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STUDI
E TESTI 66
UMBERTO CASSUTO
I MANOSCRITTI PALATINI EBRAICI BELLA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA E LA LOBO STOBIA
CITTÀ DEL VATICANO BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA MDCCCCXXXV
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STUDI E TESTI PUBBLICATI PER CURA DEGLI SCRITTORI DELLA BIBLIOTECA VATICANA E DEGLI ARCHIVISTI DELL’ ARCHIVIO SEGRETO
1. Vattasso M., Antonio Flaminio e le principali poesie dell’autografo Vaticano 2870. - 1900, pp. 68, in-8° (L. 12). 2. — Le due Bibbie di Bovino, ora codici Vaticani latini 10510-10511 e le loro note storiche. —- 1900, pp. 48 (L. 10). 3. Franchi de’ Cavalieri P,, La Passio ss. Mariani et Iacobi. — 1900, pp. 76, con una tavola (L. 15). 4. Vattasso M., Aneddoti in dialetto romanesco del secolo xiv, tratti dal cod. Vatic. 7654. — 1901, pp. 116, coti una tavola (L. 25). 5. Mercati G., Note di letteratura biblica e cristiana antica. — 1901, pp. vm + 256, con tre tavole doppie (L. 60). 6. Franchi de’ Cavalieri P., I inartirii di s. Teodoro e di s. Ariadne, con un’appen dice sul testo originale del martirio di s. Eleuterio. — 1901, pp. 188, con una tavola (L. 50). 7. Mercati G., Antiche reliquie liturgiche ambrosiane e romane, con un excursus sui frammenti dogmatici ariani del Mai. — 1902, pp. iv + 80 (L. 15). 8. Franchi de’ Cavalieri P., Note agiografiche : I. Ancora del martirio di s. Ariadne. - IL Gli Atti di s. Giustino. 1902, pp. 40 (L. 10). 9. Nuove Note agiografiche: I. Il testo greco originale degli Atti delle sante Agape, Irene e Chione. - IL Osservazioni sopra gli Atti di s. Crispina. - III. I Martiri della Massa Candida. - IV. Di una probabile fonte della leggenda dei ss. Gio vanni e Paolo. — ‘ 902, pp. iv + 80 (L. 15) 10. Vattasso M., Per la storia del dramma sacro in Italia: 1. Nuovi aneddoti dram matici di antico dialetto romanesco. - 2. Le rappresentazioni sacre al Colosseo nei secoli xve xvi secondo nuovi documenti tratti dall’archivio dell’ Arciconfraternita di S. Lucia del Gonfalone. - 3. Antichi inventari di vesti e di attrezzi usali nelle rappresentazioni dalla Compagnia del Gonfalone. -4.11 dramma della conversione di s. Paolo, rimaneggiato da fra’ Pietro Antonio da Lucignano. — 1903, pp. 132 (L. 30). 11. Mercati G., Varia sacra, fase. I: 1. Anonymi Ghiliastae in Matthaeum fragmenta, - 2. Piccoli supplementi agli scritti dei Dottori Cappadoci e di san Cirillo Ales sandrino. 1903, pp. 90, in-4° (L. 25). 12. — I. Un frammento delle Ipotiposi di Clemente Alessandri!.o. - lì. Paralipomena Ambrosiana con alcuni appunti sulle benedizioni del cereo pasquale. — 1904, pp. 48 (L. 15). 13. C a t a l o g o s o m m a r i o d e l l a E s p o s i z i o n e G r e g o r i a n a , aperta nella Bi blioteca Apostolica Vaticana dal 7 a llT l aprile 1904, a cura della Direzione della medesima Biblioteca. Ediz. 2a. — 1904, pp. 76 (L. 12). 14. Vattasso M., Del Petrarca e di alcuni suoi amici: 1. Due lettere del Petrarca, una del Boccaccio, quattro di Barbato da Sulmona ed una di Niccolò Acciaiuoli, di Nicola e di Napoleone Orsini. - 2. Cenni sulla vita e sulle opere di Gabrio de’ Zamorei. - Di Moggio de’ Moggi da Parma e dodici sue poesie ora per la prima volta pubblicate. — 1904, pp. 112 (L. 30). 15. Mercati G., Opuscoli inediti del beato card. Giuseppe Tommasi. — 1905, pp. 58, con una tavola doppia (L. 15). 16. Vattasso M., Initia Patrum aliorumque scriptorum ecclesiasticorum latinorum ex Mignei Patrologia et ex compluribus aliis libris. Voi. I: A-M. — 1906, pp. x + 696 (L. 150). 17. Id. Voi. II: N-Z. — 1908, pp. 650 (L. 150). 18. — Frammenti d ’ un Livio del v secolo recentemente scoperti, codice Vaticano la tino 10696. — 1906, pp. 18 in-folio, con 3 tavole in fototipia (L. 35). 19. Franchi de’ Cavalieri P., Hagiographica : 1. Osservazioni sulle leggende dei santi Martiri Mena e Trifone. - 2. Della leggenda di s. Pancrazio Romano. - 3. Intorno ad alcune reminiscenze classiche nelle leggende agiografiche del iv secolo. — 1908, pp. 192 (L. 35).
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S T U D I E TESTI 66
UMBERTO CASSUTO
I MANOSCRITTI PALATINI EBRAICI DELLA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA E LA LOBO STORIA
CITTÀ DEL VATICANO BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA MDCCCCXXXV
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IM PRIM ATU R:
E Civitate Vaticana, die 26 augusti an. 1936. f Fr. A. Zampini, Ep. Porphyreonen.,
Vic. Clen. Civitatis Vaticanae.
EDIZIONE ANASTATICA Anno 1974
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SOMMARIO pagì
P r e f a z io n e ....................................................................................................
vii
Cap. I.
- Il fondo Palatino ebraico e i suoiinventari............................
1
Cap. IL
- Le raccolte di manoscritti ebraiciconfluite nella Palatina . .
17
Cap. III. - Il fondo fuggeriano....................................................................
21
Cap. IV. - La provenienza dei codici fuggeriani: 1. Il fondo c r e te s e ...................... 2. Il fondom anettiano............................................................ 3. L’ultimaserie fnggeriana. .........................
29 44 47
Cap. V.
- I vecchi Palatini non fuggeriani.
....................................
49
Cap. VI.
- L’ultima serie Palatina . .........................................................
69
Cap. VII. - Conclusione......................................................................
79
Nota. - Sulla provenienza dei manoscritti greci e latini della Palatina. .
97
D ocumenti........................ ...................................................... ...
Inventario Inventario Inventario Inventario Inventario
lOo I ....................................... 107 I I ............................... :............................................................ 116 III .. ...................................... 128 IV ............................................................ 130 V ........................ 163
Indice dei nomi e dei titoli . . . ..................................................................169 Indice dei manoscritti..........................................................
177
Aggiunte e correzioni................. . . . > . . ·■-· . · · · · · · · · · ·
1®
T a v o l e : I.
S a g g io di scrittu ra cretese.
IL a) Saggio di scrittura cretese. 6-c) Saggi di note d’ acquisto.
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PREFAZIONE Fra i manoscritti ebraici della Biblioteca Apostolica V a ticana hanno importanza cospicua, per il loro numero e per il loro valore, quelli che provengono dalla Biblioteca Pala tina di Heidelberg, donata da Massimiliano I di Baviera al Sommo Pontefice Gregorio X V nel 1622. Se non che, per quel che riguarda i manoscritti ebraici la distinzione fra Palatini e non Palatini non appare così evidente e così netta come appare per i manoscritti in lingue diverse dall’ebraica. Mentre i Palatini non ebraici furono fino ad oggi tenuti se parati dagli altri fondi della Vaticana, quelli ebraici invece furono già nel corso del secolo X V I I fusi insieme coi ma noscritti ebraici precedentemente posseduti dalla Biblioteca e con le poche accessioni posteriori (all’infuori del fondo Ur binate che rimase distinto con ordinamento a sè), in una serie unica ordinata per materie. B el catalogo a stampa dell’Assemani (Boma, 1756) questa serie reca bensì l’intesta zione Codices debraici m anuscripti P alatinor Vaticani, ma nel l’effettivo ordinamento della Biblioteca tutti i codici ad essa appartenenti vengono designati semplicemente come V ati cani ebraici. L ’Assemani si dà cura, nella descrizione dei singoli codici, d’indicare con la formula olim Palatinus quelli che egli ritiene provenienti da Heidelberg, ma tale sua in dicazione o la mancanza di essa non costituiscono sempre una testimonianza attendibile. A una ricerca intesa a ricostituire la precisa composizione del fondo Palatino ebraico e a mettere in luce la storia, per molti rispetti oltremodo interessante, della sua formazione, sono stato condotto dal lavoro a cui attendo per il Catalogo dei manoscritti ebraici della Vaticana. Incaricato dai diri genti della Biblioteca di continuare e condurre a termine il lavoro da molti anni intrapreso dal Prof. A . Freimann per la preparazione del Catalogo, e di redigere il Catalogo stessi avevo già compiuto lo studio dei primi 41 manoscritti e m
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—
V ili
avevo compilato la descrizione, di cui stavo correggendo le bozze di stampa, quando la difficoltà di accertare se le in dicazioni date dal vecchio catalogo assemaniano circa la pro venienza Palatina di singoli manoscritti fossero o no esatte m ’indusse, anche per consiglio del Pro-Prefetto della Vati cana Mons. E. Tisserant, a dare una scorsa a tutta la serie dei'così detti Vaticani ebraici per ricercare in ciascuno di essi se vi fossero indizi che potessero aiutarci a determinarne la provenienza. Appena iniziato questo esame, mi convinsi subito che era possibile rintracciare tuttora elementi atti a permetterci d’indagare non solo come fosse costituita la rac colta ebraica Palatina, ma anche quali fossero state le vi cende anteriori dei codici che erano entrati a farne parte; e poiché mi apparve altresì subito il grande interesse che l’indagine così allargata poteva avere per la storia della cul tura ebraica e degli studi ebraici, presso gli ebrei e presso i cristiani, in Germania, in Italia, e in Creta, risolsi sen z’altro di ampliare in tal senso il campo della mia ricerca. Dal fondo Palatino ebraico risalii così alle raccolte che in esso eran venute a confluire, e da queste raccolte poi risalii, ove era il caso, a quelle da cui esse a lor volta avevano tratto i loro materiali; e di grado in grado pervenni fino alle biblioteche di umanisti italiani quali Giannozzo Manetti e Antonio Flaminio, e a quelle di studiosi ebrei di Creta come Elia Capsali, i libri del quale insieme con quelli di altri ebrei cretesi formano il gruppo di gran lunga più ampio e più importante di tutto il fondo ebraico Palatino. Tale è la genesi dello studio che presento nelle pagine che se guono. E per me un simpatico dovere esprimere i miei ringrazia menti più vivi al Prefetto e al Pro-Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, Monsignori Mercati e Tisserant, per il loro gentile interessamento a queste mie ricerche, per le pre ziose informazioni da loro favoritemi, e per l’accoglimento del mio lavoro nella serie degli Studi e Testi. E con loro rin grazio altresì tutti gli addetti alla Biblioteca per la loro costante premura e cortesia. u. c.
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CAPITOLO I
IL· FONDO PALATINO'·EBRAICO li I SUOI INVENTARI
Dei 453 codici Vaticani ebraici descritti nel catalogo dell’Assemani, 288 1 vengono ivi designati, mediante la formula olivi Pala tinus, come provenienti dalla Biblioteca Palatina di Heidelberg, della quale, come è noto, il duca, poi elettore, di Baviera Massimi liano I fece dono nel 1622 al Sommo Pontefice Gregorio X V . 2Di regola, la distinzione assemaniana fra codici Palatini e non Palatini, quando ci è dato di poterne controllare l’esattezza, resulta, rispondente alla realtà. Però, non mancano alcuni casi in cui certamente l’Assemani ha errato. Il Vat. ebr. 383, .ad esempio, non è .da lui indicato come olmi Palatinus, eppure fu sicuramente tale: ce lo prova, la sua, legatura, che è quella caratteristica dell’elettore Palatino Ottone Enrico. Per contro, alcuni codici che ci son dati dall’Assemani come pro venienti dalla Palatina si trovano invece già registrati in un inven tario Vaticano della metà del secolo x y i , anteriore quindi d’assai all’accessione del fondo Palatino (Vat. lat. 8185, parte 2a, IT. 367-378v). Ad esempio, il Vat. ebr. 21, che ci presenta, scritti su membrana, il Levitino con le relative IIaffarot e il Cantico dei Cantici, sarà, seb bene l’Assemani lo designi come olim Palatinus, da identificarsi col codice registrato nel detto inventario al n. 99-8, 3 con le parole (f. 372): 1 1 II numero 287, anziché 288, (lato ripetutamente da L utskectit (Ilandsrhri firn unii ernie Ausgabeu des Babylonisehm Talmud, I, Berlin 1802, pp. 70, 71, 81). è ine, satto. Inesatta, è anche l ’indicazione eli W ilken (fìexchiehte der Jìildnng, Brrauhnug und Vernichtung der alteri· IIeidrlbergischen Buche.rsammhingni, Heidelberg 1817. p. 120), secondo cui sarebbero stati 280 i codici arabi, siriaci, ed ebraici provenuti alla Vaticana dalla Palatina (è vero però che fra gli « ebraici » sono compresi alcuni codici arabi scritti in carattere ebraico, e alcuni arainaiei). 2 Un ottimo riassunte di ciò che si riferisce a questa, donazione e al ritiro dei libri, compiuto nel 1023, può vedersi, insieme con la relativa bibliografia, presso P astor, Moria dei Papi, XTII, Roma 1031, pp. 187-101. 3 Dei due numeri, il primo è il numero progressivo dei codici nell'ordinamento per materie adottato nell’inventario, ed è stato aggiùnto dopo che l’inventario era stato compiuto; il secondo, segnato al momento della compilazione dell’inven tario, è quello di un diverso ordinamento precedente. 1
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2
ir, -FONDO PALATIN O FJÍR.ATCO F, I SUOI IN V E N TA R I
Le ritiro con trrlr lelliovi dì varii propheli che -usano leggere gli hebra' nelle sinagoghe il sabbaio et gli dì jcsliri, Cantico Canlieorvm, in per gamena, in tacóle, indicazioni a, cui nessun altro dei Vaticani ebraici corrisponde. Qualche altro caso simile vedremo inseguito, esaminando da vicino questo vecchio inventario. Resulta comunque chiaro fin d ’ora che la testimonianza assemaniana, quando non sia confermata da altra parte, costituisce bensì una presunzione circa la provenienza 0 la non provenienza dalla Palatina, ma non più che una presunzione, di cui sarà da tener conto solo con riserva. Se vogliamo determi nare con precisione quale dei codici ebraici Vaticani provengano dalla Palatina dobbiamo cercare altra via. Si potrebbe pensare che questa via ci fosse aperta dai cataloghi manoscritti anteriori all’Assemani, ma posteriori all’accessione della Palatina,. Però un esame di essi ci lasoerà egualmente delusi. Essi sono i seguenti (non sarà inopportuno darne un cenno, visto che essi non sono ancora sufficientemente conosciuti) : 1 1. (Borromeo I). - Vat. lat. 13194. È dovuto a Carlo Federico Borromeo, ebreo convertito al cristianesimo, scrittore della Vaticana (1033-1046). Il Borromeo, poco esperto in materia e assai impreciso per natura, tentò di dare qui un catalogo dei libri ebraici, manoscritti e »rampati, della Vaticana, ma non riuscì che a mettere assieme un incompleto e informe zibaldone pieno di spropositi. Ce ne manca il primo foglio (quello che ora è al principio del codice non contiene se non poche righe che ripetono testualmente l’inizio del f. 63 del cata logo successivo). Cominciato dall’autore con pretese calligrafiche, a poco a poco il manoscritto è divenuto una specie di' minuta, pienadi correzioni fatte da lui stesso, alle quali poi altre ne sono state ag giunte da varie mani. Esso è redatto in italiano, e contiene la descri zione, se pur questo vocabolo può qui adoperarsi, di due serie di libri, comprendenti entrambe tanto manoscritti quanto stampati. Quelli della prima serie, ordinata all’ingrosso per materie, furono in origine numerate progressivamente (con molti errori, non sempre corretti), fino a, 102; poi si preferì un nuovo ordinamento, in cui, tenendo conto oltre che della materia anche del formato, s’inserirono nuovi libri fra mezzo a quelli già precedentemente descritti, La numerazione veniva così ad essere spostata; e conseguentemente si cancellarono 1 vecchi numeri già segnati in margine, aggiungendo i nuovi. La seconda, serie, che nel codice segue immediatamente alla prima senza distacco, s’inizia col n. 19 (la cui descrizione è ripetuta due volte), 1 Solo ili alcuni di ossi, e in modo insufficiente, si fa parola nella Admonitio premessa al Catalogo dell’ AssEMANi, pp. i .x x v -i.x x v i .
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IL FONDO PALATIN O EBRAICO E I SUOI IN V E N TA R I
3
dopo il quale è aggiunto il 18 (i nn. 1-17 sono fra quelli già descritti precedentemente), e continua assegnando ai nuovi libri i numeri rimasti disponibili per lo spostamento dei numeri della prima serie. In totale sono descritti 177 libri, 1 apparentemente 137 perchè dopo il 174 la numerazione continua per errore coi numeri 135 e successivi. Il catalogo è rimasto in tronco; vedremo tosto come con esso non si esaurisca il complesso dei libri ebraici esistenti nella Vaticana· alla data della sua compilazione. Tale data deve essere compresa fra il 1633, anno in cui il Borromeo fu assunto come scrittore, e il 1636, anno in cui il catalogo successivo, come ci apparirà subito, era già stato copiato. 2. (Borromeo II). - Vat. lat. 13195. Presenta, in bella copia dello stesso Borromeo, una descrizione abbreviata, pur essa in italiano, dei medesimi libri descritti nel precedente, del quale è evidentemente un estratto. I libri sono ordinati e numerati come nel secondo ordina mento. Si giunge però soltanto fino al 173; gli ultimi libri registrati nel precedente catalogo non figurano in questo. Precede, sebbene si tratti anche di libri stampati, il titolo: Indiae de' libri hebrei manoscritti della libreria Vaticana. In fine si ha un indice alfabetico in latino, di Fioravante Martinelli, 2 recante la seguente soscrizione (f. 128v): Indiculum lume ex italico Caroli Federici Borromei inventario latine et alpha!elice componebam ego Floravantes Martinellus Romanus, Bibliothecae Vaticanae scriptor, anno 1636. 3. (Borromeo I I I ).-V a t . lat. 7139, fi. 21-60v. È una descrizione molto ampia, più ampia di quella del primo catalogo, dovuta come i precedenti allo stesso Borromeo, dei libri recanti nel secondo ordi namento i nn. 1-16: la numerazione è mantenuta invariata come nel secondo ordinamento. Abbiamo a che fare con un tentativo di vasto catalogo descrittivo, anch’esso in italiano, non proseguito però oltre l’inizio, e rimasto anch’esso di gran lunga impari all’ambiziosa intenzione dell’autore. 4. (Bartoloeci I ) .- V a t . lat. 13196. Abbiamo a che fare qui con un lavoro di persona ben altrimenti dotata di quel che fosse il Borro meo: Giulio Bartoloeci di Celleno, pur esso scrittore della Vaticana, che nonostante le inevitabili sue deficienze può considerarsi il padre 1 Quelli della prima serie, numerata fino a 102 come abbiamo detto più sopra, si riducono a 100 per la somma algebrica degli errori in più e in meno, e per essere stati nel secondo ordinamento legati insieme alcuni codici prima separati; la seconda serie comprende 77 numeri. 2 È l’autore della guida di Roma intitolata llama ricercala ìlei suo sito e nella scuola di tutti gli antiquari, Roma 104-4, sulla quale vedi P astor, op. e voi. cit.. pp. 980-990.
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II. FONDO PALATINO EBRAICO F, T SUOI IN VEN TARI
della bibliografia ebraica. 1 Questo catalogo, redatto in ebraico e in latino, è intitolato nelle due lingue: O’KXBiri D’HDPn HSD “730 ITI1? 'n'y'3 : lirPE?» n x o 1? p'S1? iin rts» ttKpBK'n n»1BDPl >?M, Index librorurn omnium hebraieornm, tam imprettxorum quarti manvncriptarum, qui anno lubrici MDOT, in Bibliothcca Vaticana ext-abani. per D. Iulium Bartoloccinm, Congregationia 8. Bernardi Ordiniti Cintereiensis mo nachimi compilatati. Egli prese evidentemente per base il catalogo Borromeo II, seguendolo nel suo ordinamento fino al n. 173, e cor reggendolo o completandolo ove occorresse. Dopo il n. 373 pose un segno di croce.(f. 97), lasciò bianche cinque pagine, cioè tutto il resto del fascicolo (fi*. 97v-99v), e col fascicolo nuovo (f. 100), pre messa l’invocazione dell’aiuto divino (K’OttH xnibD3), riprese per conto proprio la descrizione, presentandoci una seconda serie di libri, manoscrit ti e a stampa, ordinati per mat erie, e numerati dal 174 al 584. Questa volta il lavoro fu condotto a termine. Anzi, un segno di croce posto dopo il n. 577 può farci supporre che ivi fosse com piuto il catalogo del 1650, e che i successivi numeri rappresentino accessioni posteriori; anche la differenza di scrittura mostra· del resto trattarsi di aggiunte, pur sempre di mano dello stesso Bartoloeci. Non vi è alcun indice alfabetico. 5. (Bartoloeci II). - Vat. ebr. 13197-13199. Evidentemente poco soddisfatto dell’ordinamento alquanto manchevole, il Bartoloeci pose tosto mano, coadiuvato dal suo maestro di ebraico Giovan Bat tista Jona, aneli’(«so scrittore della Vaticana, a un’ampia opera di riordinamento e di catalogazione dei manoscritti ebraici, lasciando del tutto da parte i libri stampati. Il suo nuovo catalogo, redatto aneli’esso in ebraico e in latino, occupa tre grossi volumi in-folio. Nei primi due egli presenta, ordinate per materia, le varie opere con tenute nei manoscritti, in modo che dei miscellanei viene a dar notizia più volte in luoghi diversi. Ad ogni opera dà un numero d’ordine ebraico e arabo, giungendo fino a 693. In margine pone, pure in cifre ebraiche e in cifre arabe, il numero del codice secondo il suo catalogo precedente; però successivamente il numero arabo fu da lui raschiato e sostituito con quello dato al codice in un nuovo ordinamento che egli stesso fece di tutti i manoscritti, tenendo conto delle principali materie in essi trattate, e avvicinando quanto era possibile quelli di uno stesso formato. Nel voi. I l i poi dà una breve indicazione in latino (col titolo in ebraico) del contenuto dei singoli codici, disposti e numerati secondo il nuovo ordinamento. Questa numerazione giun1 Vedansi le notizie biografiche e bibliografiche date in Encyclopaedia -Judaica, I li, Berlino 1929, coll. 1102-1103.
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IL FONDO P A LA T IN O E B RAICO E I SUOI IN V E N T A R I.
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geva da prima, fino al 432; poi troviamo aggiunte via via le nuove accessioni, di mano dello stesso Bartolocci fino al 435, e di altre mani diverse fino al 448. Ordinamento e numerazione sono quelli che, seguiti poi daH’Assemani, rimasero definitivi e sono anche attual mente in vigore. Nello stesso volume III (fi. lll-1 3 4 v) è indicato brevemente, con lo stesso metodo e con ordinamento e numerazione a parte, il contenuto dei 59 manoscritti ebraici del fondo Urbinate, pur essi fino ad oggi ordinati e numerati nel medesimo modo. Cia scuno dei tre volumi reca il titolo in ebraico e in latino: Dipo m io D’-orran n w “jd» fn e 1? D’umo -¡ny fròity:) •DKp’nKin w w an con wyity fami aura D’Kxa:n -oaayn beai amx More Makòm, index materiarum, authorum, et titulorum, librorum manuscrip torum ebroìeorum Bibliothecae Vaticanae, Palatinae, et Urbinatis, in tres partes distributus. Indici alfabetici ebraici e latini si trovano nel voi. I l per i voi. I-II (ebraico, p. 800 e successive, non numerate; latino, nelle pagine, pure non numerate, che formano il principio del volume secondo la disposizione dei libri in lingue europee), e indici alfa betici latini nel voi. I l i per ciò che in esso è registrato (ff. 135-373v per i codici Vaticani e Palatini, fi. 174-182 per gli Urbinati). Al f. 182 si legge Vexplicit, in ebraico e in latino: yaty fi3ED D^tMl ari oi^v (nari naiòan >*v bv ’ibatyn vtddd1?# ivc’cn lun« ma'?»1? S"ann n:ty 5TIP rm» “raitan pmn àl^OlNa. Perficitur anno V II pontifi catus 8. T). N. I). Alexandri Papae V II; componitur et scribitur a R. 1). luXio Bartoloccio, monacho Ordinis Gisterdensis, Congregatio nis 8. Bernardi Rcjorm., colluto studio cum D.*° Io. Baptista Iona, scriptoribu,s in Bibliotheca Vaticana. Anno Domini M DGLXI, a creatione mundi -secundum, Hebraeos 5421. Ora, per quel che riguarda la distinzione fra codici Palatini e non Palatini, nè il Borromeo nè il Bartolocci ci dicono niente. Il primo di essi non menziona per nulla il fondo Palatino; il secondo vi accenna bensì nei titoli del suo secondo catalogo, ma non si dà cura d’indicarci quali codici appartengano ad esso e quali no. In un primo moménto avevo pensato che la prima serio di Bartolocci I, corrispon dente a Borromeo II, e salva, una piccola differenza anche a Borro meo I, contenesse i Vaticani antecedenti all’accessione della Palatina, e la serie successiva di Bartolocci I (forse all’infuori degli ultimi quattro codici di Borromeo I) i Palatini. Però dovetti convincermi subito che non è così. È bensì vero che i codici della prima serie sono in grandissima maggioranza tra quelli per cui PAssemani non dà l’indicazione olim Palatinus, e che il surricordato Vat. ebr. 21 e altri in condizione analoga vi figurano; ma per contro nella seconda serie si trovano frammischiati senza alcuna distinzione codici già regi-
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IL FONDO PALATIN O EBRAICO F, I SUOI IN V E N T A R I
strati nel vecchio inventario del secolo xvi e codici indubitabilmente Palatini. In conseguenza, dati positivi per l’assegnazione di singoli codici al fondo Palatino non si possono in alcun modo ricavare neppure da questi cataloghi. 1 Resterebbe solo possibile supporre, in senso puramente negativo, che la prima serie contenesse esclusivamente codici non Palatini: che cioè il Borromeo avesse iniziato il suo lavoro con scaffali della Biblioteca che racchiudevano soltanto vecchi libri ebraici Vaticani senza intrusione di libri Palatini. TI che però, anche se fosse sicuro, ci aiuterebbe assai poco per la ricostituzione del fondo Palatino, perchè non aggiungerebbe quasi niente a ciò che già sap piamo dall’inventario cinquecentesco. E sicuro, del resto, non può esser considerato a priori: il modo confusionario con cui lavorava il Borromeo non ci consente di escludere che già nel primo o almeno nel secondo ordinamento, alcuni codici Palatini fossero stati da lui, volontariamente o involontariamente, interposti fra i vecchi Vaticani. Quindi, anziché poterci servire fin d’ora della distinzione fra le due serie come elemento di giudizio per la ricostituzione della raccolta Palatina, dovremo al contrario valerci dei risultati di questa ricosti tuzione, se ci sarà dato pervenirvi in altro modo, per poter determi nare se veramente la prima serie sia costituita soltanto da libri non P platini. Come conferma della provenienza Palatina potrà servirci nei codici stessi, quando vi si trovi, uno dei seguenti elementi: l’indicazione del numero della cassa in cui il codice era stato collocato per il tra sporto da Heidelberg a Roma, apposta a cura di Leone Allacci, incaricato pontificio per il ritiro e la spedizione della Biblioteca; la numerazione dei fogli fatta da mano o con metodo che sappiamo essere di qualche bibliotecario di Heidelberg; il rinvio alla pagina di un inventario Palatino in cui il codice era registrato; un numero o un altro segno convenzionale costituente, secondo quanto vedremo tosto, la segnatura del codice nella Palatina o in qualcuna delle rac colte che nella Palatina vennero a confluire; altre eventuali note o in dizi sufficienti a permetterci di attribuire il codice alla Palatina o a una di queste raccolte. All’infuori di questi elementi presentatici tal volta dai codici stessi, sarebbe stato per noi di somma utilità possedere un elenco completo e preciso dei codici ebraici che vennero a Roma
1 Neppure è da supporre ohe la distinzione fra le due serie abbia servito di base alla distinzione assemaniana fra Palatini e non Palatini: troppe sono le divergenze perchè si possa ammettere ohe l’Assemani abbia' errato tante volte nel riferire un dato così semplice. Con ogni probabilità egli si è basato spesso sulla congettura: un esempio ne vedremo più oltre, pp. 71-72.
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IL FONDO PALATIN O EBRAICO E I SUOI IN V E N TA R I
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dalla Palatina. Un talo elenco però non esiste. 1 In mancanza di esso, possono in parte aiutarci gl’inventari, purtroppo assai vaghi e spesso malsicuri, redatti in Germania in epoca precedente al 3022. Di tali inventari conosciamo i seguenti: t. - Cod. Pai. lat. 1953, ff. 142-349. È un fascicolo recante nel recto del primo foglio (f. 342), di mano posteriore a ciò che seguirà poi, l’indicazione Hebraici m. sor., origin., e nei ff. 143-145, preceduto dal titolo Libri hebraici, un elenco di 157 codici, numerati consecuti vamente, con un intervallo lasciato libero fra il 154 e il 155. Il resto del fascicolo è bianco. Il contenuto dei codici è indicato sommaria mente e brevemente, per lo più con espressioni oltremodo vaghe (ad esempio, nn. 16, 20, 22, 24, 46, De lega; 5, 11, De lego iudaica; 58, Libéllus de lege; 71, Líber de lege; 18, 36, 38, 39, 40, 45, 51, 53, 63, 69, 75, 99, 102, .105, 106, 108, 309, 111, 112, 120, 131, 337, 139, 140, 149, 350, Cabala; 8, Astronomici!s líber; 48, 84, Libar astrono mieva; 59, 83, 91, 124, Liber (le astronomia; 153, Libéllus de astro nomia). Per i nn. 48 e 59 qualche ulteriore indicazione sul contenuto è aggiunta a matita. L’inventario è scritto, in nitido ed elegante carattere, dalla stessa mano a cui dobbiamo simili inventari di manoscritti greci e latini, rispettivamente nel Pai. lat. 3950, ff. 382-394, e nel Pai. lat. 3916, ff. 553-563v. Tutti questi inventari, se non vado errato, sono da consi derarsi pertinenti alla biblioteca di Ubico Fugger, la quale, portata da lui seco da Augusta a Heidelberg (1567), e dopo due successivi spostamenti depositata in casse chiuse presso la Palatina, nella chiesa dello Spirito Santo, rimase poi, dopo la sua morte avvenuta nel 1584, definitivamente aggregata alla Palatina secondo le sue disposizioni testamentarie. 2 Per l’inventario dei codici ebraici la pertinenza fuggeriana resulta sicura dal confronto con l’inventario IV di cui parleremo tosto; per quelli dei greci e latini la cosa è meno evidente, ma propenderei ad ammetterla egualmente. 3 Si dovrà trattare d’in1 Per l’elenco indicante il numero dei libri contenuti in ciascuna cassa vedi più oltre, pp. 82-84.
2 Christ, Die altfrwiizósischeu Hmukehrifte» der Palatina (=-- XLVI. Beiheft zum Zentralblatt fiir Bibliothelcswcsen), Leipzig 1916, pp. 12-13; I dem , Znr Geschiehlc der griechischen Handschrijten der Palatina, in Zenlralblatt fiir Bibliothekswesen, X X X V I (1919), pp. 11-12, 49 (in seguito citerò i due studi di Curisi rispettivamente con Altfr. e Zur Gesch.). Per Ulrico Fugger come bibliofilo vedasi Ch rist , Zur Gesch., pp. 61-65, e S il l ib , Zur Geschichte der grossen Heidelberger (Manéssesehen) Liederhandsóhrijt und andercr Pfalzer Handschrijten, in Sitzungsber. per Eeidelb. Akad. des Wissensch., Phil.-hist. kl., X II, 3 (1921), pp. 13-22. 3 Non è mio compito esaminare a fondo la questione degl’inventari dei codici greci e latini, e mi limito perciò, senza presumere di dir l’ultima parola sull’argo-
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IX FONDO P A LA TIN O .E B R A IC O E I SUOI IN VEN TARI
ventali fatti da un bibliotecario'del Fugger prima che i libri fossero trasportati a Heidelberg. 1 Una più precisa datazione tenteremo in se guito. 2 Errori di trascrizione che si trovano in questi inventari mostrano che essi sono copie fatte da un amanuense; Pintitolazione che fu loro premessa da mano più tarda e che li designa come « originali » vorrà con ciò intendere che si tratta dei vecchi inventari pervenuti insieme coi codici dalla casa Fugger, in contrapposto alle copie che ne furono fatte dagli amanuensi della Palatina quando i libri del Fugger furono a questa aggregati. Possediamo infatti queste copie, con l’indicazione ab amanuensi, per i codici greci e latini (Pai. lat. 1916, ff. 529-551v e 569-586), c vediamo in esse, specialmente in quella relativa ai codici greci, correzioni e aggiunte dei bibliotecari della Palatina Melisso, Gruter, e Sylburg. Per gli ebraici non abbiamo invece una tale copia: forse essa non fu fatta, e invece di essa servi quello che passeremo tosto a descrivere come inventario II. Ibis. _ βοή. p ap lat. 1925, ff. 109v-120. È scritto dalla stessa mano di I, ed è presso a poco eguale a I, giungendo però solo fino al n. 154. L’ho chiamato bis non perchè sia posteriore a I, che anzi è certamente anteriore, ma perchè per la nostra ricerca può esser messo in seconda linea, essendo meno completo di I. È un fascicolo di 12 carte., scritte se (tanto nel recto, salva la prima, la quale è bianca nel recto e reca nel verso questa nota: Hi guide,m libri omnes svini manu scripti, sed quod sìngulis numeri» adie,cerini, imp(ressus) vel non impress(us), intelligi volo eos etiam, libros reperiti impresso», aut non impressos. Al f. 110, premesso il titolo Gatalogus hebraicormn librorum manu scriptornm, s’inizia l’elenco dei codici, che sono gli stessi di I, numerati con gli stessi numeri di I, dall’l al 154. Il contenuto è indicato presso a poco con le stesse parole di I, però con qualche breve variante e con qualche parola in più, spesso insignificante. Ad esempio, si ha spesso Liber cabalistarum dove I lia Cabala, o Liber de lege dove I ha semplicemente T)e lege, e così via. Si direbbe che lo studio'della con cisione che già qui è evidente si fosse poi in I fatto più intenso e por tato all’estremo. Raramente si ha qui in più qualche cosa che interessi: ad esempio, al n. 75, ove I ha soltanto Cabala, qui si legge Liber cabamento, a fare, qui e nella nota finale a pp. 97-103, brevi accenni occasionali che integrano e modificano quel che fu scritto in proposito da Stevenson, Codices maiuiscripti Palatini graeci IHbliotheeae Vatieanae, Romae 1885, pp. xxvi-xxvn , x x x -x x x i, (la Christ, AUjr., p. 11, nota 2, e dallo stesso Christ , Zwr Gesch., passini. 1 Por gli argomenti che m’inducono a questa opinione, e per ciò clic riguarda altri inventari di codici greci e latini, vedasi la nota finale, pp. 97-103. 2 Ivi, pp. 101, 103.
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ri. FONDO PALATIN O EBRAICO E I SUOI IN V E N TA R I
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listafmn, deseriptus Bhodi ante annos 155. I numeri dei singoli codici sono posti in mezzo alla linea, al di sopra di quella o di quelle in cui ne è indicato il contenuto, e accanto ad essi è di volta in volta anno tato, secondo l’avvertenza del f. 109v, se si tratta (o meglio se l’autore dell’inventario crede trattarsi) di un’opera già pubblicata per le stampe o no. Dopo il n. 154 si legge ancora: Fragmcnta quacdam librorum, et chartac confusae, sed nullius fere predi. Neppur questo inventario è datato. Potrebbe a prima vista apparire che valesse a datarlo precisamente la surriferita annotazione circa il n. 75, secondo la quale questo codice sarebbe stato scritto 155 anni prima. Ma ciò non può essere esatto, poiché il n. 75 (che come vedremo poi è il Yat. ebr. 221) fu scritto nel 1383, e 155 anni dopo, cioè nel 1538, non era ancora entrato a far parte della raccolta che passò poi al Fugger. 1 Abbiamo a che fare dunque con un errore/, forse di copia; è possibile che invece di 155 si dovesse avere 165, il che ci riporterebbe al 1548. La filigrana è quella; di Briquet 3501, per la quale Briquet indica la data di Vicenza 1545. Nello stesso codice si trovano, sempre della stessa mano, inventari di codici greci e latini, da ritenersi pur essi fuggeriani, con le date 1553 e 1555;2 e vedremo poi come dall’ultimo di questi possa trarsi la prova che il nostro inventario I bls è anteriore alla primavera ' del 1555. II. - Cod. Pai. lat. 1951, ff. 316-332. È la prima metà di un fasci colo di 32 fogli, più uno inserito di poi (f. 325); la seconda metà è bianca e non numerata. La scrittura è quella del bibliotecario della Palatina Paolo Melisso, come resulta dal confronto con una nota firmata da Melisso che si trova nel Pai. lat. 1931, f. 271.3 II titolo (f. 316) suona: IIebr. m, sor. cottati 22 et 23 sept. 1587. H(eidelberg)àe. Si tratta degli stessi manoscritti che erano già prima stati registrati in T; non figu rano però i nn. 1, 14, 23, 25-31, 34, 38-40, 43, 46, 51-52, 54, 60-61, 68, 71, 73-75, 78, 80, 82-83, 86, 88, 91 (il 96 che manca a suo luogo è ag giunto nel f . 325 inserito come sopra), 104, 107,116,131,134,138, 140, 1 Fu acquistato, come ò indicato in una nota ad esso apposta (f. 1) il 1° maggio 1452; vedi più oltre, p. 32. 2 Dei quali riparleremo più oltre, nella nota finale. L ’elenco di libri e altri scritti ebraici che si trova al f. 151 (copia al f. 147) non e’interfessa qui. 3 È di altro carattere l’inventario dei libri passati nel 1594 dalla biblioteca privata dell’elettore Federico IV alla pubblica Palatina (Pai. lat. 1910, ff. 331-408v), la cui intitolazione suona (f. 331): Catalogus. Verzeichnus der Bunker, so von meinem
gnedigsten Uerren Pfalzgrafen Fridcrich dem virten, Kurfiirsten ctc., aus dem ScMosse zu Heidelberg in di Landbibliotheké zum Heiligen Ociste mir l'aldo Melisso iiberliferet worden. Anno 1594. Ma si tratta evidentemente di una copia calligrafica, tratta da un originale di Melisso per opera di un amanuense al quale dobbiamo anche l’inventario III degli ebraici (vedi appresso).
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IL FONDO PALATIN O EBRAICO E I SUOI IN V E N TA R I
146-147, 349,152-153,157-158, 161-162. È una specie
61, 21 B. Sono poi aggiunti a matita, dalla stessa mano a cui si debbono le aggiunte a I, altri due manoscritti, di cui il primo è contradistinto col sqgno ti, e il secondo non reca nè segno nè nu mero. L ’indicazione dei contenuto è anche qui assai sommaria. I codici sono diversi da quelli di I e di II. Si tratta di una copia calligrafica, dovuta a un amanuense. 3 1 Così trascrive I, sulla base della pronunzia askenazita, il titolo Awwat nejes. 2 È una curiosa traduzione di Tesubot Ila-Boi, ossia « Responsi di R. Aser ». 3 Precisamente a quello stesso che trascrisse il catalogo di Melisso citato qui sopra nella nota 3 a p. 9.
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IL FONDO P A I,ATINO EBRAICO E I SUOI IN VEN TARI
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IV. - Cod. Pai. lat. 1950, ff. l-59v, col titolo Gatàlogns voluminum hebrcorum Bibliothecae Palatinae. Questo catalogo, che fornisce per il contenuto dei codici indicazioni alquanto più ampie di quelle dei precedenti (amplissima è la descrizione del n. 17, contenente il Moreli Nebulcim di Maimonide, di cui son riferiti gli argomenti, capitolo per capitolo, nei ff. 6V-31V), parte in latino e parte in tedesco, presentada prima un codice biblico mutilo, senza numero, poi i codici registrati in I e in II, numerali nel medesimo modo salvo qualche x»iccolo spostamento (sono scambiati di luogo tra loro il 26 e il 27, il 62 e il 63, il 153 e il 154). Per errore materiale il 91 è numerato 92. Il 116 è registrato dopo il 118, e il 144 dopo il 145. Mancano i nn. 2 8 ,1 33, 34. .Anche qui è notato che il 100 è stampato (Dictionarium chaldaieum. Est liber hic excusus, non manuscriptus, reliqui sunt manti scripti). Dopo il n. 167, cioè dopo la serie dataci da I e II, si legge (f. 55): Hucusque secundum numerum; nunc iuxta ordinem alphabeticum, al che segue (f. 55r-v) la registrazione di 10 manoscritti, segnati con le lettere dell’alfabeto da A a K. Quindi è annotato (f. 55v): Atqui hactenus libri a Fuccaro relieti; sequuntur deinceps libri quidam Palatinae veteris Bibliothecae, incertis signis notati. Da ciò resulta dunque che i libri finora registrati appartenevano alla raccolta di Ulrico Pugger, e conseguentemente, come abbiamo accen nato più sopra, iche gl’inventari I e I bls, contenenti la grande maggio ranza degli stessi libri, si riferiscono proprio a questa raccolta. Dei libri seguenti, che come ci attesta il catalogo appartenevano alla « vecchia Biblitìteca Palatina », i primi 22 (f. 56r-v), segnati di nuovo con le lettere dell’alfabeto da A a Y, sono altrettanti volumi del Talmud: vedremo in seguito, sulla base dell’inventario V, che si tratta di stampati. Viene poi registrato (f. 56v) un Miéneh Torah in quattro volumi, con l’annotazione Hi libri extant excusi, che qui vorrà dire, come pure vedremo dall’inventario V, che proprio questo esemplare è a stampa. Successivamente troviamo (ff. 57-58v) una serie di 56 libri, contradistinti con un numero d’ordine, dal 5 (evidentemente i nn. 1-4 erano riservati ai quattro volumi del Miéneh Torah) all’82, con omissione dei nn. 15-16, 23, 25, 29, 34-36, 39 (il 43 è numerato per errore 45), 45-46, 52, 72-81. Accanto al n. 21 è posto un B (vedremo subito perchè), e accanto al n. 59 il segno J. Il m 57 è indicato come stampato: Iosephus gedrucht, e perciò non c’interessa qui; si tratta evidentemente di un’edizione del Yosippon.2 I manoscritti di questa serie sono dunque 55. Il confronto con III 1 II 29 di IV è il 28 di I. 2 Per questo è per gli altri libri a stampa vedansi più oltre le mie note al testo degrinventari.
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IL FONDO PALATIN O E B R A IC O E I SE OI IN V E N TA R I
ci mostra, nonostante alcune lievi divergenze nelPindicazione del contenuto, che i numeri ivi segnati per alcuni codici si riferiscono alla numerazione che in questa parte di IV si trova continuativa o quasi. Abbiamo successivamente in IV (f. 59r-v) un’altra serie, intitolata Libri consigliati bisce sequentibus signis: sono 12 codici, anche questi manoscritti come sarà esplicitamente detto più oltre, contrassegnati come segue: è, A, 41=» X , '^1, 0, 21 A, 9, ti, O, O. Anche a proposito di questa serie si può notare la stessa corri spondenza con III che abbiamo notato per la precedente, salvo che il segno « di III qui non si ritrova. Il numero 21 evidentemente era stato dato a due codici diversi, che apparve poi necessario distin guere aggiungendo al numero una lettera, e designandoli rispetti vamente come 21 A e 21 B. Dopo questa serie, segue in IV senza alcun intervallo (f. 59v) la registrazione di sei libri non contradistinti da numeri nè da segni, seguita però dalla nota Ili libri inferiores non Signati sunt excusi Venetiae. Dopo di che, con l’intestazione Seqvvntur alti non signati, sed manuscripti, abbiamo (ivi) una lista di otto libri, tutti quanti liturgici, a cui segue Finis huius catalogi. Chi sia l’autore, o chi siano gli autori, di questo « catalogo » non è possibile determinare: non ho ritrovato alcuna delle diverse mani che lo hanno scritto fra i numerosi cataloghi o inventari della Palatina che mi sono passati davanti agli occhi. È possibile che vi abbia lavo rato, almeno in parte, qualcuno dei professori di ebraico all’Università di Heidelberg, come Bartolomeo Keckermann, (fino al 1002), Abramo Kimedoncius (1602-1605), Baldassarre Baumbach (dal 1605).1 V. - God. Pai. lat. 1930 (è uno dei volumi contenenti l’inventario della Palatina compilato a cura di Corrado Lautenbach e di Gio vanni Strupp von Gelnhausen nel 3581 2), pp. 30-34. Subito dopo l’ elenco dei libri ebraici a stampa (pp. 21-29), tra i quali figurano i trattati talmudici, il Miéneii Torah, e il Yosippon suindicati, abbiamo qui, sotto l’intestazione Gtschriebcn auff Permcnt, una serie di 65 codici, contradistinti quasi tutti da un numero o da un segno. Dove numeri o segni mancavano o erano incompleti sono poi stati suppliti o integrati a matita in margine. Sono pure contradistinti, o sempli cemente posti in rilievo, con segni a matita, i numeri duplicati. Numeri e segni, similmente a quel che abbiamo notato nel più breve elenco di III, si succedono senza alcun ordine, come segue (pongo fra parentesi quadre ciò che è stato aggiunto a matita, e indico le pagine 1 T oepke , THe Malrikel der Vniuernìtàt Heidelberg voli 13S6-1662, II, Heidel berg 1886, pp. 471-478. 2 Per il quale v. Christ , Alftr., pp. 8-12.
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IL FONDO P ALATIN O EBRAICO E I SUOI IN V E N TA R I
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del Pai. lat. 1930 per facilitare i riscontri di ciò che in seguito verrò citando via via): p. 30: è, [V, 67], 68 [ * ] , 21 [$ ) p. 32 b], , A], 82, 51, 17, 28 [·:], 50 [··]. 48 [·], 54. p. 33: 5, 60, 62, 63, 47, 49, 42, 20, 21 \{Hj p. 3 1 ], 18, 40, 41,
38, 58. p. 34: 37, 55, 56, 31, [ + ] , 30, 33, 32. Il contenuto dei codici è descritto brevemente, non senza notevoli divergenze da TV; nonostante le quali, appare sicuro che si tratta ancora degli stessi codici registrati in IV come non fuggeriani e parzialmente registrati anche in III, anche ivi numerati e contrassegnati nello stesso modo. Qui vediamo chiaramente come, il numero 21 fosse stato assegnato a due codici diversi, che l’autore, delle note a matita di stinse richiamandosi alle pagine di un altro inventario ove essi erano già stati separatamente registrati (richiami simili avremo occasione di rilevare più oltre, a proposito dei codici fuggeriani). Analoga è la situa zione per i due 28 (di cui uno è distinto a matita col segno ·:), i due 50 (di cui uno è contrassegnato a matita con ··), i due 61 (distinti coll’aggiungere a uno di essi' a matita il segno D, 1 che in III è già segnato a penna, mentre in IV si trova, pure a penna, accanto al n. 59), e i due 68 (messi in rilievo entrambi col segno -V a matita). Di fronte a IV mancano qui i nn. 6, 19, 26, 43, 44, 59, 65, 71 (oltre, naturalmente, al 57, che qui è posto fra i libri a stampa); ci sono in vece in più il 78 e i duplicati del 28, del 50, del 61 e del 68. Dei codici contradistinti con un segno ne abbiamo qui uno in più; ma comunque i segni non sempre corrispondono con quelli di IV: ne parleremo in seguito; Divergenze notevoli fra IV e V nella descri zione dei codici rileveremo pure in seguito. I codici registrati in IV senza segno non si trovano qui affatto. V Ws.-C o d . Pai. lat. 1931, ff. 14v-16v. È una copia di V. Le più delle aggiunte marginali a matita si trovano anche qui. VI. - Cod. Pai. lat. 1921. È l’inventario della biblioteca di Ulrico Fugger, compilato per mano di notaronel 1571, quando essa era depo sitata nella chiesa dello Spirito Santo, racchiusa in numerose casse. Il contenuto delle casse è registrato, a quanto pare, secondo l’ordine topografico di esse, diverso da quello dei numeri che le distingue1 II segno = che è apposto ad entrambi vale a metterli in rilievo, come il , segno V per i due 68.
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IL FONDO PALATIN O F/BRATOO K I SUOI IN V E N TA R I
vano. 1 Per i libri ebraici questo inventario, evidentemente fatto da persone ignare della lingua ebraica, è estremamente conciso, limitandosi di solito a indicarne la quantità, il formato, il materiale, la legatura, e, ove occorra, lo stato di conservazione (queste ultime notizie non hanno interesse per la nostra ricerca poiché i libri furono rilegati di nuovo nella Vaticana, e quindi possiamo di regola trascu rarle). Solo eccezionalmente vi è qualche indicazione sul contenuto: saranno i casi in cui esso era indicato esternamente in una lingua comprensibile ai compilatori dell’inventario. I libri ebraici sono sparsi in diverse casse, e per ritrovarne le registrazioni occorre sfo gliare tutto quanto il volume. Esse sono (spero che niente mi sia sfuggito) le seguenti: 1. Al termine dell’inventario della cassa 8 (f. 26) sono registrati dei manoscritti ebraici in-4°, di cui quattro pergamenacei e due car tacei (Item sechs ditte Jiebreische Bücher, vier uff Perment, und zwei) uff Papier geschrieben. In quart, in Bretter gebunden). 2. Verso la fine della cassa 39 (f. 41v) troviamo annotato: Ilem zwo hebräische Bibel, eine in quart, eine in folio. 3. Nella cassa 26 figurano: Thalmuth, uff Perment geschrieben (f. 60); Ein altt hebreisch uff Perment geschrieben Buch, one Anfang unndone End (ivi); Tabula hebraicarum coniugationum (f. 63); Ein altt hebräisch uff Perment geschriebene Tafel viel Elen lang, uff zwo Rollen gewicklet, zum Judenthumb on Zweiffel gehörig. Item drei altt hebräisch geschriebene Bücher, zum Theil one Anfang und one End, deren zwei in folio, das dritt in quart (f. 63v). 4. Nella cassa 17 abbiamo (f. 64): Bas dritt Theyl dess altten Testa ments, in quarto. 5. Per la cassa 29, contenente pressoché esclusivamente mano scritti ebraici, essi sono nell’inventario (f. 78v) classificati come segue (é superfluo riferir testualmente la lunga dizione dell’inventario, della quale riporto solo ciò che ha interesse per noi): 57 cartacei in-4°; 13 pergamenacei gleicher Gestalt; 5 pergamenacei in folio; 5 cartacei in folio, oltre a 5 Gosmographicae tabulae, uff Perment, abgerissenn, und uff ein Hulzenroll gewicklet nach jüdischer Art. 6. Nella cassa 20, pur essa pressoché esclusivamente di conte nuto ebraico, troviamo (f. 79r-v) i seguenti manoscritti: 8 cartacei in-folio, 9 pergamenacei in-folio; 13 altter zerrissener Stuck, hebreisch uff Papier geschrieben, in-4°; 4 pergamenacei in-4°, 6 in-8° fitem sechs geschrieben hebräische Buchlin, in octavo, darunder Psalterium· 1 Per questo inventario v. Christ, Altfr.., pp. 12-13, e la bibliografia ivi indicata.
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IL FONDU PA LATIN O EBRAICO F. I SITUI IN V E N TA R I
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hebraieum, so Manetti gcwesrn, sul che vedasi più oltre); 1 cartaceo Registers Form; 14 cartàcei in-folio e 2 in-4°. 7. Nella cassa 9 (f. 79v-80v): 1 cartaceo in-folio grande, 4 perga menacei in-folio piccolo, 4 (non è. detto se pergamenacei o cartacei) in-4°, (Irei Bundlin altt gesehriebeher liebreisrhenn fragmenta, pure in-4°, e ein Mein gesehrieben hebraiseh fíebundlin. 8. Nella cassa 59 (f. 101): Ein altt Jiebraischer Text, one Anfang und one Endt. C’è anche, nella cassa 23 (f. 208), Ein deviseli unnd hebraiseh Bueh, intilulirt Stella Mesehiah; ma questo esce evidentemente dal l’ ambito dei manoscritti ebraici: sarà senza dubbio la Stella Messine di Pietro Schwarz, stampata a Esslingen nel 1477.1 In totale, i manoscritti di cui siamo venuti rintracciando le regi strazioni sparse in questo inventario sono 168, se contiamo per un solo volume il Talmud del f. 60 (sia questo titolo esatto ono); resta però la possibilità, per quanto niente sia indicato in proposito, che si tratti di più volumi. Il numero di 168 è un po’ inferiore a quel che resulte rebbe da IV, il quale ci dà 177 manoscritti fuggeriani (1 + 167+ 10, meno il n. 100 a stampa). La differenza si accresce ancora se sitien conto del fatto che i due rotoli qui ricordati (uno al f. 63v, con ogni verisimiglianza un rotolo del Pentateuco, e uno, contenente tavole cosmografiche., al f. 79v), non si trovano registrati nè in IV nè negli altri inventari, probabilmente perchè quando i manoscritti, tolti dalle casse, furono disposti in scansie, i rotoli saranno stati per la loro forma separati dai codici. C’è inoltre da domandarsi se le tavole delle coniugazioni ebraiche registrate al f. 63 non siano una gramma tica ebraica, in latino, magari a stampa. 2 Comunque, la differenza può trovare la sua spiegazione. Qualche libro può essere sfuggito ai compilatori dell’inventario, anzi uno è certamente sfuggito, come vedremo tosto risultare da VII. Ed è da tenersi presente la possibilità che i volumi del citato Talmud fossero più d’uno. 3 Più probabile 1 Sulla quale vedasi W o l f , Bibliotheea hebraea, III. Hamburgi 1733, pp. 525-54fi. 2 A , stampa sarà, con ogni verisimiglianza, la Bibbia registrata al f . 222v (Hebraica Biblia inn funff Stuclc), come è certo l’altra registrata al f. 220v (Parigi, Étienne, 1539), da identificarsi con quella che oggi reca nella Biblioteca Vaticana la segnatura Pal. I l i 157. 3 Un momento avevo pensato alla possibilità che i dieci codici A-K di IV non si trovassero nelle casse inventariate in VI, nel qual caso la differenza verrebbe a ridursi ad 1 (168, meno i due rotoli, meno la grammatica, più il codice che tro veremo aggiunto in VII, ci dà 166); ma ho dovuto scartare questa ipotesi quando lio constatato doversi identificare con diversi dei codici A-K alcuni Vaticani ebraici contenenti un rinvio all’inventario fuggeriano intermediario fra VI e VII, del quale parleremo tosto a proposito di VII.
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IL FONDO PALATIN O EBR A IC O E I SUOI IN V E N T A R I
è che i frammenti, o alcuni dei frammenti, menzionati in YT come legati in pacchetti, fossero nei posteriori inventari I, II e IV regi strati separatamente, ciascuno con un proprio numero. VII. - Cod. Pai. lat. 1915. È copia e integrazione del Pai. lat. 1921, attraverso un intermediario tuttora ignoto. 1 Che di integrazione ci fosse bisogno, che cioè qualche cosa fosse sfuggito a chi compilò l’inventario VI, è provato tra l’altro da quel che leggiamo qui al f.· 304: Weiters sind aueh (¡efunden worden nachfolgende Biichcr, so in erster Inventation übersehan. E per quel che riguarda i manoscritti ebraici vediamo infatti che qui al termine dell’inventario della cassa 25 (f. 29) è registrato un Libar non compactus ìiehraìens in folio di cui in VI non si ha traccia. Le due Bibbie che V I ha al f. 41v diventano in V II una sola (f. 331, Aine liebreische Bibel): se una delle due fosse resul tata mancante nel riscontro, o se invece si trattasse di un’inesattezza di V II non possiamo determinare. V i l i . - Un inventario della Fuggeriana, datato 1571, e conser vato nella BtadtbibliotbeJc di Amburgo, sul quale riferisce F. L. Hoffrnann in Berapeum, 1848, pp. 289-300, 305-309. È evidentemente una derivazione di VI: non, come pensò Hoffmann, p. 292, la mi nuta del notaro, 2 ma piuttosto, come ha osservato Ohrist, 3 un indice alfabetico dell’inventario notarile. Indice però tanto ampio che potrebbe addirittura considerarsi un riordinamento alfabetico di tutta la ma teria di VI. Ad ogni modo, per noi questo volume non aggiunge nulla. IX . - Un inventario dei manoscritti della Palatina, pure conser vato nella BtadtbibliotbeJc di Amburgo, precedentemente apparte nuto a Isacco Gruter. Fu pubblicato dallo stesso Hoffmann in Bera peum, .1850, pp. 161-172, 177-188, 193-202. Fra i manoscritti ivi registrati sono compresi (pp. 196-201 dell’edizione Hoffmann) anche gli ebraici, o per essere esatti parte degli ebraici. Non vi troviamo però niente di nuovo, perchè il compilatore, non fece che copiare, non senza omissioni e fraintendimenti, gl’inventari II e III (comprese le aggiunte a matita in III), integrando II coi dati di I per i numeri mancanti in TI o nei casi in cui II non fa che aggiungere qualche cosa alle indicazioni di I. Le noto tedesche sono tradotte in latino o sono tralasciate. I codici di I e di II sono numerati dall’.l al 167; il n. 33 è omesso perchè TI avverte che non è ebraico; ed è omessa per errore la descrizione del 112, pur essendone segnato il numero. Per i codici di III non sono dati nè numeri nè segni; il 58 di III è omesso per errore. 1 Per il rapporto fra i due inventari VI e VII efr. Chrj.st, Altjr., pp. 12-13. 2 Così anche P ic ker , citato da Christ , Altjr. p. 13, nota. 3 Christ , ivi, e Zur Gesch., pp. 50-51.
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CAPITOLO II
LE RACCOLTE DI MANOSCRITTI EBRAICI CONFLUITE NELLA PALATINA
Dagl’inventari che siamo venuti esaminando resulta adunque che i manoscritti ebraici della Palatina non costituivano una raccolta unica, ma più raccolte diverse, e diverse serie di graduali accessioni. Essi possono esser classificati come segue: 1) Una parte di essi proveniva dalla biblioteca di Ulrico Fugger; e questa parte a sua volta era costituita da una prima e più ampia collezione di 167 codici, e di un gruppo di altri codici che si eran venuti aggiungendo di poi, in numero di 11 (un codice biblico non numerato e dieci altri codici contradistinti con le prime lettere dell’alfabeto da A a K); in totale, detraendo il n. 100 a stampa, 177 manoscritti. 2) Un’altra parte spettava alla vecchia Biblioteca Palatina (ve dremo più oltre che cosa precisamente si debba intendere con questa designazione), ed a sua volta era formata di tre serie distinte, almeno in origine. Nella prima serie i codici presentavano una nume razione progressiva, già ricca di lacune e di duplicazioni quando furono compilati gl’inventari a noi noti; nella seconda erano contradistinti da un segno convenzionale; nella terza non recavano nè numero nè segno. La prima e la seconda appaiono fuse insieme, pur conservando ciascuna la sua segnatura, nell’inventario V, ove esse contano complessivamente 65 manoscritti, e nell’inventario parziale ITI. In IV, ove son registrate separatamente (21 A è però unito alla seconda), la prima comprende 55 manoscritti, e la seconda 12. La tèrza è registrata solo in IV, e consta di 8 manoscritti. In totale quindi, secondo IV,- il numero totale dei manoscritti sarebbe 75; aggiun gendo ai 65 di V gli 8 della terza serie ne avremmo invece 73. 3) Finalmente, sembra essersi avuto un ulteriore gruppo di manoscritti non registrati negl’inventari a noi noti, perchè il numero totale resultante dagl’inventari, 252 o 251, è ancora notevolmente inferiore a quanto ci attenderemmo in base alle notizie dell’Assemani. Per quanto questi, come abbiamo veduto, dia talvolta indica2
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LE RACCOLTE D I MANOSCRITTI EB R A IC I CONFLUITE N E L LA P A LA TIN A
zioni sbagliate, sta di fatto che i suoi errori, alcuni per difetto e altri per eccesso, vengono almeno in parte a compensarsi; e comunque, anche ammesso che egli pecchi piuttosto per eccesso, un sopravanzo di 36 o 34 codici, che verrà ancora ad accrescersi in quanto che ci resulterà che qualcuno di quelli registrati negli inventari non si ritrova nella Vaticana, può apparire diffìcile ad attribuirsi soltanto agli errori suoi. Sarà quindi probabilmente da supporsi che a Heidel berg esistesse, quando l’Allacci prese possesso dei libri, un terzo gruppetto di codici ebraici non registrato negl’inventari che noi conosciamo. Messo in chiaro quanto precede, noi dobbiamo proporci un duplice compito: anzi tutto quello di ricostruire in quanto possibile la compo sizione dei diversi gruppi dei codici ebraici esistenti nella Palatina, cercando di determinare per ciascuno di essi quali degli attuali Vati cani debbano esservi ascritti; e quindi ricercare, per quanto ci sia dato, l’origine e la provenienza delle varie raccolte che vennero a confluire a Heidelberg. Potrebbe supporsi che il primo compito fosse agevole per tutti quei codici — e sono i più — che secondo gl’inventari dovrebbero recare una segnatura, consistente in un numero d’ordine o in un qualche altro segno convenzionale. In pratica però, la cosa non è così semplice. Anzi tutto perchè l’Allacci, quando preparò la spedi zione dei libri da Heidelberg a Roma, tolse a quasi tutti la coperta per diminuirne il peso, e con la coperta andarono perdute tutte quelle indicazioni che su esse o entro di esse erano segnate; magari qualche volta, contro la volontà dell’Allacci, sarà stato portato via con la coperta anche qualche foglio di guardia ove la segnatura poteva essere registrata. Altri fogli di guardia saranno andati perduti in occasione della legatura fatta a Roma. Il che ci spiega perchè molte delle segnature che ci aspetteremmo di trovare manchino effettiva mente. D ’altra parte, anche quando abbiamo di fronte a noi una segnatura, non sempre essa ci è di sicuro aiuto, sia perchè, come già sapjiiamo dagl’inventari, si avevano contemporaneamente nella Palatina due serie differenti di manoscritti ebraici numerati progressi vamente dall’l in poi, una delle quali anzi con parecchi duplicati, sia anche ■— ciò che più importa— perchè i codici Palatini recano spesso, come vedremo, segnature relative ad altre biblioteche o colle zioni di cui avevano fatto parte precedentemente. Sarà quindi opportuno prender per punto di partenza, anziché la segnatura, il contenuto dei codici; e per ciascuno dei codici che troviamo registrati negl’inventari ricercare se fra i Vaticani ebraici se ne trovi uno che corrisponda (o che possa corrispondere, tenuto
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LE RACCOLTE D I MANOSCRITTI E B R A IC I CON FLU ITE N ELLA P A LA TIN A
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conto della scarsa competenza di coloro da cui gl’inventari furono redatti) alle descrizioni degl’inventari, e di cui possibilmente la pro venienza Palatina sia assicurata· da uno degli elementi di cui abbiamo fatto cenno cominciando, o almeno sia presumibile in base all’indi cazione dell’Assemani. Se poi, oltre che il contenuto, ci apparirà corrispondere anche la segnatura, questa seconda corrispondenza ci servirà di conferma. Conferma particolarmente importante quando la corrispondenza del contenuto non sia tale da poter toglierci da sola ogni dubbio. Anche in mancanza della segnatura, l’identificazione sarà particolarmente certa quando la corrispondenza del codice con la descrizione degl’inventari si estenda a un qualche minuto parti colare caratteristico, quale, ad esempio, la numerazione delle pagine iniziali delle singole opere contenute in una miscellanea, o anche, pur mancando la paginazione negl’inventari, il semplice succedersi delle singole opere in un determinato ordine, ovvero l’esistenza di determinate lacune, o simili. Ove non si abbia nessuna di tali condi zioni favorevoli, anche la semplice indicazione di un’opera contenuta nel codice potrà bastare, purché di quest’opera non esistano tra i Vaticani ebraici di possibile provenienza Palatina più esemplari con fondibili tra loro. Altri criteri per l’identificazione potranno valere caso per caso. Non sarà da escludere che talvolta, dato il carattere spesso vago e sommario degl’inventari, l’identificazione resti dubbia fra due o più codici. Ma con un po’ di pazienza si potrà ridurre il numero di questi casi al minimo.
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CAPITOLO III
IL FONDO F U G G IV A N O Per parecchi dei codici già fuggeriani l’identificazione è confer mata in modo sicuro dalla segnatura numerica (apposta di solito all’inizio, raramente in fine), tracciata dalla stessa mano che ha scritto l’inventario I. Ad esempio, il Yat. ebr. 137, contenente il commento di Menahem ben Selomoh Me’iri al trattato talmudico Sanhedrin, sembra, in base al suo contenuto e per Ada di esclusione, dovere essere identificato col fuggeriano 24, sebbene le molte inesat tezze che troviamo negl’inventari ci lascino ancora qualche dubbio (II: Liber Salomonis, qui appellatur in lingua talmudica [esi magna ex parte chaldaica] Ordines salutis. Ordo salutum·,1 IY: Extractus unius partis de ordine damnorum sive noxarum, ex parte nimirum iudicis; I ha solo De lege): i dubbi sono però dissipati e l’identifica zione è assicurata dal fatto che troAdamo nel codice (f. l v) la segna tura originale 24. Tn alcuni codici la segnatura è stata ripetuta più volte, da diverse mani; talvolta, probabilmente a cura dell’Allacci, nella stessa pagina in cui è indicato il numero della cassa che servì per il trasporto del codice a Eoma: tale è appunto il caso del suddetto codice Vat. ebr. 137 (f. 144v: G. 89, e poi: 24). Il che ci permette, in casi in cui la segnatura originale manchi, di considerare come suffi ciente conferma dell’identificazione il numero che si trovi ad accom pagnare quello della cassa. Però in tali casi occorrerà usare molta prudenza nel controllo, e non perder mai di vista la corrispondenza del contenuto, perchè si può trattare anche di una segnatura rei atiA’a ad altra serie. Ad esempio, il Vat. ebr. 133, contenente parte del Talmud palestinese, 2 sebbene al f. I rechi C. 126 e poi il numero 82, non dovrà farsi corrispondere al fuggeriano 82, perchè questo conte nete tutt’altra cosa: una miscellanea di cui avremo occasione di far parola più oltre. 1 A quanto pare con la seconda dizione, Ordo salutum (cioè Seder Yesu'ot) si volle correggere, giustamente, la prima inesatta Ordines salutis, die non si pensò a cancellare. 2 Vedasi più oltre, p. 118.
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2 ')
IL FONDO FUGO ERI ANO
Meno della segnatura 1 potrà aiutarci il rinvio, che si trova in alcuni codici, talvolta a penna, tal’altra a matita, 2 all’inventario intermedio fra VI e VII, del quale abbiamo parlato sopra a propo sito di VII. Esso indica la pagina dell’inventario, con la sigla F. (Fugger), e il numero del paragrafo ove nella detta pagina è registrato il codice; ad esempio, nel Vat. ebr. 86, f. 90v: p. 91. F. V.° 1. 3 Eoi non abbiamo più l’inventario intermedio suindicato, ma tuttavia, poiché anche V II si richiama costantemente alle pagine di esso, possiamo ritrovare in VII il paragrafo a cui la nota del codice rimanda. Così, nel caso del surricordato Vat. ebr. 86, ci resulta chiaro dal con fronto con V II che la nota significa essere il codice in parola uno dei 57 codici ebraici cartacei in-8° esistenti nella cassa 29. Ma poiché negl’inventari di cui si tratta non vi ha di solito nessuna 'indicazione sul contenuto dei codici, queste note ci aiutano poco per l’identifica zione; ci aiutano soltanto in quanto che ci assicurano che i codici in cui si trovano sono fuggeriani. A quanto pare, queste note non furono apposte a tutti i codici, ovvero spesso sono andate perdute. Infatti, mentre ci attenderemmo che la nota surriferita s’incontrasse 57 volte (o poco meno ammettendo la mancanza di qualche codice), non la troviamo se non in 18 codici (Vat. ebr. 62, 64, 73, 86, 89, 99, :02, 213, 218, 229, 249, 255, 256, 291, 297, 372, 388, 397), o tu ffai più in 19 (nel Vat. ebr. 95 la cifra che viene dopo V .° è illeggibile). Il fuggeriano 82, di cui abbiamo fatto cenno più sopra, é uno di quelli che possono essere sicuramente identificati per mezzo della coincidenza della paginazione. L ’inventario I dà per esso semplicemente e ingenuamente Declarationes diversarum rerum, e II nulla aggiunge, ma IV presenta una descrizione particolareggiata4 indicante anche la paginazione delle varie opere, che corrisponde al Vat. ebr. 228, privo di segnatura antica . In questo caso, e similmente in casi analoghi, l’identificazione è sicura. Come esempio dei casi in cui, pur non essendo negl’inventari indicata la paginazione, la successione delle opere contenute nel codice è sufficiente per permetterci d’identificarlo, può valere il miscellaneo fuggeriano 2, la cui descrizione in II e J Considero naturalmente confermata Tidentihcazione anche se il codice presenta due diverse segnature, di cui una sia proprio quella che la corrispon denza del contenuto ci farebbe attendere (ad es. Vat. ebr. 78, 379), o una segna tura che sia correzióne di una precedente diversa (ad es. Vat. ebr. 31 ff. Iv: 154, f. 134: 155], 209, 215, 276), o una segnatura che per qualche motivo sia stata raschiata ma si possa ancora intravedere (ad es. Vat. ebr. 75, 95, 102). 2 Quelle a matita sembra che siano state apposte a cura dell’Allacci. 3 Talvolta si ha pag. anziché p. Una volta si ha, a matita; la formula: F. Inven tario p. 91. N.° 4 (Vat. ebr. 154, f. I). 4 Vedila più oltre, p. 141.
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IL FONDO FU GGERIAN O
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in IV, troppo lunga per esser qui riportata per esteso, 12corrisponde, pur con alcune inesattezze, a ciò che effettivamente abbiamo nel Vat. ebr. 303, nel quale comunque troviamo anche la conferma dataci da un 2 segnato nel f. 1 accanto al titolo. Altri dei codici fuggeriani le cui segnature non si ritrovano in alcun codice della Vaticana possono, anche se non sono miscellanei, esser tuttavia identificati sulla base deirindicazione che gl’inven tari danno del loro contenuto, sebbene spesso vaga e di solito più o meno inesatta; tavolta l’indeterminatezza e le inesattezze di un in ventario possono esser corrette col confronto di un altro inventario. Valga ad esempio il fuggeriano 37, di cui I ci dice in modo vago Duae partes Rabi Moyse in legem, e II, più particolareggiatamente, ma inesattamente, Rabbi Monis in libros talmúdicos de possessionibus et danmis. Esso può, in base all’indicazione di IV, sebbene anch’essa non del tutto esatta (Liber 12 et 13 ex libris R. Mosis filli Maymonis, qui agunt de rebus politici» et mercatura. Item agii 13 liber de damnis illatis et resarciendis illis; vocatur “Tip, Ordo nocumentorum), es sere identificato col Vat. ebr. 174, contenente il Sefer Neziqin e il Sefer Qinyan del codice maimonidiano Miàneh l'or ah,2 il cui gruppo non si ritrova egualmente da solo in alcun altro codice Vaticano. — Per con verso, il fuggeriano 116, per il quale IV ci dice vagamente (dopo il 118, f. 51v) Epitome traditionum divinarum et tlialmudistarum, può identificarsi col Vat. ebr. 176 (epitome3 del Sefer Miswot Gadol, il Grande libro dei precetti, di MoSeh da Coucy), sulla base di I, che ha Liber praeceptorum magnus (i Vat. ebr. 144 è 146, i quali con tengono, parzialmente o intera, la stessa opera di MoSeh da Coucy, provengono sicuramente, come vedremo, da un’altra delle raccolte Palatine) ; 4 e altri esemplari dell’opera non si trovano tra i Vaticani ebraici.— Qualche volta si può giungere all’identificazione anche se nessuno degl’inventari esce dal vago e dall’impreciso. Così accade, ad esempio, col fuggeriano 73, per il quale I ha semplicemente Expositio Iob, IV Gommentarius bonus in Iobum, e II tace: infatti, dei tre Vaticani ebraici che contengono esclusivamente un commento, o più commenti, al libro di Giobbe l’uno, il 93, certamente non è Palatino, e un altro, il 95, è indubbiamente, come mostra la vecchia
1 Vedila più oltre, pp. 116, 130-131. 2 Veramente questi libri sono l’X I e il X II del codice maimonidiano, come del resto è indicato chiaramente nel manoscritto. La designazione VJD in luogo di 12D è dovuta a una confusione col Seder Neziqin della Misnah. 3 Per la quale vedi più oltre, p. 135. 4 Vedi più oltre, p. 51.
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IL FONDO FUGGERIANO
segnatura, il fuggeriano 162; quindi il terzo ed ultimo, l'84, sarà con ogni verisimiglianza lo stesso che il fuggeriano 73. Il fuggeriano 71 non riuscivo da prima a ritrovarlo; e non senza ragione, perchè, come poi ho riscontrato, esso è stato legato insieme con un codice di altra provenienza, il Vat. ebr. 123, di cui farò parola più oltre, e di cui esso forma i ff. 31-91. L ’identificazione è assicurata, non tanto per ciò che dicono gl’inventari (I ha semplicemente Liber de lege, II non aggiunge nulla, e IV dice: Commentarius in Mosen. Legi ob detritam scripturam vix potest), quanto piuttosto perchè al f. 31 del codice Vaticano si vede ancora la segnatura fuggeriana 71, che toglie ogni dubbio. Così procedendo, mi è stato possibile ritrovare e identificare tra i Vaticani ebraici tutti i manoscritti costituenti la raccolta fuggeriana numerata, all’infuori di cinque di cui credo di potere escludere l’esi stenza nella serie dei Vaticani ebraici (33, 34, 49,118,134). Del primo di questi cinque, non registrato nell’inventario IV, l’inventario I dice Liber arabicus, indicazione che II corregge avvertendo, con un V. B. in margine: Liber syriacis characteribus. Nicht arabisch, e aggiungendo poi una nota in inchiostro rosso circa la scrittura siriaca (Scribunt et legunt versus peetora, non a dextra ad sinistram ut Hebraei et Arabes, etc.), che ci mostra l’annotatore abbastanza competente per esser degno di fede con la sua asserzione che si tratta di un codice siriaco. Il codice dovrà quindi cercarsi non già tra i Vaticani ebraici, ma tra i Vaticani siriaci, e non essendone affatto indicato il contenuto, è impossibile pensare a un-’identificazione. — Ciò che dicono gl’inventari circa il fuggeriano 134 (I: Rhetorica Leonis; IV: Rhetorica Aristotelis translata a Iehuda Monsir Leon Hispano) non trova il suo riscontro in nessun Vaticano ebraico. 1— Lo stesso si dica delle miscellanee 49 e 118; riferirò più oltre2 ciò che ne dicono gl’inventari, e qui mi limiterò a indicare che il 49 doveva contenere fra l’altro la Qa'arat Kcsef di Yosef Ezobi, la Behinat 'Olarn di Yeda'yah ha-Penini e le sue preghiere Elef Alafim (talvolta attri buita al padre) e Baqqaéat ha-Memim, e che nel 118 dovevano fra l’altro trovarsi il commento al Sefer Yesirah di Semu’el Matut (Motot) dal titolo MeSobeb Netibot (conservato anche nel Vat. ebr. 225, fuggeriano 40), e il Bha'ar ha-Gemili dì Nahmanide.— Quanto al 34, circa il quale leggiamo in I Liber de fide, e nulla troviamo in II nè in IV, nessuno dei codici Vaticani che potrebbero esser presi 1 Sarà stato il Nofet Sufim di Yehudah Messer Leon, considerato dall’autore di IV erroneamente come spagnuolo; efr. più oltre, pp. 114 e 152. 2 Vedi pp. 109, 113, 119, 124, 137-138, 149.
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IL FONDO FUGGERIANO
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in considerazione ha un contenuto a cui possa adattarsi un tal titolo; e del resto la mancanza di 34 in IY c’induce a ritenere assai probabile che questo codice fosse già perduto quando IV fu redatto, e che quindi l’Allacci non lo avesse trovato nella Palatina. I fuggeriani 49, 118, e 134 saranno andati perduti nel tempo intercorso fra la compi lazione di IV e l’arrivo dell’Allacci a Heidelberg. Quanto scarsa cura si avesse per la conservazione dei libri nella Palatina ci è attestato dallo stesso Allacci; e più oltre ne vedremo altre prove. Oltre alla raccolta costituìtaala codici numerati, abbiamo veduto che la biblioteca del Fugger aveva anche altri manoscritti ebraici, registrati solo in IV: uno senza segnatura premesso alla raccolta nu merata e dieci segnati con le lettere A-K. Anche questi dobbiamo cercare d’identificare. Il primo, un manoscritto dei Profeti presentante diverse lacune accuratamente notate in IV, è indubbiamente, come resulta dal l ’esatta corrispondenza di queste lacune, il Vat. ebr. 10. Per gli altri, la cui segnatura non si ritroya in alcun codice, e la cui descrizione data da IV non può essere controllata con quella di alcun altro inven tario, l’identificazione è assai diffìcile. Tuttavia non sarà impossibile pervenirvi. Il codice A, di cui IV dice Commentarius cabalisticus in Mosen, vide supra nutrì. 63, dovrà essere lo stesso commento di Menahem da Eecanati al Pentateuco che si trova nel fuggeriano 63 (Vat. ebr. 43), e dovrà quindi identificarsi col Vat. ebr. 201, 1 perchè non si hanno nella Vaticana altri esemplari di quest’opera. Del resto il Vat. ebr. 201 deve certo esser fuggeriano, perchè reca nel f. I il rinvio (del tipo di cui abbiamo parlato più sopra), àll’inventario fuggeriano intermedio fra VI e V II (pag. 91 b. F. N.° 1), e una nota in tedesco indicante la mancanza del primo foglio, della stessa mano di VII; inoltre il codice è della stessa mano del Vat. ebr. 42, pur esso fuggeriano.— Il cod. B, Pentatcuchus, Iob, et Ester, ove si tengano pre senti tutti i codici biblici della Vaticana e si proceda per esclusione, re sulterà non poter essere che il'Vat. ebr. 18. — Per C, Talmud agcns de ordine festorum, notevole è stato in unprimo tempo l’imbarazzo, essendo parecchi i codici Vaticani contenenti intero o in parte l’ordine Mo'ed 1 Sebbene questo codice sia mutilo in principio e non rechi il nome dell’au tore, il compilatore dell’antico inventario aveva saputo bene identificare l’opera in esso contenuta: cosa che non seppero fare poi nè Bartolocci (n. 358) nè Asse mani, che dissero semplicemente trattarsi di un commento anonimo al Pentateuco. Seppe bensì un tardo scrittore della Vaticana aggiungere il nome di Recanati in màrgine a Bartolocci II (voi. I, p. 84), ma nessuno andava a consultare questo catalogo, essendoci ormai l ’Assemani stampato; talché questo esemplare del Re canati rimase sconosciuto, fino a che fu di nuovo identificato dal Prof. Freimann, nella scheda da lui preparata per il catalogo.
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IL FONDO FUGGERIANO
0 comunque ad esso relativi, ma poi è stato possibile risolvere il problema osservando che. il Vat. ebr. 134, contenente il compendio di Yishaq al-Fàsi sui più dei trattati dell’ordine suddetto, reca scritto a matita al f. 121v il rinvio all’antico inventario fuggeriano (p. 68. F. N.° 2). — Quanto a D, Iterum Talmud agens de sabbatho, escluso il Vat. ebr. 108 (èabbat e Mo'ed Qafan) che dovrà, come vedremo, identificarsi con un altro codice Palatino, restano disponibili quattro codici contenenti commentari al trattato èabbat, solo o con altri, cioè 1 Vat. ebr. 127, 128, 129, 138; posti da parte i primi tre di questi, che come pure vedremo debbono anch’essi esser identificati con altri codici Palatini, resta il 138, in cui sarà da vedere il fuggeriano D. — I codici E e F [Líber precationum dierum. solennium e Iterum líber precationum quotidianarum), sarebbero difficilmente riconoscibili fra i numerosi formulari di preghiere della Vaticana, se non ci soccor resse nei Vat. ebr. 305 e 323 la presenza del rinvio a matita all’inven tario fuggeriano (305, f. 56v: p. 93 b. F. X .° 3; 323, f. 205v: p. 72 b. F. N.° 108), che ci permette d ’identificare E col 305 e F col 323. — II codice miscellaneo G, di cui IV indica partitamente il contenuto, 1 è indubbiamente il Vat. ebr. 270. — Per H invece l’inventario ci dà un’indicazione assai vaga, Líber cabalisticus de nominibus divinili superioribus addendus; tuttavia potremo considerarlo identico al Vat. ebr. 431, miscellanea che contiene più di un’opera corrispon dente a questa· indicazione e che reca al f. 91, inizio di una di tali opere che in origine, a quanto pare, stava al principio della miscel lanea, il consueto rinvio a matita all’inventario fuggeriano [p. 93 b. F. N.° [il numero m anca]).— Per I la dizione dell’inventario, Líber cabalisticus agens de frontialibus quibus utuntur Iudaei in precibus, fronti alliganies, ci permette di procedere all’identificazione col Vat. ebr. 235, che s’inizia infatti con una trattazione sui Tefillin. — Final mente, per K l’inventario ci dà: Liber agens de anim,a et virtute eius, item liber de anima et virtute eius, item liber iOift TiD’ (sic), id est Fundamentum timoris, vide supra num. 86. A questa descrizione non corrisponde per intero alcun manoscritto Vaticano; però è interes sante notare che proprio gli ultimi codici Vaticani di provenienza fuggeriana (assicurataci dalla numerazione ebraica di cui parleremo poi) ai quali, identificati ormai tutti gli altri, ci è rimasto ancora da trovar la corrispondenza negl’inventari, cioè i miscellanei 355 (a cui doveva essere originariamente unito il 354) e 405, contengono appunto frammenti e opuscoli il cui contenuto serve a corrispondere alla de scrizione data da IV per K. Potremo perciò ritener lecito supporre 1 Vedi più oltre, p. 155.
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IL FONDO FU GGERIAN O
27
che con quest’ultima lettera si fosse designata una miscellanea, o rilegata in un volume o legata in un pacco (forse meglio così perchè il formato del 405 è alquanto maggiore di quello degli altri due), contenente frammenti e piccoli scritti che precedentemente erano stati trascurati, e di cui poi a Boma si sarebbero fatti tre volumetti, gii attuali Yat- ebr. 354, 355, 405. Infatti, il 355 contiene da prima, la 6a parte dei Shebile Emunah di Me’ir ibn al-Dabi, il cui argomento è indicato nel titolo con le parole le:ba?er Tia-nefe§ u-fe'uloteha, esat tamente corrispondenti a quelle dell’inventario De anima et virtute eius, e quindi l’inizio dell’introduzione al M aliti'el di Hizqiyyah ben Abraham, 1 del quale si ha poi nel 354 un frammento, la cui prima pagina (attualmente f. 13 per spostamento avvenuto nella legatura), parla appunto dell’anima umana; il 405 s’inizia col Yesod llora, o Fondamento del timore [di Dio] di Abraham ibn 'Ezra. Quanto ai due rotoli pergamenacei registrati in V I e VII, il primo, che coine abbiamo notato dovrà essere un Pentateuco, sarà da iden tificarsi col Yat. ebr. 2, che era effettivamente un rotolo del Pentateuco (dico era perchè in un recente restauro le varie pèrgamené sono state staccate Puna dall’altra e collocate in un’apposita cartella), e che è dato come Palatino dall’Assemani. Al Yat. ebr. 1, altro rotolo del Pentateuco pure indicato come Palatino dall’Assemani, non può pensarsi, perché esso è in cuoio, mentre gl’inventari parlano esplìci tamente di pergamene. L ’altro rotolo fuggeriano, contenente tabelle cosmografiche, mi pare che non esista oggi tra i Vaticani ebraici. Ricostituito così il fondo fuggeriano, presento qui di seguito le tabella delle concordanze ad esso relative. Per la serie recante una segnatura numerica mi attengo all’ordine dell’inventario I, che ha il vantaggio di non presentare lacune. Faccio poi seguire la serie dei codici contrassegnati con le lettere A-K, secondo IV, e in fine, designandoli con le successive lettere dell’alfabeto poste tra parentesi quadre, aggiungo il codice biblico che si trova in IV premesso agli altri senza segnatura, e i due rotoli registrati in V i e in V ii. Làscio vuoto, segnandolo co n — , il luogo del fuggeriano 100, che era a stampa. Il numero romano 11 aggiunto al numero del Vat. ebr. 123 significa che solo la seconda parte di esso è da identificarsi col fuggeriano 71. Indico con m. nella colonna delle segnature attuali quei codici fuggeriani che si può ritenere, per i motivi suesposti, esser mancati nella Palatina all’arrivo dell’Allacci, e quindi non esistere fra. i Vaticani ebraici. Helia stessa colonna, s. rinvia ai Vaticani siriaci, in base a quanto sopra abbiamo detto per il fuggeriano 33. 1 Identificazione del Prof. Freimann.
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28
TA BE LLA I
Vat. ebr.
Fugg. ebr.
Vat. ebr.
Fugg. ebr.
Vat. ebr.
Fugg. ebr.
Vat. ebr.
Fugg. ebr.
Val. ebr.
Fugg. ebr.
1
141
32
175
63
202
94
56
125
306
156
8
2
303
33
s.
64
257
95
269
126
293
157
26
3
42
34
m.
65
302
96
338
127
349
158
47
' 4
335
35
83
66
161
97
209
128
279
159
82
5
147
36
214
67
153
98
373
129
172
160
75
6
380
37
174
68
103
99
231
130
165
161
28
69
207
—
95
Fugg. ebr.
Vat. ebr.
7
200
38
211
131
294
162
8
379
39
229
70
54
101
49
132
277 '
163
408
9
76
40
225
71
123 ti
102
223
133
91
164
262
10
418
41
256
72
187
103
249
134
m.
165
46
11
145
42
278
73
84
104
351
135
185
166
38
12
39
43
284
74
78
105
226
136
102
167
425
13
41
44
339
75
221
106
213
137
291
A
201
14
314
45
208
76
285
107
. 64
138
98
B
18
15
33
46
178
77
345
108
218
139
232
C
134
16
148
47
171
78
73
109
295
140
219
D
108
17
263
48
385
79
206
110
397
141
372
E
305
18
198
49
m.
80
370
111
215
142
276
F
323
81
346
112
224
143
63
G
270
113
—
19
74
50
20
142
51
196
82
228
170
144
254
H
431
21
35
52
159
83
384
114
87
145
255
I
235
22
149
53
194
84
383
115
248
146
350 K
1355 < 354 (4 0 5
66
23
107
54
36
85
413
116
176
147
65
24
137
55
283
86
105
117
247
148
388
[L ]
10
25
154
56
72
87
53
118
m.
149
222
[M ]
2
26
195
57
336
88
274
119
100
150
62
[N ]
m.
27
160
58
310
89
344
120
220
151
99
28
428
59
381
90
342
121
58
152
341
29
88
60
199
91
386
122
250
153
236
30
320
61
44
92
86
123
343
154
393
31
324
62
43
93
89
390
155
71
124
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CAPITOLO I Y
LA PROVENIENZA DEI CODICI FUGGERIANT 1 - Il
fo n d o c r e te se
Molti dei codici fuggeriani recano note relative al l'oro acquisto, in latino talvolta misto di greco o di ebraico, scritte tutte dalla stessa mano, spesso parzialmente in un curioso sistema crittografico, che a tutta prima lascia assai perplessi circa la sua lettura e la sua inter pretazione. 1 Con mia certa dose di pazienza è possibile decifrarlo: si tratta di una miscela di diversi caratteri latini, greci, ed ebraici, e di segni vocali ebraici, adoperati indifferentemente, e indifferente mente frammischiati tra loro nei modi più svariati. La lettura è resa spesso assai diffìcile dall’incertezza in cui in molti casi si resta a lungo se un dato segno debba essere inteso come una lettera greca o latina o ebraica: talvolta non si riesce a liberarsi da questa incertezza se non dopo molti tentativi. Molte delle note sono accompagnate da segni convenzionali (spesso simboli astronomici) destinati a contra distinguere i codici. Già la prima di tali note che mi occorse di vedere e di decifrare, nel Yat. ebr. 42, mi pose sulla via di determinare la provenienza di questi codici. Essa ci dice (la riporterò più oltre integralmente) che il codice fu acquistato il dì 8 gennaio 1541 »οκη^οβίρεζερκηίχίΝΓβθκβ^, vale a dire mocenicis sex -παρά τοΰ contestabilou, cioè « al prezzo di sei mocenici, dal contestabile ». La denominazione « contestabile » mi fece subito pensare all’isola di Creta, le cui comunità ebraiche erano rette da un capo designato appunto con questo nome. 2 La menzione dei « mocenici », moneta veneziana così chiamata dal nome del doge Pietro Mocenigo, 3 veniva ad essere una conferma 1 Vedine i saggi che ne do nella tabella li. 2 Vedi il mio articolo Kreta in Encydopaedia Judaica, X , Berlino 1934, col. 412, e gli statuti delle comunità giudaiche di Creta ivi citati (pubblicati da H. R osen berg , in Hoffmann-Festschrijt, Berlino 1914, pp. 267-280, e da L. F in kelstein , Jewish Self -Government in thè Middle Ages, New York 1924, pp. 265-280). 3 P apad opoli -A l d o b r a n d in i , Le monete di Venezia descritte ed illustrate, II, Venezia 1907, p. 28; per i successivi mutamenti di valore v. ivi, pp. 92, 140
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30
LA PROVENIENZA D E I CODICI FU GGERIAN I
dell’assegnazione del codice a un paese posto sotto la dominazione di Venezia. Altre conferme della mia lettura e della mia congettura circa la provenienza cretese trovai poi nelle analoghe note di altri codici: la denominazione del «contestabile» scritta, con l’abbre viazione Contest., in caratteri ordinari, nel Vat. ebr. 200 (e cosi quella dei «mocenici» nei Vat. ebr. 76, 84, 147, 170): nomi di persone ap partenenti a famiglie cretesi nei Vat. ebr. 342 (trÌMin Sii eia, vale a dire Sdiamone della Cania12 ) e 343 (Aphenta del Medico; 2 cfr. Vat. ebr. 350: ocphnvG); la menzione dei « perperi », moneta bizantina cor rente a Creta, nei Vat. ebr. 44, 381, 397. Ancora altre conferme ci sono date dai nomi di possessori cretesi segnati in codici recanti tali note (Vat. ebr. 62, Semu’ el ben Yishaq al-CàzT; 141, Sabbetay Casani; 145, Mika’el ben Sabbetay; 206, Meyuhas del Medigo 3), e dall’indicazione, sempre nell’ambito degli stessi codici, che il copista aveva compiuto il suo lavoro in Creta (Vat. ebr. 225, 343, 345). Sarà comunque opportuno riferir qua per intero tutta la serie delle note di questo tipo, seguendo l’ordine dei codici Vaticani (dove è adottato il suindicato sistema crittografico aggiungo fra parentesi la trascrizione in caratteri ordinari). Vat. ebr. 42, f. 1: 1541. 8 Ianuarii ooznl'cs tre; cps n x1njiS0k[J'}.8 (mocenicis sex irapà t o v contestabilou). Vedi tav. II, e. Vat. ebr. emi perperis Vat. ebr. aliis signatis
44, f. 3: k 1541. V i l i Novembri# librum Thenruma 21 ns xoJterKb^n (ab contestabile). Vedi tav. II, b. .58, f. V: 1541. 20 lum i ducatis 9 cum Cana4 et 3.bus hoc signo D.
1 Ossia della Canea. 2 Cfr. T isserant , Specimina codicum orientalium, Bonn 1914, p. xx. La famiglia del Medico o del Medigo è una delle più cospicue famiglie ebraiche di Creta; vedi Steinschneider , Candía: cenni di storia letteraria, in ili osé, III (1880), p. 282, e Encyclopaedia Judaica, V, Berlino 1930, col. 915-916. Il nome Aphenta (AvdévTtjs) corrisponde forse all’ebraico Meyuhas, che ci è attestato in questa famiglia (S teinschneider , ivi; Enc. Jud., ivi, e cfr. più oltre a proposito del Vat. ebr. 206); per tali parallelismi fra nomi di significato affine vedi M. Cassuto , La corrispondenza tra nomi ebraici e greci nell'onomastica giudaica, in Giornale della Società Asiatica Italiana, N. S., voi. II, fase. I l i (1932), pp. 217, 220-221, 224-228. Lo Z u n z , Literaturgeschichte, Berlino 1865, p. 386, aveva supposto, ma senza alcuna base documentaria, che a Meyuhas corrispondesse Gvyevns, col quale pure si ha per altro verso un’analogia di significato. 3 Per Semu’el al-dàzi vedi Encycl. Judaica, II, Berlino 1928, col. 296, e la bibliografia ivi citata: per Sabbetay Casani vedi Stein sch n eider , art. cit., Uose. I li (1880), p. 284; per Mika’el ben Sabbetay vedi Steinsch neider , iv i, p. 269; per Meyuhas del Medigo la nota precedente (A ssemani , p. 174, ha Menahem anziché Meyuhas, ma l ’esame diretto del codice mi ha mostrato esser questa la giusta lettura). 1 Cioè il Sejer ha-Qanah.
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LA PRO V EN IE N ZA D E I CODICI FU GGERIANI
31
Vat. ebr. 62, f. IIV: nmNìnS (de Manuel). Val. ebr. 66, f. 1: 1541. 21 Februarii ab zifirbl o.'cn*s (conte stabile mocenieis) VI. Vat. ebr. 73, f. 1: + 3.a volumina X ducato uno et y2, 8.° maii 1542. Vat. ebr. 76, f. 2: Δ . 1541. 17 Novembris emi mocenieis sex ab . zlNTELxr'Le una cum alio hoc signo Δ . (di fianco, cancellato: 1541. 16). Vat. ebr. 83, f. 1. ----- K 1541. ultimo ianuarii emi librum hunc ducatis duobus πη ri cuir^p^y (-παρά του cuntestabilou). Vat. ebr. 84, f. 1: 1542. 26 martii tribus mocenieis [lacuna] κίΟςφλ (contestabile). Vat. ebr. 98, f. V IIIV: 7.° decembris. + 1541. Volumina V ducatis tribus. Vat. ebr. 99, f. 1: Qreq&q pagLW'cx m 34. κι^Νεηχνπ εΝ ,τηο BLmfid H'3 c8vt. t 8ts7Ìn ib’ tpi rósi είΤΓι’Ν (quaecunqùe cabalistica in 24 [cioè nei 24 libri dell’Antico Testamento] continentur èv toto Talmud hic sunt. Ύοΰτ eamv ubi ioioj τόττω έστίν). Δ . 17 novembris 154[1]. Vat. ebr. 103, f. 1: + .1 54 1 . 8. maij ab psaltino qui vendidit mihi pro sèx ducatis alios 7 libros et promisit se allaturum alium sine alio precio tulit hunc signatum, eodem signo, ρ^ΝΤβισ «z^N- nt Θ19 nt jtj- mi (praesentibus Azalino et Thoma Sacellani et Battista meo). Vat. ebr. 137, f. 1: D.n^nvri (del Pudo) ordo salutis.1 Vat. ebr. 141, f. 1: + . 1541. 8 Ianuarii emi duo volumina signata P % hoc signo ducatis 6. κβκΐΝθ,ης'3\1? (ab contestabile). Vat. ebr. 142, f. 1: S . 1542. 12 nouembris emi 3‘ libros signatos praecedenti signo ducatis quatuor cum y2. Vat. ebr. 145, f. 1: 1542. 26 octobris emi húnc librum, srx μΐΟΝκις pr T cntVB.S (sex mocenieis -καρά του contestabilou). Vat. ebr. 147, f. 1 (la nota è in parte tagliata dal legatore e poi in parte scritta di nuovo da altra mano): 1542. 4J° aprilis mocenieis 3bus 7P t) ( trapa τοϋ); Tultima parola è cancellata. Vat. ebr. 170, f. l v: + 1542. 2 Novembris emi sex mocenieis hunc librum. Vat. ebr. M99, f. 1: . . + . 1542. primo maii septem (corretto, pare, da sex; sopra: 7) libros hoc signo eodem ducatis sex. Ivi, f. 351v: D psLtsN (de psalteno·, cfr. sopra, Vat. ebr. 103). Vat. ebr. 200, f. I: οΔ 1541. X I maii emi 4.tuor volumina si gnata hoc signo ducatis 9 ab Contest. r
m
1 Che cosa voglia dire del Pudo, se pure ho letto bene, non saprei. Per ordo salutis v. sopra, p. 21.
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3 2
LA PROVEN IEN ZA D E I CODICI F IIG G E R IAN I
Vat. ebr. 206, f. 1: cX. 1541. X I mali emi quatuor volumina signata hoc signo ducatis novem (sopra: IX ). Vat. ebr. 207, f. 1: Zoar Simeon ben Ioai primus et 3.‘ libri bibliorum κοκριπ dei (καί 1QD Ruth). 3>. X . L. 4 2/r Vat. ebr. 215, f. Π: 3>. X. L. ducatis 4 */t. Vat. ebr. 221, f. II: p m. + 1452. primo maii sex (corretto da septem; sotto è aggiunto: 6) ducatis septem (corretto da 6; sotto è aggiunto: 7) libros emi hoc signo. Vat. ebr. 222, f. I: 3>. Vat. ebr. 225, f. 4: . + . signatos V libros emi ducatis decem et y2. 7 augusti 1541. 94-. Vat. ebr. 226, f. Iv: inL Δι [segue un foro di tarma] el (dal contestabil do [cioè, forse, « due »]... et). Vat. ebr. 23], f. IV v: P ti· + · 1542. primo Mail ducatis sex. Vat. ebr. 263, f. I 1: Si -4- 1541. 23 Xmbris na' (emi) librum Moseos Aegytii Directorium dubiorum ducatis duobus sb'/-tìOstrO*;’Ls (ab contestabile) signatum SI «V Vat. ebr. 302, f. 1: [15]42. 16 februarii emi librum (ci attende remmo hunc, che non c’è) et alium in 4.t0 signatos hoc signo [du ca lo tino et Y2 (sopra: 1 y2) π*ρ n Γερηπ» na οΝτ^βλ (-καρά του yépovTOs, ab contestabile). Vat. ebr. 306, f. 241: + . I. tria volumina ducato 1 -V. 8.° maii 1542. Vat. ebr. 314, f. 259v: TT[. tsi dict^am^Tbi? (... tre ducati del contestabile; il tutto cancellato con una linea) frcNcraiarilp (mocenicis quatuoì'). 1541. 21 februarii. Vat. ebr. 324, f. I: 94 X. + 1541. ultimo lanuari hunc et alium librum signatos hoc uno et eodem signo 94 >< emi ducatis novem. Vat. ebr. 335, f. 1: Hos V libros signatos . + . emi ducatis X \2 7 augusti 1541. Vat. ebr. 342, f. IV r: ^ .-f. 1542. ab tt^ain Sil eoa nsiauc y.'zncs (Udiamone della Conia duobus mocenicis). Vat. ebr. 343, f. l v: -K 1542. emi duos libros hunc (aggiunta di altra mano: b’jfta) et alium signatos hoc signo ϋ tribus mocinicis ab Aphenta del Medico (cfr. Tisserant, Specimina codicum orienta lium, Bonn 1914, p. xx). Vat. ebr. 345, f. 1: Vat. ebr. 349, f. 2: 3> Vat. ebr. 350, f. 1: E3 d’ aphnjQ (d'Aphenta). Vat. ebr. 381, f. I v: @ (il segno è in parte eraso) perperis 6 aac’NtT^f’ (ai contestabile). 1 Dopo i primi 10 fogli, che sono un’aggiunta tarda.
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LA PROVEN IEN ZA D E I CODICI FU G G E R IA N I
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Vat. ebr. 384, f. 417v: § Una cum alio in 4.t0 in pergamena pulchro signato hoc signo § ducatis 6. Vat. ebr. 385, f. 1. ■$· 1542. 16 februarii cum alio huiusmodi signo ducatis i y 2. Vat. ebr. 386, f. I I ': K. Vat. ebr. 393, f. 1: διη,ης-ρ-ιηί'ΐη αδ (seguono alcune lettere in parte erase, di cui si può leggere solo, dubitativamente: ... dj e poi d ¡J.... i) nn (di maestro Mose... luda). Vat. ebr. 397, f. 2V: 1542. 20 aprilìs perperis ufius (duobus). Vat. ebr. 418, f. 1: + . T 31. 1541. 8 Ianuarii emi duo volumina signata hoc signo ducatis sex ερ_ τι -/.TNtnsOb'l·/) (-παρά τον contestabile). Vat. ebr. 431, f. 91: 1541. 20 lum i cum Canà1 et tritois aliis signatis hoc signo © ducatis IX . Cerchiamo di combinare insieme i dati fornitici da queste note. Esse sono scritte da un anonimo, che comprò a poco á poco i codici in Creta. I venditori sono diversi: il più frequente è quello che di solito è designato col titolo di « contestabile », e una volta anche con quello corrispondente greco di yépwv, e che deve quindi essere il capo di una delle comunità ebraiche cretesi (chi precisamente egli sia vedremo più oltre); solo sporadicamente appaiono gli altri, spesso designati dal loro nome come cretesi. Tutte le vendite sono comprese in un periodo di tempo relativamente breve, fra il 1541 e il 1543.2 Le note fanno spesso menzione di altri libri acquistati insieme con quello al quale sono apposte; talvolta è possibile identificare questi altri libri me diante i segni che l’acquirente ha avuto cura di tracciarvi, o mediante l’indicazione della data, tal’ altra invece non li ritroviamo o li ritroviamo solo in base a una congettura (così possiamo congetturare che il Canà comprato insieme coi Vat. ebr. 58 e 431 sia da identificarsi col Vat. ebr. 198, contenente appunto il Refer ha-Qanah, e costituente il n. 18 della raccolta fuggeriana). L ’impossibilità o la difficoltà di ritrovarli possono dipendere dal fatto che sia andato perduto per uno dei motivi suesposti qualche foglio di guardia contenente una nota o un segno distintivo, o anche forse dall’essere i libri in que stione non manoscritti, ma a stampa, e quindi forse non portati dall’Allacci a Eoma, o, se portati, collocati fra gli stampati Palatini, il cui ordinamento non è ancora compiuto. Comunque, possiamo in gran parte ricostruire l’ordine degli acquisti come dal prospetto che segue, nel quale riferisco la data, il venditore (quando è indicato), 1 Vedi sopra p. 30, n. 4. 2 Per la data 1543 vedi più oltre, p. 34.
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LA PROVEN IEN ZA' TIRI CODICI FITGGERIANt
la segnatura attuale dei codici, c, quando lo abbiamo, il prezzo di vendita. Le date seguono lo stile adottato per 1 suoi atti ufficiali dalla repubblica veneta, secondo il quale l’anno s’inizia col 1° marzo. The non sia seguito lo stile comune iniziante l’anno col 1° gennaio è provato dalla circostanza che, se cosi fosse, il dì 8 gennaio 1541, in cui il contestabile vende tre codici, cadrebbe in sabato, ed è escluso che egli possa aver fatto una vendita in tal giorno. Ordinerò pertanto le date secondo lo stile suindicato, e fra parentesi quadre indicherò ove occorra la riduzione allo stile comune. 11 maggio 1541. Dal contestabile, i codd. 200, 206, 345 e un altro finora ignoto (9 due.). 20 giugno 1541. Il cod. 58 [col 198], il 431, e altri due finora ignoti (9 due.). 7 agosto 1541.1 codd. 225, 335, e altri tre finora ignoti (10 Y2 due.). 8 novembre 1541. Dal contestabile, il cod. 44 (21 perp.). 16-17 novembre 1541. Dallo stesso, i codd. 76 c 99 (6 moc.). 7 dicembre 1541. Il cod. 98 e altri quattro finora ignoti (3 due.). 23 dicembre 1541. Dal contestabile, il cod. 263 (2 due.). 8 gennaio 1541 [1542]. Dallo stesso, i codd. 42, .141, 418 (6 moc.). 31 gennaio 154.1 [1542]. Dallo stesso, il cod. 83 (2 due.). Id. Il cod. 324 e un altro finora ignoto (9 due.). 2.1 febbraio 1541 [1542], Dal contestabile, i codd. 66 (6 raoc.) e 314 (9 due.). 26 marzo 1542. Dallo stesso, il cod. 84 (3 moc.). 4 aprile 1542. Il cod. 147 (3 moc.). 20 aprile 1542. Il cod. 397 (2 perp.). .1 maggio 1542. Da una persona indicata con la denominazione di « psaltino » o « psalteno » (sarà stato probabilmente un cantore della sinagoga), i codd. 199, 221, 231, e altri quattro (secondo la correzione alla nota, del cod. 199) ovvero altri tre (secondo la corre zione alla nota del cod. 221; cfr. la nota del cod. 103) finora ignoti (6 due. secondo le note dei codd. 199, 221 [corr.], 231; 7.due. secondo la nota del cod. 103). 8 maggio 1542. Consegnato in più dallo «psaltino», senz’altro pagamento, il cod. 103. Id. I codd. 73, 306, e un altro finora ignoto (iy2 due.). 26 ottobre 1542. Dal contestabile, il cod. 145 (6 moc.). 2 novembre 1542. Il cod. 170 (6 moc.). 12 novembre 1542. Il cod. 142 e altri due finora ignoti (4 due.). 16 febbraio 1542 [1543]. Dal contestabile, i codd. 302 e 385 (1 y2 due.).
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L A PROVEN IEN ZA D E I CODICI FIÌG G E R IA N I
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1542. Da Salamoile della Canea, il cod. 342 (2 moc.). Id. Da Aphenta del Medico, i codd. 343 e 350 (3 moc.). s. d. Dal contestabile, il cod. 226 (2 [...]). Id. Dallo stesso, il cod. 381 (6 perp.). Id. Da Maestro Mose [...] luda, il cod. 393. Id. Da Manuel, il cod. 62. Id. Da ignoto, i codd. 207, 215 (4 y2 due.), e forse insieme i codd. 222 e 349. Id. Da ignoto, il cod. 384, con itn altro finora ignoto (6 due.). Id. Da ignoto, il cod. 137. Id. Da ignoto, il cod. 386. Evidentemente, si trovava in una qualche città dell’isola di Creta negli anni 1541-1543 un bibliofilo, non inesperto della letteratura ebraica, anche postbiblica, che si compiaceva di mettere assieme una raccolta di libri ebraici, e il capo della comunità ebraica del luogo e altri ebrei gli recavano via ina di tali libri, o isolati o a gruppi, che egli comprava, annotandovi con la sua curiosa scrittura i dati dell’acquisto. Identificarlo mi è stato finora impossibile. 1 Se egli fosse un incaricato dei Fugger ovvero se acquistasse per sè i libri, che poi in qualche modo passarono alla biblioteca di Ulrico Fugger, non sappiamo ; più probabile è la prima ipotesi. Cercheremo più oltre 2 di determinare il tempo del passaggio alla biblioteca fuggeriana. Indubbiamente, molti altri dei codici fuggeriani, oltre ai 47 recanti le note sopra riferite, e al Vat. ebr. 198 che, come abbiamo veduto, ad essi si può aggiungere, avranno la stessa provenienza. Diciotto almeno (contando per tre quelli di cui al 1° maggio 1542) sono quelli che le note ci indicano essere stati comprati con qualcuno dei detti 48 e che a noi sono, rimasti ignoti; anche se per una parte si potrà trattare di stampati, è assai probabile che in parte almeno essi siano manoscritti di cui sia andato perduto il foglio contenente la nota di acquisto. Comunque, ben 24 sono quei codici fuggeriani che oltre ai suindicati 48 ci appaiono per qualche motivo provenienti da Creta: o sono stati scritti in Creta, o recano il ricordo di amanuensi o di possessori designati dal loro nome come cretesi, o contengono opere d’importanza puramente locale dovute a autori cretesi, o hanno altri caratteri distintivi che ci richiamano a Creta. Si potrebbe ricor rere, e si accrescerebbe ancora la lista, anche al criterio paleografico, tenendo conto cioè di un determinato tipo di scrittura che, essendo 1 Anche il prof. G. Gerola, competentissimo in cose cretesi, al quale ho chiesto consiglio in proposito, non ha potuto darmi alcun lume. 2 Vedi poi, p. 80.
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LA PROVENIENZA· D E I CODICI FITGGERIANI
molto frequente nei manoscritti certamente cretesi, penserei potersi considerare come quello degli ebrei cretesi; ma da questo criterio pre ferisco, per ora almeno, prescindere; ne riparleremo più oltre. L’elenco dei codici da ritenersi per uno dei suddetti motivi provenienti da Creta è il seguente: Vat. ebr. 33: Possessore: Yishaq Capsali. 1 » 39: Possessori: Elia Parnas e Mo&eh Casani. 2 » 64: Possessore: MoSeh di Elia Capsali. 3 » 72: Autore: Elia di Elqanah Capsali. 4 . )> 105: Opere relative a Creta. 5 » 106: Autore: Sabbetay ben Malki’el Kohen. 6 » 154: Data YiriN T3? S3"D (« 29 zener 1454 », indicata con lo stesso sistema che si trova seguito nel Yat. ebr. 64, appartenuto a un cretese). » 171: Scritto in Candia nel 1493. 7 » 187: Scritto in Candia nel 1463. 8 » 202 (in un foglio di guardia attualmente per erróre nel Vat. ebr. 201): Venduto da Abraham al-óàzì nel 1539. 9 » 214: Amanuense: Sabbetay di Elia Vomico. 10 » 219: Possessore: MoSeh ASkenazi figlio di Sa’ul haKohen. 11 » 220: Amanuense: Yosef figlio di Bonifacio, 12 1451. 1 Per questa famiglia cretese (passata per qualche tempo, almeno in parte, a Costantinopoli), vedi L atte ,«, De vita et scriptis Eliae Kapsalii, Padova 1869, pp. 6-32; id e m , Notizie e documenti di storia giudaica, Padova 1879, pp. 27-28, 47; Enc. Jud., V, Berlino 1930, col. 34-36. 2 Le note recanti monti di questi due possessori, erase, sono state da me lette coll’aiuto di un reagente chimico. Un Elia Parnas è ricordato da Steinschneider , art. cit., in Mose, l i (1879), p. 460; III (1860), p. 55; un omonimo, pure cretese (se pur non è lo stesso) vedasi presso F in kelstein , op. cit.,p. 275. Per la famiglia cretese dei Casani vedi S teinschneider in Mosè, I l (1879), p. 415-416; III (1880), p. 284. 3 Vedi Encycl. Judaica, V, Berlino 1930, col. 35-36. I È lo storico di cui parleremo più oltre. 5 Steinschneider , art. cit., in Mosè, III, pp. 425-426, IV, pp. 303-308. 6 Ivi, III, p. 425, e Hebr. Bibl., X IX (1879), p. 63. 5 Ivi, V, pp. 269-270. 8 Ivi, V, p. 402. 9 Cfr. sopra, p. 30, al Vat. ebr. 62, Semu’el ai-Grazi. 10 Steinschneider , art. cit., in Mosè, III, p. 55; M odona , in Berne des études juives, X X (1890), pp. 118-119. II Steinschneider , ivi, III, pp. 421-426; IV, pp. 306-307; V, pp. 267-268. 12 Bonifacio è caratteristico nome cretese. Un Binvamin ben Yosef Bonifacio s’ incontra presso F inkelstein , op. cit., p. 275.
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LA PROVEN IEN ZA D E I CODICI EUGGER1ANI
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Vat. ebr. 229: Venduto nel 1489 da Sabbetay Kohen. 1 » 236: Possessore: Selomoh al-éràzl. 2 » 247: Amanuense: Zekaryah figlio di MoSeli Casani, 3 alla Canea-, 1325. » 249: Amanuense: Yirmeyah figlio di MoSeh Nomico. 4 Possessore: David figlio di Elqanah Capsali; 5 Candia 1511. » 250: Autori: Abraham figlio di Yehuda da Candia6 e Elia ben Elfiezer da Candia. 7 Stesso amanuense del suddetto Vat. ebr. 214. » 254: Scritti di autori cretesi. 8 » 257: Scritto in Candia, 1469.9 Possessore: Elqanah figlio di David Capsali. 10 » 278: Autore: Nehemyah figlio di Menahem Calomiti, 1418.11 » 320: Autore di una composizione poetica (f. 137): Zerah figlio di David Casani. 12 1 Steinschneider , art. cit., IV, p. 305 (Vat. ebr. 105), e Hebr. Bibl., X IX (1879), pp. 03-64. 2 Vedi sopra, p. 30, e p. 36 n. 9. 3 Steinschneider , art. cit., in Mosè, II, pp. 456-457. 4 B e rlin e r , Ges. Schrijten, I, Frankfurt a. M. 1913, p. 22; M odona , in Bevue des eludes juives, X X (1890), pp. 118-119. 5 Vedi sopra, nota 1 della pag. prec. 6 Steinschneider , art. cit., in Mos'e, III, p. 55. 7 Ivi, V, p. 270, e Hebr. Bibl., X I X (1879), p. 63. 8 Ivi, IV, pp. 306-307; V, p. 268. 9 Ivi, V, p. 403. 10 È il padre dello storico Elia di cui parleremo più oltre. 11 Nehemyah insieme con suo figlio Menahem ovvero con suo padre Menahem (cxr. più oltre, al Vat. ebr. 413) deve avere scritto il Vat. ebr. 39, che come abbiamo visto più sopra, proviene da Creta. Infatti, un esame accurato di questo cod. 39 mi ha mostrato che esso fu scritto da due amanuensi che si alternavano nel lavoro, e che uno di essi doveva chiamarsi Nehemyah (questo nome, occorrente tre volte, nel testo al f. 35V è posto in rilievo tutte e tre le volte per mezzo di punti o di altri segni, e inoltre a pie’ del f. 64 si legge: Nachamigia scripsit) e l’altro doveva chiamarsi Menahem (le quattro lettere di questo nome, D, R, 3, D, trovantisi all’inizio di quattro linee consecutive al f. 126, son contrassègnate con punti). Inoltre, il carattere dell’amanuense Nehemyah è identico a quello del Vat. ebr. 278, conte nente un’opera di Nehemyah hen Menahem Calomiti (pubblicata in parte da A. Berliner nella rivista Keneset Yisra’el di S. P / Babbinowicz, 1 (1886), sezione Orot me-Ofel, pp. 46-57), la quale sarà pertanto autografa. Tutto ciò è interes sante anche perchè vale a mostrarci che questo autore, la cui patria era finora ignota, era cretese. Sulla famiglia Calo miti vedasi l ’articolo di B[rody] in Encyclopaedia Judaica, IX , Berlino 1932, col. 835, e la bibliografia ivi citata. 12 Steinschneider, art. cit., in Mosè, II, p. 415.
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LA L’KOVE.NIKN'ZA 1)KI CODICI l'U. cit... p|). 111- 112. 2 L e b r i ’.i m t . o|>. c.it... p|). 4ò. 71-72. Il Talmud già posseduto dall’ Università ili lleidelbenr era ormai