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SEROUX D’AGINCOURT E LA DOCUMENTAZIONE GRAFICA DEL MEDIOEVO I DISEGNI DELLA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA
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STUDI E TESTI 523
SEROUX D’AGINCOURT E LA DOCUMENTAZIONE GRAFICA DEL MEDIOEVO I DISEGNI DELLA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA
a cura di Ilaria Miarelli Mariani e Simona Moretti
CITTÀ DEL VATICANO
B iblioteca A postolica Vaticana 2017
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Pubblicazione curata dalla Commissione per l’editoria della Biblioteca Apostolica Vaticana: Marco Buonocore (Segretario) Eleonora Giampiccolo Timothy Janz Antonio Manfredi Claudia Montuschi Cesare Pasini Ambrogio M. Piazzoni (Presidente) Delio V. Proverbio Adalbert Roth Paolo Vian
Descrizione bibliografica in www.vaticanlibrary.va
Volume pubblicato con un contributo del PRIN (Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale) 2009
Proprietà letteraria riservata © Biblioteca Apostolica Vaticana, 2017 ISBN 978-88-210-0993-8
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SOMMARIO Antonio Iacobini, Prefazione
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Ilaria Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e il corpus di disegni per l’Histoire de l’Art par les monumens . . . . . . . . . . . . . . . .
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Ringraziamenti
Documentazione, collezionismo e tutela Ilaria Miarelli Mariani, Collezionismo di “primitivi” e storiografia artistica. Le prime fasi della ricerca di Jean-Baptiste Seroux d’Agincourt per l’Histoire de l’Art par les monumens. Il caso di Bologna . . . . . . . . . .
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Ilaria Sgarbozza, Legislazione di tutela, politiche della conservazione e storiografia artistica nella Roma di primo Ottocento. Il contributo dell’Histoire de l’Art di Seroux d’Agincourt . . . . . . . . . . . . .
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Lo sguardo al Medioevo Simona Moretti, «Languida luce di orientale rigenerazione»: Seroux d’Agincourt e lo stile greco moderno . . . . . . . . . . . . . . . 115 Valentina Fraticelli, Per una Storia della scultura di Seroux d’Agincourt: le opere del XIII e XIV secolo . . . . . . . . . . . . . . . 155 Storia e conservazione dei codici della raccolta Seroux d’Agincourt Andreina Rita, Il lascito di Seroux d’Agincourt alla Vaticana: un’ipotesi di ricostruzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Silvia Foschetti, La materialità degli album vaticani di Seroux d’Agincourt. Aspetti codicologici e conservativi . . . . . . . . . . . . .
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Indici Paolo Di Simone, Indice topografico e onomastico dei disegni della raccolta Seroux d’Agincourt conservati presso la Biblioteca Apostolica Vaticana (con la collaborazione di Ilaria Miarelli Mariani, Simona Moretti, Ilaria Sgarbozza, Valentina Fraticelli) . . . . . . . . . 267 Bibliografia menzionata nell’indice . . . . . . . . . . . . . . . 415 Indice delle fonti manoscritte e stampate Indice dei nomi di persona
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PREFAZIONE
Il volume che si presenta, dedicato ai disegni fatti eseguire da Jean-Baptiste-Louis-Georges Seroux d’Agincourt per illustrare la sua Histoire de l’art (18101823) è l’ultimo frutto del fortunato progetto nazionale intitolato « Medioevo disegnato », finanziato dal Ministero italiano dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca. Questo ampio lavoro, condotto da quattro gruppi da me coordinati, è nato con l’obiettivo di indagare la riscoperta del patrimonio artistico medievale, avvenuta in Francia e in Italia tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, attraverso lo studio di tre personaggi straordinari vissuti a cavallo della Rivoluzione: il già ricordato Seroux d’Agincourt (1730-1814), il suo coetaneo l’abbé Jean-Joseph Rive (1730-1791) e il più giovane Aubin-Louis Millin (1759-1818). Esponenti di spicco della Repubblica delle lettere, questi studiosi segnarono, con il loro originale approccio alle opere d’arte e ai monumenti, il superamento della tradizione erudita ancien régime e il passaggio alla dimensione storiografica della modernità. Pur nella diversità degli interessi, condivisero una rigorosa metodologia di lavoro incentrata sull’uso del disegno, inteso come strumento filologico di conoscenza e base imprescindibile (attraverso la traduzione a stampa) per le pubblicazioni da loro ideate, che si inscrivono nel filone della nuova storia dell’arte per immagini. Per tutti e tre i protagonisti di questo « Medioevo disegnato », la ricerca da noi intrapresa si è dunque misurata innanzitutto con una capillare opera di ‘scavo’ tra le carte d’archivio, ovvero nel materiale grafico e nei documenti scritti, che, a distanza di oltre due secoli, ci consentono di ricostruire impostazione e obiettivi dei loro progetti. Per ciascuno di essi, tuttavia, la situazione di partenza era per certi aspetti simile, per altri diversa. Per l’abbé Rive e per Millin l’esigenza prioritaria è stata quella di ritrovare e analizzare unitariamente la documentazione in gran parte dispersa che faceva parte dei loro corpora. Il lavoro è stato lungo e difficile, ma in entrambi i casi è stato premiato da risultati davvero lusinghieri. Anna Delle Foglie e Francesca Manzari hanno infatti riscoperto i disegni preparatori, i modelli a colori e le tavole facsimilari della grande opera sulla miniatura ideata da Rive, facendone emergere con chiarezza il taglio innovativo e la metodologia operativa (Riscoperta e riproduzione della miniatura in Francia nel Settecento. L’abbé Rive e l’Essai sur l’art de vérifier l’âge des miniatures des manuscrits, Gangemi Editore, Roma 2016). Sul fronte Millin, Anna Maria D’Achille, Gennaro Toscano e chi scrive sono riusciti a recuperare quasi integralmente i 1041 disegni di « monumens inédits », fatti eseguire dallo studioso durante il viaggio italiano del 1811-1813 e che – dopo la sua morte – erano stati smembrati e disseminati nei diversi fondi della Bibliothèque nationale di Parigi. A orientare
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PREFAZIONE
la ricerca sono state le indicazioni contenute in un Inventario manoscritto di cui è stata realizzata anche l’edizione critica (Il viaggio disegnato. Aubin-Louis Millin nell’Italia di Napoleone 1811-1813, Campisano Editore, Roma 2012; Le voyage en Italie d’Aubin-Louis Millin. 1811-1813. Un archéologue dans l’Italie napoléonienne, Éditions Gourcuff-Gradenigo, Paris 2014). Ma veniamo ora a Seroux d’Agincourt, cui è consacrata questa nuova pubblicazione a cura di Ilaria Miarelli Mariani e Simona Moretti. Essa affronta la figura senz’altro più celebre della nostra triade, che ebbe il merito di riunire il corpus di materiali grafici sull’arte del Medioevo più vasto e poliedrico nell’epoca che precede la nascita della fotografia. A differenza delle raccolte di Rive e Millin, quella di Seroux si conserva fortunatamente unita presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, ma – considerata la sua enorme mole – finora era stata sempre ‘interrogata’ in funzione di singoli casi di studio e mai presa in considerazione nella sua globalità: dunque, sebbene molto impegnativa, una sua ‘mappatura’ completa non era più rinviabile. Perciò l’importante volume che scaturisce da questa nuova esplorazione a tutto campo rappresenta davvero un grande risultato. Nella prima parte, esso raccoglie sette saggi destinati a far luce su alcuni aspetti che erano ancora da indagare nella lunga carriera e nell’opera dell’erudito francese. In apertura, dopo averne tracciato con efficacia il profilo, Ilaria Miarelli Mariani si sofferma sulle prime fasi del progetto dell’Histoire de l’Art. Sceglie come motivo conduttore la ‘riscoperta dei primitivi’ e, seguendo questo filo d’Arianna, ricostruisce la geografia, anche intellettuale, del percorso di Seroux. Bologna e l’Emilia-Romagna rappresentano la prima tappa italiana in cui l’autore mette concretamente alla prova l’efficacia del suo metodo. Nella città felsinea fa eseguire una grande quantità di disegni, molti dei quali sono calchi delle opere della collezione Malvezzi, una delle raccolte di ‘primitivi’ più celebre del XVIII secolo, ricordata anche da Luigi Lanzi, di cui fino ad ora si ignorava l’esatta entità. Puntando su Roma, il saggio di Ilaria Sgarbozza riflette sul nesso che lega a doppio filo legislazione di tutela, politiche della conservazione e storiografia artistica durante il primo ventennio dell’Ottocento. Su questo complesso palcoscenico – i cui attori sono Carlo Fea, Ennio Quirino Visconti, Antonio Canova e Guillaume Lethière – la presenza di Seroux si rivela decisiva per l’affermarsi dei principi base di quella che potremmo definire “conservazione globale”: una categoria che arriva ad abbracciare al suo interno anche le testimonianze artistiche della tanto negletta età di mezzo. Facendo perno sulle pagine dell’Histoire de l’Art, ma attingendo anche a nuovi documenti, Simona Moretti si propone invece di mettere a fuoco un aspetto già in parte indagato, ma mai organicamente approfondito, del Seroux storiografo del Medioevo: il rapporto con l’arte bizantina. Si parte dalla ricostruzione delle possibili coordinate della sua cultura personale sul tema e si individuano in modo convincente i presupposti dell’opinione, di fatto positiva, da lui maturata su quello che viene definito lo “stile greco moderno”, in cui « i maestri italiani hanno trovate nascoste […] sotto la cenere, le prime scintille del fuoco […] che condusse il rinascimento dell’Arte ». Nell’ultimo dei contributi storico-artistici Valentina Fraticelli si misura con la sezione dell’Histoire consacrata alla scultura del XIII e XIV secolo, approfondendone le differenti sfaccettature: a cominciare
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PREFAZIONE
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dall’analisi del testo dato alle stampe, per passare poi a valutare le scelte fatte in itinere da Seroux in merito alle opere da disegnare e da incidere, fino a risalire alle fonti da lui utilizzate. I due saggi finali si concentrano, invece, ognuno da un diverso punto di vista, sui manoscritti vaticani di Seroux intesi come oggetti-libro. Il primo, a firma di Andreina Rita, attira il lettore nell’intrecciata microstoria del lascito dello studioso francese e, sulla base di documenti inediti, avanza nuove ipotesi circa l’arrivo e la sistemazione dei materiali in Biblioteca. Il secondo contributo, della restauratrice Silvia Foschetti, s’impegna nell’analisi, finora mai intrapresa, degli aspetti codicologici e conservativi dei sedici album che raccolgono la documentazione predisposta da Seroux sia per l’Histoire de l’Art sia per un’altra sua opera a stampa, il Recueil de fragmens de sculpture antique en terre cuite. In particolare, si dà conto del restauro-pilota del Vat. lat. 9847, effettuato presso il Laboratorio della Biblioteca: il codice necessitava infatti di un intervento conservativo, che è stato deciso proprio in coincidenza con l’avvio del progetto « Medioevo disegnato ». Last but not least (stavolta è il caso di usare l’espressione alla lettera), il volume si conclude con un poderoso Indice topografico e onomastico di tutti i disegni di Seroux (non solo quelli ‘medievali’): uno strumento indispensabile che finora non era mai stato tentato. La lunga e faticosa ‘mappatura’ dei quasi quattromila fogli è stata realizzata con rigore scientifico da Paolo Di Simone, che ha potuto giovarsi della schedatura messa a punto da Ilaria Miarelli Mariani, Simona Moretti, Ilaria Sgarbozza e Valentina Fraticelli. Assieme ai saggi che lo precedono, questo Indice diventerà – ne sono certo – la chiave d’accesso privilegiata a quella miniera inesauribile che è la raccolta Seroux. A circa duecento anni dall’arrivo in Vaticana, ora possiamo finalmente dire che i disegni riuniti dall’erudito francese escono – com’era suo desiderio – dal chiuso degli album «pour qui voudra et pourra en faire usage à l’avenir». E credo che essi ci riserveranno ancora molte sorprese…
Antonio Iacobini
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RINGRAZIAMENTI
Questo volume è pubblicato in parte con il contributo dei fondi della ricerca PRIN 2009 dal titolo Medioevo disegnato: la riscoperta del patrimonio artistico medievale tra Italia e Francia (XVIII-XIX secolo), finanziata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. I risultati che qui si presentano sono frutto del progetto dell’unità di Ricerca dell’Università di Chieti “G. D’Annunzio”, Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali, dal titolo Jean-Baptiste Seroux d’Agincourt: la riscoperta del Medioevo attraverso l’inventario del fondo di disegni della Biblioteca Apostolica Vaticana (responsabile dell’unità: Ilaria Miarelli Mariani; partecipanti: Simona Moretti, Università IULM, Paolo Vian, Biblioteca Apostolica Vaticana; collaboratori: Paolo Di Simone, Università di Chieti “G. D’Annunzio”, Valentina Fraticelli, Università di Chieti “G. D’Annunzio”, Ilaria Sgarbozza, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Roma). Gli autori ringraziano in modo particolare Antonio Iacobini, coordinatore nazionale del PRIN 2009, e i coordinatori e i partecipanti alle altre unità di ricerca (“Sapienza” Università di Roma, Dipartimento di Storia dell’arte e spettacolo e Dipartimento di Scienze documentarie, linguistico-filologiche e geografiche; Roma, CNR): Anna Maria D’Achille, Francesca Manzari, Carla Basili. La pubblicazione di questo libro non sarebbe stata possibile senza il supporto istituzionale della Biblioteca Apostolica Vaticana. Siamo infinitamente grati a tutto il personale della Biblioteca per aver facilitato in ogni modo possibile le nostre ricerche; un ringraziamento particolare va a Paolo Vian, Direttore della Sala Manoscritti, per i fondamentali consigli, che ci hanno spesso indirizzato durante l’intero corso della ricerca; ad Ambrogio Piazzoni, Vice Prefetto, per aver generosamente seguito e incoraggiato tutte le fasi della pubblicazione; ad Angela Nuñez Gaitan, Responsabile del Laboratorio di restauro, per aver coordinato il lavoro di restauro del codice Vat. lat. 9847 e per averci fornito, insieme a Silvia Foschetti, importanti informazioni tecniche sui materiali e i procedimenti di riproduzione utilizzati da Seroux e dalla sua équipe; al Laboratorio fotografico per la paziente ed esaustiva campagna riproduttiva dell’intera raccolta. La nostra ricerca è stata possibile grazie al sostegno di Alessandro Tomei, Direttore, nei primi anni di svolgimento del progetto, del Dipartimento di Studi medievali e moderni dell’Università di Chieti, di Stefano Trinchese, Direttore del Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali e di tutto il personale del Dipartimento, in particolare la segretaria amministrativa, Sandra Mammarella, e Manuela Di Miero (staff di segreteria). Siamo grati anche ad amici, colleghi e studiosi che ci hanno fornito consigli e suggerimenti: Maria Giulia Aurigemma, Claudia Barsanti, Marta Bezzini, Marco Buonocore, Carolina Brook, Giovanna Capitelli, Luca Ciancabilla, Morena Costantini, Padre John Cunningham, Gaetano Curzi, Rosalba Dinoia, Remo Di Simone, Alessandra Guiglia, Marina Kevkhishvili, Cettina Lenza, Silvia Maddalo, Suzanne Adina Meyer, Daniela Mondini, Mariella Nuzzo, Andrea Paribeni, Lorenzo Riccardi, Serenella Rolfi Ožvald, Massimiliano Rossi, Gennaro Toscano, Patrizia Tosini. Le riproduzioni delle tavole dell’Histoire de l’Art derivano dall’esemplare destinato dallo stesso Seroux d’Agincourt alla Biblioteca Apostolica Vaticana (collocazione: R. G. ArteArch. S. 323).
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ILARIA MIARELLI MARIANI
SEROUX D’AGINCOURT E IL CORPUS DI DISEGNI DELLA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA PER L’ “HISTOIRE DE L’ART PAR LES MONUMENS”
Il vasto corpus grafico riunito dallo storico dell’arte francese JeanBaptiste-Louis-George Seroux d’Agincourt per illustrare la sua Histoire de l’Art par les monumens1, oggi in gran parte conservato presso la Biblioteca Vaticana, costituisce un complesso grafico di straordinario interesse. Palazzi, chiese, catacombe, suppellettili, affreschi, dipinti, statue, rilievi, monete, avori, miniature e svariate altre tipologie di produzioni artistiche dal IV al XVI secolo vi trovano posto quali tasselli indispensabili e ben ordinati per la ricostruzione di quella complessa età medievale che fino alla seconda metà del XVIII secolo aveva attirato attenzioni non sistematiche da parte degli studiosi. L’opera di Seroux è infatti di grande ambizione: ricostruire il filo della storia dell’arte attraverso le immagini, spesso ordinate in eloquenti sequenze iconografiche o tipologiche nelle tavole dell’Histoire de l’Art, frutto di grande lavoro disegnativo e compositivo. I materiali preparatori alle famose incisioni rivestono dunque grande importanza per ricostruire il metodo di lavoro dello storico dell’arte, ma anche come testimonianza, talvolta unica, di monumenti oggi perduti o irrimediabilmente manomessi. La consultazione del corpus non è stata fin qui facile per la mancanza di un indice, l’assenza tavolta di un criterio immediatamente manifesto nella disposizione dei disegni all’interno dei codici, lo stato di conserva1 J.-B.-L.-G. Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art par les monumens depuis sa décadence au IVe siècle jusu’à son renouvellement au XVIe siècle, Paris 1823, da qui in avanti abbreviata in Histoire de l’Art. Per le citazioni in italiano si fa riferimento all’edizione a cura di Stefano Giachetti, J. B. Seroux d’Agincourt, Storia dell’arte dimostrata coi monumenti dalla sua decadenza nel 4. secolo fino al suo risorgimento nel 16. di G. B. L. G. Seroux d’Agincourt tradotta ed illustrata da Stefano Ticozzi, Prato1826-1829, 7 voll., da qui in avanti abbreviata in Storia dell’Arte.
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ILARIA MIARELLI MARIANI
zione spesso critico di quest’ultimi e la difficoltà a collegare in maniera certa le riproduzioni grafiche a un preciso monumento. Questo volume è frutto di un lungo lavoro che ha visto coinvolti gli autori dei saggi e dell’indice nella schedatura integrale della raccolta grafica per il Progetto di Interesse Nazionale 2009 finanziato dal Ministero italiano dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca dal titolo Jean-Baptiste Seroux d’Agincourt: la riscoperta del Medioevo attraverso l’inventario del fondo di disegni della Biblioteca Apostolica Vaticana, da me coordinato per l’Università degli Studi di Chieti “G. D’Annunzio” nell’ambito del progetto nazionale Il Medioevo disegnato (diretto da Antonio Iacobini, Università di Roma “La Sapienza”). Un lavoro di ricerca che, nel caso di alcuni autori, ha costituto una tappa di un lungo percorso di studio sull’argomento, che è proseguito in vista della pubblicazione di questo libro, che appare oggi nella sede più adatta, la collana “Studi e testi” della Biblioteca Apostolica Vaticana, istituzione cui Seroux ha destinato personalmente i suoi materiali più preziosi per metterli a disposizione degli studiosi. La schedatura integrale e la riproduzione fotografica del corpus ha infatti permesso di conoscere in maniera chiara la consistenza dei monumenti riprodotti, ma anche di chiarire le modalità di ricerca di Seroux, nonché dei suoi spostamenti e dei suoi contatti con i vari corrispondenti. Oltre a fornire spunti per nuove considerazioni, che sono state affrontate nei singoli saggi, si è ritenuto opportuno procedere alla compilazione di un indice generale che potesse rendere evidente a tutti la vastità e la complessità del lavoro compiuta dallo storico dell’arte e, allo stesso tempo, rendere finalmente accessibile un complesso di disegni che sempre di più è divenuto una fonte iconografica imprescindibile per lo studio dell’arte medievale. Lo storico dell’arte, ex fermier-général alla corte di Luigi XV, si stabilì a Roma nel novembre del 1779 con l’intenzione di proseguire il cammino storiografico intrapreso da Winckelmann con la Geschichte der Kunst des Altertums e dedicarsi allo studio dell’arte dai tempi da « Costantino fino a Leone X »2. In cammino verso la “città eterna”, la sorpresa di imbattersi nel gran numero di monumenti medievali ancora integri e il contatto con la vasta rete di eruditi, collezionisti e conoscitori locali che già da tempo si erano dedicati allo studio e alla riscoperta dell’arte del Medioevo, lo rafforzarono sempre più nella sua idea3. Egli intendeva scrivere una storia sistematica e generale dell’arte occidentale del Medioevo, quel « désert im2 A. E. Gigault de La Salle, Notice sur la vie et les travaux de J.B.L.G. Séroux d’Agincourt in Histoire de l’Art, I, p. 6. 3 G. Previtali, La fortuna dei primitivi dal Vasari ai Neoclassici, Torino1964 (ed. cons. Torino 1989).
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S. D’AGINCOURT E IL CORPUS DI DISEGNI PER L’ HISTOIRE DE L’ART
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mense, où l’on n’apperçoit que des objets défigurés, des lambeaux épars »4, del quale era comunque necessario « d’attacher à la chaîne historique de l’Art cet anneau essentiel, qui manque ancore à son complément »5. Ma per far luce sull’ “anello mancante” della storia dell’arte, secondo Seroux, era necessario documentarne visivamente i monumenti, in quanto: Les productions des Arts fils du dessin, l’Architecture, la Sculpture et la Peinture, consistent en objets sensibiles à la vue, sous des formes propres à chacun d’eux, et dont l’effet n’arrive à l’ame que par cet organe; d’où il résulte qu’on ne doit en écrire ou en étudier l’histoire, qu’en ayant leurs diverses productions sous les yeux. Cependant, parmi les écrivains qui ont essayé de nous faire connaître le sort des Beaux-arts, il en est peu qui aient pris le parti d’en présenter les monumens, et de les laisser parler eux-mêmes aux yeux, en ne les aidant que d’explications succinctes: nous n’avons même, à bien dire, que des histoires partielles de quelques époques des arts, ou de quelques uns en particulier. Ainsi ces Beaux-arts, ces arts utiles, auxquels les hommes doivent sûreté, commodité, gloire, plaisirs de toute espèce, n’ont pas ancore reçu de notre reconnaisance un monument complet; on n’a pas les moyens de former, en leur honneur, un corps d’ouvrage qui riunisse ce que, de siècle en siècle, ils on fait pour nous, depuis leur origine jusqu’à nos jours6.
Da qui il titolo della sua opera Histoire de l’Art par les monumens, specchio delle contemporanee speculazioni in campo storico-artistico. L’esigenza di ricercare una rete di riferimenti formali che consentisse di situare cronologicamente e geograficamente l’opera non più all’interno del percorso del singolo artista, aveva infatti condotto al superamento dell’esercizio dell’ekphrasis7, ampiamente praticato nella letteratura artistica sin dal XV secolo8. Per la sua progettata opera, Seroux decise di sostituire direttamente l’immagine alla sua evocazione ekphrastica, conferendo piena sovranità al linguaggio visivo rispetto a quello letterario. Ciò nella piena e ferma convinzione di fornire, mediante l’incisione, l’esatta “replica” dei monumenti, colti nel loro aspetto reale e essenziale, novità che avrà una portata decisiva nel futuro sviluppo della prassi storico-artistica. Ma se per l’impostazione generale e per il Tableau historique della sua opera Seroux inten Histoire de l’Art, Discours Préliminaire, I, p. iiij. Ibid., I, p. iiij. 6 Ibid., I, p. i. 7 E. Pommier, La nascita della storia dell’arte da Winckelmann a Séroux d’Agincourt, in Fabio di Maniago e la storiografia artistica in Italia e in Europa tra Sette e Ottocento. Atti del convegno internazionale di studi, Pordenone 25-26, Udine 27 novembre 1999, a cura di C. Furlan M. Grattoni D’Arcano, Udine 2002, p. 275. 8 Sull’utilizzo della pratica ekphrastica nella letteratura artistica, G. Patrizi, Narrare l’immagine. La tradizione degli scrittori d’arte, Roma 2000. 4 5
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ILARIA MIARELLI MARIANI
deva seguire principalmente il modello storiografico winckelmanniano, per la parte che più gli stava a cuore, ossia le tavole e la loro descrizione, si trovava ad agire in un campo ancora in parte inesplorato, senza precisi modelli da imitare9. L’esigenza di illustrare lo sviluppo storico-artistico anche mediante le immagini, già intuita nel XVII secolo dai grandi conoscitori e collezionisti grafici10, divenne più stringente in quello successivo: « Un coup d’oeil sur l’objet ou sur sa représentation en dit plus qu’une page de discours », scrive nel 1751 Diderot nella prefazione dell’Encyclopedie, insistendo sulla necessità delle « figures » per rendere immediatamente intellegibili gli scritti sulle arti11. Seroux appare dunque pienamente partecipe di quella coscienza, ben ricostruita da Evelina Borea, che « nel secondo Settecento era maturata a proposito della potenzialità delle stampe di traduzione come sostegno per la dimostrazione delle tesi della storiografia artistica »12. Pascal Griener ha inoltre sottolineanto l’accento posto sul ruolo “dell’immagine parlante” nella teoria dell’allegoria all’epoca dei lumi e sul ruolo conferito da Port-Royal all’immagine “espressiva” come strumento pedagogico e di conoscenza13. Nel momento di cimentarsi nel proseguimento dell’opera di Winckelmann e seguendo la ferma convinzione di quest’ultimo della necessità di doversi occupare di “storia dell’arte” e non di “storia degli artisti”, Seroux concepisce dunque la sua opera come una complessa unità di parola e immagine14. 9 F. Baldinucci, Notizie de’Professori del disegno da Cimabue in qua, Firenze 1681-1728 (ed. cons: Torino 1768, I, pp. 3-4); E. Borea, Le stampe dai primitivi e l’avvento della storiografia artistica illustrata. II, in Prospettiva 70 (1993), p. 50; sulle stampe a contorno dai “primitivi”, E. Borea, Lo specchio dell’arte italiana. Stampe in cinque secoli, Pisa 2009, I, pp. 605-623. 10 Borea, Le stampe dai primitivi cit., pp. 50-51. 11 D. Diderot, Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers… publié par M. Diderot, Paris 1751, I, pp. XXXIX-XL. Un accenno al debito di Seroux nei confronti dell’Encyclopedie in H. Loyrette, Séroux d’Agincourt et les origines de l’histoire de l’art médiéval, in Revue de l’Art 48 (1980), p. 41. 12 Borea, Le stampe dai primitivi cit., pp. 50-51. 13 P. Griener, La fatale attraction du Moyen Age. Jean-Baptiste Séroux d’Agincourt et l’« Histoire de l’art par les monumens » (1810-1823), in Zeitschrift für Schweizerische Archäologie und Kunstgeschichte 54 (1997), pp. 226, 232. 14 Sulle illustrazioni dell’Histoire de l’Art, I. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire de l’Art par les monumens. Riscoperta del Medioevo, dibattito storiografico e riproduzione artistica tra fine XVIII e inizio XIX secolo, Roma, 2005; D. Mondini, Mittelalter im Bild. Séroux d’Agincourt und die Kunsthistoriographie um 1800, Zürich 2005; I. Miarelli Mariani, Les “monuments parlants”. Jean-Baptiste Seroux d’Agincourt et la naissance de l’histoire de l’art illustrée, Torino 2005 (2006), (Europa Restituta), volume aggiunto all’edizione anastatica di J.B.L.G. Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art par les monumens depuis sa decadence…, Paris 1823, vol. 7; I. R. Vermeulen, Picturing art history. The rise of the illustrated history of art in the eighteenth century, Amsterdam 2010; E. Borea, Lo specchio dell’arte italiana. Stampe in cinque secoli, Pisa 2009, I, in part. pp. 606-611.
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L’idea si rafforzò soprattutto durante il lungo soggiorno in Italia, dove si era diffusa con sempre maggiore insistenza l’idea che un’opera d’arte potesse essere conosciuta in maniera più adeguata attraverso la sua riproduzione a stampa piuttosto che attraverso la descrizione verbale15. Nato nel 1730 a Beauvais, Seroux seguì inizialmente la tradizione familiare e intraprese la carriera militare, divenendo capitano di cavalleria della maison du roi16. Fu in questi anni che cominciò ad avvicinarsi all’arte medievale17. Ma la cavalleria non era l’ambiente più confacente al giovane Seroux, già all’epoca maggiormente interessato ad approfondire i propri interessi artistici e culturali. In un Nécrologe a lui dedicato, conservato a Besançon tra i fondi dell’architetto Pierre-Adrien Pâris, intimo amico degli ultimi anni romani, si legge che « Les qualités brillantes de M. d’A., l’élévation de la noblesse de son caractère, l’élégance de ses manières, la générosité de sa conduite, une belle figure, un esprit vif et séduisant, le firent bientôt remarquer par tous ceux qui le connaissaient; on le regarde dès lors comme l’ornement et l’appui de sa famille »18. Queste doti “cortesi” furon notate da Luigi XV, infatti, continua l’anonimo estensore della biografia: « Un roi qui savait apprécier et soutenir le mérite, Louis XV, ne méconnut pas les rares qualités de M. d’A. et lui donna bientôt des preuves de la confiance et de l’estime qu’il avait conçues pour lui. Ce fut par les ordres de ce prince qu’il quitta la carrière militaire pour surveiller et diriger l’éducation de sept enfants d’un de ses oncles tué à la bataille de Dettingen, et des ses propres frères, à l’avancement desquels il consacra dès lors et sa fortune et son crédit »19. La notizia è ripetuta da Achille Étienne Gigault de la Salle nella Notice sur la vie et les travaux de J.B.L.G. Séroux d’Agincourt, sorta di biografia ufficiale dello storico dell’arte, posta a prefazione dell’edizione integrale dell’Histoire de l’Art del 182320, anche se è poco probabile che all’epoca della battaglia, avvenuta nel 1743, a soli tredici anni, Seroux fosse in grado di accudire i suoi giovani cugini. Nel decennio successivo, comunque, egli si trasferì a Parigi, dove proseguì i suoi studi al rinomato Collège de Navarre21, 15 Borea, Le stampe dai primitivi cit. p. 52. Evelina Borea sottolinea l’importanza dei testi di Scipione Maffei (Verona illustrata, Verona, Vallarsi e Berno, 1731-1732) e di Giovanni Bottari (Vite de’ più eccellenti pittori, scultori ed architetti, scritte da Giorgio Vasari, pittore e architetto aretino, corrette da molti errori e illustrate con note, Roma, Pagliarini, 1759-60, 3 voll.) non solo in campo di “riscoperta dei primitivi” ma per l’avvento della storiografia illustrata. 16 Histoire de l’Art, II, p. 70, n. c; Dictionnaire de la noblesse contenant les Généalogies, l’Histoire et la Chronologie des Familles nobles de la France, par De La Chenaye-Desbois et Badier, XVIII, Paris 1783, p. 540; Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire, p. 10. 17 Histoire de l’Art, I, p. 96, n. c 18 Besançon, Bibliothèque Municipale, Ms 31. 19 Ibid. 20 Gigault de La Salle, Notice sur la vie cit., p. 3. 21 Histoire de l’Art, III, p. 26.
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frequentando i corsi di fisica sperimentale di Jean-Antoine Nollet22 e di retorica di Charles Batteux che, nel 1746, aveva dato alle stampe il trattato Les Beaux-Arts réduits à un même principe, tra i primi scritti ad essere ricordati anni più tardi nel Prospectus dell’Histoire de l’Art23. Allo stesso periodo risale la frequentazione con il conte di Caylus, di cui Seroux si professa discepolo soprattutto nelle pagine del suo secondo ed ultimo libro, il Recueil de fragmens antique en terre cuite24, opera che si pone volutamente sulla scia dei noti volumi del Recueil d’antiquités25. Conoscitore, archeologo, incisore, storico dell’arte, scrittore e collezionista, Caylus fu una frequentazione di indubbio stimolo per Seroux e l’influsso più durevole sul giovane discepolo deve rinvenirsi senz’altro nel nuovo metodo utilizzato per il Recueil d’antiquités, in cui i pezzi antichi, in evidente contatto con i contemporanei metodi di indagine scientifica, sono descritti in base a un’indagine metodica e precisa, basata su raffronti iconografici e sulla fedele riproduzione degli oggetti, per seguirne da vicino la storia e il loro ruolo all’interno dello sviluppo artistico26. L’esperienza acquisita da Caylus nel corso del suo lungo lavoro per il “Recueil Crozat”, l’aveva inoltre reso particolarmente sensibile al problema della correttezza della riproduzione. Discreto disegnatore e incisore, intendeva l’immagine dell’oggetto raffigurato come suo “doppio”, punto di partenza per l’analisi storica27. Va inoltre sottolineato l’interesse crescente manifestato da Caylus per il Medioevo, a partire dalla seconda metà degli anni quaranta del secolo, testimoniato dalle mémoires presentate à l’Académie des inscriptions et belles-lettres28. La cattedra dell’abate Nollet, la prima di fisica sperimentale, fu istituita nel 1752. [L. Dufourny] Prospectus, Histoire de l’Art par les monumens, depuis sa décadence au IVe siècle, jusq’à son renouvellement au XVIe, pour servir de suite à l’Histoire de l’Art chez les Anciens. Par M. Séroux d’Agincourt, Paris 1810, p. 3: « Object et but de l’ouvrage. Les bienfaits des beaux-arts, qui ont le dessin pour base, l’Architecture, la Sculture et la Peinture, s’annoncent assez d’eux-même; l’univers en est rempli. “Ce sont eux”, dit Batteux, “qui ont bâti les villes, qui ont rallié les hommes dispersés, qui les ont polis, adoucis, rendus capables de société. Destinés, les uns à nous servir, les autres à nous charmer, quelques uns à faire l’un et l’autre ensemble, ils sont devenus en quelques sort un second ordre d’élement, dont la nature avoit réservé la création à nostre industrie ». 24 J.-B.-L.-G. Seroux d’Agincourt, Recueil des fragmens de sculpture antique en terre cuite, Paris 1814, tav. XXXVII. Sul Recueil: M. E. Micheli, Il “Recueil” di Séroux d’Agincourt, in Bollettino d’Arte 80-81 (1993), pp. 83-91. 25 A.-C.-P. de Caylus, Recueil d’antiquités égyptiennes, étrusques, grecques, romaines et gauloises, Paris 1752-1767, 7 voll. 26 R. T. Ridley, A pioneer art-historian and archaelogist of the eighteenth century: the comte de Caylus and his “Recueil”, in Storia dell’Arte 76 (1992), pp. 364-365. Sull’attenzione al problema della correttezza della riproduzione dell’opera d’arte, I. Aghion, Le comte de Caylus (1692-1765), gentilhomme et antiquaire, in Caylus mécène du roi. Collectionner les antiquités au XVIIIe siècle, catalogo della mostra di Parigi (Bibliothèque Nationale de France, 17 dicembre 2002 – 17 marzo 2003), a cura di I. Aghion, Paris 2002, pp. 19-27. 27 A. Schnapp, La méthode de Caylus, in Caylus mécène du roi cit., pp. 52-63. 28 Sottolinea particolarmente la “curiosité médiéviste” di Caylus K. Pomian, Caylus et Mariette: une amitié, in Le comte de Caylus (1692-1765), cit. pp. 45-46. 22 23
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Quando, intorno ai trent’anni, Seroux entrò nella Ferme général, ossia l’esclusiva compagnia finanziaria incaricata da Luigi XV della riscossione delle tasse indirette e che era divenuta nel tempo una sorta di nuova aristocrazia, era dunque già uno stimato conoscitore, che si dedicò alla nuova professione per prestigio sociale. In quegli anni si dimostra infatti più interessato a coltivare i propri interessi culturali piuttosto che quelli finanziari. Egli risiedeva nel lussuoso Hôtel de Longueville dove, stimolato dalla frequentazione del collezionista e storico dell’arte Pierre-Jean Mariette29, custodiva una collezione di disegni ricordata nel 1777 da Jean-Baptiste Le Brun nel suo Almanach30, di cui dovette purtroppo privarsi molti anni più tardi per poter finaziare la sua monumentale opera a stampa31. Anche Elisabeth Vigée Le Brun, la ritrattista più ricercata dai fermiers généraux32, ricorderà molti anni più tardi nei suoi Souvenirs i bei disegni che Seroux soleva prestarle a Parigi per poterli copiare in tranquillità33. « Grand enthousiaste des arts et sourtout de la peinture », come ricorda sempre Vigée Le Brun34, in seguito alla morte di Luigi XV, cominciò a farsi strada in Seroux il desiderio sempre più pressante di dedicarvisi interamente35. All’inizio del 1777 si imbarcò dunque per l’Inghilterra, prima tappa del suo lungo viaggio. Il contatto con la cultura anglosassone si sarebbe dimostrato decisivo, prima ancora della lettura di The History of te Decline and Fall of the Roman Empire di Edward Gibbon, il cui primo volume apparve a Londra nel 1776, e che, insieme agli scritti di Montesquieu, è indicata come modello per il Tableau historique dell’Histoire de l’Art36. Del viaggio, Seroux ricorda unicamente la visita al famoso cabinet del nobile antiquario e collezionista Charles Townley, in cui rimase soprattutto colpito dalla raccolta di terrecotte antiche37, di cui egli stesso divenne in Italia un sapiente collezionista, e quella ad Hampton Court, dove ammirò i cartoni di Raffaello per gli arazzi della Cappella Sistina38, oggi al Victoria and Albert Museum. Ma Gigault de La Salle, Notice sur la vie, cit., p. 4. J.-B. Le Brun, Almanach historique et raisonné des architectes, peintres, sculpteurs et ciseleurs, Paris 1777 (ed. cons. Genève 1972, p. 185). 31 Sulla collezione di disegni di Seroux e sulla sua vendita, Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 88-94. 32 Y. Durand, Les Fermiers généraux au XVIIIe siècle, Paris 1996 (seconda edizione), p. 531. 33 E. Vigée Le Brun, Souvenirs, Paris 1869, I, pp. 177-178: « Je retrouvai à Rome un de mes meilleurs et de mes anciens amis, M. Dagincourt, qui, lorsqu’il habitait Paris, me prêtait les beaux dessins qu’il possédait pour les copier ». 34 Ibid. 35 Besançon, Bibliothèque Municipale, Ms. 31. 36 Histoire de l’Art, « Tableau historique », I, p. 3; F. Haskell, Gibbon and the History of Art, in Dedalus 105 (1976), (ed. cons. Gibbon e la Storia dell’Arte, in Le Metamorfosi del gusto. Studi su arte e pubblico nel XVIII e XIX secolo, Torino 1989, pp. 29-51). 37 Seroux d’Agincourt, Recueil des fragmens, cit., p. 8, n. 3. 38 Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, cod. marc. It. X, 326 (=6668), lettera di Seroux d’Agincourt a Jacopo Morelli, Roma 22 marzo 1800. 29 30
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oltre a questi classici esempi del “buon gusto”, egli ricorda anche la visita al protagonista indiscusso del Gothic revival, Horace Walpole, che lo ricevette nella sua residenza di Strawberry Hill e che rimase un autorevole interlocutore cui sottoporre le prorie scelte storiografiche negli anni successivi 39. Dopo aver lasciato l’Inghilterra, Seroux visitò le Fiandre, l’Olanda e parte della Germania, dove cominciò a raccogliere i primi disegni40. Tornato brevemente in patria, lasciò definitivamente Parigi il 24 ottobre 177841. Una delle prime tappe fu Avignone, alla ricerca della vera effigie della Laura petrarchesca di cui possedeva un presunto ritratto su carta ch’egli riteneva del « tems de Simone Memmi »42 . Gigault de La Salle ricorda il percorso seguito dopo la tappa francese: la Savoia, il Piemonte, Genova, Modena. Poi un soggiorno più lungo a Bologna, « pour examiner et dessiner les monumens curieux dont cette ville abonde; car déja il avoit conçu le vaste plan de l’ouvrage qui devint l’object de toutes ses recherches, et la principale occupation de sa vie »43. Al resoconto di questo primo tratto del viaggio italiano, Stefano Ticozzi, nel tradurre nel 1826 la Notice del De La Salle per l’edizione italiana del testo voluta dagli editori Giachetti di Prato, aggiunge alcune notizie desunte da una biografia manoscritta dedicata a Seroux, all’indomani della sua morte, dalla pittrice e letterata Marianna Dionigi, oggi non coservata44. Il 15 novembre 1778 Seroux passò il Moncenisio, dove s’imbattè nel « cardinal nipote di Braschi che portava al re di Francia le fasce destinate dal papa per il Delfino », e il 23 dello stesso mese, fu invitato a caccia dal re di Sardegna. A Bologna, dove giunse nel febbraio del 1779 « contrasse dimestichezza col canonico Crespi, continuatore della Felsina pittrice » e il 3 giugno dello stesso anno si trovava a Mantova, dove « esaminava gli edifici di Leon Battista Alberti »45. Nel maggio del 1779, seguendo la rotta della costa adriatica, aveva visitato Venezia, dove si era legato in amicizia con Iacopo Morelli, custode della biblioteca di S. Marco e grande esperto di manoscritti. Tornato nuovamente a Bologna, proseguì il viaggio 39 F. Haskell, Le immagini della storia. L’arte e l’interpretazione del passato Torino 1997, p. 170; Histoire de l’Art, II, p. 69, 80. Loyrette, Séroux d’Agincourt cit. p. 41; Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit, pp. 27-29, 32, 41, 59; Mondini, Mittelalter im Bild cit., pp. 2526, 75-77, 225-227. 40 Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., p. 29. 41 Gigault de La Salle, Notice sur la vie cit, I, p. 5. 42 Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, cod. marc. It. X, 326 (=6668), Lettera di Seroux d’Agincourt a Jacopo Morelli, Roma 22 marzo 1800; Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., p. 29. 43 Gigault de La Salle, Notice sur la vie cit., p. 5; Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., p. 44 Storia dell’Arte, I, pp. 13-14, n. 1, Prato 1826. Sull’edizione italiana dell’Histoire de l’Art per gli editori Giachetti di Prato, A. Auf der Heyde, B. Steindl, Leopoldo Cicognara, i fratelli Giachetti e l’editoria storico-artistica a Parato (1822-1835), in Winckelmann, Firenze e gli Etruschi. Il padre dell’archeologia in Toscana, cat. mostra (Firenze, Museo archeologico Nazionale 26 maggio 2016-30 gennaio 2017), a cura di B. Arbeid - S. Bruni - M. Iozzo, Pisa 2016, pp. 293-295. 45 Gigault de La Salle, Notice sur la vie cit., p. 5.
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verso Firenze, in cui si fermò alcuni mesi per visitare i dintorni della città. Visitò poi Perugia, Gubbio, il lago Trasimeno, Cortona, Siena, ed infine, dopo una sosta sul lago di Bolsena, dove cominciò a ordinare il materiale raccolto, giunse a Roma il 29 novembre46. Il lungo viaggio italiano aveva fornito a Seroux l’occasione di studiare e disegnare una grande quantità di monumenti, nonché di conoscere intellettuali, amateur, studiosi e conoscitori locali con cui sovente rimase in contatto espistolare. Tra i tanti nomi, a Firenze conobbe Luigi Lanzi47, che incontrò nuovamente negli anni successivi e con cui non sembra aver mai avuto rapporti molto stretti, benché entrambi più o meno contemporaneamente impegnati nella stesura di un’opera storico-artistica di vasto respiro che potesse imporsi come novità nel panorama editoriale. A Bologna, oltre al già citato Luigi Crespi, che lo mise probabilmente in contatto con il giovane disegnatore Gian Giacomo Macchiavelli, che sarà il fedele copista, disegnatore e “compositore” delle tavole dell’ Histoire de l’Art48, incontrò Marcello Oretti. A Gubbio il restauratore e pittore Sebastiano Ranghiasci Brancaleoni49, divenuto in seguito uno dei maggiori artefici della “riscoperta” degli affreschi della basilica di Assisi50. Gli incontri e gli itinerari seguiti nelle varie città visitate riportati dai biografi sono perfettamente documentabili attraverso lo studio dei disegni preparatori alle tavole. La lunga sosta a Bologna, ad esempio, dove Seroux arrivò da Modena e da un proficuo scambio metodologico con Girolamo Tiraboschi51, si configura sempre più come il momento in cui, per la prima volta, lo storico dell’arte sembra mettere alla prova il proprio metodo di indagine e di riproduzione, come è testimoniato da un vasto numero di disegni ancora oggi conservati52. Ibid., pp. 5-6; Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 29-40. P. Barocchi, G. Gaeta Bertelà, Lanzi, Pelli e la Galleria fiorentina, in Prospettiva 62 (1991), p. 30. 48 E. Calbi, Un album di Gian Giacomo Macchiavelli, disegnatore de D’Agincourt, in Ricerche di Storia dell’arte 33 (1987), pp. 31-48. 49 S. Ranghiaschi Brancaleoni, Lettera scritta all’autore della Vita Elogio e Memorie di Pietro Perugino e de’ suoi scolari, Perugia 1804, pp. 8-9. Ranghiasci ricorda la visita di Seroux nella primavera del 1781, ma un viaggio a Perugia in quell’anno non è altrimenti documentato; Previtali, La fortuna dei primitivi cit, p. 115; F. R. Chiocci, Erudizione e restauro tra Sette e Ottocento: Sebastiano Ranghiasci da Gubbio, in Ricerche di Storia dell’Arte 77 (2002), pp. 55-59. 50 G. Campori, Lettere artistiche inedite, Modena 1866, p. 230. 51 Sui debiti di Seroux dal Tiraboschi, Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 30-33; Mondini, Mittelalter im Bild cit., pp. 27-32, 69-71. 52 Sul soggiorno bolognese vedi D. Mondini, Le prime tappe del viaggio in Italia di Seroux d’Agincourt. La documentazione dei monumenti di Modena e di Santo Stefano a Bologna, in Le vie del Medioevo. Atti del Convegno internazionale di studi, Parma 28 settembre - 1 ottobre 1998, a cura di A. C. Quintavalle, Milano 2000, pp. 420-430; L. Ciancabilla, Primitivi “in piazza” e sotto “i portici”: mercato e collezionismo di tavole e fondi oro a Bologna prima, durante e dopo il soggiorno di Seroux, in corso di pubblicazione in D. Mondini, J.B.L.G. Seroux d’Agincourt et l’Histoire de l’Art autour de 1800; I. Miarelli Mariani in questo volume. 46 47
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Ma il progetto di Seroux divenne più concreto a contatto con il vivace mondo intellettuale della Roma neoclassica e cosmopolita, che egli non lasciò mai, se non per brevi escursioni, come quelle a Tarquinia53 e a Subiaco54 e per il viaggio di qualche mese a Napoli tra il 1781 e il 178255. La sua casa in via Gregoriana56, « maison dont je peux dire avec plus de raison que personne parva sed apta mihi, vi sono bellissime vedute ed un giardinetto dans le quel se trouvent quelques beux arbres aux pieds desquels, je veux rendre à la nature ce qu’elle m’à donné de mortel et au divin createur ce qu’il a eut la bonté d’y joindre d’immortel et toujours en face du soleil dont il lui a plu d’embellir votre pays », scrive Seroux al bibliotecario della Marciana a Venezia Iacopo Morelli nel 180057, divenne ben presto una delle tappe obbligate dei colti viaggiatori in visita alla città. Sebbene siano piuttosto rare le testimonianze documentarie del suo soggiorno romano, dovute in parte alla dispersione dei suoi beni all’indomani della sua morte e in parte alla sua innata ritrosia, che lo condusse a rifiutare la nomina a membro delle più importanti istituzioni culturali e accademiche della città58, l’importanza del suo salotto come centro di diffusione delle cono Storia dell’Arte, II, p. 194. Histoire de l’Art, I, p. 58, n. b, pl. XXXV. 55 Nel gennaio 1781, Seroux è ancora a Roma, come si evince da una lettera di Vien a d’Angiviller, in A. de Montaiglon - J. Guiffrey, Correspondance des Directeurs de L’Académie de France à Rome avec le Surintendants des bâtiments, XIV, p. 78; Gigault de La Salle, Notice sur la vie cit., p. 6. I disegni napoletani di Seroux sono stati utilizzati come fonte iconografica per lo studio di vari complessi monumentali oggi distrutti o alterati, H. Keller, Die Entstehung des Bildnisses am Ende des Hochmittelalters, in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte 3 (1939), pp. 227-354, in part. p. 307, fig. 273; T. Michalsky, Memoria und Repräsentatio. Die Grabmaler des Königshauses Anjou in Italien, Göttingen 2000, pp. 325-341; F. Aceto, Un’opera ‘ritrovata’ di Pacio Bertini: il sepolcro di Sancia Maiorca in Santa Croce a Napoli e la questione dell’ “usus pauper”, in Prospettiva 100 (2002), pp. 27-35; C. Lenza, I disegni dei monumenti napoletani di architettura nei manoscritti Seroux d’Agincourt della Biblioteca Apostolica Vaticana, in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XXII, Città del Vaticano 2016 (Studi e testi, 501), pp. 433-472. 56 Alla sua morte, Seroux risulta residente in Via Gregoriana 22, anche se è solo dal 1800 che egli vi si trasferì, Archivio di Stato di Roma, 30 NC, Officio 9, vol. 950, f. 369, Descrizione dei beni Ereditari della ho: Mem. Sig. cavaliere Gio: Batta, Luigi, Giorgio Séroux d’Agincourt già in Roma esistenti, fatto a istanza del Sig. carlo Sept di lui Erede testamentario. Vedi A. Rita in questo volume. 57 Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, cod. marc. It. X, 326 (=6668), lettera di Seroux d’Agincourt a Iacopo Morelli, Roma, 12 luglio 1800. 58 L’unica associazione in cui compare il nome di Seroux è, alla tarda data 1798, in piena repubblica romana, l’Istituto Nazionale delle Scienze e delle Arti, creato dalla commissione civile del Direttorio. Seroux non prenderà comunque mai parte alle riunioni e se ne scusa in una lettera a Gaetano Marini del 4 aprile 1798 conservata in Vat. lat. 9042, foll. 155-156. Sull’Istituto Nazionale, M. P. Donato, Accademie romane. Una storia sociale (1671-1824), Napoli 2000, pp. 170-177. Solo nel 1804 Seroux accettò la nomina a membro dell’Istituto di Göttingen, M. Arnim, Mirglieder-Verzeichnisse der Gesellschaft der Wissenschaften zu Göttingen 1751-1927, Göttingen 1928, p. 155. Da un necrologio postumo di Serox scritto da Clemen53 54
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scenze sull’arte dei cosiddetti “secoli bui” è attestata dalla straordinaria frequenza con cui eruditi e viaggiatori fanno riferimento, in pubblicazioni scientifiche o giornali di viaggio, all’ “interessante” lavoro che egli andava compiendo59. Pur non facendo alcun segreto del suo attaccamento all’Ancien regime, Seroux rimase infatti un solido punto di riferimento culturale anche nella Roma rivoluzionaria e napoleonica, tanto che se ne invocava il ritorno in patria per poter « restituer à la France l’art des siècles obscurs »60. All’inizio del nuovo secolo, sebbene molte cose fossero mutate dal periodo dei brillanti circoli di fine Settecento e malgrado i suoi vecchi amici, tra cui il cardinale De Bernis, l’ambasciatore di Spagna de Azara, il senatore Abbondio Rezzonico e il famoso cardinale collezionista Stefano Borgia, costretti ad abbandonare le loro cariche e posizioni, non fossero più in vita, Seroux appare perfettamente reintegrato nella colonia dei diplomatici, militari e viaggiatori francesi residenti in città, animatori delle rinnovata vita culturale61. Tra questi, spicca il nome di Chateaubriand62, considerato in Francia come l’iniziatore della riscoperta del Medioevo, a Roma tra il 1803 e il 1804 che, nella Lettre à M. de Fontanes sur la campagne romaine, pubblicata nel marzo del 1804 sul Mercure de France, ricorda, tra i personaggi che avevano scelto la città come patria di elezione, il compatriota Seroux « qui promet à la France d’avoir aussi son Winckelmann »63. te Cardinali e pubblicato negli « Atti della Società letteraria Volsca Veliretana » solo nel 1839, si apprende inoltre che egli era stato nominato accademio volsco per l’amicizia che lo aveva legato al cardinale Stefano Borgia, C. Cardinali, Elogio del Cav. Giambattista Séroux d’Agincourt, oggi Ferrajoli 669, Cardinali autografi, f. 366r. Sull’Accademia Volsca Veliretana, M. Nocca, Stefano Borgia, l’Accademia Volsca e la Pallade di Velletri: il mito, la fortuna. Giornata Internazionale di Studi, Velletri 1997, Roma 1997, pp. 147-163. 59 I. Miarelli Mariani, Jean-Baptiste Séroux d’Agincourt e il collezionismo di “primitivi” a Roma nella seconda metà del Settecento, in Le quattro voci del mondo. arte, culture e saperi nella collezione di Stefano Borgia (1731-1804), giornate internazionali di studi, Velletri, Palazzo Comunale, Sala Tersicore, 13-14 maggio 2000, Napoli 2001, pp. 123-134. 60 E. Pommier, L’art de la liberté. Doctrines et débats de la Révolution française, Paris 1991, pp. 393-394; F. Milizia, De l’Art de voir dans les Beaux-Arts, Traduit de l’italien de Milizia; suivi des istitutions propres à les faires fleurir en France, et d’un état des objets d’arts dont ses musées ont été enrichis par la guerre de la Liberté. Par le Général Pommereul, Paris 1798, p. 156, n. 1. 61 Seroux è sovente definito il « Patriarche des Français », Chateaubriand, Corrispondance générale, I, (1789-1807), a cura di B. d’Andlau - P. Christophorov - P. Ribette, Paris 1977, lettre à Madame de Stael, n. 299, pp. 355-356; A.-F. Artaud de Montor, Histoire de Pie VI, Paris 1836, I, pp. 260-261. 62 Histoire de l’Art, I, p. 54, n. 2: « Récemment encore j’y fus témoin des rêveries touchantes d’un génie ouvert à toutes les grandes impressions philosophiques et religieuses, de Châteaubriand, cherchant un aliment à sa vive imagination au milieu des décombres du palais des César, et dans la poussière sacrée des anciennes basiliques ». 63 Chateaubriand, La Campagne romaine. Lettre a Monsieur de Fontanes, Roma 1980, p. 11; R. Beyer, Chateaubriand secrétaire de légation, in Bulletin de la Faculté des Lettres de Stasbourg 46 (1968), pp. 319-323; Chateaubriand, Corrispondance générale cit., I, lettre 298, pp. 354-355.
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Per quel che riguarda l’apparato iconografico dell’Histoire de l’Art, Seroux aveva cominciato a far incidere gran parte delle sue tavole già nel 1782, di ritorno dal viaggio in Campania e, nel luglio 1783, dichiarava più o meno concluso il suo viaggio di ricerca in una lettera a d’Angiviller64. Di fatto, non si mosse più da Roma, dove continuò instancabilmente ad aggiornare il suo monumentale libro fino alla pubblicazione del primo fasciolo che, per diversi motivi, uscì solo nel 181065, ritenendo la città il luogo migliore dove far eseguire i rami per le tavole66. L’Histoire de l’Art si divide in più parti, di cui la prima, è dedicata, sulla scia di Winckelmann, a delineare un « Tableau historique de l’ état civil, politique et littéraire de la Grèce et de l’Italie, relativement aux Beaux-Arts, peu de tems avant leur décadence, et pendant cette décadence, jusqu’a leur rétablissement »67. Questo, « esquisse rapide » dei « douze siècles qui séparent Constantin de Léon X », intende, secondo l’autore, mettere in evidenza l’« influence des causes générales qui, dans tous les temps et dans tous les lieux, décident du sort des beaux-arts, comme de celui de tous les nobles produits de la civilisation »68. La trattazione più propriamente storico-artistica, segue la divisione tradizionale nelle tre sezioni dedicate ad architettura, scultura e pittura, ma omnicomprensive anche delle cosiddette “arti minori”, in particolare della miniatura, a cui è dedicata un’inedita e decisiva attenzione69. Correspondance des Directeurs cit, XIV, n. 8426, pp. 350-351. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 169-189; Mondini, Mittelalter im Bild cit., pp. 147-296. 66 Correspondance des Directeurs cit., XIV, n. 8426, p. 351. 67 Histoire de l’Art, I, pp. 1-108. 68 Ibid., Préface, I, p. i. 69 L’attenzione per le “arti minori” è argomentata in Préface, p. iv, in un passo di estrema modernità che è stato notato da Ferdinando Bologna, F. Bologna, Dalle arti minori all’industrial design. Storia di una ideologia, Bari 1972, p. 123. Su Seroux e la miniatura, S. Moretti, El « Menologio de Basilio II » en los siglos XVII y XVIII: entre erudición e historia del gusto, in El « Menologio de Basilio II », Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. gr. 1613, Libro de estudios con ocasión de la edición facsímil, dirigido por F. D’Aiuto, edición española a cargo de I. Pérez Martín, Città del Vaticano - Atenas - Madrid 2008 (Colección Scriptorium, 18), pp. 265-298, in part. pp. 278 e ss.; S. Moretti, La miniatura medievale nel Seicento e nel Settecento: fra erudizione, filologia e storia dell’arte, in Rivista di Storia della Miniatura 12 (2008), pp. 137-148, in part. pp. 142 e ss.; ead., Seroux d’Agincourt e il patrimonio librario, in Voyages et conscience patrimoniale. Aubin-Louis Millin (1759-1818) entre France et Italie/ Viaggi e coscienza patrimoniale. Aubin-Louis Millin (1759-1818) tra Francia e Italia, a cura di A.M. D’Achille – A. Iacobini – M. Preti-Hamard – M. Righetti – G. Toscano, Roma 2011, pp. 261-272; ead., Sulle tracce di Bisanzio: due (anzi tre) codici miniati dispersi e ritrovati, in Rivista di Storia della Miniatura 20 (2016), pp. 57-70, in part. pp. 59 e ss.; ead., “Art ingénieux qui donne de la couleur et du corps aux pensées”: Jean-Baptiste Seroux d’Agincourt et l’enluminure médiévale, in Le XIXe siècle en lumière : redécouverte et revalorisation de l’enluminure médiévale en France au temps du livre industriel, Colloque international (Université Rennes 2, 18 et 19 mai 2017), in c.d.s. 64 65
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Lo scopo primario dell’opera è argomentato con chiarezza dallo stesso Seroux nella « Préface »: ici, le titre même de mon ouvrage: Histoire de l’Art par les monumens, indique assez clairement le but que je me suis proposé d’atteindre, pour faire prévoir d’avance la marche que j’ai suivie. Ce que les historiens des beauxarts se sont assez volontiers contentés de dire, je voulais le montrer dans mon livre. Là, c’étaient sur-tout les monumens qui devaient parler; je ne me chargeais, en quelque sorte, que d’écrire sous leur dictée, tout au plus d’expliquer et de commenter quelquefois leur langage: mon travail principal consistait donc à les recueillir en assez grand nombre, à les choisir assez authentiques et assez bien caractérisés, à les rapprocher et à les classer assez méthodiquement sous les divers rapports de date, de destination, d’importance, et de style, pour que les témoignages qu’ils apportenet, les faits dont ils déposent, les jugemens qu’ils prononcent eux-mêmes, formassent, si je puis parler ainsi, une narration suivie, un corps de doctrine complet. Trente ans des études le plus assidues, des recherches les plus actives, et les secours abondans que je dois à un grand nombre d’écrivains et d’artistes, auxquels je me suis plu à adesser publiquement l’hommage de ma reconnaissance, ont à peine suffi pour rassembler ces immenses matériaux, et pour les ordonner convenablement entre eux sur les Planches de mon ouvrage70.
Gli « immenses matériaux » di cui parla Seroux comprendono migliaia di disegni e prove di stampa, solo in parte utilizzati per comporre le 325 tavole dell’Histoire de l’Art, 73 di architettura, 48 di Scultura e ben 204 di pittura. In queste tavole sono riprodotti, parzialmente o per intero, più di 1400 monumenti, dei quali, aggiunge con orgoglio Seroux, « plus de sept cents sont inédits »71. Fortunatamente, come già accennato, i materiali preparatori alla formazione dell’“immenso Museo” sono in gran parte conservati presso la Biblioteca Vaticana, dove giunsero per volere dello stesso autore che, nel momento di redigere il suo testamento, scelse di mettere a disposizione degli studiosi il vastissimo materiale raccolto in più di trentacinque anni. Questo era considerato da Seroux la testimonianza « originale e autentica » dei monumenti riprodotti, che andava dunque conservata integra in un luogo accessibile agli studiosi72. Oggi la raccolta consta di 14 diversi codici, segnati dal Vaticano latino 9839 al 984973, 13479 e 13480. Una parte dei fogli, contenuti nei codici segnati dal Vat. lat. 9844 al 9849, contengono i disegni tratti dai « monumens hors de Histoire de l’Art, Préface, I, pp. ii-ij. Ibid., I, p. ij. 72 Per la ricostruzione dell’accesso dei disegni in Biblioteca si rimanda al saggio di Andreina Rita in questo volume che ne chiarisce definitivamente l’iter. 73 Il Vat. lat. 9839 (I e II) comprende i disegni preparatori per la tavole dedicate all’Architettura (Histoire de l’Art, IV); il Vat. lat. 9840 i disegni preparatori per le tavole di Scultura (Histoire de l’Art, IV); i Vat. lat. 9841, 9842, 9843 i disegni preparatori alle tavole della Pittura (Histoire de l’Art, V-VI); i Vat. lat. 9844 e 9845 i disegni di architettura non riprodotti nelle tavole; il Vat. lat. 9846 i disegni di scultura non riprodotti nelle tavole; i Vat. lat. 9847, 9848, 9849 i disegni di pittura non riprodotti nelle tavole. I codici Vat. lat. 13479 e 13480 comprendono unicamente disegni di architettura, incisi o meno nell’Histoire de l’Art, Loyrette, Séroux d’Agincourt cit., p. 51, n. 21. 70 71
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l’histoire de l’Art, à deposer »74, cioè le opere non riprodotte nelle tavole, il cui ordinamento è piuttosto caotico. Il corpus, mai del tutto ignorato dagli studiosi nei due secoli successivi la sua entrata in biblioteca, è stato reso noto ad un pubblico più vasto da Angela Cipriani nel 1971, nel primo contributo moderno sulla figura dello storico dell’arte francese75. Uno studio complessivo sulla raccolta di disegni si deve a Henri Loyrette76, che ha evidenziato il contesto internazionale in cui si svolse la lunga tessitura dell’opera, alle cui ricerche parteciparono una vasta rete di corrispondenti e disegnatori a cui viene dato per la prima volta un nome. Dall’indagine di Loyrette emerge particolarmente la partecipazione dei giovani disegnatori William Young Ottley e Humbert de Superville, oggi ritenuti tra i primi artefici del diffondersi del nuovo gusto per l’arte italiana del Due e Trecento. Ma in realtà essi lavorarono a quella che può essere ritenuta l’ultima grande campagna disegnativa per l’Histoire de l’Art, svolta sui monumenti dell’Italia centrale nell’ultimo decennio del XVIII secolo, quando il nucleo principale della documentazione era già stato raccolto77. Largo spazio è dato inoltre da Loyrette alla partecipazione degli architetti che collabrarono all’Histoire de l’Art, le cui figure hanno in seguito ricevuto particolare attenzione critica, come Pierre-Adrien Pâris, Léon Dufourny e, soprattutto, Louis-Jean Desprez. Più recentemente, sulla base delle indicazioni fornite dallo stesso Seroux nelle pagine dell’Histoire de l’Art e da Loyrette, ho approfondito la questione dei disegnatori delle tavole cercando di individuare le diverse mani e campagne disegnative78. L’Histoire de l’Art divenne, all’indomani della sua pubblicazione, e malgrado la sostanziale condanna critica dell’arte di cui si occupava, una delle più diffuse opere di consultazione sull’arte medievale a livello europeo e fu tradotta in italiano, inglese e tedesco. Ma mentre nelle prime due edizioni Vat. lat. 9844, f. 1r. A. Cipriani, Una proposta per Séroux d’Agincourt. La Storia dell’Architettura, in Storia dell’Arte 11 (1971), p. 211, n. 3, che comprende un utilissimo regeto dei disegni preparatori per le 73 tavole architettoniche dell’Histoire de l’Art. Tra tutte le incisioni dell’opera di Seroux, quelle di architettura sono forse quelle che hanno riscosso maggior successo tra gli studiosi, al punto di divenire protagoniste di corsi universitari, e, addirittura, di un sito web. E. Bentivoglio, Le tavole di Architettura di Jean Baptiste Louis George Séroux d’Agincourt, Viterbo (s.d.), dispense del corso di Storia dell’Architettura II, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Bentivoglio considera le tavole di Seroux, comprendenti un’infinità di “frammenti” di una o più realtà architettoniche, ancora capaci di « innescare percorsi attivi di ragionamento », al di là della correttezza o meno delle misurazioni o delle piante. 76 Loyrette, Séroux d’Agincourt cit. 77 Il viaggio alla riscoperta dei “primitivi” di Ottley e Humbert de Superville è indagato per la prima volta da G. Previtali, Alle origini del primitivismo romantico.Il viaggio umbro-toscano di William Young ottley e Humbert de Superville, in Paragone, n.s., XIII, 149 (1962), pp. 32-51. 78 Miarelli Mariani, Les monuments parlants cit. 74 75
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italiane79 furono riproposti tutti e sei i volumi, omnicomprensivi di testo e immagini, le edizioni inglese e tedesca si limitarono a ripubblicare le tavole con relativo commento, tralasciando l’analisi storica di Seroux, ormai considerata superata80. Ciò testimonia come le incisioni continuassero ad essere considerate la parte più utile e innovativa dell’opera81. Ma oltre alle incisioni, e in accordo con le speranze testamentarie dello storico dell’arte, anche il corpus grafico ha costituito negli ultimi due secoli un importante strumento documentario82. Il fortunato rinvenimento, sia tra i disegni conservati nei caotici codici di “inediti”, che tra quelli preparatori alle incisioni, dei quali non tutti sono stati utilizzati per intero, di testimonianze di monumenti oggi non più esistenti o manomessi, ha infatti reso la sterminata raccolta un’imprescindibile e preziosa fonte iconografica per l’arte medievale e del primo Rinascimento83. Ciò è stato certamente facilitato dal metodo riprodutti79 Oltre alla già menzionata traduzione del Ticozzi per gli editori Giachetti di Prato, l’Histoire de l’Art fu tradotta anche per conto dell’editore Ranieri Fanfani di Milano, Storia dell’Arte, Milano 1825. Una terza edizione apparve a Mantova nel 1841, Storia dell’arte col mezzo dei suoi monumenti dalla sua decadenza nel IV secolo fino al suo risorgimento nel XVI con aggiunte italiane, Mantova, fratelli Negretti 1841. Va segnalato che entrambe le edizioni italiane non si servirono dei rami originali fatti eseguire da Seroux, di cui si ignora l’odierna collocazione. Nell’edizione di Prato, il Ticozzi scrive a tal proposito: « Senza detrarre al merito del disegnatore e dei benemeriti intagliatori delle stampe dell’edizione parigina, posso accertare il lettore che i rami della presente edizione italiana furono tutti nuovamente incisi da assai migliori bulini; oltreché furono nuovamente disegnati alcuni monumenti, che nelle stampe della prima edizione erano poco conformi agli originali », Storia dell’Arte, I, p. 37, nota. 80 D. Mondini, S. Lorenzo fuori le mura in Rom. Der Bau und seine liturgische Ausstattung im 13. Jahrhundert, in Georges-Bloch-Jahrbuch des Kunstgeschichtlichen Seminars der Universität Zürich 2 (1995), pp. 13-29. È significativo il fatto che nella Storia moderna dell’arte in Italia curata da Paola Barocchi trovino posto unicamente le tavole e non il testo dell’Histoire de l’Art, per l’appunto nella sezione iconografica Atlanti, mostre, riviste, P. Barocchi, Storia moderna dell’arte in Italia. Manifesti polemiche documenti I. Dai neoclassici ai puristi, 17801861, Torino 1998, figg. 1-7. Anche Francis Haskell scrive: « Il valore del libro di Séroux consisteva principalmente nel suo essere un repertorio di immagini –non solo piccoli vasi o figurine di terracotta, ma anche mosaici, cicli di affreschi e cattedrali; a questo fatto, riconosciuto da lui stesso e dai suoi contemporanei, l’opera dovette la sua importanza per tutti gli storici medievali per almeno un secolo », in Le immagini della storia cit., p. 170. 81 E. Spalletti, La documentazione figurativa dell’opera d’arte, la critica e l’editoria nell’epoca moderna (1750-1930), in Storia dell’Arte italiana, parte prima, Materiali e problemi, II. L’artista e il pubblico, pp. 433-434. 82 Un elenco dei contributi in cui i disegni del “fondo” Seroux sono stati utilizzati come fonte per la ricostruzione di opere d’arte oggi scomparse o alterate, si trova in V. Ascani, La documentazione grafica inedita sul Duomo di Benevento nella raccolta di Séroux d’Agincourt, in Arte medievale, s. II, 3 (1998), p. 151, n. 5; l’elenco è aggiornato in V. Ascani, La protoenciclopedia dell’arte medievale di Jean-Baptiste Séroux d’Agincourt, in Arte d’Occidente, temi e metodi. Studi in onore di Angiola Maria Romanini, III, Roma 1999, p. 1236, n. 34. Alla segnalazione di Ascani si possono aggiungere i successivi contributi, vedi I. Miarelli Mariani in questo volume, pp. 40-41n. 83 Sottolinea in particolare quest’aspetto Ascani, La protoenciclopedia cit., p. 1229.
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vo messo a punto da Seroux che, se dal punto di vista più propriamente qualitativo ha suscitato sovente aspre critiche, ha permesso di ricostruire piuttosto fedelmente l’aspetto tardo-settecentesco di molti monumenti84. Le incisioni riproducono spesso le opere in maniera schematica o a dimensioni estremamente ridotte. L’assunto di mantenere una « fidelité dont il y a peu d’exemples » e il « véritable caractère des originaux » professato da Seroux, infatti, non è sovente mantenuto85 e lo studio dei disegni preparatori ha messo in luce la vastità del materiale raccolto rispetto a ciò che è stato in seguito effettivamente inciso. Un esempio tra i tanti, i bellissimi disegni di Louis-Jean Desprez da Palazzo Venezia a Roma, dal forte impatto visivo e utilizzati solo parzialmente e a dimensioni molto ridotte nella tavola LIV del IV volume86. L’intenzione di documentare il più “neutralmente” possibile le opere d’arte, che aveva condotto Seroux a dettare dei precisi parametri ai suoi disegnatori e incisori, l’utilizzo dell’acquaforte al tratto lineare con rare indicazioni chiaroscurali, in cui i monumenti appaiono fortemente semplificati, la volontà di riprodurre quante più opere possibile, compromette in molti casi la leggibilità dei monumenti. Ciò non accade invece nei disegni, che siano semplici calchi su carta da lucido, o fogli eseguiti dai disegnatori più abili che fortunatamente non si attengono sempre ai parametri “riduttivi” di Seroux e forniscono delle testimonianze iconografiche di grande importanza. Attraverso lo studio del corpus è inoltre possibile ricostruire il grande lavoro che si cela dietro ogni tavola, anche quelle in seguito non incise. I disegni testimoniano infatti i diversi stadi di lavorazione delle incisioni, i ripensamenti, le variazioni messe in atto al momento della scoperta di nuovi monumenti da inserire. Per quel che riguarda l’utilizzo del calco diretto su carta da lucido per la riproduzione di pitture e miniature, Seroux ne annuncia il metodo nel commento alla tavola dedicata al codice di Terenzio della Biblioteca Vaticana che egli, benché già riprodotto, fa nuovamente disegnare e incidere con il “metodo corretto”, per evitare la « confusion également éloignée du style, que de la précision du calligraphe ou peintre antique, qui avait su appliquer si bien ces compositions aux situations des personnages mis en scène par Térence »87. Per far fronte a questi “inconvenienti”, continua Seroux, rivolgendosi a coloro che « s’occupent de pareils travauxs », sarà necessario Histoire de l’Art, Préface, I, p. ij. Ibid., I, p. 38. 86 Miarelli Mariani, Les monuments palants cit., pp. 140-141. 87 Histoire de l’Art, III, p. 44, pl. XXXV, n. 6. 84 85
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qu’a fin d’obtenir un succès complet, il faut, non seulement que les calques des dessins ou peintures soient faits avec une pratique et une adresse toute particulières, mais encore que, en opérant, le graveur ait l’original sous les yeux; sans la reunion de ces deux précautions, d’une nécessité absolue, il est bien difficile, pour ne pas dire impossible, de conserver la vérité des esemble, et encore moins celle des détails, d’où dépend la parfaite imitation du style des peintures que la gravure est chargée de transmettre88.
L’analisi dei disegni preparatori per l’Histoire de l’Art conferma l’uso sistematico del calco diretto su carta velina oliata per la riproduzione di opere pittoriche. L’esigenza di disegnare il monumento direttamente dall’originale, inoltre, trova particolari assonanze con il metodo messo in pratica per la prima volta in Francia da Pierre Crozat per il suo Recueil89. Nella recensione del primo fascicolo dell’Etruria Pittrice di Marco Lastri apparsa nel 1788 sulle Memorie per le Belle Arti, di cui è lecito supporre la paternità d’ispirazione dello stesso Seroux, si torna sull’argomento del calco. Il libro, che nel sottotitolo sembra richiamare da vicino il progetto agincourtiano, Storia della pittura toscana dedotta dai suoi monumenti che si esibiscono in stampa dal secolo X fino al presente, era considerato da Seroux un’imitazione della sua ricerca, come si legge in una lettera a Dufourny del 181290. Nella recensione vengono avanzate alcune critiche decisamente ispirate alle asserzioni programmatiche della prefazione dell’Histoire de l’Art. La prima riguarda la non corretta sequenza cronologica delle tavole, che pure era stata annunciata nel manifesto dagli editori Pagni e Bardi91, mentre una seconda critica è rivolta alla tendenza a proporre autori e datazioni per le opere in cui non apparivano né date né iscrizioni92. Entrambe le osservazioni ricalcano quasi alla lettera le affermazioni del « Discours préliminaire » dell’Histoire de l’Art, in cui Seroux dichiara di voler seguire un’esposizione cronologica « certa », scegliendo unicamente opere firmate e datate. Ma la sua partecipazione all’articolo è confermata dal passo immediatamente successivo, in cui è indicato, quale corretto metodo di indagine storico-artistica, proprio il suo progetto93. L’autore della recensione prende inoltre in analisi la questione più strettamente tecnico-incisoria, che qui interessa particolarmente. Nel manifesto Ibid. F. Haskell, The Painful Birth of the Art Book, Walter Neurath Memorial Lecture, London, 1987 (tr. it. La difficile nascita del libro d’arte, in Le metamorfosi del gusto. Studi su arte e pubblico nel XVIII e XIX secolo, Torino 1989, pp. 71-72). 90 Miarelli Mariani, Jean-Baptiste Séroux d’Agincourt e la nascita cit., p. 15. 91 Memorie per le Belle Arti, IV (febbraio 1788), p. XXXIX. 92 M. Lastri, Etruria Pittrice; ovvero Storia della pittura toscana, dedotta dai suoi monumenti che si esibiscono in stampa dal secolo X fino al presente, Firenze, 1791, I, tav. IV. 93 Memorie per le belle arti, IV (febbraio 1788), p. XXXIX. 88 89
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dell’Etruria Pittrice diffuso dagli editori si annunciava che « i rami saranno intagliati di nuovo gusto, mentre saranno fatti con acqua forte, ed altri strumenti, che formeranno una stampa a uso di disegno acquerellato »94. A commento di ciò, si legge nelle Memorie per le Belle Arti: potea forse in questi primi monumenti risparmiarsi affatto la fatica del chiaroscuro, e gli amatori supponiamo, che si sarebbero contentati dei semplici contorni, dell’esattezza de’ quali dipende tutto in simili oggetti. Noi non lasceremo di esortare l’erudita persona, che presiede a quest’opera, di far uso grande del lucidare nelle pitture di questi secoli, mentre in lavori di tal fatta è l’unico ed il necessario mezzo per ottenere l’intento dell’esattezza: e se ci si risponde, che le tavole grandi non permettono sovente che ciò si faccia, replicheremo, che ci parrebbe bene in quei casi di dare un’idea dell’intera tavola in piccolo, e poi dare lucidate nella loro grandezza naturale, le teste, e quelle altre parti della tavola, che si credano più proprie a far conoscere lo stile, ed il fare del Pittore [...]. Il lucidare obbliga il disegnatore ad una scrupolosa fedeltà, ed esclude, ch’egli ponga nel suo lavoro qualche cosa, che sappia della propria maniera: cosa quasi impossibile quando si copiano esemplari tanto dagli usati stili lontani.
Il metodo appena descritto è esattamente lo stesso utilizzato da Seroux, non solo per l’indicazione di eseguire i lucidi direttamente sui monumenti, che avrebbe impedito ai “copisti” di trasmettervi « qualche cosa della propria maniera », ma anche per la proposta di riprodurre nella stessa tavola il dipinto a dimensioni ridotte e alcuni particolari a grandezza naturale, espediente introdotto per la prima volta proprio nell’Histoire de l’Art e ripreso ampiamente in campo storico-artistico solo dopo l’avvento della fotografia95. La questione della “correttezza” della riproduzione dell’opera d’arte è ripresa da Seroux nell’agosto e nel gennaio del 1812 in due lettere al Morelli, scritte dopo l’uscita dei primi fascicoli delle tavole dell’Histoire de l’Art. Il custode della Marciana si era infatti lamentato con l’amico di alcune imprecisioni da parte dei suoi incisori96, in particolare per la resa di alcuni particolari del palazzo di Diocleziano a Spalato, riprodotti nella tavola II del IV volume dell’Historie de l’Art, che però Seroux aveva desunto dal libro di Robert Adam Ruins of the Palace of the Emperor Diocletian97, come fa notare al Morelli nella successiva lettera. Nella stessa missiva, egli torna di nuovo sulla questione della fedeltà all’originale dei suoi rami: Ibid., p. XXXVIII. Previtali, La fortuna dei primitivi cit., p. 139. 96 Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, cod. marc. It. X, 326 (=6668), lettera di Seroux d’Agincourt a Jacopo Morelli, Roma, 14 gennaio 1812. 97 R. Adam, Ruins of the palace of the Emperor Diocletian at Spalatro in Dalmatia, [London], printed for the author, 1764. 94 95
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Ella comprende che per ben giudicare della fedeltà dei miei rami su questo oggetto, conviene farne il confronto con quelli della detta opera Inglese, e per conoscere l’esattezza di questi avrebbe fatto d’uopo portarsi sul luogo; posso d’altronde assicurarla fin adora i disegni di questo artista non sono stati accusati d’inesattezza. Il timore poi d’infedeltà nell’Incisione mi sarebbe, più che nelle tavole dell’Architettura, stato sensibile in quelle della Pittura, nelle quali una esattezza scrupolosa è indispensabile per mostrare i disegni, le miniature, e le pitture da me impiegativi; Se Ella avesse tempo di esaminare ciò che di questa terza parte si trova pubblicato nelle distribuzioni 3a e 6a, vi riconoscerebbe l’attenzione che ho usata di delineare, ed incidere prima la totalità dei soggetti per mostrar lo stile dell’invenzione, e della composizione di ciascuno, e dipoi aggiungervi una porzione del medesimo calcata sull’originale, onde far conoscere lo stile del delineare di ogni età; […] Potrei aggiungere che l’amore e lo studio delle Belle Arti uniti ad un’esperienza di più di sessanta anni, mi permetterebbero di credere, non avendo mai perduto di vista il titolo della mia opera di genere nuovo=Histoire de l’Art par les Monumens= che ho procurato ne fossero colla più incontrastabile fedeltà messi sotto gli occhi i monumenti; per ottenere quest’intento ho sempre senza risparmio né di tempo, né di spesa, scelti i migliori artisti98.
Questa minuziosa attenzione alla “fedeltà” nella riproduzione artistica, in cui non doveva affatto trasparire la “maniera” del copista, condusse inoltre Seroux a prestare un’inedita attenzione allo stato di conservazione delle opere d’arte, caratteristica che ha contribuito a rendere il “corpus” grafico di estrema importanza per le posteriori ricostruzioni di opere d’arte alterate dal tempo. Del resto sono molti i passi in cui Seroux si dimostra particolarmente attento alla conservazione del patrimonio, esigenza che esprime anche nel « Discours préliminaire », dove ritiene urgente la riproduzione a stampa dei monumenti medievali sempre più minacciati da perdite e distruzioni99. Un intento dunque, il suo, al contempo storico e “militante”100. Per tornare al corpus di disegni, particolamente numerosi sono quelli preparatori alle tavole “riassuntive” con più monumenti, a partire da quelle che introducono le tre sezioni, che riproducono i capolavori dell’anti98 Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, cod. marc. It. X, 326 (=6668), lettera di Seroux d’Agincourt a Iacopo Morelli, Roma, 2 settembre 1812, publicata in Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 137-138. 99 Histoire de l’Art, Discours préliminaire, I, p. iiij. Un’analoga attenzione allo stato di conservazione si trova, pochi anni prima, nelle incisioni eseguite a Firenze nel 1771 da Thomas Patch dagli scomparsi affreschi del Carmine di Spinello Aretino, all’epoca ritenuti di Giotto, in cui è possibile scorgere le sinopie sotto le cadute di colore ed in cui l’autore indica inoltre i rifacimenti, indicandoli con la didascalia « moderno », U. Procacci, L’Incendio della chiesa del Carmine del 1771, in Rivista d’Arte (1932), pp. 141-232, in part. pp. 212-224. 100 Sulle politiche di tutela e conservazione e il ruolo dell’Histoire de l’Art si rimanda al saggio di Ilaria Sgarbozza in questo volume.
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chità e che dovevano guidare il lettore e fornirgli un termine di paragone cui fare riferimento nell’addentrarsi dello studio dell’arte medievale101. Tra i collaboratori all’Histoire de l’Art, di fondamentale importanza per tutte le fasi riproduttive è la figura del bolognese Gian Giacomo Macchiavelli. Il suo ruolo è stato messo in rilievo da Henri Loyrette102 e, in seguito da Emilia Calbi103. Allievo dell’Accademia Clementina104, egli fu presentato a Seroux dal Crespi in occasione del soggiorno bolognese, come già accennato. I suoi primi disegni collegabili all’Histoire de l’Art sono infatti databili già al 1780105. Amico di Felice Giani, dell’architetto Giuseppe Barberi e di Bénigne Gagneraux106, Macchiavelli non sembra aver avuto altra attività che quella di collaboratore del d’Agincourt. Di lui si conoscono, infatti, solo i disegni e le incisioni eseguite per l’altra opera di Seroux, il Recueil de fragmens de sculpture antique en terre cuite, pubblicato nel 1814, tre anni dopo la sua morte, le incisioni dantesche pubblicate postume nel 1819 dal nipote Filippo Macchiavelli per una nuova edizione della Divina Commedia107, certamente composte sulla scia del successo di quelle disegnate da Flaxman e, infine, schizzi a penna per una serie dal titolo provvisorio Passeggiate conservati nella Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele di Roma108. A questo ridotto corpus grafico Emilia Calbi ha aggiunto un album apparso sul mercato antiquario comprendente un cospicuo numero di disegni del tutto simili a quelli presenti nella raccolta vaticana, e per la maggior parte collegabili alle illustrazioni dell’Histoire de l’Art109. La sua attività trentennale presso lo storico dell’arte è ricordata nel Recueil110. Macchiavelli accompagnava Seroux nelle visite ai monumenti romani, eseguendo disegni sul luogo o ricontrollando fogli forniti da altri autori. Ma oltre a questa opera di documentazione “diretta”, che consisteva anche nell’esecuzione di calchi da pitture o manoscritti, il bolognese svolgeva un meticoloso lavoro nello studio di Seroux, ricalcando incisioni dai libri illustrati, copiando su carta bianca i “lucidi” eseguiti su velina e adattando alle esigenze di stampa i numerosi disegni che giungevano da tutta Europa. Fu infatti con certezza il bolognese ad eseguire i disegni Histoire de l’Art, Prèface, I, p. iij. Loyrette, Séroux d’Agincourt cit., p. 50. 103 Calbi, Un album di Gian Giacomo Macchiavelli cit., pp. 31-48. 104 Ibid., p. 43, n. 2. 105 Ibid., p. 32. 106 Ibid., p. 37. È documentata anche la sua partecipazione, in qualità di incisore, a I papiri diplomatici di Gaetano Marini, testo pubblicato nel 1805, cfr. Moretti, Sulle tracce di Bisanzio cit., pp. 62-63. 107 Ibid., p. 45, n. 6. 108 R. Vighi, Disegni romani di G.G. Macchiavelli, in Album di Roma, a cura di B. Brizzi, Roma 1980, pp. 85-118. Roma, Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele (collocazione 18.6.C.13, sotto il titolo di Costumi romani). 109 Calbi, Un album di Gian Giacomo Macchiavelli cit. 110 Seroux d’Agincourt, Recueil cit., p. 9. 101 102
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preparatori finali per tutte le tavole dell’Histoire de l’Art che comprendevano più monumenti. Ogni disegno veniva ridotto alle giuste dimensioni mediante quadrettatura e copiato sul foglio definitivo, da cui veniva in seguito tratto il rame. Egli svolse dunque un prezioso lavoro riproduttivo e Giovanni Gherardo De Rossi lo ricorda « dotato di somma fedeltà nel copiare e non avendo a quel tempo veruna sua propria maniera sapea ben adattarsi a rappresentare gli oggetti che gli si presentavano senza punto alterarli »111. La prima fase di lavoro per l’esecuzione delle tavole era comunque svolta dallo stesso Seroux, e consisteva nell’individuazione dei monumenti da riprodurre, sia attraverso gli appunti presi durante i viaggi, sia attraverso un meticoloso spoglio bibliografico, che egli svolgeva nel suo studio, era infatti un accanito collezionista di libri, e presso le maggiori biblioteche della città112. Benché fosse in grado di disegnare, Seroux non sembra aver partecipato in maniera consistente alla documentazione grafica dell’Histoire de l’Art, se non nei primissimi tempi, in particolare per i calchi tratti da manoscritti113. Egli preferì sempre affidarsi a disegnatori professionisti e, di ogni monumento, cercava ogni precedente citazione testuale o riproduzione, non solo per poterne controllare il grado di “fedeltà”, ma anche per documentarne il precedente stato di conservazione. Per la riproduzione di opere non romane, egli fu aiutato da una vasta rete di corrispondenti, tra cui Leonardo Massimiliano de’ Vegni, Lord Camelford, il conte di Choiseul-Gouffier, Jacques-Gabriel Pouillard, Charles Worsley e l’architetto ravennate Camillo Morigia114. Ancora nel 1806, chiese all’amico Vivant-Denon, direttore generale del Musée Napoleon, di procurargli i disegni dei pannelli laterali del polittico di Gand di Hubert e Jan van Eyck, che erano rimasti nella loro collocazione originaria quando le parti centrali erano state trasportate a Parigi115. G. G. De Rossi, Notizie storiche cit. pp. 22-23. Sulla biblioteca di Seroux Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 94-96. 113 Histoire de l’Art, III, pl. LXVIII, p. 76, n. 3: « J’ai dessiné cette peinture, qui était inédite, dans un manuscrit du monastère des bénédictins du Mont-Cassin, de qui j’ai été reçu avec toute sorte de bontés »; V, pl. LXVIII. Il disegno si trova in Vat. lat. 9842, f. 55r; il calco da cui è tratto, al f. 56r. 114 I nomi dei corrispondenti sono emersi dall’attenta analisi di Loyrette, Séroux d’Agincourt cit., p. 43, cui si rimanda. Morigia, che non è menzionato da Loyrette, è citato da Seroux, Histoire de l’Art, I, p. 37, n. a. 115 Vivant Denon, Directeur des Musées sous le consulat et l’Empire. Correspondance (18021815), I, p. 310, n. 794, Paris 1999. I disegni furono eseguiti da Joseph Paelink e non sono oggi conservati. La prate centrale del polittico fu ricollocata sull’altare nella cattedrale di San Bavone nel 1816, ma il pannello con i Giudici integri, riprodotto dal d’Agincourt fu rubato nel 1934, ed è oggi sostituito da una copia. Sarebbe stato dunque di grande interesse rinvenire i disegni, che dovevano essere accompagnati da calchi diretti. Denon, approfittando dell’occasione, scrisse una lettera di ringraziamento a Gand in cui chiedeva inoltre dove fossero conservati i pannelli laterali, che egli voleva per il Musée Napoleon. Ibid., I, pp. 324-325, n. 835. 111 112
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I corrispondenti di Seroux, dunque, nobili viaggiatori, diplomatici, personalità della curia ed eruditi, facevano eseguire i disegni richiesti ad artisti locali. Ma non era inconsueto che lo storico dell’arte commissionasse direttamente i disegni anche nel caso di monumenti non romani. Ciò avvenne soprattutto negli anni Ottanta del secolo, quando egli non aveva ancora subito la perdita delle sue rendite, ed era in grado di finanziare i viaggi dei suoi copisti116. Egli non sempre cita i suoi disegnatori, soprattutto per le sezioni dedicate alla scultura e alla pittura. Il loro nome è invece ricordato più spesso nella sezione architettura117, che richiedeva autori specializzati, capaci di misurare l’edificio riprodotto e, talvolta, di eseguirne il rilievo. Le tavole dell’Histoire de l’Art riproducono infatti principalmente piante e spaccati, fatta eccezione per alcune belle vedute, tra cui quelle disegnate da Desprez118. Seroux coinvolse soprattutto giovani architetti pensionnaires dell’Accademia di Francia119 tra cui Louis-Jean Desprez120, Louis-Ètienne Deseine121 e François-Jacques Delannoy122. Desprez, definito da Seroux dotato di « talent extraordinaire, non seulement dans l’invention de ses projets d’architecture, mais dans des dessins de paysage et de marine »123, disegnò una delle tavole più belle dell’Histoire de l’Art, la veduta della piazza S. Pietro124 il cui disegno è stato pubblicato Histoire de l’Art, I, p. 137, n. a. Ibid., I, p. 37, n. a. 118 Ibid., IV, pl. LXII. 119 Correspondance des Directeurs cit., XIV, p. 73, lettera di Vien a d’Angiviller del 27 dicembre 1780. La lettera riguarda il permesso accordato da d’Angiviller a Segla di poter prolungare di qualche mese il suo soggionro all’Accademia per poter eseguire il busto di Poussin commissionato da Seroux d’Agincourt: « la grâce que vous accorderiés au Sr. Ségla alégiroit les frais de M. d’Agincourt. D’ailleur, Monsieur, vous devez connoître le cœur de votre ami; je puis vous assurer que, de ma connoissance, sans compter les dépences extraordinnaires que sa longue maladie lui occasionne, il rend de grands services à de jeunes artistes; il les a même soutenus dans leurs maladies qui n’ont pas été moins longues que la sienne ». 120 P. Lamers, Il viaggio nel Sud dell’Abbé de Saint-Non. Il « Voyage pittoresque à Naples et en Sicilie »: la genesi, i disegni preparatori, le incisioni, Napoli 1995. 121 Loyrette, Séroux d’Agincourt cit., p. 43. Allievo di Billaudel, Louis-Étienne Deseine vinse il Prix de Rome nel 1777, e lasciò l’Accademia nel 1782. Morì poco dopo il ritorno a Parigi, G. Le Chatelier, L.-P. Deseine, Paris 1903. Histoire de l’Art, III, p. 3, pl. IV, n. 9-10: « Les dessins de cette planche, ainsi que ceux des trois qui suivent, ont été faits avec beaucoup de soin par M. Deseine, architecte français que la mort a trop tôt enlevé à son art ». 122 Di Delannoy si può ancora vedere a Parigi la Galerie Vivienne, L. Mascoli, Sur la route de Rome: l’arret à Lyon d’un pensionnaire de l’Academie de France, François-Jacques Delannoy, in Lyon et l’Italie. Six etudes d’histoire de l’art, Paris 1984, a cura di D. Ternois - M.F. Pérez - G. Chomer; Dessins et Sciences, XVII-XVIIIè siècles, cat. mostra (Paris 1984), Paris 1984; Histoire de l’Art, I, p. 73, n. a, pl. XLII. 123 Ibid. 124 Il disegno si trova in Vat. lat. 9839 (I), f. 48r, ed è pubblicato in Loyrette, Séroux d’Agincourt cit., p. 49, fig. 18. 116 117
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da Loyrette125, che gli attribuisce inoltre, parecchi altri disegni di monumenti romani126. Lo studio dell’intera “raccolta” ha permesso inoltre di allargare la partecipazione dell’architetto, che risulta forse il più attivo disegnatore per le tavole dell’Histoire de l’Art all’inizio degli anni Ottanta del secolo. Tra gli altri architetti-disegnatori francesi vanno ricordati Charles Norry127, Jacques Guillaume Legrand, allievo di Clérisseau128, e Claude Billard de Bélisart129. Tra gli italiani, il siciliano Alessandro Emanuele Marvuglia, Paolo Mescoli, che eseguì i bellissimi disegni acquerellati dei rilievi delle chiese di S. Michele e di San Giovanni a Pavia130, Gaetano Stegani, autore dei disegni della fortezza di Rimini, il poco noto Raffaello Ringhini di Forlinpopoli che disegnò varie chiese di Bologna e Ravenna, tra cui S. Vitale, e, infine, Giovanni Antolini131. Questi eseguì i disegni del Sacro Speco di Subiaco, visitato tra il 1782 e il 1783, probabilmente in compagnia dello stesso Seroux d’Agincourt. Infine vanno ricordati i più noti Pierre-Adrien Pâris, collaboratore dell’Agincourt negli anni del suo primo viaggio in Italia, nel 1783, e suo fedele amico nel secondo soggiorno, che coincise inoltre con il suo breve periodo di direzione dell’Academie de France nel 1807132 e Léon Dufourny. Il suo nome è quello maggiormente ricordato come disegnatore delle tavole di architettura, ma forse perché egli fu, a partire dal 1809, il curatore a Parigi dell’edizione a stampa dell’Histoire de l’Art e aveva potuto colmare le omissioni dello storico dell’arte133. Mediocre disegnatore, ma attentissimo e colto osservatore, Dufourny non eseguì sempre di persona i disegni e in Italia Ibid., p. 49, fig. 18. Ibid., p. 43. Su Desprez, La Chimère de Monsieur Desprez, cat. mostra (Paris 1994), Paris 1994; Di Desprez sono soprattutto noti i disegni di monumenti sepolcrali eseguiti a Roma prima della partenza per la Svezia, di cui si conoscono anche delle incisioni all’acquaforte, R. Michel, Tombeaux, in La Chimère cit., pp. 155-174. 127 Charles de Wailly, Peintre-Architecte dans l’Europe des lumières, cat. mostra (Paris 1979), Paris 1979; Loyrette, Séroux d’Agincourt cit., p. 43. 128 Charles-Louis Clérisseau (1721-1820) dessins du Musée de l’Ermitage à Saint-Petersburg, catalogo della mostra (Paris 1995), Paris 1995, p. 169; Loyrette, Séroux d’Agincourt cit., p. 43 129 Histoire de l’Art, III, p. 7, pl. IX, n. 20: « Plan et coupe d’une catacombe ou cimitière des Sarrasin, située à Taormine en Sicile […]. M. Bellissard, architecte français fort instruit, de qui je tiens ce dessin, avait reconnu le caractère sarrasin ou arabe de ce monument, par son analogie avec d’autres du même genre qu’il avait observés en Espagne, à Grenade si long-tems habitée par les Arabes ». 130 Ibid, III, p. 20, pl. XXIV, n. 15: « Les dessins de l’église de St. Michel, faits avec beaucoup de soin et d’exactitude par M. Paul Mescoli, habile architecte de Pavie, m’ont été transmis par M. le marquis Malaspina, aussi distinguo par son goût pour les arts, que par ses connaissances ». 131 Loyrette, Séroux d’Agincourt cit., p. 43. 132 M. A. Castan, Autobiographie de l’architecte Pierre-Adrien Pâris dessinateur du cabinet de Louis XVI, in Réunion des sociétés des Beaux-Arts des départements, Paris 1885, p. 200. 133 Loyrette, Séroux d’Agincourt cit., p. 44; 125 126
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si servì sovente dell’opera del collega Louis-Pierre Félix, che lavorò per lui dal 1788 al 1792134. Dal 1789 al 1793 si trasferì in Sicilia e nel suo diario sono annotate attente visite ai monumenti medievali, spesso disegnati espressamente per Seroux135. Pochissimi sono invece gli autori dei disegni delle tavole delle sezioni scultura e pittura ad essere citati, oltre a Pierre Peyron136, Antonio Canova137 e Vincenzo Camuccini. Tra questi, compare il noto disegnatore orientaliste Louis-François Cassas, autore del disegno del piedistallo della distrutta colonna teodosiana a Costantinopoli138. Nella stessa città, il conte di Choiseul-Gouffier fece inoltre eseguire alcuni disegni per Seroux a Louis François Sébastien Fauvel, che vi risedette dal 1785 al 1786139. I disegni di opere conservate ad Aix-en-Provence furono invece eseguiti da un pittore locale che si firma Jurami, attraverso l’intermediazione dell’erudito Alexandre Fauris de Saint Vincent, con il quale Seroux era entrato in contatto epistolare attraverso il comune amico, il già menzionato padre Pouillard140 anch’egli autore di alcuni bei disegni ad acquerello degli affreschi dell’aula sotterranea della chiesa romana di S. Martino ai Monti141. Tra i tanti disegnatori-corrispondenti, fornì il disegno del trittico di Karlstein di Tommaso da Modena142 il paesaggista viennese Joseph Roos, dal 1772 curatore della Galleria Imperiale di Vienna143. Va inoltre ricorda134 G. Bresc-Bautier, Architettura e politica: Léon Dufourny a Palermo (1789-1793), in L. Dufourny, Diario di un giacobino a Palermo, 1789-1793, Palermo 1991, p. 3, n. 2. 135 Ibid., p. 82; Su Dufourny in Sicilia, M. G. Aurigemma, Disegni inediti tardosettecenteschi della Cappella Palatina di Palermo, in Il potere dell’arte nel Medioevo. Studi in onore di Mario D’Onofrio, a cura di M. Gianandrea - F. Gangemi - C. Constantini, Roma 2015, pp. 163179; ead. Le affinità di Dufourny, in Arte medievale 5 (2015), pp. 261-276. 136 Histoire de l’Art, II, p. 133, pl. CLXI: « Le dessin de ces tableaux fait admirer une telle correction, une telle finesse, l’expression est si naturelle, le sentiment de la piété si fidèlement et si vivament rendu, que je ne me souviens pas d’avoir rien vu qui en approche, si ce n’est les touchantes peintures dont notre Le Sueur a orné le cloitre des Chartreux de Paris »; n. a: « M. Peyron, qui a eu la complaisance de dessiner ces peintures pour moi, a été frappé de cette ressemblance, en les comparant à celle du peintre français ». 137 Ibid., III, p. 168, pl. CLXXII, n. 3: « Je dois le dessin de ce tableau à M. Canova, l’un des sculpteurs les plus célèbres du siècle, qui unissant au maniement du ciseau celui du pinceau, peint aussi, parfois, avec cette vigueur et cette verité de coloris si naturelles chez les Vénitiens ses compatriotes ». 138 Vat. lat. 9840, f. 30r, Histoire de l’Art, II, p. 42, n. b, pl. XI; Miarelli Mariani, Les “monuments parlants” cit., pp. 216-217. 139 Vat. lat. 9840, f. 24r; Miarelli Mariani, Les “monuments parlants” cit., pp. 214-215. 140 Histoire de l’Art, III, p. 159, pl. CLXVI, n. 9; Miarelli Mariani, Les “monuments parlants” cit., pp. 220-221. 141 Vat. lat. 9840, f. 57v; Histoire de l’Art, III, p. 26, pl. XXX; p. 151, pl. CLIX. 142 Histoire de l’Art, VI, p. 140, tav. CCXXXIII, n. 1. 143 Ibid., p. 140: « je dois le dessin de ces peintures à MM. Rosa, père et fils, peintres et gardes de la galerie impériale de Vienne, et les reiseignement sur son inscription à M. le comte Lambert, amateur distinguo des arts, et à M. Mazzola qui les cultive près de lui ».
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to il pittore di Valence Laurent Blanchard, che eseguì disegni per Seroux sia a Roma che a Bologna144. Oltre ai disegnatori direttamente nominati da Seroux, sono stati individuate le mani di ulteriori collaboratori. Tra questi, Giovan Battista Dellera, giunto a Roma nel dicembre del 1785145, e i già citati e ormai famosissimi Humbert de Superville, William Young Ottley, quest’ultimo ricordato anche da Seroux, ma unicamente per un disegno, Carlo Cencione e Tommaso Piroli, il cui « viaggio umbro-toscano alle origini del primitivismo romantico » è stato acutamente indagato da Giovanni Previtali146. Al di fuori degli artisti sin qui ricordati, molti dei disegni conservati nella “raccolta” vaticana sono destinati a rimanere anonimi, mentre i nomi dei quattro incisori delle tavole sono menzionati da Seroux: Benedetto Mori147 144 Histoire de l’Art, III, tav. CLVIII, n. 9; Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 148, 163, 185; Miarelli Mariani, Les “monuments parlants” cit., pp. 256-259, 308-309. 145 Il nome del Dellera come collaboratore di Seroux d’Agincourt è stato avanzato per la prima volta da Loyrette, in base ad alcuni disegni riproducenti le formelle della Porta del Paradiso del battistero di Firenze, che egli attribuì al pittore lombardo. I disegni del “corpus” di Seroux sono stati in seguito analizzati da Emilia Calbi, che vi ha riconosciuto delle copie dei disegni di Dellera eseguite da Gian Giacomo Macchiavelli, E. Calbi, A proposito di alcuni disegni per la Storia dell’Arte di Séroux d’Agincourt, in Paragone 431-433 (1986), pp. 121-126. Vedi inoltre S. Rudolph, Felice Giani: da Accademico “de’ Pensieri” a Madonnaro, in Storia dell’Arte 30-31 (1977), pp. 175-186; E. Calbi, L’Accademia de’ Pensieri a Roma: artisti a confronto, in Giovan Battista Dellera (1765-1799). Un artista lombardo nella Roma neoclassica, cat. mostra (Treviglio, Museo Civico Ernesto e Teresa della Torre , 29 febbraio-30 aprile 2000), a cura di E. Calbi Milano 2000, pp. 106-107; C. Nenci, Jean-Baptiste Séroux d’Agincourt, ibid., pp. 140141, n. 86; E. Calbi, Storie di Isacco, ibid., p. 142, n. 87. 146 G. Previtali, Alle origini del primitivismo romantico. Il viaggio umbro-toscano di William Young Ottley e Humbert de Superville, in Paragone, XIII, 149 (1962), pp. 32-51; G. Previtali, Humbert de Superville in Italia, in Mostra di disegni di D.P. Humbert de Superville, cat. mostra (Firenze 1964), a cura di A. M. Petrioli Tofani, Firenze 1964, pp. 5-15; Loyrette, Séroux d’Agincourt cit, p. 48; Histoire de l’Art, III, p. 131, pl. CXVI, n. 12. Ottley è ricordato inoltre come disegnatore della tavola CX del VI volume, tratta dagli affreschi di Cimabue, sempre ad Assisi. Sulla polemica tra Seroux d’Agincourt e Ottley, Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 197-200; A. Perissa Torrini, Gallerie dell’Accademia di Venezia. Disegni di Humbert de Superville, Milano 1991; K. Winkel, A Supplement to the Biography of D.P.G. Humbert de Superville up to the Year of his return from Italy, in Miscellanea Humbert de Superville, a cura di J. Bolten, Leiden 1997, p. 14; A. Ottani Cavina, I paesaggi della ragione, Torino 1994, p. 79; J. T. Bodel Nijenhuis, Levensberig, in Hendelingen der jaarlijksche algemeene vergadering der Maatschappij van nederlandsche Letterkunde te Leiden, 21 juni, Leiden 1849, pp. 129-144 [ed. cons. Note on the Biography of David Pierre (Giottino) Humbert de Superville, in Miscellanea Humbert de Superville cit., p. 3]; J. Shaeps, A handlist of D.P.G. Humbert de Superville’s Paintings, Drawings, Prints, Publications and of documents and Letters concerning him, in Miscellanea Humbert cit., pp. 127-250; Miarelli Mariani, Les “monumens parlants” cit., pp. 266-267; 270-274; 276-277; 280-289; 288-289; 290-291; 296-299; 306-307; 312-317; H. Brigstocke - E. Marchand - A.E. Wright, John Flaxman and William Young Ottley in Italy, (Walpole Society), London 2010. 147 Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt et l’Histoire cit., p.153.
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e Domenico Pronti148 per le tavole di architettura, Tommaso Piroli e Gian Giacomo Macchiavelli per quelle di scultura e pittura. Tra i quattro, il più noto è certamente il Piroli, « l’un des meilleurs graveurs romains »149, l’incisore più attivo nella Roma tra fine XVIII e inizio XIX secolo, autore delle famose tavole di soggetto omerico e dantesco disegnate da Flaxman, nonché dei diffusissimi volumi de Le Antichità di Ercolano150, versione più economica e maneggevole di quella ufficiale promossa da Carlo III di Borbone151. Raccolto dunque tutto il materiale e fatti eseguire i rami, Seroux dovette rimandare e aspettare a lungo la pubblicazione del suo libro. I famosi rami furono inviati a Parigi solo nel marzo del 1805 con tanto di raccomandazione a Tayllerand152. Le ricerche per un adeguato editore si protrassero fino al maggio 1809, anno in cui fu inviato in Francia anche il manoscritto definitivo dell’opera153. I curatori editoriali furono PierreFrançois Domicille e l’ormai noto Léon Dufourny, amministratore del Musée central dal 1797 al 1800154, “commissaire du gouvernement pour la récupeération et la conservation des objets d’art en Italie”, dal 1801 al 1803155, professore di teoria dell’arte all’Ecole d’Architecture, dove ottenne anche la carica di “conservateur de la collection d’architecture”156. Col Ibid. Histoire de l’Art, Préface, I, p. ij. 150 T. Piroli, Le Antichità di Ercolano, Roma, nella stamperia di Tommaso Piroli, 17891794, 6 voll. 151 F. Spesso, Tommaso Piroli, incisore romano (1750-1824): proposte per un catalogo, in Nuovi Annali della Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari 9 (1995), pp. 79-94; R. Dinoia, Alcune aggiunte e precisazioni su Tommaso Piroli incisore (Roma 1750-1824) in Memoria e materia dell’opera d’arte, per nuovi orizzonti di ricerca, a cura di E. Cristallini, Roma 2017, pp. 133-145. 152 Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt et l’Histoire cit., p. 171. 153 Il manoscritto dell’Histoire de l’Art si conserva oggi a Santa Monica, Getty Research Institute for the History of Art and the Humanities, insieme al carteggio intercorso tra Seroux e i curatori dei volumi, che comprende oltre centro lettere che vanno dal maggio 1809 sino al 1814, anno di morte dell’autore. Le carte appartenevano a Léon Dufourny, curatore insieme a Domicille dei volumi e, nel 1873, furono acquistate dallo storico dell’arte e archeologo Paul Saintenoy, presidente dell’Academie Royale d’Archéologie Belgique. Per l’edizione dell’Histoire de l’Art, Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt et l’Histoire cit., pp. 169-189; Mondini, Mittelalter im Bild cit., pp. 147-296. 154 M. Tourneux, Mission de Dufourny et de Visconti au château de Richelieu, in Archives de l’Art français 4 (1910), pp. 351-413; M. Hoog, Note sue la politique du premier consul a l’égard des Musées de province, ou l’histoire d’un Mantenga, in Archives de l’Art français 24 (1969), pp. 353-363; M. Montembault, L’Album Canini du Louvre et la collection d’antiques de Richelieu, Paris 1988. 155 S. Beguin, Une occasion manqué par le Louvre: le dépots d’oeuvres d’art à Saint-Louis des Français de Rome, 1798-1800, in Bulletin de la Société de l’Histoire de l’Art français (1984), p. 195. 156 W. Szambien, Le Musée d’Architecture, Paris 1988, p. 59; R. Mercadante, La teoria dell’architettura di Léon Dufourny (1754 - 1818) nel Cours d’architecture e nei Papiers dell’Ècole des Beaux Arts, con un inedito di Venanzio Marvuglia, in Itinerari d’arte in Sicilia, a cura di G. Barbera - M. C. Di Natale, Roma 2009, pp. 238-259. 148 149
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S. D’AGINCOURT E IL CORPUS DI DISEGNI PER L’ HISTOIRE DE L’ART
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lezionista anche di dipinti di “primitivi” 157, fu tra i primi a dimostrarsi attento, in Francia, alla produzione artistica medievale, anticipando una tendenza che diverrà ufficiale a Parigi qualche anno più tardi e che culminerà nella famosa mostra della “pittura primitiva” del 1814 al Louvre158. Nel contratto con gli editori Treuttel e Würtz fu stabilito che l’Histoire de l’Art sarebbe stata pubblicata in 24 fascicoli, di cui i primi 18 di sole tavole, alternando le tre parti di pittura, scultura e architettura. Il primo fascicolo era previsto per il maggio 1810 e i successivi sarebbero dovuti uscire a scadenza mensile. Il tempo complessivo di pubblicazione prevedeva due o, al massimo, tre anni, qualora i fascicoli fossero usciti ogni sei settimane piuttosto che ogni mese. La pubblicazione dell’Histoire de l’Art fu invece ultimata solo tredici anni più tardi, nel 1823, anno in cui vide la luce l’ultimo fascicolo e la prima edizione integrale in sei volumi. Il primo fascicolo, previsto per il maggio 1810, apparve solo alla fine di giugno dello stesso anno e non miglior fortuna ebbero i successivi. Alla morte di Seroux, nel settembre 1814, erano stati pubblicati solo dieci fascicoli159. L’opera apparve in versione integrale nel 1823, ben nove anni dopo la morte del suo autore. Nel 1818 era inoltre scomparso anche Dufourny, cui successero, nella cura dell’opera, il bibliografo e bibliotecario dell’Institut Laurent-François Feuillet e il più noto Emeric-David, 157 Previtali, La fortuna dei primitivi cit., p. 234, J. H. Delaroche, Catalogue des Tableaux, dessins et estampes composant l’une des collections de feu M. Dufourny, Membre de l’Institut, Conservateur honoraire des tableaux du Musée, et Professeur de l’école royale d’Architecture, Paris 1819, p. 16, n. 22. L’interesse di Dufourny, non diversamente da Seroux d’Agincourt, è, comunque, prevalentemente storico. La sua nutrita collezione di dipinti comprendeva soprattutto opere del XVII secolo, tra cui alcuni dipinti attributi ad Albani, Annibale Carracci, Ribera, Le Sueur e Poussin, Delaroche, Catalogue des Tableaux cit. In alcune richieste di esportazione richieste a Roma nel 1802 si legge che egli aveva ottenuto il permesso di portare in Francia ben centosessanta dipinti, tra cui due tele di scuola del Veronese, un Tenier, un Polidoro da Caravaggio e altri dipinti « parte in tavola e parte in tella, rappresentanti paesi e santi », Archivio di Stato di Roma, Camerale II, Antichità e Belle Arti, busta 14. Le stime dei dipinti sono eseguite dal pittore Domenico Conti Bazzani, “Assessore delle pitture alle Antichità di Roma”, L. Dufourny, richiesta di licenza di esportazione, Roma, 21 settembre 1802; 9 ottobre 1802; 10 novembre 1802, Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 173-174. 158 Sulla mostra dei “primitivi” al Louvre, M. Preti Hamard, L’Exposition des « écoles primitives » au Louvre. « La partie historique qui manquait au Musée », in Dominique-Vivant Denon. L’œil de Napoléon, cat. mostra (Paris, Musée du Louvre, 20 ottobre 1999-17 gennaio 2000), a cura di P. Rosenberg – M.-A. Dupuy, Paris 1999, p. 226-253; I. Sgarbozza, Louvre 1793-1814: la pittura dei primitivi italiani, in Ricerche di Storia dell’arte 77 (2002) (numero monografico La scoperta dei primitivi fra Sette e Ottocento, a cura di O. Rossi Pinelli), pp. 24-40; C. Galassi, Il tesoro perduto. Le requisizioni napoleoniche a Perugia e la fortuna della “scuola umbra” in Francia tra 1797 e 1815, Perugia 2005; I. Miarelli Mariani, Il dibattito e la fortuna dei primitivi, in Il Museo Universale. Dal sogno di Napoleone a Canova, cat. mostra (Roma, Scuderie del Quirinale 16 dicembe 2016-12 marzo 2017) a cura di C. Brook – V. Curzi – C. Parisi Presicce, Milano 2016, pp. 77-78. 159 Correspondance des Directeurs cit., XIV, nr. 8426, pp. 350-351.
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ormai considerato uno dei maggiori esperti d’arte medievale, autore del Discours historique sur la peinture moderne, dedicato alla pittura da Costantino a Cimabue160. Sino ai suoi ultimi giorni, Seroux fu costantemente impegnato nella revisione della sua opera, preoccupato di non vederne ultimata la pubblicazione, soprattutto in un momento in cui si moltiplicavano i progetti sull’arte del Medioevo161. Egli era infatti certo che la sua Histoire de l’Art avrebbe occupato il posto che le spettava in campo storiografico, sostituendosi ai tanti “monumenti senza discorsi” e “discorsi senza monumenti”162.
160 B.-T. Emeric David, Discours historique sur la peinture moderne. Premier discours renfermant l’histoire abrégé de cet art depuis Costantin jusq’au commencement du treizième siècle, in Musée français, IV, Paris 1809, pp. 1-100. 161 Sulla posizione di Seroux riguardo la contemporanea storiografia artistica sul Medioevo, Miarelli Mariani, Jean-Baptiste Séroux d’Agincourt e la nascita cit. 162 GRI, 960191, vol. III, f. 129r, lettera di Seroux d’Agincourt a Dufourny, 9 ottobre 1812.
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COLLEZIONISMO DI “PRIMITIVI” E STORIOGRAFIA ARTISTICA. LE PRIME FASI DELLA RICERCA DI JEAN-BAPTISTE SEROUX D’AGINCOURT PER L’HISTOIRE DE L’ART PAR LES MONUMENS. IL CASO DI BOLOGNA
La vasta raccolta di disegni riunita dallo storico dell’arte francese JeanBaptiste Seroux d’Agincourt per illustrare la sua Histoire de l’Art par les monumens1, costituisce un complesso grafico di non facile consultazione per la mancanza di un indice, l’assenza, in alcuni casi, di un criterio immediatamente manifesto nella disposizione dei disegni all’interno dei codici, lo stato di conservazione talvolta critico di quest’ultimi e la difficoltà a collegare in maniera certa le riproduzioni grafiche a un preciso monumento. Com’è noto, i codici si dividono fondamentalmente in due gruppi: quelli che contengono il materiale grafico poi utilizzato per le incisioni e quelli che raccolgono i disegni “inediti”, che non hanno avuto una successiva trasposizione a stampa per motivi diversi 2. Nel primo caso è più semplice identificare il monumento riprodotto con l’ausilio delle tavole dell’Histoire de l’Art, dei loro commenti e della loro numerazione, anche se spesso, e fortunatamente, il materiale grafico raccolto su una singola opera è molto più vasto rispetto a quello effettivamente utilizzato nelle tavole e talvolta i singoli disegni sono tradotti in maniera non del tutto fedele e integrale: sovente in dimensioni estremamente ridotte o con l’omissione di importanti particolari che si perdono nel passaggio all’incisione. L’individuazio1 J. B. L. G. Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art par les monumens depuis sa décadence au IVe siècle jusu’à son renouvellement au XVIe siècle, Paris 1823, da qui in avanti abbreviata in Histoire de l’Art. Per le citazioni in italiano si fa riferimento all’edizione a cura di Stefano Ticozzi, J. B. Seroux d’Agincourt, Storia dell’arte dimostrata coi monumenti dalla sua decadenza nel 4. secolo fino al suo risorgimento nel 16. di G. B. L. G. Seroux d’Agincourt tradotta ed illustrata da Stefano Ticozzi, 7 voll., Prato 1826-1829, da qui in avanti abbreviata in Storia dell’Arte. 2 H. Loyrette, Séroux d’Agincourt et les origines de l’histoire de l’art médiéval, in Revue de l’art, 48 (1980), pp. 40-56.
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ne dei monumenti riprodotti nei disegni “inediti” è più complicata, spesso per la mancanza di annotazioni interne e per la caotica e talvolta casuale sistemazione3. Da alcune annotazioni presenti nei codici della Biblioteca Vaticana risulta che, già verso la metà degli anni Novanta del secolo, Seroux avesse diviso i disegni da incidere dai « monumens hors de l’Histoire de l’Art, à deposer pour qui voudra et pourra en faire usage à l’avenir »4. Al di là delle pur importanti riflessioni sugli aggiornati metodi di riproduzione5 messi in atto per quello che, a buon diritto, può essere definito il primo manuale illustrato di storia dell’arte, sulla partecipazione di artisti spesso di accertato talento6 e sulla geografia delle opere riprodotte, il corpus di disegni offre delle preziose e talvolta uniche testimonianze iconografiche di monumenti oggi manomessi o addirittura distrutti. Sorta di “campagna fotografica” ante litteram, grazie alla pretesa di Seroux di rendere l’esatto “duplicato” del monumento riprodotto7, e dunque estranea alle pratiche tradizionali dell’incisione di traduzione, la raccolta grafica costituisce una preziosissima miniera di informazioni visive di vario genere, cui vari studiosi hanno attinto negli ultimi decenni, per lo più interessati a ricostruire la storia di singoli monumenti8. 3 Per la ricostruzione delle modalità di accesso e di catalogazione dei codici della raccolta Seroux in Biblioteca Vaticana si rimanda al saggio di Andreina Rita in questo volume. 4 Vat. lat. 9848, f. 22v. 5 I. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire de l’Art par les monumens. Riscoperta del Medioevo, dibattito storiografico e riproduzione artistica tra fine XVIII e inizio XIX secolo, Roma, 2005; D. Mondini, Mittelalter im Bild. Séroux d’Agincourt und die Kunsthistoriographie um 1800, Zürich 2005; I. R. Vermeulen, Picturing art history. The rise of the illustrated history of art in the eighteenth century, Amsterdam 2010; E. Borea, Lo specchio dell’arte italiana. Stampe in cinque secoli, Pisa 2009, vol. I, in particolare pp. 606-611. 6 Loyrette, Séroux d’Agincourt et les origines cit., pp. 40-56; I. Miarelli Mariani, Les “monuments parlants”. Jean-Baptiste Seroux d’Agincourt et la naissance de l’histoire de l’art illustrée, Torino 2005 (2006), (Europa Restituta), volume aggiunto all’edizione anastatica di J. B. L. G. Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art par les monumens depuis sa decadence…, Paris 1823, vol. 7; H. Brigstocke, E. Marchand, A. E. Wright, John Flaxman and William Young Ottley in Italy, London 2010 (The volume of the Walpole Society, 73). 7 Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 129-167. 8 Per un primo riepilogo dell’utilizzo dei disegni della raccolta Seroux d’Agincourt per lo studio di particolari opere, V. Ascani, La documentazione grafica inedita sul Duomo di Benevento nella raccolta di Seroux d’Agincourt, in Arte Medievale, III, 2 (1989), p. 151, nr 5; Id. La protoenciclopedia dell’arte medievale di Jean-Baptiste Seroux d’Agincourt e le sue inedite testimonianze di monumenti scomparsi in Arte d’Occidente. Temi e metodi. Studi in onore di Angiola Maria Romanini, Roma 1999, III, p. 1236, nr. 34. Più recentemente, alcuni disegni della raccolta sono stati pubblicati in F. Aceto, Un’Opera “ritrovata” di Pacio Bertini: il sepolcro di Sancia di Maiorca in Santa Croce a Napoli e la questione dell’ “usus pauper”, in Prospettiva 100 (2002), pp. 27-35; D. Mondini, Le prime tappe del viaggio in Italia di Seroux d’Agincourt. La documentazione dei monumenti di Modena e di Santo Stefano a Bologna, in Le vie del Medioevo. Atti del Convegno internazionale di studi, Parma 28 settembre - 1 ottobre 1998, a cura di A. C. Quintavalle, Milano 2000, pp. 420-430; A. Guiglia Guidobaldi, Le sculture di arredo liturgico nelle chiese di Roma: il momento bizantino, in Ecclesia Urbis. Atti del congresso internazionale
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Collezionismo di “primitivi” e storiografia artistica
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Anche nel discorso che qui ci interessa, ossia la costruzione da parte di Seroux del proprio metodo di lavoro di fronte a un vastissimo e quasi sconosciuto patrimonio di opere ancora considerate di scarso valore artistico, ma che lentamente e capillarmente cominciavano a essere studiate e collezionate9, il corpus ha fornito qualche importante indizio visivo. Il rapporto tra il lavoro dello storico dell’arte e il sempre più diffuso fenomeno del collezionismo di “primitivi” in Italia alla fine del XVIII secolo è già stato più volte indagato10, ma alla luce dell’intera catalogazione della raccolta di disegni della Biblioteca Vaticana è possibile aggiungere qualche nuova considerazione. La storia delle collezioni di “primitivi” italiane è stata tracciata per la prima volta in maniera unitaria da Giovanni Previtali ne La fortuna dei primitivi dal Vasari ai neoclassici. Con il suo piglio « giovanile e partigiano », come sottolinea Enrico Castelnuovo, insieme alla sua straordinaria vitalità, il libro ha fornito negli anni molteplici spunti di ricerca ed è divenuto un modello esemplare per esplorazioni simili in altre culture11. A cinquant’anni dalla sua pubblicazione è stato celebrato nella mostra fiorentina del 2014 a cura di Angelo Tartuferi e Gianluca Tormen, La fortuna dei primitivi, tesori d’arte dalle collezioni italiane tra Sette e Ottocento12 che ha affrontato egregiamente il non facile compito di esporre un complesso fenomeno di storia del gusto. Un approfondimento, dunque, di uno degli spunti più interessanti di Previtali, basato soprattutto su ricerche documentarie, studi di inventari, spoglio di letteratura artistica e diari di viaggio. La mostra e il relativo catalogo, hanno permesso dunque di fare il punto sulla diffusione del fenomeno, tracciando una mappa aggiornata delle collezioni italiane da cui ripartire per ulteriori approfondimenti. di studi sulle chiese di Roma (IV-X secolo), Roma, 4-10 settembre 2000, a cura di F. Guidobaldi, A. Guiglia Guidobaldi, Città del Vaticano 2002, pp. 1479-1524; C. Lenza, I disegni dei monumenti napoletani di architettura nei manoscritti Seroux d’Agincourt della Biblioteca Apostolica Vaticana, in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XXII, Città del Vaticano 2016 (Studi e testi, 501), pp. 433-472; V. Fraticelli, Lo sguardo del Settecento al Medioevo. La scultura romana nei disegni di Seroux d’Agincourt della Biblioteca Apostolica Vaticana, in L’Art medieval en joc, a cura di R. Alcoy, Barcelona 2016, pp. 357-371. 9 Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 191-225; Mondini, Mittelalter im Bild cit., pp. 55-138. 10 I. Miarelli Mariani, Jean-Baptiste Séroux d’Agincourt e il collezionismo di “primitivi” a Roma nella seconda metà del Settecento, in Le quattro voci del mondo. arte, culture e saperi nella collezione di Stefano Borgia (1731-1804), giornate internazionali di studi, Velletri, Palazzo Comunale, Sala Tersicore, 13-14 maggio 2000, Napoli 2001, pp. 123-134; Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 87-127. 11 E. Castelnuovo, Alla ricerca dei primitivi francesi, in Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, IV, Quaderni, 1-2 (2000), pp. 348-349. 12 La fortuna dei primitivi. Tesori d’arte dalle collezioni italiane fra Sette e Ottocento, catalogo della mostra Firenze, (Galleria dell’Accademia, 24 giugno-8 dicembre 2014), a cura di A. Tartuferi, G. Tormen, Firenze 2014.
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Seroux non vi appare come collezionista, anche se ricordato nel catalogo anche in tal veste13: sue erano infatti, com’è noto, alcune tavole e icone in parte lasciate per testamento al Museo sacro della Biblioteca Vaticana, tra cui la Vergine dell’Apocalisse con santi e angeli di Giovanni del Biondo, oggi in Pinacoteca Vaticana14, e la copia del Beato Giacomo della Marca di Carlo Crivelli15. Ma il fenomeno del collezionismo privato come mezzo per approfondire la conoscenza della pittura del periodo che Seroux si accingeva a studiare – egli considerava, infatti, le opere della sua raccolta materiale di studio alla stessa stregua di disegni e incisioni di traduzione – attira il suo interesse già nei primissimi tempi passati in Italia nel viaggio di avvicinamento a Roma, che avrebbe eletto, sulla scia di Winckelmann, a sua stabile dimora. Il percorso, che possiamo seguire attraverso alcuni documenti, i disegni, le notizie e le incisioni dell’Histoire de l’Art, lo porta a contatto diretto con quella rete di conoscitori locali che nelle varie città si stavano interessando al patrimonio patrio16. Seroux ha da poco lasciato Parigi – il 24 ottobre 1778 – e la sua redditizia carica nella Ferme général17. In patria, frequentatore dei salotti intellettuali e artistici, tra cui quello famosissimo di Madame Geoffrin, si era interessato per la prima volta al Medioevo durante il periodo giovanile passato sotto le armi18. Prima di entrare nella Ferme, dove è registrato solo dall’inizio degli anni Sessanta del secolo, Seroux frequenta il Collège de Navarre, dove ricorda in particolare gli insegnamenti di Jean-Antoine Nollet, che ricopriva la nuova cattedra di fisica sperimentale dal 1753 e di Charles Batteux19, professore di retorica, che nel 1746 aveva dato alle stampe il suo famoso trattato Les Beaux-Arts réduits à un même principe20. Sono gli anni in cui Seroux conosce e frequenta il conte di Caylus, di cui si professa discepolo nella sua opera minore, il Recueil de fragmens de sculpture antique en terre cuite21. Il 13 G. Tormen, Dipinti « sull’asse in campo d’oro »: i primitivi nelle collezioni italiane tra Sette e Ottocento. Un itinerario, in La fortuna dei primitivi cit., pp. 18-19. 14 Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana, inv. 40014. Sulla collezione di Seroux, Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 96-106. 15 Monumenti, Musei e Gallerie Pontificie, appartamenti pontifici, inv. 555, sul Beato Giacomo della Marca del Crivelli vedi F. De Carolis, Crivelli and the Antiquarians: The Rediscovery of the Italian “Primitives” in Eighteenth-and Nineteenth-Century Italy, in Ornament and Illusion. Carlo Crivelli of Venice, catalogo della mostra di Boston, (Isabella Stewart Gardner Museum 22 ottobre 2015-25 gennaio 2016), a cura di S. J. Campbell, London 2016, pp. 94-110. 16 Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt et l’Histoire cit. pp. 27-46. 17 Ibid., pp. 13-17. 18 Storia dell’Arte, II, p. 333, nr. 1; Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt et l’Histoire cit. pp. 10-11. 19 Ibid., p. 11. 20 C. Batteux, Les Beaux-Arts déduits à un même principe, Paris 1746. 21 L’ultima tavola del Recueil di Seroux è dedicata al distrutto mausoleo del conte eseguito da Louis-Claude Vassé ed è intesa come « omaggio della mia riconoscenza verso un
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Collezionismo di “primitivi” e storiografia artistica
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comune interesse per il monumento e la sua esatta riproduzione, intesa quest’ultima quasi come suo “doppio”, va senz’altro collegato all’influenza dei processi sperimentali della metà del XVIII secolo, stimolati anche dalla già citata istituzione della cattedra di Nollet22. Seroux frequenta inoltre Pierre-Jean Mariette, il più famoso conoscitore e collezionista del periodo, che considera una sua “guida giovanile” e a cui deve senz’altro il suo interesse per la grafica23. Ne acquista inoltre parte della preziosissima collezione di disegni quando fu messa all’asta a Parigi nel 177524. È in questo clima colto e sofisticato che si muove dunque il Seroux “francese”, dedicandosi alla professione di Fermier dopo i trent’anni, soprattutto per prestigio sociale. Entrare nella Ferme significava, infatti, appartenere a una delle compagnie più esclusive di Parigi, una sorta di nuova aristocrazia che si affiancava a quella tradizionale e che svolgeva un importante ruolo di promozione artistica25. Egli vi ebbe accesso grazie all’intermediazione di Madame de Pompadour e del potente Jean-Joseph de Laborde, uomo di fiducia di Choiseul e banchiere di corte, nonché collezionista e futuro committente del parco di Méréville, uno dei più importanti giardini “pittoreschi” francesi26. Poco incline alle attività finanziarie, Seroux legò il proprio nome a uno degli eventi più importanti della storia dell’editoria della Francia pre-rivoluzionaria, ossia la cura dell’edizione illustrata dei Contes et Nouvelles di La Fontaine voluta dai Fermiers généraux nel 1762, con raffinate illustrazioni tratte da disegni originali di Charles Eisen, che egli seguì meticolosamente in ogni fase, anticipando un metodo che metterà a punto negli anni successivi27. Seroux era inoltre discreto disegnatore e incisore. Ricevuto a Fernay da Voltaire, frequendotto alla cui bontà e cortesia la mia giovinezza deve le prime cognizioni sullo studio dell’arte antica », J. B. L. G. Seroux d’Agincourt, Recueil de fragmens de sculpture antique en terre cuite, Paris 1814, pp. 68-96, tav. XXXVII. 22 Sul metodo di Caylus, Caylus mécène du roi. Collectioner les antiquités au XVIIIe siècle, a cura di I. Aghion, catalogo della mostra, Parigi, (Bibliothèque Nationale de France, 17 dicembre 2002 – 17 marzo 2003), Paris 2002, in particolare pp. 72-81. 23 Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., p. 19. 24 Sulla collezione di disegni di Seroux L. Collobi Ragghianti, Nuove precisazioni sui disegni di architettura del “Libro” del Vasari, in Critica d’arte XXXVIII, (1973), pp. 31-54; ead., Il libro de’ disegni di Vasari, Firenze 1974; Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 88-94. 25 Y. Durand, Les Fermiers généraux au XVIIIe siècle, Paris 1996. 26 Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 13-15. 27 I disegni, oggi conservati al Musée Condé di Chantilly, facevano un tempo parte della collezione di Seroux d’Agincourt, Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 1617. Sull’edizione dei Contes di La Fontaine si veda D. Adams, Books Illustration, Taxes and Propaganda: the Fermiers généraux edition of La Fontaine’s Contes et nouvelles en vers of 1762, Oxford 2006; M.-A. Dupuy-Vachey, Jean de La Fontaine (1621-1695). Contes et nouvelles en vers, in Fragonard amoureux. Galant et libertin, catalogo della mostra (Paris, Musée du Luxembourg, Sénat, 16 settembre 2015-14 gennaio 2016), a cura di G. Faroult, Paris 2015, pp. 102-103.
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tava gli artisti più in voga, tra cui François Boucher, Carle Vanloo, Charles-Nicolas Cochin, Elisabeth Vigée Lebrun. Quando abbandonò la Ferme, alla morte di Luigi XV, decise di consacrare la sua intera esistenza e il suo patrimonio alle “belle arti” e di intraprendere l’agognato Voyage d’Italie, preceduto da un viaggio in Inghilterra, nelle Fiandre, nei Paesi Bassi e in Germania. Il progetto di scrivere una storia dell’arte medievale era già in stato di abbozzo: ne parla infatti a Strawberry Hill nel 1777 con Horace Walpole, la massima autorità europea nel settore, cui scrive negli anni seguenti comunicandogli i progressi delle sue ricerche28. Ma per quel che riguarda l’interesse e il conseguente collezionismo dei “primitivi”, egli non sembra aver ricevuto molti stimoli né dall’ambiente francese né dal suo tour europeo. In Francia il fenomeno non era ancora diffuso, almeno non nelle forme in cui si manifesta il collezionismo italiano settecentesco, ma egli era certamente a conoscenza di importanti imprese “medievali”. Oltre a citare in più punti dell’Histoire i volumi dei Monumens de la monarchie françoise di Bernard de Montfaucon29, ritenuti da Èduard Pommier evento decisivo per la nascita della storia dell’arte in Francia30, egli ricorda un’unica « raccolta », quella « importante di disegni semplici o coloriti e di antiche pitture formata dal signor de Gaignères »31. La figura di François-Roger de Gaignerès (1642-1715), fondamentale per la nascita di un sistematico interesse per i monumenti patri, ha attirato negli ultimi decenni le attenzioni di vari studiosi. Di modeste origini, ma al servizio della maison de Guise dal 167932 e colto frequentatore di cabinets e salotti parigini33, egli è noto per il suo instancabile lavoro di ricognizione e documentazione del patrimonio artistico francese. Anticipando il metodo dei futuri autori di volumi artistici illustrati, Gaingnères viaggiava con il suo valet de chambre, Barthélemy Rémy, eccellente paleografo, e con il disegnatore e incisore Louis Boudan, incaricato di copiare i monumenti. Come accadrà in seguito anche per Seroux con il suo fido disegnatore Gian Giacomo Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 27-29, 32, 41, 59, 251. B. de Montfaucon, Les monumens de la monarchie françoise qui comprennent l’Histoire de France, avec les figures de chaque regne que l’injure des tems a epargnée, 5 voll., Paris 1729-1733. 30 É. Pommier, Le caractère des temps, in Histoire de l’Histoire de l’Art, Cycles de conferénces organisés au musée du Louvre, 1994-1995, vol. II, Paris 1997, p. 22. 31 Storia dell’Arte, IV, p. 478. La raccolta di disegni di de Gaignerès è citata nel commento alla tavola CLXIV del IV volume dell’Histoire de l’Art . 32 L. Baeumont-Maillet, La France au Grand Siècle. Chefs-d’œvre de la collection Gaingnières, Paris 1998. 33 A Parigi non erano inconsueti i cabinets dei collezionisti, come quello del Palais Mazarine, la dimora del duca d’Aumont nella rue Vivienne, in cui si conservavano medaglie e pietre incise, ma anche le gallerie dei duchi di Lesdiguières e di Richelieu, il cabinet di Jabach e la collezione di incisioni dell’abate di Marolles, che confluì, in seguito, nel Cabinet des Estampes della Bibliothèque royale, Beaumont-Maillet, La France au Grand Siècle cit. 28 29
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Macchiavelli34, l’assenza di originalità di stile di Boudan doveva costituire una garanzia per la fedeltà nella riproduzione del monumento. Ma egli si servì in qualche caso anche di disegnatori locali, soprattutto per le zone che non era riuscito a visitare35. Finché fu in vita, le sue raccolte erano a disposizione del pubblico colto, che accoglieva con cortesia nella propria dimora, com’è ricordato anche nelle guide di Parigi36. La fama della sua collezione e delle migliaia di disegni gli sopravvisse: cedute le sue raccolte a Luigi XIV nel 1711 in cambio di un vitalizio37, i disegni trovarono parziale collocazione nella Bibliothèque royal. I dipinti, soprattutto antichi ritratti, furono invece venduti dopo la sua morte, nel 1717, fatta eccezione per il ritratto di Jean le Bon, dal 1925 in deposito al Louvre, datato 134950, uno dei più antichi dipinti di “primitivi” francesi oggi noto, forse il primo esempio di ritratto autonomo in Occidente, attribuito, tra gli altri, a Girard d’Orléans38. La dispersione della raccolta non provocò comunque alcun clamore, a testimonianza dello scarso valore ancora conferito a dipinti e manoscritti medievali. Ma i disegni, conservati prevalentemente nella Bibliothéque royale, furono molto consultati dagli studiosi, a partire da Montfaucon, che ne fece largo uso nei volumi dei Monumens de la monarchie françoise39. Nella Francia del Settecento, Gaignerès è tra i primi ad allontanarsi dal gusto quasi esclusivo per le antichità e a concentrarsi sull’archeologia medievale, restituendoci regioni poco note e monumenti talvolta scomparsi, tanto che, in molti casi, i suoi studi ne costituiscono l’unica fonte iconografica. Seroux conosce le sue raccolte, che cita in diversi punti, anche se non sembra farne uso per le tavole dell’Histoire de l’Art, se non attraverso la mediazione dei volumi di Montfaucon. Nel 1777, sempre a Parigi, visitò la straordinaria collezione di antichi libri e manoscritti miniati, tra cui esempi medievali e del primo Rinasci34 E. Calbi, A proposito di alcuni disegni per la Storia dell’Arte di Seroux d’Agincourt, in Paragone, XXXVII (1986), pp. 121-126; Ead., Un album di Gian Giacomo Macchiavelli disegnatore del d’Agincourt, in Ricerche di Storia dell’arte, 33 (1987), pp. 311-48; Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 139-141. 35 Ibid., pp.11-13; A. Ritz, La collection Gaignières, in Voyages et conscience patrimoniale. Aubin-Louis Millin (1759-1818) entre France et Italie, a cura di A. M. D’Achille – A. Iacobini – M. Preti-Hamard – M. Righetti – G. Toscano, Roma 2011, pp. 25-32. Vedi anche A. RitzGuilbert, La collection Gaignières. Méthodes et finalités, in Bulletin monumental 166, 4 (2008), pp. 315-338. 36 Beaumont-Maillet, La France au Grand Siècle cit., p. 14. 37 Ibid., p. 17. 38 Paris, Bibliothèque nationale de France, département des Estampes et la Photographie, attualmente in deposito al Musée du Louvre. 39 Al Cabinet des Estampes si dovette aggiungere nel 1883 un volume di disegni di tombe raccolto da Gaignerès acquistato dagli eredi di Alexandre Lenoir, il fondatore del Musée des Monuments français.
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mento, riunita da Louis Cèsar de la Baume le Blanc (1708-1780), duca de la Vallière40 e andata dispersa poco dopo la sua morte. Sul primato delle riproduzioni dai manoscritti la Vallière, Seroux entrò più tardi in polemica con l’abate Jean Joseph Rive (1730-1791), bibliotecario del duca dal 1768, considerato il vero artefice della collezione41, nonché autore del progettato Èssai sur l’art de vérifier l’âge des miniatures peintes dans des manuscrits depuis le XIVe jusqu’au XVIIe siècle. L’Èssai, di cui uscì soltanto il Prospectus nel 178242, doveva essere illustrato da splendide riproduzioni 40 D. Coq, Le paragon du bibliophile français: le duc de la Vallière et sa collection, in a cura di C. Jolly, Histoire des bibliothèques françaises. Les bibliothèques de l’Ancien Régime, Paris 1988, pp. 317-331. 41 A. Worm, Reproducing the Middle Ages: Abbé Jean Joseph Rive (1730-1791) and the study of manuscript illumination at the turn of the early modern period, in Early Modern Medievalism. The Interplay between Scholarly Reflection and Artistic Production, a cura di A. C. Montoya, S. van Rombourg, W. Van Anrooij, Leiden-Boston 2010, pp. 347-389. Andrea Worm ritiene che l’interesse di Seroux per le miniature risalga all’incontro del 1777 con Rive nella biblioteca del duca di la Vallière (p. 385, nr 60). Per quel che riguarda la contesa tra Rive e Seroux, non ho mai asserito, come scrive Worm, che Rive abbia copiato l’idea da Seroux, ma ho messo in rilievo alcuni passi dell’Histoire de l’Art e una sua lettera in cui è egli stesso ad accusare Rive di aver imitato la sua idea di riproduzione artistica. Del resto, mi sembra improbabile che sia stato Seroux, che Worm dice essere « about a generation younger than the Abbé Rive » mentre sono esattamente coetanei, a renderlo « aware of the importance of book illumination » in seguito alla conversazione con il duca in presenza dell’abate. Sull’abate Rive e sul suo progetto A. Delle Foglie – F. Manzari, Riscoperta e riproduzione della miniatura in Francia nel Settecento. L’abbé Rive e l’Essai sur l’art de vérifier l’âge des miniatures des manuscrits, Roma 2016. Per quel che riguarda la lettera di Seroux a Dufourny del 9 ottobre 1812, Worm ritiene che parli della visita di Seroux a la Vallière, occasione in cui Rive lo avrebbe messo al corrente della sua idea di scrivere una storia dei manoscritti miniati e gli avrebbe già mostrato alcune delle tavole. Seroux vi asserisce esattamente il contrario: « Au moment de mon départ pour mes voyages, j’avais avec le Duc de la Vallière, dans sa biliothèque riche de précieux Mss. orné de Miniatures, une longue conversation, en présence de l’Abbé Rives, qui en avait la garde, il lui prescrivit de m’en donner, à mon retour, une communication sans réserve; cet abbé se hata de publier avec une magnificence excessive, quantitè de ces miniatures, afin, annonçait-il, de former l’histoire de la Peinture depuis le XIV et jusqu’et compris le XVII siècle. C’étatit absolument sur le plan qu’il m’avait etendue exposer » in Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 202203. Seroux aveva già espresso il proprio parere sul presunto “furto” intellettuale da parte di Rive in una lettera a un grande esperto italiano di manoscritti miniati, Iacopo Morelli, datata 12 luglio 1800, in Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit. p. 204. Al di là della polemica suscitata a posteriori da Seroux, sempre geloso delle pubblicazioni dei suoi colleghi su argomenti medievali, il progetto di Rive, come ha evidenziato Francesca Manzari, precede comunque l’opera dello storico dell’arte, con cui non ha molto in comune se non l’oggetto di studio di alcune opere, F. Manzari, La fortuna di Rive negli studi tra bibliografia, collezionismo e storia della miniatura, in Riscoperta e riproduzione cit. pp. 30-33, con bibliografia precedente; ead., I facsimili di Rive e la riproduzione della miniatura tra Sette e Ottocento, in Riscoperta e riproduzione cit., pp. 101-103. 42 J. J. Rive, Prospectus d’un ouvrage proposé par suoscription par M. l’Abbé Rive: Èssai sur l’art de vérifier l’âge des miniatures peintes dans les manuscrits depuis le XIVè jusqu’au XVIIe siècle inclusivement, de comparer leurs différent styles et degrés de beauté, et de determiner une partie de la valeur des manuscrits qu’elles enrichissent, Paris, Pierre Didot l’aîné, 1782.
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a colori43, suscitando l’invidia del d’Agincourt, che si era ormai indirizzato verso la riproduzione al tratto lineare, ritenuto il mezzo più adatto alla corretta riproduzione artistica, soprattutto per l’arte medievale44. Il duca possedeva straordinari esemplari miniati, tra cui il Libro d’ore di Rohan, il Breviario di John di Lancaster, i Dialoghi di Pièrre Salmon, la Storia di Gérart de Nevers, una copia cinquecentesca dei Trionfi di Petrarca e le Petites heures de Jean, duc de Berry, un tempo nella collezione Gaignères45. Nel 1764, inoltre, Seroux aveva salvato dall’abbandono, nello Château du Verger nella Loira, antica dimora di Pierre Gié de Rohan, « dei manoscritti sulla storia di Francia, e dei libri greci e latini, postillati per mano di Eleonora, principessa di Rohan »46 e li aveva depositati presso la biblioteca parigina dei Soubise, famiglia con cui aveva rapporti di antica data, dimostrandosi già particolarmente attento alla conservazione del patrimonio artistico nazionale. Queste e qualche altro accenno disseminato nelle pagine dell’ Histoire de l’Art, sono le poche notizie a noi giunte su quali fossero le conoscenze di Seroux in materia di arte medievale prima della partenza per l’Italia. Anche il viaggio europeo non deve avergli fornito molti stimoli. Le riproduzioni di opere non italiane che compaiono nell’Histoire de l’Art raramente sono frutto di personali visite di studio, come si vede in particolare nella tavola CXXXIII del sesto volume, dedicata alla Serie cronologica delle produzioni oltremontane dal XII al XIV secolo47 (Fig. 1). Oltre ad alcuni manoscritti, Seroux pubblica tre dipinti della Galleria Imperiale di Vienna, che dichiara « inediti »: un Cristo in croce attribuito a Nikolaus Wurmser, il Sant’Agostino del Maestro Teodorico48 e un Ritratto di giovane ascritto a Jan Van Eyck. Nel commento alla tavola, rimanda al noto Catalogue des tableaux de la Galerie impériale et royale de Vienne di Christian von Mechel49, privo di illustrazioni, ma sappiamo che a fornirgli alcuni disegni fu Joseph Roos, pittore di paesaggio e, dal 1771, curatore della galleria imperiale di Vienna, carica cui succedette il figlio Joseph Roos II50. Entrambi sono ringraziati nell’Histoire de l’Art a proposito della tavola CXXXIII del sesto volume, in cui è riprodotto il trittico raffigurante la Madonna col Bambino tra i santi Venceslao e Palmazio di Tommaso da Modena: Delle Foglie – Manzari, Riscoperta e riproduzione cit. pp. 48-50. E. Borea, Le stampe dei primitivi e l’avvento della storiografia artistica illustrata, in Prospettiva, 70 (1993), pp. 50-74; ead, Lo specchio dell’arte italiana cit, vol. I, pp. 605-624 con bibliografia precedente. 45 Coq, Le Paragon du bibliophile cit. 46 Storia dell’Arte, III, pp. 255-257, n. 1. 47 Histoire de l’Art, VI, tav. CLXIV. 48 Oggi a Praga, Narodni Muzeum. 49 C. de Mechel, Catalogue des tableaux de la Galerie impériale et royale de Vienne, Basle 1784. 50 Su Roos, K. Schütz, Joseph Rosa: von Wien nach Dresden und zurück, in “Man könnt vom Paradies nicht angenehmer träumen”. Festschrift für Prof. Dr. Harald Marx, a cura di A. Henning, U. Neidhardt, M. Roth, Berlin 2009. 43 44
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« Io devo il disegno di queste pitture al Sig. Rosa, padre e figlio, pittori e custodi della galleria imperiale di Vienna, e le notizie sulla sua iscrizione al sig. conte Lambert, amatore distinto delle arti, ed al signor Mazzola che le coltiva presso di lui »51.
È molto probabile, dunque, che anche gli altri disegni dai dipinti viennesi si debbano agli stessi autori. Il « conte Lambert » è Anton Franz de Paula Lamberg-Sprinzenstein (1740-1822), uno dei primi collezionisti austriaci di old masters durante il periodo napoleonico, e, precedentemente, ambasciatore imperiale alle corti di Torino e Napoli (1778-1784)52. Fu forse nella città partenopea, attraverso la comune amicizia con Sir William Hamilton, che Seroux ebbe modo di conoscere il suo futuro corrispondente viennese, possessore, tra le tante opere, del famoso Trittico del Giudizio Universale di Hieronymus Bosh. La sua bella collezione, in massima parte di dipinti fiamminghi e italiani, fu donata nel 1822 all’Akademie der bildenden Künste, di cui costituisce il primo fondo dell’attuale pinacoteca53. Da una lettera pubblicata da Domenico Maria Federici nelle Memorie trevigiane sulle opere di disegno inviata a Seroux dal suo « corrispondente in Vienna » nel 1795, sappiamo che sull’iscrizione del dipinto di Tommaso da Modena fu eseguito « un ricalco esattissimo preso da me medesimo con carta ogliata »54. L’attenzione al trittico, proveniente dal castello Imperiale di Karlstein in Boemia, trasportato a Vienna negli anni Novanta del XVIII secolo e oggi nuovamente a Karlstein, si deve in gran parte alla sua iscrizione. Il problema della nazionalità del suo autore era all’epoca al centro di un’accesa polemica sulle origini nordiche o mediterranee della pittura ad olio, dato che Mechel per primo interpretò la città d’origine del pittore indicata sull’iscrizione, « Mutina », come Mauthen o Mutterdorf, cioè come nome latino di una località boema55. Seroux, seguendo Federici, prende invece le distanze da Mechel, ribadendo la natalità modenese del pittore e riconoscendo invece l’invenzione della pittura ad olio ai fratelli van Eyck. Storia dell’Arte, VI, p. 208, tav. CXXXIII. R. Juffinger, Counts Czernin von Chudenitz and Lamberg-Sprinzenstein, Two Illustrious Viennese Collectors: Notes for New Research, in La Circulation des œuvres d’art. The circulation of works of art in the revolutionary era. 1789-1848, Actes du colloque intenational Redistributions: Révolution, Politics, War, and the Movement of Art 1798-1848, Paris, Institut national d’histoire de l’art, 9-11 dicembre 2004, Rennes 2009, p. 120. Durante il periodo passato a Napoli il conte aveva riunito inoltre una collezione di antichi vasi, aiutato dall’abate Mazzola, che aveva poi portato a Vienna, G. De Freddy, Descrizione della città, sobborghi, e vicinanze di Vienna. Divisa in tre parti con annotazioni storiche ed erudite, Vienna 1800, vol. I, pp. 407-408 nt a. 53 M. Fleischer, B. Hagen, R. Trnek, The Picture Gallery. Academy of fine Arts, Vienna, London 2005, pp. 7-8. 54 D. M. Federici, Memorie trevigiane sulle opere di disegno dal 1100 al 1800 per servire alla storia delle belle arti in Italia, Venezia 1803, pp. 72-73. 55 de Mechel, Catalogue des tableaux cit., pp. 230, 363. 51 52
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Tornando alla tavola CLXIV dedicata alle « scuole oltamontane » (Fig. 1), vi compare un’incisione attribuita a Dürer raffigurante la Presentazione di Gesù al tempio; il Carlo V col cane di Tiziano oggi al Prado; un disegno della collezione Seroux che egli ascrive a Luca di Leyda raffigurante Agar congedato da Abramo, il Ritratto di Enrico VIII di Holbein che si trovava nella « galleria di Kensington »56, un dipinto contemporaneo ma considerato copia di un originale antico raffigurante Giovanna d’Arco, che egli vede a Roma « nella collezione di un pittore inglese ». Un trittico con i ritratti di Renato d’Angiò e Giovanna de Laval conservato a Aix-en-Provence57 fu fatto calcare direttamente sull’originale a un giovane disegnatore locale non altrimenti noto, Jurami, con l’intermediazione di Alexandre de Fauris de Saint Vincent e un disegno raffigurante il Diluvio Universale di Jean Cousin fu copiato nella collezione Seroux58. Le restanti opere riprodotte sono derivate da altre incisioni: dalle tavole dei Monumens de la monarchie française di Bernard de Montfaucon per quel che riguarda la Francia59, dai Monumenta uplandica per la cattedrale di Uppsala60 e un ritratto di Enrico III d’Inghilterra dal frontespizio del primo volume degli Anecdotes of painting in England di Horace Walpole61. Nella tavola colpisce infine la presenza di un’opera poco nota, la Santa Barbara di Jan van Eyck, oggi al Museo di Anversa62, tratta da una precoce e rara incisione del 1769 (Fig. 2), divenuta famosa molto più tardi, nel 1815, per essere stata donata a Goethe per il suo compleanno dallo storico dell’arte e collezionista di arte medievale Sulpiz Boisserée. Il dono segna un punto di svolta nel gusto europeo, riportando l’attenzione del colto pubblico internazionale su un’opera sino a qual momento dimenticata, che violava ogni precetto della pittura accademica63. Identificato con il ritratto oggi a Roma, Galleria Barberini. Il trittico è riprodotto anche nella tavola CLXVI del VI volume dell’Histoire de l’Art. 58 R. Kultzen, An unknown drawing by Jean Cousin the Younger in the literary legacy of Seroux d’Agincourt in the Vatican Library, in Master drawings, 4, 2 (1966), pp. 150-155. 59 Histoire de l’Art, III, p. 254; de Montfaucon, Les monumens de la monarchie françoise cit., « Preface », I, Paris 1729, vol. III, p. 254, tav. XLVII. 60 J. H. Rhezelius, Ion. Haquini Rhezelii Monumenta Uplandica reseanteckningar från åren 1635, 1636, 1638, Uppsala, s.d. 61 H. Walpole, Anecdotes of painting in England: with some account of the principal artists; and incidental notes on other arts; collected by the late Mr. George Vertue; and now digested and published from his original MSS. by Mr. Horace Walpole, London 1762-1780, 5 voll. 62 Koninklijk Museum voor Schone Kunsten. 63 C. S. Wood, Van Eyck ouf of Focus, in In his milieu, essays on Netherlandish art in memory of John Michael Montias, a cura di A. Golahny – M. M. Mochizuki – L. Vergara, Amsterdam 2006, pp. 467-482; S. Sulzberg, La réhabilitation des primitifs flamands 1802-1867, Brussel 1961, pp. 114-115. 56 57
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Fig. 1. Histoire de l’Art VI, pl. CLXIV: Serie cronologica delle produzioni oltremontane dal XII al XIV secolo.
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Fig. 2. Cornelis van Noorde da Jan van Eyck, Santa Barbara, incisione, 1769, Rijksmuseum, Amsterdam.
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Seroux non solo possedeva una copia dell’incisione64, ma aveva anche personalmente studiato il dipinto durante il suo viaggio nei Paesi Bassi, in cui ricorda la visita, ad Haarlem, della raccolta dell’editore e collezionista Johannes Enschedé65. Fu proprio l’orgoglioso possessore del dipinto a farlo incidere in maniera molto fedele a Cornelis van Noorde “ex originali”. La stampa accompagnava un libretto in forma epistolare dello stesso Enschedé sull’origine della pittura a olio. Seroux è ancora molto lontano dall’entusiasmo di Boisserée e non ha parole di lode per la Santa Barbara, ne considera il panneggio troppo ampio, dalle pieghe “manierate” ed eccessive, difetto che ascrive alle intere scuole fiamminga, olandese e tedesca66. Ma l’opera trova comunque posto nell’Histoire de l’Art, pur se in dimensioni molto ridotte, e testimonia la conoscenza di Seroux di una precoce collezione che comprendeva anche opere di “primitivi” fiamminghi67. Della stessa raccolta egli pubblica anche un ritratto di Giacomina di Baviera attribuito Jan Mostaert e anch’esso derivato da un’incisione preesistente68. A parte qualche caso, dunque, la conoscenza dello storico dell’arte della pittura europea tardo-medievale e del primo Rinascimento è frutto 64 Non è purtroppo conservata tra il materiale preparatorio alla tavola, come quasi tutti i disegni per il VI volume dell’Histoire de l’Art. 65 « Ce tableau, que j’ai vu à Harlem, chez M. Enschedé, amateur très instruit, qui l’à fait graver, porte cette signature: « Johannes de Eyck me fecit 1437 », Histoire de l’Art, VI, tav. CLXIV. 66 Di Jan van Eyck, Seroux pubblica anche un particolare del Polittico dell’agnello mistico. L’incisione è considerata tra le primissime riproduzioni dell’opera da Suzanne Sulzberger, che ricorda una lettera del 1816 di Goethe « dont il conservait les ouvrages (di Seroux) à demeure sur sa table de travail » a Sulpiz Boisserée in cui scrive di aver “scoperto” un’incisione da van Eyck nell’ultimo fascicolo pubblicato dell’Histoire de l’Art. Secondo Sulzberger, l’incisione dovette essere eseguita a Parigi, dove la parte centrale del polittico di Gand si trovava dal 1794 al 1815, S. Sulzberger, Reproductions graphiques du retable de l’agneau mystique, in Gazette des Beaux-Arts, LII (1958), p. 314. In realtà i disegni per Seroux furono eseguiti a Gand per l’intermediazione di Vivant-Denon dal pittore Joseph Paelink, Vivant Denon, Directeur des Musées sous le consulat et l’Empire. Correspondance (18021815), Paris 1999, vol. I, p. 310, n. 794; pp. 324-325, n. 835. Nella stessa tavola compare un dipinto di Antonio da Saliba in Palazzo Ducale a Venezia, all’epoca ritenuto un originale di Antonello da Messina, disegnato molti anni prima da Antonio Canova, Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 142-143. Histoire de l’Art, VI, tav. CLXXII. 67 Sulla storia del dipinto, S. Sulzberger, La Sainte Barbre de Jean van Eyck, in Gazette des Beaux-Arts, XXXIV (1948), pp. 289-293. Nell’edizione di Van Mander del 1764 a cura di de Jongh l’opera è ricordata presso Enschedé. Alla morte di questi (30 maggio 1786), l’opera è acquistata dall’incisore Ploos van Amstel, mentre nel 1800 è acquistata da Oyen e infine venduta nel 1826 a van Ertborn, la cui bella collezione fu legata al Museo di Anversa. Suzanne Sulzberg, tracciando la fortuna critica del dipinto, ricorda la tavola dell’Histoire de l’Art, datandola però al 1823, anno della pubblicazione integrale dell’opera, e definendola, a ragione, viste le dimensioni molto ridotte, « defiguré et presque méconaissable ». 68 Histoire de l’Art, VI, tav. CLXXII.
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soprattutto di ricerche svolte durante il soggiorno romano, attraverso ricognizioni bibliografiche, notizie e disegni inediti forniti dai suoi corrispondenti69. Non sorprende dunque che Seroux, non appena giunto in Italia, si stupisca della grande quantità di monumenti medievali ivi conservati, sia in luoghi pubblici che privati, e che entri immediatamente in contatto con studiosi e collezionisti locali che già da qualche tempo si erano addentrati nello studio dell’arte patria. Tutto ciò prima di venire a contatto con la cultura artistica romana e di aver raffinato la propria autonomia critica, se non proprio da esperto conoscitore, che non diverrà mai, perlomeno da sapiente intenditore. Di cruciale importanza è il soggiorno a Bologna, dove giunse all’inizio del febbraio 1779 per rimanervi fino a giugno e per tornarvi brevemente in autunno, preceduto da una lettera indirizzata al canonico Luigi Crespi70. Ormai anziano, sarebbe infatti morto di lì a pochi mesi, il Crespi molto probabilmente non accompagnò di persona Seroux a visitare i monumenti bolognesi, ma fu forse lui a fornirgli l’edizione del 1776 delle Pitture di Bologna del Malvasia di cui è conservata una copia fittamente annotata dal d’Agincourt71. Alle prime armi nel cercare di orientarsi in un campo a lui ancora sconosciuto, scelto più per amore della storia e della conoscenza che per gusto personale, Seroux aveva aderito in pieno al metodo indicato dal Tiraboschi, che aveva conosciuto e assiduamente frequentato a Modena nel gennaio del 1779 e che era rimasto il suo principale punto di riferimento nei primissimi tempi delle sue ricerche. Questi, nella sua Storia della letteratura italiana, aveva suggerito, in campo artistico, che « una società d’uomini intendenti delle Bell’Arti, e insieme imparziali, prendesse a ricercare diligentemente tutte le pitture, che del XII e XIII secolo abbiamo in Italia, quelle cioè delle quali è certo il tempo in cui furono fatte ed è conosciuto 69 Ad esempio nella tav. CLXV del VI volume dell’Histoire de l’Art è riprodotto un disegno ascritto a Dürer, che egli fa « calcare » sull’originale nella Villa Aldobrandini a Roma, probabilmente nella collezione Miollis. 70 L. Ciancabilla, Primitivi “in piazza” e sotto “i portici”: mercato e collezionismo di tavole e fondi oro a Bologna prima, durante e dopo il soggiorno di Seroux, in corso di pubblicazione a cura di D. Mondini J. B. L. G. Séroux d’Agincourt et l’Histoire de l’Art autour de 1800. Ringrazio Luca Ciancabilla per avermi permesso di leggere il suo saggio prima della pubblicazione. 71 C. C. Malvasia, Le pitture di Bologna che nella pretesa, e rimostrata sin hora da altri maggiore antichità, & impareggiabile eccellenza nella pittura, con manifesta evidenza di fatto, rendono il passeggiere disingannato ed instrutto dell’Ascoso Accademico Gelato, sesta edizione, Bologna 1776. La copia utilizzata da Seroux si trova oggi nella collezione del Prof. Werner Oechslin a Einsiedeln in Svizzera ed è stata oggetto di studio da parte di D. Mondini, Le prime tappe del viaggio cit., pp. 422-423.
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l’Artefice; quindi a ritrarle con somma esattezza in rami e colorirli ancora, imitando quanto è possibile le stesse pitture »72. Seroux, nei suoi primi incontri con monumenti e collezioni di arte medievale, cerca di attenersi scrupolosamente alle indicazioni del Tiraboschi, verso cui mostra una sconfinata ammirazione, che si affievolisce solo qualche anno più tardi, intorno alla metà degli anni Ottanta del secolo73. Quando giunse a Bologna, Seroux impiegò più del previsto per studiare e far riprodurre la grande quantità di opere medievali in cui si era imbattuto: « Mon voyage va bien plus lentement que ne le croyait, tant à chaque pas, je trouve de choses qui méritent examen et attention », scrive infatti all’amico William Hamilton il 15 febbraio di quell’anno74. Introdotto presso il cardinale legato Ignazio Boncompagni Ludovisi dai coniugi Hamilton, Seroux entrò in contatto con le maggiori personalità della cultura e dell’erudizione locale75. Studia attentamente alcuni codici miniati, tra cui alcuni conservati nella biblioteca dei canonici regolari, dove conobbe il gesuita Juan Andrès76, che frequenterà più tardi a Roma, e comincia a far riprodurre un cospicuo numero di monumenti. Dei tanti disegni fatti eseguire, moltissimi furono in seguito esclusi dalle tavole dell’Histoire de l’Art, mentre altri, più mirati, saranno commissionati anni dopo al disegnatore Laurent Blanchard77. Come avviene anche per il successivo viaggio a Napoli, di cui si conservano molti disegni “inediti” 78, Seroux non sembra avere ancora un’idea precisa di cosa far riprodurre nelle tavole e sembra mirare a raccogliere più materiale possibile per poi elaborarlo e selezionarlo in un momento successivo. Le tavole dell’Histoire de l’Art e parte dei disegni inediti dedicati alla pittura bolognese sono stati analizzati da Daniela Mondini e da Luca Ciancabilla, evidenziando il ruolo cruciale del soggiorno nella città felsinea per le ricerche di Seroux79. G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, vol. IV, Modena 1774, pp. 400-401. Modena, Biblioteca Estense, Manoscritti. Lettere al Tiraboschi, vol. IV, a. L. 8.4. Lettera di Séroux d’Agincourt a Girolamo Tiraboschi, Roma, 25 dicembre 1786. Sui rapporti tra Seroux e Tiraboschi, Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire cit., pp. 30-33. 74 Miarelli Mariani, ibid., p. 33. 75 L. Ciancabilla, Primitivi “in piazza” e sotto “i portici” cit. 76 S. Rolfi Ožvald, “Agli amatori delle belle arti gli autori” il laboratorio dei periodici a Roma tra Settecento e Ottocento, Roma 2012, p. 168. 77 Tra i vari fogli, è da attribuire a Blanchard il bel disegno dall’Oratorio di Santa Cecilia, Vat. lat. 9848, f. 56r. 78 Sono molti i disegni fatti eseguire a Napoli da Seroux e non utilizzati per le sue tavole. Vedi Lenza, I disegni dei monumenti napoletani cit.; I. Miarelli Mariani, S. Moretti, P. Di Simone, Seroux d’Agincourt e i monumenti dell’Italia meridionale e della Puglia, in corso di stampa, in Medioevo ritrovato. Il patrimonio artistico della Puglia e dell’Italia meridionale prima e dopo AubinLouis Millin, Atti del Convegno internazionale, a cura di A. Iacobini, A. M. D’Achille, Roma 2017. 79 Mondini, Le prime tappe del viaggio cit.; Ciancabilla, Primitivi “in piazza” e sotto “i portici” cit. 72 73
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Vasta è la campagna disegnativa eseguita dagli affreschi di Santa Maria di Mezzaratta, a cui doveva essere dedicata un’intera tavola in seguito esclusa dall’Histoire de l’Art, della quale è rimasto il progetto grafico80 (Fig. 3). In questo compare anche un dipinto raffigurante Santa Lucia con la firma Iacopo Paulii pinsit e la data 1370, che apparteneva alla nota collezione di “primitivi” di Palazzo Malvezzi. L’opera, riprodotta in maniera più dettagliata, è presente anche in un altro progetto di tavola dedicata a Bologna (Fig. 4)81, in cui compaiono altri dipinti della scuola bolognese: una Vergine col Bambino ascritta a Franco Bolognese del 1312, un dipinto di Christoforo da Bologna del 1316, una Madonna in trono con angeli di Vitale del 1345, un Cristo morto di Lorenzo del 1350, il particolare del volto della Vergine incoronata di Simone del 1370 e, infine, una Vergine col bambino di Cristoforo del 1380. Il progetto è in stato di abbozzo. Sopra ogni riquadro Seroux rimanda a dei « calchi » eseguiti sulle singole opere, anch’essi fortunatamente conservati nella raccolta di disegni. La tavola comincia con Franco, ritenuto da Malvasia il fondatore della scuola bolognese, e prosegue con opere dei suoi seguaci trecenteschi82, tra cui gli affreschi da Mezzaratta e i dipinti della collezione Malvezzi83. Con ogni probabilità il progetto precede quello già menzionato in cui scompaiono quasi tutti i dipinti mobili per lasciar posto prevalentemente agli affreschi84. Infine, Nell’Histoire de l’Art la tavola definitiva (CLVIII), (Fig. 5), è ulteriormente ridotta, ed è dedicata alle scuole bolognesi e napoletane dal XIV al XVI secolo85, in cui si vedono quattro scene da Mezzaratta ma non la Madonna con Bambino di « un certo Franco, abi80 Vat. lat. 9847, f. 8r. I disegni sono stati parzialmente pubblicati da A. Volpe, Mezzaratta. Vitale e altri pittori per una confraternita bolognese, Bologna 2005. Un elenco dei disegni da Mezzaratta della collezione Seroux si trova a p. 21, n. 47. La tavola e un disegno da Mezzaratta sono stati pubblicati anche in Vermeulen, Picturing art history cit., pp. 188-190, fig. 95. 81 Vat. lat. 9847, f. 55r. 82 Vermeulen, Picturing art history cit., pp. 191-192. 83 Ibid., p. 188. In un elenco dei dipinti Malvezzi fatti disegnare da Seroux, (Vat. lat. 9847, f. 1r), si legge che egli aveva in progetto di dedicargli un’intera tavola: « Monumens par siècle peintures du palais Malvezzi dont il y a eu le projet de faire une planche ». 84 Ingrid Vermeulen ritiene il progetto successivo a quello già descritto (Vat. lat. 9847 f. 8r), in quanto presenta una cronologia più precisa e una maggiore varietà di esempi della pittura bolognese, Vermeulen, Picturing art history cit., p. 188. Come si dirà oltre, esiste anche un terzo e più tardo abbozzo per una tavola dedicata alla pittura bolognese in cui Seroux mostra il definitivo allontanamento dall’iniziale idea di indicare la raccolta Malvezzi come paradigmatica dello sviluppo della scuola bolognese tra Trecento e Quattrocento. La disposizione cronologica nel disegno Vat. lat. 9847, f. 55r, si basa sulle firme e datazioni apocrife delle tavole Malvezzi, falsificazione di cui Seroux sembra avvedersi sempre più negli anni romani. 85 Histoire de l’Art, VI, tav. CLVIII. Sulla tavola, Vermeulen, Picturing art history cit., p. 192.
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Fig. 3. Vat. lat. 9847, f. 8r: Gian Giacomo Macchiavelli, Progetto di tavola dedicata agli affreschi di Mezzaratta.
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Fig. 4. Vat. lat. 9848, f. 55r : Gian Giacomo Macchiavelli, Progetto di tavola dedicata alla pittura bolognese dal XIV secolo.
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tante in Bologna, che aveva ricevute le lezioni di Oderigi d’Agobbio, celebrato per questo genere di talento dal gran poeta » (Fig. 5). Sebbene « né Oderigi né questo Franco non abbiano lasciato in questa città nessun quadro di un’autenticità incontestabile, sono nulladimeno opere ben riconosciute dei numerosi allievi di quest’ultimo, che servono ad illustrare il momento del rinascimento nella scuola bolognese »86. Quando Seroux scrive, dunque, è ormai lontano dal credere che il dipinto Malvezzi possa essere realisticamente ascritto a Franco e ripiega, per rendere visivamente il Trecento bolognese, sugli affreschi di Mezzaratta, in cui si trovano opere degli “allievi di Franco” che « vi formano una specie di collezione storica ». Questa chiesa, scrive, « è per la scuola bolognese ciò che sono per la scuola toscana il Campo Santo di Pisa, e le chiese di Assisi, e per quella di Roma l’ospizio del Sacro Speco, una galleria utilissima per far conoscere il merito dei pittori bolognesi, che si sono succeduti dai primi tempi fino al presente »87. E se per il Campo Santo di Pisa erano nel frattempo usciti i bei volumi illustrati dell’Etruria Pittrice di Marco Lastri tra il 1791 e il 179588, sulla pittura medievale bolognese Seroux lamenta la mancanza di opere simili che gli avrebbero « risparmiate un’infinità di pene, e di spese, se esse fossero state pubblicate allorché nel 1779, cominciai la ricerca dei monumenti sopra i quali è stabilita la mia storia della pittura, e la composizione del testo, che ne accompagna le incisioni »89. Ecco che alle “incerte” pitture Malvezzi Seroux preferisce gli affreschi di Mezzaratta che attribuisce a Vitale « che divenne in quest’epoca il capo di una scuola » di cui facevano parte anche Lorenzo da Bologna e Lippo di Dalmazio « il più distinto dei suoi allievi ». Nella prima campagna disegnativa bolognese compaiono infatti le riproduzioni di parecchi dipinti che sembrano corrispondere ai dettami del Tiraboschi, ossia che riportavano firma e data, anche se non sempre originali. L’occhio ancora inesperto e la conoscenza poco approfondita della storiografia porta Seroux a far disegnare opere inconsuete, che, infatti, non troveranno posto nelle tavole definitive dell’Histoire de l’Art, ma la cui riproduzione è oggi preziosa anche per la particolarità dei soggetti scelti e per la ricostruzione visiva di un capitolo della storia del gusto tardo-settecentesco. Storia dell’Arte, IV, p. 448. Ibid. 88 M. Lastri, L’Etruria pittrice ovvero Storia della pittura toscana dedotta dai suoi monumenti che si esibiscono in stampa dal secolo X fino al presente, 2 voll., Firenze 17911795. 89 Storia dell’arte, IV, p. 449 86 87
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Fig. 5. Histoire de l’Art, VI, pl. CLVIII: Serie cronologica degli antichi Maestri delle Scuole Bolognese e Napoletana XIV e XVI Secolo.
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Alla ricerca dunque delle presunte opere “certe”, Seroux non poteva non rimanere colpito dalla « curiosissima collezione » di Sigismondo Malvezzi, ricordata anche dal Lanzi come composta da opere di autori « quasi tutti bolognesi », esposti « con lungo ordine », « con i nomi loro, non sempre scritti di antica mano, né sempre certi ugualmente, ma da far sempre onore al genio della nobil famiglia che gli adunò »90, « un vero e proprio pantheon del Medioevo pittorico felsineo allargato ad alcuni fra i maggiori esponenti del Quattrocento padano »91. Quasi tutti i disegni Malvezzi sono eseguiti su carta da lucido e recano una numerazione che rimanda a uno dei cahier bolognesi di Seroux, purtroppo non rivenuto e, talvolta, una quadrettatura per la mai eseguita trasposizione a stampa. Della collezione compaiono infatti nell’Histoire de l’Art solo una piccola tavola raffigurante un Ecce homo, attribuita a Guido l’antichissimo92, pittore che « Malvasia crede del duodecimo secolo » e oggi ascritta al cretese Nicola Zafuri93, e un particolare di una « pittura sul legno »94, raffigurante un gruppo di uomini armati, firmato in basso a sinistra da Giovanni Maria Chiodarolo95, allievo di Francesco Francia di cui fin dalla metà del XVI secolo la letteratura locale aveva cercato di ricostruire il percorso artistico senza riuscirvi. La già nominata Santa Lucia, oggi non rivenuta, è riprodotta in un grande disegno (Fig. 6) dove si legge perfettamente l’iscrizione del presunto autore, Jacopo di Paolo96. Al Bambologno erano invece attribuite le due tavole della Pinacoteca Nazionale di Bologna, San Giovanni Battista e San Giacomo, oggi ascritte a un ignoto pittore bolognese della metà del XV secolo come provenienti dalla collezione Hercolani97. I dipinti erano un tempo uniti in un’unica cornice e Enrico Mauceri ne ricordava la “firma”, presente fino al restauro del 1960. In base al ricordo di questa, Daniele Benati ne aveva già ipotizzato la presenza in collezione Malvezzi, parzialmente ereditata da Maria Mal Previtali, La fortuna dei primitivi cit., 229; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia cit. t. V, p. 6. L. Ciancabilla, La fortuna dei primitivi a Bologna nel Secolo dei Lumi. Il Medioevo del Settecento fra erudizione, collezionismo e conservazione, Bologna 2012, p. 132. 92 Histoire de l’Art, II, p. 94, pl. XCVII, Vat. lat. 9843, f. 11r; Histoire de l’Art, III, p. 118, pl. XCVII, n. 10. Il dipinto è conservato nella Pinacoteca Civica di Pesaro, G. Bernardi, Cristo passo, in La Quadreria di Gioacchino Rossini. Il ritorno della collezione Hercolani a Bologna, a cura di D. Benati, M. Medica, Comune di Bologna (Palazzo di Re Enzo e del Podestà, 24 novembre 2002-23 febbraio 2003), Cinisello Balsamo 2002, p. 48. 93 Histoire de l’Art, II, p. 94, pl. XCVII. 94 Storia dell’arte, VI, p. 333, vol. IV, p. 330; tav. XCVII, n.10, l’Ecce homo; VI, p. 421, tav. CLVIII, n. 6, il Gruppo di uomini armati. 95 Histoire de l’Art, VI, pl. CLVIII, n. 6. La tavola è dedicata alla Suite chronologique des anciens maîtres des écoles Bolonnaise et Napolitaine. XIVe-XVIe siècles. 96 Vat. lat. 9847, f. 9r. 97 D. Benati, in Pinacoteca Nazionale di Bologna. Catalogo generale. 1. Dal Duecento a Francesco Francia, a cura di J. Bentini – G. P. Cammarota – D. Scaglietti Kelescian, Venezia 2004, pp. 240-241. 90 91
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vezzi Hercolani98. Delle due tavole sono conservati diversi disegni eseguiti a calco diretto su carta da lucido con legante oleoso. Il primo mostra i due volti dei santi, piuttosto ben conservati, con la falsa iscrizione (Fig. 7)99. Questa si ritrova in un altro calco dei piedi di San Giovanni Battista: « jacomo de ludivico bambolognio », accanto alla data (Fig. 8)100. A matita, aggiunto da Seroux: « Pal. Malv. 9 », che rimanda ancora una volta al perduto cahier. Il dipinto deve aver particolarmente colpito lo storico dell’arte, che fece riprodurre anche il particolare della mano di San Giovanni Battista101. Un’altra opera di cui non si conosceva la provenienza Malvezzi è il Cristo in Pietà, all’epoca attribuito a Boccadilupo102, altro pittore bolognese ricordato solo dalle fonti. Il dipinto, di cui Seroux fece eseguire due disegni (Figg. 9-10)103, è oggi accostato a Michele di Matteo104. Della famosa Madonna col Bambino attribuita a Franco105 – personaggio quasi mitologico nel Pantheon della pittura bolognese per essere stato menzionato da Dante nel Purgatorio –, che apriva il già ricordato progetto di tavola dedicata alla pittura felsinea del Trecento, Seroux fa disegnare solo i volti della Vergine e del Bambino senza l’iscrizione con la presunta firma106 che si legge ancora nelle antiche fotografie107 (Fig. 11). Sul disegno appare, infatti, l’annotazione di sua mano « Franco Bol. fece 1312 ». L’opera, un tempo parte centrale di un trittico, era ritenuta dal Lanzi « il pezzo più certo » di Franco108 e fu accostata dal Longhi a Michele di Matteo nel 1966109. Conservata un tempo nel palazzo Cotroceni di Bucarest, non se ne conosce l’attuale ubicazione110. 98 Sul passaggio di parte della collezione Malvezzi a quella Hercolani vedi Ghelfi, Vicende collezionistiche di casa Hercolani. La quadreria di Maria Malvezzi Hercolani nelle carte dell'archivio di famiglia, in La Quadreria di Gioacchino Rossini cit., p. 22. 99 Vat. lat. 9847, f. 36r. 100 Vat. lat. 9847, f. 35v. 101 Vat. lat. 9847, f. 35r. 102 Il dipinto è ricordato nell’inventario di Maria Malvezzi Hercolani del 14 giugno 1824, « Ecce Omo del Bocca di Lupo », in Ghelfi, Vicende collezionistiche di casa Hercolani cit., p. 21. 103 Vat. lat. 9847, ff. 36v e tra 36v e 37r. 104 Archivio Zeri, inv. 66228, già Parigi, D’Atri. 105 Sulla ormai nota firma di Franco sulla Vergine di Michele di Matteo un tempo a Budapest, O. Kurz, Fakes, Second Revised and Enlarged Edition, New York 1967, p. 44. 106 Vat. lat. 9847, f. 10r. 107 M. Medica, Michele di Matteo, San Bartolomeo e l’imperatore Eraclio in La Quadreria di Gioacchino Rossini cit., pp. 52-54. 108 Lanzi, Storia pittorica cit., V, pp. 10, 12, 17, 224. 109 A. Busuioceanu, Intorno a Franco Bolognese in In memoria lui Vasile Pârvan, Bucarest 1934, pp. 3-14; R. Longhi, Postilla all’apertura sugli umbri in Paragone 17, 195 (1966), pp. 3-8, A. G. De Marchi, Falsi primitivi. Prospettive e critiche e metodi di esecuzione, Torino 2001, pp. 105106; V. Anselmi, Michele di Matteo tra Bologna, Venezia e Siena. Alcune proposte e un’ipotesi di riordino cronologico, in Prospettiva, 141-142, (2011), p. 40, p. 55-56, n. 83. 110 Andrea G. De Marchi ha reso nota una comunicazione del 1995 della dottoressa Cedruta Croceanu dei Musei nazionali di Romania in cui conferma che non si hanno più notizie della tavola dal 1947-48, epoca in cui il dipinto è stato probabilmente portato via dal re Carlo I, De Marchi, Falsi primitivi cit., pp. 105-185, nr. 2-4.
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Fig. 6. Vat. lat. 9847, f. 9r: autore ignoto, Santa Lucia di Iacopo di Paolo, matita su carta da lucido, dalla collezione Malvezzi.
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Fig. 7. Vat. lat. 9847, f. 36r: autore ignoto, San Giovanni Battista e San Giacomo del Bambologno, oggi ascritti a un ignoto pittore bolognese della metà del XV secolo (Bologna, Pinacoteca Nazionale) dalla collezione Malvezzi, matita su carta da lucido.
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Fig. 8. Vat. lat. 9847, f. 35v: autore ignoto, Firma del Bambologno.
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Fig. 9. Vat. lat. 9847, f. 36v: autore ignoto, Cristo in Pietà attribuito a Boccadilupo, particolare (oggi ascritto a Michele di Matteo, ubicazione ignota).
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Fig. 10. Vat. lat. 9847, ff tra 36v e 37r: autore ignoto, Cristo in Pietà attribuito a Boccadilupo, particolare (oggi ascritto a Michele di Matteo, ubicazione ignota).
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Fig. 11. Vat. lat. 9847, f. 10r: autore ignoto, Vergine col Bambino di Franco Bolognese (oggi ascritta a Michele di Matteo, ubicazione ignota, già Bucarest, Palazzo Cotroceni), particolare.
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La tavoletta oggi ascritta a Cristoforo di Paolo con la Conversione di San Paolo fu certamente fatta disegnare per la presenza della firma apocrifa « Jacopo Avvanzi »111 (Fig. 12), oggi rimossa. L’opera, che appartiene a un insieme di sei tavole, fa parte di un nucleo di opere Malvezzi entrate in seguito nella collezione Hercolani e oggi conservate presso il Museo Civico di Pesaro dove sono giunte attraverso il loro ultimo e più famoso possessore, Gioacchino Rossini112. Nello stesso museo è conservata l’Incoronazione della Vergine di Simone di Filippo, oggi datata al 1370 circa, di cui Seroux fece eseguire dei calchi sui volti della Vergine113 (Fig. 13) e di Cristo114 (Fig. 14). Molto ridipinta dopo il passaggio agli Hercolani, quando vi fu aggiunto lo stemma di famiglia nella parte inferiore, è oggi in precarie condizioni conservative, soprattutto a causa degli ampi rifacimenti115. La firma « Simon pinxit » è fedelmente riportata sul retro del disegno della raccolta Seroux che riproduce il volto della Vergine e uno dei fiori che decorano il suo mantello116. Sempre al Museo di Pesaro è conservato il San Girolamo nello studio, riprodotto in tre diversi disegni117 in cui compare la firma apocrifa di Marco Zoppo (Fig. 15). L’opera è oggi ascritta a un anonimo pittore romagnolo118. Alla National Gallery di Londra è invece conservata la Madonna col Bambino di Lippo di Dalmasio119 (Fig. 16), pittore per cui Seroux ha parole di lode e che considera « il più distinto » degli allievi di Vitale, colui che « portò anche più oltre del suo maestro il midollo del pennello, ed il talento di dare, per così dire, qualche impasto a’ suoi affreschi, o per salvarne almeno la secchezza con dei passaggi addolciti ed uniti. Egli mostrò particolarmente questo genere di abilità nei contorni delle teste inclinate, e nei rotondetti colli delle sue vergini, così bene, che la loro grazia, le loro forme verginali, e la beatitudine celeste, che esse sembrano respirare, le hanno quasi sempre fatte contare fra le pitture create miracolosamente, e le fanno ancora onorare oggi giorno con un culto riserbato a queste immagini sopranaturali »120. Vat. lat. 9847, f. 50r. Medica in La Quadreria di Gioacchino Rossini, cit., pp. 38-39. 113 Vat. lat. 9847, f. 34v. 114 Vat. lat. 9847, f. 51r. 115 S. Battistini, in La Quadreria di Gioacchino Rossini cit. pp. 46-47. 116 Vat. lat. 9847, f. 34r. 117 Vat. lat., ff. 38r e 38v. 118 S. Battistini, in La Quadreria di Gioacchino Rossini cit., pp. 70-71. Seroux parla di Marco Zoppo in Storia dell’Arte, IV, p. 451. 119 Vat. lat. 9847, f. 50v. 120 Storia dell’Arte, IV, pp. 454-455, n.1. 111 112
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Fig. 12. Vat. lat. 9847, f. 50r: autore ignoto, Conversione di San Paolo di Jacopo Avvanzi (oggi attribuita a Cristoforo di Paolo, Pesaro, Museo Civico).
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Fig. 13. Vat. lat. 9847, tra ff. 33v e 34r: autore ignoto, Incoronazione della Vergine di Simone Bolognese, particolare del volto della Vergine, Simone di Filippo dalla collezione Malvezzi (oggi a Pesaro, Museo Civico).
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Fig. 14. Vat. lat. 9847, f. 51r: autore ignoto, Incoronazione della Vergine di Simone Bolognese, particolare del volto di Cristo, da Simone di Filippo dalla collezione Malvezzi (oggi a Pesaro, Museo Civico).
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Fig. 15. Vat. lat. 9847, f. 38v: autore ignoto, San Girolamo nello studio di Marco Zoppo dalla collezione Malvezzi (oggi attribuita a anonimo pittore romagnolo, Pesaro, Museo Civico).
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Fig. 16. Vat. lat. 9847, f. 50v: autore ignoto, Madonna di Lippo di Dalmasio dalla collezione Malvezzi (Londra, National Gallery).
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Seroux fece infine disegnare in collezione Malvezzi una Madonna col Bambino in cui appare l’iscrizione « Cristoph pinxit 1316 » (Fig. 17)121, un Cristo morto con l’iscrizione « Lorenzo da Bologna 1350 » (Fig. 18)122, una Vergine col Bambino “firmata” « Ventura da Bologna » (Fig. 19)123 un Cristo benedicente in trono124 definito “greco” e un dipinto con Nascita della Vergine125, Annuciazione e Trasfigurazione126. Da un’opera più tarda ascritta a Lorenzo Costa, sempre in collezione Malvezzi, Seroux fece inoltre calcare sugli originali il volto della Vergine127 (Fig. 20) e la figura del Bambino128. Si tratta della bella pala raffigurante l’Adorazione del Bambino, oggi in collezione privata ma identificabile con il Presepe « grande in assa di Lorenzo Costa »129 citato nell’inventario del 14 giungo 1824 di Maria Malvezzi Hercolani130. Dell’opera non si conosce la provenienza originaria ma, documentata nel XX secolo a New York, fu venduta all’asta Sotheby’s del 27 novembre 1957, ed è in seguito segnalata in collezione Maccaferri a Bologna131. Malgrado la grande qualità del dipinto, dallo straordinario fondo paesaggistico, oggi è considerato non completamente di mano del Costa132. Sul lenzuolo bianco su cui è disteso il Bambino compare l’iscrizione « Laurentius », non riportato sul calco della raccolta Seroux, ma in un’iscrizione di sua mano presente sul foglio con il volto della Vergine si legge proprio: « Laurentius, signé, Costa ».
121 Vat. lat. 9847, f. 49v. Di Cristoforo da Bologna Seroux pubblicò nell’Histoire de l’Art la Madonna della Misericordia, vol. VI, tav. CLX, firmata e datata 1380. L’opera si conserva oggi in stato di frammento nei depositi della Pinacoteca Nazionale di Bologna e l’incisione costituisce l’unica testimonianza nota della firma di Cristoforo, R. Bosi, Sulle “firme” dei pittori bolognesi (XIV-XV secolo), in Le opere e i nomi. Prospettive sulla “firma” medievale, a cura di M. M. Donato con la collaborazione di M. Manescalchi, Pisa 2000, pp. 59-60. 122 Vat. lat. 9847, f. 49r. 123 Vat. lat. 9847, f. 24r. 124 Vat. lat. 9848 A, ff. 79v, 81r, Cristo benedicente, (f. 79v), matita su carta velina con legante oleoso, mm. 473 x 357. 125 Vat. lat. 9848, f. 89r, con l’iscrizione: “Bol., di autore greco, P. Mal. 16”. 126 Vat. lat. 9848 , f. 80v. 127 Vat. lat. 9847, f. 37r. 128 Vat. lat. 9847, f. 34v. 129 Vat. lat. 9847, f. 37r, Il dipinto in collezione privata, ora trasportato su tela, era in origine su tavola, E. Negro, N. Roio, Lorenzo Costa, 1460-1535, Modena 2002, tav. XXIII, cat. n. 49, p. 120. Il dipinto era passato dalla collezione Hercolani a quella di Gioacchino Rossini, B. Ghelfi, I Malvezzi, in La fortuna dei primitivi cit., p. 182. 130 Ghelfi, Vicende collezionistiche di casa Hercolani cit., p. 21. 131 Negro – Roio, Lorenzo Costa cit., tav. XXIII, cat. n. 49, p. 120. 132 Ibid., p. 120.
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Fig. 17. Vat. lat. 9847, f. 49v: autore ignoto, Madonna col Bambino di Cristoforo da Bologna, particolare, dalla collezione Malvezzi.
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Fig. 18. Vat. lat. 9847, f. 49r: autore ignoto, Cristo morto di Lorenzo da Bologna, dalla collezione Malvezzi.
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Fig. 19. Vat. lat. 9847, f. 24r: autore ignoto, Vergine col Bambino di Ventura da Bologna, dalla collezione Malvezzi.
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Fig. 20. Vat. lat. 9847, f. 37r: autore ignoto, Vergine col Bambino di Lorenzo Costa, dalla collezione Malvezzi (oggi in collezione privata), particolare del volto.
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Anche se non conservata in collezione privata, è interessante notare che lo storico dell’arte fece disegnare un’opera dalla scarsa fortuna critica, in cui compare la firma « Petrus pinsit », forse Pietro di Giovanni Lianori, ossia la Croce sagomata con l’Addolorata, san Giovanni e il pellicano133, proveniente dal Convento di San Giovanni Battista dei Celestini (Fig. 21) e oggi nella Pinacoteca di Bologna. Il dipinto, ricordato da Malvasia sia nella Felsina pittrice che nelle Pitture di Bologna134, versa oggi in cattive condizioni conservative, con alcune lacune non presenti nel disegno di Seroux. Egli lo aveva probabilmente fatto eseguire per documentare l’attività del Lianori di cui fa disegnare anche un’altra opera poco nota, il San Cristoforo proveniente dal collegio Montalto e oggi a Mentone, anch’essa firmata (Fig. 22)135. Un altro dipinto che Seroux fece riprodurre è la bella Madonna con Bambino di Lippo di Dalmasio (Fig. 23)136, già in collezione Algranti a Milano e che Raffaella Pini ritiene essere un tempo appartenuta a Marcello Oretti, che ne riproduce la particolare firma nel cartiglio dall’andamento sinuoso in uno dei suoi manoscritti137. Perduti purtroppo i cahiers di Seroux dedicati alle singole città visitate, rimangono alcuni sporadici appunti e vari elenchi di disegni. In uno di quest’ultimi, egli ricorda una « Madonna Greca delineata da Marcello Uretti a Bol. »138, identificabile con il disegno che riproduce la Vergine Glycophilousa oggi al Museo Nazionale di Ravenna139. Ma Seroux ricorda anche una « Madonna d’Oretti »140 che va riferita al dipinto di Lippo. Oretti aveva dunque fornito a Seroux un disegno eseguito personalmente ed è più che probabile che gli abbia mostrato e fatto riprodurre, se non riprodotto egli stesso, anche la Madonna di sua proprietà. Vat. lat. 9847, f. 11v. C. C. Malvasia, Felsina pittrice. Vite de pittori Bolognesi alla maestà chiarissima di Lugi XIIII, Bologna 1678; Id., Le pitture di Bologna, che nella pretesa, e rimostrata sin’ora da altri maggiore antichità, e impareggiabile eccellenza nella Pittura, con manifesta evidenza di fatto, rendono il passeggiere disingannato e istruito, Bologna 1686. 135 Vat. lat. 9847, f. 10v. Al momento dell’esecuzione del disegno della raccolta Seroux, mancava nel dipinto la testa del donatore, che appare oggi reintegrata, Miarelli Mariani, Les “Monuments parlants”, cit., pp. 282-283. Sul quadro, A. Cottino, An unpublished painting by Pietro di Giovanni Lianori, in Burlington Magazine, CXXXV, 1086, (1993), p. 623625. 136 Vat. lat. 9847, ff. 12v, 13r. 137 R. Pini, Per una biografia del pittore bolognese Lippo di Dalmasio 1353 ca.-1410), in Atti e memorie. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, 49, (1998 [1999]), p. 343, nr. 49. 138 In Vat. lat. 9848, f. 75v è conservato un « catalogo delle cose incerte, calcate &… » che elenca una gran parte dei disegni esclusi, tra cui una « Madonna Greca delineata da Marcello Uretti a Bol. », Miarelli Mariani, Les “monuments parlants” cit., p. 310. 139 Ibid. 140 Vat. lat. 9847, f. 3r. Una « Madonna greca intera du M. ab Oretti » è inoltre ricordata nel Vat. lat. 9848, fol. 77v. 133 134
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Fig. 21. Vat. lat. 9847, f. 11v.: autore ignoto, Croce sagomata con l’Addolorata, san Giovanni e il pellicano, dal convento di San Giovanni Battista dei Celestini da Pietro di Giovanni Lianori, (oggi a Bologna, Pinacoteca Nazionale).
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Fig. 22. Vat. lat. 9847, f. 10v: autore ignoto, San Cristoforo di Pietro Lianori, dal Collegio Montalto, Bologna (oggi a Menton, Musée des Beaux-Arts).
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Fig. 23. Vat. lat. 9847, f. 13r: autore ignoto, Madonna con Bambino di Lippo di Dalmasio.
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Questi ultimi dipinti dovevano comparire in un’ulteriore planche dedicata alla pittura bolognese, dalla concezione più moderna rispetto ai precedenti progetti di tavole, in cui apparivano, in ordinata “processione” e in rigoroso ordine cronologico le opere considerate rappresentative degli antichi pittori bolognesi. Il progetto è solo schizzato e fu probabilmente abbandonato quasi subito, in quanto presenta unicamente la divisione del foglio in scomparti in cui non sono ancora del tutto riportati i disegni (Fig. 24). Nella parte in alto, a grandezza naturale, vi appare il particolare molto sommario del volto della Vergine di Lippo Dalmasio della collezione Malvezzi oggi a Londra e, al di sotto, dovevano trovare posto il San Cristoforo del Lianori di Mentone, “il crocifisso del Lianori” del Convento dei Celestini, la Madonna Oretti, ossia la tavola di Lippo di Dalmasio già in collezione Algranti, e infine, il San Girolamo attribuito a Marco Zoppo141. La tavola, oltre a mostrare metodi riproduttivi più aggiornati, con la presenza del particolare del volto della Vergine di Lippo a grandezza naturale, avrebbe restituito una visione più corretta degli “antichi maestri” bolognesi, riportando per lo più opere realmente autografe e di buon livello e dimostrando il parziale superamento dell’iniziale ed entusiastica adesione agli ingenui dettami del Tiraboschi. Anche se i pittori bolognesi del XIV e XV secolo firmavano spesso le loro opere142, il fenomeno delle firme false143, di cui il caso della collezione Malvezzi è certamente uno dei più celebri, non sembra abbia minimamente insospettito Seroux nel suo soggiorno del 1779, visto l’alto numero di disegni fatti eseguire. Non sembra nemmeno dubitare del percorso espositivo perfettamente coerente della “camera degl’antichi”, in cui non mancava nessuno dei pittori dell’antica scuola bolognese ricordati dalle fonti144. Ma, come visto attraverso i vari progetti di tavole dedicati a Bologna, i suoi metodi di selezione del materiale da riprodurre variano e si affinano col tempo, sia dal punto di vista tecnico che da quello dell’approfondimento storico-artistico. 141 BAV Vat. lat. 9848, f. 102r. Sul foglio, varie iscrizioni di mano di Seroux in cui si dice di “aspettare” prima di riportare i disegni nei riquadri e in cui fa riferimento a una nota dell’ 8 maggio 1784 nel cahier di Bologna. Probabilmente egli, negli anni successivi ai suoi viaggi, aveva continuato a prendere appunti sulle diverse scuole pittoriche nei già menzionati “quaderni” dedicati alle singole città. È probabile dunque che il progetto di tavola, in seguito accantonato, sia stato ideato intorno alla data riportata, dunque parecchi anni dopo il viaggio del 1779. 142 Bosi, Sulle “firme” dei pittori bolognesi cit., pp. 59-69. 143 M. Ferretti, Il contributo dei falsari alla storia dell’arte, in Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di Lettere e Filosofia, 5, 1/1 (2009), pp. 189-226; V. Hristova, “Faux vrais”. Vrais tableaux, fausses signatures, in Primitifs italiens. Vrais tableaux, fausses signatures, catalogo della mostra di Ajaccio a cura di E. Mœnch-Scherer, (Palais Fesch -Musée des BeauxArts, 29 giugno-1 ottobre 2012), Cinisello Balsamo 2012, pp. 119-127. 144 Sulla formazione della collezione di “primitivi” Malvezzi, Ciancabilla, La fortuna dei primitivi a Bologna cit., pp. 134-136.
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Fig. 24. Vat. lat. 9848, f. 102r: Gian Giacomo Macchiavelli, Progetto di tavola dedicata alla pittura bolognese.
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La tavola definitiva pubblicata nell’Histoire de l’Art (CLVIII), in cui la scuola bolognese dal XIV al XVI secolo deve spartire infine lo spazio con quella napoletana, non lascia trapelare nulla dell’elaborato percorso di ricerca sin qui delineato, che rimane confinato unicamente allo studio del materiale preparatorio (Fig. 5). Della pittura di “primitivi” rimangono solo, come già detto, quattro scene da Mezzaratta, i cui affreschi sono considerati da Seroux « une espèce de collection historique » esplicativa della pittura bolognese del Trecento. Vi appare poi il menzionato dipinto su tavola del Chiodarolo della collezione Malvezzi, la Madonna con Bambino e san Giovannino tra san Sebastiano, san Bernardino da Siena, san Francesco d’Assisi e san Giorgio di Giacomo e Giulio Raibolini, all’epoca conservata sull’altare della Cappella Felicini in San Francesco e oggi nella Pinacoteca Nazionale di Bologna, e, infine, alcune scene dagli affreschi cinquecenteschi dell’oratorio di Santa Cecilia e dal Palazzo della Viola. È lo stesso Seroux a informarci che i disegni dagli affreschi di questi ultimi due ambienti furono eseguiti dal pittore di Valence Laurent Blanchard145, di cui è fortunatamente conservato un disegno tra gli “inediti”, che ha permesso di accostare alla sua mano altri fogli derivati da monumenti bolognesi146. Seroux conobbe con tutta probabilità Blanchard a Roma, dove il pittore risiedeva e lavorava almeno dal 1783, e dunque questa “seconda” campagna disegnativa bolognese, certamente più mirata e attentamente preparata, va fatta risalire ad un periodo successivo di qualche anno al pionieristico viaggio nella città. La conoscenza del materiale preparatorio per l’Histoire de l’Art si rivela dunque decisiva non solo per la ricostruzione di singoli monumenti, ma anche per importanti episodi di storia del gusto e del collezionismo, nonché del metodo di lavoro di Seroux. Ancora una volta, attraverso i disegni inediti, è messa a fuoco la capillare rete di scambi di competenze tra studiosi, di “scoperte” di nuove opere sino a quel momento passate sotto silenzio, di monumenti e dipinti oggi molto alterati o quasi dimenticati che non riesce ad emergere nella sua integrità nelle tavole definitive dell’Histoire de l’Art. Il caso di Bologna è certamente uno dei più ricchi di materiale, sicuramente grazie al vivace interesse che animava gli eruditi locali e che contagiò anche lo storico dell’arte francese, malgrado egli non manchi, nel testo dell’Histoire de l’Art, a conclusione del necessario excursus sulla pittura del Trecento bolognese, di sottolineare quella che per lui rimaneva la “gloria” della scuola pittorica della città: « i Carracci, i Guidi, i Domenichini, gli Albani, i Guercini […] », che avevano portato « tutte le parti dell’Arte ad 145 146
Histoire de l’Art, III, p. 150. Miarelli Mariani, Les “monuments parlants” cit., pp. 81-82, 256-259, 294-295, 308-309.
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un grado di eccellenza ben superiore a quello delle altre scuole, e qualche volta ancora si innalzarono in una parte sino al sublime […] è questa riunione di bellezze di tutti i generi, e questa eccellenza dell’insieme, che formano il carattere della scuola di Bologna », tanto che esorta « tutti gli artisti che da tutti i paesi dell’Europa vengono ad istruirsi in Roma, a fare dei loro dotti lavori il soggetto di uno studio profondo »147. Non una parola dunque, in questa esortazione ai pittori viaggiatori, a studiare i vari Franco, Cristoforo e Lippo. Eppure grazie all’immenso lavoro di Seroux, tra fine XVIII e, soprattutto, nei primi decenni del XIX secolo, i giovani artisti stranieri giungono in Italia anche e soprattutto alla ricerca di quelle opere dei “primitivi” che per secoli erano state dimenticate.
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Storia dell’Arte, IV, p. 454-455, nt. o nr.1.
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LEGISLAZIONE DI TUTELA, POLITICHE DELLA CONSERVAZIONE E STORIOGRAFIA ARTISTICA NELLA ROMA DI PRIMO OTTOCENTO. IL CONTRIBUTO DELL’HISTOIRE DE L’ART DI SEROUX D’AGINCOURT
Diciotto anni separano la pubblicazione dei due provvedimenti legislativi che, in materia di conservazione del patrimonio culturale, segnano l’età di Restaurazione nello Stato pontificio: l’editto Doria Pamphilj e l’editto Pacca. Licenziate rispettivamente nel 1802 e nel 1820, le normative sono giustamente riconosciute come tappe fondamentali del processo di presa in carico da parte dell’autorità politica della variegata e stratificata eredità del passato1. Tra i due estremi cronologici cade il periodo di massima influenza francese in Italia, nonché la dominazione napoleonica dei territori di Pietro, con la connessa investitura di Roma a seconda capitale dell’Impero. Cade inoltre la quasi totale pubblicazione dell’Histoire de l’Art di Seroux d’Agincourt2, che ha nella città del papa, come ampiamente chiarito anche in questo volume, il suo centro di elaborazione e messa a punto. 1 Tra la consistente bibliografia si vedano almeno: A. Emiliani, Leggi, bandi e provvedimenti per la tutela dei beni artistici e culturali negli antichi stati italiani, 1571-1860, Bologna 1978; O. Rossi Pinelli, Carlo Fea e il chirografo del 1802: cronaca, giudiziaria e non, delle prime battaglie per la tutela delle “Belle Arti”, in Storia dell’arte e politica della tutela. Scavi, processi, editti, musei, mercanti, ispettori, inventari, restauri, numero monografico di Ricerche di Storia dell’Arte 8 (1978-1979), pp. 27-40; R. T. Ridley, The Pope’s Archaeologist, the life and times of Carlo Fea, Roma 2000; V. Curzi, Per la tutela e la conservazione delle Belle Arti: l’amministrazione del Cardinale Bartolomeo Pacca, in Bartolomeo Pacca (1756-1844). Ruolo pubblico e privato di una cardinale di Santa Romana Chiesa. Atti delle Giornate di Studio tenute a Velletri, 24-25 marzo 2000, a cura di C. Zaccagnini, Velletri 2001; V. Curzi, Bene culturale e pubblica utilità. Politiche di tutela a Roma tra Ancien Régime e Restaurazione, Bologna 2004. 2 Per la vicenda editoriale dell’Histoire de l’Art si rimanda a: I. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire de l’Art par les monumens. Riscoperta del Medioevo, dibattito storiografico e riproduzione artistica tra fine XVIII e inizio XIX secolo, Roma 2005, pp. 169-189. Qui basti ricordare che la monumentale opera uscì in prima edizione francese, in fascicoli periodici, a partire dal 1810, a cura di Léon Dufourny.
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È attorno a queste date e a questi accadimenti, di natura politica e culturale, che il presente intervento si articola, con l’intenzione di stabilire un legame tra legislazione di tutela, politiche della conservazione e storiografia artistica. Frutto della cultura antiquaria settecentesca e dell’ortodossia winckelmanniana, l’editto Doria Pamphilj, steso dal Commissario delle Antichità di Pio VII, Carlo Fea, si pone a salvaguardia del patrimonio romano in prossimità degli abusi operati dalle armate del Direttorio. Profondamente influenzato dalla teoria del contesto di Quatremère de Quincy3, esso introduce nella legislazione pontificia la nozione di patrimonio come bene comune, inalienabile e appartenente alla collettività, insistendo inoltre sul concetto di città-museo, contro la prepotenza delle nazioni straniere e contro le velleità ‘affaristiche’ di privati, ordini religiosi e gerarchie ecclesiastiche. Il dettato legislativo è la più veemente risposta all’allontanamento da Roma, tra la primavera e l’estate del 1797, dei sommi capolavori dell’arte antica e moderna: ottantatré sculture e diciassette pale d’altare, alloggiate nel giro di un anno nelle sale del Musée Central des Arts a Parigi4. Si tratta dell’ultimo episodio di un’emorragia di opere di lungo corso, accelerata nel corso del Settecento dalla crisi economica che colpisce la società capitolina e dalle pressioni del turismo internazionale5. 3 A.-C. Quatremère de Quincy, Lettres à Miranda sur le déplacement des monumens de l’art d’Italie (1796), introduction et notes par É. Pommier, Paris 1989; É. Pommier, La tradizione della protezione delle opere d’arte in Italia e la nozione di contesto di Quatremère de Quincy, in Pio VI Braschi e Pio VII Chiaramonti. Due pontefici cesenati nel bicentenario della Campagna d’Italia. Atti del Convegno tenuto a Cesena, 24 maggio 1997, a cura di A. Emiliani – L. Pepe – B. Dradi Maraldi, Bologna 1998, pp. 1-26; É. Pommier, Più antichi della luna. Studi su J. J. Winckelmann e Quatremère de Quincy, a cura di M. Scolaro, Bologna 2000. 4 La vicenda delle prime spoliazioni napoleoniche è stata oggetto, fin dall’Ottocento, di numerosi studi, i primi dei quali volti a ricostruire gli elenchi delle opere confiscate. In tempi recenti ci si è orientati ad analizzare i criteri che hanno segnato le scelte dei commissari e la funzione assunta dal museo rivoluzionario nella società e nella cultura europea. Tra le pubblicazioni si segnalano soltanto due titoli ‘classici’, particolarmente incisivi: C. Gould, Trophy of conquest. The Musée Napoléon and the creation of the Louvre, London 1965; A. Mc Clellan, Inventing the Louvre. Art, Politics and the Origins of the Modern Museum in Eighteenth Century Paris, Cambridge 1994. Utile inoltre: L’arte contesa nell’età di Napoleone, Pio VII e Canova. Catalogo della mostra tenuta alla Biblioteca Malatestiana a Cesena, 14 marzo-26 luglio 2009, a cura di R. Balzani, Cinisello Balsamo 2009. 5 Anche a questo riguardo gli studi non mancano, a partire dal fondamentale: F. Haskell, La dispersione e la conservazione del patrimonio artistico, in Storia dell’arte italiana, 3. Conservazione, falso, restauro, Torino 1981, pp. 5-28. Molto documentati i recenti: Una miniera per l’Europa, a cura di M. C. Mazzi, Roma 2008; P. Coen, Il mercato dei quadri a Roma nel diciottesimo secolo. La domanda, l’offerta e la circolazione delle opere in un grande centro artistico europeo, 2 voll., Firenze 2010.
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Il CONTRIBUTO DELl’histoire de l’art DI SEROUX D’AGINCOURT
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Il testo riconosce come oggetto della tutela principalmente manufatti provvisti dei caratteri di esemplarità, classicità e celebrità, dei quali vietare dunque l’esportazione. Entro questi confini – riconosciuti anche nei precedenti provvedimenti pontifici (1704, 1733, 1750)6 –, comprende tuttavia un’ampissima gamma di manufatti, anche in stato frammentario, diversi per materiali, tecniche e tipologie: lapidi, cippi, urne e iscrizioni accanto a statue e bassorilievi in marmo o avorio; vetri, pietre, gemme, monete, medaglie accanto ad affreschi o mosaici; pitture in tavola accanto a tele (artt. 1 e 2). Afferente alla « culta antichità » e all’età moderna, « dopo il risorgimento delle Arti », tale popolo di beni è sottoposto all’autorità dello Stato in quanto comprensivo dei modelli del bello, pilastri dell’educazione artistica, e dei documenti storici, utili alla disciplina antiquaria, nel trapasso, in corso, dalla dimensione estetico-erudita alla filologia (Figg. 1-3). Nel novero degli oggetti richiamati sono, accanto alle antichità profane, le antichità sacre, menzionate tuttavia in due soli passaggi (artt. 1 e 15), mentre non si fa cenno alle testimonianze dei ‘secoli bui’, tanto in architettura, quanto in scultura e in pittura. Nella dizione di « monumento antico » o « monumento dell’Antichità », che tante volte ricorre nel decreto, non sembra, nel complesso, potersi includere la produzione artistica medievale. Estranea alla cultura e alla produzione saggistica di Fea7, essa ha d’altra parte uno spazio minimo anche negli studi dei suoi maestri e modelli di riferimento, Winckelmann, Mengs, Quatremère de Quincy ed Ennio Quirino Visconti8. Il primato della cultura greco-romana e della sua riedizione cinque-seicentesca sostanzia complessivamente il chirografo, che ribadisce dunque, con minimi aggiornamenti, la gerarchia di valori accreditata dalle requisizioni dell’Armata d’Italia. Il peso della storia e della cultura medievale diventa manifesto soltanto nel successivo editto pontificio, quello elaborato negli anni della seconda Restaurazione dal cardinale camerlengo Bartolomeo Pacca con il supporto dell’entourage canoviano. 6 L. Spezzaferro, Dalla collezione privata alla raccolta pubblica. Silvio Valenti Gonzaga e la Galleria dei quadri in Campidoglio, in Ritratto di una collezione. Pannini e la Galleria del cardinale Silvio Valenti Gonzaga. Catalogo della mostra tenuta a Palazzo Te a Mantova, 6 marzo-15 maggio 2005, a cura di R. Morselli – R. Vodret, Ginevra-Milano 2005, pp. 91-98. 7 Per la quale si veda: Ridley, The Pope’s Archaeologist cit. Si rammenti che Fea è autore della traduzione dal tedesco della Storia delle Arti del Disegno presso gli Antichi di Winckelmann (1783): S. Ferrari, “Un’opera che fa onore al secolo sè dicente illuminato”. Carlo Fea e la riedizione della “Storia delle Arti del Disegno” di Winckelmann (1783-84), in Antonio Canova. La cultura figurativa e letteraria dei grandi centri italiani. 1. Venezia e Roma. Atti della III Settimana di Studi Canoviani tenuta a Bassano del Grappa, 2001, a cura di F. Mazzocca – G. Venturi, Bassano del Grappa 2005, pp. 257-280. 8 Per un quadro d’insieme: C. Piva, La Repubblica delle Lettere e il dibattito sul metodo storico (1681-1814), in La storia delle storie dell’arte, a cura di O. Rossi Pinelli, Torino 2014, pp. 91-179.
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Fig. 1. Histoire de l’Art, IV (Sculpt.), pl. I: Choix des plus beaux Monumens de la Sculpture Antique.
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Fig. 2. Histoire de l’Art, V, pl. I: Choix de quelques unes des meilleures peintures antiques qui soient parvenues jusqu’à nous.
Il CONTRIBUTO DELl’histoire de l’art DI SEROUX D’AGINCOURT
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Fig. 3. Histoire de l’Art, IV (Sculpt.), pl. XLVI: Esquisse du mausolée projeté par Michel Ange pour la sepulture du pape Jules II dans l’eglise de S.t Pierre es-liens à Rome. XVIe siècle.
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Stavolta il testo – che conferma l’impostazione protezionistica del precedente, rafforzando di molto la macchina organizzativa dello Stato, con la creazione di organi di governo distribuiti sul territorio – riconosce come oggetto della tutela ogni manufatto di arte e di storia custodito in privati e pubblici stabilimenti, ancorché religiosi, senza stilare un elenco delle preminenze. In uno specifico articolo, dall’eccezionale carattere innovativo, include tra le opere interessate al divieto di esportazione i « Marmi scolpiti da Autori non viventi, appartenenti al decadimento ed al risorgimento della Scultura » (art. 17); in un altro articolo piega alla stessa disciplina i « Quadri di Scuole Classiche, le Tavole, le Tele ed i Musaici, che possono illustrare il decadimento, il risorgimento, e la Storia delle Arti » (art. 20). Se ci limitiamo a riflettere già solo sulla terminologia utilizzata, non possiamo non cogliere l’adesione del testo al pensiero storicistico, con conseguente ridimensionamento del valore estetico dell’opera d’arte. Nel dettato normativo la storia sembra liberarsi dalla condizione di ancella del bello e assurgere a faro delle politiche di conservazione, secondo gli orientamenti metodologici più aggiornati, tra gli altri di Lanzi e Seroux9. Anche nell’inedita attenzione alla geografia artistica le iniziative legislative di Bartolomeo Pacca dimostrano un debito nei confronti dell’impostazione metodologica dei detti studiosi, e in particolare di Lanzi. L’esistenza stessa del Regolamento per le Commissioni ausiliare di Belle Arti (1821) – testo che norma l’azione delle autorità di tutela nelle province pontificie – denota l’avvio di un processo di messa in discussione del tradizionale rapporto tra centro e periferia, con la fine, almeno teorica, del ruolo egemonico di Roma, nerbo dell’editto Doria Pamphilj10. Luoghi e manufatti ignoti alla letteratura artistica di marca capitolina rivendicano attenzioni e interventi di conservazione, a fronte di un patrimonio stratificato e diffuso, penalizzato da decenni (se non secoli) di trascuratezza, e sottoposto alla pressione degli ammodernamenti e dei restauri. La significativa distanza che si avverte tra editto Doria Pamphilj ed editto Pacca, specificamente al riguardo della gamma e della distribuzione territoriale dei beni oggetto della pubblica tutela, va indagata, a mio giudizio, dando luce non solo al contesto di prima e seconda Restaurazione ma anche al periodo di transito, e in particolare agli anni della seconda occupazione francese, compresi tra il 1809 e il 1814. È in questo lasso temporale e in questa congiuntura politica che a Roma si fa strada infatti il concetto di “conservazione globale”, già abbracciato dalla Francia del Direttorio e del Consolato e dagli stati italiani di più stretta affiliazione a essa. 9 Sulla Storia pittorica di Lanzi e la metodologia d’indagine dello studioso: C. Gauna, La Storia pittorica di Luigi Lanzi; arti, storia e musei nel Settecento, Firenze 2003. 10 Curzi, Bene culturale e pubblica utilità cit., pp. 135-137.
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Come narrato in un magistrale studio di Édouard Pommier11, i vandalismi rivoluzionari del 1792, con il loro portato distruttivo, erano stati propedeutici Oltralpe a un cambiamento radicale degli indirizzi culturali: all’iconoclastia si era sostituita la volontà di proteggere l’intero patrimonio, con il forte impulso alla creazione di musei e alla strutturazione di un sistema educativo nel quale le arti e la storia godessero di una posizione preminente. Dall’applicazione della teoria della “conservazione globale” era discesa, ovviamente, l’inclusione nella storia dell’arte dei monumenti del Medioevo, dei quali l’abate Gregoire, paladino della battaglia, fa esplicita menzione in un fondamentale rapporto alla Convenzione Nazionale (29 ottobre 1794): « Nous appellons les regards des législateurs sur des monuments du Moyen Âge qui doivent être conservés, soit pour servir comme bâtiments, soit sous le rapport de l’art »12. La menzione si trasforma in prassi conservativa attraverso la fondazione del Musée des Monuments Français, che segna il passaggio in Francia, nell’ambito museale, dalla cultura winckelmanniana alla cultura storicistica13. Secondo quanto suggerito in recenti studi14, nel maggio del 1809 l’insediamento a Roma degli emissari di Napoleone non è accompagnato dalla dismissione tout court degli organi di tutela di antico regime. Il divieto di esportazione per i « monumenti dell’Antichità », assicurato dal chirografo Doria Pamphilj, resta in vigore, e la Commissione per le Antichità, preposta al controllo del mercato antiquario, è semplicemente sostituita da un Burò, alla cui guida permane Carlo Fea. Il ministro degli Interni, Joseph de Gérando, uomo dalla solida formazione umanistica, politicamente moderato e cattolico, non fa resistenza alla ricezione della legislazione protezionistica, ergendosi a difensore del primato di Roma quale capitale delle arti. É. Pommier, L’art de la liberté. Doctrines et débats de la Révolution française, Paris 1991. Ibid., p. 366. 13 Sul museo, diretto dal brillante Alexandre Lenoir, si vedano almeno: McClellan, Inventing the Louvre cit., pp. 155-197; A. Stara, The Museum of French Monuments 1795-1816. Killing Art to Make History, Farnham 2013. 14 M. Calzolari, Le commissioni preposte alla conservazione del patrimonio artistico e archeologico di Roma durante il periodo napoleonico (1809-1814). Nuove ricerche sui fondi documentari dell’Archivio di Stato di Roma, in Ideologie e patrimonio storico-culturale nell’età rivoluzionaria e napoleonica. Atti del Convegno tenuto a Tolentino, 18-21 settembre 1997, Roma 2000, pp. 514-559; V. Curzi, Il patrimonio artistico e monumentale nello Stato Pontificio negli anni dell’editto Pacca, in Municipalia. Storia della tutela. Patrimonio artistico e identità locali: Pisa, Forlì e altri casi (sec. XIX-XX), vol. 2, a cura di D. La Monica – F. Nanni, Pisa 2010, pp. 207215; V. Curzi, Roma di fronte alla storia. Cultura della tutela nel periodo napoleonico, in Viaggi e coscienza patrimoniale. Aubin-Louis Millin (1759-1818) tra Francia e Italia. Atti del Convegno tenuto a Parigi e Roma, 27-28 novembre e 12-13 dicembre 2008, a cura di A. M. D’Achille – A. Iacobini – M. Preti-Hamard – M. Righetti – G. Toscano, Roma 2011, pp. 181-187; S. Cecchini, Trasmettere al futuro. Tutela, manutenzione, conservazione programmata, Roma 2012, pp. 2982; I. Sgarbozza, Le Spalle al Settecento. Forma, modelli e organizzazione dei musei nella Roma napoleonica (1809-1814), Città del Vaticano 2013. 11 12
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Se dunque Roma – afferma in un documento ufficiale – deve essere un grande Museo, una grande Scuola, il Santuario dello studio per tutto ciò che interessa la conoscenza dell’antichità, è indispensabile trattenere nel suo seno gli elementi necessari a questo stesso studio15.
Ricalcando le idee di Quatremère de Quincy, interpreta dunque il patrimonio artistico capitolino come un sistema complesso di oggetti inamovibili e necessari, tessere di un mosaico che non si sarebbe potuto violare senza rovinare l’effetto d’insieme. Altrove ho avuto modo di dimostrare come, in coerenza di questi principi, le licenze di esportazione siano state, nel quinquennio, minime, imparagonabili per quantità a quelle rilasciate dalle autorità papali nei periodi precedenti e successivi16. E affermo questo senza negare che possano esserci state concessioni in favore di notabili e alti funzionari dell’Impero, quali per esempio il cardinale Joseph Fesch o i membri della famiglia Bonaparte, o che Dominique-Vivant Denon, potente direttore del Musée Napoléon, abbia avuto un’estrema libertà di movimento in occasione del soggiorno umbro-laziale del 181117. È certo che iniziativa di gran peso sul fronte della conservazione, con sensibili ricadute nella riabilitazione del Medioevo, sia stata l’istituzione della Commissione dei Monumenti e delle Fabbriche Urbane, emanazione della Commission des Monuments nata in Francia al momento dell’incameramento dei beni della Chiesa e a ridosso del periodo iconoclasta18. Composta di quindici membri, uomini politici, antiquari e artisti, essa coordina un’estesa campagna di catalogazione del patrimonio, la prima nella storia, ovvero sovrintende alla redazione di un piano dettagliato dei monumenti da mantenere e restaurare a spese del governo centrale e delle sue dirama I. Sgarbozza, Le Spalle al Settecento cit., p. 47. I. Sgarbozza, Roma 1810-1814: intorno alla musealizzazione del patrimonio ecclesiastico, in Milano 1809: la Pinacoteca di Brera e i musei in età napoleonica – Atti del Convegno tenuto alla Pinacoteca di Brera a Milano, 2-3 dicembre 2009, a cura di S. Sicoli, Milano 2010, pp. 248-253; I. Sgarbozza, Le Spalle al Settecento cit., pp. 52-57. L’elenco delle licenze di esportazione è in: A. Imbellone, L’arte moderna esce da Roma. Regesto delle licenze d’esportazione dal 1775 al 1870, in Roma fuori di Roma. L’esportazione dell’arte moderna da Pio VI all’Unità (1775-1870), a cura di G. Capitelli – S. Grandesso – C. Mazzarelli, Roma 2012, pp. 626-726. 17 M.-L. Blumer, La mission de Denon en Italie (1811), in Revue des Etudes napoléoniènnes (1934), pp. 237-257; Vivant Denon, directeur des musées sous le Consulat et l’Empire. Correspondance (1802-1815), éd. etabli par M.-A. Dupuy – I. le Masne de Chermont – E. Williamson, vol. 2, Paris 1999; Napoléon, les Bonaparte et l’Italie. Catalogue de l’exposition tenu au Musée Fesch de Ajaccio, 11 avril-30 septembre 2001, sous la direction de J.-M. Olivesi, Ajaccio 2001; Le goût pour la peinture italienne autour de 1800, prédécesseurs, modèles et concurrents du Cardinal Fesch. Actes du Colloque tenu au Musée Fesch de Ajaccio 1-4 mars 2005, sous la direction de O. Bonfait – Ph. Costamagna – M. Preti-Hamard, Ajaccio 2006; Lucien Bonaparte: un homme libre 1775-1840. Catalogue de l’exposition tenu au Musée Fesch de Ajaccio, 26 juin27 septembre 2010, sous la direction de M. T. Caracciolo, Cinisello Balsamo 2010. 18 Pommier, L’art de la liberté cit., pp. 48-51, 141-153. 15
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zioni19 (di Plan de conservation et de restauration parla de Gérando al prefetto Camille de Tournon il 24 novembre 1810 20). La mappa dei monumenti « preziosi per l’istoria e per le arti » s’intende estesa ad aree geografiche periferiche e sorprende per varietà e ampiezza di riferimenti, come attesta la minuta di una circolare spedita nel 1811 dalla Prefettura capitolina ai sotto-prefetti dei dipartimenti di Roma e del Trasimeno (Lazio e Umbria): Si richiedono […] notizie sopra tutti i seguenti articoli, ai quali Voi darete risposta, consultando le persone più pratiche che sieno presso Voi, e che Voi crederete più adatte a conoscere gli oggetti che s’individuano. I. Sapere, se vi sono nel paese, o nel territorio avanzi di Templi gentileschi di qualunque epoca, compresi quelli ridotti ad uso di Chiesa Cristiana. II. Individuare se questi sono in luogo pubblico, o privato, e qual denominazione portano, se sono in istato di stabilità, o di bisogno di riparazione; finalmente se chi ne ha cura. III. Sapere, se vi sono altri avanzi di edifici antichi di qualunque ispecie, di ponti, di strade, di acquedotti, di sepolcri, come denominati, e se in pubblico, e se in privato luogo. IV. Individuare anche di questi lo stato, se stabile, e se in bisogno di riparazione; se chi ne ha cura, o obbligo di conservarli. V. Se sparse si trovano, o neglette sculture, tanto de’ buoni tempi che degli inferiori, se vi sono iscrizioni antiche individuare ove sono, senza rimuoverle dal sito, ancor che sembri un moderno collocamento: e tutto se in luogo pubblico, o privato. VI. Se vi sono catacombe, se percorribili, oppure inaccessibili, e con quali memorie. VII. Se vi sono Chiese di antica edificazione, se di fabbriche della Gotica, se con antichi Musaici, se con epoca certa, o con altra tradizione, circa la loro costruzione21.
Si tratta di un documento di fondamentale importanza, con il quale l’autorità napoleonica, per una volta svincolata da finalità propagandistiche e autocelebrative, si prende carico di un patrimonio di ridotta visibilità e attrattiva turistica, indagato solo marginalmente dalla letteratura odeporica e artistica, e piuttosto campo degli studi eruditi. Un documento che, nell’attestare la necessità della catalogazione/conservazione integrale del patrimonio, vi include i monumenti cristiani e del Medioevo. Le risposte che arrivano alla Prefettura dagli amministratori periferici, solo in minima parte superstiti, attestano la subordinazione dell’autorità lo19 Decreto del 28 dicembre 1810, in: Bollettino delle leggi e decreti imperiali pubblicati dalla Consulta Straordinaria negli Stati Romani, XIII, 2, Roma 1810, pp. 470-472. Pubblicato in Curzi, Bene culturale e pubblica utilità cit., p. 174. 20 Archivio di Stato di Roma (d’ora in poi: ASR), Sacra Congregazione del Buon Governo, busta 132. 21 ASR, Sacra Congregazione del Buon Governo, busta 132.
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cale agli organi centrali dello Stato. Testimoniano tuttavia la resistenza del personale coinvolto nelle operazioni alla ricezione delle direttive di carattere storicistico; una loro affezione dunque a parametri estetici maturati nell’alveo della teoria dell’arte settecentesca, da Bellori a Winckelmann e Mengs. Il pittore-restauratore Pietro Palmaroli, incaricato di stendere una nota informativa dei monumenti del circondario romano, non si muove dalla segnalazione di sopravvivenze antiche (tra le altre, il sepolcro degli Orazi e Curiazi fuori Albano; il tempio di Castore e Polluce a Cori; l’anfiteatro di Sutri) e moderne di epoca cinque-seicentesca (tra le altre, le pitture di Guido Reni e Girolamo Muziano a Velletri; gli affreschi di Domenichino e dell’Albani a Bassano Romano; gli affreschi degli Zuccari a Caprarola; gli affreschi di Girolamo Siciolante a Cisterna di Latina)22. Analogamente, i tre antiquari di punta della Roma di primo Ottocento – Carlo Fea, Filippo Aurelio Visconti e Giuseppe Antonio Guattani, membri della Commissione dei Monumenti – costruiscono mappe delle emergenze monumentali del Lazio e dell’Umbria solo in minima parte sensibili alle aperture dei legislatori. Fea, incaricato della rassegna delle pitture e sculture custodite nelle chiese di Corneto, l’odierna Tarquinia, tace dei numerosi manufatti medievali e quattrocenteschi, segnalando molteplici pale d’altare seicentesche e, ovviamente, le pitture etrusche. Si sofferma soltanto, quasi certamente sollecitato delle pagine di Seroux, sui monumenti medievali di Santa Maria in Castello, ovvero i mosaici pavimentali, l’altare, l’ambone, il fonte battesimale (Fig. 4), oltre che la cupola, riconosciuta tra le prime in Italia dopo la fine dell’età classica23. Le note di Visconti sui principali centri dei Castelli Romani non sfuggono alla logica della rigida selezione, limitandosi alla documentazione del classicismo barocco, dalla chiesa berniniana di Ariccia alle pitture del complesso dei Cappuccini a Frascati, con l’unica eccezione del Gesù adolescente e San Giuseppe che lavora d’ascia di Gherardo delle Notti, già esistente presso il convento di San Silvestro a Monte Compatri24. Appena meno ristretta la lista consegnata da Guattani, il quale tuttavia nella rassegna di centri quali Caprarola, Narni, Spello, Assisi, Grottaferrata, Frascati, Castelgandolfo, Marino e Subiaco, individua nella sola città di san Francesco il luogo « de’ migliori artisti che fiorirono dopo il risorgimento delle Arti » – Giotto, Giottino e Cimabue –, le cui pitture « stimatissime » meritano le più attente cure25. Ibid. Ibid. Sulla documentazione grafica di Santa Maria in Castello approntata da Seroux si veda: I. Miarelli Mariani – I. Sgarbozza, Un “monumento mancato”: Santa Maria in Castello a Tarquinia. Abbozzo per una storia critica e conservativa, in La cultura del restauro. Modelli di ricezione per la museologia e la storia dell’arte. Atti del Convegno tenuto a Roma, 18-20 aprile 2013, a cura di M. B. Failla – S. A. Meyer – C. Piva – S. Ventra, Roma 2013, pp. 221-236. 24 ASR, Sacra Congregazione del Buon Governo, busta 132. 25 Ibid. 22 23
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Fig. 4. Vat. lat. 9839-I, f. 51v: autore ignoto, alzato in prospettiva del fonte battesimale della chiesa di Santa Maria in Castello a Corneto (Tarquinia), disegno a inchiostro e acquerello.
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Nel complesso, per quello che i riscontri archivistici restituiscono, i personaggi di spicco della comunità erudita e accademica romana assecondano solo minimamente l’impianto storicistico delle normative di tutela napoleoniche. All’alba del secolo l’idea della “conservazione globale” rimane confinata al mondo greco-romano, estranea dunque alla civiltà moderna e men che meno a quella medievale. Si rammenti che il Museo Chiaramonti in Vaticano, prima espansione del Pio-Clementino, allestito tra il 1805 e il 1807, era nato come spazio di raccolta di antichità di seconda e terza grandezza, anche in stato frammentario, proponendo un ordinamento che non premiava il capolavoro ma il pezzo istruttivo, e che non riconosceva l’eccellenza del singolo ma il rapporto tra le parti26. Antonio Canova, responsabile insieme ad Antonio D’Este del progetto, si dirà convinto che l’artista, destinatario privilegiato dell’impresa, trova l’utile suo in ogni minima parte; il più lieve oggetto è capace di destargli un’idea, il più minuto fragmento lo porta alla cognizione di una parte importante o riguardo alla mitologia, o alla storia, o alla cronologia, o al costume, o all’arte27.
Una prospettiva, questa, che, pur estesa dagli ordinamenti legislativi francesi all’età medievale e moderna e al territorio, fatica dunque a farsi strada, complice il bagaglio culturale e l’orientamento estetico del personale tecnico romano. Negli anni dell’Impero la presa in carico da parte dello Stato del patrimonio artistico dei secoli cristiani passa anche per la mappatura degli edifici religiosi passati sotto l’autorità pubblica dopo la soppressione degli ordini ecclesiastici e l’allontanamento del clero (maggio 1810)28. Le chiese di Roma vengono ordinate in sei classi da un gruppo scelto di architetti, secondo un modus operandi che procede per gerarchizzazioni e schematizzazioni, proprio della pratica amministrativa francese: catacombe, luoghi di culto pagani trasformati in chiese, basiliche paleocristiane, edifici moderni di particolare pregio architettonico, edifici moderni contenenti tesori inamovibili, fabbriche di scarso interesse per la storia e le arti; in tutto 141 monumenti, quasi tutte chiese (135), molte delle quali antecedenti il periodo cosiddetto della “rinascenza delle arti”. A scorrerne l’elen26 Sul museo si veda da ultimo: Sgarbozza, Le Spalle al Settecento cit., pp. 84-88 (con bibliografia). 27 Memoria di Antonio Canova sulla specificità dei musei romani (minuta), 1820: Archivio Storico dei Musei Vaticani, busta 7, fasc. 8, f. 1. 28 P. Buonora, L’incameramento dei beni dei conventi romani nella vita della città e nei progetti di trasformazione urbana, in Villes et territoire pendant la période napoléoniènne (France et Italie). Actes du colloque tenue à Rome, 3-5 mai 1984, Rome 1987, pp. 473-497.
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co non mancano né gli edifici paleocristiani (Santa Pudenziana, Santi Cosma e Damiano, Santa Maria Maggiore, Santa Sabina, Santa Costanza), né quelli altomedievali (Triclinio Lateranense, Santa Prassede), né quelli celebri per le testimonianze cosmatesche e le pitture e i mosaici cavalliniani e torritiani o le storie del primo imperatore cristiano (oratorio di San Silvestro presso i Santi Quattro Coronati, Fig. 5)29. Un’anonima Nota di quelle Chiese di Roma, che contengono o Monumenti antichi o Pitture celebri, o Disegni di Buona Architettura, contestuale alla redazione del suddetto elenco e suddivisa in tre classi, sorprende per la quantità di fabbriche dalla parziale o totale facies medievale. Concentrati nella classe più elevata sono, oltre alle quattro basiliche maggiori, i seguenti complessi: San Clemente, San Martino ai Monti, San Crisogono, Santa Sabina, Santa Maria in Trastevere, Santa Pudenziana, Sant’Agnese con il mausoleo di Santa Costanza, Santa Prassede, Santi Nereo e Achilleo, Santa Maria sopra Minerva, San Lorenzo fuori le Mura, Santa Maria del Popolo, Santi Cosma e Damiano, Sant’Alessio, Santa Cecilia, Santa Maria Egiziaca, Santa Maria in Aracoeli, San Sebastiano, Santo Stefano Rotondo (Fig. 6), Sant’Urbano alla Caffarella, l’abbazia delle Tre Fontane. Si tratta di un numero considerevole, che arriva a penalizzare finanche i capolavori borrominiani e berniniani, esclusi dal novero delle eccellenze30. L’istituzione della Commissione per la Conservazione delle Chiese di Roma, nel maggio del 1811, è un ulteriore passo verso il riconoscimento alla città del primato nella documentazione dei secoli cristiani. Il processo di laicizzazione della società e della cultura non frena l’Impero dalla presa in carico dell’eredità di Pietro. L’organismo, presieduto dal maire, è formato da deputati scelti nell’ambito del ceto ecclesiastico regolare, delle professioni e del patriziato urbano, mentre le funzioni amministrative e tecniche sono svolte dai fabbriceri, dagli architetti e dagli antiquari. Ha il compito di verificare lo stato delle rendite e delle spese delle chiese non soppresse, ma soprattutto di garantirne la sorveglianza, tanto in rapporto alla conservazione quanto alla celebrazione del culto. È in relazione a queste finalità che un ingente numero di sopralluoghi coinvolge gli edifici, con una produzione senza precedenti di rendiconti e piani di manutenzione ordinaria e straordinaria. Conservata presso l’Archivio di Stato di Roma, tale documentazione offre un panorama plausibile della condizione in cui versano i monumenti della cristianità, compresi quelli di epoca medievale31. Nel complesso la gran parte sembra Calzolari, Le commissioni preposte alla conservazione del patrimonio cit., pp. 551-552. ASR, Commissione per gli Abbellimenti di Roma, busta 9. 31 ASR, Commissione per la Conservazione delle Chiese di Roma, buste 1-9. 29 30
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soffrire d’infiltrazioni d’acqua e di umidità e della cattiva tenuta dei canali di scolo, oltre che della mancanza di vetri o finestre. Nel novembre 1810 la basilica di San Lorenzo fuori le Mura appare in questo stato all’architetto Giovanni Battista Ottaviani, il quale annota che i tetti delle navate, delle cappelle, del portico e della sagrestia « hanno precisa necessità di molti restauri a scanzo delle acque piovane che penetrano al di sotto in vari luoghi »32. Le operazioni manutentive da compiersi, come già rilevato33, prevedono in generale il coinvolgimento di sei categorie di tecnici: stagnari, muratori, vetrari, orologiari, falegnami e chiavari. È possibile riscontrare un’attenzione allo stato di conservazione delle testimonianze pittoriche del Medioevo, meno di quelle scultoree; e ciò in conseguenza dell’adesione delle pitture alle murature, verso le quali si dirigono le attenzioni degli architetti. Il 7 novembre 1810 Filippo Nicoletti, reduce da un sopralluogo presso i Santi Cosma e Damiano, attesta che « uno dei rilevanti lavori sarebbe quello di rimettere una porzione di mosaico mancante alla volta della tribuna per mantenere l’antichità dell’antico mosaico »; due anni dopo il collega Angelo Faraglia e l’archeologo Lorenzo Re, in visita a una compromessa Santa Costanza, denunciano la grave situazione della volta « macchiata, caduti li Mosaici, ed in gran parte da qualche tempo accompagnati con pitture, e anche queste danneggiate »34. Quanto ai restauri di mosaici e affreschi, non se ne conserva traccia nella documentazione, e condivido l’opinione di chi afferma che « la cura dei dipinti negli Stati Romani e nella capitale in particolare, non fu tra gli interessi prioritari del governo francese »35. Anche se, c’è da sottolineare, non avrebbe avuto senso intervenire sulle pitture senza aver risolto prima i problemi strutturali degli edifici. La breve durata dell’occupazione napoleonica può spiegare tale mancanza. L’iniziativa maggiormente rilevante sul fronte della decorazione murale risulta essere, nel giugno 1811, l’emanazione da parte del prefetto di un’ordinanza che vieta i distacchi, in luoghi pubblici e privati, senza il permesso della Commissione dei Monumenti. Un atto che segue una serie di abusi arrivati a conoscenza delle autorità in spregio dell’editto Doria Pamphilj e di un successivo decreto della Consulta Straordinaria (9 luglio 1810); tra essi la rimozione, operata da Pietro Palmaroli, della Deposizione dalla croce di Daniele da Volterra nella chiesa della Trinità dei Monti36. ASR, Commissione per la Conservazione delle Chiese di Roma, busta 5. Cecchini, Trasmettere al futuro cit., p. 76. 34 ASR, Commissione per la Conservazione delle Chiese di Roma, busta 4. 35 F. Giacomini, « per reale vantaggio delle arti e della Storia ». Vincenzo Camuccini e il restauro dei dipinti a Roma nella prima metà dell’Ottocento, Roma 2007, p. 21. 36 Ibid., p. 23. Del restauro parla anche Stendhal in Promenades dans Rome (ed. cons. Passeggiate romane, Milano 2004, pp. 214-215). 32 33
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Fig. 5. Histoire de l’Art, V, pl. CI: Peintures a fresque de la chapelle de S.t Silvestre, près l’eglise de S.ts quattro coronati, à Rome, Ecole Greco-Italienne. XIIIe siècle.
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Fig. 6. Histoire de l’Art, IV (Archit.), pl. XXII: S.t Etienne-le-rond à Rome, example d’un édifice antique converti en eglise. Ve ou VIe siècle.
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Il testo del decreto, inviato a tutte le prefetture, suona così: Art. 1 Niun proprietario, artefice, e chiunque altro sia toglierà, o farà togliere dai fabbricati, case, edifici privati, o pubblici situati in Roma, e suo Dipartimento, le citate pitture a fresco, senza averne prima fatta Istanza al Prefetto di Roma. Art. 2 Dietro il parere della Commissione dei Monumenti verrà accordato dal Prefetto il permesso di poter togliere dette Pitture quante volte sarà riconosciuto conveniente. Art. 3 Venendo a notizia che qualcuno si fosse arbitrato di togliere o far togliere le indicate pitture, senza prima averne ottenuto necessario il permesso, sarà multato, e sarà sottoposto ad altre maggiori pene analoghe alla grandezza del Delitto. Art. 4 I Sign.ri Sotto Prefetti, Maires e Commissari di Polizia sono incaricati di vegliarsi sull’esatta osservanza del presente ordine, che sarà pubblicato nelle principali Comuni del Dipartimento37.
Si tratta di un richiamo al rispetto e alla conservazione del patrimonio pittorico, anche di quello medievale, per il quale arriva a poche settimane di distanza il beneplacito del ministro degli Interni Montalivet: « approuve volentier les dispositions qu’il renferme » scrive in un biglietto del 10 agosto 181138. Come ho già avuto modo di evidenziare, l’incisività dell’azione francese nella difesa delle pitture ha modo di rivelarsi soprattutto nelle operazioni di confisca e musealizzazione dei beni appartenenti agli ordini religiosi soppressi39. In successive campagne d’incameramento condotte nei dipartimenti di Roma e del Trasimeno, pale d’altare e dipinti vengono infatti destinati alla Pinacoteca Capitolina, con il fine della pubblica esposizione, sottratti dunque al pericolo dei furti e all’oblio. Scelti secondo criteri prevalentemente storicistici dal conservatore del Museo Capitolino, Agostino Tofanelli, coadiuvato dal direttore dell’Accademia di Francia, Guillaume Lethière, e dagli antiquari Bonnefond, Guattani e Fea, i quadri – poco meno di 250 – coprono un arco cronologico di circa tre secoli, dalla metà del XV alla metà del XVIII secolo. Nessun pregiudizio estetico ne guida la selezione, secondo gli orientamenti già invalsi per il catalogo delle chiese di cui si è sopra detto. Si spiega dunque il prelievo dal monastero di San Paolo fuori le Mura di alcuni esemplari attribuiti a Mantegna, oggi riconducibili ad Antoniazzo Romano e alla sua cerchia; dalla sagrestia della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo della Sacra Conversazione dello stesso Antoniazzo, al tempo riferita a Giovanni Bellini; e soprattutto dal convento di Sant’Ono37 ASR, Sacra Congregazione del Buon Governo, busta 132. Il documento è stato già pubblicato in Giacomini, « per reale vantaggio delle arti e della Storia » cit., p. 23. 38 ASR, Sacra Congregazione del Buon Governo, busta 132. 39 Sgarbozza, Roma 1810-1814 cit.; ead., Le Spalle al Settecento cit., pp. 99-117, 210-229.
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frio dell’affresco, in quel momento staccato, attribuito a Leonardo: la bella Madonna con il bambino e un offerente (Fig. 7). Similmente si giustifica la rimozione dai complessi religiosi umbri delle opere di ambito peruginesco, a detta di Lanzi i « primi frutti veramente maturi della scuola romana »40, e di quelle più vicine al lessico formale fiorentino quattrocentesco, da Beato Angelico a Berto di Giovanni, a Domenico Alfani41. L’esito delle campagne requisitorie condotte tra il 1810 e il 1814 è quello di un significativo balzo in avanti, anche in ambito pittorico, dell’interesse per la storia, in un processo di allineamento del collezionismo pubblico romano agli standard, invalsi prima a Firenze42, poi a Milano, Bologna e Venezia43, e soprattutto a Parigi, entro il primo decennio del secolo. È in quel lasso temporale che Dominique-Vivant Denon indirizza l’offerta espositiva del Musée Napoléon verso la ricostruzione, secondo scuola e cronologia, della storia dell'arte, dagli albori della maniera moderna al suo apice, al suo declino e alla sua rinascita seicentesca, secondo le risultanze della storiografia artistica internazionale più aggiornata44. Il fenomeno della “riscoperta dei primitivi” ha nel direttore del Louvre uno dei protagonisti precoci e indiscussi, uomo che sceglie personalmente le opere sulle quali costruire la memoria e la lezione del passato: noto e indagato è il suo viaggio in Italia del 1811, con il ‘bottino’ di opere tre-quattrocentesche che ne consegue. Cimabue, Giotto, Taddeo di Bartolo, Gentile da Fabriano, Beato Angelico, Filippo Lippi e Benozzo Gozzoli fanno la loro prima comparsa in Francia, così come alcuni artisti delle generazioni successive, estranei alla nobile e celebrata scuola fiorentina (Cima da Conegliano, Marco d’Oggiono e Boltraffio tra gli altri). 40 L. Lanzi, Storia pittorica dell’Italia […]. Ove si descrivono le Scuole dell’Italia inferiore, la Fiorentina, la Senese, la Romana, la Napolitana, Bassano del Grappa 1795-1796, p. 362. 41 Sulle varie campagne requisitorie che investono l’Umbria tra il 1797 e il 1814 si vedano le pubblicazioni di Cristina Galassi, in particolare: C. Galassi, Il tesoro perduto. Le requisizioni napoleoniche a Perugia e la fortuna della “scuola” umbra in Francia tra il 1797 e il 1815, Perugia 2004. 42 O. Rossi Pinelli, Per concludere. Ancora due parole sul ‘gusto dei primitivi’, in Giuseppe Vernazza e la fortuna dei primitivi. Atti del Convegno tenuto alla Fondazione Ferrero ad Alba, 1112 febbraio 2004, a cura di G. Romano, Torino 2007, pp. 215-220; M. Fileti Mazza – E. Spalletti – B. M. Tomasello, La Galleria “rinnovata” e “accresciuta”. Gli Uffizi nella prima epoca lorenese, Firenze 2008; E. Spalletti, La Galleria di Pietro Leopoldo. Gli Uffizi al tempo di Giuseppe Pelli Bencivenni, Firenze 2010. 43 D. Camurri, L’arte perduta. Le requisizioni di opere d’arte a Bologna in età napoleonica (1796-1815), Bologna 2003; V. Curzi, Tutela e storiografia artistica. Salvaguardia e conservazione dei primitivi nello Stato Pontificio dopo la Restaurazione, in Giuseppe Vernazza e la fortuna dei primitivi cit., pp. 147-165; Milano 1809 cit. (con bibliografia). 44 M. Preti-Hamard, L’exposition des “ecoles primitives” au Louvre: “La partie historique qui manquait au Musée”, in Dominique-Vivant Denon. L’œil de Napoléon. Catalogue de l’exposition tenu au Musée du Louvre, 20 octobre 1999-17 janvier 2000, par P. Rosenberg – M.- A. Dupuy, Paris 1999, pp. 226-253; I. Sgarbozza, Louvre 1793-1814: la pittura dei primitivi italiani, in La scoperta dei primitivi tra Sette e Ottocento, numero monografico di Ricerche di storia dell’arte 77 (2002), pp. 24-40.
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Fig. 7. Histoire de l’Art, VI, pl. CLXXIV: Peinture à fresque de Léonard de Vinci à S.t Onufre de Rome. XVe siècle.
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Rilevare che la presenza di Seroux d’Agincourt a Roma, stabile a partire dal 1781, sia stata fondamentale all’introduzione dei principi della “conservazione globale” può a questo punto apparire scontato. I legami dello studioso con i personaggi coinvolti nell’amministrazione delle arti sono infatti ben documentati (Fea, Ennio Quirino Visconti, Canova, Lethière)45; i contenuti delle disposizioni legislative sopra menzionate, ad eccezione del chirografo Doria-Pamphilj, si distinguono per stringente aderenza al suo orizzonte storiografico, nonché alla terminologia dell’Histoire de l’Art; infine, le finalità dei nuovi organismi di tutela sono tutte dentro l’istanza storicistica, che permea la sua ricerca e la sua scrittura. Esclusa la militanza politica e rilevato il progressivo distacco dalla vita pubblica a partire dagli anni della Repubblica Romana (1798-1799), Seroux non smette di svolgere un ruolo di primo piano nella vita culturale della città: supporta, insieme a Lanzi e al bibliotecario vaticano Gaetano Marini, l’importante foglio denominato « Memorie per le belle Arti » (1785-1788)46; attiva il mercato librario e artistico grazie a significative compravendite di opere; sostiene la formazione degli artisti transalpini gravitanti attorno all’Accademia di Francia, tra i quali seleziona alcuni dei suoi collaboratori; riceve visite dei viaggiatori europei nella centralissima residenza di via Gregoriana, sorprendendoli con l’esposizione della propria raccolta di oggetti dell’epoca “oscura”; intrattiene rapporti con altri collezionisti di primitivi, e soprattutto con il cardinale Stefano Borgia, segretario dal 1770 al 1789 della Congregazione di Propaganda Fide, crocevia di eruditi e scienziati47. I legami di Seroux con i principali emissari di Napoleone – il governatore degli Stati Romani, François-Sextius Miollis, il ministro degli Interni de Gérando, il prefetto Camille de Tournon, l’intendente dei Beni della Corona, Martial Daru – non sono invece stretti, anche se non mancano partecipazioni a serate mondane, episodiche consulenze e amicizie in comune. L’architetto Pâris, per esempio, che presiede per un breve periodo l’Accademia di Francia e che ha un ruolo significativo, su incarico della dirigenza del Louvre, nel trasferimento delle antichità Borghese a Parigi (1808), lo assiste per anni nella redazione conclusiva dell’Histoire de l’Art. Il pittore Granet, tra i favoriti di Miollis, trova nelle restituzioni grafiche delle catacombe un Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire de l’Art par les monumens cit. S. Rolfi Ožvald, “Agli Amatori delle belle arti Gli Autori”. Il laboratorio dei periodici a Roma tra Settecento e Ottocento, Roma 2012, pp. 149-214. 47 Sull’attività collezionistica del cardinale Borgia si vedano almeno: La collezione Borgia. Curiosità e tesori da ogni parte del mondo. Catalogo della mostra tenuta al Palazzo Comunale di Velletri, 31 marzo-3 giugno 2001, a cura di A. Germano – M. Nocca, Napoli 2001; Le quattro voci del mondo: arte, cultura, saperi nella collezione di Stefano Borgia 1731-1804. Atti del convegno tenuto al Palazzo Comunale di Velletri, 13-14 maggio 2000, Napoli 2001; La fortuna dei Primitivi. Tesori d’arte dalle collezioni italiane tra Sette e Ottocento. Catalogo della mostra tenuta alle Gallerie dell’Accademia a Firenze, 24 giugno-8 dicembre 2014, a cura di A. Tartuferi – G. Tormen, Firenze 2014, pp. 146-163. 45 46
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volano alla sperimentazione artistica, rivolgendosi alle cripte e ai sotterranei delle basiliche medievali come scenari delle proprie rappresentazioni48. Nell’accennare ai rapporti di Seroux con il potere napoleonico, generalmente sminuiti in ragione del suo status di émigré, fedele all’ancien régime, va dato il giusto peso, inoltre, al suo legame con Léon Dufourny, curatore, a partire dal 1809, dei fascicoli dell’Histoire de l’Art usciti per conto dell’editore Treuttel e Würtz, e autore del Prospectus che li precede, scritto per catturare l’attenzione internazionale dei potenziali lettori e acquirenti. Membro dell’Institut de France, Dufourny, di formazione architetto, aveva trascorso in Italia dodici anni (1782-1794) ed era stato uno dei più stretti collaboratori del nostro, per il quale aveva eseguito molti disegni di territorio romano, romagnolo e veneto (Fig. 8)49; nel gennaio 1797 era andato a ricoprire il doppio ruolo di amministratore generale del Louvre (al tempo Musée Central des Arts) e conservatore dei dipinti, a stretto contatto con gli ufficiali di Bonaparte e i membri delle Commissions des Sciences et des Arts en Italie. Prima dell’avvento di Denon, si era distinto per aver indirizzato le acquisizioni del museo verso la prima età moderna, curando personalmente il trasferimento dal castello del duca di Richelieu delle tele già appartenute allo studiolo di Isabella D’Este, ascritte a Perugino, Mantegna e Lorenzo Costa50. Giovanni Previtali è stato il primo a riconoscerlo come un collezionista sensibile al tema dei primitivi51. Altra figura di riferimento della cultura napoleonica accomunata a Seroux da stringenti interessi professionali, è Aubin-Louis Millin, che opera nel campo degli studi medievali ed è uno dei più accesi sostenitori del ruolo delle immagini nel campo della storiografia artistica. Direttore del « Magasin Encyclopédique », conservatore e poi direttore del Cabinet des médailles, des antiques et de pierres gravées della Bibliothèque Nationale, più giovane di Seroux di una generazione, Millin è autore, a partire dal 1790, e fino al 1798, delle Antiquités nationales ou Recueil de monumens, rassegna illustrata dei monumenti nazionali francesi demanializzati con i decreti di soppressione degli ordini ecclesiastici: « tombeaux, inscriptions, statues, vitraux, fresques, etc. tirés des abbayes, monastères, châteaux et autres lieux devenus domaines nationaux », recita il sottotitolo. Un’opera militante, che entra nel merito del dibattito sul futuro del patrimonio pubblico attraverso la prospettiva storica e la visualizzazione dei valori artistici dei manufatti 48 Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire de l’Art par les monumens cit., pp. 69-70. Su Granet si veda: D. Coutagne, François-Marius Granet 1775-1849. Una vie pour la peinture, Paris 2008. Inoltre Granet. Roma e Parigi, la natura romantica. Catalogo della mostra tenuta all’Accademia di Francia a Roma, 1 aprile - 24 maggio 2009), a cura di A. Ottani Cavina, Milano 2009 49 H. Loyrette, Séroux d’Agincourt et les origines de l’histoire de l’art médiéval, in Revue de l’art 48 (1980), pp. 40-56. 50 Sgarbozza, Louvre 1793-1814 cit., p. 30. 51 G. Previtali, La fortuna dei primitivi dal Vasari ai Neoclassici; ed. cons., con nota introduttiva di E. Castelnuovo, Torino 1989, p. 156.
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a rischio di distruzione e degrado. Un’opera fatta di immagini più che di parole, che abbraccia in toto le istanze dello storicismo e diventa anzi di esso uno dei precoci caposaldi52. Non può essere taciuta la sua vicinanza di Millin al contemporaneo operato dell’abate Gregoire e di Alexandre Lenoir. Millin e Seroux si conoscono per via epistolare negli anni Novanta, e soltanto nel 1811 di persona, in occasione del soggiorno capitolino del primo e in piena occupazione napoleonica. Il giudizio che entrambi danno dell’incontro è molto positivo e manifestazioni di stima e vicinanza intellettuale si susseguono negli anni53. Il viaggio di Millin è sovvenzionato dal ministro degli Interni, conte di Montalivet, e ha il fine prevalente di raccogliere una documentazione grafica dei monumenti distribuiti sul suolo italiano, in particolare nel Meridione. La richiesta del ministro è anche quella di fornire informazioni sullo stato di conservazione delle antichità cristiane. Per via epistolare egli comunica una sincera preoccupazione per le sorti dei monumenti, in quale caso abbandonati al degrado, con l’invito sia ad accelerare i tempi della messa in sicurezza e dei restauri sia a esimersi dalle demolizioni. Le sue opinioni hanno un accesso diretto ai vertici dell’amministrazione, come chiarito in questo passaggio: « je vois les antiquités et j’obtién du préfet [Camille de Tournon] que la petite église de S. Giorgio in Velabro ne sera pas detruite »54. Nello scandaglio dei più rari monumenti dell’antichità, il direttore del Cabinet des médailles non penalizza affatto il Medioevo, come dimostra la campagna grafica sopravvissuta presso la Bibliothèque Nationale e come certificano, tra le altre, le seguenti parole: Je sais bien que la nouvelle organisation de l’état Romain necessite la fermeture d’un grand nombres d’églises […] leur soppression ne fair rien regretter mais il en est qui remontent au tems de Constantin ou de ses premiers successeurs; qui rappellent de grands souvenirs de notre histoire sacrées qui offrent seules des modèles de construction particulières, de décorations qu’on ne peut plus imiter, et qui presentent des monumens de tous genres de premiers tems du Christianisme. ce sont la monseigneur les edifices qu’il importe le plus de conserver et ce sont le plus menacés55; 52 Su Millin e la sua produzione, a lungo trascurata dalla ricerca scientifica contemporanea, si veda il recente: Viaggi e coscienza patrimoniale cit. Fondamentale inoltre: A. M. D’Achille – A. Iacobini – G. Toscano, Il viaggio disegnato. Aubin-Louis Millin nell’Italia di Napoleone 1811-1813, Roma 2012. 53 Millin è a Roma dal novembre 1811 al marzo 1812 e dall’aprile al giugno 1813. Sul suo soggiorno capitolino: Cfr. M. Preti-Hamard, Je me suis trouvé bien neuf en arrivant dans cette ville: Millin à Rome et ses lettres au ministre de l’Interieur comte de Montaliver (janvier-février 1812), in Les Cahiers de l’Histoire de l’Art 7 (2009), pp. 82-98; A. M. D’Achille, « Tous le lieux qui méritent d’être observés »: Millin e i monumenti della Roma medievale, in Viaggi e coscienza patrimoniale cit., pp. 273-298; I. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e Millin, ibid., pp. 249-259. 54 D’Achille, “tous le lieux qui meritent d’être observés” cit. p. 278. 55 Citazione in Preti-Hamard, Je me suis trouvé bien neuf en arrivant dans cette ville cit., p. 91.
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Fig. 8. Vat. lat. 9839-II, f. 100v: Léon Dufourny, veduta della casa di Petrarca a Padova, disegno a inchiostro.
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o ancora le seguenti: Si je parle tant et si longuement Monseigneur en faveur des églises des premiers tems du Christianisme c’est que leur existence est évidement compromise et menacée […]. Le malheurs de ces Eglises est de ne point être dans l’interieur de Rome, de ne point etre des parroises […]. Il est certain qu’elles sont comme tous les malheureux sans amis, sans appuis, sans défenseurs […]56.
Il contributo di Seroux alla cultura della conservazione romana passa comunque non solo per l’intermediazione con i protagonisti della coeva scena istituzionale francese, ma anche per l’introduzione ai padri della ricerca storico-iconografica d’Oltralpe. Tra questi c’è Bernard de Montfaucon, molte volte citato nelle pagine dell’Histoire de l’Art. I cinque volumi illustrati dei Monumens de la Monarchie françoise (1729) – che Pommier addita come il testo cardine per la nascita della storia dell’arte in Francia57 – aprono le intelligenze più sensibili alla conoscenza del Medioevo non italiano, e in particolare della cultura gotica, non a caso menzionata nella circolare ai sotto-prefetti del 1811. La sensibilizzazione alle sorti delle antichità medievali arriva comunque, in primis, dalle pagine dell’Histoire de l’Art, e non solo in forma indiretta, come riflesso della disamina storica. Seroux non risparmia infatti riferimenti all’uso distorto del patrimonio medievale compiuto dall’uomo moderno, criticando particolarmente i restauri delle pitture su muro. Egli manca sia di una riflessione approfondita sullo stato di conservazione dei monumenti sia di una proposta di presa in carico degli stessi, e tuttavia insiste sui danni prodotti dal tempo e sui “mille accidenti” che hanno alterato la forma e la struttura della materia architettonica, scultorea e pittorica. Così accade nei disegni preparatori e nella tavola LXXXIV della sezione Peinture, i quali presentano una rassegna di affreschi romani del IX o X secolo perduti o sopravvissuti in minima parte (Figg. 9-10). E così accade anche nelle pagine relative alla città di Bologna, i cui dipinti murali del XII e XIII secolo risultano ingiuriati da restauri sommari, « spesso imbecilli »58. Scialbature e ridipinture infastidiscono ugualmente Seroux, Ibid., p. 93. É. Pommier, Le caractère des temps, in Histoire de l’histoire de l’Art. Actes des conférences organisés au Musée du Louvre, 24 janvier-7 mars 1994 et 23 janvier-6 mars 1995, sous la direction d’É. Pommier, vol. 2, Paris 1995-1997, pp. 1-44. Si veda anche dello stesso autore: Moyen-age et révolution, in Survivances et révèil de l’architecture gothique, Strasbourg 1992, pp. 15-49. 58 Per le citazioni in italiano si fa riferimento all’edizione a cura di Stefano Giachetti, J. B. Seroux d’Agincourt, Storia dell’arte dimostrata coi monumenti dalla sua decadenza nel 4. secolo fino al suo risorgimento nel 16. di G. B. L. G. Seroux d’Agincourt tradotta ed illustrata da Stefano Ticozzi, Prato 1826-1829, 7 voll., da qui in avanti abbreviata in Storia dell’Arte, IV, pp. 396-397 e 449. Dello stato delle pitture nel capoluogo emiliano alla fine del ’700 ha par56 57
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le cui campagne grafiche sembrano prevenire trasformazioni e ammodernamenti: è il caso della copertura della chiesa di San Vitale a Ravenna, riprodotta nella tavola XXIII della sezione Architecture appena prima dell’intervento a fresco di Serafino Barozzi e Giacomo Guarana (1782)59. Dentro la critica ai moderni rifacimenti sta anche l’elogio degli ‘uomini di Stato’ che si sono opposti alla trasformazione o cancellazione delle chiese e delle altre memorie cristiane dei primi secoli: su tutti, a Roma, i cardinali Cesare Baronio e Stefano Borgia, meritevoli di aver conservato la basilica di San Clemente « in tutta la sua integrità »60. Nella stessa direzione va la celebrazione di una manciata di restauri seicenteschi, tra cui quello delle pitture della chiesa di Sant’Urbano alla Caffarella (tavola XCIV della sezione Peinture). L’operazione, condotta nel 1634 su istanza del cardinale Francesco Barberini, è consistita, spiega Seroux, « nel ridisegnare i contorni senza alterare le forme, né i caratteri » e va considerata « un modello del religioso rispetto, col quale debbonsi toccare le produzioni antiche, quando vi siamo costretti dalla necessità »61. È dunque la sottolineatura dei contorni che lo studioso suggerisce come metodologia di restauro della pittura medievale, quasi a ribadire la validità della sua tecnica di riproduzione in un diverso ambito specialistico. Si tratta di un espediente che garantisce la leggibilità delle figure, dunque del soggetto, senza inficiare la bidimensionalità delle forme. Il rispetto delle specificità tecnico-formali dell’opera greca o bizantina sembra essere il metro della riflessione di Seroux, il quale, anche in questo caso, dimostra di muoversi al di fuori della dimensione estetica. Su questo principio, come abbiamo verificato, i teorici e i tecnici della conservazione della Roma napoleonica non hanno modo di misurarsi, come invece faranno i loro successori di età di Restaurazione, chiamati a mettere mano, per la prima volta, a cicli di affreschi privi dei caratteri di esemplarità e classicità, utili però alla storia dell’arte62.
lato Luca Ciancabilla nel convegno, tenuto a Roma, Villa Medici, il 23 e 24 settembre 2014, J.B.L.G. Séroux d’Agincourt e la storia dell’arte intorno al 1800, a cura di D. Mondini, i cui atti sono in corso di pubblicazione. 59 Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire de l’Art par les monumens cit., pp. 35, 205-207. 60 Storia dell’Arte, II, pp. 100, 102-103. 61 Ibid., VI, p. 328. 62 F. Giacomini, Tra conservazione e ripristino. Giuseppe Carattoli e il dibattito sul restauro dei dipinti nella prima metà dell’Ottocento, in Notizie da Palazzo Albani 22 (2003), pp. 147-186; A. C. Manni, Restauri in Umbria. Questioni e metodi nella prima metà dell’Ottocento, Città di Castello 2005; Curzi, Tutela e storiografia artistica cit.; S. Ricci, I sopralluoghi di Tommaso Minardi nei territori dello Stato Pontificio, in Restauri pittorici e allestimenti museali a Roma tra Settecento e Ottocento, a cura di S. Rinaldi, Firenze 2007, pp. 99-121; Giacomini, « per reale vantaggio delle arti e della Storia » cit.; Curzi, Il patrimonio artistico e monumentale cit.
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Il CONTRIBUTO DELl’histoire de l’art DI SEROUX D’AGINCOURT
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Fig. 9. Vat. lat. 9849, f. 56r: Gian Giacomo Macchiavelli, affresco non più esistente con la Visione di santo Stefano dal portico della basilica di Santa Cecilia in Trastevere a Roma, disegno a matita e inchiostro.
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Fig. 10. Vat. lat. 9849, f. 56v: Gian Giacomo Macchiavelli, disegno dell’affresco non più esistente con figure di santi dal portico della basilica di Santa Cecilia in Trastevere a Roma, disegno a matita e inchiostro.
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SIMONA MORETTI
« LANGUIDA LUCE DI ORIENTALE RIGENERAZIONE »: SEROUX D’AGINCOURT E LO STILE GRECO MODERNO
Il rapporto tra Jean-Baptiste Seroux d’Agincourt e l’arte bizantina è, in linea generale, positivo. Di quest’arte – o meglio di una parte di essa – il nostro francese riconosce l’eredità classica, una certa superiorità rispetto alla coeva produzione artistica occidentale e la capacità di esprimere i sentimenti, seppure talvolta in maniera caricaturale1. Per quanto riguarda la pittura, questo rapporto è stato già analizzato con acutezza da Ilaria Miarelli Mariani2, qui prenderemo in considerazione anche l’architettura e la scultura, per fornire un quadro – che include all’inizio il prospetto storico – più ampio, ma inevitabilmente più superficiale e comunque non completo, rinviando ad altro luogo e ad altro tempo la mappatura sistematica delle opere greche, o ritenute tali da Seroux, analizzate nella sua Histoire de l’Art3. Una puntualizzazione però è doverosa sin da subito: d’Agincourt non definirà mai l’arte dell’impero d’Oriente come ‘bizantina’, questa è, nelle 1 A proposito dell’attenzione di d’Agincourt all’espressione, riscontrata dal francese anche nell’arte bizantina, si veda I. R. Vermeulen, Picturing Art History. The Rise of the Illustrated History of Art in the Eighteenth Century, Amsterdam 2010, pp. 203-210. 2 I. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire de l’Art par les monumens. Riscoperta del Medioevo, dibattito storiografico e riproduzione artistica tra fine XVIII e inizio XIX secolo, Roma 2005, pp. 106-116. 3 J. B. L. G. Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art par les monumens depuis sa décadence au IVe siècle jusqu’à son renouvellement au XVIe, 6 voll., Paris 1823 (d’ora in poi Histoire de l’Art). Si utilizzerà qui per le tavole l’edizione francese e per il testo quella italiana di Prato: Storia dell’Arte dimostrata coi monumenti dalla sua decadenza nel 4. secolo fino al suo risorgimento nel 16. di G. B. L. G. Seroux d’Agincourt [tradotta ed illustrata da S. Ticozzi nei primi due volumi], 6 voll. di testo e 1 vol. di tavole, Prato 1826-1829 (d’ora in poi Storia dell’Arte). La numerazione delle tavole, tra le due edizioni, è identica, ma per la versione di Prato vennero fatti rifare tutti i rami. Nel 2005 la casa editrice Aragno di Torino ha pubblicato una versione facsimilare dell’edizione francese, accompagnata da un settimo volume di I. Miarelli Mariani, Les « Monuments parlants »: Seroux d’Agincourt et la naissance de l’histoire de l’art illustrée, in J. B. L. G. Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art par les monumens, depuis sa décadence au IVe siècle jusqu’à son renouvellement au XVIe, VII, Torino 2005.
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SIMONA MORETTI
sue parole, l’arte ‘greca moderna’4. Compare invece nella Histoire de l’Art la definizione « Histoire Byzantine », evidentemente sulla scia della storiografia francese, che dal XVII secolo inizia a pubblicare, in maniera sempre più intensa e poi sistematica, le fonti in greco medievale5. L’impero bizantino nel Tableau historique Nel quadro storico che il francese delinea la decadenza dell’impero romano, seguita da quella delle scienze, delle lettere e delle arti, comincia con Commodo nel II secolo6. Montesquieu e Gibbon sono i due storici a cui Seroux, per sua stessa dichiarazione, fa riferimento in merito all’argomento7. Il nostro storico dell’arte, però, non interpreta lo spostamento, voluto da Costantino il Grande nel 324, della capitale dell’impero da Roma a Bisanzio – che prende il nome di Costantinopoli – negativamente (come 4 Di recente Antonio Iacobini ha sottolineato l’assenza, nel lessico usato da Aubin-Louis Millin, del termine bizantino per qualificare i prodotti artistici di quella cultura: A. Iacobini, Un viaggio disegnato: Aubin-Louis Millin e l’arte bizantina in Italia (1811-1813), in Rivista dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte 66, III, 24 (2011) [ma 2015], pp. 217-230, in part. p. 218. Sulla questione terminologica si veda la bibliografia citata alla nota seguente e più avanti pp. 133-134. 5 Histoire de l’Art, III, p. 67 (Peint.) (« storia bisantina » in Storia dell’Arte, VI, p. 189). Sull’uso del termine ‘bizantino’ per indicare la realtà politica, geografica e culturale, a cui facciamo riferimento oggi si veda almeno J.-M. Spieser, Art Byzantin et influence pour l’histoire d’une construction, in M. Balard – E. Malamut – J.-M. Spieser, Byzance et le monde extérieur. Contacts, relations, échanges. Actes de trois séances du XXe Congrès international des Études byzantines, Paris, 19-25 août 2001, Paris 2005 (Byzantina Sorbonensia, 21), pp. 271-288, in part. pp. 275276; id., En guise d’introduction: Byzance et l’Europe, in Présence de Byzance, Textes riunis par id., Dijon 2007, pp. 7-29, in part. pp. 7-16. Per un quadro generale sulla vivacità degli studi rivolti a Bisanzio nella Francia del XVII secolo mi limito a menzionare S. Ronchey, Lo Stato bizantino, Torino 2002, pp. 147-165; E. Bianco, La Bisanzio dei Lumi. L’Impero bizantino nella cultura francese e italiana da Luigi XIV alla Rivoluzione, Bern 2015 (Studies in Early Modern European Culture/Studi sulla cultura europea della prima età moderna, 8), Parte I, capp. I-III. 6 Storia dell’Arte, I, pp. 71-74. 7 Ibid., I, p. 74 e nt. 1. C.-L. Montesquieu, Considérations sur les causes de la grandeur des Romains, et de leur décadence, Paris 1734 [la 2a ed. è del 1748, venne curata dallo stesso Montesquieu e da lui assunta come edizione di riferimento: cfr. Montesquieu. Tutte le opere (1721-1754), a cura di D. Felice, Milano 2014, p. CCL; francamente ignoro quale edizione Seroux abbia consultato: egli infatti non lo specifica nell’Histoire de l’Art]; E. Gibbon, The History of the Decline and Fall of Roman Empire, 6 voll., London 1776-1788. La History of the Decline and Fall of Roman Empire affronta in maniera decisamente più diffusa la storia bizantina rispetto alle Considérations, ma Charles Le Beau appare lo storico settecentesco maggiormente menzionato in nota da Seroux in riferimento all’argomento (si veda qui nt. 13). Haskell dichiara che l’influenza di Gibbon sull’Histoire de l’Art di Seroux fu a tal punto estesa da interessare anche questioni storico-artistiche, ma per Mondini bisogna escludere l’area bizantina, che appunto Seroux valutò positivamente: F. Haskell, Gibbon and the History of Art, in Daedalus 105 (1976), 3, pp. 217-229 [rist. in italiano: Gibbon e la Storia dell’Arte, in Le Metamorfosi del gusto. Studi su arte e pubblico nel XVIII e XIX secolo, Torino 1989 (Nuova Cultura, 13), pp. 29-51, in part. pp. 35-51]; D. Mondini, Mittelalter im Bild: Séroux d’Agincourt und die Kunsthistoriographie um 1800, Zürich 2005 (Zürcher Schriften zur Kunst-, Architektur - und Kulturgeschichte, 4), p. 69; cfr., inoltre, Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., p. 27.
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invece aveva fatto Montesquieu): questo fatto storico non nuoce ovunque alle Belle Arti, in Oriente infatti ne ritarda l’indebolimento8. Nell’opinione di Seroux la rovina dell’impero e delle arti arrivò prima in Occidente – dove fu ancora più funesta – che in Oriente9, ma non fu colpa del Cristianesimo, che salvò invece Roma e la produzione artistica10. Prendendo questa posizione Seroux si discosta da Montesquieu che incolpa il Cristianesimo del processo di decadenza, mentre Gibbon ne individua l’influenza rovinosa, non lo annovera però tra le cause principali di quel processo11. Seroux dedica sette capitoli, su un totale di ventotto, al greco impero12. Nella parte orientale i problemi iniziano con Arcadio (395-408)13, figlio di Teodosio I – quest’ultimo giovò a Costantinopoli e specialmente ad Antio8 Storia dell’Arte, I, pp. 84-85. Gibbon individua nella fondazione di Costantinopoli un pericolo, una prova dell’ambizione di Costantino, ma anche effetti positivi (H. Schlange-Schöningen, Edward Gibbon. Costantino nella History of the Decline and Fall of the Roman Empire, in Costantino I. Enciclopedia Costantiniana sulla figura e l’immagine dell’imperatore del cosiddetto editto di Milano, 313-2013, III, Roma 2013, pp. 183-195, in part. pp. 183, 185, 187). 9 Storia dell’Arte, I, p. 89. 10 Ibid., I, nt. 1 a p. 89. 11 Bianco, La Bisanzio dei Lumi cit., pp. 290-291. Cfr., inoltre, Haskell, Gibbon e la Storia dell’Arte cit., p. 45. 12 Storia dell’Arte, I, capitoli IV, XIV, XV, XIX, XXII, XXIII, XIV. Per quanto riguarda l’edizione parigina a stampa fu l’ellenista e storico François-Jean-Gabriel de La Porte du Theil a occuparsi del Tableau historique, sostituendo Pierre-François Domicille che era malato. Questa sostituzione fu gradita a Seroux che aveva avuto modo di conoscere La Porte du Theil a Roma, dove l’ellenista aveva lavorato a lungo (1776-1786). Cfr. H. Sécherre, L’édition de l’Histoire de l’Art par les monumens de Jean-Baptiste Séroux d’Agincourt (1810-1823), Mémoire de DEA, Université Paris IV, Sorbonne, préparé sous la direction de Daniela Gallo et Alain Mérot, 2000-2001, I, pp. 73-74. Du Theil fornì a Seroux alcuni materiali per la Storia dell’Arte dalla Biblioteca Reale di Parigi: cfr., ad esempio, Storia dell’Arte, VI, pp. 150-151. La loro amicizia è testimoniata anche da tre lettere di du Theil (due delle quali datate 16 giugno e 16 agosto 1785, quando l’ellenista si trovava presso il lago di Albano con il cardinal de Bernis, l’ultima senza data e senza luogo) inviate a Gaetano Marini, allora prefetto degli Archivi della Santa Sede (Vat. lat. 9047, ff. 315r-316r, 317r-318v, 319r-320v). La prima epistola – come d’altronde le altre due – conferma quanto già sapevamo, cioè che i tre – Seroux, La Porte Du Theil e Marini – si frequentavano, ma rivela anche una notizia finora ignota e che al momento non so spiegare: Seroux, in quel periodo, era in contrasto con il Capitolo Vaticano. 13 Così leggiamo pure in C. Le Beau, Histoire du Bas-Empire, en commençant à Constantin le Grand, III, Paris 1819, p. 99, che però Seroux non cita in questo punto. D’Agincourt rimanda invece a uno scrittore contemporaneo: il « disordine venne spinto all’eccesso sotto Arcadio, figlio di Teodosio: trovansene le prove nelle eloquenti lagnanze che facevane san Giovanni Crisostomo nelle sue orazioni » (Storia dell’Arte, I, nt. 1 a p. 227). Ho consultato un’edizione successiva dell’Histoire du Bas-Empire; quella originaria, in 27 voll., venne stampata a Parigi negli anni 1757-1811, e ben presto si ebbero traduzioni in italiano. Cfr. Bianco, La Bisanzio dei Lumi cit., pp. 247-248 e nt. 2 a p. 240. Anche Gibbon riserva un giudizio negativo su Arcadio: Gibbon, The History cit., ch. 29 e 32. Ancora Le Beau è menzionato, nel Prospetto storico, insieme a Lorenzo Echard per la questione del fuoco greco (Storia dell’Arte, I, nt. 1 a p. 235), insieme a Giorgio Cedreno sulla conversione dei Bulgari (ibid., I, p. 264 e nt. 1, che si deve alla pittura) e altrove per tornare sui Bulgari, o meglio su una loro usanza, o su spiacevoli azioni di alcuni imperatori (ibid., I, nt. 1 a p. 275).
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chia, dove fece elevare « palazzi, terme ed altri grandi edificj »14 –, in ogni caso le « Arti, sebbene non si sostenessero al pari delle lettere, non però mancavano di artefici che le esercitassero »15 e gli imperatori e le basilisse continuarono a commissionare edifici sacri e civili. Purtroppo costumi dissoluti iniziarono a insinuarsi nella corte di Costantinopoli e a caratterizzare alcuni personaggi. Nel tratteggiare il profilo di una storia ricca di imperatori crudeli e superstiziosi, l’autore risente della lettura di Montesquieu e non solo (già nel Seicento, Du Cange aveva descritto i Greci come dediti agli eccessi, alla perfidia, alla crudeltà16). In merito alla autorevolezza degli imperatori d’Oriente in fatto di religione, Seroux è critico, come d’altronde la sua fonte, che menziona apertamente: Montesquieu17. Le manifestazioni sacre (processioni, riti ecc.), afferma d’Agincourt, non aiutavano minimamente le Arti a recuperare l’antica perfezione18. Sul piano creativo, gli artisti dell’impero di Costantinopoli avevano davanti agli occhi modelli eccelsi cui ispirarsi, malgrado ciò « l’Arte in tutti i suoi rami degenerò tra i Greci quasi quanto tra i Romani »19. Seroux dichiara che la distruzione dell’impero greco risale principalmente a quattro motivi: gli assalti dei popoli orientali già a partire dal IV secolo, le lotte di potere interne, l’importanza accordata da molti imperatori alle eresie o alle dispute teologiche, il lusso orientale che corruppe i costumi20. Nell’elencare queste quattro cause d’Agincourt ricalca, pur non dichiarandolo apertamente (ma scrive che quattro cagioni « sogliono affacciarsene »21), la posizione di Le Beau22 e, in parte, di Montesquieu e di Gibbon (che a sua volta riprende Montesquieu23). Per lo storico dell’arte la decadenza occidentale va distinta da quella orientale: sono proprio la ricchezza dell’ornamento e lo splendore della materia il risultato di quella che interessò il greco impero, esattamente il contrario di quanto avvenne in Italia24. 14 Storia dell’Arte, I, p. 101. Certo ordinò a Roma la distruzione delle statue delle divinità pagane, ma salvò quelle mirabili. 15 Ibid., I, p. 211. 16 Bianco, La Bisanzio dei Lumi cit., p. 96. Su Du Cange e Bisanzio si veda anche J.M. Spieser, Du Cange and Byzantium, in Through the Looking Glass. Byzantium through British Eyes. Papers from the Twenty-ninth Spring Symposium of Byzantine Studies, London, March 1995, ed. by R. Cormack – E. Jeffreys, Aldershot 2000, pp. 199-210. 17 Manuele I (1143-1180) si riteneva un’autorità in fatto di religione e questo atteggiamento era da tempo prevalso tra i sovrani greci: Storia dell’Arte, I, p. 318. Cfr. Montesquieu. Tutte le opere cit., pp. 826-827 (cap. XXII). 18 Storia dell’Arte, I, p. 320. 19 Ibid., I, p. 224. 20 Ibid., I, pp. 226-227. 21 Ibid., I, p. 226. 22 Le Beau, Histoire du Bas-Empire cit., III, p. 99. 23 Cfr. Bianco, La Bisanzio dei Lumi cit., pp. 288-290. 24 Storia dell’Arte, I, pp. 228-229.
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Nel Prospetto storico, però, non tutti i sovrani bizantini vengono presentati negativamente sul piano culturale: le cose migliorano, ad esempio, con Teodosio II (408-450)25, Giustino (518-527)26, Giustiniano I (527-565)27, Maurizio (582-602)28, Teofilo (829-842)29, Teodora (842-856), che doveva il trono alla propria bellezza, governò per il figlio e ripristinò il culto delle immagini30, Basilio I (867-886)31, Leone VI (886-912) e Costantino VI detto Porfirogenita (si tratta in realtà di Costantino VII, 913-959)32, Isacco Comneno (1057-1059), Costantino Ducas (1059-1067), Michele VII (1071-1078) e l’imperatrice Eudossia, sua madre33, Alessio I (1081-1118)34, Giovanni II (1118-1143)35 e Manuele I (1143-1180)36, Teodoro II Lascaris (1254-1258)37, Michele VIII (1259-1282)38 e Manuele Paleologhi (1391-1425)39. Il cavaliere d’Agincourt intuisce l’importanza dei fenomeni storici per la produzione artistica40, è questo il caso delle Crociate. La più tragica, per l’argomento che qui trattiamo, fu la Quarta (la Quinta per Seroux 41). Tra XII e XIII secolo, gli imperatori che salirono al trono dopo sanguinose rivoluzioni e continue lotte intestine avrebbero portato di lì a poco i Crociati a divenire « padroni del greco impero »42: « assediarono Costantinopoli, ed Ibid., I, pp. 213-216. Ibid., I, pp. 219-220. 27 Ibid., I, pp. 220-223. Per le opere d’arte realizzate durante l’impero di Giustiniano, Seroux menziona Procopio. 28 Ibid., I, p. 232. 29 Ibid., I, pp. 277-278, nonostante alcuni difetti e il suo carattere crudele (a tal punto da ordinare che le mani di un certo monaco Lazzaro, che aveva osato dipingere scene sacre, bruciassero a fuoco lento; cfr. anche nt. 1 a p. 275). 30 Ibid., I, pp. 278-279. 31 Ibid., I, pp. 279-282. Seroux comunque descrive Basilio come uomo così ambizioso a tal punto da utilizzare ogni mezzo per raggiungere i propri scopi e come un assassino, sulla scia di Le Beau (ibid., I, nt. 1 a p. 275). 32 Questi due imperatori « presero parte ai lavori dei letterati e dei dotti »: ibid., I, pp. 282283 (la citazione si legge a p. 282). Comunque il nostro francese condanna la condotta di Leone e mette in evidenza altre contraddizioni che lo caratterizzano. Costantino Porfirogenito è erroneamente VI (e non VII) anche nell’edizione francese: Histoire de l’Art, I, p. 64. 33 Storia dell’Arte, I, p. 284. 34 Ibid., I, pp. 314-315. Pur questo imperatore, con le parole di d’Agincourt, ebbe alcune colpe sul piano della politica. 35 Ibid., I, pp. 315-316. 36 Ibid., I, pp. 316-318. Questo basileus, però, oppresse i sudditi con le tasse e fu tiranno in fatto di religione (cfr. qui nt. 17). 37 Seroux riporta le date 1255-1259: ibid., I, pp. 333-334. 38 Ibid., I, pp. 336-337. 39 Ibid., I, pp. 342-343. 40 A. Cipriani, Una proposta per Seroux d’Agincourt: la Storia dell’Architettura, in Storia dell’arte 11 (1971), pp. 211-261, in part. p. 216. 41 Ibid., I, p. 321. 42 Ibid., I, p. 321: Seroux non vuole raccontare risparmiando « al lettore lo schifoso spettacolo » delle discordie interne. 25 26
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in Aprile del 1204 presero d’assalto questa capitale dell’impero d’Oriente, in allora la più bella, la più popolata, la più ricca città del mondo. Mal saprebbesi dichiarare il numero ed il valore delle statue, dei vasi ed arredi d’oro e d’argento che vi si trovarono; più difficilmente potrebbesi poi valutare la quantità dei capi lavoro dell’Arte tuttavia esistenti in quest’epoca, che sventuratamente furono preda dell’ignoranza e della cupidigia »43. Si contrapponeva così un’immagine positiva della città (« la più bella, la più popolata, la più ricca ») ad una storia piena di delitti e di superstizione. Da sempre la storia di Bisanzio si divideva tra grandezza e decadenza44. Per i danni subiti Seroux fa riferimento a Niceta Coniate (storico greco contemporaneo alla Quarta Crociata), che compiange la perdita dei monumenti, e rimanda, oltre a Banduri e alle poesie di Cristodoro, agli studi recenti di Christian Gottlob Heyne, filologo tedesco ampiamente apprezzato dai contemporanei, pubblicati in « Memorie dell’Accademia di Gottinga »45, che menziona anche altrove46. La breve fase dell’Impero latino d’Oriente determinò vantaggi territoriali ed economici per tutti i Latini, ma per gli Italiani, oltre al reperimento di preziose reliquie, qualcosa di più: il recupero del gusto47. Certo le opere contemporanee, puntualizza d’Agincourt, non offrivano perfetti modelli, ma a Costantinopoli si conservavano i resti dell’arte antica o memorie di essa. « Ognuna delle tre Arti ci darà nella storia del suo risorgimento in Italia la prova dei vantaggi che ritrassero dalle crociate in generale »48. Ibid., I, p. 322. Già così in L. Cousin, Histoire de Constantinople depuis le regne de Justin jusqu’à la fine de l’Empire, I, Paris 1672, prima pagina (non numerata) dell’Avertissement. Cfr. Bianco, La Bisanzio dei Lumi cit., pp. 111-113. 45 Storia dell’Arte, I, nt. 1 alle pp. 322-323. Sul filologo tedesco e Bisanzio si veda: D. Graepler, Archäologische Forschungsthemen Heynes, in Das Studium des schönen Altertums: Christian Gottlob Heyne und die Entstehung der Klassischen Archäologie, hrsg. von D. Graepler – J. Migl, Göttingen 2007, pp. 45-72, in part. pp. 64-66, 71-72. 46 Ad esempio scrive che « Seguendo gli autori della storia bizzantina, aveva cominciato a fare un indice dei monumenti d’Arte che Costantinopoli conservava ancora in tempo delle Crociate, e di quelli che perdette in tale epoca; ma avendo trovato nella raccolta delle memorie dell’Accademia di Gottinga alcune dissertazioni su quest’argomento compilate dal signor Heyne, professore d’archeologia, con una maravigliosa precisione, frutto d’un avvedimento e d’una straordinaria erudizione, abbandonai questo disegno » (Storia dell’Arte, I, nt. 1 a p. 327). E sempre a questo studioso fa riferimento per l’architettura, la scultura (ibid., III, nt. 1 a p. 106) e la pittura (ibid., IV, nt. 1 a p. 297). Proprio ad Heyne, d’Agincourt volle che fossero inviati i fascicoli della sua Histoire de l’Art per la biblioteca dell’Istituto di Göttingen di cui il tedesco era segretario; della prestigiosa istituzione Seroux era divenuto a malincuore membro nel gennaio 1805 (Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., pp. 49, 183). 47 Storia dell’Arte, I, pp. 324-335. 48 Ibid., I, p. 328. 43 44
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A questo punto Seroux descrive la confusa situazione geo-politica e culturale49 e si chiede quale possa essere il contributo della storia dell’Arte in presenza di monumenti e opere alterate nelle loro forme e nelle funzioni originarie50. Il francese mostra insomma un atteggiamento critico di grande maturità e sottolinea una difficoltà contro la quale si scontra tutt’oggi lo storico dell’arte che studia un monumento del passato: i suoi rifacimenti. Questa acutezza non sempre però corrisponde a uno sguardo attento da parte del francese51. Non emerge chiaramente cosa l’impero latino abbia fatto a vantaggio delle lettere e delle Arti, scrive Seroux, ma « se la potenza loro, sempre egualmente debole e mal sicura, avesse fatto luogo ad introdurre nella nuova conquista il gusto in allora dominante in Francia; non che migliorare gli studj delle Belle Arti, avrebbe indubitatamente consumata l’intera perdita dei buoni principj, pur troppo corrotti nel greco impero »52. Nel 1261 Michele VIII riconquistò Costantinopoli, « onde riporvi la sede del greco impero »53, la cui storia proseguì tra contese interne54 e minacce esterne, tra le più gravi quella dei Turchi Ottomani, che arriveranno a porre fine all’Impero d’Oriente, nonostante la richiesta di aiuto dei Greci all’Occidente e il pagamento di tributi al sultano. A Costantino « Dragaces » (1449-1453) non restò altro che « di morire onoratamente colle armi in mano difendendo il trono e la capitale »55. Il 29 maggio del 1453 Costantinopoli era presa d’assalto: « gli Ottomani, naturalmente avidi e feroci, […] tutto posero a soqquadro »56. Arrestò la carneficina e la distruzione delle chiese il loro capo, Maometto II, che mostrò gusto per le Arti del disegno57. L’impero d’Occidente e quello d’Oriente cessarono di esistere a causa di circostanze simili, cioè le « continue invasioni dei popoli barbari sugli im Ibid., I, pp. 329-330. Ibid., I, p. 330. 51 Farò qui un solo esempio: le pitture della chiesa di Sant’Urbano alla Caffarella a Roma vennero disegnate nel 1630 circa da Antonio Eclissi prima dei restauri voluti da Francesco Barberini; Seroux vide questi disegni nella Biblioteca Barberini (oggi in Biblioteca Apostolica Vaticana), ma asserì che non erano per nulla corrispondenti al vero (esatto, attestano però lo stato – indubbiamente non lo stile – delle pitture anteriormente a quel drastico intervento), così, fece ridisegnare tutto il ciclo pittorico. Cfr. ibid., IV, pp. 323-326; VI, pp. 326-330; Histoire de l’Art, V, pls. XCIV-XCV (per le tavole si fa riferimento all’edizione francese, perché per la versione italiana di Prato vennero fatti rifare tutti i rami, cfr. supra, nt. 3). 52 Storia dell’Arte, I, p. 333. 53 Ibid., I, p. 334. 54 Tra quelle nell’ambito della capitale Seroux ricorda la lotta tra genovesi e veneziani, con il prevalere dei primi: ibid., I, pp. 339-340. 55 Ibid., I, p. 344. 56 Ibid., I, p. 345. 57 Ibid., I, nt. 1 alle pp. 345-346. 49 50
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mensi confini »58, ma riguardo alle lettere e alle Arti il loro destino fu diverso: « in Occidente i Goti ed i Lombardi che si andarono successivamente stabilendo sulle ruine dell’impero, abbracciano la religione, e s’istruiscono a poc’a poco nelle scienze e nelle Arti de’ popoli vinti. In Oriente per lo contrario il popolo vincitore tutto distrusse ciò che ai vinti apparteneva, leggi, costumanze, religione, e nulla sostituì che direttamente opposto non fosse alle pratiche della soggiogata nazione »59. Nel corso però dei secoli dell’età di mezzo, nel confronto tra le Arti in Occidente e in Oriente, quest’ultimo appare agli occhi del francese mostrare un quadro migliore60. Ed è proprio grazie al « favore della languida luce di questa orientale rigenerazione » che le Belle Arti in Italia poterono risorgere sin dall’inizio del XIII secolo, mentre scomparvero del tutto nei territori occupati dai Turchi Ottomani: « cacciate dalla Grecia, trovarono tra gl’Italiani un asilo, che fu ed è tuttavia per loro una nuova patria »61. L’architettura bizantina « […] tra tutte le arti l’Architettura è quella che ebbe più presto stabili regole […] »62 ci informa Seroux. La decadenza in Architettura comincia sotto i regni di Settimio Severo, Diocleziano e Costantino63, partendo infatti dal regno di Diocleziano si usa l’arco al posto dell’architrave, elemento di decadenza64, a cui si somma l’uso del reimpiego65. In ogni caso, anche l’architettura greca moderna, al pari – come vedremo – della scultura e della pittura, avrà un ruolo positivo nella rinascita delle Arti. Nella planche XXV (Fig. 1), intitolata L’Architecture améliorée en Italie, à l’époque de Charlemagne au IXe, et par les Pisans aux X.me et au XI.me Siècles, Seroux include una piccolissima sezione dedicata alle chiese greche, « nel numero di quelle che i Pisani hanno dovuto visitare nei marittimi loro viaggi, e che loro possono avere offerti modelli per la regolarità delle piante, e per la disposizione e l’armonia delle parti »66. Ibid., I, p. 347. Ibid., I, p. 347. 60 Ibid., I, pp. 347-348. 61 Ibid., I, p. 348. 62 Ibid., II, p. 6. 63 Ibid., II, pp. 29 e ss. 64 Ibid., II, pp. 33-34. 65 « mal inteso uso di ornamenti tolti da edifizj della bella antichità »: ibid., II, p. 35 e passim. 66 Storia dell’Arte, II, p. 152 (da qui la citazione); V, pp. 69-70; Histoire de l’Art, IV, pl. XXV (Archit.), nrr. 42-45 (i numeri 42 e 45 sono invertiti: la pianta numerata 42 sulla planche è la chiesa di Nicea e quella numerata 45 è l’edificio di Samo). Cfr. inoltre qui nt. 96. 58 59
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Fig. 1. Histoire de l’Art, IV (Archit.), pl. XXV: L’Architecture améliorée en Italie, à l’époque de Charlemagne au IXe, et par les Pisans aux X.me et au XI.me Siècles (un piccolo gruppo di chiese greche è rappresentato ai nrr. 42-45).
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Si tratta di piccole chiese a pianta centrale o basilicale accorciata: San Nicola nella città di Samo nell’isola omonima e Sant’Anna a Nicea, le incisioni delle quali sono tratte dall’opera di Pococke67, e Santa Maria delle cinque torri a Cassino per la quale il francese fa eseguire appositamente disegni68. Ignoro da quale fonte Seroux abbia ricavato l’intitolazione a Sant’Anna della chiesa di Nicea, si tratta in realtà di quel celebre monumento, oggi non più esistente, noto come chiesa della Dormizione (in precedenza l’edificio era dedicato alla Panaghia, attributo della Vergine che significa Santissima69). L’identificazione è confermata dall’osservazione della pianta (facendo attenzione che numero della lunga didascalia e numero sulla planche dell’Histoire de l’Art non corrispondono70) e dalla descrizione che Pococke fornisce e che mi sembra interessante riportare qui di seguito: « The Greek church, where they say the council was held, is built of brick, and though it is old, yet I take it to be a later building than the time of Constantine; the cathedra or seat, and the semicircular steps at the end, are common in ancient cathedral churches, and these are very ill built; there are some remains both of the mosaics cieling [sic] and pavement; a plan of the church may be seen at G: the Armenians have a small church in a sort of grot under the west end of it »71. La chiesa era stata ricostruita nel 1065, in seguito ai danni subiti da un terremoto; i cristiani della regione credevano che in essa si fosse svolto il concilio del 787 o quello del 32572. Tra le diverse architetture bizantine, o ritenute tali, in Italia, oltre al caso significativo di San Vitale a Ravenna, Seroux menziona San Marco a Venezia che confronta, sulla scia di Le Roy, con il modello della Santa Sofia a Costantinopoli 73 (mentre la chiesa ravennate – costruita sotto il re67 R. Pococke, A description of the East and some other countries, 2 voll., London 1743-1745: II, London 1745, p. 27 e pl. XLI (Samo, e non pl. LXI come indicato nella Storia dell’Arte, V, p. 69) e p. 122 e pl. LX (Nicea). Dallo stesso libro Seroux fa copiare altre incisioni, tra cui la pianta della chiesa di Santa Caterina al Sinai, che ritiene opera di un architetto romano, e quindi più vicina al « buono stile » (Storia dell’Arte, II, p. 160), assegnandone, erroneamente, la committenza a Costantino o alla madre Elena e non, come corretto, a Giustiniano (ibid., V, p. 72); cfr., inoltre, Histoire de l’Art, IV, pl. XXVII, nr. 4. 68 Cfr. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., pp. 106-107; Mondini, Mittelalter im Bild cit., pp. 198-199. Sui disegni della chiesa di Cassino: Miarelli Mariani, Les « Monuments parlants » cit., pp. 182-183. 69 C. Foss – J. Tulchin, Nicaea. A Byzantine capital and its praises: with the speeches of Theodore Laskaris, In praise of the great city of Nicaea, and, Theodore Metochites, Nicene oration, Brookline (Mass.) 1990, pp. 97-101. 70 Cfr. supra, nt. 66. 71 Pococke, A description cit., p. 122. 72 Cfr. J. P. Grélois in Byzance retrouvée. Érudits et voyageurs français (XVIe-XVIIIe siècles), cat. mostra (Paris, Chapelle de la Sorbonne, 13 août-2 septembre 2001), Paris 2001, p. 119. 73 Storia dell’Arte, II, pp. 153-157; V, pp. 70-72; Histoire de l’Art, IV, pl. XXVI (Archit.), nrr. 1-2, 13-14. È lo stesso d’Agincourt a rimandare al volume di Julien-David Le Roy (ibid., II, p. 155;
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gno di Giustiniano con disegni venuti dall’Oriente e con i soldi di Giuliano, tesoriere dell’impero, che si servì probabilmente di architetti greci – non mostra l’intenzione di copiare Santa Sofia, benché alla fine ne richiami l’idea « senza che però rendere si possa ragione di ciò che ne costituisce la rassomiglianza »74). L’aspetto di una tipica chiesa greca è ripreso da Drummond75 (Fig. 2), console ad Aleppo76: si tratta della Panaghia Kanakaria presso il villaggio di Lythrankomi a Cipro (Fig. 3), di cui non si fornisce né l’intitolazione (ma il lettore viene informato da Drummond che è chiesa monastica), né la cronologia e nemmeno si dà alcuna notizia dei mosaici all’interno (forse dell’inizio del VI secolo su parti più antiche, perché le strutture sono per lo più di età mediobizantina). Tuttavia l’incisione (Fig. 2), per quanto errata nel riportare alcune proporzioni, rivela – salvo ritenerla fortemente scorretta – come quasi tutte le coperture siano state rifatte (Fig. 3). cfr. J.-D. Le Roy, Histoire de la disposition et des formes différentes que les Chrétiens ont données à leurs Temples, depuis le Règne de Constantin le Grand, jusqu’à nous, Paris 1764, pp. 13-19). Cfr. Mondini, Mittelalter im Bild cit., ad indicem (Le Roy). Seroux riceve disegni della Santa Sofia dal signor Boscher francese, professore di Architettura a Venezia, eseguiti a Costantinopoli nel 1772; ma trae materiale iconografico anche da incisioni già pubblicate [Storia dell’Arte, V, pp. 74, 193; cfr., inoltre, ibid., II, pp. 161-162, 420-421 e Histoire de l’Art, IV, pl. XXVII (Archit.), nrr. 12-13 e pl. LXIV (Archit.), nr. 5]. Egli informa comunque il lettore che « Dal signor de Choiseul-Gouffier avremo tra poco le piante, senza dubbio esattissime, di tale edifizio » (Storia dell’Arte, II, p. 162). Cfr. H. Loyrette, Séroux d’Agincourt et les origines de l’histoire de l’art médiéval, in Revue de l’art 48 (1980), pp. 40-56, in part. p. 43 e nt. 72 a p. 53 [rist. in Voyages et conscience patrimoniale. Aubin-Louis Millin (1759-1818) entre France et Italie/Viaggi e coscienza patrimoniale. Aubin-Louis Millin (1759-1818) tra Francia e Italia, a cura di A. M. D’Achille – A. Iacobini – M. Preti-Hamard – M. Righetti – G. Toscano, Roma 2011, pp. 225-248]; A. Guiglia Guidobaldi, I plutei della Santa Sofia: fortuna critica e documentazione dal VI secolo ad oggi, in ead., C. Barsanti, Santa Sofia di Costantinopoli. L’arredo marmoreo della Grande Chiesa giustinianea, Città del Vaticano 2004 (Studi di antichità cristiana, 60), pp. 23-45, in part. p. 31 e nt. 18. Su Choiseul-Gouffier, in considerazione dell’attività che qui interessa, mi limito a rimandare a J.-P. Grélois, Choiseul-Gouffier et le Voyage pittoresque, in Byzance retrouvée cit., pp. 121-122; C. Maremonti, A. Negro Spina, Voyage pittoresque de la Grèce par Marie-Gabriel comte de Choiseul-Gouffier, Napoli 2007; F. Barbier, Le rêve grec de Monsieur de Choiseul: Le voyage d’un européen des lumières, Paris 2010. Dal conte di Choiseul, Seroux riceve anche altro materiale. Per Venezia, d’Agincourt dichiara di aver adoperato utilmente la seguente opera: Augustale ducale basilica dell’evangelista san Marco nell’inclita dominante di Venezia, Venezia 1761 (Storia dell’Arte, V, p. 155). 74 Storia dell’Arte, II, pp. 122-129 (la citazione è tratta da p. 124); V, p. 54-58; Histoire de l’Art, IV, pl. XXIII (Archit.). 75 A. Drummond, Travels through different cities of Germany, Italy, Greece and several parts […], London 1754, p. 279 e fig. dopo p. 276. Diverso, ma errato, il titolo riportato nell’Histoire de l’Art e nella sua traduzione italiana: Voyage au Levant [cfr. Histoire de l’Art, III, p. 26 (Archit.); IV, pl. XXVII, nr. 24 (per la versione italiana: Storia dell’Arte, V, p. 76)]. Le Figg. 2 e 4 che qui si pubblicano sono prese dal volume che d’Agincourt possedeva, da lui stesso postillato lievemente (vedi pp. 115, 189, 190, 267, 270, 279 e tav. prima di p. 181) e poi passato nella biblioteca di Cicognara e da questa in Vaticana (oggi consultabile nella Sala Stampati della Biblioteca Apostolica Vaticana: Cicognara.VII.4001). 76 Ibid., V, p. 137, nr. 28.
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Fig. 2. A. Drummond, Travels through different cities of Germany, Italy, Greece and several parts […], London 1754, fig. dopo p. 276: Church of Kanakarga.
Fig. 3. Lythrankomi (Cipro), Panaghia Kanakaria.
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Dall’opera di questo autore Seroux copia o fa copiare altre incisioni, mi soffermo, per motivi di spazio, solo su quelle della chiesa di San Simeone a Mandras nell’Arabia Petrea77 (Figg. 4-5), che egli data, errando, al IX-X secolo78: si tratta del santuario di San Simeone Stilita (Qal’at Seman) in Siria risalente invece alla seconda metà del V secolo. D’Agincourt include il monumento fra altri, collocati in diverse parti del Levante, per mostrare archi e arcate di strana forma e tipiche di quei luoghi. Tra questi monumenti, la chiesa di San Macario vicino Tbilisi in Georgia79, che egli riesce a pubblicare grazie al disegno che riceve da sir Richard Worsley realizzato probabilmente tra 1786 e 1787 (Fig. 6); il cavaliere suggerisce anche un confronto tra gli ornamenti della chiesa siriana e quelli della chiesa di San Macario « Roi d'Armenie »80. Personalmente Seroux non si recò mai né a Costantinopoli né nelle zone del Levante, e per l’architettura di questi luoghi egli ricava notizie da fonti antiche – ad esempio Procopio per quella militare81 – o, più spesso, dalla letteratura di età moderna (dal XVI all’inizio del XIX secolo). Per il materiale grafico ricorre alla bibliografia, ma anche alla cortesia di amici, viaggiatori o residenti sul posto, che gli consegnano disegni (che lui non avrà mai modo di controllare davanti all’opera originale). Dunque, come si è compreso, la letteratura di viaggio costituisce per il nostro francese una fonte indispensabile di notizie. Ad esempio, per l’uso di vasi in terracotta vuoti nella cupola di San Vitale a Ravenna, Seroux ricorda il Viaggio in Siria del signor Volney. Quest’ultimo infatti osserva come in Palestina si adottino vasi in argilla delle stesse proporzioni, confermando, nell’opinione di d’Agincourt, l’origine orientale della chiesa ravennate82. Drummond, Travels cit., pp. 195-197 e 226, figg. dopo p. 196 e dopo p. 226. Storia dell’Arte, II, pp. 279-280; V, pp. 137-138; Histoire de l’Art, IV, pl. XLV (Archit.), nrr. 29-30, 33. 79 Storia dell’Arte, II, pp. 279-280; V, pp. 137-138; Histoire de l’Art, IV, pl. XLV (Archit.), nr. 31. 80 Si legga l’appunto conservato nel Vat. lat. 13480, f. 157r (già trascritto in Loyrette, Séroux cit., p. 43 e nt. 58 a p. 52: con citazione di altro materiale grafico proveniente da questo nobile inglese che aveva impiegato come disegnatore, nella prima parte del suo viaggio in Levante, Willey Reveley; cfr., per la rinuncia dell'architetto a proseguire il viaggio, iniziato da Roma, F. Salmon, The Forgotten ‘Athenian’. Drawings by Willey Reveley, in Windows on that World: Essays on British Art Presented to Brian Allen, London 2012, pp. 143-181, in part. p. 147). 81 Storia dell’Arte, I, p. 220: « Per attestato di Procopio la militare architettura migliorò d’assai sotto il regno di Giustiniano […] ». 82 Ibid., II, nt. 1 a p. 125. Il libro a cui fa riferimento d’Agincourt è Voyage en Syrie et en Egypte, pendant les années 1783, 1784 et 1785 scritto da Constantin-François Volney (II, Paris 1787, p. 400). Seroux non manca di menzionare la lettera del cavaliere e professore di architettura a Ravenna Camillo Morigia al cardinal Garampi pubblicata nel 1788 sul IV tomo delle Memorie delle Belle Arti che aveva per tema proprio la cupola di San Vitale (cfr. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., pp. 205-207). Seroux ci informa che ha ricevuto disegni e notizie sul monumento da Morigia, dal padre Fiandrini, abate di San Vitale, e da alcuni architetti francesi (Storia dell’Arte, II, nt. 1 a p. 126. Cfr. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., p. 35). Comunque per il materiale pubblicato nell’Histoire de l’Art egli utilizzò i disegni eseguiti a proprie spese dall’architetto Ruffillo Righini di Forlimpopoli sin dall’anno 1779 (Storia dell’Arte, V, p. 58. Cfr. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., p. 35 e nt. 60 a p. 44; ead., Les « Monuments parlants » cit., pp. 30, 77-78, 174-175; Mondini, Mittelalter im Bild cit., pp. 30, 109, 196-197). 77
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Fig. 4. Drummond, Travels cit., fig. dopo p. 196: St Simeon.
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Fig. 5. Vat. lat. 13480, f. 165r: disegni copiati da diverse incisioni per la pl. XLV della sezione Architecture dell’Histoire de l’Art (Suite d’édifices de divers pays, qui paroissent tenir du style dit Gothique, et avoir conduit à son invention en Europe). I due disegni in alto e l’ultimo in basso a destra sono copiati da Drummond, Travels cit., e rappresentano il santuario di San Simeone Stilita in Siria.
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Fig. 6. Vat. lat. 13480, f. 157r: disegno della chiesa di San Macario vicino Tbilisi (Georgia) che Seroux d’Agincourt ricevette da sir Richard Worsley.
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Ancora a tale genere di lettura il cavaliere ricorre per individuare nelle chiese di Santa Fosca a Torcello e di Santa Caterina nell’isola omonima presso Pola – da datare al X-XI secolo per il nostro francese83, che le accosta ai due modelli di Santa Sofia a Costantinopoli e San Marco a Venezia84 – « quello stile d’imitazione che diventa quello delle chiese greche del medio evo, e che, secondo l’osservazione di Tournefort (Voyage du Levant, tom. I, p. 113) viene caratterizzato dalla loro forma di croce greca, e dall’uso delle cupole »85. Data la scarsezza delle testimonianze, Seroux si affida, per mostrare alcuni esempi al lettore, agli edifici scolpiti sulla colonna di Teodosio a Costantinopoli86 oppure rappresentati sui manoscritti, in particolare sul Menologio di Basilio II (Vat. gr. 1613), conservato allora, come ora, nella Biblioteca Vaticana87. E guardando altri monumenti che compaiono nel manoscritto – pubblicato alle tavole XXXI-XXXIII della sezione di Pittura – a d’Agincourt appaiono evidenti « i vizj che bruttavano l’Architettura ne’ tempi di cui si parla », tanto in Oriente che in Occidente88. Il nostro francese domanda se sia opportuno dare un effettivo valore di testimonianza fedele a queste rappresentazioni ed ecco come risponde: « Dotti viaggiatori, ai quali le feci osservare, mi assicurarono averne non di rado scontrati di simili nella Grecia, sul monte Athos e nella Siria, e Tournefort dice eziando di averne veduti nelle isole dell’Arcipelago »89. Dunque se ne concede l’uso. Comunque le difficoltà nel trattare la materia emergevano palesemente agli occhi del cavaliere francese: l’autore della Descrizione del real tempio e monastero di Santa Maria nuova di Monreale (è Michele Del Giudice), pubblicata a Palermo nel 1702, non sa decidere, sottolinea Seroux, se gli architetti siano greci o italiani e complica la questione dichiarando che tutti gli archi sono in forma di greco acuto, « senza spiegare qual significato dia a queste 83 La struttura di Santa Fosca è databile alla prima metà dell’XI secolo, mentre l’edificio di Santa Caterina, scomparso nell’Ottocento, risale addirittura al VI secolo. 84 I disegni di questi due edifici (Santa Fosca e Santa Caterina) gli vengono forniti dall’architetto Léon Dufourny. Cfr. Storia dell’Arte, II, pp. 157-158; V, p. 71; Histoire de l’Art, IV, pl. XXVI (Archit.), nrr. 3-12. Sul rapporto tra Seroux e Dufourny si vedano almeno Loyrette, Séroux cit., pp. 43-46; Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., ad indicem (Dufourny); ead., Les « Monuments parlants » cit., ad indicem (Dufourny); Mondini, Mittelalter im Bild cit., ad indicem (Dufourny); e ora M. G. Aurigemma, Due gentiluomini, in J.B.L.G. Séroux d’Agincourt e la storia dell’arte intorno al 1800 in occasione del bicentenario della sua morte. Atti del Convegno internazionale in occasione del bicentenario della sua morte, Accademia di Francia a Roma, Villa Medici, 23-24 settembre 2014, a cura di D. Mondini, in corso di stampa. Ringrazio Maria Giulia Aurigemma per avermi dato la possibilità di leggere il testo prima che fosse dato alle stampe. 85 Storia dell’Arte, II, p. 158. 86 Ibid., II, pp. 161; V, p. 74; Histoire de l’Art, IV, pl. XXVII (Archit.), nr. 10. 87 Storia dell’Arte, II, p. 163; V, p. 75-76; Histoire de l’Art, IV, pl. XXVII (Archit.), nr. 15-16, 21. Cfr. Mondini, Mittelalter im Bild cit., p. 235. 88 Storia dell’Arte, II, p. 163. 89 Ibid., II, p. 164.
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due voci, che per quanto io credo si trovano insieme per la prima ed ultima volta. Non avvi per certo verun esempio di cotal maniera di fabbriche nella architettura greca antica, e non so che ne esista nell’architettura greca del medio evo in Oriente »90. Su questo imponente monumento la cosa migliore, spiega d’Agincourt, è riportare l’opinione di Dominique-Vivant Denon che nell’interno individua « il gusto delle fabbriche saracinesche e della greca architettura dei bassi tempi », mentre lui stesso rintraccia qui l’abbandono dello « stile pesante della prima età dell’architettura detta gotica » e l’adozione dello « stile leggiero » che caratterizza la seconda età91. Ma per d’Agincourt in cosa consiste il corrompimento nell’architettura bizantina? Mi limiterò qui solo ad alcuni esempi: in San Vitale a Ravenna si vede nell’esecuzione del monumento e nei difetti di dettaglio che appartengono però alla decadenza occidentale (colonne, basi, capitelli, questi ultimi pur straordinari92, e bizantini aggiungiamo noi); mentre gli architetti di San Marco a Venezia non seppero evitare i difetti nell’ornamento93 e anche la Santa Sofia a Costantinopoli, come d’altronde San Vitale, pecca nell’ornamento (colonne non proporzionate, capitelli singolari, archi senza cornicione)94. Seroux riserva parole di apprezzamento per questi edifici, ma non per l’arredo scultoreo95. In ogni caso dalla fine del IX secolo all’inizio dell’XI registriamo miglioramenti nell’Architettura, in particolare in alcune chiese costruite « negli stati di Venezia, in Toscana, a Pisa, nella Marca di Ancona » che presentano somiglianze con lo « stile orientale », grazie soprattutto agli scambi commerciali con la Grecia, le isole dell’Arcipelago e Costantinopoli96. Seroux, su suggerimento di Georges-Louis Leclerc conte di Buffon (con il quale aveva dialogato prima di venire in Italia), divide in sei periodi la storia dell’architettura nei paesi orientali, puntualizzando che l’Asia fu la culla del genere umano e qui nacque l’Arte 97. Ibid., II, pp. 213-215; V, pp. 107-108; Histoire de l’Art, IV, pl. XXXVI (Archit.), nrr. 33-38. La prima citazione è tratta da Storia dell’Arte, II, nt. 1 a p. 214; le altre due si leggono ibid., V, p. 107. Dufourny fornisce a Seroux alcuni disegni dalla Sicilia, ma i due interpretano diversamente l’architettura normanna: M. G. Aurigemma, Le affinità di Dufourny, in Arte medievale, s. IV, 5 (2015), pp. 261-276; ead., Due gentiluomini cit. 92 Storia dell'arte, II, pp. 128, 448-449. 93 Ibid., II, pp. 156-157. 94 Ibid., II, pp. 161-162. 95 Come già notava Alessandra Guiglia per la Santa Sofia: Guiglia Guidobaldi, I plutei cit., nt. 18 a p. 31. 96 Storia dell’Arte, II, p. 142, dove inoltre leggiamo « questo commercio diede forse la prima idea delle crociate ». L’autore torna più volte su Pisani e Veneti che seppero trarre vantaggio dalle relazioni con i paesi d’Oriente per migliorare l’architettura (grazie all’uso di modelli, ma anche alle risorse economiche derivanti dai commerci spese per l’Arte): ibid., pp. 152, 436, 479, 480. 97 Ibid., II, p. 164-167. 90 91
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I sei periodi della storia dell’architettura nei paesi orientali
primo periodo
rovine di Persepoli e di altre città dell’India
secondo periodo
monumenti greci più antichi
terzo periodo
stile d’imitazione, da Costantino a Maometto, quindi dal IV al VII secolo
quarto periodo
affermarsi della religione islamica e adeguamento dell’architettura a questo grande avvenimento
quinto periodo
conquiste dei Latini in Oriente, nei tempi delle Crociate
sesto periodo
caduta di Costantinopoli nelle mani dei «Mussulmani» e loro stabilirsi in Europa
La sezione di architettura è chiusa dalla considerazione di singoli elementi: i battisteri, le facciate, le cupole, le colonne ecc. e così il nostro autore ritorna su monumenti già menzionati o ne prende rapidamente in considerazione di nuovi: ad esempio San Saba a Roma, chiesa costruita, per Seroux, nell’VIII secolo dai monaci fuggiti dall’Oriente dove impazzava la furia iconoclasta98, la cui facciata non presenta alcun carattere speciale, « tutt’al più vi si conosce nell’ordinanza una mescolanza della decadenza latina e della greca grandezza » , ma – come scrive Seroux – lo stile greco moderno è meglio comprensibile nella piccola chiesa di Torcello99 oppure nella facciata del duomo di Pisa eretto nell’XI secolo « che per le sue vaste proporzioni non meno che per la sua ricchezza ricorda con tanta evidenza lo stile bizantino »100. Compare finalmente l’aggettivo ‘bizantino’, già usato nell’ambito storico-artistico da Sulpiz Boisserée in una lettera datata 8 98 La chiesa inferiore del monastero di San Saba è precedente all’VIII secolo e quella superiore è assegnata ora alla seconda metà del X ora al XII secolo. 99 Storia dell’Arte, II, p. 421. 100 Ibid., II, p. 422. Nella nt. 1 a p. 422, Seroux puntualizza che la facciata si distingue per l’imitazione di diversi stili (egiziano, greco, romano, latino). Il duomo di Pisa è opera di Buscheto « architetto greco nativo di Dulichium » (ibid., V, p. 68) o forse italiano (ibid., II, p. 147). Cfr. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., p. 106 e, inoltre, Haskell, Gibbon e la Storia dell’Arte cit., p. 39 (quest’ultimo con qualche incomprensione).
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maggio 1810 indirizzata a Johann Wolfgang von Goethe101 o, ancora all’inizio dell’Ottocento, da Leopoldo Cicognara102: siamo nel 1826 (questa la data di pubblicazione del II volume della Storia dell’Arte nella traduzione di Ticozzi), ma nella versione francese il termine è ancora « style grec »103. La scultura bizantina Con lo spostamento del seggio imperiale a Costantinopoli, Roma perde lo scettro delle belle Arti, la scultura – che, nell’opinione del nostro francese, in misura maggiore dell’architettura e della pittura, ha bisogno del lusso e della pace104 – mostra prove più felici a Costantinopoli. È per questo che la placca eburnea oggi al Louvre – nota con il nome di « avorio Barberini »105 –, che egli data, sulla scia di Gori, al IV secolo e ritiene prodotto della città sul Bosforo, appare migliore dei rilievi dell’Arco di Costantino106 (che già, sappiamo, non piacevano né a Raffaello né a Vasari107). Seroux si lamenta della mancanza di testimonianze scultoree greche moderne, rimanda ancora, come già nel prospetto storico, alle notizie che Heyne fornisce riguardo alle perdite di opere di scultura a Costantinopoli108, e sottolinea la difficoltà nello studio. 101 A. Effenberger, Goethe und Séroux d’Agincourt Anfänge byzantinischer Kunstforschung am Vorabend der französischen Revolution, in La Grecia antica mito e simbolo per l’età della Grande Rivoluzione. Genesi e crisi di un modello nella cultura del Settecento. Atti del Convegno internazionale 11-15 dicembre 1989, a cura di P. Boutry et al., Milano 1991, pp. 323-332, 458459, in part. p. 209 e nt. 35; Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., p. 116. 102 L. Cicognara, Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia sino al secolo di Napoleone per servire di continuazione alle opere di Winckelmann e di d’Agincourt, I, Venezia 1813 (1a ed.), p. 296 (Libro terzo, capitolo primo): « Cessato ch’ebbero appena dall’essere tributarie le città d’Italia e dopo scosso il giogo straniero, disponendo delle rendite pubbliche ed elevandosi nuovamente il genio languente delle arti, ebbero cura di eliminare anzi da loro quel greco modo di produzioni che impropriamente dicesi tale, ma barbarico o bisantino piacerebbemi di appellare ». Nella seconda edizione riveduta e ampliata dall’autore il passo si ripete identico: Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia fino al secolo di Canova del conte Leopoldo Cicognara per servire di continuazione all’opere di Winckelmann e di d’Agincourt, III, Prato 1823, p. 66 (Libro terzo, capitolo primo). 103 Histoire de l’Art, I (Archit.), p. 122. L’Histoire de l’Art uscì nella sua completezza nel 1823, ma, come è ben noto, a partire dal 1810 iniziò ad essere stampata in fascicoli, quello pertinente al brano contenente la definizione che qui ci interessa vide la luce nel 1820 (28 ottobre). Cfr. le notizie puntuali riportate in Sécherre, L’édition cit., II, p. 259 e lo schema in Mondini, Mittelalter im Bild cit., p. 51. 104 Storia dell’Arte, III, p. 61. 105 Dalla collezione dove l’opera si trovò dal 1625 al 1899. Cfr. S. Moretti, Roma bizantina. Opere d’arte dall’impero di Costantinopoli nelle collezioni romane, Roma 2014 (Milion. Studi e ricerche d’arte bizantina, 10), pp. 62-64, 66. 106 Storia dell’Arte, III, p. 102; V, p. 307, nr. 15; Histoire de l’Art, IV, pl. III (Sculpt.), nr. 15. 107 Mi limito a rimandare a B. Forti, Vasari e la ‘ruina estrema’ del Medioevo: genesi e sviluppi di un’idea, in Arte medievale, IV serie, 4 (2014), pp. 231-252, in part. p. 241. 108 Storia dell’Arte, III, nt. 1 a p. 106.
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Per il materiale conservato nella città sul Bosforo, Seroux riceve disegni di Louis-François Cassas e di Louis-François-Sébastien Fauvel per il tramite dell’ambasciatore di Francia in città, Marie-Gabriel-Florent-Auguste de Choiseul-Gouffier109. Tra queste opere d’Agincourt pubblica, ad esempio, la base dell’obelisco innalzato da Teodosio I nell’ippodromo, e confronta i suoi rilievi con medaglie contemporanee110 (Fig. 7). Molti viaggiatori avevano disegnato i rilievi dello stilobate (il basamento inferiore), copiandoli di fronte al monumento, che però ai tempi di Seroux presenta questa parte (lo stilobate appunto) coperta dalla terra per più della metà. I rilievi delle quattro facce del basamento superiore risultano però al nostro storico dell’arte inediti ed egli ottiene dal signor di Choiseul 111 i disegni « fatti con esattezza », probabilmente tra il 1785 e la primavera del 1786, dal signor Fauvel, « abile artista, residente anche presentemente a Costantinopoli in qualità di console di Francia » (Fig. 8), mentre il signor le Chevalier, viaggiatore nella Troade e autore di « interessanti ricerche sulle contrade omeriche », controllava l’esecuzione112. Sullo stile dei rilievi si può dir poco « perchè i Turchi più barbari ancora del tempo, ne hanno maltrattate tutte le figure », così d’Agincourt decide di porre nella parte superiore della tavola una incisione fedele di un medaglione in bronzo « che rappresenta molto in grande il busto di Teodosio », due medaglie d’oro, una di Teodosio e l’altra di Onorio (i tre pezzi vengono dalla collezione dell’abate Tanini), e altre due medaglie di Arcadio, una d’oro e l’altra d’argento (che appartengono alla sua stessa collezione)113. 109 Loyrette, Séroux cit., p. 43 e ntt. 59-60 a p. 52; Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., ad indicem (Cassas, Choiseul-Gouffier, Fauvel); ead., Les « Monuments parlants » cit., ad indicem (Cassas, Choiseul-Gouffier, Fauvel); e infine il cenno in Aurigemma, Due gentiluomini cit. Su Cassas, in considerazione dell’attività a Costantinopoli, mi limito a rimandare a J.-P. Grélois, LouisFrançois Cassas, in Byzance retrouvée cit., pp. 122-123; A. Negro Spina, Choiseul-Gouffier e la sua côterie, in Maremonti – Negro Spina, Voyage cit., pp. 173-207, in part. pp. 189-202. Su Fauvel, in merito allo stesso argomento, si vedano almeno, Grélois, Louis-François-Sébastien Fauvel, in Byzance retrouvée cit., p. 122; Negro Spina, Choiseul-Gouffier cit., pp. 182-189. Su Choiseul cfr. supra, nt. 73. 110 Storia dell’Arte, III, pp. 142-146; V, pp. 327-328; Histoire de l’Art, IV, pl. X (Sculpt.). 111 Seroux ci informa che aveva scritto una « bell’opera sulla Grecia » (Storia dell’Arte, III, p. 143). Il signor de Choiseul osserva che le piccole figure dello stilobate sono « di un più dotto e più spiritoso scalpello delle grandi, che si vedono nei bassi rilievi di sopra » (ibid., III, nt. a p. 148). 112 Storia dell’Arte, III, p. 144 (le citazioni sono tratte dal testo e dalla nota della pagina). Sui disegni della celebre base e il loro rapporto con l’opera: Miarelli Mariani, Les « Monuments parlants » cit., pp. 212-213. 113 Ibid., III, p. 145 (le citazioni sono tratte dal testo e dalla nota della pagina). Il medaglione in bronzo era già stato pubblicato dal Tanini nel supplemento che aveva fatto dell’opera di Banduri (ibid., III, nt. 1 a p. 145).
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Fig. 7. Histoire de l’Art, IV (Sculpt.), pl. X: Bas-reliefs du piédestal de l’obélisque relevé par Théodose dans l’hippodrome de Constantinople. Médailles du même tems. IV.e Siècle.
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Fig. 8. Vat. lat. 9840, f. 24r: disegni di Louis-François-Sébastien Fauvel della base dell’obelisco di Teodosio I a Costantinopoli che Seroux d’Agincourt ricevette dal signor conte di Choiseul.
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Nel confronto i rilievi appaiono migliori delle medaglie, perché queste ultime, scrive Seroux: « sono di conio latino, mentre le sculture dei bassi rilievi sono probabilmente di greco scalpello, la cui decadenza era meno pronunziata »114. Riguardo invece alla chiarezza delle iconografie (che Seroux interpreta aiutato dal conte di Choisel e dalla lettura di Gillio), riassumo quanto afferma il nostro autore: dal momento che l’obelisco è coperto di caratteri incomprensibili (forse importantissimi per la storia del popolo che lo ha eretto), l’architetto greco o latino, che lo innalzò a Costantinopoli, sentì ancor più forte i vantaggi di un linguaggio universale qual è quello dell’Arte e dunque affidò « alla scultura il pensiero di fissar l’epoca, e d’indicare i procedimenti di questa imponente restaurazione »115. Quindi se l’Arte in questo periodo aveva perso molto sul piano della tecnica, la scelta dei soggetti – nel parere di Seroux – manteneva « qualche cosa della precisione degli antichi »116. Infine il francese menziona le due iscrizioni, quella latina e l’altra greca, che corredano il basamento inferiore e rinvia per queste e il monumento a una ricca bibliografia117: Gillio118, Wheler119, Spon120, du Cange121, Banduri122, Bibliotheca sive antiquitates urbis Constantinopolitanae123, Zoëga124, Gruterio125. Ritiene che quel Proclo ivi menzionato possa essere uno degli abili artisti incaricati di innalzare l’obelisco sopra il piedistallo, a differenza di Banduri che lo identifica – giustamente – con il prefetto della città126. Insomma le opere della scultura greca moderna – in cui Seroux include, come si è capito all’inizio, anche gli intagli in avorio (per mancanza di testimonianze, afferma, e per i quali, per sua stessa ammissione, fa ampio Ibid., III, p. 146. Ibid., III, p. 144. 116 Ibid., III, p. 145. Nel caso però della colonna di Teodosio a Costantinopoli, il difetto sta invece proprio nella scelta iconografica e coinvolge anche la composizione: ibid., III, pp. 147-158; V, pp. 328-329; Histoire de l’Art, IV, pl. XI (Sculpt.), nrr. 4-5. 117 Storia dell’Arte, III, p. 146 e nt. 2 alle pp. 146-147. 118 P. Gyllius o Gilles, De Topographia Constantinopoleos et de illius antiquitatibus libri quatuor, Lyon 1561, lib. II, pp. 83-88. Seroux rimanda in questo punto, però, all’edizione ripubblicata in J. Gronovius, Thesaurus graecorum antiquitatum, VI, Lyon 1699. 119 G. Wheler, Voyage de Dalmatie, de Grece, et du Levant, I, L’Aia 1723, pp. 157-160 con pl. 120 J. Spon, Voyage d’Italie, de Dalmatie, de Grece et du Levant fait aux annies 1675 & 1676, 3 voll., Lyon 1678: I, pp. 231-234 con pl. 121 C. du Fresne du Cange, Historia Byzantina duplici commentario illustrata, Paris 1680, p. 105 della seconda parte (Constantinopolis Christiana seu Descriptio urbis Constantinopolitanae). 122 A. Banduri, Imperium orientale, sive Antiquitates Constantinopolitanae, 2 voll., Paris 1711: II, pp. 612, 666, 848, 870 e tav. a p. 667. 123 Les bibliothéques françoises de La Croix du Maine et de Antoine du Verdier, VI, Bibliotheca sive Antiquitates urbis Constantinopolitanae, Paris 1773, pp. 251-253. 124 G. Zoëga, De origine et usu Obeliscorum, Roma 1797, pp. 55-56, 58-59. 125 J. Gruterus, Inscriptiones antiquae Totius orbis Romani in corpus absolutissimum redactae, Heidelberg 1602, p. CLXXXV. 126 Storia dell’Arte, III, nt. 2 a p. 147. Prima di Banduri, l’idenficazione con il prefetto della città era stata proposta da du Cange, Historia Byzantina cit., p. 105 della seconda parte. 114 115
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riferimento al Thesaurus di Gori127, ammettendo di non aver potuto vedere personalmente le opere eburnee né di averne potuto commissionare disegni sotto il proprio controllo, così che egli non è certo che le riproduzioni siano fedeli allo stile degli originali128) – resistono maggiormente alla decadenza dell’Arte, ma soccombono anche queste nei secoli X e XI. In esse, tuttavia, « i maestri italiani hanno trovate nascoste, per così dire sotto la cenere le prime scintille del fuoco, che si riaccese presso di loro nei secoli XII e XIII, e che condusse il rinascimento dell’Arte »129. La pittura bizantina Nell’opera di Seroux, come già sottolineato da Ilaria Miarelli Mariani, la pittura greca moderna trova un ampio spazio130. Il nostro autore inizia a prenderla in considerazione parlando della produzione musiva, ma non sembra all’inizio avere parole di elogio. Sull’uso di foglie d’argento o d’oro « sotto i cubi di vetro » delle tessere musive scrive: « questa addizione ebbe soprattutto luogo in Costantinopoli, e nell’impero greco, nel tempo in cui il lusso della ignoranza credeva poter sostituire al vero bello il brillante e la ricchezza; se ne scorgono anche oggi giorno alcune traccie nella chiesa di Santa Sofia »131. Queste « traccie » erano visibili all’epoca, infatti, « come ci testimoniano tra gli altri Grelot nel 1681, Loos nel 1710-1711, Cassas nel 1786, alcuni mosaici, e non certo i meno importanti, almeno quelli dell’abside, del bema e dell’arcone est […] erano rimasti a vista » e restarono in questa condizione almeno fino all’inizio dell’Ottocento132. Ma d’Agincourt non prestò attenzione a tali « traccie ». Più facile trattare dei mosaici nelle chiese italiane, d’altronde questo rispondeva al quadro delineato dal francese: proprio in Italia egli individuava la rinascita dell’Arte. I mosaici più antichi, nella sua opinione, sono migliori, in essi infatti possiamo ancora vedere dignità, maestà e verità, poi si registra minore magnificenza, degradazione nell’insieme, cioè nell’invenzione e nell’ordinanza, mancanza di unità, disattenzione e ignoranza, assenza di movimento, monotonia ecc. Il cavaliere rammenta i pittori greci chiamati a Venezia dove fonderanno una 127 L’opera venne pubblicata postuma da Giovan Battista Passeri: A. F. Gori, Thesaurus veterum diptychorum [...], I-III, Firenze 1759. La tavola XII della Storia dell’Arte è dedicata ai « Bassi rilievi tratti da’ dittici greci e latini, ed altri lavori in avorio. Sec. dal IV, all’XI »: Storia dell’Arte, III, pp. 158-174; V, pp. 329-334; Histoire de l’Art, IV, pl. XII (Sculpt.). Il cavaliere mette a confronto la scuola greca con quella latina, facendo divisioni per noi non sempre accettabili, che non commenterò qui, e commettendo anche qualche ingenuo errore nella lettura iconografica. 128 Storia dell’Arte, III, pp. 164-165. 129 Ibid., III, p. 174. 130 Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., p. 116. 131 Storia dell’Arte, IV, pp. 104-105. 132 M. della Valle, La pittura di età paleologa a Costantinopoli: un tormentato percorso di scoperte, perdite, sparizioni e recuperi, in Arte medievale, s. IV, 6 (2016), pp. 185-200, in part. p. 186.
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scuola nel secolo XI, presso la quale si formeranno anche alcuni fiorentini che porteranno nella loro patria l’uso e la tecnica del mosaico, e menziona l’episodio narrato da Leone Ostiense di Montecassino, cioè dell’abate Desiderio che arruola mosaicisti di Costantinopoli per erigere la sua nuova e splendente abbazia133. D’Agincourt spiega che, dopo l’iconoclastia, Basilio il Macedone, nel IX secolo, si preoccupò di ristabilire un gran numero di mosaici antichi e nei secoli X e XI questo genere di pittura continuò a essere usata a Costantinopoli, come provano, appunto, l’abbazia di Montecassino e San Marco a Venezia, inoltre le « cronache del duodecimo, e della fine del decimoterzo ce lo attestano; esse ci hanno ancora conservati i nomi di alcuni maestri, come Pietro, che lavorava nel 1158, ed Appollonio, che Andrea Tafi suo allievo condusse in Toscana nel 1250 »134. Arriviamo dunque alla Sicilia normanna, Seroux menziona solo, e rapidamente, l’impresa di Monreale. Ipotizza che i sovrani bizantini di ogni tempo fecero abbellire i monumenti con il mosaico, ma, senza tentennamenti, scrive « io ritorno all’Italia »135. Così i mosaici romani del XII e XIII secolo sono realizzati da artisti toscani formati da Greci e questa produzione partecipa progressivamente, anche nei secoli successivi, al rinnovamento dell’Arte. A questo punto d’Agincourt apre un ampio capitolo sulla Pittura in miniatura, prestando all’argomento una particolare attenzione che già nel Prospectus dell’opera viene sottolineata136. Gli imperatori bizantini, esclusi gli iconoclasti, accordano favore al libro e al suo ornamento, secondo la ricostruzione che Seroux delinea, confortato anche dalla lettura di Montfaucon137. Molti dei manoscritti considerati dal nostro appartenevano allora (e ancora oggi) alla Biblioteca Vaticana, dove il francese lavora a lungo e con piena libertà; attraverso il personale della prestigiosa istituzione e l’attività soprattutto di Gian Giacomo Macchiavelli, suo fidato collaboratore, riceve notizie e materiali, segnalazioni, indicazioni bibliografiche, appunti (Fig. 9), disegni, calchi (Fig. 10). Storia dell’Arte, IV, p. 135. Ibid., IV, p. 137. 135 Ibid., IV, p. 138. 136 Il Prospectus, datato 15 febbraio 1810, venne scritto da Dufourny, curatore dell’edizione di Parigi dell’Histoire de l’Art, e stampato in quattromila esemplari: I. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e Millin, in Voyages et conscience patrimoniale cit., pp. 249-259, in part. p. 249. L’esemplare che ho utilizzato si può leggere in Roma, Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte, Mss. Lanciani 103. Sull’interesse verso la miniatura in Europa tra XVIII e XIX secolo mi limito a rimandare al recentissimo contributo di F. Manzari, I facsimili di Rive e la riproduzione della miniatura in Europa tra Sette e Ottocento, in A. Delle Foglie – F. Manzari, Riscoperta e riproduzione della miniatura in Francia nel Settecento. L’abbé Rive e l’Essai sur l’art de vérifier l’âge des miniatures des manuscrits, Roma 2016, pp. 97-121 (rimandi a Seroux d’Agincourt anche in altre parti del volume: ad indicem). 137 Storia dell’Arte, IV, pp. 151-155. Cfr. B. de Montfaucon, Palaeographia greca, Paris 1708, pp. 108-114. 133 134
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Fig. 9. Vat. lat. 9841, f. 104v: appunti di Gian Giacomo Macchiavelli, collaboratore di Seroux d’Agincourt, sul manoscritto Vat. gr. 1162.
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Fig. 10. Vat. lat. 9842, f. 9r: calchi dal manoscritto Urb. gr. 2 (da f. 109v: Battesimo; da f. 19v: Cristo con gli imperatori Giovanni II e Alessio Comneni; da f. 260v: Anastasis).
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Di questo argomento mi sono in parte già occupata e l’ho ripreso in una recente occasione138, qui sarà sufficiente ricordare che, nel quadro che il francese propone, la miniatura bizantina contribuisce, al pari delle altre tecniche, prima alla ‘degenerazione’139 e poi al rinnovamento dell’Arte e prova la « superiorità, che i Greci conservarono sempre sopra i Latini, nel seno stesso della decadenza, ed in tutte le sue epoche »140. Il picco negativo sembra raggiungersi nel XIII secolo, per poi recuperare: nel quadro “disegnato” da d’Agincourt, insomma, il gusto nel Quattrocento stava per rinascere presso i Greci, ma non poté a causa della « distruzione totale dell’impero di Oriente colla presa di Costantinopoli »141. Nella sezione sulla pittura a fresco e i quadri a tempera, o a olio sopra il legno, o sulla tela Seroux inizialmente traccia un rapidissimo panorama della pittura profana voluta dagli imperatori bizantini a Costantinopoli, per poi passare al ricordo di quella nelle chiese dell’Oriente, dell’iconoclastia, della fuga dei pittori dalle terre dell’impero soprattutto verso l’Italia, e in particolare la Magna Grecia142. Questo determinò sui mosaici dell’VIII e IX secolo l’influsso della scuola greca143, che progressivamente aumentò (a questo punto Seroux ritorna sulla chiamata di mosaicisti da Costantinopoli a Montecassino, per opera di Desiderio che nell’abbazia benedettina volle istituire una scuola). I rapporti di Costantinopoli e dell’Oriente con l’Europa, specialmente con l’Italia, non si interruppero mai: « il genio greco non cessò d’influire sull’Occidente in tutto quello, che si riferisce alle arti del disegno »144. I possedimenti veneziani, pisani e genovesi nell’impero aiutarono questo rapporto e i commerci la circolazione di manufatti d’arte145. I crociati di ritorno in Occidente portarono quadri, soprattutto immagini della Vergine: Madonne dipinte da san Luca146. « Molti maestri greci vennero a Roma colle loro opere, come al tempo della prima conquista della Grecia fatta dai Romani, e fondarono in Italia una vera scuola greca. Dal miscuglio di questa scuola colla scuola nazionale, che componevasi di pittori italiani, se ne formò una terza che fu mista, e che si può nominare 138 Cfr. S. Moretti, Seroux d’Agincourt e il patrimonio librario, in Voyages et conscience patrimoniale cit., pp. 261-272; ead., « Art ingénieux qui donne de la couleur et du corps aux pensées » : Jean-Baptiste Seroux d'Agincourt et l'enluminure médiévale, in Le XIXe siècle en lumière : redécouverte et revalorisation de l’enluminure médiévale en France au temps du livre industriel, Colloque international (Université Rennes 2, 18 et 19 mai 2017). 139 Storia dell’Arte, IV, p. 167. 140 Ibid., IV, p. 218. L’autore, in questa sezione dedicata alla Pittura in miniatura, torna più volte su questo concetto: ibid., pp. 221, 230. 141 Ibid., IV, p. 256. 142 Ibid., IV, p. 299. 143 Ibid., IV, p. 300: per errore si rimanda alla tavola XVIII, si legga invece XVII. 144 Ibid., IV, p. 300. 145 Ibid., IV, p. 300. Cfr. supra, p. 132 e nt. 96. 146 Ibid., IV, p. 301: molte se ne vedono in Roma e nello Stato pontificio.
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greco-italiana »147. Nelle parole di Seroux le opere greche portate in Italia o qui realizzate da pittori greci e le miniature sui manoscritti costituiscono « i soli mezzi, che ci restano per formarci un’idea dell’Arte greca nella sua decadenza, e per stabilirne la storia per mezzo dei monumenti »148. Insomma gran parte della produzione pittorica di alcune delle più importanti città dell’impero bizantino, come ad esempio Costantinopoli, Tessalonica, Arta e Mistrà, era ignorata a quei tempi. Per illustrare al lettore la vecchia scuola greca, attiva in Grecia dal X al XIII secolo e arrivata in Italia, e trovare « gli avanzi dell’antica perfezione […] framezzo agli errori »149, il francese pubblica un piccolo gruppo di icone, a cui oggi difficilmente attribuiamo quella cronologia e invece giudicabili come opere postbizantine150, e pitture monumentali eseguite, nell’opinione (errata) di Seroux, da maestri greci in Italia e quindi inferiori a quelle realizzate da un greco in Grecia151. Comunque la vecchia scuola greca « non era intieramente sprovvista di cognizioni anatomiche »152, in ogni caso decadde anche questa come dimostra la Vergine Odighitria della sua personale collezione, che egli data al XIII secolo e dona alla Biblioteca Vaticana153 (Fig. 11). La tavola permette inoltre al francese di tirare alcune considerazioni, e citare un po’ di bibliografia (Vasari, Baldinucci, da Morrona) sulla maniera greca, considerata negativamente, come già sottolineato da Ilaria Miarelli Mariani154. Purtroppo gli artisti dovevano adottare modelli fissi, perché considerati « sacrosanti », eppure, nonostante ciò, bisogna riconoscere, osserva ancora una volta Seroux, che la Grecia mantenne « una vaga memoria dei principj sui quali essa [ndr: l’Arte] era stata fondata, […] e che essa vi ha mostrato costantemente nel disegno alcuni avanzi di belle forme, nell’ordinanza una lodevole conformità con le regole segnate dagli antichi »155. Ibid., IV, p. 301. Ibid., IV, p. 303. 149 Ibid., IV, pp. 315-316. 150 Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., pp. 109-116. Carl Friedrich von Rumhor (1745-1842), nel suo Italienische Forschungen (Berlin 1827-1831), affermava come fosse un errore giudicare l’arte bizantina attraverso le icone moderne: Spieser, Art Byzantin et influence cit., p. 279. Lo studioso sottolineava anche l’assenza di influenze bizantine sull’arte prodotta in Occidente fino alla fine del XII secolo e la necessità di distinguere tra arte prodotta a Bisanzio e arte occidentale da questa solo influenzata (E. Kitzinger, s.v. Bizantina arte, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, III, Roma 1992, pp. 517-534, in part. p. 531; Spieser, Art Byzantin et influence cit., p. 280). 151 Storia dell’Arte, IV, pp. 304-319; VI, 313-323; Histoire de l’Art, V, pls. LXXII-XCI. 152 Storia dell’Arte, IV, p. 311. 153 Ibid., IV, pp. 312-316; VI, pp. 318-319 (per la traduzione dell’appellativo della Vergine – Odighitria – Seroux trova conferma in Montfaucon, Palaeographia cit., p. 51); Histoire de l’Art, V, pl. LXXXVII; Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., p. 110. 154 Ibid., p. 110. Cfr. Storia dell’Arte, IV, p. 313. 155 Ibid., IV, pp. 314-315. Cfr. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., p. 111. 147 148
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Fig. 11. Histoire de l’Art, V, pl. LXXXVII: Madonne grecque; peinture en détrempe, sur bois. XIII.e Siècle.
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D’Agincourt prosegue nella sua classificazione e individua: una scuola greca stabilita in Italia nei secoli XI e XIII156 (Fig. 12), una scuola puramente italiana dall’XI al XIII secolo157, una scuola mista greco italiana dei secoli XII e XIII158 (Fig. 13) e una scuola d’imitazione159 (Fig. 14). Tra le personalità artistiche italiane del XIII-XIV secolo, egli menziona, ad esempio, Giunta Pisano che guardò l’arte dei Greci moderni per superarla, Margaritone « allievo di una scuola greca »160, Andrea Tafi « discepolo dei maestri greci stabiliti in Firenze »161, Ugolino pittore senese di cui Vasari scrisse « tenne sempre in gran parte la maniera greca »162, Guido da Siena che non si liberò della maniera dei Greci ma seppe renderla migliore163, Cimabue, che studiò con i maestri greci a Firenze, ma il suo disegno divenne poi a tal punto corretto da porlo al di sopra di quegli artisti164. Insomma, nella migliore tradizione vasariana, la maniera greca è ovunque, prima di Raffaello. L’imitazione di questa maniera può arrivare a coinvolgere addirittura il suo « meccanismo » come provano le « pitture per tratteggi »165. La divisione tra « Pittori greci che hanno lavorato in Grecia, e Pittori greci i di cui quadri sono stati trasportati in Italia », « Maestri greci, che hanno dipinto in Italia » e « Maestri di una scuola mista » è ulteriormente rafforzata, scrive Seroux, dalla lettura del volume Pisa illustrata nelle arti del disegno di Alessandro da Morrona166. Storia dell’Arte, IV, pp. 320-326; VI, 324-331; Histoire de l’Art, V, pls. XCII-XCVI. Storia dell’Arte, IV, pp. 327-332; VI, pp. 332-335; Histoire de l’Art, V, pls. XCVII-XCVIII. In questa sezione lo storico dell’arte propone sia opere che si avvicinano alla maniera greca (Storia dell’Arte, IV, p. 330), sia, soprattutto, opere che non « accattano » nulla da quella scuola (ibid., IV, p. 331). 158 Ibid., IV, pp. 333-336; VI, pp. 336-343; Histoire de l’Art, V, pls. XCIX-CI. 159 Storia dell’Arte, IV, pp. 337-363; VI, pp. 344-366; Histoire de l’Art, V, pls. CII-CXIII. 160 Storia dell’Arte, VI, p. 356. Nella sezione di Architettura, Seroux riporta l’opinione di Vasari, sbagliata a suo avviso (giustamente), che la chiesa di San Ciriaco ad Ancona fosse stata realizzata da Margaritone d’Arezzo, che adotta la maniera greca in pittura e in architettura (ibid., II, nt. 1 alle pp. 143-144). In ogni caso Seroux ritiene che l’edificio sia stato costruito da architetti greci nell’XI secolo e ritorna sullo stile greco della cattedrale quando prende in considerazione la sua cupola: ibid., II, p. 437. 161 Ibid., VI, p. 357. 162 Ibid., VI, p. 358. 163 Ibid., IV, pp. 348-349. Seroux fa calcare l’iscrizione della Maestà di San Domenico a Siena e la data 1221 ivi contenuta gli fa asserire – seguendo l’opinione di altri (tra questi il francese menziona Guglielmo Della Valle) e non quella di Vasari – l’anteriorità della scuola senese rispetto alla fiorentina, che però annovera un gran numero di maestri e lavori importanti che contribuirono al progresso delle Arti: ibid., IV, pp. 352-353. Inoltre ibid., VI, p. 361. L’opera di Guido da Siena potrebbe essere datata, per chi non crede alla veridicità dell’anno riportato nell’iscrizione, tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta del XIII secolo. 164 Ibid., IV, pp. 353-355, tav. CVIII. La pl. CX, invece, deve mostrare al lettore, per Seroux, come egli approfittò dei modelli greci: ibid., IV, pp. 356-359. 165 Ibid., IV, p. 346, tav. CVI. 166 Ibid., IV, nt. 1 alle pp. 348-352. 156 157
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Fig. 12. Roma, chiesa di Sant’Urbano alla Caffarella, pitture murali: Crocifissione.
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Fig. 13 – Roma, chiesa dei Santi Quattro Coronati, Cappella di San Silvestro, pitture murali: Papa Silvestro dona la tiara all’imperatore Costantino.
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Fig. 14. Histoire de l’Art, V, pl. CIII: Miniatures d’un manuscrit latin, exécutées par un peintre italien, élève d’une école grecque. XII.e ou XIII.e Siècle.
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La classificazione di d’Agincourt verrà poi ripresa, molti anni dopo e non solo nell’ambito pittorico, per proporre l’articolazione della mostra organizzata a Grottaferrata nel 1905-1906 in occasione dei festeggiamenti per il IX Centenario della fondazione dell’abbazia greca alle porte di Roma, prima esposizione in Italia interamente dedicata all’arte bizantina e italo-bizantina167. In questo quadro, Seroux lascia fuori, con suo stesso stupore, il Sud Italia: « Presso i Napoletani, popolo di origine greca, padroni di un territorio esteso nel seno della Magna Grecia, e presso i quali la lingua greca è ancora in uso, la pittura ha dovuto essere coltivata da’ maestri greci per più lungo tempo, che nel restante d’Italia. La mescolanza di una popolazione greca e di una popolazione italiana, aventi ciascuna il proprio vescovo, e la propria cattedrale, dovette moltiplicarvi considerabilmente le immagini religiose, che d’altronde non vi furono proibite, o distrutte come in Oriente. Non ostante io non ho trovate in questa parte d’Italia altre pitture greche, che quelle delle catacombe di san Gennaro, incise sulla tav. XI, e quelle della città di Otranto, che si son vedute sopra le tavole XCII, e XCIII »168. Già in Vasari vi era l’idea che questa maniera greca moderna assolvesse a un determinato compito: mantenere in vita « gli stentati sentieri delle arti nello stesso mondo latino »169, seppur con tutte le riserve estetiche e morali ben note (il suo giudizio, come ricorda Bernabò, « è contemporaneo alla condanna che la Controriforma scaglia sulla Chiesa ortodossa, in particolare su Fozio, Teodora, gli imperatori iconoclasti »170). Comunque Vasari, 167 La mostra doveva essere divisa in quattro sezioni: 1. Oggetti realizzati a Bisanzio ma portati in Italia; 2. Oggetti di stile bizantino creati in Italia; 3. Arte italiana sottoposta a influssi bizantini; 4. Imitazioni e prodotti neo-bizantini. Cfr. almeno G. Leardi, Una mostra d’arte bizantina a Grottaferrata. L’evento, i protagonisti e il contesto culturale romano del primo Novecento, in Studi romani 50 (2002), 3-4, pp. 311-333, in part. pp. 318-319. Questa prevista articolazione venne ridimensionata anche in considerazione di prestiti non ottenuti: C. Barsanti, L’Esposizione d’arte italo-bizantina a Grottaferrata: uno sguardo all’evento e ai suoi personaggi, in Ricordo di un evento. Il IX centenario dell’Abbazia e l’esposizione di arte italobizantina a Grottaferrata / 1904-1905, cat. mostra fotografico-documentaria (Grottaferrata, Abbazia di San Nilo, Sala Ex-Tipografia, 25 settembre-30 ottobre 2011), Grottaferrata 2011, pp. 89-98, 114-118, in part. p. 94. Cfr., per il riferimento alle quattro sezioni nella documentazione d’archivio, G. Gasbarri, Riscoprire Bisanzio. Lo studio dell’arte bizantina a Roma e in Italia tra Ottocento e Novecento, Roma 2015, nt. 74 a p. 160. Non saprei dire se la ripresa fu consapevole: l’Histoire de l’Art di Seroux d’Agincourt non è citata nei cataloghi dell’esposizione, ma questo non è significativo (e d’altronde la stessa articolazione non vi è menzionata). 168 Storia dell’Arte, IV, p. 401. 169 E. Concina, Giorgio Vasari, Francesco Sansovino e la ‘maniera greca’, in Hadriatica. Attorno a Venezia e al Medioevo tra arti, storia e storiografia. Scritti in onore di Wladimiro Dorigo, a cura di E. Concina – G. Trovabene – M. Agazzi, Padova 2002 (Miscellanea, collana della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Venezia, 1), pp. 89-96, in part. pp. 92-93 (la citazione è tratta da p. 92). 170 M. Bernabò, Bisanzio e Firenze, in Voci dell’Oriente. Miniature e testi classici da Bisan-
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come già Ghiberti, conoscono l’arte bizantina attraverso opere che di fatto oggi non riteniamo rappresentative di quel mondo culturale171. Allora da dove Seroux ricava il giudizio tutto sommato favorevole all’arte di Bisanzio? Il sospetto cade ovviamente su Giulio Mancini (1559-1630), medico senese che aveva scritto un Trattato della conoscenza delle Pitture in cui presentava un’interpretazione positiva di quell’arte, ma, come lo stesso Seroux puntualizza, tale Trattato resta opera manoscritta e ne dà notizia il Catalogo de’ codici manoscritti volgari della biblioteca Naniana del suo amico Jacopo Morelli172. Il problema è che forse Seroux non lesse mai il testo di Mancini173, redatto in più versioni tra il 1617 e il 1621, con postille fino al 1628174, testo che venne pubblicato solo nel 1956175. Invero sono in molti a citarlo, come lo stesso abate Morelli scrive nel Catalogo176, e l’opera risulta nota a Gaetano Marini, amico tanto di Morelli quanto di Seroux, come documenta il Vat. lat. 8080 che contiene due copie della redazione breve del Discorso della Pittura o Trattato di Pittura rilegate nella seconda metà dell’Ottocento, anticipate però da una nota di pugno di Marini stesso177, che postilla e confronta178. I manoscritti con il Trattato di Mancini potevano essere rintracciati da Seroux nella Biblioteca Chigi, nella Barberina e nella Vaticana, nessuno zio alla Biblioteca Medicea Laurenziana, cat. mostra (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, 4 marzo-30 giugno 2011), a cura di id., Firenze 2011, pp. 11-33, in part. p. 15, cfr. anche p. 12. 171 Ibid. pp. 15-17. Cfr. anche V. Pace, Natura e figura della “maniera greca” nella storiografia e nella realtà, in Medioevo: natura e figura. La raffigurazione dell’uomo e della natura nell’arte medievale. Atti del convegno internazionale di studi, Parma, 20-25 settembre 2011, a cura di A. C. Quintavalle, Ginevra-Milano 2015 (I convegni di Parma, 14), pp. 745-753, in part. pp. 745-748. 172 Storia dell’Arte, II, nt. a p. 71. Cfr. J. Morelli, I codici manoscritti volgari della Libreria Naniana, Venezia 1776, pp. 25-30. Su Giulio Mancini e l’arte bizantina ho in preparazione uno studio. Sull’argomento si veda G. Bickendorf, “Maniera Greca” Wahrnehmung und Verdrängung der byzantinischen Kunst in der italienischen Kunstliteratur seit Vasari, in Okzident un Orient, hrsg. von S. Ögel – G. Wedekind, Istanbul 2002, pp. 113-125. 173 Mondini, Mittelalter im Bild cit., p. 162. 174 S. De Renzi – D. L. Sparti, s.v. Mancini, Giulio, in Dizionario Biografico degli Italiani, 68, Roma 2007, pp. 500-509, in part. pp. 505-506. 175 G. Mancini, Considerazioni sulla pittura, a cura di A. Marucchi, con commento di L. Salerno, I-II, Roma 1956. 176 Morelli, I codici manoscritti volgari cit., p. 25. 177 Mancini, Considerazioni cit., I, pp. LII-LIII. La nota si legge su un foglio rilegato all’inizio del codice (il foglio è, come già notava Adriana Marucchi, una busta distesa e riutilizzata da Marini: ibid. p. LIII; era costume dell’abate romagnolo riutilizzare le buste che pervenivano a lui con la posta). Riporto qui per intero il testo della nota: « Il Morelli tra Codici Italiani Naniani al n. XVI p. 25 riferisce il Trattato della conoscenza della Pittura di Giulio Mancini, il che comincia, L’Intention mia non e di propor precetti etc. dice esser inedita, conosciuta però e citata da varj, ma pensa non esservene altra copia che quella, emendata dall’Autore ». 178 Sulla seconda copia della redazione leggiamo infatti al f. 62v: « Si veda ms fino che manca qui due paragrafi lasciati nel copiarsi ».
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SIMONA MORETTI
di questi codici però viene menzionato dal nostro francese né, per quanto abbia potuto controllare, tra gli appunti conservati negli album vaticani, né nell’Histoire de l’Art, dove si menziona solo l’esemplare nella Biblioteca Nani. Padre Della Valle suggerisce a d’Agincourt, in una lettera del 4 giugno 1782, di andare a leggere il Viaggio per Roma nella Biblioteca del principe Chigi (manoscritto che contiene anche il Trattato), in merito al passo che fa riferimento a Matteo da Siena, ma non sappiamo se il destinatario della missiva raccolse il suggerimento179. In ogni caso è certo che Seroux non menziona Mancini quando prende in considerazione opere già valutate dal medico senese: ad esempio, i mosaici dell’oratorio mariano di Giovanni VII (705-707) nella vecchia San Pietro, la Bibbia di San Paolo f.l.m. – nella miniatura che ritrae un imperatore di nome Carlo, sia Mancini che Seroux, vi identificano Carlo Magno180 –, o la porta bizantina di San Paolo f.l.m. Alla fine del Settecento non mancavano altre possibilità di leggere giudizi positivi sull’arte di Bisanzio, ad esempio Carlo Ridolfi (1594-1658) scrive che la pittura venne rinnovata in Venezia grazie alle opere veneto-bizantine, Giovanni Cinelli (1625-1706) invece giudica bene i pittori attivi in Grecia e nella sua Dissertazione Giovanni Lami (1697-1770) considera le opere greche assai pregevoli181. 179 La lettera si può leggere in Vat. lat. 9847, f. 66v ed è stata interamente trascritta da Loyrette, Séroux cit., pp. 54-55. 180 Mancini, Considerazioni cit., I, p. 60; Storia dell’Arte, VI, pp. 134-136 (su basi paleografiche). Per il celebre codice Seroux rimanda ad una vasta bibliografia, in cui non è incluso Mancini, e dichiara che « sono gli amatori della storia paleografica, che debbono pronunziare un giudizio », tuttavia concludendo così « Checché ne sia, lo ripeto, basta per l’uso storico, che fo delle miniature della bibbia di san Paolo, che esse siano indubitatamente dell’epoca, che io assegno a questo manoscritto, vale a dire della fine dell’ottavo, o del principio del nono secolo » (ibid., VI, pp. 136-137). 181 C. Ridolfi, Le meraviglie dell’arte […], Venezia 1648; G. Cinelli, Anonimo d’Utopia a Filalete (manoscritto: Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Magliab. Cl. XVII, 22); Dissertazione del dott. Giovanni Lami relativa ai pittori e scultori italiani che fiorirono dal 1000 al 1300, in Trattato della pittura di Lionardo da Vinci ridotto alla sua vera lezione sopra una copia a penna di mano di Stefano della Bella con le figure disegnate dal medesimo corredato delle memorie per la vita dell’autore e del copiatore, Firenze 1792 (la Dissertazione è datata 1757 ma venne pubblicata solo nel 1792). Sui primi due autori cfr. G. Previtali, La controversia seicentesca sui ‘primitivi’, in Paragone. Rivista di arte figurativa e letteratura 10 (1959), 119, pp. 3-28, in part. pp. 11, 18. Per Lami si veda id., La fortuna dei primitivi. Dal Vasari ai neoclassici, nuova ed. riveduta e ampliata, nota introduttiva di E. Castelnuovo, Torino 1989, ad indicem; ed ora M. Teruzzi, Byzantium and Florentia. Byzantine art in Florence from the 13th to the 18th century, tesi di Dottorato in Management and Development of Cultural Heritage, IMT School for Advanced Studies Lucca, 2017, in part. paragrafo 5.1 (con cenni anche a Cinelli nel paragrafo 4.1). Mentre Saverio Bettinelli (1718-1808) afferma che « l’idea dell’arti […] Costantinopoli ancor nudriva, e mostrava superba nelle moli imperiali di templi, di palazzi, di circhi non guasti de’ barbari », salvando così solo le opere più antiche della città sul Bosforo, non temendo di scrivere un po’ più avanti « Ognun sa quale architettura, pittura e scultura costoro [i greci] adoperassero, giacchè durano ancora molti mosaici, e figure di lor
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Ma Seroux non menziona nemmeno questi autori nell’Histoire de l’Art. Forse risentiva più semplicemente del dettato winckelmaniano sulla superiorità dei Greci182. E quando il suo amico Léon Dufourny, all’inizio dell’Ottocento, compra a Napoli alcune tavole greche (cioè bizantine) per il Louvre come testimonianza delle opere che hanno preceduto il rinnovamento dell’arte, ma ad esso sono state funzionali, probabilmente subisce l’influsso, come è stato scritto, del dettato di d’Agincourt183. Concludendo, possiamo affermare, confortati dall’avanzamento degli studi e da conoscenze più ampie, che il nostro storico dell’arte – peraltro in possesso di una raccolta di più di trenta tavole delle « vecchie scuole greche e italiane »184 – ‘incontra’ la vera pittura bizantina soprattutto nei codici greci miniati: all’epoca erano davvero poche le testimonianze monumentali note e anche nella seconda metà dell’Ottocento si faceva ricorso per l’argomento alla produzione miniata. Non è un caso che quando il celebre bizantinista Nikodim Kondakov pubblicava la prima Histoire de l’art byzantin aggiungeva come sottotitolo « consideré principalement dans les miniatures »185.
mano le più mostruose, e goffe, che possano immaginarsi. Nessun indizio d’arte, o di studio, nessuna imitazione della natura, o degli antichi vi si discuopre »: S. Bettinelli, Risorgimento d’Italia negli Studj, nelle Arti e ne’ Costumi dopo il Mille, II, Bassano 1775, pp. 209 e 230. 182 Haskell, Gibbon e la Storia dell’Arte cit., pp. 38-39. 183 M. Preti Hamard, L’exposition des « écoles primitives » au Louvre. « La partie historique qui manquait au Musée », in Dominique-Vivant Denon. L’œil de Napoléon, cat. mostra (Paris, musée du Louvre, 20 octobre 1999-17 janvier 2000), Paris 1999, pp. 226-253, in part. p. 227. Cfr. inoltre S. Béguin, Tableaux provenant de Naples et de Rome en 1802, restés en France, in Bulletin de la Société de l’Histoire de l'Art français, 1959, 1, pp. 177-190 con documenti trascritti alle pp. 190-198, in part. p. 192, e I. Miarelli Mariani, Il dibattito e la fortuna dei primitivi, in Il Museo universale. Dal sogno di Napoleone a Canova, cat. mostra (Roma, Scuderie del Quirinale, 16 dicembre 2016-12 marzo 2017), a cura di V. Curzi – C. Brook – C. Parisi Presicce, Milano 2016, pp. 73-79. Ringrazio Ilaria Miarelli Mariani per avermi fatto leggere il testo quando era ancora inedito. 184 Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., pp. 96-106 (la citazione è tratta da p. 97). 185 della Valle, La pittura cit., p. 186. Mauro della Valle sottolinea, inoltre, come ancora oggi per la pittura di età macedone si debba far riferimento soprattutto ai codici miniati. Lo studioso russo pubblicò prima il testo nella sua lingua madre e poi in francese: N. Kondakov, Histoire de l’art byzantin considéré principalement dans les miniatures, I-II, Paris 1886-1891 (I ed. Odessa 1876).
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VALENTINA FRATICELLI
PER UNA STORIA DELLA SCULTURA DI SEROUX D’AGINCOURT: LE OPERE DEL XIII E XIV SECOLO
L’analisi del testo Nel delineare la storia dell’arte del Medioevo dimostrata coi monumenti, Seroux decise di « ne donner, aux productions de la Sculpture, ni la même étendue ni la même importance qu’à celle de la Peinture »1. La sezione Scultura risulta infatti la meno corposa dell’Histoire de l’Art, con solo 48 tavole incise a fronte delle 204 della sezione Pittura e delle 73 della sezione Architettura2, perché, come afferma lo stesso Seroux, le pitture « moins précieuses par les matières […], moins dispendieuses […] et plus modestes […] deviant se multiplier plus facilement sous les mains de l’ignorance »3. L’esistenza dei quattordici codici di disegni preparatori all’Histoire de l’Art presso la Biblioteca Apostolica Vaticana non è mai stata ignorata dalla critica, ma estremamente esigui ad oggi risultano gli studi specialistici che analizzano disegni o incisioni dalla sezione di scultura dell’opera di Seroux4. J. B. L. G. Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art par les monumens, II, Torino 2005, p. 3. Nelle 325 tavole dell’Histoire vengono riprodotti più di 1400 monumenti dei quali « più di 700 sono inediti » per un totale di 705 disegni. Cfr. Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., I, p. 36. I. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’histoire de l’art par les monumens. Riscoperta del Medioevo, dibattito storiografico e riproduzione artistica tra fine XVIII e inizio XIX secolo, Roma 2005, pp. 130-131. 3 Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., II (Introduction), p. 3. 4 È per prima la Cipriani a condurre un’indagine specifica sui disegni, esclusivamente per la sezione di architettura (il suo regesto dei disegni preparatori alle incisioni è tuttora validissimo), seguita da numerosi studiosi che negli ultimi anni hanno approfondito svariati aspetti dell’Histoire. Le due monografie di Miarelli Mariani sono ad oggi i contributi più completi sulla figura del d’Agincourt, con notizie approfondite relative alla biografia e alla genesi della sua opera. Cfr. A. Cipriani, Una proposta per Seroux d’Agincourt: la Storia dell’architettura, in Storia dell’arte 11 (1971), pp. 211-261; H. Loyrette, Séroux d’Agincourt 1 2
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VALENTINA FRATICELLI
Le incisioni della sezione Sculpture dell’Histoire de l’Art sono tratte dai disegni conservati nei codici Vat. lat. 9840 e Vat. lat. 9846 della Biblioteca Apostolica Vaticana, il primo contenente i disegni e i calchi utilizzati per le incisioni delle tavole, il secondo quelli esclusi dalla pubblicazione (in tutto 704); circa un centinaio sono i fogli di opere di XIII e XIV secolo nel Vat. lat. 9840, quarantotto i fogli di opere di XIII e XIV secolo nel Vat. lat. 9846. Il primo approccio di Seroux con l’arte del XIII secolo avviene nella tavola XXVII; la Seconde partie del discorso sulla scultura si apre con la descrizione di alcune delle opere più rappresentative dell’età federiciana: la statua di Federico II su una delle porte di Capua e le monete ad imitazione delle medaglie di Augusto. Nei confronti del sovrano svevo, Seroux prova un « sentiment d’une juste reconnaissance »5 individuando « son goût pour les lettres et pour les arts, l’intérêt vif et l’utile protection qu’il leur accorda pendant tout le cours de son regne »6; nella scultura di Capua il francese rintraccia elementi formali originali per l’epoca di realizzazione che consentono di dichiararla stilisticamente affine ad opere successive di quasi un secolo, tanto da inserirla nella tavola accanto a particolari tratti dal monumento funebre di Guido Tarlati di Pietramala nella cattedrale di Arezzo7. La statua, che con molta probabilità era collocata in posizione dominante sulla fronte principale della porta, nella nicchia maggiore dell’interturrio, è stata privata della testa e degli avambracci nel 17998; il disegno et les origines de l’histoire de l’art médiéval, in Revue de l’art 48 (1980), pp. 40-56; Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit; ead., Les « Monuments parlants »: Seroux d’Agincourt et la naissance de l’histoire de l’art illustrée, in Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., 7; D. Mondini, Mittelalter im Bild: Séroux d’Angincourt die Kunsthistoriographie um 1800, Zurigo 2005. Per i secoli che qui ci interessano, è doveroso ricordare il contributo di Francesco Aceto sui disegni raffiguranti le due fronti dell’arca del sepolcro della regina Sancia di Maiorca, già in Santa Croce di Palazzo a Napoli (opera dispersa sin dal primo decennio dell’Ottocento), ad oggi uniche fonti di conoscenza del monumento originale, F. Aceto, Un’opera “ritrovata” di Pacio Bertini: il sepolcro di Sancia di Maiorca in Santa Croce a Napoli e la questione dell’ “usus pauper”, in Prospettiva 100 (2000 [2001]), pp. 27-35 ntt. 4 e 5; C. Bruzelius, Le pietre di Napoli. Architettura religiosa nell’Italia angioina, 12661343, Roma 2005, p. 170; Bruzelius pubblica anche il disegno dalla tomba del cardinale D’Alencon in Santa Maria in Trastevere, ibid., p. 74. 5 Seroux d’Agincourt, Histoire de l’art cit., II (Sculpture), p. 57; III, p. 23; IV, pl. XXVII. 6 Ibid., p. 57. 7 Le fonti che Seroux menziona in relazione alla porta di Capua sono C. Pellegrino, Apparato alle antichità di Capua, Napoli 1771, tomo I, p. 22; G. Della Valle, Lettere Sanesi di un socio dell’Accademia di Fossano sopra le Belle Arti (1782-1786), I, Roma 1785, p. 200; a sua volta Pellegrino cita O. Rinaldi, Memorie istoriche della fedelissima città di Capua raccolte da Ottavio Rinaldo patrizio capuano, tomo I, Napoli 1755. 8 P. C. Claussen, Die Statue Friedrichs II. vom Brückentor in Capua (1234-1239), in Festschrift für Hartmut Biermann, hrsg. von C. Andreas, M. Bückling, R. Dorn, Weinheim-Freiburg 1990, pp.
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per una storia della scultura di SEROUX D’AGINCOURT
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di Seroux9 è ad oggi l’unica testimonianza in nostro possesso dello stato della scultura prima delle mutilazioni, – il noto disegno di Francesco di Giorgio Martini, realizzato nel 1480 e conservato agli Uffizi, raffigura la porta nel suo insieme e permette dunque di conoscere la posizione che la statua occupava in facciata ma non le sue precise fattezze. L’osservazione del disegno del d’Agincourt interviene nel dibattito circa la fedeltà all’originale del calco della testa eseguito da Tommaso Solari prima della decapitazione della statua: l’evidente affinità tra le due ha portato Claussen a considerare il calco attendibile, anche se le perplessità non sembrano del tutto dissipate10. La collocazione della scultura più rappresentativa dell’età federiciana in questo momento del cammino dell’arte permette di collocare idealmente Seroux a capo di quel nutrito gruppo di studiosi contemporanei che lega intimamente l’arte federiciana al genio di Nicola Pisano11. La narrazione del periodo di rinnovamento della scultura tra Due e Trecento prosegue con le incisioni dell’arca funebre di Casa Savelli in Santa Maria Aracoeli a Roma, della quale Seroux non manca di sottolineare il contrasto esistente tra la parte superiore e quella inferiore12 e la 19-39, 291-304; id., Scultura figurativa federiciana, in Federico II e l’Italia: percorsi, luoghi, segni e strumenti. Catalogo della mostra, Roma 1995, pp. 94-97; id., Creazione e distruzione dell’immagine di Federico II nella storia dell’arte. Che cosa rimane?, in Federico II. Immagine e potere. Catalogo della mostra, Bari, Castello Svevo, 4 febbraio - 17 aprile 1995, a cura di M. S. Calò Mariani – R. Cassano, Venezia 1995; L. Speciale, Federico e il suo doppio. Francesco Daniele e la vera storia del Gesso Solari, in Mezzogiorno - Federico II - Mezzogiorno. Atti del Convegno internazionale di studio promosso dall’Istituto Internazionale di Studi Federiciani, Potenza – Avigliano – Castel Lagopesole – Melfi 1994, a cura di C. D. Fonseca, Roma 1999, pp. 795-823. M. Buonocore, La miniatura sveva da Federico II a Manfredi, in Exempla. La rinascita dell’antico nell’arte italiana. Da Federico II ad Andrea Pisano. Catalogo della mostra (Rimini, Castel Sismondo, 20 aprile – 7 settembre 2008), a cura di M. Bona Castellotti, Pisa 2008, pp. 51-64. Leopoldo Cicognara fa menzione della statua di Federico II e di altre opere di cui fu il committente, nel libro terzo del primo volume della Storia della Scultura, nel quale informa i lettori che il calco della scultura fu fatto eseguire da Della Valle; cfr. L. Cicognara, Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia sino al secolo di Napoleone : per sevire di continuazione alle opere di Winckelmann e di d'Agincourt, Venezia 1813, I, p. 314. 9 Vat. lat. 9840, f. 50r. 10 Claussen, Scultura figurativa cit., p. 96; E. Langlotz, Das portrat Friedrichs II vom Bruckentor in Capua, in Beitrage fur Georg Swarzenski, Berlin 1951, pp. 45-50. 11 Claussen, Scultura figurativa cit., pp. 94-97; M. L. Testi Cristiani, La Toscana da Federico II “Puer Apuliae” a Nicola “de Apulia”, e La Toscana e Nicola “Pisanus”, in Federico II cit., pp. 405-415. 12 Il letto funebre dei Savelli posa sopra un sarcofago del II secolo. La campagna di rinnovamento di Santa Maria Aracoeli, che modificò sostanzialmente il monumento, fu realizzata nel 1729; il disegno di Seroux propone dunque la versione del sarcofago successiva al restauro (Vat. lat. 9840 f. 52r). Cfr. I. Herklotz, I Savelli e le loro cappelle di famiglia, in Roma Anno 1300. Atti della IV settimana di studi di storia dell’arte medievale dell’Università di Roma “La Sapienza”, 19-24 maggio 1980, a cura di A. M. Romanini, Roma
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VALENTINA FRATICELLI
presenza di due datazioni differenti (1266 e 1306) dovuta al particolare tipo di sepoltura atta ad accogliere più defunti, e dei monumenti funebri della Napoli angioina di cui la porzione del sepolcro di Re Roberto è il pezzo di maggior importanza (tavole XXVIII-XXXI). Il periodo di rinnovamento vero e proprio della scultura, la Troisième partie del discorso sull’arte, è segnato dalla nascita di Nicola Pisano (Fig. 1)13. Le tavole XXXII e XXXIII sono entrambe dedicate alle sue opere, dall’arca di San Domenico a Bologna ai due pulpiti toscani fino alle sculture per la facciata del Duomo di Orvieto14. Come era avvenuto per Arnolfo di Lapo, anche a Nicola Seroux dedica alcune note, nelle quali cita le fonti da cui trae sue notizie e illustra alcuni problemi irrisolti riguardanti datazioni e attribuzioni. Degna di nota, la veloce menzione di Arnolfo di Cambio che Seroux distingue da Arnolfo di Lapo; in tutta la sezione relativa al Renouvellement l’artista non viene citato se non in questa sede, nel nominare gli allievi della scuola di Nicola. Proprio in relazione alla bottega dei Pisano, d’Agincourt scrive che « n’est d’aucune importance dans un ouvrage tel que le nôtre, où il s’agit de constater l’état de l’Art à chaque époque […] de presenter avec une précision rigoureuse l’Histoire de l’art des travaux de chaque artiste »15. 1983, pp. 567-584; Die mittelalterlichen Grabmaler in Rom und Latium vom 13. bis zum 15. Jahrhundert, II, Die Monumentalgraber, hrsg. von J. Garms, R. Juffinger, B. Ward-Perkins, Roma-Wien 1994, pp. 64-73. 13 Dopo Vasari, Nicola Pisano fu citato da Giovanni Lami, cfr. G. Lami, Dissertazione del dott. G. Lami relativa ai pittori e scultori italiani che fiorirono dal 1000 al 1300, pubblicata in L. Da Vinci, Trattato della pittura ridotto alla sua vera lezione, a cura di F. Fontani, Firenze 1792 (la dissertazione era stata scritta anni prima), da G. Della Valle, Storia del Duomo di Orvieto, Roma 1791, pp. 192-193, 238-240, da Da Morrona che, come affermato da Previtali, realizza la prima vera e propria monografia sullo scultore, cfr. A. Da Morrona, Pisa illustrata nelle arti del disegno, Pisa 1787-93 (2° ed. Livorno 1812); assai interessante il giudizio di Luigi Lanzi: « fu il primo a veder la luce e a seguirla […] non giunse dove aspirava. Le sue composizioni talora sono affollate, le figure spesso danno nel tozzo, e più hanno di diligenza che di espressione », cfr. L. Lanzi, Storia pittorica dell’Italia, Bassano 1795-96, ed. 1809, I, p. 4; infine Leopoldo Cicognara, l’ultimo frutto della tradizione settecentesca, considera Nicola il primo esponente del rinnovamento della scultura in Toscana, cfr. Cicognara, Storia cit., p. 343 e tavv. VIII, IX, XIII-XVI. 14 Miarelli Mariani, Les monuments cit., p. 222, pubblica il disegno in Vat. lat. 9840 f. 59v, preparatorio per la tavola XXXII. Il pulpito del Battistero di Firenze era in precedenza stato inciso in Da Morrona, Pisa illustrata cit., I, tav. III pp. 173-182, 236, 239 e II, tav. III pp. 47, 48, tav. IV p. 52, tav. VI p. 69, 183 segg. mentre i bassorilievi dalla facciata del Duomo di Orvieto furono pubblicati per la prima volta in Della Valle, Storia del Duomo cit., tavv. VIII, IX, X, XI, XIV, XV, XVIII, XIX, il quale per primo nutre dubbi riguardo l’attribuzione dei rilievi a Nicola Pisano. Seroux sostiene la precedenza dei suoi disegni, realizzati nel 1783, rispetto a quelli del collega, anche se la Storia del duomo di Orvieto venne pubblicata nel 1791, prima dell’Histoire de l’Art; ibid., II, p. 66 e III p. 30. 15 Ibid., II (Sculpture), p. 65.
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per una storia della scultura di SEROUX D’AGINCOURT
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Fig. 1. Vat. lat. 9840, f. 59v: Gian Giacomo Macchiavelli, disegno preparatorio per la tavola XXXII raffigurante le opere di Nicola Pisano, disegno a matita e inchiostro su carta.
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VALENTINA FRATICELLI
Più volte ribadita, la vasariana convinzione che il rinnovamento dell’arte sia avvenuto in Toscana è qui confermata: Nicola Pisano, creduto nativo di Pisa16, è considerato il primo responsabile del rinnovamento dell’arte in scultura oltre che in architettura; nelle tavole che illustrano le tre epoche del Renouvellement, buona parte delle incisioni raffigurano opere scultoree toscane oppure realizzate fuori regione da artisti toscani (Nicola e Giovanni Pisano e i loro allievi, Giovanni di Balduccio, Orcagna, Jacopo della Quercia, Giovanni di Bartolo, fino a Lorenzo Ghiberti e Donatello)17, così come i risultati ottenuti nel corso del XIV secolo nelle altre città d’Italia, che Seroux espone nella tavola XXXV18. Solo due i monumenti romani, il tabernacolo di San Giovanni in Laterano e il monumento funebre del Cardinale D’Alençon in Santa Maria in Trastevere, entrambi ascrivibili alla seconda metà del XIV secolo19. La visione vasariana in merito al rinnovamento dell’arte conduce Seroux a scegliere di inserire un bassorilievo in marmo dall’arca di San Domenico a Bologna, realizzata da Nicola Pisano tra il 1264 e il 1267 (ma che Seroux data addirittura al 1231), nella Troisième partie del suo discorso sull’arte, anche se cronologicamente precedente a tutte le opere scelte per rappresentare la Séconde partie, nonché al ciborio di Arnolfo di Cambio in San Paolo fuori le mura, del 1285, inserito addirittura ancora nella sezione relativa alla Décadence nonostante fosse ritenuto successivo di più di un cinquantennio rispetto all’arca di Bologna. 16 Due atti notarili redatti a Siena l’11 maggio 1266, noti già nell’Ottocento (C. F. von Rumohr, Italienische Forschungen, II, Berlin-Stettin 1827, pp. 145-154), lo menzionano come « Nichola Pietri de Apulia » e « Nichola de Apulia », citazioni che hanno portato ormai unanimemente la critica a ritenerlo di origine meridionale, formatosi nell’ambiente artistico-culturale promosso da Federico II; cfr. F. Aceto, ad vocem Nicola Pisano, in Dizionario Biografico degli Italiani, 78, Roma 2013, pp. 453-460. 17 L’Arca di San Pietro martire di Giovanni di Balduccio, resa nota da Da Morrona nel 1792, è stata pubblicata anche nella Storia della Scultura del Cicognara; nella Collezione di tutti i disegni originali che hanno servito per intagliare le tavole della Storia della scultura di Leopoldo Cicognara sono conservati tre disegni di Giuseppe Bossi tratti dall’opera del pisano. Cfr. I. Miarelli Mariani, Da Morrona, Cicognara, Giuseppe Bossi e Giovanni di Balduccio, in Mosaico, I, 2012, pp. 363-376 (Monumenta documenta, 4; 1) 18 Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., II (Sculpture), pp. 67-69; III, pp. 31-32; IV, pl. XXXV. Il disegno preparatorio per la tavola, in Vat. lat. 9840 f. 68r, realizzato da William Young Hottley, è stato pubblicato da Miarelli Mariani, Les monuments cit., p. 226. 19 Per un approfondimento sui disegni di scultura romana, cfr. V. Fraticelli, Lo sguardo del Settecento al Medioevo: la scultura romana nei disegni di Seroux d’Agincourt della Biblioteca Apostolica Vaticana, in L’Art medieval en joc. Atti del IV Simposio Internazionale del gruppo EMAC, Università di Barcellona, Facoltà di Geografia e Storia, 6 – 9 maggio 2015, a cura di R. Alcoy, Barcellona 2015 (EMAC – Contextos; 4), pp. 357-372. Per l’analisi delle sculture romane trecentesche, cfr. C. D’Alberto, Roma al tempo di Avignone. Sculture nel contesto, Roma 2013.
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L’analisi delle sculture trecentesche si conclude con la tavola XXXVI 20 che mostra quattro immagini del tabernacolo della basilica di San Giovanni in Laterano e due esemplari di arte orafa, i busti dei santi Pietro e Paolo provenienti dalla medesima basilica21. Nella sezione relativa alla scultura Seroux non manca di proporre degli esempi inediti di quest’arte, cosiddetta “minore”, che grazie all’Histoire de l’Art già a fine Settecento – come accadrà nella sezione Peinture per la miniatura – acquista importanza ai fini di un discorso il più completo possibile sulla produzione scultorea medievale22. Le fonti Le fonti citate nella sezione Scultura ci offrono un quadro completo dello stato degli studi sull’arte dal IV al XV secolo. Ben ventiquattro sono le opere citate nella partie relativa alla décadence fino al X secolo, dieci quelle relative alla storia della scultura fino al XIII secolo e altrettante le fonti nella séconde partie; una decina anche quelle della première époque del Rénouvellement, fino al XV secolo. La prima delle fonti che merita un’attenzione particolare in relazione ai secoli che nel corso di questo studio si intende analizzare è Giovanni Giustino Ciampini, autore dei Vetera Monimenta, il cui nome compare spesso anche appuntato sui disegni23. L’opera di Ciampini è corredata da incisioni, tutte di estremo valore documentale24, e il ricorso al disegno ri20 Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., II (Sculpture), p. 69; IV, pl. XXXVI; Vat. lat. 9840 f. 71v. 21 L’incisione dei busti-reliquiario provenienti da San Giovanni in Laterano, pubblicata nella tavola XXXVII della sezione Sculpture dell’Histoire è stata riproposta in D. Mondini, Reliquie incarnate. Le « sacre teste » di Pietro e Paolo a San Giovanni in Laterano a Roma, in Del visibile credere. Pellegrinaggi, santuari, miracoli, reliquie, a cura di D. Scotto, Firenze 2011, pp. 265-296. Il disegno preparatorio alla tavola (Vat. lat. 9840, f. 72r) è stato pubblicato in D’Alberto, Roma al tempo di Avignone cit., fig. V.9. 22 Altri esempi di arte orafa sono illustrati nelle tavole IX e XXV. 23 G. G. Ciampini, Vetera monimenta, in quibus praecipue Musiva Opera, sacrarum, profanarumque, Aedium structura, ac nonnulli antiqui ritus dissertationibus iconibusque illustrantur, Roma 1690-99 (ed. cons. Roma 1747). In una lunga nota al testo delle tavole XIII-XX, dedicate alle porte di San Paolo fuori le mura, Seroux parla di Ciampini come colui nei confronti del quale « l’érudition religieuse et même l’érudition profane ont tant d’obligations, et qui fut un des premiers dont la maison, à Rome, devint un musée ouvert aux recherches des savans […] », ma nella sua opera « l’ignorance ou l’incurie des dessinateurs et des copistes, lui a fait commettre un grand nombre d’erreurs et d’omissions »; il francese infatti nella sua opera corregge alcune errate interpretazioni di Ciampini in relazione alle iscrizioni poste sui pannelli delle porte, cfr. Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., II (Sculpture), p. 48. 24 Basti ricordare in questa sede l’incisione della tavola XLIV del perduto ciborio della chiesa di Santa Maria in Campitelli a Roma.
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sulta sistematico e funzionale alla comprensione della trattazione, anche se ancora subordinato ad essa; presente qui, come nell’Histoire de l’Art ma in maniera più saltuaria, il confronto tra le opere con qualche intento di valutazione stilistica. L’opera venne pubblicata per la prima volta tra il 1690 e il 1699 in due volumi, ma l’edizione consultata da Seroux è quella edita da Caroli Giannini del 1747, in tre volumi; al terzo tomo fa infatti riferimento lo storico dell’arte parlando del ritratto scultoreo di Benedetto XII in Vaticano e del ciborio di San Giovanni in Laterano25. Fonte imprescindibile di Seroux per la sua analisi del periodo del Rinnovamento dell’arte, insieme a Winckelmann, è senza dubbio Vasari; riferimenti alle pagine delle Vite compaiono nei testi esplicativi delle tavole XXIII (Tabernacolo di San Paolo fuori le mura), XXVII (Monumento funebre di Guido Tarlati di Pietramala nella cattedrale di Arezzo), XXXII (Opere di Nicola Pisano e suoi allievi), XXXV (portico dei Lanzi, porta del Battistero e formelle del campanile a Firenze)26. Pur essendo l’opera di Seroux cronologicamente e metodologicamente distante dalla trattazione vasariana, le Vite rimangono per lui un solido punto di riferimento, una voce autorevole per ciò che concerne identificazioni di artisti e attribuzioni di opere27. Due testi contemporanei supportano l’analisi delle opere toscane: la Pisa illustrata nelle arti del disegno di Alessandro Da Morrona e la Storia del Duomo di Orvieto di Guglielmo della Valle. Più volte indicato, in relazione alle sculture pisane di Nicola, ai bassorilievi della facciata della cattedrale di Orvieto e all’arca di San Pietro Martire in Sant’Eustorgio a Milano, il testo di Da Morrona è un’opera unitaria e completa sulla città dall’origine al XVIII secolo, ordinata per periodi storici e corredata dalla descrizione di edifici e opere d’arte28. Dalle incisioni della Pisa illustrata Seroux ripropone nell’Histoire de l’Art una porzione di bassorilievo in marmo dalla porta orientale del battistero pisano, l’Adorazione dei Magi a bassorilievo dallo jubé dello stesso edificio, la raffigurazione di uno dei fianchi dell’arca funebre di San Domenico dalla chiesa bolognese, la statua a grandezza naturale della Vergine dalla cattedrale di Firenze opera di Giovanni Pisano, l’arca di San Pietro Martire in Sant’Eustorgio a Milano, una delle sculture 25 Tavola XXXV nr. 18 e tavola XXXVI. Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., III (Architecture) pp. 32-33. È possibile leggere un riferimento al terzo tomo di Ciampini nella nota manoscritta del f. 31v del Vat. lat. 9846, sotto il disegno raffigurante la statua di San Pietro attribuita ad Arnolfo di Cambio, tuttora in Vaticano. 26 G. Vasari, Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti, Firenze 1568. Nella sezione dell’Histoire relativa alla Peinture Seroux cita a più riprese l’edizione senese a cura di Guglielmo Della Valle, pubblicata a Siena nel 1791; cfr. Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., II (Peinture) p. 112. 27 Cfr. infra Arnolfo di Lapo. 28 Da Morrona, Pisa illustrata cit. (ed. cons. Livorno 1812).
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dal campanile di Santa Maria del Fiore a Firenze, la Vergine con il Bambino dalla chiesa pisana di Santa Maria della Spina e il Sant’Antonio Abate dalla chiesa di San Francesco della stessa città29. Guglielmo Della Valle, autore anche delle Lettere sanesi, intrattenne con Seroux rapporti di stima, testimoniati da contatti epistolari30. Definito da Previtali « nel Settecento il maggior conoscitore d’arte senese, ed uno dei maggiori dell’arte italiana antica fino a Raffaello in senso assoluto »31, padre di importanti attribuzioni e perspicaci intuizioni, non sempre condivise da Seroux32, Della Valle è citato per la prima volta nella sezione scultura in relazione all’autore dei bassorilievi della porta bronzea della cappella dedicata a San Giovanni Evangelista nel Battistero di San Giovanni in Laterano33, per ricomparire nella nota a esplicativa della tavola XXIII come colui che decifrò l’iscrizione con i nomi degli autori sul ciborio di Arnolfo di Cambio in San Paolo fuori le mura, e ancora nella nota b del testo correlato alla tavola XXIV con l’incisione del monumento funebre del Cardinale Consalvo Gudiel in Santa Maria Maggiore, sempre a Roma, del quale Della Valle individua la datazione34. In relazione alle sculture della facciata del Duomo di Orvieto, Seroux non manca di rivendicare la precedenza cronologica dei suoi disegni rispetto a quelli realizzati per le tavole della Storia del Duomo di Orvieto, le cui vicende hanno voluto che andasse alle stampe alcuni anni prima dell’Histoire de l’Art35. Se è vero che il francese sceglie in più occasioni di non abbracciare le tesi pubblicate nell’opera di Della Valle – che giudica « ricca di dettagli curiosi »36 – è altrettanto vero che dimostra di apprezzarne le tavole tanto da servirsene, preferendole ai due disegni di Carlo Cencioni realizzati al cospetto dell’opera37. In relazione al Della Valle, merita una riflessione la menzione ad Arnolfo di Lapo; in riferimento all’intervento dello scultore in San Paolo 29 Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., II (Sculpture), pp. 17 e 29 e IV pl. XXI nr. 8, XXXII nr. 7, 8, 9 e 10, XXIV nr. 4, XXXV nr. 2, 3, 4, 6 e 7; Da Morrona, Pisa illustrata cit., II, tavv. II, III, IV, VI, VIII, IX e X e p. 43-104. 30 Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., p. 205 e nt. 61. M. Dei, Genesi e ricezione delle Lettere Sanesi di Guglielmo della Valle, in Prospettiva 105 (2002), pp. 51-66. 31 G. Previtali, Guglielmo Della Valle, in Paragone 7 (1956), 77, pp. 3-11;. Cfr. anche G. Fagioli Vercellone, ad vocem. Della Valle, Guglielmo, in Dizionario Biografico degli Italiani, 37, Roma 1989, pp. 751-755. 32 Cfr. infra p. XXXXX. 33 Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., II (Sculpture), p. 49, IV pl. XXI. 34 Ibid., p. 51. 35 Ibid., pp. 66 e 65 nt. b); III (Sculpture), p. 30. 36 Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., II (Sculpture), p. 65 nt. b). 37 I due disegni forniti al d’Agincourt da Cencioni, disegnatore anche del Della Valle, raffigurano la Creazione di Abramo e la Creazione di Eva (Vat. lat. 9846, ff. 17v e 18v). I calchi utilizzati per le incisioni della tavola XXXV sono conservati in Vat. lat. 9840, ff. 59r, 60r, 61r. Cfr. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., p. 150.
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fuori le mura Seroux afferma che il rinnovamento dell’arte è dovuto « à quelque élève de l’Ecole Toscane », e che il nome “Arnolfus” letto sul tabernacolo della chiesa romana non può essere altri che quell’Arnolfo di Lapo citato da Vasari38. Già Previtali notava la riproposizione da parte di Seroux del nome “Arnolfo di Lapo” in luogo di quello corretto precedentemente e proposto proprio da Della Valle, studioso che peraltro Seroux cita nella relativa nota a39. Il motivo della riproposizione del nome vasariano in luogo del più aggiornato del Della Valle sembra il frutto di una scelta consapevole dello storico dell’arte francese, forse dovuta a quella « ipercritica prudenza » nei confronti dei risultati raggiunti dagli eruditi locali negli anni immediatamente precedenti la stesura della sua opera, ma certamente non ad una scarsa capacità di valersi delle novità di questi, né ad un problema di temp istica relativa allo scarto tra la stesura dell’opera e la sua pubblicazione40. La lunga nota su Arnolfo di Lapo, la prima relativa ad uno scultore, nella quale Seroux accenna alla sua attività e ne espone la fortuna critica da Vasari in poi con i riferimenti alle pubblicazioni di Della Valle e Mariotti, è stata aggiunta in un secondo momento ed è ormai dato acquisito che il francese ampliò e modificò la sua opera almeno fino al 1810. E il già citato episodio dei due bassorilievi della facciata del Duomo di Orvieto calcati direttamente dalle incisioni di Della Valle è ulteriore dimostrazione della conoscenza da parte di Seroux dell’opera del collega41. Il secondo nucleo di fonti utilizzate è costituito dalle opere romane, che qui citiamo in ordine di menzione all’interno dell’Histoire: Memorie istoriche della chiesa e convento di S. Maria Aracoeli di Casimiro da Roma42, Sacrarum Basilicae Vaticanae cryptarum Monumenta di Dionysius43, Le Sacre Grotte Vaticane di Torrigio44 e ancora i Vetera monimenta di Ciampini45. La prima risulta citata in relazione al monumento Savelli in Santa Maria Aracoeli, inedito per quanto riguarda la sua riproduzione completa attraverso Ibid., p. 51; IV, pl. XXIII. Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., II (Sculpture), p. 51 nota a), IV, pl. XXIII. 40 Previtali, La fortuna dei Primitivi cit., p. 160. Sull’importanza che lo studio di Previtali ebbe per la definizione di molte attribuzioni e per lo studio delle fonti « da Vasari ai Neoclassici » cfr. M. Ferretti, Un libro di cinquant’anni fa, in La fortuna dei Primitivi: tesori d’arte dalle collezioni italiane fra Sette e Ottocento. Catalogo della mostra, Firenze, Galleria dell’Accademia, 24 giugno-8 dicembre 2014, a cura di A. Tartuferi, G. Tormen, Firenze 2014, pp. 39-66. 41 Cfr. supra, nt. 37. 42 Casimiro da Roma, Memorie istoriche della chiesa e convento di S. Maria Aracoeli, Roma 1736, p. 111. 43 F. L. Dionysius, Sacrarum Basilicae Vaticanae cryptarum Monumenta, Roma 1773, tavv. VII e VIII, e pp. 16, 17 e 18. 44 F. M. Torrigio, Le Sacre Grotte Vaticane, Roma 1639 (2a ed.), pp. 72 e 127. 45 Ciampini, Vetera monimenta cit. 38 39
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l’incisione ma noto grazie alla descrizione di Casimiro, il quale pubblica l’epitaffio leggibile sul monumento e trascritto anche da Seroux46. La tavola XXXV della sezione Sculpture presenta, al numero 18, l’incisione del ritratto marmoreo a mezzobusto di Benedetto XII conservato in San Pietro; l’edizione del 1635 de Le Sacre Grotte Vaticane di Torrigio dedica alcune righe alla descrizione della scultura e dell’iscrizione posta accanto alla statua, dalla quale si evince che il pontefice diede inizio ai lavori di ristrutturazione del tetto della basilica47. Ma di maggior interesse per Seroux, in quanto corredata di incisioni, è sicuramente l’opera di Dionysius; nel Sacrarum Basiliace Vaticanae cryptarum monumenta l’autore dedica le tavole VII e VIII alla scultura di Benedetto XII pubblicandone le incisioni del mezzobusto e le iscrizioni, iscrizioni che Seroux farà riprodurre fedelmente sulla tavola sotto la riproduzione della scultura, forse calcandole proprio da Dionysius48. Dall’opera del contemporaneo inoltre Seroux trae i disegni della statua a mezzobusto di Bonifacio VIII49, di San Pietro di Mino del Regno50, di Paolo II51, tutti coerenti per scelta compositiva e mano del realizzatore al disegno di Benedetto XII52. In Dionysius l’uso dell’incisione risulta sistematico e nel complesso le tavole, riquadrate con al centro la raffigurazione del monumento e le eventuali iscrizioni, forniscono un catalogo dettagliato delle opere conservate nelle Grotte Vaticane, anche se ancora sistemate in forma di elencazione prive di qualsiasi intenzione di confronto tra di esse e di valutazione stilistica. Certamente il valore della sistematicità del ricorso alla riproduzione grafica dei monumenti, pur essendo di per sé di grande interesse, va qui rapportato al carattere dell’opera, che analizza un argomento assai specifico dai termini storici e geografici ben delimitati. In relazione ai busti-reliquiario di Pietro e Paolo in Laterano, Seroux cita Ciacconio, Soresini, Rasponi e Marangoni53. Nucleo interessante di fonti è quello relativo alla città di Napoli, terzo centro culturale del rinnovamento dell’arte. Seroux dedica la tavola XXX al sepolcro di re Roberto e agli altri monumenti della casa angioina, per Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., III (Sculpture), p. 23; IV pl. XXVIII. Torrigio, Le Sacre Grotte cit., pp. 72 e 127. 48 Dionysius, Sacrarum Basilicae cit., tavv. XII, XIII, XLIX, e pp. 16, 17, 18 e 127. 49 Vat. lat. 9846, f. 83v; Dionysius, Sacrarum Basilicae cit., tav. XV. 50 Vat. lat. 9846, f. 25r; Dionysius, Sacrarum Basilicae cit., tav. IX. 51 Vat. lat. 9846, f. 24v; Dionysius, Sacrarum Basilicae cit., tav. LIV. 52 Vat. lat. 9840, f. 71r. 53 A. Ciaconius, Vitae Pontificum, Roma 1630; G. M. Soresini, De capitibus sanctorum apostolorum Petri et Pauli in sacrosancta Lateranensi ecclesia asseruatis opusculum authore Iosepho Maria Soresino Romano, Roma 1673; C. Rasponi, De Basilica et Patriarchio Lateranensi. Libri quatuor ad Alexandrum VII Pont. Max, Roma 1656; G. Marangoni, Istoria dell’antichissimo oratorio, o cappella di San Lorenzo nel Patriarchio Lateranense comunemente appellato Sancta Sanctorum, Roma 1747. 46 47
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dimostrare « ce que cet art dut, tant à Rome qu’à Naples, aux princes de la première maison de France-Anjou »; le incisioni ai numeri 2 e 654, raffiguranti due monete, la prima battuta in occasione della nomina di Carlo d’Angiò a Senatore di Roma nel 1265 e la seconda per festeggiare l’ascesa al trono di re Roberto, sono tratte da Vergara, Monete del Regno di Napoli, opera che illustra la monetazione del Regno da Ruggero I a Carlo VI ordinata cronologicamente55. Nata col solo fine di « appagare la propria curiosità », la raccolta personale di monete di Vergara si trasforma, in seguito all’apprezzamento degli eruditi e alla fortuna editoriale che la materia cominciava ad ottenere in tutta Europa, in una trattazione il più possibile esaustiva, corredata da disegni e anticipata da notizie sugli imperatori che illustrino il contesto nel quale ogni moneta venne battuta56. Una delle fonti più utilizzate dell’intera Histoire de l’Art è Les Monumens de la monarchie francaise di Bernard de Montfaucon, monumentale opera in cinque volumi pubblicata tra il 1729 e il 1733, meno nota ai contemporanei rispetto alla precedente Antiquitée expliquée57 ma fondamentale per la formazione di Seroux, e prima pubblicazione in cui sia dato tanto spazio alla raffigurazione di opere del Medioevo58. Sulla tavola XXX l’opera è infatti citata in riferimento alla statua di Isabella di Francia, sorella di Luigi e Carlo d’Angiò, situata nell’abbazia di Long-Champ, non lontano da Parigi. Il foglio nell’album vaticano che raccoglie il materiale per l’incisione presenta a sinistra il disegno di Isabella e a destra quello del figlio Carlo I, entrambi riprodotti dalla tavola XIX del secondo volume di Montfaucon, raffigurante i tre figli di Luigi VIII59; nella tavola XXX dell’Histoire de l’Art Seroux trae da Montfaucon solamente l’immagine di Isabella, preferendo per quella di Carlo I riprodurre la statua, attribuita ad Arnolfo di Cambio, tuttora in Campidoglio del re angioino nelle vesti di Senatore di Roma (Fig. 2)60. 54 Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., II (Sculpture), pp. 60-63; III p. 27; IV pl. XXXV; Vat. lat. 9840 f. 57v. 55 C. A. Vergara, Monete del Regno di Napoli da Roggiero, primo Rè, sino all’Augustissimo Regnante Carlo VI. Imperadore, e III. Rè Cattolico, Roma 1715, tavv. IX e XII. 56 Ibid., Prefazione. 57 B. de Montfaucon, L’antiquité expliquée et répresentée en figures, Paris 1719-1724. 58 Id., Les monumens de la monarchie française, qui comprennent l’histoire de France, avec les figures de chaque règne que l’injure des tems à épargnées (5 voll.), Paris 1729-1733; cfr. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., p. 120, ntt. 72-75. E. Pommier, Le caractère des temps, in Histoire de l’histoire de l’art, Cycles de conférences organisés au musée du Louvre, 1994-1995, Paris 1997, II, p. 22; Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., p. 129; F. Russo, Itinera literaria et antiguites du Moyen Äge. L’Italie de Jean Mabillon et Bernard de Montfaucon, in Viaggi e coscienza patrimoniale. Aubin-Louis Millin (1759-1818) tra Francia e Italia, a cura di A. M. D’Achille, A. Iacobini, M. Preti Hamard, Roma 2011, pp. 33-46. 59 De Montfaucon, Les monumens cit., II, tav. XIX, p. 121; Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., IV, pl. XXX; Vat. lat. 9840, f. 57v. 60 I disegni si trovano in Vat. lat. 9840, f. 55v.
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Fig. 2. Vat. lat. 9840, f. 55v: autore ignoto, statua del re Carlo d’Angiò nelle vesti di Senatore di Roma dei Musei Capitolini a Roma, disegno a matita e inchiostro su carta.
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Il disegno del monumento funebre di Roberto d’Angiò, opera principale tra quelle individuate su questa tavola, non sembra essere desunto da stampe precedenti, risultando dunque inedito anche se Seroux non lo indica, come fa abitualmente con molto orgoglio quando descrive monumenti mai incisi prima di allora. In relazione al monumento funebre del re di Napoli, d’Agincourt informa il lettore di aver tratto le notizie da Bernardo De Dominici e dalle sue Vite61. In polemica con Vasari e assertore della superiorità dell’arte di Napoli rispetto alla scuola toscana tanto da considerare il fantomatico Masuccio Secondo, a cui attribuisce il monumento funebre di re Roberto, addirittura superiore a Michelangelo, De Dominici offre un quadro dettagliato della scultura napoletana del Trecento, analizzando i singoli episodi spesso con pertinenti osservazioni stilistiche. Seroux, sulla scorta di De Dominici, attribuisce a Masuccio Secondo, oltre al già citato monumento funebre, i monumenti sepolcrali di Carlo duca di Calabria, della famiglia Merlotto in Santa Chiara e quello della regina Sancia d’Aragona, già in Santa Croce di Palazzo a Napoli62. Le altre fonti sei e settecentesche citate da Seroux nel corso della sua analisi dei monumenti della città di Napoli si presentano come opere di erudizione locale perlopiù di taglio storico, prive di raffigurazioni63. I disegni inediti: casi di studio Il ciborio di San Paolo fuori le mura a Roma I disegni del ciborio di Arnolfo di Cambio in San Paolo fuori le mura (Vat. lat. 9840, ff. 39r, 40r e 40v) rappresentano un esempio esauriente delle fasi di lavoro dal disegno dal vero all’incisione e del metodo di lavoro di Seroux e Macchiavelli, assiduo collaboratore del francese, autore di tutti i disegni preparatori per le tavole che comprendevano più monumenti e di molti dei fogli romani, oltre ad essere colui che adattava alle esigenze di stampa i fogli provenienti da tutta Italia e controllava i disegni di monumenti romani copiati da incisioni già esistenti64. B. De Dominici, Vite de’ pittori scultori e architetti napoletani, Napoli 1742, I, pp. 55 e 46. Pl. XXX nr. 9 e 10, XXXV nr. 13 e XXXVI. 63 C. D’Engenio Caracciolo, Napoli Sacra, Napoli 1624, p. 249; G. A. Summonte, Historia della città e Regno di Napoli, Napoli 1675, II, pp. 391-417. 64 E. Calbi, Un album di Gian Giacomo Macchiavelli, disegnatore del D’Agincourt, in Ricerche di storia dell’arte 33 (1987), pp. 31-48; I. Miarelli Mariani, Le illustrazioni per l’ “Histoire de l’Art par les monumens” di Jean-Baptiste Seroux d’Agincourt, in Antonio Canova. La fortuna figurativa e letteraria dei grandi centri italiani, I, Venezia e Roma, Bassano del Grappa 2005, pp. 115-120; D. Mondini, Apprendre à “voir” l’histoire de l’art: le discours visuel des planches de l’ ‘Histoire de l’art par les monumens’ de Seroux d’Agincourt, in Histoire de l’histoire de l’art en France au XIX siècle, Paris 2008, pp. 153-166, 510-513. 61 62
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Il foglio 40r (Fig. 3) è realizzato dal vero a matita. Curato nella resa generale ed estremamente dettagliato nella definizione dei particolari architettonici e delle sculture che lo adornano, presenta la consuetudine macchiavelliana di appuntare a matita notizie relative a particolari non apprezzabili dal disegno ma utili alla riproduzione incisa – il contenuto delle iscrizioni, i punti in cui sono presenti mosaici e bassorilievi e i numeri relativi alle proporzioni delle colonne – oltre che per la presenza, sotto il ciborio tra le colonne, della decorazione della volta, non apprezzabile da una visione frontale del monumento. Sul disegno interviene in un secondo momento Seroux, a correggere alcune parti dell’iscrizione trascritta da Macchiavelli in alto a sinistra del foglio e ad inserire il numero della tavola che conterrà l’incisione del monumento. Il f. 39r (Fig. 4) è il disegno preparatorio per la tavola XXIII eseguito dallo stesso Macchiavelli. Il disegno del ciborio risulta realizzato a più riprese: al centro è posta la veduta ovest del baldacchino, verso l’ingresso, delineato con un sottile tratto di inchiostro nero, più preciso nell’individuazione della struttura architettonica ed estremamente approssimato nella resa dei partiti decorativi; ai lati sono raffigurate, a matita e poi contornate ad inchiostro, le figure di Adamo ed Eva a rilievo poste sui pennacchi dell’arco ogivale del prospetto nord e due angeli della parte interna del tabernacolo, che compaiono sulla tavola sotto i numeri 2, 3, 4 e 5. In basso al f. 40r (Fig. 5) sono disegnati i due rilievi di Adamo ed Eva e due angeli. L’ultimo foglio, il 40v, presenta un’incisione di Ludovico Feliciani raffigurante il ciborio, realizzata nello stesso giro di anni ma non utilizzata per l’Histoire de l’Art. I disegni del monumento arnolfiano rivestono un alto interesse in quanto precedenti al disastroso incendio che distrusse gran parte della basilica ostiense. L’osservazione dei disegni dell’album vaticano contribuisce a far luce sulla dibattuta questione relativa all’autenticità di molte parti del ciborio, e si inserisce a pieno titolo tra le fonti descrittive e iconografiche già in possesso degli studiosi65. Anita Moskovitz in un intervento del 1998 sull’entità dei danni causati al ciborio la notte tra il 15 e il 16 luglio 1823 aveva sostenuto che numerose sono le parti del monumento eseguite ex novo nel XIX secolo66, convinzione che ha generato qualche perplessità in Anna Maria D’Achille nel suo contributo del 2006, nel quale pubblica uno dei disegni di Seroux67. 65 Ad esempio, Anita Moskovitz basa le sue ipotesi sull’osservazione delle vedute dell’interno della basilica subito dopo l’incendio e sulla relazione della visita che Gregorio XVI effettuò alla basilica il 19 ottobre 1836 per controllare lo stato dei lavori di ricostruzione, pubblicata in Diario di Roma 87, 1836, Supplemento, pp. 97-98. 66 A. Moskovitz, Arnolfo, non-Arnolfo: new (and Some Old) Observations of the Ciborium in San Paolo fuori le mura, in Gesta 37, 1 (1998), pp. 88-102. 67 A. M. D’Achille, Il ciborio di San Paolo fuori le mura tra autografia e restauro mimetico, in Arnolfo di Cambio e la sua epoca. Costruire, scolpire, dipingere, decorare. Atti del convegno internazionale di studi, Firenze-Colle Val d’Elsa, 7-10 marzo 2006, a cura di V. Franchetti Pardo, Roma 2006, pp. 157-166.
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VALENTINA FRATICELLI
Fig. 3. Vat. lat. 9840, f. 40r: Gian Giacomo Macchiavelli, ciborio della basilica di San Paolo fuori le mura a Roma, disegno a matita su carta.
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Fig. 4. Vat. lat. 9840, f. 39r: Gian Giacomo Macchiavelli, ciborio della basilica di San Paolo fuori le mura a Roma, disegno a matita e inchiostro su carta.
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VALENTINA FRATICELLI
Fig. 5. Vat. lat. 9840, f. 40r: Gian Giacomo Macchiavelli, particolari del ciborio della basilica di San Paolo fuori le mura a Roma, disegno a matita e inchiostro su carta.
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Dal disegno del f. 40r con i rilievi di Adamo ed Eva risulta complesso accertare l’autenticità del tondo con Dio accanto ad Adamo, messa in dubbio da Moskovitz, anche se il confronto tra la raffigurazione e alcune fotografie recenti restituisce una assoluta identità iconografica e fisiognomica tra il disegno settecentesco e il rilievo come si presenta oggi che farebbe propendere per un’ipotesi di autenticità; l’osservazione del disegno conferma, anche se l’analisi stilistica lasciava pochi dubbi a riguardo, l’autenticità dei due angeli turiferari in volo all’interno del ciborio, di cui quello di destra già all’epoca di Seroux risultava privo dell’avambraccio sinistro. La relazione del recente intervento conservativo realizzato sul monumento interviene a fugare ogni dubbio circa l’entità del restauro ottocentesco: in quell’occasione infatti si sostituirono le colonne con gli attuali esemplari in porfido rosso, e vennero risarciti, con lo stesso marmo di Carrara utilizzato da Arnolfo, il braccio destro di Eva, alcune sezioni di colonnine e la testa di San Timoteo68. Discorso a parte merita la questione del rimontaggio ottocentesco. L’appunto di Macchiavelli sul foglio in oggetto – « in faccia all’altare maggiore » – sembrerebbe confermare l’ipotesi di Moskovitz secondo cui alcuni rilievi vennero, al momento del restauro, collocati in una posizione diversa da quella originaria69. La parete del ciborio con i rilievi di Adamo ed Eva guarda oggi verso nord e non, come indicato sul foglio, verso l’altare maggiore, a est; i due rilievi sarebbero stati dunque dopo i restauri montati erroneamente verso settentrione in luogo dell’originaria posizione verso l’abside, errore che sarebbe confermato dalla descrizione che Seroux fa della tavola XXIII, nella quale afferma che le figure di Adamo ed Eva sono poste sul timpano dell’arco ogivale opposto a quello raffigurato nella visione d’insieme del tabernacolo70. La trascrizione dell’iscrizione posta alla base del pinnacolo di destra, « cum suo socio petrus » in luogo del corretto « cum suo socio petro », sembrerebbe frutto di una svista del disegnatore. Sul catalogo della mostra Bonifacio VIII e il suo tempo è stata pubblicata un’acquaforte tratta dal ciborio ostiense71, datata al 1830, che non è altro che 68 I risultati dell’intervento di restauro sono pubblicati in S. Guido, Il restauro del ciborio di Arnolfo di Cambio, in Annali della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti dei Virtuosi al Pantheon 9 (2009), pp. 375-383. 69 Moskovitz aveva avanzato l’ipotesi osservando la veduta del ciborio di Luigi Rossini, pubblicata in D’Achille, Il ciborio cit., p. 156 fig. 4. La D’Achille pubblica i due disegni del f. 40r, indicandoli come f. 38r; cfr. ibid., fig. 6. 70 Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., III (Sculpture), p. 18. Nel contributo di Guido sui restauri del 2009 non vi è accenno a questa probabilità, che le testimonianze iconografiche sembrano confermare. 71 L’acquaforte è pubblicata in Bonifacio VIII e il suo tempo: anno 1300 il primo giubileo. Catalogo della Mostra, Roma 12 aprile-16 luglio 2000, a cura di M. Righetti Tosti-Croce, Milano 2000, p. 197, e conservata a Milano nella Raccolta Bertarelli in Castello Sforzesco, n. 1312 cart. n. 19-7. Nella Civica Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli” di Milano sono conservate almeno altre due incisioni della stessa serie, ossia le tavole XXXIV e XXXVI della Storia dell’arte, raffiguranti il Monumento funebre di San Pietro Martire in Sant’Eustorgio a Milano e il tabernacolo dell’altare maggiore della basilica di San Giovanni in Laterano a Roma. L’incisione
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una prova di stampa per l’edizione milanese del 1825 dell’Histoire de l’Art. Ciò è confermato dalla presenza della firma di Carattoni, incisore delle tavole di scultura e pittura dell’edizione milanese, distinte da quelle dell’edizione francese72. L’arco del chiostro gotico del monastero di Santa Scolastica a Subiaco La conoscenza di tutti i disegni dell’album vaticano permette di comprendere appieno quale sia stato l’approccio di Seroux ai monumenti, e di analizzare le sue scelte rispetto alla sezione Scultura. Capita di notare, ad esempio, come una stessa opera subisca una diversa modalità di approccio se osservata dal punto di vista scultoreo o architettonico; per questa ragione ritengo che le sezioni di Scultura e di Architettura dell’Histoire de l’Art debbano considerarsi complementari. Ancora lontano dalle definizioni e categorie estetiche moderne, che hanno da tempo stabilito come nel Medioevo architettura e scultura fossero intimamente legate, Seroux nel considerare le opere parte dell’una o dell’altra arte, applica il più semplice dei criteri: tutto ciò che ha una funzione strutturale è considerata architettura, ciò che è pura decorazione a rilievo è scultura; questo il motivo per cui sfogliando le tavole e i disegni preparatori della sezione Scultura non troveremo capitelli, né portali. E questa scelta condiziona lo stile del disegno di riproduzione; il segno grafico analitico, l’attenzione alle dimensioni e alle proporzioni tra le parti, nei disegni di scultura lascia il posto ad una maggiore attenzione al dettaglio decorativo e rende più libero il disegnatore di esprimere il proprio sentire attraverso la riproduzione dell’opera d’arte medievale. Nel codice Vat. lat. 9846 sono conservati alcuni fogli che riproducono insieme e particolari dell’arco a controcurva posto sulla parete ovest del chiostro gotico del monastero di Santa Scolastica presso Subiaco73. L’arco, di forme del tabernacolo lateranense è pubblicata in S. Szymanski, G. Carattoni incisore, Trento 1980, p. 52, l’incisione milanese è stata digitalizzata ed è possibile visionarla sul sito www.comune.milano.it/ graficheincomune, corredata da una scheda. L’arca di San Pietro Martire in Sant’Eustorgio era stata in precedenza incisa in Da Morrona, Pisa illustrata cit., tomo II, tav. IX, p. 199, fonte citata in Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., III (Sculpture), p. 31. Anche se i fogli milanesi erano già noti, non ne era ancora stata compresa l’originaria destinazione. 72 Le edizioni italiane furono due, una edita da Ticozzi per gli editori Giachetti di Prato, e la nostra edita da Fanfani di Milano; cfr. Seroux d’Agincourt, Storia dell’arte dimostrata coi monumenti dalla sua decadenza nel IV secolo fino al suo risorgimento nel XVI, Prato 1826-29; ibid., Milano 18241837; Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., p. 158 nt. 32. Entrambe le edizioni italiane non si servirono dei rami originali dell’edizione francese. Nel 1825 Ranieri Fanfani annuncia sul numero XL della “Biblioteca Italiana”, l’imminente pubblicazione dell’edizione della Storia dell’arte del d’Agincourt da lui curata, con incisioni del Liverani e del Carattoni, e la revisione dell’architetto Antolini, lo stesso che aveva realizzato per Seroux i disegni di Subiaco, cfr. Biblioteca italiana o sia giornale di letteratura, scienze ed arti compilato da varj letterati, XL, 10 (1825), p. 427. 73 Per un approfondimento sull’arte e l’architettura del monastero di Santa Scolastica
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gotiche flamboyant (Figg. 6 e 7), è inquadrato da un prospetto rettangolare leggermente aggettante rispetto alla parete sulla quale insiste ed è composto da un doppio archivolto, uno interno ad arco acuto decorato con figure di profeti, l’altro esterno a contre-courbe con figure di angeli nell’intradosso, due nicchie alle imposte e un fiore all’apice. Nello spazio che l’andamento cigliato dell’arco esterno crea tra questo e l’arco interno, campeggia la figura della Vergine assisa, mentre due angeli le pongono una corona sul capo. Il disegno dell’insieme, f. 81r (Fig. 8), dal tratto sicuro, tradisce una certa velocità di esecuzione nella resa dei particolari decorativi, appena schizzati, dovuta alla realizzazione dal vero. Frutto di una riproduzione de visu delle sculture anche i disegni dei particolari decorativi, nonostante una maggior precisione nella definizione delle figure dovuta certamente all’intenzione del disegnatore di individuare con cura i caratteri stilistici di queste. In alto a sinistra del foglio 79r (Fig. 9) è raffigurato un angelo posto su una mensolina, il cui corpo assume una posizione incurvata che va ad assecondare l’andamento cigliato dell’arco; si tratta della riproduzione dell’angelo posto al vertice della teoria di figure celesti scolpite nell’intradosso sinistro dell’arco esterno, colui che va a posare la corona sul capo della Vergine. Accanto a questo, sul medesimo foglio, è raffigurato l’angelo musicante collocato nello stesso intradosso, subito prima dell’angioletto incoronante; realizzato con maggior cura rispetto al precedente, forse perché la posizione della scultura originale ne permetteva da parte del disegnatore una visione migliore e quindi una più agevole rappresentazione, l’angelo musicante è raffigurato con nimbo, ali e uno strumento a corde tra le mani; l’appunto ad esso riferito (« a mano manca il secondo giro ») allude alla posizione assunta dall’angelo all’interno dell’arco. La nota manoscritta che corre appena sopra il disegno del terzo particolare, che raffigura uno dei patriarchi dell’intradosso dell’arco acuto, recita « il primo a mano manca », in riferimento alla posizione della scultura lungo il lato sinistro dell’arco interno. L’attuale stato conservativo delle sculture dell’arco, realizzate in calcare marnoso o arenaria “trubo”, materiali molto teneri e facilmente deperibili74, non permette di individuare con sicurezza di quale scultura il disegno sia riproduzione, ma ipotizziamo si possa trattare della raffigurazione del primo profeta a sinistra della chiave di volta dell’arco interno, posto in corrispondenza dell’angelo musicante del precedente disegno; di buona qualità esecutiva, il disegno propone all’interno di una nicchia decorata a motivi geometrici intrecciati, una figura coronata con barba e un abito drappeggiato che scende dalla spalla sinistra formando morbide pieghe all’altezza del braccio. nei secoli del Medioevo si veda R. Cerone, La regola e il monastero. Arte e architettura in Santa Scolastica a Subiaco secoli VI-XV, Roma 2015 (Saggi di Storia dell’arte, 45); in particolare si veda il paragrafo Le trasformazioni dell’abbaziale e la fondazione dell’atrio gotico, pp. 113-120. 74 A. Ricci – M. A. Orlandi, Lo spazio del silenzio – Storia e restauri dei monasteri benedettini di Subiaco, Subiaco 2004, p. 131.
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Fig. 6. Arco del chiostro gotico del monastero di Santa Scolastica a Subiaco.
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Fig. 7. Arco del chiostro gotico del monastero di Santa Scolastica a Subiaco, particolare delle figure dell’intradosso dell’arco.
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Fig. 8. Vat. lat. 9840, f. 81r: Gian Giacomo Macchiavelli, arco del chiostro gotico del monastero di Santa Scolastica a Subiaco, disegno a matita su carta.
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Fig. 9. Vat. lat. 9840, f. 79r: Gian Giacomo Macchiavelli, arco del chiostro gotico del monastero di Santa Scolastica a Subiaco, particolari delle figure dell’intradosso dell’arco, disegno a matita su carta.
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Sotto i tre disegni appena descritti, un quarto raffigura la Vergine assisa in trono, la cui resa risulta estremamente fedele all’originale, sia nella postura che nell’individuazione delle pieghe del drappeggio della veste, così come nei particolari decorativi del trono, eccezion fatta per la corona che qui risulta già stabilmente posata sul capo. Al centro del f. 79r (Fig. 10) un piccolo disegno raffigura il primo dei profeti dell’intradosso destro dell’archivolto interno, anch’esso individuato all’interno di una nicchia, e poggiante sul peduccio d’imposta dell’arco; il breve appunto ad esso riferito ne indica la posizione rispetto all’arco: « Il primo entrando a mano diritta ». I disegni dell’arco di Subiaco sono ascrivibili ancora una volta alla mano di Macchiavelli, a cui sono da attribuire anche gli appunti redatti a matita in lingua italiana; a Seroux, come di consueto, appartengono invece le indicazioni tracciate ad inchiostro, in francese, che forniscono informazioni sul monumento (sul f. 79r « S. Scolastica sur la porte du cloitre du XIe » scritto due volte, e sul f. 81r « XIe S. Scolastica »). Nella sezione Architecture dell’Histoire de l’Art, l’abbazia del Sacro Speco e il monastero di Santa Scolastica sono ampiamente descritti nel capitolo dedicato alle prime realizzazioni gotiche in Italia tra IX e XII secolo, e illustrati nella relativa tavola XXXV 75; Seroux analizza i vari ambienti di Santa Scolastica e fa incidere pianta, spaccati e numerosi particolari costruttivi del monastero, tra i quali non manca di inserire (fig. P della tavola XXXV) l’arco a controcurva, riproposto anche nella tavola XLII nr. 3 nell’ambito di una breve rassegna delle tipologie di arco utilizzate nell’architettura gotica76. Per queste incisioni Seroux non utilizza i disegni sopra descritti di Macchiavelli bensì, come sarà lui stesso ad indicare, quelli fornitigli dell’architetto e teorico romano Giovanni Antolini, uno tra i maggiori esponenti italiani del Neoclassicismo77. Curioso notare che nella sezione Sculpture non si faccia riferimento alcuno all’arco gotico nonostante il monastero di Subiaco sia menzionato in relazione a un bassorilievo scolpito con figure di due animali fantastici e un’iscrizione con la data di consacrazione dell’abbazia (tavola XXVI nr. 6)78; il disegno di questa formella scolpita è, ancora una volta, realizzato da Macchiavelli, e suo è l’appunto « S. Scolastica architettura » che fa riferimento proprio alla sezione all’interno della quale trova spazio la descrizione del monastero79. 75 Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., III (Architecture), pp. 32-35; IV pl. XXXV; Vat. lat. 13479, ff. 316r-324r. 76 Vat. lat. 13479, f. 324r. 77 M. G. Marziliano, Giovanni Antonio Antolini architetto e ingegnere (1753-1841), FaenzaBologna 2000. 78 Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art cit., III (Sculpture), p. 20; IV, pl. XXVI. 79 Vat. lat. 9840, f. 44r.
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Fig. 10. Vat. lat. 9840, f. 79r: Gian Giacomo Macchiavelli, arco del chiostro gotico del monastero di Santa Scolastica a Subiaco, particolare di uno dei profeti, disegno a matita su carta.
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La resa del disegno dell’Antolini dell’arco a controcurva (Figg. 11 e 12)80 è assai diversa da quella macchiavelliana. Qui l’attenzione del disegnatore è tutta rivolta alla forma dell’arco e non alla sua decorazione scultorea; i due archivolti, interno ed esterno, sono rappresentati con estrema precisione, e i tratti di inchiostro che li delineano sono ridotti all’essenziale. Una sottile fascia ad acquerello nero inquadra il prospetto aggettante, al centro del quale è raffigurato l’arco tramite sottili tratti neri che delineano con estrema precisione i profili dei due archivolti, le basi sulle quali questi poggiano e le modanature. Nessuna attenzione è dedicata agli elementi decorativi e alle sculture degli intradossi, che risultano distrattamente abbozzati. Tutte le parti del monumento sono colorate con acquerello grigio di varie gradazioni. L’analisi appena effettuata genera almeno un paio di riflessioni: 1- una lettura, anche se attenta, della sola sezione relativa alla scultura avrebbe fornito un’informazione errata circa la mancata considerazione da parte di Seroux di uno degli episodi più significativi dell’arte gotica italiana ed europea; 2- la scelta dei disegni per le incisioni è nell’Histoire de l’Art sempre subordinata all’idea dell’arte, a quel fil rouge Progresso – Decadenza – Rinnovamento che Seroux non perde mai di vista, per assecondare il quale spesso penalizza alcune opere la cui qualità intrinseca, il cui valore stilistico, meriterebbero un’attenzione particolare. La decisione di collocare il disegno dell’arco dell’atrio gotico di Santa Scolastica all’interno della sezione di Architecture piuttosto che in quella di Sculpture è esemplare per comprendere le modalità di scelta delle opere da incidere: ai fini del discorso, il monumento si dimostra esemplare dal punto di vista tipologico piuttosto che stilistico, in quanto unico esempio menzionato nell’Histoire de l’Art della particolare forma a controcurva dell’arco gotico. Verosimilmente ignaro della presenza di archi a controcurva in territorio abruzzese81, nei suoi viaggi Seroux dovette entrare senza dubbio in contatto con i più noti esempi veneziani e napoletani di questa particolare forma ma, nel proporre un caso esemplare della tipologia architettonica dell’arco, Seroux sceglie l’esempio di Subiaco, in virtù delle sue caratteristiche formali che lo rendono affine ai prototipi d’oltralpe, anzi direttamente discendente da questi in quanto realizzato proprio da maestranze straniere; la linearità e la sobrietà decorativa, inoltre, permettono di isolare le caratteristiche architettoniche della tipologia dell’arco inflesso e di convogliare l’attenzione sulla forma. Vat. lat. 13479, f. 323r In Abruzzo la tipologia della contre-courbe è riscontrabile nei portali di San Massimo ad Isola del Gran Sasso, di Sant’Agostino ad Atri, di San Pietro a Leonessa. Su questi esempi e sui possibili legami con l’arco di Santa Scolastica cfr. un contributo della sottoscritta in corso di stampa, V. Fraticelli, Matteo Capro da Napoli, in corso di stampa. Nei codici del ‘fondo Seroux’ vi è un unico disegno che raffigura un’opera scultorea abruzzese, la porta bronzea dell’abbazia di San Clemente a Casauria (Vat. lat. 9846, f. 49r). 80 81
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Fig. 11. Vat. lat 13479-II, f. 323r: Giovanni Antolini, arco del chiostro gotico del monastero di Santa Scolastica a Subiaco, disegno ad inchiostro e acquerello su carta.
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Fig. 12 Vat. lat. 13479-II, f. 324r: Giovanni Antolini, arco del chiostro gotico del monastero di Santa Scolastica a Subiaco, prospetto della parete ovest, disegno ad inchiostro e acquerello su carta.
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L’ultima nota da aggiungere riguarda l’errore nella datazione dell’arco così come di tutto il chiostro, considerati di XI secolo. L’arco è verosimilmente da datare tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo. A Subiaco viveva una comunità monastica internazionale, in cui la convivenza di monaci provenienti da ogni parte d’Europa, e ancor più il ruolo maggioritario che tedeschi e spagnoli acquisirono a partire dai primi anni del Quattrocento, ebbero ripercussioni anche nella produzione artistica. Considerato il frutto di influenze artistiche della Germania meridionale82, l’arco di Santa Scolastica va invece analizzato alla luce della forte componente iberica che caratterizza il monastero tra il 1362 e il 1515, e attribuito, secondo gli studi più recenti, al periodo in cui il monastero era governato da Giovanni di Torquemada83. Il tabernacolo della basilica di San Clemente a Roma Il f. 31r del Vat. lat. 9846 contiene il disegno non inciso sulle tavole dell’Histoire de l’Art del piccolo tabernacolo dalla basilica di San Clemente a Roma (Figg. 13 e 15)84; una nicchia sostenuta da una mensola al cui interno su fondo a mosaico si stagliano delle figure a rilievo, incorniciata da un piccolo timpano trilobo archiacuto, all’interno del quale è posto un clipeo con l’agnello su fondo blu, sostenuto da colonnine tortili mosaicate sulle quali in origine campeggiavano due figure a tutto tondo, forse due angeli. Il disegno, finito, ad inchiostro rosso, risulta di ottima qualità esecutiva e cura nella resa dei particolari, il cui tratto secco e preciso lo rende ascrivibile con certezza a Macchiavelli. L’analisi dei dettagli permette di ipotizzare che l’autore abbia realizzato dal vero il disegno a matita, appuntandovi come di consueto indicazioni relative ai colori e alle forme dei particolari decorativi, e in un secondo momento abbia rifinito il disegno in studio, ripassando i tratti con l’inchiostro. A sinistra del tabernacolo, a matita, è presentato di nuovo lo schizzo del volto di una G. Giovannoni, I monasteri di Subiaco, I, L’Architettura, Roma 1904. Cerone, La Regola e il monastero cit., pp. 113-120; I monasteri benedettini di Subiaco, a cura di C. Giumelli, Cinisello Balsamo 2002, con bibliografia precedente. Per un confronto tipologico con l’ambiente spagnolo cfr. E. Millls, A Group of Catalan Fourteenth Century Churches, in The Art Bulletin 19, 3, (1937), pp. 403-422 fig. 13. 84 Cfr. L. Boyle, An ambry of 1299 at San Clemente, Rome, in Pontifical Istitute af Mediaeval Studies, 1964, rist. in San Clemente Miscellany, II, Art and Archaeology, Roma 1978, pp. 36-59; G. B. Ladner, Die Papstbildnisse des Altertums und des Mittelalters, II, Von Innocenz II. zu Benedikt XI, Città del Vaticano 1970, pp. 143-144; A. Paravicini Bagliani, Le chiavi e la tiara. Immagini e simboli del papato medievale, Roma 1998, p. 72; A. M. D’Achille, Da Pietro D’Oderisio ad Arnolfo di Cambio. Studi sulla scultura a Roma nel Duecento, Roma 2000, pp. 83-85 e ntt. 262 e 263. 82
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delle due figure degli angeli a tutto tondo, mentre a destra, oltre ad alcuni riferimenti ai colori delle tessere del mosaico del timpano, è schizzato uno stemma, riproposto con maggior cura su un altro foglio incollato appena sotto (Figg. 14 e 16): si tratta dell’emblema del francescano Giacomo Caetani Tommasini, nipote di Bonifacio VIII e da questi nominato Cardinale di San Clemente il 17 dicembre 1295, raffigurato tra le sculture della lunetta nell’atto di farsi presentare dal papa alla Vergine e il cui nome compare nell’iscrizione in cinque esametri – non trascritta sul foglio – posta al di sopra del tabernacolo. Il disegno presenta numerose note manoscritte. In alto a sinistra, a matita, è facilmente leggibile l’appunto “S. Clemente”, riproposto anche ad inchiostro sul verso del foglio. La stessa mano, a mio avviso quella di Seroux, il quale era solito per le opere romane indicare le fonti precedenti da cui aveva tratto notizia dell’opera, appunta appena sotto il disegno: “Les consoles sont etrangeres al […]”, e a sinistra del tabernacolo: “v. Cia-t-1-786 t-2-1816”; la fonte alla quale il francese fa riferimento, citata di nuovo accanto allo stemma (“à droite dans le […] sur une portion […] cibore dont parle Cian. T.1.p.808”), è Vitae et Gesta Summorum Pontificum a Christo Domino usque ad Clementem VIII opera di Alphonsus Ciaconius del 160185. La conferma che il riferimento sia all’erudito andaluso è data dalla trascrizione sul foglio di un piccolo passo tratto dall’opera, riferito all’iscrizione che corre sopra il tabernacolo: “fr. Iacobus Thomasius, Hernicus, Anagninus, sororis pp. ord. fr. Mi”. L’iscrizione in esametri che corre al di sopra del tabernacolo è stata trascritta per la prima volta nel 1570 da Panvinio e poi nel 1588 da Ugonio, prima di essere citata da Ciacconio nel 1601 e 1630, e poi proposta integralmente nell’edizione del 1677, alcuni anni dopo le citazioni di Wadding nel 1628, e di Bruzio e Millini intorno alla metà del secolo, che hanno contribuito a chiarirne il significato86. 85 A. Ciaconius, Vitae et Gesta Summorum Pontificum a Christo Domino usque ad Clementem VIII necnon S.R.E. cardinalium cum eurumdem insignibus. M. Alfonsi Ciaconiusi Biacensis Ordinis Praedicatorum, Romae 1601, col. 647 (ed. cons. 1677, II, p. 322, nella quale è trascritta per intero l’iscrizione). 86 O. Panvinio, Epitome Pontificum Romanorum a s.Petri usque ad Paulum IIII gestorum, Venezia 1557; P. Ugonio, Historia delle stazioni di Roma, Roma 1588, p. 124; Ciaconius, Vita et Gesta cit., col. 830; L. Wadding, Annales minorum, II, Lione 1628, p. 655; G. A. Brutius, “Theatrum romanae urbis”, codice Vat. lat. 11885, f. 200v; B. Millini, “Dell’antichità di Roma”, codice Vat. lat. 11905, f. 22r; P. Rondinini, De S. Clemente Papa et Martyre eiusque Basilica in Urbe Roma, Roma 1706, pp. 266-267; T. De Burgo, Hibernia Dominicana, Colonia 1762, p. 399; J. Mullooly, Saint Clement Pape and Martyr anh his Basilica in Rome, Roma 1873 (2a ed.), p. 395; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese ed altri edifici di Roma dal sec. XI fino ai nostri giorni, IV, Roma 1874, p. 504 nr. 1245.
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Fig. 13. Vat. lat. 9846, f. 31r (part.): Gian Giacomo Macchiavelli, tabernacolo della basilica di San Clemente a Roma, disegno a matita e inchiostro su carta.
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Fig. 14. Vat. lat. 9846, f. 31r (part.): Gian Giacomo Macchiavelli, tabernacolo della basilica di San Clemente a Roma, particolare dello stemma di Giacomo Caetani Tommasini, disegno a matita e inchiostro su carta.
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Fig. 15. Tabernacolo della basilica di San Clemente a Roma.
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Fig. 16. Tabernacolo della basilica di San Clemente a Roma, particolare dello stemma di Giacomo Caetani Tommasini.
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Nonostante il precoce interesse nei confronti dell’elemento paleografico del monumento, la prima testimonianza figurativa del tabernacolo di cui sia giunta notizia è proprio il disegno di Macchiavelli, prima attestazione, intorno al 1790, dell’interesse per il monumento in quanto tale, primo tentativo di esaltare il valore artistico prima che storico del manufatto. Il disegnatore – e dunque Seroux che commissiona il disegno – comprende il ruolo che il tabernacolo ricopre nel panorama figurativo della Roma tra Due e Trecento, e attraverso il disegno ne esalta con consapevolezza il valore artistico, diversamente dagli eruditi che prima di lui avevano attinto al manufatto come ad una fonte per la storia della chiesa, testimonianza materiale del passaggio in San Clemente del Cardinale nipote di Bonifacio VIII. Emblematica è in tal senso la scelta di non trascrivere l’elemento che aveva destato fino a quel momento l’interesse degli eruditi, l’iscrizione, né di citare i nomi dei due illustri protagonisti. Il tabernacolo per la prima volta acquista dignità in quanto oggetto artistico, il cui stile contribuisce a connotare, agli occhi di Seroux, quel particolare momento di passaggio tra il periodo di decadenza e quello del rinnovamento della scultura italiana ed europea. E in questo contesto poco importa se il tabernacolo non viene inserito nelle tavole dell’Histoire de l’Art; altro ordine di scelte portano l’autore a preferire testimonianze più note e dunque più “esemplari” ai fini del suo discorso sull’arte, ma ciò che questo esempio dimostra è che nel momento di genesi della sua opera Seroux abbia sviluppato una modalità del tutto nuova di approccio nei confronti delle opere d’arte, un tentativo di realizzare davvero una storia dell’arte piuttosto che una storia attraverso l’arte, tentativo che si dimostra più vitale nel momento della genesi dell’Histoire de l’Art e più timido nella versione data alle stampe. Lo stemma del cardinale Caetani Tommasini è riproposto dall’autore del disegno tre volte; appena schizzato in alto a destra del foglio (con accanto l’indicazione dei colori “1 verte 2 rouge 3 or”), poi raffigurato con maggior cura, ad inchiostro, sul piccolo foglio incollato sotto il disegno del tabernacolo, e sotto il tabernacolo sulla parasta alla quale questo è addossato, appena accennato a solo contorno e la cui riproposizione non sembra avere uno scopo ben preciso. L’unica ragione che avrebbe potuto spingere il disegnatore a raffigurare il veloce schizzo dello stemma in quella posizione, sarebbe il riferimento alla collocazione originaria. Ma già Boyle 87 affermava che lo stemma era collocato a mosaico sulla parete laterale esterna del tabernacolo accanto all’abside, e l’analisi ravvicinata del manufatto conferma senza ombra di dubbio che la collocazione attuale sia quella originaria. Ritengo possibile che i due fogli (il primo con 87 Il disegno dello stemma era stato riproposto in Ciaconius, Vita et Gesta cit., col. 646 e ed. successive; cfr. Boyle, An ambry cit., p. 40 nt. 15.
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il tabernacolo ed il secondo, incollato sotto il primo, con il disegno particolareggiato dello stemma e gli appunti) siano stati realizzati in due momenti diversi: il disegno del tabernacolo è realizzato dal vero, lo stemma e le note manoscritte riferite a Ciacconio sono state aggiunte a seguito della lettura del passo della Vita et gesta – la calligrafia è infatti di Seroux – e non è escluso che lo stemma non sia frutto di un disegno dal vero ma sia stato copiato dall’immagine presente nell’opera di Ciaconius. Passando all’analisi delle due figure a tutto tondo poste sui piedritti delle colonnine tortili ai lati del timpano, il disegno di Macchiavelli presenta solo la scultura di sinistra, raffigurante un angelo. Ancora Boyle dà notizia che una fotografia del tabernacolo pubblicata da Mullooly nel 1873 mostra l’opera priva della scultura di destra88 e che uno schizzo del 1908 proponeva una ipotetica raffigurazione dell’angelo scomparso89. Oggi, grazie all’inedito disegno vaticano, sappiamo che il tabernacolo era manchevole dell’angelo già quasi un secolo prima rispetto alla fotografia di Mullooly. Allo stato attuale il tabernacolo si presenta privo di entrambe le statue ma, se la scultura di sinistra non risulta in loco già a fine Settecento, l’angelo di destra è stato rimosso solo in epoca relativamente recente, anche se ad oggi, a causa della mancanza di documenti che rendano traccia di questa fase della vita del monumento, risulta difficile stabilire con precisione il momento esatto e il motivo per cui ciò sia avvenuto90. In mancanza di documenti, e ancor più di questi, i disegni e le fotografie sono le fonti più fedeli per la ricostruzione delle fasi della vita dei monumenti; grazie al disegno vaticano abbiamo accertato che già nell’ultimo decennio del Settecento il tabernacolo era privo della scultura a destra del timpano, e grazie alle fotografie effettuate negli anni possiamo risalire con discreta precisione al periodo della rimozione l’angelo di sinistra. Presente nella fotografia realizzata da Krapp91 e in quelle a corredo delle pubblicazioni di Boyle, Ladner e Dixon92, la scultura risulta anco Mullooly, Saint Clement cit., p. 337. F. Raible, Der tabernakel einst und jetzt, Freiburg-im-Breisgau 1908, p. 173 fig. 38. 90 Sono stati coinvolti, per condurre ricerche a riguardo, il Priore della basilica di San Clemente, Rev. Counningham, e la funzionaria della Sovrintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale di Roma, Dott. ssa Morena Costantini, che ringrazio per la gentilezza e la disponibilità accordatami in occasione del sopralluogo in basilica e in Sovrintendenza. Ho avuto anche modo di visionare la scheda OA relativa al tabernacolo. Non è stato invece possibile effettuare un sopralluogo all’interno del Collegio di San Clemente. 91 L. Barclay, The medieval church and canonry of S. Clemente in Rome, in San Clemente Miscellany, III, Roma 1989, fig. 87. 92 M. Dixon Harry, Roman Art in the Late Thirteenth Century. The Civic Context of Papal and Courtly Patronage, in Acta. The Thirtenth Century, Proceedings of the Sny Regional Conferences in Medieval Studies 3 (1976), pp. 95-119. 88 89
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ra in loco nella fotografia di Barclay Lloyd pubblicata nel 198993, mentre manca nelle foto realizzate da Hay e contenute nella medesima raccolta di Barclay, e poi nella foto pubblicata nel 1991 in Roma nel Duecento94. Le riproduzioni di proprietà del Gabinetto Fotografico Nazionale e della Sovrintendenza ai Monumenti del Lazio presentano la scultura, che invece manca nella fotografia della Sovrintendenza BAS di Roma95. Questa breve ricognizione ci permette di affermare con discreta precisione che la scultura venne rimossa negli ultimissimi anni dell’ottavo decennio del secolo scorso; purtroppo estremamente più complesso sarebbe risalire alle motivazioni di questa rimozione e all’attuale luogo di conservazione della scultura. Dal 1677 la basilica di San Clemente e l’annesso Collegio sono amministrati dai Padri Domenicani Irlandesi, che ne gestiscono le attività culturali oltre che religiose; la custodia della basilica e la relativa gestione delle opere d’arte conservate all’interno erano dunque a loro affidate al momento della rimozione della statua. Gli amboni della chiesa di San Pancrazio a Roma Il f. 82r del codice Vat. lat. 9846 contiene il disegno, anch’esso non inciso e ad oggi inedito, raffigurante l’ambone del Vangelo e l’ambone dell’Epistola dalla chiesa di San Pancrazio a Roma (Fig. 17). Il disegno, schizzato dal vero, raffigura a matita, sulla parte centrale del foglio, la veduta frontale dell’ambone del Vangelo, su quella superiore gli schizzi delle due vedute laterali dell’ambone dell’Epistola; attorno alcuni particolari di figure scolpite raffiguranti un’aquila e quattro figure antropomorfe. Il disegno si rivela estremamente interessante perché entrambi gli amboni, realizzati nel 1249, furono distrutti nel 1798 durante l’occupazione napoleonica, pochissimi anni dopo la realizzazione del disegno e ancor prima che l’opera di Seroux fosse pubblicata. La testimonianza fornita dall’Ugonio nel 1588 descrive un arredo ricco e complesso, che rivaleggiava con quello delle maggiori basiliche romane. Due disegni raffiguranti gli amboni sono stati pubblicati da Munõz nel 1911 e riproposti nel 2000 da Anna Maria D’Achille96; i disegni sono firmati da Giacomo De Sanctis e conservati nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, Fondo dei Manoscritti Vittorio Barclay, The medieval cit. A. M. Romanini, Roma nel Duecento, l’arte nella città dei papi da Innocenzo III a Bonifacio VIII, Torino 1991, ntt. 261, 262 e 263. 95 Fotografia Soprintendenza BAS Roma, negativo nr. 163522; fotografia del Gabinetto Fotografico Nazionale, negativo nr. D4410; fotografia Soprintendenza ai Monumenti del Lazio, negativo nr. 2255. Le fotografie sono state visionate nella Fototeca della Bibliotheca Hertziana a Roma. 96 A. Muñoz, La decorazione e gli amboni cosmateschi della basilica di S. Pancrazio fuori le mura, in L’Arte 14 (1911), pp. 97-106, in part. p. 100; D’Achille, Da Pietro cit., pp. 16-17. 93
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Emanuele nr. 552. In precedenza già Ciampini aveva inciso nel 1690 una riproduzione, piuttosto sommaria, dell’ambone e dell’iscrizione che correva nella parte inferiore. Oggi, grazie all’analisi dei disegni del ‘fondo Seroux’ della Biblioteca Apostolica Vaticana, sappiamo che queste non sono le uniche testimonianze figurative degli amboni prima della distruzione. Il disegno vaticano è realizzato in modo piuttosto sommario, quasi schizzato velocemente, e non ritengo si possa trattare di una riproduzione dai disegni del De Sanctis né dall’incisione del Ciampini perché diverso è il punto di vista rispetto all’opera; il nostro disegnatore infatti realizza delle riproduzioni frontali mentre i disegni di De Sanctis e di Ciampini sono scorciati. Inoltre nelle incisioni dell’opera di Ciampini gli amboni sono rovesciati forse per errore dell’incisore. L’autore del disegno è lo stesso che realizza la mirabile riproduzione dell’ambone di San Lorenzo, conservata nel Vat. lat. 13479, f. 251r preliminare all’incisione sulla tavola XXVIII della sezione Architettura. Il manoscritto della Biblioteca Nazionale contiene 52 disegni slegati di opere romane, 24 dei quali realizzati dal De Sanctis, e raffigurano amboni, monumenti funebri e particolari scultorei e architettonici. Ancora del tutto inediti, questi disegni sono un altro esempio del grande interesse che la scultura medievale delle chiese di Roma riscontrava tra gli architetti e i disegnatori del Settecento, un nuovo interessante capitolo ancora tutto da scrivere che aggiungerebbe un tassello al complesso puzzle di rapporti tra la Roma settecentesca e il Medioevo.
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Fig. 17. Vat. lat. 9846, f. 82r: autore ignoto, ambone dell’Epistola e ambone del Vangelo della chiesa di San Pancrazio a Roma, disegno a matita su carta.
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IL LASCITO DI SEROUX D’AGINCOURT ALLA VATICANA: UN’IPOTESI DI RICOSTRUZIONE
Il 24 settembre 1814, all’età di 84 anni, moriva nella sua ultima residenza romana in via Gregoriana 22, lo storico dell’arte Jean-Baptiste-Louis-Georges Seroux d’Agincourt1, francese d’origine, cultura e formazione, ma romano d’elezione2, o meglio d’adozione, essendo vissuto nella città dei papi per quasi 35 anni. Stabilitosi a Roma dal 1779, dapprima temporaneamente, Seroux si integrò da subito nella vita della città, anche se in modo non appariscente. Pur non essendo dedito alla vita mondana, frequentò salotti culturali e circoli dotti, dove strinse legami e coltivò relazioni, in alcuni casi anche di amicizia, con eruditi e uomini di curia. Progettò alcune iniziative culturali, di cui fu probabilmente anche finanziatore3, e aiutò numerosi pensionnaires dell’Academie 1 Su Seroux e sulla sua opera in generale si vedano: I. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire de l’Art par les monumens. Riscoperta del Medioevo, dibattito storiografico e riproduzione artistica tra fine XVIII e inizio XIX secolo, Roma 2005, con precedente bibliografia; ead., Les “monuments parlants”. Jean-Baptiste Seroux d’Agincourt et la naissance de l’histoire de l’art illustrée, Torino 2005 (Europa Restituta), volume aggiunto all’edizione anastatica di J. B. L. G. Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art par les monumens depuis sa decadence…, Paris 1823, vol. 7; D. Mondini, Mittelalter im Bild. Séroux d’Agincourt und die Kunsthistoriographie um 1800, Zürich 2005 (Zürcher Schriften zur Kunst-, Architektur- und Kulturgeschichte, 4). Un sentito grazie a Daniela Mondini per gli spunti e le indicazioni da cui ha preso avvio questa ricerca. Un caro ringraziamento anche alle curatrici del volume, che in qualche caso ho “obbligato” al confronto. 2 La definizione è in M. Bernoni, J. B. Seroux d’Agincourt romano d’elezione, in Strenna dei romanisti 28 (1967), pp. 43-46. 3 Fu tra gli ideatori e probabilmente tra i finanziatori del periodico romano Memorie per le belle arti cfr. S. Rolfi Ozvald, “Agli Amatori delle belle arti Gli Autori”. Il laboratorio dei periodici a Roma tra Settecento e Ottocento, Roma 2012 (Saggi di storia dell’arte), ad indicem, e certamente commissionò il monumento eretto al Pantheon in memoria del pittore francese Nicolas Poussin, cfr. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., pp. 54-56; un accenno anche in G. Montègre, La Rome des français au temps des Lumières: capitale de l’antique et carrefour de l’Europe: 1769-1791, [Rome] 2011 (Collection de l’École française de Rome, 435), pp. 474-475.
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de France4, con i quali spesso collaborò anche dopo il loro rientro in Francia. La sua casa divenne una tappa obbligata per viaggiatori, storici dell’arte, architetti, francesi e non, di passaggio in città5. E anche così si diffuse nell’Europa letteraria e colta la notizia della monumentale opera cui Seroux stava lavorando: intendeva infatti dare alle stampe una storia dell’arte, che partendo dai secoli oscuri del Medioevo giungesse alla rinascita di fine Quattrocento e del Cinquecento, ricostruita e rappresentata attraverso i monumenti6. Per questo, con intento documentario, raccolse una grande quantità di disegni, stampe e calchi, promuovendo e commissionando varie campagne di riproduzioni, per avere il maggior numero di testimonianze realistiche e fedeli di architetture e manufatti, intese non come corredo illustrativo, ma come fonti della sua storia dell’arte, che per questo si caratterizzò più come opera visiva che testuale. Così, avvalendosi di un gruppo di collaboratori7 – alcuni legati all’ambiente dell’Accademia di Francia a Roma – ma anche ricorrendo a commissioni occasionali, mise insieme un’ingente raccolta di materiali grafici8, che conservò nella sua casa romana e incrementò per tutta la vita, nonostante 4 Una panoramica sulle sue frequentazioni in ambiente romano in Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., pp. 47-73. Anche Montègre, La Rome des français cit., pp. 472-474. 5 Per il suo profondo senso di ospitalità si veda, oltre alla più nota testimonianza di Goethe, che lo visitò nel luglio 1787, quella del pittore François-Marius Granet (cfr. H. Auréas, Un général de Napoléon: Miollis, Paris 1961, p. 169) entrambe edite in A. Busiri Vici, I Poniatowski e Roma, Firenze 1971, pp. 124-125. 6 I. Miarelli Mariani, Séroux d’Agincourt e la pittura del Rinascimento, in J.B.L.G. Séroux d’Agincourt e la storia dell’arte intorno al 1800. Atti del convegno internazionale in occasione del bicentenario della sua morte, Accademia di Francia a Roma, Villa Medici, 23-24 settembre 2014, a cura di D. Mondini, in corso di stampa. 7 Primo tra tutti il fedele amico bolognese Gian Giacomo Macchiavelli, pregevole artista cui si devono anche i disegni dell’altra opera di Seroux stampata: Recueil de fragmens de sculpture antique en terre cuite, A Paris, chez Treuttel et Wurtz, chez Pillet, chez Nepveu: de l’imprimerie de Pillet, 1814; su di lui: E. Calbi, Un album di Gian Giacomo Macchiavelli, disegnatore del d’Agincourt, in Ricerche di storia dell’arte 33 (1987), pp. 31-48 e Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., ad indicem; ead., Les “monuments parlants” cit., ad indicem; da ricordare anche l’incisore Tommaso Piroli e lo stesso Pierre Adrien Pâris, poi suo esecutore testamentario, su cui, da ultimo con sintesi bibliografica precedente: P. Pinon, Pierre Adrien Pâris (1745-1819), architecte, et les monuments antiques de Rome et de la Campanie, [Rome] 2007 (Collection de l’École française de Rome, 378), pp. 74-80. Per i collaboratori di Seroux, in generale: H. Loyrette, Séroux d’Agincourt et les origines de l’histoire de l’art médiéval, in Revue de l’art 48 (1980), pp. 40-56, in seguito riedito con nota bibliografica aggiunta in Viaggi e coscienza patrimoniale: Aubin-Louis Millin (1759-1818) tra Francia e Italia, a cura di A. M. D’Achille et al., Roma 2011, pp. 226-237; anche i già citati Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., pp. 132-156 e Montègre, La Rome des français cit., pp. 469-472, 476-477. 8 Gran parte della raccolta grafica fu costituita negli anni ’80 del Settecento; già nel 1783 alcune tavole erano state incise: cfr. D. Mondini, Le prime tappe del viaggio in Italia di Séroux d’Agincourt. La documentazione dei monumenti di Modena e di Santo Stefano a Bologna, in Le vie del Medioevo. Atti del Convegno internazionale di studi, Parma, 28 settembre - 1 ottobre 1998, a cura di di A. C. Quintavalle, Milano 2000 (I convegni di Parma, 1), p. 428 nt. 7; Loyrette, Séroux d’Agincourt (2011) cit., p. 239 ntt. 24, 25.
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IL LASCITO DI SEROUX D’AGINCOURT ALLA VATICANA
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le sue condizioni finanziarie fossero drasticamente peggiorate in seguito agli eventi che travolsero la Francia – e non solo – tra la fine del Settecento e la caduta di Napoleone. E non si limitò a far riprodurre solo ciò che per consuetudine doveva essere incluso in una storia dell’arte, ma allargò i suoi orizzonti, costantemente animato da un profondo senso della ricerca. Purtroppo alcune difficoltà economiche lo costrinsero a vendere la quasi totalità delle collezioni d’arte raccolte, ma non gli impedirono di continuare ad accrescere il materiale preparatorio per la sua Storia dell’arte, che vide pubblicata solo in parte, anche perché le vicende rivoluzionarie ne condizionarono l’iter editoriale. Il manoscritto definitivo dell’opera, in due parti, fu inviato a Parigi nella primavera del 18099– le tavole erano state spedite in Francia per la seconda volta nel 1805 – e nel luglio successivo, Seroux firmò la procura a favore di uno dei due curatori10, il letterato francese Pierre-François Domicille (1736-1813), che, insieme all’architetto Léon Dufourny, curò la revisione dell’opera ai fini della stampa. Così la pubblicazione dell’Histoire de l’Art par les Monumens, depuis sa décadence au IVe siècle jusqu’à son renouvellement au XVIe prendeva finalmente forma11. Progettata in 24 fascicoli in folio, stampati dal tipografo Didot per conto degli editori parigini Treuttel e Würtz, che nel 1814 firmarono l’altro lavoro di Seroux – Recueil de fragmens de sculpture antique en terre cuite12 – sarebbe dovuta uscire con cadenza mensile dalla metà del 1810 e terminare in tre anni; fu in realtà completata solo nel 182313, a circa un decennio dalla morte dell’autore, che vide stampate soltanto le prime 10 livraisons. 9 L’opera, completa già alla fine del Settecento, fu di fatto modificata e rivista certamente almeno fino al 1806. 10 Il manoscritto inviato a Parigi, con alcune annotazioni dei curatori, si conserva insieme a una raccolta di lettere connesse all’iter editoriale dell’opera e ad altri materiali presso il Getty Research institute for the History of Art and Humanities, con la segnatura GRI 860191, che comprende quattro volumi, con origini e provenienza diverse. 11 France, Archives Nationales, MC.IV.1007, deposito della procura, 28 novembre 1809. 12 Sull’opera, che vide la sola edizione parigina del 1814, cit. nt. 7, cfr. M. E. Micheli, Il Recueil di Séroux d’Agincourt, in Bollettino d’arte 78, serie VI, fasc. 80-81 (lug. - ott. 1993), pp. 83-92. Sulle sorti successive della collezione cfr. G. Filippi, Fonti, protagonisti e fortuna dell’esposizione museale delle figlinae litteratae di Gaetano Marini (Musei vaticani, Galleria delle terre sigillate), in Gaetano Marini (1742-1815) protagonista della cultura europea. Scritti per il bicentenario della morte, a cura di M. Buonocore, II, Città del Vaticano 2015 (Studi e testi, 492), pp. 1460-1462. 13 In quello stesso anno uscì la prima edizione integrale in 6 volumi; per l’intera vicenda tipografica: Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., pp. 176-189; la traduzione italiana fu stampata a distanza di qualche anno: Storia dell’Arte dimostrata coi monumenti dalla sua decadenza nel IV secolo fino al suo Risorgimento nel XVI di G.-B. L. G. Seroux d’Agincourt; uscì a Milano per Ranieri Fanfani in sette volumi, tra il 1824 e il 1835, e a Prato per i fratelli Giachetti, tradotta ed illustrata da Stefano Ticozzi, tra il 1826 e il ’30; in seguito fu data alle stampe a Mantova, nel 1841, per i Fratelli Negretti.
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Gli accordi stipulati prevedevano che Seroux avrebbe avuto sette copie dell’intera edizione e tre della sola parte testuale (i primi 18 fascicoli erano costituiti da tavole, i seguenti contenevano testo), cui forse intendeva allegare i numerosi disegni commissionati durante la lunga gestazione dell’opera ma non stampati. La raccolta grafica è citata anche nel testamento dello storico dell’arte, sottoscritto il 21 luglio 1814 e ricevuto dal notaio romano Giovanni Lorenzini14, lo stesso che nel luglio 1809 aveva stipulato la procura per la stampa dell’Histoire a favore di uno dei due curatori francesi. Non è chiaro tuttavia se la menzione testamentaria riguardi l’intera raccolta – materiali grafici, appunti, note, descrizioni, prove di stampa e d’impaginato – o soltanto le tavole destinate all’edizione. 1. Le ultime volontà di Seroux: la destinazione dei disegni e delle terrecotte Al Lorenzini, Seroux aveva affidato anche un precedente testamento, il cui dettato non è finora noto. Glielo aveva consegnato il 2 maggio 1813 per poi ritirarlo il 9 luglio 181415 e sostituirlo a distanza di qualche giorno con il documento definitivo, giunto fino a noi. Dopo aver indicato ciò che desiderava per la sepoltura, aver disposto a favore della propria anima e aver destinato alcuni legati alle persone che gli erano state vicine negli ultimi anni della vita, e prima di occuparsi dei beni che possedeva in territorio francese, Seroux si espresse riguardo la destinazione dei disegni originali da lui raccolti e impiegati per la composizione dell’Histoire de l’art e dei frammenti di scultura antica in terra cotta conservati, con i relativi disegni e con altri monumenti16, in due camere al pian terreno della sua abitazione in via Gregoriana. Intenzione mia positiva essendo di depositare o nella Libraria del Vaticano o nel Museo del Campidoglio (e ciò a piacere del detto, ed infrascritto sig. Paris) li disegni originali della mia Raccolta : dico : nella mia Storia dell’arte in decadenza da me impiegati, e li frammenti originali della mia raccolta di scultura antica in terra cotta, unitamente alli rispettivi loro disegni, e a diversi monumenti, che hanno servito di base di detta Istoria, esistenti tutti in due camere terrene della casa da me abitata, da un canto sulla strada e dall’altro sul giardino, così prego il mio carissimo amico signor Paris, di assumersi questo incarico, tanto utile e proficuo alle belle arti, da Esso con preminenza di gusto, e con li talenti più distinti, coltivate […]. ASR, Trenta Notai Capitolini. Ufficio 9, vol. 950, ff. 321r-351v. Ibid., f. 110v. 16 Molti di questi si conservano oggi presso i Musei Vaticani. Della loro identificazione si sta occupando la dottoressa Alessandra Uncini. L’acquisizione nelle collezioni dei Musei si data in epoche diverse e talvolta è connessa al trasferimento di materiali appartenuti alla Biblioteca e poi passati nella giurisdizione dei Musei (es. Museo sacro, Museo profano, Museo gregoriano etrusco, Gallerie della Biblioteca). 14 15
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In base a questa fonte, è stato finora ritenuto che egli avesse disposto il lascito della sua raccolta grafica in toto. Tuttavia, a ben vedere, nel dettato testamentario potrebbero essere colte alcune differenze non immediatamente evidenti. L’indicazione da me impiegati inserita riguardo i disegni dell’Histoire, potrebbe infatti suggerire una diversa destinazione per i materiali impiegati – presumibilmente quelli stampati – e gli altri – quelli non pubblicati – che dunque sembrerebbero non inclusi nel lascito. E inoltre, benché il luogo dove si custodivano i disegni, i frammenti di scultura antica e gli altri monumenti, sia esattamente indicato – le due camere terrene della casa […] da un canto sulla strada e dall’altro sul giardino – non è chiaro se in esso vi fossero conservati tutti i beni elencati o se, sia introdotta una distinzione tra i beni citati per primi e i successivi. In particolare: i disegni dell’Histoire de l’art, che compaiono come prima voce nell’elenco testamentario, erano sistemati in una delle due stanze al pianterreno della casa come i frammenti di terracotta, i relativi disegni e gli altri monumenti utilizzati nella stessa opera? Forse no. La supposta diversa sistemazione delle tavole dell’Histoire trova conferma indiretta nella Descrizione dei beni ereditari17 di Seroux, ossia un inventario notarile, fedele ed esatto di tutti i mobili ed effetti presenti nella casa in via Gregoriana, stilato dal Lorenzini e dal perito rigattiere Giacomo Argerich, il 30 settembre 1814, a pochi giorni di distanza dalla morte dello storico dell’arte. In quella data, nella stanza a pianterreno sulla strada – l’ambiente è così identificato anche nel testamento – furono trovati, dentro una scansia di albuccio tinta color perla, 170 frammenti di terra cotta di varie dimensioni; altri, di minor pregio (riconosciuti la maggior parte inferiori) erano invece su un tavolo18. Nella camera contigua, sita dalla parte del giardino, erano sistemati complessivamente 12 quadri, tra tele e tavole, e su un grande tavolo, 20 sculture in gran parte di marmo e due mazzi di camicie contenenti disegni, con altra simile che formano in tutto tre mazzi19. È questo l’unico riferimento ai disegni rintracciabile nell’inventario notarile dei beni presenti nella casa di Seroux: negli altri ambienti, come a esempio la biblioteca, non sono descritti materiali grafici, né l’intera raccolta, né parti di essa. Ma possibile che in soli tre mazzi siano stati riuniti oltre quattromila disegni20? Da qui l’ipotesi che nella casa di via Gregoriana si trovasse sol ASR, Trenta Notai Capitolini. Ufficio 9, vol. 950, ff. 369r-376r. ASR, Trenta Notai Capitolini. Ufficio 9, vol. 950, ff. 373v-374r. 19 ASR, Trenta Notai Capitolini. Ufficio 9, vol. 950, f. 374r. 20 D. Mondini, Art des premiers chretiens, in Penser l’art dans la seconde moitié du XVIIIe siècle: théorie, critique, philosophie, histoire, a cura di Ch. Michel – C. Magnusson, Paris 2013 (Collection d’histoire de l’art de l’Académie de France à Rome, 15), p. 562 nt. 2, ne conta 3855; sono 3915 quelli indicizzati in questo volume. Entrambi i computi non includono i materiali utilizzati per il Recueil e non corrispondono al totale dei disegni raccolti per l’Histoire citati nell’Inventario degli oggetti, pari a 2798 unità. Per quest’ultima fonte cfr. infra, pp. 205-206. 17 18
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tanto una porzione della collezione grafica raccolta da Seroux. Potrebbe trattarsi dei disegni del Recueil, e dunque di quelli raffiguranti le terrecotte, conservati insieme ai relativi reperti, suddivisi in uno o due mazzi – così li abbiamo oggi e la suggestione potrebbe condizionare la lettura – cui era aggiunto un altro mazzo – o forse due – che, per come descritto nell’inventario notarile, sembrerebbe distinto per contenuto dai precedenti e quindi forse da ricondurre alla raccolta grafica dell’Histoire. Se così fosse, sarebbe da chiedersi dove si trovassero in quell’epoca i restanti disegni realizzati per l’Histoire de l’art, che dunque in gran parte sarebbero stati custoditi in un luogo diverso da quelli del Recueil, distinti forse tra editi e non editi. Seroux sapeva che il materiale grafico da lui commissionato e raccolto con costanza e fatica durante tutta la vita sarebbe stato molto utile e proficuo alle belle arti e per questo aveva da tempo deciso di depositarlo in Vaticana, in modo da assicurane la fruibilità. Già nel gennaio 1810, scrivendo agli editori parigini, chiedeva di aggiungere nella prefazione dell’Histoire questo passo, quasi per ufficializzare il suo intento: Les tableaux, les bas-reliefs, les dessins originaux des objets gravés su les Planches, qui ont servi à l’Histoire de l’art en decadence, seront déposés à la Bibliothèque du Vatican où il sera loisible de les voir, à qui désiderait de connaître les monumens originaux et authentiques de cette histoire21.
E, a distanza di qualche anno, ribadiva ulteriormente l’intento anche riguardo la collezione di terrecotte, come si legge nel Recueil: Mon intention est de la déposer au musée du Vatican, comme un hommage que je rends aux Romains, auxquels je la dois, et aussi pour en assurer la conservation22.
Tuttavia la volontà espressa nel successivo testamento non corrisponde a tali dichiarazioni, anche se la sua attuazione sarà in pratica coerente con esse. Diversamente da quanto enunciato in precedenza, Seroux non destinò in prima battuta i suoi disegni, le terrecotte e gli altri suoi monumenti alla Biblioteca Vaticana, ma propose per essi due destinazioni alternative: la Libreria del Vaticano o il Museo del Campidoglio. Soprattutto, non fu lui a scegliere quella definitiva: delegò la decisione all’amico di vecchia data, Pierre Adrien Pâris, architetto e disegnatore francese, che si interessò di archeologia e che nei suoi soggiorni romani gli fu molto vicino, collaborando anche alla Storia Lettera di Seroux, 8 gennaio 1810, GRI 860191, III, ff. 24r-25v. J. B. L. G. Seroux d’Agincourt, Recueil de fragmens de sculpture antique en terre cuite, Paris 1814, p. 8. 21 22
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dell’arte23. Ricordato nel testamento come legatario – gli furono lasciati i vasi, etruschi o greci che si trovavano sopra il camino della stanza di compagnia24 – oltre che come esecutore di questo specifico legato, fu dunque Pâris a destinare formalmente le collezioni di Seroux alla Vaticana. Il parziale ripensamento rispetto alla dichiarazione presente nella prefazione dell’Histoire, potrebbe essere formale e non sostanziale. Oltre alla delega per la decisione finale, per la quale è probabile supporre un precedente confronto tra i due attori, l’elemento per così dire di novità introdotto nel testamento è rappresentato dal Museo Capitolino, proposto come alternativo a quello Vaticano – costituito in quell’epoca dalla Biblioteca e dai suoi musei – e forse inteso, come luogo deputato a valorizzare specificamente le terrecotte. Tuttavia questa ultima lettura appare poco convincente: lo storico dell’arte sapeva che anche i frammenti di terracotta potevano essere conservati in Vaticana, poiché in quegli anni la Biblioteca custodiva, oltre a quelle librarie, collezioni archeologiche, d’arte e addirittura naturali, avendo propri Gabinetti o musei, noti e frequentati da studiosi e visitatori. E ben conosceva anche il desiderio dell’amico Gaetano Marini di lasciare la sua collezione di terrecotte alla Vaticana, di cui era primo custode25. Il motivo che spinse Seroux a proporre una destinazione alternativa alla Vaticana non è dunque al momento evidente. Probabilmente non fu una scelta affettiva – la consuetudine che lo storico dell’arte ebbe con il Museo Capitolino sembrerebbe molto limitata26, a differenza di quella avuta con la Biblioteca pontificia, frequentata e fatta frequentare per anni e con assiduità, per ricavare dai codici in essa conservati numerosi calchi, in parte poi pubblicati27. E in Vaticana, Seroux aveva anche delle amicizie: certamente – è stato già accennato – con 23 Un solo disegno dell’Histoire è dichiaratamente attribuito a Pâris, ma il suo contributo all’opera fu probabilmente maggiore, cfr. Pinon, Pierre Adrien Pâris cit., pp. 74-80. Nei disegni preparatori del Recueil, in qualche caso Pâris è ricordato tra coloro che avevano trovato terrecotte, cfr. Vat. lat. 13477, ff. 148r, 151r; Vat. lat. 13478, f. 64r. 24 ASR, Trenta Notai Capitolini. Ufficio 9, vol. 950, f. 322r: « 12. Item a titolo di legato e in ogn’altro miglior modo, prego il mio antico e buon amico sig. Paris, cavaliere dell’Ordine di S. Michele, di voler accettare in leggerissimo contrassegno di ricordo, li vasi etruschi, o siano greci, che esistono sopra il camino della mia stanza di compagnia ». E ancora in vita, Seroux aveva già donato alcuni oggetti all’amico: certamente due terrecotte ritrovate a Velletri nel 1781, come annotato dallo stesso Pâris, a margine del suo esemplare del Recueil, cfr. Pinon, Pierre Adrien Pâris cit., p. 413. 25 In quegli anni Marini si trovava a Parigi per organizzare le carte degli archivi pontifici, lì trasferite per volere di Napoleone: cfr. A. Manfredi – A. Rita, Notizie sulla Vaticana in età napoleonica da dieci lettere inedite di Gaetano Marini ad Angelo Battaglini (Parigi 1810-1815), in Gaetano Marini cit. Per le sorti della sua collezione di terrecotte: Filippi, Fonti, protagonisti e fortuna cit., con alcuni riferimenti a Seroux. Per il legame tra i due eruditi, cfr. I. Miarelli Mariani – S. Moretti, Seroux d’Agincourt e l’« amico carissimo », ivi, pp. 1568-1594. 26 Nel Recueil aveva pubblicato alcuni reperti conservati nel Museo Capitolino, cfr. Micheli, Il Recueil di Séroux cit., p. 87. 27 S. Moretti, Seroux d’Agincourt e il patrimonio librario, in Viaggi e coscienza patrimoniale cit., pp. 261-272.
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Gaetano Marini, e verosimilmente con Angelo Battaglini, che conosceva già dal 178328. Piuttosto la motivazione potrebbe essere amministrativa: durante l’occupazione napoleonica, grazie all’Intendente della Corona, Martial Daru, il Museo Capitolino fu incluso tra i beni della Corona e subì un radicale rinnovamento che non riguardò soltanto gli spazi ma anche la gestione29. I due poli museali romani – Vaticano e Capitolino – già dai primissimi anni dell’Ottocento furono affidati a un unico Ispettore generale delle belle arti, Antonio Canova, e in certo modo equiparati e considerati Musei pontifici. Forse il nuovo status del Museo Capitolino – messo in discussione dopo la caduta di Napoleone e dunque proprio nel periodo in cui Seroux stilava il suo nuovo testamento – e il suo affidamento alla gestione dell’amico Canova, lo indussero a proporre una possibile alternativa per la destinazione delle sue raccolte, alternativa che ai suoi occhi appariva forse come solo formale. 2. Il trasferimento dei beni di Seroux in Vaticana Prima di ripercorrere la storia del trasferimento in Vaticana dei beni di Seroux, è utile riassumere sommariamente le conoscenze finora attestate. In attuazione di quanto disposto nel testamento, i beni dello storico dell’arte francese entrarono in Biblioteca alla fine del 1814. A circa 60 anni dall’acquisizione, la raccolta di disegni, alla quale fu attribuita la segnatura Vat. lat. 9839-9849, venne descritta dallo scriptor latino Giovanni Battista de Rossi, noto archeologo. Un’accessione successiva, datata circa al 193430, riguarderebbe altri due volumi di materiali grafici provenienti dalla collezione del d’Agincourt, segnati Vat. lat. 13477-13478 e contigui a due tomi di disegni (Vat. lat. 13479-13480) attribuiti all’antiquario inglese Edward Dodwell, conoscente e amico di Seroux. 28 In una lettera del luglio 1783, il canonico Angelo Battaglini, che in quella data non era ancora nei ruoli effettivi della Vaticana, scriveva a Rimini al fratello Francesco, per comunicargli che il cavalier d’Agincourt gli avrebbe indirizzato un gruppo di giovani architetti francesi, tra cui Leon Dufourny, interessati a misurare e disegnare il Tempio Malatestiano. L’incontro tra Battaglini e Seroux era avvenuto nella Biblioteca Casanatense. E il successivo 2 agosto, Angelo tornava di nuovo sull’argomento, raccontando a Francesco alcuni particolari della vita di Seroux, saputi dall’amico comune monsignor Stefano Borgia. Cfr. G. Rimondini, San Michelino in Foro, 1: interessanti considerazioni sul tempio riminese nell’opera del d’Agincourt, in Ariminum 14, 1 (2007), pp. 12-13. Su Battaglini, cfr. Manfredi – Rita, Notizie sulla Vaticana in età napoleonica cit., pp. 519-520; per la sua attività in Vaticana, A. Rita, Biblioteche e requisizioni librarie a Roma in età napoleonica. Cronologia e fonti romane, Città del Vaticano 2012 (Studi e testi, 470), ad indicem. 29 Per l’organizzazione del Museo Capitolino e per il rinnovamento che lo riguardò in quegli anni, cfr. I. Sgarbozza, Le spalle al Settecento. Forma, modelli e organizzazione dei musei nella Roma napoleonica (1809-1814), Città del Vaticano 2013, pp. 90-119, 187-195. 30 J. Bignami Odier, La Bibliothèque Vaticane de Sixte IV à Pie XI. Recherches sur l’histoire des collections de manuscrits, avec la collaboration de J. Ruysschaert, Città del Vaticano 1973 (Studi e testi, 272), p. 220 nt. 24. La datazione dell’accessione già rivista in Mondini, Mittelalter im Bild. Séroux cit., p. 72 nt. 108 e precedentemente ead., Le prime tappe del viaggio cit., p. 428 nt. 8, sarà qui riconsiderata e più precisamente declinata.
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Ma ripercorriamo ora gli eventi, integrando i nuovi elementi emersi nel corso di questa ricerca, che in parte modificano e precisano la ricostruzione. Subito dopo la morte di Seroux, Pierre Adrien Pâris si rivolse a Canova per organizzare il trasferimento dei beni dello storico dell’arte, secondo quanto previsto dal testamento. Ne abbiamo notizia diretta da una lettera scritta il 5 ottobre 1814 da Alessandro D’Este31, vice conservatore dei Musei vaticani, a Francesco Antonio Baldi, primo custode della Biblioteca32, in cui si annuncia per l’indomani mattina una visita dell’Ispettore generale alla Vaticana al fine di « osservare […], ove potranno situarsi li frammenti di terra cotta antichi, e disegni, lasciati alla Biblioteca suddetta, per disposizione testamentaria della b. m. del Cav. D’Agincourt »33. E i movimenti di Canova erano noti anche agli amici di Seroux, se il successivo il 9 ottobre, all’indomani del suo sopralluogo in Vaticana, Artaud de Montor ne scriveva da Roma a Dufourny, ponendo però l’attenzione esclusivamente sulle terre cotte, prese in carico dall’Ispettore generale che si era impegnato ad allestirle in uno spazio specificamente deputato, celebrandone la provenienza con un’iscrizione in memoria dello storico dell’arte francese34. Così il passaggio dei beni di Seroux in Vaticana venne rapidamente avviato. Fu redatto l’inventario degli oggetti, organizzato in due parti35. Nella prima sono descritti i « frammenti di terra cotta illustrati nell’[…] opera […] Fragmens des sculptures antiques en terre cuite, e n. 396 disegni a quella appartenenti »36. Nella fonte si precisa che il numero dei disegni include non solo le tavole edite, ma anche i materiali non incisi, i calchi in carta ogliata, e qualche prova d’incisione. Segue l’elenco analitico dei reperti, corredato da una sommaria descrizione. La verifica degli oggetti e la stesura dell’inventario furono svolte rapidamente, seguendo la successione delle tavole 31 P. Mariuz, D’Este, Alessandro, in Dizionario biografico degli italiani, XXXIX, Roma 1991, pp. 424-425. 32 Ricopriva quel ruolo dal maggio 1814; indicazioni bio-bibliografiche centrate sulla sua breve attività in Biblioteca in Manfredi – Rita, Notizie sulla Vaticana in età napoleonica cit., ad indicem. 33 Arch. Bibl. 65, f. 104r. 34 GRI, 860191, III, f. 161v: « par son testament, il lasse ses terres cuites au Vatican ou au Capitole, au choix de m. Paris. M. le chevalier Canova est chargè de s’entendre avec ce dernier pour le faire placer convenablement dans un endroit séparé avec une inscription honorifique ». Anche nella breve nota biografica stilata subito dopo la scomparsa di Seroux, il 28 settembre, e inviata a Parigi al ministero delle relazioni estere, Artaud accenna di nuovo soltanto alla collezione delle terrecotte e alle disposizioni per la biblioteca: « En vertu de son testament, sa belle collection de terre cuite appartient au Musée du Vatican »: La Courneuve, Archives diplomatiques, Papiers d’Agent, Archives privée 267, III, ff. 52r-53v. La nota fu pubblicata con il titolo Notice sur M. Seroux d’Agincourt, il 19 ottobre 1814, nel giornale di Joseph-François Michaud, La Quotidienne 141, p. 1. 35 Il documento si trova in Arch. Bibl. 65, ff. 109r-114v. 36 Arch. Bibl. 65, f. 109r.
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stampate nell’edizione37, che fu dunque il riferimento per questa parte della lista. Rispetto all’edizione, nell’inventario sono omesse le terrecotte appartenenti ad « altre persone », delle quali Seroux possedeva solamente il disegno38, e che dunque non furono trovate tra i frammenti. La seconda parte dell’inventario, dedicata a « disegni, e monumenti appartenenti alla Storia della decadenza delle belle arti », è più sommaria, probabilmente perché l’edizione dell’Histoire era in fieri. Nella descrizione, i documenti sono suddivisi secondo le tre classi in cui l’opera è strutturata: architettura, scultura e pittura. Per ciascuna è indicato dapprima il numero complessivo dei disegni – 888, divisi in due cartelle per l’architettura, 728 per la scultura, 1173 per la pittura – poi l’elenco analitico delle grafiche e dei reperti posseduti da Seroux che, tranne per l’architettura, sono indicati con il riferimento alla tavola dell’edizione. I materiali specificamente descritti sono dunque quelli che compaiono nella stampa. Non è invece chiaro se le quantità indicate all’inizio di ciascuna classe siano da riferire esclusivamente ai disegni stampati o includano anche quelli preparatori, perché, a differenza di quanto avvenuto per il Recueil, nell’inventario non sono date indicazioni a riguardo39. L’inventario degli oggetti fu poi redatto in tre copie40. Il 18 ottobre Pâris ne consegnava una a Canova, che la sottoscriveva per ricevuta41; il giorno successivo D’Este la inviava a Baldi, chiedendo un appuntamento per ricevere, e rincontrare i materiali che sarebbero stati contestualmente trasportati in Biblioteca. La circostanza avrebbe permesso anche di osservare le terrecotte momentaneamente sistemate nei « magazzeni del Museo », in modo da organizzarne in seguito « la remissione, a seconda del concertato con 37 Arch. Bibl. 65, f. 109r: si dichiara nella prima annotazione nel margine interno: « Osservazione. Per comodo si descrive per regola gli oggetti come sono riportati nell’opera ». 38 « Le tavole e li numeri mancanti sono oggetti posseduti da altre persone, dei quali esistono solamente li disegni »: Arch. Bibl. 65, f. 109r, seconda annotazione nel margine interno. 39 La somma totale dei disegni è molto inferiore al numero di quelli indicizzati in questo volume cfr. nt. 20. 40 Lo deduciamo dalla Nota di spese occorse per il Museo Vaticano nel mese di ottobre 1814 sottoscritta il 2 novembre 1814 da Antonio D’Este (ASV, Palazzo Apostolico, Computisteria 5388, f. 136r), dove dopo l’uscita per l’allestimento dell’inventario (6, 20 scudi) è registrata quella « per tre copie del medesimo », pari a 2 scudi. Forse una di queste copie era conservata presso i Musei Vaticani: lo farebbe supporre C. Pietrangeli, I musei vaticani: Cinque secoli di storia, Roma 1985, p. 126 nt. 66, che riferisce di un elenco, di cui però non è stato possibile appurare l’esistenza, perché la segnatura indicata [Arch. Mus. Vat., cart. IV (1813-14), fasc. 5] non corrisponde alla documentazione in questione. Ringrazio la dott. Marta Bezzini responsabile di quell’Archivio, per l’aiuto nella ricerca, purtroppo infruttuosa. 41 Arch. Bibl. 65, f. 113v, con firma autografa di Pâris, cui segue la seguente dichiarazione di mano di Alessandro D’Este: « Io sottoscritto ho ricevuto dal sig. cav. Paris li sopradescritti oggetti per depositarli alla Biblioteca Vaticana conforme l’intenzione del testatore. In fede etc., Roma 18 ottobre 1814 // L’Ispettore generale delle belle arti, antichità etc. », sottoscritta in originale da Antonio Canova.
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il sig. cav. Canova »42. La risposta del primo custode della Vaticana non è finora nota ma in parte ricostruibile attraverso un successivo biglietto del D’Este, datato 28 ottobre. Da esso si deduce che Baldi, ricevuti i materiali, verificò l’inventario e corresse qualche piccolo abbaglio. Specificamente per le terrecotte, resosi conto di alcune inesattezze sul loro numero a vantaggio della Biblioteca, ne accennò al vice conservatore del Museo, che giustificò così la questione: « li pezzi che Ella annuncia esserne di più, forse sarà qualche pezzo rotto, o che non ha che fare con l’opera. Il tutto sarà verificato sulla faccia del luogo »43. E alcuni frammenti dovevano essere effettivamente rotti, se subito furono sostenute delle spese per il loro restauro44. L’incontro tra Baldi e D’Este, forse finalizzato a concludere e formalizzare il trasferimento, fu rimandato « a dopo l’ottava dei defonti », a causa di alcune difficoltà personali del primo custode45. Il posticipo fu funzionale anche al D’Este che non aveva ancora ritirato « li disegni che sono restati nelle mani del segretario d’Agiancourt (!) »46. Il riferimento rinvia al romano Pietro Paolo Approsi47, segretario di Seroux che dunque custodiva presso di se parte della collezione grafica dello storico dell’arte francese. L’incontro in Vaticana fu quindi rimandato a dopo l’otto novembre, previo contatto. Per mancanza di fonti, finora non emerse, ignoriamo l’effettiva successione degli eventi. Tuttavia, prima del 2 novembre, il lascito di Seroux era stato trasferito in Vaticana, come sembrano attestare le spese sostenute per il trasporto48. Ma è probabile che questo primo trasferimento, avvenuto per tramite di Canova, al quale si era rivolto Pâris, abbia riguardato soltanto le terrecotte e i diversi monumenti conservati nella casa in via Gregoriana, Arch. Bibl. 65, f. 106r. Arch. Bibl. 65, f. 107r. 44 Nella Nota di spese occorse per il Museo Vaticano cit.: tra le uscite è registrata quella per « il restauro di diverse terre cotte che erano rotte della collezione del sig. d’Agincourt ». 45 Non riusciva a trasferirsi nell’appartamento del primo custode in Vaticano perché fortemente ostacolato da chi metteva in discussione il suo ruolo, cfr. Manfredi – Rita, Notizie sulla Vaticana in età napoleonica cit., p. 548. Anche nella lettera del D’Este si allude al cambio di abitazione: « Non credo urgente l’andare alla Vaticana, prima ch’Ella vi dimori stabilmente », Arch. Bibl. 65, f. 107r. 46 Arch. Bibl. 65, f. 107r. 47 Personaggio poco indagato, è tra coloro che, all’inizio della Repubblica Romana (1798), chiesero un impiego al nuovo Governo, in virtù delle proprie benemerenze. La sommaria descrizione evidenzia competenze e meriti repubblicani: « Pietro Paolo Approsi. Ottimo, e deciso patriotto, che si è prestato in tutte le rivoluzioni di gran talento versato nella belle lettere, chiede un impiego di Segreteria, o qualunque »: L. Topi, Un elenco di “giacobini romani” dalle carte del console Pierelli (1798/1799), in Eurostudium3v (ott.-dic. 2013), pp. 2044: 40. Nel 1798, dunque non lavorava ancora come segretario di Seroux, occupazione che mantenne fino alla morte dello storico dell’arte, in seguito alla quale passò alle dipendenze del principe Stanislaw Poniatowski; cfr. infra p. 237 e nt. 151. 48 I costi del trasporto e del noleggio per le vetture prese « per consegnar gli oggetti del sig. D’Agincourt al custode dalla Biblioteca Vaticana » compaiono in due distinte voci nella Nota di spese occorse per il Museo Vaticano cit., datata 2 novembre 1814. 42 43
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compresi i tre mazzi di disegni, che è stato ipotizzato essere in parte connessi alla compilazione del Recueil. I restanti disegni – il nucleo più consistente, apparentemente non presente nella casa di Seroux – non erano stati ancora trasferiti in Biblioteca, dove giunsero in momenti diversi. Certamente un lotto entrò il 5 dicembre 1814. Lo attesta una nota stilata nel Registro degl’oggetti trasmessi alla Biblioteca del Vaticano49, dal primo custode Francesco Antonio Baldi. Ricevuti in Biblioteca Vaticana cinque mazzi di disegni, tre de’ quali d’Architettura, uno di Pittura, ed uno di Scultura, di pertinenza del fu sig. cav. d’Agincourt, trasmessi dal sig. Aprosi (!) esecutore testamentario, il quale disse, che era mente del cav. medesimo che fossero donati alla Vaticana, ed uniti agli altri di lui disegni lasciati alla medesima per testamento. Nel giorno stesso furono uniti, e collocati nel Gabinetto delle Stampe50.
I disegni, organizzati in cinque mazzi, ricevuti attraverso Approsi, riferibili per contenuto all’Histoire de l’art, potrebbero corrispondere ai materiali grafici non editi. Lo lascia intuire la nota di Baldi, che sottolinea, riferendo quanto sostenuto dallo stesso Approsi, l’intento di Seroux di donare alla Vaticana anche quel gruppo di disegni e appunti che sarebbe stato così aggiunto a quelli già destinati alla Biblioteca per testamento. E infatti – sempre secondo Baldi – questi ultimi cinque mazzi furono uniti ai materiali già trasferiti in Vaticana e collocati nel Gabinetto delle stampe. Troverebbe così conferma l’ipotesi, avanzata in precedenza, secondo cui nel testamento lo storico dell’arte si espresse esclusivamente riguardo i disegni utilizzati per la stampa. Resta comunque da stabilire quali siano i disegni trasferiti in Vaticana prima del 5 dicembre e in particolare se tra l’acquisizione dei tre mazzi conservati in via Gregoriana e quella dei cinque forse contenenti i materiali preparatori ricevuti in quella data da Approsi, se ne collochi un’altra, relativa ai disegni utilizzati per la stampa dell’Histoire de l’art. Se esistente, anche questo lotto di materiali era probabilmente custodito dal segretario che – questa è l’ipotesi – forse aveva presso di se l’intera collezione grafica raccolta da Seroux per quell’opera. Si spiegherebbe così perché i disegni dell’Histoire non compaiono censiti nella Descrizione dei beni ereditari presenti nella casa, redatta dal notaio e anche perché – secondo l’ipotesi proposta – fu Approsi a consegnare alla Vaticana i documenti non stampati e infine perché D’Este si sarebbe dovuto rivolgere proprio a lui per ritirare i disegni utilizzati per l’edizione, rimasti nelle sue mani. 49 Arch. Bibl. 65, ff. 50r-57r: per questa parte, la fonte, che copre il periodo 26 novembre 1814 - 9 novembre 1817, è di mano di Francesco Antonio Baldi, che la sottoscrive al termine. Dopo un’interruzione di qualche mese, il registro riprende dal 20 febbraio 1818 al 12 maggio 1829. Questa seconda parte è scritta da Giuseppe Baldi. 50 Arch. Bibl. 65, f. 51rv; è questa l’unica registrazione relativa ai materiali provenienti da Seroux.
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Nel Registro di Baldi, oltre a quella menzionata, non risulta altra acquisizione di materiali provenienti da Seroux, né disegni, né oggetti, né terrecotte. Tuttavia per queste ultime si motiva la mancanza: […] le terre cotte del medesimo cav. lasciate per testamento alla Biblioteca e le quali non sono ancora mentovate nel presente Registro, dovendosi dare le rispettive ricevute dall’una parte e dall’altra51.
Le terrecotte erano state quindi consegnate alla Biblioteca52 insieme agli altri monumenti citati nel testamento, ma poiché le pratiche amministrative non erano completamente espletate, la registrazione del passaggio non era stata ancora effettuata. Un particolare a ulteriore conferma dell’avvenuta consegna dei reperti: contestualmente al ricevimento del lascito, la Biblioteca acquistò, pagandolo all’Eredità, un bassorilievo della collezione del d’Agincourt, non incluso nella donazione, che fu subito unito alle terre cotte, che dunque erano in Vaticana53. 3. La sistemazione dei disegni in Vaticana tra certezze e ipotesi Anche la sistemazione del lascito di Seroux all’interno delle collezioni vaticane resta ancora da ricostruire nel dettaglio e presenta alcune incertezze. Dal 5 dicembre 1814 – ultima menzione finora individuata negli archivi della Biblioteca – l’eredità dello storico dell’arte scivolò per lungo tempo nell’oblio, nonostante il testatore l’avesse programmaticamente destinata a un’istituzione aperta alla consultazione, proprio per garantirne la fruibilità a vantaggio degli studiosi. La memoria delle terrecotte riemerse nel 1819, grazie a Carlo Fea, che nella sua descrizione delle collezioni dei Musei Vaticani ricorda la raccolta di bolli e frammenti antichi in terracotta del cavalier d’Agincourt, nel frattempo allestita nella sesta stanza della cosiddetta Biblioteca Chiaramonti54. A distanza di un decennio, la collezione fu menzionata dal Pistolesi, che accennando al collettore, lo celebra anche per l’edizione del Recueil; nel 1834 risulta sistemata in « appositi armari » nella « 4. stanza » dell’appartamento Borgia55. Arch. Bibl. 65, f. 51v. Cfr. anche la Nota di spese cit. 53 « Comprato nel di’ suddetto un bassorilievo di terra cotta esprimente due uomini che raccolgono e spremono uva entro due vasi, pagato all’eredità dello stesso cav. nella somma di due Scudi »: Arch. Bibl. 65, f. 51v. 54 C. Fea, Nuova descrizione de’ monumenti antichi ed oggetti d’arte contenuti nel Vaticano e nel Campidoglio colle nuove scoperte fatte alle fabriche piu’ interessanti nel Foro romano e sue adjacenze, Roma 1819, p. 83; anche Filippi, Fonti, protagonisti e fortuna cit., pp. 1460-1461. 55 E. Pistolesi, Il Vaticano descritto ed illustrato, III, Roma 1829, pp. 110-112 e tavv. XLV-XLVI e G. Melchiorri, Guida metodica di Roma e suoi contorni, Roma 1834, p. 495. 51 52
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L’oblio totale riguardò quindi i soli disegni, rimasti a lungo dimenticati. Nessun riferimento a essi sembra rintracciabile, né in Fea, né in altre fonti coeve e successive. Eppure, è probabile, come appena dimostrato, che tutti i disegni siano entrati in Vaticana nell’ultimo trimestre del 1814, in due o più tranches e siano stati sistemati nel Gabinetto delle stampe, dove, per un motivo ancora oscuro, i documenti acquisiti in tempi diversi o per tramite diverso – Canova e Approsi – non furono mai uniti, o vennero in un certo momento divisi. Ebbero infatti destini diversi e soprattutto collocazioni distinte. L’incertezza discende anche dal fatto che in un inventario del Gabinetto delle stampe dovuto allo scriptor Antonio Nibby e databile intorno al 182056 – il primo successivo al lascito di Seroux – non c’è traccia di quei disegni, che pure in quella data erano già certamente in Biblioteca. E la vicenda si complicò ulteriormente: intorno al 1820 gli ambienti del Gabinetto delle stampe furono demoliti per la costruzione del Braccio Nuovo dei Musei e i materiali in essi conservati vennero collocati dapprima nella Sala del Sansone, poi nella Sala IX dell’Appartamento Borgia. 3.1. I Vat. lat. 9839-9849 La notizia dei disegni di Seroux in Vaticana fu recuperata soltanto intorno alla metà degli anni ’70 dell’Ottocento, quando l’archeologo Giovanni Battista de Rossi, scriptor Latinus della Biblioteca, effettuò la descrizione di parte di essi, includendoli nel tomo XIII dell’Inventarium codicum Latinorum Bibliothecae Vaticanae, con la segnatura Vat. lat. 9839-984957. Come indicato nel frontespizio manoscritto, collaborarono alla redazione dell’inventario, allestito dal de Rossi tra il 1872 e il ’75, lo scriptor Hebraicus Luigi Vincenzi e « l’amico Giuseppe Cugnoni, allora scrittore greco58 ». La stesura preparatoria fu poi trascritta nel 1880 da Luciano Masciarelli, che in quegli anni era addetto alla copiatura dei cataloghi e veniva pagato a giorno59. Dell’ordinamento 56 Arch. Bibl. 81, ff. 41r-97r; si deve al Nibby anche parte dell’Indice del Gabinetto delle Stampe, ora segnato Arch. Bibl. 83. Per la datazione cfr. B. Jatta, Dipartimento Stampati: Gabinetto delle Stampe, in Guida ai fondi manoscritti, numismatici, a stampa della Biblioteca Vaticana, a cura di F. D’Aiuto – P. Vian, Città del Vaticano 2011 (Studi e testi, 467), II, p. 878. 57 Quanto si legge nella sezione Le fond de la Bibliothèque Vaticane della pagina Devenir de la documentation graphique del sito dedicato a Seroux, consultabile all’indirizzo: < http:// agincourt.it/?page_id=278 >, ultima consultazione giugno 2017, non è esatto riguardo alle date e ad alcuni particolari. È invece corretta la datazione della stesura del catalogo in Mondini, Mittelalter im Bild. Séroux cit., p. 72 nt. 108; anche ead., Le prime tappe del viaggio cit., p. 428 nt. 8. 58 Alla partecipazione del Cugnoni, non indicata nel frontespizio, accenna lo stesso de Rossi in La Biblioteca della sede apostolica, in Studi e documenti di storia del diritto 5 (1884), p. 323 nt. 2. Una precisazione in Bignami Odier, La Bibliothèque Vaticane cit., ad indicem; Cugnoni è sempre presentato come scrittore latino. 59 R. Farina, “Splendore veritatis gaudet ecclesia”. Leone XIII e la Biblioteca Vaticana, in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, 11, Città del Vaticano 2004 (Studi e testi, 423), p. 346 [ripubblicato in Leone XIII e gli studi storici. Atti del Congresso Internazionale Commemorativo, a cura di C. Semeraro, Città del Vaticano 2005 (Atti e documenti, 21)].
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dei disegni si occupò il de Rossi stesso60, che dette la segnatura ai codici e li descrisse nel repertorio che inizialmente si chiudeva proprio con il numero 984961. Il fatto che il codice Vat. lat. 9838, precedente i disegni di Seroux, raccolga materiali grafici – 4 disegni autografi di Andrea Palladio, acquistati dalla Vaticana il 29 aprile 1872, per 100 lire, attraverso lo stesso Masciarelli62 – fa ipotizzare che de Rossi abbia sistemato in modo contiguo documenti affini per tipologia. Si spiegherebbe così perchè l’Exultet in scrittura beneventana appartenuto a Seroux e citato nel suo testamento, ricevette una collocazione non contigua a quella dei disegni; è infatti segnato Vat. lat. 982063. L’inventario allestito dal de Rossi non indica dove siano stati sistemati per più di cinquanta anni i materiali donati alla Vaticana dallo storico dell’arte francese e non accenna neanche alla loro provenienza immediata. Dal dicembre del 1814, la loro presenza non sembrerebbe attestata in nessuna delle fonti vaticane al momento conosciute. È probabile – lo confermerebbero la ricostruzione qui tentata e la mancanza di fonti che documentino una accessione successiva a quella data – che il lascito sia stato “riscoperto”dallo stesso de Rossi tra i materiali del Gabinetto delle stampe, che in quegli anni versava in uno stato di disordine e confusione, privo per le acquisizioni più recenti, di indici e inventari64. Non è escluso che i due lotti di disegni ora distinti, in origine fossero uniti e che includessero anche altri materiali, come per esempio l’Exultet. È certo inoltre che la “riscoperta” precedette di qualche anno la stesura dell’inventario: lo attesta il racconto del gesuita Raffaele Garrucci che, nella sua opera Vetri ornati di figure in oro trovati nei cimiteri dei cristiani primitivi di Roma65, pubblicata a Roma nel 1858, ringrazia l’archeologo, precisandone il motivo: « volle cedere alla mia edizione quei disegni di vetri, che egli aveva 60 « … negli originali disegni ed apparato di essa [la raccolta d’Agincourt], che ho ordinato ed annoverato tra i codici vaticani latini »: G.B. de Rossi, I gabinetti annessi alla Biblioteca Vaticana, in Studi e documenti di storia del diritto 5 (1884), p. 377. Anche I. Carini, La Biblioteca Vaticana, proprietà dalla Sede Apostolica, memoria storica, Roma 18932, p. 133. 61 de Rossi, La Biblioteca della sede apostolica cit., p. 323 nt. 2; in seguito furono aggiunte in coda all’inventario le descrizioni dei codici Vat. lat. 9850 e 9851 latori di due autografi di San Tommaso, acquisiti dalla Biblioteca rispettivamente nel 1876 e nel 1871; su questi due manoscritti con un accenno alla loro acquisizione, cfr. A. Pelzer, Note sur les autographes de saint Thomas d’Aquin à la Bibliothèque Vaticane, in Revue Philosophique de Louvain 53 (1955), pp. 321-327: 324-327. 62 Arch. Bibl. 14, f. 175r. 63 Sul rotolo dell’Exultet, riprodotto nelle tavole LIII-LIV dell’Histoire, cfr. Bibliografia dei manoscritti in scrittura beneventana; per la storia in rapporto a Seroux, in sintesi, Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., p. 99. 64 Jatta, Dipartimento Stampati: Gabinetto delle Stampe cit., pp. 878-879. 65 R. Garrucci, Vetri ornati di figure in oro trovati nei cimiteri dei cristiani primitivi di Roma, Roma 1858, p. XXII. Sulla questione S. Moretti, Figura e scrittura: Séroux d’Agincourt e l’abate Marini. Scambi interdisciplinari “avant la lettre”, in J.B.L.G. Séroux d’Agincourt e la storia dell’arte intorno al 1800 cit. Ringrazio Simona Moretti per la segnalazione.
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trovati fra le schede del Seroux d’Agincourt », oltre a le copie di quelli, che il Marini aveva ottenuto da Bologna. È questo un chiaro indizio del fatto che in quel periodo in Vaticana de Rossi stava già lavorando alla sistemazione e alla descrizione dei materiali di Marini e di Seroux. Resta il fatto che, all’inizio degli anni ’70 del XIX secolo, furono descritti e annoverati tra i manoscritti vaticani solo i documenti di Seroux ora corrispondenti ai Vat. lat. 9839-9849. I disegni e le annotazioni conservati in questi codici sono tutti connessi all’Histoire de l’art. Oggi le 11 segnature corrispondono a 14 unità fisiche: il Vat. lat. 9839 è diviso in parte I e parte II e dai Vat. lat. 9843 e 9848, per motivi conservativi, sono stati staccati alcuni disegni segnati rispettivamente 9843 pt. A66 e 9848 pt. A67. Quando furono numerati e descritti dal de Rossi, i disegni di Seroux erano ancora sciolti: la minuta dell’inventario fu terminata nel 1875, mentre la legatura, che secondo la consuetudine della Vaticana riporta impressi nel dorso gli stemmi del papa regnante – Leone XIII (1878-1903) – e del cardinale bibliotecario in carica – il benedettino Jean-Baptiste Pitra (1869-1889) – è databile al periodo 1878-188968. I Vat. lat. 9839-9843 trasmettono i disegni utilizzati nell’edizione. Le segnature successive raccolgono invece i materiali non stampati e potrebbero in gran parte corrispondere ai cinque mazzi consegnati nel dicembre 1814 alla Vaticana da Approsi. Anche se non editi, questi materiali erano stati ordinati prima del trasferimento in Biblioteca. Lo attesta una nota di Approsi, databile tra la morte del d’Agincourt – ricordato come la buona memoria – e l’inizio del successivo dicembre, a f. 1r del Vat. lat. 9844 – il primo tomo con materiali non editi: « I disegni de’ monumenti non compresi nella Storia dell’arte per i monumenti dal 4° secolo al 16° e che la buona memoria cavalier d’Agincourt aveva il progetto di mettere in un certo ordine e depositarli alla Biblioteca Vaticana, dovevano essere disposti come s’incominciò nelle tre camice qui unite »69 (Fig. 1). Quello che corrisponde al f. 72rv, conservato dal giugno 1977 in una cartella separata. L’intervento conservativo ha riguardato i disegni attaccati ai ff. 79v, 87rv del Vat. lat. 9843, conservati dal gennaio 2005 in una cartella separata. 68 Descrive i disegni come sciolti anche V. Forcella, Catalogo dei manoscritti relativi alla storia di Roma che si conservano nella Biblioteca Vaticana, I, Roma 1879, p. 326, che però non considera i manoscritti Vat. lat. 9839-9843, latori dei disegni utilizzati per l’edizione, da lui completamente ignorati, ma solo i volumi successivi, relativi agli inediti. La descrizione di Forcella riferisce, a mio avviso, una situazione conservativa anteriore di almeno un anno alla data di pubblicazione dell’opera. 69 Vat. lat. 9844, f. 1r. Non è questa l’unica nota presente nel foglio, in cui sono incollate tre diverse parti: al centro, la nota di Approsi, sopra e sotto due titoli di mano di Seroux. Il primo è scritto su un foglio già utilizzato, dove la classe, Peint.e, e il titolo precedente, Variantes, sono depennati e sostituiti rispettivamente con Arch.e e Monumens hors de l’histoire de l’art à déposer. Un altro titolo è scritto nella parte bassa della camicia: Dessins de diverses Eglises et autres monumens à Rome; da esso deriva probabilmente la titolatura indicata da Forcella, Catalogo dei manoscritti cit., p. 326, per i Vat. lat. 9844-9845. 66 67
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IL LASCITO DI SEROUX D’AGINCOURT ALLA VATICANA
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Fig. 1. Vat. lat. 9844, f. 1r.
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Non è chiaro a cosa corrispondano le tre camicie indicate. È invece certo che una prima organizzazione dei materiali era stata avviata dello stesso Seroux già alla fine del Settecento, come dimostrano il titolo di una serie e le tre sezioni (Arch. Peint. Sculp.) scritte di suo pugno nel 1796: « Monumens hors de l’Histoire de l’art à déposer pour qui voudra ou pourra en faire usage à l’avenir »70. In seguito, nel dicembre 181371, a distanza di molti anni e probabilmente di numerose revisioni, lo storico dell’arte stilò una sorta di titolario con indicazione delle serie in cui aveva organizzato i materiali non editi dell’Architettura; un catalogue che egli stesso identificò come A72 (Fig. 2a). In esso riportò, con qualche aggiustamento, le titolature scritte sulle camicie contenenti i disegni e i relativi appunti. Questo Catalogue, strutturato in cinque Dossiers, ciascuno segnato con numero arabo, fu ampliato a distanza di qualche giorno – il 19 dicembre 1813 – con una Notice de divers dossiers suite du catalogue A, identificata come B, con la quale furono aggiunte sei nuove sezioni73 (Fig. 2b). Talvolta è possibile ricostruire le suddivisioni interne di ciascuna sezione; è il caso ad esempio del dossier 5e genericamente dedicato ai Detagli (sic) di fabriche ecclesiastiche di diversi ornamenti, poi declinati dallo stesso Seroux in un elenco analitico, dal quale si deducono le modifiche all’ordinamento introdotte in corso d’opera74. È ricostruibile 70 Vat. lat. 9848, f. 22v. Il titolo riportato nel testo è quello definitivo. La titolatura iniziale, Monumens nouveaux fu corretta ed integrata. 71 La data compare in Vat. lat. 9844, f. 1r ed è ripetuta a f. 54v. 72 Vat. lat. 9844, f. 1v, in alto, nel margine sinistro: « Arch.e // X.bre 1813 ». A. // Catalogue des dossiers contenant dessins et notices de monumens qui ne sont pas entrés dans l’histoire de l’art en décadence // Ier Doss. // Rome Inscript. // Voye Appia, notices // Voye Flaminia, dessins, notices, des quelq.s vestig.s // Voye Praenestina // Voye Ardeatina, Ardea, fabriques du ½ age // Villa Madama, conserve d’eau, dessins // Malano près de Viterbo, antiquité, décadence // Rome X // Jesi, monumens fouille // 2e D. // Puits, S.te Scholastique, Cloîstre de s.t Jean de Latran, Orvieto, fountaines // 3e D. // Monumens, fabriques, Pouille, Calabre // 4e D. // Fischer // 5e D. // Details de fabriques ecclésiastiques ». Il contenuto del I° dossier è indicato anche a f. 54r, ma in modo più sommario: « Arch.e 1er Dossier // Architteture fuor dell’Istoria del arte // Rome, inscription, obelisque // Vie Romane: Appia, Flaminia, Prenestina // Villa Madama, chiesa sotter. // Monumenti antiq.: Ardea, Malano, Jesi // Segue depennato Jesi fouille. Nel Vat. lat. 9844, si trovano prevalentemente i documenti custoditi nei dossiers I, II e IV; i disegni del dossier V sono invece confluiti in gran parte nel Vat. lat. 9845, raccolti sotto il titolo: Detagli (!) di fabriche ecclesiastiche di diversi ornamenti. 73 Vat. lat. 9844, f. 54v: Archit.e B. // 19 X.bre 1813. Notice de divers dossiers // Suite du catalogue A, 14 X.bre. // 1er Dessins, Rome, Tivoli, Rimini, Ravenne, St. Maximin en Provence, ect. // 2.e Epreuves à donner hist. de l’art // 3.e Epreuves variantes pour m. Dufourny // Dossiers à revoir par moi // 4.e Cuivres calques // 5.e II // 6.e Dessins à revoir timbré rev. Seguono poi altre due partizioni non numerate: Cahiers réliés contenant quelques estampes disposées à peu près dans l’ordre chronologique de leur gravure, per cui si precisa: « non compris dans la liasse B », e infine Epreuves à retirer des dossiers timbrés du n.° de chaque planche comprise dans l’Histoire de l’art; forse quest’ultima serie non era stata ancora costituita, come suggerirebbe l’indicazione marginale: « à faire ». 74 Vat. lat. 9845, f. 1r: Antiportici // Porte // Loggie papali // Batisteri (!), fonti batesimali // Campanili e campane // Tabernacoli, cibori // Armature, organi, etc. // Sagristie // Dormitori // Altari papali // Olio santo // Depositi // Sedie vescovili // Archi trionfali [depennato] // Cereo Pasquale [depennato] // Pavimenti // Facciate di chiese // Capitoli etc. // Amboni, Pulpiti // Pile d’acqua
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IL LASCITO DI SEROUX D’AGINCOURT ALLA VATICANA
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Fig. 2a. Vat. lat. 9844, f. 1v: Catalogue A, relativo ai materiali non stampati dell’Architettura.
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Fig. 2b. Vat. lat. 9844, f. 54v: Catalogue A, ad integrazione di A.
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nel dettaglio anche il contenuto del 3. Dossier, in cui si custodivano alcune tavole tratte dal Voyage pittoresque dell’Abbé de Saint-Non, relative specificamente a Pouille, Calabre et Bénévent75. Anche per i disegni non editi della Scultura, sin dalla fine del Settecento76 era stato avviato un catalogo, che alla morte di Seroux risultava strutturato in due sezioni. La prima77 – Sculp.e A – comprendeva cinque dossiers, di cui tre con titolo generico – 1. Monumens nouveaux, 2. Monumens par Siècles, 3. Monumenti incerti – ma dettagliatamente articolati nella struttura interna. Gli altri due, dedicati a temi specifici, non avevano suddivisioni interne: 4. Portes de Bénévent, du Monte Gargano, notices, dessins, etc.; 5. Calices, dessins, estampes. Nel secondo dossier, le tavole erano in ordine cronologico, disposte per secolo, dal terzo al quinto e poi dal decimo al diciassettesimo78. Nel primo e nel terzo, i disegni e le relative note erano invece suddivisi per luogo di conservazione e dunque di copia, per fonte, nel caso in cui derivassero da altre opere a stampa, per tipologia di materiali, per tecnica di realizzazione79. L’organizzazione del dossier Monumenti incerti, strutturata in 14 partizioni, identificate da lettere (A-O), fu più volte ripensata80. E il costante lavoro di Santa // Archi trionfali ». Queste partizioni furono più volte modificate: si deduce dagli argomenti depennati e aggiunti e da una nota di revisione di mano di Approsi: « Les articles marqués d’une croix, sont les seuls existans et contenans dans ce dossier ». 75 Vat. lat. 9844, f. 97v. Il titolo della serie, più dettagliato di quello del catalogo, che omette di indicare Benevento, compare su due diversi ritagli incollati nello stesso foglio; di seguito al secondo, l’elenco delle 11 tavole conservate nel fascicolo: « 1. Canossa, tombeau de Boémond; 2. Bénévent, chaire de la Cathédrale; 3. Policore, vue; 4. Vue de l’Eglise de Siponte, calque; 5. Vue interieure même eglise, plan de l’église; 6. Catacombe à Siponte; 7. Vue de l’Eglise de Trani, calque; 8. Strongoli, vue; 9. Torre di capo colonna; 10. Tour de Melissa; 11. Vue sans indication ». L’opera cui si riferisce è il Voyage pittoresque ou Description des royaumes de Naples et de Sicile, Paris 1781-1786. 76 Cfr. Vat. lat. 9846, f. 63r, dove accanto al titolo Monunens nouveaux è annotata la data 1796. 77 Vat. lat. 9846, f. 64r. 78 Vat. lat. 9846, f. 64r: « Siècles 3e, 4e, 5e, 10e, 11e, 12e, 13e, 14e, 15e, 16e, 17e. Dessins, notices, catalogues ». 79 Il primo dossier raccoglieva tavole e appunti relativi a: « Extrait de Montfauc., antiqu. expl. tombeaux, etc. // Idem, divers objets // Cryptae Kiovienses, extrait, dessins // Bibliothèque Garampi, extraits de livres antiq., dessins // Milan, monum. des bas-siècles, Giulini etc. ». Il riferimento a Giulini rinvia all’opera Memorie della Città e della Campagna di Milano, ne’ secoli bassi, raccolte ed esaminate dal conte Giorgio Giulini, oggetto dello studio di Seroux sin maggio 1796, cfr. Vat. lat. 9846, f. 42r con riferimenti al Dossier Giulini. 80 Lo suggeriscono le tre stesure dell’elenco finora individuate, trasmesse dal Vat. lat. 9846: a f. 22r probabilmente la stesura primitiva, in margine alla quale è annotata la data 1795; a f. 26r si trova un’altra redazione, forse intermedia, con alcune varianti, tra le quali la successione delle classi non strettamente alfabetica; a f. 64r si legge l’elenco giunto a noi come definitivo, da cui trascrivo. Dopo il titolo, Monumenti incerti, è annotato: « Revoir ceux à replacer aux Siècles »; segue la lista: « Ces monumens sont : A-B. = Museum Christ. // C. = Grottes Vaticanes // D. = Catacombes // E. = Monum. diversi // F. = Colleg. Rom. // G. = Maitres grecs // J. = Sigilli, anelli, piombi // K. = Porte di chiese // L. = Sgraffiti // M. = Smalti, croci // N-O. = Monumens melés de Sc et de P.re.
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revisione nell’ordinamento è attestato anche dell’altra sezione del catalogo relativo alla Scultura – Sculp. B – intitolata, non per caso, Dossiers à revoir81. Le tavole raccolte per la Pittura, non riprodotte nell’edizione a stampa, erano suddivise in cinque sezioni, ulteriormente ripartite: nella prima, i disegni erano raggruppati per secolo, poi per luoghi o tecniche82; la seconda raccoglieva i monumenti incerti83, secondo una dicitura utilizzata anche per le tavole di Scultura. Nella terza si trovavano i Projets à examiner: si trattava specificamente di documenti copiati o calcati da manoscritti, provenienti da varie biblioteche, romane e non84. In particolare per la Vaticana, oltre a quelli utilizzati come fonti per le tavole edite e a quelli esplicitamente indicati nel titolario (Reg. lat. 1, Vat. gr. 354, Vat. gr. 1153), Seroux raccolse calchi e disegni almeno dal Vat. lat. 5409, proveniente dalla collezione del giurista e prelato di Rota Francisco Peña85, contenente le raffigurazioni delle catacombe romane realizzate da Alonso Chacón. Anche la sezione ms. chirurgiel era da riferire a materiali vaticani, anche se non indicati nel titolo: per una tavola mai realizzata86, Seroux fece calcare le miniature di più codici antichi (Vat. lat. 2398, 2399, 2437, 2438, 4467, 4468) da cui furono tratti disegni di strumenti chirurgici e scene mediche87 (Fig. 3). La quarta sezione della Pittura era invece dedicata ai Monumens hors de l’histoire de l’art, à déposer, mentre la quinta raccoglieva i disegni di William Joung Ottley88. 81 Vat. lat. 9846, f. 63v. Stando alla descrizione, la sezione era costituita da quattro dossiers: « 1°. Pièces à éxaminer particul. // 2°. Monumens à revoir avec l’abbé Lelli // 3°. Cuivres rompus // 4°. Diverses epreuves, donner, ritirer ». Tuttavia relativamente all’ultimo, in calce era stato annotato: « Cahier relié contenant des epreuves de gravures à peu près dans l’ordre chronologique. Ce dernier article n’est pas compris dans le catalogue B ». 82 Vat. lat. 9847, f. 1r: « Peinture // I. Monumens par siècles // Peintures du Palais Malvezzi dont il y a en projet de faire une planche // S.e XII siècle ( !): anc. cloitre des trois fountaines et autres peints. // S.e XIII: Cimabue, Bologn., Viterbe // S.e XIV: Florence, Bol.e, Pal. Malv., Ugolino d’Orviete. // S.e XV: Sgraffito, Bianca Capella, Sienne, etc. (voir le catalogue y annexé). // S.e XVI: Mendicanti, Bolog., la petite V. s’eleve au ciel. (voir le catal. y joint). » 83 Vat. lat. 9847, f. 1r: « 2. Monumenti incerti // Naples // Mg. Peña catac. // Bibl. Barberini, peint. vieilles, etc. // Pitt.e greche, Malvezzi etc., calq. (voir le catal. y joint) // Albano, Madonna [depennato] // S. Urbano [depennato] // Villa Madama souterrain voisin [depennato] // Colleggio (!) Romano, monumens // Museo Cristiano. 84 Vat. lat. 9847, f. 1r: « 3. Projets à examiner // Ms. de la Reine n.° 1 // Ms. n.° 354 // Ms. n.° 1153 // Ms. chirurgiel // Ms. du college d’Esp. à Bolog. // Ms. Barberini, dessins ». Molti materiali di questa sezione sono ora conservati nel Vat. lat. 9848, dove si trovano più copie tratte da codici custoditi in biblioteche private, come quella del cardinale Francesco de Zelada o della famiglia Barberini, mai esplicitamente citate nei titolari, a differenza, per esempio, di quella del Garampi indicata nelle sezione A del catalogo delle tavole di Scultura (supra, nt. 74). 85 Altri disegni tratti dallo stesso manoscritto si conservano in Vat. lat. 9846, ff. 14v-15v, tra i documenti dell’Architettura. 86 Cfr. Vat. lat. 9848, f. 102v, dove lui stesso annota: 1805, « 20 janv., mis hors dell’arte // Revu le 25 X.bre, inutile, les pièces à retirer pour les déposer ». 87 Vat. lat. 9848, ff. 102v-103v, 108r. 88 Vat. lat. 9847, f. 1v: « 5. Idem, Otley dessins P. Perug. etc. »
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Fig. 3. Vat. lat. 9848, f. 103r : Gian Giacomo Macchiavelli, strumenti chirurgici e scene mediche copiati da vari codici vaticani, per una
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L’ordinamento attribuito da Seroux alla raccolta grafica e ai relativi appunti corrisponde solo parzialmente a quello attuale dei codici vaticani, in parte per i cambiamenti effettuati nel tempo dallo storico dell’arte e dal suo segretario Approsi, in parte, forse perché alterato durante la lunga giacenza dei materiali in Biblioteca. Dopo la descrizione, quando i disegni sciolti furono legati in volumi89, essi vennero incollati su fogli di supporto e le camicie che li custodivano tolte o tagliate. Si mantennero solo le porzioni in cui erano tracciate annotazioni, anch’esse incollate su supporti. Per lo più si conservò la parte superiore del foglio anteriore della camicia, su cui lo stesso Seroux aveva scritto la sezione di appartenenza – spesso abbreviandola: Arch.e, Sculp.e, Peint.e – e l’indicazione della serie o un elemento identificativo di essa (lettera o numero). Nei disegni utilizzati per la stampa (raccolti nei codici Vat. lat. 9839-9843), è segnato anche il numero della tavola corrispondente all’edizione (pl. o planche, seguito da un numero romano). Nel 1885 – e l’indicazione dell’anno non è casuale – i Vat. lat. 9839-9849 erano collocati nella scanzia CLXVIII della Sala di Paolo V90, a disposizione degli studiosi, che potevano individuarli attraverso la descrizione datane nell’inventario del de Rossi, in quell’epoca disponibile per la consultazione. Non era così per altri documenti ugualmente provenienti dal lascito di Seroux, in parte connessi all’edizione dell’Histoire, in parte a quella del Recueil, conservati in Vaticana, ma in quella data ancora nel Gabinetto delle stampe e ancora sconosciuti agli studiosi perché non descritti nei repertori. 3.2. I Vat. lat. 13477-13480 Come più volte detto, i disegni conservati nei Vat. lat. 9839-9849 non sono tutti quelli arrivati in Vaticana dalla collezione del cavalier d’Agincourt. Altri quattro volumi con la stessa provenienza e identici per tipologia sono infatti alla segnatura Vat. lat. 13477-14480. Gli studi di Jeanne Bignami Odier ne datavano l’acquisizione in Biblioteca intorno al 193491. Ma tale datazione non è corretta e la sua inesattezza, già colta da Daniela Mondini92, è ora dimostrabile partendo da alcune note tracciate sulle camicie che in origine custodivano la documentazione. A differenza di quanto accaduto per i documenti legati nei Vat. lat. 98399849, quelli raccolti nei manoscritti Vat. lat. 13477-13480, in fase di legatura furono trattati con maggiore sensibilità storico-conservativa93. In particolare, per ciò che qui specificamente interessa, nell’allestimento dei volumi, le camicie non furono tagliate, ma conservate integre. Per questo su di esse, oltre 89 Per la descrizione tecnica, si veda S. Foschetti, La materialità degli album vaticani di Seroux d’Agincourt. Aspetti codicologici e conservativi, in questo volume, pp. 239-265. 90 Arch. Bibl. 57, f. 88r. 91 Bignami Odier, La Bibliothèque Vaticane cit., p. 220 nt. 24. 92 Mondini, Le prime tappe del viaggio cit., p. 428 nt. 8. 93 Foschetti, La materialità degli album cit.
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alle annotazioni di Seroux, analoghe a quelle individuate nel lotto descritto dal de Rossi (Vat. lat. 9839-9843), si leggono altre note a matita. Sappiamo ora che furono scritte in Vaticana e che sono da attribuire alla mano dell’assistente Giovanni Gibelli, incaricato di verificare i materiali conservati nel Gabinetto delle stampe, ai fini della Verifica generale del posseduto della Biblioteca prescritta dal Regolamento del marzo 1885, ma di fatto avviata qualche mese prima94. Nel corso di questa revisione, Gibelli allestì una minuta di lavoro, priva di data e di sottoscrizioni, ma a lui riconducibile. Si trattava di un elenco topografico di tutti i materiali verificati95, da cui furono poi ricavati i dati riassuntivi ufficializzati nel resoconto finale96. E proprio dalla sintesi conclusiva risulta che in uno degli ambienti dell’Appartamento Borgia, allora sede del Gabinetto delle stampe – la Sala IX – nel giugno 1885 si custodivano complessive 62.218 stampe97 non descritte negli inventari. Il numero coincide esattamente con quello indicato nella minuta di lavoro di Gibelli, che dunque può essere datata alla primavera 1885 e che, a differenza del documento ufficiale, trasmette anche la descrizione analitica di quanto conservato in ciascun ambiente. Proprio questa fonte attesta che nel credenzino 6 della Sala IX dell’Appartamento Borgia si conservavano « disegni 920, che hanno servito per la Storia dell’Arte di Agincourt »98. Dunque il Gibelli per eseguire la verifica, numerò in sequenza le cartelle e contò i disegni contenuti in ciascuna. Lo sappiamo con certezza perché appuntò entrambi i numeri sulla camicia, dove annotò anche « numerati nel febbraio 1885 », ove il numerati è da leggersi come contati 99. Il conteggio non era limitato al contenuto della singola cartella, ma intendeva verificare la consistenza dell’intero fondo grafico, sommando di volta in volta al parziale, il numero dei disegni appena contati. Anche l’addizione è scritta su ciascuna camicia100 e la somma complessiva annotata è 920101 (Fig. 4). Il totale fu registrato nella minuta di lavoro, dove i disegni sono descritti nella seconda serie numerica, alla voce 39. 94 Lo suggerisce la nota del Gibelli che data a febbraio il controllo della consistenza dei disegni, cfr. infra. 95 Arch. Bibl. 80. Allestito su fogli protocollo sciolti, presenta una descrizione sommaria del contenuto di ciascuna voce, individuata da un numero sequenziale. Nei margini si leggono annotazioni e/o vari segni di spunta, a indicare che l’elenco fu utilizzato per la verifica. La sequenza numerica termina a p. 43 con il numero 656 per il quale non è registrato il titolo. Una nuova serie numerica, da 1 a 144, si apre a p. 45, ma in più punti alla prima numerazione ne è aggiunta un’altra, come se i volumi fossero stati ricontati, forse perché collocati in altro luogo. 96 Arch. Bibl. 57, ff. 80r-91r. 97 Arch. Bibl. 57, f. 83v. 98 Arch. Bibl. 80, p. 47; cfr. anche supra nt. 90. Analoga la descrizione data in Arch. Bibl. 57, f. 168r, altra fonte coeva: « in questo credenzino sono i disegni che servirono al D’Agincourt per la sua, e fra siffatti disegni ve ne hanno 4 che reputansi originali veri del sommo Raffaello ». 99 Non si tratterebbe dunque di un riordino come in Mondini, Le prime tappe cit., p. 428 nt. 8, ma di una verifica della consistenza. 100 I due addendi, senza il segno +, e il totale sono scritti a matita su ciascuna cartella. 101 Il numero si legge nel Vat. lat. 13480, f. 141r.
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Fig. 4. Vat. lat. 13480, f. 141r: a matita, note e calcoli di mano del Gibelli.
Dunque, nell’estate 1885, i 920 disegni della raccolta di Seroux erano conservati nel credenzino 6 della Sala IX, sciolti e non segnati. Ricevettero la segnatura molti anni dopo, tra la fine del 1929 e, più probabilmente, l’ini-
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zio del 1930102 – quando, forse in seguito all’allestimento dell’attuale sede del Gabinetto delle stampe, inaugurata dal Pio XI il 15 novembre 1931103, furono trasferiti tra i manoscritti e segnati Vaticani latini 13477-13480. Presumibilmente in quel momento, vennero legati in quattro tomi104, ma non fu rispettata la successione verificata dal Gibelli – la numerazione delle camicie non è sequenziale – e le tavole furono sistemate in altro ordine. Tra l’altro, le camicie non furono considerate “contenitori”, ma vennero incluse nella sequenza dei fogli. Furono invece distinti i documenti dell’Histoire de l’art da quelli del Recueil. Nel dorso dei volumi, secondo la consuetudine vaticana, si impressero segnatura, stemma del papa e del cardinal Bibliotecario allora regnanti e indicazione del contenuto, nella forma autore e titolo sommario. Probabilmente in questo frangente, parte dei disegni di Seroux gli fu per così dire sottratta a favore del dotto viaggiatore inglese ed eccellente disegnatore, Edward Dodwell (1767-1832), suo antico amico. Nel dorso dei Vat. lat. 1347713478 è infatti impresso: Dodwell // Disegni di sculture antiche. Ma, al di là dell’iscrizione, quei documenti provenivano dallo storico dell’arte francese, come dimostrano il contenuto, corrispondente ai disegni incisi per l’edizione del Recueil, e le numerose annotazioni riconducibili alla sua mano. Almeno fino al 1885, l’appartenenza originaria di quei disegni a Seroux fu riconosciuta e condivisa – Gibelli la dà come assodata. L’attribuzione a Dodwell è dunque successiva a quegli anni e databile all’inizio degli anni ’30 del Novecento. Potrebbe essere la conseguenza di una confusione, e discendere forse da un’interpretazione non corretta di alcune note tracciate sui disegni. È noto che Seroux fu legato da amicizia a Dodwell – al quale tra l’altro aveva destinato uno dei pochi esemplari dell’Histoire che l’editore gli aveva concesso105 – e che tra il 1809 e il 1814 egli fu suo tramite con la Classe des Beaux-Arts de l’Institut de France, alla quale aveva trasmesso da Roma una serie di tavole dell’inglese, riguardanti la nascita delle mura ciclopiche, questione in quegli anni molto dibattuta106. Inoltre nella tavola XXXVI del Recueil è rappresentato un vaso trovato a Corinto da Dodwell durante il suo viaggio in Grecia (Fig. 5), come raccontato dall’autore nel relativo commento a stampa. Ma di quella tavola, tra i materiali ora in Vaticana si trova soltanto un particolare del reperto e non l’intera raffigurazione o la prova di stampa (Fig. 6), e sul disegno non è riscontrabile alcun riferimento a Dodwell107. È invece specificamente a lui attribuita un’altra tavola, non stampata, sulla cui camicia è annotato: « Doduvell f. // 1. dessin108 ». 102 Un testimone del Diario del Burchard acquistato nel dicembre 1929 ricevette la segnatura di Vat. lat. 13470: Arch. Bibl. 115, f. 42v. 103 Jatta, Dipartimento Stampati: Gabinetto delle Stampe cit., p. 880. 104 Lo confermerebbero anche gli stemmi di Pio XI e del cardinale Bibliotecario Franz Ehrle impressi nel dorso, che collocano la realizzazione della legatura tra aprile 1929 e marzo 1934. 105 Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., pp. 41 nt. 7, 183, 189 nt. 109. 106 Pinon, Pierre Adrien Pâris cit., pp. 290-294. 107 Vat. lat. 13478, f. 161r. 108 Vat. lat. 13478, f. 208r, corrispondente alla camicia numerata da Gibelli 57. Nel verso della tavola (f. 209v) Seroux scrive: « Grande come l’originale // dal Inglese al Popolo Doduvel ».
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Fig. 5. Recueil de fragmens de sculpture, pl. XXXVI.
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Fig. 6. Vat. lat. 13478, f. 161r: disegno con particolari del vaso raffigurato nella pl. XXXVI del Recueil.
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Forse questa nota potrebbe aver causato la confusione nell’attribuzione109. La menzione riguardante un’unica tavola potrebbe essere stata estesa a tutti i disegni ora legati nei Vat. lat. 13477-13478. Al di là delle molte ipotesi che potrebbero proporsi, certamente l’attribuzione all’inglese fu accolta nell’Inventario dei codici Vaticani latini 12848-13725 che, redatto nella forma definitiva nel giugno 1957, descrive i quattro volumi assegnandoli – ancora oggi – due a Dodwell e due a Seroux110. Ma, già nel 1980, Henri Loyrette denunciava l’errore 111. I dati certi sono che i quattro volumi, in Vaticana già nel febbraio 1885, raccolgono ora, due a due, disegni relativi al Recueil (Vat. lat. 13477-13478) e disegni relativi all’Histoire de l’art (Vat. lat. 13479-13480) e che questi ultimi sono parte dei materiali della sezione architettura utilizzati per l’edizione. Stando al contenuto, si potrebbe ipotizzare che questo gruppo di documenti sia quello trovato dopo la morte di Seroux nella casa in via Gregoriana e che esso corrisponda a ciò che fu trasferito in Vaticana attraverso il Canova, contestualmente alle terrecotte. Si tratta comunque di un’ipotesi, che sebbene plausibile, anche se fosse dimostrata, in mancanza di nuovi documenti, non spiegherebbe perché questo lotto di materiali non sia stato descritto e collocato insieme a quello avente la stessa provenienza originaria. Non aiuta a chiarire la questione, un nuovo particolare emerso nel corso di questa ricerca. Su alcune delle tavole raccolte nei Vat. lat. 13477-13478, ed edite nel Recueil, si trova il monogramma SD, tracciato a matita successivamente alla realizzazione del disegno (Fig. 7). E una sigla identica, attribuibile alla stessa mano, è stata aggiunta anche in alcuni disegni conservati in calce al Vat. lat. 9110 (Fig. 8), autografo di Gaetano Marini e latore dei cosiddetti Bolli doliari, un repertorio di iscrizioni rimasto inedito fino al 1884, quando fu pubblicato da Giovanni Battista de Rossi con la collaborazione di Heinrich Dressel112. La presenza dell’identico monogramma suggerisce che i tre codici furono spogliati e verificati da uno stesso lettore, che annotò in alcuni disegni la sigla forse per identificare il proprietario del reperto raffigurato. Era questo un metodo di lavoro proprio anche di Seroux, che in alcuni suoi disegni annotò « M. l’a » per indicare l’appartenenza dell’oggetto raffi109 Nel 1820 la Vaticana ricevette in dono da Dodwell alcuni disegni; lo attesta la nota stilata da Giuseppe Baldi, l’8 gennaio di quell’anno: « Il Signor Eduardo Dodduel inglese mandò in dono alla Biblioteca n. 15 tavole incise in rame di geroglifici pubblicati in Londra dal signor Youngh, delle quali s’attende la continuazione a tenore del manifesto pubblicato »: Arch. Bibl. 65, f. 59r. Non credo che la confusione nata intorno all’attribuzione dei disegni di Seroux sia connessa a questo dono. 110 Cfr. l’inventario dattiloscritto ora Vat. lat. 15351 (in riproduzione fotografica: Sala Cons. Mss. rosso 316). La data del repertorio si legge a f. 1r; per la descrizione dei codici, f. 146r. 111 Loyrette, Séroux d’Agincourt et les origines cit., in particolare p. 52 nt. 46: « Vat. lat. 13477 et 13478. Ils avaient été curieusement classés vers 1934 sous le nom de l’antiquaire Edward Dodwell avec qui ils n’ont rien à voir ». 112 Iscrizioni antiche doliari pubblicate per cura dell’Accademia delle conferenze storico-giuridiche da G. B. de Rossi, con annotazioni di E. Dressel, Roma, Tipi del Salviucci, 1884. Sul codice e sull’opera da esso trasmessa cfr. I. di Stefano Manzella, Gaetano Marini e l’instrumentum inscriptum. A proposito del codice Vat. lat. 9110, in Gaetano Marini (1742-1815) protagonista cit., pp. 1166-1186.
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gurato alla collezione del Marini113. Se la sigla fosse identificativa dell’appartenenza del reperto, essa potrebbe rinviare proprio a Seroux d’Agincourt: sembrerebbe infatti aggiunta nei disegni raffiguranti terrecotte e sigilli della sua collezione, e in particolare in quelli la cui provenienza non era indicata precedentemente114. È da sottolineare tuttavia, che il monogramma SD non corrisponde esattamente alle iniziali del nome dello storico dell’arte francese, perché la lettera D è in realtà la preposizione che precede il toponimico Agincourt e per questo non dovrebbe essere maiuscola.
Fig. 7. Vat. lat. 9110, f. 55r: in alto a destra, a matita, il monogramma S.D. 113 Si veda a titolo esemplificativo il Vat. lat. 13478, ff. 5r, 10r e, più esplicitamente, f. 6r dove Seroux annota a matita: Savoir si marini l’a, aggiungendo, probabilmente in seguito, l’ha. E Marini non è l’unico proprietario citato: tra gli altri nomi ricorrenti quello di Giuseppe Lelli (cfr. per esempio Vat. lat. 13477, f. 8r e Vat. lat. 13478, f. 165v). Il riferimento Wutkii, individuato in altre tavole, potrebbe alludere pittore austriaco Michael Wutky, indicato in quanto proprietario/collezionista del reperto. 114 In alcuni dei disegni lo stesso Marini aveva già annotato l’appartenenza del reperto alla collezione di Seroux. La sigla a matita è stata aggiunta nei casi in cui manca l’indicazione di appartenenza; in particolare cfr. Vat. lat. 13477, ff. 4, 5, 6, 7, 28, 29, 30, 31, 35, 54, 73, 77, 78, 82, 98, 100, 103, 104, 106, 112, 122, 130, 131, 134, 137, 177, 178, 186, 190, 191; Vat. lat. 13478, ff. 4, 18, 19, 21, 22, 27, 28, 45, 46, 4, 53, 54, 55, 56, 57, 58, 61, 62, 63, 73, 84, 86, 87, 88, 89, 94, 96, 98, 99, 101, 102, 116, 117, 121, 124, 125, 126, 128, 129, 130, 131, 132, 133, 134, 135, 140, 141, 182, 227, 230, 240, 241, 242, 247; Vat. lat. 9110, ff. 38, 52, 55, 56, 57, 70, 73, 75, 78, 83, 86.
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Fig. 8. Vat. lat. 13478, f. 227r: in alto a destra, a matita, il monogramma S.D.
Purtroppo non è stato finora identificato il lettore/annotatore che ha aggiunto la sigla nei disegni conservati nei tre codici: se il suo lavoro fosse anteriore al 1884 – anno di edizione dell’opera del Marini – si confermerebbe la presenza in Vaticana degli attuali Vat. lat. 13477-13478 prima di quella data. L’analisi paleografica su due sole lettere maiuscole, tracciate in scrittura posata, è poco indicativa e permette soltanto di escludere che la mano che aggiunge il monogramma sia da identificare con quella di Seroux, del suo segretario Approsi, di Gaetano Marini e di Giovanni Gibelli, figure che certamente “maneggiarono” almeno parte di quei materiali. È certo inoltre che l’analisi delle tavole grafiche e il conseguente inserimento della sigla furono effettuati da chi aveva interesse, notevole dimestichezza e soprattutto conoscenza di quei documenti, conservati in tre codici apparentemente non collegati – va ricordato che almeno i due relativi a Seroux, rimasero privi di segnatura e quasi sconosciuti, se non per i catalogatori vaticani e per pochissimi specialisti, fino al primo trentennio del Novecento.
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In linea teorica si potrebbe supporre che i tre manoscritti fossero noti all’avvocato Leonardo Adami115, che nella prima metà dell’Ottocento fu l’artefice dell’allestimento, nella Galleria delle terre sigillate dei Musei, delle terrecotte donate alla Biblioteca Vaticana da Seroux e dall’amico Marini. Credo tuttavia di poter escludere che il monogramma sia stato aggiunto da Adami: si deduce dall’analisi paleografica e dal modus operandi. Come denunciò lo stesso de Rossi, Adami, incurante del valore dei materiali utilizzati, scriveva le sue note nei codici con una penna a inchiostro, come testimonia anche il Vat. lat. 9110. La sigla SD è invece tracciata a matita in modulo piccolo e dunque verosimilmente non fu scritta da lui. L’ipotesi più immediata sarebbe quella di collegare, direttamente o indirettamente, chi fece lo spoglio dei tre codici aggiungendo il monogramma in alcuni dei disegni, proprio con il de Rossi: egli conosceva la raccolta di Seroux per averne descritta una parte – quella confluita negli attuali Vat. lat. 98399843 – e conosceva il codice di Marini (Vat. lat. 9110), di cui già dal 1848 si stava occupando per allestirne l’edizione116. Il de Rossi potrebbe aver scritto (ma la mano non sembra corrispondere alla sua) o più probabilmente fatto scrivere a un suo collaboratore, incaricato dello spoglio e dell’identificazione, la sigla SD; inoltre, mentre descriveva i disegni di Seroux potrebbe anche averne separata una parte – quella in seguito raccolta nei Vat. lat. 13477-13480 – per studiarla in rapporto all’edizione del testo di Marini, allora in fieri. E il de Rossi non sembrerebbe insolito a questi smembramenti – un modus operandi adottato anche da altri studiosi del tempo117 – come dimostrano alcuni documenti recentemente individuati da Marco Buonocore. Per motivi di studio, l’autorevole scriptor vaticano li estrapolò dalle carte di Gaetano Marini – ma provenivano addirittura da Pier Luigi Galletti – dove non furono più ricollocati; rimasero tra i suoi documenti insieme ai quali in seguito rientrarono in Vaticana118. E il suo metodo di lavoro era stato ufficialmente autorizzato119. Questa ricostruzione della vicenda spiegherebbe anche la nota scritta dal Gibelli nella sua minuta di lavoro a margine della descrizione dei materiali di Su di lui, cfr. Filippi, Fonti, protagonisti e fortuna cit., pp. 1453-1457. A partire da quella data ne stilò una copia ora Vat.lat. 10827: Di Stefano Manzella, Gaetano Marini cit., p. 1168. 117 Anche Marini ebbe lo stesso comportamento, almeno riguardo ad alcuni acquerelli commissionati nel Seicento dal cardinal Francesco Barberini, ora in Vaticana tra le sue carte (Vat. lat. 9071), cfr. Miarelli Mariani – Moretti, Seroux d’Agincourt cit., p. 1579. 118 M. Buonocore, Spigolature epirafiche. IX, in Epigraphica 77 (2015), pp. 405-416. 119 Cfr. la lettera autografa di de Rossi a monsignor Martinucci: « Letto il nuovo regolamento, sembrami necessario ch’io le accenni quali sono le facoltà risguardanti lo studio de’ codici Vaticani delle quali sono in possesso, pregandola a volermene ottenere la conferma, se Ella lo giudicherà necessario. Debbo adunque dichiararle che il defunto Monsignor Laureani non di sua autorità, ma per le benignissime istruzioni ricevute dall’Eminentissimo Cardinale Bibliotecario, fin dall’anno 1844, mi concesse libera facoltà di consultare e trascrivere, per quanto mi potesse occorrere, i codici contenenti copie d’antiche iscrizioni, od in genere notizie di antichità, e gli antichi atti de’ Martiri … »: Arch. Bibl. 5, f. 150r. 115 116
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Seroux e di quella precedente: « (38-39 aggiunti) »120. Se veramente de Rossi avesse estratto dai documenti provenienti da Seroux da lui descritti, i disegni ora nei Vat. lat. 13477-13480, per studiarli in funzione dell’edizione che stava curando, potrebbe averli ricollocati nel Gabinetto delle stampe dopo la pubblicazione del lavoro, datata 1884 e dunque a ridosso della verifica del Gibelli, che per questo avrebbe annotato aggiunti. Ma, ancora una volta si tratta solo di ipotesi. 3.3. Il Vat. lat. 13391: i disegni di Raffaello della collezione di Seroux Nella minuta del Gibelli, a margine della descrizione dei disegni provenienti da Seroux, si leggono altre due annotazioni, da lui vergate in tempi diversi. La prima, scritta a penna, indica la quantità esatta dei documenti e aggiunge una precisazione: « 924 essendovi stati aggiunti i quattro di Raffaello già tolti ». Il riferimento è sufficientemente esplicito: i materiali cui si allude sono noti e sono i soli disegni autografi di Raffaello conservati in Vaticana121. Originariamente appartenuti a Fulvio Orsini, furono poi acquistati da Seroux che li tenne nella sua raccolta, a differenza di altre collezioni d’arte vendute per necessità122. Conservati tra i disegni preparatori dell’Histoire de l’art – in parte sono stampati nell’edizione – erano custoditi in una camicia, su cui lo storico dell’arte – oltre alla quantità, alla sezione, al numero della tavola – aveva indicato l’autore, sottolineandone qualità e valore: « N. 4. Peinture. Planche CLXXXIII. Dessins originaux de Raphaël très-précieux, faciles à étre dérobés; leur conservation éxige infiniment de soin »123. La consapevolezza del pregio di quei materiali spinse in seguito i responsabili della Biblioteca a separarli dal resto della raccolta, ma non è noto né quando la misura di tutela fu applicata124, né da chi, così come non si sa dove i preziosi disegni siano stati conservati dopo essere stati estratti dal gruppo originale. Furono ricollocati tra i materiali provenienti dallo storico dell’arte francese il 9 giugno 1885, dal Gibelli che li ricevette dal vice bibliotecario, Giuseppe Cozza-Luzi125. Ma non vi 120 Arch. Bibl. 80, p. 47. Alla voce 38 si descrivono: « Copie n. 156 dell’incisione rappresentante l’Anaglyphum antiquum ex onyche ». 121 Cfr. da ultimo Raffaello e la Roma dei papi. Catalogo della mostra a cura di G. Morello, Roma 1986, p. 12 e schede 1-6, S. Ferino Pagden, schede 2-4, in Raffaello in Vaticano. Catalogo della mostra (Città del Vaticano, Braccio di Carlo Magno, 16 ottobre, 1984-16 gennaio, 1985), Milano 1984, pp. 18-24, entrambi con bibliografia e riproduzione dei disegni. 122 Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., pp. 88-94; in particolare sui disegni di Raffaello, p. 93. 123 Vat. lat. 13391, f. 1r. 124 Certamente prima del febbraio 1885, se Gibelli non li include nel suo conteggio e scrive « già tolti »: Arch. Bibl. 80, p. 47. 125 Cfr. la nota autografa del Gibelli in Arch. Bibl. 80, p. 56: « 9. Giugno 1885 // Dal reverendo Padre Cozza furono consegnati quattro disegni (che diconsi originali) di Raffaello, i quali fanno parte dei disegni che valsero al signor D’Agincurt (!) per la storia dell’arte ».
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rimasero per molto, come il Gibelli precisa nell’altra nota marginale126, meglio esplicitata in calce alla relazione127. Nell’ottobre 1887 i disegni di Raffaello furono sistemati in una delle bacheche espositive del Salone Sistino. Vi restarono a lungo128 – fino a oltre la metà del Novecento, quando l’esposizione permanente fu sostituita da mostre tematiche temporanee; nel frattempo ricevettero l’attuale segnatura: Vat. lat. 13391129. Le note e le revisioni a partire degli anni ’80 dell’Ottocento riferiscono di quattro disegni di Raffaello130 e lo stesso Seroux scrisse il numero 4 sulla camicia posta a custodia dei documenti. Ma i fogli giunti a noi sono tre: due schizzi, oggi incollati in un unico foglio, in origine erano separati131. Lo dimostra anche la tavola CLXXXIII dell’Histoire de l’art, in cui i due disegni sono evidentemente distinti. Fino a non molti anni fa, in Vaticana due dei tre fogli attribuiti a Raffaello e oggi sistemati in plexiglas, si conservavano attaccati “a bandiera”, ossia fissati attraverso un solo lato su un supporto cartaceo più pesante, sul quale, con intento decorativo, era tracciata una cornice a inchiostro132. Tale sistemazione, che risaliva probabilmente a Seroux133, pur assicurando il foglio, permetteva di leggere i disegni del recto e del verso, non tutti editi nell’Histoire de l’art134. Solo uno dei tre fogli conservati, latore di uno studio con cinque putti – due a figura intera e gli altri abbozzati – era interamente incollato sul supporto, come molti altri disegni della raccolta di Seroux. Staccato all’ini Arch. Bibl. 80, p. 47, a matita: « (Presi dal Segretario signor Zucchetti e posti in vetrina) ». Arch. Bibl. 80, p. 56: « Nell’ottobre 1887 il segretario signor Zucchetti levò dalla Sala Nona i quattro disegni originali di Raffaello, di cui sopra, e li pose in vetrina nella sala Sistina ». 128 Nel 1925, erano collocati nella terza vetrina (cfr. [S. Le Grelle], Guida delle Gallerie di Pittura, Roma 1925 (Musei e Gallerie pontificie, 5), p. 27); in seguito furono sistemati nella settima: cfr. I libri esposti nella Biblioteca vaticana, [1952?], p. 17 e nell’edizione successiva del 1964, p. 19 da cui risulta che in quegli anni era esposto anche l’Exultet proveniente da Seroux (Vat. lat. 9820). 129 Probabilmente furono segnati tra la fine del 1929 e il 1930 e dunque contemporaneamente agli altri disegni appartenuti a Seroux, rimasti nel Gabinetto delle stampe, tra i quali in origine erano conservati. 130 Conferma quanto scritto in precedenza dal Gibelli, la nota a matita nel verso del foglio superiore della camicia, di mano del gesuita Franz Ehrle, primo custode, poi prefetto e infine cardinale bibliotecario: « Disegni pezzi 4 ». 131 È questa la tesi di G. Morello in Raffaello e la Roma dei papi cit., p. 12. 132 Si tratta specificamente di due bifoli: le cornici a inchiostro sono in entrambi i recti del primo bifolio e in uno del secondo. È questa un’ulteriore conferma che i fogli erano tre. La successione dei disegni proposta da Morello non dovrebbe corrispondere a quella degli anni ’30 del Novecento, quando i documenti ricevettero la segnatura vaticana: a mio avviso nel primo recto si conservava il disegno “composto” di due parti; lo suggerisce la segnatura annotata a matita soltanto in testa a quel foglio e anche la maggiore ossidazione della carta, più esposta alla luce. 133 Sono così sistemati anche alcuni dei fogli ora legati nei codici Vat. lat. 9839-9849. 134 In particolare non fu inciso lo schizzo con i due nudi maschili ora Vat. lat. 13391, f. 1r. Gli altri disegni compongono la tavola CLXXXIII. 126 127
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zio degli anni ’80 del Novecento, il verso di questo foglio ha mostrato due nuovi schizzi, ignorati fino a quella data: un dettaglio architettonico e un abbozzo di putto a matita simile a quelli delineati nell’altro lato135. 4. Libri d’ore e altri libri Nel lascito di Seroux, tra i tanti disegni, i molti oggetti d’arte e i reperti destinati alla Vaticana o al Museo Capitolino, sono citati tre libri: « un manuscritto dell’Exultet del secolo duodecimo » – il rotolo palinsesto oggi datato nella scrittura inferiore al X secolo, cui si è già accennato – raffigurato in due tavole dell’Histoire, e « due libri a stampa in pergamena contenenti due Uffici della Madonna »136, anche essi riprodotti nell’edizione. La generica citazione dei due stampati è integrata dall’inventario del D’Este che ne specifica stampatore e datazione137. Così grazie anche alla riproduzione di alcuni particolari di frontespizio e colophon, nella tavola CLXXI intitolata La peinture et la gravure réunies pour l’ornement des livres imprimés XVe Siécle (Fig. 9), e alle notizie date da Seroux nell’Histoire, è possibile identificare con esattezza le due edizioni. Si tratta di due raffinate e rare produzioni parigine, riccamente decorate, riconducibili a una specifica tipologia libraria, quella del libro d’ore. Stampate entrambe in pergamena, in piccolo formato (8°), presentano sottoscrizione e marca del tipografo. L’edizione più antica, in caratteri gotici, uscì per Etienne Jehannot il 21 agosto 1497138 – la data si legge nel colophon139; l’altra si deve ai torchi di Thielman Kerver, che la stampò in carattere romano, datandola al 1505, XVI Kalendas januarii (17 dicembre)140. Anche se entrambi i volumi sono elencati tra beni trasferiti in Biblioteca, essi finora non sono stati individuati. Dell’incunabolo sembrerebbero sopravvissuti quattro esemplari completi e qualche frammento, nessuno dei quali ora in Vaticana141. E poche di più sarebbero le copie giunte fino a noi dell’edizione del 17 dicembre 1505 sottoscritta dal Kerver, anche questa apparentemente assente dai cataloghi della Biblioteca. Cfr. Raffaello e la Roma dei papi cit., scheda n. 6 e Raffaello in Vaticano cit., p. 24. ASR, Trenta Notai Capitolini. Ufficio 9, vol. 950, ff. 137 Arch. Bibl. 65, f. 112v: « Ufficio della Vergine in ottavo del Jannot con miniature del 1497, altro detto come sopra del Kerver, 1505 ». 138 Cfr. ISTC ih00388000; anche P. Lacombe, Livres d’heures imprimés au XVe et au XVIe siècle, conservés dans les bibliothèques publiques de Paris, Mansfield Centre (CT) 2002, n. 44 e Catalogue des incunables (CIBN), Paris 1985, II, 2, p. 340, H-235. 139 Cfr. il colophon riprodotto nell’Histoire, pl. CLXXI: Ces presentes heures a lusage de Rõ= || me furent acheuees le.xxi. iour de aoust || Lan.M.CCCC.iiii.xx.et xvii. 140 Ibid.: Impressum Parisiis, Anno domini Millesimo quigen || tesimo quinto, XVI kalendas Ianuarii. Opera || Thielmanni keruer Venaleque est supra pontem sancti Michaelis in intersignio Unicornis. Per l’identificazione dell’edizione cfr. Lacombe, Livres d’heures imprimés cit., n. 150. L’edizione è censita in B. Moreau, Inventaire chronologique des editions parisiennes du XVI siecle d’apres les manuscrits de Philippe Renouard, I: 1500-1510, Paris 1972, n. 108. 141 Cfr. ISTC ih00388000 e il Gesamtkatalog der Wiegendrucke, consultato online (agosto 2017) all’indirizzo: < http://www.gesamtkatalogderwiegendrucke.de/docs/GW13199.htm >. 135 136
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Fig. 9. R.G. ArteArch. S.323(6): Histoire de l’Art, VI, PL CLXXI.
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È invece probabile che un altro volume abbia fatto parte della raccolta di Seroux; non citato nel testamento, è noto attraverso il racconto di Giovanni Gherardo De Rossi, amico dello storico dell’arte e suo primo biografo142. A lui Seroux aveva destinato la rara e pregevole opera Svecia antiqua et hodierna, una raccolta di oltre 350 incisioni, disegnate dell’architetto Erik Jönsson Dahlberg, data alle stampe in tre volumi tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento e ancora considerata fondamentale e raffinata fonte per l’antica topografia svedese. De Rossi ricevette il prezioso dono direttamente da Seroux, nonostante « serbava il cavaliere gelosamente quest’opera, che avea con istento riunita »; ma poi « la venuta del re di Svezia a Roma fece sì ch’egli potesse possedere un esemplare anche più elegante per dono di quel Sovrano. Ricevutolo, lo prescelse per la sua Libreria […], e l’altro ritenne finchè io l’ebbi come anticipato legato ». Dunque oltre alla copia destinata al De Rossi e a lui direttamente consegnata, Seroux ne possedeva un’altra, più elegante, ricevuta da Gustavo III di Svezia e inserita nella sua biblioteca. L’esemplare della Biblioteca Vaticana, segnato Stampe II.282 potrebbe essere quello che lo storico dell’arte ricevette dal re di Svezia e conservò gelosamente tra i suoi libri. A differenza di altri volumi della sua collezione, non presenta ex-libris143 (Fig. 10), quasi per non alterarne la preziosa fattura. La provenienza è suggerita dall’elegante legatura in marocchino rosso impressa in oro: nel centro del piatto suFig. 10. Cicognara.III.258: ex libris nell’interno del piatto anteriore. 142 G. G. de Rossi, Notizie storiche del cav. G. B. Lod. Giorgio Seroux D’Agincourt scritte da Gio. Gherardo De Rossi suo amico, Venezia, dalla tipografia di Alvisopoli, 1827. 143 Raffigura uno strumento musicale a corda (lira) sulla cui base è scritto D’Agincourt. Descritto in E. Bragaglia, Gli ex libris italiani dalle origini alla fine dell’Ottocento, Milano 1993 (Grandi opere, 7), n. 915, si trova a esempio nei volumi provenienti da Leopoldo Cicognara e in Vaticana segnati Cicognara III.110 e Cicognara III.258 che conservano anche annotazioni autografe di Seroux relative all’autore e all’opera trasmessa.
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IL LASCITO DI SEROUX D’AGINCOURT ALLA VATICANA
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periore il monogramma di Gustavo III (Fig. 11); nel bordo, una larga cornice di corone, che richiamano le tre corone simbolo della Svezia, impresse negli angoli dello specchio interno; al centro del piatto inferiore lo stemma svedese. Non è noto come l’esemplare sia arrivato in Vaticana: presumibilmente non attraverso la raccolta del bibliofilo Leopoldo Cicognara144, come altri volumi facenti parte in origine della raccolta libraria di Seroux145, che fu smembrata a dispetto della volontà del possessore. Dopo averla fatta stimare dal libraio romano Mariano de Romanis, che la valutò tra i 1.600 e i 1.800 scudi, lo storico dell’arte destinò la propria biblioteca all’anziano e fedele servitore Charles Sept, considerandola una sorta di dote; così anche per mantenerla integra, si accordò con il principe Stanislaw Poniatowski, interessato a quei libri, affinchè la comprasse da quest’ultimo in cambio di un vitalizio pari a 15/16 scudi mensili146. E secondo questo accordo, dispose nel testamento147. Ma le cose non andarono come Seroux aveva organizzato e il motivo è accennato in una lettera inedita di Canova a Cicognara. All’amico che, non ancora certo della scomparsa del d’Agincourt, gliene chiedeva conferma148, informandosi anche – da autentico bibliofilo – della sorte dei suoi libri, l’ispettore generale delle belle arti, rispondeva da Roma il 3 dicembre 1814, quando aveva già dato disposizioni riguardo l’eredità destinata alla Vaticana: È vero purtroppo che il cav. d’Agincourt cessò di vivere. La sua Biblioteca fu da lui lasciata in eredità al Principe Poniatowsky, il quale non so se l’abbia accettata per non volersi caricare anco di alcuni legati e vitalizi a’ quali viene obbligato l’erede. Se nulla si venderà ne sarete avvertito opportunamente.149 144 Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., pp. 95-96 e relative note. Sul passaggio e la sistemazioni in Vaticana dei libri di Cicognara, cfr. Guida ai fondi manoscritti, numismatici, a stampa cit., pp. 813-815. 145 Non compare nel catalogo di quella collezione: L. Cicognara, Catalogo ragionato dei libri d’arte e d’antichità posseduti dal conte Cicognara, Pisa, N. Capurro co’ caratteri di F. Didot, 1821. 146 Scriveva in proposito anche Artaud de Montor, il 28 settembre 1814: « Sa bibliothèque doit être remise au Prince Poniatowsky. Seulement son Altesse doit payer une pension de quinze écus romains par mois à un vieux domestique français que M. d’Agincourt a amené de Paris, et qui a servi cet excellent maître pendant cinquante ans », cfr. La Courneuve, Archives diplomatiques, Papiers d’Agent, Archives privée 267, III, ff. 52r-53v; per il testo a stampa: La Quotidienne 141 (mercredi, 19 octobre 1814), p. 1. 147 ASR, Trenta Notai Capitolini. Ufficio 9, vol. 950, f. 322r. 148 « Venezia, 26 novembre 1814. Ditemi un poco se sia vero che quel buon vecchio di d’Agincourt sia morto. E se fosse mai vero ditemi chi comprò i suoi libri – e se si vendono, se passano interi in proprietà d’alcuno, se qualche opuscolo si potesse avere facilmente »: citato in Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., p. 119 nt. 54 e in precedenza in L. Cicognara, Lettere ad Antonio Canova, a cura di G. Venturi, Urbino 1973, pp. 179-180. 149 GRI 850938, I.
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Fig. 11. Stampe. II.282: legatura con impresso lo stemma di Gustavo III di Svezia.
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La clausola dunque non fu accettata dal Poniatowski, che rifiutando l’onere del vitalizio a favore dell’anziano erede di Seroux, rinunciò alla raccolta libraria150. Assunse però al suo servizio il più giovane segretario di Seroux, Pietro Paolo Approsi, che svolse per lui funzioni di segretario/archivista ma anche di bibliotecario, seguendolo in seguito nel suo trasferimento a Firenze151. Ma per tornare alla biblioteca del d’Agincourt, Cicognara, opportunamente avvertito della rinuncia del Principe, dopo essersi rammaricato per lo smembramento della collezione, si adoperò per recuperare dalla raccolta squartata i libri in materia d’antiquaria che gli convenivano152. La vendita della biblioteca fu probabilmente gestita dal De Romanis, che non ne stampò il catalogo. Tuttavia già alla fine di dicembre tutte le opere più importanti erano state cavate153. Pur consapevole di essere per così dire in ritardo, Cicognara dette comunque indicazioni ad Antonio Canova in modo che il fratello potesse cercare « sui residui se vi ha qualche cosa di buono per me »154. Gli acquisti del conte si risolsero probabilmente in piccole cose, per una somma pari ad almento 65 franchi155. Così la raccolta libraria di Seroux fu smembrata e dispersa, nello stesso modo in cui erano state smembrate e disperse le sue collezioni d’arte, da lui stesso vendute per poter continuare ad ampliare i materiali destinati all’Histoire de l’art, materiali che furono per così dire i fedeli compagni di una vita. Costantemente accresciuti e organizzati, sono custoditi in Vaticana quasi in toto156 e da ora – la parte grafica è qui integralmente indiciz-
150 Riferisce del legato, ma stranamente non accenna alla rinuncia: Busiri Vici, I Poniatowski cit., pp. 96, 124-125. 151 Fu ricordato anche nel testamento del Poniatowski, da cui ricevette « una pensione di Francesconi quindici il mese, che gli verranno mensualmente pagati [ …] vita natural durante », e la possibilità di vivere « nella casa presso il giardino annessa al Palazzo in Via Larga, ove egli attualmente dimora »: ibid., pp. 437-438. 152 Cfr. la lettera a Canova: Venezia, li 11 gennaio 1815, in Cicognara, Lettere ad Antonio Canova cit., pp. 94-96:95. 153 V. Malamani, Un’amicizia di Antonio Canova. Lettere di lui al conte Leopoldo Cicognara, Città di Castello, p. 42: lettere del 31 dicembre 1814 e del 21 gennaio 1815. 154 Cfr. lettera a Canova: Venezia, li 11 gennaio 1815 cit. 155 Furono resi a Canova dopo il 18 febbraio, attraverso Melchiorre Delfico, cfr. la lettera a Canova del 18 febbraio 1815, in Cicognara, Lettere ad Antonio Canova cit., pp. 101-102:101. 156 Tranne pochi disiecta: qualche disegno originale utilizzato per l’Histoire de l’art e alcune prove di stampa, provenienti dall’incisore Tommaso Piroli, si conservano nel manoscritto Lanciani 103 della Biblioteca dell’Istituto di archeologia e storia dell’arte di Roma; alcuni altri materiali sono trasmessi dal cosiddetto Manoscritto Sarti per il quale S. Mangiasciutto - F. Mattei, Un inedito di J.B.L.G. Sèroux d’Agincourt: storia e peregrinazioni editoriali dell’Histoire de l’Art par les Monumens (1783-1826), in La Bibliofilia 113 (2011), pp. 63-87. È noto inoltre che parte dei documenti fu smembrata dallo stesso Seroux in vita; Sebastiano Ciampi – lo ricorda lui stesso – per esempio, aveva ricevuto dallo storico dell’arte le stampe delle porte in bronzo della Basilica di san Paolo: cfr. Bibliografia critica delle antiche reciproche corrispondenze politiche,
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zata per la prima volta – saranno più facilmente fruibili dagli studiosi, così come sinceramente desiderato dal possessore.
ecclesiastiche, scientifiche, letterarie, artistiche dell’Italia colla Russia, colla Polonia, ed altre parti settentrionali. Il tutto raccolto ed illustrato con brevi cenni biografici delli autori meno conosciuti da Sebastiano Ciampi, II, Firenze 1836, p. 285. Una sintesi sulla dispersione della collezione anche in Moretti, Figura e scrittura: Séroux d’Agincourt cit., nt. 22.
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SILVIA FOSCHETTI
LA MATERIALITÀ DEGLI ALBUM VATICANI DI SEROUX D’AGINCOURT. ASPETTI CODICOLOGICI E CONSERVATIVI
Introduzione storica La Biblioteca Vaticana conserva, alle segnature Vat. lat. 9839-9849 e Vat. lat. 13477-13480, sedici volumi1 contenenti i disegni raccolti in oltre trent’anni dallo storico dell’arte Jean-Baptiste-Louis-Georges Seroux d’Agincourt. Si tratta dei disegni preparatori per le tavole di architettura, scultura e pittura riprodotti in parte nella versione a stampa in sei volumi dell’Histoire de l’Art par le monumens depuis sa décadence au IVe siècle jusqu’à son renouvellement au XIVe nel 18232 e nel Recueil de fragmens de sculpture antique en terre cuite del 18143. I volumi verranno di seguito trattati come due gruppi distinti4 sulla base della diversa tipologia delle legature presenti, la cui manifattura risale a due periodi differenti. I disegni quando entrarono in Biblioteca alla fine del 18145 Il Vat. lat. 9839 è attualmente articolato in due parti. J. B. L. G. Seroux d’Agincourt, Histoire de l’Art par le monumens depuis sa décadence au IVe siècle jusqu’à son renouvellement au XIVe, Paris, Treuttel et Würtz, 1823. 3 id., Recueil de fragmens de sculpture antique en terre cuite, Paris, Treuttel et Würtz, 1814. 4 I Vat. lat. 9839-9849, da ora considerati come facenti parte del primo gruppo e i Vat. lat. 13477-13480, appartenenti al secondo gruppo, spesso ritenuto composto di soli due volumi (i Vat. lat. 13479-13480). Sulla questione cfr. A. Rita, Il lascito di Seroux d’Agincourt alla Vaticana. Un’ipotesi di ricostruzione, in questo volume, pp. 220-230. 5 Sull’acquisizione dei materiali in Vaticana cfr. J. Bignami Odier (con la collaborazione di J. Ruysschaert), La Bibliothèque Vaticane de Sixte IV à Pie XI; recherches sur l’histoire des collections de manuscrits, Città del Vaticano 1973 (Studi e testi, 272), pp. 209, 220; I. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt e l’Histoire de l’Art par les monumens. Riscoperta del Medioevo, dibattito storiografico e riproduzione artistica tra fine XVIII e inizio XIX secolo, Roma 2005, p. 131, H. Loyrette, Seroux d’Agincourt et les origines de l’histoire de l’art médiéval, in Revue de l’art 48 (1980), pp. 40-56, ntt. 5 e 21 e ora anche Rita, Il lascito di Seroux cit., pp. 200-209. 1 2
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SILVIA FOSCHETTI
erano con tutta probabilità in fogli sciolti, conservati in cartelline6 recanti annotazioni manoscritte in francese sul margine di testa7 (Fig. 1); in seguito, non è ancora chiaro per quale motivo, vennero conservati come due gruppi separati in collocazioni distinte fra loro ed ebbero così storie conservative diverse. I disegni contenuti nei primi dodici volumi (i Vat. lat. 9839-9849) vennero infatti rilegati alla fine dell’Ottocento, i restanti negli anni ’30 del Novecento. Ancora nel 1879 i disegni del primo gruppo risultano « in grandi pacchi di carte in f. sciolte e non numerate »8; entro il 1880 essi poi vengono catalogati da Giovanni Battista de Rossi 9. Risalgono al febbraio del 1885 le annotazioni a matita presenti al centro delle cartelline stesse10, ancora visibili nei Vat. lat. 13477-13480, i volumi del secondo gruppo. Probabilmente delle cartelline dello stesso tipo proteggevano anche i disegni del primo gruppo, ma vennero forse rimosse fra il 1880 e il 1889, quando i materiali vennero rilegati. Rimasero invece a protezione dei disegni del secondo gruppo rilegati a distanza di alcuni decenni quando era intanto subentrata una maggiore sensibilità verso la conservazione dei manoscritti come oggetti storici in se stessi e anche di ogni dato o reperto legato ai volumi custoditi. Aspetti codicologici e conservativi dell’intera raccolta vaticana I dodici volumi del primo gruppo presentano una coperta in pergamena rigida su quadranti in cartone con dorso non incollato e priva di decorazioni sui piatti; sul dorso, seguendo una consuetudine Vaticana, sono invece presenti impressioni dorate recanti gli stemmi del papa Leone XIII (1878-1903) e del cardinale bibliotecario Jean-Baptiste-François Pitra (1869-1889) e fra di loro la segnatura impressa anch’essa in oro su tassello in pelle rossa (Fig. 2). La coperta può quindi essere agevolmente datata 6 Per cartellina si intende un foglio piegato su se stesso (bifolio), a protezione di un gruppo di disegni, più comunemente detta “camicia”. 7 Tutte le cartelline ritrovate presentano delle annotazioni in francese e in italiano a penna sul taglio di testa, da ascrivere presumibilmente allo stesso Seroux. Questo dato induce a credere che tutti i disegni, a piccoli gruppi, siano stati quindi protetti con un bifolio dallo stesso Seroux già prima del loro ingresso in Vaticana. Sulla questione cfr. Rita, Il lascito di Seroux cit., pp. 212-220. 8 Così descritti da Vincenzo Forcella. Cfr. V. Forcella, Catalogo dei manoscritti relativi alla storia di Roma che si conservano nella Biblioteca Vaticana, Roma 1879-1885, vol. I, p. 326, nrr. 893, 894, 895. 9 Cfr. ibid, p. 131. 10 Queste annotazioni riportano la datazione, la numerazione progressiva delle cartelline e la quantità di disegni conservati all’interno, sommata al contenuto delle cartelle precedenti. Sulla paternità di tali scritte si rimanda al contributo di Rita, Il lascito di Seroux cit., p. 221.
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fra il 1880 e il 188911. Sono presenti poi dei capitelli finti incollati al dorso, fabbricati con tessuto, di colore bianco e rosso a righe, incollato attorno a un’anima in canapa12. La cucitura è continua, su quattro o cinque supporti singoli in spago (a seconda delle dimensioni, cinque nervi per gli stragrandi13) adesi ai contropiatti. Il dorso è leggermente stondato e l’indorsatura in carta avvolge l’intero dorso con prolungamenti adesi all’interno dei quadranti14. I fogli sono numerati a mano sull’angolo esterno del margine di testa a inchiostro. I volumi hanno un numero variabile di fogli15 e le guardie anteriori e posteriori sono composte da una controguardia e un foglio volante. I volumi non presentano le stesse dimensioni: sette dei dodici volumi sono molto grandi16, con misure della legatura variabili fra 500 e 535 mm in altezza e 340-400 mm in larghezza. Gli altri cinque sono di dimensioni minori e variano fra 400 e 410 in altezza e 270-290 in larghezza. Alcuni disegni di grande formato sono stati estratti dai volumi e si custodiscono a parte entro cartelline in cartone, idoneo alla conservazione, e tela per meglio preservarli in quanto prima risultavano ripiegati all’interno dei volumi ma il degrado raggiunto dalla carta non consentiva più la loro piegatura senza la rottura lungo la piega stessa17. Le carte del corpo del libro presentano i tagli intonsi e brachette di compensazione alla piega in numero maggiore rispetto ai fogli per controbilanciarne lo spessore visto che ad essi sono adesi i disegni (Fig. 3). Più specificatamente le note manoscritte, i disegni e le stampe sono tutti adesi alle carte di supporto tramite brachette in carta o incollate a pieno. 11 Termine post quem il 1879, anno in cui i disegni risultano ancora « in grandi pacchi di carte in f. sciolte e non numerate »; cfr. Forcella, Catalogo dei manoscritti relativi alla storia di Roma che si conservano nella Biblioteca Vaticana cit., p. 326, nrr. 893, 894, 895. 12 Fa eccezione il Vat. lat. 9839. pt. 2, che è stato restaurato di recente, presumibilmente fra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 del Novecento. Esso presenta, oltre a una nuova cucitura, dei capitelli non ancorati ai piatti, con anima in canapa e cucitura primaria. Le guardie sono inoltre in carta moderna, utilizzata ancora all’interno del laboratorio di restauro della Vaticana. Anche il Vat. lat. 9845 presenta carte di guardia nuove, di una tonalità meno gialla delle precedenti. 13 Nello specifico si tratta dei Vat. lat. 9839 (pt. 1 e pt. 2), 9840, 9841, 9843, 9846, 9849. 14 Struttura ben visibile nel Vat. lat. 9846 perché rotto alla cerniera anteriore. 15 Nell’ordine il Vat. lat. 9839. pt. 1 consta di 65 ff. e la pt. 2 di 71 ff.; il Vat. lat. 9840 di 89 ff.; di 120 ff. è composto il Vat. lat. 9841 e di 134 ff. il 9842; il Vat. lat. 9843 di 76 ff.; il 9844 di 111 ff.; il 9845 di 122 ff.; il 9846 di 102 ff.; il 9847 di 96 ff.; il 9848 di 116 ff.; il 9849 di 74 ff. 16 Cfr. nt. 13. 17 Segnati Vat. lat. 9843. pt. A e Vat. lat. 9848. pt. A. Nel primo caso il disegno è stato estratto e conservato a parte nel giugno del 1977; nel secondo caso, una nota manoscritta apposta dal direttore del Dipartimento dei manoscritti della Vaticana sulla guardia anteriore del volume segnala che « per motivi conservativi i ff. 79 v e 87 r-v sono stati estratti, spiegati e collocati in una cartella autonoma che assume la segnatura Vat. lat. 9848. pt. A. 25 gennaio 2005 P. Vian ».
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Fig. 1. Esempio di cartellina conservata integra a protezione dei disegni.
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Fig. 2. Legatura dei volumi del primo gruppo.
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Fig. 3. Brachette di compensazione per controbilanciare lo spessore maggiore in corrispondenza dei disegni.
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Come è noto, i metodi di conservazione dei disegni e delle stampe si sono evoluti nel tempo, risultando anche notevolmente differenti da un’epoca all’altra così come da un Paese all’altro. Il metodo utilizzato per i volumi del primo gruppo è senz’altro il più semplice e comune che si potesse scegliere all’epoca. I disegni infatti, a distanza di pochi decenni dal loro ingresso in Vaticana, sono stati conservati non più in fogli sciolti ma montati all’interno di appositi album corrispondenti ai dodici volumi rilegati, sulle quali carte vennero fissati i disegni o tramite brachette o incollati a esse in pieno. Questa pratica di rilegare i volumi con fogli bianchi a cui fissare i disegni o le stampe era già in uso nel XVI secolo18 e si trova praticata in tutti i Paesi accanto ad altri metodi fino al secolo XIX. I quattro volumi del secondo gruppo (Vat. lat. 13477-13480) presentano invece una legatura in pergamena e tela verde, con angoli in pergamena. Il dorso, tondo, non è incollato e i capitelli sono assenti; non sono presenti decorazioni sui piatti mentre sul dorso si trovano impressioni a inchiostro di china recanti filettature decorative, l’indicazione del contenuto, nonché gli stemmi di papa Pio XI (Achille Ratti, pontefice fra il 1922 e il 1939) e del cardinale bibliotecario (1929-1934) Franz Ehrle (Fig. 4). La legatura può quindi essere agevolmente datata fra il 1929 e il 1934. Si tratta di una legatura più povera rispetto a quella utilizzata per i volumi del primo gruppo; la pergamena infatti viene adoperata solo sul dorso e sugli angoli e la decorazione sul dorso viene realizzata a inchiostro anziché in oro. I volumi presentano una cucitura su quattro fettucce19 e un’indorsatura in carta continua con prolungamenti adesi sul lato interno dei quadranti. I volumi presentano un numero variabile di fogli 20 e le carte di guardia anteriori e posteriori sono formate da un singolo bifolio, con cucitura a vista. Sul verso della guardia, lungo la linea di piega, è adesa una brachetta di rinforzo in tela che congiunge il foglio di guardia stesso al primo fascicolo. In questo gruppo, i disegni non sono adesi a carte di supporto ma uniti fra 18 Si citano qui come esempio gli album di disegni posseduti dal nobile veneziano Gabriele Vendramin della prima metà del ’500 contenenti i disegni del Pollaiolo e di Fra Bartolomeo. Qui i disegni erano fissati all’album per i bordi sui fogli tagliati a finestra per lasciare in vista il verso; negli stessi anni, anche l’umanista e collezionista tedesco Hartmann Schedel, autore del Liber chronicarum, incollava le sue stampe sui fogli bianchi dei suoi libri e le ornava di bordi colorati. Cfr. Manuale per la conservazione e il restauro di disegni e stampe antichi, a cura di C. James – C. Corrigan – M. C. Enshaian – M. R. Greca, Firenze 1991, pp. 110-118. 19 A eccezione del Vat. lat. 13478, di dimensioni minori rispetto agli altri (390×285 mm), che è cucito su tre fettucce; le dimensioni degli altri tre sono in altezza fra 465-480 mm e in larghezza fra 330 e 340 mm. 20 Il Vat. lat. 13477 contiene 200 ff., il Vat. lat. 13478 ha 247 ff., il Vat. lat. 13479 ha 325 ff. e il Vat. lat. 13480 ha 335 ff.
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loro tramite brachette cartacee a formare dei bifolii, e quindi dei fascicoli, che possono arrivare a contenere fino a quindici bifolii21; l’intero blocco delle carte è pareggiato su piede. I disegni sono inoltre avvolti, come già accennato, entro le loro cartelline. Le dimensioni di queste ultime non sono uniformi, ma in genere si attestano sui 390 mm in altezza e i 240 mm in larghezza22 e lo spessore è variabile23. Esse sono state tutte numerate nel febbraio del 1885 come dimostrano le annotazioni manoscritte apposte a matita su di esse24. Con l’attuale legatura tuttavia non risultano più in ordine, non rispettano cioè la numerazione presente sulle stesse (addirittura alcune cartelline sono state cucite al contrario, risultando così le note manoscritte a rovescio, sul piede del verso esterno), e ne risultano mancanti 2 su un totale di 66; inoltre non sempre c’è coincidenza fra il numero di disegni indicato nelle annotazioni e quelli effettivamente presenti all’interno25. Quindi, anche se questa seconda modalità di montaggio, in ordine di tempo, mostra una maggiore attenzione alla conservazione delle cartelline e dei dati apposti sulle stesse, tuttavia l’esecutore materiale delle legature, durante il suo lavoro, non ebbe l’accortezza di collocare le cartelline nel modo corretto, eseguendo con tutta probabilità la cucitura del volume in maniera pedissequa senza prendere l’iniziativa e non correggendo quindi gli evidenti errori di posizionamento. Disegni e cartelle sono stati poi numerati successivamente in maniera consequenziale con numeratore meccanico direttamente sui fogli originali, in basso sull’angolo esterno, includendo pertanto nella frequenza numerica le cartelline come facenti parte della sequenza dei fogli. Le carte di supporto su cui sono incollati a pieno i disegni originali del primo gruppo e quelle utilizzate per le brachette di compensazione sono le stesse, a dimostrazione che il montaggio dei disegni avvenne contestualmente alla legatura. Esse sono in carta bianca occidentale, non vergata, 21 Solo in casi sporadici i disegni sono stati montati su carte di supporto: si segnala ad esempio nel Vat. lat. 13480 ai ff. 38 e 69 la presenza di due disegni che hanno per soggetto Notre-Dame de Paris. Quello con l’interno della chiesa a f. 69 è montato a pieno su carta blu più ampia e sul bordo esterno di questa vi è adesa anche una cornicetta a inchiostro. L’altro a f. 38, raffigurante l’interno della chiesa, è montato su carta bianca più ampia e con attorno una cornicetta a inchiostro nero e blu sempre sopra la carta bianca; si rileva inoltre solo un caso di carta da lucido incollata a pieno nel Vat. lat. 13478. I disegni, di dimensioni piccolissime, sono stati montati su carte moderne finestrate (es. f. 244). Per questa tecnica cfr. nt. 18. 22 Possono essere anche molto ampie, fino a 460 mm di altezza e 305 mm di larghezza. 23 Dalle carte più fini, di circa 1,5 mm di spessore, ad alcune molto spesse, quasi da considerarsi cartoncino. 24 Infatti sulle cartelline sono presenti le annotazioni a inchiostro probabilmente di Seroux (in francese e in italiano) e, a matita, le tracce del calcolo della consistenza complessiva effettuato in Vaticana. 25 Per ulteriori approfondimenti cfr. Rita, Il lascito di Seroux cit., pp. 221-223.
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liscia26. Delle brachette di compensazione poi sono state inserite in numero variabile, fra quattro e sette, attorno ai fascicoli. Le carte di supporto assomigliano inoltre molto a quelle usate per le carte di guardia (spessore di circa 1,5 mm e stesso colore) ma queste ultime risultano più calandrate e, tendenzialmente, di fattura industriale; l’altra invece è sì altrettanto liscia ma più pastosa, forse realizzata a mano. Le carte utilizzate per le brachette di montaggio dei disegni originali sono in carta bianca, a macchina27. La carta utilizzata per le cartelline messe a protezione dei disegni presenti nei volumi del secondo gruppo è bianca28, fatta a mano, vergata e filigranata29 con i bordi intonsi. Le differenze riscontrate nelle modalità di legatura e di montaggio tra il primo e il secondo gruppo di volumi possono offrire spunti ad alcune interessanti considerazioni: il primo gruppo presenta delle legature più curate, in piena pergamena e decorazioni in oro, che riflettono il grande interesse per il materiale raccolto da Seroux, ma, allo stesso tempo, una mancanza di attenzione verso gli elementi storico-archivistici della raccolta; il secondo gruppo presenta invece delle legature più povere, realizzate con scarsa cura, forse al solo scopo di concludere un lavoro iniziato quarant’anni prima, senza alcuna supervisione di uno scriptor ma rivelando una grande attenzione per la conservazione di ogni tipo di informazione connessa alla storia del materiale30. 26 Mentre la carta vergata, fatta a mano, presenta la traccia di vergelle e filoni, segno di un accumulo di fibre di cellulosa attorno a questi ultimi, in quella a macchina la distribuzione delle fibre è invece regolare su tutta la superficie. 27 Sul finire del XIX secolo vengono inventate le prime macchine per la produzione continua della carta, in Francia la “macchina continua in piano”, in Inghilterra quella “a cilindro”. Dalla seconda metà del XIX secolo si diffonde l’uso della carta preparata con pasta di legno, che va a sostituire quella preparata con pasta di stracci. In base al metodo di produzione, la pasta di legno viene detta anche pasta meccanica, pasta chimica e semi-chimica. Per ulteriori approfondimenti cfr. G. Banik – P. Cremonesi – A. de la Chapelle – L. Montalbano, Nuove metodologie nel restauro del materiale cartaceo, Padova 2003, pp. 14-15. 28 Le carte antiche, vergate o veline, descritte normalmente come bianche, erano fabbricate con paste non sbiancate ed erano, e sono spesso ancora oggi, di un colore avorio, crema o leggermente grigio. 29 Sulle carte delle cartelline è stato possibile individuare più tipi di filigrane; le più comuni rappresentano degli stemmi con iniziali puntate (come L.O., A.C.); altre riportano l’indicazione « Fabriano », abbinata a un fiordaliso e le iniziali puntate M.P. 30 L’errata disposizione delle cartelline all’interno delle legature degli anni ’30 del Novecento potrebbe essere dovuta alla mancata supervisione di uno scriptor, che avrebbe potuto dare indicazioni preziose al legatore, correggendo gli errori accumulatisi nel tempo. All’epoca la Biblioteca Vaticana già disponeva al suo interno di legatori e restauratori. Per i lavori più delicati o ritenuti più importanti, i restauratori venivano seguiti da uno scriptor che guidava il loro lavoro. Non era così per i legatori, che seguivano pedissequamente le regole generali contenute nel regolamento interno alla biblioteca. A questo proposito cfr. A. Nùñez Gaitán, Los albores del laboratorio de “restauración de códices” de la Biblioteca Vaticana. Franz Ehrle y sus colaboradores (1895-1914), in Studi in onore del Cardinale Raffaele Farina, II, Città del Vaticano 2013 (Studi e testi, 478), pp. 789-809.
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Fig. 4. Legatura dei volumi del secondo gruppo.
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I disegni originali: le carte e le tecniche artistiche Per quanto riguarda infine le carte utilizzate per i disegni originali del primo e del secondo gruppo, esse sono vergate e filigranate 31 e, per la maggior parte, bianche; se ne trovano tuttavia anche alcune tinte32, ad esempio marroncine e azzurre. Le carte sono inoltre di spessore variabile da 0,5 mm fino ai 3 mm delle carte usate per le stampe, che sono in netta minoranza rispetto ai disegni. I bordi sono per lo più rifilati ma in alcuni casi anche intonsi. All’interno dei volumi conservati in Biblioteca Vaticana è possibile riscontrare sostanzialmente quattro diverse tipologie di tecniche artistiche, ovvero il disegno a matita (di grafite o matita nera / disegno a pietra nera e sanguigna), il disegno a penna a inchiostro (all’inchiostro di carbone o a inchiostro metallo-gallico), il lavis (a inchiostro di carbone / d’inchiostro metallo gallico) e l’acquerello, usate anche singolarmente nei primi due casi o abbinate fra loro. Meritano infine una menzione particolare i disegni su carta da lucido. In tutti i volumi del primo gruppo queste carte sono in genere incollate a pieno alle carte di supporto; solo in alcuni casi sono invece foderate in carta e quest’ultima è adesa tramite una brachetta ai fogli di supporto. L’ampio uso della carta da lucido mostra l’estremo scrupolo di Seroux d’Agincourt per garantire la fedeltà alla realtà nelle riproduzioni delle opere e dei monumenti che dovevano comporre la sua Histoire de l’Art33; secondo Seroux per ottenere tale scopo l’uso di questo tipo di carta era imprescindibile34. 31 In questa sede non si è proceduto al rilevamento delle filigrane presenti sui disegni, vista la notevole varietà sia nella tipologia che nella provenienza. 32 Cennino Cennini nel suo Trattato dell’arte suggerisce le varie modalità per ottenere carta di diversi colori ed eventualmente per brunirla, mentre già alla fine del Quattrocento era messa in vendita carta già colorata. La carta azzurra era la più diffusa, ma erano usate anche le carte grigie, gialline o avorio. La scelta del colore della carta, come della grana, era, ed è ancora oggi, connessa a ragioni espressive diverse che implicavano l’uso di tecniche diverse; ad esempio le carte bianche di grana fine, dalla superficie liscia, sono preferite per i disegni a penna e a pennello, le carte colorate o meno, di grana grossa e ruvide, si prestano meglio al disegno a matita e a carboncino. Il fatto è rilevato anche nei disegni di Seroux. Per ulteriori approfondimenti cfr. C. Cennini, Il trattato dell’arte, a cura di F. Frazzato, Vicenza 2004, pp. 72-77 e Le tecniche artistiche, a cura di C. Maltese, Milano 1991, pp. 243-244. 33 Per tutte le riproduzioni c’era sempre in lui l’esigenza di far disegnare l’opera (monumento, scultura o pittura) copiando l’originale. Non è un caso inoltre che nelle tavole dell’Histoire de l’Art, la tecnica usata sia l’acquaforte a semplici contorni, a tratto lineare: essa era infatti considerata all’epoca il mezzo di riproduzione più corretto e fedele, in linea quindi con questa esigenza di Seroux di fedeltà nelle riproduzioni. Sembra essere stato proprio lui il primo a utilizzare in maniera sistematica tale tecnica come l’unico mezzo in grado di riprodurre con correttezza filologica le opere d’arte medievali, cfr. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., pp. 134-135. 34 L’uso della carta da lucido obbliga infatti il disegnatore a una scrupolosa fedeltà, impedendo che egli introduca qualche elemento del suo stile. Nella pratica, come di consuetudine all’epoca, mentre le opere architettoniche venivano rese quasi esclusivamente tramite restituzioni grafiche, soprattutto piante, spaccati e particolari decorativi, per le
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Nella storia della produzione della carta sono stati sviluppati diversi metodi per ottenere la carta lucida35, ma prima del 1846 si praticava solo quello per impregnazione36; quindi se ne deduce che le carte di supporto dei disegni preparatori dell’Histoire de l’Art siano state certamente preparate in tal modo. Dal Medioevo al XIX secolo sono stati scritti molti trattati e manuali contenenti ricette che offrivano indicazioni per la produzione di carte di questo tipo. Da essi veniamo a sapere che i materiali utilizzati per produrre carte da lucido erano quelli normalmente impiegati dagli artisti nel loro lavoro come la pergamena, la carta, gli oli, le resine e le sostanze siccative. Prima dell’introduzione della carta, per ottenere supporti traslucidi, ci si serviva di strati essiccati di grasso e colla o di pergamena resa lucida ricoprendola con oli e resine prima di essere assottigliata37. opere pittoriche, quando possibile, veniva eseguito il disegno a ricalco diretto sugli oggetti da riprodurre, tracciandone i soli profili su un foglio di carta velina oliata, che veniva successivamente trasferito sulla lastra di rame. In caso di opere di grande formato, invece, Seroux ritiene sia più idoneo dare un’idea dell’intera opera in piccolo, con una riproduzione d’insieme, e poi riprodurre a grandezza naturale, tramite lucidi, le parti ritenute più significative. Tale approccio si ritroverà ampiamente nella pratica storiografica solo dopo l’invenzione della fotografia. Cfr. Miarelli Mariani, Seroux d’Agincourt cit., pp. 135-137. 35 La carta è costituita da un intreccio di fibre di cellulosa. Le singole fibre, di per sé trasparenti, nella carta si trovano circondate da aria. La luce viene diffusa da queste particelle di aria rendendo così la carta opaca. Per ottenere una carta traslucida, l’aria tra le fibre deve essere sostituita da un materiale con un indice di rifrazione simile a quello della cellulosa, cosicché la luce venga trasmessa invece che diffusa. In pratica durante la preparazione della carta si va a sostituire (almeno in parte) lo spazio occupato dall’aria con una vernice, un olio siccativo, una colla di origine animale o vegetale, o, comunque, un mezzo solido, incolore e trasparente. I vari mezzi possibili possono essere più o meno efficaci, ma il loro indice di rifrazione sarà certamente più prossimo a quello della cellulosa di quanto non lo fosse quello dell’aria (è esperienza comune che la carta bagnata o macchiata d’olio diventa meno opaca). Cfr. anche La conservazione delle carte da lucido, corso di aggiornamento professionale tenuto dalla prof.ssa H. Homburger presso l’Università degli studi di Urbino “Carlo Bo”, 13-15 luglio 2005. 36 A partire dal 1846, accanto a quello per impregnazione, si affiancano il metodo con trattamenti acidi e quello che prevede un processo spinto di raffinazione delle fibre. Nel 1846 i chimici francesi Poumarède e Figuier presentarono all’Accademia delle Scienze di Parigi un testo intitolato Mémoire sur les ligneux et sur les produits qui l’accompagnent dans le bois. La trattazione verteva su un materiale che i due studiosi chiamarono “papyrine”. Essi avevano scoperto il metodo di preparazione tramite bagni acidi della carta pergamena vegetale. Per ulteriori approfondimenti cfr. C. Laroque, History and analysis of transparent papers, in The paper conservator 28 (2004), pp. 17-32, in part. pp. 21-22. In realtà il primo brevetto riguardante l’applicazione dell’acido solforico sulla carta risale al 6 dicembre del 1853 ed è a nome di W. E. Gaine nel Regno Unito. Per una lista completa dei brevetti riguardanti le carte da lucido a partire dal 1853 ad oggi cfr. K. Stragier Gombault, Étude comparative de méthodes permettant de mater un papier japonais de gampi en vue de réintégrer les zones lacunaires de papiers transparents imprégnés: étude et restauration de 15 dessins d’architecture, Institut de formation des restaurateurs d’oeuvres d’art (IFROA), Paris 2001, pp. 287-310. 37 F. Flieder – B. Guineau – C. Laroque – B. Liebard – P. Richardin, Analysis and restoration of old trasparent papers, in Conservation of historic and artistic works on paper. Proceedings of a conference, Ottawa, October 3-7, 1988, Ottawa 1994, pp. 235-244.
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I metodi per la produzione di carta da lucido per impregnazione invece erano con tutta probabilità già conosciuti a partire dal Medioevo; tuttavia la prima fonte certa in cui si parla di tale manifattura è il Libro dell’arte di Cennino Cennini38, risalente al XV secolo. Il numero di ricette relative al periodo che va dal XV al XVIII secolo a noi pervenute è decisamente esiguo; molte sono invece le ricette posteriori. Queste carte venivano utilizzate per lo più dagli artisti per ricalcare i loro stessi disegni o per preparare copie ricalcate da usare come modelli per il loro lavoro39. Le ricette preparatorie sono molto simili fra loro: molte di quelle risalenti alla fine del Settecento consigliavano di trattare la carta con olio di trementina mescolato a olio di noci40. Come riporta Claude Laroque, nell’Encyclopèdie di Diderot e d’Alembert, per ottenere carta da lucido, si consigliava di « prendere carta sottile verniciata con trementina o vernice di Venezia »41. Per la preparazione si consigliava poi di « scegliere una carta che è detta serpente. Essendo stati incollati insieme accuratamente i fogli, che sono stati ben asciugati e fissati tesi sulla forma, viene dato con una spugna un leggero strato di olio siccativo o di noci, di semi di papavero o di nocciole »42. Si ipotizza che verso la fine del XVIII secolo, dato il fiorente mercato di materiali specifici per gli artisti, fosse già in commercio carta da lucido impregnata pronta all’uso. Le sostanze per l’impregnazione più utilizzate erano gli oli siccativi, le resine e i solventi43, che venivano applicati sul foglio di supporto a pennello, con una spugna o con una piuma. Il Cennini, Trattato dell’arte cit, pp. 77-79. Flieder – Guineau – Laroque – Liebard – Richardin, Analysis cit., p. 236. 40 Testo anonimo del tardo XVIII secolo intitolato Secrets concernant les arts et les métiers « […] to learn how not to stray from the outline of the print when pulling proofs, you must prepare a sheet or several sheets of the finest and thinnest paper that you can find at the papermaker’s with spirit of turpentine or its oil mixed with double the quantity of walnut oil […] ». Cfr. Laroque, History and analysis cit., p.19 41 Ibid., p.19. 42 Ibid., p.19. 43 Fra gli oli siccativi si citano l’olio di lino, di noce, di semi di papavero e così via. L’uso di quello di lino era il più comune; raccomandato già dal Cennini, viene preferito agli altri ancora nel XIX secolo. Riferimenti all’olio di noce sono in testi più tardi, datati fra il XVI e il XVII secolo. L’olio di semi di papavero e quello di nocciole si trovano menzionati durante il XVIII secolo. Talvolta si usava aggiungere del litargirio, minerale costituito da monossido di piombo, come agente essicante, ancora nel XIX secolo. Fra le resine più utilizzate dalla fine del XVII al XIX secolo si citano invece la colofonia, la trementina di Strasburgo e la sandracca. Dal XVIII secolo si diffonde anche l’uso di “gocce” di mastice. Il solvente più utilizzato dall’inizio del XVII fino al XIX secolo è l’essenza di trementina. A partire dall’Ottocento si cominciano a utilizzare anche altre sostanze come la gommalacca, la coppale, la trementina veneta, il balsamo di Canada, gli oli minerali, essenze varie come le cere. Cfr. ibid, pp.17-32. 38 39
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trattamento avveniva a foglio già formato: esso veniva trattato con una delle sostanze sopra elencate che, solidificandosi, andava a riempire gli interstizi e a ridurre così la porosità originaria del foglio stesso. Questi trattamenti tendevano frequentemente a produrre carte troppo rigide e inevitabilmente esposte alle conseguenze del deterioramento delle resine e degli oli utilizzati. Tali impregnanti inoltre tendono a ingiallire nel tempo, impartendo alla carta una colorazione bruno-rossastra44. Lo stato di conservazione della raccolta In occasione della digitalizzazione dei disegni originali raccolti da Seroux, fatta eccezione per quelli contenuti nei volumi Vat. lat. 13477 e 1347845, è stato necessario procedere a un controllo puntuale del loro stato di conservazione da parte del laboratorio di restauro della Biblioteca Vaticana per determinare la necessità o meno di eventuali interventi di restauro per la loro messa in sicurezza in vista delle riprese. È stato appurato così che i quattordici volumi si presentano nell’insieme in buono stato di conservazione. I danni riscontrati in alcuni di essi sono essenzialmente da ascrivere alle seguenti problematiche: il degrado intrinseco delle carte da lucido – dovuto per lo più all’invecchiamento delle sostanze usate per rendere lucida la carta – che ha comportato l’imbrunimento e l’irrigidimento irreversibile, con conseguente rottura in molti casi, delle stesse (Fig. 5); la corrosività degli inchiostri metallo-gallici che ha comportato, in alcuni casi, la perforazione dei supporti cartacei (Fig. 6); la sovrapposizione di documenti e disegni che, oltre a provocare i tipici danni da sfregamento, avrebbe reso difficoltose le riprese fotografiche previste nell’ambito del progetto di digitalizzazione; l’adesione a pieno di molti disegni e/o documenti ai fogli cartacei dei volumi del primo gruppo, che ha comportato in alcuni casi un irrigidimento e/o un imbrunimento dei supporti originali a causa dell’invecchiamento dell’adesivo utilizzato (Fig. 7); l’adattamento dei disegni alle misure, spesso inferiori, delle carte di supporto del volume che ha comportato molteplici piegature degli stessi ed è proprio lungo queste pieghe che si riscontrano i danni meccanici maggiori (Fig. 8). Cfr. infra, nt. 52. Il controllo puntuale dello stato di conservazione dei disegni e delle legature che ha preceduto la digitalizzazione ha riguardato quattordici volumi, dal Vat. lat. 9839 (pt. 1 e pt. 2) al Vat. lat. 9848 e i Vat. lat. 13479 e 13480; non sono stati inclusi nella richiesta quindi i restanti due volumi, comunque qui trattati. 44 45
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Fig. 5. Esempio di carta da lucido fortemente imbrunita, irrigidita e con ampie fratture.
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Fig. 6. Perforazione della carta di supporto dovuta alla corrosività degli inchiostri.
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Fig. 7. L’adesione in pieno delle carte da lucido al supporto ha comportato un irrigidimento e un imbrunimento a causa dell'invecchiamento dell'adesivo utilizzato.
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Fig. 8. Danni meccanici in corrispondenza delle molteplici piegature dei disegni di grandi dimensioni per adattarli alle misure dei volumi.
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I disegni del secondo gruppo sono in condizioni migliori perché non sono stati incollati sui fogli di supporto ma lasciati liberi. Anche qui comunque si riscontrano strappi e lacune, foxing, inchiostro corrosivo e alcune perforazioni da inchiostro, soprattutto in corrispondenza delle cornici poste attorno ai disegni dove ovviamente c’è una maggiore concentrazione di inchiostro. Ci sono poche carte da lucido e una di esse è diventata molto rigida a causa dell’applicazione di un velo di seta su entrambi i lati adeso con gelatina animale46. Si segnala infine che nel Vat. lat. 13478, al f. 90v, è presente un paesaggio acquerellato con sbiadimenti di colore. Sono stati poi segnalati dei danni su alcune legature. Si tratta soprattutto di strappi sulla coperta in corrispondenza dei dorsi, delle cerniere o delle cuffie, di danneggiamenti o lacune in corrispondenza degli angoli, di coperte in tela parzialmente lacunose e di danni dovuti ad attacco entomologico. Tutti i volumi del secondo gruppo presentano i quadranti deformati (concavi). I danni descritti al momento non sono stati sanati; si è ritenuto infatti che non fosse necessario intervenire in vista della digitalizzazione dei volumi né che compromettessero in alcun modo la futura conservazione dei volumi. Diversi volumi in generale sono stati sottoposti in tempi recenti a piccoli interventi di restauro puntuali47. Il restauro del Vat. lat. 9847 Il volume che, al momento della redazione delle schede sullo stato di conservazione della raccolta, presentava il maggior numero di danni era il Vat. lat. 9847, al punto di sconsigliarne la digitalizzazione; essa avrebbe potuto rendere ancora più precario lo stato di alcuni fogli e per questo motivo si è deciso di sottoporlo a un intervento di restauro mirato. Questo manoscritto consta di 96 fogli numerati a mano sull’angolo di testa e di due fogli di guardia anteriori e posteriori; presenta al suo interno un ordinamento dei fogli che non rispetta la foliazione fra i ff. 24 e 3348. Al momento della valutazione dello stato di conservazione, la coperta del volume si trovava in condizioni discrete49. I fogli invece risultavano 46 Vat. lat. 13479; con molta probabilità è da ritenere che tale intervento sia contestuale alla legatura. 47 Sul Vat. lat. 9847 sono stati effettuati piccoli interventi localizzati fra l’ottobre del 2003 e il settembre del 2004; il Vat. lat. 9844 e il 9845 sono stati smontati, ricuciti e rimontati all’interno della stessa coperta nel gennaio del 2005; del Vat. lat. 9848, infine, sono stati restaurati alcuni disegni (ff. 37r, 51v, 79v, 87r-v) poi reinseriti nel volume, altri invece, una volta restaurati, sono stati collocati in una cartella in piena tela a parte. A tal proposito cfr. nt. 16. 48 I fogli si presentano in questo ordine: ff. 24, 27, 28, 25, 26, 31, 32, 29, 30, 33. 49 Essa risultava infatti soltanto sporca in corrispondenza dei piatti e abrasa sulle cuffie, lacunosa sull’angolo di piede posteriore e lacerata su quello di testa posteriore; il piatto anteriore in cartone risultava infine convesso.
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sporchi sui margini esterni e presentavano in alcuni casi gore, foxing diffuso e macchie, dovute soprattutto all’ingiallimento dell’adesivo utilizzato per l’adesione dei disegni alle carte di supporto. Erano presenti poi due ampi frammenti che risultavano inseriti in posizione errata rispetto al disegno da cui provenivano50. Da segnalare poi vari strappi e piccole lacune in particolare in corrispondenza delle pieghe nette effettuate sui fogli di grandi dimensioni per consentire il loro alloggiamento all’interno del volume. Tali punti critici potevano portare a un peggioramento dei danni meccanici già presenti perché tendevano ad ampliarsi anche a seguito di piccoli movimenti. In alcuni casi poi i disegni risultavano parzialmente o totalmente staccati dalle brachette che li connettevano alle carte di supporto del volume. Erano presenti infine depositi superficiali consistenti fondamentalmente in polvere e piccoli residui solidi. Tuttavia i danni più evidenti erano legati al degrado degli inchiostri e delle carte da lucido. Alcune carte presentavano infatti inchiostri molto acidi e corrosivi che avevano provocato la perforazione del supporto scrittorio, in particolare sulle cornici decorative poste attorno ai disegni. In corrispondenza dei tratti con inchiostro corrosivo infatti la carta si era spaccata e frammenti di carta carica d’inchiostro tendevano a frantumarsi. L’inchiostro inoltre risultava in alcuni casi sbiadito, presentava gli aloni bruni di contorno, indice di acidità51 e il tipico passaggio della traccia sul verso della carta stessa. Le carte da lucido presentavano invece un evidente indebolimento generale degenerato in molti casi in fratture, con strappi anche ampi e zone ridotte in frammenti; le carte risultavano inoltre ondulate, ingiallite o imbrunite, con bolle d’aria in più punti e con una colorazione virata all’arancio (Fig. 9) a causa dell’invecchiamento delle sostanze usate durante la manifattura per rendere lucida la carta stessa, ovvero, come indicato precedente50 Una porzione del f. 10 è stata trovata fra i ff. 26 e 31, tra loro consequenziali a causa del non corretto ordinamento dei fogli; un frammento del f. 65 è stato invece ritrovato fra i ff. 71 e 72. 51 Tali aloni possono consistere nei prodotti dell’ossidazione della cellulosa o derivare dalla trasformazione degli ioni ferro II in ioni ferro III presenti nell’inchiostro. Gli inchiostri metallo-gallici sono prodotti mescolando una soluzione acquosa di solfato di ferro con acido tannico. Per stabilizzare il tutto e aumentarne il potere adesivo, viene poi aggiunta in genere della gomma arabica. A contatto con l’aria gli ioni ferro II presenti nella composizione di partenza si trasformano in ioni ferro III dando origine a un complesso gallo-tannato insolubile in acqua. A causa della presenza di sostanze riducenti nella carta e della sproporzione fra le sostanze utilizzate, non tutti gli ioni ferro II vengono ossidati in ioni ferro III. La presenza di questi residui è causa del progressivo degrado ossidativo della cellulosa. Le variazioni di umidità relativa poi provocano la migrazione degli ioni al di fuori delle regioni dell’inchiostro, dando origine così agli aloni. Per ulteriori approfondimenti cfr. M. Zerdoun Bat-Yehouda, Les encres noires au moyen âge jusqu’à 1600, Paris 1983, pp. 16-20 e J. G. Neevel, Phytate: a potential conservation agent for the treatment of ink corrosion caused by irongall inks, in Restaurator 16 (1995), pp. 143-159.
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mente, gli oli e le resine che sono notoriamente degli ossidanti52. In condizioni particolarmente critiche risultavano le carte da lucido adese a pieno ai fogli di supporto, dove l’ossidazione della carta e l’ingiallimento dell’adesivo hanno pregiudicato in buona parte la leggibilità dei disegni stessi. Per quanto riguarda infine i disegni e le stampe, essi si trovavano in condizioni discrete. I colori all’acquerello risultavano in un buono stato di conservazione; non sono stati rilevati sbiadimenti, né decoesione, distacchi di pigmenti o evanescenza dei colori53. Il restauro del volume, effettuato nel febbraio del 2013 presso il laboratorio di restauro della Biblioteca Vaticana, ha previsto, come operazioni preliminari, la preventiva documentazione fotografica54, il controllo della numerazione, la depolveratura a pennello a setole morbide e la pulitura a secco con gomme morbide. 52 La carta da lucido, per i tipi di trattamenti a cui è sottoposta in fase di preparazione e in base alle modalità di conservazione nel tempo, può subire un degrado piuttosto rapido. Molteplici possono essere i fattori che provocano il suo degrado, sia estrinseci che intrinseci. Tra i fattori intrinseci vi sono l’idrolisi, l’ossidazione, l’instabilità dei materiali, la modificazione delle sostanze dell’impasto fibroso, la modificazione delle sostanze usate per la collatura, l’ossidazione delle sostanze impregnanti. Tra quelli estrinseci vi sono l’acidità degli inchiostri, gli agenti ambientali di degrado (luce, temperatura, umidità, polluzione, inquinamento), il biodeterioramento, l’intervento umano (manipolazione errata e /o errati interventi di restauro), catastrofi naturali e accidentali. Per ulteriori approfondimenti cfr. I. Segebarth, Les papiers transparents anciens: conservation et restauration des supports imprégnés de substances naturelles, École nationale supérieure des arts visuels de La Cambre (ENSAV). Atelier de conservation-restauration d’oeuvres d’art, Bruxelles 2000, pp. 44-47 e C. Laroque, Trasparent papers: a technological outline and conservation review, in Reviews in conservation 1 (2000), pp. 21-29. Nel nostro caso, i disegni su carta da lucido risultano fortemente imbruniti a causa dell’ossidazione. Durante tale processo, in generale, un gruppo alcolico primario viene ossidato ad acido carbossilico, mentre uno secondario a chetone. Visivamente si può notare un’alterazione ottico-cromatica dovuta ai gruppi chetonici che agiscono da gruppo cromofori. La carta infatti, come si è detto sopra, presenta ampie chiazze di colore bruno o è completamente imbrunita in maniera uniforme su tutta la superficie. In tal modo inoltre la catena della cellulosa acquista dei gruppi acidi che possono poi catalizzare l’idrolisi di altre catene della cellulosa provocando il degrado delle fibre cartacee. Tali gruppi infine sono in grado di formare dei legami a idrogeno, che, sebbene più deboli rispetto a quelli dei gruppi alcolici di origine, provocano alterazioni strutturali delle fibre. L’indebolimento e l’irrigidimento generale che ne derivano possono arrivare, come in questo caso, fino alla rottura delle carte. A tal proposito cfr. Banik – Cremonesi – De La Chapelle – Montalbano, Nuove metodologie nel restauro cit., pp. 10-12. 53 Nelle mediazioni grafiche che restano in superficie, allo stato secco in genere il colore può essere sensibile a piccole fratture o sfaldamenti dovuti sia all’abrasione che all’azione meccanica data dalla manipolazione del supporto o da movimenti della carta indotti da condizioni di umidità o secchezza dell’ambiente di conservazione. Allo stato attuale tali problemi tuttavia non sono stati ancora rilevati. S. A. Yates, The conservation of nineteenthcentury tracing paper, in The Paper Conservator 8 (1984), pp. 20-35. 54 È stata effettuata documentazione fotografica prima, durante e dopo l’intervento di restauro.
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Nel corpo del libro esso ha poi previsto la rimozione provvisoria delle brachette, applicate durante un restauro pregresso, da alcune carte 55 tramite l’applicazione di impacchi di metilcellulosa56 all’interno di carta giapponese.57 Tutte le brachette sono state poi successivamente riutilizzate. Si è quindi proceduto con l’umidificazione indiretta di alcuni disegni 58 tramite carte assorbenti con una soluzione idroalcolica applicata per nebulizzazione e successivamente alla loro distensione sotto leggera pressione tramite pesetti. Dove necessario59, si è poi passati al risarcimento delle lacune con carta giapponese60 adesa con colla d’amido; le carte di restauro sono state preventivamente tinte con acquerelli61 o ritoccate con matite colorate62 (Figg. 10 e 11). Per la sutura di tagli e strappi63 invece il velo giapponese64 è stato adeso con idrossipropilcellulosa65 o colla d’amido, a seconda dei casi66 (Figg. 12 e 13). Dove erano presenti perforazioni da inchiostro67 o dove i margini risultavano fragili68, si è proceduto con una velatura localizzata tramite velo giapponese adeso con idrossipropilcellulosa69. Il disegno al f. 78, dopo essere stato staccato dalla sua brachetta originale, è stato a essa riadeso dopo averla preventivamente accorciata e poi prolungata con carta giapponese per diminuirne la rigidità nel punto di congiunzione con il disegno. L’imbrachettatura è stata effettuata con carta giapponese70 e l’adesione con amido. I disegni ai ff. 10r, 23r, 27r, invece, dopo essere stati staccati, sono stati riadesi alle brachette originali, preventivamente accorciate e sfrangiate; i disegni ai ff. 26r, 34r, 37r sono stati invece semplicemente riadesi alle loro brachette da cui risultavano solo parzialmente staccati. Su alcuni disegni71 si è proceduto alla ricollocazione di frammenti o alla riadesione di sollevamenti con idrossipropilcellulosa. Dei disegni ai ff. 10r, 19v, 23r, 27r, 78v. Tylose MH300P ®. 57 Japico 632141 ®. 58 Ai ff. 10r, 19v, 23r, 27r, 37r, 84r. 59 Sui disegni ai ff. 10r, 19v, 23r, 27r, 30r, 32r, 37r, 50r, 52v, 67r e fra i ff. 91-92. 60 Japico 632660 ®. 61 Acquerelli Winsor & Newton ®. 62 Fine art pencils, Derwent ®. 63 Sui disegni ai ff. 10r, 19v, 2r3, 25r, 26r, 27r, 32r, 34r, 37r, 49r, 50r-v, 51r, 52v, 53r, 82v, 83r, 84r, 86r, 90r, 91r e fra ff. 91-92. 64 Japico Tengujo 127/2 ®. 65 Klucel G ®. 66 Per effettuare velature localizzate, l’idrossipropilcellulosa si dimostra efficace quanto l’amido e allo stesso tempo risulta meno invasiva, essendo diluita in alcool; non crea infatti deformazioni al supporto cartaceo e permette un intervento più rapido. 67 Ai ff. 7r, 15r, 18r, 20v, 86r. 68 Al f. 87r. 69 L’idrossipropilcellulosa, essendo sciolta in alcool, non provoca la migrazione di composti solubili in acqua all’interno della carta. 70 Japico 632660 ®. 71 Ai ff. 13v, 30r, 32, 36r, 40r, 51r, 65 (frammento ritrovato fra i ff. 71 e 72), 66r, 78v, 88r, 93r. 55 56
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Fig. 9. Le carte da lucido presentano ondulazioni e una colorazione virata all’arancio.
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Figg. 10 e 11. Esempio di ricongiunzione di frammenti staccatisi e di risarcimento di porzioni mancanti su una carta da lucido.
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Figg. 12 e 13. Risarcimento di ampio strappo.
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Figg. 14 e 15. Esempio di ricollocazione corretta di porzione di disegno trovato in posizione errata.
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Sono stati infine riadesi fra loro dei bifolii sciolti72 (Figg. 14 e 15). In un caso in particolare73, la porzione di un disegno, dopo essere stata staccata dalla sua brachetta e restaurata, è stata lasciata sciolta e non riadesa alla brachetta perché è stata appurata la sua erronea collocazione. Avendo nel frattempo individuato l’altra parte del disegno, si sono affiancate le due parti del disegno rendendo possibile la completa riproduzione del disegno correttamente ricomposto. Al termine della digitalizzazione tuttavia, per motivi conservativi, la porzione del disegno è stata riadesa come prima alla brachetta originaria; la corretta collocazione avrebbe infatti comportato la creazione di un’ulteriore piega non compatibile con la fragilità della carta da lucido. Questo intervento di restauro, inserito all’interno del progetto di digitalizzazione dell’intero corpus dei disegni raccolti dello storico dell’arte Seroux d’Agincourt e conservati in Biblioteca Vaticana, persegue lo scopo di conservare al meglio e diffondere, attraverso la digitalizzazione, tutto il materiale da lui donato, offrendo così a un più ampio pubblico questa testimonianza dell’arte medievale e rinascimentale.
72 Al f. 10 (una metà si trovava al f. 10, l’altra metà è stata ritrovata fra i ff. 26 e 31); al f. 27 e al f. 37. 73 Si fa qui riferimento alla porzione di disegno trovata imbrachettata al f. 37 e facente parte di un disegno più ampio assieme al f. 27.
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PAOLO DI SIMONE
con la collaborazione di Ilaria Miarelli Mariani, Simona Moretti, Ilaria Sgarbozza, Valentina Fraticelli INDICE TOPOGRAFICO E ONOMASTICO DEI DISEGNI DELLA RACCOLTA SEROUX D’AGINCOURT CONSERVATI PRESSO LA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA
Avvertenza L’indice che segue costituisce una prima, ideale sistemazione dell’eterogenea raccolta grafica già di Seroux d’Agincourt conservata nei quattordici grandi volumi della Biblioteca Apostolica Vaticana (Vat. lat. 9839, in due parti, 9840-9849, 13479-13480). La complessità del materiale – in prevalenza disegni, calchi su carta da lucido, incisioni, schizzi, progetti di impaginato, copie quadrettate per riduzioni o ingrandimenti – suggerisce da sola molteplici possibilità di indicizzazione, ognuna diversamente utile a metterne in evidenza caratteristiche differenti e significative. Da questo punto di vista, la banca dati informatizzata nella quale saranno immesse le schede tecnico-scientifiche compilate dai ricercatori coinvolti nel progetto [Ilaria Miarelli Mariani (Responsabile Unità di Ricerca), Paolo Di Simone, Valentina Fraticelli, Simona Moretti, Ilaria Sgarbozza], costituirà uno strumento essenziale per interrogare la raccolta in maniera sistematica e condurre indagini mirate. Nel repertorio alfabetico che qui si presenta, il materiale grafico è censito per la prima volta nella sua interezza. Si sono tralasciati soltanto i pur numerosi fogli manoscritti che si susseguono tra le pagine sovrapponendo ai disegni una fitta e spesso confusa polifonia di testi eruditi pazientemente copiati, postille, appunti, lettere e promemoria, a testimonianza dell’eroico, pluridecennale sforzo di Seroux e dei suoi collaboratori: una sorta di basso continuo, un fiume carsico di parole a volte indecifrabili, un corpus nel corpus che ancora attende di essere regestato. Si è invece ritenuto utile includere la splendida collezione di incisioni che comple-
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ta il lascito, a ribadire l’importanza del medium nella genesi dell’Histoire de l’Art. Il contenuto di questa raccolta è accessibile non solo attraverso le singole voci relative ai monumenti raffigurati, ma anche consultando quelle intestate a incisori, disegnatori ed editori o, più semplicemente, riferendosi alla sezione cumulativa incisioni. Tra le varie scelte possibili, si è imposta quella di offrire al lettore un indice essenzialmente topografico: per questioni di praticità, anche la maggior parte delle voci pertinenti ad artisti e personaggi storici è risolta con rimandi icastici (sempre segnalati da una freccia: →) ai luoghi in cui le opere sono conservate. Oltre alla già discussa sezione dedicata alle stampe, si discostano dalla regola generale i raggruppamenti relativi ai disegni preparatorî alle tavole incise o non incise, vale a dire ai progetti (quasi dei menabò ante litteram), assai diseguali per grado di accuratezza, predisposti da Gian Giacomo Macchiavelli per una prima, rapida visualizzazione di idee appena abbozzate o per la messa a punto delle matrici in rame delle varie planches che occupano gli ultimi tre volumi dell’Histoire de l’Art; alle opere non identificate, cioè alle sculture e alle pitture di cui è stato impossibile, sulla base dei disegni, stabilire paternità o pertinenza; alle prove di stampa delle tavole; ai soggetti non identificati, perlopiù schizzi di ardua lettura; e, infine, a quelle opere magari ben riconoscibili, rese note da altri autori ma che oggi non siamo in grado di rintracciare, repertoriate sotto la voce ubicazione sconosciuta. Il lettore si renderà subito conto che queste sezioni estravaganti seguono logiche disomogenee ma funzionali a una immediata intelligenza: per i disegni preparatorî e le prove di stampa, l’ordine è quello delle tavole corrispondenti all’interno delle varie parti in cui è articolata l’Histoire de l’Art (ricordiamo che, nell’edizione parigina del 1823, le planches di Architecture e Sculpture occupano il quarto volume; quelle di Peinture il quinto e, a partire dalla CXIV, il sesto); per le opere non identificate, o di cui è ignota la collocazione, l’enfasi è posta rispettivamente sui soggetti e sulla tipologia. Per quanto riguarda i numeri incisi, o comunque tutti i monumenti citati nell’Histoire de l’Art e di cui è disponibile nella raccolta qualsiasi tipo di testimonianza grafica, la voce di partenza è sempre relativa all’antica ubicazione. Se l’opera non è più in loco, ed è stato possibile rintracciarla, si troverà un rimando al nuovo contenitore. Le opere custodite nei musei sono accompagnate dal numero di inventario. Per le iscrizioni e le monete, si è cercato di indicare quando disponibile il riferimento ai più comuni repertori (epigrafi: CIG: Corpus Inscriptionum Graecarum, CIL: Corpus Inscriptionum Latinarum, CIS: Corpus Inscriptionum Semiticarum, ICVR: Inscriptiones Christianae Urbis
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indice topografico e onomastico
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Romae, IG: Inscriptiones Graecae, IGVR: Inscriptiones Graecae Urbis Romae, ILCV: Inscriptiones Latinae Christianae Veteres; monete: RIC: Roman Imperial Coinage). Per i bolli del Louvre, il rinvio è al volume di A. de Ridder, Les bronzes antiques du Louvre, II, Les instruments, Paris 1915. Salvo diversa indicazione, ogni voce si riferisce a disegni, perlopiù a matita, penna e acquerello. Quando questi sono troppo sommari, imprecisi o tracciati a mo’ di promemoria, si è utilizzato il termine schizzo. Molto frequenti sono i calchi, eseguiti su carta da lucido, dalle opere (dipinti o miniature) o da copie a incisione. In quest’ultimo caso, è indicata la fonte con un breve cenno bibliografico. L’asterisco (*) segnala le rare occasioni in cui il dato è desunto da appunti manoscritti contenuti nei codici e non riscontrato sui volumi originali, spesso di difficile reperibilità. Un discorso a parte va fatto a proposito dell’attribuzione dei singoli disegni, nelle varie voci riportata sempre tra parentesi (con distinzione tra disegno di quando l’esemplare è firmato, e attr. quando l’ipotesi di paternità può essere sostenuta con ragionevolezza). Come è noto, sono purtroppo pochi i casi in cui il disegno è attribuito da annotazioni manoscritte o dallo stesso Seroux nel testo dell’Histoire de l’Art, e pochissimi quelli in cui è presente una firma. I dati forniti nell’indice sono quindi tratti dalla bibliografia e dalla schedatura, alla quale si rimanda per una discussione più approfondita dell’argomento e di altri importanti dettagli.
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Aachen (Germania): –, Cattedrale imperiale di S. Maria (Marienkaiserdom), Cappella Palatina (Pfalzkapelle): pianta: Vat. lat. 13479, f. 192r; ● pianta parziale: Vat. lat. 9839, f. 12v; ● dettagli architettonici: Vat. lat. 9839, f. 12v –, –, cupola: veduta esterna: Vat. lat. 9839, f. 12v; ● prospetto sezionato: Vat. lat. 13479, f. 191r; ● mosaici, copia da incisione in Ciampini, Vetera monimenta, II, tav. XLI: Vat. lat. 9841, f. 47v Abacco, Antonio, architetto → Labacco, Antonio Acquaviva, Giulio, cardinale → Roma, S. Giovanni in Laterano, navata estrema destra, monumento funebre di – Adam, Benoît, ecclesiastico → Roma, S. Giovanni in Oleo, facciata, portale con stemma di – Adeodato, scultore → Pistoia, S. Andrea, portale, bassorilievo dell’architrave con Cavalcata e Adorazione dei Magi Adriano, Publio Elio Traiano → Atene, Arco di –; Antinopolis; Roma, Tempio di –; Tivoli, Villa Adriana Adriano IV (Nicholas Breakspear), papa → Città del Vaticano, S. Pietro, Grotte Vaticane, tomba di – Agnolo di Ventura, scultore e architetto → Arezzo, Duomo, monumento funebre di Guido Tarlati
Agostino di Duccio, scultore → Cesena, Biblioteca Malatestiana Antica, facciata, portale; Rimini, Tempio Malatestiano, Cappella delle Sibille, sculture Agostino di Giovanni, scultore e architetto → Arezzo, Duomo, monumento funebre di Guido Tarlati Agra (India): –, porta urbica: prospetto, calco da incisione in Déscription historique…, tav. I: Vat. lat. 9845, f. 115v Agrigento, già, Tempio di Zeus Olimpio → Akragas, Olympeion Aix-en-Provence (Francia): –, già, Monastero di Notre-Dame de Nazareth: monumento funebre di Carlo II d’Angiò, veduta d’insieme con iscrizione (attr. a Juramy): Vat. lat. 9840, f. 57v Akragas, città della Magna Grecia: –, Olympeion: pianta ricostruttiva da Saint-Non, Voyage pittoresque…, IV/1, copia parziale da tav. 79: Vat. lat. 9839, f. 131r Albano Laziale (Roma): –, Catacomba di S. Senatore (o della Madonna della Stella), pitture murali: –, –, Cristo pantocratore tra la Madre di Dio e s. Smaragdo, dettagli: volto della Madre di Dio, calco sull’originale: Vat. lat. 9841, f. 23v; ● volto di s. Smaragdo, calco sull’originale: Vat. lat. 9841, f. 23r
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–, –, Cristo tra i ss. Pietro, Paolo e Lorenzo: dettaglio, testa di s. Lorenzo, calco sull’originale: Vat. lat. 9841, f. 23v –, Villa Doria-Pamphili: muro ad opus reticulatum (della villa di Gneo Pompeo?), già, frammenti di pittura: Vat. lat. 9841, f. 18v Alberti, Leon Battista: –, sua effige su medaglia di Matteo de’ Pasti: recto e verso: Vat. lat. 13480, f. 260r → anche Firenze: S. Maria Novella, facciata; S. Pancrazio, Cappella Rucellai; ● Mantova: S. Andrea; S. Sebastiano; ● Rimini, Tempio Malatestiano Alberto, conte di Hohenberg: –, suo sigillo: calco da incisione non identificata: Vat. lat. 9846, f. 61r Alberto III d’Asburgo, conte di Asburgo e langravio dell’Alta Alsazia → Wien, Kunsthistorisches Museum, Kunstkammer, corno in avorio del conte – Alençon, Philippe de, cardinale → Roma, S. Maria in Trastevere, monumento funebre di –; Tivoli, S. Maria Maggiore, facciata, iscrizione e stemma di – Aleppo (Siria): –, pressi, Santuario di S. Simeone (Qal’at Sim’ān): Basilica meridionale, facciata, copia parziale da incisione in Drummond, Travels…, tav. inserita tra le pp. 226 e 227, disegno preparatorio per Architecture, tav. XLV n. 30, schizzo: Vat. lat. 13480, f. 165r; ● Basilica settentrionale, parete ovest, copia da ibidem, tav. inserita tra le pp. 196 e 197, disegno
preparatorio per Architecture, tav. XLV n. 33, schizzo: Vat. lat. 13480, f. 165r; ● corte ottagonale, veduta, copia da ibidem, tav. inserita tra le pp. 196 e 197, disegno preparatorio per Architecture, tav. XLV n. 29, schizzo: Vat. lat. 13480, f. 165r Alessandria (Egitto): –, Cattedrale copta di S. Marco: cattedra patriarcale, copia da incisione in Pococke, A Description…, I, tav. II: Vat. lat. 9845, f. 24r Alessandro VI (Roderic Llançol de Borja), papa → Modena, Duomo, controfacciata, stemma di –; Roma, Porta S. Pellegrino, stemma e iscrizione di – Alessandro Severo, imperatore → Antinopolis, già, colonna onoraria di – Alfastruae, monastero → Ödeshög, Abbazia di Alvastra Alighieri, Dante → Siena, già, Collezione Sani, ritratto di – al-Iskandariyya
(Egitto) → Alessandria
Allegri, Antonio detto il Correggio → Parma, Cattedrale, cupola, affreschi Almaraz (Spagna): –, Ponte sul fiume Tajo: prospetto, copia da incisione in Ponz, Viage…, VII, tav. f.t. a p. 86: Vat. lat. 9845, f. 97r Almenno San Bartolomeo (Bergamo): –, S. Tomè (S. Tommaso in Limine): vedute esterne, copie da incisione in Lupo, Codex diplomaticus…, tav. III inserita tra le pagg. contenenti le coll. 207-208 e 209-210: Vat. lat. 9839, f.
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10v; ● pianta, copia da ibidem, tav. V inserita tra le pagg. contenenti le coll. 207-208 e 209-210: Vat. lat. 9839, f. 11r, Vat. lat. 13479, f. 171r; ● sezione longitudinale, copia da ibidem, tav. VI inserita tra le pagg. contenenti le coll. 207-208 e 209-210: Vat. lat. 9839, f. 11v, Vat. lat. 13479, f. 172r; ● Vat. lat. 9839, f. 10v; ● dettagli architettonici e decorativi, colonne, capitelli e basi, copia da ibidem, tavv. III e IV inserite tra le pagg. contenenti le coll. 207-208 e 209-210: Vat. lat. 9839, ff. 10v, 11r, 11v, Vat. lat. 13479, f. 173r Aloja, Raffaele (incisore): –, Castello saraceno di Mare Dolce in Palermo, incisione (dalla stessa matrice utilizzata per Vella, Libro del Consiglio…, I, p. 1): Vat. lat. 9845, f. 117v –, attr. a: Cappella del Real Palagio di Palermo, incisione (forse prova di stampa per Vella, Libro del Consiglio…, II): Vat. lat. 9845, f. 116v –, –, Pianta, e prospetto del castello saraceno detto la Kuba in Palermo fabricato dai primi grandi Emiri, incisione (forse prova di stampa per Vella, Libro del Consiglio…, II): Vat. lat. 9845, f. 117r –, –, Ponte dell’A(m)miraglio sul fiume Oreto in Palermo, incisione (forse prova di stampa per Vella, Libro del Consiglio…, II): Vat. lat. 9845, f. 118r al-Qāhira
(Egitto) → Cairo, Il
Ambrogini, Angelo detto il Poliziano → Firenze, Cattedrale di S. Maria del Fiore, navata destra, cenotafio di Giotto, epitaffio Ambrosi, Melozzo degli, detto Melozzo da Forlì → Roma, S. Marco Evangelista al Campidoglio, affreschi
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Ambrosini, Floriano (architetto): –, Sezione prospettica della Basilica di S. Petronio a Bologna con progetto di edificazione delle volte della navata centrale, incisione tratta da disegno di –: Vat. lat. 13480, 210r Amesbury (Inghilterra): –, pressi, Stonehenge: veduta, copia da incisione in Fischer von Erlach, Entwurff..., libro II, tav. XIV: Vat. lat. 9844, f. 105r; ● pianta secondo la ricostruzione ipotetica di John Smith, calco da incisione in Camden, Gough, Britannia…, tav. XIII fig. 3: Vat. lat. 13480, f. 161r Ammannati, Bartolomeo → Napoli, S. Maria del Parto a Mergellina, monumento funebre di Jacopo Sannazaro Anagni (Frosinone): –, Cattedrale: Cripta di S. Magno: affresco con Funerali di s. Magno: Vat. lat. 9848, f. 76r Ancona: –, Arco di Traiano: prospetto: Vat. lat. 9845, f. 68v; ● pianta: Vat. lat. 9845, f. 69r; ● colonne, basi e capitelli, e altri dettagli architettonici e decorativi: Vat. lat. 9845, ff. 69v, 70r, 70v –, Cattedrale di S. Ciriaco: pianta (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 206r; ● sezione trasversale (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 207r; ● sezione trasversale, dettaglio della copertura: Vat. lat.13479, f. 208r; ● fianco meridionale, prospetto (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 207r; ● dettagli architettonici e decorativi: Vat. lat. 9839, f. 13r, Vat. lat. 13479, 208r; ● cripte, pianta: Vat. lat. 9839, f. 13v; ● campanile, prospetto e schema di posizionamento rispetto alla cattedrale, con misurazione della distanza: Vat. lat. 9839, f. 13r
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PAOLO DI SIMONE
–, Palazzo degli Anziani (Palazzo Pubblico): facciata duecentesca verso il porto, prospetto e dettagli architettonici e ornamentali (disegno di Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, f. 104r –, pressi, Abbazia di Chiaravalle → Chiaravalle, Abbazia di S. Maria in Castagnola Andrea da Pisa, fonditore → Grottaferrata, Abbazia di S. Maria, già, campana del 1307 Andrea di Bonaiuto, pittore → Firenze, S. Maria Novella, Cappellone degli Spagnoli Andrea di Cione detto Orcagna, pittore, scultore e architetto → Firenze: S. Maria Novella, Cappella Strozzi, Pala Strozzi; Loggia della Signoria; Orsanmichele, tabernacolo Andrea di Ugolino da Pontedera detto Andrea Pisano → Firenze, Museo dell’Opera del Duomo Angelico, Beato → Guido di Pietro Angelo da Tivoli (Angelus de Tybure), scultore → Tivoli, S. Maria Maggiore, portale Angers (Francia): –, Cattedrale: veduta, incisione: Vat. lat. 13480, f. 148r Angiò, dinastia → Carlo d’–, duca di Calabria; Carlo I d’–, re di Sicilia; Carlo II d’–, re di Napoli; Roberto d’–, re di Napoli Angiò Durazzo, Ludovico → Napoli, S. Chiara, monumento funebre di – Annia Regilla → Roma, Parco della Caffarella, Cenotafio di – Anselmo, architetto e scultore → Milano, Civiche Raccolte di Arte Antica del Castello Sforzesco
Antinopolis (odierna Sheck Abade o Wadi Abade, Egitto), già: –, capitello da: copie parziali da incisione in Mountfaucon, L’antiquité expliquée…, Suppl. 3, tav. LV fig. 3: Vat. lat. 13480, ff. 216r, 217r –, Colonna onoraria di Alessandro Severo: calco da ibidem, tav. LII fig. 3: Vat. lat. 13480, f. 180r –, Porta ovest (?), cosiddetto arco di trionfo: prospetto, copia da ibidem, tav. LV fig. 2: Vat. lat. 13480, f. 187r; ● prospetto, copia da incisione in Lucas, Voyage…, tavola inserita tra le pp. 320 e 321): Vat. lat. 13480, f. 188r –, Porta sud (?), cosiddetta porte de fer: prospetto, copia da incisione in Mountfaucon, L’antiquité expliquée…, Suppl. 3, tav. LV fig. 3: Vat. lat. 13480, f. 176r; ● pilastri, dettaglio dei capitelli, copia da incisione in Lucas, Voyage…, tavola inserita tra le pp. 320 e 321: Vat. lat. 13480, f. 188r; ● capitello (calco da incisione?): Vat. lat. 13480, f. 198r –, Teatro, portico (?): prospetto e pianta: Vat. lat. 13480, f. 172r Antium: –, Amore che doma un leone, mosaico pavimentale da – (Peinture, tav. XIII n. 11) → Roma, Musei Capitolini, Centrale Montemartini, Ercole, leone e amorini Antoniazzo Romano, pittore → Aquili, Antonio Antonini, Carlo, incisore: –, Gran pittura a fresco che copre una intera facciata nel Salone del Consiglio nel palazzo pubblico in Siena…, incisione su disegno di Teodoro Matteini: Vat. lat. 9843, f. 50r –, Tavola esistente in Siena nella Chiesa delle monache di S. Petronilla…, incisione su disegno di Teodoro Matteini: Vat. lat. 9843, f. 45v
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–, attr. a: copia del dossale di s. Pietro in trono e storie della sua vita già nella chiesa di S. Pietro in Banchi, incisione (su disegno di Teodoro Matteini?): Vat. lat. 9843, f.10r Antonio da Rio, condottiero → Roma, S. Francesca Romana, monumento funebre di – Antonio da Sangallo il Giovane → Cordini, Antonio Anzio (Roma) → Antium Appia, Via: –, edifici e sepolcri: piante, sezioni, dettagli architettonici e decorativi: Vat. lat. 9844, ff. 69r, 69v, 70r, 70v, 71r, 71v, 72r, 72v, 73r, 73v, 74r, 74v, 75r, 75v, 76r, 77r, 77v –, iscrizioni: Vat. lat. 9844, f. 71r, f. 75r, f. 76v –, tomba antica situata tra Roma e Albano (Architecture, tav. LXXI n. 47) → Roma, Via Appia, Casale di Fiorano, pressi, edificio voltato (detto “Casa dei Lupi”) → anche Roma, Via Appia Aprilia (Latina): –, già, Castello di Fossignano (?): prospetto: Vat. lat. 9844, f. 87v; ● paramento murario, dettaglio, schizzo con misurazioni: Vat. lat. 9844, f. 87v; ● lettere calcate nella Chiesa del Castellaccio sopra Ardea, calco di iscrizione: Vat. lat. 9844, f. 93r Aproniano Asterio, Flavio Turcio Rufio, politico e letterato → Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, ms. Plut. 39. 1 Aquilani, Giuseppe (disegnatore): –, Cyborium supra confessionem S. Pauli, incisione di Ludovico Feliciani su disegno di –: Vat. lat. 9840, f. 40v
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Aquileia (Udine): –, Chiesa dei Pagani, già, piano superiore → –, già, S. Pietro –, S. Maria Assunta, Battistero: sezione dell’edificio e veduta prospettica del fonte battesimale: Vat. lat. 9839, f. 54v –, già, S. Pietro, affreschi: s. Giovanni con testa d’aquila e s. Luca con testa di toro, copie da incisioni in Bertoli, Le antichità di Aquileja…, pp. 404 e 405: Vat. lat. 9846, f. 33r Aquili, Antonio, detto Antoniazzo Romano, pittore → Roma, S. Maria in Cosmedin, Coro d’inverno, Madonna con il Bambino Aquisgrana (Germania) → Aachen Arcadio, imperatore → İstanbul, Colonna di –, basamento; İstanbul già, Colonna di – arco (architettura): –, acuto, o gotico: costruzioni geometriche: Vat. lat. 13480, ff. 200r, 201r –, rialzato, arabo, o saracino: rappresentazione schematica: calco da incisione in Lozano y Casela, Antigüedades Árabes…, tav. X: Vat. lat. 13480, f. 133r Ardea (Roma): –, veduta: Vat. lat. 9844, f. 86v –, cinta muraria: tratto, prospetto e pianta: Vat. lat. 9844, f. 87r –, S. Marina: veduta esterna: Vat. lat. 9844, f. 88r; ● pianta: Vat. lat. 9844, ff. 88v, 89r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9844, f. 91r –, –, ninfeo adibito a cripta: pianta e sezione trasversale: Vat. lat. 9844, f. 89r; ● dettaglio ornamentale: Vat. lat. 9844, f. 91v; ● dipinti murali:
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PAOLO DI SIMONE
Vat. lat. 9844, f. 92r; ● volta a lacunari: Vat. lat. 9844, ff. 93v, 94r –, –, portale: architrave con iscrizione e prospetti dei leoni stilofori: Vat. lat. 9844, f. 92v –, –, già, portico: prospetto con misurazioni del paramento murario, veduta d’insieme e dettaglio: Vat. lat. 9844, ff. 89v, 90r; ● frammento di dipinto murale: Vat. lat. 9844, f. 91v –, S. Pietro Apostolo: lato meridionale, prospetto con archi murati in séguito al crollo della navatella: Vat. lat. 9844, f. 90r –, pressi, Castellaccio → Aprilia, già, Castello di Fossignano (?) –, –, cunicolo idraulico scavato nel tufo: veduta esterna: Vat. lat. 13484, f. 203r Arezzo: –, Duomo: monumento funebre di Guido Tarlati (Agostino di Giovanni e Agnolo di Ventura): bassorilievo con Incoronazione e statue: Vat. lat. 9840, f. 51v –, S. Maria della Pieve: veduta, copia da incisione in Fontani, Viaggio pittorico…, III: Vat. lat. 9845, f. 58r Ariberto da Intimiano, arcivescovo di Milano → Milano, Duomo, Museo, Tesoro, Evangeliario di –; Monza, Duomo, Tesoro, già, Evangeliario di – Ariosto, Ludovico → Ferrara, Casa di – Aristotele: miniatura da un codice smembrato della traduzione della Politica di – con Nicolas Oresme che offre l’opera a Carlo V il Saggio, copia da incisione in Montfaucon, Les monumens…, III, tav. VII inserita tra le pp. 32 e 33, disegni prepa-
ratori per Peinture, tav. LXVIII n. 6 (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9842, ff. 72r, 72v → anche Roma, Venerabile Collegio Inglese, già, placca in bronzo con ritratto di – Arnoldi, Alberto, scultore → Firenze, Museo del Bigallo Arnolfo di Cambio → Città del Vaticano: Palazzi Apostolici, Appartamenti Pontifici, Bonifacio VIII, busto; S. Pietro, Grotte Vaticane, monumento sepolcrale di Bonifacio VIII; ● Firenze, Cattedrale di S. Maria del Fiore; ● Orvieto, S. Domenico, monumento funebre del cardinale Guillaume de Braye; ● Roma: S. Paolo fuori le Mura, ciborio; Musei Capitolini, Palazzo dei Conservatori Arquà Petrarca (Padova): –, Casa di Petrarca: veduta e pianta (disegno di Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, f. 100v; ● elementi del mobilio: credenza, sedia e gramola con stemma scolpito (disegno di Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, ff. 100v, 101r; ● teca con la gatta imbalsamata (disegno di Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, f. 101r –, –, giardino: pozzo, veduta (disegno di Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, f. 100v Aspertini, Amico, pittore → Bologna, Oratorio di S. Cecilia, affreschi Asprucci, Mario, architetto e pittore: –, Prospetto del Foro Gabino, incisione di Vincenzo Feoli su disegno di –, da Visconti, Monumenti gabini…, tav. II: Vat. lat. 9844, f. 83v
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Assisi (Perugia): –, edificio medievale (Architecture, tav. LXXII n. 7): prospetto dell’edificio e sezione della muratura del piano superiore: Vat. lat. 9839, f. 100r –, Eremo delle Carceri: pianta del primo piano: Vat. lat. 9845, f. 41r; ● pianta del secondo piano: Vat. lat. 9845, f. 41v; ● pianta del sotterraneo: Vat. lat. 9845, f. 41r –, S. Francesco: –, –, Basilica inferiore, affreschi, Allegorie francescane (Giotto e bottega) → Disegni preparatori, Peinture, tav. CXVI; ● Compianto sul Cristo morto (Maestro di s. Francesco), calco da disegno di William Young Ottley: Vat. lat. 9843, f. 37v –, –, Basilica superiore, affreschi (→ anche Disegni preparatori, Peinture, tavv. CII, CX e CXVI): –, –, –, Caduta di Simon Mago nel transetto destro (Cimabue): dettaglio della testa di Simon Mago (calco da disegno di William Young Ottley?): Vat. lat. 9843, f. 31v –, –, –, Crocifissione nel transetto destro (attr. a Cimabue), dettagli: angelo, calco sull’originale (attr. William Young Ottley): Vat. lat. 9843, ff. 30v, 31v; ● teste di angeli (calco da disegno di William Young Ottley?): Vat. lat. 9843, f. 31v; ● testa del Cristo, calco sull’originale (attr. William Young Ottley): Vat. lat. 9843, f. 31r –, –, –, Storie del Nuovo Testamento: –, –, –, –, Compianto sul Cristo morto: veduta d’insieme, calco da disegno: Vat. lat. 9843, f. 59v; ● dettagli di teste, calco da disegno: Vat. lat. 9843, f. 58v –, –, –, –, Creazione di Adamo (attr. William Young Ottley): Vat. lat. 9843, f. 59r –, –, –, –, Resurrezione: calco da disegno: Vat. lat. 9843, f. 59v –, –, –, Storie di S. Francesco (Giotto e Bottega):
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–, –, –, –, Confessione della donna resuscitata: dettaglio delle teste della donna e del frate, calco (attr. Carlo Cencione): Vat. lat. 9843, f. 70v –, –, –, –, Guarigione dell’Uomo di Lleida: veduta d’insieme (attr. William Young Ottley): Vat. lat. 9843, f. 71v; ● dettagli di teste, calco da disegno: Vat. lat. 9843, 70v –, –, –, –, Miracolo della fonte: dettagli di teste, calco da disegno: Vat. lat. 9843, f. 70v –, –, –, –, Morte del cavaliere di Celano: dettagli di teste, calchi da disegni: Vat. lat. 9843, 70v –, –, campanile: prospetto: Vat. lat. 9845, f. 20v –, S. Maria degli Angeli: –, –, Museo: Giunta Pisano, Crocifisso → Disegni preparatori, Peinture, tav. CII –, –, Porziuncola: sezioni trasversale e longitudinale: Vat. lat. 9839, 17v Atalarico, re degli Ostrogoti → Roma, già, Collezione Marini, tegola con bollo laterizio, prospetto e dettaglio dell’iscrizione relativa a – Atene (Grecia): –, Arco di Adriano: prospetto, calco da incisione in Le Roy, Les ruines…, II, tav. XXXI: Vat. lat. 9845, f. 47v; ● capitello, copia da ibidem: Vat. lat. 13480, f. 216r –, da: scultura in marmo bianco raffigurante Ecate triforme, vedute frontale e posteriore: Vat. lat. 9846, f. 67v Atina (Frosinone), già, Liberazione di Esione da parte di Ercole, mosaico pavimentale → Roma, Villa Albani Attavanti, Attavante, miniatore → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Urb. lat. 112
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PAOLO DI SIMONE
Atti, Isotta degli → Rimini, Tempio Malatestiano, Cappella di Isotta, Tomba di – Augsburg (Germania): –, Duomo (Dom Mariä Heimsuchung): veduta esterna, calco da incisione in Histoire ecclesiastique…, I, tav. inserita tra le pp. 114 e 115: Vat. lat. 9845, f. 51v –, Römisches Museum: scene gladiatorie, mosaico, dettagli: calchi da incisione in Welser, Opera historica…, p. 399: Vat. lat. 9849, f. 37r Augusta (Germania) → Augsburg Augusto, Gaio Giulio Cesare Ottaviano → Rimini, Arco di – Avanzi, Jacopo, pittore → Bologna, Pinacoteca Nazionale, affreschi da S. Maria di Mezzaratta Avicenna, Orazio (pseudonimo di Raimondo Silvestri, storico): –, Memorie…, copia a penna del frontespizio: Vat. lat. 9848, f. 24r Baboccio, Antonio, scultore → Napoli: Duomo, facciata, portale maggiore; S. Chiara, monumento funebre di Agnese e Clemenza di Durazzo Baccio della Porta, pittore → Bartolomeo di Paolo Badaloni, Paolo detto Paolo Schiavo, pittore → Firenze, S. Miniato al Monte, affreschi, Madonna con il Bambino Baggiovara (Modena), Monastero della Visitazione S. Maria, reliquie di s. Virginia martire → Roma, già, Custodia delle Ss. Reliquie
Bagly, incisore → Bayly, John Bagnacavallo, pittore → Ramenghi, Bartolomeo Baker, Joseph (pittore): –, The South West Prospect of the Cathedral Church of York, incisione di François Vivares su disegno di –, 1750: Vat. lat. 13480, f. 265r Bakewell (Inghilterra): –, Chatsworth House, Devonshire Collection: Bernaert van Orley (attr.), S. Maria Maddalena con libro e liuto (presunto ritratto della Laura petrarchesca): Vat. lat. 9848, f. 40r Balletta, pittore → Francesco d’Antonio da Viterbo Bamberg (Germania): –, Duomo (Bamberger Kaiserdom St. Peter und St. Georg): fianco meridionale, veduta, calco da incisione in Histoire Ecclésiastique…, I, tavola inserita tra le pp. 190 e 191: Vat. lat. 13480, f. 151r Bamboccio, Antonio, scultore → Baboccio, Antonio Bandol, Jehan de, pittore → Bondol, Jean de Barbatelli, Bernardo detto Bernardino Poccetti, pittore → Firenze, Palazzo di Bianca Cappello, facciata, grottesche a graffito Barbo, Pietro → Paolo II, papa Bardi, Donato detto Donatello → Firenze: S. Croce, Annunciazione; Museo Nazionale del Bargello; Museo di Orsanmichele
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Barletta: –, statua colossale di imperatore, cosiddetto colosso di –: Vat. lat. 9840, f. 9v Barozzi, Jacopo detto il Vignola, architetto → Roma, SS. Nome del Gesù; ● Todi, S. Maria della Consolazione Barrow-in-Furness (Inghilterra): –, Abbazia di Furness: veduta delle rovine, incisione di Tommaso Piroli, 1783, basata sulla tav. VI, 1778, di Hearne, Byrne, Antiquities…: Vat. lat. 13480, f. 144r Bartolino da Reggio, religioso → Bologna, Ss. Vitale e Agricola in Arena, Cappella di S. Maria degli Angeli, rilievo con iscrizione dedicatoria del cappellano – Bartolomeo di Paolo detto Fra’ Bartolomeo: –, attr.: ubicazione sconosciuta, Madonna in trono con il Bambino tra i ss. Pietro e Paolo (attr. William Young Ottley): Vat. lat. 9847, f. 92v Basilica: –, ideale: pianta, copia parziale da incisione in Le Roy, Histoire…, tav. unica non numerata: Vat. lat. 9839, f. 129v → anche Neufforge, Jean François de, Plan des églises le plus remarquables –, vitruviana: pianta, calchi da incisione in Perrault, Les dix livres…, p. 149 tav. XXXVII: Vat. lat. 9839, ff. 128r, 129r → anche Neufforge, Jean-François de, Plan des églises les plus remarquables Basilio II, imperatore → Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, ms. Gr. Z 17, Salterio di –
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Basset, André le Jeune, editore e libraio: –, Frontispice du grand Portail de l’Eglise Cathedrale de St. Morice d’Angers, incisione edita da –: Vat. lat. 13480, f. 148r Bayly, John, incisore: –, Saxon Buildings, incisione: Vat. lat. 13480, f. 143r Bayti Laḥmin (Palestina) → Betlemme Beato Angelico → Guido di Pietro Beaufort, Pierre Roger de → Gregorio XI, papa Bellini, Giovanni → Wien (Austria), Kunsthistorisches Museum Benedetto da Maiano, architetto e scultore → Firenze, Cattedrale di S. Maria del Fiore, navata destra, cenotafio di Giotto Benedetto XII (Jacques Fournier), papa → Città del Vaticano, S. Pietro, Grotte Vaticane, –, statua Benevento: –, Cattedrale di S. Maria de Episcopio: prospetto (attr. Charles Norry): Vat. lat. 9845, f. 86v; ● pianta (attr. Charles Norry): Vat. lat. 9845, f. 86r; ● sezione longitudinale (attr. Charles Norry): Vat. lat. 9845, f. 87r –, –, atrio: porta di bronzo detta Janua Maior: prospetto, incisione di Francesco La Marra, dalla stessa matrice utilizzata per De Vita, Thesaurus…, tav. inserita tra le pp. 420 e 421: Vat. lat. 9845, f. 8r; ● schizzi riproducenti dettagli dell’incisione: Vat. lat. 9846, f. 70r
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PAOLO DI SIMONE
–, –, facciata: portale: prospetto, incisione di Francesco La Marra, dalla stessa matrice utilizzata per De Vita 1764, Thesaurus…, tav. inserita tra le pp. 420 e 421: Vat. lat. 9845, 8r –, –, già, pulpito di Nicola da Monteforte, lato nord, schizzo: Vat. lat. 9844, f. 99r Bergamo: –, S. Tommaso in Limine → Almenno San Bartolomeo, S. Tomè –, pressi, S. Giulia → Bonate Sotto, S. Giulia
incisione (?) per la tavola omonima in Saint-Non, Voyage pittoresque…, IV, p. 192, su disegno di Jean-Augustine Renard: Vat. lat. 9845, f. 111v Bertini, Giovanni e Pacio, scultori → Napoli, S. Chiara, monumento funebre di Ludovico di Durazzo e monumento funebre di Roberto d’Angiò; Napoli, già, Monastero di S. Maria della Croce di Palazzo, monumento funebre di Sancha di Maiorca Besançon (Francia): –, Convento dei Gesuiti, già: antico stilo scrittorio, calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, 3/2, tav. CXCIII: Vat. lat. 9846, f. 56r
Berlin (Germania): –, Altes Museum: Lotta fra Centauri e belve, mosaico da Tibur, Villa Adriana: veduta d’insieme, incisione di Antonio Capellan su disegno di Gaetano Savorelli: Vat. lat. 9841, f. 40v; ● dettaglio: centauro che aggredisce la belva, prove di incisione: Vat. lat. 9841, f. 41r, Vat. lat. 9846, f. 63v –, Gemäldgalerie: Ugolino di Nerio, polittico di S. Croce, scomparti → Firenze, S. Croce, già, polittico di Ugolino di Nerio
Betti, Bernardino detto il Pintoricchio → Bernardino di Betto
Berlinghieri, Bonaventura, pittore → Pescia, S. Francesco
Bicci di Lorenzo, pittore → Velletri, Museo Diocesano
Berlinghieri, Marco, pittore → Bologna, S. Stefano, Basilica del Sepolcro, già, affreschi attr. a –
Bigordi, Domenico detto il Ghirlandaio → Firenze, S. Maria Novella, Cappella Tornabuoni, affreschi
Bernardino di Betto detto il Pintoricchio → Houston, Sarah Campbell Blaffer Foundation
Birago, Giovanni Pietro, miniatore e incisore → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Ott. lat. 501
Berrettini, Pietro detto Pietro da Cortona → Roma, già, Casino Sacchetti Berthault, Pierre-Gabriel (incisore): –, Table comparative des Temples, des Théâtres & de quelques autres Edifices antiques de la Sicile, prova di
Betlemme (Palestina): –, Basilica della Natività: veduta interna, copia parziale da incisione in Cassas, Voyage pittoresque…*: Vat. lat. 9845, f. 44r; ● pianta: Vat. lat. 9839, f. 126r
Bishop, William, nobile: –, suo stemma inciso nella tavola di Wenceslaus Hollar Ecclesiae Parochialis S. Fidis. Prospectus interior, incisione da Dugdale, The History…, p. 117: Vat. lat. 13480, f. 266r
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indice topografico e onomastico
Bizamano, Donato, pittore → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, già, Musei, opere non identificabili Bobone, Giacinto di Pietro di → Celestino III, papa Boemondo I d’Altavilla, principe di Taranto → Canosa di Puglia, Mausoleo di Boemondo I d’Altavilla Boezio, Anicio Manlio Torquato Severino: miniatura da un codice smembrato della traduzione del De Consolatione di – con Jean de Meun che offre l’opera a Filippo il Bello, copia da incisione in Montfaucon, Les monumens…, II, tav. XL inserita tra le pp. 216 e 217, disegni preparatori per Peinture, tav. LXVIII n. 5 (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9842, ff. 72r, 72v Bologna: –, Accademia di Belle Arti: Cisterna di Francesco Morandi detto il Terribilia: prospetto: Vat. lat. 9845, f. 109v; ● prospetto diagonale: Vat. lat. 9845, f. 110v; ● pianta: Vat. lat. 9845, f. 108v; ● sezione: Vat. lat. 9845, f. 110r –, Bagni di Mario → –, Cisterna di Valverde –, Chiesa del Crocifisso → –, S. Stefano, Chiesa del Crocifisso –, Chiesa della Trinità → –, S. Stefano, Chiesa della Trinità –, Cisterna di Valverde (Tommaso Laureti): pianta: Vat. lat. 9845, f. 42v, Vat. lat. 9839, f. 101v; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9839, f. 101v; ● sezione trasversale: Vat. lat. 9845, f. 43r –, (ex) Convento di S. Salvatore, già, affreschi di Bartolomeo Ramenghi
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detto il Bagnacavallo: S. Petronio: Vat. lat. 9847, f. 84v –, Collegio di Spagna, Biblioteca: ms. 12, Rabano Mauro, De Laudibus Sanctae Crucis: miniature, calchi: Vat. lat. 9848, ff. 51r, 51v –, Collezione Maccaferri: Lorenzo Costa, Adorazione del Bambino, già nella Collezione Malvezzi, dettagli, calchi sull’originale: Bambino: Vat. lat. 9847, f. 34v; ● teste di Giuseppe e della Vergine: Vat. lat. 9847, f. 37v –, Collezione privata: Lippo di Dalmasio degli Scannabecchi, Madonna con il Bambino: Vat. lat. 9847, ff. 12v, 13r –, Museo Civico Medievale: –, –, Anonimo, arca di Bonandrea dei Bonandrei (inv. 1665), già nella Chiesa di S. Giacomo Maggiore: prospetto con rilievo, stemmi e iscrizione: Vat. lat. 9846, f. 93v –, –, Anonimo, arca di Carlo, Roberto e Riccardo da Saliceto (inv. 1659), già nella Chiesa di S. Martino: dettaglio, disegni al tratto e acquerellato (attr. Laurent Blanchard): Vat. lat. 9846, f. 92v –, –, Antonio Minelli (attr.), monumento funebre di Pietro Canonici (inv. 1653), dal chiostro della Basilica di S. Martino: lastra tombale e iscrizione: Vat. lat. 9840, f. 73v –, –, Roso da Parma (attr.), monumento funebre di Pietro Cerniti (inv. 1664): prospetto con rilievo e iscrizione: Vat. lat. 9840, f. 68v –, Opera Pia Zoni: Simone di Filippo detto Simone dei Crocifissi, Incoronazione della Vergine, già nella Chiesa di S. Maria Incoronata: Vat. lat. 9847, f. 51v –, Oratorio di S. Cecilia, affreschi di Amico Aspertini: Martirio dei ss. Valeriano e Tiburzio, dettaglio (attr. Laurent Blanchard): Vat. lat. 9848, f. 56r
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PAOLO DI SIMONE
–, Palazzina della Viola: affreschi di Prospero Fontana e di Innocenzo Francucci da Imola, schizzi (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9848, f. 55v –, Palazzo del Legato, viridario, già, Cisterna di Francesco Morandi detto il Terribilia → –, Accademia di Belle Arti –, Piazza della Mercanzia: veduta, incisione di Pio Panfili: Vat. lat. 9839, f. 119v –, Pinacoteca Nazionale: –, –, affreschi da S. Maria di Mezzaratta (→ anche –, S. Maria di Mezzaratta; ● Disegni preparatori per tavole non incise, Peinture, pittura bolognese del XIII e XIV secolo): –, –, –, Jacopo Avanzi, Strage degli Ebrei: Vat. lat. 9847, f. 9r –, –, –, Jacopo del Biondo (?): Giuseppe davanti ai fratelli: Vat. lat. 9847, f. 55r; ● Giuseppe e la moglie di Putifarre: Vat. lat. 9847, f. 56r –, –, –, Maestro dell’Adultera, Cristo e l’adultera: dettaglio di volti: Vat. lat. 9847, f. 56v –, –, –, Simone di Filippo, detto Simone dei Crocifissi: Guarigione del paralitico: Vat. lat. 9847, f. 55v; ● Probatica piscina: Vat. lat. 9847, f. 9v –, –, –, Vitale di Aymo degli Equi: Apparizione della Vergine a un malato: Vat. lat. 9847, f. 57r; ● Presepe: Vat. lat. 9847, f. 57v –, –, Anonimo pittore bolognese della metà del XV secolo, ss. Giacomo e Giovanni Battista (già nella Collezione Malvezzi), dettagli, calchi sull’originale: falsa firma di Jacomo de Ludivigo Bonbologno: Vat. lat. 9847, ff. 35v, 36r; ● mani del Battista: Vat. lat. 9847, f. 35r; ● piedi del Battista: Vat. lat. 9847, f. 35v; ● teste del Battista e di s. Giacomo: Vat. lat. 9847, f. 36r
–, –, Giotto e bottega, polittico dalla Chiesa di S. Maria degli Angeli: veduta d’insieme: Vat. lat. 9843, f. 64v; ● predella, dettaglio, volto del Cristo, calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 64r –, –, Petrus (Pietro di Giovanni Lianori?), Crocifisso, già nella Chiesa di S. Giovanni Battista dei Celestini: Vat. lat. 9847, f. 11v –, Rotonda della Madonna del Monte: affresco con la Vergine Maria (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat. 9847, f. 18v; ● già, dipinto raffigurante una Mad(onna) greca: Vat. lat. 9847, f. 25v –, S. Cecilia → Oratorio di S. Cecilia –, S. Giacomo Maggiore, chiostro, già, monumento funebre di Pietro de’ Cerniti → –, Museo Civico Medievale, Roso da Parma (attr.) –, S. Giovanni Battista dei Celestini, già, Crocifisso firmato Petrus pinxit → –, Pinacoteca Nazionale, Petrus (Pietro di Giovanni Lianori?) –, S. Maria Incoronata, già, Incoronazione della Vergine di Simone di Filippo detto Simone dei Crocifissi → –, Opera Pia Zoni –, S. Maria di Mezzaratta: –, –, già, affreschi: Creazione di Eva: Vat. lat. 9847, f. 54v; ● Daniele tra i leoni, affresco di Laurentius: Vat. lat. 9847, f. 60r; ● Ingresso di Gesù a Gerusalemme, dettaglio: Vat. lat. 9847, f. 80v; ● Peccato Originale e Cacciata dall’Eden: Vat. lat. 9847, f. 54r; ● volto e profili maschili barbati da scena non identificata: Vat. lat. 9847, f. 59v; ● Zaccheo sul sicomoro: Vat. lat. 9847, f. 80r; ● Santo (forse il s. Bernardino del romitorio adiacente alla chiesa?): Vat. lat. 9847, f. 81v; ● → anche –, Pinacoteca Nazionale, affreschi da S. Maria di Mezzaratta –, –, già, pulpito con dipinto raffigurante il Martirio di s. Bartolomeo: veduta prospettica: Vat. lat. 9847, f. 81r
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indice topografico e onomastico
–, S. Maria della Pietà dei Mendicanti: s. Anna in estasi davanti la visione della Vergine, dipinto di Bartolomeo Cesi: veduta d’insieme, disegno acquerellato (attr. Laurent Blanchard): Vat. lat. 9847, f. 84r –, S. Martino Maggiore: prospetto: Vat. lat. 9845, f. 79r –, –, chiostro, già: Madonna con il Bambino, scultura firmata Michaelis Ayguan opus, prospetto e iscrizione, disegni acquerellato e al tratto (attr. Laurent Blanchard): Vat. lat. 9846, f. 94v; ● monumento funebre di Petrus Canonicus → –, Museo Civico Medievale, Vincenzo Onofri (attr.) –, S. Paolo in Monte all’Osservanza, già: S. Bernardino con il lignum vitae, dipinto di Orazio di Jacopo (ora in collezione privata): Vat. lat. 9847, f. 5v –, S. Petronio: sezione prospettica con progetto di edificazione delle volte della navata centrale, incisione su disegno di Floriano Ambrosini: Vat. lat. 13480, f. 210r –, –, Cappella Bolognini: affreschi di Giovanni di Pietro Faloppi, dettagli dell’Inferno (attr. Laurent Blanchard): Vat. lat. 9847, ff. 58r, 58v –, S. Salvatore: monumento funebre di Joseph de Montmorency: veduta d’insieme con iscrizione: Vat. lat. 9846, f. 98v –, S. Sepolcro → –, S. Stefano, Basilica del S. Sepolcro –, S. Stefano: pianta del complesso (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat. 13479, f. 238r –, –, Salita al Calvario, affresco → –, –, Chiesa del Crocifisso, Salita al Calvario, affresco attr. a Giovanni di Pietro Faloppi –, –, Basilica del S. Sepolcro: pianta: Vat. lat. 13480, f. 324r; ● sezione (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat.
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13479, f. 239r; ● bassorilievo con soldati dormienti (attr. Rufillo Righini): Vat. lat. 9840, f. 49v –, –, pulpito: prospetto con i simboli degli evangelisti Giovanni e Luca (attr. Rufillo Righini): Vat. lat. 9846, f. 12r; ● prospetto con i simboli degli evangelisti Matteo e Marco (attr. Rufillo Righini): Vat. lat. 9840, f. 49r –, –, già, affreschi attr. a Marco Berlinghieri: Creazione di Eva (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat. 9843, f. 39v; ● santo con ampolla (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat. 9843, f. 39r; ● santo vescovo entro clipeo e fascia decorativa (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat. 9843, f. 39r; ● simboli degli evangelisti Giovanni e Matteo (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat. 9843, f. 37v –, Basilica dei Ss. Vitale e Agricola: sezione longitudinale, dettaglio di campata della navata centrale e sezione dei pilastri (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat. 13479, f. 240r; ● copia del disegno precedente: Vat. lat. 9839, f. 16v –, –, facciata: Cristo tra i ss. Vitale e Agricola, bassorilievo: Vat. lat. 9846, f. 77r –, –, presbiterio: pianta prospettica con sarcofagi: Vat. lat. 13480, f. 325r; ● sarcofagi, vedute frontale e laterale: Vat. lat. 13480, 325r; ● sarcofago detto di S. Vitale, prospetto con iscrizione: Vat. lat. 9840, f. 14r –, Chiesa del Crocifisso: Salita al Calvario, affresco attr. a Giovanni di Pietro Faloppi detto Giovanni da Modena: dettagli di volti: Vat. lat. 9842, ff. 123r, 123v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXXIX –, Chiesa della Trinità: capitello ionico (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat. 13479, f. 242r
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–, –, Chiostro medievale: pianta del piano terreno: Vat. lat. 13480, f. 327r; ● pianta del piano superiore: Vat. lat. 13480, 326r; ● sezione (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat. 13479, f. 243r; ● sezione, dettaglio della cornice dell’ordine superiore: Vat. lat. 13479, f. 241r; ● dettagli architettonici e decorativi: colonne, pilastrini, basi e capitelli (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat. 13479, ff. 241r, 243r, 268r, 269r, 270r, 271r, 272r, 273r, 274r, 275r, 276r, 277r, 278r, 279r; ● pozzo, prospetto (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat. 13479, f. 243r –, –, Cortile di Pilato: cosiddetto Catino di Pilato (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat. 13479, f. 244r –, Ss. Vitale e Agricola → –, S. Stefano, Basilica dei Ss. Vitale e Agricola –, Ss. Vitale e Agricola in Arena, Cappella di S. Maria degli Angeli: rilievo con iscrizione dedicatoria del cappellano Bartolino da Reggio (1362) e lapide commemorativa del 1603: Vat. lat. 9846, f. 88v –, Torre della Garisenda: prospetto: Vat. lat. 9845, f. 93r Bologna, già: –, Biblioteca del Convento del Ss. Salvatore, mss. vari: calchi di miniature: Vat. lat. 9848, ff. 57v, 59r, 59v, 60r, 60v, 61r, 61v, 62v, 63r, 63v, 64r, 64v, 65r, 66r –, Collezione Malvezzi: –, –, Anonimi pittori “greci”: Annunciazione, calco sull’originale: Vat. lat. 9848, f. 80v; ● Cristo pantocratore (?), dettaglio dei piedi e del libro, calchi sull’originale: Vat. lat. 9848, f. 81r; ● Natività della Vergine, calco sull’originale: Vat. lat. 9848, f. 80r; ● Trasfigurazione, calco sull’orignale: Vat. lat. 9848, f. 80v –, –, Bocca di Lupo (attr.), Pietà → Michele di Matteo –, –, Bombologno (attr.) → Bologna, Pinacoteca Nazionale, Anonimo pittore
bolognese della metà del XV secolo, Ss. Giacomo e Giovanni Battista –, –, Cristoforo da Bologna (attr.), Madonna con il Bambino: calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 49v –, –, Franco Bolognese (attr.), Madonna con il Bambino → Michele di Matteo –, –, Guido da Bologna (attr.), Ecce Homo → Pesaro, Musei Civici, Nicolaos Tzafouris (attr.), Cristo Passo –, –, Jacopo Avanzi (attr.), Conversione di S. Paolo → Pesaro, Pinacoteca Civica, Cristoforo di Jacopo –, –, Jacopo di Paolo (attr.), S. Lucia: calco sull’originale: Vat. lat. 9847, 9r; ● → anche Disegni preparatori per tavole non incise, Peinture, pittura bolognese del XIII e XIV secolo –, –, Lippo di Dalmasio degli Scannabecchi (attr.), Madonna con il Bambino: calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 50v –, –, Lorenzo Costa, Adorazione del Bambino → Bologna, Collezione Maccaferri –, –, Lorenzo da Bologna (attr.), Imago pietatis: calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 49r –, –, Orsone da Bologna (attr.), Cristo in pietà: calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 8v –, –, Simone da Bologna, Incoronazione della Vergine → Pesaro, Museo Civico, Simone di Filippo detto Simone dei Crocifissi –, –, Ventura da Bologna (attr.), Madonna con il Bambino: calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 24r –, –, Marco Zoppo (attr.), S. Girolamo → Pesaro, Pinacoteca Civica, Anonimo pittore romagnolo attivo nell’ultimo quarto del XVI sec. –, Ubicazione sconosciuta, camino medievale (Architecture, tav. LXXII n. 5): prospetto e pianta: Vat. lat. 9839, f. 98v, Vat. lat. 9844, f. 49r; ● prospetto delle quattro coppie di colonne binate che sorreggono la cappa: Vat. lat. 9844, f. 48v
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Bologna, pressi, bagni → Bologna, Cisterna di Valverde Bolsena (Viterbo): –, Duomo → S. Cristina –, Palazzo Ranieri o del Cardinal Teodorico: prospetto: Vat. lat. 9839, f. 98v –, S. Cristina: navata, prospetto di intercolumnio e particolare decorativo di un capitello: Vat. lat. 9845, f. 42r Bonaiuti, Andrea, pittore → Andrea di Bonaiuto Bonate Sotto (Bergamo): –, S. Giulia: pianta, copie da incisione in Lupo, Codex diplomaticus…, tav. I inserita tra le pagg. contenenti le coll. 203-204 e 205-206: Vat. lat. 9839, f. 12r, Vat. lat. 13479, f. 164r; ● sezione longitudinale, copia da ibidem: Vat. lat. 9839, f. 12r, Vat. lat. 13479, f. 164r; ● sezione trasversale, copia da ibidem: Vat. lat. 9839, f. 12v; ● Vat. lat. 13479, f. 165r; ● absidi, prospetto esterno: Vat. lat. 9839, f. 12v; ● Vat. lat. 13479, f. 165r; ● dettagli architettonici e decorativi, pilastri, capitelli e basi: Vat. lat. 9839, ff. 10r, 70v; ● Vat. lat. 13479, f. 164r Bonbologno, Jacomo de Ludivigo, presunto pittore bolognese → Bologna, Pinacoteca Nazionale, Anonimo pittore bolognese della metà del XV secolo Boncompagni, Francesco, cardinale e collezionista → Roma, già, Collezione Boncompagni Bondol, Jean de, pittore → Den Haag, Musée Meermanno, ms. 10 B 23 Bonifacio VIII (Benedetto Caetani), papa:
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–, bolla con effigie dei ss. Pietro e Paolo, recto e verso: Vat. lat. 9843, f. 69v → anche Città del Vaticano: Palazzi Apostolici, Appartamenti Pontifici, –, busto; S. Pietro, Grotte Vaticane, monumento sepolcrale di –; ● Roma, S. Giovanni in Laterano, navata intermedia destra, primo pilastro, – indice il Giubileo del 1300, affresco Bonifacio IX (Pietro Tomacelli), papa → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. lat. 3747 Bonn (Germania): –, già, S. Martino (Martinskirche): pianta: Vat. lat. 13479, f. 35r Borbono da Novella, Giacomo, pittore: –, attr.: ubicazione sconosciuta, Madonna con Bambino e S. Giovannino: Vat. lat. 9847, f. 82v Borgia, Roderigo → Borja, Roderic Llançol de Borgia, Stefano, cardinale → Velletri, già, Museo Borgiano Borja, Roderic Llançol de → Alessandro VI, papa Borromeo, Carlo, santo: –, urna con sue spoglie nel Duomo di Milano, raffigurata nell’incisione di Gaetano Le Poer Spaccato del Duomo di Milano (1728), dalla serie Vedute e pianta del Duomo di Milano, edita da Giovanni Ressenti (Jean Reycend) e Figli: Vat. lat. 13480, f. 274r Boselli, famiglia: –, stemma (Stemma Bosellae stirbis), copia da incisione (?): Vat. lat. 9846, f. 95r
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Bosio, Antonio, archeologo: –, sua firma graffita da catacomba non identificabile, calco sull’originale: Vat. lat. 9841, f. 35r Bossi, Giacomo, incisore: –, Musivum in facie exteriori Basil. S. Pauli, incisione: Vat. lat. 9841, f. 52v Botticelli, Sandro → Filipepi, Alessandro Bourg Achard (Francia): –, Chiesa parrocchiale: portale, prospetto, incisione di John Bayly (Saxon Buildings): Vat. lat. 13480, f. 143r Bramante, Donato: –, suo progetto per la Basilica di S. Pietro, pianta → Neufforge, Jean-François de, Plan des églises les plus remarquables –, attr., disegno di capitello composito già di proprietà di Giorgio Vasari e poi nelle collezioni di Pierre-Jean Mariette e di Seroux (Architecture, tav. LVI n. 5), copia: Vat. lat. 9839, f. 34r → anche Roma, S. Pietro in Montorio, Tempietto di – Breakspear, Nicholas → Adriano IV, papa Bregno Stoporone, Cristoforo di Ambrogio, scultore → Modena, Galleria Estense, Museo Lapidario Brescia: –, Tempio Capitolino: prospetto e pianta secondo l’ipotesi ricostruttiva di Ottavio Rossi, calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 2, tav. V, che a sua volta riprende Rossi, Le memorie bresciane…, pp. 2021: Vat. lat. 9846, f. 58r
–, già, Collezione Averoldi: Giunone, cammeo, calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 1, tav. XXI, che a sua volta copia da Rossi, Le memorie bresciane…, p. 161: Vat. lat. 9846, f. 57v Britannico, Tiberio Claudio Cesare, figlio dell’imperatore Claudio → Paris, Musée du Louvre, Messalina e –, statua Bruandet, Lazare, pittore: –, Vue des restes de l’Oratoire d’Abeilard dans l’interieure de l’Abbaye du Paraclet, incisione di Michel Picquenot su disegno di –: Vat. lat. 13480, f. 150r Brunelleschi, Filippo (architetto e scultore) → Firenze: Cattedrale di S. Maria del Fiore, navata destra, cenotafio di –; ivi, cupola; Monastero di S. Maria degli Angeli, Rotonda del –; S. Lorenzo; ● S. Maria Novella, Cappella Gondi, crocifisso ligneo Brunellus, Nicolaus, capomilizia di Tivoli → Tivoli, S. Maria Maggiore, iscrizioni e stemmi Brunn, Isaac, incisore: –, L’Église Cathedrale de Strasbourg, incisione di anonimo da –: Vat. lat. 13480, f. 267r Bucarest (Romania): –, Muzeul Naţional Cotroceni, già: Michele di Matteo, Madonna con il Bambino (all’epoca di Seroux a Bologna, Collezione Malvezzi, con attr. a Franco Bolognese, ora dispersa): dettaglio della parte superiore con i volti della Vergine e del Bambino, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 10r
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Budapest (Ungheria): –, Bagno arabo a Buda → –, Bagno Imperiale –, Bagno Imperiale (Császár fürdő, o Veli Bej fürdő): veduta esterna, copie da incisione in Fischer von Erlach, Entwurff..., libro III, tav. I: Vat. lat. 9844, ff. 105v, 107r; ● pianta, ibidem: Vat. lat. 13480, f. 194r; ● sezione trasversale, ibidem: Vat. lat. 9844, f. 105v, Vat. lat. 13480, f. 194r –, Moschea non identificabile a Pest: veduta esterna, copie da incisione in Fischer von Erlach, Entwurff..., libro III, tav. II: Vat. lat. 9844, f. 105v, Vat. lat. 9845, f. 17r –, Parlamento: Corona di s. Stefano o Sacra Corona d’Ungheria (Szent Korona): prospetto, veduta dall’alto e calchi degli smalti figurati: Vat. lat. 9846, ff. 79v, 80r Buggiano, scultore → Cavalcanti, Andrea di Lazzaro Bulcano, Marino, cardinale → Vulcano, Marino Buonarroti, Michelangelo: –, attr., Due uomini che studiano un cadavere, disegno già nella collezione Mariette e poi in quella di Seroux → Oxford (Inghilterra), Ashmolean Museum, Western Art Drawings Collection, Bernardino Capitelli, attr. → anche Città del Vaticano: S. Pietro, Cappella della Pietà, Pietà; ivi, cupola; Musei Vaticani, Cappella Sistina, Giudizio Universale; ● Firenze: Biblioteca Medicea Laurenziana; S. Lorenzo, Sagrestia Nuova; Gallerie dell’Accademia; Museo Nazionale del Bargello; Museo dell’Opera del Duomo; ● Roma: Piazza del Campidoglio; Porta Pia; S. Pietro in Vincoli, monumento funebre di papa Giulio II
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Bursa (Turchia): –, Moschea non identificabile: veduta esterna, copia da incisione in Fischer von Erlach, Entwurff..., libro III, tav. II, dove è chiamata Moschea di Ohran II (sic): Vat. lat. 9844, f. 105v Bury St. Edmunds (Inghilterra): –, Abbazia, rovine: prospetto di una porta d’ingresso, incisione di Tommaso Piroli, 1783, basata sulla tav. XIX, 1779, di Hearne, Byrne, Antiquities…: Vat. lat. 13480, f. 145r Caen (Francia): –, Abbazia delle Donne → Sainte-Trinité –, Saint-Étienne: portale, prospetto, incisione di John Bayly (Saxon Buildings): Vat. lat. 13480, f. 143r –, –, sagrestia: ritratto immaginario di Guglielmo I d’Inghilterra detto il Conquistatore, copia da incisione in Montfaucon, Les monumens…, I, tav. LV inserita dopo la p. 402, schizzo: Vat. lat. 9846, f. 81r –, Sainte-Trinité: veduta, incisione: Vat. lat. 13480, f. 149r; ● portale, prospetto, incisione di John Bayly (Saxon Buildings): Vat. lat. 13480, f. 143r; ● già, effigi di Guglielmo I il Conquistatore, di sua moglie Matilde di Fiandra e dei figli Guglielmo II e Roberto II, incisione: Vat. lat. 13480, f. 149r Caetani, famiglia → Roma, Castrum Caetani Caetani, Benedetto → Bonifacio VIII, papa Caetani, Onorato II, conte di Fondi → Fondi, S. Maria in Piazza Caetani degli Stefaneschi, Jacopo, cardinale → Stefaneschi, Jacopo
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Cairo, Il (Egitto): –, Acquedotto: veduta: Vat. lat. 13480, f. 212r –, edifici vari: dettagli architettonici e decorativi, copie parziali da incisioni in Cassas, Voyage pittoresque…*: Vat. lat. 9845, f. 44r; ● prospetto di una porta, copia da incisione in Pococke, A Description…, I, tav. XIII : Vat. lat. 9845, f. 116r –, Isola di Roda (Jazīrat Rawḍa), nilometro: sezione trasversale, copia da incisione in Norden, Voyage d’Egypte…, tav. XXVI: Vat. lat. 13480, f. 211r –, Moschea di Amr ibn al-As (in Seroux, Moschea Amrah): pianta, copia da incisione in Pococke, A Description…, I, Observations on Egypt, tav. XI: Vat. lat. 13480, f. 139r –, Nilometro: → Isola di Roda –, Palazzo del Saladino: veduta delle rovine (Salle du Divain): Vat. lat. 13480, f. 213r –, Porta della Conquista (Bab al-Futuh): veduta, copia a disegno da incisione in Niebuhr, Reisebeschreibung…, I, tav. XIII: Vat. lat. 9845, f. 43v –, Porta della Vittoria (Bab al-Nasr): veduta, copia da incisione (?): Vat. lat. 13480, f. 215r cane in abito monacale, bassorilievo (Sculpture, tav. XXVI n. 30) → Verona, Cattedrale, facciata, portale di Nicolò, sculture, Lupo scolaro Canonici, Pietro, giurista → Bologna, Museo Civico Medievale, Antonio Minelli (attr.), monumento funebre di – Canosa di Puglia (Bari): –, Mausoleo di Boemondo I d’Altavilla: veduta esterna, schizzo: Vat. lat. 9844, f. 98v
Capaccio-Paestum (Salerno): –, Tempio (di Athena?): colonna, prospetto con misurazioni e dettagli: Vat. lat. 9839, f. 6r capanne: –, copia da incisione in Vitruvio-Galiani, L’Architettura…, tav. III: Vat. lat. 13480, f. 199r Capellan, Antonio, incisore: –, Opus musivum erutum ex ruderibus Villae Hadriani Augusti in Agro Tyburtino anno MDCCLXXIX (…), incisione su disegno di Gaetano Savorelli: Vat. lat. 9841, f. 40v capitello: –, egiziano (Architecture, tav. LXX n. 2) → Dendera, Mammisi di Nectanebo II (?) –, a pianta quadrata del XIII secolo (Architecture, tav. LXX n. 15) → Ravenna, già, S. Maria in Porto Fuori, capitelli Capo Colonna (Crotone): –, Torre di Nao: veduta, schizzo: Vat. lat. 9844, f. 102r Capponi, Luigi, scultore → Roma, Ss. Andrea e Gregorio al Monte Celio, Altare di S. Gregorio Magno Capranica Prenestina (Roma): –, Santuario di S. Maria delle Grazie in Vulturella: bassorilievo ligneo con S. Silvestro di Magister Guilielmus, veduta d’insieme con iscrizioni: Vat. lat. 9840, ff. 48r, 48v –, –, già, lunetta dal frontale in rame dorato e smalti della Confessione di S. Pietro in Vaticano → Roma, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia
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Capua (Caserta): –, Museo Nazionale Campano: Federico II, statua dalla Porta di –, già Porta Romana, veduta frontale: Vat. lat. 9840, f. 50r Carlevarijs, Luca (pittore e incisore): –, Palazzo Cornaro in Corte del Albero sopra Canal Grande, incisione da Le fabriche…, tav. 72: Vat. lat. 9839, f. 108v –, Palazzo Cavalli a San Vitale Sopra Canal Grande, incisione da Le fabriche…, tav. 67: Vat. lat. 9839, f. 120r Carlo Magno, imperatore del Sacro Romano Impero: –, suo monogramma, copia da incisione: Vat. lat. 9841, f. 85r –, suo ritratto, calco da incisione in Montfaucon, Thresor des antiquitez…, I, tav. XXIII: Vat. lat. 9839, f. 13r Carlo II il Calvo, imperatore del Sacro Romano Impero → Roma, S. Paolo fuori le Mura, Bibbia Carlo III il Grosso, imperatore del Sacro Romano Impero → San Leo, Pieve di S. Maria Assunta, già, fonte battesimale realizzato con pezzi del ciborio altomedievale Carlo V d’Asburgo, imperatore → Granada, Alhambra, Palazzo di – Carlo V il Saggio, re di Francia: –, miniatura da un codice smembrato della traduzione della Politica di Aristotele con Nicolas Oresme che offre l’opera a –, copia da incisione in Montfaucon, Les monumens…, III, tav. VII inserita tra le pp. 32 e 33, disegni preparatori per Peinture, tav. LXVIII n. 6 (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9842, ff. 72r, 72v
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→ anche Den Haag (Paesi Bassi), Musée Meermanno, ms. 10 B 23 Carlo I d’Angiò, re di Sicilia e di Napoli: –, Grosso rinforzato con leone al recto e personificazione di Roma al verso (Sculpture, tav. XXX n. 2): calco da incisione in Vitale, Storia diplomatica…, tav. II n. 4: Vat. lat. 9840, f. 55v → anche Paris, già, Abbazia delle Minoresse di Longchamp, –, statua; Roma, Musei Capitolini, Palazzo dei Conservatori, Arnolfo di Cambio, –, statua Carlo II d’Angiò, re di Napoli → Aix-en-Provence, già, Monastero di Notre-Dame de Nazareth, monumento funebre di – Carlo d’Angiò, duca di Calabria → Napoli, S. Chiara, monumento funebre di – Casali, Antonio, religioso e collezionista → Roma, già, Collezione Casali Casinum → Cassino Cassino (Frosinone): –, Abbazia di Montecassino: –, –, Archivio: –, –, –, Casin. 97, Pseudo Apuleio, Herbarius: frammento testuale e miniature, calchi: Vat. lat. 9842, f. 62v –, –, –, Casin. 175, Regola di s. Benedetto: Iohannes Abbas che offre la Regola a s. Benedetto, miniatura (p. 2), calco e copia: Vat. lat. 9842, ff. 55r, 56r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXVIII –, –, –, Reg. 4, Regesto di S. Angelo in Formis: miniature, calchi e copie: Vat. lat. 9842, ff. 59r, 60r, 61r, 62r –, –, –, ms. non identificato: miniature e frammenti testuali, calchi e copie: Vat. lat. 9842, ff. 58r
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–, –, Museo: sedia balnearia o da parto: vedute e sezioni: Vat. lat. 9845, f. 24v –, Mausoleo di Ummidia Quadratilla (già Chiesa del Crocifisso): pianta e sezione: Vat. lat. 9839, f. 124r –, già, S. Maria alle Cinque Torri: pianta: Vat. lat. 13479, f. 211r; ● prospetto del lato orientale e sezione trasversale: Vat. lat. 13479, f. 212r Castelnuovo dell’Abate (Siena): –, pressi, tomba ipogea: pianta e sezione trasversale: Vat. lat. 13484, f. 202r Castelnuovo di Val di Cecina (Pisa): –, sepolcro etrusco: pianta e sezione (disegno di Leonardo de’ Vegni): Vat. lat. 9839, f. 19r Castiglione a Casauria (Pescara): –, Abbazia di S. Clemente: porta bronzea, prospetto: Vat. lat. 9846, f. 49r Castle Rising (Inghilterra): –, Castello: veduta, calco da incisione in Hearne, Byrne, Antiquities…, tav. XXXVII, 1782: Vat. lat. 13480, f. 160r Cava de’ Tirreni (Salerno): –, Biblioteca Statale del Monumento Nazionale dell’Abbazia Benedettina della SS. Trinità, Codices Cavenses (→ anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXVIII): –, –, 4, Benedetto da Bari, Codex Legum Regum Langobardorum: miniature, calchi e copie: Vat. lat. 9842, ff. 64r, 64v, 65r, 66r, 67r, 68r, 69r, 70r, 71r –, –, 18, Benedetto da Bari, De septem sigillis libri IV: il monaco Benedetto offre il libro all’abate Balsamo, miniatura, calco: Vat. lat. 9842, f. 57r Cavalcanti, Andrea di Lazzaro detto il Buggiano, scultore → Firenze, Cattedrale di S. Maria del Fiore, navata destra, cenotafio di Filippo Brunelleschi
Cavallini, Pietro, pittore → Roma: S. Maria in Trastevere, mosaici; S. Paolo fuori le Mura, già, mosaici della facciata Caylus, Anne-Claude-Philippe de, archeologo, antiquario e pittore → Paris, già, Collezione Caylus Cecchini, Francesco, incisore: –, Pianta e profili del pozzo di Orvieto, incisione dalla serie Stampe del Duomo di Orvieto…, 1791: Vat. lat. 9844, f. 98r Celestino III (Giacinto di Pietro di Bobone), papa: –, iscrizione dedicatoria nella porta bronzea di Pietro e Umberto da Piacenza (o Losanna) già nel Patriarchio Lateranense e ora nella Cappella di S. Giovanni Evangelista nel Battistero Lateranense: Vat. lat. 9846, ff. 12v, 13r –, iscrizione dedicatoria nella porta bronzea di Pietro e Umberto da Piacenza (o Losanna) già nel Patriarchio Lateranense e ora nella Chiostro della Basilica di S. Giovanni in Laterano: Vat. lat. 9846, f. 13r Cellini, Benvenuto → Firenze, Museo Nazionale del Bargello Cenci, famiglia: –, stemma con iscrizione murato in un edificio romano distante 100 passi dalla Casa di Crescenzio dentro al primo vicolo a mano diritta in un fenile: Vat. lat. 13479, f. 313r → anche Tivoli, Palazzo Serra-Nobili, bifora con stemma delle famiglie Colonna e – Cencius Camerarius → Onorio III, papa
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Cenni di Pepe detto Cimabue: –, attr.: Crocifisso (schizzo): Vat. lat. 13480, f. 331r; ● Vergine in trono con il Bambino nella Chiesa di S. Maria Novella a Firenze → Firenze, Galleria degli Uffizi, Duccio di Buoninsegna, Madonna Rucellai → anche Assisi, S. Francesco, Basilica Superiore, affreschi, Caduta di Simon Mago e Crocifissione nel transetto destro; ● Disegni preparatori, Peinture, tavv. CII e CX; ● Firenze: Galleria degli Uffizi; Museo dell’Opera di S. Croce Cerniti, Pietro dei, giurista → Bologna, Museo Civico Medievale, Roso da Parma (attr.), monumento funebre di – Cervia (Ravenna): –, Santuario della Madonna del Pino: pianta con misurazioni e appunti: Vat. lat. 9845, f. 106v; ● fianco settentrionale, porta, prospetto (attr. Jacques Molinos): Vat. lat. 9839, f. 58v Cervini degli Spannocchi, Marcello → Marcello II, papa Cesare da Sesto, pittore → London, National Gallery Cesena: –, Biblioteca Malatestiana Antica: pianta, copia da incisione in Muccioli, Catalogus codicum…, tav. I: Vat. lat. 9839, f. 104v; ● sezione longitudinale, ibidem, tav. II: Vat. lat. 9839, f. 105r; ● sezione trasversale, ibidem, tav. III: Vat. lat. 9839, f. 104v; ● dettagli architettonici e ornamentali: colonne, basi e capitelli, ibidem, tav. II: Vat. lat. 9839, f. 105r; ● banco ligneo, prospetto frontale e laterale, ibidem, tav. III: Vat. lat. 9839, f. 104v
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–, –, facciata: prospetto e dettaglio della grata di una delle due finestre, copia da incisione in Muccioli, Catalogus codicum…, tav. III: Vat. lat. 9839, f. 104v; ● rilievo con elefante, emblema dei Malatesta, ibidem, tav. IV: Vat. lat. 9839, f. 105r; ● portale con iscrizioni di Domenico Malatesta detto Malatesta Novello e Matteo Nuti e porta lignea di Agostino di Duccio, prospetto, ibidem, tav. IV: Vat. lat. 9839, f. 105r Cesi, Bartolomeo, pittore → Bologna, S. Maria della Pietà dei Mendicanti, s. Anna in estasi davanti la visione della Vergine Chacón, Alonso, O.P. → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 5409 Charles II, conte di Alençon, → Saint-Denis, Abbazia, monumento funebre di – e Maria de La Cerda Charles V le Sage, re di Francia → Carlo V il Saggio Chaves, Antão Martins de, cardinale → Roma, S. Giovanni in Laterano, navata estrema destra, monumento funebre di –; ivi, monumento funebre di Giulio Acquaviva Chenu, Pierre, incisore: –, Francesco I in forma di divinità composita, incisione tratta da un dipinto su pergamena già nella collezione di Anne-Claude-Philippe de Caylus e ora a Parigi, Bibliothèque nationale de France, Estampes, Rés. Na 255: Vat. lat. 9843, f. 74r Chiaravalle (Ancona): –, Abbazia di S. Maria in Castagnola,
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chiesa: facciata, prospetto e dettagli architettonici e decorativi (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13480, f. 26r; ● fianco meridionale, prospetto: Vat. lat. 9839, f. 130r; ● pianta: Vat. lat. 9839, f. 112v; ● pianta ricostruttiva dell’edificio medievale: Vat. lat. 9839, f. 123r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9839, f. 124v; ● sezione longitudinale, dettaglio di una campata (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13480, f. 92r; ● navata, pilastri, sezioni e dettagli della base e dei capitelli: Vat. lat. 9839, f. 83v, Vat. lat. 13480, f. 92r ● paramento murario esterno, dettaglio di cornice: Vat. lat. 9839, f. 83v; ● iscrizione con data 1172: Vat. lat. 9839, f. 83v chiesa (architettura): –, copta: pianta schematica, copia da incisione in Pococke, A Description…, I, tav. LXXI: Vat. lat. 13479, f. 233r –, di rito greco: pianta schematica, copia da incisione in Voigt, Thysiasteriologia…, p. 236: Vat. lat. 13479, f. 232r Chronicon Vulturnense → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Barb. lat. 2724 Ciacconio, Alfonso, O.P. → Chacón, Alonso Cimabue → Cenni di Pepe Cingoli (Macerata) → Avicenna, Orazio Ciocchi del Monte, Giovanni Maria → Giulio III, papa Cipro, Chiesa di S. Mamas → Morphou, S. Mamas
Circignani, Nicolò detto il Pomarancio, pittore → Orvieto, Duomo, già, affreschi Città del Vaticano: –, Archivio Segreto Vaticano: A.A. Arm. I-XVIII 3658, Regesto della Chiesa di Tivoli: frammento testuale e miniatura (f. 38v), calchi: Vat. lat. 9842, f. 52v; ● specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9843, f. 33v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXVII –, Biblioteca Apostolica Vaticana: –, –, manoscritti: –, –, –, Cronica Bulgara, manoscritto rutnico → –, –, –, Vat. slav. 2 –, –, –, Giosuè, ms. 405 → –, –, –, Pal. gr. 431 –, –, –, Menologio greco → –, –, –, Vat. gr. 1613 –, –, –, Profezie di Isaia, manoscritto greco → –, –, –, Vat. gr. 755 –, –, –, Spiegazione dell’Apocalisse, ms. 96 dalla biblioteca della regina Cristina → –, –, –, Reg. lat. 96 –, –, –, Cosimo, Topografia cristiana → –, –, –, Vat. gr. 699 –, –, –, Terenzio, Commedie → –, –, –, Vat. lat. 3868 –, –, –, Barb. lat. 592, Exultet: frammenti testuali, iniziali decorate, miniature e specimen dell’alfabeto maiuscolo e minuscolo, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 107v, 108r, 108v; ● miniature, copie e schizzi (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9841, ff. 110v, 111r, 111v, 116r, 116v –, –, –, Barb. lat. 2724, Chronicon Vulturnense: frammenti testuali, miniature e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9842, f. 73v, Vat. lat. 9843, ff. 33v, 34v; ● miniature, copie da incisioni in Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, I/2, tavv. I-V: Vat. lat. 9842, ff. 74v, 75r, 75v, 76r,
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76v, 77r, 77v, 78r, 78v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tavv. LXIX e CIV –, –, Barb. lat. 4402, Disegni di monumenti romani (di Antonio Eclissi): pitture murali dell’Abbazia delle Tre Fontane a Roma (→): Vat. lat. 9843, ff. 6v, 7r, 16r, 16v, 17r, 17v, 18v, 19r, 19v; ● dettagli dei dipinti murali della Basilica di S. Cecilia in Trastevere a Roma (→): Vat. lat. 9849, ff. 53v, 55r, 55v, 56r, 56v, 57r, 57v, 58r, 58v, 59r, 59v, 60r, 60v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. XCVIII –, –, Barb. lat. 4405, Disegni di monumenti romani (di Marco Tullio Montagna): pittture murali nella Basilica dei Ss. Silvestro e Martino ai Monti a Roma (→): Vat. lat. 9849, ff. 61v, 62r, 64r, 64v, 65r, 65v, 66v, 70r, 70v, 71r, 71v –, –, Ott. gr. 457, Discorsi di S. Ephrem: frammenti testuali, miniature e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 98r, 100r, 117v, Vat. lat. 9842, ff. 107v, 112r, Vat. lat. 9843, 50v, Vat. lat. 9848, f. 105v; ● miniature, schizzi (disegno preparatorio per tavola non incisa): Vat. lat. 9841, f. 99r –, –, Ott. lat. 313, Liber Sacramentorum S. Gregorii: frammenti testuali e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9841, f. 85v –, –, Ott. lat. 501, Pontificale di re Mattia Corvino: frammenti testuali e miniature (Giovanni Pietro Birago), calchi: Vat. lat. 9842, ff. 91r, 92r –, –, Ott. lat. 1585, Seneca, Tragedie: frammenti testuali, miniature e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 83v, 84r; ● iniziali decorate, copie (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9842, f. 83v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXIV
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–, –, –, Pal. gr. 44, Atanasio di Alessandria, Interpretazione dei Salmi: specimen dell’alfabeto: Vat. lat. 9842, f. 112r –, –, –, Pal. gr. 431, Rotulo di Giosuè: frammenti testuali e miniature, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 65r, 65v, 66r, 68r; ● specimen dell’alfabeto, calco e copia: Vat. lat. 9842, ff. 107v, 112r –, –, –, Pal. lat. 927, Miscellanea di opere storiche: frammenti testuali e miniature, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 52v, 53r –, –, –, Pal. lat. 1071, Federico II di Svevia, De arte venandi cum avibus: miniature, calchi: Vat. lat. 9842, f. 50r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXIII –, –, –, Pal. lat. 50, Evangeliario di Lorsch: miniature, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 108v, 109r, 110r; ● → anche → Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXXI n. 5 –, –, –, Reg. gr. 1, Antico Testamento: miniature, calchi: Vat. lat. 9848, ff. 105v, 106r; ● specimen dell’alfabeto, calco e copia: Vat. lat. 9848, f. 105v –, –, –, Reg. lat. 96, Ambrogio Autperto, Commento all’Apocalisse: frammento testuale e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 84v, 85r –, –, –, Reg. lat. 309, Beda il Venerabile, De temporum ratione atque de rerum natura libri septem: miniature, calchi: Vat. lat. 9849, ff. 15v, 19v –, –, –, S. Maria in Via Lata I 45, Evangeliario di S. Maria in Via Lata: coperta, lamina a sbalzo con Annunciazione, schizzo: Vat. lat. 9846, f. 81r –, –, –, Urb. gr. 2, Tetraevangelo di Giovanni II e Alessio Comneni: frammenti testuali e miniature, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 8r, 8v, 9r, 10r, 10v; ● specimen dell’alfabeto minuscolo e maiuscolo, calchi e copia: Vat. lat. 9842, ff. 8v, 10v, 112r
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–, –, –, Urb. lat. 2, Bibbia di Federico da Montefeltro, volume secondo: frammento testuale (f. 311r, colophon), calchi: Vat. lat. 9842, ff. 99r, 99v; ● miniature (attr. Francesco d’Antonio del Chierico e altri), calchi e copie: Vat. lat. 9842, ff. 100v, 101r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXVIII –, –, –, Urb. lat. 112, Breviario di Mattia Corvino: frammenti testuali e miniature (Attavante Attavanti), calchi: Vat. lat. 9842, ff. 103r, 104r –, –, –, Urb. lat. 355, Seneca, Tragedie: frammenti testuali e miniature, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 80v, 81r, 81v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXII –, –, –, Urb. lat. 356, Seneca, Tragedie: miniature, calchi: Vat. lat. 9842, f. 83v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXIV –, –, –, Urb. lat. 365, Dante Alighieri, Divina Commedia: frammenti testuali, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 97r, 98r, 99r; ● miniature (attr. Guglielmo Giraldi e Franco dei Russi), calchi e copie: Vat. lat. 9842, ff. 97r, 98r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXVII –, –, –, Urb. lat. 585, Diurnale Benedectinum Casinense: frammenti testuali, miniature e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. ff. 9843, 34r, 34v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. CIV –, –, –, Vat. gr. 354, Anastasio I patriarca di Antiochia, Quattuor evangelia notatione ecphonetica instructa: frammenti testuali, miniature e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9848, ff. 30v, 108v 109v, 110r, 111r, 111v, 112v; ● specimen dell’alfabeto, copia: Vat. lat. 9842, f. 112r; ● → anche Disegni preparatori per tavole non incise, Peinture, miniature dal ms. Vat. gr. 354 della Biblioteca Apostolica Vaticana
–, –, –, Vat. gr. 394, Giovanni Climaco, Scala del Paradiso: miniature e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9841, f. 105r –, –, –, Vat. gr. 463, Omelie di Gregorio Nazianzeno: frammenti testuali, miniature, iniziali antropomorfe e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 98v, 100r, Vat. lat. 9842, f. 107v, Vat. lat. 9848, f. 23v –, –, –, Vat. gr. 666, Eutimio Zigabeno, Panoplia dogmatica: frammenti testuali e miniature, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 3r, 3v, 4r, 5r; ● specimen dell’alfabeto: Vat. lat. 9842, f. 112r –, –, –, Vat. gr. 699, Cosma Indicopleuste, Topographia christiana: frammento testuale, miniature e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 73v, 74r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. XXXIV –, –, –, Vat. gr. 746, Bibbia: frammenti testuali, calchi e copie: Vat. lat. 9842, 19v, 21r –, –, –, Vat. gr. 755, Libro dei Profeti: frammenti testuali, calchi e copie: Vat. lat. 9841, ff. 89v, 91r, 91v, 98r; ● miniature, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 89v, 90r, 91v –, –, –, Vat. gr. 756, Bibbia: miniature, calchi: Vat. lat. 9843, f. 33v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. CIV –, –, –, Vat. gr. 758, Commentari al Nuovo Testamento: specimen dell’alfabeto: Vat. lat. 9842, f. 112r –, –, –, Vat. gr. 1153, Antico Testamento: miniatura raffigurante un Profeta con cartiglio, calco e copie: Vat. lat. 9848, ff. 104r, 104v, 105r –, –, –, Vat. gr. 1156, Lezionario, miniature, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 117r, 117v, Vat. lat. 9842, f, 108r; ● specimen dell’ alfabeto: Vat. lat. 9841, f. 117r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXXI n. 1
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–, –, –, Vat. gr. 1162, Iakobos Kokkinobaphos, Sermoni della Vergine: frammento testuale, calco: Vat. lat. 9841, f. 103r; ● iniziali decorate e miniature, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 102v, 103r, Vat. lat. 9843, f. 33v; ● iniziali decorate e particolari di miniature, schizzi: Vat. lat. 9841, f. 100v; ● specimen dell’alfabeto, calco: Vat. lat. 9841, f. 103r; ● → anche → Disegni preparatori, Peinture, tav. LI –, –, –, Vat. gr. 1208, Nuovo Testamento, Atti degli Apostoli e Lettere: frammenti testuali e miniature, calchi: Vat. lat. 9843, ff. 41r, 41v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. CV –, –, –, Vat. gr. 1231, Catena in Job: frammenti testuali e miniature, calchi: Vat. lat. 9842, f. 11r; ● specimen dell’alfabeto, calchi e copia: Vat. lat. 9842, ff. 107v, 112v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LX –, –, –, Vat. gr. 1605, Trattato sulle macchine militari: miniature e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 98r, 98v –, –, –, Vat. gr. 1613, Menologio di Basilio II: frammenti testuali, calchi e trascrizioni: Vat. lat. 9841, ff. 69r, 72r, 89v, 91r, Vat. lat. 9843, ff. 33r, 34v, 50v; ● iniziali ornate e miniature, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 68r, 69r, 71r, 71v, 72r, Vat. lat. 9843, ff. 32v, 34v; ● dettaglio di miniatura con raffigurazione di colonna, copia da incisione in Albani, Menologium graecorum…, II, fig. 285 a p. 71: Vat. lat. 9839, f. 72v; ● miniature, schizzi (disegno preparatorio per tavola non incisa?, attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9841, f. 72v; ● specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9841, f. 69r, Vat. lat. 9842, f. 107v; ● specimen dell’alfabeto, co-
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pia: Vat. lat. 9842, f. 112r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tavv. CIII, CIV e CVI –, –, –, Vat. gr. 5974, Evangeliario: miniature, calchi: Vat. lat. 9843, ff. 33v, 34v –, –, –, Vat. lat. 39, Nuovo Testamento: miniatura (f. 95v): Vat. lat. 9843, f. 32v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. CIII e CIV –, –, –, Vat. lat. 214, Origene, Periarchon nella traduzione di Rufino; ● Panfilo di Cesarea, Apologia pro Origene; ● Scoto Eriugena, Homilia in prologum Evangelii sec. Iohannes; ● Didimo da Alessandria, De Spiritu Sancto: pagina di incipit (f. 1r), frammento testuale e dettagli delle miniature, tra cui lo stemma di papa Sisto IV, calchi e copie: Vat. lat. 9842, ff. 90r, 91r –, –, –, Vat. lat. 1274, Liber S. Andreae apostoli della Chiesa dei Ss. Andrea e Gregorio → Disegni preparatori, Peinture, tav. LXVIII –, –, –, Vat. lat. 1389, Gregorio IX, Decretali: frammenti testuali e miniature, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 86r, 87r, 87v, 88r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXV –, –, –, Vat. lat. 2094, Aristotele, De historia animalium, De partibus animalium, De generatione animalium nella traduzione di Teodoro Gaza: miniature (attr. Gaspare da Padova), dettagli della pagina di incipit a f. 8r e di bordura decorativa a f. 20r, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 91r, 92r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXVI –, –, –, Vat. lat. 2193, Apuleio, Opere: frammento testuale e miniature, calchi: Vat. lat. 9849, f. 19r –, –, –, Vat. lat. 2194, Apuleio, Metamorfosi: miniature, copie: Vat. lat. 9848, f. 67v; ● → anche Disegni prepara-
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tori per tavole non incise, Peinture, miniature dal ms. Vat. lat. 2194 della Biblioteca Apostolica Vaticana –, –, –, Vat. lat. 2398-2399, Rāzī, Abū Bakr Muḥammad ibn Zakarīyā, Continens: miniature, calchi: Vat. lat. 9848, ff. 102v, 103v; ● → anche Disegni preparatori per tavole non incise, Peinture, mss. medici e filosofici dalla Biblioteca Apostolica Vaticana –, –, –, Vat. lat. 2437, Averroè, Commento al De Anima di Aristotele: iniziale miniata, calco: Vat. lat. 9848, f. 103v; ● → anche Disegni preparatori per tavole non incise, Peinture, mss. medici e filosofici dalla Biblioteca Apostolica Vaticana –, –, –, Vat. lat. 2438, Aristotele, De Anima con commento di Giovanni da Moerbeke → Disegni preparatori per tavole non incise, Peinture, mss. medici e filosofici dalla Biblioteca Apostolica Vaticana –, –, –, Vat. lat. 2639, Iohannes de Lignano, Opere: frammenti testuali, sottoscrizione di Niccolò di Giacomo di Nascimbene da Bologna ed explicit, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 87r, 87v, 88r; ● miniature (Niccolò di Giacomo di Nascimbene da Bologna), calchi: Vat. lat. 9842, ff. 85v, 87v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXV –, –, –, Vat. lat. 3225, Publio Virgilio Marone, Opere (Virgilio Vaticano): frammenti testuali, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 24r, 24v, 25r, 25v; ● miniatura (f. 6r), copia e calco da incisione in Bartoli, Picturae…: Vat. lat. 9842, ff. 23v, 26v; ● miniature, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 57r, 58r, 58v; ● specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9842, f. 25r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tavv. XX e LXXIV
–, –, –, Vat. lat. 3747, Bonifacio IX, Pontificale: miniature, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 85v, 86r, 87r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXV –, –, –, Vat. lat. 3784, Exultet: miniature, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 109v, 115r, 115v; ● miniature, copie (disegni preparatori per tavola non incisa, attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9841, f. 116v –, –, –, Vat. lat. 3839, Cronaca Universale: frammento testuale, miniature e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9842, f. 79v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXX –, –, –, Vat. lat. 3867, Publio Virgilio Marone, Opere (Virgilio Romano): frammenti testuali, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 27r, 48r; ● glosse, calchi: Vat. lat. 9842, f. 48r; ● miniature, copie da incisioni in Bartoli, Picturae…: Vat. lat. 9842, ff. 23v, 26v; ● miniature, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 27r, 27v, 28r, 28v, 29r, 29v, 30r, 30v, 31r, 31v, 32r, 33r, 34r, 35r, 36r, 37r, 38r, 39r, 40r, 41r, 42r, 43r, 44r, 46r, 47r; ● specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9842, f. 25r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tavv. LXIII, LXIV e LXV –, –, –, Vat. lat. 3868, Publio Terenzio Afro, Commedie: frammenti testuali e miniature, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 74v, 75r, 75v, Vat. lat. 9848, f. 1v; ● specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9841, f. 75v –, –, –, Vat. lat. 4467, Galeno, De locis affectis: miniature, calchi: Vat. lat. 9848, f. 102v; ● → anche Disegni preparatori, tavole non incise: Peinture, mss. medici e filosofici dalla Biblioteca Apostolica Vaticana –, –, –, Vat. lat. 4468, Guglielmo da Saliceto, Chirurgia: miniature, calchi: Vat. lat. 9848, f. 102v; ● → anche
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indice topografico e onomastico
Disegni preparatori per tavole non incise, Peinture, mss. medici e filosofici dalla Biblioteca Apostolica Vaticana –, –, –, Vat. lat. 4763, Libro d’Ore: frammento testuale, miniature e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9843, ff. 33v, 34r, 34v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. CIV –, –, –, Vat. lat. 4922, Donizone, Vita Mathildis: frammenti testuali, miniature e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 49v, 50r, 51r, 51v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXVI; Incisioni, Anonimo, Magnae Comitissae Mathildis (…) Genealogia –, –, –, Vat. lat. 4939, Chronicon Sanctae Sophiae: frammento testuale, calchi: Vat. lat. 9842, f. 107r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXVIII –, –, –, Vat. lat. 5409, Alonso Chacón, Dipinti e sculture dalle catacombe romane: copie dei disegni: Vat. lat. 9840, f. 18v, Vat. lat. 9846, ff. 14r, 14v, 15r, 15v, Vat. lat. 9847, f. 88v, Vat. lat. 9849, ff. 27v, 28r, 28v, 29r, 29v –, –, –, Vat. lat. 5729, Biblia Sacra (Bibbia di Ripoll): Crocifissione, miniatura (f. 369v), calco: Vat. lat. 9848, f. 68r –, –, –, Vat. lat. 5949, Martirologio di S. Maria di Gualdo: frammento testuale, calchi e copie: Vat. lat. 9842, f. 66r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXVIII –, –, –, Vat. lat. 5974, Evangeliario: specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9843, f. 33v –, –, –, Vat. lat. 9820, Exultet già nella collezione di Seroux: frammenti testuali, miniatura con Benedizione del cero, neumi e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 105v, 107r
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–, –, –, Vat. slav. 2, Costantino Manasse, Cronaca: frammenti testuali, miniature e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 14v, 17r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXI –, –, Gabinetto della Grafica, Fondo carte nautiche borgiane, Borg., carte naut. XVI, Mappamondo borgiano: veduta d’insieme, calco: Vat. lat. 9840, f. 81r; ● dettagli di incisioni ed iscrizioni e specimen dell’alfabeto, calchi e copie: Vat. lat. 9840, ff. 81v, 82r; ● → anche Disegni preparatori, Sculpture, tav. XL –, –, Museum Christianum → –, –, già, Musei –, –, S. Ippolito, statua: vedute frontale e laterale: Vat. lat. 9840, f. 9r –, –, già, Musei: –, –, –, colonne in porfido con busti, da Palazzo Altempi (sic) → Paris, Musée du Louvre, colonne con busti di imperatori –, –, –, colonne in porfido con piccole figure di imperatori → –, Musei Vaticani, Museo Profano, colonne in porfido con Tetrarchi –, –, –, Esequie di s. Efrem, icona → –, Musei Vaticani, Pinacoteca Vaticana, Emmanuel Tzanfournaris –, –, –, Monte Sinai, Concilio di Nicea, Scala Mistica, Albero della Vita e Cristo Pantocratore tra santi e beati, trittico → –, Musei Vaticani, Pinacoteca Vaticana, Scuola cretese (fine del XVI sec.), Trittico di Ognissanti –, –, –, Presentazione al Tempio, icona (Peinture, tav. LXXXVIII) → –, Musei Vaticani, Pinacoteca Vaticana, Ioannes –, –, –, scena nuziale, affresco → –, Musei Vaticani, Sala delle Nozze Aldobrandine, Nozze Aldobrandine
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–, –, –, Sepoltura della Vergine, icona rutnica → –, Musei Vaticani, Pinacoteca Vaticana, Arte russa (forse di Novgorod, ca. 1500), Dormizione della Vergine –, –, –, Storie della Vergine, dittico (Peinture, tav. CXIII), calchi: Vat. lat. 9843, 62v, 63r –, –, –, S. Teodoro accompagnato da un santo dal medesimo nome, icona → –, Musei Vaticani, Pinacoteca Vaticana, Scuola cretese (XVI sec.), Ss. Teodoro di Tito e Teodoro Stratilate –, –, –, S. Tito, icona → –, Musei Vaticani, Pinacoteca Vaticana, Georgios Klontzas –, –, –, opere non identificabili: Salvatore, profilo in finto mosaico, calco e copia a disegno: Vat. lat. 9848, f. 93r; ● titulus sepolcrale di Epittas: Vat. lat. 9840, f. 17r; ● Donato Bizamano, Cristo e la Maddalena, icona, calco del dipinto e dell’iscrizione con la firma del pittore: Vat. lat. 9842, f. 131r –, Cappella Sistina → –, Musei Vaticani –, Cortili: pianta generale, comprendente i cortili del Belvedere, della Biblioteca e della Pigna, copia da incisione in Buonanni, Templi Vaticani…, tav. 86*: Vat. lat. 9839, f. 35r –, Grotte Vaticane → –, S. Pietro –, Musei Vaticani: –, –, Cappella Sistina: affreschi: –, –, –, Giudizio Universale di Michelangelo: dettaglio, Angeli con strumenti della Passione, calco da incisione di Domenico del Barbieri: Vat. lat. 9840, f. 89r –, –, –, Prove di Mosè di Sandro Botticelli (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9847, f. 73v –, –, Galleria Lapidaria: –, –, –, epigrafe dei consoli Caio Marco Censorino e Caio Asinio Gallo (inv. 5665-5667. CIL VI, 1235e, 31541f),
da Roma, Porto di Ripetta: Vat. lat. 9839, f. 92v, Vat. lat. 9844, f. 57r –, –, –, lastra sepolcrale di Aurelia Proclocia (inv. 6343 + 6335) con simboli e iscrizione (ICVR IX, 23820): Vat. lat. 9849, f. 10v –, –, Lapidario Cristiano ex Lateranense: –, –, –, lastra sepolcrale di Aelia Victorina (ICVR III, 8787 e CIL VI, 10999), già nella Basilica di S. Maria in Trastevere: Vat. lat. 9846, f. 42r –, –, –, lastra sepolcrale di Asellus: dettaglio con effigi dei ss. Pietro e Paolo e monogramma di Cristo (ICVR I, 1513 e ICVR VII, 20018): Vat. lat. 9846, f. 37v –, –, –, lastra sepolcrale di Constantia: veduta d’insieme del frammento con i Fanciulli nella fornace e iscrizione (ICVR I, 1570; ● ILCV, 4117B): Vat. lat. 9840, f. 19v –, –, –, lastra sepolcrale di Felicius: dettaglio con uccello e strumenti per scultura e iscrizione (ICVR IV, 12459; ● ICVR I, 3935; ● ILCV, 2764): calchi: Vat. lat. 9840, ff. 16v, 17r –, –, –, lastra sepolcrale di Firmia Victora (ICVR VI, 15609), già nella Basilica di S. Maria in Trastevere: Vat. lat. 9846, f. 42r –, –, –, lastra sepolcrale di Severa: ritratto della defunta e iscrizione (ICVR VIII, 23279), calco: Vat. lat. 9840, f. 16v; ● dettaglio con Adorazione dei Magi: Vat. lat. 9840, f. 17r –, –, Museo Cristiano: –, –, –, ampolla in argento con i busti nimbati di Pietro e Paolo (inv. 60862) da Roma, Domus dei Valeri sul Celio: vedute frontali e laterale: Vat. lat. 9846, ff. 22v, 23r –, –, –, ampolla in argento con i busti nimbati di Pietro e Paolo entro cornici a girali (inv. 60858): vedute frontali e laterale: Vat. lat. 9846, f. 23r
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indice topografico e onomastico
–, –, –, Ascensione, pannello eburneo (inv. 64627.1), già nella Cattedrale di Firenze, poi nella Biblioteca Barberini (utilizzato come coperta del ms. Barb. lat. 525): Vat. lat. 9840, f. 31r –, –, –, brocca in argento con colombe, agnelli e cinque clipei con Cristo, Pietro, Paolo e due Apostoli, (inv. 60861) da Roma, Domus dei Valeri sul Celio, poi Collezione Albani: Vat. lat. 9846, ff. 22v, 23r –, –, –, teste di apostoli, dal mosaico absidale del Triclinio Lateranense (inv. 64008): Vat. lat. 9841, f. 42r –, –, Museo Chiaramonti: –, –, –, Poeta tragico con testa non pertinente di Euripide (inv. n. 2266), statua già a Roma, nel cortile di Palazzo Giustiniani: Vat. lat. 9848, f. 2r –, –, Museo Gregoriano Etrusco: –, –, –, statua votiva di fanciullo nudo, cosiddetto Putto Graziani (inv. 12107), con iscrizione dedicatoria alla divinità Tec Sans: calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, 3/1, tav. XL: Vat. lat. 9846, f. 56v –, –, Museo Pio Clementino: –, –, –, ara cinerario di Quintus Gavius Musicus e Volumnia Ianuaria (inv. 1038): vedute frontale, laterali e iscrizione (CIL VI, 18911): Vat. lat. 9846, ff. 24r, 24v –, –, –, contadino che abbevera una mucca a una fontana, bassorilievo con paesaggio agreste (inv. 365): calco da incisione in Visconti, Museo Pio Clementino, V, tav. XXXIII: Vat. lat. 9840, f. 3r –, –, –, Creazione del genere umano da parte di Prometeo, frammento di sarcofago (inv. 638): calco da incisione in Visconti, Museo Pio Clementino, IV, tav. XXXIV: Vat. lat. 9840, f. 1v
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–, –, –, Dioniso e Arianna, sarcofago figurato (inv. 951): dettaglio, calco da incisione in Visconti, Museo Pio Clementino, V, tav. VIII: Vat. lat. 9840, f. 2v –, –, –, figure femminili e un toro, rilievo neoattico (inv. 1010): calco da incisione in Visconti, Museo Pio Clementino, V, tav. IX: Vat. lat. 9840, f. 3r –, –, –, Iside e Arpocrate, statua (inv. 101180): Vat. lat. 9848, f. 30r –, –, –, maschere teatrali e una lira, dettaglio dal cosiddetto Mosaico “delle maschere” da Villa Adriana (inv. 45762): Vat. lat. 9841, f. 41v –, –, –, Menandro seduto (cosiddetto), statua (inv. 588), calco da incisione in Visconti, Museo Pio Clementino, III, tav. XV: Vat. lat. 9840, f. 1v –, –, –, sarcofago di Lucio Cornelio Scipione Barbato (inv. 1191) dal Sepolcro degli Scipioni a Roma (→): prospetto con iscrizioni (CIL I² 6-7 = CIL VI, 1284-1285): Vat. lat. 9845, f. 30r; ● prospetto con iscrizioni, disegno di Léon Dufourny, 1782: Vat. lat. 13479, f. 58r; ● prospetto con iscrizione dipinta sul coperchio (CIL I² 6= CIL VI, 1284), copia parziale da incisione in Piranesi, Monumenti degli Scipioni…, tav. III: Vat. lat. 9839, f. 1r; ● prospetto laterale: Vat lat. 9839, f. 1v, Vat. lat. 9845, f. 30r; ● sezione: Vat. lat. 9845, f. 30r; ● sezione, copia parziale da incisione in Piranesi, Monumenti degli Scipioni…, tav. II: Vat. lat. 9839, f. 3v –, –, –, sarcofago monumentale di Costanza (inv. 237): prospetto: Vat. lat. 9840, f. 15r –, –, –, sarcofago monumentale di s. Elena (inv. 238): Vat. lat. 9840, f. 12r –, –, –, Sedes porphyretica, sedia balnearia o da parto (inv. 818): veduta laterale: Vat. lat. 9845, f. 23v
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–, –, –, Thiasos marino, sarcofago figurato (inv. 874): calco da incisione in Visconti, Museo Pio Clementino, V, tav. XX: Vat. lat. 9840, f. 4v –, –, –, opera non identificabile: Demostene seduto, statua, da Villa Montalto, calco da incisione in Visconti, Museo Pio Clementino, III, tav. XIV: Vat. lat. 9840, f. 1v –, –, Museo Pio Cristiano: –, –, –, Buon Pastore, statuetta (inv. 28590): vedute frontale e tergale: Vat. lat. 9840, f. 9r –, –, –, Flavius Iulius Iulianus e Simplicia Rustica, ritratti a mosaico (inv. 31584-31585) dalla Catacomba di Ciriaca: Vat. lat. 9841, ff. 42v, 43r –, –, –, lastra funeraria incisa di Viba Pontiana (ICVR, I, 1723): dettaglio, scena pastorale e donna con fuso, calco: Vat. lat. 9846, f. 36v –, –, Museo Profano: –, –, –, colonne in porfido con Tetrarchi, dettaglio delle due coppie di imperatori: Vat. lat. 9840, f. 11v –, –, Pinacoteca Vaticana: –, –, –, Arte greca post-bizantina con influssi slavi, s. Caterina d’Alessandria (inv. 40059), icona, valva di dittico da viaggio già nel Museum Christianum della Biblioteca Apostolica → Disegni preparatori per tavole non incise, Peinture, tavola sulla pittura “greca” –, –, –, Arte russa (forse di Novgorod, ca. 1500), Dormizione della Vergine (inv. 40538), icona già nel Museum Christianum della Biblioteca Apostolica: disegni e calchi del dipinto e della cornice: Vat. lat. 9842, ff. 115v, 117r, 118r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXXIII –, –, –, Arte russa (sec. XVII), ss. Zosima e Sabatij (inv. 40088), icona già nel Museum Christianum della Biblioteca Apostolica: calco sull’origina-
le: Vat. lat. 9848, f. 89v; ● → anche Disegni preparatori per tavole non incise, Peinture, icona con i ss. Zosima e Sabatij nel Museo Cristiano della Biblioteca Vaticana –, –, –, Giotto e bottega, Trittico Stefaneschi (inv. 40120): schizzi raffiguranti i vari scomparti del recto, del verso e della predella: Vat. lat. 9843, ff. 68v, 69r –, –, –, Ioannes (Maestro Giovanni, Scuola greca-macedone, fine XVI sec.), Presentazione al Tempio (inv. 40076), icona già nel Museum Christianum della Biblioteca Apostolica: iscrizioni, calchi e copie: Vat. lat. 9842, f. 123v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXXVIII –, –, –, Georgios Klontzas, s. Tito vescovo (inv. 40545), icona già nel Museum Christianum della Biblioteca Apostolica: calchi e disegni: Vat. lat. 9842, ff. 125r, 125v; ● iscrizione sul retro con firma del pittore, calco e copia: Vat. lat. 9842, f. 124r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. XC; Prove di incisione, Peinture, tav. XC; Disegni preparatori per tavole non incise, Peinture, tavola sulla pittura “greca” –, –, –, Scuola cretese (XVI sec.), ss. Teodoro di Tito e Teodoro Stratilate (inv. 40087), icona già nel Museum Christianum della Biblioteca Apostolica: calco: Vat. lat. 9842, f. 126r; ● iscrizione, calco: Vat. lat. 9842, f. 125v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. XC; Prove di incisione, Peinture, tav. XC –, –, –, Scuola cretese (fine del XVI sec.), Trittico di Ognissanti, o del Monte Sinai (inv. 40079), già nel Museum Christianum della Biblioteca Apostolica: sportelli dipinti, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 128r, 129r;
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indice topografico e onomastico
● tavola centrale, cornice: Vat. lat. 9842, ff. 130r, 130v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. XCI –, –, –, Scuola cretese (inizio del XVII sec.), s. Eleuterio in trono (inv. 40090), icona già nel Museum Christianum della Biblioteca Apostolica → Disegni preparatori per tavole non incise, Peinture, icone del Museo Cristiano della Biblioteca Vaticana –, –, –, Emmanuel Tzanfournaris, Esequie di s. Efrem (inv. 40022): dettaglio del gruppo centrale, calco: Vat. lat. 9842, f. 113r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXXII –, –, –, cortile: –, –, –, –, Apoteosi di Antonino e Faustina, dettaglio del rilievo della base della Colonna di Antonino Pio (inv. 5115), rilievo, calco da incisione in Visconti, Museo Pio Clementino, V, tav. XXIX: Vat. lat. 9840, f. 4r –, –, Sala delle Nozze Aldobrandine: –, –, –, Nozze Aldobrandine, affresco staccato (inv. 79631): dettagli di teste, calchi: Vat. lat. 9841, f. 2v, Vat. lat. 9848, f. 25r –, –, Stanza della Segnatura, affreschi: –, –, –, Scuola di Atene (Raffaello): dettagli: Eraclito, disegno acquerellato (attr. William Young Ottley): Vat. lat. 9847, f. 86v; ● calco del precedente: Vat. lat. 9847, f. 87r; ● Pitagora, calco (da disegno di William Young Ottley?): Vat. lat. 9847, f. 87r –, –, altre opere oggi di incerta identificazione: lastra funeraria incisa con orante tra due uccelli: Vat. lat. 9846, f. 40v; ● lucerna fittile: Vat. lat. 9846, f. 16r; ● lucerna in metallo con chrismon: Vat. lat. 9846, f. 21v; ● scultura a tutto tondo con essere
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ibrido, frammento: Vat. lat. 9846, f. 23v –, Palazzi Apostolici, Appartamenti Pontifici: Bonifacio VIII, busto (Arnolfo di Cambio), già nella Basilica di S. Pietro: Vat. lat. 9846, f. 83v –, Piazza S. Pietro, veduta (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9839, f. 48r –, S. Pellegrino: pianta: Vat. lat. 9844, f. 29r –, S. Pietro: veduta a volo d’uccello della Basilica e del colonnato berniniano (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9839,f. 67v; ● pianta della primitiva basilica costantiniana: Vat. lat. 9839, f. 115v (→ anche Neufforge, Jean-François de: Plan des églises les plus remarquables); ● pianta e sezione trasversale verso il presbiterio → Neufforge, Jean-François de, Plan des églises les plus remarquables; ● interno, veduta prospettica della navata mediana verso il presbiterio (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9839, f. 65v; ● presbiterio, veduta prospettica: Vat. lat. 9839, ff. 67r, 67v; ● s. Pietro, statua bronzea, prospetto e veduta laterale con paramenti sacri indossati in occasione della festività dei ss. Pietro e Paolo: Vat. lat. 9846, 31v –, –, Cappella della Pietà: Pietà di Michelangelo: veduta d’insieme, disegno di William Young Ottley (datato 10 aprile 1792): Vat. lat. 9840, f. 88v; ● veduta d’insieme (attr. a Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9840, ff. 88r, 88v; ● dettaglio della testa della Vergine (attr. a Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9840, f. 88v –, –, Confessione, già: lunetta in rame dorato e smalti → Roma, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia
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–, –, cupola: pianta sinottica e prospetto sezionato: Vat. lat. 9839, f. 66r –, –, Grotte Vaticane: Benedetto XII benedicente, statua (Paolo da Siena), veduta d’insieme e iscrizione: Vat. lat. 9840, f. 71r; ● monumento funebre di Bonifacio VIII attr. ad Arnolfo di Cambio, giacente, vedute frontale e zenitale: Vat. lat. 9840, f. 71r; ● sarcofago romano riutilizzato come tomba di Marcello II, prospetto, schizzo: Vat. lat. 9846, f. 33r; ● s. Pietro, statua marmorea: Vat. lat. 9846, f. 25r; ● tomba di Adriano IV, prospetto con misurazioni e veduta laterale: Vat. lat. 9846, f. 25v; ● tomba di Innocenzo XIII (?), schizzo: Vat. lat. 9846, f. 25v; ● tomba di Paolo II, prospetto: Vat. lat. 9846, f. 24v; ● Vergine (Peinture, tav. XVII n. 7), mosaico dall’oratorio mariano di Giovanni VII nell’antica basilica di S. Pietro in Vaticano: Vat. lat. 9841, f. 48v –, –, Museo storico-artistico del Tesoro di S. Pietro in Vaticano: –, –, –, Croce di Giustino II: vedute del recto e del verso, incisione da Borgia, De Cruce Vaticana…: Vat. lat. 9846, f. 46r –, –, –, ss. Pietro e Paolo, icona “paleoslava”: incisione, 1771: Vat. lat. 9848, f. 35r; ● copie a disegno e calchi sull’originale dell’insieme e dei dettagli: Vat. lat. 9848, ff. 35r , 35v, 36r –, –, –, sarcofago di Giunio Basso: iscrizione (ICVR II, 4126): Vat. lat. 9840, f. 14r –, –, Sagrestia: stola greca: dettagli del ricamo, calchi: Vat. lat. 9843, ff. 37r, 47v; ● incisione, prova di stampa di Peinture, tav. CV n. 19: Vat. lat. 9843, f. 37r –, –, sarcofago di Sesto Petronio Probo: prospetto, copia da incisione in Bottari, Sculture e pitture sagre…, I, tav. XVI, schizzo: Vat. lat. 9840, f. 14v
–, S. Stefano degli Abissini: prospetto e dettagli ornamentali del portale: Vat. lat. 9845, f. 5v Città di Castello (Perugia): –, Museo del Duomo: paliotto d’altare, veduta d’insieme: Vat. lat. 9840, f. 37v Cittanova (Croazia) → Novigrad Claudio Cesare Augusto Germanico, Tiberio, imperatore romano → Paris, Bibliothèque nationale de France, Département des Monnaies, médailles et antiques, Apoteosi di –, cammeo Clemente XIII (Carlo Della Torre di Rezzonico, papa): –, porta di corridoio con stucchi ornamentali e stemma di –, prospetto e sezione, disegno architettonico di Angelo Pichiorri: Vat. lat. 9845, f. 60v Clotzata, Giorgio, pittore → Klontzas, Georgios Cola di Rienzo: –, sua effige, copia da incisione: Vat. lat. 9847, f. 48v Colonia (Germania) → Köln colonna (architettura): –, egiziana (Architecture, tav. LXVIII nn. 30 e 31) → Jabal al-silsila, tempio rupestre; Kôm Ombo, Tempio Colonna, famiglia → Tivoli: Palazzo Colonna; Palazzo Serra-Nobili, bifora con stemma delle famiglie Colonna e Cenci Colonna, Angelo, nobile → Tivoli, S. Andrea Apostolo, lastra tombale di –
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indice topografico e onomastico
Colonna, Oddone → Martino V, papa Condulmer, Gabriele → Eugenio IV, papa Conradus de Huse, orafo → Weingarten, Abbazia di S. Martino, già, calice di – Consolo, pittore → Conxolus Conti, Michelangelo → Innocenzo XIII, papa
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● Roma: Mura Aureliane, Bastione del Sangallo in Via Ardeatina; S. Spirito in Sassia; Villa Madama Córdoba (Spagna): –, Cattedrale (già Grande Moschea): veduta, calco da incisione in Lozano y Casela, Antigüedades árabes…, I, tav. I): Vat. lat. 9845, f. 112v Corneto → Tarquinia Correggio → Allegri, Antonio
Contucci, Andrea detto il Sansovino, scultore → Mucci, Andrea Conxolus, Magister, pittore → Subiaco, Sacro Speco, Chiesa inferiore: Madonna con il Bambino tra angeli; s. Chelidonia nella grotta Copenhagen (Danimarca): Ny Carlsberg Glyptotek: Antinoo Casali (già a Roma, Villa Casali), schizzo: Vat. lat. 9846, f. 9r Corazzari, Ludovico, disegnatore: –, copia del presunto ritratto di s. Francesco di Tullio da Perugia, incisione di Giuseppe Sforza Perini su disegno di –: Vat. lat. 9847, f. 19v Cordier, Nicolas detto il Franciosino, scultore → Roma, S. Agnese fuori le Mura, s. Agnese, statua Cordini, Antonio detto Antonio da Sangallo il Giovane, architetto e ingegnere militare: –, disegni di capitello ionico e di trabeazione antichi ritrovati rispettivamente presso la Chiesa di S. Agnese fuori le Mura e Piazza Navona a Roma → Firenze, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, – → anche Orvieto, Pozzo di S. Patrizio;
Cortona (Arezzo): –, mura etrusche: veduta, calco da incisione in Gori, Venuti, Valesio, Museum Cortonense, tav. 1: Vat. lat. 9845, f. 55v Cosini, Silvio, scultore → Napoli, S. Maria del Parto a Mergellina, monumento funebre di Jacopo Sannazaro Cosma di Jacopo, scultore → Roma, Monastero e ospedale di S. Tommaso in Formis, portale; ● Subiaco, Monastero di S. Scolastica, chiostro cosmatesco Cosmati (scultori) → Cosma di Jacopo; Deodatus, Magister; Giovanni di Cosma; Jacopo di Cosma; Jacopo di Lorenzo; Luca di Cosma; Nicola d’Angelo; ● Roma: S. Clemente, Tabernacolo; S. Lorenzo Fuori le Mura, ciborio; Ss. Nereo e Achilleo, ambone, cattedra episcopale e recinto presbiteriale; S. Pancrazio, già, ambone cosmatesco e cattedra vescovile; S. Saba, cattedra episcopale; ● Subiaco: Sacro Speco, già, Iconostasi; S. Scolastica, chiostro cosmatesco Costa, Lorenzo, pittore → Bologna, Collezione Maccaferri
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Costantino I, imperatore: –, sua effige in medaglione con Virtus Augusti, disegno e incisioni del recto e del verso: Vat. lat. 9840, ff. 5v, 7v, 8r Costantinopoli → İstanbul Cracovia (Polonia) → Kraków Crassier, Guillaume, erudito e collezionista → Liège, già, Collezione Crassier Cristoforo da Bologna, presunto pittore del XIV secolo → Bologna, già, Collezione Malvezzi Cristoforo di Jacopo, pittore → Pesaro, Pinacoteca Civica Cronenberg, Fortezza di → Växjö, Castello di Kronoberg Daddi, Bernardo, pittore → Napoli, Museo di Capodimonte Daniel, Magister, scultore → Padova, Via di S. Andrea, già, Leone detto popolarmente Gatta di S. Andrea Dante → Alighieri, Dante De Rossi, Giovanni Giacomo, editore: –, Particolare degli affreschi del Correggio nella cupola della Cattedrale di Parma, incisione di Giovanni Battista Vanni edita da –: Vat. lat. 9847, f. 83v
Della Rovere, Francesco → Sisto IV, papa Della Rovere, Giuliano → Giulio II, papa Della Torre di Rezzonico, Carlo → Clemente XIII, papa Den Haag (Paesi Bassi): –, Musée Meermanno: ms. 10 B 23, Guiard des Moulins, Grande Bible Historiale Complétée, miniatura di Jean de Bondol con Offerta del manoscritto a Carlo V di Francia da parte di Jean de Vaudetar (f. 2r), copia da incisione in Montfaucon, Les monumens…, III, tav. XII inserita tra le pp. 66 e 67, schizzo: Vat. lat. 9842, ff. 53v, 72r, 72v Dendera (Egitto): –, Mammisi di Nectanebo II (?): colonna, copia da incisione in Pococke, A Description..., I , tav. LXVII: Vat. lat. 9839, f. 82v –, Tempio di Hathor: capitello, copia parziale da incisione in Pococke, A Description…, I, tav. LXVIII: Vat. lat. 9839, f. 85v Deodatus, Magister, scultore → Roma, S. Giovanni in Laterano, chiostro, frammenti di ciborio dalla cappella di S. Maria Maddalena
Della Porta, Giacomo, architetto e scultore → Roma, SS. Nome del Gesù
Deoghar (India): –, pagode buddiste: veduta, copia da incisione in Hodges, Select Views…, tav. 22, 1787: Vat. lat. 13480, f. 190r
Della Robbia, Andrea → Firenze, Spedale degli Innocenti, facciata, putti in fasce entro clipei
Desiderio da Settignano, scultore → Firenze, S. Croce, monumento funebre di Carlo Marsuppini
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Didim (Turchia): –, pressi, Dydymaion, Tempio di Apollo: capitelli, copie da incisioni in Chandler, Revett, Pars, Ionian Antiquities, p. 17 e cap. III tav. VII fig. 1 e 4: Vat. lat. 9845, ff. 59r, 59v; ● fregio, particolare, ibidem, cap. III tav. IX fig. 1: Vat. lat. 9845, f. 59v Dijon (Francia): –, Notre-Dame: piante del piano inferiore, superiore e del campanile, copie da Blondel, Cours d’architecture…, Planches pour le sixième volume, tav. CX, rielaborata: Vat. lat. 13480, ff. 3r, 5r, 7r, 9r; ● sezioni trasversali verso l’abside e verso la controfacciata, ibidem, tav. CXI, rielaborata: Vat. lat. 13480, ff. 4r, 6r, 7r, 9r; ● sezione trasversale, dettaglio del sistema di contrafforti e archi rampanti del lato meridionale, ibidem, tav. CXI, rielaborata: Vat. lat. 13480, ff. 6r, 7r, 9r; ● dettagli architettonici: sezione di pilastro della navata centrale e particolare della chiavarda in ferro per l’ancoraggio delle colonne minori, ibidem, tav. CX, rielaborata: Vat. lat. 13480, ff. 5r, 7r, 9r disegnatore: –, ritratto di anonimo – (attr. William Young Ottley): Vat. lat. 9847, f. 86r Disegni preparatori alle tavole (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): –, Architecture: tav. X: Vat. lat. 13479, f. 52r; ● tav. XI: Vat. lat. 13479, f. 53r; ● tav. XVIII (parziale): Vat. lat. 13479, f. 264r; ● tav. XIX: Vat. lat. 13479, f. 129r; ● tav. XXII (con varianti): Vat. lat. 13479, f. 150r; ● tav. XXIV: Vat. lat. 9839, f. 10r; ● tav. XXV: Vat. lat. 13479, f. 178r; ● tav. XLI: Vat. lat. 13480, f. 277r; ● tav. XLV: Vat. lat.
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13480, ff. 164v, 165r ;● tav. L nn. 1519: Vat. lat. 13480, f. 242r; ● tav. LX: Vat. lat. 9839, f. 45v; ● tav. LXIII: Vat. lat. 9839, f. 55r; ● tav. LXVII: Vat. lat. 9839, ff. 69r, 69v; ● tav. LXVII, parziale, con varianti, schizzi: Vat. lat. 9839, ff. 69r, 69v; ● tav. LXXI: Vat. lat. 9839, f. 96r; ● tav. LXXI, assai parziale, schizzo: Vat. lat. 9839, f. 90v –, Peinture: tav. V: Vat. lat. 9841, f. 4v; ● tav. VI: Vat. lat. 9841, f. 5r; ● tav. VII: Vat. lat. 9841, ff. 6r, 6v, 7r; ● tav. VIII: Vat. lat. 9841, f. 8v; ● tav. X nn. 12-15: Vat. lat. 9841, f. 17v; ● tav. XI: Vat. lat. 9841, f. 24r; ● tav. XII: Vat. lat. 9841, f. 36r; ● tav. XIII: Vat. lat. 9841, f. 38v; ● tav. XIV: Vat. lat. 9841, f. 44r; ● tav. XV: Vat. lat. 9841, f. 44v; ● tav. XVI: Vat. lat. 9841, f. 45r; ● tav. XVII: Vat. lat. 9841, f. 47r; ● tav. XVIII: Vat. lat. 9841, f. 55v; ● tav. XIX nn. 4-16: Vat. lat. 9841, f. 56r; ● tav. XX: Vat. lat. 9841, f. 57v; ● tav. XXVI: Vat. lat. 9841, f. 54r; ● tav. XXVII: Vat. lat. 9841, f. 61r; ● tav. XXVIII: Vat. lat. 9841, f. 66v; ● tav. XXIX: Vat. lat. 9841, f. 67r; ● tav. XXX: Vat. lat. 9841, f. 67v; ● tav. XXXI: Vat. lat. 9841, f. 68v; ● tav. XXXII: Vat. lat. 9841, f. 70r; ● tav. XXXIII: Vat. lat. 9841, f. 69v; ● tav. XXXIV: Vat. lat. 9841, ff. 73r, 74r; ● tav. XXXVII: Vat. lat. 9841, f. 76r; ● tav. XXXIX: Vat. lat. 9841, ff. 78r, 78v; ● tav. XL: Vat. lat. 9841, ff. 79v, 80v, 86r, 87r; ● tav. XLI: Vat. lat. 9841, f. 80r; ● tav. XLII: Vat. lat. 9841, f. 86v; ● tav. XLVI: Vat. lat. 9841, ff. 90v, 91r; ● tav. XLVII: Vat. lat. 9841, ff. 94v, 95r, 95v; ● tav. XLVIII: Vat. lat. 9841, f. 96r; ● tav. XLIX: Vat. lat. 9841, f. 99v; ● tav. LI: Vat. lat. 9841, ff. 101r, 104r; ● tav. LIII: Vat. lat. 9841, f. 106r; ● tav. LIV, schizzo: Vat. lat. 9841, f. 106v; ● tav. LV:
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Vat. lat. 9841, ff. 110v, 114r; ● tav. LVII: Vat. lat. 9841, f. 118r; ● tav. LIX: Vat. lat. 9842, ff. 6r, 7r; ● tav. LX: Vat. lat. 9842, f. 12r; ● tav. LXI: Vat. lat. 9842, f. 13r; ● tav. LXIII, intera tavola: Vat. lat. 9842, f. 23r; ● tav. LXIII, parziali: Vat. lat. 9842, f. 23v; ● tav. LXIV, parziali: Vat. lat. 9842, ff. 47v, 48r; ● tav. LXV, intera tavola: Vat. lat. 9842, f. 26r; ● tav. LXVI, intera tavola e parziale: Vat. lat. 9842, ff. 49r, 49v; ● tav. LXVII: Vat. lat. 9842, f. 52r; ● tav. LXVIII: Vat. lat. 9842, ff. 54r, 72r, 72v, 73r; ● tav. LXIX: Vat. lat. 9842, ff. 73v, 74r; ● tav. LXX: Vat. lat. 9842, f. 79r; ● tav. LXXII: Vat. lat. 9842, f. 80r; ● tav. LXXIII: Vat. lat. 9842, ff. 82r, 82v; ● tav. LXXIV: Vat. lat. 9842, ff. 83r, 83v; ● tav. LXXIV, assai parziale: Vat. lat. 9848, f. 65v; ● tav. LXXV: Vat. lat. 9842, f. 85v; ● tav. LXXVI: Vat. lat. 9842, ff. 89v, 90r; ● tav. LXXVII: Vat. lat. 9842, ff. 93r, 94r; ● tav. LXXVIII: Vat. lat. 9842, f. 100r; ● tav. LXXIX: Vat. lat. 9842, ff. 105r; ● tav. LXXXI: Vat. lat. 9842, ff. 106v, 111v; ● tav. LXXXI n. 1: Vat. lat. 9842, ff. 111r; ● tav. LXXXI n. 5: Vat. lat. 9842, f. 107v; ● tav. LXXXII: Vat. lat. 9842, ff. 112v, 114r; ● tav. LXXXIII: Vat. lat. 9842, f. 114v; ● tav. LXXXIV: Vat. lat. 9842, ff. 119v, 120r; ● tav. LXXXV: Vat. lat. 9842, f. 121r; ● tav. LXXXVIII: Vat. lat. 9842, f. 123r; ● tav. LXXXIX, nn. 2 e 3: Vat. lat. 9842, f. 123v; ● tav. XC: Vat. lat. 9842, ff. 126r; ● tav. XCI: Vat. lat. 9842, ff. 130r, 130v; ● tav. XCVII: Vat. lat. 9843, ff. 14v, 22v; ● tav. XCVIII: Vat. lat. 9843, f. 15v; ● tav. CI: Vat. lat. 9843, f. 27r; ● tav. CII: Vat. lat. 9843, ff. 29r, 29v, 30r, 31v; ● tav. CIII: Vat. lat. 9843, f. 32r; ● tav. CIV: Vat. lat. 9843, ff. 33r, 34v;
● tav. CV: Vat. lat. 9843, ff. 42r, 43r, 46r; ● tav. CVI: Vat. lat. 9843, ff. 50v, 51r; ● tav. CVIII: Vat. lat. 9847, f. 22r; ● tav. CX: Vat. lat. 9843, ff. 57v, 58r, 58v, 59v; ● tav. CXI: Vat. lat. 9843, f. 60v; ● tav. CXII: Vat. lat. 9843, f. 61r; ● tav. CXIII: Vat. lat. 9843, f. 62r; ● tav. CXIV nn. 3-4, 6: Vat. lat. 9843, f. 62r; ● tav. CXV n. 1: Vat. lat. 9843, f. 69v; ● tav. CXVI: Vat. lat. 9843, f. 71r –, Sculpture: tav. II n. 1: Vat. lat. 9840, f. 6r; ● tav. III: Vat. lat. 9840, f. 8v; ● tav. IV nn. 3-7: Vat. lat. 9840, f. 12v; ● tav. V: Vat. lat. 9840, f. 13v; ● tav. VI: Vat. lat. 9840, f. 14v; ● tav. VII: Vat. lat. 9840, f. 16r; ● tav. VIII: Vat. lat. 9840, f. 18r; ● tav. IX: Vat. lat. 9840, f. 20v; ● tav. XI: Vat. lat. 9840, f. 29v; ● tav. XI nn. 1-3: Vat. lat. 9840, f. 30r; ● tav. XII: Vat. lat. 9840, f. 31r; ● tav. XIV: Vat. lat. 9840, f. 32r; ● tav. XV: Vat. lat. 9840, f. 32r; ● tav. XVII: Vat. lat. 9840, f. 32v; ● tav. XVIII: Vat. lat. 9840, f. 32v; ● tav. XIX: Vat. lat. 9840, f. 33r; ● tav. XX a-d: Vat. lat. 9840, f. 34r; ● tav. XXI: Vat. lat. 9840, f. 35r; ● tav. XXIII: Vat. lat. 9840, f. 39r; ● tav. XXVI: Vat. lat. 9840, f. 43v; ● tav. XXVII: Vat. lat. 9840, f. 50v; ● tav. XXIX: Vat. lat. 9840, ff. 54v, 56r, 56v; ● tav. XXXII: Vat. lat. 9840, f. 59v; ● tav. XXXII nn. 1-6: Vat. lat. 9840, f. 61v; ● tav. XXXIII: Vat. lat. 9840, f. 62r; ● tav. XXXIV: Vat. lat. 9840, ff. 65v, 66r; ● tav. XXXV: Vat. lat. 9840, ff. 66v, 67r; ● tav. XXXVIII: Vat. lat. 9840, ff. 73r, 78v, 79r; ● tav. XL: Vat. lat. 9840, ff. 80v, 82v; ● tav. XLI: Vat. lat. 9840, f. 83r; ● tav. XLII nn. 1-3, 5: Vat. lat. 9840, f. 83v; ● tav. XLV: Vat. lat. 9840, f. 86r; ● tav. XLVI: Vat. lat. 9840, f. 86v; ● tav. XLVIII: Vat. lat. 9840, f. 89v
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Disegni preparatori per tavole non incise (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): –, Architecture: Architettura militare: Vat. lat. 9839, f. 20v; ● Campanili: Vat. lat. 9845, f. 90v –, Peinture: Affreschi del Monastero di S. Scolastica a Subiaco: Vat. lat. 9847, f. 63r; ● Affreschi del Sacro Speco di Subiaco: Vat. lat. 9847, f. 62v; ● Dipinti delle Catacombe di Roma: Vat. lat. 9849, f. 21r; ● Icona con i Ss. Zosima e Sabatij nel Museo Cristiano della Biblioteca Apostolica Vaticana: Vat. lat. 9849, f. 90v; ● Icone del Museo Cristiano della Biblioteca Apostolica Vaticana: Vat. lat. 9848, f. 95r; ● Manoscritti greci della Biblioteca Apostolica Vaticana, schizzo: Vat. lat. 9841, f. 99r; ● Manoscritti medici e filosofici dalla Biblioteca Apostolica Vaticana: Vat. lat. 9848, f. 103r; ● Miniature dal ms. Vat. gr. 354 della Biblioteca Apostolica Vaticana, schizzo schematico: Vat. lat. 9848, f. 109r; ● Miniature dal ms. Vat. lat. 2194 della Biblioteca Apostolica Vaticana: Vat. lat. 9849, f. 66v; ● Pittura bolognese del XIII e XIV secolo: Vat. lat. 9847, f. 8r, Vat. lat. 9848, f. 55r; ● Pittura “greca”, schizzi: Vat. lat. 9848, ff. 95v, 96r –, Sculpture: Sculture dalle Catacombe di Roma: Vat. lat. 9846, f. 14r; ● Sgraffiti paleocristiani: Vat. lat. 9846, f. 36r Domizio Enobarbo, Lucio → Nerone Donatello → Bardi, Donato Donato da Formello, pittore → Roma, S. Giovanni in Laterano, Cappella della Confessione, s. Giovanni Battista, statua lignea
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Donnington (Inghilterra): –, Castello: veduta delle rovine del corpo di guardia, incisione di Tommaso Piroli, 1783, basata sulla tav. II, 1778, di Hearne, Byrne, Antiquities…: Vat. lat. 13480, f. 145r Duccio di Buoninsegna → Firenze, Galleria degli Uffizi Duchet, Claude (detto anche Claudio Duchetti), incisore, tipografo ed editore: –, Veduta prospettica dell’Arco di Settimio Severo, incisione di Hendrik van Schoel edita a Roma da –,1583: Vat. lat. 13479, f. 4r –, Veduta prospettica dell’Arco di Costantino, incisione di Hendrik van Schoel edita a Roma da –, 1583: Vat. lat. 13479, f. 5r Dumfries (Scozia): –, Chiesa collegiata di Lincluden: veduta delle rovine, calco da Hearne, Byrne, Antiquities…, tav. XXXIX, 1782: Vat. lat. 13480, f. 162r Durazzo, famiglia → Angiò Durazzo Durazzo, Agnese e Clemenza (nobildonne) → Napoli, S. Chiara, monumento funebre di – Dydyma → Didim Eclissi, Antonio, pittore e disegnatore → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Barb. lat. 4402; ● Wien, Österreichische Nationalbibliothek, ms. Ser. n. 3311 Egremont (Inghilterra): –, Castello: veduta delle rovine, incisione di Tommaso Piroli, 1783, basata sulla tav. VII, 1778, di Hearne, Byrne, Antiquities…: Vat. lat. 13480, f. 144r
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el-Ashmunein
PAOLO DI SIMONE
(Egitto) → Hermopolis
elefante obeliscoforo: –, calco da incisione in Colonna, Hypnerotomachia…: Vat. lat. 9844, f. 57r Elena, Flavia Giulia, Augusta dell’Impero Romano → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Pio-Clementino, sarcofago monumentale di –; ● Roma, Musei Capitolini, Palazzo Nuovo, – seduta, statua Elia da Cortona, frate francescano: –, suo presunto ritratto, calco e copia da incisione: Vat. lat. 9847, f. 19v Elio Callistio, liberto → Roma, Sepolcro di – Elisabetta di Baviera, consorte del re di Germania Corrado IV → Napoli, S. Maria del Carmine Maggiore, chiostri, già, –, statua Ely (Inghilterra): –, antica chiesa conventuale: prospetti dei ruderi della navata e della porta settentrionale, copie da incisione in Bentham, The History and Antiquities…, tav. IV (e disegni preparatori per Architecture, tav. XLV nn. 5 e 11): Vat. lat. 13480, ff. 142r, 164r; ● pianta ricostruttiva, ibidem: Vat. lat. 13480, f. 142r –, Cattedrale: veduta, calco da incisione in Hearne, Byrne, Antiquities…, tav. XLI: Vat. lat. 13480, f. 146r; ● pianta, copia da ibidem, tav. XL: Vat. lat. 13480, f. 159r; ● sezione trasversale, copia da ibidem, tav. XLIII: Vat. lat. 13480, f. 156r; ● tiburio, veduta interna, copia da ibidem, tav. XLI, disegno preparatorio per Architecture, tav. XLV n. 26, schizzo: Vat. lat. 13480, f. 164r Ercolano (Napoli) → Herculaneum
Esna (Egitto): –, Tempio di Khnum: veduta esterna e pianta, copia da incisione in Norden, Voyage d’Egypte…, II, tav. CXV: Vat. lat. 13480, f. 125r Este, Beatrice d’, → Milano, già, Collezione Trivulzio, sigillo di – Estouteville, Guillaume d’, cardinale: –, sua effige su medaglia attribuita ad Andrea Guazzalotti, recto e verso: Vat. lat. 9839, f. 69r Eticone, duca di Alsazia, sarcofago (Sculpture, tav. XXI n.9) → Moyenmoutier, Abbazia, già, reliquiario argenteo di S. Hydulphe Eugenio IV (Gabriele Condulmer), papa → Roma, S. Salvatore in Lauro, monumento funebre di – Eusebio da Caravaggio, scultore: → Paris, Musée du Louvre Eutropos, scultore → Urbino, Museo Archeologico Lapidario, lastra funeraria del marmista greco – Fabriano (Ancona): –, ex Ospedale di S. Maria del Buon Gesù: pianta del complesso: Vat. lat. 9839, f. 102r; ● prospetto della facciata: Vat. lat. 9839, f. 102v; ● sezioni longitudinale e trasversali: Vat. lat. 9839, f. 102v; ● iscrizioni: Vat. lat. 9839, f. 103r –, Ponte dell’Aèra: veduta: Vat. lat. 9839, ff. 101r, 103r; ● pianta e sezione: Vat. lat. 9839, f. 103v Falköping (Svezia): –, Monastero di Gudham: veduta delle rovine, copia da incisione in Dahlberg, Suecia antiqua…, III, tav. 53: Vat. lat. 13480, f. 122r
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indice topografico e onomastico
Faloppi, Giovanni di Pietro, pittore → Bologna, S. Petronio, Cappella Bolognini, affreschi; ● S. Stefano, Chiesa del Crocifisso, Salita al Calvario Fano (Pesaro e Urbino): –, Arco di Augusto: prospetto: Vat. lat. 9845, f. 67v; ● pianta e dettagli architettonici e decorativi: Vat. lat. 9845, f. 68r –, già, Basilica di Vitruvio → Fanum Fortunae Fanum Fortunae, città romana: –, Basilica di Vitruvio, ipotesi ricostruttiva: veduta prospettica dell’interno, calco e copia da Vitruvio – Perrault, Les dix livres…, tav. XL a p. 154: Vat. lat. 9839, ff. 127v, 128v; ● pianta, calchi da ibidem, tav. XXXIX a p. 152: Vat. lat. 9839, ff. 128r, 129r Farnese, Alessandro → Paolo III, papa Fauvel, Henri Antoine Auguste, religioso e collezionista → Paris, già, Collezione Fauvel Fécamp (Francia): –, Abbazia della SS. Trinità (Abbaye de la Trinité): lastra tombale di Rotbertus, figlio di Riccardo I di Normandia, copia da incisione in Histoire de l’Académie…, tav. inserita tra le pp. 276 e 277: Vat. lat. 9846, f. 78v Federici, Domenico Maria, religioso → Treviso Federico I di Hohenstaufen, detto il Barbarossa, imperatore → Furth bei Göttweig, Abbazia, Stiftsarchiv, diploma di Federico I di Svevia; Milano, Civiche Raccolte di Arte Antica del Castello Sforzesco, Anselmo e Girardo, bassorilievi da Porta Romana
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Federico II di Svevia, imperatore: –, sue effigi su monete: recto di un Denaro (o Mezzo Denaro), recto di Augustale con capo coronato e recto e verso di Augustale con capo laureato, calchi da incisione in Vergara, Monete…, pp. 12-13 figg. 4, 6-7: Vat. lat. 9840, ff. 50r, 52r → anche Capua, Museo Nazionale Campano, –, statua Federico III da Montefeltro, duca di Urbino → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Urb. lat. 2 Fehrman, Carl Gustaf, medaglista: –, medaglia commemorativa delle battaglie di Svenskund e Friedrickshamm durante la Guerra Russo-Svedese (1788 – 1790), recto e verso: Vat. lat. 9846, f. 52r Feliciani, Ludovico, incisore: –, Cyborium supra confessionem S. Pauli, incisione su disegno di Giuseppe Aquilani: Vat. lat. 9840, f. 40v Fenis, Barthélemy (detto anche Bartolomeo Fenici), incisore: –, Latus Cathedralis Mutinae marmoreae meridiem versus, incisione: Vat. lat. 13480, f. 101r –, Orthografia, vulgo la facciata, Cathedralis Muthinae Marmoreae, incisione: Vat. lat. 9839, f. 57v –, Turris marmorea cathedralis Mutinae…, incisione da Vedriani, Vita del glorioso S. Geminiano…, Vat. lat. 9845, f. 16r Feoli, Vincenzo, incisore: –, Prospetto del Foro Gabino, incisione su disegno di Mario Asprucci, da Visconti, Monumenti gabini…, tav. II: Vat. lat. 9844, f. 83v
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PAOLO DI SIMONE
Ferrara: –, Casa di Ludovico Ariosto: facciata anteriore, prospetto e dettagli architettonici e ornamentali (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, ff. 106r, 106v; ● facciata posteriore, prospetto (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, f. 106v; ● pianta (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, f. 106v –, Cattedrale, protiro (Nicolò): pilastro di destra sorretto da telamone, vedute frontale e laterale, sezione e dettaglio ornamentale: Vat. lat. 9839, f. 71v Ferrari, Francesco e Giovanni Battista, vescovi di Modena → Modena, Duomo, facciata, già, sepolcro di – Fieschi, Guglielmo, cardinale → Roma, S. Lorenzo Fuori le Mura, controfacciata, sarcofago romano riutilizzato nel monumento funebre di – Filipepi, Alessandro detto Sandro Botticelli → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Cappella Sistina, affreschi Filippo di Dalmasio, pittore → Lippo di Dalmasio degli Scannabecchi Filippo I, re di Francia → Saint-Benoîtsur-Loire, Abbazia di Fleury, tomba di – Filippo IV il Bello, re di Francia: –, miniatura da un codice smembrato della traduzione del De Consolatione di Boetio con Jean de Meun che offre l’opera a –, copia da incisione in Montfaucon, Les monumens…, II, tav. XL inserita tra le pp. 216 e 217, disegni preparatori per Peinture, tav. LXVIII n. 5 (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9842, ff. 72r, 72v
Firenze: –, Battistero di S. Giovanni: prospetto sezionato: Vat. lat. 9839, f. 50v; ● pianta: Vat. lat. 9839, f. 56r; ● fonte battesimale, altorilievo con Battesimo di Cristo: Vat. lat. 9846, f. 68v; ● mosaici, dettaglio con Cristo sul globo: Vat. lat. 9841, f. 51r –, –, Porta est detta del Paradiso: veduta d’insieme degli stipiti e dell’architrave: Vat. lat. 9840, f. 83r; ● stipiti, dettaglio del fregio: Vat. lat. 9849, f. 20v; ● → anche –, Museo dell’Opera del Duomo, Lorenzo Ghiberti –, –, Porta nord → –, Museo dell’Opera del Duomo, Lorenzo Ghiberti –, –, Porta sud: stipiti: dettaglio del fregio (Vittorio Ghiberti): Vat. lat. 9846, f. 87v; ● → anche –, Museo dell’Opera del Duomo, Andrea Pisano –, Biblioteca Medicea Laurenziana: –, –, manoscritto siriaco del VI secolo → –, –, manoscritti, Plut. 1.56 –, –, sala di lettura: parete d’ingresso, prospetto, copia da incisione in Ruggieri, Scelta di architetture…, IV/2, tav. IX: Vat. lat. 9839, f. 45r; ● pluteo, prospetto laterale e particolari delle formelle a intaglio, ibidem, tav. XV: Vat. lat. 9839, f. 43v –, –, vestibolo: parete terminale con scalinata di accesso alla biblioteca, prospetto, copia da incisione in Ruggieri, Scelta di architetture…, IV/2, tav. I: Vat. lat. 9839, f. 40v; ● dettagli architettonici e ornamentali: mensola, prospetto frontale e laterale, capitello e base di colonna, ibidem…, IV/2, tavv. IV e VI: Vat. lat. 9839, f. 43r –, –, manoscritti: –, –, –, Plut.1.40, Evangelia Syriaca: miniatura con s. Marco (f. 84v), copia da incisione in Assemani, Bibliothecae…, p. 29: Vat. lat. 9848, f. 49r
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–, –, –, Plut. 1.56, Tetraevangelo di Rabbula: miniature, calchi e copie: Vat. lat. 9841, ff. 61v, 62r, 62v; ● miniature, incisioni da Biscioni, Bibliothecae Mediceo-Laurentianae catalogus, I, tavv. III, V, XXIII, XXIV: Vat. lat. 9841, ff. 63r, 63v, 64r –, –, –, Plut. 39. 1, Publio Virgilio Marone, Opere (Virgilio Mediceo): frammento testuale con sottoscrizione di Turcio Rufo Aproniano Asterio (f. 8r), calco da Foggini, P. Vergilii Maronis…, p. 13: Vat. lat. 9842, f. 25v –, –, –, Plut. 74.7, Collezione chirurgica di Niceta: miniature, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 96v, 97r, 97v, 98r –, –, –, non identificati: miniature, calchi: Vat. lat. 9848, ff. 70v, 71r, 71v, 72r –, Cattedrale di S. Maria del Fiore: pianta: Vat. lat. 9839, f. 121v (→ anche Neufforge, Jean-François de, Plan des églises les plus remarquables); ● sezione longitudinale, dettaglio di una campata: Vat. lat. 9839, f. 122r; ● presbiterio, sezione trasversale: Vat. lat. 9839, f. 122r –, –, affreschi: Monumento equestre a Giovanni Acuto di Paolo Uccello (attr. Tommaso Piroli): Vat. lat. 9847, f. 74r –, –, campanile di Giotto, sculture: Creazione di Eva, bassorilievo: Vat. lat. 9840, f. 68v –, –, Cappella di S. Zanobi, arca bronzea (Lorenzo Ghiberti): veduta del rilievo frontale, calco da disegno di Giovan Battista Dell’Era: Vat. lat. 9840, f. 85v; ● → anche Disegni preparatori, Sculpture, tav. XLII –, –, controfacciata: portale centrale, lunetta, Incoronazione della Vergine, mosaico attr. a Gaddo Gaddi, veduta d’insieme: Vat. lat. 9841, f. 52r
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–, –, cupola di Brunelleschi: prospetto sezionato e pianta sinottica: Vat. lat. 9839, f. 66r; ● sistema brunelleschiano dei ponteggi, copia da incisione in Ruggieri, Studio d’architettura…, IV, tav. VIII, schizzo: Vat. lat. 13480, f. 242r; ● → anche Neufforge, Jean-François de: Plan des églises les plus remarquables –, –, fianco settentrionale: prospetto, disegno preparatorio parziale per Architecture, tav. L, nn. 15-19: Vat. lat. 13480, f. 242r; ● Porta di Balla o dei Cornacchini: dettaglio dei leoni stilofori: Vat. lat. 9846, f. 71r –, –, navata destra: cenotafio di Filippo Brunelleschi, busto del Brunelleschi (Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano) ed epitaffio composto da Carlo Marsuppini: Vat. lat. 9846, f. 95v; ● cenotafio di Giotto, busto di Giotto (Benedetto da Maiano) ed epitaffio attr. al Poliziano: Vat. lat. 9846, f. 95v –, –, Pietà (Michelangelo) → –, Museo dell’Opera del Duomo –, Chiesa di Ognissanti → –, S. Salvatore in Ognissanti –, Galleria Palatina: Perugino, Compianto sul Cristo morto (inv. 164), dipinto già nella Chiesa di S. Chiara: veduta d’insieme del gruppo di figure (attr. Carlo Cencione): Vat. lat. 9847, f. 77r –, Gallerie dell’Accademia: –, –, Michelangelo Buonarroti, Schiavo barbuto (inv. 1081), statua per la Tomba di Giulio II: Vat. lat. 9846, f. 10r –, –, Michelangelo Buonarroti, Schiavo che si ridesta (inv. 1078), statua per la tomba di Giulio II: Vat. lat. 9840, f. 88r –, –, Taddeo Gaddi, formelle dall’armadio della sagrestia di S. Croce: Apparizione di s. Francesco sul carro
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PAOLO DI SIMONE
di fuoco (inv. 8597), calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 66v; ● Battesimo di Cristo (inv. 8587), calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 67v; ● Crocifissione (inv. 8590), calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 65v; ● Stigmatizzazione di s. Francesco (inv. 8602), calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 66r; ● Trasfigurazione (inv. 8588), calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 67r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. CXIV –, Gallerie degli Uffizi: –, –, Cimabue, Maestà (inv. 8343), dalla Chiesa di S. Trinita: dettaglio del gruppo centrale: Vat. lat. 9847, f. 21v –, –, Duccio di Buoninsegna, Madonna Rucellai, dalla Cattedrale di S. Maria del Fiore: veduta d’insieme: Vat. lat. 9843, ff. 55r, 56r; ● dettagli, calchi sull’originale: Vat. lat. 9847, ff. 22v, 23r, 55v, 56v –, –, Tiziano Vecellio, Madonna con il Bambino, S. Giovannino e s. Antonio Abate detta Madonna delle Rose (inv. 952): calco da incisione in Teniers, Theatrum…: Vat. lat. 9848, f. 46v –, –, Tiziano Vecellio, Ritratto di Francesco Maria Della Rovere (inv. 926), calco da incisione: Vat. lat. 9842, f. 101v –, –, già, Michelangelo Buonarroti, Bacco → –, Museo Nazionale del Bargello –, –, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe: –, –, –, Antonio da Sangallo il Giovane, disegni di trabeazione e di capitello ionico antichi ritrovati rispettivamente presso Piazza Navona e la Chiesa di S. Agnese Fuori le Mura a Roma, già di proprietà di Giorgio Vasari e poi nelle collezioni di Pierre-Jean Mariette e di Seroux (inv. arch. 1321 e 2052), calchi: Vat. lat. 9839, f. 33v –, –, –, Antonio Labacco, prospetti delle porte bronzee della Basilica di S.
Giovanni in Laterano e del Pantheon a Roma (inv. arch. 1793), calchi: Vat. lat. 9845, ff. 77r, 77v –, Giardino di Boboli, Grotta Grande, già, Schiavi per la Tomba di Giulio II di Michelangelo → –, Gallerie dell’Accademia –, Loggia della Signoria (o dei Lanzi): prospetto: Vat. lat. 13480, ff. 94r, 95r; ● pianta: Vat. lat. 13480, f. 94r; ● prospetto e sezione di un pilastro e altri dettagli architettonici e decorativi: Vat. lat. 13480, f. 96r; ● Fede, formella: Vat. lat. 9840, f. 67r; ● Fortezza, formella: Vat. lat. 9840, f. 67r; ● Perseo di Benvenuto Cellini, base, statue → –, Museo Nazionale del Bargello –, ex Monastero delle Murate, Cappella di S. Maria della Neve: portale principale, prospetto, calco da incisione in Ruggieri, Scelta di architetture…, I, tav. XIX: Vat. lat. 9839, f. 40r; ● portale laterale, prospetto, calco da incisione in ibidem I, tav. XX: Vat. lat. 9839, f. 41v –, ex Monastero di S. Apollonia, chiesa: portale, prospetto, calco da incisione in Ruggieri, Scelta di architetture…, I, tav. XVII: Vat. lat. 9839, f. 41v –, Monastero di S. Maria degli Angeli, Rotonda del Brunelleschi: pianta, disegno copiato dall’originale di Brunellesco esistente presso i Monaci degli Angeli di Firenze, e supplito dove manca questo per essere guasto dal tempo, con un disegno fatto già da Gherardo Silvani, esistente presso il Sen(ato)re Gio(van)ni Nelli: Vat. lat. 13480, f. 236r; ● pianta e sezione, disegno preparatorio parziale per Architecture, tav. L nn. 15-19: Vat. lat. 13480, f. 242r; ● sezione: Vat. lat. 13480, f. 243r –, Museo Nazionale del Bargello: –, –, Donato Bardi detto Donatello, s.
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Giorgio (inv. Sculture 361), da Orsanmichele: veduta generale della statua e del basamento con S. Giorgio che sconfigge il drago (inv. Sculture 517): Vat. lat. 9840, f. 78r –, –, Michelangelo Buonarroti, Bacco (inv. Sculture 10), statua: veduta laterale (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9840, f. 86v –, –, Benvenuto Cellini: Mercurio e Minerva (inv. Bronzi 819-820), statue dalla base del Perseo nella Loggia della Signoria, dettaglio delle teste: Vat. lat. 9846, f. 98v –, Museo del Bigallo: Alberto Arnoldi (attr.): Vergine con il Bambino, statua dall’Arciconfraternita della Misericordia: Vat. lat. 9840, f. 61v –, Museo dell’Opera del Duomo: –, –, Andrea Pisano, Porta sud del Battistero di S. Giovanni, dettagli delle formelle: Battesimo di Cristo: Vat. lat. 9840, f. 68r; ● Imposizione del nome del Battista (attr. Pierre David Humbert de Superville o William Young Ottley): Vat. lat. 9846, f. 17r; ● Nascita del Battista (attr. William Young Ottley da disegno di Pierre David Humbert de Superville): Vat. lat. 9846, f. 6v; ● Sepoltura del Battista (disegno di William Young Ottley): Vat. lat. 9840, f. 68r; ● Speranza: Vat. lat. 9840, f. 67v; ● testa leonina entro quadrilobo: Vat. lat. 9846, f. 88r –, –, Michelangelo Buonarroti, Pietà dalla Cattedrale di S. Maria del Fiore: veduta d’insieme (disegno di William Young Ottley): Vat. lat. 9840, f. 89r –, –, Lorenzo Ghiberti, Porta est del Battistero di S. Giovanni detta Porta del Paradiso: veduta d’insieme della porta, degli stipiti e dell’architrave: Vat. lat. 9840, f. 83r; ● formelle con Storie di Mosè e di Giosuè
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(attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9840, ff. 84r, 84v, 85r –, –, Lorenzo Ghiberti, Porta nord del Battistero di S. Giovanni, dettagli: cornici polilobe delle formelle, schizzo schematico: Vat. lat. 9846, f. 10v; ● Annunciazione: Vat. lat. 9846, f. 11r; ● Battesimo di Cristo: Vat. lat. 9846, f. 11r; ● S. Ambrogio: Vat. lat. 9846, f. 11v; ● testa umana entro quadrilobo: Vat. lat. 9846, f. 88r –, Museo dell’Opera di S. Croce: Cimabue, Crocifisso: Vat. lat. 9847, f. 17v –, Museo di Orsanmichele: –, –, Donato Bardi detto Donatello, s. Marco, statua bronzea: dettaglio del busto: Vat. lat. 9840, f. 77v –, –, Andrea Verrocchio, Incredulità di s. Tommaso, gruppo bronzeo: dettaglio delle teste: Vat. lat. 9840, f. 78v –, Museo di S. Marco, Lapidarium: bassorilievi dal portale della Chiesa di S. Andrea a Candeli: Cristo benedice l’Abate Iohannis (?): Vat. lat. 9846, f. 67r; ● Vocazione di Pietro e Andrea: Vat. lat. 9846, f. 66v –, Oratorio dell’Arciconfraternita della Misericordia, Vergine con il Bambino, statua → –, Museo del Bigallo, Alberto Arnoldi (attr.) –, Oratorio di Gesù Pellegrino: portalino del fianco meridionale, prospetto, calco da incisione in Ruggieri, Scelta di architetture…, I, tav. XVIII: Vat. lat. 9839, f. 42r –, Orsanmichele: –, –, apostolo in bronzo presso la statua di s. Tommaso di Andrea Verrocchio → –, Museo di Orsanmichele, Donato Bardi detto Donatello, s. Marco –, –, Incredulità di s. Tommaso, gruppo bronzeo → Museo di Orsanmichele, Andrea Verrocchio
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PAOLO DI SIMONE
–, –, s. Giorgio di Donatello → –, Museo Nazionale del Bargello –, –, tabernacolo dell’Orcagna, formelle: Allegoria della Prudenza: Vat. lat. 9846, f. 87r; ● Presentazione della Vergine al Tempio, dettaglio della Vergine sulla scalinata: Vat. lat. 9846, f. 87v –, Palazzo di Bianca Cappello, facciata: grottesche a graffito (Bernardino Poccetti), dettagli: Vat. lat. 9847, ff. 61r, 61v, 62r –, Palazzo Medici Riccardi, facciata: finestra, calco da incisione in Ruggieri, Scelta di architetture…, I, tav. XVI: Vat. lat. 9839, ff. 41v –, Palazzo Pitti: veduta, schizzo con appunti, copia da incisione in Ruggieri, Scelta di architetture…, III, tav. I: Vat. lat. 13480, f. 241r; ● prospetto, disegno preparatorio parziale per Architecture, tav. L, nn. 15-19: Vat. lat. 13480, f. 242r –, Palazzo Strozzi: veduta, incisione di Baldassarre Gabbuggiani su disegno di Giuseppe Zocchi: Vat. lat. 9839, f. 107r –, Palazzo degli Uffizi, loggia vasariana: dettagli del prospetto e della pianta, calchi parziali da incisioni in Ruggieri, Scelta di architetture…, I, tavv. XXVI e XXVII: Vat. lat. 9839, f. 99v –, Spedale degli Innocenti, facciata: putti in fasce entro clipei (Andrea della Robbia), veduta generale di due formelle: Vat. lat. 9840, f. 76v –, S. Andrea a Candeli, già, portale con bassorilievi e iscrizioni → –, Museo di S. Marco, Lapidarium –, Ss. Apostoli: pianta: Vat. lat. 9839, f. 111v, Vat. lat. 13479, f. 190r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 13479, f. 189r –, S. Croce: Annunciazione, altorilievo di Donatello: Vat. lat. 9840, f. 77v; ● Croce dipinta attr. al Maestro di
Figline: Vat. lat. 9847, f. 20v; ● s. Cristoforo, dipinto attr. ad Agnolo Gaddi: dettaglio della testa del santo: Vat. lat. 9849, f. 43v –, –, Cappella Bardi: s. Francesco e storie della sua vita, tavola dipinta: dettaglio, volto del santo, calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 60r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. CX –, –, Cappella Baroncelli: polittico Baroncelli (Giotto e bottega), tavola centrale con Incoronazione della Vergine: veduta d’insieme: Vat. lat. 9843, f. 64r; ● dettagli, calchi sull’originale: Vat. lat. 9843, ff. 64v, 65r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. CXIV –, –, Cappella Maggiore, affreschi di Agnolo Gaddi: Riconoscimento della Vera Croce, dettaglio, volti femminili, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 32r; ● Eraclio riconquista la Croce ed entra in Gerusalemme, dettaglio, profilo maschile, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 32v –, –, monumento funebre di Carlo Marsuppini (Desiderio da Settignano), dettagli: particolare ornamentale del letto funebre: Vat. lat. 9846, f. 69r; ● conchiglia alata: Vat. lat. 9846, f. 69v; ● testa di putto reggiscudo: Vat. lat. 9846, ff. 69r, 69v –, –, sagrestia, già, scuretti degli armarj attr. a Giotto → –, Gallerie dell’Accademia, Taddeo Gaddi; ● München, Alte Pinakothek, Taddeo Gaddi –, –, già, polittico di Ugolino di Nerio: veduta d’insieme prima dello smembramento: Vat. lat. 9847, f. 91r; ● → anche Berlin, Gemäldgalerie; London, National Gallery; Los Angeles, County Museum of Art; New York, Metropolitan Museum of Art, Robert Lehman Collection; Philadelphia, Philadelphia Museum
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of Art, John G. Johnson Collection –, S. Lorenzo: pianta: Vat. lat. 13480, f. 223r; ● pianta, dettaglio di campata della navata laterale e cappella: Vat. lat. 13480, f. 237r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 13480, f. 224r; ● sezione longitudinale, dettaglio di intercolumnio della navata: Vat. lat. 13480, f. 227r; ● basi e capitelli di colonna e pilastro: Vat. lat. 13480, f. 228r; ● dettagli architettonici e ornamentali: Vat. lat. 13480, f. 229r –, –, Sagrestia Nuova di Michelangelo: pianta, calco da incisione in Ruggieri, Scelta di architetture…, II, tav. I: Vat. lat. 9839, f. 39r; ● sezione, calco da ibidem…, tav. II: Vat. lat. 9839, ff. 38v, 40r; ● cupola, pianta sinottica, calco da ibidem…, tav. XII: Vat. lat. 9839, f. 41r; ● dettagli architettonici e decorativi, calchi da ibidem, tavv. III, VII, XI, XIV: Vat. lat. 9839, ff. 39v, 41r, 42r, 44r, 46r; ● Tomba di Giuliano de’ Medici duca di Nemours: statua di Giuliano de’ Medici, disegno di William Young Ottley (firmato e datato 21 febbraio 1792) e calco per disegno preparatorio alla tavola: Vat. lat. 9840, f. 87v; ● Tomba di Lorenzo de’ Medici duca di Urbino: statua di Lorenzo de’ Medici, disegno di William Young Ottley (firmato e datato 15 febbraio 1792) e calco per disegno preparatorio alla tavola: Vat. lat. 9840, f. 88v –, S. Maria del Carmine: –, –, Cappella Brancacci: Madonna del Popolo, tavola dipinta: dettaglio del gruppo centrale: Vat. lat. 9847, f. 21r; ● dettagli del volto e della mano della Vergine, calchi sull’originale: Vat. lat. 9847, ff. 23v, 24r –, –, Cappella di S. Girolamo, già, affreschi di Gherardo di Jacopo detto lo Starnina: dettagli, calchi sull’originale: Vat. lat. 9847, ff. 31r, 31v
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–, S. Maria del Fiore → –, Cattedrale di S. Maria del Fiore –, S. Maria Maggiore, Cappella Carnesecchi: monumento funebre di Brunetto Latini, colonna con iscrizione e lapide commemorativa settecentesca (oggi sostituita): Vat. lat. 9846, f. 85v –, S. Maria Novella: prospetto: Vat. lat. 9844, f. 48v; ● prospetto, dettaglio della parte sinistra della facciata e sezione orizzontale delle murature (attr. Jean Guyon): Vat. lat. 9839, f. 115v; ● pianta (attr. Jean Guyon): Vat. lat. 9839, f. 116v; ● sezione longitudinale (attr. Jean Guyon): Vat. lat. 9839, f. 117r; ● sezione trasversale (attr. Jean Guyon): Vat. lat. 9839, f. 117v; ● dettagli architettonici e decorativi: basi e capitelli di colonne e pilastri, trabeazioni (attr. Jean Guyon): Vat. lat. 9839, f. 116v; ● fianco meridionale, prospetto (attr. Jean Guyon): Vat. lat. 9839, f. 117r –, –, Cappella Gondi: Crocifisso ligneo (Filippo Brunelleschi): veduta d’insieme: Vat. lat. 9840, f. 77r; ● dettaglio delle mani: Vat. lat. 9840, f. 77v –, –, cappella sotterranea, affresco con Natività di Gesù Cristo (Peinture, tav. CIX) → Chiostro dei Morti, Cappella di S. Anna, affreschi, Natività della Vergine –, –, Cappella Strozzi: –, –, –, affreschi di Nardo di Cione: –, –, –, –, Paradiso: volto di s. Agnese, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 29r –, –, –, –, Giudizio Finale, Resurrezione dei morti: dettagli, copia e calchi sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 29v, 30r, 30v –, –, –, –, Pala Strozzi (Orcagna), dettagli: ss. Lorenzo e Paolo, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 28v; ● testa di angelo, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 28r
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–, –, Cappella Tornabuoni, affreschi del Ghirlandaio, Natività della Vergine, dettagli: profilo di Ludovica Tornabuoni, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 90r; ● volti delle fantesche, calchi sull’originale: Vat. lat. 9847, ff. 89v, 90v –, –, Cappellone degli Spagnoli, affreschi di Andrea di Bonaiuto: s. Girolamo, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 27v –, –, Chiostro dei Morti: –, –, –, Imago Pietatis, altorilievo: Vat. lat. 9846, f. 78v –, –, –, Cappella di S. Anna, affreschi attr. a Nardo di Cione e aiuti: –, –, –, –, Presentazione della Vergine al Tempio, veduta d’insieme: Vat. lat. 9847, f. 19r –, –, –, –, Natività della Vergine: veduta d’insieme: Vat. lat. 9843, f. 57r; ● dettaglio: volto di fantesca, calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 57r –, –, Chiostro Verde, affreschi di Paolo Uccello: –, –, –, Diluvio Universale: veduta d’insieme (attr. Tommaso Piroli): Vat. lat. 9847, f. 72v; ● dettaglio, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 33r –, –, –, Creazione di Eva: veduta d’insieme (attr. Tommaso Piroli): Vat. lat. 9847, f. 72v; ● testa di Dio Padre, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 33v; ● testa di Eva, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 34r –, –, –, Noè e la sua famiglia nell’arca: veduta d’insieme, prova di stampa di Peinture, tav. CXLVI (attr. Tommaso Piroli): Vat. lat. 9847, f. 72v –, –, Cimabue, Vergine in trono con Bambino tra angeli attr. a Cimabue → –, Galleria degli Uffizi, Duccio di Buoninsegna, Madonna Rucellai –, –, Inferno attr. a Andrea Orcagna → –, –, Cappella Strozzi, affreschi di Nardo di Cione
–, –, pitture greche → –, –, Chiostro dei Morti, Cappella di S. Anna, affreschi attr. a Nardo di Cione e aiuti –, S. Miniato al Monte: prospetto (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 202r; ● pianta (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 197r; ● sezione longitudinale della chiesa superiore e della cripta (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 199r; ● sezione trasversale (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 201r; ● base e capitello di colonna e altri dettagli architettonici e decorativi (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 197r; ● colonna della navata, prospetto: Vat. lat. 9839, f. 78v; ● abside, finestra, prospetto (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 198r; ● abside, mosaico, dettagli: testa del Cristo e mano benedicente: Vat. lat. 9841, f. 50r ● cripta, pianta (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 200r –, –, affreschi: Madonna con il Bambino in trono tra sei santi di Paolo Badaloni detto Paolo Schiavo, dettagli: s. Marco e firma del pittore: Vat. lat. 9847, f. 4r –, –, Cappella del Cardinale del Portogallo: –, –, –, monumento funebre di Giacomo da Coimbra di Bernardo e Antonio Gamberelli (Rossellino), dettaglio: putto reggidrappo: Vat. lat. 9846, f. 93v –, –, –, Vergine e Bambino di Antonio Gamberelli (Rossellino), tondo in terracotta invetriata: Vat. lat. 9840, f. 76v –, –, –, Vergine con il Bambino in terracotta verniciata di Luca della Robbia → Cappella del Cardinale del Portogallo, Vergine e Bambino di Antonio Gamberelli –, S. Pancrazio: Cappella Rucellai, o del Santo Sepolcro: prospetto e pianta: Vat. lat. 13480, f. 295r; ● sezione e dettagli architettonici e ornamentali: Vat. lat. 13480, f. 296r
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–, –, Tempietto del Santo Sepolcro di Leon Battista Alberti: prospetto: Vat. lat. 13480, f. 296r; ● pianta: Vat. lat. 13480, f. 295r; ● dettagli architettonici e ornamentali: Vat. lat. 13480, f. 296r –, S. Salvatore in Ognissanti, già, Seppellimento della Vergine attr. a Giotto di Bondone → Philadelphia, Philadelphia Museum of Art, Guido di Pietro detto il Beato Angelico –, S. Spirito: pianta: Vat. lat. 13480, f. 232r; ● pianta, dettaglio di campata della navata laterale e cappella: Vat. lat. 13480, f. 238r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 13480, f. 233r; ● sezione longitudinale, dettaglio di intercolumnio della navata centrale: Vat. lat. 13480, f. 235r; ● veduta absidale esterna: Vat. lat. 13480, f. 234r Firenze, già: –, Collezione Gori: Andrea Tafi (attr.), Madonna con il bambino tra i Ss. Pietro, Paolo, Antonio Abate e Giovanni Battista, copia da incisione in Lastri, L’Etruria pittrice…, I, tav. IV, schizzo: Vat. lat. 9843, f. 12v –, Collezione Menabuoni: leone stiloforo, veduta frontale e laterale: Vat. lat. 9846, f. 27r; ● vaso: Vat. lat. 9846, f. 26v Fondi (Latina): –, S. Maria in Piazza: prospetto: Vat. lat. 9845, f. 107r; ● pianta: Vat. lat. 9845, f. 108r; ● sezioni longitudinale e trasversale: Vat. lat. 9845, f. 107v; ● portale principale e laterale, prospetti: Vat. lat. 9845, f. 94r; ● iscrizioni dedicatorie relative alla fondazione e alla consacrazione e dettagli architettonici: Vat. lat. 9845, f. 94r
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–, Porta Portella: prospetto e pianta: Vat. lat. 9839, f. 20r; ● sezione longitudinale, dettagli del paramento murario ed epigrafe degli edili L. Numistronius Decianus, C. Lucius e M. Runtius Messianus (CIL X, 6239): Vat. lat. 9839, f. 23r Fontana, Francesco, architetto Roma, Palazzo della Dogana
→
Fontana, Lavinia, pittrice → Roma, S. Paolo Fuori le Mura, già, Lapidazione di Santo Stefano Fontana, Prospero, pittore → Bologna, Palazzina della Viola, affreschi Fossacesia (Chieti): –, S. Giovanni in Venere: pianta: Vat. lat. 9845, f. 72r; ● sezione longitudinale : Vat. lat. 9845, f. 71r Fournier, Jacques → Benedetto XII, papa Fra’ Bartolomeo, pittore → Bartolomeo di Paolo Fra’ Giocondo, architetto, ingegnere e umanista → Giocondo, Giovanni Francesco d’Antonio da Viterbo detto il Balletta, pittore → Viterbo, Museo Civico Francesco d’Antonio del Chierico, miniatore → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Urb. lat. 2 Francesco d’Assisi, santo: –, copia del suo presunto ritratto di Tullio da Perugia, incisione di Giuseppe Sforza Perini su disegno di Ludovico Corazzari: Vat. lat. 9847, f. 19r
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Francesco I, re di Francia: –, suo ritratto in forma di divinità composita, incisione di Pierre Chenu tratta da un dipinto su pergamena già nella collezione di Anne-Claude-Philippe de Caylus e ora a Parigi, Bibliothèque nationale de France, Estampes, Rés. Na 255: Vat. lat. 9843, f. 74r Franciosino, scultore → Cordier, Nicolas Franco Bolognese, presunto pittore → Bologna, già, Collezione Malvezzi François d’Orleans, re di Francia → Francesco I Francucci, Innocenzo da Imola, pittore → Bologna, Palazzina della Viola, affreschi Fuga, Ferdinando, architetto → Napoli, Cimitero di S. Maria del Popolo Furth bei Göttweig (Austria): –, Abbazia di Göttweig, Stiftsarchiv: diploma di Federico I di Svevia, sigillo con effige dell’imperatore, calco da incisione in Bessel, Chronicon Gotwicense…, I, tav. inserita tra le pp. 458 e 359: Vat. lat. 9846, f. 60r Gabbuggiani, Baldassarre, incisore: –, Veduta prospettica di Palazzo Strozzi a Firenze, incisione su disegno di Giuseppe Zocchi: Vat. lat. 9839, f. 107r Gabii, città del Latium Vetus: –, Foro: pianta ricostruttiva, copia da incisione in Visconti, Monumenti gabini…, tav. I: Vat. lat. 9844, f. 83r; ● veduta prospettica, ipotesi ricostruttiva, incisione di Vincenzo Feoli su disegno di Mario Asprucci in ibidem, tav. II: Vat. lat. 9844, f. 83v → anche Monte Compatri, rovine di Gabii
Gaddi, Agnolo, pittore → Firenze, S. Croce, Cappella Maggiore, affreschi Gaddi, Gaddo, pittore e mosaicista → Firenze, Cattedrale di S. Maria del Fiore, controfacciata, portale centrale, lunetta, Incoronazione della Vergine, mosaico attr. a – Gaddi, Taddeo, pittore → Firenze, Gallerie dell’Accademia; München, Alte Pinakothek Gaetani, famiglia → Caetani Galeria, località → Roma, S. Maria di Galeria Gamberelli, Antonio detto Antonio Rossellino, scultore → Firenze, S. Miniato al Monte, Cappella del Cardinale di Portogallo, monumento funebre di Giacomo da Coimbra Gamberelli, Bernardo detto Bernardo Rossellino, architetto e scultore → Firenze, S. Miniato al Monte, Cappella del Cardinale di Portogallo, monumento funebre di Giacomo da Coimbra Gamla Uppsala (Svezia): –, Cattedrale: veduta del lato meridionale e pianta, copia da incisione in Peringskiöld, Monumenta Uplandica…, I, p. 162*: Vat. lat. 13480, f. 112r; ● pietre runiche U 978 e U 979, ibidem, pp. 178 e 180*: Vat. lat. 13480, f. 112r –, già: Tempio pagano (poi Cattedrale): ipotesi ricostruttiva, copia da incisione in Peringskiöld, Monumenta Uplandica…, I, p. 158*: Vat. lat. 13480, f. 111r; ● veduta dell’ipotetico nucleo antico inglobato nella Cattedrale, ibidem, II, p. 160*: Vat. lat. 9846, f. 53r, Vat. lat. 13480, f. 111r
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Ganti, Isaia, scultore → Roma: S. Giovanni in Laterano, navata estrema destra, monumento funebre di Antão Martins de Chaves; monumento funebre di Giulio Acquaviva, Temperanza; S. Salvatore in Lauro, monumento funebre di Eugenio IV García Gudiel, Gonzalo, cardinale → Roma, S. Maria Maggiore, monumento funebre di – Gasipour (India) → Ghazipur Gaspare da Padova, miniatore → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. lat. 2094 Genève (Svizzera): –, Musée d’Art et d’Histoire: Missorium di Valentiniano I, calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 4, tav. XXVIII: Vat. lat. 9846, f. 55v Genga (Ancona): –, Abbazia di S. Vittore alle Chiuse: –, –, chiesa: pianta: Vat. lat. 9845, f. 82r; ● sezione: Vat. lat. 9845, f. 83r; ● colonna, base e capitello: Vat. lat. 9845, f. 82v; ● dettagli architettonici e ornamentali: Vat. lat. 9839, f. 84r –, –, –, tiburio: prospetto e pianta: Vat. lat. 9845, f. 82v; ● sezione: Vat. lat. 9845, f. 83v –, –, monastero: bifora, schizzo con appunti: Vat. lat. 9845, f. 85r Génillon, Jean-Baptiste-François, pittore e disegnatore: –, attr., Veduta interna del frigidarium delle Terme di Cluny, incisione di François-Denis Née su disegno di –: Vat. lat. 9845, f. 122r
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Gerusalemme (Israele): –, S. Sepolcro: pianta e sezione trasversale, copie parziali da incisione in Amico, Trattato delle piante…, figg. 22 e 33, schizzi: Vat. lat. 9839, f. 113v; ● sezione longitudinale della primitiva basilica costantiniana: Vat. lat. 9839, f. 114v –, –, Rotonda dell’Anastasis: sezione, copia parziale da incisione in Amico, Trattato delle piante…, fig. 24, schizzo: Vat. lat. 9839, f. 113r –, –, –, Edicola del S. Sepolcro: prospetto, copia parziale da incisione in Amico, Trattato delle piante…, fig. 33, schizzo: Vat. lat. 9839, ff. 113r, 113v; ● prospetto, copia da incisione non identificata, schizzo: Vat. lat. 9839, f. 113r; ● pianta, copia da incisione in Amico, Trattato delle piante…, fig. 31, schizzo: Vat. lat. 9839, f. 113v Ghazipur (India): –, palazzo sul fiume Gange: veduta delle rovine, copia da incisione in Hodges, Select Views…, tav. 7, 1785: Vat. lat. 13480, f. 191r Gherardo di Jacopo, detto lo Starnina, pittore → Firenze, S. Maria del Carmine, Cappella di S. Girolamo, già, affreschi Ghiberti, Lorenzo → Firenze, Cattedrale di S. Maria del Fiore, Cappella di S. Zanobi, arca bronzea; Museo dell’Opera del Duomo Ghiberti, Vittorio, scultore → Firenze, Battistero di S. Giovanni, Porta Sud, cornice Ghirlandaio, Domenico → Bigordi, Domenico
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Giacomo da Coimbra, cardinale → Firenze, S. Miniato al Monte, Cappella del Cardinale di Portogallo Giamberti, Giuliano detto Giuliano da Sangallo, architetto: –, attr., ss. Pietro e Paolo (calco da disegno?): Vat. lat. 9848, f. 37v Giocondo, Giovanni, architetto, ingegnere e umanista → Parigi, già, Ponte Notre-Dame; Verona, Loggia del Consiglio, facciata, presunta effige di –, rilievo Giorgio da Castelfranco detto Giorgione: –, attr., Cena in Emmaus, calco da incisione in Teniers, Theatrum…: Vat. lat. 9848, f. 45r –, copia da opera attr.: S. Giovanni Evangelista, calco da incisione in Teniers, Theatrum…: Vat. lat. 9848, f. 45v Giotto di Bondone: –, attr., Seppellimento della Vergine, dipinto già a Firenze, S. Salvatore in Ognissanti → Philadelphia, Philadelphia Museum of Art, Beato Angelico, Funerali della Vergine → anche Assisi, Basilica di S. Francesco; ● Bologna, Pinacoteca Nazionale; Città del Vaticano, Musei Vaticani, Pinacoteca Vaticana; Firenze: Cattedrale di S. Maria del Fiore, navata destra, Cenotafio di –; S. Croce, Cappella Baroncelli, Polittico Baroncelli Giovanni, pittore → Ioannes Giovanni d’Ambrogio, scultore → Roma, S. Maria in Trastevere, monumento funebre di Philippe d’Alençon Giovanni da Bruges, pittore → Bondol, Jean de
Giovanni da Fiesole, detto il Beato Angelico → Guido di Pietro Giovanni da Modena, pittore → Faloppi, Giovanni di Pietro Giovanni da Pisa, fonditore → Grottaferrata, Abbazia di S. Maria, già, campana del 1307 Giovanni di Balduccio, scultore e architetto → Milano, S. Eustorgio, Cappella Portinari, Arca di S. Pietro Martire; Milano, già, S. Maria di Brera, facciata Giovanni di Bartolo, orafo → Roma, S. Giovanni in Laterano, già, Busto reliquiario di S. Paolo e Busto reliquiario di S. Pietro Giovanni di Cosma, scultore → Roma, S. Maria Maggiore, monumento funebre del cardinale Gonzalo García Gudiel Giovanni di Marco, orafo → Roma, S. Giovanni in Laterano, già, Busto reliquiario di S. Paolo e Busto reliquiario di S. Pietro Giovanni di Mehun, scrittore → Meun, Jean de Giovanni di Stefano, scultore → Roma, S. Giovanni in Laterano, presbiterio, tabernacolo dell’altare maggiore Giovanni Pisano, scultore → Perugia, Fontana Maggiore Giovanni I, papa: –, fistula in piombo con iscrizione recante i nomi di papa – e del praepositus Stefanus già nel Museo Kircheriano a Roma: Vat. lat. 9846, f. 2v
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Giovanni II (Mercurio di Proietto), papa: –, suoi monogrammi nel recinto presbiteriale della Basilica di S. Giovanni in Laterano: Vat. lat. 13479, ff. 96r, 98r Giovanni VIII, papa → San Leo, Pieve di S. Maria Assunta, già, fonte battesimale realizzato con pezzi del ciborio altomedievale Giraldi, Guglielmo, miniatore → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Urb. lat. 365 Girardo, scultore → Milano, Civiche Raccolte di Arte Antica del Castello Sforzesco Giulini, Giorgio, storico → Milano, già, Collezione Giulini Giulio II (Giuliano della Rovere), papa → Firenze, Gallerie dell’Accademia, Michelangelo Buonarroti, schiavi per la Tomba di –; Roma, S. Pietro in Vincoli, monumento funebre di – Giulio III (Giovanni Maria Ciocchi del Monte), papa → Roma, Villa Giulia Giulio Romano, pittore e architetto → Pippi, Giulio Giunta di Capitino, detto Giunta Pisano, pittore → Assisi, S. Maria degli Angeli, Museo; Disegni preparatori, Peinture, tav. CII Giustiniano I, imperatore bizantino → Paris, Musée du Louvre, Avorio Barberini Giustino II, imperatore bizantino → Città del Vaticano, S. Pietro, Museo del Tesoro, Croce di –
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Gori, Lamberto Cristiano, scultore e collezionista → Firenze, già, Collezione Gori Göta, fiume → Rånnum Götene (Svezia): –, Chiesa di Husaby: veduta esterna, dettaglio, copia parziale da incisione in Dahlberg, Suecia antiqua…, III, tav. 57: Vat. lat. 13480, f. 116r Göttweig, Abbazia di → Furth bei Göttweig
Granada (Spagna): –, Alhambra: pianta generale del complesso, calco da incisione in Lozano y Casela, Antigüedades Árabes…, tav X: Vat. lat. 13480, f. 133r; ● sezione longitudinale (comprendente il Palacio e la Torre de Comares, i Salones des Ambajadores e de la Barca, il Patio de los Arrayanes), calco parziale da ibidem, tav. VII: Vat. lat. 13480, f. 137r –, –, Patio de los Arrayanes: dettagli architettonici e decorativi, calco assai parziale da Lozano y Casela, Antigüedades Árabes…, tav. VII: Vat. lat. 9845, f. 112r –, –, Patio de los Leones: sezione longitudinale, calco da incisione in Lozano y Casela, Antigüedades Árabes…, tav. VIII: Vat. lat. 13480, f. 135r; ● capitello, calco da ibidem, tav. XVI: Vat. lat. 13480, f. 136r; ● colonna, dettaglio copiato da ibidem, tav. VIII: Vat. lat. 9845, f. 113v; ● colonna, copia parziale da incisione in Swinburne, Travels through Spain…, I, tav. a p. 179*: Vat. lat. 9839, f. 85r –, –, –, Fuente de los Leones, vedute frontale e zenitale, calco da incisione in Lozano y Casela, Antigüedades Árabes…, tav. IX: Vat. lat. 13480, f. 138r
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–, –, Palazzo di Carlo V (Palacio Real de La Granja): pianta, calco da incisione in Lozano y Casela, Antigüedades Árabes…, tav. X: Vat. lat. 13480, f. 133r –, –, Puerta de los Siete Suelos: veduta, calco da incisione in Lozano y Casela, Antigüedades Árabes…, tav. I: Vat. lat. 13480, f. 134r –, Generalife: pianta, calco da incisione in Lozano y Casela, Antigüedades árabes…, tav. XX: Vat. lat. 9845, f. 113r Grandi, Carlo, incisore: –, Deiparae Virginis Imago miraculis Celeberrima, quae in Porticu S. Apollinaris (…) apparuit (…), incisione (1747): Vat. lat. 9847, f. 74v Grato Margani, Lodovico, matematico e astronomo → Roma, S. Maria in Aracoeli, monumento funebre di – Gregorio IX (Ugolino di Anagni), papa → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. lat. 1389 Gregorio XI (Pierre Roger de Beaufort), papa → Roma, S. Francesca Romana, monumento funebre di – Grillo Borromeo, Clelia, nobildonna: –, suo stemma inciso nella tavola di Gaetano Le Poer, Veduta, et Prospettiva del Duomo di Milano, 1728, dalla serie Vedute e pianta del Duomo di Milano, edita da Giovanni Ressenti (Jean Reycend) e Figli: Vat. lat. 13480, f. 273r Grimoard, Guillaume de → Urbano V, papa
Grottaferrata (Roma): –, Abbazia di S. Maria: Vergine Odighitria, schizzo: Vat. lat. 9847, f. 25r –, –, già, campana del 1307 di Andrea e Giovanni da Pisa, veduta d’insieme, dettagli e iscrizione: Vat. lat. 9846, ff. 86r, 87v Gruamonte, scultore → Pistoia, S. Andrea, portale, architrave, bassorilievo dell’architrave con Cavalcata e Adorazione dei Magi Gualtieri (o Gualterio), Filippo Antonio, religioso e collezionista → Roma, già, Collezione Gualtieri Guazzalotti, Andrea, medaglista: –, attr., medaglia con effigie del cardinale Guillaume d’Estouteville e figura allegorica, recto e verso: Vat. lat. 9839, f. 69r Gubbio (Perugia): –, Palazzo dei Consoli (Palazzo Pubblico, o del Comune): prospetto: Vat. lat. 9839, f. 100r; ● pianta del pianterreno: Vat. lat. 9839, f. 97r; ● pianta del piano nobile: Vat. lat. 9839, f. 96v; ● sezione trasversale: Vat. lat. 9839, f. 97v; ● portale, prospetto e sezione orizzontale degli stipiti: Vat. lat. 9839, f. 97r; ● bifora: prospetto, sezione orizzontale degli stipiti e dettagli ornamentali: Vat. lat. 9839, f. 109v Gudhamense, monastero → Falköping, Monastero di Gudham Guglielmo I il Conquistatore, re d’Inghilterra → Caen, Saint-Étienne, sagrestia, ritratto immaginario di –; Sainte-Trinité, già, effigi di –, di sua moglie Matilde di Fiandra e dei figli Guglielmo II e Roberto II; ● SaintBenoît-sur-Loire, Abbazia di Fleury, già, effigi dipinte di – e di sua moglie Matilde di Fiandra
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Guglielmo II, re d’Inghilterra → Caen, Sainte-Trinité, già, effigi di Guglielmo I il Conquistatore, di sua moglie Matilde di Fiandra e dei figli – e Roberto II Guido da Bologna, presunto pittore → Bologna, già, Collezione Malvezzi Guido da Siena, pittore → Siena, S. Domenico, Maestà Guido di Pietro detto il Beato Angelico → Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria; Philadelphia, Philadelphia Museum of Art Guiducci, Angiolo, incisore: –, Prospetto degli adornamenti (…) alla Sagra Immagine del SS. Salvatore detta Acheropita, incisione su disegno di Annibale Lancisi da Marangoni, Istoria dell’antichissimo oratorio…, tav. inserita tra le pp. 92 e 93: Vat. lat. 9840, f. 35v Guilielmus, Magister, scultore → Capranica Prenestina, Santuario di S. Maria delle Grazie in Vulturella, bassorilievo ligneo con s. Silvestro Ḥalab (Siria) → Aleppo Hardouin Mansart, Jules, architetto → Paris, Hôtel National des Invalides, Cappella Reale (Dôme des Invalides); Versailles, Reggia, Cappella Palatina Hennequin de Bruges, pittore → Bondol, Jean de Herculaneum: –, affreschi da: copie da incisioni in Le antichità…, I, p. 243: Vat. lat. 9839, f. 75r, Vat. lat. 9845, f. 90v
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Hermopolis: –, già, Tempio di Toth: portico: prospetto, copia da incisione in Mountfaucon, L’antiquité expliquée…, Suppl. 3, tav. LV fig. 1: Vat. lat. 13480, f. 187r; ● prospetto e pianta, copia da incisione in Pococke, A Description…, I, tav. XXXIV: Vat. lat. 13480, f. 186r Hohenbourg, Abbazia di → Mont Sainte-Odile Hollar, Wenceslaus, incisore: –, Ecclesiae Parochialis S. Fidis. Prospectus interior, incisione da Dugdale, The History…, p. 117: Vat. lat. 13480, f. 266r Houston (Texas, USA): –, Sarah Campbell Blaffer Foundation: Bernardino di Betto detto il Pintoricchio, Madonna con il Bambino, s. Giovanni Battista e martirio di s. Sebastiano (già nella collezione di monsignor Acquaviva): Vat. lat. 9848, f. 101v Hunyadi, Mátyás, re d’Ungheria → Mattia Corvino Husabyense, monastero → Götene, Chiesa di Husaby
Iacobus, Magister, scultore → Jacopo di Lorenzo Iffley (Inghilterra): –, S. Maria Vergine (Church of St. Mary the Virgin): portale, prospetto, incisione di John Bayly (Saxon Buildings): Vat. lat. 13480, f. 143r Il Cairo (Egitto) → Cairo, Il
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PAOLO DI SIMONE
Ilaro, papa: –, iscrizione dedicatoria nella porta bronzea della Cappella di S. Giovanni Battista nel Battistero Lateranense: Vat. lat. 9846, f. 12v incisioni (ordine per autore, → anche Prove di incisione): Anonimo, Adlocutio di Costantino, dall’arco dell’imperatore a Roma: Vat. lat. 9846, f. 77v Anonimo, Archivolto e architrave della Porta della Pescheria nel Duomo di Modena, da Rossi, Meditazioni…, tav. III inserita tra le pp. 288 e 289: Vat. lat. 9846, f. 80v Anonimo, B. M. V. del Pascolo nella Chiesa dei Ss. Sergio e Bacco degli Ucraini a Roma: Vat. lat. 9846, ff. 65r, 65v, Vat. lat. 9848, f. 50r Anonimo, Cammeo con i ss. Sette Dormienti di Efeso e i loro nomi (oggi al British Museum di Londra, inv. OA 835): Vat. lat. 9846, f. 5r Anonimo, Candelabrum Basilicae S. Pauli: Vat. lat. 9840, f. 47v Anonimo, Centauro che aggredisce la belva, dal cosiddetto Mosaico dei Centauri già a Tivoli, Villa Adriana e ora a Berlino, Altes Museum: Vat. lat. 9841, f. 41r, Vat. lat. 9846, f. 63v Anonimo, Crux aurea elegantissima (…) quae (…) adservatur in principe Ecclesia Sancti Clementis PP. et M. Velitrarum (…), da Borgia, De Cruce Veliterna…: Vat. lat. 9846, f. 46v Anonimo, Donna con ventaglio: Vat. lat. 9848, f. 50v Anonimo, Esione liberata da Ercole, dettaglio di mosaico pavimentale da Atina, oggi a Roma, Villa Albani: Vat. lat. 9841, f. 41r, Vat. lat. 9846, f. 63v Anonimo, Facciata della Cattedrale di Modena, da Rossi, Vita di San Geminiano…, tav. n.n. inserita tra le pp. 90 e 91: Vat. lat. 9839, f. 55v
Anonimo, Ichnographia coemeterii superioris et inferioris SS. Marcellini et Petri via Lavicana, da Aringhi, Roma Subterranea…, II, tav. inserita tra le pp. 412 e 413: Vat. lat. 13479, ff. 43r Anonimo, Lampada votiva con iscrizione nella sagrestia della Basilica dei Ss. Silvestro e Martino ai Monti a Roma: Vat. lat. 9846, f. 9r Anonimo, Madonna del Latte: Vat. lat. 9848, f. 22v Anonimo, Magnae Comitissae Mathildis (…) Genealogia ex picturis codicis Vaticani (…) curante Stephano Borgia, 1769: Vat. lat. 9842, f. 51v Anonimo, Miniature dal Tetraevangelo di Rabbula nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze (ms. Plut. 1.56), da Biscioni, Bibliothecae Mediceo-Laurentianae catalogus, I, tavv. III, V, XXIII, XXIV: Vat. lat. 9841, ff. 63r, 63v, 64r Anonimo, Monumento funebre di Birger Persson e di sua moglie Ingeborg Bengtsdotter, genitori di s. Brigida, nella Cattedrale di Uppsala: Vat. lat. 9840, f. 55r Anonimo, Portae Aeneae Basilicae S. Pauli: Vat. lat. 9846, f. 48r Anonimo, Reperti conservati in Museo R.P.D. Casali, Romae 1791: Vat. lat. 9846, f. 30v Anonimo, Schema Crucis argenteae inauratae (…) in Sacrario Basilicae Vaticanae adservatae (…), da Borgia, De Cruce Vaticana…: Vat. lat. 9846, f. 46r Anonimo, Ss. Apostolorum Petri et Pauli imagines, e Tabula picta expressae, quae in Sacros Vaticana Basilica inter Ss. Reliquias religiose asservatur…, 1771: Vat. lat. 9849, f. 35r Anonimo, Strage degli Innocenti, dal dipinto di Matteo di Giovanni già nella Chiesa di S. Caterina a Formello a Napoli, prove di stampa: Vat. lat. 9847, ff. 68r, 68v, 69r, 69v, 70r
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Anonimo, Tavola del MCCCCXXXV esistente nella Cattedrale di Velletri nella Cappella della Visitazione di padronato della Famiglia Borgia nobile patrizia della medesima città: Vat. lat. 9847, f. 75v Anonimo, Translatio SS. Martt. Pontiani PP. et Eleutherii EPI ante an. MDDLIIII (…) a Velitris lapide in cathedralem ecclesiam (…) ex antiqua pictura in pariete cryptarum eiusdem ecclesiae, studio et cura Stephani Borgiae (…), 1778: Vat. lat. 9843, f. 12r Anonimo, Valvae Aeneae Basilicae S. Michaelis in Monte Gargano, da Borgia, Memorie istoriche…, I, tavola inserita tra le pp. 176 e 177: Vat. lat. 9846, f. 50v Anonimo, Vetro con Natività nel Museo Victorio a Roma: Vat. lat. 9846, f. 63v, Vat. lat. 9848, f. 49r Anonimo, Frontispice du grand Portail de l’Eglise Cathedrale de St. Morice d’Angers: Vat. lat. 13480, f. 148r Anonimo, Trinità, tondo con iscrizione greca: Vat. lat. 9846, f. 63v, Vat. lat. 9848, f. 70r Anonimo, West View of the Abbey Church of the Holy Trinity at Caen built by Wlliam the Conqueror, A.D. 1064 ed effigi di William the Conqueror, Matilda, William e Robert: Vat. lat. 13480, f. 149r Anonimo (Antonio Crespi?), Parte laterale della Cattedrale (scil. di Modena) verso la Piazza della medesima: Vat. lat. 13480, f. 102r Anonimo (Barthélemy Fénis?), Bassorilievi con Storie di s. Gimignano nella Porta dei Principi del Duomo di Modena, incisione: Vat. lat. 9840, f. 45r Anonimo (da Isaac Brunn), L’Église Cathedrale de Strasbourg: Vat. lat. 13480, f. 267r Anonimo (su disegno di Floriano Ambrosini), Sezione prospettica della Basilica di S. Petronio a Bologna
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con progetto di edificazione delle volte della navata centrale, 1592: Vat. lat. 13480, f. 210r Raffaele Aloja, Castello saraceno di Mare Dolce in Palermo, incisione (dalla stessa matrice utilizzata per Vella, Libro del Consiglio…, I, p. 1): Vat. lat. 9845, f. 117v Raffaele Aloja (attr. a), Cappella del Real Palagio di Palermo (forse prova di stampa per Vella, Libro del Consiglio…, II, di cui esiste un unico esemplare nella Biblioteca Centrale di Palermo): Vat. lat. 9845, f. 116v; ● Pianta, e prospetto del castello saraceno detto la Kuba in Palermo fabricato dai primi grandi Emiri (forse prova di stampa per Vella, Libro del Consiglio…, II): Vat. lat. 9845, f. 117r; ● Ponte dell’A(m)miraglio sul fiume Oreto in Palermo (forse prova di stampa per Vella, Libro del Consiglio…, II): Vat. lat. 9845, f. 118r Carlo Antonini (su disegno di Teodoro Matteini), Gran pittura a fresco che copre una intera facciata nel Salone del Consiglio nel palazzo pubblico in Siena…: Vat. lat. 9843, f. 50r; ● Tavola esistente in Siena nella Chiesa delle monache di S. Petronilla…: Vat. lat. 9843, f. 45v Carlo Antonini (attr. a), Dossale con s. Pietro in trono, Annunciazione Natività e storie del santo dalla distrutta chiesa di S. Pietro in Banchi a Siena, ora nella Pinacoteca Nazionale, veduta d’insieme (da disegno di Teodoro Matteini?…: Vat. lat. 9843, f. 10r John Bayly, Saxon Buildings: Vat. lat. 13480, f. 143r Pierre-Gabriel Berthault, (su disegno di Jean-Augustin Renard), Table comparative des Temples, des Théâtres & de quelques autres Edifices antiques de la Sicile, prova di incisione (?) per la tavola omonima in SaintNon, Voyage pittoresque…, IV, p. 192: Vat. lat. 9845, f. 111v
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Giacomo Bossi, Musivum in facie exteriori Basil. S. Pauli: Vat. lat. 9841, f. 52v Antonio Capellan, (su disegno di Gaetano Savorelli), Opus musivum erutum ex ruderibus Villae Hadriani Augusti in Agro Tyburtino anno MDCCLXXIX (…):Vat. lat. 9841, f. 40v Luca Carlevarijs, Palazzo Cornaro in Corte del Albero sopra Canal Grande, da Le fabriche…, tav. 72: Vat. lat. 9839, f. 108v; ● Palazzo Cavalli a San Vitale Sopra Canal Grande, ibidem, tav. 67: Vat. lat. 9839, f. 120r Francesco Cecchini, Pianta e profili del pozzo di Orvieto, dalla serie Stampe del Duomo di Orvieto…, 1791: Vat. lat. 9844, f. 98r Pierre Chenu: Francesco I in forma di divinità composita, da un dipinto su pergamena già nella collezione di Anne-Claude-Philippe de Caylus e ora a Parigi, Bibliothèque nationale de France, Estampes, Rés. Na 255: Vat. lat. 9843, f. 74r Ludovico Feliciani (su disegno di Giuseppe Aquilani), Cyborium supra confessionem S. Pauli: Vat. lat. 9840, f. 40v Barthélemy Fenis, Orthografia, vulgo la facciata, Cathedralis Muthinae Marmoreae: Vat. lat. 9839, f. 57v; ● Latus Cathedralis Mutinae marmoreae meridiem versus, incisione: Vat. lat. 13480, f. 101r; ● Turris marmorea cathedralis Mutinae…, da Vedriani, Vita del glorioso S. Geminiano…, Vat. lat. 9845, f. 16r Vincenzo Feoli (su disegno di Mario Asprucci), Prospetto del Foro Gabino, da Visconti, Monumenti gabini…, tav. II: Vat. lat. 9844, f. 83v Baldassarre Gabbuggiani, (su disegno di Giuseppe Zocchi), Veduta prospettica di Palazzo Strozzi a Firenze: Vat. lat. 9839, f. 107r
Carlo Grandi, Deiparae Virginis Imago miraculis Celeberrima, quae in Porticu S. Apollinaris (…) apparuit (…), 1747: Vat. lat. 9847, f. 74v Angelo Guiducci (su disegno di Annibale Lancisi), Prospetto degli adornamenti (…) alla Sagra Immagine del SS. Salvatore detta Acheropita, da Marangoni, Istoria dell’antichissimo oratorio…, tav. inserita tra le pp. 92 e 93: Vat. lat. 9840, f. 35v Wenceslaus Hollar, Ecclesiae Parochialis S. Fidis. Prospectus interior, da Dugdale, The History…, p. 117: Vat. lat. 13480, f. 266r Francesco La Marra, Portale e battenti bronzei (Janua Maior) della Cattedrale di S. Maria de Episcopio a Benevento, dalla stessa matrice utilizzata per De Vita 1764, Thesaurus…, tav. inserita tra le pp. 420 e 421, prospetto: Vat. lat. 9845, f. 8r Gaetano Le Poer, Spaccato del Duomo di Milano, 1728, dalla serie Vedute e pianta del Duomo di Milano, edita da Giovanni Ressenti (Jean Reycend) e Figli: Vat. lat. 13480, f. 274r; ● Veduta, et Prospettiva del Duomo di Milano, 1728, dalla serie Vedute e pianta del Duomo di Milano: Vat. lat. 13480, f. 273r Gaetano Le Poer, (attr.), Pianta del Duomo di Milano, 1728, dalla serie Vedute e pianta del Duomo di Milano, edita da Giovanni Ressenti (Jean Reycend) e Figli: Vat. lat. 13480, f. 271r; ● Spaccato del Duomo di Milano, 1728, dalla serie Vedute e pianta del Duomo di Milano: Vat. lat. 13480, f. 272r Gian Giacomo Macchiavelli, Calix ministerialis minor vitreis secundis, aut saltem III seculi. In Museo Advoc. Augustini Mariotti Romani, 1804: Vat. lat. 9846, f. 19v, Vat. lat. 9849, f. 25v
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François-Denis Née (su disegno di Jean-Baptiste-François Génillon), attr., Veduta interna del frigidarium delle Terme di Cluny: Vat. lat. 9845, f. 122r Jean-François de Neufforge, Plan des églises les plus remarquables, bâties depuis l’an 326, jusqu’en 1764, incisione da Le Roy, Histoire…, tav. f.t. a p. 20: Vat. lat. 9845, f. 88v Pio Panfili, Veduta del Foro de’ Mercanti nella Città di Bologna: Vat. lat. 9839, f. 119v Francesco Panini, Veduta interiore della Chiesa di S. Maria della Stella, Cattedrale della città di Orvieto, incisione: Vat. lat. 13480, f. 93r Giuseppe Patrini (su disegno di Giovanni Battista Moretti), attr., Miniatura con l’imperatore Basilio II trionfante sui nemici dal Salterio di Basilio II nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia (ms. gr. Z 17, f. IIIr), da Zanetti – Bongiovanni, Graeca D. Marci Bibliotheca…, tav. a p. 18: Vat. lat. 9841, f. 92r Giuseppe Sforza Perini (su disegno di Ludovico Corazzari), S. Francesco d’Assisi, copia del presunto ritratto attribuito a Tullio da Perugia: Vat. lat. 9847, f. 19r Michel Picquenot (su disegno di Lazare Bruandet), Vue des restes de l’Oratoire d’Abeilard dans l’interieure de l’Abbaye du Paraclet: Vat. lat. 13480, f. 150r Giovanni Battista Piranesi, Veduta interna dell’antico Tempio di Bacco in oggi Chiesa di S. Urbano, da Idem, Vedute di Roma, I, tav. LXI: Vat. lat. 9843, f. 3v Tommaso Piroli, Prospetto, sezione longitudinale e pianta del Duomo di Monreale, 1783: Vat. lat. 9845, f. 14v; ● Facciata, sezione longitudinale e pianta della Cattedrale di S. Maria Nuova a Monreale, 1783: Vat. lat. 13480, f. 29r; ● Vedute delle rovine delle abbazie di Bury St. Edmunds
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e di S. Maria a York, e del castello di Donnington, 1783, basata sulle tavv. II, V e XIX di Hearne – Byrne, Antiquities…: Vat. lat. 13480, f. 145r; ● Vedute delle rovine delle abbazie di Kelso e Furness, e del castello di Egremont, 1783, basata sulle tavv. VI, VII e XXV di Hearne – Byrne, Antiquities…: Vat. lat. 13480, 144r Nicolas de Poilly le Jeune (su disegno di Jacques Gentillastre), Posticus Ecclesiae Metropolitanae b. Mariae Remensis prospectus, 1728: Vat. lat. 13480, f. 268r Ruffillo Righini, Veduta del Mausoleo di Teodorico a Ravenna: Vat. lat. 9839, f. 92r Hendrik van Schoel, Veduta prospettica dell’Arco di Settimio Severo, incisione (Romae, Claudii Ducheti formis, 1583): Vat. lat. 13479, f. 4r; ● Veduta prospettica dell’Arco di Costantino, incisione (Romae, Claudii Ducheti formis, 1583): Vat. lat. 13479, f. 5r Jean-Baptiste Scotin le Jeune (su disegno di Jacques Gentillastre), Prospectus Meridionalis Ecclesiae Metropolitanae b. Mariae Remensis: Vat. lat. 13480, f. 269r Giovanni Battista Vanni, Particolare degli affreschi del Correggio nella cupola della Cattedrale di Parma: Vat. lat. 9847, f. 83v François Vivares (su disegno di Joseph Baker), The South West Prospect of the Cathedral Church of York, 1750: Vat. lat. 13480, f. 265r India, “arco trionfale” e mausoleo di un Visir (Architecture, tav. XLVI n. 36) → Jaunpur, Atala Masjid Innocenzo XIII (Michelangelo Conti), papa → Città del Vaticano, S. Pietro, Grotte Vaticane, tomba di Innocenzo XIII
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Ioannes, pittore → Città Pinacoteca Vaticana
PAOLO DI SIMONE
del
Vaticano,
Isabella di Francia, regina consorte d’Inghilterra → Paris, già, Abbazia delle Minoresse di Longchamp, –, statua Isaia da Pisa, scultore → Ganti, Isaia İstanbul (Turchia): –, Colonna di Arcadio, basamento: veduta generale (disegno di LouisFrançois Cassas): Vat. lat. 9840, f. 30r; ● pianta con misurazioni: Vat. lat. 9840, f. 29v; ● dettaglio con la base della colonna (disegno di Louis-François Cassas): Vat. lat. 9840, f. 30v; ● → anche Disegni preparatori, Sculpture, tav. XI; İstanbul, già, Colonna di Arcadio –, S. Sofia (Hagia Sofia): vedute esterne e interne, copie da incisioni in Grelot, Relation nouvelle…: Vat. lat. 9839, f. 14r; ● prospetto, da disegno o incisione di Boscher: Vat. lat. 9839, ff. 14v, 15r, Vat. lat. 13479, f. 231r; ● pianta, da Boscher, copie, calchi e prova di incisione: Vat. lat. 9839, ff. 14r, 14v,15r, Vat. lat. 9845, f. 89r, Vat. lat. 13479, ff. 216r, 231r; ● pianta, prova di incisione: Vat. lat. 13479, f. 216r; ● sezioni, da Boscher: Vat. lat. 9839, ff. 13v, 14v, Vat. lat. 13479, f. 231r; ● interno: colonne, prospetti: Vat. lat. 9839, f. 70r; ● galleria superiore: capitello e dettagli ornamentali: Vat. lat. 9839, f. 78r; ● minareto, prospetto, veduta d’insieme e dettaglio, da Boscher: Vat. lat. 9839, ff. 15r, 76r; ● → anche Neufforge, Jean-François de, Plan des églises les plus remarquables –, Colonna di Costantino: prospetto, copia parziale da incisione in Comidas de Carbognano, Descrizione…, tav. X: Vat. lat. 13479, f. 227r
–, Colonna di Marciano: veduta, copia parziale da incisione in Comidas de Carbognano, Descrizione…, tav. XI: Vat. lat. 13479, f. 228r –, Colonna Teodosiana → –, basamento della Colonna di Arcadio; İstanbul, già, Colonna di Arcadio –, Moschea Blu (Sultan Ahmet camii): veduta esterna, copia da incisione in Fischer von Erlach, Entwurff..., Libro III, tav. III: Vat. lat. 9844, f. 107v; ● pianta, ibidem: Vat. lat. 9844, f. 108r –, Obelisco di Teodosio I, basamento: fronte meridionale, settentrionale, occidentale e orientale, prospetti (disegno di Louis-François-Sébastien Fauvel): Vat. lat. 9840, f. 24r İstanbul (Turchia), già: –, Colonna di Arcadio: dettagli del fregio, calchi da disegni del rotolo del Louvre: Vat. lat. 9840, ff. 24v, 25r, 25v, 26r, 26v, 27r, 27v, 28r, 28v, 29r Istey (Inghilterra): → Iffley Italica, città romana in Hispania → Santiponce İzmir (Turchia) → Smirne İznik (Turchia) → Nicea
Jabal al-silsila (Egitto): –, Tempio rupestre: prospetto, pianta e dettaglio di colonna, copia parziale da incisione in Pococke, A Description…, I, tav. XLVII: Vat. lat. 9839, f. 72v Jacopo del Biondo, pittore → Bologna, Pinacoteca Nazionale, affreschi da S. Maria di Mezzaratta
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Jacopo della Quercia → Jacopo di Piero Jacopo di Cosma, scultore → Subiaco, S. Scolastica, chiostro cosmatesco Jacopo di Lorenzo, scultore → Roma: Monastero e ospedale di S. Tommaso in Formis, portale; S. Saba, portale; ● Subiaco, S. Scolastica, chiostro cosmatesco Jacopo di Paolo, pittore e miniatore → Bologna, già, Collezione Malvezzi Jacopo di Piero, detto Jacopo della Quercia → Siena, Complesso Museale di S. Maria della Scala, Fienile Jaime de Coimbra, cardinale → Giacomo da Coimbra Jaunpur (India): –, Atala Masjid: veduta esterna, copia da incisione in Hodges, Select Views…, tav. 13, 1786: Vat. lat. 13480, f. 193r Jehan de Bruges, pittore → Bondol, Jean de Jesi (Ancona): –, cisterna nei pressi della ex Chiesa di S. Floriano: pianta e sezione: Vat. lat. 9844, f. 96r Kelso (Scozia): –, Abbazia: veduta delle rovine del transetto occidentale, incisione di Tommaso Piroli, 1783, basata sulla tav. XXV, 1780, di Hearne, Byrne, Antiquities…: Vat. lat. 13480, f. 144r Khemenu (Egitto) → Hermopolis Klontzas, Georgios, pittore → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Pinacoteca Vaticana
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Köln (Germania): –, Duomo (Hohe Domkirche St. Peter und Maria): pianta, calco da incisione in Histoire ecclesiastique…, I, tav. inserita tra le pp. 278 e 279: Vat. lat. 9845, f. 51r Kôm Ombo (Egitto): –, Tempio: colonna e architrave, dettaglio, copia parziale da incisione in Norden, Voyage d’Egypte…, II, tav. CXXVII: Vat. lat. 9839, f. 72v Kraków (Polonia): –, Museo Nazionale (Muzeum Narodowe w Krakowie): Pilato assiso (inv. 106), frammento di sarcofago conservato in Vaticano, Museo Pio Cristiano: Vat. lat. 9846, f. 16v Krokek (Svezia): –, Monastero: veduta delle rovine, copia da incisione in Dahlberg, Suecia antiqua…, III, tav. 17: Vat. lat. 13480, f. 114r L’Aia (Paesi Bassi) → Den Haag La Marra, Francesco, incisore: –, Portale e battenti bronzei (Janua Maior) della Cattedrale di S. Maria de Episcopio a Benevento, incisione, dalla stessa matrice utilizzata per De Vita, Thesaurus…, tav. inserita tra le pp. 420 e 421: Vat. lat. 9845, f. 8r La Mecca (Arabia Saudita) → Mecca, La Labacco, Antonio, architetto → Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe Lancisi, Annibale, erudito e disegnatore:
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–, Prospetto degli adornamenti (…) alla Sagra Immagine del SS. Salvatore detta Acheropita, incisione di Angiolo Guiducci su disegno di –, da Marangoni, Istoria dell’antichissimo oratorio…, tav. inserita tra le pp. 92 e 93: Vat. lat. 9840, f. 35v
Le Puy-en-Velay (Francia): –, Cattedrale di Notre-Dame-de-l’Annonciation: già, Vergine con il Bambino, statua lignea, calco parziale da incisione in Faujas de Saint-Fond, Recherches…, tav. XX: Vat. lat. 9840, f. 46v
Lanfranco, architetto → Modena, Duomo
Lecco: –, Ponte Azzone Visconti: veduta, calco da incisione in Giulini, Memorie…, I, tav. inserita tra le pp. 326 e 327: Vat. lat. 9845, f. 54r
Latini, Brunetto → Firenze, S. Maria Maggiore, Cappella Carnesecchi, monumento funebre di – Latopolis → Esna Laurentius, pittore → Bologna, S. Maria di Mezzaratta, già, affreschi Laureti, Tommaso, architetto e pittore → Bologna, Cisterna di Valverde Le Poer, Gaetano (incisore): –, Spaccato del Duomo di Milano, incisione, 1728, dalla serie Vedute e pianta del Duomo di Milano, edita da Giovanni Ressenti (Jean Reycend) e Figli: Vat. lat. 13480, f. 274r –, Veduta, et Prospettiva del Duomo di Milano, incisione, 1728, dalla serie Vedute e pianta del Duomo di Milano, edita da Giovanni Ressenti (Jean Reycend) e Figli: Vat. lat. 13480, f. 273r –, attr. a, Pianta del Duomo di Milano, incisione, 1728, dalla serie Vedute e pianta del Duomo di Milano, edita da Giovanni Ressenti (Jean Reycend) e Figli: Vat. lat. 13480, f. 271r –, –, Spaccato del Duomo di Milano, incisione, 1728, dalla serie Vedute e pianta del Duomo di Milano, edita da Giovanni Ressenti (Jean Reycend) e Figli: Vat. lat. 13480, f. 272r
Lelli, Giuseppe, religioso, erudito e collezionista → Roma, già, Collezione Lelli Lentini (Siracusa): –, S. Maria la Cava e S. Alfio: stauroteca: Vat. lat. 9846, f. 77r Lianori, Pietro di Giovanni, pittore → Menton, Musée des Beaux-Arts du Palais Carnolès; Petrus Liège (Belgio): –, Collegiata di S. Bartolomeo (Collégiale Saint-Barthélemy): veduta, calco parziale da incisione in Saumery, Les délices…, tavola inserita tra le pp. 140 e 141: Vat lat. 13480, f. 155r –, S. Giacomo (Saint-Jacques-le-Mineur): veduta, calco parziale da incisione in Saumery, Les délices…, tavola inserita tra le pp. 162 e 163: Vat. lat. 13480, f. 154r –, già: –, –, Cattedrale di Notre-Dame-et-SaintLambert: veduta, calco da incisione in Histoire ecclesiastique…, I, tav. inserita tra le pp. 308 e 309: Vat. lat. 9845, f. 51v –, –, Collezione Crassier: urna cineraria in vetro a forma di pesce con iscrizione, calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 5, tav. XLVII: Vat. lat. 9846, f. 53v
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Linköping (Svezia): –, Cattedrale: veduta, copia da incisione in Dahlberg, Suecia antiqua…, III, tav. 5: Vat. lat. 13480, f. 121r –, Monastero di Vreta, Chiesa: –, –, Cappella funeraria di re Sverker → –, –, cappella funeraria di Sune Siks –, –, Cappella funeraria di Sune Siks, veduta interna, copia da incisione in Dahlberg, Suecia antiqua…, III, tav. 31: Vat. lat. 13480, f. 115r –, –, coro, veduta interna, copia da incisione in Dahlberg, Suecia antiqua…, III, tav. 29: Vat. lat. 13480, f. 117r Lione (Francia) → Lyon Lippi, Filippino, pittore → London, British Museum Lippo di Dalmasio degli Scannabecchi, pittore → Bologna, Collezione privata; Bologna, già, Collezione Malvezzi Liutprando, re dei Longobardi e d’Italia: –, sua moneta: recto e verso: Vat. lat. 9846, f. 26v London (Inghilterra): –, British Library, manoscritti: –, –, Burney 19, Tetraevangelo: frammenti testuali, calchi: Vat. lat. 9841, f. 91v; ● S. Luca, miniatura (f. 101v), calco: Vat. lat. 9841, f. 93r –, –, Burney 20, Tetraevangelo e Sinassario: frammenti testuali, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 91v, 92v, 93r; ● miniature, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 92v, 93r –, –, Cotton Nero D.I, Matthew Paris, Lives Of The Offas: Re Offa dirige la costruzione dell’Abbazia di St. Albans, miniatura, (f. 23v), dettaglio, copia da incisione in Strutt,
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Honda Angel-cynnan…, tav. XLV, schizzo, disegno preparatorio per Architecture, tav. XLV n. 4 (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 13480, f. 164r –, British Museum: –, –, ss. Sette Dormienti di Efeso e i loro nomi, cammeo (inv. OA 835), disegno e incisioni: Vat. lat. 9846, f. 5r –, –, Filippino Lippi, Trionfo di S. Tommaso d’Aquino, disegno preparatorio per i dipinti della Cappella Carafa in S. Maria sopra Minerva a Roma (inv. 1860,0616.75), già nelle collezioni di Vasari e Mariette e poi a Roma, Collezione Seroux, con attr. a Perugino: copia ad acquerello: Vat. lat. 9847, f. 79v –, –, Tesoro dell’Esquilino (→ anche Disegni preparatori, Sculpture, tav. IX; Tesoro dell’Esquilino): –, –, –, applicazioni per mobilio: mani (inv. 1866,1229.19-20), veduta dei pezzi prima del riassemblaggio: Vat. lat. 9840, ff. 22v, 23v; ● Tychai (inv. 1866,1229.21-24), vedute e dettagli: Vat. lat. 9840, ff. 23r, 23v –, –, –, brocca di Pelegrina (inv. 1866, 1229.5): veduta dei pezzi prima del riassemblaggio e dettaglio dell’iscrizione: Vat. lat. 9840, f. 22v –, –, –, cofanetto di Secundus e Projecta (inv. 1866,1229.1): veduta frontale con misurazioni: Vat. lat. 9840, f. 22r; ● dettagli decorativi: Vat. lat. 9840, ff. 21r, 21v, 22r –, –, –, cofanetto delle Muse (inv. 1866,1229.2): veduta frontale con misurazioni: Vat. lat. 9840, f. 22r; ● sezione con misurazioni: Vat. lat. 9849, f. 22v; ● dettagli decorativi del cofanetto e degli accessori: Vat. lat. 9840, ff. 22r, 22v –, –, –, fiaschetta in argento (inv. 1866, 1229.4): Vat. lat. 9840, f. 22v –, –, –, finimenti di cavallo (inv. 1866,
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1229.25-29): prospetto di uno dei pezzi: Vat. lat. 9840, f. 22v –, –, –, piatti con monogramma (inv. 1866, 1229.11-18): veduta frontale e laterale di due piatti: Vat. lat. 9840, f. 23v –, –, –, piatto scanalato (inv. 1866, 1229.3): veduta frontale prima del restauro integrativo: Vat. lat. 9840, f. 22v –, Cattedrale di St. Paul, pianta → Neufforge, Jean-François de, Plan des églises les plus remarquables –, National Gallery: –, –, Cesare da Sesto, Salomè: veduta d’insieme (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9847, ff. 95v, 96r; ● veduta d’insieme e dettagli dei volti di Salomè e del Boia, progetto per tavola non incisa? (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9847, f. 92r; ● dettagli (attr. Tommaso Piroli): Vat. lat. 9847, ff. 94v, 95r; ● dettagli, calchi: Vat. lat. 9847, ff. 93r, 93v, 94r –, –, Ugolino di Nerio, polittico di S. Croce, frammenti → Firenze, S. Croce, già, polittico di Ugolino di Nerio London (Inghilterra), già: –, S. Fede (St. Faith under St. Paul’s): veduta interna, incisione di Wenceslaus Hollar, da Dugdale, The History…, p. 117: Vat. lat. 13480, f. 266r Lorenzo da Bologna, presunto pittore del XIV secolo → Bologna, già, Collezione Malvezzi Los Angeles (California, USA), County Museum of Art, Ugolino di Nerio, Angeli dal polittico di S. Croce → Firenze, S. Croce, già, polittico di Ugolino di Nerio
Luca di Cosma, scultore → Subiaco, S. Scolastica, chiostro cosmatesco Lucera (Foggia): –, Fortezza: veduta delle rovine, copia e calco parziale da incisione in SaintNon, Voyage pittoresque…, III, tav. 5: Vat. lat. 9839, f. 19v; ● veduta interna delle rovine: Vat. lat. 9839, f. 19v Ludovico II di Wittelsbach, duca di Baviera e conte palatino del Reno: –, suo sigillo, calco da incisione in Monumenta Boica, tav. I in fine: Vat. lat. 9846, f. 60v Luzi, Pietro, fossore: –, suo ritratto all’età di 75 anni (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9841, f. 36v Lyon (Francia): –, Cattedrale di Saint-Jean-Baptisteet-Saint-Étienne: veduta, copia da incisione in Silvestre, Diverses veues…: Vat. lat. 9845, f. 18v
(al) Malik (al) Kamil, sultano ayyubide → Napoli, Museo di Capodimonte, Globo celeste di – Machuca, Pedro, architetto → Granada, Alhambra, Palazzo di Carlo V Madrid (Spagna): –, Biblioteca Nacional de España: ms. 10057, Dante Alighieri, Commedia: frammenti testuali e miniature, calchi: Vat. lat. 9842, ff. 94v, 95r, 95v, 96r, 97r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXVII Maestro dell’Adultera, pittore → Bologna, Pinacoteca Nazionale, affreschi da S. Maria di Mezzaratta
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Maestro di Figline, pittore: → Firenze, S. Croce, Croce dipinta attr. al –
da incisione in Eckhart, Commentarii…, I, p. 140: Vat. lat. 9846, f. 60r
Maestro dei Penna, pittore → Napoli, S. Chiara, Monumento funebre di Antonio e Onofrio Penna
Makka al-mukarrama (Arabia Saudita) → Mecca, La
Maestro di s. Francesco, pittore → Assisi, S. Francesco, Basilica inferiore, affreschi, Compianto sul Cristo morto Maestro delle Storie di s. Ladislao → Napoli, S. Maria Incoronata, già polittico Maestro fiammingo di Monteoliveto, pittore, identificato da Seroux con Antonio Solario detto lo Zingaro → Napoli, Museo di Capodimonte Magister Conxolus, pittore → Conxolus Magister Daniel, scultore → Daniel Magister Deodatus, scultore → Deodatus Magister Guilielmus, scultore → Guilielmus Magister Iacobus, scultore → Jacopo di Lorenzo Magonza (Germania) → Mainz Mailly-Nesle, François de (cardinale): –, suo stemma inciso nella tavola di Jean-Baptiste Scotin le Jeune su disegno di Jacques Gentillastre Prospectus Meridionalis Ecclesiae Metropolitanae b. Mariae Remensis: Vat. lat. 13480, f. 269r Mainz (Germania): –, Duomo: pianta, calco da incisione in Histoire ecclesiastique…, I, tav. inserita tra le pp. XXX e 1: Vat. lat. 9845, f. 50r; ● zona absidale, veduta esterna, calco da ibidem: Vat. lat. 9845, f. 50v; ● busto reliquiario di s. Martino: dettaglio dei cammei, calco
Malatesta, famiglia → Rimini, Tempio Malatestiano Malatesta, Domenico detto Malatesta Novello, condottiero → Cesena, Biblioteca Malatestiana Antica Malatesta, Roberto, condottiero → Paris, Musée du Louvre, Eusebio da Caravaggio, attr., – a cavallo, altorilievo dal monumento funebre di –; Roma, Casino Borghese, facciata, già, iscrizione dal monumento funebre di – Malatesta, Sigismondo Pandolfo, signore di Rimini e Fano: –, sua effige su medaglia di Matteo de’ Pasti con veduta di Castel Sismondo a Rimini sul verso: recto e verso: Vat. lat. 9839, f. 20r, Vat. lat. 13480, f. 260r –, suo stemma scolpito sul sepolcro di Isotta degli Atti nel Tempio Malatestiano di Rimini: Vat. lat. 13480, f. 261r Malvezzi, famiglia → Bologna, già, Collezione Malvezzi Mandras, S. Simeone → Aleppo, pressi, Santuario di S. Simeone Manfredonia (Foggia): –, Catacombe di Siponto: vedute interne: Vat. lat. 9844, f. 101r –, S. Maria Maggiore di Siponto: veduta esterna, calco da incisione in SaintNon, Voyage pittoresque…, III, tav. VIII: Vat. lat. 9844, f. 100v; ● veduta interna, pianta, prospetto del portale, schizzi: Vat. lat. 9844, f. 100r
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Mantova: –, Palazzo Te: facciate principale e laterale, prospetti, e pianta generale del complesso con giardini ed esedra, calchi da incisione di Cristoforo Dall’Acqua su disegno di Antonio Maria Campi: Vat. lat. 9839, f. 108r –, S. Andrea: prospetto (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13480, f. 287r; ● pianta (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13480, ff. 285r, 286r; ● sezione longitudinale (attr. Léon Dufourny, 1786): Vat. lat. 13480, f. 283r; ● sezione trasversale (attr. Léon Dufourny, 1786): Vat. lat. 13480, f. 284r; ● facciata: pilastro, base e capitello, e altri dettagli architettonici e decorativi (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13480, f. 288r; ● vestibolo, sezione trasversale (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13480, f. 288r –, S. Sebastiano: prospetto (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13480, f. 291r; ● pianta della chiesa superiore e della cripta (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13480, f. 290r; ● sezione longitudinale (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13480, f. 291r; ● facciata, dettagli architettonici e decorativi (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13480, f. 292r –, Torre degli Zuccaro: prospetto: Vat. lat. 9845, f. 92v Marangoni, Giovanni, religioso ed erudito: –, suo graffito nella Catacomba dei Giordani a Roma: Vat. lat. 9849, f. 10v Marani, Francesco, architetto → Morandi, Francesco Marcello II (Marcello Cervini degli Spannocchi), papa → Città del Vaticano, S. Pietro, Grotte Vaticane, sarcofago romano riutilizzato come tomba di –
Marcianus, mosaicista → Santiponce, zona archeologica di Italica, già, mosaico pavimentale Marcius Lucifer, Statius, officinator romano: –, suo nome su bollo doliare: Vat. lat. 9849, f. 10v Margaritone, pittore: –, attr.: Crocifisso, schizzo: Vat. lat. 13480, f. 331r Mari, famiglia → Maroni Maria de La Cerda y Lara, nobildonna → Saint-Denis, Abbazia, monumento funebre di Carlo II d’Alençon e – Mariette, Pierre-Jean, incisore, collezionista e storico dell’arte → Paris, già, Collezione Mariette Marini, Gaetano, religioso, erudito e collezionista → Roma, già, Collezione Marini Mariotti, Agostino, avvocato e collezionista → Roma, già, Collezione Mariotti Maroni, famiglia: –, stemma già nella parete meridionale della Chiesa di S. Giacomo al Colosseo a Roma: Vat. lat. 9848, f. 15r Marsuppini, Carlo, umanista → Firenze, Cattedrale di S. Maria del Fiore, navata destra, cenotafio di Filippo Brunelleschi, epitaffio; S. Croce, monumento funebre di – Martini, Simone, pittore → Napoli, Museo di Capodimonte; ● Siena: Palazzo Pubblico, Sala del Mappamondo, Maestà; Palazzo del Magnifico, facciata posteriore, già, Maestà con i ss. Quattro Coronati
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Martino V (Oddone Colonna), papa → Roma, S. Giovanni in Laterano, presbiterio, lastra tombale di Martino V
Mattia Corvino, re d’Ungheria → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, mss. Ott. lat. 501 e Urb. lat. 112
Mascel, mosaicista → Santiponce, zona archeologica di Italica, già, mosaico pavimentale
Mazzoni, Guido, scultore → Napoli, S. Anna dei Lombardi, Cappella del Compianto, Compianto sul Cristo morto
Masci, Girolamo → Niccolò IV, papa
Mecca, La (Arabia Saudita): –, Moschea (Al-Masjid al-Ḥarām): veduta generale, copia da incisione in Niebuhr, Description de l’Arabie…, tav. XXI: Vat. lat. 9844, f. 108v
Massenzio, Marco Aurelio Valerio, imperatore → Roma, Villa di Massenzio Matilde d’Asburgo, duchessa di Baviera e contessa palatina del Reno: –, suo sigillo, calco da incisione in Monumenta Boica, tav. I in fine: Vat. lat. 9846, f. 60v Matilde di Fiandra, regina consorte d’Inghilterra → Caen, Sainte-Trinité, già, effige di –; Saint-Benoît-surLoire (Fran-cia), Abbazia di Fleury, già, effigi dipinte di Guglielmo I d’Inghilterra detto il Conquistatore e di sua moglie – Matteini, Teodoro, pittore: –, Gran pittura a fresco che copre una intera facciata nel Salone del Consiglio nel palazzo pubblico in Siena…, incisione di Carlo Antonini su disegno di –: Vat. lat. 9843, f. 50r –, Tavola esistente in Siena nella Chiesa delle monache di S. Petronilla…, incisione di Carlo Antonini su disegno di –: Vat. lat. 9843, f. 45v –, attr., copia dell’affresco raffigurante la Maestà con i ss. Quattro Coronati già nella facciata posteriore del Palazzo del Magnifico attribuita a Simone Martini: Vat. lat. 9843, f. 49v → anche Antonini, Carlo Matteo di Giovanni, pittore → Napoli, Museo di Capodimonte
Medici, Giuliano de’, duca di Nemours → Firenze, S. Lorenzo, Sagrestia Nuova, Tomba di – Medici, Lorenzo de’, duca di Urbino → Firenze, S. Lorenzo, Sagrestia Nuova, Tomba di – Medici di Marignano, Giovanni Angelo → Pio IV, papa Meldolla, Andrea detto lo Schiavone, pittore: –, attr., Nascita di Achille (?), dipinto non identificato: calco da incisione in Teniers, Theatrum…: Vat. lat. 9848, f. 48v Melissa (Crotone): –, Torre aragonese: veduta, schizzo: Vat. lat. 9844, f. 102r Melozzo da Forlì, pittore → Ambrosi, Melozzo degli Menabuoni, Giovanni Gaspero, erudito e collezionista → Firenze, già, Collezione Menabuoni Menfi (Egitto): –, ponte presso le piramidi: prospetto e pianta, calco parziale da incisione in Norden, Voyage d’Egypte…, I, tav. XLIV: Vat. lat. 9845, f. 114r
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Menton (Francia): –, Musée des Beaux-Arts du Palais Carnolès: Pietro di Giovanni Lianori, s. Cristoforo, dipinto già a Bologna, Chiesa del Collegio di Montalto e poi Palazzo Montalto: Vat. lat. 9847, ff. 10v, 11r Mentorella, Santuario della → Capranica Prenestina, Santuario di S. Maria delle Grazie in Vulturella Mercurio di Proietto → Giovanni II, papa Merlotto, Drugo, nobile → Napoli, S. Chiara, monumento funebre di – Messalina, Valeria, nobildonna romana → Paris, Musée du Louvre, – e Britannico, statua Metz (Francia): –, ruderi di edifici romani, calco parziale da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, 3/1, tav. CIII: Vat. lat. 9846, f. 56r –, da: stele funeraria, calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 5, tav. XLI: Vat. lat. 9846, f. 54r Meun, Jean de, scrittore: –, miniatura da un codice smembrato della traduzione del De Consolatione di Boetio con – che offre l’opera a Filippo il Bello, copia da incisione in Montfaucon, Les monumens…, II, tav. XL inserita tra le pp. 216 e 217, disegni preparatori per Peinture, tav. LXVIII n. 5 (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9842, ff. 72r, 72v Miacatlán (Messico): –, sito archeologico di Xochicalco: rilievi lapidei ed edifici, copie da incisione in Alzate y Ramírez, Descripción de las atigüedades…, tavv. II e V: Vat. lat. 9845, f. 57r
Michelangelo → Buonarroti, Michelangelo Michele di Matteo, pittore: –, Pietà, già a Bologna, Collezione Malvezzi, e poi a Parigi, Collezione D’Atri (foto Zeri 27770, attuale ubicazione sconosciuta): calchi sull’originale: Vat. lat. 9847, ff. 36r, 36v –, Madonna con il Bambino, già a Bologna, Collezione Malvezzi, con attribuzione a Franco Bolognese, e poi a Bucarest, Muzeul Naţional Cotroceni (ora dispersa): dettaglio della parte superiore con i volti della Vergine e del Bambino, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 10r Michelozzi, Michelozzo, architetto e scultore → Firenze, Palazzo Medici Riccardi Milano: –, Biblioteca Ambrosiana: S. Ambrogio presenta il committente alla Vergine, miniatura da ms. non identificato, calco da incisione in Federici, Istoria…, p. 220: Vat. lat. 9848, f. 74r –, Broletto Nuovo, Podestà, figura equestre (Sculpture, tav. XXVI n. 24) → Palazzo della Ragione, Oldrado da Tresseno a cavallo, altorilievo –, Civiche Raccolte di Arte Antica del Castello Sforzesco: Anselmo e Girardo, bassorilievi da Porta Romana: s. Ambrogio caccia gli ariani da Milano e Corteo delle truppe della Lega Lombarda, copia da incisione in Giulini, Memorie…, VI, p. 397: Vat. lat. 9840, f. 46r; ● Corteo delle truppe della Lega Lombarda e Rientro dei cittadini a Milano dopo la sconfitta di Federico Barbarossa, ibidem, p. 398: Vat. lat. 9840, f. 45v; ● Federico Barbarossa, presunta effige, copia da ibidem, tav. inserita tra le pp. 407 e 408: Vat. lat. 9846, f. 62v
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–, Duomo: facciata e fianco settentrionale, veduta esterna, incisione di Gaetano Le Poer dalla serie Vedute e pianta del Duomo di Milano: Vat. lat. 13480, f. 273r; ● pianta: Vat. lat. 13480, f. 270r; ● pianta, incisione attribuibile a Gaetano Le Poer, dalla serie Vedute e pianta del Duomo di Milano: Vat. lat. 13480, f. 271r; ● sezione longitudinale, incisione attribuibile a Gaetano Le Poer, dalla serie Vedute e pianta del Duomo di Milano: Vat. lat. 13480, f. 272r; ● sezione trasversale sul transetto, incisione di Gaetano Le Poer, dalla serie Vedute e pianta del Duomo di Milano: Vat. lat. 13480, f. 274r; ● sezione trasversale, schema proporzionale (per Architecture, tav. XLVI n. 21): Vat. lat. 13480, f. 209r; ● pilastri, schizzi: Vat. lat. 9839, f. 76r; ● pilastro del transetto, copia da incisione di Gaetano Le Poer: Vat. lat. 9839, f. 76v –, –, cripta: Urna di Carlo Borromeo, raffigurata nell’incisione di Gaetano Le Poer Spaccato del Duomo di Milano: Vat. lat. 13480, f. 274r –, –, Museo: Evangeliario di Ariberto da Intimiano: coperta anteriore, dettaglio, cammeo (segnalato con il numero IV), calco parziale da incisione in Giulini, Memorie…, III, frontespizio: Vat. lat. 9846, f. 63r –, Loggia degli Osii: prospetto, calco da incisione in Giulini, Memorie…, I, tav. inserita tra le pp. 98 e 99: Vat. lat. 9845, f. 54v –, Palazzo della Ragione (Broletto Nuovo): veduta, calco da incisione in Giulini, Memorie…, VII, tav. inserita tra le pp. 468 e 469: Vat. lat. 9845, f. 56r; ● Oldrado da Tresseno a cavallo, altorilievo, prospetto e iscrizione, calco da ibidem, p. 470: Vat. lat. 9840, f. 45v
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–, Porta Nuova: veduta, calco da incisione in Giulini, Memorie…, VI, p. 420: Vat. lat. 13480, f. 152r –, S. Ambrogio: –, –, abside, già, dipinti murali, calco da incisione in Giulini, Memorie…, I, p. 223: Vat. lat. 9847, f. 1r –, –, Altare di Vuolvinio: veduta frontale, calco da incisione in Giulini, Memorie…, I, p. 187: Vat. lat. 9840, f. 44v; ● formella con S. Ambrogio che incorona il magister faber Vuolvinio, veduta d’insieme con iscrizioni, calco da ibidem, p. 183: Vat. lat. 9840, f. 45r –, –, ciborio, veduta prospettica, calco da incisione in Giulini, Memorie…, I, p. 187: Vat. lat. 9840, f. 44v –, S. Celso: portale, architrave con scene della vita dei ss. Nazario e Celso, calco da incisione in Giulini, Memorie…, II, p. 444: Vat. lat. 9840, f. 45r –, S. Eustorgio, Cappella Portinari, Arca di S. Pietro Martire di Giovanni di Balduccio → Disegni preparatori, Sculpture, tav. XXXIV –, S. Lorenzo: colonnato, veduta: Vat. lat. 9845, f. 62v –, Ss. Nazario e Celso → S. Celso Milano, già: –, Collezione Giulini: cammeo (segnalato con il numero II), calco parziale da incisione in Giulini, Memorie…, III, frontespizio: Vat. lat. 9846, f. 63r –, Collezione Trivulzio: sigillo di Beatrice d’Este, calco da incisione in Giulini, Continuazione…, p. 321: Vat. lat. 9846, f. 62v –, Porta Romana, sculture → Milano, Civiche Raccolte di Arte Antica del Castello Sforzesco, Anselmo e Girardo –, Pusterla della Chiusa, o di S. Lorenzo: veduta, calco da incisione in Giulini, Memorie…, VI, tav. inserita tra le pp. 426 e 427: Vat. lat. 9845, f. 55v
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–, S. Maria di Brera: facciata di Giovanni di Balduccio, prospetto, calco da incisione in Giulini, Memorie…, VII, tav. inserita tra le pp. 428 e 429: Vat. lat. 9845, f. 56v –, Torre dell’Imperatore → Pusterla della Chiusa Mileto, pressi, Tempio di Apollo → Didim, pressi, Dydymaion Minelli, Antonio, scultore → Bologna, Museo Civico Medievale Mino da Fiesole, scultore → Roma, S. Francesca Romana, monumento funebre di Antonio da Rio Minutolo, famiglia: –, iscrizione del 1746 nel pavimento del transetto del Duomo di Napoli: Vat. lat. 9847, f. 44v; ● → anche Napoli, Duomo, Cappella Capece – Mit Rahina (Egitto) → Menfi Modena: –, Duomo: pianta (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, f. 124r; ● sezione longitudinale (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, f. 124v; ● sezione trasversale verso il presbiterio (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13480, f. 97r; ● cripta, pianta (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13480, f. 97r; ● controfacciata, stemma di Alessandro VI, già nella facciata: Vat. lat. 13480, f. 103r; ● pontile, colonna sorretta da leone con preda e uomo seduto, nella sistemazione secentesca: Vat. lat. 9839, ff. 82v, 83r –, –, facciata: prospetto, incisione di Barthélemy Fenis in Vedriani, Vita del glorioso S. Geminiano...: Vat. lat. 9839, f. 57v; ● prospetto, incisione da Rossi, Vita di San Geminiano…,
tav. n.n. inserita tra le pp. 90 e 91: Vat. lat. 9839, f. 55v; ● prospetti, disegni: Vat. lat. 9845, f. 79v, Vat. lat. 13480, f. 97r; ● dettagli architettonici e decorativi: Vat. lat. 13480, f. 103r; ● già, sepolcro di Francesco e Giovanni Battista Ferrari con iscrizione e stemmi, ora in controfacciata: Vat. lat. 13480, f. 103r –, –, –, sculture di Wiligelmo: Creazione di Adamo ed Eva e Peccato originale, veduta d’insieme con misurazioni: Vat. lat. 9840, f. 36v; ● Genietti con faci rovesciate: Vat. lat. 13480, f. 103r –, –, fianco meridionale: veduta, incisione di Barthélemy Fenis in Vedriani, Vita del glorioso S. Geminiano...: Vat. lat. 13480, f. 101r; ● veduta, incisione da Rossi, Vita di San Geminiano…, tav. n.n. inserita tra le pp. 90 e 91: Vat. lat. 13480, f. 102r; ● già, monumento funebre di Giovanni Sadoleto e Francesca Machiavelli → Museo Lapidario Estense –, –, –, Porta Regia: veduta prospettica: Vat. lat.13480, f. 107r –, –, –, Porta dei Principi: Storie di s. Gimignano, bassorilievi, veduta d’insieme con iscrizioni, incisione: Vat. lat. 9840, f. 45r; ● dettagli architettonici e ornamentali: pilastro polistilo: Vat. lat. 9839, ff. 71v, 72r –, –, fianco settentrionale, Porta della Pescheria: veduta dell’archivolto e dell’architrave, incisione da Rossi, Meditazioni…, tav. III inserita tra le pp. 288 e 289: Vat. lat. 9846, f. 80v –, –, campanile: prospetto: Vat. lat. 9845, 16v; ● prospetto, incisione di Barthélemy Fenis in Vedriani, Vita del glorioso S. Geminiano…, e calco: Vat. lat. 9845, f. 16r; ● sezione e pianta: Vat. lat. 9845, 16r, 16v –, Museo Lapidario Estense: –, –, monumento funebre di Giovanni Sadoleto e Francesca Machiavelli, attr. a Cristoforo di Ambrogio Bregno Stoporone (inv. 7201), già nel
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fianco meridionale del Duomo: veduta generale e iscrizione: Vat. lat. 9840, f. 75v –, –, sarcofago architettonico riutilizzato dalla famiglia Valentini nel 1611 (inv. 7099), dal sagrato del Duomo, poi nel chiostro delle Canoniche della Cattedrale: veduta prospettica con stemma ora abraso: Vat. lat. 9846, f. 100r –, –, sarcofago romano riutilizzato dalla famiglia Pizzaccheri nel 1567 (inv. 7089), già nella Chiesa del Carmine, fronte e iscrizione commemorativa: Vat. lat. 9846, f. 99v –, Palazzo Comunale, cosiddetta “Bonissima”, statua: vedute frontali e tergali: Vat. lat. 9840, ff. 49v, 50r; ● veduta laterale: Vat. lat. 9840, f. 50r Mödling (Austria): –, S. Otmaro: pilastro: prospetto, sezione orizzontale e dettagli del capitello e della base: Vat. lat. 9839, f. 75r Monaco di Baviera (Germania) → München Monreale (Palermo): –, Duomo: prospetto: Vat. lat. 9844, f. 52r; ● pianta, copia da incisione in Lello, Descrizione…, tav. IV*: Vat. lat. 13480, f. 27r; ● sezione longitudinale, copia da ibidem, tav. V*: Vat. lat. 13480, f. 28r; ● sezione longitudinale, dettaglio del colonnato della navata, schizzo: Vat. lat. 13480, f. 29r; ● prospetto, pianta e sezione longitudinale, incisioni di Tommaso Piroli, 1783: Vat. lat. 9845, f. 14v, Vat. lat. 13480, f. 29r; ● veduta absidale esterna, schizzo: Vat. lat. 13480, f. 29r Montagna, Marco Tullio, pittore e disegnatore → Città del Vaticano, ms. Barb. lat. 4405
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Monte Compatri (Roma): –, parco archeologico di Gabii: Santuario di Giunone: veduta esterna e pianta, copia da incisione in Ciampini, Vetera monimenta…, I, tav. I: Vat. lat. 9844, f. 84r; ● pianta, schizzo con misurazioni: Vat. lat. 9844, f. 109r; ● pianta e sezione longitudinale: Vat. lat. 9844, f. 84v; ● dettagli architettonici: colonna, sezione e particolare della base del fusto, schizzo con misurazioni: Vat. lat. 9844, f. 109r Monte Sant’Angelo (Foggia): –, Santuario di S. Michele Arcangelo: porta bronzea, prospetto, incisione da Borgia, Memorie istoriche…, I, tavola inserita tra le pp. 176 e 177: Vat. lat. 9846, f. 50v; ● copia della precedente: Vat. lat. 9846, f. 51r Monte Sinai → Sinai, Monte Montefiascone (Viterbo): –, S. Flaviano: prospetto: Vat. lat. 9845, f. 7v; ● pianta della chiesa superiore: Vat. lat. 13480, f. 15r; ● pianta della chiesa inferiore: Vat. lat. 13480, f. 14r; ● piante della chiesa inferiore e superiore, schizzo (attr. Louis-Étienne Deseine): Vat. lat. 9839, f. 18r; ● sezione longitudinale della chiesa inferiore e superiore: Vat. lat. 9839, f. 84v Montmorency, Joseph de, nobile → Bologna, S. Salvatore, monumento funebre di – Montmorillon (Francia): –, Maison Dieu, edificio ottagonale romanico detto Octagone: veduta esterna, calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 2, tav. LVII: Vat. lat. 9846, f. 55r; ● piante
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del piano inferiore e superiore, calco da ibidem, tav. LVIII: Vat. lat. 9846, f. 54v; ● sezione, calco da ibidem, tav. LVII: Vat. lat. 9846, f. 54v; ● portale, bassorilievo con personificazioni di peccati capitali o vizi, calco da ibidem, tav. LIX: Vat. lat. 9840, f. 54v; ● mensole scolpite, calco da ibidem, tav. LIX: Vat. lat. 9846, f. 55r Montorsoli, Giovanni Angelo, scultore e architetto → Napoli, S. Maria del Parto a Mergellina, monumento funebre di Jacopo Sannazaro
–, Tesoro, già: –, –, Corona di Agilulfo, copia parziale da incisione in Frisi, Memorie storiche…, I, tav. VII, schizzo: Vat. lat. 9840, f. 44r –, –, Evangeliario di Ariberto da Intimiano: –, –, –, coperta anteriore, calco parziale da incisione in Giulini, Memorie…, III, tav. inserita tra le pp. 389 e 390: Vat. lat. 9846, f. 62v; ● cammei (segnalati con i numeri I e III) della coperta anteriore, calco da ibidem, frontespizio: Vat. lat. 9846, f. 63r –, –, –, coperta posteriore, calchi da Giulini, Memorie…, III, tav. inserita tra le pp. 389 e 390: Vat. lat. 9846, ff. 62r, 63r –, già, Castello Visconteo: veduta delle rovine, calco da incisione in Giulini, Memorie…, I, tav. inserita tra le pp. 348 e 349: Vat. lat. 9845, f. 56r
Mont-Sainte-Odile (Francia): –, Abbazia di Hohenbourg: –, –,Madonna con il Bambino e le badesse Relinda ed Errata, bassorilievo: calco parziale da incisione in Schoepflin, Alsatia illustrata, I, tav. II inserita tra le pp. 796 e 797: Vat. lat. 9840, f. 37v –, –, s. Odilia e il duca Eticone di Hohenbourg, bassorilievo: veduta d’insieme con iscrizione, calco parziale da incisione in Schoepflin, Alsatia illustrata, I, tav. II inserita tra le pp. 796 e 797: Vat. lat. 9840, f. 37v: Vat. lat. 9840, f. 54r; ● veduta d’insieme, schizzo, copia parziale da incisione in Montfaucon, Les monumens…, I, tav. XXXI inserita tra le pp. 348 e 349: Vat. lat. 9840, f. 54r –, cosiddetto Muro Pagano (Mur Païen): dettaglio del sistema di ancoraggio delle pietre, calco da incisione in Schoepflin, Alsatia illustrata, I, tav. XIV: Vat. lat. 9845, f. 53v
Moretti, Giovanni Battista, disegnatore: –, miniatura con l’imperatore Basilio II trionfante sui nemici dal Salterio di Basilio II nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia (ms. gr. Z 17, f. IIIr), incisione attr. a Giuseppe Patrini su disegno di –, da Zanetti, Bongiovanni, Graeca D. Marci Bibliotheca…, tav. a p. 18: Vat. lat. 9841, f. 92r
Monza: –, Duomo: –, –, facciata: portale, lunetta, rilievo, copia parziale da incisione in Frisi, Memorie storiche…, I, tav. I, schizzo: Vat. lat. 9840, f. 44r
Morphou (Cipro): –, S. Mamas: prospetto, schizzo, copia parziale da incisione in Drummond, Travels…, tavola inserita tra le pp. 254 e 255: Vat. lat. 13480, f. 164r
Morandi, Francesco detto il Terribilia, architetto → Bologna, Accademia di Belle Arti, Cisterna
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Moyenmoutier (Francia): –, Abbazia, già: reliquiario argenteo di s. Hydulphe: Hydulphe benedice S. Odile, rilievo, calco parziale da incisione in Schoepflin, Alsatia illustrata, I, tav. I inserita tra le pp. 796 e 797: Vat. lat. 9840, f. 37r Mucci, Andrea detto il Sansovino, scultore –, attr., s. Giuseppe, calco da disegno (?): Vat. lat. 9848, f. 37r München (Germania): –, Alte Pinakothek: Taddeo Gaddi, Prova del fuoco davanti al Sultano (inv. 10677), formella dall’armadio della sagrestia di S. Croce a Firenze, calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 68r –, Bayerische Staatsbibliotek: ms. Clm 14000 (Codex Aureus di St. Emmeram a Ratisbona): coperta, piatto anteriore, copia da incisione in Koloman Sanftl, Dissertatio…, tav. I: Vat. lat. 9841, f. 88r; ● Carlo il Calvo omaggiato dalle province, miniatura (f. 5v), copia da ibidem, tav. III: Vat. lat. 9841, f. 79r; ● testa di Carlo il Calvo, dettaglio della miniatura a f. 5v, calco da ibidem, tav. III: Vat. lat. 9841, f. 89v; ● iniziale ornata dell’incipit del Vangelo di Luca (f. 63r), calco da ibidem, tav. II: Vat. lat. 9841, f. 88v; ● specimen dell’alfabeto, calco da ibidem, tav. III: Vat. lat. 9841, f. 89v Muñoz de Zamora (Munios Zamorensis), religioso → Roma, S. Sabina, lastra sepolcrale di – Münster (Germania): –, Duomo: prospetto, calco da incisione in Histoire ecclesiastique…, I, tav. inserita tra le pp. 342 e 343: Vat. lat. 9845, f. 52r; ● pianta, calco da ibidem: Vat. lat. 9845, f. 52v
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Napoli: –, Biblioteca Nazionale: ms. ex vind. gr. 1 (Dioscoride di Napoli): Bolbos, miniatura (f. 28r), calco: Vat. lat. 9841, f. 60v –, Catacomba di S. Gennaro: veduta interna, copia parziale da incisione in Saint-Non, Voyage pittoresque…, I, fig. 39: Vat. lat. 9849, f. 24r; ● pianta e sezioni: Vat. lat. 13479, f. 40r; ● dettagli architettonici (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9841, f. 32v; ● iscrizioni (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9841, ff. 28v, 29r, 29v, 30v, 31v, 32r –, –, pitture murali (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9841, ff. 28r, 28v, 29r, 29v, 30r, 30v, 31r, 31v, 32r, 32v, 34r; ● s. Agata tra le ss. Caterina ed Eugenia, pittura murale: Vat. lat. 9843, f. 35v; ● s. Giuliana di Nicomedia, pittura murale, dettaglio del volto, calco: Vat. lat. 9841, f. 35v; ● velarium, pittura murale, dettaglio: Vat. lat. 9841, f. 24v –, Cimitero di S. Maria del Popolo, o delle 366 fosse, progettato da Ferdinando Fuga: pianta: Vat. lat. 9845, f. 91r –, Crypta Neapolitana → –, Grotta di Posillipo –, Duomo: –, –, facciata: portale maggiore di Antonio Baboccio: rilievo con Incoronazione della Vergine: Vat. lat. 9840, f. 73v; ● stipite destro, edicola con santo: Vat. lat. 9846, f. 89v –, –, transetto: iscrizione pavimentale del 1746 relativa alla famiglia Minutolo: Vat. lat. 9847, f. 44v –, –, Cappella Capece Minutolo: –, –, –, affreschi: Crocifissione à droite à côté de la fenêtre: Vat. lat. 9843, f. 12v; ● Cristo deriso: Vat. lat. 9847, f. 47r; ● Flagellazione: Vat. lat. 9847, f. 6v; ● Preghiera nell’orto: Vat. lat. 9847, f.
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46v; ● Salita al Calvario: Vat. lat. 9847, f. 47r; ● Ursus Minutulus e stemma famigliare: Vat. lat. 9847, f. 7v –, –, –, monumento funebre di Enrico Minutolo, sculture: Crocifisso, Madonna con il Bambino, Angelo annunciante, Vergine annunciata e Santo: Vat. lat. 9846, f. 85r; ● stessi soggetti del precedente, ma schizzo molto sommario: Vat. lat. 9846, f. 83v –, –, –, sagrestia: edicola quattrocentesca: Vat. lat. 9846, f. 92r –, –, Cappella dei Ss. Tiburzio e Susanna, o Carbone: Madonna con Bambino, bassorilievo di Tino di Camaino, già murato nel quarto pilastro della navata sinistra: Vat. lat. 9846, f. 90r –, Grotta di Posillipo, o di Virgilio: veduta, calco parziale da incisione in Saint-Non, Voyage pittoresque…, I, tav. f.t. dopo la p. 82: Vat. lat. 9845, f. 115v –, Monastero di S. Chiara → –, S. Chiara –, Monteoliveto → –, S. Anna dei Lombardi –, Museo Archeologico Nazionale: –, –, affreschi da Pompeii: Caricatura di Enea, Anchise e Ascanio in fuga da Troia (inv. 9089), calco da incisione in Le antichità…, IV, p. 166: Vat. lat. 9848, f. 1r; ● Pittrice (inv. 9018), dalla Casa del Chirurgo, calco da ibidem, VII, tav. I: Vat. lat. 9841, f. 60v; ● scena teatrale comica (inv. 9037), calco da ibidem, IV, p. 159: Vat lat. 9848, f. 1v –, –, altare votivo in marmo con scena di sacrificio a Sol (inv. 6678) e iscrizione dedicatoria di L. Arruntius Philippus e Q. Codinus Iason (CIL VI, 1018), già a Velletri, Museo Borgiano: veduta d’insieme e dettagli dell’iscrizione: Vat. lat. 9846, ff. 75v, 76r, 76v –, Museo di Capodimonte:
–, –, Anonimo, Globo celeste di al-Malik-al-Kamil, già a Velletri, Museo Borgiano: proiezioni del planisfero: Vat. lat. 9840, ff. 41r, 41v, 42r; ● supporto, corone graduate con iscrizioni e incisioni: Vat. lat. 9840, ff. 42v, 43r –, –, Bernardo Daddi, Madonna con il Bambino tra i ss. Bernardo, Francesco d’Assisi, Giovanni Battista e un santo vescovo, già a Velletri, Museo Borgiano: Vat. lat. 9848, f. 100v –, –, Maestro fiammingo di Monteoliveto, Trittico della Natività, già nella Chiesa di S. Anna dei Lombardi, Cappella dei Novizi: sportello con Fuga in Egitto, veduta d’insieme: Vat. lat. 9847, f. 42r –, –, –, Trittico della Pietà, già nella Chiesa di S. Anna dei Lombardi, Cappella dei Novizi: sportello con Maddalena e santo: veduta d’insieme: Vat. lat. 9847, f. 41v; ● dettaglio con testa della Maddalena, calco sull’originale: Vat. lat. 9849, f. 14r; ● dettaglio con testa di santo, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 40v –, –, Simone Martini, s. Ludovico di Tolosa: veduta d’insieme della tavola con Ludovico che incorona Roberto d’Angiò e cornice: Vat. lat. 9847, f. 45v; ● predella: Vat. lat. 9847, f. 46v –, –, Matteo di Giovanni, Strage degli Innocenti, già nella Chiesa di S. Caterina a Formello: veduta d’insieme: Vat. lat. 9847, f. 67v; ● veduta d’insieme, incisioni: Vat. lat. 9847, ff. 68r, 68v, 69r, 69v, 70r –, S. Anna dei Lombardi: –, –, Cappella dei Novizi: Trittico della Natività e Trittico della Pietà (attr. da Seroux a Antonio Solario, detto lo Zingaro) → –, Museo di Capodimonte, Maestro fiammingo di Monteoliveto.
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–, –, Cappella del Compianto: Compianto sul Cristo morto, gruppo scultoreo di Guido Mazzoni: Giuseppe d’Arimatea, statua, veduta frontale: Vat. lat. 9846, f. 90v; ● Nicodemo, statua, veduta frontale: Vat. lat. 9840, f. 74r; ● Vergine, statua, veduta frontale: Vat. lat. 9840, f. 74v –, Ss. Annunziata: S. Felice in trono (?), dipinto: Vat. lat. 9847, f. 43v –, S. Caterina a Formello: Strage degli Innocenti, dipinto → –, Museo di Capodimonte, Matteo di Giovanni –, S. Chiara: –, –, Chiesa: fanciullo della casa reale, scultura → –, –, –, monumento funebre di Ludovico di Durazzo; sepolcro delle figlie di Carlo di Durazzo → –, –, –, monumento funebre di Agnese e Clemenza di Durazzo –, –, –, facciata: prospetto: Vat. lat. 9839, f. 58r –, –, –, monumento funebre di Roberto d’Angiò (Giovanni e Pacio Bertini): dettagli: statua e giacente: Vat. lat. 9840, f. 57r –, –, –, –, di Carlo duca di Calabria (Tino da Camaino): fronte del sarcofago: Vat. lat. 9840, f. 58r –, –, –, –, di Agnese e Clemenza di Durazzo (attr. Antonio Baboccio): Pietà, bassorilievo: Vat. lat. 9840, f. 69v –, –, –, –, di Ludovico di Durazzo (attr. Pacio Bertini): fanciullo trasportato in cielo dagli angeli, bassorilievo, veduta d’insieme con iscrizione: Vat. lat. 9840, f. 70r –, –, –, –, di Drugo Merlotto: Drugo Merlotto inginocchiato davanti alla Madonna con il Bambino e stemma, gruppo scultoreo: Vat. lat. 9840, f. 69v –, –, –, –, di Antonio e Onofrio Penna: Madonna con il Bambino adorata da Antonio ed Onofrio Penna, di-
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pinto del Maestro dei Penna: Vat. lat. 9847, f. 96v –, –, Monastero: Chiostro dei Frati Minori: prospetto e pianta di un’arcata: Vat. lat. 9839, f. 30r –, –, portale d’accesso al sagrato: prospetto: Vat. lat. 9839, f. 30v; ● sezione: Vat. lat. 9839, f. 31r –, –, torre campanaria: prospetto: Vat. lat. 9839, f. 27v; ● prospetto del pianterreno: Vat. lat. 9839, f. 28v; ● pianta del pianterreno: Vat. lat. 9839, ff. 25r, 25v; ● sezione del pianterreno: Vat. lat. 9839, f. 28r; ● prospetto del primo piano: Vat. lat. 9839, f. 28v; ● pianta del primo piano: Vat. lat. 9839, 25r, f. 26r; ● sezione del primo piano: Vat. lat. 9839, f. 28r; ● prospetto del secondo piano: Vat. lat. 9839, f. 29r; ● pianta del secondo piano: Vat. lat. 9839, f. 25r; ● sezione del secondo piano: Vat. lat. 9839, f. 32r; ● prospetto del terzo piano: Vat. lat. 9839, f. 29r; ● pianta del terzo piano: Vat. lat. 9839, f. 26v; ● sezione del terzo piano: Vat. lat. 9839, f. 32r; ● iscrizione: Vat. lat. 9839, f. 27v –, S. Domenico Maggiore: –, –, Cappella di S. Maria Maddalena: Madonna del latte, affresco: Vat. lat. 9847, f. 43r; ● già, s. Domenico e s. Maria Maddalena, dipinti su tavola: Vat. lat. 9847, f. 43r –, –, Cappella di S. Domenico: Tommaso d’Aquino e Nicola di Bari, bassorilievi: Vat. lat. 9846, f. 91v –, –, Chiostro di S. Tommaso, parete sud: Virtù, statue: Vat. lat. 9846, f. 91r –, –, Convento: Maddalena, bassorilievo su fondo musivo: Vat. lat. 9846, f. 90v –, S. Giovanni a Carbonara: monofora: Vat. lat. 9839, f. 30v; ● già, Pietà, dipinto su tavola attr. a Roberto d’Oderisio → –, S. Maria della Pietà (Pietatella)
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–, S. Giovanni a Mare: Sagrestia: già, Madonna con Bambino, committente, iscrizione e stemma, dipinto, veduta d’insieme: Vat. lat. 9847, f. 72r –, S. Lorenzo Maggiore: arco trionfale, prospetto: Vat. lat. 9839, f. 29v; ● campanile, prospetto: Vat. lat. 9845, f. 18r –, S. Maria del Carmine Maggiore: chiostri: già, Elisabetta di Baviera, statua, veduta d’insieme e dettagli: Vat. lat. 9840, f. 57r; ● transetto sinistro: Altare del SS. Crocifisso, Crocifisso detto dei Cuoiai: Vat. lat. 9846, f. 84r; ● tribuna: Crocifisso gotico doloroso, veduta frontale e dettaglio della testa: Vat lat. 9846, f. 84r –, S. Maria Incoronata: già, polittico, pannello centrale con Imago Pietatis: Vat. lat. 9847, f. 44r –, S. Maria degli Olivetani, o di Monteoliveto → S. Anna dei Lombardi –, S. Maria del Parto a Mergellina: monumento funebre di Jacopo Sannazaro (Giovanni Angelo Montorsoli, Bartolomeo Ammannati, Silvio Cosini e Francesco del Tadda): veduta d’insieme, calco da incisione in Saint-Non, Voyage pittoresque…, I, tav. 30): Vat. lat. 9846, f. 29r; ● sarcofago, rilievo (attr. a Silvio Cosini), schizzi e copie parziali da incisioni in Rybisch, Fendt, Monumenta…, tav. n.n., e Saint-Non, Voyage pittoresque…, I, tav. 30: Vat. lat. 9846, f. 28v –, S. Maria a Piazza: Crocifisso ligneo: Vat. lat. 9846, f. 84v –, S. Maria della Pietà (Pietatella): Pietà, dipinto su tavola attr. a Roberto d’Oderisio già in S. Giovanni a Carbonara: Vat. lat. 9847, f. 47 –, S. Maria a Sicola: già, Madonna e bambino tra santi, lunetta affrescata: Vat. lat. 9847, f. 42v –, Ss. Severino e Sossio, Chiostro del Platano: episodi della vita di s. Benedetto, affreschi di Antonio Solario detto lo Zingaro:
–, –, s. Benedetto accoglie i ss. Mauro e Placido fanciulli: dettaglio del gruppo di astanti con autoritratto del pittore: Vat. lat. 9847, f. 45r; ● dettaglio del volto del pittore, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 40r –, –, Incontro tra s. Benedetto e lo scudiero Rigolo: dettaglio di testa maschile, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 41r –, –, Viaggio di s. Benedetto da Norcia a Roma: dettaglio del paesaggio: Vat. lat. 9847, f. 45r Napoli, già: –, Monastero di S. Maria della Croce di Palazzo: monumento sepolcrale di Sancha di Maiorca (attr. Pacio Bertini), vedute anteriore e posteriore del sarcofago: Vat. lat. 9840, ff. 58v, 59r Nardo di Cione, pittore → Firenze: S. Maria Novella, Cappella Strozzi, affreschi; Chiostro dei Morti, Cappella di S. Anna Née, François-Denis, disegnatore e incisore: –, attr., Veduta interna del frigidarium delle Terme di Cluny, incisione su disegno di Jean-Baptiste-François Génillon: Vat. lat. 9845, f. 122r Negretti, Jacopo detto Palma il Giovane, pittore → Roma, S. Maria in Trastevere, monumento funebre di Philippe d’Alençon, Martirio dei Ss. Filippo e Giacomo, dipinto Nelli, Giovan Battista Clemente, politico e scrittore → Firenze, Monastero di S. Maria degli Angeli, Rotonda del Brunelleschi, pianta Nemi (Roma): –, Speco di S. Michele Arcangelo: affreschi, iscrizioni: Vat. lat. 9847, f. 71v
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Nerone, Claudio Cesare Augusto Germanico, imperatore: –, sua effige su moneta con Macellum Magnum (?) sul verso: vedute d’insieme e dettagli: Vat. lat. 9839, f. 7r, Vat. lat. 13479, f. 148r Neufforge, Jean-François de, architetto e incisore: –, Plan des églises les plus remarquables, bâties depuis l’an 326, jusqu’en 1764, incisione da Le Roy, Histoire…, tav. f.t. a p. 20: Vat. lat. 9845, f. 88v Neulingen (Germania): –, da: urna rinvenuta in un sepolcro, copia da incisione Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 5, tav. LXIII: Vat. lat. 9846, f. 54r New York City (New Yok, USA), Metropolitan Museum of Art, Robert Lehman Collection, Ugolino di Nerio, scomparto di predella dal polittico di S. Croce → Firenze, S. Croce, già, polittico di Ugolino di Nerio Niccolò IV (Girolamo Masci), papa → Roma, S. Giovanni in Laterano, abside, mosaici di Jacopo Torriti Niccolò V (Tomaso Parentucelli), papa → Roma: Mura Aureliane, tratto presso Porta S. Paolo e tratto tra Porta San Paolo e il Bastione del Sangallo in Via Ardeatina; Palazzo Capranica; Piazza di Trevi, già, Mostra dell’Acquedotto Vergine; S. Stefano Rotondo, vestibolo, porta d’ingresso all’ambulacro Niccolò di Giacomo di Nascimbene, miniatore bolognese → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 2639
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Nicea (Turchia): –, Obelisco di Gaius Cassius Philiscus: veduta e sezione, calco da incisione in Pococke, A Description…, II, tav. LXI: Vat. lat. 13480, f. 208r Nicola d’Angelo, scultore → Roma, S. Paolo Fuori le Mura, candelabro pasquale Nicola da Forca Palena, beato → Roma, S. Onofrio al Gianicolo, portico esterno, lastra tombale di – Nicola da Monteforte, scultore → Benevento, Cattedrale di S. Maria de Episcopio, già, pulpito Nicola de Patrica, architetto → Velletri, già, edificio tardomedievale in Via Bragoni, iscrizione Nicola Pisano → Perugia, Fontana Maggiore Nicolò, scultore → Ferrara, Cattedrale, protiro; Verona, Cattedrale, facciata, portale Nîmes (Francia): –, Maison Carrée (Tempio di Gaio e Lucio Cesare): veduta esterna: Vat lat. 9839, f. 67v –, Tempio detto Casa Quadrata → –, Maison Carrée –, Tempio di Diana: veduta prospettica dell’interno con ipotesi ricostruttiva della volta a botte: Vat lat. 9839, f. 67v Ninfa: –, fontana con epigramma della ninfa dormiente (CIL VI/5, 3*e): Vat. lat. 9846, f. 30r Nismes (Francia) → Nîmes
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Nogent-sur-Seine (Francia): –, Abbazia del Paracleto (Abbaye du Paraclet): veduta delle rovine dell’Oratorio di Abelardo, incisione di Michel Picquenot: Vat. lat. 13480, f. 150r Novigrad (Croazia), –, già, Battistero: pianta e sezione dell’edificio e pianta del fonte battesimale (disegno di Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, f. 51r Nozze Aldobrandine → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Sala delle Nozze Aldobrandini Nuti, Matteo, architetto → Cesena, Biblioteca Malatestiana Antica
Ödeshög (Svezia): –, Abbazia di Alvastra: veduta delle rovine della chiesa, copia da incisione in Dahlberg, Suecia antiqua…, III, tav. 12: Vat. lat. 13480, f. 115r Odoanulla, fiume dell’India → Rajmahal
Oldrado da Tresseno, podestà di Milano → Milano, Palazzo della Ragione, Oldrado da Tresseno a cavallo, altorilievo Olivieri, Pietro Paolo, scultore e architetto → Roma, S. Francesca Romana, monumento funebre di papa Gregorio XI Onorio III (Cencio Savelli), papa: –, iscrizione dedicatoria di Celestino III e Cencio Savelli, futuro papa – nella porta bronzea di Pietro e Umberto da Piacenza (o Losanna) già nel Patriarchio Lateranense e ora nella
Cappella di S. Giovanni Evangelista nel Battistero Lateranense: Vat. lat. 9846, ff. 12v, 13r –, iscrizione dedicatoria di Celestino III e Cencio Savelli, futuro papa – nella porta bronzea di Pietro e Umberto da Piacenza (o Losanna) già nel Patriarchio Lateranense e ora nella Chiostro della Basilica di S. Giovanni in Laterano: Vat. lat. 9846, f. 13r opere non identificate (ordine per soggetto): Adorazione dei Magi, dipinto: Vat. lat. 9848, f. 101r Annunciazione, bassorilievo (?): Vat. lat. 9846, f. 93r Annunciazione, calco da incisione (?): Vat. lat. 9848, f. 49v Assunzione della Maddalena (?), copia da dipinto (?):Vat. lat. 9843, f. 73r cavallo, basso rilievo di vetro della grandezza dell’originale: Vat. lat. 9846, f. 67v Cristo crocifisso, affresco (?), già a Firenze (?): Vat. lat. 9847, f. 3v Cristo crocifisso (da croce in metallo del XII secolo?): Vat. lat. 9846, f. 65v Cristo e i ss. Nicola e Attanasio, trittico di “scuola greca”: schizzo: Vat. lat. 9849, f. 31v Cristo in trono, calco da pittura “greca”: Vat. lat. 9848, f. 52r Cristo e la Vergine in trono con il Bambino, diptico greco: copie e calchi delle ante, della cornice e delle iscrizioni: Vat. lat. 9848, ff. 68v, 69r, 69v Dormitio Virginis, dipinto (attr. William Young Ottley): Vat. lat. 9847, f. 48r s. Giorgio, icona: calco: Vat. lat. 9848, f. 76v s. Giovanni Battista aligero, icona: copia grande come l’originale: Vat. lat. 9848, f. 75r
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ss. Giovanni Evangelista e Attanasio, tavola di “scuola greca”: schizzo: Vat. lat. 9849, f. 31v s. Luca, simbolo su placca: Vat. lat. 9846, f. 31r Madonna e Bambino tra santi, Annunciazione e Crocifissione, trittico: Vat. lat. 9848, f. 101r Madonna del Latte, dipinto: Vat. lat. 9847, f. 20r s. Michele Arcangelo, affresco bizantino (?): Vat. lat. 9848, f. 47v monumento funebre, veduta frontale del sarcofago con scene di esequie, basi con pleurants e stemma: Vat. lat. 9846, f. 70v s. Nicola di Bari, dipinto: Vat. lat. 9847, f. 27r nudo muliebre, frammento di sarcofago (?): Vat. lat. 9846, f. 7v Storia del duca Fr(ancesco) Maria di Urbino, calco e copia da incisione?: Vat. lat. 9842, f. 102r testa maschile di profilo, schizzo: Vat. lat. 9848, f. 26v Trinità, tondo di “scuola greca”: incisioni: Vat. lat. 9846, f. 63v, Vat. lat. 9848, f. 70r; ● schizzo: Vat. lat. 9849, f. 31v Vergine Glykophilousa, dipinto: Vat. lat. 9847, f. 26v Vergine Glycophilousa, dipinto di “scuola greca”: disegni (attr. Marcello Oretti): Vat. lat. 9848, ff. 78r, 78v Vergine Odighitria, dipinto con iscrizioni greche: Vat. lat. 9842, f. 122r Vergine in trono con il Bambino, dipinto: Vat. lat. 9843, f. 49r –, calchi da –: miniature da un Exultet: Vat. lat. 9841, ff. 112r, 112v; ● mano che tiene l’elsa di una spada (?) e volto femminile: Vat. lat. 9843, f. 73r;● volto del Cristo: Vat. lat. 9848, f. 25v; ● s. Giovanni Battista: Vat.
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lat. 9848, f. 79r; ● Madonna con il Bambino: Vat. lat. 9848, 83v; ● volti: Vat. lat. 9842, f. 123r, Vat. lat. 9848, ff. 54r, 82r, 83v Orazio di Jacopo, pittore → Bologna, S. Paolo in Monte all’Osservanza, già Orcagna, pittore, scultore e architetto → Andrea di Cione Oresme, Nicolas, filosofo: miniatura da un codice smembrato della traduzione della Politica di Aristotele con – che offre l’opera a Carlo V il Saggio, copia da incisione in Montfaucon, Les monumens…, III, tav. VII inserita tra le pp. 32 e 33, disegni preparatori per Peinture, tav. LXVIII n. 6 (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9842, ff. 72r, 72v Orley, Bernaert van, pittore → Bakewell, Chatsworth House, Devonshire Collection Orso, governatore di San Leo → San Leo, Pieve di Santa Maria Assunta, già, fonte battesimale realizzato con pezzi del ciborio altomedievale Orsone da Bologna, presunto pittore del XIII secolo → Bologna, già, Collezione Malvezzi Orvieto (Terni): –, Duomo: veduta interna, incisione di Francesco Panini: Vat. lat. 13480, f. 93r; ● colonna, prospetto e sezione, con misurazioni: Vat. lat. 9839, f. 79r –, –, sculture della facciata (→ anche Disegni preparatori: Sculpture, tavv. XXXII e XXXIII): –, –, –, primo pilastro:
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–, –, –, –, Creazione di Adamo: Vat. lat. 9840, f. 62v –, –, –, –, Dio infonde la vita ad Adamo e Asportazione della costola: calco da incisione raccolta in Stampe del Duomo di Orvieto…, tav. IX: Vat. lat. 9840, f. 59r; ● disegno (attr. a Carlo Cencione): Vat. lat. 9846, f. 17v –, –, –, –, Creazione di Eva dalla costola di Adamo: calco da incisione raccolta in Stampe del Duomo di Orvieto…, tav. X: Vat. lat. 9840, f. 60r; ● disegno (attr. a Carlo Cencione): Vat. lat. 9846, f. 18v –, –, –, –, Cristo proibisce ad Adamo ed Eva di mangiare i frutti dell’Albero: Vat. lat. 9840, f. 62v –, –, –, –, Cacciata dal Paradiso Terrestre, calco da incisione raccolta in Stampe del Duomo di Orvieto…, tav. XIV: Vat. lat. 9840, f. 61r –, –, –, –, Lavoro dei Progenitori, calco da incisione raccolta in Stampe del Duomo di Orvieto…, tav. XV: Vat. lat. 9840, f. 61r –, –, –, secondo pilastro: Miracolo di Gedeone, dettaglio: Vat. lat. 9840, f. 65r –, –, –, terzo pilastro: Jesse (?) dormiente (attr. William Young Ottley da originale di Pierre David Humbert de Superville): Vat. lat. 9846, f. 18r; ● Annunciazione: Vat. lat. 9840, f. 63r; ● Visitazione: Vat. lat. 9840, f. 63r; ● Adorazione dei Magi: Vat. lat. 9840, f. 63v; ● Bacio di Giuda: Vat. lat. 9840, f. 63v; ● Crocifissione (attr. William Young Ottley da originale di Pierre David Humbert de Superville): Vat. lat. 9846, f. 18r; ● profeta seduto (attr. William Young Ottley da originale di Pierre David Humbert de Superville): Vat. lat. 9846, f. 17r; ● profeti con cartigli: Vat. lat. 9840, ff. 64v, 65r
–, –, –, quarto pilastro: Resurrezione dei morti, calco da incisione raccolta in Stampe del Duomo di Orvieto…, tav. XVIII: Vat. lat. 9840, f. 60v; ● Accoglienza dei beati in Paradiso (attr. William Young Ottley da originale di Pierre David Humbert de Superville): Vat. lat. 9846, ff. 6v, 19r; ● dettagli: beate, demoni e dannati: Vat. lat. 9840, ff. 64r, 64v –, –, Cappella di S. Brizio: Madonna con il Bambino, calco da disegno o incisione: Vat. lat. 9847, f. 14v –, –, tribuna, affreschi di Ugolino di Prete Ilario: –, –, –, Gerarchie angeliche, calco da disegno di William Young Ottley (?): Vat. lat. 9847, ff. 52r –, –, –, Natività della Vergine: veduta d’insieme (attr. William Young Ottley): Vat. lat. 9847, f. 53v; ● particolare del volto dell’ancella e della Vergine neonata, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 53r; ● particolare del volto della levatrice Salomè, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 52v –, –, già, affreschi di Nicolo Circignani detto il Pomarancio (?): teste femminile e maschile, calchi sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 88r –, S. Domenico: monumento funebre di Guillaume de Braye (Arnolfo di Cambio): dettaglio, diacono reggicortina: Vat. lat. 9849, f. 20v –, Pozzo di San Patrizio (progetto di Antonio da Sangallo il Giovane): prospetto della bocca, pianta e sezione, incisione di Francesco Cecchini, dalla serie Stampe del Duomo di Orvieto…, 1791: Vat. lat. 9844, f. 98r Ottmarsheim (Francia): –, Chiesa Abbaziale: pianta, sezione trasversale e dettagli architettonici, calco da incisione in Schoepflin, Alsatia illustrata, I, tav. XI: Vat. lat. 9845, f. 49r
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Oxford (Inghilterra): –, Ashmolean Museum, Western Art Drawings Collection: Bernardino Capitelli (attr.), Anatomical Dissection (inv. WA 1846.143), disegno già nella collezione Mariette e poi in quella di Seroux, riprodotto come opera di Michelangelo in Peinture, tav. CLXXVII, calco dall’originale: Vat. lat. 9843, 74v
Padova: –, S. Antonio: Cappella dell’Arca: dettagli di sculture ornamentali, schizzi: Vat. lat. 9846, ff. 71v, 94r –, Via di S. Andrea: già, Leone detto popolarmente Gatta di S. Andrea di Magister Daniel: veduta della colonna con figura leonina e iscrizione: Vat. lat. 9840, f. 48v; ● dettaglio dell’iscrizione: Vat. lat. 9846, f. 71v Paestum → Capaccio-Paestum Palermo: –, Cappella Palatina → –, Palazzo dei Normanni –, Castello di Maredolce: veduta, incisione di Raffaele Aloja, dalla stessa matrice utilizzata per Vella, Libro del Consiglio…, I, p. 1 (prova di stampa?): Vat. lat. 9845, f. 117v; ● calco della precedente: Vat. lat. 9845, f. 114v –, Palazzo dei Normanni, Cappella Palatina: veduta dell’interno e pianta, incisione attribuibile a Raffaele Aloja (forse prova di stampa per Vella, Libro del Consiglio…, II, di cui esiste un unico esemplare nella Biblioteca Centrale di Palermo): Vat. lat. 9845, f. 116v; ● calco della precedente: Vat. lat. 9845, f. 115r –, Palazzo della Cuba: veduta e pianta, incisione di Raffaele Aloja, dalla
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stessa matrice utilizzata per Vella, Libro del Consiglio…, I, p. 365 (prova di stampa?): Vat. lat. 9845, f. 117r; ● veduta, calco parziale della precedente: Vat. lat. 9845, f. 115r –, Palazzo della Favara → –, Castello di Maredolce –, Palazzo della Zisa: veduta esterna (disegno di Alessandro Emanuele Marvuglia): Vat. lat. 13480, f. 132r; ● prospetto (attr. Alessandro Emanuele Marvuglia): Vat. lat. 13480, ff. 129r, 131r; ● prospetto, calco da incisione in Swinburne, Voyage…, II, tav. f.t. a p. 222: Vat. lat. 9845, f. 116r; ● pianta del pianterreno (attr. Alessandro Emanuele Marvuglia): Vat. lat. 13480, ff. 126v, 129r; ● pianta del primo piano: Vat. lat. 13480, f. 127r; ● pianta del secondo piano: Vat. lat. 13480, f. 128r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 13480, f. 130r –, Ponte dell’Ammiraglio: veduta, incisione attribuibile a Raffaele Aloja (forse prova di stampa per Vella, Libro del Consiglio…, II): Vat. lat. 9845, f. 118r –, S. Cataldo: pianta, copia da incisione in Lello, Descrizione del Real Tempio…, tav. XXVI n. 13: Vat. lat. 9839, f. 122v –, S. Giovanni degli Eremiti: pianta, copia da incisione in Lello, Descrizione del Real Tempio…, tav. XXVI n. 14: Vat. lat. 9839, f. 122v Palladio, Andrea di Pietro della Gondola detto → Venezia, S. Giorgio Maggiore Pallavicini Rospigliosi, famiglia → Roma: Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps, Affreschi Rospigliosi; Palazzo Pallavicini Rospigliosi
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Palma il Giovane, pittore → Negretti, Jacopo Panfili, Pio, pittore e incisore: –, Veduta del Foro de’ Mercanti nella Città di Bologna, incisione: Vat. lat. 9839, f. 119v Panini, Francesco, pittore e incisore: –, Veduta interiore della Chiesa di S. Maria della Stella, Cattedrale della città di Orvieto, incisione: Vat. lat. 13480, f. 93r Paolo da Siena, scultore → Città del Vaticano, S. Pietro, Grotte Vaticane, Benedetto XII benedicente, statua Paolo di Dono, detto Paolo Uccello → Firenze: Cattedrale di S. Maria del Fiore, affreschi; S. Maria Novella, Chiostro Verde, affreschi Paolo di Stefano, pittore → Badaloni, Paolo Paolo Fiammingo, pittore → Pauwels, Franck Paolo II (Pietro Barbo), papa → Città del Vaticano, S. Pietro, Grotte Vaticane, tomba di –; Roma, S. Basilio al Foro di Augusto, facciata, bifora con stemma di – Paolo III (Alessandro Farnese), papa → Roma, Mura Aureliane, Bastione del Sangallo in Via Ardeatina Paolo Schiavo, pittore → Badaloni, Paolo Paolo Uccello, pittore → Paolo di Dono Parentucelli, Tomaso → Niccolò V, papa
Parenzo (Croazia) → Poreč Paris (Francia): –, Abbazia di Saint-Germain-des-Prés: già, Gabinetto antiquario: tavoletta scrittoria in avorio del XIV secolo con raffigurazione del fabliau di Aristotele e Phyllis, calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, 3/2, tav. CXCIV: Vat. lat. 9846, f. 56r; ● tavoletta scrittoria in avorio del XIV secolo con raffigurazione del fabliau di Virgilio, calco da ibidem: Vat. lat. 9846, f. 56r –, Bibliothèque nationale de France: –, –, Département des Manuscrits: –, –, –, gr. 510, Omelie di Gregorio Nazianzeno: Concilio di Costantinopoli, miniatura, calco da incisione in Banduri, Imperium…, II, p. 397: Vat. lat. 9848, f. 36v –, –, –, gr. 3424, Tetraevangelo: frammento testuale, calco: Vat. lat. 9841, f. 92v; ● s. Matteo, miniatura, calco: Vat. lat. 9841, f. 92v –, –, –, lat. 12051, Sacramentario di S. Eligio: miniature, calco da incisione in Gerbert, Vetus liturgia…, I, tav. X inserita tra le pp. 264 e 265: Vat. lat. 9849, f. 36v –, –, Département des Estampes: Rés. Na 255, Francesco I in forma di divinità composita, pittura su pergamena già nella collezione di Anne-Claude-Philippe de Caylus, copia a incisione di Pierre Chenu: Vat. lat. 9843, f. 74r –, –, Département des Monnaies, médailles et antiques: Apoteosi di Claudio, cammeo attr. a Skylax (inv. Camée.265), calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 5, tav. LIX: Vat. lat. 9846, f. 53v –, Cattedrale di Notre-Dame: veduta esterna (attr. François-Jacques Delannoy): Vat. lat. 13480, f. 36r; ● veduta interna (attr. François-Jacques
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Delannoy): Vat. lat. 13480, f. 69r; ● pianta generale (attr. François-Jacques Delannoy) Vat. lat. 13480, f. 33r; ● piante parziali, disegni (attr. François-Jacques Delannoy) e calchi: Vat. lat. 13480, ff. 34r, 81r, 82r, 84r, 86r, 88r; ● sezione longitudinale (attr. François-Jacques Delannoy): Vat. lat. 13480, f. 35r; ● sezione longitudinale, dettaglio della testata interna del transetto (calco parziale da disegno di François-Jacques Delannoy?): Vat. lat. 13480, f. 86r; ● sezione trasversale, dettaglio della volta della navata centrale: Vat. lat. 9839, f. 91r; ● sezione trasversale, dettaglio del coro (calco parziale da disegno di François-Jacques Delannoy?): Vat. lat. 13480, f. 87r; ● dettagli architettonici e costruttivi, calchi da disegni (?): Vat. lat. 13480, f. 85r; ● capitelli: prospetti (attr. François-Jacques Delannoy): Vat. lat. 13480, ff. 40r, 41r, 42r; ● pilastri cilindrici: basi, prospetti e sezioni (attr. François-Jacques Delannoy): Vat. lat. 13480, ff. 43r, 44r, 45r, 46r, 47r, 55r, 57r, 58r, 60r, 62r; ● pilastri compositi: basi, prospetti e sezioni (attr. François-Jacques Delannoy): Vat. lat. 13480, ff. 48r, 49r, 50r, 51r, 52r, 54r, 56r, 59r, 61r, 63r, 64r, 65r, 66r; ● lato settentrionale, prospetto (attr. François-Jacques Delannoy): Vat. lat. 13480, f. 68r; ● lato settentrionale, prospetto, dettaglio del coro (calco parziale da disegno di François-Jacques Delannoy?): Vat. lat. 13480, f. 83r –, Hôtel National des Invalides, Cappella Reale (Dôme des Invalides), pianta → Neufforge, Jean-François de, Plan des églises les plus remarquables –, Saint-Étienne-du-Mont, pianta: Vat. lat. 9839, ff. 111v, 120v; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9839, f. 121r; ● sezione trasversale: Vat. lat. 9839, f. 123r
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–, Sainte-Geneviève → –, Pantheon –, Sainte-Marie-Madeleine, pianta → Neufforge, Jean-François de, Plan des églises les plus remarquables –, Musée du Louvre: –, –, Anonimo falsario del XVIII sec., pitture “antiche” dalla collezione di Seroux: disegni (attr. Gian Giacomo Macchiavelli) Vat. lat. 9841, f. 1r; ● Olimpo implora la clemenza di Apollo, dettagli, calchi sull’originale: Vat. lat. 9847, ff. 24r, 25r; ● Scorticamento di Marsia, calchi sull’originale: Vat. lat. 9841, f. 2r –, –, Eusebio da Caravaggio, attr., Roberto Malatesta a cavallo, altorilievo dal monumento funebre (inv. MR 1646), già a Roma, Casino Borghese: Vat. lat. 9840, f. 75r –, –, Avorio Barberini (inv. OA 9063): copia a disegno dall’originale: Vat. lat. 9840, f. 11r –, –, bolli in bronzo con iscrizioni dalla collezione di Giuseppe Lelli a Roma (Ridder II, nn. 4007, 4026, 4041, 4046): Vat. lat. 9846, f. 3v –, –, colonne con busti di imperatori, forse Nerva e Traiano (inv. OA 90549055), dall’atrio dell’antica Basilica di S. Pietro a Roma, poi a Palazzo Altemps: Vat. lat. 9840, f. 11v –, –, Giove di Versailles, frammento di statua colossale (inv. MA 78): calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 1, tav. XVIII: Vat. lat. 9846, f. 57v –, –, imperatore (Claudio?), statua loricata (inv. MA 1218): frammento della parte inferiore rinvenuta presso la Chiesa di S. Stefano Rotondo a Roma (→): Vat. lat. 13479, f. 149r –, –, Messalina e Britannico, statua (inv. MR 280): calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 3, tav. XI: Vat. lat. 9846, f. 59r
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–, Musée du Louvre, Département des Arts Graphiques: Raffaello Sanzio: studio per la Madonna della Palma, disegno (inv. 3861), già nella collezione di Seroux d’Agincourt, copia: Vat. lat. 9847, f. 91r –, Musée du Petit Palais: Patera Dutuit, dal Tesoro dell’Esquilino (→): Vat. lat. 9840, f. 23r –, Musée National du Moyen Âge-Thermes et Hôtel de Cluny: Complesso termale: pianta generale (attr. Pierre-Adrien Pâris): Vat. lat. 9845, f. 121r; ● sezione (attr. Pierre-Adrien Pâris): Vat. lat. 9845, f. 121v; ● piante e sezioni, calco e copie da incisioni in Caylus, Recueil…, II, tav. CX: Vat. lat. 9845, f. 120v; ● frigidarium, veduta interna, incisione attr. a François-Denis Née su disegno di Jean-Baptiste-François Génillon: Vat. lat. 9845, f. 122r –, Pantheon, pianta → Neufforge, JeanFrançois de, Plan des églises les plus remarquables –, Terme di Cluny → Musée National du Moyen Âge-Thermes et Hôtel de Cluny, Complesso termale Paris (Francia), già: –, Abbazia delle Minoresse di Longchamp: Carlo I d’Angiò e Isabella di Francia, statue, copia parziale da incisione in Montfaucon, Les monumens…, II, tav. XIX nn. 1 e 2: Vat. lat. 9840, f. 57v –, Biblioteca imperiale, manoscritto delle Commedie di Terenzio → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. lat. 3868 –, Biblioteca reale, ms. n. 3424 → Paris, Bibliothèque nationale de France, ms. gr. 3424 –, Chiesa dei Giacobini della rue Saint-Jacques, monumento funebre di Carlo II d’Alençon e Maria de La
Cerda → Saint-Denis, Abbazia –, Cimitero degli Innocenti: Chiesa, torre ottagona: prospetto e pianta, schizzo, copia da incisione in Montfaucon, L’antiquité expliquée…, Suppl. 4, tavola inserita tra le pp. 144 e 145: Vat. lat. 13480, f. 164r –, Collezione Caylus, Francesco I in forma di divinità composita, pittura su pergamena → Paris, Bibliothèque nationale de France, Départment des Estampes –, Collezione Fauvel: pettine in avorio, calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 3, tav. XXI: Vat. lat. 9846, f. 58v –, Collezione Mariette, Due uomini che studiano un cadavere, disegno attr. a Michelangelo Buonarroti → Oxford, Ashmolean Museum, Western Art Drawings Collection, Bernardino Capitelli, attr. –, Ponte Notre-Dame di Giovanni Giocondo: veduta, calco da pianta prospettica (?): Vat. lat. 9845, f. 111r Parma: –, Battistero: prospetto (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, f. 53v; ● pianta: Vat. lat. 9839, f. 53v –, Cattedrale: cupola, affreschi di Antonio Allegri detto il Correggio: s. Giuseppe, incisione di Giovanni Battista Vanni edita a Roma da Giovanni Giacomo De Rossi: Vat. lat. 9847, f. 83v Pasquale I, papa → Roma: S. Cecilia in Trastevere; S. Prassede Pasti, Matteo de’, architetto e scultore: –, medaglia con effige di Leon Battista Alberti, allegoria, motto e firma dell’autore: recto e verso: Vat. lat. 13480, f. 260r
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–, medaglia con effige di Sigismondo Pandolfo Malatesta e veduta di Castel Sismondo: recto e verso: Vat. lat. 9839, f. 20r –, medaglia con effige di Sigismondo Pandolfo Malatesta e il Tempio Malatestiano: recto con Sigismondo laureato: Vat. lat. 13480, f. 260r → anche Rimini, Tempio Malatestiano, Cappella di Isotta, Tomba di Isotta degli Atti Patrini, Giuseppe, incisore: –, miniatura con l’imperatore Basilio II trionfante sui nemici dal Salterio di Basilio II nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia (ms. gr. Z 17, f. IIIr), incisione su disegno di Giovanni Battista Moretti, da Zanetti, Bongiovanni, Graeca D. Marci Bibliotheca…, tav. a p. 18: Vat. lat. 9841, f. 92r Pauwels, Frank, pittore → Venezia, già, S. Nicolò della Lattuga Pavia: –, S. Michele Maggiore: prospetto (disegno di Paolo Mescoli): Vat. lat. 13479, f. 170r; ● pianta (disegno di Paolo Mescoli): Vat. lat. 13479, f. 166r; ● sezione longitudinale della chiesa superiore e della cripta (disegno di Paolo Mescoli): Vat. lat. 13479, f. 168r; ● interno, capitelli (disegno di Paolo Mescoli): Vat. lat. 13479, f. 169r –, –, facciata: portale principale, prospetto, e rilievi scultorei murati (disegno di Paolo Mescoli): Vat. lat. 13479, f. 170r –, –, fianco meridionale: Porta Speciosa, prospetto, e rilievi scultorei murati (disegno di Paolo Mescoli): Vat. lat. 13479, f. 169r; ● Annunciazione, rilievo, schizzo: Vat. lat. 9840, f. 44r
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–, –, fianco settentrionale: prospetto (disegno di Paolo Mescoli): Vat. lat. 13479, f. 167r; ● transetto, portale, prospetto: Vat. lat. 13479, f. 169r –, già, S. Giovanni in Borgo: prospetto e dettagli architettonici e ornamentali (semipilastri del portale principale e capitelli della navata), disegno di Paolo Mescoli: Vat. lat. 9839, f. 56v; ● prospetto, dettaglio della parte sinistra della facciata, disegno preparatorio per Architecture, tav. XLV n. 9 (attr. Gian Giacomo Macchiavelli), schizzo: Vat. lat. 13480, f. 164r Pelegrinus, scultore → Verona, Museo di Castelvecchio Penna, famiglia → Napoli, S. Chiara, monumento funebre di Antonio e Onofrio – Peretti, Felice → Sisto V, papa Perini, Giuseppe Sforza, incisore → Sforza Perini, Giuseppe Perugia: –, Collegio del Cambio, Sala delle Udienze: affreschi di Pietro Perugino, calchi da disegni: Vat. lat. 9847, ff. 78r, 79r, Vat. lat. 9848, ff. 38r, 38v, 39r, 39v, 40v, 41r, 41v –, Fontana Maggiore (Nicola e Giovanni Pisano), rilievi scultorei: Astronomia (attr. Pierre David Humbert de Superville): Vat. lat. 9846, f. 18r; ● Retorica e Grammatica: Vat. lat. 9846, f. 7r; ● Mesi di Settembre e Dicembre, contadino con cesto e uomo con maiale in spalla (attr. Pierre David Humbert de Superville o William Young Ottley): Vat. lat. 9846, f. 17r; ● Peccato originale (attr. Pierre David Humbert de Superville): Vat. lat. 9846, f. 18r
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PAOLO DI SIMONE
–, Galleria Nazionale dell’Umbria: –, –, Guido di Pietro, detto il Beato Angelico, Madonna in trono con Bambino, dal Polittico Guidalotti, già nella chiesa di S. Domenico (attr. William Young Ottley): Vat. lat. 9848, f. 22r –, –, Pietro Vannucci, detto il Perugino, polittico già nella Chiesa di S. Agostino: Eterno Benedicente (disegno di Carlo Cencione, 1793): Vat. lat. 9847, f. 78r; ● Pietà (disegno di William Young Ottley, 1793): Vat. lat. 9847, f. 78v –, S. Pietro: pianta (disegni di Charles Norry, 1784): Vat. lat. 9845, ff. 104v, 105r; ● sezione longitudinale (disegno di Charles Norry): Vat. lat. 9845, f. 104v Perugino, Pietro → Vannucci, Pietro Pesaro: –, Musei Civici: –, –, Anonimo pittore romagnolo attivo nell’ultimo quarto del XVI sec., s. Girolamo nello studio (inv. 3994), già a Bologna, Collezione Malvezzi, poi Hercolani, dettagli: mano del santo, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 38r; ● testa del santo, calchi sull’originale: Vat. lat. 9847, ff. 13v, 38v –, –, Cristoforo di Jacopo, Conversione di s. Paolo (inv. 4560), già a Bologna, Collezione Malvezzi, poi Hercolani: calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 50r –, –, Simone di Filippo detto Simone dei Crocifissi, Incoronazione della Vergine (inv. 3884), già a Bologna, Collezione Malvezzi, poi Hercolani, dettagli: ornamento dell’abito della Vergine, testa della Vergine e firma del pittore, calchi sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 34r; ● testa del Cristo, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 51r
–, –, Nikolaos Tzaphouris (attr.), Cristo Passo (inv. 3990), già a Bologna, Collezione Malvezzi, poi Hercolani: Vat. lat. 9843, f. 11r Pescia (Pisa): –, S. Francesco: s. Francesco e storie della sua vita, tavola di Bonaventura Berlinghieri: dettagli: figura intera e volto del santo e firma del pittore, calchi: Vat. lat. 9848, f. 73r –, località Castelvecchio, Pieve di S. Ansano, già, Vergine, Bambino e due Angeli, bassorilievo dipinto → Siena, Museo dell’Opera del Duomo, Madonna dagli occhi grossi Pest (Ungheria) → Budapest Petrarca, Francesco: –, ritratto presunto, già a Roma, Collezione Zelada: calco: Vat. lat. 9848, f. 42r –, ritratto presunto di Laura, dipinto derivato da incisione in Tomasini, Petrarca…, p. 106, già a Roma, Collezione Zelada: calco: Vat. lat. 9848, ff. 42v, 43r → anche Arquà Petrarca, Casa di – Petrus, pittore bolognese → Bologna, Pinacoteca Nazionale Petrus Canonicus, giurista → Canonici, Pietro Petrus Leo, patrizio romano → Pier Leoni Philadelphia (Pennsylvania, USA): –, Philadelphia Museum of Art: –, –, Guido di Pietro detto il Beato Angelico, Funerali della Vergine, scomparto di predella: veduta d’insieme, disegno preparatorio per Peinture, tav. CXIV n. 6 (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9843, ff. 63r, 63v
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–, –, Ugolino di Nerio, cuspide dal polittico di S. Croce → Firenze, S. Croce, già, polittico di Ugolino di Nerio
Pietro di Rohan, signore di Gié → Pierre de Rohan-Gié
Philippe Ier, re di Francia → Filippo I di Francia
Pio III (Francesco Piccolomini), papa: –, suo stemma cardinalizio nella facciata e sulla pila per l’acqua santa nella chiesa di S. Saba in Roma: Vat. lat. 9849, f. 72v
Philippe le Bel, re di Francia → Filippo IV di Francia Piccolomini, Francesco → Pio III, papa Pichiorri, Angelo, architetto: –, porta di corridoio con stucchi ornamentali e stemma di Clemente XIII, prospetto e sezione orizzontale, disegno architettonico: Vat. lat. 9845, f. 60v Picquenot, Michel, incisore: –, Vue des restes de l’Oratoire d’Abeilard dans l’interieure de l’Abbaye du Paraclet, incisione su disegno di Lazare Bruandet: Vat. lat. 13480, f. 150r Pier Leoni, patrizio romano → Roma, S. Paolo fuori le Mura, chiostro, sarcofago romano reimpiegato come sepolcro del patrizio – Pierre de Rohan-Gié, politico e militare → Seiches-sur-le-Loir, già, Chateau du Verger, portale, – a cavallo, rilievo Pietro da Piacenza (o Losanna), scultore → Roma: Battistero Lateranense, Cappella di S. Giovanni Evangelista, porta bronzea; S. Giovanni in Laterano, chiostro, porta bronzea del passaggio alla sagrestia Pietro di Leone, patrizio romano → Pier Leoni
Pintoricchio → Bernardino di Betto
Pio IV (Giovanni Angelo Medici di Marignano), papa → Roma: Mura Aureliane, stemma e iscrizione di –; Porta Pia Pippi, Giulio detto Giulio Romano, pittore e architetto → Mantova, Palazzo Te Piranesi, Giovanni Battista, architetto e incisore: –, Veduta interna dell’antico Tempio di Bacco in oggi Chiesa di S. Urbano, incisione da Idem, Vedute di Roma, I, tav. LXI: Vat. lat. 9843, f. 3v Piroli, Tommaso, incisore: –, Facciata, sezione longitudinale e pianta del Duomo di Monreale, incisione, 1783: Vat. lat. 13480, f. 29r –, Prospetto, sezione longitudinale e pianta del Duomo di Monreale, incisione, 1783: Vat. lat. 9845, 14v –, Vedute delle rovine delle abbazie di Bury St. Edmunds e di S. Maria a York, e del castello di Donnington, incisione basata sulle tavv. II, V e XIX di Hearne, Byrne, Antiquities…, 1783: Vat. lat. 13480, f. 145r –, Vedute delle rovine delle abbazie di Kelso e Furness, e del castello di Egremont, incisione basata sulle tavv. VI, VII e XXV di Hearne, Byrne, Antiquities…, 1783: Vat. lat. 13480, f. 144r
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PAOLO DI SIMONE
Pisa: –, Battistero: pianta dell’edificio e veduta prospettica del fonte battesimale, copia da incisione in Martini, Theatrum Basilicae Pisanae, tav. 20*: Vat. lat. 9839, f. 55v; ● portale orientale, stipite sinistro, Discesa al Limbo, rilievo, copia da incisione in Da Morrona, Pisa illustrata…, tav. I, schizzo: Vat. lat. 9846, f. 81r –, Camposanto: affreschi: Giudizio universale, dettagli: Angeli recanti anime (attr. Pierre David Humbert de Superville o William Young Ottley): Vat. lat. 9849, f. 20r; ● Cristo e la Vergine con angeli (attr. Pierre David Humbert de Superville o William Young Ottley): Vat. lat. 9849, f. 19v; ● Storpi (attr. Pierre David Humbert de Superville o William Young Ottley): Vat. lat. 9849, f. 20r –, Duomo: pianta, calco da incisione in Martini, Theatrum…, tav. 3: Vat. lat. 13479, f. 181r; ● sezione longitudinale, calco da ibidem, tav. 5: Vat. lat. 13479, f. 177r; ● campanile, prospetto: Vat. lat. 13479, f. 179r; ● cupola, pianta e sezione, calco: Vat. lat. 13480, f. 104r; ● colonna, base e capitello, copia da incisione in Martini, Theatrum Basilicae Pisanae…*, schizzo: Vat. lat. 9839, f. 78v –, –, Exultet → –, –, Museo dell’Opera del Duomo, Exultet n. 2 –, –, Museo dell’Opera del Duomo: Exultet n. 2: miniature, calco da incisione di Giovanni Girolamo Frezza in Martini, Appendix…, tav. XXXV: Vat. lat. 9841, f. 109r
–, S. Paolo: pianta: Vat. lat. 13479, f. 209r Pizzaccheri, famiglia → Modena, Museo Lapidario Estense, sarcofago romano riutilizzato dalla famiglia –
Pistoia: –, S. Andrea: pianta: Vat. lat. 13479, f. 210r; ● portale, bassorilievo dell’architrave con Cavalcata e Adorazione dei Magi di Gruamonte e Adeodato: veduta d’insieme con iscrizioni: Vat. lat. 9840, f. 51r
Pontida (Bergamo): –, Monastero di S. Giacomo: pesatura delle anime, bassorilievo dal sepolcro del Beato Alberto: veduta d’insieme con iscrizioni, calco da incisione in Giulini, Memorie…, IV, p. 332: Vat. lat. f. 9840, 45r
Poccetti, Bernardino, pittore → Barbatelli, Bernardo Poilly, Nicolas de, le Jeune, incisore: –, Posticus Ecclesiae Metropolitanae b. Mariae Remensis prospectus, 1728: Vat. lat. 13480, f. 268r Pola (Croazia) → Pula Poli (Roma), pressi, Chiesa di Nostra Signora di Vultuvilla → Capranica Prenestina, Santuario di S. Maria delle Grazie in Vulturella Policoro (Matera): –, Castello Baronale: veduta, schizzo: Vat. lat. 9844, f. 99v Poliziano, Angelo → Ambrogini, Angelo Pomarancio, pittore → Circignani, Nicolò Pompeii: –, affreschi da: copie e calchi da incisioni in Le antichità…: Vat. lat. 9841, f. 60v, Vat. lat. 9848, ff. 1r, 1v, 7v, Vat. lat. 13480, f. 278r → anche Napoli, Museo Archeologico Nazionale, affreschi da Pompeii Poniatowski, Stanisław, nobile → Roma, già, Collezione Poniatowski
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Poreč (Croazia): –, Basilica Eufrasiana: pianta del complesso (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, f. 130v; ● sezione longitudinale del complesso (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, f. 130r; ● Chiesa, interno, dettagli architettonici e decorativi: cattedra episcopale, particolari degli stucchi nei sottarchi del colonnato settentrionale, base di colonna e capitelli (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, f. 77v; ● Episcopio, pianta e sezione longitudinale (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, 130r
LI n. 8: Vat. lat. 13480, f. 256r; ● tav. LI n. 9: Vat. lat. 9839, f. 85r; ● tav. LXI, parziale e con diverso ordine dei soggetti: Vat. lat. 9839, f. 47v –, Peinture: tav. XIII n. 7: Vat. lat. 9841, f. 40r; ● tav. XXXVII nn. 1-3: Vat. lat. 9841, f. 77r; ● tav. LXXXI nn. 1-8: Vat. lat. 9842, f. 106r; ● tav. LXXXIV n. 3: Vat. lat. 9842, ff. 118v, 119r; ● tav. XC: Vat. lat. 9842, f. 127v; ● tav. CXLVI (attr. Tommaso Piroli): Vat. lat. 9847, f. 72v; ● tav. CV n. 19: Vat. lat. 9843, f. 37r –, Sculpture: tav. II nn. 4 e 12 e soggetto non inciso: Vat. lat. 9840, ff. 7v, 8r
Portici (Napoli): –, da, affresco romano: dettaglio, copia da incisione in Le antichità …, II, tav. XLVIII a p. 263: Vat. lat. 9839, f. 75v
Pula (Croazia): –, Cattedrale: pianta (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 196r; ● sezione longitudinale (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 195r; ● sezione trasversale (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 194r; ● dettagli architettonici e decorativi: pulpito e capitelli (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 194r –, Isola di S. Caterina: già, Chiesa di S. Caterina: prospetto (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, 223r; ● pianta (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 221r; ● sezione trasversale (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 222r; ● dettagli decorativi: fregi del portale e dell’interno (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 224r
Prenestina, Via: –, antica fabbrica nella campagna presso il laghetto della Colonna: dettagli architettonici, con misurazioni: Vat. lat. 9844, f. 82r Prignano, Bartolomeo → Urbano VI, papa Pronti, Domenico, incisore: –, prove di incisione di Architecture, tav. XV, 1782: Vat. lat. 9839, f. 5r, Vat. lat. 13479, f. 90r Prove di incisione: –, Architecture: tav. V: Vat. lat. 13479, ff. 20r, 21r; ● tav. VII: Vat. lat., f. 24r; ● tav. XV: Vat. lat. 9839, f. 5r, Vat. lat. 13479, f. 90r; ● tav. XXIII: Vat. lat. 9839, f. 9v; ● tav. XXVI n. 1: Vat. lat. 13479, f. 216r; ● tav. XXVI n. 13: Vat. lat. 9839, f. 76v; ● tav. XXVII n. 8: Vat. lat. 13479, f. 229r; ● tav. XXXVI n. 20: Vat. lat. 13480, f. 21r; ● tav. XXXVIII: Vat. lat. 9839, f. 18v; ● tav.
Qal’at Sim’ān, Santuario → Aleppo, pressi, Santuario di S. Simeone Radicofani (Siena): –, S. Agata: prospetto: Vat. lat. 9839, f. 50v; ● pianta: Vat. lat. 9839, f. 54v; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9839, f. 54r; ● fonte battesimale, veduta prospettica: Vat. lat. 9839, f. 50v
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PAOLO DI SIMONE
Raffaello → Sanzio, Raffaello Raggi, Antonio, scultore → Subiaco, Sacro Speco, Chiesa inferiore, Grotta di S. Benedetto, s. Benedetto, statua Rajmahal (India): –, ponte sul fiume Udha Nullah: veduta, copia da incisione in Hodges, Select Views…, tav. 24, 1787: Vat. lat. 13480, f. 192r Ramenghi, Bartolomeo detto il Bagnacavallo, pittore → Bologna, ex Convento di S. Salvatore, già, affreschi Rånnum (Svezia): –, già, ponte sul fiume Göta: copia da incisione in Dahlberg, Suecia Antiqua…, III, tav. 63: Vat. lat. 9845, f. 96v Ravenna: –, Basilica Ursiana → –, Duomo –, Battistero degli Ariani: pianta: Vat. lat. 9839, f. 130v; ● pianta comprendente lo scomparso Oratorio di S. Maria in Cosmedin, o della Confraternita della Croce: Vat. lat. 13479, f. 109r –, Battistero Neoniano, o degli Ortodossi: sezione: Vat. lat. 9839, f. 52r; ● interno, dettaglio di arcata dell’ordine superiore: Vat. lat. 9839, f. 52v; ● fonte battesimale, pianta: Vat. lat. 9839, f. 53r –, Chiesa dello Spirito Santo (Cattedrale Ariana) → –, S. Spirito –, Duomo: pianta della Basilica Ursiana prima della ricostruzione settecentesca: Vat. lat. 9839, f. 127r; ● sezione longitudinale della Basilica Ursiana prima della ricostruzione settecentesca: Vat. lat. 9839, f. 126v –, Mausoleo di Galla Placidia: pianta e sezioni longitudinale e trasversale: Vat. lat. 9839, 115r, Vat. lat. 13479, f. 89r; ● sarcofago detto di Costanzo III, prospetto e vedute laterali, dise-
gno schematico: Vat. lat. 9846, f. 8r; ● sarcofago detto di Galla Placidia, prospetto con misurazioni: Vat. lat. 9846, f. 8v; ● → anche Prove di incisione, Architecture, tav. XV –, Mausoleo di Teodorico: veduta, incisione di Ruffillo Righini: Vat. lat. 9839, f. 92r; ● prospetto: Vat. lat. 13479, f. 120r; ● prospetto parziale del piano superiore e della copertura, disegno preparatorio per Architecture, tav. XLV n. 3, schizzo: Vat. lat. 13480, f. 164r; ● pianta del piano inferiore: Vat. lat. 13479, f. 118r; ● pianta del piano superiore: Vat. lat. 13479, f. 119r; ● sezione: Vat. lat. 13479, f. 121r; ● calotta, veduta zenitale: Vat. lat. 13479, f. 122r; ● dettagli architettonici e decorativi: Vat. lat. 9845, f. 39r, Vat. lat. 13479, ff. 123r, 124r, 125r –, Palazzo di Teodorico: prospetto: Vat. lat. 13479, ff. 107r, 108r; ● prospetto parziale, disegno preparatorio per Architecture, tav. XLV n. 2, schizzo: Vat. lat. 13480, f. 164r; ● capitelli di uno dei pilastri del portale e di una delle colonne dell’esedra nell’ordine superiore: Vat. lat. 13479, f. 108r –, S. Agata Maggiore: pianta: Vat. lat. 9839, ff. 113r, 131v; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9845, ff. 36v, 37r; ● sezione trasversale: Vat. lat. 9845, ff. 36r, 37v; ● già, mosaico del catino absidale, copia da incisione in Ciampini, Vetera monimenta, I, tav. XLVI: Vat lat. 9841, f. 45v –, S. Apollinare in Classe: pianta: Vat. lat. 9839, f. 112r, Vat. lat. 9845, f. 33r; ● sezione longitudinale, dettaglio di un intercolumnio della navata: Vat. lat. 9845, ff. 33v, 34r, 34v, 35r; ● sarcofago con Cristo tra gli apostoli, vedute frontale e laterali, copia parziale da incisione in Ciampini, Vetera monimenta…, II, tav. III, schizzo: Vat. lat. 9840, f. 44r
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–, S. Apollinare Nuovo: pianta: Vat. lat. 13479, ff. 110r, 111r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9845, f. 35v, Vat. lat. 13479, f. 112r; ● sezione trasversale: Vat. lat. 9839, f. 5v, Vat. lat. 13479, f. 113r; ● dettagli architettonici e decorativi: Vat. lat. 9845, ff. 34v, 35r –, –, mosaici, dettagli: Palatium di Teodorico: Vat. lat. 9845, ff. 34v, 35r, Vat. lat. 13479, f. 107r; ● Porto di Classe: Vat. lat. 9848, f. 6v; ● s. Paolina: Vat. lat. 9848, f. 6v –, S. Giovanni Evangelista: portale, prospetto e sezione orizzontale degli stipiti: Vat. lat. 9845, f. 6v –, S. Giovanni in Fonte → –, Battistero Neoniano –, S. Maria della Rotonda → –, Mausoleo di Teodorico –, Ss. Nazaro e Celso → –, Mausoleo di Galla Placidia –, S. Spirito: pianta: Vat. lat. 9839, f. 112v, Vat. lat. 9839, f. 132r –, S. Vitale: pianta (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat. 9839, f. 9r, Vat. lat. 13479, f. 153r; ● sezione longitudinale (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat. 13479, ff. 155r, 156r; ● dettagli architettonici e decorativi: colonne, basi, capitelli e pulvini, prospetti e sezioni (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat. 9839, ff. 8r, 8v, Vat. lat. 13479, f. 159r; ● esedra, sezione: Vat. lat. 9839, f. 8r; ● pavimento: Vat. lat. 9839, f. 7v –, –, cupola: sezione (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat. 13479, ff. 157r, 158r; ● dettagli del sistema costruttivo con tubi fittili e anfore (attr. Ruffillo Righini): Vat. lat. 9839, ff. 8v, 91v, Vat. lat. 13479, f. 158r –, –, mosaici del presbiterio: copie da incisioni in Ciampini, Vetera monimenta, II, tav. XVIII-XXII: Vat. lat. 9841, ff. 46r, 46v –, –, → anche Prove di incisione, Architecture, tav. XXIII
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Ravenna, già: –, Oratorio di S. Maria in Cosmedin (o della Confraternita della Croce): pianta: Vat. lat. 9839, f. 130v, Vat. lat. 13479, f. 109r; ● → anche Ravenna, Battistero degli Ariani –, S. Maria in Porto Fuori: abside, veduta interna: Vat. lat. 9845, f. 80v; ● capitelli: Vat. lat. 9839, f. 84r, Vat. lat. 9845, ff. 80r, 81r; ● affreschi, dettaglio di un volto, calco sull’originale: Vat. lat. 9848, f. 84r –, S. Michele in Africisco: prospetto: Vat. lat. 9845, f. 109r Reading (Inghilterra): –, Abbazia: rovine, prospetto di un arco, incisione di John Bayly (Saxon Buildings): Vat. lat. 13480, f. 143r Reims (Francia): –, stemma della città inciso nella tavola di Nicolas de Poilly le Jeune su disegno di Jacques Gentillastre Posticus Ecclesiae Metropolitanae b. Mariae Remensis prospectus: Vat. lat. 13480, f. 268r –, Notre-Dame: fianco meridionale, veduta esterna, incisione di Jean-Baptiste Scotin le Jeune su disegno di Jacques Gentillastre: Vat. lat. 13480, f. 269r; ● zona absidale, veduta esterna, incisione di Nicolas de Poilly le Jeune su disegno di Jacques Gentillastre: Vat. lat. 13480, f. 268r Renard, Jean-Augustine, disegnatore: –, Table comparative des Temples, des Théâtres & de quelques autres Edifices antiques de la Sicile, prova di incisione (?) di Pierre-Gabriel Berthault per la tavola omonima in Saint-Non, Voyage pittoresque…, IV, p. 192: Vat. lat. 9845, f. 111v
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Reycend, Jean (anche Giovanni Ressenti), editore: –, incisioni di Gaetano Le Poer, dalla serie Vedute e pianta del Duomo di Milano, edita da – e Figli, 1728: Vat. lat. 13480, 271r, 272r, 273r, 274r Rido, Antonio, condottiero → Antonio da Rio Righini, Ruffillo, architetto e incisore: –, Veduta del Mausoleo di Teodorico a Ravenna, incisione: Vat. lat. 9839, f. 92r Riminaldi, Giammaria, cardinale → Roma, Palazzo Riminaldi Rimini: –, Arco di Augusto: prospetto, prova di incisione di Architecture, tav. LI n. 8: Vat. lat. 13480, f. 256r; ● prospetto dell’arco e sezione dei pilastri, copia da incisione in Temanza, Delle antichità di Rimino…, tav. I: Vat. lat. 9845, f. 48r –, Cattedrale di S. Colomba → –, Tempio Malatestiano –, Castel Sismondo: veduta: Vat. lat. 9839, f. 21v; ● veduta, dal verso della medaglia di Matteo de’ Pasti con effige di Sigismondo Pandolfo Malatesta: Vat. lat. 9839, f. 20r; ● pianta: Vat. lat. 9839, f. 21r; ● pianta schematica: Vat. lat. 9839, f. 21v –, Palazzo dell’Arengo: loggiato al piano terra, prospetto e sezione orizzontale dei pilastri: Vat. lat. 13480, f. 25r –, Piazza Grande, portici → –, Palazzo dell’Arengo –, Rocca Malatestiana → –, Castel Sismondo –, S. Francesco → –, Tempio Malatestiano –, S. Michele in Foro: pianta: Vat. lat.
9839, f. 131r, Vat. lat. 9845, f. 32v; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9845, ff. 32r, 32v; ● sezione trasversale: Vat. lat. 9845, f. 31v –, Tempio Malatestiano: prospetto: Vat. lat. 13480, ff. 254r, 255r; ● pianta: Vat. lat. 9845, f. 46v, Vat. lat. 13480, f. 248r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 13480, f. 249r; ● sezione trasversale verso la controfacciata: Vat. lat. 9845, f. 47r –, –, facciata: portale, veduta: Vat. lat. 9845, f. 45r; ● zoccolo, dettaglio: Vat. lat. 13480, ff. 257r, 258r, 259r –, –, –, semicolonna: veduta d’insieme: Vat. lat. 13480, ff. 258r, 259r; ● veduta d’insieme, prova di incisione per Architecture, tav. LI n. 9: Vat. lat. 9839, f. 85r; ● base: Vat. lat. 13480, ff. 257r, 258r, 259r; ● capitello: Vat. lat. 13480, ff. 257r, 259r; ● fusto: Vat. lat. 13480, f. 257r –, –, fianco meridionale: prospetto: Vat. lat. 13480, f. 252r; ● dettagli architettonici e decorativi, prospetti e sezioni: Vat. lat. 13480, f. 253r –, –, Cappella delle Muse e delle Arti, o di S. Agostino: arco d’ingresso, prospetto: Vat. lat. 13480, f. 250r –, –, Cappella delle Sibille, o della Madonna dell’Acqua: sculture di Agostino di Duccio, dettaglio di base con elefanti, vedute frontale e laterale: Vat. lat. 13480, ff. 250r, 251r –, –, Cappella di Isotta, o di S. Michele Arcangelo: tomba di Isotta degli Atti attr. a Matteo de’ Pasti, prospetto: Vat. lat. 13480, f. 261r Rimini, già: –, Sacello di S. Gregorio Fuori le Mura: capitello: Vat. lat. 13479, f. 114r –, S. Gregorio: pianta, sezione longitudinale e dettaglio di colonna con capitello e pulvino: Vat. lat. 9839, f. 77r
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indice topografico e onomastico
–, S. Maria in Acumine: prospetti esterni: Vat. lat. 9845, f. 78v; ● pianta e sezione trasversale: Vat. lat. 9845, f. 78r; ● dettagli architettonici e ornamentali: Vat. lat. 9845, f. 78v Ripon (Inghilterra): –, Abbazia di Fountains: veduta delle rovine, calco da incisione in Hearne, Byrne, Antiquities…, tav. XL, 1782: Vat. lat. 13480, f. 163r Roberto d’Angiò, re di Napoli: –, Gigliato, recto e verso: Vat. lat. 9840, f. 57v → anche Napoli, S. Chiara, monumento funebre di – Roberto II di Normandia: –, sua effige già nella Chiesa della Trinità di Caen, incisione: Vat. lat. 13480, ff. 149r Roberto d’Oderisio, pittore → Napoli, S. Maria della Pietà Rodi (Grecia): –, già, Torre di S. Nicola (Torre di Naillac): veduta, copia parziale da incisione in Choiseul-Gouffier, Voyage…, tav. LXII: Vat. lat. 13479, f. 234r Rodolfo I di Asburgo, re di Germania → Strasbourg, Notre-Dame, facciata occidentale, già, statua equestre di – Rodos (Grecia) → Rodi Roma: –, Abbazia di S. Paolo fuori le Mura: –, –, Bibbia carolingia: cornici decorative: Vat. lat. 9841, f. 86r; ● frammenti testuali, trascrizione e calchi: Vat. lat. 9841, ff. 85r, 85v, 87v; ● iniziali ornate, calchi: Vat. lat. 9841, f. 82v; ● miniature, calchi: Vat. lat. 9841,
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ff. 81r, 82r, 82v, 83r, 83v, 84r, 84v; ● monogramma di Carlo il Calvo, dettaglio dalla miniatura di f. 1r, copia e calchi: Vat. lat. 9841, f. 85r; ● specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 84v, 85r –, Abbazia delle Tre Fontane: –, –, Arco di Carlo Magno: prospetto: Vat. lat. 13480, ff. 304r, 318r; ● pianta e sezione longitudinale: Vat. lat. 13480, ff. 305r, 317r; ● arco interno, prospetto: Vat. lat. 13480. ff. 305r, 317r; ● dettagli architettonici, schizzi con misurazioni: Vat. lat. 13480, ff. 304r, 305r, 318r; ● polifora, sezioni e dettaglio delle colonne: Vat. lat. 13480, f. 304r –, –, –, dipinti murali (→ anche Disegni preparatori: Peinture, tavv. XCVII e CVI): –, –, –, –, lunetta della parete nord-est con Assedio di Ansedonia e Sogno di Carlo Magno: veduta d’insieme, Vat. lat. 9843, ff. 5v, 15r; ● veduta d’insieme, copia dal ms. Barb. lat. 4402 della Biblioteca Apostolica Vaticana (f. 36r): Vat. lat. 9843, f. 6v –, –, –, –, lunetta della parete sud-ovest con Consegna della reliquia del caput Sancti Anastasii, Presa di Ansedonia, Donazione dei castra e Castelli della Maremma: veduta d’insieme: Vat. lat. 9843, ff. 7v, 15r; ● veduta d’insieme, copia dal ms. Barb. lat. 4402 della Biblioteca Apostolica Vaticana (f. 37r): Vat. lat. 9843, 7r –, –, –, –, parete sud-est con Madonna con il Bambino in trono tra i ss. Paolo e Benedetto (identificati da iscrizioni) e due donatori: veduta d’insieme (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9843, f. 15r; ● veduta d’insieme: Vat. lat. 9847, f. 16v; ● dettaglio del donatore di sinistra, calco: Vat. lat. 9843, f. 10v
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–, –, –, –, volta: veduta d’insieme: Vat. lat. 9843, f. 53r; ● dettagli di Angelo e mano del Cristo: Vat. lat. 9843, f. 52v –, –, –, –, iscrizioni: Vat. lat. 9848, f. 74r –, –, chiesa dei Ss. Vincenzo e Anastasio: prospetto: Vat. lat. 13480, ff. 300r, 301r; ● pianta (disegno firmato S. d’Agincourt del.): Vat. lat. 13479, f. 186r; ● sezioni longitudinale e trasversale: Vat. lat. 13479, f. 186r; ● facciata, dettagli architettonici e decorativi: Vat. lat. 13480, ff. 300r, 301r, 311r –, –, –, fianco meridionale: prospetto: Vat. lat. 13479, ff. 184r, 185r; ● dettagli architettonici e decorativi: monofore e cornice: Vat. lat. 13479, f. 185r –, –, –, sagrestia, affreschi: –, –, –, –, Incoronazione della Vergine: veduta d’insieme: Vat. lat. 9847, f. 16r; ● motivi ornamentali, schizzo: Vat. lat. 9847, f. 15v –, –, –, –, Natività, veduta d’insieme: Vat. lat. 9847, f. 15r –, –, –, portico: ss. Iacopo e Leonardo, pitture murali frammentarie, copia dal ms. Barb. lat. 4402 della Biblioteca Apostolica Vaticana (f. 51r) : Vat. lat. 9843, f. 19r –, –, –, –, già, pitture murali: prospetto della parete di facciata con indicazione dei dipinti oggi perduti, copia dal ms. Barb. lat. 4402 della Biblioteca Apostolica Vaticana (f. 42r): Vat. lat. 9843, ff. 15v, 18r; ● Storie dei ss. Vincenzo e Anastasio e altri soggetti: scene varie, copie dal ms. Barb. lat. 4402 della Biblioteca Apostolica Vaticana (ff. 35-37, 41, 43, 46-51): Vat. lat. 9843, ff. 15v, 16r, 16v, 17r, 17v, 18v, 19r, 19v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. XCVII –, –, chiostro: prospetto del lato orientale, sezione longitudinale del corridoio est e dettaglio di colonne: Vat. lat. 13480, ff. 310r, 315r; ● pianta dei lati settentrionale e orientale e
sezione trasversale del lato settentrionale: Vat. lat. f. 13480, 310r; ● pianta del lato orientale: Vat. lat. 13480, f. 315r; ● dettagli architettonici e ornamentali, schizzi con misurazioni: Vat. lat. 13480, f. 315v –, –, convento: ambiente porticato: pianta e sezioni: Vat. lat. 13480, ff. 306r, 316r; ● ambiente voltato: pianta, sezione longitudinale e dettaglio di costolone: Vat. lat. 13480, ff. 316r, 332r; ● sala capitolare: pianta, sezioni trasversale e longitudinale e dettagli architettonici: Vat. lat. 13480, ff. 303r, 310r –, –, –, portico, già, pitture murali dans l’ancien portique: scene varie: Vat. lat. 9843, ff. 8r, 8v, 9r, 15r; ● scene varie e iscrizioni, calchi: Vat. lat. 9843, ff. 13v, 14r; ● calendario litugico (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9847, ff. 17r, 18r –, –, pressi: cava di pozzolana, cunicolo, pianta e sezione: Vat. lat. 13479, f. 47r; ● monofora: Vat. lat. 13480, ff. 304r, 318r –, Acquedotto Vergine → –, Piazza di Trevi –, Anfiteatro Castrense: facciata, arco tamponato del primo ordine: Vat. lat. 9839, f. 89r –, Arco degli Argentari: prospetto: Vat. lat. 9844, f. 12r –, Arco dei Pantani nel Foro di Augusto: veduta: Vat. lat. 9844, f. 23r; ● prospetto: Vat. lat. 9839, f. 87v –, Arco di Costantino: veduta prospettica, incisione di Hendrik van Schoel, 1583: Vat. lat. 13479, f. 5r; ● trabeazione, dettaglio: Vat. lat. 9844, f. 55v –, –, rilievi: Adlocutio di Costantino, incisione: Vat. lat. 9846, f. 77v; ● Oratio, dettagli: Vat. lat. 9840, f. 10r; ● Profectio (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9840, f. 5r; ● Fiumi: Vat. lat. 9840, f. 9v; ● Vat. lat. 9840, ff. 5v, 7r; ● dettagli di teste: Vat. lat. 9840, f. 10r
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–, Arco di Settimio Severo: veduta prospettica, incisione di Hendrik van Schoel, 1583: Vat. lat. 13479, f. 4r –, –, rilievi: Processione trionfale, dettaglio (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9840, f. 5r; ● Vittorie alate: Vat. lat. 9840, 5r, 6v; ● dettagli di teste: Vat. lat. 9840, f. 10r; ● mensola scolpita con figura umana, copia parziale da incisione in Desgodets, Les édifices…, tav. IX a p. 213: Vat. lat. 13479, f. 6r –, Arco di Tito: –, –, rilievi: Sacrificio e corteo trionfale per il trasporto della statua del fiume Giordano, copia a disegno da incisione in Bellori, Veteres arcus Augustorum…, tavv. V e VI (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9840, f. 5r; ● Vittorie alate, copia a disegno da incisione in Bellori, Veteres arcus Augustorum…, tav. III (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9840, ff. 4v, 5v; ● dettagli di teste: Vat. lat. 9840, f. 10r –, –, pressi, dettaglio di superficie muraria: Vat. lat. 9839, f. 86v –, Bagni di Paolo Emilio → –, Mercati di Traiano –, bastione presso la Porta S. Paolo → –, Mura Aureliane, Bastione del Sangallo in Via Ardeatina –. Battistero Lateranense: pianta: Vat. lat. 9839, f. 55r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9839, f. 56r; ● fonte battesimale, vedute frontale e laterale, schizzo: Vat. lat. 9839, f. 50v –, –, Cappella di S. Giovanni Battista: porta bronzea, prospetto e iscrizioni: Vat. lat. 9846, f. 12v –, –, Cappella di S. Giovanni Evangelista: porta bronzea di Pietro e Uberto da Piacenza (già nel Patriarchio): prospetto, dettagli decorativi e iscrizioni: Vat. lat. 9846, ff. 12v, 13r; ● prospetto schematico con co-
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pia parziale dell’iscrizione, disegno tratto da incisione in Chacón, Vitae et res gestae…, II, coll. 47-48: Vat. lat. 9846, f. 13r; ● dettaglio della decorazione con Allegoria della Ecclesia: Vat. lat. 9840, f. 37r –, –, Oratorio di S. Venanzio: mosaici dell’arco e del catino absidali, copia da incisione in Ciampini, Vetera monimenta, II, tavv. XXX e XXXI: Vat. lat. 9841, f. 49r –, Biblioteca Casanatense, manoscritti: –, –, 724/1, Pontificale: Benedictio fontis, miniatura, calco: Vat. lat. 9841, f. 76v; ● miniature, dettagli, schizzi: Vat. lat. 9841, f. 76v –, –, 724/2, Benedizionale: frammenti testuali e miniature, calchi: Vat. lat. 9841, 77v; ● miniature, prova di incisione per Peinture, tav. XXXVII, nn. 1-3: Vat. lat. 9841, 77r –, –, 724/3, Exultet: frammenti testuali, miniature, neumi e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9841, 109r, 110r, 112r, 112v, 113r, 113v –, Biblioteca della Minerva → –, Biblioteca Casanatense –, Biblioteca della Vallicella → –, Biblioteca Vallicelliana –, Biblioteca Vallicelliana, manoscritti: –, –, B 6, Bibbia di Alcuino: frammenti testuali e specimen dell’alfabeto, calchi: Vat. lat. 9841, 84v, 85v –, –, F 90 → London, British Library, ms. Burney 19, Tetraevangelo –, Campidoglio → –, Piazza del Campidoglio –, Campo Marzio, già, Colonna di Antonino Pio → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Pinacoteca Vaticana, Cortile, Apoteosi di Antonino e Faustina –, Casa dei Crescenzi: prospetto: Vat. lat. 13479, f. 309r; ● prospetto laterale: Vat. lat. 13479, f. 303r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 13479,
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f. 302r; ● sezione trasversale: Vat. lat. 13479, f. 305r; ● pianta del piano terra: Vat. lat. 13479, f. 301r; ● pianta del piano superiore: Vat. lat. 13479, f. 304r; ● dettagli architettonici e decorativi: Vat. lat. 9839, f. 81r, Vat. lat. 13479, ff. 306r, 307r, 308r, 310r, 311r, 311v, 312r; ● pressi, edificio distante 100 passi dalla Casa di Crescenzio dentro al primo vicolo a mano diritta in un fenile: bifora e stemma della famiglia Cenci: Vat. lat. 13479, f. 313r –, Casa della Fornarina: finestra ogivale, prospetto e dettagli ornamentali: Vat. lat. 9845, f. 99v –, Casino Borghese, già: disegni cinesi: Vat. lat. 13480, ff. 279r, 280r; ● monumento funebre di Roberto Malatesta, iscrizione: Vat. lat. 9840, f. 75r (→ anche Paris, Musée du Louvre, Eusebio da Caravaggio, attr., Roberto Malatesta a cavallo) –, Castrum Caetani: dettagli architettonici e ornamentali, schizzi: Vat. lat. 13480, 18v –, Catacombe: –, –, cappella ottagona (Architecture, tav. LXXIII n. 32) → Roma, già, Cripta sotterranea detta dei Ss. Silvano e Bonifacio sulla Via Salaria –, –, pitture murali: dipinti non identificabili con fossori: Vat. lat. 9849, f. 27r; ● → anche Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 5409, Alonso Chacón, Copie di dipinti dalle catacombe romane –, –, sculture: Agape, sarcofago forse dalla Catacomba di Priscilla (Sculpture, tav. VIII n. 20): Vat. lat. 9840, 20r; ● Antico Testamento, scene incise su marmo (Sculpture, tav. VII n. 5): Vat. lat. 9840, f. 17r; ● candelabro a sette rami (Sculpture, tav. VIII n. 8), copia da disegno da ms. Vat. lat. 5409 della Biblioteca
Apostolica Vaticana (p. 7): Vat. lat. 9840, 18v; ● coppia distesa, sarcofago dalla Catacomba di Ponziano (Sculpture, tav. VIII n. 16): Vat. lat. f. 9840, 20r; ● giovanetti nella fornace e iscrizione, sarcofago (Sculpture, tav. VIII n. 15) → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Lapidario Cristiano ex Lateranense, lastra sepolcrale di Constantia; ● Magi che offrono doni a Gesù, lastra incisa (Sculpture, tav. VII n. 6) → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Lapidario Cristiano ex Lateranense, lastra sepolcrale di Severa; ● mezza figura di donna e iscrizione (Sculpture, tav. VII n. 7) → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Lapidario Cristiano ex Lateranense, lastra sepolcrale di Severa; ● Stagioni (?), frammento di sarcofago dalla Catacomba di Ponziano (Sculpture, tav. VIII n. 14): Vat. lat. 9840, f. 19r; ● strumenti per la scultura, lastra incisa (Sculpture, tav. VII n. 9) → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Lapidario Cristiano ex Lateranense, lastra sepolcrale di Felicius; ● altre sculture e lastre incise di incerta identificazione: Vat. lat. 9846, ff. 26v, 28v, 35v, 37r, 40v, 42v, 43r, 43v, 44r, 44v, 45r –, –, vedute pittoresche: Vat. lat. 13479, f. 48r –, Catacomba anonima di via Anapo, arcosolio del fossore Trophimus, già: fossore, pittura murale, copia da Bottari 1754, tav. CLXXI: Vat. lat. 9849, f. 27r; ● lastra funeraria di Marciano (ICVR IX, 24862), copie da disegno nel ms. Vat. lat. 5409 della Biblioteca Apostolica Vaticana (p. 27): Vat. lat. 9846, ff. 14r, 14v –, Catacomba di Bassilla → –, Catacomba di S. Ermete –, Catacomba di Ciriaca → –, Catacomba di S. Lorenzo Fuori le Mura
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–, Catacomba di Domitilla: –, –, Cubicolo di Orfeo, arcosolio della parete sinistra: decorazione del sottarco con motivo a pelte (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9841, f. 9v –, –, Regione dello Scalone cosiddetto del 1854, pitture murali: pastore con siringa che pascola il gregge (Cristo-Orfeo tra gli animali), graticcio con fiori, colombe affrontate ad un cantaro: Vat. lat. 9849, f. 23v –, –, Regioni dello Scalone cosiddetto del 1897 e dei Pistores: –, –, –, Cubicolo rotondo presso i Fornai, arcosolio nella I parete: pittura murale del sottarco con Daniele tra i leoni e due docenti con capsae (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9841, 9v –, –, –, Cripta dei Fornai, nicchione destro: uomo a cavallo, pittura murale (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9841, f. 10r –, –, loculo di Ianuarius con oranti, pecore e iscrizione (ICVR III, 7652): veduta d’insieme (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9841, f. 9v; ● dettaglio dei volti delle oranti, calco: Vat. lat. 9841, f. 10v –, –, pitture murali non identificate: Vat. lat. 9841, f. 10r –, Catacomba dei Giordani: –, –, Arenario, Galleria dipinta: pitture murali della parete destra con le due “grandi oranti”: Vat. lat. 9841, f. 9r; ● pitture murali della volta (Storie di Giona, Miracolo della rupe e motivi decorativi): Vat. lat. 9849, ff. 8v, 9r –, –, Cubicolo dell’Esodo: arcosolio, pitture murali della lunetta di fondo e del sottarco (Adamo ed Eva e pecore, Noè nell’arca e Storie di Giona): Vat. lat. 9841, f. 37r; ● volta, pitture murali: Vat. lat. 9841, f. 37r
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–, –, Sepolcro di Grata: prospetto con dipinti e iscrizioni (ICVR IX, 24413.a e 24413.b): Vat. lat. 9841, ff. 25v, 27r, 27v, Vat. lat. 9849, f. 8r –, –, –, pitture murali: Daniele tra i leoni, dettaglio di un leone: Vat. lat. 9849, f. 7v; ● Fanciulli nella fornace, dettaglio del fanciullo a sinistra, calco sull’originale: Vat. lat. 9841, f. 26r; ● Grata orante: Vat. lat. 9849, f. 7v; ● Grata orante, calco sull’originale: Vat. lat. 9841, f. 26v; ● Resurrezione di Lazzaro, dettaglio di Lazzaro nel sepolcro: Vat. lat. 9849, f. 7r; ● scene bibliche: Vat. lat. 9849, f. 22v –, –, –, iscrizioni (ICVR IX, 24413.a e 24413.b): trascrizioni e calchi: Vat. lat. 9841, ff. 25v, 26r, 26v, 27r, 27v –, –, iscrizioni e reperti vari: bolli doliari: Vat. lat. 9849, f. 10v; ● graffito con il nome dell’erudito e religioso Giovanni Marangoni, trascrizione: Vat. lat. 9849, f. 10v; ● iscrizioni greche: Vat. lat. 9846, f. 7v; ● lastra incisa: Vat. lat. 9849, f. 10v; ● lastra sepolcrale con iscrizione di Aelianus e coniuge (ICVR IX, 24326): Vat. lat. 9849, 11r –, Catacomba di Ponziano ad ursum pileatum: –, –, Ambiente sepolcrale invaso dall’acqua (cosiddetto Battistero sommerso): veduta pittoresca con visitatore (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9839, f. 50r; ● pianta dell’ambiente, della scala d’accesso e dei cunicoli circostanti (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9839, f. 49v; ● pianta dell’ambiente e della scala d’accesso (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9839, f. 48v; ● sezione longitudinale con scala d’accesso (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9839, ff. 48r, 49r; ● sezione trasversale (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9839, ff. 48v, 49r
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PAOLO DI SIMONE
–, –, –, pitture murali: –, –, –, –, Battesimo di Cristo e Croce gemmata, veduta d’insieme: Vat. lat. 9841, f. 22r; ● dettagli delle figure del’Angelo, del Cristo e del Battista, calchi sull’originale: Vat. lat. 9849, ff. 2r, 2v, 3r, 3v, 5r –, –, –, –, Busti del Pantocratore sulla volta della scala che conduce al Battistero: Vat. lat. 9841, f. 23r, Vat. lat. 9849, f. 23r –, –, –, –, Coronatio di Abdon e Sennen: Vat. lat. 9849, 1r –, –, –, –, Croce gemmata tra i ss. Milix e Pumenio: veduta d’insieme: Vat. lat. 9841, f. 21v; ● dettaglio del busto di Pumenio, calco sull’originale: Vat. lat. 9841, f. 21r –, –, Cubicolo detto del Navicellario: pianta e sezione trasversale verso l’arcosolio della parete di fondo: Vat. lat. 9841, f. 19r –, –, –, pitture murali: –, –, –, –, arcosolio della parete di fondo, lunetta, nave con carico di anfore: veduta d’insieme: Vat. lat. 9841, f. 18v; ● dettaglio dell’uomo che rema, calco sull’originale: Vat. lat. 9849, f. 6v –, –, –, –, volta con Buon Pastore e Stagioni: veduta d’insieme: Vat. lat. 9841, f. 22v; ● dettaglio di un pennacchio con motivi ornamentali: Vat. lat. 9849, f. 11v; ● Stagioni: Vat. lat. 9849, f. 12r; ● Buon Pastore: Vat. lat. 9849, f. 12v –, –, Monumentum arcuatum → –, –, Cubicolo detto del Navicellario –, –, Sepolcro di S. Pollione e dei Ss. Milix e Pumenio, dipinto con i ss. Marcellino, Pollione e Pietro: veduta d’insieme: Vat. lat. 9841, f. 20r; ● dettagli della testa, della veste e dei piedi di Marcellino, calchi sull’originale: Vat. lat. 9841, f. 20v, Vat. lat. 9849, ff. 4r, 4v, 5v, 6r; ● dettaglio
della testa di Pietro, calco sull’originale: Vat. lat. 9849, f. 1v –, Catacomba di Priscilla: pianta: Vat. lat. 9841, ff. 7r, 7v; ● colombario (Peinture, tav. VII n. 7), pianta e sezione: Vat. lat. 9841, ff. 7r, 7v, 8r; ● cosiddetta Catacomba del Crocifisso, cunicolo, sezione trasversale e prospetto della porta d’ingresso: Vat. lat. 13480, f. 204r –, –, arcosolio del fossore Trophimus → –, Catacomba anonima di Via Anapo –, –, arcosolio presso la Cripta dei Fornai, Mosè che fa scaturire la sorgente, pittura murale: dettaglio del busto di Mosè, calco sull’originale: Vat. lat. 9849, f. 30v –, –, Cappella Greca: pianta, sezione longitudinale e dettagli architettonici e decorativi: Vat. lat. 9841, f. 14v; ● pitture murali delle pareti: Fanciulli nella fornace, Miracolo della fonte, Daniele e Susanna, Susanna tra i vecchioni, Daniele con Susanna e i vecchioni: Vat. lat. 9849, f. 10r; ● pitture murali della volta: Vat. lat. 9841, f. 15r, Vat. lat. 9849, f. 10r –, –, loculo decorato con la raffigurazione di Isaia e la Vergine (erroneamente interpretata come Madonna con Bambino tra i ss. Giovanni Battista ed Evangelista), copia da disegno del ms. Vat. lat. 5409 della Biblioteca Apostolica Vaticana, p. 21: Vat. lat. 9847, f. 88v –, –, da, frammenti architettonici e scultorei: Vat. lat. 9840, f. 20r –, Catacomba di S. Agnese, Vergine in orazione con il bambino Gesù e monogrammi di Cristo (Peinture, tav. XI n. 8), pittura murale → –, Coemeterium Maius, Cubicolo della Madonna orante, parete di fondo, arcosolio, lunetta, orante velata con bambino tra due cristogrammi
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–, –, già?, lastra incisa con àncora: Vat. lat. 9846, f. 17r –, Catacomba di S. Callisto: cavaliere, pittura murale → –, Catacomba di Domitilla, Regioni dello Scalone cosiddetto del 1897 e dei Pistores, Cripta dei Fornai, nicchione destro; ● pitture murali non identificate, motivi decorativi: Vat. lat. 9849, 15v; ● sepoltura con iscrizione di Ianuarius → –, Catacomba di Domitilla, loculo decorato di Ianuarius –, Catacomba di S. Elena: da, scultore nella sua bottega, bassorilievo, calco da incisione in Fabretti, Inscriptionum antiquarum…, p. 587 → Urbino, Museo Archeologico Lapidario, lastra funeraria del marmista greco Eutropos; ● → anche Catacomba dei Ss. Marcellino e Pietro –, Catacomba di S. Ermete: –, –, Basilica sotterranea: veduta interna: Vat. lat. 9839, f. 3r; ● pianta: Vat. lat. 9848, f. 54v, Vat. lat. 13479, ff. 67r, 68r –, –, Cripta storica dei Ss. Proto e Giacinto, pressi, scala: arcosolio mosaicato (poi parzialmente distrutto), prospetto: Vat. lat. 9849, ff. 24v, 25r; ● Sacrificio di Isacco nel sotto arco, pittura murale, schizzo: Vat. lat. 9841, f. 38r –, –, Cubicolo “degli Apostoli” (Cappella di S. Ermete o dei Ss. Apostoli): vedute interne, sezioni e schizzi: Vat. lat. 9839, ff. 2r, 2v; ● pianta e sezioni longitudinali: Vat. lat. 13479, f. 61r; ● sezione trasversale e prospetto della parete d’ingresso: Vat. lat. 13479, f. 63r; ● graffiti: Vat. lat. 9839, f. 2v, Vat. lat. 13479, ff. 61r, 63r –, –, –, arcosolio: prospetto: Vat. lat. 13479, ff. 62r, 66r; ● sezioni: Vat. lat. 13479, ff. 61r, 63r
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–, –, –, –, pitture: vedute generali: Vat. lat. 13479, ff. 61r, 62r, 63r; ● sottarco, animali, calchi sull’originale: Vat. lat. 9839, f. 4r; ● Fanciullo nella fornace, calco sull’originale: Vat. lat. 9839, f. 3v; ● parapetto, figura femminile con vaso, calco sull’originale: Vat. lat. 9841, f. 19v –, –, Oratorio del IX secolo sopra la Basilica, affreschi: testa muliebre, calco: Vat. lat. 9849, f. 7r –, –, opere di incerta identificazione: teste a mosaico forse riferibili all’arcosolio mosaicato della Cripta storica dei Ss. Proto e Giacinto: Vat. lat. 9841, f. 38r –, –, da, lastra funeraria con piede inciso (riprodotta in Lupi, Dissertatio…, p. 70): Vat. lat. 9846, f. 3r –, Catacomba di S. Lorenzo Fuori le Mura: –, –, dipinto scoperto nel 1780 (Peinture, tav. XI n. 2) → –, –, Seconda cappella presso il sepolcro di Pio IX, pitture murali, parete di fondo, Vergine orante tra due sante –, –, Seconda cappella presso il sepolcro di Pio IX, pitture murali: –, –, –, parete sinistra: Sante: Vat. lat. 9843, f. 35v, Vat. lat. 9849, f. 21v –, –, –, volta: Croce gemmata: Vat. lat. 9849, ff. 12v, 21v; ● dettagli, calchi sull’originale: Vat. lat. 9841, ff. 15v, 17r –, –, –, parete di fondo: Vergine orante tra due sante: veduta d’insieme (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9841, ff. 33r, 33v; ● busto della santa di sinistra, calco sull’originale: Vat. lat. 9841, f. 25r; ● busto della Vergine, calco sull’originale: Vat. lat. 9841, f. 16v; ● testa della santa di destra, calco sull’originale: Vat. lat. 9841, f. 16r –, –, altre pitture murali: Uccello e pesce: Vat. lat. 9849, f. 22r
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PAOLO DI SIMONE
–, –, già, ritratti a mosaico (Peinture, tav. XIII nn. 25 e 32) → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Pio Cristiano, Flavius Iulius Iulianus e Simplicia Rustica; ● titulus sepolcrale di Flavius Iulius Iulianus e Simplicia Rustica (ICVR VII, 19085; ILCV, 4259A), perduto: Vat. lat. 9841, f. 42v –, Catacomba dei Ss. Marcellino e Pietro ad duas lauros: pianta, incisione da Aringhi, Roma Subterranea…, II, tav. inserita tra le pp. 412 e 413: Vat. lat. 13479, f. 43r; ● camere ipogee: piante, sezioni e veduta prospettica di un ambiente: Vat. lat. 13479, ff. 41r, 42r; ● sarcofago scoperto nel 1780 (Sculpture, tav. IV nn. 3-7): veduta frontale, iscrizione (ICVR VI, 17056) e dettagli ornamentali: Vat. lat. 9840, ff. 12r, 12v, 13r –, –, Cripta storica dei Ss. Marcellino e Pietro: volta, pitture murali, Cristo tra gli apostoli Pietro e Paolo e i martiri Gorgonio, Pietro, Marcellino e Tiburzio: Vat. lat. 9849, f. 13r –, –, Cubicolo della Madonna con i due Magi: volta, pitture murali: Vat. lat. 9849, f. 9v –, –, Cubicolo di Susanna presso i Ss. Quattro Coronati: tromba del lucernario, pitture murali, Resurrezione di Lazzaro: Vat. lat. 9849, f. 9r; ● volta, pitture murali, Buon Pastore, oranti e Storie di Giona: Vat. lat. 9849, f. 13v –, –, –, parete di fondo, arcosolio, sottarco, pitture murali: –, –, –, –, Adamo ed Eva tentati dal serpente: veduta d’insieme: Vat. lat. 9841, f. 14r; ● calco sull’originale sopra diversi fogli di carta da lucido: Vat. lat. 9841, ff. 11r, 11v, 13r –, –, –, –, Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia: veduta d’insieme: Vat. lat. 9841, f. 12v; ● dettaglio della figura
intera di Mosè, calco sull’originale, in due fogli di carta da lucido: Vat. lat. 9841, ff. 12r, 12v –, Catacomba di S. Saturnino: cappella scoperta nel 1781 (Peinture, tav. XII n. 10) → –, Catacomba dei Giordani, Cubicolo dell’Esodo; ● Orantes → –, Catacomba dei Giordani, Arenario, Galleria dipinta, parete destra; ● iscrizioni a mosaico (Peinture, tav. XIII nn. 27 e 29): iscrizioni sepolcrali a mosaico di Hercules (ICVR IX, 23971) e Tranquillina ( ICVR IX, 24191): Vat. lat. 9841, f. 39r; ● → anche Catacomba di Trasone –, Catacomba di S. Sebastiano: –, –, Oratorio di Onorio III: volta, pitture murali, Cristo nella mandorla sostenuta dagli angeli e dettagli: Vat. lat. 9849, f. 11v –, –, cosiddetta Platonia (Mausoleo di S. Quirino): pianta: Vat. lat. 13479, ff. 45r, 49r; ● scala di accesso, sezione longitudinale: Vat. lat. 13479, f. 45r; ● altare, dettagli ornamentali: Vat. lat. 9849, f. 11v –, Catacomba di Trasone: pianta e sezioni: Vat. lat. 13479, f. 44r –, Cenotafio di Annia Regilla → –, Parco della Caffarella –, Chiesa del Gesù → –, SS. Nome del Gesù –, Chiesa della Trinità dei Monti → –, SS. Trinità dei Monti –, Cimitero del Crocifisso, cappella decorata (Peinture, tav. IX nn. 9-14) → –, Catacomba di Priscilla, Cappella Greca –, Circo di Caracalla → –, Circo di Massenzio –, Circo di Gallieno → –, Circo di Massenzio –, Circo di Massenzio: vedute delle rovine: Vat. lat. 9839, 90r; ● pianta: Vat. lat. 9844, f. 68v; ● porta d’ingresso e resti delle mura, veduta e pianta:
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Vat. lat. 9839, f. 90r; ● fortificazione (casamatta), pianta: Vat. lat. 9839, f. 20v; ● anfore fittili inserite nella muratura esterna, veduta e sezioni: Vat. lat. 9839, f. 90r –, Coemeterium Maius, Cubicolo della Madonna orante, parete di fondo, arcosolio, lunetta, orante velata e bambino tra due cristogrammi, pittura murale: veduta d’insieme: Vat. lat. 9841, f. 27v; ● volto dell’orante, calco sull’originale: Vat. lat. 9841, f. 34v –, Collegio Romano, già, Museo Kircheriano → Roma, già, Museo Kircheriano –, Colonna di Marco Aurelio (Aureliana o Antonina), rilievi: dettagli del fregio, calchi da disegno o incisione: Vat. lat. 9840, f. 24v; ● sfondi architettonici, calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 3, tav. XXVI: Vat. lat. 9846, f. 59r –, Colosseo, pressi: s. Anna Metterza, statua sur la porte d’un jardin dans la vie qui mène du Colisé à S. Jean de Latran (?), à gauche: Vat. lat. 9846, f. 28r –, Complesso dei Palazzi Imperiali sul Palatino: dettaglio di muratura, schizzo: Vat. lat. 9843, f. 88v –, Convento di S. Sisto Vecchio: sala capitolare: pianta, sezione longitudinale e dettagli architettonici e decorativi (capitello e mensola): Vat. lat. 9845, f. 28r –, Curia Iulia → –, S. Adriano al Foro Romano –, Domus Aurea: pitture murali a grottesche, calchi e disegni (da incisioni?): Vat. lat. 9848, ff. 27r, 27v, 28r, 28v, 29r, 29v, 30r –, Foro di Nerva: resti del portico (cosiddette Colonnacce), arco murato, prospetto: Vat. lat. 9839, f. 87v –, Galeria (località) → –, S. Maria di
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Celsano –, Mausoleo di Cecilia Metella: dettagli architettonici e ornamentali, schizzi: Vat. lat. 13480, f. 18v –, Mausoleo di Elena: veduta con arco d’ingresso e facciata della vecchia Chiesa dei Ss. Marcellino e Pietro: Vat. lat. 9839, f. 92v; ● veduta, schizzo: Vat. lat. 9839, f. 93v; ● veduta prospettica sezionata: Vat. lat. 9839, f. 95v; ● dettaglio di anfora inserita nella muratura: Vat. lat. 9839, f. 93v –, Mausoleo dei Gordiani → –, Villa dei Gordiani –, Mausoleo di Romolo: pianta: Vat. lat. 9844, f. 68v –, Mausoleo di S. Costanza: pianta e sezione (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, f. 34r; ● pianta, schizzo: Vat. lat. 13479, f. 146r; ● mosaici, Traditio legis e Traditio clavium: Vat. lat. 9841, f. 45v; ● pressi, già, sarcofago (Sculpture, tav. III n. 14) → –, Palazzo Guglielmi, Sarcofago di Aurelia Agapetilla –, Mercati di Traiano: cosiddetto Grande Emiciclo, secondo ordine, arco, prospetto e dettaglio di trabeazione: Vat. lat. 9839, f. 87r –, ex Monastero di S. Cosimato → –, S. Cosimato –, Mura Aureliane: cosiddetto Muro Torto, dettaglio della muratura: Vat. lat. 9839, f. 86v; ● tratto tra Porta Pinciana e Porta Salaria, prospetto e pianta: Vat. lat. 9839, f. 19r; ● tratto tra Porta Salaria e Porta Pia, dettaglio di cortina muraria: Vat. lat. 9839, f. 94v; ● tratto presso Porta Pia, prospetti di barbacane, contrafforte e muro merlato, e veduta di torre: Vat. lat. 9839, f. 94r; ● tratto tra Porta S. Lorenzo e Porta S. Giovanni, veduta prospettica sezionata, calco da incisione in Piranesi, Le antichità romane…, I,
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tav. VIII fig. 2: Vat. lat. 9839, 19v; ● tratto tra il Bastione del Sangallo e Porta S. Paolo, dettaglio di cortina muraria con stemma di Niccolò V e iscrizione realizzata con mattoni in laterizio: Vat. lat. 9839, f. 87v; ● tratto nei pressi del Bastione del Sangallo tra Porta S. Paolo e Porta S. Sebastiano: dettaglio della cortina muraria, e stemma e iscrizione di Pio IV: Vat. lat. 9839, f. 95r; ● tratto presso Porta S. Paolo: dettagli della cortina muraria con stemma di Niccolò V, schizzo, e dettagli di nicchie: Vat. lat. 9839, ff. 86r, 93r, 94v; ● vedute e piante, schizzi: Vat. lat. 9839, f. 23r; ● rilievo con misurazioni, schizzo: Vat. lat. 9845, 102r; ● → anche –: Porta Asinaria; Porta Chiusa; Porta Maggiore; Porta Metronia; Porta Praetoriana; Porta S. Sebastiano; ● Roma, già, Porta Salaria –, –, Bastione del Sangallo in Via Ardeatina: veduta parziale con stemma di Paolo III: Vat. lat. 9839, f. 87v –, Mura Leonine: tratto di mura presso Porta Cavalleggeri, dettaglio della muratura: Vat. lat. 9839, f. 86v; ● → anche –, Porta S. Pellegrino –, mura restaurate nel 1157 (Architecture, tav. LXXI n. 26) → –, Porta Metronia, torre con iscrizione del 1157 –, Muro Torto → –, Mura Aureliane –, Musei Capitolini: Agrippina seduta, statua → –, –, Palazzo Nuovo, Elena seduta; ● Amore che doma un leone, mosaico da Antium (Peinture, tav. XIII n. 11): → –, –, Centrale Montemartini, Ercole, leone e amorini; ● Marco Aurelio accetta il potere offertogli dal popolo di Roma, bassorilievo → –, –, Palazzo dei Conservatori, Ingresso a Roma dell’imperatore Adriano; ● capitello egizio, tagliato da una parte (…),
adattato per piedistallo d’una statua egizia, vedute frontale e laterale: Vat. lat. 9839, ff. 84v, 86r ● Perseo e Andromeda, rilievo (Peinture, tav. XIII n. 9) → –, –, Palazzo Nuovo –, –, Centrale Montemartini: –, –, –, Ercole, leone e amorini, mosaico pavimentale da Antium (Ant. Com. inv. 32361), veduta d’insieme: Vat. lat. 9841, f. 41r –, –, Galleria Lapidaria: –, –, rilievo con dedica agli dei Aglibôl e Malakbêl (inv. NCE 2406): prospetto e iscrizione in lingua palmirena (IG XIV, 971; IGUR I, 119; CIG, 6015; CIS II, 3, 3902): Vat. lat. 9846, f. 74v; ● iscrizione, copia e calchi: Vat. lat. 9846, ff. 74v, 75r –, –, Museo del Palazzo dei Conservatori: –, –, –, Uccisione del cinghiale Calidonio, bassorilievo rinascimentale (inv. S 1261), calco da incisione in Bottari, Foggini, Musei Capitolini, IV, tav. L: Vat. lat. 9840, 3v –, –, –, Ingresso a Roma dell’imperatore Adriano, rilievo (inv. S 810), calco da incisione in Bartoli, Bellori, Admiramda…, tav. VI: Vat. lat. 9840, 4r –, –, –, Marco Aurelio, statua equestre (inv. S 3247), calco da incisione: Vat. lat. 9840, 2v –, –, –, tigre che assale un vitello, pannello in opus sectile (inv. S 1222), dalla distrutta Basilica di Giunio Basso sull’Esquilino, copia da incisione in Ciampini, Vetera monimenta, I, tav. XXII inserita tra le pp. 56 e 57: Vat. lat. 9841, f. 39r –, –, –, Arnolfo di Cambio, Carlo I d’Angiò, statua (inv. S 830), vedute e dettagli: Vat. lat. 9840, f. 55v –, –, Palazzo Nuovo: –, –, –, Elena seduta, statua (inv. S 496), calco da incisione in Bottari, Musei Capitolini, III, tav. LIII: 9840, 1r
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–, –, –, Perseo e Andromeda, rilievo (inv. S 501), calco da incisione in Bottari, Foggini, Del Museo Capitolino, IV, tav. LII: Vat. lat. 9841, 40r –, –, –, strumenti da lavoro, rilievo dal cinerario di Cossutius Claudius (inv. S 215), disegno non fedele all’originale, copia da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, 3/2, tav. CLXXXVIII: Vat. lat. 9846, 56r –, –, –, Trasporto del cadavere di Meleagro, bassorilievo (inv. S 619), calco da incisione in Bottari, Foggini, Musei Capitolini, IV, tav. XXXIX: Vat. lat. 9840, f. 3v –, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia: lunetta dal frontale in rame dorato e smalti della Confessione di S. Pietro in Vaticano, in deposito da Capranica Prenestina, Santuario di S. Maria delle Grazie in Vulturella: parte anteriore, disegno schematico: Vat. lat. 9846, f. 101r –, Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps: –, –, Affreschi Rospigliosi (tradizionalmente indicati come provenienti dalle Terme di Costantino): –, –, –, Apollo con arco e freccia (inv. 103424): Vat. lat. 9841, 3v –, –, –, erote alato con scala (inv. 103425): forse copia da incisione in Turnbull, A Treatise…, tav. 39, e calco: Vat. lat. 9841, 2v, 3v; ● copia da incisione in Cameron, The Baths…, tav. XL: Vat. lat. 9848, 8v –, –, –, erote in piedi su un ramo con foglie di quercia (inv. 103424): forse copia da incisione in Turnbull, A Treatise…, tav. 41, e calco: Vat. lat. 9841, 3r –, –, –, erote sopra un ramo (inv. 103426): forse copia da incisione in Turnbull, A Treatise…, tav. 38, e calco: Vat. lat. 9841, 3v –, –, Terme di Diocleziano: Buon Pastore, lastra funeraria incisa (ICVR I,
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2059): Vat. lat. 9840, f. 17r; ● clipeo con Buon Pastore e monogramma Πάστωρ (?), lastra funeraria incisa (ICVR I, 2058), dal Museo Kircheriano: Vat. lat. 9846, f. 38r; ● colomba con ramoscello di ulivo, donna orante e monogramma di Cristo, lastra funeraria incisa (ICVR I, 2063), dal Museo Kircheriano: Vat. lat. 9846, f. 39v; ● monogramma di Cristo con alfa e omega, palma e crux gammata, lastra funeraria incisa (ICVR I, 2056), dal Museo Kircheriano: Vat. lat. 9846, f. 35v; ● Noè nell’arca, lastra funeraria incisa (ICVR I, 2061), dal Museo Kircheriano: Vat. lat. 9846, f. 35r; ● orante, uccello su ramo, chrismon e profilo maschile, lastra funeraria incisa di Priscus (ICVR I, 2026), dal Museo Kircheriano: Vat. lat. 9840, f. 17v, Vat. lat. 9846, f. 38r; ● seminatore, lastra funeraria incisa (ICVR I, 2060), dal Museo Kircheriano: Vat. lat. 9846, f. 41r; ● uomo che decora una tavola in opus sectile, lastra funeraria incisa (ICVR I, 2065), dal Museo Kircheriano: Vat. lat. 9846, f. 35v –, Museo di S. Giovanni in Laterano → –, S. Giovanni in Laterano, Museo –, Oratorî del Celio (S. Andrea, S. Barbara, S. Silvia), pianta generale: Vat. lat. 9844, f. 46v –, Oratorio dei Sette Dormienti di Efeso → –, S. Gabriele –, Oratorio del Gonfalone: pianta: Vat. lat. 9844, f. 7v –, Oratorio di S. Andrea al Celio → –, Oratorî del Celio –, Oratorio di S. Barbara al Celio → –, Oratorî del Celio –, Oratorio di S. Silvestro → –, Ss. Quattro Coronati –, Oratorio di S. Silvia al Celio → –, Oratorî del Celio
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–, Ospedale di S. Antonio Abate, portale → –, S. Antonio Abate, portale dall’Ospedale di S. Antonio Abate –, Ospedale di S. Tommaso in Formis: portale di Iacopo di Lorenzo e Cosma di Iacopo: prospetto con iscrizione: Vat. lat. 9845, f. 3v; ● mosaico con Cristo che accoglie due schiavi liberati, veduta d’insieme con iscrizione: Vat. lat. f. 9841, 51r –, Palazzo Altemps, colonne in porfido con busti → Paris, Musée du Louvre, colonne con busti di imperatori –, Palazzo Caetani → –, Castrum Caetani –, Palazzo Capranica: prospetto del portale con iscrizione relativa a papa Niccolò V e stemmi: Vat. lat. 9845, f. 90r; ● bifore e stemma di Sisto IV: Vat. lat. 9845, f. 100r –, Palazzo Castellesi (poi Giraud-Torlonia): prospetto e pianta: Vat. lat. 9839, f. 34v –, Palazzo Corsini: sarcofago dalla Catacomba di S. Urbano, fronte, copia a disegno da incisione in Bottari, Sculture e pitture sagre…, I, p. 112, schizzo: Vat. lat 9840, f. 12r –, Palazzo della Dogana: prospetto, dettaglio con resti del Tempio di Adriano: Vat. lat. 13479, f. 265r; ● → anche –, Tempio di Adriano –, Palazzo Fiano: cortile, monofora murata e mensole ornamentali, prospetti: Vat. lat. 9845, f. 100r –, Palazzo Giustiniani, cortile, Terenzio, statua → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Chiaramonti, Poeta tragico con testa non pertinente di Euripide –, Palazzo Guglielmi: sarcofago di Aurelia Agapetilla, veduta d’insieme e dettaglio del coperchio con iscrizione (ICVR VIII, 22345), copia a disegno da incisione in Boldetti, Osservazioni sopra i cimiteri…, p. 422: Vat. lat. 9840, 10v
–, Palazzo degli Imperatori presso gli Orti farnesiani → –, Complesso dei Palazzi Imperiali sul Palatino –, Palazzo Mattei Albani Del Drago alle Quattro Fontane: pianta: Vat. lat. 9844, f. 54r –, Palazzo Nuovo → –, Piazza del Campidoglio –, Palazzo Orsini-Pio-Righetti: dettaglio del paramento murario esterno: Vat. lat. 9839, f. 88v –, Palazzo Pallavicini Rospigliosi: –, –, Federazione Nazionale Coldiretti, Sala I Piano, Affreschi Rospigliosi (tradizionalmente indicati come provenienti dalle Terme di Costantino): –, –, –, affresco con Apollo n. 95: forse copia da incisione in Turnbull, A Treatise…, tav. 37: Vat. lat. 9841, f. 4r; ● copia da incisione in Cameron, The Baths…, tav. XLIII: Vat. lat. 9848, f. 8v –, –, –, affresco con Apollo citaredo n. 96, copia da incisione in Cameron, The Baths…, tav. XLIV: Vat. lat. 9848, f. 8v –, –, già: –, –, –, pitture murali antiche: copie da incisioni in Cameron, The Baths…, tavv. XL-LIII: Vat. lat. 9848, f. 8v; ● teste di ninfe o danzatrici, calco e copia: Vat. lat. 9841, f. 3r; ● scena nilotica con pigmei, forse copia da incisione in Turnbull, A Treatise…, tav. 41, schizzo: Vat. lat. 9841, f. 3r; ● → anche –, Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps, Affreschi Rospigliosi –, –, –,Vittoria alata, rilievo in stucco: Vat. lat. 9848, f. 9r –, Palazzo di Propaganda Fide, Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli: –, –, Adorazione dei Magi, tavola di pittore italo-cretese attivo tra fine XV-inizio XVI sec., già nella Collezione Seroux, poi nel Museo Borgiano di Velletri (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9848, f. 96v
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indice topografico e onomastico
–, –, Cristo Pantocratore tra i ss. Pietro e Paolo, tavola di pittore cretese attivo alla fine del XV sec., già nella Chiesa di S. Stefano Rotondo, poi nel Museo Borgiano di Velletri: veduta d’insieme e iscrizioni: Vat. lat. 9842, f. 120v; ● dettaglio della testa del Cristo, calco: Vat. lat. 9847, f. 89r; ● dettagli della mano benedicente del Cristo e della testa di s. Pietro, iscrizioni e specimen dell’alfabeto, calchi da disegni: Vat. lat. 9842, f. 121r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXXV –, Palazzo Riminaldi, già: sarcofago dalla Catacomba di S. Ermete, prospetti e sezione: Vat. lat. 9839, f. 3v, Vat. lat. 13479, f. 60r –, Palazzo Sacchetti: Nascita di un fanciullo, bassorilievo su sarcofago, calco parziale da incisione in Bartoli, Bellori, Admiranda…, tav. LXV: Vat. lat. 9840, f. 2r –, Palazzo di S. Marco → –, Palazzo Venezia –, Palazzo Saragoni: scena di battaglia, pittura a chiaro scuro: Vat. lat. 9848, f. 33r –, Palazzo Savelli → –, Palazzo Orsini-Pio-Righetti –, Palazzo dei Tribunali in Via Giulia: basamento, pianta e dettaglio del paramento murario: Vat. lat. 9839, f. 34r –, Palazzo Venezia: veduta della facciata dal cortile antistante (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9839, f. 23v; ● dettagli architettonici, schizzi: Vat. lat. 9839, f. 24v; ● pressi, statua detta di Madama Lucrezia, schizzo: Vat. lat. 9839, f. 24v –, –, cosiddetto Palazzetto: veduta e dettaglio del prospetto (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9839, f. 23v –, –, –, cortile interno: veduta (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9839, f. 24r; ● portico, dettagli architettonici e ornamentali (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9839, f. 24v
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–, Pantheon → –, S. Maria ad Martyres –, Parco della Caffarella: –, –, Cenotafio di Annia Regilla, dettagli architettonici e ornamentali: pilastro ottagonale, prospetto: Vat. lat. 9839, f. 71r; ● finestra scolpita sorretta da mensole: Vat. lat. 9844, f. 79r; ● capitello e base di colonna, schizzi: Vat. lat. 9844, f. 79r –, –, Tempio di Cerere e Faustina → –, S. Urbano alla Caffarella –, Piazza del Campidoglio: pianta: Vat. lat. 9839, f. 37; ● Costante I e Costantino, statue: Vat. lat. 9840, f. 9r –, –, Marco Aurelio, statua equestre: prospetto e sezione della base: Vat. lat. 9839, f. 42v; ● → anche –, Musei Capitolini, Museo del Palazzo dei Conservatori –, –, Palazzo Nuovo: pianta: Vat. lat. 9839, f. 42v; ● dettagli ornamentali del portico: base e capitello di colonna: Vat. lat. 9839, ff. 42v, 44v, 47v –, –, Palazzo Senatorio, Carlo di Francia, statua → –, Musei Capitolini, Palazzo dei Conservatori, Arnolfo di Cambio, Carlo I d’Angiò, statua –, Piazza di Trevi, già: mostra dell’Acquedotto Vergine, prospetto con iscrizione dedicatoria di papa Niccolò V, copia da incisione: Vat. lat. 9845, f. 89v –, Ponte Milvio: vedute, copie da incisioni in Piranesi, Il Campo Marzio…, tavv. XXXIX e XL: Vat. lat. 9845, ff. 97v, 98r, 98v, 99r –, Ponte Salario, già: parapetto, prospetti e iscrizione (CIL VI, 1199): Vat. lat. 13479, f. 130r; ● parapetto, dettaglio ornamentale: Vat. lat. 9839, f. 5v; ● torretta di guardia: Vat. lat. 9839, f. 6r; ● → anche Disegni preparatori, Architecture, tav. XIX –, Pontificio Seminario Romano Maggiore, Cappella della Madonna della Fiducia: affresco celebrativo del Concordato di Worms: Vat. lat. 9849, f. 73v
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–, Porta Asinaria: prospetto della cortina muraria tra le due torri di facciata: Vat. lat. 9839, f. 95r –, Porta Chiusa: prospetto: Vat. lat. 9839, f. 96r –, Porta Latina: prospetto: Vat. lat. 9845, f. 93v –, Porta Maggiore, pressi: prospetto di un arco dell’Acquedotto Claudio: Vat. lat. 9839, f. 95r; ● mosaico scoperto fuori di Porta Maggiore tra la Pignattara, e Torre de Schiavi, due palmi sotto terra, 1788: Vat. lat. 9848, f. 3v –, Porta Metronia: veduta: Vat. lat. 9845, f. 101v; ● torre con iscrizione del 1157, prospetto: Vat. lat. 9839, f. 87r –, Porta Pia: prospetto parziale: Vat. lat. 9839, f. 37v; ● dettaglio decorativo con stemma di Pio IV: Vat. lat. 9845, f. 62r –, Porta Pinciana: prospetto: Vat. lat. 9845, f. 93r –, Porta Praetoriana: prospetto: Vat. lat. 9839, f. 93v –, Porta Salara, pressi, catacombe, piccola galleria sotterranea (Architecture, tav. XLVI n. 14) → Catacombe di Priscilla, cunicolo –, Porta S. Pellegrino: dettaglio del paramento murario e stemma e iscrizione di papa Alessandro VI, schizzo con misurazioni: Vat. lat. 9839, f. 91v –, Porta S. Sebastiano: torre di sinistra, prospetto laterale e veduta posteriore, con tratto delle Mura Aureliane: Vat. lat. 9839, f. 94v –, Sancta Sanctorum → –, S. Lorenzo in Palatio ad Sancta Sanctorum –, S. Adriano al Foro Romano (Curia Iulia): prospetto: Vat lat. 9839, f. 89v, Vat. lat. 9844, ff. 1v, 16v; ● pianta: Vat. lat. 9844, f. 2v; ● già, porta bronzea → –, S. Giovanni in Laterano, porta bronzea
–, S. Agata dei Goti: già, mosaico absidale, copia da incisione in Ciampini, Vetera monimenta, I, tav. LXXVII: Vat lat. 9841, f. 45v –, S. Agnese fuori le Mura: pianta del piano inferiore (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, f. 30r; ● pianta del piano superiore (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, f. 31r; ● sezioni longitudinale e trasversale (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, f. 32r; ● navata centrale, colonna, base e sezione (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, f. 33r; ● abside, cornice scultorea, dettaglio (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, ff. 32r, 33r; ● mosaico absidale, veduta d’insieme e dettaglio di S. Agnese: Vat. lat. 9841, f. 49r; ● s. Agnese, statua di Nicolas Cordier detto il Franciosino: Vat. lat. 9846, f. 67v; ● Adorazione dei Magi, affresco di pittore anonimo del XV secolo → Disegni preparatori, Peinture, tav. CIV; ● pressi, monumento sepolcrale antico → –, Sepolcro di Elio Callistio –, S. Agostino: prospetto: Vat. lat. 9839, f. 118r; ● pianta: Vat. lat. 9839, ff. 111r, 118r (→ anche Neufforge, Jean-François de, Plan des églises les plus remarquables); ● sezione longitudinale, dettaglio di una campata: Vat. lat. 9839, f. 118v; ● sezione trasversale verso l’abside → Neufforge, Jean-François de, Plan des églises les plus remarquables; ● sezione trasversale verso la controfacciata: Vat. lat. 9839, f. 119r; ● facciata, dettagli ornamentali: capitelli e base delle lesene: Vat. lat. 9839, f. 119r; ● navata, semicolonna, prospetti del fusto, del capitello e della base: Vat. lat. 9839, f. 75v; ● cupola e crociera, piante e sezioni: Vat. lat. 9839, ff. 66r, 67r; ● transetto, sezione trasversale: Vat. lat. 9839, f. 118v
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–, S. Alessio: transetto destro, lastra tombale di Pietro Savelli, copia da incisione in Nerini, De templo et coenobio…, tav. XI inserita tra le pp. 328 e 329, schizzi: Vat. lat. 9846, ff. 84v, 85r –, Ss. Alessio e Bonifacio → –, Ss. Bonifacio e Alessio –, S. Andrea al Celio → Oratorî del Celio –, S. Andrea delle Fratte: fonte battesimale, schizzo: Vat. lat. 9839, f. 54r –, S. Andrea della Valle: pianta: Vat. lat. 9844, f. 2r –, Ss. Andrea e Gregorio al Monte Celio: Altare di S. Gregorio Magno di Luigi Capponi, prospetto del paliotto: Vat. lat. 9846, f. 99r –, S. Angelo in Pescheria: pianta: Vat. lat. 9844, f. 3v –, S. Anna dei Palafrenieri, pianta: Vat. lat. 9844, f. 45r –, SS. Annunziata all’Arco dei Pantani (già S. Basilio al Foro di Augusto): facciata, bifora con stemma di Paolo II: Vat. lat. 9845, 100r; ● → anche Roma, già, SS. Annunziata –, S. Antonio Abate: portale dall’Ospedale di S. Antonio Abate, prospetto e iscrizione: Vat. lat. 9845, f. 4v –, S. Apollinare alle Terme Neroniane Alessandrine, Cappella della Madonna: Madonna con il Bambino tra i ss. Pietro e Paolo, dipinto già attribuito al Perugino, incisione di Carlo Grandi, 1747: Vat. lat. 9847, f. 74v –, S. Atanasio dei Greci, pianta: Vat. lat. 9844, f. 44v –, S. Balbina all’Aventino: pianta: Vat. lat. 9844, f. 4v –, S. Barbara al Celio → Oratorî del Celio –, S. Bartolomeo all’Isola: pianta: Vat. lat. 13479, f. 263r; ● sezione longitudinale e basi di colonne della navata centrale: Vat. lat. 9839, f. 114r; ● quinta colonna a mano sinistra, base, con misurazioni: Vat. lat. 9839, ff. 81r, 81v
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–, –, campanile: prospetto: Vat. lat. 9839, 114r; ● dettagli architettonici: Vat. lat. 9845, f. 11v –, S. Benedetto in Piscinula: pianta: Vat. lat. 9844, f. 5r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9844, f. 5v; ● campanile, prospetto: Vat. lat. 9845, f. 19v –, S. Bernardino in Panisperna: pianta: Vat. lat. 9844, f. 45v –, S. Biagio degli Armeni (o della Pagnotta): già, campanile, prospetto e pianta: Vat. lat. 9845, f. 14r –, S. Bibiana: pianta: Vat. lat. 9844, f. 6r –, Ss. Bonifacio e Alessio: pianta: Vat. lat. 9844, f. 42v; ● pianta prima delle trasformazioni del XVIII secolo: Vat. lat. 9844, f. 3r –, S. Caterina della Rota: pianta: Vat. lat. 9844, f. 7r –, S. Cecilia in Trastevere: pianta: Vat. lat. 13479, f. 213r, Vat. lat. 13480, f. 334r; ● mosaici dell’arco e del catino absidale, copie da incisione in Ciampini, Vetera monimenta, II, tavv. LI e LII: Vat. lat. 9841, f. 48r, Vat. lat. 9843, f. 36v; ● Cappella del Bagno (Calidarium): pianta: Vat. lat. 13480, ff. 330r, 334v; ● campanile: prospetto e dettagli architettonici e ornamentali: Vat. lat. 13480, f. 333r; ● portico: veduta prospettica con indicazione dei soggetti raffigurati negli affreschi oggi perduti, calco da disegno di Antonio Eclissi nel ms. Barb. lat. 4402 della Biblioteca Apostolica Vaticana: Vat. lat. 9849, f. 53v –, –, navata destra, S. Cecilia che appare in sogno a Pasquale I, affresco staccato, già nel portico: veduta d’insieme: Vat. lat. 9849, f. 54v; ● calco da acquerello di Antonio Eclissi nel ms. Barb. lat. 4402 della Biblioteca Apostolica Vaticana: Vat. lat. 9849, f. 55r; ● copia da incisione in Bosio, Historia passionis…, p. 47: Vat.lat. 9849, f. 54r; ● → anche Prove di incisione, Peinture, tav. LXXXIV n. 3
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–, –, già, affreschi del portico, calchi da disegni di Antonio Eclissi nel ms. Barb. lat. 4402: Apparizione dell’angelo ai ss. Cecilia e Valeriano: Vat. lat. 9849, f. 60r; ● Battesimo di s. Valeriano: Vat. lat. 9849, f. 58v; ● Madonna con il Bambino e ss. vergini: Vat. lat. 9849, f. 55v; ● Martirio di s. Cecilia: Vat. lat. 9849, f. 59r; ● Martirio di s. Ignazio d’Antiochia: Vat. lat. 9849, f. 58r; ● Martirio di s. Lorenzo: Vat. lat. 9849, f. 57v; ● Martirio di s. Vincenzo da Saragozza: Vat. lat. 9849, f. 57r; ● Nozze dei ss. Cecilia e Valeriano: Vat. lat. 9849, f. 60v; ● Pasquale I consacra in tempio la casa di s. Cecilia: Vat. lat. 9849, f. 59v; ● Predica di s. Cecilia: Vat. lat. 9849, f. 59r; ● S. Cecilia appare in sogno a Pasquale I → –, –, navata destra; ● S. Cecilia conversa con Valeriano: Vat. lat. 9849, f. 59v; ● Santi: Vat. lat. 9849, f. 56v; ● S. Valeriano a cavallo: Vat. lat. 9849, f. 58v; ● Visione di s. Stefano: Vat. lat. 9849, f. 56r –, S. Cesareo de Appia: pianta: Vat. lat. 9844, f. 6r –, S. Clemente al Laterano: pianta: Vat. lat. 13479, f. 94r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 13479, f. 95r; ● sezione trasversale: Vat. lat. 13479, f. 97r; ● protiro medievale, prospetto, schizzo: Vat. lat. 9839, 59r; ● mosaico absidale, veduta d’insieme, dettagli e iscrizione: Vat. lat. 9841, f. 42r; ● ambone, prospetti frontale e laterale: Vat. lat. 13479, ff. 97r, 98r; ● recinto presbiteriale, prospetti frontali e laterali e dettagli decorativi: Vat. lat. 13479, ff. 96r, 98r; ● tabernacolo cosmatesco, prospetto e dettagli decorativi: Vat. lat. 9846, f. 31r –, S. Cosimato: prospetto: Vat. lat. 9839, f. 58r; ● pianta: Vat. lat. 9844, f. 8r
–, –, protiro d’accesso all’antico convento: prospetto, pianta e sezione longitudinale: Vat. lat. 9839, f. 58r; ● colonna di sinistra, capitello, schizzo: Vat. lat. 9839, f. 81v –, Ss. Cosma e Damiano, Chiesa inferiore: Vergine e Bambino tra due santi, affresco: Vat. lat. 9841, f. 18r –, S. Costanza → –, Mausoleo di S. Costanza –, S. Crisogono: pianta: Vat. lat. 9839, f. 125r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9839, f. 117v; ● navata, colonnato, dettaglio dell’architrave e di un capitello: Vat. lat. 9839, f. 63v –, Ss. Dodici Apostoli: Cappella della Pietà: Adorazione dei Magi, rilievo, schizzo: Vat. lat. 9846, f. 16v –, S. Eligio degli Orefici: pianta: Vat. lat. 9839, f. 36v –, S. Eusebio: pianta: Vat. lat. 9844, f. 8v –, S. Eustachio: campanile, prospetto (così nell’appunto ms., ma non corrisponde all’originale): Vat. lat. 9845, f. 19v –, S. Francesca Romana: lastra sepolcrale di Andrea di Cecco della Valle: Vat. lat. 9846, f. 95r; ● monumento funebre di Gregorio XI di Pietro Paolo Olivieri, prospetto con rilievi, stemma e iscrizione (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9846, f. 68r; ● monumento funebre di Antonio da Rio (Rido) attr. a Mino da Fiesole, iscrizione, schizzo: Vat. lat. 9840, f. 74r; ● monumento funebre di Marino Vulcano, veduta d’insieme con rilievi e stemmi: Vat. lat. 9840, f. 70r –, S. Francesco a Ripa: pianta: Vat. lat. 9844, 43r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9844, 43v; ● sezione longitudinale, dettaglio di campata: Vat. lat. 9844, 43v
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–, S. Gabriele (Chiesa dei Sette Dormienti di Efeso): pianta: Vat. lat. 9849, ff. 14r, 15r; ● affreschi: Vat. lat. 9849, f. 15r; ● porta d’ingresso, lunetta, già, Madonna con il Bambino tra due santi, affresco: Vat. lat. 9849, f. 14v; ● pressi, già, iscrizione funeraria di Elvia Prisca: Vat. lat. 9849, f. 14v –, S. Giorgio in Velabro: prospetto: Vat. lat. 9844, f. 12r; ● pianta: Vat. lat. 9844, ff. 10v; ● 11v; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9844, f. 12v; ● sezione trasversale verso l’abside: Vat. lat. 9844, f. 11r; ● capitelli: Vat. lat. 9844, f. 12v; ● campanile, prospetto: Vat. lat. 9844, f. 12r –, S. Giovanni in Laterano: –, –, abside, mosaici di Jacopo Torriti: veduta d’insieme con iscrizioni: Vat. lat. 9841, f. 51v; ● dettagli: la Madre di Dio con il committente Niccolò IV, S. Giovanni Battista, volto del Cristo e iscrizioni: Vat. lat. 9841, ff. 46r, 51v –, –, Cappella della Confessione: s. Giovanni Battista, statua lignea attr. a Donato di Formello: Vat. lat. 9840, f. 78r –, –, Cappella del Crocifisso: pontefice inginocchiato, rilievo scultoreo: Vat. lat. 9846, f. 83v –, –, Cappella dei Penitenzieri → –, Pontificio Seminario Romano Maggiore, Cappella della Madonna della Fiducia –, –, chiostro: pianta: Vat. lat. 13479, f. 288r; ● pianta, dettaglio del colonnato: Vat. lat. 13479, f. 298r; ● sezione: Vat. lat. 13479, f. 288r; ● sezione, dettaglio del colonnato: Vat. lat. 13479, f. 298r; ● dettagli ornamentali: Vat. lat. 13479, f. 296r; ● pozzo: prospetto e sviluppo orizzontale della decorazione a bassorilievo: Vat. lat. 9844, f. 97r; ● sfingi,
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prospetti frontale e laterale: Vat. lat. 9844, f. 97r; ● frammenti di ciborio dalla Cappella di S. Maria Maddalena di Magister Deodatus: Vat. lat. 9845, f. 100v; ● frammenti scultorei erratici: Vat. lat. 9845, f. 100v; ● porta bronzea del passaggio alla sagrestia di Umberto e Pietro da Piacenza o Losanna (già nel Patriarchio), prospetto schematico con copia parziale dell’iscrizione dedicatoria di Celestino III e di Cencio Savelli, disegno tratto da incisione in Chacón, Vitae et res gestae…, II, coll. 47-48: Vat. lat. 9846, f. 13r –, –, Museo: s. Paolo, statua già dietro al Coro della Basilica, vedute frontale e laterale: Vat. lat. 9846, ff. 78v, 81v; ● s. Pietro, statua già dietro al Coro della Basilica, vedute frontale e laterale: Vat. lat. 9846, f. 81v –, –, navata intermedia destra, primo pilastro: Bonifacio VIII indice il Giubileo del 1300, affresco: dettagli (profilo di astante sulla destra e teste di Bonifacio VIII, di cardinale e di chierico), calchi sull’originale: Vat. lat. 9843, 69v, 70r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. CXV n. 1 –, –, navata estrema destra: monumento funebre di Antão Martins de Chaves detto Cardinal di Portogallo (Isaia Ganti): prospetto, stemma e iscrizione: Vat. lat. 9846, 94r; ● monumento funebre di Giulio Acquaviva, Temperanza, scultura di Isaia Ganti già nel monumento funebre di Antão Martins de Chaves: Vat. lat. 9846, f. 33v –, –, porta bronzea (dalla Curia Iulia, poi Chiesa di S. Adriano al Foro): prospetto, calco da disegno di Antonio Labacco ora a Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe, arch. 1793: Vat. lat. 9845, f. 77r
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–, –, portico: Costantino, statua: Vat. lat. 9840, f. 9r –, –, presbiterio: cattedra papale, base con rilievo raffigurante aspide, leone, drago e basilisco, schizzo: Vat. lat. 9846, 33v; ● lastra tombale bronzea di Martino V, veduta d’insieme con iscrizione e stemmi (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9840, f. 74v; ● tabernacolo dell’altare maggiore attr. a Giovanni di Stefano, veduta frontale e dettagli ornamentali: Vat. lat. 9840, f. 71v –, –, sagrestia, s. Giovanni Battista, statua lignea attr. a Donatello → –, –, Cappella della Confessione, s. Giovanni Battista, statua lignea attr. a Donato di Formello –, –, già: –, –, –, abside: prospetto e dettagli ornamentali: Vat. lat. 9845, f. 88r; ● abside (?): cornice decorativa (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9845, 87v –, –, –, Busto reliquiario di S. Paolo di Giovanni di Bartolo e Giovanni di Marco: vedute frontale e tergale con iscrizione: Vat. lat. 9840, 72r; ● veduta frontale con iscrizioni e stemmi di Urbano V: Vat. lat. 9840, f. 72v; ● dettaglio della base con Martirio di s. Paolo: Vat. lat. 9840, f. 72v –, –, –, Busto reliquiario di S. Pietro di Giovanni di Bartolo e Giovanni di Marco: vedute frontale e tergale con iscrizione: Vat. lat. 9840, 72r; ● veduta frontale con iscrizioni e stemmi di Urbano V: Vat. lat. 9840, 72v; ● dettagli del volto, dell’iscrizione e dello stemma di Urbano V: Vat. lat. 9840, 70v; ● dettaglio della base con Martirio di s. Pietro: Vat. lat. 9840, f. 72v –, –, –, transetto: prospetti frontale e laterale esterni: Vat. lat. 9845, 88r –, S. Giovanni in Oleo: prospetto, pianta e sezione: Vat. lat. 9839, 105v;
● prospetto (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9839, f. 106r; ● facciata, portale con stemma di Benoît Adam, schizzo: Vat. lat. 9839, 106r –, S. Giovanni della Pigna: pianta: Vat. lat. 9844, f. 13r –, S. Giovanni a Porta Latina: prospetto della facciata con portico e campanile e sezioni longitudinale e trasversale: Vat. lat. 9844, f. 10r; ● pianta: Vat. lat. 13479, f. 188r; ● dettagli architettonici e decorativi del portico e del campanile: Vat. lat. 9844, f. 10r, Vat. lat. 9845, f. 11r; ● fonte battesimale utilizzato come vera del pozzo antistante la facciata, prospetto e iscrizione, schizzo: Vat. lat. 9846, 8v –, –, presbiterio, Ventiquattro Seniori dell’Apocalisse, affreschi: veduta generale della parete sinistra: Vat. lat. 9843, f. 46v; ● dettaglio di uno dei seniori: Vat. lat. 9843, f. 35r; ● volto di uno dei seniori, calco: Vat. lat. 9843, f. 45r; ● dettaglio di fascia ornamentale, schizzo: Vat. lat. 9843, f. 46v –, S. Giovanni Battista dei Fiorentini: pianta e sezione longitudinale: Vat. lat. 9839, f. 63r –, S. Giovanni Calibita: pianta: Vat. lat. 9844, f. 13r –, Ss. Giovanni e Paolo: pianta: Vat. lat. 9844, f. 14r; ● dettagli architettonici e ornamentali (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9845, f. 87v; ● lato orientale, veduta: Vat. lat. 9844, f. 40v –, –, abside: prospetto esterno: Vat. lat. 9844, 14v; ● galleria esterna, prospetto e sezione trasversale di un arco: Vat. lat. 9844, ff. 14v, 40v –, –, campanile: veduta (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9845, f. 13r; ● prospetto (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9845, f. 12v; ● dettagli architettonici (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9845, ff. 12r, 12v
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–, S. Girolamo dei Croati (degli Schiavoni, o degli Illirici): pianta: Vat. lat. 9844, f. 15r; ● prospetto del campanile: Vat. lat. 9845, f. 18v –, S. Gregorio Magno al Celio → –, Ss. Andrea e Gregorio al Monte Celio –, S. Ignazio di Loyola: pianta: Vat. lat. 9844, ff. 9r, 9v –, S. Lazzaro fuori Porta Angelica (o in Borgo): pianta e sezioni trasversale e longitudinale: Vat. lat. 9839, f. 121v –, S. Lorenzo in Damaso: pianta: Vat. lat. 9844, f. 42r –, S. Lorenzo in Miranda: prospetto: Vat. lat. 13479, f. 249r; ● pianta: Vat. lat. 13479, f. 250r –, –, pronao del Tempio di Antonino e Faustina: capitello; ● Vat. lat. 13480, f. 322r; ● frontone, dettaglio del fregio: Vat. lat. 13480, f. 323r –, S. Lorenzo fuori le Mura: prospetto, pianta e sezioni longitudinale e trasversali della chiesa e della cripta: Vat. lat. 13479, f. 256r; ● ambone per il Vangelo, veduta: Vat. lat. 13479, f. 251r; ● ciborio e altare, veduta prospettica e dettagli ornamentali: Vat. lat. 13479, ff. 252r, 256r; ● trono papale, prospetto: Vat. lat. 13479, f. 252r; ● colonne della chiesa e del ciborio, basi e capitelli: Vat. lat. 13479, ff. 252r, 256r; ● navata centrale, trabeazione, dettaglio: Vat. lat. 13479, f. 256r; ● sarcofago con giochi bacchici posto dietro il coro (Sculpture, tav. VI n. 1) → –, –, portico, sarcofago cristiano con scene di vendemmia –, –, chiostro: pianta, sezione longitudinale e dettagli architettonici e ornamentali: Vat. lat. 9839, f. 73r –, –, controfacciata: monumento funebre di Guglielmo Fieschi: baldacchino, prospetto: Vat. lat. 9844, f. 47v; ● sarcofago romano, vedute frontale e laterali a schizzo di dettagli decorativi: Vat. lat. 9846, f. 28r;
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● già, pitture murali, salvatore tra santi e Madonna con il Bambino, veduta d’insieme e dettaglio della testa della Madonna, calco: Vat. lat. 9843, ff. 51v, 52r –, –, presbiterio: pianta, schizzo: Vat. lat. 13480, f. 321r; ● trabeazione, dettagli: Vat. lat. 13479, f. 254r; ● lato meridionale, capitello di spoglio con trofei, prospetto: Vat. lat. 13479, f. 253r –, –, portico: –, –, –, Storie dei ss. Stefano e Lorenzo, del conte Enrico e della messa miracolosa del 1061, pitture murali: scene varie: Vat. lat. 9843, ff. 20r, 20v, 21r, 21v, 22v; ● dettagli, calchi sugli originali: Vat. lat. 9843, ff. 23r, 23v; ● iscrizione, calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 23r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. XCVII –, –, –, sarcofago cristiano con scene di vendemmia, fronte, dettaglio con profilo di erote: Vat. lat. 9840, 15r –, –, già, pitture murali della navata settentrionale con storie di s. Lorenzo: Vat. lat. 9843, ff. 22r, 22v –, –, pressi, Moltiplicazione dei pani e dei pesci, frammento di sarcofago nel muro della vigna passato il pozzo: Vat. lat. 9846, 7r –, S. Lorenzo in Palatio ad Sancta Sanctorum: Cappella del Sancta Sanctorum, reliquiario con immagine acheropita del Salvatore: veduta d’insieme, incisione di Angiolo Guiducci su disegno di Annibale Lancisi in Marangoni, Istoria dell’antichissimo oratorio…, tav. inserita tra le pp. 92 e 93: Vat. lat. 9840, f. 35v; ● coperta argentea, dettagli ornamentali: Vat. lat. 9840, 3ff. 6r, 36v, Vat. lat. 9846, f. 13v; ● tela con il volto del Salvatore: Vat. lat. 9849, f. 20r –, S. Lorenzo in Piscibus: pianta: Vat. lat. 9845, f. 38r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9845, f. 38v
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–, Ss. Marcellino e Pietro al Laterano: pianta della chiesa medievale: Vat. lat. 9844, f. 29v –, S. Marco Evangelista al Campidoglio: veduta dal cortile di Palazzo Venezia (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9839, f. 24r; ● pianta: Vat. lat. 9839, 31v; ● navata centrale: colonna e pilastro, prospetto e sezioni, schizzi: Vat. lat. 9844, f. 27v; ● portale, s. Marco Evangelista, rilievo: Vat. lat. 9840, 74r; ● affreschi: s. Marco papa di Melozzo da Forlì: Vat. lat. 9847, f. 7r –, S. Maria degli Angeli: pianta: Vat. lat. 9839, f. 38v; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9839, f. 38r; ● → anche Terme di Diocleziano –, S. Maria dell’Anima: pianta: Vat. lat. 9844, f. 18v; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9844, f. 18r; ● navata, pilastro, sezione orizzontale e dettagli della base e del capitello: Vat. lat. 9844, f. 18r; ● campanile, prospetto: Vat. lat. 9845, f. 19r –, S. Maria Annunziata del Gonfalone → –, Oratorio del Gonfalone –, S. Maria in Aracoeli: prospetto: Vat. lat. 9844, f. 16v; ● pianta e sezione longitudinale: Vat. lat. 9844, f. 16r; ● navata, colonne, dettaglio delle basi: Vat. lat. 9844, f. 16v; ● monumento funebre di Lodovico Grato Margani, Salvatore, statua: Vat. lat. 9846, f. 100v●onumento funebre della famiglia Savelli, veduta d’insieme, dettagli ornamentali, stemmi e iscrizioni: Vat. lat. 9840, ff. 52r, 52v; ● → anche Roma, già, Convento di Santa Maria in Aracoeli –, S. Maria del Buon Aiuto nell’Anfiteatro Castrense: facciata con stemma e iscrizione dedicatoria di Sisto IV, prospetto, schizzo: Vat. lat. 9845, f. 101r –, S. Maria in Cappella: pianta: Vat. lat. 9844, f. 39r –, S. Maria di Celsano: già, s. Siro (?), mosaico: Vat. lat. 9846, f. 25v
–, S. Maria della Consolazione: pianta: Vat. lat. 9844, f. 26r; ● pianta parziale, schizzo con misurazioni: Vat. lat. 9844, f. 25v; ● iscrizione del 1600: Vat. lat. 9844, f. 26r –, S. Maria in Cosmedin: portale, croce scolpita, calco da incisione in Crescimbeni, L’istoria della Basilica…, p. 113*: Vat. lat. 9840, f. 44v; ● Coro d’inverno, Madonna con il Bambino, dipinto di Antonio Aquili detto Antoniazzo Romano, schizzi: Vat. lat. 9842, f. 122v, Vat. lat. 9843, f. 36v; ● sagrestia, Adorazione dei Magi, frammento musivo dall’oratorio di Giovanni VII: Vat. lat. 9841, f. 48v; ● campanile, prospetto e dettagli architettonici: Vat. lat. 9845, f. 20r –, S. Maria in Domnica: pianta: Vat. lat. 9844, f. 41r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9844, f. 41v; ● mosaico absidale, copia da incisione in Ciampini, Vetera monimenta, II, tavv. XLIII e XLIV: Vat. lat. 9841, f. 47v –, S. Maria Maggiore: veduta prospettica della navata centrale verso il presbiterio (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9839, f. 65v; ● pianta con misurazioni: Vat. lat. 9839, f. 62v; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9839, f. 62r; ● navata, colonne, prospetti e base, con misurazioni: Vat. lat. 9839, 62v; ● mosaici del catino absidale (Jacopo Torriti) e dell’arco trionfale, veduta d’insieme con iscrizioni: Vat. lat. 9841, f. 53v; ● monumento funebre di Gonzalo García Gudiel (Giovanni di Cosma), veduta d’insieme con stemma, iscrizioni e dettagli decorativi: Vat. lat. 9840, f. 39v; ● lastra tombale di Jacobus Mancini: Vat. lat. 9846, f. 86r; ● esterno, zona absidale, dettagli architettonici e ornamentali del tetto della navata centrale: Vat. lat. 9844, f. 39v
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–, –, antica facciata, mosaici di Filippo Rusuti: veduta d’insieme e iscrizioni: Vat. lat. 9841, f. 54r; ● Sogno del patrizio Giovanni: veduta d’insieme con iscrizione e dettaglio del busto di Giovanni dormiente: Vat. lat. 9841, f. 55r; ● Papa Liberio traccia sulla terra la pianta della futura basilica, dettaglio, busto muliebre: Vat. lat. 9841, f. 55r –, S. Maria ad Martyres: veduta prospettica interna dall’ingresso (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9839, f. 65r; ● porta bronzea, prospetto, calco da disegno di Antonio Labacco ora a Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe, arch. 1793: Vat. lat. 9845, f. 77v –, S. Maria sopra Minerva: pianta e sezione longitudinale: Vat. lat. 9839, f. 116r; ● sezione longitudinale, dettaglio di una campata: Vat. lat. 9839, f. 64r; ● sezione trasversale verso la controfacciata: Vat. lat. 9839, 116v; ● navata, pilastro, sezione e dettagli: Vat. lat. 9839, f. 64r; ● fianco meridionale, dettaglio di paramento murario (esterno della Cappella Annibaldi?), oggi occultato: Vat. lat. 9839, f. 95v –, S. Maria in Monterone: pianta: Vat. lat. 9844, f. 15v –, S. Maria in Monticelli, pianta: Vat. lat. 9844, f. 17r –, S. Maria Nova → –, S. Francesca Romana –, S. Maria dell’Orto: pianta: Vat. lat. 9844, f. 27r –, S. Maria della Pace: pianta: Vat. lat. 9839, f. 114r –, S. Maria del Popolo: navata, pilastro, schizzo: Vat. lat. 9839, f. 75r –, S. Maria della Quercia: pianta: Vat. lat. 9844, f. 20r –, S. Maria del Sole (Tempio di Ercole Vincitore): prospetto e pianta: Vat. lat. 9839, f. 110r; ● sezione: Vat. lat. 9839, f. 110v
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–, S. Maria in Trastevere: pianta: Vat. lat. 9844, f. 48r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9839, f. 62r; ● facciata, Vergine e il Bambino in trono tra sante, mosaico: Vat. lat. 9841, f. 52r; ● navata, architrave, sezione, schizzo: Vat. lat. 9839, f. 63v; ● abside, mosaici, veduta d’insieme con iscrizioni: Vat. lat. 9841, f. 50v; ● frammento di sarcofago paleocristiano con storia di Giona: Vat. lat. 9846, f. 16r; ● iscrizioni funerarie: Vat. lat. 9846, 42r (→ anche Città del Vaticano, Musei Vaticani, Lapidario Cristiano ex Lateranense: lastra funeraria incisa di Firmia Victora; lastra funeraria incisa di Aelia Victorina) –, –, monumento funebre di Philippe d’Alençon attr. a Giovanni d’Ambrogio (già a Paolo Romano) e Martirio dei ss. Filippo e Giacomo, dipinto attr. a Palma il Giovane: veduta generale prima dello smembramento (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9840, f. 79v; ● iscrizione e dettagli ornamentali: Vat. lat. 9840, f. 80r –, S. Maria in Via Lata: fonte battesimale: Vat. lat. 9839, f. 54r –, S. Maria Egiziaca: pianta: Vat. lat. 9844, f. 20v –, S. Martino ai Monti → –, Ss. Silvestro e Martino ai Monti –, Ss. Michele e Magno: pianta: Vat. lat. 9844, f. 19v, Vat. lat. 13479, f. 193r –, Ss. Nereo e Achilleo: pianta: Vat. lat. 9839, ff. 113v, 125r; ● pianta (attr. Gian Giacomo Macchiavelli), schizzo: Vat. lat. 9839, f. 4v; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9839, 125v; ● sezioni longitudinale e trasversale (attr. Gian Giacomo Macchiavelli), schizzi: Vat. lat. 9839, f. 4v; ● zona absidale, vedute interne, schizzi: Vat. lat. 9845, 25r, 26v
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–, –, abside, cornice summitale: veduta d’insieme: Vat. lat. 9845, f. 102v; ● dettagli: Vat. lat. 13479, 83r, 84r, 85r –, –, altare, dettaglio della fenestella confessionis (attr. Gian Giacomo Macchiavelli), schizzo: Vat. lat. 9839, f. 4v –, –, ambone, prospetto: Vat. lat. 9845, f. 26r –, –, cattedra epicopale, prospetto: Vat. lat. 9845, f. 25v –, –, ciborio, prospetto e dettagli ornamentali, con misurazioni (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9839, f. 4v –, –, recinto presbiteriale, pluteo sinistro, prospetto: Vat. lat. 9839, f. 125v –, S. Nicola a Capo di Bove: pianta: Vat. lat. 13480, ff. 17r, 18r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 13480, f. 18r; ● dettagli architettonici e ornamentali, disegni e schizzi: Vat. lat. 13480, ff. 18r, 18v, 19r –, S. Nicola in Carcere: sezione longitudinale della chiesa e della cripta: Vat. lat. 9839, f. 64r; ● prospetti del fianco meridionale (parziale) e del portale a sesto acuto: Vat. lat. 9839, f. 88v –, SS. Nome del Gesù: pianta: Vat. lat. 9844, f. 9v –, S. Omobono: pianta e sezione longitudinale: Vat. lat. 9844, f. 23v –, S. Onofrio al Gianicolo: pianta: Vat. lat. 9844, f. 24r; ● Cappella di S. Onofrio, pianta e sezione: Vat. lat. 9844, f. 24v; ● portico esterno, lastra tombale di Nicola da Forca Palena, veduta d’insieme con iscrizioni: Vat. lat. 9840, f. 75r –, S. Pancrazio: pianta: Vat. lat. 13479, f. 75r; ● sezione longitudinale (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9839, f. 4v
–, –, presbiterio: sezioni longitudinale e trasversale: Vat. lat. 13479, f. 76r; ● sezione trasversale, con misurazioni (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9839, f. 4v –, –, ciborio: colonna, schizzo con misurazioni (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9839, f. 4v; ● copertura e colonna (veduta d’insieme e particolare della base): Vat. lat. 13479, f. 76r –, –, già: ambone cosmatesco, prospetto, veduta laterale e dettagli ornamentali, schizzi: Vat lat. 9846, 82r; ● cattedra vescovile, prospetto, schizzo: Vat. lat. 9846, f. 82r –, S. Paolo fuori le Mura: veduta prospettica della navata centrale e della prima navata a sinistra verso il presbiterio (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9839, 65r; ● pianta (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, ff. 9r, 12r; ● sezione longitudinale (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, 11r; ● sezione trasversale (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, f. 10r; ● fianco settentrionale, veduta (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, f. 14r; ● transetto, sezione longitudinale (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, f. 13r; ● basi di colonne, dettagli con misurazioni, schizzo (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, f. 9v; ● mosaici dell’arco trionfale, con titulus, copia da incisione in Ciampini, Vetera monimenta, I, tav. LXVIII: Vat lat. 9841, f. 45v –, –, candelabro pasquale di Nicola d’Angelo e Pietro Vassalletto: veduta d’insieme e dettagli decorativi della base e del fusto, incisione: Vat. lat. 9840, f. 47v; ● base, vedute: Vat. lat. 9840, f. 47r
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–, –, Cappella del SS. Sacramento: Crocifisso ligneo trecentesco detto di S. Brigida, insieme: Vat. lat. 9846, f. 89r –, –, chiostro: pianta: Vat. lat. 9839, f. 17r, Vat. lat. 13479, f. 287r; ● pianta, dettagli del colonnato: Vat. lat. 13479, ff. 291r, 292r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 13479, f. 289r; ● sezione longitudinale, dettagli del colonnato: Vat. lat. 13479, ff. 291r, 292r; ● sezione trasversale: Vat. lat. 13479, f. 289r; ● colonne, basi e capitelli: Vat. lat. 13479, f. 290r; ● dettagli architettonici e ornamentali: Vat. lat. 13479, ff. 293r, 294r, 295r, 297r –, –, –, frammenti di sarcofagi (con Adorazione dei Magi, Predica agli Apostoli, iscrizione del vescovo di Ostia Teoballus): Vat. lat. 9840, f. 19r –, –, –, sarcofago romano reimpiegato come sepolcro del patrizio Pier Leoni: fronte con corteggio di Muse: Vat. lat. 9846, f. 21r; ● retro con putti pescatori, schizzo: Vat. lat. 9846, f. 21v; ● veduta del lato destro con Supplizio di Marsia, insieme e dettaglio: Vat. lat. 9846, ff. 19v, 20r, 21r; ● veduta del lato sinistro con Apollo: Vat. lat. 9846, f. 20v; ● iscrizione: Vat. lat. 9846, f. 20v –, –, ciborio di Arnolfo di Cambio: veduta frontale con iscrizioni e dettagli costruttivi e ornamentali, con misurazioni: Vat. lat. 9840, f. 40r; ● prospetto e iscrizioni, incisione di Ludovico Feliciani su disegno di Giuseppe Aquilani: Vat. lat. 9840, f. 40v –, –, colonna e capitello antichi già nella navata centrale e oggi perduti: vedute d’insieme e dettagli (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 9839, 77r, Vat. lat. 13479, ff. 18r, 18v, 19r, 22r; ● → anche Prove di incisione, Architecture, tav. V
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–, –, colonna e capitello del tempo di Costantino già nella navata centrale e oggi perduti: vedute d’insieme e dettagli (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, ff. 18r, 19r, 23r, 25r, 26r; ● → anche Prove di incisione, Architecture, tavv. V e VII –, –, colonna di Siricio già in una delle navate laterali e oggi divisa tra il portico (fusto rilavorato e capitello) e la Sala Gregoriana (base): prospetto schematico e iscrizioni (ICVR, 4778a,c): Vat. lat. 9839, f. 70r; ● base, fusto e capitello, dettagli: Vat. lat. 9839, ff. 77r, 77v; ● base, fusto e capitello, dettagli con misurazioni e iscrizione dedicatoria di papa Siricio (ICVR, 4778a,c): Vat. lat. 13479, 27r –, –, Oratorio di S. Giuliano (o Sala del Martirologio): affreschi: veduta generale dei dipinti e delle iscrizioni: Vat. lat. 9843, f. 35r; ● frammento di iscrizione, calco: Vat. lat. 9849, f. 68v; ● santa, dettaglio del volto, calco: Vat. lat. 9849, f. 69r; ● s. Giuda Taddeo, dettaglio del volto, calco dall’originale: Vat. lat. 9849, f. 67v; ● s. Ilario, dettaglio del volto, calco: Vat. lat. 9849, f. 68r –, –, porta bronzea: incisione: Vat. lat. 9846, f. 48r; ● pannello a oricalco con Crocifissione di s. Simone, calco sull’originale: Vat. lat. 9840, f. 31v; ● iscrizioni, calchi sull’originale e trascrizioni: Vat. lat. 9840, ff. 34r, 34v; ● specimen dell’alfabeto, calchi e copia: Vat. lat. 9840, f. 33v; ● → anche Disegni preparatori, Sculpture, tavv. XV, XVII, XVIII, XIX, XX –, –, portico settentrionale, colonna di Siricio, fusto (rilavorato) e capitello → –, –, colonna di Siricio –, –, sagrestia → –, –, Oratorio di S. Giuliano –, –, Sala capitolare, pianta e dettaglio di capitello: Vat. lat. 9849, 67r –, –, Sala Gregoriana, colonna di Siricio, base → –, –, colonna di Siricio –, –, già:
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PAOLO DI SIMONE
–, –, –, facciata, mosaici attr. a Pietro Cavallini, veduta d’insieme con iscrizioni, incisione di Giacomo Bossi e disegno: Vat. lat. 9841, f. 52v –, –, –, controfacciata, pitture murali con scene della Passione di Cristo, iscrizioni e monogramma ritenuto di Sergio IV: Vat. lat. 9843, f. 5r –, –, –, navata centrale: dipinti murali, scene varie, dettagli e iscrizioni: Vat. lat. 9843, ff. 4r, 4v, 5r; ● copertura a capriate, sezione trasversale e dettagli (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, 15r –, –, –, arco trionfale, capitello ionico e trabeazione, prospetto e sezione: Vat. lat. 9844, f. 56v –, –, –, ancien Crucifix dans l’escalier du dortoir peint sur bois datato 1499, nel monastero (?): Vat. lat. 9848, f. 12r –, –, –, Lapidazione di Santo Stefano, dipinto di Lavinia Fontana, schizzo (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9847, f. 83r –, S. Pellegrino → Città del Vaticano –, S. Pietro in Montorio: prospetto: Vat. lat. 9839, f. 59r; ● pianta: Vat. lat. 9844, f. 25r; ● sezione longitudinale e dettaglio di capitelli della navata e del presbiterio: Vat. lat. 9844, f. 26v; ● Tempietto di Bramante: prospetto, pianta e sezione della cella e della cripta: Vat. lat. 9839, f. 35r –, S. Pietro in Vincoli: pianta: Vat. lat. 9844, f. 27v; ● navata, colonna, prospetto, sezione e dettagli con misurazioni: Vat. lat. 9839, f. 6v; ● navata sinistra, s. Sebastiano, pannello a mosaico: Vat. lat. 9841, f. 49r –, –, monumento funebre di Giulio II di Michelangelo Buonarroti, Mosè, statua: calco da fonte non identificata: Vat. lat. 9840, f. 87r; ● calco da incisione in De’ Rossi – Maffei, Raccolta di statue…, tav. CLI: Vat. lat. 9840, f. 87v; ● → anche Disegni preparatori, Sculpture, tav. XLVI
–, Ss. Pietro e Marcellino al Laterano → –, Ss. Marcellino e Pietro –, S. Prassede: pianta: Vat. lat. 9844, f. 28r, Vat. lat. 13479, f. 70r; ● protiro, prospetto e pianta: Vat. lat. 9845, f. 4r; ● navata centrale, colonne e architrave, dettagli: Vat. lat. 9839, f. 64v; ● navata destra, lastra sepolcrale di Petrus Paulus: Vat. lat. 9846, 93r; ● arco e catino absidali, mosaici con monogramma di Pasquale I e titulus, copia da incisioni in Ciampini, Vetera monimenta, II, tavv. XLV-XLVII: Vat. lat. 9841, f. 48r –, –, cripta: pianta: Vat. lat. 13479, f. 69r; ● Vergine tra le ss. Prassede e Pudenziana, dipinto murale: Vat. lat. 9841, f. 24v –, S. Prisca: prospetto: Vat. lat. 13479, f. 74r; ● veduta esterna della zona absidale dal lato settentrionale: Vat. lat. 13479, f. 72r; ● pianta della chiesa inferiore: Vat. lat. 13479, f. 71r; ● pianta della chiesa superiore: Vat. lat. 13479, f. 73r; ● sezioni longitudinale e trasversale della chiesa superiore e inferiore: Vat. lat. 13479, f. 74r; ● sezione longitudinale della chiesa inferiore: Vat. lat. 13479, f. 72r –, S. Pudenziana: pianta: Vat. lat. 9844, f. 28v –, Ss. Quattro Coronati: pianta del complesso: Vat. lat. 9839, 80r; ● sezione longitudinale del complesso (attr. Louis-Jean Desprez e Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 9839, 80v; ● cripta, pianta: Vat. lat. 9839, f. 79v; ● colonne, capitelli e basi: Vat. lat. 9839, ff. 76v, 79r, 81v; ● muratura esterna, dettaglio, schizzo con misurazioni: Vat. lat. 9839, f. 87r –, –, già, Crocifissione, dipinto murale datato 1248: vedute d’insieme e dettagli, copie da acquerello di Antonio Eclissi nel ms. Ser. n. 3311 della Österreichische Nationalbibliothek di Vienna (f. 36r): Vat. lat. 9843, f. 27v,
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28r, Vat. lat. 9849, f. 52v; ● Crocifissione, dipinto nella vigna degli orfanelli a’ Santi Quattro, copia da ibidem: Vat. lat. 9849, f. 53r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. CI –, –, Oratorio di S. Silvestro: pianta con indicazione dei clipei con profeti: Vat. lat. 9843, f. 26v; ● –, –, –, affreschi (→ anche Disegni preparatori, Peinture, tav. CI): –, –, –, –, Storie di Costantino e papa Silvestro: Costantino colpito dalla lebbra, dettaglio, volto di fanciullo, calco sull’originale: Vat. lat. 9849, f. 40v; ● scene varie: Vat. lat. 9843, ff. 27r, 28v; ● Pietro e Paolo appaiono in sogno a Costantino, dettaglio, volti dei due santi, calco sull’originale: Vat. lat. 9849, f. 44v; ● scene varie, copie dagli acquerelli di Antonio Eclissi nel Cod. Ser. n. 3311 della Österreichische Nationalbibliothek di Vienna: Vat. lat. 9849, ff. 43v, 44r –, –, –, –, clipei con profeti: copie dagli acquerelli di Antonio Eclissi nel ms. Ser. n. 3311 della Österreichische Nationalbibliothek di Vienna: Vat. lat. 9849, ff. 40v, 41r, 41v, 42r, 42v, 43r, 45r, 45v, 46r, 46v, 47r, 47v, 48r, 48v, 49r, 49v, 50r, 50v, 51r, 51v, 52r –, Ss. Rufina e Seconda: pianta: Vat. lat. 9844, f. 30r –, S. Saba: prospetto: Vat. lat. 9839, f. 55v; ● pianta: Vat. lat. 9839, 57r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9839, f. 59r; ● sezione trasversale: Vat. lat. 9839, f. 59v; ● acquasantiera con stemma di Francesco Piccolomini: Vat. lat. 9849, f. 72v; ● navata, colonna, prospetto e dettagli della base e del capitello, schizzo con misurazioni: Vat. lat. 9845, f. 1r; ● cosiddetta Quarta Navata, Elemosina di s. Nicola di Bari, affresco: Vat. lat. 9849, f. 72v; ● affreschi in faccia della Madonna morta, motivi ornamentali: Vat. lat. 9849, f. 73r; ● cattedra episcopale: disco ornato con motivi
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cosmateschi già nella chiesa sotterranea, sopra l’altare: Vat. lat. 9845, f. 3r; ● epigrafe romana nel giardino, utilizzata come gradino di una porta che si entra (sic) nella navata di fuori: Vat. lat. 9849, f. 72r; ● lapide scolpita con stemma nel giardino sopra la porta che si entra (sic) nella navata di fuori: Vat. lat. 9849, f. 72r –, –, portico e facciata: loggia superiore: colonna, sezione e dettagli della base e del capitello, schizzo con misurazioni: Vat. lat. 9839, f. 82r; ● porta che conduce al campanile, cornice romana di spoglio utilizzata come architrave, schizzi con misurazioni: Vat. lat. 9845, f. 3r; ● portale di Jacopo di Lorenzo: prospetto, iscrizione e dettagli con misurazioni: Vat. lat. 9845, f. 1v, Vat. lat. 9846, f. 51v; ● stemma cardinalizio di Francesco Piccolomini nella facciata della chiesa: Vat. lat. 9849, f. 72v; ● già, leoni stilofori, vedute frontali e laterali: Vat. lat. 9846, ff. 27r, 27v –, –, protiro: prospetti frontale e laterali, con iscrizioni: Vat. lat. 9845, f. 2r –, –, sagrestia: Dormitio Virginis, affresco staccato da una lunetta nella parete meridionale esterna della chiesa: Vat. lat. 9842, ff. 115r, 116v –, S. Sabina: pianta: Vat. lat. 9844, f. 31v; ● portale, prospetto (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9840, f. 38v; ● porta lignea, veduta d’insieme e dettagli ornamentali (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9840, ff. 38r, 38v; ● lastra tombale di Muñoz de Zamora, veduta d’insieme con iscrizione e dettaglio dell’epigrafe: Vat. lat. 9841, f. 53r; ● lastra tombale di Perna Savelli, veduta d’insieme con stemmi e iscrizione: Vat. lat. 9840, f. 70r; ● lastra tombale di Stephania de Insula: Vat. lat. 9846, f. 89v; ● fregio decorativo non meglio identificabile sotto S. Sabina, schizzo: Vat. lat. 9847, f. 62r
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PAOLO DI SIMONE
–, S. Salvatore in Lauro: monumento funebre di Eugenio IV (Isaia Ganti e anonimo scultore tardoquattrocentesco): prospetto, schizzo: Vat. lat. 9846, f. 26v –, S. Salvatore in Onda: pianta: Vat. lat. 9844, f. 31r –, S. Sebastiano fuori le Mura: pianta: Vat. lat. 13479, f. 49r; ● vano di collegamento con la sottostante catacomba, sezione trasversale: Vat. lat. 9843, 90v; ● Platonia → –, Catacombe di S. Sebastiano –, Ss. Sergio e Bacco degli Ucraini: Madonna del Pascolo, incisioni: Vat. lat. 9846, ff. 65r, 65v, Vat. lat. 9848, f. 50r –, Ss. Sette Dormienti di Efeso → –, S. Gabriele –, S. Silvestro in Capite: pianta: Vat. lat. 9844, f. 34v; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9844, f. 34r; ● sezione trasversale: Vat. lat. 9844, f. 35r –, Ss. Silvestro e Martino ai Monti: pianta: Vat. lat. 13479, f. 79r; ● sezione longitudinale, dettaglio del colonnato: Vat. lat. 9844, f. 22v; ● sagrestia, lampada votiva con iscrizione: incisione e disegno (attr. Pouyard): Vat. lat. 9846, ff. 9r, 9v; ● mitria detta di s. Silvestro, ricamo frontale, calco: Vat. lat. 9841, f. 100r –, –, cripta: pianta: Vat. lat. 13479, f. 80r; ● arco di accesso, prospetto: Vat. lat. 9844, f. 33v –, –, chiesa sotterranea → –, –, Titolo Equizio –, –, Titolo Equizio: pianta: Vat. lat. 13479, f. 81r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 13479, f. 82r; ● Santo vescovo, mosaico (frainteso dal disegnatore, che lo ha interpretato come Madonna): Vat. lat. 9849, f. 62v; ● affreschi della volta e delle pareti (Croce gemmata, Cristo benedicente tra Pietro, Paolo e due santi, Cristo tra santi, Madonna con il Bambino
in trono tra due santi, Madonna con il bambino tra quattro sante, Santo), disegni dal vero e copie dal ms. Barb lat. 4405 della Biblioteca Apostolica Vaticana: Vat. lat. 9849, ff. 61v, 62r, 63r, 63v, 65v, 66r, 66v –, –, Monastero, Oratorio di S. Silvestro: già, affreschi dell’arco e della conca absidali, calchi da acquerello di Marco Tullio Montagna nel ms. Barb. lat. 4405 della Biblioteca Apostolica Vaticana: Vat. lat. 9849, ff. 64r, 64v, 65r –, –, già: Santi, pitture murali, copia da disegno nel ms. Barb. lat. 4405 della Biblioteca Apostolica Vaticana: Vat. lat. 9849, f. 63r; ● decorazioni a trompe-l’oeil e grottesche, pitture murali romane, vedute d’insieme e dettagli, copie da ibidem: Vat. lat. 9849, ff. 70r, 70v, 71r, 71v; ● pavimento musivo, dettaglio: Vat. lat. 9849, f. 72r –, S. Silvestro al Celio → Oratorî del Celio –, S. Sisto Vecchio: facciata posteriore, prospetto: Vat. lat. 9839, f. 86v; ● pianta: Vat. lat. 9844, f. 30v –, S. Spirito in Sassia: pianta: Vat. lat. 9844, f. 32r –, S. Stefano presso S. Pietro → Città del Vaticano, S. Stefano degli Abissini –, S. Stefano delle Carrozze → –, S. Maria del Sole (Tempio di Ercole Vincitore) –, S. Stefano Rotondo al Celio: veduta interna, copia da incisione in Piranesi, Le antichità…, I, tav. XXV fig. II: Vat. lat. 13479, 146r; ● vedute esterne: Vat. lat. 13479, ff. 145r, 150r; ● pianta: Vat. lat. 9839, f. 7v, Vat. lat. 13479, ff. 144r, 150r; ● pianta, schizzo: Vat. lat. 13479, f. 146r; ● sezione: Vat. lat. 13479, ff. 144r, 150r; ● ipotesi di ricostruzione dell’aspetto originario, pianta e prospetto sezionato (quest’ultimo soggetto non è stato inciso in Architecture, tav. XXII): Vat. lat. 13479, f. 150r; ● colonnato esterno murato:
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prospetti, piante e dettagli architettonici e ornamentali: Vat. lat. 9839, 6v, 7r, Vat. lat. 13479, 145r, 147r, 147v, 150r; ● vestibolo, porta d’ingresso all’ambulacro con iscrizione dedicatoria di papa Niccolò V: Vat. lat. 9845, f. 5r; ● dettagli architettonici e decorativi dell’interno (basi di colonne) e della cupola (tubi fittili): Vat. lat. 9839, 7r, Vat. lat. 9839, ff. 81v, 91v, Vat. lat. 13479, f. 150r; ● Cristo Pantocratore tra i ss. Pietro e Paolo, icona → –, Palazzo di Propaganda Fide, Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; ● pressi, già, Imperatore Claudio (?), statua frammentaria, riprodotta in Architecture, tav. XXII n. 15 → Paris, Musée du Louvre; ● → anche Disegni preparatori, Architecture, tav. XXII –, –, Cappella dei Ss. Primo e Feliciano: mosaico absidale, veduta d’insieme con iscrizioni: Vat. lat. 9841, f. 49r –, S. Susanna alle Terme di Diocleziano: pianta: Vat. lat. 9844, f. 32v; ● cripta, pianta: Vat. lat. 9844, f. 33r –, S. Teodoro al Palatino: pianta: Vat. lat. 9839, f. 110v –, S. Tommaso di Canterbury: pianta: Vat. lat. 9844, f. 37v –, S. Tommaso in Formis: pianta: Vat. lat. 9844, f. 35v; ● pressi, simbolo bernardiniano, bassorilievo di marmo bianco visibile passato l’arco dell’acquedotto, a mano manca per andare a Ss. G(iovanni) e Paolo: Vat. lat. 9846, f. 32v –, S. Tommaso in Parione: pianta: Vat. lat. 9844, f. 37r –, SS. Trinità dei Monti: pianta: Vat. lat. 9844, f. 36r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9844, f. 36v –, S. Urbano alla Caffarella: veduta interna, incisione di Giovanni Battista Piranesi in Idem, Vedute di Roma, I, tav. LXI: Vat. lat. 9843, f. 3v; ● pian-
–, –,
–,
–,
–,
–,
–, –,
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ta (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, f. 135r; ● sezione longitudinale (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, f. 138r; ● sezione trasversale verso la controfacciata (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, f. 139r; ● sezione trasversale della chiesa e della cripta verso il presbiterio (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, f. 140r; ● fianco meridionale, prospetto (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, f. 137r; ● dettagli architettonici e ornamentali dell’esterno e dell’interno (attr. Louis-Etienne Deseine): Vat. lat. 13479, f. 141r –, affreschi (→ anche Disegni preparatori, Peinture, tav. CIV): –, –, Cristo in trono tra angeli e i ss. Pietro e Paolo: veduta d’insieme: Vat. lat. 9843, f. 2v –, –, Crocifissione: veduta d’insieme con riquadratura architettonica e iscrizione di Bonizzo: Vat. lat. 9843, f. 1r; ● veduta d’insieme: Vat. lat. 9843, f. 2v –, –, Storie di Cristo e dei ss. Cecilia, Valeriano, Urbano e Lorenzo: scene varie, vedute d’insieme: Vat. lat. 9843, ff. 2v, 3r –, –, testa di santo non identificabile sous la corniche à main gauche de la porte, calco sull’originale: Vat. lat. 9848, f. 86v –, –, Madonna con il Bambino tra i ss. Urbano e Giovanni Evangelista, nella cripta: veduta d’insieme: Vat. lat. 9843, f. 1r; ● dettagli dei volti della Vergine, del Bambino e dei ss. Urbano e Giovanni, calchi: Vat. lat. 9848, f. 84v, 85r, 85v, 86r –, –, iscrizioni: Vat. lat. 9843, ff. 1r, 1v, 2r Ss. Vincenzo e Anastasio alle Tre Fontane → –, Abbazia delle Tre Fontane, chiesa dei –
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PAOLO DI SIMONE
–, S. Vitale: pianta: Vat. lat. 9844, f. 38r –, Ss. Vito e Modesto: pianta: Vat. lat. 9844, f. 38v –, Sedia del Diavolo → –, Sepolcro di Elio Callistio –, Sepolcro di Elio Callistio: vedute, sezioni, pianta del piano inferiore e dettagli architettonici e decorativi (attr. Jean Louis Desprez ): Vat. lat. 13479, f. 59r; ● sezione e pianta del piano inferiore: Vat. lat. 9839, f. 3v –, Sepolcro di Gaio Publicio Bibulo: prospetto e iscrizione, calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, 5/1, tav. CVI: Vat. lat. 9846, f. 56v –, Sepolcro degli Scipioni: –, –, ambienti ipogei: pianta: Vat. lat. 13479, f. 57r; ● sezioni: Vat. lat. 13479, ff. 56r, 57r –, –, già, sarcofago di Lucio Cornelio Scipione Barbato → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Pio Clementino –, –, sarcofago di Paulla Cornelia: sezione, copia parziale da incisione in Piranesi, Monumenti degli Scipioni…, tav. II: Vat. lat. 9839, f. 3v; ● dettaglio con iscrizione (CIL I, 39 = VI, 1294), ibidem, tav. III: Vat. lat. 9839, f. 1r –, Tempio del Dio Redicolo → –, Parco della Caffarella, Cenotafio di Annia Regilla –, Tempio della Caffarella → –, S. Urbano alla Caffarella –, Tempio di Adriano: prospetto, dettaglio con aggiunta di Francesco Fontana (Palazzo della Dogana): Vat. lat. 13479, f. 265r; ● → anche Palazzo della Dogana –, Tempio di Antonino e Faustina → –, S. Lorenzo in Miranda –, Tempio di Ercole Vincitore → –, S. Maria del Sole –, Tempio di Marte Ultore: colonnato, veduta: Vat. lat. 9844, f. 23r –, Tempio di Portuno → –, S. Maria Egiziaca
–, Tempio di Vesta → –, S. Maria del Sole –, Terme di Caracalla: sala ottagona, pianta e sezione, con misurazioni: Vat. lat. 9839, f. 66v; ● già: mosaico pavimentale scoperto nel 1670 (Peinture, tav. XIII n. 15), calco da incisione in Bartoli, Bartoli, Bellori, La Chausse, Picturae antiquae…, tav. I inserita tra le pp. 82 e 83: Vat. lat. 9841, f. 41v –, Terme di Costantino, già, pitture murali → –: Palazzo Pallavicini Rospigliosi, Affreschi Rospigliosi; Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps, Affreschi Rospigliosi –, Terme di Diocleziano (poi Chiesa di S. Maria degli Angeli, →): pianta e sezione longitudinale ricostruttive del complesso originario: Vat. lat. 9839, f. 38r; ● volta, dettaglio della muratura: Vat. lat. 9839, f. 90r –, Titolo Equizio → –, Ss. Silvestro e Martino ai Monti –, Tomba di Annia Regilla → Parco della Caffarella, Cenotafio di Annia Regilla –, Tor de’ Schiavi → –, Villa Gordiani, Mausoleo dei Gordiani –, –, pressi, edificio con volta emisferica (Architecture, tav. LXXI n. 49) → –, Villa Gordiani, aula ottagonale –, Torre dei Conti: veduta prospettica: Vat. lat. 9839, f. 98r; ● prospetto: Vat. lat. 9839, f. 96v; ● pianta: Vat. lat. 9839, f. 98r; ● iscrizione: Vat. lat. 9839, f. 93v –, Torre Salaria: vedute: Vat. lat. 9839, 5v, Vat. lat. 13479, 128r –, Triclinio Lateranense: s. Pietro che porge il il pallium a papa Leone III e il vessillo a Carlo Magno, mosaico, particolare con iscrizioni: Vat. lat. 9841, f. 48v; ● → anche Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Sacro, teste di apostoli dal mosaico absidale del Triclinio Lateranense
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–, Venerabile Collegio Inglese: già, placca in bronzo con ritratto di Aristotele: Vat. lat. 9846, f. 98r –, Via Appia: –, –, Annunciazione, rilievo in marmo murato nella porta di un giardino (Sculpture, tav. XXVI n. 1): Vat. lat. 9840, f. 44r –, –, Casale di Fiorano, pressi: edificio voltato (detto “Casa dei Lupi”): veduta d’insieme del tumulo, schizzo con appunti: Vat. lat. 9839, f. 93r; ● veduta interna: Vat. lat. 9847, f. 74v; ● pianta: Vat. lat. 9847, f. 72v; ● pianta, schizzi con misurazioni: Vat. lat. 9839, f. 89v, Vat. lat. 9847, f. 72r; ● sezione: Vat. lat. 9839, f. 89v, Vat. lat. 9847, f. 72v; ● sezione, con misurazioni: Vat. lat. 9847, f. 73r; ● sezione, schizzo: Vat. lat. 9847, f. 72r; ● dettagli architettonici, con misurazioni: Vat. lat. 9839, f. 89v, Vat. lat. 9847, f. 74v –, Via di Borgo: architrave in piatta banda, schizzo: Vat. lat. 9839, f. 86r –, Via Nomentana, monumento funebre nei pressi della Basilica di S. Agnese Fuori le Mura (Architecture, tav. XII nn. 4-6) → –, Sepolcro di Elio Callistio –, Via del Pie’ di Marmo: piede maschile, frammento di statua colossale, veduta zenitale: Vat. lat. 9846, f. 4r –, Via Prenestina → Prenestina, Via –, Via dei Vascellari: bassorilievo medievale: Vat. lat. 9845, f. 89v –, Villa Albani: Liberazione di Esione da parte di Ercole, mosaico pavimentale da Atina, dettaglio con Esione, prove di incisione: Vat. lat. 9841, f. 41r, Vat. lat. 9846, f. 63v –, Villa Gangalandi, pressi, Catacomba di Saturnino → –, Catacomba dei Giordani –, Villa Giulia: prospetto, calco parziale da incisione in Stern, Piante elevazioni…, tav. I: Vat. lat. 9845, f. 75r;
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● pianta generale, calco parziale da ibidem, tav. I: Vat. lat. 9845, f. 74v; ● facciata, dettagli architettonici e ornamentali, calco parziale da ibidem, tav. IV: Vat. lat. 9845, f. 73r; ● primo cortile, prospetto laterale, calco da ibidem, tav. XV: Vat. lat. 9845, f. 73v; ● vano scala, sezione, calco parziale da ibidem, tav. X: Vat. lat. 9845, f. 74r; –, Villa Gordiani: –, –, Aula Ottagonale: veduta dei ruderi, schizzo con misurazioni: Vat. lat. 9839, f. 90r; ● vedute, schizzi: Vat. lat. 9839, f. 68v; ● cupola, dettagli e prospetti e sezione dei vasi fittili utilizzati nella volta, schizzi con misurazioni: Vat. lat. 9839, f. 90r –, –, Mausoleo dei Gordiani: prospetto sezionato e pianta, copia da incisione in Montano, Soria, Libro primo…, tav. XVIII: Vat. lat. 9844, f. 82v; ● pianta: Vat. lat. 9839, f. 66r; ● pianta, dettaglio con misurazioni: Vat. lat. 9839, f. 68r; ● sezione, schizzi: Vat. lat. 9839, f. 66r, Vat. lat. 9844, f. 83r; ● cupola, schizzo con ipotesi ricostruttiva (?): Vat. 9839, 68v –, –, da: iscrizione frammentaria: Vat. lat. 9844, 76v –, Villa Madama: veduta, calchi parziali da Vasi, Delle magnificenze…, X, tavv. 184-185: Vat. lat. 9845, ff. 75v, 76v; ● prospetto, calco parziale da incisione in ibidem, tav. 184: Vat. lat. 9839, f. 107v; ● pianta, calchi da ibidem, p. XV: Vat. lat. 9839, f. 107v, Vat. lat. 9845, f. 76r –, Villa di Massenzio: pianta: Vat. lat. 9844, f. 68v; ● → anche –: Circo di Massenzio; Mausoleo di Romolo Roma, già: –, Archivio di Castel S. Angelo (Archivum Arcis), armario III, cassetta 5, n. 1, collezione di bolle manoscritte → Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, A.A. Arm. I-XVIII 3658
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–, Basilica di Giunio Basso: pannelli in opus sectile, copia da incisione in Ciampini, Vetera monimenta, I, tav. XXII inserita tra le pp. 56 e 57: Vat. lat. 9841, f. 39r; ● → anche Roma, Musei Capitolini, Museo del Palazzo dei Conservatori –, Biblioteca Barberini: –, –, anta di dittico dalla Cattedrale di Firenze con Vergine orante tra gli Apostoli → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Cristiano, Ascensione –, –, imperatore a cavallo, dittico in avorio → Paris, Musée du Louvre, Avorio Barberini –, –, manoscritti: –, –, –, Exultet → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Barb. lat. 592 –, –, –, 1048 → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Barb. lat. 4405 –, –, –, 1049 → Wien, Österreichische Nationalbibliothek, ms. Ser. n. 3311 –, –, –, 1050 → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Barb. lat. 4402 –, –, –, 3577 → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Barb. lat. 2724 –, camera sepolcrale in località Tre Madonne presso Porta Pinciana: piante e sezioni con misurazioni ed elementi decorativi della volta e delle lunette (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9841, 5v –, Casino Sacchetti: veduta generale e pianta della peschiera, calchi da incisioni in Vasi, Delle magnificenze…, X, tav. 183 e fig. a p. XII: Vat. lat. 9839, f. 99r –, Collezione Mariotti, calice in vetro: disegno con misurazioni (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9846, f. 19v; ● incisioni di Gian Giacomo Macchiavelli, 1804: Vat. lat.
9846, f. 19v, Vat. lat. 9849, f. 25v –, Collezione Boncompagni: medaglia bronzea con busto di Cristo e legenda EMANVHL (recto) e Adorazione dei Magi (verso): Vat. lat. 9846, f. 27v –, Collezione Borgia → Velletri, già, Museo Borgiano –, Collezione Casali: vetro dorato (?) e lastra in ardesia con i ss. Pietro e Paolo, incisione, 1791: Vat. lat. 9846, f. 30v –, Collezione Gualterio: statuetta etrusca in bronzo con iscrizione, calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, 3/2, tav. CLVI: Vat. lat. 9846, 56v; ● statuette raffiguranti divinità femminili, calco da ibidem: Vat. lat. 9846, f. 58r –, Collezione Lelli: –, –, bolli in bronzo con iscrizioni: Vat. lat. 9846, f. 3v; ● → anche Paris, Musée du Louvre –, –, vaso di terra dell’ab. Lelli di Subiaco, prospetto e dettagli decorativi: Vat. lat. 9846, f. 34r –, –, reperti vari: Vat. lat. 9846, f. 34v –, –, Vangeli, manoscritto → London, British Library, ms. Burney 20 –, Collezione Marini: tegola con bollo laterizio, prospetto e dettaglio dell’iscrizione relativa ad Atalarico, con misurazioni: Vat. lat. 9839, f. 44r –, Collezione Mariotti: –, –, frammenti di mosaico dal Triclinio di Leone III → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Cristiano, teste di apostoli dal mosaico absidale del Triclinio Lateranense –, –, volto del Cristo, micromosaico: Vat. lat. 9841, f. 42r, Vat. lat. 9843, f. 46r –, Collezione Poniatowski: –, –, gemme (Peinture, tav. XIII nn. 19 e 23): Vat. lat. 9841, f. 42r –, –, (?): volto femminile, gemma (non incisa nell’Histoire): Vat. lat. 9841, f. 42r
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indice topografico e onomastico
–, Collezione Seroux d’Agincourt: –, –, Adorazione dei Magi, tavola (donata a Stefano Borgia) → Roma, Palazzo di Propaganda Fide, Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Pittore italo-cretese fine XV-inizio XVI secolo, Adorazione dei Magi –, –, Cristo nella Resurrezione di Lazzaro (?), frammento di pittura murale dalla Catacomba dei Ss. Marcellino e Pietro (?): veduta d’insieme: Vat. lat. 9841, f. 14r; ● dettaglio della testa del Cristo, calco e copia: Vat. lat. 9841, f. 13v –, –, Crocifissione, dipinto di “stile greco-italiano” → Disegni preparatori, Peinture, tav. CXI –, –, cucchiaio quattrocentesco: Vat. lat. 9846, f. 96r –, –, dipinti antichi su fondo oro rinvenuti a Roma nell’Ospizio dei Mendicanti presso il Tempio della Pace → Paris, Musée du Louvre, Anonimo falsario del XVIII sec. –, –, Exultet → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. lat. 9820 –, –, Madonna con il Bambino benedicente, dipinto di “stile greco-italiano” (Peinture, tav. CXI nn. 5-6): dettaglio del Bambino, calco: Vat. lat. 9846, f. 35r; ● → anche Disegni preparatori: Peinture, tav. CXI –, –, Madonna con il Bambino tra i ss. Francesco, Gerolamo, Caterina e Maria Maddalena, dipinto: veduta d’insieme: Vat. lat. 9848, f. 100r; ● dettaglio del libro di Gerolamo, calco: Vat. lat. 9848, f. 100v –, –, Madonna “greca” (Peinture, tav. LXXXVII): iscrizioni, calchi: Vat. lat. 9842, f. 122v –, –, mappamondo inciso su rame → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Gabinetto della Grafica, Fondo carte nautiche borgiane, Borg., carte naut. XVI, Mappamondo Borgiano
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–, –, medaglia senatoria romana, recto e verso: Vat. lat. 9840, f. 55v –, –, Profeta, tavola a tempera su fondo oro: calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 36r –, –, Madonna e Bambino in trono tra due santi e Annunciazione, trittico di “stile greco-italiano”: calchi sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 61v; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. CXII –, –, Donato Bramante, attr., capitello composito, disegno già di proprietà di Giorgio Vasari e poi a Parigi, Collezione Mariette, copia: Vat. lat. 9839, f. 34r –, –, Michelangelo Buonarroti, attr., Due uomini che studiano un cadavere, disegno già a Parigi, Collezione Mariette → Oxford, Ashmolean Museum, Western Art Drawings Collection, Bernardino Capitelli, attr. –, –, Antonio Cordini detto Antonio da Sangallo il Giovane (attr.), capitello ionico e trabeazione antichi ritrovati rispettivamente presso la Chiesa di S. Agnese Fuori le Mura e Piazza Navona a Roma, disegno già di Vasari e poi nella Collezione Mariette → Firenze, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, Antonio Cordini –, –, Raffaello Sanzio, Sacra Famiglia, disegno preparatorio → Musée du Louvre, Département des Arts Graphiques, Raffaello Sanzio, studio per la Madonna della Palma –, –, Giovanni Maria Scupula, Madonna con il Bambino, s. Giovanni Battista, s. Girolamo, s. Francesco da Paola, monogramma bernardiniano e iscrizione con firma dell’autore, trittico, veduta del recto e del verso (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9848, f. 21r; ● → anche Scupula, Giovanni Maria
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–, –, Pietro Vannucci detto il Perugino (attr.), Trionfo di S. Tommaso d’Aquino, disegno → London, British Museum, Filippino Lippi –, Collezione Zelada: –, –, Dante Alighieri, Commedia, manoscritto miniato → Madrid, Biblioteca Nacional de España, ms. 10057 –, –, Incoronazione della Vergine, dipinto: Vat. lat. 9848, f. 99r –, –, s. Michele, icona, calco: Vat. lat. 9848, ff. 77r, 77v –, –, Laura, ritratto presunto, dipinto derivato da incisione in Tomasini, Petrarca…, p. 106, calco: Vat. lat. 9848, ff. 42v, 43r –, –, Francesco Petrarca, ritratto presunto, calco: Vat. lat. 9848, f. 42r –, Convento di S. Maria in Aracoeli: chiostro, pianta e sezione trasversale: Vat. lat. 9845, f. 85v –, Cripta sotterranea detta dei Ss. Silvano e Bonifacio sulla via Salaria: calco parziale da incisione in Aringhi, Roma subterranea…, II, p. 243: Vat. lat. 9839, f. 124r –, Custodia delle Ss. Reliquie, reliquie di s. Virginia martire: prospetto della teca reliquiario: Vat. lat. 9848, ff. 10r, 10v, 11v; ● cranio con capelli, prospetti: Vat. lat. 9848, ff. 11r, 12r –, Museo Kircheriano al Collegio Romano: –, –, Buon Pastore, marmo inciso (Sculpture, tav. VII n. 10) → Roma, Museo Nazionale Romano, Terme di Diocleziano, clipeo con Buon Pastore e monogramma Πάστωρ (?), lastra funeraria incisa –, –, Cristo in trono tra angeli e santi, icona: veduta d’insieme e iscrizioni: Vat. lat. 9843, f. 38r; ● calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 47r –, –, croce astile: recto con Cristo in rilievo, angelo e dolenti incisi e iscrizione: Vat. lat. 9846, 45v; ● ver-
so con simboli degli Evangelisti e s. Benedetto benedicente: Vat. lat. 9846, 40r –, –, croce in metallo smaltato con iscrizioni: vedute del recto e verso: Vat. lat. 9846, f. 45r –, –, fistula in piombo con iscrizione recante i nomi di papa Giovanni I e del praepositus Stefanus: Vat. lat. 9846, f. 2v –, –, lastre incise: Vat. lat. 9846, ff. 3r, 39r; ● → anche Roma, Museo Nazionale Romano, Terme di Diocleziano –, –, orante e iscrizione sepolcrale di Priscus, marmo inciso (Sculpture, tav. VII n. 11) → Roma, Museo Nazionale Romano, Terme di Diocleziano, orante, uccello su ramo, chrismon e profilo maschile, lastra funeraria incisa –, –, pastore, rilievo in marmo bianco: Vat. lat. 9846, ff. 16v, 41v –, –, placchette smaltate: Vat. lat. 9846, ff. 26v, 27v –, scena bacchica, vetro inciso, copia a disegno della grandezza dell’originale: Vat. lat. 9846, f. 3v –, –, scena mitologica, dipinto: calco da incisione in Virgilio-Ambrogi, P. Virgilii Maronis...: Vat. lat. 9848, f. 23r –, –, scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, dittico in avorio: Vat. lat. 9846, f. 5v –, –, testa del Salvatore, rilievo in profido (emblema confraternita del SS. Salvatore?): Vat. lat. 9846, f. 2v –, –, vetri dorati: Vat. lat. 9841, 37v, Vat. lat. 9849, 25v, 26r –, Museo Victorio: Natività, retro, incisione: Vat. lat. 9846, f. 63v, Vat. lat. 9849, f. f. 49r –, Palazzo Branconio dell’Aquila: prospetto, copia da incisione (?): Vat. lat. 9839, f. 34v –, Porta Salaria: prospetto: Vat. lat. 9839, f. 94v
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–, Porto di Ripetta: veduta delle rovine e dettagli delle murature, con misurazioni: Vat. lat. 9839, f. 92v; ● epigrafe dei consoli Caio Marco Censorino e Caio Asinio Gallo, forse identificabile con quella ora in Città del Vaticano, Musei Vaticani, Galleria Lapidaria (inv. 5665-5667. CIL VI, 1235e, 31541f): Vat. lat. 9839, f. 92v, Vat. lat. 9844, f. 57r –, S. Andrea in Catabarbara: mosaico absidale, copia da incisione in Ciampini, Vetera monimenta, I, tav. LXXVI: Vat lat. 9841, f. 45v –, SS. Annunziata all’Arco dei Pantani (già S. Basilio al Foro di Augusto): pianta: Vat. lat. 9844, f. 4r; ● campanile, veduta: Vat. lat. 9844, f. 23r –, S. Croce a Villa Madama (antica cisterna a due navate): veduta interna: Vat. lat. 9844, f. 61r; ● veduta interna con misurazioni: Vat. lat. 9844, f. 59v; ● piante: Vat. lat. 9844, ff. 60r, 61v, 62r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9844, ff. 61v, 62r; ● sezione trasversale: Vat. lat. 9844, f. 61v; ● dettaglio architettonico con misurazioni (sezione di condotto idrico?): Vat. lat. 9844, f. 60r; ● iscrizioni: copie: Vat. lat. 9844, f. 57v, 58r; calchi di lettere: Vat. lat. 9844, f. 64r –, –, pitture murali: dettagli: Vat. lat. 9844, ff. 62v, 63r, 63v; ● calchi: Vat. lat. 9848, ff. 87r, 87v, 88r, 88v, 89r –, S. Eufemia: Eufemia tra due serpenti, mosaico, copia da incisione in Ciampini, Vetera monimenta, II, tav. XXXV: Vat. lat. 9841, f. 49r –, S. Giacomo al Colosseo: piante con misurazioni: Vat. lat. 9848, ff. 17v, 18v; ● iscrizione, copie e calco: Vat. lat. 9848, ff. 14v, 16r –, –, pitture murali: scene varie: Vat. lat. 9848, ff. 14v, 15v, 16r; ● Arcangelo a mano diritta entrando per la porta maggiore, schizzo: Vat. lat. 9848, f. 19v; ● Natività della Vergine, dettagli dei volti della Vergine Bambina e
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di una fantesca, calchi sull’originale iscrizione: Vat. lat. 9848, f. 20v; –, –, controfacciata: veduta prospettica con indicazione schematica della disposizione dei dipinti: Vat. lat. 9848, f. 19r; ● prospetto della parete con Storie di s. Giacomo e Venerazione dell’Icona del Sancta Sanctorum: Vat. lat. 9848, f. 13v; ● Dormitio Virginis, Vergine Assunta tra gli Angeli e piccola Crocifissione, pitture murali frammentarie: Vat. lat. 9848, f. 17r –, –, parete meridionale: prospetto con schema di disposizione dei dipinti e misurazioni, schizzo: Vat. lat. 9848, f. 18r; prospetto con Storie della Vergine, Santi e stemma dei Maroni o Mari: Vat. lat. 9848, f. 15r; –, –, parete settentrionale: prospetto con indicazione schematica della disposizione dei dipinti e dettagli decorativi: Vat. lat. 9848, f. 17v –, S. Giovannino in Campo Marzio (o S. Maria in S. Giovanni in Campo Marzio): pianta: Vat. lat. 9844, f. 21r –, S. Ivo dei Bretoni: pianta: Vat. lat. 9844, f. 47r –, S. Maria in Campo Carleo: pianta: Vat. lat. 9844, f. 21v –, S. Maria Liberatrice al Foro Romano: pianta: Vat. lat. 9844, f. 22r –, S. Salvatore a Ponte Rotto: pianta: Vat. lat. 9844, f. 46r –, S. Stefano degli Ungheresi: pianta: Vat. lat. 9839, f. 127v –, Tempio della Pace nel Foro Romano: pianta, calco da incisione in Palladio, Quarto libro…, cap. VI tav. 1: Vat. lat. 9845, f. 63r –, Terme di Costantino: veduta dei resti attorno al 1580, copia da incisione in Cameron, The Baths…, p. 64, basata su una stampa di Étienne Dupérac: Vat. lat. 9848, f. 7r; ● pianta ricostruttiva, copia da ibidem, tav. XXIV: Vat. lat. 9848, f. 7r
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–, Vigna Vidaschi presso Porta S. Sebastiano: prospetto laterale di edificio con materiale di spoglio reimpiegato nella muratura: Vat. lat. 9839, ff. 86r, 87r –, Villa Casali, statua di Antinoo → Copenhagen, Ny Carlsberg Glyptotek, Antinoo Casali Roma, pressi: –, tempio antico fuori Porta S. Paolo (Architecture, tav. LXVIII n. 20) → Roma, Parco della Caffarella, Cenotafio di Annia Regilla –, Valle della Ninfa Egeria, tempio antico → Roma, Parco della Caffarella, Cenotafio di Annia Regilla –, vedute della campagna romana: Vat. lat. 9844, ff. 76r, 81v Rondhah, Isola di, Nilometro (Megyas) → Cairo, Il, Isola di Rawḍa Rositi, Giambattista, pittore → Velletri, Museo Diocesano Roskilde (Danimarca): –, tomba vichinga: veduta, calco da incisione in Camden, Gough, Britannia…, tav. XII fig. 4: Vat. lat. 13480, f. 161r Roso da Parma, scultore → Bologna, Museo Civico Medievale Rospigliosi, famiglia → Pallavicini Rospigliosi Rossellino, Antonio, scultore → Gamberelli, Antonio Rossellino, Bernardo, scultore → Gamberelli, Bernardo Rouen (Francia): –, Hôtel de Bourgtheroulde, Galerie d’Aumale: Incontro di Francesco I re di Francia ed Enrico VIII re d’Inghilter-
ra, rilievo, copia parziale da incisione in Montfaucon, Les monumens…, IV, tav. XXX, schizzo: Vat. lat. 9840, f. 75v –, Palazzo dell’Intendenza, cortile → –, Hôtel de Bourgtheroulde, Galerie d’Aumale Russi, Franco de’, miniatore → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Urb. lat. 365 Rusuti, Filippo, pittore e mosaicista → Roma, S. Maria Maggiore, antica facciata, mosaici Sadoleto, Giovanni, giurista → Modena, Museo Lapidario, monumento funebre di – e Francesca Machiavelli Saint Albans (Inghilterra), Abbazia, antica costruzione (Architecture, tav. XLV n. 4) → London, British Library, ms. Cotton Nero D.I Saint-Benoît-sur-Loire (Francia): –, Abbazia di Fleury: monumento funebre di Filippo I di Francia, giacente, copia da incisione in Montfaucon, Les monumens…, I, tav. LV inserita dopo la p. 402: Vat. lat. 9846, f. 81r; ● già, effigi dipinte di Guglielmo I d’Inghilterra detto il Conquistatore e di sua moglie Matilde di Fiandra, ibidem: Vat. lat. 9846, f. 81r Saint-Denis (Francia): –, Abbazia: monumento funebre di Carlo II d’Alençon e Maria de La Cerda (già a Parigi, Chiesa dei Giacobini della rue Saint-Jacques), giacenti, copia da incisione in Montfaucon, Les monumens…, II, tav. LI inserita tra le pp. 288 e 289, che però reinterpreta liberamente l’originale, schizzo: Vat. lat. 9846, f. 80r
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Saint-Maximin-la-Sainte-Baume (Francia): –, Sainte-Marie-Madeleine: pianta: Vat. lat. 9845, f. 45v Saliceto, da, famiglia bolognese → Bologna, Museo Civico Medievale, Arca di Carlo, Roberto e Riccardo – Salisburgo (Austria) → Salzburg Salonicco (Grecia) → Tessalonica Salzburg (Austria), Abbazia di S. Pietro (Erzabtei St. Peter), Biblioteca, già, manoscritto latino → Wien, Österreichische Nationalbibliothek, ms. ser. nov. 2700 Sancha di Maiorca, regina consorte di Napoli → Napoli, già, Monastero di S. Maria della Croce di Palazzo, monumento funebre di – Sanctae Fidis, chiesa inglese → London, già, S. Fede San Gallo (Svizzera) → Sankt Gallen Sangallo, Antonio da, il Giovane, architetto e ingegnere militare → Cordini, Antonio Sangallo, Giuliano da, architetto → Giamberti, Giuliano San Germano → Cassino Sankt Blasien (Germania): –, già, Abbazia di S. Biagio nella Foresta Nera (Kloster St. Blasien): manoscritti: Exultet, Accensione del cero, miniatura, calco da incisione in Gerbert, De cantu…, I, tav. IV inserita tra le pp. 534 e 535: Vat. lat. 9841, f. 112r; ● Sacramentario, coperta, calco da incisione in Gerbert, Vetus
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liturgia…, I, tav. I inserita tra le pp. 104 e 105: Vat. lat. 9840, f. 56r; ● manoscritto non identificato, profeti, miniature, calco parziale da ibidem, tav. VI inserita tra le pp. 246 e 247: Vat. lat. 9843, f. 46r; ● manoscritto enciclopedico (Boezio?) con scritti sulla musica, miniature, calco da incisione in Gerbert, De cantu…, II, tav. XXVI inserita tra le pp. 152 e 153: Vat. lat. 9849, f. 37r; ● Tesoro: anello pastorale con iscrizione e data 1284, calco da incisione in Gerbert, Vetus liturgia…, I, tav. V inserita tra le pp. 226 e 227: Vat. lat. 9846, f. 61r Sankt Gallen (Svizzera): –, Stiftsbibliothek: ms. 390/391, Antifonario di Hartker, s. Gregorio Magno, miniatura, calco da incisione in Gerbert, De cantu…, I, tav. I ante paginam 1: Vat. lat. 9841, f. 110r San Leo (Rimini): –, Duomo: pianta: Vat. lat. 9839, f. 17v, Vat. lat. 9844, f. 52r, Vat. lat. 13480, f. 22r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9844, f. 52r; ● sezione trasversale: Vat. lat. 9839, f. 17r, Vat. lat. 13480, f. 23r; ● pianta e sezione longitudinale, prova di incisione per Architecture, tav. XXXVI n. 20: Vat. lat. 13480, f. 21r; ● cripta, pianta: Vat. lat. 9839, f. 17r, Vat. lat. 13480, f. 23r –, Pieve di S. Maria Assunta: già, fonte battesimale realizzato con pezzi del ciborio altomedievale, prospetto con iscrizione dedicatoria del duca Orso e pianta (attr. Tommaso Bicciaglia): Vat. lat. 9844, ff. 50v, 51v San Marino (Repubblica di San Marino): –, già, antica Pieve di S. Marino (?): sezione longitudinale, dettaglio del colonnato della navata: Vat. lat. 9844, f. 51v
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Sannazaro, Jacopo → Napoli, S. Maria del Parto a Mergellina, monumento funebre di – San Quirico d’Orcia (Siena): –, Ss. Quirico e Giulitta: portale laterale, prospetto, schizzo: Vat. lat. 9845, f. 7r Sansovino, Andrea, scultore → Mucci, Andrea S. Maria in Vulturella, santuario → Capranica Prenestina, Santuario di S. Maria delle Grazie in Vulturella Santiponce (Spagna): –, zona archeologica di Italica: già, mosaico pavimentale (detto Mosaico del Circo) di Mascel e Marcianus, calco da incisione in Laborde, Description d’un pavé…, tav. I inserita tra le pp. 20 e 21: Vat. lat. 9841, f. 39v; ● pastiche di dettagli, prova di incisione per Peinture, tav. XIII n. 7: Vat. lat. 9841, f. 40r S. Vittore alle Chiuse, Abbazia → Genga Sanzio, Raffaello: –, attr., ubicazione sconosciuta, S. Giorgio e il drago, dipinto (attr. William Young Ottley): Vat. lat. 9847, f. 91v → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Stanza della Segnatura, affreschi; Paris, Musée du Louvre, Département des Arts Graphiques; Roma, Villa Madama; Roma, già, Palazzo Branconio dell’Aquila Savelli, famiglia: –, stemma, calco: Vat. lat. 9840, f. 70v → Roma, S. Maria in Aracoeli, monumento funebre della famiglia Savelli Savelli, Cencio → Onorio III, papa Savelli, Perna, nobildonna → Roma, S. Sabina, lastra tombale di –
Savelli, Pietro, religioso → Roma, S. Alessio, transetto destro, lastra tombale di – Savorelli, Gaetano, pittore: –, Opus musivum erutum ex ruderibus Villae Hadriani Augusti in Agro Tyburtino anno MDCCLXXIX (…), incisione di Antonio Capellan su disegno di –:Vat. lat. 9841, f. 40v Schiavone, Andrea, pittore → Meldolla, Andrea Schoel, Hendrik van, incisore: –, Veduta prospettica dell’Arco di Costantino, incisione, 1583: Vat. lat. 13479, f. 5r –, Veduta prospettica dell’Arco di Settimio Severo, incisione, 1583: Vat. lat. 13479, f. 4r Schwarzerden (Germania): –, Tempio di Mitra: veduta dei resti e rilievo in pietra con l’immagine della divinità, calco da incisione in Schöpflin, Alsatia illustrata, II, tav. IX inserita tra le pp. 490 e 491: Vat. lat. 9846, f. 61v Scipione Barbato, Lucio Cornelio, console → Roma, Sepolcro degli Scipioni Scotin, Jean-Baptiste, le Jeune, incisore: –, Prospectus Meridionalis Ecclesiae Metropolitanae b. Mariae Remensis, incisione su disegno di Jacques Gentillastre: Vat. lat. 13480, f. 269r Scupula, Giovanni Maria (pittore): –, collezione privata: S. Girolamo, anta dipinta proveniente dal trittico firmato già nella Collezione Seroux a Roma (→), disegno attr. a Gian Giacomo Macchiavelli: Vat. lat. 9848, f. 21r Segovia (Spagna): –, Acquedotto romano: prospetto, dettaglio, calco da incisione in Mon-
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tfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 4, tav. XLIII: Vat. lat. 9846, f. 59r Seiches-sur-le-Loir (Francia): –, già, Chateau du Verger: portale, Pierre de Rohan-Gié a cavallo, rilievo, copia da incisione in Montfaucon, Les monumens…, IV, tav. XXV, schizzo: Vat. lat. 9840, f. 75r Selva di Malano, area archeologica → Soriano nel Cimino Senigallia (Ancona), pressi, Abbazia di Chiaravalle → Chiaravalle, Abbazia di S. Maria in Castagnola Serlupi, famiglia: –, stemma sulla porta della villa, fuori di porta Salara a mano manca, di Padronato del (…) Marchese –: Vat. lat. 9848, f. 16v Seroux d’Agincourt, Jean-Baptiste, collezione → Roma, già, Collezione Seroux Settimio Severo, Lucio, imperatore: –, sua effige su sesterzio con Monetae (RIC IV, 678), recto e verso: Vat. lat. 9840, f. 5v Sevilla (Spagna): –, Cattedrale: pianta, copia da incisione in Ponz, Viage…, IX, tav. inserita tra le pp. 2 e 3: Vat. lat. 9839, f. 119v; ● campanile detto Giralda: veduta, ibidem, tav. f.t. a p. 66: Vat. lat. 9845, f. 90r Sforza Perini, Giuseppe incisore: –, S. Francesco d’Assisi, copia del presunto ritratto attribuito a Tullio da Perugia, incisore su disegno di Ludovico Grazzari: Vat. lat. 9847, f. 19r Shekh Abade (Egitto) → Antinopolis Shorpe, Giovanni, nobile ed erudito → Thorpe, John
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Sicilia, porta antica in (Architecture, tav. LXXI n. 35) → Siracusa, sito archeologico della Neapolis, resti di ambiente ipogeo Siena: –, Complesso Museale di S. Maria della Scala, Fienile: Jacopo di Piero detto della Quercia, sculture da Fonte Gaia: Creazione di Adamo e Cacciata dal Paradiso Terrestre: Vat. lat. 9840, f. 69r; ● Madonna con il Bambino: Vat. lat. 9840, f. 76r; ● Virtù: Vat. lat. 9840, f. 76r –, Duomo: piante e sezione longitudinale della chiesa superiore e della cripta: Vat. lat. 9839, f. 111r –, –, cupola: prospetto sezionato: Vat. lat. 13480, f. 105r; ● pianta: Vat. lat. 13480, ff. 105r, 106r –, Fontebranda: prospetto: Vat. lat. 9839, f. 97v; ● prospetto, schizzi: Vat. lat. 9839, f. 18r, Vat. lat. 9845, f. 119v; ● pianta: Vat. lat. 9839, f. 98r; ● dettagli ornamentali: protomi leonine: Vat. lat. 9840, f. 49r –, Fonte Gaia, già, sculture di Jacopo della Quercia → –, Complesso Museale di S. Maria della Scala, Fienile –, Museo Civico: croce astile in rame datata 1129 (inv. 203), già nella chiesa di S. Vigilio: Cristo, schizzo: Vat. lat. 9846, f. 82r; ● dettagli e iscrizione: Vat. lat. 9846, f. 65v –, Museo dell’Opera del Duomo: Madonna dagli occhi grossi (disegno di Costa): Vat. lat. 9840, f. 47r –, Palazzo del Magnifico, facciata posteriore: già, Maestà con i Ss. Quattro Coronati attr. a Simone Martini, veduta d’insieme (attr. Teodoro Matteini): Vat. lat. 9843, f. 49v –, Palazzo Pubblico, Sala del Mappamondo: Maestà di Simone Martini, incisione di Carlo Antonini su disegno di Teodoro Matteini: Vat. lat. 9843, f. 50r
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–, Pinacoteca Nazionale: –, –, s. Giovanni Battista in trono e Storie della sua vita, paliotto (inv. 14), dalla Chiesa di S. Petronilla: incisione di Carlo Antonini su disegno di Teodoro Matteini: Vat. lat. 9843, f. 45v –, –, s. Pietro in trono, Annunciazione, Natività ed episodi della vita del santo, dossale (inv. 15), dalla distrutta Chiesa di S. Pietro in Banchi: veduta d’insieme: Vat. lat. 9843, f. 9v; ● veduta d’insieme, incisione: Vat. lat. 9843, f. 10r; ● dettagli: testa di Pietro, calchi e disegno: Vat. lat. 9843, ff. 48v, 49r –, Porta Romana: veduta: Vat. lat. 9839, f. 100r –, S. Domenico: Maestà di Guido da Siena: veduta d’insieme senza la cuspide: Vat. lat. 9843, f. 55r; ● dettagli, calchi sull’originale: angelo: Vat. lat. 9843, f. 53v; ● iscrizione: Vat. lat. 9843, f. 54v; ● volto del Bambino: Vat. lat. 9843, f. 53v; ● volto della Vergine: Vat. lat. 9843, f. 54r; ● → anche Disegni preparatori, Peinture, tav. CVI –, S. Petronilla, già, s. Giovanni Battista e Storie della sua vita, tavola → –, Pinacoteca Nazionale Siena, già: –, Collezione Sani: ritratto di Dante Alighieri: Vat. lat. 9849, f. 33v –, S. Pietro in Banchi, s. Pietro e Storie della sua vita, tavola → Siena, Pinacoteca Nazionale Siena, pressi, Castelvecchio, S. Ansano → Pescia, frazione Castelvecchio, Pieve di S. Ansano Sigtuna (Svezia): –, veduta, con le rovine delle chiese di S. Erico, S. Bartolomeo, S. Nicola, S. Lorenzo, S. Olaf, e S. Maria (Mariakyrkan, Monastero di S. Domenico), copia da incisione in Dahlberg, Suecia antiqua…, I, tav. LXIV: Vat. lat. 13480, f. 113r
Silvani, Gherardo, architetto e scultore → Firenze, Monastero di S. Maria degli Angeli, Rotonda del Brunelleschi, pianta Silvestri, Raimondo, storico → Avicenna, Orazio Silvio da Fiesole, scultore → Cosini, Silvio Simone di Filippo, detto Simone dei Crocifissi, pittore → Bologna: Opera Pia Zoni; Pinacoteca Nazionale, affreschi da S. Maria di Mezzaratta; ● Pesaro, Museo Civico Sinai, Monte: –, S. Caterina: pianta e dettaglio della sezione longitudinale, calco da incisione in Pococke, A Description…, I, tav. LVI: Vat. lat. 9839, f. 15v –, –, Cappella del Roveto Ardente: mensa, dettaglio dei motivi ornamentali, calco parziale da incisione in Pococke, A Description…, I, tav. LVI: Vat. lat. 9839, f. 15v Siponto → Manfredonia Siracusa: –, Catacomba di S. Giovanni: pianta, calco da incisione in Boldetti, Osservazioni…, I, p. 629: Vat. lat. 13479, f. 38r; ● camera ipogea, sezione e pianta (attr. Claude Billard de Bélisard): Vat. lat. 13479, f. 39r –, sito archeologico della Neapolis, resti di ambiente ipogeo: pianta (attr. Claude Billard de Bélisard): Vat. lat. 9839, f. 88r; ● arco in pietra e tubi fittili, prospetto (attr. Claude Billard de Bélisard): Vat. lat. 9839, f. 88r; ● tubo fittile, prospetto e sezione (attr. Claude Billard de Bélisard): Vat. lat. 9839, f. 88r
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Siricio, papa → Roma, S. Paolo Fuori le Mura, colonna di –
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Smirne (Turchia): –, Castello: porta, prospetto, copia parziale da incisione in Drummond, Travels…, tavola inserita tra le pp. 118 e 119, disegno preparatorio per Architecture, tav. XLV n. 28, schizzo: Vat. lat. 13480, f. 164r
capitelli: Vat. lat. 9845, 65v, Vat. lat. 13480, f. 218r colonna, base: Vat. lat. 9847, f. 27r chiese ed edifici: prospetto di edificio, schizzo: Vat. lat. 9847, f. 76r; ● pianta di chiesa, calco: Vat. lat. 9839, f. 76r; ● pianta di chiesa e monastero: Vat. lat. 9845, f. 61r; ● pianta di due edifici e del sistema viario circostante: Vat. lat. 9845, f. 61v; ● piante di edifici: Vat. lat. 9839, f. 76v; ● Vat. lat. 9845, f. 59v; ● pianta e sezione di edificio con chiesa: Vat. lat. 9839, f. 109r colonna: dettaglio di un capitello e di una base, schizzo: Vat. lat. 9839, f. 85v dipinto (?) con figura muliebre seduta e due personaggi: Vat. lat. 9844, f. 89r disegni architettonici: Vat. lat. 9839, ff. 46v, 47r fortificazione militare: pianta, calco da incisione in De Marchi, Della architettura militare, tav. LXXXX*: Vat. lat. 9839, ff. 21v, 22r, 22v iscrizioni: Vat. lat. 9840, ff. 74r, 75r paramenti murari: dettagli: Vat. lat. 9845, f. 67r tempio periptero esastilo: pianta (copia da incisione?): Vat. lat. 9845, 60r vedute paesaggistiche: schizzi e disegni dal vero: Vat. lat. 9839, 55v, Vat. lat. 9845, 100r, Vat. lat. 9847, f. 47v; ● calco da dipinto (?): Vat. lat. 9847, f. 64r
soggetti non identificati (ordine per tipologia): architrave, sezione: Vat. lat. 9839, f. 63v arco ogivale: Vat. lat. 9845, f. 101r calici: disegni con misurazioni: Vat. lat. 9846, f. 19r cammei: calchi da incisione (?): Vat. lat. 9849, f. 27r
Solario, Antonio, detto lo Zingaro, pittore: –, attr., dipinti nella Cappella dei Novizi in S. Maria degli Olivetani a Napoli → Maestro fiammingo di Monteoliveto → anche Napoli, Ss. Severino e Sossio, Chiostro del Platano, affreschi di –
Sisto IV (Francesco della Rovere), papa → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. lat. 214; ● Roma: Palazzo Capranica, stemma di –; S. Maria del Buon Aiuto, facciata con stemma e iscrizione dedicatoria di – Sisto V (Felice Peretti, papa): –, suo busto in bronzo, veduta di profilo, schizzo: Vat. lat. 9846, f. 98r –, suo stemma (?), calco: Vat. lat. 9840, f. 70v Siviglia (Spagna) → Sevilla Skara (Svezia): –, Axevalla hus: veduta delle rovine, copia da incisione in Dahlberg, Suecia antiqua…, III, tav. 45: Vat. lat. 13480, f. 114r Skylax, incisore di gemme → Paris, Bibliothèque nationale de France, Département des Monnaies, médailles et antiques, Apoteosi di Claudio, cammeo
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Soriano nel Cimino (Viterbo): –, Selva di Malano: monumenti rupestri etrusco-romani ed edificio medievale, vedute e sezioni: Vat. lat. 9844, f. 95r; ● sepolcro rupestre con iscrizione latina, prospetto: Vat. lat. 9844, f. 95r –, già, Abbazia di S. Maria di Luco: vedute dei ruderi e pianta: Vat. lat. 9844, f. 95r Spalato (Croazia) → Split Split (Croazia): –, Battistero di S. Giovanni, già Tempio di Giove: prospetto laterale, pianta e sezione longitudinale (copie da incisione?): Vat. lat. 9845, f. 66r; ● dettagli architettonici e decorativi (copia da incisione?): Vat. lat. 9845, ff. 66r, 66v –, Cattedrale (Mausoleo di Diocleziano): prospetto: Vat. lat. 13479, f. 2r –, Palazzo di Diocleziano: peristilio, veduta: Vat. lat. 13479, f. 3r –, Porta Aurea: prospetto: Vat. lat. 13479, f. 2r Srirangam (India): –, Tempio (Sri Ranganatha): pianta e sezione del primo piano: Vat. lat. 9848, f. 56v Stamford (Inghilterra): –, Monastero di S. Leonardo: portale, prospetto, incisione di John Bayly (Saxon Buildings): Vat. lat. 13480, f. 143r Stammatico Greco, pittore → Subiaco, Sacro Speco, Chiesa inferiore, Cappella della Madonna, affreschi, s. Gregorio Magno Starnina, Gherardo, pittore → Gherardo di Jacopo, detto lo Starnina Stefaneschi, Jacopo, cardinale → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Pinacoteca Vaticana, Giotto e bottega, Polittico Stefaneschi
Stefanus, praepositus romano: –, fistula in piombo con iscrizione recante i nomi di papa Giovanni I e di – già nel Museo Kircheriano a Roma: Vat. lat. 9846, f. 2v Stonehenge → Amesbury Strängnäs (Svezia): –, Cattedrale: veduta interna, copia parziale, assai semplificata, da incisione in Dahlbergh, Suecia…, II, tav. 5: Vat. lat. 9846, f. 52v Strasbourg (Francia): –, Notre-Dame: veduta esterna della facciata e del fianco meridionale, incisione da Isaac Brunn: Vat. lat. 13480, f. 267r; ● facciata occidentale, già, statua equestre di Rodolfo I d'Asburgo, veduta d'insieme, con iscrizione, calco e copia parziali da incisione in Schoepflin, Alsatia illustrata, II, tav. I inserita tra le pp. 512 e 513: Vat. lat. 9840, f. 53r Strongoli (Crotone): –, vedute, schizzi: Vat. lat. 9844, f. 102r Strozzi, famiglia → Firenze, S. Maria Novella, Cappella Strozzi Subiaco (Roma): –, Monastero di S. Benedetto → –, Sacro Speco –, Monastero di S. Scolastica: pianta del complesso (attr. Giovanni Antonio Antolini): Vat. lat. 13479, f. 317r –, –, affreschi → Disegni preparatori per tavole non incise, Peinture, affreschi del Monastero di S. Scolastica a Subiaco –, –, bassorilievo con animali e data di costruzione (Sculpture, tav. XXVI, n. 6) → portico, lastra marmorea con cervi affrontati e iscrizioni
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–, –, Cappella degli Angeli, affreschi: Angelo con animula nel pieduccio laterale alla finestra a mano diritta (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9857, f. 66v –, –, chiesa di S. Scolastica: veduta interna verso l’abside, calco parziale da incisione di Dominique Barrière, Consesso sinodale nella chiesa abbatiale di Santa Scholastica abbatia di Subiaco tenuto dall’em.mo sig.r card.le Carlo Barberino abbate, e suo clero nel sinodo diocesano l’anno 1674 nel mese di giugno: Vat. lat. 9844, f. 51r; ● pianta (attr. Giovanni Antonio Antolini): Vat. lat. 13479, f. 319r; ● sezione longitudinale (attr. Giovanni Antonio Antolini): Vat. lat. 13479, f. 320r; ● sezione trasversale: Vat. lat. 13479, ff. 320r, 321r –, –, –, campanile: veduta e dettagli architettonici (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9845, f. 13v; ● prospetto (attr. Giovanni Antonio Antolini): Vat. lat. 13479, f. 320r –, –, chiostro cosmatesco: pianta: Vat. lat. 13479, f. 285r; ● pianta, schizzo: Vat. lat. 9839, f. 91r; ● pianta, dettaglio di colonnato: Vat. lat. 13479, f. 286r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 13479, f. 285r; ● sezione longitudinale, dettaglio del colonnato: Vat. lat. 13479, f. 286r; ● colonne, basi e capitelli: Vat. lat. 9839, ff. 73r, 76r, Vat. lat. 9844, f. 50r; ● pozzo, prospetto: Vat. lat. 9844, f. 96v –, –, chiostro gotico: pianta (attr. Giovanni Antonio Antolini): Vat. lat. 13479, f. 322r; ● sezione longitudinale (attr. Giovanni Antonio Antolini): Vat. lat. 13479, f. 324r –, –, –, arco flamboyant del lato occidentale: veduta: Vat. lat. 9846, f. 81r; ● prospetto e sezione orizzontale degli stipiti (attr. Giovanni Antonio Antolini): Vat. lat. 13479, f. 323r, Vat. lat. 13480, f. 195r; ● dettagli ornamentali: Vat. lat. 9846, f. 79r
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–, –, portico: lastra marmorea con cervi affrontati e iscrizioni: Vat. lat. 9840, f. 44r –, –, già, croce processionale del 1388: prospetto e iscrizioni: Vat. lat. 9846, f. 88v; ● iscrizioni, calchi: Vat. lat. 9846, f. 87r –, Ponte di S. Francesco: veduta: Vat. lat. 9845, f. 103r; ● prospetto: Vat. lat. 9845, ff. 103v, 104r; ● pianta: Vat. lat. 9845, ff. 102r, 103v, 104r; ● iscrizione dedicatoria: Vat. lat. 9845, f. 104v –, Sacro Speco: veduta panoramica (attr. Giovanni Antonio Antolini): Vat. lat. 13479, f. 316r; ● veduta (attr. Louis-Jean Desprez): Vat. lat. 9845, f. 63v; ● vedute (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9845, ff. 64r, 65r; ● pianta e sezione longitudinale (attr. Giovanni Antonio Antolini): Vat. lat. 13479, f. 318r –, –, affreschi (→ anche Disegni preparatori per tavole non incise, Peinture, affreschi del Sacro Speco di Subiaco) –, –, chiesa inferiore: –, –, –, Madonna con il Bambino tra angeli di Magister Conxolus, dettagli: firma del pittore, calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 26r; ● testa dell’angelo a sinistra, calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 26r; ● testa della Vergine, calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 25r –, –, –, s. Chelidonia nella grotta attr. a Magister Conxolus: dettaglio del volto di Chelidonia e dell’iscrizione, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 66r –, –, –, Cappella della Madonna, affreschi: Natività, dettaglio, testa della Vergine, calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 24r; ● s. Gregorio Magno di Stammatico Greco, dettaglio, iscrizione con firma del pittore, calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 25v –, –, –, Cappella di S. Gregorio Magno, affreschi:
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–, –, –, –, Consacrazione dell’altare a Gregorio Magno da parte del vescovo Ugolino, dettagli: iscrizione, calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 24v; ● testa di Ugolino, calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 24v –, –, –, –, S. Francesco: dettagli e iscrizione, calchi sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 24v; ● graffito sull’affresco: Vat. lat. 9843, f. 24r –, –, –, –, Benedizione di frate Oddo da parte di un angelo: dettaglio della testa di Oddo e iscrizione, calchi sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 24v –, –, –, Grotta di S. Benedetto: s. Benedetto, statua di Antonio Raggi: Vat. lat. 9848, f. 97r –, –, chiesa Superiore, affreschi: –, –, –, Crocifissione: volto femminile, calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 25v –, –, –, Giudizio di Pilato, dettagli: due soldati di profilo, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 65r; ● madre con bambino alla finestra, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 65v –, –, –, Giudizio Universale: dettagli e iscrizione con data 1466, calchi sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 63v –, –, –, Profeta con cartiglio: Vat. lat. 9848, f. 97v –, –, Refettorio, affreschi: Salvatore entro clipeo, Crocifissione e dettagli dell’Ultima Cena: Vat. lat. 9848, f. 97v –, –, Scala Santa: Trionfo della Morte, affresco, dettagli: volti dei giovani con falcone, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 65r; ● volto della Morte, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 64v –, –, già: campanella e batacchio: Vat. lat. 9845, f. 21v; ● iconostasi cosmatesca, dettagli decorativi: Vat. lat. 9848, f. 97v –, S. Scolastica → –, Monastero di S. Scolastica, chiesa di – Syndall, Tommaso, conte → Tyndall, Thomas
Tafi, Andrea, pittore → Firenze, già, Collezione Gori Taormina (Messina): –, Tombe Saracene: veduta e piante (attr. Claude Billard de Bélissart): Vat. lat. 13479, f. 46r Tarlati, Guido, vescovo di Arezzo → Arezzo, Duomo, monumento funebre di – Tarquinia (Viterbo): –, Catacombe → –, Necropoli di Monterozzi –, S. Maria di Castello: prospetto: Vat. lat. 9839, f. 57v; ● pianta: Vat. lat. 9839, f. 60r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9839, f. 122v; ● sezione trasversale: Vat. lat. 9839, f. 61r; ● sezione trasversale, dettaglio della copertura, schizzo sommario: Vat. lat. 9839, f. 61v; ● capitelli: Vat. lat. 9839, ff. 59v, 60r, 61r; ● lato meridionale, veduta esterna: Vat. lat. 9839, f. 60v –, –, cupola: veduta esterna: Vat. lat. 9839, 60r; ● prospetto sezionato: Vat. lat. 9839, f. 66r; ● pianta: Vat. lat. 9839, f. 61r; ● pianta sinottica: Vat. lat. 9839, f. 66r; ● sezioni: Vat. lat. 9839, ff. 59v, 61v;● volta, dettaglio della muratura: Vat. lat. 9839, f. 60r –, –, fonte battesimale: veduta prospettica: Vat. lat. 9839, f. 51v; ● sezione e pianta: Vat. lat. 9839, f. 51r –, Necropoli di Monterozzi: –, –, Tomba del Cardinale, pianta, veduta interna e dettagli delle pitture → Disegni preparatori, Architecture, tav. X –, –, Tomba della Mercareccia, veduta interna, prospetto della porta d’ingresso e dettagli delle pitture → Disegni preparatori, Architecture, tav. XI Tbilisi (Georgia): –, ponte: Vat. lat. 13480, f. 214r –, pressi, già, S. Macario: Vat. lat. 13480, f. 157r Teodorico, re degli Ostrogoti: –, bolli laterizi con iscrizioni relative a –: Vat. lat. 9839, f. 44r
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Teodosio I, imperatore → İstanbul, Obelisco di – Terracina (Latina): –, Duomo: campanile (così nell'appunto ms., ma corrisponde solo in parte all'originale), prospetto: Vat. lat. 9845, f. 15v –, Palazzo di Teodorico → Monte S. Angelo, Santuario romano –, Monte S. Angelo, Santuario romano: pianta del sito con indicazioni dei cosiddetti Grande e Piccolo Tempio: Vat. lat. 13479, f. 106r –, –, cosiddetto Grande Tempio: vedute (attr. Pierre Adrien Pâris): Vat. lat. 13479, f. 104r; ● pianta (attr. Pierre Adrien Pâris): Vat. lat. 13479, f. 102r; ● sezioni e dettagli architettonici (attr. Pierre Adrien Pâris): Vat. lat. 13479, f. 103r –, –, cosiddetto Piccolo Tempio: pianta (attr. Pierre Adrien Pâris): Vat. lat. 13479, f. 106r –, –, mura: torrione cilindrico, pianta (attr. Pierre Adrien Pâris): Vat. lat. 13479, f. 105r; ● torrione quadrangolare, veduta e pianta (attr. Pierre Adrien Pâris): Vat. lat. 13479, f. 105r Terribilia, architetto → Morandi, Francesco Tesoro dell’Esquilino: –, pezzi vari, vedute d’insieme e dettagli: Vat. lat. 9840, ff. 20v, 21r, 21v, 22r, 22v, 23r; ● → anche London, British Museum; Paris, Musée du Petit Palais, Patera Dutuit Tessalonica (Grecia): –, Arco di Costantino (in realtà, di Galerio): veduta pittoresca: Vat. lat. 13479, f. 230r; ● veduta d’insieme e dettaglio dei rilievi, prove di incisione di Architecture, tav. XXVII n. 8: Vat. lat. 13479, f. 229r Thorpe, John, erudito:
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–, suo stemma inciso nella tavola Saxon Buildings, di John Bayly: Vat. lat. 13480, f. 143r Tibur → Tivoli Tickencote (Inghilterra): –, St. Peter: arco absidale e portale meridionale, prospetti, incisione di John Bayly (Saxon Buildings): Vat. lat. 13480, f. 143r Tiflis → Tbilisi Tino da Camaino, scultore → Napoli: Duomo, Cappella dei Ss. Tiburzio e Susanna, Madonna con Bambino; S. Chiara, monumento funebre di Carlo duca di Calabria Tito Flavio Cesare Vespasiano Augusto, imperatore romano: –, sua effige su sesterzio con scena di congiarium (RIC II.1, 420, Vespasiano), disegno e incisioni: Vat. lat. 9840, ff. 5r, 7v, 8r Tivoli (Roma): –, Palazzo Colonna: prospetto, pianta e dettaglio di lapide con stemma dei Colonna nella facciata: Vat. lat. 9839, f. 105v –, Palazzo Serra-Nobili: prospetti frontale e laterale: Vat. lat. 9845, f. 106r; ● bifora con stemma delle famiglie Colonna e Cenci: Vat. lat. 9845, f. 105v –, S. Andrea Apostolo: lastra tombale di Angelo Colonna, veduta d’insieme con stemmi e iscrizioni: Vat. lat. 9840, f. 71r –, S. Maria Maggiore: prospetto: Vat. lat. 9845, f. 6r; ● facciata, iscrizioni e stemmi di Philippe d’Alençon e di Nicolaus Brunellus: Vat. lat. 9845, f. 6r; ● portale (Angelo da Tivoli), prospetto e sezione orizzontale degli stipiti: Vat. lat. 9845, f. 106r
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PAOLO DI SIMONE
–, S. Pietro alla Carità: pianta: Vat. lat. 9845, f. 31r; ● sezione trasversale e dettaglio della cornice del tetto della navata centrale: Vat. lat. 9844, f. 40r –, S. Vincenzo Tiburtino: pianta, sezione longitudinale dal lato settentrionale con indicazione della cripta e sezione trasversale verso la controfacciata: Vat. lat. 9845, f. 30v –, Tempio della Tosse: affreschi: Vat. lat. 9847, f. 47v –, Villa Adriana: capitello: Vat. lat. 13480, f. 216r –, – già, mosaico dei centauri → Berlin, Altes Museum, Lotta fra centauri e belve; ● mosaico delle maschere → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Pio Clementino, maschere teatrali e una lira
Tomacelli, Pietro → Bonifacio IX, papa
Tiziano → Vecellio, Tiziano
Torrigiani, Pietro, scultore: –, attr., ubicazione sconosciuta (Siviglia?), ss. Pietro e Paolo, sculture in terracotta: Vat. lat. 9846, ff. 97r, 97v
Todi (Perugia): –, S. Maria della Consolazione: prospetto e sezione (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, f. 36r; ● pianta: Vat. lat. 9839, f. 36v; ● pianta della zona absidale e della sagrestia seicentesca demolita nel XIX secolo, copia da disegno fornito dal cappellano Francesco Gentili: Vat. lat. 9839, f. 37r; ● capitelli, basi, cornici, lesene e altri dettagli architettonici e decorativi dell’interno e dell’esterno (disegni attr. a Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, f. 35v Toledo (Spagna): –, Cattedrale: pilastro polistilo, prospetto e sezioni, con misurazioni: Vat. lat. 9839, f. 85r; ● capitello: Vat. lat. 9839, f. 85v Tolfa (Roma): –, arco acuto non identificabile: schizzi: Vat. lat. 9845, f. 114v
Tongeren (Belgio): –, Notre-Dame (Vrouwekerk): veduta, calco da incisione in Histoire ecclesiastique…, I, tav. inserita tra le pp. 312 e 313: Vat. lat. 9845, f. 50r Tongres → Tongeren Torcello → Venezia, Isola di Torcello Töreboda (Svezia): –,Ymseborg: veduta delle rovine, copia da incisione in Dahlberg, Suecia antiqua…, III, tav. 71: Vat. lat. 13480, f. 114r Tornabuoni, famiglia → Firenze, S. Maria Novella, Cappella –
Torriti, Jacopo, pittore e mosaicista → Roma: S. Giovanni in Laterano, abside; S. Maria Maggiore, abside, mosaici del catino Trabeazione: –, schema costruttivo, copia da incisione in Vitruvio-Galiani, L’Architettura…, tav. IV: Vat. lat. 13480, f. 199r Tranfunari, Emanuele, pittore → Tzanfournari, Emmanuele Trani: –, Cattedrale: veduta esterna, calco parziale da incisione in Saint-Non, Voyage pittoresque…, III, tav. XVI: Vat. lat. 9844, f. 101v; ● chiesa superiore, veduta interna e pianta, schizzi: Vat. lat. 9844, f. 103v; ● chiesa inferiore, veduta interna, pianta e dettaglio di colonna, schizzi: Vat. lat. 9844, f. 103v
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indice topografico e onomastico
Trevigi → Treviso Treviri (Germania) → Trier Treviso: –, ex Convento di S. Nicolò, Capitolo dei Domenicani: Crocifissione, affresco, calco da disegno di proprietà di Domenico Maria Federici (preso dal disegno del P. Federici da Treviso): Vat. lat. 9843, f. 11v Trier (Germania): –, Palazzo de Ponte → –, Terme imperiali –, Porta Nigra → –, già, S. Simeone –, Stadtbibliothek: ms. Hs 22, Evangeliario di Ada: cammeo romano inserito nella coperta, calco da incisione in Ekhart, Commentari…, I, p. 597: Vat. lat. 9846, f. 60v –, Terme imperiali: veduta, calco da incisione in Brouwer, Masen, Antiquitatum et annalium Trevirensium…, I, p. 45: Vat. lat. 9845, f. 55r –, già: S. Simeone: veduta esterna, calco parziale da incisione in Brouwer, Masen, Antiquitatum…, tav. inserita tra le pp. 98 e 99: Vat. lat. 13480, f. 153r trittico greco (Peinture, tav. XCI) → Città del Vaticano, Musei Vaticani, Pinacoteca Vaticana, Scuola cretese (fine del XVI sec.), Trittico di Ognissanti Trivulzio, Carlo, religioso, erudito e collezionista → Milano, già, Collezione Trivulzio Tullio da Perugia, presunto pittore: –, s. Francesco d’ Assisi, copia del ritratto attribuito a –, incisione di Giuseppe Sforza Perini su disegno di Ludovico Corazzari: Vat. lat. 9847, f. 19r Ṭūr Sīnā’ (Egitto) → Sinai, Monte Tuttavilla, Guglielmo, cardinale → Estouteville, Guillaume d’
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Tyndall, Thomas, nobile: –, suo stemma in incisione raffigurante West View of the Abbey Church of the Holy Trinity at Caen built by Wlliam the Conqueror, A.D. 1064 ed effigi di William the Conqueror, Matilda, William e Robert: Vat. lat. 13480, f. 149r Tzaphouris, Nikolaos, pittore → Pesaro, Musei Civici Tzanfournaris, Emmanuel, pittore → Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana
ubicazione sconosciuta (ordine per tipologia. Le opere attribuite si troveranno sotto le voci relative agli autori): –, anello sigillo con iscrizione già appartenente alla collezione del marchese d’Estrées: calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 3, tav. LXV: Vat. lat. 9846, f. 59r –, cammeo con scena bacchica, dal Gabinetto di mr. Bourdaloue: calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 1, tav. LX: Vat. lat. 9846, f. 57v –, cippo funerario di Quintus Aterius Agathemerus (CIL VI, 12591), calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, 3/1, tav. XXXVII: Vat. lat. 9846, f. 56v –, cippo funerario greco con iscrizione: calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 5, tav. IV: Vat. lat. 9846, f. 53v –, Cristo in metallo da croce astile (?) del Capellano di S. Chiara (a Roma?): Vat. lat. 9847, f. 47v –, Crocifisso in metallo: Vat. lat. 9846, f. 47r
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PAOLO DI SIMONE
–, icona con Annunciazione e s. Giorgio a cavallo (Peinture, tav. CV n. 16): veduta d’insieme e iscrizioni: Vat. lat. 9843, f. 43v; ● calco: Vat. lat. 9843, ff. 44r, 44v –, icona con santo, calco sull’originale: Vat. lat. 9843, f. 48r –, icona con s. Nicola di Mira e storie della sua vita: veduta d’insieme e dettagli, disegni e calchi: Vat. lat. 9842, ff. 115r, 116r, 117v (→ anche Disegni preparatori, Peinture, tav. LXXXIII) –, iscrizione con data 1569 in numeri romani, calco: Vat. lat. 9849, f. 69r –, lastra sepolcrale di Glykon ed Emera: calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, 5/1, tav. CXX: Vat. lat. 9846, f. 57r –, lucerna fittile romana con Amore e Psiche: calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, 5/2, tav. CLXI, che a sua volta copia da Bartoli, Bellori, Le antiche lucerne…, tav. VII della prima parte: Vat. lat. 9846, f. 56v –, lucerna fittile romana con Giove sull’aquila: calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, 5/2, tav. CLIV, che a sua volta copia da Bartoli, Bellori, Le antiche lucerne…, tav. IV della seconda parte: Vat. lat. 9846, f. 57r –, magazzino portuale per legname da costruzione (Roma, Nettuno o Tolfa?): prospetto: Vat. lat. 13480, f. 206r –, medaglione in legno di cedro con Cristo Pantocratore tra gli apostoli e Vergine tra i profeti (Sculpture, tav. XLIV n. 1): vedute del recto e del verso e iscrizioni: Vat. lat. 9840, f. 86r –, medaglione a mosaico con profilo muliebre (Peinture, tav. XIII n. 28): copia a disegno da incisione in Caylus, Recueil d’antiquités…, tav. LIX n. II, schizzo: Vat. lat. 9841, f. 42r
–, pezzo da scacchi in avorio (XI secolo?), copia da incisione in Caylus , Recueil…, VI, tav. CIII, che lo ritiene un avorio tardoantico raffigurante un dignitario: Vat. lat. 9846, f. 11v –, rilievo frammentario con donna seduta che porge un grappolo ad un uccello: Vat. lat. 9846, f. 32v –, rilievo in alabastro (inglese?) con Trinità che incorona la Vergine Maria: Vat. lat. 9846, f. 32v –, rilievo in pietra come lavagna, lavorato ad incavo con figure sacre: copia grande come l’originale: Vat. lat. 9849, f. 26v –, rilievi scultorei, frammenti della grandezza dell’originale con scene bibliche (?): Vat. lat. 9849, ff. 26v, 27r –, sarcofago (?), frammento con i Tre fanciulli nella fornace: calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 3, tav. XVIII, che a sua volta copia un disegno di Nicolas-Claude Fabri de Peiresc. I personaggi sono erroneamente identificati con i tre angeli inviati a Gomorra: Vat. lat. 9846, f. 59r –, sarcofago etrusco con scena di combattimento (Sculpture, tav. I n. 20): calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, suppl. 5, tav. LVI: Vat. lat. 9840, f. 2r –, sigillo con iscrizione relativa a un frater Nicolaus: recto, verso e iscrizione: Vat. lat. 9846, f. 34v –, sigillo romano in piombo a forma di piede con iscrizione: calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, 3/2, tav. CXXXVI: Vat. lat. 9846, f. 56r –, statuetta di divinità femminile indiana: calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 5, tav. LXIX: Vat. lat. 9846, ff. 53v, 54r –, statuetta votiva etrusca femminile: calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 3, tav. XXI: Vat. lat. 9846, f. 59r
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indice topografico e onomastico
–, vetri dorati paleocristiani, calchi e disegni: Vat. lat. 9841, ff. 37v, 38r, Vat. lat. 9849, ff. 16r, 16v, 17r, 17v, 19r, 25v, 26r Ugolino di Anagni → Gregorio IX, papa Ugolino di Nerio, pittore → Firenze, S. Croce, già, polittico Ugolino di Prete Ilario, pittore → Orvieto, Duomo, tribuna, affreschi Umberto da Piacenza o Losanna, scultore → Roma: Battistero Lateranense, Cappella di S. Giovanni Evangelista, porta bronzea; S. Giovanni in Laterano, chiostro, porta bronzea del passaggio alla sagrestia Uppsala (Svezia): –, sigillo trecentesco della città, copia da incisione in Peringskiöld, Monumenta Uplandica…, II, p. 296*: Vat. lat. 9846, f. 52v –, Cattedrale: veduta esterna, copia da incisione in Dahlberg, Suecia antiqua…, I, tav. 57: Vat. lat. 13480, f. 118r; ● veduta laterale e pianta della chiesa nel XIV secolo, ipotesi ricostruttiva, copia da incisione in Peringskiöld , Monumenta Uplandica…, II, p. 296*: Vat. lat. 9846, f. 52v –, –, cappella absidale: veduta interna, copia da incisione in Dahlberg, Suecia antiqua…, I, tav. 58: Vat. lat. 13480, f. 119r; ● colonna, calco parziale da incisione in Dahlberg, Suecia antiqua…, I, tav. 58: Vat. lat. 9839, f. 75r –, –, Cappella Finsta: monumento sepolcrale di Birger Persson e di sua moglie Ingeborg Bengtsdotter, genitori di s. Brigida, veduta d’insieme con iscrizioni, incisione: Vat. lat. 9840, f. 55r
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–, –, Cappella degli Jagelloni: veduta interna, copia da incisione in Dahlberg, Suecia antiqua…, I, tav. 59: Vat. lat. 13480, f. 120r; ● colonna, copia parziale da incisione in Dahlberg, Suecia antiqua…, I, tav. 59: Vat. lat. 9839, f. 85r –, pressi, Tempio di Odino (in séguito prima cattedrale della città) → Gamla Uppsala, già, Tempio Urbano V (Guillaume de Grimoard), papa → Roma, S. Giovanni in Laterano, già, Busto reliquiario di S. Paolo e Busto reliquiario di S. Pietro Urbano VI (Bartolomeo Prignano), papa → Subiaco, Ponte di S. Francesco, iscrizione dedicatoria Urbino: –, Palazzo Ducale: pianta, calco parziale da incisione in Baldi-Bianchini, Memorie concernenti la città di Urbino…, tav. 2: Vat. lat. 9839, f. 106v –, Museo Archeologico Lapidario: lastra funeraria del marmista greco Eutropos, dalla Catacomba di S. Elena a Roma, calco da incisione in Fabretti, Inscriptionum antiquarum…, p. 587: Vat. lat. 9840, f. 20r Valentini, famiglia → Modena, Museo Lapidario Estense, sarcofago architettonico riutilizzato dalla – Valentiniano I, imperatore → Genève, Musée d’Art et d’Histoire, Missorium di – Valerio Romolo, figlio primogenito dell’imperatore Massenzio → Roma, Mausoleo di Romolo Van Orley, Bernaert, pittore → Orley, Bernaert van
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Van Schoel, Hendrik, Schoel, Hendrik van
PAOLO DI SIMONE
incisore
→
Vanni, Giovanni Battista, pittore e incisore: –, Particolare degli affreschi del Correggio nella cupola della Cattedrale di Parma, incisione: Vat. lat. 9847, f. 83v Vannucci, Pietro detto il Perugino → Firenze, Galleria Palatina; ● Perugia: Collegio del Cambio, Sala delle Udienze, affreschi; Galleria Nazionale dell’Umbria; ● Roma: S. Apollinare alle Terme Neroniane Alessandrine Varnhem (Svezia): –, Abbazia: veduta esterna, copia parziale da incisione in Dahlbergh, Suecia Antiqua…, III, tav. 65: Vat. lat. 9846, f. 53r Vasari, Giorgio → Firenze, Palazzo degli Uffizi Vassalletto, Pietro, scultore → Roma, S. Paolo Fuori le Mura, candelabro pasquale Växjö (Svezia): –, Castello di Kronoberg (Kronobergs slott): veduta delle rovine, copia da incisione in Dahlberg, Suecia antiqua…, III, tav. 90: Vat. lat. 13480, f. 114r Vecellio, Tiziano: –, ubicazione sconosciuta: Ritratto di gentildonna con donnola, calco da incisione in Teniers, Theatrum…: Vat. lat. 9848, f. 47r → anche Firenze, Gallerie degli Uffizi; ● Wien, Kunsthistorisches Museum Velletri (Roma): –, Cattedrale: cripta, affresco con Traslazione dei corpi dei martiri Ponziano ed Eleuterio, incisione, studio et cura Stephani Borgiae, 1778: Vat. lat. 9843, f. 12r
–, S. Maria in Trivio: campanile, prospetto: Vat. lat. 9845, f. 15r –, Ss. Salvatore: pianta: Vat. lat. 9845, f. 40v –, –, già, iscrizione: Vat. lat. 9845, f. 95r –, Museo Diocesano: –, –, Anonimo, Stauroteca detta Croce Veliterna: recto e verso, incisione da Borgia, De Cruce Veliterna…: Vat. lat. 9846, f. 46v –, –, Bicci di Lorenzo, Visitazione (dalla Cattedrale, Cappella Borgia): veduta d’insieme: Vat. lat. 9847, f. 75r; ● veduta d’insieme, incisione: Vat. lat. 9847, f. 75v; ● dettagli: iscrizione con data: Vat. lat. 9847, f. 76v; volto della Vergine, calco sull’originale: Vat. lat. 9847, f. 77r –, –, Giovan Battista Rositi da Forlì, Trasporto della Santa Casa di Loreto, dipinto già nella Chiesa di S. Maria dell’Orto: schizzo delle figure e dell’iscrizione (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9847, f. 85v –, Torre del Trivio → –, S. Maria in Trivio, campanile –, Villa imperiale di S. Cesareo, cisterna: pianta, sezioni e dettagli architettonici, disegni e schizzi con misurazioni: Vat. lat. 13480, ff. 205r, 219r, 219v, 220r Velletri (Roma), già: –, edificio tardomedievale: veduta: Vat. lat. 9845, f. 94v –, edificio tardomedievale in Via Bragoni (oggi Via Andrea Velletrano): pianterreno, prospetto: Vat. lat. 9845, f. 95r; ● cortile interno (?), prospetto: Vat. lat. 9845, f. 95v; ● iscrizione con i nomi dell’architetto Nicola de Patrica e del notaio Pietro Ianucce (?): Vat. lat. 9845, f. 95r
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–, Museo Borgiano: –, –, Adorazione dei Magi, dipinto di anonimo pittore “greco”, donato da Seroux → Roma, Palazzo di Propaganda Fide, Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Adorazione dei Magi –, –, altare votivo in marmo con scena di sacrificio a Sol e iscrizione dedicatoria di L. Arruntius Philippus e Q. Codinus Iason → Napoli, Museo Archeologico Nazionale –, –, bassorilievo volsco in terracotta (attr. Gian Giacomo Macchiavelli): Vat. lat. 9840, f. 45r –, –, campanula con iscrizione mariana: Vat. lat. 9845, f. 21r –, –, Globo celeste cufico arabico → Napoli, Museo di Capodimonte, Globo celeste del sultano al-Malik-al-Kamil –, –, Madonna con il Bambino tra i ss. Bernardo, Francesco d’Assisi, Giovanni Battista e un santo vescovo, dipinto attr. a Giotto o Guido da Siena → Napoli, Museo di Capodimomonte, Bernardo Daddi –, –, mappamondo inciso su rame già nella collezione di Seroux → Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Gabinetto della Grafica, Fondo carte nautiche borgiane, Borg., carte naut. XVI, Mappamondo borgiano –, Teatro della Passione: prospetto: Vat. lat. 9839, f. 32v; ● prospetto parziale: Vat. lat. 9840, f. 56v; ● pianta: Vat. lat. 9839, f. 32v; ● sezione: Vat. lat. 9839, f. 33r; ● capitello: Vat. lat. 9839, f. 33r Venezia: –, Biblioteca Nazionale Marciana: ms. Gr. Z 17, Salterio di Basilio II: miniatura con l’imperatore Basilio II trionfante sui nemici (da f. IIIr), incisione attr. a Giovanni Battista Moretti (disegnatore) e Giuseppe Patrini (incisore) in Zanetti, Bongiovanni, Graeca D. Marci Bibliotheca…, tav. a p. 18: Vat. lat. 9841, f. 92r
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–, Fondaco dei Turchi: prospetto: Vat. lat. 9839, f. 74r; ● veduta prospettica con superfetazioni moderne: Vat. lat. 9839, f. 74v; ● dettagli architettonici e decorativi: Vat. lat. 9839, f. 74v –, Palazzo Cavalli: veduta esterna, incisione di Luca Carlevarijs, da Le fabriche…, tav. 67: Vat. lat. 9839, f. 120r –, Palazzo Cornaro, veduta, incisione di Luca Carlevarijs da Le fabriche…, tav. 72: Vat. lat. 9839, f. 108v –, S. Giorgio Maggiore: pianta, copia da incisione in Kent, The Designs…, II, tav. 57-58: Vat. lat. 9844, f. 53v –, S. Marco: pianta: Vat. lat. 9839, f. 15v (→ anche Neufforge, Jean-François de: Plan des églises les plus remarquables); ● pianta, prova di incisione per Architecture, tav. XXVI n. 13: Vat. lat. 9839, f. 76v; ● pianta e sezione longitudinale della cupola centrale e della crociera, schizzi: Vat. lat. 9839, f. 66v; ● dettagli architettonici e decorativi: colonne, pilastri, basi e capitelli: Vat. lat. 9839, ff. 70v, 71r, 78r; ● controfacciata, portale maggiore, lunetta, Cristo benedicente tra la Vergine e S. Marco, rilievo: Vat. lat. 9841, f. 50r –, –, campanile: prospetto: Vat. lat. 9845, ff. 91v, 92v; ● pianta: Vat. lat. 9845, ff. 92r, 92v; ● pianta con misurazioni, schizzo: Vat. lat. 9845, f. 93r –, edifici non identificati: prospetti: Vat. lat. 9839, f. 109r –, già, S. Nicolò della Lattuga: Creazione di Eva, dipinto già nella capella maggiore, laterale ha (sic) mano diritta: Vat. lat. 9848, f. 98v; ● Peccato Originale, dipinto di Franck Pauwels sopra il sportello del organo sopra la porta maggiore: Vat. lat. 9848, f. 98v
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PAOLO DI SIMONE
Venezia, Isola di Torcello: –, S. Fosca: prospetto (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 219r; ● pianta (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 217r; ● sezione longitudinale (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 218r; ● base e capitello di colonna, e altri dettagli architettonici e decorativi (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 220r –, S. Maria Assunta: pianta della chiesa e delle fondazioni del Battistero di S. Giovanni (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 205r; ● sezione longitudinale (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 203r; ● cattedra vescovile, vedute laterale e zenitale: Vat. lat. 9844, f. 49v; ● finestra, dettaglio di anta di alabastro montata su cardini (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 204r
–,
–,
–,
Ventura da Bologna, presunto pittore → Bologna, già, Collezione Malvezzi Verger, castello di → Seiches-sur-le-Loir, già, Chateau du Verger Verona: –, Battistero → –, S. Giovanni in Fonte –, Cattedrale: –, –, facciata, portale di Nicolò, sculture: Lupo scolaro, calco da incisione in Dionisi, Osservazioni…*: Vat, lat. 9840, 47r; ● Orlando e Oliviero (?): Vat. lat. 9840, f. 44v –, –, già, Cristo tra i ss. Pietro e Paolo, scultura → –, Museo di Castelvecchio, Pelegrinus –, Loggia del Consiglio, facciata: presunta effige di Giovanni Giocondo, rilievo, schizzo molto sommario: Vat. lat. 9846, f. 96r –, Mura e bastioni: mappa delle mura, calco parziale da incisione in Maf-
–,
fei, Verona illustrata, III, tav. 1: Vat. lat. 9845, f. 64v; ● Bastioni del Corno, di S. Bernardino, di S. Francesco, di Spagna, di S. Spirito e di S. Zeno, piante, calco da ibidem, tav. inserita tra le pp. 198 e 199: Vat. lat. 9839, f. 20v Museo di Castelvecchio: Pelegrinus, Cristo tra i ss. Pietro e Paolo: veduta d’insieme con iscrizioni, calco da incisione in Dionisi, Osservazioni…, p. 62*: Vat. lat. 9840, f. 45v S. Giovanni in Fonte: fonte battesimale, prospetto, pianta e dettagli ornamentali (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, f. 51v S. Zeno Maggiore: prospetto (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 9839, f. 57r; ● pianta: Vat. lat. 13479, ff. 258r, 259r; ● sezione longitudinale (attr. Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 261r; ● sezione longitudinale: Vat. lat. 9839, f. 16r; ● sezione trasversale (disegno di Léon Dufourny): Vat. lat. 13479, f. 260r; ● sezione trasversale (copia del disegno precedente?): Vat. lat. 13479, f. 267r; ● dettagli architettonici e decorativi: colonne, basi e capitelli: Vat. lat. 9839, f. 57r (attr. Léon Dufourny), Vat. lat.13479, f. 266r; ● cripta, pianta: Vat. lat. 13479, ff. 255r, 257r Torre dei Lamberti: prospetto: Vat. lat. 9845, f. 96r
Verona, già: –, Collezione Maffei: Fuga di Enea da Troia, cammeo, calco da incisione in Montfaucon, L’Antiquité…, Suppl. 1, tav. LXIX: Vat. lat. 9846, f. 58r –, S. Pietro in Carnario: fianco settentrionale, prospetto: Vat. lat. 9839, f. 16v; ● pianta e sezione longitudinale: Vat. lat. 13479, f. 262r
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indice topografico e onomastico
Verrocchio, Andrea → Firenze, Museo di Orsanmichele Versailles (Francia), Reggia, Cappella Palatina → Neufforge, Jean-François de, Plan des églises les plus remarquables Vespasiano, Tito Flavio, imperatore: –, sua effige su sesterzio con scena di congiarium (RIC II.1, 420, Vespasiano), recto e verso, disegno e incisioni: Vat. lat. 9840, ff. 5r, 7v, 8r Vienna (Austria) → Wien Vignola, Jacopo Barozzi detto il, architetto → Barozzi, Jacopo Virginia, santa martire → Baggiovara, Monastero della Visitazione S. Maria; Roma, già, Custodia delle Ss. Reliquie, reliquiario di s. Virginia Martire Visconti, Gian Galeazzo, signore di Milano: –, sua effige incisa da Gaetano Le Poer in Spaccato del Duomo di Milano, dalla serie Vedute e pianta del Duomo di Milano: Vat. lat. 13480, f. 274r Vitale di Aymo degli Equi da Bologna, pittore → Bologna, Pinacoteca Nazionale, affreschi da S. Maria di Mezzaratta Viterbo: –, ex Convento di S. Maria in Gradi: –, –, chiesa: portico esterno, prospetto e pianta: Vat. lat. 9845, f. 40r; ● dettagli architettonici e decorativi: Vat. lat. 9845, f. 39v –, –, chiostro: pianta: Vat. lat. 9845, f. 72v
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–, Museo Civico: Francesco d’Antonio da Viterbo detto il Balletta, Madonna con il Bambino, affresco staccato, già nella Chiesa di S. Maria in Gradi: veduta d’insieme: Vat. lat. 9849, f. 18v; ● dettaglio del volto della Vergine, calco: Vat. lat. 9849, f. 18r Vitruvio Pollione, Marco → basilica vitruviana; Fanum Fortunae, Basilica Vittore, vescovo di Ravenna: –, suo monogramma su un pulvino nella Basilica di S. Vitale a Ravenna: Vat. lat. 13479, f. 160r Vittorio, Francesco, erudito → Roma, già, Museo Victorio Vivares, François, incisore: –, The South West Prospect of the Cathedral Church of York, incisione su disegno di Joseph Baker, 1750: Vat. lat. 13480, f. 265r Volterra (Pisa): –, Battistero di S. Giovanni: veduta esterna, copia da incisione in Fontani, Viaggio pittorico…, II: Vat. lat. 9845, f. 58v –, Cattedrale: veduta esterna, copia da incisione in Fontani, Viaggio pittorico…, II: Vat. lat. 9845, f. 57v Vulcano, Marino, cardinale → Roma, S. Francesca Romana, monumento funebre di – Vulturella, Santuario della → Capranica Prenestina, Santuario di S. Maria delle Grazie in Vulturella Vuolvinio, orafo → Milano, S. Ambrogio, Altare di – Wadi Abada (Egitto) → Shekh Abade
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Weingarten (Germania): –, Abbazia di S. Martino: già, calice con patena di Cuonradus de Huse: calice, veduta d’insieme e iscrizioni, calchi e copia da incisione in Gerbert, Vetus liturgia…, I, tav. III inserita tra le pp. 218 e 219: Vat. lat. 9840, f. 53v; ● patena, veduta d’insieme con iscrizioni, calco da ibidem, tav. IV inserita tra le pp. 218 e 219, schizzo: Vat. lat. 9840, f. 54r Wien (Austria): –, Kunsthistorisches Museum: –, –, Gemäldgalerie: –, –, –, Giovanni Bellini, Giovane donna allo specchio (inv. 97): calco da incisione in Teniers, Theatrum…: Vat. lat. 9848, f. 48r –, –, –, Tiziano Vecellio, Cristo e l’adultera (inv. 114): calco da incisione in Teniers, Theatrum…: Vat. lat. 9848, f. 46r –, –, –, Tiziano Vecellio, Ritratto di Benedetto Varchi (inv. 91): calco da incisione in Teniers, Theatrum…: Vat. lat. 9848, f. 48r –, –, –, Tiziano Vecellio, Ritratto di giovane donna detta Violante (inv. 65): calco da incisione in Teniers, Theatrum…: Vat. lat. 9848, f. 49r –, –, –, Tiziano Vecellio, Ritratto di Isabella d’Este (inv. 83): calco da incisione in Teniers, Theatrum…: Vat. lat. 9848, f. 47r –, –, Kunstkammer: corno in avorio (olifante) del conte Albrecht III von Habsburg (inv. 4073): dettaglio del fregio con scena di caccia, calco parziale da incisione in Schöpflin, Alsatia illustrata, II, tav. inserita dopo la p. 512: Vat. lat. 9846, f. 60r –, Österreichische Nationalbibliothek, manoscritti: –, –, Med. gr. 1 (Dioscoride di Vienna):
miniature, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 59r, 59v, 60r, 60v, Vat. lat. 9848, ff. 52r, 52v, 53r, 53v –, –, Ser. n. 2700, Antifonario da St. Peter di Salisburgo: miniature, calchi da incisione in Bessel, Chronicon Gotwicense, I, tavv. alle pp. 48, 50 e 52: Vat. lat. 9841, ff. 91v, 93r, 93v, 94r –, –, Ser. n. 3311, Pitture copiate da Antonio Eclisse (…) dalla Cappella anticha, che stà avanti il Parlatorio delle Monache di Santi Quattro di Roma, calchi: Vat. lat. 9843, ff. 27v, 28r, Vat. lat. 9849, ff. 40v, 41r, 41v, 42r, 42v, 43r, 43v, 44r, 45r, 45v, 46r, 46v, 47r, 47v, 48r, 48v, 49r, 49v, 50r, 50v, 51r, 51v, 52r, 52v, 53r –, –, Theol. gr. 31 (Genesi di Vienna): frammenti testuali e miniature, calchi: Vat. lat. 9841, ff. 56r, 56v, 58r, 58v Wien (Austria), già: –, Biblioteca imperiale: –, –, Dioscoride (Peinture, tav. XXVI, nn. 1-2), manoscritto greco → Wien, Österreichische Nationalbibliothek, ms. Med. gr. 1 –, –, Dioscoride (Peinture, tav. XXVI, n. 4), manoscritto greco → Napoli, Biblioteca Nazionale, ms. ex vind. gr. 1 –, –, Genesi, manoscritto greco → Wien, Österreichische Nationalbibliothek, ms. Theol. gr. 31 Wiligelmo, scultore → Modena, Duomo, facciata, sculture William I the Conqueror, re d’Inghilterra → Guglielmo I il Conquistatore Wren, Christopher, architetto → London, Cattedrale di St. Paul Wreta, Monastero di → Linköping
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Würzburg (Germania): –, Universitätsbibliothek: ms. M.p.th.q.1°, Evangeliario di S. Chiliano: coperta, altorilievo in avorio raffigurante il martirio di Chiliano e dei suoi compagni, calco da incisione in Eckhart, Commentarii…, p. 281: Vat. lat. 9846, f. 61r
Yvonand (Svizzera): –, già, mosaico romano con Orfeo tra gli animali, copia da incisione in La Borde, Tableau de la Suisse…, p. 145: Vat. lat. 9848, ff. 2v, 3r
Xochicalco, città precolombiana → Miacatlán, sito archeologico di Xochicalco
Zanfournari, Emanuele → Tzanfournaris, Emmanuel
Yerushalayim (Israele) → Gerusalemme Ymseborg (Svezia), Cattedrale, rovine → Töreboda York (Inghilterra): –, Cattedrale di St. Peter: veduta esterna della facciata e del fianco meridionale, incisione di François Vivares su disegno di Joseph Baker, 1750: Vat. lat. 13480, f. 265r –, St. Mary → York Museum Gardens –, York Museum Gardens: Abbazia di St. Mary, veduta delle rovine, incisione di Tommaso Piroli, 1783, basata sulla tav. V, 1778, Hearne, Byrne, Antiquities…: Vat. lat. 13480, f. 145r
Zafuri, Nicola, pittore → Tzaphouris, Nikolaos
Zelada, Francesco Saverio de, cardinale → Roma, già, Collezione Zelada Zeno, Reniero, doge: –, Grosso in argento del doge –: recto e verso: Vat. lat. 9846, f. 35r Zierikzee (Olanda): –, St. Lievens Monster: torre campanaria, prospetto, copia da incisione non identificata: Vat. lat. 9845, f. 17v Zocchi, Giuseppe, disegnatore e incisore: –, Veduta prospettica di Palazzo Strozzi a Firenze, incisione di Baldassarre Gabbuggiani su disegno di –: Vat. lat. 9839, f. 107r
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PAOLO DI SIMONE
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INDICE DELLE FONTI MANOSCRITTE E STAMPATE
Besançon –, Bibliothèque Municipale, Ms. 31: 15, 17 Città del Vaticano –, Archivio Segreto Vaticano (ASV) Palazzo Apostolico, Computisteria 5388: 206, 207, 209 –, Archivio Storico dei Musei Vaticani (ASMV) busta 7, fasc. 8, f. 1: 99 –, Biblioteca Apostolica Vaticana Arch. Bibl. 14: 211 Arch. Bibl. 57: 220, 221 Arch. Bibl. 65: 205, 206, 207, 208, 209, 226, 232 Arch. Bibl. 80: 221, 230, 231 Arch. Bibl. 81: 210 Arch. Bibl. 83: 210 Arch. Bibl. 115: 223 Cicognara III.110: 234 Cicognara III.258: 234fig. Reg. lat. 1: 218 Sala Cons. Mss. rosso 316: 226 Stampe II.282: 234, 236fig. Urb. gr. 2: 142fig. Vat. gr. 354: 218 Vat. gr. 1153: 218 Vat. gr. 1162: 141fig. Vat. gr. 1613: 131 Vat. lat. 2398: 218 Vat. lat. 2399: 218 Vat. lat. 2437: 218 Vat. lat. 2438: 218 Vat. lat. 4467: 218 Vat. lat. 4468: 218 Vat. lat. 5409: 218 Vat. lat. 8080: 151 Vat. lat. 9042: 20 Vat. lat. 9047:117 Vat. lat. 9110: 226, 227fig., 229 Vat. lat. 9820: 211, 231 Vat. lat. 9839: 32, 98fig., 110fig., 204, 210, 212, 220, 221, 229, 231, 239, 240, 241, 252
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INDICE DELLE FONTI MANOSCRITTE E STAMPATE
Vat. lat. 9840: 34, 137fig., 156, 157, 158, 159fig., 163, 165, 166, 167fig., 168, 169, 170fig., 171fig., 179fig., 180, 181fig., 187fig., 188fig., 204, 210, 212, 220, 221, 229, 231, 241 Vat. lat. 9841: 141fig., 204, 210, 212, 220, 221, 229, 231, 241 Vat. lat. 9842: 31, 142fig., 204, 210, 212, 220, 221, 229, 231 Vat. lat. 9843: 60, 204, 210, 212, 220, 221, 229, 231, 241 Vat. lat. 9843, pt. A: 212, 241 Vat. lat. 9844, 204, 210, 212, 213fig., 214, 215fig., 216fig., 217, 212, 220, 231, 257 Vat. lat. 9845: 204, 210, 204, 210, 214, 212, 220, 231, 241, 257 Vat. lat. 9846: 156, 162, 163, 165, 174, 175, 182, 185, 193, 195fig., 204, 210, 212, 217, 218, 220, 231, 241 Vat. lat. 9847: 55, 56, 57,60, 61, 62, 63, 64, 65, 66, 67, 68, 69, 70, 71, 72, 73, 74, 75, 76, 77, 78, 79, 80, 81, 82, 152, 204, 210, 212, 218, 220, 231, 257, 257 Vat. lat. 9848: 54,74, 79, 83, 84, 204, 210, 212, 214, 218, 219fig., 220, 231, 241, 252, 257 Vat. lat. 9848, pt. A: 212, 241 Vat. lat. 9849: 113fig., 114fig., 204, 210, 211, 212, 220, 231, 239, 240, 241 Vat. lat. 9850: 211 Vat. lat. 9851: 211 Vat. lat. 13391: 230, 231, 232 Vat. lat. 13470: 223 Vat. lat. 13477: 203, 204, 220, 223, 226, 227, 228, 229, 230, 239, 240, 245 Vat. lat. 13478: 203, 204, 220, 223, 225fig., 226, 227, 228fig., 229, 230, 245, 246, 257 Vat.lat. 13479: 180, 182, 183fig., 194, 220, 223, 226, 229, 230, 245, 252, 257 Vat. lat. 13480: 127, 129fig., 130fig., 220, 221, 222fig., 223, 226, 229, 230, 239, 240, 245, 246,252 Vat. lat. 15351: 226 Firenze –, Biblioteca Nazionale Centrale Magliab. Cl. XVII, 22: 152 La Courneuve –, Archives diplomatiques, Papiers d’Agent, Archives Privée 267, III: 205, 235 Los Angeles –, The Getty Research Institute 850938 I: 235 860191: 199 860191, III: 202, 205 Modena –, Biblioteca Estense Manoscritti, Lettere al Tiraboschi, vol.IV a. L. 8.4.: 54 Paris –, Archives Nationales MC.IV.1007: 199
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INDICE DELLE FONTI MANOSCRITTE E STAMPATE
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Roma –, Archivio di Stato (ASR) Commissione per gli Abbellimenti di Roma, busta 9: 100 Commissione per la Conservazione delle Chiese di Roma, buste 1-9: 100, 101 Sacra Congregazione del Buon Governo, busta 132: 96, 97, 104 Trenta Notai Capitolini. Ufficio 9, vol. 950: 200, 201, 203, 232, 235 –, Biblioteca dell’Accademia Nazionale di San Luca Manoscritto Sarti: 237 –, Biblioteca dell’Istituto di archeologia e storia dell’arte Lanciani 103: 140, 237 –, Biblioteca Nazionale Centrale Fondo dei Manoscritti Vittorio Emanuele nr. 552: 193, 194 Venezia –, Biblioteca Nazionale Marciana, cod. Marc. It. X, 326 (=6668): 17, 20, 28, 29
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INDICE DEI NOMI DI PERSONA
(Non comprende le indicazioni già presenti nell’indice topografico e onomastico dei disegni, curato da Paolo Di Simone, pp. 267-413) Abbé de Saint-Non: vedi Saint-Non, Jean Claude Richard, de Aceto, Francesco: 20n, 40n, 156n, 160n Adam, Robert: 28, 28n Adami, Leonardo: 229 Adams, D.: 43n Agazzi, Michela: 150n Aghion, Irène: 16n, 43n Albani, Alessandro: 37n, 85 Albani, Francesco: 97 Alberti, Leon Battista: 18 Alcoy, Rosa: 160n Alessio I, imperatore: 119, 142fig. Alfani, Domenico: 105 Algranti, collezione: 79 Amstel, Ploos, van: 52n Andreas, Christoph: 156n Andrès, Juan: 54 Anselmi, Valentino: 61n Antolini, Giovanni Antonio: 33, 174n, 180, 182, 183fig. Antonello da Messina: 52n Antoniazzo Romano: vedi Aquili, Antonio Antonio da Saliba: 52n Apollonio, pittore: 140 Approsi, Pietro Paolo: 207, 207n, 208, 209, 210, 212, 212n, 217n, 220, 228, 237, 237n Aquili, Antonio, detto Antoniazzo Romano: 104 Arcadio, imperatore: 117, 117n, 135 Argerich, Giacomo: 201 Arnolfo di Cambio: 158, 160, 162n, 163, 164, 166, 173 Arnolfo di Lapo: vedi Arnolfo di Cambio Arouet, François-Marie detto Voltaire: 44n
Artaud de Montor, Alexis-Francois: 205, 205n, 235n Ascani, Valerio: 25n, 40n Auf der Heyde, Alexander: 18, 18n Augusto, Gaio Giulio Cesare Ottaviano, imperatore: 156 Auréas, Henri: 198n Aurigemma, Maria Giulia: 34n, 131n, 132n, 135n Avanzi, Jacopo: 68, 69fig. Azara, José Nicolas: 21 Balard, Michel: 116n Baldi, Francesco Antonio: 205, 206, 207, 208, 208n, 209 Baldi, Giuseppe: 208n, 226n Baldinucci, Filippo: 14n, 144 Balzani, Roberto: 88n Bambologno: 60, 61, 63 fig. 7, 64fig., 65fig. Banduri, Anselmo: 120, 135n, 138, 138n Banik, Gerhard: 247, 259n Barberi, Giuseppe: 30 Barberini, Francesco: 112 Barbier, Frédéric: 125n Barbieri, Giovanni Francesco, detto Guercino: 85 Barclay, Lloyd: 192n, 193, 193n Barisini, Tommaso: 34, 47, 48 Barocchi, Paola: 19n, 25n Baronio, Cesare: 112 Barozzi, Serafino: 112 Barsanti, Claudia: 125n, 150n Bartolomeo di Paolo: 245n Basilio I, imperatore: 119, 119n, 140 Basilio II, imperatore: 131 Battaglini, Angelo: 204, 204n Battaglini, Francesco: 204n
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INDICE DEI NOMI DI PERSONA
Batteux, Charles: 16, 16n, 42, 42n Battistini, Silvia: 68n Beato Angelico: vedi Giovanni da Fiesole Beaumont-Maillet, Laure: 44n, 45n Béguin, Sylvie: 153n Bélisard, Claude Billard, de: 33 Bellini, Giovanni: 104 Bellori, Giovanni Pietro: 97 Benati, Daniele: 60, 60n Benci, Antonio detto Pollaiolo: 245n Benedetto XII (Jacques Fournier), papa: 162, 165, 191 Bentini, Jadranka: 60n Bentivoglio, Enzo: 24n Bernabò, Massimo: 150, 150n, 151n Bernardi, Gabriella: 60n Bernoni, Mario Adriano: 197n Berto di Giovanni: 105 Bettinelli, Saverio: 152n, 153n Bezzini, Marta: 206n Bianco, Elisa: 116n, 117n, 118n, 120n Bickendorf, Gabriele: 151n Bignami Odier, Jeanne: 204n, 210n, 220, 220n, 239n Billaudel, Jean-Baptiste: 32n Blanchard, Laurent: 35, 54, 54n, 85 Blumer, Marie-Louise: 95n Boccadilupo: 61, 65fig., 66fig. Bodel Nijenhuis Johannes Tiberius: 35n Boisseré, Sulpiz Melchior Damiticus: 49, 52, 52n, 133 Boltraffio, Giovan Antonio: 105 Bona Castellotti, Marco: 157n Boncompagni Ludovisi, Ignazio: 54 Bonaparte, famiglia: 95 Bonaparte, Napoleone: 94, 107, 108 Bonifacio VIII (Benedetto Caetani), papa: 186 Bonfait, Olivier: 95n Bonnefond, antiquario: 104 Borgia, Stefano: 21, 21n, 107, 107n, 112 Borea, Evelina: 14, 14n, 15n, 40n, 47n Boscher, architetto / professore di architettura: 125n Bosi, Roberta: 74, 83 Bottari, Giovanni: 15n
Boucher, François: 44 Boudan, Louis: 44, 45 Boutry, Philippe: 134n Boyle, Leonard E.: 185n, 191, 191n, 192 Bragaglia, Egisto: 234n Braschi Onesti, Luigi: 18 Bresc-Bautier, Geneviéve: 34 Brigstocke, Hugh: 35n Brook, Carolina: 37n, 153n Brutius, Giovanni Antonio: 186n Bruzelius, Caroline: 156n Bückling, Maraike: 156n Buonarroti, Michelangelo: 92fig. Buonocore, Marco: 157n, 199n, 229, 229n Buonora, Paolo: 99n Buscheto, architetto: 133n Busiri Vici, Andrea: 198n, 237n Busuioceanu, Alexandru: 61n Caetani Tommasini, Giacomo: 186, 188fig., 190fig., 191 Calbi, Emilia: 19n, 30, 30n, 35n, 45n, 45n, 168n, 198n Calò Mariani, Maria Stella: 157n Calzolari, Monica: 94n, 100n Camelford, Lord di: vedi Pitt, Thomas Cammarota, Gian Piero: 60n Campori, Giuseppe: 19n Camuccini, Vincenzo: 34 Camurri, Daniela: 105n Canova, Antonio: 34, 99, 99n, 107, 204, 205, 205n, 206, 206n, 207, 210, 226, 235, 237, 237n Capitelli, Giovanna: 95n Caracciolo, Maria Teresa: 95n Carattoni, Girolamo: 174n Cardinali, Clemente: 21n Carini, Isidoro: 211n Carlo I, detto Magno, imperatore: 122, 123fig. 152 Carlo d’Angiò: 166, 167 fig., 168 Carlo III di Borbone, re di Napoli: 36 Carracci, Annibale: 37n, 85 Casimiro da Roma: 164, 164n Cassano, Raffaella: 157 Cassas, Louis-François: 34, 135, 135n, 139 Castan, Auguste M.: 33
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INDICE DEI NOMI DI PERSONA
Castelnuovo, Enrico: 41, 108n, 152n Caylus, Anne Claude Philippe, conte di: 16, 16n Chacón, Alfonso: 165, 165n, 186, 186n, 191n, 192 Chacón, Alonso: 218 Cecchini, Silvia: 94n, 101n Cencioni, Carlo, 35, 163 Cenni di Pepe detto Cimabue: 97, 105, 146 Cennini, Cennino: 249n, 251, 251n Cerone, Roberta: 175n, 185n Chateaubriand, François-AugusteRené, de: 21, 21n Chigi, Agostino: 152 Chiocci, Francesca Romana: 19n Chiodarolo, Giovanni Maria: 60, 85 Choiseul-Gouffier, Marie-Gabriel-Florent-Auguste, conte di: 31, 34, 43, 125n, 135, 135n, 137fig., 138 Ciaconius, Alphonsius: vedi Chacón, Alfonso Ciampi, Sebastiano: 237n Ciampini, Giovanni Giustino: 161, 161n, 162n, 164, 164n, 194 Ciancabilla, Luca: 19n, 53n, 54, 60, 83n, 112n Cicognara, Leopoldo: 125n, 134, 134n, 157n, 158n, 234n, 235, 235n, 237, 237n Cima, Giovanni Battista detto Cima da Conegliano: 105 Cimabue: vedi Cenni di Pepe Cima da Conegliano: vedi Cima, Giovanni Battista Cinelli, Giovanni: 152, 152n Cipriani, Angela: 24, 24n, 119n, 155n, Claussen, Peter Cornelius: 156n, 157, 157n, Clérisseau, Charles-Louis: 33 Cochin, Charles-Nicolas: 44n Coen, Paolo: 88n Collobi Ragghianti, Licia: 43n Commodo, Marco Aurelio, imperatore: 116 Concina, Ennio: 150n
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Consalvo Garcia Gudiel: 163 Conti Bazzani, Domenico: 37n Coq, Dominique: 46n, 47n Cormack, Robin: 118n Corrigan, Kathleen Anne: 245n Costa, Lorenzo: 74, 78fig., 108 Costamagna, Philippe: 95n Costantini, Carlo: 34n Costantino I, detto il Grande, imperatore: 12, 116, 117n, 122, 124, 124n, 133, 148fig. Costantino VI, imperatore: 119, 119n Costantino VII, imperatore: 119, 119n Costantino X Ducas, imperatore: 119 Costantino XI Dragases, imperatore: 121 Cottino, Alberto: 79 Cousin, Jean: 49 Cousin, Louis: 120n Coutagne, Denis: 108n Cozza-Luzi, Giuseppe: 230, 230n Cremonesi, Paolo: 247n, 259n Crespi, Luigi: 18, 19, 30, 53 Cristodoro: 120 Cristoforo da Bologna: 55, 74, 74n, 75fig. 17, 86 Cristoforo di Paolo: 68 Crivelli, Carlo: 42 Croceanu, Cedruta: 61n Crozat, Pierre: 16, 27 Cugnoni, Giuseppe: 210, 210n Curzi, Valter: 37n, 87n, 93n, 94n, 96n, 105n, 112n 153n D’Achille, Anna Maria: 22n, 54n, 94n, 109n, 125n, 166n, 169, 169n, 173n, 185n, 193, 193n D’Agincourt: vedi Seroux d’Agincourt, Jean-Baptiste-Louis-Georges D’Aiuto, Francesco: 210n D’Alberto, Claudia: 160n, 161n D’Alembert: vedi Le Rond, Jean-Baptiste d’Angiò, Renato: 49 d’Angiviller, Charles-Claude de Flahaut de la Billarderie: 20n, 22, 32n D’Engenio Caracciolo, Cesare: 168n D’Este, Alessandro: 205, 206, 207, 209, 232
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INDICE DEI NOMI DI PERSONA
D’Este, Antonio: 99, 206n D’Este, Isabella: 108 D’Oggiono, Marco: 105 da Morrona, Alessandro: 144, 146, 158n, 162, 162n, 163n, 174n Daniele da Volterra: vedi Ricciarelli, Daniele Dahlberg, Erik Jönsson: 234 Daru, Martial-Noël-Pierre: 107, 204 De Burgo, Thomas: 186n De Carolis, Francesco: 42 De Dominici, Bernardo: 168, 168n De Gérando, Joseph-Marie: 94, 96, 107 De La Chapelle, Ariane: 247n, 259n De Marchi, Andrea G.: 61n De Renzi, Silvia: 151n De Romanis, Mariano: 235, 237 De Rossi, Giovanni Battista: 204, 210, 210n, 211, 211n, 212, 220, 221, 226, 226n, 229, 230, 240 De Rossi, Giovanni Gherardo: 31, 234, 234n De Sanctis, Giacomo: 193, 194 De Vegni, Leonardo Massimiliano: 31 Del Giudice, Michele: 131 Della Bella, Stefano: 152n Della Valle, Guglielmo: 146n, 152, 156n, 157n, 158n, 162, 163, 164 Della Valle, Mauro: 139n, 153n Delle Foglie, Anna: 46n, 47n, 140n Dei, Martina: 163n Delannoy, François-Jacques: 32, 32n Delaroche, Jules Hippolythe: 37n Dellera, Giovan Battista: 35 Denon, Dominique-Vivant: 95, 105, 108, 132 Deseine, Louis-Ètienne: 32n Deseine, Louis-Pierre: 31 Desiderio, abate di Montecassino: 140, 143 Desprez, Louis-Jean: 24, 26, 32, 33n Di Simone, Paolo: 54n Di Stefano Manzella, Ivan: 226n, 229n Diderot, Denis: 14, 14n, 151 Didot, editori: 199, 235 Diocleziano, Gaio Aurelio Valerio, imperatore: 122
Dionigi, Marianna: 18 Dionysius, Philippus Laurentius: 164, 164n Dixon Harry, Mayfield: 192n. Dodwell, Edward: 204, 223, 203n, 226, 226n Domenichino: vedi Zampieri, Domenico: 85, 97 Domicille, Pierre-François: 36, 117n, 199 Donatello: 160 Dorn, Roland: 156n Dradi Maraldi, Biagio: 88n Drummond, Alexander: 125, 125n, 126fig., 127n, 128fig., 129fig. Du Cange, Charles du Fresne: 118, 118n, 138, 138n Du Theil: vedi La Porte du Theil Dufourny, Léon: 16n, 24, 27, 33, 36, 37n, 87n, 108, 110fig., 131n, 132n, 140n, 153, 199, 205, 214n Dupuy-Vachey, Marie-Anna: 43n, 95n, 105n Durand, Yves: 17n, 43n Dürer, Albrecht: 49 Echard, Lorenzo: 117n Eclissi, Antonio: 121n Effenberger, Arne: 134n Ehrle, Franz: 223, 231, 245 Eisen, Charles: 43 Elena, Flavia Giulia: 124n Eleonora di Rohan: 47 Emeric-David, Toussaint-Bernard: 37, 38n Emiliani, Andrea: 87n, 88n Enrico III, re d’Inghilterra: 49 Enshaian, Marie-Christine: 245n Enschedé, collezione: 52 Enschedé, Johannes: 52, 52n Eudossia, Licinia, imperatrice: 119 Fagioli Vercellone, Guido: 163 Failla, Miriam: 97n Fanfani, Ranieri: 174n, 199 Faraglia, Angelo: 101 Farina, Raffaele: 210n Fauris de Saint Vincent, Alexandre: 34, 49
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INDICE DEI NOMI DI PERSONA
Fauvel, Louis-François Sébastien: 34, 135, 135n, 137fig. Fea, Carlo: 88, 89, 89n, 94, 97, 104, 107, 209, 209n, 210 Federico II, imperatore: 156 Federici, Domenico Maria: 48, 48n Felice, Domenico: 116n Feliciani, Ludovico: 169 Félix, Louis-Pierre: 34 Ferino Pagden, Sylvia: 230n Ferrari, Stefano: 89n Ferretti, Massimo: 83 Fesch, Joseph: 95 Feuillet, Laurent-François: 37 Fiandrini, Benedetto: 127n Fileti Mazza, Miriam: 105n Filippi, Giorgio: 199n, 203n, 209n, 229n Flaxman, John: 36 Fleischer, Martina: 48 Flieder, Françoise: 250n, 251n Fonseca, Cosimo Damiano: 157n Fontani, Francesco: 158n Forcella, Vincenzo: 186n, 212n, 214n, 240n, 241 Forti, Barbara: 134n Foschetti, Silvia: 220n Foss, Clive: 124n Fozio di Costantinopoli: 150 Fra’ Bartolomeo: vedi Bartolomeo di Paolo Franchetti Pardo, Vittorio: 169n Francia, il: vedi Raibolini, Francesco Franco Bolognese: 55, 58, 61 Fraticelli, Valentina: 41n, 160n, 182n Frazzato, Fabio: 249n Furlan, Caterina: 13n Gaeta Bertelà, Giovanna: 19 Gagneraux, Bénigne: 30 Gaignières, Roger, de: 44, 45 Gaine, W. E.: 250n Galassi, Cristina: 37n, 105n Gallo, Daniela: 117n Gangemi, Francesco: 34n Garampi, Giuseppe: 127n Garms, Jörg: 158n Garrucci, Raffaele: 211, 211n, 212
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Gasbarri, Giovanni: 150n Gentile da Fabriano: 105 Geoffrin, Marie Thèrése: vedi Rodet Geoffrin, Marie Thèrése Germano, Anna: 107n Ghiberti, Lorenzo: 151, 160 Ghelfi, Barbara: 61n, 74n Gherardo delle Notti: vedi Honthorst, Gerrit van Giachetti, editori: 18, 25n, 199n Giachetti, Stefano: 111n Giacomini, Federica: 101n, 104n, 112n Gianandrea, Manuela: 34n Giani, Felice: 30 Gibbon, Edward: 17, 116, 116n, 117, 117n, 118 Gibelli, Giovanni: 221, 223, 223n, 228, 229, 230, 230n, 231, 231n Gigault de la Salle, Achille-Etienne: 12n, 15, 17n, 18, 18n, 20n Gillio, Pietro: vedi Gyllius (Gilles), Petrus (Pierre) Giorgio Cedreno: 117n Gauna, Chiara: 93n Giottino: 97 Giotto di Bondone detto Giotto: 29, 97, 105 Giovanna D’Arco: 49 Giovanni VII, papa: 152 Giovanni II, imperatore: 119, 142fig. Giovanni da Fiesole detto Beato Angelico: 105 Giovanni del Biondo: 42 Giovanni di Balduccio: 160, 160n Giovanni di Bartolo: 160 Giovanni Crisostomo, santo: 117n Giovanni Pisano: 160, 162 Giovanni di Torquemada: 185 Giovannoni, Gustavo: 185n Girard d’Orléans: 45 Giuliano, tesoriere: 125 Giulini, Giorgio: 217n Giulio II (Giuliano Della Rovere), papa: 92fig. Giumelli, Claudio: 185n Giunta Pisano: 146
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INDICE DEI NOMI DI PERSONA
Giustiniano I, imperatore: 119, 119n, 124n, 125 Giustino, imperatore: 119 Goethe, Johann Wolfgang, von: 49, 52, 134, 198n Golahny, Amy: 49n Gori, Anton Francesco: 134, 139, 139n Gould, Cecil: 88n Gozzoli, Benozzo: 105 Graepler, Daniel: 120n Grandesso, Stefano: 95n Granet, François-Marius: 107, 108n, 198n Grattoni d’Arcano, Maurizio: 13n Greca, Marie Rose, 245n Gregoire, Baptiste-Henri: 94, 109 Grélois, Jean-Pierre: 124n, 125n, 135n Grelot, Guillaume-Joseph: 139 Griener, Pascal: 14, 14n Gronovius, Jacobus: 138n Gruterus, Janus (Gruterio): 138, 138n Guarana, Giacomo: 112 Guattani, Giuseppe Antonio: 97, 104 Guercino: vedi Barbieri, Giovanni Francesco Guido l’antichissimo: 60 Guido da Siena: 146, 146n Guido, Sante: 173n Guidobaldi, Federico: 41n Guiffrey, Jean: 20n Guiglia Guidobaldi, Alessandra: 40n, 41n, 125n, 132n Guineau, Bernard: 250n, 251n Gustavo III, re di Svezia: 234, 235, 236 fig. Gyllius (o Gilles), Petrus (o Pierre): 138, 138n Hamilton, William: 48, 54 Haskell, Francis: 17n, 18n, 25n, 27n, 88n, 116n, 133n, 153n Henning, Andreas: 47 Hercolani, collezione: 60, 68 Herklotz, Ingo: 157n Heyne, Christian Gottlob: 120, 120n, 134 Holbein, Hans: 49
Homburger, Hildegard: 250n Honthorst, Gerrit van: 97 Hoog, Michel: 36n Hristova, Valentina: 83 Humbert de Superville, Pierre David: 24, 35 Iacobini, Antonio: 12, 54n, 94n, 109n, 116n, 117n, 125n, 166n Iacopo di Paolo: 62 fig. Imbellone, Alessandra: 95n Isacco Comneno, imperatore: 119 Jacopo della Quercia: 160 Jacopo di Paolo: 60 James, Carlo: 245 Jatta, Barbara: 210n, 211n, 223n Jean le Bon: 45 Jeffreys, Elizabeth: 118n Jehannot, Etienne: 232, 232n Juffinger, Roswitha: 158n Jurami, pittore: 34, 49 Keller, Harald: 20n Kerver, Thielman: 232, 232n Kitzinger, Ernst: 144n Kondakov, Nikodim: 153, 153n Kultzen, Rolf: 49n Kurz, Otto: 61 La Fontaine, Jean, de: 43 La Porte du Theil, François-Jean-Gabriel, de: 117n La Monica, Denise: 94n La Vallière, Louis-César de la Baume-Le Blanc duca di: 46 Laborde, Jean-Joseph, de: 43 Lacombe, Paul: 232n Ladner, Gerhart Burian: 185n, 192 Lamberg-Sprinzenstein, Anton Franz de Paula: 48 Lamers, Petra: 32n Lami, Giovanni: 152, 152n, 158n Lancaster, John of Gaunt, duca di: 47 Langlotz, Ernst: 157n Lanzi, Giovanni: 158n Lanzi, Luigi: 19, 60, 61, 93, 93n, 105, 105n, 107 Laroque, Claude: 250n, 251, 251n, 259n
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INDICE DEI NOMI DI PERSONA
Lastri, Marco: 27, 27n, 58, 58n Laureani, Gabriele: 229n Laval, Giovanna, de: 49 Lazzaro, monaco: 119n Le Beau, Charles: 116n, 117n, 118, 118n, 119n Le Brun, Jean-Baptiste: 17, 17n Le Chatelier, Georges: 33n Le Chevalier, Jean-Baptiste: 135 Le Grelle, Stanislas: 231n Le Roy, Julien-David: 124, 124n, 125n Le Rond, Jean-Baptiste (D’Alembert): 251 Le Sueur, Eustache: 37n Leardi, Geraldine: 150n Leclerc, Georges-Louis, conte di Buffon: 132 Legrand, Jacques Guillaume: 33 Lelli, Giuseppe: 218n, 227n Lenoir, Alexandre: 94n, 109 Lenza, Concetta: 20n Leonardo da Vinci: 105, 106fig.,158n Leone X (Giovanni di Lorenzo de’ Medici), papa: 12 Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci), papa: 212, 240 Leone VI, imperatore: 119, 119n Leone Ostiense: 140 Lethière, Guillaume: 104, 107 Lianori, Pietro di Giovanni: 79, 80fig., 81fig., 83 Liebard, B.: 250n, 251n Lippi, Filippo: 105 Lippo di Dalmasio, degli Scannabecchi: 68, 73fig., 82fig., 83, 86 Longhi, Roberto: 61 Loos, Cornelius: 139 Lorenzini, Giovanni: 200, 201, 208 Lorenzo da Bologna: 55, 74, 76fig. Louis XV di Borbone, re di Francia: 15 Loyrette, Henri: 23n, 24, 30, 30n, 32, 33, 33n, 35n, 39n, 108n, 125n, 127n, 131n, 135n, 152n, 155n, 198n, 226, 226n, 239n Luca di Leyda: 49 Luca, santo: 143
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Luigi XIV, Borbone, re di Francia: 45 Macchiavelli, Gian Giacomo: 19, 30, 35n, 36, 45, 56fig., 57fig., 58, 84fig., 140, 141fig., 159fig., 168, 169, 170 fig., 171fig., 173, 179fig., 180, 181fig., 185, 187fig., 188fig., 192, 198n Macchiavelli, Filippo: 30 Teodorico da Praga: 47 Maffei, Scipione: 15n Magnusson, Carl: 201n Malamani, Vittorio: 237n Malamut, Élisabeth: 116n Malaspina di Sannazzaro, Luigi: 33n Maltese, Corrado: 249n Malvasia, Carlo Cesare: 53n, 55, 79 Malvezzi, collezione: 55, 58, 60, 61, 68, 74, 83 Malvezzi Hercolani, Maria: 61, 74 Malvezzi, Sigismondo: 60 Mancini, Giulio: 151, 151n, 152, 152n Mander, Karel, van: 52n Manfredi, Antonio: 203n, 204n, 205n, 207n Mangiasciutto, Silvia: 237n Manni, Antonella Cristina: 112n Mantegna, Andrea: 104, 108 Manuele I, imperatore: 118n, 119 Manuele Paleologo, imperatore: 119 Manzari, Francesca: 46n, 47n, 140n Maometto II, sultano: 121, 133 Marangoni, Giovanni: 165, 165n Marchand, Eckart: 35n Maremonti, Claudia: 125n, 135n Margaritone: 146, 146n Mariette, Pierre-Jean: 17, 43 Marini, Gaetano: 20n, 30n, 107, 117n, 151, 151n, 203, 203n, 204, 212, 226, 227, 227n, 228, 229, 229n Mariotti, Annibale: 164 Mariuz, Paolo: 205n Martini, Francesco di Giorgio: 157 Marucchi, Adriana: 151n Marvuglia, Alessandro Emanuele: 33, 33n Marziliano, Maria Giulia: 180
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INDICE DEI NOMI DI PERSONA
Masciarelli, Luciano: 210, 211 Masne de Chermont, Isabelle: 95n Masuccio Secondo: 168 Mattei, Francesca: 237n Matteo da Siena: 152 Mauceri, Enrico: 60 Maurizio, imperatore: 119 Mazzarelli, Carla: 95n Mazzi, Maria Cecilia: 88n Mazzocca, Fernando: 89n Mazzola, abate: 48 McClellan, Andrew: 88n, 94n Mechel, Christian von: 47, 47n, 48 Medica, Massimo: 60n, 61n, 68n Mellini, Benedetto: 186n Mengs, Anton Raphael: 89, 97 Mercadante, Raimondo: 36n Mérot, Alain: 117n Mescoli, Paolo: 33, 33n Meyer, Susanne Adina: 97n Miarelli Mariani, Ilaria: 15n, 17n, 18n, 19n, 21n, 22n, 24n, 26n, 29n, 34n, 35n, 36n, 37n, 38n, 40n, 41n, 42n, 43n, 45n, 52n, 54n, 79n, 239n, 87n, 97n, 107n, 108n, 109n, 112n, 115, 115n, 116n, 120n, 124n, 127n, 131n, 133n, 134n, 135n, 139, 139n, 140n, 144, 144n, 153n, 155n, 156n, 158n, 160n, 163n, 166n, 168n, 174n, 197n, 198n, 199n, 203n, 211n, 223n, 230n, 235n, 239n, 249n, 250n, Michalsky, Tanja: 20n Michaud, Joseph-François: 205n Michel, Christian: 201n Michelangelo Buonarroti: 168 Michele VII, imperatore: 119 Michele VIII Paleologo, imperatore: 119, 121 Michele di Matteo: 61, 66fig., 67fig. Micheli, Maria Elisa: 16n, 199n, 203n Migl, Joachim: 120n Milizia, Francesco: 21n Millin, Aubin-Louis: 108, 109, 109n, 116n Mills, Edward L.: 185n Mino del Regno: 165 Miollis, François-Sextius: 107
Mochizuki, Mia M.: 49n Mœnch-Scherer, Esther: 83 Mondini, Daniela: 14n, 19n. 25n, 40n, 53n, 112n, 116n, 124n, 125n, 127n, 131n, 134n, 151n, 156n, 161n, 168n, 197n, 198n, 201n, 204n, 210n, 220, 220n, 221 Montalbano, Letizia: 247n, 259n Montalivet, Jean-Pierre Bachasson, conte di: 104, 109 Montaiglon, Anatole de: 20n Montègre, Gilles: 197n, 198n Montembault, Marie: 36n Montesquieu, Charles-Louis de Secondat: 116, 116n, 117, 118 Montfaucon, Bernard de: 44, 44n, 45, 49, 49n, 111, 140, 140n, 144n, 166, 166n Moreau, Brigitte: 232n Morelli, Iacopo: 17n, 20, 28, 29n, 151, 151n Morello, Giovanni: 230n, 231n Moretti, Simona: 22n, 30n, 54n, 134n, 143n, 197n, 203n, 211n, 229n, 237n Mori, Benedetto: 35 Morigia, Camillo: 31, 127n Morselli, Raffaella: 89n Moskovitz, Anita: 169, 169n, 173, 173n Mostaert, Jan: 52 Mullooly, Joseph: 186n, 192 Muñoz, Antonio: 193n Muziano, Girolamo: 97 Nanni, Francesca: 94n Napoleone I, imperatore: 199, 203n, 204 Neevel, Johan G.: 258n Negretti, editori: 25n, 199n Negro, Emilio: 74n Negro Spina, Annamaria: 125n, 135n Neidhardt: 47 Nenci, Chiara: 35n Nibby, Antonio: 210, 210n Niceta Coniate: 120 Nicoletti, Filippo: 101 Nollet, Jean-Antoine: 16, 42 Nocca, Marco: 107n Noorde, Cornelis, van: 51, 52 Norry, Charles: 33
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INDICE DEI NOMI DI PERSONA
Nùñez Gaitán, Angela: 9, 247 Oderisi da Gubbio: 58 Oechslin, Werner: 53n Ögel, Semra: 151n Olivesi, Jean-Marc: 95n Onorio, imperatore: 135 Orcagna, Andrea: 160 Oretti, Marcello: 19, 79 79n Orlandi, Maria Antonietta: 175 Orsini, Fulvio: 230 Ottani Cavina, Anna: 108n Ottaviani, Giovanni Battista: 101 Ottley, William Young: 24, 35, 35n, 160, 218, 218n Oyen: 52n Pacca, Bartolomeo: 89, 93 Pace, Valentino: 151n Paelink, Joseph: 31, 52 Pagni e Bardi, editori: 27 Palladio, Andrea: 211 Palmaroli, Pietro: 97, 101 Panvinio, Orlando: 186, 186n Paolo II (Pietro Barbo), papa: 165 Paravicini Bagliani, Agostino: 185n Pâris, Pierre-Adrien: 15, 24, 33, 107, 198n, 200, 202, 203, 203n, 205, 205n, 206, 206n, 208 Parisi Presicce, Claudio: 153n Passeri, Giovan Battista: 139 Patch, Thomas: 29n Petrarca, Francesco: 47 Patrizi, Giorgio: 13 Pellegrino, Camillo: 156n Pelzer, Auguste: 211n Peña, Francisco de: 218, 218n Pepe, Luigi: 88n Perissa Torrini, Annalisa: 35 Perugino, Pietro: 108 Petrarca, Francesco: 110fig. Petrioli Tofani, Anna Maria: 35 Peyron, Pierre: 34 Pierre, François-Joachim, cardinale de Bernis, de: 21, 117n Pietrangeli, Carlo: 206n Pinon, Pierre: 198n, 203n, 223n Pio VI (Giovanni Angelo Braschi), papa:
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Pio VII (Gregorio Luigi Barnaba Chiaramonti), papa: 88 Pio XI (Achille Ratti), papa: 223, 223n, 245 Pietro, pittore: 140 Pini, Raffaella: 79n Piroli, Tommaso: 35, 36, 36n, 198n, 237n Pisano, Giovanni: 160 Pisano, Nicola: 157, 158, 158n, 159 fig., 160. Pistolesi, Erasmo: 209n Pitra, Jean-Baptiste-François: 212, 240 Pitt, Thomas, Lord of Camelford: 31 Piva, Chiara: 89n, 97n Pococke, Richard: 124, 124n Poisson Jeanne-Antoniette, marchesa di Pompadour: 43 Pollaiolo: vedi Benci, Antonio Pomian, Krzysztof: 16n Pommier, Édouard: 13n, 21n, 44, 44n, 88n, 94, 94n, 95n, 111, 111n, 166n Poniatowski, Stanislaw: 207n, 235, 235n, 237, 237n Pouillard, Jacques-Gabriel: 31, 34 Poussin, Nicolas: 37n, 197n Preti-Hamard, Monica: 22n, 37n, 94n, 95n, 105n, 109n, 125n, 153n, 166n Previtali, Giovanni: 12n, 19n, 24n, 28n, 35, 41n, 60, 108, 108n, 152n, 163, 163n Procacci, Ugo: 29n Proclo di Costantinopoli: 138 Procopio di Cesarea: 119n, 127, 127n Pronti, Domenico: 36 Quatremère de Quincy, Antoine-Chrysostôme: 88, 88n, 89, 95 Quintavalle, Arturo Carlo: 40n, 151n, 198n Raible, Felix: 192 Raibolini, Giacomo: 85 Raibolini, Francesco, detto il Francia: 60 Raibolini, Giulio: 85 Ranghiasci Brancaleoni, Sebastiano: 19, 19n Rasponi, Cesare: 165, 165n Re, Lorenzo: 101 Rémy, Barthélemy: 44 Reni, Guido: 85, 97
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INDICE DEI NOMI DI PERSONA
Reveley, Willey: 127n Rezzonico, Abbondio: 21 Rhezelius, Johannes Haquini: 49n Ribera, Jusepe de: 37n Ricci, Augusto: 174 Ricci, Saverio: 112n Ricciarelli, Daniele detto Daniele da Volterra: 101 Richardin, Pascale: 250n, 251n Richelieu, Armand-Jean Du Plessis de: 108 Ridley, Ronald T.: 16n, 87n, 89n Ridolfi, Carlo: 152, 152n Righetti, Marina: 22n, 94n, 125n, 173n Righini, Ruffillo: 127n Rinaldi, Simona: 112n Rinaldi, Ottavio: 156n Ringhini, Raffaello: 33 Rita, Andreina: 23, 40n, 203n, 204n, 205n, 207n, 239n, 240n, 246n Ritz, Anne: 45n Rive, Jean-Joseph: 46, 46n Roberto d’Angiò: 158, 165n, 166, 168 Rodet Geoffrin, Marie-Thérèse: 42 Rohan, Charles, de: 47 Roio, Nicosetta: 74n Rolfi Ožvald, Serenella: 54n, 107n, 197n Romanini, Angiola Maria: 157n, 193n Romano, Giovanni: 105n Ronchey, Silvia: 116n Rondinini, Philippus: 186 Rosenberg, Pierre: 105n Roos, Joseph: 34, 47 Roos, Joseph II: 47 Rossi Pinelli, Orietta: 87n, 89n, 105n Rossini, Gioacchino: 68 Rossini, Luigi: 173n Rumohr, Carl Friedrich, von: 144n, 160 Russo Francesco: 166n Ruysschaert, José: 204n, 239n Saint-Non, Jean Claude Richard, de: 217 Salerno, Luigi: 151n Salmon, Frank: 127n Salmon, Pierre: 47 Sancia d’Aragona: 168 Sancia di Maiorca: 156n, 168 Sanzio, Raffaello: 17, 134, 146, 163, 221n, 230, 230n, 231, 231n
Scaglietti Kelescian, Daniela: 60n Schedel, Hartmann: 245n Schlange-Schöningen, Heinrich: 117n Schnapp, Alain: 16n Scolaro, Michela: 88n Scotto, Davide: 161n Sécherre, Hélène: 117n, 134n Segebarth, Ingrid: 259n Ségla, André: 32n Semeraro, Cosimo: 211n Sept, Charles: 235 Seroux d’Agincourt, Jean-Baptiste-LouisGeorges: passim Sgarbozza, Ilaria: 29n, 37n, 94n, 95n, 97n, 99n, 104n, 105n, 108n, 204n Settimio Severo, imperatore: 122 Siciolante, Girolamo da Sermoneta: 97 Sicoli, Sandra: 95n Silvestro I, papa: 148fig. Simone di Filippo, o dei Crocifissi: 68, 70fig., 71fig. Solari, Tommaso: 157 Soubise, famiglia: 47 Soresini, Giuseppe Maria: 165, 165n Spalletti, Ettore: 25n, 105n Sparti, Donatella Livia: 151n Speciale, Lucinia: 157n Spesso, Fulvia: 36n Spezzaferro, Luigi: 89n Spieser, Jean-Michel: 116n, 118n, 144n Spinello Aretino: 29n Spon, Jacob: 138, 138n Stara, Alexandra: 94n Stegani, Gaetano: 33 Stendhal, Henri Beyle: 101n Steindl, Barbara: 18n Stragier Gombault, Karine: 250n Sulzberg, Suzanne: 49n, 52n Summonte, Giovanni Antonio: 168n Szambien, Werner: 36n Szymanski, Stanislaw: 174n Taddeo di Bartolo: 105 Tafi, Andrea: 140, 146 Tanini, Girolamo: 135, 135n Tarlati di Pietramala, Guido: 156, 162 Tartuferi, Angelo: 41, 107n Tayllerand, Charles Maurice, de: 36
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INDICE DEI NOMI DI PERSONA
Teodora, Flavia Maximiana: 119, 150 Teodoro II Lascaris, imperatore: 119 Teodosio I, imperatore: 117, 117n, 131, 135, 136fig., 137fig., 138n Teodosio II, imperatore: 119 Teofilo, imperatore: 119 Terenzio: 26 Teruzzi, Marta: 152n Testi Cristiani, Maria Laura: 157n Ticozzi, Stefano: 18, 24n, 39n, 115n, 134, 199n Tiraboschi, Girolamo: 19, 53, 54n, 58 Tofanelli, Agostino: 104 Tomasello, Bruna M.: 105n Tommaso d’Aquino, santo: 211n Tommaso da Modena: vedi Barisini, Tommaso Topi, Luca: 207n Tormen, Gianluca: 41n, 107n Torrigio, Francesco Maria: 164, 164n, 165 Toscano, Gennaro: 22n, 94n, 109n, 125n Tournefort, Joseph Pitton de: 131 Tourneux, Maurice: 36n Tournon, Camille, de: 96, 107, 109 Townley, Charles: 17 Treuttel, editore: 108 Treuttel, Jean-Georges: 37 Trnek, Renate: 47n Trovabene, Giordana: 150n Tulchin, Jacob: 124n Ugolino, pittore: 146 Ugonio, Pietro: 186, 186n Uta Roth, Martin: 47n Van Eyck, Hubert: 31, 48 Van Eyck, Jan: 31, 47, 48, 49, 51fig., 52n Van Ertbon, Florent: 52 Vanloo, Carle: 44 Vasari, Giorgio: 134, 144, 146, 146n, 150, 162, 162n, 164, 168, Vassé, Louis-Claude: 42n Vecellio, Tiziano: 49 Vendramin, Gabriele: 245 Ventra, Stefania: 97n Ventura da Bologna: 74, 77 fig. Venturi, Gianni: 89n
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Vergara, Cesare Antonio: 166, 166n Vergara, Lisa: 49n Vermeulen, Ingrid Renée: 14n, 40n, 55n, 115n Vian, Paolo: 210n, 241n Vien, Joseph-Marie: 20n, 32 Vigée Le Brun, Elisabeth: 17, 17n, 44 Vighi, Roberto: 30n Vincenzi, Luigi: 210 Vitale da Bologna: 58, 68 Visconti, Filippo Aurelio: 97 Vivant-Denon, Dominique: 31, 52n Vodret, Rossella: 89n Volney, Constantin-François: 127, 127n Volpe, Alessandro: 55n Voltaire: vedi Arouet, François-Marie Visconti, Ennio Quirino: 89, 107 Wadding, Luke: 186, 186n Walpole, Horace: 18, 44, 49, 49n Ward-Perkins, Brian: 158n Wedekind, Gregor: 151n Wheler, George: 138, 138n Williamson, Elaine: 95n Winckelmann, Johann Joachim: 12, 14, 21, 42, 89, 89n, 97, 162 Winkel, Karin: 35n Wood, Christopher S.: 49n Worm, Andrea: 46 Worsley, Richard: 31, 127, 130fig. Wright, Aaron E.: 35n Würtz, Jean-Godefroy: 37 Würtz, editore: 108 Wutky, Michael: 227n Yates, Sally Ann: 259n Zaccagnini, Carla: 87n Zafuri, Nicola: 60 Zampieri, Domenico detto Domenichino: 85, 97 Zerdoun Bat-Yehouda, Monique: 258n Zoëga, Georg: 138, 138n Zoppo, Marco: 68, 68n, 72fig., 83 Zuccari, Federico: 97 Zuccari, Taddeo: 97 Zucchetti, Licurgo: 231n
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TIPOGRAFIA VATICANA
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