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Italian Pages 864 [854] Year 1999
Negli ultimi anni della sua vita, Niceta Coniata, che aveva occupato posti di rilievo nella burocrazia bizan tina, abitò a Nicea. L'impero era crollato (1204): i La tini si erano divisi le spoglie di Bisanzio; e, nell'abban dono e nella desolazione, Niceta raccontò ciò che . aveva visto e appreso, con un odio, una furia e una fe rocia, che fanno della seconda e terza parte di Gran dezza e catastrofe di Bisanzio uno dei capolavori scono
sciuti della letteratura universale. Il mondo non era altro che male: violenza, malvagità, sfrenatezza, osce nità erotica, corruzione, sterco, rovina. Come uno dei grandi storici del potere, Niceta Coniata rappresentò la tirannia che degradava e contagiava il mondo: raffi gurandola soprattutto nel meraviglioso ritratto di An dronico, questo malvagio vestito di viola, scaltro, cial trone, lacrimoso e teatrante, che possedeva la stessa disperata fantasia nel male dei grandi malvagi di Shakespeare. Rappresentò la turbolenta e crudelissima plebe di Costantinopoli, che massacrava poveri e im peratori; e gli «stramaledetti Latini», gli spavaldi e bo riosi Normanni, che assalivano le città greche. Dovun que, in cielo, c'erano segni sinistri. Niceta Coniata in terrogava e cercava la presenza di Dio nella storia: av vertiva in ogni istante il mistero religioso della realtà; ma da ogni parte il Cielo gli rispondeva che non c'era salvezza: o almeno non c'era speranza per lui. Gran dezza e catastrofe di Bisanzio è uno spettacoloso rac
conto teatrale, di cui Niceta era insieme il narratore e il regista. Impregnava tutte le cose con il suo odio: ma l'odio, tra le sue mani di grande letterato, diventava furia visionaria, ossessione morale, splendore retorico, solennità metaforica, atroce precisione ritrattistica. Qualche volta, nei momenti in cui il genio di Niceta è più libero, abbiamo l'impressione che Tacito, Psello e Saint-Simon si siano fusi nella penna dell'antico buro crate bizantino. Il secondo volume della Grandezza e catastrofe di Bi sanzio è stampato nel classico testo a cura diJan-Louis
van Dieten, che l'autore ha rivisto e corretto per que sta edizione. Mentre Riccardo Maisano aveva compo sto il complesso e vivace commento del primo volume, il commento del secondo è opera di Anna Pontani, che ha reso mirabilmente la densità, l'arcaismo e l'au dacia espressiva di Niceta Coniata.
Jan-Louis van Dieten è stato professore di bizantinisti ca all'Università di Amsterdam. Ora è professore eme rito e vive in Germania. Ha studiato l'opera di Niceta Coniata, e pubblicato nel 1975 l'edizione critica della
Narrazione cronologica. Sta pubblicando la traduzione tedesca, con ampio commento, della Storia bizantina di Niceforo Gregora, di cui il quinto e ultimo volume uscirà nel 1999. Della stessa storia sta curando l'edi zione critica. Anna Pontani insegna filologia bizantina all'Università di Padova. Studiosa dell'umanesimo greco in Italia, ha curato l'edizione critica e il commento di testi di Giano Lascaris, Demetrio Mosco, Michele Sofianos, e ha dedicato numerosi studi monografici ai temi cru ciali di quel periodo. Per la Fondazione Lorenzo Valla ha tradotto il primo volume di Niceta Coniata, Gran
dezza e catastrofe di Bisanzio (1994).
In sopracoperta: rilievo con imperatore bizantino Venezia, Campiello de Ca' Angaran 3717-3718 (fine del XII secolo) (Foto Archivi Alinari, Firenze)
NICETA CONIATA
GRANDEZZA E CATASTROFE Dl BISANZIO (Narrazione cronologica) Volume II (Libri IX-XIV) a cura di Anna Pontani Testo critico diJan-Louis van Dieten
FONDAZIONE LORENZO VALLA ARNOLDO MONDADORI EDITORE
Questo volume è stato pubblicato con il contributo del CREDIOP S.p.A. e della Banca d'Italia
ISBN 88-04-46636-7
Grafica di Vittorio Merico © Schenight Van Droyter per van Dieten ©Fondazione Lorenzo Val/a 1999 I edizione ottobre 1999
AVVERTENZA
Questo secondo volume della Xeovoe� �t�y7Jatç di Niceta Coniata presenta alcune difformità rispetto al primo: Esso ripropone il te sto greco dell'edizione diJ.-L. van Dieten (1975}, al quale, oltre al le correzioni dei refusi tipografici, sono stati apportati per comune iniziativa della curatrice e dell'editore alcuni significativi muta menti1. L'assetto dell'apparato critico, che l'editore ha rivisto in più punti, è il risultato di una selezione, imposta da ragioni prati che, delle varianti relative alle tre redazioni dell'opera, di cui dà conto ledizione originale. L'apparato delle fonti contiene anche i loci similes utili a documentare espressioni singolari o estranee alla lingua classica, e mette in evidenza alcune interessanti coinciden ze del lessico di Niceta con quello che caratterizza altre opere di età comnena. Esso appare più ricco di quello originariamente re datto da van Dieten (oltre alle generose segnalazioni di amici, sco lari e colleghi, vi confluiscono anche i passi segnalati in recensioni e studi; considerevoli ampliamenti sono derivati dall'utilizzazione del TLG). Innovando rispetto all'edizione di van Dieten, anche questo volume mantiene, all'interno di ciascun libro, la partizione del testo in capitoli e paragrafi adottata nel volume precedente. Essa poggia sulla Ubersicht redatta dallo stesso van Dieten alle pp. VIII-XIX. della sua edizione: i capitoli corrispondono alle sezioni te matiche da lui enucleate, i paragrafi ai singoli capoversi compresi in ciascuna di esse (p. es.: il capitolo 1 del libro IX corrisponde alle pp. n3, 1-2.2.5, 5 5 indicate da van Dieten a p. XI come unità tema tica; i tre paragrafi in cui esso si articola corrispondono ai tre ca poversi compresi nelle pagine indicate).
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ANNA PONTANI
Nella traduzione, limitatamente ai nomi di persona, si abban dona il sistema di trascrizione seguito nel primo volume e si adot ta quello elaborato e applicato in A.P. Kazhdan-Silvia Ronchey, L'aristocrazia bizantina dal principio dell'XI alla fine del XII secolo, Palermo 1997 (i cui principi sono esposti alle pp. 31-2.). Esso si ispira al condivisibile intento di attuare una italianizzazione il più possibile coerente della nomenclatura bizantina: per cui si segue questo sistema anche nella speranza che, consolidandolo, possa col tempo imporsi nella nostra lingua come tradizionale in questo campo di studi. A chi mira a questo scopo, non parrà il caso di at tardarsi a formulare le obiezioni che, in nome dell'impraticabile principio dell'assoluta coerenza, si potrebbero far valere nei con fronti delle soluzioni talora adottate in quel libro. Per i titoli auli ci e per i nomi di luogo che non ammettono una accettabile italia nizzazione, come anche per gran parte della nomenclatura topo grafica di Costantinopoli, si è adottato, invece, il sistema di mera trascrizione dei termini greci. Il commento provvede a spiegare solo alcuni dei problemi po sti dal testo di Niceta, quelli che sul piano filologico e storico so no parsi i più urgenti per una sua minima comprensione. La scar sità di bibliografia specifica ha spesso richiesto ricerche originali, le quali, se possono fornire dati interessanti per la loro novità, scontano d'altra parte tutti i rischi di errore insiti nella prima de finizione di \In problema. Normalmente si è cercato di segnalare, per ogni passo o espressione, la bibliografia specifica che lo ri guarda, a partire dalle note più antiche (p. es. H. Wolf, Ch. Du Cange, J.J. Reiske) per finire a quelle presenti in opere dei nostri giorni. Per ragioni di spazio e di equilibrio espositivo generale, si è limitata al massimo l'integrazione dei dati storici relativi ai fatti narrati da Niceta; il lettore troverà un utile sussidio soprattutto nei vecchi saggi di Cognasso (la cui piacevolezza espositiva com pensa senz'altro la vetustà dell'impianto) e nel libro di Brand (più documentato e aggiornato, ma non immune da imprecisioni e fraintendimenti testuali). La bibliografia include, oltre al siglario e alle opere generali di riferimento, tutti gli scritti (ovviamente utilizzati a suo luogo) nel cui titolo compare il nome di Niceta, e le opere citate nel com mento almeno tre volte in note non contigue. Sarebbe lungo ringraziare tutti coloro che, per anni, si sono prodigati a chiarire le croci interpretative che oscurano questo te sto. Ma non posso tacere laiuto costante e paziente prestato alla
AVVERTENZA
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traduzione daJ.-L. van Dieten e, da ultimo, da E.V. Maltese. Al la sensibilità linguistica e alla felicità espressiva di R. Maisano de vo alcune indispensabili note, che nel commento appaiono con trassegnate con il suo nome; mentre ai numismatici B. Callegher e A. Saccocci ho fatto ricorso per tutti i problemi relativi a que sto particolare settore di studi. Antonia Marchiori e Niccolò Zor zi hanno partecipato alla fase finale del lavoro. A.P.
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Edizioni Wolf Nicetae Acomiriati Choniatae, magni logothetae Secretorum, inspectoris et iudicis Veli, praefecti Sacri Cubiculi, LXXXVI an norum Historia, uidelicet ab anno restitutae Salutis circiter MCXVII, in quo Zonaràs desinit, usque ad annum MCCIII, li bris XIX descripta, quorum hic ordo est [...] Opus lectu iucun dum et utile, nunc primum liberalitate magnifici et generosi uiri D. Antonii Fuggeri, &c. Caesareae Maiestati a consiliis &c. Graece Latineque editum, cum indice copioso "Latino rerum, et Graeco uerborum et phrasium aliquot: una cum uarijs· lectioni bus, ex trium codicum laboriosa inter sese collatione. Hieronymo Wolfio Oetingensi interprete[...] Basileae, apud Ioannem Opori num, Idibus Augusti, anno 155 7. (Questa edizione ebbe la se guente ristampa, con aggiunte del dotto francese Simon Goulart [1543-162.8]: Nicetae Acominati Choniatae, magni logothetae Se cretorum, inspectoris et iudicis Veli, praefecti Sacri Cubiculi, Im perii Graeci Historia, ab anno MCXVII, in quo Zonaras desinit, usque ad annum MCCIII libris XIX descripta, quorum ordo praefationes sequitur. Iterata editio Graecolatina, Hieronymo Wolfio Oetingensi interprete, cui accesserunt breuiaria [ ... ] {Ge neuite), apud haeredes Eustathij Vignon MDXCIII.) NtxTj'tou 'Axwµtvci'tou Xwvtci'tou 'fo'topfot. Nicetae Acominati Cho niatae, magni logothetae Secretorum, inspectoris et iudicis Veli, praefecti Sacri Cubiculi Historia. Hieronymo Wolfio Oetingensi .
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BIBLIOGRAFIA
interprete. Editio glossario Graeco-barbaro auctior, & ope mss. reg. emendatior, cura & studio Caroli Annibalis Fabroti IC. Pari siis, e typographia regia MDCXLVII (Corpus Parisinum; ristampa nel Corpus Venetum: Venetiis, ex typographia BartholomaeiJava rina 172.9). Bekker Nicetae Choniatae Historia, ex recensione Immanuelis Bekkeri, Bonnae 1835 (CSHB; rist. in PG CXXXIX, coll. 2.87/8-I058). van Dieten Nicetae Choniatae Historia, ree. Ioannes Aloysius van Dieten. Pars prior praefationem et textum continens, Berolini et Novi Eboraci 1975 (CFHB XI/1).
Traduzioni in latino:
Wolf nella sua edizione (cit. a p. XVII) in italiano:
Dondi dell'Orologio Historia degli imperatori greci, descritta da Niceta Acominato da Chone, gran secretario dell'Imperio, & giudice di Velo in XIX Li bri, li quali seguono, doue lascia il Zonara, dal MCXVII fino al MCCIII, nel qual tempo si uede la declinazione del Imperio. A questi sono aggiunti gli Annali de gli Imperatori di Constantinopo li con l'Historia delle parti dell'Oriente scritta da Haitone parente del Re d'Armenia. Tradotti in lingua Italiana da M. Ioseppe Horo loggi. In Venetia, appresso Vincenzo Valgrisi MDLXII, pp. 1-190. Fausto da Longiano Della historia di Niceta Coniate delle cose dell'Imperio di Costan tinopoli libri VII, ne' quali si contengono i fatti degl'Imperatori Greci, cominciando da Alessio Comneno, doue lascia il Zonara, fin'all'anno MCCCCLVII (sic), nel qual fu presa quella città da Mahomet Secondo. Con le postille a suoi luoghi dinotanti le cose di maggiore importanza, et con molte altre cose utili & necessarie a lettori. In Venetia. (Nel colofone) In Venetia, appresso Francesco Sansovino MDLXII (il nome del traduttore, Fausto da Longiano, si ricava dalla dedicatoria del Sansovino premessa al volume). La historia de gli imperatori greci di Niceta Acominato da Chone, gran secretario & giudice di Velo, et d'altri scrittori. Nella quale si contengono le cose di Costantinopoli, cominciando doue lascia il Zonara fino all'anno MCCCCLIII, che fu presa la predetta Cit tà da gli Ottomani. Con aggiunta di nuovo del passaggio di Terra Santa d'Aithone Armeno. Et con la tavola delle cose notabili, che
BIBLIOGRAFIA
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si contengono in quest'opera. In Venetia. (a c. lnv: colofone) In Venetia, appresso Francesco Sansovino MDLXII (mera variante dell'edizione precedente: cfr. J. Paitoni, Biblioteca degli autori an tichi greci e latini volgarizzati, t. Il, in Venezia 1766, pp. i.59-60). Dolce Historia de gl'Imperatori Greci, descritta da Niceta Coniate, gran secretario & giudice di Belo, il quale comincia dall'Imperio di Giovanni Conneno (sic), doue lascia il Zonara, & segue fino alla presa di Costantinopoli, che fu lanno MCCCCLIII. Alla quale s'è aggiunta l'historia di Niceforo Gregora, che seguendo il Nice ta per l'istesso ordine de gl'Imperatori Greci, dall'Imperio di Theodoro Lascaro primo, uiene fino alla morte di Andronico Pa leologo il giouane. Amendue tradotte da M. Lodouico Dolce, & riscontrate co' testi greci, & migliorate da M. Agostino Ferentilli. E questa è la seconda parte dell'historie de gl'Imperatori Greci. In Vinetia, appresso Gabriel Giolito di Ferrarii MDLXVIIII (rist. ibid. l5 71). Rossi Istoria di Niceta Acominato da Conio, gran logoteta de' Segreti, ispettore e giudice del Velo e prefetto del Sacro Cubicolo. Volga rizzamento dal greco di M. Lodovico Dolce, ora riscontrato col testo bizantino onde purgarlo dalle mende, aggiugnervi l'ommes so dal traduttore e chiarirne la lettura, per cura di Giuseppe Ros si, I-II, Milano, Tip. P.A. Molina 185i-1854 (Collana degli antichi
storici greci volgarizzati). in francese: Cousin
Histoire de Constantinople depuis le règne de l'ancien Justin jusqu'à la fin de !'empire. Traduite sur les originaux grecs par M. (Louis) Cousin, V, Paris, Pierre Rocolet 1673. in tedesco: Grabler I. Die Krone der Komnenen (u18-u80). Il. Abenteurer auf dem Kaiserthron (u80-u95) III. Die Kreuzfahrer erobern Konstantino pel (u95-1206), iibersetzt, eingeleitet und erkliirt von F. Grabler, Graz-Wien-Kéiln 1958 (Byzantinische Geschichtsschreiber, 7-9). -
-
in inglese: Magoulias O City o/ Byzantium. Annals o/ Niketas Choniates, translated by J.H. Magoulias, Detroit 1984.
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L'elenco completo e ragionato delle edizioni e traduzioni (integrali e parziali) dell'opera storica di Niceta Coniata è in van Dieten, pp. CV-CXIII. Notizie sulle prime tre versioni italiane e su quella fran cese del Cousin sono in R. Maisano, «L'incontro della cultura oc cidentale con l'opera storica di Niceta Coniata», in Medioevo ro manzo e orientale. Testi e prospettive storiografiche [ ... ], a cura di A.M. Babbi, A. Pioletti et alii, Soveria Mannelli 1992, pp. 19-39, specialmente 24-36.
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43. xcx9.Xn:cxl; APW 45. 'tÉjXWll codd. 46. 8ij9tv: 8fin:ou Pb 47. OU'tWç post 8pwµÉ11otç add. b. 5r. n.xuatt b 51-. �CXCltÀt! b I ·�cx!: où W 56. 'tOU'tO om. b 58. o dt11Tjp om. b 6+ jÒtp 1ìv APW
·
NARRAZIONE CRONOLOGICA IX, 2.
I5
2, 4. Andronico, uomo dalle mille risorse, fornito d'ogni sorta
d'inganni, si cinse il collo con una pesante catena di ferro che gli arrivava sino ai piedi; la tenne stretta all'interno scaldandola col mantello, perché restasse celata all'imperatore e invisibile a quan ti affollavano la sua tribuna32. Riéevuto il permesso di comparire
dinanzi all'imperatore, una volta giunto al suo cospetto, si stese !ùngo lungo sul pavimento protendendo la catena, e con gli occhi bagnati di lacrime pregò e supplicò con ardente eccitazione di avere il perdono per le offese a suo dire arrecate. L'imperatore, stupito per il suo comportamento, fu lui stesso mosso alle lacrime e ordinò di tirarlo su. Ma Andronico affermava che non si sareb be alzato da terra se uno dei presenti, per ordine dell'imperatore, non avesse afferrato la catena, non lo avesse trascinato per la via d'accesso alla tribuna33 e gettato ai piedi del trono imperiale. Si fece senz'altro come chiedeva Andronico. Fu Isacco Angelo, co lui che in seguito privò Andronico del potere34, a prestare questo servizio: ciò che accadde in quel momento, destando meraviglia, non si spiegherà come una coincidenza priva di senso o una for tuita circostanza3s. 2, 5. Allora Andronico, dopo essere stato ricevuto
in modo
splendido e onorato con cospicui segni di benevolenza, adeguati a un uomo del suo�rango che tornava dopo tanto tempo, fu manda to ad Oinaion: che prendesse dimora Il, arrestasse i suoi lunghi viaggi, ponesse fine all'annoso errare36. Entrambi, infatti, sape vano che il loro stare insieme nello stesso posto si sarebbe risolto nel ritorno alle sciagure di prima37: non sarebbero stati affatto tranquilli l'invidia né coloro che si adoperano per guadagnare fa miliarità presso i potenti38 andando a caccia di scandali, che si
43-4. µ&rcxç
-
lxn!11t'tcxt: cf. Horn. Il. XVIII i.6; infra IX 8, 9-10
16
XPONIKH Ll.IHfHEIE
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2,
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NARRAZIONE CRONOLOGICA IX, 2
23
spesso finisce nel ventre. di una cortigiana ciò che si è raccolto con molto tempo e fatica59. 2, 12. Per questo tutta la città desiderava Andronico e il suo
arrivo era considerato come una face, un astro splendente in una notte senza luna. I potenti del tempo gli inviavano in segreto let tere che lo spingevano ad. affrettare il suo ingresso: nessuno gli si sarebbe opposto, nessuno avrebbe osato affrontare neppure la sua oi.nbra, ma tutti lo avrebbero accolto a braccia aperte e gli avrebbero spalancato con gioia il recinto del loro cuore. 2, 13. Lo incitavano e lo stimolavano ad avanzare risoluta
mente soprattutto la porfirogenita60 Maria, sorella nata da altra madre61 dell'imperatore Alessio, e il cesare suo consorte, di origi ne italiana62• Costei, infatti, quasi soffocava dall'ira a vedere che il protosebasto cercava empiamente il letto di suo padre: essendo già di suo ardimentosa e d'animo virile63, e aggiungendo a ciò an che la naturale, profonda gelosia per la matrigna, poiché non sop portava di essere superata negli onori e sospettata come un'oppo sitrice, pungolava Andronico mandandogli delle lettere, come si fa con un cavallo fermo alla fune di partenza e anelante alla cor sa: cosl circondava di affetto la sua disgrazia e affrettava la sua propria rovina64• Non essendo capace di celare il suo odio per il protosebasto, gli si opponeva in modo manifesto e non tralascia va neppure un'occasione per macchinare in cuor suo quanto po tesse nuocergli.
151-2. &.cmip dcp!C11Àoç: cf. Pind. Ol. 2,
Hes. Op. 58
.s 5
24
5
IO
15
2.0
25
XPONIKH aIHrm:n::
3, r. 'AµÉÀEL xott Ù1to1tOLT)crotµÉvT) -rwv 1tpòi; yivoui; è.xdvti -rLv&i;, é11t6croui; ÒT)ÀotÒTj -réi'> 'Avòpov(x� i}ÒEL 1tpocr-rL9EµÉvoui;, cpLÀEx9pouv-roti; òè. -réi'> 1tpw-rocrE�otcr-réi'> ( Tjcrotv ò' ou-roL ò KoµVT)VÒç 'AÀil;LOç, oi; cX1tE'tÉX9TJ -réi'> �otO'LÀEL MotvouTjÀ è.x tiji; &vE�Lwòwpoti;, ò Aot1totpò 'tEÀEcr9TjvotL -riX ocrLot E>Eoòwp� -réi'> XPLcr-roµ&p-rupL xot-riX -rTjv É�ooµT)v -riji; 1tpW'tT)ç 'tWV VT)O''tELW'\I -rTjv µè.v È.YXEtpT)O'LV Tj-roLµcXO'ot'tO Xott -roùi; crcpotyioti; -rou &v-rL1tcXÀou È.1t1jyE-ro -rò qiovoupyòv 1tot· potyuµvouv-roti; crLÒ1jpLov, è.x òi -rLVoç 1tEpL1tE-rdoti; -rou olxdou è.xxpoUE'totL crxiµµot-roi;. XotL -riji; �ouÀTji; òµou xott -riji; è.m �ouÀTji; µLxpéi'> I ucrnpov cpwpot9EtO'T)i;, -roùi; µè.v Àomoùi; I E!XE �Tjµot �otO'LÀLXÒV Xott O'XÉ�Lç 'tOU cX't01t1jµot-roç 1tpOUXEL'tO crxfi· µotcrL µovOLç &ÀÀ' oùxt 1tp&yµotO'LV" è.cpwµcXp'tEL yiXp � Xot'tot· ÒtXT) EÙ9Ùç Xott Wç &cpWVOL LX9UEç Ot O'UO'XE9Évnç cX1t1jyoV'tO µT)Ò' oÀwi; OEl;cXµEVOL 'tÒ è.voocrLµov di; 'tÒ -riX OOXOUV'tcX crcpLO'L'\I cX1toÀoy1}crotcr9otL. 3, 3. Aù-rTj òè. Ti 1topcpupoyÉvvT)-roi; crùv -réi'> &vòpt -réi'> xotfcrotpL -réi'> MEyfo-r� Notéi> 1tpocrpUE'totL, �otpuµT)VLWO'ot'll xot-r' otÙ-rTji;
3, 4-5. oç - Elto1ìwpaç V: ov t'tEXEV � KoµVT)V� Elw1ìwpa AW syn. Sath.: Bç l.x vo9E!aç à:nt'tt)(.91) 't �acnÀtT Mavou�À Amg Pb: o l.x tijç à:vt�LOlç ytw1)9tlç Elto1ìwpaç B 5. o 'Av1ìpovLxoç om. VB: µt'tà. 'toii Aanap1ì0l 'Av1ìpov(xou W 6. on Mavou�À xal o 'fo.iciwT)ç V I xat post Mavou�À add. P 7. Kaµa'CT)pÒç Amm: aouxaç AWN: 'IwciwT)ç aouxaç o Kaµa'CT)pÒç syn. Sath. IO. xa'tciÀuow: xa9a1ptcnv b 11. tuxaLpov Am"": &ÙcpuOl A 12.. xaLpÒv o11)9&Taa b 14. µcipwpL VB 17. o1xt!ou Amm: lau'tjj noÀutpcia'tou A: o1xt!ou xal noÀutpcia'tou W 19. µLxpòv V I 'toii aua'tptµµa'toç post Àmnoùç add. APP'W 2..1. l.cpwµcip'ttt: fo1)xoÀou9tt AW 2i.. tù9ùç om. V 23. 'tÒ2 om. V 25. au'CT) V -
�2��2
NARRAZIONE CRONOLOGICA IX, 3
3,
I.
2. 5
Tratti a sé alcuni suoi congiunti, che sapeva essere dalla
parte di Andronico e ostili al protosebasto (erano Alessio Comne no, che era stato generato a
Manuele dalla nipote Teodora65,
An
dronico Laparda66, i due figli di Andronico Giovanni e Manue le67, I' eparco di Costantinopoli G-iovanni Camatero68 e numerosi altri), confermata con un giuramento la fedeltà al fratello impera tore, decretata la condanna a morte del protosebasto, cercava l'occasione propizia per farlo cadere. 3,
i..
Maria credette di avere trovato il momento opportuno
per realizzare il piano che andava meditando, quando il protose basto andò con l'imperatore al Torrente Profondo69 per celebrare la festa del martire di Cristo Teodoro, il sabato della prima setti mana di Quaresima70; preparò l'operazione e portò con sé gli uc cisori del suo nemico pronti a sguainare il ferro assassino, ma per un caso imprevisto fu distolta dal proprio disegno. Poco dopo si scoprirono insieme il piano e il complotto71; gli altri congiurati fi nirono dinanzi al tribunale imperiale 72 e il delitto fu esaminato solo pro-forma, non nella sostanza: infatti, segul subito la con danna e gli arrestati furono portati via muti come pesci, senza avere neppure avuto il permesso di difendersi dicendo la loro. 3, 3. La porfirogenita con il cesare suo marito si rifugiò nella
Chiesa Grande73, dicendo di volere schivare la matrigna, che le
3, 2.2.. wç - !x96tç: cf., sis, Lucian. Gall. 1; adu. indoct. 16
2.6
30
35
4o
45
50
XPONIKH �JHrH:EJ:E
lx8L8p 8È I 1tpofouaoc XOCL 'tWll �OCO'LÀ&LWll cX1tOO'XOpOCXL0'9Tj11ocL 'tOU'tOll ÈllÉX&L'tO XOCL ott; O'L'tOll 'tÒ\I ocÙ'toxpç: où V I Ò:ÀÀ': xcxì b 40. i:oui:ov VP I t'tOC 8tocaUpouaLj 'tOU't6 'tE xà:xE!llO 1t0Cp· ta'twvni; µiJ aùv À6y� 1tOLEtv &11Emcr-t'Yjµocr611n 'tou xpEfrcovoi; xoc? 'tctl EÙpmfo't� 'tOU cppovfiµoc'toi;. 95
3, 7. THv OÙll 'tT)llLXOCU'tOC opav XOC'tÒt auÀÀOyoui; &9poL�oµ€-
11oui; xoct &yELpoµ€11oui; XOC'tÒt aua'tfjµoc'toc, o'L xoct 1tpw'toc µÈv 'ÌjÀEu9Epocr-t6µouv 't'Ì)v µÈv 1tOpcpupoy€1111Tj't011 Mocp(V wç dç iv Bekk.307 O'UV0t9pma9Év'tc.>V O''tp0t't01t&OOV 'tÒ µ&yoc 1t0tÀIX'tLOV, ò Èm· 't�O&LOç xwpoç cXV&OLcpéi'to, xoc9' OV &v 'tOLç È1tL 'tOU VOtOU È1tL9c.>V'tOtL. i]o1} 'yÒtp XOtL Ti XOtLO'!ipLO'O'Ot 1tpÒç 't�V &nhetl;LV Tj'toLµ&aet'tO oL0tXpL9ijv0tL 1tOÀɵcp 'tÒt xoc9' OtU't�V i9€Àouaoc. oùxouv oaetL 'tc'i> ttpc'i> olxlocL XOt'tÒt 'tÒV Aùyouanwvoc auv�_ , , , , , , , _ I , 1t'tOV'tO, 1t0tp0t 'tWV U1t OtU't1JV Ot1t&pp0tj"1jO'OtV XOtL 't1}ç µ&j"LO''t1}ç 'tOt 'tÒv 'tOU 9&oÀ6you 'lw&wou voc6v, cl'> 'tÒ È1tLXÀ1JV LlLL1t1t&LOV, O"tp0t'tL0tpxov &xov'tÉç 'tLVOt �Ot��&'tLOV 'ApµÉvLov. t1t&L't0t 'tou nµÉvouç &vw9&v y&v6µ&voL &�µouç '
À0tÀ0tyÒtç TJcpLtO'OtV. Ù>ç O' ÈV&LO''t�X&L XOtLpÒç 'tOU µ!ix&aàetL, 1t&· pt 'tph1}V wpocv OU0'1}ç 'tijç Tjµ&pocç XOtL 1tÀ1}90u0'1}ç µIXÀLO''tOt 'tijç &yopéiç, où µ&'tp(wç 'tOÙç Èx 'tijç aTjµ&(� cppocçaµ&voç 't'WV òtÀÀwv 1tpo&X1tTJ8�. o[ 8' È1tt 't'Tjç 't'OU Aùyoua't'&wvoç ocÙÀix(ixç xixl 1tpòç 't'TJV 1tpÙ>'t'TJV
2.33.1l1aÀÀaxnjpa: Àu'tijpa A'1Pb I i:oo11 - Tjµoo11 V: i:oo11 81t11i�wiv APWb ,,.34. C::.ç oÀwç b '-41· i:aiha om. V 24,,.. t! µTi y&p APWb I xat VA: &ÀÀ& PWb 243. l111l6npo11 V 244 . i:oii 1tpo11&ou VW: i:oii 1tpoi:tµt11(aµai:oç A I opµTi11: t!a�t&�ta0a'L i;Ti11 1t&po1lo11 Amgypp: ÀLJ(lltUO'Lll b 1..51... i:ò 1tp611ao11 (1tp6a110t011 RM) APWBb ,,.53. lai:aa0at: &11tO"t1)Àooa0at P ,,. 5 5. xal µaxa(paç &µipTjxtLç J(ttpt�6µt11ot post 1t&11nç add. APW I &1lpt&vi:tç AW 2.56. o xaraap post xai:aO"djaaç add. APW 2.58. 1tpWTljll om. V
Bekk.312
v.D.240
NARRAZIONE CRONOLOGICA IX,
3
43
malfattori, con quelli che si rifugiano presso Dio e lo propongono come mediatore e arbitro dei nostri dissensi114• 3, 14. Non bisogna, quindi, temere come un'empietà che noi ci difendiamo e ci adoperiamo a volgere contro chi sferra il col po, la morte che da lui stesso viene inferta; né deve passarla liscia il concittadino che ti assale con la spada per ucciderti, ma chiun que ci fa del male sia ritenuto nemico e chi viene per uccidere, muoia. Anche Dio certamente ci ringrazierà, se scacceremo da questo santuario gli omicidi, e se davvero lotteremo contro coloro che stanno a bocca aperta, come vedete, davanti alle sante sup pellettili e bramano di-rapinarle. Infatti, se cosl non fosse ed essi facessero distinzione fra sacro e profano, avrebbero da tempo ri nunciato all'impulso di spingersi dentro i pronai115, pensando di avere già la vittoria. Essi sono cosl impudenti che non solo si fi gurano di razziare le nostre cose, ma :;inche di appropriarsi di quelle di Dio - gli stolti. Ma per Colui che è stato fitto in croce, e per questa lancia, essi non riusciranno a portare a conclusione le loro imprese: ciò che appartiene a Dio sarà conservato intatto da mani impure, e che si possa anche noi restare incolumi». 3, 15. Dette queste e altre simili parole, il cesare scende nel pronao dove la mia opera ha narrato116 che si erge con la spada sguainata Michele, il capo delle superne schiere divine: gli altri lo seguirono come loro duce, tutti armati di scudo e davvero simili a statue di bronzo117• Disposti Il i suoi in ordine di battaglia, arma tosi del segno di croce, balza sui nemici prima degli altri. Quelli che stavano nella corte dell'Augusteo, sorpresi e confusi al primo
143. &.vàt
-
lepoil: cf. Leu.
10, 10;
Ez.
u,
2.6
XPONIKH dlHrH:El:E
44
opµ�v OLOt't0tp0tx0€ne.i; 'tOU X.OtLcrOtpoi; o't2t 'tWV e.la6owv 0Àt�6260
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270
'ttt �ouÀ1J'tfo xoc.l 'ttti; &1toxpfoe.ti; he.L0e.v oc.ù0ti; µe.'t0tcp€pe.tv 1t0t À0t'ttvoi; wv6µ0tO''t0tt, XOtL 1tpW'tOt µÈv 't�V 0e.(oc.v È1te.µ�ptµ1]0'0t µ€vou 'tOtU't'(l òpy�v o{hwi; òçuoe.pxouaoc.v xoc.l xoc.0opwaoc.v Òtx0tp1j 'ttt 01tOUOTj1tO'te. opwµe.vOt òt0e.aµoc., E1tE.t'tOt OÈ 'ttti; 1te.pl 0"1tovowv 'ti'ji; x.0tta0tpL0'0"1Ji; Òt0tµe.µ1JVUXO'toi; cpwvcii;, &cptxve.L'tOtt
275
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À0ty0tTi; n00tpp1JXO'te.i; 'tÒ\I &ywvoc. Ot€ÀUO'Ot\I, 'tTI o' ÙO''te.pOt(qt XOtL 0tù0ti; 1tpÒi; 1tOÀe.µov Ot1Jpp€vwv'tO. 'tWV o' OtÙ'tW\I X.OtL 1tcXÀtv 1t0tpoc.ye.voµ€vwv &vopwv xoc.l 1t(anti; oov'twv 'tTI xoc.taoc.p(a0"0 X.OtL 'téi> 'tOtU't1Ji; &vopl X.OtL opxoti; Xp0t'tU\10tµ€vwv OtÙ'ttti; XOtL
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v.D.241
NARRÀZIONE CRONOLOGICA
IX,
3
45
assalto del cesare, si accalcarono agli ingressi e di n si riversarono fuori: nel reggimento degli imperiali molti furono feriti, uno solo morl trafitto di spada. 3, 16. Poi il cesare ritornò n donde era partito all'assalto, ma i soldati dell'imperatore non osavano più entrare nella corte e si contentavano di combattere dardeggiando da lontano. Quando il giorno ormai declinava, i combattenti stessi, affaticati, cedettero e il patriarca mandò alla sovrana il suo servo - il quale è chiamato palatino per il fatto che si reca a palazzo per trasmettere agli im peratori i desiderata del patriarca e da n porta indietro le rispo ste118-: dapprima le minacciò sdegnato l'ira divina che ha lo sguardo acuto e scorge all'istante le empietà, dovunque siano commesse; poi le rivelò le parole della cesarissa in merito a un ac cordo119; a risolvere i dissidi120 giunsero allora il megaduca An dronico Contostefano121, il grande eteriarca122 Giovanni Duca123 e molti altri, illustri per stirpe e onorevoli per altissime dignità. 3, 17. Allora, più cedendo alla notte che fidando nella riconci liazione, misero fine alla lotta; ma il giorno seguente124 ripresero animo per combattere. Si ripresentarono gli stessi uomini, dette ro assicurazioni alla cesarissa e a suo marito e le confermarono con giuramenti, dando loro notizia che essi non avrebbero subito nulla di spiacevole, che certamente il fratello imperatore o la ma-
i.79. vux'tl... 7ttLallÉneç: cf. Horn. Il. VII i.Si. al.
46
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Bekk.J26
v.D.251
NARRAZIONE CRONOLOGICA IX,
5-6
69
scendolo, fece lo sgambetto al suo avversario e riportò una splen dida vittoria.
6. Andronicp, mentre dimorava ancora sull'altra riva192, man dò le navi che avevano seguito il megaduca e la parte scelta dei ruoli militari193 che avevano seguito lui dalle regioni attraversate strada facendo, a far guerra ai Latini residenti a Costantinopoli. Poiché anche il popolo della città riprese coraggio contro di loro e si aizzavano a vicenda a combatterli insieme, spuntò una contesa allo stesso tempo marina e terrestre. I Latini, non avendo la forza
di combattere contro le due moltitudini che li circondavano e li cingevano, tentarono di mettersi in salvo ognuno come poteva, lasciando in preda al primo venuto le case piene di ogni ricchezza e di tutti quegli svariati beni a cui aspirano gli uomini. Non osa vano, infatti, rimanere sul posto né assalire essi stessi i Romani né sostenere a piè fermo l'urto nemico e resistere. Per cui alcuni si dispersero per la città come capitava, altri si misero in salvo in case altolocate, altri salirono sulle navi lunghe, equipaggiate di gente della stessa stirpe, e cosl evitarono di morire di spada. Ma quanti vennero catturati furono condannati a morte. Tutti perse ro i loro patrimoni194• Le navi piene di fuggiaschi salpate dai por ti della città, facendo rotta verso l'Ellesponto, finirono il resto di
70
XPONIKH �IHfH:EIE
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Bekk.J28
NARRAZIONE CRONOLOGICA IX, 7-8
73
tutto il popolo199, e poco dopo ritornò di nuovo nella chiesa. Fatto per tre volte questo percorso, alla fine è catturato da un tale e por tato all'imperatore. Da questo segno i più congetturavano che An dronico sarebbe stato immediatamente catturato e avrebbe subito punizioni severe, poiché, dicevano, il presagio si riferiva senza dubbio a lui, che era stato moltissime volte in prigione e aveva i ca pelli bianchi come la neve. Ma quelli più acuti nelle previsioni e di alto ingegno sostenevano che il triplice volo dell'uccello verso lo stesso punto preannunziasse un triplice volgere di anni e che alla fine, dopo aver regnato sui Romani, la prigione e i ceppi avrebbero
di nuovo accolto Andronico. 8,
1.
Fra tutti quelli che traghettavano verso Andronico, passò
per ultimo dalla sua parte il patriarca Teodosio con l'alto clero. Andronico, quando sentl che il gran sacerdote si stava avvicinando alla sua tenda, gli andò subito incontro indossando una veste aper ta di colore viola, di tessuto iberico, che arrivava alle ginocchia e ai glutei e gli copriva le spalle200; in testa portava un copricapo a for ma di piramide, color fumo201. Si gettò dinanzi agli zoccoli del ca vallo e giacque disteso in tutta la sua lunghezza. Dopo un po' si al zò e leccò le piante dei piedi del patriarca, chiamandolo salvatore dell'imperatore, seguace del bene e difensore della verità, rivale di Giovanni dalla lingua d' oro202, e conferendogli ogni denominazio ne positiva. Il patriarca, che vedeva Andronico per la prima volta, dopo avere scrutato con molta attenzione il suo sguardo truce, l'a-
8, 9-10. i:t"t0tvuai.r-tvoç - jl.ty0tÀwa"t(: cf. Horn. Il. XVIII i6-7; supra IX i, 434 10-1. "tWV - 1ttÀj1.0t"t0t: cf., sis, Esth. 4, 17d; infra X 5, 17-9
74
2.o
2.5
30
35
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76
XPONIKH l>IHfH:EI:E
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v.D.257
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60
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Bekk.JJB
NARRAZIONE CRONOLOGICA IX,
9-m
91
rotto con grandi promesse un eunuco di nome Pterigeonita, un servo che la donna aveva ereditato da suo padre: per suo tramite versò a lei il farmaco mortale; la pozione funesta non era di quel le che uccidono subito, ma di quelle che consegnano alla morte a poco a poco e traggono via dalla vita lentamente. 9,
II.
Non passò molto tempo che segul il destino della moglie
anche il cesare suo marito. Si diceva che neppure lui morl di mor te naturale, ma anche nel suo caso tutti andavano ripetendo che Andronico era l'assassino e si congetturava che una sola coppa avesse spento due figli della prosperità236. 10, 1. Andronico, avendo deciso di unire in matrimonio la fi
gliola Irene, che gli aveva partorito la nipote Teodora, con Ales sio, che Teodora aveva generato unendosi all'imperatore Manue le, di cui era nipote237, redasse una lettera in stile laconico per il santo sinodo e, dopo averlo sottoscritto con il proprio nome in inchiostro nero238, lo fece.diffondere perché fosse pubblicamente letto e discusso. Il significato dello scritto era il seguente: si chie deva il consenso a che avesse luogo il patto nuziale, il quale avrebbe mostrato poco o nulla di sconveniente, mentre invece avrebbe giovato all'accordo tra la parte orientale e occidentale, alla liberazione di prigionieri e avrebbe dispensato moltissimi al tri pubblici vantaggi239. Questa lettera di poche parole, come fos-
142.-3. Àuypòv... cpcipµ.O!xov: cf. Horn. Od. IV 2.30 Zach. 4, 4
XPONIKH '11HfH:Ell:
92.
&Ùpuxetvòiji; �wµTjpuaLi; Ti IIoa&LÒwv&Loi; 'tpL0tLV0t Ti 'tÒ &Ùcpuè.i; 'tiji; "EpLÒoi; µijÀov 't1jv 't& auvoòov ÒL&XUXTJO'& xetl 'tiji; aur15 xÀTj'tou µ€poi;, o1toaov 1t&pl 'tÒ xp(v&LV ÒLÉa'tTJO"&v, Ti ÒtÀTJ0fonpov d1t&rv, Xet't' ÒtÀÀTjÀwv Èq>w1tÀLO'& XOtL &li; µo(peti; ÈVOt\l'tLOtç Òt1tÉXpLV&. XP1Jµ0taL jÒCp o[ 1tÀ&ra'toL 'tOU'tW\I x0t0u1ti0tX0Én&ç
v.D.261
XOtL 'tLµwv ÒtVOt�aO'&O'L µ0tÀ0tx0€vni; È1t&UOOXOUV, wi; oùx Wq>&Àov, oiet µTj x&xwÀuµÉvcp 'téi> yaµcp· o[ òè. 0petaunpOL 'twv ÒLi.o
XOtO''tWV XOtL Oq>Ot"(&rv dw06ni; XOtt XOt'tÒC 'toÙi; 1t&pLq>Otv&ri; Òtyup't&UOV't&ç otxoui; XOtL ol q>LÀOXPUO'OL 'tW\I Èx 'tiji; O'U\IOOOU xetl 0&oxa7tTJÀOL µTJòè. auyylv&Letv Èmaup&a0etL ÒL&n(vovw 'tÒC auvetcp0TJcr6µ&vet 1tpoaw1t0t òtòc 'tÒ iç àt0&µL'twv !vwO"&wv àtµcp6np0t "(&"(&Vija0etL XOtL 'tori; voµOLi; 'tÒC 'tOLaO& xu1Jµ0t't0t Òtv&m-
2.5
xoLVWVTJ'tOt auyy&v&(eti; xetl Èx ÒLetµÉ'tpou Òtq>&O"'tW'tOt Àoy(�& a0etL XOtt Òtµet0è.i; è.'Àqov &L\/OtL XOtL 'tÒ OL&a0etL oÀwi; o&rv U1t' 1 , , 't, '�' " ' � � ' '0&OW. OL' �' TJ'ÀLOU U1t0 Ot&&V oùx Èwv !npo�uy&rv XOtL otxo0&v &ÀÀwi; 0'1t&uoon0ti;. OU't& yòcp 'AvòpovLxLxòi; etÙ'tÒV
13. Ilocmòwvoç AW: IIoattòwvtoç RM"DN /Ti: Ti yoilv APW 14. Òttx(vT)at R 14-5. -rò Tijç auyxÀfi-rou iJ.Époç APW 18-9. wç oùx wcptÀov om. VB 19. OtC:X (J.'/i: wç où V 2.I. o! om. V I &x om. APW i.7. o! òè oùò': t'ttpot Òt iJ.TlÒ' APW i.8. -ràt - xc:xì: -ràt 1tc:xpàt -rou-rwv cp9tyy61J.tvc:x &U' APW I wç: i.9-31. IJ.T)Oè auyx.wpoilv-rtç 1tpo�Tjvc:xt -ròv YcXIJ.Oll (-ròv YcXIJ.OV, 't'/jv Wa7ttp AW 1tp&l;t11 sic AW) wç &9t(J.t'tOYC:XiJ.(c:xç IJ.E'tt)(Oll'tC:X ((J.Ev 8& XOtL &L 'tLV&ç XOt't'tÀ&(cp9T)O'OtV &Ù0tpl9µ.T)"tOL n XOtL &Uj'VWO'"tOL, &lç 'tOUIJ.1tOtÀLV lév0tL 1tpWT)V "tOLç 1tÀ&LOO'LV èmx&Lpouv-c&ç, XOt'tà -coùç 1tÀ0tvwµ.évouç -c&>v &:a-répwv x&:xi;(vouç µ.&-roc9&µ.évouç -c&ç yvwµ.ocç xoct -ròv ocùxévoc 1t0tptxoµ.évouç 'Av8pov(x 1t0t't&Lv
6r. éx1h0Tç: ocù..w V 59· i.xxoc(8txoc: ev8txoc B I xocl post ov..tç add. V 70. oaoc xocl: oaoc11:tp xocl (xocl om. P) AP 70-r. .Xµqi(�À71a..poc V 7r. lv "'01h((l 71-2 . 8toc11:Àtiiaoct "'òv x(v8uvov f.1.t"'dt VP: lµ�civ..oc "'oii"'o (._01h((l W) AP""W "'wv 11:oc(8wv V 73. 11:oc(8wv: u!lwv P 77. 9uaocç xocl .X11:0Àlaocç: 11:ocri8tuaocç P Bo. 8È om. VAPW I òlÀÀouç òlÀÀotç xocxfuç 81ocqi9t!pocç A: òlÀÀouç òlÀÀotç xoc xoTç 11:tpt�ocÀwv P Br. tùcip18µ01 AWM Bi. !évoct - lm)(.ttpoiiv..tç: !6v..tç "'oTç 11:Àt!oa1 P: 11:pw71v et l11:L)(.ttpoiiv..tç om. A: 11:pw71v - l11:1xtipoiiv..tç om. W B+ 'Av8pov(xÉpÈ.LY &yvàç 't'OU µtci crµ0t't'oç, xcxi vuv oÈ 1toÀÀ� 1tÀÉov µ1) ÒtvÉçacr0cxt 0tÙ't'W\I 0aw-
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46-7. xcx! 1tCXllLx6iç - lç om. V 49. l7topxo6µt110L VA 54- lx -rwv �w9t11 post 'A>..iemç add. Amgpw I µ&11 post oµoii add. VA 56-7. 1tCXpÒt mi11-rw11 ay_t8ò11 tÙq>71µ06µt11011 b 5 8. è1ttu8oxfjacxç suppi. Amg: l7ttu8oxw11 PW 62.. -ròv 'A118p611Lxo11 VA8' I e!pw11eu6µt11011: lx-rpt1t6µt11011 V 69. 1tp6npoç APWRP'M 74. 8à om. A I xcx! cxù-ròç om. b
NARRAZIONE CRONOLOGICA IX,
IJ
Il7
saltando in modo concitato e battendo insieme le mani come per applaudire, sollevavano i piedi, volteggiavano con canti e grida e, danzando al loro ritmo, percuotevano la terra. Che gente spudo rata, di animo gretto e fatua311! 13, 3. Andronico, giunto dalla sua dimora alla reggia delle
Blacherne, entrò nella sala dall'alto soffitto che sta Il dentro, chiamata Polytimos312; arrivò anche l'imperatore Alessio, che tro vò la reggia piena insieme di peani e di lamenti (perché non tutti si erano fatti trascinare dalla situazione del momento) e colse An dronico mentre era da tutti acclamato imperatore. Allora di sua iniziativa, benché suo malgrado, approvando gli avvenimenti, an ch'egli insieme agli altri si mise ad adulare il vecchietto, incitan dolo a regnare con lui e incoraggiando a fare ciò che stava facen do chi da tempo senza remore a ciò si applicava.
i più zelanti del
la fazione313 di Andronico, il quale fingeva ritrosia a sedere sul trono314, lo afferrarono con ambo le mani e lo misero sul seg gio315 dorato, su cui sedeva l'imperatore. Alcuni gli tolsero dalla testa il cappello di lana color fumo a forma di piramide e gli mise ro quello rosso, altri gli fecero indossare la veste imperiale316. 13, 4. Il giorno seguente, quando ebbe inizio nella Chiesa
Grande la proclamazione degli imperatori, fu proclamato prima Andronico, Alessio fu posposto: lordine fu capovolto. La ragione parve la migliore e la più degna: non bisogna - dissero- che un infante non ancora giunto al fiore dell'età, col mento liscio, sia proclamato prima del canuto Andronico dal venerando giudizio, capace per la sua nobile natura di considerare insieme futuro e passato. Quando Andronico entrò nella sacra dimora per essere
48. xot-r& - l8Cvtuov: cf. Horn. Od. IV 19 54. 7totLavwv - ÈX1tW(.LOt't'L, Yv' Èx1tttJ 't'Ou lv or.Ù't'La"tWV PW 85-90. lv - 01t6aouç: lv 'téi> ln(�&Lv 'téi> lX1tWf.LIX'tL 'tcXç Xt1'pixç .Xvéaxt xixt ax7lf.LIX't(aixç tlXU'tÒV t!ç 1t1X91XLV6f.l&VOV XIX'tcX 'tWV q>pLlCW!ìWV l1t6f.lVUaL f.LUa't7)ptc.>V cXXpOc.>f.LéVc.>V axt!ìÒv cX1tiJV'tc.>V, oaouç b 87. 1t0· 't"fipLov: 1tpO'ttpov V 88, IXÙ'tÒV VA I ax7lf.LIX'ttaixç: XP7lf.LIX'ttaixç A 9r. ixlpt't(aixa9ixL - �ouÀ719TjvixL: cXÀÀ' il wç �OUÀOf.L&Voç w I �ouÀ719TjvixL: 9tÀTjalXL b 93-4. ov - 1tixpé1ttf.Ltv om. b 96-7. 'tÒ - lxt!v suppi. pmg: om. Wb 99. tf.L�pix!ì6vwv: IL� �pix!ì6vwv V
Bekk.Jll
NARRAZIONE CRONOLOGICA IX, IJ
II9
incoronato, allora per la prima volta lo si vide sereno: la belva aveva mutato la severità dello sguardo e ai molti che gli facevano richieste317 prometteva che le cose sarebbero cambiate in meglio. Ma questo era un evidente inganno3181 una falsa promessa di quell'imbroglione, e la letizia del suo volto, facendo trasparire una parvenza di umanità, era un'illusione contingente che mette va in ombra l'intima ferocia. 13, 5. Entrato nel santuario e compiuto quanto è di rito per i sovrani che vengono incoronati, Andronico si fa avanti dovendo prendere la pura eucaristia319; ricevuto il pane celeste, mentre si accosta alla coppa per berne il sangue prezioso e vivificante, leva te le mani verso il calice e assumendo un atteggiamento di pro fonda commozione, giura per i tremendi sacramenti320 - quasi tutti quelli che i sacri penetrali contenevano, stavano Il a sentirlo - che non per altro.motivo decideva di diventare imperatore, se non perché voleva aiutare questo e il suo potere, indicando l'im peratore Alessio Il accanto a lui, il nipote che dopo alcuni giorni avrebbe strangolato e gettato in fondo al mare. 13, 6. Uscl dal santuario con la scorta più splendida possibile e con moltissime guardie del corpo (era la sua immensa paura a guidarlo);· attraversata la chiesa di Cristo Salvatore nella Chal kè321, affrettò la marcia, senza andare a piedi attardandosi qua e
76-82.. ò
-
&ypt6'C'l)'tat: cf. Philostr. Ep. 13 (Il, p. 2.31, 16 sq. Kayser)
12.0
100
XPONIKH '11HfHI:II:
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Bekk.J54
NARRAZIONE CRONOLOGICA IX,
IJ
Ill
là, come è costume dei sovrani quando celebrano un trionfo, ma lasciando che il cavallo avanzasse a briglia sciolta. Questo fatto era di dubbia interpretazione; alcuni vaticinavano che la causa che produceva quanto era dato vedere fosse la viltà, altri sostene vano che il vecchietto avesse evacuato nelle brache, stanco per la fatica di tutta la giornata, per il peso dei paramenti imperiali che indossava322 e per non essere capace di trattenere a lungo la soz zura del ventre. Arrivato nel Grande Palazzo e celebrati per mol ti giorni i riti di ringraziamento per la proclamazione, volge la mente ad altri misfatti. 13, 7. Volendo togliere di mezzo l'imperatore Alessio, raduna di nuovo la pnice a lui amica323 e raccoglie la congrega che insie me a lui celebrava i misteri delle empietà. Allora tutti quanti, re citando il verso di Omero che dice: «non è bello il comando di molti; ci sia un solo capo, un solo re», e dicendo: «vecchiezza d'aquila, gioventù di allodola», decretano il ritiro a vita privata dell'imperatore Alessio, immemori dei discorsi di una provviden za oscura alla gente, della tutela e di una migliore persistenza del potere - cose gridate a squarciagola ieri e ier laltro e addotte co me giustificazione a chi domandava la causa degli avvenimenti, se mai allora uno che soggiornava temporaneamente nell'illustre cit tà di Costantino non li avesse affatto conosciuti e avesse ignorato del tutto la ragione per la quale si compivano. 13, 8. Questa decisione non era stata ancora ben resa nota al la cittadinanza, che una sentenza di morte contro l'imperatore fu emessa da quell'accolita satanica: gli assassini citarono proprio
u3-+ oùx - �ixatÀeuç: cf. Horn. Il. II 104-5 u4. ch>toii - vt6't7jç: cf. Zenob. 1, 38; Karathanasis l.40 u7-8. x9tç - 1tpw71v: cf. Horn. Il. II 303; Nic. Chon. Or. r, p. 3, 17; Karathanasis II'.!. u9-u. ti - yiv611-tvix: cf. Eu. Luc. 14• 18
12.2.
130
135
140
45
XPONIKH '11HfHEIE
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NARRAZIONE CRONOLOGICA IX,
IJ
12.
3
il detto di Salomone: «legheremo ii giusto, poiché ci è inutile ed è fastidioso anche solo a vedersi». Di notte piombarono sull'impe ratore Stefano Agiocristoforita, Costantino Tripsico e un certo Teodoro Dadibreno, che era a capo dei littori324, e Alessio viene soffocato con la corda d'un arco325. Il cadavere è raccolto e por tato ad Andronico, che gli dà un calcio all'inguine; dei genitori del morto, l'uno è schernito come spergiuro, l'altra è offesa come ben nota meretrice; poi il suo orecchio viene forato con uno spie do e, attaccatovi un filo, sulla cera applicata intorno è impresso il sigillo dell'anello di Andronico326.
13, 9. Il resto del corpo fu condannato ad essere gettato in fondo al mare, la testa ad essere tagliata e riportata ad Androni co. Dopo che quest'ordine ebbe compimento, la testa fu lasciata furtivamente327 nella cosiddetta Katabatè328, mentre il corpo, av voltolato e messo in un vaso di piombo, fu abbandonato agli abis si marini; fra danze e canti conducevano il battello da pesca che portava questo pietosissimo carico due uomini illustri, cioè il ca po del Canicleio Giovanni Camatero, che in seguito la prima sede dei Bulgari ebbe come arcivescovo, e Teodoro Cumno, insignito della carica di cartufario329.
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15
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94- lm1topeut'totL: u7to7tmt1''totL P 9 5. 'tiiv 7t(cnw: 'tiiv lç otù'tòv 7tlcnw APP'W 97. 'totii'tot 'tcX xotwocpotvTj V 100. 'tÒ $ux!llLov: 'tÌjv $ux7Jv PW 101. &tpO"lj V 103. &cp'l'x'totL VAW syn. Sath. 104. lxe'l'vov post cpuaotV'toç add. APW 106-7. 7tot'tp60ev: 7totÀot( 7tO'tt V 108. xoÀ&CeLv t7tÌ -�pot)(U: xotxwç 'tL0tvotL 'tLV&ç Pb 108-9. 'AÀxuove:fouç pomm: 'AÀxuov(llot� edd. 109. otùOLç post t7t&VtLGLV add. b 3, 1. 9ewpe(otLç RD"1: 9e:wp(otv M 5. t7totve:À96V'tot P: tÀ'l)Àu96'tot R 7. 'tt xotì Tipouaote:iiaLv om. V
Bekk.364
J"l'ARRAZIONE CRONOLOGICA
X,
2-3
137
quanto essi avrebbero concepito sospetti sul perché Laparda si le vava superbo contro Andronico e passava in rassegna le schiere come suo nemico; mentre lui testimoniava la sua fiducia al ribelle e ordinava di accogliere il fuggiasco come un suo inviato23. Che cosa questa strana lettera avrebbe determinato e prodotto, la ra pida cattura dell'uomo non permise di sapere. 2, 7. A questo punto, contro l'aspettativa, Andronico poté
scacciare anche questa paura e dare sollievo alla sua anima24, co me quando la rugiada si riversa sulle spighe; lasciò Costantinopoli e con marce regolari e brevi soste giunse a Cipsella25, dove si di vertl andando a caccia; di Il andò al monastero paterno, situato a Bera, e si accostò al sepolcro del genitore26 con la scorta e la pom pa imperiale, quella che un tempo suo padre, pur bramandola an ch'egli, hon consegul: infatti, anche il desiderio del regno ad An dronico venne in eredità da suo padre. In quei giorni allentò un po' la pratica delle sue crudeltà, cosl che molti li chiamarono «giorni degli alcioni» 27; poco dopo ritornò alla reggia, nell'immi nenza del Natale28.
3,
1.
Si dedicò a gare ippiche e spettacoli, poi, all'apparire del
la primavera, radunò tutte le milizie, le occidentali e quante fra quelle orientali non avevano ricusato le redini; lui va direttamen te a Nicea, mentre Alessio Brana, tornato dalla zona di Branice vo, è inviato con numeroso esercito contro gli abitanti di Lopa dio29. Anche questi, infatti, erano giunti alla stessa determinazio ne dei loro vicini di Nicea e di Prusa e si erano ribellati. Brana,
93-+ wç - Èm1top&UE'totL: cf. Horn. Il. xv 279 94- &v8pwv cnCxotç: cf. Horn. Il. XV 279 al.; infra XII 3, 13 100-1. !iXv9TJ - Èipl7TJ: cf. Horn. Il. XXIII 5978 108-9. fiµ&potç... 'AÀxuov(8otç: cf. Apost. 2, 20
138
XPONIKH 41HfH:El:E
O''t'pa't'f}yT)O'Lt; I xat 't'ÉÀoc; 't'� 1tOÀɵei.> È.1tÉ9T)X& 8&çtw't'!X't'OV, v.o.2s1 &pac; È.x&LS&v 1tpÒc; TYiv N(xatav 1tapay(v&'t'!XL xat O"Uµµ(yvuaL\I 'Av8pov(xei.>, xat 1t&pt &v O''t'p!X't'01t&8ov &µq>o't'Épwv O"UV8pa µ6v't'wv 't'WV a't'panuµci't'wv, &yvw 1tpoa�aÀ&rv 't'tj 1toÀ&t 'Av8p6vtxoc;. oL y�p &v8ov oùx &7toV't'oc; µ6vov 'Av8pov(xou È.q>povT)µa't'(�ov't'O, &ÀÀ� xat 7tap6v't'a &çou9€vouv xat o7tÀmc; I5 �µuvov't'o 't'wv nt:xwv 7tpo&xq>aLVoµ&voL xat À6ymc; &a:xofiµoaL\I t1tÀT)'t''t'O\I µT)8&vòc; q>&t86µ&voL xat �Àofiµa't'oc; xat pofiµa't'oc;. xat Tjaav !XL µÈ.v 7tUÀat 't'i'jc; 7toÀ&wc; µ&µuxurat xat ÒJC&UO'L\I &pa po't'wc; È.vT)pµoaµ&vat, aL 8& yÀwaaat, oaa xat 7tuÀwv 't'WV JC&LÀÉwv 8tatpoµ&vwv xat wc; È.X Gwpax(wy. 't'W\I ò86V't'W\I È.X· 2.o 1t(7t't'OUO'at, �oÀ(8ac; ala:xpoppT)µoO'UvT)c; �xov't't�ov È.e; 'Av8p6vtxov. o 8& 't'OLOU't'Ci.> �Àofiµa't't xatp(wc; 1tÀT)noµ&voc; 7ti3p wv&tov, o!a µT)8È. O''t'Éj'&L\I l:xwv 't'ÒV &v8ov 't'iipa:xov, È.7t&t xat 7toÀtc; Ti NCxata aù:x&r µÈ.v xat 't'Ò È.X xpa't'!XLW\I 't'&LJCWV &viiÀW't'O\I Ti 8uaiiÀW't'O\I j'OU\I È.X ,_5 1tÀ(v9ou ci>xo8oµT)µÉvT) 7t&aa Ò7t't'i'jç 't'o't'& 8& xat O''t'p!X't'LW't'wv ≤ aù't1iv &lapuÉV't'WV, 07toaot cX1t&a..Uyouv 'Av8p6vtxov, xat 't'OU 'Ayy&Àou 8& 'foaaxfou, oc; (L&'t'' 'Av8p6vtxov 'Pwµa(wv È.xpii't'T)O'& 't'i'jc; 't'Upaw(8oc; 1tapaÀUaac; 'Av8p6vtxov, xat 't'OU Kav't'axou�T)vou 0&o8wpoti xat Il&pawv È.x 7tpoaxÀ1)a&wc; &la3o 8&8&yµ€vwv tv8o9&v, OÙX &ya9� 't'orc; 1tOp9oi30'L 't'� 't'OU 1t0· Àtopx&rv È.q>av't'ii�&'t'o. 3, 2-. IlÀ&(O"t'ac; oùv fiµ&pac; 7tapm7t&uaac; 'Av8p6vtxoc; où8È.v ijvu&v, &p6µ&voc; Ti 7t&'t'pwv pa:x(atc; O"U(L1tÀ&x6µ&voc; 7tapa�6Àwc; xat 7tpÒc; 35 I t&p�uÀat xat 't'&(:XTJ 8taµtÀÀwµ&voc; l:&µtpiiµ&ta Ti �€- Bekk.J6l Io
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.
NARRAZIONE CRONOLOGICA X,
3
141
frecce contro il cielo. Gli abitanti di Nicea combattevano con ac canimento: respingevano con le armi gli attacchi armati, appron tando apparecchi meccanici rendevano del tutto inutili le catapul te costruite dall'ingegnoso36 Andronico, che collocava macchine d'assedio, escogitava postazioni di artiglieria e dispositivi di sca vo, realizzava quant'altro potesse distruggere la cinta muraria della città gloriandosi con i presenti che era grande la destrezza di cui poteva menar vanto nel conquistare città. Egli, infatti, piazzava le torri d'assedio, si affaccendava intorno alla fionda, al le corde e all'argano e muniva di ferro lariete che percuote le mura37; ma gli assediati, una volta balzavano fuori dalla città da posterle nascoste e davano alle fiamme i suoi apparecchi o li face vano a pezzi, un'altra volta, quando questi venivano avvicinati alle mura, li disfacevano con altri simili congegni come fossero te la di ragno; per cui Andronico, vedendo cadere nel vuoto i suoi piani, escogitò un espediente disumano, che pochi di coloro che in passato fecero assedi o furono assediati dall'esterno misero in atto38. 3, 3. Andronico, fatta condurre da Bisanzio la madre di Isac co Angelo, Eufrosina39, ora la esponeva a difesa delle torri d'as sedio, ora la metteva a cavallo dell'ariete e avvicinava cosl gli ap parecchi meccanici al muro. C'era da piangere e da stupirsi allo stesso tempo: da piangere per l'insolito spettacolo, perché l'ira induce a fare con facilità ogni scelleratezza e non si ritrae dinanzi ad alcuna azione inaudita ed estranea alla natura umana; per altro verso c'era da restare sorpresi di come la donna non morisse di spavento quando, seduta sopra gli apparecchi, lavvicinavano alle mura della città. Allora, per la prima volta, degli uomini poterono assistere all� spettacolo di carne tenera, e per giunta femminile,
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142.
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64. t!ç &puµa b I at8�pou: 1toÀɵou P 66. à1ta9tç A 67. µT)xavT)µ�-cv: "CEL)(Oµax!wv Aw 67-8. t!ç - awµa-ct: rv' à1ta6t'iç tttv o! à1t' aù-cwv µax6µt YOL p I xaÀxòv É"'(Xp(1t"CELY xaÀx Pb 68. 1ttpta-cÉÀÀta6at AW 7'-· 8ta "CT)pt'iv: Ééiv P 73-4. xa-cÉ1t"CT)aatv R: xa-cÉ.1t-cuatv M 76-7. 1tapt8!8oaav VA""KN 77. a! �Ap1tutat V 78-9. x6mta6at: ax6ta6at b 79. -e - 6T)pÌ: -cw 6Tjp( -coii 6uµoii P: -e 6uµ b Bo. µÉ-ya 1tapdt -co'iç lvav-c(otç b I µ&-ya om. P 85. aù-còv om. P""b 87. xaì IlpiT)1tOY om. W
v.D.283
Bekk.367
NARRAZIONE CRONOLOGICA X,
3
14 3
esposta a difesa del ferro, e vedere ·l'ordine mutato d'un tratto nel contrario: un corpo umano sensibile era messo dinanzi ai saldi apparecchi per evitare che il bronzo .si accostasse al bronzo, ed era il ferro a rivestirsi del corpo d'un essere umano. Ma quelli che combattevano dalle mura resero le frecce davvero cosl avvedute, che venivano lanciate come prima e colpivano e stordivano gli as salitori, mentre lasciavano del tutto indenne la nobildonna, come se questa le stornasse da sé con gesti delle mani o con cenni del capo e le facesse conficcare .nel cuore dei suoi nemici. Allora non solo Andronico dové constatare l'assoluta inutilità della sua disu mana trovata, rna di notte gli abitanti di Nicea uscirono e dettero fuoco alle macchine, tirarono su la donna con una fune, ovvero come Arpie la sollevarono e lasciarono Andronico a lamentarsi come un novello Fineo40 di non avere una preda da imbandire al la belva affamata della sua ira. I Niceni, che da quest'impresa ri cavarono grande fama di valore presso i nemici; si fecero ancora più baldanzosi e presero a combattere con maggiore accanimento. 3, + Essi non dalle mura soltanto mostravano atti di valore e
inondavano di motteggi Andronico, chiamandolo macellaio, cane sanguinario, putrido vecchio, sciagura senza fine, Erinni del ge nere umano, donnaiolo, Priapo più annoso di Titono e di Crono e attribuendogli ogni altro nome e atto inverecondo41, ma, come la storia ha narrato, balzando giù dagli spalti si riversavano fuori delle porte. Andronico, pallido in volto, con lo sguardo stravolto,
77-80. wç 7tCXpcx9ftat'tCXI: cf. Apoll. Rhod. II 178-90; Apost. 18, 68 87-8. T19wvoii - 7tOÀUt'tta'ttpov: cf. supra Prooem. 1., 4 88. 7tp&yµ.cx xcxì ovoµ.cx: cf. Nic. Chon. Or. 3, p. 14, 13 al. -
144
XPONIKH .i.rnrm:n:
Ép&tv EXWV 'tÒ 'tWV tv8ov 0tu90t8&ç b 96. X0t't0t9otV7j0"6µ&vov V I 'rijç fiµép0tç 1toÀÀ&x1ç post 1t6À1v add. P: O"t0tp1'ttxwç (sic). &µéÀ&t post 1t6À1v add. W 97. È1t11top&u6µ&voç: &µq.1mp11wv W: tjj13& x&x&tcr& µ&-c0txwpwv b 99. x0tl - Ù1t&xxÀ(voucr1 om. M I Ù1t&xxÀ(voucr1 x0tl -cfiv 1t0tp&-c0t!;tv V I 1t0tp&-c0t!;1v: &v-ch0t!;1v P 10+ &v0txÀ19&lç W 105. lx9opwv AP I cruv&q>&1toµÉvwv V 107. È1tÉÀ&ucr1v APR 109. 0tù-còv V 110. x0tl x0txwç Ù1tÒ �ÉÀouç 1t0t96v-coç post x&v&µ�0t-cficr0tv-coç add. APW m-i. �p&xµ6v -e& x0t-cwx&p0t P ui. 1t0t96v-cwv: 9Àt�Év-cwv P
NARRAZIONE CRONOLOGICA X, 3
145
attorcigliandosi ripetutamente al dito, come alla spola di una tes sitrice, la barba lunga e ricciuta42, dava chiaramente a divedere il suo sdegno e che tramava inganni contro gli abitanti di Nicea.
3, 5. Affamato come un cane, per dirla con Davide, per non avere nessuno da divorare, girava intorno alla città e, vagando co me un'orsa privata dei figli, compiangeva le truppe e rimprovera va ai capi di essere infingardi in guerra e di evitare il combatti mento.
3, 6. Teodoro Cantacuzeno, giovane audace nel fiore degli an ni43, ribollente come vino appena uscito dal torchio, una volta vi de l'imperatore44 Andronico andare intorno alla città con una fol ta squadra45 e un gruppo di cavalieri armati: pieno d'impetuoso entusiasmo, subito, senza pensare, balza fuori dalle porte orienta
li che erano aperte, seguito da uno sparuto drappello, e tende la lancia contro Andronico, avanzando fra le sue guardie del corpo. Ma poiché andò ali' assalto con troppa foga, spronando continua mente il cavallo e costringendolo proprio a volare, non a cammi nare, come se la natura gli avesse fatto le ali ai piedi, inconsape volmente si rovinò. Il cavallo, messo un piede in fallo, si piegò sui ginocchi: lui fu sbalzato di sella e cadde a testa in giù; si sfracellò i muscoli del dorso, giacque a terra sfinito e fu invaso dalla verti gine. Accorsero allora parecchi uomini di Andronico armati di spada e decollarono Teodoro; alcuni fecero a pezzi il resto del suo
93. �oai:puxw!ìtç 'tijç jtYtt.X!ìoç: cf. Philostr. Vitae soph. II 5 (II, p. 77, 7 sq. Kay95-6. À1µwnwv - 1t6À1v: cf. Ps. 58, 15; Mich. Chon. I, p. 2.2.I, 7ro 96-7. wç - cltpx-toç: cf. Os. 13, 8 III-2.. È1tt - 1ttGÙ>Y: cf. Nic. Chon. Or. 7, p. 61, 4-5
ser)
146
12.5
130
135
140
XPONIKH '11.Hrm:n:
0t68wpov 'Av8pov(x� 8pwv·m; 'tÒt Xot'tot9UµLot. (J.E'tÒt µLxpòv 8è. XotL 'tote; olxT)'topaL 'tijç Kwv!J'totV't(vou � 'tOU Kotv'totxou�1JVOU 1tpoaayt'totL XEcpotÀTj XOV't� (J.E'tÉwpoç 'totLç &yuLotLç 'tijç 1t6Àtwç l(J.1tO(J.1tEUOUO'ot. 3, 7. Ol N LXott'Lç 'to(vuv 'tÒV 0otpaotÀfov 1tOÀtµLa'tijv XotL òtµotxov 1tp6µotxov &1to�otÀ6vnç où (J.LXpwç, wç dx6ç, l1tw8U potV'tO 'tOU'tOV 1tta6V'tot XotL &0uµ6npov 8Lt'tÉ0T)aotV. �À€cliotvnç 8è. 1tpòç 'tòv 'footaxLov "AyytÀov 710tÀovJ�1ttCxuv 'tou't� xott wç acpwv otÙ'tWV 1tpoacpÉpta0otL &pX1J"f'�· OÙ'toç 8è. 'tTjV "(VW(J.'1jV ù1t6vw0poç wv xott xot't' Alvdotv 'tou µaxta0otL &cpL!J'taµtvoç, wç EoLXE, 'tÒ (J.ÉÀÀOV d8wç XotL 'tijv cX1tOXEL(J.ÉV'1jV otÙ't� �ot!JL· ÀELotV wc; txtrvoç 'tijv 'tOU y€vouç EUXÀELotV cpotV'tot�6µtvoç où 1tEpL 1tOÀÀou 'tÒV �ytµ6vot l'tL0t'tO. 3, 8. 'AµÉÀEL 'tOL 'tÒ a'tpot'tLW'tLXÒV Ù1tEXÀu6µtvov Xot'tÒt �PotXÙ 'tOU 1tpo9Uµou lç çuµ�aa&Lç 710tÀE XWPELV XotL 'tÒ "(EV· Votfov tx&LVO I À'ijµot XotL tv0ta�ov cX1tfo�t!J'tO 'tÉÀEOV. auvo80L Bekk.J69 youv Xot'tÒt cpot'tptotç yw6µtvotL ttxov tx'tpoty�8ouµtvot xott otov 1tpÒ òcp0otÀµwv 1totpLa'ta(J.EVot O!Jot ol 1tOÀLopxT)0Év'ttç I 8tw6- v.D.28l 'tot'tot 1taaxouaL. xott 'tijv 'Av8pov(xou 8è. xot'tÒt vouv cX1tTjv&Lotv cp€pov't&ç xott 'tÒtç 8Lèt 1totV'to8ot1twv �otaavwv &vot1tE(J.1ta�ovnç XotXÙ>a&Lç 'totLç cppta(v, oaotç 1tEL!JOV'totL 1tOÀɵou v6µ� 0tÀOU!J'1jt; 't'ijç 1t6Àtwç, Xot'tÉ1t'tT)!J!JOV wç Àotyw8Lot, &1ttVotV'tLotç 't� KotL· VEL 1tE1tov06'ttç o µè.v yètp fa "(UVotLXÒç dç òtv8pot, wç o µu0oç �ouÀE'totL, i]p(J.O!J'tO, ol 8è. tç &v8pwv dç (J.OtÀotX6't'1j'tot "(UVotL· xt(otv tçtvtupfo0'1jaotv, µ'1j8tvòç ov'toç 'tOU 8Lèt 't'ijç olxtCotç 0tpµTjç opµTjç ELç epya. &pt't'ijç cXVot0aÀ1tOV'tOt;, &ÀÀ.Òt 1taV'tWV
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A6. V
n
NARRAZIONE CRONOLOGICA X,
4
16 5
stanza le case già prospere, e i Ciprioti che ieri e ier laltro erano rispettati e potevano gareggiare in ricchezza con Giobbe, li man dava a mendicare affamati e nudi, quelli almeno contro i quali quel rabbioso non aveva ancora usato la spada. 4, +«"Come è facile, ahimè, la via degli empi! Prosperano tut
ti i traditori.. Li hai piantati ed essi hanno messo radici; crescono e danno frutto.» Questa è la giustizia, di cui anche il profeta di scute parlando con il Signore. Quale cicuta la generazione di allo ra fece spuntare, una cicuta per null'altro maturata che per ucci dere chi aveva a che fare con essa, e portare alla rovina le nume rose città, al potere delle quali essi salirono in modo del tutto ille gittimo! 4, 5. Come la notizia di questi fatti giunse all'orecchio di An
dronico, egli non riuscl affatto a tenersi: vedendo avvicinarsi la sua antica paura (temeva, infatti, !'iota, convinto che lo avrebbe privato del potere)78, cercava un modo per arrestare Isacco e far perire colui che si aspettava sarebbe stato la sua rovina. Aveva paura che sbarcasse da èipro a togliergli il potere, sapendo che sarebbe stato ben accolto da tutti, poiché un male lontano è me no grave di uno presente e quello che pur si attende pessimo, è tuttavia più lieve di quanto affligge al momento; sembra che noi uomini ci contentiamo di guadagnare di straforo anche una breve remissione da quanto ci angustia. 4, 6. Non potendo catturare il nemico lontano, Andronico
volge la sua ira contro quelli che gli erano vicino, facendo la stes-
46. x91.ç - 7tp6i:pLi:0t: cf. supra V 6, 92.-3 51-4. q>Eii - x0tp7t6v et 7tpÒç - xp( µcmx: cf. Ier.· Il., 1-2. 70-3. i:0tòi:6v - lyl(p!7ti:ouaw: cf. Greg. Nyss. Encom. in Sanctum Stephanum protom., p. 14, 5-6 Lendle
166
75
so
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9o
95
XPONIKH àIHrm:n:
1tOÀÀaXLt; 1tOL&LV dw9docbTin.ondio8 1.l. )lOX l\!J.339.ood:i.t �TI lOl\,1 'l\OX.P1dl}3 5iod?:i.t 53.l.l\OÀ.93cblO.l.lOX 531\ 510.:i. 1\1 JO 1iox o.:i.no.:i. 'o.:i.3�JÀ.0'(31\n.o l\io.J_10:1.t81Jv xat u7te.pe.cpwvouv 'tÒV e.li; Oe.òv [xe.'t'/jptov. 6, 14· Kat 'tOLOCU'tot µ€v, wi; lx 1tOÀÀwv ÒÀ(ya e.l7te.rv, o[ 0e.aaaÀovtxe.ri; 1tOÀtopxT)0ÉV'te.i; &7tocaxov, a XOCL e.li; l8tx1)v 'ttve.i; &7tÉ'te.µov auyypacp'Ì)v xat 't'fiv [a'top(av li; 'tÒ 1toÀucr-ttXOV lcpaxÉÀooaav. l7te.L 8& o lv uc1>11Àori; Xot'tOLXWV XOCL 'tcX 'tot1te.tvcX lcpopwv 8t€xucl>e.v oùpav60e.v xat où8€va 'tWV atxµaÀoo· nujaav'toov é.wpaxe. auvtÉV'tot Ti lx�T)'tOUV'tot 0e.6v, &ÀÀaC n xat 'totpaeat 'tc'i> ol xe.(� Ouµc'i>, -div 8& 'tOU olxe.Cou Àaou xal'totX't(aaaOat xaxwatv v.D.J07 xat 'tou'tmi; lÀe.uOe.p(av �pa�e.uae.w�lv 'tc'i> 7tpoaxe.rv &x118twv'tt '
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NARRAZIONE CRONOLOGICA X, 6
199
do mirabile, cosl che gli stessi barbari considerarono miracoloso lo spettacolo e rimasero colpiti per la grazia che il martire aveva ricevuto da Dio129. 6, 13. Se l'ora in cui si cantano gli inni chiamava i Romani a raccolta nelle chiese, neppure allora quei rozzi soldati li lasciava no stare: pur entrando in chiesa col pretesto di unirsi all'adunan za dei Romani e celebrare con loro il sacrificio di lode a Dio, si guardavano bene dal fare qualcosa del genere, ma chiacchierando tra di loro, erompendo nelle loro urla indistinte, o prendendo alla gola con violenza e dando guai a dei Romani per qualche fatto in tervenuto, confondevano il canto: quelli che salmodiavano, can tavano davvero in terra straniera e non come fossero nel tempio di Dio. Molti, facendo un controcanto a quanti levavano le loro voci al Signore, cantavano canzoni sconce, interrompevano il canto abbaiando come cani e sovrastavano con le foro grida la supplica a Diol3°. 6, 14. Tali furono le sofferenze - per dirne poche di molte che gli abitanti di Tessalonica assediati patirono: ci fu chi ne trat tò a parte in uno scritto apposito facendone un lungo raccon to131. Ma quando Colui che dimora in alto e mira le vicende ter rene, si affacciò dal cielo e vide che nessuno dei conquistatori era savio o ricercava Dio, ma tutti erano corrotti e si davano ad azio ni nefande, decise di schernirli, di opprimerli e conf�nderli con la
sua ira, e di avere pietà dell'afffizione del suo popolo, di dare ad esso la libertà, considerando la mestizia del loro spirito e non tra-
2.85. ouvOuc:rwcn - cx!vfoEwç: cf. Ps. 49, 14 al. 2.89-90. ijc:rcxv - qllìmmç: cf. Ps. 136, 4 '-97-8. o - lcpopù">v: cf. Ps. 112., 5-6 2.98. lì1€xu�Ev oùpcxv69Ev: cf. Ps. 13, ,_ '-99-300. lwpcxxE - èXOEc:r(J.cx: cf. Ps. 13, 2.-3 301_ -2.. lx(J.UX'tTJpLE!v - Ou(J.éj>: cf. Ps. ,_, 4-5 302.. i:ou - x.Xxwc:r1v: cf. Ex. 3, 7 al. 303-+ &xTj lì1wvi:1 7C\IEU(J.cxi:1: cf. Ps. 142., 4 al.
200
305
XPONIKH AIHfH:El:E
1tve.uµot't'L xotl xotp8twv µTj è.eou6e.vwcrotL cr6v't'pLµµot. xoÀo�or 't'o(vuv, wç oTµotL, 8LÒt 't'OÙç è.xÀe.x't'oÙç 't'Tjv XPOVLXTjv 'tWV cX1tE.UX't'ot(wv 1totp6.'t'otcrLV, XotL ocrot 't'Otç Bot�uÀwv(OLç 8L'r)1tE.LÀTj XE.L 1tp6npov oùx è.Àe.TjcrotcrL 't'Tjv :ELWV XotL 't'OÙç ufoùç otù't'Tjç 't'oùç 't'pucpe.poùç xotl 't'Òtç 6uyot't'Épotç è.v cX1totywyfj xotl otlxµor;Àw cr(qt, 't'oti:i't'ot xotl otÙ't'otç è.v à:xotpe.t' è.1t1jve.yxe. xotl è.vaoea.�e.'totL KupLoç wç oÙ8É1tO't'E. è.cp' o!ç 't'Ò 't'r)VLxe.crcrotÀovL xÉwv à:pxLe.pÉwç. 6, 15. THv 8' oÙ't'oç o 1toÀùç è.v À6y xotl &:pe.'t'fj· 8Lot�e.�O'r)· µÉvoç tX1totV't'otXfl Eùcr't'6.6Loç, 4> xotl 't'Ò cX1tÒ auvfoe.wç µèv è.m1tpe.1tèç cXeLÉ1totLVOV XotL � 1tOÀU1tE.Lp(or; 6otuµotcr't'Tj 't'Lç XotL cXeL& yotcr't'oç, 't'Ò 8è 1totpÒt 1tOÀÙ 't'WV &Uwv è.v À6yOLç xpotntv xotl crocp(or;ç 1t6.cr'r)ç, o1t6cr'r) �e. �µe.'t'Épot xotl Ocr'r) 't'WV 6upot6e.v, xpot 't'Tjpot e.TvotL 1tE.PLXE.LÀTj 't'Ò olxe.LO't'ot't'OV è.xe.(v(tl xotl è.eot(pe.'t'OV Tjv xotpotx't'TjpLcrµot. oÙ't'oç ydtp auyxor;xouxe.ta6otL 't'4) olxe.C 1tOL· µv( éMµe.voç µaÀÀov Ti 't'oÙç µLcr6w't'oÙç è.�'r)ÀwxÉvotL, oi. 'tWV Mxwv è.px'oµ€vwv è.wvnç 't'Òt 6p€µµot't'ot è.x8L8pç af vijtç µ.axp69tv 'tcX &rwrtµ.a ».
340
6,
16.
Oùxo.uv xaì 'tOLç crtpot'tTj"(OLç Ò1t'totv6µ.tvoç, ouç x6v-
'tOUç tf1tt1 'ttç àv Aot'tLVtl 8taÀix't� xpwµ.tvoç, è.µ.t'tp(a�t 'tcX xtlpw 'tOLç 1tt1tov96aw è.m'tlij"µ.ot'tV è.vtcrtW'tWV 'tcX è.ai1ttL'tot ucpopwµ.ivouç X - &ycx8611ta9cx1: cf. Ps. 48, 19 344. 7té-tpcxç &ytÀ&CM:ou: cf. supra II 6, 18 346. 9wxwv f Uit�[CM:cxno: c ., sis, Philostr. Her. Il., 1 (II, p. 186, 2.4 Kayser) I #léwç - ijxouov: f 355-7. cf. Eu. Mare. 6, 2.0 354-5. xcx90: - 11t6n1cx: c . supra IX 9, 2.0-1 tò 11poaÀcxfL�cx116i.r.t11oç: alludit ad Ex. 15, 2.3-5 -
204
XPONIKH 41HfHI!J:E
6, 17· '01to'Loç 8& ò 't'p01tOç 't'fjç &À&u!kp(atç XOtL 8tÒt (LfoOu
't'(voç 't'Ò 9&tov 't'OU't'OVL tXOtLVOUp"('1jnox"t6vov post µ6vov add. APW 62.. npòç où8&v post &n*8&LY add. AP I n0tp0t't10éµ&YOY V 68. untç.TjptY AWb 70. Ò;noOopii>Y V 71. xatl post 01»0t add. A 72.. ancpatvouµtvov W 73. tjj om. APW 75. lxt!vov post Òtvunt�&ÀUX'tOY add. APW .
NARRAZIONE CRONOLOGICA X, 7
2.09
noscere il bene -; essi si applicavano con impegno alle malvagità e approvavano ciò che era gradito al regnante, ma certo non piace va a Colui grazie al quale i re sono re. 7, 5. Andronico non solo trattò in modo cosl disumano e cru
dele Alessio, ma anche i suoi servitori di·spicco li fece arrestare e mettere in prigione. Non molto dopo ne prese non pochi in base alla loro nobiltà e li privò della vista. Se ne riservò uno, che era nel novero dei segretari142 di Alessio, di nome Marnalo, e lo ten ne in serbo come ultimo pasto. Lo cosse e gli dette più condimen to, in modo che fosse degno di essere gustato da nessun altro commensale se non da Andronico143, che la pietanza imbandita non sfigurasse alla tavola delle Erinni e alla mensa degli invidiosi Telchini144, e fpsse quale nessun cuoco facendo magie aveva mai ancora loro preparato. Questo significò bruciare quell'uomo nel l'Ippodromo. 7, 6. Fu acceso il fuoco e la fiamma si diffuse tutt'intorno in
aria nella Sphendone dello Stadio145, allo stesso modo della famo sa fornace caldaica146, infiammata dalla nafta147 e da una quanti tà di sarmenti sette volte superiore al necessario; Marnalo fu fatto entrare legato con funi e nudo, come la prima volta che salutò il sole uscendo fuori dal ventre materno. Gli addetti al rogo, con dotto il ragazzo, che era di primo pelo, con le guance coronate di lanugine, come fosse una vittima sacrificale, si misero a spingerlo con lunghissime pertiche proprio in mezzo al fuoco. Quello, pro vando dolore al contatto del rogo, volendo vivere come è natura le negli uomini, forse anche pensando di potere sfuggire alla mor te ormai inevitabile, ora andava a urtare sulle pertiche, conside-
58-9. &ç - 1t6µoti;ov: alludit ad 51-2 . 1ìL' - �otaLÀtuouaLv: cf. Prou. 8, 15 Horn. Od. IX 369 66-8. &n' - tn't"otnÀOiaLov: cf. Dan. 3, 19 71. ùn11vfi 'IT)Y. . npéili;ov: cf. Horn. Il. XXIV 348; Od. X i79 .
.
2.10
XPONIKH .iIHrHI:Il:
xp(vwv 'tÒtç lx 'tOU'tWV ò8Uv0tç 'tijç 'tOU 1tUpÒç &pwijç XOtt 'tOU l1t' &v9p&xwv &7tÀwµ0t'toç, vuv 8è. 'to'Lç &µ1tupe.u't0t'Lç e.lç 'tÒ 'tijç cpÀoyòç µe.a0th0t'tov &µ�0tÀÀ6µe.voç xott U1tÒ 'tijç 1tupCiç So 8Le.LÀT)µµÉvoç XOt'tÒt 'tOÙç 'tWV O 31-1- Miiller); Id., Comm; Il. I, p. 517, 31; supra IV 3, 69 85. ·xv(aacx - &vtoiiacx: cf. Horn. Il. I 317 90. eùw!ì(cxç -
Kuptoç: cf. Gen. 8, u; Mich. Chon. I; p. '-3'-• 3 95-6. Kcxµ�uCJ"l)ç... Tcxpxu· vtoç: cf. Nic. Chon. Or. 7, p. 56, 11--3 (necnon appar. ad !oc.) 96. vExe-roç: cf. Hom, Od. XVIII 85; Apost. 17, 87 j Cl>&Àcxptç: cf. Apost. 17, 87 97-8. Tcxupo· axu&cxt - vevoµtx6-ceç: cf. Herod. IV 103, 1; Eur. Iph. Taur. 53.776.mu
2.12.
105
110
115
12.0
XPONIKH �rnrm:u:
1tpoucpto"tÙ>ç &mO'Upoµ&vT)v &yxÀT)µcx, �(�Àouç I 't'tv Mcxµ&Àc�>, 8ttçto6acxç 8Tj0tv 1ttpt �cxatÀ&wv &pç6v't'wv dç 't'oùm6v, &ç 't'c'i> 'AÀ.tçC Ù1tcxvcxytvwaxwv M& µcxÀoç &v&yew 't'OU't'Ov dç 't'Ò �cxatÀtt&v &µu0(�t't'o. 7, 9. Olhw 8' t1tL 't'o'Lç 1tpcxnoµ&votç 't'OU't'otç ÙO"'t'tpo�ouÀ(qt &�&ÀÀ.t't'O Ti 't'OU 't'cX CXÙ't'cX XCXL cxù0tç 8p&v à1tTj"(t't'O, wç XCXL 't'ÒV dtaU1tCX't'OV ftwpytov (Tjv 8' OÙ't'Oç &x 't'OU 't'WV àvcxyvwO"'t'WV 't'&yµcx't'oç, o� 't'Òv M&ycxv àµcpmovouv't'cxt NtÙ>v) dpx'tjj O'UVtLÀT)cptVCXL, 1t6v µe 'ti'ji; µvfiµT)i; 'tOU 'Av8pov(xou, xott ELT)V 1totp' lxe(v
TJ, ÒCÀÀO'tpLouµevoç». xott 9eòi; ijv ÒCÀT)9wi; o Èx XELpòi; 'Av8pov(xou LlLa61tot'tov &ee Àoµevoi;. 7, 11. "01twt; 8& 'Ìj1t(a-rot'to 'tLµ&v 'Av8p6vLxoi; 'tOÙç 'ti'ji; &xdvou 9epot1tefoti; &eexoµ&vouç xott .8Lot1tupoui; 'twv otù'tou 140 9&ÀT)µa'tc.>V Èpota-rÒtç Xott 1tÀT)pc.>'tat;, t81jÀwa& µÈ.V Xott te WV ÒC1totv9pw1twi; 'tou �(ou &çTjyotye 'tÒv Motxpo8ouxotv Kwva'totvA ' ' ' � ' I µ&V ' v.D.J14 WV, Wt; ELpT)'totL, 'tOV 'tWOV XotL 'tOV L.lOUXotV 'AVopOVLXOV, 't 'twv 1totvu1tepae�aa'twv u1teçi'jpe aeµvwµot'tL, 'tÒv 8& -Llouxotv ulwaaµevoi; 'tori; 1tavu cpLÀouµ&voLi; lv&ypotcpe, aotcpwi; 8& 145 'tò 'ti'ji; yvwµT)i; &a'tot'tov I xot9u1t&8i.Lçe xott 'tò µfi �&�TJxòi; i.li; Bekk.40 euvoLotv Èv oti; 1tpoa€9&'to xott 'tÒV TpCuxov tX1tT)pwaotL Kwv a'totV'ttvov, &v8pot 1tOÀuapot'tOV xpi'jµot 1totp' txdvtp Xotl
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i.ai.. cliuxfiç 'ltÀTj�etL AW 2.0l.·3· �wµoÀoxletç VR 2.05. ÀtÀtyµévet Ab I 6iç !lì: à:ÀÀ' 6iç V 2.06. xetp!l(qt: cliuxfi P 2.08. òµµ.X>twv: òcp90tÀµiiiv PI "toLoii"tov V 2.11. yvwµ.Xnuµet post !loxt!v add. APpcW 2.12.-3. xetl "tfj8t µìv "tà: Xet"tà: '"iv �0taLÀ!1l0t 'lt6Àw lcpépt"to post 9.Xvet"tOV add. Am8P""': his uerbis inc. lib. seq. W
v.D.J16
NARRAZIONE CRONOLOGICA X, 7
2.2.I
mente quasi tutto malformato, piccolo di statura e grasso, ma gran buffone, capace di colpire nei recessi dell'anima con scherzi addolciti dall'arguzia, un teatrante in grado di trovare parole che rallegrano facendo ridere. 7, 1+ Andronico, non sopportando queste parole, quasi avesse
ricevuto degli strali dentro al cuore, disperde come una procella i beni di Tripsico: lo imprigiona senza metterlo in ceppi, poi lo pri va della luce degli occhi. Tale fine ebbe il potere di Tripsico come favorito, cosl che per lui sembra si possa proprio dire che trovò compimento il detto di Salomone: «Ci sono vie che all'inizio a un uomo sembrano diritte, ma finiscono in sentieri di morte»170•
1.11·)· t!alv - 8civ0ti:o11: cf. Prou. 14,
11.
[IA'] TOMO� .::lEl'TEPO� TH� BA�IAEIA� AN.::lPONIKOl' TOY KOMNHNOY
I, 1.
5
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18. ou-rw VAW I auv&-r!O&t: auv&-r!O&-ro V: auvfox-rn P 18·9. ou-rwal - 'Av8p6vtxoç om. M 2.0. &vetqi€pouat VAW u. 8Tjµw8Tj AW 2.4-5. -rµfiµet-ret: 'tcX"(µet'tCt p 2.5. &71:€-retç& Pb 2.5-6. 'tÒ 'tÒ: a... a AW 2.6. Otet'tp(�Oll'tt: 8t€1COll'tt Aw 2.8. xet! è'.npov V 2.8-9. oç 7jv U1t' 'Av8pov!xou 'tW -rou 1tetpetxotµwµ€vou -rtµTjO&lç &çtwµet-rt P 30-:L. &Uòc... 1tÀ�v: É1tl SL. &ll' V 36. où8etµ&iç cX1tt0.Xppouv b 39. cX1tÒ 1tcXll'tc.>v: &:1Ccill'twv V 40. 1tpo&À0tiv VAw: lÀOtiv p I wç om. p I � om. Pb I &µ6vwv V: &µµu&iv A: &µuv&iv w • . •
NARRAZIONE CRONOLOGICA XI, I
2.2.5
pungere», per citare le parole stesse di Andronico.. Perché egli compose la lettera in questi termini, era solo lui che la scrisse a saperlo; ma i cittadini più burloni ridevano del suo scritto e rilan ciavano le sue parole stravolgendole in certe sconce espressioni volgari8, che non è il caso di riferire. 1,
3. Dopo di che Andronico radunò le forze armate dei Ro
mani, le orientali e le occidentali, le divise in reggimenti e ne assegnò uno al figlio, l'imperatore Giovanni9 che si trovava nel la provincia di Filippopoli, un altro l'affidò al cartulario Curano, un altro ad Andronico Paleologo, un altro ancora ali' eunuco Ni ceforo, che era in onore presso Andronico vantando la dignità di parakoimomenos. Mandò anche Alessio Brana con un altro esercito10• 1,
4. Senonché il figlio dell'imperatore Andronico si dava al
bel tempo andando a caccia presso Filippopoli e pensava al sac cheggio di Tessalonica come alla presa delle porte di Cadice o alla distruzione delle colonne di Dioniso11• Gli altri, durante l'assedio della città, neppure osavano avvicinarsi per recarle aiuto ma, ac campatisi molto lontano di n, si informavano della situazione di Tessalonica da spie e corrieri che entravano di nascosto nell'ac campamento dei nemici. Fra tutti, solo Teodoro Cumno si prese l'onere di andare più vicino, nell'intento o di aiutare i Tessaloni cesi a combattere contro l'esercito che aveva circondato la città, o di entrarci dentro, se possibile. Ma falfi entrambi gli obiettivi e
34· AtoYua(wy crcuÀ(llwY: cf. Lucian. 33· llUÀWY rcxllttp!liwv: cf. Apost. 16, 19 37-8. llt' - òlcptetv: ad Horn. Il. Xl 599 sqq. alludere uidetur; Vera hist. I 7 Nic. Chon. Or. 4, p. >.9, 12.·3 (necnon appar. ad !oc.); 7, p. 66, 8 sqq.; 4, p. 135, 17-9
2.2.6
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XPONIKH AIHrHEIE
'tOU'tO letc11. :u 103. yà:p viiv V 108. add. P 101.-3. i:oiç l:r.xeÀoiç atµv0Àoytia9ot1 V om. w•o 109. u1tt1téµ7tti:o A 115. 1tÀ'll'Yfiv: �oÀ�v W"D 116. ai om. V 117. 1tpoxco>poiiY"toç A
i:fiv
NARRAZIONE CRONOLOGICA XI, I
2.31
pare in tempo l'insenatura marina interna che come un solco flu viale bagna il litorale delle Blacherne24• 1, 8. Prodigate sin qui le sue cure alle faccende pubbliche,
Andronico si adagiò, pe1:1sando di avere preso misure sufficienti e adatte per difendersi e combattere i nemici che avrebbero assali to i Romani. Ma quando seppe che Tessalonica era stata conqui stata, si volse a maltrattare i parenti di Davide che, si è narratois, era comandante di quella città: li fece arrestare e chiudere in pri gione. In pubblico andava dicendo che quanto era capitato non era nulla di importante e non meritava di essere millantato come un successo da parte dei Siculi: non ora per la prima volta, ma an che in passato lo scorrere del tempo soleva portare con sé la presa di città, e poi la vittoria tocca ora agli uni ora agli altri. Colpito da
un
susseguirsi di esecrabili voci - arrivavano di frequente mes
saggeri ad annunciare ora che i nemici avevano preso Anfipoli, ora che, devastate le terre contigue, erano accampati presso Mo sinopoli -, anche tali notizie Andronico le respingeva da sé non ritenendole ancora gravi; diceva che avrebbe incalzato i nemici e li avrebbe completamente distrutti come i cacciatori i porci selva tici. Questi, infatti, quando si allontanano un po' dalla boscaglia, vengono intrappolati perché avidi dell'esca messa dinanzi a loro là dove è ordita la rete dell'inganno, e così sono trapassati dalla lancia o si prendono un colpo profondo nelle viscere; allo stesso modo ,... diceva - anche gli Itali, che spensieratamente, credendo non ci fosse nessuno ad opporsi, procedevano sempre innanzi sti molati dalla brama di preda maggiore, sarebbero caduti nell'estre ma e imprevista rovina e la loro malizia si sarebbe abbattuta sul loro capo.
104-5. v!x11v - ll -.61tw11 ÈpT)µtxwnpa. xa.l. otç Ti -.wv &€pw11 È1tÀ&6110t�&11 &Ùxpa.a(a. xa.l. 97jp(wv I 8(x7)11 auva.yx&Ca.tç òpwv xa.l. xÀo&potç 1t0t· 5
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NARRAZIONE CRONOLOGICA XI, 2.
2. 3 5
amoroso, pazzo di rapporti intimi, vero imitatore di Eracle nello stuprare da solo le cinquanta figlie di Tieste32• Non avendo forza adeguata alla sua voglia di sfrenatezze, come Eracle aveva in Io lao
un
compagno contro l'Idra che rinasce33, cosl anche lui cerca
va di irrobustire per il connubio ciò che sta sotto il ventre serven dosi di unguenti e preparati insoliti. Mangiava anche un animale del Nilo, molto simile al coccodrillo34, schifoso per chi non ritie ne commestibile roba del genere, ma tuttavia capace di eccitare e stimolare all'eiaculazione nei rapporti intimi. 2,
2..
Quando tornava alla reggia dai piacevoli soggiorni ester
ni e dai divertimenti, aveva una scorta non esigua, fatta da schie re di barbari e da gentaglia che si beava della rozzezza e per lo più neppure capiva la lingua greca35• Anche i camerieri e le senti nelle le sceglieva sempre da tali congreghe di ignoranti. Alla fine si era messo in casa anche un cane dai denti aguzzi, in grado di combattere con i leoni e di far cadere a terra un cavaliere armato. Le guardie del corpo e la scorta la notte dormivano un po' lonta
no dalla camera dell'imperatore, mentre il cane era legato alla porta e al minimo rumore si agitava e si metteva ad abbaiare for te con la sua voce di bronzo. 2, 3. Continuando per questa strada, tanto Andronico scher
niva la dabbenaggine dei Costantinopolitani, li portava in giro menandoli per il naso e metteva in ridicolo36 la loro prontezza nel servire e blandire i regnanti, che appendeva alle arcate dei portici dell'agorà31 le corna, che si elevavano in altezza e avevano qual-
wç - auvép18ov: cf. Hes. Theog. 313-8; Nic. Chon. Or. 7, p. 59, 28-30 (nec appar. ad !oc.); infra XI 5, 19-u 37-8. xuwv XcxÀxt6qiwvoç: cf. Hes. Theog. 311 41. &7'ò {i1vòç: cf. supra IV 5, 117
2.0-1. non
.••
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45. -i;ii>: 'tÒ W•DF 46. 'tOU et 1C0tp' OtÙ'tOU om. W•b 47. X0t't0t1LWXW!LEllOç 49. 110tp0t-y€.1101-i;o P 54. MlTJ11C0t P I -i;orç 110ÀÀorç om. WA I ç1J1L(0t x0tl om. W"b I &Ou11C0t w•DF: tù9u11!0t RM I x0tl2 om. VAP 55. x0tl: n x0tt AP 57. liì0tft0t!w W"DF 57-8. -rijç ciiuxijç x0t0&110tç "t7j11 oeuxoÀ!0t11 11po59· oÀwç �'YTJ'tO: �E'tO W"b 60. oùx lxptw�6p1jaE: où euvu1109tlç W'b 60-r. ÀUJ(llOll V 62-3. !Lii lç€.C1't"tjC1Ell l11�Pt1L-li!L0t'tt VA EtÀ-ljlj>Et W'b 63. 11fi: oùx P: om. R 1-i;oii 1j>po11tr11 om. VA 68. l�(waxo11: l�6w11 R 16 om. AP
P
NARRAZIONE CRONOLOGICA XI, 2
2. 3 7
che singolarità, dei cervi da lui presi a caccia: in apparenza per mostrare la grandezza delle bestie da lui catturate, in realtà per prendersi gioco dei cittadini e mettere in ridicolo la dissolutezza delle loro mogli. 2,
4. Quando arrivava nella capitale reduce dai posti ameni
della Propontide38 e dalla sua vita di eccessi, non si poteva non considerare nefasto quel giorno; sembrava, infatti, che per nul1'altro fosse venuto che per massacrare e uccidere chi sospettava
come traditore. L'arrivo di Andronico era considerato dalla gente come punizione, afflizione, addirittura dipartita dall'esistenza e altra disgrazia estrema, poiché egli, avendo posto una volta per tutte nel fondo dell'anima la propria crudeltà come una linea as soluta che si allunga fine e sottile, e restringendo a questa tutto il suo agire, considerava intollerabile il giorno in cui non avesse di vorato le carni di qualche personaggio eccellente, non gli avesse spento le lucerne del corpo, non si fosse messo a competere con qualcuno o non lo avesse fatto uscire di senno con uno sguardo pieno di biasimo, furente di minaccia39. Come un maestro severo che spesso assesta colpi di sferza sui ragazzi, veniva a colpire a proposito e a sproposito e s'irritava ogni volta che udiva qualcosa che gli fosse sgradito. 2,
5. Gli uomini di quel tempo vivevano in triste scoramento.
Per la maggior parte neppure il sonno era privo di affanni, ignaro di dolori e dolce, ma appena si posava sulle palpebre volava via,
44. �Òt xlpLa-ratµfv: cf. Horn. Il. X 496 75-6. laovratL - ciq>Ct· 82.-3. 1C0t't'i)p - 1C0t'tp6ç: cf. Eu. Matth. Io, 2.1; Eu. Luc. 85. I:olìoµmxòv 83-4. 52. lìLtµtpC�ovro - 'tp1a(: cf. Eu. Luc. Il., n, 53 89. t!ç 86. llÀ 7tolì!: cf. Apost. Il., 63 l11-11p'ljaµòv: cf. Gen. I9, 2.4"5 Aùit: cf. Gen. I9, 2.6 90. vexpòç•.. é!Àç: alludit ad Eu. Matth. 5, I3 3, 2.-3. 7t0tC�wv - auµq>opatiç: cf. Simonid. fr. 5Il. Page (ex Aiistoph. Eq. 406 cum schol.; Suid. a 1408; Eust. Exp. Thess., p. 50, 9); uide etiam Demosth. I8, 2.87; Nic. Chon. Or. 8, p. So, 2.6 (necnon appat. ad !oc.)
tatL: cf. Eu. Luc. I7, 34
240 5
10
XPONIKH '11HPH:EIE
ÉCXU'tOU 1tCXLO'LV ÈmXpCX'tUVELV 't'Yiv �CXO'LÀELCXV xotl 'tÒ -ri'jç uxi'jç ÈV'tEU0Ev cxuçwv �OOµEVOV oµwç xcxt V lx 'tOU 1CdtUcrott i:oùç &x 'tWV 1Cpotxi:6pwv xov8uÀ.tcrµoùç XotL CJUcr'tç à:v'tl. 1tOÀÀWV iv di; &Ùcp71µ(0tv lx&Lv� 'tOU'tO -cò &pyov x0tl. µ6vov &:px&'Lv. ol µÈv y - µ&"C7}v: cf. Ep. Rom. 13, 4; infra XI 5, 113·4 94-5. l�IXÀov - 9& cf. Hab. 3, 13 95-6. ypétq>Oll't"Eç - &ypatq>ov: cf. Is. 10, 1 (sensu muta· to) 102.·3. elç - èyxfxpt't"oct: cf. Demosth. 2.o, 107 114. 't"oiç - CJ"C�vocr· µoiç: cf. Ps. 11, 6 93-4.
VIX't"OV:
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NARRAZIONE CRONOLOGICA XI, 3
249
sta la polvere è portata via dalla faccia della terra; soprattutto si dovrà smettere di assalire le navi e saccheggiarne il carico, e an che di segarle a pezzetti e schiodarle, come talvolta accade. Se qualcuno di voi riceve dalla mia autorità una carica, se è padrone di incolti litorali, in primo luogo disponga sé stesso, poi anche i suoi sudditi al timore di Dio e al reverente rispetto del mio impe ro; altrimenti, del misfatto sarà chiesto conto con gli interessi al governatore della provincia o al possessore del fondo, anche se le sue mani fossero innocenti e puro il suo cuore, e lazione illegale lavessero compiuta i suoi servi. Se un cattivo padrone viene fru stato, i sottoposti metteranno giudizio; come chi è comandato suole conformarsi al comandante, seguendolo se per primo com pie azioni non lodevoli, cosl, se quello è costretto con la sferza ad apprendere cos'è il pubblico vantaggio, i sudditi lo seguiranno da presso, come un bambino segue sua madre. 3, 6. Perché conosciate anche il modo della punizione alla quale sarà sottoposto chi disobbedisce al mio ordine54, sappiate che sarà appeso all'albero della nave, e se lalbero lo ha portato via il mare rumoroso, sarà appeso alla forca55 in cima ad un'altura vicina al mare su una trave lunghissima e diritta tagliata dai mon ti del posto, affinché in tal modo sia visibile a quanti navigano in mare aperto, ai quali apparirà come una vela sull'antenna, mo strerà che ha fatto naufragio in terra e sarà preso come segno del fatto che ora non giova più distruggere le navi e saccheggiarne il carico: cosl anche Dio tese nell'aria il suo arco a significare che l'acqua non avrebbe più inondato la terra».
u5-6. WO'!Ctp - lxp111:(�t'totL: cf. e.g. Ps. 17, 43; X«p8(qi: cf. Ps. i3, 4 12.5-6. Àmµoil... n6-7. l;oµo1oiio9ot1 - à:px6µtvov: cf. supra 'tlXXÀua11-6v: cf. Gen. 9, 13-6
u+ à:9woç i; Sap. ) , 14 µotai:1youµ&vou: cf. Prou. 19, i5 IV 3, i8 140·2.. xot9&: - Xot·
34,
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NARRAZIONE CRONOLOGICA XI,
3
2.53
vano fatto sparire. Lo spettacolo era una vera bonaccia che sorri de dopo la procella59, un reale mutamento operato dalla mano di vina. 3, 9. Andronico restaurò con grandissima spesa anche il vec
chio acquedotto sotterraneo che esce in mezzo all'agorà, facendo piovere da sotto terra non acqua stagnante e malsana, ma acqua buona perché corrente. Anche il fiume Idrali lo convogliò in que sto canale d'acqua, e nei pressi delle sue prime sorgenti fece co struire una torre e innalzare edifici adatti ai soggiorni estivi. Da questo canale anche ora traggono il loro approvvigionamento idrico coloro che abitano nei pressi delle Blacherne e in zone an cora più interne; (questi soltanto, però), giacché la cisterna non fu ripristinata per intero, sl da far uscire lacqua incanalata in mezzo alla piazza: il filo della vita, infatti, venne a mancare ad Andronico. Coloro che regnarono dopo di lui e ancora adessc;> ree gnano, tanto poco si curarono di porre fine a quest'opera di pub blica utilità, che Isacco, colui che lo bandl dal regno e insieme dalla vita, fece distruggere la torre e abbattere le amenissime co struzioni, come invidiasse ad Andronico questa ottima impresa60. 3,
10.
Andronico rinnovò anche le magistrature pretorie61 e
preponeva ad esse uomini illustri e i migliori membri del senato. Li inviava a ricoprire le loro cariche esaltandoli con grandi muni ficenze, nutriti, si potrebbe dire, di benefici, preoccupandosi cosl che non andassero a gravare sulle città e che si occupassero in permanenza di esercitare misericordia e giustizia a vantaggio de
gli umili. Questi, forniti a sufficienza del necessario (guadagnava no quaranta e anche ottanta mine di moneta argentea per ciascu no)62, si astenevano come da beni sacri da quello che alcuni offri-
171. 8tEL&ç - ÒLÀÀoCwcnç: cf. Ps. 76, 11 193. 1tpoaOLVtXtLY - "tOL1ttLYV'te.ç 'tOU .t10t8L�('JT)VOU 0e.o8wlpou Ù>ç XOt't0tÀUa0tv- Bekk.4� 'tOç 1t0tp' OtÙ'tOLç lv 'tc'i> lcpo8e.ue.w XOtL 1tO('JLa0tµévou µÈv oawv ladvt�e.v 0tù'tòç x0tt � Ù1t1Jpe.a(0t 0tÙ'tou éi1t0ta0t x0tt ..a òx1)µ0t't0t ç6µ1tCXV't0t, µ118èv 8' &:1t680µ0t X0t't0t9e.µévou lv 'tc'i> µe.9(a'tOt· a90tt. &a..t 8' o Ll0t8t�pT)vÒç oi:i'toç, 8v o Àoyoç l81)Àwae.v V l1t0tt· vDJJI 8e.uae. 8w8e.x0t, 'tTjv 8è 'twv &:v0tÀwµV xpuawvwv 'tÙ>V �OtaLÀLXÙ>V. 3, 13. Toaou'tov 8' &:1te.txe. 't'Ì)v 'to'te. x0t! vuv 1te.pt 8oyµci'twv 9e.Cwv xp0t'toua0tv X0t'tcXa't0taw l1t0ttve.1'v Ti 1te.pt 9e.ou 'tL Àéye.w x0tt &:xoue.w &:e.t x0tw6npov ij9e.Àe., x0tt 't0ti:l't0t 'tijç �µe.'tép0tç
198. µ.t"tÉÀOt�ov: µ.t"ttaX�XOtatv AWb l.Ol.. tÙÉntux"toç: tÙÉvnyx"toç A: tÙÉv· nx"toç MD"F l.03. t1t' LOTjç "tt: &;).).' t1t' tOTjç Pb I xatl om. VAW l.09. le à;ypotxC0tç: à;ypoixot P syn. Sath. u1. 1t0tp' 0tÙ"to1'ç: 1t0tpdt aq>Catv b j 1tctpoStuttv P l.Il.. ta1tcivtçtv: &St'!'"to P u;. Ù7t1)pt'rijactt: Ù1toupyija0tt P I µ.t9' iot&pwv u7-8. 1tt1tctCStuxt V u8. tç "tÒ om. post tjj "tOii �atÀÉwç add. V V l.l.3. x0ttv6npov ii9tÀtv tacttl V
NARRAZIONE CRONOLOGICA XI,
3
2.5 5
vano loro spontaneamente per essere stati sottratti alla mano di un potente o in cambio di qualche altro beneficio ricevuto. Cosl in breve tempo le città ebbero un grandissimo sviluppo, la terra
dava prodotti in grande abbondanza e la vita costava poco. 3,
n.
Andronico era affabile con quanti denunciavano i pre
potenti e senza farsi riguardi non sottraeva al diritto la giustizia; chiamava in giudizio la persona nobile e ricca come quella di umi le condizione, ascoltava entrambi con attenzione e colpiva dura mente, infliggendogli una pena adeguata, il superbo che sprezza va di essere giudicato insieme a un povero, se fosse stato colto in flagrante a offend�re, a opprimere e a prendere a pugni il vicino. 3, 12. Una volta gli si fecero intorno alcuni campagnoli in veendo contro Teodoro Dadibreno, perché questi, sostando pres so di loro durante un giro d'ispezione, rifornitosi di quanto man cava a lui, a tutta la sua scorta. e a tutte quante le cavalcature, se n'era andato senza dare il compenso. Questi è il Dadibreno che, si è già narrato sopra63, si prestò insieme ad altri a strangolare l'imperatore Alessio. Andronico lo mise sotto processo insieme ai contadini e, scoperto che quanto si diceva era vero, lo punl con dodici bastonate64 e ordinò che il prezzo delle spese fosse molti plicato e pagato ai funzionari del tesoro imperiale65• 3, 13. Andronico era tanto lontano dall'approvare la situazio ne vigente, allora come oggi, riguardo ai dogmi divini, cosl poco era disposto a dire e a.scoltare sempre qualcosa di nuovo relativo a
Dio - e questo pur avendo gustato non superficialmente la
197·8. èx - èppual!T)acxv: cf. Ps. 71, 12. 1.} 2.07-8. W1t'tWV miyµ.lj: cf. Is. 58, 4 Act. 17, 2.1
2.02.·3· tjptv - lì(xcxtov: cf. Is. 5, 2.2.3. &xouttv xcxtvo"ttpov: cf. .••
2. 5 6
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5
10
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v-D.334
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NARRAZIONE CRONOLOGICA XI,
4
2.6I
4, 3. Oltre a tutto ciò fece erigere presso la chiesa dei Qua
ranta Martiri un palazzo lussuoso e lo fissò come propria dimora per quando andava al tempio. Non potendo cospargere le stanze di affreschi o adornarle con fini composizioni musive traendo ar gomento dalle sue gesta più recenti, cercò fra le sue imprese ante riori al regno. Furono cosl dipinte cavalcate e battute di caccia, uccelli chiocciolanti, cani che abbaiavano, cacce al cervo e alla le pre, un porco con le zanne sporgenti colpito da un giavellotto e uno zumbro81 trafitto da una lancia (questo è un animale più grande dell'orsa irosa e della pantera screziata, che nasce ed è al levato soprattutto presso i Taurosciti)82, la vita rustica e quella sotto la tenda, banchetti improvvisati fatti con prede di caccia, lo stesso Andronico che con le sue mani tagliava la carne del cervo o
del cinghiale e larrostiva abilmente al fuoco, e altre simili scene in grado di illustrare la vita d'un uomo che fida nell'arco, nella
spada, nei cavalli veloci e se ne va esule dalla patria a causa della propria stoltezza o della propria onestà83. 4, 4. Andronico paragonava la sua storia a quella di Davide e
diceva che, come questi, anche lui un tempo aveva dovuto fuggi re le reti dell'invidia e trasferirsi spesso in terra straniera. Esal tando in qualche modo la sua storia, diceva che Davide si stabill poco lontano dai confini della Palestina presso Sichelan, uccise
I' Amalacita con la spada e visse poveramente, tanto che avrebbe ucciso anche Nabal, poiché egli non aveva ciò che aveva richie sto84; lui, invece, era passato per quasi tutti i popoli85, a tutti
57. 1mro106�oç - @x61toa1: cf. Ps. 19, 8; 43, 7; infra XIII 5, 37-8 61--3. �òv l:tXeÀÒtv: cf. r Regn. 1-7, 6 64: cnryx61t�e1v - µetxetlpq-:: cf. r Regn. 1-7, 89 65-6. w�e et!'t'lj9Év: cf. I Regn. 1-5 66-8. 81' - ovoµet: alludit ad Act. 9, 15 -
-
2.62.
70
5
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O''tcXO'CXL XCXL XTjpUçCXL cX1tOO''tOÀLXWt; ovoµcx 'ttµci>v 't& 'tci>V cXVCù· -r&-rw µi:.-rcxÀcxxi:.tv 8t' wv 8tfipxi:.-ro xcxl 1tpo1t&µ1t6µi:.vov &:1tcxv(cr-rcxcr9cxt. xcxl -rcxu-rcx µ&v 8ti:.çfii:.t µi:.-rà 1ti:.t9av&rx11i; {xaviji;, 01t0Lot; lx&tvoç, xal µcXÀLO"ta 1jv &:v8pcXO'LV wµ(À&L À6you xal crocp(ai; µi:.-r€xoucrtv, t'tL -rci>v 1tpayµci-rwv yaÀTjvLÙ>v-rwv xal Tjpi:.µa(av lx6v-rwv xa-rcicr-rcxcrw. 5, 1. Tà 8& nÀi:.u-rci>v aù-rv &:voµou µi:.va, w8(vTj0'€ 't& 1t6VOV XaL cXVOfLLCXV cX1t€'t&X&V. fi 8t Tjv 'tÒ µi) µ6vov ocroui; auv&LÀTjcp&v lv cppoupcxti; 9avci-r� 01to8txcicrcxL xcxl oui; µ&v µaxa(pati; &:v&À&tv, oui; 8& 9aÀcXO'O'Tjt; &:xov-rfoat �u9Y'tL Kpc 8. Ò:7tox1vou f1.t111JY WN IO-I. iXYOfl.OUfl.EYOt: r1v6f1.tYOt p II. ml 't6aov oi'xo9tv, llaov U'I'' l'ttpwv dç (lç P) 'tÒI tX't07tOt b:o'tpuv6f1.tYoç post Ò:7ttnxtv add. APW I �: 'tÒI APW 12.. 'l'POUpii V 15. Ò:7tOa'ttpija0t1 'tOii �ijv P 17. ovt10tp om. V I 'tEfl.YOf1.tll1}ç: lX'tfl.7}9ElaT)ç b 2.0. l7tLXÀÒ:OY'tOt b 2.0-I. iX om. Wb 6r. ttx:ov V 62.. oùx om. V 62.-3. xpix-cix1oii: xpcx-coii PR: abbreu. W: xpcx-ccx1oii xcxì om. D 63. cxù9€v-cou xcxì om. APRDF 64. xcxì1: n xcxì AP!>CW I xcxì post t!vcx1 add. V
NARRAZIONE CRONOLOGICA XI, 5
267
zione», cercò di giustificare il suo misfatto. Poiché tutti quelli della sua fazione90 levarono la loro voce e gridarono forte di to glierli dalla faccia della terra.senza risparmiare nessuno, si decise leliminazione di tutti coloro che aveva rinchiuso nelle prigioni, di quanti erano stati condannati all'esilio e dei loro servi91 e pa renti. Un tomo accolse subito le deliberazioni: il protasekretis le dettava, il preposito delle petizioni le elaborava, levava grida di giubilo il protonotario del Dromo92. Tralascio adesso i nomi di questi93 e di coloro che in seguito ebbero parte in simili azioni, i quali, esponendosi a rischi per una vana gloriuzza94, all'epoca im pallidivano di paura dinanzi ad Andronico. Il loro capofila, il loro comandante era Stefano Agiocristoforita, che faceva cadere sulla reggia le sue parole tonanti e, a guisa d'una rapida corrente flu viale portava via fiottando quelli che ad Andronico sembravano colpevoli. 5, 4. Il documento esordiva pressappoco cosl: «Sospinti da
Dio e non per ordine del nostro potente e santo signore impera tore, decidiamo e dichiariamo che è vantaggioso per lo stato e personalmente utile ad Andronico, salvatore dei Romani, che pe riscano i protervi e i ribelli, che furono arrestati e stanno rinchiu si in prigione o furono condannati a vivere in terra straniera, e che siano presi anche i loro congiunti e consanguinei e siano tutti messi a morte. Cosl potrà essere che Andronico, il quale per bup na ventura dei Romani regge lo scettro dell'impero, ed ora è
46. &piiY'l:WV - qiwvl)v: cf. Act. 2.2., 2.2. 5 5-6. XtVOU ooeoiplou: cf. Theophyl. Si mocat. Ep. 79 (p. 41, 6 Zanetto); Io. Damasc. Encom. in Io. Chrysost. (PG XCVI, col. 773, 48) 70. &yoi9n - 'Pwµoi(wv: cf. Nic. Chon. Or. 1, p. 4, 17 (necnon appar. ad !oc.)
2.68
75
So
85
90
95
XPONIKH t.IHfHEIE
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"0ÀT)Y µÈv OÙ\I 't�\I 'tO't"E \IUX'tCX oihw 1totpfa1t&UO'E\I
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v.D.J#
NARRAZIONE CRONOLOGICA XI,
7
2.8 5
co dell'assassinio di Agiocristoforita e �i fossero macchiati insie me a lui del suo sangue, ma perché sapevano che alla garanzia che avevano dato l'uno per l'altro ad Andronico, quando furono co stretti a confermargli la loro fedeltà, sarebbe seguita la rovina122• 7, 5. Costoro, aspettandosi di essere arrestati da un momento
all'altro e con la morte dinanzi agli occhi, erano atterriti, batteva no i denti e con un profluvio di parole supplicavano la folla accor sa nel santuario e che continuava ad affluire, di restare con loro e aiutarli come poteva, poiché erano in pericolo mortale. Alcuni as sentivano alla richiesta e si impietosivano della loro attuale situa zione. Ma poiché da parte dell'imperatore non venne nessuno in dignato per questi avvenimenti, non uno dei nobili, non uno di quelli che conservavano devozione ad Andronico, non un barba ro armato di scure, non i littori vestiti di rosso123 né nessun altro, la gente che si era radunata si fece ancora più audace, si esprime va senza peli sulla lingua e, esaltata dall'assenza di oppositori, prometteva che avrebbe fornito ogni aiuto. 7, 6. Quella notte124 Isacco la passò interamente cosl, senza
far conto del regno, ma pregando di non finire ucciso; sapeva che ·il carnivoro Andronico lo avrebbe immolato come un bue o piut
tosto, al modo del Ciclope, avrebbe gustato le sue carni anche crude125. Supplicando con insistenza riuscl a trovare fra la gente che si era radunata alcuni che chiusero le porte della chiesa, por-
64-5. 1totpt1tOfLÉ111JV - òt'tTjv: cf. Plat. Charm. l65a 70-r. jÀc.>'t'tTJfLCX'ttXÙ>-rtpov OfltÀouvnç: cf. Mich. Psell. Chron. VII 76, 3 (II, p. 130, 3-4) 86. xcx-ròc KuxÀw1tcx: cf. supra IX 12., 48-9
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115
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NARRAZIONE CRONOLOGICA XI, 7
2.89
da, biasimando chi non aveva lo stesso ardore e non aveva arma to le sue mani di un'arma di qualche tipo, ma se ne stava cosl sen za far nulla a guardare quanto facevano gli altri. Le persone colte
li chiamavano anche membra imputridite, poiché non condivide vano la disposizione della parte restante della cittadinanza. 7, 9. Dopo di che fecero a pezzi le chiavi e le sbarre delle pri
gioni pubbliche e fecero uscire i prigionieri, che non erano tutti malfattori: tra essi c'erano anche persone di casato illustre, a cui tuttavia era stato inffitto il carcere per qualche lieve sbaglio com messo, per una parola detta a caso o anche per il delitto d'un loro amico arrivato alle orecchie di Andronico. Questo fatto ancora più degli altri indusse la massa del popolo a radunarsi e fece pas sare senz'altro al partito contrario quelli che prima si limitavano a bisbigliare contro Andronico ed esitavano all'azione, in quanto appariva loro come un rischio. Da allora si poté vedere che non pochi impugnavano la spada, che non erano scarsi di numero quelli che portavano lo scudo ed erano catafratti di corazze, ma i più avevano armato le loro mani di mazze e bastoni presi dalle of ficine. Radunatasi con tale slancio una grandissima quantità di gente, Isacco fu proclamato imperatore sovrano assoluto dei Ro mani; un sacrestano129 portò giù con una scala la corona di Co stantino il Grande, che pendeva dall'alto sopra la mistica men sa130, e la aggiustò sulla testa di Isacco. 7, ro. Affinché neppure questo resti senza menzione e senza
eco alle orecchie dei posteri, va detto che Isacco riluttava all'in coronazione131, non perché non nutrisse desiderio del regno, ma perché temeva che la cosa sarebbe stata laboriosa e difficile da conseguire e credeva che quanto gli stava accadendo fosse sogno
144. ovatp - u11:0tp: inuertit auctor illud u11:0tp oùx ovatp ap. Horn. Od. XIX 547
290 145
150
155
160
XPONIKH &IHrHEIE
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NARRAZIONE CRpNOLOGICA
XI, 8
2.97
fu preso fu il seguente. Nella fuga giunge a Chele146, avendo al seguito pochi servi del periodo anteriore al regno e portando con sé le due donne147• Gli abitanti del luogo, pur vedendo che non indossava alcun distintivo regale, ma si imbarcava in tutta fretta come un esule in direzione dei Taurosciti148 e che fuggiva benché nessuno lo inseguisse, non osarono arrestarlo né lo maltrattarono in alcun modo (la belva, infatti, benché inerme149, non la temeva no meno ed erano atterriti solo a guardarlo), ma gli prepararono una nave e Andronico vi sall con i suoi. Ma poiché anche il mare era adirato con lui per i cadaveri di innocenti con i quali spesso aveva contaminato i suoi abissi, le onde si drizzarono, si aprirono spalancandosi, si rialzarono per inghiottirlo e la nave. fu gettata sulla terraferma. Questo si ripeté più volte e impedl la traversata
di Andronico, fino a che arrivarono gli sbirri a catturarlo. 8, 5. Cosl il povero Andronico venne arrestato e gettato in ca tene su una barca con le sue donne. Ma anche in questa circo stanza egli fu l'Andronico versatile e scaltro che ben si conosce va. Resosi conto di non avere né mani né piedi, che non era di sponibile un'arma per fare una prodezza e sfuggire a chi lo aveva catturato, inscena una lamentazione modulando con abilità il tri cordo della sua voce, e comincia a cantare un canto lamentevole e commovente, facendo di nuovo vibrare i suoi antichi mezzi di persuasione e scorrendo come un abile musagete le corde di un armonioso strumento: narra con voce di usignolo com'è elevata la sua stirpe, superiore a molti la sua nobiltà, fortunata la sua prece dente condizione, per nulla intollerabile, benché errabonda e sen-
67-8. q>tU"(Oll'tOt
-
1lt6>xo1rto�: cf. Leu. 2.6, 17; Prou. 2.8, l; supra VII 2., 168
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115
XPONIKH �rnrm::u:
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306
2.00
XPONIKH .:l.IHrHEIE
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tit. -t61.1-oç Ml€xot-toç ante �otaLÀdot praem. V 1, 5. xotì o[xe1ou1.1-evoç post &mi add. AP wcp97Jç coni. Tafel, Komnenen, p. i.53, nt. 63 -tov B praetulit Tafel, I.e. I tXtLç yÒlp VP APRMD syn. Sath.
6. 81tf;!ota1v b 8. òcp9ijç VA: 9. 1tpw-toç A: 1tpw-twç M: 1tpéii· 1i.. 116voç - .xÀfoç vpmgB: om.
:
XII REGNO DI ISACCO ANGELO
1.1
Preso cosl il potere senza sforzo, compratolo, si può dire,
col sangue di Agiocristoforita, Isacco Angelo arrivò dal Grande Palazzo alla reggia delle Blacherne2; riferiva a sé, non rettamen te, e aveva sempre sulle labbra i versi che parlano· del re taurifor me e dicono cosl3: «La tua sembianza svela
il dove e il come: donde tu sia venuto, e come tu mi sia apparso amico: infatti, più degli altri virtù supreme vanti e, saggio, saggi rendi gli amici a loro volta; perciò tu raggiungesti la meta più onorevole, tu solo dalla reggia avendo tratto gloria e al morto, o potentissimo, lasciando tu il potere; e del potere, infatti, fra poco tu godrai»;
1,
7-14. i:ò
-
xp&.i:oç: cf. Leon. Sap. Orac. VI (PG CVII, col. 1133 B)
XPONIKH &rnrm:u:
314 15
2.o
&:p(a-.wi; 'tÒV Ò(XOtLOV Ù1t&Xp(v&'t0. 't� D..€� 't& "(Òtp 'tWV lvo&wv ijÀ&tcp& 1tÀ'1)crµ(wi; 'tiiv x&cp0tÀ�v �0tcrtÀ&ucr0ti; XOtt 'tWv 't0tµt&Cwv tVOOV wµ(À&L 't� lv 't� X(JU1t't� �À€1tOV'tL 1t0t't(Jt 9&�. à:9po( cr0ti; ÒÈ XOtt 'tOÙi; lv lçop(0tti; X0txouxouµ€voui; XOtt ocroui; 'Av· 8p6vtxoi; Ti 'ti'ji; oùcr(cxi; lµ0t V: &ç 't"Ò a&>µ0t A: lç (t!ç B) 't"Òt awµ0t't"0t B syn. Sath. 2, 1. 'h0tÀtc.>'t"Ù>Y V: l:txtÀtc.>'t"Ù>Y A syn. Sath.: A0t't"Cvwv P: Cl>p&yywv B 3. .Xvé1ÌTJY APDF: tivé8ttv M 4-5. 9&À0t't"'t"0tY VF 5. pq.6vwç: p0t8Cwç A: x0tì p0t8Cwç P: p&ov RMF 8. G't"Ot9TjpÒtv VRM IO. on6aot VAW: npÙ>TjY post OGOL add. APW I no't"t: n0tÀ0tC non (no't"' W) AW: 'tij't"tç XOtÌ np6't"tpov b -
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NARRAZIONE CRONOLOGICA XII, I-2.
315
cosl recitava benissimo la parte del giusto. Divenuto imperatore, ungeva copiosamente il suo capo con la pietà per i deboli4, e nei recessi delle sue stanze parlava con Dio Padre che vede nel segre to. Raccolti quelli che pativano l'esilio e quanti Andronico aveva privato dei beni o offeso nel corpo, li beneficava ampiamente: non solo restituiva ciò che dei loro antichi patrimoni non era spa rito, perché stava al sicuro nel tesoro imperiale, o ciò che rimane va ancora di quanto era stato assegnato ad altri da Andronico, ma dava loro in aggiunta somme che attingeva anche dalle casse rea li,
e
li accoglieva con mano generosa.
2, 1. Questo riportò nella direzione giusta anche la guerra con
tro gli Itali, che già occupavano la Tessaglia5, avevano sottomesso Anfipoli6 e mostravano la loro sfrontata tracotanza nei confronti della stessa inclita capitale, vantandosi che con
un
accerchiamen
to per terra e per mare l'avrebberò presa facilmente come un ni do abbandonato e l'avrebbero saccheggiata senza fatica nello spa zio di pochissimi giorni. Infatti, gli uomini che vedevano il regno di Isacco come il passaggio dall'inverno alla primavera o dalla tempesta a una quiete sicura, affluivano da tutte le regioni roma ne, non solo quanti erano soldati, ma anche quelli che erano or mai da tempo congedati, e soprattutto i giovani: alcuni solo per vedere il Mosè liberatore, lo Zorobabele7 che riportava Sion dalla schiavitù (cosl infatti era considerato Isacco), altri per prendersi le provvigioni ordinarie dei militari8, alcuni anche per essere ar ruolati e combattere valorosamente contro i Siculi. 2,
2..
Quando la caduta di Andronico divenne nota alle truppe
15-6. -tij> - xe�ixÀÌjv: alludit ad Eu. Matth. 6, 17 cum explicatione Patrum; ad rem uide Nic. Chon. Or. 9, p. 94, 2.8 sqq. 16-7. -t&°>Y - 9ui>: cf. Eu. Matth. 6, 6; 17·2.4· .X9po!aixç - 8ee1ouµevoç: cf. Mich. Chon. Nic. Chon. Or. 9, p. 99, 13-5 I, p. 2.36, 2.-5 2, 5-6. wç YOCJCJIÒ:Y: cf. supra X 6, l.2.5-6 7-8. wç - CJ"tlX9tpò:v: cf. Nic. Chon. Or. 9, p. 89, 1-2.; Mich. Chon. I, p. 2.10, 10-2. 11-3. "tÒY - :E1wv: cf. I Esdr. 5, 8 al.; Nic. Chon. Or. 13, p. 12.8, l.5-6; 15, p. 147, 5-6 (necnon appar. ad 8 loc.); Mich. Chon. I, p. 2.12., ,...
316
XPONIKH '11HfHI!I:E
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130
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Beld!.41
NARRAZIONE CRONOLOGICA XII, 2
Jl·5
campagne di Serre, corsero dritti a Tessalonica: saliti sulle navi lunghe che erano Il, cosl come stavano subito dopo la fuga, non ebbero però una navigazione felice. Procelle levatesi propizie alla loro estinzione fecero sl che essi compissero il loro destino, mu tando in morte per mare quella che poco prima Dio aveva decre tato per loro in terraferma. Molti che-non avevano trovato navi, sorpresi mentre vagavano ancora per Tessalonica, furono uccisi in vario modo, soprattutto dagli ausiliari Alani3°. Costoro, con trobilanciando ciò che avevano sublto quando Tessalonica era stata conquistata, non risparmiarono nessun nemico e riempirono
di cadaveri le strade e i pronai dei divini recinti. Ai Siculi che catturavano chiedevano: «Dov'è mio fratello?» (cioè il compa triota alano che essi avevano ucciso durante la conquista), e di cendo queste parole affondavano la spada. Uccidevano anche quelli che si rifugiavano nei templi, dicendo: «Dov'è il padre?», intendendo i sacerdoti che i Siculi avevano ucciso quando si era no introdotti nei santuari31• 2, n.
In quel tempo, inoltre, accadde anche questo: si dice
che, durante la presa della città, i cani non avevano toccato o az zannato o sbranato nessun cadavere dei Romani uccisi; allora, in vece, i cani si comportavano con tanta furia contro i cadaveri dei Latini morti, non saziandosi in alcun modo di mangiare la loro carne, che scavavano le tombe, scoprivano i corpi dati alla sepol tura e facevano scempio di essi32. 2,
Il..
Con i due comandanti, di cui abbiamo detto, fu cattura
to anche quell'Alessio Comneno privo di senno e funesto, che fu
134. itoii
-
&11tÀqi6ç: alludit ad Gen. 4, 9
326
l5o
XPONIKH '1IHrm:n:
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NARRAZIONE CRONOLOGICA XII, 2
3 2.9
dai molti echi tengono a grandissima distanza da noi, avevano da muovere ai Romani? Se è lecito trattare senza tema di biasimo i più profondi giudizi di Dio, dovremmo dire che il Signore ci col pì perché conobbe i nostri peccati; ma dal momento che quelli che ci avevano conquistato per castigarci secondo il volere divino erano sfrontati e spietati, neppure essi sfuggirono la giusta ira di Colui che vuole la misericordia, nutre con pane di lacrime e dà a bere lacrime in giusta misura. Poiché piombavano come leoni dal bosco, portavano sterminio come lupotti e balzavano come pante re, essi che ci facevano prigionieri divennero prigionieri, furono assoggettati essi che ci assoggettavano: il Signore mescolò per lo ro uno spirito di smarrimento, facendo vedere che anch'essi ave vano macchie, le quali si tingevano di rosso a causa della loro na tura sanguinaria e avevano bisogno di lisciva. Sicché, varcati i lo ro confini, essi assalirono la nostra terra, castigandoci per un po co·per essere a loro volta ben più castigati. 2, 16. La cavalleria
fu punita così. Le navi lunghe, invece, che
erano più di duecento, neppure esse tornarono indietro indenni; infatti, al momento dello sbarco nel golfo di Astaco35, persero molti marinai, poiché incontrarono contingenti romani che, aggi randosi lungo il litorale, impedirono loro di entrare in porto e re sero inaccessibile tutta la terraferma. L'armata sicula, se mai pro vò ad affacciarsi sulla spiaggia o a gettare il ponte per lo sbarco, subito sommersa da ogni parte da una pioggia di frecce, si ritirò sotto i ponti delle navi come la tartaruga nel suo guscio. Contro
176-7. ouptot - fixfitcrcrot: cf. Horn. Il. I 156-7; supra VIII 1, 116 181. 'tÒv - OlÀonoç: cf. Os. 6, 6; Eu. Matth. 9, 13 181-2. �otaLÀ&r Xot'tWV&(8L�E. 'tÒ &;rp(ÀOLX'tOV wç ÈWV'tL cXCjlLÀotv0pw7tc.>ç ÀLµ.c'i> XotL yuµ.vO'tT)l'tL 1totpot7t6ÀÀua0otL 't1)À(xwv XotL 'tOaOU'tWV Bekk.�I a'tCxocç &v8pwv, Èvotpywç µ.Èv &pav'twv o7tÀot xot'tÒt 'Pwµ.oc(wv v6µ.� 1toÀ&µ.ou, XpLa'tLotVWV 8' oµ.wç OV'tWV xot( or 1totpot8e.80µ.&vwv dç xe.rpotç Ù7tÒ 0e.ou. I xpijvotL 8' E.?.e.ye. 'tÒV VLXWV'tot � v.D.%4 1totVwÀe.0pCotv e.ù0ùç 'tWV �wypri0&v'tWV Xot'tot�1) XotL xpuµ.c'i> 8Lotpp1)· yvuvotL xocxwç -div �uxfiv xoct rp6vou otl'teotv È7taye.a0otL, d xoct µ.Tj 'tÒt a't&pvot 8Lot'tope.r 86pot'tL � 'tÒ �&Àoç &p7t��6µ.e.vov 'torç a1tÀayxvOLç xoct ȵ.�ot7t't6µ.e.vov 8e.Cxvuaw, È7td µ.ri8à 8Lotµ€vou Xv 1totp' Tjµrv ta't'L 't'ti; Tiµoov xupt6i; fo't't; » xotl 6ot vt; o Cj)T)O'LV "&yot0òv i:ò µ.Tj Euçota0ott Ti i:ò Euçota0ott xotl µ.Tj &1to8ouvott". •.
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NARRAZIONE CRONOLOGICA XII,
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colosso per il carattere insidioso e l'animo scaltro, il più grande comandante del tempo105• Questi, preso in consegna l'esercito, esercitava il proprio comando non con audacia ma con cautela, procedendo sempre passo passo, curandosi sl di recare danno ai nemici, ma non meno facendo attenzione alla sua ·sicurezza. At traversati molti luoghi impervi, si accampa nel cosiddetto Monte , Nero106 e fi pianta il campo. Ci si aspettava che facesse un'utile impresa. 10, 1. Preso dal desiderio del regno107, poiché sprezzava di
avere come signore Isacco e proprio non sopportava di vederlo regnare, già una volta, tempo addietro, era stata scoperta la sua aspirazione al regno, allorché conduceva la guerra contro i Sicu li108. In quel tempo, non potendo far venire alla luce agevolmente con l'appoggio delle milizie romane la rivolta che covava, dappri ma aveva portato dalla sua parte gli ausiliari alemanni109; ma poi, quando vide che essi non sarebbero bastati ad aiutare uno che si apprestava a conquistare il regno, decise di seguire la strada per correndo la quale Isacco era giunto senza sforzo al potere assolu to. Entrato di notte nella Chiesa Grande e rifugiatosi nei sacri penetrali, quando ci si aspettava che fosse ancora fuori in campo, pregava quelli che entravano di aiutarlo a schivare l'ingiusto pro posito dell'imperatore, perché egli non aveva alcun contrasto con
362.
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NARRAZIONE CRONOLOGICA XII, ID
rivolte al vento di settentrione115• I soldati, portando
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mento lordine, salirono sulle elevate colline del posto e dispiega rono al vento le insegne. Il sole, cadendo sulle corazze e cozzando_ sulle corazze116 dei soldati, eh� erano forbite e levigate, faceva rimbalzare da esse esplosioni di bagliori nel flettersi e riverberarsi dei raggi117, cosl che il popolo di Costantinopoli si raccolse in gruppi sulle colline che si elevano nella città per osservare ciò che accadeva e ne provò grandissima meraviglia. 10, 6. Dopo di ciò i ribelli trassero dalla loro parte anche gli
abitanti della Propontide che, se non erano tutti esperti di batta glie, erano però una massa di ottimi rematori118• Per cui raduna rono delle barche che avevano costruito per prendere pesci e ne fecero navi da guerra, cingendole da ciascun lato con spesse tavo le; alcuni si armarono di fionde, altri presero archi e faretra. Tra sformatisi cosl da intrecciatori di reti che erano, in uomini mar ziali, ebbero la meglio e prevalsero sulle navi imperiali, che giran do intorno alla città osservavano gli attacchi notturni sferrati dal campo di Brana e facevano la massima attenzione a che l'usurpa tore, persa la speranza di entrare attraverso le porte di terra, non penetrasse di nascosto in città attraverso quelle litoranee119• Gli
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equipaggi delle navi lunghe dapprima credettero che i pescatori fossero proprio impazziti, poiché osavano assalitli cosl, vacillando sulle barche da pesca. Ma quando fu il ll\Omento di colpire ed es sere colpiti, le navi imperiali salparono al suono di corni e trom be, i battelli dei pescatori, invece, in silenzio: quelli che stavano su di essi battevano il mare con i remi, pieni di furore e, venuti allo scontro, sopraffecero le grandissime imbarcazioni nemiche e le strinsero verso la costa della città. Queste navi, infatti, essen do molto lunghe e difficili da manovrare, non potevano recar danno velocemente ai nemici, mentre i battelli, assalendo com patti e circondando tutti insieme una sola nave, combattevano da poppa, da prora e da ambo i lati: cosi la vittoria nuotò verso di lo ro nell'angusto braccio di mare, e innalzarono uno splendido trofeo. IO, 7. Ma la flotta imperiale non sopportò a lungo l'onta della
sconfitta e andò al contrattacco delle barchette da pesca120. Avrebbero annientato questi battelli anche con il fuoco liquido121 se nop fossero venuti in aiuto i soldati di Brana, che stavano Il vi cino, scendendo dalle colline e portandosi sulla spiaggia per soc correre i marinai. IO, 8. Il ribelle, vedendo che non riusciva a entrare in città di
nascosto e che i suoi progetti non si realizzavano né con la guerra né con. la persuasione, pensò di seguire un'altra strada: o prende re la capitale per fame mettendole contro, potentissima torre d'assedio, la mancanza dei vi�ri (infatti, la parte orientale e oc cidentale dei Romani si eran
� già unite a lui)
e ordinando che
nessuna nave da vettovagliamento approdasse a Bisanzio122, op-
µ&vtac mi&ovnç: cf. Horn. Il. II 536 al. Horn. Od. IX 104 al.
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pure assalirla con una flotta più forte e numerosa. Nella sua men te rimuginava queste cose, che la divinità non acconsentl a com piere. L'imperatore, infatti, vedendo che l'intera cittadinanza era dalla sua parte e non solo non tollerava che Brana diventasse im peratore, ma gli gettava contro l'anatema123, fatta portare sulle mura come invincibile difesa e inespugnabile trincea l'immagine della Madre di Dio, che è detta Hodegetria dal monastero degli Hodegoi124, al quale il Cielo l'ha assegnata, era ben deciso a resi stere lottando anche da solo, poiché riteneva lo starsene a lungo rinserrato nella città inutile e foriero di qualche esecrabile sov vertimento: ma più ancora cedette ai rimproveri del cesare Corra do12s. 10, 9. Quest'uomo era di stirpe italiana ed era nato da un pa
dre che dominava la regione del Monferrato. Si distingueva per valore e intelligenza tanto da essere celebrato non solo presso i Romani e soprattutto presso l'imperatore Manuele, che amava molto ascoltarlo, in quanto aveva sortito nascita fortunata, mente acuta e mano energica, ma era molto famoso anche presso i suoi connazionali. Questi è colui che, esaltato con grandissimi donati vi dall'imperatore Manuele, si oppose al re di Germania, vinse in battaglia il vescovo di Magonza, che era cancelliere del re e aveva invaso l'Italia con un grandissimo esercito, lo arrestò e lo mise in catene, affermando che non lp avrebbe rilasciato, a meno che non fosse stato ordinato dall'imperatore dei Romani126•
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XPONIKH AIHfH:EJ:E
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NARRAZIONE CRONOLOGICA
Xn,
IO
389
riuscl a preservare sé stesso dal morire di spada, pur essendo il più autorevole astrologo del tempo; ma qualcosa che attraversò l'intelligenza di costui; a quanto pare, un'inezia, lo aveva convin to a starsene tranquillo nella tenda e non gli fece temere lassalto del nemico. Si diceva che avesse profetizzato a Brana, in base ai risultati della sua arte, che quel giorno sarebbe entrato nella città e avrebbe celebrato uno splendido trionfo. Se veramente Stetato in persona disse ciò, non lo so con certezza, perché la fama non racconta senza menzogna tutto ciò che ama divulgare; ma che se volessimo dire quanto essa racconta - queste parole furono lanciate a vuoto dal profeta Stetato, i fatti stessi lo dimostrarono; a meno che qualcuno incline alla scienza che osserva il cielo150, non volesse sostenere che quello non si sbagliò del tutto e non falli completamente i metodi della sua arte, riferendo la profezia alla testa di Brana e a un suo piede, che quel giorno, infilzati su aste, furono portati in processione per I' agorà151, e insieme alla testa di Brana anche quella di un plebeo chiamato Poeta, la quale non la staccò nessuna mano nemica: fu l'imperatore stesso, dopo la sua splendida vittoria e la completa sconfitta dei nemici, a or dinare che fosse tagliata, non so per conseguire quale utile o qua le successo152. 10, 24. Tale fine ebbe questo conflitto. L'imperatore, datosi ai banchetti, fece aprire ogni porta della reggia e ogni ingresso se
condario (dei cortili), cosl che chiunque potesse entrare e veder lo nel trionfo. Mentre attaccava i cibi a bocca aperta e muoveva le mani per combattere con le vivande apparecchiate, ordinò - in-
390
380
385
390
395
XPONIKH t.rnrm:n:
1tp&1tè.i; xa.l &9upµa. lm8&(1tvtov 'tijv 'tou Bpa.v& 1tatp 9�À&L atw1tijv 'tL9&µÉVTj 1t&pL 1toÀÀou, oÙ xiiptv xa.i xa.Àijv Èv yuva.LeL X0t'twv6µ0t�&v o 1tpÒi; (lTJ'tpÒi; a.Ù'ttj 9 xoÀV lpywv otÙ'tÙ>V u?toÒe.�otL -.Tjv µe.-.T)a(, -.ò -.Tjç cliux.Tjç 9uµouµe.vov 1tÀOU'tÙ>V &µe.l-.nç 'tOOV 1tUpfo�&.ptoov XotL 'tÒt 1totp' otÙ'tOOV 9twµtVOL 8pwµtvot. XotL 1tOÀÀOL 't(i) 1tot'tpt&.pXtJ 1tpoa1jÀ9oaotv, oamç 't&ooç &ÙÀot�&(otç µt'tijv· oi 8' "(Òtp À€yttv wç Tjaotv o't 'tWV Òt'tota9&.Àoov µ&'tÒt 'ti)V ÈX 1tpOO'W1tOU 'tOU �otO'LÀ€ooç &ç&ÀtUO'LV 8ttXÀ&uot�OV otÙ'tÒV XotL &ç&µuxri)pL�OV XotL où XotLVÒV E.?.tyov, d 9t(i) 1tpO't&pov XÀ'r}· poo9t(ç, t1ttL XotL 'tOU'tO 1tpoal8tt�€�À1J'tO, ÈX&LVot XotL otÙ'totç Bekk.510 ucp1J"f&L'tott vuv, o1t6aot 81) xoct &ç &cpfi�ou 8t8C8otx'tott. 1toÀÀot 8à xotl 't(i) 'Aaètv xotl 't(i) I1€'tp� 1tpoatppu11aocv· ÒtÀÀÒt xotl ou 'tOL yp&.µµotat �otaLÀtxotç µt'tÒt µtxpòv È1totvfiÀ9oaotv. I II' I. AÀÀo 8' t1tL 'tOU'tOLç 1totp71x0Àou971a&v &pyov 1totpot- v.D.391 Àoyw'tot'tov. o yètp �otatÀtùç 1téiaw &v€8ooxtv &nxvooç Òta'tt· xotç n XotL ÒtÀÀoxwpotç 8t&XXtL0'9ott XotL Xotxci'>ç 8p&v 01tOO'OL 1tpòç Bpotv&v µt't&'t&.çocv'to 'tci>v n &rxou 'tijç 1t6Àtooç &ypo'tci>v xotl 'tci>v 'ti)v IIpo1tov't(8ot Àocxov'toov dç otx11atv. xotl 'ti)v µÈ.v -.ijç fiµ&potç Èx&(v11ç 8t&.8oxov vux'tot, xot9' fiv Bpotvéiç xoc 'tTJ"(WVLO"to, iv(t'totL 'tottç olx(ottç 'tci'>v 8ua'tfivoov IIpo1tOV't(oov 'tÒ uypòv 1tUp, O È1tL 'tOLç O''t€"(OUO'LV ÒtcpU1tVOUV O'X&U&O'L Xot'tÒt 'tOOV ÒtO''tpot1tOOV &çoc(cpv71ç 1tpO&LO'L 'tÒt &ev &v0pw7twv, oùo&vòi; &pmiacxL 'tL XCXL µ&'t&V&')'X&LV lxonoi;, d µi) oacx 'tÙ>V xp11µV xcx't' o!xov axuÀwoµÉvwv u1tɵu!;cxv, 0V I &'tlXX'tCùV opµdti; XCXL v.D.392 xcx'tÉÀ1)!;&v ou'twt; òt; o1t6aoLt; 'tÙ>v &v0pw7twv l P I òcJ>l 11:o'tt ou't!ùç V 37. 8otm0p�v7j'to VAW I xotl ante &xpi�wç add. V 38. 8&xpuov: 'tWV Òxe.'t'O lxe.Ukv, ' wç tL XOtL 1tOÀtfLLOL l1ttXE.L\l't'O �!iÀÀOll't'E.ç, µfin 't'O't'ç cppouptoLç 'Pwµcxfouç lmO"t'fiacxç cpuÀcxxcxç, µfin OfLTJPOt Àcx�wv 't'Òt 't'WV �cxp�&pwv cp(À't'Ot't'Ot. xcxt 't'6n µ&11 cxÙ't'Òç fLE.'t'Òt 't'Wll au11611't'w11 o[ ÒÀ(ywv lçiie.L 't'fjç 1t6Àe.wç TjxT)x6e.L yÒtp fLT)Xt't'L 't'OÙç Mu aoùç 't'Òt opT) 1t&pL1t0t1t't'0tt11e.w xcxt 't'OÙç �ouvouç, àÀÀ' Ò1tÀmxòli çe.110Àoyfia0tll't'0tç �xu9LxÒv li; 't'Òt 't'Tjç 'Aycx9o1t6Àe.wç fLtpT) 1t0tpe.µ�cxÀe.tv xcxt 't'OtU't'Ot XOt't'Òt xp!i't'oç ÀT)'t�e.a9cxL xcxxÒt lpycx�oµ& vouç Te.pµ&pucx 't'Ò 8& Àomòv lx 1tpoaxÀfiae.wç auvfiye.'t'o O"t'p!i't'e.uµcx. 1tpòç yàp 't'T)v &e.À1t't'OV xcxt òçe.rcxv &cpo8011 't'WV �cxp�&pwv xcxt 0tù't'6ç 't'L 't'OLOU't'6't'po1tov lµe.968e.uae., xcxt au O''t'oÀT)v lv't'e.u9e.v 't'oùç lx9poùç 1tcx9e.rv 1tpoµT)9ouµe.voç xcxt I 't'oÙç olxe.fouç µi) à1tcxu8fiae.w li; 't'T)v 1t0tpÒt 1t68cxç xcxt 8e.u't'tpcxv Bckk.lll xcx't'Òt 't'wv BMxwv lç6pfLTJO'LV, d xcx't'Òt 't'Ou't'wv 1tpc7>'t'oç cxù9Lç OtÙ't'Òç 't'Òt 01tÀ0t 1)p0t't'O xcxt 't'ÒV !1t1tO\I àvt�T) 't'Òv 1tOÀE.fLLO''t'fi pLov. ·
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-.6µoç Sw!ìlxoc-.oç fo nepì tijç �ocatÀt!ocç 'laococxtou -.oii 'ArrfÀou V ocù-.oii om. V 4. Ùlç - �&ÀÀovnç om. Wb I e! om. V 6. auv6v..wv: nocpeupe9fv-.wv P 7. o! om. APW 13. xocl ocù-.òç o �ocatÀtÙç -djv leo!ìov lµe961ìeuat P j -.t om. V 15. �nocu9ocU1aetv V
tit.
r, i.
XIII LIBRO SECONDO DEL REGNO DI ISACCO ANGELO
1,
1.
L'imperatore fa una seconda spedizione contro i Mesi,
pentendosi di non avere. sistemato bene le cose nella terra nemica al tempo del suo primo attacco, ma di essersene andato via come incalzato da nemici, senza avere preposto guardie romane alle fortezze, senza avere preso in ostaggio le persone che i barbari avevano più care. Allora lui stesso con pochi dei suoi uomini uscì dalla città1: infatti, aveva saputo che i Mesi non se ne stavano guardinghi sui monti e sui colli ma, arruolate truppe di mercenari sciti2, avevano fatto irruzione dalle parti di Agatopoli3 e compi vano grandi devastazioni, facendo danni termeri4• Il resto dell'e sercito fu radunato con una chiamata alle armi. Anche lui voleva fare qualcosa di simile dinanzi all'imprevisto e rapido attacco dei barbari, aspettandosi di contenere in tal modo i nemici e di evita re che i suoi rifiutassero questo secondo assalto contro i Valacchi, se egli stesso per primo avesse preso di nuovo le armi contro di loro e avesse montato il cavallo da guerra.
1, lO·l.
xcxxòt
• . •
TtpfLfptLcx: cf. Zenob. 6, 6; Karathanasis 35
406
, , , , , , K,, oct o µi;v xoc-roc -rov Tocupoxwµov yi;voµi;voç ( X't'r}O'EtOtoV OÉ fo-rtv ou-roç olxouµi;vov xwµ'r}ÒÒV xocì. µi) 'ltcXVU 'ltOppCù -rijç 'Aoptixvou xdµi;vov) È'ltɵEvE -ròcç ouvciµEtç O'UVEÀ9i;rv, È'ltÉO'XTj�E Oè. xocì. -ròv xocfoocpoc Koppcioov µ710€v -rt µi;ÀÀTjcrocv-roc &çi;)..9i;rv. I 1,
2.o
XPONIKH .i!HrH:El:E
2..
2, I. 'O OÈ. OUO'XEpOtLVCùV 7tpooTjÀwç 7tpÒç Tjv EUpOt'tO Èx �oc- v.D.J9l O'tÀÉwç cptÀocppOO'UVTjV wç 't� ÉOtU'tOU (ÉVEt òm4ooUO'OtV XOCÌ. 't� �OtO'tÀEL� xTjoEt &cruµcpwvov, opwv oÈ xocì. -ròcç U7tEp1jcpcXVOUç ÈÀ 'ltLOOtç XOt'tOtÀTJ'YOUO'Otç Èç µ6vov 'tÒ µi) -rori; 'ltOÀÀori; oµoxpwµov 5 u'lt6071µoc -rou 'ltooòç ( -rò -rwv xoctcrcipwv ÀÉyw 7t0tpciO'Tjµov), XOCÌ. èiÀÀwç OÈ. O''tOtUpocpopTjcrocç OLX09Ev XOCÌ. 'tTJV Èç flocÀOttO''tLVTjV ooi;ucroct 'ltcXÀOtt 7tpo9ɵi;voç, 1\071 xoc-roccrxi;9i;tcrocv U'ltÒ -rwv xoc-ròc -ri)v Atyumov �ocpocx71vwv, xocì. 'ltcXpEpyov ooou -ri)v µi;-rÒt 'tijç &oi;Àcpijç -rou �occrtÀÉwç ÈmnÀÉO'ocç cruvcicpuocv, xoc-rÉvEucri; µÈv 10 cruvi;çtÉvoct -r� �occrtÀEt xocì. cruvotoc9fo9oct -ròv 7tpoxi;(µi;vov 'lto Ài;µov, wç o' &v-rÉXpOUO'E 'tÒ �E�OUÀEU0'90tt 9i;Òv XOtXO'tUXELV 'Pwµocfouç u'ltÒ Mucrwv, È7t' &ÀÀoti; -rpÉ'ltEt -ròv vouv. 2, 2.. Nijoc yòcp &çocp-rucrocç EÙ'ltocyij n xocì. vwy6µcpw-rov -ròv 7tÀouv Èç IlocÀoctO"tLVTjV &9i;-ro xocì. -rn Tup� 7tpocropµCcroci; xocì. 15 'ltOtpÒt 'tWV ÈXELcrE oµoyi;vwv wç OLcX 'ttç XpEL't'tCùV opoc9Eì.ç xocì. 7tpOO'OEX9EÌ.ç ouvocµtç -rotç �0tp0tx71votç &vncpÉpE-ro, 'lo'lt'ltTjV È'ltocvocjcrwcrciµi;voç, Ti vuv "AxE ÀÉyE-roct, xocì. É-rÉpocç 'ltOÀEtç Bekk.511 -rori; oµocpuÀotç. &ÀÀÒt yòcp O'tt xocì. 'tÒt ÈXEL 'ltcXO'XEtv xocxwç & cpwptO''tO, &ÀÀot n xocÀoì. xocì. yi;vvocfot &7twÀov-ro cr-rpoc-r71yoì. 2.0 -ri)v xoc-ròc Xptcr-ròv lx6v-rwi; xocì. olxi;foti; ò�wvCoti; 7topi;(ocv O''tEtÀciµEvot, xocì. ocù-ròç oÈ &voctpEL'tOtt U'ltÒ Xoccrfou µtxp6v 'tt
2.0. loi:L 1:0U1:0 VAw I 7t6ppw mxvu V 2.1. A8pLOtVOU7t6Àtwç V 2.2.. j.LtÀi}· aotvi:at codd.: fLtÀÀi}a0tvi:0t ppcnpc 2, 2.. wç om. P: xat! w 4· XOt1:0tÀT)e&a0tç b 8. i:Tiv2 om. V I 5. wç om. p•cb 2.0. 7topd0tv om. DF 2.1. Xota(ou codd.: XataLa(ou B syn. Sath. edd. ,
NARRAZIONE CRONOLOGICA XIII, I-2
1, 2..
407
Giunto a Taurocomo (questo è un fondo abitato per vil
laggi5, situato non molto lontano da Adrianopoli), aspettò che le milizie si riunissero; anche al cesare Corrado ordinò di partire senza indugio. 2, i.
Questi, palesemente scontento della benevolenza ottenu
ta da parte dell'imperatore, ritenendola non consona al suo casa to e discordante dal suo imperiale connubio, vedeva che le sue grandi aspettative andavano a finire unicamente nel portare scar pe che non erano dello stesso colore di quelle della gente comune (intendo il segno distintivo dei cesari)6. Del resto, essendo origi nariamente un crociato e avendo deciso da tempo di andare in Palestina, già conquistata dai Saraceni d'Egitto7, il legame con tratto con la sorella dell'imperatore era per lui un affare di secon daria importanza. Corrado promise sl di partecipare alla spedizio ne con l'imperatore e di aiutarlo a condurre quella guerra; ma poiché a ciò si opponeva la decisione di Dio, che i Romani doves sero tribolare ad opera dei Mesi, egli volge la mente ad altro. 2, 2..
Allestita una nave ben commessa e di recente costruzio
ne, navigò verso la Palestina e, sbarcato a Tiro8, fu visto e accol to come una potenza celeste dai connazionali del luogo, combatté contro i Saraceni recuperando ai Latini loppa, che ora si c}iiama Acri9, e altre città. Ma era scritto che anche n le cose andassero male: morirono altri comandanti valorosi e forti, che avevano in trapreso il cammino per Cristo di propria volontà e a proprie spe se; Corrado stesso fu ucciso da un Assassino, dopo essere vissuto
2,
8. 1tcXpEp"(OV olìoii: cf. supra I II, 56
408
XPONIKH �IHrH:!:II:
&m�LOÙt; XCXL oaov 1teLpotv 'tTjt; otÙ'tOU ÒtvÒp&(cxç
't&
XCXL cppovfi·
aawi; òouvcxL 'tori; 'Ayotp'r)vori; xcxt 0cxuµcxa07jvcxL. 2, 3· i.5
rivoi; ÒÉ daLV o[ X&.aLOL 'tOcrotU't'r)V À&j6µavov 't'r)·
parv 'tc°i> òtpxov'tL acpwv aua'toÀiJv xcxt 'twv &vnÀÀoµÉvwv 1tÀTjpwaLV, Wt; XCXL Xot'tiX Xp'r)µVù°>V w0CL'v éotU'tOÙt; &x&(VOU &7t' ÒcppuaL µ6vov V&UcrotV'tOt; xcxt xop&U&LV Xot'tiX
I
çLcpwv xcxt v.D.J%
Uò&.'tv 7jxaw 1tÀot't'toµ&vOL 1tÀTjnouaL 1toÀÀ&.xLi; 1totpcxçLcpLÒ(
35
XCXL 0cxvot'tOUaLV &vfoui; Ù>ç 'tori; xup(mç" otÙ'tWV OLotcpopoui;, µiJ 'tÒ 'tOU 1tp&.yµot't0t; &pjÙ>O&t; &v Vc°i> �otÀÀoµ&VOL OÀ< edd. 30. q>O..ot V 30-r. � xatt C:,ç ln�Àulltç lxt(vmç òq>9&v-ctç post itpoat6vuç add. p 33· Mouç wç: -coùç p I Mouç 8tatq>6pouç: Mouç "tÙ>Y... 8tatq>6pwv b I 8t0t q>6poui;: &v-c(q>povatç P 34. llÀwç om. b 3 5. lx-cou8�no9tv V: lx -coii 8� no9tv PF 3, r. &noÀlx-couç VDFN: lmÀlx-coiç R: lxxphouç B: lmÀt�&µtvoç syn. Sath. 3. Tatupoxwµou: Tatupoxwµ(ou P: Tatupox6µou RM: T0tupoxwµ11ç syn. Sath. I -cò no Àlµ1ov: n6Àtµov AW syn. Sath. 5. 810t-ct-c.Xxt1 V 6. Àt"'(6µtvat XOt"tat-cp& XttY: XOt"tat"tptXtlY xwpLOt p I Àt"'(6µtYOt om. b 7-8. XOtL wç litat�XtlY lrvwxataL -cÒt lv otç ln�taatv npovoµtuaatv-ctç P l.2..
edd.
• . .
Bekk.518
NARRAZIONE CRONOLOGICA XIII, 2-3
409
quel tanto che bastava a dare prova agli Agareni del suo valore e della sua intelligenza e a destare la loro ammirazione10. :z, 3. Gli Assassini sono una setta di cui si dice che ha tanta
soggezione del suo capo e ne esegue in tal modo gli ordini, che basta un cenno del suo sopracciglio perché essi si buttino giù da precipizi, si lancino contro spade (sguainate), si gettino in mare, si scaglino nel fuoco. I capi degli Assassini mandano sicari contro chiunque vogliano eliminare. E i sicari, presentandosi come amici o col pretesto di avere qualcosa da dire o fingendo di venire come ambasciatori di popoli stranieri, spesso colpiscono con un pugna letto e fanno morire coloro che considerano nemici dei loro si gnori, senza pensare affatto alla difficoltà dell'impresa e neppure che essi stessi saranno certamente uccisi, anche nel caso non ab biano dato la morte alla loro vittima11.
3,
i.
L'imperatore, selezionati circa duemila soldati scelti,
consegnati loro armi e cavalli veloci, partl da Taurocomo contro
il nemico, dopo aver disposto che tutte le salmerie e la massa dei servitori andassero ad Adrianopoli; ma le spie annunciarono loro che i nemici devastavano la zona detta di Lardea12: avevano ucci so moltissimi uomini, non meno ne avevano fatti prigionieri e, carichi di molte spoglie, avevano deciso di tornarsene a casa.
i.6-7.
lit'
-
vt6aot111:oç: cf. Horn. Il. I 5 i.8 al.
410
10
,5
2.o
2.5
3o
XPONIKH t.IHfHEIE
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NARRAZIONE CRONOLOGICA XIII, 6
42.5
costoro, per ignoranza di ciò che avrebbero dovuto fare e per propria inettitudine (benché essi mi siano amici, bisogna tuttavia rispettare la verità, in quanto più veneranda e amica)52, resero il re furioso contro i Romani e convinsero l'imperatore a temere quello come suo nemico. Per cui i giuramenti furono violati e la raccolta dei mezzi di sostentamento non si fece più53. Anc�e noi, che scriviamo questa storia, fummo coinvolti in moltissimi fasti di, poiché allora rivestivamo la carica di governatore e di ufficiale
del fisco nel tema di Filippopoli54: una volta l'imperatore ci ordi nava di ricostruire la cinta muraria di Filippopoli e di scavare un fossato, ed eseguivamo in quei tempi tribolati e pieni di pericoli; poco dopo ci veniva ingiunto per lettera il suo abbattimento, per ché non servisse di ricovero al re55. 6, 4. Questi si procurava i viveri facendo scorrerie, l'imperato
re non lasciava tornare gli ambasciatori del re da chi li aveva in viati56, e sbarrava come gli pareva gli angusti passi facendo abbat tere con le scuri gli alberi alti dalle profonde radici e accatastan doli per costituire una barriera che il re non potesse .superare. Isacco ordinò a suo cugino Manuele Camitza, che era protostràto re, e al domestico d'Occidente Alessio Gido57 di venirgli dietro con gli eserciti e senza farsi notare di assalire gli Alemanni che an davano per foraggio e alla ricerca di cibo. Ma le barriere etette nei malipassi con gli alberi abbattuti tanto poco valsero ad ostacolare il re, che questi le oltrepassò senza alcuna fatica58. La cosa più
amena, tuttavia, fu che il re prese un'altra strada, arrivò a Filip-
30-2.. JCPU:,v
-
à:)..Tj9eiooi: alludit ad Arist. Eth. Nic. I 7 (1096at6)
4i.6
XPONIKH t\.IHrH:EJ:E
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v.D.405
NARRAZIONE CRONOLOGICA XIIl,
6-7
42.9
ché sino a quel momento non aveva saputo che gli Alemanni fos sero stati uccisi e sconfitti quando uscivano in squadra alla ricer ca di cibo e si riversavano come greggi numerosi qua e là con la massima sicurezza possibile. 6, 7. L'imperatore scriveva queste cose perché, suggestionato dal tripode del patriarca di allora, Dositeo - del quale diremo tra breve ciò che è opportuno65 -, credeva in cuor suo che il re non avesse mai avuto l'intenzione di andare in Palestina, ma nutrisse il desiderio di assalire la regina delle città; senza dubbio sarebbe entrato nella città attraverso la posterla detta Xylòkerkos e prima avrebbe fatto cose esecrabili, poi avrebbe sublto il contrappasso sulla giusta bilancia di Dio66• Prevenuto da tali insulse opinioni, fece murare la stessa Xylòkerkos con calce e mattoni cotti e spes so, tenendo in mano frecce appena fabbricate, diceva che le affi lava perché si conficcassero nel cuore agli Alem�; mostrando una finestra nella reggia delle Blacherne - attraverso la quale si vedeva la vasta pianura che si estende fuori dei bastioni a Filopa tio-, diceva che da quella finestra avrebbe scagliato le frecce, avrebbe colpito e abbattuto gli Alemanni, in modo tale che gli ascoltatori ridevano delle sue parole. 7,
1.
Questo Dositeo67perseguiva l'ascesi nel sacro ovile di
Studio68, si diceva fosse di stirpe veneta e che suo padre si chia-
89. c!:11:ò 'tp!11:080�: cf. supra XII 8, 77-8
98-100. BfÀ71
-
'AÀcxµcxvwv: cf. Ps. 44, 6
4 30
XPONIKH AIHrm::u:
x0tt 1t0t't'pÒç 't'Ou110µ0t BmxÀ(vou ye.yo11€110tL è.Àt"(E.'t'O" cruv7j071ç 8& x0t't'0ta't'�ç 'la0t0txl� 1tpÒ 't'Tjç &pxijç 1tpoe.lp71xe.11 0tÙ't'Ci) 't"'Ì)v s
&px7Jv, x&1tu8Tj�e.p e.lÀTjq>e.L 1ttp0tç 't'à 't'Tjç 1tpopp7jae.wç, ijye.'t'o 8L' O't'L 1tÀe.lpoV't'Lv yuvcxuc&>v P 18. 11:po'ttpotv: 11:pw'l)Y PRM: 11:pw't'l)Y DF I µ&'tot�Àt�otL A"'P.: µe'tot11:09fo9otL VA I xcxl2 om. VA 18-9. �wfiv xcxt a"toÀfiv V: 8!otL'totY xcxt a"toÀfiv A"'P.W 2.2.-3. xcxt - &v&yxÀ'l)'tOY om. b 2.6. µ&ycxv 11:0LµÉvcx V 2.7-8. l11:t - �TjµOL'toç VAPP"W: è11:t auÀÀ6ywv xcxt òµoylip&wv b
Bekk.5Jo
NARRAZIONE CRONOLOGICA XIII, 7
4 )I
masse Vitidino; divenuto intimo di. Isacco, gli aveva predetto l'impero prima che lo conquistasse e, da quando la predizione si era compiuta, era onorato al massimo da questo imperatore ed era molto potente. Quando finl di vivere Leonzio, che allora reg geva il trono di Gerusalemme69, a questo fu innalzato Dositeo70. 7,
2..
Poiché la presunzione 71 degli imperatori non tollera di
non poter mutare e trasformare, come il desiderio suggerisce lo ro, le realtà divine e umane, Isacco, diventato imperatore, toglie
il trono patriarcale a Basilio Camatero, che pure lo aveva aiutato moltissimo nella conquista del potere72• Come motivo della sua deposizione fu addotto che alle nobildonne, che Andronico aveva fatto monacare contro la loro volontà, egli aveva concesso di to gliersi l'abito nero e di tornare a vedere le vesti e la vita di pri ma73. Designò al suo posto come patriarca Niceta Muntana, che era sacellario della Grande Chiesa74, ma non lasciò che neppure questo grande vecchio spirasse sul trono: accusandolo di essere un ingenuo e facendogli una colpa dell'incolpevole vecchiaia, lo sbatté fuori dal trono suo malgrado75. 7, 3. Dopo avere molto riflettuto su come trovare chi guidasse
la chiesa, nomina sommo pastore un monaco, Leonzio76, assicu rando con giuramenti dinanzi al consiglio imperiale che quest'uo-
432.
3o
35
4o
45
5o
XPONIKH .c11Hl'H:El:E
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NARRAZIONE CRONOLOGICA XIII, 8
45 5
mento alla pari. Lui cercava di colpire l'Alemanno come fosse la vetta di un monte o una statua di bronzo; ma costui, sguainata con mano vigorosa ed eroica la spada pesante, grande e possente, colpl di sghembo il cavallo alle zampe e gli staccò le due anteriori come non si farebbe neppure con l'erba di campo. Poiché il ca vallo, piegatosi sulle ginocchia, aveva ancora saldo in sella il ca valiere, l'Alemanno allungò il braccio e calò la spada in mezzo al la testa del Persiano. La spada, grazie alla sua resistenza e all'abi lità di chi la reggeva, fece un taglio cosl mirabile che il Persiano colpito fu diviso in due, il suo cavallo fu ferito sul dorso, poiché
il colpo volò attraverso la bardatura, e gli altri Persiani, spaven tati dinanzi allo spettacolo, non osarono più combattere contro uno solo. Cosl fu per loro; l'Alemanno, invece, come un leone che fida nella sua forza, non affrettò la marcia ma, andando pas so passo, a sera si ricongiunse ai suoi connazionali dove erano ac campati137. 8, 16. Si dice che gli Ismaeliti, temendo che il re indugiasse
nella loro regione, poiché li aveva già sconfitti, pensavano di ad dolcirlo mostrandogli una finta amicizia. Ma il re, ricevuti in ostaggio i figli dei loro maggiorenti138 e prese moltissime guide per il viaggio, superò cosl i loro confini; poco dopo, raggiunta l'Armenia139, passò per le armi non pochi di essi140, gli altri li ri mandò indietro. 8, 17. Ricevuto con grandi onori dagli Armeni, dopo avere
trascorso n molti giorni141, si mise in cammino per Antiochia, sempre circondato da gran fama per la sua intelligenza e per l'im-
2.32.. �pt9ù - (J'tL�0tp6v: cf. supra XI 4, 2.0-I i.34. à:rpoil... x6p'tOY: cf. Ier. 12., 4 al. 244. wç pw(L'(): cf. Horn. Il. V i.99 al.; supra III 9, 14-5 -
456
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Bekk.547
NARRAZIONE CRONOLOGICA XIII,
8-9
459
propria esistenza, trascurano la vita terrena semplicemente come fosse spazzatura145. 8, 18. Costui, ne sono convinto, ebbe una fine beata. Il fi
glio146, assunto il comando paterno, entrò in Antiochia147 e arri vato da Il nella parte interna della Celesiria, ristabill lordine a Laodicea, che era in preda a lotte intestine e propendeva per gli lsniaeliti148; conquistò Berito149 senza alcuna fatica e sottomise moltissime altre città della Siria, che prima erario state soggette ai Latini e a quei tempi erano passate ai Saraceni. Ma, giunto a Tiro150 e assediata Acri151, tenuta dagli Ismaeliti, dopo essersi a lungo affaticato in nome di Cristo, anch'egli fini la vita laggiù152.
Il resto del suo esercito non ritenne di fare il viaggio di ritorno per la terraferma, avendo conosciuto la slealtà dei popoli attra verso i quali era passato; ma, disponendo di navi tonde153 che erano approdate a Tiro mandate dai loro C9,nnazionali di Occi dente, tornòin patria sano e salvo154.
9,
I.
In questo periodo non solo gli Alemanni fecero una spe
dizione contro i Saraceni che avevano occupato la Palestina e de vastato Gerusalemme, ma anche il re di Francia155 e il capo dei Germani armati di scure, che ora si chiamano lnglesi156, raccolte moltissime navi dalla Sicilia e dalla terraferma italica le riempiro no di frumento e altre vettovaglie e fecero rotta verso Tiro157; es si, infatti, nei loro raduni, tenevano questa città come arsenale e punto di partenza per la guerra contro i Saraceni. Senonché nep-
460 IO
XPONIKH l11HrH:EI:E
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Bekk.548
NARRAZIONE CRONOLOGICA XIII,
9
461
pure costoro riuscirono a cacciare i Saraceni dalla città santa, ma intrapresero la navigazione di ritorno verso i loro paesi, lasciando incompiuta l'opera che si erano proposta158. 9,
2.
Il re degli Inglesi durante la navigazione (verso la Pale
stina) sbarcò a Cipro, la conquistò e arrestò il suo. signore, o piuttosto il suo inumano e implacabile sterminatore, Isacco Com neno; dapprima lo tenne in catene, e poco dopo espulse dall'isola quell'empio facendone dono, come fosse un suo schiavo, a un suo connazionale159. Il re, quindi, arrivò in Palestina ma, lasciato a Cipro un esercito, vantava diritti sull'isola come fosse già sua e, mandandovi navi da carico, prendeva di Il i mezzi di sussistenza a titolo di tasse. Quando infine partl dalla Palestina, donò Cipro, ritenendola sua, al re che era a capo di Gerusalemme, affinché vi facesse i suoi soggiorni avendo ormai tregua dalle battaglie, dato che aveva deposto il proprio potere, e governasse i Ciprioti, come fossero stati da lui assegnati al sepolcro del Signore, e l'isola, co me fosse stata congiunta ai confini della Palestina160• Cosl stava no le cose.
[ILl '] TOMO:E TPITO:E TH:E BA:EIAEIA:E I:EAAKIOY TOT ArrEAOY
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XIV LIBRO TERZO DEL REGNO DI ISACCO ANGELO
1.
L'imperatore Isacco fondava la continuità della sua stirpe
su tre figli che gli erano nati da nozze precedenti1, due femmine e un maschio; la maggiore delle femmine, a tempo debito, la ton surò2 e la monacò3: trasformò con grande spesa la casa detta di Gioannitza in un luogo di meditazione femminile (aveva pensato
di farlo anche l'imperatrice Xene dopo la morte di suo marito, l'imperatore Manuele)4, consacrò la figlia a Dio come un'agnella, la destinò a quell'ovile e ve la collocò; laltra figlia la mandò in sposa al figlio del re di Sicilia Tancredi5, succeduto al defunto Guglielmo, quello che aveva portato guerra per terra e per mare ai Romani, come abbiamo in precedenza narrato6• Il figlio Ales sio7 lo educava quale erede al trono anche se, non figurandosi an cora la fine della sua vita e non temendo di perdere il potere, pro-
I, 1-2.• t7Cl
-
8Loi8oxofiv: cf. Apost.
8, 20
4 64
XPONIKH ,i.rnrm:u:
OUO XOtL 'tpLaXOll'tOt XPOllOUç iip!;u11 cXOLO''taX'tWç lxpTJO"µOÀ6jEL, W0'1tEp 'tÒ 0efo11 1tpOELOWç �OUÀTjµOt Ti 'tOÙç opouç 1t1jO'O'Wll &atu'tct> 'tijç �wijç, ouç o 0eòç l0E't0 1tatpiX 't'{j lo(qc l!;oua(qc. I Où µ611011 M o Bp0t11iXç 'AÀÉ!;Loç xatl o AuOòç 0e6· v.0.420 owpoç Xat'tèt 'tOU �OtO'LÀiwç 'tOU'tOU 1t'tEpllLO"µÒ11 lµEjaÀu110t11, &UiX xatl E'tEpoL �0taLÀEt0tç &atu'totç 1tEpm0dx0taL11 0110µ0t. atÙ· 'ttXOt rpoup� 1t0tp0tÒ( Òo-c0tL.
Bekk55J
2, 7·
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476
wv o• r:i1-'0tO'LÀEUç ' ELç ' 9uµov ' XOtL' µ&yet'ÀOt Bekk.556 1tEpL ÉOtU'tOU (j)Ot\l't0t�6µ&voç oòx Èx µLxp&ç µ6vov 1t0tp0tppL(j)ELaT)ç Àet�Tjç, &:ÀÀÒt x&:x µ6v71ç u1tovo(0tç Mon xett 'tijç 1t0tpa 'tLvwv daTJr�a&wç xetxwç hWEL 1tOÀÀouç. 'tÒv yàtp Koµv71vòv 'Avòp6vLxov ( Tjv ÒÈ oihoç 'AÀ&ç(ou 1t0t1'ç, ov BpuÉvvLOç o x0tta0tp XOtL "AV\/Ot lydvOt'tO � 9uya't7jp 'AÀEefou 'tOU I 1tpW'tWç Èx v.D.425 Koµv71vwv �0taLÀ&ua0tv'toç) Èv 'tctl XELpt�ELV 'tTJV 0&aa0tÀovL xÉwv &:px�v, daTJr11a0tµÉvou 'tLvÒç 'tijç �0taLÀEL0tç Èp&v xett XOLVOÀoyaa90tL 1tEpL 'tOU lpyou 'tctl 1tpWTjV O'E�OtO''tOXp(hOpL 'AÀ&ç( IIcx1tUXL� 7tpoa�cx(v&LV lµiÀÀoµ&v, wç &v 't, 'tO· 't& 1t&7tov9wç 'tL &v.9pwmvov l1tt auwo(cxç T)v xcxt U7t&yvocpou'to 'tÒ 1tp6aw1tov 8LOta&LV oùx I EJCWV 't xa.l 't'ÒV 'Av8p6VLXOV vD.428 ou't'wç 8L€.6e.'t'o, &À.Àà xa.l Kwva't'a.v't'!vov 't'Òv 'AamÉ.'t'1JV, U1tt; ElpTjxEtµEv, oùx 010' EL'tE 'tTjt; 7t. &U'
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•
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7tpot9E't0.
3,
1.
'Ot; 8È 'tÒt Xtua9T)CJOtV "CWV XOt"CÒt CJX01tOV. È1t&L8Tj "(Òtp 1tpouxwpT)C1&V èi; 1tOÀÙ "COU X,OtÀ&1tOU
17. µt-tetÀÀtuv b 1+ 11etp68w11 etÙÀéi>111 Pb 14. lxtiat VR 33-4. nÀfooY-ttç: lpyeta6µt1101 P 35. 11pow8t11x6-tet P 38. 11p6>-to11ç b I à:11et1µw-tì xetì 011tp�ciÀÀt111 -t&ç &xpetç V 39. 11poat111arij11et1 V: CNYtm· arijaet1 W 41. 11poaf11t-tet1 V
NARRAZIONE CRONOLOGICA XIV,
3
487
era avversa a che questi traversassero il fiume)64, lo costrinse a partire rapidamente di Il.
3,
2..
Risoltosi dunqu� a non tornare indietro per la strada fat
ta all'andata, nel tentativo di scovarne un'altra più breve, percor rendo la quale potesse scendere giù a Beroe65 attraverso le valli locali, perse la maggior parte dell'esercito ed egli stesso, se il Si gnore non fosse stato con lui, sarebbe andato ad abitare nelle di more dell'Ade. Infatti, mentre bisognava andare per la strada che in qualche punto si allargava permettendo il comodo passaggio
della cavalleria, Isacco andò a infilarsi con il suo esercito nel buco
di luoghi impraticabili e nella gola di sentieri montani. Vicino a quel luogo scorreva anche un rigagnolo di origine torrentizia66.
3, 3. All'avanguardia erano il protostràtore Manuele Camit za67 e Isacco Comneno, genero di quell'Alessio che in seguito di ventò imperatore68; alla retroguardia era il sebastocràtore Gia vanni Duca, zio paterno dell'imperatore69• La parte centrale del l'esercito, davanti al quale viaggiavano le salmerie e, fuori dei ranghi, la servitù al seguito, la guidavano lo stesso imperatore Isacco e il sebastocràtore Alessio, suo fratello. I barbari, che ap parivano da entrambi i lati di qu�ll'angusto passo, davano chiara: mente a divedere che avrebbero fatto qualcosa di terribile.
3, 4. Le truppe dell'avanguardia passarono senza combattere, perché i Valacchi non si .erano ancora piazzati nelle angustie della strada, e soprattutto perché questi giudicavano conveniente e uti le che i primi valicassero indenni le alture, mentre essi sarebbero andati a cozzare riuniti contro la parte centrale dell'esercito, in cui si trovava l'imperatore, la sua servitù e gli illustri parenti che
lo seguivano70• E non furono delusi nei loro piani. Infatti, quan-
19·2.0. t!
-
.Xv: cf. Ps. 93, 17
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v.D.442
NARRAZIONE CRONOLOGICA XIV, 7
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guenti. Se la spassava magnificamente ogni giorno, facendosi alle stire una mensa sibaritica116 e gustando gli intingoli più raffinati, ammonticchiando i pani e rendendo il banchetto un cespuglio di animali selvatici, una sfilata di pesci, un mare colore del vino. Di certo, a giorni alterni si concedeva al piacere dei bagni, fiutava essenze profumate e si aspergeva delle loro gocce, si agghindava e ornava di vesti fuori del comune a somiglianza di
un
tempio.
Quell'esteta era vanitoso come un pavone e non indossava due volte la stessa tunica: ogni giorno emergeva dalla reggia come uno sposo dal letto nuziale, come il sole dal mare bellissimo. 7,
2..
Gli piacevano i motti di spirito, lo conquistavano i
canti della dolce Musa e frequentava ometti che facevano ride re: per cui non sbarrava la reggia ai buffoni117, ai mimi, ai pa rassiti e ai musici. A queste cose sono legate generalmente I' eb brezza e la baldoria, tengono dietro dissoluti costumi sessuali e tutto ciò che rovina l'impianto buono e sano di un impero. Una
volta durante un pranzo disse: «Portatemi il sale (alas) »; stava
Il il mimo più spiritoso del tempo - si chiamava Calibura-: costui gettò lo sguardo sul gruppo di donne composto da concubine e parenti dell'imperatore, e disse: «Proviamo prima queste, impe ratore; solo dopo ordina che se ne facciano venire altre (al ias)! »118• A questa battuta tutti i presenti, donne e uomini, scop piarono a ridere; ma Isacco cambiò colore e, convincendo a sten-
7, 5-6. 1:p&11el;«Y l:u�acpC1:1llac: cf. Zenob. 5, 87 8. 116111:ov olv01Cac: cf. Hom. Il. II 613 al. IO. wç - vacoii: cf. Ps. 143, Il. II. a-coÀactç &e&ÀÀ01ç: cf. 2. Regn. 6, 14; supra V 6, 65-6 13. wcnttp - vuµ�Coç: cf. Ps. 18, 6 13-+ wç ijÀ1oç: cf. Hom. Od. III l; Nic. Chon. Or. 4, p. :z.6, 19-:z.o; 9, p. 99, 2.4-5 15-6. &11acÀijç MouV l::o- v.D.445