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Latin Pages [243] Year 2003
CORPVS CHRISTIANORVM Series Latina LXXVII C
S. HIERONYMI PRESBYTERI OPERA PARSI, 8
TURNHOUT BHEPOLS&PUBLISHERS 2003
S. RIERO NYMI PRESBYTERI OPERA PARS I OPERA EXEGETICA 8
COMMENTARII IN EPISTVLAS PAVLI APOSTOLI AD TITVM ET AD PHILEMONEM CVRA ET STVDIO
Federica BUCCHI
TURNHOUT BREPOLS&PUBLISHER.S 2003
CORPVS CHRISTIANORVM Series Latina in ABBATIA SANCTI PETRI STEENBRVGENSI a reuerendissimo Domino Eligio DEKKERS fundata nunc sub auspiciis Vniuersitatum UNIVERSITEIT ANTWERPEN - UFSIA VRIJE UNIVERSITEIT BRUSSEL UNIVERSITEIT GENT KATHOLIEKE UNIVERSITEIT LEUVEN UNIVERSITÉ CATHOLIQUE DE LOUVAIN edita
editionibus curandis praesunt Fernand BOSSIER Rita BEYERS Georges DECLERCQ Luc DE CONINCK Albert DEROLEZ Jean GOOSSENS Mathijs LAMBERIGTS Paul TOMBEUR Marc VAN UYTFANGHE Paul VERDEYEN
parandis operam dant Roland DEMEULENAERE Luc JOCQUÉ Roel VANDER PLAETSE Christine VANDE VEIRE
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Capitolo I I commenti di Girolamo a Paolo
1,1. Luogo e data di composizione La ricostruzione cronologica attualmente più attendibile dei commenti paolini geronimiani è quella operata da Nautin, sulla base di una serie di informazioni che Girolamo stesso fornisce nel corso dei commenti1. Tramite alcuni indizi presenti principalmente nei prologhi alle singole opere, è possibile affermare che i quattro commenti de dicati alle epistole paoline furono composti nel seguente ordine : Filemone, Calati, Efesini, Tito2. In Philem. rappresenta chiara mente la prima opera esegetica che Girolamo rivolse all'Apo stolo3; seguono i tre libri di in Gai. e i tre di in Eph* Nell'unico libro di in Tit. Girolamo ricorda come composti pochi mesi prima
1) Cfr P. NAUTIN, 'La date des Commentaires de Jéróme sur les Épìtres pauiiniennes', Revue d'Histoire Ecclésiastique, 74 (1979), p. 5-12. Opinioni diverse furono espresse da G. GRUTZMACHER {Hieronymus. Bine biographische Studie zur alten Kirchengeschichte, Leipzig, 1901, vol. I, p. 62) e da F. CAVALLERA (SaintJéróme. Sa vie et son oeuvre [Spicilegium Sacrum Lovaniense. Études et documents], Louvain, 1922, vol. I, p. 138; voi. II, p. 27), che ha addirittura ri tenuto che per la datazione dei commenti paolini geronimiani mancassero dei punti di riferimento sicuri, e li ha collocati dopo in eccles. (datato al 388389) per il solo fatto che Girolamo avrebbe dovuto portare a termine i lavori già iniziati a Roma prima di intraprenderne dei nuovi, e perché i commenti paolini rivelerebbero una maturità esegetica maggiore che non in eccles. La sua proposta fu seguita da P. ANTIN {Essai sur SaintJéróme, Paris, 1951, p. 155), che retrodatò addirittura in eccles. al 386-387, e da J. STEINMANN (Saint Jéróme, Paris, 1958, p. 181-192), che si astenne però da qualunque datazione. 2) In uir. ili. 135 (CERESA-GASTALDO, p. 232) Girolamo, parlando di sé e dei suoi scritti, ci presenta una successione diversa (Galati, Efesini, Tito, Filemone), procedendo probabilmente per ordine di importanza. 3) Cfr HIER., in Philem. 1-3 (5-10): Praepostero ordine atque peruerso in epistulas Pauli dictari a me uobis placuit. Nam cum id crebro, o Paula et Eustochium, peteretis ut facerem, et ego obnixe ne facerem recusarem, saiiem paruam et quae uobis ut numero uersuum, ita sensu quoque et ordine uidebatur extrema, ut dissererem coegistis. 4) Cfr HIER., in Gai., praef. (PL 26, col. 3316): Fauci admodum dies sunt, ex quo Epistolam Pauli ad Philemonem interpretatus, ad Galatas transcenderam, multis retrorsum in medio praetermissis; in Eph, praef. (PL 26, col. 4706): Et quia iam ad Galatas, orantibus uobis, ante paucos dies quid nobis uideretur, expressimus: nunc ad Ephesios transeundum est, media m Apostoli epistolarii, ut ordine ita et sensibus.
VI
INTRODUZIONE
i tre volumi di in Gai.''; in relazione a questa allusione, e in as senza di ulteriori indicazioni cronologiche, in Tit. si colloca alla fine della serie, dato che in Eph. segue in Gai. Queste opere, appartenenti alla fase esegetica iniziale dell'au tore, caratterizzata da una particolare attenzione agli scritti del NT, furono scritte di getto dopo che Girolamo, lasciata Roma dove aveva trascorso alcuni anni presso la corte di papa Damaso (382-385), si stabilì definitivamente a Betlemme6. Nelle prime righe di in Gai., dedicato a Paola ed Eustochio, Girolamo ricorda di avere ricevuto una lettera da Roma in cui Marcella gli comunicava la morte della madre Albina; poichè Marcella, che si trovava a Roma, era separata da Paola ed Eusto chio da "grandi estensioni di mare e di terra", è chiaro che il commento fu scritto quando già le discepole di Girolamo si erano trasferite con lui in Oriente7. All'inizio di in Eph. Girolamo rievoca come avvenuto da poco (nuper) il suo incontro con Didimo ad Alessandria8, l'ultima tappa del pellegrinaggio che egli compì in Oriente, partito da Roma nell'agosto del 3859. Si può allora presumibilmente pensare 5) Cfr HIER., in Tit. 1,10-11 (1,584-585): Et nos, ante paucos menses, tria uolumina in epistulae ad Galatas explanatione dictauimus. 6) Sulla biografia di Girolamo, oltre ai volumi già citati di GRUTZMACHER (Hieronymus. Bine biographische Studie) e di CAVALLERA (Saintjéróme. Sa vie etson oeuvre), si veda soprattutto :J. N. D. KELLY,Jerome, hisLife, Writingsand Controversies, London, 1975; S. REBENICH, Hieronymus und sein Kreis, Stuttgart, 1992; G. M. VIAN, Bibliotheca Divina: filologia e storia dei testi cristiani, Carocci, Roma, 2001, p. 109-126. Più datati, ma ancora importanti sono: A. PENNA, San Gerolamo, Torino-Roma, 1949; M. TESTARD, Saintjéróme. L'apótre savant etpauvre dupatriciat romain, Paris, 1969. Per la cronologia, in particolare, si veda invece: P. NAUTIN, 'Études de Chronologie hiéronymienne', RevuedesÉtudes Augustiniennes, 18 (1972), p. 209-218; 19 (1973), p. 69-86; 20 (1974), p. 251-284. 7) Cfr HIER., in Gai., praef. (PL 26, col. 3316): Fauci admodum dies sunt, ex quo Epistolam Pauli ad Philemonem interpretatus, ad Galatas transcenderam, multis retrorsum in medio praetermissis; et ecce subito litterae mihi de Vrbe allatae sunt, nuntiantes et Albinam uenerabilem anum praesentiae Domini redditam, et sanctam Marcellam matris contubernio destitutam, magis nunc uestrum, o Paula et Eustochium, Jlagitare solatium. Et quia hoc in terim fieri nonpotest, propter grandia maris in medio spatia atque terrarum, repente uulnus impressum saltem Scripturarum uellem curare medicamine. 8) Cfr HIER., in. Eph., praef. (PL 26, col. 4690. 9) II percorso del pellegrinaggio è descritto dettagliatamente in ep. 108,6-14 (CSEL 55, p. 310-325), elogio funebre in memoria di Paola: Girolamo si fermò inizialmente a Reggio Calabria per aspettare Paola ed Eustochio che vole vano seguirlo; insieme si diressero a Cipro, dove furono ospiti di Epifanio, e poi ad Antiochia, dove incontrarono il vescovo Paolino. Il viaggio proseguì attraverso i luoghi santi della Palestina e l'Egitto fino ad Alessandria; qui Gi rolamo potè assistere alle lezioni di Didimo prima che i primi caldi lo invi tassero a ritornare sulle montagne palestinesi (estate 386).
CAPITOLO I
VII
che la stesura dei commenti a Paolo sia iniziata nell'estate del 386 a Betlemme10. La redazione delle quattro opere fu rapida e dovette completarsi nel giro di pochi mesi". Contrasta apparentemente con la suddetta ricostruzione crono logica un'indicazione che Girolamo fornirà più tardi nel primo libro di adu. Rufin. (401/2); citando un passo di in Eph., egli dichiarerà di avere composto quest'opera 18 anni prima12. Si è cercato di risolvere l'apoda ammettendo un errore di memoria da parte dell'autore o una corruttela nel testo tràdito13. Nautin pensa invece che si possa difendere l'integrità della testimo nianza e, pur ammettendo la presenza di un'imprecisione mne monica, supporre che Girolamo avesse calcolato gli anni facendo riferimento o alle liste consolari, che includevano nel computo l'anno a quo e l'anno ad quem, o alla sua opera significativa più vicina, il c. Ioh., di cinque anni prima, risalendo indietro di tre dici anni a partire da questa. In entrambi i casi un anno interme dio nel tempo intercorso tra adu. Rufin. e in Eph. potrebbe es sere stato contato due volte14. 1,2. Fonti utilizzate I commenti di Girolamo a Paolo sono generalmente conside rati il frutto di una rielaborazione di opere origeniane. È stato sottolineato di recente come il loro studio sia importante anche per poter ricostruire in qualche modo i corrispondenti commentari origeniani, in gran parte perduti e giunti a noi solo per fram menti, che sicuramente devono esserne stati alla base15. Secondo
10) Cfr in Eph. II, praef. (PL 26, col. 5070, in cui Girolamo afferma di com porre nella solitudine del monastero di Betlemme: ... qui in monasterii soli tudine constitutus, et illud praesepe contra uidens, in quo uagientem paruulum festini adorauere pastores. 11) Sulla rapidità di composizione si veda quanto Girolamo scrive nei se guenti passi: in Eph. II, praef. (PL 26, col. 50700); in Gai., praef. (PL 26, col. 3336); in TU. 1,1o-11 (1,584-585). 12) Cfr HIER., adu. Rufin. I 22,62 (CC SL 79, p. 22). 13) Cfr, ad es., GRUTZMACHER, Hieronymus. Bine biographische Studie, voi. I, p. 62. 14) Cfr NAUTIN, 'La date des Commentaires de Jéròme', p. 7-9. 15) Si muovono in questa direzione gli studi di C. P. BAMMEL: 'Die Pauluskommentare des Hieronymus: die ersten wissenschaftlichen lateinischen Bibelkommentare?', Cristianesimo Latino e cultura Greca sino alsec. IV(Studia Ephemeridis Augustinianum, 42), Roma, 1993, p. 187-207; Io., 'Origen's Pauline Prefaces and the Chronology of his Pauline Commentaries' , Origeniana Sexta, Leuven, 1995, p. 495-513. È un aspetto che trova conferma per Gal., nel
VIII
INTRODUZIONE
la testimonianza di Rufino16, Girolamo avrebbe tradotto in latino oltre settanta omelie di Origene e anche alcuni commenti sugli scritti degli apostoli. Nel prologo a in Gai. Girolamo stesso dichia ra di avere seguito Origene, avvertendo la imbecillitas delle sue uires'7. Mentre nei prologhi a in Gai. e a in Eph. lo Stridonense si pre occupa di precisare le fonti utilizzate18, nei prologhi a in Philem. e a in TU. egli non menziona alcun predecessore; secondo l'opinione di Bammel è perché aveva seguito soltanto Origene in questi due commenti19. In ep. 33,4 (CSEL 54, p. 257-258) Girolamo attribuisce all'Alessan drino 15 libri di commento a Gal., 3 ad Eph., 1 a Tit., 1 a Philem., e inoltre 7 omelie su Gal. e 1 su Tit. La maggior parte di queste opere purtroppo è andata perduta; disponiamo soltanto di alcuni frammenti conservati in parte dalle catene20, e in parte da ap. lavoro di M. SCHATKIN, The Influence of Origen upon St. Jerome's Commentary on Galatians', Vigiliae Christianae, 24 (1970), p. 49-58; per Eph., nei la vori di F. DENIAU, 'Le Commentaire de Jéròme sur Ephésiens nous permet-il de connaltre celui d'Origène?', Origeniana, Bari, 1975, p. 163-179, di F. PIERI, 'Mit und nach Origenes: Uher einige christologische Themen im Epheserbriefkommentar des Hieronymus', Origeniana Septima, Leuven, 1999, p. 623631, di R. A. LAYTON, 'Recovering Origen's Pauline Exegesis: Exegesis and Eschatology in the Commentary on Ephesians', Journal of Early Christian Studies, 8 (2000), p. 373-411, e di R. E. HEINE, 'Recovering Origen's Commen tary on Ephesians from Jerome', Journal of Theological Studies, 51 (2000), p. 478-514, Io., The Commentaries of Origen and Jerome on St Paul's Epistle to the Ephesians, Oxford, 2002; per Philem., nel lavoro di R. E. HEINE, 'In Search of Origen's Commentary on Philemon' , Harvard Theological Review, 93 (2000), p. 117-133. 16) RVFIN., Orig. Prin., praef. 2 (SC 252, p. 70). 17) Cfr HIER., in Gai., praef. (PL 26, col. 3320. 18) Cfr HIER., in Gai., praef. (PL 26, col. 333A) e in Eph., praef. (PL 26, col. 472BC), in cui primeggiano come fonti Origene, Didimo il Cieco e Apollinare di Laodicea. Nel prologo a in Gai. sono enumerati tra i predecessori anche l'eretico ariano Alessandro, Eusebio di Emesa, Teodoro di Eraclea; è citato inoltre, ma con critica negativa, Mario Vittorino, quod occupatus ille eruditione saecularium litterarum, Scripturas omnino sanctas ignorauerit: et nemo possit, quamuis eloquens, de eo bene disputare, quod nesciat (col. 3326). 19) Cfr BAMMEL, 'Die Pauluskommentare des Hieronymus', p. 191. 20) Per i frammenti origeniani, e non, restituiti dalle catene esegetiche greche su Paolo, cfr C. H. TURNER, 'Greek Patristic Commentaries on the Pau line Epistles', in Dictionary of the Bible, extra voi. 1904, col. 484-531; R. DEVREESSE, 'Les chaìnes exégétiques grecques, Saint Paul', in Dictionnaire de la Bible VI, suppl. I, col. 1209-1224, Paris, 1928; K. STAAB: Die Pauluskatenen nach den handschriftlichen Quellen untersucht, Roma, 1926; Io., Pauluskom mentare aus der griechischen Kirche aus Katenenhandschriften gesammelt und herausgegeben, Munster i. W., 1933.
CAPITOLO I
IX
Orig. di Panfilo21. È dunque difficile, e in alcuni casi pressoché impossibile, ricostruire l'entità del debito di Girolamo nei con fronti del suo maestro. Si trova in una condizione privilegiata in Eph., poiché su Eph. ci è stato restituito un nutrito gruppo di frammenti dalla catena paolina del codice Coislin 204 del X-XI sec22. Su Tit., al contrario, non ci è stato trasmesso alcun fram mento origeniano dalle catene, allo stadio attuale degli studi, e, oltre ai passi conservati in ap. Orig. (SC 464, p. 76-90, p. 248-250), ci resta soltanto un'allusione all'opinione origeniana sulla pre esistenza delle anime èv T avroìi è^TjyTjTiKtf) TT)S irpòs Tirov èmoroÀfjs, all'interno di una questione posta all'abbas Barsanufio (VI sec.; SC 451, p. 804-806). Su Philem., possediamo un passo di commento a Philem. 5, conservato in ap. Orig., e non più di due brevi note marginali relative a Philem. 1o e a Philem. 12 nel codice von der Goltz, che pure ha fornito un consistente aiuto nella ricostruzione degli altri commenti paolini origeniani23.
1,3. Contesto storico-culturale Nello stesso periodo storico-culturale in cui Girolamo dedicò la propria esegesi all'Apostolo, si assistè ad una straordinaria fio ritura di opere rivolte all'interpretazione di Paolo, sia in oriente che in occidente. Per il IV-V secolo conosciamo l'esistenza di ben 23 commenti al corpus paolino: 14 greci, 1 siriaco, 7 latini24.
21) Cfr PAMPH., ap. Orig., (SC 464, p. 174-178 per Gal.; p. 76-90, p. 248-250 per Tit.; p. 202-206 per Philem.). 22) La catena fu pubblicata nella prima metà dell'Ottocento da J. A. CRAMER, Catenae Graecorum Patrum in Novum Testamentum, Oxford, 1838-1844 (Eph. si trova nel sesto volume); la parte relativa ad Origene ebbe poi una successiva edizione all'inizio di questo secolo per opera di J. A. F. GREGG: 'The Commentary of Origen upon the Epistle to the Ephesians', Journal of Theological Studies, 3 (1902), p. 234-244; p. 398-420; p. 554-576. 23) Cfr E. F. VON DER GOLTZ, Bine textkritische Arbeit des zehnten bezw. sechsten Jahrhunderts (Texte und Untersuchungen, 17/4), 1899, p. 90; C. P. BAMMEL, 'A New Witness to the Scholia from Origen in the Codex von der Goltz', Origeniana Quinta, Leuven, 1992, p. 137-141. 24) Essi sono, per la parte orientale, quelli di Asterio l'ariano, Acacio di Cesarea, Eusebio di Emesa, Teodoro di Eraclea, Eunomio di Cizico, Didimo il Cieco, Apollinare di Laodicea, Diodoro di Tarso, Teodoro di Mopsuestia, Giovanni Crisostomo, Severiano di Gabala, Cirillo di Alessandria, Teodoreto di Ciro, Gennadio di Costantinopoli ed Efrem di Siria; per la parte occiden tale, quelli di Mario Vittorino, l'Ambrosiaster, Girolamo, Agostino, l'Anonimo di Budapest, Palagio e Giuliano di Bclano. L'analisi di questo interessante fe nomeno culturale è stata eseguita da M. G. MARA nei seguenti studi: 'Ricer che storico-esegetiche sulla presenza del corpus paolino nella storia del
X
INTRODUZIONE
Il pensiero e l'opera dell'Apostolo avevano suscitato vivo inte resse fin dalle origini del mondo cristiano, ma nei primi due se coli la presenza dei riferimenti paolini era stata discontinua e frammentaria25; è solo con Origene nel HI secolo che si ha un commento sistematico all'intero corpus, sia attraverso l'omelia, sia attraverso veri e propri commentari26. Tra i commenti orientali e quelli occidentali, del IV-V secolo, sono state rilevate alcune significative differenze di fondo. Quelli orientali furono composti da autori che praticavano comune mente l'esegesi e che erano abituati a ricorrere al lavoro esege tico sulla Scrittura per rispondere a problemi insorgenti di carat tere soprattutto teologico, ma anche istituzionale o morale; si presentano fortemente radicati nel contesto storico entro il quale si collocano e, strettamente legati alle problematiche religiose del tempo, si propongono di fornire delle risposte a questioni urgenti e attuali. Molti di questi testi sono andati perduti: sono
cristianesimo dal II al V secolo', in Paolo di Tarso e il suo epistolario, L'Aquila, 1983, p. 6-64; Io., 'Il significato storico-esegetico dei commentar! al corpus paolino dal IV al V secolo', Annali di Storia dell'Esegesi, 1 (1984), p. 59-74. Significativi, sull'argomento, sono anche i contributi di M. F. WILES, The Di vine Apostle. The Interpretation of St. Paul's Epistles in the Early Church, Cambridge, 1967; W. GEERLINGS, 'Hiob und Paulus. Theodizee und Paulinismus in der lateinischen Theologie am Ausgang des vierten Jahrhunderts', Jahrbuch fùr Antike und Christentum, 24 (1981), p. 56-66. Sui singoli autori, in particolare, cfr per Giovanni Crisostomo, S. ZINCONE, Giovanni Crisostomo. 'Commento alla Lettera ai Galati'. Aspetti dottrinali, storici, letterali, L'Aquila, 1980; per Severiano di Gabala, S. ZINCONE, 'L'esegesi paolina di Severiano di Gabala', Annali di Storia dell'Esegesi, 6 (1989), p. 51-75; per Teodoreto di Ciro, F. COCCHINI, 'L'esegesi paolina di Teodoreto di Ciro', Annali di Storia dell'Esegesi, 11/2 (1994), p. 511-532; per Mario Vittorino, F. GORI, In troduzione in: Marii Victormi. Commentarii in Epistolas Pauli ad Ephesios, ad Galatas, ad Philippenses (Corona Patrum, 8), Torino, 1981, p. 3-24, e G. RASPANTI, Mario Vittorino esegeta di S. Paolo, Palermo, 1996; per l'Ambrosiaster, A. POLLASTRI, Introduzione in: Ambrosiaster. Commento alla Lettera ai Romani, Roma, 1984, p. 5-33, e G. RASPANTI, 'Aspetti formali dell'esegesi paolina dell'Ambrosiaster', Annali di Storia dell'Esegesi, 16/2 (1999), p. 507-536; per Agostino, M. G. MARA, Agostino interprete di Paolo, Cinisello Balsamo (Mi), 1993, p. 9-33. 25) Si vedano per questo aspetto: G. BARBAGLIO, Paolo di Tarso e le origini cristiane, Assisi, 1985, p. 315-410; Paolinismo: letture di Paolo nel I e II secolo. Atti del I Convegno di Studi Neotestamentari (Bocca di Magra, $-7 settembre 1985) - ed. R. PENNA, Rivista Biblica, 34/4 (1986). 26) Per il Paolo di Origene cfr F. COCCHINI: // Paolo di Origene. Contributo alla storia della recezione delle epistole paoline nel III secolo (Verba Seniorum, 11), Roma, 1992; Io., 'Il Paolo di Origene: esemplarità di una proposta antropologica', in Atti del I Simposio su S. Paolo apostolo, ed. L. PADOVESE, Roma, 1993, p. 117-127.
CAPITOLO I
XI
sopravvissuti integralmente soltanto i commenti di Giovanni Crisostomo, Teodoreto di Ciro, Efrem siriaco e Teodoro di Mopsuestia (quest'ultimo, però, in traduzione latina27). Quelli occidentali, invece, furono composti per la maggior parte da autori che non praticarono comunemente l'esegesi scritturistica, ma che dedicarono un lavoro sistematico e continuo soltanto alle Lettere di Paolo. Essi sono giunti a noi quasi tutti interamente; in generale, propongono un pensiero trinitario e cristologico in li nea con l'ortodossia, e presentano un comune interesse per una riflessione sull'uomo e sulla sua salvezza che è stato spiegato sia nella considerazione della situazione storica in cui nacquero, si tuazione di angoscia e di instabilità, che segnò gli inizi della de cadenza del mondo antico e il passaggio a realtà storiche nuove, e che esigeva delle risposte agli interrogativi che sorgevano28, sia nella volontà di valorizzare la figura di Paolo come modello di conversione e di vita cristiana, in un'epoca in cui le dispute cristologiche, divinizzando troppo Cristo, rischiavano di sottrarlo alla pietà popolare, rendendone sempre più diffìcile e impratica bile l'imitazione29. È stata osservata la singolare coincidenza dell'origine romana di molti di essi; anche quelli che non furono scritti a Roma ebbero un collegamento con Roma30. Proprio a Roma, infatti, nel periodo di cui ci occupiamo, erano presenti dei movimenti di vita ascetica e monastica che si nutrivano dell'in segnamento paolino, cercando in esso anche una risposta al pro blema della salvezza dell'uomo. Girolamo non presentò un commento sistematico all'intero corpus, come invece farà per il corpus profetico, ma si limitò a commentare quattro epistole; attraverso il contatto, tramite gli Hexapla origeniani, con l'hebraica ueritas, di seguito i suoi
27) II testo è stato edito da H. B. SWETE: Theodori episcopi Mopsuesteni in epistulas B. Pauli commentarii, 2 voi., Cambridge, 1880-1882. 28) È l'ipotesi avanzata da GEERLINGS, 'Hioh und Paulus', p. 56-66; essa tro verebbe conferma nel parallelo fenomeno della comparsa di un certo numero di commenti al libro di Giobbe, che presenta al cristiano un modello di uomo giusto, paziente e capace di sopportare con fede le proprie sventure (un quadro storico di questo momento di crisi, diffusosi soprattutto negli am bienti più colti, dagli inizi della decadenza del mondo antico è dato in: E. R. DODDS, Pagan and Christian in an Age ofAnxiety, Cambridge, 1965). 29) È l'ipotesi di WILES, The Divine Apostle, p. 24. 30) Si pensi ai commenti geronimiani, la cui stesura avvenne a Betlemme nel 386, dopo che Girolamo aveva appena lasciato la città per le difficoltà che si erano create con il successore di papa Damaso.
XII
INTRODUZIONE
interessi si concentreranno quasi esclusivamente sull'AT31. La fi gura e il pensiero dell'Apostolo occuparono comunque sempre un posto importante nella sua opera32. Paolo è l'autore che egli cita di più fra tutti quelli del NT. L'Apostolo rappresenta per lui un paradigma autorevole di vita cristiana, e come tale stretta mente legato a Cristo; sulla scorta degli Atti e delle epistole Girolamo ne ripercorre la biografia, interessato soprattutto ad ana lizzare il percorso spirituale di Paolo da peccatore a perfetto33. Anche quando avanza delle osservazioni sullo stile e il linguag gio dell'Apostolo, che è incapace di esprimere in un'adeguata forma letteraria la profondità dei contenuti del suo messaggio, non esita ad attribuirgli il possesso della scienza scritturistica e il dono delle lingue34. Paolo, uas electionis, raccoglie la Scrittura dentro di sé come in un armarium^ ; è il sapiens architectus che getta le fondamenta della Chiesa sulle quali costruiscono gli inferiores artifices36. Nei capitoli che seguono sono illustrati gli aspetti più interes santi dell'esegesi applicata da Girolamo in in Tit. e in in Philem., ed evidenziati i temi e i motivi principali che la percorrono37. 31) Egli tornerà solo in modo occasionale sugli scritti di Paolo per rispon dere a questioni o problemi specifici, non pensando più a commenti con tinui. Per l'analisi, ad es., dei motivi paolini nell'epistolario cfr L. PERRONE, 'Motivi paolini nell'epistolario di Gerolamo', in Atti del III Simposio di Tarso su S. Paolo Apostolo, ed. L. PADOVESE, Roma, 1995, p. 171-201; Io., 'Questioni paoline nell'epistolario di Gerolamo', in Motivi letterari ed esegetici in Gero lamo, ed. C. MORESCHINI - G. MENESTRINA, Brescia, 1997, p. 81-103. 32) Ha sottolineato questo aspetto, relativamente all'epistolario, L. J. VAN DER LOF, nel seguente contributo: 'L'apótre Paul dans les lettres de Saint Jéròme', Novum Testamentum, 19 (1977), p. 150-160. 33) Cfr, ad es., HIER., in Tit. 3,3-7 (3,100ss.): Et certe legimus eum secundum iustitiam quae in lege est sine querela fuisse circumcisum octaua die: Hebraeum ex Hebraeis, secundum legem Pharisaeum, de tribu Beniamin, eruditum ad pedes Gamalihel et ab infamia sacris litteris institutum... An non uobis uidetur Paulus fuisse stultus quando habebat zelum Dei, sed non secundum scientiam et persequebatur ecclesiam et lapidantium Stephanum uestimenta seruabat? Cum in tantum odii contra Saluatorem instigatus exarserat ut litteras a sacerdotibus acciperet, pergens Damascum ad eos qui in Chrìstum crediderant uinciendos? Aut ullas poterat habere uirtutes sine uirtute ChristiIesu, aut aestuantem ftammam restinguere uoluptatum, cum non esset templum Dei? 34) Cfr HIER., ep. 120,11 (CSEL 55, p. 507). 35) Cfr HIER., ep. 53,3 (CSEL 54, p. 448-449). 36) Cfr HIER., in Tit. 1,5a (1,196-208). 37) Per l'esegesi geronimiana, in generale, mi limiterò in questa sede a segnalare i seguenti studi: Y.-M. DUVAL, Introduction in: Jéróme, Commentaire surjonas, S£'323, Paris, 1985, p. 9-157; P.JAY, L'exégèse de SaintJéróme d'après son «Commentaire sur Isaìe», Paris, 1985; In., Jéròme et la pratique de
CAPITOLO I
XIII
Nella spiegazione delle due epistole Girolamo si pone general mente in linea con Origene e con la tradizione esegetica prece dente su Paolo, applicando al testo un metodo d'interpretazione fondamentalmente letteralista, in cui l'allegoria è ristretta a rari casi; poiché, infatti, gli scritti paolini trattavano direttamente di Cristo e della Chiesa, per esplicitarne o approfondirne il senso spirituale, non c'era bisogno di ricorrere al procedimento allego rico, come invece era indispensabile per l'AT.
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XIV
INTRODUZIONE
Capitolo II L'interpretazione della Lettera a Tifo '
Nel caso specifico di in TU. è molto difficile valutare l'entità del debito di Girolamo nei confronti di Origene, poiché, come dice vamo, nessun frammento origeniano su Tito ci è stato restituito dalle catene e, a parte quell'allusione all'interno della questione posta M'abbas Barsanufio2, disponiamo soltanto dei passi con servati in ap. Orig. di Panfilo (SC 464, p. 76-90, p. 248-250), ri guardanti il commento a Tit. 3,10-11, che non ci consentono però di fare luce sul possibile rapporto di in Tit. col commento orige niano perduto3. Eppure Origene, secondo la testimonianza di Girolamo, avrebbe dedicato alla Lettera a Tito un intero libro di commento e un'omelia4. Anche in in Tit. comunque sono rintrac ciabili, seppure mai in modo esplicito, interpretazioni e metodi esegetici riconducibili all'Alessandrino. Nella spiegazione della lettera pastorale, Girolamo si mostra attento a seguire lo snodarsi del discorso di Paolo, aderendo alla lettera del testo e applicando l'allegoria solo in casi limitati5. Il testo dell'epistola, intessuto di 1) In questo capitolo sono in gran parte riprese, in forma riassuntiva, al cune osservazioni presentate in un mio precedente contributo dal titolo: 'II «Commento alla Lettera a Tito» di Gerolamo', Adamantius, 8 (2002), p. 5782. Per eventuali approfondimenti dei temi trattati rimando dunque ad esso. 2) Cfr supra p. IX. 3) Nel commento a Tit. 3,10-11 Origene aveva riportato un elenco delle principali eresie conosciute, esponendone sinteticamente i dogmi (osserva zioni su questo ampio frammento sono presenti in M. SIMONETTI, 'Eresia ed eretici in Origene', Augustinianum, 25 [1985], p. 735-748). Girolamo si attiene ad Origene nella parte iniziale del commento a quei medesimi versetti, ed esordisce con le stesse citazioni scritturistiche di I Cor. 11,19 e Gal. 5,19-21, ma poi procede per proprio conto, limitandosi soltanto a nominare, in modo cursorio, alcuni eretici, senza soffermarsi sulle loro dottrine che sono, a suo parere, già troppo note e diffuse (in Tit. 3,10-11; 3,268ss.). 4) Cfr HIER., ep. 33,4 (CSEL 54, p. 254s.).
5) In in Tit. 1,6-7, in cu' s' raccomanda al candidato all'episcopato di avere figli credenti, Girolamo, dopo avere spiegato che con questo precetto l'Apostolo non ha voluto affermare che il giusto viene contaminato dai vizi dei figli, ma ha semplicemente voluto garantire aiprinceps ecclesiae la libertà di divenire tale da non temere, per i vizi dei figli, di rimproverare gli estranei (1,374ss.), aggiunge che nella Scrittura per filii si intende Ào-yicrju.oi, cioè cogitationes, perfiliae irpageis, cioè opera; sulla base di questa allegoria, quasi sicuramente desunta da Origene (cfr ORIG., HJerV 7; SC232, p. 296-298; Frler 48,27; GCS 6, p. 223) e che sarà riproposta in in Ezech. (cfr HIER., in Ezech. XIII 44,22-31; CC SL 75, p. 667; in Ezech. V 16,35-43; CC SL 75, p. 200), egli afferma che in Tit. 1, 6 si esorta Yepiscopus ad avere piena consapevolezza
CAPITOLO II
XV
precetti relativi all'ordinazione dell'episcopi» e alla condotta di vita delle categorie dei fedeli appartenenti alla comunità ec clesiale, si prestava inoltre, in modo particolare, ad una lettura di tipo didascalico e parenetico, rivolta alla pratica e mirante all'edificazione dei membri della Chiesa. I1,1. Criteri esegetici ll,i, r. Le precisazioni sulla struttura del testo e la defini zione del dato scritturistico6 Accingendosi alla spiegazione del testo paolino, Girolamo prima di tutto ritiene opportuno fornire alcune delucidazioni sui contenuti dello scritto, per garantire una più adeguata compren sione del testo stesso, ed una migliore contestualizzazione dei lemmi commentati all'interno dell'intera epistola7. Nel prologo egli illustra l'argumentum della lettera, sottoli neandone la finalità pastorale, e traccia sinteticamente il conte sto storico che ne ha dettato la stesura (in Tit., praef. 23-34); ac cenna inoltre alla questione dell'autenticità delle lettere pasto rali, riferendosi più precisamente a Marcione e a Basilide, e più in generale a tutti quegli eretici che avevano dilaniato l'AT e i Vangeli e che, riguardo alle lettere dell'Apostolo, di alcune ave vano estirpato tutto ciò che sembrava contraddire il loro dogma, di altre (I e II Tim., Tit., Hebr.) avevano rigettato l'intero testo (in TU., praef. z-n)8. delle proprie azioni e a credere veramente in Cristo (1,389-393). In in Tit. 1,8-9 i panes propositionis che il sacerdote Abimelech non ha voluto concedere a Davide e ai suoi servi prima di veriflcare che fossero mondi (cfr I Reg. 21,4-6) sono, secondo un'interpretazione tipologica che utilizza una terminologia improntata a Col. 2,17 ed Hebr. 1o, 1 (umbra futurorum) , umbra e imago del corpo di Cristo e lo prefigurano (1,509-517). 6) Premetto che per gli eventuali riferimenti al testo biblico saranno uti lizzate le seguenti edizioni: Septuaginta. Id est Vetus Testamentum graece iuxta LXX interpretes, ed. A. RAHLFS, Stuttgart, 1935; Novum Testamentum Graece et Latine, ed. K. ALANO—B. ALAND, Stuttgart, I99317. Per il testo biblico italiano si ricorrerà, all'occorrenza, a: La Bibbia di Gerusalemme (ed. it. a c. di F. VATTIONI, Bologna, 19899). 7) Scopo principale del commentario è infatti la spiegazione del testo, so prattutto nei suoi punti più diffìcili e oscuri (cfr HIER.. adu. Rufin. I 16- CC SL 79, p. 14s.). Per il concetto di commentario in Girolamo si veda: P. SINISCALCO, 'La teoria e la tecnica del commentario biblico secondo Girolamo', Annali di Storia dell'Esegesi, 5 (1988), p. 225-238. 8) Come osserva BAMMEL ('Origen's Pauline Prefaces', p. 499s.), anche Origene nei prologhi a Paolo doveva avere attribuito un ruolo primario sia alla definizione del contesto storico delle singole lettere, sia alla trattazione di questioni quali la loro autenticità e il loro ordine di successione.
XVI
INTRODUZIONE
Di seguito, in relazione alle prescrizioni fornite M'episcopus, Girolamo analizza il modo in cui Paolo articola il proprio pen siero, ed osserva come questi proceda con ordine, esponendo, in un primo momento, i vizi che il capo della Chiesa deve evi tare (Tit. 1,7), per elencare poi le virtù a cui questi deve aspirare (Tit. 1, 8-9)9. Relativamente alle virtù elencate, egli fa quindi no tare la distinzione semantica esistente tra quelle che riguardano la uita (l'ospitalità, l'amore per il bene, l'astinenza sessuale, la giustizia, la santità) e quelle che riguardano la scientia (la capa cità di consolare nella sana dottrina e di confutare gli avversari)10, e, tra le caratteristiche richieste al vescovo in Tit 1,6, distingue quelle la cui realizzazione dipende da noi (sine crimi ne... unam uxorem habere), e quelle che al contrario non siamo in grado di conseguire con la nostra volontà, poiché sfuggono alla personale capacità di controllo (habere filios fideles, non in accusatone luxuriae, ac non subditos)". In in Tit. 2,2 è sinte tizzato il secondo capitolo della lettera: Paolo si rivolge dap prima in generale a Tito relativamente alla 'sana dottrina' che doveva essere insegnata a tutti indistintamente, e poi enuncia più in particolare ciò che è conveniente a ciascuna delle categorie dei fedeli : anziani, giovani e schiavi (per singulas species quid unamquamque aetatem deceaf), trattando separatamente i pre cetti relativi ad ogni gruppo12. Le precisazioni sulla struttura del testo erano richieste per Gi rolamo anche dalle consuetudini stilistiche di Paolo13. Nell'affrontare la spiegazione degli scritti paolini, l'esegeta doveva mostrarsi capace di sopperire all'imperitia linguistica dell'Apo stolo14: Paolo che non per umiltà, come i più potevano credere, 9) A conclusione del commento a Tit. 1,7, è scritto: Hucusque quid non debeat habere episcopus siue presbyter Apostoli sermone praeceptum est; nunc e contrario quid habere debeat explicatur (1,468-470). 10) Cfr in Tit. 1,8-9 (1.553~56°). 11) Cfr in Tit. 1,6-7 (1.343-346).
12) Solo all'interno dei consigli dati alle donne anziane vengono inseriti alcuni mandata de adulescentibus feminis, perché le giovani comprendes sero che cosa potevano apprendere dalla condotta di vita delle donne più mature (2,20-30). 13) Sulla valutazione dello stile di Paolo da parte di Girolamo, cfr G. Q. A. MEERSHOEK, Le latin biblique d'après saintjérdme. Aspects linguistiques de la rencontre entre la Bible et le monde classique (Latinitas Chrìstianorum Primaeva, 2o), Nijmegen-Utrecht, 1966, p. 18s.; V. MILAZZO, '«Etsi imperitus ser mone...»: Girolamo e i solecismi di Paolo nei commentari alle epistole paoline', Annali di Storia dell'Esegesi, 12/2 (1995), p. 261-277. 14) L'espressione imperitia artis grammaticae, riferita a Paolo, ricorre in ep. 121,10 (CSEL 56, p. 49).
CAPITOLO II
XVII
ma secondo verità aveva detto : «Etsi imperitus sermone, non tamen scientia» (II Cor n,6), ebreo da Ebrei, fariseo quanto alla Legge (cfr Phil. 3,5), non era sempre in grado di trasmettere effi cacemente, con la lingua greca, i profondi significati del proprio pensiero (m Tit. 1b-4; 1,61-66)15. Girolamo avverte quindi il let tore di adottare una metodologia specifica consistente nel pro cedere seguendo l'ordo sensuum e il textus rerum, piuttosto che il textus uerborum (in Tit. 1b-4; 1,65-66)lS; egli, come un gram matico, si sente autorizzato a correggere, all'occorrenza, le ine sattezze linguistiche ed espressive, chiarendo la successione de gli argomenti17. 15) È interessante osservare la diversa posizione che assumerà Agostino nei confronti dello stile dell'Apostolo. In doctr. christ. IV 7 Agostino presen terà tre passi scritturistici, due neotestamentari da Paolo e uno veterotesta mentario dal profeta Amos, come esempi di eloquenza da proporre in senso cristiano, e scriverà, contrariamente a Girolamo: 'Ma forse qualcuno può pensare che io abbia scelto fra i nostri autori l'apostolo Paolo in quanto do tato di buona eloquenza. Là dove infatti egli dice: «Anche se inesperto nel parlare, non lo sono nella scienza», egli sembra aver parlato così quasi per fare una concessione ai suoi calunniatori, non col tono di chi riconosce vero ciò che dice. Se invece avesse detto: "Inesperto certo nel parlare, ma non lo sono nella scienza", assolutamente non avremmo potuto intendere in modo diverso. Non ha comunque esitato ad ammettere la sua scienza, senza la quale non avrebbe potuto essere il dottore delle genti pagane. E certo, se proponiamo qualcosa di suo come esempio di eloquenza, lo prendiamo dalle sue lettere alle quali anche i suoi calunniatori, che pure volevano far passare per spregevole il suo modo di esprimersi a viva voce, riconoscevano auto revolezza e forza' (tr. it. di M. SIMONETTI, Sant'Agostino. L'istruzione cristia na, Roma-Milano, 1994, p. 275-277). 16) II procedimento richiama più in generale lo scopo principale del com mentario biblico, che è quello di insegnare, indugiando deliberatamente sulle res più che sui uerba (cfr SINISCALCO, 'La teoria e la tecnica del com mentario', p. 236). 17) In in Tit. 1b-4 si osserva, ad es., che le parole: secundum fidem electorum Dei, con le quali comincia il nuovo lemma commentato, sono com prensibili solo se riallacciate al lemma precedentemente spiegato: Paulus, seruus Dei, apostolus autem lesu Christi, secundum fidem electorum Dei (1,67-69); in in Tit. 2,15a si precisa che il complemento: cum omni imperio di Tit. 2,15 può essere connesso solo al verbo increpare, e non agli altri due predicati ad esso accostati: ... neque enim conuenit dicere: consolare cum omni imperio et loquere cum omni imperio, sed tantummodo: increpa cum omni imperio (2,458-461). Altre indicazioni di questo genere sono date in in Tit. 1,12-14 d,611ss.); in Tit. 2,6-8 (2,207-212); in Tit. 3,8 (3,148-150). Si può no tare comunque come Girolamo, nella sua esegesi, pur richiamandosi al mo dello del commentario grammaticale classico, si allontani gradualmente dal commaticum genus dicendi che lo caratterizzava, il quale frazionando il testo membro a membro rischiava di pregiudicarne la comprensione dell'insieme (Cfr JAY, L'exégèse de Saint Jéróme, p. 76-80; SINISCALCO, 'La teoria e la tec nica del commentario', p. 231); nei commenti a Paolo in particolare, i lemmi
XVIII
INTRODUZIONE
Le osservazioni per lo più negative sulle caratteristiche del lin guaggio dell'Apostolo erano già state presentate da Origene; è stata tuttavia riconosciuta a Girolamo una certa autonomia di giudizio18. Mentre per Origene, infatti, il sermo scorretto di Paolo non è affatto espressione di imperitia, bensì indice dei misteri e dei significati di cui è carico'9, per Girolamo le oscurità dell'Apostolo non derivano sempre da una precisa volontà dell'autore, e in II Cor 11,6 Paolo sostiene di essere imperitus ser mone non iuxta humilitatem, ma uere™, esprimendo quel giu dizio su di sé in piena sincerità di coscienza21. Girolamo cerca altrove le ragioni delle scorrettezze grammaticali: nel contesto della lettera commentata, nel livello dei destinatari, nella materia stessa delle singole epistole, nel grado di conoscenza del greco da parte di Paolo; il greco per Paolo è una aliena lingua22 e, pur avendola appresa fin da bambino, egli non ne ha una piena pa dronanza. Nel leggere Paolo, di conseguenza, Girolamo annota le violazioni grammaticali senza la necessità di presupporre sem pre una voluta oscurità. In certi casi egli propone due possibilità di lettura del testo, tramite la coordinazione disgiuntiva uel.. uel certe, dove uel certe introduce la lettura più attendibile23. Ma, nel presentare più
che scandiscono lo sviluppo del discorso interpretativo costituiscono spesso, a differenza dei KÓ/i^iara classici, delle unità di senso completo: frasi, in siemi di frasi, all'interno delle quali viene sottolineata all'occorrenza la con tinuità. 18) Cfr MILAZZO, '«Etsi imperitus sermone...»', p. 265-270. 19) Cfr, ad es., ORIG., CRm II 5: non haec apostolum per imperitiam sedper diuinam peritiam conscripsisse (cfr C. P. BAMMEL, Der Romerbriefkommentar des Origenes. Kritische Ausgabe der Ubersetzung Rufins, Vetus Latina 16, Freiburg, 1990, p. 119). 20) Cfr HIER., in Tit. 10-4 (1,61-62). 21) Cfr HIER., ep. 121,10 (CSEL 56, p. 41): Illud, quod crebro diximus: «etsi imperitus sermone, non tamen scientia», nequaquam Paulum de humilitate, sed de conscientiae ueritate dixisse etiam nunc adprobamus. 22) Cfr HIER., in Gai. III 6,1 (PL 26, col. 4556). 23) In in Tit. 3,1-2 (3,36ss.) si suggerisce, ad es., che l'espressione: paratos esse di Tit. 3,1 può essere letta in due modi (dupliciter legendum): riferita a quanto precede nel testo (ut uel subaudiatur ad omne opus bonum paratos esse), o (uel cene) considerata un precetto a sé stante, con un suo valore specifico. In riferimento a Tit. 3,15: «Salutant te qui mecum sunt omnes», si spiega che Paolo, in questa occasione, può essere ricorso o (uel) alla sua consueta abitudine di inviare i saluti da parte di tutti quelli che erano con lui, oppure in modo più probabile (uel certe), si è voluto rivolgere nel saluto specificamente (proprie) a Tito, che era tale da meritarsi l'amore di tutti quelli che gli stavano vicino (in Tit. 3,15a; 3,387-391).
CAPITOLO II
XIX
interpretazioni, non sempre Girolamo specifica quella che è da preferire; a volte lascia la libertà di scegliere tra le proposte enunciate, ritenendole tutte ugualmente valide o edificanti, se condo il principio tipicamente origeniano di interpretazione aperta, che consente all'esegeta di offrire anche più interpreta zioni di uguale tipo, non alternative, ma cumulantisi una sull'altra24. In questo secondo caso ricorrono le formule: siue quod... siue quod, uelquod... uel quod, uel.. uel2'. In relazione alla lingua dell'Apostolo, Girolamo non si pronun cia solo negativamente all'interno del commento. In in TU. 2,150 egli riconosce a Paolo una certa padronanza del greco, e nota come questi sia attento ad utilizzare in modo diversificato le pre posizioni della lingua greca, oltre che i nomi e gli altri vocaboli, servendosene opportunamente a seconda delle circostanze26, e in in TU. 1,12-14 sottolinea l'abilità di Paolo ad adattare ai suoi fini le citazioni tratte da scritti profani; l'iscrizione dell'ara, re cata in Act. 17,23, non era infatti: ignoto Deo, come Paolo scrive, ma : diis Asiae et Europae et Africae; diis ignotis etperegrinis; ma poiché Paolo, in quel contesto, a sostegno della propria argo mentazione, non aveva bisogno di molti dii ignoti, ma di un unico e solo ignotus deus, che era quello che voleva annunciare e far conoscere, scambia il plurale dell'espressione col singolare (1,666-672). L'esigenza di ordinare il discorso di Paolo era avvertita da Gi rolamo in modo ancora più urgente dal momento che il testo era
24) Cfr SIMONETTI, Lettera e/o allegoria, p. 82s.; le diverse interpretazioni vengono sottoposte alla critica del lector prudens; a questi il compito di discernere 'da buon cambiavalute' le monete vere dalle false (cfr HIER., adu. Rufin. I 16; CC SL 79, p. 15). 25) La 'grazia' e la 'pace' invocate da Paolo in Tit. 1,4 possono essere in tese sia (siue quod) date entrambe da Dio Padre e da Cristo Gesù, sia (siue quod) date separatamente, la 'grazia' dal Padre, la 'pace' dal Figlio (in Tit. 1b-4; 1,177-181; la medesima spiegazione è in in Eph. I 1,2; PL 26, col. 473C474A); la gratta Dei Saluatoris di Tit. 2,11 è interpretabile sia (uel quod) in senso letterale, sia (uel quod) in riferimento a Cristo stesso (in Tit. 2,11-14; z,37°-373). 26) Precisamente, nel passo, Girolamo osserva la sfumatura semantica esi stente tra TTepiippoveÌT aytos, Kiipios o 0eòs vjnwv. 283 Ho preferito l'indefinito poiché mi sembra che nel passo non si alluda ad un referente preciso. La frase ha un significato generico, e la presenza di un riferimento al callidus trapezita, di cui si parla nella proposizione precedente, che sarebbe richiesta dal relativo, mi è parsa poco probabile: Quis putas e nobis pro bandi nomismatis callidus trapezita non errabit in discretione sanctorum? Quicumque in Deum et in sanctos eius aequalem caritatem habuerit etfidem, ipsiusfidei communicationem debet habere non disparem ut, sicut credit et diligit, ita dilectionem suam etfidem opere consummet (in Philem. 281-286). 365 La lezione domino suo mi è sembrata più completa e dun que più corretta; anche di seguito, nello stesso contesto, il ter mine indicante il padrone è sempre determinato dal possessivo (cfr infra 366, 371). 385 Suscipe fa parte del lemma di Philem. 12 citato da Girolamo nel passo, e poi ripreso nella spiegazione che segue: Quod 15) Nel testo dei LXX è scritto: «ai £TTEKa\èaono Sa/xovT)À ròv Kvpiov, KCCÌ è8&. Rivista Biblica, 34. 4 (1986). PERI. V.T Omelie origeniane sui Salmi. Contributo all identifica zione del testo latino, Roma, 1980. PERRONE, L., 'Perspectives sur Origène et la littérature patristique des Quaestiones et Responsiones . in DORIVAI, G. e BOULLUEC, A. LE, Origeniana V7 (Bibliotbeca Epbemeridum Tbeologicarum Lovaniensium, 118), Leuven, 1995. p. 151-164. PERRONE, L., 'Motivi paolini nell'epistolario di Gerolamo', in Atti del III Simposio di Tarso su S. Paolo Apostolo, a c. di PADOVESE, L., Roma, 1995, p. 171-201. PERRONE, L., 'Il genere delle Quaestiones et Responsiones nella letteratura cristiana antica fino ad Agostino', in Agostino dIppona. De diversis quaestionibus octoginta tribus. De diversis quaestionibus ad Simplicianum (Lectio Augustini, 12), Roma. 1996, p. 11-44. PERRONE, L., 'Questioni paoline nell'epistolario di Gerolamo'. in Motivi letterari ed esegetici in Gerolamo, a c. di MORESCHIM. C. MENESTRINA, G., Brescia. 1997, p. 81-103. PIERI, F., 'Mit und nach Origenes: Uber einige christologische Themen im Epheserbriefkommentar des Hieronymus'. Origenia na Septima, Leuven. 1999, p. 623-631. POLLASTRI, A., Introduzione in: Ambrosiaster. Commento alla Let tera ai Romani, Roma, 1984, p. 5-33. PRINZIVALLI, E., '.Sicubi dubitas, Hebraeos interroga». Girolamo tra difesa dell'.Hebraica veritas* e polemica antigiudaica'. Annali di Storia dell'esegesi, 14/1 (1997), p. 179-206. RASPANTI, G., Mario Vittorino esegeta di S. Paolo, Palermo, 1996. RASPANTI, G., 'Aspetti formali dell'esegesi paolina dell'Ambrosiaster', Annali di Storia dell'Esegesi, 16/2 (1999), p. 507-536. REBENICH, S., Hieronymus und sein Kreis, Stuttgart, 1992. RUMA, A. D. T., Filone di Alessandria nella prima letteratura cristiana. Uno studio d'insieme, tr. it. a c. di RADICE, R., Milano, 1999.
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= Thesaurus Linguae Latinae, Munich
ABBREVIAZIONI
art. cit. cap. cfr col. ed. cit. ed. or. ex. es. f./ff. in. ms./mss. n. p. s./ss. sec. suppl. t. tr. v./vv. vol.
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articolo citato capitolo confer colonna/e edizione citata edizione originale exeunte (saeculo) esempio foglio/i ineunte (saeculo) manoscritto/i nota/e pagina/e seguente/i secolo/i supplementum tomo/i traduzione versetto/i volume/i
HIERONYMI PRESBYTERI COMMENTARIORVM IN EPISTVLAM PAVLI APOSTOLI AD TITVM LIBER VNVS
CONSPECTVS SIGLORVM
I. Manoscritti B = Karlsruhe, Badische Landesbibliothek, Aug. Perg. 81, sec. IX in. C = Kòln, Dombibliothek, 58 (Darmst. 2052), sec. IX F = Roma, Biblioteca Nazionale, Sessor. 96, sec. IX G = Sankt-Gallen, Stiftsbibliothek, 129, sec. IX H = Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 1856, sec. X L = Paris, Bibliothèque Nationale, nouv. acq. lat. 1459, sec. X O - Monte Cassino, Biblioteca dell'Abbazia, 291 F, sec. XI P = Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, S. Marco 608, sec. XII R = Roma, Biblioteca Vallicelliana, E. 42, sec. XIII T = Novara, Biblioteca Capitolare di Santa Maria, LVI, sec. XIV S = Sevilla, Biblioteca Capitolare Colombina, 82-1-8, sec. XIV-XV
a = consensus di BCFGHLO TT = consensus di PRTS II. Edizioni V = D. Vallarsi, S. Eusebii Hieronymi Stridonensis presbyteri opera, Veronae, 1734-1742', VII, 685-740 PL1 = J. P. Migne, Patrologia Latina 26, Parisiis, 1845, col. 554-600 PL2 = J. P. Migne, Patrologia Latina 26, Parisiis, 1865, col. 589-636 III. Abbreviazioni nell'apparato critico
ac add. cett. codd. codd. del iter. m om. pc praem. transp. ut uid. ?
= ante correctionem = addidit = ceteri codices = omnes codices = deleuit = iterauit = in margine = omisit = post correctionem = praemisit = transposuit = ut uidetur = lectio incerta
(PRAEFATIO) V 685
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Licet non sint digni fide qui fidem primam irritam fecerunt, PL' 554 Marcionem loquor et Basilidem et omnes haereticos qui uetus PI/ 589 laniant Testamentum, tamen eos aliqua ex parte ferremus, si saltem in nouo continerent manus suas et non auderent Christi (ut ipsi iactitant) boni Dei Filii uel euangelistas uiolare uel apostolos. Nunc uero cum et Euangelia eius dissipauerint et apostolorum epistulas non apostolorum Christi fecerint esse sed proprias, miror quomodo sibi christianorum nomen audeant uindicare. Vt enim de ceteris epistulis taceam, de quibus quidquid contrarium suo dogmati uiderant eraserunt, nonnullas integras repudiandas crediderunt: ad Timotheum uidelicet utramque et ad Hebraeos et ad Titum quam nunc conamur exponere. Et siquidem redderent causas cur eas Apostoli non putarent, temptaremus aliquid respondere et forsitan satisfacere lectori. Nunc uero cum haeretica auctoritate pronuntient et dicant: 'Illa epistula Pauli est, haec non est', ea auctoritate refelli se pro ueritate intellegant qua ipsi PL2 590 non erubescunt falsa simulare. Sed Tatianus, Encratitarum patriarches, qui et ipse nonnullas Pauli epistulas repudiauit, hanc uel maxime, hoc est ad Titum, Apostoli pronuntiandam credidit, paruipendens Marcionis et aliorum qui cum eo in hac parte consentiunt adsertionem.
Praef., 2 cfr I Tim. 5,12
Praef., 16/17 cfr C1c.,fam. 9,16,4
incipit in epistula ad Titum explanatio Hieronimi presbyteri CGBL incipit prologus eiusdem in epistula ad Titum O incipit ad Titum F incipit praefatio sancti Hieronimi presbyteri (presbyteri om. R) in epistula sancti (sancti om. RT) Pauli apostoli ad Titum TT in Christi nomine incipit liber episiularum (add. Hpc) sancti Hieronimi presbiteri incipit praefatio Hieronimi presbiteri in epistula ad Titum H Praef., 4 ferremus] ferimus O II 5/6 ut ipsi iactitant om. Rac II 6 iactitant] iactant ir II uel1] et S II uel1] et Sac II 7 et1 om. F II 10 contrarium om. Lac II n suo om. F II eraserunt] eraserant G II 12 utramque] utrumque OF II ei om. Cac Vali. Il 15 cum om. Lac II 17 refelli se] refellisse F II pro om. Oac II qua] quam T II 18 falsa] falsam R II 19 hanc] hoc OF
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HIERONYMVS
Scribit igitur Apostolus, o Paula et Eustochium, de Nicopoli quae, in Actiaco litore sita, nunc possessionis uestrae pars uel v 687 25 maxima est; et scribit ad Titum discipulum suum et in Christo filium quem Cretae reliquerat ad ecclesias instruendas, praecipitque ei ut, cum e duobus Artemas seu Tychicus Cretam fuerit appulsus, ipse Nicopolim ueniat. Iustum quippe erat ut ille qui dixerat: Sollicitudo mea omnium ecclesiarum, et qui Euangelium 30 Christi usque ad Illyricum de Hierosolymis proficiscens fundauerat, non pateretur et sui et Titi absentia Cretenses esse desertos, a quibus primum idololatriae semina pullularunt, sed mitteret eis pro se et Tito Arteman uel Tychicum, quorum doctrina et solatio confouerentur.
23 cfr Tit. 3,12 II 25/26 cfr Tit. 1,4-5 II 26/28 cfr Tit. 3,12 Cor. 11,28 II 29/30 cfr Rom. 15,19 II 32/33 cfr Tit. 3,12
II
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24 quae] quod F II Actiaco] Attico ir II uel orn, ir II 25 et1 om. R II scribit] scripsit GBL, om. R II 26 reliquerat] reliquerit GBL II in struendas] instruendis T II praecipitque] H ir, praecepitque CGBOFL Vali. Il 27 ei om. B II ut om. CGBL II 28 ueniat] uenit C II erat] fuerat Hac II 29 mea om. F II qui] quia Vali."1 Il 31 et2 om. Lac II Titi] sui add. Rac II 32 pullularunt] pollulauerant O II 33 uel] et S II solatio] solatia CGBL explicit praefatio GBLH PTS explicit prologus O"1 ad Titum explicit praefatio R
(INCIPIT EXPLANATIO)
1,1a PAVLVS, SERWS DEI, APOSTOLVS AVTEM IESV CHRISTI. In epistula ad Romanos ita exorsus est : Paulus, seruus Iesu Christi, uocatus apostolus. In hac autem seruum se Dei dicit, apostolum Pi2 591 5 uero Iesu Christi. Si enim Pater et Filius unum sunt, et qui crediderit in Filium credet et in Patrem, seruitus quoque indifferenter apostoli Pauli uel ad Patrem est referenda, uel ad Filium. Haec autem seruitus non est illa de qua ipse Apostolus ait: Nec enim accepistis spiritum seruitutis iterum in timore, sed accepistis spi10 ritum adoptionis, in quo clamamus: Abba, Pater, uerum nobi- PL1 556 lis seruitus de qua et Dauid ad Deum loquitur: Ego seruus tuus et filius ancillae tuae; et beata Maria ad angelum: Ecce ancilla Do mini: fiat mihi secundum uerbum tuum. Hanc seruitutem habuit et Moyses, de quo Dominus ad Iesum, filium Naue: Moyses, in15 quit,famulus meus mortuus est; et in alio loco : Mortuus est Moy ses famulus Domini in terra Moab per uerbum Domini. Absit quippe ut spiritum seruitutis Moysen et Mariam in timore et non pi1 557 in dilectione Dei habuisse credamus. Nec mirum, quamuis sanctos homines, tamen Dei seruos nobiliter appellari, cum per
1, 3/4 Rom. 1,1 II 5 cfr Ioh. 10,30 II 5/6 cfr Ioh. 12,44 II 8/1o Rom. 8,15 II n/11 Ps. 115,16 II 12/13 Luc. 1,38 II 14/15 Ios. 1,2 II I5/ 16 Deut. 34,5 II 17 cfr Rom. 8,15 (spiritum seruitutis)
1, 2s. cfr ORIG., CRm I 3 (BAMMEL, ed. cit., Vetus Latina 16, Freiburg 1990, p. 45s.)
incipit expositio eiusdem libri (libri om. B) GBL incipit tractatus sancti Hieronimi presbyteri in epistula beati (sancti S) Pauli apostoli ad Titum PS incipit expositio sancti Hieronimi presbyteri in epistula Pauli apostoli ad Titum (apostoli ad Titum om. R) RT incipit explanatio eiusdem epistulae ad Paulam et Eustochium Hieronimi presbiteri H 1, 2 Christi Iesu transp. CGBLH II 3 exorsus] orsus CGBOFL II 4 dicit dei transp. G II 5 uero] autem OF II Christi Iesu transp. CGEL H II crediderit] crediderint OF II 6 credet] credit CGBLH Vali., credunt OF II et om. a II 8 ipse om. CGBL II 9 timore] timorem Vali."1 F II 1o adoptionis] filiorum add. Vali."1 ir (Vg.) Il n et2 om. Vali. Il 13 secundum] iuxta Bf (ex secundum) CGOF Vali."1 Il 14 et om. Gac II filium om. TT II 15 Moyses om. ir II 17 timore] timorem O
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HIERONYMVS
20 Esaiam prophetam Pater loquatur ad Filium: Magnum tibi est uocari te puerum meum, quod Graece dicitur: Mèya aoi èori rov K\Ji6ì)vai ae iraìdà IJLOV. Puer autem, hoc est irais, quia potest secundum Graecos et 'famulum' et 'filium' significare, in Hebraeo quaesiuimus et inuenimus non 'filium meum' scriptum esse, sed 25 'seruum meum', id est AEDI. Vnde et Abdias propheta, qui inter- v 688 pretatur 'seruus Domini', ex famulatu Dei nomen accepit. Moueat quempiam Dominum Saluatorem, qui uniuersitatis est conditor, 'seruum Dei' dici, non mouebitur si ipsum ad apostolos audiat loquentem : Qui uoluerit inter uos esse maior, sit omnium seruus; 30 et: Filius hominis non uenit ut ministraretur ei, sed ut ministraret. Quod ne docere tantum uerbis uideretur, monstrauit exemplo: adsumpto quippe linteo accinxit se et aqua peluim replens discipulorum pedes lauit. Non est itaque impium credere eum qui formam semi adsumpserat haec fecisse quae serui sunt, ut 35 paternae uoluntati seruisse dicatur, cum seruis suis ipse seruierit. Haec autem seruitus caritatis est, per quam inuicem nobis seruire praecipimur. Et ipse Apostolus, cum esset liber ex omni bus, omnium se seruum fecit; et in alio loco: Vester, inquit, ser- fi1 592 uus propter Christum. Seruus Dei ille est qui non est seruus 40 peccati; Apostolus igitur, qui peccati non fuit seruus, recte Dei Patris seruus uocatur et Christi. Porro quod ait: Apostolus autem Iesu Christi, tale mihi uidetur quale si dixisset: 'praefectus praetorio Augusti Caesaris', 'magister exercitus Tiberii imperatoris'. Vt enim iudices saeculi huius, 45 quo nobiliores esse uideantur, ex regibus quibus seruiunt et ex dignitate qua intumescunt uocabula sortiuntur, ita et Apostolus,
20/21 Is. 49,6 II 27 cfr Ioh. 1,3; Eph. 3,9; Col. 1,16 II 29 Matth. 20,27 II 3° Matth. 20,28 II 32/33 cfr Ioh. 13,4-5 II 34 cfr Phil. 2,7 (for mam serui) II 36/37 cfr Ioh. 13,15; Gal. 5,13 II 37/38 cfr I Cor. 9,19 II 38/39 II Cor. 4,5 II 39/40 cfr Ioh. 8,34 (seruus peccati)
20 est] hoc add. CGBLH II 21 roti] TÓ Vali."1, TOÙTO Vali."1 CGBLH II 21/22 fieya usque fiov] mega soi estin toyto klethenai se paida mous OF, fieyaa6r)v TT II 22 irais] pais OF, -ywT)s ir II 23 et1 om. TT II 26 moueat] si praem. Vali. Il 28 ad om. Lac II audiat] audiet Vali. Il 29 seruus] seruum C'a' II 30 uenit non transp. Vali. Il ei) sibi Rpc Vali., om. L II 32 quippe om. Rac II 33 pedes om. SacPT II lauit] lauat OF II 36 nobis inuicem transp. ir Vali. Il 37 liber esset transp. CGBL II 40 peccati'] omnis enim (enim om. GBL) qui facit peccatum seruus est pec cati add. CGBLH Vali. Il 40/41 recte usque seruus om. Bac II 41 uocatur seruus transp. R Vali. Il 42 Christi Iesu transp. CGBLH II 43 si om. G II praefectus om. Bac II 45 quo] qui OF II uideantur] uidebantur F
AD TITVM 1
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grandetti inter christianos sibi uindicans dignitatem, apostolum se Christi titulo praenotauit, ut ex ipsa lecturos nominis auctoritate terreret, indicans omnes qui in Christo crederent debere sibi v 689 50 esse subiectos. Nec non quod paulo ante scriptum posuimus ad Romanos : Seruus lesu Christi, non differt ab eo si dixisset : 'seruus sapientiae', 'seruus iustitiae", 'seruus sanctificationis', 'seruus redemptionis' ; Christus quippefactus est nobis a Deo Patre pi1 558 sapientia, iustitia, sanctificatio et redemptio.
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1,1b-4 SECVNDVM FIDEM ELECTORVM DEI ET COGNITIONEM VERITA-
TIS QVAE EST IVXTA PIETATEM IN SPE VITAE AETERNAE, QVAM PROMISIT NON MENDAX DEVS ANTE SAECVLA AETERNA, MANIFESTAVI! AVTEM TEMPORIBVS SVIS VERBVM SWM IN PRAEDICATIONE QVAE CREDITA EST MIHI SECVNDVM IMPERIVM SALVATORIS NOSTRI DEI, TITO, CARISSIMO FILIO 60 IVXTA COMMVNEM FIDEM : GRATIA ET PAX A DEO PATRE ET CHRISTO IESV
SALVATORE NOSTRO. Qui non iuxta humilitatem, ut plerique aestimant, sed uere dixerat : Etsi imperitus sermone, non tamen scientia, Hebraeus ex Hebraeis, iuxta legem Pharisaeus, profundos sensus Graeco sermone non explicat, et quod cogitat in uerba 65 uix promit. Iuxta ordinem igitur sensuum et textum rerum potius quam uerborum, de singulis ut scripta sunt disseramus. Secundum fidem, inquit, electorum Dei refert ad superiora, quod intulit: Paulus, seruus Dei, apostolus autem Iesu Christi, secundum fidem electorum Dei, id est eorum qui non tantum uo70 cati sunt, sed electi. Electorum quoque ipsorum magna diuersitas est pro uarietate operum, sensuum atque sermonum. Nec sta tim qui electus Dei est, uel iuxta electionem possidet fidem, uel iuxta fidem habet scientiam ueritatis. Vnde et Saluator ad Iudaeos qui in eum crediderant est locutus: Si permanseritis in uerbo PL2 593 75 meo, cognoscetis ueritatem, et ueritas liberabit uos. Et euange-
51 Rom. 1,1 II 53/54 I Cor. 1,30 II 62 II Cor. 11,6 II 63 cfr Phil. 3,5 II 68/69 Tit. 1,1 II 69/70 cfr Matth. 22,14 II 74/75 loh. 8,310-32 II 75/76 cfr Ioh. 8,31
47 apostolum] apostolorum Vali."1 Il 53 est om. GBL II 54 redemp tio] et filius hominis non uenit ut ministraretur ei sed ut ministraret add. Vali."1 Il 55 cognitionem] agnitionem L (Vg.) II 56 spe] spem TT (Vg.) Il aeternae om. Sac II 57 manifestauit] manifestata R, manifesta tata T II 58 est om. Cac II 60 Christo om. L II Iesu Christo transp. ir Vali. Il 62 tamen om. H II 64 explicat] explicant O II 67 refert] refer CacOacF Vali. Il 68 quod intulit om. Rac II 70 sed] H TT, et add. CG BOFLVali. Il 72 dei om. Lac II uell]etSac II 72/73 electionem usque iuxta om. Cac II 72 uel1] et Sac II 73 iuxta] electionem add. F II 75 cognoscetis] cognoscitis GB
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liberabit] liberauit GB
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lista testatur quod haec credentibus quidem dixerit, sed nescientibus ueritatem quam consequi possent, si in sermone ipsius permanerent, et liberi effecti serui esse desinerent. Quaeritur quare ad id quod ait: Secundumfidem electorum Dei et cognitionem ueritatis, iunxerit: quae iuxta pietatem est; utrumnam sit aliqua ueritas quae non in pietate sit posita et nunc ad distinctionem illius inferatur cognitio ueritatis quae iuxta pietatem est. Est plane ueritas quae non habet pietatem ; si quis v 690 grammaticam artem nouerit uel dialecticam, ut rationem recte loquendi habeat et inter falsa et uera diiudicet; geometrica quo que et arithmetica et musica habent in sua scientia ueritatem, sed non est scientia illa pietatis. Scientia pietatis est nosse legem, intellegere prophetas, Euangelio credere, apostolos non ignorare. Vt e contrario multi sunt qui habent pietatis ueram cognitionem, PL' 559 sed non statim et ceterarum artium et earum de quibus supra mentionem fecimus ueritatem. Haec igitur ueritas, cuius cognitio iuxta pietatem est, in spe uitae aeternae posita est, quae statim ei qui se cognouerit praemium tribuit immortalitatis ; absque pietate uero notitia ueritatis delectat ad praesens, sed aeternitatem non habet praemiorum, quam promisit non mendax Deus ante saecula aeterna, et manifestauit eam temporibus suis in Christo Iesu. Cui autem ante promisit et postea fecit esse perspicuam, nisi sapientiae suae quae erat semper cum Patre, cum laetaretur orbe perfecto et gauderet super filiis hominum, et repromisit eos quicumque in illa credituri essent habituros esse uitam aeternam? Antequam orbis iaceret fundamenta, antequam maria diffunderet, montes statueret, caelum suspenderet, terram deiecta mole solidaret, haec repromisit Deus in quo mendacium non est, non quia possit mentiri et nolit in falsitatis uerba prorumpere, sed
98/104 cfr Prou. 8,22-31
77 permanerent] permaneret Cac II 83 est2 om. BL II piane ueritas est transp. G II 84 uel] et Sac II 85 geometrica] geometria Vali. Il 86 et' om. Lac \\ habent om. ir II 87 illa] scientia add. Vali."1, om. Hac II nosse] nossem Cac II 89 ut] et GBL Vali. Il 90 et1 om. R II et earum om. Lac II 91 fecimus] feci H II 92 quae] quia a Vali. Il 93 ei] eis L II cognouerit] cognouerunt Cac, cognouerint CpcGBL II 94 pietate] pietatis i II 98 cui] cum F II promisit ante transp. ir Vali. 100 filiis] filios Oac II eos] eis LpcG II 101 esse] eos CGBL
Il II
103 statueret] statuerat H II deiecta] deiectam OF II 104 haec] et a repromisit] promisit CGBOFL II 105 prorumpere] prerumpere O
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quia qui Pater sit ueritatis nullum in se habeat mendacium, secundum illud: Fiat autem Deus uerax, omnis autem homo mendax\ propterea autem non mendax dicitur Deus et cum iureiurando quaedam in prophetis pollicetur, ut nos securiores effecti magis speremus futura esse quae dicta sunt et, tota mente credentes, ad consequenda ea quae uentura sunt praeparemur. Non absque re uidetur breuiter perstringere cur Deus solus uerax et omnis homo mendax Apostoli uoce dicatur et, nisi fallor, quomodo solus habere dicitur immortalitatem, cum et angelos et multas rationabiles fecerit creaturas quibus dederit immortalita- pi2 594 tem, ita et solus dicitur uerax. Non quo et ceteri non immortales v 691 et ueritatis sint amatores, sed quo ille solus naturaliter sit et immortalis et uerus, ceteri uero immortalitatem et ueritatem ex largitione illius consequantur, et aliud sit uerum esse et quid habere per semet, aliud in potestate donantis esse quod habeas. Sed nec hoc silentio praetereundum puto : quomodo non men dax Deus ante aeterna saecula aeternam spoponderit uitam, ex quo iuxta historiam Geneseos factus est mundus, et per uices noctium ac dierum, mensium pariter et annorum tempora constituta sunt. In hoc curriculo et rota mundi tempora labuntur et ueniunt et aut futura sunt aut fuerunt; unde quidam philosophorum non putant esse tempus praesens, sed aut praeteritum aut futurum: quia omne quod loquimur, agimus, cogitamus, aut dum
3,4
107 Rom. 3,4 II 112/113 Rom. 3,4 II 123/125 cfr Gen. 1,3-18
II
114 cfr I Tim. 6,16
II
116 Rom.
126/129 cfr ARCHEo. STOIC. 14 (SVF III, p. 263)
106 qui om. OF II ueritatis] ueritas GBL II nullum] nullumque O II 107 fiat] flt TT II deus om. L II homo om. Lac II 108 non om. Sac II deus dicitur transp. TT Vali. Il et] etenim ir Vali., et Vali."1 Il 109 nos om. Oac II no speremus om. ir, speramus Vali. Il dicta] praedicta RT Vali. Il 1n praeparemur] praeparemus CGBL II 112 absque] ab Vali. Il re om. Lac II 113 nisi] ni FacOCGBL II 114/115 cum usque immortalita tem om. Lac ir II 116 dicitur] deus R, esse add. a Vali. Il 116/117 quo... quo] quod... quod ir Vali. Il 119 et2 om. Vali. Il 119/120 et2 usque esse om. F II 119 quid] quod Vali."1 Il habere] habeas Vali."1 Il 120 per semet om. Vali. "1 II semet] semel O II esse] est ir II quod habeas ora. TT II 121 nec] ne GBL II silentio om. Hac II puto om. a II 122 spo ponderit] sponderit F II 124 mensium] etpraera. CGBL II 124/125 constituta sunt] constituta sint H II 127 putant] putas O II esse] se O II 128 loquimur om. Fac
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HIERONYMVS
fit praeterit, aut si nondum factum est exspectatur. Ante haec igi130 tur mundi tempora, aeternitatem quamdam saeculorum fuisse PL' 560 credendum est, quibus semper cum Filio et Spiritu Sancto fuerit Pater et, ut ita dicam, unum tempus Dei est omnis aeternitas, immo innumerabilia tempora sunt, cum infinitus sit ipse qui ante tempora omne tempus excedit. Sex milia necdum nostri orbis 135 implentur anni et quantas prius aeternitates, quanta tempora, quantas saeculorum origines fuisse arbitrandum est in quibus angeli, throni, dominationes, ceteraeque uirtutes seruierint Deo, et absque temporum uicibus atque mensuris, Deo iubente, substiterint! Ante haec itaque omnia tempora quae nec sermo 140 eloqui, nec mens comprehendere, nec cogitatio tacita audet adtingere, promisit Deus Pater sapientiae suae Verbum suum et ipsam sapientiam suam et uitam eorum qui credituri erant mundo esse uenturam. Diligenter adtendite textum et ordinem lectionis, quoniam uita 145 aeterna quam non mendax Deus, ante saecula aeterna promisit non alia sit absque Verbo Dei. Manifestauit enim, inquit, tempo ribus suis Verbum suum; ergo quam promiserat uitam aeternam, ipsa est Verbum suum quod in principio erat apud Patrem et v 692 Deus erat Verbum et Verbum caro factum est et habitauit in no150 bis. Quod autem Verbum Dei, hoc est Christus, ipse sit uita in alio loco testatur dicens: Ego sum uita. Vita uero non breuis, non aliquibus circumscripta temporibus, sed perpetua, sed aeterna, quae manifestata est in nouissimis saeculis per praedicationem quae credita est Paulo doctori gentium et magistro, ut annuntia155 retur in mundo et hominibus nota fieret, iuxta imperium Salua-
139/141 cfr I Cor. 2,9 II 148/149 cfr loh. 1, 1 II 149 cfr Ioh. 1,14 II 151 Ioh. 14,6 II 154 cfr I Tim. 2,7 (doctor gentium}; II Tim. 1,11 {magister gentium) 129 praeterit] praeterita CacGB II est ora. F II exspectatur] exspectamus ir Vali. Il 131 et ora. L II 132 dei] diei ir II 134 milia] mille Vali. Il nostri ora. Oa' II 135 implentur] impletur Fac II 138 deo1] do mino S II 139 substiterint] subsisterint L PTS II 140 eloqui] loqui CGBL II 141/142 uerbum usque suam ora. Lac II 142 sapientiam suam] sapientiae suae CacGBL II qui] quae L II 146 dei ora. CGBL II 147/148 ergo usque suum ora. ir II 149 habitauit] habitabit OH II nobis] uobis T II 151 non2 ora. Hac II 152 sed1] et R II 153 per praedicatio nem] in praedicatione ir Vali. Il 154 credita] data ir II annuntiaretur] annuntiantur Hac II 155 hominibus] omnibus S II 155/156 dei saluatoris transp. OF
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toris Dei qui nos saluos esse uoluit, id quod pollicitus fuerat im- Pi2 595 plendo. Scribit autem Apostolus Tito, carissimo filio, quod Graece dicitur yvr)ai
.) Il 296 deus] dominus F II subicientur] subiciatur Cac II autem om. L II ei] et TT II ei autem transp. O II 297 a] ad cacFac
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ponam inimicos tuos scabellum pedum tuorum. In subiectis seruis Dominus subicitur. Et quomodo pro nobis dicitur esse ma- PL1 585 ledictum cum non sit maledictum, sed uera benedictio, ita pro nobis uel subiectus scribitur, uel non subiectus, si aut subditi fuerimus Deo, aut non subditi. Quidam hunc locum ita legunt: Serui dominis suis subditi sint, et postquam hucusque distinxerint inferunt: In omnibus placeant; cum in Graeco alius ordo sit lectionis, id est: Serui domi nis suis subditi sint in omnibus, ut sequatur: evapéo-rovs elvai. Quod nos, licet non plene, tamen ex parte aliqua interpretari possumus ut complaceant sibi, ne uidelicet super conditione sua uideatur eis Dei iniqua sententia, sed, quomodo pauper iuxta mensuram suam saluari potest et mulier in sexus infirmitate a regno Dei non excluditur et omnis conditio secundum ordinem suum beatitudinem capere potest, ita et serui complaceant sibi quod serui sint, et non idcirco putent Deo se seruire non posse, quia subiecti sunt hominibus, sed in eo magis placere uoluntati Dei, si et dominis suis subditi fuerint in omnibus et complacuerint sibi in conditione sua et quod deinceps Apostolus praecepit exsequantur: ut non sint contradicentes, nonfurantes. Vel maxi mum seruorum uitium est dominis contradicere et, cum aliquid iusserint, secum mussitare; itaque Titum commonet ut per doctrinam sanam ab his qui christiani serui sunt istiusmodi auferat passionem. Si enim quae dominus imperat necesse habet seruus v 723 implere, cur hoc ipsum non cum bona faciat uoluntate, sed et
299/300 cfr Gal. 3,13-14
II
309/310 cfr Matth. 7,2; Marc. 12,42-44
298 ponam usque tuorum] p. i. t. s. p. t. sic PTS, ponam i. t. s. p. tuorum sic R II in om. H II 299 subicitur] subiciatur O II 300 cum non sit maledictum om. O II maledictum] maledicta CGB, maledictio L II 301 subditi] nos praem. L II 301/302 fuerimus subditi transp. O II 304 distinxerint] distinxerit C1": II 305 in om. GacBC II sit ordo transp. Vali. Il 306 eimpèaTovg elvai] evapiorovs eivai CGBLH, asaristois einai O, eiaristos senai F II 307 quod] quos F II 309 sententia] substantia /*"', scientia Hac II 310 suam om. O II saluari] saluatur ir II 31o/ 311 potest usque excluditur om. ir II 310 a] ac LH Vali. Il 312 suum] suam GB II 313 sint] sunt a II deoora. H'K II se om. O II 314 sunt] F ir, sint CGBOLH Vali. Il hominibus] omnibus Lac S II 314/315 sed us que omnibus om. F II 315 in om. O II omnibus] hominibus O II 316 praecepit] praecipit CBLFH Vali. Il 317 non furantes uel om. ir II 318 est om. a II et] sed F II 319 secum om. a II mussitare] ministrare F II 320 serui sunt] seruiunt OF
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dominum offendat et tamen faciat quod iubetur, maxime cum et Deus ad aquam contradictionis offensus sit? Et in alio loco de murmurante populo loquatur: Desinat a me murmuratio eorum et non morientur. Post contradictionem et aliud seruorum uitium doctrina Christi corrigat: Nefures sint. Fur autem non solum in maioribus, sed et in minoribus iudicatur. Non enim id quod furto ablatum est, sed mens furantis adtenditur. Quomodo in fornicatione et adulterio non idcirco diuersa sit fornicatio aut adulterium si pulchra uel PI/ 621 diues, deformis aut pauper sit meretrix uel adultera, sed qualiscumque illa fuerit una est fornicatio et adulterium, ita et in furto quantumcumque seruus abstulerit furti crimen incurrit. Vnde et in Moysi lege fures nonnumquam septuplum, nonnumquam quadruplum reddere compelluntur et interdum obtruncatur, interdum uenditur fur ipse pro furto, de quibus nuper uobis in Leuitico exposuisse me memini. Si autem hoc prohibetur in seruo, quanto magis in libero, ne aut iudex rapiat, aut miles nequaquam contentus stipendiis suis aliena deuastet? Pulchre quidam uir apprime grauis, cum ei cuiusdam iudicis laudaretur integritas et diceret de eo ille qui laudabat: 'Non est fur', respondit: 'Optimum seruum faceret, si nec fugitiuus esset'; in tantum furti suspicio ab omni libero esse debet aliena. Sint itaque serui subditi dominis suis in omnibus, sint compla- pi1 586 centes conditioni suae ut non ferant aspere seruitutem, non contradicant dominis, non furentur et post haec in omnibus fidem
324 cfr Num. 20,24 (aquas contradictionis) II 325/326 Num. 17,25 (LXX) II 335 cfr Prou. 6,30-31 II 335/336 cfr Ex. 21,37 II 336/337 cfr Ex. 22,1-2
323 tamen] tandem Vali. "1 II et2 om. S II 324 et iter. L II 325 a me] tamen ir, om. F II 326 morientur] murmurentur ir II 328 corrigat om. O II fur autem] a R Vali., furante/5, furantem TS II et] etiam R Vali., om. L II 329 id om. F II 330 adulterio] in praem. H II 331 aut] ut GacBC, et L II aut adulterium om. OF II 332 meretrix uel adultera sit transp. R Vali. Il 333 et1] uel OF Vali. Il 335 nonnumquam septuplum ora. C*' II 336 interdum obtruncatur om. Hac II 337 uobis om. FacH II 338 me om. CacGacLacB PTS II prohibetur] probetur TT II 339 aut1] ut GBL, audiat F II nequaquam] non Vali. Il 340 deuastet] diuastet CBOL II 343 suspicio] superstitio ir II 344 debet esse transp. TT Vali. Il 345 suis om. Fac II complacentes] placentes Rac II 346 conditioni] conditio S II non' om. Oac II 346/347 non2 usque furentur om. Bac II 346 contradicant] contradicunt Hac
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HIERONYMVS
bonam ostendant, ut doctrinam Saluatoris nostri Dei ornent in omnibus. Si enim apud carnales dominos in minimo fideles fue350 rint, incipient eis apud Deum maiora committi. Ornat autem doc trinam Domini qui ea quae conditioni suae apta sunt facit, ut e diuerso confundit eam qui non est subiectus in omnibus, cui conditio sua displicet, qui contradictor atque fraudator in nullo fidem bonam ostendit. Quomodo enim potest fidelis esse in sub355 stantia Dei qui carnali domino fidem exhibere non potuit?
z, 11-14 ILLVXIT ENIM GRATIA DEI SALVATORIS OMNIBVS HOMINIBVS, v 724 ERVDIENS NOS VT, ABNEGANTES IMPIETATEM ET SAECVLARIA DESIDERIA, PVDICE ET IVSTE ET PIE VIVAMVS IN HOC SAECVLO, EXSPECTANTES BEATAM SPEM ET ADVENTVM GLORIAE MAGNI DEI ET SALVATORIS NOSTRI IESV 360 CHRISTI, QVI DEDIT SEMETIPSVM PRO NOBIS, VT REDIMERET NOS AB OMNI INIQVITATE ET MVNDARET SIBI POPVLVM EGREGIVM, AEMVLATOREM BONORVM OPERVM. Post catalogum doctrinae ad Titum - quid senes, quid anus, quid adulescentulas et iuuenes, quid ad extremum seruos erudire deberet - recte nunc intulit : Illuxit enim gratia Dei 365 Saluatoris omnibus hominibus. Non est enim aliqua differentia liberi et serui, Graeci et Barbari, circumcisi et habentis praeputium, mulieris et uiri, sed cuncti in Christo unum sumus, uniuersi ad Dei regnum uocamur, omnes post offensam Patri nostro reconciliandi sumus non per merita nostra, sed per gratiam Salua370 toris. Vel quod Dei Patris uiuens et subsistens gratia ipse sit Christus, uel quod Christi Dei Saluatoris haec sit gratia, et non nostro merito saluati sumus, secundum illud quod in alio loco dicitur: Pro nihilo saluabis eos. PL2 622 Quae gratia omnibus hominibus ideo illuxit, ut erudiret nos, 375 abnegantes impietatem et saecularia desideria, pudice et iuste et
349/350 cfr Matth. 25,21 et parr. Il 362/364 cfr TU. 2,2-10 II 36 367 cfr Gal. 3,28 II 368/369 cfr Rom. 5,10 II 369 cfr Eph. 2,8-9 373 Ps. 55,8 348 dei nostri transp. Vali. Il dei om. OF II ornent] ordinent Lpc II 350 deum] dominum OF II maiora] minora PTS II 351 qui om. T II ea om. ir II conditioni] pro praem. T II facit] faciat G II ut] et L RS Vali., et add. PpcT II 354 potest] poterit OF Vali."1 Il 356 Saluatoris] nostri add. H II 357 desideria om. Lac II 359/360 Christi Iesu transp. COBO FL II 360 nos redimeret transp. ir Vali. Il 363 quid3 om. OF II 364 nunc om. Cac II 365 Saluatoris] nostri add. H II 368 reconciliandi] reconciliati Vali."1 F II 370/371 uel usque Saluatoris om. OF II 370 sub sistens] substinens S II 371 Saluatoris om. Bac II 372 sumus] simus CGB Vali. Il loco om. Oac II 373 eos] nos TT II 375 pudice] ut praem. ir
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pie uiuere in hoc saeculo. Quid sit autem abnegare impietatem et saecularia desideria, ex eo quod supra exposuimus, Deum confitentur se scire, factis autem negant, intellegi posse confido et per contraria disserta contraria. Saecularia igitur desideria sunt quae a mundi istius principe suggeruntur et, cum sint saeculi, cum saeculi huius nube pertranseunt. Nos autem cum pu dice et iuste, nec corpore scilicet nec mente peccantes, uixerimus in Christo, pie quoque uiuamus in hoc saeculo ; quae pietas exspectat beatam spem et aduentum gloriae magni Dei et Saluatoris nostri Iesu Christi. Sicut enim impietas magni Dei reformidat aduentum, ita secura de opere suo et de fide illum pietas praestolatur. Vbi est serpens Arius? Vbi Eunomius coluber? Magnus Deus lesus Christus Saluator dicitur, non primogenitus omnis creaturae, non Verbum Dei et sapientia, sed Iesus et Christus; quae uocabula adsumpti hominis sunt. Neque uero alium PL' 587 Iesum Christum, alium Verbum dicimus, ut noua haeresis calum- v 725 niatur, sed eumdem et ante saecula et post saecula et ante mundum et post Mariam, immo ex Maria, magnum Deum appellamus Saluatorem nostrum Iesum Christum qui dedit seipsum pro nobis, ut pretioso sanguina suo nos redimeret ab omni iniquitate et mundaret sibi populum irepiovaiov (ita quippe habetur in Graeco) et bonorum operum faceret aemulatorem. Saepe mecum considerans quid sibi uellet uerbum irspioixnov et a sapientibus saeculi huius interrogans si forte alicubi legis-
377/378 Tit. 1,16 II 380 cfr Ioh. 12,31 (princeps mundf) et passim II 380/381 cfr Ps. 17,13 II 382/383 cfr II Tim. 3,12 {uiuere in Christo) et pas sim II 388/389 cfr Col. 1,15 (primogenitus omnis creaturae) II 389 cfr Ioh. 1,1 (Verbum); I Cor. 1,24 (Dei sapientiam) II 395 cfr I Petr. 1,19 (pre tioso sanguine)
3985. cfr ORIG., Orat 27,7s. (GCS 3, p. 366s.)
376 uiuere] uiuamus ir ir II 378 scire] nosse ir contraria1] contrariam C sint saeculi om. OF ir II o Vali., et praem. OF
II saeculo] in praem. B II quid sit] quod si Vali. Il 379 contraria'] contrariae CGBOFH II II igitur] ergo Vali. Il 380 a ora. F II cum 381 nube] nubes Oac II 383 uiuamus] uiuemus II quae] qui Lac II 385 impietas iter. P II
388 primogenitus] primonitoris T II 389 et2 om. CGBL Vali. Il 390 quae] et praem. CGBL II sunt] sint L II alium] aliud R II 391 Iesum ora. Cac, in praem. O II alium] aliud R II 393 Mariam] Maria B II 394 seipsum] semetipsum RT Vali. Il pro nobis ora. RT II 396 Trepioixriov] irepio «a! TTepi usque -tfÀioì'] erobato kai perifrono ton elion OF II «.ai usque -ijÀiov ora. ir II 490 nos] non G II possumus] possimus H II 491 aerem] aere F II 492 TrepKppóvrjo-is] perifronisis OF II ergo] dicitur add. CGB II 493 ecclesiis] ecclesia a II 494 discipuli] discipulis O II 495 se] non L, ora. GB II intellegat magistro se transp. COFH II magistro] magistros GBL, ora. Rac II maiorem] maiores BpcGL, meliorem R II 496 diaconi] H ir Vali., diacones CGBLOF II debent] deberent R II 497 et ora. Vali.'" Il sermone] ac scientia add. Vali."1
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cedant, uerum et inferior gradus, exorcistae, lectores, aeditui et pi2 626 omnes omnino qui domui Dei seruiunt, quia uehementer ec500 clesiam Christi destruit meliores laicos esse quam clericos. v 729
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3,1-2 ADMONE ILLOS PRINCIPIBVS ET POTESTATIBVS SVBDITOS ESSE, OBOEDIRE; AD OMNE OPVS BONVM PARATOS ESSE; NEMINEM BLASPHEMARE, NON LITIGIOSOS ESSE; SED MODESTOS, OMNEM OSTENDENTES MANSVETVDINEM AD OMNES HOMiNES. Tale quid et ad Romanos scribitur: Omnis anima potestatibus superioribus subdita sit. Non est enim potestas nisi a Deo. Quod quidem praeceptum et hic et ibi propterea puto editum, quia Iudae Galilaei per illud tempus dogma adhuc uigebat et habebat plurimos sectatores, cuius et in Actibus apostolorum fit mentio, Scriptura referente: Ante hos enim dies surrexit Theodas, dicens quemdam se esse magnum; cui appositi sunt uiri quasi tria milia; et: Post hunc surrexit in diebus census Iudas Galilaeus, qui inter cetera hoc quasi proba bile proferebat ex lege: nullum debere Dominum nisi solum Deum uocari et eos qui ad templum decimas deferrent Caesari PL' 591 tributa non reddere. Quae haeresis in tantum creuerat ut etiam Pharisaeorum et multam partem populi conturbaret ita ut ad Do minum quoque nostrum referretur haec quaestio: Licet Caesari dare tributum, an non? Quibus Dominus prudenter cauteque respondens ait: Reddite quae sunt Caesaris Caesari et quae sunt Dei Deo. Cui responsioni Paulus apostolus congruens docet principatibus et potestatibus credentes debere esse subiectos. 'Apxai quippe quae leguntur in Graeco magis 'principatus' quam 'principes' sonant et ipsam significant potestatem, non eos qui in potestate sunt homines. Sed quia dixerat: Admone illos
25 principatibus et potestatibus subditos esse, poterat his qui tor-
3, 5/6 Rom. 13,1 II 7/9 cfr Act. 5,37 II 9/11 Act. 5,36 II 11/12 Act. 5,37 II 17/18 Matth. 22,17 II 19/20 Matth. 22,21 II 20 cfr Rom. 13,7 499 quia] qui GB, uero add. Lac II 500 destruit] destruunt Lpc liores] melius est L II quam] quem BacC
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me
3, 1 admone] admonere GB, admonet S II et om. CGBLH II 3 esse litigiosos transp. a. Il sed] esse CGBLOH Vali., om. F II modestos om. F II 4 tale] tales Hac II et om. HacG II ad2 om. Lac II 5 est om. Gac II 8 habebat] habeat Cac II 1o enim om. ir II se om. OF II esse se transp. CGBLH (Vg.) Il 14 ad om. Lac II 15 etiam] et S II 17 referretur] referatur L II 20 responsioni] responsione CacGB II con gruens] congruenter H II 22 quae] qui Cac
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menta formidant occasio ad negandum dari dum iuxta Apostoli dictimi se adsererent principatibus et potestatibus esse subiectos et facere quod iuberent, propterea subiecit: Oboedire ad omne opus bonum. Si bonum est quod praecipit imperator et praeses, iubentis obsequere uoluntati; sin uero malum et contra Deum sapit, responde ei illud de Actibus apostolorum: Oboedire oportet Deo magis quam hominibus. Hoc ipsum et de seruis intellegamus apud dominos et de uxoribus apud uiros et de filiis apud parentes, quod in illis tantum debeant dominis, uiris, parentibus esse subiecti, quae contra Dei mandata non ueniant. v 730 Quod uero sequitur: Paratos esse, dupliciter legendum: ut uel subaudiatur ad omne opus bonum paratos esse, uel certe, cum superioribus copulato hoc quod ait: Oboedire ad omne opus bo- PI/ 627 num et hucusque finito, quasi aliud proprium et speciale praeceptum sii paratos esse, iuxta illud quod in Leuitico scriptum est: hircum qui emittitur maledicta populi sustinentem tradì in manus hominis parati. Si quis ergo paratus est ut àTTOTToinraìov teneat et educat illum in desertum et ibi eum disperdat et quantum in se est sortem maledictionis exterminet, is cum oboedierit omni operi bono etiam paratus erit. Potest autem et aliter accipi para tos esse: ut omnia quaecumque euenire possunt, sibi in animo praefigurent, et cum acciderint nihil quasi nouum sustineant, sed eis praeparata sint omnia. Neminem quoque blasphemare non simpliciter accipitur. Nec enim ait: 'neminem hominem' blasphemare, sed absolute neminem: non angelum, non aliquam creaturam Dei. Omnia quippe
31/32 Act. 5,29 II 32/33 cfr Tit. 2,9 II 33 cfr Tit. 2,5; Eph. 5,22; Col. 3,18 II 33/34 cfr Col. 3,20 II 40/44 cfr Leu. 16,21-22; 16,10 II 51/52 cfr Gen. 1,31 28 oboedire om. GBL II omne om. Coc II 29 praecipit] praecepit CGB II 31 ei] et CGBFL II 32 magis om. Oa' II 33 dominos] dominus Cac II 35 ueniant] H TT, ueniunt CGBL Vali., fuerint O, fuerant F Vali."1 Il 36/37 dupliciter usque esse om. Bac II 36 legendum] intellegendum OF Vali."1 Il 39 proprium] priorum O II 41 maledicta] maledictam F II manus] manibus TT II 42 si om. CGBL II quis om. Bac II ànroTTOfiiralov] apopompeium C, apopompeum GBOFLH, aTrom>/j.irr|v/j. Tr II 43 et' om. O il educat] deducat OF Vali."1, adducat R II 44 sortem] sorte TT Vali. Il is] his O II 45 operi] opere GB II 45/46 potest usque esse om. Ba' II 45 et om. F II paratos] paratus ir II 46 euenire] uenire O II 47 praefigurent] praefigurant O, praefigerent Vali."1 Il acciderint] acciderit R, accederint F II 49 accipitur] accipi ir II 50 ait] ut Hac
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quae a Deo facta sunt, ualde bona sunt. Quando Michael archangelus cum diabolo disputabat deMoysi corpore, nonfuit ausus inferre iudicium blasphemiae, sed dixit: Imperet tibi Deus. Si igitur Michael non fuit ausus diabolo et certe maledictione dignissimo iudicium inferre blasphemiae, quanto magis nos ab omni maledicto puri esse debemus? Merebatur diabolus maledictum, sed per os archangeli blasphemia exire non debuit. Relege ueteres libros et uide quae tribus in monte Garizin constitutae PL1 592 sint ut benedicerent populo et quae in monte altero ut maledicerent Ruben, qui maculauerat torum parentis, et Zabulon nouissimus filius Liae et ancillarum liberi in monte Hebal ponuntur ut maledicant eis qui maledictione sunt digni. Longum est si nunc enumerem quomodo Iacob, qui ad benedictionem uocauerat filios dicens: Vt benedicam uobis, postea quasi in benedictione consociet: Maledictus furor eorum, quia procax; et ipse Dominus loquatur in Genesi: Maledicta terra in operibus tuis. Hoc nunc tantum dixisse sufficiat, quod blasphemare Christi discipulos non oportet, nec quod additur: Esse litigiosos. Si enim sumus v 731 filii pacis et uolumus super nos pacem requiescere et accessimus ad Hierusalem caelestem quae ex pace nomen accepit, cum his qui oderunt pacem habeamus pacem; et quantum in nobis est cum omnibus hominibus pacati simus - non solum cum modestis, sed etiam cum rixosis, quia nulla uirtus est ferre mansuetos locumque demus irae, omnem ostendentes mansuetudinem ad omnes homines. Non quo uanae gloriae desiderio nos esse mansuetos omnibus hominibus ostendere debeamus, sed, dum omnes ferimus et iniuriae uicem non rependimus, ipsa opera notiora uniuersis flant. Potest aliquis ob iactantiam et opinionem
52/54 Iudae 9 II 59/61 cfr Deut. 11,29 II 61 cfr Gen. 35,22 II 61/ 62 cfr Gen. 35,23.25.26 II 62/63 cfr Deut. 27,13 II 65 Gen. 48,9 II 66 Gen. 49,7 II 67 Gen. 3,17 II 69/70 cfr Luc. 1o, 6 II 71 cfr Hebr. 12,22 {Hierusalem caelestem) II 71/72 cfr Ps. 119,7 II 72/73 cfr Rom. 12, 18 II 74 cfr Matth. 5,46 et parr. 52 sunt2 ora. CGBFLH II archangelus] archangelum Fac II 54 imperet] crepet add. Hac II 55 Michael ora. Hac II 56 nos ora. Lac II 57 diabolus] diabolos C II 58 archangeli os transp. Vali. Il blasphemia] blasphemiae O II 62 Hebal] eliei OF Vali."1 Il 63 eis] his OF II 64 uocauerat om. Hac II 65 uobis] uos OF II postea] et praem. OF II 69 litigiosos] litigiosus O II 71 accepit] accipit BpcC II 72 pacem1] pax add. C II 73 hominibus ora. TT II 76 quo] quod ir Vali. Il 79 uniuer sis] uniuersas Hac
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80 uulgi auramque popularem simulare apud quosdam mansuetudinem et fingere bonitatem, sed ubi non est uera et genuina et PL2 628 solida mansuetudo, nescio an eum esse mansuetum possit om nibus persuaderi. 3,3-7 FVIMVS ENIM ALIQVANDO ET NOS STVLTI, INOBOEDIENTES, ER85 RANTES, SERVIENTES DESIDERIIS ET VOLVPTATIBVS VARIIS, IN MALITIA ET IN INVIDIA AGENTES, ODIOSI, ODIENTES ALTERVTRVM. CVM AVTEM BONITAS ET HVMANITAS ILLVXIT SALVATORIS NOSTRI DEI, NON EX OPERIBVS IVSTITIAE QVAE NOS FECIMVS, SED SECVNDVM SVAM MISERICORDIAM SAL VAVIT NOS, PER LAVACRVM REGENERATIONIS ET RENOVATIONIS SPIRITVS 90 SANCTI, QVEM EFFVDIT SVPER NOS OPVLENTE PER IESVM CHRISTVM SALVATOREM NOSTRVM VT, IVSTIFICATI ILLIVS GRATIA, HEREDES EFFICIAMVR SECVNDVM SPEM VITAE AETERNAE. Quaerat aliquis quomodo Paulus fuerit stultus, incredulus, errans et seruiens uariis desideriis et uoluptatibus, in malitia et in inuidia, odiosus et odiens, ante95 quam Saluatoris nostri bonitas atque clementia per lauacrum secundae regenerationis eum saluum faceret, non ex iustitiae operibus quae fecerat, sed ex misericordia sua - effuso abundanter et large super apostolos atque credentes per Iesum Christum Spiritu Sancto - ut, hereditatem gratiae consecuti, spem uitae in per100 petuum possiderent. Et certe legimus eum secundum iustitiam quae in lege est sine querela fuisse circumcisum octaua die : Hebraeum ex Hebraeis, secundum legem Pharisaeum, de tribu Be- pi1 593 niamin, eruditum ad pedes Gamalihel et ab infantia sacris litteris institutum. Ad quod respondetur Iudaeos qui ante aduentum v 732 105 Saluatoris et passionem eius et resurrectionem in lege uersati sunt, licet non plenam attamen aliqua ex parte habuisse iustitiam, sicut Simeon quoque et Anna prophetissa in templo Dei seruiens
100/102 cfr Phil. 3,5-6 II 103 cfr Act. 22,3 107/108 cfr Luc. 2,25-26.36-37
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103/104 cfr II Tim. 3,15
82 omnibus] hominibus O II 84 et aliquando transp. H II nos om. H II 84/85 errantes seruientes om. Gac II 86 in om. OF(Vg.) Il odiosi om. F, odio ir II 87 non om. Cac II 88 nos om. F II fecimus nos transp. Vali. (Vg.) Il sed om. Hac II misericordiam suam transp. R Vali. Il saluauit] saluabit GacBFC II 89 et renouationis om. OF II 90 opulente] opulenter OF Vali. Il 92 spem om. Lac II 94 in2 om. LacOF II 96 regenerationis] generationis CGBOFL II 98 super large transp. Hac II Christum om. H II 100 eum om. CGBOFL II 101 cir cumcisum] circumciso F II octaua] octauo L II 102 pharisaeum] pharisaeus F II 103 Gamalihel] OL, Gamaliel CGBF, Gamalielis H TT Vali. Il 104 quod] quos OH II aduentum] aduentu O II 107 prophetissa] prophetes a
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reperta. Postquam uero populus conclamauit: Crucifige, crucifige eum! Non habemus regem nisi Caesarem, et: Sanguis eius super nos et super filios nostros, et ablatum est ab eis regnum Dei et traditum genti facienti fructus eius, ex eo tempore qui in Christum non credidit fuit stultus, errabundus, incredulus et seruiens uariis uoluptatibus. An non uobis uidetur Paulus fuisse stultus quando habebat zelum Dei, sed non secundum scientiam et persequebatur ecclesiam et lapidantium Stephanum uestimenta seruabat? Cum in tantum odii contra Saluatorem instigatus exarserat ut litteras a sacerdotibus acciperet, pergens Damascum ad eos qui in Christum crediderant uinciendos? Aut ullas poterat habere uirtutes sine uirtute Christi Iesu, aut aestuantem flammam restinguere uoluptatum, cum non esset templum Dei? Quae autem maior potest esse malitia et inuidia quam contra absentes epistulas sumere et ubique Christi uastare discipulos, nolle ipsum saluum fieri et ceteris qui salui esse poterant inuidere, odisse christianos et consequenter ab omnibus odium promereri? Quis autem maior error et inoboedientiae uecordia quam, post- PI/ 629 quam respirauit dies et praeterierunt umbrae, legem abolitam uelle seruare et dicere: Ne adtrectaueris, ne contigeris, ne gustaueris, et apparente solido et uirili cibo infantiae cupere lacte potari? Diligentius adtendamus et inueniemus in praesenti capitulo manifestissimam Trinitatem. Benignitas quippe atque clementia Saluatoris nostri Dei, non alterius quam Dei Patris, per lauacrum
108/109 Ioh. 19,15 II 109/110 Matth. 27,25 II no/n1 cfr Matth. 21,43 II 114 cfr Rom. 10,2 II 115 cfr Phil. 3,6 II 115/116 cfr Act. 22,20 II n6/ 118 cfr Act. 9,2 II 120 cfr I Cor. 3,16 (templum Dei) II 127/128 Col. 2,21 II 128/129 cfr Hebr. 5,12-14
108 reperta] est praem. a Vali. Il conclamauit] conclamarunt O, clamauit H II 109 eius om. OF II no nos ora. S II ab om. FacO II eis] ei O II 1n genli] gentibus O II 112 Christum] Chrisio OF II non om. Fac II 113 uobis] nobis Vali., uobis Vali"1 II 114 habebai] habeai Hac II ufi seruabat] seruabit T II instigatus om. Rac II 117 exarserat] exarserit R Vali. Il acciperet] acceperit O, acciperit F II 118 crediderant] crediderint T II poterat] poterit F II 119 uirtute] dei add. a Vali. Il Christi] Christo H II aut] ut OF II flammam] flamma L II 120 restinguere] resiingueret OF, reslringere R II 122 uaslare] uaslaret H II 123 et ora. ir II 125 et ora. TT II inoboedientiae] inoboedientia OFH Vali. Il uecordia] et praem. OFH Vali., tuae cordia C II 127 seruare] reseruare CGBL II 128 cibo et uirili transp. ir Vali. Il lacte cupere transp. R Vali. Il 129 potari] portari S Vali."1 Il 132 nostri ora. Oac
AD TITVM 3
63
regenerationis et renouationem Spiritus Sancti, quem effudit su per nos abundanter per Iesum Christum Saluatorem nostrum, ius135 tificauit nos in uitam aeternam. Salus credentium mysterium Trinitatis est. Alii hunc locum ita intellegunt ut non de Paulo et apostolis, sed sub apostolorum persona de aliis dictum putent ut, quomodo sub persona sua et Apollo et Cephae de dissensione et schismate quod arguebat in Corinthiis est locutus, ita etiam in v 733 140 praesenti loco, se et apostolos nominans, omnes qui in Christo crediderant quales fuerint ante regenerationem lauacri uitalis ostenderit. Simul autem et humilitas eius est admiranda, quod qui omnem humilitatem iustitiamque legis quasi quisquilias et purgamenta contempsit, recte se sine Christo uitiis omnibus seruisse 145 memorarit. 3,8 FIDELIS SERMO ET DE HIS VOLO TE ADFIRMARE, VT CVRAM HABEANT BONIS OPERIBVS PRAEESSE QVI CREDVNT DEO. HAEC BONA SVNT
ET VTILIA HOMINIBVS. Hoc quod ait: Fidelis sermo, ad superiora pi1 594 iungendum est, in quibus praemiserat: Vt, iustificati ipsius gra vo tia, heredes efficiamur secundum spem uitae aeternae. Dignus enim fide super hereditate Dei sermo et super spe uitae aeter nae. Vnde oportet de his non dubium, non timentem et ipsum credere et ut credant ceteri confirmare, non solum autem hoc, sed et hoc cum ceteris his qui uoluerint credere confirmandum 155 est; quapropter ait: Et de his uolo te confirmare. Qui autem ista uera esse crediderint, necesse est ut curam habeant bonorum operum, per quae hereditas Dei et spes uitae praeparatur aeter nae. Et pulchre ut maiorem fidem faceret, non dixit: 'qui credunt
138/139 cfr I Cor. 1,12
II
149/150 Tit. 3,7
133 renouationem] renouationis LH II 134 abundanter] abunde ir Vali. Il Christum om. R II iustiflcauit] uiuificauit ir Vali."1 Il 135 credentium] credendum GBL II 137 sub] cum GBL II persona] personam O II 138 sua om. Hac II 139 locutus] locus PRT II 140 prae senti] praesens Gac II 141 crediderant] crediderunt ir II fuerint] fuerant G II uitalis om. Hac II 142 humilitas] humilitatis O II 143 humili tatem] utilitatem a Vali."1 Il 144 se om. Hac II 145 memorarit] memora ret F II 146 adfirmare] confirmare Gpc Vali., adfirmare Vali."1 Il 147 credunt] in add. ir Vali. Il deo] domino ir Vali.: II 149 gratia ipsius transp. GBL (Vg.) Il 150/151 dignus usque aeternae om. Fac II 151 he reditate) hereditatem OF II spe] spem OF ir II 153 et om. Cac II cre dant] credent Gac, credunt H II ceteri] ceteris OF, et praem. Cac II 153/155 non usque confirmare om. OF II 154 uoluerint] uolunt ir II 155/156 uera ista transp. F II 156 uera] uere Vali. Il ut om. Vali. Il 157 aeternae] aeterna F II 158 pulchre] pulchrae CBO
64
HIERONYMVS
hominibus', sed qui credunt Deo. Necesse est enim ut curam bo160 norum operum habeant, quae adimpleta et omni studio perpe trata bona sunt utiliaque credentibus.
3,9 STVLTAS AVTEM QVAESTIONES ET GENEALOGIAS ET CONTENTIONES ET PVGNAS QVAE VENIVNT EX LEGE DEVITA: SVNT QVIPPE INVTILES ET VANAE. Quia multiplices et diuersae sunt quaestiones, propte165 rea Salomon de his qui quaererent Deum locutus est dicens: Recte autem quaerentes eum inueneruntpacem. Qui igitur Deum non recte quaerunt, pacem inuenire non possunt. Plurima exempla sunt quaerentium non recte Deum: Iudaei praue quaerunt Deum, sperantes se eum inuenire posse sine Christo; haeretici, PL1 630 17o uano sermonum strepitu concrepantes, quaerunt quem inuenire non possunt; philosophi quoque et barbari de Deo uaria sentientes quaesierunt Deum, sed quia non recte quaesierunt, fuerunt eorum fatuae quaestiones putantium Deum humanis sensibus posse comprehendi. Ab his igitur Paulus nos reuocat quaestioni175 bus. Ceterum ad sapientes et quae Scripturarum auctoritate sunt v 734 fultae magis cohortatur et prouocat, praeceptorum non nescius Saluatoris in quibus ait: Quaerite et inuenietis, pulsate et aperietur uobis, petite et dabitur uobis. Omnis enim qui quaerit inueniet, et quipetit accipiet, et qui pulsat aperietur ei\ modo non sit 180 corpus nostrum subditum peccatis et ingredietur in nos sapientia. Exerceatur sensus, mens cotidie diuina lectione pascatur et quaestiones nostrae stultae non erunt quaestiones. Quod autem ait : Genealogias et contentiones et rixas quae ueniunt ex lege deuita, proprie pulsat Iudaeos, qui in eo se iactant 185 et putant legis habere notitiam, si nomina teneant singulorum quae, quia barbara sunt et etymologias eorum non nouimus, plerumque corrupte proferuntur a nobis. Et si forte errauerimus in
166 Prou. 16,8 (LXX)
II
177/179 Matth. 7,7-8 et parr.
159 qui om. CGBL II 161 sunt bona transp. TT Vali. Il 165 quaererent] quaerunt Vali., crederent ir II deum] deo TT II 168 sunt om. Oac II 169 sperantes] enim add. Gpc II inuenire eum transp. Hac II posse om. HacOF II 170 concrepantes] non crepantes GacB II 172 quaesierunt' om. Oac II quaesierunt2) quaesierant C II 173 eorum] eum O II 174 comprehendi] comprehendendi L II 175 et om. F II 176/177 prae ceptorum usque ait om. OF II 178 petite usque uobis om. OF II inueniet] inuenit Vali. (Vg.), inueniet Vali."1 Il 179 accipiet] accipit F Vali. (Vg.), accipiet Vali."1 Il 180 nos] os F II 185 putant] putent Fpc II 187 proferuntur] proferentur F II errauerimus] errabimus F, errauimus Hac Vali."1
AD TITVM 3
190
195
200
205
210
65
accentu, in extensione et breuitate syllabae, uel breuia producentes, uel producta breuiantes, solent irridere nos imperitiae, maxime in aspirationibus et quibusdam cum rasura gulae litteris proferendis. Hoc autem euenit quod Septuaginta interpretes, per quos in Graecum sermonem lex diuina translata est, specialiter HETH litteram et AIN et ceteras istiusmodi (quia cum duplici aspi- Pi1 595 ratione in Graecam linguam transferre non poterant) aliis litteris additis expresserunt: uerbi causa ut 'Rahel', 'Rachel' dicerent; et 'Ieriho', 'Iericho'; et 'Hebron', 'Chebron'; et 'Seor', 'Segor'; in aliis uero eos conatus iste defecit. Nam nos et Graeci unam tantum litteram 's' habemus, illi uero tres: SAMECH, SADE et SIN, quae diuersos sonos possident. 'Isaac' et 'Sion' per SADE scribuntur; 'Israhel' per SIN et tamen non sonat hoc quod scribitur, sed quod non scribitur. 'Seon', rex Amorrhaeorum, per SAMECH litteram et pronuntiatur et scribitur. Si igitur a nobis haec nominum et linguae iSiÙfiara, ut uidelicet barbara, non ita fuerint expressa ut exprimuntur ab Hebraeis, solent cachinnum adtollere et iurare se penitus nescire quod dicimus. Vnde et nobis curae fuit omnes ueteres legis libros, quos uir doctus Adamantius in Hexapla digesserat de Caesariensi bibliotheca descriptos, ex ipsis authenticis emendare, in quibus et ipsa Hebraea propriis sunt characteribus uerba descripta et Graecis litteris tramite expressa uicino. Aquila etiam et Symmachus, Septuaginta quoque et Theodotion suum ordinem tenent. Nonnulli uero libri, et maxime hi qui apud v 735 Hebraeos uersu compositi sunt, tres alias editiones additas habent, quam quintam et sextam et septimam translationem uocant, auctoritatem sine nominibus interpretum consecutas. Haec im- PL2 631
201 cfr Num. 21,21 et passim
189 producta] ducta F II 190 rasura gulae] rasu regulae OF II 191 Septuaginta] Ixxta R H, LXX Vali. Il 195 additis] abditis T II expres serunt] expressae sunt ir II ut] aut GacBC II Rahel] Rachel RT II 196 Chebron] Hebron ir II 197 aliis] alios F II eos om. CGBLH II de fecit] OF TT Vali. "1, deficit CGBLH Vali. Il 198 s litteram transp. TT II SA MECH] sameth CGBLH II 199 et om. Bac II scribuntur] scribitur OF II 200 Israhel] Rachel OF II Israhel usque scribitur om. GBL II per] et add. C II 200/201 sed usque scribitur om. G1KOF Vali. Il 201 SAMECH] sameth CGBLH II et om. GBL II 203 lèiù^ara] CGBLH, idiomata OF TT Vali. Il 206 ueteres] CGacBOFH PTS, ueteris G^i tf Vali. Il adamantius] adamantium CacB II hexapla] exempla CpcLacGBH ir, exemplo OF II 207 ex] et praem. F II 209 uicino] diuino ir II 210 et1 om. H II septuaginta] Ixx O, Ixxta FH R II Theodotion] Theodotio LacHCGBOF Vali. Il 213 uocant] uocauit Rac II 214 interpretum] interpretatam a
66
HIERONYMVS
215 mortale illud ingenium suo nobis labore donauit, ut non magnopere pertimescamus supercilium Iudaeorum, solutis labiis et obtorta lingua et stridente saliua et rasa fauce gaudentium. Est illis et alia occasio superbiae: quomodo nos qui Latini sumus Latina nomina et origines de lingua nostra habentia facilius 220 memoriae tradimus, ita illi a parua aetate uernacula sui sermonis uocabula penitissimis sensibus imbiberunt et ab exordio Adam usque ad extremum Zorobabel omnium generationes ita memoriter uelociterque percurrunt, ut eos suum putes referre nomen. Hoc nos qui aut alias litteras didicimus, aut certe sero credidi225 mus in Christum, aut, etiam si infantes sumus ecclesiae mancipati, magis Scripturarum sensum quam uerba sectamur, si forte non ita nouimus, putant se in nominibus referendis et in supputatione annorum et in nepotibus, abnepotibus, auis, proauis et atauis doctiores. Audiui ego quemdam de Hebraeis qui se Romae 230 in Christum credidisse simulabat, de genealogiis Domini nostri Iesu Christi quae scriptae sunt in Matthaeo et Luca facere quaestionem; quod uidelicet a Salomone usque ad Joseph nec numero sibi, nec uocabulorum aequalitate consentiant. Qui, cum corda simplicium peruertisset, quasi ex adytis et oraculo deferebat PL' 596 235 quasdam, ut sibi uidebatur, solutiones, cum magis debuerit iustitiam et misericordiam et dilectionem Dei quaerere et post illa, si forte, de nominibus et numeris disputare. Satis forsitan de Hebraeorum supercilio et plusquam necesse fuerit dixerimus, sed occasio nobis data est de genealogiis et 240 contentione et rixis quae ex lege ueniunt disserendi. Dialectici,
221/222 cfr Matth. 1,1-16 235/236 cfr Matth. 23,23
II
230/231 cfr Matth. 1,1-17; Luc. 3,23-38
217 obtorta] abtorta ir II gaudentium] gaudentibus a II 218 est om. GacCB II et illis transp. Vali. Il superbiae] quoniam add. Vali., quod add. Gpc II quomodo] sicut Vali. Il 219 nostra om. Bac II habentia] trahentia OF Vali."1 Il 220 sui] suo Cac II 221 penitissimis] OF Vali., plenissimis CGBL, peritissimis Hpc ir Vali."1 Il imbiberunt] imbuerunt OF Vali."1 Il 222 ad om. Bac II 223 eos] et OF, eum L II putes] putem Cac II 225 Christum] Christo OF II 227 ita om. Vali."1 II nominibus] hominibus TT II et om. CGBL II in1 om. Hac II 228 abnepotibus] et praem. Vali. Il et1 om. a II 229 atauis] aut auis F II doctiores] OF TT Vali., doctores CGBLH II 231 Christi om. G II scriptae] scripta GBL Vali. Il in] ex TT II 233 nec om. L II 234 adytis] additis ir II 236 illa] illas O, illam PRT II 236/237 si post illa transp. F II 237 si om. O II forte] occurrisset add. Vali. Il de nominibus] demonibus B II et numeris om. H II disputare] disputaret GacBL
AD TITVM 3
245
250
255
260
265
67
quorum Aristoteles princeps est, solent argumentationum retia tendere et uagam rhetoricae libertatem in syllogismorum spineta v 736 concludere. Hi ergo qui in eo totos dies et noctes terunt ut uel interrogent, uel respondeant, uel dent propositionem, uel accipiant, adsumant, confirment atque concludant, quosdam 'contentiosos' uocant qui, ut libet, non ratione, sed stomacho disputent litigandum. Si igitur illi hoc faciunt quorum proprie ars contentio est, quid debet facere christianus nisi omnino fugere contentionem? Rixae quoque legales penitus respuendae sunt et Iudaeorum stultitiae relinquendae. Sunt enim inutiles et uanae, quae tantum speciem scientiae habent; ceterum nec dicentibus, nec PI/ 632 audientibus prosunt. Quid mihi enim prodest scire quot annos uixerit Mathusalam, quoto aetatis suae anno Salomon sortitus sit coniugem, ne forsitan Roboam undecimo aetatis illius anno natus esse credatur? Et multa istius modi quae aut difficile est inuenire propter librorum uarietatem et (dum paulatim de inemendatis inemendata scribuntur) errores inolitos aut, etiam si inuenerimus magno studio et labore, nihil profutura cognouimus. Frequenter accidit ut habeamus pugnas legis non ob desiderium ueritatis, sed ob iactantiam gloriae, dum apud eos qui audiunt docti uolumus aestimari, aut certe ex hoc rumusculo turpia sectamur lucra; quid enim prodest spumantibus labiis et latratu gar rire canum, cum simplex et moderata responsio aut possit te placare si uera est aut, si falsa, leniter a te et placabiliter emendari?
252/253 cfr Gen. 5,25-27 II 253/254 cfr III Reg. 3,1; 11,1s. III Reg. 14,21; 11,42 II 261/262 cfr Tit. 1,11
Il
254/255 cfr
241 quorum] quoque RT II Aristoteles] Aristotelis GBOFL, qui add. R II solent] solet Hac II 242 rhetoricae] rhetoricam CGBL II 243 eo om. Oa' II terunt] steterunt H II ut om. GBL II 245 adsumant] adsument O, ora. £a' II concludant] concludentic II 246 ut] ad quod O, at F II 247 litigandum] litigantum a, litigantium Vali. Il 248 quid] quod CacO II fugere] fugire OF II 249/250 sunt usque relinquendae om. Lac II 251 scientiae speciem transp. F II 252 enim mihi transp. ir Vali. Il enim om. F II quot] quod GacCB II 253 Mathusalam] Mathusala BL ir, Mathusalem Vali. Il quoto] CGBLH Vali., quod O, quot F, quo ir II anno] an nos F II sortitus sit] sortitus est CGBL II 254 natus om. F II 255 aut] et L II 256 inemendatis] inemendati C II 257 inemendata om. Cac, emendata Gac II inuenerimus] inueniremus CGBL Vali. Il 258 pro futura] profuturam O II 260 iactantiam] iactantia B II 262 latratu] latratum F II 263 te om. O II 264 placare] piacere HacO II a te om. CGBL Vali., a te Vali."1 Il emendari] emendare C
68
270
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285
HIERONYMVS
3,10-11 HAERETICVM HOMINEM POST VNAM CORREPTIONEM DEVITA, SCIENS QVOD SVBVERSVS EST EIVSMODI ET DELINQVIT QVI EST A SEMETIPSO DAMNATVS. Nomen 'haereseos' et in epistula ad Corinthios ponitur: Oportet enim et haereses in uobis esse, utprobati quique manifestifiant; et ad Galatas inter carnis opera numerantur: Ma nifesta autem sunt opera carnis, quae sunt: fornicatio, immunditia, luxuria, idololatria, ueneficia, inimicitiae, contentiones, aemulationes, trae, rixae, dissensiones, haereses, inuidiae, ebrietates, comissationes et cetera bis similia quae praedico uobis sicutpraedixi, quoniam qui haec agunt regnum Dei nonposside- I pJ35797 bunt. In quibus diligenter est obseruandum quod, quomodo cetera uitia quae inter carnis opera numerata sunt excludunt nos a regno Dei, ita etiam haereses nobis auferant regnum Dei; et non interest quomodo quis, dum tantum excluditur a regno. Quod autem magis mirum sit etiam illud de Actibus apostolorum uidetur esse relegendum, fidem nostram in Christo et ecclesiasticam disciplinam iam tunc a peruersis hominibus 'haeresim' nuncupatam: Nos enim, inquiunt Iudaei ad apostolum Paulum, neque litteras de te accepimus a Iudaea, neque ueniens quis defratribus annuntiauit nobis, aut locutus est aliquis de te in malum. Petimus autem ut a te audiamus quid sentias; de haeresi enim ista notum est nobis quia ubique ei contradicitur. Et licet nomen hae reseos Mileti non dicatur, a Paulo tamen opera nominantur, loquente ad presbyteros ecclesiae: Ego scio quoniam uenient post
269/270 I Cor. 11,19 289/292 Act. 20,29-30
II
270/275 Gal. 5,19-21
II
283/287 Act. 28,21-22
266 unam] et alteram add. Vali. Il correptionem] correctionem ir II 267 eiusmodi] huiusmodi OF II semetipso] semetipsum CacF II 268 et om. OF II epistula] epistulas CacB, epistulis L II 270 numerantur] numeratur Vali. Il 270/271 numerantur usque opera om. Bac II 272 ue neficia) ueneficium CGBFL, beneficium O II 273/274 aemulationes usque comissationes om. Bac II 273 irae rixae dissensiones om. O II irae usque haereses om. F II ebrietates om. H II 274 quae ] quod GacB II 276 est om. F II 277 excludunt] excluduntur F Vali."1 Il nos om. OF II 278 nobis haereses transp. R Vali. Il regnum dei om. OF II 279 ex cluditur] excludatur CGBOLH Vali., excludantur F II 281 Christo] Christum F Vali. Il et om. F II 282 iam om. Cac II haeresim om. H II 283 ne que] nec Vali. Il 284 de1] a R Vali., de Vali."1 Il accepimus] accipimus B II a] de Cac R Vali., a Vali."1 Il neque] nec Vali. Il 285 aliquis] aliquid// II inom.F(Vg.) Il 286 audiamus a te transp. Vali. Il haeresi] haeresim F, haerese L II enim om. Bac II 287 nobis notum est transp. OF II haereseos] haereseon CGBLH II 288 Mileti] Milete O II 289 ad] eospraem. O, eo praem. F
AD TITVM 3
69
290 abscessum meum lupi graues in uos, non parcentes gregi; et ex PL1 633 uobis ipsis consurgent uiri loquentes peruersa, ut abducant discipulos post se. Haec in transitu dicta sint, ubi et alibi haeresis appelletur. Nunc ipsum nomen uidetur plenissime uentilandum. 'Haeresis' 295 Graece ab 'electione' dicitur, quod scilicet unusquisque id sibi eligat quod ei melius esse uideatur. Philosophi quoque Stoici, Peripatetici, Academici et Epicurei, illius uel illius haereseos appellantur. Superfluum est ire per singula et Marcionem, Valentinum, Apellen, Ebionem, Montanum et Manichaeum cum suis 300 enumerare dogmatibus, cum perfacile sit unicuique cognoscere quibus singuli ducantur erroribus. Arius et Eunomius et nouae auctor haereseos utinam tam noti non essent, minus forsitan plurimos decepissent! Haereticum igitur hominem post unam correptionem, siue ut 305 in Graeco melius habetur vovOeaiav, deuita; vovdeaia autem 'commonitionem' magis et 'doctrinam' absque increpatione significat. Legitur in Latinis codicibus (quod uerum papa quoque Athanasius adprobabat): Post unam et alterant correptionem; quod scilicet non sufficiat tantum semel eum corripi, uel commo310 neri qui aliquo sit deprauatus errore, sed et secunda ei sit adhi- v 738 benda doctrina, ut in ore duorum et trium testium stet omne uerbum. Quare autem post primam et secundam correptionem deuitandus sit, reddit causas dicens : Quod subuersus est eiusmodi et peccat cum sit a semetipso damnatus. Qui enim semel bisque 315 correptus, audito errore suo, non uult corrigi, errare aestimat
309/311 cfr Deut. 19,15; Matth. 18,16 290 in uos om. OF II uos] uobis Cac II 292 sint] sunt O II haere sis] haereses LacGB II 293 appelletur] appellentur Gpc, appellatur OF II 295 id om. ir II 296 uideatur] uideantur Bac II 297 et om. ir Vali. Il appellantur] appellatur Cac II 302 tam om. GBL II non om. HacOF II 304 correptionem] correctionem ir II 305 vovOeaiav] noytesian OF II vovQeaia] vovOeaiav ir, noytesia OF II autem] ille praem. GBL II 307 papa] papas CLH TT II quoque papas transp. R II 308 adprobabat] adprobat ir II correptionem] correctionem ir II 309 tantum] non praem. OF II commoneri] commoueri CBL II 310 aliquo] ab praem. Fpc II sit ei transp. Vali. Il 311 et] aut CGBL Vali. Il testium] testimonium Hac II 312 correptionem] correctionem ir II 313 causas] causa F II eiusmodi] huiusmodi OF II 314 peccat cum] peccatum OF II a] in Vali."1 Il damnatus] deprauatus Vali."1 Il 315 correptus] correctus L PTS II errare aestimat om. G II aestimat] aestimant O, aestimans F, existimat Vali.
7o
HIERONYMVS
corrigentem et e contrario se ad pugnas et iurgia uerborum parans, eum uult lucrifacere a quo docetur. Propterea uero a semetipso dicitur esse damnatus: quia fornicator, adulter, homicida et PL' 598 cetera uitia per sacerdotes de ecclesia propelluntur; haeretici 320 autem in se ipsos sententiam ferunt, suo arbitrio de ecclesia recedentes, quae recessio propriae conscientiae uidetur esse damnatio. Inter haeresim et schisma hoc esse arbitrar: quod haeresis peruersum dogma habeat, schisma propter episcopalem dissensionem ab ecclesia separetur, quod quidem in principio aliqua 325 ex parte intellegi potest; ceterum nullum schisma non sibi aliquam confingit haeresim, ut recte ab ecclesia recessisse uideatur. 3,12 CVM MISERO ARTEMAN AD TE, VEL TYCHICVM, FESTINA VENIRE AD ME NICOPOLIM; IBI ENIM STATVI HIEMARE. LegimUS in CXOrdiO ÌS-
330 tius epistulae: Huius rei gratia reliqui te Cretae, ut ea quae deerant corrigas et constituas per ciuitates presbyteros, sicut ego PL2 634 tibi disposui, ut, quia Cretenses nuper crediderant, recedente Paulo et ad alias ecclesias transeunte, non dimitterentur orphani, sed haberent apostolicum uirum qui ea quae uidebantur deesse 335 corrigeret. Quia ergo post fundamentum aliarum ecclesiarum necessarius erat Titus qui aedincium superstrueret, scribit ei ut, cum Arteman uel Tychicum, unum scilicet e duobus qui secum fuerant Cretam misisset impleturus locum eius, ipse Nicopolim ueniret, ibi se hiematurum esse contestans. Ex quo paternos 340 Pauli in Cretenses probemus affectus. Necessarium habet Titum in Euangelii ministerium; tamen non eum ante ad se uult uenire, nisi in locum eius Artemas, uel Tychicus successor aduenerit.
330/332 Tit. 1,5
II
334/335 cfr TU. 1,5
II
335/336 cfr I Cor. 3,10
316 parans] se praem. PTS II 317 lucrifacere] lucrificare ir II uero om. BacO II 319 de ora. Hac II 320 se ipsos] semetipsos ir Vali. Il 321 propriae] proprio B, propria L II 322 haeresim] haeresis O II esse] interesse Vali."1 Il arbitror] arbitrantur a Vali., arbitramur Vali."1 Il 323 peruersum] peruersa F II dissensionem] discensionem F II 324 se paretur] separet Vali."1 Il principio] ita esse add. Vali."1 Il 325 potest] diuersum add. Vali."1 Il 328 ad te Arteman transp. Vali. Il uel] aut Vali. Il Tychicum] Tythicum LH RT II 329 istius] huius H II 332 cre diderant] crediderunt L II 337 unum] cum praem. F II 338 impleturus] impleturos CGBLH, impleturum F Vali."1 Il 339 hiematurum] hiematuram G II esse ora. ir II 340 probemus] probamus Vali., probemus Vali."1 II 341 se ora. Hac II 342 in om. LacO II aduenerit] aduenerint COF
AD TITVM 3
71
Nicopolis ipsa est quae ob uictoriam Augusti, quod ibi Antonium Cleopatramque superarit, nomen accepit. 345 3,13 ZENAM LEGIS DOCTOREM ET APOLLO SOLLICITE PRAEMITTE, VT v 739 NIHIL ILLIS DESIT. Iste est Apollo de quo et ad Corinthios scribit: Vnusquisque uestrum dicit: ego sum Pauli, ego Apollo et ego Cephae. Fuit autem uir Alexandrinus ex Iudaeis ualde eloquens et perfectus in lege, episcopus Corinthiorum ; quem, propter dis350 sensiones quae in Corintho erant, ad uicinam insulam Cretam cum Zena legis doctore putandum est transfretasse et, Pauli epistulis de dissensionibus quae Corinthi ortae fuerant temperatis, rursum Corinthum reuertisse. Zenam uero, legis doctorem, de alio Scripturae loco quis fuerit non possumus dicere, nisi hoc 355 tantum, quod et ipse apostolicus uir id operis quod Apollo exercebat habuerit: Christi ecclesias exstruendi. Praecepit itaque Tito ut, quoniam de Creta ad Graeciam nauigaturi erant, non eos faciat sitarciis indigere, sed habere ea quae ad uiaticum necessaria sunt. 360
3,14
DISCANT AVTEM ET NOSTRI BONIS OPERIBVS PRAEESSE IN NECES-
PL1 599
SARIIS VSIBVS, VT NON iNFRvcTVosi siNT. Supra dixerat: Zenam legis doctorem et Apollo sollicite praemitte, ut nihil illis desit. Quia ergo poterat suboriri occulta responsio ut non tam Titus quam quicumque epistulae lector hoc diceret, et unde Tito, ut uiaticum 365 non habentibus largiretur, soluit hanc quaestionem et quasi nihil sibi opponatur elidit dicendo: Discant autem et nostri bonis operibus praeesse in necessariis usibus, ut non infructuosi sint. Nostros suos uocat qui in Christo crediderant quia, qui Christi erant, recte et Pauli et Titi appellar! merebantur. Habes, inquit, in dis- Pi2 635
347 ICor. 1,12 I Cor. 3,23
II
348/349 cfrAct. 18,24
343 Nicopolis] Nicopolim ir
II
II
361/362 Tit. 3,13
345 praemitte om. Lac
II
II
368 cfr
346 illis om.
F II scribit] scribitur a Vali. Il 347 Pauli] et add. CGBLH II egoM au tem add. Vali. (Vg.), sum add. H II et om. ir Vali. Il ego3] uero add. Vali. (Vg.) Il 351 doctore] doctorem OF II 352 epistulis] epistula a Vali. Il de om. a Vali. Il 354 loco] loca F II quis] qui a II 355 et om. Tr II 356 exstruendi] instruendi OF Vali."1 Il praecepit] praecipit COF Vali. Il 360 nostri] nostris HacO II 362 illis] illi ir II 363 subo riri] aboriri Cac II 364 et] ut O II unde] inde OF II 365 soluit] soluet OF II 366 elidit] addidit ir II autem om. R II nostri] nostris O II bonis operibus] boni operis PTS II 367 praeesse dei. P II sint infructu osi transp. Hac II 368 crediderant] crediderunt H II qui quia transp. CpcGBOFLH Vali.
72
HIERONYMVS
370 cipulos potestatem: doce eos non esse infructuosos, sed euangelistis et apostolicis uiris qui bonis operibus seruiunt ministrare, et ministrare non in quibuscumque causis, sed in necessariis usibus : Habentes quippe uictum et uestimentum, bis contenti simus. Et qui altario seruiunt, de altario uiuant; et qui participes spiri375 talium nostrorum facti sunt, debent nobis sua participare carnalia. Et ne forsitan uel epistulam Pauli, uel praeceptum Titi facile contemnerent, infructuosos uocat quicumque euangelistis non ministrauerint. Dicit et Salomon in Prouerbiis: Fructus uiro eleemosyna. Et ipse Paulus primum spiritus fructum caritatem uocat. 380 Caritas autem in communicatione et in ministerio uel maxime v 740 comprobatur.
Vt non, inquit, infructuosi sint: Omnis enim arbor quae non facit fructum bonum excidetur et in ignem mittetur. Hoc autem dico: qui parce seminat, parce et metet; apostolicis uiris et euan385 gelizatoribus Christi in necessariis usibus nolle tribuere sterilitatis seipsum est condemnare. 3,153 SALVTANT TE QVI MECVM SVNT OMNES. Vel solita consuetudine usus est ut Titum ab omnibus qui secum erant diceret salu- PL' 600 tari, uel certe proprie est in Titum, quod talis esset ut amorem 390 eorum qui cum Paulo erant omnium mereretur, magna uero laus Titi per Paulum ab omnibus salutari. 3,15b SALVTA EOS QVI NOS AMANT IN FIDE. Si omnis qui amat amaret in fide et non essent alii qui absque fide diligerent, num- PL2 636 quam Paulus ad amorem fidem adposuisset dicens: Saluta eos 395 qui nos amant infide. Amant quippe et matres filios, ita ut mor-
373 I Tim. 6,8 II 374/375 cfr I Cor. 9,13.11 II 378 Prou. 19,22 (LXX) 379 cfr Gal. 5,22 II 380/381 cfr II Cor. 8,8 II 382/383 Matth. 7,19 384 cfr II Cor. 9,6
370 infructuosos] infructuosis C II 372 ministrare] ministrari GBL II 373 uestimentum] uestitum F Vali."1 Il uestitum et uictum transp. F II simus] sumus L T (Vg.) Il 374 uiuant] uiuunt CGBOFL II 375 nostrorum iter. S II 376 epistulam] epistula F II 377 uocat] uocant Gt"BC II 378 ministrauerint] ministrauerit OF II uiro] (cfr àvSpC LXX), uero a Vali., est TT II 380 in2 om. TT II 382 infructuosi] fructuosi O II enim] autem G, om. Bac II 383 bonum om. CGBOFL II ignem] igne F II mittetur] mittitur GacB (Vg.) Il 384 dico] quia add. Vali. Il metet] metit O II 388 diceret] dicerent B II 389 est om. o Vali. Il amorem] amore O II 391 Titi] tibi Cac II 392 amant] amat F II omnis] omnes ir II amat] amant Tr II 393 amaret] amarent TT et O II mortem om. a
II
diligerent] diligerint F
II
395 ut]
AD TITVM 3
400
405
410
415
73
tem pro eis et oppetere sint paratae, sed non amant in fide; et uxores maritos quibus frequentissime commoriuntur, sed amor ille non fidei est. Sola sanctorum dilectio in fide diligit, in tantum ut etiam si ille qui diligitur infidelis sit, tamen sanctus in fide eum diligat, secundum illud: Omnia uestra in fide fiant; et alibi: Di ligite inimicos uestros. Diligit sanctus inimicos suos et ideo in fide diligit, quia credit in eum qui pollicitus est se pro expletione mandati retributurum esse mercedem. 3,150 GRATIA DOMINI NOSTRI CVM OMNIBVS VOBIS. Sciendum quod in Graecis codicibus ita scriptum est: Gratia cum omnibus uobis, ut nec Domini, nec nostri in libris feratur authenticis. In commune itaque sanctis atque credentibus, Tito et ceteris qui cum eo erant imprecatur gratiam. Et quomodo Isaac patriarcha benedixit filium suum Iacob et ipse Iacob duodecim patriarchas, apostoli quoque ingredientes domum dicebant: Pax buic domui. Et si digna erat domus, requiescebat pax eorum super eam; si uero se exhibebat indignam, reuertebatur ad eos qui eam fuerant imprecati. Ita et nunc in fine epistulae suae Apostolus gratiam credentibus imprecatur, quae cum uoto habebat effectum et erat in potestate credentium, si talem se benedictus qualem benedicens praebere uoluisset.
400 I Cor. 16,14 II 400/401 Luc. 6,35 II 401/403 cfr Luc. 6,35-38 408/409 cfr Gen. 27,27-29 II 409 cfr Gen. 49,1-28 II 410 Luc. 10,5 411/413 cfr Matth. 10,13
396 et1 om. Vali., se G II oppetere] opponere G, appetere ir II in om. Cac II 399 etiam] et S II 400 illud] state in fide add. Vali."1 Il fide] caritate Vali."1 (Vg.) Il 402 diligit] diligat O II pro om. S II exple tione] retributione R II 404 nostri] Iesu Christi add. ir II 406 nostri nec transp. O II 408 eo om. S II gratiam] gratia CBO II 409 benedixit usque patriarchas om. ir II Iacob1 iter. O II et ipse Iacob om. OF II Ia cob2 om. Vali. Il 410 apostoli] et praem. S II 412 exhibebat se transp. Vali. Il 413 gratiam] gratia CB II 414 effectum] affectum ir amen explicit ad Titum explanatio amen (explanatio amen om. O CGBL explicit expositio epistulae ad Titum Hieronimi O explicit ad Titum beati Hieronimi F explicit tractatus sancti Hieronimi presbyteri in epistula Pauli apostoli (Pauli apostoli om. PS) ad Titum ir explicit explanatio epistulae Pauli apostoli ad Titum Hieronimi presbyteri H
HIERONYMI PRESBYTERI COMMENTARIORVM IN EPISTVLAM PAVLI APOSTOLI AD PHILEMONEM LIBER VNVS
CONSPECTVS SIGLORVM
I. Manoscritti B = Karlsruhe, Badische Landesbibliothek, Aug. Perg. 81, sec. IX in. C = Kòln, Dombibliothek, 58 (Darmst. 2052), sec. IX F = Roma, Biblioteca Nazionale, Sessor. 96, sec. IX G = Sankt-Gallen, Stiftsbibliothek, 129, sec. IX H - Paris, Bibliothèque Nationale, lat. 1856, sec. X L = Paris, Bibliothèque Nationale, nouv. acq. lat. 1459, sec. X M = Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, S. Cr., plut. XIV, dext. cod. 6, sec. XI O • Monte Cassino, Biblioteca dell'Abbazia, 291 F, sec. XI P = Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, S. Marco 608, sec. XII R = Roma, Biblioteca Vallicelliana, E. 42, sec. XIII T = Novara, Biblioteca Capitolare di Santa Maria, LVI, sec. XIV
II. Edizioni V = D. Vallarsi, S. Eusebii Hieronymi Stridonensis presbyteri opera, Veronae, 1734-1742', VII, 741-764 PL1 = J. P. Migne, Patrologia Latina 26, Parisiis, 1845, col. 599-618 PL2 = J. P. Migne, Patrologia Latina 26, Parisiis, 1865, col. 635-656
III. Abbreviazioni nell'apparato critico ac add. cett. codd. codd. del iter. m om. pc praem. transp. ut uid. ?
= ante correctionem = addidit = ceteri codices = omnes codices = deleuit = iterauit = in margine = omisit = post correctionem = praemisit = transposuit = ut uidetur = lectio incerta
{PRAEFATIO) V741
Qui nolunt inter epistulas Pauli eam recipere quae ad Philemonem scribitur, aiunt non semper Apostolum, nec omnia
pi1 599 PL!I 63?
Christo in se loquente dixisse; quia, neque humana imbecillitas 5 unum tenorem Sancti Spiritus ferre potuisset, neque huius cor- I Pi1 6^ pusculi necessitates sub praesentia semper Domini complerentur, uelut disponete prandium, cibum capere, esurire, satiari, in gesta digerere, exhausta complere. Taceo de ceteris quae exquisite et coacte replicant, ut adfirment fuisse aliquod tempus in quo 1o Paulus dicere non auderet: Viuo iam non ego, uiuit autem in me Christus; et illud: An experimentum quaeritis eius qui in me loquitur Christus? Quale, inquiunt, experimentum Christi est au dire: Penulam quam reliqui Troade apud Carpum, ueniens tecum adfer; et illud ad Galatas: Vtinam et excidantur qui uos 15 conturbant; et in hac ipsa epistula: Simul autem et praepara mibi hospitium? Hoc autem non solum apostolis, sed prophetis quoque similiter accidisse, unde saepius scriptum feratur: Factum est uerbum Domini ad Hiezechiel, siue ad quemlibet alium
Praef., 10/11 Gal. 2,20 II 11/12 II Cor. 13,3 II 13/14 II Tim. 4,13 14/15 Gal. 5,12 II 15/16 Philem. 22 II 17/18 Ez. 22,1.17.23
incipit explanatio Hieronymi presbiteri in epistula ad Philemonem C incipit praefatio sancti Hieronymi presbyteri in epistula ad Philemonem H incipit eiusdem tractatus super epistulam beati Pauli ad Philemonem P incipit tractatus eiusdem super epistulam Pauli apostoli ad Philemonem RT incipit ad Philemonem F incipit expositio sancti Hieronymi presbyteri in epistulam (epistula BL) ad Philemonem gratias amen GBL incipit ad Philemonem eiusdem O incipit prologus beati Hieronymi in epistula ad Philemonem M Praef., 4 neque] nec Vali. Il humana] una i II 5 neque] nec Vali. Il 6 necessitates] necessitas Vali."1 Il domini semper transp. R Vali. Il complerentur] compleretur Hac II 7 satiari] saturari Vali. Il 8 digerere] degerere PRT II 9 coacte] coacta CGB Vali."1 Il replicant ut] replicantur OFM II 1o iam non] F RT Vali., non iam OM P, non tam CacGBLH II autem] uero R Vali. Il n eius quaeritis transp. F II 13 reliqui Troade] reliquit roadae C, reliquit Troade B II 14 et1 om. FMH II excidantur] abscidantur PRT (Vg) II 15 ipsa om. GOFM II praepara] praepare F II 16 mihi om. PRT II 17 accidisse] accedisse GB II saepius] superius G II 18 Hiezechiel] Hiezechielem H II quemlibet] quern Gac
78
HIERONYMVS
prophetarum; quia, post expletum uaticinium rursum in semet 20 reuertens, homo communis fieret e propheta et, excepto Domino nostro Iesu Christo, in nullo Sanctum Spiritum permansisse. Quod signum et baptista Iohannes acceperat ut, super quem uidisset Spiritum Sanctum descendentem et manentem in eo, ipsum esse cognosceret. Ex quo ostendi super multos quidem de- v 743 25 scendere Spiritum Sanctum, sed proprie hoc esse Saluatoris in signe, quia permaneat in eo. His et ceteris istiusmodi uolunt aut epistulam non esse Pauli, quae ad Philemonem scribitur, aut, si etiam Pauli sit, nihil habere quod aedificare nos possit; et a plerisque ueteribus repudiatam, 30 dum commendandi tantum scribatur off1cio, non docendi. At e contrario qui germanae auctoritatis eam esse defendunt, dicunt numquam in toto orbe a cunctis ecclesiis fuisse susceptam, nisi Pauli apostoli crederetur; et hac lege ne secundam quidem ad Timotheum et ad Galatas eos debere suscipere, de quibus et ipsi
35 humanae imbecillitatis exempla protulerunt: Penulam quam reliqui Troade apud Carpum, ueniens tecum defer; et: Vtinam excidantur qui uos conturbamt. Inueniri plura et ad Romanos et ad ceteras ecclesias, maximeque ad Corinthios, remissius et cotidiano pene sermone dictata, 40 in quibus Apostolus loquatur: Ceteris autem ego dico, non Dominus. Quas et ipsas, quia aliquid tale habeant, aut Pauli epistulas non putandas, aut, si istae recipiuntur, recipiendam esse et ad { PL1 Philemonem ex praeiudicio similium receptarum. Valde autem
22/24 cfr I°h. 1,33 II 3° cfr Philem. 10-12 36/37 Gal. 5,12 II 40 I Cor. 7,12
II
35/36 II Tim. 4,13
19 rursum om. F II 20 reuertens] reuersus R II fieret] fuerit O II e] et PRT, om. GOFM II propheta] prophetae O II et om. CGBLOM II 21 nostro] uestro R II permansisse] remansisse R Vali. "1 II 22 Iohannes baptista trans}). Vali. Il 23 sanctum spiritum transp. O II 24 ostendi] FacCH PRT, ostendit GBL, ostenditur FpcO Vali."1 Il 25 proprie] proprium PRT Vali. Il 27 epistulam] epistula BL II 28 scribitur] scribatur BpcCG LH II etiam si transp. PRT Vali. Il 29 quod] quo PRT II nos om. CGBL II 30 scribatur] scribit CGBLHOFM II officio] officium O II at] aut H, ad GacFB II 31 eam om. F? Il 32 susceptam] suscepta BL II 33ne]nec// II 34 debere] deberent Cac II ipsi] OFMH PRT, ipsis CGBL, ipse Vali. Il 35 protulerunt] MH PRT, protulerint CGBOFL, protulerit Vali. Il 36 defer] CHOFM PT, adfer GLR Vali., adferret B II et om. B II excidantur] abscidantur PRT(Vg) II 38 plura] plurima R Vali. Il ad1 ora. CGBL II 40 loquatur] loquitur H II 41 quas] quia OFM II habeant] habent Bac II 43 receptarum] recepturum OF, receptorum M
AD PHILEMONEM
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eos simpliciter errare, si putent cibum emere, hospitium praepa45 rare, uestimenta conquirere esse peccatum, et adserere fugari Spiritum Sanctum, si corpusculi paulisper necessitatibus seruiamus. Nolite, inquit Apostolus, contristare Spiritum Sanctum, in quo signati estis in die redemptionis. Quibus operibus Spiritus Sanctus contristetur propheta commemorat, multis in ordine ui50 tiis peccatisque digestis, ad extremum inferens: In omnibus istis contristabas me. Alioquin calicem aquae frigidae porrigere, pedes lauare, immolare uitulum, prandium praeparare peccatum sit, cum sciamus ex his rebus in Dei quosdam filios adoptari? Non est huius temporis ad omnia respondere, quia nec omnia quae 55 proponere illi solent intulimus. Quod si non putant eorum esse parua quorum et magna sunt, alterum mihi conditorem, iuxta Valentinum, Marcionem et Apellen, formicae, uermium, culicum, locustarum, alterum caeli, terrae, maris et angelorum debent introducere. An potius eiusdem potentiae est ingenium quod in 60 maioribus exercueris, etiam minoribus non negare? Et quoniam Marcionis fecimus mentionem, Pauli esse ad Philemonem epistulam saltem Marcione auctore ducantur; qui, cum ceteras epistulas eius uel non susceperit, uel quaedam in his mutauerit atque corroserit, in hanc solam manus non ausus est mittere, quia suam
44 cfr Philem. 22 II 47/48 Eph. 4,30 II 50/51 Ez. 16,43 II 51 cfr Matth. 10,42 {calicem aquae frigidae) II 51/52 cfr Ioh. 13,5.14 {lauare pedes); Luc. 7,38.44 II 52 cfr Luc. 15,23 (uitulum); Matth. 22,4 (prandium paraui) II 53 cfr Rom. 8,15
Praef., 61/65 cfr TERT., adu. Marc. V 21 (CC SL 1, p. 725); EPIPHAN., Haer. I 42,9 (GCS 31,2, p. 104s.)
44 eos] et add. Vali., et non add. PRT II 45 adserere fugari] a se refugari PRT II 46 corpusculi] corpusculo PRT II paulisper] pauli pro PRT, om. L II seruiamus] seruiatur P, seruiant T ut uid., seruiunt R II 47 contristare] contristar! F II 48/49 spiritus sanctus] sanctus spiritus transp. OFH, spirito sancti P II 49 ordine] ordinibus Cac, ordinem GBH II 51 alioquin] alioqui O Vali. Il 53 in dei om. R II adoptari] coaptari OFM II 54 respondere usque omnia om. GBL II 55 illi proponere transp. Vali. Il solent] respondere add. Lpc II 56 parua om. Hac II 60 minoribus] in praem. M Vali. Il 61 epistulam ad Philemonem transp. PRT Vali. Il 62 Marcione] Marcionem CacOFM II ducantur] FpcO PRT, doceantur CGBL Vali., dicatur MH, ducatur Fac II 63 eius] eiusdem Vali. Il in] suis add. O II 64 hanc] hac OF II est ausus transp. PRT Vali. Il suam] sua CGBL Vali.
80
HIERONYMVS
65 illam breuitas defendebat. Sed mihi uidetur, dum epistulam simplicitatis arguunt, suam imperitiam prodere, non intellegentes quid in singulis sermonibus uirtutis et sapientiae lateat. Quae, orantibus uobis et ipso nobis Sancto Spiritu suggerente, quo scripta sunt suis locis explanare conabimur. Si autem breuitas 70 habetur contemptui, contemnatur Abdias, Naum, Sophonias et alii duodecim prophetarum in quibus tam mira et tam grandia sunt quae feruntur, ut nescias utrum breuitatem sermonum in il- v 745 lis admirari debeas, an magnitudinem sensuum. Quod si intellegerent hi qui epistulam ad Philemonem repudiant, numquam 75 breuitatem despicerent quae pro laciniosis legis oneribus euangelico decore conscripta est, dum breuiatum consummatumque sermonem facit Dominus super terram. Sed iam ipsa Apostoli uerba ponenda sunt, quae ita incipiunt.
76/77 cfr Rom. 9,28 65 uidetur] GacL PRT, uidentur GpcCBOFMH Vali. Il 67 et] ac Vali. Il 68 spiritu sancto transp. OF II 70 contemptui] contemptum O II 71 prophetarum] prophetae PRT Vali."1 Il et orn. GBLHOFM II 73 ad mirari] administrari O II magnitudinem] magnitudine F II 76 est] sunt R II 77 sermonem om. OF II 78 quae ita incipiunt ora. OFM explicit praefatio GBLOH explicit prologus M
(INCIPIT EXPLANATIO) 1-3 PAVLVS, VINCTVS IESV CHRISTI, ET TIMOTHEVS FRATER, PHILE- { MONI DILECTO ET COOPERATORI NOSTRO ET APPIAE SORORI ET ARCHIPPO COMMILITONI NOSTRO ET ECCLESIAE QVAE IN DOMO TVA EST: GRATIA 5 VOBIS ET FAX A DEO PATRE NOSTRO ET DOMINO IESV CHRISTO. Praepostero ordine atque peruerso in epistulas Pauli dictari a me uobis placuit. Nam cum id crebro, o Paula et Eustochium, peteretis ut facerem, et ego obnixe ne facerem recusarem, saltem paruam et quae uobis ut numero uersuum, ita sensu quoque et ordine
1o uidebatur extrema, ut dissererem coegistis. Rem itaque principii in fine temptabo et quod alius in exordio statim Apostoli quaereret, quare, aut quo tempore, uel quo cognominante e Saulo Pauli nomen acceperit, hoc ego nunc facere compellor; ne 'muttum' quidem, ut dicitur, ante hanc diem in eum facere ausus. 15 Neque uero putandum est, ut a simplicioribus Latinis legitur, 'Saulum' ante dictum esse et non 'Saul', quia et de tribu Beniamin erat, in qua hoc nomen familiarius habebatur, siquidem et ille Saul, rex Iudaeae, persecutor Dauid, de tribu Beniamin fuit. Quod autem 'Saulus' a nobis dicitur, non mirum est Hebraea no20 mina ad similitudinem Graecorum et Romanorum casuum decli-
1, 16/17 cfr Phil. 3,5
II
18 cfr I Reg. 9; 15; 16s.
1, ns. cfr ORIG., CRm I 2, praef. (BAMMEL, ed. cit., Vetus Latina 16, Freiburg 1990, p. 42-44); Orat 24,2 (GCS 3, p. 353-354) II 13/14 cfr VARRÒ, ling. VII 101
incipit explanatio eiusdem epistulae Pauli ad Philemonem quibus supra H incipit expositio eiusdem GBL incipit tractatus eiusdem in epistula ad Philemonem M 1, 2 Christi Iesu transp. O Vali. Il 5 et1 orn. L II domino] nostro mi/I. Vali. Il 6 epistulas] epistula CBLM, epistulam C II 7 cum om. FacQac II Eustochium] Eustochio R II 8 facerem1] facere CB II re cusarem] excusarem OFM II 9 uobis om. CH II sensu] sensum FM II et2 om. CGBL II 1o dissererem] dissereret F II coegistis] cognoscitis PRT, cogistis F II 12 quo1 om. H II 13 compellor] quod add. L II muttum] CHO, mutum FGB, motum L PRT, mutuit M, mu Vali. Il 14 ut om. CGBL II in eum om. H II 16 Saul non transp. Hac II 17 qua] quo GBL II 18 fuit] infuit B II 19 Saulus] Saul H II mirum est om. O II 20 similitudinem] consuetudinem O II casuum] nominum O II decli nar!] traximus O
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HIERONYMVS
nari, ut, sicut pro 'Ioseph' 'Iosephus', pro 'Iacob' 'Iacobus', ita pro 'Saul' quoque 'Saulus' in nostra lingua ac sermone dicatur. Quaeritur igitur cur, aut quo iubente, uel antiquum nomen amiserit, uel nouum sumpserit. Vt ex 'Abram', 'Abraham' diceretur, Dei iussione perfectum est; ut ex 'Sarai', 'Sarae' uocabulum fie ret, aeque Dei imperium fuit. Et ut ad nouum instrumentum ueniam, ut Simon Tetri' nomen acciperet et filii Zebedaei BANEREEM, hoc est 'filii tonitrui', uocarentur, Domini nostri Iesu Christi v 746 uoce praeceptum est. Quare autem e 'Saulo' 'Paulus' dictus sit, nulla Scriptura commemorat. Audacter itaque faciam, sed forte PI/ 640 uere de Actibus apostolorum suspiciones adfirmans meas. Legi- PL1 604 mus in eis quod Sanctus Spiritus Antiochiae dixerit: Separate mihi Barnabam et Saulum in opus quod adsumpsi eos. Tunc, ieiunantes et orantes, imponentesque eis manus, dimiserunt illos. Qui, cum Seleuciam Syriae descendissent et nauigantes Salaminam Cypri, quae nunc Constantia dicitur, peruenissent, haberentque secum in ministerio Iohannem (propter quem postea aedificatorium ecclesiae iurgium concitatum est), et omni insula peragrata Paphum usque uenissent, inuenerunt quemdam magum pseudoprophetam nomine Bariesu cum proconsule Sergio Paulo uiro prudenti. Qui, accitis Barnaba et Saulo, desiderabat Dei ab eis audire sermonem. Resistente itaque mago et a fide recta Sergium deprauante, Saulus, ait Scriptura, qui et Paulus, repletus
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24/25 cfr Gen. 17,5 II 25/26 cfr Gen. 17,15 II 27/29 cfr Marc. 3,16II 32/34 Act. 13,2-3 II 35/43 cfr Act. 13,4-8 II 43/51 Act. 13,9-13
21 pro' om. F II Ioseph Iosephus] Iacob Iacobus O II pro1] etpraem. O II Iacob Iacobus] Ioseph Iosephus O II 23 quo] quid O II iubente] iudeorum O II 24 uel nouum sumpserit om. OFM II ut] uel R II 25 Sarai] Sara CGBL II Sarae] Saraa H II 26 ueniam] ueniamus PRT II 27 acciperet] acceperit GFM, acceperet B II 27/28 BANEREEM] botanner P, boanner TR, boarneges O, banareem H II 29 e] a OM II Saulo] secundo B II sit] est O II 30 commemorat] memoral CGBL Vali. Il 31 meas ad firmans transp. PRT Vali. Il 32 spiritus sanctus transp. FM II 33 quod] quo PRT, ad praem. Vali. Il 34 imponentesque] imponentes CGBLHFM II 35 descendissent] descendisset Cac II Salaminam] Salamiam CGBL, ad praem. H II 36 haberentque] haberent L II 39 Paphum usque uenissent om. PRT II magum] magnum Vali."1 Il 40 pseudo prophetam] pseudoprophetarum Bac II Bariesu] Bariesum TR II 41 uiro] uero B, om. M II prudenti] prudente Vali., om. M II accitis us que Saulo om. M II Saulo] Paulo CGBLHOF Vali."1 Il 41/42 sermonem ab eis audire transp. PRT Vali. Il 42 mago] magno Vali.1"
AD PHILEMONEM
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Spiritu Sancto, intuens in eum dixit: O plene omni dolo et omni 45 fallacia, fili diaboli, mimice omnis iustitiae, non desinis subuertere uias Domini rectas? Et nunc ecce manus Domini super te, et eris caecus, non uidens solem usque ad tempus. Confestimque cecidit in eum caligo et tenebrae, et circuiens quaerebat qui ei manus daret. Tunc proconsul cum uidisset factum credidit, ad50 mirans super doctrina Domini. Et cum a Papho nauigassent, Paulus et qui cum eo erant uenerunt Pergen Pamphyliae. Diligenter adtende quod hic primum Pauli nomen acceperit. Vt enim Scipio, subiecta Africa, Africani sibi nomen adsumpsit, et Metellus, Creta insula subiugata, insigne Cretici suae familiae reporta55 uit, et imperatores nunc usque Romani ex subiectis gentibus, v 747 Adiabenici, Parthici, Sarmatici nuncupantur, ita et Saulus, ad praedicationem gentium missus, a primo ecclesiae spolio, proconsule Sergio Paulo, uictoriae suae trophaea retulit erexitque pi2 641 uexillum ut 'Paulus' diceretur e 'Saulo'. 60 Si autem et interpretatio nominis quaeritur, Paulus in Hebraeo 'mirabilem' sonat. Reuera mirum ut post Saul, qui interpretatur 'expetitus' eo quod ad uexandam ecclesiam fuisset a diabolo pi1 605 postulatus, de persecutore uas fieret electionis. Plus forsitan quam oportuit, sed necessarie disputatum est. 65 Quod autem sequitur: Vinctus Iesu Christi, in nulla epistula hoc cognomine usus est, licet in corpore epistularum, ad Ephesios uidelicet et Philippenses et Colossenses, esse se in uinculis pro confessione testetur. Maioris autem mihi uidetur supercilii uinctum lesu Christi se dicere quam Apostolum. Gloriabantur 70 quippe apostoli, quod digni fuerant pro nomine Iesu Christi con-
4,3
63 cfr Act. 9,15 (uas electionis) II 69/71 cfr Act. 5,41
II
66/68 cfr Eph. 3,1; 4,1; Phil. 1,7; Col.
44 spiritu] spiritus O II omni2] omnia O II 45 fili] filius F II 46 rectas] recta B II 47 confestimque] confestim R II 48 circuiens] circumiens LHOFM II 49 uidisset] hoc add. O II factum] actum F II 50 doctrina] doctrinam FM PRT (Vg) II nauigassent] nauigasset FB'K R, nauigarent M II 51 uenerunt] uenerant Bac II 52 nomen Pauli transp. Vali. Il 53 Scipio usque adsumpsit om. PRT II sibi om. O II 56 adiabenici] asianici G II Saulus] Paulus O II 57 missus] amissus B II 58 trophaea] a praem. CacB II retulit] rettulit Cac II 59 Paulus] Paulum B II 61 reuera] et praem. FM II ut] et R II Saul] Saulum PRT II 61 expetitus] expeditus F II uexandam] uexandum GacM Vali. Il a om. PRT II 63 forsitan] forte Vali. Il 67 et1 om. OFM II esse se) sese OFM II se om. CacL II 68 testetur] testantur O II 69 se Iesu Christi transp. Vali.
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HIERONYMVS
tumeliam pati, sed necessaria auctoritas uinculorum. Rogaturus pro Onesimo, talis rogare debuit, qui posset impetrare quod posceret. Felix nimirum qui non in sapientia, non in diuitiis, non in eloquentia et potentia saeculari, sed in Christi passionibus glo75 riatur. Tali et ad Galatas epistulam sermone concludens: De cetero, ait, nemo mihi molestus sit; ego enim stìgmata Domini Iesu Christi in corpore meo porto. Non omnis autem qui uinctus est, uinctus est Christi, sed quicumque pro Christi nomine et pro eius confessione uincitur, ille uere uinctus dicitur Iesu Christi, ut 80 sanguis effusus is tantum martyrem facit, qui pro Christi nomine funditur. Scribit igitur ad Philemonem, Romae uinctus in carcere, quo tempore mihi uidentur ad Philippenses, Colossenses et Ephesios epistulae esse dictatae. Ad Philippenses illa ex causa: primum, 85 quod cum solo Timotheo scribit, quod et in hac epistula facit; dehinc, quod uincula sua manifesta dicit facta pro Christo in omni praetorio. Quod sit autem praetorium, in ipsius epistulae fine significat : Salutarti uos omnes sancti, maxime autem qui de v 748 Caesaris domo sunt. A Caesare missus in carcerem, notior fami-
90 liae eius factus, persecutoris domum Christi fecit ecclesiam. Deinde ait: Quidam autem ex contentione Christum annuntiant, non sincere, existimantes pressuram se suscitare uinculis meis. Porro et ad Colossenses principium simile : Paulus, apostolus Iesu Christi per uoluntatem Dei, et Timotheus frater; et in sequenti95 bus: Cuius factus sum ego Paulus minister, qui nunc gaudeo in passionibus pro uobis et adimpleo ea quae desunt passionum PL1 642
71/72 cfr Philem. 10-11 II 75/77 Gal. 6,17 II 84/85 cfr Phil. 1, 1 II 85 cfr Philem. 1 II 86/87 cfr Phil. 1,13 II 88/89 Phil. 4,22 II 91/92 Phil. 1,17 II 93/94 Col. 1,1 II 95/97 Col. 1,23-24
72 posset] possit OFM R II impetrare] imperare PT II 73 in3 om. Hac II 74 Christi] Christo L II 76 ait om. CGBLHOFM II mihi nemo transp. F II domini] nostri add. M Vali. Il 77 autem omnis transp. F II 78 pro1 om. O II 79 uere] uero BF II ut] at RT, et PM Vali. Il 80 is om. PRT II facit] faciat H II 83 uidentur] uidetur F II colossenses ora. Oac II 87 quod] quid L1'" Vali. Il quod usque in om. M II in om. H II 88 salutant] salutat F II autem om. Hac II 89 Caesaris domo] domo Caesari Hac, Caesari domo Hpc II carcerem] carcere OFM II 90 perse cutoris] persecutoribus F II 92 se suscitare] resuscitauit Hac, resuscitare Hpc PRT II 93 pauius] paulum O II 93/94 Iesu Christi om. M II Chris ti Iesu transp. CGBHOF (Vg) II 94 et1 om. OFM II sequentibus] consequentibus Vali. Il 95 cuius usque Paulus om. Lac II 96 desunt] sunt PRT
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Christi in carne mea, pro corpore eius, quod est ecclesia; et in fine: Salutatio mea manu Pauli, memores estote uinculorum meorum. Hoc ideo ut sciamus has quoque epistulas de carcere et inter uincula fuisse dictatas. Illud autem proprie habet ad Colossenses, quod idem Onesimus, qui nunc Philemoni commendatur, etiam perlator eiusdem pi1 606 sermonis fuit. Denique ait: Quae circa me sunt, omnia uobis notafaciet Tychicus, carissimus frater et fidelis minister et conseruus in Domino, quem misi ad uos ad hoc, ut cognoscat quae circa uos sunt et consoletur corda uestra, cum Onesimo carissimo etfedelifratre, qui est ex uobis. Si autem Philemon ad quem haec epistula scribitur, Onesimi dominus est, immo frater esse coepit in Domino, et ad Colossenses refertur quod Onesimus ex eis sit, ratio nos ipsa et ordo deducit quod et Philemon Colossensis sit, et eo tempore communem ad omnem ecclesiam Onesimus epistulam tulerit, quo priuatas et sui commendatrices ad dominum litteras sumpserat. Est et aliud indicium: quod in hac eadem epistula et Archippus nominatur, cui hic cum Philemone scribitur: Dicite, inquit, Archippo: Vide ministerium quod accepisti in Domino, ut illud impleas. Quod est ministerium quod Archip pus accepit a Domino? Ad Philemonem legimus: Et Archippo commilitoni nostro, et ecclesiae quae in domo tua est. Ex quo puto aut episcopum eum fuisse ecclesiae Colossensis, cui admonetur studiose et diligenter praeesse, aut Euangelii praedicato- v 749 rem, aut, si ita non est, illud mihi impraesentiarum sufficit, quod et Philemon et Archippus et Onesimus ipse qui litteras perferebat fuerint Colossenses, et eodem tempore quattuor, ut ante diximus, epistulae scriptae sint. Ad Ephesios uero illam ob causam,
98/99 Col. 4,18 II 102 cfr Philem. 10-11 II 103/107 Col. 4,7-9 II 1o8/ 109 cfr Philem. 16 II 109 cfr Col. 4,9 II 115/116 Col. 4,17 II 124/125 cfr Eph. 3,1; 4,1
97 eius corpore transp. O II eius] meo RT II quod] quae HM II 104 minister fidelis transp. RT Vali. Il 107 ex om. O II 108 est] erat RT II 109 in] ex CGBLHOFM II 113 sumpserat] sumpserit F, sumpsimus M II aliud] alium O II quod] et add. F II 113/114 hac eadem epistula] hanc eandem epistulam F II 114 Philemone] Philemoni CGB II 115 in] a Cac Vali., in Vali."1 Il 116ut]etSac II 117 a] in FM II 119 colossensis ecclesiae transp. RT Vali. Il no et diligenter] diligenterque CGBLHO FM II aut] ut Vali. Il 121 non om. C" II 123 ut] quae O, quas M, om. F II 124 sint] sunt CGBO R Vali.
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HIERONYMVS
125 quod pro Christo et hic uinctum esse se dicat, et eadem quae ad Colossenses iusserat, in huius quoque epistulae fine praecipiat: ut uxores subiciantur uiris, ut uiri uxores diligant, ut filii oboediant parentibus, ut patres non prouocent ad iracundiam filios suos, ut serui oboediant dominis carnalibus, ut domini, relictis
130 minis, ea seruis quae iusta sunt praebeant; et ad extremum epistulam suam hoc fine concludit: Quid agam notum uobis faciet Tychicus, carissimus frater et fidelis minister in Domino, quem misi ad uos in hoc ipsum, ut cognoscatis quae circa me sunt et consoletur corda uestra. Tychicus autem is est qui et ad 135 Colossenses cum Onesimo mittitur, et eo tempore Onesimum PL2 643 habuit comitem, quo Onesimus ad Philemonem litteras perferebat. Et Timotheus frater. In aliis epistulis Sosthenes et Siluanus interdum et Timotheus adsumitur. In quattuor tantum Timotheus, 140 quia uel eodem in tempore, uel praesente Timotheo ceterisque dictatae sunt. Quod ego duplici ex causa factum puto: ut et epistula maiorem haberet auctoritatem, quae non ab uno scribebatur et, quia nulla aemulatio erat inter apostolos, si quid forte PL' 607 Paulo dictante alii Spiritus suggessisset, absque ulla tristitia ad145 debat Paulus in litteris quas dictabat; secundum id quod ipse Corinthiis praecipit ut, si alio prophetante alii fuerit reuelatum, taceat ille qui prius prophetabat. Ita ipse quoque praeceptum suum opere complebat et, propter pauca quae alio addiderat suggerente, ut suam, ita alterius quoque epistulam praescribebat.
127/130 cfr Eph. 5,22.25; 6,1.4.5.9 II I3I/I34 Col. 4,7-8 II 134/135 cfr Col. 4,9 II 138 cfr 1 Cor. 1, 1 II 138/139 cfr I Thess. 1,1; II Thess. 1, 1; II Cor. 1,19 II 139 cfr II Cor. 1,1; Phil. 1, 1; Col. 1, 1; Philem. 1 II 146/147 cfr I Cor. 14,30
125 hic] hinc FM II se esse transp. Vali. Il se om. M II 127 ut1] et OFM R Vali. Il 128 ut] et O II patres] parentes H II 130 et om. BacOFM II extremum] extremam CGB II 131 concludit] concludat CG BLHOFM Vali. Il 133 misi usque quae om. Bac II ut cognoscatis om. M II cognoscatis] cognoscitis T II 134 corda] corde C II is om. CGBL II ad] a Hac, om. Cac II 136 perferebat] praeferebat H II 139 Timotheus1] frater add. F Vali., om. Vali."1 Il 140 in ora. PRT M Vali. Il 141 dictatae] dictae LacF II sunt] sint CGBL Vali. Il et ora. OacFM PRT II 142 quae] quem H II 143 inter apostolos] in apostolo PRT II 146 praecipit] praecepit CGBLO Vali. Il 147/148 ita usque com plebat om. Bac II 149 suam] sua FM II praescribebat] proscribebat CGBLHOFM
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Philemoni, inquit, dilecto. Non habet in Graeco riyairriii,évtp, quod 'dilectus' dicitur, sed àyaTrrjTcj), id est 'diligibili'. Inter dilectum autem et diligibilem hoc interest: quod dilectus appellar! potest et ille qui dilectionem non meretur, diligibilis uero is tantum qui merito diligitur. Denique et inimicos nostros diligere praecipimur, qui sunt dilecti, sed non diligibiles. Amamus quippe v 750 illos, non quia amari merentur, sed quia praecipitur eos odio non habendos. Illud quoque quod in quadragesimi quarti Psalmi titulo praenotatur: Pro dilecto, melius habet in Graeco: 'Pro dili gibili'; qui locus manifestissime de Christo intellegitur. Licet enim Iudaei IDIDIA, hoc est 'amatum Dei', Salomonem dici putent, quod ei a Deo sit ob sapientiam nomen impositum, tamen 'amatus Dei' quis magis dici potest, nisi is de quo in Euangelio Pater loquitur: Hic est Filius meus dilectus, in quo mihi complacui, hunc audite? Denique et in Esaia ita scriptum habet: Cantabo dilecto canticum diligibilis uineae meae. Vinea facta est dilecto. Et hoc circumcisio de populo Iudaico accipiendum putans, impegit in lapidem offensionis et petram scandali, non recogitans uineam quae de Aegypto translata est esse domum Israhel, et Christum hic dici uel diligibilem, uel dilectum, dum et ipse diligi meretur a sanctis, et sancti eum diligunt, offerentes ei magis caritatem quam ulla caritatis praemia postulantes. Scribunt igitur Paulus et Timotheus Philemoni carissimo et cooperatori, qui ideo carissimus dictus est, quod in eodem Christi opere uersetur. Appiae quoque sorori, non habenti in se falsae aliquid et fictae germanitatis; et Archippo commilitoni,
cfr Matth. 5,44 et parr. Il 158 Ps. 44,1 II 160/161 cfr II Reg. 12,24-25 II 163/164 Matth. 17,5 et parr. Il 164/165 Is. 5,1 II 167 cfr Is. 8,14; Rom. 9,33; I Petr. 2,8 II 168 cfr Ps. 79,9
150 habet] habetur Vali. Il T]yain)]Lév