Giosuè. Introduzione, traduzione e commento 9788821567322

Testo ebraico a fronte. Nella Bibbia ebraica, con il libro di Giosuè inizia la seconda sezione del canone, cioè la racco

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Italian, Hebrew Pages 192/193 [193] Year 2010

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Giosuè. Introduzione, traduzione e commento
 9788821567322

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FLAVIO DALLA VECCHIA è docente di Sacra Scrittura presso lo Studio Teologico "Paolo VI" del Seminario di Brescia e di Lingua e letteratura ebraica presso l'Università Cattolica di Milano. Per La Bibbia Piemme del 1995 ha curato il com­ mento ai libri di Ester; Proverbi e Giuditta. Ha curato l'edizione italiana del Nuovo Grande Com­ mentario Biblico ( 1997), dell'Intro duzione all'An­ tico Testamento di C. Levin (2004) e dell In trodu­ '

zione al Nuovo Testamento di E. Zenger (2005).

Copertina: Progetto grafico di Angelo Zenzalari

NUOVA VERSIONE DELLA BIBBIA DAI TESTI ANTICHI

6

Presentazione \l'Or.\ \ 'EHSlO:'\E DEL L\ lllllBl \DAl TES11 \ \TlClll

L

a Nuova versione della Bibbia dai testi antichi si pone sulla scia di una Serie inaugurata dall'editore a margine dei lavori conciliari (la Nuovissima versione della Bibbia dai testi originali), il cui primo volume fu pubblicato nel1967. La nuova Serie ne riprende, almeno in parte, gli obiettivi, arricchendoli alla luce della ricerca e della sensibilità contemporanee.

I volumi vogliono offrire anzitutto la possibilità di leggere le Scritture in una versione italiana che assicuri la fedeltà alla lingua originale, senza tuttavia rinunciare a una buona qualità letteraria. La compresenza di questi due aspetti dovrebbe da un lato rendere conto dell'andamento del testo e, dall'altro, soddisfare le esigenze del lettore contemporaneo. L'aspetto più innovativo, che balza subito agli occhi, è la scelta di pubblicare non solo la versione italiana, ma anche il testo ebraico, aramaico o greco a fronte. Tale scelta cerca di venire incontro all'interesse, sempre più diffuso e ampio, per una conoscenza approfondita delle Scritture che comporta, necessariamente, anche la possibilità di accostarsi più direttamente ad esse. Il commento al testo si svolge su due livelli. Un primo livello, dedicato alle note filologico-testuali-lessicografiche, offre informazioni e spiegazioni che riguardano le varianti presenti nei diversi manoscritti antichi, l'uso e il significato dei termini, i casi in cui sono possibili diverse traduzioni, le ragioni che spingono a preferime una e altre questioni analoghe. Un secondo livello, dedicato al commento esegetico-teologico, presenta le unità letterarie nella loro articolazione, evidenziandone gli aspetti teologici e mettendo in rilievo, là dove pare opportuno, il nesso tra Antico e Nuovo Testamento, rispettandone lo statuto dialogico. Particolare cura è dedicata all'introduzione dei singoli libri, dove vengono illustrati l'importanza e la posizione dell'opera nel canone, la struttura e gli aspetti letterari, le linee teologiche fondamentali, le questioni inerenti alla composizione e, infine, la storia della sua trasmissione. Un approfondimento, posto

PRESENTAZIONE

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in appendice, affronta la presenza del libro biblico nel ciclo dell'anno liturgico e nella vita del popolo di Dio; ciò permette di comprendere il testo non solo nella sua collocazione "originaria", ma anche nella dinamica interpretativa costituita dalla prassi ecclesiale, di cui la celebrazione liturgica costituisce l'ambito privilegiato.

I direttori della Serie Massimo Grilli Giacomo Perego Filippo Serafini

Annotazioni di carattere tecnico '\l 0\ \\ EH..,I0\1 , DEl l . \ BIBBI \ D\1 Tl·.;-;·n \'\TIOII

Il testo in lingua antica Il testo ebraico stampato in questo volume è quello della Biblia Hebraica Stuttgartensia (BHS) quinta edizione. Le correzioni alla lettura di alcuni tennini, indicate dai Masoreti (qeré l ketib), sono segnalate da parentesi quadre, con il seguente ordine: nel testo compare la forma "mista" che si trova nel manoscritto, nelle parentesi si ha prima la forma presupposta dalle consonanti scritte (ketib) e poi quella suggerita per la lettura dai masoreti (qeré). La traduzione italiana Quando l'autore ha ·ritenuto di doversi scostare in modo significativo dal testo stampato a fronte, sono stati adottati i seguenti accorgimenti: il corsivo indica l'adozione di una lezione differente da quella riportata in greco o in ebraico, ma presente in altri manoscritti o versioni, o comunque ritenuta probabile; - le parentesi tonde indicano l'aggiunta di vocaboli che appaiono necessari in italiano per esplicitare il senso della frase ebraica o greca. Per i nomi propri si è cercato di avere una resa che non si allontanasse troppo dall'originale ebraico o greco, tenendo però conto dei casi in cui un certo uso italiano può considerarsi diffuso e abbastanza affem1ato. I testi paralleli Se presenti, vengono indicati i paralleli al passo commentato; i passi che invece hanno vicinanza di contenuto o di tema, ma non sono classificabili come veri e propri paralleli, sono indicati come testi affini, con il simbolo +. La traslitterazione La traslitterazione dei termini ebraici e greci è stata fatta con criteri adottati in ambito accademico e quindi non con riferimento alla pronuncia del vocabolo, ma all'equivalenza formale fra caratteri ebraici o greci e caratteri latini.

ANNOTAZIONI

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L'approfondimento liturgico Redatto sempre dal medesimo autore (Gaetano Comiati), rimanda ai testi biblici come proposti nei Lezionari italiani, quindi alla versione CEI del 2008.

GIOSUE' Introduzione, traduzione e commento

a cura di Flavio Dalla Vecchia

SAN PAOLO

Bib/ia H ebraica Stuttgartensia, edited by Karl Elliger and Wilhelm Rudolph, Fifth Revised Edition, edited by Adrian Schenker, ~ 1977 and 1997 Deutsche Bibelgesellschaft, Stuttgart. Used by pennission.

~

EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l., 2010 Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano) www.edizionisanpaolo.it Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Corso Regina Margherita, 2- 10153 Torino ISBN 978-88-215-6732-2

INTRODUZIONE

TITOLO E POSIZIONE NEL CANONE

Nella Bibbia ebraica, con il libro di Giosuè inizia la seconda sezione del canone, cioè la raccolta dei libri profetici. In effetti il protagonista del libro che va sotto il suo nome 1 è presentato in diverse occasioni come un profeta, dato che a lui, come a Mosè, Dio rivela la sua volontà che egli deve trasmettere al popolo (cfr. 1,1; 4,15-16; ecc.)2. Nello stesso tempo, il lettore che ha seguito la narrazione biblica a partire dal libro della Genesi nota immediatamente che il libro di Giosuè prosegue il tema della promessa della terra, introdotto con Abramo (cfr. Gen 12, 1-3 ), fino a una sua conclusione provvisoria ( Gs 21 ,43-45). Con il libro di Giosuè, tuttavia, si inaugura pure un altro arco narrativo - annunciato già nel Deuteronomio - che culmina in 2Re 17,25, dove si racconta come la terra conquistata sotto la guida di Giosuè fu perduta a causa della stoltezza e dell'iniquità delle guide (i re), che in seguito ebbero il compito di condurre il popolo. In tal modo il libro si colloca al punto di svolta tra la narrazione del Pentateuco e quella della successiva vicenda del popolo nella terra.

ASPETTILETTERAJU

Genere e fonti Il libro di Giosuè descrive l'invasione, la conquista e la divisione della terra di Canaan da parte d'Israele, dipinto come un gruppo 1 La tradizione ebraica considera Giosuè autore del libro, cfr. bBaba Batra 14b: «Giosuè scrisse il libro omonimo e gli (ultimi) otto versetti della Torà». 2 Cfr. J.L. Sicre Diaz, Giosuè, Boria, Roma 2004, p. 18.

INTRODUZIONE

IO

nazionale organizzato in dodici tribù e sotto la guida efficace di Giosuè, successore di Mosè. Nell'imponente sequenza narrativa che inizia con il libro della Genesi e culmina in quelli dei Re, Giosuè descrive con tratti epici come gli Israeliti, favoriti da YHWH, siano entrati in possesso di una terra già abitata ma a loro destinata. Uno sguardo attento mostra però che non si tratta del resoconto puntuale di una campagna di guerra, bensì dell'oculata ripresa di tradizioni sulla cui origine la ricerca ancora dibatte e che ora sono racchiuse in una cornice narrativa solida e coerente. Mentre, infatti, i cc. 2-11 contengono episodi che derivano con buona probabilità dalla tradizione narrativa del popolo, collegati talvolta a luoghi ben definiti o a specifiche aree geografiche3, i cc. 13-21 includono liste, la cui origine potrebbe anche essere di carattere amministrativo, sebbene alcune tradiscano spesso di essere frutto di erudizione scribale. Vanno inoltre considerati i discorsi che il protagonista pronuncia, in particolare quelli che chiudono il libro (cc. 23-24), che ne allineano la conclusione a quella del Deuteronomio, presentando le ultime volontà di Giosuè, colui che Dio ha scelto come guida del suo popolo per un 'impresa eccezionale, e soprattutto volgendo lo sguardo al futuro per sollecitare la fedeltà al patto in vigore tra YHWH e Israele. Articolazione Il libro si compone di due parti principali (cc. 2-12; 13-21) a cui fanno da cornice alcune prese di parola nei cc. l e 22-24. Il c. l si divide in due parti (vv. 1-11 e vv. 12-18). Nella prima YHwH assegna a Giosuè il compito di condurre il popolo nella terra (l, 1-9), a cui corrisponde l'ordine immediatamente impartito da Giosuè agli ufficiali (l, l 0-11 ). I vv. 2-6 enunciano le due parti principali del libro (il dono della terra, cc. 2-12, e la sua assegnazione alle tribù, cc. 13-21 ), che culminano nel sommario di 21,43-45, in cui si segnala il compimento di quanto enunciato nel discorso divino; i vv. 7-8 indicano lo stile della permanenza nel paese che sarà 3 In alcuni casi si intravede nel racconto anche un chiaro interesse eziologico, ma l'eziologia non basta a spiegare la funzione dei racconti; cfr. R.D. Nelson, Joshua. A Commentary, Westminster John Knox Press, Louisville 1997, pp. l 0- I l.

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messo a tema nei cc. 23-24. Nella seconda parte del c. l (vv. 12-18) Giosuè esorta le tribù della Transgiordania a rispettare l'ordine loro impartito da Mosè (vv. 12-15) e quelle prontamente aderiscono al suo invito (vv. 16-18). Questi versetti formano un 'inclusione con il c. 22, in cui di nuovo Giosuè si rivolgerà alle tribù transgiordane (22, 1-8), introducendo una narrazione che illustra le successive relazioni tra le tribù stanziate sulle due sponde del Giordano (22,9-34). Due importanti discorsi concludono il libro: Giosuè rivolge dapprima un discorso d'addio agli anziani, ai capi, ai giudici e agli ufficiali del popolo (23,2-16) e sollecita poi il popolo a impegnarsi solennemente a servire il Signore (24,2-20). Nelle due parti principali è ravvisabile un'organizzazione anche geografica. In Gs 2-12, i cc. 2-5 segnano il passaggio da est a ovest, tramite l'ingresso in Canaan; i cc. 6-8 presentano le campagne militari al centro del paese, mentre i cc. 9-11 quelle nel sud; il c. 12 costituisce un sommario. In Gs 13-21 si parte dalla regione a est del Giordano (c. 13 ), poi si presentano i confini delle tribù situate al centro del paese (cc. 14-17), infme i confini di quelle periferiche (cc. 18-21 ). Il libro ha, quindi, la seguente disposizione: 1,1-18

Insediamento di Giosuè

2,1-12,24 2,1-24 3,1-5,1 5,2-12 5,13--6,27 7,1-26 8,1-29 8,30-35 9,1-27 10,1-27 10,28-43 11,1-15 11,16-23 12,1-24

Racconti della conquista La prostituta e il Dio d'Israele Il passaggio del Giordano Circoncisione a Ghilgal e celebrazione della Pasqua La presa di Gerico Violazione dell'anatema e sue conseguenze La presa di 'Ay L'altare sul monte 'Ebal e la lettura della Legge Un trattato imbarazzante con gli abitanti di Ghib'on Una coalizione sconfitta a Ghib'on Campagna trionfale nel sud Campagna trionfale nel nord Conclusione della conquista Lista dei re sconfitti

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13,1-21,45 Divisione del paese 13,1-7 Discorso di YHwH: incarico a Giosuè Le tribù a est del Giordano 13,8-33 14,1-5 Preludio alla ripartizione 14,6-15,63Giuda 16,1-17,18Giuseppe 18, 1-19,51 A Shilo, il paese diviso in sette parti assegnate alle restanti tribù 20,1-9 Città di rifugio Città levitiche 21' 1-42 21,43-45 Sommario della conquista: la fedeltà di YHWH 22,1-34 22,1-8 22,9,34

Le tribù al di là del Giordano Discorso di congedo di Giosuè L'altare della testimonianza

23,1-24,33 23,1-16 24,1-28 24,29-33

Discorsi d'addio e morte di Giosuè Ultime disposizioni di Giosuè: il compito prosegue Solenne impegno delle tribù a Shekem Tre sepolture. Conclusione del libro.

LINEE TEOLOGICHE FONDAMENTALI

Determinante per la comprensione della funzione del libro nella sua collocazione attuale è l'insistenza sulla presentazione d'Israele come un tutto compatto, sotto un'unica guida, fedele agli ordini impartiti da Dio. Indipendentemente dalla plausibilità storica, tale visione costituisce un chiaro insegnamento, oltre che un monito: YHWH realizza le sue promesse, donando una terra, che tuttavia si può perdere, se non si rimane a lui fedeli (cfr. specialmente i cc. 23-24). Giosuè rappresenta un modello di guida che non troverà più un vero e proprio seguito, preparando implicitamente il lettore della storia successiva all'esito nefasto della stessa; la Legge data a Mosè sul Sinai è il punto di riferimento, costantemente richiamato, dei capi e del popolo. Osservando la

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Legge, Israele dimostra la sua fedeltà al patto con YHwH, ma il libro si chiude appunto con la previsione dell'infedeltà del popolo al Dio geloso, il quale, come ha realizzato le benedizioni, così ora potrebbe adempiere anche le maledizioni accluse al patto (cfr. Gs 23,6-16; 24, 19-20), se il partner umano si dimostrasse infedele. Il libro culmina dunque nell'invito a una sollecita riconoscenza nei confronti di Colui che ha donato al popolo il paese promesso agli antenati. La terra come dono di Dio e la fedeltà al patto L'affermazione teologica principale del libro di Giosuè è contenuta in 21,43-45: «Così YHWH diede a Israele tutto il paese che aveva giurato di dare ai loro padri; essi ne presero possesso e vi si stabilirono. YHWH diede loro riposo, come aveva giurato ai padri. Nessun nemico poté resistere davanti a loro: YHWH mise infatti in loro potere tutti i nemici. Nessuna di tutte le belle promesse fatte da YHWH agli Israeliti andò a vuoto: si avverarono tutte». Con tale enunciazione si dichiara che le promesse di YHWH agli antenati del popolo hanno trovato la loro realizzazione nelle vicende narrate nel libro; allo stesso tempo, essa mostra che il libro va letto come premessa e contesto della successiva storia narrata nei libri di Samuele e dei Re, nella quale il popolo (che ha ottenuto la liberazione dalla schiavitù egiziana, la rivelazione della Legge, ha stipulato un patto con il suo Dio e infine è stato protagonista del compimento della promessa della terra) dovrà dimostrare la sua fedeltà a Colui che si è impegnato a servire in modo esclusivo, come sottolinea l'ultimo atto pubblico narrato nel libro (Gs 24,1-24). Letto in tal senso, il libro non mette a tema semplicemente la conquista- non è dunque l'epopea dei vincitori - bensì insiste sul fatto che la terra è dono di YHWH (cfr. 1,2.3.11.13.15; 2,9.14; 5,6; 9,24; 18,3; 24,13) e che è stata data a Israele «in eredità» (cfr. 1,6; 11,23; 13,6). Il narratore pone l'accento infatti su quanto Dio ha realizzato, così come sottolinea il fatto che ogni azione intrapresa da Giosuè è l'esecuzione fedele di ordini impartiti dal Dio che lo ha designato quale guida del suo popolo. L'insistenza del libro sulla fedele esecuzione degli ordini divini

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da parte di Giosuè e sulla corrispondente condotta del popolo escluso 'Akan (Gs 7)- colloca il resoconto ivi contenuto in una peculiare posizione: in effetti, né la generazione dell'esodo né le successive generazioni (cfr. i libri da Giudici a Re) manifestano una tale propensione. In certo qual modo la vicenda narrata in Giosuè è parallela a quella di Abramo e presenta analogie interessanti: in entrambi i casi si tratta degli inizi nel paese; come la fedeltà e l'obbedienza di Abramo culminano neU' otteniniento di una discendenza (anche se si tratta di un solo figlio), così la fedeltà e l'obbedienza del popolo culminano nel dono della terra, il quale, come mostrano le pagine finali, sollecita il popolo a decisione libera e responsabile nei confronti di YHWH (c. 24). È significativo, che il nostro libro, come il Deuteronomio, pur enfatizzando il dono della terra, sottolinei al contempo il rischio della perdita futura della stessa: «Badate dunque attentamente a voi stessi, amando Y HWH vostro Dio. Se, però, vi allontanerete e vi unirete al resto di queste nazioni rimaste con voi, imparentandovi con loro e assimilandovi reciprocamente, state certi che YHWH non scaccerà più queste nazioni davanti a voi ed esse diverranno per voi una rete, una trappola, un flagello ai vostri fianchi e spine nei vostri occhi, finché non scomparirete da questo bel paese che Y HWH vostro Dio vi ha dato» (23, 11-13). Chi scrive conosce già il dramma del fallimento, cosicché fa pronunciare al protagonista del libro un'esortazione che spiega tale fallimento: si tratta della punizione perché il popolo si è allontanato dal suo Dio e ha adorato altre divinità. In tal modo il libro diventa un'esortazione e un programma per una "nuova" vita nella terra4 : come la disobbedienza ha provocato la perdita della propria terra, così l'obbedienza consentirà al popolo di entrarne nuovamente in possesso. La cornice narrativa del libro, che insiste sulla fedeltà di Giosuè (cc. l e 24 ), tocca poi un altro aspetto, che il lettore vedrà emergere nel prosieguo della vicenda del popolo: la condotta negativa delle guide del popolo (re e funzionari), anch'essa causa della perdita della terra. Rispetto ai re d'Israele e Giuda, la cui condotta sarà 4 Cfr. G. Hentschel, «Il libro di Giosuè», in E. Zenger (ed.), Introduzione all'Antico Testamento, Queriniana, Brescia 2008 2, p. 321.

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aspramente criticata dagli autori della storia biblica e dai profeti, la condotta di Giosuè, fedele e obbediente successore del servo di Dio Mosè, configura il leader ideale del popolo; di lui come di Giosia - l 'unico re che riceve piena approvazione nella storia deuteronomistica- si sottolinea l'obbedienza a quanto YHWH ha prescritto tramite Mosè (Gs 11,15; cfr. 2Re 23,25). Ripartizione della terra e giustizia Il libro dedica ampio spazio alla distribuzione della terra, passata in rassegna in dettaglio. Tutta la terra è implicata, così come tutto il popolo, a sottolineare che il dono divino della terra è per tutti i membri del popolo, i quali sono resi partecipi delle benedizioni divine. È qui formulata per la prima volta nella storia biblica una concezione di grande valore sociale: il territorio destinato a Israele è diviso tra le tribù e, all'interno delle stesse, è diviso tra i membri delle stesse; l'ideale condizione della vita nella terra è che ogni membro del popolo (con la sua famiglia) possieda una porzione di terra e la lavori (secondo Is 34,17, Dio stesso ha «tirato a sorte la parte di ognuno», ha «diviso tra loro il paese con la corda»). L'ideale sociale è che ogni famiglia viva «sotto la sua vite e il suo fico» (IRe 5,5; Mi 4,4; Zc 3,10). Da qui anche tutta una legislazione che tende a proteggere il patrimonio familiare (cfr. la legislazione riguardante il riscatto, Lv 25,25, e quella dell'anno giubilare, Lv 25,8-17.23-55, una legge che sembra non sia mai stata applicata, ma è importante che sia formulata): essa è ricollegata al momento in cui Israele si costituisce come entità religiosa e politica al Sinai, per intervento divino. Tutto ciò veicola un'immagine ideale di Israele, dato che, come mostrano i profeti, non sempre le piccole proprietà erano rispettate e spesso i ricchi possidenti divennero latifondisti (cfr. Is 5,8; Mi 2,2; Am 2,6-8; 5,11-12). Al dono della terra deve dunque corrispondere una società fondata sulla giustizia e sull'equità. Alla luce del contesto biblico, il libro di Giosuè non va dunque letto come il riflesso di una condizione sociale di tipo idilliaco, una specie di età dell'oro, attuatasi in un'epoca determinata della storia d'Israele, allorché i rapporti erano assai meno com-

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plessi e la relazione con il mondo, la società e Dio più immediata, altrimenti non soltanto non comprendiamo il libro, ma addirittura lo falsiamo. Anche Giosuè, al pari del Pentateuco, va compreso come progetto e da questo punto di vista accolto (cfr. una prospettiva analoga in Ez 47,13-48,29): non si tratta di una fotografia dell'esistente, ma di una prospettiva a partire dalla quale costruire una società, una serie di rapporti, per offrire a ogni figlio e figlia d'Israele la possibilità di realizzarsi in questo mondo e di sentirsi partecipe in prima persona della vita che Dio offre al suo popolo. La conquista tra storia e fede Fermiamo la nostra attenzione sul tema della conquista, dato che sempre più in ambito cristiano, a seguito delle vicende belliche del XX secolo, ci si è interrogati sul rapporto con una tradizione di fede che in tante occasioni ha portato ad approvare alcune prassi belliche, sulla base della nozione di "guerra giusta", ma non solo5 • Un documentato studio sul tema dichiara: Risulta chiaro dalla lettura dello stesso Antico Testamento che la guerra non era un problema per gli antichi Israeliti. L'Antico Testamento è pieno di esempi di guerra, e non c'è nessuna prova che indichi che la guerra sia di per sé considerata un male necessario. È data per scontata come parte della vita6 •

Ritenere che la guerra non fosse un problema per gli antichi, quasi che le stragi, le devastazioni, le perdite di vite umane e l 'uccisione stessa di altri esseri umani si risolvessero soltanto in un gioco ben organizzato e normato, rappresenta una forzatura ideologica e non tiene conto dell'orrore che pure gli antichi provavano per tutto ciò che alla guerra è collegato7 • Come chiarisce M. Livera5 Cfr. R. H. Bainton, Il cristiano, la guerra, la pace, Gribaudi, Torino 1963; G. Miccoli, «La guerra nella storia e nella teologia cristiana. Un problema a molteplici facce», in BIBLIA, Pace e Guerra nella Bibbia e nel Corano, Morcelliana, Brescia 2002, pp. l 04-141. 6 T. R. Hobbs, L 'arte della guerra nella Bibbia, Piemme, Casale Monferrato 1997, p. 16. 7 S. Niditch, War in the Hebrew Bible. A Study in the Ethics of Violence, Oxford University Press, Oxford 1993, p. l O.

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ni, commentando la denigrazione del nemico nei testi del Vicino Oriente antico (specialmente egiziani e hittiti), con la quale si motiva l'inizio delle ostilità: I "nostri" soldati vanno anche incoraggiati riguardo alla correttezza morale della nostra azione. Il complesso di colpa, che sempre si lega all'atto di uccidere, deve essere lenito dall'idea che i nemici sono cattivi e colpevoli per natura, dunque responsabili della loro inevitabile punizione ed eliminazione8 •

Riguardo alla conquista della terra di Canaan, si incontrano due generi di testi: quelli che ingiungono un comportamento da tenere in occasione della conquista del paese (Dt 7, 1-6; 20, l 0-20)9 e quelli che ne illustrano l'attuazione concreta (Gs 5, 13-12,24). Lasciando a margine la questione dell'esatta ricostruzione degli eventi 10 , ci concentriamo sul genere letterario e sulla funzione che i testi assolvono nel contesto della storiografia biblica. In Dt 7,1-6 e 20, l 0-20 Mosè illustra la condotta da tenere in Canaan al momento della conquista: secondo entrambi i testi, le popolazioni residenti nella terra devono essere sterminate; non solo i combattenti, ma anche le donne e i bambini. Il secondo testo mostra chiaramente che non si tratta della prassi abituale degli ebrei in guerra: il riferimento è a un caso specifico in cui si deve praticare lo sterminio (~erem), nei confronti cioè delle popolazioni 8 M. Liverani, Guerra e diplomazia nell'Antico Oriente 1600-1100 a. C., Laterza, RomaBari 1994, p. l 08. Sui racconti di conquista, cfr. K.L. Younger, Ancient Conquest Accounts, Sheffield University Press, Sheffield 1990. 9 Cfr. anche Nm 33,51-53, attribuito alla tradizione sacerdotale. 10 A partire dal famoso studio di A. Alt, Die Landnahme der Israeliten in Paliistina, Druckerei der Werkgemeinschaft, Leipzig 1925, la ricerca storica si è divisa su due fronti: chi sosteneva una pacifica infiltrazione in Canaan nel passaggio dal Bronzo Recente all'epoca del Ferro e chi invece riteneva che i dati archeologici confermassero un ingresso violento di una popolazione dall'esterno. Assai influente è stata inoltre la rilettura della cosiddetta "conquista" in chiave socio-storica, proposta da G.E. Mendenhall, «The Hebrew Conquest ofPalestine» in: Biblica/ Archaeo/ogist 25 (1962), pp. 66-87, e da N.K. Gottwald, The Tribes ofYahweh: A Socio/ogy ofthe Religion ofLiberated lsrael, Orbis Books, Maryknoll, NY 1979: la conquista sarebbe l'esito non di un'invasione dall'esterno, ma di una rivolta contadina contro le città-stato del Bronzo Recente che avrebbe portato alla costituzione di una società inizialmente egualitaria, culminata infine nel regno davidico-salomonico. Sul dibattito recente, cfr. l. Filkenstein- N.A. Silberrnan, Le tracce di Mosè. La Bibbia tra storia e mito, Carocci, Roma 2002; M. Liverani, Oltre la Bibbia. Storia antica d'Israele, Laterza, Roma-Bari 2003.

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presenti in Canaan prima della conquista ebraica. Analogamente ad altri passi (N m 21 ,23-24; Dt 2,30-35), anche questi offrono come motivazioni per una tale prassi la richiesta di adorazione esclusiva di YHWH e la terra assegnata come dono di YHWH al solo Israele. Per rendere ragione di tale evidente crudeltà, ci si è concentrati sul significato del vocabolo tradotto con «votare allo sterminio». Il verbo biiram e il sostantivo corrispondente berem derivano dalla radice brm, che anche in altre lingue semitiche ha un significato che include «diventare sacro, inviolabile», «essere dannato/maledetto», «essere consacrato per la distruzione». Per questo si è cercata una giustificazione dello sterminio entro una qualche concezione sacrale della guerra; non è mancato infatti chi ha visto qui una prassi antica generalizzata 11 , oppure chi ha cercato una giustificazione costruendo- con evidente anacronismo- un'ideologia della guerra santa che sarebbe riflessa nei testi biblici 12 • L'attuazione del comando divino riguardante la conquista è presentata in Gs 5,13-12,24, dove il vero condottiero del popolo non è Giosuè, bensì YHWH stesso, tramite il suo angelo (cfr. Gs 5, 13-15): l 'Israele riflesso in queste narrazioni non ha un re, ma non ha neppure un comandante militare umano. Di conseguenza le guerre sono guerre di YHWH e le vittorie sono vittorie di YHWH (cfr. Gs l 0,42) 13 • Il coinvolgimento divino in vicende belliche è ben documentato dai testi del Vicino Oriente antico sotto svariate

11 Le uniche attestazioni extra-bibliche di tale prassi nel Vicino Oriente antico sono la stele di Mesha, re di Moab, e un testo sabeo (sudarabico); cfr. M. Greenberg, /:lerem, in Encyc/opaedia Judaica, vol. 8, Keter, Jerusalem 1971, p. 348; L. S. Monroe, «lsraelite, Moabite and Sabean War-/:lerem Traditions and the Forging ofNational Identity: Reconsidering the Sabean Text RES 3945 in Light ofBiblical and Moabite Evidence »,in Vetus Testamentum 57 (2007), pp. 318-341. 12 Cfr. in particolare G. Von Rad, Der Heilige Krieg im a/ten Israel, Zwingli-Verlag, Ziirich 1951; G.H. Jones, «The Concept ofHoly War», in R.E. Clements, The WorldofAncient /srae/. Sociological, Anthropologica/ and Politica/ Perspectives, Cambridge University Press, Cambridge 1989, pp. 299-321. 13 Dio è presentato come un guerriero in Es 15,3 (cfr. Dt 1,30; 3,22; 20,4; Gs 10,14.42; 23,3.10; ecc.); per le guerre di YHWH, cfr. N m 21,14; 1Sam 18,17; 25,28; Sir 46,3 (si vedano anche Es 17,16; 1Sam 17,47). Cfr. S.-M. Kang, Divine War in the 0/d Testament and in the Ancient Near East, de Gruyter, Berlin-New York 1989, pp. 108-110; J.A. Soggin, «Guerra "santa" o "guerra di JHWH" nella Bibbia ebraica», in BIBLIA, Pace e Guerra nella Bibbia e nel Corano, cit., pp. 41-46.

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prospettive 14 ; su questo sfondo non pochi tratti del discorso biblico sulla guerra trovano una loro collocazione. Non esiste, però, una guerra santa - nel senso che attribuiamo oggi a tale espressione - quanto piuttosto una guerra in cui anche l'azione divina è implicata, come qualsiasi attività umana che voglia avere successo. Ciò è ancor più chiaro se si osserva l 'ideologia che sta a fondamento della regalità nel contesto del Vicino Oriente antico: in Egitto il re è un'epifania del divino, mentre altrove il re ne è un luogotenente, ma l'esito in tutti i casi è che nell'agire del re si dà una particolare manifestazione della vicinanza del dio o degli dèi alla nazione. Ciò che i re fanno quando intraprendono una guerra non è tanto un'azione sacra, quanto un atto garantito dalla divinità. Infine, i testi che ci narrano le loro imprese belliche hanno soprattutto una funzione propagandistica, non storiografica. La critica evidenzia inoltre che i testi biblici sulla conquista non sono in primo luogo documenti storici - quindi resoconti di eventi del passato- bensì testi composti come reazione all'imperialismo assiro a partire dal VII secolo a.C. e che si propongono come contro-propaganda, servendosi dello stesso linguaggio e delle stesse basi ideologiche 15 • Questi passi, tuttavia, nel contesto della storia deuteronomistica svolgono una funzione critica anche dentro la società ebraica: i redattori finali - di epoca postesilica- hanno cercato di spiegare perché la terra un tempo donata da YHWH sia stata sottratta al popolo. La colpa è attribuita soprattutto alla monarchia e questo chiarisce perché nei racconti della conquista della terra nessuna figura regale sia implicata. La terra è dono di YHWH, ma è data a un popolo che è tenuto a non lasciarsi sviare dalla fedeltà esclusiva al suo Dio dalla popolazione ivi residente. Questo è il messaggio che gli autori indirizzano al proprio interno. E se gli scribi di Giosia intesero giustificare la pretesa del re che, approfittando della crisi del sistema assiro, aspirava al dominio dell'intera Palestina, appellandosi a una mitizzata monarchia unita 14 Cfr. M. Liverani, Guerra e diplomazia nell'Antico Oriente 1600-1100 a.C., cit., pp. 131-140; K.L. Younger, Ancient Conquest Accounts, cit., pp. 124-263. 15 Cfr. T. Romer, Dal Deuteronomio ai libri dei Re. Introduzione storica, letteraria e sociologica, Claudiana, Torino 2007, p. 88; Idem, flati oscuri di Dio. Crudeltà e violenza nell'Antico Testamento, Claudiana, Torino 2002, pp. 59-63.

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sotto Davide e Salomone, gli scribi dell'esilio, con l'immagine della terra vuota e desolata, mostrarono che il "vero" Israele era solo quello che era stato esiliato, mentre chi era rimasto nel paese non poteva rivendicare per sé tale identità. Quest'ultima prospettiva fu in seguito approfondita dagli scribi di epoca persiana che istituirono una rigida distinzione tra chi faceva parte del vero Israele e chi ne era escluso 16 • Si tratta dunque di risposte contingenti, delle quali il lettore deve mettere in evidenza i limiti; tra questi, il principale è la riduzione di YHWH a livello di qualsiasi despota del Vicino Oriente antico: nella Bibbia è Dio stesso, non il re, a guidare le truppe a compiere stragi. Su questo non vi è alcuna riflessione nei passi della conquista, sebbene non manchino testi biblici in cui emergono prospettive assai diverse. Basti citare la sorte della famosa espressione di Es 15,3 (cfr. Sal24,8) che definisce Y HWH «uomo di guerra» ('fS milbiimd), ma che i Settanta rendono con il Signore «che annienta le guerre» (syntribon polémous); l'espressione greca è ripresa in Gdt 9,7; 16,2, e ricorre pure in Is 42,13 (LXX). In tal senso YHWH non è il Dio che fa la guerra, bensì colui che ad essa pone fine, come mostrano i testi profetici di Is 2,2-5 e Mi 4, 1-4. Dunque, se per il passato il ruolo bellico di Dio è decisivo, il futuro dipenderà interamente dall'opera pacificatrice divina. Al popolo che ritorna nella terra non si prospetta una nuova conquista militare, bensì un pellegrinaggio di popoli attratti dalla luce che la Legge di Dio irradia (ls 2,2-5) 17 •

DESTINATARI, AUTORE E DATAZIONE

La peculiare condizione del libro di Giosuè nella narrazione biblica che va da Genesi a 2Re (cfr. quanto detto all'inizio di questa introduzione) spiega in parte perché, pur tenendo conto della disposizione canonica, la ricerca degli ultimi secoli abbia visto gli interpreti divisi circa la collocazione del libro: va unito ai precedenti, come loro conclusione, tenendo conto che il programma narrativo 16 17

Cfr. T. Romer, Dal Deuteronomio ai libri dei Re, cit., pp. 156-157. Cfr. anche gli oracoli del Servo di YHWH che sottolineano il tema della luce: ls 42,6; 49,6.

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del Pentateuco iniziato con Abramo trova qui la sua realizzazione (quindi postulando all'origine un Esateuco)? 18 Oppure appartiene a un prodotto storiografico ulteriore, che trova nel Deuteronomio la fonte ispiratrice (quest'ultimo concepito come introduzione e fondazione della storiografia preesilica), presupponendo come unità compiuta l'insieme di Genesi-Numeri (con l'aggiunta di Dt 34, in cui si narra la morte di Mosè, conclusione originale di questo Tetrateuco, poi staccata per inserirvi il Deuteronomio)? Questa seconda prospettiva ha trovato a partire dall'opera di M. Noth un vasto consenso, sebbene il dibattito resti tuttora aperto 19 • Noth introdusse infatti il concetto di "storiografia (o storia) deuteronomistica", ritenendo che dietro i libri che vanno da Giosuè a 2Re si debba supporre un solo autore, il Deuteronomista (Dtr). Osservando lo stretto legame tra numerosi passi dei libri storici e il Deuteronomio (i passi più importanti assumono la forma sia di discorsi attribuiti ai protagonisti principali- cfr. Gs l; 23; l Sam 12; l Re 8- sia di considerazioni introduttive o conclusive del narratore -cfr. Gs 12; Gdc 2,6-23; 2Re 17), Noth propose una strutturazione globale dell'insieme che va da Deuteronomio a 2Re. A suo parere, il Deuteronomista sarebbe non soltanto un redattore, bensì un vero e proprio autore, nel senso che egli elaborò in epoca esilica (VI sec. a.C.) una presentazione del passato d'Israele alla luce di una teologia della storia del tutto coerente, il cui motivo conduttore è da cogliere nella dialettica tra obbedienza e disobbedienza d'Israele, in particolare delle sue guide, alla volontà di Y HWH. A causa della disobbedienza, i due regni di Israele e di Giuda furono sconfitti e la loro popolazione dispersa o deportata. Sebbene non manchino contestazioni all'esistenza stessa della «storia deuteronomistica», 18 Così G. von Rad, Dasformgeschichtliche Problem des Hexateuch, Kolhammer, Stuttgart 1938. Per la ricerca sul Pentateuco, cfr. R. Smend, La formazione del/ 'Antico Testamento, Paideia, Brescia 1993; J. Blenkinsopp, Il Pentateuco, Queriniana, Brescia 1996; J.L. Ska, Introduzione alla lettura del Pentateuco, Dehoniane, Bologna 2000; F. Garcia Lòpez, Il Pentateuco, Paideia, Brescia 2004; E. Zenger (ed.), Introduzione all'Antico Testamento, cit., pp. 91-281. 19 Così M. Noth, Oberlieferungsgeschichte des Pentateuch, Kolhammer, Stuttgart 1948. Sulla storia deuteronomistica, cfr. in particolare: R. G. Kratz, Die Komposition der erziihlenden Biicher des Alten Testament, Vandenhoeck & Ruprecht, Gottingen 2000; T. Romer, Dal Deuteronomio ai libri dei Re, cit.

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il dibattito scientifico attuale 20 verte sull'unità di autore e sulle eventuali riletture (o redazioni) riflesse nei testi, oltre che sulle corrispondenti datazioni. Per quanto riguarda il libro di Giosuè, le ipotesi sono molteplici, ma generalmente si ammette che a fornire al testo attuale la sua fisionomia e la sua prospettiva unitaria sia il linguaggio deuteronomistico. L'ipotesi più diffusa è che i racconti della prima parte (cc. 2-12) riprendano fonti più antiche (per esempio il Libro del Giusto - cfr. Gs l O, 13 -o le tradizioni del santuario di Ghilgal) 21 , oppure si basino su una versione precedente quella attuale, la quale presentava una prospettiva diversa22 • Le liste della seconda parte (cc. 13-21 ), invece, potrebbero aver avuto origine in documenti di tipo amministrativo, la cui datazione resta tuttavia indefinita. Da notare inoltre che i passi che collegano allibro del Deuteronomio (l; 12; 21 ,43-22,6; 23) sono tutti collocati in punti chiave nel libro, attestando la natura della redazione complessiva dellibro 23 • Resta aperto il dibattito circa l'opera e l'estensione dell'attività degli autori deuteronomisti, oltre che la loro collocazione temporale (epoca esilica o post-esilica, quindi VI o V secolo a.C.) 24 • Va infine segnalato che nel libro emergono anche preoccupazioni sacerdotali: p. es., nella seconda parte il ruolo di Giosuè nella distribuzione della terra quasi recede nei confronti del sacerdote Eleazar, che è nominato ancora prima di Giosuè (cfr. 14,1; 19,51; 21, 1-2); anche la menzione della tenda del convegno ( 18, l; 19,51) mostra la volontà di includere dettagli cultuali nel resoconto della distribuzione della terra; così pure l'assegnazione delle città levitiche (21, 1-42) che contrasta con la concezione deuteronomista 2° Cfr. A. De Pury- 1.-D. Macchi (ed.), /srael constrnit son histoire. L 'historiographie deutéronomiste à la lumière des recherches recentes, Labor et Fides, Genève 1996. 21 A.N.W. Curtis,Joshua, SheffieldAcademic Press, Sheffield 1994, pp. 30-32. 22 Secondo R.D. Nelson, Joshua. A Commentary, cit., p. 7, nei cc. 2-11, dietro il Deuteronomista si può ravvisare un modello organizzativo diverso, dato che questi capitoli sono collegati tra loro in un modo che è del tutto indipendente da ogni interesse o linguaggio deuteronomistico: il tema ricorrente è il terrore degli abitanti (cfr. 2,9-10.11.24; 5,1; 9, 1-3; l O, 1-2; Il, 1-2), quindi i racconti sparsi furono riuniti prima della redazione deuteronomista. 23 La redazione deuteronomista è costituita da: discorsi (1,1-9.10-18; 13,1-7; 22,1-6; 23,1-16), sommari (11,16-23; 21,43-45) ed enumerazioni (12,1-8). 24 T. Romer, Dal Deuteronomio ai libri dei Re, cit., pp. 47-50.

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espressa in 18,7. La discussione in merito verte sulla domanda se lo scritto sacerdotale del Pentateuco (P) continui nel libro di Giosuè 25 , e quindi provenga da una fonte autonoma, oppure se non si tratti di rielaborazione complessiva, nell'ottica sacerdotale 26 ; non manca però chi pensa semplicemente a della glosse, oppure a una limitata attività redazionale27 , ipotesi quest'ultima che rende adeguatamente ragione del testo attuale e che sarà seguita in questo commentario.

TESTO E TRASMISSIONE DEL TESTO

La documentazione mostra che il testo ha avuto una vicenda complessa; ciò è evidente in particolare dal confronto tra il testo greco antico (la Settanta) e quello della tradizione ebraica (Testo Masoretico). Il testo greco è più breve del testo ebraico di circa il 4-5%, percentuale che in alcune pericopi raggiunge anche il 20% (cfr. Gs 20). In particolare, alcuni racconti mostrano una notevole differenza tra la Settanta e il Testo Masoretico, cosicché le divergenze tra le due tradizioni testuali non si spiegano solo con semplici sviste o con inevitabili libertà del traduttore. A complicare il dato subentrano anche i frammenti di due rotoli di Giosuè ritrovati a Qumran (4QGiosuif' e 4QGiosuèl'), alcuni dei quali mostrano un testo vicino al Testo Masoretico, altri invece confermano lezioni della Settanta; infine ve ne sono altri che sembrano riflettere un testo diverso da quelli attestati dal Testo Masoretico e dalla Settanta. Si pone in tal modo la questione circa la priorità tra le due versioni e soprattutto quale delle due rifletta meglio il testo originale, tema sul quale gli studiosi si dividono 28 • Allo stato attuale della ricerca non è possibile assegnare con certezza la priorità all'una o all'al25 Cfr. E. Cortese, Joshua 13-21: E in priesterschriftlicher Abschnitt im deuteronomistischen Geschichtswerk, Vandenhoeck & Ruprecht, Freiburg-Gottingen 1989. 26 G. Hentschel, «Il libro di Giosuè)), in E. Zenger (ed.), Introduzione all'Antico Testamento, cit., pp. 315-316. 27 A.N. W. Curtis, Joshua, ci t., p. 35 (glosse); R. D. Nelson, Joshua. A Commentary, ci t., p. 9 (limitata attività redazionale ). 28 Rassegna delle diverse posizioni in E. Noort, Das Buch Josua. Forschungsgeschichte und Problemfelder, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 1998, pp. 46-59.

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tra v€rsione e solo in singoli casi si può decidere con una qualche Sicurezza.

Elenco dei manoscritti citati nel commento Ebraici: 4QGiosuè" (4QGsa o 4Q47), pubblicato da E. ULRICH in E. ULRICH - F.M. CRoss et al., Qumran Cave 4.JX· Deuteronomy, Joshua, Judges, Kings, Clarendon Press, Oxford 1995, pp. 143-152. 4QGiosui!' (4QGsb o 4Q48), pubblicato da E. Tov in E. ULRICH - F. M. CRoss et al., Qumran Cave 4.IX· Deuteronomy, Joshua, Judges, Kings, Clarendon Press, Oxford 1995, pp. 153-160. 4QTestimonia (4QTest o 4Q175), raccolta di citazioni di Dt 5,2829; 18,18-19; Nm 24,15-17; Dt 33,8-11; Gs 6,26 e dell'apocrifo Salmi di Giosuè; pubblicato da J.M. ALLEGRO- A.A. ANDERSON, Qumran 4Q 158-186, Clarendon Press, Oxford 1968, pp. 60-67. Codice di Leningrado (L), datato l 008, conservato alla Biblioteca Nazionale Russa di San Pietroburgo. Greci: Codice Vaticano (B), del IV secolo; è conservato alla Biblioteca Apostolica Vaticana. Codice Alessandrino (A), del V secolo; è conservato alla British Library di Londra.

25

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l'W, ~~-,Do LIBRO DI GIOSUÈ

28

GIOSUÈ 1,1

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1,1 Servo del Signore (~:-r i ?P.)- Espressione assente nella Settanta. Neli' AT il titolo «servodi YHWH>) o >. 12Giosuè parlò inoltre a quelli di Ruben, di Gad e alla metà della tribù di Manasse: 13 «Ricordate l'ordine a voi impartito da Mosè, servo di YHWH: YHWH vostro Dio vi concede riposo e vi dà questo paese. 14Le vostre mogli, i vostri bambini e il vostro bestiame rimarranno nel paese a voi assegnato da Mosè, al di là del Giordano, mentre voi - tutti quelli abili alla guerra - passerete in ordine di combattimento davanti ai vostri fratelli e li aiuterete, 15:finché YHWH vostro Dio avrà concesso riposo ai vostri fratelli come a voi e anch'essi avranno preso possesso del paese che YHWH vostro Dio sta per dare a loro. Solo allora potrete ritornare nel paese di vostra proprietà • , che Mosè, servo di YHWH, vi diede al di là del Giordano, a oriente». 16Essi risposero a Giosuè: «Faremo tutto quanto ci ordini e andremo ovunque ci manderai. 17Come abbiamo ubbidito a Mosè in tutto, così ubbidiremo a te. Basta che YHWH tuo Dio sia con te come è stato con Mosè. 18Chiunque oontesterà un tuo comando e non ubbidirà a tutto quanto ci ordini, sarà messo a morte. Basta che tu sii forte e coraggioso». si applica a ufficiali regi con compiti vari. 1,14 Al di là del Giordano J U'W1;'1l'l~Q-n~ b? il)Jì?-nJJf. il:Q1 ilJ UJ:f·rn~ n'~D N? :m~~~- itfr.J 1~~ ;,gin:t~ il7?in~ ì'i?.f. hJ;'~ '?. ti?o~ iP-f. ~~D~ OJ!inl' 5 o'P.1"'~Q O?:f w~~~-T~ ~:J~ illnQ bv? ì9NT;ll' 6 :n~'f?i' N';;J :O:J:lìi~ ~:J~n ìnN1 O'!Ji"'lil :Ji'J> ilJ O'Ò' nl.V~'J> il~W OlÌ.Jnl1 ìtp~ il!,iJ 1DJ;'~'PQ Ut:lj~ o;m O'tpJ~Q Q'~~ ~1T?N~l 17 ilfiJ '~~iJ bm nii?n-n~ l'l~~ O't9 Ut:l~~ il.~.iJ 18 :U~J:'~o/iJ 1~o~-n~1 1~~-n~1 1'~~-n~1 ti U!J11iil ìtp~ ii?t:9 'io/i?T:l "N~~-,W~ ~~ il:Q1' 9 :ilJ;?~iJ 1~?~ '-?9~-D 1'~~ n';r~f h~1 il,~.i:17. ìW~ ~:>f o: p~ Ut:l}~l io/Nì~ i91 il~~l)iJ l 1P'~ 'Ò71Q UJ:fTn~ '1'~D-o~1 20 :;~-;,~~%),~-o~ UWNì~ iT?l n~~~ 1r;t~ 0~'1~1f ,9Nfl121 :U~J:'~o/iJ iv.!~ 1tW;t'PQ O~i?1 U';Q1 ilJ "
> (~~~). forse per rendere più chiaro il testo. 3,15 Nella stagione della mietitura ('~' ';!:;, ,.~i?) -La Settanta legge: «come nella stagione della mietitura». Anche 4QGiosuèl'

intraprendere (come richiesto in Dt 23,15). Decisivo è il riferimento all'autorità di Giosuè, richiamata a tre livelli: è lui che dà ordini ai sacerdoti, dunque è loro superiore (3,6); attraverso il prodigio che sta per compiersi Dio conferma a tutto Israele che Giosuè è la guida designata (3,7; cfr. 4,14); gli ordini che egli impartisce ai sacerdoti provengono da Dio stesso (cfr. l'enfasi posta sul «tiD> in 3,8). Il prodigio. Dapprima anticipato (3, 13), il prodigio viene narrato (3, 14-16) e in-

45

GIOSUÈ 3,17

mezzo a voi e che esproprierà davanti a voi i Cananei, gli Hittiti, gli Hivviti, i Perizziti, i Ghirgashiti, gli Amorriti e gli Yebusiti. 11 Ecco l'arca dell'alleanza: il signore di tutta la terra attraversa il Giordano davanti a voi. 12Scegliete dunque dodici uomini ·dei figli' d'Israele, uno per ogni tribù. 13Quando le piante dei piedi dei sacerdoti che trasportano l'arca di YHWH, signore di tutta la terra, si fermeranno nell'acqua del Giordano, l'acqua del Giordano si dividerà: l'acqua che scende da sopra si arresterà come un solo argine». 14Quando il popolo partì dalle sue tende per attraversare il Giordano, con i sacerdoti che trasportavano l'arca dell'alleanza davanti al popolo, 15allorché coloro che trasportavano l'arca giunsero al Giordano e i piedi dei sacerdoti che trasportavano l'arca si immersero nell'acqua - il Giordano è in piena fin sopra le sponde nella stagione della mietitura- 16l'acqua che scendeva da sopra si arrestò, innalzandosi come un unico argine a grande distanza, presso Adarn, la città che è vicino a Zartan, mentre l'acqua che scendeva verso il mare dell'' Araba - il mare Salato - si distaccò del tutto. Il popolo attraversò di fronte a Gerico. 17I sacerdoti che trasportavano l'arca dell'alleanza di YHWH rimasero all'asciutto esattamente in mezzo al Giordano, mentre tutto Israele attraversava sull'asciutto, fmché tutta la nazione ebbe finito di attraversare il Giordano. (4QGsb) offre una lezione più breve del Testo Masoretico: 'r.l'::l. Sia la Settanta che il correttore di 4QGiosuf!b (4QGsb) aggiungono ). La narrazione del prodigio è dettagliata, soprattutto per quanto concerne l'arresto dell'acqua: l'acqua superiore «si arrestò», «si innalzò», mentre quella inferiore «si distaccò del tutto»; i sacerdoti e il popolo passano «sull'asciutto»: in tal modo si enfatizza il miracolo, dato che il popolo non attraversa un guado, bensì l'asciutto. Ora il popolo è designato w·?~ hm~ :0?,7 i17,~Q O';!:t~Q i1g ,DN7. 1ry9 O~'J:jlT~?~~~-'f O?,:jlli?:jl i1li1~-n'!:j1Til~ 'J~Q hl~iJ 'P.'Q ~rll:;>~ ,W~ o;)? OtJìQ~f '}:t7 TilfT7 il?,~ QO'~:t~Q ~'Qf TJ.l~iJ '9. ~.t:ll:;>~ fn~~ h:t];':jl ~,:Jlf .UWii1' :

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49

GIOSUÈ4,23

1 sacerdoti che trasportavano l'arca stettero in mezzo al Giordano, finché fosse completato tutto ciò che YHWH aveva ordinato a Giosuè di comunicare al popolo, secondo tutto quanto aveva ordinato Mosè a Giosuè. E il popolo si affrettò ad attraversare. "Quando poi tutto il popolo ebbe finito di attraversare, anche l'arca di YHWH e i sacerdoti attraversarono davanti al popolo. 12Anche quelli di Ruben, di Gad e metà della tribù di Manasse attraversarono in ordine di combattimento davanti agli lsraeliti, come aveva ordinato loro Mosè. 13 Circa quarantamila guerrieri armati attraversarono davanti a Y HWH per la battaglia verso le steppe di Gerico. 141n quel giorno YHWH esaltò Giosuè al cospetto di tutto Israele, perché lo rispettassero come avevano rispettato Mosè durante tutta la sua vita. 15Y HWH disse poi a Giosuè: 16«0rdina ai sacerdoti che trasportano l'arca della testimonianza di salire dal Giordano». 17Giosuè ordinò ai sacerdoti: «Salite dal Giordano». 18Quando i sacerdoti che trasportavano l'arca dell'alleanza di YHWH furono saliti dal Giordano e le piante dei piedi dei sacerdoti toccarono la riva, l'acqua del Giordano riprese il suo corso e defluì come prima fin sopra le sponde. 1911 popolo risalì dal Giordano il dieci del primo mese e si accampò a Ghilgal, al confine orientale di Gerico. 20Giosuè eresse a Ghilgal le dodici pietre che avevano preso dal Giordano, 21 dicendo agli lsraeliti: «Quando in futuro i vostri figli chiederanno ai loro padri: "Cosa significano queste pietre?" 22 voi farete sapere ai vostri figli: "Sull'asciutto Israele attraversò questo Giordano", 23 poiché YHWH vostro Dio prosciugò l'acqua del Giordano davanti a voi finché foste passati, come YHWH 10

perché in realtà è solo al v. 16 che ai sacerdoti è ordinato di «salire», cioè di uscire dal fiume.

4,21 Ai loro padri (CçJi:l~rn~)- La Settanta ha: «a voi».

episodio culmina nell'esaltazione di Dio e di colui che egli ha posto a capo della nazione (4, 14): il popolo nutre il massimo rispetto per lui come in passato per Mosè. Tre elementi del resoconto (4,20-24) ricollegano la scena qui narrata agli eventi dell'uscita dall'Egitto: l'erezione delle pietre, che richiama l'analoga azione di Es 24,4 (là associata alla stipulazione del patto); la narrazione ai figli, che ripete 4,6 ma ora paragonando l'evento attuale al passaggio del mare dei Giunchi: esso ha lo scopo di manifestare a tutti i popoli il potere di YHWH e in particolare il rispetto-

50

GIOSUÈ 4,24

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5,14 No (N';!)- Il Testo Masoretico rappresenta la lectio difficilior (cioè la lettura più difficile e quindi più probabile); la Settanta suppone ;';! «a lui».

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6,2 l suoi valorosi guerrieri (';!•r;t;::t '!.i:l~) - Nel Testo Masoretico non è chiaro il rapporto con quanto precede (non c'è nessuna congiunzione); dato che il plurale

Yoshiyya (2Re 23,21-23 ). La cessazione della manna segnala un ulteriore elemento di rottura con la condizione precedente; il deserto è lasciato alle spalle, ora non è più il cibo del cielo a nutrire, ma i «frutti della terra di Canaam>. 5,13-6,27 La presa di Gerico Il racconto della presa di Gerico suscita nel lettore grande impressione e completa i prodromi della conquista. Finora tutto si è svolto secondo gli ordini divini e Dio stesso ha manifestato la potenza della sua vicinanza al popolo nel passaggio del Giordano; ora si dà inizio all'impresa per la quale è stato scelto Giosuè. Gerico è una sorta di porta di accesso alla terra e la sua conquista ha una funzione paradigmatica per la campagna militare che si inaugura: è la conferma per gli Israeliti che Dio è con Giosuè, ma è anche un monito per tutte le popolazioni di Canaan

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GIOSUÈ6,5

cessò il giorno dopo che ebbero mangiato i prodotti della terra. Non ci fu più manna per gli Israeliti; quell'anno mangiarono i frutti della terra di Canaan. Mentre si trovava presso Gerico, Giosuè alzò gli occhi e vide un uomo in piedi davanti a lui con in mano la spada sguainata. Giosuè andò allora verso di lui e gli disse: «Tu sei con noi o con i nostri nemici?». 14Rispose: «No! Io sono il comandante dell'esercito di YHWH; sono giunto ora». Giosuè cadde con la faccia a terra, gli rese omaggio e gli disse: «Che cosa ordina il mio signore al suo servo?». 1511 comandante dell'esercito di YHWH disse a Giosuè: «Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo su cui stai è santo». Giosuè così fece. 'Gerico era sbarrata e barricata a motivo degli Israeliti: nessuno poteva entrare o uscire. 2YHWH disse a Giosuè: «Bada bene! Ho messo in tuo potere Gerico, il suo re, i suoi valorosi guerrieri. 3Voi soldati circonderete la città, girando attorno alla città una volta. Così farai per sei giorni, 4mentre sette sacerdoti porteranno sette trombe di como d'ariete davanti all'arca. Il settimo giorno girerete attorno alla città sette volte, mentre i sacerdoti faranno squillare le trombe. 5Quando risuonerà il como d'ariete, quando sentirete lo squillo della tromba, tutto 13

6

non può essere riferito al re, la Settanta esplicita: «in essa ci sono uomini dotati di vigore» e conferma la lezione del Testo Masoretico. Forse l'espressione è una

glossa antica a «soldati» del v. 3 finita fuori posto. 6,3-4 Nella Settanta mancano la fine del v. 3 e tutto il v. 4.

(6,27). Come il Giordano, le mura di Gerico rappresentano una barriera alla conquista, ma Dio la supera senza alcuno sforzo, realizzando la promessa di Dt 9, 1-3. Un racconto eziologico? Da quando la documentazione archeologica ha indotto a rivedere il rapporto della narrazione con la storia, diversi interpreti, ammettendo un nucleo storico al racconto, hanno proposto di leggerlo come una duplice eziologia, un racconto cioè che spiega l'origine o la causa di una realtà presente. Dato che la città era stata distrutta verso la fine del Bronzo Medio (XVI sec. a.C.), all'epoca dell'ingresso in Canaan le mura erano solo un cumulo di macerie; il racconto sarebbe sorto come spiegazione eziologica di tale situazione, ma ciò richiederebbe che il racconto abbia avuto origini antiche, ipotesi che la critica letteraria contesta (cfr. Introduzione). Nel testo vi è, poi, un continuo riferimento a Rahab che culmina in 6,25: il racconto intenderebbe pure spiegare perché tale clan fosse «in mezzo a Israele».

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4QGiosuè" (4QGs•) esplicita Giosuè come soggetto.

L'eziologia tuttavia non rende pienamente ragione del senso del racconto, sebbene tal uni aspetti, come quelli appena indicati, possano dipendere da tale motivazione. Esso va letto invece in funzione della più ampia narrazione, dove assume valore propagandistico: riprendendo motivi e temi della propaganda imperialistica del Vicino Oriente antico, esso sollecita nel lettore una presa di posizione tutta a favore d 'Israele, dato che egli combatte dalla parte giusta. Nulla infatti può resistere al potere del suo Dio. La stessa funzione è svolta dal racconto nei confronti delle popolazioni di Canaan: come il passaggio del Giordano, anche questa impresa manifesta che nessuna opposizione può arrestare l'avanzata del popolo di YHWH (per una prospettiva analoga da parte assira, cfr. il discorso del Gran coppiere in 2Re 18,19-35). Il testo attuale, come mostrano le divergenze tra il Testo Masoretico e la Settanta, riflette una complessa storia compositiva e redazionale, ma la sua strutturazione risulta lineare; considerando infatti 5,13-15 una scena di transizione, il c. 6 presenta un racconto incorniciato da due osservazioni del narratore (6,1.27); la vicenda prende avvio con due ordini su come condurre l'assalto (Dio a Giosuè: 6,2-5; Giosuè ai sacerdoti e al popolo: 6,6-7) e culmina nella esecuzione puntuale di tali disposizioni (6,8-21 ); la narrazione descrive infine la vittoria e le sue conseguenze (6,22-27). Tradizioni successive vedranno nel racconto un'illustrazione della fede e del potere di Dio (cfr. 2Mac 12,15; Eb 11,30). L 'apparizione e la vittoria. La scena che vede come protagonista il comandante dell'esercito del Signore è in parte enigmatica (5,13-15); la sua funzione è confermare la presenza divina accanto al popolo e introdurre alla battaglia imminente (la spada sguainata). L'apparizione di un essere divino prima della battaglia è un

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GIOSUÈ6,10

il popolo innalzerà un possente urlo di guerra: allora crolleranno le mura della città e il popolo attaccherà, ciascuno diritto davanti a sé». 6Giosuè, figlio di Nun, convocò i sacerdoti e disse loro: «Portate l'arca dell'alleanza e sette sacerdoti portino sette trombe di como d'ariete davanti all'arca di YHWH». 7Poi disse al popolo: «Mettetevi in marcia e circondate la città; gli uomini in assetto di guerra marceranno davanti all'arca di YHWH». 8Dopo che Giosuè ebbe parlato al popolo, i sette sacerdoti che portavano le sette trombe di como d'ariete davanti a YHWH si misero in marcia suonando le trombe, mentre l'arca dell'alleanza di YHWH li seguiva. 9Gli uomini in assetto di guerra precedevano i sacerdoti che suonavano le trombe, mentre la retroguardia seguiva l'arca. Si marciava al suono delle trombe. 10lnoltre Giosuè aveva 6,9 Che suonavano - Con il qerè ("l]ph,un participio che si collega a «sacerdoti»), molti manoscritti ebraici, Peshitta, Targum. Se

si mantiene il ketìb (~l1pJ;l, yiqto/ 3 plurale maschile) a suonare le trombe sarebbero i soldati, in contraddizione con il contesto.

motivo ricorrente nella letteratura bellica del Vicino Oriente antico e spesso funge da incoraggiamento al re. La domanda di Giosuè è motivata dal fatto che nell' AT l'apparizione di esseri divini con spada sguainata indica più una minaccia che un incoraggiamento (cfr. N m 22,21-35; l Cr 21, 14-16). La risposta de li 'uomo è evasiva, ma una chiave per una lettura positiva è offerta dal v. 15 che richiama Es 3,1-12: Dio si rivelò a Mosè in un luogo santo per assicurargli la sua assistenza e lo stesso è ora riconfermato a Giosuè. Ponendo l'immagine del guerriero divino quale premessa alla conquista si dà il tono a tutte queste narrazioni: l 'Israele riflesso in questi episodi non ha un re, ma non ha neppure un comandante militare umano. Giosuè non è il comandante dell'esercito, bensì l'esecutore degli ordini divini, proprio come Mosè. La vittoria su Gerico è dono divino, come mostra il verbo al passato in 6,2 («ho messo in tuo potere»). Dio ha già dato la città a Giosuè: l'affermazione richiama la retorica dei sovrani degli imperi orientali, secondo la quale il vincitore si conosce già prima che la battaglia abbia luogo; i due eserciti sono infatti di qualità talmente differente che è impossibile compensare la superiorità mediante quantità o inganno. I due contendenti sono collocati a livelli diversi, sovrapposti: non possono né incontrarsi né scontrarsi; non si hanno vere battaglie, solo fughe e massacri. Nel caso della retorica orientale ciò serve a esaltare la potenza del Gran Re; qui la stessa retorica è in funzione dell'esaltazione del potere di YHWH. L'ordine divino manifesta inoltre che non saranno tecniche di assedio ad abbattere le mura della città, bensì un rito, una processione sacra nella terra promessa. La descrizione dell'assedio di Gerico (vv. 8-15) presenta evidenti analogie con l'assalto a Midyan narrato in Gdc 7,15-22. Vi è una certa contraddizione tra il si-

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GIOSUÈ 6,11

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8,29 Al/ 'ingresso della porta della città (i'll~ i~W no'!'l-';,tc)- La Settanta ha «nella fossa», che invece dell, ebraico no'!'l suppone il termine Mr}~ che significa «fossa». Fece appendere a un albero q·l7~-t,~ :1'?N -L'esposizione del cadavere del re nemico ucciso era un atto evidentemente spregiativo (cfr. l Sam 31, l O); una simile pena è contemplata in Dt 21 ,22-23; si segue tuttavia la disposizione ivi contenuta di rimuovere il cadavere prima della notte.

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8,33 Forestieri e cittadini- L'espressione i~~ ricorre solo in Gs 8,33 e Lv 24, 16.22, mentre la coppia ricorre in Es 12,19.49; Lv 16,29; 17,15; 18,26; 19,34; Nm 9,14; 15,29.30. ((Cittadini» designerebbe i membri nativi del popolo (che la tradizione ebraica più recente collegherà alla madre ebrea), mentre i ~ 1'~1 :JWi' il~~ '~li?f '7~N '~.r:liJ-'7~ '7~l'f'~-w'~ [19N~1 Si spacciarono per ambasciatori(~)- Al-

cuni manoscritti ebraici e versioni modificano leggermente il verbo i~ del Testo Masoretico, leggendo una fonna del verbo i"~ in accordo con il v. 12; lo scambio di i per i (due lettere molto simili) sarebbe dovuto a un errore dei

copisti. Seguendo tale ipotesi si traduce: «si procurarono provviste» (così la versione CE l). Il verbo i'~ ricorre solo qui nella forma hitpae/, ma il significato si attaglia bene al contesto. 9,6 Quelli d'Israele (St_ (cfr. 10,24). L'espressione ricorre anche in altri passi (cfr. Gdc 7,23; 8,22; 9,55; 21,1; lSam 13,6; 14,22; 17,2.19.24.25; 2Sam 16,18; 17,14.24; 19,42-44; 23,9) in contesti

bellici; sembrerebbe dunque riferita all'esercito o a militari, ma anche a un'assemblea che deve prendere una decisione. 9,7 Hivviti ('~f1:j)- Qui e in 11,19 è il nome della popolazione di Ghib'on; in 2Sam 21,2 sono detti Amorriti. L'origine

ne dipende dal fatto che la presenza di stranieri nel paese sarebbe esiziale per il popolo, dato che lo indurrebbe all'apostasia (Dt 20,18). Al contempo va osservato che il motivo della «sottomissione del nemico>> è ricorrente nei testi storici del Vicino Oriente antico; spesso tale motivo fa seguito all'affermazione dello splendore, del valore o delle gesta eroiche del re vittorioso e del suo esercito (in alcuni casi, della divinità); si dimostra così la saggezza di coloro che si arrendono senza combattere, ma anche la benevolenza del conquistatore che risparmia la vita del nemico. Il racconto è parallelo all'episodio di Rahab: come Rahab prima della distruzione di Gerico riesce a garantirsi la sopravvivenza, allo stesso modo gli abitanti di Ghib'on si sottraggono alla loro sorte prima che inizi la conquista dell'intera regione. La differenza con l'episodio di Rahab è, però, evidente: gli abitanti di Ghib'on non sono salvati perché aiutano Israele, ma perché lo ingannano; appare dunque che, in certe circostanze, un compromesso umano può essere tanto sacro da stare al di sopra della legge stessa di Dio. La trattativa. I re del paese non reagiscono più con il panico e lo scoraggiamento (cfr. 2,10; 5,1), ma formando una coalizione (vv. 1-2). La diversa reazione va compresa alla luce dell'episodio di 'Ay: il peccato di 'Akan ha mostrato che Israele non è invincibile. Di Ghib'on non si menziona un re e l'unica autorità a cui si fa riferimento nel testo sono gli anziani; in effetti gli ambasciatori parleranno di una decisione assembleare (v. Il). Gli abitanti di Ghib'on sono dunque presentati come forestieri in Canaan, dato che si distinguono dal contesto socio-politico circostante. Senza alcun preliminare, gli ambasciatori espongono il motivo della loro comparsa (v. 6); l'atteggiamento degli Israeliti e di Giosuè si rivela in un primo tempo prudente (v. 7), alla luce della legge divina che non consente di stipulare patti con i residenti del paese (cfr. Dt 7, 1-6).

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GIOSUÈ9,8

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di tale popolazione è discussa; spesso si identificano le due popolazioni sulla base della Settanta che qui e in Gen 34,2 rende

il sostantivo con Xoppaioç, cioè Hurriti. 9,9 Parlare di lui (i .li~~ ~Jl? Q~ "'!l) La Settanta, la Peshitta e un manoscrit-

Sono degne di nota le differenze tra la proposta della timorosa Rahab (cfr. Gs 2,9-13) e quella degli scaltri abitanti di Ghib'on: iniziano il loro discorso con una confessione di fede simile a quella di Rahab (vv. 9-1 O; cfr. Gs 2, l 0-11 ), a cui fanno seguire una sfilza di menzogne (vv. 11-13). Da notare che non parlano di quanto Dio ha operato recentemente in Canaan: tale omissione conferma la loro estraneità al paese. Sembra alquanto illogico accogliere in dono provviste ormai deteriorate (v. 14), ma, come rivela l'osservazione del narratore, la funzione della scena è quella di accusare gli uomini d 'Israele di leggerezza per non aver consultato Dio. Nel v. 15 si conclude la trattativa che conduce a un patto tra due contraenti; non è chiaro fin dall'inizio (cfr. v. 6) quale tipo di alleanza intendano stipulare gli

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GIOSUÈ9,17

territorio; come possiamo stipulare un'alleanza con voi?». 8Ma essi dissero a Giosuè: «Noi siamo tuoi servi!». E Giosuè disse loro: «Chi siete e da dove venite?». 9Gli risposero: «l tuoi servi vengono da un paese molto lontano, a motivo del nome di YHWH tuo Dio: abbiamo sentito parlare di lui e di tutto ciò che ha operato contro l'Egitto 10e che ha fatto ai due re Amorriti al di là del Giordano: a Sihon, re di Heshbon e a 'Og, re di Bashan, che risiedeva ad Ashtarot. 11 Allora i nostri anziani e tutti gli abitanti del nostro paese ci dissero: "Prendete con voi provviste per il viaggio; andate loro incontro e dite loro: Siamo vostri servi; stipulate dunque un'alleanza con noi". 120sservate il nostro pane: era caldo quando prendemmo provviste dalle nostre case, il giorno in cui partimmo per recarci da voi, e ora è ormai secco e in briciole; 13questi otri di vino erano nuovi quando li riempimmo, ora eccoli rotti; anche i nostri vestiti e i nostri sandali sono logori per il lunghissimo cammino». 14Allora gli uomini presero delle loro provviste, senza consultare l'oracolo di YHWH. 15Giosuè fece dunque pace con loro e stipulò con loro un'alleanza, per garantire loro la vita; e i capi della comunità fecero loro un giuramento. 16Tre giorni dopo aver stipulato con lorq l'alleanza, appresero che erano loro vicini e che risiedevano nel loro territorio. 17Allora gli Israeliti partirono e tre giorni dopo entrarono nelle loro to del Targum hanno: «il suo nome». (c·~~l5:;t)- La Settanta ha: «i capi».

9,14 Gli uomini

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Solo qui e in Gs 17,4; 22,14.30.32 compaiono accanto a Giosuè.

emissari; ma il dialogo (in cui essi applicano a sé il vocabolo «servi»: cfr. vv. 8.9) indica che si tratta di un trattato di vassallaggio, dunque un 'intesa stipulata non in condizione di parità, come sarà ancor più evidente nel seguito. L 'inganno viene alla luce. La scoperta dell'inganno è narrata senza dettagli (v. 16); si indicano però altre località dipendenti da Ghib'on che nelle liste successive faranno parte del territorio assegnato a Beniamino (cfr. 18,25.26.28). Non è chiaro se l'irritazione del popolo (v. 18) contro i capi dipenda dal desiderio di osservare la Legge o dalla brama del bottino; a differenza di altre occorrenze, in particolare durante il racconto della peregrinazione nel deserto, qui la mormorazione del popolo ha valore positivo, dato che contesta un'infedeltà nei confronti di Dio.

82

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da situare lungo il fiume Litani fino alla valle di Hule (cfr. v. 8), oppure in un punto a nord vicino all'Hermon. 11,5 Acque di Merom- Non è certo che Merom ia un toponimo, dato che l'ebraico Cii~ ·~

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potrebbe anche indicare «le acque superiori»; la direzione della fuga descritta successivamente al v. 8 orienta verso una località a sud dell'Alta Galilea. Una proposta recente identifica Merom con tell Qarn I:Iattin vicino a Tiberiade e nei pressi dello wadi el-l:lamam.

assente l'intervento divino, il quale, anzi, a più riprese è ribadito; come si è già rilevato, la menzione dell'intervento divino nelle battaglie è un aspetto comune degli analoghi resoconti del Vicino Oriente antico. La vittoria è attribuita a YHWH (v. 8) e all'obbedienza alla sua volontà (vv. 9.12.15). La preparazione della battaglia. L'inizio (v. l) è simile a 5,1; 9,1; 10,1. La descrizione geografica induce un po' di confusione, dato che l" Araba, il Negheb - «sud» nella traduzione - e la Shefela designano di solito le regioni meridionali del paese; la descrizione ha chiaramente una funzione retorica: anche se l'azione sembra localizzata nel nord, il vocabolario suggerisce un conflitto molto più esteso, contro innumerevoli re nel paese. Lo stesso vale per l'ampliamento nel v. 3 dove si elencano diverse popolazioni, mentre per il sud si parlava solo di Amorriti. La struttura della presentazione suggerisce una crescente e massiccia concentrazione di forze, che culmina nel v. 4 con la menzione dell'armamento messo in campo, cioè i cavalli e i carri, che sono tradizionalmente in dotazione ai nemici d'Israele (cfr. Es 15,1.21; Dt 20,1; l Re 20,1.25; 2Re 6,14-15; Ger 51,21; Ez 39,20) e rappresentavano la più temibile forza di attacco disponibile a quel tempo. Questa

97

GIOSUÈ 11,9

ai Cananei a est e a ovest, agli Amorriti, agli Hittiti, ai Perizziti, ai Yebusiti nella regione montuosa; agli Hivviti ai piedi dell'Hermon, nel territorio di Mizpa -. 4Questi partirono con tutti i loro eserciti, una milizia innumerevole come la sabbia sulla spiaggia del mare e moltissimi cavalli e carri. 5Tutti questi re si radunarono e vennero ad accamparsi insieme presso le acque di Merom per combattere contro Israele. 6YHWH disse a Giosuè: «Non temerli, perché domani a quest'ora li consegnerò tutti trafitti davanti a Israele: azzopperai i loro cavalli e incendierai i loro carri». 7Giosuè con tutti i suoi guerrieri giunse di sorpresa contro di loro alle acque di Merom e li assalirono. 8YHWH li mise in potere di Israele: li colpirono e li inseguirono fino a Sidone la Grande e a Misrefot-Mayim e a est fino alla valle di Mizpa. Li colpirono finché non rimase alcun superstite. 9Giosuè li trattò come gli aveva detto YHwH: azzoppò i loro cavalli e incendiò i loro carri. 3-

11,6 Azzopperai i loro cavalli (c;::r•ç;nc-n~ ip,PJ;l)- Azzoppare i cavalli non rappresen-

ta propriamente una tattica bellica, bensì un modo per renderli definitivamente inservibili per la guerra. 11,8 Misrefot-Mayim (C'Q niEl")itiO) -

Cfr. 13,6; località a sud del territorio di Sidone è forse da identificare con Minet ei-Muserife, sulla costa a nord di Akko; alcuni ritengono che il toponimo indichi il fiume Litani. Valle di Mizpa (;,~~o n.pp:;l)- Cfr. v. 3.

descrizione, insieme all'immagine della sabbia del mare, sottolinea la gravità del pericolo che Israele deve fronteggiare. La campagna militare. La battaglia è descritta nello schema abituale (vv. 6-9), secondo il quale al comando divino corrisponde la puntuale esecuzione da parte di Giosuè. Emerge una struttura concentrica: A. ordine divino (v. 6); B. assalto di Giosuè (v. 7); C. «YHWH li mise in potere di Israele» (v. 8a); B'. modalità dell'assalto (v. 8b-c); A'. ordine divino eseguito (v. 9). Anche in questo caso la vittoria dipende interamente da YHWH (v. 8a). Nessun particolare è fornito circa lo svolgimento della battaglia: per il narratore ciò che conta è segnalare che l 'iniziativa di YHWH, congiunta all'obbedienza fedele, realizza la vittoria contro i potenti Cananei. L'inseguimento prosegue fino a Sidone, nel Libano attuale, che costituisce l'estremo confine nord-occidentale del territorio in seguito assegnato ad Asher (cfr. 19,28-29). Il nemico è ricacciato ai limiti del preteso territorio d'Israele.

98

GIOSUÈ 11,10

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13,32-33; Dt 1,28; 2,10-11; 9,2), descrivendo gli antichi abitanti della terra promessa con tratti leggendari comuni a molti popoli antichi. L'ipotesi che siano rimasti nella Filistea è riflessa in Ger 29,5 [LXX] (TM 47,5). 'Anab (:q~)- Identificata con birbet 'Anàb, 22 km a sud-ovest di Hebron. 11,22 Gaza (i"''W)- La città antica era situata nella zona della città moderna; vi è stata continuità di occupazione a partire dall'epoca del

Con il v. 18 si informa che l'impresa della conquista richiese molto tempo, mentre il resoconto di Giosuè induce a pensare a una campagna fulminea (cfr. 10,42); ciò suppone che il resoconto proposto sia selettivo, come evidenzia pure la lista dei re del c. 12, alcuni dei quali non sono menzionati nella battaglie narrate. Il v. 19 riferisce circa le modalità di condurre la campagna militare: nessuna trattativa, tranne che con Ghib'on, e ciò in linea con la nonna esposta in Dt 20, l 0-18. È però degno di nota che tale osservazione sia accompagnata dalla riflessione del v. 20 che attribuisce lo sterminio dei Cananei all'indurimento del loro cuore (tema che contrassegna il confronto tra Israele e l 'Egitto in Es 4-14). Ciò potrebbe rappresentare un tentativo di giustificare dal punto di vista etico l'anatema: i Cananei non sono stati sterminati a motivo delle loro pratiche religiose perverse o della società iniqua che hanno creato, ma perché hanno resistito all'azione di YHWH. Si osservi infine che l'unica città risparmiata non ha al suo vertice un re, adombrando una critica politica al potere umano che non accetta

101

GIOSUÈ 11,23

i loro re, li colpì e li uccise. 18Per molto tempo Giosuè combatté contro tutti quei re. '~essuna città trattò la pace con gli Israeliti, tranne gli Hivviti, abitanti di Ghib'on; le conquistarono tutte combattendo. 2°Fu infatti volontà di YHWH che indurissero il loro cuore, ostinandosi a combattere contro Israele, perché fossero votati ali' anatema, senza alcuna pietà per loro, così che fossero sterminati come aveva ordinato YHWH a Mosè. 21 ln quel tempo, Giosuè si recò a eliminare gli 'Anaqiti dalla regione montuosa: da Hebron, Debir, 'Anab, da tutta la regione montuosa di Giuda e dalla regione montuosa d'Israele. Giosuè li votò all'anatema con le loro città. 22Nella terra degli lsraeliti non rimase alcun 'Anaqita; ne rimasero solo a Gaza, a Gat e ad Ashdod. 23 Così Giosuè conquistò tutto il paese, come aveva detto YHWH a Mosè, e lo diede in possesso ereditario a Israele, secondo la sua ripartizione per tribù. E il paese ebbe riposo dalla guerra. Bronzo Recente; la sua posizione strategica sulla Vìa Maris, che porta dall'Egitto in Asia, la rese un'importante stazione carovaniera. Gat (~)-Il nome, che significa sia «aia>> (cfr. Gdc 6,11) sia «torchio» (cfr. Is 63,2; Gl4, 13; Ne 3,15), designa diversi toponimi (unitamente a una determinazione: p. es., Gat-Rimmon); la città filistea era situata nella Shefela, ma la sua localizzazione resta controversa, benché si tenda a identificarla con tell e~-Safi.

Ashdod (,i"lllit5) - Identificata con il moderno tell Ashdod (in arabo, Esdiid), 4,5 krn dalla costa mediterranea, presso la strada principale tra Gaza e Yafo (Vìa Maris). La città è nota anche con il nome greco Azoto (cfr. IMac 5,68; At 8,40). 11,23 Possesso ereditario Il termine ricorre per la prima volta; Io si incontra cinquanta volte nel libro e designa ciò che YHwH ha assegnato a ogni famiglia d'Israele.

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limitazioni da quello divino, quasi a sottolineare che YHWH non contrasta i popoli in sé, ma per l'aggressivo potere che i re cananei simboleggiano. La sconfitta degli 'Anaqiti (vv. 21-22) rappresenta la realizzazione della promessa divina di Dt 9,1-3. C'è qui una certa tensione con 10,36-40, in cui Hebron e Debir sono già state conquistate. È evidente il contrasto tra il v. 23 e la precedente descrizione dell'incompletezza della conquista; l'affermazione che include la sezione (v. 23a = 16a) ha dunque un valore più confessionale che storico. Il paese è ora dato in «possesso ereditario» a Israele, affermazione che fa da transizione ai capitoli successivi nei quali sarà distribuito fra le tribù. Annotando che il paese «ebbe riposo dalla guerra>> (cfr. 14, 15), si evidenzia che la popolazione indigena non rappresenta più una minaccia per Israele. Sebbene il periodo della conquista sia finito, tuttavia, dato lo stato incompleto del programma, tale affermazione introduce pure una nota di incertezza.

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GIOSUÈ 12,1

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12,1 La descrizione non è del tutto precisa, ma il quadro generale è chiaro: ci si concentra sull'intero territorio orientale, presentato assumendo come punto prospettico la valle del Giordano (l" Araba: vv.l.3). Il torrente Arnon (attuale wadi el-Mojib) rappresenta il confine sud, mentre I'Hermon quello nord. L' Arnon era il confine meridionale del regno di Sihon. Con «Hermon» si intende il sud dell' Antilibano, una catena di montagne che circonda il Libano. 12,2 Per la conquista del regno di Sihon, cfr. N m 21,21-30; Dt 1,4; 2,24-37; 4,46; 29,6-7; 31 ,4. Il suo territorio è descritto a partire da sud(' Aro'er) a nord (Yabboq); poi si descrive il limite occidentale(' Araba) partendo dal nord (lago di Kinneret) al sud (mar Morto) e più a sud (fino al Pisga). E il centro del torrente ('O~iJ liM1) -

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L'espressione del Testo Masoretico non è chiara e le versioni non aiutano; sulla base di 13,16 qualcuno corregge: «la città in mezzo al torrente». Heshbon (li~~!)~)- In genere identificata con l'attuale teiii:Iesban (9 km a nord di Madaba), sebbene gli scavi non abbiano rilevato vestigia del Bronzo Recente. 'Aro 'er (,~;,-!?) - È menzionata anche nell'iscrizione di Mesha' re di Moab; localizzata probabilmente a birbet 'Ara 'ir, lungo l' Amon, 27 km a sud di Madaba. Yabboq ~.,!::l~)- l'attuale nahr ez-Zerqa. 12,3 Bet-Yeshimot (MiO~iJ M":l)- Il toponimo è conservato nel villaggio di Suweme, sulla riva sinistra del Giordano e il sito antico nel vicino tell el-' Azeme, 18 km a nordovest di Madaba, non lontano dall'estremità settentrionale del mar Morto.

12,1-24 Lista dei re sconfitti Il capitolo espone di nuovo una sintesi dei successi conseguiti e segna il passaggio dalla narrazione della campagna militare all'assegnazione delle porzioni di territorio alle singole tribù. Le conquiste di Giosuè sono qui elencate insieme a tutti i possedimenti d'Israele, inclusi i territori conquistati da Mosè. L'intero paese sulle due sponde del Giordano appartiene indiscutibilmente a Israele. Il sistema politico precedente delle città-stato cananee è stato del tutto smantellato e sta per essere sostituito da un nuovo modello istituzionale fondato sulle tribù. I paralleli con i testi del Vicino Oriente antico risultano a questo livello illuminanti:

103

12

GIOSUÈ 12,4

Questi sono i re del paese che gli Israeliti sconfissero, impossessandosi del loro territorio al di là del Giordano, a est, dal torrente Amo n al monte Hermon, con tutta l'' Araba orientale. 2 Sihon, re degli Amorriti, che risiedeva a Heshbon: il suo dominio si estendeva da 'Aro'er, che è sulla sponda del torrente Amon,. e il centro del torrente', metà di Ghil'ad fino al torrente Yabboq, frontiera degli 'Ammoniti, 3e l'' Araba orientale fino allago di Kinneret e fino al mare dell'' Araba, il mare Salato, a est in direzione di Bet-Yeshimot; e a sud alle pendici del Pisga. 411 territorio di 'Og, re di Bashan, uno degli ultimi Refaiti, che risiedeva ad 'Ashtarot e a Edre'i: 1

A sud (l!?'l'l)- Il termine ebraico può signifi-

care «sud>> (cfr. Is 43,6; Zc 9, 14; Gb 39,26), ma anche riferirsi a Edom o alla parte meridionale di Edom, come interpreta la Settanta. Nel passo parallelo di Gs 13,20 il termine è assente; qui sarebbe aggiunto per indicare la direzione in parallelo «a est». Pisga (iT~t;)El)- Monte vicino al Nebo, da cui, secondo Dt 3,27; 34,1, Mosè contemplò la terra promessa; identificato da alcuni con il ras es-Siyliga, 29 km a sud-ovest di Amman 12,4 Il territorio di (':l~:J~) - È omesso dalla Settanta (seguita dalla versione CEI). L'espressione non corrisponde al procedimento abituale nel contesto: il capitolo si concentra sui re non sui paesi. 'Og(Jill) -Cfr. N m 21,33-35; Dt 1,4; 3,1-11; 4,47; 29,6-7; 31 ,4.

Refaiti (C'K~"))- Ne Il' AT il termine compare venticinque volte come designazione generica per gli spiriti dei morti (cfr. Sal 88, Il) ed è collegato al vocabolo ugaritico rpum, appellativo degli antenati regali divinizzati. In diversi passi, come qui, designa gli antichi abitanti della Palestina, la cui statura era gigantesca (cfr. Gen 14,5; Dt 2,11.20; Gs 17,15); l'etimologia più probabile del termine è collegata alla radice KElì, «guarire». 'Ashtarot (niìi;l~~)- La città è menzionata nei testi di esecrazione egiziani del Medio Regno e nelle lettere di EI-Amarna; il toponimo si conserva a tell 'A~tara, 8 km a nord-ovest di Edre'i, in Siria, non lontano dalla frontiera con la Giordania. Edre 'i ('~'1"'1~)- Sulla base delle indicazioni degli antichi topografi e del nome simile, è identificata con la città di Der' a in Siria.

Giosuè, benché sia il leader riconosciuto dal popolo, non si comporta da re, dato che il territorio conquistato non diventa possesso del re, quale rappresentante terreno della divinità; qui, infatti, tale ruolo di rappresentanza non è assunto dal sovrano, ma dal popolo. Anche la successiva divisione del territorio fra le tribù ha, in tale prospettiva, il suo significato: nessuna tribù ha la prevalenza sulle altre e ciò rappresenterebbe, in una lettura storica, un punto di vista anti-giudaita e anti-davidico. Letto in tal modo, il capitolo rappresenta altresì un punto di svolta nel programma narrativo del libro: l'attenzione passa dalla guerra, che aveva caratterizzato i

104

GIOSUÈ 12,5

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Gheshuriti e Ma 'akatiti ('n~~~ry, ,,~~~ij) -Cfr. 13,13. Secondo 2Sam 3,3; 10,6; 13,37 si tratta di piccoli stati aramei nel Golan, confinanti tra loro e delimitati a nord dall'Herm~n, a ovest dal Giordano e a est dal Bashan; sotto David e Salomone sono presentati come stati vassalli; David sposò Ma'aka, figlia di Talmay, re diGheshur (2Sam 3,3).

cc. 1-11, alla distribuzione della terra, tema dei cc. 13-21; la strategia del libro muta verso l'insistenza sull'identità nazionale e sul possesso del paese. Mosè e Giosuè sono presentati in parallelo, ma pure distinti: entrambi danno la terra «in possesso» (vv. 6-7), ciascuno la parte conquistata sotto il suo comando; spicca il titolo di Mosè, «servo del Signore» (v. 6). Il confronto tra la lista dei re sconfitti e la narrazione precedente evidenzia discrepanze che corrispondono al genere letterario qui utilizzato. La documentazione del Vicino Oriente antico mostra che le liste dei re, delle popolazioni o dei territori conquistati accompagnavano naturalmente le narrazioni delle campagne militari (così le iscrizioni reali assire e quelle egiziane); ma sia le narrazioni sia le liste si presentano parziali e selettive, proprio come nel caso del libro di Giosuè. Così l'inclusione di Meghiddo nel nord, nella lista che segue, significa soltanto che il racconto della conquista è parziale e non include quello della città in questione.

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GIOSUÈ 12,10

il suo dominio includeva il monte Hermon, Salka e tutto Bashan fino al confine dei Gheshuriti e dei Ma'akatiti e metà di Ghil'ad, il territorio di Sihon, re di Heshbon. 6Mosè, servo di YHwH, e gli Israeliti li sconfissero e Mosè, servo di YHWH, diede in possesso (quella regione) ai Rubeniti, ai Gaditi e a metà della tribù di Manasse. 7Questi sono i re del paese che Giosuè e gli lsraeliti sconfissero a ovest del Giordano, da Ba'al-Gad nella valle del Libano fino al monte Halaq, che si eleva verso Se'ir. Giosuè diede il loro territorio in possesso alle tribù d'Israele, suddividendolo in lotti. 'Nella regione montuosa, nella Shefela, nell''Araba, sulle pendici, nel deserto e nel Negheb: Hittiti, Amorriti, Cananei, Perizziti, Hivviti e Yebusiti. 9 Il re di Gerico uno; il re di 'Ay, che è nei pressi di Bet-el, uno; 10il re di Gerusalemme il re di Hebron uno; uno; 5

Metà di Ghil'ad, il territorio di Sihon ...

(1in'O ':l1:::l~ i~~~;:T '~01)- I testi esaplari della Settanta hanno «Ghil'ad fino al territorio ... >>, che segnalerebbe la caduta della preposizione i.l1 («fino a») per dittografia con i.l1':l)il, «Ghil'ad». Non è chiaro se ci si riferisca al territorio retto da 'Og o a quello di Sihon, quale confine sud di quello di 'Og, perché Ghil'ad si estendeva a nord e

a sud dello Yabboq e le due parti delimitate dal fiume erano dette: ((metà di Ghil'ad». Dt 3,8-17 definisce i regni di Sihon e 'Og sulla base del territorio assegnato a Ruben e Gad (Sihon) e Manasse ('Og); l'affinità tra il nostro testo e quello di Dt 3 porta a ritenere che «metà di Ghil'ad» indichi qui il territorio di Sihon; tuttavia in Gs 13,31 l'espressione è riferita al territorio di 'Og.

Il sommario si divide in due parti: i re a est del Giordano, sconfitti sotto la guida di Mosè (vv. 1-6) e quelli a ovest, sconfitti sotto la guida di Giosuè (vv. 7-24). Nella prima parte, all'espressione «questi sono i re» segue l'elenco dei re e la descrizione dei loro territori, culminante al v. 6 con la notizia deli'assegnazione di questi territori a Ruben, Gad e metà Manasse da parte di Mosè; nella seconda parte si procede in senso inverso, con una disposizione speculare rispetto alla precedente: ali' espressione «questi sono i re» segue la menzione della guida di Giosuè e dell'assegnazione della terra alle tribù; perciò nei vv. 7-8 si inizia elencando territori e popolazioni conquistati, a cui seguono i nomi delle città con i loro re. A differenza dei re della Palestina, i re della Trangiordania (vv. 1-6) controllano territori e non solo città. Nei vv. 7-8 si ripetono i confini di 11,16-17 (cfr. anche Dt 7, l). La direzione nord-sud (da Ba'ai-Gad al monte Halaq) è parallela a quella sud-nord del v. 2. Nel v. 8 le sei regioni geografiche sono controbilan-

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12,11 Yarmut (m~T)- Cfr. 10,3; forse da identificare con birbet Yanniik, nella Shefela, 22 km a ovest di Betlemme. 12,13 Gheder (ii_V- Forse identica a Ghedor (i"l~) di Gs 15,58, localizzata a birbet Judeira, 12 km a nord di Hebron. 12,14 Horma (:'17?1':1)- Città del Negheb, la cui localizzazione resta discussa, anche se si è proposto di identificarla con birbet el-Msas el-Milb l tell Masos, 17 km a est di Beer-Sheba'. 'Arad (i")~)- Città localizzata a te li 'Arad, nel nord del Negheb; gli scavi hanno rinvenuto non tanto una città (l'insediamento più antico risale al Bronzo Antico, circa 2700 a.C.), quanto una fortezza regale di epoca monarchica provvista di un tempio, precedu-

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ta nel sec. XI da un piccolo villaggio. 12,15 'Adullam (c';,ill) - Localizzata a birbet es-Seib Madkur: km a nord-ovest di Hebron. 12,17 Tappuah (1"!1511:1) - Probabilmente da localizzare a tell Seb Abu Zarad, sulle montagne di Efrayim, 15 km a sud-est di Nablus. Hefer (iE.lr:t)- In l Re 4, l O fa parte del terzo distretto di Salomone; la localizzazione è discussa, ma ci si orienta verso il nord della pianura costiera. 12,18 Il re di Afeq di Sharon- Con la Settanta: J3aoLÀÉil AfK Tljç Ellpwv. Il Testo Masoretico (i':llt lii~~ l~l? i':llt PE.l~ l',l?) andrebbe tradotto «il re di Afeq ... il re di Lassharon». Dato che sono documentate tre Afeq è comprensibile la specificazione. Il

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ciate dalla menzione di sei popolazioni; si insiste sul fatto che l'intero paese fu conquistato e suddiviso. La lista dei vv. 9-24 presenta numerosa affinità con documenti regali del Vicino Oriente, specialmente le iscrizioni dei faraoni del Nuovo Regno. Questa lista enumera i re e le città sconfitti, ma non afferma che ogni città fu distrutta; di conseguenza lo sforzo per individuare eventuali livelli di distruzione negli scavi archeologici compiuti nelle località indicate non rappresenta un criterio del tutto adeguato. Il numero «uno» associato alle

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il re di Yarmut il re di 'Eglon 13 il re di Debir 14 il re di Horma 15 il re di Libna 16 il re di Maqqeda 17 il re di Tappuah 18il re di •Afeq di Sharon, 19 il re di Madon 20il re di Shimron-Meron 21 il re di Ta'nak 22 il re di Qedesh 11

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GIOSUÈ 12,22

uno; uno; uno; uno; uno; uno; uno; uno; uno; uno; uno; uno;

sito è identificato con Riis el-' Ain, 8 km a nord-est di Tel Avi v l Yafo, presso le sorgenti dello Yarqon. Sharon è la pianura costiera della Palestina, tra Yafo e il Carmelo. 12,20 Shimron-Meron (li~,~ li,~l!i)- La Settanta distingue due località (e due re): «re di Symon, re di Marron». 12,21 Ta 'nak (l~D)- Antica città nel settore sud-ovest della pianura di Yzre'el, localizzata a tell Ta'annek, Il km a nord-ovest di Jenin, sulla strada di Haifa. Meghiddo (T1~)- Localizzata a tell ei-Mutesellim (in ebraico tel Meghiddo), la città è situata su un'altura allo sbocco del passo della gola di Arunna, da cui domina la pianura circostante e in particolare l'incrocio di due strade principali: l'asse est-ovest che partiva da Bet-

il re di Lakish il re di Ghezer il re di Gheder il re di 'Arad il re di 'Adullam il re di Bet-el il re di Hefer

uno; uno; uno; uno; uno; uno; uno;

il re di Hazor il re di Akshaf il re di Meghiddo il re di Yoqne'am del Carmelo

uno; uno; uno; uno;

Shean e attraversava la pianura di Yzre'el per giungere alla costa a nord del Carmelo, da dove risaliva lungo la costa fenicia; l'asse nord-sud che seguiva il tracciato della Vta Maris. 12,22 Qedesh (rzl!P.) - Il nome è attribuito a diverse località e ciò ne rende difficile l'identificazione; in linea con la sequenza delle città, vi è chi identifica questa Qedesh con teli Abu Qudeis (Tel Kedes ), a metà strada tra Ta'nak e Meghiddo (cfr. forse anche Gdc 4,9 .11 ); ma potrebbe essere identica alla Qedesh di Gs 19,37; 21,32, situata sulle montagne di Neftali e localizzata a tell Qedes, l O km a nord di Hazor. Yoqne 'am del Carmelo (',1?,~~ C?~i'~)- Nel settore occidentale della pianura di Yzre'el, localizzata a te li Qemiin, 20 km da Haifa.

città sembra voler indicare il numero dei re per ogni località. L'ordine della lista segue generalmente la sequenza delle imprese dei cc. 6-11, con alcune inserzioni: Horma e 'Arad nel sud (la cui conquista è narrata in Nm 21,1-3); Bet-el e i quattro nomi successivi. Sono omesse importanti località come Shekem e Dotan e ciò significa che nel libro di Giosuè non si parla delle conquiste della zona collinare. Anche al nord sono inseriti diversi siti non menzionati in precedenza. In prospettiva storica il resoconto di Gs 6-11 si presenta parziale

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='1~tP~iJ-r,:;>1 O'l)l.P7~iJ ni 1?'7~-r,f n1~l.P~iJ l'l~;: 12,23 Dar (,i"') - La città di Dor era un porto importante prima della fondazione di Cesarea Marittima; situata sulla costa mediterranea a sud del Carmelo è menzionata in diverse fonti egiziane, tra cui il resoconto del viaggio del sacerdote Wenamon; identificata con tell ei-Burj, sulla costa vicino a et-Tantura. Per Nafat-Dor cfr. 11,2. Goyim di Ghilga/ (t,~7J7 c~iJ) - Il riferimento geografico è assai discusso, dato che

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Goyim non sembra corrispondere ad alcuna località; la Settanta intende «Goyim di Galilea» (cfr. Is 8,23 e forse Gdc 4,13.16). 12,24 1ìrza (:'!~'")M)- Capitale del regno del nord fino alla fondazione di Samaria da parte di Omri, è da ricercare nel territorio della Samaria(cfr.lRe 14,17; l5,21.33);damolti è identificata con teli el-Far' a (nord), Il km a nord-est di Nablus. Trentuno (,çt~1 c·~',~) -Nella lista qui ri-

ed evidenzia il suo scopo teologico. La lista, come i racconti precedenti, non ha una funzione documentaria, ma intende mostrare che la terra è conquistata dagli Israeliti in obbedienza a YHWH.

DIVISIONE DEL PAESE (13,1-21,45) Le battaglie contro i re e le città hanno mostrato che la trasformazione della terra di Canaan nella terra d'Israele è l'esito del concorso dell'iniziativa divina e della risposta attiva da parte d 'Israele. Il paese è «dato da YHWH in possesso» (cfr. Dt 5,31; 12,1; 19,2.14; ecc.), è lui infatti che ha condotto il popolo nella terra e ha sconfitto i re che lo dominavano; Israele ha eseguito i comandi diYHWH, almeno in battaglia (Gs 11,15.20), e ora di nuovo si richiede a lui la disponibilità a eseguire l'ordine divino che riguarda la distribuzione della terra tra le diverse tribù (13,7). Sebbene l'operazione dipenda dal suo ordine, YHWH non interviene in modo attivo, ma il suo coinvolgimento è chiaramente implicato nel fatto che la divisione è attuata tramite sorteggio. Secondo Is 34, 17, YHWH stesso ha ulf]c; MaVIXOOT]); il



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Yoqne'am (t:i~~p:)- Cfr. 12,22. 19,12 Kislot-Tabor (,:;,.':'~ riS9::::l)- Il nome è conservato nel villaggio di Iksal, 4 km a sud-est di Nazaret; identificata da alcuni con Kesulot di 19,18 (assegnata a lssakar). Daberat (n"J.:::l"l} - È localizzata a birbet Dabiirah, presso l'odierno villaggio di Dabbiiriyeh, alle pendici del Tabor. Yafia · (~'5l:)- Di solito è localizzata a Yara, 2 km a sud-est di Nazaret. 19,13 Rimmon (1iC,)- Rimmon è localizzata con una certa probabilità a Rllllll1lline, 12 km a nord di Nazaret, ma vi è chi ritiene che si tratti di una metatesi di Meron (cfr. 11,1; 12,20). Svoltava- Leggendo ,~~1 :1~ic, invece di ,!;thC;:t liC, che è inintelligibile. Il verbo ebraico ,ttn è usato soltanto in Gs 15,9.11; 18,14.17 e indica sempre il cambiamento di direzione del confine.

19,14 Hannaton (lh~t:t)- Forse l'attuale tell ei-Bedewiye, 25 km a est di Haifa. Valle di Yiftah-El (S~-nJ:l~' ·~)- Il nome della valle significa: «Dio apre»; è identificata con wadi el-Malik o wadi 'Abellin. 19,15 Qattat (n~i?)- È identificata con Qitron di Gdc l ,30; non localizzata. Nahalal Tell ei-Béda, IO km a sudovest di Nazaret, oppure tell en-Nal}l, 7 km a est di Haifa. Shimron (li,C!,!ì) - Cfr. Il, l. fidala (:1Stt,')- Localizzazione incerta. Betlemm; n•:;)- Bet Lal}m, IO km a nord-ovest di Nazaret. Dodici città (:1,~-)rt:i'f'l~ t:i',17)- Il numero fa probabilmente riferimento a tutte quelle elencate nella sezione dedicata a Zabulon. 19,18 Yzre'el (Stt.p,T•)- Menzionata nell'Onomastikòn di Eusebio come Esdrae-

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19,25 Helqat, Ha/i (nj?',ry; '"r::t)- La localizzazione è incerta. Beten (1t?f.)- Il nome è conservato in birbet Abtun, 12 km a sud-est di Haifa; forse il sito antico va localizzato nel vicino tell el-Far. Akshaf("l~~!:t)- Cfr. 11,1. 19,26 Alammelek, 'Am 'ad, Mis ha/ (1~'9~1::t; i-\11?-l'; "tt~Q)- Localizzazione sconosciuta. In I Cr 6,59 Mishal compare con la grafia Mashal (',t.m). Shihor-Lib·n~t (n~:::l', ìin'~) - Shihor designa un corso d'acqua (cfr. 13,3), qui collegato a Libnat, città identificata con tell Abii Hawiim, alla foce del torrente Qishon. 19,27 Bet-Dagon (1Jl M' :;l)- Localizzazione sconosciuta. Bet- 'Emeq