L'edilizia residenziale in Italia nell'Alto Medioevo 8843055240, 9788843055241

Il volume presenta una sintesi delle trasformazioni avvenute in Italia nelle tipologie edilizie e nei modi dell'abi

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L'edilizia residenziale in Italia nell'Alto Medioevo
 8843055240, 9788843055241

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STUDI SUPERIORI

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ARCHEOLOGIA

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Riccardo Santangeli Valenzani

Edilizia residenziale in Italia nell'altomedioevo

Carocci editore

13 ristampa, ottobre 2015 la

edizione, gennaio 20II

©copyright 20n by Carocci editore S.p.A., Roma Realizzazione editoriale Centrolmmagine, Lucca

ISBN

978-8 8-430-5524-1

Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione,

è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico.

Indice

I.

La casa alto medievale. Un tema storiografico

2.

L edilizia residenziale nella tarda antichità

15



Edilizia rurale e in materiale deperibile

33



Le nuove tipologie edilizie: influsso allogeno o tradizione locale?

67



Edilizia urbana di alto livello

75

6.

[edilizia residenziale nel paesaggio urbano: il caso di Roma

91



Costruttori, materiali e cantieri

99

8.

Edilizia rupestre

1 17



Abitare nell'alto medioevo

1 29

IO.

Dopo il Mille

1 39

Bibliografia

145

Indice dei luoghi

1 59

7

9

I

La casa altomedievale. Un tema storiografìco

Lo spazio abitativo è senza dubbio quello in cui l'uomo esprime più direttamente e in modo meno mediato la sua mentalità, le strutture e i condizionamenti sociali in cui si trova inserito, le sue possibilità econo­ miche. Basti pensare a come la divisione dello spazio residenziale in aree distinte riservate a categorie diverse di persone ci testimoni l'importanza per alcune culture di determinate linee di distinzione che segmentano la società e gli stessi nuclei familiari (uomini/donne, adulti/bambini, padroni/ servi), mentre l'esistenza di marcate differenziazioni dimensio­ nali, decorative o tipologiche tra le unità abitative relative a uno stesso insediamento è la testimonianza più evidente delle strati.fìcazioni sociali. E vale peraltro anche il discorso inverso: le tipologie edilizie e i modi dell'abitare tradizionali sono uno dei modi con cui si riproducono e si trasmettono gerarchie e condizionamenti. Tutto questo fa sì che lo studio dell'edilizia residenziale dovrebbe essere uno dei temi privilegia­ ti dell'analisi storica e archeologica. In realtà, per molto tempo, non è stato così; specialmente in Italia, la ricerca archeologica ha infatti privi­ legiato le indagini sugli spazi e sui monumenti pubblici, oppure quelle sulle necropoli. Le motivazioni di questa preferenza sono diverse, e non possono essere affrontate in questa sede, tuttavia è certo che gli studi sull'edilizia abitativa e sulle forme dell'abitare siano stati, per molto tem­ po, e specialmente per determinati periodi o fasi storiche, episodici o del tutto assenti. [alto medioevo è stato uno dei periodi in cui questa lacuna negli studi archeologici è stata più evidente, poiché lo scarso interesse per l'edilizia abitativa si univa qui al generale disinteresse per il periodo e alla !abilità di gran parte delle testimonianze materiali di abitazioni altomedievali, che le rendeva invisibili a una pratica archeologica assai poco affinata nei suoi metodi di indagine ( Gelichi, I 997; Manacorda, 1 9 8 2) . Questo disinteresse è tanto più rimarchevole, in quanto il nostro Paese era stato invece all'avanguardia in Europa nello studio dell'edilizia tradizionale e rurale di età moderna, con il progetto di ricerca sulle di­ more rurali in Italia avviato da Renato Biasutti già prima della seconda 9

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMED IOEVO

guerra mondiale (Gambi, 1 9 7 0) . Ma, contrariamente a quanto era av­ venuto in Francia con la scuola delle Annales, nel nostro Paese i rapporti disciplinari tra scienze geografiche e scienze storiche erano praticamente inesistenti, e l'esempio proveniente da un campo disciplinare contiguo non venne recepito. Tutto questo ha fatto sì che l'Italia scontasse, in questo campo, un ritardo rispetto agli altri paesi europei, e che da noi le ricerche sull'edilizia residenziale alto medievale si siano avviate quando altrove si era già alla fase delle monografie di sintesi. Tra di esse meritano di essere qui segnalate almeno, per l'importanza che hanno avuto anche come modello e stimolo per gli studiosi italiani, quelle di Jean Chapelot e Robert Fossier per la Francia (Chapelot, Fossier, I 9 8o) e di Peter Do­ nar per la Germania (Donat, 1 9 8 0) . La prima pubblicazione d i strutture abitative altomedievali i n Italia risale in realtà addirittura al r 86 5 , ad opera di Luigi Pigorini (Pigorini, 1 86 5 ) , ma si tratta di una pubblicazione "involontaria'', in quanto rela­ tiva ad alcune capanne che il grande paletnologo aveva scavato nel suo paese natale di Fontanellato ( PR) scambiandole per protostoriche. Do­ vettero passare quasi vent'anni prima che egli stesso correggesse l'errore (Pigorini, I 8 8 3) . È interessante notare come Pigorini definisca qui que­ ste strutture "barbariche", aprendo inconsapevolmente un tema, quello della definizione etnica delle tipologie edilizie altomedievali, che sarà ricorrente negli studi sull'argomento fino ad oggi. Dopo questa antici­ pazione pigoriniana, dovranno passare molti decenni prima che le abi­ tazioni altomedievali richiamino di nuovo l'interesse degli archeologi. A un altro grandissimo erede della tradizione positivista, il roveretano (ma siciliano di adozione) Paolo Orsi, si devono i primi studi sull'edilizia ru­ pestre siciliana, che per la prima volta stabilirono la funzione residenziale di queste particolari abitazioni, fino ad allora invariabilmente attribuite ad insediamenti monastici basiliani (Orsi, 1 942) . Il disinteresse per que­ ste tematiche non era peraltro esclusivo degli archeologi; anche la ricerca storiografica, che pure tra Ottocento e prima parte del Novecento aveva avuto tra i campi di ricerca più frequentati i temi dell'abitato rurale e, specialmente, dei castelli, e delle città medievali, aveva lasciato da parte gli aspetti materiali degli insediamenti. La nascita di un interesse non episodico per l'aspetto tipologico dell'edilizia residenziale alto medievale si deve a Michelangelo Cagiano de Azevedo. I suoi studi, a partire dai tardi anni sessanta, si erano rivolti essenzialmente all'analisi dei dati forniti dalle fonti scritte, e il saggio del I 972 sulle case descritte nel Codex Traditionum Ecclesiae Ravennatis costituisce a tutt'oggi un contributo fondamentale sulle tipologie resi­ denziali urbane di alto livello (Cagiano de Azevedo, 1 9 7 2) . A lui si deve IO

I. LA CASA ALTOMEDIEVALE

peraltro anche una delle prime pubblicazioni di scavo relative a capanne altomedievali in legno, attribuite, sulla base della perdurante interpre­ tazione etnica dell'edilizia in legno, a popolazioni longobarde ( Cagiano de Azevedo, I 976) . Anche i n questo campo forte è stato l o stimolo giunto dagli stu­ diosi stranieri operanti nel nostro Paese, e merita di essere ricordata la scoperta di due case in legno installatesi nel VI secolo nel Foro di Luni ad opera di un'équipe di archeologi britannici ( FIG. r. I ) ; ancora una volta l'accento, già nel titolo del contributo in cui era stato pubblicato il risultato dello scavo, era posto sull'aspetto etnico e culturale di que­ ste strutture (Ward-Perkins, I 9 8 I ) , ma qui il richiamo ai bizantini in riferimento a capanne in legno e materiale deperibile marcava in realtà un superamento della contrapposizione strutture in legno/popolazio­ ni germaniche vs strutture in pietra e calce/popolazioni di tradizione romana e bizantina che aveva fino a quel momento dominato gli studi in questo campo. La nascita della rivista ''Archeologia Medievale" , nel I 974, costituì, come è noto, un momento importante nello sviluppo nel nostro Paese di una pratica di Archeologia Medievale capace anche di confrontarsi con temi storiografici di ampio respiro. In quegli stessi anni l' attenzio­ ne degli archeologi italiani si volgeva per la prima volta ai temi della cultura materiale ( Carandini, I 9 7 5 ) , mentre si diffondevano nel nostro Paese metodi di indagine stratigrafica finalmente in grado di indagare anche quelle fasi storiche più povere di testimonianze monumentali e di strutture "solide" . Tutti questi fattori portarono alla moltiplicazione di scoperte relative a strutture residenziali altomedievali, anche se la carenza di pubblicazioni di scavo esaustive ha comportato un ritardo nell'ingresso a pieno titolo dei risultati delle ricerche archeologiche nei dibattiti storiografici sui modelli insediativi. Nel corso degli anni ottan­ ta furono i paesaggi urbani ad attirare particolarmente l'interesse degli studiosi, essendo in quel momento il tema della transizione dalla città antica a quella medievale al centro dell'interesse storiografico. Le strut­ ture residenziali messe in luce nei livelli di v-vn secolo di città come Brescia e Verona (Brogiolo, I 9 8 7, I 9 8 8 ; La Rocca, I 9 8 6), divennero uno degli elementi nella discussione sulla continuità/ discontinuità tra le esperienze urbane antiche e quelle medievali che caratterizzò quella fase del dibattito archeologico. Sul tema dell'edilizia rurale l'accento era ancora posto prevalentemente sui dati forniti dalle fonti letterarie, come negli importanti contributi della Gaietti (Gaietti, I 9 8 3, I 9 8 9, I 997, 200 I ) . Nel convegno di Siena del I 99 2 , che costituì un mo­ mento importante di confronto interdisciplinare tra studiosi di diverse II

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMED IOEVO

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Luni. Planimetria di una delle capanne messe in luce nel Foro

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Fonte: Ward-Perkins ( 1 9 8 1 ) .

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I. LA CASA ALTOMEDIEVALE

provenienze e segnò, si può dire, l'ingresso a pieno titolo dell' archeo­ logia, con i suoi metodi e le sue domande storiografiche, nell'amb ito delle discussioni di più ampio respiro relative all'alto medioevo italia­ no (Francovich, Noyè, 1 994) , il nostro tema era trattato ancora di sfuggita, nell'ambito di quadri regionali complessivi o nei contributi dedicati ai materiali da costruzione, argomento significativamente di­ viso in due diversi saggi, uno di una storica (P. Gaietti) e uno di un archeologo (R. Parenti) dedicati rispettivamente alle fonti scritte e alle evidenze materiali. Un anno dopo il convegno di Monte Barro, dedi­ cato espressamente all'edilizia residenziale, segnò il primo tentativo di raccolta sistematica di dati e di delineare dei quadri di sintesi su base regionale, sia pure limitato all'Italia centro settentrionale (Brogiolo, I 994b) . In quella sede G. P. Brogiolo indicò anche alcuni fi l oni di ricerca da perseguire per giungere a una piena valorizzazione dei dati archeologici relativi all'edilizia ai fi ni di una ricostruzione sto rica: a) componenti e tecnologia; b) funzione e tipologia; c) organizzazione del lavoro; d) aspetti sociali ed economici . Si può dire che queste sue indicazioni sono state messe a frutto dalla ricerca degli anni successivi, in quanto questi temi sono tutti divenuti centrali nelle ricerche più recenti. In questi anni si sono moltiplicate le indagini archeologiche, che hanno in alcuni casi superato l'orizzonte della scoperta casuale dovuta a scavi di emergenza e derivano da progetti di ricerca mirati all'analisi degli insediamenti medievali. Non si può non citare almeno le ricerche toscane promosse da Riccardo Francovich e dalla sua scuo­ la, che hanno portato a un incremento eccezionale, quantitativamente e qualitativamente, delle nostre informazioni sui modelli di insedia­ mento nelle campagne altomedievali e sulle tipologie edilizie ad essi connesse (Valenti, 1 99 6, 2004, 200 8 ) . Nell'ambito di queste ricerche è stato promosso anche il primo inventario delle strutture abitative altomedievali in materiale deperibile (Fronza, Valenti, 1 9 96) , punto di riferimento fondamentale per gli studi sull'argomento. Anche l'Ita­ lia meridionale, rimasta ai margini dei discorsi sul tema dell'edilizia residenziale e degli insediamenti altomedievali in una prima fase delle ricerche, ha visto aumentare in modo significativo i dati a disposizione grazie specialmente alle ricerche avviate in Puglia da G . Volpe e P. Ar­ thur (Volpe, Turchiano, 200 5 ) . Per quanto in quest'ultimo ventennio le ricerche si siano (a differenza di quanto era avvenuto negli anni ottanta) focalizzate più sulle campagne che sulle città, tra le indagi­ ni di ambito urbano che hanno fornito dati rilevanti non posso non menzionare quelle dei Fori Imperiali di Roma, che hanno restituito un'immagine inaspettata ma impressionante del paesaggio della città IJ

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMED IOEVO

tra vrn e x secolo fornendo, in pochi anni, più informazioni sulle tipo­ logie edilizie medievali della città di quanto non avessero fatto cento anni di scavi e sterri (Santangeli Valenzani, I 9 97, 2004) . Attualmente diversi sono gli argomenti di ricerca nell'agenda degli studiosi che riguardano in qualche modo il tema dell'edilizia residenziale; alcuni sono quelli che avevamo visto indicati già da Bro­ giolo nel I 994: innanzi tutto i modi di costruire, le tecniche edilizie, sia in pietra che in materiale deperibile, l'organizzazione del cantiere e l'approvvigionamento del materiale, con uno specifico interesse per il tema del reimpiego, anche nei suoi aspetti ideologici; le tipologie edilizie, con un perdurante interesse per la possibile connotazione etnica di particolari tipologie di strutture, interesse nato, come ab­ biamo visto, fin dalle primissime ricerche su questi temi e tutt'ora al centro di un vivace dibattito; le forme di insediamento rurale, non solo dal punto di vista dell'articolazione e della dislocazione nel pa­ esaggio (tema, questo, sul quale non è mai venuto meno l'interesse degli storici) ma anche delle forme materiali in cui si organizza; le città e il paesaggio urbano, con un particolare interesse per le fasi più avanzate dell'alto medioevo, dall'vrn al x secolo (per l' edilizia abi­ tativa vedi Gaietti, 20 I o) , mentre il tema della transizione tra tarda antichità e medioevo, benché ovviamente sempre presente negli studi (Augenti, 2oo6a) , è in questi ultimi anni meno centrale di quanto non fosse una ventina di anni fa. Altri campi di indagine invece sono rimasti finora marginali nelle ricerche condotte nel nostro Paese, e in particolare quelli che legano l'analisi delle strutture residenziali alla storia delle mentalità, agli stili di vita, al rapporto tra abitazione e struttura sociale, temi di ricerca che in altri paesi sono da tempo oggetto di indagine (ad es. Kent, 1 990) . In questa marginalità di questi studi va visto in parte il risul­ tato di uno scarso interesse dell'archeologia italiana per gli approcci post-processuali alla disciplina (Augenti, 2009) e probab ilmente an­ che l'esigenza di colmare innanzitutto il ritardo accumulato nella defi­ nizione tipologica e funzionale delle strutture residenziali. Nei prossimi capitoli si cercherà di seguire queste linee di ricerca, indicando i risultati raggiunti dalle ricerche e segnalando i temi e gli argomenti ancora oggetto di dibattiti e discussioni e quelli che invece ancora non sono entrati al centro delle indagini. La massa dei dati è ormai tale da impedire una recensione completa delle testimonianze archeologiche edite, e la scelta degli esempi illustrati e il taglio di alcu­ ni capitoli risentono, come è ovvio, degli interessi e delle competenze specifiche dell'autore. I4

2

L edilizia residenziale nella tarda antichità

L edilizia residenziale della tarda antichità si pone come momento finale di una lunga tradizione che affonda le sue radici nel mondo ellenistico, ma presenta, almeno per alcune particolari tipologie edi­ lizie, delle caratteristiche sue specifiche che la distinguono da quella della piena età imperiale. Il fenomeno più evidente, che si lega, ov­ viamente, all'evoluzione della struttura sociale del tardo impero, con l'irrigidirsi della distinzione in classi, è costituita da una sempre più marcata divaricazione delle tipologie edilizie secondo la stratificazione sociale. Laristocrazia tardo antica elabora delle tipologie residenzia­ li specifiche, sia in amb ito urbano che extraurbano, che presentano elementi caratteristici, che si diffondono a partire dall'inizio del IV secolo. Innanzitutto l'accentramento della ricchezza nelle mani della classe dominante porta alla realizzazione di residenze che, per dimen­ sioni e ricchezza dell'apparato decorativo, non trovano confronti nelle epoche precedenti. Sia nel caso delle residenze urbane che delle ville, si tratta sempre di complessi articolati, disposti attorno a spazi aper­ ti, giardini con ninfei, splendidamente decorati da mosaici e sectilia marmorei. Le dimensioni e la ricchezza di queste dimore colpivano gli stessi autori antichi come nel celebre passo di Olimpiodoro in cui l'autore paragonava le residenze urbane dell'aristocrazia a delle città inserite all' interno delle città (Frag. 4 1 . I: una sola casa è una città, e la città contiene diecimila città) (Baldini Lippolis, 2 00 1 , 200 5 ; per Roma: Guidobaldi, 1 9 8 6) . Anche alcune particolarità architettoniche caratterizzano le residenze di alto livello di quest'epoca, e in partico­ lare quella più evidente, e che ha maggiormente attirato l'interesse degli studiosi, è la diffusione di ambienti absidati e polilobati. Si tratta di ambienti di rappresentanza, e la particolarità architettonica della presenza di strutture curvilinee è probabilmente legata alla diffusione dello stibadium, la tavola ricurva che sostituisce, nelle pratiche di ban­ chetto, a partire dal III ma specialmente dal IV secolo, l'antico triclinio. Si è supposto, partendo dal caso di Piazza Armerina, che, almeno nei 15

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMED IOEVO

2.1 Faragola. Aula absidata con stibadium

FIGURA



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Fonte: Volpe (200 5 ) .

complessi in cui sono presenti ambedue i tipi di struttura, gli ambienti polilobati fossero specificamente destinati ai banchetti, mentre le aule rettangolari absidate fossero invece più genericamente aule di ricevi­ mento per le apparitiones del dominus alla sua clientela, ad imitazione dei cerimoniali imperiali (Settis, I 9 7 5 ) . Il recente rinvenimento a Fa­ ragola (Volpe et al., 200 5) in una ricca villa del IV secolo di un'aula ab­ sidata con un raro stibadium in muratura ( FIG. 2 . 1 ) mostra comunque come anche le sale rettangolari potessero essere destinate a banchetti, probabilmente connessi con spettacoli musicali o di danza che, come sappiamo anche dalle fonti scritte, tendono a sostituire, nella tarda antichità, la socialità legata alla conversazione che nelle epoche prece­ denti aveva avuto il suo ambiente deputato nel più raccolto triclinio. In ambito urbano queste lussuose dimore hanno una diffusione piuttosto limitata, laddove si concentrava una committenza di altis­ simo livello, come a Roma (Guidobaldi, 1 9 8 6) ( FIG. 2 . 2 ) o in quelle città dove la presenza o la vicinanza della corte imperiale aveva portato 16

2.

' L EDILIZIA RESIDENZIALE NELLA TARDA ANTICHITÀ

2.2 Roma. Resti di domus tardo antiche FIGURA

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EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL'ALTOMEDIOEVO FIGURA 2.6 Podere S. Mario (Pomarance, PI) . Pianta della fattoria romana

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Fonte: Terrenato (199 8).

zezza dei ripristini con i quali si cercò di ripararli. Meno chiara invece la situazione in ambito rurale, per quanto riguarda le residenze delle classi sociali medio-basse. Già per l'età imperiale le strutture abitative rurali di basso livello hanno generalmente attirato l'attenzione degli archeologi in modo marginale, rispetto alle ville e alle grandi residenze aristocratiche; per il periodo IV-V secolo la documentazione archeolo­ gica è sporadica e non consente ancora di delineare quadri di insieme, anche per l'assenza di aggiornati studi di sintesi. Anche qui è comun­ que attestata la lunga continuità d'uso di strutture antiche, come nel caso della fattoria del Podere S . Mario (Pomarance, PI ) , edificata nel IV secolo a. C. e utilizzata con poche modifiche fino al v secolo d. C. (Motta et al., 1 99 3 ; Terrenato, 1 99 8 ) ( FIG. 2 . 6) ; essa è costituita da una struttura quadrangolare di ca. 5 m di lato, divisa in due ambienti da un tramezzo, e da un cortile con una cisterna. Gli ambienti hanno il piano di calpestio ribassato rispetto all'esterno e la pavimentazione in semplice terra battuta; la struttura è in pietre legate da argilla e do­ veva avere un elevato in incannucciata rivestita di argilla cruda. È pro­ babile che anche in altri casi abitazioni formate da semplici strutture quadrangolari in muratura, del tipo di quella messa in luce a Monte Furco, nell'ager Capenas Qones, 1 96 3 ) , abbiano avuto una lunga con­ tinuità d'uso. Strutture della stessa tipologia, con basamento in pietra a secco e probabilmente alzato in materiale deperibile, sono comun22

2. L'EDILIZIA RESIDENZIALE NELLA TARDA ANTICHITÀ

que costruite ex novo ancora nel corso del IV e v secolo, come nel caso degli insediamenti di Savignano ( GE) ( Cagnana, I 9 94) , Felino ( PR) (Catarsi Dall'Aglio, I 994) , Gricignano (cE) (Arthur, 2004) . Più pro­ blematica la questione dell'esistenza di strutture costruite totalmente in materiale deperibile, tema che, come vedremo, acquista una note­ vole importanza in relazione al dibattito sulla genesi delle tipologie edilizie altomedievali. In epoca romana, pur in assenza di ogni riscon­ tro archeologico, l'esistenza di capanne in legno e frasche nell'edilizia rurale è testimoniata, sia pure in modo sporadico, dalle fonti scritte e iconografiche (Frayn, I 9 7 9 , pp. I I 5 - 29) , anche se l'evanescenza dei dati archeologici rende impossibile stab ilirne la diffusione e l'inciden­ za sul paesaggio rurale. Pochi sono i casi attestati archeologicamente di strutture di questo tipo databili ad un momento precedente il v seco­ lo. A Colle Cadetti ( PI ) sono state scavate due capanne datate tra il I I I e i primi anni del I V secolo: una è una capanna quadrangolare con pali portanti ed elevato a incannucciata, impostata su un vespaio in pietre e frammenti di laterizi, l'altra invece, anch'essa quadrangolare, ha pali solo su un lato, e probab ilmente era coperta da una tettoia inclinata e impostata a terra (Andreotti, Ciampoltrini, 1 9 8 8 ) . Alla metà-fine del rv secolo sono state datate le capanne rinvenute a Brignano (AL) , in frazione S . Giorgio e in frazione Frascata. La prima è una struttu­ ra rettangolare, lunga circa 5 m, costruita in argilla spalmata su una intelaiatura di legno e poggiata su una base in pietre, la seconda una capanna circolare, di 4 m di diametro (Pantò, I 99 3 ) . Nel Suburbio di Roma la presenza di capanne in materiale deperibile, legate a un popolamento stagionale (in analogia con quanto documentato per la stessa zona in epoca moderna) , elusive a un'indagine archeologica in­ dirizzata prevalentemente alle grandi strutture di epoca imperiale, è stata ipotizzata per tentare di delineare un modello dell'insediamento in quel territorio in epoca tardo antica (Santangeli Valenzani, 2000) . In definitiva, è probabile che semplici strutture abitative unifamiliari, costituite da uno o due ambienti, anche in materiale deperibile, doves­ sero costituire un elemento comune nel paesaggio rurale tardo antico, sia raggruppate in vici sia isolate, anche se il riscontro archeologico di queste realtà è ancora sporadico. La fine dell'uso di queste tipologie edilizie, ed evidentemente del sistema di vita e della struttura sociale a cui esse facevano riferimento, avviene nel corso del v o nei primi anni del V I secolo. A Roma tutte le grandi domus aristocratiche individuate mostrano di essere state abbandonate nella seconda metà del v secolo o al più tardi nei primi anni del VI , anche se in qualche caso vi sono tracce di una continuità 23

EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL'ALTOMEDIOEVO

di frequentazione di alcuni amb ienti (Santangeli Valenzani, 2 004) . Particolarmente significativo è il caso di un grande complesso resi­ denziale rinvenuto alla fine degli anni quaranta nell'area della stazio­ ne Termini. L'analisi della vecchia documentazione di scavo ha con­ sentito di chiarire come, intorno alla metà del v secolo, il complesso sia stato abbandonato e interrato, ritagliando però nella parte meri­ dionale, con limitati adattamenti, un piccolo quartiere residenziale (lungo 20 m e largo 1 o) disposto attorno a un piccolo cortile con portico ( F I G . 2 . 7 ) . Questa ab itazione richiama, per la sua planimetria e per la presenza di elementi come il cortile e il portico, le domus di alto livello di epoca precedente, sia pure in una versione rimpicciolita e impoverita, in cui la decorazione in marmi è sostituita da affreschi decorati con semplici specchiature. Sembra evidente che, nonostan­ te una situazione di generale impoverimento e l'abbassamento degli standard qualitativi, tuttavia le tipologie edilizie ed abitative di rife­ rimento delle classi medio-alte fossero rimaste le stesse. Questa resi­ denza venne definitivamente abbandonata tra la seconda metà del VI e i primi anni del VII secolo (Santangeli Valenzani, 2004) . Anche nelle altre città d'Italia l'abbandono delle domus, in cui, come si è visto, la vita era continuata a lungo, si pone a partire dal v secolo. Il caso indubbiamente meglio documentato è quello di Brescia (Brogiolo et al., 200 5 ) dove a una lunga continuità d'uso, protratta­ si in alcuni casi fino all' inizio del VI secolo, segue un lungo periodo di destrutturazione, che dura almeno fino alla fine del VI secolo, in cui le vecchie domus e gli spazi aperti vengono frazionati e utilizzati per attività artigianali o anche a fini abitativi, per essere infine de­ molite e sostituite da nuovi edifici che si rifanno, come vedremo, a nuove e diverse tipologie. Fenomeni simili sono documentati in altre città dell'Italia settentrionale, anche se con oscillazioni cronologiche sull'avvio del momento di degrado e destrutturazione delle residenze urbane, forse in concomitanza con gli episodi bellici che hanno in­ teressato l'area fin dalla metà del 111 secolo. ( Ortalli, Heinzelmann, 2003 ; Baldini Lippolis, 200 1 ) . Nella stessa Roma, pur in assenza di dati archeologici, il riferimento, nella legislazione di v secolo, a tuguria esistenti nel Campo Marzio ( Cod. Th., 1 4. 1 4) testimonia la presenza di strutture precarie e in materiale deperibile annidate nella zona più monumentale della città. Le tipologie edilizie urbane di prestigio di tradizione tardo antica mostrano una maggiore persistenza nell'ambito di alcune residenze di altissimo livello. È il caso della grande domus di Ravenna identificata con il palazzo di Teoderico, vastissimo complesso disposto attorno a

2.

L'EDILIZIA RESIDENZIALE NELLA TARDA ANTICHITÀ

FIGURA 2.7 Roma. Domus di piazza dei Cinquecento. Gli ambienti contrassegnati dai numeri romani vennero riutilizzati nel v secolo per ricavare una piccola domus

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EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL'ALTOMEDIOEVO FIGURA 2 . 8 Ravenna. Il palazzo di Teoderico

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10m.

2. L'EDILIZIA RESIDENZIALE NELLA TARDA ANTICHITÀ

un ampio peristilio, che sembra non subire modifiche ancora in epoca bizantina (Augenti, 2oo6b) ( FIG. 2 . 8 ) , o la domus di Cividale iden­ tificata da Brogiolo con la residenza del duca longobardo, anch'essa articolata attorno a un peristilio sul quale gravitavano numerosi am­ bienti, tra i quali anche un'aula absidata di rappresentanza, elemento caratteristico, come si è visto, delle residenze di alto livello di età tardo antica (Brogiolo, 200 I ) . Questo edificio viene restaurato ancora tra VI e VII secolo, e alla metà del VII in uno dei suoi ambienti, appa­ rentemente ancora in uso, viene deposto, in una camera sotterranea coperta da una pesante lastra di marmo, un sarcofago romano con all'interno un inumato con ricco corredo longobardo. Di particolare interesse, anche se purtroppo conservati in modo lacunoso e privi di ogni contesto stratigrafìco, sono i resti rinvenuti nei pressi del duomo di Monza, da identificare con il palazzo costruito, secondo Paolo Dia­ cono, da Teoderico e ristrutturato da Teodolinda. Si tratta di due aule absidate affiancate, quasi unico resto conservato in modo leggibile di un complesso che doveva essere assai vasto. Anche esse mostrano una fase di ristrutturazione inquadrabile in epoca altomedievale che po­ trebbe essere attribuita agli interventi promossi da Teodolinda Qorio, 1 990) . Questi esempi di sopravvivenza in pieno VII secolo di elementi architettonici caratteristici dell'edilizia di alto livello tardo antica sono come si vede limitati, con ogni probabilità, a strutture con funzione palaziale, e testimoniano come le aristocrazie altomedievali, non solo longobarde, cercas­ sero un rapporto di legittimazione, attraverso un recupero del passato affida­ to alle architetture. Questo spiega anche l'utilizzo di elementi architettonici antichi (colonne soprattutto) , non solo come elementi strutturali, ma talora con una prevalente funzione decorativa (Brogiolo, 2009; sull'architettura pa­ laziale nelle città dell'Italia tardo antica: Augenti, 2004b) .

Lambito in cui più a lungo si mantengono elementi di continuità con le esperienze residenziali tardo antiche è quello della Roma pontificia: ancora nel IX secolo Leone III doterà il Patriarchio lateranense di tri­ clini poliabsidati che, tramite il modello del Palazzo Imperiale di Co­ stantinopoli, si ricollegano direttamente alle tipologie delle residenze aristocratiche di IV e v secolo (Luchterhandt, 1 9 9 9) ( F I G . 2 .9) . Si tratta, comunque, di una casistica molto limitata, e ristretta ai vertici della società, che fa risaltare ancor più il quadro complessivo di abbandono e destrutturazione delle diverse tipologie di residenze urbane di tradizione antica. 27

EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL'ALTOMEDIOEVO FIGURA 2.9 Roma. Assonometria ricostruttiva del palazzo lateranense nella ricostruzione di Leone III. In primo piano il grande triclinio

Fonte:

Luchterhandt ( r 999).

Anche in ambito rurale intorno agli stessi anni le grandi ville, centri direzionali delle estesissime proprietà dell'aristocrazia senatoria, che avevano dominato il paesaggio rurale tardo antico, subiscono un pro­ cesso di abbandono e destrutturazione, in concomitanza con la crisi del sistema proprietario e produttivo legato al colonato, anche se con una leggera sfasatura cronologica tra l'Italia centro-settentrionale e quella meridionale. Nel Centro-Nord infatti il processo sembra giun­ gere a compimento nel corso del v secolo o al più tardi all'inizio del VI (Brogiolo, 1 99 5 ; Pergola et al., 2000) , mentre in Italia meridionale i tempi di questa crisi sembrano essere stati più dilatati (Sfameni, 200 5 , 2006) . Ancora nell'avanzato v secolo si costruiscono in Italia meridio­ nale alcune ville che mostrano di adeguarsi alla tradizione costruttiva classica e sono dotate di quegli elementi, come gli ambienti absidati o gli impianti termali, caratteristici delle strutture residenziali tardo antiche (S . Giovanni di Ruoti in Basilicata, Quote S . Francesco in Ca­ labria) ( FIG. 2 . 1 0) . Tuttavia in questi edifici si possono anche rilevare

' 2. L EDILIZIA RESIDENZIALE NELLA TARDA ANTICHITÀ

FIGURA 2.10

S. Giovanni Ruoti. Assonometria e prospetto della villa tardo antica

Fonte: Sfameni (2005).

29

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMED IOEVO

FIGURA 2.11

Palazzolo ( RA) . Planimetria del palazzo di Teoderico

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Fonte: Ortalli (1991).

delle innovazioni che mostrano l'inizio della trasformazione degli stili di vita delle classi dominanti. Un primo elemento è dato dallo stesso aspetto architettonicamente compatto delle strutture, che non si ar­ ticolano in ambienti disposti attorno ad aree aperte ma si presentano come un unico blocco di edifici. Lelemento più significativo è però forse il trasferimento degli ambienti residenziali al piano superiore, ele­ mento estraneo alle tradizioni abitative antiche e che invece vedremo poi caratterizzare le strutture residenziali di alto livello nel corso del medioevo. Questa innovazione si è voluta in passato riportare a influssi allogeni, longobardi ( Cagiano de Azevedo, r 97 4) o, al contrario, bi­ zantini (Guillou, 1 976) , ma gli studi più recenti tendono a respingere questa interpretazione e a vedervi invece il risultato di una evoluzio­ ne interna al mondo romano della tarda antichità (Wickham, 200 5 , pp. 648-9), in cui si è proposto di vedere, insieme alla più compatta articolazione architettonica dei complessi e alla comparsa di strutture come le torri, una soluzione tesa a garantire una maggiore sicurezza degli abitanti, in una situazione caratterizzata da conflitti e dall'allenta­ mento dei poteri centrali (Polci, 200 3; Sfameni, 200 5 ) . La dislocazione degli ambienti residenziali ai piani superiori è probabilmente da leggere anche nelle strutture che sorgono, nello stesso torno di tempo, come residenze extraurbane relative ad alti personaggi della corte gota o al re Teoderico stesso, come i palazzi di Galeata e Palazzolo (FIG. 2 . 1 r) nel 30

' 2. L EDILIZIA RESIDENZIALE NELLA TARDA ANTICHITÀ

FIGURA 2.12

Palazzo di Monte Barro

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Fonte: Brogiolo, Castelletti (200 I).

ravennate (Ortalli, 1 9 9 1 ) e il palazzetto di Monte Barro presso Lecco (Brogiolo, Castelletti, 200 1 ) ( FIG. 2 . 1 2) . Si tratta in tutti i casi di com­ plessi residenziali articolati intorno a un grande cortile quadrangolare con portici sul quale affacciano ambienti disposti in serie. A Galeata e Monte Barro tra i crolli del piano superiore sono stati rinvenuti resti di mosaici (a Galeata) e intonaci dipinti (a Monte Barro) che mostra31

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMED IOEVO

no l'alto livello architettonico e decorativo degli edifici, e confermano la prevalente importanza del piano superiore. Nonostante la presenza di elementi certamente ispirati alla tradizione romana, come un im­ pianto termale a Palazzolo o i portici colonnati, la presenza di chiari elementi difensivi e l'aspetto utilitario e funzionale del cortile centrale, insieme allo spostamento ai piani superiori delle funzioni residenziali e di rappresentanza, segnano un indubbio allontanamento da quella tradizione, e si è voluto vederne l'ispirazione in modelli provinciali, e in particolare nelle ville fortificate pannoniche, modelli che i goti avreb­ bero assimilato durante il loro stanziamento lungo il Danubio, prima dell'ingresso in Italia, e qui riproposto e rielaborato (Ortalli, 1 99 1 ) . La presenza di alcuni elementi i n comune tra queste residenze di alti personaggi della corte gota e le citate ville dell'Italia meridionale ha fatto supporre che anche queste ultime possano essere appartenute a proprietari di origine barbarica, ma, come ha sottolineato C. Sfameni, le ville di S. Giovanni e Quote S. Francesco mostrano anche caratteri di evidente continuità con la tradizione delle ville tardo antiche, come la presenza delle sale di rappresenta absidate e l'attestazione di una fun­ zione produttiva accanto a quella residenziale, oltre l'assenza dell'arti­ colazione attorno a una corte scoperta, che le distinguono nettamente dai coevi palazzi "goti" (Sfameni, 200 5 ) . Anche nel Meridione d'Italia, comunque, la fine di queste strutture sembra avvenire nell'inoltrato VI secolo, anche se recentemente è stato proposto di prolungare la vita dell'ultima fase monumentale della villa di S . Giovanni Ruoti fino alla metà del VI I secolo (Small, 200 5 ) . Se questa ipotesi fosse confermata, il divario cronologico tra l'Italia settentrionale e quella meridionale, e la continuità in quest'ultima area delle forme di insediamento antiche, risulterebbe ancora più marcato. Il VI secolo sembra comunque caratterizzarsi come un momen­ to di cerniera, in cui tradizioni abitative che si rifacevano al passato vengono ad esaurirsi e si diffondono tipologie edilizie per le quali è possibile trovare sul suolo italiano solo sporadici precedenti.

32

3

Edilizia rurale e in materiale deperibile

Nel corso dell'alto medioevo l'edilizia rurale si caratterizza in Italia per la presenza costante di strutture estremamente semplici, volumetrica­ mente compatte, costituite generalmente da un unico ambiente o al massimo divise da tramezzi interni in un paio di ambienti, costruite con materiali "poveri" e per lo più attribuibili, come si vedrà in detta­ glio nel CAP. 7, a una attività costruttiva autarchica, che cioè fa ricorso a un patrimonio di conoscenze tecniche condivise da gran parte della popolazione delle campagne, in un ambiente in cui non doveva essere presente una categoria professionale specifica che si dedicasse alle at­ tività edilizie. Questa tendenziale uniformità è però declinata in una grande varietà di forme, tecniche e materiali, spesso attestate negli stessi luoghi e negli stessi periodi, varietà che rende difficile delimitare aree con tradizioni abitative omogenee e tracciare delle linee evolutive delle diverse tipologie edilizie. Un'altra caratteristica che distingue nettamente l'edilizia abitativa dei secoli VI-X da quella antica e da quella bassomedievale è la scar­ sa differenziazione, o per meglio dire la mancanza di differenziazione delle tipologie edilizie tra aree rurali e aree urbane, almeno per quanto riguarda le abitazioni riferibili alle fasce medie e basse della popolazio­ ne, anche perché all'interno delle città le abitazioni fanno spesso parte di nuclei di insediamento inseriti all'interno di paesaggi fortemente ruralizzati, nei quali l'attività agricola è spesso dominante rispetto alle attività più specificamente urbane (Brogiolo, Gelichi, 1 99 8 ) . Proprio per l' impossibilità di distinguere tipologicamente le abitazioni rurali da quelle urbane attribuibili a una fascia sociale medio-bassa, in que­ sto capitolo le tratteremo insieme riservando poi invece uno specifico capitolo all'edilizia urbana di alto livello, che presenta, come vedremo, caratteristiche particolari e riconoscibili. Da un punto di vista planimetrico le strutture attestate presentano un'ampia variabilità, da piante quadrangolari, rettangolari o quadrate, a piante ellittiche, fino a capanne circolari; da un punto di vista del33

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMED IOEVO

le tecniche e dei materiali costruttivi le strutture possono essere con una armatura di pali portanti che reggono il tetto mentre le pareti sono costituite da incannucciata o graticcio di rami rivestiti di argilla, possono essere costruite con pareti in argilla cruda, con o senza una base in pietre a secco, possono essere realizzate interamente in legno, con assi verticali inseriti in un trave orizzontale di base (stabbau) o in tronchi posti orizzontalmente ( blockbau) , anche in questo caso con o senza zoccolo in pietra, possono utilizzare insieme più di una di que­ ste tecniche; dal punto di vista del livello di calpestio possono avere il pavimento al livello del suolo o scavato per una profondità da alcuni decimetri a più di un metro (grubenhauser) . Ulteriori diversificazioni possono riguardare la posizione dei focolari o la collocazione rispetto all'abitazione di eventuali annessi funzionali. Generalmente, nell' am­ bito degli studi archeologici, si è privilegiata l'analisi delle tecniche e dei materiali costruttivi, e infatti tutti i tentativi di mettere ordine in questa massa di dati delineando delle tipologie hanno preso le mosse dal dato tecnologico (Fronza, Valenti, 1 996, 2004; Brogiolo, 2oo8 b) . Si tratta di una scelta obbligata, in considerazione del tipo di docu­ mentazione disponibile; è tuttavia importante sottolineare l' impor­ tanza di tenere conto anche degli altri fattori nell'analizzare i modi dell'abitare di questo periodo, e quindi nel tentare di individuare tra­ dizioni culturali riconoscibili: ad esempio una abitazione rettangolare e una circolare presuppongono due modi completamente diversi di rapportarsi con lo spazio abitativo, di dividere all'interno della strut­ tura residenziale aree funzionalmente diversificate, e da un punto di vista culturale la differenza è forse più profonda di quella tra l'utiliz­ zo o meno di una base in pietra nella costruzione, che può derivare dall'adattamento a diverse condizioni ambientali. Benché esuli dagli obiettivi di questo libro, va tuttavia considerato anche il quadro insediativo in cui queste strutture si inseriscono. È questo un tema sul quale è in corso un vivace dibattito tra gli studiosi (Brogiolo, Chavarria Arnau, 200 5 ; Valenti, 2004) . La ricostruzione tradizionale vedeva un abitato rurale altomedievale sparso, con abita­ zioni isolate e in piccoli gruppi diffuse sul territorio, fino all'incastel­ lamento di x-xr secolo, che avrebbe portato alla creazione, per inizia­ tiva dei centri di potere aristocratici, ecclesiastici e monastici, di siti fortificati d'altura in cui si sarebbe concentrata la popolazione delle campagne (Toubert, 1 97 3 , 1 99 5 ) . A questa visione si è sostituita, al­ meno per alcune aree della penisola e grazie principalmente ai risultati degli scavi toscani, quella di un abitato accentrato fin da epoca assai antica, con la creazione, per iniziativa degli stessi contadini, di villaggi 34

3 . EDILIZIA RURALE E IN MATERIALE DEPERIBILE

in luoghi elevati (Valenti, 2004; Gelichi, 200 5 ) . Naturalmente, come si è detto, non si affronterà qui questo tema, ma sono questi i possibili scenari nei quali inserire le abitazioni che andremo a descrivere.

J.I

Strutture in armatura di pali portanti Il tipo di struttura con una diffusione più ampia, sia geografica che cronologica, è senz' altro costituito dalla capanna sostenuta da pali portanti, generalmente a pianta rettangolare. È una tipologia che troviamo attestata a partire dal VI secolo e che ha una lunghissima continuità d'uso, tanto che in alcune aree rurali marginali, come le Paludi Pontine, era ancora ampiamente utilizzata fino agli inizi del xx secolo. Poiché la documentazione archeologica si riduce, in quasi tutti i casi, ai soli piani d'uso e alle fosse per l'alloggiamento dei pali, è naturalmente difficile poter analizzare i dettagli costruttivi di que­ ste strutture. La differenza culturalmente più significativa è costituita dal sistema con il quale viene sostenuta la copertura: essa può infatti poggiare su un trave portante centrale e poggiarsi con gli spioventi sui perimetrali, o gravare solo sui pali perimetrali, uniti in alto da traverse di congiunzione (Donat, I 9 9 I ) . I due sistemi sono tecnicamente ben diversi, e presuppongono diverse tradizioni costruttive, ma a livello archeologico questa differenza può essere individuata, solo nei casi in cui a livello planimetrico le strutture siano ben conservate, dalla pre­ senza o meno di elementi di sostegno posti lungo l'asse longitudinale. Altro elemento che non è sempre possibile individuare dalla docu­ mentazione archeologica è il modo con cui erano realizzate le pareti. È un elemento forse culturalmente meno significativo, in quanto più fa­ cilmente modificabile sotto la spinta delle variabili ambientali, ma che sarebbe comunque interessante poter "mappare" con precisione. Nella maggior parte dei casi l'alzato doveva essere costituito da un intreccio vegetale (vimini, ramaglia) spalmato di argilla (Castigliani, Rottoli, 200 5 ) , ma sono attestati casi di elevato in sola argilla (Pescara, Piazza Unione: Staffa, I 9 94, p. 8o) o, dove le condizioni ambientali hanno consentito una miglior conservazione dei resti archeologici, in assi di legno (in Abruzzo, a Pescara, Bagno Borbonico: Staffa, I 9 9 4, p. 7 I ; in Emilia a Ferrara e Fidenza: Gelichi, I 994; Catarsi Dall'Aglio, I 994; in Lombardia: Brogiolo, I 994a, p. I I o) . In altri casi alcune particolarità costruttive hanno una diffusione così singolare che è difficile conclu­ dere se siamo in presenza di una casuale "riscoperta" di particolari 35

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMED IOEVO

tecniche ed espedienti costruttivi in contesti diversi, magari sotto la spinta di condizioni ambientali simili, o se invece vi sono legami cul­ turali diretti che ancora ci sfuggono. È il caso di alcune capanne che hanno i pali perimetrali infissi all'interno di una canaletta che segue il perimetro della struttura. Questa particolarità è ab bastanza diffusa nell'Europa centro-settentrionale e nelle isole britanniche, ma in Ita­ lia è stata finora individuata solo a Poggibonsi, in provincia di Siena (Valenti, 2004, pp. 2 3 -6) e a Roma, nel Foro di Cesare (Meneghini, Santangeli Valenzani, 2007, p. I 44) , in ambedue i casi in contesti di VIII secolo. Un ulteriore caso particolare è costituito dalle capanne con armatura a pali portanti che hanno il piano di calpestio interno non al livello del suolo, ma ribassato. Poiché tuttavia queste strutture sono state oggetto di un particolare interesse da parte degli studiosi, dando occasione a un vivace dibattito sul problema dell'origine di questa par­ ticolare tipologia costruttiva, le tratteremo in un paragrafo specifico. Vediamo ora di analizzare alcuni casi di strutture di questo tipo (per un inventario dei ritrovamenti fino al I 996 vedi Fronza, Valen­ ti, I 996) . Gli esempi editi più antichi provengono dal Piemonte, dall'Abruzzo e dall'Emilia, e sono databili tra il v e il VI secolo. A Martinsicuro (TE) , l'antica Truentum, due case sorrette da pali di legno vennero edificate ai margini di un'antica strada romana, sostituendo dei preesistenti edifici in muratura, evidentemente ormai fatiscenti, che vennero demoliti (Staffa, I 994, p. 70; Staffa, 2006, pp. 3 69-70) . A Fidenza, negli scavi di via Bacchini, la fase più antica dell' insedia­ mento, riportabile allo stesso orizzonte cronologico, ha anch'esso case in legno a pali portanti. La meglio conservata, di m 5 X I o, 5 , ha 5 pali per lato, è divisa in due ambienti da un tramezzo centrale, e ha un alzato che le eccezionali condizioni di conservazione hanno permesso di riconoscere, costituito da assi di legno fissate all'esterno dei pali; si conservava un'unica fila di assi, apparentemente solo poggiati ai pali di sostegno, non essendoci tracce di chiodature o legacci di fissaggio (Catarsi Dall'Aglio, I 99 8 ) ( FI G. 3 . I ) . A Collegno (To) strutture in pali portanti con alzati in terra sono attestate in un abitato in relazione con una necropoli di età gota (Pej rani Baricco, 2004) . La maggior parte delle attestazioni sono tuttavia databili a parti­ re dal VI-VII secolo. In questo periodo capanne a pali portanti sono attestate in diverse parti d'Italia. Le analisi più approfondite sono senza dubbio quelle realizzate in Toscana a seguito degli scavi e delle ricerche condotte da Riccardo F rancovich e dalla sua scuola su nu­ merosi siti della regione, dove sono stati individuati e scavati degli insediamenti accentrati d'altura risalenti ai primi secoli del medioevo

3 . EDILIZIA RURALE E IN MATERIALE DEPERIBILE

FIGURA 3 .1

Fidenza, via Bacchini. Capanna in legno (VI sec. d.C.)

Fonte: Catarsi Dall'Aglio (199 8). (sulle strutture insediative delle campagne toscane vi è anche un im­ portante lavoro di sintesi, al quale si rimanda per l' inquadramento generale degli insediamenti a cui si fa riferimento : Valenti, 2 004) . A Scarlino, Montarrenti, Poggibonsi, Donoratico, Miranduolo ( Chiu­ sdino) sono presenti numerose capanne rettangolari o ellittiche di dimensioni variabili e utilizzate per un ampio arco cronologico, dal VII al x-xi secolo (Valenti, 2004; Valenti, 200 8 ) ; la più antica è una piccola capanna (m 4, 5 x 2, 5) messa in luce a Montarrenti, delimi­ tata da pali scavati nella roccia e con un piano di calpestio formato dalla stessa roccia di base livellata. La copertura sembra essere stata a un solo spiovente; la presenza di un focolare sembra indicare un uso abitativo della struttura, che è stata utilizzata dalla metà del VII alla seconda metà dell'viii secolo. Di grande interesse è la presenza di strutture di questo tipo di grandi dimensioni e identificabili con resi­ denze di prestigio nell'ambito della comunità. A Poggibonsi e a Mi­ randuolo gli insediamenti di epoca carolingia, interpretati come cen­ tri curtensi, hanno ambedue nella parte più elevata, identificata come il centro dominicale, una grande struttura residenziale. A Poggibonsi 37

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMEDIOEVO

FIGURA 3 . 2

Poggibonsi (si) . Ricostruzione della longhouse

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Fonte: Valenti (2 004) .

si tratta di un imponente edificio a pianta ellittica, lungo m 1 7 e largo 8 , 5 , costruito dopo un lavoro di spianatura dell'area, in modo che un lato rimane leggermente seminterrato ( FIG. 3 . 2) . La struttura era retta da una armatura di pali e l'alzato era in terra. All' interno la struttura era divisa in tre ambienti da tramezzi lignei. Uno di questi ambienti era destinato ad uso residenziale, ed aveva un focolare a terra, un altro doveva essere un magazzino o deposito di derrate alimentari. Una fila centrale di pali reggeva il tetto, probabilmente ricoperto di materiale vegetale . Come ha sottolineato lo scavatore (Valenti, 1 9 96, 2 004) , mancano in Italia confronti precisi per questa struttura, che inve­ ce ha stringenti somiglianze con le longhouses ampiamente attestate nell'Europa continentale germanica, che condividono con quella di Poggibonsi anche la funzione di residenza di prestigio per il capo di una comunità. Benché di dimensioni non così grandi come quella di Poggibonsi, anche a Miranduolo il centro direzionale della curtis ha un edificio di spicco, probabile residenza del dominus o di un suo rap­ presentante, costituito da una grande capanna a pali portanti con ele-

3 . EDILIZIA RURALE E IN MATERIALE DEPERIBILE

FIGURA 3 · 3 Miranduolo (Chiusdino SI) . Ricostruzione dell'insediamento nel

IX

secolo

Fonte: Valenti (2008 ) .

vato in graticcio rivestito d'argilla ( F I G . 3 . 3 ) . D ivisa anch'essa in due navate da una fila di pali, è probabile che avesse anche un soppalco. Numerose altre strutture edificate con questa tecnica, di misure varia­ bili tra i I 5 e i 2 5 mq, sono state messe in luce in questi insediamenti in contesti databili tra l'viii e il x secolo (a Miranduolo, solo nella fase di VI I I secolo, sono state identificate I 4 strutture di questo tipo, più altri elementi appartenenti ad altre che non si sono potute ricostruire perché in gran parte rimosse da interventi posteriori) . In definitiva la capanna rettangolare o subrettangolare, retta da pali e con un elevato in materiale deperibile, sembra essere la tipologia edilizia più diffusa nelle campagne della Toscana altomedievale, con attestazioni peral­ tro anche in ambito urbano, come a Siena nell'area dell'Ospedale di S. Maria della Scala (Cantini, 200 5 ) . Nella maggior parte dei casi l'elevato sembra essere stato in graticcio o intreccio di rami rivestito 39

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMEDIOEVO

FIGURA 3 - 4

Poggibonsi

(si) . Capanna circolare

Fonte: Valenti ( 1 996) .

d'argilla, anche se in almeno un caso è testimoniata la presenza di un elevato in elementi lignei sovrapposti (M iranduolo, struttura C3 I, datata all'viii secolo; Valenti, 2 008 , p. 97) . In alcuni casi, come si è visto, la presenza di elementi portanti sull'asse longitudinale mostra che la copertura doveva essere a spioventi sorretti da un trave portan­ te centrale, anche se la parzialità di molti dei ritrovamenti rende im­ possibile generalizzare questo dato. Benché molto meno diffuse, sono attestate in questi insediamenti anche delle capanne circolari, come a Poggibonsi (FIGG. 3 .4, 3 . 5 ) , Miranduolo e Rocchette Pannocchieschi (Valenti, 2004, p. 2 3 ) , con un diametro intorno agli 8 m e delimitate da pali disposti a circa m I , 5 o di distanza uno dall'altro. La copertu­ ra doveva essere a largo cono. Queste capanne sorgevano accanto a quelle rettangolari nell'ambito degli stessi insediamenti, e allo stato attuale delle conoscenze è impossibile dire se la differenza di forma indicasse una differenza di funzione o se tradizioni abitative diverse convivessero nell'amb ito delle stesse comunità; merita comunque di essere ricordato che, come si è detto a suo luogo, capanne circolari in materiali deperibili sono attestate in Toscana fin dalla piena età romana (Orentano, vedi CAP. 2) .

3 . EDILIZIA RURALE E IN MATERIALE DEPERIBILE

FIGURA 3 · 5

Poggibonsi

(si) . Ricostruzione della capanna circolare

Fonte: Valenti (20 04) .

Di grande importanza per la nascita dell'interesse archeologico per l'edilizia medievale in materiale deperibile sono stati i ritrovamenti di Luni, nell'area di confine tra Liguria e Toscana, in quanto sono tra le prime abitazioni altomedievali oggetto di una esaustiva pubblicazione (Ward-Perkins, I 9 8 1 ) . Nell'area del vecchio foro della città romana, ormai abbandonato e in fase di destrutturazione, si impiantarono nel corso del VI-VII secolo due abitazioni, molto simili tra di loro, che pre­ sentano alcune particolarità costruttive che non sembrano, allo stato attuale, trovare confronti stringenti in Italia. Quella meglio ricostrui­ bile (ca. m I I X 6) era delimitata da un muretto in pietre legate da argilla, probabilmente base di un alzato in materiale più leggero, che non aveva però funzione portante, in quanto la copertura doveva esse­ re sostenuta da dei grossi travi a sezione quadrangolare posti all'ester­ no dei muri, in modo da formare una sorta di portico sui lati della casa ( FIG. 3 . 6) . All'interno erano divise in due ambienti e, in quella meglio conservata, si riconosce un focolare a terra posizionato a ridosso del muro di fondo; punti di appoggio per pali posti all'interno della strut­ tura, lungo il suo asse longitudinale, hanno fatto supporre che il tetto poggiasse su un trave portante. Le strutture con armatura di pali sono attestate anche nelle zone rurali di altre parti d'Italia come la struttura residenziale più diffusa. Nell' Italia padana, per molti dei numerosi edifici di questo tipo messi 4I

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMEDIOEVO

FIGURA 3 . 6 Luni . Pianta e prospetti ricostruttivi di una delle capanne del Foro

Fonte:

Ward-Perkins (I 9 8 5). 42

3 . EDILIZIA RURALE E IN MATERIALE DEPERIBILE

3·7 Piadena. Ricostruzione dell'edificio altomedievale

FIGURA

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Fonte: Galetti ( 1 997) .

in luce i dati di scavo consentono di affermare che gli elevati fossero re­ alizzati con assi di legno fissati ai pali e a travi orizzontali posti alla base della struttura. Avevamo già indicato un caso in una delle più antiche strutture di questo tipo rinvenute, quella di Fidenza via Bacchini; altri casi sono attestati in Emilia, a Ferrara, corso Porta Reno, (Gelichi, 1 994, p. 1 63 ) , e in Lombardia. A Piadena, è stato messo in luce un insedia­ mento di capanne rettangolari allineate e separate da stretti angiporti; due di esse, meglio conservate, sono rispettivamente di m 5 ,40 X 6,60 e m I o, 8 o x 7, I o, e sembra avessero non solo l'elevato in assi di le­ gno ma anche il pavimento costituito da un assito (Brogiolo, I 994a, p. I I O- I ; Breda, Brogiolo, I 9 8 5 ) (FIG. 3 . 7) . Altri esempi provengono da Rodengo Saiano (Bs) , S . Tomè di Carvico (BG) , Mantova (Brogiolo, 43

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMEDIOEVO

FIGURA 3 . 8 Ferrara, Corso Porta Reno. Planimetria di edificio in legno AREA C

AREA A Bast plate 1039

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Fonte: Gelichi ( 1 997) .

1 994a) . Questa tipologia sembra evolversi in quella delle strutture pog­ giate su un basamento di legno, formato da travi dormienti, sul quale si incastrano, in appositi alloggiamenti, i travi portanti che reggono la copertura e le assi che costituiscono la parete. Sia a Ferrara (FIG. 3 . 8 ) che a Fidenza è documentata infatti la successione tra le abitazioni a 44

3 . EDILIZIA RURALE E IN MATERIALE DEPERIBILE

FIGURA 3 ·9

(Bo) , loc. Crocetta. Ricostruzione di abitazione della pri­ ma fase dell'insediamento S. Agata Bolognese

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Fonte: Geli chi, Librenti (200 5 ) .

pali portanti e alzato ligneo e quelle di questo tipo, in uso fino al basso­ medioevo (Gelichi, 1 994; Catarsi Dall'Aglio, 1 9 94) . Lesempio meglio conservato è quello di Fidenza, dallo scavo di via Bacchini: si tratta di tre capanne, di cui quella meglio conservata è rettangolare (m 7 X 9) costruita con travi dormienti in legno di quercia, divisa in due ambien­ ti da un tramezzo fatto di assi di legno incastrate in un trave dormiente dotato di scanalatura ( FIG. 7 . 2) . I due amb ienti dovevano essere utiliz­ zati uno come stalla e l'altro, con pavimento in terra battuta e focolare di pietra al centro, come abitazione (sia la cronologia al x secolo che l'identificazione come stalla o magazzino di uno dei due ambienti sono peraltro messe in dubbio da Gelichi, Librenti, 20 1 0) . Strutture su travi orizzontali sono documentate anche a Bovolone (vR), databile alla fine del IX secolo (Saggioro, 20 1 0) e a S. Agata Bolognese, in località Cro­ cetta (Gelichi, Lib renti, 200 5 ) , datab ili al IX-X secolo: l'unica scavata per intero tra quelle attribuibili alla prima fase dell'insediamento ( Ix secolo) è costituita da un'ampia abitazione rettangolare, (m 1 2 X 4) , 45

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMEDIOEVO

divisa in tre ambienti ( FIG. 3 . 9) ; uno di essi ha un focolare in laterizio e basi per arredi (semplici focolari a terra si trovano anche negli altri due ambienti) . Anche in questo caso vi sono indizi della presenza di alzati in tavolato ligneo e di pavimentazione in assi di legno. Naturalmente questi edifici con alzato ligneo convivono in queste aree con altri che avevano l'elevato in graticcio rivestito, come do­ cumentato e attentamente analizzato a Brescia (Castigliani, Rotto li, 200 5 ) , o, probabilmente, nei numerosi casi in cui serie di buchi di palo segnano il riutilizzo di ambienti di edifici rurali romani destrut­ turati, senza che sia nella maggior parte dei casi possibile ricostruire dimensioni e plan imetria delle strutture (Brogiolo, I 99 5 ; Brogiolo, Chavarda Arnau, 2 00 5 ) . Carea d i diffusione delle strutture in armatura d i pali comprende anche il Piemonte (Belmonte TO, Asti, Vercelli: Cantino Wataghin, I 994; Castelseprio - VA: Brogiolo, I 994a; Chiesa di S. Michele - ve : Negro Ponzi Mancini, I 9 99; in quest'ultimo caso sembra accertata la presenza di un alzato in tavolato) ; l'Abruzzo (Martinsicuro - TE, Pescara, Orto na, Vasto: Staffa, I 994, 2006) ; il Lazio (Ponte Nepesi­ no - VT : Cameron et al. , I 9 8 4; Bagnoregio loc. S . Lucia - VT: Cagiano de Azevedo, I 976; Torre Spaccata nel Suburbio di Roma: Santangeli Valenzani, 2oo8 b; Roma stessa, nel Foro di Cesare: Meneghini, San­ tangeli Valenzani, 2007, p. I 44) . Quest'ultimo caso è particolarmente interessante, in quanto primo caso accertato di abitazione a struttura portante in legno archeologicamente documentata a Roma, dove an­ che la documentazione scritta mostra come, anche nei secoli seguenti, le strutture in legno dovessero essere molto rare (Hubert, I 99 0) ; si tratta di due capanne rettangolari con uno dei lati corti semicirco­ lare, orientate ortogonalmente l'una all'altra; la più grande è di m 7,7 X 2, 8 ed è divisa da due tramezzi in tre ambienti; davanti al lato lungo ovest vi era un ampio portico sorretto da una fila di pali (FIG. 3 . I o) ; l'altra è di m 4,7 X 2, 8 e priva del portico, è divisa all'interno in due soli ambienti. Ambedue, come già accennato, sono costruite con una armatura di pali alloggiati dentro una canaletta scavata lungo il perimetro della struttura. Gli interventi posteriori hanno asportato completamente i piani di calpestio relativi a questa fase, e quindi non è possibile accertare la funzione residenziale delle due strutture, che sembra tuttavia molto probabile. Queste capanne si inserivano all'in­ terno di un paesaggio fortemente ruralizzato, in quanto sono con ogni probabilità in fase con un'utilizzazione agricola dell'area dell'antico foro (Meneghini, Santangeli Valenzani, 2007, pp. I 44- 5 ) . [amplissi­ ma disponibilità di materiale da recuperare nell'area del Foro di Ce-

3 . EDILIZIA RURALE E IN MATERIALE DEPERIBILE

FIGURA 3 .10

Roma, Foro di Cesare. Capanna in legno con canaletta perimetrale e portico. VI I I secolo

Fonte: Meneghini, Santangeli Valenzani (2007) .

sare (che sarà, come vedremo, ampliamente sfruttata un secolo dopo) porta a escludere che la scelta del legno sia dovuta a una maggiore facilità di reperimento del materiale; si tratta forse di una scelta di tipo culturale, che potrebbe indicare la presenza qui di persone recen­ temente inurbatesi e legate a tecniche e tradizioni abitative diffuse in al tre aree della penisola. In Italia meridionale le attestazioni di strutture di questo tipo sono più scarse, ma probabilmente questo fatto testimonia lo stato degli studi e delle ricerche più che una reale minore presenza di queste ti­ pologie edilizie. In Puglia infatti, la regione del Mezzogiorno che in questi ultimi anni è stata oggetto dei più articolati progetti di ricerca, capanne in pali sono state individuate, in fasi di VI-VII secolo, in di­ versi siti, come all'interno delle strutture abbandonate della villa di Faragola, del complesso di S. Giusto e di quello di S. Pietro a Canosa (Volpe, 200 5 ; Volpe et al. , 200 5 ) , a Seppanibale (Fasano, BR) (Bertelli et al. , 200 5 ) . In Calabria un interessante piccolo insediamento è stato 47

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMEDIOEVO

messo in luce tra le strutture dell'antico vicus di S . Maria del Mare presso Solacium; si tratta di una capanna ovoidale di m 2,70 x 1 ,40 inserita in un complesso funzionale comprendente un'altra picco­ la struttura in pali semicircolare di un metro di diametro, due fosse granaio, una base di macina e altre strutture lignee di difficile inter­ pretazione ma senz' altro destinate ad attività domestiche e artigianali (Raimondo, 200 5 ) .

J .2

Capanne se m in terra te Tra le strutture residenziali in materiale deperibile attestate in Italia in età alto medievale, il tipo che forse ha maggiormente suscitato l' at­ tenzione degli archeologi è la capanna seminterrata, spesso chiamata, nella terminologia archeologica, con il nome tedesco di grubenhaus (p l. grubenhauser) , a sottolineare, anche nell' uso del nome, la supposta derivazione da modelli attestati nel mondo di cultura germanica. È infatti proprio questo, dell'origine di questo tipo di struttura, l'aspetto su cui si è concentrato l'interesse degli studiosi nel prendere in con­ siderazione questa particolare tipologia edilizia. Torneremo su questo tema nel capitolo successivo. Come dice il nome, la caratteristica di queste strutture è quella di avere il piano di calpestio interno ribassato rispetto al livello del suolo, per una profondità che può variare da pochi decimetri a oltre un metro. Si è discusso sul fatto se realmente il piano di calpestio interno fosse a quota più bassa, o se invece vi fosse una pavimentazione l ignea al livello del suolo, e la parte scavata sotto il pavimento servisse da intercapedine contro l'umidità o, in alcuni casi, da deposito. Come vedremo, in Italia ambedue le possibilità sem­ brano essere documentate: se infatti in alcuni casi la documentazione di scavo ha fatto supporre l'esistenza di un pavimento ligneo, in altri la presenza di focolari sul fondo dello scavo dimostra senza dubbio che quello era il livello di frequentazione della capanna. Le strutture portanti sembrano essere state per lo più con armatura di pali e alzato in materiale deperibile, anche se sono attestati muri con basamenti in pietra che reggevano un alzato ligneo, come ad esempio a Villandro (Bz) (Dal Rì, Rizzi, 1 99 4) e nell'isola di S . Andrea nel lago di Loppio (Mori, TN ) (Maurina, 200 5 ) , dove peraltro queste abitazioni sembrano riprendere la tradizione delle case retiche di epoca protostorica. Anche in altre parti d'Italia strutture con piano interno ribassato sono atte­ state in ambito rurale in epoca pre-protostorica e romana, come nel

3 . EDILIZIA RURALE E IN MATERIALE DEPERIBILE

Suburbio di Roma in epoca arcaica (Gioia, Volpe, 2004, pp. 3 0 3 - 1 3 ) o nel già citato caso della fattoria del Podere S . Mario presso Volterra, anche se le tecniche e le tipologie edilizie sono sensibilmente diverse da quelle attestate nell'altomedioevo. Nel medioevo europeo strutture di questo tipo sono diffuse in due distinti ambiti culturali, quello slavo e quello germanico, con delle sensibili differenze tipologiche e di uso. Tra gli slavi il tipo di abitazio­ ne più diffuso, tra il VI e il x secolo, è costituito da capanne seminter­ rate, profonde una cinquantina di cm dal livello del suolo, di forma quadrata, con un focolare presso uno degli angoli (Buko, 20 I O) . Nel mondo germanico sono invece diffuse, negli insediamenti, delle strut­ ture seminterrate di pianta rettangolare (più raramente circolare o sub circolare) , interpretate però non come abitazioni (la tipica abitazione in quest'area è costituita da capanne al livello del suolo con struttura a pali portanti) ma come annessi funzionali (magazzini, opifici etc .) (Donat, 1 9 8 0) . Per venire alla situazione italiana, nella nostra penisola la presenza delle capanne seminterrate è senz' altro più sporadica di quanto non avvenga nelle aree culturali slava e germanica, ma anche, come vedre­ mo, più variegata da un punto di vista tipologico e funzionale. La loro diffusione interessa quasi esclusivamente l'Italia centro settentrionale, con una significativa appendice in Puglia. Da un punto di vista cro­ nologico la maggior parte delle attestazioni riguarda il VI-VII secolo, e solo pochi esempi sembrano arrivare all'viii secolo quando, nella nostra penisola, questa tradizione costruttiva sembra esaurirsi. Le prime grubenhauser individuate in Italia sono state le due sca­ vate a Brescia nell'area del Monastero di S . Salvatore, una quadrata (m 2 , 5 0 di lato) e una rettangolare (m 3 , 8 0 X 3 ) , con struttura por­ tante in pali lignei ed elevato in graticcio e, probabilmente, un pavi­ mento ligneo a livello del suolo. Le due capanne facevano parte di un insediamento di case con zoccolo in muratura che riutilizzavano parte delle strutture di una domus romana ( FIG. 3 . I I ) . C abbondante pre­ senza, nella cultura materiale associata a queste residenze, di materiali, anche ceramici, di tipo "longobardo", ha fatto avanzare l'ipotesi che queste strutture fossero connesse con la curtis regia e fossero abitate da un gruppo socialmente ed etnicamente diversificato, in cui tuttavia importante doveva essere la presenza dell'elemento longobardo, alla cui influenza si è voluto riportare proprio l'adozione della tipologia della grubenhaus (Brogiolo, I 994a, pp . I 09- I O; Brogiolo et. al. , 200 5 ) . La cronologia di questo insediamento risale ai primi tempi dello stan­ ziamento longobardo in Italia, tra la fine del VI e i primi decenni del 49

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMEDIOEVO

FIGURA 3 .11

Brescia, Monastero di S. Salvatore. I nsediamento altomedievale con capanne a livello del suolo e capanne seminterrate

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l Fonte: Brogiolo ( 1 994) .

secolo. Come si vede, fin da questa prima attestazione in Italia di questo tipo edilizio il problema dell'attribuzione etnica è stato al centro dell'interesse degli archeologi. Negli anni seguenti numerose

VII

3 . EDILIZIA RURALE E IN MATERIALE DEPERIBILE

FIGURA

Oderzo

3.12 (un) .

Planimetria dell'insediamento di capanne seminterrate

Fonte: Bishop (2004) .

capanne semiscavate sono state messe in luce, sia in ambito urbano che rurale. Tra le prime merita di essere segnalato l'insediamento rin­ venuto a Oderzo ( FIG. 3 . 1 2) : qui, sul podio di un tempio romano, spoliato, vennero costruite 5 strutture quadrangolari, di circa 3 X 2, 5 m, scavate per circa 40- 5 o cm; 3 di esse hanno 3 o 4 buchi di palo sui lati, le altre due non hanno invece restituito traccia della struttura portante. Tra gli edifici vi sono tagli di forma allungata che probabil­ mente indicano la presenza di staccionate che delimitavano gli spazi intorno alle capanne. I contesti stratigrafici rinvenuti in fase consento­ no di datare l'insediamento dal VI al vn secolo. Per queste capanne si è proposto una probabile utilizzazione come depositi per lo stoccaggio di generi ali mentari o, meno plausibilmente, per attività produttive non specificabili (Bishop, 2004; Possenti, 2004) . Sempre in ambito urbano, capanne seminterrate sono state rinvenute a Piacenza, tra le quali una, nel cortile della scuola Mazzini, datata a epoca longobar­ da, circolare, con 5 buchi di palo lungo il perimetro, e all'interno un focolare che ne testimonia l' uso abitativo (Catarsi Dall'Aglio, 1 9 94, p. r 5 0) , a Mantova (Franchini et al. , 1 9 8 6) , a Cividale del Friuli (Vitri et al. , 2006) . Nell'Italia centrale tre capanne di questo tipo sono state 51

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMEDIOEVO

scavate a Cosa (Ansedonia, GR) : due avevano un basamento in pietra in­ terno allo scavo e elevati in materiale deperibile, l'altra aveva invece una struttura in armatura di pali. Datate al VI secolo, sono state interpretate come abitazioni. (Fentress, 200 3 ) . Una capanna seminterrata a pianta circolare è stata rinvenuta anche a Siena, nell'area del Duomo; databi­ le al VI-VII secolo, è particolarmente interessante per la presenza di un gradino sulla parete che testimonia la presenza di un pavimento ligneo al livello del suolo (Francovich, Valenti, Cantini, 2006) . Più numerose le attestazioni in ambito rurale, tra le quali si segnalano alcuni casi di particolare interesse. Oltre il caso già citato di Villandro ( sz) , a Frascaro (AL) una capanna scavata per una ventina di cm ha un divisorio interno posto obliquamente rispetto alle pareti; è interessante cronologicamen­ te, in quanto sembra essere l'esempio di questa tipologia più antico atte­ stato in Italia, riferibile a uno stanziamento dei primi anni del VI secolo attribuito a una popolazione gota (Micheletto, 2007) . A Flero, presso una capanna costruita su trave do rmiente, c'è una struttura rettangolare (m 2 , 2 X 1 , 3 ) profonda un metro, con una rise­ ga sulle pareti con resti di bruciato, interpretata dagli scavatori come forno di cottura, ma secondo Brogiolo da identificare più plausibil­ mente come una capanna seminterrata con pavimento ligneo poggia­ to sulla risega; la cronologia dovrebbe essere intorno al VI-VII secolo (Brogiolo, 2oo 8 b) . A Poggibonsi (si) è stata messa in luce una grande capanna cir­ colare, di 8 m di diametro, scavata per 5 5 cm, con I o buche di palo lungo il perimetro e altre all'interno, che doveva avere una copertura a cono in materiale deperibile. Nell'insediamento di M iranduolo (si) sono state individuate tre grubenhauser di diversa forma e dimensione (strutture C2 2, C2 5 , C3 4) , che rivestono un particolare interesse per la cronologia che sembra, anche sulla base di datazioni al radiocarbonio, doversi riportare all'VIII secolo (Valenti, 200 8 ) ; si tratta quindi delle più tarde attestazioni di capanne di questo tipo scavate in Italia, insieme a un'altra individuata a Donoratico e anch'essa datata dal radiocarbonio all'viii secolo (Valenti, 2004, p. 2 2) e a un nucleo di 8 strutture di pic­ cole dimensioni e planimetria irregolare scavate nel quartiere portuale di Classe, anch'esse databili all'viii secolo, nelle quali però non dovreb­ bero essere riconosciute abitazioni ma rimesse per attrezzi e depositi di derrate (Augenti et al. , 2009) . Una scoperta di grande importanza, in quanto costituisce l'unica attestazione ben documentata di strutture di questo tipo nel Mezzogiorno d'Italia, è quella di Supersano ( LE) . Qui è stata messa in luce parte di un insediamento costituito da capanne seminterrate, due delle quali interpretate come abitazioni, una circo52

3 . EDILIZIA RURALE E IN MATERIALE DEPERIBILE

FIGURA

3.13

Supersano

(LE) ,

loc. Scorpo . Grubenhaus in corso di scavo

Fonte: Arthur (2o ro).

lare di più di 6 m di diametro e profonda 8o cm ( FIG. 3 . I 3) e l'altra ovoidale (m 3 , 8 0 X 2, 5 0) . Altre fosse circolari individuate nei pressi di queste sono state interpretate come pozzi o butti (Arthur et al. , 2008) . Gli scavatori suppongono che le capanne avessero un pavimento ligneo a livello del suolo, e che lo scavo avesse fondamentalmente la funzione di intercapedine contro l'umidità. Le analisi eseguite hanno consentito di chiarire anche altri particolari costruttivi delle strutture: le analisi archeobotaniche dei numerosi resti antracologici recuperati della fossa r suggeriscono che le capanne di Supersano erano realizzate con una struttura po rtante in quercia rinforzata da una zoccolatura in blocchetti di pietra informi , un'intelaiatura composta da incannucciata rives tita di argilla, e tetti coperti di erica (Arthur et al. , 200 8 ) .

La fondazione di questo insediamento deve essere posta probabilmen­ te nel VI I secolo, con una continuità di vita nel secolo seguente. Di eccezionale interesse è il rinvenimento, all'interno di un pozzo, di una grande quantità di resti vegetali, tra i quali i più comuni sono costitui­ ti da migliaia di vinaccioli che mostrano come la viticultura fosse tra 53

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMEDIOEVO

le principali attività agricole praticate dagli abitanti dell'insediamento; sottoposti all'esame del DNA, questi vinaccioli hanno fornito «impor­ tanti indicazioni sull'origine egea della varietà di vite individuata a Su­ persano» . Il probabile rinvenimento di un'altra capanna seminterrata scavata presso il villaggio di Apigliano (Martano) , nella stessa provin­ cia di Lecce (Arthur, 200 8 ) , e quello di una struttura a pali portanti e pavimento ribassato (identificata con un'installazione artigianale) in­ stallatasi all'interno della chiesa di S . Pietro a Canosa, vengono forse a togliere dall'isolamento l'insediamento di Supersano nell'ambito delle attestazioni in Italia meridionale di questa tipologia edilizia. Il quadro della presenza delle capanne semiscavate è indubbia­ mente molto più eterogeneo in Italia di quanto non sia in altre aree d'Europa. Innanzitutto per la stessa sporadicità delle attestazioni, che convivono, nelle stesse aree e spesso nell'ambito degli stessi insedia­ menti, con tipologie edilizie diverse, poi per la forma, che può essere quadrata o rettangolare, più o meno regolare, ma ne sono attestate anche di circolari o ellissoidali, anche qui a volte compresenti negli stessi insediamenti, e infine per la funzione, che può essere abitativa (come indicato in alcuni casi dalla presenza dei focolari e di tagli ret­ tangolari poco profondi interpretati come giacigli) o funzionale, come è stato interpretato in alcuni casi per le ridotte dimensioni o per la posizione nell'ambito dell'insediamento. Questa variabilità contrasta con la generale uniformità nelle proporzioni e nella funzione delle grubenhauser nelle aree culturali slava e germanica che vede, come abbiamo visto sopra, abitazioni di pianta quadrata nel mondo slavo, annessi funzionali di pianta rettangolare in quello germanico. Benché interpretazioni più recenti tendano a sfumare la nettezza di questa distinzione, ipotizzando la possibilità di influssi reciproci nelle aree di confine e sovrapposizione delle due aree culturali, non c'è dubbio tuttavia che in Italia la situazione si presenti più complessa e articolata, rendendo difficile identificare con chiarezza i modi e le strade tramite le quali questa tipologia si è diffusa nella nostra penisola. Come si è detto, è questo un tema al centro di un vivace dibattito, sul quale si tornerà nel capitolo successivo.

3·3

Strutture in terra o in materiali dep eribili Laltro tipo di struttura ampiamente attestato nelle campagne italiane durante l'alto medioevo è costituito dalle case realizzate in argilla cru54

3 . EDILIZIA RURALE E IN MATERIALE DEPERIBILE

da, o in altri materiali deperibili, spesso con una base in pietre. Lana­ lisi di queste strutture presenta evidenti problemi di riconoscibilità archeologica. Come si è vedrà nel CAP. 7, i muri in argilla, nelle tecni­ che del pisè e dell'ado be, una volta cessata la manutenzione ed esposti alla pioggia possono sciogliersi completamente e, se non poggiati su una base in pietre, presentarsi archeologicamente solo come strati di argilla ricca di inclusi organici. Coglie probabilmente in molti casi nel segno l'ipotesi che vede in questo processo la possibile genesi degli "strati neri" che costituiscono una delle più note evidenze delle fasi altomedievali nelle città. Anche nei casi in cui la presenza di una base in materiale durevole indica inequivocabilmente la presenza di una struttura e la sua planimetria, non è sempre agevole stabilire se l'eleva­ to continuasse in pietra fino all'imposta del tetto, o se sulla base, posta a proteggere l'elevato dalla risalita dell'umidità, poggiassero muri in argilla o in legno o in altro materiale deperib ile. Proprio queste diffi­ coltà interpretative fanno sì che si trattino qui insieme queste diverse tipologie, che pure da un punto di vista tecnico sono indubbiamente diversificate. L utilizzo di basamenti in pietra è attestato nell'Italia settentrionale insieme alle strutture in pali portanti fin da epoca molto antica. In Piemonte, nell'insediamento di Brignano loc. S. Giorgio (AL) che si impianta verso la metà del IV secolo sopra strutture romane abban­ donate, venne costruita una struttura rettangolare, di più di 5 m di lunghezza, con muri formati da una base di pietre a secco e un elevato costituito da ramaglia e listelli di legno spalmati di argilla impastata con pula e sterco. La copertura era forse in tegole (Pantò, 1 99 3 ) . Se si richiama alla mente che sempre a Brignano, in loc. Frascata, e sem­ pre in un orizzonte di tardo IV secolo, è stata messa in luce una ca­ panna circolare costruita completamente in materiale deperibile (vedi CAP. 2), appare chiaro come fin dalle prime attestazioni archeologiche di strutture rurali in materiale "povero" si nota quella variabilità tipo­ logica e tecnica che costituisce una delle più evidenti caratteristiche dell'edilizia residenziale alto medievale in Italia. Esempi molto preco­ ci di queste tipologie edilizie provengono dall'insediamento del lago d'Idro, di IV-V secolo, dove la base delle strutture di elevato, probabil­ mente in materiale ligneo molto leggero, è costituita da una singola fila di pietre. Appartiene alla stessa tipologia di quella di S . Giorgio l'abitazione scavata a Mombello, datata al vn secolo: si tratta qui di un edificio quadrato, anch'esso con muri in pietre legate da argilla che probabilmente proseguivano in elevato in materiale più leggero, terra mista a pietrisco. All'interno vi era un focolare e un apprestamento 55

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMEDIOEVO

interpretato come base di un telaio, a indicazione del fatto che la strut­ tura doveva avere una funzione residenziale (M icheletto, 2007) . Ba­ samenti in pietra e struttura a pali portanti sono attestati anche nella laguna veneta, a Torcello (Ammermann, McLennen, 2 00 I ) . Gli eleva­ ti in argilla cruda sembrano invece, allo stato attuale delle conoscen­ ze, quasi sconosciuti nell'Italia settentrionale. Brogiolo cita un unico esempio, da Collegno (To) (Brogiolo, 2oo 8 b, p. 1 8) , in una struttura che peraltro potrebbe avvicinarsi più alla tipologia delle abitazioni a pali portanti, in quanto la presenza di buchi di palo lungo i perimetra­ li fa ritenere probabile che la funzione portante fosse svolta da questi ultimi, e la struttura in terra e pietre avesse solo la funzione di chiusura delle pareti (Pejrani Baricco, 2004) . Secondo Brogiolo, comunque, questa scarsità di attestazioni potrebbe derivare anche dalla difficoltà nell'identificazione, a livello archeologico, di strutture di questo tipo, e non testimoniare necessariamente mancanza di conoscenza di queste tecniche costruttive in queste parti della penisola. L uso di basamenti in pietre legate da argilla, probabilmente con elevati leggeri in legno e terra, sembra essere la tecnica più diffusa in Liguria, dove tutti i ritrovamenti di abitazioni altomedievali presen­ tano questa caratteristica (Cagnana, 1 994) . A S . Cipriano (GE) una struttura databile tra il v e il vn secolo, molto mal conservata, conser­ vava però traccia di un foro di palo inserito in un basso muretto di pie­ tre, indicando probabilmente una tecnica mista, in cui almeno parte della funzione portante era svolta da elementi lignei verticali, mentre alcuni frammenti di argilla concotta con impronte di rami indicano che l'elevato, sopra la base di pietre, dovesse essere in ramaglia spalma­ ta di argilla; il battuto pavimentale conservava al centro un focolare formato da frammenti di laterizio. Meglio noto è l'insediamento di Savignone (GE) , formato da varie abitazioni, allineate a poca distanza l' una dall'altra e separate da fossi di drenaggio. Anch'esse avevano bas­ si muretti in pietre su cui poggiava un alzato in rami e argilla e aveva­ no pali all'interno per sostenere la copertura. Sono attestati anche qui semplici focolari a terra. Un particolare interessante è la presenza di massicciate, formate per lo più da frammenti di laterizi romani, con cui era stato drenato il terreno prima della costruzione delle abitazio­ ni, espediente costruttivo messo in opera evidentemente in presenza di una situazione di umidità e ristagno di acque. A Rimini, l'importante scavo di piazza Ferrari ha messo in luce, in una fase databile al pieno VI I secolo, degli edifici quadrangolari giustapposti allineati lungo degli assi stradali, affacciati sulle strade e con sul retro delle aree ortive. Le strutture attestate comprendevano

3 . EDILIZIA RURALE E IN MATERIALE DEPERIBILE

basse murature in frammenti di laterizio di reimpiego legato con ar­ gilla e buche di palo poste sia lungo i perimetrali sia all'interno degli ambienti (Negrelli, 2006) ; si tratta anche qui di strutture in tecnica mista, in cui i muretti sono interpretati come basi per travi dormienti che, insieme ai pali perimetrali, dovevano reggere l'elevato in argilla o altro materiale deperibile. I piani pavimentali sono in battuto d'argilla e i focolari, posti nella parte centrale degli ambienti, in frammenti di mattone in piano delimitati, a volte, da altri laterizi posti a coltello. Anche in Toscana la presenza di muri con zoccolo in pietra ed elevati in legno e materiale deperibile, purtroppo non meglio specifi­ cabile, è documentata negli insediamenti rurali indagati, anche se li­ mitatamente a fasi piuttosto tarde, intorno al x secolo, quando questa tipologia sembra caratterizzare le fasi di incastellamento dei si ti d' altu­ ra. A Scarlino, a Campiglia Marittima, a M iranduolo e a Montarrenti le unità abitative di queste fasi erano infatti costituite da strutture rettangolari di dimensioni medio-grandi con muri con basamento di pietre grezze legate da terra e malta grossolana (Valenti, 2004, pp. 2 6-7) . Gli allestimenti di queste abitazioni continuano ad essere estre­ mamente poveri: un unico ambiente con piani pavimentali in battuto di argilla e semplici focolari a terra. Anche in Toscana le strutture in terra sono, allo stato attuale della documentazione, rare. Anche qui, tuttavia, è possibile che questa scarsità di attestazioni derivi in parte da difficoltà di riconoscimento. Nel comune di Castelnuovo Berar­ denga, in loc. S . Quirico, lo scavo di uno dei siti del primo medioevo (vr secolo) identificati in ricognizione ha messo in luce una abitazione rettangolare di m 4, 8 0 X 3 ,40, costituita da un unico ambiente, con muri in pisè larghi 70- 8 0 cm e probabilmente intonacati a calce e tetto in laterizio a un solo spiovente. È probabile che strutture di questo tipo fossero molto più diffuse nelle campagne di quanto la nostra do­ cumentazione ci mostri. Ab itazioni in argilla cruda sono invece meglio attestate nell'Italia centrale, in diversi siti dell'Abruzzo e nel Lazio. In Abruzzo questa tecnica costruttiva ha una lunga continuità d'uso, essendo attestata dall'antichità fino al secolo passato (Staffa, r 994, 200 5 , 2006) . Signi­ ficative testimonianze archeologiche di strutture in terra, con o senza basamenti in pietra, databili tra vn e rx secolo sono state messe in luce in vari siti abruzzesi (Pianella, Penne, Loreto Aprutino, Catignano, Ventignano, Colle S . Giovanni di Atri) . Quest'ultimo sito è quello meglio indagato e che ha restituito più informazioni. Si tratta di un insediamento che sembra nascere nell'vnr secolo su un pianoro pre­ cedentemente occupato da un abitato di epoca romana, costituito da 57

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMEDIOEVO

abitazioni costruite con murature legate da terra, posto sulla cima di un colle, e che verrà abbandonato nel corso del xn secolo. Si tratta di un villaggio articolato, dotato anche di una chiesa in muratura e di una palizzata difensiva su almeno uno dei margini del pianoro, che occupa approssimativamente un'area di circa r oo m di lunghezza e 20 di larghezza. Sono state individuate una ventina di unità abitative, che hanno pianta rettangolare o quadrangolare, i muri sono costituiti da argilla posta in opera senza fondazione. Da notare il fatto che nell' am­ bito dello stesso insediamento siano attestate sia la tecnica del pisè che quella dell'adobe (anche se in un solo caso) . Nella maggior parte dei casi queste abitazioni erano formate da un unico ambiente, anche se in almeno un caso è documentata la divisione in due ambienti. Il tetto era formato da graticcio rivestito da argilla, con spioventi a forte incli­ nazione, come mostra un frammento di rivestimento dell'incannuc­ ciata del colmo rinvenuto nello scavo. Alcune abitazioni erano dotate di fosse granaio, mentre numerose altre fosse dello stesso tipo carat­ terizzavano un'area aperta battuta posta verso il centro del villaggio, da identificare probabilmente con un'aia per la lavorazione del grano (Staffa, 200 5 ) . Colle S. Giovanni ci restituisce con ogni probabilità l'immagine di un tipico insediamento rurale nell'Italia centrale nel corso dell'altomedioevo, simile ad altri individuati sempre in Abruzzo ma in condizioni di conservazione che non ne consentono una rico­ struzione così dettagliata (Staffa, 200 5 ) . L esempio forse più interessante e meglio conservato di strutture in argilla cruda è però probabilmente quello rinvenuto a Roma, all' inter­ no del Foro di Cesare. Si tratta qui, evidentemente, di un sito urbano, ma inserito in realtà in un paesaggio fortemente ruralizzato, e le abi­ tazioni fanno parte di un insediamento che si articola in modo molto simile a un villaggio rurale, del tipo di quello di Colle S . Giovanni di cui si è appena parlato ( FIG. 3 . 1 4) . L insediamento, che doveva proba­ bilmente estendersi ancora oltre i limiti dello scavo, e occupare forse una gran parte dell'area del foro, sorge nella prima metà del x secolo; nell'area indagata sono state individuate 5 abitazioni, allineate lungo una strada costituita da un compatto battuto che traversava la vecchia piazza del foro. La più grande, divisa in due ambienti, è lunga circa r o m e larga 4, mentre le altre sono decisamente più piccole (l'unica scavata per intero è di ca. 5 x 5 m) e costituite da un unico ambiente. Esse sono costruite per lo più con muri, larghi una trentina di centi­ metri, composti esclusivamente con materiale di recupero, frammenti di marmo o laterizio, legati da argilla. Agli angoli e al centro delle pareti, corrispondenti evidentemente ai punti dove maggiormente

3 . EDILIZIA RURALE E IN MATERIALE DEPERIBILE

FIGURA

3.14

Ro ma, Foro di Cesare. Ricos truzione del l' assetto urbano nel x seco lo

Fonte: Sovraintendenza

BB.CC.

Comune di Roma. Dis. soc. lnklink.

gravava il peso della copertura, sono inseriti elementi di grandi di­ mensioni, come colonne, blocchi, grandi frammenti di marmo (vedi CAP. 7) . A circa 90 cm di altezza i muri finiscono, in alcuni casi con una fila di pietre piatte, a formare una superficie regolare, e dovevano proseguire in elevato in argilla cruda; in altri casi i muri erano invece costituiti completamente da argilla, a volte con solo una fila irregolare di piccole pietre a delimitare il perimetro dell'abitazione. In un caso sono attestate tutte e due le tecniche: la parete rivolta verso nord aveva lo zoccolo in pietra mentre le altre erano costituite solo in argilla. I muri in argilla si sono completamente sciolti dopo l'abbandono delle strutture, e sono testimoniati solo da potenti strati di argilla scura; uno di essi tuttavia si è conservato in discreto stato di conservazione 59

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMEDIOEVO

FIGURA 3 .1 5

Roma, Foro di Cesare. Fossa granaria da una delle abitazioni di x secolo

Fonte: Meneghini, Santangeli Valenzani (2004) .

per un'altezza di una cinquantina di centimetri (FIG. 7 . 5 ) , e ha mo­ strato che queste strutture erano costruite con la tecnica dell'ado be, mettendo in opera blocchetti di argilla cruda legati da argilla fluida. La pavimentazione delle case era costituita da un semplice battuto di terra, sul quale poggiava il focolare, formato da un piano di fram­ menti di laterizio, addossato generalmente a una parete, nei pressi del­ la porta (FIG. 9 . 1 ) . All'esterno delle abitazioni sono state messe in luce alcune fosse, ovoidali o sub rettangolari, rivestite di pietre e imper­ meabilizzate con argilla, in cui si possono vedere probabilmente dei depositi per derrate (FIG. 3 . r 5 ) (Santangeli Valenzani, 2004) . In area laziale queste abitazioni trovano strettissimi confronti con una strut­ tura scavata a Porto, datata all'vrn secolo (Paroli, 200 1 ) e con quelle messe in luce a Tuscolo (Beolchini, 2oo6) , che mostrano la continuità di questa tipologia fino al pieno medioevo. Nell'Italia meridionale la documentazione è, di nuovo, assai più ridotta che per le altri parti della penisola. È ancora una volta la Puglia la regione da cui provengono le attestazioni meglio documentate di queste tipologie edilizie. A Herdonia povere strutture abitative con pavimenti in terra battuta si impiantarono nel vr-vn secolo all' inter­ no delle terme. La meglio conservata è una capanna rettangolare con 6o

3 . EDILIZIA RURALE E IN MATERIALE DEPERIBILE

zoccolo in pietrame che si addossa su due lati alle strutture imperiali ancora conservate in elevato (Volpe, 2006) . Ma l'esempio più signifi­ cativo è quello della città di Egnatia, dove una grande piazza porticata (cd. "foro") subisce in epoca tardo antica, a partire dalla seconda metà del IV secolo, una radicale trasformazione, con la creazione di un bat­ tuto che ricopre la pavimentazione romana e la costruzione di una se­ rie di piccoli ambienti quadrangolari, allineati lungo l'antico portico, realizzati con muri che reimpiegano blocchi, racchi di colonna e fram­ menti architettonici, posti in opera a secco, e che forse proseguivano in elevato con strutture più leggere. È probabile che queste strutture, identificate con depositi, botteghe e abitazioni, costituissero un vero insediamento, un piccolo villaggio sorto sulle rovine della città por­ tuale romana (Cassano et al. , 200 3 ) . Si distacca dalle tipologie consue­ te una struttura facente parte del complesso artigianale del Monastero di S. Vincenzo al Volturno, datata al IX secolo e identificata con la re­ sidenza del sovrintendente (Hodges, 200 5 ) ( FIG. 3 . I 6) . Si tratta di un edificio rettangolare, costruito in pietra e intonacato, con due accessi contrapposti sui lati corti, diviso da tramezzi in materiale deperibile in due amb ienti, uno con una latrina, e un corridoio che collega le due porte. È l'unico caso attestato in quest'epoca di partizione interna di un'unità abitativa con un ambiente di disimpegno e forse ci mostra, in un contesto dalle caratteristiche così fortemente "urbane" come S . Vincenzo, il tipo d i organizzazione interna che doveva caratterizzare i piani residenziali delle abitazioni di alto livello attestate nelle città contemporanee, che vedremo in dettaglio nel CAP. 5 . Merita infi ne di essere segnalato il caso dell'insediamento di Kau­ kana, sulla costa meridionale della S icilia, perché fornisce una chiara indicazione della differenza nell'edilizia delle aree dove forte e inin­ terrotta era stata la continuità tra tarda antichità ed età bizantina e la struttura economica e sociale non aveva subìto i traumi delle invasioni e delle guerre di v e VI secolo (Di Stefano, 1 9 97-9 8 ; Di Stefano, Pe­ lagatti, 2000) . In questo sito costiero gli scavi condotti da P. Pelagatti all'inizio degli anni settanta hanno messo in luce un insediamento formato da 2 5 edifici, concentrati intorno a una chiesetta cimiteriale a tre navate. Le strutture sono costruite in buona muratura di pietre e malta di calce, con grandi blocchi utilizzati come stipiti e agli angoli. La muratura continuava fino al tetto, e non costituiva, come abbia­ mo visto negli altri esempi che abbiamo descritto, solo una base per un elevato deperibile. Gli edifici residenziali si possono dividere in due categorie, quelli a pianta semplice e quelli a pianta complessa. I primi hanno pochi vani a schiera (anche uno solo, nei più semplici) 6r

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMEDIOEVO

FIGURA

3 . 16

S. Vincenzo al Volturno. Planimetria dell'abi tazione del sovraintendente dei laboratori artigianali

4

partitton walls ,

corridor

o Fonte: Hodges (200 5 ) .

2m

3 . EDILIZIA RURALE E IN MATERIALE DEPERIBILE

FIGURA 3 .1 7

Kaukana. Planimetria e ricostruzione di una delle abitazioni dell' insedia­ mento bizantino

S

Fonte:

SCI l4

Di Stefano ( 1 997-98).

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMEDIOEVO

e un perimetro di forma rettangolare, gli altri hanno una pianta più complessa con in alcuni casi un vasto cortile absidato (FIG. 3 . I 7) . La cronologia dell'insediamento sembra doversi fissare tra il VI e il VII secolo. Secondo lo studioso che ha ripreso in considerazione questo importante insediamento: la disposizione costante dei vari ambienti, la sicura presenza di un piano superiore, il cortile completamente chiuso verso l'esterno e alcuni servizi (cu­ cina) ritagliati nel cortile sono sicuri indizi di complessi edilizi utilizzati da unità familiari (Di Stefano, 1 99 7-9 8 , p. 484).

3 ·4

Per un quadro di insieme dell'edilizia "poverà' in Italia Come si vede il panorama delle strutture in materiale deperibile rinve­ nute in Italia è estremamente vario e articolato, ma allo stesso tempo, come si è già detto, questa varietà articola una sostanziale unitarietà di fondo. Siamo quasi sempre in presenza di strutture abitative monovo­ lume, isolate le une dalle altre, anche se a volte assai vicine, articolate quasi sempre in un unico ambiente polifunzionale, più raramente in due. Gli allestimenti sono sempre semplicissimi ed essenziali (pavi­ menti in battuto, focolari a terra) . Le dimensioni sono ridotte (tra i I 5 e i 2 5 mq) , con rarissime eccezioni come le longhouses toscane o le capanne del Foro di Luni; certamente all'interno tutte queste strutture dovevano essere assai poco confortevoli, buie e, quando si accendeva il focolare, piene di fumo, mancando completamente ogni impianto di tiraggio, come d'altra parte è ben attestato per le simili capanne ancora usate in aree marginali in epoca moderna (Metalli, I 9 24) . Tornere­ mo su questi temi nel CAP. 9· Ma chi abitava in queste strutture? La semplicità e la povertà tecnica della maggior parte di esse potrebbe far pensare di essere in presenza delle residenze delle fasce più povere del­ la popolazione, ma si tratta chiaramente di una illusione dovuta alla distanza culturale che ci separa da forme dell'abitare così diverse dalle nostre. Anche in ambito urbano e ancora in pieno XI secolo, dopo il periodo di cui ci stiamo occupando, a Roma troviamo nella documen­ tazione scritta abitazioni confrontabili, anche per le dimensioni, con quelle del Foro di Cesare, in mano a personaggi di non infimo status (ecclesiastici, affittuari di enti monastici etc.) (Hubert, I 990, p. I 67 e passim) . D 'altra parte anche nei siti più estesamente indagati, come quelli toscani, non vi sono tipologie edilizie " intermedie" tra le capan-

3 . EDILIZIA RURALE E IN MATERIALE DEPERIBILE

ne e le grandi residenze identificate con l'abitazione del domi nus della curtis, come la longhouse di Poggibonsi. Non dovrebbe esservi dubbio che le capanne in legno e le case in terra di cui ci stiamo occupan­ do fossero le normali abitazioni della massa della popolazione, e che solo le aristocrazie si distinguessero per tipologie edilizie più grandi e complesse, come abbiamo visto per i siti toscani e come vedremo nell'edilizia urbana. Questa sostanziale uniformità di fondo di tutte le strutture descrit­ te, che trova eccezioni solo in aree di forte tradizione bizantina, come nel sito siciliano di Kaukana, abbiamo anche visto che si articola però in una ampia varietà di forme e tecniche. Benché nessun tipo di strut­ tura e nessuna forma siano mai esclusivi di un'area geografica o di una fase cronologica, si può provare a delineare delle linee di tendenza. La tipologia edilizia più attestata è senz' altro la capanna al livello del suolo a pianta quadrangolare, a pali portanti con alzato in materia­ le vegetale rivestito di argilla. Questo tipo di struttura, con le diverse forme che abbiamo visto in dettaglio, è ampiamente attestato per tutto il periodo preso in considerazione, con una particolare concentrazione nel VI e vrr secolo, quando sembra essere stato il tipo di abitazione più diffuso nelle campagne dell'Italia centro settentrionale, fino al Lazio e all'Abruzzo, e con attestazioni anche nel Mezzogiorno della penisola. Fa eccezione la Liguria, dove fin dalle prime attestazioni di abitazione altomedievali troviamo documentate strutture con alzati deperibili su basamenti in pietra, in cui la presenza di elementi lignei verticali con funzione portante appare sporadica. Anche nelle aree in cui è ampia­ mente diffusa, questa tipologia non compare però praticamente mai isolata, ma si accompagna ad altre, come le capanne seminterrate o le capanne circolari, senza che apparentemente questa differenza stia a indicare una distinzione funzionale, e anzi nella maggior parte dei casi tutte queste strutture sono identificate con delle abitazioni. Nell'area padana ed emiliana sono ben attestati gli elevati eseguiti in assi di legno, non sconosciuti ma molto più rari altrove, anche se in parte questo può derivare da condizioni ambientali di forte umidità, più favorevoli alla conservazione dei materiali deperibili. Un'evoluzione verso tipologie edilizie più complesse, con la diffusione di strutture poggiate su travi dormienti nei quali si incastravano montanti verticali e pareti in assi di legno, sembra documentata specialmente in area padana e in una fase piuttosto avanzata; gli esempi sono quasi tutti infatti riferibili al tardo IX e al x secolo e in alcuni casi, come abbiamo visto, è attestata una diretta successione di queste tipologie a quelle a pali portanti infissi nel terreno.

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMEDIOEVO

Le capanne seminterrate, di cui abbiamo già visto la variabilità ti­ pologica rispetto a quanto documentato in altre parti d'Europa, sem­ brano invece avere un periodo di utilizzo piuttosto limitato, dato che solo in Toscana vi sono sporadici esempi che superano la soglia della fine del VII secolo; non è tuttavia possibile ipotizzare una successione capanne seminterrate/ capanne a livello del suolo, visto che i due tipi convivono ampiamente, nelle stesse aree e nelle stesse fasi e, a parte i casi di Oderzo in Friuli e Supersano in Puglia, non si sono rinve­ nuti insediamenti costituiti esclusivamente da capanne seminterrate, che quasi ovunque sono anzi numericamente minoritarie rispetto alle strutture di altro tipo. L utilizzo di strutture in argilla cruda, spesso con basamenti in pie­ tra, ha un'area di massima attestazione nell'Italia centrale, in Abruzzo e nel Lazio, benché anche questa tipologia costruttiva non sia assen­ te, anche se sporadica, in altre regioni; interessante notare come le due tecniche dell'ado be e del pisè siano ambedue attestate, addirittura nell'ambito dello stesso insediamento, come a Colle S . Giovanni . In alcuni casi, come a Loreto Aprutino sul sito della villa romana in lo­ calità Cappuccini (Staffa, 200 5) e a Roma, nel Foro di Cesare (Mene­ ghini, Santangeli Valenzani, 2007) , è documentata la successione tra capanne in legno e case in terra e pietra, quasi a delineare un passaggio verso forme più stabili di insediamento, anche se la massa comples­ siva dei dati non supporta certo l'ipotesi di una evoluzione lineare e uniforme. Quale è la causa di questa variabilità di tipologie e tradizioni co­ struttive, che costituisce senz' altro la caratteristica più evidente nell' edi­ lizia alto medievale in materiale deperibile in Italia? Si possono avanzare diverse ipotesi: essa può derivare dallo spostamento e dalla reciproca integrazione di popolazioni, con le loro specifiche tradizioni culturali e tecniche, a seguito dei drammatici eventi che hanno caratterizzato nella nostra penisola i secoli v-vn, oppure dal riemergere di tradizioni pre­ esistenti, di tradizione antichissima, marginalizzate in epoca romana e che, diffondendosi nuovamente sotto la spinta di condizioni sociali ed economiche mutate, hanno finito per intrecciarsi e sovrapporsi nelle stesse aree, oppure anche da un originale adattamento a condizioni am­ bientali diverse e alla disponibilità del materiale, o infine da una com­ mistione di tutti questi fattori. È questo un tema che ha dato origine a un vivace dibattito nell'ambito degli studi di archeologia medievale, e che tenteremo di sintetizzare nel prossimo capitolo.

66

4

Le nuove tipologie edilizie : influsso allogeno o tradizione locale?

Fin dal momento in cui ci si è cominciati ad interessare al fenomeno del diffondersi delle nuove tipologie edilizie in materiale deperibile, si è subito accesa la discussione se questi tipi edilizi siano stati introdot­ ti in Italia e negli altri paesi di tradizione romana dalle popolazioni barbariche di stirpe germanica, oppure se si tratti di un riemergere di tradizioni abitative antiche, rimaste in età romana relegate in aree geograficamente, culturalmente ed economicamente marginali. Il di­ battito ha riguardato innanzitutto le attestazioni di insediamenti di strutture di questo tipo nelle aree della Germania romanizzata e della Gallia, dove il fenomeno è stato indagato prima che in Italia. La mag­ gior parte degli studiosi, sulla scia della Lewit, che per prima se ne è in­ teressata, tende a negare che questo diffondersi di strutture residenziali in materiale deperibile sia da collegarsi a stanziamenti di "invasori" di stirpe germanica, e che piuttosto esso « represented links with a native past in a way the Roman styles did no t» (Lewit, I 99 I; Peytremann, 2 00 3 ; Perin, 2004) , anche se almeno per alcuni particolari casi non si esclude la possibilità di trovarsi di fronte a un insediamento alloctono, laddove queste tipologie edilizie si trovino associate ad altri indicatori archeologici, come la presenza di elementi della cultura materiale di tradizione non romana. Un caso particolarmente significativo è quello di un grande insediamento comprendente 3 longhouses e diverse ca­ panne di altro tipo messo in luce a Saint-Ouen-du-Breil, nella Gallia settentrionale (dip. Seine Maritime) , per il quale gli scavatori han­ no proposto una attribuzione a un insediamento di invasori franchi (Gonzales et al. , 200 I ) . Anche i n Italia la discussione i n u n primo momento s i è svilup­ pata sull'origine, genericamente, delle tipologie edilizie in materiale deperibile, e anche qui le ipotesi dell'origine alloctona ( Cagiano de Azevedo, I 976; Christie, 2004) si sono contrapposte a quelle sull'evo­ luzione di tradizioni locali (Arthur, 2004; Augenti, 2004a) ; in una fase successiva tuttavia il dibattito si è concentrato su alcune particolari 67

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMEDIOEVO

tipologie edilizie, le grubenhauser e le longhouses, che sembrano più distanti da qualsiasi riconoscibile tradizione locale e trovano invece confronti abbastanza stringenti nell'Europa continentale (Brogio­ lo, 2oo8a; Brogiolo, Chavarda Arnau, 200 5 ; Fronza, 2009; Valenti, 1 996) . In particolare la longhouse rinvenuta a Poggibonsi ha paralleli in Germania, Francia e Gran Bretagna non solo da un punto di vista tipologico, ma anche funzionale, caratterizzandosi come residenza di prestigio, destinata chiaramente a personaggi di alto rango e in una posizione privilegiata nell'ambito dell'insediamento (Valenti, 2004) . Più complesso, e anche molto più dibattuto, il caso delle grubenhau­ ser. Come ha rilevato Brogiolo: i dati di scavo delle grubenhauser italiane dimostrano , almeno per ora, che non sono anteriori all' età gota, si trovano in differenti contesti geografici e ambientali e, nella maggior parte dei casi, in siti dove è certa o ipotizzabile una presenza allogena anche sulla base di altri parametri (Brogiolo , Chavarria Arnau, 200 5 , p. 1 0 5 ) .

La conclusione dell'importazione i n Italia d i questa particolare tipo­ logia al seguito delle migrazioni dei Goti e dei Longobardi non ha peraltro trovato concordi tutti gli studiosi, in particolare a seguito del ritrovamento, di cui abbiamo diffusamente parlato, di un nucleo di ca­ panne seminterrate a Supersano, in Puglia, in un'area e in un contesto per i quali sembra impossibile ipotizzare una presenza di popolazioni di cultura germanica, e che sembrano per di più trovare dei paralleli in strutture edilizie documentate nelle stesse aree in epoca protostorica (Arthur, 1 999; Arthur et al. , 2008) . Paul Arthur, partendo proprio dal caso di questo insediamento, da lui scavato, sostiene come nella diffu­ sione delle capanne seminterrate vada vista una risposta a determinate condizioni ambientali, in particolare in presenza di condizioni di forte umidità, svincolata da qualsiasi considerazione etnica o di tradizio­ ne culturale (Arthur et al. , 200 8 ) . È stato sostenuto che le capanne pugliesi, pur essendo anch'esse seminterrate, abbiano una tipologia differente dalle "vere" grubenhauser diffuse nelle altre parti d'Italia, e quindi facciano riferimento a tradizioni diverse da quelle documenta­ te in ambito centro europeo (Brogiolo, 2oo8a; Fronza, 2009) ; queste differenze non sono in realtà chiaramente evidenti, dato che capanne semiscavate a pianta circolare, con zoccolo in pietra alla base delle pa­ reti e con tracce di assito ligneo sono attestate, come si è visto, anche nell'Italia centro settentrionale; non va dimenticato, comunque, che strutture abitative con il piano di calpestio interno scavato e più basso 68

4· LE NUOVE TIPOLOGIE EDILIZIE: INFLUSSO ALLOGENO O TRADIZIONE LOCALE?

FIGURA 4.1

Capanna seminterrata di epoca arcaica bio di Roma

(vi

sec. a. C.) messa in luce nel sub ur­

Fonte: Gioia, Volpe (2004) .

di quello esterno (probabilmente coperto da un assito ligneo) sono ampiamente attestate in varie zone d'Italia in età arcaica e romana ( ol­ tre al caso, già citato, della fattoria in Podere S . Mario presso Volterra, altri casi sono noti a Roma (FIG. 4· 1 ) , Veio e Modena; Gioia, Volpe, 2004, pp. J O J - I J ) , ed erano un elemento comune in epoca protosto­ rica. Il caso di S upersano, con i suoi paralleli nella cultura messapica, costituisce peraltro un eccellente esempio di quel riemergere di tradi­ zioni costruttive e residenziali preromane che sono state ipotizzare da molti studiosi per spiegare la diffusione delle tipologie edilizie alto me­ dievali, e di cui abbiamo visto un altro esempio nelle capanne di tradi­ zione "retica" messe in luce all'estremità opposta d'Italia, a Villandro in provincia di Bolzano e nell'isola di Loppio-S . Andrea in provincia di Trento. Se l'ipotesi di una derivazione allogena delle grubenhauser italiane continua, comunque, a essere seguita da molti studiosi, non è semplice peraltro seguire le vie dell'introduzione in Italia di questa tipologia. Come ha infatti richiamato recentemente Fronza, e come abbiamo visto nel capitolo precedente, l'uso abitativo delle strutture semiscavate non è affatto tipico del mondo germanico, ma piuttosto

' EDILIZIA RESIDENZIALE IN ITALIA NELL ALTOMEDIOEVO

FIGURA

4. 2

Ricostruzione di abitazione seminterrata delle popo lazioni slave

..

Fonte: Buko ( 2009) .

di quello slavo, dove grubenhiiuser di pianta quadrata costituiscono la forma tipica delle abitazioni tra VI e x secolo ( FIG. 4. 2) . Strutture semi­ scavate, di pianta rettangolare, sono diffuse anche negli insediamen­ ti delle popolazioni germaniche, ma sono generalmente interpretate come strutture funzionali (magazzini o laboratori artigianali) , e anzi «la linea di demarcazione tra le due tipologie è comunemente accetta­ ta come uno degli indicatori delle rispettive aree di influenza» (Fronza, 2009) . Poiché molte delle grubenhiiuser italiane sono state identificate con delle abitazioni, anche per la presenza dei focolari, è indubbia­ mente strano trovare considerato come indicativo della "germanicità'' di una tipologia un elemento che, nella sua area di diffusione origi­ naria, è considerato elemento distintivo di "non germanicità'' . Come si è già visto in dettaglio, inoltre, in Italia la tecnica edilizia, la forma e le dimensioni di queste strutture sono più eterogenee di quanto si riscontri nell'Europa continentale, e anche il loro utilizzo, in quanto, benché nella maggior parte dei casi siano state identificate con delle abitazioni, in alcuni casi sembrano invece doversi interpretare come strutture funzionali. Come ha sottolineato Fronza, gli esempi italiani

4· LE NUOVE TIPOLOGIE EDILIZIE: INFLUSSO ALLOGENO O TRADIZIONE LOCALE?

sembrano sovrapporre soluzioni edilizie tipiche sia dell'area germanica che dell'area slava, anche se dal punto di vista della tecnica somigliano più a queste ultime. Egli ipotizza che