Pro e contro Trotskij

Bolscevico e protagonista di primo piano della rivoluzione russa nonché presidente del soviet di Pietrogrado durante le

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Italian Pages 162 Year 1973

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Pro e contro Trotskij

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PRO E CONTRO

TROTSKIJ a cura di Marisa Paltrinieri

Sono

già

usciti

STAUN D KENNEDV D MAO D HITLER D CHURCHILL GIOVANNI XXIII D FRANCO D MARX D GANDHI LENIN D ROOSEVELT D MUSSOLINI D BEN GURION M. L. KING D DE GAULLE D HIROHI TO D CASTRO

ARNOLDO MONDADORI EDITORE S.p.A. PRESIDENTE

Giorgio Mondadori VICE PRESIDENTE

Mario Formenton GENERALB PERIODICI Adolfo Senn

DIRBTTORE

VICB DIRETTORI

G� PERIODICI Gianfranco Cantini, Nando Sampietro AMMINISTRATORE BDITORIALE DBI DOSSIER

Erman Chonchol

I DOSSIER MONDADORI DIRETTORE

Enzo Orlandi REDAZIONE

Marisa Paltrinieri, Gianni Rizzoni Emilio Barbaglia, Maristella Bodino IMPAGINAZIONB

Bruno Acqualagna, Gio�anni Melada ICONOGRAFIA VOLUME TROTSKIJ

Giovanni Melada

4::) Arnoldo Mondadori Editore 1973 Pubblicazione mensile, re 'strata al Tribunale di Milano N. 30 del 3.9.71 Spedizione in abbonamento a tariffa editoriale ridotta autorizz. N. 15278/2 del 25.6.1971 Direzione P.T. Verona Direttore Responsabile: Enzo Orlandi

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TROTSKIJ

MONDADORI

DAVID L. BRONSTEIN ERA UN EBREO UCRAINO, e faceva il contadino . Possedeva una fiorente fattoria nella steppa, non lontano da Odessa : Yanovka. Qui, nel 1 879, David Bronstein diventava padre per la quinta volta. Il nuovo nato, Lev, venne al mondo il 25 ottobre. Quello stesso giorno, esattamente trentotto anni dopo, Lev Davidovic Bronstein avrebbe comandato la rivoluzione bolscevica col nome di Trotskij . Trotskij comincia la sua carriera di rivo­ luzionario a diciotto anni . Verso la fine del 1 897, infatti, fonda un'organizzazione clandestina vera e propria, l'Unio-

IL TRA&ICO DESTINO DI UN "PRIMO DELU CLASSE"

T�liato r,er la matematica il f eoeeo ' di famiglia

"L·universo di Lev Davidovic - quel ragazzo attento e grave che apre gli occhi sul mondo è quello di un piccolo centro agrario nel quale l'in­ giustizia sociale appare poco e la di­ stanza tra il padrone e gli operai è breve. Che cosa avviene in quel ra­ gazzo ebreo educato al di fuori di ogni religione? E non è forse per que­ sto che la passione della giustizia ac­ caparra tutte le sue forze? Scrittore nato, via via ch'egli si fa adulto, l'ado­ lescente non diviene il piccolo Rasti­ gnac che tutti conosciamo. Non si au­ gura neppure di far carriera nella ri­ voluzione o per la rivoluzione. Vuole, semplicemente, mutare il mondo. In quel ragazzo pieno di doni, in quel primo della classe in ogni materia di studio, quale misteriosa mano recide ad una ad una tutte le radici del­ l'interesse personale, lo distacca e fi­ nalmente lo strappa a un destino normale per precipitarlo in un desti­ no quasi continuamente tragico, nel quale il carcere, le deportazioni, le evasioni, sono gli intermezzi di un interminabile esilio? » (F. Mauriac, Trotskij e Stalin, sul " Corriere della Sera del 2-6-1959).

Non vi erano fermenti rivoluzionari nella fiorente fattoria di Yanovka do­ ve Lev, anzi Liova, come era fami­ liarmente chiamato, visse fino a nove anni, coccolato e vezzeggiato da tutta la famiglia come si conviene all'ul­ timo nato che per di piu si dimostra anche il piu sveglio ed intelligente di tutti. Non v'erano fermenti rivolu­ zionari veri e propri nemmeno in casa di Moissei Filipovlc Spentzer, un intellettuale illuminato, mpote della signora Bronstein, nella cui casa di Odessa Liova andò a vivere, dopo i nove anni, per poter frequentare il ginnasio. Dal 1888 fino al 1 895 Lev Bronstein visse a Odessa d'inverno, e a Yanovka nelle vacanze estive. Nel­ l'estate 1 896 lo studente, ormai di­ ciassettenne, dovette trasferirsi da Odessa alla vicina Nikolayev, per fre­ quentarvi un ultimo anno di scuola preparatoria per l'università. Lasciò gli affezionatissimi Spentzer per una camera da pensionante nella nuova cittadina. La sua massima aspirazio­ ne era quella di iscriversi presto al­ l'ateneo per dedicarsi alla matematica pura, con gran dispiacere del padre che preferiva una scelta piu pratica.

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ne operaia della Russia Meridionale. Politicamente l'Unione oscilla tra populismo e marxismo, tuttavia possiede tutti i crismi rivoluzionari : conta circa 200 iscritti, è in contatto, oltre che con gli ambienti culturali di Odessa, con il mondo del lavoro della vicina città di Nikolayev, ha rappresentanti nelle fabbriche e negli scali; diffonde volantini, denuncia ingiustizie, pubblica perfino un organo ufficiale, "Nashe Delo" (La nostra causa) : scritto, ricopiato, ciclostilato e distribuito esclusivamente da Lev Davidovic Bronstein . Tuttavia la sua attività è di breve durata. Quando la polizia,

Lev Davidovic nel l 'orto populista Nelle teorie rivoluzionarie, Lev Davi­ dovic si imbatté per caso. I figli della sua affittacamere, a Nikolayev, furo­ no i primi a parlargli di socialismo. Il giovane " pnmo della classe " oppo­ se una certa resistenza a quelle idee che, per quanto affascinanti, avevano il torto di provenire da cervelli diver­ si dal suo, e di coglierlo assoluta­ mente impreparato. Poi si arrese, e cominciò a frequentare l'orto di uno strano giardiniere, colto e strampa­ lato, di nome Shvigovsky, presso il quale si riunivano i giovani ribelli della cittadina. Le idee dibattute nel­ l'orto di Shvigovsky erano alquanto nebulose e semplicistiche .. Prevaleva­ no i populisti, ma anche il marxismo vi era rappresentato, nella persona di Aleksandra Sokolovskaya. Conoscendo di entrambe le teorie soltanto i piu informi rudimenti, Lev si schierò con i populisti contro Aleksandra (not. in Isaac Deutscher, Il profeta armato, Longanesi 1956 ).

amore, e i due si sposeranno. Intanto, nell'estate del 1 897 il giovane Bron­ stein consegue a pienì voti la licenza liceale e può iscriversi all'università di Odessa. Ma la matematica ha per­ so molto del suo fascino, agli occhi del giovane. Bronstein ha compiuto un altro passo verso la totale eman­ cipazione dalle sue quiete origini be­ nestanti : in rotta col padre, che gli ha imposto di troncare con l'orto e gli ortolani " malfamati ", Lev ha ri­ nunciato all'assegno di papà e si man­ tiene da solo, dando ripetizioni. t:. andato a vivere nella piccola comu­ nità stracciata di Shvigovsky, e pre­ sto la organizza su basi meno utopi­ che e ciarliere. L'università gli serve per entrare in contatto con altri cir­ coli rivoluzionari di Odessa e delle città vicine e per procurarsi opuscoli e giornali clandestini. La sua matu­ razione politica avviene molto in fret­ ta. Nel 1 898 è già il capo riconosciuto d'una organizzazione clandestina di un certo peso (not. in Deutscher, cit.). Prime esperienze In carcere

Rinuncia all'assegno di papà

Inni rivoluzionari fra cimici e pidocchi

L'accanimento polemico si trasforme­ rà, poi, nel volger di pochi anni, in

La prima prova del diciannovenne Liova, in cella di isolamento, fu par-

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sbalordita, si rende conto che tutti i disordini, le manifesta­ zioni, le proteste che da qualche tempo turbano la quiete della città, fanno capo a quel gruppuscolo di ragazzi, mette tutti in prigione. Il giovane Bronstein, sospetto capo e orga­ nizzatore, riceve un trattamento speciale : un anno di rigo­ roso e penoso isolamento, che tuttavia non riesce a fiaccare il suo spirito . Poi, un altro anno e mezzo di prigione a Odes­ sa, infine quattro anni di Siberia, preceduti da una tappa di sei mesi in un carcere di Mosca. A Mosca, nella primavera o estate del 1 900, Lev Davidovic sposa Aleksandra Sokolov-

ticolarmente dura. Per un intero in· verno rimase completamente solo in una cella non riscaldata e infestata da cimici e pidocchi. Non poteva pas­ seggiare e neppure prendere aria nel cortile della prigione. Non poteva la­ varsi né cambiarsi la biancheria. Non poteva leggere e non poteva scrivere. Non aveva nulla da fare. Non scam­ biò mai parola con nessuno, non su­ bi nemmeno interrogatori da parte della polizia, che interrompesse quel­ la mortale monotonia. Picchiava alle pareti, ma tutte le celle vicine erano mantenute rigorosamente vuote, af­ finché nessun rumore umano arrivas­ se al prigioniero. V'era chi impazziva, in simili condizioni e anche il ragazzo temette di fare quella fine. Ma riusci a reagire e superò brillantemente la prova. Teneva occupata la mente componendo inni rivoluzionari. Piu tardi, finito l'isolamento, li trascris­ se, e divennero canti popolari ( noti­ zie in Deutscher, op. cit.).

laSCODO dUB liDii8 dal matrimonio ..POlitico" « Laggiu nel villaggio di Ust Kut nel­ la Siberia nordorientale sbarcai con una delle carcerate, una stretta col-

laboratrice mia di Nikolayev. Aleksan­ dra Sokolovskaya aveva una delle fun­ zioni piu importanti nell'Unione ope­ raia della Russia Meridionale. La sua assoluta fedeltà al socialismo e la completa mancanza in lei di qualsiasi ambizione personale le conferivano una indiscussa autorità morale. L'ope­ ra che stavamo compiendo ci legava strettamente e quindi, per evitare di essere divisi, ci eravamo sposati nel carcere di smistamento di Mosca. » Cosi nella sua autobiografia Trotskij parla della prima moglie ( anzi del­ l'unica, perché con la seconda, Nata­ lia, non si sposò mai legalmente). Dal matrimonio nacquero però subito due bambine, il che presuppone che la unione fra i due non fosse proprio soltanto " politica" , come Lev vorreb· be far credere. Forse l'autore intese minimizzare la parte che ebbero i sentimenti in quel primo matrimonio, per giustificare l'abbandono di Alek­ sandra. Oppure cosi gli appariva dav­ vero quel primo matrimonio mentre, in esilio, scriveva La mia vita (Mon­ dadori Editore, Milano 1930) dopo tan­ ti anni di felice vita coniugale con Natalia Sedova. 7

skaya, di quattro o cinque anni piu vecchia di lui, la prima « maestra» che l'ha iniziato al marxismo . Insieme, i due affrontarono la deportazione a Verkholensk, Siberia orien­ tale, sulle montagne intorno al lago Baikal . Appena arri­ vato, il giovane rivoluzionario entra in contatto con il ramo siberiano del partito socialdemocratico russo appena costi­ tuito, e comincia a farsi una fama come giornalista collabo­ rando alla "Rivista dell'Est" con lo pseudonimo di Antid Oto ( dalla parola italiana antidoto). Ma i successi letterari non gli bastano . Lev brucia d'impazienza, vuole agire, sogna

TROTSKIJ A LONDRA

Su Westminster

l'ombra del capitalismo Arrivato a Londra dalla Siberia Lev Davidovic entra subito in contatto con Vladimir Ilic Lenin. Ecco come è raccontata, nell'autobiografia trot­ skiana, la prima " sortita" dei due ri­ voluzionari nella capitale inglese. « Quella mattina, o il giorno dopo, feci con Vladimir Ilic una lunga passeggiata per Londra. Da un ponte egli mi mostrò l'Abbazia di Westmin­ ster e altri edifici notevoli. Non ricor· do esattamente la parole, ma il tono era questo: " Questa è la loro famo. sa Abbazia di Westminster " . " Loro" non voleva dir degli inglesi, ma delle classi dominanti. Era un accento non voluto, ma profondamente organico, con cui Lenin parlava dei valori cul­ turali, dei nuovi progressi, delle ric­ chezze del British Museum, della stampa europea informatissima o molti anni dopo - dell'artiglieria te­ desca, dell'aviazione francese: essi possono, essi hanno, essi fanno, essi ottengono: quali nemici ! L'ombra in· visibile della classe dominante si sten­ deva, secondo lui, quasi su tutta la civiltà umana e Lenin vedeva quel· l'ombra sempre, come la luce del 8

giorno. L'architettura londinese non m'interessò quasi niente. Capitato da Verkholensk all'estero, dove mi tro­ vavo per la prima volta, avevo visto Vienna, Parigi, Londra, molto di sfug­ gita, e non ero accessibile ai "parti­ colari " , come l'Abbazia di Westmin­ ster. Né Lenin mi aveva portato con quello scopo alla passeggiata. Egli voleva conoscermi e sottopormi taci­ tamente ad un esame » ( Trotskij , La mia vita, op. cit.).

Natalia SBdOVa, una rivoluzionaria nal COIIBUiO "bBnB" di MOSCa Oltre che abile giornalista Lev Davi­

dovic era anche un oratore formida­ bile. I capi rivoluzionari di Londra ne approfittarono per mandarlo in giro a far propaganda negli ambienti degli emigrati russi a Bruxelles, a Lie­ gi e infine a Parigi. A Parigi, Trotskij conobbe colei che sarebbe stata sua fedele e innamoratissima compagna per tutta la vita: Natalia Sedova. « Natalia lvanovna Sedova appartene­ va a una famiglia della buona bor­ ghesia russa, ma come tante altre giovani della intellighenzia aveva de-

Pietroburgo e i circoli marxisti all'estero . :E: arrivato lassu, sulla strada per Irkutsk, il Che fare? di Lenin . Bronstein ne ha ricevuto una profonda impressione . Nell'estate 1902 , decide di fuggire . Aleksandra, la moglie, non fa obiezioni, anzi lo incoraggia. Ha intuito la grandezza dell'uomo, e si tira in disparte . Se ne resterà sola in Siberia, con due bam­ bine da allevare e un fantoccio nel letto al posto del marito, per ingannare quanto piu a lungo è possibile il poliziotto che passa nelle case dei detenuti per la solita ispezione. Intuisce forse che la separazione sarà definitiva ? Intanto,

eisa di dedicare la sua vita alla rivo­ luzione. Le ragazze della generazione prima della sua, come Sofia Petrov­ skaia e Vera Figner, le attentatrici alla vita di Alessandro II, avevano aderito al movimento dei narodniki, i populistL Le ragazze della genera­ zione di Nat·alia erano marxiste. Il suo debutto nella agitazione politica aveva avuto luogo a Mosca nel pen­ sionato molto snob dove i genitori la tenevano rinchiusa: aveva indotto le compagne a rifiutarsi di andare a messa. Dopo aver iniziato l'università a Mosca, era passata a quella di Gi­ nevra e qui finalmente aveva potuto dedicarsi in pieno al mondo dei fuo­ rusciti politici cosi ricco di idee nuo­ ve e di esperienze eccitanti. Dopo gli studi, orientati verso l'estetica e la storia dell'arte, si era trasferita a Pa­ rigi e aveva, come dice Bertram Wol­ fe, "abbracciato senza esitare l'esilio e la parte anonima e disinteressata di rivoluzionaria di professione, ma a un livello subordinato ". Tutti i suoi pensieri erano disinteressati, fatta ec­ cezione forse per il sogno di ragazza di trovare un compagno degno, al cui fianco arricchire la propria mente e dare un contributo alla causa rivo­ luzionaria. E questo compagno na­ turalmente fu Trotskij » ( Sergio Bo­ relli su I I Giorno ", 2-2-1962 ). "

"Parigi è come Odessa, ma Odessa è p/li bella " «

Quando Trotskij arrivò a Parigi, la giovane Natalia fu incaricata di tro­ vargli una camera e di portarlo in giro per la città, compito che la ap­ passionava anche per l'interesse che portava ancora allo studio dell'arte. Ma sentiamo la storia de1la nascita del loro amore dalla voce dei prota­ gonisti. Dice Natalia: "Eravamo gio­ vani tutti e due ( Trotskij aveva allo­ ra 24 anni). Lui portava gli occhiali a pince-nez , aveva una minuscola bar­ ba che sembrava carica di elettricità, e gli occhi celesti, di un celeste qua­ si bianco. Era un uomo straordina­ riamente dotato di una vitalità im­ pressionante. La sua forza era la pa­ rola : Lev Davidovic quando parlava riusciva a commuovere anche le pie­ tre... " Era anche un rivoluzionario tutto di un pezzo, e fin a quel mo­ mento refrattario a ogni suggestione al di fuori della politica. Lo ricono­ sce anche lui : "A Parigi studiai la città piu attentamente che a Londra. E ciò per l'influenza di Natalia Se­ dova. Benché nato e cresciuto in cam­ pagna, mi accorsi della natura appe­ na a Parigi. E li mi si svelò anche la vera arte. Alla pittura non mi acco­ stai senza fatica" . E Natalia di nuo9

Lev viaggia verso occidente, sotto falsa identità. Il nome che ha scelto è quello di un suo vecchio carceriere di Odes­ sa: Trotskij . La sua destinazione è Samara sul Volga, quar­ tiere generale, in Russia, del giornale di Lenin "Iskra" . Ma Lenin, che ha sentito parlare del giovane rivoluzionario scrittore, lo reclama presso di sé a Londra. Nella capitale inglese Lev Davidovic arriva una mattina dell'ottobre 1 902 per trovarsi subito « nell'occhio del ciclone », cioè nella redazione dell"'Iskra" poco prima della famosa spaccatu­ ra del partito socialdemocratico in bolscevichi e mensce-

vo: " La sua impressione generale di Pari�i è: simile a Odessa, ma Odessa è piu bella. Questa opinione inaudita si spiega con il fatto che Lev Davi­ dovic è preso dalla vita politica e si accorge del resto solo in quanto gli si para dinanzi, e allora gli pesa co­ me qualcosa di inevitabile. Non ero d'accordo con la sua valutazione di Parigi e lo pigliai un po' in giro Va notato eh� la costante presenza di Natalia valse ad aprire un po' la te­ sta di Lev Davidovic a una visione piu larga deltla cultura; da questo punto di vista Trotskij fini con l'es­ sere un marxista alla Engels e alla Lassalle, piuttosto che alla Marx o alla Lenin, del tutto disinteressati a ciò che non fosse politica » ( " Il Gior­ no ", 2-2-1962)". •.

IL GIOVANE ''PIRÒ" ENTRA NELLA REDAZIONE DELL'"ISKRA" Lenin apprezzava incondizionatamen­ te la nuova recluta, il giovane Pirò ( " Penna ", come era scherzosamente chiamato in quei tempi Lev Davido­ vic). E aveva pensato di far.Io entra­ re nella redazione dell'" lskra" , por­ tando da sei a sette il numero dei membri. In tal modo oltre a giovarsi a fondo dell'opera del nuovo giomalO

lista, che già aveva cominciato a col­ 'laborare appena arrivato, Lenin in­ tendeva risolvere l'impasse delle vo­ tazioni, dove i tre " giovani" si tro­ vavano spesso schierati contro i tre anziani, e P.Iechanov, avendo diritto a due voti, era costantemente l'arbi­ tro di ogni situazione. Nonostante la democratica procedura del voto, cioè, �lechanov faceva il bello e il cattivo tempo. Lenin perciò scrisse a P.Iecha­ nov la lettera seguente, riportata da Trotskij neLla sua autobiografia: « 2 marzo 1903. Propongo a tutti i mem­ bri di redazione di cooptare " Penna " quale membro con pari diritti. (t:. inteso che per l'accettaziOne non ba­ sta la maggioranza, ma ci vuole la unanimità.) Ci occorre d'urgenza un settimo membro, sia per facilitare la votazione (6 è un numero pari) sia per com:pletare le forze. "Penna" scri­ ve da piu di un mese ìn ogni numero. Egli lavora per .I'" lskra con la mas­ sima energia e tiene discorsi ( con grande successo). Per articoli e no­ tizie sulle questioni del giorno non ci è soltanto utilissimo, ma indispen­ sabile. t:., senza dubbio, un uomo con­ vinto ed energico, di attitudini straor­ dinarie che potrà fare parecchia stra­ da... Eventuali argomenti negativi: t• . l a giovane età; 2• il forse prossimo viaggio in Russia; 3• la penna ( senza •

vichi . Nel dissidio del 1 903 Trotskij si schierò decisamente con i menscevichi contro Lenin . I motivi del suo comporta­ mento, però, non erano tanto politici quanto di carattere umano. Lenin intendeva estromettere dall"'Iskra" i tre membri « anziani » della redazione, a suo giudizio non ab­ bastanza efficienti : la Zasulich, Axelrod e Potresov. Persone di estrema onestà e generosità, erano tutte e tre figure di primo piano nella socialdemocrazia russa; fondatori o col­ laboratori del giornale fin dai primi numeri . Perché inflig­ gere loro una simile umiliazione ? Impossibile, per il gio-

virgolette) con tracce di stile da ap· pendice e troppa ricercatezza, ecc. "· Tuttavia, concludeva Lenin, non era­ no difetti gravi. « Sapere ed esperien­ za son cose che un giovane può ac­ quistare » e anche i difetti di stile col tempo e la maturità si potevano emendare. Quanto al prossimo viag­ gio in Russia, si poteva farglielo ri­ mandare, addentrandolo nel lavoro.

chanov aveva un carattere ideologi­ co, preparatorio. Era un propagandi­ sta e polemista del marxismo, ma non un rivoluzionario politico del pro­ letariato. Quanto piu s'avanzava la rivoluzione, tanto piu si vedeva che gli mancava il terreno sotto i piedi. Lo sentiva forse anche lui ; donde la sua animosità contro i giovani » (La mia vita, op. cit.)

Ma il patriarca Plechanov gli è ostile

Non gli perdona di essere un genio

Plechanov tuttavia pose il suo augu­ sto e irremovibile " veto ". Lenin, per risolvere la questione del voto, abban­ donò questa strada e scelse l'altra, che avrebbe tanto indignato Trotskij: quella di estromettere dall'" lskra" i fedeli di Plechanov. Liberare l'" lskra " dagli anziani era un male necessario, secondo Lenin, anche al di fuori del­ la questione del voto. Essi ìnfatti non erano piu al passo con i tempi, con la rivoluzione che - si sentiva nel­ l'aria e nella presa di coscienza del popolo - si stava avvicinando. Era­ no rimasti dei teologi, degli ideologi, non dei pratici organizzatori. Scrive infatti Trotskij a questo proposito, parlando dell'-anziano per eccellenza, Plechanov: « Tutta ,l'attività di Pie-

Nei riguardi di Trotskij , Plechanov provò subito una forte avversione. Circolava tra i russi emigrati una sto­ nella, probabilmente non vera, ma che illustrava l'atteggiamento di Ple­ chanov. « Quel ragazzo è un genio » diceva la Zasulic, passando in rasse­ gna, affettuosamente, le qua1ità del giovane Lev Davidovic. « Questo non glielo perdonerò mai » avrebbe ribat­ tuto il "patriarca indispettito. n,

LA FRATTURA DEL 1903

Litigio in famiglia o rottura inevitabile! Trotskij è propenso a considerare tutta la faccenda della frattura al I I 11

vane appassionato e romantico, per di piu strettamente le� gato ai tre anziani da vincoli di affetto, capire tutta la logica spietata, l'inesorabile freddezza di un Lenin, che metteva gli uomini al servizio della rivoluzione, ma non avrebbe mai fatto l'opposto . Col tempo, Lev Davidovic avrebbe compre­ so. Ma allora si rivoltò contro Lenin con le accuse piu ro­ venti, gli si oppose al congresso (era il delegato dell'Unione siberiana dei lavoratori ) e in seguito lasciò Ginevra per Mo­ naco, facendo sdegnosamente « parte per se stesso ». In­ fatti, anche l'idillio con i menscevichi non era destinato a

con �resso del 1903 come un litigio in famiglia, su questioni soprattutto per­ sonali, piuttosto che come una diver­ genza politica. Anche il Deutscher pro­ pende a interpretare il dissidio in questa chiave: la sostanziale diver­ genza politica tra i due gruppi, l'uno moderato riformista e l'altro radica­ le rivoluzionario, si sarebbe svilup­ pata in seguito, dopo la rottura, at­ traverso un lento e irreversibile pro­ cesso. Nel 1903 i due litiganti la pen­ savano ancora allo stesso modo, sul­ le questioni fondamentali. Ciò spie­ gherebbe perché Trotskij , caratte­ re indipendente fino al parossismo, ma mai " moderato " , poté tranquilla­ mente schierarsi con i menscevichi nel 1903 . Mentre poi, via via che il menscevismo acquistava la sua fisio­ nomia socialriformista, Lev Davido­ Yic se ne distaccava sempre piu.

Erano tuHi ortodossi « Per evitare di interpretare le dispu­ te nel campo dell'" Iskra " alla luce di esperienze posteriori, dobbiamo ri­ cordare che nei riguardi dei proble­ mi che solitamente si riferiscono al­ la scissione fra socialdemocratici e comunisti sia i menscevichi sia i bol­ scevichi sostenevano le dottrine ora

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riferite al comunismo » ( Rudolf Schle­ singer, Il partito comunista nell'URSS, Feltrinelli 1962).

Ma Lev Davidovic non ha le idee chiare « La .. interpretazione·· staliniana ha presentato Trotskij come un mensce­ vico che avrebbe osteggiato pertina­ cemente tutte le concezioni bolscevi­ che. Come tanti altri miti, neppure questo corrisponde a verità. Resta il fatto che al congresso del 1903 Trot­ skij aveva un'idea imprecisa e inade­ guata del centralismo democratico e che per vari anni non si rese ben conto della necessità di una rottura anche organizzativa con le concezio­ ni mensceviche. Donde i suoi tenta­ tivi di " conciliazione " e i conseguenti attacchi di Lenin » ( Livio Maitan, Trotskij oggi, Einaudi 1959 ) .

1904: Trotskij contro Lenin « Nel 1904 Trotskij pubblicò I nostri dove ri politici, l'ultimo capitolo del quale si intitolava La dittatura sul proletariato. Egli vi giustificava la sua opposizione al partito di élite voluto da Lenin con la previsione che il " cen-

durare . Piu costoro si rafforzavano nella linea moderata riformista, piu crescevano l'insofferenza e il dissenso di Trotskij , che nel settembre 1 904 mandò una lettera aperta all"'Iskra" per annunciare la sua rottura . La lettera non fu mai pubblicata . Intanto nuovi eventi incalzavano, e il gio­ vane Trotskij si strappò alle beghe di partito per dedicarsi finalmente all'azione . In Russia, nel gennaio 1 905, era scop­ piata la prima rivoluzione . E nel febbraio Trotskij era sulla via del ritorno in patria, insieme alla seconda moglie Na­ talia Sedova (incontrata nel 1 903 a Parigi) . •

tralismo democratico " avrebbe prelu­ so alla distruzione di ogni contenuto democratico e in definitiva alla ditta­ tura di un solo capo. Alla luce degli avvenimenti successivi, quella di Trot­ skij sembra ancora oggi a molti una quasi miracolosa intuizione » (F. So­ glian, La rivoluzione russa, Dall'Oglio Editore 1968).

Bisogna formare gli uomini, lion costruire un apparato di potere Nell'ultimo capitolo dei Nostri dove­ ri politici Trotskij affermava che Le­ nin e i leninisti intendevano la ditta­ tura del proletariato come una ditta­ tura sul proletariato : « Secondo loro, non dovrebbe essere la classe ope­ raia a prendere in mano il destino della società per mezzo di una sua azione autonoma, bensi una " organiz· zazione forte e potente " la quale, re­ gnando sul proletariato e per mezzo suo sulla società, assicuri il passag­ gio al socialismo... Secondo questi " giacobini socia'ldemocratici " quindi, l'enorme dovere sociale e politico co­ stituito dalla preparazione di una in­ tera classe, per metterla in grado di assumersi il potere dello stato, do­ vrebbe essere sostituito da un com-

pito tattico-organizzativo : la fabbri­ cazione di un apparato di potere ... Ma non è possibile operare una simile sostituzione, mettendo al di sopra del proletariato un selezionato gruppo di persone, o meglio ancora, una sola persona munita del diritto di distrug­ gere o di degradare ... Lenin sa per chi sarebbe preparato questo ruolo cen­ trale? E protesta contro questa cari­ catura della socialdemocrazia? Egli tace, e il suo silenzio è eloquente ... ».

Trotskij nel '40: "Lenin aveva ragione ed io torto " Anche Rosa Luxemburg, decana del marxismo tedesco, si schierava su po­ sizioni analoghe a quelle di Trotskij sul numero XXII della rivista " Die Neue Zeit " , pubblicata a Stoccarda nel 1904. Nel 1940, scrivendo la sua biografia su Stalin, Trotskij si soffer­ mava sul suo libretto del 1904 e os­ servava: « Nel 1904 io ho scritto un opuscolo, I nostri doveri politici. Es­ so, sul piano dell'organizzazione, svi­ luppava dei punti di vista molto si­ mili a quelli della Luxemburg. Tutta­ via, la mia intera.esperienza successi­ va mi ha dimostrato che, a questo ri­ guardo, Lenin aveva ragione, contro di me e contro Rosa Luxemburg ». 13

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LA RIVOLUZIONE DEL 1 905, esauritasi la prima spinta popolare del gennaio-febbraio, è arrivata ad un punto mor­ to . I lavoratori di Pietroburgo hanno perso la grinta, sotto il torchio della repressione zarista; l'iniziativa propende per un governo democratico, o una monarchia costituzionale, corredata da un certo numero di riforme sociali . Sotto le mentite spoglie di un certo Arbuzov, militare a riposo, e poi del possidente Vikentiev, Lev Davidovic Trotskij si dedica ad una forsennata attività scrivendo montagne di opuscoli, manifesti, articoli, e acquistando in breve grande

TROTSKIJ

NEL 1905

Un dandy scostante ma molto abile «

Conobbi Trotskij relativamente tar­ di, nel 1905, dopo i fatti di gennaio. Era arrivato a Ginevra da non so dove: tutte e due dovevamo parlare nel corso di una riunione convocata in seguito a quella catastrofe. A dif­ ferenza di tutti noi, Trotslcij vestiva allora con insolita eleganza, ed era molto attraente. L'eleganza e l'abitu­ dine di rivolgersi a chiunque in modo distratto e condiscendente, davano un'impressione sfavorevole. Con anti­ patia estrema, guardavo questo gio­ vane dandy accavallare le gambe e scribacchiare appunti per il discorso estemporaneo che avrebbe dovuto te­ nere alla riunione. Ma Trotskij parlò veramente bene » (Lunaciarskij , Pro­ fili di rivoluzionari, De Donato Edi­ tore 1967).

Lev Davidovic Bronstein all'età di 11 anni

L'ammutinamento del Potlomkin Dopo il sabato di sangue del pop Ga­ pon ( di cui abbiamo riferito nei vo­ lumi della collana dedicati a Stalin e ·a Lenin), il secondo avvenimento clamoroso fu l'ammutinamento del­ l'incrociatore Potiomkin, una delle migliori unità della flotta russa nel mar Nero. Avvenne il 14 giugno 1905, e prese l'avvio da una protesta dei marinai perché la carne destinata al loro " rancio " era guasta. Fu una pro­ testa abbastanza energica, nello spi­ rito dei tempi nuovi. Il comandante credette di affrontare la situazione con la maniera forte, e ordinò di fu­ cilare i capi della sedizione. Ma il plotone d'esecuzione si rifiutò di spa­ rare, a