguagiianza e ii Re fu costretto a limitare le sue ambizioni fino a cedere terreno, cosicché "non si videro phi triremi navigare daii'Asia verso la Grecia, non vi furono tiranni tra i Greci, né una soia città fu asservita dai barbari". Ii quadro è quello di una Grecia iibera ed unita, immune dalia tirannide e saldamente difesa daila minaccia barbarica, e rimanda agli anni deii'Atene di Pericle e della cosiddetta "pace di Callia", quando l'Egeo fu di fatto chiuso alie navi del Re (ii riferimento lisiano alla pace di Calila è certamente percepito da Isocrate, che To ripropone, contrapponendo pace di Callia e pace di Antaicida, in Paneg. 118 e 120-121)'. II, 59 delinea per contrasto il quadro dell'egemonia spartana, quando "coloro che mai prima avevano soicato ii mare sconfissero i Greci combattendo per mare, e navigarono verso i'Europa; le città greche sono asservite; si sono insediati del tiranni", alcuni dopo Egospotami, aitri dopo la "vittoria dci barbari". Ii quadro è queiio di una Grecia minacdata insieme dali'imperiaiismo spartano, che domina ii mare e impone armosti e tiranni, e dalle rinnovate ambizioni del Persiani, che, dopo aver lungamente finanziato la politica navale spartana, rimettono a loro volta in mare una potente flotta e con essa minacciano nuovamente i'Europa: l'ambiguità del testo, che evita di esprimere con chiarezza un soggefto ben
490 491
Cfr. NOUHAUD, L 'utilisation de 1 'histoire par les orateurs attiques, 321 ss. Cfr. SEAGER, Thrasybulus, Conon andAthenian Imperialism, 100, nota 48.
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identificabile, vuole in fondo colpire Sparta e la Persia insieme, sovrapponendole nell'immaginario degli ascoltatori. E' questo ii medesimo quadro dell'Olimpico, in cui la Grecia è ridotta in una condizione vergognosa, con "gran parte del suo territorio caduto nelle mani del barbaro e molte città sovvertite per mano di tiranni" (XXXIII, 3), con pericoli incombenti da ogni parte, giacché "l'egemonia sta nelle mani di chi domina ii mare, le ricchezze sono dispensate dal Re, i soldati greci sono a disposizione di chi puô spendere, mentre anche ii Re si e procurato numerose navi, e cosI anche ii tiranno di Sicilia" (XXXIII, 5). Anche qui, nonostante la diversa cronologia (1'01impico risale probabilmente al 388)"' e ii contesto panellenico del discorso, la preoccupazione è rivolta ai pericoli cui l'egemonia spartana ha esposto la Grecia, primo fra tutti la dipendenza dal finanziamenti persiani (cui Sparta aveva fatto ricorso fin dal 41 e la riapertura dell'Egeo alle navi del Re. Ma se Lisia vuol portare ii suo uditorio a concludere che l'Atene democratica aveva reso libera la Grecia e chiuso 1'Egeo alle navi persiane, mentre Sparta, divenuta egemone, ha portato tirannide e serviti e ha resuscitato la minaccia barbarica, in un contesto cronologico come quello del 392/1 - quello del tentato accordo fra Antalcida e Tiribazo a Sardi, accordo che abbandonava i Greci d'Asia al Re, e delle accuse a Conone di aver agito, nel suo ruolo di navarco del Re, a danno della Persia e in favore di Atene -, l'allusione a Cnido che si ritiene di individuare in II, 59 appare del tutto fuor di luogo: essa incrinerebbe la coerenza ideologica del testo, di chiara ispirazione democratica, attirerebbe l'attenzione sulle responsabilità di Atene in tema di rapporti greco-persiani e mancherebbe il vero obiettivo dell'attacco, Sparta e la Persia, che collaboravano dal 412 e stavano cercando di concludere un accordo a danno del Greci tutti, respinto proprio dal Greci sia a Sardi, sia nelle successive trattative di Sparta. Molto piü probabile appare allora un'allusione a Cunassa, una vittoria persiana in seguito alla quale la Grecia fu esposta a seri pericoli non solo a causa dell'imperialismo spartano, ma anche e soprattutto per la rinnovata rivendicazione dei Greci d'Asia da parte persiana. Resta ii fatto che
492 L'Olimpico, secondo Diod. XIV 105, fu pronunciato da Lisia alle Olimpiadi del 388: cfr. SEAGER, Thrasybulus, Conan and Athenian Imperialism, 114 e nota 186; MEDDA, in LIsIA, Orazioni, II, 429-431, propende per la data del 384 rispetto al 388, a motivo della posteriorith alla pace di Antalcida. '° Cfr. C. BEARZOT, Uomini ed eventi del passato spartano nell'oratoria attica, in Costruzione e uso delpassato storico nella cultura antica (Atti del Convegno Firenze, 18-20 settembre 2003) (in corso di stampa).
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ii passo, come si e pin volte sottolineato, è volutamente ambiguo, proprio per i diversi obiettivi che persegue: attaccare insieme Sparta e la Persia, la politica di Lisandro e di Agesilao da una parte e quella di Artaserse e del suoi satrapi dall'altra, nel momento delle discusse trattative del 392/1 e delle accuse a Conone, con cui si poneva fine all'ipotesi di un inserimento di Atene nel gioco delle relazioni greco-persiane. Proprio l'ambiguita del passo permise la sua imitazione da parte di Isocrate con l'inserimento di un pià esplicito riferimento a Cnido, quando ormai la vittoria di Conone era stata svuotata di significato dalla pace del Re e, nel contesto del 380 e in un discorso di intonazione panellenica, poteva essere additata come un evento che aveva prodotto soprattutto un rafforzamento delle posizione persiane nell'Egeo. Ma l'imitazione isocratea non deve essere usata per interpretare l'originale, che si situa in un contesto completamente diverso sul piano cronologico e propagandistico. Ii tentativo di individuare Cunassa nella "vittoria dei barbari", foriera di mali per la Grecia, dill, 59 ha preso le mosse dalla constatazione che un'allusione, in questi termini, a Cnido incrinerebbe in modo inaccettabile la coerenza ideologica dell'Epitajio. Questo criterio si basa sulla convinzione che in Lisia, e comunque nelle drazioni del corpus anche non lisiane, si rifietta una ispirazione democratica coerente, che puô essere individuata, come ho cercato di dimostrare negli studi raccolti in questo volume, anche nell'oratoria giudiziaria, al di là della committenza e dell'occasione; a maggior ragione, dunque, essa puô essere presupposta in un'orazione di carattere epidittico. E l'EpitaJio esprime in effetti coerenti sentimenti democratici, nel ricordare la fondazione della democrazia, le guerre persiane, la pentecontetia, la sconfitta in guerra, nel celebrare caldamente i protagonisti della lotta per la difesa della democrazia, e nel lodare, con un tratto fortemente lisiano, gli xenoi morti nella guerra civile, "venuti in aiuto della democrazia e combattendo per la nostra salvezza, ritenendo loro patria la virtü": ad essi la città ha assegnato, seppellendoli a spese pubbliche, gli stessi onori che ai cittadini" ( 66).
In questo quadro, sottrarre la vittoria di Cnido, per fame una "vitto-
414 KLowsKI, Zur Echtheitsfrage des lysianischen Epitaphios (non vidi: cit. in WEISSENBERGER, Lysias 1905-2000, 98), attira l'attenzione sul rapporto tra questo passo e Lys. XXXI, 29, considerandolo tra i motivi di autenticità dell'Epitafio, inseme alla modesta valorizzazione del tema dell'autoctonia.
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na dei barbari", a Conone, ii restauratore della potenza ateniese, ii ricostruttore delle mura e della flotta che Demostene (XX, 73-74) riteneva superiore allo stesso Temistocle (pure ricordato per nome, con singolare eccezione, nell'Epitafio, § per di pin nel momento in cui egli era fatto oggetto di accuse da parte spartana e persiana per la sua devozione alla causa ateniese, costituirebbe una incomprensibile anomalia, ben difficilmente spiegabile con quella prospettiva panellenica che è stata da taluni invocata, ma che non è congruente con l'occasione del discorso. Per Lisia, la generazione dei restauratori della democrazia è unitaria e merita di essere elogiata senza distinguo, dagli uomini del Pireo a Conone: tutti insieme essi "resero di nuovo grande la città da piccola che era diventata, la mostrarono concorde invece che dilaniata dalle lotte politiche e innalzarono altre mura al posto di queue abbattute" ( 63). E' dunque difficue ammettere, anche prescindendo dall'assenza di tracce di ostilità verso Conone in Lisia, che in II, 59 potesse essere espresso un giudizio che ne infangava ii pifi significativo successo. E' stato giustamente osservato che II, 58-60 resta una pagina che è "espressione di un punto di vista marcatamente soggettivo, ma lucida e conseguente" 497 : nonostante le difficoltà che l'interpretazione del passo comporta, a motivo della sua deliberata ambiguita, credo si possa affermare con sicurezza che esso ha come obiettivo Sparta e la Persia, e non intende mettere in discussione ne la politica di Atene né quella dell'ateniese Conone, artefice della vittoria di Cnido. Isocrate, amico di Conone, che altrove caldamente elogia proprio come vincitore di Cnido, ma ben disposto, se necessario, a manipolare la storia in nome della propaganda, ha riutilizzato ii passo di Lisia, fraintendendolo forse deliberatamente, attratto dall'efficacia del quadro tratteggiato nell'Epitajio, ma guidato alla sua reinterpretazione dalla diversità del contesto e dell'occasione. Ma se 1'Epitafio è di Lisia, o di un democratico in linea con ii suo pensiero, e se la data del 392/1 è corretta, la "vittoria dei barbari", semplicemente, non pud essere Cnido, indipendentemente dalla correttezza dell'ipotesi alternativa che propongo.
Cfr. G. AVEZZO, Temistocle e Mironide nell 'Epitaflo di Lisia (Lys. Or. IL 42 e 52), SIFC 6 (1988), 208-215 (che insiste sull'ispirazione democratica del testo). 496 AVEZZU, Apologia per 1 'uccisione di Eratostene. Epitafflo, XC'V parla di una possibile "unificazione tendenziosa di posizioni in realtà ben piü articolate". 497 AVEZZU, Apologia per 1 'uccisione di Eratostene. Epitafflo, XCIII.
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INDICE DEl NOMI DI PERSONA
Adimanto 192 Agesilao 179n, 187n, 193, 194, 197 Agirrio 64, 64n, 158, 158n, 175 Agnone 18, 25, 28 Agorato 35n, 40, 48, 51, 56, 62, 69, 88, 89, 90, 91, 92, 96 Alcibiade 115, 144 Alcibiade ii Giovane 9411 Alessicle 143, 145 Andocide 64, 65, 65n, 66, 113, 138n, 147, 157, 157n, 158, 159, 160, 160n, 161, 162, 163, 164, 164n, 165, 166, 167, 167n, 168, 168n, 169, 169n, 170, 173, 174, 174n, 175, 189n, 190, 190n Androcle 142 Anito 83, 171, 174 Antalcida 187,187n, 189, 195, 196, 196n Antifonte 143, 144, 144n, 146 Archedemo 45, 4511, 46, 46n Archeptolemo 144 Archino 35n, 48, 48n, 53, 56, 66, 66n, 67n, 78, 83, 141, 165, 170, 170n, 171, 174,175 Aristofane (comico) 44, 121, 146, 147, 148 Aristofane (figlio di Nicofemo) 124, 191, 191n Aristofonte 75n Aristogitone 186 Armodio 186 Artaserse 193, 194, 197 Autocle 181n Batraco 175 Callia (figlio di Ipponico; "pace di Callia") 181, 195 Callia (figlio di Ipponico; accusatore di Andocide)157, 160, 164, 175 Callia (meteco) 134 Callisseno 46n
Caricle 89 Cefalo 164, 164n Cefisio 157, 158, 158n, 159, 159n, 160, 162, 163, 164, 165 Cherea 143 Ciro 193, 193n, 195 Clearco 193 Cleocrito 81, 106, 117, 148 Cleofonte 58n, 79, 91, 91n, 93, 107, 107n,144 Cleone 85 Clistene (demagogo) 44, 45, 45n, 46, 48, 111 Conone 124, 179, 180, 182, 182n, 184, 185, 186, 186n, 187n, 189, 190, 190n, 191, 192, 196, 197, 198 Cratippo 29n, 30, 30n, 33n Crizia 30n, 33, 34, 36, 49n, 89, 93, 105, 143, 144, 144n, 145, 149 Demofane 44, 111 Demofanto 41n, 45n, 145, 151, 154 Demostene 185, 186, 189, 198 Dercillida 193, 194 Diodoro 15, 29n, 31, 32n, 113, 115, 193 Diodoto 85 Diogneto 69, 70, 71, 81, 82 Dionisiol 181n, 191 Dionisodoro 56, 69, 88 Eforo 15,29n,31 Epicare 158, 158n, 165 Epicare di Lamptre 158n Epigene 44, 44n, 111 Eratostene (tiranno) 16, 17, 24, 31, 32, 32n, 33, 3311, 34, 35, 35n, 36, 40, 48, 49, 51, 56, 62, 89, 91, 93, 95n, 96, 112 Eratostene di Oe 127n Ergocle 84 Ermippo di Smime 19n
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VIVERE DA DEMOCRATICI
Eroda 194 Eucrate 68, 69, 70 Eufileto 127n Evagora 184, 191 Evandro 63, 64, 75, 7511, 76, 76n, 77, 78, 79, 83n, 84, 129 Famabazo 179, 180, 184 Fidone 93 Filocle 192n Filone 80, 81, 81n, 82, 90, 97, 122, 130, 131, 131n, 137, 138 Focione 36 Formisio 91n Frinico 47, 144, 145, 146, 147, 149 Ificrate 188 Ippoterse 44n, 136n, 137, 148 Isocrate 19n, 41n, 66n, 170n, 180, 180n, 181, 184, 185, 185n, 187, 192, 193, 195, 197, 198 Leodamante 63, 75, 75n Leodamante di Acarne75n Leogora 113n, 159, 160, 175 Licurgo 144 Lisandro 15, 16n, 18, 19, 19n, 20, 20n, 21, 22, 28n, 29n, 41n, 42n, 88, 90, 96, 181, 192, 194, 197 Mantiteo 73, 74, 74n, 76, 81, 98n, 126, 127, 127n, 128, 129, 130, 131 Meleto 158, 158n, 165 Menandro 192n Nicerato 68 Nicia 68, 70, 94, 97 Nicofemo 191, 191n Nicomaco 57, 58n, 79, 80, 80n, 82, 98, 108 Onomacle 144 Patroclide 65n, 147, 148, 154, 155, 164, 164n Pausaniall 16, 78, 83, 105 Pericle 104n, 121, 195 Pisandro 47, 143, 144, 145, 179 Platone 85n, 186
Polemarco 35, 56, 85n Polieno 124 Polioco 68, 69 Polistrato 71, 72, 84, 94n, 9911, 142n, 143n, 144n, 146, 147, 148, 149, 150, 151, 152, 152n, 153, 155 Senofonte 15, 18, 18n, 19, 20, 20n, 21, 21n, 24n, 29n, 30n, 36, 36n, 46, 46n, 59, 104, 105, 107, 108, 110, 113, 114, 166, 180, 192, 193, 194 Socrate 85n, 158n Sostrato 124 Strombichide 69, 88 Temistocle 3311, 185, 198 Teramene 15, 16, 16n, 17, 18, 18n, 19, 19n, 20, 20n, 21, 21n, 22, 22n, 23, 24, 24n, 25, 25n, 26, 26n, 27, 27n, 28, 28n, 29, 29n, 30, 30n, 31, 3m, 32n, 33, 3311, 34, 3411, 35, 36, 36n, 4311, 4511, 46, 46n, 47, 4711, 49, 4911, 52, 58n, 73, 73n, 81n, 88, 90, 90n, 91, 92, 93, 94, 94n, 95, 96, 97, 98, 98n, 105, 106, 108, 110, 117, 118, 144, 145, 147n, 149, 153, 155 Tibrone 193, 194 Tideo 192n Tiribazo 189, 196 Tissaferne 193, 193n, 194 Trasibulo di Collito 77, 78, 79 Trasibulo di Stiria 35, 35n, 38, 42, 52, 53, 54, 54n, 56, 62, 62n, 7411, 77, 78, 81, 83, 97n, 98, 98n, 106, 113n, 115, 141, 148, 154, 155, 156, 165, 166, 171, 174, 175, 190, 190n, 191, 191n Tucidide (figlio di Melesia) 99 Tucidide (storico) 81, 85, 101, 102n, 103, 104, 115, 116, 118, 119, 142, 143, 145, 146, 147
L'indice non contiene ii nome Lisia.
INDICE DEl NOMI DI LUOGO E DI POPOLO
Acarne 75n, 80,130 Arginuse 45, 45n, 46, 46n, 144n Asia 178, 179, 179n, 181, 184, 188, 193, 194, 195, 196 Atene/Ateniesi 15, 18n, 19, 19n, 20n, 21, 21n, 24, 24n, 25, 26, 28n, 32, 33n, 39, 41, 44n, 50n, 51, 68n, 69, 73, 74n, 81, 84, 85, 88, 89, 91, 98, 103, 105, 106, 107n, 109, 111, 113, 114, 115, 116, 125, 129, 13 in, 133, 135, 137, 139, 142, 143, 145, 146, 147, 149, 155, 157n, 159, 160, 162, 163, 164, 165, 166, 168, 169, 178, 180, 181, 182, 184, 184n, 185, 186, 186n, 189, 190, 190n, 195, 196, 197, 198 Calcide 74, 127n Citera 180 Cnido 179, 179n, 180, 181, 182, 183, 184, 184n, 185, 186, 187, 187n, 188, 188n, 189, 190, 190n, 191, 192, 193, 195, 196, 197, 198 Coilito 77, 78, 79 Corcira 85, 101 Corinto/Corinzi 17n, 187n, 188, 188n, 189 Cunassa 193, 194, 195, 196, 197 Decelea 4411, 70, 137, 143, 144 Egeo 181, 194, 195, 196, 197 Egospotami 15, 178, 179, 180, 181, 187, 187n, 191, 192, 193, 193n, 195 Eliesponto 177, 180 Eretria 151, 151n Europa 177, 178, 179, 179n, 181, 186, 187n, 193, 195 File 53, 63, 105, 114 Grecia/Greci (Ellade/Elieni) 162, 163,
177, 178, 179, 180, 180n, 181, 182, 183, 184, 185, 186, 188, 188n, 189, 192, 193, 194, 195, 196, 197 Laconia 180 Lecheo 188 Maratona 186n Miieto 193n Mitilene/Mitiienei 85 Munichia 47n, 105, 106, 112, 113, 113n, 148 Nemea 188 Olimpia 182 Oropo 151n Peioponneso/Peioponnesiaci45, 45n, 46, 60, 111, 180, 188, 193 PersialPersianil78, 179, 179n, 181, 182, 184, 185, 187n, 188n, 189, 190n, 192, 193, 194, 195, 196, 197, 198 Pireo 38, 4411, 46n, 47, 56, 60, 63, 95n, 105, 108, 109, 110, 112, 113, 116, 150, 165, 168, 169, 183, 186, 188, 189, 190n, 198 Piatea 146, 186n Salamina 186n Samo 19n, 22, 22n, 97n, 115, 143, 155 Sardi 189, 189n, 196 Sparta/Spartani (Lacedemoni) 15, 16n, 18n, 19, 20n, 21, 21n, 24, 24n, 25, 28, 33n, 58n, 69, 77, 91, 95, 105, 107, 108, 109, 114, 144, 168, 178, 179, 180, 181, 181n, 182, 184, 185, 186, 187n, 188, 189, 189n, 191, 193, 194, 195, 196, 197, 198 Stiria 53, 77, 78 Tebani 114
1NDICE DELLE FONTI
Aeschines III, 194:: 174n
Andocides I, 19: 159n 1,29: 158, 163 1,29-30: 161 1,31: 158, 163 1,32: 161 I, 33: 158n 1,51: 159, 159n I, 59: 159, 159n I, 68: 159, 159n 1,71: 158n I, 71 ss.: 164 1,73: 144n I, 75: 147 I, 77-79: 147 1,78: 147 I, 80-81: 164 1,81: 165 1,85: 161 1,90: 165 I,92ss.: 165 I, 94: 158n I, 94 ss.: 158n I, 95 ss.: 158n 1,96: 41n, 44n 1,96-98: 41n, 145 1,97: 41 I, 101 ss.: 164 1,103: 113 I, 103-105: 165 I, 106: 165 I, 109: 165 I, 110 ss.: 159n 1,113: 161 I, 121: 158n
I, 122: 158n I, 133: 158n I, 137: 158n I, 137 ss.: 161 I, 139: 158n I, 140: 165 I, 145: 159n I, 150: 159n, 174 II, 9-10: 160n 11,26: 113n III, 22: 190
Aristophanes Ecci. 167: 44n Ecci. 931: 4411 Ran. 48: 44 Ran. 57: 44 Ran. 354 ss.: 148 Ran. 416ss.: 45 Ran. 422 ss.: 4511 Ran. 442: 44 Ran. 687ss.: 146 Ran. 709: 44n
Aristototeles Ap 8, 5: 81, 131n Ap29,5: 124n, 152n Ap 31, 1: 152n Ap33: 143 Ap 34, 2: 29n Ap34,3: 29n,52,97 Ap 35: 43n Ap 35, 3: 43n Ap 36: 37n Ap 38,1: 113 Ap38,3: 113, 115 Ap 39,5: 35n, 168
216 Ap 39, 6: 32n Ap 40, 2: 66n, 170n Ap 40, 3: 59 Rhet. I, 1375 b: 144 Rhet. II, 1400 a 31 ss.: 75n Rhet. III, 1411 a 30-b 1: 178n
Cratippus FGr.Hist.64T2: 30n
Demosthenes XIX, 191: 192 XX, 68: 186, 189 XX, 68-74: 185 XX, 69: 184 XX, 70: 186 XX, 73-74: 198
Diodorus XIV 3,2: 29n XIV, 3, 3 ss.: 29n XI'V 3, 4: 22n XIV, 10: 181 XIV 25, 1: 193,195 XIV,32,6: 115 XIV 33, 3: 115 XIV 33, 5: 113 XIV35,2: 194 XIV 35, 6: 194 XIV, 84,3-4: 184n XIV 85, 4: 189n XIV 86,4: 188 XIV 105: 196n
Euripides Hipp. 94: 5411 Suppi. 888 ss.: 132n
Harpocratio s.v. Ho2tpcctoç: 141
Hermippus FF 64-78 Wehrli: 19n
VIvEIe DA DEMOCRATICI
Herodotus III, 80, 3: 71n, 99n III, 80, 6: 99, 118n
Isocrates IV, 117: 187 IV 118: 195 IV, 119: 180, 185, 186, 187, 192 IV 120-121: 195 IV, 143: 192 IV 144: 193 IV, 145: 195 V, 61: 180n V, 62: 185 'V 90: 195 VII, 12: 185 VII, 65: 185, 189 VIII, 101: 180n IX, 54-57: 184 IX, 57: 186n IX, 142: 185 XII, 105: 195 XII, 106: 181 XVIII, 2: 66n, 170n XVIII, 16: 41n,42n XVIII, 23: 66n XVIII,26: 66n, 170n XVIII, 31: 113n XVIII, 44-45: 113n XVIII,45: 107n XXI,2: 41n, 42n
lustinus 'V 9-10: 113 V, 10,2: 113n
Lycurgus Leocr. 120-121: 144
Lysias et corpus lysiacum I, 4: 84n I, 16: 127n 1,26: 124n II, 18-19: 61n
INDICI
11,42: 198 11,54-57: 178 II, 57: 195 II, 58: 178, 192 II, 58-60: 177, 179, 194, 198 II, 59: 178, 179, 180, 182, 184, 187, 1895 190, 192, 195, 196, 197, 198 II, 60: 178, 178n, 188, 194 11,61: 98n, 109, 112 11,61 ss.: 60, 183 II, 62: 108, 116 II, 62-64: 95, 109 II, 63: 188, 190n, 198 11,65: 110 II, 66: 183, 197 II, 67-68: 188 V,2: 134 VI, 5-6: 162 VI, 6: 175 VI, 8 ss.: 167 VI, 9: 159n VI, 10: 161 VI, 11: 167 VI, 13: 159n,167 VI, 14: 160n VI, 15: 167 VI, 19: 163,164 VI, 19-20: 161, 167 VI, 29: 175 VI, 31-32: 161, 167 VI, 33: 167 VI, 33-34: 172 VI, 35: 159n VI, 37: 159n VI,37ss.: 168 V15 38: 166 VI, 40: 175 VI, 41: 64, 65, 169,170 VI, 42: 158, 159n, 162, 163, 164 VI, 45: 158n, 175 VI, 46-49: 173 VI, 48: 159n, 175 VI, 50 ss.: 167 VI, 51: 160n VI, 54: 158 VII, 1: 123
VII, 30: 123 VII, 41: 123 VIII, 11: 88 VIII, 11-12: 87 IX, 14: 124 X1, 6: 84n XII, 1 ss.: 4411,4911 XII, 2: 5 O XII, 3: 135n X11, 4: 135 XII, 4 ss.: 135 XII, 5: 43n, SOn XII, 6: 135 XII, 14-15: 92 XII, 20: 135 XII, 26-27: 91 XII, 30: SOn XII, 34: 91 XII, 36: 192n XII, 42: 89 XII, 43: 108, 111 XII, 43-44: 93 XII, 44: 95, 109, 116 XII, 48: 175n XII, 49: 94,97 XII, 50: 89 XII, 51: 95,110,117 XII, 52: 35n, 53, 112 XII, 55: 89, 93, 109, 158n XII, 55-56: 112 XII, 56: 47n XII, 57: 108 XII,58: 50n XII, 59: 96 XII, 60: 96 XII, 62 ss.: 47, 47n XII, 62-64: 33 XII, 63: 33n, 110 XII, 65: 98n, 142, 147n XII, 66: 47n XII, 68: 27n XII, 68 ss.: 15, 27n XII, 68-69: 18n, 20 XII,68-70: 18,21n XII, 69: 15, 20, 20n, 21, 27n, 90
217
218
69-70: 96, 110, 117 XII, 70: 24,25,28, 31, 47n XII, 71: 22n XII, 72: 88, 89 XII, 78: 30n, 34, 36, 49n, 99, 118 XII, 79: 49, SOn, 95n XII, 79 ss.: 49, 53n, 166 XII, 80: 93n XII, 81 ss.: 35n XII, 88: SOn XII, 89: 91 XII, 90: SOn XII, 92: SOn, 109 XII,93: 109 X11, 94: SOn XII, 94 ss.: SOn, 78n XII, 96: SOn XII, 97: 88, 109 XII, 100: SOn XII,
XIII, 1 ss.: SOn XIII, 3: 53n, 167n XIII, 5 ss.: 15 XIII, 6: 92 XIII, 8: 21n, 91 XIII, 8 ss.: 26n, 107 XIII,. 8-10: 21 XIII,8-11: 21n XIII,9: 91,92 XIII, 9-10: 18n XIII, 10: 27n, 94 XIII, 11: 18n XIII, 12: 91,93 XIII, 16: 92 XIII, 17: 88, 90, 92 XIII, 19: 93 XIII, 20: 98 XIII, 21: 88 XIII, 41-42: SOn XIII, 43-44: SOn XIII, 48: SOn, 78n, 92 XIII, 49 ss.: 161 XIII, 51: SOn, 90, 94 XIII, 60: 99n XIII, 73: 145 XIII, 73-74: 145 XIII, 75: 90n, 94 MIT, 76: 78n XIII, 78: SOn, 96
VIVERE DA DEMOCRATIC
XIII, 82 ss.: SOn XIII, 84: 90, 94 XIII, 90: SOn XIII, 92 ss.: 50n, 78n MIT, 95: SOn XIII, 95 ss.: 53n XIII, 96-97: 49, 89, 166 XIII, 97: 167n XIV, 10: 94n XIV 19-20: 84n XIV, 34: 58n XIV, 38: 192 XI'V39: 58n XIV,40: 58n XV 9: 58n XV, 9-10: 58n XVI, 1: 95 XVI, 3: 73, 98n, 128 XVI, 4: 73 XVI, 5: 73 XVI, 7-8: 74n XVI, 8: 73, 76n XVI, 15: 35n, 53, 74n XVI, 18: 74n XVI,20-21: 126 XVI,21: 73n, 127n XVI, 42-43: 126n XVI, 173-174: 126n XVIII, 4: 92 XVIII, 4-5: 69, 92n XVIII, 6: 69 XVIII, 7-8: 68 XVIII, 8: 94, 97 XVIII, 9 ss.: 70 XVIII, 9-10: 70 XVIII, 13 ss.: 69 XVIII, 15: 59 XVIII, 17-18: 98n, Ill XVIII, 19: 57, 69 XVIII, 24 ss.: 68 XIX, 2: 124 XIX, 12-13: 191 XIX, 16: 124n XIX, 18: 124
INDICI
XIX, 19: 99 XIX, 19-20: 191 XIX, 28: 191 XIX,39-41: 191 XIX, 54: 124 XIX,55: 124 XIX, 56ss.: 124 XIX, 61-62: 125 XIX, 62: 125 XX, 1: 71, 151, 152, 153 XX,1-2: 152 XX, 2: 94n, 99n, 151, 152n XX, 3: 74 XX,5: 71,151 XX,6: 151n XX,7: 151 XX, 8: 74, 143n, 152 XX, 8-10: 72,153 XX, 9: 93n, 152 XX,10: 146,149,151,153 XX, 11: 142n, 146,149n XX, 11-12: 149 XX, 13: 71, 151, 153 XX, 13-14: 152 XX, 14: 146, 149, 151 XX, 14-15: 146, 149, 153 XX, 14-16: 71,152 XX, 15: 74 XX, 16: 99n, 147, 151, 152 XX,17: 72,146,149,151,153 XX, 18: 73, 146, 149 XX, 19: 153 XX, 19-20: 146,149 XX,20: 94n, 153 XX,21: 145,149 XX, 22: 146,149 XX,26: 91n XX,26-27: 153 XX,32-33: 150 XX,35: 150 XXI, 1-6: 125 XXI, 13-14: 125 XXI, 16: 125 XXI, 18-19: 125 XXII, 5: 134 XXII, 14-15: 92
XXIV,24: 127n XXIV,25: 75 XXIV25-26: 127n XXV1: 42,42n,50 XXV2: 40n, 108 XXV,3: 42n,43 XXV4: 42n XXV 4-5: 40 XXV 5: 42n, SOn XXV,6: 41, 42n, 44n, 96 XXV 7: 52n, 94 XXV 8: 52, 87, 96 XXV9: 47,47n,49, 145, 148 XXV11: 40 XXV12: 129 XXV 12-13: 40n XX'V 14-17: 40,129 XXV 15-16: 41 XXV,16: 41n, 42n, 50, 50n XXV 16-17: 52n XXV 17: 52n, 129 XXV 18: 41, 42n, SOn, 52n XXV, 19: 43,49n XXV 19-20: 43 XXV 20: 47n XXV20ss.: 38n, 61n XXV 22: 49n XXV 23: 38n, 50, SOn, 59 XXV24: 41,43,44n XXV, 24-25: 156 XXV 25: 44, 47, SOn XXV, 25-26: 47,49n, 144n XXV, 26: 43,45, 111 XXV27: 38n,43,50n,61n XXV, 28: 38, 38n, 42, 42n, 59, 66n XXV,29: 43,44n,52n XX'V3O: 38n,44n,61n XXV,31: 47,52n XXV32: 44,47n,52n XXV33: 4711 XXV 34-35: 38n XXV 35: 50, SOn, 59 XXVI, 1-2: 77 XXVI, 3: 129 XXVI, 5: 77 XXVI, 8-10: 75
219
220 XXVI, 10: 63n XXVI, 12: 76n XXVI, 13: 76n XXVI, 15: 75n, 87, 96 XXVI, 16: 77 XXVI, 16 ss.: 62 XXVI, 16-20: 63 XXVI, 17-20: 78 XXVI, 22: 98n, 110, 113 XXVI, 23-24: 77 XXVII, 16: 84n XXVIII, 5-8: 53 XXVIII, 6: 92n XXVIII, 8: 35n, 98n XXVIII, 11: 84 XXVIII, 12: 98 XXVIII, 13-14: 99n XXVIII, 14: 25n XXVIII, 15: 84n XXX,6: 84n XXX, 7-9: 66n, 79, 170n XXX, 9: 57, 79, 80n, 92, XXX, 10: 98 XXX, 10 ss.: 107 XXX, 11: 108 XXX, 12: 95 XXX, 15: 95,98 XXX, 15-16: 79 XXX, 23: 84n XXX, 30: 79,95 XXX, 31 ss.: 79 XXX, 32-33: 84n XXX, 35: 84n XXXI, 5-7: 80,130 XXXI, 8: 80, 90, 130 XXXI, 11: 93 XXXI, 13: 80,81n, 90,130 XXXI, 18: 81n XXXI,26: 81,84n XXXI, 26-3 1: 81n XXXI, 29: 81, 137, 197n XXXI, 31: 81 XXXI, 32: 81 XXXI, 34: 80, 90, 130
VfVERE DA DEMOCRATICI
XXXIII, 3: 183,196 XXXIII, 5: 196 XXXIII, 6: 109 XXXIII, 9: 109 XXXIV, 1-2: 53n, 77n XXXIV 3: 91n XXXIV, 5: 108 In Diog., F 29 Gemet-Bizos: 122 In Hyppoth., F 3 Medda: 9511 In Hyppoth., F 9a, rr. 176 ss. Medda: InHyppoth., F 9a, n. 183 ss. Medda: In Hyppoth., F 9b Medda: 44n, 95n In Hyppoth., F 9b, n. 188 ss. Medda: In Hyppoth., F 9b, rr. 195 ss. Medda: In Hyppoth., F 9b, rr. 204 ss. Medda: In Hyppoth., F 9b, if. 221 ss. Medda:
136 137 137 137 145 137
In Theomn. F la, r. 277 Medda: 93 Pro E'yxim., P. Ryl., III, nr. 489,103-109: 41n Pro Eiyxim., P. Ryl., III, nr. 489, col. I 11. 108-119: 41n
Nepos Con. V, 1-2: 189n Thrasyb. III, 3: 66n
Pap. Mich. inv. 5982: 11. 1-10: 15, 18, 20, 20n 11.10-30: 24 11.11-30: 18 11.29-30: 25 11.31-32: 25n 11.33-35: 18 11. 35 ss.: 21 11.36-37: 19n 11.38-43: 18 11.41-43: 19n 11.43-45: 19
Pausanias I, 3,2: 186n
INDICI
Plato Menex. 243 e: 107n Menex. 245 a: 186n Menex. 246 a: 186, 186n Rep. 331 d ss.: 85n
Plutarchus Ages. VI, 2: 194n Lys. XIV 2: 22n Lys. XIV 5 ss.: 29n Lys. XIV, 5-6: 3311 Lys. XXI, 1-2: 194n Lys. XXIII, 1-2: 194n Mor (Deglor Ath) 345 c-e: 30n Per. XI, 1-2: 100
Thucydides II, 37,1: 73n II, 40,2: 121 11,65,7: 81, 103, 131n II, 65, 11: 103 II, 65, 11-12: 81,131n II, 65, 12: 103 III, 40, 4: 85 III, 40, 7: 85 III, 82: 104n III, 82,1: 101, 103 III, 82, 2: 101 III, 82, 3: 103 III, 82,4: 101 III, 82, 4-5: 102 III, 82, 6: 102 III, 82, 7: 102 III, 82, 8: 85, 102, 118 III, 82-83: 101, 104, 118 III, 83,1: 103 VIII, 48,2: 61n VIII, 53,1: 32n, 35n, 61n VIII, 53, 2-3: 61n VIII, 54,1: 61n VIII, 65, 2: 142 VIII, 65, 3: 142 VIII, 65, 3 ss.: 61n VIII, 66, 1: 61n, 142 VIII, 67,3: 152n VIII, 68, 2: 143, 146
VIII, 68, 3: 143 VIII, 71, 3: 20n VIII, 73, 6: 155 VIII, 74, 1-3: 143 VIII, 75, 1: 97n VIII, 75,2: 155 VIII, 76: 115 VIII, 76, 3: 115 VIII, 76, 6: 115 VIII, 89,3: 47, 81, 103, 131n VIII, 89, 4: 103 VIII, 97: 143 VIII, 98, 1: 143,145 VIII, 98, 4: 104n VIII, 106,5: 104n
Xenophon Anab. I, 1, 6: 193n Hell. I, 7: 45 Hell. I, 7, 2: 46, 46n Hell. I, 7, 4: 46n Hell. 1,7,8: 46n Hell. I, 7, 8-9: 46n Hell. 1, 7, 12: 46n Hell. I, 7, 14: 46n Hell. I, 7, 25: 45n Hell. I, 7, 26: 46n Hell. I, 7, 35: 46n,107 Hell. 11,1,32: 192 Hell. II, 2, 11-13: 20n Hell. II, 2, 15 ss.: 16n Hell. 11, 2, 16: 16, 18, 20n Hell. II, 2, 16 ss.: 15 Hell. 11, 2, 17: 19,21 Hell. II, 3, 1 ss.: 4311 Hell. II, 3, 12: 43n Hell. 11, 3, 15-17: 30n Hell. II, 3, 17: 30n Hell. II, 3, 18 ss.: 3711 Hell. II, 3,24: 105 Hell. II, 3, 27: 106 Hell. II, 3,29: 106 Hell. II, 3, 32: 143 Hell. II, 3, 36: 144 Hell. II, 3, 38: 43n Hell. 11,3,41: 106 Hell. II, 3,43: 106 Hell. II, 3,46: 105
221
222
Hell. II, 3, 48: 30n, 106 Hell. II, 4, 7: 105 Hell. II, 4,19: 105 Hell. II, 4,20-22: 117 Hell. 11,4,21: 81, 105, 131n Hell. II, 4, 21-23: 148 Hell. II, 4, 22: 106 Hell. II, 4,25: 105 Hell. 11,4,28-31: 16n Hell. II, 4, 35: 105 Hell. II, 4, 40-41: 81, 131n Hell. II, 4, 40-42: 148 Hell. 11,4,41: 106 Hell. II, 4, 42: 166 Hell. II, 4, 43: 59 Hell. III, 1, 1: 105, 107, 193 Hell. III, 1, 3: 193 Hell. III, 1, 8: 194
VIVERE DA DEMOCRATIC!
Hell. III, 2, 12: 194 Hell. 111, 4, 1: 194 Hell. III, 4, 2: 194 Hell. III, 5, 9: 114 Hell. IV 2, 14 ss.: 188 Hell. IV 3, 10-12: 179 Hell. IV, 4, 1-13: 188 Hell. IV 8, 1-2: 184 Hell. IV 8,7: 180 Hell. IV 8, 8: 191n Hell. IV 8, 12: 189 Hell. IV, 8, 16: 189 Hell. IV 8,24: 191 He//.VI,3,8: 181n Hell. VII, 1, 1 ss.: 185n Mein. 1, 2, 63: 108n Mem. II, 7, 2: 108n