Pro e contro Giovanni XXIII

Nato Angelo Giuseppe Roncalli (1881-1963), in una famiglia di umili origini, quarto di tredici figli. Fu prima terziario

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Italian Pages 162 Year 1972

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Pro e contro Giovanni XXIII

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PRO E CONTRO

GIOVANNI XXIII a cura di Riccardo Mezzanotte

Di prossima pubblicazione:

FRANCO MARX GANDHI

Sono

già

usciti

STAUN KENNEDY MAO HITLER CHURCHIU.

ARNOLDO MONDAOORI EDITORE S.p.A.

PRBSIDENTE Giorgio Mondadori VICE PRBSIDBNTB Mario Formenton DIRBTrORB GENBRALB PBRIODICI Adolfo Seno VICE DIRBTTORI GBNERALI PERIODICI Gianfranco Cantini, Nando Sampietro AMMINISTRATORE BDITORIALB DBI DOSSIER Erman Chonchol

I DOSSIER MONDADORI

DIRBTTORB Enzo Orlandi

REDAZIONE Marisa Paltrinieri Gianni Rizzoni, Emilio Barbaglia Sesreteria: Maristella Bodino IMPAGINAZIONE

Bnmo Acqualagna, Giovanni Melada ICONOGRAFIA

VOLUMI!

GIOVANNI XXIII

Franco Testa Giovanni Melada

C Arnoldo Mondadori Editore 1972 Pubblicazione mensile registrata al Tribunale di Milano N. 301 del 3.9.71 Spedizione in abbonamento a tariffa editoriale ridotta autorizz. N. 15278/2 del 25.6.1971 Direzione P.T. Verona Direttore Responsabile: Enzo Orlandi

GIOVANNI XXIII . :;!?-�:.��:·:·

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MONDADORI

A SOTTO IL MONTE , nella campagna di Bergamo, i Ron­ calli componevano una famiglia di poche pretese . Abitava­ no una cascina malandata dal nome poco pertinente di " Pa­ lazzo " , ma non l'occupavano tutta. Si limitavano ad un'ala nella quale, tra nonni1 zii, genitori e figli, si ammassavano una ventina di persone, dirette, se non proprio comandate , secondo una vecchia abitudine contadina, dall'anziano di casa : un prozio scapolo e rispettato, piccolo e secco, di no­ me Zaverio . Insieme lavoravano da mezzadri una proprietà dei conti Morlani, cinque ettari di terra a frumento , gran-

Sotto

il

Monte

''Due o tre pugni di case" « Tu mi parli di Sotto il Monte... lo non so spiegare a me stesso l'attac­ camento che piu e piu si accentua nel mio spirito per questo piccolo angolo di mondo dove nacqui, donde rimasi quasi tutta la mia vita assen­ te e dove amerei .finire in pace i miei giorni. Girando il mondo trovo tutto piu vago e interessante di quello che non siano i miti colli orobici, pur co­ si belli specialmente quelli che fanno corona alla città. Ma veramente, a dirla col buon Torquato, "riveder non posso parte piu cara e piu gra­ dita del mio paesello natio ". » (Ange­ lo Giuseppe Roncalli, Arcivescovo di Mesembria, delegato apostolico, da una lettera al prof. Pietro Donizetti, Istanbul, 18 aprile 1940). " Il mio Sotto il Monte ! Due o tre pugni di case, male congegnate, tan­ toché pochi sanno che ci sia » (papa Giovanni XXI I I ).

Sotto il Monte oggi : un bazar di ricordini « I profittatori hanno fatto del loro meglio per trasformare Sotto il Mon-

te in un bazar in cui l'immagine di Giovanni diventa un'ossessione stam­ pata su portaceneri, modellata in le­ gno color noce, abbozzata sullo schermo di televisori-giocattolo, flut­ tuante su biro di plastica. Giovanni forse sarebbe stato indulgente con l'inevitabile cattivo gusto dei souve­ nirs, tra i quali figura persino una torta col pontefice che benedice chi la mangia con un " Buon appetito figlioli! • Non potrebbe però fare a meno di ammettere che l'industria sorta intorno al suo nome altera pro­ fondamente ciò che attira la gente a Sotto il Monte » (Desmond O'Grady, in " Il Mondo ", 12 settembre 1971 ).

Famiglie come grappoli Famiglie numerose come quella dei Roncalli non erano un'eccezione a quei tempi, nell'ambiente rurale del­ la terra bergamasca. Dice Leone Al­ gisi, biografo di papa Giovanni ( in Giovanni XXIII, Marietti 1964), che la vita matrimoniale cominciava piuttosto precocemente, in genere quando il giovane tornava dal servi­ zio militare. Col matrimonio, lo spo­ so non usciva dalla famiglia; le nuove generazioni si disponevano « come grappoli attorno al ceppo originario. 5

turco e vite ; pochi per una famiglia come la loro, frugale fin che si vuole, ma numerosa efm;nita, per la consuetudine all 'aria aperta, di robusto. appetito. In piu nella stalla c'era­ ' no sei mucche, anch'esse a mezzo col padrone , e un po di galline nel cortile . Questo era tutto, capitale e scorte . Qui , il 25 novembre 1 88 1 , in una giornata di pioggia, venne alla luce Angelo Giuseppe Roncalli , figlio di Giovanni Battista e di Marianna Mazzola, quartogenito e primo maschio d'una schiera di 1 0 tra fratelli e sorelle , sopravvissuti a tredici parti . Angelo, figlio di contadini in una società di contadi-

In campo economico veniva a crear­ si un senso di sicurezza per i vecchi, per gli ammalati e anche per le nuo­ ve famiglie in formazione. Queste ve­ nivano aiutate (un tacito ma operan­ te contributo di tutti i membri), a superare la fase critica delle •bocche che consumano e delle braccia che non producono", nell'attesa di entra­ re a loro volta nel ciclo produttivo e sorre �ere con le loro fresche ener­ gie l antica generazione in declino. Una primitiva forma assicurativa a raggio familiare ...

La casa di Camaiti no Nel 1893 l'intera famiglia con lo zio Zaverio e il fratello Angelo, nonno di papa Giovaimi, passò dalla cascina denominata " Palazzo" ad una abita­ zione contigua chiamata " Colombe­ ra", dotata di quattro ettari di terre­ no, e anch'essa dei conti Morlani. Casa e terreno furono comperati dai Roncalli molti anni dopo ( 1919) e pa­ gati con un prestito bancario. Nel 1946 la famiglia si divise. Alla ·co­ lombera restarono Zaverio, Alfredo e Giovanni; don Angelo con le sorelle nubili presero in affitto dal conte Scotti la casa di Camaitino, antica abitazione dei Roncalli, presenti su •

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quella terra già dal XV secolo. In questa casa Angelo Roncalli abitò du­ rante i suoi brevi soggiorni nel pae­ se natale fino al 1958 (da una nota a Il Giornale dell'Anima, di Giovanni XXIII, a cura di Loris Capovilla, Ed. di Storia e Letteratura, Roma 1967).

Mal pane solo polenta " Alla nostra tavola mai pane, solo polenta ; niente vino ai ragazzi e gio­ vani; raramente la carne ; appena a Natale e Pasqua una fetta di dolce casalingo. Il vestito, le scarpe per an­ dare in chiesa dovevano bastare per anni e anni... ,. (Angelo Roncalli nel Giornale dell'Anima, op. cit.).

" Le scarpe rotte" « Certo che quando si è poveri qual­ che umiliazione capita ogni tanto. Come la settimana scorsa, quando non ho potuto andare a scuola per­ ché avevo le scarpe rotte e pioveva sempre. Al mio paese si dice : man­ naggia la miseria. lo avevo vergogna di dire ai miei compagni che non ve­ nivo a scuola per due giorni perché avevo le scarpe rotte, ma poi lo di-

ni, veniva su come le circostanze consentivano. L'ambiente che lo circondava era a livello di istruzione piu che mode­ sto, vergine di cultura o quasi ; in compenso era schietto, genuino e ricco di umanità. I pochi abitanti del paese , com­ patti nelle loro convinzioni politiche e religiose , davano prova di ferrea ubbidienza cattolica : come gran parte dei contadini della campagna bergamasca, nella crisi che tra­ vagliava i rapporti tra Stato e Chiesa dopo la breccia di Porta Pia, propendevano per la parte del papa. Angelo , bam­ bino, frequentava le scuole elementari, dava una mano nei

cevo e mi scappava da ridere e ride­ vano anche loro, cosi ho capito che anche se non si è ricchi, si può es­ sere allegri ugualmente. Anche Gesu, e san Francesco e papa Giovanni non si lamentavano mai e si accontenta­ vano di poco ... » ( da un quaderno dei bambini della V elementare di Bisu­ schio, Varese. deposto sulla tomba di Giovanni XXIII. In Testimonianze per papa Giovanni, Arnoldo Monda­ dori Editore, Milano 1966).

"Barba" Zaverio fattore e patriarca Lo zio Zaverio curava gli interessi dei conti Morlani nei confronti di parecchi mezzadri, fra i quali il suo pronipote Giovan Battista, padre di Angelo. Abitava con la famiglia Ron­ calli, e, se occorreva, li aiutava nei lavori dei campi. Ma di solito girava per le campagne, tutto preso negli acquisti, nelle vendite e nei vari af­ fari competenti ad un fattore. Era molto religioso, il primo ad entrare in chiesa, l'ultimo ad uscirne; aiuta­ va nel ministero il parroco don Fran­ cesco Rebuzzini, e « nutriva la mente e l'anima di devote e fìnanco asceti­ che letture » (da A n s e l m o Freddi,

Giovanni XXIII fanciullo, e d i z i o n e Fratelli Carrara, Bergamo 1963).

Lo portava in chiesa addormentato Dai ricordi di un fratello di Angelo : « Lo zio Zaverio aveva l'abitudine di alzarsi di primo mattino e di andare in silenzio da Angelo che ancora dor­ miva. Lo alzava dal letto cosi addor­ mentato, se lo portava in chiesa, che saranno state le cinque. Là lo appog­ giava sul banco e insieme ascoltava­ no la Messa. Poi lo riconduceva a ca­ sa. sempre tenendolo in braccio » (Zaverio Roncalli, in •oggi ", 14 mar­ zo 1963).

Il CODIIIUO Chiesa-Stato l caHolici: ""Non si separi la Chiesa dallo Stato" Nella seconda metà dell'Ottocento, l'Italia è travagliata dall'aspra poi� mica sul potere temporale dei papi e sui rapporti tra Stato e Chiesa. Da parte cattolica, l'atteggiamento politico assunto dalla Chiesa è illu­ strato nel Sillabo (1864), raccolta di brani ricavati da allocuzioni, encicli­ che, lettere del pontefice Pio IX: « La 7

campi, giocava con i coetanei sulla piazza o nei prati appena falciati ; alla sera , la famiglia si riuniva in cucina per il pa­ sto e poi , prima di andare a letto, recitava in coro la " terza " del rosario: una pratica del tutto ordinaria in quella plaga rigorosamente osservante. Quando finirono i tre anni di sommaria istruzione elementare, il bambino venne messo allo studio nel vicino paese di Carvico, dove un curato , don Bolis , gli inculcò Cesare e Sallustio a suon di scapaccioni. Presto, piu presto del previsto, l 'intelligenza sveglia del ra­ gazzo persuase il curato di non essere piu idoneo a conti-

Chiesa ha potestà di usare la forza e di usare il potere temporale "diret­ to e indiretto" ,. ; « I Re e i Principi non sono esenti dalla giurisdizione della Chiesa e nello sciogliere le que­ stioni di giurisdizione sono inferiori alla Chiesa •; è senza dubbio un « grave errore ritenere che siano da separare la Chiesa dallo Stato e lo Stato dalla Chiesa •.

Da parte liberale:

"Separiamo lo Stato dalla Chiesa" Sull'altro versante, Marco Minghetti, presidente del Consiglio del Regno d'Italia, espone le ragioni liberali e scrive ( Stato e Chie�a, Hoepli 1878) : « Alle condizioni materiali e morali della società presente, non rispon­ dono piu le forme legislative del pas­ sato : non diéo quelle che esprimono la dominazione assoluta dello Stato sulla Chiesa e della Chiesa sullo Sta­ to, ma neppure quelle che discendo­ no dai concordati o dal sistema co­ siddetto giurisdizionale. Un altro pe­ riodo storico è prossimo : quello del­ la separazione dello Stato dalla Chie­ sa. Questa separazione è la logica conseguenza della libertà religiosa, 8

proclamata in tutte le moderne co­ stituzioni politiche. La nuova legisla­ zione non abbandonerà i diritti dello · Stato e tantomeno quelli dell'indivi­ duo, ma nello stesso tempo garanti­ rà a ciascuna associazione e confes­ sione religiosa, tutta la libertà che le è necessaria per organizzarsi e svol­ gersi •.

l cattolici dopo il 1870 Né eletti, né elettori Dopo la presa di Roma i cattolici, considerando lo Stato italiano come usurpatore dei domini papali, mani­ festavano la loro protesta tenendosi in disparte dalla politica attiva, ri­ fiutando di servire un re e un gover­ no sulla cui testa pendeva la scomu­ nica pontificia. « La Chiesa, intanto - scrive Denis Mack Smith (Storia d'Italia 1861-1961, Laterza 1970) boicottava risolutamente la politica interna italiana e tentava con tutte le forze di impedire ai cattolici di adempiere ai loro doveri di cittadi­ ni... Il direttore del principale gior­ nale cattolico di Torino, don Margot­ ti, coniò la frase " né eletti, né eletto­ ri " ... Nelle elezioni del 1874 il Vatica­ no dichiarò che non era opportuno che i cattolici votassero, e questo

nuare l'opera di insegnamento. In casa, del resto , c'era già chi aveva disposto per il suo avvenire ; ed era quel " barba " Zaverio, uomo tutto casa e chiesa, che non vedeva l'ora di far indossare al nipote la veste nera di seminarista ; un'aspi­ razione in linea con la tradizione delle valli bergamasche, note come serbatoio delle vocazioni ecclesiastiche , dove non c'era famiglia contadina che non aspirasse ad inami­ dare per uno dei propri figli il collarino da sacerdote . L'av­ viare il ragazzo al Seminario venne dunque quasi da sé, naturale conseguenza dell'ambiente e della buona propen-

non expedit divenne piu tardi una proibizione formale. "

A Bergamo: disertate le urne « Nelle elezioni politiche del 1890 ben quattro quinti degli elettori avevano disertato le urne. Bergamo era stata la provincia italiana col minor nu­ mero di votanti; in dodici comuni non si era neppure costituito il seg­ gio; in un capoluogo di mandamen­ to, costituito il seggio, non si erano presentati neppure coloro che Io componevano e, su quattrocento elet­ tori, unico e solo aveva votato il pre­ tore " (da L. Algisi, op. cit.).

L' "Orbi", l i bero pensatore venuto da Pavia II primo maestro di Angelo fu « un tale che veniva da Pavia o dalle parti di Pavia, e che in paese chiamavano l'"Orbf" : un soprannome che gli ve­ niva dal fatto che ci vedeva da un occhio solo e che la gente gli affib­ biava non senza un'ingenerosa vo­ glia di schernirlo, dato che era in­ viso, perché, essendo a pensione da

una certa "Sigali ", proprietaria della casa con annessa un po' di terra, era voce generale che vivesse con lei in rapporti adulterini ». Questo Orbf, pare fosse un libero pensatore e, se­ condo testimonianze, « soffriva di avere a scuola un chierichetto che bazzicava in chiesa e nella casa par­ rocchiale " (da Freddi, op. cit.).

Lo scolaro Roncal li Angelo: un po' discolo e un po' saccente I ricordi dei compagni di scuola de­ scrivono Angelo Roncalli come un ragazzo normalissimo, abbastanza vi­ vace e incline agli scherzi contadini. Un giorno, ad esempio, attende che un carrettiere entri all'osteria· e poi allenta i finimenti dell'asino attacca­ to al carretto. Quando l'uomo ritor­ na e con uno schiocco di frusta dà il via alla bestia, questa si avvia e le stanghe del carro precipitano a ter­ ra con gran fragore : risate dei ra­ gazzi e imprecazioni irriferibili del carrettiere il quale, con la frusta al­ zata, come nelle vecchie comiche da oratorio, insegue l'asino che se ne va �aloppando, spaventato e a orecchie basse, giu per la discesa. 9

sione da lui dimostrata agli studi . La preparazione speci­ fica per l 'ammissione al Seminario fu proseguita in un istituto vero e proprio, quel collegio di Celana dove Angelo si iscrisse come " esterno " pieno di speranze e di propositi, ma che gli procurò, inaspettatamente, cocenti delusioni sco­ lastiche . Forse perché piu giovane dei compagni di studi, o per la difficoltà ad ambientarsi nella nuova vita, o, magari , per le modeste capacità didattiche degli insegnanti, la sua pagella risultò un disastro, e solo una gran forza di volontà gli impedi di gettare alle ortiche libri e quaderni . Una di-

Forse era anche un po' saccente, il piccolo Angelo . . Viene da Bergamo un ispettore scola�tico, per sondare lo stato d'istruzione degli alunni. E non trova di meglio che porre la con­ sunta domanda, se pesi di piu un chi­ lo di ferro o uno di paglia. Tutti dan­ no la risposta sbagliata. Tranne lui, che mette a posto pesi e misure. E non si accontenta della vittoria. Vuo­ le stravincere, beneficando i compa­ gni, mentre torna al suo posto, di un "bambi" detto a bassa voce, ma non tanto da non essere sentito dai piu vicini. Cosi che, finite le lezioni, quel­ li lo aspettano mori e gli imparti­ scono una sonora lezione a suon di botte (notizie da- A. Freddi, op. cit. e da Davide Cugini, Papa Giovanni nei suoi ,-imi passi, Istituto Arti Grafiche, Bergamo).

mentari della provincia di Bergamo era maggiore di quella registrata nel­ le altre province lombarde. Nel Ber­ gamasco, su 26 maschi adatti alle scuole si contavano 25 scolari, e su 25 femmine 24 scolare. Come con­ fronto, la provincia di Milano dava 29 scolari su 41 maschi e 8 scolare su 14 femmine. Tuttavia, " se dai dati che abbiamo esposto si volesse ar­ guire la diffusione dell'istruzione nel­ le nostre campagne, si cadrebbe in errore. Basta osservare che le occu­ pazioni campestri impediscono ai fanciulli di valersi dell'insegnamento in tutta la bella stagione fra Pasqua e San Martino, cosicché avviene che molti di essi frequentino le scuole senza alcun profitto, dimenticando nell'estate ciò che hanno imparato nell'inverno ».

Le scuole elementari: veniva dimenticato d'estate ciò che s'imparava d'Inverno

In collegio: un cesto di mele e un'ingiustizia che brucia

Secondo Stefano Jacini (La proprie­ tà fondiaria e le popolazioni agricole in Lombardia, Milano 1857), all'inizio della seconda metà del secolo la fre­ quenza degli alunni alle scuole eleIO

Mentre era in collegio a Celana, An­ gelo fu accusato di aver violato il re­ golamento introducendo delle mele dall'esterno. Fu fatta un'indagine e,

versa soluZione , però, SI Imponeva: don Francesco Rebuz­ zini, il buon parroco di Sotto il Monte, lo tolse dal colleJrio e si incaricò di prepararlo agli esami di ammissione alla terza ginnasio del Seminario di Bergamo. Il canonico Mor­ lani , proprietario del fondo coltivato dai Roncalli , si as­ sunse l 'onere di pagame la retta. Undicenne , nel novembre 1 892, Angelo fu ammesso al Semi­ nario diocesano . Vi si recò a piedi , e sono quindici chilome­ tri tondi , accompagnato dal padre che indossava il vestito • buono e portava la cesta con la biancheria.

ai superiori che l'interrogavano, Ron­ calli disse di averlo fatto su richie­ sta di alcuni convittori ; nessuno tut­ tavia volle ammetterlo e lui, da par­ te sua, non fece nomi. In seguito a questo episodio, e anche per il suo scarso rendimento agli studi, il ret­ tore scrisse al parroco del ragazzo facendogli intendere che sarebbe sta­ to opportuno ritirarlo dal collegio. Consegnò la lettera ad Angelo che però per via la distrusse « perché conteneva una falsa versione dei fat­ ti ». La cosa, naturalmente, fu risa­ puta e non fece che peggiorare la sua posizione agli occhi dei superiori. Persino dopo una sessantina d'anni, quand'era patriarca a Venezia, quel­ la ferita non era rimarginata. L'in­ giusta accusa gli fece dire : « Fui pu­ nito erroneamente per una colpa che non avevo commesso » ( notizie da Davide Cugini, op. cit.).

Una pagella disastrosa Poco dopo l'elezione di Giovanni XXIII, un giornalista dell'•Osservato­ re Romano• rintracciò a Celana l'am­ muffit a pagella di Angelo Roncalli. I voti dell'ultimo bimestre registrava-

no 4 in italiano, scritto e orale, 4 in geografia e in aritmetica, 5 in latino e finalmente, un debole 7 in . religio­ ne. In piu c'era una annotazione del­ l'insegnante : secondo lui, il 4 in arit­ metica avrebbe dovuto essere un 3 ( da P. Ambrogiani, Jean XXIII, curé du monde, Ubraire Académique Per­ rio, 1964).

Tuttavia i ricordi sono "carissimi" « Reverendissimo e caro monsigno­ re, benché per circostanze forse in­ dipendenti dalla mia buona volontà io non abbia potuto approfittare che in tenue misura dei pochi mesi di scuola che ebbi al collegio allorché vi passai giovanetto di soli 10 anni, pure i ricordi di Celana sono rimasti indelebili e carissimi nella mia ani­ ma ... Anche da lontano tornai e tor­ no a Celana col mio pensiero, non solo a ravvivarvi le memorie ingenue e serene dell'infanzia e della mia pri­ ma giovinezza, ma a ricercarvi ama­ te e sorridenti figure di giovani che conobbi. .. ,. (da una lettera indirizza­ ta dal nunzio in Bulgaria Roncalli al rettore del collegio di Celana il 24 giugno 1 928).

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NEL SEMINARIO DI BERGAMO il giovane contadino di Sotto il Monte si lascia alle spalle la fama di " cattivo allie­ vo " ; ottiene buoni risultati in latino, filosofia e teologia, ottimi in storia. Riceve nel 1898 i primi due ordini minori (ostiariato e lettorato) e l'anno seguente gli altri due , di esorcistato e accolitato. Se c'è un rovescio della medaglia, nel roseo svolgersi di que­ gli anni, è rappresentato dal rude universo spirituale aleg­ giante nell'istituto, dove domina un tipo di religiosità im­ pervia, ispirata alla regola di S . Ignazio, irretita nella pau-

seminario a diocesi: due vasi comunicanti Il Seminario di Bergamo ha un suo spirito ben definito. Secondo Leone Algisi (op. cit.), esso, da un lato, è il frutto del carattere della gente bergamasca, concreta, lavoratrice e poco propensa all'esteriorità; dall'al­ tro, custodisce e tramanda l'entusia­ smo e la serietà di intenti, già ope­ ranti alle sue origini ai tempi di S. Carlo Borromeo. Vi è un profondo scambio di reciproche influenze tra l'istituto e la diocesi e di quest'ulti­ ma il seminarista viene gradatamen­ te portato a conoscere problemi, ope­ re e battaglie. Quando il giovane pre­ te esce dal Seminario si sente forma­ to. « ancor piu profondamente che d�le parole dei superiori e dal me­ todo di vita che vi ha condotto, dal­ l'invisibile ambiente della diocesi e dalla sua tradizione ».

Il seminarista Angelo Roncalli · con due compagni

7000 ore di studio e meditazione Secondo un compagno d i studi di Angelo Roncalli, fin dal primo anno di Seminario i programmi prevede· vano venti ore settimanali dedicate allo studio del latino e dieci alla teo­ logia. Don Giuseppe de Leca ha cal­ colato che durante i dodici anni di studi, il futuro prete totalizzava 3480 ore di meditazione e circa al­ trettante di studio.

Il tricorno, orgoglio del clero bergamasco « Due volte alla settimana si faceva la passeggiata : uscivano in silenzio per due e raggiungevano i bastioni e il prato che si estendeva a lato : là, rotta la fila, i ragazzi potevano correre a perdifiato, senza essersi neanche allontanati troppo di casa ... Le passeggiate in città erano piu compassate : i seminaristi erano sca­ glionati per sezioni. I "piccoli" con gli abiti della domenica e gli scarpo­ ni chiodati che rintronavano sui mar­ ciapedi : i "prefetti" indossavano la sottana bella e, come i professori, portavano il tricomo nero cui il cle-

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ra del peccato e nutrita di pratiche minuziose, frequenti mortificazioni, implacabili esami di coscienza. Comprensi­ bilmente, il ragazzo ne è un po' turbato . Combatte un'oscu­ ra battaglia con demoni e tentazioni, di cui cogliamo un'eco nelle prime ingenue pagine del Giornale dell'Anima, quelle note e meditazioni che accompagnarono tutto l 'itinerario spirituale di Angelo Roncalli a partire dal 1 895. Per fortuna, ben presto nuovi orizzonti si aprono all 'in­ telligenza sveglia e sensibile di Angelo . Nel 190 1 , una bor­ sa di studio gli è conferita in riconoscimento del buon esi-

ro bergamasco manifestava una fe­ deltà non priva . di sottintesi politici : ultimo baluardo in Italia, poiché dappertutto, e persino a Roma, i pre­ ti avevano adottato il cappello nero rotondo che faceva piu moderno ,. (da J. Neuvecelle, Giovanni XXIII, una vita, Bompiani 1970).

Censurato il Manzoni Le letture concesse agli allievi del Se­ minario erano rigorbsamente vaglia­ te dai superiori. Dei Promessi Sposi i ragazzi conoscevano solo alcuni brani, riportati sull'antologia. Ma l'o­ pera completa, ricorda Jean Neuve­ celle (op. cit.) , « per classica che fos­ se, era proibita ; uno dei compagni di Angelo, che se l'era portata die­ tro, aveva corso il rischio di essere espulso ed era stato poi sottoposto, per la sua pericolosa frivolezza, a raddoppiata sorveglianza ...

O DiO, QUBDii DICCIIil

Dal Giornale dell'Anima (op. cit.), 1895: « Attenderò a modificare seria­ mente i miei sentimenti, mantenen­ doli dentro i limiti della cristiana modestia; e però farò digiunare spe14

cialmente gl� occhi, detti da S. Am­ brogio reti insidiose e da Sant'Anto­ nio da Padova ladri dell'anima ... Con donne di qualunque condizione siano pure parenti o sante... avrò un ri­ guardo speciale, massimamente trat­ tandosi di giovani, né mai fisserò loro in volto gli occhi... ... Due anni piu tardi (dicembre 1897): « A tavola, nel parlare e nel mangia­ re, non mi mostrerò ghiotto.o intem­ perante, farò sempre qualche piccola mortificazione ; e in quanto al bere vino starò Diu che moderato, poiché nel vino c'è lo stesso pericolo che nelle donne : "vinum et mulieres apo­ statare faciunt sapientes• ... Nel luglio 1898 : « Mi guarderò di son­ necchiare nelle meditazioni. Giacula­ torie ne dico pochette ed in quanto al rosario, un po' da cristiano l'ho ancora da recitare. O Dio, quanti peccati! ...

"Non si salutano gli usurpatori!" Roma, principio di secolo : « Durante una passeggiata verso il Pincio, i chierici incrociarono un fastoso eQui­ paggio, un phaeton sollevato in alto su ruote scintillanti. Stemmi sor­ montati da una corona reale e della

to scolastico e lo porta, con due condiscepoli di Bergamo, a frequentare l 'Apollinare, Seminario superiore di Roma ( qui Roncalli concluderà gli studi di teologia e verrà ordi­ nato sacerdote ) . Ma quasi non ha finito di disfare la valigia, che si vede recapitare la cartolina rosa della chiamata al servizio di leva . Indossa allora la divisa di fanteria e adem­ pie al suo obbligo, senza nascondere che la vita gli diventa un po' penosa per il brusco contatto con il mondo chiasso­ so e volgare della caserma . Quando riprende gli studi , può constatare che nell 'istituto romano si respira un 'atmosfe-

croce di Savoia, bianca in campo ros­ so, si staccavano sulla lucida verni­ ce della carrozza ... Dentro, avvolta in sete nere e violacee, il bel volto ombreggiato da un enorme cappello, una dama sorrideva ai passanti : era la regina Margherita che usciva dal suo palazzo. Gli uomini al suo pas­ saggio si fermavano e si scappella­ vano con largo gesto, e i bergama­ schi, colpiti dalla inattesa apparizio­ ne, fecero altrettanto. " Copritevi su­ bito " ordinò s o t t o v o c e il prefetto. "Ma guarda un po' ! Non si salutano gli usurpatori " ,. (Neuvecelle, op. cit.).

stesso, del lieto svolgersi di questo difficilissimo e pauroso problema ... Ho trovato ottimi superiori, che mo­ strano di volermi un gran bene; mi rispettano come chierico, professan­ domi una stima di cui io stesso non so capacitarmi, e piu che tutto con­ cedendomi la piu ampia libertà di professar le mie pratiche di religio­ ne. Dai compagni di arma, in gran parte bergamaschi e bresciani, non ho ricevuto finora che segni di reve­ renza e affezione ,. (da una lettera del 23 dicembre 1901 a monsignor Buga­ rini, rettore del Seminario romano).

Sotto le anni: motti spietati! Ma superiori e compagni tutti brava gente

"Ho toccato con mano tanta lordura"

Al principio di secolo, i chierici non godevano di esenzione dal servizio militare. Roncalli interrompe gli stu­ di al Seminario romano per adem­ piere all'obbligo di leva presso il 73o reggimeqto di fanteria "Lombardia" il cui motto era • Acerrimus hosti­ bus", cioè spietato, terribile per i ne­ mici. « :t!. una vita di grandissimo sacrificio, un vero purgatorio, la mia ... eppure a volte m1 meraviglio di me •••

Storielle grasse e donne di modesta virtu : queste le cose che scandaliz­ zano la recluta Angelo Roncalli, al quale l'educazione di seminario ave­ va insegnato che il sesso era argo­ mento tabu : « Oh, il mondo com'è brutto - scrisse nel Giornale dell'A­ nima ( op. cit.), rievocando la ferma - quanta schifezza, quanta lordura! Nel mio anno di vita militare l'ho ben toccato con ·mano. Oh, come l'e­ sercito è una fontana donde scorre il putridume, ad allagare le città ». 15

ra ben diversa da quella del Seminario bergamasco . Diver­ so è il fondamento spirituale ed educativo al quale si ispi­ rano gli educatori ; diversi, anche, i compagni , non solo per­ ché indossano quella pittoresca sottana violacea che attira la curiosità dei forestieri e dei turisti, ma anche, e soprat­ tutto, per un certo disincantato e ironico modo di fare, tut­ to romano, che fa sentire i tre bergamaschi come sprovve­ duti provinciali, piovuti da un arcaico mondo lontano. Tra i maestri , Angelo nota un giovane diritto e asciutto che ri­ sponde al nome di Eugenio Pacelli ; tra i compagni lo at-

IL FUOCO DEL MODERIISIO Il modernismo fu un movimento ri­ formatore .delineatosi sul finire del XIX secolo nell'ambito del cattolice­ simo, ad opera di ecclesiastici e lai­ ci, prima all'estero e poi in Italia, dove ebbe a maggiori rappresentanti Ernesto. Buonaiuti e Romolo Murri. Secondo A. C. Jemolo (Chiesa e Stato in Italia, Einaudi 1%5 ) esso, piu che una corrente omogenea. era un in­ sieme di tendenze varie: « Vi era un modernismo dogmatico-filosofi­ co imperniato sul concetto dell'evo­ luzione del dogma, considerato come strumento per fare giungere la veri­ tà ai fedeli, mutevole col mutare del­ la capacità di comprensione, e delle esigenze dei tempi. Un modernismo storico, intento a ricostruire il con­ tenuto della predicazione di Cristo, il vero stato d'animo, le reali aspet­ tative delle primìssime generazioni cristiane. Un inodernismo politico che vagheggiava la conciliazione con la democrazia, e se possibile, con il socialismo : una Chiesa che fosse l'av­ vocato dei poveri contro i ricchi. E un modernismo che, guardando alla struttura interna della Chiesa, pen­ sava ad un:a riforma democratica, in cui riecheggiavano i vecchi motivi 16

della elezione dei vescovi da clero e popolo, e la soppressione del celiba­ to ecclesiastico. E ancora un moder­ nismo preoccupato di eliminare i contrasti tra scienza e fede e di dare cosi al primo libro della Bibbia, il Genesi, una interpretazione compati­ bile con la dottrina dell'evoluzione, con i risultati della geologia, della paleontologia, della storia ».

Roncalli rifiuta i libri pericolosi Il giovane Roncalli, abituato alle pla­ cide prediche del buon parroco del suo paese e alla dottrina rigorosa e senza tarli del dubbio insegnata nel Seminario orobico, vedeva gonfiare la bufera del modernismo proprio accanto a sé. Ma era un giovane pru­ dente, diffidava forse già allora dai teologi cavillosi e ancor piu si teneva alla larga dalla teologia avventurosa che si sviluppava fuori della Chiesa. Il moderilismo si infiltrava allora tra le mura dell'Apollinare sotto forma di opuscoli ciclostilati che i ragazzi si passavano sottobanco e leggevano, di notte. ben attenti a non farsi sor­ prendere dai superiori. Ma l'onesto bergamasco si rifiutava di leggerli o anche solo di fare da passamano, pa-

trae, e un po' lo sgomenta, un coetaneo .di lui piu maturo e culturalmente irrequieto, un giovane romano pieno di ze­ lo apostolico e di appassionata curiosità per i tempi che si annunciano : Ernesto Buonaiuti , nel quale gi à vanno ribol­ lendo i primi fermenti di modernismo. In questo clima Roncalli compie i suoi studi . Nel luglio 1 904 si laurea in teologia e quando, nell'agosto, verrà ordi­ nato s acerdote nella bella chiesa barocca di S . Maria in Mon­ te Santo, avrà presso di sé, assistente e padrino, p roprio il Buonaiuti, votato a una non lontana duplice scomunica. •

rendogli che la lealtà verso la tradi­ zione e la gerarchia dovesse preva­ lere sulla curiosità per le idee etero­ dosse. Non era ancora venuto il suo tempo : meglio restare nel chiuso bozzolo dell'ortodossia. « Sapevo che circolavano libri proibiti. Io non li vidi, né li lessi mai. "

Sospettato dal Sant"UIIizlo Quando divenne papa, i rapporti di Roncalli con il condiscepolo Buo­ naiuti e il modernismo, interessaro­ no studiosi e giornalisti. Furono ri­ velati particolari e aneddoti e nacque qualche polemica. Libero Pierantoz­ zi su "Rinascita" (23 febbraio 1963), il settimanale diretto da Palmiro To­ gliatti, scrisse : « Sembra che sia sta­ to lo stesso papa, un giorno che par­ lava in udienza privata a un gruppo di giovani sacerdoti, a racco1;1tare di una remota lettera con la quale il Santo Uffizio attirava su di lui l'at­ tenzione del suo vescovo, a causa di alcuni libri da lui adottati per inse­ gnare nel Seminario di Bergamo, e di una cartolina ricordo inviata dal­ l'estero a Ernesto Buonaiuti. Questi documenti, una volta asceso al so­ glio pontificio e diventato di diritto

anche prefetto del S. Uffizio, egli li aveva rinvenuti nella "pratica• a lui intestata. Papa Roncalli conCludeva la breve parentesi autobiografica e­ sortando bonariamente i giovani ec­ clesiastici ad agire sempre con pu­ rezza d'intendimenti e con ferma aderenza agli essenziali postulati del­ la dottrina senza eccessivi timori : " Poiché. come vedete, anche un prete messo 'in osservazione' dal Sant'Uf­ fizio può diventare papa!"».

Sono le solite notizie gonfiate Polemizzando con "Rinascita•, l'e­ sperto di cose vaticane che si firma con lo pseudonimo "Lo Svizzero ", nel libro La Chiesa dopo Giovanni (ed. Il Borghese 1963) ribatté che della fac­ cenda delia cartolina « approfittaro­ no senza alcun ritegno i comunisti italiani ( ormai votati alla tonsura avendo assimilato anche nell'esposi­ zione giornalistica e propagandistica della " propensione alla tolleranza• di papa Giovanni, tutto il contorto fumismo del linguaggio di coloro che una volta erano bollati dagli atei co­ me "collitorti " o "baciapile"), tanto per creare intorno al pontefice un'au­ reola assurda di eterodossia " ·

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IL 4 AGOSTO 1 903 sali alla cattedra pontificale il patriarca di Venezia Giuseppe Sarto, assumendo il nome di Pio X. La scelta del successore di Leone XIII era stata causa di non Pochi contrasti in seno al Sàcro Collegio; ad arruffare la già ingarbugliata matassa ci si era messo (lo si saprà. piu tardi) anche il cattolicissimo imperatore d'Austria che, for­ te di un antico diritto esercitato allora per l'ultima volta, intervenne con un esplicito veio per escludere dalla rosa dei papabili il cardinale Rampolla, sospetto di idee liberali . Il nuovo eletto era in tutto differente dal predecessore. Ac-

Un PIPI iiPrBiiiiD Dopo Leone XIII, che si era sforzato di riportare la Chiesa al livello dei ))rogressi del mondo, l'elezione di Giusc:fpe Sarto sorprese l'opinione pubblica. « Non c'è auindi da mera­ vigliarsi se, ap�na eletto papa, il te­ legrafo a gesti praticato dalle fine­ stre dei Sacri Palazzi per rivelare il nome dell'eletto prima ch'esso venis­ se notificato ufficialmente dal cardi­ nale protodiacono, falli completa­ mente allo scopo. Nessuno infatti pensò al Sarto quando, a una finestra Clell'appartamento di monsignor Mag­ giordomo qualcuno fece l'atto di cu­ cire una stoffa e poi, allargando e riaccostando l'indice e il medio della mano alzata, accennò al movimento d'un paio di forbici. Anzi ..• in quelle due dita divergenti della mano si cre­ dette di indovinare una V, iniziale dei due fratelli Vannutelli, cosf che anche quel resl)ODso rimase ambi­ guo. E quando, un'ora dopo, il cardi­ nale Mocchi annunciò il nome del

Don Angelo Roncalli, ca,pellano militare, con due fratelli

Sarto, la folla rimase un istantè in­ terdetta, prima di abbandonarsi al­ l'applauso di prammatica • (da C. Falconi, I Papi del ventesimo secolo, Feltrinelli 1967).

"D Santo" di Fogazzaro mette in luce la serpeggiante crisi religiosa L'esistenza della corrente riformatri­ ce modernista fu clamorosamente ri­ velata all'opinione pubblica dall'ap­ parizione, nel 1906, del romanzo Il Santo, opera di un celebre scrittore cattolico, Antonio Fogazzaro . Subito dopo la pubblicazione di Piccolo Mondo Antico, Fogazzaro si era sen­ tito c affascinato dall'idea di promuo­ vere l'abbraccio tra scienza e fede, cosf come appariva real�to dalla nuovissima teoria dell'evoluzionismo moderato, lanciata in Europa da al­ cuni studiosi cattolici. E scrisse Il Santo, con l'idea di riscuotere la Chiesa e proclamare una nuova ri­ fonna. Il romanzo « ebbe il grande merito di porre all'ordine del giorno del paese e dell'intera Europa la cri­ si religiosa in atto nella Chiesa e l'impellente necessità di una riscos­ sa di tutti i credenti • (da Carlo Fai19

comodante di fronte alle questioni concrete, come l 'acces­ so dei cattolici alle urne ( tanto che pur essendo ancora vi­ gente il non expedit, di fatto il divieto fini per cadere nel nulla), era intransigente sulle questioni di fondo, come i dogmi o l 'autorità della gerarchia. Clamorosamente, con l 'enciclica Pascendi ( 1907) represse ogni aspirazione rifar­ mistica nelle forze piu vivaci dell'area cattolica, condan­ nando con durezza il modernismo. Conservatore, cercò di attuare una politica di remora dopo l 'apertura sociale ope­ rata da Leone XIII . Proprio in questo senso, la nomina a

coni, op. cit.). Ma la condanna del libro all'Indice costitui la prima av­ visaglia della reazione del Vaticano al diffondersi del modernismo.

La dura condanna dal rnodarnlsrno Un riassunto dell'enciclica Pascendi, come fu ·riportata sui giornali il 16 settembre 1 907 : l'enciclica constata che il modernismo ormai costituisce un gravissimo pericolo per la Chie­ sa, contro il quale è supremo dovere del papa di provvedere. Con minuta e stringente analisi essa esamina i vari aspetti del movimento riforma­ tore e conclude definendolo la sinte­ si di tutte le eresie, il presupposto che conduce logicamente all'ateismo. Alla luce di queste considerazioni, Pio X ordina : l) l'insegnamento del­ la filosofia e della teologia scolastica in ogni Seminario e università catto­ lica, insieme agli studi di teologia positiva e simili, deve farsi con spi· rito sinceramente cattolico; 2) i mo­ dernisti devono essere allontanati dalla direzione e docenza dei Semi­ nari e dalle università cattoliche; 3) sia cura dei vescovi allontanare il clero e i fedeli dalla stampa mo­ derna; 4) si istituisca un collegio 20

di censori m ogni curia diocesana, per l'accurata revisione delle pub­ blicazioni cattoliche ; 5) .j congressi sacerdotali sono proibiti salvo raris­ sime eccezioni, nelle quali non vi sia pericolo di modernismo, presbiteria­ nismo e laicismo; 6) si istituisca in ogni diocesi un consiglio di vigilan­ za (con relativo rapporto alla San­ ta Sede) contro il diffondersi degli. errori in voga.

Un'Enciclica

che "non fa buona impressione"

Dal quotidiano " La Sera" del 17 set­ tembre 1907 : « Oggi la notizia del giorno è l'enciclica vaticana sul mo­ dernismo. Il documento pontificio è giudicato troppo dogmatico e severo verso il modernismo. L'istituzione del­ le commissioni diocesane di vigilan­ za, perché riferiscano a Roma sul contegno dei modernisti, ha prodot· to una non buona impressione. Que­ ste commissioni creeranno nella dio­ cesi una corrente antipatica e saran­ no considerate come organi referen­ dari. L'enciclica non contiene nulla di nuovo, ma per il modo come è redat­ ta lascia un'impressione penosa che susciterà vivi commenti •.

vescovo di Bergamo di Giacomo Radini Tedeschi, canonico di S. Pietro ed esponente in vista di quell'ambiente cattoli­ co le cui aspirazioni di miglioramento ·sociale erano state espresse nella Re rum Novarum , assumeva il significato del ben noto promoveatf.!.r ut amoveatur, cioè di una promozio­ ne fatta per allontanare una persona divenuta incomoda. Nella vita di Roncalli, questo avvenimento. fu di capitale importanza : risalendo al nord verso il suo esilio-promozio­ ne, Radini Tedeschi Io condusse con sé, come segretario . Angelo tornava cosi in vista delle amate Orobie, a due pas-

Il sigillo dell'imprimatur c In relazione al punto 4 sulla censu­ ra, non basta impedire la lettura e la vendita, ma anche si vuole impedire la stampa dei libri cattivi. I vescovi devono quindi nominare appositi cen­ sori da scegliere tra il clero secolare e regolare, ai quali deve. deferirsi la revisione degli scritti che debbono essere muniti della debita licenza. Il permesso di stampa sarà rilasciato dal vescovo con la formula imprima­ tur cui deve preporsi la formula ni­ hil obstat" ( da "La Sera", 18 settem­ bre 1907).

1 tulminl dal nlicatora Mentre Angello Roncalli insegna al Seminario di Bergamo, appare un fo­ coso predicatore a rintuzzare l'eresia modemista. Ecco la reazione, perples­ sa e un po' scandalizzata, del segre­ tario di Radini Tedeschi : « Uomo col­ tissimo e dialettico potente, padre M . . . mi si mostrò quale l'attendevo, çonoscitore versato degli errori mo­ demistici : e si comprende come li dovesse battere di santa ragione sen­ za concedere alcuna tregua, né ad es­ si, né alle tendenze verso i medesimi.

Ciò che mi sorprese subito e sconcer­ tò le mie aspettative fu l'impulsività e il tono generale troppo vivace per non dir altro, onde il dotto padre toc­ cava la persona di questo o di quello, dicendo insieme a certe cose di prima evidenza anche altre che mi parvero esagerazioni di non buona lega. Se la verità e tutta la verità si doveva dire, non comprendevo perché la si doves­ se accompa�are coi fulmini e colle saette del Smai piuttosto che con la serenità di Gesti sul lago e sulla mon­ tagna • (da Angelo Roncalli, Monsi­ gnor Giacomo Radini Tedeschi, Edi­ zioni di Storia � Letteratura, Roma).

La caccia alle streghe del cardinale De Lai Dopo la condanna del modernismo, quando era insegnante presso il Se­ minario di Bergamo, Roncalli, in mis­ sione a Roma, fu avvicinato dal te­ mibile e onnipotente cardinale De Lai che con fare misterioso gli disse : « Faccia molta attenzione nel suo in­ segnamento, professore, stia in guar­ dia " Molto turbato Roncalli decise di scrivere al cardinale per fornirgli par­ ticolari sul corso del suo insegnamen­ to e pflr chiedere rispettosamente che ·

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si da casa. E s1 mseriva nella vita attiva di una diocesi ; una diocesi, gli aveva detto Radini Tedeschi, dove « non si dormiva», dove c'erano « tante cose cui badare». Autori­ tario fin che si vuole (" zarista " lo chiamò qualcuno ), ma singolarmente impegnato e aperto all'avvenire, Radini Te­ deschi non si occupava molto di politica, ma era sensibilis­ simo ai problemi sociali. Lo dimostrò nel 1909, in occasio­ ne dello sciopero di Ranica (un paese vicino alla città), dove i lavoratori di una tessitura incrociarono le braccia per ben cinquanta giorni . Organizzato da una " lega bianca " , fu il

cosa gli fosse rimproverato; gli fu risposto che si trattava solamente di un caritatevole avvertimento, ma che tuttavia la Congregazione concisto­ riale per l'Educazione cattolica era informata che egli, nell'insegnamen­ to, usava un libro sospetto, la Storia della Chiesa di Duchesne. Don Ange­ lo replicò in un'altra lettera che ave­ va creduto lecito servirsi di un libro pubblicato col prescritto "imprima­ tur•. Le cose non andarono oltre, ma presso la Congregazione fu aperto il famoso e già citato fascicolo col no­ me di Roncalli. Quando, da papa, l'in­ teressato esaminò quel dossier con­ statò, con sua sorpresa, che non era completo: le accuse elevate contro lui c'erano, eccome. Ma non vi era traccia delle due lettere di giustifica­ zione. Giovanni XXIII aveva conserva­ to le copie di quelle lettere. Le inviò alla Congregazione e badò bene che il suo fascicolo fosse completato, regi­ strato e definitivamente deposto negli archivi del dicastero (da Jean Neu­ vecelle, op. cit., estratto). ·

Entrano In scena l cattolici Lo Stato borghese ha bisogno dl loro Tra i 500 .000 elettori italiani, nella maggior parte di estrazione sociale c

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borghese, gli intransigenti e i "cleri­ ci • non erano poi molti e si può pen­ sare che il non expedit fosse un in­ gegnoso espediente per non cimenta­ re gli eventuali candidati cattolici in una battaglia dalla quale avevano moltissime probabilità di uscire scon­ fitti. . I piu accorti tra i cattolici mi­ litanti si rendevano conto che un giorno il nuovo stato borghese avreb­ be avuto bisogno di loro... L'avanzata del movimento socialista convincerà, infatti, tra non molto il nuovo papa Pio X, prima ad attenua­ re, poi a togliere definitivamente la prescrizione che proibiva ai cattolici di partecipare alle elezioni. Essi ven­ nero invece sollecitati a unire i loro sforzi a quelli di coloro che difende­ vano l'ordine costituito contro l'as­ salto delle forze sovversive. Gli inizi del secolo vedevano cosi l'ingresso sulla scena politica non soltanto dei socialisti, ma anche dei cattolici,. (da G. Procacci, Storia degli italiani, edi­ zione Laterza 1968). .

Sono oscurantisti e intolleranti c Un ancor giovane parlamentare di destra, Sidney Sonnino - futuro pre­ sidente del Consiglio e ministro degli

primo grande sciopero cattolico, e il vescovo, con un atteg­ giamento che non mancò di provocare commenti di volta in volta entusiasti o indignati a seconda dell'area politica da cui provenivano, non esitò a schierarsi pubblicamente dalla parte degli scioperanti . I soliti esagerati parlarono al­ lora di un vescovo " socialista " , e in verità si trattava di un fatto del tutto rivoluzionario nella storia della Chiesa. Il segretario Roncalli lavorava in prima linea, infaticabile e perfettamente d'accordo con la linea sociale del suo vesco­ vo. E. molto cambiato, rispetto alle affermazioni conformi-

Esteri d'Italia durante tutta la guer­ ra mondiale - in un articolo del 1897, fa presente come, se •n socialismo nel nome della uguaglianza, vuole sop­ primere ogni libertà individuale... dal­ l'altro lato, nel nome tanto delle idea­ lità piu elevate del consorzio umano quanto dell'ordine e della conserva­ zione delle tradizioni sociali del pas­ sato, sta facendo passi da gigante l'organizzazione clericale, che tende in realtà all'oscuramento piu intolle­ rante, alla soppressione del disordine mediante la soppressione del pro­ gresso e di ogni movimento dello spi­ rito umano, nemico com'è della li­ bertà di coscienza e di pensiero" ,. (da A. C. Jemolo, op. cit.).

SCIOPERO A RANICA: il vescovo manda il suo obolo Lo sciopero proclamato nel cotonifi­ cio di Ranica fu la prima grande agi­ tazione operaia difesa dai cattolici davanti ai cancelli della fabbrica. Es­ so aveva due obiettivi : la riassunzio­ ne incondizionata dell'operaio Scar­ pelli, vice presidente della . Lega ope­ raia locale, e la stipulazione di un contratto regolare di lavoro. Il gior­ nale dei moderati lombardi "La Per·

severanza • cosi commentò (9 e 1 1 ot­ tobre 1 909) la presa di posizione di Radini Tedeschi : « La sottoscrizione aperta dall'"Eco di Bergamo• ha n­ serbato una sorpresa per tutti, com­ presi i piu sfegatati d�mocristiani. Si­ curo : il vescovo Radini Tedeschi si è affrettato a inviare il suo obolo di li­ re 200. L'offerta di S. E. Mons. Arci­ vescovo figura in testa alla lista. I commenti sono vivissimi in città e molti di parte cattolica non nascon­ dono la loro riprovazione per un at­ to che, per la sua parzialità, abbassa il vescovo al grado di parte conten­ dente, soggetta a discussioni, a lotta e ad ostilità. Qui sta la gravezza del­ l'atto di Mons. Radini Tedeschi : il suo obolo è una consacrazione dello sciopero, di un sistema schiettamen­ te socialista •·

SI gioca una grossa carta Angelo Roncalli nel suo libro Mons. Giacomo Radini Tedeschi, scritto nel .1916, cosi rievocava la cronaca degli appassionati giorni dello sciopero a Ranica : « Parecchi, pur tra i buoni, pensavano che una causa perdesse il diritto ad essere sostenuta soltanto perché nell'uso di alcuni mezzi si po­ teva correre il rischio di qualche in23

stiche affioranti dalle p rime pagine del Giornale dell'Anima ; la sua personalità si è decisamente rafforzata e definita. Insieme a Radini Tedeschi va a tastare il polso delle 352 parrocchie del circondario, viaggia in Europa e fuori del continente, prende contatto con i problemi cruciali della vita moderna. Intanto insegna apologetica e storia della Chiesa nel Seminario di Bergamo, organizza le donne di Azione Cattolica e si occupa di una vasta opera storica sul­ le visite pastorali di san Carlo Borromeo . Accanto a Radini Tedeschi il giovane Roncalli visse dieci anni . Poi, nel 1 9 14 ,

temperanza. Moos. Radini non segui­ va questa filosofia. A Ranica non era in gioco una questione particolare di salario o di persone, ma un principio, il principio fondamentale della liber­ tà dell'organizzazione cristiana sul la­ voro, di fronte all'organizzazione po­ tente del capitale. Per lui prendere risolutamente la parte degli sciope­ ranti, in quel caso, era compiere un'o . pera altamente cristiana, un'OJ?era di giustizia, di carità, di pace sociale "·

La penetrazione cattolica nel mondo del lavoro Fin dal 1 875 era stato fondato un mo­ vimento cattolico laico a sfondo so­ ciale : l'Opera dei Congressi, un anti­ cipo dell'Azione Cattolica. Esso era particolarmente attivo a Bergamo e provincia. La prima statistica presen­ tata da Nicolò Rezzara sull'attività dell'organizzazione cattolica, segnala­ va, nel 1 895, l'esistenza nel Bergama­ sco di 50 associazioni di studio, pro­ paganda e azione, 104 associazioni di mutuo soccorso e di assistenza pub­ blica, 43 cooperative di credito, di produzione, di consumo, di assicura­ zione, per un totale di 200 associazio­ ni e quarantaduemila soci. « Era un vasto fenomeno di penetrazione cat24

tolica nel mondo del lavoro che si compiva lentamente nel silenzio, co­ me si compiono i grandi rivolgimen­ ti naturali. Mentre in altre regioni d'Italia il socialismo conquistava le masse, qui esso veniva preceduto dal­ l'iniziativa cattolica » (Algisi, op. cit.).

Il problema della linea Dal Giornale dell'Anima, 1912: « Il mio miserabile corpo ingrassa e di­ venta pesante; io stesso lo sento e ciò mi toglie l'agilità materiale che è pur necessaria anch'essa a far del bene ... Dunque avrò gran cura a mangiare adagio, non da uomo ingordo, a man­ giare meno in generale, a mangiare poi pochissimo la sera: Lo stesso di­ casi del bere "· « A nulla valsero tali precauzioni ,. commenta Emilio Ra­ dius (Giovanni XXIII, ed. Della Volpe 1966). « Roncalli divenne pingue. Noi non sapremmo immaginarlo magro. Dio sa però se la mancanza di agilità materiale gli impedf di fare del bene. Egl i fu un eccellente papa grasso. »

Vigilia d i guerra « Domani parto per il servizio milita­ in Sanità. Dove mi manderanno?

re

il vescovo mori improvvisamente. Ma don Angelo non eb­ be preoccupazioni di nuovo impiego. La prima guerra mon­ diale infuriava già da alcuni mesi in buona parte d'Europa, e anch'egli, come tutti i suoi coetanei, fu richiamato alle armi. Rispolverò la vecchia divisa militare, la ornò dei gal­ loni di sergente, si lasciò crescere dei vistosi baffoni mar­ ziali e fu destinato alla Sanità ; piu tardi, nel 1 9 1 6 , ebbe la nomina a tenente cappellano . Smobilitato alla fine della guerra, fu nominato direttore spirituale del Seminario di Bergamo. Ma a Roma si volle ·

Forse sul fronte nemico? Tornerò a Bergamo, oppure il Signore mi ha preparato la mia ultima ora sul cam­ po di guerra? Nulla so ; questo sola­ mente voglio, la ·volontà di Dio e tut­ to e sempre, e la sua gloria nel sa­ crificio completo del mio essere... Lo spirito è pronto e lieto » ( dal Gior­ nale dell'Anima, opera citata, 23 mag­ gio 1915). ...

Emigrano a Vienna i capitali cattolici Tra le mura dei conventi e in qualche parrocchia l'entrata in guerra dell'I­ talia accanto agli alleati suscitò pro­ fonda indignazione. Sembrava im­ pensabile che paesi eretici, scismati­ ci, apostati, laici, anticlericali, masso. ni come l'Inghilterra, la Russia, la Francia, l'Italia di Vittorio Emanue­ le III, potessero prevalere sul catto­ licissimo Impero Austro-ungarico. La certezza del trionfo finale del trono e dell'altare era tanto profonda che, come si legge nei giornali dell'epoca, alcuni conventi di religiosi pensaro­ no bene di mettersi al sicuro trasfe­ rendo a Vienna una parte delle loro sostanze e andando incontro, in que­ sto modo, a un periodo di strettezze.

Scalpore in città : don Angelo organizza le telefoniste Fra le molte attività di Roncalli a Bergamo, vi fu anche quella di assi­ stente spirituale presso l'Unione Don­ ne Cattoliche. Il movimento allora risultava ostico a molte persone, con­ vinte che la donna non dovesse met­ tere il naso fuori dei quattro muri di casa sua. Secondo l'Aigisi ( op. cit.), l'incremento e l'evoluzione che quel­ le prime timide iniziative ebbero do­ po la guerra suscitarono c perfino qualche scalpore : il movimento e­ splose in un cumulo di attività per l'educazione e l'assistenza della gio­ ventu femminile. L'opera organizza­ tiva raggiunse impiegate, commesse, infermiere, profughe, tranviere, tele­ foniste. Si diceva in città: "Quel buon don Angelo ha voluto organiz­ zare perfino le telefoniste. Non pote­ va accontentarsi di organizzare i sa­ crestani ?". »

RONCALLI : "Non me la sento di votare per i fascisti" Nel 1919 era nato il Partito Popolare Italiano, a opera di don Sturzo. Nel 1924, in mezzo ai drammatici rivolgi25

disporre diversamente del suo avvenire . Papa Sarto era morto all'inizio del conflitto, la catte dra di San Pietro era passata a Benedetto XV, amico di Radini Tedeschi. Il papa, promuovendo un'ampia riorganizzazione di Propaganda Fi­ de, l 'organo che coordina le missioni della Chiesa, chiamò alla direzione della sezione italiana l 'ex ·segretario Roncal­ li. Era- una nomina non sollecitata, che non destava entu­ siasmi in don Angelo. Doveva lasciare la sua Bergamo do­ ve, tra l 'altro, aveva aperto una casa dello studente ; inol­ tre, dedicandosi a un lavoro amministrativo, gli sembrava

menti detenninati dal fascismo, Ron­ calli cosi scriveva ai suoi genitori (24 febbraio) : « Raccomando a tutti di non scaldarsi per le elezioni. Darete il vostro voto a suo tempo. Ora è me­ glio lasciar stare. Starsene a casa pro­ pria : a pensarla con la propria te­ sta... io per esemoio resto fedele al Partito Popolare ,;: E in una lettera del 4 aprile ribadisce : « Votare per i fascisti io non me la sento in coscien­ za di cristiano e di sacerdote ... Il mio parere sarebbe questo : dare il voto alla lista popolare. se c'è libertà di votazione ; se c'è invece pericolo di noie, stare a casa propria e lasciare che il mondo vada come wole... Di una cosa state sicuri : cioè che la sa­ lute d'Italia non può venire neanche da Mussolini, per quanto sia un uo­ mo d'ingegno. I suoi fini sono forse buoni e retti, ma i mezzi sono iniqui e contrari alla legge del Vangelo » (da l protagonisti, ed. CEI 197 1 ).

"La volontà del papa rosso è la volontà del papa bianco" Roncalli fu assai indeciso se accetta­ re l'incarico di Curia che gli veniva proposto presso la Propaganda Fi­ de e chiese consiglio all'arcivescovo di Milano cardinale Ferrari. Questi 26

cosi gli scrisse : « Caro professore, Lei conosce la mia simpatia nei suoi riguardi. La volontà del papa rosso è la volontà del papa bianco, dunque la volontà di Dio. Lasci tutto e par­ ta : un'abbondante benedizione del Signore La seguirà ». Accettato l'incarico in ossequio al do­ vere d'ubbidienza, il suo stato d'ani­ mo nel partire per Roma è testimo­ niato da un brano del citato Giorna­ le dell'Anima, datato 1924 : « Ho la­ sciato a Bergamo, con pena, ciò che tanto amavo : il Seminario, dove il Vescovo mi aveva voluto, indegnissi­ mamente, padre spirituale, e la Casa degli studenti, figlia diletta del mio cuore. Mi sono gettato con tutta l'a­ nima nel mio nuovo ministero. Qui devo e voglio restare senza pensare, senza aspirare ad altro ».

L'Opera del soldino L'Opera Propaganda Fide (per la pro­ pagazione della fede ) è una delle ini­ ziative con cui il cattolicesimo sostie­ ne il suo impegno missionario nel mondo. Nacque in Francia a Lione, circa un secolo fa, e costituisce uno dei vanti cattolici di quella nazione. Si diffuse poi in molti paesi. « A Ber­ gamo la chiamavano I'" Opera del sol-

di tradire la sua intima vocazione di pastore . A Roma si mise al servizio del cardinale von Rossum, direttore del­ l 'Opera per la propagazione della Fede, chiamato scherzosa­ mente, per l'importanza dell'incarico e per il colore dell'abi­ to, il " papa rosso " . E subito incominciarono gli " onori " . Angelo Roncalli fu nominato prelato domestico di Sua San­ tità, titolo che lo poneva improvvisamente in una categoria privilegiata tra gli esponenti di Curia. Non aveva ancora quarant'anni e gli si aprivano vie che nemmeno " barba " Zaverio avrebbe osato sognare per il suo protetto . •

dino ", dato che l'offerta che essa do­ mandava ai fedeli per la diffusione dell'azione missionaria nel mondo, era di un piccolo soldo settimanale ,. ( da L. Algisi, op. cit.).

pe scosse, riservando alla Francia, dove l'Opera era nata, un posto di privilegio nel Consiglio super.i.ore ge­ nerale (notizie da Algisi, op. cit.).

La tendenza alla poltroneria

Roncalli comincia a rigirarsi nei meandri del la diplomazia Il nuovo compito al quale si accin­ geva Angelo Roncalli non era facile. Si trattava di riunire in un unico centro organizzativo i distinti consi­ gli regionali in cui in Italia era fra­ zionata l'Opera, superando le com­ prensibili remore di direttori dioce­ sani e vescovi che si vedevano spo­ gliati di loro prerogative. Visti i buoni risultati delle prime operazio­ ni, Roncalli venne incaricato di ac­ centrare a Roma anche i consigli na­ zionali delle altre nazioni, mentre l'i· stituzione veniva elevata a dignità di opera pontificia. Roncalli via�giò in Francia, in Belgio, in Olanda, Germa­ nia e Austria, facendosi le ossa in una sottile e difficile diplomazia, bo­ naria se si vuole. ma, sotto sotto, ferma e sicura. Alla fine venne a ca­ po dell'intricata matassa senza trop-

Dal Giornale dell'Anima, gennaio 1925 : " Chi mi giudica dal di fuori mi ritiene un calmo e costante lavora­ tore. Lavoro si, sempre; ma in fondo al mio essere c'è una tendenza alla poltroneria... Combatterò energica­ mente, con l'aiuto di Dio, questa ten­ denza. Per mia costante umiliazione, io dirò sempre a me stesso che sono un poltrone, un giumento ... che deve esser trattato con lo staffile •.

"Sono cose che com binano i preti " Dopo la nomina a prelato domestico di S.S., Roncalli si recò a Sotto il Monte, per una breve visita ai suoi. « Per la prima volta i paesani lo vide­ ro con la sottana violacea e le vicine chiesero a sua madre cosa mai vo­ lesse dire quella sottana da vescovo sfoggiata dal figlio. • sono cose " essa rispose •che combinano i :preti tra di loro " ,. ( da Neuvecelle, op. cit.). 27

DIETRO LA SCRIVANIA dell'ufficio romano Roncalli restò non piu del tempo necessario per dar prova della sua capa­ cità tutta lombarda di energico organizzatore . In capo a quattro anni, Pio XI , successore di papa Benedetto XV, lo incaricava di una delicata missione negli inquieti Balcani. Ed ecco monsignor Roncalli, elevato per l'occasione al ran­ go di vescovo di Aeropoli , l 'attuale Petra, trasformarsi in diplomatico e preparare i bagagli per una assenza che, pri­ ma a Sofia (1925�34) e poi a Istanbul (1 934-44), durerà ben vent 'anni . n suo compito, in quei paesi che sono un po' la

SOFIA 1 92SI

Piacciono, di Roncalli, la affabilità e la sincerità

Il 16 aprile, dieci giorni prima del­ l'arrivo di Roncalli in Bulgaria, nella chiesa di Svata Nedela a Sofia si svolgevano i funerali del generale Co­ stantino Gheorghiev, ucciso mentre si recava a messa con i suoi due fi­ gli. Alle 1 1 , mentre ha inizio la ceri­ monia, una violenta esplosione fa tre­ mare le mura della chiesa e la vasta cupola precipita sulla folla di 2500 persone impazzite dal terrore. 250 morti, tra cui il capo del governo, e mille feriti. Re Boris, che doveva es­ sere la vittima principale di quella strage, si salvò per puro caso, aven­ do rinunciato all'ultimo momento a presenziare alla cerimonia. Aveva in­ fatti preferito assistere alle esequie di un altro morto : il guardiacaccia che, insieme a un tecnico del museo naturale, era stato vittima dell'atten­ tato di tre Jtiorni prima. Viaggiavano in macchina tutti e tre, in una zona montuosa, e solo Boris si era salva­ to (dai giornali del tempo).

Dal giornale "La Bulgaria" del 7 ago­ sto 1925 : « Monsignore è ancora rela­ tivamente giovane, la sua fisionomia colpisce per l'energia, la sincerità e la dolcezza. Ci riceve con affabilità e semplicità e .:i espone, con l'ardore consueto dei suoi connazionali, lo scopo del suo viaggio in Bulgaria e le sue prime impressioni sul paese ... La sua missione è di organizzare la vita religiosa dei cattolici bulgari che benché rappresentino una mino­ ranZa, sono divenuti abbastanza nu­ merosi dopo gli arrivi successivi dei rifugiati della Macedonia e della Tra­ eia. ».

I&PPOPI&rno e SIPagl

Monsignor Roncalli, nunzio in Bulgaria, in visita nel monastero di Ryla

..

"Non lasciatevi Imbrogliare" Da Sofia o da Istanbul, monsignore si preoccupa di provvedere alle esi­ geliZie dei suoi familiari. Personal­ mente non dispone che di qualche offerta per le messe celebrate secon­ do le intenzioni degli offerenti. Un amico americano ogni tanto gli man­ da quaranta dollari che egli puntual­ mente trasferisce a casa dopo aver celebrato le messe, acCompagnandoli 29

zona di frontiera del cattolicesimo , non era facile, e rien­ trava in un vasto disegno di papa Ratti, diretto a stabilire, o ristabilire, rapporti tra Santa Sede e stati cristiani e non cristiani . La " scismatica " Bulgaria, nella quale il visitatore apostolico sbarcò il 25 aprile 1 925 , era un paese difficile e tormentato . Nato dalla sconfitta degli Imperi centrali, era dominato da una oligarchia faccendona e da un re stranie­ ro, battezzato cattolico e convertitosi ortodosso per poter regnare . Il popolo, poverissimo , e:ra percorso da fremiti co­ munisti, tenacemente repressi da un regime che viveva

con istruzioni severe e minuziose : c State attente al cambio ,. scrive al­ le sorelle nell'aprile 1930. c Se il dol­ laro vale 18 lire, dovete esigere la somma di 720 lire. Se invece come credo, vale 19 lire, allora vi saranno date 760 lire. Cercherò di mandare un po' di danaro per il Piccolo Cre­ dito per gli interessi. Quest'anno non so come potrò arrivare a tutto. ,. Nel gennaio. del 1930 dispone di 1000 co­ rone cecoslovacche. Scrive alle sorel­ le : c Vi mando un biglietto di mille corone. Credo che debbano valere piu di 600 lire italiane. Attente a non }a­ sciarvi imbrogliare nel cambio. Servi­ ranno a te, Ancilla, come primo con­ tributo per i denti. Ti do tempo fino al prossimo agosto. Ma bisogna deci­ dersi. Molto meglio prevenire i mali che curarli poi ». Pochi giorni dopo la delusione : c Mi sono sbagliato an� ch'io. Le corone cecoslovacche valgo­ no 565 lire e 80 centesimi ,. (Giusep­ pe Grazzini, sul settimanale " Epoca ", 24 ottobre 197 1 ).

Le nozze di Bulgaria "Purché il diavolo non ci metta la coda... " Da una lettera di Roncalli ad un a­ mico, la vigilia delle nozze di re Bo30

ris (24 ottobre 1930) : c Lasciami un poco uscire da questo periodo di preoccupazioni che non sono piccole per un complesso di circostanze de­ licatissime. Capirai che un successo come quello che la Santa Sede ha ottenuto con queste nozze regali me­ rita bene dei riguardi estremi... affin­ ché non accada che mancanze anche lievi di tatto finiscano col compro­ mettere tutto sino dai primi giorni che seguiranno alle nozze... Qui si va abbastanza bene, ma è naturale che il diavolo tenti tutte le arti sue ... ».

1ura la reazlana •al papa cantra ra BlriS A Roma la reazione di Pio XI al ma­ trimonio ortodosso di Boris e Gio­ vanna fu vivacissima. Presentando ai cardinali la sua enciclica sul ma­ trimonio cristiano, il papa diceva e­ splicitamente che c un connubio re­ gale veniva a renderla [l'enciclica] piu opportuna e piu necessaria di quanto già non la rendessero le con­ dizioni generali del mondo ,. e depre­ cava il tentativo di ingannare la pub­ blica opinione, mediante impegni as­ sunti e non mantenuti.

tra parate militari , attentati , arresti e impiccagioni . Pochi i cattolici, e quei pochi dispersi e inattivi . A Sofia, Angelo Roncalli si trovò presto coinvolto in un clamoroso inciden­ te che minacciò di rottura le già difficili relazioni tra il papa e il sovrano. Boris I I I aveva sposato, nel 1 930, Giovanna di Savoia, figlia del re d'Italia, con la esplicita promessa che il matrimonio e il battesimo dei figli sarebbero stati cel� brati con il solo rito cattolico . Ma, di ritorno dal matri­ monio cattolico di Assisi, il re si porta la fresca sposa nella cattedrale di Sofia, replicando la cerimonia nuziale col rito

Ma non se la prende con Il suo inviato Roncalll

Prllna figlia seconda bo�n ba

Nonostante le critiche degli ambienti vaticani per r• affare" del matrimonio reale, Pio XI sostenne l'operato del suo rappresentante. In una lettera inviata nel 1931 da Roncalli alle so­ r�lle, si legge : « In seguito al discor­ so del S. Padre che condannò la ce­ rimonia ortodossa... si spargono del­ le voci circa un mio richiamo da So­ fia. Cosi giudica il mondo che non sa niente, e che soprattutto ignora che forse mai, come in questa circostan­ za, l'unione tra il S. Padre e il suo rappresentante in Bulgaria fu intima e perfetta •.

Frutto atteso del matrimonio, nasce dalla coppia reale la -prima figlia e scoppia la seconda bomba : re Boris fa battezzare la primogenita dal me­ tropolita ortodosso Stefan. « Era una domenica mattina, ricorda Luigi Bre­ sciani, sono stato io a ricevere la te­ lefonata di monsignor Curteff, vesco­ vo cattolico di Sofia, il quale infor­ mava che la figlia del re sarebbe stata battezzata con rito ortodosso. • Pensa che canàia• [canaglia] , ha detto Roncalli e si è precipitato al palazzo reale, ma �on è stato ricevu­ to ,. ( da • n Giorno ", 2 giugno 1967 ).

Boris e Giovanna : erre moscia ed esse blesa

Che orrore, un re senza parola d'onore!

Re Boris parlava l'italiano con l'er­ re moscia, la regina Giovanna aveva l'esse blesa. Roncalli li chiamava co­ lumbòt e ,aisOla, che è un uccello colla coda lunga. • Cosi ricorda Luigi Bresciani, factotum di Angelo Ron­ calli in Oriente, in una intervista di Marco Nozza pubblicata su · n Gior­ no ", 2 giugno 1967.

Dall'agenzia Havas, in data 15 gen­ naio 1933 : « Il signor Musrov ha ri­ cevuto il delegato apostolico Mons. Roncalli che ha protestato contro il battesimo ortodosso della principes­ sina, atto del quale fa responsabile il governo bulgaro. Mons. Roncalli ha ragguagliato il Vaticano sui fatti ». Al presidente del Consiglio bulgaro Roncalli parlò con amara schiettez-

«

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ortodosso ; e con lo stesso rito, a suo tempo, fa battezzare la prima figlia dell 'unione regale . Per Roncalli fu un guaio serio : egli era stato l'intermediario delle promes­ se non mantenute del re. Nei corridoi romani fu ritenuto, a torto, responsabile dell 'affronto al Vaticano e la sua atti­ vità fu giudicata poco meno che fallimentare . I piu sereni, rilevarono invece che era merito suo se, pur facendo bale­ nare i fulmini del papa, i rapporti tra il regno balcanico e la Santa Sede non vennero troncati . Sul piano delle relazio­ ni personali poi, quando abbandonò la Bulgaria, trasfe-

« Nessuno potrà piu credere alla dignità di un re che tradisce la sua parola! Quale orrore aver agito in tal modo proprio nel momento in cui la Bulgaria ha bisogno di ritro­ vare all'estero un po' di credito mo­ rale e benevolenza. Questa decisione non porterà fortuna al re ! ». za :

Però è un'anima buona Nonostante la difficile posizione in cui l'azione del re finiva col metter­ lo, Roncalli tuttavia non poteva di­ sconoscere che il comportamento scorretto di Boris era stato dettato da una difficile situazione interna. Quando le acque si quetarono il de­ legato fu invitato a corte e di ritorno dalla visita, il 28 marzo 1 934, poteva scrivere: « A parte l'affare del batte­ simo ecc. egli [il re ] è un'anima buo­ na. Che mistero però la vita umana ! Bisogna pregare per lui ».

una croce stile Novecento " Grazie dei suoi auguri cosi cortesi e cosi buoni. Io sono agli sgoccioli 32

della mia missione in Bulgaria, e di questa in fondo ho motivo di accon­ tentarmi benedicendo il Signore. Ve­ nerdi partirò per Istanbul e l'Epifa­ nia del Signore inaugurerò il mio nuovo ministero. Siccome piove di­ rottamente in quel paese, mi accadrà di dover camminare rasente al muro, e come meglio potrò. Voglio andare piano. Chissà che non mi riesca di arrivar lontano, nonostante le peri­ pezie e le difficoltà che mi si annun­ ziano. Basta che io possa entrare, come spero. Eccellenza, a ciascuno la sua croce : ed ogni croce ha la sua forma parti-. colare. La mia è proprio tutta in stile Novecento. Le sue preghiere mi aiutano a portarla con onore e con un certo buon gusto che non dispia· ce neanche al Signore » ( da una let­ tera di Angelo Roncalli a monsignor Bernareggi, vescovo di Bergamo, 30 dicembre 1 934).

L'addio al la Bulgaria Alla vigilia di lasciare la Bulgaria, Angelo Roncalli pronunciò nella chie­ sa di S. Giuseppe un discorso di com­ miato. Era il giorno di Natale e le sue parole furono raccolte dalla ra­ dio e dal giornale cattolico di Sofia

rito a Istanbul, per assumere le delegazioni unite di Tur­ chia e Grecia, lasciava un ottimo ricordo di sé e amici sin., ceri : e tra questi c'era anche l 'infido re Boris. Era una promozione, quel trasferimento ? La nuova Repub­ blica turca era ancora nel turbine delle riforme volute da Kemal Ataturk, il generale che aveva spazzato da Ankara il sultano Maometto IV. Il governo era rigorosamente lai­ co. Agire in uno stato che aveva rifiutato l 'islamismo co­ me religione uffic iale, in certo senso non nuoceva all'opera di Roncalli, incaricato di sostenere la piccola colonia cat-

Mlstina". Il discorso cosi concludeva : « Voi ugualmente fratelli miei, ricor­ datevi di me che resto sempre, con­ tro i venti e le maree, il fervente a­ mico della Bulgaria. Secondo una veccliia tradizione dell'Irlanda catto­ lica, tutte le case pongono, la vigilia di Natale, sul davanzale della fine­ stra, una candela accesa ad indicare a S. Giuseppe e alla Vergine Maria, che cercano rifugio nella notte santa, che nell'interno, accanto al fuoco e alla tavola servita dalla grazia di Dio, una famiglia li attende. Dovun­ que io sarò, fosse pure in capo al mondo, se un bulgaro spaesato pas­ serà davanti alla mia casa, troverà alla mia finestra la candela accesa. J;Jussa, bussa! Non ti domanderò se sei cattolico, o no. Entra. Due brac­ cia fraterne ti accoglieranno, un cuo­ re caldo di amico ti farà festa ».

vano riunirsi, non essendovi diver: genze teologiche insuperabili a divi­ derli, ma piuttosto divergenze appar­ tenenti al regno dell'Ordine accentua­ te da secoli di controversie politiche che avevano generato un mutuo so­ spetto, per il quale ambedue le parti erano da biasimare .. . ».

••A ve Maria, madre di A llah ?"

Il terreno e il germe delle nuove idee

Uno dei motivi di critica del Vatica­ no nei riguardi del delegato in Tur­ chia, fu l'introduzione operata da quest'ultimo della lingua turca in al­ cune preghiere cattoliche, nel tenta­ tivo di operare un accostamento tra la Chiesa e il paese. La reazione ro­ mana all'iniziativa gli fece scrivere in una lettera del 1936 : « Il constata­ re la distanza fra il mio modo di vedere la situazione sul posto e cer­ te forme di apprezzamento delle stes­ se cose a Roma, mi fa tanto male : è la mia sola vera croce ».

Dice Edward Y. E. Hales (La rivolu­ zione di papa Giovanni, Il Saggiato­ re 1 965 ) che « tra le convinzioni del papa nessuna era piu profonda di quella nata nei lunghi anni trascorsi in Bulgaria e in Turchia : la convin­ zione che ortodossi e cattolici dove-

« Quando volle provvedere una tra­ duzione di quelle preci, si accorse della sua difficoltà. Come tradurre "Dio" in turco ? Con "Allah " ? Ma si poteva rendere " Maria, madre di Dio " con " Maria, madre di Allah " ? L a traduzione suonava stranissima 33

tolica. Il pericolo era, semmai , di urtare delicate suscetti­ bilità e sovvertire precari equilibri . Piu difficili si presenta­ vano le cose in Grecia, dove l'antica ruggine verso la Santa Sede, la polemica per gli abusi, veri o presunti, subiti nel­ l 'arco dei secoli da parte della Cattedra di S . Pietro, erano ancora attuali e profondamente radicati . La vita di monsignor Angelo Roncalli e dei suoi collabo­ ratori ad lstanbul cambiò radicalmente nel 1 939, allo scop­ pio della seconda guerra mondiale . La capitale turca, neu­ trale e a ridosso dei campi insanguinati del conflitto, si

all'orecchio sia dei cristiani, sia dei turchi e anche teologicamente non era impeccabile. Si ricorse al nome "Tamré " (Dio ) che però non risolveva tutte le difficoltà " (Algisi, op. cit.).

Contro le camere a gas I'"Operazione battesimo"

Ecco un'altra testimonianza che rie­ voca l'operazione diretta ad offrire un rifugio ai profughi ebrei : « A quel­ l'epoca, il delegato apostolico in Tur­ chia, Roncalli, ricevette il signor Ira Hirschmann, inviato speciale dell'Uf­ ficio Rifugiati di Guerra degli Stati Uniti. Il signor Hirschmann gli par­ lò del destino di migliaia di ebrei, in­ Per i profughi ebrei, che cercavano clusi i bambini che figuravano sul­ scampo dagli aguzzini nazisti, occor­ l'elenco delle deportazioni per Ausch­ reva ottenere permessi di soggiorno dalle autorità turche; altrimenti le - . Witz. Immediatamente il delegato of­ fri migliaia di certificati di battesimo loro navi rischiavano di essere re­ agli ebrei, senza porre alcuna condi­ spinte verso i porti tedeschi. Uno di zione, cosicché migliaia di infelici fu­ questi piroscafi, per esempio, lo Stru­ rono salvati dai forni crematori na­ ma, attese invano per due mesi il zisti. Questa_ distribuzione all'ingros­ permesso di sbarcare i passeggeri in so di certificati di battesimo fu in Palestina; e poiché il governo britan­ seguito chiamata "Operazione battesi­ nico lo rifiutò dovette risalpare verso mo ". In effetti nessun ebreo fu bat­ il suo porto d'origine controllato dai tezzato, ma milioni di ebrei si per­ tedeschi. Ma al largo della costa tur­ suaiero che il cristianesimo non era ca urtò contro una mina; salvo un fatto solo di pii sermoni ,. ( da "The superstite, 769 persone, tutto l'equi­ Jerusalem Post", 3 giugno 1963 ). paggio e i passeggeri, perirono. Il_ delegato apostolico escogitò un e­ spediente efficace : distribuiva gene­ La "soluzione finale" rosamente i "certificati di garanzia" che ponevano i rifugiati sotto la pro­ in Bulgaria tezione del Vaticano; inoltre si era Leggiamo in Poliakov (Il nazismo e lo procurato mezzi materiali piuttosto sterminio degli ebrei, Einaudi 1955 ) consistenti per aiutarli.

La catallrole dello ..Siruma" : 78 ViRile

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muta in un centro di frenetiche attività diplomatiche, di oscuri intrighi di spie, di mercanteggiamenti nazisti tipo : l milioni di ebrei contro 1 0.000 autocarri . La delegazione apostolica diventa inaspettatamente uno dei centri nevral­ gici della diplomazia vaticana. Tutta la corrispondenza del­ la S . Sede diretta all 'Asia e all'Africa passa da questa rotta obbligata. E si impongono problemi di assistenza per i pro­ fughi che cominciano ad affluire, cercando scampo dalle ar­ mate naziste. Anche gli ebrei in fuga han bisogno di aiuto : occorre ottenere il permesso di transito o di soggiorno in

che, a partire dall'estate del 1942 il governo di re Boris « consenti in li­ nea di massima alla deportazione de­ gli ebrei bulgari è accettò l'istallazio­ ne di un esperto tedesco in questioni ebraiche, Theo Dannecker, che Eich­ mann mandò appositamente da Pari­ gi ... Nel maggio del 1943, come prelu­ dio alla vera e propria deportazione dalla Bulgaria di 50.000 ebrei, 25.000 ne vennero espulsi da Sofia verso le province » . Ma nonostante le minac­ ce e gli energici interventi tedeschi le cose non andarono oltre. Fra gli interventi che const:�tirono di ridur­ re i limiti della tragedia, Pinchas E. Lapide (Roma e gli Ebrei, ed. Mon­ dadori 1967) cita quello del delegato apostolico a lstanbul, Roncalli.

La misteriosa morte di re Bori s dopo l'incontro con H itler Luigi Bresciani, in un'intervista al " Giorno " : c Nell'agosto 1943 gli giun­ ge notizia che alla stazione di Sofia ci sono vagoni carichi di ebrei. Tren­ tamila ebrei. Sono diretti a Istanbul da dove, via mare, raggiungeranno la Palestina. Sennonché dal quartiere di Hitler, arriva un contrordine : ri­ mandare indietro gli ebrei. Tornare

indietro, per quegli ebrei, vuol dire camera a gas. Lo sa Roncalli e lo sa pure re Boris, al quale adesso spetta la decisione ultima. Re Boris, inoltre, sa che cosa significa disubbidire a Hitler. Roncalli si fa vivo con una lettera di fuoco. Ordina a Boris di lasciar passare gli ebrei. Se vuole ri­ scattarsi questa è l'occasione buona. Re Boris ubbidisce a Roncalli e cosi gli ebrei partono per Istanbul... Furi­ bondo, Hitler chiamò al quartiere ge­ nerale re Boris. Re Boris ci andò. Ritornò a Sofia ammalato di una ma­ lattia misteriosa. Mori quasi subito, il 28 agosto 1943 ,. (Marco Nozza, in " Il Giorno " , 2 giugno 1967 ).

"Grazie monsignor Roncalli, anche a nome del gran Rabbino... " « Eccellenza, sono stato molto com­ mosso dalla vostra cordiale . acco­ glienza e dai sentimenti di profonda umanità che nutrite verso il nostro popolo in questi momenti fatali. Con soddisfazione ho appreso che con grande bontà Vi siete rivolto alla Santa Sede, nonché ai nunzi a Buda­ pest e Bucarest, sollecitandoli a usa­ re della loro influenza in tali que35

Turchia . Il delegato intrattiene rapporti col gran Rabbino di Gerusalemme e con l 'ambasciatore tedesco von Papen, alla ricérca di possibili soluzioni. Convince re Boris di Bul­ garia a intervenire per salvare gli ebrei bulgari . Riesce a strappare alla fucilazione alcuni patrioti greci condannati dalle truppe d'occupazione tedesche. Procura grano alla po­ polazione affamata di Atene. All 'improvviso, il 6 dicembre 1 944, gli arriva ·un messaggio cifrato da Roma. Roncalli non crede ai suoi occhi nel leggere che gli è conferito un inca­ rico importantissimo, quello di nunzio a Parigi . •

stioni, secondo la nostra conversazio­ ne ... Mi sono permesso di informare di quanto sopra l'Agenzia ebraica nonché il gran Rabbino Herzog .. . » (lettera di Chaim Barlas, rappresen­ tante dell'agenzia ebraica, 25 marzo 1944; pubblic!lta da Saul Friedliinder in Pio XII e il Terzo Reich ).

Auschwitz gli fecero pervenire un'ag­ ghiacciante descrizione delle camere a gas dove vennero uccisi 1 .500.000 uomini. Roncalli ne restò profonda­ mente turbato e sottopose il docu­ mento al c a r d i n a l e Spellman, che passava allora da Istanbul, perché ne informasse Roosevelt e l'America.

Una trama di lettere segrete

L' i mprevisto alleato Franz von Papen

« II gran Rabbino di Palestina comu­ nicava con il Vaticano grazie a mons. Roncalli, che salvò migliaia di ebrei... Roncalli fece giungere in tutta l'Eu­ ropa occupata dai nazisti delle lette­ re segrete del gran Rabbino a nume­ rosi vescovi e sacerdoti che si prodi­ gavano con dedizione disinteressata al salvataggio degli ebrei » (dal quo. tidiano " Ma 'Ariv" di Tel Aviv, 15 di­ cembre 1963 ).

Roncal ll informa Roosevelt sul lager di Auschwitz Dall'osservatorio di Istanbul il dele­ gato inviava alla S. Sede i documenti e i rapporti che gli pervenivano dal­ le zone occupate dai tedeschi dove infuriava la follia omicida di Eich­ mann. Due ebrei fuggiti dal Lager di 36

Nei suoi sforzi diretti ad · attenuare le persecuzioni antiebraiche, il dele­ gato trovò un alleato nell'ambascia­ tore tedesco a Istanbul, von Papen. All'epoca del processo di Norimber­ ga, Roncalli testimoniò questo aiuto in un documento redatto per i giu­ dici del tribunale su richiesta dei di­ fensori del diplomatico accusato co­ me criminale di guerra. Fu forse an­ che per questa testimonianza che Franz von Papen, uno dei principali sostenitori di Hitler nel momento della sua ascesa, venne assolto in quel processo.

Il nunzio e re Boris di Bulgaria in visita a Skoplje dopo il terremoto

LA CAPITALE FRANCESE era appena uscita dall 'incubo dell'occupazione nazista, e i cannoni tuonavano ancora, non lontano dalla città. I problemi da affrontare, per Angelo Roncalli nuovo ambasciatore della Santa Sede, erano mol­ ti e gravi . Valerio Valeri, il nunzio degli anni di guerra, era stato accusato di aver seguito il maresciallo Pétain nella sua effimera capitale di Vichy, e per questo motivo de Gaul­ le ne reclamava la sostituzione . Anche su trenta vescovi pendeva la pesante accusa di collaborazionismo con il go­ verno asservito ai tedeschi, o addirittura di compromet-

Quando mancano i cavalli trottano gli asinelli Da una lettera di Angelo Roncalli a monsignor Adriano Bernareggi, ve­ scovo di Bergamo : « Il sentirmi pre­ so d'improvviso come Habacuc e tra­ sportato subitamente da Istanbul a Parigi è stato anche per me una spe­ cie di incantesimo. Anche a voler ri­ cordare a mia disciplina interiore il verso che credo di Merlin Cocai: ubi deficiunt equi trottant aselli ( dove mancano i cavalli, trottano gli asi­ nelli), non potei negare a me stesso che il salto fu grave, e tanto piu per­ ché mi sarebbe sembrato inverosimi­ le e certo non avrei avuto il corag­ gio né di immaginarmelo né di de­ siderarlo. Lo stupore mi si accrebbe quando in Vaticano intesi che la no­ mina proveniva da piu in alto; e il papa spontaneamente mi disse : •so­ no io, monsignore, che ho pensato proprio a Lei; io solo " » ( E . Balduc­ ci, Papa Giovanni, Vallecchi 1964).

Roncall i a Parigi : uno schiaffo per de Gaulle P La nomina di Angelo Roncalli a nun­ zio apostolico nella sede di Parigi, 38

una delle piu ricche di prestigio, apri la via a molte congetture non sem­ pre benevole. Scrive Domenico Agas­ so (Il Papa delle grandi speranze, Ed. dei Periodici Mondadori) che « in quel dicembre 1944 si diceva a Roma che la nomina era uno schiaffo per de Gaulle, che non aveva piu voluto a Parigi il nunzio Valerio Valeri, ri­ masto nel 1940 presso il governo di Vichy in obQedienza al Papa. Quel nunzio fu allora ritirato, ma con al­ tera solennità: papa Pacelli mandò addirittura il cardinale Tisserant a scortarlo da Parigi fino a Roma. • E adesso• continuavano l e mormora· zioni romane •manda a de Gaulle una figura di . second'ordine, quel Roncalli bergamasco che da vent'an­ ni era dimenticato in Oriente e che nessuno conosce • ».

Ci furono difficoltà nei confronti del nunzio « I neutrali ritirarono i loro corpi di­ plomatici costituiti a Vichy, e il go­ verno francese accolse di buon gra­ do i nuovi rappresentanti. Vi furono difficoltà solo nei confronti del nun­ zio apostolico. Il Vaticano desiderava che mons. Valerio Valeri fosse accre­ ditato presso il generale de Gaulle,

tenti rapporti con l'invasore . Se ne chiedeva perciò l'allon­ tanamento dalle rispettive sedi : secondo il Vaticano, con eccessiva precipitazione . Charles de Gaulle, animatore della resistenza francese, da poco aveva riportato a Parigi la capitale, che in tempo di guerra era stata stabilita ad Algeri . Al Quai d'Orsay, cioè al ministero degli Esteri, sedeva Georges Bidault, cattolico praticante, ma animato da fiero spirito gallicano nei con­ fronti del rappresentante di Roma ; ed era proprio con lui che doveva vedersela il nuovo nunzio: Roncalli adottò una

dopo esserlo stato presso il mare­ sciallo Pétain. Ma questo era impos­ sibile ai nostri occhi. Dopo parecchie tergiversazioni, la Santa Sede chiese la · nostra approvazione per mons. Roncalli e noi la concedemmo subi­ to, non senza esprimere a mons. Va­ leria Valeri, al momento della sua partenza, la nostra alta considerazio­ ne per la sua persona " ( da Memoires di Charles de Gaulle, t. III ).

Era· molto abi le e stava sulle sue André Latreille che, come direttore degli Affari dei Culti, alla diretta di­ pendenza di Georges Bidault, nel I governo francese dopo la liberazione di Parigi, trattò direttamente con il nunzio la questione dei vescovi "pe­ tenisti •, cosi rievoca i primi incontri con Roncalli e la sua figura : c Fui non poco sorpreso di trovarlo cosi diverso dal suo predecessore, e, per dire tutto, cosi differente dalla figura tradizionale del nunzio apostolico, trincerato dietro una riserva di di­ gnità e di prudenza. Avevo di fronte a me un buon prelato, grassotto e vivace nei suoi sessant'anni, dalla

parola facile. Subissava l'interlocuto-. re coi suoi ragionamenti, ma in real­ tà, in ciascuna udienza, riusciva a dire sempre e soltanto ciò che aveva· intenzione di far intendere. In effetti era molto abile, e perfettamente sul­ le sue. Non conoscendo le persone con le quali doveva trattare, era pe­ rò abbastanza realista e abbastanza fine, con la sua malizia paesana, da fronteggiare concretamente una si­ tuazione e adattarvisi rapidamente ,. (André Latreille, Les débuts de Mon­ seigneur Roncalli à la nonciature de Paris, in "Révue de Paris ", agosto 1963 ). ·

Le lusinghe della mondanltà non lo Incantavano " I piu democratici tra noi osservava­ no con inquietudine gli sforzi dell'al­ ta società, di certi milieux aristo­ cratici, accademici e reazionari, di­ retti ad " incamerare " il nuovo nun­ zio; lo invitavano ai loro ricevimenti, gli facevano incontrare persone di cui arrischiava · di assorbire le opinioni, il piu delle volte ostili alla resistenza, come riflesso di un sentimento gene­ rale. Già si sapeva che il papa regnan­ te inclinava in questa direzione ; si temeva che anche il suo rapprese:n39

tattica dilatoria, per evitare che le passioni del moment o si traducessero i n sentenze affrettate . Esaminò i capi d'ac­ cusa e condusse le cose in modo che alla fine . s olo tre dei trenta vescovi sospettati furono rimossi dai loro posti, men­ tre implicitamente si riconosceva l 'innocenza degli altri . Il secondo problema fu quello della Mission de France e dei preti operai . Il cattolicesimo in Francia viveva in quegli anni un momento di fuoco. Usciti stremati , ma rinnovati dalle prove della resistenza, molti cattolici reclamavano un radicale rinnovamento delle antiche strutture della Chiesa.

tante a Parigi si lasciasse a sua volta intrappolare. Il che - bisogna rico­ noscerlo - significava disconoscere il robusto realismo di questo conta­ dino diplomaticamente muto e inca­ pace d1 sottostare alle suggestioni della mondanità » (André Latreille, op. cit.).

Profondamente divisa la gerarchia francese

gli arresti degli ebrei, le deportazio­ ni, le incursioni della milizia. E an­ che in questi casi, Roma aveva pru­ dentemente incoraggiato la loro a­ zione » ( da Neuvecelle, op . . cit.).

Lo spi noso affare dei vescovi "petenisti"

La questione dei vescovi " collabora­ zionisti " imbarazzava anche il gover­ Dopo la disfatta francese, la gerar­ no francese, preso tra due fuochi, chia ecclesiastica era profondamente tra · coloro che denunciavano il trat­ divisa. Una parte dei vescovi accettò tamento di favore di cui era oggetto la " Rivoluzione di Vichv ", in quanto il clero, solo, tra i grandi corpi nazio­ il regime incoraggiava il rispetto al­ nali, a sfuggire all'epurazione, e il pe­ l'autorità costituita, favoriva !'" ordi­ ricolo della strumentalizzazione del­ ne morale" e concedeva condizioni di l'affare che avrebbe potuto condurre privilegio all'insegnamento privato. Il al rinascere di un anticlericalismo di maresciallo Pétain, agli occhi del cle­ sinistra, capeggiato dalle forze comu­ ro conservatore, era il difensore del­ niste. Ricorda André Latreille che la fede, dando la caccia ai suoi tradi� . « nessun ministro osava prendere se­ zionali nemici : comunisti, atei e mas­ riamente in mano la cosa e noi non soni; e incarnava il potere debita­ potevamo trasmettere al . nunzio né mente costituito. « Questo atteggia­ liste precise , né dossier suffragati da mento era stato approvato da Pio prove. Il nunzio aveva adottato subi­ XII e le relazioni diplomatiche erano to un atteggiamento logico : attende­ rimaste normali tra la S. Sede e la va a piè fermo gli argomenti del go­ Francia occupata ... Ma vi erano stati · verno. Egli metteva in risalto la dif­ tuttavia vescovi e arcivescovi che non ficoltà del problema, mostrando che, avevano cessato di levarsi pubblica­ in mancanza di prove, non si poteva mente contro gli abusi del regime, assumere come criterio di giudizio 40

I progressisti piu avanzati dibattevano i problemi dell 'im­ pegno cristiano · e del suo rapporto con il marxismo. Gli studi di un etnologo e filosofo gesuita, Teilhard de Chardin, sospetto di eresia, circolavano poligrafati o manoscritti e suscitavano clamore . L'arcivescovo di Parigi, Emmanuel Suhard, era l 'appassionato fautore di una nuova missione, la Mission de France , rivolta non ai pagani, ma agli stessi ambienti di Francia, in uh tentativo di avvicinare la Chie­ sa - e il suo linguaggio e le sue iniziative - al mondo del proletariato, minacciato da un processo di progressiva seri-

I'odius plebis, ben sapendo che gli atteggiamenti passionali della folla sono assai labili e mutevoli. Il buon monsignor Roncalli mi diceva, in mo­ do espressivo - continua Latreille che, venuto in Francia per rappresen­ tarvi il papa non solo presso il gover­ no, ma anche presso la Chiesa nazio­ nale, non si poteva pretendere di fare di lui il Torquemada dei vescovi ».

11 decisivo inte"ento

di de oaune

Finalmente de Gaulle si decise a prendere in mano la faccenda. Latreil­ le ricorda che poté allora assistere come testimonio divertito, agli abilis­ simi sforzi del nunzio apostolico affin­ ché la c;arretta dei condannati fosse il meno carica possibile e affinché l'allontanamento dei vescovi non di­ venisse oggetto di. pubblicità o di commenti giornalistici. L'operazione sulla quale si realizzò l'accordo fu as­ sai limitata. « In ogni caso era suffi­ c;iente dal punto di vista dello Stato che otteneva una soddisfazione di principio, poco prima dell'apertura di un periodo elettorale dove l'incer­ tezza su questo punto delicato avreb­ be potuto essere utilizzata dai malin-

tenzionati. La Santa Sede aveva per­ fettamente capito la necessità di of­ frire una prova di buona volontà, u­ tile in Francia a scongiurare una spin­ ta verso l'estrema sinistra. »

"Questo Teilhard de Chardin si contenti del catechismo" Secondo R. Rouquette; S.J. (Le my­ stère Roncalli, in " Etudes", luglio·a­ gosto 1963 ) , il nunzio durante il suo soggiorno in Francia non mostrò di comprendere a fondo il rinnovamen­ to teologico e pastorale che in quegli anni fu particolarmente fervido nel paese. Il cardinale Suhard usciva di malumore dai colloqui con lui, e quanto a Teilhard de Chardin, un giorno Roncalli disse allo stesso Rou­ quette alcune parole che fecero il gi­ ro di tutta Parigi : « Questo Teilhard ... non potrebbe contentarsi di insegna­ re il catechismo e la dottrina sociale della Chiesa, invece di sollevare tut" ti questi problemi ? ».

L'ultimo "scandalo" della Chiesa « Il grande scandalo della Chiesa del XIX secolo non è di aver perduto molti operai ; è d'aver perduto la 41

stianizzazione . Nacque cosi, con il sostegno dell 'arcivescovo e l 'opera rivoluzionaria di due cappellani della gioventu ope­ raia, Henri Godin e Yvon Daniel, il movimento dei preti operai, quel movimento che fu sempre una spina nel cuore della Curia romana, e che il vescovo di Parigi raccomandò in punto di morte al suo ultimo visitatore , appunto il nun­ zio apostolico Angelo Roncalli . I preti operai rifiutavano la concezione della parrocchia come unico centro di attività religiosa-. Consideravano la fabbrica, l'ufficio, le riunioni di quartiere, come sedi assai piu rispondenti alle esigenze del

classe operaia. Dunque non potrem­ mo adoperarci per farlo cessare ? » ( H . GodiiÌ e Y. Daniel, La France, pays de mission?, Ed. du Cerf 1943).

Il ri medio proposto Ed ecco, secondo H. Godin e Y. Da­ niel, la via per favorire la cristianiz­ zazione della società : « Il compito di una missione popolare veramente cat­ tolica è di individuare tutte le comu­ nità umane esistenti e di formare, in ciascuna di esse, un nucleo cristiano che, con l'aiuto di un prete, formi una comunità irraggiante ».

Il ••manifesto•• del preti operai Dal " manifesto" del movimento dei preti operai, pubblicato in La France, pays de mission? ( di Henri Godin e Yvon Daniel, Ed. du Cerf. cit. ) : « Il proletariato non conosce la Chiesa ; l'uno e l'altra sono completamente separati ; ma quando il proletariato incontra la Chiesa. occorrerebbe che potesse riconoscerla... l!. per ciò che questi missionari devono farsi popo­ lo tra il popolo (e come potrebbero altrimenti penetrarvi ?) e devono es42

sere disposti, come gli altri missio­ nari, a farsi "compromettere• anche agli occhi dei loro confratelli; un compito di questo genere richiede dei preti assolutamente decisi a s.a­ crificarsi per questo lavoro preferito da Cristo, senza troppe speranze di paterne mai uscire. Vi sono missioni senza ritorno; questa è forse una di esse ».

Missionari i n casa propria Nel 1943 era nata la Missione di Pa­ rigi e aveva avuto inizio il movimen­ to dei preti operai. « Sotto la presi­ denza del cardinale Suhard, il primo gruppo dei sei preti operai della Mis­ sione di Parigi si impegnavano, nel corso di una Messa celebrata la mez­ zanotte del 15 gennaio 1944 , con la seguente nromessa : "Davanti alla Vergine Maria, secondo il giudizio del gruppo, durante la mia apparte­ nenza alla Missione, mi impegno sot­ to giuramento di consacrare tutta la vita alla cristianizzazione della clas­ se operaia di Parigi " » (Jean François Six, Cheminements de la Mission de France, 1941-1960, Edition du Seuil, Parigi 1967). « Cosf - afferma Neuve­ celle, op. cit. - i preti operai dove­ vano esser la "missione indigena spe-

nuovo apostolato. Per penetrare piu a fondo negli ambienti popolari, per capirne, soprattutto, i problemi e i sentimenti piu intimi, sostenevano la necessità che il prete lavorasse in fabbrica, spalla a spalla con gli altri operai : il lavoro, dunque, era inteso com'e strumento di sacerdozio, come mezzo indispensabile per non estraniarsi dal mondo moder­ no ma piuttosto per farlo proprio ; appunto, vivendolo. Sia da parte cattolica sia da parte laica, non mancarono calde adesioni al movimento. A Roma però il timore della disgre­ gazione dell'antico apparato chiesastico e del cedimento

ciale ", ognuno di essi non poteva di­ venire " lievito " se, dopo esser morto al suo stato precedente, non si iden­ tificava veramente con la classe ope­ raia. Questa identificazione si realiz­ zava normalmente facendosi operai a tempo pieno e per sempre, assumen­ do in toto la condizione proletaria "·

"Diciamolo chiaro : la parrocchia non basta piu" « Diciamolo nettamente e categorica­ mente ; questo problema missionario non può essere risolto dal clero delle parrocchie, carico di lavoro e talvol­ ta di servitU.. La missione va piu lon­ tano ;. va piu nel particolare. Mette un nucleo cristiano nella tal officina, un altro nel tal ufficio. Mette lievito in quella grande pensione familiare, mette fermenti in quella grande ca· sa operaia, in quella scuola professiO­ nale, in quel corso serale che riuni­ sce 500 giovani. Mette germogli cri­ stiani in quel gruppo di comparse ci­ nematografiche, in quei comitati di quartiere, nelle riunioni dei capi di famiglia del XII circondario. Mette fermenti cristiani nel tal sinda­ cato e nel tal comitato sociale, nel-

l'Associazione delle Portinaie del VII circondario, nell'assemblea degli arti­ sti di Montmartre e in quella delle midinettes del Boulevard o della piaz· za del Louvre " ( dal manifesto dei preti operai ).

La solida speranza di un domenicano Da uno scritto del padre domenica­ no Montuclard in " Jeunesse de l'E­ glise " : « La classe operaia ridivente­ rà cristiana, noi ne abbiamo una SO­ lida speranza. Ma ciò non avverrà, forse, prima che essa, con i propri mezzi e con la propria filosofia abbia conquistato il mondo. »

Roncalli nutriva una limitata fiducia Pur ammirando lo slancio missiona­ rio dei preti operai e convinto della necessità di riforme nell'apparato ec­ clesiastico, Roncalli nutriva limitata fiducia nei mezzi pastorali messi in opera dall'ala piu avanzata della cat­ tolicità. Ciò. almeno, sembra risul­ tare dal brano di un discorso che egli tenne alle assistenti delle Acli il 43

verso posizioni estremiste suscitò una crescente ostilità . Per parte sua Roncalli fu attratto dalla vitalità di questi impulsi rinnovatori , anche se evitava con cura qualsiasi at­ teggiamento che potesse essere interpretato come un rico­ noscimento ufficiale . Cercò soprattutto di alleviare le ten­ sioni e appianare le asperità, e si provò ad arginare lo slit­ tamento verso ideologie intollerabili per la Chiesa. Quan­ do poi le cose pe ggiorarono ulteriormente , il nunzio sperò in un estremo salvataggio che evitasse, mediante sostitu­ zioni di persone e controlli, di colpire il principio ispiratorè

24 luglio 1956 : « Mi fu raccontato un

episodio a propo�ì to dei preti operai. E. mol�o significativo. " Tu sei un pre­ te " dissero un giorno alcuni operai ad uno di questi sacerdoti retti e buoni, messo in tuta accanto a loro : " questo non è il tuo posto. Eccoti qui un terreno vuoto : ti aiuteremo a co­ struire una baracca-cappella. Qui con­ durremo le nostre donne e i nostri bambini e, chissà, forse verremo an­ che noi. Questo occorre a noi : il tuo Vangelo e il tuo altare : niente al­ tro " » (riportato in Balducci, Papa Giovanni, op. cit.).

dualmente il sacerdote a subire l'in­ fluenza dell'ambiente. Il prete ope­ raio non soltanto si trova immerso in un ambiente materialistico, nefa­ sto per la sua vita spirituale e spes­ so anche pericoloso per la sua casti­ tà, ma è altresi indotto, suo malgra­ do, a pensare come i su!)i compagni di lavoro nel campo sindacale e so­ ciale, e a partecipare alle loro riven­ dicazioni; temibile ingranaggio che lo conduce rapidamente a prendere par­ te alla lotta di classe. E questo è i­ nammissibile per un prete » ( da " Do. cumentation Catholique" vol. 1224 ).

Il S. Uffizio mette al bando i preti operai

"Stri ngiamoci la mano, sono un contadino anch'io"

Nell'estate 1959 il lavoro dei sacer­ doti come operai o impiegati veniva sospeso dal Sant'Uffizio. I motivi del provvedimento erano i seguenti : " ... durante i giorni di lavoro, sareb­ be quasi impossibile per il sacerdote adempiere a tutti i doveri di preghie­ ra che la Chiesa esige giornalmente da lui : celebrazione della S. Messa, recitazione integrale del breviario, preghiera mentale , visita al Santo Sa­ cramento e Rosario. D'altra parte, il lavoro in una fabbrica, o anche in a­ ziende meno importanti, espone gra-

Durante il periodo della nunziatura a Parigi, Roncalli percorse la Francia in lungo e in largo, e visitò anche il Nord Africa. « A Fleury-sur-Loire, sul­ la soglia della basilica, il sindaco campagnolo non riusciva a fare un buon discorso di benvenuto : " Sono figlio di poveri contadini, monsigQo­ re, non so parlare". E lui lo interrup­ pe : " Signor sindaco, l'uomo al quale rendete omaggio, perché rappresenta la piu alta autorità spirituale della Terra, è lieto e orgoglioso di essere come voi figlio di un contadino, u-

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dell 'apostolato operaio. Ma in Vaticano, erano già state prese severe misure , specie per le pressioni dei dicasteri preposti alla disciplina e alla dottrina del clero. Nel 1 953, mort o l 'arcivescovo Suhard e trasferito Roncalli a Venezia, ai preti operai vennero imposte drastiche restrizioni . Piu tardi t occherà proprio a Roncalli, durante il primo anno del suo pontificato, sanzionare il provvediment o del S . Uffizio con il quale veniva liquidato il movimento. Se la Francia trovò un amico in Roncalli, Roncalli trovò molti amici in Francia, negli ambienti p olitici e intellettua-

mile, ma robusto. Stringiamoci la ma­ no e ringraziamo Dio che ci ha fatti cosi tutti e due. Entriamo insieme, signor sindaco. nella basilica solen­ ne ... • " ( da Domenico Agasso, op. ci t.).

POSTA DA PARI G I « Continuiamo a vivere e a fare i l be­ ne, con mitezza, come dice il Bossuet, e con pazienza. Due cose che stanno cosi bene congiunte » 1• nov. 1948. « Resto sempre qui al timone. La mia navigazione � felice, ma le onde ten­ dono spesso a soffocare il mio navi­ glio » 8 febbraio 195 1. « Un principio che io ho seguito fe­ delmente nella mia vita, e che mi ha sempre portato fortuna. E cioè: che bisogna battere là dove si crede ci verrà aperto; ma non con violenza » 4 giugno 1949 ( dal carteggio inedito

con la famiglia Scotti-Guffanti).

Due "battute" colorite « Il Rabbino di Parigi, davanti a una porta, voleva assolutamente che il nunzio passasse prima di lui. Ma, so­ spingendolo con garbo, il nunzio gli disse : " Prego, l'antico testamento pri­ ma del nuovo" " (aneddoti citati da

Emilio Radius, op. cit.). « Roncalli ha il senso dell'ironia. Durante la nun­ ziatura in Francia fu invitato a un banchetto di diplomatici. Gli sedeva accanto una dama dall'abito un po' troppo scollato. Quando servirono la frutta, monsignor Roncalli prese una mela e garbatamente la offri alla si­ gnora : " E si ricordi che Eva, mangia­ to il pomo, si vesti " » ( Enzo Biagi, "La Stampa ", 3 febbraio 1963). Sul palco d'onore col sovietico Bogomolov Mi sono trovato accanto a lui, spe­ cie nelle parate militari, sul palco d'onore. Un giorno, ricordo, sfilavano molti reparti, ognuno con la sua ball� diera. E io, ogni volta che una pas­ sava sotto di noi, mi alzavo in piedi. Anche lui allora si alzava. Poi, a un certo punto, mi chiese se dovevamo proprio alzarci per tutte. Gli risposi che credevo che si dovesse fare cosi dovunque, anche a Mosca, probabil­ mente. Ma lui era proprio una per­ sona gentile... Peccato che la situa­ zione non ci fornisse molti soggetti di conversazione... Capirà ... » (dal col­ loquio di Indro Montanelli con Gio­ vanni XXIII. in " Corriere della Sera ", 2 9 marzo 1959). «

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li . Diventò un personaggio popolare, e non solo fra i catto­ lici . Quando, alla vigilia del suo trasferimento a Venezia, fu nominato cardinale, lo stesso presidente della Repubbli­ ca , l 'agnostico e socialista Vincent Auriol , rivendicò l 'ono­ re · di imporgli la berretta cardinalizia : non solo in nome dell 'amicizia personale , ma anche della simpatia di tutto il popolo france.s e . E le sale dell 'Eliseo assistettero allo spettacolo inconsueto di un neo cardinale che si inginoc­ chiava davanti a un vecchio e imbarazzato anticlericale , per riceveme le insegne della sua dignità. •

Auriol : "Roncalli non disdegna l'ironia" Il socialista Vincent Auriol, presiden­ te della IV Repubblica, dal 1947 al 1954, a proposito di Angelo Roncal­ li: « 1:. un uomo di grande finezza che non disdegna l'ironia, un uomo del quale spesso ascoltai il consiglio. Benché non credente, mi legai a lui di grande amicizia e del resto siamo rimasti amici anche dopo la sua par­ tenza da Parigi ». Angelo Roncalli a proposito di Vincent Auriol: « Era un amico, senza altri aggettivi,. ( da "Il Mattino", 20 ottobre 1958 ).

11 aran nnzo l'alllo IUII amiCI Il PlriUI L'esito pacificatore dell'opera del nunzio a Parigi ebbe il suo riconosci­ mento quando, alla vigilia · di partire per Venezia, egli riuni alla sua tavola tutti i presidenti di Consiglio e i pre­ sidenti delle Assemblee succedutisi durante la sua permanenza a Parigi. Parteciparono al pranzo con il pre­ sidente dell'Assemblea Nazionale E­ douard Herriot e quello dell'Unione Nazionale Monnerville, il presidente 46

del Consiglio Réné Mayer e i suoi J>redecessori Bidault, Gouin, Pléven, Edgar Faure, André Marie, Robert Schuman, Pinay, Fourcade. Ringra­ ziando per tutti Edouard Herriot dis­ se: « Il popolo francese non dimenti­ cherà la bontà, la delicatezza del trat­ to, le prove di amicizia ricevute, a­ vendovi conosciuto non SQltanto nel­ la veste di diplomatico, ma di ami­ co ... Il popolo francese, non privo di difetti, si lascia sedurre dalla bontà del cuore; una grande bontà ' ha ri­ scontrato nel nunzio, questo italiano francesizzato, e per questo gli si è aperto cordialmente ... "Le Monde", 30 ottobre 1958: c Anche durante i duri e burrascosi anni che seguirono alla Liberazione, monsignor Roncalli manifestò una serena fidu­ cia nei destini del nostro paese... E $li ha raccolto a Parigi molte . simpatie; anche negli ambienti politici attarda­ ti in un anticlericalismo divenuto pri­ vo di obiettivo ».

Monsignor Roncalli, patriarca di Venezia, si reca a votare

ENTRANDO IN VENEZIA COME PATRIARCA, il 1 5 marzo 1 95 3 , Angelo Roncalli tornava al servizio pastorale, primo movente della sua intima vocazione . Le apparizioni della sua massiccia figura in piazza S. Marco, nelle calli e nei campielli, tra la folla variopinta di turisti e cittadini , di­ vennero presto familiari , nel tranquillo panorama della cit­ tà lagunare. Tuttavia il governo di una diocesi , in Italia, si rivelò per il neo eletto un'esperienza assai meno tranquilla di quanto egli aveva forse supposto. Negli ultimi anni di pontificato, Pio XI I guardava con sempre piu palese preoc-

La pace dopo la tem pesta Questo era lo slogan che accolse Ron­ calli a Venezia. Roncalli, infatti, di carattere bonario e comprensivo, ap­ pariva ai veneziani come la pace in confronto alle tempeste spesso susci­ tate dal patriarca suo predecessore, dai modi burberi e severi (Radius ).

Venezia: esi lio in un posto tranquillo? Pio XII, consapevole del fatto che Roncalli non condivideva il crescen­ te assolutismo di Roma, lo esiliava in un posto tranquillo, proprio come alcuni mesi piu tardi avrebbe allon­ tanato l'amico di Roncalli, Montini, dal Segretariato di Stato per mandar­ lo a Milano. Dei due futuri papi si dice che a quel tempo fossero " in so­ spetto ". Qualunque sia la verità al ri­ guardo, a Venezia Roncalli si trovò di fronte all'obbligo di applicare in­ tegralmente il boicottaggio dei comu­ nisti e dei socialisti predicato da Pio XII, cosa che egli non avrebbe potu­ to fare, anche se lo avesse voluto, come rappresentante del Papa in Francia ,. (da E. Hales, op. cit.). «

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In Italia, tutto diverso Al rientro in Italia Roncalli trovò che il dero e gli uomini politici cat­ tolici erano legati da rapporti assai diversi da quelli sperimentati in Fran­ cia. Dato il lungo tempo trascorso al­ l'estero, osserva E. Hales ( op. cit.), la politica italiana « gli era diventata remota... A Parigi, aveva constatato che per i capi del Partito democrati­ co cristiano francese (MRP) . per uo­ mini quali Robert Schuman e Geor­ ges Bidault l'idea di una dipendenza del partito politico cattolico dal cle­ ro era semplicemente ridicola ; essi appartenevano ad un movimento lai­ co che aveva fatto assegnamento so­ lo sui suoi sforzi e al quale non era mai stato insegnato a credere di do­ ver accettare un controllo politico dai vescovi. .. » .

l fulmini della scomunica Il decreto della Suprema Sacra Con­ gregazione del Sant'Uffizio, riportato sull'"Osservatore Romano " del 15 lu­ glio 1 949, stabiliva che : l) è illecito iscriversi a partiti comunisti o dare ad essi appoggio; 2) è illecito pubbli­ care, diffondere o leggere libri, pe-

cupazione all 'evolversi della vita italiana e pretendeva dal­ l 'episcopato - in tema di politica e di costume - interven­ ti e prese di posizione spesso difficili, sempre facilmente soggetti a critiche e polemiche . Il paese era a una svolta . Il centrismo, guidato dall'anziano leader Alcide De Gaspe­ ri , appariva a molti come una formula ormai logora . Al suo posto si ipotizzavano nuovi schieramenti dei partiti e si con­ sideravano future alleanze governative di centro-sinistra. Il Vaticano, impegnato in un'aspra battaglia contro comu­ nismo, marxismo e derivati , appoggiava la destra cattoli-

riodici, giornali o fogli volanti che sostengono la dottrina o la prassi del comunismo, o collaborare in essi con degli scritti ; 3 ) i fedeli che compio­ no consapevolmente e liberamente at­ ti di cui ai n. l .e 2 non possono esse­ re ammessi ai Sacramenti ; 4) i fede­ li che professano la dottrina del co­ munismo, materialista e anticristia­ no, ed anzitutto coloro che la difen­ dono o se ne fanno propagandisti, incorrono ipso facto, come apostati della Fede cattolica, nella scomunica in modo speciale riservata alla Sede Apostolica.

in luce nel numero del 30 luglio 1949 di "La Civiltà Cattolica " : « Da tutti, tant'era ovvio, fu fatto il confronto fra l'atteggiamento assunto nei ri­ guardi dei precedenti regimi totalita­ ri, per i quali, pur fra apertissime e solenni condanne, la Santa Sede non aveva creduto opportuno giungere al passo che è stato oggi compiuto nei confronti del comunismo materiali­ sta e ateo ». Pacelli : "La Chiesa deve intervenire, tra il 'mondo' e il regno di Dio"

COlPili anche l SOCialiSti L'" Osservatore Romano " del 27 luglio 1949 notava, a proposito del socia­ lismo, che « un partito socialista che fa assolutamente causa comune con partiti comunisti e unisce le sue for­ ze direttamente a quelle del comuni­ smo, favorendole in modo esplicito, è già condannato dalla prima parte del decreto ; ché se i suoi seguaci a­ deriscono inoltre alla dottrina mate­ rialistica del comunismo, cadono chiaramente nella scomunica, della quale parla il quarto punto ». L'ecce­ zionalità del provvedimento è messa

Dal discorso di Pio XII, 2 novembre 1954 : « Il potere della Chiesa non de­ ve limitarsi alle "materie strettamen­ te religiose ". come dicono alcuni, ma l'intera questione della legge natura­ le, le sue basi, la sua interpretazio­ ne, la sua applicazione rientrano nel­ l'ambito della Chiesa per quanto con­ cerne gli aspetti morali... Vi sono pro­ blemi non strettamente religiosi, i problemi politici cioè, che interessa­ RO sia le singole nazioni sia tutte le comunità, i quali appartengono all'or­ dine morale ... In questi casi, è dovere della Chiesa non solo consigliare in privato, ma proclamare pubblicamen­ te, gridando " dalle cime dei tetti", in 49

ca. In occasione delle elezioni generali del '53 e del '58 i pulpiti di tutte le Chiese ricordarono che la scomunica era operante per chiunque avesse votato i partiti a ideolo­ gia materialistica. Fu bandita una " Crociata per un mondo migliore " e un predicatore infaticabile, il gesuita padre Ric­ cardo Lombardi, tuonava nelle piazze affollatissime, divi­ dendo l 'umanità in buoni e cattivi e cuocendo in un unico crogiuolo fede e· politica. Una tale atmosfera non poteva es­ sere congeniale al temperamento di Angelo Roncalli, cosi come era contrario alle sue convinzioni il compito di indi-

prima linea, nel mezzo della batta­ glia che infuria tra verità ed errore, virtu e vizio, tra il "mondo " e il re­ gno di Dio... Il clero e lo stato laico devono comprendere che la Chiesa è adatta e autorizzata a stabilire una norma esterna di azione e di condot­ ta per questioni che interessano l'or­ dine pubblico e non hanno origine immediata nella legge naturale o di­ . vina ... ». Roncalli: ••se il papa dice che è grave, ha, certo, le sue ragioni"

Dal discorso tenuto dal patriarca ai comitati civici dell'Azione Cattolica veneziana il 9 giugno 1956 ( in seguito alle elezioni comunali rivelatesi un successo per la Democrazia Cristia­ na) : « L'attività dei comitati civici deve continuare : questa è la diretti­ va superiore. Lo consiglia l'esito del­ le elezioni che nur hanno conferma­ to i vantaggi della fedeltà e della ob­ bedienza dei cattolici... Sul terreno politico, organizzativo, si potrà distin­ guere fra comunismo e socialismo. tn fatto di principi no. Il comunismo e il socialismo hanno la stessa filo­ sofia, e sono inconciliabili col cristia­ nesimo. Non vi è nessuna possibilità so

di accordo fra marxismo e Vangelo. E noi non possiamo sacrificare il Vangelo al marxismo ... Bisogna saper resistere ad una atmo­ sfera socialistofila che si diffonde an­ che fra noi, e che inaridisce tutto, e bisogna saper resistere al laicismo. A prima vista il pericolo che da questa atmosfera deriva può sembrare non grave, ma lo è. E se il papa e i vescovi dicono che è grave, hanno le loro ragioni di dirlo, e i fedeli deb­ bono ascoltarli. Va bene la libertà di pensiero : le o­ pinioni personali sono degne di ri­ spetto : ma nei limiti consentiti. In ore gravi di incertezza e di battaglia, in situazioni estremamente delicate e difficili, e di nericolosa navigazione, le decisioni spettano al capitano. O­ gnuno dunque al suo posto : al co­ mando chi deve comandare : all'ob­ bedienza chi deve obbedire ... Voi mi avete compreso... Quanto altro sarà da dire, vi sarà comunicato a tempo opportuno ... » (da Scritti e discorsi, Roma, Ed. Paoline 1959 ).

Si uniformava sempre alle istruzioni dei superiori « Un ottimo uomo, Roncalli » scrive Emilio Radius ( op. cit.) « ma, a giu-

rizzare politicamente il gregge che gli era affidato. Ma, le­ gato all'obbedienza del suo ministero, non dimostrò aper­ tamente di essere in disaccordo con le direttive pontificie e si comportò come gli altri membri dell'episcopato italia­ no. Un suo discorso tenuto nel '56 ai comitati civici , c onte­ nente dure condanne e censure a diversi settori delle ideo­ logie laiche, lo dimostra appunto in linea con l 'indirizzo uffic iale . Vi fu però un episodio che, proprio perché inseri­ to in quella temperie, assunse un rilievo del tutto partico­ lare . In un delicato momento della sua tormentata storia,

dizio dei veneziani piu avvertiti, an­ che di una severità spinta fino all'in­ transigenza in fatto di dottrina cri­ stiana e di costumi. A Venezia, infat­ ti, non diede sempre prova della san­ ta spregiudicatezza di dopo. Perché ? Perché, uomo umile ed ecclesiastico ubbidiente, e gli si era sempre unifor­ mato e si uniformava alle decisioni e alle intenzioni dei superiori, a co­ minciare naturalmente dal Papa. Sic­ ché regnando Pio XII, il suo stile era quello di Pio XII , come era stato pri­ ma quello di Pio Xl, e prima ancora quello di Benedetto XV. Soltanto quando fu al sommo della gerarchia, e poteva, doveva fare il bene a mo­ do suo, ebbe un suo stile inconfon­ dibile, immediato, trionfalmente pla­ cido. ,.

Turisti e coccod ri l l i L'estate veneziana riempie l a città di turisti e turiste, spesso in abiti esi­ gui. Ecco un suo richiamo riferito da molti : « Io non dico che le donne debbano venire in Italia in pelliccia ... Ci sono abiti di seta pura che tengo­ no fresco e costano poco; e poi l'Ita­ lia non si trova all'Equatore, sebbe­ ne anche là i leoni siano ricoperti da folto pelo, e persino i coccodrilli sia-

no protetti da una corteccia partico­ larmente spessa ».

U n patriarca benigno, ma non arrendevole « A Venezia ci furono urti, polemiche e dissapori (afferma Radius, op. cit.). Anche coi fedeli a proposito del con­ tegno da tenere in chiesa e di certe innovazioni decorative che coinvolge­ vano l'iconostasi gotica di S. Marco. Si mostrò severo verso i turisti che andavano per Venezia in abito trop­ po libero; verso i bagnanti al Lido. Severo verso la Biennale e la mostra del cinema, contro l'oscenità masche­ rata da arte. Nella sua benignità, il patriarca passava per ostinato. Ed o­ stinato, o certo molto tenace egli era; non precisamente arrendevole, la sua carità. ,. Scrisse di lui Giuseppe De Luca : « A costo di contraddire l'o­ pinione corrente, torno a dire, io non sono di quelli che lo ritengono un uomo facile, gradevole, alla mano, tutto una cara, una bella festicciola in famiglia, in collegio. Al contrario. Egli sa bene quello che vuole, non lo dice, e nemmeno lo manda a dire. E ci arriva. Sorride, celia, ma il suo segreto rimane suo ,. ( da Giovanni 51

si riuni a Venezia il Congresso del Partito socialista italia­ no che Pietro Nenni stava cercando di avviare alla collabo­ razione governativa. La lé ttera diocesana, diramata in quel­ l' occasione da Angelo Roncalli, conteneva un indirizzo di saluto ai congressisti e l'augurio di un proficuo lavoro . Era un gesto di cortese benvenuto a uomini di fede diver­ sa, perfettamente in linea con la costante preoccupazione del cardinal Roncalli di mantenere buoni rapporti con i va­ ri settori della vita pubblica . Ma fu interpretato come un segno di apertura verso un partito sui cui elettori pendeva

XXIII in alcuni scritti di Don Giu­ seppe De Luca, ed. Morcelliana 1 963).

La "Marsiallese" In piazza san Marco A Venezia amava ricevere nel patriar­ cato amici e semplici conoscenti, tra i quali i francesi erano numerosi. " Tra gli altri furono suoi ospiti l'ex presidente della Repubblica Vincent Auriol e il cardinale Feltin, in cui o­ nore egli fece addirittura suonare in piazza San Marco la Marsigliese. Sa­ puto che il primate di Polonia, il car­ dinale Wiszynski, era in viaggio per Roma e che il suo treno sostava tre quarti d'ora a Mestre, il patriarca si recò a salutare il prelato polacco e lo invitò a un giretto in motoscafo sulla laguna. Wiszynski fu tanto entu­ siasta di quella gita che non si accor­ se del passare del tempo. Dopo un'o­ retta guardò l'orologio e impalliden­ do esclamò : " Santo Cielo, il treno, il mio treno è oartito". Roncalli lo guar­ dò per un oo' con aria divertita, poi fini col tranquillizzarlo : " Non si preoccupi ; vede quel signore sedu­ to dietro di noi, nel nostro motosca­ fo? t!. il capostazione di Mestre. L 'ho 52

rapito per questo giretto, e finché sa­ rà con noi, il suo treno non può par­ tire " ,. (da Kurt Klinger, Il sorriso di Papa Giovanni, ed. Boria, Torino).

La buona tavola serve alla diplomazia c Una buona forchetta, disse di Ron­ calli, un illustre prelato. Angelo Ron­ calli, al contrario di Eugenio Pacelli che per i disturbi che lo angustiaro­ no tutta la vita seguiva tina dieta as­ sai rigorosa, ha sempre avuto una predilezione per la buona tavola. An­ che 9.uando era a Venezia, aveva l'a­ bitudme di invitare a colazione i ca­ nonici di S. Marco e molti suoi suc­ cessi di diplomatico sono cominciati davanti a un piatto eccellentemente cucinato e a un bicchiere di vino di gran qualità ,. (Alberto Macchiavello, in " Corriere di Informazione ", 28-29 ottobre 1 958).

Il patriarca

e il Congresso del

PSI

IL TESTO DELLA PASTORALE IICRIMIIITI " Un altro convegno di oiu vasta pro­ porzione, se non di uguale profondi-

la minaccia di scomunica, e suscitò una tempesta di com­ menti. Alle note indignate della destra, rispondevano quel­ le compiaciute della sinistra. Gli organi ufficiali del Vatica­ no si tenevano in sordina, ma non celavano la propria ir­ ritazione . Alcuni pensarono che la famosa oboedientia, as­ sunta da Roncalli come motto nel suo stemma vescovile, non fosse poi a prova di bomba. Altri giustificarono il gesto con l 'esuberanza d'un temperamento impulsivo. I clamori non si erano ancora spenti quando arrivarono da Roma notizie allarmate : Pio XII versava in fin di vita. •

tà, si radunerà di questi giorni a Ve­ nezia, con rappresentanze di tutte le regioni della penisola : il Congresso del Partito socialista italiano. Dal {atto che ve ne dico una parola ri­ spettosa e serena, da buon venezia­ no anch'io, che ha l'ospitalità in gran­ de onore, come del resto si addice al precetto paolino per cui il vescovo deve apparire hospitalis et beni­ gnus, voi comprenderete come io ap­ prezzi l'importanza eccezionale del­ l'avvenimento, che appare come di grande rilievo per l'immediato indi­ rizzo del nostro paese. Esso è certa­ mente ispirato, lo voglio ben crede­ · re, ano sforzo di riuscire ad un si­ stema di mutua comprensione di ciò che oiu vale nel senso di migliorate condizioni di vita e di prosperità so­ ciale. t!. sempre di qualche pena, ta­ lora di pena assai viva, per un pa­ store d'anime, il dover constatare il fatto che molte intelligenze oneste ed elevate rimangono insensibili e mute come innanzi ai cieli spenti, ignoran­ do o facendo segno di dimenticare i principi basilari di quel messaggio divino che, pur fra debolezze di uo­ mini e di tempi, furono il palpito di venti secoli di storia, di scienza e di arte, 1 a tutto onore delle nazioni eu­ ropee : e che si pensa di poter rag­ giungere la ricostruzione dell'ordine ·

economico, civile e sociale moderno sopra ttltra ideologia che non si ispi­ ri al Vangelo di Cristo. Ma, detto questo, a schiettezza di posizioni spi­ rituali, come fra cortesi alme si suo­ le, resta l'augurio nel cuore perché i figli di Venezia, accoglienti e ama­ bili, come è loro costume, contribui­ scano a rendere proficuo il convenire di tanti fratelli di tutte le regioni d'Italia, per una comune elevazione verso gli ideali di verità, di bene, di giustizia e di pace " ( dalla lettera pa­ storale del patriarca Roncalli, pub­ blicata dall'"Osservatore Romano", 20-21 maggio 1964).

Le conseguenze ••ufliciélli •• La lettera pastorale contenente il sa­ luto ai congressisti del PSI provocò il giorno stesso una dichiarazione uf­ ficiosa della Radio Vaticana che ri­ badiva il divieto di ogni collaborazio­ ne con i partiti marxisti ; pochi gior­ ni dopo un analogo intervento ap­ parve sull'"Osservatore Romano "; in­ fine il patriarca di Venezia, su richie­ sta degli uffici vaticani, dovette rila­ sciare una dichiarazione anticollabo­ razionista. 53

PIO XII MORIVA il 9 ottobre 1 958, dopo un pontificato dif­ ficile, trascorso in tempi drammatici. Negli ultimi anni Pa­ celli si era ritirato in solitudine. Non nominava cardinali, non aveva segretario di Stato ; concedeva grandi udienze collettive e teneva discorsi, ma si ritraeva subito dopo nel suo isolamento. La malattia minava la sua già fragile fibra, e di questa situazione approfittavano uomini non sempre devoti , anzi discutibili e discussi . Il pontefice è ancora nel letto d'agonia, che già sui giornali , prima cosi pronti all'omaggio, appaiono critiche al suo lun-

IODCIIIi e IllUDi DiUdiCIIO PICBIIi c Egli fu buono, fu semplice, fu prov­ vido, fu austero. E fra tùtte una pa­ rola di Lui risuonò piu forte e piu frequente : la parola pace che egli aveva per sua divisa e dimostrò nel suo genio di uomo di leggi e di di­ plomazia e fece udire, come un gri­ do paterno, prima della guerra e non fu ascoltato ... ,. Card. Giovanni Mon­ tini, arcivescovo di Milano. c La storia dirà come il suo magiste­ ro, che quanto a intensità fu senza esempio, sia stato da lui intuito come opportuno, efficace e imprescindibi­ le, in questa età in cui - notatelo bene - -la società ha lasciato soltan­ to alla Chiesa la libertà della parola , necessaria per chi non intende cam­ minare nelle tenebre e perdere · di vi­ sta la stella polare ... " Giovanni XXIII ( da Pio XII il Grande, Edizioni Pao­ line 1959).

Il patriarca di Venezia con il suo segretario, mons. Capovilla

Ripetuti nel cielo di Roma i prodigi di Fatima ? Secondo Carlo Falconi (op. cit.) gli ultimi anni del pontificato di Pio XII furono caratterizzati da c manifesta­ ziorii di autoesaltazione ,. da pàrte del pontefice, per cui qualcuno dis­ se che. egli aspirasse a una canoniz­ zazione da vivo in quanto non si n­ cordava che alcun altro papa avesse mai c pubblicizzato in modo tanto in­ sistente e provocante certe presunte esperienze soprannaturali di cui egli si riteneva gratificato "· Fu rivelato, in Portogallo, da un cardinale italia­ no ad una folla di centinaia di mi­ gliaia di persone, che, tra la fine di" ottobre e il principio di novembre del 1950, il papa aveva rivisto in ben quattro distinte visioni ripetersi nel _ cielo di Roma i prodigiosi fenomeni astronomici di Fatima. Nel 1954 fu diffusa dalla stampa la notizia del­ l'apparizione di Cristo al capezzale del papa malato, e piu tardi si .sep­ pe che l'apparizione della Vergine a un tranviere, affiliato a una comuni­ tà protestante e deciso ad attentare alla vita . del Santo Padre, avrebbe distolto l'uomo dal portare ad esecu­ zione il progetto e anzi l'avrebbe con­ vinto a consegnare nelle mani dello . 55

go regno. Si parla di scandali e imbrogli finanziari in cui sono coinvolti personaggi e opere vaticane. La camera del malato a Castel Gandolfo è assediata dai giornalisti che ne spiano il trapasso. Una speculazione del medico di corte porta sulle prime pagine dei quotidiani il volto sfigurato del papa in coma e le notizie riservate della sua malattia . Quat­ tro giornali romani diffondono a titoli di scatola la notizia della sua morte, ma essa risulta falsa, perché il papa si spegne il giorno dopo . Infine, portata la salma a Roma, ci si accorge che il processo di imbalsamazione, escogitato

stesso commosso pontefice il pugna­ le destinato a ucciderlo.

Era un mistico e un pensatore " Mi sembra che la vera grandezza di Pio XII stia in questo, che in lui il mistico non si separava dal pensa­ tore, né ' la fede intrepida dall'arden­ te amore di scienza » (Alexis Curvers, Pio XII, il papa oltraggiato, edizione Il Borghese 1956).

Le porpore dei cardinali e i tight dei nipoti L'isolamento in cui si chius e Pio XII, Io portò a una parziale rinuncia alle attività di governo della Chiesa. Pa­ recchi studiosi affermano che questo suo atteggiamento risaliva addirittu­ ra ai primi tempi del suo pontificato. " Nel giro di pochi mesi - secondo Falconi (op. cit.) - tutti gli ex-colle­ ghi, da lui predestinati a prendere in mano le leve dell'apparato centrale della Chiesa, si trovavano già ai loro posti. » Questo, a giudizio dei piu, ce­ mentò le forze d'una oligarchia che, stretta attorno al papa, fini per iso­ lario. Era una oligarchia in cui « le porpore dei cardinali si mescolavano 56

ai tight dei nipoti del papa, e di po . ooi altri laici ». Un posto a sé, piut­ tosto in penombra, occupava suor Pa­ sqilalina.

Pasq ual i na Lenhert, una dei " pochi uomini del Vaticano" Pasqualina Lenhert era da quaranta anni la governante di Pacelli, fin da quando il futuro papa nel 1917 era stato nunzio in Germania. Figlia di contadini e infermiera, tut­ ta dedita alla fragile salute di Pacel­ li, la suora ebbe la singolare ventura di essere l'unica donna nella storia che si sia trovata a vivere entro il recinto di un Conclave, appuato quello del 1939 dal quale doveva u­ scire come papa lo stesso Pacelli. Quando Pio XII mori, i giornali fèce­ ro rivelazion i inaspettate sull'influen­ za esercitata dalla suora sullo scom­ parso. Di lei si dicevano cose straor­ dinarie, per esempio che aveva il compito di regolare la precedenza fra ·gli incartamenti posti sul tavolo del papa (Gorresio) e che nessuno poteva varcare la porta dell'apparta­ mento del S. Padre senza il suo con­ senso, e ciò faceva si che, specialmen-

dall 'archiatra pontificio, è inefficace, e la rapida decompo­ sizione sopravvenuta è causa di ripetuti svenimenti tra le guardie nobili poste alla veglia. Tutto ciò sembra sottoli­ neare una grave crisi, un travaglio profondo. Il 25 ottobre cinquanta cardinali - i venerandi principi elettori della Chiesa Apostolica Romana - si rinchiudono negli appartamenti vaticani per dare alla cristianità un nuovo pontefice. Nel Sacro Collegio si affrontano varie cor­ renti : da un lato i tradizionalisti , fautori della continuità della linea pacelliana, caratterizzata dal predominio della

te negli ultimi anni, quando la possi­ lità di conferire col pontefice era ri­ dotta al minimo, molti furbi finisse­ ro per approfittare di questa singo­ lare risorsa. Racconta Silvio Negro ( • Corriere della Sera •, 16 ottobre 1958 ), che, dotata di fine intuito pra­ tico ed eccezionale forza di volontà, per cui era detta "uno dei pochi uo­ mini del Vaticano •, essa non aveva soggezione ad affrontare anche i po­ tenti, come quando, durante un'u­ dienza del papa a Foster Dulles, ap­ parve sulla soglia allo sbalordito se­ gretario di Stato americano, solleci­ tando la fine del colloquio, perché « era l'ora di colazione ». « Il suo ca­ so - termina l'articolo Silvio Negro - non ha fatto che mettere in evi­ denza di quanta secolare esperienza e di quanta umana sapienza siano depositarie le vecchie buone norme che non ammettono donne e non con­ sentono particolarismi nel palazzo di Sisto V. »

Per i posteri Pio XII sarà "grande" « Pio XII è grande perché non usò violenza ad alcuno, la sopportò e la ricambiò con atti d'amore; è grande perché non dimenticò mai la giusti­ zia e soprattutto perché praticò la

carità senza posa verso tutti, copiosa­ mente. Per questo il tempo confer­ merà nei secoli - ne siamo certi il giudizio dei contemporanei e sarà lapidario, cosi : Pio XII il Grande » ( da Pio XII il Grande, op. cit.).

Un inloMunlo UIOrnaiiSIICO la notizia della mone ·

Una finestra di Castel Gandolfo pare sia stata all'origine dell'equivoco che fece diffondere la prematura notizia della morte del papa. Tra alcuni cro­ nisti, appostati in piazza, e un prelato del palazzo pontificio era corsa un'in­ tesa : appena avvenuto il decesso, il prelato avrebbe dovuto spalancare una certa finestra. Per disgrazia, pro­ prio quella stessa finestra venne in­ tempestivamente aperta da un dome­ stico, all'oscuro delle conseguenze del suo gesto. E le agenzie dirama­ rono il flash dell'equivoco: « Il Papa è morto. Il trapasso sarebbe avve­ nuto qualche minuto prima delle un­ dici ». Dice Vittorio Gorresio (I se­ greti di papa Giovanni, in " L'Espres­ so", 18 settembre 1966 ) che la stampa ricamò su q,uelle scarne parole. · n Tempo " precisava nel titolo : « Il Pon­ tefice è morto alle 10,40 ». Il " Momen57

Curia e fortemente coinvolta nel gioco politico internazio­ nale ( Canali , Pizzardo, Micara, Ottaviani e Mimmi) ; dall 'al­ tro i fautori di mutamenti anche radicali, patrocinatori di un'apertura sociale, come Lercaro, e di un piu intenso im­ pegno pastorale, come Roncalli , cui si uniscono coloro che richiedono un deciso ridimensionamento dei poteri centra­ li, precise riforme e una minor politicizzazione del Vati­ cano, come il canadese Léger, il belga Roey e molti altri stranieri . La gente che sosta perennemente davanti a S . Pie­ tro, vede levarsi per tre giorni consecutivi undici fumate

to Sera• andava piu in là e riportava le ultime parole del papa morente : c Benedico l'umanità tutta, prego pa­ ce, pace, pace, benedico Roma "· Il " Messaggero " e il "Giornale d'Italia " davano particolari sulla morte e sul­ la sua constatazione, affermando che il cardinale decano si era chinato al­ l'orecchio del Santo Padre chiaman­ dolo tre volte per nome, e rialzatosi aveva detto : c Vere, papa Pius mor­ tuus est "• in verità il papa Pio è morto. Le copie dei giornali arrivarono an­ che a Castel Gandolfo. E furono SU· bito bruciate sulla piazza.

LI ICOIDPBriB di PiO 111 sui aiornali ilaliani " IL MONDO", 21 ottobre 1958, arti­ colo firmato da Ugo la Malfa : c Non pare che la Chiesa sotto il pontificato di Pio XII sia stata perfettamente consapevole del rapporto che esiste, nel mondo occidentale, fra religiosi­ tà e libertà. Essa ha dato piuttosto l'impressione non di servire la liber­ tà, ma di servirsi della libertà per accrescere il suo diretto e indiretto controllo s.ulla vita politica e sociale dei vari paesi... " ·

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c I commentatori che hanno tentato un primo bilancio del pontificato di Pio XII si sono trovati d'accordo al­ meno su un punto. Nessun papa da qualche secolo aveva lasciato la Chie­ sa in una situazione cosi confusa e contraddittoria. " " IL TEMPO", nell'edizione dell'8 ot­ tobre con la quale si dava l'erronea notizia della morte del papa : c � in­ dubbiamente il costante spirito ac­ centratore di Papa Pacelli che ha moltiplicato e aggravato gli inconve­ nienti fatalmente determinati da ogni governo assoluto "· "L'UNITA", 1 1 ottobre 1958 : c Dai commenti copiosi di personalità del­ la cultura e del giornalismo cattolico militante si trae immediata l'impres­ sione che nel sollevare profonde cri­ tiche all'operato prevalentemente po­ litico del defunto pontefice si tende ora a dar vita a un pontificato piu schiettamente religioso che risparmi alla Chiesa gli smacchi e gli inconve­ nienti che la cattolicità tutta intera ha dovuto lamentare, specialmente a partire dal dopoguerra "· "L'OSSERVATORE ROMANO", 10 ot­ tobre 1 958 : c Di Pio XII, la storia dirà che lo strumento da lui prescelto e insieme imposto dalle cose - ado­ perato dunque con pronta diagnosi dei bisogni e aperta intelligenza del-

nere, segno che i cardinali faticano a trovare l 'accordo . Finalmente, alla sera del 28 , ecco l'attesa fumata bianca. Fuori dal Conclave vola la notizia . Le edizioni straordinarie dei giornali recano il nome di Angelo Giuseppe Roncalli ; e se non fosse per quel viso tondo e rassicurante che appare dalle fotografie, per quell'aria paterna e indulgente cosi di­ versa da quella severa e ascetica del suo predecessore, delu­ derebbe un po' la scelta caduta su un uomo di cui pochi co­ noscono il nome, figurarsi le opere . La stampa rileva l'età avanzata, settantasette anni , considera lo stato di crisi la-

le cure - fu il Magistero ; un Magi­ stero senza esempio di altrettanta in­ tensità ; un Magistero che, nella va­ stità e varietà sua, svela nel Maestro la virtu di averlo reso in modo de­ gno del Cristianesimo integrale: fe­ de, filosofia, pedagogia, scienza ... " " IL QUOTIDIANO", 9 ottobre 1958, art. firmato dal prof. Gedda: " Il pon­ tificato di Pio XII è la piu splendida riprova ed attuazione della operati­ vità del dogma dell'Infallibilità Pon­ tificia, nel senso che dimostra il bi­ sogno, anzi la sete, anche per il mon­ do, di avere una misura di verità per comparare la realtà contingente al Messaggio di Cristo " · ·

"Circa ,il nuovo pontefice, amici pacelliani, non facciamoci i l lusioni" « Il cardinale Spellman è stato tra i primi ad arrivare a Roma ed è stato molto sorpreso nel constatare che i suoi colleghi pacelliani non si rende­ vano conto adeguato del mutamento di situazione avvenuto con la morte di Pio XII. A suo avviso, essi si face­ vano cioè delle illusioni. E poiché il posto del dinamico ar­ civescovo di New York, è proprio

nella pattuglia dei pacelliani, Spell­ man avrebbe dato ai suoi amici il consiglio di mettersi nella scia di qualche candidatura che va per la maggiore, piu esattamente in quella del cardinale Agagianian (pro prefet­ to di Propaganda Fide, russo di na­ scita. libanese di passaporto e roma­ no di elezione) e di stare a vedere il seguito " ( Silvio Negro, nel · corriere della Sera " del 18 ottobre 1958).

La Curia vuole un papa di transizione, l francesi uno a modo loro Comunque il vero candidato della Curia era il cardinale Benedetto Aloi­ si Masella. Eletto camerlengo subito dopo la morte di Pio XII, fungeva per tale carica da capo provvisorio della cattolicità. Contava 79 anni. « Si vo­ leva dunque un papa provvisorio che per qualche tempo garantisse lo • sta­ tu quo" mentre si sarebbe provvedu­ to a rimettere ordine nella confusio­ ne lasciata da Pio XII. Tisserant. segretario della congrega­ zione della Chiesa Orientale, che era a capo della piccola pattuglia dei car­ dinali francesi puntava su un papa d'altro tipo, che anzitutto non fosse curiale. Coi suoi era d'accordo nel 59

tente nell 'ambito vaticano, la divergente tendenza degli elettori e sentenzia frettolosamente che i cardinali hanno risolto di non decidere : il nuovo eletto è un papa di transi­ zione . Alcuni piu avvertiti, notano la singolarità del nome scelto. « Vocabor Johannes » (mi chiamerò Giovanni ), ha detto il pontefice accettando la scelta. Non Pio, né Leone, simboli di continuità. E: un nome evitato da cinquecento anni, perché usurpato da un antipapa. E intuiscono, sotto il volto mite, idee chiare ed insolite e una volontà capace di perseguirle . •

riconoscere che non vi era possibili­ tà di un papa francese, ma lo voleva, almeno, amico della Francia » (da V. Gorresio, art. cit.).

Il "Re delle Due SICIIIe" La stampa di quei giorni è piena di articoli in cui si passano in rivista i papabili. La rosa dei cardinali ita­ liani è piuttosto ristretta. Con una certa insistenza si fanno tre nomi; nessuno dei quali, però, di Curia. So­ no : Ruffin i, Siri, Lercaro. Le tre per­ s6nalità vengono attentamente radio­ grafate. Ruffini sembra troppo « sici­ lianizzato, dopo dodici anni di per­ manenza a Palermo ,. ( quaicuno lo chiama il "Re delle Due Sicilie "); Si­ ri , arcivescovo di Genova, viene giu­ dicato di " carattere poco amabile • : e poi a molti pare troppo giovane con i suoi 52 anni. Su Lercara, arcivesco­ vo di Bologna, i pareri sono discordi. C'è chi ne celebra il grande tempera­ mento pastorale, e Chi punta un dito accusatore su alcune sue iniziative giudicate troppo ardite (l'impiego dei "preti volanti" nei comizi, ad esem­ pio). Dopo costoro, viene preso in considerazione il patriarca di Vene­ zia, Roncalli, con giudizi stancamen60

te benevoli. Piu di un giornale affer­ ma che, però, « potrebbe essere bene accetto alla Chiesa di Francia ».

Sarà comunque un papa di "buon peso" La voce popolare diceva che non avrebbe potuto essere che "tondarel­ lo" ( salvo ogni merito spirituale o in­ tellettuale). Avrebbe dovuto essere ben portante, per ragioni storiche. Infatti a Pio IX, (;9rpulento, era sue­ ceduto Leone XIII, « sottile come u­ na carta veliRa •: al robusto papa Sarto ( Pio X), il cardinale Della Chie­ sa (Benedetto XV ), « magro come un grissino »; al papa Ratti ( Pio Xl ), ben portante, era seguito papa Pacelli, " dritto e tagliente come una spada ». Adesso, non poteva che arrivare un pontefice dalla corporatura piuttosto generosa. (E a Roncalli succederà il sottile Montini.)

Papa Giovanni XXIII riceve un gruppo di poliomielitici ( nov. 1958)

PRIMI A STUPIRSI di questo papa, cosi diverso dal suo ieratico predecessore, furono i modesti lavoratori del pic­ colo regno : inservienti, giardinieri , tipografi dell'" Osserva­ tore " . Col suo passo breve e spedito, Giovanni XXIII arri­ vava dappertutto in Vaticano ; sempre pronto a rispondere al saluto con un largo sorriso, a intrecciare ·una breve con­ versazione, a lanciare una battuta di spirito. Poteva sembra­ re, ma non lo era, un papa sans façon, senza pretese : la sua era solo una rara capacità di mettere a proprio agio chi lo avvicinava, fosse un collaboratore o un estraneo.

Vive in letizia n�entre • •altro viveva in n�estlzia « 4 novembre. Basilica di S. Pietro. La solenne cerimonia dell'incorona­ zione mi consente di osservare a lun­ go il nuovo papa. Ha un gestire mos­ so e un mimica di tipo francese. Spesso si umetta le labbra, a piu ri­ prese si passa senza imbarazzo l'am­ pio fazzoletto sulla fronte sudata, ma non appare particolarmente affatica­ to dall'estenuante funzione. Lo sguar­ do vivace e i riflessi pronti non rive­ lano alcuna confusione. "Questo vive in letizia, quanto l'altro viveva in me­ stizia. Hanno un temperamento op­ posto, ma gli opposti si toccano e formano un tutt'uno ", borbotta mon­ signor Giglio al limite delle forze per la lunga cerimonia ,. ( Benny Lai, in " Settimana lncom " , 11 marzo 1962).

"Giòvanin" del totocalcio « Giovanin del toto lo chiamava a Torino la piccola gente parlando di Lui, confidenzialmente ; cosa abba­ stanza insolita da parte di una popo­ lazione non usa a dare né ad accetta­ re confidenza, massime con le auto-

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rità; " del totò " , evidentemente per tutte quelle X e sbarrette che il so­ lenne ordinativo aggiunto al suo no­ me di papa aveva in comune con la settimanale schedina del totocalcio, oggetto di tanto pensiero da parte di quella piccola gente ,. ( da Augusto Monti, Il mio Giovanni XXIII, in " Belfagor", 31 luglio 1963 ).

Non è un bravo parroco, è un fior di pa pa « L'umana amabilità con la quale af­ fronta la gente non _toglie maestà e prestigio alla sua persona. Non è, co­ me qualcuno ha scritto, "un bravo parroco ", è il papa. Quando dice • Noi •, si sente che parla il successo­ re di Pietro, e non •un povero prete ". Gli americani lo considerano l'uomo dell'anno, ma la sua carità, le sue in­ tuizioni, avranno un peso che andrà oltre ,. ( Enzo Biagi, " La Stampa ", 4 febbraio 1963 ).

Amava la popolarità plu per dare che per ricevere La giovialità spiccata e continua del papa fu uno degli argomenti che - piu

Anche coloro che avevano pronosticato un pontificato di routine , senza emozioni e rivolgimenti, non tardarono ad accorgersi di essere del tutto fuori strada . Già il 4 novem­ bre, subito dopo la solenne incoronazione, Giovanni XXIII pronunciò in San Pietro, contro ogni consuetudine, un'ome­ lia che era un vero discorso programmatico. Per non lasciar dubbi sulle caratteristiche del suo pontificato, disse che il papa doveva « realizzare la splendida immagine del buon pastore », di fronte alla quale tutte le altre virtu di scienza, tatto diplomatico, abilità politica, qualità organizzative pas-

gradevolmente colpirono l'opinione pubblica. Carlo Falconi ( op. cit.) dà un perché a questo atteggiamento ri­ cordando che « da giovane, segreta­ rio del vescovo Radini Tedeschi, egli era stato profondamente deluso una volta, durante un'udienza di Pio X, dall'atteggiamento accigliato e di­ stratto di quel pontefice che, riceven­ do il prelato insieme ad altre perso­ nalità bergamasche, non si era nep­ pure curato di ringraziare per il vi­ stoso obolo consegnatogli. Lamentan­ dosi col suo superiore, egli aveva det­ to di ritenere che il papa, per quanto addolorato e preoccupato potesse es­ sere, dovesse sempre mostrarsi be­ nevolo e sorridente verso i suoi fe­ deli. Egli dunque non faceva ora che mettere in pratica il criterio formu­ lato tanti anni prima, e se sembrava amare la popolarità, non era già per riscuoterne le soddisfazioni, ma per dare piu che ricevere " ·

Il cambio dello zucchetto « Quando si recò in visita all'ospeda­ le del Bambin Gesu sul Gianicolo non volle cambiare il suo zucchetto con quello presentatogli dalle suore, abi­ tuate a Pio XII che lo cambiava an­ che venti volte percorrendo S. Pietro,

accettandone sempre uno nuovo e re�alando quello tenuto in capo po­ chi istanti. Giovanni diceva che non voleva che fosse impegnata una per­ sona a confezionargli zucchetti e che quella consuetudine poteva portare alla superstizione " ( Desmond O'Gra­ dy, in "Il Mondo" , 19 settembre 1971 ).

Papa Giovanni a Regina Coeli I giornali diedero ampio spazio al­ l'avvenimento che si verificava per la prima volta dopo la breccia di Porta Pia. Silvio Negro ( " Corriere della Sera", 27 dicembre 1958 ), dopo aver descritto la breve funzione reli­ giosa svoltasi nella rotonda del car­ cere, scrisse : « Affacciati alle grandi cancellate, disposti a gradinata per vedere meglio, afferrati spesso alle sbarre, apparivano uomini di tutte le età e di espressione diversissima, ma tutti con il volto intento a seguire quanto avveniva là dentro la prima volta... Poi il papa ha accennato a parlare, levando di nuovo, ripetuta­ mente, gli occhi inteneriti verso le cancellate che gli stavano intorno e nella rotonda si è fatto un impressio­ nante silenzio " ·

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savano in second'ordine . E aggiungeva anche che nuove pecorelle si sarebbero aggiunte al gregge : un anticipo del suo futuro impegno per riunire, o almeno riavvicinare , la cristianità divisa. Il tono del discorso era pacato, senza traccia di linguaggio da crociata, e non passò molto che alle parole seguirono i fatti : ed erano fatti insoliti per un papa, mai verificatisi, a memoria d'uomo, nella recente storia della Chiesa. In occasione del primo Natale dopo le elezioni Giovanni XXI II usci dalle mura vaticane per re­ carsi ali ' ospedale del Bambin Gesu e ali ' ospedale di Santo

"Cari figlioli, cari fratel li . . . "

Gorresio, La nuova mtsswne, edizio­ ne Rizzoli, Milano, 1968).

Miei cari figlioli, miei cari fratel­ li, siamo nella casa del padre an­ che qui •, disse Giovanni XXIII e la forza che mise a pronunciare anche fece enorme impressione. "Venendo qui da San Pietro mi sono rammen­ tato che quando ero ragazzo, uno dei miei buoni parenti, andato un giorno a caccia senza licenza, fu pre­ so dai carabinieri e messo dentro. Oh che impressione ! Oh, poveretto lui ! Ma sono cose che possono capi­ tare, qualche volta, anche se le inten­ zioni non sono cattive. Se si sba­ glia, si sconta, e noi dobbiamo offri­ re al Signore i nostri sacrifici. • Par­ lava, alzando le braccia, muovendo le mani, ma le fermò a un tratto e con­ tinuò : "Siete contenti che io sia ve­ nuto ? A dirvi il cuore che ci metto parlandovi, non ci riuscirei, ma che altro linguaggio volete che vi parli il papa ? Io metto i miei occhi nei vo­ stri occhi : ma no, perché piangete? Ho messo il mio cuore vicino al vo­ stro. Il papa è venuto : eccomi a voi, e penso con voi ai vostri bambini che sono la vostra poesia e la vostra tri­ stezza, alle vostre mogli, sorelle, mamme " » (dal volume di Vittorio

Si aprono le sbarre

«



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« � stato a questo punto che la ma­ nifestazione ha fatto tremare i muri di Regina Coeli, che la cristiana uma­ nità di ch i parlava ha trascinato i cuori, che dell'atmosfera tipica del carcere non è rimasto oiu nulla. Al­ lora il papa ha chiesto che fossero aperti i cancelli a pianterreno e ha visitato i singoli bracci uno per uno, fra ali di carcerati usciti dalle celle con i loro vestiti a strisce » (dal "Mes­ saggero ", 27 dicembre 1958 ).

Si spalancano le cateratte del la retorica clericale « Il Natale di papa Giovanni XXIII negli ospedali e nel carcere di Regi­ na Coeli ha aperto le cateratte della retorica clericale, dalla radio ai gior­ nali governativi. E in verità, motivi di esultanza e di compiacimento vi erano in questo gesto, non solo per i cattolici, da troppo tempo abituati allo smorto rigore e alla calcolata ie­ raticità della gerarchia, ma per ogni anima semplice che, qualunque sia

Spirito a benedirvi i malati . L'indomani mattina, alle otto preçise, varcava il tetro portone del carcere di Regina Coeli. Contemporaneamente, anche all 'interno del Vatica­ no cominciò a spirare un'aria innovatrice . La Curia venne riassestata, nominato il segretario di Stato, regolarizzati i rapporti coi vari dicasteri, ripristinate Ìe visite di tabel-: la degli esponenti dei vari uffici . E una drastica riduzione dei cumuli di cariche affidate alla stessa persona consenti una rinnovata efficienza all'amministrazione . Venne indet­ to il primo concistoro per l 'elezione di nuovi cardinali e

la sua fede terrena o ultraterrena, ama conservare del cristianesimo una immagine di bontà e misericor· dia. E la figura del nuovo pontefice, con il suo molle accento della par. lata bergamasca ripetuto a milioni di persone nelle registrazioni radiofo­ niche è televisive, non poteva non contrapporsi alla lunga serie dei suoi predecessori, chiusi tra le mura vati­ cane e lontani dalla vita quotidiana del popolo » ( da " L'Unità" del 28 di­ cembre 1958).

Un a utentico sca ndalo q uesto papa « Talvolta mi accade di pensare che Angelo Roncalli fu ed è cosi univer­ salmente- amato, e con tanta tenerez­ za, perché in realtà egli fu un auten­ tico scandalo, un rivoluzionario. Pri­ ma di lui, il Papa era qualcosa di re­ moto e astratto � e invece Giovanni, fin dall'inizio, volle essere un umile uomo in mezzo agli altri uomini. Par­ lava con modestia e cordialità, con­ siderava tutti indistintamente come il suo prossimo. Quando gli accade­ va di accennare a Giuda, non trala­ sciava mai di aggiungere : "Quel po­ veretto " » (Nicola Adelfi, in "La Stam­ pa", 4 maggio 1964).

l

" fioretti " di Giovanni

« Non sopporta l e armi e l o infasti­ discono le bande. Anche l'assalto dei fotografi, che lo circondano quando esce dalla sua città, lo disturba e lo affatica. " Facciamo dunque questo· fioretto " -sospira con rassegnazione. "Le opere di misericordia, che secon­ do il catechismo sarebbero quattor­ dici, di questi tempi sono aumenta­ te" ,. ( Enzo Biagi, "La Stampa", 3 feb­ braio 1963 ).

Vuoi riformare . l ' I ndice dei l i bri proi biti Secondo E. Hales (op. cit. ) il compi­ to riformatore posto da Giovanni XXIII come fine del suo pontificato era, all'inizio, piuttosto vago e si an­ dò a mano a mano concretando e precisando. In principio, ai riforma­ tori poteva sembrare già cosa ardita puntare alla modifica dell'Indice dei libri proibit i redatto dal Sant'Uftizio, organo del quale era segretario il card. Ottaviani. Questi, nel novem­ bre 1959, durante il congresso italia­ no dei censori ecclesiastici, assunse una difesa appassionata dell'Indice : « La segnalazione dei libri da non leg65

il Collegio cardinalizio andò per la prima volta oltre il nu­ mero di 70 componenti, stabilito fin dal tempo dell 'ener­ gico papa Sisto V . La gente ebbe l 'impressione che i l Vaticano andasse stret­ to a questo vecchio pontefice pieno di vita, che usciva spes­ so per le strade di Roma, scendeva dall'automobile e a pie­ di, com� un bu�n parroco, percorreva le vie delle " borgate rosse " per cercare un contatto immediato con la gente minuta, ai margini della grande città : e subito, lo chiamò scherzosamente " Giovanni fuori le mura " . •

gere - egli spiegò, servendosi di una 8nalogia piuttosto strana - è come la segnalazione stradale : nessuno si offende per i segni che regolano il traffico con la scusa che lui è uomo intelligente e pratico e capisce da sé » ("L'Osservatore Romano •, 18 no­ vembre 1959).

Ma è contrario a certa stampa

. Roncalli fu severo nei confronti del­ la stampa, non facendosi scrupolo di chiedere leggi che ne vigilassero la onestà. L'8 dicembre 1959, ricevendo Antonio Segni, disse che l'esercizio della stampa non deve essere lascia­ to c in balia dell'improvvisazione, del labile autocontrollo di cui tanto si è parlato, o peggio, della malafede e del lenocinio ... ». E diceva anche che c non si deve comprare, accredi­ tare, favorire e addirittura nominare la stampa perv�rsa ... » (Vittorio Gor­ resio, in "L'Espresso•, 25-9-1966 ) .

sesso di c tutto l'esplosivo ideologico a cui avrebbe aVVIcinato la miccia soltanto negli ultimi anni della sua vita ». Perché non scatenò prima la rivoluzione? c La risposta - scrive Carlo Falconi (op. cit.) - anche se può apparire sconcertante, non am­ mette alternative : ed è che egli aspet­ tava la sua ora: meglio ancora, atten­ deva che fosse Dio, se cosi a lui pia­ ceva, a farla scoccare. In altre parole egli voleva il sigillo di Dio sulla sua opera per potergliela attribuire con certezza e presentarla come voluta esclusivamente da lui. Ed . è cosi che il segreto della sua rivoluzione fini­ sce per coincidere col segreto della sua anima profondamente religiosa. Giacché prima ancora di essere un intuitivo 9-uasi medianico delle esi­ genze stonche delle attese dei popoli, prima di essere un genio di comuni­ cazione, un prodigioso attuatore del dialogo ad ogni livello, prima . e sopra di tutto, Giovanni JP{III fu un auten­ tico uomo di Dio. »

Rivoluzionario

In no�ne di Dio Già da molto tempo prima di diven­ tare papa, Angelo Roncalli era in pos66

Natale 1958 : papa Giovanni visita i bambini ammalati

LA MATTINA DEL 25 GENNAIO 1 959, festa della con­ versione dell'apostolo Paolo, papa Giovanni si reca alla ba­ silica di S . Paolo. La vasta chiesa è affollata. Sono presenti anche diciassette membri del Sacro Collegio, convocati con un invito un po' misterioso : dopo la cerimonia, il papa in­ tende far loro una comunicazione importante e riservata. Celebra,ta la messa, i cardinali si riuniscono nel parlato­ rio annesso al monastero. Vi è un senso di attesa strano, l 'atmosfera è carica di nervosismo. Giovanni inizia a par­ lare « tremando un po' di emozione, ma nello stesso tempo

Il ConciliO 8CUI8DiCO "Una grande idea . . , sorse •n not .••

Giovanni XXIII espresse per la pri· ma volta l'idea di convocare un Con­ cilio ecumenico il 20 gennaio 1959, durante un'udienza ordinaria al car· dinale Tardini, suo segretario di Sta­ to. Il papa stava esponendo le sue preoc­ cupazioni per i problemi e le ango­ scie del mondo e si chiedeva che cosa avrebb e dovuto fare la Chiesa. « Improvvisamente, una grande idea sorse in noi e illuminò la nostra ani­ ma. L'accogliemmo con una indicibi­ le fiducia nel Divino Maestro e una parola sali alle nostre labbra, solen­ ne, imperativa. La nostra voce l'e­ SP.resse per la prima volta : un Con­ cilio » ( dal discorso del papa ai pel­ legrin i di Venezia , 8 maggio 1 962 ).

Un conci lio P SI, è quel lo che ci vuole Benché sbalordito dalla grandiosità del progetto il cardinale Tardini si affrettò ad esprimere la sua adesio­ ne : « Si, si, un Concilio .. . :e una gran68

de idea. A me piacciono le cose belle e nuove. :e quello che ci vuole ai no­ stri giorni ».

No, il papa è i mpazzito ! Il " New Yorker" della seconda setti­ mana di luglio del 1963 attribuisce a Tardini una diversa reazione. Secon­ do il giornale, un gesuita americano residente a Roma · avrebbe raccolto un'espressione del cardinale quando ebbe conoscenza della volontà del pa­ pa. Tardini avrebbe detto ad alcuni suoi intimi che, per quell'idea del Concilio, egli considerava Giovanni XXIII come "temporarily mad " (tem­ poraneamente impazzito).

La parola dall'annuncio « Venerabili fratelli e diletti figli, pro­ nunciamo dinanzi a voi, certo tre­ mando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di pro­ posito, il nome e la proposta della duplice celebrazione di un sinodo diocesano per l'urbe e di un Concilio ecumenico per la Chiesa universale. Da tutti imploriamo un buon inizio, continuazione e felice successo di

con umile risolutezza » . Annuncia, come vescovo di Roma, il prossimo sinodo diocesano e poi , senza alzare la voce , senza parole retoriche, dà l'esplosiva notizia di un Concilio ecumenico, adunanza solenne di tutti i vescovi della Chie­ sa universale . Le sue parole , narrano i testimoni , sono ac­ colte da un gelido silenzio. Tanta è la sorpresa, che il gior­ no dopo " L'Osservatore Romano " condensa la notizia in po­ che, scarne righe senza titolo, quasi stentasse a crederla vera . · I concili ecumenici , convocati per discutere e decide.:. re questioni fondamentali di dottrina, sono avvenimenti di

questi propositi di . forte lavoro, a lu­ me, ad edificazione ed a letizia di tutto il popolo cristiano, a rinnovato invito ai fedel i delle comunità sepa­ rate, a seguirei anch'essi amabilmen­ te in questa ricerca di unità e di gra­ zia, a cui tante anime anelano da tut­ ti i punti della Terra ».

Lo sbigottito silenzio del Sacro Collegio Cosf Domenico Agasso ( op. cit.) rie­ voca la muta reazione dei cardinali all'annuncio del Concilio : « Poi si ferma, l'occhio fisso sui cardinali, aspettando qualche segno. � pronto a tutto : sorpresa, approvazione, sbi­ gottimento. Ma non accade nulla. Non c'è che un drammatico silenzio, si sentono solamente i rumori all'ester­ no delle spesse mura, sulla via 0stiense. Concilio : la parola ha irrigi­ dito i cardinali sui loro seggi, nessu­ no sembra capace di reazione. Allora il papa riporta gli occhi sulla pagina e prosegue : " Per voi, venerabili fra­ telli e diletti figli nostri, non occor­ rono illustrazioni copiose circa la si­ gnificazione storica e giuridica di queste proposte ... •. Certo che non oc­ corrono : appunto per questo c'è mez-

zo Sacro Collegio tramortito nel mo­ nastero che ne ha viste tante ». Ma v ia, non prend ian�olo troppo sul serio!

« C'era la tendenza a non prendere troppo sul serio i sogni alquanto va­ ghi di un vecchio, di un papa di pas­ saggio. In Francia vi fu qualche scet­ ticismo; loro, i francesi conoscevano il nuovo papa; "·pas sérieux• fu uno de i primi giudizi francesi alla propo­ sta. Né le osservazioni di quei cardi­ nali che si preoccuparono di rispon­ dere all'invito del papa a manifestare le loro opinioni furono di molto aiu­ to... Il Concilio , disse uno, dovrebbe promuovere una migliore conoscen­ za del catechismo ... Dovrebbe lancia­ re, disse un altro , una nuova campa­ gna contro .il liberalismo massoni­ co ... » ( da E. Hales, op. cit.). La prima autorevole adesione venne dal cardinale Montini, arcivescovo di Milano, che aveva subito compreso il vero significato dell'avvenimento : « Il Concilio farà di Roma la capitale spi; rituale del mondo ed essa diffonderà la sua luce �u quei luoghi e quelle istituzioni in cui �li uomini lavorano per l'unione dei J'bpoli, per la pace 69

altissimo rilievo nella vita della Chiesa, possono segnare lo spartiacque tra diversi momenti storici, determinare la fine di un'epoca, l 'inizio di una nuova . In due millenni ne sono stati convocati venti, solo due negli ultimi quattro secoli, e ciascuno ha lasciato impronte indelebili. Indire l 'assemblea dei vescovi in questo momento, in cui la " base " dell'organizzazione ecclesiastica già morde i freni, agita­ ta da inquietudini e malumori, consentire il libero mani­ festarsi di fermenti e insoddisfazioni, sembra a qualcuno prematuro, se non addirittura temerario.

sociale, per il benessere dei poveri, per il progresso, per la giustizia e per la libertà » ( da A. Wanger, Vati­ can II, Première Session, Ed. du Cen­ turion, Parigi 1963 ).

un vero col• di . Stato Per l'ala conservatrice del Collegio cardinalizio, l'annuncio del 25 gen­ naio 1 959 ebbe un effetto sconvolgen­ te. Prendendo a prestito una defini­ zione politica, si parlò di "colpo di Stato ". Del resto le caratteristiche ri­ voluzionarie del Concilio furono su­ bito evidenti, anche per la stampa non specializzata. I commentatori e­ rano tutti d'accordo nel riconoscere che papa Roncalli intendeva chiude­ re la serie dei monologhi dei suoi predecessori, e dare invece la parola a tutta quanta la Chiesa. Con il che veniva inferto un grave colpo ai pri­ vilegi che s'erano arroccati attorno alla Curia. I giornalisti piu pronti a tracciare le prospettive del futuro parlavano addirittura di "pluralismo " , d i Chiese nazionali e continentali, fe­ derate tra loro. I fogli di sinistra mettevano in evidenza l'impulso ver­ so una progressiva laicizzazione della comunità ecclesia�tica; quelli di de­ stra temevano che, volendo allargare 70

troppo l'abbraccio verso le altre co­ munità cristiane, e non cattoliche, si finisse per arrivare a un pericolosis­ simo rimescolamento di fedi.

la Curia dichiara guerra E

L'ultimo Concilio, il Vaticano I, si era chiuso nel 1870 con la proclama­ zione dogmatica del primato e del­ l'infallibilità papale. Molti pensavano .che con l'accentramento di tutti i po­ teri nelle mani del pontefice, l'era dei concili fosse definitivamente chiusa. Ma la convocazione dell'assemblea ecumenica, rimettendo in vigore e scatenando le forze d'urto delle piu lontane province ecclesiastiche, fece balenare per « il quieto burocratici­ smo di certi cardinali e prelati di Cu­ ria una minaccia, una ragione di tur­ bamento », fomentando una diffusa opposizione al papa (Mario Gozzini, Concilio aperto ). In Curia cominciarono a circolare battute irriverenti, anche tra gli stessi addetti ai lavori preparatori. " Stiamo pagando un quarto d'ora di follia del papa », si diceva. E ancora: « Il Concilio? Una malattia ricorren­ te della . Chiesa romana ».

La Curia romana, per prima, non esita a manifestare la sua

irritazione. Pervenuta, sotto Pio XII , a un potere forse pri­ ma mai raggiunto, teme le critiche e gli attacchi, inevitabi­ li, dei vescovi riuniti . Al contrario, molti vescovi , soprat­ tutto quelli lontani, costretti ad agire in paesi a maggio­ ranza non cattolica, a contatto con esigenze e p roblemi du­ rissimi, sono accesi d'entusiasmo per la possibilità di far udire al centro la loro voce . Un meccanismo gigantesco prende l 'avvio. Il papa è vecchio e ha fretta. La morte po­ trebbe coglierlo e vanificare i suoi sforzi . Tra contrattempi,

Spellman: "Hanno capito male" Ma anche fuori della Curia c'era chi non nascondeva il proprio sbalordi­ mento. Spellman, cardinale di New York : « Non credo che il papa voles­ se indire un concilio; vi è stato spin­ to da chi aveva capito male quello che lui aveva detto ,. ( Gorresio ).

Lercaro: "0 è un irresponsabile, o sa bene il fatto suo" Lercara, cardinale di Bologna : « Co­ me ha potuto osare di convocare do­ po cento anni un nuovo concilio, a meno di tre mesi dalla sua elezione? Chi, al suo posto, per quanto fosse sicuro della bontà della cosa, non avrebbe piuttosto pensato di dover­ ci riflettere ancora?. . •. Secondo Ler­ caro si poneva un dilemma: « O pana Giovanni era stato un precipitoso te­ merario, la cui incultura e inespe­ rienza arrivavano al paradosso, e al­ lora non sarebbe piu possibile parla­ re seriamente di una sua santità per­ ché un fatto di queste dimensioni in­ vestirebbe negativamente tutta la sua santità e personalità spirituale e reli.

giosa, distruggerebbe tutto il castello delle sue supposte virtu morali e teo­ logali; o veramente papa Giovanni a­ veva fatto ciò con un'audacia calcola­ ta, pur non potendo ovviamente pre­ vedere tutti i dettagli e neppure i contenuti material i di certi sviluppi futuri, e allora bisogna ammettere che egli era conscio della fondatezza di alcune sue tesi di dottrina ... ,. (no­ tizie riferite da Vittorio Gorresio nel­ l'opera citata ).

Visto .da destra: "" Vaticano secondo o Vaticano socialista ?" Gli ambienti della destra politica ita­ liana guardavano con apprensione al­ l'imminente Concilio : all'inizio di ot­ tobre del 1962, apparve nelle vetrine delle librerie un volumetto di Mario Tedeschi, intitolato I pericoli del Con­ Zio. Una fascetta gialla recava scrit­ to : « Vaticano secondo o Vaticano socialista ? ».

Cam bia la taccia del cattol icesimo Secondo Michael Serafian ( La diffici­ le scelta, Feltrinelli 1 964 ) l'indire il 71

sospetti, difficoltà, entusiasmi e freddezze, i lavori prepa­ ratori durano tre anni . Infine, Roma è invasa dalle colorate cappe dei vescovi provenienti dai cinque continenti, e 1 ' 1 1 ottobre 1 962 il pontefice dà inizio ai dibattiti. Alla sera, af­ facciato alla finestra dei suoi appartamenti, tiene un lieto discorso al popolo adunato in piazza S . Pietro per una fe­ stosa fiaccolata. Annota nel suo diario : « Dopo tre anni di lunga preparazione, laboriosa certo, ma anche felice e tran­ quilla, eccoci ormai alle falde della santa montagna. Che i1 Signore ci sorregga a condurre tutto a buon termine » . •

Concilio fu un atto di " genialità · crea­ tiva •, perché a 9uesto modo il pa­ pa creò le condizxoni per poter misu­ rare i gravi problemi che agitavano l'organizzazione ecclesiastica, ormai logora e antiquata. Attraverso il Con­ cilio, Giovanni obbligò sia le forze conservatrici, sia le innovatrici a prendere posizione e responsabiliti!. c e con ciò rese la sua Chiesa cosi moderna, almeno come tendenza e come importanza, che gente che pri­ ma non si sarebbe mai fermata a considerare il cattolicesimo, ora so­ stava e guardava ammirata »,

Niente traduzione simultanea: verrà usato il latino Giovanni XXIII fu un tenace asserto­ re del latino come lingua della litur­ gia e della Chiesa. Durante i lavori preparatori del Concilio, alcuni rifor­ matori avanzarono obiezioni circa l'opportunità di adottare nelle di­ scussioni l'antica lingua morta che avrebbe potuto essere vantaggiosa­ mente sostituita dalle traduzioni si­ multanee in uso nelle conferenze in­ ternazionali. Per il tramite del cardi­ nale Tardini, in una dichiarazione 72

alla stampa del 31 ottobre 1959, il p�pa fece sapere che la lin�a �­ cxale sarebbe stata appunto il latmo c poiché in materia di fede, una pa­ rola resa male, o per lo meno non esattamente, potrebbe dare origine a confusione ».

Lo abbiamo lasciato solo c � noto che dei progetti elaborati nella fase preparatoria del Conc;iU9, non ve ne fu alcuno - se si eccéttua quello relativo alla riforma liturgi­ ca - che non apparisse già scaval­ cato dall'allocuzione inaugurale del­ l'H ottobre 1962 .. Questo confronto tra il precisarsi del fine del Concilio nel pensiero del . papa e i progetti elaborati nella fase preparatoria ... dà la misura di quale fu, in mezzo alla vastità dei consensi, la solitudine nel­ la quale noi tutti - pur sentendo spesso il fascino dei nuovi orizzon­ ti - l'abbiamo lasciato, non riuscen­ do a camminare accanto a lui col suo stesso passo » (G. Lercaro, Gio­ vanni XXIII, linee per una ricerca storica, Ed. di Storia e Lett., Roma 1965). .

·

Natale 1958 : papa Giovanni visita il carcere romano di Regina Coeli

LE COMPLESSE VICENDE DEL CONCILIO , protrattosi ben oltre la morte di Giovanni XXII I , sono narrate nella seconda parte di questo volume . Ma prima ancora della sua apertura, la vigorosa figura di Roncalli e le implicite prospettive della sua azione avevano attirato sul Vaticano l'attenzione del mondo ; anche di quella parte che tradi­ zionalmente era considerata irriducibile avversaria della Roma pontificia. · Un avvenimento clamoroso, anche se non ufficiale, fu quello del 2 dicembre 1 960 : la " visita di corte­ sia " resa al pontefice dal primate della Chiesa anglicana,

Ben venga l'angUcano

"LI VERA CHIESA SIAMO NOI" Entrando in Vaticano per il collo­ quio col papa, il dott. Fisher attra­ versò una sfilata di undici sale. In quella detta " del trono", vide il bal­ dacchino sopra il quale una striscia di broccato recava la scritta • Ubi Pe­ trus ibi Ecclesia" : esplicita afferma­ zione che lontano dal successore di Pietro non vi poteva essere la vera Chiesa. La scritta era nuova fiam­ mante. Nella sua scrupolosa coscien­ za di cattolico il papa l'aveva fatta collocare intenzionalmente, proprio alla vigilia della visita. Nella sala del­ la biblioteca dove sarebbe avvenuto il colloquio, Giovanni aveva anche fatto disporre la poltrona per l'ospi­ te in modo che il primate anglicano vedesse un arazzo raffigurante la sce­ na in cui Cristo affida a Pietro il mandato di governare la Chiesa di­ cendogli: " Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa ·. • Se l'arcivescovo di Canterbury vi poserà lo sguardo" aveva osservàto Giovan­ ni "ootrà vedere qual è il punto del­ le nostre divisioni" " (Vittorio Gorre­ sio, op. cit.). c

74

"Santità, stiamo facendo la storia" Il primate della Chiesa anglicana, dottor Fisher, ammesso alla presen­ za del papa, cominciò allegramente la conversazione : « Your Holiness, we are making history "• Santità, stiamo facendo della storia, gli disse salutandolo e tendendogli francamen­ te la mano. Piu tardi, di papa Ron­ calli il primate disse : « L'amicizia : questa era la sua grande virtu. Ami­ co si dimostrò verso tutti gli eccle­ siastici di tutte le Chiese, anzi, perfi­ no verso coloro che stanno fuori del loro ambito. E fu appunto questo suo ovvio desiderio di amicizia verso i suoi fratelli cristiani che mi spinse a recarmi a Roma per conoscerlo. Era­ no piu di 400 anni che un Arcivesco­ vo di Canterbury non parlava ad un Pontefice. Eppure, al momento del­ l'incontro, non ci fu nessun senso di imbarazzo. Dopo alcuni minuti stava­ mo già conversando con la disinvol­ tura e la cordialità di vecchi amici sulle esperienze spirituali di cristia­ ni. E il colloquio, che non ebbe un attimo di pausa o di noia, durò un'o­ ra " (notizie tratte dall'opera citata di Ernesto Balducci ).

dottor Geoffrey Fisher, arcivescovo di Canterbury. Era un gesto che non si verificava da quattro secoli, da quando cioè il re d'Inghilterra Enrico VII I , alle prese con privati pro­ blemi sentimentali e con complesse questioni di politica estera, aveva deciso di staccare se stesso e il suo paese dall'autorità di Roma ; e si capisce come quei 35 minuti di colloquio tra gli eredi dei fieri nemici d'un tempo, togliesse il fiato ai sudditi di Sua Maestà Britannica, usi a conside­ rare la parola " papista " come il peggiore degli epiteti . Non fu che il primo di una serie di incontri con i rappresentanti

Londra: "Troppo fredda l'acc�glienza vaticana" L'incontro sollevò un enorme interes­ se in Inghilterra, debitamente regi­ strato dalla stampa. Il " Daily He­ rald • del 3 dicembre usci con un ti­ tolo su sette colonne: Momento sto­ rico. Il "Times " sottolineava già nel titolo: Colloquio contrassegnato da un feHce spirito dl cordlalltà. Alcuni giornali tuttavia credettero di cogliere una certa tendenza, da parte di Roma, a minimizzare l'incontro. Il "Guardian" scrisse che il Vaticano aveva accolto l'incontro "quietly " , quietamente, e i l "Daily Telegraph ", " sgradevolmente sorpreso " perché in Vaticano non s i erano lasciati entra­ re i fotografi, scrisse : « Questo divie­ to sembra denunciare un certo ner­ vosismo nelle autorità ecclesiastiche romane. La rigorosa osservanza del protocollo in uso per le udienze pri­ vate potrebbe significare in questo ca­ so una certa voluta freddezza ...

Risponde il Vaticano: "Era un riguardo per Voi " Da parte vaticana si ribatté . che si era deciso di circondare di discrezio-

ne l'avvenimento proprio per un ri­ guardo all'ospite, nel timore che una " reclamizzazione" suscitasse negli ambienti anglicani inglesi una sfavo­ revole impressione. Per contro, si fa­ cevano osservare certi piccoli parti­ colari importanti, che forse "erano sfuggiti" alla stampa inglese. Per esempio, nell'annunciare la visita " L'Osservatore Romano " aveva chia­ mato il dott. Fisher " arcivescovo", di­ gnità che la Chiesa romana non rico­ nosce al primate d'Inghilterra. Non solo, ma il titolo era preceduto dal­ l'appellativo di " sua grazia". Un se­ gno di attenzione molto significativo, da parte del prudente e misurato or­ gano ufficiale del Vaticano ( notizie dalla "Gazzetta del Popolo ", 4 dicem­ bre 1960).

"C'I Ianlo oro a Roma, ma dov'l la a1or1a ?" Nel numero del marzo 1962 dell'" Eu­ ropean Herald ", organo ufficiale del­ la società evangelica europea, sotto il titolo Noi visitiamo Roma, si po­ teva leggere : « Andando a Roma, cen­ tro del governo papale, il visitatore potrà, appena entrato nel palazzo dei 75

della frastagliata Chiesa protestante. Nella biblioteca pri­ vata del Santo Padre si succedettero il rev. Liechtenberger, presidente della Chiesa episcopaliana statunitense, il negro rev . .rackson , presidente della Convenzione battista, il " mo­ deratore " della Chiesa scozzese, dottor Archibald Craig, per citarne solo alcuni . Ma non era tutto qui . Si preparava ben altro. Giovanni non celava il proposito di voler distac­ care la ·Chiesa dalla politica dei blocchi per renderla libe­ ra, apolitica e decisamente piu spirituale . Fin dai primi tempi del suo pontificato si era potuto notare quanto la

papi, sentire letteralmente la terribi­ le oscurità spirituale che vi domina • . Parlando poi della grandiosità della basilica vaticana, il giornale conti­ nuava : « Il tesoro vaticano si compo­ ne di drappi, di vesti, arazzi di ogni specie ornati di molte pietre prezio­ se. Vi sono varie croci d'oro e d'ar­ gento e vari altri simboli costellati delle gemme piu rare e belle. Questa Chiesa non può dire ciò che si sup­ pone abbia detto il primo Papa, Pie­ tro, il quale gridò : " Non abbiamo né oro né argento " ; e neppure può dire a coloro che sono infermi moralmen­ te, spiritualmente e fisicamente : "In nome di Gesu di Nazareth alzati e cammina". C'è tanto oro della Terra nel Vaticano, ma si è tentati di chie­ dersi : " Dov'è la gloria?". Se mai pa­ lazzo ha avuto scritto sui suoi por­ tali : " La gloria se ne è andata ", que­ sto è uno • · La prima "avance"

di

Kruscev

"BUON COMPLEANNO, SANTITA" La mattina del 25 novembre 1961 Ko­ zyrev, ambasciatore sovietico a Ro­ ma, trasmette al nunzio apostolico in Italia, mons. Carlo Grano, un messag­ gio di Kruscev per l'ottantesimo com76

pleanno del papa. Leggendolo, Gio­ vanni XXIII non si emoziona affatto. Come se questo primo, leggero col­ petto bussato alla porta del papato romano, dopo decenni di ostilità, fos­ se atteso : « t!. sempre una buona no­ tizia, commenta il papa, meglio una carezza che uno schiaffetto. Qualco­ sa si muove nel mondo. Il Signore si serve di questo suo umile servo per la pace nel mondo. Bisognerà rispondere. Troveremo il modo. In­ tanto accontentiamoci di questo buon segno ,. ( Giancarlo Zizola, Kruscev bussa alla porta del Papa, in · n Gior­ no", 3 giugno 1 971 ).

È stato Togliatti a suggeri re la mossa? Nel timore di uno sfruttamento pro­ pagandistico del messaggio di Kru­ scev, la Segreteria di Stato avrebbe voluto mantenerlo segreto. La noti­ zia tuttavia trapelò e fu pubblicata da un giornale milanese. Benny Lai ( " La Settimana Incom " . aprile 1962) riferisce alcuni commenti raccolti in quell'occasione nei corridoi vaticani. « t!. propaganda, nient'altro che pro­ paganda " borbotta monsignor Giglio. « Sarebb e interessante sapere chi ha suggerito al leader sovietico questa

Santa Sede avesse . amm o rbidito la propria intransigenza nei confronti dei paesi socialisti . . Per tradizione la Chiesa era considerata legata al carro delle potenze occidentali, alle quali delegava la sua difesa e per le quali parteggiava sul piano internazionale ; ora le iniziative del papa lascia­ vano un po' sconcertata un a parte dell'opinione pubblica che si chiedeva se p�r caso Giovanni non fosse un po' troppo. ingenuo e propenso a pericolosi abbracci . Si notava con al­ larme che non aveva trascurato di rispondere al messaggio augurale fattogli pervenire da Nikita Kruscev attraverso

abile mossa ,. commenta 11 canonico Morioni. " E se fosse stato Togliatti ? Quando si è recato di recente al con­ gresso del PCUS durante il quale è stato fatto il processo a Stalin? ,. Il canonico Morioni allarga le braccia e alza le spalle : c Un giorno ne sapre­ mo di piu •.

La voce di DIII Blovanni nella crisi di Cuba Durante le drammatiche giornate della crisi di Cuba (20-25 ottobre 1 962 ) Norman Cousins, direttore del periodico americano • saturday · Re­ view• e amico dei Kennedy, ebbe l'i­ dea di sollecitare da Giovanni XXIII un pressante appello per la pace. Ne parlò a John Kenuedy che diede il suo assenso all'iniziativa, e Cousins si precipitò a telefonare a monsignor Iginio Cardinale, allora capo del pro­ tocollo della Segreteria di Stato; que­ sti ne riferi subito al papa. Durante la notte tra il 23 e il 24 ottobre con­ tatti frenetici si susseguirono tra il Vaticano e Washington e tra Wash­ ington e Mosca. Alle 5 del mattino dal Vaticano fu trasmesso alla Casa Bianca il testo del messaggio di pace

che Giovanni XXIII aveva subito re­ datto. Il presidente americano l'ap­ provò immediatamente e lo comunicò a Kruscev attraverso il telefono ros­ so. Poche ore dopo da Mosca giunge­ va l'attesa approvazione e papa Gio­ vanni poté leggere l'appello alla mat­ tina del 25, quando aricora il mondo stava seguendo lo sviluppo degli avve­ menti con il fiato sospeso. A questo punto la fase piu critica della conte­ sa poteva ormai considerarsi supe­ rata. L'indomani contatti regolari co­ minciarono tra Mosca e Washington e scongiurarono la cat;astrofe mon­ diale ( notizie da · corriére della Se­ ra•, 1 2 settembre 197 1 ).

Giunge a Roma il vescovo Slipyi

Kruscev: Abbiamo dalo una arova di buona volonl" ..

Norman Cousins si rivelò l'uomo chiave nelle successive fasi di avvici­ namento tra Giovanni XXII I e KnJ. scev. Il 13 dicembre 1 962 ebbe un colloquio di tre ore con lo statista sovietico a Mosca. Prima di raggiun­ gere la capitale moscovita era passa­ to dal Vaticano e aveva avuto contatTl

una contorta procedura, in occasione del suo ottantesimo compleanno (avvenimento unico dopo la Rivoluzione rus­ sa). E si gridò allo scandalo quando, nel marzo del '63 , papa Giovanni decise di ricevere in Vaticano Alexei Agiubei, di­ rettore del giornale moscovita " Izvestij a " , ateo, marxista e, come se non bastasse, genero del leader sovietico. Con l 'orologio alla mano, i cronisti notarono che il colloquio era durato 1 8 minuti , nel corso dei quali il pontefice aveva re­ galato un rosario alla moglie del giornalista, Rada, e aveva inviato le sue benedizioni ai nipotini dello statista di Mo-

ti con Tisserant eo monsignor Dell'Ac­ qua. Al ritorno venne ricevuto da pa­ pa Giovanni e gli lasciò un'esaurien­ te relazione sull'incontro al Cremli­ no. Nel corso del colloctuio con Kru­ scev, Cousins aveva affrontato, tra l'altro, la questione della liberazione del vescovo Slipyi, metropolita catto­ lico dell'Ucraina, al confino da diciot­ to anni. COUSINS: c Quando il papa lavo­ ra per la pace non chiede niente in cambio, eccetto la pace. Però men­ tre la Chiesa cattolica non chiede niente lei potrebbe dare un segno delle sue buone disposizioni... per esempio liberare il vescovo Slipyi •. KRUSCEV: c Farò esaminare il caso e non escludo la liberazione, se ci sa­ ranno garanzie di non farne un caso politico. Ho avuto tanti nemici, e uno di piu in libertà non mi fa paura •. Il 25 gennaio del 1963, tramite il go­ verno italiano, Kruscev fa sapere che c prendendo in considerazione l'inte­ resse del Vaticano e particolarmente di Giovanni XXIII per la liberazione di Slipy' • il governo sovietico ha ri­ tenuto possibile soddisfare tali ri­ chieste c esclusivamente come prova di buona volontà •. Il 9 febbraio Sli­ pyi giunge a Roma (notizie tratte dall'articolo di G. Zizola pubblicato su ·n Giorno • del 3 gjugno 197 1 ). •••

78

Aglubei bussa in Vaticano la Curia dice: "No" Il 28 febbraio 1963 il papa viene in­ formato che Agiubei, giunto il giorno prima a Roma, desidera vederlo e portargli un dono. Il cardinale Otta­ viani si dichiara contrario all'incon­ tro : l'udienza potrebbe far credere a trattative in corso o in avvio; di queste supposizioni potrebbero ser­ virsi i governi d'oltre cortina con­ tro quei vescovi accusati di non vo­ ler collaborare. Inoltre, secondo Ot­ taviani, si tratta di un gesto propa­ gandistico in appoggio a un program­ ma sempre contrario alla religione. Papa Giovanni però decide diversa­ mente : c Tutto considerato ,. dice c conviene concedere l'udienza e nei debiti modi . non di sfuggita. Manche­ rei di parola e condannerei tutta la mia condotta precedente se rifiutassi di vedere un uomo che cortesemente e senza alcuna pretesa ha domanda­ to di vedermi •. Ma il papa lo riceve lo stesso

L'udienza ha luogo il 7 marzo e vi partecipa oltre ad Alexei Agiubei, sua

sca. I soliti beneinformati sostennero che presto avrebbe varcato quelle mura Kruscev in persona, a suggellare un'al­ leanza di nuovo conio. Parallelamente si avverte, anche nel piu ristretto campo della politica italiana, un progressivo rallentamento delle pressioni clericali e una certa tendenza al disimpegno da parte vaticana. La nuova formula gover­ nativa di centro-sinistra, che associa al potere socialisti, democristiani, socialdemocratiCi e repubblicani, si concre­ ta senza l'opposizione della Chiesa. E anche qui sono allar­ mi per alcuni, compiacimento per altri. •

moglie Rada Krusciova. Ecco un bra­ no della conversazione : AGIUBEI: « Questa udienza costitui­ sce una data storica. Come Kruscev è considerato un riformatore nel mondo comunista, cosi il Papa è un innovatore nel mondo cattolico. Chie­ do a Sua Santità se non crede oppor­ tuno stabilire fra l'URSS e il Vati­ cano delle relazioni diplomatiche •. GIOVANNI XXIII: « Dio, nella sua Onnipotenza, ha impiegato sette gior­ ni per creare il mondo. Noi, che sia­ mo molto meno potenti, non dobbia­ mo precipitare le cose, dobbiamo an­ dare dolcemente in queste cose, per tappe, preparando gli spiriti. Attual­ mente un simile passo sarebbe mal compreso. Lavoriamo piuttosto alla riconciliazione di tutti gli uomini nel­ la discrezione... Kruscev mi sembra scelto dalla Provvidenza per fare grandi cose e cosi egli può trovarsi nella luce di Cristo che vuole la pace per tutti gl i uomini di buona volon­ tà ... ,. ( " Il Giorno ", 4 giugno 1971 ).

È

esploso

il comunismo clericale

« Il fenomeno del " comunismo cleri­ cale " è esploso il giorno in cui il ge­ nero e la figlia di Nikita Kruscev var-

carono la soglia dei " sacri palazzi " e futono ammessi alla presenza del Pontefice romano. Quella stupefacen­ te iniziativa doveva aprire la strada a ben altri e piti importanti contat­ ti... Possiamo ben dirlo ora : la vi­ sita del capo del marxismo mondia­ le al papa era prevista entro l'estate 1 963, nella residenza estiva di Castel Gandolfo... ,. ("Lo Svizzero ", La Chie­ sa dopo Giovanni, op. cit.).

Il papa: "Ignoro e perdono" Gli attacchi di stampa contro il papa arroventati dall'imminenza delle ele­ zioni, furono numerosi e addoloraro­ no Giovanni XXIII « tanto piu perché al corrente dell'ispirazione curiale di alcuni articoli » ( " Il Giorno ", 4 giugno 1971 ). c L'assoluta chiarezza del mio linguaggio, egli disse, in pubblico e poi nella mia biblioteca privata me­ rita di essere rivelata e non sottaciu­ ta artificialmente. Bisogna dire che non c'è bisogno di difendere il pa­ pa... Quando si saprà che cosa ho detto io, che cosa ha detto lui, credo si benedirà il nome di papa Giovan­ ni. Tutto devesi con diligenza anno­ tare. Deploro e compiango quanti si prestarono in questi giorni a giochi innominabili. Ignoro e perdono ». 79

LE DUE MAGGIORI ENCICLICHE Mater et Magistra e Pa­ cem in Terris, riassumono tutto il pensiero di papa Giovan­ ni ed esprimono già, nelle linee generali, quel · programma riformatore che sarà discusso e approfendito nel Concilio. La Mater et Magistra del luglio 1 96 1 , si ricollega diretta­ mente all'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII ( 1 89 1 ), considerata come la Magna Charta della dottrina sociale cattolica. Quest'ultima, infatti, rivendicando pe·r l'operaio la giusta paga e il diritto ai me�i di sussistenza, aveva esteso il concetto dei diritti umani nel campo economico. La Mater

La "later el laaialra" nel liiOII del alornali I l "Corriere della Sera": c Il PAPA ESORTA ALLA SOLIDA­ RIETA FRA GU ABBIENTI E l BI­

SOGNOSI ». "L'Unità": c L'ENCICUCA DI GIOVANNI XXIII CERCA DI ADEGUARSI ALIA REAL­ TA DI OGGI. Ribadita la legittimità del • diritto proprietario ". La Chiesa continuerà ad intervenire anche sul­ le questioni di ordine temporale ». "L'Espresso" : . c l.A MATER ET MAGISTRA: CON­ TIENE l.A DOTTRINA DEL NUOVO POTERE · TEMPORALE ». . "La Sbunpa": c UN SOLENNE RICHIAMO Ai.LA COSCIENZA DELL'UOMO "·

e nelle agenzie di stampa La risonanza dell'enciclica Mater et Magistra è testimoniata, nell'•Osser­ vatore Romano" del 16 luglio, con

Pa,a Giovanni XXIII alla festa del Cor,us Domini (maggio 1959)

questi dati : « L'Agenzia Ansa ha dira­ mato un primo ampio sunto dell'En­ ciclica di circa 2000 parole; successi­ vamente ha trasmesso numerosi stralci testuali . del documento per 4500 parole e quindi commenti e di­ chiarazioni per 1800 parole. L'agenzia cattolica americana N.C.W. C. New Service ha trasmesso via ra­ dio il testo completo nella traduzione inglese. Inoltre un sunto di 2500 pa­ role. L'Agenzia United Press lntema­ tional ha trasmesso . dell'enciclica complessivamente 15.000 parole, cosi articolate : estratti testuali in ingle­ se, francese e tpagrwlo di 8000 paro­ le; sunti in inglese e vari servizi 7000 parole. L'Agenzia Associated Press ha trasmesso complessivamente 1 0.000 parole. VAgenzia Reuter, in collega­ mento diretto telefonico dal Servizio Stampa Vaticano, ha trasmesso il te­ sto integrale nella traduzione ingle­ se. L'Agenzia France Press ha inviato un primo sunto di 1200 parole in tut­ te le destinazioni "· ·

È un documento

estremamente proaressista Il sacerdote John F. Cronin, vicedi­ rettore del Dipartimento di Azione Sociale della • National Catholic Wel81

et Magistra va ben oltre, entra nel vivo dei problemi d'oggi . Accoglie il concetto di uno Stato . inteso come agente· attivo del benessere umano ; amplia la tradizionale concezione cat­ tolica dei diritti dell 'individuo con l'inclusione di argomen­ ti moderni come l 'istruzione superiore, i servizi sanitari, il riposo " conveniente " e la ricreazione . Presenta, specie nel campo dell'economia agricola, una serie di proposte specifiche, miiluziose fino al particolare . Ravvisa nel go­ verno democratico la miglior forma di reggimento per po­ poli moderni , responsabili e intelligenti .

fare Conference " : « Per la mentalità degli Stati Uniti, il documento è estremamente progressista. Il papa accetta una vasta gamma di diversi metodi economici a patto soltanto che l'individuo e la famiglia conser­ vino i loro fondamentali diritti » ( da " L'Osservatore Romano ", 1 7/ 1 8 luglio 1 961 ).

No, ha un significato profondamente conservatore « ... Il documento ha un significato profondamente conservatore, nulla innova nel pensiero tradizionale del­ la Chiesa cattolica in materia di rap­ porti economici e sociali e tra le clas­ si. Può darsi che la Mater et Magi­ stra possa definirsi fanfaniana piut­ tosto che dorotea. Non è certo con i blandi rimedi della partecipazione operaia agli utili dell'azienda, o con la generica affermazione del diritto dello Stato di intervenire a tutela delle classi bisognose, che la posizio­ ne della Chiesa risulterà modificata. Essa è stata e rimane il piu robusto baluardo conservatore, capace di usa­ re con intelligenza le risorse del ri­ formismo paternalistico per meglio consolidare il tradizionale assetto 82

della società cristiana » ( da "L'E­ spresso ", 23 luglio 196 1 , rubrica " La settimana • ) .

È

si ncera e positiva

« L'enciclica ha un tono diretto, con­ creto e positivo. Non contiene che rare allusioni agli errori già condan­ nati ; il liberalismo capitalistico e il sociologismo marxista. La dottrina della Chiesa vi è trattata in modo sin­ cero, senza preoccuparsi delle ideolo­ gie avverse... Perciò sarebbe confor­ me alle esigenze delle giovani gene­ razioni che diffidano dei discorsi ac­ cademici e non gradiscono molto le astrattezze dottrinali ... » ( da " Le Mon­ de ", 16 luglio 1 961 ).

Vuole i poveri meno poveri « ... Entro i limiti tradizionali fissati dal pensiero della Chiesa romana, l'enciclica risulta fortemente a favo­ re dell'intervento nel cosiddetto libe­ ro gioco dell'economia, sia dello Sta­ to entro i confini nazionali. sia di gruppi di Stati nel mondo nel suo complesso. Essa sollecita·, con lin­ guaggio spesso eloquente, che questo intervento dovrebbe essere rivolto a

Nella Pacem in Te rris, Giovanni XXI II guarda a un mondo unico e senza confini e solleva il problema della pace uni­ versale . Rivendica perciò la totale emancipazione della Chie­ sa dal gioco politico dei blocchi di nazioni e - di conse­ guenza - dal gioco dei partiti all'interno di ciascuna na­ zione . È tramontata ormai la vecchia concezione di un mon­ do spaccato in due : da un lato un gregge di agnelli, protet­ to dal papa-pastore, dall'altro un branco famelico e feroce di lupi, in agguato dietro lo steccato del sacro recinto. La Pacem in Te rris guarda ad una umanità solidale che deve

rendere i poveri meno poveri e tutti gli uomini un po' piu uguali. Non ci vuole molto di piu per dire che con questo documento la Chiesa cattoli· ca romana ha fatto propria l'econo­ mia di Keynes [ l'economista inglese che prospettò la conciliabilità dell'in­ tervento di Stato con l'economia pri­ vata ] ... Non si tratta di cosa nuova, ma la Chiesa cattolica romana pres­ socché in ogni tempo è stata poco aperta al liberalismo politico ed eco­ nomico... L'enciclica afferma il dirit­ to naturale dei singoli alla proprietà dei beni produttivi, sebbene essa lo colleghi con l'esigenza di una piu lar­ ga distribuzione della proprietà fra tutte le classi » ( dal " Manchester Guardian ", Luglio 1961 ).

Indica il "giusto mezzo" « Si può affermare - e non si sbaglia che la giustizia e l'equità racco­ mandate dal pontefice si risolvono sempre in una chiara, in una espli­ cita indicazione del giusto mezzo, cioè di un equilibrio nel quale devo­ no comporsi, al di fuori di ogni im­ posizione e di ogni violenza, le tesi contrastanti e le volontà contrappo­ ste » ( da " Corriere della Sera ", 16 lu­ glio 1961 ).

È

revisionista e contraddittoria•• ..

« Gli aggiornamenti delineati nell'en­ ciclica e la linea generalmente " revi­ sionista • perseguita, non si distacca­ no dagli essenziali canoni del "rifor­ mismo cattolico ", largamente propa­ gandati, soprattutto in questi ultimi anni, pur nello sforzo palese di pren­ dere atto del dato di fatto creato dalla spinta vittoriosa del movimen­ to operaio internazionale. Da qui il carattere contraddittorio delle varie posizioni e lo svolgimento alterno delle argomentazioni, che certamente richiedono un piu attento esame an­ che per la indubitabile influenza che esse avranno all'interno del movi­ mento cattolico in alcuni tra i piu grandi paesi del mondo capitalisti­ co » (Libero Pierantozzi , in " L'Unità • 15 luglio 1 961 ).

:._

Antepone i l buono all'uti le « Il consenso incondizionato ai prin­ cipi da cui l'enciclica muove vengo­ no da tutti coloro che ritengono la superiorità dello spirituale sul tem­ porale, antepongono le categorie del buono a quelle dell'utile, temono un 83

sforzarsi di promuovere l 'armonia politica, superando lo scoglio irto di pericoli delle diverse ideologie e dottrine fi­ losofiche. Non bisogna confondere l'errore con l 'errante, dice , perché l'errante è sempre un essere umano che può aprirsi alla conoscenza della verità. Giovanni adotta un at­ teggiamento pragmatistico : bisogna fare distinzione tra le teorie, le « false dottrine filosofiche » , e gli obiettivi pra­ tici dà esse derivanti : « Giacché le dottrine una volta ela­ borate e definite rimangono sempre le stesse ; mentre i mo­ vimenti suddetti . . . non possono non andare soggetti a mu-

benessere non illuminato, la vita tor­ pida di un'umanità dai corpi soddi­ sfatti, dai cervelli pigri, che ignora i problemi di coscienza ,. (A.C. Jemolo su " La Stampa•, luglio 1961 ).

Ideata nei giorni di Cuba

LA PACEM IN TERRIS Un editoriale dello studioso cattoli­ co Nazareno Fabbretti, apparso sul­ la " Gazzetta del Popolo " del 12 apri­ le 1963, polemizza con la impostazio­ ne reticente del " Corriere della Sera" e contro i tentativi miopi di ridurre le novità del pensiero papale, distor­ cendone il significato ai fini polemici contingenti. Ribadito il valore univer­ sale del documento, l'editorialista af­ ferma che « tanto meglio se anche per l'Italia ne deriveranno chiarifica­ zioni e incitamento alla responsabili­ tà e alla libertà dei cattolici. Una buona crisi è sempre preferibile a un sonno illusorio. O si vorrebbe italia­ nizzare un'enciclica di questa porta­ ta, proprio mentre la Chiesa intera si sta disoccidentalizzando? ». Che il valore dell'enciclica vada al di là dei limitati confini \taliani è dimostrato secondo l'articolista dal fatto che es­ sa fu ideata " propno nei giorni di 84

Cuba » quando era in gioco la pace nel mondo. « Non potrò mai dimenticare le gri­ da di un austriaco il cui petto era stato squarciato dalle baionette du­ rante la guerra, e che era stato tra­ sportato all'ospedale di Caporetto, dove io ero infermiere. Il ricordo si è fatto piu vivo in me mentre lavo­ ravo all'Enciclica "Pacem in Terris " » (Giovanni XXIII ).

All'insegna dell'ottimismo e della fiducia negli uomini Monsignor Pietro Pavan, dell'Univer­ sità pontificia del Laterano, e colla-. boratore di Giovanni XXIII nella ste­ sura della Pacem in Terris, disse che anche in materia di politica estera le concezioni del pontefice erano im­ prontate all'ottimismo e alla fiducia negli uomini. Egli spiegava di non dover dubitare dell'affermazione sia dei sovietici, sia degli americani se­ condo la quale gli armamenti erano stati intrapresi per ragioni di dife­ sa, perché attribuendo la malafede all'una o all'altra parte il dialogo era impossibile e le porte si sar�bbero irnmediabilmente chiuse.

tamenti anche profondi » . Il che significa, in sostanza : non drammatizziamo sull'ideologia comunista. Vediamo invece se i fatti contengono qualcosa di buono, meritevole della nostra considerazione. Ed ecco dunque l 'invito a ricercare ciò che unisce, superan­ do ciò che divide . Perché Occidente e Oriente non dovreb­ bero collaborare al mantenimento della pace, s� ambedue la auspicano sinceramente ? Una guerra, anche per ristabi­ lire la giustizia maltrattata nei paesi dell'Est, è impensabi­ le ; non restano che i negoziati « perché gli uomini. incon-

Ma quanti problemi per i di rigenti cattol ici " Non c'è un passo dell'enciclica pontificia, si può dire, che non sollevi un problema acuto e sconcertante per gli attuali dirigenti del movimen­ to politico dei cattolici in Italia (e del resto di altri Paesi dell'Europa occi­ dentale ) e non ponga in evidenza un contrasto con i loro orientamenti pre­ cedenti " (Mario Alicata, in " L'Unità • del 14 aprile 1963 ).

La battuta del giorno Quando venne pubblicata la Pacem in Terris, sul " Corriere d'Informazio­ ne " apparve una vignetta satirica sor­ montata dal titolo " Falcem in terris", a suggerire che il papa .si era fatto propagandista del comunismo e dei suoi emblemi.

Tutto bene, ma c'è un punto delicato « Vi è un punto in cui l'enciclica si allontana dalle esortazioni paterne, valide per tutti gli uomini e .scende invece a considerazioni che hanno

un oggetto piu limitato e uno scopo piu vicino ( l'ipotesi di dialogo con i comunisti). 1:. facile prevedere che questo punto susciterà perplessità e reazioni contrarie... Si tratta di af­ fermazioni fortemente impegnative che certamente metteranno in discus­ sione temi molto delicati » (Panfilo Gentile, sul "Corriere della Sera·, 1 1 aprile 1963 ).

Il papa guardava a sinistra,

o a destra, o diritto davanti a sé P IZVESTIJA del 13 aprile 1963, commentando le reazioni americane alla Pacem in Terris : « La reazione del dipartimento di Stato non riesce a nascondere il disappunto, che tra­ pela anche dai giornali, originato dal fatto che il papa appare fortemente impegnato nell'attività in favore del­ la pace e che, intervenendo nella sfe­ ra politica, dimostra una certa tolle­ ranza verso i comunisti atei ». Il "TIMES" dell'H aprile 1963 : « In altre parole. la distinzione tra erro­ re ed errante, è la distinzione tra la teoria e la pratica del comunismo. La pratica, suggerisce l'enciclica, po-

Le

"

"

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trandosi e negoziando abbiano a scoprire meglio i vincoli che li legano, provenienti dalla loro comune umanità » . È la dottrina del dialogo. L'inizio di un disgelo che rende possibile camminare su un terreno ancora viscido e fango­ so, ma tuttav�a praticabile . Da ciò l'elogio giovanneo al­ l'ONU, l 'organismo che dovrà difendere sempre meglio la « libertà vera e degna dei figli di Dio ». Quella libertà che , secondo Giovarmi, investe anche altri campi : ogni essere umano ha il diritto « di onorare Iddio secondo il dettame della retta coscienza ; e ·quindi il diritto al culto di Dio, pub-

trebbe interpretare la retta ispirazio­ ne della persona umana e contenere elementi positivi meritevol i di appro­ vazione. Una volta fatta questa di­ stinzione, è possibile cooperare con un sistema diverso per fini economi­ ci, sociali, culturali e politici che sia­ no onorevoli e utili ». Il "DAILY EXPRESS", aprile 1963 : « Il papa ha usato toni molto piu tol­ leranti di quelli normalmente usati da qualsiasi leader occidentale nei confronti del comunismo ». Il "DAILY WORKER" , giornale co­ munista, 1 1 aprile 1%3 : « L'enciclica è un appello commovente ». Il "DAILY MIRROR": « Il papa guar­ da a sinistra ,. . La "PRAVDA" : « Un'iniziativa in fa­ vore della pace ».

Le elezioni del '63 in Italia

" Non votavano pi u per i l diavolo" Dopo i risultati delle elezioni del '63, in cui il PCI passava dal 22,7% del 1958 al 25,3 % , il quotidiano " Il Tem­ po " osservò che l'udienza ad Agiubei era stata un atto alquanto inoppor­ tuno all'inizio di una campagna elet86

torale assai delicata. Il " Giornale d'I­ talia scrisse che « Chiesa e religione devono seguire la loro strada, che non è quella della politica o dello stato ... La politica estera dello Stato italiano non può coincidere con l'a­ pertura al Vangelo di Giovanni XXIII ». Panfilo Gentile sul " Corriere della Sera ", il 3 maggio 1963 : « Ab­ biamo l'impressione che abbia giova­ to ai comunisti il clima soffice e tie­ pido che li ha circondati in questi ul­ timi anni... Si sono avute manifesta­ zioni , nelle piu alte gerarchie eccle­ siastiche, che sono state interpretate, certamente a torto, come una specie di invito a una generale conciliazio­ ne di spiriti, come una cancellazione di precedenti condanne e muri divi­ sori... Non escludiamo che vi possa­ no essere state molte timide anime che si sono decise a votare comuni­ sta quando si sono convinte che non votavano piu per il diavolo . . . ». •

I n S. Pietro, don Camillo si sente spaesato dell'1/2 maggio 1963 : « Ad ogni modo, questo papa di buo­ na volontà stavolta ha compromesso un po' le prospettive dei suoi pala­ clini, facendo della coesistenza ideo-

Da "COMBAT"

blico e privato » . È anche questa un'opera di pacificazione ( non aveva forse voluto, poco tempo prima, che fosse modi­ ficata la preghiera Contra perfidos Judaeos?), ma soprat­ tutto è il riconoscimento della " bontà " contenuta nell'ani­ mo di ogni uomo onesto ; è fiducia nel mondo, nella bontà del creato . I,.'enciclica appare nell 'aprile 1 963 , meno . di tre mesi prima della morte del papa ; ed è come il suo testa­ mento spirituale . Tre settimane dopo l 'enciclica, due mesi dopo la visita di Agiubei si tennero in Italia le elezioni politiche che regi-

logica un elogio certamente mitigato, ma forse inopportuno : e certo mal compreso dai piu giacché il piccolo mondo di don Camillo non si trova a suo agio nei Saloni di S. Pietro ». Il "DIE WELT", 19 maggio 1963, in un articolo a firma Rudolf Kraemar­ l;ladoni : « La politica di buone inten­ zioni del papa si è tuttavia rivelata in pratica un grave errore ... Io mi ri­ volgo a papa Giovanni che siede sul venerabile trono di S. Pietro con il seguente avvertimento : Tu abusi po­ liticamente del Tuo ufficio. Sei pene­ trato su una strada che porta al defi­ nitivo turbamento della nostra già precaria volontà tendente ad assicu­ rare la libertà. Vuoi salvare la Chie­ sa a costo della libertà nostra. Non possiedi il mandato che ti autorizzi a dirigere la politica. Lascia questa . l », VIa.

l caval li dei cosacchi I n Piazza S. Pietro • Le elezioni dell'aprile 1963 hanno dimostrato che la tattica di papa Roncalli sta dando al PCI notevoli successi politici. Molte pregiudiziali antimarxiste sono cadute, i crociati sono stati disarmati, i tradizionalisti hanno riscosso una specie di anate-

ma e son confinati ora nel ghetto del­ l'incomprensione... Sicché pare desti­ nata ad avverarsi la profezia attri­ buita a san Giovanni Bosco, secondo la quale i cavalli cosacchi si abbeve­ reranno un giorno alle fontane di Piazza San Pietro » ( da "Lo Svizze­ ro ", op. cit. ). Kennedy solidale col papa Il papa era abituato alla violenza del­ le reazioni ma, indebolito dalla ma­ lattia, fu profondamente amareggia­ to per le accuse della stampa e di certi gruppi vaticani. Pochi giorni do­ po le eleziOni ricevette un messaggio di John Kennedy che, attraverso il cardinale Cushing, gli mandava a dire quanto trovasse ingiusta la cam­ pagna che si stava abb ozzando con­ tro di lui. E ciò valse, almeno in par­ te, a temperare l'amarèZza di quel momento ( notizia riporta t a da Jean Neuvecelle nell'op. cit.).

Col premio Balzan si onora "un costruttore di pace" « La neutralità della Chiesa », disse Giovanni nel discorso tenuto in occa87

strarono un netto miglioramento delle posizioni comuniste e un regresso delle forze democristiane . In molti ambienti, politici e non, l 'atteggiamento conciliatore del Vaticano fu ritenuto responsabile del progresso delle sinistre ; il pap·a fu aspramente attaccato . Contemporaneamente, anche per l 'insistenza di Kruscev ( nella giuria i 4 rappresentanti so­ vietici votarono tutti per Giovanni ) , al papa viene consegna­ to il premio Ba]zan per la pace ( 1 0 maggio 1 963 ) . È u n confortevole riconoscimento per il pontefice , stremato dalle fatiche e dagli affanni . Le con � izioni della sua salute

sione del conferimento del premio Balzan, « non deve essere intesa in senso puramente passivo, come se il ruolo del papa si limitasse ad osser­ vare gli avvenimenti e a conservare il silenzio. Si tratta, al contrario, di una neutralità che mantiene tutto il suo vigore di testimonianza... Noi l'abbiamo detto a piu riprese : l'azio­ ne della Chiesa non è puramente negativa, non consiste solo nello scon­ giurare i governi perché evitino di far ricorso alla for:ia delle armi ; è un'a­ zione che vuoi contribuire a formare degli uomini di pace, degli uomini che abbiano dei pensieri, dei cuori, delle mani pacifiche. I pacific i proclamati beati nel Vangelo non sono degli inat­ tivi; essi sono coloro che la pace co­ struiscono : factores pacis ».

In morta di papa &iovanni .. Era piu saggio del suo predecesso­ re. Sentiva il polso del tempo » ( Kru­ scev, " Mittag", 29 agosto 1963 ). « Ha condannato il fanatismo e l'in­ tolleranza; ciò che noi, nel nostro lin­ guaggio, chiamiamo dogmatismo set­ tario » ( Nenni, "Avanti", 9-6-1963 ). « :e stato una delle personalità piu notevoli del mondo contemporaneo » (" lzvestij a " 4 giugno 1963 ). ,

88

« Era uri papa veramente diverso da tutti gli altri » ( " Pravda", 4 giugno 1963 ). « Ha tentato d i valutare il mondo se­ condo l'interesse del genere Ù mano, invece che secondo quello della Chie­ sa ,. ( " Argumenty ", Varsavia, 9 giugno 1963 ). « L'amore per l'uomo è la chiave· del­ la sua personalità » ( " Tygodnik Pow­ szechny• . Cracovia, 9 giugno 1963 ). « Era totalmente sprovvisto di orgo­ glio per se stesso e per la Chiesa ,. ( Robert Rouquette, "Le Monde", 5 giu­ gno 1963 ). « La sua bontà è un'immagine vera e fedele soltanto finché non si cerca di deformarla nell'insipida ritrattistica del personaggio bonario che porta in mano il fiore dell'ingenuità ,. ( Vitto­ rio Citterich, " Politica ", 15 giugno 1963 ). « La spontaneità e l'audacia del gesto profetico si alleano alla serena cer­ tezza di una azione ben ponderata » (cardinale Feltin). « Piu che della Chiesa visibile si preoccupò del moado : questa la sua rivoluzione » (E. Hales ). Piu di un giornale in quei giorni ri­ cordò una famosa frase di papa Ron­ calli : « Bisogna scuotere la polvere imperiale che si è accumulata sul tro. no di Pietro dopo Costantino ».

precipitano irrimediabilmente . Il 3 giugno, una gran folla muta è radunata in piazza S . Pietro. Il papa sta morendo . Alla sera, il cardinale Traglia celebra la Messa sul vasto piazzale . Legge un passo del Vangelo secondo Giovanni : « Vi fu un uomo inviato da Dio, il cui norne era Giovanni . Egli era venuto a rendere testimonianza della Luce affinché per mezzo suo tutti credessero » . Alle 1 9,49 le finestre del­ l 'appartamento pontificio vengono illuminate e spalancate . E la folla capisce : Angelo Roncalli, il papa delle grandi spe­ ranze, ha terminato la sua vita terrena. •

Dopo Giovanni i l caos

faccia del pianeta Chiesa

In un articolo apparso su " Le Mon­ de", 7 agosto 197 1 , Maurice Druon, ac­ cademico di Francia, scrive : « Niente minacciava la Chiesa né l'attaccava, almeno dall'esterno .... Ed ecco che es­ sa, improvvisamente si spacca, si de­ grada, si sfalda e va crollando, si di­ rebbe, su se stessa. I preti voltano gli altari, vendono i paramenti, abbando­ nano i santi. I prelati cambiano lin­ guaggio, rendono muti gli organi, ac­ colgono le chitarre e benedicono i de­ molitori. L'architettura dei dogmi scricchiola. La casa di Dio si apre a tutte le tempeste. Che succede alla Chiesa cattolica ? ». Secondo alcuni, prosegue l'articolo, la Chiesa. non po­ tendo resistere all'impulso di moder­ nità, si deve radicalmente trasforma­ re. « Ma, attenzione! Tutto può esse­ re modernizzato, salvo Dio ! » La crisi attuale, conclude l'articolo, sarebbe stata evitata se al trono pon­ tificio non fosse salito Giovanni XXIII : « Si può compiangere profondamente l'attuale Santo Padre, Paolo VI, uomo veramente d'eccezione, la cui elevazio­ ne, se fosse avvenuta in un turno pre­ cedente avrebbe, senza dubbio, rispar­ miato molt i sommovimenti e molti drammi ».

All'apocalittica sortita del francese Maurice Druon rispose Don Ernesto Pisoni sul " Corriere della Sera " del 28 agosto 1 97 1 : « Molti guardano da \'­ vero alla Chiesa come a un grande complesso in stato fallimentare. Sen­ nonché, non si considera che è tut­ ta la società a essere in crisi profon­ da. La contestazione è onnipresente, e la Chiesa ne è anch'essa investita. Tuttavia, c'è un'altra faccia del piane­ ta Chiesa. È da questa faccia nasco­ sta del pianeta che potrà venire - o sta già venendo? - la rinascita di un cattolicesimo autentico, libero da ipo­ teche politiche, non asservito ad ideo­ logie profane, progressiste o conser­ vatrici, genuinamente religioso. Preoc­ cupato cioè in primo luogo del desti­ no eterno dell'uomo e non soltanto dei suoi problemi temporali. La fac­ cia nascosta del pianeta Chiesa è po­ polata da milioni di credenti silenzio­ si, da centinaia di migliaia di sacer­ doti fedeli alla vocazione, per i qua­ li la Chiesa è ancora "Madre e Mae­ stra" (per ripetere un'espressione di Giovann i XXII I ). E per i quali non esiste un'altra Chiesa che pretende di navigare alla ventura ... ».

Non è vero: c'è u n 'a ltra

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IL CONCILIO VATICANO I l , ventunesimo nella storia del­ la Chiesa cattolica, fu solennemente inaugurato la mattina dell' l l ottobre 1 962 , dopo tre anni di burrascosa gestazio­ ne. Sotto il ronzio delle macchine da presa della televisio­ ne, oltre 2500 vescovi, vestiti con gli abiti fastosi delle gran­ di cerimonie, sfilarono lentamente nel maestoso scenario del colonnato beminiano, accompagnati dal suono di tut­ te le campane di Roma. All'interno, la basilica vaticana era stata attrezzata per l'occasione. Stalli lunghi e alti erano stati ere tti ai due lati della navata centrale per accogliere

BIOVANNI IIIII VOLEVA UNA TAVOLA ROTONDA? Molti credettero che, con il discorso di indizione del Concilio ( 1959 ) e l'im­ plicito appello all'unione dei cristia­ ni, il papa avesse inteso rivolgere un invito ai fratelli separati perché se­ dessero da pari a pari coi vescovi cat­ tolici per discutere insieme i proble­ mi della Chiesa. Non è improbabile che una tavola rotonda di questo ti­ po fosse . nelle speranze di Giovanni, e che solo piu tardi, considerate le discordi reazioni dei separati, egli si sia convinto di doversi limitare a sol­ lecitare la presenza di •osservatori" acattolici, a Roma. Ecco alcune rea­ zioni ufficiali delle Chiese dissidenti all'annuncio del Concilio. Dal Patriar. cato di Costantinopoli, il patriarca A­ tenagora dichiarò : « ...Accogliamo con gioia tutti gli appelli fatti in nome della pace nella Chiesa. Naturalmenje la nostra gioia è piu grande quando tale appello all'unione proviene dal-

Il papa riceve il primate di Polonia cardinale Wiszynski

l'antico centro cristiano di Roma ... Noi lo riceviamo in spirito fraterno, perché lo interpretiamo come l'e­ spressione di una chiara comprensio­ ne che le forze spirituali devono real­ mente incontrarsi e unirsi di nuo· vo ... ,. ( da •Apostolos Andreas " . 7 gen­ naio 1959, riportano in L. Castiglione, Tutto il Concilio, edizione Bompiani ).

"Non possumus" Dal Patriarcato di Mosca venne inve­ ce un beffardo non possumus : « Noi non possia�o essere d'accordo con le condizioni romane di questa unità, concepita come unità mondiale dei cristiani sotto l'autorità del papa. E non siamo .d'accordo per il fatto che N.S. Gesu Cristo prima dell'inizio del­ la sua vita pubblica ha rifiutato la tentazione diabolica del potere. Non è il potere, è l'amore che deve unire i cristiani. � sulla base di questa con­ vinzione che il patriarcato di Mosca risponde : Non possumus "·

Rifiutiamo n primato papale Dalla Chiesa greca. Il prof. Alivisa­ tos, noto canonista, scrisse su • Iréni­ kon", I trim. 1959: « Un Concilio ecu­ menico papista intorno al problema della unione delle Chiese non sareb91

i Padri conciliari . Al centro, a ridosso dell'altar maggiore, si trovava il tavolo dei moderatori. I cronisti si sbizzarri­ rono a descrivere la grandiosa cerimonia. Nessuno trala­ sciò la sensazionale notizia che in mezzo alle bianche mi­ trie dei vescovi, alla macchia purpurea dei cardinali vi era l'eterogeneo gruppo degli osservatori delle Chiese separate : gli ortodossi dalle lunghe barbe e vestiti d'oro, gli anglicani e i metòdisti, e i severi luterani . Nel discorso di apertura, papa Giovanni non si limitò a offrire semplici frasi conven­ zionali di saluto, ma, quasi facendo il punto su quanto era

be possibile e concepibile se non im­ plicasse il riconoscimento del prima­ to monarchico del papa. Sarebbe l'u­ nione delle Chiese di tutto il mondo cristiano sotto un unico pastore, il papa, cosa che né le Chiese ortodos­ se, né quelle protestant i potrebbero mai riconoscere ». Apprezziamo con simpatia

Dal patriarca Cirillo di Bulgaria : « Ac­ cogliamo con simpatia e con gioia ogni appello di pace e di buona vo­ lontà tra i popoli e li apprezziamo nel loro giusto valore quando essi pro­ vengono da sedi antiche come quella di Roma » ( • Corriere della Sera •, 27 gennaio 1 959). Sf, se ll papa è "primo fra parl"

Dal patriarca d'Antiochia : « . .. La ri­ s posta della Chiesa autocefala di An­ tiochia è la seguente : il Concilio cosi convocato deve essere presieduto dal papa nella sua qualità di primo fra ugual i ( espressione con la quale le Chiese ortodosse concedono al papa il primato d'onore, negando quello di giurisdizione sulla Chiesa universale) sulla base dei principi di fede, di dot­ trina e di tradizioni in vigore nella Chiesa indiv�sa, prima dell'uscita del92

la Chiesa di Roma dall'insieme della cristianità, la quale fino alla data del­ la separazione era governata dai cin­ que patriarcati di Roma, Costantino­ poli, Alessandria, Antiochia e Gerusa­ lemme » ( da " Documentation Catho­ lique ", 15 febbraio 1959 ). Chi lancia l'Invito dia l'esempio

Qal vescovo copto Athanasios : « Si tratta di uno dei soliti appelli perio­ dici ; nessuno può respingere quest'in­ vito all'unione, ma coloro che lo lan­ ciano, siano essi i primi modelli di unione, attuandola tra loro ... » ( da "Civiltà Cattolica", 20 giugno 1959 ).

L' l:Jnione dei Cristiani

"&lrate 11 mondo con BEA" Secondo Michael Serafian « poche e­ rano le cose consolanti » avvenute nel periodo di preparazione al Concilio. Tra queste poche, la piu feconda fu la creazione nel giugno del 1960 del Segretariato per l'Unione dei Cristia­ ni, ideato per aprire una via al pro­ gressivo riavvicinamento dei cristiani tra di loro, a cui fu preposto l'instan­ cabile e intrepido gesuita tedesco Ago­ stino. Bea. Per incrementare il dialo-

emerso nei tre anni precedenti di lavoro e meditazione, spiegò con fermezza che cosa il Concilio dovesse fare per gli uomini, tracciando un vero e proprio indirizzo program­ matico. Il Concilio non era un fine, ma un mezzo ; e il fine era l'adeguamento della Chiesa al mondo che la circonda­ va ; un traguardo da raggiungere attraverso un rinnova­ mento profondo che ne investisse il pensiero, la pratica, l'at­ teggi�ento psicologico, perché anch'essa era figlia dei tempi. Tranquillamente il papa affermava che « la provvi­ denza ci sta conducendo ad un nuovo ordine di rapporti

go con i " fratelli separati" e ottenere la massima partecipazione di osserva� tori al Concilio, Agostino Bea visitò moltissimi paesi, tenendo conferenze e incontrando personalità religiose. Spiegava quale fosse il compito del Segretariato e chiedeva suggerimenti. Instancabile - e calorosamente accol­ to - passava dalla Svizzera . alla Ger­ mania, dalla Francia all'Inghilterra, agli Stati Uniti, ecc. Finché nei caffè romani circolò la battuta : « Girate il mondo con BEA » ' (riportata da E. Hales, op. cit.). I Padri concillarl amulscono a Roma

Cercasi ca.nera con bagno altare e telefono Teck, aria condizionata, cinz plasti­ cato lavabile. Camera con bagno, al­ tare e telefono. I telegramm i delle agenzie - la Cook, l'American Express - chiedevano questo. Poi volevano sapere se l'albergo poteva disporre di una scorta di calici... ,. ( da • Il Mondo •, 1 1 dicembre 1962). " L'Osservatore Ro­ mano • appariva con la pubblicità in latino. L'Ufficio svizzero del Turismo proclamava: c Omnes viae ducunt Romam. Omnium vero pulcherrima «

per Helvetiam ,. (Tutte le strade con­ ducono a Roma; ma la piu bella passa per la Svizzera). Una società per·il no­ leggio di automobili proponeva : « Au­ tomobiles novissimae locantur " ( Si noleggiano automobili nuovissime ).

"Inorridisco" dice Ottaviani Il dottor John Moorman, vescovo an­ glicano di Rippon, fii stupefatto dal­ l'accoglienza che la Chiesa di Roma aveva riservato agli osservatori acat­ tolici : c Fummo accompagnati in San Pietro e ci aspettavamo di essere ospi­ tati in una delle balconate sopra i seggi dei Padri conciliari - egli ri­ cordò - ma, con nostro stupore, tro­ vammo posti riservati per noi davan­ ti alle tribune dei diplomatici. Erava­ mo cioè in primissima fila, sicché fra noi e il papa non c'era nessuno ». Il vescovo di Rippon fu addirittura tra­ volto dall'emozione il 13 ottobre, quando il segretario generale del Con­ cilio, monsignor Pericle Felici, per da­ re l'avvio ai lavori pronunciò l'extra omnes, l'ordine di uscita ai non à d­ detti, però avvertendo subito : c Pos­ sunt remanere patres, periti, observa­ tores et officiales ». Anche gli acattolici

potevano assistere ai dibattiti, ascol­ tare le dispute : c Horresco », inorri93

umani . . . volti verso il compimeno di disegni superiori ed inattesi » e che pertanto « il punto saliente del Concilio non è la discussione di questo o di quel tema della dottrina fon­ damentale della Chiesa . . . Dalla rinnnovata serena e tran­ quilla adesione a tutto l'insegnamento della Chiesa nella sua interezza, lo spirito cristiano cattolico e apostolico del mondo intero attende un balzo innanzi verso una penetra­ zione dottrinale e una formazione delle coscienze in corri­ spondenza piu perfetta di fedeltà all 'autentica dottrina . . . » . Due giorni dopo cominciarono l e sedute d i lavoro, l a pre-

disco, disse il cardinale Ottaviani ad alta voce ( da V. Gorresio, op. cit.). Il cardinale Ottaviani amava definirsi : " Il carabiniere del dogma ".

sprazzi di novità sono meteore, ag­ giustamenti tattici che vedremo ben presto riassorbiti e annullati daiia routine quotidiana » .

La "destal i nizzazione" di papa Giovanni

LA CHIESA SI RITROVA CON LA STORIA

Secondo i l settimanale " Il Mondo " del 23 ottobre 1962, le ripercussioni pro­ vocate negli ambienti politici italiani dopo le prime battute del Concilio ecumenico ricordano quanto avvenne nel 1956 dopo il rapporto di Kruscev al XX congresso del PCUS : « Anche Giovanni XXIII col discorso deii' l l ottobre h a dato mano aiia sua " desta­ linizza:l;ione", cioè ha rovesciato, o ha posto comunque tutte le premesse per il rovesciamento delle impostazioni politiche e dottrinarie che furono pro­ prie di Pio XII e del suo pontifica­ to .. » . Dopo aver affermato che il pa­ pa è stato piu cauto e infinitamente piu duttile del successore di Stalin, il giornale continua. « Ma Io s)lock è stato ugualmente grande ed ha favo­ rito la polarizzazione suiie posizioni piu semplicistiche. Per alcuni si di­ rebbe che in Vaticano, aii'improvviso, sia cambiato tutto... Per altri invece non è cambiato niente, la Chiesa è sempre uguale a se stessa e questi .

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« Roncalli - ha scritto padre Naza­ reno Fabbretti - si è rivelato l'uomo piu pronto e adatto a comprendere l'appuntamento tanto importante del­ la Chiesa con la Storia. »

I l Conci lio in cifre:

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56 1 ore, 6000 i nterventi Il Concilio ecumenico Vaticano II si svolse in quattro sessioni daii'l l ot­ tobre 1962 all'S dicembre 1965 (l ses­ sione dall'H ottobre a11'8 dicembre 1962 ; II dal 29 settembre al 4 dicem­ bre 1 963 ; III dal 14 settembre al 21 novembre 1 964; IV dal 14 settembre all'S dicembre 1965 ). Complessivamente si registrarono 171 Congregazioni generali ( sedute plena­ rie ), per un totale di 561 ore. Si ri­ corse aiie votazioni 519 volte e furo­ no impiegate 1 . 144.641 schede. Si con­ tarono oltre 6000 interventi orali, re­ gistrati su oltre 274 chilometri di na-

sentazione degli schemi e i dibattiti . Che non sarebbe stato un Concilio tranquillo, lo si vide fin dalle prime battute, quando sulla questione preliminare delle nomine dei com­ ponenti le varie commissioni il barometro segnò burrasca. Era un'avvisaglia di piu drammatiche battaglie future e una chiara indicazione che i vescovi non si sarebbero lascia­ ti condurre tranquillamente per mano sul sentiero segnato dagli organi di Curia. Si sarebbero invece battuti per quel­ la libertà nelle decisioni che il pontefice aveva loro confe­ rito. C'era anche il pericolo che il Concilio si perdesse in

stro magnetico e trascritti in 27 vo­ lumi di complessive 27.000 pagine, equivalenti al testo dell'intera Enci­ clopedia Treccani. Le presenze medie per ogni seduta furono oltre 2200. Al· la fine furono emanate 4 costituzioni, 9 decreti, 3 dichiarazioni con le quali il papa sanzionò le decisioni dei Pa­ dri conciliari.

TOUiiaUI e il CIIIDI CORCIIIare Da un trafiletto polemico e ironico de " Il Mondo" , 23 ottobre 1962 : « Gio­ · vedf 1 1 ottobre. Nella mattina e nel­ l'ora stessa in cui a Roma il papa inaugurava il Concilio ecumenico, l'o. norevole Palmiro Togliatti partecipa­ va ad Avigliana di Susa a un solen­ ne atto religioso. Si sposava in quel giorno nell'abbazia di S. Antonio, che è molto alla moda presso la buona società di Torino, la giovane e gra­ ziosa dottoressa Fernanda Togliatti, nipote del segretario del PCI, con il dott. Carlo Federico Grosso, figlio del presidente dell'amministrazione pro­ vinciale democristiana... Auguri agli sposi e felicitazioni all'on. Palmiro Togliatti per la bella prontezza mo-

str�ta nell'adeguarsi al clima conci­ liare ecumenico ».

Primo scontro tra vescovi e Curia Ad appena quarantotto ore dalla sO­ lenne inaugurazione del Concilio, si verificò il primo scontro tra i Padri conciliari e i rappresentanti della Cu­ ria, risoltosi con un secco scacco di quest i ultimi : occorreva eleggere i membri delle commissioni conciliari, per le quali il segretario del Conci­ lio proponeva di riconfermare coloro che avevano composto le precedenti commissioni preparatorie, noti espo­ nenti della corrente e degli interessi di Curia. Si oppose per primo il cardinale Lié­ nart, arcivescovo di Lilla, che impa­ dronitosi a forza del microfono che la presidenza esitava a concedergli, invocò, a nome dell'episcopato france­ se, la sospensione della seduta per dar modo ai vescovi di consultarsi e di preparare nuove liste. Nell'aula scrosciò un applauso significativo e polemico, che si rinnovò quando alla proposta si associò il card. Frings, ar­ civescovo di Colonia, a nome dei col· leghi di lingua tedesca. Al consiglio di presidenza non restò che prendere at95

un mare di emendamenti, modifiche, nuovi temi che i Pa­ dri, alacremente, andavano via via proponendo . Papa Gio­ vanni non partecipava di persona ai lavori . Sedeva da­ vanti al monitor, installato nel suo appartamento al terzo piano del palazzo apostolico, per vedere ed udire quanto an­ davano dibattendo i suoi vescovi . Scese nell 'aula conciliare solamente due volte per salvare il Concilio dall 'ipertrofia e per frarlo da un'impasse, da una strada che sembrava sen­ za via d'uscita. Una terza volta scese per dichiarare chiu­ sa la prima sessione . •

to della volontà dei Padri conciliari e deliberare il rinvio della votazione, che si sarebbe poi tenuta sui nomi proposti dai vescovi. " Un attimo di esitazione di Uénart ,. commenta René Laurentin ( in Bilan du Concile Vatican Il, Editions du Seuil) « sarebbe bastato perché il Va­ ticano secondo risultasse un altro Concilio ... ,.

" I l tempo del demonio al Concilio ecumenico" Il primo atto di autonomia dei vesco­ vi nei confronti della Curia mise a ru. more la stampa internazionale. Men· tre i nomi di Uénart e di Frings di­ ventavano popolari, i giornali usciva­ no con titoli sensazionali: 2 finita la prevalenza della Curia romana