Pro e contro Ben Gurion

Nasce come David Grun, ebreo polacco, suddito dello zar di Russia, nel 1886. Fin da adolescente persegue la causa sionis

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Italian Pages 162 Year 1972

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Pro e contro Ben Gurion

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PRO E CONTRO

BENGURION a cura di Nuccio Francesco Madera

Di prossima pubblicazione:

M.L.KING DE GAULLE

HIROHITO

Sono 8ià usciti

STAUN D KENNEDY D MAO D Hlll.ER CHURCHILL D GIOVANNI XXIII D FRANCO D MARX GANDHI D LENIN D ROOSEVELT D MUSSOLINI

ARNOLDO MONDADORI EDITORE

S.p.A.

PRESIDENTE

Giorgio Mondadori VICE PRESIDENTE Mario Formenton GENERALB PERIODICI Adolfo Senn

DIRBTI'ORE

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Gianfranco Cantini, Nando Sampietro AMMINISTRATORE

EDITORIALB

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I DOSSIER MONDADORI DIRETTORE

Enzo Orlandi RBDAZIONB

Marisa Paltrinieri, Giovanni Rizzoni Emilio Barbaglia, Maristella Bodino IMPAGINAZIONE

Bruno Acqualagna, Giovanni Melada ICONOGRAFL\ VOLUME BBN GURION

Giovanni Melada

C Arnoldo Mondadori Editore 1972 Pubblicazione mensile • trata al Tribunale di Milano 3.9.71 Spedizione in abbo1181De11to a tar111a editoriale ridotta autorizz. N. 15278/2 del 25.6.1971

N.

�del

Direzione P.T. Veroli& Direttore Responsabile: Enzo Orlandi

BENGURION

MONDADORI

DAVID GRV N " BEN GURION " è nato " due volte" : il 1 7 tishri 5647 secondo i l lunario ebraico, e i l 1 6 ottobre 1 886 secondo il calendario gregoriano. E per due volte " senza patria" : come ebreo perché nato in Polonia, e come polacco perché nato in periodo d'occupazione zarista. La sua fami­ glia abitava una casa di legno a due piani in via delle Ca­ pre, alla periferi a di Plonsk, cittadina di circa 20 mila abi­ tanti ( 1 1 mila ebrei) , 70 km a nord-ovest di Varsavia . Avigdor Griin, il padre, era u n consulente legale senza lau­ rea ma di riconosciuto valore . La madre, Sheindel Frid-

Alla fine dell'Ottocento

polacco significa essere russo

essere

La Polonia, scomparsa dalle carte geografiche fra il 1772 e il 1795 ( dopo tre progressive spartizioni ad opera di Russia, Prussia e Austria), resu­ scitata da Napoleone nel 1 807 come Granducato di Varsavia, viene pro­ mossa· al rango di regno " personale" dello zar di tutte le Russie dopo . il Congresso di Vienna (18 1 5 ). Nel 1830, dopo la rivolta di Varsavia, il princi­ pe Adam Czartoryski ( 1770-186 1 ) for­ ma un governo indipendente d'unità nazionale. I russi tornano in forze e sconfiggono l'esercito polacco a Gro­ chow e a Ostrolenka ( 1 83 1 ). Segue una dura repressione. Migliaia d'in­ sorti sono costretti all"esilio. Parigi diventa il centro della " grande emi­ grazione·. Gli esuli aristocratici ( i "bianchi") sono guidati dal principe Czartoryski, i democratici ( " rossi") dal professore, di origine ebraica, Joachim Lelewel ( 1786-186 1 ). Nel 1832 lo Statuto organico riduce la Polo­ nia a semplice provincia russa. Do­ po le infelici insurrezioni del 1846 e del 1 863, si aggravano anzi le condi­ zioni repressive e il Paese deve su-

bire una sempre piu intensa russifi­ cazione ( la maggior parte dei fun­ zionari polacchi licenziati, .proibizio­ ne della lingua polacca).

La storia antica degli ebrei

Decine Il SICOli Il esilio e deporlazi•l Originari della Mesopotamia, gli e­ brei raggiunsero �- occuparono la " Terra Promessa• ( cioè la Palestina), per la prima volta, durante la cosid­ detta età dei Patriarchi (XVIII sec. a.C.). Fra i secoli XVII e XIII a.C. vennero sottomessi da�li hyksos e dai faraoni. De'portati m Egitto, ne vennero liberati da Mosè, e si rista­ bilirono in Palestina nell'anno 1025 a.C. circa. Di quell'epoca è la fonda­ zione del primo regno ebraico ( Saul, Davide, Salomone), piu tardi suddi­ viso in Regno di Israele al nord ( sot­ tomesso dagli assiri nel 722 a.C.), e Regno di Giuda al sud ( sottomesso dai babilonesi di Nabucodonosor nel 586 a.C.). Schiavi in Babilonia gli ebrei reste.ranno fino al 538 a.C., quando verranno liberati da Ciro, l'imperatore dei persiani. Tornati in Palestina vi resteranno, tuttavia, co­ me sudditi degli stessi persiani pri5

man, donna schiva e modesta, viveva esclusivamente in funzione dei figli e del marito. Morirà nel 1897, durante l 'undicesimo parto. David, il sesto figlio, non aveva ancora compiuto gli undici anni. Da quel momento il ricordo della madre gli sarebbe rimasto nei sogni, regolarmente : « La so­ gnavo quasi ogni notte, le parlavo, le chiedevo perché non tornava». E da quello stesso 1897 nei sogni del giovane Da­ vid, con altrettanta forza e regolarità, si sarebbe creata la immagine di un'altra " madre" : la Palestina. Nell'estate di quell'anno, infatti , Theodor Herzl ( 1860-1904), un giornali-

ma, dei macedoni poi (332 a.C.), e an­ cora dei seleucidi (198 a.C.), e dei ro­ mani (le legioni di Pompeo entreran­ no in Gerusalemme nel 63 a.C.). Ri­ bellatisi alla dominazione romana nel 66 d.C., verranno battuti quattro anni piu tardi da Tito Flavio Vespa­ siano. Da quel 70 d.C. (seconda di­ struzione di Gerusalemme e del Tem­ pio) data anche la cosidetta Diaspo­ ra degli ebrei, cioè la loro progressi­ va dispersione in tutto il mondo.

Un editto di Ciro AIUTATE CHI VUOLE TORNARE IN PALESTINA «Non esiste popolo nel mondo abita­ to che non conti un buon numero di giudei nel suo seno ,. aveva detto il generale romano Agrippa ancor pri­ ma della caduta di Gerusalemme. E, d'accordo con Agrippa, molti storici respingono la data del 70 d.C. (distru­ zione di Gerusalemme) come causa e inizio della Diaspora ebraica. «Al­ cuni secoli prima di questo avveni­ mento ,. scrive Abram Léon (Il mar­ xismo e la questione ebraica, ed. Sa­ monà e Savelli 1968 ) «la grande maggioranza degli ebrei era già spar­ sa in tutto il mondo. ,. Ed Arthur 6

Ruppin, in The Jewis in Modern World (Londra 1934), precisa che

«molto prima della caduta di Geru­ salemme piu di tre quarti degli ebrei non vivevano piu in Palestina •· Lo stesso Ciro, imperatore dei persiani, dopo la conquista di Babilonia ( 538 a.C.), nell'Editto rivolto agli ebrei li­ berati aveva scritto: «E chiunque ri­ manga nel luogo in cui soggiorna, faccia in modo che gli uomini che sono con lui aiutino quelli che vo­ gliono tornare in Palestina con ar­ gento, con oro, con beni e con bestia­ me, oltre alle offerte spontanee per la casa di Dio che è in Gerusalem­ me ,. (Libro di Ezra, 1.4 ). Dal testo di Ciro si deve dedurre che in Palestina sarebbero tornati solo in pochi e so­ lo i piu poveri, la maggioranza si era dunque perfettamente integrata lon­ tano dalla "Terra Promessa"; e anche i testi cuneiformi scoperti in Babi­ lonia all'inizio del '900 lo confermano (L. Brentano, Das Wirtschaftsleben der Antiken Welt, Jena 1929).

ltrel8'dini daii'IIIBICipazl- ebraica Sul finire del 1700 la popolazione e­ braica nell'Europa occidentale era di circa quattrocentomila unità. La

sta di Vienna, nato a Budapest da famiglia borghese di ori­ gine ebrea, aveva convocato a Basilea il primo Congresso sionistico mondiale. Gli echi del Congresso ( contempora­ neamente ai dibattiti sul sionismo suscitati in Europa dal caso Dreyfus) erano naturalmente giunti in Polonia, dove la colonia ebraica non era solo particolarmente numerosa, ma era soprattutto ben preparata a ricevere- nuovi suggeri­ menti . Lo stesso padre di Ben Gurion, Avigdor Griin , era uno dei protagonisti piu vivaci nel clan ebraico. Quando nel 1882, nella Russia e nella Polonia zarista, era stata fondata

maggior parte degli israeliti europei era costretta ad abitare nei ghetti, sepolta in un'avvilente miseria fisica e morale. Esisteva però già da tem­ po una minoranza che, forte di una sicurezza economica raggiunta grazie alla sua abilità commerciale e im­ prenditoriale, stava conquistando quell'emancipazione politiéa, sociale e culturale che poi si sarebbe estesa a tutti gli ·ebrei. « La liberazione po­ litica del popolo ebraico,. commenta Abba Eban (Storia del popolo ebrai­ co, Mondadori 1971) « fu essenzial­ mente dovuta a tre fattori: al talen­ to dei finanzieri ebrei, al carattere anacronistico delle antiche strutture corporative e all'affermarsi dell'uma­ nitarismo razionale.,.

IIAPIIUDNE: "l/n Fl'llllt:la la terra promiiSSII!" All'indomani della vittoria di Auster­ litz (1806 ), Napoleone dovette misu­ rarsi con il problema ebraico. Deci­ so in un pnmo tempo ad imporre severe restrizioni contro çli usurai ebrei, mentre alcuni consiglieri �li suggerivano di espellere gli israehii dalla Francia, risolse di affrontare la questione in termini di maggiore

realismo. E dichiarò in quei giorni: « Sarebbe una debolezza cacciare gli ebrei; sarebbe un segno di forza mi­ gliorarli ». Radunate quindi le rap­ presentanze delle comunità ebraiche francesi indirizzò loro un messaggio nel quale scriveva: « � mio desiderio prendere ogni misura per far si che i diritti concessi al popolo ebraico non siano illusori e che esso trovi in Francia la sua Gerusalemme,. « Noi non siamo piu una nazione all'inter­ no di una nazione,. commentò l'espo­ nente ebreo Abraham Furtado. « La Francia, o ebrei, è il nostro paese. I vostri doveri sono stabiliti dalla leg­ ge; la felicità vi attende,. (notizie da Abba Eban, op. cit.). ,

IN EUROPA SI VA PIANO E POCO WNTANO In Inghilterra le ultime restrizioni all'uguaglianza degli ebrei non furo­ no tolte che nel 1858 e nel 1866. In Italia l'emancipazione è del 1859, e verrà estesa alla Roma dei papi solo dopo la conquista del 1870. Nell'Eu­ ropa occidentale gli ebrei, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecen­ to, ormai partecipano senza proble­ mi alla vita pubblica, con l'eccezione della Germania dove la minoranza 7

l'associazione Hibbat Zion ( L'amore per Sion), all'" avvo­ cato" Avigdor era stata affidata la guida della sezione di Plonsk ( cosa che si ripeterà 1 5 anni piu tardi per la sezione del Movimento sionistico di Theodor Herzl ) . Le riunioni di queste e di altre associazioni si tenevano quasi tutte nella casa di via delle Capre, centro motore di idee sionistiche, di vita e di cultura ebraica ( il padre di David sarà anche tra i fondatori di una scuola elementare e di una scuola media con programmi moderni e progressisti rispetto ai tradizionali sistemi d'insegnamento basati quasi esclusiva-

ebraica è molto forte, e nei paesi dell'Europa orientale, dove essa co­ stituisce circa i due terzi della popo­ lazione ebraica mondiale.

L'antisemitismo modanao comincia con Blsmarclc « Nel 1 879 accadde un· fatto gravido di conseguenze. Bismarck, personal­ mente privo di pregiudizi nei con­ fronti degli ebrei, trovò comodo, per la sua politica interna, lanciare una campagna " antisemita", come allora da poco era di moda dire in Germa­ nia. Analoghe circostanze politiche fecero usare quest'arma, rivelatasi ef­ ficace, in Austria, in Francia, in Rus­ sia, negli anni immediatamente suc­ cessivi. Come assai giustamente os­ serva James Parker, " l'antisemitismo politico aveva molto poco a che fare con gli ebrei in quanto tali... Il ne­ mico era il liberalismo, l'industriali­ smo, il laicismo, tutto ciò che i rea· zionari detestavano, ed essi scopri­ rono per esperienza che non esisteva metodo migliore per persuadere i lo­ ro elettori a detestare questi feno­ meni, che etichettarli come ebraici " ,. ( Maxime Rodinson, Israele e il rifiu· to arabo, Einaudi 1969 ). 8

Esplode In Francia

IL CASO DREYFUS Nell'autunno del 1894 scoppia a Pa­ rigi il caso Dreyfus, l'ultima e la piu violenta esplosione di antisemitismo di quella fine di secolo nell'Europa occidentale. Il capitano Alfred Drey­ fus, ebreo francese, accusato di spio­ naggio militare sulla base di inesi­ stenti prove, viene processato, con· dannato alla degradazione e all'erga­ stolo e deportato nella Guiana. Do­ vranno passare 12 anni in un dram­ matico succedersi di processi e di tragici eventi, prima che la verità venga ristabilita e Dreyfus sia com­ pletamente riabilitato. Fra i corri­ spondenti stranieri che nel novem­ bre 1894 assistettero alla degradazio­ ne dell'ufficiale ebreo c'era anche l'inviato della " Neue Freie Presse" di Vienna: Theodor Herzl, il futuro pa· dre del Movimento sionista. Piu tar­ di egli scriverà nel suo diario : « Ciò che fece di me un sionista fu il caso Dreyfus. Esso rappresenta qualcosa di piu di un errore giudiziario : rap­ presenta il desiderio della grande maggioranza dei francesi di condan· nare un ebreo e per mezzo suo tutti

mente sulla Bibbia).« Da mio padre ho imparato» scriverà piu tardi il figlio « ad amare il popolo ebreo, la terra di Israele e la lingua ebraica . . . Egli, non appena smetteva gli abiti del legale, si dedicava instancabilmente all 'associa­ zione sionista di Plonsk e agli interessi pubblici locali .» Stimolato dall'ambiente e dal padre, il giovanissimo David, precoce d'intelligenza e smanioso d'azione, non avrebbe perso tempo, e ai primi del 1 90 1 (poco piu che quattordi­ cenne) con due coetanei, Shelomò Zemach e Samuel Fuchs, diede vita� una società giovanile sionista. La società venne

gli ebrei. " Morte agli ebrei " urlava la folla quando venivano strappati dal­ l'uniforme di Dreyfus i gradi di ca. pitano (e questo grido mi risuona an­ cora nelle orecchie ). E da allora " Morte agli ebrei" è diventato un gri­ do di battaglia. Dove? In Francia. Nella repubblicana, moderna, civile Francia, un secolo dopo la dichiara­ zione dei Diritti dell'Uomo •.

PO&ROM IN RUSSIA

••MASSACRATE l &IUDEII" In Russia, l'odio contro �li ebrei, fo­ mentato da motivi politici, esplode­ va spesso fu gravissimi episodi di violenza: i pogrom, tristemente fa­ mosi, in cui la furia popolare si sca­ tenava contro i quartieri ebraici sac­ cheggiando e distruggendo quanto trovava sulla sua strada. Ecco come M. Edelmann (Ben Gurion, Presses de la Cité, Parigi 1965 ) descrive un pogrom in Russia : « Nel giro di po­ chi minuti si raccolse una gran folla. Ingiurie e minacce si intrecciavano. Il grido "Massacrate i giudei ! • si pro­ pagava con la velocità di un lampo. Contadini, operai, impiegati, donne, bambini, contagiati dalla furia, si ar· marono di asce, sbarre di ferro,- pie-

tre, coltelli e corsero verso il quar­ tiere ebreo per " dare una lezione ai giudei ". Il primo rumore, caratteri­ stico, fu quello dei vetri rotti. A quel frastuono, le vittime, barricate nelle cantine, furono paralizzate dal terro­ re. Poi le case furono invase, le in­ vocazioni delle donne e dei bambini si mescolarono alle urla della pleba­ glia lanciata al saccheggio, all'assas­ sinio, alla distruzione. Dalle finestre volarono mobili, tesori familiari fat­ ti a pezzi, caddero morti e feriti, gio­ vani e vecchi, gente p assiva, senza difesa, in un turbine d1 piume uscite dai cuscini che riempivano l'aria di fiocchi bianchi come durante una ne­ vicata. Abbattute le porte delle sina­ goghe, i rotoli della Legge furono strappati e calpestati. Polizia e trup­ pe nmasero indifferenti e la plebaglia ne dedusse, con giusta ragione, che il governo non disapprovava questi suoi eccessi ».

IL RISVEGLIO EBRAICO

Nasce il sioni•o politico A seguito dei pogrom in Russia (18811882), il medico Leo Pinsker di Odes­ sa, nel suo scritto Autoemancipazio­ ne (1882 ), rivendica una patria per 9

battezzata Ezra ( dal nome del riformatore dell'ebraismo palestinese vissuto nel V secolo a.C.) e« la diffusione della lingua e della cuitura ebraica in modo particolare tra la gioventu lavoratrice della città» ne sarebbe stato l'obiet­ tivo principale. Né questi primi tentativi di organizzazione politica, né la passione per lo studio, impedirono tuttavia al giovane David di trovare il tempo per una altrettanto in­ tensa pratica sportiva. Il nuoto (nel fiume Plonska) e il po­ dismo erano i suoi punti di forza. E quando le giornate si spegnevano presto, dall'autunno a primavera, e restavano

gli ebrei oppressi. Le associazioni dei Zion (Simpatizzanti di Sion) sorte dopo il 1882, alle quali aderisce Pinsker, mirano a una colo­ nizzazione della Palestina per opera degli ebrei. Indipendentemente dai movimenti dell'ebraismo orientale, Theodor Herzl (1860-1904 ) scrive Der Judenstaat (Lo Stato ebraico, 1896 ) e fonda il Movimento sionistico. La questione ebraica diventa una que­ stione nazionale. Gli ebrei devono acquistarsi, con le garanzie del dirit­ to internazionale, un territorio dove possano vivere color� che non si so­ no assimilati altrove. Al primo Con­ gresso mondiale sionistico, che si tie­ ne nel 1897 a Basilea e al quale par­ tecipano 204 delegati, vengono getta­ te le basi di una rigida organizzazio­ ne politica, e come meta del sionismo viene annunciata « la creazione per il popolo ebraico di una sede in Pale­ stina ».

Chowewe

La profezia di Herzl « Se dovessi riassumere il Congresso in una sola frase (che mi guarderei bene dal pronunciare in pubblico) di­ rei: •A Basilea ho fondato lo Stato ebraico". Se oggi pronunciassi ad al­ ta voce una simile frase, riderebbero

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tutti, ma forse fra 5 anni, fra 50 cer­ tamente, questa sarà la realtà » (Herzl, Diarii).

Anche il sionismo è antisemita? L'idea sionista, che mirava alla co­ stituzione di uno Stato ebraico fuori dai confini dell'Europa, trovò l'ade­ sione entusiastica della borghesia i­ sraelita ormai integrata nelia socie­ tà europea. Il borghese semita vede­ va infatti nel sionismo un facile si­ stema 'Per liberarsi, orientandole ver­ so la Palestina, delle scomode masse di ebrei orientali che dalla fine del1'800 dilagavano nell'Europa centra­ le. Questo aveva chiaramente com­ preso Theodor Herzl. Nel suo libro­ libello (come lo definf l'autore), Lo Stato ebraico, egli infatti spiega che sono gli ebrei immigrati « a importa­ re l'antisemitismo o a consolidare quello già esistente. Questo stato di cose costituisce per gli assimilati una pena segreta che si traduce in opere di beneficenza. Essi creano delle or­ ganizzazioni per facilitare la parten­ za degli ebrei che si dispongono a raggiungere il loro paese d'origine. Questo fenomeno è un controsenso

soltanto lampade a petrolio, intorno a quelle luci David si misurava al gioco degli scacchi umiliando avversari di qual­ siasi età. Le sue enormi capacità di concentrazione e di me­ moria erano la favola di Plonsk. A scuola bastava che un compagno leggesse ad alta voce una pagina della Bibbia, e, subito dopo, David era in grado di ripeterla parola per pa­ rola. Queste qualità compensavano in parte le sofferenze del ragazzo, cocciuto, ardito e precocissimo, per la pro­ pria statura che rimaneva decisamente inferiore alla me­ dia dei coetanei. •

che si potrebbe prestare al �ttesco, se non si trattasse di uomini che sof­ frono. Certune di queste organizza­ zioni assistenziali non sono state co­ stituite a favore, ma contro gli ebrei perseguitati. Ciò che anzitutto essi si propongono è che i piu poveri di lo­ ro partano al piu presto e se ne va­ dano il piu lontano possibile. E cosf si riesce a scoprire, osservando me­ glio il fenomeno, che qualcuno di questi pretesi amici degli ebrei non è in realtà che un antisemita di ori­ gine ebraica travestito da filantro­ po • (Eli Lobel, Gli ebrei e la Palesti­ na in Gli arabi in Israele di Sabri Geries, Editori Riuniti 1970).

IL SIONISMO CULTURALE

U• patria spirituale per gli ebrei Il tutto il monda Al sionismo "politico", tutto teso al­ l'immediata creazione dello Stato ebraico, si contrapponeva un movi­ mento sionista •culturale", che si pro­ poneva la realizzazione di una patria spirituale: fare cioè della Palestina un centro spirituale, . grazie alla cui opera illuminante gli ebrei di tutto il mondo raggiungano una loro unità interiore. Chaim Weizmann (1874-

1952 ) si adoprerà per giungere a una sintesi dei due orientamenti. In pra· tica essa si realizza nella creaziOne del Centro sionistico palestinese a Giaffa (1907) e nella fondazione di una Università ebraica (1918 ).

Il giovane Davld dal gludai•o al sioni•o « L'educazione di David Griin, duran­ te l'adolescenza, è condotta secondo il piu puro stile giudaico. Il futuro Ben Gurion, vestito di una lunfSa ve­ ste nera, trascorre interi anm nel­ l'apprendimento della Bibbìa, del Tal­ mud, dei libri di preghiere, nei locali sovraffollati delle scuole rabbiniche. Poi, un giorno, decide di non prega­ re piu e di abbandonare le pratiche religiose. Questa decisione gli procu­ ra l'unica punizione della sua vita, amministrata dalle mani del padre. Ma David non si lascia convincere, e rifiuta ostinatamente di ritornare al­ la pratica religiosa. Papà Griin non insiste. Le labbra strette e mute del ragazzo rivelano già una eccezionale forza di carattere. Una nuova reli­ gione, una nuova fede si è impadro­ nita del cuore di David: il siomsmo • (Miche! Bar-Zohar, Ben Gourion le prophète armé, Fayard, Parigi 1966 ).

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LA VITA DI PROVINCIA NON POTEVA, comunque, esau­ rire la tensione piu congeniale a David : quella del p�tago­ nista diretto, dell'uomo nell'occhio del ciclone. Fu per que­ sto che nel 1903 abbandonò Plonsk, e raggi unse Varsavia. Nella capitale segui diversi corsi, ma, come ebreo, non· gli fu mai concesso d'iscriversi a nessun istituto. L'antisemi­ tismo, nella Russia zarista e di conseguenza nella Polonia occupata, proprio in quell'anno aveva toccato un nuovo triste vertice con la strage (pogrom) di Kisinev in Bessa­ rabia (aprile 1903}. A Varsavia, in verità, l 'ambiente era

l Grtln: ebrei st 1118 per niente ortodossi I Grlin si differenziano per molti a­ spetti dalle altre famiglie ebree di Plonsk. Non sono commercianti, non praticano l'usura, sono liberi dai ri­ stretti schemi mentali del fanatico giudaismo ortodosso, ostile a ogni a­ pertura a coloro che ancora vengono chiamati "gentili". Già il nonno di Da­ vid, uomo di stretta osservanza reli­ giosa, è un fervente ammiratore di Platone, di Spinoza e di Kant, e par­ la correntemepte, oltre al polacco e allo yiddish, l'ebraico, il russo e il te­ desco. Ma è soprattutto nel padre, Avigdor Grlin, che si verifica l'incon­ tro fra il mondo giudaico e la cultu­ ra occidentale. « Egli è il primo, e per lungo tempo l'unico nella piccola città, ad aver abbandonato il tradi­ zionale abito giudaico in favore di una elegante redingote sopra la bian­ ca camicia dal collo inamidato. Per giunta fuma, con grande scandalo de­ gli ebrei ortodossi. La sua professio­ ne - esercita l'avvocatura pur non

riavid Ben Gurion all'epoca

della prima guerra mondiale

avendo la laurea - gli permette di stabilire relazioni d'affari e d'amici­ zia non solo con polacchi non ebrei, ma persino con le autorità russe. Gliene viene, fra l'altro, una discreta prosperità economica, consolidata an­ che dalla dote della moglie, Sheindel Fridman: due case che danno una buona rendita. Ma gliene viene anche un certo distacco, talvolta l'ostilità aperta, degli ebrei di Plonsk " (Bar­ Zohar, op. cit.).

Undici tigli e tante v1r1u « Come le porte di tutte le case ebree di piccole città, la porta di casa Griin era sempre aperta ai visitatori e agli amici in cerca di consigli. Sheindel, la moglie di Avigdor, era piccola, bru· na e trasmise al figlio David sia la statura che il calore dei sentimenti. Molti anni piu tardi, durante un di­ battito alla Knesset (la Camera dei deputati del nuovo Stato d"lsraele) per la legge sull'uguaglianza dei sessi, Ben Gurion dichiarò: "Mia madre morf, dando alla luce il suo undice­ -simo figlio, quando io avevo soltanto dieci anni , ma io la vedo come se fosse ancora viva. Era l'incarnazione della purezza, dell'amore, della nobil·

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leggermente piu liberale, ma nulla era possibile contro le direttive provenienti da Pietroburgo, già abbondantemente repressive nei confronti degli stessi placchi, in particolare nel campo dell'organizzazione scolastica. Nella capitale David si guadagnava da vivere insegnando privatamente l'ebraico, e soprattutto preparando agli esa­ mi di maturità i suoi stessi coetanei. La politica attiva re­ stava il suo obiettivo principale : presenziava a raduni e comizi, s 'iscriveva al movimento Poale' Zion (Lavoratori di Sion), e cominciava a distinguersi come oratore e pole-

tà umana, dell'abne�azione" rice Edelmann, op. Cit.).



(Mau­

una 1•ra di raccomandazlona Nel 1901, Avidgor Griin scrive a Herzl una lettera per raccomandar�li il fi­ glio: «Oso scrivere, io, il piu umile fra migliaia di ebrei, perché Iddio mi ha benedetto con un figliolo di in'-e­ gno singolare, che è uno scolaro dili­ gente, pieno di dottrina, che conosce la lingua del paese, oltre al nostro idioma ebraico e la matematica e al­ tre discipline. Ha una eccezionale di­ sposizione per gli studi, ma nessuna scuola gli è aperta perché è ebreo. Ho deciso di mandarlo a studiare al­ l'estero, e alcuni mi hanno consigliato di inviarlo. a Vienna, dove esiste un centro di studi ebraici, il Seminario rabbinico. Per questo mi sono propo­ sto di mettermi in contatto con Lei, perché Ella possa essere il patrono di mio figlio... •· Herzl, con ogni pro­ babilità non lesse la lettera, e, se la lesse, non diede risposta. C'è chi so­ stiene che forse solo per questo il de­ stino di David non è stato quello di diventare rabbino insi�e o dotto in­ terprete dei testi sacn (notizie e let­ tera in Giorgio Romano, Ben Gurion, Della Volpe Editore 1967). 14

SCAPPA DA CASA MA RIENTRA IL GIORNO DOPO la lettera a Herzl non avendo avuto seguito, Avigdor accantonò l'idea di inviare David all'università di Vienna. Ma il ra�azzo mordeva il freno, e nel 1903 decise "di andarsene a Varsavia senza chiedere il permesso del padre. «Il treno sul quale via�ava • rac­ conta Edelmann (op. cit.) «giunse nella capitale polacca all'alba. Com­ battuto fra il desiderio di realizzare le sue ambizioni e il rimorso di aver sfidato l'autorità patema, David, sen­ za uscire dalla stazione, riprese il pri­ mo treno per Plonsk. Il padre, in fon­ do non troppo stupito per questo ri­ torno, accolse a braccia ap_erte il fi­ gliol prodigo e si riconciliò con lui fra le lacrime. la sera stessa, David riparti per Varsavia, munito, questa volta, della benedizione patema. •

Yaruvla, specchio della Russia zarlsta Nella Varsavia dei primi anni del '900, si rifletteva la ·situazione della Russia della quale la Polonia era una provincia. «Il governo zarista svilup­ pava coscientemente l'antisemitismo come arma politica antiliberale... I

mista agguerrito. Un amico e testimone di quei giorni, Mark Jarblum., ricordando sessant'anni piu tardi il David Griin di Varsavia, lo descrisse in tono quasi epico sottolineandone l 'intransigenza del carattere, l 'impegno di lavoro, l 'inesau­ ribile combattività e la grande capacità di persuasione : « Già in quell'epoca sapeva essere un leader e non aveva difficoltà ad imporsi ai compagni. Aveva un a virtu " istinti­ l va,, che è dono di pochi : non si lasciava mai distrarre da particolari, né dalle cose superflue, ignorava completamen­ te gli aspetti frivoli della vita». Messosi particolarmente

pogrom suscitarono orrore in tutto il mondo civile. Le reazioni degli ebrei furono diverse. Molti strinsero i den­ ti in attesa che l'uragano passasse, pensando che analoghe persecuzioni avevano colpito altre volte i prote­ stanti francesi e i cattolici inglesi. Alcuni accentuarono il loro processo di assimilazione... Altri ancora lotta­ rono con accresciuta foga, insieme con i liberali o i rivoluzionari cristia­ ni o di origine cristiana, per la rea­ lizzazione di una società dove fosse­ ro estirpate le radici stesse dell'an­ tisemitismo. Ma nell'Europa orientale, dove gli ebrei formavano una specie di nazione in seno a 9uella regione, dotata di una propria lin� e di una propria letteratura yiddash (dialetto tedesco con termini di origini ebrai­ ca), andò formandosi un nazionali­ smo culturale locale, di tendenza so­ cialistica. Era l'ideologia del Bund, il partito socialista ebraico dell'Im­ pero russo, fondato nel 1897 • (M. Ro­ dinson, op. cit.).

"Laset..o vivere gli ebrei se aoa posst..o sfenolnarU" Il ministro delle Finanze Vitte sole­ va dire allo zar Alessandro III: «Se fosse possibile annegare nel Mar Ne-

ro sei o sette milioni di. ebrei, ne sarei pienamente soddisfatto; ma non è possibile, e perciò dobbiamo la­ sciarli vivere •· Quando Herzl, in trattative con il go­ verno russo, chiese a Vitte di far qualcosa per incoraggiare l'emigra­ zione, quest'ultimo rispose: « Ma noi abbiamo fatto molto per incoraggia­ re gli ebrei ad emigrare. Per esempio li abbiamo presi a calci • (notizie da A. Chouraqui, Theodor Herzl, edizioni Du Seuil, Parigi 1960).

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un cuscinetto 11mh1

« In Russia, generalmente, i contadi­ ni non erano in contatto diretto con i grandi proprietari terrieri; e, fra le due classi, gli ebrei fungevano da in­ termediari. Per questo motivo erano, dunque, i soli strumenti visibili (e aggredibili) della nobiltà sfruttatri­ ce. • Cosi, Chaim Weizmann ( La mia vita per Israele, Aldo Garzanti Edi­ tore 1950) spiega in uno sfondo da lotta di classe, le persecuzioni (po­ grom) contro gli ebrei nella Russia zarista fine 1800. E a riprova di que­ sta analisi ricorda che a Motol, suo paese natale nella Russia Bianca, con­ trariamente a quanto avveniva in al15

in evidenza durante alcune manifestazioni, venne schedato dalla polizia come " intellettuale pericoloso" (portava, fra l 'altro, i capelli troppo lunghi ) ; successivamente imprigio­ nato, verrà liberato solo dopo un fortunato intervento pa­ terno. L'anno successivo, il 3 luglio 1904, moriva a Vienna Theodor Herzl : lutto e crisi per il Movimento sionistico mondiale . E come se non bastasse, nel gennaio del 1905 il primo tentativo di rivoluzione proletaria veniva soffocato nel sangue per le strade di Pietrobur:go. Era un duro colpo per le organizzazioni dei lavoratori ebrei che dalla lotta

tre regioni, ·non ci furono mai dei po­ grom proprio perché « i contadini non furono mai eccessivamente sfrut­ tati, ed anzi godevano di piccole pro­ prietà... Con un appezzamento di ter­ reno, alcuni maiali, polli e mucche, e lavorando anche per i latifondisti, po­ tevano vivere con agio, purché non bevessero oltre misura».

l prestiti di Rothschild ��addolciscOno" le ....-:uzloni zartste Nel decennio intorno al 1870 (proprio mentre in Russia si scatenavano i grandi pogrom) i prestiti al governo zarista, che rispettava scrupolosamen­ te i suoi impegni di pagamento, era­ no tra le operazioni finanziarie piu lucrose in Europa. Ma i Rothschild, con loro ·grave danno, non potevano parteciparvi per evitare l'accusa di essere il .sostegno finanziario di colo­ ro che avevano scatenato i pogrom. Ben presto tuttavia, venne trovato un accordo: i prestiti dei Rothschild avrebbero "addolcito" la violenza del­ le persecuzioni zariste. L'ambasciato­ re tedesco in Francia, conte Miinster, cosi scrisse al cancelliere del Reich, 16

Von Caprivi, il 23 ottobre 1892: « La prospettiva del guadagno �. come pre­ tende Alphonse Rothschild, la speran­ za di ottenere dalla Russia migliori condizioni di esistenza per gli israe­ liti, hanno spinto la famiglia Roth­ schild a partecipare alle trattative per il prestito... Non ritengo neppure im­ possibile che la moglie del nuovo mi­ nistro delle Finanze, Vitte, che i russi di qui dipingono come una israelita intelligente e molto intrigante, contri­ buisca notevolmente alla realizzazio­ ne dell'accordo con i banchieri israe­ liti». Un buon numero di ebrei rus­ si "liberati" da Rothschild poté cosf raggiungere la Palestina e insediarsi nei possedimenti organizzati dal fra­ tello minore del barone, Edmond (no­ tizie dal saggio di Eli Lobel, nel vo­ lume citato di Sabri Geries).

l RUSSI Al SIONISTI

�·Prendetevi le mase, noi ci teni.., le Intelligenze" Durante un colloquio con Herzl, nel­ l'agosto 1903, V. Plehve, ministro de­ gli Interni dell'Impero zarista (re­ sponsabile dei pogrom in quanto, se non li organizzava direttamente, la­ sciava però che avvenissero), disse:

contro il regime zarista si erano ripromessi, oltre a impor­ tanti riforme sociali, l'abolizione della segregazione raz­ ziale . Centinaia di giovani, che non tolleravano l'idea di continuare a vivere nei ghetti ( zone di " soggiorno obbliga­ to ") dèll'Europa orientale, emigrarono in America. Molti altri decisero, invece, di partire per la Palestina . Shelomò Zemach, l 'amico di David Griin, fu il primo a lasciare Plonsk. Shelomò, che apparteneva a una famiglia tra le piu ricche e conosciute, abbandonò la cittadina natale di nascosto dai genitori , dopo essersi lautamente autosovven-

« La creazione di uno Stato ebraico indipendente, capace di assorbire mi­ lioni di ebrei, non può non interes­ sarci. Ciò non vuoi dire che vogliamo separarci da tutti i nostri ebrei. Le grandi intelligenze - e voi ne siete l'esempio migliore - vorremmo te­ nercele. Per le grandi intelligenze non vi sono differenze di confessione o di nazionalità ». In una lettera a Plehve, del 5 settembre 1903, Herzl scriveva: «Se l'insediamento degli ebrei ha luo­ go in Palestina, gli elementi radicali saranno costretti ad unirsi al movi­ mento... tutto quello che sarà guada­ gnato per. il sionismo, che io rappre­ sento con i miei amici, verrà netta­ mente perso dai partiti rivoluziona­ ri ». Herzl promette cioè ai dirigenti dell'Impero zarista che li avrebbe sbarazzati dagli ebrei che costituiva­ no un fermento rivoluzionario (lette­ re riportate nel saggio di Eli Lobel, nel volume citato di Sabri Geries).

Terra promessa ruaanda IL 22 01TOBRE 1902 Herzl, grazie a lord Nathan Rothschild, s'incontra col primo ministro inglese Joseph Cham­ berlain: « A El-Arish e nel Sinai non c'è nessuno. L'Inghilterra potrebbe

favorire il nostro insediamento. In cambio vedrà crescere la sua poten­ za e si guadagnerà la riconoscenza di 10 milioni di ebrei... Voi cosa ne pensate? ». « Per me va bene » rispon­ de Chamberlain « a patto che sia d'ac­ cordo anche lord Cromer (Alto Com­ missario britannico al Cairo) ... » 24 APRILE 1903, Chamberlain s'in­ contra di nuovo con Herzl: «Nel cor­ so del mio viaggio ho visitato l'Ugan­ da. Ci si può coltivare il cotone e la canna da zucchero. t!. proprio il pae­ se che fa per il dr. Herzl, mi sono detto. Ma lui vuoi solamente anda­ re in Palestina ». « Per l'appunto » conferma Herzl. (Fra l'altro, l'inte­ resse per la Palestina aveya anche forti basi economiche: 3 milioni di franchi versati da Herzl nelle banche turche; l milione di dollari investiti attraverso il Credito coloniale ebrai­ co; nonché la creazione del Fondo Nazionale Ebraico e della Compagnia Anglo-palestinese; senza dimenticare gli enormi investimenti della famiglia Rothschild, e dell'Alleanza Ebraica U­ niversale.) AI PRIMI DI MAGGIO DEL 1903 lord Cromer, dal Cairo, fa conoscere a Londra il rifiuto d'accettare una colonia ebraica nella penisola del Si­ nai. Herzl decide allora di riprendere in considerazione l'Uganda. 17

zionato con un grosso furto in famiglia. La cosa, comun­ que, si riseppe e divenne argomento di conversazione per tutta la comunità ebraica di Plonsk. Alla maggioranza, " l 'avventura " di Shelomò Zemach non era tuttavia piaciu­ ta. Era stata giudicata un gesto impulsivo, alimentato dalle predicazioni " sovversive " di qualche rivoluzionario. Nel frattempo il giovane Zemach aveva raggiunto Odessa, e da Odessa s 'era imbarcato su un mercantile alla volta di Brez Jsrael (Terra d'Israele) . Non appena giunto e sistemato ave­ va scritto a David Griin . Lunghissime lettere si sussegui-

NEL 1904, AL VI CONGRESSO del­ l'Organizzazione sionistica mondiale, una forte minoranza di ebrei russi (178 su 476 partecipanti) accusa Herzl di tradimento e minaccia una scissio­ ne. Herzl rinuncia all'Uganda.

11 Sultano turco

non vuoi cedere la Paleatlna

«Se Sua Maestà· il Sultano ci conce­ derà la Palestina, noi ci impegnamo a sistemare completamente le finan­ ze della Turchia. Per l'Europa noi co­ stituiremo laggiu la sentinella avan­ zata della civiltà contro la barba­ rie, costituiremo un bastione contro l'Asia. Noi intratterremo, come Stato ebraico, continui rapporti con tutta l'Europa, che dovrà garantire la no­ stra esistenza » (Herzl, Lo Stato ebrai­ co ). Il Sultano turco però non è di­ sposto ad accettare un'amputazione territoriale del suo impero, e non concede la Palestina. In cambio, offre ai semiti possibilità di insediamento in Mesopotamia, in Siria, da qualun­ que altra parte. Offre loro anche una carta dei diritti, ma non la sovranità nazionale. L'offerta del Sultano è per­ ciò respinta. 18

PIO 1: "Non possu•us faworlre 111 ebrei" Il 26 gennaio 1904, papa Pio X riceve Theodor Herzl, e alla sua richiesta di appoggio al sionismo risponde: « Noi non possiamo favorire questo movi­ mento... come capo della Chiesa non posso dire altro. Gli ebrei non hanno riconosciuto Nostro Signore Gesu Cri­ sto; di conseguenza. noi non possia­ mo riconoscere il popolo ebreo... Non possumus ».

Impossibile conciliare slonlsmo e rivoluzione Il primo movimento politico ebreo di ispirazione socialista e rivoluzionaria, il Poale' Zion (Lavoratori di Sion), viene fondato nel 1903 da Ber Boro­ chov. I suoi membri pensavano di po­ ter conciliare il nazionalismo sionista con l'internazionalismo proletario (ri­ voluzionario), come dimostra la par­ tecipazione di un'unità. sionista, il Reggimento Borochov, alle battaglie dell'Armata rossa. Ma in realtà tale conciliazione non era possibile, in quanto era una contraddizione in ter­ mini. Per lo stesso motivo erano sta­ te condannate, proprio nel 1903, al

rono a un ritmo quasi settimanale. Il quadro non era dei piu felici, e neppure incoraggiante. Ma era un quadro di lotta e questo a David piaceva. Condizioni di lavoro dure, concorrenza con i contadini e con gli operai arabi, disor­ dine e divisioni fra gli stessi ebrei ; per non parlare del cli­ ma e delle malattie : « ... Viviamo quasi esclusivamente di pane e olive. Molti nostri correligionari non conoscono l 'ebraico, altri non lo vogliono proprio parlare e preferisco­ no il francese: noi li combattiamo. Nonostante queste dif­ ficoltà, nonostante tutto io provo che è un a grande gioia

II Congresso socialdemocratico russo, le tendenze autonomiste del Bund, il partito socialista ebraico. Il Poale' Zion, perciò, nonostante tutti i suoi sforzi in tal senso, non riuscirà mai ad essere accettato dall'Internazio­ nale Comunista (notizie da Nathan Weinstock, Storia del sionismo, ed. Samonà e Savelli, 1970). Il Poale' Zion diventerà, in un secondo tempo, il MAPAI, partito di Ben Gurion e di Moshe Dayan.

programma da •Rothschild « Nel 1900 le colonie agricole ebraiche del "barone" in Palestina comprendevano 20.088 ettari (di cui 9220 in Transgior­ dania) con 3875 abitanti; le altre colonie agricole ebraiChe totalizzava­ no solo 7551 ettari e 1314 abitanti " (Eli Lobel nel saggio citato). •.

·

ROTHSCHILD IN PALESTINA

20.000 euari di lilaatropia « Una colonia è un piccolo Stato; uno Stato una grande colonia. Voi aspi­ rate ad un piccolo Stato. Io sogno una grande colonia... " Sono queste le parole con le quali Herzl, rivolgen­ dosi al barone Edmond de Roth­ schild, lo invitava a sostenere con la sua enorme fortuna il Movimento sio­ nista (politico). Edmond de Roth­ schild era sempre stato ostile al sio­ nismo politico, come del resto anche i membri dei vari •rami• (inglese, francese, tedesco) della sua famiglia. Persegui, perciò, soltanto un program­ ma filantropico. Ma pur sempre un

DAVID SCOPRE LA "RELIGIONE DEL LAVORO" Due erano gli orientamenti politico­ sociali che si prospettavano al giova­ ne David, da poco giunto a Varsavia. Da una parte la corrente •bundista •, cioè ispirata al Bund. Dall'altra, la corrente detta •territorialista" che pro­ pendeva per la costituzione di uno Stato ebraico. David, come sottolinea M. Edelmann (op. cit.), respinge am­ bedue le alternative. Ispirandosi agli scritti di A.D. Gordon, un tolstoiano emigrato in Palestina per mettere in pratica quella che egli stesso chia­ mava la ·religione del lavoro", il gio­ vane Griin si era ormai convinto che la salvezza del popolo ebreo sarebbe stata affidata al lavoro personale di ogni individuo e a ritorni individuali in Palestina. Fu cosi che ritenne giun­ to il momento di trasferirsi egli stes­ so nella •Terra Promessa". 19

lavorare con le proprie mani... ». Finalmente, un breve ri­ torno di Shelomò Zemach a Plonsk, per far pace con la famiglia, offri anche a David Griin l'occasione per decidere di partire. Ma questa volta Avigdor Griin, il padre tanto illuminato e tanto liberale, non era d'accordo ; la saggezza dell 'uomo "maturo" lo portava a rinnegare i suoi stessi slanci, i suoi stessi insegnamenti. Alla fine, però, grazie anche al convincente intervento del rabbino Simha Isaac ( « dieci come lui e Israele sarà redenta » ) , David poteva po­ sare in mezzo agli amici per la foto d'addio, e partire. •

llllrtld t/lnnts "BEli BURIDN" RAGIONI FONETICHE ... Il mercantile che trasporta David ver­ so la "Terra Promessa• è in vista di Costantinopoli. c Le croci delle chiese ortodosse cedono il posto ai minareti del Bosforo. � qui che David Griin trova la sua Dulcinea, una ragazza ebrea, nascosta a bordo da un traffi­ cante che praticava la tratta delle bianche e destinata al Nordafrica. Proprio quello che cercava il suo spi­ rito cavalleresco! Griin va a protesta­ re dal capitano. Questo, tutto tronfio nella sua divisa bianca, lo caccia via. Griin, ricordandosi delle nozioni lega� .. li apprese dal padre, dichiara: •se-· condo il codice penale, lei è passi­ bile di ergastolo e di deportazione in Siberia per complicità nel rapimento di minore a scopo di prostituzione". Fu il suo primo successo in veste di negoziatore. Il capitano, chiesto il passaporto della ragazza al mascalzo­ ne che la teneva in suo potere, la sbarcò a Costantinopoli. La ragazza si allontanò accompagnata dagli au­ guri di Griin e dei suoi amici, verso un destino che nessuno conoscerà mai ,. (Maurice Edelmann, Ben Gu· rion, opera citata).·

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Ben Gurion in ebraico significa "il figlio del leoncello". David adotterà questo nuovo nome solo nel 1910, quando appariranno alcuni suoi. arti­ coli sul primo giornale degli ebrei in Palestina: "L'Unità". Egli sosterrà sempre di aver abbandonato il co­ gnome paterno per ragioni puramen­ te fonetiche. Il polacco Griin non suona bene in lingua ebraica. ·

... O MOTIVI SIMBOLICI7 Ma i suoi biografi non sono d'accor­ do. Sembra, scrive Michel Bar-Zohar (op. cit.), c che David abbia scelto questo nome (che era stato il nome di un leggendario capo della guerri­ ·glia contro Roma ai tempi dell'occu­ pazione romana della Palestina, 66 d.C.), per motivi simbolici. Esprimeva la convinzione di un giovane pioniere che la storia degli ebrei. in Palestina doveva. essere considerata come la continuazione ideale e diretta della stori� antica del popolo di Israele ...

Ben Gurion nel 1946

NELL'ESTATE DEL1906 David Griin sbarca a Giaffa; poi , con una marcia di 15 chilometri, raggiunge un villaggio chiamato Petah Tikwa ( porta della speranza). Petah Tikwa è una piccola colonia ebraica fondata nel1878 e risorta nel 1883 con il finanziamento del barone Edmond de Roth­ schild. Il giovane Griin non vi resterà per molto . Nei primi due anni di. soggiorno in Palestina , per ben cinque volte verrà espulso dalle colonie dell' amm i nistrazione Roth­ schild. Il suo impegno sindacale, da operaio agricolo, in difesa dei suoi compagni di lavoro ( talvolta anche arabi),

David nella Terra Promessa « Quella notte, la prima che trascorsi sul suolo della patria, resterà impres­ sa per sempre nel mio cuore •, cosi scriverà anni dopo Ben Gurion ad un amico, ricordando il suo arrivo in Palestina. « Non riuscii a dormire, e chi avrebbe potuto farlo durante la prima notte sulla Terra? Lo spirito della mia infanzia, i miei sogni di ra­ gazzo si erano avverati. Ero felice. Ero sulla Terra d'Israele. In un vil­ laggio ebreo che si chiamava Petah Tikwa, cioè Porta della Speranza. L'urlo degli sciacalli nelle vigne, il raglio degli asini nelle stalle, il graci­ dar delle rane negli stagni, l'odore delle acacie in fiore, il mormorio lon­ tano del mare, le lunghe ombre degli aranceti, la magia delle stelle splen­ denti nell'oscurità profonda del firma­ mento, tutto m'inebriava. Ero volut­ tuosamente felice. Avevo la sensazio­ ne di essere penetrato in un regno incantato. E non mi pareva vero. ,.

Faticoso

e mal pagato

Il lavoro agricola

All'inizio, David e l'amico Shelomò Zemach si misero a cercar lavoro in22

sieme. Non sembra, però, che trovas­ sero subito le porte spalancate e una fraterna accoglienza da parte dei lo­ ro correligionari. « Gli ·stessi agricol­ tori ebrei ,. ricorda Giorgio Romano nella sua citata biografia di Ben Gu­ rion « erano restii ad assumere ma­ no d'opera ebraica, inesperta ed esi­ gente, e preferivano assol�re gli a­ rabi del luogo, i quali conoscevano il mestiere e le condizioni locali e si accontentavano di un salario irriso­ rio, senza avanzare nessuna di quel­ le "assurde pretese socialiste" dei giovani immigranti ebrei. Poi (David) trovò lavoro con l'aiuto dei compa­ gni pionieri. Per un anno faticò negli aranceti di Petah Tikwa e dei dintor­ ni, con una mercede che gli consen­ tiva appena di consumare un pasto al giorno e di pagare l'affitto di una modestissima camera, che divideva con Zemach. ,.

Nel ca• pl d'Israele devono essere 111 ebrei a cunare la schiena Durante il suo soggiorno a Petah Tikwa, David lavorò per diversi co­ loni. Il primo fu Abraham Rogacev­ skij, classico colono alle dipendenze

non ·piaceva ai proprietari ebrei di piu vecchia immigra­ zione. Trasferitosi in Galilea, nella colonia tutta ebraica di Sej era, David trova finalmente il suo ambiente ideale : « Non bottegai e speculatori, né mercenari, né parassiti. Ogni abitante del villaggio era un lavoratore... Erano con­ tadini col viso bruciato dal sole e odoravano di letame e di grano maturo». Il ventiduenne Grlin lavora con loro di giorno, e di sera commenta la Bibbia sotto gli eucalipti e gli alberi d'ulivo. Sej era inoltre, trovandosi in posizione particolarmente scoperta nel territorio arabo, necessita di

dell'organizzazione Rothschild, che coltivava il suo aranceto, sorvegliava il lavoro dei contadini aggirandosi nei campi con indosso gli abiti ritua­ li de�li ebrei ortodossi, litigava con i suoi operai per la paga. Proprio il contrario di quello che il giovane Griin pensava di realizzare. I coloni, per lui, non avrebbero dovuto essere come i francesi d'Algeria, europei che sfruttano il lavoro degli arabi. Il la­ voro dei campi doveva essere svolto dagli ebrei stessi, solo cosi sarebbe stato per loro uno stimolo alla rina­ scita sociale e morale. A Petah Tik­ wa, i contadini che lavoravano i cam­ pi alle dipendenze di coloni ebrei erano, ancora nel 1909, :per la stra­ grande maggioranza arabi. Questi ul­ timi erano circa milleduecento, con­ tro venticinque ebrei.

Ma l braccianti arabi costano meno Il motivo principale dei contrasti, anche violenti, che David Griin ebbe con i funzionari delle colonie del ba­ rone Rothschild, era che questi pre­ ferivano assumere mano d'opera ara­ ba, che era meno costosa, Ma la re­ sponsabilità di questo fatto, almeno

secondo quanto sostiene A.Z. Levin Epstein, uno dei coloni, nelle sue me­ morie, non era di Rothschild, ma dei suoi agenti, che non avevano capito che « il barone desiderava sincera­ mente dar vita a un piano grandio­ so : ricostruire Israele per gli ebrei, con l'opera degli ebrei e con il loro lavoro ... Ed anche Ben Gurion (1srael, a personal history, Funk & Wagnalls, New York 197 1 ) racconta che quando Rothschild visitò Israe­ le nel 1899, egli raccomandò ai fatto­ ri di assumere 'gli ebrei nei loro vi­ gneti: « Ogni uomo deve aiutare il suo fratello, ricordatevelo... non di­ menticate chi sono i vostri fratelli, e solo a loro assegnate il lavoro ... Ma essi non lo ascoltarono. D'altra par­ te, come asserisce Yaakov Ro'i ( The Zionist attitude to the Arabs, 19081914, in "Middle· East Joumal•, vol. IV, n. 3, aprile 1968 ), i coloni immi­ grati da vecchia data erano giunti al­ la conclusione che « questi lavoratori ebrei provenienti dalla Russia e il principio del lavoro esclusivamente ebraico costituivano uno dei fattori piu grandi del sorgere dell'ostilità degli arabi palestinesi ... 23

una particolare difesa armata. Rinunciando per la prima voi ta ad assoldare dei mercenari per la protezione del be­ stiame e delle coltivazioni, .gli stessi coloni ebrei, a turno, vegliano in armi. Da questa esperienza di autodifesa na­ scerà I 'Hashomer ( Il Guardiano}, la prima organizzazione militare ebraica in territorio arabo. Nel 1 909, il giovane Griin deve tornare in Polonia : l'esercito zarista lo vuole al suo servizio. Risolta rapidamente l a questione, presen­ tandosi e poi disertando, David torna in Palestina. Lo at­ tendono tre anni di duro lavoro politico e organizzativo.

La Pa lesti na dagl i a rabi ai turchi La popolazione palestinese era d a se­ coli per la massima parte araba. « Gli arabi » spiega il Rodinson ( op. cit.) « erano un antico popolo del Medio Oriente che, come gli antichi ebrei, parlavano un linguaggio appartenen­ te alla famiglia delle linJPle semiti­ che. » Originari della perusola arabi­ ca e dilagati poi nei territori limitro­ fi, essi furono uniti religiosamente e politicamente dal profeta Maometto, iniziatore di una nuova reli$ione, l'i­ slamismo, ampiamente ispirata da temi ebraici e cristiani. Popolo atti­ vo e combattivo, $li arabi allargaro­ no la loro espansione fino all'India, all'est, alla Spagna, alla Francia, alla Sicilia, verso ovest. Pur senza impor­ re la loro religione, ma anche senza integrarsi con le popolazioni conqui­ state, essi tollerarono le altre dottri­ ne religiose, offrendo anzi protezione a cristiani ed ebrei dietro pagamen­ to di tasse speciali. Fu soltanto fra il 1400 e il 1 500 che uno stato islamico originario dell'Anatolia, costituito da turchi ottomani, di ceppo diverso da quello arabico, ottenne l'egemonia sulle altre popolazioni e sottomise la maggior parte dei territori arabi, 24

fra i quali l'Egitto, la Palestina e la Siria. Nacque cosi l'Impero ottoma­ no che si estendeva dall'attuale Ro­ mania, all'Algeria e allo Yemen. La sua capitale era Costantinopoli.

l COLONI EBREI PASSANO ATTRAVERSO LE PORTE CHIUSE « Sapevamo che le porte della Pale­ stina ci erano chiuse. Sapevamo che ad ogni ebreo che entrava in Pale­ stina veniva consegnato il "biglietto rosso ", che avrebbe poi dovuto pre­ sentare ad ogni richiesta, ed in virtu del quale avrebbe potuto venire e­ spulso immediatamente dalle autori­ tà turche. Sapevamo che la legge tur­ ca proibiva l'acquisto di terreni da parte degli ebrei... Ma noi avanzam­ mo per una strada piccola, oscura, con perseveranza. Gli ebrei si stabili­ rono in Palestina e non vennero espulsi. Essi comperarono terreni, talvolta attraverso interposte perso­ ne, talvolta mediante doni, perché i funzionari turchi erano ancor piu corrotti di quelli russi. Le case ven­ nero costruite evadendo la legge. Le prime piccole colonie vennero create con l'aiuto di un'infinita varietà di sotterfugi » ( Chaim Weizmann, La mia vita per Israele, op. cit.).

Chiamato da Yitzak Ben Zvi (ebreo ucraino nato a Poltava nel1884), si trasferisce a Gerusalemme per collaborare alla redazione dell'" Ha-Achdut " ( '' L'Unità "), un nuovo mensile {piu tardi settimanale) interamente scritto in ebraico e non piu in lingua yiddish. Nella Città Santa, David, che or.a si fa chiamare Ben Gurion, prendendo direttamente cono­ scenza e co ntatto con l 'amministrazione turca, riflette sul­ l 'importanza di impostare a livello giuridico i rapporti fra la minoranza dei suoi correligionari e i rappresentanti lo­ cali del governo ottomano. I casi da risolvere non sono

Un solo PB••• patria di due popoli? Moshe Smilansky, veterano dell'yi­ shuv (è questo il nome delle colonie ebraiche in Palestina), contadino e scrittore, testimone diretto dei con­ flitti che caratterizzarono l'epoca del­ la colonizzazione, racconta (Nella Steppa in Opere, Tel Aviv) che « al­ cuni ebrei, giungendo in Palestina, si resero conto - che erano destinati ad un ruolo poco invidiabile. Si oppose­ ro quindi al Movimento sionista so­ stenendo che l'organizzazione Hove­ ve' Zion (Gli amanti di Sion, movi­ mento nazionalista sorto nell'Europa orientale) aveva indotto in errore il popolo ebreo. Aveva promesso al po­ polo una nuova patria, ma il paese era da generazioni occupato da un al­ tro popolo, e un unico paese non può essere la patria di due popoli. Il popolo ebraico doveva perciò sma­ scherare l'impostura dell'Hoveve' Zion e cercarsi un altro paese "·

tanti della Palestina guardavano con stupore questi nuovi arrivati che si insediavano su terreni incolti, li lavo­ ravano senza tregua e riuscivano per­ sino a trame frutta, verdura o gra­ no ... I fellah (braccianti ) spesso tro­ vavano lavoro nelle colonie agricole israelite e se ne rallegravano. Ma i grossi proprietari fondiari e il clero musulmano osservavano con inquie­ tudine questi arrivi in massa. Un'or­ ganizzazione panaraba installata al Cairo aveva già posto, tra i suoi obiet­ tivi, la lotta contro il Movimento sio­ nista. Anche in Palestina, ad Haifa, usciva un giornale che incitava �li arabi musulmani e gli arabi cristia­ ni a impedire con ogni mezzo la co­ lonizzazione ebraica. Era il principio di una lunga lotta. Anche il governo turco aveva paura di quell'ammas· sarsi degli ebrei in Palestina. I venti­ mila israeliti del 1 880 nel 1914 si av­ vicinavano ormai alla quota dei cen­ tomila ,. ( L'histoire des Juifs, " Les cahiers de l'histoire ", giugno 1966 ).

Gli arabi ...., paura

l slonlstl: "Non vogliamo danHgglara gli arabi"

« Mentre in Palestina aveva luogo questa graduale colonizzazione, qual era la reazione degli arabi? Gli abi-

Ber Borochov ( 188 1-1917) rifiuta de­ cisamente, con un argomento che sa· rà poi ripreso da tutti i sionisti, l'i25

' pochi : la cittadinanza, il servizio militare, la vendita delle terre, il riconoscimento della lingua ebraica, i diritti dei lavoratori, il rispetto delle autonomie locali. Per approfon­ dire questi temi e per proporre delle soluzi oni è indispen­ sabile studiare le leggi, la lingua e i costumi dei turchi. Nel 19 1 1, Ben Zvi e Ben Gurion, finanziati dal partito, la­ sciano Gerusalemme e raggiungono prima Salonicco, e qualche mese piu tardi Costantinopoli, per frequentare al­ l 'università i corsi di legge. Avutane notizia, il padre di David, " l 'avvocato " Avigdor, si compiace di questa scelta

dea che l'immigrazione ebraica in Palestina potesse avvenire a danno dei fellah; la soluzione, dice, è l'inte­ grazione. L'assorbimento degli arabi nella vita economica, sostiene in La nostra piattaforma, un ciclostilato del 1906, sarà possibile non solo gra­ zie ai nuovi metodi di lavoro ( i kib­ buzim ) ma anche grazie alla solida­ rietà contro un nemico comune : i turchi. Nathan Weinstock, nella sua citata Storia del sionismo, osserva come fosse strano che Borochov, fe­ roce nemico dell'integrazione ebrai­ ca, potesse pensare che gli arabi pa­ lestinesi sarebbero riusciti ad inte­ grarsi nella società sionista.

.... dabbl... dlf8ndlrcl dalle aggrasosl nl dal baldtl" c Senza dubbio, ognuna delle nostre piccole comunità doveva acquisire un certo senso di organizzazione; dove­ vamo diventare gruppi completa­ mente autosufficienti, capaci, persi­ no, di difenderci da soli contro i ma­ lintenzionati. I banditi arabi erano attivi soprattutto di notte, e a Seje­ ra incominciammo ad addestrarci come guardiani. A poco a poco tutte le nostre colonie adottarono un cer­ to sistema di guardia di notte, e da

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questa or�anizzazione dell'Hashomer ( Il Guardiano) nacque, quando piu tardi l'ostilità araba si sviluppò in veri e propri assalti armati, quell'or­ ganizzazione difensiva segretamente addestrata e parzialmente armata che fu conosciuta col nome di Haga­ na, la fonte di ogni nostra forza quan­ do fondammo lo Stato e cinque eser­ citi arabi si scagliarono contro di noi ,. ( David Ben Gurion, Israele: la grande sfida, Mondadori 1967 ).

l predoni arabi chiamati FEDAYN Secondo Abba Eban, l'Hashomer è una c forza difensiva... per · far fronte alla minacciosa ostilità degli arabi e a bene organizzati attacchi politici ,. (Storia del popolo ebraico, op. cit.). N. Mandel ( Turks, Arabs and Jewish Immigration into Palestine, 1822-1914, in "St. Antony Papers ", n. 4, 1965 ) ri­ corda che gli assalti dei predoni ara­ bi (fedayn) contro le colonie ebrai­ che si moltiplicarono a tal punto che il Kaymakon ( vice governatore tur­ co) di Tiberiade autorizzò nel 1908 la formazione di una guardia ebraica per tim?re di un massacro.

e decide di aiutare il figlio con l 'invio mensile di 30 rubli. A Costantinopoli, fra l 'altro, diventa piu facile mantenere i contatti con l 'Organizzazione sionistica mondiale, che proprio in quegli anni aveva trasferito la sede centrale da Colonia a Berlino. La presidenza del movimento, dopo la morte di Theodor Herzl, era passata a Otto Warburg ; men­ tre, fra i piu attivi dirigenti, andava facendosi strada un giovane chimico, Chaim Weizmann, il futuro primo presi­ dente dello Stato d'Israele. Nell'estate del 19 14, Ben Zvi e Ben Gurion s 'imbarcarono per un breve ritorno in Pale-

NON ERANO PREDONI

malcontento in seguito ai tentativi di introdurre mano d'opera ebraica " ·

La propaganda israeliana ha fatto diventare la parola fedayn sinonimo di sabotatore, tagliagole, assassino. Ma il suo significato originario è par­ ticolarmente onorevole. Gli arabi le davano l'antico significato di persona pronta a dare la vita per i suoi com­ pagni, in comlinanza di ideali » (ge­ nerale Bums, Between Arabs. and Israeli, New York 1962). «

Rldatacl l no.trl paecolll Yaakov Ro'i, nell'articolo citato sul •Middle East Joumal ", ritiene che gli attacchi contro i villaggi israeliani che portarono alla costituzione del­ l'Hashomer fossero dovuti al fatto che prima della venuta degli ebrei « la terra era appartenuta principal­ mente a proprietari assenteisti che percepivano una percentuale del rac­ colto, ma che non intervenivano con­ tro l'esercizio dei diritti tradizionali di pastura "• cosa che non successe piu quando « i coloni ebrei vennero a insediarsi nelle terre che avevano acquistato. A lungo andare gli arabi che vivevano vicino ai villaggi o alle colonie manifestarono anche il loro

Ben Gurlon e I'Hasho���er ERA UNO DEI FONDATORI? « Ben Gurion ebbe una parte prepon­ derante nella formazione dell'Has ho­ mer a Sejera, e gli capitò ben presto l'occasione di partecipare alla prima seria impresa contro un gruppo di arabi e di lamentare i primi morti. La terra, allora come oggi, era la causa dello scontro fra ebrei e arabi. Come ai tempi biblici, tutte le effu­ sioni di sangue sono originate da que­ stioni di confine " (Edelmann, c1t. ).

NO, NON SAPEVANO CHE FARSENE DI LUI « Abbiamo già un rabbino socialista nella persona di Ben Zvi. Un secon­ do intellettuale sarebbe di troppo. ,. Sembra, secondo quanto riferisce Mi­ chel Bar-Zohar nella sua citata bio­ grafia di Ben Gurion, che sia stato proprio con queste parole che uno dei capi dell'Hashomer abbia fatto capire al giovane David che nell'or­ ganizzazione non c'era posto per lui.

stina. Durante il viaggio, la nave russa che li trasporta verso Giaffa viene attaccata da una cannoniera tedesca ed è costretta a raggiungere Porto Said. È l 'an nuncio, imprev­ viso e inatteso, della prima guerra mondiale . L'Impero ot­ tomano vi è direttamente coinvolto, al fianco della Germa­ nia e dell 'Austria, e contro Inghilterra , Francia e· Russia. Ben Gurion, tornato a Gerusale mme, chiede al governatore Zaki Bei il permesso di costituire una milizia ebraica. Zaki Bei concede l 'autorizzazione, ma il governatore della pro­ vincia siriana, Gemal Pascià, la revoca i mm ediatamente.

Davld <n, cittadino polacco, 11fonnato per mlopla « Colui eh� diventerà piu tardi il cer­ vello e l'anima di Israele deve la­ sciare la Palestina nel 1909. Per evi­ tare alla sua famiglia delle rappresa­ glie, egli fa ritorno a Plonsk dove lo attende il servizio militare. Ma viene riformato per miopia. Essendo dun­ que in regola con le autorità russe, il giovane Griin si affretta a fare ri­ torno in Palestina » (.Edmond Ber­ gheaud, La ltascita di Israele, in I grandi enigmi della guerra fredda, ed. di Crémille, Ginevra 1969 ) .

•• rtlonnato, di.., « ( David) volle tornare in Russia per rivedere il padre e mettersi in ordi­ ne con la propria posizione militare, ché - essendo partito clandestina­ mente - la sua assenza non giustifi­ cata avrebbe potuto procurare gros­ si fastidi all'" avvocato" Avigdor. Riap­ parve, cosi, nelle vie di Plonsk... Fu chiamato alle armi nell'esercito zari­ sta e cominciò la vita di caserma, di dove - dopo solo una settimana evase e passò clandestinamente la frontiera ungherese. Da quel momen-

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to, per le autorità russe, David Griin era responsabile di diserzione e pas­ sibile, se fosse stato preso, delle piu severe misure, ma suo padre non era piu perseguibile dalla legge. Poche settimane piu tardi egli approdava di nuovo alle coste della Palestina e po­ teva scrivere : " Sono qui di ritorno nella nostra amata terra, sulle rive del Lago di Tiberiade, libero dal gio­ go dello zar" » (Romano, op. cit.).

oavld aiornallsta scriveva In ylddlsh o In ebnlco? « Yitzak Ben Zvi, già redattore capo del giornale yiddish •Antang", nomi­ nato redattore capo del quotidiano " Ha-Achdut ", invitò subito il suo ami­ co David, da poco tornato in Palesti­ na, a barattare la zappa con la pen­ na, per un salario di dieci scellini al­ la settimana. Il giornale avrebbe do­ vuto uscire in yiddish o in ebraico? Ben Gurion impose il suo punto di vista : " Ha-Achdut " sarebbe uscito in ebraico. Da allora il giornalismo ebraico diventò la passione di David, e se il lirismo dei suoi anrii giovanili doveva cedere il passo a uno stile piu preciso e polemico, la scrittura ebrai­ ca insegnatagli dal padre rimase il

L'intera regione palestinese, frattanto, era dominata dalla confusione e dal disordine. I coloni ebrei , che avevano or­ mai raggiunto le 85 .000 unità, e che nei dintorni di Giaffa avevano fondato ( 1 909 ) una nuova città dal nome augurale di Tel Aviv ( colle della primavera), si trovarono improvvi­ samente sbandati di fronte ai problemi della disoccupazione e della carestia. Dalle colonne de " L'Unità " Ben Gurion invitava alla calma e alla concordia, sostenendo anche la necessità di arruolarsi nell 'esercito turco, in difesa del paese. Nonostante questo atteggiamento conciliante, i go-

suo feticcio e lo strumento piu im­ portante del suo lavoro ,. (Maurice Edelmann, op. cit.).

NON CAPISCE L'ARABO « Come ha fatto notare il giornalista israeliano Avnery, quello stesso Ben Gurion, che aveva imparato il greco per leggere Platone in originale e lo spagnolo per amore di . Cervantes, non è in grado di leggere un giorna­ le arabo o di comprendere una tra­ smissione araba, dopo sessant'anni che risiede in Palestina prima, in Israele poi ,. ( Eli Lobel, nel saggio al volume citato di Sabri Geries).

Contro la babele delle lingue RISUSCITARE L'EBRAICO Il problema della lingua era vivissi­ mo nei primi insediamenti israeliti dove, arrivando i coloni dalle piu di­ sparate parti del mondo, risuonava una babele di lingue diverse, france­ se, tedesco, russo, spagnolo, arabo, inglese, persiano, yiddish, ecc. Molti sionisti proponevano di risuscitare l'ebraico e di farne la lingua viva della nuova nazione. Ma gli ebrei or­ todossi erano riluttanti ad accoglie-

re l'invito. Sembrava loro che usare la lingua delle Sacre Scritture per le mille banali necessità della vita quo­ tidiana equivalesse a svilirla, profa­ narla addirittura. Meglio adottare l'yiddish, o trovare una soluzione ra­ dicalmente diversa. Presto tuttavia questi scrupoli furono superati. Nel 1901 il Congresso sionista di Basilea stabili che la rinascita dell'ebraico era uno degli scopi del movimento. E nel 1906 si poteva riunire la prima conferenza degli •amici della lingua e della cultura ebraica". Essa avrebbe affrontato realisticamente il grosso lavoro del ricreare una lingua, adat­ tarla alle nuove esigenze della vita moderna, trovare e addestrare dei maestri, insegnarla su vasta scala, in­ coraggiarne l'uso.

Ls cultura dello y/dd/s/1, lingua del ghetto Nato come dialetto della Germania meridionale nel XIII secolo, l'yiddish, arricchito di parole ebraiche, era la lingua che si parlava nei ghetti del­ l'Europa orientale. Le grandi emigra­ zioni che portarono in America, fra il 1881 e il 1924, tre milioni di ebrei, fecero conoscere all'antica lingua una nuova giovinezza letteraria dan29

vernanti ottomani , ai quali non sfuggiva la pericolosità dell'organizzazione ebraica, nel marzo del 19 15 decisero di espellere · dalla Palestina tutti i leader sionisti ( accusandoli di aver fondato· « una società segreta per fomentare la ribel­ lione di sudditi turchi in ·vist� di uno stato ebraico » ) . Ab­ bandonata Gerusalemme, Ben Gurion, in compagnia di Ben Zvi , raggiunse Alessandria d'Egitto. Di qui i due - arre­ stati dalle autorità coloniali inglesi come stranieri prove­ �iente da un paese nemico, e rilasciati poco dopo - pote­ rono imbarcarsi alla volta degli Stati Uniti . •

do vita a un teatro, a un giornalismo, a poesie in yiddish. ( Quella che gli storici della lingua chiameranno la sua "fase americana•.)

Eppure Il llonlsmo è un pericolo per l'Impero turco

Ben Gurlon Il procla• otto•no Il 5 marzo 1915, Ben Gurion e Ben Zvi, dalla prigione di Alessandria d'Egitto, . inviano al governatore tur­ co Gemal Pascià un appello, che di­ ceva, fra l'altro: f I �incoli che ci legano a questa amata Terra non so­ no soltanto legami con un paese ca­ ro, ma legami con l'Impero ottoma­ no, che ha offerto per secoli un ri­ fugio al nostro popolo... Ella potrà giudicare il nostro personale atteg­ giamento, nei riguardi degli interessi turchi, leg�endo gli articoli che ab­ biamo scntto nel nostro giornale. Nonostante ciò, siamo ora . accus ati di opposizione alla Turchia e di ap­ partenere a una società segreta. L'or­ dine di espulsione ci ferisce in modo particolare perché significa che sia­ mo considerati stranieri. Noi credia­ mo, invece, di aver il diritto di esse­ re reputati cittadini ottomani. Se si ritiene · che abbiamo commesso qual­ che reato, ci si punisca, noi c;i sotto­ metteremo al giudizio •. 30

·

c Quando il movimento dei Giovani Turchi riuscf a rovesciare nel 1908 il despota Abdul-Hamid, il regime che instaurò, pur facendo appello a tut­ ti gli elementi "nazionalitari• dell'Im­ pero ottomano, tendé a conservare sempre piu e perfino a rafforzare la supremazia turca nell'impero. Que­ sto non poteva se non sviluppare per reazione i sentimenti di resistenza delle altre nazionalità... In Palestina, in maggioranza araba, la situazione era complicata dal lento aumento delle colonie ebraiche, che ora ave­ vano adottato in generale l'ideologia herzliana del sionismo politico. Nel 1914 gli ebrei erano 85 mila su circa 730 mila abitanti. Alcuni dirigenti ara­ bi, per lo piu non palestinesi, pensaro­ no a un'alleanza fra i due movimen­ ti contro la supremazia turca. Fra le due �arti si svolsero delle tratta­ tive (pot interrotte dalla prima guer­ ra mondiale) • ( Rodinson, op. cit.).

Ben Gurion nel 1948 anno della costituzione dello Stato d'Israele

SULLA BANCHINA DEL PORTO di New York, nell 'estate del 1915, Ben Gurion e Ben Zvi vengono accolti da alcuni compagni americani del Poale' Zion. Gli ebrei statunitensi in quell 'epoca superano il milione e mezzo d'unità, ma non tutti avvertono allo stesso modo l 'esigenza del ritorno in Palestina. Molti anzi, perfettamente integrati nella nazio­ ne di George Washington e di Abramo Lincoln, non se ne preOccupano affatto. Ben Gurion decide allora di prepararsi a un'intensa campagna di propaganda. Impara rapidamente l 'inglese, fonda con Ben Zvi il primo gruppo di addestra�

L'arrivo negU Stati Unltl

Un profugo chiamato Ben Gurion « Come decine e decine di migliaia di altri, Ben Gurion e Ben Zvi giunsero a New York senza passaporto, senza visto, senza conoscere una parola d'inglese ,. (M. Edelmann, op. cit.). L'emi�razione ebraica negli Stati U­ niti d America non era un fatto nuo­ vo nei primi deceJ;I.Ili del 1900. Fin dal settembre 1654 a Nuova Amster­ dam ( colonia olandese alle foci del­ l'Hudson, ribattezzata New York da­ gli inglesi nel 1664 ) erano sbarcati 23 profughi. Furono i primi ebrei del­ l'America del Nord. Provenivano da Recife ( Brasile) e fuggivano i perse­ cutori portoghesi, che proprio nel 1654 avevano riconquistato quella co­ lonia, dopo 24 anni di tollerante oc­ cupazione olandese.

L'lmmlgrazione ebraica In America

Sgraditi già nel Seicento ... Pieter Stuyvesant ( 1610 circa-1682), il governatore di Nuova Amsterdam, colonia olandese nell'America del Nord lungo il fiume Hudson, mal sop32

portava i sempre piu numerosi inse­ diamenti di gruppi di ebrei. Nel 1654 si rivolgeva perciò alla madrepatria per ottenere, dai dirigenti della Com­ pagnia Olandese delle Indie Occiden­ tali, il consenso all'allontanamento di quei nuovi arrivati. « Si teme » scri­ veva Stuyvesant « che possano diven­ tare un peso morto nel prossimo in­ verno a cagione della loro attuale in­ digenza; riteniamo perciò opportuno, per il bene di questo luogo ancora de­ bole e in fase di sviluppo, di chiedere che se ne vadano. Cogliamo l'occasio­ ne per pregare che all'infida razza de­ gli esecrabili odiatori e bestemmiato­ ri del nome di Nostro Signore Gesu Cristo non sia piu permesso in futu­ ro d'infettare e di disturbare questa nuova nostra colonia. »

ma protetti dal correligionari ricchi • • •

I ricchi ebrei di Amsterdam ( azioni­ sti della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali) chiedono l'imme­ diata revoca delle decisioni di Stuy­ vesant, e l'ottengono a patto che « i profughi ebrei non diventino un peso per la Compagnia o per la comunità ma siano mantenuti dai loro stessi correligionari ».

mento all'immigrazione, He-Haluz ( I l Pioniere), e prende contatto con il giudice Louis B randeis, capo riconosciuto del sionismo americano e amico intimo del presidente Woo­ drow Wilson . Visita Chicago, Detroit, Boston, Philadelphia e altre città, scontrandosi spesso, durante i dibattiti e le conferenze, con i circoli borghesi piu moderati . Quando gli Stati Uniti dopo le elezioni del1916 (che riconfermano alla presidenza Thomas W. Wilson) decidono di entrare in guer­ ra al fianco dell'Inghilterra e contro la Germania, Ben Gu­ rion si convince della necessità di costituire un corpo mi-

LA FEBBRE DELL'ORO c Negli anni 1827 e 1 828 oltre dieci­ mila tedeschi sbarcarono a New York. Nel 1847 circa cinquantamila tedeschi partirono per gli Stati Uni­ ti. Nel 1910 vivevano in America sei milioni di tedeschi. In questo stesso periodo migliaia di ebrei tedeschi; che avevano affidato le loro speranze alla rivoluzione europea, delusi, si trasferirono in America. Gli immi­ grati si stabilirono in quasi tutte le città che sorsero fra il 1820 e il 1860. La corsa all'oro, che si apri in Cali­ fornia verso il 1850 e durò un decen­ nio, mobilitò anche gli ebrei, e ben presto si formarono delle comunità sia negli accampamenti dei minatori che nelle città. La comunità piu nu­ merosa fu quella di San Francisco, dove una borghesia ebraica raggiun­ se e consolidò un'eccellente posizio­ ne nel volgere di pochi decenni » (Ab­ ba Eban, op. cit.).

13.• arti ebrei vest•o l'Alnerica Sul finire del 1800, la città di New York, e piu precisamente il quartie­ re di Lower East Side, ospitava ben

13.000 ebrei occupati nell'artigianato dell'abbigliamento che era totalmen­ te esercitato e controllato dalla po­ polazione ebraica. c Prendete la fer­ rovia sopraelevata della Seconda strada » poteva scrivere in quegli an­ ni lo scrittore americano Jacob Riis .. e fatevi mezzo miglio fino al quar­ tiere dei sarti cottimisti. Ogni fine­ stra aperta dei grandi caseggiati che si ergono come un ininterrotto muro di mattoni su entrambi i lati della via, vi lascia intravedere uno di que­ sti laboratori mentre il treno passa a gran velocità. La strada è una gran­ de corsia attraverso un interminabi­ le laboratorio dove moltitudini di gente lavorano senza tregua. » Non solo i sarti, ma anche i medici di New York erano per la massima par­ te ebrei. Nel 1905 i medici ebrei rus­ si della metropoli erano ben 500 (no­ tizie da Abba Eban, op. cit.) .

Il slonlsmo e la guerra

Neutrali si, • dalla parte dell'lnghlltena Nel 1914, scoppiata la guerra, c la di­ rezione dell'Organizzazione sionista si trasferi a Copenaghen per dimo­ strare la sua neutralità. Ma in A33

litare ebraico che combatta al fianco delle potenze occiden­ tali. A Londra, comunque, due altri indomabili sionisti, Vla­ dimir Jabotinsky e Joseph Trumpeldor, avevano già uffi­ cialmente ottenuto da.lle autorità inglesi il permesso di co­ stituire la Legione Ebraica (23 agosto1917 , dopo un annun­ cio pubblicato dalla " London Gazette "). L'accordo tra bri­ tannid e sionisti prevedeva che la costituenda legione fos­ se esclusivamente formata da ebrei, avesse proprie inse­ gne, e combattesse soltanto sul fronte palestinese. Contem­ poraneamente un terzo uomo, Pinhas Rutenberg, partiva

merica i sionisti, per iniziativa di Shmarya Levin, membro del Comita­ to esecutivo, costituirono il " Comitato americano esecutivo per gli affari sionistici ", presieduto da L. D. Bran­ deis. Erano in stretti rapporti con Weizmann, in In $hilterra, e sperava­ no in una vittona britannica, nono­ stante l'alleanza anglo-russa. Ben Gu­ rion, che si era stabilito nella East Broadway, si sentiva molto stacca­ to dalla stratosferica diplomazia d,i Weizmann. Che la guerra fosse vinta dalla Germania o dagli alleati occi­ dentali, non aveva importanza per lui » (M. Edelmann, op. cit.).

LA LESIIIIIE EBRAICA base Ilei futuro Stato d'Israele Nell'agosto 1917, gli sforzi di Joseph Trumpeldor, ex ufficiale dell'esercito sionista, e di Wladimir Jabotinsky portano alla costituzione della Legio­ ne Ebraica. Quattro battaglioni di Fucilieri Reali, il 38•, 39" 40" e 41•, in tutto 5000 uomini, reclutati in Ame­ rica, fra i coloni egiziani e palestine­ si, fra i giovani intellettuali della cit­ tà. Per i suoi organizzatori. la Legio­ ne, c concepita col fine recondito di occupare la Palestina dopo la con­ quista britannica, doveva rappresen34

tare la base del futuro Stato ebrai­ co ,. ( rif. da N. Weinstock, op. cit. ).

. BEN IURIII/1: "Ilo, una patria 11011 si ottiene con la forza " I fini e gli intendimenti di chi orga­ nizzava la Legione Ebraica non era· no condivisi da Ben Gurion, convin­ to che la strada per ricreare effetti­ vamente Sion fosse soltanto quella di costruirsela con le proprie mani. Poco dopo l'arrivo a New York ave­ va scritto in un suo articolo: « Una patria non si offre né si ottiene in dono; non si riceve per un privilegio o per accordi politic1; non si compra con l'oro e non si conserva con la forza. No : si consegue col sudore della fronte, deve esser la creazione storica e l'opera collettiva di un po­ polo, il frutto dello sforzo comune, materiale, spirituale e morale nel corso di piu generazioni... La Terra d'Israele sarà nostra quando i suoi lavoratori verranno dai nostri ran­ ghi. La vera conquista della terra si fa attraverso il lavoro ».

Ben Guri•

en

flloturco?

Mentre in Inghilterra e in America si parla di costituire una Legione E-

per gli Stati Uniti e chiedeva la collaborazione di Ben Gu­ rion e Ben Zvi per il reclutamento di ebrei americani . Al n. 169 della newyorkese East Broadway venne aperta la sede del comitato per la Legione Bbraica. In pochi giorni furono raccolte 4000 adesioni . Gran parte dei volontari dapprima andarono ad allenarsi e ad esercitarsi in una regione del Canada ( a Windsor nella Nuova Scozia), e successivamente s 'imbarcarono sull 'incrociatore ausiliario Caledonian Castle, diretto in Gran Bretagna. Alcuni me­ si prima della partenza per l'Inghilterra, e precisamente

braica da affiancare agli eserciti delle potenze occidentali, parrebbe che Ben Gurion si lasciasse tentare da una possibile alleanza coi turchi. Se­ condo lo storico ebreo Oskar K. Ra­ binowicz, all'inizio della prima guer­ ra mondiale Ben Gurion, dall'Ameri­ ca, era decisamente favorevole allo schieramento ebraico al fianco dei turchi contro gli alleati ( Francia e I nghilterra). Sulla base di documen­ ti d'archivio, lo storico Joseph Fraen­ kel ribadisce: nell'agosto 1916 Ben Gurion cercò di ottenere l'intervento di un possibile intermediario, il giu­ dice Brandeis, presso le autorità tur­ che. Il suo scopo era quello di costi­ tuire un'unità militare in Palestina. « Mentre alcuni leader sionisti crede­ vano che una vittoria delle potenze alleate avrebbe portato al collasso l'Impero turco, permettendo la crea­ zione della Palestina ebraica, altri puntavano alla colonizzazione sotto un protettorato turco o turco-tede­ sco. Nei primi anni di guerra Mr. Ben Gurion apparteneva al secondo gruppo, solo nel 1917 cambiò opinio­ ne ,. . ( da una lettera aperta di Fraen­ kel a Jon Kimche, 24 giugno 1966).

Una

leHera

compromettente

Il documento sul quale Fraenkel ba­ sa la sua affermazione è costituito dalla lettera scritta al giudice Bran­ deis, il 3 1 agosto 1916. In essa Ben Gurion diceva che il suo partito (il Poale' Zion) c non era in alcun mo­ do nemico degli interessi turchi •; che lui stesso c aveva fatto richiesta d'ottenere la nazionalità ottomana •; e che sperava in un riconoscimento della sua lealtà da parte di Gemal Pascià, al quale assicurava anche ( se gli fosse stato concesso il ritorno in j»alestina) che " molti " avrebbero se­ guito il suo esempio. Una copia di · questa lettera venne indirizzata, per attenerne l'appoggio, anche al mini­ stero degli Esteri tedesco. E questa copia, circa SO anni dopo, fu ritro­ vata da Joseph Fraenkel a Bonn, ne­ gli archivi dello stesso ministero.

È u• storia assurda In difesa di Ben Gurion, e contro le interpretazioni di Rabinowicz e Fraenkel, si schiera Isaiah Fried­ mann, che, in una lettera al diretto­ re del " Jewish Observer" ( 8 luglio 1966 ), cosf scrive : « Ritenere che Ben Gurion nel 1916 intendesse creare 35

nel novembre e nel dicembre del 1917 , erano frattanto ac­ caduti due episodi di grande importanza : per le fortune del sionismo il primo, e per la vita privata di Ben Gurion, il secondo. In un documento ufficiale del governo di Sua Maestà britannica, in data 2 novembre 1917 , e a firma del ministro Balfour, si leggeva che la Gran Bretagna « sareb­ be stata favorevole alla creazione in Palestina di un " Foco­ lare nazionale " per gli ebrei ...». E in un documento altret­ tanto ufficiale dei registri dello stato civile newyorkese si registrava, in data 5 dicembre1917 , l 'avvenuto matrimonio

una milizia palestinese per combat· tere l'esercito di Allenby e la Legio­ ne Ebraica, dimostrando cosi la sua lealtà ai turchi, è assurdo ». Con la sua lettera, Ben Gurion, voleva solo convincere Gemal Pascià che il Poa­ le' Zion non mirava alla creazione di uno Stato ebraico contrario all'Im­ pero ottomano; e voleva inoltre di­ mostrare l'ingiustizia della sua espul­ sione dalla Palestina. Sempre secon­ do Friedmann, poi, la lettera non fu affatto inviata al ministero degli E­ steri tedesco, bensf all'Esecutivo Sio­ nista in Berlino.

NO, è la

pura verttà

Joseph Fraenkel : « Isaiah Friedmann non dovrebbe stendere sette neri ve­ li sui primi anni di guerra di Ben Gurion. Ci furono sionisti, fra essi David Ben Gurion, ed ebrei di tutto il mondo che speravano in una vit­ toria tedesca... E Ben Gurion stes­ so ( 10 giugno 1966, " Jewish Obser­ ver " ) ha scritto : "Quando la Turchia entrò in guerra chiesi al comandante della piazza di Gerusalemme di co­ stituire una milizia ebraica" ... Fried­ mann » continua Fraenkel " mi ri· corda quell'ebreo che diceva d'aver tradotto Shakespeare in yiddish " mi36

gliorandolo ". Non " migliorare" Ben Gurion, caro Friedmann ».

La Dichiarazione Ballour GU ebrei avranno un "Focolare" « Il governo di Sua Maestà britanni­ ca vede favorevolmente la creazione in Palestina di un " Focolare naziona­ le " per il popolo ebraico, e farà di tutto per facilitare la realizzazione di tale obiettivo, beninteso essendo chia­ ro che nulla si dovrà fare che possa in nessun modo recare pregiudizio ai diritti civili e religiosi delle comu­ nità non ebraiche che esistono at­ tualmente in Palestina o ai diritti e allo stato politico di cui godono gli ebrei in qualsivoglia altro paese. •

La "Dichiarazione" non convince Ben Burion Quando Weizmann, nel 19 17, riesce ad ottenere da lord Balfour la famo­ sa dichiarazione, Ben Gurion non si lascia prendere dall'entusiasmo di coloro che vedevano in essa non il punto di partenza ma la vittoria fi­ nale del sionismo. Il 14 novembre, infatti, scriverà sul "Der Yiddische

fra David Griin " Ben Gurion " e Pauline Munwess, una ebrea nata a Minsk in Russia, emigrata negli Stati Uniti, e impiegata come infermiera in un ospedale dell'East Broad­ way, proprio di fronte all 'abitazione del futuro mari to. Dopo il matrimonio, dopo l 'allenamento in Canada, e dopo l 'addestramento in Inghilterra, Ben Gurion viene arruolato col numero di matricola 5770 nel 40° battaglione dei Reali Fucilieri (uno dei quattro battaglioni che formano la Le­ gione Ebraica). Per il giovane sionista, però, non ci sarà guerra. Quando il suo distaccamento sbarca in Egitto, il

Kempfer ", organo settimanale del partito ebraico del lavoro : « L'In­ ghilterra non ci ha restituito la Ter­ ra d'Israele. Proprio in questo mo­ mento, nel quale maggiore è la gioia per la vittoria, dobbiamo rendercene ben conto : l'Inghilterra non può re­ stituirei Israele. E questo non per­ ché il paese non è, o non è ancora, sotto il suo controllo ... Una terra può essere conquistata solo con la lotta e gli sforzi di tutto un popolo ,.,

S. B. Sharr: " Balfour ha regalato cl6 che non possedeva" « Tutta la faccenda nacque quando Balfour diede la Palestina al Dr. Weizmann, mentre non aveva il di­ ritto di farlo. Regalo per regalo, a­ vrebbe potuto anche dargli il Madaga­ scar. Il fatto era che il Dr. Weizmann aveva appena fornito al governo bri­ tannico un sistema economico per la fabbricazione della cordite. Era na­ turale che il governo gli fosse molto grato, e Balfour gli chiese : "Quanto volete? " " Non voglio denaro." "Davve­ ro" disse Balfour; "e allora cosa vo­ lete ? " " Non voglio niente per me ", replicò Weizmann. " Voi, un ebreo, non volete niente per voi • disse Bal-

four. •Ma voi dovete volere qualco­ sa. Cosa è mai ?" Weizmann rispose : "Voglio Gerusalemme ". E dal mo­ mento che Gerusalemme non appar­ teneva a Balfour, non ebbe alcuna difficoltà a saldare il conto conce­ dendogliela ,. (G. B. Shaw, The Pale­ stinian Muddle in " Liberty" 197 1 ).

Rolllnson: " Non è stato un gesto idealistico" « Bisogna scartare ... le teorie antise­ mite secondo le quali la " Dichiara­ zione" compensava i pretesi sforzi degli ebrei americani per spingere gli Stati Uniti ad entrare in guerra, o quella per cui Balfour avrebbe vo­ luto compensare le grosse sottoscri­ zioni ai prestiti di guerra effettuate dagli ebrei inglesi ( di fatto la mag­ gior parte di coloro che aderirono alla sottoscrizione erano ebrei anti­ sionisti). Ed è egualmente senza fon­ damento la teoria romantica secon­ do la quale si sarebbe voluto com­ pensare il dirigente sionista Chaim Weizmann per la sua invenzione di un potente esplosivo! Ma anche Weiz­ mann ha torto sostenendo che la " Di­ chiarazione" sarebbe stata un "gesto insigne della coscienza mondiale " ( come quest'ultimo sostiene in La 37

generale inglese Allenby è già entrato vittorioso in Geru­ salemme . L'Impero turco è in completo disfacimento. An­ che gli arabi hanno vinto la loro guerra e l 'emiro Feisal , aiutato dal leggendario colonnello inglese Lawrence d'Ara­ bia, ha fatto un trionfale ingresso in Damasco . L'unica soddisfazione di Ben Gurion , al momento, è la promozione a caporale. Un'altra soddisfazione gli toccherà al rientro pacifico in Palestina, quando la moglie Pauline gli scriverà da Brooklyn annunciandogli la nasdta della primogenita, Gheulla : un nome che in ebraico significa " redenzione " . :E:

mia vita per Israele, op. cit ). Il go­ verno di una nazione impegnata in una guerra mondiale difficile e ri­ schiosa non si lascia portare ad atti di tale portata sulla spinta di simili • sentimenti " ,. (M. Rodinson, Israel, Fait Colonial?, in " Les Temps Moder­ nes ", n. 253 bis, Parigi 1967 ). .

Lawrent:e d'Arabia: "Addomestichiamo l levantlnl con un Dio ebraico" Amin al-Husaini (o Husseini ), nomi­ nato Gran Mufti ( la piu alta carica giuridico-religiosa dell'organizzazione locale ottomana) di Gerusalemme da sir Herber Samuel nel 192 1 , riferisce ( secondo lo storico Aref al-Aref, che ne parla nei suoi diari) di un collo­ quio con il colonnello Lawrence a proposito della Dichiarazione Bal­ four. Nel colloquio Lawrence dichia­ rò che « era bene addomesticare i le­ vantini ( della Palestina) con un dio ebraico ... Il colonnello inglese, infat­ ti, pur battendosi per la causa araba (e per i beduini, in particolare ), non aveva alcuna simpatia per i palesti­ nesi . e li definiva « infidi ,. ( notizie da J. K.imche, Il secondo risveglio ara­ bo, ed. Garzanti 1970). 38

Quando fu reso pubblico il testo del­ la Dichiarazione Balfour, ci fu chi si ricordò che dodici anni prima, nel 1 905, in Inghilterra era stata condot­ ta una campagna politica a favore di una legge, l'Aliens Act, la quale vie­ tava l'ingresso nel paese agli ebrei russi perseguitati. Lord Balfour ( al­ lora primo ministro) era stato il principale sostenitore di questa leg­ ge ( notizie da Weinstock, op. cit.).

"111 Inglesi hanno 11'11111111 l pl'lnt:1pl Bl'lllll" « Gli inglesi durante la guerra si era­ no accordati con i principi arabi per costituire uno Stato arabo dell'ovest, nel quale doveva essere compresa la Palestina. La Dichiarazione Balfour era quindi un tradimento degli ac­ cordi Hussein-Mac Mahon. La prova di tale tradimento saltò fuori dagli archivi segreti dello zar, quando al commissariato degli Affari Esteri dei Soviet andò Trotskij . L'ex capo del­ l'Armata rossa non esitò a rendere pubblico il cosiddetto • dossier Sykes­ Picot " che mise in luce il triplice gio­ co diplomatico di Londra ai danni degli stati arabi e a favore dei sioni-

una grande gioia, e giunge appena in tempo per mitigare il " disonore " d'aver perso, nel frattempo, i gradi di caporale. Il fattaccio è successo nel luglio del 19 18, quando a Geru­ salemme arriva in visita il capo effettivo dell'Organizza­ zione sionistica mondiale (ufficialmente lo diverrà soltan­ to nel 192 1 dopo il XI I Congresso di Carlsbad), Cha i m Weiz­ mann. Weizmann aveva allora 44 anni, Ben Gurion quasi 32 . Ma fra i due, al momento, non c'era soltanto un divario d 'età : « Al tempo della Dichiarazione Balfour - ricono­ scerà piu tardi Ben. Gurion - non ero un personaggio im-

sti e dei francesi ,. ( Mario Pistani, Il dramma del popolo palestinese, in Contraddizione, ed. D'Anna ).

antidoto alle aspirazioni rivoluziona­ rie delle masse ebraiche ,. ( Nathan Weinstock, op. cit.).

La Dlchlanzlone Balfour lponta In Palestina

Fra

Nathan Weinstock, nella sua citata Storia del sionismo, sostiene che la Dichiarazione Balfour venne ufficial­ mente comunicata agli interessati ìn Palestina soltanto il 1• maggio 1920. Per tre anni perciò ( dal 2 novem­ bre 1917 ) , almeno pubblicamente, non se ne era saputo nulla.

SIOIISMO contro BOLSCEVISMO « La Dichiarazione Balfour precede di alcuni giorni la Rivoluzione d'otto­ bre. Weizmann e altri dirigenti sioni­ sti si affrettano a telegrafare la noti­ zia agli ebrei russi, per chiedere il lo­ ro appoggio, supplicandoli di contra­ stare le manovre tedesche e bolscevi­ che e di manifestare " la loro gratitu­ dine verso l'Inghilterra e l'America". Londra spera di convincere gli ebrei, che in Russia detengono il monopo­ lio del commercio del grano, ad affa­ mare i bolscevichi... Il sionismo quin­ di assolve per Balfour la funzione di

una

riunione e l'altra

Ben Gurion si sposa Dal diario di Ben Gurion: « 3 dicem­ bre 1917: la sera, riunione del Comi­ tato del lavoro .. . 4 dicembre : riunio­ ne dei Comitati delle nostre associa­ zioni... 5 dicembre: alle 1 1 .30 del mat­ tino, mi sono sposato... 6 dicembre : riunione del Comitato centrale . . . ».

l'AULA: un'assicurazione sulla v/la • Originaria della Russia, Paula Mun­ wess, abbandonati gli studi di medi­ cina, lavorava come infermiera-capo in un ospedale. La Palestina, il sioni­ smo fino ad allora non avevano si­ gnificato nulla per lei. Si sentiva un po' anarchica ... Ben Gurion le chie­ de di ricopiare per lui alcuni pezzi da libri della Biblioteca municipale, ed è cosi che comincia il loro amo­ re ... Molti dei suoi amici la chiama­ no " l 'assicurazione sulla vita di Ben Gurion " ,. (M. Bar-Zohar, op. cit.).

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portante nei raduni sionistici, e sapevo soltanto attraverso letture dell 'enorme influenza personale e del fascino che Weizmann aveva esercitato su uomini come Balfour, Uoyd George e altri . . » . E fu proprio per incontrare Weizmann , per studiare da vicino il suo fascino, che il caporale si as­ sentò dal campo senza il permesso delle autorità militari . Al ritorno si trovò degradato. Poco tempo dopo la Legione Ebraica veniva disciolta. Nel dicembre dello stesso anno 19 18 Ben Gurion, con la moglie Pauline e la primogenita Gheulla, decideva di stabilirsi a Gerusalemme . • .

Planltl In ••• la mt��lle... Al momento della partenza di David per l'Europa, al seguito della Legio­ ne Ebraica, la moglie Paula se ne resta in America senza un soldo e incinta di sei mesi. Fra l'altro è lon­ tanissima dal condividere le idee sio­ niste del marito, e sospetta che la partenza sia dovuta anche al fatto che David non l'ami abbastanza.

... ,. poi •• n• P•f!l• David, pur convinto della bontà della sua decisione, · sembra capire di es­ sersi comportato in modo disumano nei confronti della moglie. Nelle sue lettere perciò, mentre cerca di giu­ stificarsi, trova anche la forza di con­ fessare un amore che non era mai riuscito a dire con le parole: « lo ti ho amato persino pnma di spo­ sarti, e tu lo sai, anche se non te l'ho mai detto » (notizie tratte da Amos Elon, The Israelis, founders and sons, Holt, Rinehart and Win­ ston, New York 197 1 ).

intero con il nome di Lawrence d'A­ rabia, nasce nell'ottobre 1916. !!. al­ lora che il segretario della Residenza inglese del Cairo, Ronald Storrs, de­ cide di portare con sé in Arabia il giovane capitano delle truppe colo­ niali. Le tribu arabe sono in guerra contro l'Impero turco e cercano l'ap­ poggio inglese. Per questo il principe Abdullah, figlio dello . sceriffo Hus­ sein, ha chiesto a Storrs di venire a rendersi conto di persona della si­ tuazione. Lawrence, messo a contat­ to con i capi della rivolta araba, con­ stata ben presto che l'uomo di punta è Feisal, uno dei fratelli del principe Abdullah. Da quel giorno sarà al fianco di Feisal fino alla vittoria. Una vittoria che giunge però soltanto nel 1918, col crollo dell'Impero turco · se­ guito alla sconfitta della Germania sua alleata. Il massimo splendore raggiunto dall'astro Lawrence CQin­ cide con il suo tramonto. Dopo il cla­ moroso ingresso in Damasco, al fian­ co di Feisal, in un delirio di folla plaudente, Lawrence si dimette dal­ l'esercito e rientra in Gran Bretagna.

LAMIENCE D'ARABIA

· L'astro di Thomas Edward Lawren­ ce, che diventerà famoso nel mondo 40

Ben Gurion e Abba Eban con il presidente Truman

41

ALLA FINE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE la co­ munità ebraica palestinese era scesa a poco piu di 50 .000 unità. La sua economia aveva subito durissimi colpi , la spinta pionieristica sembrava del tutto spenta, la confusio­ ne e la divisione regnavano sovrane. In questa situazione Ben Gurion si preparava a riprendere il lavoro organizza­ tivo e politico interrotto nel 1915 dopo l 'espulsione decre­ tata dalle autorità turche . L'inizio è febbrile. Nei primis­ simi mesi del19 19, David collabora alla fondazione del mo­ vimento socialista Achdut Ha-Avoda ( Unione del lavoro)

L'accordo Welzmann-Felsal Un trattato di amfclzla fra ebrei e arabi Nello spirito della Dichiarazione Bal­ four ( prima ancora della conclusio­ ne della guerra e dell'armistizio del 30 ottobre 1 91 8 che avrebbe ufficial­ mente ratificato la fine della domina­ zione ottomana in Palestina), gli in­ glesi che occupavano militarmente la Terra Santa autorizzarono l'in­ gresso in Palestina di una commis­ sione sionista. Presieduta da Weiz­ mann, e composta da ebrei inglesi, francesi, italiani e piu tardi russi e americani, la commissione intendeva stabilire i primi contatti tra gli ebrei d'Israele e le autorità inglesi, in vi­ sta della costituzione del futuro " Fo­ colare ebraico ". Nei primi mesi dopo il suo arrivo ( aprile 1 9 1 8 ) la com­ missione dovette svolgere soprattut­ to un'opera assistenziale nei confron­ ti delle comunità ebraiche duramen­ te provate dalle guerre, in preda alla fame e alle malattie. Tuttavia il dott. Weizmann non trascurava certo l'o­ biettivo primo della sua presenza in Palestina, la creazione di Sion e fa­ ceva il possibile per stabilire con gli arabi buone relazioni. Si recava per42

ciò ad Aqaba a far visita a una delle piu eminenti personalità del mondo arabo, l'emiro Feisal. Il 3 gennaio 1919, a Londra, Weizmann e Feisal (che agiva in rappresentanza del re­ gno arabo dell'Hegiaz, comprenden­ te i centri sacri della Mecca e di Me­ dina) sottoscrivevano un accordo di amicizia.

Nell'accordo Weizmann-Feisal si di­ ceva tra l'altro che « i confini defini­ tivi tra lo Stato arabo e la Palestina saranno fissati da una commissione nominata in seguito a un accordo tra le due parti... Nel porre in essere la costituzione e l'amministrazione del­ la Palestina, si adotteranno tutte quelle misure che offrano le maggio­ ri garanzie per la realizzazione della dichiarazione del governo britannico in data 2 novembre 1917 ( Dichiara­ zione Balfour). Si prenderanno tutte le misure necessarie per incoraggia­ re e stimolare l'immigrazione di e­ brei in Palestina su larga scala e quanto piu rapidamente possibile, e per sistemare gli immigrati ebrei nel­ le zone agricole. Nell'esecuzione di queste misure, si conviene che sarà

nel tentativo di raccogliere in territorio ebraico le forze disperse degli operai affiliati alla confederazione mondiale del Poale' Zion. Lo sforzo di Ben Gurion e compagni ha però un successo solo parziale : alcuni gruppi indipendenti aderiscono al movimento, ma ne resta ancora fuori I'Ha­ Poel ila-Zair ( I l giovane lavoratore), altra associazione so­ cialista sorta in Palestina nel 1905 e guidata, in quel1919, da J oseph Sprinzak e da J oseph Aharonowitz. Il problema dell 'unità operaia, che Ben Gurion conferma piu volte come suo obiettivo primario, deve, comunque, essere tempora-

· assicurata la tutela dei diritti dei contadini arabi e che questi ultimi in futuro saranno aiutati per quanto I iguarda Io sviluppo economico ... La conferenza di Sanremo conferisce alla Gran Bretagna

Il mandato aulla Palaetlna Ecco una sintesi del documento che conferisce alla Gran Bretagna il man­ dato sulla Palestina, documento sti­ lato durante la conferenza di San­ remo nell'aprile 1920 e ratificato a Londra due anni dopo. II mandata­ rio ha pieni poteri legislativi e am­ ministrativi sulla Palestina, fermi re­ stando i limiti imposti dal mandato stesso ( art. 1 ). II mandatario si assu­ me la responsabilità di stabilire nel paese condizioni politiche, ammini­ strative ed economiche tali da assi­ curare la costituzione del " Focolare ' nazionale• per il popolo ebraico ( art. 2 ), e provvedere a incoraggiare le au­ tonomie locali ( art. 3 ). Deve essere ufficialmente riconosciuta un'Agenzia Ebraica idonea a dar consigli all'am­ ministrazione e a cooperare con essa in tutte le questioni economiche e sociali in rapporto alla realizzazione

del " Focolare nazionale • ebraico e agli interessi della popolazione ebrea in Palestina ( art. 4). Inoltre l'ammi­ nistrazione inglese in Palestina, pur tutelando i diritti delle altre popola­ zioni non ebraiche, deve " facilitare l'immigrazione ebraica •, in accordo con l'Agenzia Ebraica citata nell'art. 4. Deve " incoraggiare l'insediamento massiccio degli ebrei sulle terre del paese, ivi comprese quelle dema­ niaW ( art. 6); deve facilitare agli im­ migranti sionisti l'acquisto della cit­ tadinanza palestinese (art. 7); deve introdurre un sistema fondiario che tenga conto degli interessi della co­ lonizzazione sionista ( art. 1 1 ). L'in­ glese, l'arabo e l'ebraico saranno le tre lingue ufficiali della Palestina.

Nasce l'Agenzia Ebraica uno Stato nello Stato L'Agenzia Ebraica, prevista dalle di­ sposizioni sanremesi, fu. subito isti­ tuita, e lavorava in stretto rapporto con l'Esecutivo dell'Organizzazione sionista mondiale. II suo ruolo di­ venne in breve importantissimo, for­ se piu di quanto gli inglesi avessero mai immaginato. Oltre al primo com­ pito di « cooperare con l'ammini­ strazione palestinese ,. negli affari di 43

neamente messo da parte nell'aprile dell'anno successivo. Mentre, infatti, la Gran Bretagna (vincitrice dei turchi) ottiene il " mandato " sulla Palestina dal Consiglio superio­ re delle Forze Alleate, riunito in conferenza sulla riviera ligure ( Sanremo, aprile 1 920 ; la sanzione definitiva avver­ rà a Londra nel luglio 1 922 ), arabi ed ebrei si scontrano violentemente in Gerusalemme e dintorni . Gli inglesi arre­ stano gli uni e gli altri . Fra gli ebrei viene fermato e con­ dannato anche Vladimir Jabotinsky, l 'organizzatore della Legione Ebraica . Questa " imparzialità " degli inglesi con-

stato, l'Agenzia Ebraica prese ad oc­ cuparsi della difesa degli interessi ebraici in Palestina in tutti i settori e da tutti i punti di vista. Presto co­ minciò a dirigere tutto il settore e­ braico dell'economia del paese. Inol­ tre aveva i suoi propri ospedali, le sue scuole, i suoi servizi sociali e d'informazione. Era quasi come uno Stato nello Stato, e insieme al comi­ tato esecutivo sionista formava una specie di " secondo governo• accanto alla potenza mandataria. Naturale perciò che si trasformasse nel moto­ re principale della rinascita naziona­ le (notizie da "Les cahiers de l'histoi­ re ", giugno 1 966, rivista cit.). 1920

-

CONFERENZA DI LONDRA

EZIIIIMN E BEN &URION quasi al ferri corti

Al congresso di Londra del 1920 Ben Gurion, pur criticando Weizmann e tutto il " direttorio" sionista per la sua moderazione nei confronti deçli inglesi, è ancora dalla parte di Weiz­ mann, o almeno dalla parte della sua politica. Infatti, proprio all'indoma­ ni dei . primi scontri fra arabi ed ebrei, dirà a Itzchak Gruenbaum, av­ versario politico di Weizmann, che 44

« ciò che è appena passato non è nul­ la a confronto di quanto deve anco­ ra venire. La cooperazione con la po­ tenza mandataria, voluta da Weiz­ mann, è una condizione basilare per la crescita della nostra popolazione e della nostra forza nel paese ». In seguito, i rapporti tra i due peggio­ reranno notevolmente. Alla base dei successivi scontri ci sarà sempre l'anglofilia di Weizmann il quale, co­ me osserva Michel Bar-Zohar ( op. cit.), era diventato prigioniero della sua gratitudine nei confronti della Corona britannica.

Per l'lntamazlanala comunista Il slanlsma i un alleata dal colonialismo Contemporaneamente al Congresso sionistico si riunisce, nel 1920, il II congresso dell'Internazionale comu­ nista. Ecco un giudizio sul sionismo espresso durante i dibattiti: « Un e­ sempio stupefacente di inganno del­ le masse lavoratrici di una nazione oppressa, attuato con gli sforzi con­ giunti dell'imperialismo e della bor­ ghesia della nazione in questione, è quello delle imprese dei sionisti in Palestina e del sionismo in generale che, con il pretesto di fondare uno

ferma Ben Gurion nella convinzione che la famosa Dichia­ razione Balfour del 1 9 1 7 ( in favore del « Focolare nazionale ebraico in Palestina ») era stato un gesto privo di reale significato politico. Un gesto da gentlemen. Bisognava de­ nunciarlo, e denunciare bisognava, contemporaneamente, i massimi responsabili del Movimento sionistico mondiale, piu inclini a vuote schermaglie diplomatiche che decisi a diretti contatti e a concreti aiuti nei confronti dei coloni " israeliani " . Ben Gurion si fa, perciò, eleggere delegato del movimento operaio al Congresso sionistico (primo del dopo-

Stato ebraico in questo paese ove i lavoratori ebrei sono in numero insi­ gnificante, ha consegnato la popola­ zione autoctona allo sfruttamento britannico '"·

IN DUE ANNI GL'IMMIGRATI IN PALESTINA SONO VENTICINQUEMILA •••

Nel 1921-22 giunsero in Palestina 25 mila immigrati. Si trattava, per lo piu, di giovani fra i 20 e i 30 anni . Su un " campionario" di 100 persone, 33 provenivano dalla Polonia, 15 dalla Russia, 5 dalla Romania, 1 1 dall'U­ craina, 10 dall'Asia centrale, 3,5 dal­ l'Inghilterra, 2 dagli USA e 20,5 da al­ tri paesi. Negli anni seguenti la media degli arrivi si stabilizzerà sulle 80(). 850 unità al mese ( notizie tratte da Precedenti della questione del Medio Oriente - Situazione economica della Palestina agli inizi del Mandato in­ glese, di Fausto Pitigliani, ed. Istitu­ to di Rilevazioni Statistiche e di Ri­ cerca Economica, Roma 1971 . )

... E IN · OTTO ANNI

LA POPOLAZIONE EBRAICA AUMENTA DEL 50o/o

1 922 Agli inizi del " mandato" in­ glese il totale delle persone residenti -

in Palestina raggiungeva 752.048 uni­ tà, cosi suddivise : 589.177 arabi-mu­ sulmani, 83.790 ebrei, 7 1 .464 cristiani, 7.617 di altre religioni. 1930 Su un totale di 992.559 abitanti, gli ebrei, dopo 8 anni, erano diventati 164.796 ( con un incremento quasi pari al 50 per cento), gli arabi erano passati a 733.149 ( + 25% circa), e soltanto i cri­ stiani erano rimasti pressoché •al pa­ lo" con 84.986 unità ( notizie tratte dal Bulletin of Current Statistics of Palestine, e da Department of Stati­ stics, Vital Statistics Tables, 1922-45 ). -

Il ritorno alla ''Temi ........,': u• � Il temlni · L'antico "popolo errante• tornava al­ la "Terra Promessa" con un sistema abbastanza semplice : comprare i ter­ reni dagli arabi . e immediatamente renderli proprietà inalienabile degli ebrei. Per le operazioni d'acquisto era stato istituito già nel 1901 un Fondo nazionale ebraico, sovvenzio­ nato dall'alta finanza, dalle banche e dalle offerte dei correligionari in ogni parte del mondo. Tuttavia Una legislazione molto precisa ir;t mate­ ria, da parte dell'amministrazione inglese, disciplinava le vendite e pro­ teggeva gli interessi degli arabi. ·

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guerra) convocato nella Albert Hall di Londra per il mese di luglio 1 920. Con David, alla volta della capitale britan­ nica, s 'imbarcano anche la moglie Pauline ( di nuovo in­ cinta) e la piccola Gheulla. Si sistemeranno in un modesto alloggio di Maida Vale, dove qualche tempo dopo nascerà Amos, l'unico maschio. Al Congresso, Ben Gurion attacca aspramente il dottor Weizmann e · i suoi borghesi " colletti bianchi " , ritenendoli responsabili delle incomprensioni e del sordo conflitto fra le forze attive della Palestina e l'am­ ministrazione inglese . Il suo intervento viene notato, ma

La Chi- di Ro• silnpatlza per 111 arabi? Durante una sua visita a Roma, nel 192 1 , Weizmann tenne una conferenza sul sionismo. Ad un certo punto, rac­ conta in La mia vita per Israele, op. cit., aveva cercato di spiegare che co­ sa stavano facendo i sionisti in Pale­ stina e quali erano i loro scopi e le loro aspirazioni. In particolare, aveva dichiarato che per il momento non avrebbero fatto acquisti di terre, in quanto le riserve di terreno preceden­ temente acquistato sarebbero state sufficienti per dieci anni. Cosi !'" Os­ servatore Romano• riferi sull'argo­ mento : « Il dottor Weizmann affermò che l'Organizzazione sionista posse­ deva vaste riserve di terreno, e che non avrebbe espropriato gli arabi per un'altra decina d'anni ». La ver­ sione dell'organo vaticano esprimeva sottilmente l'opposizione della Chie­ sa al sionismo e le sue simpatie per gli arabi?

tendenze socialiste particolarmente sentite in quegli anni un po' dapper­ tutto Confluirono nella società ebrai­ ca palestinese dando luogo al kibbuz., una comunità agricola basata sui piu rigorosi principi collettivistici. Il kibbuz. è una libera associazione di uomini e donne che lavorano la ter­ ra concessa dal Fondo nazionale se­ condo le loro forze e le loro capa­ cità. Il denaro non circola nel kib­ buz., è sconosciuta l'idea dell'arric­ chirsi, non ci sono salari né botte­ ghe né attività commerciali. La co­ munità provvede a fornire ai suoi membri tutto ciò di cui hanno biso­ gno per vivere : vitto, allog� io, cure mediche, vestiario, educi:uaone dei bambini, ecc. Oggi i kibbuz.im rac­ colgono il tre per cento della popo­ lazione di Israele e contribuiscono con poco meno di un terzo alla pro­ duzione agricola nazionale ( notizie dai " Cahiers de l'histoire•, cit., e dal Dizionario dei termini politici, A. Mondadori 197 1 ).

IL KIBBUZ: una comune agricola che ignora n · denaro

1920 · l primi scontri tra ..... .. alni

Il ritomq alla terra (visto come atto di redenzione e riscatto del popolo di Dio), le aspirazioni nazionaliste, le

I primi scontri fra arabi ed ebrei si verificano nel 1920. In data 10 gen­ naio 1920, si legge nel diario dell'eroe

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.

l

fuoco

.

non ottiene risultati . Lasciata Londra, David e famiglia fanno tappa a Vienna. Nella capitale austriaca si sta svol­ gendo il congresso internazionale del Poale' Zion (Lavora­ tori di Sion ) . Ben Gurion viene eletto nel triumvirato di presidenza. Il soggiorno viennese è . positivo ma breve . Altra partenza, altra tappa. E questa è finalmente la volta di Plonsk, una concessione ai ricordi . La città natale, via delle Capre, la casa di legno, il vecchio Avigdor. Una sosta come un respiro ed è di nuovo in Palestina. A Giaffa sono scop­ piati violenti disordini . L'insediamento ebraico va raffor-

nazionale ebraico, Joseph Trumpel­ dor, a proposito del comportamento dei volontari ebrei negli scontri con arabi : « Se solamente i Gogol, i Do­ stoevskij e gli altri scrittori russi avessero visto questi ragazzi cosi bravi, cosi decisi, gli ebrei delle loro opere sarebbero stati ritratti in mo­ do diverso... 40 giovani fermi senza paura al loro posto, di fronte a una marea inferocita di ribelli arabi ».

"SII ebrei non potranno mal tener testa agli arabi" In una lettera inviata a lord Hardin• ge, lord Bertie, ambasciatore inglese a Parigi, scrive : « Gli ebrei non sono un popolo combattivo e se noi sosterremo il Movimento .sionista in territorio palestinese e vi stabiliremo delle colonie ebraiche, non saranno in grado, senza l'aiuto inglese o fran­ cese, di tener testa agli arabi... ,. ( ri­ ferita da Jon Kimche, op. cit.). •••

·

811 Inglesi distrtbulscono amnistia agli arabi ...

Secondo Abba Eban (op. cit.), i di­ sordini furono organizzati e fomen­ tati da Amin al-Husaini, lo stesso che

sarebbe in seguito diventato, durante la seconda guerra mondiale, un fa­ natico alleato della causa nazista. Il governatore inglese sir Herbert Sa­ muel non solo dichiarò una amni­ stia generale per tutti gli arabi -che avevano partecipato ai disordini, ma fece un ulteriore gesto di buona vo­ lontà estendendo il perdono anche agli or�anizzatori. , Amin al-Husaini fu persmo nominato Gran Mufti di Gerusalemme.

... a lavort agli ebrei Lo stesso sir Herbert Samuel, d'al­ tra parte, promulgò una serie di leg­ gi e di ordinanze tendenti a favorire gli ebrei e a organizzare la colonizza­ zione sionista. Proprio del 1920 sono la Immigration Ordinance, che inco­ raggia l'immigrazione ebraica, la Land Transfer Ordinance e la Surver Ordinance, tese a facilitare gli acqw­ sti di terra da parte degli ebrei, la Mahlul Land Ordinance che vieta ai fellah di accrescere i propri possedi­ menti, ed infine la Mawet Land Ordi­ nance, in base alla quale viene vieta­ to ai palestinesi di installarsi sulle terre incolte. Altro atto decisamente favorevole ai sionisti è il riconosci­ mento legale come " associazione di 47

zato. Sul finire dell'anno 1 920 viene fondata un'organizza­ zione sindacale per riunire tutti i lavoratori ebrei nella Terra d'Israele : l'Histadrut (Fede razione gene·rale dei lOJ­ voratori ebrei di Israele ). Per Ben Gurion - segretario capo e poi segretario generale - questo è un grande balzo in avanti . Nel quindicennio fra il 1 920 e il 1 93 5 , sotto la sua guida, il numero degli iscritti all 'Histadrut passa da 4435 ( 1 1 % della popolazione adulta) a 82 .000 (40 % circa) . Ma quel che piu conta, la nuova organizzazione sindacale, am­ pliando il suo campo d'intervento ( servizi sociali, sanitari,

pubblica utilità" del Fondo nazionale ebraico, costituito nel 1901 durante il Quinto Congresso sionistico mon­ diale con lo scopo - sono parole di Abba Eban - « di acquistare, in ter­ ritorio palestinese, terreni da rende­ re proprietà inalienabile degli ebrei ,. (notizie tratte da Nathan Weinstock, op. cit.).

Un colpo al cerchio 1 uno alla botti Il gioco degli inglesi consiste in real­ tà nella politica del • un colpo al cer­ chio e uno alla botte ". Londra cerca di incanalare le nascenti spinte del nazionalismo arabo contro gli ebrei per far dimenticare la sua presenza coloniale in Palestina. A ciò si ag­ giunge, sostiene Guido Valabrega (La rivoluzione araba, ed. Dall'Oglio 1967 ), il desiderio delle classi dirigenti ara­ be ed ebree di impedire che i lavo­ ratori dei due gruppi etnici si uni­ scano contro i rispettivi padroni.

Il "memorandum Churcblll"

LA PALESTINA NON DIVENTEIIA UNO STATO EBRAICO II 3 giugno 1922, Winston Churchill, segretario di Stato alle colonie, di 48

·

ritorno da una visita nel Medio O­ riente, pubblicò un memorandum nel quale, fra l'altro, sosteneva che : « Non si può arrivare a dire che la Palestina deve diventare ebraica co­ me l'Inghilterra è inglese. Il gover­ no di Sua Maestà non ha mai avuto una simile intenzione. I termini del­ la Dichiarazione Balfour non indica­ no che la Palestina intera debba di­ ventare il " Focolare nazionale " ebrai­ co, ma che tale " Focolare" deve esse­ re costituito in Palestina •.

Un slndaalo che si comporta tlll lmprendllore Ben Gurion, tessera sindacale nume­ ro 3, co-fondatore e primo segretario generale dell'Histadrut, aveva ben chiara la funzione che l'organizzazio­ ne avrebbe dovuto assumere in Pale­ stina : « Fare della classe che noi rap­ presentiamo una nazione ,., Il sinda­ cato appare subito ben diverso dalle tradizionali organizzazioni dei lavo­ ratori : in un paese dove non ci sono fabbriche e officine, deve per prima cosa occuparsi della loro creazione per poter dar lavoro ai suoi aderenti. Ma questo non basta. Bisogna orga­ nizzare la catena di distribuzione del­ le merci prodotte, bisogna fondare

educativi , economici) , si rivela anche un favorevole terre­ no d'incontro per le diverse correnti politiche, e contri­ buisce all'istituzione dell 'Hagana ( La difesa), il piu consi­ stente gruppo militare clandestino ebraico durante i 26 anni del mandato inglese in Palestina. Nel 1 925 - sostenuto direttamente dall'Histadrut - na­ sce alle stampe 1in quotidiano intitolato " Davar " ( in ebrai­ co, parola). Il primo direttore è l 'amico piu caro di Ben Gurion, l 'ideologo sionista Berl Katznelson. A Katznelson succedono, poi, Moshe Beilinson e Zalman Shazar ( dal 1 963

l e banche necessarie a l finanziamento di tutte queste attività. L'organizza­ zione dei lavoratori diventa il vero « imprenditore » del paese anzi, co­ me dice V.D. Segre in Israel, a socie­ ty in transition (ed. Oxford Univer­ sity Press 197 1 ), diventa « il piu im­ portante capitalista ».

di Paula, Joseph Sprinzak sveglia Ben Gurion. Tutta la notte, gli dice, è continuata la discussione fra i lea­ der dei due partiti : alla fine è stato trovato l'accordo sulla formula che soddisfaceva al piu profondo deside­ rio del segretario generale : l'unità ».

Raggiunta l'unità fra l p.-titi operai In Palestina

sono

Le trattative per raggiungere l'unità dei partiti operai all'interno dell'Hi­ stadrut furono lunghe e difficili. L'Ha­ Poel Ha-Zair ( Il giovane lavoratore ) aderirà all'organizzazione solo nel 1927; e neppure allora in modo defi­ nitivo. Secondo quanto racconta Bar­ Zohar (op. cit.), la trattative, svolte­ si a Tel Aviv, non avevano portato ad alcun risultato apprezzabile fino al 17• giorno, quando Ben Gurion, stan­ co ed ammalato, abbandonò i lavori e si mise a letto. Ma, alle cinque del mattino del giorno seguente, il colpo di scena : « Delle grida di gioia rompono il silenzio notturno. Una marea di operai e di capi sindacali dell 'Achdut Ha-Avoda ( Unione del la­ voro ) e dell'Ha-Poel Ha-Zair si ferma sotto la casa. Malgrado le proteste

CII "oppnssl " gli Industriali

La strapotenza dell'Histadrut nei confronti delle organizzazioni capita­ liste era bene espressa da una storiel­ la che circolava in Palestina. Ecco come la racconta V.D. Segre nel volu­ me citato : « Il motivo per cui non era possibile trovare scritto alle pa­ reti del quartier generale dell'Hista­ drut lo slogan "Proletari d'Israele unitevi! • è che esso è stato rubato dalla Confindustria israeliana. I capi­ talisti, a causa della forza enorme del sindacato, avevano la sensazione di essere la classe oppressa nella Pale­ stina ebraica ».

I dlsordlul del 1929

150 MORn FRA GU EBREI « Il sottosegretario di Stato è dolen­ te di annunciare ... » Con queste pa49

terzo presidente dello Stato d'Israele). Il giornale ottiene rapidamente larga diffusione e successo . Spesso vi com­ paiono articoli a firma Ben Gurion . La fama del nuovo lea­ der . laburista è , ormai indiscussa e di vasta eco ( nel 1 923 David era persino stato invitato, e aveva preso la parola, a un comizio sindacalista tenutosi nella Mosca di Lenin) . L a sua vita privata, comunque, non cambia. Vive a Tel Aviv, in via Pinsker, in un piccolo appartamento a pianterreno. Nel 1 929, gli nasce la terzogenita, Raanana, la sabra ( indi­ gena). :E. la prima " vera " israeliana della famiglia. •

role si apriva il telegramma che co­ municava a Weizmann i disordini scoppiati in Palestina nel 1929 tra il 23 e il 29 agosto. « Gli arabi irrom­ pono in Gerusalemme massacrando e incendiando... gli ebrei sono assas­ sinati a migliaia ». Questo il raccon­ to di Edmond Bergheaud in La na­ scita di Israele (op. cit.). Weizmann conferma che vi furono 150 morti fra gli ebrei, ma secondo lui, la repres­ sione non fu vi�orosa. Gli inglesi era­ no « incapaci d1 garantire la sicurez­ za degli ebrei in Palestina ».

Il U/n BIMt:D.-.. Dopo i disordini del 1929, gli inglesi mandano in Palestina un commis­ sario, sir John Hope Simpson, il quale . giunge alla conclusione che la soluzione del problema possa venire solo da una limitazione dell'immigra­ zione ebraica. Tale soluzione viene caldeggiata in un Libro Bianco edito nel. 1930, che viene naturalmente ac­ colto con grande favore dagli arabi.

• ••

Fa comodo aall . l nalesl l'lni•lclzla fra ebrei e arabi Il fatto che gli inglesi non si fossero adoperati •a fondo" per impedire gli scontri trova conferma in un fatto riportato dal Valabrega. L'ostilità fra ebrei e arabi rispondeva agli interes­ si dell'amministrazione òritannica « in permanenza pronta ad interveni­ re per spezzare sul nascere l'unità O;P.eraia arabo-ebraica... ad · esempio, gli inçlesi vietarono l'attività dell'as­ sociazlone Fratellanza operaia, crea­ ta dai lavoratori arabi ed ebrei dopo i disordini del '29, col pretesto che ( forse) si sarebbe dedicata ad attivi­ tà sovversive ». so

• la Lettera nera

Ma i sionisti reagiscono immediata­ mente. Gli sforzi diplomatici di Weiz­ mann riescono a ottenere che Ram­ sey MacDonald, primo ministro in­ glese, rifiuti la politica del suo com­ missario sir John Hope Simpson. Del Libro Bianco non se ne fa nulla. Mac Donald comunica la sua decisione a Weizmann con una lettera. Questa lettera sarà d'ora in poi citata dagli arabi come la Lettera nera.

Ben Gurion tiene un discorso durante una cerimonia ufficiale

NEGLI ANNI TRENTA il polaoco-palestinese David Griin " Ben Gurion " è diventato ormai una figura di primo piano . :È il leader riconosciuto di un forte partito socialdemocra­ tico, il MAPAI (nato dalla fusione dell 'Achdut Ha-Avoda e dell 'Ha-Poel Ha-Zair). E non importa nulla se, fra i molti colli inamidati dei sionist� occidentali, il suo vestire dimes­ so e la camicia sempre aperta sono eccezioni mal tollera­ te : la sua voce viene ascoltata con attenzione particolare sia al XVI I Congresso dell'Organizzazione sionistica mon­ diale ( Basilea, 1 93 1 ), sia al XVII I ( Praga, 1 933). Nel 1 93 3 ,

BEN GURION: "Dobbiamo rispettar• l diritti degli a111bl" Parlando al XVII Congresso sionisti­ co di Basilea, nel 193 1 , Ben Gurion disse fra l'altro : « Sappiamo bene che la Palestina non è deserta. Centinaia di migliaia di arabi abitano sulle due rive del Giordano, e non da ieri. Il loro diritto a vivere in Palestina, a svilupparla e a attenervi la loro au­ tonomia nazionale è altrettanto in­ controvertibile del nostro diritto di ritomarvi e di ra çgiungere l'indipen­ denza con i nostn mezzi e le nostre forze. Le due mète possono essere conseguite. Nel nostro lavoro in Pa­ lestina dobbiamo rispettare i diritti arabi; se il primo contatto è stato infelice, la colpa non è nostra. Forse non è nemmeno degli arabi, perché vi sono degli imponderabili storici ».

SII al'llbl: "SII ebrei rogllono sott111n:l la nostre terre " Il Partito dell'indipendenza araba (lstiqlal), fondato nel 1932, alcuni mesi dopo le proclamazioni di prin­ cipio del laburista Ben Gurion ( al XVII Congresso), rispondeva che « la 52

tendenza generale degli ebrei di pren­ der possesso delle terre di questa santa contrada e di riversarvi centi­ naia di migliaia di persone, con mez­ zi legali e soprattutto illegali, ha at­ territo il paese ».

Al Congresso slonlsta del 1933

11 balzo In avanti del partito di Ben &urion Al XVIII Congresso sionista ( Praga, 1933 ), i socialdemocratici costituiva­ no la maggioranza relativa: aveva­ no infatti 138 delegati su 3 1 8, e il 40% dei seggi nell'Esecutivo (in quel­ lo di Londra figurava Berl Locker; in quello di Gerusalemme David Ben Gurion, Eliezer Kaplan e Moshe Sha­ rett). Nel precedente Congresso di Basilea ( 193 1 ) i socialdemocratici ave­ vano presentato 75 delegati su un to­ tale di 254, la maggioranza relati­ va era allora dei sionisti generali ( li· berali) con 84 delegati, mentre la de­ stra " revisionista• di Jabotinsky oc­ cupava la terza posizione con 52 seg­ gi. La socialdemocrazia, quindi, nel 1933 aveva compiuto un enorme pro­ gresso, se si pensa che soltanto 1 2 anni prima, a Carlsbad ( X I I Congres-

gli arabi sono momentaneamente quieti, ma i " protettori " inglesi della Palestina hanno imposto restrizioni all'immi­ grazione ebraica. In Germania è salito al potere Hitler. Al XVI II Congresso sionistico, le proteste contro il ritiro dei diritti civili agli ebrei di Germania si fanno solenni e pressanti . Si chiede l'intervento della Società delle Na­ zioni, e si domanda ai governi che ne fanno parte di acco­ gliere tutti coloro che fuggono le persecuzioni . In conclu­ sione il Congresso dichiara essere « preciso dovere dell'In­ ghilterra, in qualità di potenza mandataria, il favorire la

so), su 445 delegati eletti, quelli ap­ partenenti ai movimenti operai era­ no stati soltanto 38.

.JABOTINSKY Il taaclata ebraico Il capo dei " revisionisti ", Vladimir Jabotinsky, è accusato dalla maggio­ ranza sionista di aver collaborato, fra il 1919 e il 192 1 , col generale Petl'ju­ ra ( il capo controrivoluzionario e an­ tisovietico dei russi bianchi •, famo­ so anche per aver scatenato piu vol­ te le sue truppe in violentissimi po­ grom antiebraici ). Jabotinsky e il suo movimento non nascondono grandi simpatie per il fascismo europeo, di cui hanno adottato le camicie brune e il caratteristico saluto (notizie da Les Juifs en Palestine, di A. Revusky, Parigi 1936). I contatti con Mussoli­ ni, in particolare, erano divenuti uffi­ ciali fin dal 1924, quando il dr. Man­ cini, a nome del dittatore italiano, era sbarcato in Palestina per infor­ marsi sul " Partito fascista ebraico" (notizie da C.L. Ottino, Jabotinsky e l'Italia in " Quaderni di documenta­ zione ebraica contemporanea"; e da •

Gli ebrei in Italia durante il fasci­ smo, n. 3, novembre 1963 ). Lo stesso I Congresso revisionista si era svolto significativamente a Milano, nel 1932 (lo slogan altrettanto significativo era: un ordine italiano per l'Orien­ te). E tre anni piu tardi, in occasio­ ne del Congresso del 1935, l'agenzia di stampa fascista " Oriente Moder­ no ", ringraziava con calore i revisio­ nisti per l'appoggio dato all'Italia durante la campagna militare in A­ bissinia.

"LA GERMANIA A HITLER, L'ITALIA A MUSSOLINI , LA PALESTINA A NOI ! " L a jeunesse dorée ebraica polacca, in parata nelle sue uniformi brune, sca­ glia pietre contro le vetrine dei gior­ nali ebrei di sinistra e canta l'inno : " La Germania a Hitler, l'Italia a Mus­ solini, la Palestina a noi ! Viva Jabo­ tinsky! •. Questo· fatto è ricordato da Chaim Weizmann, nel 1953, in La mia vita per Israele, op. cit. Secondo Weizmann, Jabotinsky sosteneva il suo violento programma soprattutto, o esclusivamente, per ambizione : vo­ leva sostituirglisi a capo del sioni­ smo mondiale. 53

piu ampia immigrazione di ebrei tedeschi in Palestina, fa­ cilitandone poi l 'insediamento nel paese ». Frattanto, però, all'interno del Movimento sionistico mondiale si realizza una pericolosa frattura. Un gruppo guidato da Vladimir J abotinsky entra in polemica con la maggioranza dell'in­ sediamento ebraico (yishuv) troppo debole, a parer suo, nelle trattative con gli inglesi. Chiede la revisione radicale del mandato britannico ( di qui il nome di " revisionista " dato al nuovo partito) ; rivendica la creazione immediata - anche ricorrendo alla forza militare - di uno stato

Ben lurlon co•batte Jabotlnsky « Accuso Jabotinsky, perché i suoi metodi non ci daranno né la sicurez­ za né l'armatura statale. Egli cerca grandiosi negoziati coi capi di stato. Noi non crediamo che la diplomazia possa aiutarci; crediamo nella nostra forza, nel nostro spirito di sacrificio, nel nostro lavoro senza tregua. Sol­ tanto cosi potremo superare i peri­ coli. » E in altra occasione : « Il sio­ nismo non è fondato sull'odio. Il re­ visionismo ( di Jabotinsky) educa la gioventu a un intollerante sciovini­ smo saturo di livore razzista. Esso di­ scredita e distrugge i valori morali del sionismo, diffondendo nel mon­ do l'impressione che siamo i nemici della nazione araba ». Già nel 1920, fra l'altro, Ben Gurion, contro il parere dei revisionisti, aveva mostrato l'in­ tenzione di accogliere gli arabi nel­ l'Histadrut ( il sindacato ) : « I lavora­ tori ebrei tendono la mano agli ope­ rai arabi, coi quali sono pronti ad associarsi in un patto di fraternità ».

Ma ln 8811'8to ha simpatia per lui? Eppure, nonostante tutte le accuse, Ben Gurion aveva una qualche simpa54

tia per il leader revisionista, del qua­ le aveva già accettato le idee duran­ te la prima guerra mondiale, al tem­ po della costituzione della Legione Ebraica. E piu tardi, durante il Con­ gresso sionistico mondiale del 193 1 , erano stati d'accordo nel far s i che Weizmann non usCisse piu rieletto alla testa dell'organizzazione. Dice Giorgio Romano ( op. cit. ) : « Ben Gu­ rion concepf il sogno di una alleanza col revisionismo, forse il piano di una divisione del lavoro con Jabotinsky, ritenuto esperto nei problemi milita­ ri, certo la costituzione di un blocco che, se fosse stato realizzato, avrebbe avuto la maggioranza assoluta in se­ no all'Organizzazione sionistica ».

No, gli si oppone con tutti l mezzi Durante il grande giro • elettorale " nell'Europa dell'Est del 1933, in vista delle elezioni del XVIII Congresso sionista, la polemica di Ben Gurion era rivolta soprattutto contro Jabo­ tinsky. Cosi almeno sostiene V.D. Se­ gre ( op. cit.), il quale aggiunge che Ben Gurion costrui la sua vittoria con una calunnia. Infatti sostenne l'accusa, rivelatasi in seguito infonda­ ta, che il partito revisionista di Jabo-

ebraico sulle due rive del Giordano, cioè comprendendo anche la Transgiordania ; e vuole fondare una nuova Le­ gione Ebraica per raggiungere questi scopi . Nell'autunno del 1 934 Ben Gurion. che pure non condivide e anzi osteg­ gia apertamente la politica autoritaria e violenta dei revi­ sionisti, s 'incontra a Londra con Jabotinsky, grazie alla mediazione del comune amico Pinhas Rutenberg. I due " nemici " stendono e firmano uno schema .d 'accordo per ri­ comporre l 'unità del Movimento sionistico mondiale . L'ac­ cordo non viene però ratificato dalla base dei rispettivi

tinsky avesse avuto una parte impor­ tante nell'assassinio del brillante se­ gretario ( socialista) dell'Agenzia E­ braica Chaim Arlosoroff.

UN ASSASSI NIO POLinCO Per comprendere i motivi della vio­ lentissima reazione di Ben Gurion contro i revisionisti e Jabotinsky, al· la notizia dell'uccisione di Arlosoroff, bisogna tener presente che l'assassi­ nio segui di poco la salita al potere di Hitler. Arlosoroff era stato invia­ to in Germania per trattare la sal­ vezza degli ebrei tedeschi, ed aveva allacciato numerose relazioni, di ami­ cizia e diplomatiche, per convincere i confratelli a lasciare il paese. Dopo la sua morte, si dovette ricominciare tutto di nuovo.

L·ondata mluratoria dalla Germania nazista Nel '3 1 gli ebrei in Palestina erano 175 mila su 1 .036.000 abitanti, ossia il 17,7 % . Le prospettive di aumento di questa popolazione erano scarse, ma il nazismo scatenò una nuova onda«

ta migratoria. Dal 1932 al 1938 es­ sa si accrebbe notevolmente: 217 mi­ la ebrei - di provenienza soprat­ tutto dalla Polonia e dall'Europa cen­ trale - giunsero in Palestina. Molti di loro disponevano di capitali. Fra il 1926 e il 1930 solo 1250 " capitalisti " ebrei ( disponenti di oltre 500 sterli­ ne) erano immigrati; fra -il 1931 e il 1939 furono 24.247 (contando coloro che disponevano. di oltre 1000 sterli­ ne ). Nel 1939 gli ebrei erano 429.605 su circa un milione e mezzo di abi­ tanti, ossia il 28 per cento ,. ( Rodin­ son, Israele e il rifiuto arabo, cit . ).

Ma non tutti gli ebrei tedeschi vogOono andarsene L'opera di Arlosoroff venne continua­ ta da Weizmann, nominato, durante il Congresso di Praga del 1933, capo 4ell'ufficio centrale per il trasferi­ mento degli ebrei dalla Germania al­ la Terra d'Israele. Gli sforzi di Weiz­ mann erano tesi soprattutto a con­ vincere della necessità di partire gli scienziati piu in vista. Ma, nella mag­ gior parte dei casi, la sua fatica fu vana. � il caso di Riccardo Willstat­ ter il quale, nonostante già dal 1928 fosse stato allontanato dall'università di Monaco ( dove insegnava) per moti55

partiti . Un referendum, indetto fra i seguaci di Ben Gurion nel marzo 1 93 5 , mette in minoranza il proprio leader con piu di 1 5 .000 voti contro 1 0 .000. I revisionisti, da parte loro, durante il XIX Congresso (Lucerna, 1 93 5 ) es-cono ufficial­ mente dall 'Organizzazione sionistica mondiale fondando la Nuova organizzazione sionistica ( che verrà s-ciolta sol­ tanto 1 1 anni dopo) . Crisi all'interno del sionismo, e altra piu acuta crisi in terra palestinese fra la comunità ebraica e quella araba. La causa piu diretta è la persecuzione na­ zista, che ha " gonfiato " in modo improvviso e inatteso il

vi razziali, non ne volle sapere di la­ sciare la sua terra : « So che la Ger­ mania è impazzita, ma se una madre cade malata, non vi è motivo perché i suoi figli l'abbandonino. La mia pa­ tria è la Germania; la mia universi­ tà, a dispetto di quanto è accaduto, è quella di Monaco ,. (notizie da Chaim Weizmann, op. cit. ).

GANDHI:

"Se fasi ebreo rimarrei In Berm1nls" « Se fossi ebreo e nato in Germania e lavorassi li, rivendicherei la Germa­ nia come patria nello stesso modo del piu ariano dei tedeschi e lo sfide­ rei a uccidermi o a gettarmi in pri­ gione. Rifiuterei l'espulsione o la di­ scriminazione, e per agire cosi non aspetterei che gli altri ebrei si unis­ sero a me nella resistenza passiva; mi sentirei sicuro che alla fine tutti gli altri sarebbero costretti a seguire il mio esempio. Se un ebreo o tutti gli ebrei seguissero questi suggerimenti, la loro situazione non potrebbe esse­ re peggiore di quella attuale e la sof· ferenza subita volontariamente por·

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terebbe loro una forza e una gioia interiori che non potranno mai dare loro tutte le manifestazioni di sim­ patia del mondo intero. Anche se l'Inghilterra, la Francia e l'America dovessero dichiarare guerra alla Ger­ mania, ciò non potrebbe portare agli ebrei né gioia interiore né forza in­ teriore. La violenza calcolata di Hi­ tler potrebbe anche condurre a un massacrò generalizzato degli ebrei come prima reazione a una dichiara­ zione di guerra ,. (J. Herbert, Ce que Gandhi a vraiment dit, Stock 1969).

Ma l slonlstl la pen•no dlrerumente · La maggioranza dei sionisti tedeschi, fra il 1932 e il 1935, non la pensa co­ me Gandhi ed è, tuttavia, convinta che l'atteggiamento piu realistico debba prevedere, da un lato l'au­ mento dell'immigrazione in Palestina (nel solo 1935, saranno 61 .854 i nuo­ vi arrivati ), e dall'altro le trattative con i nazisti (per quanto " disgusto­ se " ) dirette a trasferire i capitali ebrei in Terra d'Israele ( il totale, nel '36, compresi gli apporti degli altri pae­ si, supererà i 30 milioni di sterline ).

flusso migratorio dalla Germania al Medio Oriente . L'Alto Commissario britannico in Palestina, sir Arthur Waucho­ pe, propone allora, nel tentativo di mettere tutti d'accordo, la creazione di un Consiglio legislativo composto da 1 1 ara­ bi, 7 ebrei, 3 cristiani , oltre a due incaricati d'affari ; e presieduto da una personalità neutrale. Ben Gurion, op­ ponendosi all 'atteggiamento conciliatore del dottor Weiz­ mann, ottiene che l 'Organizzazione sionistica mondiale re­ spinga l 'offerta. Gli ebrei non possono accettare d'esser messi in minoranza. In realtà, Ben Gurion non vuole che la

Il Partito comunista palestlnese:

La fuga in Palestina •n è una soluzione"

''

Su un bollettino ciclostilato del di­ cembre 1938, il PKP, partito comuni­ sta palestinese, scriveva: « Il sioni­ smo presenta l'immigrazione in Pale­ stina come l'unica soluzione. Otto­ centomila ebrei vivono nella grande Germania e l'Agenzia Ebraica è pron­ ta ad accoglierne centomila. Se an­ che non terremo conto che questa promessa è solo una manovra politi­ ca ... quale deve essere la sorte di set­ tecentomila in sovrappiu? Il fasci­ smo nazista non perseguita solo gli ebrei, ci sono in Germania anche ce­ coslovacchi, anche cattolici, anche protestanti che si oppongono alla chiesa nazista : pure costoro devono immigrare? E poi la situazione di guerra qui in Palestina garantisce la vita dei nostri tormentati fratelli ? ».

Palestinese e le banche tedesche Was­ sermann e Warbur� , dall'altra, secon­ do il quale gli emigranti che avesse­ ro già versato in divise le prime mil­ le sterline (necessarie per ottenere i certificati di immigrazione nella ca­ tegoria " capitalisti "), avrebbero potu­ to depositare il resto dei loro averi in una banca a Berlino e ricevere in Palestina l'equivalente in sterline da una banca del luogo, alla quale i commercianti ebrei facevano i paga­ menti per le merci importate dalla Germania; gli esportatori, a loro vol­ ta, erano pagati dalla Banca di Ber­ lino. Il sistema era usato anche per il trasferimento in Palestina dei fon­ di raccolti per istituzioni nazionali ebraiche palestinesi, dei fondi desti­ nati all'educazione e al mantenimen­ to dei bambini e per altri scopi ana­ loghi. In virtu di tale accordo, dal­ l'aprile 1933 all'agosto 1939, un totale di 8 milioni di sterline di capitali ebraici fu trasferito dalla Germania in Palestina ,. (Giorgio Romano, Ben Gurion, op. cit.).

Hitler conceda Il passaporto al capitali abral

Cessato ll flusso 6nanzlarlo aumenta la disoccupazione araba.

« Nell'agosto 1933, era stato conclu­ so un accordo tra la Reichsbank te­ desca, da una parte, la Banca Anglo-

In seguito all'arrivo dei capitali dal­ l'Europa occidentale e dagli Stati U­ niti, fra il 1934 e il 1935, l'espansione

••

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Gran Bretagna tenga banco in questioni che non la riguar­ dano. Arabi ed ebrei debbono risolvere il problema fra di loro. Senza intermediari . David s 'incontra perciò segreta­ mente con un 'alta personalità araba, Musa Alami , ex-'Procu­ ratore generale in Palestina, imparentato, fra l 'altro, col Mufti di Gerusalemme. Nell'aprile del 1 936,· tuttavia, le trattative vengono brus-c amente interrotte per l'assassinio di alcuni ebrei da parte di briganti arabi. L'episodio, per se stesso non politico, dà l 'avvio a una serie di rappresaglie e all 'intensificarsi della campagna contro l 'impiego di mano-

economica degli ebrei palestinesi pro­ voca un rialzo nella richiesta di nuo­ va manodopera araba nell'edilizia, nell'industria, negli aranceti. Il pieno impiego attenua temporaneamente la tensione successiva ai disordini del 1933. Verso la fine del 1935, tuttavia, in seguito all'arresto del flusso finan­ ziario ( soprattutto dalla - Germania ), al rialzo delle tariffe dei noli, alle complicazioni internazionali e alla di­ minuzione del credito, le file dei di­ soccupati si ingrossano enormemente. « Nell'edilizia l'attività 'ebbe una for­ te diminuzione. Gli operai arabi fu­ rono licenziati dai loro impieghi e ri­ tornarono, almeno in parte, ai loro villaggi ,. (notizie da Y. Bauer, The arab revolt, in " New Outlook ", vol. IX, n. 6) .

e n malcontento crea l prlml dlsordlnl •••

Verso la fine del 1935, in Palestina, il Comitato Esecutivo arabo impres­ se un carattere nuovo alla lotta con­ tro gli ebrei. La sua politica si defini piu chiaramente attraverso l'adozio­ ne del principio di non-cooperazione. Durante le manifestazioni di protesta, a Gerusalemme, a Giaffa, ad Haifa, gli arabi attaccano anche la polizia inglese. Nel 1936, l'agitazione raddop58

pia; gli arabi ricorrono all'aiuto del­ l'Italia fascista, desiderosa di affer­ marsi come protettrice dell'lslam, e di sostituire l'Inghilterra nel Medio Oriente. Gli archivi segreti di Berlino hanno d'altra parte confermato l'ap­ poggio dato dai fascisti al Gran Muf­ ti di Gerusalemme (che piu tardi ar­ ruolerà un battaglione musulmano per combattere nei ranghi della Wehr­ macht ). Il Comitato Supremo arabo decise, su queste basi, uno sciopero generale; e formulò tre richieste ( ri­ fiutate dal governatore ) : arresto del­ l'immigrazione ebrea; cessazione del­ la vendita di terra agli ebrei; creazio­ ne di un governo rappresentativo na­ zionale (Histoire des Juifs, di Cathe­ rine Dessus, in "Les cahiers de l'hi­ stoire", n. 57, 1966 ).

Bande armate addestrate alla guerriglia Anche prima dei disordini · del 1936 gli arabi avevano cominciato ad or­ ganizzarsi in bande armate " partigia­ ne• che sfuggivano al controllo de �i inglesi. Dal 1933 al 1935, per esempio, opera nei pressi di Genin la banda dello sceicco Izz ed-Din el-Kassam, che sarà in seguito sorpresa e distrut­ ta dalle truppe governative. Le ban-

dopera araba in Tel Aviv. Il 20 aprile il Comitato supremo arabo proclama uno sciopero generale che cesserà soltanto quando il governo britannico sospenderà l 'immigrazione ebraica. I sionisti rispondono allo sciopero generale trasfe­ rendo in Palestina, dalla Grecia, nuova manodopera ebrai­ ca. La popolazione araba controreplica con una disperata insurrezione armata. Gli inglesi " spengono il fuoco " pro­ clamando la legge marziale e rafforzando le proprie truppe l ocali con alcune migliaia di uomini distaccati dai contin­ genti di stanza in Egitto e a Malta. •

de, sostiene Guido Valabrega in La rivoluzione araba ( op. cit.), trovavano « largo seguito e appoggio tra gli ope­ rai e i contadini » e istruivano alla guerriglia « parecchi uomini che si sa­ rebbero trasformati poi in nuovi ca­ pibanda ...

La reazione i nglese provoca duemila morti Il governatore inglese, dopo la pro­ clamazione dello sciopero generale da parte araba, chiamò rinforzi dall'E­ gitto e da Malta, oltre che dall'Inghil­ terra, portando a 20.000 il numero de­ gli effettivi in Palestina. Durante i di­ sordini verranno uccisi 2000 arabi e diverse. decine fucilati. Questo il pri­ mo bilancio della reazione inglese al­ la rivolta del 1936 ( notizie dal Pale­ stine Royal Commission Report, 1937).

Gli ebrei dovrebbero protestare Il Partito comunista palestinese ( PKP), cosi giudica l'atteggiamento dei partiti ebraici sionisti operai in occasione dei primi gravi scontri ar­ mati : « La loro sfacciataggine aumen­ tava a ogni volo d'aeroplano milita­ re e a ogni scarica di fucileria... non

si sentiva da parte loro alcuna con­ danna per le uccisioni in massa di arabi, contro lo stato d'assedio e contro la censura ».

Ben Surlon: "/l/ente elezioni tlemot:l'llllt:he per gli Bl'llbl" A proposito dello sciopero generale, indetto dagli arabi, per ottenere ele­ zioni democratiche, Ben Gurion di­ chiara : « La richiesta di un governo eletto, se accolta, avrebbe trasforma­ to la Terra di Israele in uno stato arabo » ( Ben Gurion, Israel: a perso­ nal history, op. cit.).

c Lo sciopero arabo non causò alcun danno all'economia ebraica. Al con­ trario, il numero dei lavoratori ebrei nei villaggi passò dai 5-6000 del 1936 ai 12.000 della fine dell'anno. Il nume­ ro dei portuali ebrei, in precedenza solo poche centinaia, sali a 2000. La produzione agricola crebbe... Il dan­ no causato all'economia araba, invece, fu tremendo ,. ( Ben Gurion, Israel: a personal history, op. cit.).

59

IN SEGUITO ALL'AGGRAVARSI della tensione in Palesti­ na, il 29 luglio 1 936, viene nominata una Commissione Rea­ le inglese, presieduta da lord Peel (già ministro per l'In­ dia), allo scopo di svolgere un'inchiesta sui luoghi degli incidenti. « Senza rimettere in discussione i termini fonda­ mentali del mandato », alla Commissione viene chiesto di esaminare le cause dell'agitazione e le lamentele rispettive degli arabi e degli ebrei . » Lord Peel giunge in Palestina 1 ' 1 1 novembre 1 936. Chiuderà il suo lavoro il 17 gennaio dell'anno successivo dopo aver ascoltato 1 1 3 testimoni ( al-

Un'operazione chirurgica per la Palestina .� La malattia di cui soffre la Palesti­ na » afferma il testo della Commis­ sione presieduta da lord Peel (luglio 1937 ), « si è cosi profondamente acui­ ta che l'unica speranza di guari�ione risiede in un'operazione chirurgica. " L'operazione chirurgica - sempre se­ condo lord Peel - avrebbe dovuto realizzarsi dividendo la Palestina in tre parti: l ) uno Stato ebraico, com­ prendente la Galilea, la valle di Jez­ reel (o di Esdrelon) e alcuni prolun­ gamenti verso la pianura (per un to­ tale di 5000 kmq); 2) uno Stato ara­ bo, inglobante la Transgiordania fra le montagne, e con un porto a Giaffa; 3) i Luoghi Santi: Gerusalemme, Be­ tlemme e Nazareth, con un corridoio da Gerusalemme alla costa, e . un en­ clave presso Aqaba sulle rive del Mar Rosso sarebbero rimasti definitiva­ mente sotto mandato britannico. Ti­ beriade, Acri e Haifa sarebbero sta­ te, invece, oggetto di un. mandato tem­ poraneo.

Il presidente Ben Gurion con la moglie nel 1957

Welzmann è d'accordo Weizmann fu il primo cui, in segreto, venne fatto conoscere il piano di spar­ tizione, con la ventilata creazione del­ lo Stato. Racconta il leader sionista nella sua opera citata: « Mi ricordo di aver detto poco dopo la comunica­ zione segreta ad un mio collega : "Uno Stato ebraico, l'idea dell'indipenden­ za degli ebrei in Palestina, anche se soltanto in una parte di essa, è una cosa talmente elevata, da dover ve­ nir trattata come il Nome Ineffabile, da non pronunciare mai invano... So che Dio ha promesso la Palestina ai figli di Israele, ma non so quali fron­ tiere egli ha segnato. Credo che fos­ sero piu ampie di quelle ora propo­ ste... Comunque accettando questo progetto, potremo salvare molto di piu che continuando a seguire la po­ litica del mandato ».

Ma Il congresso di Basilea respinge le proposte Nonostante l'opinione positiva di Weizmann, la maggioranza dei par­ tecipanti al Congresso di Basilea, che si svolge nell'agosto 1937, decide di rigettare le proposte della Commissio­ ne Peel : « Il Congresso dichiara che il 61

tri 8 verranno interrogati a Londra) , e dopo aver redatto un rapporto di 400 pagine (pubblicato in Inghilterra nel lu­ glio 1937 ). Le conclusioni di questo rapporto, che indica­ vano un piano di spartizione della Palestina fra arabi ed ebrei, furono accettate in linea di principio da Ben Gurion e da Weizmann, ma vennero respinte dalla maggioranza dei 484 delegati presenti al XX Congresso sionistico, radu­ nato a Zurigo dal 3 al 17 agosto 1 937 . I principali avver­ sari delle proposte inglesi furono il settantenne leader labu­ rista Ussishkin e i suoi compagni Tabenkin, Katznelson e

progetto di spartizione presentato dal­ la Commissione Reale è inaccettabile. Il Congresso autorizza l'Esecutivo a iniziare negoziati, allo scopo di accer­ tare le precise condizioni del Gover­ no di S.M. per la proposta creazione di uno Stato ebraico ... •

E BLI IRIBI RIPRENDONO LI LOTTI All'indomani della pubblicazione del rapporto Peel, tutti i capi arabi, alla unanimità, decidono di riprendere la lotta. In tre anni, fra il 1936 e il 1939, le vittime degli scontri fra arabi, in­ glesi ed ebrei saranno 6774; verran­ no abbattuti :piu di 200.000 alberi e devastati centmaia di ettari di colti­ vazioni. La repressione inglese sarà ferma e sistematica. Il Comitato Su­ premo arabo e tutti i comitati nazio­ nali arabi verranno dichiarati illega­ li. Il Gran Mufti di Gerusalemme sa­ rà privato della carica di presidente del Consiglio musulmano. E, infine, verranno creati deì tribunali militari incaricati di giudicare i detentori di armi o di bombe, e gli autori di atti di sabotaggio o di intimidazioni ( no­ tizie da L'histoire des Juifs di Cathe­ rine Dessus, cit.). 62

GLI EBREI RISPONDONO:

Occh io per occh io Alla lotta ingaggiata dagli arabi, gli ebrei rispondono, nel febbraio del 1939, con un atto di terrorismo di par­ ticolare violenza. Alla stessa ora, in tutte le grandi città palestinesi, alcu­ ne bombe vengono lanciate nei merca­ ti arabi provocando la morte di dozzi­ ne d'uomini, di donne, di bambini. L'Agenzia Ebraiça, e i sionisti del mondo intero, condannano il massa­ cro e lo attribuiscono a un gruppo estremista, I'lrgun Zevai Leumi (Or­ ganizzazione militare nazionale), sor­ to da una scissione in seno all'eserci­ to "clandestino" dell'Hagana.

Ben Gurlon : " Non dobbiamo metterei sulla strada del terrorismo" « Ciò che è ingiusto per gli arabi, è ingiusto anche per gli ebrei; se noi insistiamo col governatore perché combatta il terrorismo arabo, come possiamo dimenticare che dobbiamo combattere anche quello ebraico? E ancora cerchiamo di ricordare : il ter­ rorismo che comincia fuori di casa, finisce inevitabilmente in casa. :e qua-

Gol da Meir ( che allora si chiamava Myerson, e rappresen­ tava la sezione femminile dell 'Histadrut ). Gli arabi, da parte loro, non rilasciarono nessuna dichiarazione ufficia­ le. Il progetto della Commissione Peel rimase quindi lettera morta ; e lo stesso " lord presidente " non gli sopravvisse a lungo, spento da un cancro poco dopo la pubblicazione del suo rapporto. Continuarono e s 'intensificarono, al contra­ rio, i disordini in terra palestinese. A tal punto che l'Inghil­ terra si vide costretta, col famoso Libro Bianco del 1 939, ad accantonare il progetto del " Focolare ebraico " e a stabilire

si certo che i terroristi arabi hanno ucciso piu arabi che ebrei. Durante le violenze del 1936-39 il totale delle vittime fu di 6774 cosf suddivise : 450 ebrei uccisi e 1944 feriti; 140 inglesi uccisi e 476 feriti; 2287 arabi uc­ cisi e 1477 feriti. I terroristi arabi uccisero un numero piu grande dei loro fratelli, che avevano rifiutato di unirsi ad essi, che non di ebrei. :e indicativo, infatti, che il numero dei loro morti sia superiore a quello dei feriti. Noi non dobbiamo metterei su questa strada. Da un terrorismo e­ braico contro gli arabi a un terrori­ smo ebraico contro gli ebrei, il pas­ so è breve ... ,. ( dal Discorso dei tre fronti, 3 agosto 1939 ).

Bianco sulla Palestina. Il nuovo do­ cumento stabiliva : 1) la limitazione dell'immigrazione ebraica (75.000 cer­ tificati in 5 anni); 2) la proibizione di nuovi acquisti di terre da parte ebraica; 3) la costituzione a distanza di 10 anni di uno Stato autonomo pa­ lestinese (notizie da Le bureau de Londres aux c6tés de l'imperialisme, in " Lutte Ouvrière", n. 112, 1939 ). Gli ebrei vedevano cosf tramontare l'idea del loro " Focolare" a cui si sostituiva il progetto di uno Stato palestinese nel quale la popolazione ebraica sa­ rebbe stata in posizione minoritaria non potendo superare, con le nuove restrizioni . dell'immigrazione, un ter­ zo del complessivo numero degli abi­ tanti del nuovo Stato.

IL "LIBJ,tO BIANCO" DEL 1939

Il "Focolare" deve essere spento Il 23 maggio 1939 ( in seguito alla Conferenza di Londra, febbraio-marzo 1939, che aveva visto l'inutile tentati­ vo di accordare i rappresentanti arabi ed ebrei) la Camera dei Comuni bri­ tannica, con l'appoggio maggioritario dei conservatori ( tranne W. Churchill e L Amery) e l'opposizione di labu­ risti e liberali, approvava un Libro

No, Israele non si piegherà Maggio 1939. Ben Gurion, a nome del­ l'Agenzia Ebraica, dichiarava: « Nel­ l'ora piu oscura della storia del popo­ lo ebraico, il governo britannico vuoi togliere agli ebrei l'ultima speranza e chiudere davanti a loro la strada del ritorno nella Terra d'Israele. Il colpo è duro e crudele, tanto piu che proviene dal governo di una grande nazione, che aveva teso agli ebrei una mano soccorrevole, e la cui potenza 63

un " numero chiuso " per lo stanziamento di " nuovi " ebrei in Palestina : non piu di 1 5 .000 all'anno e per soli 5 ann i . A questa drastica imposizione, cui , fra l'altro, si aggiungeva la lentezza burocratica per ottenere i certificati d'immigra­ z ione, Ben Gurion si oppose sempre piu decisamente . Se il Libro Bianco intendeva frenare il consolidamento, l 'affermazione e il diritto all'autogoverno della comunità ebraica di Palestina, bisognava assolutamente e al piu pre­ sto aggirare l 'ostacolo . Non c'era tempo da perdere di fron­ te alle irrequietezze degli arabi, da una parte, e di fronte

si basa sull'autorità morale e sulla buona fede riconosciuta dal mondo intero. Questo colpo non abbatterà lo spiri to del popolo ebraico; il lega­ me storico tra il popolo d'Israele e la Terra d'Israele non sarà spezzato. Gli ebrei non ammettono che le porte della Palestina siano chiuse davanti a loro né che la sede nazionale sia trasformata in un ghetto. Tre gene­ razioni di pionieri hanno mostrato la loro forza ricostruendo un paese ne­ gletto. Con la stessa ener�ia difende­ remo l'immigrazione ebrmca, la sede nazionale ebraica, la libertà ebraica ,. (G. Romano, op. cit. ).

WINSTON CHURCHILL: "Il Ubro maca i una •canda ...... W. Churchill, nel Parlamento britan­ nico, defini il Libro Bianco « un'al­ tra Monaco » : nel senso che, come a Monaco gli inglesi avevano ceduto alla forza dei tedeschi nazisti, abban­ donando i cecoslovacchi, cosi ora ab­ bandonavano al loro destino gli ebrei per accattivarsi le simpatie degli ara­ bi, inchinandosi alla maggior forza politica da questi assunta sullo scac­ chiere del Medio Oriente, all'appros­ simarsi del conflitto mondiale. 64

III OSAD, un'asslanziiiii SUIIa fuga Intanto, imperversando le persecuzio­ ni antisemite, una vasta e potente organizzazione viene creata per far fuggire gli ebrei dai paesi ostili e farli immigrare clandestinamente in Palestina. Il nome completo dell'or­ ganizzazione è Mosad Leoliyah Beth (Organizzazione per · la sec.onda im­ migrazione ). L'anno di coStituzione, il 1937, durante una conferenza fra i dirigenti del movimento operaio so­ cialista e i capi dell'Hagana. « Il Mo­ sad stabili il suo primo quartier ge­ nerale a Ginevra ... Nel 1938 aveva del­ le reti persino all'interno della Ger­ mania nazista, con canali di evasione o di " recupero" diretti verso la Pale­ stina ... altro importante centro di at­ tività all'estero divenne lstanbul : at­ traverso la Turchia, infatti, si pote­ vano salvare gli ebrei provenienti dai paesi balcanici » ( Steve Eytan, L'oc­ chio di Tel Aviv, Bompiani 197 1 ).

In • ... plli Il cantamlla cl..._..nl ..... ln Palesll• Nel 1938 gli immigrati " legali" ( for­ niti cioè del " certificato " rilasciato da­ gli inglesi ) furono, secondo Ben Gu-

al dilagare del nazifascismo in Europa, dall 'altra . In que­ sto periodo, quindi, Ben Gurion consenti che le forze mi­ gliori dell'Hagana ( l 'organizzazione militare clandestina) si " specializzassero " nel trasferimento, nell'imbarco e nello sbarco di migliaia d'immigranti illegali. Il gruppo costitui­ tosi per queste operazioni venne denominato Mosad (che in ebraico significa " organizzazione " ) . Incontrò molte dif­ ficoltà, ma ottenne anche brillanti risultati , riuscendo a mettere in salvo in breve tempo piu di 16 .000 illegali. Il grosso dell 'Hagana, frattanto, era riuscito a procurarsi an-

rion (Israel, a personal history, op. cit.) meno del 10% del totale; 15.000 contro i 1 15.000 illegali, arrivati in Palestina a gruppi di 300, 400, e per­ fino 1400 per volta. Di questi, 105.000 furono " fatti passare • dal Mosad, i rimanenti 10.000 dai " revisionisti" e da organizzazioni private.

Ma per molti le porte restano chi use « Ma se molti erano i fuggiaschi dalla Germania e dall'Europa orientale che riuscivano a entrare in Palestina, mol­ ti erano anche quelli che incappava­ no nelle maglie della rete di control­ lo costiero britannico. Marzo-aprile 1939 : le prime navi che arrivano in Palestina sono rinviate ai loro paesi d'origine. Settembre 1939 : tre rifugiati a bordo della Tiger Hill sono uccisi dalla polizia costiera in­ glese. Novembre 1940 : 1 800 immigra­ granti dalla Germania vengono fer­ mati in vista della Palestina. La nave che li doveva deporre all'Isola Mau­ ritius esplode nel porto : 202 i morti; altri 3500, fra i pochi sopravvissuti della comunità di Danzica, vengono internati nel citato possedimento in­ glese. Vi resteranno 5 anni. l!. la vol­ ta dei 769 fuggiaschi dai pogrom ru-

meni sulla nave Struma. Respinti da­ gli inglesi, affondano con la loro nave nel Mar Nero : nessun superstite " ( Great B ritain and Palestine, 19151945, Londra 1946 ).

La tragedia del ruaaiaschl respinti La tragedia degli ebrei fuggiti dai paesi occupati dai nazisti non si con­ suma solamente davanti alle coste della Palestina. Anche la Francia, con i decreti del 2 maggio 1938, la Sviz­ zera, con le leggi del 6 ottobre 1938, i Paesi Bassi e il Belgio, chiudono loro le porte (H. Bekaert, Le statut des étrangers en Belgique, Bruxelles 1940 ). Non migliore è l'accoglienza ne­ gli Stati Uniti, dove, dal 1924, l'Immi­ gration Act aveva limitato a 6524 il numero annuo degli immigranti dalla Polonia. Particolarmente commoven­ te nel 1939 il caso, ricordato da A.D. Dorse (Why six millions Died, in "The Torch"-Philadelphia 1968 ), della Saint­ Louis, un bastimento con a bordo 900 profughi cui viene rifiutato il per­ messo di sbarco a Cuba, luogo di de­ stinazione del viaggio. Solo il suicidio di alcuni di questi profughi nel porto dell'Avana procurerà ai restanti il permesso di soggiorno in vari paesi del continente americano. 65

che un buon numero di armi : 3000 fucili circa, 230 mitra­ gliatrici , oltre 1 0.000 granate a mano, e almeno 700 tonnel­ late di munizioni . Per un piccolo esercito clandestino non era poco, se ancora clandestino si poteva chiamare . Buona parte dei suoi uomini, che nel 1 939 assommavano a circa 2 1 .000, erano stati infatti reclutati dall 'Alto Commissario britannico come poliziotti " in soprannumero " per il man­ tenimento dell 'ordine e contro il brigantaggio arabo. Alcu­ ni fra questi poliziotti vennero poi selezionati e addestrati da un ufficiale del Servizio Informaz.ioni inglese, Orde

IL RIFIUTO D'ASILO E' DIA CONDIIII l MORTE « Rifiutare il permesso di sbarco ai rifugiati significa condannarli al cam­ po di concentramento. » Questa in sin­ tesi l'interpellanza di un deputato al­ la Camera dei Comuni inglese nel 1939. La risposta del segretario di Stato alle colonie è estremamente du­ ra : « La responsabilità di tutto ciò ricade intieramente sulle spalle di co­ loro che organizzano l'immigrazione illegale », Un altro tentativo ufficiale di giustificazione, da parte inglese, sostiene che questi provvedimenti de­ vono essere presi « per prevenire la infiltrazione di agenti nemici » ( noti­ zie da The political history). Quando infatti nel febbraio del 1941 lord Moy­ ne aveva respinto l'accorata richiesta di Weizmann di concedere una mas­ siccia assegnazione di certificati di immigrazione . da inviare immediata­ mente a ebrei rumeni, usò queste pa­ role : « La Romania è considerata ter­ ritorio nemico occupato. Gli organi per la verifica dei documenti dei can­ didati... non esistono piu ». 66

l rt11l11ntj del Fllhrer

t:h8 gli �11181 8111lgnn11 In l'slestlns All'inizio del 1938, un alto funziona­ rio del ministero degli Esteri tedesco, Karl Clodius, fece circolare un docu­ mento base di alcuni significativi in­ dirizzi della politica germanica. Dopo aver affermato che, conformemente alle ultime deliberazioni del Fiihrer, l'emigrazione degli ebrei dalla Ger­ mania avrebbe continuato ad essere incoraggiata « con tutti i mezzi », Clo­ dius aggiungeva: « Qualcuno può es­ sersi chiesto in · passato se è volontà del Fiihrer che questa emigrazione venga indirizzata principalmente ver­ so la Palestina. La risposta è si » ( HMSO, Documents of German Fo­ reign Policy, Londra 1952-63 ).

Arriva Wingate l'inglese sionista A chi gli chiedeva quali libri cono­ scesse sul sionismo, Orde Charles Wingate, l'inglese piu popolare in Pale­ stina dopo Balfour, il maestro dei gio­ vani ufficiali sionisti, rispose: « C'è so­ lo un'opera importante sul sionismo: la Bibbia. L'ho letta attentamente ».

Charles Wingate, detto " il Lawrence della Giudea " , per costituire delle " Squadre notturne speciali " o " Squadre d 'Assalto " (Palmah) . Ben Gurion, in particolare , si impe­ gnò personalmente e a nome dell 'Agenzia Ebraica ( il grup­ po dirigente, o Esecutivo, dell'Organizzazione sionistica mondiale) per sostenere le spese d'addestramento delle " Squadre d'Assai to " . Verso la fine del 1 939, Orde Charles Wingate fu richiamato in Inghilterra, ma dalle sue mani erano già stati " plasmati " i futuri comandanti dell 'esercito d'Israele, fra i quali Moshe Dayan . •

Wingate è un traditore Il lavoro di Wingate a capo delle or­ ganizzazioni armate ebraiche non po­ té durare quanto questi aveva spera­ to. Il suo trasferimento in Abissinia fu motivato, probabilmente (V.D. Segre, cit.), dal fatto che fra i colleghi del­ l'Intelligence Service e dello Stato Maggiore inglese veniva considerato un traditore. I suoi " amici " ebrei, in­ fatti, dopo il cambiamento della poli· tica inglese col Libro Bianco del 1939, e, sembra, con la sua tacita approva­ zione, avevano cominciato a rivolgere le forze da lui organizzate anche con­ tro i soldati di S.M. britannica.

811 alni fanno l poliziotti per oonto degli Inalai

Nel 1939 gli ebrei arruolati nel Jew­ ish Settlement Police, corpo di poli­ zia ausiliario costituito dagli inglesi, sono 2 1 .000. Tenuto conto che alla stessa data la popolazione ebraica re­ sidente è di 415.000 unità, quello del poliziotto è uno dei mestieri piu pra­ ticati : lo fanno piu di cinque persone ogni cento (notizie da Y. Bauer From Cooperation to Resistance: The Ha­ gana 193846, in " Middle-Eastern Stu­ dies " vol. II n. 3, agosto 1966). Lo

stesso Bauer osserva che una delle principali ragioni per cui le organiz­ zazioni paramilitari sioniste erano tol­ lerate, anzi, aiutate dagli inglesi, con­ sisteva nel fatto che lottando contro il terrorismo arabo le squadre israe­ liane difendevano l'oleodotto della Irak Petroleum Company.

Moshe llllyan "nasce" nelle prigioni Inglesi « Nel 1938 i nostri amministratori bri­ tannici decisero di usare l'Hagana ( la forza di difesa ebraica) per pro�egge­ re territori e installazioni dalle incur­ sioni arabe. Ma nel 1939 cambiarono idea ( dopo la pubblicazione del Libro Bianco ) e sospesero il loro appoggio all'Hagana. In quel periodo io segui­ vo insieme con altri giovani ebrei un corso di addestramento per ufficiali. Gli inglesi ci pescarono e 43 di noi furono condannati a 5 ann i di car­ cere; poi venne la guerra e ci rila­ sciarono al diciottesimo mese ... In pri­ gione imparai l'arabo, lessi e studiai. Dedicai quel periodo alla mia edu­ cazione. Devo molto a una prigione britannica. Ma non alla politica bri­ tannica » ( dichiarazioni di Moshe Da­ yan a Kenneth Harris, " L'Espresso" 23 gennaio 1972). 67

« IL NOSTRO COMPITO, ora, è quello di aiutare gli in­ glesi come se non esistesse il L ib ro Bianco, e di opporci al Libro Bianco come se non esistesse la guerra. » Queste pa­ role di Ben Gurion, allo scoppio della seconda guerra mon­ diale ( 3 settembre 1 939), sono la sintesi piu espressiva del­ la drammatica contraddizione vissuta da centinaia di mi­ gliaia di ebrei nei giorni incerti della loro s toria. Il nemico numero uno · era Hitler, e contro Hitler bisognava combat­ tere al fianco degli inglesi ; senza dimenticare , tuttavia, che il nemico numero due erano proprio gli inglesi e agli

IL MEDIO ORIENIE: • --- IBIIe ll patrolio Durante la guerra, appare chiaramen­ te l'importanza strategica del Medio Oriente, Palestina compresa. Una im­ portanza che si basa soprattutto sul­ l'enorme potenzialità di produzione di materie prime, in particolare di petrolio. Petrolio in abbondanza . e a buon mercato. Ogni giorno, ciascun pozzo nel Medio Oriente produce 5143 barili di • grezzo". Nel Venezue­ la, la produzione quotidiana per poz­ zo è invece di 200 barili, mentre ne­ gli Stati Uniti è ancora piu bassa, 1 1 barili al giorno. Anche i l prezzo è •eccezionale" : 25 cents a barile, con la prospettiva di poter continuare a estrarre per un tempo molto lungo. Si calcola infatti che le riserve di pe­ trolio arabo assommino a circa il 70 per cento del totale mondiale (noti­ zie da B. Schwadran, The Middle East, Oil and the Great Powers, Lon­ dra 1956 ).

La f1181'1B, IIR frtlaD affare per la l'a/est/1111 « Per la Palestina, la guerra rappre­ senta il segnale di un'espansione sen­ za precedenti ... Le spese militari net­ te delle forze armate di stanza in Pa­ lestina vengono valutate per il perio­ do che va dal 1939 al 1944 a 1 13 mi­ lioni di sterline... la domanda quasi illimitata provoca un folgorante svi­ luppo dell'industria ... sopprimendo ra­ dicalmente la disoccupazione araba... Il capitale ebraico investito fra il 1940 e il 1944 ammonta a 6.000.000 di sterline palestinesi, l'attrezzatura in­ dustriale importata nello stesso pe­ riodo ammonta a 1 .101 .000 sterline palestinesi. La produzione industriale passa da 9 milioni di sterline pale­ stinesi nel 1937 a 20.500.000 nel 1942 " (Nathan Weinstock, op. cit.).

BEN GURION: "Non possiamo batterci solo a parole" Noi dobbiamo appoggiare l'Inghil­ terra. Abbiamo bisogno di un esercito ebraico, reclutato parzialmente negli Stati Uniti, per aiutare gli inglesi. Mi auguro che non vi lascerete vincere da un pacifismo a buon mercato. So quello che tutto ciò comporterà per «

Ben Gurion in ospedale dopo l'attentato del /957

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inglesi bisognava imporre " il diritto " degli ebrei alla crea­ zione di uno stato proprio in Palestina. La contraddizione venne realisticamente superata a due distinti livelli . Al pri­ mo livello, per quanto riguardava la guerra alla Germania di Hitler, gli ebrei di Palestina non solo favorirono l 'inse­ diamento di unità militari inglesi sul " loro " territorio, ma si arruolarono nelle stesse unità, e nei servizi ausiliari . Il beneficio fu re-ciproco : se ne giovò l 'organizzazione milita­ re alleata nel Medio Oriente, e di riflesso conobbe un im­ provviso e consistente boom la pionieristica industria loca-

voi, perché siete donne e perché siete ebree, ma oggi non c'è impegno piu sacro che quello di sconfiggere Hitler e il nazismo. Non possiamo illuderci di batterci solo con le parole ,. ( da un discorso di Ben Gurion tenuto a New York nel '41 ad un meeting del­ l'associazione femminile ebraica Ha­ dassah. )

1 IIZisn ElAIIOIIAIIO lA ''.WZIOIE RIALE" Gennaio 1942. I capi nazisti condu­ cono a termine l'elaborazione del pia­ no per la " Soluzione finale" del pro­ blema ebraico. Il piano viene accetta­ to atla conferenza di Wannsee : « Sot­ to adeguato controllo, gli ebrei do­ vranno essere trasportati in Oriente, nel contesto dell'operazione per la " Soluzione finale", per essere usati co­ me manodopera. In folte squadre di operai - i maschi separati dalle fem­ mine - gli ebrei in grado di lavorare saranno trasportati in quelle zone e adibiti alla costruzione di strade : molti di questi braccianti, senza dub­ bio, soccomQeranno per cause natu­ rali. I superstiti, certamente quelli con maggior capacità di resistenza, riceveranno un " trattamento specia­ le " dato che altrimenti costituirebbe70

ro la riserva naturale per la ricosti­ tuzione della razza giudaica, come è stato dimostrato dalla Storia . . . ».

Hitler (per Interesse} alrtll 3DD.DDD ebrei « Tel Aviv, 9-4-'72. Almeno 300.000 ebrei russi e polacchi hanno avuto salva la vita, durante la seconda guer­ ra mondiale, per un intervento di Adolf Hitler. Non è uno scherzo : lo ha scoperto Tuvya Friedman, uno dei piu noti • cacciatori" di criminali na­ zisti, frugando tra le carte di Hans von Krankals, uno storico tedesco morto 5 mesi fa e che ha studiato a fondo la storia dell'esercito nazista. Intendiamoci, Hitler non agi per spi­ rito umanitario ma si inseri in una disputa tra la Wehrmacht (l'eserci­ to) e Heinrich Himmler, il capo del­ le SS. Questi voleva arrivare subito alla " Soluzione finale", cioè allo ster­ minio totale degli ebrei. La Wehr­ macht, invece, pur senza opporsi a questo concetto, chiedeva un rinvio : ci sono alcuni ebrei che ci servono, dicevano i capi, per aiutarci nello sforzo bellico. La maggior parte de­ gli ebrei che si volevano risparmiare erano tecnici specializzati. In una riu­ nione ad altissimo livello, il 26 set-

le e l'economia di tutto il territorio nel suo complesso . Al secondo livello, quello della lotta anti-inglese per " la Pale­ s tina agli ebrei " , si decise di continuare . la politica dell 'im­ migrazione illegale . Durante la seconda guerra mondiale, fra il '39 e il '45, si calcola che siano giunte in Terra d'I­ sraele (Brez Israel) piu di 20 .000 persone . Ben Gurion, frat­ tanto, si era trasferito a Londra . Lavorava, studiava, me­ ditava, organizzava incontri . La sua abitazione si trovava in Great Russell Street, ed era costituita da una sola stan­ za, mentre il resto dell 'appartamento fungeva da sede del-

tembre del 1942, Hitler si convinse infine di accettare il parere della Wehrmacht : !'"eliminazione" degli e­ brei in questione doveva essere ri­ mandata alla fine "vittoriosa" del con­ flitto • (da " Il Giorno ", 10 aprile 72).

Tre milioni eliminati ad Auschwitz Processo di Norimberga contro i cri­ minali di guerra nazisti. Dichiarazio­ ne dell'imputato Rudolf Hoess, co­ mandante del campo di sterminio di Auschwitz : « Io ebbi il comando del campo di Auschwitz fino al primo di­ cembre del 1943, e penso che qui furono giustiziate e sterminate alme­ no 2.500.000 vittime mediante le ca­ mere a gas e i forni crematori, men­ tre almeno un altro mezzo milione di persone soccombette agli stenti e alle malattie, il che fa un totale di circa tre milioni di morti ».

Welzmann : " L'apatia degli occidentali è un crimine" 1o marzo 1943. Discorso di Weizmann al Madison Square Garden di New York. « Quando, in futuro, lo storico raccoglierà i macabri documenti del-

la nostra epoca, troverà due fatti in­ credibili : primo, il crimine per se stesso, secondo, la reazione del mon­ do a tale crimine... Egli scoprirà la mostruosa storia dei mattatoi umani, delle camere della morte, dei treni piombati, di cose a cui è arduo pre­ star fede... ma soprattutto sarà scon­ certato dall'apatia del mondo civile di fronte a questo immenso, sistema­ tico macello di esseri umani. »

INGLESI E AMERICANI SI GIUSTIFICANO: "DIFFICOLTA TECNICHE" Gli sforzi degli ebrei e dell'Organiz­ zazione sionista per ottenere un con­ creto aiuto degli alleati nei confronti degli ebrei perseguitati dalla Germa­ nia nazista si scontrarono spesso, a quanto sembra, con l'incomprensio­ ne , degli alti comandi. Ne è un esem­ pio il rifiuto, motivato con difficoltà tecniche, di interrompere con bom­ bardamenti aerei le linee ferroviarie dirette ad Auschwitz, impedendo cosi o almeno ritardando la deportazione e lo sterminio. L'insussistenza delle " difficoltà tecniche" sarebbe confer­ mata dal fatto che i bombardieri in­ glesi e americani bombardarono e di­ strussero molti complessi industriali 71

' l 'Organizzazione sionistica mondiale . A Londra, David t ra­ scorre gran parte del '40 . Fra il '41 e il '44 la capitale in­ glese gli servirà invece come punto d'appoggio al continuo " pendolare " fra l 'America e la Palestina . Sei mesi del '41 , negli Stati Uniti , gli servirono per propagandare l a guerra al fianco degli inglesi . Troppi ebrei americani gli sembra­ vano scettici e indifferenti. A New York, in occasione di un incontro organizzato da un'associazione femminile (Ha­ dassah) , tenne una conferenza nella quale affermava che « bisognava assolutamente essere dalla parte · dell'Inghil-

nella stessa zona (notizie da Appeal from the doomed in " The Observer", 4 giugno 196 1 ). GU ebrei In guerra

L'occhio a Il dito di Moeha Dayan All'inizio della seconda guerra mon­ diale, 1 30.000 ebrei, volontari fra uo­ mini e donne, erano stati reclutati dalle autorità inglesi di Palestina ma soltanto per i servizi sedentari. Solo diversi mesi piu avanti furono accet­ tati anche volontari per le unità com­ battenti : 10.000 vennero inquadrati nell'armata britannica del Medio O­ riente. Altri, ma in numero inferiore, e fra questi Moshe Dayan ( che per­ derà un dito e un occhio ), si batte­ ranno nelle file delle Forze Francesi Libere in Siria. Nel 1942, i combat­ tenti ebrei supereranno le 43.000 uni­ tà ( notizie da J.C. Hurewitz, The Struggle of Palestine, N.Y. 1950).

Le brillanti azioni Ilei combattenti ebnlt:l 23 uomini dell'Haga na fecero saltare le raffinerie di petrolio di Tripoli ( Li­ bia). Commandi-suicidi di israeliani 72

parteciparono alla presa di Bardia e di Tobruk. Altri gruppi ebrei si di­ stinsero in Libia, a Birhakeim, in E­ gitto, in Eritrea, in Etiopia. Paralle­ lamente alla partecipazione militare, continuava il servizio ausiliare non­ combattente : l'Agenzia Ebraica in Pa­ lestina istitui un Comitato centrale dei trasporti con 850 autocarri per assicurare il collegamento fra i vari reparti. Le navi della comunità ebrai­ ca servirono per assicurare gli scambi via mare fra E �itto, Palestina, Cipro e Turchia ( notizie da D. Catarivas, Israel, ed. du Seuil, Parigi 1957 ).

Ma gli Inglesi non si fidane: "UN CANCRO NELL 'ESERCITO BRITANNICO" Gli inglesi di Palestina non si fide­ ranno, tuttavia, mai completamente degli ebrei. Nel novembre del 1943 ( si dice per ordine dell'Alto Commissa­ rio MacMichael), la polizia britannica, con l'aiuto di 800 soldati indiani, cir­ conda il kibbuz di Ramath Hako­ vesh nella valle di Saron, fa fuoco a due riprese, uccide un uomo e ne arresta 35. Segue una perquisizione per accertare la presenza di disertori polacchi e per verificare la detenzio­ ne illegale di armi. Nel dicembre se-

terra », reclutando un vero e proprio esercito ebraico. Poi , Ben Gurion, era tornato in Palestina ; in parte perché preoccupato dalle crisi dell 'agricoltura ( solo parzialmente e temporaneamente controbilanciata dallo sviluppo dell 'in­ dustria, in seguito alle ordinazioni belliche degli inglesi) ; ma soprattutto perché deciso a consolidare il suo ruolo di leader. della comunità ebraica in vista di piu sostanziali contatti con " gli alleati " . Quando nel '42 Ben Gurion e gli Stati Uniti " s 'incontrarono " di nuovo, avevano tutti e due un volto diverso : Ben Gurion si presentava finalmente

guente i prigionieri vengono portati davanti alla Corte Marziale di Geru­ salemme e condannati per contrab­ bando di armi. In quest'occasione l'avvocato inglese dell'accusa sosten­ ne che c gli ebrei nell'esercito erano un cancro nell'organismo militare britannico ». LLOYD GEORGE:

"No alla Brigata Ebraica" Durante il 1943, Weizmann e Ben Gu­ rion si incontrano a piu riprese con Winston Churchill e con Lloyd George ( ministro delle colonie) per la crea­ zione di una Brigata Ebraica autono­ ma che affiancasse gli alleati nella guerra. All'insistenza di Ben Gurion, in particolare, Lloyd George rispose con una domanda: « E perché voi allora non chiedete la stessa cosa ai francesi, ai polacchi o ai cèchi? " ( no­ tizie da Robert St. John, Ben Gurion: the biography of an extraordinarr man, Doubleday and Co., Garden CI­ ty, New York 1959 ).

Gurion e dell'Agenzia Ebraica. I bat­ taglioni ebrei combattenti sotto di­ verse bandiere vengono raggruppati in una sola Brigata Ebraica, con ban­ diera propria e lo scudo di Davide per distintivo. In questa occasione Winston Churchill dichiara alla Ca­ mera dei Comuni : c Finora un consi­ derevole numero di ebrei ha combat� tuta in tutti gli eserciti, nelle nostre forze armate e in quelle statunitensi; ma a me sembra particolarmente giu­ sto che un'unità speciale di questo popolo (vittima di un trattamento indescrivibile da parte dei nazisti ) sia rappresentata in una formazione di­ stinta fra gli alleati per sconfiggere definitivamente il nemico. Non ho al­ cun dubbio che essi non solo parte­ ciperanno attivamente ai combatti­ menti, ma anche all'occupazione che seguirà » (notizie da Paul Brehse­ nius, David Ben Gurion, Colloquium Verlag, Berlino 1957 ).

IL " PROGRAMMA DI BILTMORE"

WINSTON CHURCHILL: " Sf Invece, è giusto! "

Facciamo della Palestina un Commonwealth ebrai co

Solo nel settembre del 1944 il governo inglese accetta le richieste di Ben

Dal Programma di Biltmore varato nella conferenza convocata nel mag­ gio 1942 dal comitato di emergenza 73

sicuro e deciso, forte com'era del mandato unitario rice­ vuto dalle comunità della Terra d'Israele ; gli Stati Uniti, per loro parte, s 'erano buttati senza risparmi nella guerra, dopo l 'improvviso e violento attacco subito a Pearl Harbor (7 dicembre 1 94 1 ) da parte dei giapponesi . In questo clima, nel maggio del '42 , fu convocato a New York un Congresso sionistico straordinario. Erano presenti anche Weizmann e Ben Gurion . Il risultato del convegno fu il celebre Pro­ gramma di Baltimore ( dal nome dell'albergo di Madison Avenue dove si svolse il raduno) . Nel Programma si con-

americano per gli affari sionisti : c Il nuovo ordine mondiale che verrà do­ po la vittoria, un ordine fondato su pace, giustizia ed uguaglianza, sareb­ be inconcepibile se non risolvesse fi­ nalmente anche il problema della mancanza di un • Focolare" del popo­ lo ebraico e non soddisfacesse alle sue richieste : che le porte della Pa­ lestina siano aperte all'immigrazione ebraica, che il controllo di questa immigrazione sia trasferito all'Agen­ zia Ebraica, che l'Agenzia abbia pie­ na autorità per sviluppare e ricostrui­ re il territorio, incluso lo sviluppo delle aree non coltivate e disabitate; e che la Palestina sia trasformata in un Commonwealth ebraico, integrato nella nuova struttura democratica del mondo » (D. Ben Gurion, Israele: la grande sfida, op. cit.).

Non senono accordi i nternazionali, bisogna i ntendersi con gli arabi Nel 1946 il grande filosofo ebreo, Mar­ tin Buber, rimproverando al sionismo ufficiale la sua politica fondata in pri­ mo luogo sulla ricerca di accordi internazionali, anziché su un accordo locale, in Palestina, con gli arabi di­ rettamente interessati, scriveva che 74

il Programma di Biltmore; c inter­ pretato come volto a riconoscere per obiettivo la • conquista • del paese per mezzo di manovre internazionali, non ha soltanto suscitato la collera araba contro il sionismo ufficiale, ma ha anche resi sospetti tutti gli sforzi tesi a conseguire una comprensione fra ebrei e arabi agli occhi degli arabi, timorosi che tali sforzi dissimulino le intenzioni reali ufficialmente rico­ nosciute » (M. Rodinson, op. cit.).

A TEL AVIV, CENSURA:

del " Programma" non si pul» parlare In Palestina, l'Alto Commissario bri­ tannico, sir Harold MacMichael, im­ pedi per diversi mesi che la stampa e la radio parlassero del Programma di Biltmore. Ben Gurion ricordando il personaggio, qualche anno dopo, lo defini c di idee grette, arrogante, Wl burocrate pieno di sé e dei suoi poteri ». E, sempre Ben Gurion, ag­ giungeva : c Anche con gli avversari, lontani da noi politicamente o ideo­ logicamente, ci possono essere punti di contatto intellettuali; con MacMi­ chael assolutamente no. La sua nomi­ na e tutto il periodo del suo ufficio furono un disastro: un disastro_ tan-

dannava il Libro Bianco inglese del '39, si chiedeva che l 'immigrazione in Palestina fosse " liberata " e diretta dal­ l 'Agenzia Ebraica, e, infine si faceva appello agli alleati per­ ché riconoscessero alla stessa Agenzia l 'autorità per gui­ dare, alla luce del sole, la Terra d'Israele all'indipendenza. Il massimo oppositore di Ben Gurion e di questo Program­ ma, poiché sostenitore di uno stato �n.isto arabo-israeliano, fu il professore Yehuda Magnes (validamente seppur inu­ tilmente appoggiato anche da Henriette· Szold, direttrice dell'Immigrazione dei giovani, l 'Aliyat Ha-Noar). Cinque

to per noi, quanto per la Palestina e per l'Inghilterra » .

Definitivo divorzio Ira Weizmann e Ben &urion Il Programma di Biltmore segnò la fine della prevalenza del sionismo " inglese", rappresentato da Weizmann, in seno all'Organizzazione sionista mondiale, e il trionfo degli america­ ni, rappresentati da Ben Gurion, che vedeva con favore un attivo interes­ samento statunitense al "Medio O­ riente". Lo scontro "ufficiale" tra i due leader avviene in una riunione, tenutasi il 27 giugno 1942 a New York presso il rabbino Wise; Ben Gurion dichiara : « Quando si trova di fronte a una nuova situazione, il dottor Weizmann non è sempre in grado di cogliere la realtà per quel che è, e può anche dare risposte del tutto inattese senza rendersi conto del lo­ ro significato. Vuole apparire ragio­ nevole, e non solo agli occhi degli in�lesi... quando assiste a dei collo­ qw, sente quello che vorrebbe sen­ tire anziché quello che sente real­ mente... Per questo motivo, ritengo che nell'interesse del Movimento, il dottor Weizmann non debba agire

solo » ( dai verbali della riunione, presso gli Archivi dello S tato israe­ liano a Gerusalemme ).

Dure accuse di INelzmann « Può darsi che io sia affetto da quel­

I.-. che per Ben Gurion è la mania di

" apparire ragionevole ". Ben Gurion è

aff... tto dall'altra, quella di " apparire

irragionevole " ... Questo modo di fab­ fricare accuse... ricorda sinistramen­ te, dal principio alla fine, le " pur�he ". Quando Hitler o Mussolini vogliono accumulano effettuare una purga un numero enorme di prove immagi­ narie e le portano alla conclusione estrema : un atto di assassinio poli­ tico ... Qui vedo il tentativo disperato di produrre delle accuse infondate al fine di giustificare onorevolmente, giacché Bruto era "uomo d'onore ", un atto di assassinio politico. Il futuro cadavere non se ne preoccupa » (Ar­ chivi dello Stato israeliano a Gerusa­ lemme ). •

•,

Ma perché erano venuti al ferri corti? I motivi reali dello scontro fra Ben Gurion e Weizmann si riducevano in pratica a due : 15

mesi piu tardi , in Palestina, il MAPAI ( cioè il partito di Ben Gurion, riunito per la quinta volta a congresso, presso Kfar Vitkin ) avrebbe dovuto ratificare il Programma di Biltmore . La ratifica ci fu ma a caro prezzo. L'ala sinistra del partito ( il cosiddetto " Gruppo B " , fautore di una poli­ tica d'integrazione, e quindi contrario alla fondazione di uno Stato ebraico) sotto la guida di Zisling e Tabenkin ope­ rò una decisa scissione . Nell 'arco di pochi giorni , dopo una lunga altalena di succesi e d 'insuccessi, Ben Gurion, l 'infa­ ticabile " commesso viaggiatore del sionismo " , vedeva i suoi

Il primo. Secondo Ben Gurion lo Sta­ to avrebbe potuto essere costituito solo se si fosse dato vita ad una forte organizzazione militare, prima inseri­ ta nelle forze alleate, e poi autonoma. Secondo Weizmann tale questione, pur importante, non era fondamen­ tale in quanto il problema della crea­ zione dello Stato non era militare, bensi politico e diplomatico. Il secondo. Per Ben Gurion era ine­ vitabile che gli ebrei si scontrassero con la Gran Bretagna e che, di con­ seguenza, dovessero chiedere l'appog­ gio degli Stati Uniti. Weizmann so­ steneva il contrario e ribadiva, nono­ stante il Libro Bianco del 1939, la ne­ cessità di non mettersi contro la po­ tenza mandataria (notizie da Jon Kimche, op. cit.).

lA SCISSIONE Dn MAPAI

calcolabili, anche perché lasciò negli animi un senso di sfiducia e di so­ spetto, ebbe effetti pratici immedia­ ti. Si videro giovani comandanti del Palmah considerare con sospetto i loro colleghi, che non avevano segui­ to con altrettanta intransigenza l'i­ deologia socialista; si assistette a un dissidio che nei kibbuzim assunse for­ me particolarmente penose. Si vide alimentato il risentimento e il sospet­ to tra camerati, proprio nell'ora in cui l'unione sarebbe stata piu neces­ saria, e si assistette a un inevitabile sperpero di mezzi e di energie che l'intransigenza delle parti, ma spe­ cialmente dell'estrema sinistra - a cui aderivano alcune delle colonie piu prospere e meritevoli - rese ine­ vitabili. »

IL

" GRUPPO STERN"

111111 In crtsl Il sl•lsmo

SALMI E MITRA

In seguito alla frattura verificatasi al quinto congresso del MAPAI , tenuto­ si a Kfar Vitkin nell'autunno del 1942, si ricostrui il vecchio partito del­ l'Achdut Ha-Avoda, fedele all'interna­ zionalismo socialista e contrario alla costituzione dello Stato d'Israele. « La scissione ,. scrive G. Romano ( op. cit.) « che doveva avere conseguenze in-

Salmi e mitra. Questo è il titolo di un poema nel quale Abraham Stern espone il suo programma terroristi­ co nei confronti di arabi ed inglesi, considerati questi ultimi "potenze di occupazione ". Il " Gruppo Stern ", o " Combattenti per la libertà d'Israele " nato da una scissione dell'lrgun, si distingue da quest'ultimo proprio per

76

piani " unitari " di nuovo gravemente ostacolati . Fra il '42 e il '44, poi , non fu solo la scissione ideologica di sinistra a preoccuparlo. Le difficoltà maggiori venivano, infatti, da destra. Dai gruppi di terroristi ebrei che volevano applicare agli inglesi la legge talmudica " dell 'occhio per occhio, den­ te per dente " . L'organizzazione terroristica piu pericolosa e " raffinata " era il .cosiddetto " Gruppo Stern ", che nel no­ vembre del '44, dopo una preparazione minuziosa, riusci ad uccidere, addirittura al Cairo , il ministro inglese per il Medio Oriente, lord Moyne. •

l'odio mortale nei confronti degli in­ glesi. Ed è contro di essi che orga­ nizza alcune imprese spettacolari, fra le quali la riuscita evasione di 20 membri dell'organizzazione dalla for­ tezza inglese di Latrun. Il prestigio di Stem è al colmo : ma gli inglesi lo arrestarono - sembra su denuncia dell'Hagana - nel 1942 a Tel Aviv. Ironia della sorte o vendetta preme­ ditata? Il capo terrorista morirà con una pallottola nella schiena « nel corso di un tentativo di evasione ». stando a quel che riferisce il rappor­ to ufficiale (notizie da Edmond Ber­ gheaud, op cit.).

Alleanza con gli arabi pur di cacciare gli Inglesi Con la morte del suo fondatore, il " Gruppo Stem", dopo un periodo di disorientamento, si ricostituisce su basi politiche piu radicali. Secondo quanto afferma Y.S. Brenner ( The Stern Gang, 1940-1948, in "Middle Ea­ stem Affairs ", ottobre 1965, vol. Il), la banda si rese conto che esisteva una sorta di complicità fra i capi dell'Agenzia Ebraica e dell'Hagana e le autorità inglesi. Si fa strada al­ lora fra i terroristi l'idea che il pri­ mo problema da risolvere, prima an-

cora della fondazione dello Stato, è quello della liberazione del paese da­ gli inglesi. Al punto da accettare perfi­ no una alleanza con gli arabi, alcuni dei quali entrano nell'organizzazione, mentre fra le vittime delle azioni dei commandos si contano alcuni poli­ ziotti ebrei al servizio dei britannici.

Welzmann deplora l'assassinio di lord Moyne « Mi è difficile trovare parole adegua­ te per esprimere la profonda indi­ gnazione morale che io sento per l'assassinio di lord Moyne. So che i miei sentimenti sono condivisi dal­ l'Ebraismo del mondo intero. Si pro­ vi o no che i criminali erano ebrei palestinesi, il loro atto illumina l'a­ bisso a cui conduce il terrorismo. De­ litti politici di questa natura sono particolarmente abominevoli, in quan­ to rendono possibile l'incriminazione di intere comunità per colpa di po­ chi. Posso assicurarLe che la Palesti­ na ebraica farà tutto il possibile ( co­ me hanno dichiarato i suoi rappre­ sentanti ufficiali) per estirpare dal suo interno, con ogni mezzo, questo male, le sue radici e le sue ramifica­ zioni ,. ( lettera di Chaim Weizmann a Winston Churchill del 7-1 1-1944).

77

MENTRE TUTTO IL MONDO ESULTA, liberato dall'incubo della seconda guerra mondiale, l'ebraismo si piega in lutto di fronte alle vittime del genocidio nazista. Sono sei milioni di morti. Un massacro mai visto nella storia dell 'uomo : in­ credibile nelle proporzioni e aggh iacciante per sadismo e "scientificità " . La tragedia commuove, fra gli altri, anche " i padroni " della Palestina, gli inglesi, ma non cambia d i una virgola il loro flemmatico realismo politico. Né il governo conservatore di Churchill, né il successivo governo laburi­ sta di Attlee pensano di compiere nuove moss� sullo scac-

1945

-

WEIZMANN A CHURCHll.L:



ora di proclamare lo Stato ebraico" La situazione degli ebrei nei paesi liberati è disperata. In Palestina la posizione politica sta diventando in­ sostenibile. Altrettanto insostenibile è la mia posizione personale come presidente dell'Agenzia Ebraica. :t!. venuto il momento di aprire le porte della Palestina e di proclamare lo Stato ebraico ,. ( lettera del 22 mag­ gio 1945 ). c

CHURCHILL A WEIZMANN:

"Per Il momento non è possibile" « Caro dottor Weizmann, ho ricevuto la sua lettera con il memorandum dell'Agenzia Ebraica. Penso che non ci sia nessuna possibilità di una va­ lida discussione prima della definiti­ va riunione dei vittoriosi alleati in­ tomo al tavolo della pace ,. ( lettera del 9 giugno 1945 ).

Una rara fotografia di Ben Gurion in abito da cerimonia

BEM BURIDM: "ApptJJglsmot:l .,, listi Uniti" Ben Gurion è sempre piu convinto che sia giunto il momento di abban­ donare la Gran Bretagna per . otte­ nere l'appoggio degli Stati Uniti : c Per mio conto, non dubito che il centro di gravità del nostro lavoro politico sia passato dalla Gran Breta­ gna all'America, che ormai s'è assi­ curata il primo posto nel mondo co­ me grande potenza, e dove si sono raggruppati gli elementi piu nume­ rosi e piu influenti della Diaspora ,. ( da Ben Gurion, Israel, année de lut­ te, Parigi 1964 ).

L'ISTITIJTO SONNENBORN

Entrano In scena 1 dollari dello zio sam Nel maggio 1945, Ben Gurion sbarca a New York. Il t• luglio ha luogo una riunione nel salotto "bene• di ca­ sa Sonnenbom ( New York). Dura 8 ore, dalle 9.30 di mattina alle 5.30 del pomeriggio. Ben Gurion parla sen­ za etichetta davanti a 17 miliardari ebrei, convocati dalle maggiori città del Nord America . (H. Goldberg di 79

chiere del Mediterraneo orientale . Il 1 3 novembre del '45 , anzi, Ben Gurion e Moshe Sharett ( Shertok) vengono in­ vitati al ministero londinese per le Colonie britanniche, e viene loro mostrata la dichiarazione che il ministro degli Esteri, Emest Bevin, avrebbe letto quello stesso giorno alla Camera dei Comuni . Le intenzioni dilazionatrici degli in­ glesi apparivano piu che mai evidenti . La dichiarazione di Bevin parlava di soli 1 500 permessi d'immigrazione al me­ se ( contro i 1 00.000 richiesti nella prima conferenza sio­ nista del dopoguerra, Londra, agosto '45 ) , accennava a con-

Minneapolis, S. Sachs di Taranto, J. Flegelman di Los Angeles, S. Bros di Miami, Ph. Lown di Lewiston, Eli Cohen di Lynn, E. Shapiro di Cleve­ land, A. Schifi di Columbus, A. Lo­ wenthal e C. Rosenbloom di Pitts­ burgh, W. Sylk di Filadelfia, A. Ham­ burger di Baltimora, R. Travis di Atlanta, M. Livingstone, S. Sher, J. Torczyner e lo stesso Sonnenborn di New York ). Il discorso di Ben Gurion è diretto e lineare : gli inglesi entro due anni al massimo se ne andran­ no dalla Palestina; e, allora, le armi dell'Hagana ( sufficienti contro le ban­ de arabe) non basteranno piu per tener testa alle nazioni arabe. I pre­ senti sono perciò invitati a organiz­ zare una "pressione finanziaria" per far giungere agli ebrei di Palestina le armi che gli Stati Uniti non ave­ vano piu utilizzato al termine della guerra mondiale. I miliardari conve­ nuti rispondono positivamente, e c«>­ stituiscono quel giorno stesso l'Isti­ tuto Sonnenborn : una società di be­ neficenza " armata" come alcuni ebrei non-sionisti l'avrebbero ironicamente definita. Una società che andava ad aggiungersi all'American Palest ine Committee, un gigantesco gruppo di pressione di 700 personalità ebraiche statunitensi, fondato nell'aprile 194 1 , e comprendente 6 senatori e 143 de80

putati (notizie da Ben Gurion, Israel, a personal history, op. cit. e da J.C. Hurewitz, The Struggle, of Palestine, op. cit.).

Londra: i laburisti al governo sbandierano le tesi sioniste Sconfitti i conservatori di Churchill alle elezioni dell'estate '45, il nuovo governo inglese viene formato dal la­ burista Clement Attlee. Qualche mese prima, un autorevole rappresentan­ te laburista, Hugh Dalton, aveva di­ chiarato : « Perché il " Focolare nazi«>­ nale " ebraico diventi realtà, dobbia­ mo permettere a questo popolo e a tutti i profughi, se lo vogliono, di entrare in Palestina in numero cosi elevato da diventare maggioranza. Questa causa era importante prima della guerra, ed è irresistibile ades­ so, dopo le indicibili atrocità del freddo e calcolato piano tedesco na­ zista per lo sterminio di tutti gli ebrei d'Europa ... " E, a maggioranza, la di­ chiarazione finale del Congresso la­ burista (dicembre 1944) aveva appr«>­ vato l'appoggio alle tesi sioniste, con­ cludendo : « Incoraggiamo gli arabi a uscire dalla Palestina man mano che entrano gli ebrei " ·

·

tatti da stabilire con le nazioni arabe, e proponeva, infine, l 'istituzione di un comitato anglo-americano per lo studio del problema. Per Ben Gurion, questo discorso da Anni Trenta diventa indirettamente una spinta per assumere un piu deciso atteggiamento in vista di una possibile lotta ar­ mata . (Alcuni mesi prima, a New York, aveva già radunato pochi ebrei dai molti miliardi e con loro aveva dato vita al­ l 'Istituto Sonnenborn, una federazione di " beneficenza " che non esdudeva le forniture di armi . L'Istituto avrebbe ali­ mentato in modo decisivo le radici dell 'indipendenza e del

BEN GURION: ":1!. MEGLIO NON FIDARSI "." La vittoria del partito di Attlee e di Dalton alle elezioni del '45 non entu· siasmò, comunque, Ben Gurion ( ap­ pena rientrato dagli Stati Uniti ), che alla prima conferenza sionista nel dopoguerra tenutasi a Londra nel· l'agosto dello stesso anno disse : « Non basatevi troppo su questo gran­ de mutamento in Gran Bretagna, su questa vittoria del Partito laburista ... :t:. molto discutibile il presupposto che un partito si comporti, quando è al potere, esattamente come quando è all'opposizione. Anche tra noi c'è gente che non pratica esattamente quello che predica... In Gran Breta­ gna, come è forse vero anche altro­ ve, il potere non è esclusivamente nelle mani del governo elettivo; ci sono i funzionari permanenti; e il personale del ministero delle Colo­ nie, in gran parte, rappresenta un forte elemento antisionista ... » ( David Ben Gurion, Israele: la grande sfida, op. cit.).

INFATTI I LABURISTI SI RIMANGIANO LE PROMESSE •••

Dopo pochi mesi di governo, nell'ot­ tobre del 1945, il ministro degli · Esteri

laburista, Ernest Bevin, sconfessava la dichiarazione del Congresso del suo partito ( dicembre 1944 ), afferma­ va che il governo inglese non accet­ tava « l'idea dell'evacuazione degli ebrei dall'Europa •, e annunciava la costituzione di una commissione d'in­ chiesta anglo-americana ( la cosiddet­ ta Commissione dei Dodici ).

LA COMMISSIONE DEI DODICI

I nglesi e americani non hanno fatto nulla « A nove mesi d i distanza dal mo­ mento della vittoria, i liberatori ingle­ si e americani non avevano ancora fatto nulla per permettere agli ebrei di entrare nella propria Terra. Li ave­ vano raccolti in " campi " in Germa­ nia, avevano fornito loro vesti e nu­ trimento, e credevano con questo di essersi messi in pace là coscienza ... Ma gli ebrei sapevano che le demo­ crazie occidentali non li volevano ... Non erano piu polacchi, come Hitler aveva già loro insegnato; ma cittadi­ ni della nazione ebraica, disprezzati e cacciati dall'" Europa civile ". Essi sapevano che in un paese lontano dal­ l'Europa, la Palestina, vi era una ter­ ra che non desiderava altro che ac-

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consolidamento economico-militare dello Stato di Israele . ) L'Inghilterra, frattanto ( dopo aver approvato delle " misu­ re d'emergenza " , 28 gennaio 1 946 ), continua la sua vigilan­ za sul Medio Oriente . Aerei , cacciatorpediniere e altre na­ vi da guerra sorvegliano le coste della Palestina. (Nelle lo­ ro reti si concluderà anche il drammatico episodio della Exodus, la nave carica di 4554 " illegali " . ) All'inizio del '46 , comunque, era stata messa all 'opera la " Commissione dei Dodici " ( sei americani e sei inglesi ), che avrebbe dovuto elaborare un " ultimo " completo dossier sulla Palestina .

coglierli per permettere loro di rico­ struire la propria vita non come stra­ nieri in uno Stato straniero, ma come ebrei nella loro patria » ( Richard Crossmann membro inglese della Commissione dei Dodici, in Palestine Mission, Londra 1949 ).

Ben llurlon non plet:e a/ t:Dmm/asrlo Inglese... A Richard Crossmann, commissario inglese, Ben Gurion lascerà un'im­ pressione piuttosto ambigua, rifiutan­ do di continuare la collaborazione nel reprimere il terrorismo ebraico : « Ben Gurion sembra voglia seguire due strade parallele : restare fedele agli accordi ufficiali in quanto espo­ nente dell'Agenzia Ebraica; e, nello stesso tempo, tollerare il terrore co­ me strumento per premere sul govemo. Tutto ciò significa seguire una politica equivoca » ( R. Crossmann, op. cit.).

·

cosa intendesse con l'espressione " Stato ebraico ". Il leader sionista ri­ spose : « Intendo semplicemente par­ lare dell'indipendenza ebraica. E quando dico indipendenza, dico il suolo, il lavoro, l'agricoltura, la ter­ ra ebraica. Dico le scuole, la cultura, la lingua ebraica. Dico la sicurezza e la difesa ebraica. Cioè la completa indipendenza come per ogni altro po­ polo libero. Per fare della sede na­ zionale una realtà concreta è assolu­ tamente necessario uno Stato ebrai· co ». La fermezza con la quale furo­ no pronunciate queste parole, fece grande impressione sul commissario americano, che piu tardi ( nelle sue memorie) ricorderà con ammirazio­ ne la « figura tarchiata di Ben Gu­ rion, con un alone di capelli bianchi, con occhi azzurri penetranti sotto le folte sopracciglia bianche, una per­ sonalità estremamente energica » (no­ tizie da G. Romano, op. cit.).

•••

L'Hagana fa l'inventario degli armamenti

Durante l'interrogatorio dell'l l mar­ zo 1946, il commissario americano Bartley C. Crum chiese a Ben Gurion

« Uno dei miei primi compiti fu al­ lora quello di esaminare attentamen­ te quali fossero le capacità operative dell'Hagana, i suoi equipaggiamenti,

11111 conquista quello smerlano

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Washington, Londra, Il Cairo, Gerusalemme, Damasco , Bei­ rut e Baghdad furono i centri principali di raccolta delle testimonianze sul problema. Nel giugno del '46 si conobbe­ ro i risultati dell 'indagine . La Commissione suggeriva la ricerca di nuovi asili (oltre la Palestina) per soddisfare le richieste dei profughi ebrei, e n ello stesso tempo racco­ mandava che fossero subito concessi i 1 00 .000 certificati d 'ii:n migrazione in Terra d'Israele, almeno ai superstiti del­ la persecuzione hitleriana. Il rapporto concludeva san­ cendo, circa il destino della Palestina, il salomonico prin-

la sua preparazione, come avrebbe potuto affrontare lo scontro immi­ nente. Esaminai le armi che avevamo a dis posizione nell'aprile del 1946. Ec­ co quel che trovai : 10.073 fucili (di cui 8720 nelle colonie rurali per la difesa locale; 336 di ri­ serva; 656 alla brigata Palmah; 36 1 presso le forze in campo).; 1900 fu­ cili mitragliatori ( di cui 785 nelle co­ lonie; 424 in possesso delle forze in campo; 130 alla brigata Palmah; 561 di riserva); 186 mitragliatrici (31 nel­ le colonie, 35 presso le forze in cam­ po; 5 alla brigata Palmah ; 1 15 di ri­ serva); 454 mitragliatrici leggere ( 338 nelle colonie; 37 alle forze in campo, 33 alla Palmah; 46 di riserva). Il cosiddetto armamento pesante con­ ·sisteva di 672 mortai da due pollici e di 96 mortai da tre pollici. Non avevamo un solo cannone, e soltanto una mitragliatrice pesante. Non di­ sponevamo di armi anticarro o di cannoni antiaerei, niente carri arma­ ti e niente del tutto per batterci in mare ed in aria. Mancavamo comple­ tamente dell'equipaggiamento neces­ sario per le comunicazioni ,. ( Ben Gu­ rion, Israele: la grande sfida, cit.).

Anche gli inglesi affilano i loro coltelli 100.000 soldati, una divisione aviotra­ sportata, la famosa 6•, dieci " fortezze", 1 16 fortini strategici, i famosi forti " Tegart ", un generale potenziamento della " Palestine Police ". Con queste forze imponenti gli inglesi si prepa­ rano, alla fine della guerra, a difen­ dere il loro " diritto" a restare in Pa­ lestina, mentre il loro impero sta an­ dando in pezzi. L'importanza strate­ gica della Palestina aumenta. E non solo per la presenza degli oleodotti che collegano i pozzi di petrolio nel Medio Oriente al porto israeliano di Haifa : ma soprattutto perché appa­ re ormai chiaro che le truppe britan­ niche dovranno abbandonare quanto prima gli altri paesi del Medio Orien­ te ( notizie da G. Kirk, The Middle East 1945-1950, Londra 1954 ).

LA BEFFA DI SARAFAND « Sarafand è il piu importante cen­ tro militare britannico per il Medio Oriente : vi · si trova acquartierata la 6• divisione aviotrasportata e vi è de­ positato un materiale considerevole. Un mattino, un'unità che porta il fa-

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cipio « che nessuna comunità avesse il predominio sull 'al­ tra e che continuasse il governo della potenza mandata­ da » . Il primo ministro inglese Attlee aveva però già fatto sapere che i « 1 00.000 permessi » non sarebbero stati con­ cessi « finché le formazioni clandestine in Palestina non venissero sciolte e le loro armi ·Consegnate » . Ai provvedi­ menti anglosassoni le organizzazioni israeliane risposero con violenti atti di sabotaggio . L'episodio piu grave si veri­ ficò il 22 luglio 1 946 a Gerusalemme , quando venne fatta saltare un 'intera ala dell 'albergo King David ( sede degli

moso berretto rosso della 6• divisio­ ne entra nel campo in autocarro. Tutto è perfettamente in regola, tan­ to i documenti degli uomini quanto quelli del veicolo. L'autocarro si di­ rige verso il deposito d'armi. I sol­ dati scendono, riducono le guardie in loro potere. Ma ecco presentarsi un gruppo di ufficiali; essi vengono disarmati e spinti in un ridotto. Le casse d'armi vengono rapidamente ca­ ricate sull'autocarro, sotto lo sguar­ do indifferente dei soldati che vanno e vengono nel campo. Si verifica pe­ rò un contrattempo : uno dei finti "berretti rossi nel suo zelo vuole im­ padronirsi di una mitragliatrice pe­ sante installata su un carro; una sen­ tinella insospettita da tale iniziativa, spara e dà l'allarme. Ma gli inglesi non sanno su chi tirare; quali sono i veri "berretti rossi" e quali i falsi ? Prima di lasciare il campo, il capo del commando, Jashua, ha il tempo di lanciare una granata incendiaria nel deposito munizioni ,. ( Edmond Bergheaud, op. cit. ). •

Tutti uniti contro gll lngleal Per la prima volta dalla loro creazio­ ne, tutte le organizzazioni militari 84

ebraiche, Hagana, Palmah e Irgun, agiscono in pieno accordo fra loro contro il nemico comune. Colpo su colpo, ogni azione britannica trova una risposta. La Hagana sabota le imbarcazioni della polizia costiera per facilitare l'immigrazione illegale. Il Palmah libera i 208 " illegali " del campo di Atlit. Nella notte fra il 3 1 ottobre e i l t• novembre 1945 l e tre organizzazioni insieme fanno saltare la raffineria di Haifa. Aprile 1946 : rap­ presaglia inglese, con numerose vit­ time, contro i villaggi ebrei di Nata­ nya e Beer-Tuvia. Numerosi morti fra i passanti. 16-17 giugno 1 946 : Palmah e "Gruppo Stem " fanno saltare nove ponti e attaccano le officine ferrovia­ rie di Haifa. 29 giugno 1946 : gli in­ glesi arrestano 2700 ebrei, fra i quali moltissimi dirigenti sionisti. Intanto viene raggiunta la proporzione re­ cord di un poliziotto ogni 18 abitanti (notizie da Weinstock, op. cit.).

Una trappola infernale Le organizzazioni terroristiche ebrai­ che conducono una politica di presti­ gio che non lascia senza una sangui­ nosa risposta le azioni inglesi. Talvol­ ta, queste azioni di rappresaglia sono caratterizzate da una macabrà fanta-

uffic i governativi ), provocando la morte di circa 1 00 perso­ ne fra arabi, inglesi ed ebrei . La strage era stata firmata dall'Irgun Zevai Leumi (o Ezel, organizzazione militare na­ .zionale ), un nucleo clandestino di destra strettamente im­ parentato al " Gruppo Stem " . Passata " la ·c alda estate " , si riuniva a Basilea, nel dicembre 1 946, il XXI I Congresso dell 'Organizzazione sionistica mon­ diale . · I 385 delegati condannarono ufficialmente, in quel­ l 'occasione, il terrorismo anti-britannico, ma ammonirono anche l 'Inghilterra per la sua politica equivoca, e alla fine

sia. L'Irgun per esempio, per vendi­ care alcuni suoi uomini condannati a morte dopo un'azione militare, repli­ ca con l'impiccagione di due sergenti inglesi. Ma la forca ed i cadaveri ven­ gono " imbottiti " di dinamite. I due morti, cosi, uccideranno i loro soc­ corritori ( notizia da Hurewitz, cit . ) .

L 'attentato al Klng Dar�ld Alle ore 12.37 del 22 luglio 1946 un enorme scoppio avverte la città di Ge­ rusalemme che l'" Operazione Malon­ chick " , orchestrata dal capo dell'Ir­ gun, Menahem Begin, ha avuto suc­ cesso. L'Hotel King David, sede del­ l'amministrazione britannica, è salta­ to in aria. I morti e i feriti sono mol­ tissimi, nonostante l 'attentato fosse stato preannunciato telefonicamente : gli inglesi avevano creduto a uno scherzo, e non avevano sgomberato ( notizia da Menahem Begin, La révol­ te d'Israel, Parigi 1956 ). " :1!: STATO UN MASSACRO CRIMINALE"

Ben Gurion : « L'Irgun è il nemico del popolo ebraico ». Il quotidiano " Davar" ( organo dell'Agenzia Ebrai­ ca ) : « Questo massacro criminale è

privo di qualunque motivazione e non ha giustificazione alcuna » . MA SE LO SAPEVANO TUTfl !

·

Menahem Begin, l'autore dell'atten­ tato, sostiene invece che le reazioni del sionismo ufficiale all'attentato al King David erano profondamente ipo­ crite, in quanto l'Hagana (e conse­ guentemente l'Agenzia Ebraica ) erano perfettamente al corrente del proget­ to e non avevano sollevato obiezioni. L'azione, d'altra parte, era stata mo­ tivata dal violento attacco inglese che, nel giugno 1946, aveva portato all'ar­ resto dei dirigenti dell'Agenzia Ebrai­ ca e dei principali esponenti delle formazioni militari. Un mandato di cattura pendeva sul capo dello stesso Ben Gurion, latitante ( notizie da Be­ gin, op. cit . ) .

Ci vendicheremo colpendo le loro tasche " Sono deciso a fare in modo che gli ebrei siano puniti e resi coscienti dei sentimenti di disprezzo e di disgusto che ci ispira la loro condotta... Nes­ sun soldato britannico avrà contatti con un ebreo; i rapporti determinati da necessità di servizio saranno ri­ dotti al minimo; so che queste misu85

approvarono un bilancio ·Che moltiplicava per 20 quello d'anteguerra. Il contributo dei delegati americani si faceva sempre piu evidente e consistente, e suppliva con i dolJari al vuoto lasciato in seno all'Organizzazione dalle vittime dei nazisti. Un mese piu tardi, il 27 gennaio 1 947, il governo inglese tentava una risposta definitiva aprendo a · Londra una Conferenza palestinese . Le proposte, che ne seguirono, delusero ancor piu delle precedenti . Nel comunicato con­ clusivo si parlava di " un accordo di tutela " , della durata di 5 anni, approvato dall 'ONU e guidato dall'Alto Commis-

re creeranno difficoltà per le truppe, ma sono certo che queste ultime si renderanno conto dei loro compiti e puniranno gli ebrei nel modo che spiace maggiormente a questa razza : colpendo la loro tasca, in modo che sia chiaro il disgusto che ci ispira­ no. ,. Il gen. Shaw, comandante della piazza di Gerusalemme, autore di que­ sto comunicato, sarà immediatamen­ te rimosso dal comando e spedito al­ l'isola Trinidad, al largo del Venezue­ la; persino i suoi superiori avevano considerato le sue parole di tono trop­ po razzista anche per un militare in­ glese ( notizie da Bergheaud, op. cit . ).

EXODUS Annn una volta in campo di nnr.entramento L'l l luglio 1947 iniziava il viaggio del­ la Exodus, una vecchia nave compra­ ta negli Stati Uniti dall'Istituto Son­ nenborn; il bastimento trasporta 4554 immigranti illegali, scampati ai campi di concentramento nazisti. In alto mare, quando ancora non appaiono le coste della Palestina, due caccia­ torpediniere inglesi la intercettano 86

e, dopo un breve inseguimento, la ab­ bordano. Fra i " clandestini " cadono le prime tre vittime dei manganelli britannici. Poi, dopo uno scalo ad Haifa, gli ebrei ( alcuni dei quali han­ no iniziato uno sciopero della fame che procurerà altre vittime ) vengono ammucchiati su navi-prigione e ri­ mandati chi in Francia, chi in Ger­ mania nei vecchi campi di concentra­ mento.

MIIDrtD Bt:DRII'II fl'll Welzmann e Ben IJIITIDn L'episodio della Exodus procurò una enorme popolarità in tutto il mondo alla causa sionista. Ben Gurion si re­ se conto immediatamente che gli in­ glesi si erano messi in un vicolo cie­ co, e voleva togliere loro ogni possi­ bilità di uscirne con dignità; nasce perciò fra lui e il filo-inglese Weiz­ mann un nuovo, profondo scontro. Weizmann infatti, « desideroso di por­ re termine alle sofferenze degli immi­ granti, fa proporre a Bevin ( ministro degli Esteri inglese ) di inviarli in Francia; se il ministro britannico de­ gli Affari Esteri accetterà tale solu­ zione, l'Agenzia Ebraica chiederà agli " illegali " di desistere da ogni protesta anti-ìnglese. Ma Ben Gurion va in col-

sario con l 'aiuto di un consiglio misto arabo-israeliano. L'Agenzia Ebraica (presidente Ben Gurion ) rispose negati­ vamente ( l O febbraio 1 947 ) . E il giorno dopo dissero di no anche gli arabi. Il 1 8 febbraio Emest Bevin dichiarava alla Camera dei Comuni che « non avendo il potere, stando alla lettera del mandato, di concedere la Palestina né agli arabi né agli ebrei , e neppure dividerla fra loro . . . era bene che la faccenda venisse affidata all 'ONU » (l 'erede di quella Lega delle Nazioni che nel 1 922 aveva affidato alla Gran Bretagna il mandato sulla Palestina) . •

lera : " Weizmann non rappresenta piu nulla; egli non ha niente a che vedere in quest'affare " » ( notizie da Edmond Bergheaud, op. cit.).

Troppa violenza nel movimento sionista Judah L. Magnes, presidente dell'Uni­ versità ebraica di Gerusalemme, che successivamente - dopo la fondazio­ ne dello Stato d'Israele - avrebbe lasciato il suo posto e il paese, dispe­ rato per il fallimento dei suoi ideali pacifisti e antisionisti, scriveva nel 1946 : « Uno Stato ebraico non può essere ottenuto, se mai si riesce, se non con la guerra... Potete parlare di ogni cosa a un arabo, ma non dello Stato ebraico. E questo perché uno Stato ebraico significa, per definizio­ ne, che gli ebrei governano altra gen­ te, abitante in questo Stato ebraico ... J abotinsky fu ostracizzato, condanna­ to, scomunicato. Ma oggi vediamo che quasi tutto il Movimento sionista ha finito con l'adottare il suo -punto di vista ... Nei suoi primi scritti dice­ va : • Si è mai visto un popolo offrire il proprio territorio di propria volon­ tà? Cosi anche gli arabi palestinesi non rinunzieranno alla loro sovrani-

tà senza violenza ". Queste idee sono oggi adottate da coloro che l'hanno condannato " (M. Rodinson, op. cit.).

E gl i Inglesi ricorrono alle Nazioni Unite « Non ci rivolgiamo alle Nazioni Uni­ te perché abbiamo intenzione di ri­ nunciare al mandato. Vogliamo far conoscere la nostra difficoltà e avere un parere dell'ONU sul modo nel qua­ le il mandato deve essere ammini­ strato. Se il mandato non può essere amministrato cosi come è ora, voglia­ mo sapere come può essere modifi­ cato. " Questa era stata la dichiara­ zione del segretario britannico alle Colonie Creech-Jones nel momento in cui l'Inghilterra sottoponeva all'ONU il problema della Palestina. Nel corso del dibattito alle Nazioni Unite un diplomatico francese commentava: « Gli inglesi si rivolgono a una or­ ganizzazione internazionale per far si che gli arabi e gli ebrei smettano di litigare, ma poi non accettano la so­ luzione proposta dall'ONU proprio perché riuscirebbe efficacemente ad impedire nuovi scontri fra arabi ed ebrei; chi ci capisce qualcosa è bra­ vo » ( notizie in Edmond Bergheaud, opera citata).

87

SE L'INGHILTERRA AMMAINAVA BANDIERA e rimet­ teva all 'ONU il mandato, non per questo il sionismo po­ teva considerarsi vincente . La battaglia cambiava campo, ma continuava. Dal 28 aprile al 25 maggio 1 947, a Flu­ shing Meadow ( New York) si tenne una sessione specia­ le dell 'ONU . L'Assemblea Generale studiò il problema, e nominò una commissione speciale ( detta UNSCOP) di un­ dici paesi neutrali (presidente lo svedese Sandstroem) per­ ché approfondisse in Gerusalemme i termini della riso­ luzione . Componevano la commissione, oltre al delegato

L'Aaanzta Ebraica oDiana udienza all'ONO « Il 2 aprile 1947 il governo britanni­ co chiese che la questione della Pale­ stina fosse messa sull'agenda delle Nazioni Unite ... Quando, il 28 aprile, si riuni la sessione speciale, l'Agen­ zia Ebraica della Palestina chiese im­ mediatamente, in qualità di organo rappresentativo ebraico, di parteci­ pare alle deliberazioni... Ma l'Assem­ blea Generale non aveva mai ammes­ so a discussioni politiche organizza­ zioni non governative ... Solo dopo un lungo dibattito, fu approvata a schiac­ ciante maggioranza una risoluzione che concedeva un'udienza alla Agen­ zia Ebraica. Furono immediatamente nominati i rappresentanti che avreb­ bero partecipato alla seduta speciale : David Ben Gurion, Abba Hillel Sil­ ver, Moshe Sharett, Haim Greenberg, la signora Rose Halprin, Nachum Goldmann, il dottor · Emanuel Neu­ mann ,. (Abba Eban, op. cit.).

BEN GURION: "VOGLIAMO ESSERE UNA NAZIONE" Ben Gurion all'ONU espresse cosi il punto di vista ebraico : « Un'associa­ zione fra ebrei ed arabi, basata sul­ l'uguaglianza e sull'assistenza recipro­ ca, contribuirà alla rigenerazione del­ l'intero Medio Oriente. Noi ebrei ve­ diamo con comprensione e profonda simpatia il desiderio di unità, indi­ pendenza e progresso nutrito dal po­ polo arabo, e i nostri vicini arabi, voglio sperare, si renderanno conto che gli ebrei, nella loro patria stori­ ca, non possono assolutamente esse­ re costretti a rimanere una minoran­ za subordinata e dipendente, come av­ viene in tutti gli altri paesi della Dia­ spora. La nazione ebraica nel proprio paese deve diventare un popolo li­ bero e indipendente membro delle Nazioni Unite. Signor presidente, con piena convinzione suggerisco alla vo­ stra commissione che l'autentica, giu­ sta e duratura soluzione del proble­ ma a voi sottoposto sia costituita da uno Stato ebraico e da una alleanza arabo-ebraica ».

GROMYKO t!: D'ACCORDO Incontro di Ben Gurion con il cancelliere Adenauer

Durante il dibattito all'ONU il discor­ so del rappresentante dell'Unione So89

svedese, i delegati di Australia, Canada, Cecoslovacchia, Guatemala, India, I ran, Jugoslavia, Paesi Bassi, Peru e Uruguay. Il rapporto fu elaborato e definitivamente steso a Ginevra ( 3 1 agosto 1 947 ) . L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ne cominciò l'esame verso la metà di set­ tembre, durante la sessione convocata a Lake Success (New York), presenti tutti i suoi componenti . Le discus­ sioni furono lunghe e snervanti . Il delegato statuniten­ se, e anche quello sovietico, condannò in piu occasioni il chiaro ostruzionismo del rappresentante britannico . Al-

vietica, Andrey Gromyko, destò una certa sorpresa. Il russo infatti si di­ chiarò decisamente favorevole alla co­ stituzione di uno Stato ebraico, sof­ fermandosi a descrivere le sofferen­ ze degli ebrei durante l'ultima guer­ ra, il rifiuto e i massacri. « Sarebbe del tutto ingiusto ,. disse Gromyko « che noi fossimo incapaci di tener conto delle aspirazioni degli ebrei a un loro proprio Stato, e negassimo loro il diritto di realizzarlo. Uno dei compiti piu importanti del Comitato speciale d'indagine sul problema pa­ lestinese ( formato da 1 1 membri, da cui erano esclusi possibili candidati delle grandi potenze e degli Stati a­ rabi ), deve essere quello di esaminare questo aspetto del problema e di for­ mulare proposte consequenziali. »

L'ONU propone la spartizione della Palestina Nel settembre 1947 il dibattito al­ l'ONU arrivava alla conclusione che si dovesse spartire il paese, e che si costituissero due stati indipendenti, uno ebraico e uno arabo, stretti fra loro da una unione economica. La votazione avvenne il 29 novembre 1947. 33 stati, fra i quali USA e URSS, votarono a favore; 13 votarono con90

tro, ed erano stati arabi ( Egitto, Si­ ria, Libano, Iraq, Arabia Saudita e Yemen ), quattro stati musulmani non arabici (Afghanistan, Pakistan, Iran e Turchia) piu l'India, la Grecia e Cuba; dieci si astennero, tra i quali la Gran Bretagna.

Il piano è appnvato Due stati « allacciati in una stretta ostile come due serpenti in lotta » : questo, secondo G . Kirk ( op. cit.) è il risultato del piano di spartizione approvato dalla commissione d'inchie­ sta dell'ONU ( Commissione degli 1 1 ). La spartizione divideva il territorio palestinese in modo che ciascuno dei due stati era formato da tre corpi, uniti fra di loro da uno strettissimo ponte di sabbia, con l'alternanza di una zona ebraica· e di una araba. La città di Gerusalemme si trovava al­ l'interno di uno dei " corpi" arabi e doveva essere soggetta a controllo in­ ternazionale. Il piano viene approvato dall'Assemblea Generale delle Nazio­ ni Unite il 29 novembre 1947.

Il popolo d'Israele ringrazia « Il popolo d'Israele ricorderà con gratitudine gli sforzi di due grandi

la fine , il 29 settembre 1 947, il presidente dell 'ONU Osval­ do Aranha, brasiliàno, proponeva di votare il piano di spar­ tizione della Palestina, seguendo i suggerimenti della Com­ missione Sandstroem e accettando le varianti suggerite dalle discussioni assembleari . Con 33 voti favorevoli, 1 3 contrari e con 1 0 astensioni i l progetto diventava esecuti­ vo. Le due parti in causa, tuttavia, reagirono in modo del tutto opposto. L'Agenzia Ebraica, sotto la guida di Ben Gu­ rion, accettò incondizionatamente . I delegati arabi, invece , dichiararono che l a decisione violava l a carta istituzionale

potenze - Stati Uniti d'America e Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche - e quelli di molte altre nazioni che hanno dato un contributo decisivo. L'accordo, poi, e la collabo­ razione fra Stati Uniti e Unione So­ vietica, per risolvere il problema ebraico in terra palestinese, sono e resteranno un coraggioso invito a tut­ ti coloro che credono, ebrei compre­ si, nella possibilità di una coopera­ zione durevole fra l'Occidente e l'O­ riente, e credono anche nel progresso della pace nel mondo ,. ( da un " ma­ nifesto-proclama" delle autorità ebrai­ che, reso pubblico nel dicembre del 1947, dopo la proposta di spartizione dell'Assemblea Generale dell'ONU).

GLI ARABI: "NON L'ACCETTEREMO MAI" « La risoluzione fu adottata nono­ stante la contraria volontà della maggioranza della popolazione e in spregio dei principi stabiliti dalla Carta delle Nazioni Unite, del diritto di autodeterminazione e della legali­ tà internazionale. Il risultato fu una tragedia umana senza precedenti nel­ la storia » ( Issa Nakla, Nous n'accep­ terons jamais, in Le conflit israélo­ arabe, dossier di "Les Temps Moder­ nes ", n. 253 bis, Parigi 1967 ).

&li ebrei sono slali inoiuslamenle favorili « :t!. dubbio che l'Unione Sovietica o gli Stati Uniti abbiano agito per mo­ tivi idealistici; la Casa Bianca teneva d'occhio i voti degli ebrei per l'ele­ zione presidenziale; dal punto di vista russo, il Medio Oriente fino ad allo­ ra aveva rappresentato una riserva di caccia per le potenze occidentali.... e proprio qui, adesso, l'Occidente si suicidava distruggendo di sua spon­ tanea volontà gli antichi confini del­ l'Asia. Che altro poteva desiderare la Russia?... Una qualche spartizione era inevitabile; ma il piano dell'ONU favoriva in�iustamente gli ebrei; esso assegnava Il 60% dell'area della Pa­ lestina a un terzo degli abitanti » ( John Bagot Glubb, A Soldier with the Arabs, Hadder and Stoughton, Londra 1957 ).

I'IIIIID SBRJIIIRND 111/ant:ID Dal 30 novembre 1947 al primo feb­ braio 1948, i morti in combattimento sono 864, di cui 427 arabi, 381 ebrei e 56 inglesi. I feriti sono invece 1941, dei quali 1035 arabi, 725 ebrei e 181 91

delle Nazioni Unite ; e il 30 novembre, per voce della Lega Araba, fecero sapere che avrebbero « occupato la Palestina per impedire ·con le armi la nascita di uno Stato ebraico » . Gli inglesi, da parte loro, cercarono d i tenere un compor­ tamento neutrale, per quanto glielo concedesse la continua e provocatoria guerriglia condotta ormai allo scoperto , con­ tro di loro e contro le comunità arabe, dal " Gruppo Stem " e dall 'Irgun Zevai Leumi. Particolarmente soggetta ad atti di terrorismo era la città di Gerusalemme . Ma ormai non si trattava piu e soltanto di terrorismo. Arabi ed ebrei, sot-

inglesi. Alla fine di marzo, le cifre salgono rapidamente : i morti sono 1378, i feriti piu di 6000 (notizie trat­ te da A. Hyamson, Palestine under the Mandate).

Ben &uri• attacca . gli inglesi 8 gennaio 1 948. Al comitato centrale del suo partito ( il MAPAI ), Ben Gu­ rion dichiara : « L'amministrazione in­ glese è neutrale solo quando attacca­ no gli arabi e noi dobbiamo subire. Se, invece, succede il contrario (e ce ne sono diversi episodi ) loro inter­ vengono a difesa degli arabi. Noi ve­ diamo un cattivo compiacimento in questo infelice stato di cose : l'ecces­ siva soddisfazione della potenza man­ dataria, convinta che ora, di fronte all'opinione pubblica mondiale, i fat­ ti l'assolvono di trent'anni d'incapa­ cità; e vediamo una beffa alle deci­ sioni dell'ONU, decisioni che vuole tenacemente boicottare ».

Ili lnglai stanno con gli arabi « Le poche azioni di vero e proprio carattere militare degli inglesi pri­ ma della loro partenza furono per tentare ( senza riuscirei) d'impedire una conquista ebraica di porti della 92

zona attribuita agli arabi dall'ONU. Ad esempio Giaffa » (Menahem Be­ gin, op. cit.).

NOi l VERO.

sostengono gli alni

Secondo l'arabo Issa Nakla (Nous n'accepterons jamais, cit. ) durante gli scontri che seguirono all'accetta­ zione da parte ebraica del piano di spartizione dell'ONU, i sionisti furo­ no « aiutati e sostenuti dalle forze britanniche in Palestina, appoggiati da piu di 5000 mercenari venuti dal­ l 'Inghilterra, dalla Francia, dagli USA, da capitani di marina, da esper­ ti di guerriglia, da ufficiali superiori. Questi aggressori organizzarono il terrore, massacrarono la popolazione civile araba - vecchi, donne, bambi­ ni - riuscirono a cacciare piu di un milione di arabi musulmani e cri­ stiani. Li cacciarono da 12 città e 500 villaggi, occupando le loro case, im­ padronendosi delle terre e di tutti i loro beni immobiliari ».

ARMI INBLESI PER l SIRIANI « Londra sperava che dopo la par­ tenza delle truppe inglesi gli eserciti arabi avrebbero imposto agli ebrei

to gli occhi " neutri " degli inglesi, s 'impegnavano in veri e propri combattimenti . Fra il dicembre 1 947 e l 'aprile . 1 948 , gli ebrei , nonostante riuscissero con fatica a far pas­ s are armi attraverso i bloc-c hi, seppero mantenere le loro posizioni, e , in piu, conquistarono Haifà , Tiberiade , Safed e Giaffa, ottenendo il controllo di tutte le vie di comunica­ zione, eccetto quella fra Tel Aviv e Gerusalemm e . A pochi chilometri dalla Città Santa, nella notte fra 1'8 e il 9 apri­ le 1 948, durante un 'operazione condotta dai guerriglieri dell 'Irgun contro il villaggio di Deir Yassin, furono mas-

una soluzione capace di assicurare un durevole mantenimento della sua influenza. Appena annunciata la de­ cisione della rinuncia al mandato pa­ lestinese, la Gran Bretagna infatti consegnò un quantitativo di arma­ menti alla Siria e concluse con l'Iraq un nuovo trattato di alleanza .. » (An­ dré Fontaine su "Le Monde " del 7 giugno 1967, Vingt ans de discorde ).

Gurion il Comitato approvava quin­ di un programma in 5 punti; il quin­ to, in particolare, diceva : « Non limi­ tarsi alle tattiche difensive ma attac­ care, al momento giusto, su tutto il fronte, e non soltanto nel territorio destinato allo Stato ebraico, non sol­ tanto entro i confini della Palestina, ma colpire il nemico dovunque lo si trovi ,. (D. Ben Gurion, Israele: la grande sfida, op. cit. ).

Israele coluira il nemico ovunque si trovi

Il maaat:ro d/ Delr Yassln

.

A Tel Aviv, il 6 aprile 1948, durante una riul'liòne del Comitato d'Azione sionistico, Ben Gurion dichiara : « Il nostro bilancio per la difesa non ha mai superato la terza parte delle spe­ se inglesi per mantenere la Legione Araba ( sorta nel 1921 e comandata dal generale anglo-giordano John Bagot Glubb Pascià dal 1939 al 1956 ); comunque, nonostante l'inferiorità del nostro equipaggiamento, nessu­ na delle nostre colonie è stata occu­ pata dal nemico ... Finora non è anda­ ta male, ma non è ancora finita : la sorte di Gerusalemme è tuttora in pericolo, la strada per giungervi è malsicura ... ». Su proposta di Ben

A proposito del massacro di Deir Yassin, avvenuto all'alba del 9 apii­ le 1948, scrive Ephraim Tari, funzio­ nario del ministero degli Esteri israe­ liano : « t:: evidente che il manichei­ smo è estraneo alla guerra e che, nel­ la durezza degli scontri, ci sono stati ebrei estremisti che hanno compiuto sevizie nei confronti di arabi. Tutta­ via, senza peraltro volerli giustifica­ re, conviene restituire a questi epi­ sodi la loro esatta importanza, e col­ locarli nel loro giusto contesto. Quan­ do i commandos del " Gruppo Stern " e dell'Irgun eseguirono le tragiche esecuzioni di Deir Yassin, non erano mossi da considerazioni di strategia o di politica, ma erano alla ricerca di certi legionari arabi che avevano vio93

sacrati tutti i 250 abitanti arabi, donne e bambini compre­ si. Ben Gurion mostrò « orrore e disgusto » per questo de­ litto, e lo condannò ufficialmente . Mancavano solo pochi giorni alla partenza de gl i inglesi fissata per il 15 maggio, e non si dovevano offrire pretesti perché quella data venisse modificata. Gli ebrei palestinesi avevano già cominciato il conto alla rovescia, e gli uomini di governo si preparavano al grande momento, intensificando i preparativi militari , discutendo sul nome del futuro Stato e lavorando alla di­ chiarazione d'indipendenza . In tutti e tre i casi, alla fine ,

lentato un gruppo di donne ebraiche di Gerusalemme » ( da Le conflit israélo-arabe, op. cit.).

Ha costretto all'esilio 100.000 oalesunesi Il massacro del villaggio arabo di Deir Yassin da parte di un com­ mando ebraico ebbe conseguenze gra­ vissime, che andavano al di là del crudele episodio : Scrive il delegato svizzero della Croce Rossa Jacques de Reynier, che si era recato sul po­ sto subito dopo la strage : « Deir Yas­ sin ha avuto delle enormi ripercus­ sioni... Spinti dalla paura gli arabi abbandonano i loro focolari... Cosi in breve tempo circa 700.000 arabi si so­ no trasformati in profughi, dopo a­ ver abbandonato tutto in gran fretta per non subire la stessa sorte di quel­ li di Deir Yassin. Gli effetti di questo massacro non sono ancora stati can­ cellati, perché questa folla immensa di profughi vive ancora oggi in ac­ campamenti di fortuna, senza lavoro, senza speranza . . . » (J. de Reynier, A Jérusalem, un drapeau, Ginevra 1950). 94

Le vendette arabe Quattro giorni dopo la strage di Deir Yassin, la vendetta araba. Un convo­ glio sanitario ebraico, accompagnato da una scorta armata, viene attacca­ to da una banda di palestinesi. Fra i 77 membri del convoglio, nessun su­ perstite ( notizia da G. Kirk, op. cit.)

IL 30 MAGGIO 197Z tre guerriglieri giapponesi ( appartenenti, o assoldati, all'organizzazione del Fronte popo­ lare della Palestina, diretta da Geor­ ge Habbash, sede nel Libano) apro­ no il fuoco contro la folla appena sbarcata da un aereo di linea fran­ cese all'aeroporto israeliano di Lod­ Tel Aviv. Ventisette morti e sessanta feriti. La strage affidata ai giappone­ si era s tata convenzionalmente deno­ minata " Operazione Deir Yassin ". NEL "GRUPPO STERN"

Ebrei . .... alleati

contro gli Inglesi

« Consideriamo gli arabi di Palestina come fratelli di sangue. Reclutiamo tra i giovani ebrei palestinesi di tutti gli strati sociali, ma specialmente tra gli operai e i contadini. Tra i no-

sarebbero state accettate le proposte di Ben Gurion. A pro­ posi t o della " dichiarazione " , in particolare, il leader del­ l'Esecutivo ebraico sostenne la necessità di evitare preci­ sazioni circa i confini del nuovo Stato . E tutti furono d'ac­ cordo. Alle ore 1 6 di venerdi 1 4 maggio 1 948 ( 5 iyar 5708 ), in Tel Aviv, nel salone del Museo Civico, al numero 16 di Boulevard Rothschild, nasceva lo Stato d'Israele. Esauri­ tesi le funzioni dell'Agenzia Ebraica, Ben Gurion diventava capo del Governo provvisorio . (Primo presidente del nuovo Stato sarà Chaim Weizmann, eletto nel gennaio 1 949 . ) •

stri membri contiamo una certa per­ centuale d'arabi, molti dei quali han­ no un tempo combattuto contro di noi, ma che hanno compreso che, con la lotta fra noi, facevamo il gio­ co degli inglesi. » Questa dichiarazio­ ne del " Gruppo Stern" indica chiara­ mente la volontà, contrapposta a quella delle altre organizzazioni mi­ litari, di colpire negli inglesi il " ne­ mico principale" ( notizie da Y. Ha­ dache, Renaissance des Hebreux, in " Les Temps !iodernes•, n. 20, maggio 1947 ). 14 MAGGIO 1948

« Fu con il cuore pesante che pochi minuti prima delle 16 mi avviai ver­ so il museo per proclamarvi la fon­ dazione dello Stato ebreo, che ave­ vamo deciso di chiamare " Israele". Quando arrivai, la sala era colma. Le strade erano fitte di folla tesa ed esaltata nel tempo stesso. Dentro la sala, sulla piattaforma, era appeso un grande ritratto di Theodor Herzl. L'orchestra filarmonica suonò " Ha­ tikva •, l'inno nazionale del nuovo Stato. E io mi alzai tenendo in mano

il testo della Proclamazione che lessi con il cuore misto di trepidazione e di esaltazione; mi sforzai di conte­ nere l'enorme emozione leggendo in tono alto e chiaro, mentre tutti si al­ zavano in piedi per ascoltarla » (D. Ben Gurion, Israele: l a grande sfida, op. cit.).

Annullate le leggi Inglesi Il manifesto del Consiglio provvi­ sorio di Stato ( 14 maggio 1948 ) : « l ) Il Consiglio provvisorio d i Stato ( di 34 membri ) è il piu alto organo legislativo dello Stato di Israele. Il Consiglio provvisorio di Stato ha il diritto di delegare parte della pro­ pria autorità al Governo provvisorio al fine di porre in essere le leggi piu urgenti. 2) Tutte le leggi che derivi­ no dal Libro Bianco del 1939 sono nulle e prive di valore. 3 ) I regola­ menti per il trasferimento delle terre del 1940 sono quindi annullati retro­ attivamente al 18 mag�o 1939. 4) Fi­ no a quando gli orgam legislativi del nostro Stato non abbiano emesso nuove leggi, resterà in vigore il siste­ ma legislativo vigente alla data del 14 maggio 1948 ». 95

OTTO ORE DOPO la dichiarazione d'indipendenza d'Israe­ le, è la guerra. I libanesi attaccano dal nord, da nord-es t si muovono l e truppe siriane, l a Legione Araba e u n con­ tingente iracheno impegnano il fronte giordano . Il pericolo piu grave viene dal sud dove gli egiziani, appoggiati dal­ l 'aviazione, riescono ad arrivare fino a 35 chilometri da Tel Aviv. Ma non è una avanzata travolgente. La resistenza ebraica nei villaggi agricoli si organizza in breve tempo, an­ che con le armi che Ben Gurion è riuscito a far giungere dall 'estero, dove sono state acquistate dai suoi emissari .

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Nel maggio del 1948, su ordine di Nel testo della dichiarazione d'indi­ Ben Gurion, si tennero delle tratta· pendenza non erano state indicate tive segrete col re Abdullah di Gior­ volutamente le frontiere dello Stato dania, il quale aveva · promesso di d'Israele. Ben Gurion in persona vi non entrare in guerra in cambio del­ si era opposto. « Se �li arabi avesse­ l'annessione della Palestina araba. ro accettato la decisione dell'ONU « Golda Myerson (oggi Golda Meir). del 29 novembre 1947 e non avessero travestita da donna araba, s'incontrò dichiarato l'intenzione di combattere col re Abdullah in casa di un amico e distruggere lo Stato ebraico, noi ad Amman. Abdullah non si rimanper parte nostra, avremmo accettato la decisione del 29 novembre, sebbe­ . giò la sua promessa, ma osservò che la situazione era cambiata: • Allora ne quest'ultima escludesse Gerusa­ io ero solo. Adesso siamo in cinque ". lemme dai nostri confini. Ma avendo Ad ogni modo, se gli ebrei si fossero gli arabi dichiarato che avrebbero àstenuti dal proclamare la fonda­ abolito con le armi la decisione del­ di uno Stato, avessero fatto zione l'ONU, io ho sostenuto che lo Stato cessare l'immigrazione e accettato sarà stabilito con la forza delle no­ l'annessione da parte di Abdullah stre armi, e che le nostre armi ne fis­ dell'intero territorio pàlestinese, egli seranno le frontiere ... Anche l'Ameri­ avrebbe potuto convincere i capi ara­ ca, con la dichiarazione di indipen­ bi "moderatì" a rinunciare alla guer­ denza non aveva fissato frontiere ai ra. La proposta fu respinta ,. ( da Ab­ suoi primi 13 stati, e oggi si estende ba Eban, op. cit.). dall'Atlantico al Pacifico ... » ( da una lettera al quotidiano francese "Le lA GUERRA SI DEVE FARE: Monde ", del 2 luglio 1969). SERVE TROPPO AGLI INGLESI Ben Gurion in visita privata a Churchill durante un viaggio a Londra

« Gli eserciti arabi non svolgevano ruolo indipendente al fine di con­ quistare l'indipendenza degli arabi in un

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Viene attuata la strategia degli Orazi contro i Curiazi . I l ministro della Difesa ordina che gli avversari vengano se­ parati e colpiti ad uno ad uno, con una tattica elastica, in­ tessuta di avanzate e ritirate intorno ai centri piu impor­ tanti. Nel giro di una settimana la situazione militare è sta­ bilizzata. I libanesi e i siriani si ritirano, i giordani e gli egiziani rinunciano ad avanzare e si attestano sulle posi­ zioni conquistate . Appare chiaro agli occhi di tutti che Israe­ le è molto piu forte di quanto non si potesse pensare al­ l 'inizio delle ostilità. L'I l giugno entra in vigore una tre-

Palestina, ma servivano piuttosto gli interessi britannici, attraverso i re­ gimi-fantoccio di Faruk ( Egitto), Ab­ dullah ( Giordania) e Nuri Said ( Si­ ria). La guerra è stata utilizzata da questi regimi allo scopo di sviare la lotta interna contro l'imperialismo verso una guerra santa patrocinata dall'imperialismo. Lo svolgimento del conflitto ha rivelato l'estrema corru­ zione di questi regimi e ha accelera­ to la loro caduta » ( Nathan Wein­ stock, op. cit.).

dullah di Giordania) nel suo libro di memorie, A Soldier with the Arabs (op. cit.) sostiene che « il totale delle forze arabe scese in campo il 15 mag­ gio 1948, andava cosi ripartito: egizia­ ni 10.000; Legione Araba 4500; siria­ ni 3000; libanesi 1000, iracheni 3000. Complessivamente quindi si trovava­ no di fronte 2 1 .500 arabi contro 65.000 israeliani... » Secondo il generale israe­ liano Israel Beer la cifra dichiarata da Glubb Pascià a proposito della Le­ gione Araba non è esatta : i suoi com­ ponenti sarebbero stati 9200.

LE FORZE IN CAMPO

Secondo Maxime Rodinson ( op. cit.), la Legione Araba di Giordania conta­ va circa 4500 uomini, mentre, tutte le forze arabe riunite riuscivano a mettere insieme circa 25.000 soldati : pressappoco lo stesso numero degli israeliani. Ma, col procedere delle operazioni, le cose cambiano. In lu­ glio, sui vari campi di battaglia sono di fronte 60.000 israeliani contro 40 mila arabi. ·

LE CIFRE DI GLUBB PASCIA

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Sir John Bagot Glubb ( Glubb Pascià, il generale inglese comandante della Legione Araba al servizio del re Ab98

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E QUELLE DI BEN GURION

Secondo Ben Gurion, la forza totale di tutti gli eserciti arabi nel 1 948 era la seguente : Egitto esercito 35.000 esercito Siria 8.000 polizia 3.500 Libano esercito 3.605 polizia 2.000 Iraq esercito 25.000 Transgiordania : Legione Araba 18.000 truppe cammellate 6.000 forze di frontiera 1 5.000 Arabia Saudita esercito 25.000 milizia tribale 12.000 Totale 153.105

gua di 4 settimane imposta dall 'ONU . Nello stesso giorno arrivano a Gerusalemme attraverso il " Burma Road " (pi­ sta birmana, lo stesso nome dato dagli alleati al sentiero aperto per rifornire l 'esercito cinese durante la seconda guerra mondiale ) i primi rifornimenti . La città nuova è in mano agli israeliani , che però non sono riusciti a cacciare dalla parte vecchia gli uomini della Legione Araba. Come non sono riusciti, nonostante i caparbi tentativi voluti da Ben Gurion, a impadronirsi della fortezza di Latrun, sulla strada fra Gerusalemme e il Mare Mediterraneo .

"La guerra non è roba

per gli arabi"

« Credo che sia un errore trattare gli arabi con disprezzo. Credo che es­ si abbiano molte eccellenti qualità ... ma per quanto riguarda le loro capa­ cità militari, è un'altra cosa. Sono si­ curo che con il loro tipo di educa­ zione, il loro modo di vivere e la men­ talità dei loro dirigenti, sarebbe ora che comprendessero che la guerra non è roba per loro ... una guerra mo­ derna non è solo una questione di muscoli e di coraggio, ma esige an­ che parecchia intelligenza e in que­ sto caso noi siamo superiori agli ara­ bi. Non credo che questa superiorità sparirà con gli anni. » Cosi si espri­ me il generale dell'aviazione O. Weiz­ mann ( riportato da Eli Lobel nel sag­ gio al vol. di Sabri Geries, cit.) . •••

Dall'Italia armi a Israele A Magenta, vicino a Milano, c'è il quartier generale per l'Europa del Mosad. Il capo dell'organizzazione, Yehuda Arazi chiamato, in codice, ALON, si preoccupa soprattutto del reperimento delle armi, per la mag­ gior parte "prese in prestito " all'eser-

cito americano. Ma il problema è far­ le giungere in Israele. « La cosa è abbastanza artigianale, fino al mo­ mento in cui Arazi riesce ad accor­ darsi coi dirigenti della fabbrica Mon­ ti, una piccola impresa milanese che produce materiali per i lavori pub­ blici. Le attrezzature Monti partiran­ no per la Palestina munite di tutte le necessarie autorizzazioni doganali, ma letteralmente zeppe di armi ed esplosivi, perfino nelle ruote di scor­ ta dei bulldozer » ( Steve Eytan, cit . ) .

Un colpo da poker « Viene persino creata una società fittizia, la Lineas Aereas de Panama, incaricata di procurarsi dei velivoli sfiatati destinati, cosi si dice, agli Stati Sudamericani. Caricati a pezzi separati su navi da carico che vanno girando per il mare, finiranno, dopo incredibili peripezie, col fare scalo ad Haifa. Si verificherà anche un ve­ ro colpo da poker. I piloti ebrei che hanno prestato servizio nella RAF durante la guerra, sollecitano il per­ messo di girare in Inghilterra un film sulla loro vita e le loro imprese. L'autorizzazione viene rilasciata. Ci si procura alcuni " Spitfire " e, cosa piu importante, un permesso di decollo.

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I problemi della guerra sono solo alcuni di quelli che il ca­ po del nuovo Stato deve affrontare . Sul fronte interno l'estrema destra, organizzata nel gruppo paramilitare del1'/rgun, tenta di spostare in suo favore, approfittando dello stato di belligeranza, l 'asse politico del paese . Ben Gurion non ha esitazioni . Quando, durante la tregua e contro gli accordi stipulati col mediatore dell'ONU, conte Bernadot­ te, Menahem Begin, capo dell'opposizione di destra, tenta di far sbarcare dalla nave Altalena un grosso carico di ar­ mi destinate all'Irgun, David ordina di aprire il fuoco . Cen�

Nessuno, per lo meno in Gran Breta­ gna, sentirà mai piu parlare di que­ sti aerei che, per colmo d'ironia, riu­ sciranno a raggiungere la Palestina dopo aver fatto scalo nei paesi ara­ bi. D'altronde essi volavano sotto un'identità inglese perfettamente va­ lida ,. ( Edmond Bergheaud, op. cit.).

Fermate I"'Aitalena" ! L'Altalena era una nave dell'lrgun. Serviva per l'approvvigionamento di armi e per il trasporto di clandesti­ ni che si sarebbero arruolati nel pic­ colo esercito privato di Menahem Be­ gin. Nel s1,1o ultimo viaggio, prima di essere distrutta dagli uomini di Ben Gurion ( che non voleva guerre " pri­ vate"), portava un carico di 800 per­ sone, 5000 fucili e 250 mitragliatrici con le relative munizioni. Le armi andarono totalmente perdute. Lo scontro fra gli uomini dell'esercito regolare israeliano e quelli dell'lrgun avvenne proprio di fronte al Got­ Riman, l'albergo nel quale avevano preso posto, oltre che i rappresen­ tanti diplomatici degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, anche i funzio­ nari dell'ONU che dovevano verifica­ re il rispetto della tregua. La tregua con gli arabi fu rispettata: ma gli 100

israeliani fra loro giunsero quasi al­ la guerra civile.

Sull 'orlo dalla guerra civile « Forti nuclei dell'esercito israeliano sono stati concentrati per un attacco contro i soldati dell'lrgun, che stan­ no compiendo una missione della massima importanza. I comandanti dell'esercito non hanno esitato ad a­ prire il fuoco in un punto lungo il fronte. Del sangue è già stato versa­ to e molti uomini dell'lrgun sono stati uccisi o feriti. Noi avvisiamo tutti coloro che preparano una guer­ ra civile e i loro complici che, se una simile guerra inizierà, non sarà limi­ tata ad un solo settore, ma investirà tutto il paese » ( dichiarazione pubbli­ cata dall'lrgun sui giornali israeliani del mattino del 22 giugno 1948).

lngleal e tranceal auii'' 'Aitalena' ' Dal diario d i Ben Gurion - 14 luglio 1948 : « Vanya ( Zeev Hadari) è venu­ to a trovarmi poco dopo il suo rien­ tro da Parigi. Dice che il primo mi­ nistro francese ha aiutato l'Altalena.

to uomini cadono sotto le sue cannonate . I capi dell'orga­ nizzazione vengono arrestati e gli uomini arruolati nel­ l 'esercito. Alle voci polemiche dei suoi oppositori il mini­ stro della Difesa risponde : « Non ci possono essere due stati, non ci possono essere due eserciti » . Un colpo a de­ ·stra, un colpo a sinistra. Poco dopo viene sciolto anche il Palmah, l 'organizzazione militare e politica di sinistra che aveva avuto una parte importante nell'attività clandestina anteriore alla costituzione dello Stato. Intanto giungono al termine le quattro settimane di tregua.

La nave era anche assistita da agenti britannici che erano ansiosi di dan­ neggiare il governo di Israele »,

Bernadone, l'inesperto dell'ONO Quando nel maggio 1948 il conte Fol­ ke Bernadette (53 anni presidente della Croce Rossa svedese) venne uf­ ficialmente incaricato di svol�ere l'a­ zione · mediatrice fra arabi e Israelia­ ni, parlando telefonicamente col se­ gretario generale dell'ONU, T rygve Lie ( 52 anni norvegese ), gli disse : « Sono d'accordo. Tuttavia mi piace­ rebbe conoscere qualcuno in grado di fornirmi dei lumi o delle spiegazio­ ni sui misteri del problema palesti­ nese ». Al che il segretario dell'ONU rispose : « Purtroppo, che io sappia, su tutta la Terra non esistono nep­ pure dieci persone documentate sul problema, e quelli che dicono di es­ serlo hanno solo idee preconcette. La cosa importante è che in Palestina non si creino le condizioni per la ter­ za guerra mondiale. Buona fortuna ». ,

,

CERCATE GLI ASSASSINI DEL CONTE! Di fortuna ne ebbe poca il conte Ber­ nadette, che proprio in Israele doveva

rimanere ucciso, vittima di un atten­ tato terroris tico. Lo sostitui Ralph Johnson Bunche (44 anni, negro sta­ tunitense, professore ad Harvard, premio Nobel per la Pace nel 1950). Poco dopo esser giunto in Palestina, come nuovo mediatore dell'ONU, Bunche « biasimò Israele per non a­ ver controllato e per non aver punito gli estremisti responsabili dell'assas­ sinio del conte Bernadette; e richia­ mò il governo di Ben Gurion per aver portato la piu seria violazione all'ar­ mistizio ( del 19 luglio) con l'attacco al Neghev -( preparato in settembre e condotto nella prima metà di otto­ bre ) » ( da Fred J. Khouri, The Arab­ Israeli Dilemma, 1968).

1.11 rottura della tregua Replica Ben Gurion a Bunche: « Pun­ to primo : anche se le nazioni arabe avessero osservato la tregua, noi non l'avremmo accettata per un periodo indefinito; punto secondo: il destino d'Israele dev'essere determinato in Palestina; o in battaglia, o con nego­ ziati di pace fra arabi e israeliani e non nelle stanze dell'ONU; punto terzo: Israele caccerà gli eserciti ara­ bi dalla Palestina se le Nazioni Unite non otterranno prima questo stesso 101

La guerra riprende . In dieci giorni, la situazione militare capovolta. La nuova tregua, stipulata il 1 8 luglio, vede gli israeliani padroni delle rive del Giordano, e di tutta la Ga­ lilea centrale . Il 1 0 ottobre Ben Gurion lancia un attacco per conquistare il Neghev. L'esercito egiziano viene circon­ dato e decimato nella " sacca di Fallugia " ; nel porto di Ga­ za viene affondata l 'ammiraglia Re Faruk. Gli egiziani chie­ dono l 'armistizio, ma prima dell'inizio delle trattative le truppe israeliane arrivano al Mar Rosso. Intanto, sulla via Yarkon a Tel Aviv, nello stesso albergo ( il Gat Rimon) , è

obiettivo » ( da Rony Gabbay, A Poli­ tical Study of the Arab-Jewish Con­ flict, Parigi 1 959).

Il dramma

palestinesi

dei profughi

Allo scoppio della guerra · arabo-israe­ liana, gran parte della popolazione araba di Palestina si riversò fuori dei confini del nuovo Stato di Israele cercando rifugio nei territori arabi confinanti. Nasceva cosi il dramma­ tico problema dei profughi palesti­ nesi, destinato a trascinarsi per mol­ ti anni, e tuttora irrisolto. Quali i motivi di un esodo di cosi vaste pro­ porzioni ? Secondo gli israeliani gli arabi se ne andarono di loro propria volontà, incoraggiati, se non addirit­ tura comandati, dai loro capi. Secon­ do gli arabi invece l'esodo fu provo­ cato dagli israeliani che con le loro violenze li costrinsero ad abbandona­ re il paese.

È

COLPA DEGLI ISRAELIANI:

Il facevano fuggire

con la strategia del terrore « Non è vero che i profughi palesti­ nesi siano partiti di loro spontanea

1 02

volontà, come la propaganda ebrea ha tentato di far credere al mondo. Gli emigranti volontari non abbando­ nano le case portando con sé solo i vestiti che hanno indosso ... Il fatto è che la maggioranza è fuggita in pre­ da al terrore. Un massacro ogni tan­ to serviva a cacciarli sempre piu lon­ tano. Non si trattava mai di stragi di molte persone : solo quel tanto che bastava per continuare a farli fug­ gire » ( Glubb Pascià, op. cit.).

NO,

È

COLPA DEGLI ARABI:

l'esodo fu deciso dal loro capi « Se parte della popolazione araba di Palestina ha lasciato Israele, è sta­ to dietro richiesta dei responsabili arabi e nella speranza di tornare in forze per massacrare i vinti. Se si contesta questa interpretazione ( che è la nostra), bisogna dire allora che gli arabi fuggivano gli ebrei vincitori per paura delle rappresaglie. Il che riporta al conflitto arabo-israeliano, e allora bisogna ricordare che esso fu scatenato non dagli ebrei ma da­ gli arabi, con lo scopo di gettare in mare gli ebrei. Perciò, far ricadere sugli ebrei la colpa della fuga degli arabi è come rimproverare la vitti-

avevano posto la loro sede le rappresentanze diplomatiche degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, fra i primi a rico­ noscere il nuovo Stato. Anche questo successo, oltre a quel­ li militari, rafforza notevolmente la posizione di Ben Gu­ rion, ormai incontrastato dominatore della scena politica. Il suo prestigio non viene scosso neppure quando, il 1 7 set­ tembre 1 948, in pieno giorno a Gerusalemme viene ucciso in un attentato il conte Bernadotte. È, probabilmente, l 'ul­ timo segno di vitalità politica dell'estrema destra. L'assas­ sino non viene arrestato, ma il primo ministro può lancia-

ma perché non è stramazzata sotto i colpi dell'assalitore ... ,. ( Robert Mi­ srahi, ebreo francese, giornalista e professore alla Sorbona, in Le con­ flit israélo-arabe, dossier n. 253 bis di " Les Temps Modernes", cit.).

Nsi, dove sono Idi ordini di evaeuazfone! Se è

« Esaminando tutte le dichiarazioni ufficiali israeliane sull'esodo "volon­ tario " degli arabi, sono stato colpito dal fatto che non sono mai stati esi­ biti, come prove, gli ordini arabi di evacuazione. Gli israeliani affermano che ci sono documenti al riguardo. Ma dove sono? Si è detto che la ra­ dio araba ha diffuso ordini di eva­ cuazione. Ma non si sono mai citate le date, le stazioni emittenti, i testi dei messaggi. Trovandomi in Israele nel 1958 in qualità di ospite del mini­ stro degli Esteri domandai di vedere queste prove. Mi si assicurò che esi­ stevano e mi si promise di farmele vedere. Quando venne l'ora della mia partenza, non le avevo ancora viste, ma ricevetti altre assicurazioni sulla loro esistenza. Chiesi che mi fossero spedite. Le sto ancora aspettando »

( Erskine B. Childers in un articolo sullo • Spectator" di Londra, L'altro Exodus, 12 maggio 196 1 ).

LA RESPONSABILITA NON � TUTTA DA UNA PARTE SOLA « Quando gli arabi di Israele si sono dispersi, i dirigenti e gli intellettuali sono stati i primi a fuggire. Si è po­ tuto constatare allora, nel momento in cui ognuno si sentiva abbandona­ to, quanto fossero labili il senso del­ l'unità sociale e dell'appartenenza al gruppo. A ciò si aggiunsero l'influsso di certe voci serpeggianti nella colo­ nia araba, secondo cui era meglio partire, e le chiacchiere sugli arruo­ lamenti nell'esercito ... Certo, gli ara­ bi hanno sofferto, ma ì torti che han­ no subito non provengono tutti de parte ebrea. La loro propria respon­ sabilità non è trascurabile. Siccome però non è piacevole ammetterlo, es­ si cercano di falsificare il passato, mescolando dichiarazioni false e in­ citamenti all'odio » (Y. Harkabi, �e­ nerale di brigata ebreo, nel dossier citato di "Les Temps Modernes ").

PARLA UN TESTIMONE OCULARE « Se il rabbino Kaplan vuol proprio sapere come sono andate le cose, noi 103

re nel paese una campagna di propaganda che isola, defi­ nitivamente, gli estremisti e gli permette di sciogliere tut­ te le organizzazioni dissidenti . Alle elezioni generali del 25 gennaio 1 949, il MAPAI (partito di Ben Gurion) ottiene il 3 5 ,7 % dei voti, assicurandosi la maggioranza relativa con 46 seggi su 1 20. Chaim Weizmann, presidente dello Stato, affida a Ben Gurion il compito di formare il governo ( il pri­ mo ministro assume anche il dicastero della Difesa ) . Co­ mincia, dopo la guerra, il periodo della " normale ammini­ str�ione " . I problemi sul tappeto sono moltissimi : primo

vecchi immigrati in Palestina, testi­ moni della lotta, possiamo raccontar­ gli in qual modo gli arabi sono stati costretti a lasciare le città e i villag­ gi ... Alcuni sono stati cacciati a for­ za, con le armi. Altri sono stati spin­ ti alla partenza con l'astuzia, per mez­ zo di menzogne e di false promesse. Basta citare i casi delle città di Giaf· fa, Lydda, Ramleh, Beersheba, Acri ... ,. ( Natan Chofshi, pioniere ebreo, ri· spendendo alle domande di un rab­ bino americano sulla rivista " Jewish Newsletter", 9 febbraio 1959).

Parche i proruahi non possono tornare a casa loro? C'è una differenza fondamentale tra i profughi palestinesi e le altre categorie di rifugiati provenienti dal­ l'Europa, dalla Cina comunista, da Cuba, dall'India o dal Pakistan. Que­ sti ultimi non sono stati cacciati dal proprio governo, ma sono partiti di loro volontà, perché erano in disac­ cordo o perché non volevano vivere sotto un dato regime. Non esistono, in questi casi, né leggi né provvedi­ menti tali da impedire ai profughi di tornare a casa, se lo desiderano. Gli arabi palestinesi, invece, sono stati c

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espulsi a forza ... vorrebbero rientrare ma gli usurpatori, che adesso occu­ pano le loro terre e i loro focolari, glielo impediscono. Le Nazioni Uni­ te, rifuggendo alle proprie responsa­ bilità, hanno incoraggiato l'aggresso­ re e hanno eliminato ogni possibili­ tà di intesa pacifica ,. (Sami Hadawi, arabo palestinese, direttore dell'Isti­ tuto di studi palestinesi di Beirut, nel dossiere 253 bis qi "Les Temps Modemes", cit.).

E uercna non accenano un'altra soluziOne? c La maggior parte dei profughi pa­ lestinesi continua a credere di esse­ re vittima di una �rande ingiustizia e manifesta il desiderio di tornare nella propria terra. In particolare es­ si chiedono l'applicazione del para­ grafo II della risoluzione 194 ( III) dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, riguardante il loro rimpatrio e l'indennizzo. I profughi rifiutano, col­ lettivamente, certi progetti di finan­ ziamento che comporterebbero una sistemazione definitiva fuori della Pa­ lestina e di conseguenza l'abbandono di ogni speranza di rimpatrio ... D'al-

fra · tutti quello degli arabi palestinesi, ma non meno im­ portanti quelli dell'immigrazione e del consolidamento del­ l 'economia. A Rodi intanto si concludono le varie trattati­ ve armistiziali con la mediazione del successore di Bema­ dotte, Ralph Bunche. Il 24 febbraio 1 949 viene firmato un " Accordo d'armistizio generale " fra Israele e l'Egitto di re Faruk (che conserva la " striscia di Gaza " , ma deve smili­ tarizzare il Neghev meridionale) . Il 23 marzo firma anche il Libano. Il 4 aprile tocca alla Giordania. Il 20 luglio alla Siria. Solo l 'Iraq non firma. •

tra parte il governo d'Israele non ha preso alcuna misura per il rimpatrio e l'indennizzo previsti nella risoluzio­ ne 194 ( III ). Ora, a meno che non si trovi un'altra soluzione accettabile per le due parti, sarebbe poco reali­ stico da parte dell'Assemblea genera­ le credere che l'UNRWA ( agenzia di assistenza e soccorso dell'ONU, Uni­ ted Nations Relief and Works Agen, cy ) possa fare dei progressi signifi­ cativi nel quadro della reintegrazio­ ne dei profughi nella vita economica del Medio Oriente, sia per il rimpatrio sia per il rinsediamento, secondo la linea prevista dalla risoluzione 393 ( V ) dell'Assemblea generale del di­ cembre 1950 » ( da un rapporto del direttore dell'agenzia delle Nazioni Unite UNRWA, documento A/3686 ).

sponsabilità, ma di trovare soluzio­ ni... I profughi della Palestina· rappre­ sentano rt% della popolazione araba complessiva. Territori immensi in Si­ ria e in Iraq hanno urgente bisogno di mano d'opera. Nel 1957, il ministro iracheno agli Esteri ha dichiarato che il suo paese, da solo, era in gra­ do di accogliere tutti i profughi pa­ lestinesi. Appare perciò evidente che, per gli uomini di stato arabi, la riso­ luzione del problema dei rifugiati non è al primo posto. La politica qui ha il sopravvento sul senso di uma­ nità, e perfino sul semplice buon senso ,. ( Ephraim Tari, funzionario degli Esteri israeliano, nel dossier 253 bis della rivista " Les Temps Mo­ dernes ", cit.).

011 arabi vogliono cancellare l•raele

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« All'origine della questione dei pro- · fughi palestinesi c'è la determinazio­ ne araba di cancellare Israele dalla carta geografica con la forza. Solo partendo da questo punto si può ri­ salire fino alla responsabilità prima, e reale, di questo problema. Tuttavia oggi non si tratta piu di stabilire re-

« Credo che, politicamente parlando, non ci sia che una soluzione per il problema dei profughi arabi: Israe­ le deve riconoscere, unilateralmente, i suoi obblighi nei confronti degli a­ rabi, antichi abitanti della Palesti­ na » ( Erich Fromm, scrittore e pen­ satore ebreo, sulla rivista "Jewish Newsletter" del 19 maggio 1958 ).

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A UN ANNO DALLA SUA NASCITA Israele è una nazio­ ne a tutti gli effetti : e il 1 4 maggio 1 949 , Ben Gurion può annunciare che da quattro giorni i rappresentanti di I srae­ le siedono alle Nazioni Unite . Ma non appena l 'organizza­ zione internazionale tenta di intervenire nei suoi riguardi, il nuovo Stato si mostra particolarmente insofferente . I l 7 dicembre 1 949 l 'Assemblea generale dell'ONU vota una ri­ soluzione secondo cui Gerusalemme deve essere posta sot­ to il suo controllo. Il 1 3 dicembre, contro il parere del suo ministro degli Esteri Moshe Sharett, Ben Gurion decide di

ISRAELE AMMESSO ALL'ONO (se rinuncia a Gerusalemmel Una delle condizioni politiche impo­ ste dall'Assemblea generale delle Na­ zioni Unite per l'ammissione di Israe­ le all'ONU, ma certamente la piu im­ portante, era quella relativa all'in­ ternazionalizzazione di Gerusalemme. A questo proposito, i delegati dei paesi sudamericani (e in primo luo­ go la Colombia) facevano pressione per ottenere esplicite dichiarazioni dagli israeliani. E gli israeliani die­ dero « formale garanzia scritta che non si sarebbero opposti all'interna­ zionalizzazione » ( dall'Ordinanza del­ l'Assemblea generale dell'ONU, 13 aprile 1949). Solo a queste condizio­ ni fu concessa l'ammissione nell'or­ ganizzazione internazionale.

Secca 11111811111& di llen Gurlon In una intervista concessa ai corri­ spondenti del • New York Times •, dell'"Herald Tribune" e dell'"Obser-

Ben Gurion a New York nel marzo 1960

ver", Ben Gurion, in contraddizione cori le promesse fatte dai suoi dele­ gati all'ONU, dichiara (6 novembre 1949): « Israele non rinuncerà ai suoi diritti sul Neghev se non sarà co­ stretto con la forza. Israele non ac­ cetterà che si stabilisca un regime internazionale a Gerusalemme ».

.._..amma avri un regime lntemazlanala « La città di Gerusalemme sarà costi­ tuita come un corpus separatum sot­ to uno speciale regime internazio­ nale e verrà amministrata dalle Na­ zioni Unite. Dovrà essere costituito un Consiglio di fiducia per assumere le funzioni di Autorità Amministrati­ v'a delegata dall'ONU » ( risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite n. 1 8 1 , Il, del 29-1 1-1947 ).

Anche Il Papa i d'accordo Anche il Vaticano condivideva il pun­ to di vista dell'ONU, riguardo a Ge­ rusalemme. Sul problema della pace in Palestina il pontefice Pio XII si era già soffermato il primo maggio 1948 quando, nell'encicliCB: A t�;sP.iciq. Quae­ dam, aveva esortato 1 cnst1an1 a pre107

trasferire la capitale dello Stato da Tel Avìv alla Città San­ ta. È un vero e proprio gesto di sfida, segno della spregiu­ dicatezza con la quale il primo ministro condurrà sempre la sua politica estera, in bilico fra il desiderio di non urtare le potenze occidentali (per non perdere gli aiuti economi­ ci) , e la necessità di conservare la superiorità psicologica e belliéa nei confronti degli arabi . Mentre il mondo è spaccato in due dalla guerra fredda, la scelta ufficiale del nuovo Stato in politica estera è quella del " non allineamento " . Ne è sostenitore Sharett, esponen-

gare, nel mese di maggio, perché « le condizioni della Palestina siano com­ poste secondo equità, e che ivi pure trionfino felicemente la concordia e la pace ». Il 24 ottobre dello stesso anno, nell'enciclica In Mult iplicibus, Pio XII aveva detto : « Non crediamo che il mondo cristiano potrebbe con­ templare indifferente o iri una steri­ le indignazione quella Terra sacra ... calpestata ancora da truppe in guer­ ra, colpita da bombardamenti aerei; non crediamo che esso potrebbe la­ sciar consumare la devastazione dei Luoghi Santi, sconvolgere ".il gran Se­ polcro di Cristo " ». Concludendo, il pontefice si era espresso favorevol­ mente sull'instaurazione di un regi­ me internazionale per Gerusalemme e i suoi dintorni. Il 15 aprile 1949, nel­ l'Enciclica Redemptoris Nostri, papa Pacelli ribadiva la dichiarazione pre­ cedente, insistendo che « nelle attua­ li circostanze il regime internaziona­ le sembra il piu adatto per la tutela dei venerandi monumenti della vita e della morte del Divin Redentore ».

Denaro USA

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Già nel febbraio del 1948 un esperto americano aveva scritto : « Senza il flusso ininterrotto di denaro e di ap108

poggio politico da parte degli ebrei residenti negli Stati Uniti, la nuova Giudea rischia la distruzione, quasi certamente ,. ( R.W. Van Alstyne, " Cur­ rent History", febbraio 1948 ). E, in · fatti, nel gennaio · 1949 la Export-Im­ port Bank of Washington concedeva allo Stato d'Israele un prestito di 100 milioni di dollari, di cui 35 immedia­ tamente disponibili. Il governo labu­ rista israeliano poteva anche giudica­ re necessario sul piano diplomatico il non allineamento, ma le sue sim­ patie andavano tutte al mondo occi­ dentale ( notizie da Maxime Rodin­ son, op. cit.).

In am/1111 dell'e''""'" ,., ,. C8188

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Nel 1950 Ben Gurion · sostiene gli a­ mericani nella guerra di Corea; nel 195 1 , a maggio, compie un viaggio trionfale negli Stati Uniti, dove chie­ de l'appoggio di Truman e dei gran­ di finanzieri, ebrei e no, offrendo in cambio alleanza militare e il diritto di usare porti e aeroporti. ( Ma gli americani, pur non negando il loro aiuto economico, vanno cauti nel­ l'accettare le controfferte per non sbilanciarsi in favore di Israele met­ tendo in forse gli interessi del car-

te dell'ala moderata del MAPAI . Ma Ben Gurion si rende conto ben presto che una simile prospettiva non è realisti­ ca. Stalin infatti, che pure aveva sostenuto il piano di spar­ tizione dell'ONU e aveva riconosciuto il nuovo Stato, rion può aprire le " sue " frontiere . Appoggiare il sionismo signi­ ficherebbe perdere irrimediabilmente ogni influenza sui pae­ si arabi ; perciò gli ebrei russi non .lasceranno l 'Unione So­ vietica. Tuttavia, ciò che non viene da Oriente, viene da Occidente : dal 1 5 maggio 1 948 al 3 1 dicembre 1 95 1 entra­ no in Israele oltre 650 .000 immigranti. La popolazione ebrai-

tello petrolifero statunitense nei pae­ si arabi.) Questi sono alcuni esempi della politica di Ben Gurion, costan­ temente legata al mondo occidenta­ le. Le ragioni di questo legame sono complesse, e quella economica non è certo fra le ultime. Tuttavia tale at­ teggiamento ha suscitato, e continue­ rà a suscitare negli anni futuri, viva­ ci critiche da parte della sinistra, che accusa Israele di farsi sostenitore " dell'imperialismo americano ".

individualità » ( dal saggio di Eli Lo­ bel nel vol. citato di Sabri Geries ).

ISRAElE i il tranpolino di lancio del n-=olonialismo Gli arabi, in proposito, rincarano ul­ teriormente la dose. Valga per tutti questo drastico e conciso commen­ to dell'egiziano Lufti El Kholi, redat­ tore capo della rivista mensile Al Talia", e redattore politico del gior­ nale "Al Ahram" : « L'imperialismo mondiale ha permesso al sionismo di fondare Israele nel 1948 per fare del nuovo Stato una base di manovra contro i movimenti rivoluzionari ara­ bi. Tanto piu che questi movimenti si sviluppano sempre piu, e sempre piu si affermano le loro tendenze a raggrupparsi in una prospettiva so­ cialista, mettendo il bastone tra le ruote alla politica imperialista che vuole la divisione e la disunione de­ gli arabi. Israele è stato fondato an­ che per farlo diventare un trampo­ lino di lancio per lo sfruttamento economico progettato nella regione dal neocolonialismo » (in Le conflit israélo-arabe, dossier 253 bis di "Les Temps Modernes ", cit.). •

Ben Gurion è il servo dell'Occidente Eli Lobel (un economista ebreo, israe­ liano di sinistra) definisce la politica di Ben Gurion come « servilismo ver­ so l'imperialismo occident ale predo­ minante nella regione "· Lo studioso sostiene che tale " servilismo", stret­ tamente collegato alla concezione che Ben Gurion ha dello stato, deriva « dall'importanza che per lui riveste la concezione che il popolo ebraico deve realizzarsi in Israele e dal suo desiderio di mantenere i legami con la cultura e la civiltà occidentali. Egli vuole che il popolo ebraico non faccia parte del Medio Oriente, per timore che si integri e perda la sua

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ca raddoppia ; ma si moltiplicano anche le spese, e il defi­ cit dello Stato diventa insostenibile . Pur di non dover ri­ nunciare al principio da lui sostenuto con la " legge del ri­ torno " del 5 luglio 1 950 ( '' Ogni ebreo ha il diritto di stabi­ lirsi in questo paese come immigrante " ) Ben Gurion va a caccia di capitali ovunque , e a questa ricerca condiziona, pragmaticamente, la sua politica. La mossa piu discussa, in questo senso, è quella del 7 gennaio 1 952 quando prop� ne alla Knesset { Camera dei deputati ) di accettare le " ri­ parazioni " tedesche per gli eccidi nazisti . All'estrema de-

lo,

tutte calunnie lleii'.UIIIRHIIIRO ••

A queste accuse gli ebrei israeliani di tendenze socialiste moderate rispon­ dono con argomentazioni sul genere di questa di Dov Bamir, �indacalista del MAPAM, partito operaio unifica­ to, membro del comitato nazionale della Histadrut, emigrato in Palestina dal Belgio nel 1932. « Lungi da me ogni idea di mettere in discussione la politica estera israeliana che va ver­ so Occidente. Ammettiamo pure che la " connivenza" con gli Stati Uniti sia totale. Sarebbe allora lo stesso caso dell'Italia, del Benelux, della Germa­ nia : forse che questi paesi sono con­ dannati come " trampolino dell'impe­ rialismo " ? Non si fa forse distinzio­ ne tra governanti e governati, tra Europa vera ed Europa ufficiale? Noi abbiamo ricevuto prestiti dagli ame­ ricani. Ma chi non ne ha ricevuti, a cominciare dalla Francia, dall'Inghil­ terra fino all'Egitto e agli altri paesi arabi, per non parlare del grano che va in URSS ? So bene dove vogliono arrivare queste considerazioni. Vo­ gliono suggerire che Israele, trampo­ lino dell'imperialismo, è un paese ar­ tificiale, una specie di gigantesca por­ taerei " al servizio" degli americani. 1 10

Comunque, queste formule magiche - e calunniose - si prestano sem­ pre meglio ad essere applicate ai pae­ si dell'Europa occidentale. Io procla­ mo " artificiali " questi paesi perché ospitano basi americane ... Io e il mio partito vorremmo arrivare a una po­ litica di neutralità e di coesistenza pacifica con USA e URSS. Tuttavia sarebbe ora di smetterla di conside­ rare Israele "un po' piu colpevole " degli altri. V'è in tutto ciò un certo odore di antisemitismo e di discrimi­ nazione antiebraica " ( da Le conflit israélo-arabe, dossier 253 bis di "Les Temps Modemes ", cit.).

Un miliardo e mezzo li/ dollari per gli Bt:t:/11/ IIIIZIStl 12 marzo 195 1 . Il ministro degli Este­ ri Sharett, a nome di Ben Gurion, presenta una nota diplomatica alle quattro potenze che occupano la Ger­ mania ( Stati Uniti, Unione Sovietica, Francia, Gran Bretagna). La " nota" richiedeva dalla Germania, a titolo di riparazione per gli eccidi nazisti, l miliardo e mezzo di dollari. Ma, al tempo stesso, aggiungeva : « Un cri­ mine immenso e tremendo come quel­ lo commesso dai tedeschi, che hanno distrutto un terzo del popolo ebrai-

stra che soffia sul fuoco, capeggiata da Begin, una simile proposta appare " sacrilega " . Ma Ben Gurion guarda al so­ do . Fa domare dall 'esercito i gravi tumulti scoppiati intur­ no alla Knesset durante il dibattito ; e con 6 1 voti favore­ voli e 50 contrari assicura al paese un'entrata annua di cir­ ca 80 milioni di dollari per l O anni da parte della Germania di Bonn. Verso la fine del 1 952, muore il presidente Weiz­ mann . Gli succede un vecchio amico di Ben Gurion, Yitzak Ben Zvi il quale conserverà- la carica, due volte rieletto , fino alla morte ( aprile 1 963 ) . •

èo, non può essere in alcun modo espiato con riparazioni materiali. Tutto ciò che può essere fatto è as­ sicurare l'identificazione degli eredi delle vittime e procedere al loro ri­ sarcimento morale " ·

BEli SUR/011: "Abbiamo chiesto Il mlnlmil" « Lo Stato di Israele ha fissato a l miliardo e mezzo di dollari l'ammon­ tare delle sue richieste alle due parti della Germania perché questa è la cifra minima richiesta per l'assorbi­ mento e l'integrazione di mezzo mi­ lione di immigrati dai paesi soggetti al regime nazista » ( dal discorso alla Kness � t, 7 gennaio 1952 ).

A DENA UER: "Noi daremo la nostra parte" Fin dal 27-9-195 1 , il governo di Ade­ nauer ha dichiarato la sua disponibili­ tà ad un accordo per le riparazioni. « Ci proponiamo di arrivare alla solu­ zione del problema delle riparazioni materiali agli ebrei per mezzo di ne­ goziati con i rappresentanti del go­ verno di Israele che ha assorbito un gr�n numero di rifugiati ebrei ».

U S/11/STRE: "t:/ stanno fl&ndendo'" « Il governo sta proponendo la di­ struzione della nostra indipendenza spirituale, vuoi far seguire alla ven­ dita delle nostre anime la vendita dei nostri corpi ,. ( dichiarazione del rappresentante del MAPAM, Hazan, nel dibattito alla Knesset sul proble­ ma delle riparazioni, 7 gennaio 1952 ).

violenta reazione della destra La

Mentre alla Knesset si svolgeva il di­ battito sulle riparazioni, una folla in­ ferocita, cercò di fare irruzione nel­ l'aula. Alla sua testa era Menahem Begin, leader dell'estrema destra. Il giornale del suo partito, l'" Herut ", racconta, nell'edizione del giorno se­ guente, che Begin aveva gridato alla folla riunita nella piazza di Sion ( antistante alla Knesset ) : « Quando hanno fatto fuoco contro di noi col loro cannone, io diedi l'ordine : No! Oggi io dò l'ordine : Si! Questa sarà una guerra per la vita o per la mor­ te "· Ben Gurion fa intervenire l'eser­ cito. La cosa si risolve con alcune centinaia di arresti. 111

« DOBBIAMO FARE DI TUTTO perché non tornino mai ! » Con queste parole Ben Gurion si era espresso già nel 1948 intorno al problema dei " rifugiati palestinesi " . Questi, circa 650 .000 persone , costituiscono una massa disorganizzata ma esplosiva, una fonte continua di instabilità e di guerri.. glia alle frontiere dello Stato. La posizione intransigente di Ben Gurion sul problema si scontra con quella dell 'ala mo­ derata del suo partito, capeggiata da Sharett , favorevole a una soluzione negoziata . Sharett anzi , come ministro degli Esteri , accetta in parte una risoluzione dell 'ONU che im-

TRUMAN : "Israele

dewe risolwere Il problema del profughi"

In una nota diplomatica del 29 mag­ gio 1949 a Ben Gurion, il presidente Truman esprime « la sua profonda insoddisfazione per il fatto che Israe­ le ha rifiutato di fare concessioni sul problema dei rifugiati... considera "l'atteggiamento di Israele molto pe­ ricoloso per la pace• e insiste che "devono essere immediatamente fat­ te tangibili concessioni come neces­ sario preliminare ad ogni progetto di accordo generale sul problema pa­ lestinese". In caso contrario minaccia che "gli Stati Uniti avrebbero ricon­ siderato la loro politica nei confron­ ti di Israele " ,. (notizie da Fred J. Khouri, op. cit.).

ISRAELE: "l profughi sono un'arma politica in mano agli anbl . . . "

militare e politica nelle mani degli stati arabi. Ben Gurion: « Sono ban­ de di predoni addestrati... per com­ mettere atti di terrorismo e di sabo­ taggio ,. (Israele: . la grande sfida ). V.D. Segre: « Sono un continuo peri­ colo alle frontiere di Israele e le lo­ ro continue infiltrazioni causano con­ tinui incidenti, e perfino la guerra del 1956 ,. (lsrael, a society in transi­ tion). Abba Eban: « Organizzati da­ gli egiziani, sono responsabili di as­ sassinii e di atti di sabotaggio ,. ( Sto­ ria del popolo ebraico).

• • •

e se la passano molto bene

c L'aiuto che ricevono dalle organiz­ zazioni internazionali ha dato loro un tenore di vita piu alto di quello dei vicini... il loro livello di istruzio­ ne è maggiore di quello medio degli stati arabi... al . punto che possono fornire migliaia di tecnici provetti, di inse�anti, di artigiani a tutti i paesi ctrcostanti ,. ( V.D. Segre, cit.).

Molte fonti israeliane sostengono che i rifugiati palestinesi sono un'arma

Come • ! Hanno troppo per morire e non abbastanza per wlwere

Ben Gurion al •Muro del pianto• dopo la conquista di Gerusalemme ( 1967)

« La sottoalimentazione provoca ef­ fetti terrificanti, specialmente nei 1 13

pone il rimpatrio dei profughi : ne avrebbe ammessi 1 00 .000 . In tal senso, fra l 'altro, fanno pressione anche gli america­ ni . Ma Ben Gurion non ne vuole sapere e l 'opinione pub­ blica è con lui . Sharett deve cedere . Le prospettive di una pace duratura si fanno sempre piu vaghe, mentre nei paesi arabi ai colpi di stato . si succedono colpi di stato . In Siria, i militari si impadroniscono del potere il 3 0 marzo 1 949. In Iran ( Persia) un complotto abbatte Mossadegh il 19 agosto del 1 953 . Ma i cambiamenti piu importanti avvengono in Egitto, dove un gruppo di ufficiali, fra i quali si distingue

bambini; i casi di cecità per man­ canza di vitamina A sono cosi nume­ rosi che l'Organizzazione mondiale per la Sanità sta in questo momen­ to conducendo uno studio in propo­ sito. I bambini sono coperti di pia­ ghe dovute a carenze alimentari, i ca­ pelli cadono o diventano quasi bian­ chi. La tubercolosi si propaga rapi­ damente nel sud » ( A.M. Gaichou, La situation des refugies palestiniens demeure prècarie, in "Le Monde ", 272-'63 ). « Meno di 18 dollari di viveri all'anno per persona, sotto forma di farina, riso, legumi secchi, zucchero, olio, datteri... una coperta ogni tre persone... Tali sono gli elementi del tenore di vita dei profughi che dipen­ dono esclusivamente dagli aiuti del­ l'ONU » ( dossier di Micheline Paunet, citato da Nathan Weinstock, Aiuto ir­ risorio, troppo per . morire, troppo poco per vivere ).

Vogliono riprenderai la loro tarra

I beni mobili e immobili " abbando­ nati • dagli arabi dopo la guerra del 1 948 sarebbero valutabili, secondo quanto sostiene l'ufficio profughi, in una cifra enorme : 120 milioni di ster­ line. Ma secondo gli arabi, la cifra è 114

molto piu alta : 2400 milioni di ster­ line, e circa 1'80% del territorio dello Stato di Israele. Le incursioni dei ri­ fugiati non sarebbero state perciò at­ tacchi di predoni, ma rivendicazioni di legittimi proprietari ( not. da Pe­ retz, Israel and Palestine Arabs, 1958 ).

llla la terra non .ano plu lorol In realtà, la legislazione israeliana toglieva ogni base legale alle rivendi­ cazioni dei rifugiati. Infatti, in base alle Emergency Regulations emanate ancora dagli inglesi ma mantenute in vigore nel nuovo Stato, era possi­ bile al governo circondare con una "cintura militare • le zone ritenute strategiche ed impedirvi l'entrata di chiunque. Invece la " legge sulle pro­ prietà degli assenti ", promulgata nel 1950, decretava che i beni " abbando­ nati " per un certo periodo sarebbe­ ro divenuti proprietà dello Stato ( no­ tizie da Sabri Geries, op. cit.).

C'i la ••..._ sulla ......... dagli 111111" Quando la " legge sulle proprietà de­ gli assenti " fu presentata alla Knes-

Gamal Abdel Nasser, rovescia, il 23 luglio 1 952, il regime di re Faruk. t!. solo il primo atto di un lungo t ravaglio po­ litico, che vede la figura di Nasser portarsi via via in primo piano . Il nuovo regime egiziano non è ostile all 'Occidente, ma persegue una politica nazionalistica tesa alla liberazio­ ne dalla tutela inglese : e ha successo. Il 27 luglio 1 954 vie­ ne firmato l 'accordo per il Canale di Suez. Le truppe ingle­ si dovranno sgombrare . L'ultimo velo britannico sul Medio Oriente sta per cadere : israeliani ed egiziani fra poco si troveranno fronte a fronte . Anche per questo motivo, l'at-

set nel 1950, Seif el-Din el-Zoubi, del partito democratico di Nazareth affi­ liato al MAPAI, la denunciò come « u­ na legge oppressiva e senza fonda­ mento » e il suo compagno di partito Amin Salim Jarjura disse che si trat­ tava di una « vendetta contro gli ara­ bi "· Nel voto finale, un emendamen­ to teso a proteggere gli arabi d'Israe­ le fu battuto con soli 8 voti di scar­ to, nonostante fosse stato appoggiato dagli arabi e da molti ebrei di tutti i partiti ( notizie da Walter Schwarz, The Arabs in Israel, Londra 1959).

IN EGITTO

gli israeliani devono presto cambia­ re opinione sull'egiziano. Scrive an· cara Abba Eban : « Salito al potere, Nasser si era servito dell'odio contro Israele per riunire il mondo arabo sotto la sua bandiera. Il suo atteggia­ mento era spudoratamente egemo­ nico. Tutti gli stati medio orientali e buona parte dell'Africa erano, secon­ do le sue vedute, i vassalli del Cairo. L'odio per Israele era lo slogan uni­ ficatore. La dottrina anti-israeliana di Nasser era un mezzo, non un fine. Ma fu diffusa e articolata con tale co­ stanza che ben di rado fu possibile mantenere a lungo tranquilla la re­ gione " ·

Nassar pranda il potara « Gamal Abdel Nasser ,. racconta Ab­ ba Eban ( op. cit.) « aveva iniziato la sua carriera di leader . nel 1952 racco­ gliendo le simpatie di molti paesi, tra i quali Israele. I suoi slogan di libe­ razione nazionale, di sviluppo econo­ mico, e una nazionalizzazione del Ca­ nale di Suez che avrebbe dovuto ser­ vire liberamente gli interessi interna­ zionali, apparvero di buon auspicio per una nuova era nella leadership politica del mondo arabo. » Ma nonostante le buone premesse,

Ben Swlon: ''È un uomo t:1111 le Idee chiare" « In un libriccino intitolato La filoso­ fia della Rivoluzione, questo giovane dittatore espose in modo franco e a­ perto quali fossero le sue ambizioni politiche. Tre erano i suoi obiettivi : l ) acquistare un potere su tutti i paesi arabi; 2) diventar il capo di tut­ ti i popoli musulmani; 3) diventare il leader dell'intero continente africa­ no » ( D. Ben Gurion, Israele: la gran­ de sfida, cit.). 1 15

teggiamento filo-occidentale del governo egiziano dura po­ co : nei paesi arabi i problemi piu sentiti non sono quelli della guerra fredda e dell'equilibrio mondiale, ma le riven­ dicazioni nei confronti di Israele che appare, a torto o a ragione, un'incombente minaccia. Gli Stati Uniti non pos­ sono al tempo stesso sostenere Ben Gurion e Nasser ; men­ tre gli inglesi, favorendo la costituzione del patto di Bagh­ dad ( sottoscritto da Turchia e I raq nel febbraio-aprile 1 95 5 ) tentano d i isolare militarmeri.te l'Egitto, Nasser s i cerca altri alleati . Quando il 13 giugno 1 956 gli ultimi soldati in-

Un tiranno? llon • rem c Quest'uomo che viene accusato con faciloneria dai suoi avversari di es­ sere un autocrate brutale, mi è sem­ pre parso invece, tutte le volte che l'ho avvicinato, di una dolcezza e di una sensibilità infinite; con i suoi in­ terlocutori è cordiale e affabile, e la maggior parte viene conquistata dal · suo fascino. Confesso che ne so­ no stato vittima anch'io ... Nasser, co­ munque, non ha niente di • mussoli­ niano ". Non ha niente del tiranno sanguinario. l.o vorrei persino con­ siderare come un assertore della non violenza ,. ( Claude Estier, L'Egyp­ te en révolution, Parigi 1965 ).

LA STRATEGIA DELLA RAPPRESAGLIA

non serve a niente !

c Ad Assum, tre arabi sono stati fe­ riti e tre uccisi; a Jenin uno ucciso e uno ferito; a Shaikh Madh Kur uno ucciso e uno ferito, a Beit Ligya e Beit Sira due uccisi e cinque feriti, in totale sette uccisi e nove feriti. Fra gli israeliani, oltre al sergente Gibli, ferito e catturato a Assum, devono esserci stati molti altri soldati feriti, e forse uccisi, in queste operazioni. ..

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come provano le tracce di sangue, le attrezzature abbandonate •e altri se­ gni. Questi sono i risultati dell'azione di rappresaglia per un solo incidente. Essi illustrano, in miniatura, la com­ pleta incapacità della politica israe­ liana di mantenere la pace ai suoi confini, o di fermare le infiltrazioni e il sabotaggio con la rappresaglia... Le azioni di rappresaglia davano qual­ che soddisfazione al pubblico israe­ liano, o almeno ai giornali, ma non avevano alcun effetto nei confronti del loro scopo dichiarato ,. ( generale E.L.M. Bums, op. cit.).

No, è utilissima A sostegno della tesi dell'utilità del­ la rappresaglia gli israeliani portano le seguenti cifre, che dicono come durante il 1955, dopo le azioni di rap­ presaglia di Quilya, Nathalin e altre, la situazione rimanesse calma sul fronte giordano. 1955

1956

8 19 israeliani uccisi israeliani · feriti 30 33 giordani uccisi 18 78 giordani feriti 7 39 Ma da gennaio a settembre del 1956 i •casi " aumentarono molto. Secondo Bums il motivo sono le dimissioni

glesi abbandonano Suez lasciando dietro di sé ingenti quan­ titativi di materiale bellico, due cacciatorpediniere sovieti­ ci calano l'ancora nel porto di Alessandria. La tensione si accende nel Mediterraneo orientale . Mentre nei paesi arabi si verificano questi mutamenti, al­ trettanto fluido e incerto si presenta il quadro politico in­ temo di Israele . Al vertice dello Stato i dissapori fra Ben Gurion e i suoi collaboratori si sono fatti sempre più pro­ fondi . Moshe Sharett è convinto che la linea giusta è quel­ la della diplomazia, del lento lavoro per tessere la tela del-

forzate di Glubb Pascià dopo le qua­ li l'esercito giordano non è _ piu in grado di trattenere i fedayn. Perciò non la rappresaglia ( come dicono gli israeliani) ma Glubb Pascià tiene bas­ so il numero degli incidenti.

RICORDA AGLI ARABI LA FORZA DI ISRAELE « Se gli egiziani dopo il bombarda­ mento di Gaza o i giordani dopo l'at­ tacco di Nathalin non ci hanno di­ chiarato guerra, questo è un segno che essi e gli altri paesi arabi non erano in grado di sconfiggere Israele. Come a dire che ogni atto di rappre­ saglia condotto da Israele poteva servire come incoraggiamento a un governo arabo a considerare la possi­ bilità di accettare l'esistenza di Israe­ le piuttosto che perdere continua­ mente la faccia con una vana oppc>­ sizione ,. ( Burns, op. cit.).

La strana log!� del generale Dayan Il. sempre stato motivo di grande agitazione fra gli israeliani che qual­ cuno dei loro uomini, nel corso di azioni di guerriglia, cadesse nelle ma-

ni degli arabi. Anche il generale Da­ yan segue la regola generale. Quando il sergente dei paracadutisti Gibli, nel corso di una azione di rappresa­ glia (il 28 giugno 1954 ) viene ferito e fatto prigioniero dagli arabi, Dayan non esita a rischiare la vita di altri suoi uomini per catturare dei prigio­ nieri da offrire in cambio della sua liberazione. Cinque arabi contro un israeliano. La proposta di scambio dei prigionieri doveva passare aura­ vero il mediatore delle Nazioni Uni­ te, gen. Burns, il quale cosi racconta il fatto : « Il gen. Dayan... mi chiese quale pensavo sarebbe stata la rea­ zione delle autorità giordane se i cin­ que prigionieri arabi fossero stati re­ stitui senza condizioni. I giordani sa­ rebbero stati ugualmente generosi, e avrebbero restituito il prigioniero israeliano nelle loro mani dal 28 giu­ gno, il sergente dei paracadutisti Gi­ bli? Il mio primo impulso fu quello di respingere la proposta. Gibli era stato fatto prigioniero bene all'inter­ no pel territorio giordano durante un raid militare in chiara violazione degli accordi armistiziali. Per questa operazione Israele era stato condan­ nato dalla Commissione mista per l'armistizio. Ma i prigionieri che il ge­ nerale Dayan · proponeva di scambia­ re con Gibli ' erano stati presi in una 1 17

la pace . Ritiene perciò nece�sario abbandonare la politica dell 'intransigenza, cercando un compromesso con i paesi arabi sul problema dei confini e dei palestinesi, evitando gli incidenti di frontiera ed assumendo un atteggiamento con­ ciliante nei confronti delle commissioni di armistizio del­ l 'ONU . Ma Ben Gurion non ha fiducia nelle Nazioni Unite. È convinto che ogni palestinese " di ritorno " sottrae un po­ co di spazio all 'immigrazione ebraica ; non è disposto a transigere sui confini : neppure un centimetro della terra conquistata col sangue ebraico deve essere ceduta. Unica

successiva serie di raid in Giordania, che era culminata con l'attacco di Beit Ligya. Perciò la proposta, dal punto di vista morale, era equivalen­ te a pagare il debito nato dal primo crimine con i proventi di altri quat­ tro » ( Burns, op. cit.).

serto ... Comunicai quindi al Comitato centrale del mio partito, il MAPAI, che avevo deciso di ritirarmi dal mi­ nistero ... » (D. Ben Gurion, Israele: la grande sfida, op. cit.).

19153 - Ben Gurlon al r1ara

« Non ce la faccio piu a sopportare lo stress psicologico sotto il quale lavoro nel governo... se mi allontano dal lavoro qualche giorno mi sembra di riacquistare le mie capacità, come avveniva 20 o 30 anni fa ... sono giun­ to alla spiacevole conclusione che non ho altra scelta che quella di ab­ bandonare il mio lavoro per un anno o due ... Un amico, di cui ho chiesto il parere, mi ha consigliato di richie­ dere una " licenza " di un anno o due ... ma una " licenza " per il primo mini­ stro non è concepibile » ( dalla lettera con cui Ben Gurion annuncia al pre­ sidente Ben Zvi il proposito di dare le dimissioni ).

« Verso la fine del 1953, ebbi l'im­ pressione che questi problemi ( gli attacchi dei fedayn agli ordini di Nasser) avrebbero potuto diventare molto critici nel corso di un anno o due e, nel contempo, ero molto preoc­ cupato dal fatto che gli immigrati in numero sempre crescente cercavano sistemazione nelle città e nei paesi già sovraffollati, invece di muovere verso le terre disabitate del Neghev e della Galilea. Di ciò senza dubbio si compiacevano i nostri vicini arabi, che proprio per la loro politica cer­ cavano di creare condizioni di insi­ curezza in queste zone aperte, e lun­ go le nostre frontiere. Piu mi rende­ vo conto di quella tendenza, piu for­ te diventava la. mia tentazione di an­ darmene io stesso in quei nostri de­ serti, e diventare uno di coloro che cercavano di rendere fruttifero il de1 18

Motivi di saluta?

No. troppi colpi di tasta Secondo Maxime Rodinson (l sraele e il rifiuto arabo, cit.) il vero motivo delle dimissioni è che Ben Gurion fa­ ceva troppi " colpi di testa " e mette-

strada valida per imporre agli arabi l 'esistenza di Israele la rappresaglia ; gli stati confinanti sono responsabili di ogni infiltrazione, di ogni violenza commessa dagli esaspe­ rati fedayn che premono alle frontiere, e devono perciò subire la ritorsione . Ma una tale politica corre il rischio di isolare gli ebrei e togliere loro il sostegno dell 'opinione pubblica mondiale e degli americani , preoccupati di non perdere definitivamente il treno medio-orientale. È in que­ sto momento di tensione che Ben Gurion decide di dimet­ tersi . Il 7 dicembre 1 953, lasda il posto di capo del governo è

va in difficoltà la diplomazia israe­ liana. Nella notte fra il 14 e il 15 ot­ tobre 1 953, per esempio, « un contin­ gente dell'esercito israeliano attaccò per rappresaglia il villaggio giordano di Kibya, distruggendo 40 abitazioni, uccidendo 53 abitanti (uomini, don­ ne, bambini) e ferendone quindici. Due mesi dopo Ben Gurion, che ave­ va ordinato questo attacco, dava le dimissioni e si ritirava nel kibbuz di Sde Boker ».

11 suo successore e una numta « Comparato a Ben Gurion, Sharett come leader mancava di simpatia, di dinamismo, di attrazione per le masse. t:. una regola generale che an­ che in una democrazia un sostenito­ re della pace abbia meno fascino di un leader che non rigetta l'idea della guerra per raggiungere gli obiettivi nazionali? Forse per ogni popolo l'immagine del leader è quella del­ l'eroe che conduce la nazione in guer­ ra, anche se talvolta gli eroi hanno portato i loro popoli al disastro » ( Bums, op. cit.).

L'AFFARE LAVON , u na storia poco c h i a ra « I servizi segreti israeliani avevano ideato nell'epoca in cui Ben Gurion era capo del governo, un piano di sabotaggio, la cui esecuzione era sta­ ta affidata a una rete di agenti israe­ liani organizzati da Abraham Dar, al Cairo, fin dal 195 1 . Lo scopo dell'o­ perazione, diretta da Samuel Azzar, era quello di compromettere le buo­ ne relazioni del regime nasseriano con gli occidentali e con gli Stati U­ niti in particolare. Poiché il ministro Lavon non aveva molta fiducia nel progetto, il piano venne eseguito a sua insaputa, in collegamento con Ben Gurion che si era ritirato dalla politica attiva rna aveva conservato potenti amicizie in seno allo Stato Maggiore. I militari hanno imputato il fiasco dell'operazione - la rete venne neutralizzata dagli egiziani nel 1 954 dopo alcuni attentati - al mal­ capitato Lavon servendosi di docu­ menti falsi prodotti dallo Stato Mag­ giore. Il ministro venne costretto a dare le dimissioni nel febbraio 1955 e questo permise a Ben Gurion di ritornare clamorosamente al gover­ no come ministro della Difesa » ( Na­ than Weinstock, op. cit. ).

1 19

a Moshe Sh�rett ; quello di ministro della Difesa a uno dei suoi delfini , Pinhas Lavon, ex segretario generale del MA­ PAI , e si ritira nel Neghev, in una piccolissima colonia di pionieri a sud di Beersheba ( Sde Boker, il " campo del man­ driano " ) . Vive in una casa di legno, prefabbricata, con la moglie Paula che lo ha seguito anche in quest 'occasione. Ma, nonostante dichiari di volersi dedicare completamente ai libri e al lavoro dei campi , non rompe i suoi legami con la vita politica. I " giovani " che dirigono il paese lo consi­ derano ancora il loro capo e si recano spesso ·a Sde Boker,

11 ritorno del ..vaccruo leone" « Nessun candidato potrebbe avere maggiori possibilità di occupare il posto ( di ministro della Difesa ) ... che l'uomo che ha fondato le forze arma­ te di Israele... ed è legato ad esse con l'onore e la lealtà · di ogni fibra del suo corpo. Perciò ho richiesto a David Ben Gurion, ora membro di Sde Boker, di accettare il difficile in­ carico. Ben Gurion ha accettato ... » (dal discorso alla Knesset del 21 feb­ braio 1955 di Moshe Sharett).

Il colpo di Gaza Appena Ben Gurion varca la porta del dicastero della Difesa, Israele tor­ na a farsi minaccioso. Jn contrappo­ sizione al pacifismo di Sharett, Ben Gurion riorganizza la rappresaglia. « Fino al febbraio 1955 » racconta Fred J. Khouri ( op. cit.) « nella stri­ scia di Gaza non si erano verificati incidenti gravi... negli ultimi mesi del 1 954, la frontiera con l'Egitto era sta­ ta relativamente tranquilla. Tuttavia, il 28 febbraio 1955, Israele lanciò en­ tro i confini di Gaza un'incursione militare particolarmente massiccia, che ammazzò 38 arabi e ne feri 31 ». 120

Quest'azione di Ben Gurion era detta­ ta dalla convinzione che « la modera­ zione di Israele negli ultimi mesi era stata interpretata dagli egiziani come un segno di debolezza " e che perciò « bisognava infliggere all'Egitto una lezione » ( " New York Times ", 2 mar­ zo 1955 ). « Per Ben Gurion » scrive il biografo di Nasser, R. Stephens, " il raid di Gaza rappresentava il primo passo verso un rafforzamento di quel­ la politica di sicurezza detta " della difesa attiva ", una politica destinata a culminare, alla fine, nella • guerra preventiva" contro l'Egitto " (Nasser, a political biography, Allen Lane, The Penguin Press, 1971 ).

La condanna delle

Nazioni .unite

" ... Rilevando quanto la Commissio­ ne mista per l'armistizio ha riscon­ trato il 6 marzo 1955, e cioè -che è stato compiuto un attacco premedi­ tato e organizzato su ordine delle au­ torità israeliane contro le forze rego­ lari dell'esercito egiziano a Gaza ... il Consiglio· di Sicurezza condanna que­ st'attacco... e domanda di nuovo a Israele di prendere tutte le misure necessarie per prevenire queste ag­ gressioni. »

dove hanno con lui lunghi colloqui . Passa poco piu di un anno, e, specialmente per l 'insistenza di Golda Meir (mi­ nistro del Lavoro ), Ben Gurion accetta di tornare ad as­ sumere il ministero della Difesa, al posto del dimissiona­ rio Lavon, coinvolto, sembra, in un oscuro affare di sabo­ taggio le cui conseguenze politiche hanno messo in diffi­ coltà il gabinetto. È il 2 1 febbraio 1 955 . Sette giorni do­ po la politica " prudente " di Sharett viene sepolta insieme con i 38 uomini ( altre fonti 42 , 36) uccisi a Gaza da una spedizione che distrugge il quartiere generale egiziano . •

BEli IJURIB/1: "DobbiiiiiiD p111 11/fenllen:/ 11111 ptellon/1" Ben Gurion, nel suo libro Israele: la grande sfida (cit.), giustifica l'attacco di Gaza come " diritto all'autodifesa", infatti : « Bande di predoni adde­ strati per la bisogna, chiamati fe­ dayn, con base nella striscia di Ga­ za, ricevevano l'ordine di passare la frontiera israeliana e di commettere atti di terrorismo e di sabotaggio ... ora, tutti gli osservatori dell'ONU (che chiamano " rappresaglie " le no­ stre misure difensive ) sapevano al­ trettanto bene quanto noi, che i fe­ dayn operavano agli ordini dei gover­ ni arabi, con l'Egitto in testa " ·

Agenti provocatori all'origina c:talla lncu....onl? Il governo egiziano disse al generale Burns che i raid contro Israele ve­ nivano organizzati dai loro opposi­ tori politici in Egitto ( si pensava fos­ sero i " Fratelli Musulmani " ) con lo scopo di aggravare la tensione ai con­ fini (notizia da R. Stephens, Nasser, Penguin Press, Londra 197 1 ).

Glubb Pascià esce di scena Circa tre mesi dopo il ritorno di Ben Gurion a capo del governo di Israe­ le, Glubb Pascià, il generale inglese comandante la Legione Araba giorda­ na, viene liquidato in quanto il suo atteggiamento nei confronti di Israe­ le appare agli occhi di molti piutto­ sto molle. « Il 29 febbraio 1956, il re di Giordania e il suo governo, che io avevo servito per ben ventisei anni, mi intimarono di lasciare il paese en­ tro due ore. ,. Il motivo principale dell'allontanamento, però, come ricor­ da Glubb Pascià nel suo citato A Soldier with the Arabs, non è mili­ tare ma politico. Egli veniva accusa­ to di " tenere indietro" gli arabi per­ ché aveva schierato la Legione Ara­ ba in una area arretrata rispetto al confine nel quale, da un punto di vi­ sta militare, sarebbe stato molto piu facile resistere a un attacco. La sua politica dell'evitare gli incidenti di frontiera mettendo in prigione i sa­ botatori era altamente impopolare fra i palestinesi, ai quali questa sem­ brava una sospensione delle ostilità contro Israele, una rinuncia alle ter­ re occupate dagli israeliani. « La mia partenza non migliorò certo i rap­ porti anglo-giordani. " 121

122

CON IL RITORNO DI BEN GURION al potere ( il 2-1 1-1 955 di nuovo primo ministro) dopo che le elezioni generali del 26 agosto avevano segnato una forte avanzata della destra, i " falchi " guidati da Dayan, messi in disparte dalla presi­ denza Sharett, riacquistano baldanza . Sharett conserva an­ cora il posto di ministro degli Esteri , ma la sua influenza si fa sempre piu debole . Alla fine dell'anno Ben Gurion di­ fende un piano di Dayan per attaccare l 'Egitto e costrin­ gerlo a riconoscere la libertà di navigazione nello stretto di Tiran (Golfo di Aqaba) alle navi da guerra israeliane ; il è

E&ITTO E SIRIA SI ALLEANO Nel novembre 1955 l'Egitto annuncia l'unificazione dei comandi militari di­ fensivi con la Siria, e Nasser dichia­ ra: « I due paesi che una volta han­ no salvato il mondo arabo dai tar­ tari e dai crociati possono ora pro­ teggerlo contro il sionismo ».

Ma Israele è ancora In vantaggio Nel suo discorso alla Camera dei Co­ muni del 12 dicembre 1 955, Antony Eden si è cosi espresso : « Israele, a ptio parere, non è in una posizione di . svantaggio, dal punto di vista mi­ litare, né rispetto a ciascun singolo stato arabo, né di fronte a qualun­ que alleanza fra di essi » ( R. Ste­ phens, op. cit. ).

L 'attacco a T/ber/ade Ne11a notte tra 1' 1 1 e il 12 dicembre 1955, in seguito ad un attacco da ter­ ra dei siriani contro due pescherecci ( secondo gli israeliani) o due moto­ vedette ( secondo i siriani) di Israe-

Ben Gurion conversa con un collaboratore

le, si sviluppò la rappresaglia ordina­ ta da Ben Gurion. « Attaccammo ... con pieno successo. Le posizioni si­ riane che dominavano il lago furono distrutte, e prendemmo alcuni pezzi di artiglieria e 29 prigionieri » ( Ben Gurion, Israele: la grande sfida, cit.).

VIOLATI GLI ACCORDI INTERNAZIONALI « L'attacco dell'l l dicembre è una flagrante violazione degli accordi del " cessate il fuoco", degli accordi gene­ rali di armistizio fra Israele e la Si­ ria, degli obblighi contratti da Israe­ le con l'adesione alla " Corte • del­ l'ONU ... Il Consiglio ( di sicurezza) e­ sprime grave preoccupazione per il fatto che Israele non rispetta gli ac­ cordi presi... pur essendovi stata una interferenza da parte delle autorità siriane all'attività israeliana sul lago di Tiberiade » ( dalla mozione propo­ sta dagli Stati Uniti ed approvata al­ l'unanimità il 10 gennaio 1956 ).

BEN GURION: « SIAMO STATI COSTRETTI



« La nostra politica era chiara e io l'avevo spiegata innumerevoli volte. Se le linee fissate dall'armistizio era­ no aperte ai sabotatori e agli assas-

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ministro d egli Esteri gli si oppone e riesce a farlo respin­ gere . � la sua ultima, stanca vittoria. Pochi mesi dopo il presidente del consiglio lo allontana. ( « Sono arrivato alla conclusione che la tua presenza al posto di ministro degli Esteri non è piu vantaggiosa per gli interessi dello Stato. » ) Gli succede Golda Meir. Ben Gurion h a i n mente un suo piano, e vuole una svolta in politica estera. Poiché gli ame­ ricani sono restii a fornire armi a Israele, si rivolgerà al­ l'Inghilterra e alla Francia. Contemporaneamente anche Nasser rompe con gli americani . La .Casa Bianca, per voce

sini, non potevano essere chiuse ai difensori. Tale politica l'avevamo ap­ plicata a Nitzana ( 15. ottobre 1955 ) e, dopo che il generale Burns ritornò a mani vuote dal .Cairo, fummo obbli­ gati ad applicarla nuovamente al la. go di Tiberiade ,. ( D. Ben Gurion, Israele: la grande sfida, op. cit.).

� STATO UN AVVERTIMENTO ALLA SIRIA Ben Gurion diede l'ordine di condur­ re un attacco a fondo contro le posi­ zioni e i villaggi siriani sul lago di Tiberiade, per avvisare la Siria che non doveva fare affidamento sulla al­ leanza con l'Egitto. Il • Jerusalem Post" ( che di solito riflette il punto di vista governativo) confermava: « Speriamo che l'incursione israelia­ na abbia convinto molti siriani che l'alleanza militare con l'Egitto ha au­ mentato i pericoli per la Siria, piut­ tosto che garantirne la difesa ». E tutto ciò mentre « i negoziati inglesi, nella persona del generale Templer, si trovavano ad Amman per ottene­ re la stessa cosa » (R. Stephens, cit.).

LO CHIAMAVANO "TRINITA" « Intorno al fatto del lago di Tibe­ riade, circolava in Israele una sto-

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riella. Si diceva che l'attacco contro la Siria era stato ordinato da una speciale commissione formata da tre membri : il primo ministro, il mini­ stro della Difesa, il ministro degli E­ steri. Ben Gurion allora occupava tutti e tre i posti, in quanto il mini­ stro degli Esteri, Sharett, era negli Stati Uniti dove cercava di compe­ rare armi » ( Robert Stephens, cit.).

Le si nistre : " Basta con Ben Gurion' '

' Moshe Sneh, leader del Partito comu­ nista israeliano, chiese alla Knesset un voto di sfiducia nei confronti del primo ministro e ministro della Di­ fesa (a seguito della condanna del­ l'ONU ) : « Ben Gurion può essere un sostenitore della politica americana, ma Israele è in Asia, e noi non dob­ biamo trascurare quanto qui accade. In questo continente sta nascendo un movimento rivoluzionario di libera­ zione contro il colonialismo e le dit­ tature militari. Ben Gurion ritiene di poter personalmente costituire un ba­ luardo contro questo sforzo crescen­ te. Ma gli imperialisti prima lo spin­ gono a certe azioni, e poi lo abbando­ nano e perciò la Knesset deve allon-

di Foster Dulles, segretario di Stato, rifiuta di finanziare il progetto della diga di Assuan ; la risposta di Nasser è immediata. Il 26 luglio 1 956 annuncia la nazionalizzazione del Canale di Suez e con la mediazione del ministro cinese Ciu En-Lai ottiene dal blocco sovietico le armi per fronteg­ giare la minaccia israeliana. Per questo successo diploma­ tico, il prestigio del presidente egiziano, precedentemente scosso dalla sconfitta di Gaza, aumenta in modo considere­ vole . Ben Gurion è allarmato dal risveglio del mondo arabo (gli incidenti di frontiera si moltiplicano e gli israeliani

tanare Ben Gurion dal potere ». La mozione viene respinta con 76 voti contro 4 (8 gli astenuti).

E CHIEDE ARMI

ALLA CECOSLOVACCHIA

Dopo la dichiarazione di Nasser sul Canale di Suez, Ben Gurion fu infor­ mato di un accordo in atto tra Ceco. slovacchia ed Egitto, per cui la pri­ ma avrebbe fornito a Nasser quanti­ tativi di armi della mi�liore qualità. « Di colpo la nostra sxtuazione mu­ tava completamente » racconta Ben Alla decisione americana di non con­ Gurion. « Il governo cecoslovacco cedere i finanziamenti per la costru­ parlò di una " transazione commer­ zione della diga di Assuan ( dopo ciale", e non è il caso di stare a di­ trattative durate quasi tre anni, dal scutere su questa definizione. Anche 1953 alla primavera del 1956), il pre­ la vendita del veleno a un ben noto assassino può essere descritta con le sidente egiziano Nasser, il 26 luglio stesse parole. Io rispetto troppo l'a­ 1956, annuncia in un discorso ad Ales­ bilità politica e ìl realismo del gover­ sandria la nazionalizzazione di Suez, no cecoslovacco per non essere cer­ con queste parole : « Mentre sto par­ to che conosceva perfettamente lo lando la nostra polizia prende pos­ scopo delle grandi consegne di carri sesso di tutte le installazioni della armati, aeroplapi, cannoni, sottoma­ Compagnia del Canale ... Solo nei pri­ rini, e altri equipaggiamenti militari mi 6 mesi di quest'anno, il transito che stava inviando all'Egitto » ( da Israele: la grande sfida, op. cit. ). attraverso Suez ha reso quasi 100 milioni di dollari, e l'Egitto ne ha CECOSLOVACCHIA O RUSSIA? avuti soltanto 3; il denaro, d'ora in poi, servirà a noi per finanziare la K.ermit Roosevelt, uno degli esperti costruzione della diga di Assuan ... della CIA negli affari arabi, in una in­ Il mondo arabo è forte, assai forte. tervista concessa a Stephen Barber L'unica sua debolezza è di non aver del " Sunday Telegraph" disse che le coscienza della sua forza ». trattative nasseriane per la fornitura

Nasser nazionalizza il canale di suez

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non esitano ad applicare la cosiddetta " legge del taglio ne " lanciando i loro commandos in azioni di rappresaglia), e vede in Gamal Abdel Nasser il leader capace di coagulare intorno a sé le forze disperse degli stati arabi del Medio Oriente . In tutta segretezza il presidente del consiglio, ac­ compagnato dal colonnello Dayan, dal ministro Shimon Pe­ res , e dal segretario militare Nehemia Argov, si reca in Fran­ cia. A Sèvres, in una splendida villa alla periferia di Parigi , iniziano le trattative tripartite israelo-anglo-francesi . Per gli inglesi sono presenti Selwyn Lloyd e Patrik Dean, mentre la

di armi non si erano svolte con la Cecoslovacchia ma con la Russia : " La Cecoslovacchia non c'entra. Fui io a inventare questa storia. Vede, ero seduto nello studio di Nasser, una mattina, quando venne un'ordi­ nanza a riferirgli che l'ambasciatore britannico sir Humprey Trevelyan, poi Alto Commissario ad Aden, era dabbasso e voleva vederlo. Nasser mi domandò cosa era venuto a fare, se­ condo me, sir Humprey. Gli risposi che senza dubbio doveva essere per quelle trattative con la Russia, di cui già si parlava. " Che posso dirgli ? " fe­ ce Nasser. " Dica che non si tratta della Russia ma della Cecoslovacchia. Fa meno impressione." » ( Randolph S. e Winston S. Churchill, La guerra lampo di Israele, Mondadori 1967 }.

zioni Unite, l'India, l'Asia e l'Africa, ma mi preoccupo soprattutto dell'A­ merica perché essa potrà costringer­ ci allo sgombero, e senza dover in­ viare i suoi soldati... Ma per noi la cosa essenziale è la libertà di navi­ gazione. Possiamo avere dei legami sentimentali con l'isola di Tiran ( in mano agli egiziani bloccava l'ingres­ so al Golfo di Aqaba e quindi alla co­ sta di Eilat, dove arrivava la regione del Neghev israeliano }, ma sono pron­ to a rinunciarvi, perché questo non è per noi essenziale. L'essenziale è che godiamo della libertà di navigazione, anche se non restiamo nel Sinai. Quanto alla striscia di Gaza è un obiettivo imbarazzante e perfino un peso ... " ( Ben Gurion, 28-10-1956 }.

Alla vigilia della guerra

Nasser: ''Noa d arreaderemo"

Sinai no, Aoaba si

Allo Stato Maggiore egiziano che si oppone all'immediato ripiegamento delle truppe dalla penisola del Sinai, il presidente Nasser replica che biso­ gna evitare un inutile massacro e che è piu saggio armare le popola­ zioni nel Delta del Nilo; e agli altri paesi arabi che vorrebbero interveni­ re, lo stesso presidente consiglia di evitare l'allar�amento della guerra. In un messaggio radio, frattanto, Nas-

« Non posso sapere esattamente qua­ le sarà la sorte del Sinai. Siamo inte­ ressati anzitutto alla costa di Eilat e agli stretti di Tiran (Golfo di Aqa­ ba}. Posso presumere che, se occu­ peremo il Sinai, certe potenze po­ tranno costringerci a evacuarlo. Ci sono gli Stati Uniti, la Russia, le Na-

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" Quarta repubblica " parla per bocca di Guy Molle t e dei suoi consiglieri militari . 11 23 ottobre l 'accordo è raggiunto. Ben Gurion, su un aereo francese, ritorna in Israele portando con sé i piani di guerra. Il momento appare favorevole agli alleati : i russi sono impegnati nella repressione della rivolta ungherese ed è convinzione diffusa che, all 'inizio delle osti­ lità, gli oppositori interni di Nasser lo rovescieranno. Il 29 ottobre una forte ,colonna israeliana ( sostenuta dall'avia­ zione francese) , penetra in profondità nel Sinai in direzio­ ne del Canale . Il giorno seguente, come previsto dagli ac-

ser afferma: « Non capitoleremo da­ vanti agli aggressori. .. Combatterò fi­ no . all'ultimo con tutto il mio popo­ lo... Non abbandonerò le città del Ca­ nale senza combattere ... Armeremo la popolazione ... Un popolo cosciente e pronto anche all'estremo sacrificio trionfa sempre sugli aggressori, qua­ lunque sia la loro forza materiale ».

approvata una mozione statunitense che, fra l 'altro, affermava : « .. .lo Sta­ to d'Israele ha violato l'armistizio; la Francia e l'Inghilterra sono colpe­ voli di aggressione; si rende necessa­ rio il " cessate il fuoco " ; ed è altret­ tanto urgente un ripiegamento oltre i confini stabiliti dall'armistizio (quel­ lo del 1949 ) ... » .

Volantinaggio aereo : NON CREDm A NASSE R

Bulganln a Ben Gurlon: • CHE VANTAGGIO NE AVETE? »

Da un manifestino propagandistico ( diffuso in territorio e�iziano, con "volantinaggio aereo", ne1 primi gior­ ni di novembre del 1956 ) : « Dobbia­ mo bombardarvi, dovunque siate ... pensate ai vostri villaggi, ai vostri bambini, alle vostre madri, ai vostri padri, ai vostri nonni mentre lascia­ no le loro case incendiate, mentre ab­ bandonano ogni cosa... Avete fatto un errore che state pagando molto caro : avete creduto in Gamal Abdel Nasser ».

Gli Stati Uniti chiedono il "cessate il fuoco" Con 64 voti contro 5, alle Nazioni Unite, il t• novembre 1956, veniva .

« Quale risultato dell'aggressione lan­ ciata contro l'Egitto da Israele, cit­ tà e località abitate egiziane sono state distrutte, migliaia di persone innocenti sono state uccise e storpia­ te, e gravi danni sono stati inflitti al commercio, alle comunicazioni e al­ l'economia dell'Egitto. Ma che cosa ne ha avuto Israele? Soltanto un cie­ co può non vedere che l'aggressione non ha portato nessun vantaggio nemmeno a Israele » ( da una nota diplomatica del maresciallo Bulganin a Ben Gurion, 15-1 1-1956).

Ben Gurlon a Bulganln: • SIAMO STATI PROVOCATI ,. " Devo sottolineare che le sue osser­ vazioni circa le nostre operazioni mi­ litari mancano di precisione. Noi non 127

cordi di Sèvres, gli anglo-francesi lanciano un ultimatum ai due contendenti, ingiungendo loro di ritirare le truppe a sedici chilometri da ciascuna sponda della via d'acqua. Si ritiene che Nasser respingerà l'ultimatum, palesemente ingiusto, dando cosi il pretesto per l'intervento " pacifi.ca­ tore " delle due potenze europee . E invece Nasser non si muove, mentre gli israeliani continuano l'attacco. Il 5 no­ vembre, nonostante il " cessate il fuoco " imposto dalle Na­ zioni Unite, i paracadutisti inglesi e francesi occupano la zona del Canale . Ma è, almeno per loro, una vittoria di Pir-

abbiamo distrutto una sola città egiziana, né abbiamo causato danni ad un solo centro civile... I trasporti che in realtà hanno sofferto - e ciò per anni - furono quelli di Israele ... quale risultato dell'illegale blocco egi­ ziano... i danni causati alla nostra economia si elevano a parecchi mi­ lioni di sterline » (dalla nota di rispo­ sta di Ben Gurion a Bulganin, 17 no­ vembre 1 956 ).

SPIAI: •• i ...._ ..... ... .... ..... •ldlliilllo" c Non appena lo Stato d'Israele, giun­ to alla disperazione, invia truppe nel­ la penisola del Sinai... viene incredi­ bilmente condannato. E quegli stessi che poco prima hanno assistito con totale impassibilità alla brutale re­ pressione della rivolta ungherese (ot­ tobre 1956), ora non fanno cP,e rove­ sciare parole durissime contro Israe­ le. Questo tipo di giustizia » conclu­ deva il ministro degli Esteri belga in un articolo apparso sulla rivista tri­ mestrale americana " Foreign Affairs ", « non è altro che una presa in giro. »

1 28

EISEIHOWEII: ••Però dna rllll'lrll dal Slnal" Nella lettera inviata 1'8 novembre dal presidente americano Eisenhower a Ben Gurion, si leggeva : « Caro pri­ mo ministro, come lei sa, l'Assem­ blea generale delle Nazioni Unite ha stabilito una tregua, in Egitto, alla quale Egitto, Francia, Regno Unito e Israele hanno aderito. Verranno inviate in Egitto forze · delle Nazioni Unite in base a specificate risoluzioni dell'Assemblea generale. Questo or­ ganismo ha sottolineato la necessità che tutte le altre forze israeliane re­ trocedano sulla linea armistiziale ... Mi sono state riferite certe dichiara­ zioni attribuite al suo governo, se­ condo le quali Israele non intende ritirarsi dal territorio egiziano, come richiesto dalle Nazioni Unite. Devo dir francamente, signor primo mini­ stro, che gli Stati Uniti guardano a queste informazioni, se vere, con molta preoccupazione... Sarebbe que­ stione di grande dispiacere �r tutti i miei connazionali se la politica d'I­ sraele, in una materia di cosi grave preoccupazione per il mondo, doves­ se, in qualunque modo, mettere a re­ pentaglio l'amichevole cooperazione esistente tra i nostri due paesi.

ro. Gli Stati Uniti çondannano l 'intervento, la Russia ricor­ re alla minaccia atomica. Dopo soli due giorni di combat­ timenti per la conquista di Porto Said e di Alessandria, Eden e Guy Mollet ordinano alle loro truppe di arrendersi al " Corpo di pace " dell 'ONU . Meno gli anglo-francesi han­ no vinto tutti . Nasser, che, nonostante la sconfitta milita­ re, riporta una grande vittoria sul piano diplomatico e po­ litico ; gli israeliani, ormai circondati da un'aureola di in­ vincibilità ; e soprattutto Ben Gurion che il 7 novembre, poche ore dopo il termine delle ostilità, può orgogliosa-

Con molti auguri, sinceramente, Dwight D. Eisenhower ».

BEl IURIOI: ��Lo ......, Nello stesso novembre del 1956, do­ po consultazioni coi suoi ministri, Ben Gurion rispondeva al presidente americano dando assicurazioni sul ri­ tiro dal Sinai. Ma non essendo stato completato il ritiro, il 3 febbraio 1957 Eisenhower riscriveva a Ben Gurion, e il ministro israeliano diplomatica­ mente replicava : « ... Noi siamo pron­ ti a ritirare immediatamente le no­ stre truppe da Sharm el-Sheik se ci è garantita la libertà di passaggio attraverso lo stretto ( di Tiran). Sia­ mo egualmente pronti a evacuare senza ritardi le nostre forze militari dalla striscia di Gaza e a lasciarvi solo un'amministrazione civile ed ele­ menti di polizia, in idoneo rapporto con le Nazioni Unite ... ,. ( dalla lette­ ra dell'8 febbraio 1957). E finalmente, il 2 marzo, Eisenhower poteva concludere il " carteggio epi­ stolare ", scrivendo : « Caro signor pri­ mo ministro, mi na fatto gran pia­ cere la decisione del suo governo di ritirarsi prontamente e pienamente al di là delle linee armistiziali, come ha dichiarato il Vs. ministro degli E-

steri all'ONU. So bene che tale deci­ sione non era facile. Credo, tuttavia, che Israele non avrà ragione di rim­ piangere d'essersi cosi conformato al sentimento unanime della comunità mondiale, quale si espresse nelle va­ rie risoluzione dell'ONU... Sincera­ mente suo, Dwight D. Eisenhower » .

IL BILANCIO DELL'AVANZATA Dal 29 ottobre al 4 novembre gli israeliani occuparono quasi tutta la penisola del Sinai, dopo aver conqui­ stato anche centri come Gaza e El Harish e dopo essersi fermati, nel­ l'avanzata verso ovest, a 16 km da Suez, secondo gli accordi che preve­ devano l'ultimatum anglo-francese, e l'occupazione del Canale da parte, appunto, delle forze alleate anglo­ francesi. Avanzando a sud, invece, l'esercito israeliano giungeva all'estre­ mità meridionale del Sinai, e toglie­ va agli egiziani le isole di Tiran e di Sanafir, che bloccavano l'ingresso al Golfo di Aqaba. Il 6 novembre gli uomini di Ben Gurion obbedivano al cessate il fuoco ingiunto dalle Nazio­ ni Unite. Gli israeliani ebbero 174 morti e un solo prigioniero. Gli egi­ ziani piu di 900 morti e circa 6000 prigionieri (202 uffic iali), oltre alla 129

mente affermare di fronte agli esultanti rappresentanti del paese : « Abbiamo fondato il terzo Regno d'Israele » . Ma gli americani non permettono a Ben Gurion di riposare sulle sue conquiste. Eisenhower lo tempesta di lettere ; alle pro­ messe unisce minacce di sanzioni, per ottenere che le trup­ pe israeliane si ritirino dal Sinai e da Gaza. Le condanne dell'ONU si susseguono. Ma Ben Gurion ha raggiunto lo scopo principale, quello per il quale aveva dato l 'avvio alla guerra : i nuovi accordi internazionali concedono a Israele la libera navigazione nello stretto di Tiran . •

perdita di centinaia di carri, di can­ noni e di altre attrezzature belliche (notizie dal "Jewish Observer"; 16 no­ vembre 1956).

GLI EGIZIANI: Inefficienti •• con buona ragioni « Le relative inefticienze delle forze egiziane impiegate nelle battaglie del­ l'ottobre-novembre 1956 testimoniano che esse non costituivano un reale pericolo per gli israeliani. Bisogna co­ munque ricordare che nel confronto le forze egiziane erano state prima disperse dall'attacco anglo-francese, e poi indebolite dai bombardamenti de­ gli alleati occidentali. Non si è af­ fatto trattato di un confronto israe­ liano-egiziano ,. (Burns, op. cit.).

llilml vm.�..

1na politica falll�nantara « Il successo militare israeliano del­ la campagna del Sinai non ha con­ quistato la pace, e ha lasciato la si­ tuazione nel Medio Oriente pericolo­ sa per Israele stesso e per la pace nel mondo esattamente come prima. In altre parole, la politica israeliana, 130

della quale Ben Gurion deve portare la responsabilità, sia che sia giustifi­ cabile o meno moralmente, è stata inefficace. Una politica inefficace è una cattiva politica ,. ( Burns, cit.).

Perché 11an Gurlon valeva Il Naghev?

Robert Stephens, nella sua citata bio­ grafia di Nasser, osserva che l'in­ transigenza di Ben Gurion a cedere alla Giordania e all'Egitto anche un solo metro del deserto del Neghev (che anzi avrebbe voluto allargare con parte della penisola del Sinai ) era motivato non solo dalla speran­ za di trovare nella parte sud del de­ serto giacimenti di petrolio, ma an­ che dal fatto che « Ben Gurion spe­ rava che il Neghev meridionale, mez­ zo deserto mezzo steppa, avrebbe po­ tutq essere la nuova aperta frontiera, nella quale avrebbe potuto trovare sfogo lo sviluppo demografico del pae­ se, specialmente se fosse stato con­ cesso il diritto di emigrazione a tre milioni di ebrei russi ...

Una tipica espressione del leader israeliano ( 1969)

ALLA CAMPAGNA MILITARE nel Sinai , Ben Gurion fece seguire una intensa campagna diplomatica in Occidente. Voleva convincere gli Stati Uniti, la Francia e gli altri pae­ si della NATO, dei vantaggi che lo Stato d'Israele avrebbe offerto · in qualità di " sentinella avanzata " nel bacino del Mediterraneo orientale. Intanto , la vita pubblica di Israele veniva sconvolta da una bomba scoppiata in pieno Parla­ mento, proprio di fronte al banco del governo ( ottobre '57 ) . Ben Gurion fu ferito a una gamba e a u n braccio, i l mini­ stro degli Interni Shapira al ventre e alla testa, Golda Meir

' 'Affascinante' ' la politica estera di Ben Gurion " Il suo modo di condurre la politi­ ca internazionale di Israele era af­ fascinante nella sua complessità. Ben Gurion dedicava il suo tempo solo alle imprese che permettevano reali e rapidi risultati. Risolse lo spinoso problema arabo ignorandolo e con­ centrò tutta la sua attenzione sulle forze mondiali, sul cui appoggio Israe­ le poteva, almeno teoricamente, fa­ re affidamento. Nonostante il suo mo­ do di fare aggressivo e la sua ardita retorica, aveva una concezione fon­ damentalmente moderata e realistica delle possibilità di Israele. Nel 1949 si ritirò dal Sinai settentrionale piut­ tosto d'incorrere nella resistenza ar­ mata britaDII.Ìca e nella disapprova­ zione americana. Nel 1956 lanciò la campagna del Sinai dopo un periodo di scettica cautela, e solo quando si senti sicuro di poter difendere le città israeliane da eventuali attacchi aerei » (Abba Eban, Storia del popolo ebraico, op. cit.). 132

E "PIROTECNICA" QUEUA INTERNA « Ben Gurion riusd, in qualche mo­ do, a far apparire la prudente riti­ rata dal Sinai come un'audace avan­ zata. Il suo popolo gli perdonò que­ ste strane iniziative perché compre­ se le inevitabili esigenze . della vita internazionale. La sua enorme auto­ rità interna gli permetteva di avan­ zare o di ritirarsi con un'ampia li­ bertà di azione. Dopo i sensazionali eventi del 1956, non avrebbe piu po­ tuto, naturalmente, dar prova per un certo tempo, di simili virtuosismi pi­ rotecnici " (Abba Eban, op. cit.).

Sual

''sclllavl" gli ....... ?

Non tutti però, in Israele, condivi­ devano i "benevoli • giudizi del mini­ stro Abba Eban. Abdul Fatte Zubi (24 anni, membro della Lega giova­ nile comunista. Arrestato la notte del 30 aprile 1958 come " comunista e na­ zionalista • e rilasciato dopo un me­ se) cosi si esprime in un'intervista con Walter Schwarz ( riportata nel volume The Arabs in Jsrael, op. cit ) : « Qui ( in Palestina) c i sono due raz­ ze. La razza dominante e quella sog­ getta. Ben Gurion non è meglio di

alle gambe . L'attentatore, subito arrestato, si chiamava Mo­ she Dueg, era ebreo ed era nato 25 anni prima ad Aleppo , in Siria. Interrogato, dichiarò di non appartenere a nessun mo­ vimento politico, e precisò di aver lanciato la bomba soltan­ to perché no;n gli era stata concessa una pensione d'invali­ dità. Non ci fu processo. Dueg venne semplicemente ricove­ rato in un ospedale psichiatrico. L'attentato impressionò enormemente l 'opinione pubblica israeliana, e contribui in­ direttamente a tenere alte le quotazioni di Ben Gurion, che qualcuno cominciava a considerare ormai pensionabile .

Hitler. Anzi, è di fatto peggiore. Hi­ tler uccideva gli ebrei . Ben Gurion ci rende schiavi ».

I frutti della

sua

diplomazia:

MISSILI DA&LI USA E DENARO DALLA &ERIIAIIA In occasione dei suoi viaggi negli Stati Uniti e in Europa ( 1 960 ), Ben Gurion « gioca a fondo la carta ame­ ricana, ma si avvicina anche all'In­ ghilterra e alla Germania Federale e conserva l'alleanza con la Francia. Nel marzo del 1960, a Washington, strappa ad Eisenhower una vaga pro­ messa di missili (li otterrà da Ken­ nedy; e il primo verrà " provato• nel luglio 1961 ). Davanti ai fotografi strin­ ge la mano ad Adenauer e ottiene da questi un prestito di 500 milioni di dollari e armi fomite gratuita­ mente e segretamente_ Non meno se­ gretamente, soldati e ufficiali israe­ liani sono addestrati all'uso di nuo­ ve armi in territorio tedesco. Sono disposizioni che è meglio tenere na­ scoste, data la sensibilità ebraica per tutto quello che concerne la Germa­ nia, ma assai utili. .. » ( da Maxime Rodinson, op. cit.).

Ben Gurlon consiglia de Gaulle: "MON G:eN:eRAL , .IN ALGERIA FACCIA COME NOI " Sempre nel 1960, dopo aver segreta­ mente ottenuto l'aiuto della Francia per la costruzione di un reattore nu­ cleare, Ben Gurion, in vena confiden­ ziale, spiega a de Gaulle, assillato dal "problema algerino ", come lui l'avreb­ be risolto. Prima di tutto avrebbe di­ viso l'Algeria, si sarebbe tenuto le re­ gioni utili, e cioè la costa e il Sahara petrolifero; in secondo luogo avreb­ be fatto emigrare nella zona france­ se un milione di francesi dalla so­ vraffollata Parigi, e, infine, avrebbe lasciato tutto il resto agli arabi. A questi suggerimenti pare che il pre­ sidente francese abbia risposto, con tono sottilmente ironico : « Ma voi mi state proponendo di creare un nuovo " caso Israele " in Algeria » (no­ tizie dai " Cahier� de l'Orient contem­ porain ", Parigi 1961 ).

Il

caso

Elchmann

Rapito dagli agenti d'Israele Scoperta l'identità di Eichmann, gli israeliani non ne chiesero l'estradi­ zione all'Argentina, ma se lo portal 33

L'anziano leader, già settantunenne, si riprese rapidamente. Tornato sulla scena politica per le elezioni del '59, ottenne uno strepitoso successo, conquistando per il suo partito 47 seggi in Parlamento . Riconfermato capo del governo, nel marzo del '60 partiva per gli Stati Uniti . A New York, Ben Gurion ebbe due incontri ad altissimo livello : il primo col segretario generale dell'ONU , Dag Hammarskjold ; e il se­ condo, nell'albergo Waldorf Astoria, con il cancelliere te­ desco Konrad Adenauer. Nel giugno dello stesso '60, il pri­ mo ministro israeliano si recherà anche in Francia, in In-

rono via con un colpo di mano, or­ ganizzando un vero e proprio rapi­ mento. Ecco come Indro Montanelli raccontava i fatti sul " Corriere della Sera" del 10 agosto 1960. « La sera del 12 maggio, Eichmann fu colto da una strana inquietudine. In tutti que­ gli anni di fughe e di clandestinità, aveva affinato un istinto da bestia selvatica che gli faceva sentire il pe­ ricolo a distanza. Invece di rincasa­ re, entrò in un cinema, poi vagabon­ dò da un bar all'altro, e infine prese una camera in uno sgangherato al­ bergo del Barrio, chiedendo al por­ tiere a che ora partiva il primo tor­ pedone per Santa Fé. Partiva alle sei del mattino. Alle cinque Eichmann si alzò, scese, pagò il conto e si av­ viò a piedi verso la stazione. Era an­ cora buio ... All'incrocio del viale Gene­ rai Paz, una macchina lanciata a gran velocità si fermò bruscamente accan­ to a lui, due uomini balzarono fuori e gli chiesero i documenti. Eichmann fece per mettere la mano in tasca, ma venne afferrato ai polsi e, con uno spintone, cacciato dentro l'auto che riparti a tutta velocità. Prima che lo sgomento avesse preso in lui il po­ sto dello stupore, l'uomo che sedeva davanti, accanto al conducente, si vol­ se tendendogli un pacchetto di siga­ rette : "Lei fuma, Herr Eichmann?" » 134

T-.11 -ma

all'Argenti•

Il prigioniero resta a Tel

Aviv

« Domani si apre, al Consiglio di si­ curezza, il dibattito sul caso Eich­ mann, di cui l'Argentina chiede a Israele la restituzione. Diciamo su­ bito che il governo di Buenos Aires agisce nell'ambito non dei suoi dirit­ ti, ma dei suoi doveri. Esso deve avanzare questa richiesta per riaffer­ mare la propria sovranità, che i ra­ pitori di Eichmann formalmente vio­ larono. Il Consiglio di sicurezza non potrà, in nessun caso, evitare di pren­ derne atto e di ristabilire il princi­ pio che il ratto di persone da parte degli agenti di uno Stato, nel terri­ torio di un altro Stato, è illegale. Ma non credo che gli israeliani si pro­ pongano di contestare questa tesi. Essi hanno già espresso le loro scu­ se all'Argentina, si sono coperti la testa di cenere, si sono autodeplora­ ti, e forse offriranno riparazioni, tut­ te le riparazioni possibili e immagi­ nabili, meno una : la effettiva resti­ tuzione di Eichmann. Nemmeno Ben Gurion, nonostante il suo incontesta­ bile prestigio e la sua immensa po­ polarità, potrebbe farlo senza venire immediatamente rovesciato » ( " Cor­ riere della Sera", 21 giugno 1960 ).

ghilterra e nei Paesi Bassi . Di particolare rilievo, in questa occasione, saranno i colloqui con de Gaulle, Debré e Cou­ ve de Murville . A Gerusalemme , intanto, si svolgevano i preparativi per il processo del secolo. Un commando di agen­ ti segreti aveva catturato in Argentina, alla periferia di Bue­ nos Aires, il criminale nazista Adolf Eichmann ; e il 23 mag­ gio 1 960 Ben Gurion , in Parlamento, era salito alla tribu­ na per darne l 'annuncio : « Devo informare la Knesset che alcuni giorni fa è stato scoperto dai servizi di sicurezza dello Stato d'Israele uno fra i massimi criminali di guerra,

-D Gai ro: ""l• 6 ElcbiiBII l Pllllllor atmllllll'' « Dopo essersi astenuto per quasi due settimane dal prendere posizio­ ne sull'affare Eichmann, il commen­ tatore politico di Radio Cairo, nella emissione "Voce degli Arabi", ha an­ nunciato ieri sera che le autorità del­ la RAU stanno raccogliendo documen­ ti sui delitti di Ben Gurion, e che la pubblicazione dell'incartamento pro­ verà essere il premier israeliano " il piu grande criminale di guerra del mondo " " ( " Corriere della Sera" , 7 giugno 1960 ).

Legalnade ........ l morll 1111 ..._.

Il difensore di Eichmann, il dottor Robert Servatius, ha dichiarato : « Non ho ancora deciso se consiglia­ re al mio cliente di dichiararsi col­ pevole o innocente. Eichmann non negherà, salvo che per qualche par­ ticolare, i fatti contenuti nel testo di accusa. Nessuno nega che milioni di persone morirono ed altri milioni sof­ fersero. Ma ciò, sotto il punto di vi­ sta legale, non ha molta importanza. Eichmann contesta invece di essere

responsabile delle uccisioni e delle sofferenze " ( "ABC ", 26 febbraio 196 1 ) .

l 15 CAPI D'ACCUSA CONTRO EICHMANN Quat tro i capi d 'accusa contro Eich­ mann per crimini contro il popolo ebreo. « Il primo capo d'accusa in­ dica in Eichmann il responsabile del­ la " localizzazione, deportazione e ster­ minio " degli ebrei della Germania, degli altri paesi dell'Asse e delle re­ gioni occupate nonché " la responsa­ bilità nei crimini compiuti dai Grup­ pi operativi ( Einsatzgruppen) scelti di proposito per il massacro degli ebrei. In base al secondo capo d'accu­ sa, Eichmann è imputato di " aver sot­ toposto milioni di ebrei a condizioni di vita che avevano lo scopo di porta­ re alla loro distruzione fisica " : campi di lavoro forzato, luoghi di deporta­ zione e di concentramento ... Eichmann provocò inoltre " gravi danni fisici e mentali a milioni di ebrei mediante la schiavitu, l'affamamento, la depor­ tazione e la persecuzione e mediante la loro detenzione " , dice il terzo ca­ po d'accusa. E il quarto aggiunge : " Assieme ad altre persone elaborò misure intese a impedire la gravi­ danza tra le ebree della Germania e 135

Adolf Eichmann , ·che assieme con altri gerarchi nazisti è stato uno dei responsabili di quella che essi chiamavano la soluzione finale del problema ebraico, cioè lo sterminio di 6 milioni di ebrei d'Europa. Adolf Eichmann si trova già in prigione nello Stato d'Israele . . . » . Il processo si svolse a Gerusalemme prima, davanti al tribunale regionale e, nel­ la fase d'appello, davanti alla Corte Suprema. La conclu­ sione, con la sentenza di condanna a morte, si avrà dopo due anni di dibattimento, nel 1 962. Contemporaneamente al processo Eichmann, si erano verificati, in Israele , altri

dei paesi occupati dai tedeschi· " Otto capi d'accusa riguardano i .cri­ mini contro l'umanità : « Eichmann è accusato : l ) Di aver provocato l'as­ sassinio, lo sterminio, la schiavitu, l'affamamento e la deportazione di popolazioni civili. 2 ) Di aver perse­ guitato gli ebrei per motivi nazionali, razziali, religiosi e politici. 3) Di aver provveduto alla " spoliazione delle proprietà di milioni di ebrei median­ te misure inumane che comportano la costrizione, il ft• rto, il terrorismo e la tortura •. 4) Di aver organizzato il maltrattamento, la deportazione e l'assassinio di residenti ebrei. 5 ) Di aver provveduto alla deportazione di oltre 500.000 civili polacchi dai loro luoghi di residenza, allo scopo di so­ stituirli con famiglie tedesche. 6) Di aver attuato la deportazione di oltre 14.000 civili sloveni allo scopo di si­ stemare famiglie tedesche al loro po­ sto. 7) Di aver fatto deportare e rac­ cogliere diecine di migliaia di zin­ gari in campi di sterminio per esser­ vi assassinati. 8) Di aver organizzato la deportazione e il massacro di un centinaio di ragazzi del villaggio ce­ coslovacco di Udice ... Gli ultimi tre capi di accusa riguardano l'apparte­ nenza di Eichmann a organizzazioni criminali, quali le SS, le SD e la Ge­ stapo » ( " Il Giorno ", 24-2-'6 1 ). ·

1 36

Pracasso alllro Il dlavllo « Questo sarà un processo contro il male, contro il peccato in se stesso, contro il diavolo : e ci è difficile ve­ dere il diavolo in questo miserabile tenente colonnello delle SS " ( " La Stampa ", 9 aprile 196 1 ).

••cciii d/arto/o! l n/tanto IIR "lmpiiiJBIIICCIII" " Noi credevamo (e forse nel nostro subcosciente speravamo), prima di averlo visto e udito, che Eichmann fosse qualcuno, un diavolo, ma in qualche modo proporzionato al de­ litto che ha commesso : un genio del male, un essere che c'incutesse alme­ no dello sgomento. No, era soltanto un impiegatuccio, la cui sorte, in sé e per sé, smise d'interessarci dal gior­ no in cui lo vedemmo e lo udimmo parlare " ( lndro Montanelli, " Corrie­ re della Sera •, 30 maggio 1962 ).

EICHUIIt "Valno 111_.. .. mllana 11 1111'11" " Negli ultimi tempi, poco prima del­ la caduta di Budapest, io mi 'sentivo triste anche per il fallimento del pia-

due episodi particolarmente significativi , dei quali Ben Gu­ rion era stato ispiratore, regista e protagonista. I l primo avvenne al XXV Congresso sionistico ( Gerusalemme , 27- 1 21 960/ 1 1-1- 1 96 1 ) . Ben Gurion, salito alla tribuna, e interve­ nendo ufficialmente nelle vesti di primo ministro del go­ verno israeliano, affermò che quel Congresso non aveva alcun diritto di definirsi " sionistico " ; sionista era solo chi decideva di trasferirsi in I sraele , tutti gli altri rappresen­ tanti dell'ebraismo mondiale non erano che inutili politi­ canti da tavolino venuti in Gerusalemme per una immeri-

no che avrebbe messo in pace la mia coscienza. Si trattava del progetto, di cui tanto s'era parlato, di salvare la vita a un milione d'ebrei. Era stata proprio un'idea mia : il Reich doveva consentire a mandarli in Palestina li­ beramente in cambio dei diecimila autocarri di cui avevamo urgente bi­ sogno sul fronte occidentale. Il pro­ getto era stato approvato dai miei superiori a Berlino, e io avevo invia­ to subito un messo, Joel Brand, a Istanbul, con un aereo speciale, per cercar di concludere il patto con gli alleati. Questa piccola iniziativa ba­ stava a farmi sentire l'animo piu leg­ gero. Ma, ahimé, avevo fatto i conti senza gli uomini politici inglesi. Al suo arrivo a lstanbul, Brand fu cat­ turato. Egli discusse, supplicò, ma gli inglesi non lo liberarono. Cosi la mor­ te avanzava continuando a riscuote­ re il suo pedaggio. Almeno io avevo cercato di frodarla di una piccola quota » ( dal Diario di Eichmann, " Le Ore " , 8 agosto 1961 ).

CONDANNATO A MOm « Condannato a morte. La per sei milioni di vite; un emanato al termine di un pubblico per sei milioni di

sua vita verdetto processo sentenze

capitali decise da una circolare se­ greta del Reichsfiihrer SS Heinrich Himmler; un atto di giustizia che po­ trà anche essere discusso contro sei milioni di assassinati che nessuno al mondo potrà mai spiegare e giusti­ ficare. La misura del sangue non sa­ rà colmata dall'esecuzione di Adolf Eichmann, ma è giusto che egli pa­ ghi » ( G . Bocca, · n Giorno" 3 1-12-'6 1 ).

GPazla respinta : ADOLF EICHIIANN VIENE IMPICCATO « Eichmann è stato impiccato questa sera a mezzanotte (ora italiana) nel carcere di Ramleh, presso Tel Aviv. L'annuncio è stato dato pochi minu­ ti dopo l'esecuzione, alla quale han­ no assistito quattro giornalisti stra­ nieri ( di cui uno tedesco ) e il pasto­ re protestante William Hull. Mentre scriviamo, il corpo del condannato penzola dalla forca : penderà per un'ora, poi un medico dichiarerà · mor­ to il massacratore di sei milioni di ebrei. Poche ore prima, il governo israeliano aveva annunciato che la domanda di grazia, rivolta personal­ mente da Eichmann al presidente della Repubblica Ben Zvi, era stata respinta » ( " La Stampa ", 1-6-'62 ).

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tata vacanza-premio. Il ruggito del vecchio leone irritò molti, ma non spaventò nessuno . Il secondo episodio, svol­ tosi sempre fra il '60 e il '6 1 , fu ancor piu clamoroso e politicamente piu negativo . Un comitato ministeriale, isti­ tuito per indagare sulle responsabilità del ministro Lavon in merito ad alcuni errori del controspionaggio israeliano ( verificatisi nel 1 954 ), ne constatava, al contrario, la com­ pleta estraneità. Ma la riabilitazione di Lavon non piaceva a Ben Gurion, ·che reagi presentando le dimissioni . Per convincerlo a tornare sui suoi passi, il direttivo del suo

SI riapre l'affare Laron Un processo per spionaggio, conclu· sosi con la condanna a 12 anni di carcere, riapre l 'affare Lavon ( vedi testi inferiore e superiore alle pag. 1 1 9 e 121 ). Il condannato infatti era implicato nella questione e il conte­ nuto della sentenza era tale da spin­ gere il capo di Stato Maggiore, gen. Laskov, ad aprire un'inchiesta par­ lamentare intorno a due alti ufficia­ li dell'esercito : i due ufficiali ai qua­ li veniva attribuita la responsabilità, insieme a Lavon, di aver dato l 'ordi­ ne di iniziare la sfortunata serie di attentati in Egitto nel 1954 ( gli auto­ ri dei quali vennero immediatamen­ te scoperti ) . Lavon coglie la palla al balzo : vuole essere completamente riabilitato.

Falsario e spergiuro il generale Dayan? « Non sto dicendo e non ho mai det­ to - non ne ho le prove - che l'al­ lora capo di Stato Maggiore ( Moshe Dayan ) o l'allora direttore del mini­ stero della Difesa ( Shiman Peres ) ab­ biano falsificato i documenti ( che mi hanno costretto alle dimissioni ) o ab-

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biano spergiurato. Però, è molto pro­ babile. C 'erano dei conti da sistema­ re : ci si poteva anche servire delle mani di falsari e spergiuri. » Questa una parte della testimonianza resa da Lavon alla Commissione parla­ mentare d'inchiesta il 4 ottobre 1960. L'accusa rivolta a Dayan è l'equiva­ lente di una accusa a Ben Gurion. Dayan infatti avrebbe architettato tutto l'affare per permettere a Ben Gurion di tornare al ministero della Difesa nel 1955.

No, i documenti sono autentici I l documento del quale veniva mes­ sa in dubbio l'autenticità era una let­ tera inviata a Dayan da un ufficiale superiore, nel quale questi ribadiva di aver ricevuto l'ordine di IniZiare gli attentati in Egitto dallo stesso Lavon. Ecco come si pronunciò in proposito, prima di essere sostituita da una Commissione ministeriale, la Commissione parlamentare d'inchie­ sta : « In base alle prove, noi stabi­ liamo che la lettera inviata al capo di Stato Maggiore il 19 luglio 1954 è autentica e non è stata alterata in alcun modo » .

partito decise a maggioranza di togliere a Lavon anche l 'ul­ tima carica, destituendolo da segretario generale dell'Hi­ stadrut. Dopo questo " caso " , la popolarità di Ben Gurion si ridusse notevolmente . Il vecchio leader sembrava aver perso il senso delle proporzioni . E la conferma venne dalle elezioni dell 'agosto 1 96 1 , che toglievano in un colpo solo 5 seggi al partito di maggioranza . A nulla erano valsi i viag­ gi e gli incontri propagandistici col presidente americano Kennedy, con de Gaulle, col premier inglese MacMillan e col grande " pensionato " , sir Winston Churchill . •

lcaalonalo Lavon dalla commissione d'Inchiesta La sezione decima delle conclusioni della Commissione ministeriale d'in­ chiesta scagiona Layo_n. Il rapporto della Commissione viene accettato dal governo a maggioranza. Ben Gurion si astiene, pronuncia un discorso nel quale ribadisce la falsità delle dichia­ razioni dell'ex minist ro della Difesa, e abbandona la seduta. « Avete preso la vostra decisione. Questi sono i ri­ sultati dell'inchiesta, e c'è una riso­ luzione del governo che li conferma. Il Consiglio dei ministri ha una re­ sponsabilità collettiva. Io non divido e non dividerò questa responsabili­ tà... non sono piu un membro del vostro governo. " Le dimissioni ver­ ranno ritirate solo dopo che il comi­ tato centrale del MAPAI esprimerà la sua solidarietà al " Vecchio ", desti­ tuendo Lavon dalla sua carica. « La­ von viene esonerato con un cavillo che non convince nessuno : egli non era colpevole, ma per il suo caratte­ re e le sue polemiche che lo avevano reso inviso a molti, appariva inadat- .

to a coprire il posto di segretario ge­ nerale della potente Confederazione generale dei lavoratori " (Giorgio Ro­ mano, op. cit.).

Comincia Il declino d/ Ben Burlon « In mancanza di grandi imprese che potessero stimolare il suo interesse, il suo senso della misura si affievo­ li. Gli si manifestò la tendenza a ina­ sprire eccessivamente animosità per­ sonali e di partito nell'ambito della nazione. Parve disposto ad applicare soluzioni pacifiche a problemi di po­ litica interna e di natura personale soltanto nell'impossibilità di altre so­ luzioni. » E

CALANO I VOTI

« L'elettorato, malgrado tutta la ve­ nerazione che solitamente gli aveva attribuito, evitò sempre con pruden­ za di dare la maggioranza assoluta a tutti i partiti da lui diretti. Si pre­ sumeva che egli avrebbe sfruttato al massimo qualsiasi autorità di cui fosse stato investito, e quindi fosse necessario non dargliene troppa " (Ab­ ba Ebau, op. cit.). 139

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