Pro e contro Lenin

Lenin assunse un ruolo di primo piano nella rivoluzione d'ottobre del 1917, nella caduta del governo provvisorio e

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Italian Pages 162 Year 1972

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Pro e contro Lenin

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PRO E CONTRO

LENI N a cura di Marisa Paltrinieri

Di prossima pubblicazione:

ROOSEVELT MUSSOLINI BENGURION

Sono già usciti

STAUN D KENNEDV D MAO D HITLER CHURCHILL D GIOVANNI XXIII FRANCO D MARX D GANDHI

ARNOLDO MONDADORI EDITORE S.p.A. PRESIDENTE

Giorgio Mondadori VICE PRÉSIDENTE · Mario Formenton

DIRETTORE

GENERALE PERIODICI

Adolfo Senn

VICE DIRETTORI GENERALI PERIODICI

Gianfranco Cantini, Nando Sampietro AMMINISTRATORE BDITORIALB DEI DOSSIER

Erman Chonchol

I DOSSIER MONDADORI

DIRETTORE

Enzo Orlandi REDAZIONE

Marisa Paltrinieri Gianni Rizzoni, Emilio Barbaglia Segreteria: Maristella Bodino IMPAGINAZIONE

Bruno Acqualagna, Giovanni Melada ICONOGRAFIA VOLUME LENIN

Giovanni Melada Franco Testa

© Arnoldo Mondadori Editore 1972 Pubblicazione mensile, registrata al Tribunale di Milano N. 301 del 3.9.71 Spedizione in abbonamento a tari1fa editoriale ridotta autorizz. N. 15278/2 del 25.6.1971 Direzione P.T. Verona Direttore Responsabile: Enzo Orlandi

LENI N

MONDADORI

GLI ULJANOV, A SIMBIRSK, erano una famiglia felice. Ilija Nikolaevic, il capo di casa, era un ispettore scolastico molto apprezzato. Grazie ai suoi meriti non solo era stato ammesso a far parte della nobiltà ereditaria (lui, figlio di un povero sarto calmucco di Astrakhan), ma ne aveva risa­ lito i gradini fino al piu alto livello possibile per chi non era aristocratico di sangue. La moglie, Maria Aleksandrov­ na, era figlia di un medico di origine tedesca, il dottor Blank, un tipo originale con solide sostanze. Insieme, Ilija e Maria erano una coppia affiatata. Progressisti quanto

Vladimir llic Ulianov un IIUIIO del Volga « Il governatorato di Simbirsk rap­ presentava una parte dell'immenso territorio che il Volga, re dei fiumi russi, riunisce sotto il suo scettro. Chi è cresciuto sulle sue sponde ne por­ terà l'immagine tutta la vita. Il fasci­ no particolare del fiume sta nel con­ trasto delle sue rive : la destra si }e. va come un'alta barriera montuosa contro l'Asia, mentre la sinistra scor­ re pianeggiante verso l'Oriente all'in­ finito. A centocinquanta metri di al­ tezza, al di sopra del fluido specchio dell'acqua, sorge la collina su cui al­ lora si estendeva di sghimbescio, tra il verde dei suoi giardini, la città di Simbirsk, il piu arretrato, il piu re­ moto capoluogo di provincia della regione del Volga ... La città cresceva lentamente. Verso il 1870 non contava ancora 30 mila abitanti : un governa­ torato dove regnano l'ignoranza e la fame e si gratta la terra con una vanga di legno non ha bisogno di una grande città ne può mantener­ la » ( Trotskij , Il giovane Lenin, Mon­ dadori 1971 ). Simbirsk ( che nel 1924 si chiame­ rà Ulj anovsk) era la patria dello

scrittore Gonciarov, il creatore del personaggio di Oblomov, celebre per­ sonificazione dell'ignavia russa. Per uno strano gioco del destino, nella terra del torpido Oblomov nacquero tre dei protagonisti del maggiore ri­ volgimento sociale del secolo scorso : oltre a Lenin, Kerenskij , il primatto. re della Rivoluzione di febbraio, e Protopopov, esecrato ministro degli Interni del governo zarista.

Il nonno Blank era ebreo? Nel 1964 la scrittrice sovietica Ma­ rietta Shaghinian rovistava - con l'autorizzazione dello stato - fra le carte dell'archivio storico di Lenin­ grado. Faceva ricerche sulla fiera in­ ternazionale panrussa tenutasi a Niz­ nij Novgorod nel primo Ottocento. Osservando la lista dei membri del comitato organizzativo della fiera no­ tò per caso che uno di essi, Sender Blank, da un certo punto in poi cambiava il suo nome in Aleksandr. Evidentemente, si trattava di un e­ breo convertito e ribattezzato con un nome piu russo. Ma non era Blank il nome della madre di Lenin ? E non si chiamava appunto Maria Alek­ sandrovna, cioè Maria figlia di Ales­ sandro? Ricerche piu approfondite 5

basta per essere nel contempo amanti dell'ordine e delle istituzioni, benestanti, affezionati alla loro comoda casa e alla bella tenuta in campagna (proprietà dei Blank) dove trascorrevano le estati, gli Uljanov frano tipici rappresen­ tanti di quella borghesia e di quell'ititellighentia che il loro secondo figlio maschio avrebbe ben presto spazzato via dal­ la terra russa. Vladimir Ilic Uljanov, il futuro Lenin, ebbe un'infanzia e una adolescenza perfettamente felici, e quindi senza storia. Era nato il 1 0 aprile 1 870. Insieme a lui crescevano altri

rivelarono alla studiosa che quel Sender-Aleksandr era davvero un me­ dico di Simbirsk, quindi il nonno di Lenin. Cosi la Shaghinian, fiera del­ la scoperta, decise di pubblicarla : un bel colpo, per i molti antisemiti del regime, scoprire che anche Lenin era di origine ebrea! Ma la censura bloc­ cò il progetto. Per ordine del Comi­ tato centrale, le ricerche prosegui­ rono a Simbirsk, cioè a Ulj anovsk, nell'archivio della curia vescovile or­ todossa: i fatti furono confermati con dovizia di particolari. Tuttavia il Politburo, riunito sotto la presidenza di Kruscev, vietò la divulgazione del­ la scoperta. La storia, riportata nella rivista " Kultura" di Parigi nel luglio 1970, proviene da uno studioso po­ lacco che si trovava a Mosca nel 1964 e che avrebbe appreso la vicenda da amici sovietici.

sai dotato, costante e diligente. Né dentro né fuori della scuola si è mai verificatQ un caso per cui Ulj anov potesse meritare, per la parola o per il gesto, una valutazione non positiva da parte dei suoi superiori ed inse­ gnanti. Alla sua istruzione ed educa­ zione morale hanno vigilato con cu­ ra i genitori e, a partire dal 1886, dopo la morte del padre, la madre sola che ha consacrato tutte le sue energie a tutelare e allevare la prole. Fondamento: la religione e un'intel­ ligente disciplina. I benéfici frutti dell'ambiente domestico risultano e­ videnti dalla condotta di Ulj anov. Non ho potuto fare a meno di no­ tare in lui un riserbo talvolta ecces­ sivo e un atteggiamento scostante anche verso persone di sua conoscen­ za e, fuori dal ginnasio, verso com• pagni che sono il vanto della scuo­ la; in genere, è poco socievole ».

A •cuoia dal padre di KarenakiJ

Era un ragazzo •• per bene"

Preside del ginnasio di Simbirs.k era Fiodor Kerenskij , padre di Aleksandr Kerenskij , il futuro avversario di Le­ nin e protagonista della Rivoluzione di febbraio. Al termine dei corsi, Ke­ renskij padre diede dell'allievo Vla­ dimir Uljanov questo giudizio : « As-

« Riesce difficile credere che l'esem­ plare attestato rilasciato da Keren­ skij a Vladimir Ulj anov riguardasse il futuro distruttore della religione, dell'autorità e della proprietà. A di· re il vero, il direttore del ginnasio era amico intimo della famiglia Ulja-

cinque ragazzi: Anna e Aleksandr, i fratelli maggiori; Olga, Dmitrij e Maria, i minori. Il dolore entrò in casa Uljanov nel gennaio 1 886, con la morte improvvisa del padre di famiglia, per emorragia ce­ rebrale. L'anno dopo, non fu piu dolore ma tragedia: Alek­ sandr, il maggiore dei fratelli, studente di biologia all'uni­ versità di Pietroburgo, veniva arrestato, condannato a mor­ te e impiccato. Aveva partecipato a un complotto (fallito) per uccidere lo zar. Era 1 '8 maggio 1 887 . Vladimir, negli stessi giorni, sosteneva gli esami di maturità al liceo di _

nov e col suo favorevole giudizio pro­ babilmente voleva aiutare Vladimir ... Ciò nonostante non si sarebbe mai de­ ciso, sotto gli occhi di tutto il consi­ glio scolastico, a rilasciare al suo pu­ pillo un attestato cosi lusinghiero se non fosse stato certo che corrisponde­ va alla realtà. Vogliano o no i bigotti della rivoluzione, bisogna accettare il fatto qual è : il nucleo della persO­ nalità di Vladimir, gonfio di succhi vitali, si dissimulò qualche tempo sotto il tegumento della tradizione » (Trotskij , Il giovane Lenin, op. cit. ).

Impiccato par tarrorismo il rratano di Vladimir processo difende le idee popullste

Al

L'attentato allo zar, per il quale mo. ri Aleksandr Uljanov, si inseriva nel clima rivoluzionario della Narodnaja Volja (Volontà del popolo), il movi­ mento populista che si prefiggeva di attuare la rivoluzione disorganizzan­ do il regime zarista per mezzo del terrorismo. La posizione dei rivolu­ zionari ante-Marx in Russia è delinea­ ta chiaramente dallo stesso Uljanov, negli atti del processo :

« IMPUTATO ULJANOV: La nostra è cosi debole fisicamen­ te e cosi disorganizzata che, attual­ mente, non può schierarsi in campo aperto, ed è solo per mezzo del ter­ rore che può difendere il suo dirit­ to al pensiero e alla partecipazione intellettuale alla vita della società ... Nella nazione russa troverete sem­ pre dieci persone che sono fedeli al­ le loro idee e pienamente consape­ voli dell'infelicità del loro paese a tal punto che, per loro, non sarà un sacrificio morire in favore della cau­ sa in cui credono ... PRESIDENTE:. Dovete parlare di ciò che è stato, non di ciò che sarà. IMPUTATO UUANOV: Non posso discutere in un modo del genere. Af­ finché la mia convinzione sulla ne­ cessità del terrore possa essere di­ mostrata piu pienamente, devo dire se esso possa o no dare risultati. Pertanto chiedo il permesso di dire qualche parola ... PRESIDENTE: No, basta cosi... In altri termini, sotto l'influenza di que­ ste idee voi avete accettato la pos­ sibilità di partecipare a un'azione criminosa ? IMPUTATO ULJANOV: Si, sotto la loro influenza mi convinsi che col terrore si poteva realizzare il nostro scopo; questo non era un fatto persointellighentia

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Simbirsk. Fu un colpo assolutamente inaspettato. Alek­ sandr, Sascia, era quel che si dice un ragazzo modello, se­ rio, generoso, idealista, maturo, fin troppo per l'età. Una di quelle figure comunemente definite troppo belle per sta­ re al mondo. L'opposto di Vladimir, Volodia: chiassoso, turbolento, ironico e un po' cinico, facile a ferire con una sghignazzata o una battuta sarcastica, pronto a salvarsi con una bugia ben architettata. Salvo poi a pentirsene e a soffrirne, sinceramente, a distanza di tempo. La fine di Sascia influi fatalmente sulle sorti di Volodia e dell'intera

nale ... era una conseguenza inevitabile delle condizioni di fatto, delle con­ traddizioni esistenti nella vita. e no­ to che noi possiamo sviluppare le nostre capacità intellettuali, ma non abbiamo la possibilità di metterle al servizio del nostro paese . . » .

studente polacco, Josef Pilsudski, fu­ turo dittatore della Polonia e avver­ sario di Lenin nella guerra russo-po­ lacca del 1920 ( notizia da " Der Spie­ gel", n. 16, 1970 ).

Dà l'asame di maturti

mentre gli Impiccano Il fratello Lo zar:

"l}ueslll Ul}an11v è un ldltJta" Lo zar ebbe una copia della deposizio­ ne di Ulj anov al processo, e la com­ mentò in margine di suo pugno. Giu­ dicando lo scritto nel suo comples­ so, Alessandro III Romanov scrisse : « Questo memoriale non è opera di un folle, ma semplicemente di un idiota ». Là dove l'imputato afferma­ va che era impossibile, dato il regi­ me politico vigente, fare alcunché per migliorare la sorte del popolo, lo zar annotò : « La cosa è consolan­ te ». Infine, Ulj anov si assumeva tut­ te le responsabilità, morali e intel­ lettuali, del suo gesto. E l'imperata­ re osservava: « Questa franchezza è persino commovente ! ». TRA I PARTECIPANTI ALIA CON· GIURA contro lo zar, che costò la vi­ ta ad Aleksandr Ulj anov, c'era uno 8

L'esecuzione di" Aleksandr coincise con gli esami di maturità del dicias­ settenne Vladimir. Volodia fece il primo compito di letteratura russa ( sul Boris Godunov di Puskin ), tre giorni prima dell'esecuzione. Il gior­ no in cui Aleksandr fu impiccato, Volodia si cimentava con la matema­ tica. Quando i giornali arrivarono a Simbirsk con tutti i particolari della morte, traduceva Tucidide dal greco in russo. Nella settimana di interval­ lo tra gli scritti e gli orali, tutti i mo­ bili della sua casa furono messi al­ l'asta. La famiglia aveva d�ciso di lasciare subito Simbirsk e la madre, tornata da Pietroburgo con i capelli incanutiti d'improvviso, fronteggiava i curiosi chiedendo loro : « Quali ma­ bili volete comprare? ». Volodia tut­ tavia superò gli esami brillantemen­ te, ed ottenne la medaglia d'oro del primo della classe. Non si ritenne tuttavia opportuno incidere quel no-

famiglia. L3. rispettata vedova dello stimato Ilija Uljanov, insignito dell'Ordine di San Vladimiro, consigliere di Stato, fondatore di un mezzo migliaio di scuole popolari, divenne di punto in bianco "la madre dell'impiccato"; i ragazzi, considerati sovversivi in potenza in quanto fratelli di un mancato assassino dello zar, erano sorvegliati con occhio speciale dalla polizia, e schivati dalla gente. L'aria si era fatta irrespirabile a Simbirsk. Maria Aleksandrovna e i fi­ gli si trasferirono a Kazan, dove Vladimir avrebbe frequen­ tato i corsi di legge all'università. •

me, Ulj anov, sulla lapide che citava gli studenti migliori ( notizie tratte da I. Deutscher, Lenin, frammenti di una vita, Laterza, Bari 1 970 ).

Molto diversi i due Uljanov Un biografo che conobbe Lenin di persona, come amico e poi come av­ versario politico nella città di Sama­ ra, mette a confronto la personalità dei due fratelli Ulj anov e osserva che Aleksandr era senza dubbio il piu affascinante, con quell'ovale pal­ lido del volto, gli occhi pensosi e pe­ netranti, la freschezza giovanile mi­ sta a intensa spiritualità. Vladimir era tutt'altro : « La faccia colpiva nel­ l'insieme per una specie di amalgama di spirito e di grossolanità, direi ad­ dirittura di animalità. Spiccava la fronte intelligente, ma superba; il na­ so carnoso ... Qualcosa di ostinato, di crudele nei lineamenti, insieme a una indubbia intelligenza... Vladimir Ilic era calvo a 21-22 anni » ( Vodovozov, La mia amicizia con Lenin).

Il martire

e n vindtore

« L'immagine di Aleksandr è quella del martire, mentre -in ogni aspetto

di Vladimir si rivela il capo. Uno è entrato nella storia della rivoluzione come il piu tragico rappresentante di quanti fallirono, l'altro come il piu grande dei suoi realizzatori » ( Trotskij , Il giovane Lenin, op. cit. ).

Il nHafaccla dalla ••buona società" Racconta la moglie di Lenin nei suoi ricordi : «Una volta Vladimir Ilic mi parlò del comportamento della "buo­ na società " in occasione dell'arresto di suo fratello Sascia. Cessarono tutti di frequentare la famiglia. Tut­ ti. Persino il vecchio maestro - abi­ tuato da sempre a passar le sere in casa loro giocando a scacchi - tron­ cò le sue visite. Per raggiungere Pie­ troburgo, e vedere Sascia che era in prigione, Maria Aleksandrovna do­ veva andare in carrozza fino a Sisra­ nj , per poter prendere il treno. (Al­ lora la linea ferroviaria non arrivava fino a Simbirsk. ) Non si trovò una sola persona che fosse disposta ad accompagnarla nel viaggio. Nessuno voleva viaggiare con la madre di un detenuto » ( Nadezda Konstantinovna Krupskaj a, La mia vita con Lenin, Editori Riuniti 1956 ). 9

ALL'UNIVERSITÀ DI ·KAZAN, dove già aveva studiato suo padre, Vladimir restò dieci settimane: il tempo per parte­ cipare ad una dimostrazione studentesca (contro la recru­ descenza dell'autoritarismo nelle scuole), farsi arrestare, venire espulso. Secondo molti biografi, Vladimir non si era particolarmente distinto durante le agitazioni. Piu che la sua condotta, fu l'ombra del fratello giustiziato a valergli la dura punizione. Un nuovo trasloco si prospetta per gli Uljanov: oltre all'espulsione dall'università, Vladimir è con­ dannato al domicilio coatto. Deve vivere a Kokuskino, la

ESPULSO DILL'UIIVERSITI' Samoilov, figlio di un giudice di pa­ ce di Samara, dalla reputazione pro­ gressista, tracciò nei suoi Ricordi un ritratto di Vladimir Ulj anov appena espulso dall'università : « Salutando gli invitati, la mia attenzione fu at­ tratta da un nuovo venuto seduto a tavola in una posa molto disinvolta. Era un giovane molto magro, dai li­ neamenti un po' calmucchi, gli zigomi sporgenti, baffi e barbetta rada e ros­ siccia, colorito acceso, occhi scuri, vivi e beffardi. Parlava poco, ma non certo perché non si sentisse a suo agio in quell'ambiente nuovo per lui. Si parlava degli incidenti all'universi­ tà di Kazan. Non aveva l'aria di pren­ dersela troppo. Disse qualche battu­ ta caustica poi , soddisfatto, si mise a ridere, un risolino breve e intermit­ tente, tipicamente russo... Un risoli­ no franco e canzonatorio insieme, sottolineato da un rete di piccole rughe maliziose agli angoli degli oc­ chi, che si è fissato nella mia me­ moria"·

Vladimir Ilic, primo a destra, seduto con il padre e i fratelli

Il regi me zarista : un muro che si sgretola Una delle prime frasi leggendarie at­ tribuite a Lenin dall'agiografia sovie­ tica : « Giovanotto, perché hai parte­ cipato alla rivolta ? » chiede bonario un poliziotto, scortandolo in carcere dopo le dimostrazioni all'università di Kazan. « Non ti accorgi di cozza­ re contro un muro ? » « Un muro, si » risponde Vladimir Ulj anov « ma· cosi fradicio che basterà un calcio per sbriciolarlo. » Il mito di Lenln

Già marxista al Bra! Altra pietra miliare dell'agiografia sovietica è la frase che il giovanis­ simo Lenin avrebbe pronunciato al momento dell'esecuzione del fratel­ lo: « Non è questa la strada da se­ guire ». Sottintendendosi . con la la­ pidaria sentenza, che Vladimir era già marxista, per intima vocazione, fin dai tempi del liceo. La battuta proviene da una fonte autorevole, le memorie di Maria Ulj anova. Osserva Adam B. Ulam (Lenin e il suo tempo. Vallecchi 1967 ) : « Sono indisponenti 11

residenza estiva della famiglia, dove già è confinata la so­ rella maggiore Anna. (Arrestata insieme ad Aleksandr e ri­ sultata poi estranea al complotto, era stata messa tuttavia "in quarantena" dalla previdente polizia zarista.) Dopo un anno a Kokuskino, gli Uljanov tornano per poco a Kazan, poi si trasferiscono nel villaggio di Alakaievka, vicino a Sa­ mara (oggi Kuibiscev). Qui Maria Aleksandrovna ha com­ prato una discreta tenuta con la segreta speranza di interes­ sare Vladimir all'agricoltura e farne un gentiluomo di cam­ pagna, che stia lontano dai rischi delle avventure politiche.

i tentativi compiuti dai parenti p1u intimi, come la Krupskaj a e la sorel­ la minore di Lenin, di farci credere che il bolscevismo sia uscito tutto intero dalla testa di Lenin nel mo­ mento preciso in cui fu informato della esecuzione del fratello. All'epo­ ca in cui avrebbe ascoltato la pretesa dichiarazione di Lenin Maria Ulj ano­ va aveva nove anni. Lenin, per sua stessa esplicita ammissione, abbrac­ ciò il marxismo solo nel 1 889, cioè due anni dopo ».

lo, non COIIOIC8VI Marx namm..o Il nome Lev Trotskij (Il giovane Lenin, op. cit.) rincalza : « Potremmo sorvolare sul non senso evidente del racconto di Maria Ulj anova la quale, al mo­ mento dell'accaduto, non aveva anco­ ra nove anni, se la frase non fosse stata canonizzata alla lettera come una prova della profondità del pen­ siero politico dello studente di Sim­ 'Qirsk. Ma questo studente non cono­ sceva ancora Marx, nemmeno di no­ me. Non aveva fatto nessuna lettura clandestina, non essendo neppure giunto a scoprire in se stesso un qualche interesse per la politica. In queste condizioni che cosa potevano 12

significare le parole che gli attribui­ sce la sorella minore ? ».

Sa mara: vita di provincia « Di sera, uscite a passeggio per le strade di Samara ... date un'occhiata attraverso le finestre e dite, in tutta coscienza, se vi riesce di vedere mol­ te persone curve sulle pagine di un libro... Qui alcuni giocano a carte; piu avanti si compie .la rituale ceri­ monia del tè, tra sbadigli cosi enormi che si ha l'impressione che tutta la famiglia stia urlando una ballata sel­ vaggia. Un capofamiglia, laggiu, va su e giu per la stanza a grandi passi, senza fermarsi mai ; da questa par­ te, una signora suona il pianoforte, e suo marito esprime il suo tormen­ to con smorfie e boccacce, come se fosse in preda al mal di denti.. » ( dal giornale locale di Samara, in un ar­ ticolo del direttore che denuncia l 'inerzia culturale della città ). ·

Il "Capitale" a disposizione degli studenti Dove si era procurato il Capitale, il giovane Ulj anov ? Non era un libro che si potesse acquistare in libreria.

Speranza quanto mai vana . Volodia si interessa non al con­ tado ma ai con t adin i . E proprio in que gl i anni, intorno al 1 88 8 , scopre Marx. Tuttavia sua madre ha modo di conso­ larsi: se non sarà proprietario terriero, Vladimir potrà almeno diventare avvocato. I reiterati appelli e le suppli­ che presso le autorità - perché al figlio espulso sia permes­ so di laurearsi, invece di « sprecare i migliori anni della sua vita, senza che gli sia consentito di farne ·uso » -hanno finalmente effetto. A Vladimir Ilic Ulj anov si concede di sostenere gli esami per la laurea in giurisprudenza presso

Secondo molti storici sovietici, fu proprio ricercando l'opera di Marx che Lenin entrò in : c ontatto �on i circoli marxisti di Kazan. Secondo Gerard Walter (Lenin, edizioni Albin Michel, Parigi 197 1 ) trovare il Ca­ pitale non era poi cosi difficile, per­ ché la biblioteca dell'università di Kazan ne possedeva una copia, in traduzione russa. Perlomeno, cosf ri­ sulta dal catalogo generale del 1905, che lo elencava tra i libri a disposi­ zione degli studenti. Non si trattav� di un gesto liberale, osserva il Wal­ ter: evidentemente, a quel tempo, la forza sovversiva del libro non era chiara nei cervelli dei censori russi.

l marxlstl "sputanti

sul sangue degli ertJI" Nel 1888-89 abbracciare le teorie mar­ xiste era alquanto fuori dalla nor­ ma, osserva A. B. Ulam (op. cit.). So­ prattutto in provincia, dove la massa dei progressisti, radicali, rivoluziona­ ri, ecc. era ancora tutta legata al po­ pulismo. � vero che la Volontà del popolo era ormai finita, come parti­ to. Ma la cosa non era ancora né evi­ dente né accettata dalla maggioran­ za. Le antiche gesta, le idee, i mor­ ti per quell'idea costituivano ancora

un grosso richiamo per I'intellighen­ ti.a, soprattutto dal punto di vista sentimentale : « Proclamare, nel cir­ colo radicale di una cittadina di pro­ vincia, che prima dell'avvento del socialismo bisognava acconciarsi a subire la fase di predominio della borghesia, doveva provocare lo stes­ so sconcerto prodotto dall'afferma­ zione che Alessandro III era un ge­ neroso e intelligente sovrano ». Mak­ sim Gol1kij , nel volume XIII delle sue Opere ( Mosca 1 95 1 ) racconta in proposito un episodio significativo. In un circolo rivoluzionario uno dei presenti cominciò a spiegare .il mar­ xismo e a condannare i metodi del terrorismo e le idee del populismo : « D ' i m p r o v v i s o , inaspettatamente , qualcuno interruppe l'oratore e la stanza rintronò immediatamente di grida indignate : " rinnegato"... "sta sputando sul sangue versato dagli eroi" ... "e fa questo dopo l'esecuzio­ ne di Generalov e di Ulj anov" ... ».

Che orrore la tovaglia "borghese" di casa Uljanov! I giovani rivoluzionari, alla fine del­ l'Ottocento, denunciando la pompa borghese si sentivano in dovere di 13

qualsiasi università, senza però frequentare i corsi di stu­ dio. È il maggio 1 890. Nel novembre dell'anno successivo Volodia discute la tesi a Pietroburgo. I suoi voti sono i mi­ gliori in assoluto, su centoventiquattro studenti regolari . Nell 'esercizio dell 'avvocatura, però, il giovane Vladimir non fu cosi brillante come l 'esame di laurea faceva preve­ dere . Cominciò col fare il difensore nella città di Samara . Difensore della povera gente s 'intende, sia per vocazione sia per necessità, perché i clienti facoltosi rifiutavano il pa­ trocinio dell'oscuro leguleio alle prime armi . Furono dieci ,

odiarne e rifiutarne qualunque segno, anche i meno importanti, come ad esempio un buon vestito o una bella tovaglia. Cosi si comportavano an­ che gli amici di Vladimir Ilic Ulj a­ nov, quando venivano a casa sua, cioè nella confortevole e borghesis­ sima casa di Maria Aleksandrovna. Uno di essi racconta: « Ciascuno di noi aveva una diversa reazione di fronte alla bianchissima tovaglia di casa Ulj anov. Io ne ero terrorizzato, Skliarenko la odiava ; la Jasneva con tutta naturalezza cercava le occasio­ ni per poterla imbrattare di mar­ mellata » (A. Belj akov, La giovinez­ za di un capo. Memorie di un con­ temporaneo, Mosca 1960 ).

Ma a Lenin va bene

eosi

Lenin invece era diverso, racconta Adam B. Ulam ( op. cit. ). Non inorri­ diva né per le tovaglie bianche, né per il bel vasellame. In questo sen­ so sconcertava assai spesso gli ami­ ci per il fanatismo rivoluzionario del­ le sue idee che mal si accordava con il tranquillo equilibrio del suo com· portamento personale. Le sue esecra­ bili abitudini borghesi andavano ben oltre la tovaglia bianca : quando sa­ lutava sua madre, Vladimir quasi 14

sempre le baciava la mano. Era o no_ un comportamento da reaziona­ rio ? Brontolando perplessi, gli ami­ ci erano costretti a perdonarlo.

La morte di Olga Nella carriera di Lenin studente, gli esami sembravano sottoposti a una maledizione. Come durante la matu­ rità era stato giustiziato suo fratello Aleksandr, cosi durante le prove di laurea si ammalò e mori sua sorella Olga, studente a Pietroburgo. Tra un esame e l'altro Vladimir provvide a curarla, a farla ricoverare all'ospeda­ le (era febbre tifoidea), ad avvertire la madre e a confortarla dopo la morte della ragazza. La carestia del 1892

"Nutrire gli affamati è sentimentali•• alla saccarina" Un primo atteggiamento spietata­ mente marxista del giovane Ulj anov risale al 1892, l'anno in cui si abbatté sulla Russia una delle piu tremende carestie della sua storia. Tolstoj , il grande scrittore e pensatore " socia-

pare, gli imputati difesi da Vladimir Ulj anov. E tutti e dieci furono riconosciuti colpevoli . Vladimir passò allora all'ac­ cusa, con maggior successo. Ma non era quella la sua stra­ da. Ormai il futuro Lenin conosceva bene Marx e tutti gli autori rivoluzionari della sua terra. Aveva esaminato a fondo le condizioni dei contadini , a Samara, aveva studiato e riflettuto . In breve, era diventato rivoluzionario per inti­ ma convinzione, e decise di passare dalla teoria alla pratica. Prima mossa del nuovo programma, trasferirsi definitiva­ mente a Pietroburgo (fine estate 1 893 ) . •

le", aveva mobilitato tutta la Russia al soccorso dei contadini; dappertut­ to c'erano comitati e mense da lui organizzati, o sorti sul modello dei suoi. Samara non era da meno e tut­ ti i progressisti e i notabili della cit­ tà si davano un gran daffare. Esclu­ so Vladimir Ulj anov, che rifiutava di prestarsi alle iniziative di soccorso e analizzava la situazione in questo modo : « La carestia è la diretta con­ seguenza di un determinato ordine sociale. Fin tanto che esisterà questo ordine le carestie saranno inevitabili. Quando l'uno scomparirà scompa­ riranno anche le altre. L'attuale care­ stia ha funzione progressista in quan­ to stimola il desiderio di un rivolgi­ mento sociale. Mentre le iniziative per nutrire gli affamati non sono che l'espressione del sentimentalismo dol­ ciastro alla saccarina, che caratteriz­ za i nostri intellettuali » (V. Vodovo­ zov, lA mia amicizia con Lenin, cit.).

L'avvomto delle ra��se perse difende se stesso Anche se le sue qualità come avvo­ cato sono dubbie, un caso ci fu in cui Vladimir Ulj anov ebbe la soddi­ sfazione di vincere. Fu una questione di puntiglio in cui Ulj anov patrocina-

va se stesso. La vicenda è raccontata dal fratello minore di Lenin, Dmitrij , nei suoi ricordi. Era l 'estate del 1 882. Vladimir e suo cognato Mark Elizarov (marito della sorella Anna) si erano messi in viaggio per far vi­ sita al ricco fratello di Elizarov che viveva in una tenuta a Bestuzevka, non lontano da Syrzan. Quando si trattò di passare il Volga, Vladimir invece di servirsi del battello del mercante Arefiev, che aveva i diritti di traghetto sul fiume, preferi ricor­ rere alla barchetta a remi di un pe­ scatore. Il mercante Arefiev, che pa­ gava fior di tasse per quel diritto di esercizio, si senti leso nei suoi inte­ ressi e dalla riva urlò ai due viag­ giatori di tornare indietro. Vladimir non se ne diede per inteso. Esasperato, il mercante ricorse alla forza e mandò il suo battello ad ag­ ganciare la barca in mezzo al fiume, e a riportarla indietro. Vladimir ac­ cusò il mercante di sopruso e violen­ za nei propri confronti, e per un an­ no éontinuò implacabile a far la spo­ la tra Samara e il tribunale dello zemstvo ( consiglio municipale ) di Syrzan ( centocinquanta chilometri) per presenziare alle sedute del lungo processo. Finché ebbe la soddisfazio­ ne di far condannare il mercante Arefiev a un mese di carcere. 15

A PI ETROBURGO, aggregato allo studio di un avvocato celebre e p rogressista, certo Volkenstein, il ventitreenne Vladimir si mette subito in movimento per individuare i cir­ coli marxisti ed entrare a fame parte . La sua adesione al marxismo è senza riserve, fin da quei primi anni . Non lo incantano le suggestive visioni populistiche che hanno an­ cora tanta p resa su molti dei suoi coetanei : la distribuzione delle terre ai contadini , la " comune " rurale, le antiche tra­ dizioni agresti che si innestano sulla nuova realtà rivolu­ zionaria . Per Vladimir Ilic credere alla possibilità di realiz-

l MIRXISTI l PIETROBUR&O ..Una PiCCOla cricca che non dara fastidio" « Lenin marxista e rivoluzionario na­ sce in un intreccio indissolubile di virtu intellettuali precoci e di capa­ cità di analisi e di azione di fronte alla realtà. t:. già un uomo " tutto po­ litico " quello che, rapidamente la­ sciata la provincia, si trasferisce a Pietroburgo dove, pur senza abban­ donare del tutto la professione di av­ vocato che gli rendeva assai poco, si lancia nella mischia. E subito emer­ ge, nel mondo ancor ristretto ma già fervido dei circoli marxisti. Affil iato a un circolo clandestino detto degli "Anziani ", ne diviene il leader, batten­ do subito gli elementi attesisti che invitano alla predicazione. Immedia­ tamente Lenin chiama alla lotta di­ retta le masse operaie; e scrive un primo proclama ai lavoratori. L'ap­ pello, scritto a mano, ebbe una tira­ tura di quattro copie, anch'esse scrit-

Il giovane Vladimir /Zie nell'anno 1890

te a mano da Lenin. I gruppi marxi­ sti, sia " legali " ( quelli di Struve ) che illegali, non erano molto temuti in quell'epoca. Polemizzavano con i ter­ roristi che lo Stato riteneva il nemi­ co principale e abbondavano in teo-· ria, negli scritti semiclandestini di Plechanov. " Una piccola cricca. Non ci daranno fastidio per almeno cin­ quanta anni •, ebbe a dichiarare il ca­ po della polizia, Svolinski » ( Maurizio Ferrara, " L 'Unità ", 19 aprile 1970 ).

VLADIMIR IUC un "vecchio saggio" di ventitrè anni Uno dei soprannomi piu usati da Vla­ dimir Ulj anov, prima del definitivo "Lenin ", era Nikolaj Petrovic. Cosi era abitualmente chiamato dai mar­ xisti di Pietroburgo. E da questo so­ prannome deriva l'abitudine - dif­ fusa in Italia soprattutto negli anni Venti e Trenta - di chiamare Lenin " Nicola" invece di Vladimir. Già a Pietroburgo tuttavia molti compagni avevano preso l'usanza di chiama­ re Ulj anov "Starik", cioè " il vecchio" , " il vecchio saggio ". E questo, piu che un nome di battaglia, era un nomi­ gnolo affe ttuoso che veniva sponta­ neo alle labbra degli amici, a causa 17

zare il socialismo per mezzo delle masse contadine è un'il­ lusione, anzi un errore. Significa non accorgersi delle pro­ fonde differenziazioni sociali che il capitalismo ha prodotto anche all'interno dell'economia rurale. I contadini non so­ no una classe omogenea, non hanno gli stessi problemi né le stesse esigenze. Non possono perciò unirsi per costruire un nuovo ordine sociale, semmai possono combattersi tra di loro, ricchi contro poveri. Dei piccoli coltivatori poveri e dei braccianti salariati Lenin intende servirsi per la sua ri­ voluzione, affiancandoli ai l�voratori della classe operaia,

dell'aria grave, da molti testimonia­ ta, e dell'innata autorità con cui par­ lava. Lenin aveva allora ventitrè anni.

i tfUel ragazzo sentiremo parlare"

�� o

Dai Ricordi di un'operaia di Pietro­ burgo, membro del gruppo affi d ato a Radscenko, un marxista amico di Lenin. « Una domenica, insieme al solito intellettuale che si occupava di noi, vennt; anche un altro, un uo­ mo piccolo, tozzo, vestito come un operaio, che a prima vista non sem­ brava per niente un intellettuale. Nel­ le nostre riunioni si parlava quasi sempre di questioni economiche, del­ la vita di tutti i giorni. Qualche vol­ ta ci dicevano anche che bisognava intraprendere la lotta politica, ma se ne parlava per inciso, senza dargli troppa importanza. Quella domenica, il nuovo venuto stava zitto ad ascol­ tare, facendo ogni tanto qualche commento. Poi all'improvviso comin­ ciò a parlare con gran foga : " Con la lotta economica voi non otterrete mai un vero miglioramento della vo­ stra situazione. Mai ! Ciò che conta, è la lotta politica! " Parlava con una tale autorità e una tal forza di con18

vinzione che me lo ricordo ancora adesso. Quando i due se ne andaro­ no, gli operai fecero molti commen­ ti sul nuovo protagonista. Un tessi­ tore dichiarò : " Di quel ra� azzo sen­ tiremo parlare, se la polizia non lo caccia in quel posto da dove non si torna ". »

Ha un pizzico di eresia ma può pennetlerselo Dai ricordi di Vasilij V. Starkov, in­ gegnere membro del centro marxista di Pietroburgo. « Vladimir Ilic ci sor­ prendeva per la maturità pratica rion meno che per la preparazione teori­ ca e per l'equilibrio intellettuale. Non conosceva deviazioni né com­ promessi. Riguardo ai principi era, come spesso dicevamo tra · di noi, " solido come una roccia ". Tanto era rigido nella teoria quanto era flessi­ bile nella pratica, per ciò che riguar­ dava la tattica da seguire giorno per giorno. Difendeva con calore le sue idee sul terrore, che noi non condi­ videvamo. In linea di principio, dice­ va, la socialdemocrazia non respinge il terrore come metodo di lotta. Ciò che conta è il fine, e ogni mezzo di lotta, compreso il terrore, è buono o

istruendoli cosi come istruisce la gente delle fabbriche . Se­ condo Ilic infatti non è necessario, per scatenare la rivolu­ zione, attendere l 'industrializzazione della Russia ( come vorrebbe il piu autorevole marxista russo del momento, Plechanov ). Attendere cioè che la gran massa dei mugichi sia stata assorbita dalle fabbriche, si sia " proletarizzata " . La rivoluzione si può fare in Russia anche nelle attuali con­ dizioni, alleando operai e contadini contro lo zarismo prima e la borghesia poi . Purché alla base di tutto ci sia un partito forte e disciplinato , formato da " professionisti " della rivo-

cattivo a seconda che conduca al fi­ ne proposto, o ne allontani... Per noi era un'eresia. Eravamo cresciuti alla scuola di Plechanov, che dissentiva violentemente dalla Narodnaia Va­ Zia. Non ricordo piu come la polemi­ ca giunse a una tregua, ma Vladimir Ilic non cambiò mai. Possedendo la decisione e la perspicacia di un vero capo, poteva permettersi il lusso di essere opportunista - fino ad un certo punto - per ciò che riguarda­ va i metodi di lotta. Sapeva sempre giudicare ·fino a che punto si poteva­ no fare concessioni, e quando occor­ reva fermarsi, e tornare intransigen­ ti... » ( pubblicato sulla rivista " Kra­ snaj a Nov", novembre 1925 ).

Parla come un padreterno e va diritto al sodo Dalle Memorie di Kniazev, uno dei primi operai membri del centro mar­ xista di Pietroburgo. « Dopo avere organizzato alcuni circoli, dico al no­ stro centro che bisogna mandare qualche intellettuale per fare delle conferenze. "Bene" mi rispondono "vi manderemo Nikolaj Petrovic, è uno dei migliori. Ma voi dovete raccoglie­ re un pubblico sicuro e serio ". La

prima volta ci si riunisce da me, la mia camera aveva un'entrata indipen­ dente che dava sulle scale. All'ora stabilita, bussano alla porta. Apro e vedo un uomo d'una trentina d'anni, la faccia rotonda, una barbetta ros­ sa, l'occhio scrutatore, il berretto ca­ Iato sugli occhi e il bavero rialzato, anche se è ancora estate. • Abita qui Kniazev?" " Sono io." " Sono Nikolaj Petrovic." "Vi aspettiamo." " Sono in ritardo, ho dovuto fare dei lunghi giri. Ci sono tutti ?" Aveva l'aria se­ vera e sembrava desse sempre ordi­ ni. II suo discorso fu serio, le sue spie­ gazioni precise e chiare. Dava l'idea di non poter sopportare di essere con­ traddetto. I compagni erano attenti, rispondevano a tutte le sue domande: posto di lavoro , da quanto tempo, livello intellettuale dei compagni, era­ no in grado di assimilare le idee so­ cialiste, che letture facevano, ecc. Par­ lò per due ore, ma l'ascoltammo sen­ za sforzo, spiegava tutto quello che non ci pareva chiaro. Confrontandolo con altri conferenzieri che avevamo avuto, ci accorgemmo subito che que­ sto era altra cosa. Quando se ne an­ dò, mi chiesero : "Chi è? Parla da padreterno e va diritto al sodo ... " Io non p otevo dir niente, non sapevo neppure io chi era questo Nikolaj Petrovic. » 19

luzione che siano in grado di istruire le masse, di tenerle in pugno, di guidarle all 'azione al momento opportuno . Que­ sti, a grandi linee , i programmi ideologici di Vladimir Ulja­ nov, il quale tuttavia non trascura neppure il lavoro p rati­ co . Ogni giorno si reca nei quartieri operai della città, fuori porta Nevskaia. Tiene conferenze, spiega le teorie di Marx, illustra il programma socialista, sprona i lavoratori alla lotta rivendicativa. Nel febbraio 1 895 i primi risultati del lavoro di Vladimir e dei suoi compagni si concretizzano nello sciopero degli operai del Nuovo Porto, che chiedono

La doppia vita del sipor Petrovif .

Qualche tempo dopo, quello stesso Kniazev ebbe bisogno di un avvocato « coscienzioso e non troppo caro » per riscuotere un'eredità. Gli racco­ mandarono l'avvocato Uljanov. Knia­ zev andò a casa sua, ma non lo tro­ vò; dovette attenderlo : « La camera aveva un mobilio molto modesto : un letto di ferro, uno scrittoio, tre o quattro sedie, un cassettone ... Ad un certo punto suona un campanello, l'avvocato arriva : • Ah, mi sono fatto aspettare ", dice. " Un attimo che mi cambio e comincio subito a lavorare. • Io lo guardo sbalordito : l 'avvocato, era proprio il mio Nikolaj Petrovic ».

Con estrema facilità demolisce un idolo Mentre Vladimir era a Pietroburgo, sua madre con i ragazzi piu piccoli si eran trasferiti a Mosca, e Lenin ve­ niva spesso a trovare la famiglia. Una sera di gennaio, trovandosi appunto a Mosca, fu invitato da una ragazza a partecipare ad una riunione di ri­ voluzionari di tutte le tendenze. La 20

ragazza, che aveva conosciuto Ulj anov a Samara, si chiamava Maria Gulbeva e raccontò poi ciò che accadde quella sera. ( l ricordi, le memorie, le testi­ monianze di amici parenti e cono­ scenti di Lenin sono stati pubblicati a Mosca tra il 1955 e il 1963 in un'u­ nica grossa opera collettiva in cinque volumi, intitolata Ricordi su Vladimir I. Lenin.) Alla riunione era stato in­ vitato a parlare Vasilij Vorontsov, una celebrità del momento, un lumi­ nare populista autore di un libro che era stato molto letto, Il destino del capitalismo in Russia. Anche Lenin l'aveva letto, e l'aveva confutato in un suo opuscolo. Tuttavia quella se­ ra, invitato all'ultimo momento e sen­ za aver bene afferrato il nome del­ l'oratore, Vladimir Ulj anov si dispose ad ascoltare senza sapere chi stesse tenendo il discorso. Però , appena l'o­ ratore ebbe finito, Vladimir si alzò subito e si gettò in un focoso attacco contro le idee populiste: un attacco cosi chiaro, lucido, impeccabile nelle confutazioni, che trascinò il pubblico all'applauso. Applaudivano perfino co­ loro, ed erano molti, che al principio avevano guardato con sdegno quel pivello che osava replicare al grande Votontsov. Uno stizzito contrattacco dell'oratore fu ulteriormente rintuz­ zato dal giovane Lenin con tanta tran-

riduzione dell 'orario di lavoro, salario piu elevato , libertà di riunione . L'agitazione è ben organizzata ed ha successo : gli imprenditori si adattano a fare concessioni. Ma pur sen­ za sottovalutare l 'importanza delle " vittorie sindacali " , Le­ nin generalmente è cauto di fronte alle rivendicazioni eco­ nomiche : c 'è il pericolo che esse prendano il sopravvento nella mente degli operai, e che li distraggano dall 'obiettivo principale, l 'azione politica. Nessuna rivendicazione econo­ mica - non si stanca di insistere il rivoluzionario Ulj anov - potrà portare ad un miglioramento sos tanziale delle con-

quilla superiorità, che scrosciarono le ovazioni, e il povero idolo si trovò di colpo in frantumi. Terminata· la riunione, mentre si incamminavano fuori, Lenin domandò a Maria Gul­ beva : « Chi era quel tale con cui ho discusso ? » « Ma come ! � Vorontsov, e tu l'hai stracciato, hai fatto una enorme impressione ! » Vladimir Ilic si strinse nelle spalle. « Vorontsov? E perché non me l'hai detto? Se l'a­ vessi saputo non l'avrei attaccato. »

Un amore all'insegna della rivoluzione Tra gli attivisti marxisti di Pietro­ burgo il giovane ,Lenin incontrò an­ che la ragazza che sarebbe presto di­ ventata sua moglie : Nadezda Kon­ stantinovna Krupskaj a, un amore al­ l 'insegna della "Rivoluzione". Si incon­ trarono ad una riunione in cui Ilic si era fatto notare per una delle sue battute sarcastiche. Si stavano pro. gettando comitati di istruzione popo. lare e si discuteva di letteratura, arte e simili argomenti. Erano tutti acca­ lorati , finché il risolino di Lenin è la Krupskaja che racconta - inve­ sti tutti come una doccia fredda : « Se credete davvero di combinare qual­ cosa con questi sistemi, fate pure,

accomodatevi ! ». Lei rimase colpita da quella frase, che la costringeva a guardare ·con occhi nuovi molte sgra­ devoli realtà. Volle sapeme di piu, cercò la compagnia di Ulj anov, lo in­ contrò spesso, finché divenne la sua piu fida collaboratrice.

Per la verità, fu

un

ripiego

Nei circoli marxisti di Pietroburgo accanto alla Krupskaj a lavorava una sua amica, Apollinaria Jakubova. Era stata quest'ultima ad attrarre l'at­ tenzione di Lenin che prese a farle una corte assidua e le domandò an­ che di sposarlo. Ma la ragazza gli preferi un altro, il giornalista K. M. Tachterev, redattore di una rivista rivoluzionaria. Lenin allora, respinto e deluso, ripiegò sull'amica di lei , la Krupskaj a appunto, che fu ben fe­ lice di consolarlo ( notizie tratte da L. Fischer, Vita di Lenin , Il Saggiato· re, Milano 1967 ).

ladla sacrlllcna all".ldea" la •ua r.nmlnllti Da giovanissima, Nadezda Krupskaj a aveva una sua austera bellezza. I bio. grafi concordano nel descrivere una 21

dizioni dei lavoratori , se non sarà accompagnata da una effi­ cace azione politica. Perciò gli " economisti "-finti socialisti che credono di poter migliorare le sorti del proletariato soltanto con le riforme economiche - sono bollati da Le­ nin come pericolosi nemici, cosi come i " marxisti legali " , quelli cioè che vorrebbero aderire al marxismo senza accet­ tarne l 'ultima - e coerente - conseguenza, la rivoluzione . � importante avere le idee chiare e non farsi sviare da false tendenze, dichiara il futuro leade r già in quei primi anni pietroburghesi. Importante perciò vincere l 'isolamento dei

faccia franca e simpatica, carnagione candida, occhi chiari e limpidi, una massa di capelli biondi stretti in croc­ chia sulla nuca senza alcuna civette­ ria. Presto però divenne grassa e per­ se tutte le attrattive. Come la maggior parte delle rivoluzionarie dell'epoca, sacrificava all'" Idea" anche la femmi­ nilità, per lo meno nei suoi aspetti esteriori. Era nobile anche lei , come Lenin. Anzi, di piu antica nobiltà, di­ scendente forse di un boiardo ribelle a Ivan il Terribile. Suo padre, ufficia­ le, era stato governatore di un di­ stretto della Polonia. Ma poiché vi aveva impedito i pogrom antiebraici, si era opposto alle violenze indiscri­ minate contro i polacchi, e aveva fon­ dato un ospedale e una scuola, fu arrestato e processato, sotto l'accusa di parlar polacco e di non andare in chiesa. Tra appelli e controappelli , la causa andò avanti dieci anni. Alla fine, l'ufficiale mori , fresco di riabi­ litazione, lasciando la famiglia nella miseria ( notizie da Robert Payne, Lenin, Della Volpe 1967).

Entra in scena Nicola Il Romanov Nell'aprile 1895, mentre Lenin proget­ tava il suo primo viaggio all'estero, 22

Nicola II, l'ultimo dei Romanov, si sposava. Era salito al trono l'anno precedente. Si sussurrava che sareb­ be stato uno zar liberale, e che aveva in animo di concedere una specie di costituzione. Alcuni consigli munici­ pali, gli zems tvo, avevano addirittura osato porgere allo zar una molto ri­ spettosa e molto timida domanda, perché fossero riconosciuti loro al­ cuni diritti amministrativi. Ma i fe­ steggiamenti per il matrimonio con la bella Alice d'Assia (nipote della re­ gina Vittoria e ribattezzata Alessan­ dra per l'occasione ) fornirono a Ni­ cola il pretesto per mettere subito in chiaro le cose con i suoi sudditi. Ri­ cevendo solennemente alcune delega­ zioni della nobiltà, dell'esercito e de­ gli zemstvo, il nuovo zar colse tutti di sorpresa lasciandosi andare ad una collera improvvisa e quasi isterica, non appena si accennò alla petizione dei consigli municipali. Strillando e picchiando il piede per terra, Nicola II ordinava agli zemstvo di rinunciare una volta per tutte alle loro « fanta­ sticherie insensate e -pericolose ». E fece seguire i fatti alle parole, ordi­ nando subito severe misure repressi­ ve contro gli istigatori e contro i membri degli zemstvo sovversivi ( no­ tizie da Voline, La révolution incon­ nue, edizione Belfond, Parigi 1969 ).

grandi spazi russi, incontrare le maggiori figure della social­ democrazia internazionale, osservare gli sviluppi del mar­ xismo in Occidente . Un primo viaggio all 'estero mette in contatto il giovane Ulj anov con Plechanov in Svizzera, con Karl Liebknecht a Berlino, con Paul Lafa.rgue (il genero di Karl Marx) a Parigi. Al suo ritorno, i tempi sono maturi per un primo abbozzo di partito : l ' " Unione di lotta per l 'eman­ cipazione della classe operaia " , che raggruppa una venti n a di circoli marxisti sparsi in vari centri industriali russi e ne regola e ne coordina l 'azione . •

Uljanov all'estero: sembra un mercante di mezza età Il bolscevico Potresov nelle sue Me­ morie fa un ritratto di Lenin al tem­ po del primo viaggio all'estero : « Il viso emaciato, il cranio quasi com­ pletamente calvo, eccettuate alcune sparute ciocche di capelli alle tempie e una barbetta rossiccia. Sotto le so­ pracciglia, gli occhi socchiusi erano astuti e penetranti ». Gli amici, ricor­ da Potresov, lo prendevano in giro, sostenendo che « era nato vecchio e calvo » e che, dall'aspetto, sembra­ va « un tipico commerciante di mez­ z'età della Russia settentrionale ».

La doccia fredda dal genero di Marx Tutti i biografi registrano un collo­ quio, rimasto celebre, del giovane Ulj anov col genero di Marx, Lafar­ gue. Vladimir Ilic racconta che in Russia gli operai hanno già comin­ ciato a leggere Marx. Lafargue inter­ rompe : « Come ? Leggono Marx? » « Lo leggono. » « E lo capiscono? » « Lo capiscono. » « Allora lei si sbaglia » replica deciso Lafargue. « Non capi­ scono proprio niente. Qui, in Francia,

dopo venti anni di propaganda socia­ lista, nessuno ancora capisce Marx. »

A Parigi: parte Lenln e arriva lo zar Mentre Lenin torna da Parigi, Nicola Il, lo zar, si prepara ad andarci. La visita, nell'autunno 1896, suggella l'al­ leanza franco-russa, primo nucleo del­ lo schieramento che scenderà in cam­ po - contro la Germania e i suoi ac­ coliti - nel 1914. Osserva il giornale "Gil Blas" ( 13-10-1896 ) : ci vuole un bel coraggio, per uno zar, a entrare in Parigi, la capitale « che ha ghigliot­ tinato un re e una regina e ne ha cacciati altri in esilio ... ». Si rassicuri , Nicola. Nel generale tripudio i nemi­ ci sono pochi, e quei pochi si limi ta� no a redigere un manifesto : « I no­ stri governanti ricevono, a colpi di milioni, lo zar di Russia, colui che ri­ fornisce di deportati la Siberia. Il mondo della sofferenza deve prote­ stare con forza, ma con buon senso. Voi non parteciperete alle feste in onore dell'autocrate. Non aiuterete i governanti a dilapidare le nostre fi­ nanze. Mostrerete che non siete schia­ vi, ma uomini liberi . Firmato, il Par­ tito Operaio Socialista Rivoluziona­ rio di Francia ». 23

A QUESTO PUNTO - intorno alla metà degli anni Novanta - Vladimir Ilic Ulj anov non era ancora il capo per eccel­ lenza, fra i marxisti di Pietroburgo. Era già, però, uno de­ gli elementi piu in vista nella cerchia dirigenziale, composta di una quarantina di persone. Le quali quaranta persone però furono arrestate tutte una notte di dicembre del 1 895 . Avevano preparato il primo numero di un giornale, " Causa operaia " , ed. erano alla vigilia della stampa. Ma un giovane attivista incauto si era fatto sorprendere con le bozze in tasca. E da lui la polizia era risalita a tutti i mem-

canurato nella ··retata" Rapporto della pollzla In seguito al­ l'arresto di Vladlmlr IHc Uljanov. « Uljanov ha negato di appartenere all'associazione socialdemocratica. Ha rifiutato di dare spiegazioni riguar­ danti persone di sua conoscenza ed ha affermato di non aver mai frequen­ tato nessun circolo operante. fer quanto riguarda i manoscritti trova­ ti presso di lui, tra cui il sommario del primo numero di un giornale e due articoli sugli scioperi, scritti di suo pugno, ha eluso ogni domanda, pur senza negare di essere l'autore dei citati manoscritti... ,.

Il carcereP Una pausa utile per rimettersi In · sesto Per quel freddo pianificatore che è Lenin, anche il carcere può offrire dei vantaggi. Lui lo considera una pausa utile per rimettersi in sesto. Soffriva di stomaco e non aveva mai tempo di curarsi, in libertà. Adesso

Lenin tra i soci del "Gruppo per l'emancipazione del lavoro•

può finalmente seguire regolarmente la dieta ferrea che gli aveva consi­ gliato un medico svizzero, parecchio tempo prima. Il mal di denti lo tor­ mentava spesso, e si fa concedere l'autorizzazione a farsi curare da un dentista privato. Lunghi sonni, gin­ nastica e, contro la noia, letture ri­ creative, traduzioni, e un lavoro d'im­ pegno: la stesura del primo dei suoi libri fondamentali : Lo sviluppo del capitalismo in Russia. Si può leg�ere e scrivere quanto si vuole, in pngio· ne, e far venire libri dalle bibliote­ che. La calma e il raccoglimento non mancano. Al termine della prigionia Vladimir osserverà, con una battuta per metà beffarda ma per metà sin­ cera : c Peccato, non ho avuto tempo di finire il mio lavoro ,. ( notizie da Gerald Walter, Lénine, edizione Albin Michel, Parigi 1971 ).

Ma quanta malinconia « Per quanto Ilic sapesse dominarsi, per quanto sapesse adattarsi alla di­ sciplina del carcere, non riusciva nep. pure lui a sfuggire sempre alla ma­ linconia. Un giorno, durante il breve passeggio, scopri che dalla finestra del corridoio si poteva vedere per un momento un pezzetto del marciapie-

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bri dell 'organizzazione . Nel carcere giudiziario di via Spa­ lernaia, Vladimir restò poco piu di un anno. Un anno che anche in cella egli riusci a rendere intenso di attivi tà : leg­ geva molto e corrispondeva intensamente con i compagni, sia fuori che dentro la p rigione . Dava istruzioni e direttive , chiedeva ragguagli, redigeva persino proclami e manifesti­ ni. ( Scriveva con il latte , fra le righe di innocenti comunica­ zioni. ) Inoltre rius civa, con intelligente e fredda pianifica­ zione del sonno, della veglia, della ginnastica, a mantenersi in buona salute, a impedire che i disagi fisici avessero effet-

de di via Spalernaia. Allora in una lettera pregò me e Apollinaria A. Jakubova di andare in quel preciso punto del marciapiede, all'ora da lui indicata. Cosi avrebbe potuto veder­ ci. Apollinaria non poté venire, non so piu per quale ragione, ma io per diversi giorni mi recai nel luogo con­ venuto, e ci rimasi a lungo. Il pro­ getto tuttavia non riusci, non so piu perché » ( Nadezda K. Krupskaj a, La m ia vita con Lenin, op. cit.).

Ricette per scritture invisibili La scrittura al latte, usata dal prigio­ niero Ulj anov per la sua corrispon­ denza clandestina, si poteva rendere visibile pass�ndo velocemente il fo­ glio su una candela accesa. Il latte, bruciacchiandosi, si scuriva. Non po­ tendo disporre di candele i corrispon­ denti di Lenin che a loro volta si tro­ vavano in carcere immergevano la lettera, tagliata a striscioline, nel tè bollente ( notizie della Krupskaj a). Ma oltre al latte, Lenin impara pre· sto altri sistemi di scritture invisi­ bili, diventa un maestro nel genere. " Dovete servirvi di inchiostro india­ no " scrive una volta a Akselrod, a Gi nevra. " Sarebbe meglio aggiunger26

vi un piccolo cristallo di bicromato di potassio ( K, Cr;, 01 ); in tal m odo non potrà piu cancellarsi. Adoperate carta piu sottile. » E un'altra volta: « e essenziale servirsi di pasta liqui­ da; non piu di un cucchiaino da tè di amido in un bicchiere d'acqua ( e inoltre farina di patate, non l a co­ mune farina che impasta troppo) ».

In Siberia : noia e letame « Sciuscenskoie è un grande villaggio con strade sporche e polverose » scri­ ve Lenin alla sorella Anna nei primi tempi della deportazione. « Sta in mezzo alla steppa, non ha giardini né vegetazione. In compenso è circon­ dato di letame, che non viene tra­ sportato nei campi ma semplicemen­ te buttato fuori dall'abitato. Per usci­ re dal villaggio bisogna sempre attra­ versare un bel mucchio di letame ... Un giorno è diverso dall'altro solo perché oggi vai a spasso a destra e domani a sinistra ... »

Il calino dall'aberrazione: ho .ma due versll Alla madre invece scrive: « Sciuscen­ skoie è un villaggio carino, anche se

ti deprimenti sul suo spirito . Per far la rivoluzione, l'aveva detto tante volte, occorre la salute . Dopo il carcere, tre anni di deportazione in Siberia : una pena che sua madre rese piu lieve valendosi della propria influenza negli am­ bienti governativi, come vedova Ulj anov. Riusci infatti a ottenere che il figlio fosse mandato nella Siberia meridio­ nale invece che in quella settentrionale . Li il clima era di gran lunga meno rigido e piu salubre . Inoltre, al condanna­ to fu concess o di raggiungere la propria destinazione ( S ciu­ scenskoie, nel distretto di Minusinsk) a proprie spese, cioè

il terreno intorno è squallido. A circa un miglio e mezzo di distanza c'è una foresta, a due miglia uno stagno in cui si può nuotare. In lontananza, i monti Saiani, alcuni bianchissimi di neve perenne. C'è qualche attrattiva perfino dal punto di vista artistico : mi sono ritrovato addirittura a scri­ vere versi. Il primo dice: • A Sciu­ scensk, sotto i monti di Saiansk ... • Stai tranquilla: non ho superato la prima strofa ! "

tato : era ubriaco, disse, e gli aveva messo in disordine tutti i libri. llic sali le scale di corsa... e vide me. Quante cose ci raccontammo quella notte ! Ilic stava molto bene di salute, era addirittura florido » ( N .K. Krup­ skaj a, op. cit.).

Una proposta di m.atrim.onio in inc•iostro sbnpatim Sin da Pietroburgo, quando Nadez­ da Konstantinovna era in prigione, Lenin le aveva confessato in una del­ le sue lettere " chimiche" il suo amo­ re; da Sciuscenskoie le aveva propo­ sto di raggiungerlo e di diventare sua moglie. Nadezda Konstantinovna, che amava profondamente Vladimir Ilic, rispose scherzosamente alla suà lettera : " Ebbene, se vuoi una moglie , eccola! •. Ilic ricordò in seguito piu volte questa risposta » ( Pospielov, Evgrafov, Zevin, Ilicev e altri, Lenin , Editori Riuniti 196 1 ) . «

Arriva In Siberia anche la KrupakaJa Arrivammo a Sciuscenskoie al tra­ monto e ci recammo subito alla sua isba. Ilic era a caccia. La casa era molto pulita, come tutte , del resto, nel distretto di Minusinsk. Sul pavi­ mento c'erano bei tappeti colorati, tessuti in casa. Bianchi i muri , e de­ corati con rami di abete. I contadini proprietari prepararono il resto della casa per me e per mia madre. Ave­ vamo intorno molta gente, che non finiva piu di osservarci e farci doman­ de. Finalmente, llic tornò. Era mera­ vigliato che la sua camera fosse illu­ minata. Il padron di casa gli andò in­ contro e gli disse che era venuto Oscar Aleksandrovic, un altro depor-

«

Se volete convivere

dovete sposarvi

Vladimir e Nadezda non avevano alcuna intenzione di sposarsi legai27

privatamente, in treno, con i bagagli e senza le guardie , come un qualunque viaggiatore . Dopo un anno di solitudine siberiana, Lenin viene raggiunto al confino da Nadezda Krupskaja, arrestata e deportata anche lei . « Dovendo spo­ sare Vladimir Ilic Ulj anov » la condannata ha « molto ri­ spettosamente richiesto » al ministro di Giustizia d'essere inviata nello stesso luogo in cui sconta la pena il suo fidan­ zato. Ed è stata accontentata. Arriva con sua madre , e tra­ sforma la deportazione in luna di miele. Tra i boschi e le nevi siberiane Vladimir e Nadezda organizzano il loro tran-

mente, racconta A.B. Ulam ( op. Cit. ). Secondo H codice morale rivoluzio­ nario, il matrimonio era considerato "un'ipocrita istituzione borghese" e coscienziosamente evitato. Due che si amavano convivevano e collaborava­ no per la causa rivoluzionaria senza nessuna pastoia legale. t:: quello che Nadezda e Vladimir avevano fatto a Pietroburgo, e che avrebbero voluto continuare a fare in Siberia, se non avessero dovuto fare i conti con la polizia zarista. La quale, comprensiva al punto da concedere ai due di tra­ scorrere il confino nella stessa loca­ lità, era però quanto mai puritana in fatto di sesso. Se i due volevano con­ vivere potevano farlo solo regolariz­ zando la propria posizione, cioè spo­ sandosi non appena riuniti. E sposar­ si in chiesa per giunta, perché nella Russia degli zar non esisteva il ma­ trimonio civile. Cosa quanto mai osti­ ca, per un rivoluzionario del cali­ bro di Ulj anov. Tuttavia, pratico co­ me sempre, pur di aver accanto a sé la Krupskaj a, Vladimir si assoggettò al triste passo. E tanto peggio per i suoi futuri biografi sovietici, imbaraz­ zatissimi nel riferire il " deviazioni­ smo"del loro capo. A loro conforto, c'è da segnalare che gli sposi il 10 luglio 1898 c giunsero in chiesa per­ correndo strade diverse e che, termi28

nata la cerimonia, se ne tornarono a casa quasi clandestinamente " ·

Nadla sembra un'aringa Prima di recarsi in Siberia Nadia Krupskaj a era andata a Mosca a far visita alla futura suocera, Maria Alek­ sandrovna, che l'aveva sommersa di cortesie e di pacchetti per il figlio. Piu acida la cognata, Anna, legata al fratello da un affetto a volte un po' tirannico e esclusivo. Questo il suo commento in una lettera a Vladimir: « Nadia è qui. Sembra un'aringa ...

Una niMI _.....,

.... .... dal locollnl" ...

« Nadezda Konstantinovna Krupskaja ha, nella vita di Lenin, un'importan­ za singolare: vi rappresenta una parte che dovrebbe sorprendere coloro i quali vedono in Lenin il Gengiskan della rivoluzione proletaria. Donna e­ nergica e d'intelligenza virile, dagli occhi chiari, a fior di testa, dallo sguardo dolce e lento, dalle labbra grosse e pigre, dallo spirito calmo e limitato, dal carattere paziente e risoluto, Nadezda Konstantinovna non sarà soltanto la segretaria di quel

quillo ménage familiare e trascorrono due anni sereni, pla­ cidi addirittura, se non fosse per l 'impazienza di lui che si rende ben conto di quanto la sua forzata lontananza contri­ buisca a disgregare il neonato movimento socialista, o a incanalarlo in " eretiche " direzioni . Perciò, non appena sca­ de la sua condanna, Lenin si precipita nella Russia europea . Non pensa neppure per un attimo che potrebbe attendere qualche tempo ancora, per stare accanto alla moglie che deve scontare un altro anno. Non lo pensa neppure lei , del resto : la rivoluzione è piu importante . •

rivoluzionario di mestiere , la sua col­ laboratrice devota e ·instancabile, ma la sua donna nel senso piu borghese della parola, colei che dovunque, tan­ to a Sciuscenskoie quanto a Londra, a Parigi, a Zurigo, negli anni tristi dell'esilio e nelle tragiche giornate della rivoluzione veglierà sulla salute di Lenin, sul suo lavoro, sul suo ri­ poso, sulle sue distrazioni, gli creerà un focolare modesto ma tranquillo, un clima di confidenza e di felicità familiare ,. ( da Curzio Malaparte, Le­ n in buonanima, Vallecchi 1962 ).

La llngoa tagUente deUa snocera bigotta La nuova condizione di " coniugato" aveva anche vari lati negativi, che lo studioso Robert Payne ( Lenin, cit.) mette in evidenza. Prima, Ilic era uno scapolo soddisfatto dei suoi stu­ di, sempre disponibile per una pas­ seggiata lungo il fiume o tra i boschi. Poi, due donne si incaricano di or­ ganizzargli l'esistenza. E di quelle due una, la suocera, Elisaveta Vassiliev­ na, ha la lingua tagliente ed è una bigotta. Tuttavia, le cose non preci­ pitano, Lenin è troppo freddo e con­ trollato per lasciarsi invischiare in una lite. Ricorre spesso, ironicamen-

te, ai mea culpa, tirandosi la barba con comica indignazione. Poi si in­ china deferente e si toglie dai piedi.

Deportato con stipendio : otto 111 b li al mese A Sciuscenskoie, per otto rubli al mese - tanto quanto gli passava il governo come deportato - Lenin tro­ vò alloggio, vitto e vestiario presso un- c ontadino benestante del luogo. « Una volta la settimana ,. scrive la Krupskaj a nei suoi ricordi « si ucci­ deva per Vladimir Ilic un montone, che veniva presentato in tavola tutti i giorni fino a quando non ce n'era piu. Poi, si ricominciava con un altro montone. ,. D'estate era « una vera vita di vacanza ,., ricorda ancora la Krupskaj a : una vita di passeggiate, partite di pesca sullo Jenissei, battu­ te di caccia. In autunno e d'inverno, Vladimir Ilic e la Krupskaja traduce­ vano insieme, dall'inglese, il libro di Sidney e Beatrice Webb sul tradeu­ nionismo (lavoro commissionato a Lenin da Struve, il c apo dei marxisti " legali "). Inoltre Vladimir lavorava al suo libro Lo sviluppo del capitalismo in Russia. Ogni tanto dava qualche parere legale ai contadini che ne ave­ vano bisogno. 29

I DEPORTATI CHE TORNANO dalla Siberia possono vivere dappertutto fuorché : nella capitale, nelle città sedi di uni­ versità, nei centri industriali dove si sospettano fermenti e organizzazioni operaie. Non resta gran scelta. Lenin deci­ de per Pskov, una cittadina che ha il grosso pregio di tr0rtò alla sconfitta del Partito operaio, e al conseguente ri­ flusso della reazione, al "biennio ne­ ro " dell'ascesa fascista. 141

siva in quel primo dopoguerra ) e impossibilitato a interve­ nire presso i vari partiti comunisti europei , troppo scarsi di esperienza e di direttive per riuscire a volgere efficace­ mente la situazione a loro vantaggio. Cercò di rimediare non appena gli fu possibile, e cioè nel 1 920, quando ormai per i bianchi si profilava la sconfitta e cominciava a rom­ persi il blocco degli occidentali . Per Lenin, due erano gli errori in cui cadevano i partiti comunisti europei : l 'estre­ mismo e il centrismo riformistico. L'estremismo era l 'at­ teggiamento dei " puri " che , in nome di una guerra di classe

Radek: "Certo t:he lo era" · L'Internazionale comunista, per boc­ ca del suo autorevole esponente Ra­ dek, cosi interpretò le vicende italia­ ne : « Il movimento si inizia nelle offi­ cine metallurgiche italiane e racco­ glie cosi grandi masse di operai me­ tallurgici, che la Federazione metal­ lurgica è costretta: a mettersi alla testa del movimento. Il movimento investe le officine che producono arti­ coli semilavorati o materie necessa­ rie alla industria metallurgica; si estende alla industria chimica, a gran numero di altre industrie, e determi­ na una atmosfera tale che gli strati piu sofferenti del proletariato entra­ no in azione... Il movimento si esten­ de anche alla campagna. In una si­ mile situazione, in cui la classe ope­ raia avanza verso una grande batta­ glia, in cui anche la campagna si met­ te in movimento, problema capitale per noi è questo: di che specie di movimento si tratta? E noi diciamo: si tratta di un grande movimento rivoluzionario di masse. Gli operai mettono il ginocchio sul petto della società capitalista; attaccano il san­ tuario del capitale: le officine e le casseforti. • 142

Serntl : "No, era un mort/menlo slndaule" c Ma ecco Serrati, che ci dice : " Era un movimento puramente sindacale". Pensate un po', compagni e compa­ gne : un movimento professionale, quello in cui centinaia di migliaia di operai occupano le fabbriche, tentano di aumentare il �rendimento del lavo­ ro ( e in centinaia di casi è provato che vi riescono ); un movimento pro­ fessionale quello che fa saltare le casseforti dei capitalisti, che si impa­ dronisce dei mezzi per creare un fon­ do comune sulla base del quale la Fe­ derazione metallurgica emette carta­ moneta, in cambio della quale le coo­ perative forniscono viveri agli ope­ rai ! ,. ( dal discorso di Radek al III congresso del Comintern ) .

Giolitti: "C'era Il rischio della guerra t:lrtlle" Cosi invece commenta la situazione il presidente del Consiglio italiano, Giolitti, in un discorso al Senato il 26 settembre 1920: c Quando furono occupate le fabbriche; secondo colo­ ro che criticano oggi l'operato del Governo, io potevo agire in due mo-

totale e insindacabile , rifiutavano ogni contatto con la bor­ ghesia fino al punto di astenersi dalle lotte parlamentari e ignorare i sindacati . ( In I talia la corrente as tensionistica era cappeggiata da Bordiga . ) A cos toro Lenin dedicò un importante saggio, L'estremismo, malattia infantile del comunismo, per esortarli a lavorare all 'interno delle isti­ tuzioni dello stato borghese , a " far uso " del parlamento e dei sindacati in modo rivoluzionario . ( La stessa tattica che aveva suggerito ai tempi della Duma zarista, contro quelli che volevano boicottarla . ) Ben piu violenta è la lotta di

di : o impedire l'occupazione, oppure nel caso non fossi gillnto in tempo ad impedirla, far evacuare le officine dalla forza pubblica. Impedire è pre­ sto detto : si trattava di 600 officine metallurgiche. Per impedire l'occupa­ zione avrei dovuto - supposto che fossi potuto giungere colla rapidità del fulmine, prima che le officine fos­ sero occupate - accasermare intere guarnigioni in quelle fabbriche, circa un centinaio di uomini nelle piu pic­ cole, alcune migliaia nelle maggiori. Per tener occupate le fabbriche, avrei dovuto impiegare senza eccezione tut­ ta la forza armata disponibile; e al­ lora chi avrebbe sorvegliato i 500.000 operai rimasti fuori delle officine? Chi avrebbe garantita la tranquillità del Paese? ... Occupate le officine, dovevo allora farle evacuare dalla forza ar­ mata ? :e evidente che avrei cosi sca­ tenato la lotta, la battaglia aperta, in una parola Ja guerra civile. E que­ sto dopo che la Confederazione gene­ rale del lavoro aveva solennemente dichiarato di escludere ogni idea po­ litica dal movimento, e che questo doveva essere mantenuto nei limiti di una lotta economica. La Confede­ razione generale del lavoro, in cui io ebbi fiducia, ha dimostrato di essere degna di tale fiducia, poiché la gran­ de massa degli operai ha accettato

le sue proposte. Se fossimo ricorsi alla forza, se avessimo mandato l'e­ sercito, ia guardia regia, i carabinieri contro 500.000 operai, sanno i miei av­ versari dove avrei portato il Paese? "

Il 2• coitgresso del Comintern

1 russi tanaono banco Un delegato britannico sul II Con­ gresso del Comintern: « Era molto difficile discutere le questioni con i dirigenti della Terza Internazionale a causa del forte indirizzo nazionali­ sta da loro assunto. Ogni problema è profondamente influenzato da idee peculiarmente russe. Io considero ciò comprensibile, ma certamente l'atteg­ giamento davvero pontificante che essi assumono non rende facile la di­ scussione. Essi sono del tutto dispo­ sti ad ammettere che le rivoluzieni non hanno un'origine metafisica, che sono il risultato dello sviluppo sto­ rico, e che la rivoluzione sociale deve svilupparsi in ciascun paese secondo linee diverse, ma essi tornano sem­ pre al punto che la loro tattica è il modello su cui deve essere fondato tutto il metodo socialista ,. ( dalla re­ lazione dell'Independent Labour Par­ ty alla 29" conferenza annuale, 1921 ). 143

Vladimir Ilic contro il centrismo, contro chi oscilla tra borghesi e proletari, contro chi storce il naso di fronte a parole come " dittatura " e " rivoluzione armata " e vorrebbe invece le riforme, contro chi osserva che la realtà dei paesi industriali d'Europa è diversa da quella della Russia feuda­ le del 1 9 1 7 , e quindi forse diversi dovrebbero essere i siste­ mi di lotta . ( In Italia Turati , Treves , Modigliani , D 'Arago­ na.) Contro costoro Lenin scaglia i suoi fulmini dalla tribu­ na del II Congresso del Comintern, che si riunisce nella se­ conda metà del luglio 1 920 e mette a soqquadro la sinistra

Inevitabile il loro predominio secondo congresso del Comintern il predominio russo era assoluto e incontestabile. Non solo perché essi fruivano di tutti i vantaggi derivanti dall'ospitare il convegno (primo fra i quali avere tutte le forze e tutti gli uomini a disposizione per vincere una controversia, invece che dover contare solo sulla capacità della sin­ gola delegazione ); non solo perché erano costantemente uniti e compat­ ti, mentre tutte le altre delegazioni erano eterogenee e divise su molti importanti argomenti; ma soprattutto per l'immenso prestigio che veniva lo­ ro dall'aver fatto la rivoluzione. Scri­ ve Edward H. Carr ( op. cit. ) : « Un profondo paradosso costitui il sotto­ fondo dei lavori del II congresso. I russi cercavano sinceramente ed an­ siosamente di eliminare il loro esclu­ sivo predominio nel movimento rivo­ luzionario diffondendo la ·rivoluzione in tutta Europa e nel mondo. Eppure, quando essi non riuscirono, quando la rivoluzione si fermò ancora ostina­ tamente alla frontiera russa, tutto ciò che venne fatto al II congresso ebbe l'inaspettata conseguenza di confer­ mare e codificare il predominio rus-

Al

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so, cosicché molti giunsero ad attri­ buire a qualche malizioso ed elabo­ rato piano ciò che era l'inevitabile risultato delle condizioni in cui il con­ gresso ebbe ad operare "·

Le regole fisse della Terza Internazionale Alcune delle ventuno proposizioni stabilite per i partiti aderenti alla Terza Internazionale. l. La propaganda e l'agitazione quo­ tidiana devono avere un carattere effettivamente comunista e confor­ marsi al programma ed alle decisioni della Terza Internazionale. Non giova parlare della dittatura del proleta­ riato come d'una formula appresa e corrente, ma occorre far nascere dal­ la vita quotidiana la necessità di que­ sta dittatura. La stampa, le riunioni pubbliche dovranno diffamare siste­ maticamente la borghesia e i riformi­ sti di ogni gradazione. 2. I riformisti ed i centristi debbono essere scartati da tutti i posti impli­ canti una responsabilità. 3 . La lotta di classe rientra general­ mente nel quadro della guerra civile. I comunisti non possono fidarsi della legalità borghese, e debbono creare, parallelamente all'organizzazione le-

di tutto il mondo . Viene rilanciato il partito " alla Lenin " , cioè i l nucleo compatto, teso allo scopo, senza deviazioni né tentennamenti ; guidato con disciplina di ferro , senza la mi­ nima concessione all 'autonomia nazionale . E come già ave­ va fatto nel 1 903 , Lenin tranquillamente afferma che , se ci sono dissensi, una scissione è addirittura augurabile , quan­ do si tratta di liberarsi degli elementi infidi . Ventuno rego­ le stabiliscono rigidamente le direttive che i partiti devo­ no seguire per poter essere definiti comunisti ed essere ac­ colti nell 'Internazionale . I gruppi che manifestano dubbi o

gale, una organizzazione clandestina. 8. Ogni partito comunista deve de­ nunciare l'imperialismo coloniale e sostenere i movimenti d'emancipazio­ ne delle colonie; mantenere fra le truppe metropolitane una agitazione continua contro ogni oppressione dei popoli coloniali. 12. I partiti saranno centralizzati, stretti da una disciplina di ferro e doteranno i loro organismi centrali di larghi poteri. 13. Essi procederanno a una epura­ zione periodica, per eliminare gli ele­ menti piccoli-borghesi. 14. Essi sosterranno senza riserve le Repubbliche sovietiche nelle loro lot­ te con la contro-rivoluzione. Esorte­ ranno incessantemente i lavoratori a rifiutarsi di collaborare nell'invio di armi e di munizioni ai nemici di que­ ste repubbliche. 16. Tutte le decisioni del congresso dell'Internazionale comunista, cosi co­ me quelle del Comitato esecutivo, sono obbligatorie per i partiti affi­ liati. Ma l'Internazionale e iJ suo E­ secutivo terranno conto delle condi­ zioni di lotta diverse nei differenti paesi e adotteranno risoluzioni gene­ rali obbligatorie solo nelle questioni dove sono possibili. 2 1 . Gli aderenti d'un partito, che ri­ getteranno le condizioni e le tesi sta-

bilite dall'Internazionale comunista, dovranno essere esclusi. La ventunesima clausola, la piu in­ transigente, non fu pensata da Lenin ma dall'italiano Bordiga, che la pro­ pose all'assemblea con l'appoggio del delegato svizzero francese Humbert­ J;>roz. Anche Lenin fu subito favore­ vole e la proposta venne accolta.

I sodallsd Italiani

vogllono l'autonomia da Mosta Dopo il secondo congresso del Co­ mintern e le famose ventun regole stabilite per l'adesione, i moderati del Partito socialista italiano si riu­ nirono in congresso a Reggio Emilia ( 1920) e approvarono una mozione in cui si domandava c l'autonomia in­ terpretativa e l'applicazione dei 2 1 punti secondo le condizioni d i ogni Paese ». La dittatura del proletaria­ to, si affermava, c non deve né può essere modellata per tutti i paesi su quella di uno solo, e sarebbe grave errore il voler prescrivere a popoli democraticamente sviluppati e insof­ ferenti di autoritarismo, leggi e siste­ mi ritenuti utili e necessari per altre nazioni... La rivoluzione in Italia nel­ la forma violenta e distruggitrice de145

riserve saranno inesorabilmente tenuti fuori o espulsi dal­ l 'organizzazione . E poiché di gruppi dissidenti ce ne sono un po' dappertutto , un po' dappertutto i vecchi partiti socia­ listi democratici si scindono ; a volte nel Comintern entra la maggioranza dell'antico partito, a volte la minoranza . ( In Italia, il Partito socialista italiano si scinde nel Con­ gresso di Livorno, gennaio 1 92 1 . ) Lenin assiste impassibile alle " salutari " defezioni . Il Comintern gli appartiene, or­ mai . Potrà forgiarlo a modo suo, e fare dei suoi membri lo stato maggiore della rivoluzione mondiale . •

siderata dai comunisti, con la instau­ razione di una rigida dittatura prole­ taria e con Ja formazione di un ordi­ namento di tipo russo, non solo non può recare sollievo ai mali presenti e deve anzi, per necessità, aggravar­ li; ma non può ottenere una stabile vittoria ed è destinata a crollare » ( da Perticone, Le tre internazionali, A­ tlantica, Roma 1945 ).

Leni n : "L 'A vanti ! semina discordia" Sulla questione italiana Lenin scrive­ va sull'" lnternationale Communiste " n. 15, gennaio 192 1 : « La propaganda svolta attualmente dall'edizione mila­ nese dell'" Avanti ! " sotto la direzione di Serrati non educa il proletariato alla lotta ma semina la disgregazio· zione nelle sue file ... L'espulsione dal partito di tutti coloro che hanno par­ tecipato al congresso di Reggio Emi­ lia dell'H ottobre 1920 non indebo­ lirà, ma rafforzerà il partito, perché dei " capi " di tal genere sono capaci soltanto di perdere la rivoluzione, pur se continuano ad essere leali. Le guardie bianche e la borghesia sa­ pranno sfruttare le esitazioni , i dub­ bi, le incertezze dei socialisti piena­ mente " leali • "· 146

Il Comlntam è Il risultato di una sconfitta « La storia del Comintern può essere riassunta come una serie di speran­ ze e di disillusioni. Di quando in quando la Russia e i partiti comuni­ sti esteri hanno pensato che in que­ sto o in quel paese stesse per rea­ lizzarsi Ja rivoluzione e che la vit· toria fosse vicina. Poi, invece di un successo, c'era sempre una sconfitta. Il progresso fatto durante gli anni difficili della lotta svaniva nel nulla in pochi giorni, come in Germania nel 1923 . in Inghilterra nel 1926, in Ci­ na nel 1927. I comunisti inseguivano un fantasma che riusciva a sfuggire continuamente : il vano spettro della rivoluzione sociale cosi come l'aveva vista Marx ... Il Comintern come orga­ nizzazione sotto il controllo di Mo­ sca è esso stesso il risultato di una sconfitta. Quando nel 1920 divenne chiaro che l 'ondata rivoluzionaria post-bellica si stava calmando, sorse la stella di Mosca » ( Franz Borkenau in I marxisti, a cura di C. Wright Milis, Feltrinelli 1969).

Una delle ultime foto��:rafie di Lenin a Gorkii

147

NEL 1 920 LA GUERRA CIVILE può finalmente dirsi con­ clusa con la sconfitta delle forze antibolsceviche . Il paese è in condizioni tragiche come non mai , l 'economia è in sface­ lo. L'industria, che non era mai stata fiorente in Russia, ha ridotto la produzione a un settimo rispetto alle cifre ante­ guerra . L'agricoltura ristagna paurosamente. Da perfetto realista qual è , Lenin valuta freddamente la situazione e si convince che per la salvezza occorre un compromesso, un ripensamento tattico che , se costituisce un passo indietro rispetto alle teorie socialiste, permetta però all 'economia

LBnin lntarviSIBio dai aiornalilli stranieri Non le sembra che la Russia sia In preda all'anarchia? • Si dice che in Russia ci sia l'anar­ chia: essa è comunque il frutto di quattro anni di guerra, e non del re­ gime bolscevico ,. ( "Folkets Dagblad Politiken", svedese, 4-7-1918 ) . Come giudica un'Intesa economica con l'America? • Siamo decisamente favorevoli a una intesa economica con tutti i Paesi, ma specialmente con l'America ,. ( " Chicago Daily News ", 27-10-1919 ) . Quall sono l vostri plani In Asia? • Sono gli stessi che in Europa: coe­ sistenza pacifica con tutti i :popoli, con gli operai e i contadini dt tutte le nazioni che si svegliano a nuova vita - una vita senza sfruttatori, sen­ za proprietari terrieri, senza capitali­ sti, senza mercanti ,. ( " New York E­ vening Journal ", 21-2-1920 ) . Quanto tempo sarà necessario per costruire n soclallsmo? • Senza elettrificazione l'ordinamento comunista è inattuabile, e il nostro piano di elettrificazione è progettato per un periodo di dieci anni , nella migliore delle condizioni. � il perio­ do di tempo piu breve che ci propo148

niamo per costruire il nostro nuo­ vo ordine ,. ( dal giornale giapponese " Tokyo Nichi-Nichi ", 10-6-1920) . Il governo sovietico rappresenta dav· vero la maggioranza del popolo rus­ so? • Si, il governo sovietico è il piu de­ mocratico di tutti i governi del mon­ do. Siamo disposti a provarlo ,. ( " Fol­ kets Dagblad Politiken", citato ) . Che cosa pema della rivolta di Kron­ stadt? • L'affare Kronstadt in sé è un inci­ dente del tutto trascurabile : non mi­ naccia lo stato sovietico piu di quanto i disordini in Irlanda minac­ cino di dissolvere l'Impero britanni­ co ,. ( dal " New York Herald", 15 mar­ zo 1921 ) .

La Nuova politica economica

Leni n : "Abbiamo sbagl iato, torniamo Indietro" « Trasportati dall'ondata dell'entusia­ smo e avendo risvegliato l'entusia­ smo popolare, prima genericamente politico e poi militare, noi contava­ mo di adempiere direttamente, sulla base di questo entusiasmo, anche ai compiti economici, non meno grandi di quelli politici e di quelli militari.

del paese di risollevarsi . Nasce cosi la Nuova politica eco­ nomica, la NEP. Varata al 1 0° congresso del partito, nel 1 92 1 , la NEP rinuncia ai drastici metodi del comunismo di guerra ( requisizioni forzate , nazionalizzazioni totali ) e ripropone una certa libertà di commercio e di iniziativa pri­ vata ferme restando , in mano allo S tato, la terra e le " leve di comando nella sfera di produzione " , le banche e la grossa industria. La NEP instaura anche una forma di capitalismo di stato , cioè concessioni a capitalisti s t ranieri , creazioni di società miste fra stato e concessioni privati . La " virata "

La vita ci ha rivelato il nostro erro­ re. Occorreva una serie di fasi tran­ sitorie : il capitalismo di Stato e il socialismo, per preparare - con un lavoro di una lunga serie d'anni il passaggio al comunismo ,. (Lenin sulla "Pravda", 18-10-'2 1 ) .

Rosa Luxemburg: "La Nep

i una flllllltlt:ll di nemici" « La riforma economica di Lenin ha creato per il socialismo, nelle cam­ pagne, una nuova e potente categoria di nemici la cui resistenza sarà mol­ to piu pericolosa e piu ostinata che non quella dei grandi proprietari ari­ stocratici ,. ( R. Luxemburg, La Rivo­ luzione Russa, Prometeo, Milano).

Allred Roemer: "No, è un male neceaearlo" " La NEP era un regresso; Lenin non pensava certamente a negarlo. Ma era un regresso che riconduceva la Rus­ sia su una via che essa avrebbe de­ liberatamente scelta se la guerra ci­ vile non l'avesse costretta al partico­ lare regime che fu chiamato "comu-

nismo di guerra • ,. (Alfred Rosmer, Mosca al tempo di Lenin, Nuova Ita­ lia 1953 ) .

Non può esseni libertà economica senza libertà politica « La NEP era una politica quasi so­ cialdemocratica... senza democrazia. Essa rappresentava un compromesso economico e sociale con i contadini, con l'iniziativa individuale, con l'in­ teresse personale, senza intaccare il monopolio politico del partito che Lenin volle mantenere a ogni costo. Ma fu abbastanza rapidamente chia­ ro che il relativo liberalismo econo­ mico, che Lenin proponeva d'instau­ rare, non avrebbe potuto coesistere per molto con il regime di monopo­ lio politico e con le strutture menta­ li, psicologiche e morali che esso aveva generato nella burocrazia so­ vietica. Era questa contraddizione fondamentale, fra la dittatura di una burocrazia sottratta a ogni con­ trollo e le concessioni al liberalismo economico, a rendere infinitamente precaria la costruzione leninista ,. ( F. Fej to, Gli ultimi anni di Lenin, su "Comunità", gennaio 197 1 ) .

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di Lenin porta assai presto i suoi frutti , segni di ripresa si manifestano in tutti i settori dell 'economia. Ma il momento resta difficile e quanto mai delicato. Ci sono fermenti e in­ soddisfazioni a sinistra, dove non tutti capiscono che il pas­ so indietro è transitorio, che la NEP è un'operazione di su­ perficie che non intacca le strutture socialiste. E ci sono fer­ menti e insoddisfazioni a destra dove i Nepman , gli uomini del nuovo corso, pretendono sempre maggiori agevolazioni , e si fanno di giorno in giorno piu insofferenti dei molti " no " che ancora li frenano, nonostante la liberalizzazione degli

Lo spettro della burocrazia Durante l'Ottobre non c'erano né inferiori né superiori

« Finché la classe operaia, durante la prima fase della rivoluzione, si sen­ ti la sola creatrice del comunismo, vi fu una perfetta unanimità nel parti­ to. Nei giorni che immediatamente se­ guirono alla Rivoluzione d'Ottobre, nessuno avrebbe potuto pensare ai " superiori ", come a qualcosa di di­ stinto dagli " inferiori " ; perché in quei giorni i lavoratori avanzati erano at­ tivamente impegnati nella realizzazio­ ne del nostro programma comunista di classe, punto per punto ... » Oggi è l'opposto

« Oggi , comunque, è proprio l'oppo­ sto. Il lavoratore ad ogni istante sen­ te vede e capisce che gli specialisti e, quel che è anche peggio, illetterati inesperti che si spacciano per specia­ listi, scavalcano il lavoratore ed inva­ dono le alte cariche amministrative delle istituzioni industriali ed econo­ miche. E il partito, invece di frena­ re questa tendenza, la incoraggia e cerca la salvezza dal caos dell'indu­ stria non nei lavoratori, ma proprio in questi individui. » I SO

Fermatevi!

« I lavoratori possono provare un ar­ dente affetto ' e un autentico amore per qualche personalità come Lenin; possono essere affascinati dall'incom­ parabile, fioti_ta eloquenza di Trotskij , ma quando le masse sentono che non si ha fiducia in loro, è del tutto na­ turale che dicàno : " No, fermi. Non accettiamo di seguirvi ciecamente " » ( Alessandra Kollontai, L'opposiziane operaia in Russia, marzo 1921 , Edizio­ ni Azione Comune 197 1 ).

"l}uante sciocchezze abbiamo commesso!"

Lenin :

« ... La paralisi generale assale Lenin, gli fa perdere a intervalli tutte le ca­ pacità di lavoro, gli fa dimenticare l'alfabeto. Egli lotta contro l'angoscia di morire troppo presto : il suo viso ne è contraffatto. Articoli e discor­ si, le sue ultime opere recano l'im­ pronta di una tristezza mortale e del presentimento di nuovi pericoli. Vi so­ no frequenti espressioni come queste : • Ne abbiamo commesse di sciocchez­ ze! La mancanza di idee chiare, l'in­ capacità, l'illegalità, l'arrivismo ci travolgono. Anche la menzogna e la presunzione. Noi abbiamo demolito come dei barbari. Noi abbiamo tut-

affari . La rivolta di Kronstadt, roccaforte del bolscevismo ( marzo 1 92 1 ) , è quanto mai significativa . Che sia stata una protesta da destra o da sinistra ( la questione è controver­ sa) è tuttavia un sintomo del grave disagio interno. Nel marzo-aprile 1 92 1 Lenin prende una decisione greve di con­ seguenze : abolisce le fazioni all 'interno del partito . Il che significa : vietata la libertà di critica, vietata la possibilità di dissentire dagli ordini che vengono dall'alto, e di conse­ guenza una rete di controlli e supercon trolli che si gonfia a dismisura. Tuttavia, Lenin sa che l 'idra anonima della

to da imparare. Noi crediamo di di­ rigere lo Stato, noi siamo, per la no­ stra incapacità, guidati da forze ne­ miche ". � sempre latente l'idea che sia stata una grande sventura il fatto che la rivoluzione socialista sia co­ minciata da questo paese retrogrado, la Russia. " Noi abbiamo uno Stato improntato allo zarismo, appena tin­ to di sovietismo " ,. ( Victor Serge, Me­ morie di un rivoluzionario, Nuova Ita­ lia 1956).

Ma ì stato lui a lnsegnn ciò che adesso condanna « Non è un caso che fra i tre uomini che si disputarono dapprima il suo favore in vita, poi la sua successio­ ne; fra i tre uomini che incarnava­ no in un certo senso i tre aspetti di Lenin medesimo : Trotski.i (l'interna­ zionalista, rivoluzionario, antiburocra­ tico, utopico ), Bucharin (il dittatore illuminato, colto, civilizzatore) e Sta­ lin (l'organizzatore dell'apparato, il realizzatore realista e privo di scru­ poli ), sarebbe stato quest'ultimo ad assicurarsela. Poiché è lecito pensa­ re che ciò che Lenin denunciò co­ me l'arroganza di Stalin, la sua gros­ solanità, la frettolosità. tutto ciò co­ stituisse in effetti la volontà dei co-

munisti : della maggioranza dei comu­ nisti, dei rivoluzionari che il potere ha mutato in capi usurpatori, in bu­ rocrati imperialisti. "·La cosa peggio­ re sarebbe qui la fretta. La cosa piu nociva sarebbe partire dal presuppo­ sto che sappiamo pur qualcosa • di­ ceva Lenin nel '22. Ma la grande mag­ gioranza dei comunisti formati da un Lenin piu sicuro di sé, piu avventu­ roso, erano convinti di saperne abba­ stanza, di possedere nel marxismo una verità assoluta capace di rispon­ dere a tutto, di spiegare ogni cosa, di essere una guida infallibile in ogni circostanza ,. ( François Fej to, Gli ul­ timi anni di Lenin, art. cit. ) .

È stata colpa anehe deUa guerra dvlle Secondo Moshe Lewin e vari altri studiosi le cause del dilatarsi della burocrazia nella Russia ·sovietica van­ no ricercate anche nella guerra civi­ le. La guerra aveva imposto ai diri­ genti del partito una mentalità e un modo di agire che erano indispensa­ bili . in quei momenti, ma che neces­ sariamente si sarebbero evoluti nel senso di un irrigidimento dittatoria­ le. « Si vide ben presto un tipo par151

burocrazia rappresenta il pericolo peggiore per il futuro dello stato bolscevico. Sa che l 'Ufficio politico accresce ogni giorno il proprio potere , anche se per ora il fenomeno non è ancora del tutto visibile ; sa che il segretario generale del partito , Stalin, sta ammassando troppe leve nelle sue mani . Ma per la prima volta, alla rapida comprensione dei fatti non tiene dietro l 'azione , il preciso colpo di timone per rad­ drizzare la rotta. Nel momento forse piu difficile, senz'altro piu delicato della sua vita di uomo di stato, Lenin viene stroncato dall 'emorragia cerebrale che nel giro di due anni

ticolare di dirigente - e soltanto quello - salire i gradi della gerar­ chia. Si doveva saper essere sbrigati­ vi, essere dei buoni organizzatori, ci si doveva mostrar capaci di usare sen­ za scrupoli eccessivi dei poteri enor­ mi conferiti dalla dittatura in periodo di guerra, poiché ciò che si domanda­ va loro era di vincere a qualsiasi prez­ zo. e non di ragionare e di esitare ,. (Moshe Lewin, L'ultima battaglia di Lenin, Laterza 1969 ).

Un " testamento" ammonitore

DIFRDATE DEL SEGRETARIO GEIERAlB Nel dicembre 1922 e nel gennaio 1923 si svolge piu intensa la revisione di Lenin alla propria opera. Tra le mol­ te note e gli appunti da lui dettati il piu noto è la Lettera al congresso che sarà poi chiamata il suo testa­ mento. Noto soprattutto per la luci­ da analisi del carattere e delle ca­ pacità dei vari capi del partito: Zino­ viev, Kamenev, Bucharin, Trotskij , e per il severo giudizio sul • segretario generale " Stalin (Abbiamo riportato un ampio stralcio del documento nel volume dei Dossier dedicato a Sta­ Un ). Il " segretario generale " è rozzo, 152

villano, brutale, troppo poco "uma­ no ", secondo Lenin. Ha concentrato nelle sue mani un immenso potere, e « io non sono sicuro che sappia ser­ virsene con sufficiente prudenza • . Bi­ sognerebb e sostituirlo, in quella ca­ rica cosi importante.

Eppure era l'uomo giusto, in quella situazione Ha visto giusto, Lenin, nei confronti di Stalin? Nella Russia degli anni Venti, alle prese con un paese in inim­ maginabili condizioni di caos e di miseria, proprio un uomo come Sta­ lin ci voleva. Questo è il parere di Evgenij Varga, economista sovietico di origine ungherese morto nel 1964. In un'opera postuma vietata in Rus­ sia, e pubblicata in Italia da Monda­ dori ( Il testamento di Varga, 1970 ) , l o studioso osserva che nessun altro, con le caratteristiche "umane " richie­ ste da Lenin, avrebbe potuto fare ciò che ha fatto Stalin, nonostante la sua brutalità, anzi, proprio a causa del­ la sua brutalità e del terrore che in­ cuteva e della cieca obbedienza che sapeva ottenere. « I compiti immedia­ ti che si posero per la salvezza della nazione » spiega il Varga « esigevano un'organizzazione centralizzata al

lo porta all 'invalidità e poi alla morte . Già sul finire del 1 92 1 Ilic aveva dovuto ridurre il lavoro, prostrato da nau­ see, vomiti , svenimenti e tremendi mal di testa, attribuiti in un primo tempo al superlavoro. Alla fine di maggio del 1 922, si verificò il primo attacco vero e p roprio , con paresi al lato destro del corpo e difficoltà a parlare . Ai p rimi di ottobre tuttavia si era ripreso tanto da poter tornare a la­ vorare . Il 3 1 ottobre tenne un discorso alla seduta del Co­ mitato esecutivo dei Soviet e il 1 3 novembre parlò al quar­ to congresso dell 'Internazionale comunista. Fu l 'ultima sua

massimo grado, e che escludesse a priori tanto un lento processo di edu­ cazione alla democrazia socialista quanto una progressiva integrazione del kulak nel socialismo... Ora, que­ sta organizzazione favoriva il rapido sviluppo della gerarchia del partito e dello stato, di una gerarchia estre­ mamente brutale e crudele. ,. L'unica vera alternativa al ferreo dispotismo di Stalin sarebbe stata la rinuncia, da parte del partito, al monopolio del potere. Cosa che Lenin non si sognò mai di prendere in considerazione.

Leala ar1a1oa1ero di SIBila? In Georgia Stalin aveva incominciato a usare i suoi metodi sbrigativi sof­ focando con la forza le tendenze au­ tonomiste della regione (cfr. Pro e contro Stalin). Lenin aveva avuto sen­ tore della cosa e ne era rimasto tur­ bato. Ma per quanto cercasse di fare e di indagare non Jli riusciva di im­ porsi e di veder chiaro nella questio­ ne. I seguenti brani tratti dal diario della Fotieva, capo della segreteria di Lenin, sono considerati da molti una testimonianza di come Stalin cercas-

se di emarginare Lenin malato per procedere a modo suo. Dal cUarlo della

sua

segretaria

Il 24 gennaio Vladimir Ilic ha chia· mato Fotieva, l'ha incaricata di chie­ dere a Dzerzinskij o a Stalin i docu­ menti della commissione sulla que­ stione georgiana e di studiarli nei det­ tagli... Giovedi 25 gennaio, ha chie­ sto se abbiamo ricevuto i documen­ ti. Ho risposto che Dzerzinskij sareb­ be tornato solo sabato. E perciò non glieli ho potuti ancora chiedere. Sa­ bato ho chiesto a Dzerzinskij ; ha det­ to che i documenti li ha Stalin. Ho mandato una lettera a Stalin, che pe­ rò non era a Mosca. Ieri, 29 gennaio, Stalin ha telefonato: non può conse­ gnare i documenti senza l'approva­ zione dell'Ufficio politico. ,. «

IHc non deve sapere! « Stalin mi ha chiesto se io non aves­ si detto a Vladimir Ilic qualcosa di piu del necessario: come mai egli era a conoscenza degli affari correnti. Per esempio, il suo articolo sull'ispezio­ ne operaia e contadina dimostra che gli sono note alcune circostanze. Ho risposto che io non gli dico nulla e che non ho nessun motivo di ritene­ re che egli sia al corrente ,. (citati in "Rinascita" 4-10-1968 ) . 1 53

apparizione in pubblico . 11 1 2 dicembre 1 922 doveva metter­ si a letto definitivamente . Non poteva piu scrivere , dettava ai suoi segretari (e i minuti di dettatura gli venivano con­ cessi dai medici col contagocce) . Il 9 marzo subiva un se­ condo e piu forte attacco del male. Visse ancora otto pe­ nosi mesi da invalido, e mori il 2 1 gennaio 1 924 . Il periodo dal dicembre 1 922 al marzo 1 923 è il piu dram­ matico, nella lunga malattia di Ilic . Non solo dal punto di vista fisico ma anche, e soprattutto, da quello spirituale . E. il tempo dell '" ultima battaglia " di Lenin . Ilic ingaggia una

medici non danno ma ricevono Istruzioni l

12 febbraio ( note della Fotieva, cit. ) : « Vladimir llic sta peggio. Ha molto male alla testa. Mi ha chiamato per qualche minuto. Secondo Maria Ili­ nicna, i medici lo hanno turbato a tal punto che gli battevano i denti. Il chi­ rurgo tedesco Forster ieri ha detto che gli sono categoricamente proibi­ ti i giornali, le visite e la informa­ zione politica. Alla domanda che co­ sa intenda per quest'ultima, Forster ha risposto: " Ecco, per esempio, vi interessa il problema del censimen­ to degli impiegati sovietici •. Eviden­ temente il fatto che i medici fosse­ ro cosi informati ha turbato Vladi­ mir Ilic. A quanto pare, inoltre, Vla­ dimir Ilic ha avuto l'impressione che non sono i medici a dare indicazio­ ni al Comitato centrale, ma è il Co­ mitato che istruisce i medici ».

l'ULnMO DISCORSO DI IUC Lenln non è piu quello di prima

Alfred Rosmer ( sindacalista francese che partecipò alla rivoluzione del 1917 e si oppose poi allo stalinismo ) era presente al congresso del Comin154

tern in cui Lenin parlò per l'ultima volta: « Quelli che non l'avevano mai visto dicevano : è sempre lui, Lenin; ma questa illusione non era permes­ sa a noialtri. Non era piu il Lenin di una volta: la figura che aveva­ mo dinanzi era quella di un uo­ mo duramente provato dalla parali­ si; il suo aspetto era come conge­ lato, la sua andatura quella di un àutoma, la sua abituale eloquenza semplice rapida sicura s'era mutata in un eloquio esitante ; qualche volta gli mancavano le parole. Il compagno che gl\ era stato messo vicino per aiu­ tarlo non adempi bene al suo com­ pito e fu rimpiazzato da Radek » (A. Rosmer, Mosca al tempo di Lenin, Nuova Italia 1953).

LENII E' MORTO L'annundo um�lale a Mos� « L'annuncio ufficiale della morte è stato dato stamane all'undicesimo Congresso panrusso dei Soviet che si tiene in questi giorni in un teatro a Mosca. I delegati si erano riuniti per celebrare l'anniversario della pri­ ma rivoluzione russa del 1905 e le musiche suonavano, quando improv­ visamente Kamenev, Zinoviev, Kale-

tremenda lotta contro il suo male e contro il tempo, per eliminare prima di morire i gravi pericoli di deformazione burocratica cui va incontro il giovane stato da lui costruito . Sono troppe ormai le soluzioni frettolose, amministrative e repressive imposte dal vertice del partito. Sono troppi i burocrati ottusi, pigri e presuntuosi, che impediscono il buon funzionamento dello stato. Sono troppi anche quelli che hanno presto gusto al potere, e che lavorano solo per aumentare il proprio prestigio, indipendentemente dal bene del paese ; o che si compiacciono di imporre con la forza e

nin e altri capi apparvero sul palco­ scenico pallidissimi. Kalenin con voce rotta dal pianto disse : " Compagni, il nostro Ilic non è piu. :t:. spirato ieri sera. Tutto quello che ci rimane da fare è di perpetuare i suoi grandi in­ segnamenti •. Le parole piombarono l'assemblea nell'angoscia improvvisa. Molti delegati si accasciavano pian­ gendo come bambini, mentre le mu­ siche intonavano la marcia funebre di Chopin. Alle lentissime note si me­ scevano gemiti e pianti isterici di de­ legati e delegate » ( " Il Corriere della Sera ", 23-1-1924 ) . SUI GIORNALI ITALIANI

Era lo spirito di Tamerlano calato nei dogmi di Marx « Se difficile riesce sempre il giudi­ zio storico sugli uomini e i fatti con­ temporanei, esso diviene estremamen­ te arduo quando uomini e fatti ab­ biano violentemente contrariato o po­ tentemente assecondato i sentimenti piu fondamentali degli individui e delle collettività. Proprietà privata, concetto tradizionale della patria, li­ bertà dell'individuo, supremazia del­ l'intelligenza, santità della vita uma­ na: tutti questi valori sono stati ana-

temizzati, rovesciati, calpestati , ban­ diti da Nicola Lenin. Ma il gigante russo-tartaro spirito di Tamerlano e di Pietro il Grande calato nei dog­ mi di Karl Marx. altri valori ha esal­ tato alle vette della storia: l'avvento del proletariato al potere, l'identifi­ cazione di lavoratori e di produttori, l'assorbimento della politica nell'eco­ nomia, l'organizzazione unitaria della vita economica per la liberazione spi­ r.ituale dell'individuo. Difficile sepa­ rare, in quest'opera, quanto le nostre esigenze morali e sentimentali respin­ gono da quanto invece le asseconda e sembra venir loro incontro ; diffici­ lissimo scernere la distruzione dalla ricostruzione ... Una cosa par che va­ da affermata, in ogni modo: che l'o­ pera di Lenin non è destinata né a risolversi in un puro fallimento, né a realizzare il piano preconcepito da lui e dai suoi. Non rappresenterà, quell'opera, né il trionfo del dogma comunista, né il fallimento delle a­ spirazioni proletarie » ( Luigi Salvato­ relli sulla " Stampa •, 23 gennaio 1 924 ).

Responsabile di Caporetto e della "follia rossa" « Noi italiani possiamo forse piu d'o­ gni altro recare sull'uomo uno spas-

con l 'arbitrio il proprio volere . :E. questa la battaglia piu grossa, e la piu impari . Anche perché il malato sente in­ torno a sé come un invisibile muro che lo divide dal mondo e gli impedisce di indagare su vari punti oscuri (per esem­ pio, la Georgia : bolscevizzata con la forza ?). Gli sembra che altri , oltre ai medici , cerchino di !imitargli il piu possibile l 'attività. Sospetta che non siano i medici a dire all'appa­ rato burocratico - diretto da Stalin - ciò che lui può o non può fare , ma che sia addirittura l 'inverso. Sospetti ec­ cessivi di un malato, o realtà ? Trotskij racconta che a un

sionato giudizio perché grande fu il danno che, volontariamente o no, in­ flisse al nostro Paese, ma dal quale l'Italia seppe da sé liberars i , mostran­ do al mondo attonito la propria ro­ bustezza. Doppio fu il danno che da Lenin ci venne. Anzitutto egli tolse alla guerra l'alleanza che era chia­ mata a piu direttamente unire le pro­ prie armi alle nostre. A tutta l'Inte­ sa il dittatore rosso costò un anno piu di guerra. A noi costò Caporet­ to. E questo fu il danno nel perio­ do della guerra. Nel periodo della pace, fu l'ispiratore di quella follia rossa che ci fece perdere quattro an­ ni preziosi. Quanti scioperi non fu­ rono fatti perché ricorreva il gene­ tliaco o l'onomastico del nuovo si­ gnore della Russia? ,. c · n Giornale d'Italia ", 22 gennaio 1924).

Distruttore di un regime infame " Lenin fu un distruttore e un ditta­ tore, dice la stampa borghese. Si, Le­ �in fu un distruttore e per questo lo amarono i popoli tutti, per que­ sto fu piu popolare di Cristo, per que­ sto quando ieri la sua bara è passata per le vie di Mosca una folla enor­ me di contadini, di operai, ginocchia 156

a terra, ha pianto. Perché Lenin è stato il distruttore di un regime in­ fame, lo scardinatore di una società abbietta, di una casta abominevole. Lenin un dittatore? Certamente. Co­ me il boscaiolo che nel folto della foresta apre la strada per la quale aftluirà la vita civile, abbattendo vec­ chi tronchi e giovani piante, cosi Le­ nin ha affondata la scure nella vec­ chia società del privilegio cui era di contrappeso il vizio, dell'orgia a cui faceva riscontro la miseria e l'abie­ zione di milioni di uomini ,. c· Avan­ ti ! ", 25 gennaio 1924).

Prima viHima del auo Ideale " Egli scompare . forse troppo presto per raccogliere e maturare l'insegna­ mento della sintesi spirituale del co­ lossale esperimento rivoluzionario compiuto sulle carni vive di un po­ polo di oltre cento milioni di uomi­ ni, ma non, forse, cosi tardi da non avere avuto la percezione terribile della enorme, tragica, insormontabile distanza che gli avvenimenti frappo­ sero tra il divino sogno di cambiare la natura umana cambiandone gli istituti e la realtà risultata dall'espe­ rimento bolscevico. Ora Lenin scom-

certo punto Ilic, " braccato " nel suo letto , ha cercato la sua alleanza contro Stalin. (Approfondiremo nel volume su Trotskij la ques tione.) Ma è tutto inutile : il marzo del 1 923 toglie a Ilic anche l 'uso della parola, e il gennaio del '24 , lo porta via definitivamente . Stalin pronuncia l 'orazione fu­ nebre del morto. Trots kij irivece non è a Mosca, e non as­ siste ai funerali . Stalin l 'ha deliberatamente informato tar­ di del decesso . Mentre il popolo russo sfila davant i al cor­ po imbalsamato di Ilic, i due delfini ingaggiano il mortale duello per la successione. •

pare, senza lasciare alcun seme fe­ condo per la sua scuola... Se Rous­ seau, se Bakounine, Kropotkine e Marx potessero risorgere per dare il viatico a questo loro fratello, lo sa­ luterebbero battendosi il petto per confessare il fallimento della loro fi­ losofia, ma benedirebbero l'uomo d'a­ zione e di fede che fu la prima vitti­ ma del suo stesso ideale ... ,. ( " Il Po­ polo d'Italia", 23 gennaio 1924 ) .

Ideologo fanatico ma con i piedi in terra « Ideologo e uomo di azione, fanati­ co, dogmatico credente e riformatore elastico, sensibilissimo agli insegna­ menti della realtà, Lenin non esitò di­ nanzi alle piu audaci risoluzioni, co­ me non esitò dinanzi al superamen­ to delle sue stesse dottrine. Però fu assertore teorico, realizzatore del co­ munismo, mentre contemporanea­ mente emanava disposizioni per la formazione e protezione della picco­ la proprietà. Fu statolatra per prin­ cipio, ma adottò e disciplinò il ritor­ no al commercio individuale per ne­ cessità. Figura complessa, che sfugge all'analisi del cronista, ma che certo trarrà su di essa l'attenzione dello storico ,. ( " Il Mondo ", 22-1-1924 ).

Dieci mlll•l Il pii'Oie « e stato calcolato che dal 1893 fino ai primi del 1923, quando l'emorra­ gia cerebrale gli stroncò la parola e fermò la sua penna, Lenin scrisse qualcosa come dieci milioni di paro­ le ,. (L. Fischer, op. cit.)

Pastemak: "t:on l fllttl grldarta la •torla" Il poeta Pastemak cosi descrisse il linguaggio di Lenin, ricordando un suo intervento al IX congresso dei Soviet: ·

Ricordo il suo parlare mi trafisse la nuca di scintille, come il sibilo d'una sferica folgore. E quella nuda pronuncia d'erre moscia di tutto rendeva conto ad alta voce che dal sangue di storie vere era tracciato; egli era la loro figura sonora. Quando si rivolgeva ai fatti sapeva che, risciacquando la loro bocca con il suo estratto vocale, attraverso di essi avrebbe gridato la storia ,. (dal poema L'alta malattia, pubblica­ to sulla rivista " Lef"). «

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cronologia 1870 - Il 10 ( 22 ) aprile a Simbirsk, sulle rive del Volga, nasce Vladimir Ilic Ulj anov da Ilij a Ni­ kolaevic, professore di matematica e fisica, e da Maria Aleksandrovna, maestra e pianista. 1886 Il 12 gennaio muo­ re Ilij a Nikolaevic. Alek­ sandr, fratello maggiore di Lenin, diventa uno dei leader del movimento ri­ voluzionario p o p u l i s t a " Libertà del popolo ". -

1887 - 1• marzo, la poli­ zia arresta i fratelli mag­ giori di Lenin, Aleksandr e Anna, per tentato as­ sassinio dello zar. Anna è deportata nel villaggio di Kokuskino. Aleksandr è condannato a morte : 1'8 maggio viene impicca­ to. Lenin termina gli stu� di liceali e si iscrive al­ l'università di Kazan. Il 5 dicembre è arrestato per aver partecipato a una manifestazione. e depor­ tato a Kokuskino 1891-93 Lenin si laurea in legge a Pietroburgo, e si stabilisce a Samara do­ ve esercita la professione di avvocato. Si trasferisce a Pietroburgo e svolge o­ pera di propaganda mar­ xista negli ambienti ope­ rai. Polemiche coi popu­ listi . -

1895 - Dirige la lotta ri­ vendicativa dei lavoratori di Pietroburgo dove fon­ da !'" Unione di lotta per la liberazione della classe operaia". Si ammala di polmonite. V i a g g i o in Svizzera per incontrarsi 158

con Plechanov e Akselrod. Al suo ritorno in Russia è arrestato: è il 21 dicem­ bre. 1896-99 - In carcere co­ mincia a scrivere Lo svi­ luppo del capitalismo in Russia. Il processo con­ tro di lui si conclude il 29 gennaio con la con­ danna a tre anni di de­ portazione in Siberia, nel villaggio di Sciuscenskoie. Si sposa con Nadezda Krupskaja ( luglio 1 898 ) . 1900 Fine dell'esilio. Il 24 dicembre esce il pri­ mo numero del giornale " lskra •. -

1902 - Lenin a Londra. Primo incontro con Trot­ skij . Pubblica il libro Che fare ? 1903 - Scissione fra men­ scevichi e bolscevichi al secondo congresso dei socialdemocratici russi. Lenin è il capo dei bol­ scevichi. Dimissioni dal­ l'" lskra". 1904-1905 - Guerra russo­ giapponese e sconfitta della Russia. 1905 Prima rivoluzio­ ne russa. 9 ( 22 ) gennaio: domenica di sangue. 4 ( 1 7 ) febbraio : assassinio a Mo­ sca del granduca Sergio da parte di un gruppo di terroristi. Luglio : rivolta della corazzata Potemkin a Odessa. Ottobre : scio­ pero generale e forma­ zione a Pietroburgo del primo Soviet operaio. 17 ( 30) ottobre : Nicola I I concede la costituzione -

Novembre: Lenin torna in Russia. Dicembre: sol­ levazione a Mosca subito repressa. 1907 - s· congresso del partito socialdemocratico a Londra. A dicembre, Lenin lascia di nuovo la Russia per il secondo esi­ lio. 1908 - In violenta pole­ mica con gli eretici del marxismo, Lenin scrive Materialismo ed empirio­ criticismo. Esce il primo numero della " Pravda ". 1910-12 - In agosto Le­ nin va a Capri, ospite di Gorkij . Al ritorno lascia la Svizzera e si trasferi­ sce a Parigi. Fonda la scuola di partito di Long­ jumeau. Partecipa al con­ gresso di Praga che se­ gna la data di nascita ufficiale del partito bol­ scevico. 1914 - Allo scoppio della guerra mondiale, essendo cittadino russo in territo­ rio nemico, Lenin è arre­ stato a Poronin dalla po­ lizia austriaca. Viene ri­ lasciato per intervento del socialdemocratico Vic­ tor Adler. 1915 Conferenza di Zimmerwald ( Svizzera ) . -

1916-17 Scrive due dei suoi libri fondamentali: L'imperialismo, fase su­ prema del capitalismo, e Stato e rivoluzione. -

1917 - 2• rivoluzione rus­ sa, detta Rivoluzione di febbraio. 3 ( 1 6 ) marzo:

abdicazione di Nicola II e formazione di un Go­ verno provvisorio. 4 ( 17 ) aprile : rientrato a Pietro­ grado sul "vagone piom­ bato", Lenin presenta le Tesi d'aprile. 3 ( 16 ) giu­ gno : t• congresso panrus­ so dei Soviet. 4 ( 17 ) luglio: rivolta popolare armata, schiacciata dal Governo provvisorio. Settembre : p u t s c h del comandante in capo Kornilov, caccia­ to da Pietrogrado dalla guarnigione della città e dagli operai. 10 (23 ) otto­ bre : riunito clandestina­ mente, il Comitato cen­ trale bolscevico d e c i d e l'insurrezione armata. 2526 ottobre (6-7 novembre) : terza r i v o l u z i o n e russa detta Rivoluzione d'Otto­ bre. Formazione di un go­ verno bolscevico. 1918 18 gennaio: scio­ glimento della Costituen­ te. Lenin esce illeso da un attentato. 3 marzo : trat­ tato di Brest Litovsk, pa­ ce separata con la Ger­ mania. 7 marzo: 7" con­ gresso del p a r t i t o c h e prende i l nome d i Partito Comunista panrusso (bol­ scevico ) . 12 marzo : la ca­ pitale è trasferita da Pie­ trogrado a Mosca. Mag­ gio : scoppia la guerra ci­ vile. Estate : intervento straniero nella guerra ci­ vile. 10 luglio: il s· con­ gresso dei Soviet adotta la prima costituzione. 16 luglio: massacro della fa­ miglia imperiale a Ekate­ rinburg. 30 agosto, se­ condo atten'tato a Lenin: una donna, Fania Kaplan, gli esplode contro tre col­ pi di pistola e lo ferisce gravemente. -

1920 - 19 luglio : 2:' con­ gresso· a Mosca dell'In­ ternazionale comunista. N o v e m b r e : fine della guerra civile e dell'inter­ vento straniero nella Rus­ sia europea. 1921 - Marzo: insurre­ zione dei marinai di Kron­ stadt. Giugno: 3• con­ gresso a Mosca dell'Inter­ nazionale comunista. Al 100 congresso del partito si instaura la Nuova poli­ tica economica. Primi se­ gni della decadenza fisica di Lenin. 1922 Maggio: primo attacco di emorragia ce­ rebrale. In ottobre Lenin riprende l'attività politi­ ca. A dicembre è costret­ to lasciare Mosca e a ri­ tirarsi in c a m p a g n a a Gorkij . Tra il 23 e il 24 dicembre 1922 scrive il " Testamento". -

1923 Marzo: secondo attacco del male. Lenin perde la parola e resta paralizzato. Il 10 ottobre ritorna per poche ore a Mosca : è il suo ultimo viaggio. -

1924 - Alle 7 del pome­ riggio del 21 gennaio, a Gorkij Lenin muore stroncato dall'emorragia cerebrale. Il 23 la salma è portata a Mosca. Il 27 i funerali solenni : il suo corpo è imbalsamato e deposto sotto le mura del Cremlino, in un mauso­ leo sulla Piazza Rossa. Maggio : il 13• congresso del partito prende cono­ scenza del " testamen to " di Lenin e non si confor­ ma alle sue dirett ive. 1 59

QUESTO VOLUME 2 STATO IMPRESSO NEL MESE DI LUGLIO DELL'ANNO MCMLXXII NELLE OFFICINE GRAFICHE VERONESI DELLA ARNOLDO MONDADORI EDITORE PRINTED IN ITALY