Cronache. Introduzione, traduzione e commento 9788821578052

Testo ebraico a fronte. Quelli che per noi sono i due libri delle Cronache nel testo masoretico costituiscono un solo li

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Italian, Hebrew Pages 438/439 [439] Year 2013

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Cronache. Introduzione, traduzione e commento
 9788821578052

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CLAUDIO BALZARETTI (1956), laureato in

lettere classiche, è ordinario per l'insegnamento di filosofia e storia nei licei statali. Presso il Ponti­ ficio Istituto Biblico di Roma ha difeso una tesi di dottorato sulla versione siriaca del libro di Esdra­ Neemia. Si occupa soprattutto di esegesi dei libri storici dell'Antico Testamento, ha pubblicato commenti a Esdra-Neemia (Milano 1999 e 20 l0), Cronache (Roma 200 l), Re (Roma 2002 e Pa­ dova 2008),Maccabei (Padova 2004) e ha colla­ borato

a

recenti introduzioni all'Antico Testa­

mento in lingua italiana. Applicando un metodo filologico allo studio di diversi fenomeni ha anche pubblicato articoli su varie riviste, italiane e stra­ niere, e due libri: "Missa". Storia di una secolare ri­ cerca etimologica ancora aperta (Roma 2000) e Il Papa, Nietzsche e la cioccolata. Saggio di morale gastronomica (Bologna 2009).

Copertina: Progetto grafico di Angelo Zenzalari

NUOVA VERSIONE DELLA BIBBIA DAI TESTI ANTICHI

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Presentazione \1 0\'A VFHSJU\F llVJJ.\ BJBBJ \ IJ.\1 TESTI \\TICIII

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a Nuova versione della Bibbia dai testi antichi si pone . sulla scia di una Serie inaugurata dall'editore a margine .-ad dei lavori conciliari (la Nuovissima versione della Bibbia dai testi originali), il cui primo volume fu pubblicato nell967. La nuova Serie ne riprende, almeno in parte, gli obiettivi, arricchendoli alla luce della ricerca e della sensibilità contemporanee. I volumi vogliono offrire anzitutto la possibilità di leggere le Scritture in una versione italiana che assicuri la fedeltà alla lingua originale, senza tuttavia rinunciare a una buona qualità letteraria. La compresenza di questi due aspetti dovrebbe da un lato rendere conto dell'andamento del testo; dall'altro, soddisfare le esigenze del lettore contemporaneo. L'aspetto più innovativo, che balza subito agli occhi, è la scelta di pubblicare non solo la versione italiana, ma anche il testo ebraico, aramaico o greco a fronte. Tale scelta cerca di venire incontro all'interesse, sempre più diffuso e ampio, per una conoscenza approfondita delle Scritture che comporta, necessariamente, anche la possibilità di accostarsi più direttamente ad esse. Il commento al testo si svolge su due livelli. Un primo livello, dedicato alle note filologico-testuali-lessicografiche, offre informazioni e spiegazioni che riguardano le varianti presenti nei diversi manoscritti antichi, l'uso e il significato dei termini, i casi in cui sono possibili diverse traduzioni, le ragioni che spingono a preferirne una e altre questioni analoghe. Un secondo livello, dedicato al commento esegetico-teologico, presenta le unità letterarie nella loro articolazione, evidenziandone gli aspetti teologici e mettendo in rilievo, là dove pare opportuno, il nesso tra Antico e Nuovo Testamento, rispettandone lo statuto dialogico. Particolare cura è dedicata all'introduzione dei singoli libri, dove vengono illustrati l'importanza e la posizione dell'opera nel canone, la struttura e gli aspetti letterari, le linee teologiche fondamentali, le questioni inerenti alla composizione e, infine, la storia della sua trasmissione. Un approfondimento, posto

PRESENTAZIONE

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in appendice, affronta la presenza del libro biblico nel ciclo dell'anno liturgico e nella vita del popolo di Dio; ciò permette di comprendere il testo non solo nella sua collocazione "originaria", ma anche nella dinamica interpretativa costituita dalla prassi ecclesiale, di cui la celebrazione liturgica costituisce l'ambito privilegiato.

I direttori della Serie Massimo Grilli Giacomo Perego Filippo Serafini

Annotazioni di carattere tecnico \LO\'.\ \U\SI(J:\L DLLL\ BIIJBL\ li \l TLSTI ,\\'IIUII

Il testo in lingua antica Il testo ebraico stampato in questo volume è quello della Biblia Hebraica Stuttgartensia (BHS), quinta edizione. Le correzioni alla lettura di alcuni termini, indicate dai maso reti (qerè l ketib), sono segnalate da parentesi quadre, con il seguente ordine: nel testo compare la forma "mista" che si trova nel manoscritto, nelle parentesi si ha prima la forma presupposta dalle consonanti scritte (ketìb) e poi quella suggerita per la lettura dai masoreti (qerè).

La traduzione italiana Quando l'autore ha ritenuto di doversi scostare in modo significativo dal testo stampato a fronte, sono stati adottati i seguenti accorgimenti: i segni · ' indicano l'adozione di una lezione differente da quella riportata in ebraico, ma presente in altri manoscritti o versioni, o comunque ritenuta probabile; le parentesi tonde indicano l'aggiunta di vocaboli che appaiono necessari in italiano per esplicitare il senso della frase ebraica. Per i nomi propri si è cercato di avere una resa che non si allontanasse troppo dall'originale ebraico, tenendo però conto dei casi in cui un certo uso italiano può considerarsi diffuso e abbastanza affermato.

I testi paralleli Se presenti, vengono indicati i paralleli al passo commentato con il simbolo l l; i passi che invece hanno affinità di contenuto o di tema, ma non sono classificabili come veri e propri paralleli, sono indicati come testi affini, con il simbolo •:•.

La traslitterazione La traslitterazione dei termini ebraici è stata fatta con criteri adottati in ambito accademico e quindi con riferimento non alla pronuncia del vocabolo, ma all'equivalenza formale tra caratteri ebraici e caratteri latini.

ANNOTAZIONI

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L'approfondimento liturgico Redatto sempre dal medesimo autore (Gaetano Comiati), rimanda ai testi biblici come proposti nei Lezionari italiani, quindi alla versione CEI del 2008.

CRONACHE Introduzione, traduzione e commento

a cura di Claudio Balzaretti

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SAN PAOLO

Biblia H ebraica Stuttgartensia, edited by Karl Elliger and Wilhelm Rudolph, Fifth Revised Edition, edited by Adrian Schenker, © 1977 and 1997 Deutsche Bibelgesellschaft, Stuttgart. Used by permission.

© EDIZIONLSAN PAOLO s.r.l., 2013

Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano) www.edizionisanpaolo.it Distribuzione: Diffusione San Paolo s.r.l. Corso Regina Margherita, 2- 10153 Torino ISBN 978-88-215-7805-2

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TITOLO, IMPORTANZA E POSIZIONE NEL CANONE Descrivendo il testo biblico conservato dagli ebrei, Girolamo nel Prologus galeatus scrive a proposito del terzo gruppo di scritti (gli agiografi): «il settimo libro è Dabreiamin, cioè "parole dei giorni" (verba dierum ), che possiamo chiamare più propriamente una cronaca (chronic6n, in greco nel testo) di tutta la storia divina; questo libro presso di noi è intitolato primo e secondo Paralipomenon». Quelli che per noi sono i due libri delle Cronache nel Testo Masoretico costituiscono dunque un solo libro, come conferma la nota finale del testo, che indica il totale dei versetti (1765) e la metà del libro (l Cr 27 ,25); la divisione in due libri è stata adottata per il testo ebraico a partire dalle prime bibbie stampate. Il titolo greco «Le cose tralasciate» (paraleip6mena) ha segnato la sorte di questo libro presso i lettori, perché è stato letto come un supplemento ai libri di Samuele e dei Re, in quanto, accanto alle parti parallele o sinottiche con quei libri, esso riporta altro materiale relativo soprattutto al culto. Il titolo di «Libro delle Cronache», proposto da Girolamo, è diventato di uso comune solo da Lutero in poi. Il titolo ebraico (seper dibre hayyiimfm), invece, è una formula generica, usata per diverse fonti citate nell' AT. Nei libri dei Re si trova frequentemente il rimando al «Libro delle cronache» dei re di Giuda oppure dei re d'Israele; così in Est 10,2 è usata per i re di Media e di Persia. Troviamo l'espressione da sola in Est 2,23 e Ne 12,23, ma si tratta sempre di una formula che non indica il nostro libro, perché il suo significato è generico: «Libro degli atti dei giorni» e fa pensare a una specie di annali. La presenza nell' AT di due testi che descrivono lo stesso periodo storico in modo tale da poter essere pubblicati in una disposizione sinottica, ma che rivelano anche due punti di vista diversi, ha

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sollevato, in un primo tempo, il problema del valore storico di questo libro. Esso tralascia infatti tutta la storia di Israele, il regno del Nord, per concentrarsi solo sul regno di Giuda e per mostrare così l'unità ideale del popolo con al centro il tempio. Per questo gli elementi che non si trovano in Samuele e Re sono stati guardati con sospetto e sono stati usati solo per ricostruire l'ideologia dell'autore. Più recentemente, questo approccio positivista, che cercava la fonte storica degna di fiducia, è stato abbandonato, perché la storia non racconta mai puri fatti, ma è sempre anche storiografia, interpretazione; perciò la storiografia deuteronomistica (Giosuè, Giudici, Samuele e Re) e quella cronistica sono due letture teologiche di pari dignità. La presenza nel canone di due opere parallele implica che ambedue trasmettano un messaggio religioso autentico. Questa pluralità di letture dello stesso evento avrà il suo culmine nel NT, non solo per la presenza di quattro vangeli, ma perché tutto il NT nei suoi vari generi letterari racconta sempre l 'unico evento Gesù Cristo. Lo stesso si nota nella Bibbia greca, che presenta due libri dei Maccabei, i quali descrivono in buona parte lo stesso periodo storico, e due libri di Esdra, che in parte sono simili: il primo assente dal canone della chiesa latina e il secondo che corrisponde ali' attuale Esdra-Neemia. La posizione di Cronache nel canone suggerisce già una prima interpretazione. Nella Bibbia greca esso si trova dopo i libri dei Re e prima dei due libri di Esdra (canone 60 del Concilio di Laodicea del360 d.C.); altri documenti lo collocano altrove, ma sempre nel gruppo dei libri storici e ciò giustifica la sua interpretazione come completamento di quei libri. Invece, nella Bibbia ebraica esso si trova nella terza parte, i k'tubim o Scritti. Anche in questo caso la sua collocazione non è stabile: nel codice di Leningrado, che è alla base delle moderne edizioni del Testo Masoretico, esso si trova al penultimo posto, prima di Esdra-Neemia, ma nelle edizioni a stampa si trova alla fine, perché si segue la tradizione rabbinica (Talmud babilonese, Baba Batra 14b). La collocazione, temporale (uno degli ultimi libri a essere composto) o spaziale (alla fine della lista canonica), può essere diver-

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samente interpretata. Qualcuno pensa che Cronache abbia svolto una funzione particolare nel chiudere la terza parte del canone e nell'unire il tutto con la Torà e i Profeti, perché i libri biblici che l'autore aveva davanti a sé possedevano già una specie di valore canonico. Oppure si può pensare che l'intenzione del libro sia di offrire un riassunto del messaggio dell' AT e raccogliere e sigillare gli altri scritti in un canone. Infatti, l'autore apre il libro con Adam e lo conclude con l'editto di Ciro, cioè con l'inizio del primo e l' inizio dell'ultimo libro che aveva davanti; in questo modo, riducendo a unità la storia d 'Israele, crea la condizione per considerare tutto l' AT un solo libro. Si pone allora il problema di sapere quale forma del testo l'autore o gli autori di Cronache (abitualmente definiti con l'etichetta «il Cronista») avessero davanti. Qualcuno ritiene che nel libro Torà indichi la legislazione mosaica scritta e che il Cronista sia stato preceduto da una lunga riflessione e interpretazione legale del Pentateuco; quindi, se con «Scrittura» si intende approssimativamente «scritti sacri e autoritativi», l'autore fu senza dubbio un interprete della Scrittura. Dall'altra parte, si può pensare che il Cronista supponga semplicemente un uditorio familiare con le tradizioni bibliche, senza presumere che il lettore abbia di fronte il testo e intenda confrontare le fonti, bensì che sia capace di leggere con un «orecchio» sensibile ad allusioni e citazioni da altro materiale tradizionale.

ASPETTILETTERAJU Per un secolo e mezzo è stata dimenticata l'autonomia del libro delle Cronache, perché si è parlato di una storiografia cronistica che comprendeva 1-2 Cronache ed Esdra-Neemia. I due libri sembrano collegati tra di loro dall'editto di Ciro (ripetuto più volte: 2Cr 36,22-23; Esd 1,1-4; 5,13-15; 6,2-5); inoltre l'apocrifo primo libro di Esdra (l Esdra) in greco noto come Esdra alpha (o 3 Esdra secondo la Vulgata) parte da 2Cr 35 e arriva fino a Esd 10, con l'aggiunta di Ne 8. Si riteneva che la ripetizione del decreto alla fine di Cronache e all'inizio di Esdra fosse il segno che indicava

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dove era stata divisa l'opera unitaria. Ma recentemente si è sempre più confermata l'opinione che si tratta di due opere autonome, perché le idee e il linguaggio comuni sono stati visti come un riflesso dell'epoca in cui tutti questi libri si sono formati, mentre si è notato che alcuni temi presenti in Cronache sono assenti in Esdra-Neemia (alleanza davi dica e monarchia, Israele come totalità, profezia, teologia della retribuzione) e, viceversa, altri temi che hanno un ruolo centrale in Esdra-Neemia, come l'esodo, sono assenti in Cronache. In tal caso la ripetizione dell'editto di Ciro sarebbe un'aggiunta fatta per creare un collegamento tra due opere che erano originariamente autonome. Articolazione dei libri I due libri delle Cronache contengono la più ampia sintesi storica della Bibbia, infatti partono da Adam e arrivano all'editto di Ciro, che segna la fine dell'esilio babilonese. Un lettore che già conosca la storia biblica facilmente vi distingue tre parti. La prima parte è una serie di genealogie, che inizia da Adam e arriva al primo re, Saul (l Cr 1-9). La seconda parte è la storia della monarchia unita (lCr 10-2Cr 9). Solo un breve capitolo è dedicato a Saul (lCr 10), mentre lo spazio più ampio del libro è occupato dai due grandi re. David (l Cr 11-29) è esaltato come organizzatore del culto e patrocinatore della costruzione del tempio: la sua attività politica è finalizzata alla scelta della capitale Gerusalemme, al trasporto dell'arca e ai finanziamenti per costruire il tempio. Anche Salomone è descritto come un re devoto, che realizza il progetto del tempio (2Cr 1-9). La terza parte (2Cr l 0-36) inizia con la secessione delle tribù del Nord e la narrazione prosegue solo con la storia del regno di Giuda, che vede passare sulla scena re riformatori e re empi, distinti sulla base della loro attenzione al culto: gli uni procurano disgrazie e gli altri portano benessere al popolo. Questa articolazione in tre grandi parti è evidente a una prima lettura, ma altri elementi consentono di riconoscere una divisione più articolata. Innanzitutto, il capitolo dedicato a Saul va considerato parte della storia di David, perché esso narra solo la fine di Saul e serve quindi a introdurre sulla scena il suo successore.

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Nell'attività di David si può distinguere la fase di consolidamento del regno (l Cr l 0-21) e quella di preparazione della costruzione del tempio (cc. 22-29). La parte dedicata alla storia del regno di Giuda può essere divisa in tre sezioni tenendo conto dell'ampio spazio riservato a due re esemplari: Yoshafat e I:Iizqiyya. La storia di Yoshafat è il culmine della serie dei primi sovrani (2Cr 10-20) e quella di I:Iizqiyya introduce la serie finale (cc. 29-36). In questo modo si ottengono sette parti di lunghezza omogenea, nelle quali è possibile identificare alcune strutture letterarie che si ripetono. Ogni parte ruota attorno al culto, rappresentato dal tempio o dai leviti, sul piano strutturale oppure narrativo. In alcuni casi, può essere l'elemento centrale di una parte o di una delle sezioni in cui si possono articolare le sette parti. In altri, le sue vicende sono un motivo ricorrente nella narrazione, che risalta grazie a molti richiami e rimandi tra episodi diversi. Al centro di tutto sta la storia del regno di Salomone, che è costruita attorno all'episodio della dedicazione del tempio (2Cr 5,2-7, l 0). Davide ha progettato e preparato la sua costruzione, Salomone l 'ha realizzata, i re successivi determineranno la sua distruzione finale nonostante alcuni tentativi di riforma. Attorno a questo centro si sviluppa anche una progressione nella storia, che parte dalla dispersione di Israele in mezzo alle nazioni (lCr l) e passando per le dodici tribù (cc. 2-9) arriva a Saul (c. l O) quindi ali 'unità della nazione sotto David e Salomone. Successivamente questa unità va in frantumi e arriva alla diaspora, perché falliscono sia i tentativi di ricomposizione dell'unità, da Rel)ab' am ad Al)az (2Cr l 0-28), sia i tentativi di riforma religiosa da I:Iizqiyya in poi (cc. 29-36). Ricapitolando, possiamo delineare così l'articolazione del libro: lCr 1,1-9,44 Genealogia del popolo di Dio lCr 10,1-21,30 David re a Gerusalemme lCr 22,1-29,30 Preparativi per la costruzione del tempio 2Cr l, 1-9,31 Salomone e il tempio 2Cr 10,1-20,37 Da Rel)ab'am a Yoshafat 2Cr 21,1-28,27 Da Yoram adAl)az 2Cr 29,1-36,23 Da I:Iizqiyya alla fine del Regno di Giuda

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Fonti e genere letterario Tra le forme letterarie presenti nel libro risaltano le genealogie, le liste, i discorsi e le preghiere. L'opinione tradizionale vede come fonte principale di Cronache i libri di Samuele e Re, però recentemente è stata supposta l'esistenza di una fonte comune da cui avrebbero attinto indipendentemente Samuele e Re, da una parte, e Cronache, dall'altra. Inoltre, l'autore mostra di conoscere molti libri dell' AT. Le genealogie attingono a Genesi, Esodo, Numeri, Giosuè, Samuele, Rut. l Cr 16 è una combinazione di più Salmi (96; l 05; l 06). Si trovano allusioni a Isaia (2Cr 28, 1621), Geremia (36,21) e Zaccaria (19,9). Altre fonti extrabibliche sono gli scritti profetici come la «Profezia di A]J.iyya di Shilo» (2Cr 9,29) e il «Testo (midraS) del profeta Iddo» (2Cr 13,22). Si pensa che anche liste di costruzioni regali esistessero come fonti autonome. Il libro cita nove volte il «Libro dei re di Giuda e di Israele» in diverse varianti (lCr 9,1), inoltre un «Testo (midraS) del libro dei Re» (2Cr 24,27). Quest'ultima allusione ha fatto qualificare tutto il libro delle Cronache come appartenente al genere letterario del midrash: una tecnica esegetica rabbinica che cercava un significato profondo nei testi biblici per attualizzare il loro messaggio. Per descrivere il rapporto con il resto dell' AT sono state proposte altre classificazioni, descrivendo il Cronista come un esegeta oppure un teologo, ma in tal caso limitando il suo contributo al materiale che lui aggiunge di suo. Recentemente si preferisce usare una categoria più ampia come quella di «Bibbia riscritta» (rewritten Bible). Si tratta di un genere di opere, come l'Apocrifo della Genesi (lQapGen) scoperto a Qumran, che prendono come punto di partenza uno o più libri, emulando anche lo stile del testo biblico, con lo scopo di offrire un'interpretazione coerente. Naturalmente si tratta di un'espressione anacronistica perché non c'era nessuna Bibbia davanti al Cronista o all'epoca degli scritti di Qumran, ma è utile per spiegare le soluzioni armonizzatrici, i commenti aggiunti, le abbreviazioni o i supplementi alle sue fonti.

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LINEE TEOLOGICHE FONDAMENTALI

Il modo più semplice per cogliere la teologia del Cronista è quello di osservare le differenze rispetto alla storia parallela raccontata nei libri di Samuele e dei Re. Cronache presenta il passato in modo diverso dalla storiografia deuteronomistica, perché non intende limitarsi a giustificare come mai Israele sia andato in esilio, ma offre un quadro più vasto in cui collocare l'azione divina, che non è solo di condanna, ma anche di benedizione. La colpa d'Israele non è dunque solo l'idolatria o la disobbedienza alle leggi divine, ma è soprattutto il non cercare il Signore. Si tratta di qualcosa di più profondo, come sottolinea il frequente richiamo al cuore o alla mente integra, alla gioia nelle celebrazioni e ai contributi generosi e volontari per il culto. Tuttavia le conseguenze del cercare il Signore o del dimenticarlo non si accumulano lungo la storia, bensì si realizzano in ogni generazione, secondo il noto principio della retribuzione immediata. Inoltre questa relazione con Dio si manifesta concretamente nelle istituzioni che rappresentano la presenza del Signore: l'arca, Gerusalemme, il tempio, il sistema sacri:ficale, il personale del culto, il re. Si può dunque descrivere il messaggio del libro sotto tre aspetti: il tema del libro è costituito dal tempio, i soggetti che agiscono sono i re, il principio che regge le vicende è quello della retribuzione immediata. Il tempio Vi è un'analitica descrizione della istituzione del tempio di Gerusalemme, una storia del servizio liturgico, un resoconto dell'organizzazione del personale del culto secondo le sue classi e i suoi uffici, un ritratto di Israele come comunità cultuale. Il tempio costituisce il centro dell'unificazione del popolo d'Israele diviso e disperso. Alcune categorie del personale del tempio ricevono un trattamento particolare. I leviti occupano una posizione centrale, anche a scapito del sacerdozio che era colpevole di un certo lassisma e di negligenza (i leviti sono menzionati un centinaio di volte, contro una sola volta in Samuele e Re); infatti il libro riflette un'epoca storica in cui si era ormai stabilita una distinzione fra

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sacerdoti e !eviti, per cui i primi sono addetti ai sacrifici e al santuario e i secondi prestano servizio nel tempio (cfr. Ez 40,45-46; 44,11.15; 45,4-5; 48,11-13). I cantori sono una componente del rituale sacrificale; essi sono stati istituiti da David per cantare al Signore e per convocare tutti a unirsi al re nella lode al Signore durante l'offerta del sacrificio. La stessa esecuzione del canto liturgico è vista come una profezia: «i figli di Asaf, di Heman e di Yedutun, i profeti con le cetre, con le arpe e con i cembali» (lCr 25,1). Può darsi che questa organizzazione cultuale sia basata sulla presenza di questi tre cantori nei titoli dei Salmi: tre volte Yedutun (Sal 39; 62; 77), dodici Asaf (Sal 50; 73-83 ), una volta Heman (Sal 88). La centralità del tempio emerge anche dall'organizzazione della narrazione. Tutta l'attività di David è in relazione con il tempio: dalla conquista della città al trasporto dell'arca, all'acquisto dell'area su cui edificarlo, fino ali' organizzazione cultuale, che occupa un ampio spazio (l Cr 22-29) mentre è assente in 2Samuele. Anche l'attività di Salomone è concentrata sul tempio e i re successivi sono valutati in merito alla loro relazione col tempio, come già avveniva in l-2Re. In particolare vengono sottolineate le riforme cultuali, come quella di I:Iizqiyya, che costituisce il climax della storia successiva a Salomone. La monarchia L'aver privilegiato l'attività cultuale nei regni di Davide di Salomone spiega anche la diversa valutazione di questi due re rispetto a Samuele e Re. In Cronache non troviamo quegli episodi che potevano presentare in luce negativa Davi d (adulterio con Betsabea, colpo di stato di Assalonne, debolezza degli ultimi anni del re) o Salomone (intrighi di corte per la presa di potere, esecuzione delle vendette paterne, matrimonio con donne straniere e idolatria). L'importanza del tema della regalità è evidente già a una prima lettura del libro, infatti esso è una storia della monarchia da Saul a Zidqiyya. Il ruolo del re non è quello di presiedere il culto in prima persona o quello di comandare nel santuario, ma quello di fondatore (David), costruttore (Salomone) e protettore del tempio (i re successivi).

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Non è comunque chiaro se il ruolo centrale assegnato a Davide a Salomone sia per l'autore un modello per un futuro messia teocratico, oppure un ideale irraggiungibile, senza più nessuna speranza per una futura restaurazione della monarchia. Il fatto che Salomone confermi l'alleanza davi dica, attuando il progetto di Davi d, potrebbe lasciare aperta la speranza che arrivi un altro re anch'esso obbediente a questa alleanza. D'altra parte, sembra che con l'esilio non ci sia più posto per la monarchia: essa ha esaurito il suo compito con la fondazione del tempio e del suo rituale; ora l'alleanza davidica continua nel popolo, responsabile dell'esecuzione della liturgia di istituzione divina e, quindi, beneficiario della sicurezza e della pace nel paese. L'interpretazione del messianismo nel libro delle Cronache è connessa anche ad altri temi teologici, come l'apparente assenza di attese escatologiche, per cui qualcuno parla di messianismo «realizzato», perché la teocrazia di fatto è già stata attuata. Può, però, trattarsi di un messianismo «nostalgico», perché neli' era persiana ormai non c'era nessuno in grado di coprire un ruolo messianico, come mostra il fallimento di Zerubbabel (vedi i libri di Aggeo e di Zaccaria); perciò all'autore di questo libro non resterebbe che guardare indietro al re David. L'assenza delle vicende del regno del Nord in Cronache è stata spesso intesa come una condanna, però il libro insiste continuamente sulla presenza di «tutto Israele» nei vari momenti significativi della storia. Non racconta le difficoltà incontrate da David e da Salomone per la successione al trono, ma presenta un'ideale partecipazione di tutto Israele; così per il trasporto dell'arca aGerusalemme. Anche se con la divisione del regno in seguito alla morte di Salomone il libro ignora la storia del regno settentrionale, esso riporta molti interventi nel Nord da parte dei re del Sud, sia nella guerra che negli affari religiosi. Viene più volte ricordata la partecipazione delle tribù settentrionali al culto di Gerusalemme; con la celebrazione della Pasqua sotto ijizqiyya è ricomposta quella unità ideale dei due regni perché anche le tribù del Nord sono invitate, addirittura viene negata l'esistenza di «stranieri» nella terra d'Israele, perché tutti i residenti celebrano la Pasqua (2Cr 30,25-26). Si può allora parlare di un Israele inclusivo, a differenza

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del libro di Esdra-Neemia, dove il problema dei matrimoni misti esige, invece, la separazione dai popoli vicini. In senso temporale, nelle genealogie dei primi nove capitoli, questa inclusività è mostrata dalla continuità del popolo di Dio al di là delle varie fratture verificatesi nella sua storia. Il principio della retribuzione Nella presentazione dei singoli re viene usato il criterio enunciato in l Cr 28,9: «Ma tu, Salomone figlio mio, riconosci il Dio di tuo padre e servilo con mente integra e con animo volonteroso, perché Egli comprende ogni intenzione di chi lo cerca e ogni pensiero. Se lo cercherai si farà trovare da te e se lo abbandonerai ti rigetterà per sempre». Spesso, infatti, il regno di un monarca è diviso in fasi distinte che dipendono dall'applicazione di questo principio della retribuzione immediata, come nel noto caso dell'empio Manasse che ebbe un lungo regno: se la prosperità è segno della benedizione divina, allora egli doveva essersi convertito (2Cr 33, 11-20). Oppure se il buon re Yoshiyya muore ucciso in guerra deve aver fatto qualcosa di male, infatti ha disobbedito alla parola di Dio (35,22). In questo modo la giustizia divina è legata intimamente alla sua applicazione terrena: opera immediatamente e direttamente. Dal punto di vista dello sviluppo della fede d'Israele, che andava elaborando un'escatologia con un concetto più spirituale di giustizia e di ricompensa, tale teoria della retribuzione in questo mondo sembra un passo indietro, il ritorno a un'epoca più arcaica. Ma può trattarsi di una reazione alla moda prevalente in alcuni ambienti giudaici, che facilmente accettavano idee persiane e greche prospettanti una ricompensa nell'aldilà. L'obbedienza al Signore ha come conseguenza il successo (l Cr 22,11) e la prosperità e si manifesta in attività edilizie (2Cr 11,5), vittorie (2Cr 13,13), discendenza (lCr 3,1-9), supporto popolare (2Cr 11,13); invece l'infedeltà porta alle sconfitte (2Cr 12, 1-9). Però la punizione non è ineluttabile: può essere evitata ascoltando gli ammonimenti dei profeti prima del giudizio. Alcuni versetti propri di Cronache, rispetto al passo parallelo che descrive l'apparizione divina dopo la dedicazione del tempio (IRe 9,1-9),

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affermano questo principio teologico: «(se) il mio popolo, su cui è stato invocato il mio nome, si umilierà, pregherà, cercherà il mio volto e si convertirà dalle sue condotte malvagie, io ascolterò dal cielo, perdonerò il loro peccato e guarirò il loro paese» (2Cr 7,14). La preghiera, che è una delle quattro modalità per evitare la punizione divina, determina il corso della storia e mantiene la fedeltà del popolo verso Dio: Egli ascolta le preghiere, niente può essere fatto senza il suo aiuto. Vi sono preghiere tradizionali, usate in nuove situazioni e modificate per adattarsi al nuovo contesto (l Cr 16,8-36 è un inno di ringraziamento costruito con brani dai Sal 96, l 05 e l 06), e vi sono preghiere nuove create sulla base di formule tradizionali (lCr 29,10-19).

DATA, AUTORE, STORIA DELLA COMPOSIZIONE

Data La formazione del libro è spesso collocata nell'epoca persiana (539-333 a.C.), perché si spiega così l'interesse per la ricostruzione di Israele nella terra promessa e per la sua identità come popolo di Dio in un'epoca di profondi cambiamenti. Ma ci sono così poche informazioni sul periodo persiano che è difficile essere più precisi. La genealogia di Yoyakin (Yekonya) scende molto in basso (lCr 3,17-24) e anche l'uso di materiale presente in altri libri dell'AT suggerisce una data tarda. P. es., si pensa che Cronache sia posteriore a Esdra e N eemia sulla base dei testi comuni (l Cr 9 e N e 11; 2Cr 36,22-23 ed Esd 1,1-4). Anche l'organizzazione cultuale suppone un periodo di evoluzione abbastanza lungo dopo la ricostruzione del tempio e fa quindi propendere per una datazione bassa. L' assenza di un'influenza del pensiero greco di per sé non esclude l'epoca ellenistica, perché i contatti coi greci sono attestati già nel periodo preesilico e perciò questo silenzio non è significativo. Alcuni lo giustificano come un rifiuto o una polemica nei confronti dell'ellenismo. Comunque, opere del II secolo a.C. attestano l'esistenza di Cronache, perché mostrano di conoscere materiale riportato solo in questo libro.

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Autore Fino a non molto tempo fa era opinione diffusa che il Cronista sarebbe stato l'autore di un'ampia opera storiografica, paragonabile a quella deuteronomistica. Nello stesso tempo si pensava che l'autore fosse da ricercare tra i leviti, data la loro forte presenza rispetto a Samuele e Re, l'interesse per il rituale e lo stile omiletico; essi avrebbero cercato di rivalutare il loro ruolo liturgico: il culto e il tempio ricevevano legittimazione grazie al fatto che la loro istituzione risaliva al re David. Questo ideale teocratico si sarebbe inserito nella svolta subita dalla religione biblica dopo l'esilio, con la nascita del giudaismo. Recentemente si preferisce vedere negli autori degli scribi, perché si ritiene che lo scrivere, il ricorrere a fonti archivistiche e il pubblicare testi sia piuttosto un'attività accademica. In ambedue i casi si tratta di membri della classe alta, cioè di quelle famiglie andate in esilio che erano poi rimpatriate. Collegati alla questione dell'autore si pongono alcuni problemi. Il primo è quello dei destinatari originari. Siamo in un'epoca in cui acquista prestigio il riferimento al testo scritto, come più volte emerge in Esdra e Neemia, e ciò fa pensare a un pubblico con la stessa formazione scribale dell'autore. Ma si può pensare anche a un pubblico più vasto, cui varie sezioni del testo venivano lette, come in Ne 8. Il secondo problema è l'intenzione con cui autore ha composto l'opera e, di conseguenza, il suo genere letterario. Tra le varie ipotesi possiamo ricordare le più famose: difendere la nuova comunità teocratica in polemica coi Samaritani; scrivere una storia della dinastia davidica in vista delle sue realizzazioni nel culto; difendere le istituzioni postesiliche; scrivere una storia di Giuda e delle sue istituzioni; offrire un insegnamento religioso tramite la storia; interpretare per la comunità della restaurazione la storia d'Israele come un'eterna alleanza; riscrivere la storia alla luce del principio della retribuzione immediata; difendere l'identità giudaica e l'ortodossia in un periodo di forte pressione da parte di culti stranieri; scrivere la più ampia sintesi possibile delle differenti tradizioni religiose d'Israele; chiudere la terza parte della Bibbia ebraica e unire il tutto con le prime due.

21

INTRODUZIONE

Composizione Collegata all'intenzione dell'autore c'è anche la ricostruzione della storia della formazione del libro. Per molto tempo gli studiosi hanno cercato di scoprire lo scopo che l'autore si era prefisso studiando il suo uso delle fonti, in particolare le omissioni e le aggiunte. Questi studi presupponevano che il Cronista avesse di fronte i libri di Samuele e dei Re che ci sono giunti, ma recentemente è stata negata questa servile dipendenza dalla storiografia deuteronomistica, anzi, qualcuno ha proposto una o più fonti comuni da cui, autonomamente, avrebbero attinto da una parte Samuele-Re e dall'altra Cronache. Soprattutto lo studio della teologia e della tecnica redazionale ha portato a una riscoperta del valore autonomo di Cronache rispetto alle fonti. Il libro dei Re cita solo due fonti principali: «il Libro delle cronache dei re d 'Israele» o «di Giuda» (oltre a un'altra fonte in l Re 11,41 ); invece in Cronache l 'indicazione di fonti scritte diventa più varia. Si rimanda dodici volte probabilmente a una stessa opera indicata con titoli diversi: «Libro dei re d'Israele e Giuda», «Libro dei re di Giuda e Israele», «Libro dei re d'Israele», «Parole dei re d'Israele», «Midrash del libro dei re», «Libro delle cronache del re Davide». Accanto a queste ci sono rimandi a parole, profezie, visioni, midrash o scritti di profeti. Qualunque siano le fonti, il successivo processo di formazione del libro può aver subito rielaborazioni o aggiornamenti, soprattutto nei cataloghi di nomi; qualcuno ipotizza più edizioni (p. es. una sacerdotale in l Cr 23, 14-14.28-32).

TESTO E TRASMISSIONE DEL TESTO

Lo studio del testo è sempre stato finora condizionato dal presupposto che le fonti del Cronista coincidessero con i libri biblici che ci sono giunti, per cui davanti a una difficoltà o a una variante si è sempre cercata la soluzione nel testo parallelo. Però la storia della trasmissione manoscritta di qualsiasi testo è un processo soggetto a cambiamenti di ogni genere e le scoperte di Qumran hanno mostrato l'esistenza di una pluralità di forme del testo biblico. Per

INTRODUZIONE

22

questo motivo non si possono neppure tenere in gran conto le varianti attestate dalla traduzione greca della Settanta o dalla traduzione latina della Vulgata, infatti le versioni tendono a rendere più chiaro il testo (lectio facilior), perciò non sempre abbiamo davanti delle varianti, bensì delle interpretazioni di un testo difficile oppure un'armonizzazione con altri passi. Spesso è preferibile conservare le difficoltà del testo ebraico (lectio difficilior). La versione greca è una traduzione che per essere il più possibile aderente ali' ebraico risulta alla fine in un greco non idiomatico; inoltre ha alcune aggiunte (in 2Cr 35, 19; 36,2.5). La Vulgata segue il Testo Masoretico (ha una diversa divisione tra i cc. 5 e 6 di l Cronache) e di fatto viene utilizzata per risolvere le difficoltà del testo ebraico. La traduzione siriaca sembra molto libera, inoltre ha omissioni e aggiunte che la rendono inutilizzabile per la critica testuale e qualcuno l'ha paragonata a un midrash; tra le sue caratteristiche si nota una certa avversione per il canto e la musica. A Qumran si sono trovati solo scarsi frammenti di Cronache (4 QConache [4QCr o 4Q 118]), cioè 2Cr 28,27 e 29,1-3. Per questi motivi nella traduzione dei nomi propri abbiamo quasi sempre preferito il ketìb al qerè, anche perché si tratta per lo più di nomi rari e qualunque sia la loro forma originaria essa non influisce sulla comprensione del testo. In molti casi le differenze presenti nelle versioni antiche sono dovute a facili scambi nella lettura di alcune lettere dell'alfabeto ebraico (p. es. •h; ,h; n/n). A volte gli studiosi fanno delle congetture, cioè ricostruiscono un testo che non è attestato da nessun manoscritto o versione, ma che sembra richiesto dal senso generale di un passo. Poiché si tratta di più alternative ragionevoli non c'è nessun argomento decisivo per cambiare il Testo Masoretico. Una lettura diversa del Testo Masoretico deve comunque rispettare il testo ebraico consonantico, che rappresenta una fase più antica della trasmissione, rispetto all'inserzione delle vocali che sono entrate in uso molto tardi.

TAVOLA RIASSUNTIVA DEI RE DI GIUDA E ISRAELE GIUDA Rel).ab'am Abiyya (Abiam) A sa

Yoshafat

durata del 17 anni 3 anni 41 anni

8 anni l anno

Atalia Yoash

6 anni 40 anni

Amazya

29 anni

Ozia (Azarya)

52 anni

Abaz [734]

ISRAELE Yorob'am

3 anni 24 anni 2 anni 7 giorni 12 anni 22 anni

Nadab Ba'sha Eia Zimri

2 anni 12 anni

Al).azya

28 anni

Yehu

17 anni 16 anni

Yoal).az Yoash [796]

41 anni

Yorob'am (Il)

6mesi l mesi lO anni 2 anni 20 anni

Zaccaria Shallum Menal).em [740 e 738] Peqal).ya Peqab [732]

9 anni

Osea

Omri Abab [853]

25 anni

Yoram Al).azya

Yotam

ref!no 22 anni

Yoram

[841]

16 anni 16 anni [722]

}:Iizqiyya [70 l] 29 anni Manasse [ca. 674 e 668] 55 anni Amon 2 anni 31 anni Yoshiyya Yoal).az 3 mesi Yoyaqim [605] 11 anni Yoyakin [597] 3 mesi 11 anni Zidqiyya

Il cambiamento di caratteri indica ogni cambiamento di dinastia nel regno di Israele. Le date tra parentesi quadre sono a.C. e si riferiscono a fonti extrabibliche che citano il nome del re.

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25

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2,48 Partorì (1~:) - Il verbo è al maschile, ma spesso si trova un soggetto femminile con un verbo al maschile.

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2,49 Sha 'q((~) - La Vulgata (genuit autem Saaph pater Madmena Sue patrem Machbena) lo intende come soggetto (perciò la forma fem-

La discendenza di Yeral:zmeel (2,25-41) è divisa in due parti. La prima è in forma segmentata (vv. 25-33) con la formula iniziale e quella conclusiva che corrispondono a quelle usate per Kaleb nei vv. 42-50a. La seconda parte (vv. 36-41) non ha queste formule ed è una genealogia lineare. Del clan di Yeral,lmeel non sappiamo nulla se non che al tempo di David abitava il Sud di Giuda (l Sam 27, l O;

41

l CRONACHE 2,49

251 figli

di Yeral,lmeel, primogenito di ijezron, furono Ram il primogenito, Buna, Oren, Ozem, Al,liyya. 26 Yeral,lmeel ebbe una seconda moglie, che si chiamava Atara: fu la madre di Onam. 271 figli di Ram, primogenito di Yeral,lmeel, furono Ma'az, Yamin ed Eqer. 281 figli di Onam furono Shammay e Yada. Figli di Shammay: Nadab e Abishur. 29 Il nome della moglie di Abishur era Abihayil e gli partorì Al,lban e Molid. 3°Figli di Nadab: Seled e Appayim. Seled morì senza figli. 31 Figli di Appaim: Yish'i; figli di Yish'i: Sheshan; figli di Sheshan: Al,llay. 32Figli di Yada, fratello di Shammay: Yeter e Yonatan. Yeter morì senza figli. 33Figli di Yonatan: Pelet e Zaza. Questi i figli di Yeral,lmeel. 34 Sheshan non ebbe figli, ma solo figlie. Sheshan aveva uno schiavo egiziano che si chiamava Yarl,la. 35 Sheshan fece sposare allo schiavo Yarl,la sua figlia, che gli partorì Attay. 36Attay generò Natan; Natan generò Zabad; 37Zabad generò Eflal; Eflal generò Obed; 380bed generò Yehu; Yehu generò Azarya; 39Azarya generò ijelez; ijelez generò El'asa; 40El'asa generò Sismay; Sismay generò Shallum; 41 Shallum generò Yeqamya; Yeqamya generò Elishama. 42 Figli di Kaleb, fratello di Yeral,lmeel: Mesha, suo primogenito, che fu padre di Zif; i figli di Maresha, padre di ijebron. 43 Figli di ijebron: Qoral,l, Tappual,l, Reqem e Shema. 44 Shema generò Ral,lam, padre di Yorqo'am; Reqem generò Shammay. 45 Figlio di Shammay: Ma'on; Ma'on fu padre di Bet-Zur. 46Efa, concubina di Kaleb, partorì ijarran, Moza e Gazez; ijarran generò Gazez. 47 Figli di Yahday: Reghem, Yotam, Gheshan, Pelet, Efa e Sha'af. 48Ma'aka, concubina di Kaleb, partorì Sheber e Tirl,lana; 49partorì Sha' af, padre di Madmanna, Sheva, padre di Makbena e padre di Ghib'a. Figlia di Kaleb fu Aksa. minile .,~andrebbe corretta in quella maschile ~), ma: si può conservare il verbo al femminile comenellaSettanta(KaÌ. ÉyéNrpev lliyrujl11lX1:fpa

Mupf!l)VU K!Ù 1:ÒV lliou 1Til1:Epn Maxt43rJva) per cui i figli sono due: Sha'afe Sheva. Non serve inserire un\ leggendo: lot)tf~1 «e Sheva>>).

30,29). I nomi elencati non sono menzionati altrove nell'Antico Testamento. La ripresa della discendenza di Kaleb (2,42-55), già introdotta nei vv. 18-24, contiene almeno due liste (vv. 42-49.50-55). La prima è composta di tre gruppi: all'inizio ci sono i figli di una madre non nominata (vv. 42-45), poi quelli di una concubina ( vv. 46-4 7) e infine quelli dell'altra concubina (vv. 47-48). Qui emerge

42

l CRONACHE 2,50

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può essere tradotto nel senso di «casa>> o «famiglia» oppure può venir traslitterato come parte del nome (così, in questo caso, nella Settanta e nella Vulgata), lo stesso problema si pone altrove (v. 54 «Bet-Yoab»: la Vulgata domus loab). 2,52 Haroe, /fazi e Mana/:lat (nìn~rp;:t ·~o i1~-,:;t) - Leggiamo tre nomi propri (così anche la Settanta: Apo:o: Ea~ AIJ.I.Iav~a); ma si può tradurre: «... che vedeva (oppure "il veggente") metà dei luoghi di riposo» (la Vulgata: qui videbat dimidium

la funzione politica della genealogia, perché molti nomi dei figli sono quelli di città note, che ricorrono nella lista delle località attribuite in sorte a Giuda in Gs 15: Zif, Maresha, I:Iebron, Tappual}., Reqem e Shema, Ma'on, Bet-Zur, Pelet, Madmanna, Ghib'a. Degli altri nomi, diversi sono citati solo qui nell'Antico Testamento. 3,1-24 La dinastia di David Gran parte della genealogia davidica dipende da fonti più antiche, soprattutto da 2 Samuele. I vv. l 0-16 del nostro capitolo possono essere stati composti usando i libri dei Re e di Geremia; i vv. 17-24 sono propri del Cronista. I vv. 1-9 seguo-

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!CRONACHE 3,5

50Questi

furono i figli di Kaleb, figlio di I:Iur, primogenito di Efrata: Shobal, padre di Qiryat-Ye'arim, 51 Salma, padre di Betlemme, I:Iaref, padre di Bet-Gader. 52 Shobal, padre di QiryatYe'arim, ebbe come figli Haroe, I:Iazi e Manal).at. 53 Le famiglie di Qiryat-Ye'arim: lo Yitrita, il Putita, il Shumatita e il Mishra'ita. Da costoro uscirono lo Zor'atita e l'Eshtaulita. 54Figli di Salma: Betlemme e il Netofatita, Atrot-Bet-Yoab e metà dei Manal).titi e dei Zoriti. 55 Famiglie di scribi abitavano in Ya'bez: Tir'atiti, Shim'atiti e Sukatiti. Questi erano i Qeniti, che venivano da ijammat padre di Bet-Rekab. 1Questi furono i figli di David che gli nacquero in I:Iebron: il primogenito Amnon, da Al}.ino'am di Yizre'el; secondo Daniel da Abigayil di Karmel; 2il terzo Abshalom figlio di Ma'aka figlia di Talmay, re di Gheshur; il quarto Adoniyya figlio di I:Iagghit; 3il quinto Shefatya da Abitai; il sesto Yitre'am da sua moglie Egla. 4 Sei gli nacquero in I:Iebron e là regnò sette anni e sei mesi, mentre regnò trentatrè anni in Gerusalemme. 5Questi gli nacquero in Gerusalemme: Shim'a, Shobab, Natan e Salomone: quattro, da Bat- Sheba, figlia di Ammiel;

3

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requietionum ). Altri traducono basandosi sul v. 54 e su 4,2 «Reaià e metà dei Manactei» (versione CEI). l,SS Scribi {C'!f?b)- Si può pensare a una corporazione (cfr. 4,14.21.23). Improbabile che si tratti, come proposto da alcuni, di una popolazione: «Sifriti», cioè abitanti di Qiryat-Sefer(Gs 15,15). //3,1-9 Testo parallelo: 2Sam 3,2-5; 5,14-16 3,2 Abshalom (ci',~)- Nel Testo Masoretico il nome è preceduto dalla preposizione ';l (forse per influsso del precedente ""r~~), che non

va tradotta, come fanno la Settanta e la Vulgata. 3,5 Gerusalemme - Solo cinque volte neIl' AT il nome di Gerusalemme è scritto piene (c•'?~~,~ anziché Cl~~~1~), di cui tre volte in questo libro (cfr. anche 2Cr 25,1; 32,9). Bat-Sheba - Solo qui ricorre la forma .l!~fZi-n~ (cfr. 2,3) invece di l1~ttn~; la Settanta (BTJpoajXE) e la Vulgata (Bethsabee) suppongono la forma abituale. La Settanta usa BTJpo$E anche per il nome di luogo l1~lf.i 1l',tf «Beer-Sheba» (la Vulgata Bersabee).

no logicamente a 2,9-17; i vv. l 0-16 presentano i discendenti di Salomone fino all'ultimo re; i vv. 17-24 continuano la linea davidica dopo la deportazione per otto generazioni. In questo modo viene riaffermata la permanenza della dinastia davidica «per sempre» (cfr. 17, 12). La discendenza di David (3, 1-9) è composta di due parti: i figli nati a l:lebron (vv. 1-3) e quelli nati a Gerusalemme (vv. 4-8). Il riferimento ai figli di David nati a l:lebron non ricorre altrove nel libro; la lista dei nomi non differisce molto da quella di 2 Samuele, ma è eliminata l'allusione al fatto che nei sette anni e mezzo

44

l CRONACHE 3,6

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3,8 Elyada (~)-In 14,7 si trova Be'elyada (.!rt'?i/f), che probabilmente era la forma primitiva del nome contenente Wl elemento teoforico da non pronwtciare (Ba'al), come nel caso del figlio di Yonatan, Mefiboset (M~'f;)l?, quindici volte nel Testo Masoretico di 2 Samuele) sempre tradotto Merib-Baal dalla versione CEI sulla base di lCr 8,34 e 9,40 ('?~f ~'!l?). 3,15 Yobanan (lr,ti")- Poiché in 2Cr 36, l il figlio che succede per primo a Yoshiyya è Yoal;wz, la Settanta, nella recensione di Luciano, ha qui Iwocxa( per armonizzare con quel versetto. Shallum (c~';l~) - Si tratta di un nome molto diffuso. Come figlio e successore di Yo-

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shiyya compare anche in Ger 22, Il, dove la recensione di Luciano ha ancora Iwocxa(. Si pensa che Shallum sia il nome ufficiale assunto da Yoabaz quando divenne re, o viceversa. Infatti, suo fratello Elyaqim ha avuto il nome cambiato in Yoyaqim (2Cr 36,4) e suo fratello Mattanya ha avuto il nome cambiato in Zidqiyya (2Re 24, 17). 3,17 Il prigioniero (,~tt)- Nel Testo Masoretico il termine è senza articolo. La Settanta (lEXOVLa-aoLp) e la Vulgata (Asir) lo interpretano come nome proprio. 3,19 Figli di Zerubbabel c'??f1tl~)- Il Testo Masoretico ha il singolare, ma il contesto ri-

a I;Iebron David regnò solo su Giuda e negli altri su Giuda e Israele (2Sam 5,5), perché l'autore non vuole che risulti che governò solo su una parte del paese. La lista dei figli nati a Gerusalemme è invece molto differente da quella di 2 Samuele e anche da quella simile di lCr 14,3-7: solo qui è nominata la madre dei primi quattro. Una progenie numerosa dal punto di vista della teologia della retribuzione immediata è segno della benedizione divina (lCr 14,3-7; 25,5; 26,4-5; 2Cr 11,18-22; 13,21; 21,1-3). La discendenza di Salomone (3, 10-16) presenta la successione dei re del Sud. I vv. l 0-14 sono una genealogia lineare di quindici generazioni da Salomone a Yoshiyya. La regina Atalya non è menzionata perché non è di discendenza davidica, anche se 2Cr 22,12 (= 2Re 11 ,3) dice che «regnava». Azarya viene chiamato

45

!CRONACHE 3,20

inoltre Yibl).ar, Elishama, Elifelet, 7Nogah, Nefeg, Yafi'a, Elishama, Elyada ed Elifelet: nove. 9Tutti figli di David, senza contare i figli delle concubine. Tamar era loro sorella. 10f'iglio di Salomone: Rel).ab'am; Abiyya suo figlio; Asa suo figlio; Yoshafat suo figlio; liYoram suo figlio; Al).azya suo figlio; Yoash suo figlio; 12Amazya suo figlio; Azarya suo figlio; Yotam suo figlio; 13Al).az suo figlio; l:lizqiyya suo figlio; Manasse suo figlio; 14Amon suo figlio; Yoshiyya suo figlio. 15Figli di Yoshiyya: il primogenito Yol).anan, il secondo Yoyaqim, il terzo Zidqiyya, il quarto Shallum. 16Figli di Yoyaqim: Yekonya suo figlio; Zidqiyya suo figlio. 17Figli di Yekonya, il prigioniero: Shealtiel suo figlio, 18 Malkiram, Pedaya, Shenazzar, Yeqamya, Hoshama e Nedabya. 19Figli di Pedaya: Zerubbabel e Shime'i. .Figli' di Zerubbabel: Meshullam e I:Iananya e Shelomit, loro sorella, 20I:Iashuba, Ohel, Berekya, I:Iasadya, Yushab-l:lesed: cinque.

6

8

chiede il plurale, come si trova nella Settanta e in altre versioni antiche. Lo stesso vale per i vv. 21 e 23: «figli di l;lananya» e «figli di Ne'arya>>. Zerubbabel qui è chiamato figlio di Pedaya (v. 19), ma altrove è sempre figlio di Shealtiel; egli ebbe un ruolo fondamentale nella ricostruzione del tempio (Ag 1,1; Esd 3,2) ed era governatore (i1ç!~) di Giuda. 3,20 lfashuba (it~~r:J) - Prima di costei alcuni inseriscono «Figli di Mesullam» (cfr. versione CEI), altrimenti i figli di Zorobabele risulterebbero più dei «cinque» indicati alla fine del v. 20. L'integrazione spezza il ritmo della discendenza di Davide, perché si

segue sempre una sola linea e non si cita la discendenza degli altri figli, inoltre il numero «cinque» ('ZiC.r;t) dovrebbe essere scritto i!~~O (cfr. i numeri nei vv. 22-23). Un'altra soluzione potrebbe essere quella di considerare 'Zit;lr;t un nome proprio, come è stato fatto con "tç)r:;t («misericordia»), che viene considerato parte di un nome. Certamente nella trasmissione del testo sono avvenuti dei cambiamenti, così al v. 22 ci sono cinque nomi, ma l'elenco si conclude con «sei». Poiché le versioni antiche corrispondono al Testo Masoretico non ci sono elementi sufficienti per giustificare le correzioni.

Uzziyya in 2Cr 26; poiché si trovano più volte attestate le due forme del nome si pensa che uno sia quello assunto nell'ascesa al trono. Col v. 15 inizia una genealogia segmentata. I vv. 15-16 presentano alcune difficoltà. Yol).anan, primogenito di Yoshiyya, non è attestato altrove; Zidqiyya risulta figlio di Yoshiyya e poi figlio di Yoyaqim, ma può trattarsi di due persone diverse. Shallum compare ancora solo in Ger 22, 11. Yekonya altrove è Yoyakin (2Cr 36,9-1 0). Sembra dunque che ci sia una conoscenza un po' confusa delle relazioni tra gli ultimi re. La discendenza davidica prosegue anche dopo la deportazione (3,17-24). Questa lista è propria del Cronista ed è stata spesso usata per la datazione del libro. Partendo da Yekonya, cioè dall'esilio babilonese si possono contare otto generazioni nel Testo Masoretico, ma dodici nella Settanta e nella Vulgata, che correggono

46

!CRONACHE 3,21

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> (cfr. Is 26,18), ma si può intendere l'ebraico come fa la Vulgata: «e hai fatto sì che non fossi oppresso dal male» (etfeceris me a malitia non opprimi). 4,11 Kelub (~~"~)-Il nome solleva il problema dell'identità di personaggi dal nome simile (Kelubay: 2,9), anche perché la Settanta ha sempre Kaleb (Xa1ep).

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4,13 Otniel ("~·~~V) - È conosciuto nei due episodi riportati in altri libri biblici (Gs 15,13-17 e Ode 1,10-15). 4,13/fatat (nlJQ)- Spesso si aggiunge «e Me'onotai» per collegare il v. 14 (versione CEI). 4,14 Ghe-lfarasim (c·~o ~·~)-La Vulgata (vallis arti.ficum) e la versione CEI traducono: «valle degli artigiani» o degli intagliatori (Ne 11,35), ma è meglio conservarlo come nome proprio (Settanta: A yeaOOo:i:p ), come negli altri giochi di parole. 4,15 lr (~,·~1)- Seguendo la Vulgata (Hir et

di Perez (2,4-5). Nella presentazione di Ya'bez (vv. 9-10) non conta tanto l'etimologia popolare del nome (allusione a Gen 3,16), ma il richiamo alla preghiera che rivela per la prima volta la teologia dell'autore: Dio risponde alle invocazioni (cfr. 2Cr fr-7). L'episodio si collega alle altre narrazioni dell'acquisizione di terre (lCr 4,39-43; 5,9-10.18-22}, ma qui non la si ottiene con la guerra, perciò «fu

49

I CRONACHE 4,18

9Va'bez fu più onorato dei suoi fratelli; sua madre l'aveva chiamato Ya'bez poiché diceva: «L'ho partorito con sofferenza». 10Ya'bez invocò il Dio d'Israele: «Se tu davvero mi benedicessi, allargassi i miei confini, la tua mano fosse con me facendo sì io non soffra a causa del male!». Dio gli concesse quanto aveva chiesto. 11 Kelub, fratello di Shul)a, generò Mel)ir; lui fu padre di Eshton. 12Eshton generò Bet-Rafa, Paseal) e Tel)inna, padre di Ir-Nal)ash. Questi sono gli uomini di Reka. 13Figli di Qenaz: Otniel e Seraya; figli di Otniel: I:Iatat. 14Me'onotay generò Ofra; Seraya generò Yoab, padre diGheI:Iarashim, poiché erano intagliatori. 15Figli di Kaleb figlio di Yefunne: ·Ir,, Eia e Na'am. Figli di Eia e di Qenaz. 16Figli di Yehallelel: Zif e Zifa, Tirya e Asarel. 17Figli di Esdra: Yeter, Mered, Efer e Yalon. (Essa) concepì Miryam, Shammay e Yishbal), padre di Eshtemoa. 18 Sua moglie, la giudea, partorì Yered padre di Ghedor, I:Ieber padre di Soko e Yequtiel padre di Zanoal). Questi sono i figli di Bitya, figlia del Faraone, che Mered aveva sposato, Hela) di solito si stacca la consonate finale, per unirla alla parola successiva, leggendo: 1'1~~,

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E di Qenaz (qp,)- Così traduce anche la Vulgata, ma qualcuno toglie la congiunzione, come nella Settanta, e suppone che il figlio di Eia sia Qenaz. Però ci si aspetta più di un figlio, per cui può darsi che ci fosse un altro nome che è caduto. 4,17 Concepì (,ij~)) - Manca un soggetto femminile al verbo, perciò le versioni hanno sentito il bisogno di modificare il testo: la Settanta mette come soggetto maschile

Yeter (IEllEp) e la Vulgata Yalon (laion), ma intendono il verbo nel senso di «generare». Alcuni anticipano il v. 18b. 4,18 Questi sono i figli di (•~.~ 1'1~~1) - La formula di solito è alla fine di una genealogia o, raramente, all'inizio, ma qui non si capisce la sua funzione, perciò sono stati proposti degli spostamenti in questi versetti. Qualcuno inverte le due metà del v. 18, altri ricostruiscono diversamente la prima metà del versetto: «Mered aveva due mogli, una egiziana e una giudea, la sua donna egiziana generò... ».

più onorato dei suoi fratelli», cioè di quelle altre tribù che hanno usato la forza. Il Cronista è contro la violenza, infatti David non può costruire il tempio perché è stato un sanguinario (22,8). La presenza di una figlia del Faraone (v. 18), senza alcuna connotazione negativa, mostra nuovamente l'apertura del Cronista che ha incorporato nell'unità politica e teologica etichettata come Giudea molti elementi

50

l CRONACHE 4,19

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aggiunta dopo Nabam: «e Dalia (era) il padre di Keila e Semeion il padre di Yoma e figli di Naem» (K(Ù ~aÀ.ux na't~p KùÀ.a Kal ~j..LHWV na't~p lWj..L«V Kat uLot NaTJI.L). Il codice Vaticano (B) della Settanta ha Mava111..1 («Manaem») invece di uLol NaT)j..L («figli di Naem»). Garmita... Ma 'akatita ('11~P,Q;:t ... 'C"]~:::t) -

diversi. Alla fine (vv. 21-23) si ricordano i fondatori di alcune corporazioni (bisso e vasai) associate a località che forse erano caratterizzate da un certo tipo di artigianato. Molte professioni erano trasmesse all'interno della famiglia perciò l'informazione su un gruppo professionale può essere formulata come fosse una genealogia.

4,24-5,26 Primo gruppo di tribù periferiche Il Cronista, inserendo alcune notizie storiche nella genealogia delle tribù di Simeone e della Transgiordania, suppone (a differenza di Samuele e Re) che Israele continuò a essere organizzato su base tribale anche durante l'epoca monarchica. Ogni tribù mantiene il proprio grado di indipendenza e i propri capi. Da una parte sta la tribù di Simeone (4,24-43), dall'altra le tre tribù della Transgiordania che formano un unico blocco letterario (5, 1-26). I due blocchi hanno una conclusione

51

l CRONACHE 4,30

e i figli della moglie di Hodiyya, sorella di Nal)am, padre di Qe'ila il Garmita e di Eshtemoa il Ma'akatita. 2°Figli di Shimon: Amnon, Rinna, Ben-I:Ianan e Tolon. Figli di Yish'i: Zol)et e Ben-Zol)et. 21 Figli di Shéla figlio di Giuda: Er padre di Leka, La'da padre di Maresha, e le famiglie dell'opificio del bisso di Bet-Ashbea, 22Yoqim e gli uomini di Kozeba, Yoash e Saraf, che dominarono su Moab e ·gli abitanti di' Lel)em. Ma i fatti sono lontani. 23 Essi erano vasai, abitavano a Neta'im e Ghedera; abitavano là con il re per i suoi lavori. 19

Figli di Simeone: Nemuel, Yamin, Yarib, Zeral), Saul, 25 Shallum suo figlio; Mibsam suo figlio; Mishma suo figlio. 26 Figli di Mishma: I:Iammuel suo figlio; Zakkur suo figlio; Shim'i suo figlio. 27 Shim'i ebbe sedici figli e sei figlie, ma i suoi fratelli non ebbero molti figli; tutte le loro famiglie non si moltiplicarono quanto i Giudaiti. 28 Si stabilirono in Beer-Sheba, in Molada, in I:Iazar-Shu'al, 29 in Bila, in Ezem, in Tolad, 30in Betuel, in I:Iorma, in Ziqlag,

24

Si tratta di nomi di popolazioni non israelite. Il primo nome ricorre solo qui; il secondo appare in diversi contesti: sono legati alterritorio di Manasse (Dt 3, 14; Gs 13, Il), sono definiti un regno (2Sam 10,6) e forse risiedono aAbel-Bet-Ma'aca (2Sam 20,14-15). 4,21 Opificio (M1::J.~-n·~)- Alla lettera, «casa del lavoro)).

4,22 Abitanti di Le/:lem (c~'? ':;1~~1) -Tutto il versetto è di difficile traduzione. Seguiamo il testo consonantico, correggendo leggermente la vocalizzazione (c~'? ':;;1~'1); altri correggono: «ritornarono a (Bet-)Leb.em)) (~:::1~~1, cfr. versione CEI). Il 4,24 Testo parallelo: Gen 46,10 Il 4,28-33 Testo parallelo: Gs 19,2-8

parallela: «fino a oggi»; ma il primo gruppo sopravvive fino a oggi, mentre l'altro rimane esiliato fino a oggi. Si tratta di un'alternativa cui la comunità postesilica è invitata a confrontarsi, perché l'esilio non ha solo una dimensione storica, ma anche metaforica; infatti, il Cronista usa testi che si riferiscono all'esilio storico per applicarli ad altre situazioni (Lv 26,34-45; Ger 29,10-19; Ez 18 come modello delle descrizioni dei regni in 2Cr 10-36).

4,24-43 Simeone Prima vengono presentati i discendenti di Simeone (vv. 24-27) poi i loro insediamenti (vv. 28-33) e infine i capi e le imprese militari (vv. 34-43). Ritroviamo la lista dei figli di Simeone in Gen 46,10; Es 6,15; Nm 26,12-13, ma solo in Cronache si trova Yarib, al posto di Yakin (v. 24). La lista delle città segue Gs 19,2-8 e si trovano nell'area di Beer-Sheba (alcuni nomi ricorrono anche in Ne 11,26-29); invece Gs 15,21-42 include in Giuda molte città che qui sono assegnate a Simeone. Il rapporto

52

l CRONACHE 4,31

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4,31 In Bet-Markabot, in /fazar-Susim (C"'ç1C ~~li'~)- Si potrebbe tradurre: «nella casa dei carri, nel villaggio dei cavalli» (nella Settanta «in Bet-Markabot e la metà di Susini)), Ko:ì. Bo:~~x~ Ko:ì. i}lLOU :Ewal.j.l.). 4,33 La loro registrazione genealogica (c~r;t~':li:l)- Il verbo tt~n• all'hitpael è un'espressione tipica di 1-2 Cronache (quindici volte); altrove ricorre solo in Esdra e Neemia (cinque volte). 4,34 Meshobab, Yamlek ('Ù'?~l :::l~itD'?~)­ Non è chiaro il rapporto col versetto precedente; la Settanta, secondo la recensione di Luciano, ha inteso '1~'?:1 :::l~ifD'? come forme verbali ovvero È=nwtpÉ"9 Oi)"l)i:J.~ 5,2 Principe (1'l~) -Vedi nota a 2,1 O. Il 5,3 Testi paralleli: Gen 46,9; Nm 26,5-6 5,6 Til/egat-Pilneser (,9~~7~ n~~l'1)- Questa forma del nome è propria di questo libro

(5,26 e 2Cr 28,20). In 2Re 15,29 e 16,7.10 c'è la forma più nota «Tiglat-Pileser» (,9~7~ n~~f'1). In accadico è Tukulti-apilEsarra (III, 745-727 a.C.), cioè «la mia fi-

5,1-26 Tribù della Transgiordania

Le tre tribù che tradizionalmente occupavano i territori a est del Giordano sono elencate in un unico blocco, anche se ciascuna inizia col proprio titolo (vv. 1.11.23). Le prime due sono esplicitamente collegate (v. Il: «di fronte a loro»), poi vengono nominate più volte insieme (vv. 18.26), sono accomunate dal riferimento all'esilio (vv. 6.22.26). Vi è anche un parallelismo tra i vv. 19-22 e 25-26: nel primo quadro la retribuzione divina opera in senso positivo, mentre nel secondo in senso negativo. Ruben (5,1-10). Come nel caso di Simeone (e poi di Gad) prima viene la lista genealogica della tribù di Ruben (vv. l-Sa) poi il territorio occupato (vv. 8b-9). La colpa che fa perdere a Ruben la primogenitura (v. l) è l'aver avuto rapporti con la concubina di suo padre (Gen 35,22). Il diritto di primogenitura era mantenuto con vigore (Dt 21,15-

55

!CRONACHE 5,13

C Figli di Ruben, primogenito di Israele, poiché era il J primogenito, ma quando profanò il letto di suo padre, la sua 1

primogenitura fu assegnata ai figli di Giuseppe, figlio d'Israele, sebbene costui non fu registrato per la primogenitura, 2perché Giuda prevalse sui suoi fratelli, provenendo da lui un principe; ma la primogenitura è di Giuseppe. 3Figli di Ruben, primogenito di Israele: Enok, Pallu, I:Iezron e Karmi. 4Figli di Gioele: Shema'ia suo figlio, Gog suo figlio, Shim'i suo figlio, 5Mika suo figlio, Reaya suo figlio, Ba'al suo figlio, 6Beera suo figlio, che TillegatPilneser, re d'Assiria esiliò; egli era il condottiero dei Rubeniti. 7Suoi fratelli, secondo le loro famiglie, nella registrazione genealogica: il primo Ye'iel, quindi Zaccaria 8e Bela figlio di Azaz, figlio di Shema, figlio di Gioele; lui dimorava in Aroer e fino al Nebo e a Ba'al-Me'on. 9Risiedeva a oriente, fino all'inizio del deserto, dal fiume Eufrate, perché i loro greggi erano numerosi nel paese di Ghil'ad. 10Al tempo di Saul combatterono con gli Hagariti, (che) caddero in loro potere e si stabilirono nelle loro tende, su tutta la parte orientale di Ghil'ad. 11 I figli di Gad dimoravano di fronte a loro nel paese di Bashan fino a Salka. 12Gioele il primo, Shafam il secondo, quindi Ya'nay e Shafat in Bashan. 13 Loro fratelli, secondo i loro casati: Mikael, Meshullam, Sheba, Yoray, Ya'kan, Zia ed Eber: sette. )

ducia è il figlio dell'E§arra>> (l'Barra è il tempio della città di Assur e il figlio è quindi lo stesso Dio Assur). 5,1 O(Che) caddero (,',~•1)- Il pronome re la-

tivo viene aggiunto altrimenti sarebbe la tribù di Ruben a venir sconfitta, infatti la Vulgata traduce et inteifecerunt illos («e li uccisero»). La Settanta ha un testo piuttosto diverso.

17) e il crimine di Ruben è un attentato alla proprietà del padre (cfr. 2Sam 16,20-22; l Re 2, 13-25). Non si parla mai altrove nell'Antico Testamento di un trasferimento della primogenitura a Giuseppe, al massimo si può pensare a un rito di adozione per Efrayim e Manasse (Gen 48). ll Cronista è dunque l'unico a fare questa affennazione, che sembra supporre che le tribù di Giuseppe, cioè il regno del Nord (spesso indicato dalla coppia Efrayim eManasse: 1Cr9,3; 2Cr 30,10; 31,1}, godano ancomdi tale diritto, che va distinto dallo status privilegiato di Giuda dovuto al fatto che m .,~no il::l n1-r.·t i.b: i1V b::1 nNi"6 :il:l il~t il ::l nn" il:J. "l:l~ oiu>1l~5 :il::l "1nN" r: ;~~ ~P.:':f~l i1':f ilrti?7~ 8 :i1~ 1"9~ i~:jl n1~ il~ :lJr~~ nni? '~.:jl7 il~i?7~ ~).':f~ 10 :i1~ ~~~~ i~':f il,~TP, il~ ~~'ì~N Ìl~ nljr:J9 :i1~ 1'9~1 ....

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di Davide. Usiamo «edificio del tempio» per tradurre S~•ry, che indica una parte precisa del complesso degli edifici sacri (vedi 2Cr 3,17). Per il termine «santuario» vedi nota a 23,19. 6,11 Elqana (:"!*'~)-Nella Settanta manca la seconda ricorrenza del nome (ENo:» ~iO.U", oC,u;~,.,::l ilm" 11"::1-nN -a IT

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dizione più antica, ,.V.ì~·"ryit «tenda del convegno» o dell'incontro (Esodo ventotto volte, Levitico trentasette volte, Numeri trentaquattro volte; la Settanta OKTJV~ toiì j.uxptup(ou, la Vulgata tabernaculum testimonii), così chiamata da Mosè perché accompagna Israele nel deserto, viene spostata di tappa in tappa e lì scende la nube divina e Dio parla con Mosè (Es 33,7-11). Vi sono diversità tra le due tradizioni, p. es. nella tradizione sacerdotale è posta in

I musicisti (vv. 16-17) saranno incaricati da David in occasione del trasporto dell'arca a Gerusalemme {l Cr 15-16) e il v. 16 non suppone un'ulteriore divisione tra quelli incaricati dell'arca e quelli della tenda, al contrario di quanto apparirà in 1Cr 16,37-42. David affida la direzione del canto a Heman,Asafed Etan; ciascuno

63

l CRONACHE 6,29

Discendenti di Merari: Ma]J.li, Libni suo figlio, Shim'i suo figlio, Uzza suo figlio, 15 Shim'a suo figlio, ijagghiyya suo figlio, Asaya suo figlio. 16Questi sono coloro che David stabilì alla direzione del canto nel tempio di YHWH, dopo che l'arca aveva trovato collocazione. 17Furono in servizio col canto davanti alla Dimora della tenda del convegno finché Salomone non costruì il tempio di YHWH in Gerusalemme. Nel servizio si attenevano a quanto loro prescritto. 18 Questi sono gli incaricati e i loro discendenti. Tra i Qehatiti: Heman il cantore, figlio di Gioele, figlio di Samuel, 19figlio di Elqana, figlio di Yero]J.am, figlio di Eliel, figlio di Toa]J., 20figlio di Zif, figlio di Elqana, figlio di Ma]J.at, figlio di Amasay, 21 figlio di Elqana, figlio di Gioele, figlio di Azarya, figlio di Sofonia, 22figlio di Ta]J.at, figlio di Assir, figlio di Abyasaf, figlio di Qora]J., 23 figlio di Yizhar, figlio di Qehat, figlio di Levi, figlio di Israele. 24Suo fratello era Asaf, che stava alla sua destra: Asaf, figlio di Berekya, figlio di Shim'a, 25figlio di Mikael, figlio di Ba'aseya, figlio di Malkiyya, 26figlio di Etni, figlio di Zera]J., figlio di Adaya, 27figlio di Etan, figlio di Zimma, figlio di Shim'i, 28figlio di Ya]J.at, figlio di Ghershom, figlio di Levi. 291 discendenti di Merari, loro fratelli alla sinistra: Etan, figlio di Qishi, figlio di Abdi, figlio di Malluk, 14

mezzo all'accampamento (Nm 2,2.17), nell'altra è al di fuori (Nm 11,24-30). Per indicare la tenda del deserto fatta da Mosè per conservare l'arca si usa spesso anche in italiano l'espressione «tabernacolo». Il termine poi è passato a indicare le cappelle con immagini sacre e il ciborio che conserva le specie eucaristiche. 6,18 Questi sono (:"T~~l) - La formula al plurale serve per introdurre una lista, ma in questo caso la lista sembra contenere un solo

elemento: Heman, di cui viene dato il pedigree (un procedimento opposto alla genealogia, nella quale invece si parte dall'antenato per scendere ai discendenti). Però si possono considerare come altri elementi della lista anche Asaf(v. 24) ed Etan (v. 29), ambedue accompagnati dai rispettivi pedigree. 6,29 I discendenti N~~) - Per il plurale all'inizio di una lista vedi nota al v. 18. Alcuni propongono di correggere «tra i discendenti di» (•~:p.o~).

è il rappresentante di una delle tre famiglie, per questo la genealogia è esposta in forma ascendente. Al primo posto sta Heman (v. 18) con Asaf alla destra (v. 24) ed Etan alla sinistra (v. 29). Nel postesilio (secondo Esd 2,41) l'unica famiglia di cantori è quella di Asaf. Anche se i musicisti sono considerati leviti, il loro sta-

64

!CRONACHE 6,30

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6,34 Santo dei Santi (C'~tl fZi1')- Coincide con il i':;ll (2Cr3,16), cioè la parte più interna del tempio. Ritorna in 2Cr 3,8.10; 4,22; 5,7 (e in Es 26,33; Nm 4,4.19; IRe 6,16; 7,50; 8,6; Ez 41 ,4). Però qui l'espressione ebraica può essere intesa nel senso che Aronne e i suoi figli si occupavano delle «cose santissime» (cfr.

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Esd 2,63; Ne 7,65), cioè delle varie offerte cui si riferisce, p. es., N m 18,9-10 (cfr. Nm 4,4). Sen'odiDio(C'~'çl ,~)-AttribuitoaMo­

sè anche in 2Cr 24,9; Ne 10,30; Dn 9,11; più frequente il titolo «servo di YHWH» (~:-rl~). Il 6,39-45 Testo parallelo: Gs 21,10-19 6,40 Le sue terre comuni (;;t'~l~) - Di so-

tus sembra inferiore agli altri «addetti a ogni servizio della Dimora del tempio» (v. 33); a loro volta il compito dei !eviti è distinto da quelli dei figli di Aronne (v. 34). Tre i gruppi addetti al culto: sacerdoti, musicisti e gli altri !eviti. A loro volta i musicisti sono divisi in tre gruppi. Le istituzioni cultuali d'Israele risalgono dunque a Mosè senza soluzione di continuità, infatti tenda («Dimora>>, cfr. v. 17) e tempio sono giustapposti nel v. 33, perché nel tempio è collocata la tenda o tabernacolo (2Cr 5,5). 6,34-45 I sacerdoti Il compito dei sacerdoti è limitato alla sfera sacrificale «secondo quanto aveva co-

65

l CRONACHE 6,45

figlio di I:Iashabya, figlio di Amazya, figlio di I:Iilqiyya, 31 figlio di Amzi, figlio di Bani, figlio di Shemer, 32figlio di Mal)li, figlio di Mushi, figlio di Merari, figlio di Levi. 33 1 loro fratelli leviti erano addetti a ogni servizio della Dimora del tempio. 34Aronne e i suoi figli bruciavano (le offerte) sull'altare dell'olocausto e sull'altare dell'incenso, compiendo il servizio nel Santo dei Santi ed espiando per Israele secondo quanto aveva comandato Mosè, servo di Dio. 35Questi i discendenti di Aronne: El'azar suo figlio, Pinl)as suo figlio, Abishua suo figlio, 36Buqqi suo figlio, Uzzi suo figlio, Zeral)ya suo figlio, 37Merayot suo figlio, Amacya suo figlio, Al)itub suo figlio, 38Zadoq suo figlio, Al)ima'az suo figlio. 39Queste le loro residenze, secondo i loro insediamenti nei loro confini. Ai discendenti di Aronne della famiglia del Qehatita, che furono sorteggiati, 40assegnarono I:Iebron nel paese di Giuda con le sue terre comuni intorno, 41 ma la campagna della città e i suoi villaggi li assegnarono a Kaleb, figlio di Yefunne. 42Ai discendenti di Aronne assegnarono le città di rifugio: I:Iebron, Libna e le sue terre comuni, Yattir, Eshtemoa e le sue terre comuni, 43 l:lilez e le sue terre comuni, Debir e le sue terre comuni, 44Ashan e le sue terre comuni, Bet-Shemes e le sue terre comuni 45 e, dalla tribù di Beniamino, Gheba e le sue terre comuni, Alemet e le sue terre comuni, Anatot e le sue terre comuni. Tutte le loro città: tredici; una città per ciascuna famiglia. 30

lito si traduce «pascoli~~ (la Vulgata, suburbana, e la Settanta, TTEpLaTTopLa, rimandano ai «dintorni» o «sobborghi» della località; il siriaco ha kprwn' «piccolo villaggio»). Il termine è abitualmente al plurale e collegato a una città e indica un territorio della collettività destinato al pascolo (Nm 35,3-5).

6,45 Per ciascuna famiglia (cry•r.~in:;n!io~) - Le traduzioni moderne spesso correggono in Ci1'W,~~ cioè «le loro terre comuni» come nei versetti precedenti, sulla base di Gs 21, 19 (l;;t'Wl~~ ), però manca l'appoggio delle versioni antiche, inoltre nella Settanta di Gs 21,19 manca il termine.

mandato Mosè» (v. 34); il Cronista distingue tra l'autorità di Mosè fondatrice, cui rimanda anche il riferimento a uno scritto o alla Torà, e gli ordini di David o dei re, che riguardano aspetti rituali o incarichi liturgici. Si nota una differenza tra due formule soprattutto dove sono accostate (2Cr 23,18; 30,5-6; 35,12-13). In altri casi il ruolo di David è paragonabile a quello di Mosè, come quando consegna a Salomone le istruzioni per la costruzione del tempio e un ~l? ilW,~O~ "71;1~~ il~~o~ 1w~ il~~~~ t?~:lT ilW,~O~ i~-mp~o~ l~~Ni il~~ o oç;n~'Po? .,~n'? "~:trs :il1WU O"~r-tW 0"11' nil!l il~~'? "~Q mp~ n"~n~9 i1\P~iJ nt~~\P~O T

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Spesso si corregge il Testo Masoretico sulla base dei versetti 47 e 48 «secondo le loro famiglie (ebbero) dalla tribù di». A volte si completa con Gs 21,5 «Efrayim

6,46-66 Le città levitiche Anche queste città si ritrovano in Gs 21, però vi sono alcune differenze tra i due testi per cui non è chiaro il loro rapporto; forse il Cronista aveva davanti una fonna precedente del testo ebraico oppure ha cambiato secondo un proprio scopo, ma può anche darsi

67

l CRONACHE 6,62

46Ai

discendenti di Qehat, quelli rimasti tra le ·famiglie, della tribù, (assegnarono) dieci città in sorte tra (quelle appartenenti a una) metà tribù, la metà di Manasse. 47Ai discendenti di Ghershom, per ciascuna famiglia, tredici città tra (quelle) della tribù di Issakar, della tribù di Asher, della tribù di N eftali e dalla tribù di Manasse in Bashan. 48 Ai discendenti di Merari, per ciascuna famiglia, in sorte dodici città tra (quelle) della tribù di Ruben, della tribù di Gad e della tribù di Zabulon. 49Gli Israeliti assegnarono ai leviti le città e le loro terre comuni. 50Dalla tribù di Giuda, dalla tribù di Simeone e dalla tribù di Beniamino, assegnarono mediante la sorte queste città che designarono per nome. 51 Alle famiglie dei discendenti di Qehat toccarono in sorte città dalla tribù di Efrayim. 52Diedero loro città di rifugio: Shekem e le sue terre comuni, sulla montagna di Efrayim, Ghezer e le sue terre comuni, 53Yoqme'am e le sue terre comuni, Bet-I:Ioron e le sue terre comuni, 54Ayyalon e le sue terre comuni, Gat-Rimmon e le sue terre comuni 55 e, da metà della tribù di Manasse, Aner e le sue terre comuni, Bil'am e le sue terre comuni. Tutto questo per i clan dei discendenti di Qehat rimasti. 56Ai discendenti di Ghershom, dal clan di metà della tribù di Manasse: Golan in Bashan e le sue terre comuni e Ashtarot e le sue terre comuni; 57dalla tribù di Issakar: Qedesh e le sue terre comuni, Daberat e le sue terre comuni, 58Ramot e le sue terre comuni, Anem e le sue terre comuni; 59dalla tribù di Asher: Mashal e le sue terre comuni, Abdon e le sue terre comuni, 60I:Iuqoq e le sue terre comuni, Rel.10b e le sue terre comuni; 61 dalla tribù di Neftali: Qedesh in Galilea e le sue terre comuni, I:Iammon e le sue terre comuni, Qiryatayim e le sue terre comuni. 62 Ai discendenti di M erari, quelli rimasti, dalla tribù di Zabulon: e dalla tribù di Dam>, leggendo quindi: .. ·1Ti11P~O, C'"}~~ i1tp~O Cçlint;~t;~o7 (cfr. versione CEI). Una metà ('~t:))- Viene abitualmente elimi-

nato sulla base della Settanta, della Vulgata e di Gs 21 ,5 (così versione CEl), ma si può considerare la ripetizione come un'apposizione.

che il testo abbia subito rimaneggiamenti. La tribù di Levi non aveva avuto un territorio come le altre tribù, perché era lo stesso Signore l'eredità di Levi (Dt 10,9), come più volte ripetono i Salmi: «YHHWèmiapartedi eredità»(l6,5; 119,57; 142,6).Alcunipensano di poter datare questo sistema di città al periodo della monarchia unita, ma ciò che

68

!CRONACHE 6,63

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7,6 Figli di Beniamino (1~:~:;~)- Il contesto richiede che si completi aggiungendo 'J.~ («figli di»), parola che potrebbe essere caduta a causa della somiglianza con Beniamino.

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8,3 Abihud (Tiir~)- Così la Settanta (AJ3wu6) e la Vulgata (Abiud). Qualcuno corregge in Tl~'~amotivodelv.6(do-

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ve però la fonna è "1'n().l.a versione CEI accetta la correzione però usa la fonna del v. 6 «Ecud>>. 8,14 A(lio (i'r;tt5) -La Settanta legge 1'n~

8,1-40 Genealogia di Beniamino L'ampio spazio dedicato a Beniamino alla fine delle genealogie è parallelo al resoconto sulla prima tribù, Giuda (c. 2), anche per l'interesse geografico (cfr. 2,4255; 4, 1-23). Per il Cronista Beniamino ha avuto un ruolo importante nella storia della monarchia, perché ha sostenuto l'ascesa di David ( 12, 1-6.17-19); nel momento della divisione resta con Giuda e durante l'epoca post-salomonica è più volte ricordata la sua presenza accanto a tale tribù (2Cr 12,1-4.12.23; 14,7; 15,2.8-9; 17, 17; 31,1; 34,9). Esso partecipa dunque al mantenimento dell'identità e delle tradizioni d'Israele. Il riferimento a molte località che erano occupate anche nel postesilio (Ono e Lod ricorrono altrove solo in Esd 2,33; Ne 6,2; 11,35) è un motivo di incoraggiamento per i destinatari cui si rivolge il Cronista, che vivevano nello stesso territorio. Solo i vv. 1-3 e 33-34 possono essere collegati a passi biblici (Nm 26,38-40;

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I CRONACHE 8,28

8

'Beniamino generò Bela il suo primogenito, Ashbel il secondo, Al;rral). il terzo, 2Nol).a il quarto e Rafa quinto. 3Bela ebbe come figli Addar, Ghera, Abihud, 4Abishua, Na'aman, Al).oal)., 5Ghera, Shefufan e ij:uram. 6Questi i figli di El).ud; questi erano capi di casati degli abitanti di Gheba e furono portati in esilio a Manal).at. 7Na'aman, Al).iyya e Ghera, lui li portò in esilio e generò Uzza e Al).il).ud. 8Shal).arayim generò nella campagna di Moab, dopo aver rimandato le sue mogli ij:ushim e Ba' ara. 9Da ij:odes, sua moglie, generò Yobab, Zibya, Mesha, Malkam, 10Ye'us, Sakya e Mirma. Questi furono i suoi figli, capi di casati. "Da ij:usim generò Abitub ed Elpa'al. 12Figli di Elpa'al: Eber, Mish'am e Shemed; lui costruì Ono e Lod con le sue dipendenze. 13 Beri'a e Shema furono capi di casati degli abitanti di Ayyalon; essi misero in fuga gli abitanti di Gat. 14Al).io, Shashaq, Yeremot, 15Zebadya, Arad, Eder, 16Mikael, Yishpa e Yol).a: figli di Beri'a. 17Zebadya, Meshullam, ij:izqi, ij:eber, 18Yishmeray, Yzlia e Yobab: figli di Elpa'al. 19Yaqim, Zikri, Zabdi, 20Elie'nai, Zilletay, Eliel, 21 Adaya, Beraya e Shimrat: figli di Shim'i. 22 Yishpan, Eber, Eliel, 23 Abdon, Zikri, ijanan, 24ijananya, Elam, Antotiyya, 25 Yifdya e Peniel: figli di Shashaq. 26Shamsheray, Shel).arya, Atalya, 27Ya'areshya, Elia e Zikri: figli di Yerol).am. 28 Questi furono capi di casati, capi secondo le loro genealogie; essi abitavano in Gerusalemme. «suo fratello»; altri correggono: «loro fratelli» c::;r-r::T~ (versione CEI). Ma si tratta dell'elenco dei figli di Beri'a, perciò con-

viene seguire l'interpretazione della Vulgata che lo considera un nome proprio (Haio). Il 8,28-38 Testo parallelo: lCr 9,34-44

1-2 Samuele), ma per il resto non abbiamo fonti. In alcuni casi i nomi sembrano duplicati o varianti uno dell'altro (vv. 1-7). Il materiale rivela una complessa storia redazionale perché riporta notizie frammentarie su Beniaminiti residenti in diverse località: Gheba (vv. 6-7), Moab (vv. 8-10), Ono e Lod (vv. ll-12),Ayyalon e Gat (v. 13), Ghib'on (v. 29). Alcune di queste località non sono mai appartenute al territorio della tribù di Beniamino. Questa divisione in località è soppiantata dal continuo riferimento a Gerusalemme (vv. 28.32; cfr. 9,3.7-9: i Beniaminiti che risiedono a Gerusalemme), che indica un'associazione tra la città e la tribù di Beniamino, infatti in Gs 18,28 è attribuita a questa tribù. Forse la confusione in queste liste mostra lo sforzo di vari gruppi di stabilire un certo rapporto con Israele attraverso Beniamino. Si può dividere il capitolo in due parti: i capi dei casati (8,6.10.13.28) elencati in base alla località (vv. 1-28) e la genealogia di Saul (vv. 29-40).

76

I CRONACHE 8,29

,;=?fiJ i1~;3o :il?.P,~ it;'t,p~ ctt.n Ti~~ 't.-~ 9~ Ti~~;z9 il~'?W"n~ 1"Ìiil ni7i?Qi 32 :,~n i;J:1~1 ,i11i31 ::l~m ;p~; llfti?.1 ryil ,J133 :CiJ'IJ~-c~ ~~,~ i:t~ CtJ"IJ~ 1~}. il9Ò-'1~1 l?i~-"~:P7~-n~1 Tl;l~ii;l~-n~ 1"Jiil ;;N~ ;;~'tn~ 1"?.iillV"i?.1lV"frn~ ,ryiil ;p~ :l""J'?i ;ll~ :l""J'? tmiil;T~i 34 :;p~~~-n~1 :l'Jr~~-n~1 1"Ìiil tt:t~136 :TQ~1lQ~t11 T.n~lliJ;r;J il~"Q "~:t;Js :il~"Q-n~ .,on .,ot-nNl mot.u-nNl no;.u-nN -Miil ili.uiil"l il~.uiil"-nN il:l iliv.u'7N il:l il!:!, N.Ul::l-nN ,.,;;il N~Oi37 :N~o-nN -Miil ,;~ Ti1~

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8,30 Ba 'al (':l.\7~) - La Settanta aggiunge «Neo> (NTJp ), qualcuno propone i~.1 sulla base di 9,36 (cfr. versione CEI), ma può darsi che già la Settanta sentisse il bisogno di armonizzare col passo paralleo, invece la Vulgata conferma il Testo Masoretico. 8,31 Zeker (i;1t) - Il codice Vaticano (B) della Settanta aggiunge «Miklot>> (MaKa.l..w9), per cui qualcuno aggiunge ni':lpl?, sulla base di 9,37 (cfr. versione

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CEI), ma può trattarsi di un'armonizzazione. 8,32 Come i loro fratelli (C\)'T1~ ,~~.) - La traduzione abituale «di fronte ai loro fratelli» crea difficoltà al senso della frase, per cui si dovrebbe poi togliere «assieme ai loro fratelli». La stessa frase ricorre in 9,38. 8,33 lshba 'àl &.\lf~) - Corrisponde a lshvi in lSam 14,49 ('~~)e a lsh-Boshet in 2Sam 2,8-4, 12 (ntp:ll ~lt dieci volte), che la versione CEI traduce sempre «ls-Baal» sebbene la

La genealogia di Saul (8,29-40) è ripetuta quasi interamente in 9,35-44, creando così una cornice alla successiva lista degli abitanti della Gerusalemme postesilica (9,2-34). Essa arriva fino alla quindicesima generazione, ma ciò contraddice 10,6 che afferma che v àrroLKwSÉvtwv eL; Baj3uÀWVII tai.ç éalq.Limc; airrWIJ) e la Vulgata (libro regum

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Israhel et Iuda trans/atique sunt in Babylonem

propter delictum suum). Anche la visione inclusiva di Israele tipica del Cronista suggerisce che il soggetto deportato sia tutto Israele.

futuro e con la ripetizione della genealogia di Beniamino (vv. 35-44) introduce alla storia di Saul e della nascita della monarchia unita. Collocando la ricostruzione di Israele e di Gerusalemme nel punto di congiunzione tra le genealogie e la narrazione storica èhe inizia dal capitolo l O, il Cronista inserisce la comunità postesilica in un piano storico ancora in attuazione. Le genealogie, che sembravano chiuse, ora riprendono a vivere. Si noti l'importanza del tempio: la comunità ha l'opportunità di mettere in pratica la fede ripopolando Gerusalemme (vv. 3-9) e dando priorità al culto (vv. 10-34). Il v. l richiama come un'unità il blocco dei capitoli 2-8 che riguarda le genealogie di «tutti gli lsraeliti» come annunciava il sommario di 2,1-2. Esse sono scritte «nel Libro dei re d'Israele e Giuda», ma non si tratta di 1-2 Re, perché lì non si trovano

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!CRONACHE 9,2

:illf.!~tt~ o~J.~~ wrto~ 1~~~:;1 '}.~no~ il'J~il~ "J.:~no ~:lV?~ Q7~~1":;1~ 3

-"p v~'~f.-p.] l'1f.r"~~no"~:~n~ "1'?~-T~ ~.,tt~-T~ ,~i:t"~'rT~ "Ò~V4 :1"~:t~ ,;=?fiJ ;,~~P. "~i'7"WiJ-T0~ 5 :i1Jm;-T~ [fl~r'~:;nQ '~f.-t~ l n~ :owV?m ni~~-ww 0t.J'IJ~1 "~~v; n·n.-"~f-10~6

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:il~:;t~-T~ '7~~v-,-T~ il!'?~V?-T~ b7ttttt~ "'J~O-T~ "1.~-T~ i1~~1 o~,; 9,2 Primi (c•~dN"');:t) -Alcuni traducono ((precedenti» (cfr. la Settanta 1TpO-rEpov) riferendosi agli abitanti preesilici; altri si riferiscono a quelli che tornarono per primi dopo l'editto di Ciro (magari correggendo poi c·~t;ii•iJ, ((Che abitarono>>, in c·~~iJ, ((Che ritornarono»), altri pensano ai ((Capi»

come nel testo parallelo di Ne Il ,3 ('~N'1). Oblati (C'~'11J)- Unica ricorrenza al di fuori di Esdra e Neemia di questo termine (cfr. 6,33); si tratta di personale inferiore addetto al tempio, che viene elencato assieme ai ((discendenti dei servi di Salomone» in Ne 11,3 (cfr. Esd 2,58). Traduciamo il termine

genealogie; si tratta di una formula che fa eco a un ritornello costante in 1-2 Re. Questa fonte è citata altre sette volte (2Cr 16,11; 25,26; 27,7; 28,26; 32,32; 35,27; 36,8), ma con varianti (p. es. «Giuda e Israele») e una volta senza «Giuda» (2Cr 20,34). Per il Cronista l'esilio non è solo l'esperienza di Giuda ma di tutto Israele: qui è ridotto a un rapido accenno, ma in 5,25-26 era già stata ricordata l'infedeltà delle tribù del Nord che furono deportate e ora si stabilisce un parallelismo (anticipato da 5,41), perché anche le tribù del Sud furono coinvolte nella stessa colpa e nella stessa punizione. Per il Cronista l'esilio fu solo una pausa in una storia ininterrotta delle istituzioni d'Israele e lo presenta come un dato di fatto e non come la fine della storia. In un certo senso è qui anticipato l'effetto deli'editto di Ciro che conclude il libro e che annuncia la costruzione del tempio (2Cr 36,23). Anticipando il riferimento ali' esilio viene affermata la continuità della comunità del postesilio con quella del preesilio, la cui storia viene di seguito narrata. Altro stratagemma per indicare la continuità col passato è l'uso delle genealogie lineari ascendenti che dal presente risalgono all'antenato. 9,2-34 Gli abitanti di Gerusalemme Il ripopolarnento di Gerusalemme è un elemento chiave nella ricostruzione di Israele nel postesilio. Non si parla di un ripopolamento della Giudea o di tutta la terra promessa, perciò Gerusalemme potrebbe avere un valore simbolico, come caparra di un'eventuale nuova occupazione del paese, infatti il libro si conclude con la caduta di Gerusalemme e l'editto di Ciro. Ma il Cronista si preoccupa di

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!CRONACHE 9,8

lQuelli che abitarono per primi nelle loro proprietà, nelle loro città, furono Israeliti, sacerdoti, leviti e oblati: 3in Gerusalemme abitarono tra i discendenti di Giuda, di Beniamino, di Efrayim e di Manasse: 4Utay, figlio di Ammihud, figlio di Omri, figlio di Imri, figlio di Bani tra i figti di Perez, figlio di Giuda. 5Dei Shiloniti: Asaya il primogenito e i suoi figli. 6Dei figli di Zeral).: Ye'uel e i suoi fratelli: seicentonovanta. 7Tra i discendenti di Beniamino: Sallu figlio di Meshullam, figlio di Hodavya, figlio di Assenua, 8Yibnya figlio di Yero}J.am, Eia figlio di Uzzi, figlio di Mikri, e Meshullam figlio di Shefatya, figlio di Re'uel, figlio di Yibniyya. come fa la Settanta (ol &:~Évm); la Vulgata invece traslittera Nathinnei. //9,1-18 Testo parallelo: Ne 11,3-19 9,4 Bani - Il ketìb ha 11;1:~:;~. «Beniamino», ma si può conservare il testo consonantico seguendo il qerè, che divide lr;l ·~~ e anche la Vulgata Bonni de. Manca nella Settanta

(che ha utoù ul.wv lllapEç «figlio dei figli di Peres» ). 9,5 Shiloniti (·~~';!·~;:)) - Sulla base di Nm 26,20 alcuni correggono in «Shelaniti» N7~t~). Il profeta Al}ia è di Shilo (2Cr 9,29; 10,15); un altro Shilonita si trova in Neii,S.

come Israele possa continuare a vivere in quella terra che ormai appartiene a un impero mondiale: articolando la sua storia attorno al tempio, considera il compito storico d'Israele ormai limitato alla sfera delle attività cultuali. A prima vista i vv. 2-18 sembrano dipendere da Ne 11,3-19, ma vi sono così tante differenze che non è sostenibile una dipendenza diretta, inoltre la versione greca di Ne 11 è più breve; per tanto si deve pensare a una storia più complessa dello sviluppo di questa lista e si deve tener conto anche di sviluppi interni a ogni tradizione testuale. Per esempio in l Cr 9,2-3, i «capi» (rii 'sé) di Ne 11,3 sono i «primi» (hiiriso 'nim); in Ne 11,25-36 si parla della popolazione dei villaggi, mentre il Cronista, cui è nota la presenza di popolazione nei villaggi (l Cr 9, 16.22.25), sembra far risiedere tutti a Gerusalemme (cfr. v. 3 che fa inclusione col v. 34); infine si aggiungono Efrayim e Manasse per indicare le tribù del Nord. Anche i numeri differiscono tra le due liste e, siccome sono leggermente maggiori in Cronache, si potrebbe forse pensare che ci sia stato un aggiornamento alla lista, per cui una nuova generazione si sarebbe aggiunta alle precedenti. Al v. 2 gli «oh lati» (che ci sono anche in Ne 11 ,3) sono conservati nell'intestazione della lista, però poi non vengono più nominati in Cronache. Sempre al v. 2 le «proprietà» (ebraico, 'dbuzza) rimandano all'Israele delle origini, infatti si tratta di un termine raro nel libro (l Cr 7,28; 2Cr 11, 14; 31, l), ma frequente in Genesi, Levitico, Numeri. Seguono le genealogie dei figli di Giuda(vv. 4-6) e di Beniamino (vv. 7-9),

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!CRONACHE 9,9

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9,9 Capifamiglia dei loro casati (Ci1•n.:J~ n•::-7 nt::~~;t •qjtq)- Ci sono alcune ripetizioni. Alla lettera, «capi di padri

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=~~~ '~.f i17~ UQ1 9,33 A parte - Per ketìb (forma aramaica c•;·~~) o qerè (participio passivo C"!~~~) il significato è comunque il medesimo:

~~messi a parte», cioè liberi da altri impegni. Il 9,34-44 Testo parallelo: lCr 8,28-38 9,38 Come i loro fratelli (CiJ"IJ~ i~.~.)

Il v. 33 si riferisce ai cantori dei vv. 14-16; ma può anche riferirsi ai portieri dei vv. 17-32. Alcuni elementi ritorneranno nei compiti che David assegna ai !eviti in 23,27-29. Non è chiaro cosa si intenda qui con le «camere», che sembrano destinate al personale che vi dorme (in Ne 10,39 si parla delle camere del tesoro). I portieri e i cantori non sono però considerati leviti in Esd 2,41-42 (=N e 7,44-45). Il v. 34 è uguale a 8,28; con l'aggiunta di «leviti» esso segna la conclusione sia dei vv. 17-33 che di tutta la sezione iniziata al v. 3, perché richiama il tema del risiedere a Gerusalemme. 9,35-44 La genealogia di Sau/ Nella tribù di Beniamino era già stata presentata le genealogia di Saul (8,29-38) che ora viene ripresa con qualche variante nei nomi. Non è chiaro perché venga ripetuta a così breve distanza. Forse il riferimento al fatto

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!CRONACHE 9,44

Questi i cantori, capi di casati dei leviti; erano a parte nelle camere, perché giorno e notte dovevano essere in servizio. 34 Questi i capi dei casati dei leviti, capi secondo le loro genealogie; questi abitavano in Gerusalemme. 35 ln Ghib'on abitavano il padre di Ghib'on, Ye'uel; il nome di sua moglie era Ma' aka. 36 Suo figlio primogenito era Abdon, poi Zur, Qish, Ba'al, Ner, Nadab, 37 Ghedor, Al}.io, Zaccaria e Miqlot. 38 Miqlot generò Shimam. Anche questi si stabilirono come i loro fratelli in Gerusalemme, assieme ai loro fratelli. 39Ner generò Qish; Qish generò Saul; Saul generò Yonatan, Malki-Shua, Abinadab e lshba'al. 4°Figlio di Yonatan: Merib-Ba'al; Merib-Ba'al generò Mika. 41 Figli di Mika: Piton, Melek e Tal}.rea. 42 Al}.az generò Ya'ra; Ya'ra generò Alemet, Azmavet e Zimri; Zimri generò Moza. 43 Moza generò Bi n'a, Refaya suo figlio, El' asa suo figlio, Azel suo figlio. 44 Azel ebbe sei figli, che si chiamavano: Azriqam, Bokru, Ismaele, She'arya, Abdia e I:Ianan; questi i figli di Azel. 33

- Per approfondire si veda la nota a 8,32. 9,44 Bokru (~,=?~)-La Settanta (Eo6p~KaiJ. npwt6toKoç autou) vocalizza questo nome

come;,~~. che significa: «suo primogenito» (vedi 8,38), ma così i figli diventano cinque creando qualche problema al lettore.

che abitavano in Gerusalemme (9,38 = 8,32) la accomuna a ciò che la precede e serve a creare la nuova scena in cui si svolgerà la storia successiva. I figli di Saul elencati nel v. 39 servono a creare un collegamento con l 0,2 dove si narra la loro uccisione. Dal punto di vista della struttura generale di 1-2 Cronache la posizione di questa genealogia è piuttosto ambigua. Da una parte sembra collocarsi nel quadro dei primi nove capitoli, ma dali 'altra introduce la successiva storia di Saul. La prosecuzione della genealogia per dodici generazioni dopo Saul illustra un principio teologico del Cronista secondo cui ciascuno riceve la retribuzione in base alle sue scelte: anche se la regalità è passata alla casa di David, i discendenti di Saul continuano a godere della benedizione di una numerosa discendenza, come i sei figli di Asel (9,44).

!CRONACHE IO, l

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~~~~~~;:;;::1~::~:~~~1 o :?~~~ ,t..f l?~~...,~?Q-n~1 :lJr:;l~rn~1 m~i,-n~ o,f;l~~ ~~ ,~:t 10,1 Ogni lsrae/ita ~~W"':t)- Alla lettera, «l'uomo d'Israele», a sottolineare ogni singolo

individuo. Di solito si traduce col plurale «lsraelith> perché il verbo è al plurale e sulla base di

DAVID RE A GERUSALEMME (10,1-21,30) La storia di Saul nel capitolo 10 potrebbe essere la conclusione della prima parte, perché le narrazioni di tutti i re iniziano dopo la fine del loro predecessore e quindi la sezione dedicata a David inizierebbe al capitolo 11. In tal caso la prima parte andrebbe da Adam a Saul, cioè dalla dispersione tra le nazioni all'unità sotto un re. Però Sau1 non compare sulla scena come re, ma solo dopo la sua morte sappiamo che fu un re (10,14; 11,2); inoltre Saul non è presentato con le formule tipiche che delimitano un regno, invece è esplicito il collegamento con David a 10,14. La maggior parte del libro delle Cronache è dedicata a soli due re, David e Salomone, impegnati in una comune attività: costruire il tempio (lCr 1~2Cr 9). David occupa a lungo la scena (lCr 1~29), ma vi sono indizi che suggeriscono di dividere la sua attività in due sezioni. Anche se dal capitolo 17 inizia a comparire l'interesse per il tempio, assente nei capitoli precedenti, la cesura più evidente è al capitolo 22, per più motivi. Innanzitutto compare la figura di Salomone, anche se solo in modo passivo; inoltre l'argomento dei capitoli 22-29 è solo quello della preparazione della costruzione del tempio; infine, cessa l'azione e ci sono quasi solo discorsi. La prima sezione (cc. l ~21) inizia con il passaggio del regno a Davide la conquista di Gerusalemme (a: 10,1-11,9); seguono alcune notizie sui prodi di David e le loro imprese militari (b: 11,1~12,40). David non riesce a trasportare l'arca, però si costruisce la propria casa e famiglia (bayit) e consolida il proprio potere (c: 13,1-14,17). L'episodio centrale è il trasporto dell'arca a Gerusalemme e le celebrazioni connesse, nelle quali hanno un ruolo importante i leviti (d: 15, 1-16,43). Esso segna la svolta nella storia, perché dopo è il Signore a preparare per David una casa eterna (bayit), cioè una discendenza (c': 16,1-17,27). Segue una serie di notizie sulle imprese militari di David (b': 18,1-20,8) e alla fine l'acquisto dell'aia di Ornan su cui verrà costruito il tempio (a': 21, 1-30). La prima sezione è così incorniciata da due episodi che riguardano sempre il tempio: la conquista di Gerusalemme dove ci sarà il tempio e l'acquisto del terreno sui cui sarà costruito. Essi hanno diversi elementi in comune: in tutti e due i casi il possesso del luogo viene dopo una punizione divina (la sconfitta di Saul a opera dei Filistei, la piaga tra il popolo per il censimento); inoltre Yoab ha un ruolo significativo in entrambe le scene; infine ambedue i luoghi erano prima una proprietà di Yebusiti.

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l CRONACHE l 0,2

lO

I Filistei combatterono contro Israele; ogni Israelita fuggì di fronte ai Filistei e caddero trafitti sul monte Ghilboa. 2I Filistei furono addosso a Saul e ai suoi figli e colpirono Yonatan, Abinadab, Malki-Shua, figli di Saul. 1

l Sam 31 ;l., ma è frequente anche il singolare collettivo (Gs 9,6-7; cfr. anche l Sam 11 ,8).

Ghi/boa (~~'m- Si trova a sud della pianura di Yizre'el (vedi nota a 2Cr 22,6).

L'interesse del Cronista per il tempio spiega l'assenza di altre notizie sul regno di David; anche se vengono taciuti episodi che avrebbero potuto gettare una cattiva luce sul re non è questo lo scopo primario di tale silenzio, infatti nell'episodio del censimento emerge la colpa di David e il Cronista ha di suo un giudizio pesante sulla natura sanguinaria del suo potere (28,3).

10,1-11,9 Il re David conquista Gerusalemme Questi pochi versetti sono la sintesi di una lunga storia, che conosciamo da lSam 8-2Sam 5. L'omissione di molto materiale relativo alla storia di Saullascia emergere due aspetti della monarchia: essa viene trasferita da Saul a David e riceve gradualmente il :;;ostegno di tutto Israele. Manca quindi tutta la riflessione sulla natura della monarchia e sulla forma di governo ideale che accompagna in l Samuele la nascita di questa nuova istituzione (lSam 8-12); sono ignorati anche gli intricati rapporti che segnano il passaggio della regalità da Saul a David e che non hanno nessun legame con una storia del tempio. Per il Cronista è Dio che governa le vicende umane e che quindi può trasmettere la regalità anche al persiano Ciro, come dichiara alla fine del libro (2Cr 36,23). Diverse allusioni (p. es. alla negromante) mostrano comunque che l'autore suppone che il lettore conosca tutta la storia di Saul. Il primo atto di David è la conquista della città che dovrà contenere il tempio (11,4-9). Le premesse sono il passaggio della regalità da Saul a David (c. lO) e l'unzione di David come re {11,1-3). 10,1-14 Lafzne di Saul L'unica notizia su Saul è quella sulla sua fine, che è ampiamente narrata in l Sam 31. Rispetto al testo di l Samuele qui ci sono alcune divergenze, ma non si possono fare deduzioni sulla dipendenza diretta o meno da quel libro. Questa breve notizia per contrasto sembra mettere in risalto le fortune di David e la sua gloria (da una parte la sconfitta, dall'altra le vittorie) e potrebbe servire come paradigma che annuncia il giudizio divino e l'esilio. Nel contesto della teologia del Cronista essa sottolinea anche la colpa personale di Saul e il fatto che questa morte non interrompe la continuità della regalità che ora passa a David; in questo modo al centro non sta la questione dell'istituzione monarchica ma la condotta del singolo, infatti Saul non viene mai definito re finché è vivo. I vv. 1-12 sono paralleli a l Samuele, ma sono interessanti le differenze tra i due testi. Il Cronista

88

!CRONACHE 10,3

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10,3 Tremava (':!ry~1)- Dalla radice ':!•nh,n «contorcersi» (stesso verbo in 16,30). Sulla base della Settanta E-rroveoev («sopportò») e Ia Vulgata vulneraverunt («ferirono») si può collegare la forma al verbo n':!n e supporre una diversa vocalizzazione: come hofal (':!Q~1. cfr. 2Cr 18,33; 35,23) o nifal (':!~•J, cfr. la versione CEI: «fu ferito gravemente»). 10,9 Armi (,'7;1:))- Il termine ebraico ha un

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significato generico («oggetto», «utensile», «recipiente») la cui traduzione dipende dai contesti: gli strumenti della guerra sono le armi, per cui lo scudi ero di Saul è, alla lettera, «colui che porta le armi» (vv. 4-5). Quando si parla di musica, allora sono gli «strumenti» (15,16). Nel caso degli oggetti del tempio si usa per Io più «suppellettili» o «vasi» {9,28). Annunciarlo (,~~'?) Si tratta di «annun-

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sottolinea che con la morte dei tre figli di Saul morì anche «tutta la sua famiglia» (v. 6) e in questo modo resta campo libero per David, perché non ci sono pretendenti a differenza di quanto riferisce 2Sam 2,1-4,12. L'episodio assume una portata limitata perché sono coinvolti solo gli Israeliti «che erano nella valle)) (l Cr l O, 7), mentre in l Samuele erano coinvolti anche quelli al di là della valle e del Giordano. Il brano è costituito da due parti parallele (l Cr l O, 1-7 .8-14): una serie di azioni dei Filistei nei confronti di Saul (vv. 1-5.8-1 O) suscita la reazione in Israele («videro)): v. 7; «venne a sapere)): v. 11). La prima parte del brano (l 0,1 -7) è delimitata dalla fuga di Israele (vv. l. 7). Al centro sta la morte di Saul (v. 4b), che coinvolge chi gli sta attorno: prima lo

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!CRONACHE 10,12

3La battaglia divenne

insostenibile per Saul e i tiratori d'arco lo trovarono: tremava per gli arcieri. 4 Saul disse al suo scudiero: «Estrai la tua spada e trafiggimi, altrimenti verranno quegli incirconcisi per prendersi gioco di me». Ma il suo scudiero non volle perché aveva un gran timore. Saul prese la spada e si lasciò cadere su di essa. 511 suo scudiero vide che Saul era morto e si lasciò cadere anche lui sulla spada e morì. 6 Saul morì; anche i suoi tre figli e tutta la sua famiglia morirono. 7Tutti gli Israeliti che erano nella valle videro che (i soldati) erano fuggiti e che Saul e i suoi figli erano morti; abbandonarono le loro città e fuggirono. Vennero i Filistei e vi risiedettero. 811 giorno dopo i Filistei andarono a spogliare i trafitti e trovarono Saul e i suoi figli caduti sul monte Ghilboa. 9Lo spogliarono e portarono via la sua testa e le sue armi; mandarono ad annunciarlo in giro nel paese dei Filistei ai loro idoli e al popolo. 10Misero le sue armi nel tempio dei loro dèi, ma conficcarono il cranio nel tempio di Dagon. 11 Tutto Yabesh di Ghil'ad venne a sapere ciò che i Filistei avevano fatto a Saul. 12lntervennero tutti gli uomini valorosi e portarono via il corpo di Saul e i corpi dei suoi figli. Li trasportarono a Yabesh e seppellirono le loro ossa sotto la quercia a Yabesh, poi digiunarono sette giorni. ciare la buona novella», infatti iW::l piel (ritroviamo la radice in 16,23) corrisponde al greco EÙo:yyEÀLoo:oecn. Nell'AT il verbo ricorre ventiquattro volte e il sostantivo connesso :"TlW~ sei volte, ma le occorrenze sono concentrate in alcuni passi: quattro volte per la fine di Saul; nove volte per la fine di Assalonne. Invece Isaia (sette voite) collega l'annuncio a una svolta stori-

ca e Le 4,18 citerà esplicitamente ls 61, l. 10,11 Yabesh (d·;;~)- Sulla base di lSam 31,11 e della Settanta (ot Ko:toLKoiivnç ro:Àa.o:O) qualcuno inserisce •:;;rr, spiegando la caduta del termine per aplografia e traducendo «abitanti di Yabesh>> (cfr. versione CEI). 10,12 Tutti (~"f)- Troviamo un singolare col verbo al plurale; è un fenomeno presente nel libro soprattutto quando il senso è collettivo.

scudiero (vv. 4a.5) poi i figli (vv. 2.6). Altri casi di suicidio nell'Antico Testamento sono quelli del consigliere di Davi d Al,titofel (2Sam 17,23) e del re del Nord Zimri (IRe 16,18); in tutti questi casi non troviamo un giudizio su questo gesto, ma la semplice constatazione, come anche nel caso di Giuda (Mt 27,5). Nella seconda parte del brano (l O, 8-12) ali 'azione dei Filistei che prendono solo la testa di Saul (a differenza di l Samuele) corrisponde la reazione degli abitanti di Yabesh (vv. 11-12) che portano via il cadavere rimasto sul campo (a differenza di l Samuele, dove dovettero sottrarlo ai Filistei). L'allusione a Dagon (v. l O) rimanda a lSam 5,1-4, quando i Filistei portarono l'arca nel loro tempio; la testa di Saul ricorda la testa di Golia portata a Gerusalemme da David (lSam 17,54).

90

!CRONACHE 10,13

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10,13 Sua infedeltà(',~,~ i"P,Q:jl)- Alla lettera, «per la sua trasgressione con cui trasgredb>. Si tratta di un accusativo interno o figura etimologica, che in questo caso serve anche a richiamare il gioco di parole tra il



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>, «fortezza») è dibattuta. Poiché etimologicamente può venir

collegato alla radice l(~ «essere pieno» (piel W 33 :1~~-l#- '7P-'7~ '11QiJ 1~lp-l#- O~'J:1~ 35 :'11QiJ il~~-l#11,20 Ma non ebbe fama tra i tre (M~i&,!J!!~ c~·tt'&,l)- Questa affermazione sembra scontrarsi col v. 21, perciò alcuni seguono il qerè e correggono la negazione tt-&,1 (ketìb) in ;&,1 come in 2Sam 23,18: «si fece un nome)) (cfr. Settanta e Vulgata). Però resta la difficoltà della fine del v. 21: «non entrò tra i tre)), mentre nella prima parte del versetto sembra esserne il capo. Altri allora correggono così i vv. 20-21: «fu il capo dei trenta ... si fece un nome tra i trenta... fu stimato doppiamente tra i trenta ... ma non giunse alla

pari dei tre)); le stesse correzioni vengono fatte in 2Sam 23,18-19 (cfr. la versione CEI). Invece qualcuno propone di leggere c~ invece di c~ «ma non venne promosso tra i tre)), che sarebbe coerente con la fine del v. 21. La correzione della prima e terza ricorrenza di «tre)) (i!~;&,~) in «trenta)) (c•~;&,~) viene proposta da alcuni sulla base del siriaco, ma la versione siriaca di 1-2 Cronache è molto libera e non serve alla critica testuale. Non serve fare di Abishay il capo dei trenta, perché secondo il Testo Masoretico egli era il

na, che ripeterà a 18,6.13. Nella prima parte sono narrate anche le imprese compiute da questi guerrieri (vv. 11-25), poi segue una pura lista di nomi, che nella parte finale (vv. 41 b-47) non ha paralleli nell'Antico Testamento.

97

!CRONACHE ll,35

Abishay fratello di Yoab era capo dei tre, colui che brandì la sua lancia su trecento trafitti, ma non ebbe fama tra i tre. 21 Fra i due fu più importante dei tre. Fu per loro come comandante ma non entrò tra i tre. 22Benaya era figlio di Yoyada, figlio di un uomo valoroso, ricco di imprese, di Qabzeel. Lui colpì i due Ariel di Moab; lui scese e colpì il leone in mezzo alla cisterna nel giorno della neve. 23 Lui colpì l'Egiziano, un uomo dalla statura di cinque cubiti, che impugnava una lancia come una trave da tessitori; scese verso di lui con il bastone e strappò la lancia dalla mano dell'Egiziano, poi l'uccise con la sua lancia. 24Queste cose fece Benaya figlio di Yoyada ed ebbe fama tra i tre prodi. 25 Tra i trenta ecco fu importante, ma non entrò tra i tre. David lo nominò a capo della sua guardia del corpo. 26Guerrieri valorosi: Asa-el fratello di Yoab, Ell).anan figlio di Dodo, di Betlemme, 27 Shammot di Haror, I;Ielez di Pelon, 28 Ira figlio di Iqqesh di Teqoa, Abi'ezer di Anatot, 29 Sibbekai di I;Iusha, Ilay di Al).oal)., 30Mahray di Netofa, I;Ieled figlio di Ba'ana, di Netofa, 31 1tay figlio di Ribay, di Ghib'a dei figli di Beniamino, Benaya di Pir'aton, 321;Iuray di Nal).ale-Ga'ash, Abiel di Arbat, 33 Azmavet di Bal).arum, Elyal).ba di Sha'albon, 34 i figli di Hashem di Ghizon, Yonatan figlio di Shaghe, di Harar, 35Al).iam figlio di Sakar, di Harar, Elifal figlio di Ur,

20

capo del gruppo dei tre prodi ma non ne faceva parte. 11,21 Fra i due (C~~~~)- La versione CEI ha «doppiamente», ma questo significato è attestato solo per il femminile. Per alcuni è una glossa da eliminare. Siccome si parla di due prodi, Abishay e Benaya, che non sono entrati nel gruppo dei tre (vv. 20-21 e 2225), allora si potrebbe intendere così il v. 21 : Abishay fu il più. famoso tra i due prodi (l'altro è Benaya) che furono più famosi di quelli del gruppetto dei tre, ma loro due non facevano parte di questo gruppetto.

11,22 I due Ariel- Il nome proprio C,~·~~ potrebbe essere interpretato come «leone di Dio» (con un gioco di parole con la seconda parte del versetto). In 2Sam 23,20 c'è la forma C,~ "l~, che si trova anche nella stele di Mesha e che può rimandare a C,~"liJ, il focolare nel tempio (Ez 43,1516). Di solito si corregge: «i due figli di Ariel>> (sulla base della lettura della Settanta 2Sam 23,20: Mo uloùc; ApLT)À; cosi la versione CEI). Qualcuno lo analizza come fosse un nome comune e traduce: «i due campioni di Moab».

Si possono identificare alcuni gruppi: vv. 11-14 (Yashob'am ed El'azar), vv. 15-19 (un trio anonimo, a volte identificato coi personaggi precedenti o coi seguenti), vv. 20-25 (Abishay e Benaya), vv. 26-30 (soprattutto uo-

98

!CRONACHE 11,36

?~i'38 :'~T~rlf ''JP.~ '71?1~~ h~1) 37 :'~;~iJ il!D~ 'fi1~'?iJ 1~'136 :1~i' '?.f NWl 'fi1;m '1ry~ 't.i~~v v?~ 39 ='1~iJ-lf 11J=i10 1~1 'lJ~ :'~ry~-lf 1:;t! 'f:iDiJ ;,~.,~~41 :'1~~iJ :t')~ 'i~~iJ NT~40 :il:~,~-lf

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lui altri trenta Spesso si corregge «sui trenta» ("l! invece di 1'7.1J), però si può intendere la preposizione anche (C'~ i"~

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nei senso di «in aggiunta a lui» (così la versione CEI). 12,2 Che scagliavano- Con la Settanta (mjlEvòovfìta.L) e la Vulgata (iacientes) ag-

mini provenienti da Giuda), vv. 31-37 (molti uomini provenienti dal Nord), vv. 38-4la (uomini di origine non israelita). 12,1-23 I primi seguaci di David Anche se la transizione del regno da Saul a David è stata presentata in modo sintetico e come una conseguenza della colpa di Saul, il Cronista non ignora le tradizioni che presentavano David tra i Filistei. Il v. l ricorda quando, fuggito dalla collera di Saul, David ricevette dal re Akish la città

99

ICRONACHE 12,8

l;lefer di Mekera, Al)iyya di Pelon, 37l;lezro di Karmel, Na'aray figlio di Ezbay, 38 Gioele fratello di Natan, Mibl)ar figlio di Hagri, 39Zeleq l'Ammonita, Nal)ray di Beerot, scudiero di Yoab figlio di Zeruya, 40lra di Yeter, Gareb di Yeter, 41 Uriyya l'Hittita, Zabad figlio di Al)lay, 42 Adina figlio di Shiza il Rubenita, capo dei Rubeniti, e con lui altri trenta, 43 l;lanan, figlio di Ma'aka, Yoshafat di Meten, 44Uzziyya di Ashtarot, Shama e Ye'uel, figli di l;lotam di Aro'er, 45 Yedi'ael figlio di Shimri e Yol)a suo fratello, di Tizi, 46Eliel di Mal)avim, Yeribay e Yoshavya, figli di Elna'am, Yitma il Moabita, 47Eliel, Obed e Ya'asiel di Mezoba. 1Questi sono quelli che si unirono a David a Ziqlag, quando ancora era tenuto lontano dalla corte di Saul figlio di Qish. Essi erano tra i prodi che lo aiutavano in battaglia, 2che impugnavano l'arco usando la mano destra o la sinistra, (che scagliavano) pietre e frecce con l'arco. Dai fratelli di Saul, da Beniamino: 3Al)i'ezer, il capo, e Yoash figli di Shema'a di Ghib'a; Yezuel e Pelet figli di Azmavet; Beraka e Yehu di Anatot; 4Yishma 'ya di Ghib' on, prode fra i trenta e capo dei trenta; 5 Geremia, Yal)aziel, Yol)anan e Yozabad di Ghedera; 6El'uzay, Yerimot, Be'alya, Shemarya, Shefatya di l;larif; 7 Elqana, Yisshiyya, Azarel, Yo'ezer, Yashob'am, Qoral)iti; 8Yo'ela e Zebadya figli di Yerol)am, di Ghedor. 36

12

giungiamo un verbo per rendere chiara l'espressione. Dai fratelli di Saul, da Beniamino (1~~~:;1~ ':l1N~ 'IJ~~) - Questa espres-

sione può essere collegata a ciò che precede. La colleghiamo al seguito perché costituisce un incipit parallelo a quello successivo (v. 9).

di Ziqlag (l Sam 27 ,6) e i vv. 20-22 ricordano l Sam 29. Il Cronista fa un salto indietro nella narrazione e ritorna a quel periodo, ma non per mostrare le difficoltà incontrate da David, bensì per sottolineare il crescente appoggio che ha ricevuto (cfr. l 'uso del verbo «aiutare», ebraico 'iizar, nei vv. 1.18.19.20.22.23): si tratta di un aiuto non solo militare, ma anche divino (v. 19). Si possono distinguere quattro momenti disposti in forma di chiasmo: i Beniaminiti che vanno da David a Ziqlag (a: vv. 1-8), quelli di Gad che

100

!CRONACHE 12,9

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12,9 Passarono a Alla lettera, «si separarono» per (andare da) David. Clipeo - Scegliamo questo termine raro in italiano (cfr. la Vulgata c/ypeum): il termine ebraico il~"' indica un tipo di scudo grande (la Settanta ha 9upE06ç), da distinguere da quello piccolo (P,9, che la Settanta traduce aon(ç, vedi, p. es., lCr 5,18). Cfr. 2Cr 9,15-16. 12,15 Uno solo ... per:t1f.! I"~Q1 illii:ln ~N::J. b;u; ::1::1;::1. "h:>1lJO "11V ~1on;o "1l>lN il~N-;::> 39 iiJ~ ::1?. ;~,~~ n"'JW-;f o~;;~1V?~-;f-;~ ,.,,_,-n~ 'l"7.J?D7 :,.,n-n~ 'l"7.J?D7 Oil; U":Jil-"::l O"niu>1 O",:JN i11.Vi;u; 0"0" 1''~11-0lJ ou>-~"il 11 1 40 ,J•,•

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> (13,7.13.14).A tale tema si aggancia il successivo capitolo (14, l), perché si parla della casa di David, cioè del suo palazzo e della sua famiglia, e verrà ripreso nel capitolo 17 (quattordici ricorrenze del termine ebraico bayit). Ma i capitoli 13-14 sono uniti anche da un gioco di parole sulla radice pr$ «rompere» che compare in due nomi di luogo (13,11; 14,11). La vittoria di David ribalta anche la sconfitta subita da Saul per mano dei Filistei: la casa di David è fertile ( 14,3-7) mentre quella di Saul si era esaurita (l 0,6), David consulta Dio (14,10.14) al contrario di Saul (10,13-14), David brucia le divinità dei Filistei ( 14, 12) di fronte alle quali era stata esposta la testa di Saul, a David è confermata la regalità (14,2.17) che è stata tolta a Saul (10,14). 13,1-14 L'arca a casa di Obed-Edom Secondo la narrazione biblica, l'arca era una cassa di legno ricoperta d'oro e contenente le due pietre su cui erano incisi i dieci comandamenti; essa era il simbolo della presenza attiva di Dio e dell'alleanza mosaica, inoltre rappresentava il trono di Dio (13,6; 28,2). L'arca dell'alleanza aveva avuto un ruolo importante

107

13

l CRONACHE 13,4

1David

si consigliò coi comandanti delle migliaia e delle centurie, con ogni principe. 2David disse a tutta l assemblea d'Israele: «Se a voi sembra bene e (la cosa) procede daYHWH Dio nostro, mandiamo in giro dappertutto a chiamare i nostri fratelli rimasti in tutte le terre d'Israele e con loro i sacerdoti e i leviti che sono nelle città delle loro terre comuni; si riuniscano da noi 3e trasferiamo l'arca del nostro Dio presso di noi, perché non l'abbiamo cercata nei giorni di Saul». 4Tutta l'assemblea acconsentì, perché la cosa piacque a tutto il popolo. che: la Settanta «e dal Signore Dio nostro è condotto a buon fine>> (Kat napèt KUpLOU 9t'OU ~f.LWV EÙOOW9ij (= it":f:~?]), la Vulgata a Domino Deo nostro egreditur sermo quem loquor («dal Signore Dio nostro proviene il discorso che sto

pronunciando»). Non occorre correggere un termine frequente nel libro (vedi nota al v. Il), ma è meglio considerarlo in coppia col verbo successivo «mandiamo» (itiJ ~ ~) e cioè: «precipitiamoci ovunque e mandiamo».

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nelle più antiche tradizioni, nelle quali viene sottolineato anche il forte timore reverenziale che essa suscitava, ma ali' epoca del Cronista non esisteva più, infatti da quando fu collocata nel tempio, sotto Salomone, non si hanno più sue notizie, e nascono leggende sulla sua fine, come quella riportata in 2Mac 2,5 secondo cui sarebbe stata nascosta da Geremia. All'epoca del Cronista l'istituzione cultuale fondamentale era il tempio, perciò l'interesse per l'arca serve a collegare il tempio dei suoi giorni alle antiche istituzioni d'Israele, ma può darsi che nell'epoca della diaspora, quando Israele viveva tra le nazioni questo trasporto dell'arca nel tempio indichi anche la fine di un santuario mobile a favore di uno centralizzato. La preoccupazione di David per l'arca rappresenta la sua obbedienza all'alleanza mosaica e prepara ali' alleanza davidica del capitolo 17. Nello stesso tempo il Cronista invita i suoi destinatari a fare i conti col proprio passato e a cercare di recuperare i legami con esso, perché non devono considerare la presenza di Dio come una realtà scontata, infatti la prima volta David va incontro a un fallimento. Si possono distinguere quattro momenti: la decisione del trasferimento (13,1-4), l'effettivo trasporto (vv. 5-8), la santità di Dio intoccabile (vv. 9-12), ma anche benefica (vv. 13-14). La decisione del trasferimento (13,1-4). Questi versetti non hanno un parallelo in 2 Samuele e rivelano gli interessi del Cronista. In primo luogo, egli sottolinea la partecipazione di «tutto Israele» (vv. 5.6.8), che viene qualificato come un'assemblea religiosa (v. 2: qiihiil). La convocazione dei capi (v. l) richiama il gruppo presente a l;lebron (12,24.39), mentre la formula «comandanti delle migliaia e delle centurie» rimanda a un gruppo importante dell'organizzazione amministrativa (lCr 26,26; 27,1; 28,1; 29,6; 2Cr 1,2; 25,5). Qui

108

l CRONACHE 13,5

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Il 13,5-14 Testo parallelo: 2Sam 6,1-11 13,5 Shil:wr (,in•~)- Di solito il confine con l'Egitto è indicato come «torrente» (Nm 34,5; Ez 47,19); Shib.or si trova solo in Gs 13,3. In 2Cr 7,8 il confine sud è indicato in modo generico «il fiume dell'Egitto». Ingresso di lfamat (nf?q ~;~~) - È il confine nord d eli' Israele ideale e segna il passaggio al territorio controllato da I;Iamat, un'importante città sul fiume Oronte; qualcuno propone di intender-

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lo come nome di luogo «Lebo-I;Iamab>. Il 13,6-14 Testo parallelo: 2Sam 6,2-11 13,6 Come è chiamata (C~ ~lP~-,~~) - Cioè «secondo il nome con cui è chiamata». Alcuni leggendo c~ invece di c~ traducono: «sulla quale viene invocato (YHwH)». La Settanta (où Èil"EKÀ~911 llvof.L« autoù) e la Vulgata (ubi invocarum est nomen eius) traducono «dove è invocato il suo nome» per cui si è suggerita la lettura ic~ c~ (cfr. la versione CEI). Qualcuno anticipa l'espressione e

si evita di limitare la convocazione alle sole trentamila persone di 2Sam 6, l, ma si aggiunge l'estensione territoriale di Israele nel v. 5. In secondo luogo, il Cronista crea un contrasto tra Davide Saul ricordando che l'arca era stata trascurata al tempo di Saul, cioè «non cercata» (viene usato il verbo tecnico diiras al v. 3; cfr. lCr 10,13 e il commento a quel versetto). In terzo luogo, il Cronista sottolinea il fatto che David «si consigliò)); i re migliori sono lodati per questa capacità, come Yoshafat (2Cr 20,21) e l;lizqiyya (2Cr 30,2; 32,3), invece altri sono incapaci a consigliarsi, come Rel}.ab'am (2Cr 10,6-15) e Amazya (2Cr 25, 16-17). Il trasporto dell'arca (13,5-8). Rispetto al testo parallelo di 2 Samuele ci sono interessanti variazioni: per esempio, in 2Sam 6,1 il popolo viene raccolto (wawosep) invece qui è convocato in assemblea (v. 5: wawaqhel). L'episodio suppone la conoscenza della storia riguardante la presenza dell'arca a Qiryat-Ye' arim

109

!CRONACHE 13,10

5David

convocò tutto Israele dal Shi]J.or dell'Egitto fino all'ingresso di I:Iamat per condurre l'arca di Dio da QiryatYe'arim. 6 David si mosse con tutto Israele verso Qiryat-Ye'arim che è di Giuda (passando) per Ba' ala, per spostare da là l'arca di Dio, di YHWH che siede sui cherubini, come è chiamata. 7Fecero montare l'arca di Dio su un carro nuovo dalla casa di Adinadàb. Uzza e A]J.io guidavano il carro. 8David e tutto Israele suonavano intensamente davanti a Dio, con canti e cetre, arpe, tamburelli, cembali e trombe. 9Andarono fino all'aia di Kidon e Uzza stese la sua mano per afferrare l'arca, perché i buoi stavano cadendo. 1oyHWH si irritò contro Uzza e lo colpì perché aveva steso la sua mano sull'arca e morì là di fronte a Dio. traduce «l'arca di Dio, che è invocata col nome "YHWH siede sui cherubini"». 13,7 Abio- Invece di i'r;T~1 si può vocalizzare ,,r;r~1 «e i suoi fratelli» (cfr. Settanta e Vulgata) oppure ,,n~1 «e suo fratello)), ma si tratta di una lectio facilior, cioè dell'identificazione di una forma molto comune per risolvere un caso ambiguo. 13,8 Cetre, arpe (C'"~~~~ niìl:l~~) - La Settanta Èv KLVUpaLç KUL ÈV vapÀaLç si limita a traslitterare l'ebraico, altre volte traduce con KL9Upa («cetre))) e \jlaÀt~p LOV

( «salterh> ); infatti qui la Vulgata traduce citharis et psalteriis. Comunque, l'identificazione della terminologia biblica con gli strumenti attestati dall'archeologia è approssimativa. 13,9 Stavano cadendo (~t:if?tp)- La Settanta (eçÉKÀLII(V aùt~v) e la Vulgata (inc/inaverat eam) traducono il verbo come terza singolare con suffisso: «la fa vacillare» (presupponendo, quindi it:l'?f.!l), che si accorda col nome collettivo ii?~ tradotto al singolare «bue».

(l Sam 7, l). Il riferimento geografico del v. 5 «Shibor dell'Egitto fino ali' ingresso di l;lamab> indica la massima estensione della terra promessa. L'indicazione geografica dei limiti di Israele ritornerà in altri due momenti fondamentali della storia narrata dal Cronista: per la dedicazione del tempio (2Cr 7 ,8) e per la Pasqua di l;lizqiyya (2Cr 30,5). La Pasqua di I;lizqiyya è ulteriormente collegata a questo episodio dall'unica ripresa nel libro della stessa espressione «la cosa piacque» al popolo o assemblea (lCr 13,4 e 2Cr 30,4; alla lettera, «era giusta agli occhi di»); inoltre in ambedue le occasioni il re si consiglia coi capi (lCr 13,1 e 2Cr 30,2). In 2 Samuele può darsi che il fallimento del primo trasporto sia legato al fatto che si sia usato un «carro nuovo» (cfr. qui il v. 7), che era invece una prescrizione dei sacerdoti e degli indovini dei Filistei in l Sam 6, 7. La santità di Dio (13, 9-14). L'episodio si conclude con un confronto tra due personaggi che hanno un rapporto diretto con l'arca. La morte di Uzza (vv. 9-12)

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!CRONACHE 13,11

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:0~"~~7 N~~l ,"il V9lP~l ,.,).1-l"'~ WiP..~7 0"1JlP7~-?;> 13,11 Si era abbattuto (f!~) -Gioco etimologico per giustificare il nome di luogo: n.~ n~ («aprire una breccia»: versione CEI). Il verbo è il medesimo del v. 2. Il gioco di parole si ritrova in 14,11 (vedi anche 15,13).

...

//14,1-17 Testo parallelo: 2Sam 5,ll-25 14,1 lfiram (c;;n) - Così il ketìb. Il qerè ha «I:Iuram~> (Cl~n) anche in 2Cr 4, Il e 9, l O. La forma abituale in Cronache Cl~" (2Cr 2,2.10.11; 4,11; 8,2.18; 9,21). Nei testi paralleli c'è la forma

mostra che la santità di Dio ha un potere oggettivo indipendente dalle intenzioni umane, infatti la sola presenza dell'arca può creare tragedie come fece coi Filistei (1Sam 5) o con gli abitanti di Bet-Shemesh (1Sam 6,19-20). Al contrario ObedEdom (vv. 13-14) riceve la benedizione dalla semplice presenza dell'arca in casa sua; può darsi che il riferimento a «Gat» indichi che si tratta di un Filisteo (però c'è un levita di nome Obed-Edom in 15, 18.21.24), e serva a sottolineare il contrasto con i mali causati dall'arca ai Filistei quando fu portata a Gat (1Sam 5,8). 14,1-7 La casa di David In 2Sam 6,12 sembra che David decida di portare l 'arca a Gerusalemme perché la casa di Obed-Edom aveva ricevuto la benedizione del Signore, ma il Cronista ignora questo particolare e mette già subito David sotto la benedizione. Il primo

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!CRONACHE 14,8

11 David

si irritò perché YHWH si era abbattuto su Uzza e chiamò quel luogo Perez-Uzza, fino a oggi. 12David temette Dio in quel giorno e disse: «Come condurrò da me l'arca di Dio?». 13David non fece arrivare l'arca da lui, alla città di David, la fece depositare nella casa di Obed-Edom di Gat. 14L'arca di Dio rimase presso la famiglia di Obed-Edom, nella sua casa, tre mesi. YHWH benedisse la famiglia di Obed-Edom e tutto ciò che gli apparteneva. 1ljiram re di Tiro mandò messaggeri a Davi d, insieme a legname di cedro, muratori e falegnami per costruirgli una casa. 2David comprese che YHWH lo aveva stabilito come re su Israele, perché il suo regno si era elevato molto grazie al suo popolo Israele. 3David sposò altre donne a Gerusalemme e generò ancora figli e figlie. 4Questi i nomi di quelli nati gli a Gerusalemme: Shammua, Shobab, Natan, Salomone, 5Yibl)ar, Elishua, Elifelet, 6Nogah, Nefeg, Yafia, 7Elisham, Be'elyada ed Elifelet. 81 Filistei vennero a sapere che David era stato unto re su tutto Israele e tutti i Filistei salirono per cercare David. David lo seppe e uscì per affrontarli.

14

l;liram (2Sam 5,11 e IRe 5). Settanta e Vulgata hanno sempre la forma ijiram. Il nome è probabilmente una forma abbreviata di Al;liram (C Tnt$ «mio fratello ~elevato>>). Un re della citta fenicia Bybios con questo nome è menzionato in

un'iscrizione funebre del X secolo a.C. Muratori e falegnami (C''4-'!;!

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-Alla lettera, «artigiani del muro (in pietra) e artigiani dellegnm>. 14,7 Be'elyada (.!.71~~~~)- Cfr. nota a 3,8.

atto è la costruzione del palazzo (vv. 1-2 ), che è un requisito per preparare un posto per l'arca (15,1). Il palazzo reale è un'evidente manifestazione del potere e anche oggi si usa il nome della residenza come metonimia per i centri di potere degli stati e non solo. Ne è un esempio il termine «Faraone>> che significa «grande casa>>. I doni che ijiram offre (v. l) sembrano il tributo di un vassallo, infatti in 2Cr 2,13 ijuram (ijiram) chiama David «mio signore)). I nomi della famiglia del re (vv. 3-7) si trovano in 1Cr 3,5-8, ma ci sono varianti che coincidono con 2Sam 5,14-16; essi sottintendono un contrasto con la sorte dei figli di Saul che sono morti (l Cr 10,6), mentre la lista dei figli di David suona come una promessa per la dinastia. 14,8-17 Vittoria sui Filistei Vengono riportati due scontri coi Filistei, che sono per eccellenza i nemici

112

!CRONACHE 14,9

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14,11 Ha aperto una breccia ... come una breccia ~lp~~ il'f.?b ili~ 1Y.!~~ C"~;J?~v Tij~ n~ C~ì?D-.,~~ ~~lp~l 15 :?~1lp~ :Cil"~?lJ nit>~::l C.!:ln:l::l illil"~ 1:1.1::l c"~11WOil bil"~nN-nN ,.,òlJil? b"1?il ..,;v; -:.y..,, 10N,.l 16 t-: • •: .. .. .. ?ii?:rc"~1v7 C"~~rOl{}Q C~r:J7~J?~ ni1l:;l1 C"~7.:t~ 1"~t;-.,?.=?~ ~g~ l"Q~-l~~ ?~;.,-r~. T~"iJ n~ c~1?D n"9P.~l 17 :ilQJ?'P? t..,.

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1~V1 ~il:~i?O~ m7.~.,7~! 'il:J;~l:lQ~ m!iP.P.9~ ~il!~~~ ::1.~'7~ 15,12 Dove (,~) - Dopo la preposizione ci si aspetterebbe un sostantivo (la Vulgata ad /ocum) oppure,~ per introdurre una proposizione (del tipo chiamato dalle grammatiche «realtiva indipendente» o «sostantiva»). Anche altrove, in Cronache, si incontrano proposizioni simili senza,~ (l Cr 29,3; 2Cr 16,9). 15,13 Prima volta (:iiirDtt,f~'?) - Si tratta

di un hapax che può essere inteso come una contrazione di i"T~ÌtDit")f ,~~ 1~'?: «da ciò che fu la prima volta». In alternativa si può intendere come se fosse una contrazione di i"T~itDtt)f ,~~ i"TI?'? «per ciò che era all'inizio», cioè, «in occasione della prima volta». 15,13 Si è abbattuto (l'"'J~) -Allude al gioco di parole in 13,11.

I vv. 5-l O elencano sei famiglie di leviti, una divisione non attestata altrove, e i sei nomi vengono ripresi al v. 11. Nell'elenco dei partecipanti si distinguono i primi tre (vv. 5-7), che rappresentano le divisioni maggiori tra i leviti (l Cr 5,27; Nm 4), e gli ultimi tre (vv. 8-10) che sono del gruppo dei Qehatiti (Nm 3,30) che hanno il compito particolare di trasportare gli oggetti sacri sulle spalle (Nm 7,9). I vv. 11-15 descrivono la preparazione al trasporto mediante una santificazione, che consiste in una separazione da ogni forma di impurità. La consapevolezza

117

!CRONACHE 15,18

7Dei

discendenti di Ghershom: Gioele il comandante e i suoi fratelli, centotrenta. 8Dei discendenti di Elizafan: Shema 'ya il comandante e i suoi fratelli, duecento. 9Dei discendenti di ijebron: Eliel il comandante e i suoi fratelli, ottanta. 10Dei discendenti di Uzziel: Amminadab il comandante e i suoi fratelli, centododici. llDavid chiamò i sacerdoti Zadoq ed Ebyatar e i leviti Uriel, Asaya, Gioele, Shema'ya, Eliel e Amminadab 12e disse loro: «Voi siete i capi dei casati dei leviti: santificatevi voi e i vostri fratelli e portate l'arca di YHWH Dio d'Israele dove ho predisposto. 13Poiché la prima volta voi non c'eravate, YHWH nostro Dio si è abbattuto su di noi, perché non l'abbiamo consultato come è prescritto». 141 sacerdoti e i leviti si santificarono per spostare l'arca di YHWH Dio d'Israele. t si leviti sollevarono l'arca di Dio, come aveva comandato Mosè secondo la parola di YHWH, sulle loro spalle con le stanghe. 16David chiese ai comandanti dei leviti di predisporre i loro fratelli, i cantori, con gli strumenti per il canto, arpe, cetre, cembali, così che si facessero sentire innalzando un suono di gioia. 171 leviti incaricarono Heman figlio di Gioele, poi, tra i suoi fratelli, Asaf figlio di Berekya, e tra i discendenti di Merari, loro fratelli, Etan figlio di Qushaya. 18Con loro c'erano i loro parenti di secondo grado: Zaccaria, ·Binnuy, Azief, 15,16 I cantori (C'!"')Wf?iJ)- Dal momento che il seguito parla di strumenti musicali alcuni preferiscono tradurre «musicisti». Facessero sentire innalzando un suono di gioia (;n:tr?~ ',;p~-c')~ C'~'?~)- Nell'ebraico le preposizioni creano un po' di difficoltà. Viene tradotto in vari modi: «perché, levando la loro voce, facessero udire i suoni di

gioia» (versione CEI) oppure «li si sentiva risuonare d'una musica che riempiva di allegrezza». c•,;;t7 («alzando») è stato inteso in senso avverbiale dalle versioni antiche (la Settanta: Ei.ç uljloç; la Vulgata: in exce/sum). 15,18 Binnuy, Aziel n20 :l'"OlVi1; nt.Vhl y·•::l"".""" .... :

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16,42 Per chi suonava (C'li'TJI!i~7)- È un participio; seguento la Settanta di solito lo

si traduce come fosse un infinito: «per suonare» (versione CEI), ma il senso del Testo

è considerato confonne alla legge (v. 40) e infatti Salomone vi si reca per consultare YHWH e o:ffi:ire sacrifici (2Cr l ,3). L'esistenza di due santuari è solo temporanea, perché cesserà con la costruzione del tempio. Il Cronista è però consapevole che se ci possono essere molti luoghi in cui si può adorare il Signore, solo uno è il luogo legittimo per i sacrifici di animali (cfr. Dt 12,6.14). L'insistenza di molti passi dell'Antico Testamento nell' affennare l'unicità del tempio suppone un contesto storico in cui esistevano luoghi di culto a YHWH al di fuori di Gerusalemme. Un'attestazione viene dalla comunità di Elefantina in Egitto, che alla fine del V secolo a.C. chiedeva sostegno alle autorità di Gerusalemme e di Samaria per ricostruire il proprio santuario; essa veniva autorizzata solo alla presentazione di offerte di cereali, libagioni e incenso, ma non di animali. In conclusione il Cronista fa iniziare il culto a Gerusalemme con i cantori. Sembra che il trasporto dell'arca costituisca l'eziologia della presenza della musica nel culto e una giustificazione dell'ufficio levitico; infatti anche nel primo tentativo c'era già una lista di strumenti musicali ( 13,8). Anche i sacerdoti sono associati alla musica ( 15,24). Il riferimento a «quello che è scritto nella legge di YHWH» (16,40) rimanda a un testo normativo, la cui precisa natura ci sfugge, ma che rappresenta una tappa nella fonnazione del Pentateuco; la conformità a ciò che è scritto (kakkiitilb) è frequente nel libro (2Cr 23,18; 25,4; 30,5.18; 31,3; 34,21; 35,12.26). Il v.43 (cfr. 2Sam 6,19b-20a) costituisce la conclusione della narrazione relativa ali' arca iniziata nel capitolo 13 e prepara il capitolo 17: la preghiera di David sulla propria casa o famiglia otterrà come risposta l'oracolo dinastico. 17,1-27 La casa di David Nel libro delle Cronache ci sono due parole di Dio attorno cui ruotano tutte le vicende: la prima è la promessa dinastica di l Cr 17,13-14 e la seconda è la promessa divina dopo la dedicazione del tempio di ascoltare il popolo se si converte

127

ICRONACHE 17,1

dimora di YHWH sull'altura che è a Ghib' on, «lper offrire olocausti a YHWH sull'altare dell'olocausto continuamente, al mattino e alla sera, secondo tutto quello che è scritto nella legge di YHWH che ha ordinato riguardo a Israele. 41 Con loro (lasciò) Heman, Yedutun e il resto dei prescelti che erano stati designati per nome, per lodare YHWH, perché per sempre è la sua misericordia, 42e con loro Heman e Yedutun, le trombe e i cembali per chi suonava, gli strumenti per il canto di Dio, e i figli di Yedutun come portieri. 43Tutto il popolo se ne andò ciascuno alla propria casa e David si voltò per benedire la propria casa.

17

Quando David abitava nel suo palazzo, disse al profeta Natan: «Ecco io abito in un palazzo di legno di cedro, ma l'arca dell'alleanza di YHWH è sotto i tendoni». 1

Masoretico è chiaro ed è confermato dalla

Vulgata.

//17,1-18,17 Testo parallelo: 2Sam 7,18,18

(2Cr 7,11-22). lCr 17 è parallelo a2Sam 7 e ambedue le narrazioni hanno rapporti con la versione poetica delle promesse davidiche del Sal 89. Ogni rappresentazione di un futuro messia sarà condizionata da questo episodio, perché il messia sarà sempre considerato un discendente di David, come nella genealogia di Gesù, nato a Betlemme (Mt l ,l; 2, l). Anche se nell'oracolo non viene usato il termine patto o alleanza (b•rit) per designare il rapporto tra YHWH e David, esso comparirà in altri testi che vi si riferiscono (Is 55,3); infatti, l'oracolo ha dato origine a una serie di brani che esprimono la speranza di un regno eterno e anche universale di pace e di giustizia (Is 9,5-6; Ger 23,5-6; Ez 37,24-25). Mentre nella storia deuteronomista, che va da Giosuè a 2 Re, la profezia di Natan fa parte di una serie di discorsi e riflessioni che strutturano e unificano la storia d'Israele, in 1-2 Cronache essa ha una funzione più importante perché serve a legare strettamente David con Salomone e costituisce la giustificazione della storia di un'unica monarchia. L'oracolo viene più volte richiamato e in brani che spesso non hanno un parallelo nella storia deuteronomista (l Cr 22,6-13; 28,2-l O; 2Cr 6,411.14-17; 7,17-18; 13,5.8; 21,7; 23,3). Come nel capitolo 13 David non era riuscito la prima volta a trasportare l'arca, così ora David vuole costruire una casa per l'arca, ma non riesce; però questa volta il secondo tentativo toccherà al figlio Salomone, perché il compito di David è solo quello di essere un guerriero. L'episodio consiste di due parti principali: l'oracolodi Natan(vv. 1-15) e la preghiera del re (vv. 16-27). 17,1-15 L 'oracolo di Natan David ha già costruito una casa per sé (15,1) ma vi prende possesso solo dopo che ha trasportato l'arca a Gerusalemme: questa premura di David è un invito perché anche il lettore metta al primo posto le cose di Dio (cfr. Ag l). Tutto il capitolo si basa sul contrasto tra la casa (bayit) che David vuole costruire per il Signore e

128

!CRONACHE 17,2

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17,3 In questi termini (1b~~)- Si tratta della solita formula 1b~~ «dicendo»; per non ripetere due volte lo stesso verbo a volte tradurremo «così», oppure Io tralasceremo. 17,5 Ho fatto emigrare ('r1'~!,1tt) - Alla lettera, «ho fatto salire». È l'espre~ione tipica per indicare l'uscita dall'Egitto, che viene sempre

menzionato nelle altre ricorrenze dell' espressione, come nel testo parallelo di 2Sam 7 ,6. Per questo motivo qualcuno (cfr. versione CEI del 1974) aggiunge anche qui «dall'Egitto>>, ma l'esodo non ha un ruolo importante nella teologia del Cronista (cfr. il commento a 2Cr 3, 1-2). Passai per la tenda e per la Dimora - Al-

la casa, nel senso di dinastia (bayit), che invece il Signore costruirà per Davi d. La parola bayit ricorre ben quattordici volte nel capitolo. Nell'introduzione (v. l) David espone la sua idea a Natan che l'approva (v. 2). Ma di notte Natan riceve una rivelazione che poi comunicherà a David e che consta di due parti che iniziano con la stessa formula: nella prima viene rifiutata la proposta di David (vv. 4-6) nella seconda viene enunciato ciò che il Signore farà (vv. 7-14). Introduzione (17,1-2). 2Sam 7,1 collocava l'episodio nel contesto del > (ebraico, w 'attO), che indica W1ll svolta nel discorso: si clùede che la

133

!CRONACHE 17,27

11 re David andò a sedere davanti a YHWH e disse: «Chi sono io, YHWH Dio, e cos'è la mia casa, perché tu mi abbia condotto fino qui? 17Eppure, ciò è poco per te o Dio. Da tempi lontani hai parlato 16

riguardo alla casa del tuo servo e mi hai guardato come un uomo che investiga nel futuro, YHWH Dio. 18Cosa aggiungerà ancora David per te, per la gloria? Il tuo servo. Tu conosci il tuo servo. 19YHWH, a causa del tuo servo e secondo la tua intenzione hai fatto questa grande cosa, per far conoscere tutte le tue grandi opere. 20YHWH, non c'è niente come te e non c'è Dio eccetto te in tutto ciò che abbiamo ascoltato coi nostri orecchi. 21 Chi è come il tuo popolo Israele, nazione unica sulla terra, perché Dio andò a riscattare per sé un popolo, per farti una fama di opere grandi e terribili, per scacciare le nazioni di fronte al tuo popolo che hai riscattato dall'Egitto. 22Ti sei assegnato il tuo popolo Israele come popolo per sempre e tu YHWH sei diventato per loro Dio. 230ra, YHWH, la promessa che hai fatto riguardo al tuo setvo e la sua casa sia confennata per sempre. Fa' come hai detto. 24Sia confermato e grande il tuo nome per sempre così: "YHWH degli eserciti è Dio d'Israele, Dio d'Israele". La casa di David tuo setvo sia stabile di fronte a te. 25 Poiché tu mio Dio hai rivelato ali' orecchio del tuo servo che gli costruirai una casa, per questo il tuo servo si è trovato a pregare di fronte a te. 260ra, YHWH, tu sei Dio e hai fatto riguardo al tuo servo questa promessa. 27Ti sei compiaciuto di benedire la casa del tuo servo, perché sia per sempre di fronte a te, perché tu YHWH hai benedetto e "benedici' per sempre». 17,18 Tuo servo (~)-Nella Settanta manca la prima ricorrenza, perciò alcWli suggeriscono di toglierlo (cfr. versione CEI). Altri correggo-

no~'? ( niv?~1 10 :;,~;~-,7,~ ,n:rno '"tr;f-n~ ,,,, i1~;:t 'l~ ngo ':J'?,g [i?-?t;t~7 1 ;?-?iN~] ;t;-;,~t.p7 1"rf-"T?'#iT;~ ;~:ro1i1n-n~ ~Vh nionZ,o u>"N-'::1 ~i1:bll1 1tlh1i1::t onZ,J 1ù>N ;v ;::,,:1;1 o;,u;; i1W~ 1n#,~~ 1,.

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, oppure inserendo un verbo nella traduzione (p. es., «portò>>, cfr. la versione CEI). Seguiamo l'interpretazione della Settanta (KcÙ nciv-ra: -rà OKEUll &pyupii KCLL xpooii KCLL -ra:u-ra: Tjy(a:OEV ~Q:UL«'i ••• ) e

della Vulgata (sed et omnia vasa aurea et argentea et aenea consecravit rex David... ). 18,13 Prefetti (C' :;l'~~)- Questo significato evita la connotazione militare, che non c'è nella radice ebraica :!~l. La Settanta ha cjlpoupciç («guarnigione», cfr. versione CEI), la Vulgata praesidium («scorta»). Comunque, i due significati possono addattarsi a

11 ,6-9). Il riferimento agli «oggetti» (k/e) che David destina al tempio segna l'inizio di un tema importante, perché dopo la distruzione del tempio questi oggetti sono l'unico elemento di continuità tra il culto preesilico e quello postesilico. Nel libro, il tema è presente con Salomone (2Cr 5,1.5) e per tutta l'epoca monarchica (2Cr 15,18; 24,14; 25,24; 28,24; 29,26) fino all'esilio (2Cr 36,7.10.18); viene poi ripreso in Esd 1,7-11, ma è riconoscibile anche nel banchetto di Belshazzar in Dn 5; inoltre, il problema della continuità col passato ritorna in 2Mac l, 18-2,7. La vittoria contro Edom (v. 12) non è attribuita a David come in 2 Samuele, ma adAbi-

137

l CRONACHE 18, 17

Da Tib])at e da Kun, città di Hadad'ezer, David prese moltissimo bronzo. Con esso Salomone fece il mare di bronzo, le colonne e gli utensili di bronzo. 9To'u re di I:Iamat venne a sapere che David aveva colpito tutta l'armata di Hadad'ezer re di Zoba. 10lnviò Hadoram suo figlio al re David per salutarlo e per benedirlo, per aver combattuto contro Hadad'ezer e averlo sconfitto, perché To'u era in guerra con Hadad'ezer. Tutti gli oggetti d'oro, d'argento e di bronzo, "anch'essi consacrò il re David a YHWH con l'argento e l'oro che aveva portato da tutte le nazioni: da Edom, da Moab, dagli Ammoniti, dai Filistei e da Amaleq. 12Abishay figlio di Zeruya colpì Edom nella valle del Sale: diciottomila (uomini). 13Mise in Edom prefetti e tutto Edom divenne vassallo di David. YHWH soccoreva David ovunque andasse. 14David regnò su tutto Israele ed esercitava giudizio e giustizia per tutto il suo popolo. 15Yoab figlio di Zeruya era a capo dell'esercito; Yoshafat, figlio di A])ilud, era il memorialista; 16Zadoq figlio di A])itub e Abimelek figlio di Ebyatar erano sacerdoti; Shavsha era scriba; 17Benaya figlio di Yoyada era sui Cretesi e i Peletiti; i figli di David erano i primi a fianco del re. 8

tutte le ricorrenze del termine (l Cr Il, 16; 2Cr 8, IO; 17 ,2). 18,15 Memorialista (,':PV~)- Così la Settanta (ÙnOj.LV1lf11XtOYPlioç) e la Vulgata (a commentariis); ma per alcuni significa «portavoce». 18,16 Abimelek (1~1?.':;l~)- La Settanta e la Vulgata hanno «AJ:!imelelO> come in 2Sam

8,17 (1~1?.'11~). Ma conviene conservare il Testo Masoretico, perché questa variante pone un problema, infatti in 2 Samuele la relazione è al rovescio: è Ebyatar il figlio di AJ:!imelek. 18,17 Afianco (,~7)- Si può anche tradurre «a disposizione» (cfr. la nota a .7,29). La Settanta o~aooxo~ («successori»).

shay; però secondo l Re Il, 15-16 vi aveva partecipato Yoab fratello diAbishay(cfr. Sal60,2). Alla fine vengono elencati alcuni ufficiali del re (18,14-17); si tratta di un anticipo dell'organizzazione interna del regno che occuperà l 'ultimo periodo della vita di David. L'esercizio del diritto e della giustizia (v. 14) esprime la fedeltà all'alleanza, essi sono il principio stesso dell'agire divino (Sal89,15; Is 33,5) e sono il segno del governo ideale (ls 11 ,1-5). I •1 1"1'1 vou> 1118 :;,on;~; ~N~-,~~ 0"?.7'fiJ1 ,.,P.O MlJiJ i19~7~ ~;>1J;' tirl!J; "}..~ \N~~l9 :i11W:l O'l:L; ,Ji:L111,inN1 O"l!:l l"'N i10M,~i1-"l!J i1n"i1-":;) :LNi" N, 11110 lÒ~ o*o ,]]~, h~1 11 :o1~ nN'Ji?711P.~l ;~1'P~~ 1mf.-;f~ i'!OrJ-Oi:t ,9N'l12 :tiJ?J; "}.f nN'Ji?7 t:,·w"~l 1"t.l~ "'P-:t~ 1~ :'TJ"J;:IJ:'Wii11 ~'?~ ~i?T1J:, Ti9J; .,~~-Oi:t1 i1P,~WJ;l7 ' ?. I;l'~01 oi~ ~~$~ T

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1

19,13 Farà (n~.P,~) - Si può interpretare il verbo come una promessa («farà))) oppure una preghiera («facciab)). 20,1 La primavera seguente- Alla lettera, «al momento del ritorno dell'annO)) (n~~tl

n~1~t;l n~'?). Cfr. la formula simile in 2Cr 24,23. Il 20,2-3 Testo parallelo: 2Sam 12,30-31 20,2 Loro re (c::p'?~)- Sulla base della Settanta (Moì..x;oì..) e la Vulgata (Me/chom) di

degli Aramei fa venire in soccorso altri connazionali, ma David stesso li sconfigge (vv. 16-19); l'anno dopo Yoab sconfigge definitivamente gli Ammoniti (20,1-3). L'esaltazione del ruolo di David si nota anche nell'affermazione che gli Aramei «fecero pace con David>) (19, 19), invece in 2Sam l O, 19 «fecero pace con Israele)). Rispetto a 2 Samuele il Cronista ha forse attualizzato alcuni dati geografici; per esempio, «Aram Naharayim>) il paese tra i due fiumi, cioè la Mesopotamia (v. 6), sta al posto

141

l CRONACHE 20,2

Forza! Facciamoci forza: per il nostro popolo, per le città del nostro Dio e YHWH farà ciò che riterrà opportuno». 14Yoab, con l'esercito che era con lui, si avvicinò di fronte ad Aram per la battaglia e fuggirono di fronte a lui. 150ra gli Ammoniti videro che Aram era fuggito e fuggirono anch'essi di fronte ad Abishay, suo fratello, andando verso la città. Yoab tornò a Gerusalemme. 16Gli Aramei videro che erano stati battuti da Israele, inviarono messaggeri e fecero uscire gli Aramei che abitavano al di là del fiume. Shofak capo dell'esercito di Hadad'ezer era alla loro testa. 1'7fu riferito a David; raccolse tutto Israele, gli fece attraversare il Giordano, andò loro incontro e si schierò davanti a loro. David si schierò a battaglia in direzione di Aram e combatterono con lui. 18Aram fuggi di fronte a Israele e David uccise di Aram settemila della cavalleria e quarantamila fanti, mise a morte anche Shofak, comandante dell'esercito. 19I ministri di Hadad'ezer videro che erano stati battuti di fronte a Israele e fecero pace con David, si assoggettarono a lui e Aram non volle più soccorrere gli Anunoniti. 1La primavera seguente, al tempo in cui escono i re, Yoab condusse le truppe scelte, devastò il paese degli Anunoniti e andò ad assediare Rabba, mentre David stava a Gerusalemme. Yoab colpì Rabba e la abbatté. 2David prese la corona del loro re dalla sua testa, la trovò pesante un kikkar d'oro e su di essa c'era anche una pietra preziosa: passò sulla testa di David. Portò fuori moltissimo bottino della città. 13

2O

solito si legge «Milkom» e così in 2Sam 12,30 (la Settanta Melx.ol, ma la Vulgata regis eorum, «del loro re»). In questo modo il riferimento sarebbe a una divinità ammonita identificata con Molok. Seguiamo la

lettura della Vulgata in 2 Samuele perché in tutte le altre ricorrenze la corona è sempre in riferimento a una testa umana. cf~~ come nome proprio di un Beniaminita compare in !Cr 8,9.

di Bet-Rebob che ricorre altrove solo in Gdc 18,28. I vv. 12-13 sono costruiti su un contrasto nell'uso del verbo «esser forte» (l)iizaq ): alla forza dei nemici si contrappone la forza di Davide di Abishay (per la frequenza di questo verbo vedi lCr 29,12). Vittoria finale sugli Ammoniti (20, 1-3). n v. l è parallelo a 2Sam 11, l e il seguito a 2Sam 12,26-31: di mezzo c'era la storia con Batsheba, cui allude l'espressione W.,~ ~?t$ i1~Q~ b"~7~ :r?~iT1~1 :JP-1;1~-.,f o;inf ii?-~ N717~;1:;1~ ~1?1 6 ::l1Q tt7.'P W"~ :',~l'P~-ntt 'T ~1 i1JiJ 1~10-;~ o"fi'~;:t ~~-"~f V1~17 ::J~i"-ntt i1ti1 1:J':'fi1-nN "n"iV.U 1WN i~m "nNon O"ti',N;,-',N 1'"1':'f 10Nll18 lt"/-

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>. 180ra il messaggero di YHWH disse a Gad di riferire a David che andasse ad erigere un altare a YHWH nell'aia di Oman lo Yebusita. 19David andò secondo la parola che Gad pronunciò a nome di Yuwu. 200man si volse e vide il messaggero, mentre i suoi quattro figli, che erano con lui, si nascondevano; Oman stava trebbiando il grano. 21 David andò da Oman e costui, avendo visto David, uscì dall'aia e si prostrò a lui con la faccia a terra. 15

parole: «nel popolo fa cessare» (N7:p C!7~~). 21,20 Messaggero (1t;t7t;~ij)- La Settanta ha «il re» (tòv ~aoLÀÉa). Poiché anche in 2Sam 24,20 c'è «il re» (1'?.~ij), qualcuno

ha proposto di leggere anche qui 17.~ij e di riferire al re «i suoi quattro figli»; infatti nel testo parallelo c'è «il re e i suoi servi».

immediata. Il Cronista ha infatti evitato il riferimento al fatto che «David vide il messaggero che colpiva il popolo» (2Sam 24, 17), inserendo, invece, la descrizione del messaggero di YHWH con la spada sguainata (v. 16), che si trova anche in Nm 22,23a.31 e Gs 5, 13. In queste quattro ricorrenze della stessa formula il messaggero non svolge un'azione punitiva, ma a favore di Israele (anche in 2Re 19,35l'azione del messaggero è a favore di Israele perché è contro i suoi nemici). La presenza di questo messaggero è abitualmente vista come una punizione ed è spesso collegata a Es 12,23, però lì non si parla di un «messaggero» ma solo di uno «sterminatore}). La minaccia contro Gerusalemme va quindi distinta da quella contro Israele della scena precedente. Gerusalemme è una città yebusita e (lCr 11,7). La metafora del «gregge}) usata per indicare il popolo rimanda alla funzione principale del re, cioè a quando David è unto re e il popolo gli ricorda che Dio lo ha incaricato di «pascolare}) il suo popolo (11,2). Il re intercedendo per i suoi sudditi agisce conformemente al concetto di regalità in Egitto e a Babilonia: è un mediatore tra gli dèi e gli uomini.

ISO

!CRONACHE 21,22

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21,25 Sicli ('~i?t!i)- Misura di peso equivalente a un sessantesimo di mina; corrisponde a poco più di dieci grammi.

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21,28-30- Questi versetti sono propri del Cronista e rappresentano il punto culminante del racconto. Essi spiegano il mo-

Per il Cronista lo scopo principale dell'episodio è l'acquisto dell'area per il tempio (vv. 22-25): il suo possesso poteva essere legittimato dal diritto di conquista, ma qui viene ulteriormente legittimato in base al diritto consuetudinario, cioè tramite l'acquisto. Anzi David paga molto più del suo valore se guardiamo a 2Sam 24,24: cinquanta sicli d'argento contro gli attuali seicento sicli d'oro (v. 25; si potrebbe pensare a un'inclusione simbolica di tutto Israele: 50 x 12). Il desiderio di David di pagare «a prezzo pieno)) (v. 22) rimanda all'acquisto della grotta di Makpelàh da parte di Abram per la sepoltura di Sara (Gen 23,9): quella fu la prima presa di possesso della terra promessa. David erige un altare e offre sacrifici (v. 26a), svolgendo un compito sacerdotale, ma ponendo in germe anche una parte del tempio. I vv. 26b-27

151

!CRONACHE 21,30

22David

disse a Oman: «Vendimi lo spazio dell'aia così che vi costruisca un altare a YHWH. A prezzo pieno vendimelo e la piaga si allontanerà dal popolo». 23 0man disse a David: «Prendi e faccia il mio signore, il re, ciò che è ritiene giusto; ecco, ti do il bestiame per gli olocausti, le trebbie per la legna e il grano per l'offerta. Ti do tutto». 2411 re David rispose a Oman: «No, davvero lo comprerò a prezzo pieno, perché non presenterò quello che è tuo a YHWH, offrendo l'olocausto gratuitamente». 25 David pagò a Oman per il luogo seicento si c li d'oro. 26 David costruì là un altare per YHWH, offrì olocausti e sacrifici pacifici, invocò YHWH che gli rispose col fuoco dal cielo sull'altare del sacrificio. 27 YHWH parlò al messaggero che rimise la spada nel fodero. 28 In quel momento, quando David vide che YHWH gli aveva risposto nell'aia di Oman lo Yebusita, sacrificò là. 290ra la dimora di YHWH che Mosè aveva fatto nel deserto e l'altare dell'olocausto a quel tempo erano sull'altura a Ghib'on. 3°Così David non poté andare davanti a essa per consultare Dio, perché si era spaventato davanti alla spada del messaggero di YHWH.

ti vo per cui l'aia di Ornan fu scelta come luogo del tempio e il culto fu trasferito da Ghib'on a Gerusalemme. Fu li che Dio

ascoltò la preghiera di Davide e che questi, pieno di timore, decise di non tornare a Ghib'on.

(senza paralleli in 2 Samuele) concludono _la scena: il fuoco che viene dal cielo collega questa scena alla dedicazione del tempio (2Cr 7, l; cfr. anche Lv 9,24). I vv. 28-30 (senza paralleli in 2 Samuele) servono per collegare l'aia di Oman indirettamente al tempio, infatti si descrive la situazione provvisoria che si è creata col trasporto dell'arca: il tabernacolo e l'altare dell'olocausto si trovano ancora a Ghib'on (16,39-40). Nient'altro per il momento collega questa aia al tempio: sarà solo in 2Cr 3, l che verrà esplicitamente affermato. Ma David non poteva costruire la casa di YHwH, perciò si conclude notando che il re non andava a consultare (in ebraico il verbo è daras, cfr. commento a lCr 10,13) il Signore a Ghib'on, annunciando così che il luogo in cui lo si dovrà cercare sarà il tempio.

152

l CRONACHE 22, l

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e sempre quando sì tratta dì dìstinguere il territorio rispetto a qualcosa di stranìero (2Cr

PREPARATIVI PER LA COSTRUZIONE DEL TEMPIO (22,1-29,30) Questa sezione può essere definita il testamento di David, perché contiene le sue disposizioni e si conclude con la morte del re. Nel capitolo 22 David prepara il materiale per il tempio e dà istruzioni a Salomone. Esso viene ripreso, come inclusione, nei capitoli 28-29 che contengono di nuovo discorsi di David sullo stesso argomento. In ambedue i casi David esorta a sostenere Salomone ripetendo che il figlio è «giovane e delicato>> (22,5; 29,1) e anche al figlio rivolge parole di incomggiamento (22,11-13; 28,20). Entmmbe le volte David mcconta del suo desiderio di costruire il tempio, della risposta negativa di Dio con la sua motivazione e della promessa che il figlio lo costruirà (22,7l O; 28,2-6). Il resto della sezione (cc. 23--27) contiene liste di !eviti, sacerdoti e ufficiali. 22,1-19 Primo discorso di David L'espressione dominante del capitolo è «costruire il tempio>> (vv. 2.5.6. 7.8.1 0.11.19) infatti il tema è quello dei preparativi (vv. 3.5 .14). Il messaggio per i destinatari che vivono nel postesilio è quello di impegnarsi nella cum del tempio, come emerge pure da Esdm e Neemia, dove sono riportati i rifornimenti per il tempio (Esd 2,68-69; 8,24-34; Ne 10,33-40; 13,10-13). Anche se il capitolo non ha paralleli nella storia deuteronomista, le espressioni usate rimandano ad altri passi biblici. Il v. l costituisce come il titolo della nuova sezione. Il capitolo è segnato dal ripetersi della stessa formula «David disse (ordinò)» (wa;yo 'mer diiwid: vv. 1.2.5.7; way.yaw al v. 17) e in esso si distinguono tre serie di istruzioni (vv. 2-4; 7-16; 17-19), Ai vv. 1-2 Dio è nominato in forma generica, al v. 6 diventa il «Dio d'Ismele», ma quando David riferisce della parola divina rivolta a lui usa l'espressione «mio Dio» (v. 7), poi quando parla dei mpporti tm Salomone e il Signore dice '::l :l':Jt;)O l':J'ÌN~O i? 'ninlil, ilfÌ~lO lV'N h'il' N~il ~·:l



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zio del discorso diretto ma, traducendo in questo modo, si crea una difficoltà sintattica, perché al vocativo non segue un

22,6-16 Discorso per Salomone Il discorso di David affronta tre argomenti distinti: il tempio rappresenta l'adempimento della promessa di Dio (vv. 7-10), Salomone deve prepararsi rimanendo obbediente a Dio (vv. 11-13 ), David rifornisce il figlio dei materiali e degli operai (vv. 14-16). Dal punto di vista letterario si potrebbero invece distinguere due parti (vv. 7-10 e 11-16), che sono separate dalla particella ebraica che segna una svolta nel discorso ('atta, «ora») e che si basano su una fonte autorevole: «la parola di YHWH» (v. 8), «come ha detto riguardo a te» (v. 11). L'adempimento della promessa di Dio (22,7-10). Vengono riprese le motivazioni del discorso divino di 17,4-14, ma la formulazione sembra rimandare alla lettera di Salomone a l:liram in 1Re 5,17-18. David riferisce il motivo per cui il Signore non gli ha concesso di costruire il tempio: ha versato sangue e ha fatto guerre. In 1Re 5,17-18 si dice che David non ha potuto costruire il tempio perché era sempre impegnato nelle guerre, e quindi non c'era la «quiete attorno», ma il Cronista formula un giudizio negativo, basato sulla legislazione per la purifìcazione. Nm 31,19-24 afferma che chi uccide o tocca un cadavere deve restare fuori dall'accampamento per sette giorni e purifìcarsi; il sangue contamina il paese (Nm 35,30-34), il sangue è proibito (Lv 3,17; 7,26-27), perché nel sangue c'è la vita (Dt 12,23-25). Comunque anche per il Deuteronomista il sangue versato da David creava un problema, infatti il re era accusato espressamente da Shim'i di essere un «sanguinario» (2Sam 16,7), perciò David più volte si dichiarava innocente in rapporto al sangue versato (1Sam 25,33; 2Sam 1,16; 3,28; 4,11). Benché sia normale nel Vicino Oriente antico che il re vittorioso edifichi templi alle proprie divinità, la Bibbia richiede invece per la costruzione del tempio un'epoca

155

l CRONACHE 22,11

Chiamò Salomone suo figlio e gli comandò di costruire un tempio a YHWH Dio d'Israele. 7David disse a Salomone suo figlio: «lo avevo in mente di costruire un tempio al nome di YHWH mio Dio. 8Ma la parola di YHWH mi fu rivolta in questi termini: "Hai versato sangue in abbondanza e hai fatto grandi battaglie, non costruirai un tempio al mio nome, perché hai versato a terra molto sangue di fronte a me. 9Ecco ti è nato un figlio, lui sarà un uomo quieto e gli darò quiete da tutti i suoi nemici, perché Salomone sarà il suo nome: pace e tranquillità darò a Israele durante il suo regno. 10Lui costruirà un tempio al mio nome: sarà per me un figlio e io sarò per lui un padre, renderò stabile il trono del suo regno su Israele per sempre." 11 0ra, figlio mio, YHWH sia con te, così avrai successo e costruirai il tempio di YHWH tuo Dio, come ha detto riguardo a te.

6

verbo in seconda persona, come in altri casi simili. 11,9 Pace - Gioco di parole tra il termine

c~'='~ («pace») e il nome dato a Salomone (iTb'='~), che la Vulgata sottolinea traducen-

dolo con «pacifico» (pacifìcus ).

di pace, per questo tocca a Salomone «Uomo di quiete» ('fs rrfnuJ:ui: v. 9; al contrario di David 'fS mil/:uimot in 28,3). Questa osservazione viene ribadita con una ripetizione: «lui sarà un uomo quieto e gli darò quiete (wahlinifJOti lo)»; inoltre lo stesso nome di Salomone (selomoh) è un augurio di pace (sii/om).Assieme a «quiete» (frequente in Giosuè: 1,13.15; 21,44; 22.4; 23,1), pure 1l'P.ll:t~ 'Yht:l1 C'~~h il~N'ft? =17#1:' ill',~ 'ì)'1 ilWP,l C~i? ,~t?Q l'~ "rl~71 nWt;1~71 'lt?,#? O:l'i'i'7N i11il' N?il 18 :il:J ilb'7t.V'7 1t1''7 '7N1W' ,,w-'7:::~'7 ~.,,, 1~1 17 il'/?f:;>~1l'l~v ';l~; n~ 'tf T;Jt 1'?. :l"~~ Qc~? 11'1.01 c~'?l:' u;;117 c~~~~1 b~:;t~7 ~~r;t ilJ!l~' 9 :i~~ "}.~71 ill',~ "}.~7l'l!$v Til~-n~ N'~v7 c. ;:;r,~v ilJ/,~ il.hi?Q-n~ b:;t~ ~o~P1 C?,'t6~ ilJ/,'7 :il),l,~-cW7 il~.:;t~iJ n~f-7 C';:;r,~V W"!i? ~?:;>~ ilÌil~-n"1f 1 C"'J'?W1 ~7~ i1P.f1~1 C"'Jip~ 23,1-27,34 Organizzazione del personale I capitoli 23-27 presentano una serie di liste di nomi che ci ricordano le genealogie dei primi capitoli e che al lettore occidentale appaiono inutili, per questo motivo si pensa che siano inserzioni secondarie, o che ci siano state diverse aggiunte a un nucleo originario. Gli argomenti usati per riconoscere che si tratta di materiale secondario sono soggettivi: tutte le ricostruzioni sono ipotetiche e sono tanto numerose quanto gli studiosi che hanno seguito questo approccio. I segnali più evidenti di un'inserzione sarebbero le ripetizioni, ma con questo criterio sono stati anche eliminati dali' opera originaria del Cronista i capitoli 22 e 28-29 perché sono due discorsi di David sullo stesso argomento. Un altro criterio per riconoscere un'inserzione è il vocabolario, ma si tratta di un'argomentazione circolare, per esempio i termini «proprietà» (ebraico, r'kils, 27,31; 28, l) e «bestiame» (ebraico, miqneh, 28,1) compaiono poi in riferimento ad altri re in passi che non hanno paralleli in Samuele e Re, ma si può sostenere che sono state aggiunte in seguito o che invece facevano parte dell'opera originale del Cronista, che anticipa già nel regno di David i criteri con cui saranno valutati i re posteriori. Nel testo attuale questo materiale si colloca alla fine del regno di David, come mostrano alcuni indizi: «le ultime parole di David» (lCr 23,27), «nell'anno quaranta del regno di David» (26,31), cioè l'ultimo (29,27). Questo accumulo di liste e disposizioni finali ricorda la seconda parte di Giosuè ( 13-21 ), perché anche Giosuè divide la terra tra le tribù solo alla fine della sua vita: «Giosuè era vecchio e in età avanzata)) e glielo fanno presente «sei ormai vecchio, in età avanzata)) e molta parte del paese non era stata ancora conquistata (13,1; lo stesso viene ripetuto ancora due volte come inclusione in 23,1-2). Come le disposizioni di Giosuè riguardano un compito da concludere, così anche quelle di David. Si tratta di due svolte importanti nella storia: prima l'organizzazione tribale, ora l'organizzazione monarchica. David crea un'organizzazione che i re posteriori non cambieranno, perché le loro riforme saranno solo una correzione dei momenti di decadenza. Per il Cronista David è un secondo Mosè, perché dovette apportare modifiche all'organizzazione cultuale in seguito all'arrivo dell'arca a Gerusalemme, con cambiamenti determinanti per il futuro: gli interventi dei suoi successori furono solo marginali (2Cr 11,13-14; 19,8-11; 24,4-14; 29-31; 34,9-13; 35,2-15). La preoccupazione di fondare l'organizzazione cultuale sull'autorità di David è presente anche in Ne 12,45-46.

159

l CRONACHE 23,4

23

10ra

David era vecchio e sazio di giorni; fece regnare Salomone suo figlio su Israele. 2Radunò tutti i comandanti d'Israele, i sacerdoti e i leviti. 3Furono censiti i leviti dai trent'anni in su e il loro numero, degli individui maschi, fu trentottomila. 4Di questi: ventiquattromila per dirigere il lavoro del tempio, seimila ufficiali e giudici, La struttura di l Cr 23-27 è difficile da identificare. Una divisione in due parti di questi capitoli può prendere come indizio il fatto che ci sono due censimenti: in 23,3 sono contati i leviti (waw!Ssap"nl) e in 27, l i capi (tm!Sparam). In questo modo si distinguono quelli occupati nel tempio e quelli occupati nell'amministrazione del regno. Ambedue i gruppi sono uomini del re, che gravitano attorno al palazzo e sono da lui mantenuti, a differenza della popolazione libera che vive nei villaggi, produce il proprio sostentamento e ne fornisce una parte al re come tassa. Il Cronista ha di fronte la situazione del secondo tempio, che è sottoposto a un'autorità politica non israelita (cfr. Esd 1-6), ma egli legittima l'organizzazione del suo tempo mostrando che fu creata nel passato. Il personale del tempio (cc. 23-26) è raggruppato sotto quattro rubriche: leviti, sacerdoti, cantori, portieri. Le liste forse descrivono l'organizzazione postesilica, ma i dettagli relativi ai musicisti e ai portieri non corrispondono con quelli di Esdra e Neemia, perciò è probabile che il materiale delle liste si riferisca a epoche diverse. 13,1-31 Leviti Dopo la convocazione iniziale (vv. 1-2) viene fatto il censimento dei leviti (vv. 3-5) e si stabiliscono le classi o turni in cui si dividono (vv. 6-23), segue una precisazione sull'età dei leviti (vv. 24-27) e sui loro doveri (vv. 28-32). Convocazione iniziale (23,1-2). Nella descrizione di David come vecchio e sazio di giorni si potrebbe vedere un richiamo al vecchio David di l Re l, l; però il Cronista usa una formula diversa (ziiqén wsiiba 'yiimim) che accomuna Davi d ai patriarchi,Abram (Gen 25,8) e Isacco (Gen 35,29), e anche a Giobbe (Gb 42,17). La formula, in quei casi, è usata in occasione della morte del personaggio, invece qui dobbiamo aspettare tale notizia fino a 29,28; si ha la sensazione che David stia dando le disposizioni testamentarie sul letto di morte. Il rimando alla morte del re è confermato dal seguito: «fece regnare Salomone suo figlio)) (23,1), che ha il corrispettivo sempre in 29,28 «suo figlio Salomone regnò)). David riunisce tre gruppi (capi, sacerdoti e levi ti) che nei capitoli successivi saranno presentati in ordine inverso. A questa riunione di un gruppo ristretto corrisponderà la convocazione dei rappresentanti di tutto Israele in un'assemblea (28,1). Il censimento dei !eviti (23,3-5) non sta in contraddizione col capitolo 21, perché essi devono essere contati a parte (Nm 1,47-49; 2,33). Ma si pone il problema della loro età: trent'anni (v. 3) o vent'anni (cfr. 23,24.27 e 2Cr 31,17; Esd 3,8)? Per spiegare la differenza si sono supposti errori o interpolazioni, ma può darsi che si tratti della conservazione di tradizioni diverse o di assegnazione di

160

I CRONACHE 23,5

o~;::J~ illil~; o~;;ilo b~!l;N nv~1Nl N1;:t ~i1(~1; Ti1;tQ 'J.=l1 19 :t.VN1;:t n~~;~ :"1-WD i1!W~1 t»Ni;:t ;,;r~ ;~,T~ 'J.=l120 :'~':;llv OtJT?R'1. "W'7vt>D :t.V'i?.1 1W7~ '7.t:'Q '#.=il 'Wm~ '?.r:tQ ~11'? '?..=l121 t.VN1i1 1\ T

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23,5 (David) ha costruito - L'ebraico '!}'~~ andrebbe tradotto «ho costruito». Di solito si segue la Settanta (l:no(f10€V) e la Vulgata (fecerat) che hanno la terza persona singolare. Per mantenere la prima persona singolare si potrebbero considerare i vv. 4-5 come un

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24,1 Le classi dei discendenti di Aronne (o"ip7r;t~ 1"1::)'~ 'l.~~) -Alla lettera, «dei figli di Aronne le loro divisioni». 24,3 Divisero (op7r;T~1) -Vedi nota a 23,6. 24,4 Quantità di maschi (0'"'1~;:1 '~17) -Si

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può tradurre anche «capi dei prodi}) (cfr. la Settanta, lipxovta:ç twv &uva:twv) leggendo O')i:ll~ invece di 0'"'1~~. Qui il termine «capO>), «testa)) va inteso nel senso di indicazione di una unità (cfr. pro capite).

24,1·19 Sacerdoti All'inizio viene spiegato come mai dei quattro figli di Aronne rimangono solo due linee sacerdotali, quella di El 'azar e Itamar; ma si tace la colpa che ha causato la morte di Nadab e Abihu (Nm 3,4). Le due famiglie sacerdotali ritornano con Esdra: lui stesso è della discendenza di El'azar (Esd 7,5) e con lui rientrano i discendenti di Itamar (Esd 8,2). I termini usati per indicare i compiti (v. 3) sono generici: «incariCO>) (Jfquda) si adatta sia all'amministrazione civile che al personale del culto (cfr. 26,30), e «serviziO>) ( 'iibOda) sia ai sacerdoti che ai leviti; i due vocaboli sono ripresi come inclusione al v. 19. La divisione avviene per sorte

165

24

l CRONACHE 24,17

Le classi dei discendenti di Aronne. Figli di Aronne: Nadab, Abihu, El'azar e Itamar. 2Nadab e Abihu morirono prima del loro padre e non ebbero figli. Esercitarono il sacerdozio El'azar e Itamar. 3David, Zadoq dei discendenti di El'azar e Al)imelek dei discendenti di Itamar li· divisero·, per i loro incarichi nel loro servizio. 41 discendenti di El'azar risultarono come quantità di maschi più numerosi dei discendenti di Itamar; li divisero: per i discendenti di El'azar sedici capi per casati e per i discendenti di Itamar otto per i loro casati. 5Li divisero tirando a sorte, questi e quelli, perché erano comandanti del Santo e comandanti di Dio, tra i figli di El'azar e i figli di Itamar. 6Li registrò Shema 'ya figlio di Netanel, lo scriba, illevita, davanti al re, ai comandanti, al sacerdote Zadoq, ad Al).imelek figlio di Ebyatar e ai capi dei casati dei sacerdoti e dei leviti: un casato fu estratto per El'azar e· uno· fu estratto per Itamar. 7Uscì la prima sorte a Yoyarib, a Yeda'ya la seconda, 8la terza a ijarim, la quarta a Se'orim, 9la quinta a Malkiyya, la sesta a Miyamin, 10la settima a Haqqoz, l'ottava ad Abiyya, 11 la nona a Giosuè, la decima a Shekanya, 12l'undicesima a Elyashib, la dodicesima a Yaqim, 13 la tredicesima a ijuppà, la quattordicesima a Yeshebab, 14 la quindicesima a Bilga, la sedicesima a Immer, 15 la diciassettesima a ijezir, la diciottesima a Happizez, 16la diciannovesima a Petal;lya, la ventesima a Ezechiele, 17 la ventunesima a Yakin, la ventiduesima a Gamul, 1

24,6 E uno fu estratto (tn~ tmt,) - Sulla base della Settanta (E tç ~t~ t I9aj.lap) e della Vulgata (et alteram), si accetta in genere la correzione di tr::t~l in ,~~l «e uno fu estratto».

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(::l'"')~i7'1~)- La posizione privilegiata di Yoyarib in questo elenco potrebbe aver suggerito in epoca maccabaica il collegamento tra Mattatia, capostipite degli Asmonei, e Yoyarib (lMac 2,1).

24,7 Yoyarib

(v. 5), secondo un procedimento tradizionale con cui si assegna la terra promessa (Nm 26,55-56; Gs 14-21) o le città levitiche (lCr 6,39-50); verrà ancora usata per i levi ti (24,31; 25,8.9; 26,13.14). In Esd 2,36-39 (Ne 7,39-42) risulta che tra le quattro famiglie di sacerdoti ritornate dall'esilio vi furono quelle di l:larim (l Cr 24,8) e lmmer (v. 14), ma che tra quelli che non poterono dimostrare la loro genealogia (Esd 2,61) ci fu quella di Haqqoz (l Cr 24, l 0). La storia del sacerdozio è difficile da ricostruire; spesso si confronta questa lista con Ne 10,2-9, cercando di ricostruire una lista numerata; inoltre anche nella lista di Ne 12,12-31 si notano inserzioni che hanno aggiornato la lista in un'epoca tardiva.

166

!CRONACHE 24,18

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2S,S La (sua) potenza . Siccome quando si tratta di esaltare il corno il soggetto è Dio e il destinatario è l'uomo, allora è meglio precisare con il suffisso «suo». La potenza di Heman è data dal numero dei suoi figli.

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Yedutun ed Heman - Alcuni li considerano una glossa e perciò li espungono (così versione CEI), benché siano presenti nella Settanta e nella Vulgata. Altri li collegano al versetto successivo.

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Asaf,

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(mio) aiutante ( 'ezer), vivendo nella durezza (yosb•qasa) ho parlato (mallotf), sii generoso (hotfr) nelle rivelazioni (ma~iizf'ot). Sono stati interpretati come una serie di incipit, come se questi cinque figli avessero preso il nome da particolari salmi cantati da loro. Indipendentemente dalla loro origine, l'effetto finale in questo contesto è quello di creare una sensazione di artificiosità e, nello stesso tempo, attirare l'attenzione sul loro significato. Non va dimenticato che l'atto di nominare è importante nel mondo antico (cfr., p. es. Gen 2,19-20). Al v. 5 Heman è definito «veggente», ma in 2Cr 29,30 il titolo è attribuito anche ad Asaf e in 35,15 a Yedutun; si tratta di un termine applicato a più persone (lCr 21,9; 2Cr 9,29; 12,15; 19,2; 33,18-19) e che non implica una gerarchia coi profeti, cui i veggenti sono accostati come autori di annali reali. Alla fine dell'elenco di nomi, il v. 6 riprende la nomenclatura del v. l ma in ordine inverso creando un chiasmo a distanza: «(a) Davide i capi dell'esercito divisero i figli di Asaf, di Heman e di Iedutun (b) per il servizio (c) i profeti, con le cetre, con le arpe, con i cembali ... (c') nel canto ... con cembali, arpe e cetre, (b ') per il servizio

171

l CRONACHE 25,13

Tutti costoro erano figli di Heman, il veggente del re nelle faccende divine, per esaltare la (sua) potenza: Dio diede a Heman quattordici figli e tre figlie. 6Tutti costoro erano sotto la direzione di loro padre, nel canto del tempio di YHWH con cembali, arpe e cetre, per il servizio del tempio, secondo le disposizioni del re, di Asaf, Yedutun ed Heman. 7Illoro numero, con i loro fratelli istruiti nel canto di YHWH, tutti maestri: duecentottantotto. 8Gettarono le sorti dell'incarico, per il minore e il maggiore, per il maestro e il discepolo. 9La prima sorte uscì per Asaf, per Giuseppe; Ghedalya la seconda, lui e i suoi fratelli e i suoi figli: dodici; 10 la terza Zakkur, i suoi figli e i suoi fratelli: dodici; 11 la quarta per Yizri, i suoi figli e i suoi fratelli: dodici; 12 la quinta Netanya, i suoi figli e i suoi fratelli: dodici; 13 la sesta Buqqiyya, i suoi figli e i suoi fratelli: dodici;

5

25,7 Maestri (l';~) -Alla lettera, «che fanno capire», così al v. 8 e a 27,32. Si può tradurre anche «esperto» o «competente» (così in 15,22). 25,8 Discepolo (,·~';lJ:I)- Questa è l'unica ricorrenza nel!' AT di i·~7J:I (da cui: Talmud),

che è una formazione nominale aramaica. 25,9 Giuseppe (~~i')- A volte le traduzioni moderne aggiungono «figli e fratelli: dodici» in analogia col seguito e per completare il totale duecentottantotto (24x12) del v. 7, ma non cè nessun appoggio nelle versioni antiche.

del tempio, (a') secondo le disposizioni del re, di Asaf, Yedutun ed Heman». Il v. 7 potrebbe essere la conclusione della prima parte e il v. 8 il titolo della parte successiva, ma sono legati insieme da un vocabolario pedagogico: i cantori sono istruiti nel canto, ci sono maestri e discepoli. Evidentemente la capacità di suonare uno strumento musicale implica un tirocinio professionale, che costituisce anche una selezione per entrare nella categoria; questo spiega il prestigio sociale di una classe nuova rispetto ai !eviti e sacerdoti, dove lo status era ascritto per nascita, mentre quello di cantore è acquisito tramite lo studio. Il loro numero totale ( duecentoottantotto) è dato dal numero di cantori per classe come verrà elencato subito dopo (dodici per ciascuna delle ventiquattro classi). Le classi dei cantori (25,8-31). La sorte viene gettata come per i !eviti in 24,31 sottolineando la parità tra il maggiore e il minore. La sorte è ben indicata dall' ordine casuale in cui vengono elencate le ventiquattro classi rispetto alle divisioni nei vv. 2-4: i tre figli di Asafricevono la terza, la prima e la quinta; i figli di Yedutun la seconda, la quarta, l'ottava, la decima, la dodicesima e la quattordicesima; i

172

l CRONACHE 25,14

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) che sembra aver letto "1~9~ invece di "li)~~f· Ma sembra un'armonizzazione con la formula tipica del libro dei Re: «Libro delle cronache» (C'O:tt '!.~"1 "l~t;l ).

Cronache del re David l~'?~ C'O:tt-'":P"!)- Vengono ricordate solo qui. 27,28 Pianura (il7:;l~) -A volte è lasciato come nome proprio: Shefela (cfr. versione CEI), che indica la zona degradante tra le montagne di Giuda e la pianura dei Filistei lungo il mare.

cati dodici supervisori: prima è indicato l'ufficio e poi il nome seguito in genere dal patronimico. Colpisce la presenza di personaggi non Ismeliti: Ismaeliti, Hagariti (vv. 30-31 ). A differenza di Samuele e Re, qui David assume un ruolo importante nella vita economica di Israele (oltre alla sua eredità spirituale legata al culto). Ciò è conforme allo scenario che ci offre il Vicino Oriente antico e il Cronista è attento al ruolo economico della monarchia, infatti sottolinea questo aspetto in varie occasioni (2Cr 11,11; 26,10; 32,27-29). Il v. 25 distingue tre tipi di insediamenti: città ('fr), villaggio (kiipiir), torre (migdiil). Il villaggio indica un insediamento senza mum. Torri isolate in campagna sono frequenti in epoca persiana ed ellenistica e potevano servire anche come depositi. Le attività agricole sono distinte in vari settori (vv. 26-28) e c'è una differenziazione tm la cum delle piantagioni (vigne e ulivi) e quella dei prodotti (vino

186

I CRONACHE 27,29

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1i~7, O':!i~iJ1 O'ç.)"!~iJ-03:' 'l'~:t7~ 'if?$7 l iÌ~i?~~-~:tr~ ,lpl 27,33 A/:litofe/ (':l~M·n~)- Secondo 2Sam 17,23 sì suicidò durante la ribellìone dì Assalonne. lfushay (·~~n) - Fu anche lui protagonista

durante la ribellione di Assalonne (2Sam 15,32-37; 16,16-18; 17,5-16). Arkita (':;lltt:;t)- La Settanta traduce TTpwtoç e lo interpreta come titolo onorifico «il primo

e olio). I vv. 29-31 distinguono tra il bestiame grosso e quello minuto; ma cammelli e asini non sono animali legati all'agricoltura bensì ai trasporti e al commercio. I beni o le proprietà (r'k:Us) nel libro sono quasi sempre del re (lCr 28,1; 2Cr 21,14.17; 31,3) anche collegati al bestiame grosso e minuto (2Cr 32,29; 35,7). l consiglieri del re (27,32-34). La lista dei consiglieri del re è complementare alla lista dei suoi collaboratori in 18,15-17. La presenza di un gabinetto dei ministri è conosciuta tra i re achemenidi e fu poi imitata dai sovrani ellenistici. Tra i consiglieri ci sono lo zio e i figli di David, ma anche nelle antiche città stato della Mesopotamia il re si serviva della propria famiglia come risorsa per l'amministrazione. L'espressione , come Mosè che ha ricevuto le due tavole «scritte dal dito di Dio» (Es 31, 18). David è dunque un nuovo Mosè. Incarico (28,20-21). A questo punto viene ripreso il discorso diretto e viene completata la formula di introduzione in un incarico, che era iniziata al v. l O. Gli elementi che caratterizzano questa formula erano già presenti in 22, 11-13: incoraggiamento, assicurazione della presenza divina, descrizione del compito. Qui viene aggiunto qualche indizio che rimanda ancora alle narrazioni sul tabernacolo di Esodo. La formula > (qal) e la seconda come «offri>> (hifil). Così la Vulgata (ascenditque... obtulit). Invece la Settanta interpreta tutte e due le ricorrenze allo stesso modo: «offrì» (éalllVEYKEV••• éalllVEYKEV). Però quando significa «sacrificare» il verbo ha come oggetto animali

al primo atto di David, che fu quello di andare a prendere l'arca {lCr 13,1-6), ma segna anche un passo in più rispetto a David, che aveva paura di recarsi a Ghib'on (21,29-30). Esso è qualificato come un atto religioso appropriato dal verbo diiras «consultare» (v. 5; cfr. 1Cr 10,13). Il pellegrinaggio di Salomone è un atto impeccabile perché il santuario di Ghib'on è un santuario legittimo (lCr 16,39-40; 21 ,29), infatti i vv. 3-5 servono a giustificare la sua funzione: lo collocano in rapporto con il tabernacolo del deserto e spiegano perché non c'è l'arca. Il rapporto col tabernacolo è sottolineato anche dalla presenza di «Bezalel figlio di Uri figlio di I:Iur» (v. 5), che era stato scelto per nome da Dio (cfr. Es 31,1-5; 35,30-36; 38,22-23). Al di fuori di Esodo, solo in Cronache viene citato questo personaggio e il Cronista si premura di inserirlo anche nelle genealogie (lCr 2,20). La sua presenza in questo episodio dà anche un nuovo significato all'abilità o sapienza che verrà concessa a Salomone, perché Dio, secondo il racconto del libro dell'Esodo, aveva dato a Bezalel e al suo compagno Oholiab la sapienza per costruire tutti gli oggetti di culto. In questo modo alla coppia Bezalel e Oholiab dell'Esodo corrisponde in Cronache la coppia Salomone e J:Iuram, il capomastro (2,12-13), che sarà collegato alla tribù di Dan (a differenza di IRe 7,14 dove

205

2CRONACHE 1,10

con Dio, che aveva fabbricato Mosè, servo di YHWH, nel deserto. Ma David aveva fatto trasportare l'arca di Dio da Qicyat-Ye'arim al luogo che aveva predisposto, aveva infatti eretto per essa una tenda in Gerusalemme. 5L' altare di bronzo, che aveva costruito Bezalel figlio di Uri figlio di I:Iur era rlà, davanti alla Dimora di YHWH. Lo consultarono Salomone e l'assemblea. 6Salomone si recò là, davanti a YHWH, presso l'altare di bronzo che apparteneva alla tenda dell'incontro, e vi offii mille olocausti. 7In quella notte Dio apparve a Salomone e gli disse: «Chiedi che cosa devo darti». 8Salomone disse a Dio: «Tu hai agito verso David mio padre con grande benevolenza e mi hai fatto regnare al suo posto. 90ra YHWH Dio sia confermata la tua promessa a David mio padre, perché tu mi hai fatto regnare su un popolo numeroso come la polvere della terra. 10Dammi, dunque, abilità e conoscenza, così che io possa condurre questo popolo, perché chi potrà governare questo tuo grande popolo?»

4

o offerte, come qui nella seconda ricorrenza. 1,10 Condurre (i1t;ti:t;t1 ... i1l(t~~) -Alla lettera: «uscire e venire». Il riferimento è alle campagne militari, quando si conduce l'esercito fuori dalla città e poi si ritorna in essa (cfr. l Cr Il ,2).

Governare- Il verbo ~El Wha il senso fondamentale di «giudicare», ma ha un significato più ampio del corrispondente italiano, come appare dai «giudici» (C'~;l~). che nel!' omonimo libro si comportano da condottieri e non emettono sentenze in tribunale.

appartiene alla tribù di Neftali) come Oholiab (Esd 35,34). Il v. 6 ribadisce il riferimento all'altare di Bezalel e mette l'accento sul carattere cultuale pubblico del pellegrinaggio a Ghib'on. Il rimando a Bezalel chiarisce anche il significato del termine /:lokma abitualmente tradotto «sapienza», ma che in ebraico ha un significato più ampio. Il cosiddetto saggio è una persona perspicace ed esperta, abile nelle attività manuali e astuta, mentre il significato più tecnico di maestro che dà consigli si trova nella letteratura sapienziale (cfr. 1Cr 22,15). La sapienza di Salomone assomiglia piuttosto a una conoscenza enciclopedica secondo l Re 5,9-14. Comunque per questa fama gli sono stati attribuiti diversi testi della letteratura sapienziale, così come l'organizzazione dei cantori attribuita a David ha fatto sì che si parlasse di «salterio davidico». Il contenuto della visione notturna è più breve di quello parallelo di l Re; per esempio, non si accenna alla giovinezza del re, ma si tratta di un riferimento che il Cronista ha usato in un altro contesto (lCr 22,5; 29,1). Qui descrive il popolo numeroso «come la polvere della terra» (v. 9), allusione a Gen 13, 16; 28,14 e idealizzazione del regno di Salomone, che realizza un'antica promessa. Come nella preghiera di Salomone i vv. 8-9 sono la premessa alla richiesta della sapienza del v. l O,

206

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1,11 Tua intenzione ('9:?,-~7-c~ nMt :"'l;l~:;r)­ Alla lettera, «è stata questa con il tuo cuore» (come 2Cr 6,8). Cfr. la nota a l Cr 12, 18 e anche 2Cr 6,7-8. 1,13 Dall'altura ... andò (:"'f?il~ M!:l~1)- La Settanta (~K 13«!-Ltt) e la Vulgata (ab exce/so) interpretano come moto da luogo, perciò è stata proposta la correzione di :"'f?il~ in :"17? il~. La preposizione ':l ha così tanti usi che si potrebbe mantenerla e interpretarla come moto da luogo alla luce del successivo ·~.~?~~ «da davanti». Si potrebbe anche leggere vocalizzando M~~1 (hifil e non qal di M,:l}: «Salomone fece offerte a

Ghib'on di Gerusalemme»; in tal caso il v. 13 farebbe da conclusione all'episodio, come la formula ripetuta all'inizio e alla fine di 2,1-17. Il 1,14-17 Testo parallelo: !Re 10,26-29 1,14 Cavalieri (C'~l~)- Può essere sia il cavaliere (cfr. t 1T1TEtç nella Settanta e equites nella Vulgata) che il cavallo (versione CEI). Poiché la stessa formulazione ricorre in 9,25 e lì per i cavalli si usa l'ebraico c·ç>~o. allora preferiamo conservare sempre il primo significato. Il riferimento ai carri e ai cavalieri ha fatto si che i primi archeologi che hanno scavato il sito di Meghiddo ab-

così per la risposta divina il v. Il è la premessa al dono della sapienza (v. 12a) e al secondo dono che Dio fa (v. 12b). La sapienza si trova così soffocata tra ricchezza, beni e gloria (vv. 11 e 12b) e costituisce l'occasione per anticipare nei vv. 14-17 quello che sarebbe più adatto come conclusione del regno. 1,14-17 Ricchezza di Salomone Mentre IRe 3,16-28 riportava dopo il sogno di Ghib'on il giudizio sul bambino conteso dalle due donne, il Cronista anticipa qui le notizie che si trovano in 2Cr 9,25.27-28 (parallele a IRe 10,26-28); mette così in evidenza la realizzazione della seconda promessa divina di ricchezze e gloria (v. 12b).

207

2CRONACHE 1,16

Dio rispose a Salomone: «Poiché questa è la tua intenzione e non hai chiesto ricchezza, tesori, gloria, la morte dei tuoi avversari e neanche una vita lunga, ma hai chiesto abilità e conoscenza con cui governare il mio popolo su cui ti ho fatto regnare, 12 l;abilità e la conoscenza ti sono concesse, e ti darò ricchezza, tesori e gloria come non ebbero i re che furono prima di te e neppure avranno quelli dopo di te». 13 Salomone dall'altura che è a Ghib'on, lasciando la tenda dell'incontro, andò a Gerusalemme e regnò su Israele. 14Salomone raccolse carri e cavalieri ed ebbe millequattrocento carri e dodicimila cavalieri. Li acquartierò (parte) nelle città dei carri e (parte) presso la corte a Gerusalemme. 1511 re rese abbondanti in Gerusalemme l'argento e l'oro come le pietre e i cedri come i sicomori nella pianura. 161 luoghi d'origine dei cavalli di Salomone erano l'Egitto e •Qeve,; i trafficanti del re li compravano ·da Qeve,, 11

biano identificato dei locali come le stalle di Salomone, ma l'identificazione è stata poi abbandonata ed è ancora discussa; comunque la datazione di quei resti è stata abbassata, per cui se sono stalle certo non sono quelle di Salomone. 1,15 Abbondanti (:l.,'?)- Si trova alla fine, ma serve per tutte e due le parti del versetto. Si potrebbe anche tradurre: «come i sicomori che crescono in abbondanza nella pianura». Pianura (;"l'?D.~) - Cfr. la nota a l Cr 27 ,28. 1,16 Egitto (C~"'1':'~~)- Molti correggono e leggono «Musri» (cfr. versione CEI), perché

è una località associata a Qeve nei testi assiri, ma nel parallelo IRe 10,28-29 c'è due volte «Egitto>> e Dt 17,16 parla di cavalli che vengono presi in Egitto. Qeve (~!.P~)- Un tempo si traduceva «raccolta», «massa» (;,,_p~: Gen l, l O; Es 7 ,19), quindi «carovana» di mercanti. Ora è stato identificato come un territorio nella Cilicia. Considerando il termine un toponimo, si deve spostare il segno della metà del versetto (con la Vulgata) evocalizzare ~)pc,. Compravano (,'r:Tf?:;l ,np~)- Alla lettera, «prendevano a prezzo».

Quindi il lettore si aspetta, subito dopo, anche la realizzazione della prima promessa, quella della sapienza (v. 12a). L'immagine dell'abbondanza del v. 15 si comprende se si tiene presente che il terreno di Israele è molto sassoso e i sicomori sono fiorenti nella pianura (lCr 27,28). L'immagine dei cedri e dei sicomori, che si trova anche in l Re, è un rimando a Is 9,9 «l sicomori sono stati tagliati? l Li sostituiremo con cedri!» e mostra come i sicomori siano di scarso valore. A differenza di 2Cr 9,27 (cfr. IRe 10,27) invece di «argento» qui si menzionano argento e oro, materiali che, assieme ai cedri, annunciano 2,6-7.

208

2CRONACHE l, 17

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1,17 (Sic/i) d'argento("]~:;?)- Spesso in ebraico ((Sicli» è sottinteso, come qui e in 2Cr9,15-l6. Con tutti:;l 1~-'i[?~ O'Jm 1JtN~1 10 'P'~ hli17 'i[~1~ b1m iJtN"1 11 :'i[?~ or.r?.P. ;~J;q irllp-n~ 1?~0 1'117 Ttl~ ,W~ l'lt$v-n~1 o~9~0-n~ i1ip);' ,W~ ?~1'P~ :it;1~:J7Q7 n~~~ i1li1'7 h~~-i1~=il~ ,~~ i1~':;t~ ?~W. Ì?Ìi' o~ry t# r

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2,5 Nella sua immensità (C~Q~iJ ·~~~)Alla lettera, «e i cieli dei cieli» (anche in 6, 18). Siccome la formula ricorre sempre in aggiunta a «il cielo» (C'Q~iJ), si tratta probabilmente di una forma di superlativo per indicare il cielo nella sua totalità,

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come nel titolo del «Cantico dei cantici» (C'"')'~iJ 1'~). cioè «il miglior canto possibile». 2,6 Scolpire (C'r:t~r-IF,l 11tl~'()- Alla lettera, «incidere incisioni>), così in 2,13 (cfr. anche 3,7).

legamento con le antiche istituzioni cultuali. Al v. 6 viene anticipata la richiesta di un artigiano esperto, che si trova in IRe 7,13-14 cioè dopo la costruzione del tempio. Questo anticipo serve a creare un rapporto con il tabernacolo del deserto, come sarà chiaro nella risposta di ijuram che ripeterà la stessa formulazione (v. 13). Stranamente questo artigiano dovrà lavorare con gli artigiani che sono «in Giuda e a Gerusalemme». Questa formula si trova frequentemente dopo lo scisma dei due regni (diciassette volte da 2Cr Il, 14 in poi) ma solo qui per l'epoca della monarchia unita e questo lega ancor di più la sorte del tempio con quella del regno del Sud. Come sempre a Tiro viene chiesto il legname (vv. 7-8) e lo stesso capiterà per la ricostruzione del tempio dopo l'esilio (Esd 3,7). Il pagamento non avviene tramite moneta, bensì con generi alimentari, forse perché la popolazione

211

2CRONACHE 2,ll

5Chi

oserebbe costruirgli una casa, se il cielo nella sua immensità non lo può contenere? Chi sono io che gli voglio costruire un tempio soltanto per bruciare incenso davanti a lui? 6Mandami, dunque, un uomo abile a lavorare con oro, argento, bronzo, ferro, porpora, cremisi e violetto, e che sappia scolpire, assieme agli esperti che sono presso di me, in Giuda e a Gerusalemme, e che ha predisposto David mio padre. 7Mandami legname di cedro, di cipresso e di sandalo dal Libano, perché io so che i tuoi sudditi sono abili a tagliare gli alberi del Libano. Ecco i miei sudditi si uniscano ai tuoi sudditi 8per preparare legname in abbondanza, poiché il tempio che io sto costruendo è grande e incomparabile. 9Ecco ai tuoi sudditi, ai taglialegna, a quelli che abbattono gli alberi, io do ventimila kor di grano battuto, ventimila kor d'orzo, ventimila bat di vino e ventimila bat di olio». 10I:Iuram re di Tiro mandò a Salomone una risposta scritta: «A motivo dell'amore che YHWH ha per il suo popolo ti ha posto re su di esso». 11 I:Iuram disse: «Benedetto YHWH Dio d'Israele che ha fatto il cielo e la terra, che ha dato al re David un figlio abile, dotato di prudenza e intelligenza, che costruirà un tempio a YHWH e una reggia per sé. 2,9 Kor ... bat (C'M;l ... c•,:Z,)- Si tratta di misure di capacità, ma non conosciamo a quanto corrispondano. Battuto (n i ::li;) - Di solito si corregge in n~!:lr; «per nutrimento)), come in l Re 5,25 (cfr. la versione CEI; la Settanta,

infatti, ha: EL> (vedi nota a lCr 1,19).

(cfr. Sal 115,15; 121,2; 124,8; 134,3; 146,6). L'artigiano che viene inviato (v. 12) si chiama l;luram, come il re, e viene descritto (v. 13) riprendendo le parole del v. 6, cioè con le stesse parole con cui erano descritti Bezalel e Oholiab, i costruttori del tabernacolo, capaci «di lavorare con oro, argento, bronzo (cfr. Es 31,4; 35,32) ... pietre, legni (cfr. Es 31,5), porpora, violetto (cfr. Es 35,6.35 e più volte nei cc. 35-39), bisso e cremisi. .. e lavorare su qualsiasi progetto (cfr. Es 31 ,4; 35,32.35)». A questo punto prosegue lo scambio regolamentato da perfette corrispondenze (cfr. l'uso del verbo «mandare» al v. 14, come ai vv. 6 e 12) e I:Iuram chiede il pagamento. Anche se chiama Davide Salomone «mio signore» (vv. 13-14), non si tratta di una forma di vassallaggio, perché non ci sono prove di un assoggettamento di quella regione da parte di Israele; può essere semplicemente una forma di cortesia.

213

2CRONACHE 2,17

Mando, dunque, un uomo. abile dotato di intelligenza: il mio capomastro I:Iuram, 13figlio di una donna della tribù di Dan mentre suo padre è un uomo di Tiro, che è capace di lavorare con oro, argento, bronzo, ferro, pietre, legni, porpora, violetto, bisso e cremisi, e di scolpire qualsiasi cosa e lavorare su qualsiasi progetto che gli è offerto, con i tuoi artigiani e gli artigiani del mio signore David, tuo padre. 1411 grano, l'orzo, l'olio e il vino che il mio signore promise lo mandi ai suoi servi; 15noi taglieremo legname dal Libano secondo le tue necessità e lo faremo arrivare da te a mo' di zattere sul thare a Yafo, poi tu lo trasporterai a Gerusalemme». 16Salomone censì tutti gli stranieri che erano nella terra d'Israele, dopo il censimento con cui li contò suo padre David, ne risultarono centocinquantatremilaseicento. 17Di essi ne incaricò settantamila per (trasportare) i pesi, ottantamila come scalpellini sulla montagna e tremilaseicento come sovraintendenti per far lavorare la gente. 12

1,13Bissoecremi~i(',•~"]~~~ f~:l~~)-Itermini f,:ll e',·~"]~ hanno lo stesso significato di aiW e·~~. che compaiono in coppia nella descrizione del tabernacolo del deserto (cfr. i passi citati nel commento). Già la Settanta adottava la medesima traduzione, rispettivamente con ~ooooç e KOKKLvoç.

Lavorare su

qualsiasi progetto

(n~~qQ-',~ :l~ry~)- Questa espressio-

ne è difficile da tradurre dal momento che è basata sulla ripetizione della stessa radice :lain il cui significato è quello di «pensare», «considerare», «pianificare».

2,16-17 I lavoratori per il tempio Il riferimento ai lavoratori serve a incorniciare la narrazione dell'edificazione del tempio: la prima volta non è indicata la provenienza dei lavoratori (2, I), nella seconda sono stranieri (2, I6), nell'ultima sono specificate le provenienze e si precisa che non si tratta di Israeliti (2Cr 8,7-IO; IRe 9,20-23). Invece in IRe 5,27 Salomone sottopone Israele al lavoro forzato e nell'elenco troviamo settantarnila addetti ai trasporti, ottantarnila scalpellini e tremilatrecento sorveglianti (l Re 5,2930; cfr. v. I7). Il Cronista ha presente, probabilmente, Lv 25,39-45, che proibisce di usare gli Israeliti per i lavori forzati, e Dt 20,11, che permette invece di usare i non ebrei. Col silenzio sulla corvé imposta a Israele il Cronista toglie la base alla protesta delle tribù del Nord che provocherà lo scisma, senza chiarire qual è il giogo imposto loro da Salomone (2Cr 10,4).

2CRONACHE 3,1

214

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ebraico ci sono due verbi «che tiene ... conteneva»; il secondo è forse come una glossa.

4,1-5,1 Descrizione delle suppellettili Dopo l'edificio del tempio, ora vengono descritti gli oggetti che si trovano all'esterno e all'interno. Come nel capitolo precedente l'elenco è segnato dalla ripetizione di waY.Ya 'as, «e fece». L 'altare di bronzo (4,1) è citato nella storia deuteronomista (l Re 8,64; 9,25; 2Re 16,14), però manca la sua descrizione nel passo parallelo; le sue dimensioni fanno pensare a un altare a gradoni come quello descritto in Ez 43,13-17. Esso prende il posto di quello di Ghib'on, che non viene nominato tra gli oggetti che vengono trasferiti nel tempio (2Cr 5,5) perché era solo provvisorio: il nuovo tempio ha bisogno di un nuovo altare. Il mare di metallo (4,2-5) è stato notato dai matematici per il rapporto tra diametro e circonferenza, che è di 3 (vicino quindi alla costante matematica n). Questo gigantesco bacino potrebbe simboleggiare l'oceano o le acque primitive, il caos dominato dal Signore; ma la simbologia dell'acqua nella Bibbia è così varia e non garantisce questo significato. Comunque per il Cronista, a differenza di Re,

219

2CRONACHE4,10

4

'Fece un altare di bronzo lungo venti cubiti, largo venti e alto dieci. 2 Fece il Mare, con una colata, dieci cubiti da un orlo all'altro, rotondo, e alto cinque cubiti, una corda di trenta cubiti gli girava intorno. 3Al di sotto di lui c'erano immagini di buoi che gli giravano tutto intorno, dieci per cubito che giravano attorno al Mare. Erano due fila di buoi, fusi nel suo stesso stampo. 4 Stava su dodici buoi: tre volti a nord, tre volti a occidente, tre volti a meridione, tre volti a oriente. Il Mare era sopra di loro in alto e tutti i loro posteriori erano verso l'interno. 511 suo spessore era di una spanna e il suo orlo aveva la fattura dell'orlo della corolla di un fiore di giglio, capace di contenere tremila bat. 6Fece dieci bacini e ne mise cinque a destra e cinque a sinistra per farvi le abluzioni; vi si lavava il necessario per l'olocausto. Il Mare serviva per le abluzioni dei sacerdoti. 7Fece dieci candelabri d'oro secondo le prescrizioni e li pose nel tempio: cinque a destra e cinque a sinistra. 8Fece dieci tavoli e li pose nel tempio: cinque a destra e cinque a sinistra. Fece cento scodelle d'oro. 9Realizzò il cortile dei sacerdoti, il recinto grande e le porte per il recinto; le porte le rivestì di rame. 10Mise il Mare dal lato destro, verso oriente e di fronte al sud. 4,8 Dieci tavoli- Le dieci mense non sono da confondere con le tavole d'oro destinate

ai pani dell'offerta (Es 25,30; Lv 24,5-9). Servivano per gli oggetti di culto.

questi recipienti hanno una funzione pratica: servono nel rituale di purificazione dei sacerdoti (v. 6b), come il bacino di bronzo davanti al tabernacolo (Es 30,1821). Mentre in IRe 7,24 sotto l'orlo ci sono figure simili a zucche qui le figure sono simili a buoi (v. 3) e così la descrizione è più coerente col seguito. I vv. 6-8 sono collegati dalla formula «cinque a destra e cinque a sinistra>> che il Cronista aggiunge anche ai tavoli che diventano dieci (questo numero si trova solo qui); inoltre aggiunge il numero delle scodelle, che diventano cento. Altrove il Cronista parla di un solo tavolo (2Cr 13,11; 29,18) oppure usa il plurale (lCr 28,16; 2Cr 4,19). I vv. 7-8 sono costruiti dal Cronista anticipando da IRe 7,49 «cinque candelabri a destra e cinque a sinistra>> che non verrà riportato a 4,20. I candelabri sono fatti «secondo le loro prescrizioni» cioè secondo le istruzioni per il tabernacolo (Es 25,31-40) oppure quelle di David (l Cr 28, 15); ma nel tabernacolo e nel secondo tempio c'è un solo candelabro (Es 25,31-40). Il Cronista dà molta importanza alle lampade accese che è una delle quattro tradizionali forme di culto del tempio: 2Cr 13,11; 29,7 (cfr. 2,4). Il recinto è definito con un termine ('iiziird: 4,9) che si trova ancora solo in 2Cr6,13 ed Ez 43,14.17.20; 45,19.

220

2CRONACHE 4, Il

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6,9 Nato da te (mtJ9 ~)-La locuzione ebraica, alla lettera ha: «uscito dai tuoi fianchi>>.

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6,10 Ha mantenuto (cp~1) - C'è un gioco di parole in ebraico tra YHWH che stabilisce

bocca a Salomone usa il termine 'iiriipel che ricorre solo tre volte nel Pentateuco: Es 20,21; Dt 4,11; 5,22. In questi tre passi il riferimento è sempre alla discesa di Dio sul Sinai per la consegna delle tavole della Legge. Non si tratta della nube che accompagna gli Ebrei nel loro peregrinare nel deserto, non si vuol sottolineare una continuità con l'esodo, ma un nuovo inizio: il tempio prende il posto della Legge. L'italiano «abitare» traduce l'ebraico siikan, un verbo che servirà, nella successiva tradizione ebraica, a esprimere la presenza divina nel mondo (la Shekinà della Kabbalà), esso richiama la teologia tipica della tradizione sacerdotale, a proposito della tenda del deserto (Es 40,34-38), e di Ezechiele, a proposito della gloria del Signore che risiede nel tempio (Ez l O, 18). Questo tema della presenza di Dio a Gerusalemme è frequente anche nei cantici di Zion (Sal46; 48; 76; 87). Salomone costruisce il tempio perché Dio vi dimori (v. 2: JeSibrkii «per tua dimora»); il verbo «dimorare» (yasab) anticipa un problema che verra esplicitato al v. 18: se l'immensità del cielo non può contenere Dio tanto meno lo potrà il tempio, per cui la preghiera inviterà a pregare in direzione del tempio, ma perché Dio ascolti dal luogo dove abita, cioè dal cielo. Discorso all'assemblea (6,3-11). Il secondo discorso di Salomone è indirizzato all'assemblea, verso cui si volge (al v. 12 si volge all'altare) benedicendola

227

2CRONACHE 6,11

11 re si volse e benedisse tutta l'assemblea d'Israele, mentre tutta l'assemblea d'Israele stava in piedi. 4Disse: «Benedetto YHWH Dio d'Israele, che ha veramente adempiuto ciò che aveva promesso a voce a David mio padre: 5"Dal giorno in cui ho fatto uscire il mio popolo dalla terra d'Egitto non ho scelto una città tra tutte le tribù d'Israele per costruire una casa, perché vi fosse il mio nome, e non ho scelto un uomo perché fosse principe sul mio popolo Israele. 6Scelsi Gerusalemme, perché vi fosse il mio nome, e scelsi David, perché fosse a capo del mio popolo Israele". 7David mio padre aveva intenzione di costruire un tempio dedicato a YHWH Dio d'Israele. 8YHWH disse a David mio padre: ''Tu hai intenzione di costruire un tempio a me dedicato; hai fatto bene a concepire questo progetto, 9solo che non costruirai tu il tempio, bensì tuo figlio, quello nato da te, lui costruirà il tempio a me dedicato". 10YHWH ha mantenuto la sua promessa e io mi sono stabilito al posto di David mio padre, mi sono seduto sul trono d'Israele come aveva detto YHWH, ho costruito il tempio dedicato a YHWH Dio d'Israele 11 e vi ho collocato l'arca, che contiene l'alleanza di YHWH che strinse con gli Israeliti».

3

(Cj;;'~1) la sua parola (cioè «mantiene)) la sua promessa) e Salomone che si stabilisce

(C,.,I(t~) al posto del padre, subentrando nella guida del popolo eletto.

come aveva fatto David (l Cr 16,2). Il discorso è fatto di due parti costruite su due promesse a David (vv. 5-6 e 8b-9). I vv. 5-6 sono costruiti in modo parallelo: a una non-scelta viene poi contrapposta la scelta. La promessa a David non viene però riportata secondo le forme abituali, ma viene composta facendo riferimento ad altri testi. «Perché fosse principe (niigid) sul mio popolo Israele» rimanda a lCr 17,7b (niigidnon c'è in IRe 8,16); la scelta di Gerusalemme è affermata in 2Cr 12,13; 33,7. In questo modo la scelta del re e la scelta della dimora di Dio coincidono. Al v. 5 c'è anche uno dei pochi riferimenti all'esodo dall'Egitto (cfr. lCr 17,21; 2Cr 5,10; 7,22; 20,10), che invece, in altre tre occasioni in questo capitolo, il Cronista omette rispetto al parallelo di l Re (cfr. l Re 8,21.51.53 ). La formula del v. 6 «perché vi fosse il mio nome» (cfr. 6,24.26) legittima il tempio come santuario secondo Es 20,24. Anche la seconda volta che il Signore parla (vv. 8-9) troviamo la combinazione di varie allusioni. Il v. l O presenta le promesse come realizzate: Salomone è il successore di Davide ha costruito il tempio. Alla luce dell'esperienza postesilica sembrerebbe che non ci sia più attesa escatologica, però per il Cronista l'ascesa di Salomone è solo l'inizio di una dinastia eterna: questa promessa deve ancora realizzarsi (cfr. v 16).

228

2CRONACHE 6,12

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1

Preghiera del re (6,12-42). L'orazione di Salomone è al centro dell'episodio della dedicazione del tempio. Essa è sia un invito perché il popolo preghi nel tempio sia un modello di preghiera. Dopo un inizio in cui viene ribadito il tema dell'elezione davidica (w. 14-17), già espresso nel primo discorso, la preghiera si lascia facilmente strutturare in una forma concentrica: invocazione iniziale (a: w. 18-21 ), tre richieste (b: w. 22-27), richiesta generale (c: 28-31 ), altre tre richieste (b ': w. 32-39), invocazione finale (a' w. 40-42). Le due invocazioni contengono espressioni simili: «siano i tuoi occhi aperti» (w. 20.40). ncorpo della preghiera è fatto di sette richieste che si basano su un modello che comprende, quasi sempre, sei elementi: indicazione della situazione ipotetica, causa, pentimento o preghiera, riferimento al tempio («questo luogo»), supplica, richiesta che il Signore agisca o perdoni. Le sette richieste si identificano grazie alla formula conclusiva che invita Dio ad ascoltare «dal cielo» (vv. 23.25.27.30.33.35.39). La richiesta centrale, la quarta, parte da un elenco di difficoltà specifiche, ma poi diventa più generale, invece le altre richieste riguardano casi specifici. L'accenno alla deportazione (w. 37-39) suppone una situazione ben lontana dall'epoca di Salomone. Vi sono due espressioni che ricorrono con insistenza: la preghiera va fatta in questo tempio (habbayit hazzeh: w. 18.20.22.24.29.32.33) o in questo luogo (hammiiqom hazzeh: w. 20.21.26.40) e il Signore ascolta «dal cielO)) («luogo della tua dimom) w. 21.30.33.39). La preghiera introduce un tema nuovo: la funzione del tempio nella relazione tra Israele e il Signore: non è solo un luogo di sacrifici ma una casa di preghiera. Inoltre, chiedendo con insistenza che Dio esaudisca le richieste che gli vengono rivolte in seguito alla conversione del popolo, essa costituisce il fondamento della teologia della

229

2CRONACHE 6,17

Stette in piedi davanti all'altare di YHWH, di fronte a tutta l'assemblea d'Israele e stese le sue palme- 13 infatti Salomone aveva fatto una piattaforma di bronzo e l'aveva collocata in mezzo al recinto; era lunga cinque cubiti, larga cinque e alta tre - stette in piedi su di essa, si inginocchiò di fronte a tutta l'assemblea d'Israele e stese le sue palme verso il cielo. 14Disse: «YHWH Dio d'Israele, non c'è Dio come te nel cielo e sulla terra, che mantieni l'alleanza e la benevolenza per i tuoi servi, che camminano davanti a te con tutta la loro volontà; 15 (tu) che hai mantenuto, a riguardo del tuo servo David mio padre, ciò che gli hai promesso- oggi hai veramente adempiuto ciò che avevi promesso a voce- 16YHWH Dio d'Israele mantieni, dunque, a riguardo del tuo servo David mio padre, ciò che gli hai promesso dicendo: ''Non sarai privato di qualcuno che, stando alla mia presenza, sieda sul trono d'Israele, pW'Ché i tuoi figli mantengano la loro strada comportandosi secondo la mia Legge, come tu hai fatto nei miei riguardi". 17E ora YHWH Dio d'Israele sia confermata la promessa che hai rivolto al tuo servo David. 12

retribuzione immediata, che verrà enunciata in 7,14 proprio in risposta a questa preghiera. Introduzione (6,12·13). La stessa posturadel re orante è un esempio da imitare: il re sta davanti (lipné) all'altare e di fronte (neged) all'assemblea (v. 12), stendendo le mani verso il cielo (v. 13 ). Il v. 13 è proprio del Cronista, come mostra la ripresa alla fine della stessa formula del v. 12 «di fronte a tutta l'assemblea d'Israele e stese le sue palme». Forse per evitare che Salomone appaia in una funzione sacerdotale, viene inserita la descrizione di una tribuna su cui stava (come nel caso di Esdra in Ne 8,4), che viene collocata in un se. condo grande cortile (ha 'iiziirti), distinto da quello dei sacerdoti (basar: 2Cr 4,9). Inoltre Salomone si inginocchia: questa notizia manca in l Re, però potrebbe essere dedotta da l Re 8,54 quando alla fine della preghiera si alza; siccome la conclusione della preghiera in Cronache è diversa, può darsi che il Cronista abbia voluto anticipare questo particolare. L'elezione davidica (6, l~ 17). La promessa di Dio riguardava sia il tempio sia la di· scendenza. Ora che si è realizzata la prima parte, Salomone chiede a Dio di mantenere la sua promessa riguardante il futuro. Dunque, il Cronista non professa un'escatologia rea· lizzata, ma conserva ancora una speranza messianica. La struttura di questi versetti è ri· conoscibile dalla triplice ripetizione di «YHWH Dio d'Israele» (vv. 14.16.17) le ultime due volte preceduta da «e ora» (w 'atta). Sulla base della fedeltà di Dio (vv. l~ 15) viene chie· sta la garanzia della discendenza (v. 16). In l Re 8,251a condizione richiesta ai discendenti è di «camminare di fronte a me (fpiiniiy)», invece qui è quella di «comportarsi secondo la mia Legge (lftorall}>. Ali' epoca del Cronista la Legge, sia essa intesa come testo scritto o come tradizione viva, comincia a occupare un posto di primo piano. L'affermazione della fedeltà del Signore verso coloro che gli sono fedeli si basa su Es 20,6; Dt 7,9.

230

2CRONACHE 6,18

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perciò è meglio leggere ~~p che significa «sollevare>>, «portare», quindi «porre su di lui, imporre». Un altro problema è la traduzione di i:l «su di lui», che può avere anche un senso avversativo: «contro di lui». La nostra traduzione suppone

Una breve invocazione (6,18-21) chiede con insistenza che Dio ascolti. Il riferimento agli occhi aperti ritorna nella conclusione (v. 40) e il vocabolario anticipa quello del resto della preghiera. Ma al v. 18 ci si chiede come possa Dio abitare (yiisab) nel tempio se neppure i cieli lo contengono, eppure al v. 2 Salomone definiva il tempio una dimora, perché Dio vi abitasse (/'sibrkii) per sempre. Inoltre nel v. 21 afferma che il cielo è il luogo della dimora di Dio (sibrkii min-hassiimayim) e questo verrà più volte ripetuto nel seguito (vv. 30.33.39). Dio è Totalmente Altro, perciò l'autore non teme di contraddirsi, anzi in questo modo afferma un'unità tra tempio e cielo: Dio è al di là di entrambi e Dio è presente in entrambi. Nel linguaggio moderno si parlerebbe di tensione tra trascendenza e immanenza.

231

2CRONACHE 6,24

Davvero Dio abita con l 'uomo sulla terra? Ecco il cielo nella sua immensità non ti contiene, tanto meno questo tempio che ho costruito! 19Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, YHWH mio Dio, così da ascoltare il grido e la preghiera che il tuo servo pronunzia davanti a te: 20siano i tuoi occhi aperti giorno e notte verso questo tempio, verso il luogo dove hai promesso di porre il tuo nome, per ascoltare la preghiera che il tuo servo prega indirizzandosi a esso. 21 Ascolta le suppliche del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno verso questo luogo. Tu ascolta dal luogo della tua dimora, dal cielo, ascolta e perdona. 22 Se un uomo pecca verso il suo compagno, allora gli ·si impone' una maledizione e viene per la maledizione davanti al tuo altare in questo tempio: 23 tu ascolta dal cielo, agisci e giudica i tuoi servi per ripagare il colpevole, facendo ricadere la sua condotta sulla sua testa, e per dichiarare giusto l'innocente, ricompensando lui secondo la sua giustizia. 24 Se sarà sconfitto il tuo popolo, Israele, di fronte a un nemico, perché peccano contro di te, se si convertiranno, loderanno il tuo nome, pregheranno e supplicheranno di fronte a te in questo tempio, 18

che qui si tratti di un'eventualità simile a quella descritta in Es 22,8 e Num 5,19-20, secondo cui casi insolubili vanno presentati davanti a Dio. J'ìene per la maledizione (il7a;t N~~)- Alla lettera, «e viene, maledice» (l'ebraico il7~

può essere sia un sostativo, sia un verbo); la Settanta ha KUL àpaaT]tUL, «viene e maledice» (il71;t1). 6,24 Si convertiranno (~~~1) -Alla lettera, «ritorneranno». Il verbo ~1W è usato per indicare la «conversione».

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Un primo gruppo di tre casi (6,22-27) in cui si chiede che Dio ascolti la preghiera sono: il giuramento davanti all'altare, la sconfitta militare, la siccità. Solo i primi due iniziano allo stesso modo («se», ebraico 'im), ma l'indizio letterario per distinguere le varie richieste è la formula finale di ciascuna. Nei vv. 22-23 viene trasferita al tempio la procedura del giuramento imprecatorio ('ii/d) che era prescritta davanti al sacerdote (Nm 5,21-27); un caso in cui è richiesto un giuramento è quello di un furto senza testimoni, per cui si affida il giudizio a Dio (Es 22,7-15 ma con sebu'tl). Il tema della sconfitta militare davanti ai «nemici» (vv. 24-25) ritornerà più volte nella preghiera (vv. 24.28.34.36) ed era già uno dei castighi minacciati per il censimento di David (l Cr 21,12); anche il riferimento alla propria terra è un tema ricorrente

232

2CRONACHE 6,25

bJ;li:l'Wm ;~llp~ !f'P~ ru~~JJ7 ~F;17P.1 c~~'Ptn~ V9'PT:l ht;J~l 25

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6,26 Dai loro peccati (CJ;"~I(~J:!~) - Con la Settanta e la Vulgata molti premettono la congiunzione «e» (versione CEI). Li hai umiliati (C~~?Jj)- Il Testo Masoretico vocalizza come qa/ di m.11 (anche l Re 8,35) «hai risposto loro>>. Ma seguendo la Settanta e la Vulgata è meglio vocalizzare il verbo come pie! (C~~I;I) dell'omofono m.11 («umiliare»). Per mantenere la vocalizzazione del Testo Masoretico e tradurlo «umiliare» alcu-

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ni suppongono che si tratti di una forma hifil di questo secondo verbo (ma le attestazioni di tale forma sono controverse). 6,27 Dal cielo (c~~~;:r)- Manca la preposizione 1~ (da), ma si seguono la Settanta (ÉK -rou oupavou) e la Vulgata (de caelo) che traducono «dal cielo» per analogia con le altre ricorrenze dell'espressione nella preghiera. 6,28 Peste (i~"))- Come in ICr 21,12 si riferisce a malattie che possono colpi-

( 'ere'f: vv. 27.28.38; 'iidiimà: vv. 25.31 ). La conversione è espressa dal verbo sub (che ha il significato fondamentale di > e poi riporta con qualche variante i vv. 8-1 O dello stesso Salmo. La conclusione «ricorda le benevolenze di David tuo servO>> non c'è nel Salmo, che proseguiva invece con la promessa dinastica, e pone un problema di interpretazione: sono gli atti di benevolenza che il Signore ha fatto per David (come in Is 55,3) o sono le buone azioni fatte da David? Tutti e due gli usi possono essere giustificati, perché in l Cr 19,2 David usa benevolenza verso l;lanun, e in 2Cr l ,8 Dio usa benevolenza verso David; però se si guarda al contesto del Salmo citato risulta che le azioni buone sono quelle

237

2CRONACHE 7,5

Mio Dio, siano dunque i tuoi occhi aperti e le tue orecchie attente alla preghiera di questo luogo. 41 E ora alzati, YHWH Dio, verso il tuo riposo, tu e l'arca della tua potenza. I tuoi sacerdoti, YHWH Dio, si rivestiranno della salvezza e i tuoi fedeli gioiranno del bene. 42YHWH Dio, non respingere i tuoi consacrati, ricorda le benevolenze di David tuo servo». 1Quando Salomone finì di pregare, il fuoco scese dal cielo e consumò l'olocausto e i sacrifici, mentre la gloria del gnore riempì il tempio. 21 sacerdoti non potevano entrare nel tempio di Y HWH, perché la gloria di Y HWH riempiva il tempio di YHWH. 3Tutti gli Israeliti, osservando la discesa del fuoco e la gloria di YHWH sul tempio, si curvarono con la faccia a terra sul pavimento, adorarono e lodarono YHWH, perché è buono, perché per sempre è la sua benevolenza. 411 re e tutto il popolo offrivano sacrifici di fronte a YHWH. 511 re Salomone sacrificò ventiduemila giovenchi e centoventimila pecore. Il re e tutto il popolo dedicarono il tempio. 40

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zazione con il Sal 132,10. Il Testo Masoretico sembra riferirsi alla discendenza regale. L'unica altra ricorrenza del tenni-

ne nel libro è al plurale (lCr 16,22 //Sal 105,15), invece altrove neii'AT è sempre al singolare.

che compie David (Sal 132,1-5), inoltre anche in 2Cr 32,32; 35,26 le opere di benevolenza sono quelle compiute dal re. 7,1-3 La gloria del Signore La teofania con cui il Signore mostra di accettare i sacrifici che gli sono offerti non si trova in l Re e sembra un duplicato di 2Cr 5,13-14, ma essa ha una funzione importante nella struttura della sezione per delimitarne il centro. La prima apparizione riguardava solo i sacerdoti, mentre qui è diretta a tutto il popolo; inoltre la prima volta impediva l'esercizio del servizio sacerdotale, invece qui approva i sacrifici. L'espressione «gloria di YHWH» (ripetuta tre volte) e la formula «perché è buono, perché per sempre è la sua benevolenza» rimandano alla prima teofania. L'elemento nuovo è il fuoco che viene dal cielo e che mostra l'approvazione divina (Lv 9,24; Gdc 6,21; IRe 18,38; lCr 21,26). L'accostamento tra fuoco e nuvola si trova nella colonna che guida Israele nel deserto (Es 40,36-38). 7,4-10 I sacrifici Il numero enorme di sacrifici dei vv. 4-7 è una cifra iperbolica se confrontato con quelli di altre occasioni (2Cr 29,32-36; 35,7-9). Per la prima volta sacrifici e canti sono offerti insieme a Gerusalemme, come avveniva prima a Ghib'on (lCr 16,37-42). Il Cronista rispetto a l Re aggiunge i leviti musicisti, come è sua

238

2CRONACHE 7,6

1WN Ì1lil" 1"W-,~~~ Cgl~ì1l C"iOj) cni10t.VO-~V C"li1!:li1l6 1'r! ~ÌiJf. iìt?D c~iv?-"f hli1"7 ni1h7 1Ì~iJ 1").1 i1~lJ ~~1'P~-~~ì c·~H~ [C"'J~r;tQ l C'!~YQQ] 0'1~~1;1~ O"~Q!:liJì c:r~f. i1Ìi1;-n"~ ~~~7 1~~ 1~t:~O 1ir;t-n~ i10~1J? W;IR;17 :C'1~V hu>tìJi1 n~trr"::> C"o?t»i1 ":l?n nNl nit;j)i1 bu> i1tvv-"::> i1nlOil-nNl il?j)il-nN ?'~il? ?i:J" N? i1~?u> i1lvV 1WN•z nV:lW N'fli1 nl)~ lnii-nN ilb"?u> lvV11l8 :C":l?ni1-nNl ?t~r1~ ngt} Ni:t~~ 1~~ ~i1$ ?iJi? irb.l:' ?~1lp~-?~1 0"~~ \tvv n3toil n::>ln-z 1"::> n13tV "l"OWi1 ci·~ ~lvV"l9 :C'13tO hw?u>~ C"1lvV ci~:l~ 10 :c'O' nv:1u> lnm C"O" nv:1u> ":liOl b"notv Ci1"?i1N? cvii-nN n;u; 'V':lWi1 u>1h? ?N1lv"?~ i1~?u>?l 1"l1~ Ì1li1' i1lvV 1WN i1:litm-?v :l; -z :io v •:

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cronologia di IRe 6,38 il tempio fu edificato in sette anni e fu finito nell'ottavo mese, poi Salomone costruì in tredici anni la propria reggia; quindi l'episodio di l Re 9,1-9 parallelo a 2Cr 7, Il-22 sarebbe avvenuto tredici anni dopo la dedicazione del tempio. L'assenza della narrazione della costruzione della reggia fa sì che questa apparizione divina sia la risposta immediata alla preghiera di Salomone. Il v. 12 fa un ulteriore passo indietro e collega l'episodio alla prima teofania, quella notturna a Ghib'on: il Signore era apparso anche là di notte. La prima volta il Signore aveva detto a Salomone «chiedi» (2Cr 1,7) e ora sembra rispondere a quella richiesta: «ho ascoltato». I vv. 12b-15 si collegano esplicitamente alla preghiera del capitolo 6; essi sono propri del Cronista e con un doppio riferimento alla scelta del tempio (7, 12.16) creano anche una cornice alla sua tesi centrale. ll Signore inizia a definire «questo luogo» (bammiiqom ha:zzeh: v. 12) come casa dei sacrifici (ma non come propria dimora) e finisce descrivendolo come luogo di preghiera (habbayit ha:zzeh: v. 16). Vengono ripresi alcuni esempi dei casi elencati da Salomone nella preghiera: siccità, carestia e peste (6,26-28); ma non vengono usate le stesse espressioni (per la cavalletta usa un terzo nome: WJgiib). L'affermazione fondamentale della teologia della retribuzione immediata è al v. 14, che riprende in parte 6,24-25, ma con alcune variazioni significative: Salomone metteva l'accento sulla fase successiva alla conversione cioè alla preghiera, espressa con tre verbi (lodare, pregare, supplicare); invece il Signore mette l'accento sulla fase precedente alla conversione, caratterizzata sempre da tre verbi: umiliarsi, pregare, cercare. A questo punto avviene il perdono (siila/:1: cfr. 6,21.25.27.30.39), cui segue l'azione del Signore che

241

2CRONACHE 7,19

apparve a Salomone nella notte e gli disse: «Ho ascoltato la tua preghiera e ho scelto questo luogo come sede dei sacrifici in mio onore. 13 Se chiuderò il cielo e non ci sarà pioggia, se comanderò alla cavalletta di divorare il paese, se manderò una peste nel mio popolo, 14e il mio popolo, su cui è stato invocato il mio nome, si umilierà, pregherà, cercherà il mio volto e si convertirà dalle sue condotte malvagie, io ascolterò dal cielo, perdonerò il loro peccato e guarirò il loro paese. 151 miei occhi saranno aperti e le mie orecchie attente alla preghiera in questo luogo. 16Ho scelto e ho santificato questa casa, perché il mio nome sia qui per sempre; i miei occhi e la mia mente vi saranno tutti i giorni. 17 Se tu camminerai davanti a me come camminò David tuo padre, agendo secondo tutto quello che ti ho ordinato, e osserverai i miei statuti e sentenze, 18sosterrò il trono del tuo regno come ho pattuito con David tuo padre dicendo: "Non sarai privato di qualcuno che governi su Israele". 19Se voi vi travierete, abbandonerete i miei statuti e i miei comandamenti, che ho posto dinanzi a voi, andrete a servire altri dèi e li adorerete, 12YHWH

ristabilisce la situazione iniziale, in tal caso il risanamento della terra. La terra nell'Antico Testamento è infatti un "termometro spirituale" per misurare la fedeltà del popolo. Questa concezione del v. 14 è programmatica per il Cronista e sta alla base della presentazione della successiva storia della monarchia (2Cr 10-36), dove continuamente ne mostrerà la validità, aggiungendo dettagli alla narrazione parallela di 1-2 Re per giustificare i successi e gli insuccessi dei singoli re. Il tema dell'umiliarsi ritornerà frequentemente (kiina ': 2Cr 12,6-7 .12; 28, 19; 30, Il; 32,26; 33,12.19.23; 34,27; 36,12). Il «cercare» in 7,14 è espresso col verbo baqas (cfr. l Cr 16, l 0.11; 2Cr 11, 16; 15,4.15; 20,4), ma quello più usato dal Cronista è diiras (cfr. lCr 10,13): i due termini all'epoca dell'autore sono ormai sinonimi. Nei vv. 17-18 Dio risponde alla richiesta di Salomone riguardo alla successione di David che faceva da cornice alla preghiera del re (vv. 16-17 .42). Nel v. 18 il Cronista ha lasciato il suo segno in due particolari. In primo luogo, in IRe 9,5 il Signore «ha promesso» a David (dibbartf), invece qui «stabilisce un patto» (karattf), forse per fare un gioco di parole col successivo «sarai privato» (yikkiiret), ma più probabilmente per usare il linguaggio tecnico della teologia dell'alleanza e collegarla alla promessa davidica. In secondo luogo, al posto di «qualcuno sul trono (ldsse} d'Israele» qui si legge «qualcuno che governi (m6sel) su Israele». Nel postesilio non c'era più un trono regale, ma l'attesa messianica rimaneva, infatti la formula rimanda a Mi 5,1: «da te uscirà colui che regnerà su Israele» (come qui: m6sel b~ ilrt'~~~?1 Z,VJ97 U}..T;\~1 "}.~ Z,~17;~ "1"7."?~ 'Qt,p7 'T:1"?Ji?iJ

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7,20 Sradicherò (Israele) (0'!1~0~1)- Alla lettera, «li sradicherò». Di solito si segue la Vulgata che ha la seconda persona plurale (cfr. versione CEI): «Vi (vos) sradicherò ... vi (vobis) ho dato». La Settanta traduce: «vi (Ù!J.frç) sradicherò dalla terra che ho dato loro (ocùto'iç)>>, ma sembra supporre che il Signore sradica i peccatori dalla terra che oramai ha

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dato agli dèi stranieri nel v. 19. L'espressione «la terra l il suolo che ho dato a voi l a loro» è frequente, per cui si potrebbe pensare a un' assimilazione durante il porcesso di trasmissione. Però si può mantenere il Testo Masoretico, perché il passaggio dalla seconda persona del v. 19 alla terza persona corrisponde a quello che si trova nel testo parallelo di IRe 9,6-7 e

Finora il Signore ha parlato a Salomone, ma in 2Cr 7,19-22 compare la seconda persona plurale e le minacce sono tipiche della tradizione deuteronomista e profetica. In particolare il diventare oggetto di sarcasmo rimanda a Dt 28,37 e Ger 24,9, e lo scambio di battute di quelli che passeranno rimanda a Dt 29,23-24 e Ger 22,8-9. Si noti comunque che la menzione dell'esodo al v. 22 non rivaluta il posto dell'esodo nella teologia del Cronista, perché è solo un'indicazione temporale e per di più in occasione di un comportamento negativo. 8,1-9,12 Rapporti internazionali di Salomone Il v. l del capitolo 8 riprende l'accoppiamento tra tempio e palazzo come in 7, Il e segna l'inizio di un nuovo brano. La descrizione del regno di Salomone si chiude con una rassegna delle sue ricchezze. L'unico altro re, di cui vengono elencate, è ijizqiyya, anche lui gode di una fama internazionale (2Cr 32,23.27-29) ed è segnato dal successo ($iilal:z hifil: 31,21; 32,30) come Salomone (l Cr 22, 13; 29,23). Ricompare sulla scena ijurarn, che in 2Cr 2 aveva avuto uno scambio di lettere con Salomone e la sua presenza viene più volte ricordata (8,2.18; 9,10.21 ). Diversi elementi rievocano la precedente attività edilizia di Salomone nell'edificazione del tempio (cfr. 8, 16), per esempio, il richiamo all'altare e al portico (8,12) o ai tesori (8,15) o al legno (9,11). L'episodio

243

2CRONACHE 8,2

20 sradicherò

(Israele) dal mio suolo che gli ho donato e questo edificio, che ho santificato al mio nome, getterò via lontano da me e lo consegnerò alla derisione e al sarcasmo di tutti i popoli. 21 Riguardo a questo edificio, che fu eccelso, chiunque passa sarà sgomentato e dirà: "Perché YHWH ha ridotto così questo paese e questo edificio?" 22E (gli) risponderanno: "Perché hanno abbandonato Y HWH, Dio dei loro padri, che li ha fatti uscire dalla terra d'Egitto, e hanno abbracciato altri dèi, li hanno adorati e li hanno serviti. Per questo ha lasciato che sopraggiungesse a loro tutto questo male"».

8

fine dei vent'anni in cui Salomone costruì il tempio di YHWH e la propria reggia, 2le città che aveva dato I:Iuram a Salomone Salomone le ricostruì e vi insediò gli Israeliti. 1Alla

quindi si tratta di un riferimento in generale a tutto Israele. Di conseguenza, la colpa non ricade solo su quelli che adorano dèi stranieri, ma su tutto il popolo. 7,21 Fu eccelso (11•7~ il:;:!) - La versione CEI «sarà una rovina» ha accettato la correzione 1"~7 il~~·. Ma le versioni antiche non appoggiano questa congettura.

Il 8,1-9,12 Testo parallelo: IRe 9,10-10,13 8,2 Le città ... vi insediò gli Israeliti (',N.1lr. ')_~-n~ ... C',VV)- La sintassi del v. 2 non è chiara: può essere la frase principale (così la Vulgata, da cui versione CEI), ma potrebbe essere il v. 3 la principale, per cui il v. 2 continuerebbe il v. l oppure sarebbe una parentesi.

della visita della regina di Saba si lascia riconoscere come un'unità a sé stante (9,112). Il capitolo 8 è una serie di brevi notizie sulla riedificazione delle città di I:Iuram (vv. 1-2) e delle città militari (vv. 3-6), sull'organizzazione del lavoro (vv. 7-10), sull'organizzazione del culto (vv. 11-16) e sulla flotta (vv. 17-18). Rispetto al testo parallelo qui viene omesso l Re 9,11-16 e vi sono alcune aggiunte (2Cr 8,3.11 b.B-16). 8,1-10 Imprese edilizie Il successo del re, che è stato anticipato in 1Cr 29,23, trova ora la sua giustificazione. Il Cronista si serve delle opere edilizie come un simbolo della benedizione divina in risposta ali' obbedienza dei re anche nel seguito della narrazione (cfr. 14,56). Il v. 2 presenta una difficoltà, perché a differenza dei casi di omissioni qui viene raccontata una storia totalmente opposta a IRe 9,11-14, dove era I:Iiram che riceveva le città come pagamento per le sue forniture e poi si lamentava perché non le trovava adeguate. Invece qui l;luram (l;liram) ha offerto delle città a Salomone. Inoltre, manca il riferimento a Ghezer che il Faraone avrebbe conquistato e dato in dote alla figlia; anche questa notizia avrebbe offuscato la gloria di Salomone. La prima impressione è che il Cronista abbia modificato la storia in linea con la sua tendenza a idealizzare Salomone: non può accettare che venga ceduto del territorio e non può presentarlo in debito verso altri, perché le ricchezze si muovono sempre in un'unica direzione e cioè

244

2CRONACHE 8,3

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Fortificate (,i~~) -Alla lettera, «di basti onh>, così anche in 11,5; 32,10. Con- La Vulgata ha habentes («munite»). In ebraico manca un legame sintattico con quanto precede. 8,8 Li arruolò (c~~)- Alla lettera, «li fece salire». Il verbo crea un legame col v. 11: anche la

verso Israele. Però siccome il Cronista suppone spesso che i suoi destinatari conoscano il racconto parallelo, qualcuno cerca di annonizzare i due racconti, a cominciare da Giuseppe Flavio, secondo cui il re di Tiro avrebbe detto di non sapersene che fare di quelle città (Antichità giudaiche 8,5,3 § 142), quindi si suppone che le avrebbe restituite. D'altra parte non si può rimproverare il Cronista di interpretare ali' opposto la storia precedente, perché è quello che fanno normalmente gli studiosi che ricostruiscono una storia ben diversa da quella narrata nella Bibbia. Il v. 3 presenta un Salomone guerriero e non uomo di pace (cfr. l Cr 22,9). Anche questa notizia manca in l Re e sembra vengano confusi in un unico nome due località distinte, ijamat e Zoba, che sono ai confini settentrionali del regno (cfr. lCr 18,3.9). Il riferimento a Tadmor (v. 4), la grande città carovaniera del deserto siriano, nota anche come Palmira (così nella Vulgata), sposta i confini al di là dei limiti del regno di David (lCr 13,5; 18,3).

245

2CRONACHE 8,1 O

Salomone andò a I:Iamat di Zoba e se ne impadronì. 4Costruì Tadmor nel deserto, oltre a tutte le città di approvvigionamento che aveva costruito nei dintorni di I:Iamat. 5Costruì Bet-l:loron superiore e Bet-I:Ioron inferiore, città fortificate, con mura, porte e sbarra; 6(costruì) Ba'alat, tutte le città di approvvigionamento che gli appartenevano, tutte le città dei carri e le città dei cavalli e ogni cosa desiderata da Salomone, che aveva cioè desiderato costruire a Gerusalemme, sul Libano e in tutto il territorio del suo dominio. 7Tutto il popolo rimasto degli Hittiti, degli Amorriti, dei Perizziti, degli I:Iivviti e dei Yebusiti, che non erano di Israele, 8i loro discendenti che erano rimasti dopo di loro nel paese e che gli Israeliti non avevano eliminato, Salomone li arruolò come forza lavoro fino a oggi. 9Ma tra gli Israeliti, che Salomone non ridusse schiavi per la sua opera - perché essi erano guerrieri, comandanti dei suoi scudieri, comandanti dei suoi carri e dei suoi cavalli - 10questi erano i comandanti delle guarnigioni del re Salomone: duecentocinquanta, che comandavano sul popolo. 3

figlia del Faraone è Wia straniera messa a parte. 8,9 Che (,~~) - Seguendo la Settanta, la Vulgata e l Re 9,22, spesso si elimina ,~~ per trasformare la proposizione in principale (cfr. versione CEI), però lo si può conservare e collegare la frase al v. l O che inizia con una ripresa del soggetto (il~~1): quindi da

Israele Salomone prese solo i duecentocinquanta capi. 8,10 Guarnigioni (C':;I':;'~ij)- Così il ketìb. Il qerè (C':;!~~ ;:t) e la Settanta (twv npootatwv, «dei capi»): «prefetti» (versione CEI). La Vulgata exercitus, ha forse collegato il termine a ~~i'· Cfr. la nota a l Cr 18, 13.

I vv. 7-1 O confermano che Salomone non sottopose alla corvè gli Israeliti, ma solo gli stranieri; in questo modo siamo informati che i lavoratori citati in 2Cr 2, 1.16 non erano Israeliti. Liste di popolazioni straniere ricorrono più volte nell'Antico Testamento (Gen 15,19-20) e sono standardizzate. La più frequente è la lista di sei nomi: Cananei, Hittiti, Amorriti, Perizziti, Hivviti, Yebusiti. Gli ultimi tre sempre nello stesso ordine con un'eccezione (Es 3,8.17; 23,23; 33,2; 34,11; Dt 20,17; Gs 9,1; 12,8; Gdc 3,5; con localizzazione geografica: Gs 11,3). Una volta mancano i Perizziti (Es 13,5), a volte si aggiungono i Ghirgashiti (Dt 7,1; Gs 3,10; 24,11; che sostituiscono gli Hivviti in Ne 9,8), una volta mancano i Cananei (IRe 9,20 = 2Cr 8,7). L'uso di una lista stereotipata non consente di trarre nessuna conclusione su quali siano le popolazioni cui effettivamente si riferisce. Qui in Cronache è stata aggiornata eliminando i Cananei, perché non sono mai presenti nel libro (solo una cananea è citata, nella genealogia di l Cr 2,3: la madre di due pessimi figli, Ere Onan).

2CRONACHE 8, l l

246

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>), però si può interpretare ,~ ... ,~ come indicazione dei due estremi.

Antichità giudaiche 15,11,5 § 419; Guerra giudaica 5,5,3 § 206; 6,5,2 § 283). Al posto della breve notizia sulle tre feste di l Re 9 ,25, i vv. 12-15 sottolineano la precisa osservanza delle disposizioni di Mosè (Lv 23; Nm 28-29) e di David (ICr 23-26), infatti sono aggiunti anche i sabati e i noviluni. In questo modo il sistema sacrificate previsto dalla Torà per il tabernacolo viene trasferito al tempio. Inoltre la rivelazione ricevuta da Mosè viene completata dal contributo di David, anche lui destinatario di una rivelazione (l Cr 28, 19). Il v. 16 segna per la terza volta la conclusione dei lavori del tempio (cfr. 5,1; 7,11), ma questa volta si sottolinea la completezza della casa(« ... fino al suo compimento. Il tempio di YHWH era perfetto»).

248

2CRONACHE 8,17

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8,17 Elot (ni':l•a:t)- Questa forma (2Cr 26,2; l Re 9,26) è parallela an~·a:t. «Elat» (Dt 2,8; 2Re 14,22; 16,6). È un porto sul Mar Rosso e si trova nel paese di Edom. 8,18 O.fir (:'1Tf;li~) - La localizzazione di Ofìr è discussa. Poiché Elat si trova sul Mar Rosso e controlla il commercio con Arabia,

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ricorre sette volte); forse la trasgressione cui si allude è quella di aver costruito alture (cfr. IRe 14,23), violando le disposizioni di Dt 12,1-14. C'è una certa ironia nel v. l perché la formula «consolidare il regno» (hiikfn malkCtt) fu usata per il regno di Salomone (ICr 17,11; 22,10; 28,7), ma il contrasto con l'abbandono della Legge mostra che non c'è alcun nesso tra il consolidamento del regno e la garanzia di successo, anzi è proprio il sentirsi forte che porta all'infedeltà (v. 2), come Uzziyya (26,16). In questo peccato si unisce anche «tutto Israele», che qui si riferisce solo al Sud.

268

2CRONACHE 12,3

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>) e nella Vulgata (habitantium in tentoriis atque pastorum «degli abitanti nelle tende e K'tT]VO'tpo~t "P- ni:b.1n~m~ .,~ N~71 N~i"? oi?'P T"~ o6v o"~~:t~ 5 O"i1"?N-":;) 1"lJl 1"1', "ill-"il ~l"'r-1:3, 6 :l"'i3liNi1 "::J.Wi"-',:;, r

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(pabadYhwh: v. 10; 19,7; 20,29), che altrove nel libro si trovaconAsa(14,13) e David (l Cr 14, 17). L'assenza di guerra (15, 19) è legata al concetto di riposo (l Cr 22,9; 2Cr 14,5), mentre il tributo dalle nazioni ricorda quello di Salomone (2Cr 9, 14.23-24). n nwnero dei guerrieri (17,14-18) èesorbitante {tm milione e centosessantamila) e si ècen:ato tma spiegazione che conservasse il valore dell'infonnazione storica (cfr. ICr 12,24), ma è più semplice vedervi tm simbolo della potenza e della devozione di Yoshafut in confronto agli altri nwneri presenti nel libro che sono più bassi (2Cr 13,3; 14,8; 25,5; 26,13). 18,1-19,3 Alleanza con A})ab nsecondo momento della storia di Yoshafat racconta l'alleanza col re del Nord e la guerra contro gli Aramei. L'episodio, che in IRe 22 si trova nella storia di tm re del Nord, Al;tab, ha però tma funzione diversa per il Cronista, il cui scopo è mostrare che bisogna aver fiducia nel Signore ed evitare alleanze con gli stranieri. Questo messaggio era rivolto

293

2CRONACHE 18,2

0Jl terrore di YHWH si diffuse in tutti i regni dei paesi che confinavano con Giuda e non combatterono contro Yoshafat. 11 Dai Filistei portavano a Yoshafat doni e argento come tributo, anche gli Arabi gli portavano greggi: settemilasettecento arieti e settemilasettecento capri. 12Yoshafat divenne sempre più potente, (giungendo) al culmine. Costruì in Giuda fortezze e città di rifornimenti. 13Aveva molte opere nelle città di Giuda e soldati, guerrieri valorosi, a Gerusalemme. '"Questi i loro incarichi secondo i casati. Di Giuda, comandanti di migliaia: Adna il comandante e con lui trecentomila guerrieri valorosi; 15accanto a lui Yol,lanan il comandante e con lui duecentottantamila; 16accanto a lui Amasya figlio di Zikri, che si è votato spontaneamente a YHWH, e con lui duecentomila guerrieri valorosi. 17Di Beniamino: Elyada, guerriero valoroso, e con lui duecentomila armati d'arco e scudo; 18accanto a lui Yozabad e con lui centottantamila soldati equipaggiati. 19Questi erano quelli che servivano il re, oltre a quelli che il re mise nelle città fortificate in tutto Giuda. 1

18

Yoshafat ebbe ricchezza e gloria in abbondanza, divenne genero di Al,lab. 2Dopo un po' di anni si recò da Al,lab a Samaria. Al,lab sacrificò greggi e armenti in abbondanza per lui e per la truppa che era con lui e lo incitò ad attaccare Ramot di Ghil'ad. 1

che indicare le proprietà o gli operai (cfr. versione CEI). Lutero traduceva «provviste». 17,14 Incarichi {il';tJ?~)- Di solito qui si traduce «censimento», sulla base della Settanta

1Ìp~~6ç

e della Vulgata numeros (e di 26,11 dove è preceduto da,~~), ma altrove il'1i?~ non ha mai tale significato. 18,2 Dopo un po' di anni (·~~ fP'?) - Alla lettera, «alla fine di anni».

alla comunità del postesilio, che veniva invitata a mantenere la propria identità e a non mescolarsi con altri. La nuova funzione dell'episodio spiega le variazioni rispetto l Re 22,2-35: il ruolo di Yoshafat passa in primo piano e Al}ab viene trascurato; la morale di 2Cr 19,1-3 sostituisce la narrazione della morte di Al}ab (l Re 22,36-38). La struttura è concentrica: all'inizio è presentata l'alleanza tra i due re (a: 18,1), si decide l'intervento in guerra (b: 18,2-3), segue l'intervento dei falsi profeti e di Zidqiyya (c: 18,4-11); al centro sta la profezia di Michea (d: 18, 12-22); segue un nuovo intervento di Zidqiyya (c ': 18,23-27) e la battaglia (b ': 18,28-34), alla fine viene condannata l'alleanza (a': 19,1-3). Introduzione (18, 1-3). Col v. l il Cronista dà una nuova collocazione alla narrazione. La menzione di -:,~ J.1f.?i" hl;,;-n~ ".t:\"~1 i1Jti;-,~"T WT?W t?.? i9N~' 8 J.NnN-nN hn!l" "O i1ii1" iONll1 19 :i:,Noizn iJ"o"-:,V o"'lov O"ÒWi1 T-

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18,12 All'unisono «una bocca sola».

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18,13 Dirà (,~N')- Molti inseriscono «a me» con la Settanta (np6ç f,L() e l Re 22,14 (la

nione della maggioranza (v. 12). Questa opposizione alle aspettative dei destinatari caratterizza spesso il vero profeta, che si trova davanti l'ostinazione del popolo (2Cr 36,16; 2Re 17,13-14; Ne 9,26), ed è una caratteristica di Geremia (Ger 25,4; 26,4-9; 29,24-32), che si scontrerà col profeta ijnanya (Ger 28) in una scena che ricorda questo scontro tra Zidqiyya e Michea. Sarà però Geremia a portare un giogo simbolico al collo, che verrà spezzato da ijnanya. Qui invece è Zidqiyya a preparare delle coma di ferro e a compiere un'azione simbolica. Le azioni simboliche sono tipiche di Geremia (Ger 1,11-14; 13,1-11; 18,1-12; 19; 24; 27-28; 32) ed Ezechiele (Ez 4,1-3.9-17; 5; 12,1-20; 24,3-14; 37,15-28). È interessante notare che Michea nel testo non viene mai definito direttamente col termine «profeta>>, ma il titolo è riservato al gruppo dei cosiddetti profeti di corte. Infatti, alla domanda del re di Giuda se ci sia ancora un profeta, il re d'Israele risponde che c'è «un uomo» (vv. 16-17). Tutta la scena si svolge mentre i due re stanno seduti sul proprio trono, coi profeti davanti a loro. Questa osservazione serve a mettere in parallelo la corte celeste di YHWH, che sta seduto sul proprio trono (v. 19); così si mostra che il piano delle vicende umane è guidato dalla volontà divina: il mondo è ridotto a una manifestazione di decisioni prese altrove. Si tratta di un'idea molto diffusa se si pensa che anche nell'Iliade le vicende della guerra di Troia erano legate all'evolversi dei rapporti tra gli dèi. I profeti alla fine ripetono il loro messaggio usando il

297

2CRONACHE 18,19

11 messaggero che era andato a chiamare Michea gli parlò in questi termini: «Ecco, le parole dei profeti sono all'unisono a favore del re. La tua parola si unisca a esse così avrai parlato bene». 13Michea disse: «Per la vita di YHWH, ciò che il mio Dio dirà, io dirò». 14Andò dal re e il re gli chiese: ~'Pii1'1. Z,~ntp~-"1'7g Z,~.~f8 'il'J~:jl v>~7 i1U~1 m?ry7~~ Ni:tl W;JlJ~D "~'Pi;,~-r,tt z,~1'P~ "1'79 'Ìip-ntt hwo1~ "1'7~~ 30 :;,~ry7~~ ~N~:1 z,~1'P~ "1'7~ ì.v;JD~~1 "1'7~rntt·o~ '?. z,;1~iTntt Jl?i?iJ-ntt UJQÌ.t:l N1 itJN7. ìZ,-,w~ :l~'JO "1'7~ hT?l$ i1~P1 t>~'Pi;,~-ntt :l~lO 'Ìlp hiN'l:;> '6~131 :i1~7 Z,~n~ 0P'Q~1 i'Ì!P, i1),!i'~ b~'Pii;l~ i'P-T~1 on7D7 ''~\' ~:lt?~1 N~fl z,~n'P~ ~:::1~1 z,~,tp~ "1'7~ i1j'TNZ, '?. :l~ÌO ').lp hiN'l:;l 'D~132 :t'I'#Q O't6~ o'i?.:tliJ r~ z,~1~ "1'7~-ntt 1~1 iàD7 hw~~ "''V!'? v>'~1 33 :l''JO~Q i1J..O~;;J-lQ '~~N~ii11 [!fl~ l 'Tf'1:J !r'ì: "''~t1 :l~1Ì i~N~1 t:ìWiJ l';l~ 1'9P.Q i1~0 z,~1'P~ "1'7~~ N~fl;:~ ci~~ hrtt:l7~iJ z,~r:n34 :'n'7.1JO '?. :v>ow;, Ni:l n1h nog1 :lilm-,.u OiN n::J.l i1:l:>i~:l :qi'P~i'7. oi?'P:jl il)'~-r,tt i1J~i1~-':J'7g t>~'Pii1~ :l'P~1'\ t>~'Pii1~ "1'7~;:~-Z,Itt ,~N~1.h!hiJ ;~~0-l:;J. N~i)~ 1'J-?-Z,Itt Nf,!~12 :;,:v,~ '~.~7o ~~~ 'il'~\' nN 9~ :1n~l) i1~1,; ,~~w7~ itlf? vW1?n l'1~0-l0 hiiW~O .r;qp:;l-'f. ':J'g~ ~~~1?~ 0':?,-it> O''J:tl z,~~3 :o'ryz,~v W:17 '!r:t:t7 ~it:;lrn •,•

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18,29 Mi travestirò per andare (tti~~ to~tr!!rT) - In ebraico sono due infiniti assoluti, che perciò si traducono come richiede il contesto (cfr. anche la Settanta e la Vulgata).

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18,33 A caso (i~Ct7) - Il significato non è chiaro, perché eh indica la «completezza» (per cui la Settanta traduce Eixn6xwç «colpendo bene nel segno»). Si preferisce segui-

La battaglia (18,28-34). Come YHWH ha ingannato Al,lab, così Al,lab cerca di in-

gannare i suoi nemici travestendosi per non farsi riconoscere. Egli però manda avanti Yoshafat coi vestiti regali, così sarebbe stato un bersaglio al suo posto. Questo accade (v. 31 ), ma Yoshafat grida al Signore. In l Re 22,32 Yoshafat gridava e veniva perciò riconosciuto, invece qui il grido è una preghiera che provoca la risposta divina: «e YHWH lo aiutò. Dio li allontanò da lui)). La risposta divina alla richiesta umana è ciò che chiedeva Salomone nella preghiera di consacrazione del tempio (6,34-35) e il Cronista la riporta più volte nelle battaglie (lCr 5,20; 2Cr 13,14-15; 14,10; 20,9; 32,20). L'aiuto divino è un altro motivo tipico del Cronista (vedi anche l Cr 12, 19; 2Cr 25 ,8; 26,7.15). Conclusione (19,1-3). I dettagli della morte diAQab sono trascurati perché non interessano il nostro autore, che invece inserisce il suo commento. Egli intende presentare Yoshafat sul modello di Asa: come Asa ha ricevuto una condanna

301

2CRONACHE 19,3

2811

re d'Israele e Yoshafat re di Giuda attaccarono Ramat di Ghil'ad. 2911 re d'Israele disse a Yoshafat: «Mi travestirò per andare in battaglia, ma tu indossa i tuoi abiti». Il re d'Israele si travestì e andarono in battaglia. 300ra il re di Aram aveva ordinato ai comandanti dei suoi carri: «Non combattete né col piccolo né col grande, ma col re d'Israele soltanto». 31 Quando i comandanti dei carri videro Yoshafat, dissero: «È il re d'Israele!». Lo circondarono per combattere, Yoshafat gridò e YHWH lo aiutò. Dio li allontanò da lui. 32Quando i comandanti dei carri videro che non era il re d'Israele si ritirano da lui. 33 Ma un uomo tirò a caso con l'arco e colpì il re d'Israele in mezzo alle giunture, cioè in mezzo alla corazza. Disse ali' auriga: «Gira indietro e fammi uscire dal campo, perché sono stato ferito». 34La battaglia proseguì in quel giorno, mentre il re d'Israele era immobile sul carro di fronte ad Aram, fino alla sera. Morì nel momento in cui il sole tramonta. 1Yoshafat re di Giuda tornò a casa sua in pace, a Gerusalemme. 211 veggente Yehu figlio di I:I.anani gli uscì incontro e gli disse: «Forse si aiuta l'empio? Tu ami quelli che odiano YHWH! Per questo l'ira di YHWH è su di te. 3Tuttavia sono state riconosciute le tue buone opere, perché hai bruciato i pali sacri del paese e ti sei dedicato a cercare Dio».

19

re la Vulgata (in incertum) perché il senso si adatta anche a 2Sam 15,11, dove il termine è seguito dall'espressione «e non sapevano niente)).

Gira indietro (1'"'!: l El t))- Alla lettera questa espressione si potrebbe anche rendere con: «gira le tue mani)) nel senso di «cambia direzione)).

dal veggente ijanani per la sua alleanza con gli stranieri ( 16, 1-9), così anche Yoshafat viene condannato dal veggente Yehu, figlio di ijanani. Mentre la storia deuteronomista voleva mostrare il compimento della profezia, il Cronista vuol presentare un'altra morale: il re giusto deve confidare nel Signore (20,15-17; 32,7-8) ed evitare alleanza con gli stranieri (16,2-9; 20,35-37; 25,6-8; 28,16-23). Aiutare gli altri (19,2) è un capovolgimento di valori, perché l'aiuto viene sempre da Dio ( 18,31 ). L'amore per chi odia il Signore va qui inteso come tipica relazione politica, infatti nei testi egiziani e mesopotamici si richiede l'amore del sovrano e dei sudditi, che implica innanzitutto la lealtà e la fedeltà. Il riferimento ai pali sacri rimanda a 17,6, mentre il riferimento alle «buone opere)) (d"biirim tobim: 19,3) rimanda alla fine del regno di Rebab' am per indicare una mitigazione della colpa del re (12,12).

302

2CRONACHE 19,4

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>. Sollevare il volto di un altro è il contrario di umiliarlo, è un segno di onore (2Re

5,1) e di favore (Gen 19,21; 32,21). 19,8 Quando ritornarono (t~~:1) -Così il Testo Masoretico (da :n~). ma si può vocalizzare diversamente ~~u;·.1 «e

19,4-11 Amministrazione della giustizia La narrazione della riorganizzazione promossa da Yoshafat rientra nel piano del Cronista di presentare il suo regno come parallelo a quello del padre Asa, dove l'attività riformatrice era distribuita in due parti (14,3-5; 15,8-15); inoltre l'interesse per il riordino e/o restaw-azione del culto verrà attribuito anche ad altri re (24,4-11; 30; 33,1617; 34,3-7). Abitualmente si parla di riforma, però nel testo non c'è nessun elemento che mostri che ci sia qualche innovazione; piuttosto che sull'organizzazione il testo insiste sul pericolo della corruzione. L'episodio è privo di paralleli in l Re, perciò viene attribuito a una fonte diversa oppure allo stesso Cronista, che magari ha sviluppato in senso eziologico il significato del nome Yoshafat, «YHWH giudica)). I provvedimenti descritti dipendono da Dt 16,18-20 e 17.8-13, ma gli storici discutono se essi rappresentino eventualmente uno stadio più antico dell'organizzazione giuridica. . L'annotazione che Yoshafat uscì «di nuovo» (wa.v.vosob: v. 4) sembrerebbe supporre una precedente azione simile, ma può servire per fare un gioco di parole col successivo «far tornare)) (wa)fsibem). La riforma è limitata al regno di Giuda. Le montagne di Efrayim. che sono il confine settentrionale, erano una zona contesa col regno del Nord (13,4): qui Asa aveva conquistato delle città che ora sono sotto il controllo di Yoshafat (15,8; 17,2). L'espressione «Dio dei loro padri» è frequente nel

303

2CRONACHE 19,10

4Yoshafat

risiedette a Gerusalemme e si recò di nuovo tra la gente, da Beer-Sheba fino alla montagna di Efrayim e li fece tornare a YHWH Dio dei loro padri. 5Stabilì giudici nel paese in tutte le città fortificate di Giuda, città per città. 6Disse ai giudici: «Badate a ciò che fate, perché non giudicate in nome di un uomo ma in nome di YHWH: è con voi nella sentenza. 7E ora abbiate il terrore di YHWH. Agite con attenzione perché presso YHWH nostro Dio non c'è ingiustizia, né preferenze, né accetta una bustarella». 8Anèhe a Gerusalemme Yoshafat stabilì alcuni leviti e sacerdoti e alcuni capi delle casate d'Israele per (emettere) le sentenze di YHWH e per le liti. Quando ritornarono a Gerusalemme, 9comandò loro dicendo: «Agite così: nel timore di YHWH, con fedeltà e con mente integra. 10Su ogni lite che arriverà davanti a voi da parte dei vostri fratelli, che abitano nelle loro città, (una lite) che riguardi un omicidio, una legge, un comandamento, statuti e sentenze, li istruirete perché non siano colpevoli verso YHWH né ci sia ira su di voi e sui vostri fratelli. Agite così e non sarete colpevoli. risiedettero» (da ~~·). Sulla base della Settanta (toùç KatOLKoùvtaç) e della Vulgata (habitatoribus) si è proposto di correggere in •:;-a;ì• «gli abitanti di»

(versione CEI). Ma si può conservare il Testo Masoretico, perché esso segna la conclusione del viaggio di Yoshafat iniziato al v. 4.

Cronista (1Cr 29,20; 2Cr 7,22; 11,16; 13,12.18; 14,3; 15,12; 20,6; 24,18.24; 28,6.9; 29,5; 30,7.22; 34,32.33; 36,15). Il giudice compie la sua attività (v. 6) come rappresentante di YHWH, perché il titolo di giusto giudice è un attributo divino (Sal 7 ,12; 9,5; Ger 11,20). Il Signore è anche un giudice incorruttibile che non fa «preferenze, né accetta una bustarella», secondo la formula di Dt l O, 17, perciò vengono richieste ai giudici le stesse caratteristiche (Dt 16, 19; 27 ,25). Il problema della corruzione doveva essere molto diffuso (l Sam 8,3) perché viene presentato in testi caratterizzati da diversi generi letterari (ls 1,23; 5,23; 33,15; Mi 3,11; Sall5,5; 26,10; Pr 17,23). Mentre nel resto del paese ci sono i giudici, a Gerusalemme (v. 8) ci sono anche sacerdoti e leviti impegnati n eli 'attività giudiziaria (Dt 17,9; vedi l Cr 26,29); l 'importanza del loro compito è sottolineato dalla ripetizione della formula «agite così», che fa da comice ai vv. 9-1 O. Sembra che qui si tratti di un tribunale di seconda istanza per cause che venivano portate dal di fuori. La necessità di un'autorità giudiziaria superiore risale già alle tradizioni mosaiche: Mosè stabilisce giudici ma si riserva le cause troppo difficili (Es 18,22; Dt l, 16-17). Il rimando a questi testi del Pentateuco lo si riconosce dal vocabolario: la prescrizione di presentare i casi difficili come le vendette (v. IO: ben-diim J•dam) rimanda chiaramente a Dt 17,8; la necessità di

304

2CRONACHE 19,11

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//20,31-21,1 Testo parallelo: 1Re22,41-49.51 20,34 Inserito (:'!,l1h)- La forma hofal del verbo:'!'(~ è rara (~fr. Gdc 6,28; Na 2,8) e con

questo significato ricorre solo qui. Le versioni antiche sembrano supporre che Yehu abbia scritto il Libro dei re d'Israele: la

la dichiarazione di Ciro (36,23), secondo cui Dio gli ha dato tutti i regni della terra: la regalità è di YHWH che la può trasferire anche a sovrani stranieri. La quiete dai nemici e la pace (v. 30) sono ricompense per la fedeltà del re (cfr. 1Cr 22,9). La persistenza del tema della guerra santa mostra che la comunità del Cronista non doveva essere contenta della propria situazione, bensì nutrisse qualche speranza escatologica; però se si spera solo nell'intervento divino si rischia di giustificare un atteggiamento passivo nel mantenimento dello status quo. 20,31-37 La .fine del regno di Yoshafat Il sommario sul regno di Yoshafat (20,31-34) ha un parallelo in l Re, ma con alcune importanti variazioni. Il Cronista continua a presentare Yoshafat sul modello del padre Asa (2Cr 17 ,3) e qui ne aggiunge il nome (v. 32). Come del padre ( 14,2-4; 15, 17) anche del figlio prima si dice che ha rimosso le alture e poi lo si nega (v. 33; cfr. 17,6); si tratta comunque di una formula fissa. Mentre in l Re la formula proseguiva in modo standardizzato, dicendo che «il popolo ancora sacrificava e offiiva incenso sulle alture» (2Re 12,4; 14,4; 15,4.35), il Cronista sostituisce l'immagine di un culto sbagliato con una formula in linea con la propria teologia del cuore integro (l Cr 12, 18.39; 22, 19; 28,9) e del dirigere la propria mente verso Dio (lCr 29,18; 2Cr 19,3; 30,19). Qui comincia un'operazione di discredito della popolazione di Giuda, che prosegue in 27,2 e 28,6, poi verrà ribaltata in 30,12 e 31, l, ma solo per precipitare alla fine in 36,14-17. La formula del v. 33, che riferisce la non eliminazione delle alture, nel libro dei Re ricorre per

313

2CRONACHE 20,37

31 Yoshafat

regnò su Giuda. Aveva trentacinque anni quando divenne re e regnò venticinque anni a Gerusalemme. Il nome di sua madre era Azuba figlia di Shil]J.i. 32 Seguì la condotta di suo padre Asa e non si allontanò da essa facendo ciò che è retto agli occhi di YHWH. 33 Solo non rimossero le alture e pure il popolo non fissò la sua mente verso il Dio dei loro padri. 3411 resto delle gesta di Yoshafat, le prime e le ultime, sono scritte sugli Atti di Yehu figlio di ijanani, che è stato inserito nel Libro dei re d'Israele. 35Dopo ciò Yoshafat, re di Giuda, si associò con Al}.azya, re d'Israele, che agiva da malvagio. 36 Si associarono con lui per costruire navi per andare a Tarshish. Costruirono navi a Ezyon-Gheber. 37Eli'ezer figlio di Dodavahu da Maresha profetizzò su Yoshafat dicendo: «Siccome ti sei associato con Al}.azya, YHWH ha demolito le tue opere». Si spezzarono le navi e nc,n furono in grado di andare a Tarshish. Settanta «il quale ha scritto il Libro dei re d'Israele (oç Kat{ypaljltev ~L~l(ov jXxml{wv lopal]À)»; la Vulgata quae digessit in libro

regum lsrahel («che ha narrato nel libro dei re d'Israele»). 20,36 Tarshish- Cfr. nota a 2Cr 9,21.

sei re (Asa, Yoshafat, Yoash, Amazya, Azarya, Yotam), ma viene riportata dal Cronista solo un'altra volta, per Asa (2Cr 15,17); sarà ijizqiyya a eliminarle (32,12). In l Re la fonte sono le «Cronache dei re di Giuda)), qui al v. 34 il Cronista inserisce nuovamente (cfr. 2Cr 9,29) una fonte profetica: «gli Atti di Yehu figlio di ijanani)) che sono una parte di un libro dei re d 'Israele, che non va identificato con 1-2 Re (dove Yehu appare solo in l Re 16,1.7.12 contro il re del Nord Ba'asa). Nel sommario di l Re su Yoshafat c'è anche un accenno ai prostituti sacri (l Re 22,47) ma il Cronista lo tralascia come ha già fatto in 2Cr 12,14. Un 'impresa fallita (20,35-37). Si narra una storia con elementi simili a IRe 22,49-50 ma con uno svolgimento diverso. In l Re Yoshafat costruisce delle navi che poi si sfasciano, allora il re Al}.azya figlio di Abab gli offre la sua collaborazione ma Yoshafat rifiuta. Il Cronista invece spiega la distruzione delle navi come una conseguenza della condanna divina della precedente alleanza con Al}.azya, pronunciata da un uomo ispirato. Eli'ezer non compare con nessun titolo, perciò il Cronista lo presenta come un laico (cfr. 2Cr 15,1); il suo nome «Dio è aiuto)) corrisponde al suo messaggio: l'aiuto va cercato nel Signore, non nelle alleanze umane. Il verbo «associarsh> (bobar) è il filo conduttore di questo breve racconto e ricorre solo qui nel libro (vv. 35.36.37). In questo modo il Cronista mostra la sua avversione alle alleanze straniere e verifica l'efficacia del principio della retribuzione immediata. La contestazione di alleanze straniere è un messaggio alla comunità dell'autore, perché mantenga la propria identità.

314

2CRONACHE 21,1

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21,2 Israele (',N.l~') - La Settanta corregge in «Giuda» (Iouoa) tenendo conto

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partecipato alle guerre del Nord (2Cr 18), Yoram aveva sposato la figlia di un re del Nord (21 ,6) e Al}azya partecipa a una guerra del Nord (22,5). Sono i re del Sud che vanno a far visita ai re del Nord (IRe 22,2; 2Re 9,16; 10,13) e sembra abbiano un ruolo subordinato (l Re 22,30). In questi versetti il Cronista introduce per tre volte dei consiglieri (yo 'izyfm), che lasciano presagire una brutta fine (cfr. 2Cr l 0,8-11 ). 22,5b-12 Morte di A~azya La battaglia avviene a Ramot di Ghil'ad, dove era già avvenuta quella in cui Yoshafat rischiò di morire al posto del re d'Israele (2Cr 18). Ora si presenta lo stesso Scenario e ci si aspetta una conseguenza nociva per Al}azya. Mentre per 2 Re la morte di Al}azya sembra la conseguenza dell'eccessivo zelo di Yehu nel compiere il suo colpo di stato in Israele, per il Cronista invece è il risultato della volontà divina, perché queste alleanze umane sono una mancanza di fiducia nel Signore. In tal caso il re che segue i consigli della famiglia di Al}ab subisce la stessa loro sorte.

324

2CRONACHE 22,7

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22,9 Lo uccisero Oiltl~~1)- Si può vocalizzare al singolare ,i!f10'1 «io uccise», come hanno letto la Settanta" (anÉKTELVEv n:uTov) e la Vulgata (occidit; cfr. versione CEI).

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//22,10-24,14 Testo parallelo: 2Re ll,1-12,17 22,10 Eliminò - La Settanta ha àtrwlfOfV («distrusse»); la Vulgatainteifecit(«annientò» ). Anche per questo, ,"1.11!1 (che di solito

Il v. 7 inoltre suppone che il lettore conosca tutta la storia di Yehu. Mentre in 2Re 10,13-14 sono i fratelli di Al).azya a venir uccisi da Yehu, in Cronache-sono già stati uccisi da una banda di Arabi (v. l), perciò ora il Cronista scrive «i figli dei fratelli» (v. 8). Comunque, la terminologia di parentela non va intesa in senso rigido, perché spesso indica rapporti non così stretti ed è sovente usata come indicazione di appartenenza a un gruppo. A questo punto però sorge un problema cronologico, perché nel testo parallelo Al).azya muore prima dei suoi figli (2Re 9,27), ma può darsi che il Cronista volesse concludere la sua narrazione con la morte del re. n v. 9 pone altri due problemi: secondo 2Re 9;1.7 Al}azya sarebbe stato colpito verso Yible'am e sarebbe morto a Meghiddo, invece il Cronista lo fa morire a Samaria; inoltre in 2Re 9;1.8 egli viene sepolto a Gerusalemme nelle tombe reali, ma il Cronista sembm lasciar intendere che l'abbiano seppellito dove è morto (anche degli ultimi re di Giuda non dice dove furono sepolti). Qualcuno pensa che il Cronista si sia servito di un'altra fonte, altri cercano di armonizzare i due racconti, comunque è chiaro che il Cronista ha scritto la narrazione alla luce della teologia della retribuzione immediata. Con la comparsa della reginaAtalya (v. IO) la narrazione ritorna parallela a 2 Re, con qualche dettaglio proprio del Cronista. La fine di Al}azya e la volontà di stenninare tutta la famiglia reale

325

2CRONACHE 22,12

Ma da Dio veniva la rovina di Al).azya, cioè (la decisione di) recarsi da Yoram. Quando giunse uscì con Yoram incontro a Yehu figlio di Nimshi, che YHWH aveva unto per distruggere la casa di Abab. 8Mentre Yehu faceva giustizia della casa di Al}ab incontrò i comandanti di Giuda e i figli dei fratelli di Abazya, che servivano Abazya, e li uccise. 9Cercò AQazya. Lo presero, mentre stava nascosto in Samaria, lo portarono da Yehu, lo uccisero e lo seppellirono, perché dissero: «Lui è figlio di Yoshafat, che cercò YHWH con tutta la sua mente». La casa di AQazya non ebbe nessuno in grado di regnare. 10Atalya, madre di AQazya, seppe che suo figlio era morto, e agì: eliminò tutti i discendenti reali della dinastia di Giuda. 11 Yoshab'at, la figlia del re, prese Yoash figlio di Al}azya e lo rapì di mezzo ai figli del re destinati alla morte. Mise lui e la sua balia nella stanza dei letti. Yoshab'at, figlia del re Yoram, moglie del sacerdote Yoyada, era infatti sorella di AQazya, lo nascose alla vista di Atalya ed ella non lo mise a morte. 12(Yoash) rimase con loro nascosto sei anni nel tempio, mentre Atalya regnava sul paese. 7

significa: «disse») è spesso corretto in 1:;.~1 («distrusse») sulla base di 2Re Il, l. Invece di correggere qualcuno propone il significato dell'arabo «tramare» (dbr II forma); ora in-

vece si ritiene che la radice 1:::11 abbia anche il significato di «sterminare». 22,11 Balia (inpl·~)- Alla lettera, «colei che gli dà da succhiare».

fanno ritornare al punto di partenza dopo la morte di Saul: nessuno è in grado di regnare. Anche il figlio sopravvissuto ha la caratteristica di essere piccolo, perché ha ancora la balia La mamma che uccide i figli rientra nelle tipologie dei racconti del folklore e nella mitologia, come anche il figlio nascosto che poi ricompare. Questo tipo di racconti serve per camuffare un cambiamento storico: chi prende il potere deve legittimarsi e il classico criterio di legittimità dell'autorità tradizionale è l'eredità, cioè il collegamento genealogico all'autorità precedente. La narrazione mette in contrapposizione due donne, infatti Atalya si trova di fronte un'altra donna: Yoshab'at, anche ella figlia del re. Ella è «sorella di Al)azya>> (22, 11 ), ma ciò non implica che sia figlia di Atalya, l 'unica madre presente nel racconto, perché un re poteva avere un harem. nCronista aggiunge che essa è la moglie del sacerdote Yoyada e così spiega anche perché il bambino viene nascosto nel tempio: esso rappresenta la lampada che il Signore si è riservata (21,1). C'è anche un dramma in questa storia: lei e Yoyada salvano la vita al re che poi ucciderà il loro figlio Zaccaria (24,22). Atalya regna per sei anni (v. 12), ma il Cronista e anche la storiografia deuteronomista evitano di usare per lei le formule di accesso al trono o di conclusione del regno, in questo modo si evita di far apparire questi sei anni come uno dei periodi di regno ufficiali della storia della monarchia.

326

2CRONACHE 23,1

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:nii??t:'~~-n~ fP!:liJ VJ~iil; 19-~ 23,1 Strinse alleanza (n~ ~~ .. ·nr"!)-Aila lettera, «prese... con sé nell'alleanza». Alcune versioni considerano l'espressione ~ im~ come isolata alla fine del versetto, per cui devono integrarla con \Ul verbo «e concluse oo'alleanza con loro» (versione CEI), oppure tradurla come ooa relativa «che erano legati a lui da \Ul patto».

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23,4 Alle soglie degli ingressi (c•~lJ "!.~~) - Alla lettera, «portieri delle soglie», ma l'espressione è strana, per cui è meglio leggere·~ :;~ O'ì':!iV?T?01 'J~i'!fll ni~~0 ''J'P-n~ t6!:l0 vtii1; N~i-1 14 :iw~ iWi:.. i~Nr;t1

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23,9 Pelte (C'tp~t;i0) - Seguendo la Settanta 1:à. 01TJ..a («scudi>> o «armi») e la Vulgata peltas. Il significato è incerto (cfr. nota a l Cr 18,7).

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). Testo (tli'1l~)- Cfr. nota a 2Cr 13,22. Il 25,1-4 Testo parallelo: 2Re 14,2-6

è concentrica: all'inizio Amazya uccide gli assassini del padre (a: vv. 1-4), poi l'ascolto della parola di un uomo di Dio procura la vittoria (b: vv. 5-13); al centro, a segnare la svolta dalla fase positiva alla negativa c'è l'idolatria del re e il non ascolto della parola di un profeta (c: vv. 14-16); in seguito, il non ascolto della parola del nemico procura la sconfitta (b ': vv. 17-24) e Amazya viene assassinato (a': vv. 25-28). 25,1-4 Ascesa al trono di Amazya Rispetto a 2 Re il Cronista evita di riportare il sincronismo coi re del Nord e il riferimento alle alture (come ha fatto in 24,1-4), inoltre, invece di dire che Amazya non fu come David suo antenato, utilizza una sua formula tipica e scrive che agì «non con mente integra» (cfr. ICr 12,39). Questa osservazione (cfr. 2Cr 24,2; 26,4-5) annuncia un regno diviso in due periodi, uno positivo e l'altro negativo. I ventinove anni di regno di Amazya sono troppi se si controllano i sincronismi

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2CRONACHE 25,4

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25,4 Perché('~)- La congiunzione manca nella Settanta, nella Vulgata e nel parallelo 2Re 14,6, perciò alcuni la eliminano (cfr. versione CEI). Qualcuno la conserva e dopo legge ::l~nf invece di ::l~nf~• traducendo: «perché è scritto». 25,7 L'uomo di Dio (t:l'iT""~;;t ~·tt)- In ebraico il sintagma è determinato, ma le

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versioni moderne lo considerano indeterminato «un uomm>, come se ce ne fossero tanti e uno avesse preso l'iniziativa di recarsi dal re. Ma «l'uomo» di Dio è proprio quello determinato dall'essere stato scelto da Dio in quell'occasione. 25,8 Altrimenti va', fa' (come vuoi), rafforzati per la battaglia- L'inizio del versetto

coi re del Nord in 2Re, può darsi che ci sia stato un periodo di coreggenza di Uzziyya quando fu preso prigioniero (2Cr 25,23). Anche in 2 Re la giustificazione della vendetta di Amazya sugli assassini del padre è una citazione di Dt 24,16 (poi ripresa in Ez 18,20; cfr. anche Ger 31 ,29) ed è coerente con la teologia della responsabilità individuale che, a sua volta, è coerente con la teologia della retribuzione immediata. 25,5-13 Amazya ascolta l'uomo di Dio Nella parte propria il Cronista presenta un censimento della popolazione a scopo militare (v. 5) come quelli di David (lCr 21) e di Yoshafat (2Cr 17,14-19), eseguito sulla base della divisione in tribù. Il riferimento ai vent'anni, previsto da Nm 1,18, rimanda al censimento di David (lCr 27,23). Anche se la cifra è spropositata, il numero di soldati è comunque inferiore a quello dei suoi predecessori (2Cr 13,3; 14,7-8; 17,14-18), perciò assolda soldati dal Nord. Al v. 7 compare

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2CRONACHE 25,9

Ma non mise a morte i loro figli, perché, come sta scritto nella legge, nel libro di Mosè che YHWH comandò: «Non morranno i padri per colpa dei figli né i figli morranno per colpa dei padri, ciascuno per il proprio peccato morirà». 5Amazya radunò (gli uomini di) Giuda e li inquadrò secondo la casata sotto i comandanti delle migliaia e i comandanti delle centurie per tutto Giuda e Beniamino; li passò in rassegna dai vent'anni in su e ne trovò trecentomila scelti, che potevano uscire in combattimento portando lancia e clipeo. 6Assoldò da Israele centomila guerrieri valorosi per cento kikkar d'argento. 7Ma l'uomo di Dio andò da lui a dire: «0 re, non venga con te l'esercito d'Israele, perché YHWH non è con Israele, (con) nessun Efrayimita. 8Altrimenti va', fa' (come vuoi), rafforzati per la battaglia! Dio ti farà barcollare di fronte al nemico, perché Dio ha la forza per aiutare e per far barcollare». 9Amazya disse ali 'uomo di Dio: «Ma cosa dovrò fare dei cento kikkar che ho dato alla truppa d'Israele?». L'uomo di Dio disse: «YHWH può darti molto di più di questo».

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(:11?':17~? P!Q :1\t!~ ;,~~ tt~·ctt ':;>)è piuttosto complicato e sono state proposte varie correzioni per renderlo coerente col seguito. La Settanta Éà.v imoAIXPuç Kancrxucra~ l:v -rou-rmç («se tu intraprendi a ratforzarti con questi»); la Vulgata si putas in robore exercitus bella consistere («se pensi che le guerre consistono nella forza dell'esercito»).

Altre traduzioni sono state proposte: «ma se attraverso essi (C~ invece di N~) vorrai ottenere un rinforzo per la battaglia», «perché se vengono avrai un bel darti da fare e combattere valorosamente», «se egli viene (tt~), non ti gioverà essere forte in battaglia». Accettiamo la soluzione della versione CEI perché non modifica il Testo Masoretico.

sulla scena l' «uomo di Dio)) senza nome, e di solito lo si definisce un profeta perché questa formula è tipica di 1-2 Re per presentare i profeti, ma il Cronista non limita l'uso di questo titolo a una sola categoria, infatti lo usa per più individui: David (l Cr 23, 14; 2Cr 8, 14; cfr. Ne 12,24.36), Mosè (2Cr 30, 16; cfr. Dt 33, l; Gs 14,6; Esd 3,2; Sal 90,1) e il profeta Shema'ya (2Cr 11,2). L'alleanza col regno del Nord viene condannata perché per il Cronista manifesta sempre un rifiuto di fidarsi solo del Signore (cfr. 2Cr 19,1-3). Qui viene aggiunto un ulteriore motivo per evitare l'alleanza, che è una efficace sintesi del discorso di Abiyya alle tribù del Nord (13,4-12): YHWH non è con Israele (25,7). Infine, non è necessaria alla guerra santa: Israele è sempre inferiore al nemico ma è il Signore che combatte, perciò il numero non conta (25,8; cfr. 20,15-17; 32,7-8). La risposta di Amazya sembra un po' meschina (v. 9): si preoccupa solo dei kikkar versati; però essa serve a far risaltare quanto di più darà il Signore. Non viene fornito nessun mo-

342

2CRONACHE 25,10

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- Il suffisso pronominale è WI'anticipazione del!' oggetto, però si potrebbe anche interpretare

come fanno alcWii «separò i suoi dalla truppa». A casa loro (CI?iPJ?~)- Alla lettera, W1 o~~7~ :.l~.iNv-?~ 17~7 1Jl?7 ?~n T1~:jl i1gt:J7~ 'WiV niNP. W9.Q1 O'~?~ lT

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26,5 Visione (ntt"1::l) - Cfr. la Vulgata et videntis («e che vedeva»). Alcuni preferiscono seguire la Settanta Èv ~ «nel timore» (MJ:.tT~), come ritroviamo anche in l Cr 13, 12; 2Cr 6,31.33; 19,9. Forse si può interpretare: «che spiegava le modalità o i significati delle manifestazioni divine».

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26,7 Gur-Ba 'al (L:l~f-,,~)- Poiché Gur è una località sconosciuta qualcuno propone ,l~::l «in Gherào) (cfr. 2Cr 14,12.13; la località è menzionata otto volte in Genesi); il Targum ha ,p~ («in Ghezem ). 26,8 Ammoniti (C'~io~;:T) - Poiché tutte le campagne di Uzziyya sono dirette verso le

«durante la vita di Zaccaria» (v. 5; cfr. 24,2; 25,2). Non sappiamo chi sia questo personaggio, però il Cronista crea un parallelismo tra lui e il sacerdote Yoyada sotto il re Yoash (24,2.14), richiamato anche dal nome Zaccaria (z"karyiihu), che è lo stesso del figlio di Yoyada (z"karyd: 24,20). La riconquista di Elot (v. 2) è un richiamo all'impero salomonico (8, 17).

349

2CRONACHE 26,13

U zziyya aveva sedici anni quando divenne re e regnò cinquantadue anni in Gerusalemme. Il nome di sua madre era Yekilya da Gerusalemme. 4Fece ciò che è retto agli occhi di YHWH, imitando tutto quello che fece suo padre Amazya. 5Fu intento a cercare Dio durante la vita di Zaccaria, che spiegava la visione di Dio. Nel periodo in cui cercò YHWH, Dio gli diede successo. 6Uscì a combattere coi Filistei e fece una breccia nelle mura di Gat, nelle mura di Yabne e nelle mura di Ashdod. Costruì città contro Ashdod e contro i Filistei. 7Dio lo aiutò contro i Filistei e contro gli Arabi, che abitano a Gur-Ba'al, e i Me'uniti. 8Gli Ammoniti consegnarono un tributo a Uzziyya. La sua fama raggiunse il confine dell'Egitto, perché si era oltremodo rafforzato. 9Uzziyya costruì torri a Gerusalemme sulla porta dell'Angolo, sulla porta della Valle e sul contrafforte d'angolo e le fortificò. 10Costruì torri nel deserto, scavò molte cisterne, perché aveva molto bestiame nella pianura e nelle alture, agricoltori e vignaioli sulle montagne e nei frutteti, perché amava la terra. 11 Uzziyya aveva un esercito da combattimento, uscivano armati in divisioni, secondo il computo del loro reclutamento fatto per mano dello scriba Yeu'el e dell'ufficiale Ma'aseya, a disposizione di ijananya, uno dei comandanti del re. 1211 numero complessivo dei capi dei casati dei guerrieri valorosi era duemilaseicento; 13a loro disposizione c'era una forza militare di trecentosettemilacinquecento combattenti di grande valore per sostenere il re contro il nemico. 3

zone meridionali alcuni accettano la variante dellaSettanta «Me'uniti)) (Mwa1oL), che però potrebbe essere influenzata dalla ricorrenza nel versetto precedente. 26,10 Amava la terra (i1:;:t i1f?1~ ::l;:tk)Meglio la Settanta (cjnÀoyÉwpyoç «amante de li' agricoltura))) che la Vulgata (homo agri-

culturae deditus, ~N~:1 ~lir.fi?J;1~1 ~N~O 1tPN hNot:m-~::> nN ~N'Yi~l 'Ìi10~ ~1li1"-n':J i10'l!l~ 0'li1!:>ri' :IT

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31.3 La porzione del re ('Ù~::r M~f?,) - Il complemento è sempre retto da «l:lizqìyya ristabilì» (v. 2). La Settanta (Kcxl f..LEplc;

-roil ~cxcnì..Éwç) e la Vulgata (pars autem regis), usando il nominativo, iniziano una nuova frase «una parte dei beni

sacrifici, i secondi a officiare (o «servire», ebraico /i?~ T~Q b'~~Q!:>iJ wn~çD n~1 17 :C~'lJiP7r:t~f CUi11?lPQf C~1i:tP.7 Cf.}"lJi11?lPQf i1'?Jt'f?.7~ ila~ C''Jo/~ l#Q 0~17tq OÒ"lJÌ:l~ n'~7 •

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31,15 Minyamin (1~~~~,) - Questo nome è un hapax (in Ne 12,17.41 c'è, però, al forma molto simile 1'~~~~ ), perciò la Settanta e molti codici della Vulgata hanno corretto in «Beniamino», che è una contaminazione con un nome molto diffuso. 31,16A parte (,~'pl:l)- La SettantaÈ:Kt&; («eccetto»), la Vulgata exceptis («eccetto»), la versione CEI «oltre a>>. Ci si aspetterebbe ), la versione CEI traduce «a Gerusalemme assediata».

loro un discorso, che può ricordare il sermone levitico per il riferimento scritturistico a Gs 10,25 («siate forti e coraggiosi», «non temete, non siate sgomenti») e l'allusione a Ger 17,5 (maledetto «chi pone nella carne il suo sostegno»); oppure può richiamare l'allocuzione del sacerdote in occasione della guerra santa (Dt 20,2-4; cfr. 2Cr 20, 15-17). A differenza di 2 Re, I;lizqiyya confida solo nel Signore e non n eli' aiuto d eli 'Egitto. Il v. 8 gioca sull'opposizione tra «al suo fianco» e «al nostro fianco» e richiama le dichiarazioni che il Signore è «al fianco» dei suoi fedeli (13,12; 15,2; 20,17). Il discorso dei messaggeri di San/:lerib (32,9-19) è un tipico esempio di guerra psicologica per instillare paura e far perdere a I;lizqiyya il consenso della popolazione. Vengono mescolati insieme i due discorsi e la lettera presenti in 2 Re. Il discorso di Sanl,lerib ha quasi il tono dei discorsi profetici: prima argomenta (vv. l 0-14) poi intro-

388

2CRONACHE 32,13

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ma alternativa di c'çil1, come hanno inteso anche le versioni antiche. 33,8 Vostri padri (C::;1'1:!:!~) - La Settanta

i re dopo ijizqiyya e un simile cambiamento avverrà anche per le formule della morte dei re. Manca il paragone tra Manasse e Al}.ab (2Re 21,3), che rappresenta il peggior re del Nord, forse perché il Cronista non ha parlato della sua apostasia o perché per lui Al;taz è il re peggiore o probabilmente perché non si adattava alla successiva conversione di Manasse. Si possono distinguere tre momenti, segnati dal crescendo del «male» commesso. Nel primo momento (vv. 2-3) il re «compì il male» come le nazioni, ripristinando ciò che il padre distrusse; nel secondo (vv. 4-6) «moltiplicò il male»; nel terzo (vv. 7-9) spinse il popolo ad «agire peggio delle nazioni». Contemporaneamente c'è un crescendo nella presenza del Signore: nel primo momento si ricorda l'azione divina di scacciare le nazioni davanti a Israele (v. 2), quindi si allude al dono della terra, che ora viene contaminata dalle alture. Nel secondo e nel terzo momento viene riportata una parola di YHWH, prima riferita a Gerusalemme (v. 4; formulazione che allude a 7,16) e poi anche al tempio (v. 7). A questo punto Manasse si trova nella situazione prevista dal Signore in 2Cr

395

2CRONACHE 33,9

Compì il male agli occhi di YHWH imitando le abominazioni delle nazioni che YHWH aveva scacciato di fronte ai figli d'Israele. 3Riprese a costruire le alture che suo padre l:lizqiyya aveva abbattuto, innalzò altari ai Ba' al, realizzò pali sacri, adorò tutto l'esercito del cielo e li servì. 4Costruì altari nel tempio di YHWH di cui YHWH aveva detto: «In Gerusalemme sarà il mio nome per sempre». 5Costruì altari a tutto l'esercito del cielo nei due cortili del tempio di YHWH. 6Lui stesso fece passare i suoi figli nel fuoco nella valle di Ben-Hinnom. Si serviva della divinazione, osservava i segni, praticava la magia, istituì negromanti ed evocatori di spiriti. Moltiplicò il male agli occhi di YHWH, così da irritarlo. 7Mise l'immagine dell'idolo che aveva costruito nel tempio di cui Dio disse a David e a suo figlio Salomone: «In questo tempio e in Gerusalemme, che ho scelto tra tutte le tribù d'Israele, porrò il mio nome per sempre 8e non continuerò ad allontanare i passi d'Israele dal suolo che ho stabilito per i vostri padri, solo se baderanno a mettere in pratica tutto ciò che ordinai loro, tutta la Legge, gli statuti e i comandamenti dati per mezzo di Mosè». 9Manasse fece errare Giuda e gli abitanti di Gerusalemme, così da agire peggio delle nazioni che YHWH distrusse davanti ai figli d'Israele.

2

(rotç narpao~v aùrwv) e la Vulgata (patribus eorum) traducono «loro padri», ma tale soluzione va interpretata come un

adattamento al contesto dal momento che il discorso in questo brano non è rivolto a Israele.

7,19, per cui ci sarà l'esilio dalla terra (7,20), ricordato anche dal v. 8. Le colpe imputate a Manasse (v. 6) corrispondono alla lettera a quelle del testo parallelo di 2Re 21,2-9, ma esse hanno una funzione diversa nei due testi. Per 2 Re si tratta di colpe collettive che producono l'esilio, come mostra il riferimento a Dt 18,9-13, dove le stesse colpe sono attribuite alle popolazioni cananee (alle quali allude 2Cr 33,9), che il Signore scaccia per dare il paese che occupavano a Israele. Il Cronista sottolinea ancor più il riferimento a Dt 18, l Oaggiungendo anche che Manasse «praticava la magiro) (wldSsep: v. 6). Le colpe sembrano una somma di tutte quelle commesse dai re precedenti, infatti il riferimento ai figli fatti passare nel fuoco rimanda ad Al;laz (2Cr 28,3 ). L'idolo collocato nel tempio (v. 7) in 2Re 21,7 è identificato con Ashera, cioè il palo sacro (2Cr 14,2), forse il Cronista ha voluto variare perché l'aveva già citato al v. 3 (e poi al v. 19). Come in 2 Re è Manasse che «fece errare)) il popolo (v. 9), però, in base al principio della responsabilità personale, per il Cronista ciò significa sottolineare ulteriormente la colpevolezza del re.

396

2CRONACHE 33,10

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. Dalla differenza con 2Re 22,10 (1iT~li?"1 «io lesse>>) qualcuno ha dedotto che si tratti di un testo molto ampio, perché Shafan «ne lesse»

solo una parte, mentre in 2 Re viene letto tutto due volte (2Re 22,8.1 O); ma l 'uso della preposizione non è significativo (cfr. Ger 36,6 nel contesto di tutto il c. 36).

testo che si vuoi legittimare grazie alla sua presunta antichità. Il Cronista sembra pensare invece a una fase più avanzata di composizione del Pentateuco perché la Torà è attribuita a Mosè e in diverse occasioni il Cronista riprende disposizioni mosaiche non contenute nel Deuteronomio (cfr. l Cr 6,34; 21 ,29), come i riferimenti ai leviti che si trovano in Levitico e Numeri. Si noti che qui al v. 19 invece di «parole del libro della Legge» (2Re 22,11) c'è solo «parole della Legge»; anche più avanti c'è un'identità tra le «parole di YHWH riferite da Mosè» e «il libro di Mosè>> (2Cr 35,6.12); il libro non è dunque un oggetto fisico, ma una parola pronunciata. 34,20-28 La profetessa /fu/da La consultazione della profetessa corrisponde a 2Re 22,12-20. Il Cronista inserisce la sua prospettiva dell'Israele ideale, perché non limita la consultazione a Giuda ma anche l:l N71 il!.iJ Cii?lp~ 'tJ9Q "Tf:IJ:l1

C'i::rm ?Nii»' 'ii?N hlil' iDN·;,:;, l'?N ~iDNn ;,!;) i11i1'::1 Wii1? ì'1~1·n~ !rP.1?~~ C'D'~ ~~~~T;J 1Vt-ilT:11 ~:t~?-n t~'b =J;ll:"~~ ,W~ '2!J7 ;r:;tr:n 'Tf?.).~-n~ VJi?T:11 '~!J? Vt-ilT:11 ,,~~-?JJ1 httl cii?T?tl-?v. 1." T

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34,22 (Con) quelli del re (l~'?iJ ,~1)- Alla lettera, «e quelli ... il re». O manca una preposizione (p. es., C~ o',) oppure un verbo. La Settanta ha Kat oiç ELTIEII 6 lktoLÀEÙç («[coloro] ai quali parlò il re»); la Vulgata, seguita dalla versione CEI, ha et hii qui simul

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a rege m issi fuerant («quelli che erano stati

mandati dal re»). Profetessa (:1tf::l~iJ) - L' AT conosce diverse profetesse: Miryam (Es 15,20), Debora (Gdc 4,4), No'adya (Ne 6,14); una volta è indicata con questo termine

teologia del Cronista: abbandonare ('iizab: v. 25), umiliarsi (kiina': v. 27, ripetuto una seconda volta). L'insistenza del discorso sulla sciagura prevista su Gerusalemme «e sui suoi abitanti)) (vv. 24.27.28; cfr. anche vv. 9.30.32) e la precisazione che la profetessa dimora a Gerusalemme hanno una funzione particolare nel libro, perché più volte si sottolinea la presenza degli «abitanti di Gerusalemme)) come un'entità autonoma (cfr., p. es., 2Cr 20,15). Le maledizioni (v. 24) scritte nel libro possono riferirsi a quelle contenute in Dt 27-28, ma se il Cronista pensa al Pentateuco al-

407

2CRONACHE 34,30

1jilqiyya andò (con) quelli del re dalla profetessa Ijulda, moglie di Shallum figlio di Toqhat, figlio di ljasra, guardiano delle vesti. Lei abitava a Gerusalemme nel secondo quartiere. Le riferirono in tal senso 23 ed ella disse loro: «Così dice YHWH Dio d'Israele: "Dite all'uomo che vi ha mandati da me: 24 'Così dice YHWH: Sì, io sto facendo venire il male su questo luogo e sui suoi abitanti, tutte le maledizioni scritte sul libro che hanno letto davanti al re di Giuda. 25 Poiché mi hanno abbandonato e hanno offerto incenso agli altri dèi, per farmi arrabbiare con tutto ciò che si sono fabbricati, ho riversato la mia collera su questo luogo e non si estinguerà"'. 26Ma al re di Giuda che vi ha mandato per consultare YHWH così direte: "Così ha detto YHWH Dio d'Israele: Le parole che hai udito ... 27poiché ti sei turbato e ti sei umiliato davanti a Dio, quando hai ascoltato le sue parole contro questo luogo e contro i suoi abitanti, ti sei umiliato davanti a me, hai strappato le tue vesti e hai pianto davanti a me, anch'io ho ascoltato. Oracolo di YHWH. 28 Sì, io ti riunirò ai tuoi padri e sarai deposto nei tuoi sepolcri in pace. I tuoi occhi non vedranno tutto il male che io sto per far giungere su questo luogo e sui suoi abitanti"». Riferirono al re il messaggio. 2911 re mandò a riunire tutti gli anziani di Giuda e di Gerusalemme. 3011 re si recò al tempio di YHWH, insieme a ogni uomo di Giuda, gli abitanti di Gerusalemme, i sacerdoti, i leviti e tutto il popolo, dal più grande al più piccolo. Lesse per loro tutte le parole del libro dell'alleanza che era stato trovato nel tempio di YHWH.

22

ebraico la moglie del profeta (Is 8,3). Secondo quartiere (:"!~.~~:;)-La Settanta traslittera Év ~aoava; la Vulgata in secunda. Si tratta di un quartiere di Gerusalemme citato anche in Sof l, 10, il cui nome fa pensare a un ampliamento secondario e

che viene collegato alla «città nuova» di cui parla Giuseppe Flavio (Guerra giudaica 5,6,2 § 260). 34,25 Hanno offerto incenso - Il ketìb ha l' h!fil ~i'IPi?~J, mentre il qerè ha il pie/ ~it?i?~J, ma il significato non cambia.

lora si può riferire anche a Lv 26. Poiché Yoshiyya morirà ucciso, il significato del morire «in pace» (v. 28) si riferisce al fatto di non vedere la fine di Gerusalemme. 34,29-33 L 'alleanza I vv. 29-31 corrispondono a 2Re 23,1-3, ma invece dei «profeti» di 2 Re, il Cronista inserisce i «leviti» (v. 30), sia per il loro posto importante nella sua opera, sia perché li associa spesso a funzioni profetiche (cfr. l Cr 25, 1-7): i compiti dei leviti sono allora la continuazione deli'antica funzione profetica. In 2 Re è tutto il popolo ad aderire all'al-

408

2CRONACHE 34,31

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per collegare diversi soggetti all'alleanza: il re (34,31 ), il popolo (34,32), i sacerdoti (35,2), i !eviti (35,5) e questi ultimi due insieme (35, l 0). È difficile conservare la stessa traduzione in tutte le ricorrenze. Il 35,1-36,23 Testo parallelo: 3 Esdra (Esdra alpha) 1,1-2,3

leanza, ma il Cronista qui distingue due gruppi: «chiunque si trovava (lwl-hannimsii) in Gerusalemme e Beniamino» aderisce all'alleanza (v. 32), invece «chiunque si trovava in Israele» è costretto a servire il Signore (v. 33). Il parallelismo tra le due espressioni («impegnò») mostra che fare un'alleanza di fronte a YHWH significa servirlo. Il v. 33 sintetizza infatti tutta la riforma introdotta nel regno del Nord (cfr. 2Re 23,15-20). 35,1-19 La Pasqua Rispetto alla breve notizia di 2Re 23,21-23 il Cronista amplifica la celebrazione della Pasqua con molti dettagli relativi al rituale, collocandola nel tempio, inserendo la presenza dei !eviti e fondandola sulle disposizioni mosaiche (vv. 6.12) e davidico-salomoniche autorizzate dal profeta (vv. 4.15). Si possono distinguere quattro momenti: preparazione del personale (vv. 2-6), offerta delle vittime (vv. 7-9), descrizione del rito (vv. 10-15), osservazioni conclusive (vv. 16-19). La

409

2CRONACHE 35,3

Il re stava in piedi al suo posto e stipulò l'alleanza di fronte a YHWH (impegnandosi) a seguire YHWH a osservare i suoi comandamenti, le sue testimonianze e i suoi statuti con tutta la sua mente e con tutta la sua anima, per eseguire le parole dell'alleanza che sono scritte su questo libro. 32Vi impegnò chiunque si trovava in Gerusalemme e Beniamino. Gli abitanti di Gerusalemme agirono secondo l'alleanza di Dio, il Dio dei loro padri. 33 Yoshiyya eliminò tutte le abominazioni da tutte le terre dei figli d'Israele e impegnò chiunque si trovava in Israele a servire YHWH loro Dio. Durante tutta la sua vita non si distolsero da YHWH Dio dei loro padri. 1Yoshiyya celebrò a Gerusalemme una Pasqua per YHWH. Immolarono la Pasqua nel quattordici del primo mese. 2Stabilì i sacerdoti nei loro uffici e li incoraggiò al servizio del tempo di YHWH. 3Disse ai leviti che istruivano tutto Israele, i consacrati al Signore: «Lasciate l'arca santa nel tempio che costruì Salomone figlio di David re d'Israele. Non dovete più portarla sulle spalle. Ora servite YHWH vostro Dio e il suo popolo Israele. 31

35

35,3 Istruivano- Il ketìb è un hapax, perciò seguiamo il qerè C'l':l1piJ. La Vulgata quorom

enu:Jitionem omnis Israhel sanctificabatur Domino (r, 0";1r,Ni1 n"~ '1".U r,N"n"l ~il~i:Jt~ [lil;1J~l l li1;1J1~1] ~;,;~~,~1~ :ni~Q w?-q; ii?.:t~ niNQ WY-!1 m"'Ìi1 O!llr,i1 "ii» 1:Jti"l r,N"lJ"l ~il":JWnl l"tiN r,Nlnl~ ~il~lJOW~ •-;-

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sanctuario perfamilias turmasque /eviticas ). 35,6 Agendo (nwif?)- O anche: > (hifìl) al posto di (qal). In tal caso l'invito è alla celebrazione del culto, all'offerta di olocausti. Comunque, la conseguenza delle omissioni rispetto al testo di Esdra è che le ultime parole del libro diventano un messaggio destinato non solo a quelli ritornati in patria, ma a tutti i Giudei, che possono far proprio il messaggio e appartenere a quel popolo che può ancora