Choerili Samii reliquiae

Introduzione, testo critico e commento.

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Italian, Greek Pages 160 [182] Year 1979

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Choerili Samii reliquiae

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HELIKON

DI TRADIZIONE E CULTURA CLASSICA DELL'UNIVERSITÀ DI MESSINA

TESTI

e STUDI

13

CHOERILI SAMII Reliquiae Introduzione,

testo critico

e commento

a cura di P. RADICI COLACE

“L’ERMA”

DI BRETSCHNEIDER ROMA

BIBLIOTECA RIVISTA

pi HELIKON

DI TRADIZIONE E CULTURA CLASSICA DELL'UNIVERSITÀ DI MESSINA

TESTI

E STUDI

13

CHOERILI SAMII Reliquiae Introduzione, testo critico

e commento

a cura di P. RADICI COLACE

«L'ERMA» DI BRETSCHNEIDER ROMA

ad Anthos Ardizzoni

PREMESSA

L'idea di preparare una nuova edizione dei frammenti di Cherilo di Samo mi è stata suggerita dal Prof. Enrico Livrea cinque anni orsono. La pubblicazione, mentre era in corso il presente lavoro, del volume di Häussler sull’epica storica riconferma l'attualità dell'interesse verso il problema e l'utilità di una rilettura dell'opera di Cherilo. Al Prof. Enrico Livrea esprimo, pur conscia dell’inadeguatezza di queste parole, la più viva riconoscenza per avermi assistito nel corso del laborioso cammino,

sempre

prodigo di suggerimenti preziosi e stimolanti consigli. Quanto io abbia imparato dal Prof. Anthos Ardizzoni, nella lunga consuetudine di allieva e collaboratrice,

non è

cosa che si possa dire nelle poche righe di una prefazione. Sento inoltre il dovere di ringraziare il Prof. G. Aurelio Privitera,

il Prof.

Mario

Attilio Levi ed il Prof.

Ugo

Bianchi per aver voluto discutere con me alcuni problemi, gratificandomi del loro esperto parere. Al Prof. Antonio Mazzarino,

che mi ha dato l'onore di

accogliere questo volume nella Collana di Studi da lui diretta, va la mia più viva gratitudine, nella speranza di non essere indegna della fiducia accordatami. P.R.C.

VII

BIBLIOGRAFIA

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CoLace

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Sam.

fr.

4 Naeke

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der

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= A Nauck

Tragicorum

Graecorum

Fragmenta

Lipsiae

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(rist. Hildesheim 1964, con Supplementum a cura di B. SNELL) Powell = Collectanea Alexandrina ed. I. U. PoweLL Oxonii 1925 RICHARDSON = N. J. RicHARDSON The Homeric Hymn to Demeter Oxford 1974

x

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N.B.

Questa bibliografia non ha alcuna pretesa di completezza. Nel corso del lavoro sono infatti citate molte opere che qui non sono elencate.

XI

INTRODUZIONE

Assumendolo a simbolo della crisi determinata dal passaggio da una cultura prevalentemente orale ad una cultura di comunicazione scritta, PAVESE ha fregiato il frontespizio di un suo volume con la citazione di Choer., fr. 1. 1, nel quale il rapsodo «verso la metà del quinto

secolo lamenta il declino della poesia tradizionale in versi nostalgici»!. Dal momento che è proprio Cherilo di Samo ad avvertire questa sensazione di crisi e ad esprimerla nel proemio della sua opera, è legittimo porsi il problema della funzione e del ruolo di una poesia epica nel V sec., quando la figura del rapsodo itinerante sopravviveva come

retaggio di un'età ormai tra-

montata, e si instaurava un nuovo tipo di rapporto, che modificava in parte gli atteggiamenti e gli schemi di una letteratura orale. Se la «performance» continuava ad es-

sere quella tipica dell’epica tradizionale, variava però la tecnica compositiva, non più affidata all'improvvisazione. Anche

! C. O.

se quanto sostiene TURNER?

Pavese Tradizioni

e generi

poetici

della

circa l’entità

Grecia

arcaica

Roma 1972, pp. 212-3. Per il motivo del «lamento », destinato a diventare «ein Leitmotiv aller Kulturerben bis auf unsere Tage», si rimanda ad HAUSSLER pp. 72-4. 2 E. G. TURNER! libri nell'Atene del V e IV secolo a. C. trad. it. in Libri, editori e pubblico nel mondo antico a cura di G. Cavallo, Roma-

XIII

ed il ruolo della cultura libraria nell’Atene del V sec.

non è sufficiente a dimostrare il tramonto della comunicazione

orale?,

è probabile

che

la sensazione

di crisi

espressa nel proemio dei Persica vada riferita, oltre che alla difficoltà relativa all'inventio della materia‘, anche alla sensazione di essere uno degli epigoni della grande

tradizione trovato a strato dal Antimaco

epica di stampo omerico. E che Cherilo si sia vivere e ad impersonare questa crisi, è dimofatto che soltanto una generazione più tardi di Colofone intitola significativamente una

sua opera Deltoi, sottolineando così un rapporto diverso

con il pubblico, che diventava sempre meno di ascoltatori

e sempre più di lettori.

È chiaro d'altra parte che l’invidia di Cherilo verso il Μουσάων θεράπων d'altri tempi, felicemente sperduto in un ἀχήρατος ... λειμών e la dichiarazione di non poter spingere un νεοζυγὲς ἅρμα, mentre lo introducono, giustificano

la scelta di un tema nuovo, di scottante attualità, le Guerre Persiane”. Ma fino a che punto l'argomento non presentava, Bari 1975, pp. 9-24. Vd. anche R. PFEIFFER Storia della filologia classica dalle origini alla fine dell'età ellenistica trad. it., Napoli 1973, pp. 74-84. 3 Vd. E. A. HaveLock Cultura orale e civiltà della scrittura. Da Omero a Platone trad. it., introd. di B. Gentili, Roma-Bari 1973, p. 268 n. 7, p. 269 n. 8, G. CERRI Il passaggio dalla cultura orale alla cultura di comunicazione scritta nell'età di Platone « QUCC » 8, 1969, pp. 119-33, M. I. FiNLEY Censura nell'antichità classica «Belfagor» 32, 1977, pp. 612-4. Per i problemi di tecnica poetica, inerenti alla natura orale dell’epica arcaica, vd. R. Di Donato Problemi di tecnica formulare e poesia orale nell'Epica greca arcaica « ASNP» 38, 1969, pp. 243-94. 4 In tal senso sembra essere stato inteso il fr. 1 dalla tradizione (vd. Comm. ad loc.). Tra gli iniziatori dell'epos encomiastico Cherilo è posto da A. Pertusı Giorgio di Pisidia Poemi I. Panegirici Epici «Stu-

dia Patristica et Byzantina» Heft 7, Ettal 1960 p. 32. 5 Elenchi delle fonti greche riguardanti le Guerre persiane si trovano in A. HAUVETTE Hérodote historien des guerres médiques Paris

XIV

pur nella sua indubbia essenza storica, tutti gli elementi che ne giustificavano il legittimo inserimento tra i temi tradizionali del repertorio letterario? Già Erodoto era costretto a mi-

surarsi con una vulgata‘ imbastita intorno al sentimento di

1894, pp. 1-89, G. GorrLigB Das Verhältnis der ausserherodoteischen Uberlieferung zu Herodot Diss. Frankfurt-Bonn 1963, 42-58. Sulle fonti greche e romane vd. N. WEckLEIN Über die Tradition der Perserkriege

« SBAW », 5, 1876, pp. 239-314, A. GoBINEAU Histoire des Perses d'après les auteurs orientaux, grecs et latins Paris 1869, A. CALDERINI Le fonti per la storia antica greca e romana Milano I, 1947, pp. 92-6. Per le fonti romane si veda anche M. Mocci Le guerre persiane nella tradizione letteraria romana « CS» 9, 1972, pp. 5-52. Offrono una panoramica degli autori di Persica Jacopy III c, pp. 364-547, J. B. Bury The ancient

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1-17, N. Austin The Greek Historians New York

1969, M. GRANT The Ancient Historians New York 1970, R. Drews The Greek Accounts of Eastern History Cambridge Mass. 1973, T. S. BRowN The Greek Historians Lexington 1973. 6 Un'opera come il De Herodoti malignitate dello Ps-Plutarco, il

cui nucleo centrale « verte sulla mancata adesione erodotea ai motivi della 'vulgata' sulle guerre persiane» (G. NENCI Introduzione alle guerre persiane e altri saggi di storia antica Pisa 1958, p. 98) non si

spiegherebbe infatti se non alla luce di un contrasto essenziale tra l'opera di Erodoto e la «vulgata». Lo stesso atteggiamento ha determinato la damnatio capitis della Presa di Mileto di Frinico (vd. infra n. 9); una versione dei fatti contrastanti con la tradizione più affermata si ritrova anche in Platone, vd. M. Mocci La tradizione sulle

guerre persiane in Platone

« SCO» 17, 1968, pp. 213-26. Che le Guerre

Persiane abbiano avuto un ruolo determinante nello stimolare una letteratura storiografica, di cui le Storie di Erodoto «are the earliest surviving Greek account of Eastern history» (DREWs, (cit. n. 5), p. 20), non il primo in senso assoluto, è dimostrato dalla fioritura di opere, intitolate Persica, cui legarono il proprio nome Dionisio di Mileto (per la cui datazione vd. M. Mocci Autori Greci di Persiká. I: Dionisio di Mileto « ASNP» 2, 1972, pp. 439-42), Carone di Lampsaco (vd. M. Mocci

Autori di Persikd. II: Carone di Lampsaco « ASNP » 7, 1977, pp. 1-26), El-

XV

superiorità del greco nei confronti del barbaro ed all'interesse concreto e contingente dei sostenitori di una politica antipersiana. A ciò è da aggiungere che l'esaltazione del successo, ricucendo un quadro « sempre più ricco di topoi» de-

generava «in una rappresentazione del passato enfatica,

oleografica e convenzionale»? Questo atteggiamento dei Greci nei confronti di un fatto storico, destinato a diventare sempre meno storia e sempre più mitologia, a cominciare dagli epigrammi celebrativi dei caduti di Maratona?, è determinante per comprendere l'assunzione dell'argomento a tema tragico (Eschilo e Frinico)?, epico (Empedocle e Che-

lanico di Mitilene. Sui motivi che stimolarono la produzione di queste

opere, si veda Cun. GLOMBIOWSKI Quid et qua ratione logographi Graeci terras populosque orientales descripserint

« Meander»

16. Sul significato di Persica, che DnEws (cit. n. 5) p.

27, 1972, pp.

1-

159 n. 46, identi-

fica tout court con «Persian Wars», si vedano Bury (cit. n. 5) pp. 22-3 e Mocai (Carone cit. supra) p. 23 n. 105, che propende invece a dare il

significato « per adoperare le parole dello stesso Drews ... di Persian affairs o di histories of Persia». 7 NENCI (cit. n. 6) p. 43. 8 Sull'argomento si vedano

from the Persian Wars «Hesperia»

F. Jacopy Some

athenian

Epigrams

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Literatur Diss. Greifswald 1940 e da W. Kignponr Erlebnis und Darstellung der Perserkriege « Hypomnemata » Heft 16 Góttingen 1966, vd. anche HáussLER, pp. 67-8. Secondo Drews (cit. n. 5) p. 134 «The trage-

dians, Phrynichus and Aeschylus, were the first to recognize that this Great Event was just as legitimate a literary theme as were the scraps

XVI

rilo)'?, comico (Epicarmo)!!, ed a giustificarne la presenza nella poesia elegiaca (Teognide)'? e lirica (Pindaro e Timoteo)? e nella produzione artistica!4.

from Homer ». Oltre alla Μιλήτου “Adwots, il cui scottante tema valse a

Frinico la damnatio capitis, il tragediografo mise in scena le Fenicie, di argomento analogo ai Persiani di Eschilo (cfr. A. W. VERRALL The part of Phrynichus in the «Persae» of Aeschylus «PCPhS» 1908, pp. 13-5, F. StoEssL Die Phoinissen des Phrynichos und die Perser des Aischylos « Mus. Helv.» 2, 1945, pp. 148-65, A. E. WARDMAN Tactics and the Tradition on the Persian Wars «Historia» 8, 1959, pp. 49-60. Sul background

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« AJPh»

73,

1952,

p.

116,

A. J.

PopLECcKI

The

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ne

«I

Persiani»

di

Eschilo

«AIV»

128,

1969-70,

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M. A. Levi Una lettura storiografica: i «Persiani di Eschilo in Studi per F. Rittatore Vonwiller Como 1979 (in corso di stampa). Per la presenza dei barbari nella tragedia greca, si rimanda a H. H. Bacon Barbarians in Greek Tragedy New Haven 1961. 10 Oltre a Cherilo di Samo, anche Empedocle scrisse un poema intitolato Persica (cfr. Diog. Laert. 8. 57 = Emp. 31 A 1 Diels-Kranz); vd. HAUSSLER, p. 68, n. 141.

11 Ad Epicarmo è attribuita una commedia intitolata Πέρσαι (fr. 111 Kaibel). 12 Cfr. E. L. HiGHBARGER Theognis and the Persian Wars

« TAPhA»

68, 1937, pp. 88-111.

13 Timoteo scrisse siano è presente anche tude de Pindare pendant J. H. FiNLEY JR. Pindar pp.

121-32,

G. Mzavris

un nomos, intitolato / Persiani. Il tema pernella poesia pindarica, cfr. I. CH. Even L'attiles guerres Médiques «Et. CL» 26, 1958, pp. 41-9, and the persian invasion «HSPh» 63, 1958, Pindare

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Dorien

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Sul processo di idealizzazione che si verificó anche nel campo delle arti figurative, si rimanda a C. RoBERT Die Marathonschlacht in der Poikile und weiteres über Polygnot Halle 1895, A. von SaLıs Die Kunst

der Griechen Leipzig 1919, p. 80, KiERDORF (cit. n. 9) p. 91 n. 1, DREWS (cit. n. 5) p. 163 n. 69.

XVII

E che le Guerre Persiane fossero destinate ad assumere via via i contorni di una lotta epica, in cui il topos dell'antagonismo tra Oriente ed Occidente!5 e della supremazia del greco sul barbaro trova la sua giustificazione mitologica già nella guerra di Troia, é dimostrato dal fatto che, come nel caso di miti consolidati, esse

si

prestarono per tutto il corso della storia greca ad essere riproposte e ripresentate, secondo angolature, con tagli e contenuti

diversi,

dettati di volta in volta dall'occa-

sione e dalla finalità, secondo un procedimento strumentale di solito impiegato a carico del materiale mitologico eroico. Da qui la ricomparsa ciclica dell'argomento. La spedizione dei Diecimila alla fine del V sec. determina un ripescaggio del tema delle Guerre Persiane, di cui é indice la rifioritura di Persica ad opera di Ctesia

di

Cnido!$,

Dinone

di

Colofone",

Eraclide

di

15 Per i rapporti tra l'Oriente e la Grecia, cfr. J. JOTHNER Hellenen und Barbaren Leipzig 1923, P. RoussEL La Grèce et l'Orient des guerres médiques à la conquéte romaine Paris 1928, S. MazzaniNo Fra Oriente e Occidente.

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DMAN The Greeks overseas Harmondsworth 1964, E. WıLL.C. MosseP. Goukowskv Le Monde Grec et l'Orient Paris 1972. Alla tematica dell’antitesi greco-barbaro sono dedicati H. ScHwaBL Das Bild der fremden Welt bei den frühen Griechen in Grecs et barbares Genéve Fondation Hardt 1962, pp. 1-36 ed H. DiLLER Die Hellenen-Barbaren-Antithese im Zeitalter der Perserkriege in Grecs et barbares Genéve Fondation Hardt 1962, pp. 37-82. 16 FGrHist 688 Jacoby. Su Ctesia vd. J. BiGwoop Ctesias of Cnidos Diss. Harvard University 1964, W. F. Konic Die Persiká des Ktesias von Knidos

« AOF»

Beih. XVIII, Graz

17 FGrHist 690 Jacoby.

XVIII

1972.

Cuma!*, Questo lontano avvenimento storico diventa ricorrente nelloratoria attica del IV sec, nel contesto della lotta tra antimacedoni e sostenitori di Filippo II di Macedonia?. E se per Isocrate nel Panatenaico e nel Pa-

negirico il ricordo delle Guerre

Persiane

rappresenta

un'ottima occasione, di sicuro effetto sull'uditorio, per

costruire l'immagine di un Filippo II paladino della Grecia contro la Persia??, per Demostene invece esse sono

una pericolosa mitologia che viene riproposta per nascondere le vere mire del programma filomacedone, in-

gigantendo un pericolo che nel IV sec, non era piü tale?!. Nell'ambito di un rinnovato interesse per l'impero persiano, la cui manifesta decadenza doveva presentarsi come un miraggio per i Greci desiderosi di espandersi oltre Egeo, la spedizione di Alessandro favorisce una rifioritura del tema, e quanto in questo revival incidesse il ricordo delle Guerre Persiane é attestato dalla composizione di ben due tragedie omonime, una di Moschion”, l'altra di Filisco?3, dal significativo titolo 18 FGrHist 689 Jacoby.

19 Vd., oltre a F. W. ScHLATTER Salamis and Plataea in the Tradition of the Attic Orators Diss. Princeton 1960, M. PavaN Il momento del

«classico» nella Grecità politica Roma 1972, p. 114: le glorie «... delle Guerre Persiane erano un tema d'obbligo opportuno per la pubblici-

stica delle varie tendenze politiche, nianza l'oratoria dell’epoca». 20 Contro queste celebrazioni si tone ... (cit. n. 6) pp. 225-6). 21 Dem. Phil. 4. 33 Οἶμαι δεῖν... πολλάχις ἡλαττώθητε. Ὁ δὲ βάρβαρος᾽

di cui fa altresi buona testimoscaglia Platone (vd. Mocoi Plaτὴν ἀβελτερίαν ἀποθέσθαι, δι’ ἣν καὶ “O χοινὸς ἅπασιν ἐχθρός᾽ xai

πάντα τὰ τοιαῦτα. Per la posizione di Demostene tra Persia e Macedo-

nia si rimanda a Discorsi e Lettere di Demostene a cura di L. CANFORA I, Torino

1974, p. 54.

22 Fr. 97 F 1 Snell.

23 89 T S Snell.

XIX

Temistocle. Le guerre condotte da Eumene e da Attalo I (269-197 a. Chr.) contro la Persia furono argomento della Perseide di Museo di Efeso?*. Non è certo un caso che le Guerre contro i Parti coincidano con una ripresa del tema persiano (Critone di Pieria, Diogene, Diocle, Batone di Sinope, Agatarchide di Samo, Farnuco di Ni-

sibi)^. L'esaltazione delle vittorie del marito contro i Persiani stimolò la composizione di Persica da parte di Eudocia, sposa di Teodosio II (V sec. d. Chr.)?* né ai Per-

sica di Colluto di Licopoli dovette essere estranea la spedizione contro la Persia sostenuta dall'imperatore Anastasio?’. Le campagne condotte dall'imperatore Eraclio

contro la Persia nella I metà del VII sec. offrirono materia di poesia a Giorgio di Pisidia?, cui la presente situa-

zione rievoca ancora il ricordo di Serse e della hybris persiana”. Quale sarà stato il taglio dato da Cherilo ai suoi Persica? Nè le scarne notizie biografiche nè i pochi fram-

menti superstiti valgono ad illuminare questo aspetto, anche se la presenza del poeta al seguito di Lisandro

24 Suida u 1296 Adler s. v. Μουσαῖος. 25 Critone di Pieria (FGrHist 277 T 1 Jacoby) scrisse due opere Περὶ τῆς ἀρχῆς τῶν Maxedovwv e Ilepoıxa, di cui JacoBy III A, p. 361 dice: «aber sie können in Traians Zeit aktuell sein, wenn sie Parthergeschichte enthielten». Opere di argomento persiano scrissero in questo periodo anche Diogene (FGrHist 692 F Jacoby), Diocle (FGrHist 693 F Jacoby), Batone di Sinope (FGrHist 268 T 1 Jacoby),

Agatarchide di Samo

(FGrHist 284 F 1 Jacoby), Farnuco di Nisibi

(FGrHist 694 F Jacoby). 26 Socrat. Hist. eccl. 7. 21. 27 Suida x 1951 s. v. Κόλουθος = FGrHist 696 F 35 Jacoby. 28 Exp. Pers. I, II, III. 29 Exp. Pers. 2. 303-26.

XX

(vd. T 4) incoraggerebbe a proiettarne l'opera su uno sfondo filolacedemone. Ma il silenzio delle fonti non deve essere sostituito dalla nostra fantasia: « l'invenzione non è un surrogato della documentazione »?°,

30 PFEIFFER (cit. n. 2) p. 236, vd. HAussLER p. 78: «Sicher ist nur dies: mit seinem Griff nach der Geschichte sind die Dinge in Fluss gekommen».

XXI

TESTIMONIA DE CHOERILI SAMII VITA ET SCRIPTIS

1 - Suid. x 595 s.v. Χοιρίλος (ed. A. Adler [Leipzig 1935] 4, p.834). Σάμιος, τινὲς δὲ Ἰασέα, ἄλλοι δὲ ‘A)ixapvacta ἱστοροῦσι. γενέσθαι δὲ κατὰ Πανύασιν τοῖς χρόνοις, ἐπὶ δὲ τῶν Περσικῶν, ὀλυμπιάδι οε΄ (480-77), νεανίσχον ἤδη εἶναι. δοῦλόν τε Σαμίον τινὸς αὐτὸν γενέσϑαι, εὐειδῆ πάνν τὴν ὥραν : φυγεῖν τε EX Σάμον καὶ Ἡροδότῳ τῷ ἱστορικῷ παρεδρεύσαντα λόγων ἐρασϑῆναι οὗτινος αὐτὸν καὶ παιδικὰ γεγονέναι φασίν. ἐπιϑέσϑαι δὲ ποιητικῇ καὶ τελευτῆσαι ἐν Μακεδονίᾳ παρὰ ᾿Αρχελάῳ, τῷ τότε αὐτῆς βασιλεῖ. ἔγραψε δὲ ταῦτα - τὴν ᾿Αϑηναίων νίκην κατὰ Ξέρξον - ἐφ οὗ ποιήματος κατὰ στίχον στατῆρα χρνcouv ἔλαβε xai σὺν τοῖς Ὁμήρον ἀναγινώσχεσναι ἐψηφίσϑη: Λαμιαχά. καὶ ἄλλα τινὰ ποιήματα αὐτοῦ φέρεται. 1 τινὲς δὲ Ἰασέα ad iuniorem rettulit Naeke, cf. Steph. Byz. s.v. Ἴασος 4 ἤδη om. SC 5 cel γε S 6 παρεδρεύσαντι GF

7 où

τινες

Latte

8 ποιητικῶς

S:

ποιητικὸν

τικὴν C 10 ἐφ᾽ οὐ-ἔλαβε ad Iasensem rettulit Naeke μιαχκά ad Iasensem rettulit Naeke : Σαμιαχά Daub.

2 -- Eudoc.

Viol.

1012

(ed.

I. Flach

[Lipsiae

F: nom

12 Aa-

1880]

p. 742) Kai Erepog Χοιρίλος, Σάμιος, κατὰ δέ τινας Ἰασεὺς ἢ Ἁλικαρνασσεύς. γέγονε δὲ χατὰ Πανύασιν τοῖς χρόνοις. ]

[ἔγραψε

δὲ

ἐπιστολὰς

πολλὰς

xai

ἐπιγράμματα

καὶ

χωμῳδίας!. ἔγραψε - χωμῳδίας om.S.

3 - Phot. Lex. s.v. Σαμιακὸν τρόπον (ed. S. A. Naber [Leiden 1864-65] 2, p. 143) ...ὡς Χοιρᾷλ.ος (Χοῳύίλοχος cod.) ὁ Σάμιος.

4 — Plut. Lys. 18.7 (ed. R. Flaceliere - É. Chambry [Paris 1971] 6, p. 196) Τῶν δὲ πονητῶν Χοιρίλον μὲν ἀεὶ περὶ αὑτὸν εἶχεν ὡς χοσμήσοντα τὰς πράξεις διὰ TOU τικῆς, ᾿Αντιλόχῳ δὲ ποιήσαντι μετρίους τινὰς εἰς αὐτὸν στίχους ἡσδεὶς ἔδωχε πλήσας ἀργυρίον τὸν πῖλον. (8)

᾿Αντιμάχου Ἡρακλεώτον

δὲ τοῦ

Κολοφωνίον

ποιήμασι

xai

Λυσάνδρεια.

αὐτοῦ τὸν Νικήρατον ἐστεφάνωσεν, ἀχϑεσϑεὶς ἠφάνισε τὸ ποίημα.

Νικηράτον

τινὸς

διαγωνισαμένων



ET

δ᾽ ᾿Αντίμαχος

5 — Athen. Deipn. 8.345 d (ed. C. Β. Gulick [London 1930] 4, p. 64) ἼΙστρος (334 F 61 Jacoby) δέ φησι Χοιρίλον τὸν ποιητὴν Tap Apyeddov τέσσαρας μνᾶς ἐφ ἡμέρᾳ λαμβάνοντα ταῦτα καταναλίσχειν εἰς ὀψοφαγίαν γενόμενον ὀψοφάγον. 6 -- Marcell. Vita Thuc. 29 (ed. I. B. Alberti [Romae

1972] 1, p.7) συνεχρόνισε (324 F 57 Jacoby) È, ὥς φησι Πραξιφάνης Ev τῷ περὶ ἱστορίας, Πλάτωνι τῷ χωμιχῷ, ᾿Αγάϑωνι τραγικῷ, Νικηράτῳ ἐποποιῷ xai Χοιρίλῳ καὶ Μελανιππίδῃ, (30) καὶ ἐπεὶ μὲν ἔζη ᾿Αρχέλαος, ἄδοξος ἦν ὡς ἐπὶ πλεῖστον. 2

7 — P. Oxy.

1399 (ed. B. P. Grenfell-A. S. Hunt

don 1915] 11, p.245) Μηδικά - Περσίικά.

Xotü.ou

ποιήματα

[Lon-

Βαρβαρικά -

8 -- Herodian. II. μον. λέξ. 13. 4 (ed. A. Lentz [Lipsiae

1868] 3, 1.2, p. 919) ὁ Y οὖν Xotpiog ἐν a’ Περσικῶν «παρὰ-μελίσσαις » δ΄} Meineke.

9 — Strab. 7.3.9 (ed. H. L. Jones [London - New York

1924] 3, p. 206) "Egogog (70 F 42 Jacoby) δ᾽ & τῇ τετάρτῃ μὲν τῆς ἱστορίας...

διαβάσει τῆς νομίμων ».

καλεῖ δὲ καὶ Χοιρῶοον, εἰπόντα ἐν τῇ

σχεδίας,

3 Δαρεῖος errorem

ἣν ἔζενξε

Δαρεῖος

«Μηλονόμοι-

Strabonis iud. Naeke: adiecta ab interpola-

tore Kramer.

10 - Arist. Rhet. 3. 14, p. 1415 a 1 (ed. R Kassel [Bc-

rolini - Novi Eboraci 1976] p. 182) ἔτι δ᾽ ἐκ τῶν δικανικῶν

προοιμίων - τοῦτο δ᾽ ἐστὶν EX τῶν πρὸς τὸν ἀκροατήν, εἰ περὶ παραδόξον λόγον ἢ περὶ τεϑρυλημένου πολλοῖς, ὥστε

συγγνώμην ἔχειν, οἷον Χοιρίλος - «νῦν-δέδασται». 11a - Arist. Top. 8.1, p. 157 a 14-6 (ed. W. D. Ross [Oxonii 1958] p. 167) Eis δὲ σαφήνειαν παραδείγματα xai παραβολὰς οἰστέον, παραδείγματα δὲ οἰχεῖα, xai ἐξ ὧν

ἴσμεν, οἷα Ὅμηρος, μὴ οἷα Χοιρῶλος. 11 b - Eust.

Batavorum

1971]

176.34 (ed. M. Van

1, p.271)

κακία

der Valk

γὰρ

[Lugduni

παραβολῆς

τὸ 3

ἄγνωστον καὶ ἀσύνηϑες, εἰς ὃ ai τοῦ Xoupid.ov κακίζονται παραβολαΐί, διότι οὐδὲ διδασχαλικχὴ ἡ τοιαύτη ἐστὶ παραβολή.

12 - Procl. in Plat.

Tim.

21

(ed. E. Diehl

[Lipsiae

1903-6] 1, p. 90) eınep γάρ τις ἄλλος καὶ ποιητῶν ἄριστος χριτὴῆς ὁ Πλάτων, ὡς καὶ Λογγῖνος συνίστησιν. Ἡρακλείδης γοῦν ὁ Ποντιχός (fr. 6 Wehrli) φησιν, ὅτι τῶν Χοιρίλου τότε εὐδοχιμούντων, Πλάτων τὰ ᾿Αντιμάχον προυτίμησε xai αὐτὸν ἔπεισε τὸν Ἡραχλείδην εἰς KoXoφῶνα ἐλϑόντα τὰ ποιήματα συλλέξαι τοῦ ἀνδρός. 13 — Crat.

Anth.

Pal.

Page [Cambridge 1965] 1, πολὺ λείπεται, ἀλλ᾽ ἐπὶ πᾶσιν στόματος, / καὶ χατάγλωσσ᾽ Φιλητᾶ / ἀτρεχέως ἴδει - καὶ

11.218

(ed.

A, S. Ε. Gow-D. L.

p.76) Χοιρίλος ᾿Αντιμάχον / Χοιρίλον Εὐφορίων εἶχε διὰ ἐπόει τὰ ποήματα, χαὶ τὰ γὰρ Ὁμηρικὸς ἦν.

TESTIMONIA DUBIA

1 — Athen.

Deipn.

4.164 c (ed.

Gulick

2, p.246)

=

Alex. fr. 135.5-7 Kock Ὀρφεὺς ἔνεστιν, Ἡσίοδος, τραγῳδίαι, / Χοιρίλος, Ὅμηρος, Ἐπίχαρμος, συγγράψματα / παντοδαπά.

1 Cfr. HuxLEv, p. 25: «Since Choirilos is distinguished from τραγῳδία, our Samian poet, not the Athenian, seems to be the author named here ».

4

2 -- Herm. Comm.

in Plat. Phaedr. 245 a (ed. P. Cou-

vreur [Paris 1901] p. 98) Ti γὰρ ὅμοιον ἡ Xowiou Καλλιμάχον ποίησις πρὸς τὴν Ὁμήρον ἢ Πινδάρον;

καὶ

2 Sembra difficile allineare questa testimonianza, che CHRUSIUS s.v. Choirilos 5, in RE. 3 (1899), col. 2362 attribuisce senz'altro a Che-

rilo di Iaso, con quella di Philod. Poem. HV? 6.174.4 = p. 87.5 sgg. Sbordone, chè altrimenti bisognerebbe annoverare anche Callimaco tra i poeti «πονηροί». Invece qui, come ha osservato KosTER, p. 19, pare si

tratti piuttosto della differenza tra «technischer» ed «inspirierter», che discenderebbe dalla tradizione platonica: « Das ist ein Urteil aus der platonischen Tradition, die bekanntlich dem Choirilos den Antimachos

vorzog». Vd. anche

HAussLER

p. 73, n. 159 e il mio com-

mento al fr. 1, v. 3. Sulla possibilità di inserire tra le testimonianze dubbie anche Hesych. vit. Arist. p. 87 Düring = Arist. frg. p. 16, 144 Rose, vd. HuxLEy p. 20, SNELL p. 67.

BIOGRAFIA

La confusione agevolata dalla omonimia tra i vari «Cherilo»? si riflette nelle informazioni sul luogo di nascita fornite da Suida (T 1) e da Eudocia (T 2), che si articolano su tre direttive: Samo, Iaso, Alicarnasso. Il Cherilo poeta epico, autore dei Persica, come inequivocabil-

mente risulta da Fozio (T 3) è il samio*. L'origine samia è del resto ricostruibile anche dal luogo plutarcheo (T 4), dove,

benché

non

sia fatto esplicito

riferimento

alla patria del Cherilo che seguì Lisandro, è incontestabile il legame del poeta con l'ambiente samio. Infatti in

Plut. Lys. 18.5 = Duride 76 F 71 Jacoby è messa in risalto l'ammirazione nutrita dai cittadini di Samo nei confronti di Lisandro; successivamente, ib. 18.6, vengono ri-

cordate le feste lisandree’; infine, ib. 18.7, è data notizia

della presenza di Cherilo al seguito di Lisandro. Di un Cherilo originario di Iaso, oltre alla confusa menzione

Stefano

di Suida

Bizantino*.

(T 1) e di Eudocia

NAEKE,

p.32,

(T 2), dà notizia

prospetta

fuggevol-

3 Vd. infra, pp. 8-9. 5 Vd. fr. 6. 5 Vd., per il rapporto tra Lisandro e Samo, anche Athen. 15.696 e = Durid. 76 F 26 Jacoby. Per la confutazione dell'esistenza di un «Choerilus Lysandri» diverso dal «Choerilus Samius», cfr. NAEKE, pp. 46-50.

6 Steph. Byz. s.v. "Iacog : πόλις Καρίας Ev ὁμωνύμῳ νήσῳ xeuiévn, ἡ xai ὀξυτόνως λεγομένη. ὁ πολίτης αὐτῆς ᾿Ιασεύς, ap’ οὗ Χοιρίλος ἐὼν

Ἰασεύς.

mente l'ipotesi che possa trattarsi di un caso di binomia

(«Inter veteres poetas non unus duplex a mutata patria cognomen nactus est»)', per giungere ad escludere, sulla base di altre motivazioni, tale identità. A Cherilo di Iaso sono da riferire le testimonianze di Orazio®, dello

? La stessa persona

sarebbero

per J. MEunsius

Hesychii Milesii

viri illustris opuscula Lugduni Batavorum 1613, p. 220, il Cherilo di Samo e lo Iaseo: «Choerilli duo fuere; unus Atheniensis, alter Samius... Et is ipse est, quem Iassium dicit Stephanus in ἴασσος ». Vd. anche p. 221: «scripsit quoque laudem Alexandri Magni, et pro singu-

lis versibus singulos Philippeos accepit». Non ha dubbi nell'identificare nel Cherilo oraziano il comes di Alessandro Magno

C. O. BRiNK

Horace on Poetry. The 'Ars Poetica' Cambridge 1971, p. 365: « For C., one of the highly paid court poets of Alexander of Macedon, had entered the ancient tradition as un undoubted competitor for the position of pessimus poeta ». À Cherilo di Iaso viene attribuita, oltre alla composizione di un poema intitolato Λαμιαχά (vd. p. 13, n. 26), la versione dell'epigramma posto sulla tomba del re assiro Sardanapalo (vd. Dun. TZER p.99, KinkEL pp. 308-10, F 153a Jacoby; la bibliografia antica sull'argomento é in NAEKE p. 199 sgg.). Sulle varie redazioni dell'epi-

gramma e sulle fonti che lo tramandano, vd. B. Niese De Sardanapalli epitaphio Breslauer Programm, Sommersemester

1880, E. MEYER Sar-

danapals Grabschrift in Forschungen zur alten Geschichte I, Halle 1892 (rist. Hildesheim 1966), pp. 203-9. Recentemente R. Drews Herodotus' other «logoi» « AJPh» 91, 1970, pp. 187-8, riprendendo un articolo di P. Corssen Das angeblich Werk des Olynthiers Kallisthenes über Alexander den Grossen «Philologus » 74, 1917, pp. 42-54, ha rimesso in discussione la paternità dello Iasense. Ma alle argomentazioni prodotte si puó ancora rispondere con NAEKE pp. 205-6, 207, 211. Vd. anche Hv. XLEY p. 26, n. 59. 8 Cfr. Hor. Ars Poet. 357-9 sic mihi qui multum cessat fit Choerilus ille, / quem bis terve bonum cum risu miror, et idem / indignor quandoque bonus dormitat Homerus, Ep. 2.1.232-4 Gratus Alexandri regi Magno fuit ille / Choerilus, incultis qui versibus et male natis /

rettulit acceptos, regale nomisma, Philippos. Cfr. 153 F 10 Jacoby.

8

scoliaste ad Orazio?, di Porfirione!?, e di Filodemo!!, che lo classificano,

per usare

le parole

del BRINK",

tra i

«πονηροί, mali poetae, of the epic genre» , in confronto ad Omero, «ἄριστος, bonus or summus», La menzione di Alicarnasso in Suida (T 1) ed in Eudocia (T 2) puó essere stata conseguente al sincronismo con

Paniassi ed alla relazione tra Cherilo ed Erodoto,

alla quale NAEKE, p. 23, ritiene sia da conferire un valore fabulistico, sospettando della dubbia autenticità del rapporto maestro-naöntns, così inflazionato nella tradizione biografica greca.

DATA DI NASCITA Il sincronismo con Paniassi, stabilito da Suida (T 1),

pone problemi di non immediata risoluzione, dal momento che esiste una notevole divergenza nelle fonti di Suida x 248 Adler s.v. Πανύασις... ὁ δὲ Πανύασις γέγονε xatà τὴν on ὀλυμπιάδα (468-5), xatà δέ τινας πολλῷ πρεσβύτερος - xai γὰρ ἣν ἐπὶ τῶν Περσικῶν"5.

9 Cfr. schol. Hor. Ars Poet. 357. 10 Cfr. Porphyr. ad Art. Poet. 357. 11 Philodem. Poem. Ἡ V? 6.174.4 = p. 87.5 sgg. Sbordone x(a)tà τὸ

συνέχ[ο]ν καὶ κυριώτατίον δὲ τῶν tu ποιῃτικῆι διαφέρειν Xowiov xat] ᾿Αναξιμένην Ὁμήρον xai Καρχίνον xai Κλεα[νετοίν] Εὐρειπίδον τοὺς ἄλίλονς] τοὺς πονηροὺς ἐμ ποιητικῇ() τῶν ἀρίστων. 12 BrINK (cit. p. 8, n. 7) p. 366. 13 Vd. anche A. Arpızzonı /IOIHMA Bari 1953, p. 47.

καὶ

14 L'espressione è intesa in maniera alquanto elastica da NAEKE, pp. 28-9: «At nihilominus ille Panyasidis tempore fuisse dici poterat, quandoquidem hominis alicuius aetas ex alius viri nobilioris aetate definiri potest, etsi hic multo prior fuerit illo ».

Le

conclusioni

cui

recentemente

è

giunto

Mar.

THEWS, p. 18 sono le seguenti:

a) L'eliminazione di Paniassi ad opera di Ligdami, per motivi politici, escludendo la possibilità di una morte avvenuta in età avanzata, orienta per una esecuzione ordinata nella mezza età!5; b) La morte

di Paniassi,

da datare

in ogni

caso

non posteriormente al 444 a.Chr. (fine della dittatura di Ligdami), probabilmente nel 450 a.Chr., implica la ne-

cessità di intendere il γέγονε tràdito da Suida non nel significato di «nacque» (ché altrimenti verrebbe fuori l'immagine di un Paniassi esiliato e giustiziato, per mo-

tivi politici, a 20 anni!)!9, ma in quello di «floruit»". Questa conclusione, in sé accettabile, crea però un insa-

nabile contrasto con la seconda indicazione fornita da Suida, sicché MATTEWS, p. 13 conclude: «In that case, either the statement is incorrect, or it cannot refer to Panyassis the epic poet».

c) Il rapporto di parentela con Erodoto, nato presumibilmente tra il 490 ed il 480 a.Chr., fanno pensare al 505/500 come data di nascita di Paniassi'®. 15 MATTEWS, p. 18: « Firstly, since Panyassis met his death at the hands of Lygdamis, he is more likely to have died in middle life than at an advanced age».

16 Con una tale eventualità contrasterebbe, secondo MaTTEWS, p. 18, la complessa

maturità di cui danno atto i frammenti

dei due

poemi, inconsueta ed impossibile in un giovane di 20 anni. 17 MATTEWS, p. 12. Un «floruit» nel 480 a.Chr., che implicherebbe una data di nascita intorno al 520 a.Chr. sarebbe stato calcolato, se-

condo MATTEws, p. 19 da chi, conoscendo la data di morte del poeta, avrebbe ricostruito, su criteri generali, le altre due. 18 Vd. MATTEwS, p. 19: «As Jacoby admits (RE Suppl. 2.237), Hero-

dotos’birth could be as early as 490. Similarly, it is quite acceptable to date Panyassis birth to ca. 505-500».

10

Ritornando a Cherilo, gli unici dati sicuri della sua vita, messo per il momento da parte il rapporto con Paniassi, sono rappresentati da Plutarco (T 4), che lo dice al seguito di Lisandro intorno al 404 a.Chr.!?, e da Suida (T 1), secondo cui la morte avrebbe colto il nostro poeta

alla corte di Archelao di Macedonia?°. Benché il regno di quest'ultimo copra un arco temporale che va dal 413 al 399 a.Chr., l'oscillazione della data di morte di Cherilo si restringe tra il 404 (anno in cui Cherilo era ancora al seguito di Lisandro) ed il 399 (anno della morte di Archelao).

Se cerchiamo di confrontare la notizia plutarchea con quella di Suida, secondo cui Cherilo era già veavioxog nell'ol. οε΄, cioè nel 480-77, nel 404, anno in cui

il nostro poeta era ancora in piena attività al seguito di Lisandro,

avrebbe

avuto

circa

88

anni?.

Ancora

piü

19 Vd. KAHRSTEDT s.v. Lysandros 1, in RE. 13 (1927), col. 2504. 20 Per la durata del Regno di Archelao, vd. Kagnsr s.v. Archelaos

7, in R.E. 2,1 (1895) coll. 446-8. Per una disamina dei problemi connessi

con

la cronologia

di Archelao,

cfr. NaEKE

p.25.

Per

il ruolo

svolto dalla capitale macedone, si veda E. KoRNEMANN Weltgeschichte des Mittelmeererraumes München 1967, p.64: «Pella dagegen wurde das Zentrum der kulturellen Bestrebungen des Kónigs, die dem griechischen Einfluss in dem halbbarbarisch gebliebenen Norden ein für

allemal zum Durchbruch verholfen haben ». 21 Dopo aver definito «longa et vere Pylia senectus» quella di cui avrebbe goduto Cherilo in questo caso, NAEKE, p. 27 conclude con una sottile ironia: «Lysandrum secum duxisse senem paene nonaginta annos natum eumque... ὡς κοσμήσοντα τὰς πράξεις διὰ moun-

Tunc...

Haec credat, qui volet». Non è neppure da pensare che que-

sta espressione possa riferirsi al Cherilo tragico, in quanto quest'ultimo, essendo già attivo nell'ol.64 (524/521) «not have been

described as νεανίσκος in Olym. 75» (MATTEWS, p. 14). L'attendibilità di questa data é messa in dubbio anche dal fatto che il rapporto tra

11

aberrante si dimostra il sincronismo con Paniassi, perché in questo caso si alzerebbe ulteriormente la data di nascita, e si dovrebbe giungere a postulare per Cherilo una vita centenaria, una straordinaria longevità, di cui peraltro non è rimasta eco nelle fonti.

Senza voler pregiudizialmente opinare la lunghezza della vita del nostro poeta?, possiamo tentare di ricavare ancora qualche elemento dall'analisi delle fonti. Limitandoci a prendere atto che nell'antichità si era stabilito un sincronismo tra Cherilo e Paniassi (anche se questo, come ritiene NAEKE, p. 28, non è da intendersi in maniera rigorosa), e prendendo atto dell'inconciliabilità delle due notizie fornite da Suida? sulla data di nascita di Paniassi?4, si potrebbe pensare che il 468-5, che non è certamente una possibile data di nascita di Paniassi, sia invece quella di Cherilo, la cui introduzione nella biografia del primo è stata agevolata dal sincronismo stabilito tra i due poeti?5. Non è da trascurare il fatto che, —

Cherilo ed Erodoto,

potuto d'età.

per quanto fittizio ed artefatto, non si sarebbe

imbastire, se non ci fosse stata una ragionevole

differenza

22 Vd. NAEKE, p. 27: «Choerilo tribuimus annos plus minus tuaginta. Aetas per se iusta, nec longa nimis, nec iusto brevior ».

sep-

23 Ancora più inconciliabili sono le due date, se si intende ἦν, come prospetta MATTEWS, p. 13, non nel significato di «era vivo», ma in quello di «floruit ». 24 Di questa difficoltà si rende conto MarrEWs, p. 13: «it is clear that πολλῷ πρεσβύτερος indicates a completely different tradition from that represented by γέγονε xatà τὴν on ὀλυμπιάδα ». 25 Che in Suida si riscontrino casi di incidenza dei sincronismi sulle indicazioni cronologiche, è dimostrato da A. DauB Studien zu den Biographika des Suidas Freiburg und Tubingen 1882, pp. 62-3, secondo cui la cronologia di Libanio Sofista è influenzata dal fatto che Apollinare, discepolo di Libanio, viene definito ouyxpovos Βασιλείον xai

12

con questa datazione, si risolvono le incongruenze fondamentali della biografia cherilea: tra il 490 a.Chr. (data di nascita di Erodoto) ed il 468-5 c'è un ragionevole in-

tervallo di tempo, che giustifica la creazione di un rapporto tra Erodoto e Cherilo del tipo di quello descritto da Suida; nel 404 il nostro, aveva un'età (64-60 anni), che

poteva ancora garantire l'assolvimento dei suoi compiti di cantore delle gesta di Lisandro; la morte si colloca tra i 64-60 anni (404 terminus post quem) ed i 69-65 (399 terminus ante quem).

OPERA E FORTUNA Se la discordia delle fonti stende un velo di incertezza sul titolo e sul contenuto dell'opera’, dalle pur scarne notizie biografiche è possibile delineare la for-

tuna di Cherilo nell'antichità. Il nostro conobbe un periodo di successo", infirmato dal giudizio isolato di Platone, le cui preferenze si rivolgevano ad Antimaco?*. Γρηγορίον (cfr. Suida a 3397 Adler, s.v. ᾿Απολινάριος). Di conseguenza anche Libanio viene detto contemporaneo dei due padri della Chiesa, cfr. Suida X 486 Adler s.v. Λιβάνιος : ... οὗτος ἐπὶ τῶν χρόνων ἦν Βασιλείου τοῦ μεγάλον καὶ Γρηγορίου τοῦ ϑεολόγον. 26 Secondo Erodiano (fr. 2) il titolo era Περσικά, secondo Stobeo (fr. 8) Περσηΐς. Cherilo avrebbe cantato nel suo poema soltanto la vittoria degli Ateniesi contro i Persiani (vd. T 1), oppure avrebbe ripreso la struttura delle Storie di Erodoto, dando spazio anche alla narrazione di Μηδικα e Bapßapıxa (vd. T 7)? I Λαμιακά di cui parla Suida (T 1) sarebbero

stati composti

da

Cherilo

di Iaso

(ma

vd. MüLpER

pp. 42-3). 27 Vd. MarrEws p. 33: «While Choirilos experimented with modern subjects, Panyassis revived the old epic». 28 Vd. T 12; sulla rivalità di Cherilo ed Antimaco, vd. HAussLER pp. 77-8.

13

All’interesse di Aristotele siamo debitori di due frammenti (fr. 1 e 1 a)??. In ambiente alessandrino, Cherilo fu

oggetto di giudizi contrastanti: Euforione lo preferiva ad Antimaco, in un momento in cui la prevalenza di quest'ultimo sembra indiscussa?!, ma Callimaco lo condannó?, L'esclusione dal canone degli alessandrini, re-

sponsabile del naufragio dell'opera cherilea?, non ha però decretato l'oblio del poeta, se A. KORTE Literarische Texte mit Ausschluss der christlichen « APF» 7, 1924, p. 117 puó meravigliarsi della sua vitalità nel II sec. d.Chr.: «Dass man diesen Dichter noch um 200 n.Chr. in

Agypten las, ist merkwürdig »°*.

29 Il giudizio di Aristotele non è molto chiaro, dal momento che. in Top. 8.1, p. 157a 14=T

11a

egli rimprovera alle immagini di Che-

rilo la mancanza di naturalezza e di chiarezza. 30 Vd. Barıcazzı p. 182: «il poeta di Samo insieme ad Antimaco fu un

innovatore

nella poesia. e oggetto

di polemiche

tra i critici

dell'età alessandrina». 31 Sui motivi della preferenza di Euforione, che Cratete (T 13) vela di osceni sottintesi, vd. NAEKE p. 99: « Affectavit autem

Choerili

amorem, partem Alexandrinis iudicibus obloquuturus, partim, ne ipse Antimachi

imitator videretur». Vd. HAussLER

p. 77, n. 172: «Dass

in

diesem Epigramm Euphorion als eifriger Benützer des Choirilos erscheint, ist nicht ganz unwichtig für seine Nachwirkung ». 32 Vd. BARIGAZZI, in particolare pp. 170-1, HAUSSLER, p. 77, n. 171.

33 [ pochi frammenti sopravvissuti sono dovuti, oltre che ad Aristotele, all'acribia di (NAEKE p. 99).

«grammatici, lexicorum conditores, scholiastae »

34 Per la fortuna di Cherilo in ambiente pp. 64-73.

14

romano, vd. HAFNER

FR.1 1

5

^A μάχαρ, ὅστις ἔην χεῖνον χρόνον ἴδρις ἀοιδῆς, Μονσάων ϑεράπων, OT ἀχήρατος ἦν Erı λειμών νῦν δ᾽ ὅτε πάντα δέδασται, ἔχουσι δὲ πείρατα τέχναι, ὕστατοι ὥστε δρόμον χαταλειπόμεϑ', οὐδ᾽ ἔτι ἔστι πάντῃ παπταίνοντα νεοζυγὲς ἅρμα πελάσσαι.

Fragm. Comm. in Arist. Rhet. 3.14, p. 1415a (ed. H. Rabe [Berolini 1896] p. 327.34-328.8) Orwdev πρὸ δύο ἴσως τετραδίων περὶ ἐπιδειχτιχῶν προοιμίων λέγων ἐμνήσϑη ὁ ᾿Αριστοτέλης ἔπους τοῦ Χορύλλον. ἡ δὲ ὑπόδεσις τούτον τοιάδε: δάχνεται ἐπὶ τοῖς ποιητικοῖς ἀνδράσι τοῖς ἀχμάζουσιν ὡς ἔοικεν ἐπὶ τῶν ἡμερῶν αὐτοῦ χαὶ οὕτω χαλεπαίνων ἀποφϑέγγεται ταῦτα τὰ ἔπη '& μάχαρ - πελάσσαι᾽ xai τὰ ἑξῆς. Arist. Rhet. 3.14.1415 a 1 (ed. Kassel, p. 182) ἔτι δ᾽ tx τῶν διχανικῶν προοιμίων: τοῦτο 5 ἐστὶν Ex τῶν πρὸς τὸν ἀχροατήν, εἰ περὶ παραδόξον λόγος ἢ περὶ χαλεποῦ ἢ περὶ τεδρυλημένον πολλοῖς, ὥστε σωγγνώμην ἔχειν - οἷον Χοφύλος ‘vuv - δέδασται.

1 ἀοιδῆς cod. Gaisf., Naeke! : ἀοιδῶν schol. ap. Victor, ἀοιδός ex. gr. Colace! 2 ἀχήρατος cod. Gaisf. : ἀχείρατος Diintzer 4 οὐδ ἔτι Colace! : οὐδέτοι schol. ap. Victor. : οὐδέ Gaisf. // ἔστι cod. Gaisf.: ἔσται schol. ap. Victor. (δπελάσσαι Marx.

Naeke : Victor, πῃ cod. 5 Gpu'

La non convenzionalità di questo esordio, giustificata, secondo

NAEKE,

p. 106, dal fatto che il «nuovo»

tipo di poesia annunciato.da Cherilo aveva bisogno di un «nuovo» esordio («Excusatione egebat, quod viam novam ingredi et ab aliorum poetarum usu recedere sibi 15

proposuisset ») ha fatto pensare al BETHE! che probabilmente il frammento non costituisse l’inizio del poema. «Es diirfte nach altem und stets beibehaltenem Stil die Anrufung der Muse vorangegangen sein ». 1 - “A udxap.Il nesso & + aggettivo ad inizio di verso,

frequentissimo

in Omero

negli

stereotipi

& Sel?,

à

δειλοί', & deu, si trova, nella formulazione di un paxa-

ρισμός, prima che in Cherilo, in Theogn. 1013 è μάκαρ εὐδαίμων TE καὶ ὄλβιος, ὅστις... 5. Ma, pur inserendosi in un filone tradizionale’, la formula di beatitudine si ca-

! BETHE col. 2360; vd. anche DUBNER p. 23: «Haec pro Perseidis initio haberi posse putat Naekius: neque abesse gratiam ab hac novandi audacia dixerim; sed recte judicat Hermannus praecessisse quaedam ». 2 Cfr. IL 11.441 al. 3 Cfr. IL 11.816.

4 Cfr. IL 17.443 al. Si vedano anche Semon. 7.76 West & τάλας, Bacch. 3.10 & tpweudatu[wv. 5 Vd. B. A. van GRONINGEN Theognis. Le premier livre Amsterdam

1966, pp. 354, 379, ed i luoghi ivi citati.

6 Vd. E. R. Dopps Euripides. Bacchae Oxford

19602, p. 75: «Such

formulas of beatitude are traditional in Greek poetry». Esempi di uaxapupoi sono raccolti in B. SnELL Sapphos Gedicht PAINETAI MOI KHNOZ «Hermes» 66, 1931, p. 75, che ricorda Pind. Pyth. 5.20-2 μάκαρ δὲ xai νῦν, χλεεννᾶς ὅτι / εὖχος ἤδη παρὰ Πνυδιάδος ἵπποις ἑλών / δέδεFar τόνδε χῶμον ἀνέρων, 5.46 μαχάριος, ὃς ἔχεις, Ol. 7.10 ὁ δ᾽ ὄλβιος, ὃν φᾶμαι κατέχωντ᾽ ἀγαϑαΐ, Bacch. 3.10 sg. & τρισευδαίμίων ἀνήρ / ὃς παρὰ Ζηνὸς λαχὼν /... γέρας, ma cfr. anche Eur. Cycl. 495 μάκαρ ὅστις, ILA 543 sg. μάχαρες, οἱ μετρίας ϑεοῦ / ... μετέσχον, ἔτ. 256 Nauck?

μακάριος, ὅστις νοῦν ἔχων τιμᾷ ϑεόν, Men. fr. 101 Körte μαχάριος ὅστις οὐσίαν καὶ νοῦν ἔχει. Con la variante ὄλβιος, il concetto si riscontra in Hes. Theog. 96-7 ὁ δ᾽ ὄλβιος, ὅντινα Μοῦσαι / φίλωνται, Alcm. fr. 1.37 sgg. Page ὃ δ᾽ ὄλβιος, ὅστις εὔφρων ἁμέραν [δι]απλέχει / &xλαντος, Bacch. 5.50-1 ὄλβιος wrıvı ϑεὸς / μοῖράν τε χαλῶν ἔπορεν, Theocr. 12.34 ὄλβιος ὅστις.

16

rica

di

una

valenza

sacrale,

ribadita

e sottolineata

al

v.sg7, che la affianca accanto a talune espressioni, che hanno «a deeper meaning in the language of the mystery cults»®. Vd. Hymn. Hom. Cer. 480 ὄλβιος ὃς τάδ᾽

Orwrtev ἐπιχϑονίων ἀνδρώπων,

Pind. fr. 137.1 Snell-Mae-

hler ὄλβιος ὅστις ἰδὼν xev ela ὑπὸ χϑόν, Soph. fr. 837 Pearson = Radt ὡς τρισόλβιοι / χεῖνοι βροτῶν, ot ταῦτα depy-

ϑέντες τέλη / μόλωσ' ἐς "Audou. — χεῖνον χρόνον. Riprende la posizione metrica della frequente iunctura omerica πολὺν χρόνον (Il. 2.343, 3.157, etc.). Si ritrova in Call. Cer. 12 où πίες οὔτ᾽ dp ἔδες τῆνον χρόνον. Νά. anche fr. 260.49 Pfeiffer. - Bow ἀοιδῆς. Cfr. Greg. Naz. De aequan. ux. 145, PG 37, c. 895. Per i problemi critici ed esegetici, si rimanda a COLACE!. Per l'introduzione del termine πονητῆς in sostituzione dell'arcaico ἀοιδός vd. A. SPERDUTI The divine nature

of poetry

in antiquity «TAPhA»

81,

1950,

p. 220,

n. 44: «The early poets use the term aoidos exclusively. Solon in Elegy 22.3 (2 fr. 20.3 West) uses μεταποίησον, «change your song», and in one instance Pindar uses ποιητός in the sense of fictus (Nem. 5.29). For the application of rowiv and its related forms in reference to poets and poetry in Herodotus, see 1.23; 2.53, 116; 4.13, 14 etc... ». Per l'impiego di dowot per indicare «all literary men» cfr. J. A. DAVISON From Archilochus to Pindar. Papers

on

New York,

Greek

Literature

of

the

Archaic

Period

1968, p. XVIII.

2 - Μωσάων ϑεράπων. Oltre ai paralleli forniti da NAEKE, pp. 106-7, Hymn. Hom. 32.20, Hes. Theog. 100,

1 Vd. infra comm. a Μουσάων ϑεράπων e ad ἀκήρατος. ? Vd. Dopps (cit. p. 16, n. 6) p. 75.

17

Aristoph.

Av.

909, 913, si vedano

anche

[Hom.]

Marg.

fr. 1.2 West Movoawv depanwv καὶ ἑκηβόλον ᾿Απόλλωνος, Theogn. 769 Μουσῶν ϑεράποντα xai ἄγγελον, Eur.

El. 716-7 \wröc.../... Μονσᾶν ϑεράπων, I.T. 1104-5 χύχνος... /... Μούσας deparever, Epigr. Gr. 101.3. Kaibel Μουσάων ϑεράπων, 415.3 Kaibel Φοίβον καὶ Μουσῶν ὁ ϑέραψ, Dio Prus. 36.33, Liban. 1461. Si vedano inoltre, per

il rapporto di depareva nei confronti di altre divinità, Arch., fr. 1. 1 West deparwv. .. Ἐνναλίοιο &vaxcoc, Alcm. fr.54 Page ᾿Αρτέμιτος ϑεράποντα, Bacch. 5.134 Ovpa-

νίας / κλευνὸς ϑεράπων. Per il rapporto del poeta con il suo dio e le implicazioni religiose, sacrali ed estetiche dell'espressione, vd., oltre a M. RUNES Geschichte des Wortes vates in Beiträge zur griechischen und lateinischen Sprachforschung Festschrift

fiir P. Kretschmer,

Wien-Leipzig

1926,

p. 207,

che individua l'origine del termine vate nel primitivo carattere sacrale della poesia («der Ursprung der Bezeichnung vates für poeta eben in dieser sakralen Vorstellung von der góttlichen Weihe des Dichters zu suchen ist »), G. KUHLMANN De poetae et poematis Graecorum

ap-

pellationibus Diss. Marburg 1906, p.29 sgg., O. FALTER Der Dichter und sein Gott bei den Griechen und Rómern Diss. Würzburg 1934, pp. 74-6, W.F. OTTO Der Dichter und die alten Götter Frankfurt 1942, ID. Die Musen und der göttliche Ursprung des Singens und Sagens Düsseldorf 1955, S. JAEKEL MOYZASN @EPAIISN « Acta Conven-

tus XI "Eirene" 21-25 1968» Warszaw 1971, pp. 245-55. HUXLEY, p. 16 ritiene che «the servant of the Muses may well be Homer, who had all heroic legend from which to choose »; e che con questa formula Cherilo volesse rife-

rirsi al poeta d'altri tempi, ricreando l'atmosfera nella quale era chiamato ad operare, é confermato dalla arcaicità della stessa, per la quale vd. G. LANATA Poetica pre18

platonica.

Testimonianze e frammenti Firenze

1963, p. 64

n. 2: «L'espressione ha un carattere piuttosto arcaico: essa ricorre due volte in Euripide. .., ma con significato ormai mutato ». Il mutato rapporto tra il poeta e le Muse

nel V sec. suggerirà a «Pindaro e Bacchilide... parole più orgogliose, quando definiscono il loro rapporto con le Muse... Entrambi non si contentano più di essere semplici servitori, ma mettono in risalto la loro missione solenne, reclamano come poeti la dignità dello spirito » (cfr. B. SNELL Poesia e società trad. it., Bari 1971, p. 109).

— ἀχήρατος λειμών. L'immagine, tradotta da NAEKE, p. 107 «pratum integrum», viene dallo stesso affiancata ad Hymn. Hom. 4.72 λειμῶνας ἀχηρασίους (cfr. EBELING s.v. ἀχηράσιος «ab aliis non iam depasta», LS.J. s.v. ἀχηράσιος «meadows not yet grazed or mown », FJ. SCHUH s.v., in Lex. frühgr. Ep. p. 413). Il concetto del «pratum intonsum», presente anche in Soph. Tr. 200 @touov... λειμῶν, e che ritorna con una precisa sfumatura

le e rituale in Eur. ἀχῃράτου ] λειμῶνος, μῶν διέρχεται (vd. tos Oxford 1964, p. 171 monly,

and

naturally,

sacra-

Hipp. 73-4 πλεχτὸν στέφανον ἐξ ib. 76-7 ἀχήρατον / μέλισσα λεν W. S. BARRETT Euripides Hippoly«land sacred to a god seems comto have

been

taboo

to human

use »), serve a rinsaldare l'atmosfera iniziatica e religiosa

in cui Cherilo proietta il poeta di «quel tempo» (v. 1)?.

? HuxLEY, p. 16, n. 15 cosi spiega la presenza, ricca di risonanze sacrali e cultuali, del Μουσάων deparwv nel «giardino» delle Muse: «Choirilos surely does not wish to imply that Homer violated the taboo on the Muses' temenos; the great poet gathered for them a garland there; similarly the reverent Hippolytos gathers a garland for Artemis... ». Vd. anche HAUSSLER, p. 73, n. 156.

19

La metafora del «prato» che offre «messe » letteraria si

trova anche in Aristoph. Ra. 1300 λειμῶνα Μουσῶν... δρέπων; il rapporto tra axnpacin e Μοῦσα, che riecheggia in [Eur.] Rh. 351-3 Στρυμών, ὅς ποτε τᾶς μελῳ / δοῦ Mov σας di ἀχηράτων / δινηδεὶς... κόλπων, è rinverdito nella tarda grecità da Pamprep. 35, fr. 4, 4-5 Heitsch

Μούσας / ἄλσος Verg.

ἀκηράσι[ον]

Georg. 3.40.1

saltusque

ξεν[{{ον

Διός.

Vd.

anche

sequamur / intactos,

e il

mio comm. al v. 5.

3 - νῦν È ὅτε. Rimane alquanto oscura la sintassi della seconda parte del frammento. Il confronto tra « Jetzt » e « Früher», tipico della poesia lirica, è stato analizzato da M. TREU Von Homer zur Lyrik. Wandlungen des Griechischen

Weltbildes

im Spiegel

der Sprache

«Zete-

mata 12» München 1955 (rist. 1968), p. 235. - πάντα δέδασται. La iunctura omerica (Il. 15.189, Od., 15.412) è ripresa anche da Call. fr. 275 Pfeiffer τὰ μὲν otxode πάντα dedactau!. Per analoghi atteggiamenti, vd. Enn. Ann. fr. 410 Vahlen? Quippe vetusta virum non est satis bella moveri, Verg. Georg. 3.3-4 cetera... /omnia iam vulgata, [Verg.] Aetna 23 quicquid et antiquum iactata est fabula carmen?, Nemesian. Cyn. 47 omnis et

antiqui vulgata est fabula saecli, per i quali si rimanda a F. LEO Geschichte der rómischen Literatur Berlin 1913, 1, p. 171, n. 1, U. FLEISCHER Musentempel und Octavianehrung des Vergil im Proómium zum dritten Buche der Georgica

«Hermes»

88,

1960,

p.294,

n. 3,

SUERBAUM

p. 19,

10 HuxLEy, p. 16, n. 15 ritiene che «Kallimachos perhaps had the words νῦν È ὅτε πάντα δέδασται in mind in the Hekale (fr. 275 Pf.) », anche se non gli si nasconde il precedente omerico, Od. 15.412. Vd. BaRr. GAZZI, p.169, n. 1.

20

n. 57. Sulla crisi della poesia nel 400 a.Chr., vd. W. WIMMEL Kallimachos in Rom. Die Nachfolge seines apologetischen Dichtens in der Augusteerzeit Wiesbaden 1960, p. 93 sgg.

- πείρατα

τέχναι.

Se

è interessante

l'accostamento

tra πείρατα e τέχνη in Od. 3.432-3 DAdE δὲ χαλχεύς / ὅπλ EV χερσὶν ἔχων χαλχῆϊα, πείρατα τέχνης ed in Zeuxis, fr. 1 Diehl? εἰ δέ τις ἀνδρῶν ἡμετέρης τέχνης πείρατά φησιν ἔχειν, dove πείρατα ha il significato di «power of execu-

tion» e quindi di «secret» (cfr. LSJ s.v. reipap), tuttavia esso non rappresenta un precedente per il luogo cherileo, dove πείρατα altro significato non ha se non quello

di «limite ». Il poeta lamenterebbe qui, secondo NAEKE, p. 108, non solo l'esaurimento degli argomenti nell'am-

bito dell’epica, ma anche la «chiusura» dei generi letterari: «Phrynicho, Aeschylo fas erat res Persicas, easque recentissimas, tractare. An idem poetae liceret epico, ea vero

erat

quaestio».

Rimane

comunque

importante

il

fatto che per la prima volta un poeta parli di τέχνη in relazione alla creazione poetica; vd. KOSTER, p. 19: «Bemerkenswert ist auch die Anwendung des Begriffes τέχνη auf die Dichtkunst, selbst wenn er hier nur metaphorisch von den Kiinsten des Rennfahrers genommen ist. Choirilos sieht sich selbst als τεχνίτης im Gegensatz zu

dem

inspirierten

ἀοιδός».

Il mistero

dell’ispirazione

poetica, teorizzato da Democr. 68 B 17, 18 Diels-Kranz e da Plat. /ön. 534 b, è stato studiato da W. KRAUS Die Auf-

fassung des Dichterberufs im friihen Griechentum

«WS»

68, 1955, pp. 65-87 e da P. VICAIRE Les Grecs et le mystère de l'inspiration poétique «BAGB » 1, 1963, pp. 71-2. Vd. anche il mio commento

al v. 1.

4 — ὕστατοι ὥστε δρόμου xacaAsuóueD. MARX rinvia ad Herodt. 9.96.2 χαταλελειμμένος τοῦ

p. 383 ἄλλου 21

στρατοῦ, 7.168.4 λειφϑῆναι τῆς ναυμαχίης, 9.19.1 λείπεσθαι τῆς ἐξόδον. La «novità» introdotta da Cherilo coll’inserire nel proemio di un'opera epica un problema letterario personale è stata più volte sottolineata; si vedano ex.gr. S. MARIOTTI Il Bellum Poenicum e l'arte di Nevio Roma

1955, p. 12, SUERBAUM, p. 20 (che ridimensiona

la portata innovatrice del proemio neviano, riconoscendone le matrici letterarie: «Das Proömium des Naevius wird darum kaum ein Verteidigung des Themas in literarischer Hinsicht enthalten haben, wie wir sie bei Choirilos finden»), FLEISCHER (cit. p. 20), p. 294 («Im Proö-

mium eines Epos hatte zuerst Choirilos von Samos iiber die Situation des Dichters in seiner Zeit reflektiert und

sein historisches Thema dem traditionellen heroischen Epos entgegengestellt»). Per l’affacciarsi dell’io del poeta in poemi

epici anteriori, vd. O. BECKER Das

Bild

des Weges und verwandte Vorstellungen im frühgriechischen Denken

Berlin 1937, p. 42, n. 5: «In der Ilias tritt

das Ich des Dichters, verbunden mit dem Motiv von der

Schwere der Dichtungsaufgabe nur an zwei Stellen in untypischer Weise hervor: B 484ff. (Schiffskatalog)... und M 176 in einer Interpolation».

- πάντῃ. La grafia πάντη, preferita da tutti gli editori di Cherilo, da Naeke a Jacoby, non trova riscontro nelle teorie degli esegeti e scoliasti antichi; vd. Etym.

Mag. 78.26 Τὰ γὰρ εἰς ἢ λήγοντα ἐπιῤῥήματα ἔχουσι τὸ 1 προσγεγραμμένον - οἷον ἄλλῃ, πάντῃ, χρυφῇ, σπουδῇ, εἰκῇ, ὅπῃ, πῇ, schol. Tzetz. Chil. 12.516 προσγράφεται δὲ τὸ 1, ὅτι τὰ εἰς ἢ καϑαρὰ ἐπιῤῥηματα προσγεγραμμένον ἔχει τὸ L πάντῃ. ἄλλῃ πανταχῇ - τῇ, καὶ τὰ ὅμοια. Πάντῃ è la grafia aristarchea, secondo lo schol. ad 17]. 12.430, p. 380 Erbse. Che gli avverbi terminanti in ἢ fossero intesi come 22

dativo,

e quindi

con v ascritta, era dottrina co-

mune ad Apoll. de Adv. 625 τὸ τῇ καὶ πευστικῶς τὸ πῇ καὶ ἔτι TO ἀοριστωδῶς ὅπη, προστιϑεμένονυ τοῦ t καϑὼς καὶ Tj παράδοσις

ὁμολογεῖ, xai ὡς μᾶλλον

τὰ τοιαῦτα

συμφέρεται φωνῇ [τῇ] πρὸς τὰς δοτικάς, ὡς ἔχει xai τὸ ταύτῃ πορευϑῶμεν, ἃ Cherobosco, ap. Etym. Mag. 78.43 ... Λέγει δὲ ὁ τεχνικὸς τὸ ἡσυχῇ, xai ἄλλῃ καὶ τὰ τοιαῦτα, διὰ τοῦτο σὺν τῷ È Ypameodaı, ἐπειδὴ ἀπὸ

δοτικῆς γέγονεν, Zonar. Lex. 1487 οὐδαμῇ - ἀντὶ τοῦ οὐδαμῶς. ἔχει δὲ τὸ t ὡς ἀπὸ δοτικῆς, Eust. 1251.24 Ἱστέον δε ὅτι τὸ, ἄλλῃ φεύγω, τουτέστιν ἀλλαχοῦ, ἐπιῤηματικὸν χαὶ νῦν Ov, ὅμως προσγεγραμμένον ἔχει τὸ ἴ, ὡς ἀπὸ dott

χῆς γεγονός. (Vd. inoltre il ricco materiale esegetico e scoliastico raccolto in J. LA ROCHE Homerische Untersuchungen Leipzig 1869, pp. 180-3, già in Die Homerische Textkritik im Altertum Leipzig 1866, pp. 410-1). La grafia σὺν τῷϊ è attestata anche da numerosi papiri, di cui qui si offrono alcuni specimina, tratti da un largo arco cronologico, P. Eleph.

1.14 (IV sec. a.Chr.) P. Oxy. 2076, II 18

= Sapph. fr. 44.28 Voigt (II sec. d.Chr.), P.I.F.A.O. 322-7b = Hes. fr. 43 (a) 86 Merkelbach-West, P. Oxy. 2438 II 43 (II-

III sec. d.Chr), PSI

1341.12 (Vsec.

d.Chr.), PSI 66.9

(V sec. d.Chr.). Iavtn invece si legge in P. Oxy. 1380.210 (II sec. d.Chr.). - πάντῃ

παπταίνοντα.

Il modello

è individuato

da

NAEKE, p. 108 in Hom. Od. 12.233 πάντῃ παπταίνοντι, ma vd. anche Il. 13.649, 17.674 πάντοσε παπταίνων, Od.

22.380 πάντοσε παπταίνοντε. - νεοζυγὲς ἅρμα. Neoluyng è di solito detto del πῶλος «recens iugo suppositus» (cfr. Aesch. Pro. 1009, Tryphiod. 155). Un «unicum » rappresenta la «iunctura» νεοζυγὲς ἅρμα, anche se un precedente potrebbe essere rappresentato da Hymn. Hom. 31.15 χρυσόζυγον ἅρμα e composti in - ζυγῆς o - ζυγος non sono infrequenti in23

sieme ad un termine per «carro», cfr. Eur. Hel.

1039-40

τετραζύγων / ὄχων, Andr. 277-8 Gppa.../... καλλιζυγές, Nonn. Dion. 1.473 τετράζυγον ἅρμα, 2.422 τετράζνγι δίφρω. La metafora del «carro», espressa «in una

forma

che lascia comprendere come non dovesse essere nuova

per il lettore »!! (cfr. Emped. 31 B 3.5 Diels-Kranz ἐλάουσ' eunvıov ἅρμα, Parmen. 28 B 1.4-5 Diels-Kranz τῇ γάρ pe πολύφραστοι φέρον ἵπποι / ἅρμα τιταίνουσαι) si ritrova in Pind. Isthm. 2.1-2 χρυσαμπύχων / ἐς δίφρον Μοισᾶν, 8.68 Μοισαῖον ἅρμα, Οἱ. 9.81 ἐν Μοισᾶν δίφρω, Pae. 7 Ὁ 134 π]τανὸν

ἅρμα / Mowal.

, fr. 124 a b, 1 Snell-Maehler

ἐρατᾶν ὄχημ᾽ ἀοιδᾶν, Bacch. 5.176 sgg. λευχώλενε Καλλιό. ra, / στᾶσον εὐποίητον ἅρμα / αὐτοῦ, Call. Aet. fr. 1.27 Pfeiffer δίφρον ἐλ]ᾷν, Nemes. Cyn. 9 aurato...curru. Il rapporto ζεύγειν - ἅρμα è anche in Pind. Nem. 1.7 sg. ἅρμα δ᾽ ὀτρύνει... / ἐγχώμιον ζεῦξαι μέλος, Pyth. 10.65 ἔζευξεν ἅρμα Πιερίδων τετράορον, Ol. 6.22 ζεῦξον... σϑένος ἡμιόνων. Per la storia della metafora, si vedano E. NORDEN Die antike Kunstprosa Leipzig-Berlin 1915-8, 1, p.32, H. FRANKEL Wege und Formen friihgriechischen Denkens

München

19602, p. 158, M. ERREN

Untersuchun-

gen zum antiken Lehrgedicht Diss. Freiburg sgg., KOSTER,

1956, p. 94

p. 19, n. 40. L'esigenza del poeta di muo-

versi su un terreno «nuovo», giä avanzata nell’Od. 1.352!2, è sentita anche da Pind. Pae. 7 b 11 sgg. Ounpov

Il Vd. M. DURANTE Epea pteroenta. La parola come «cammino»

immagini greche e vediche «RAL»

in

13, 1958, p. 13, n. 31. «Belege» sul

tema sono raccolti in HAUSSLER, p. 73, 12 SNELL (cit. p. 19) p. 107 mette più nuovo» richiesto dagli ascoltatori vità» della materia. Il passo omerico zioni di poetica classica 1, Napoli 1945,

n. 158. in evidenza che questo «canto dell'Odissea riguarda la «noé inteso da E. DELLA VALLE Lep. 16 come il luogo in cui «si

definisce e reintegra un suo principio selettivo delle bellezze della poetica creazione, in quello che oggi chiameremmo il gusto per la 'no-

24

(de μὴ τριϊπτὸν κατ᾽ ἀμαξιτόν /... / x]tavòv ἅρμα cal. e sarà ripresa da Call. Aet. fr. 1.25-8 Pfeiffer πατέουσιν ἅμαξαι / τὰ στείβε]ιν, ἑτέρων ἴχνια μὴ μά / δίφρον ἔλ]ᾷν ... ἀλλὰ κελεύδϑους / ἀτρίπτο]ν͵ ς

/ Mov tà μὴ xad'ó(per il

quale si rimanda al commento di PFEIFFER ad loc.) Lucr. 1.926-7 = 4.1.2 avia Pieridum...

loca nullius ante / trita

solo!?, Verg. Georg. 3.291 sgg, Nemes. Cyn. 8 sgg. qua sola numquam / trita rotis... aurato procedere curru /... intacto premimus vestigia musco'*. Il discorso

del veoturig ἅρμα, affiancato da SUERBAUM p. 19 n. 57 al fr. 1 a Kinkel e collegato all'imperativo che il poeta si impone,

di

intraprendere

nuove

strade,

é dettato,

se-

condo M. BARCHIESI Nevio epico Padova 1962, p.261, n. 1145 «dalla necessità di giustificare la scelta di una materia storica relativamente recente» e prelude alla fioritura dell'epos storico in età ellenistica. Vd. BARI. GAZZI p. 182: «il poeta di Samo insieme ad Antimaco fu un innovatore nella poesia e oggetto di polemiche tra i critici dell'età alessandrina ». Per il «primus Motiv» si rimanda ad HAUSSLER p. 303. vità dell'invenzione'». Contro questa osservazione polemizza TERSTEINER Per una storia della poetica classica

« RCSF»

M. Un.

1, 1946, p. 336,

che ribadisce invece il ruolo delle Muse nella concezione poetica di Omero.

13 Vd. G. MÜLLER Die Problematik des Lucreztextes seit Lachmann * Philologus » 103, 1959, pp. 77-8, FLEISCHER (cit. p. 20) p. 295, n. 2.

14 Al concetto di poesia = carro da condurre su una strada poco frequentata, si affianca quello di poesia = strada; cfr. Pind. /sthm. 4.1 Ἔστι por dev ἕχατι μυρία παντᾷ xéhevdog, Bacch. 5.31 sg. καὶ «poi μυρία πάντᾳ κχέλευϑος / ὑμετέραν apexáv / ὑμνεῖεν», 19.1-2 πάρεστι μυρία χέλευϑος / ἀμβροσίων μελέων, Call Aer ἔτ. 1, 27-8. Pfeiffer χελεύ. doug / ἀτρίπτο)]υς, Opp. Hal. 4.68 ἀτρίπτοισι κελεύϑοις, [Opp.] Cyn. 1.20.1 τρηχεῖαν ἐπιστείβωμεν ἀταρπόν, / τὴν μερόπων οὕπω τις ἑῇς ἐπάτησεν ἀοιδαῖς, Hor. Ep. 1.19.21 libera per vacuum posui vestigia princeps, / non aliena meo pressi pede, Prop. 3.1.14 non datur ad Musas currere lata via, 1.18 detulit intacta pagina nostra via.

25

FR. la* Ἥγεό

por λόγον

ἄλλον, ὅπως Actng ἀπὸ γαίης

ἦλθεν ἐς Εὐρώπην πόλεμος μέγας.

Arist. Rhet. 3.14, p. 1415a 11 (ed. Kassel, p. 183) ἐν δὲ προλόγοις xai ἔπεσι δεῖγμά ἐστιν τοῦ λόγον, ἵνα προειδῶσι περὶ οὗ I ὁ λόγος xai μὴ χρέμηται ἡ διάνοια | τὸ γὰρ ἀόριστον πλανᾷ : ὁ δοὺς οὖν ὥσπερ εἰς τὴν χεῖρα τὴν ἀρχὴν ποιεῖ ἐχόμενον ἀχολονϑεῖν τῷ λόγῳ. διὰ τοῦτο «μῆνιν ἄειδε, δεά», «ἄνδρα μοι ἕννεπε, Μοῦσα », «Ti vto - μέγας ».

A

1 λόγον ἄλλον (ων -ων F post corr.) β: γε ὁμοιολόγον ἄλλον δ2δ2᾽᾿Ασίης Barnes: ᾿Ασίας codd.

Il frammento, che figura nelle edizioni di NAEKE, p.111 sgg., KINKEL, fr. [la], p. 267, JAcOBY, 696 Ε 34" b, p.546, non è ritenuto cherileo sia da DUNTZER

che da

DÜBNER, p. 23, che lo escludono condividendo l'ipotesi di F.G. WELCKER Der epische Cyclus oder die homerischen Dichter Bonn

1835, 1, p. 313 sgg. = 18652 1, p. 301,

secondo il quale l'autore sarebbe da ricercare tra i poeti ciclici!. L'invocazione alla Musa pare a SCHMITT p. 24 dettata dalla necessità di assicurarsi l'aiuto della Musa,

nel momento in cui il poeta si accinge a cantare un argomento «nuovo»: «Sed cum tantas res contra antiquo1 Ma vd. W.R MisceLp Rhianos von Bene und das historische Epos in Hellenismus Diss. Köln 1968, p. 128, n. 12 e HAUSSLER p. 75, n. 167.

27

‘rum poetarum consuetudinem novare is poeta solus audere possit, qui deorum auxilio utatur, musam invocat,

cum dicturus sit, quomodo ingens ex Asia bellum venerit in Europam».

Secondo

SUERBAUM,

p. 19, n. 57

il di-

scorso del λόγος ἄλλος è da porre sullo stesso piano di quello del νεοζυγὲς ἅρμα, dal momento che ambedue ribadiscono la posizione critica di Cherilo nei confronti dell’epica tradizionale: «In beiden Ausdrücken darf man Bewusstheit der Andersartigkeit gegenüber dem konventionellen Epos erkennen». KOSTER, p. 18, intendendo λόγον ἄλλον nel senso di «discorso nuovo» in relazione al contenuto («Er ist der eigentliche Begründer des historischen Epos, also ein Neuerer des Inhalts»), spiega

l'impiego di λόγος come una voluta contrapposizione con down, per mettere in rilievo il fatto che nel poema non si tratta di una guerra mitica, ma storica: «Zunächst als πόλεμος, was ganz traditionell ist, doch ist es nicht mehr mythischer, sondern historisch erkundbarer Stoff, er ist ein λόγος, der gegen down, fr. 1,1 K., abgegrenzt ist». Cfr. anche LESKY, p. 347. Diversa è la spiegazione of-

ferta da BARIGAZZI p. 178, secondo cui la presenza di ἄλλος, e non di ἕτερος, è indicativa del fatto che il frammento rappresenta il proemio della terza parte dell’opera: Cherilo avrebbe seguito nella esposizione lo schema erodoteo, «Ed è naturale che l’ultimo λόγος ri-

guardasse le guerre contro l'Europa e la Grecia ». Vd. anche HAUSSLER p. 76, n. 168, p. 302.

1 — λόγον ἄλλον. L'accusativo, proposto dal VICTORIUS?,

sulla scorta

di un

«antiquissimus

liber»,

lascia

2 P. VicToRII commentarii in tres libros Aristotelis de arte dicendi. Positis ante singulas declarationes Graecis verbis auctoris Florentiae

1548 [15792], p. 589.

28

perplessi. Infatti il verbo ἡγέομαι, quando indica l'iniziazione alla danza o al canto o alla sapienza è costruito con il dativo della persona ed il genitivo della cosa, cfr.

Hom. Od. 23.1334 ἀοιδὸς...

/ ἡμῖν ἡγείσϑω....

ὀρχηῦ-

μοῖο, Pind. Pyth. 4.248 πολλοῖσι È ἅγημαι σοφίας, Plat. Alcib. 1, 125 c-d ἀνδρώπους ἡγουμένων δῆς, Nonn. Dion. 21.282 γηραλέοις δὲ πόδεσσι Mapwv ἡγήσατο μολπῆς εἰς. La lezione λόγων ἄλλων di F, metricamente insostenibile, potrebbe quindi essere la spia di un originario geni-

tivo λόγον

ἄλλον,

cfr. Xenoph.

Mem.

2.3.15 ἡγεῖσθαι

παντὸς καὶ ἔργον καὶ λόγον..

- ἥγεο... ὅπως. Cfr. ex. gr. Hom. Il. 10.544.5 ein’ ἄγε p... / ὅππως,

16.112-3 ἜἜσπετέ νῦν μοι...

/ ὅππῳς, Od.

397 εὖ μοι κατάλεξον ὅπως. -

Ἀσίης ἀπὸ γαίης. NAEKE, p. 113, premettendo che l'uso di ᾿Ασία come aggettivo è piuttosto raro, ricorda

Aesch. Pers. 584 ἀνὰ γᾶν ᾿Ασίαν, 929 ᾿Ασία δὲ χϑών, Eur. Βα. 64 ᾿Ασίας ἀπὸ γᾶς, ma vd. anche Soph. O. C. 694-5 γᾶς ᾿Ασίας, Eur. Or. 353 ἐς γῆν ᾿Ασίαν". L'interpretazione aggettivale in Hom. Il. 2.461 è controversa, cfr. schol. b, p. 279 Erbse ᾿Ασίω ἐν λειμῶνι: Ἰωνικὴ γενικὴ

παϑοῦσα - τὸ γὰρ ὑγιές ἐστιν ᾿Ασίεω ὡς «᾿Ατρείδεω» (B 185 al.) - διὸ χωρὶς τοῦ i, schol. c, p. 280 Erbse ἐλσίω» Ασιος vide Κότνος καὶ Μνιοῦς, Λυδῶν βασιλεύς, Eust. 254.16 Τινὲς δὲ τὸ ᾿Ασίῳ ἐν λειμῶνι ἀντὶ τοῦ ᾿Ασίον εἶπον κατὰ γενυκὴν

πτῶσιν,

καί

φασιν,

ὅτι

ἀνδρί

τινι

ἐπιφανεῖ



λειμὼν ἐπωνόμασται, οὗ ἡ εὐϑεῖα ὁ ᾿Ασίας, ἡ γενικὴ ᾿Ασίου, xai Ἰωνικῶς ᾿Ασίεω ὡς Ἑρμείεω, εὐμελίεω, καὶ ἐν σνυγκωπῇ

3 Cfr. anche Aesch. Pers. 270 γᾶς ἀπ᾽ ᾿Ασίδος, Suppl. 547 ᾿Ασίδος δι

αἴας, Eur. Ion. 74 'Aavábog χδϑονός, 1586 ᾿Ασιάδος τε γῆς, Nonn. Dion. 1341 ᾿Ασίδος ἔϑνεα γαίης.

29

᾿Ασίω ὡς Ἑρμείω, εὐμελίω, Steph. Byz. s.v. Acta... ἔστι xai Agos λειμών. Ὅμηρος «᾿Ασίῳ ἐν λειμῶνι». T] μᾶλλον ᾿Ασίω (Meineke, ᾿Ασίας codd.), ἀντὶ τοῦ ᾿Ασίον (γενικὴ γάρ ἐστιν, οὐκ ᾿Ασιανῷ - ἀγνοεῖ γὰρ Ὅμηρος τὴν ᾿Ασίαν ὡς καὶ τὴν Εὐρώπην) καὶ ἰωνικῶς ᾿Ασίεω καὶ ᾿Ασίω ὡς ἐυμμελίω. Ma si veda Verg. Aen. 7.701-2 Asia longe / pulsa palus, Georg. 1. 383 sgg. et quae Asia circum / dulcibus in sta-

gnis rimantur prata Caystri. Il frammento cherileo trova numerose

rispondenze in Aesch. Pers. 269-71 τὰ πολλὰ

βέλεα παμμιγῇ Ἑλλάδα χώραν.

ed

/ γᾶς

ar ᾿Ασίδος ἦλδεν, αἰαῖ, / δάιαν

2 -- ἐς Εὐρώπην. Per l'accostamento dei nomi Europa Asia, cfr. Aesch. fr. 322 Mette Εὐρώπης / μέγαν nd

᾿Ασίας / t£puova, Eur. Ion 1356 = Tro. 927 ᾿Ασιάδ᾽ Εὐρώπης δ᾽ ὅρους, Ion 1586-7 ᾿Ασιάδος τε γῆς / Εὐρωπίας τε, Ap. Rh. 4.273 Εὐρώπην ᾿Ασίην τε, Nic. Th. 211 Εὐρώπη τ᾽ Act te, Mosch. Eur. 9, A.P. 9.475.1, Verg. Aen. 10.91, peri quali

si rimanda

a BUHLER,

pp. 56-7,

n. 273. Vd. anche S. MAZZARINO

e LIVREA,

p.93,

L'image des parties du

monde et les rapports entre l'Orient et la Gréce à l'époque

classique «A Ant Hung» 7, 1959, pp. 85-101.

|

- πόλεμος μέγας. Frequente in Omero il nesso πόλεμος + aggettivo «ὦ, nella sequenza „.—... Cfr. Il.

6.254, 10.28 πόλεμον ϑρασύν, 13.225 m. xaxóv, 16.494 π. xaxog. Alla presenza dell'aggettivo μέγας può forse non essere estraneo Od. 18.264 μέγα vetxoc ὁμοιΐον πολέμοιο. Vd. M. BISSINGER Das Adjektiv uéyag in der griechischen Dichtung München 1966 pp. 212.5.

30

FR. 2 παρὰ δὲ xprivac ἀρεϑούσας μυρία φῦλ᾽ ἐδονεῖτο πολυσμήνοισι μελίσσαυς

“«εἴκελα» Herodian. Π. μον. λέξ. 13.4 (ed. Lentz 3, t. 2, p. 919) ᾿Αρέϑουσα χρήνη κυρίως: ἀλλὰ xai πᾶσαι κρῆναι xav ἐπιϑετιχὴν ἔννοιαν οὕτω xaλοῦνται... ὅ Y οὖν Χορῶῦος (Χοίριλος cod.) ἐν α΄ (δ΄ dub. Meineke) Περσιχῶν * «παρὰ - μελίσσαις ».

2 φῦλ᾽ ἐδονεῖτο Dindorf: φιλεδονεῖτο cod.

//

ᾷ333.εὔκελα suppl.

ex. gr. Meineke : εἴκελοι Dübner.

Il

frammento,

edito

successivamente

da

NAEKE!

p. 160, che lo ritiene relativo alla «descriptio regionis cujusdam Atticae», ha avuto presso gli editori varia collocazione. DÜNTZER fr. 2, p. 97 lo mette in rapporto con lo schol. Ap. Rh. 1.211-5 c=Choer. fr. 5; DUBNER fr. 2, P. 23, se concorda col primo nell'eliminare il fr. la Kin-

kel e nel sostituirlo con questo, pensa invece che si riferisca ad una situazione differente: «Ingentes copiae Xerxis circa fontes discurrebant, velut apum examina (circa flores). Ex descriptione itineris copiarum in Asia peti-

tum puto, ex loco de commoratione Celaenis». Il parallelo erodoteo sarebbe rappresentato da Herodt. 7.26.3 oi δὲ ἐπείτε διαβάντες τὸν Ἅλυν ποταμὸν ὡμίλησαν τῇ

Φρυγίῃ, δί αὐτῆς πορενόμενοι παρεγένοντο ἐς Κελαινάς, ἵνα πηγαὶ ἀναδιδοῦσι Μαιάνδρου ποταμοῦ χαὶ ἑτέρου οὐχ 31

ἐλάσσονος ἢ Maravöpov. Altro possibile contesto è secondo HUXLEY p. 21 l'arrivo delle truppe alle foci dello Scamandro, lungo il percorso dall’Ellesponto a Sardi (Herodt. 7.43)!. In tal senso la congettura del Meineke, ev δ΄ Περσιχῶν, spostando in avanti l'azione, «is attractive therefore» dal momento che «either in the context of Kelainai or of the Skamandros the narrative of Choirilos would be well advanced». Non altrettanto necessaria la

congettura era sembrata a BARIGAZZI, p. 181 «se nel frammento si scorge un'allusione all'accampamento di Dario, per tre giorni, presso le sorgenti del fiume Tearo in Tracia» (Herodt. 4.90-1), dotate di notevoli qualità te-

rapeutiche. Il frammento sarebbe quindi una testimonianza del fatto che Cherilo cantò anche l'impresa tracia e scitica di Dario.

1 - xprivas ἀρεϑούσας. Cfr. Hom. Od. 13.408 xpnva Apedovon, Pind. Pyth. 3.69 ᾿Αρέδοισαν ἐπὶ xpavav?. Dell'esistenza di questa forma participiale, oltre che in Ero-

diano, rimane Aptüouca | ... ὑπομνηματίζων παράγωγον, £X

l'eco in Eracl. ap. Steph. Byz. s.v. Ἡραχλέων δὲ ὁ Γλαύχου τὴν αὐτὴν φησίν «ἄρω ἐστὶ τὸ ποτίζω, οὗ τὸ ἄρδω τούτου ἀρέϑω, ... ἀφ οὗ πᾶσα χρήνη

ἐπιδετικῶς οὕτω λέγεται»,

in Epaphr.

fr.

1 Luenzner

=

schol. Theocr. 1.117 b, χαριέντως Ἐπαφρόδιτός φησιν Ev τῷ περὶ στοιχείων, ὅτι ἀρεδούσας χαλοῦσι πᾶσας χρήνας, nell’Etym. Mag. 138.18'H πηγή - παρὰ τὸ ἄρδω, τὸ ποτίζω,

I Cfr. Burn p. 328: «Herodotos in fact says that rivers failed to supply the needs of men and animal, i.e. that the expedition suffered seriously from thirst at three points: on the Skamandros in the Troad; at the river Melas..., and at the river Lisos».

2 Per l'esistenza di numerose fonti omonime, vd. HIRSCHFELD s.v. Arethusa, in R.E. 2, 1 (1895) coll. 679-80.

32

ἄρσω - ἵν’ ἢ 1) ποτίζουσα ἄρδην πάσας τὰς χρήῆνας xai τοὺς ποταμούς. Per un analogo fenomeno, cfr. Eur. Βα. 625-6 Suwoiv ᾿Αχελῷον φέρειν / Evvenwv, Hyps. fr. 753 Nauck? ᾿Αχελῴον ῥόον, Andr. 167 ᾿Αχελῴον δρόσον". 2 - μυρία φῦλ᾽. Cfr. Hom. Il 17.220 κέχλντε, μυρία φῦλα περικτιόνων ἐπικούρων. Si veda anche Hes. fr. 33 a 16 Merkelbach-West μελισσέων ἀγλαὰ quia. πολυσμήνοις. ‘A.)., cfr. Th.Gr.L. s.v. «Denso examine volitans ». Interessanti echi, probabilmente indiretti si ri-

trovano in Nonn. Dion. 5.251 φιλοσμήνοιο μελίσσης, 7.332 ἐυσμήνοιο μελίσσης Cfr. anche 13.272 δαιδαλέην τ᾽ ὠδινα φιλοσμήνον toxetoto. Per il paragone di frotte di uomini a sciami (per i quali si rimanda a W. J. M. STARKIE, The Wasps of Aristophanes Amsterdam

1968, p. 204,

n. 425) già presente in Hom. Il. 2.87 sgg. ἠύτε ἔδνεα εἶσι, μελισσάων ἁδινάων, /.../ ὡς τῶν ἔδνεα πολλὰ νεῶν ἄπο

χαὶ χλισιάων,... ἐστιχόωντο, 12.167 οἱ δ᾽, ὥς τε σφῆχες μέσον αἰόλοι ἠὲ μέλισσαι, cfr. anche Aesch. Pers. 126 sg. πᾶς γὰρ ἱππηλάτας χαὶ πεδοστιβὴς λεὼς / σμῆνος ὡς ἐχλέλοιπεν μελισσᾶν, Ap. Rh. 4.238-40 οὐδέ χε φαίης / τόσσον νηΐίτην στόλον ἔμμεναι, ἀλλ᾽ οἰωνῶν / tAabov ἄσπετον ἔδνος ἐπιβρομέειν πελάγεσσιν, Greg. Nyss. ΡΟ. 46, ς. 657 ὥσπερ τὸ σμῆνος τῶν μελισσῶν... οὕτως τὰ γένη χτλ.

3 Per

i luoghi

Hypsipyle Oxford

succitati,

si rimanda

a G. W.

Bonp

Euripides.

1963, p. 86. Nel caso dell'Acheloo, la possibilità di ri-

salire a precise matrici culturali è stata messa in evidenza da U. von WiLAMOWITZ-MOELLENDORFF Der Glaube der Hellenen Berlin 1931, I, p.219 e da Dopps (cit. p. 16), p. 142. Cfr. anche MarrEws, p. 131-2.

33

FR. 3 MnAovöpoı te Σάκαι, γενεῇ Σχύϑαι᾽ αὐτὰρ Evarov ᾿Ασίδα πυροφόρον - Νομάδων γε μὲν ἦσαν ἄποιχοι, ἀνδρώπων νομίμων.

Strab. 7.3.9 (ed. Jones, 3, p. 206) Ἔφορος (70 F 42 Jacoby) 8 ἐν τετάρτῃ μὲν τῆς ἱστορίας... χαλεῖ δὲ καὶ Χοιρίλον, εἰπόντα ἐν τῇ Suaβάσει τῆς σχεδίας, ἣν ἔζενξε Δαρεῖος «Μηλόνόμοι- νομίμων ».

1 γενεῇ Naeke : γενεᾷ codd.

Un’aggiunta di Strabone è ritenuta da NAEKE p. 128 la relativa ἣν ἔζευξε Δαρεῖος: « Ephorus nihil scripserat, nisi haec: Χοιρίλος ἐν τῇ διαβάσει τῆς σχεδίας, ... vel similiter, non addito Xerxis nomine, quum Choerili carmen de Xerxe tum in manibus esset omnium,

et proinde

nemo de alia quam Xerxis rate cogitare posset». In questa posizione è seguito da DUBNER, pp. 23-4, KINKEL, P. 268, che chiude in parentesi quadre la relativa, e JA. COBY, p. 546. Di diverso avviso si mostrano invece BARI. GAZZI, p. 180, secondo cui il frammento appartiene alla sezione riguardante i Massageti e l'impresa scitica di Dario, ed HUXLEY, p. 17: «we have no reason to believe that

his Persika was confined to the events of 480 B.C.». 35

1 - Μηλονόμα. Vd. Hesych. p. 1193 Latte s.v. unAovoμεῖς - ποιμένες, Suida μ 930 Adler s. v. unAoßornp | ὁ τῶν προβάτων ποιμήν. καὶ μηλονόμος, ὁ αὐτός, DUCANGE Gloss. p. 924 s.v. Μηλοτάριον : μηλονόμος, ὁ τὰ πρόβατα

νέμων. L'aggettivo, oltre che qui ed in Eur. Cvycl. 660, ri. corre

ben

9 volte in Nonno,

Dion.

(vd. PEEK Lex.

s.v.

μηλονόμος). L'abbondanza di greggi è tra le caratteristiche

della

regione

asiatica,

"Acimg... μηλοτρόφον,

cfr.

Aesch.

Archil.

fr. 227

Pers.

763

μηλοτρόφου, e la pastorizia viene indicata come prevalente di alcune popolazioni asiatiche, cfr. 5.49.5... Φρύγες... πολυπροβατώτατοί TE ἐόντες τῶν ἐγὼ οἶδα καὶ πολυκαρπότατοι, ib. 6 ᾿Αρμένιοι

West

᾿Ασίδος attività Herodt. πάντων οἵδε, καὶ

οὗτοι ἐόντες πολνπρόβατοι. - Σάχαι, γενεῇ Σκύϑαι. Secondo Cherilo, questa popolazione asiatica, le cui antiche origini sono europee,

fa-

ceva parte del corteggio dell'imperatore persiano durante la spedizione contro l’Ellade!. Erodoto 3.93.3 ricorda

i Saci

tra i tributari

dei

Persiani,

Σάκαι

δὲ καὶ

Κάσπιοι πεντήχοντα καὶ διηκόσια ἀπαγίνεον τάλαντα, e li menziona tra i partecipanti alla battaglia di Maratona (6.113.1; 7.64.2; 96.1) ed alla battaglia di Platea (9.31.4-5; 71.1). Diodoro Siculo 11.7.2 testimonia della presenza

dei Saci alle Termopili τοῖς δὲ Μήδοις ἐπιτεταγμένοι Kio-

σιον

xai

Zaxar

xat

ἀρετὴν

ἐπίλεκτοι

διεδέξαντο

τὴν

μάχην. Vd. BURN p. 3234 per l'apporto dei Saci alle forze a terra: «The sixt (scil. contingent), Bactrians and Sakai,

the troops from the north-eastern frontier, a very important command, are under the king's full brother Hysta-

! Che il passo faccia parte di un catalogo, è provato anche da Nonn. Dion. 26.340, che nomina i Σάκαι tra le truppe al seguito di Deriade. Vd. CoLace4.

36

spes», p.400 per il contributo alla marineria persiana: «The Persian ships carried each, we are told, thirty ma-

rines of the Persians, Medes and Sakai, the fighting peoples of Iran ‘in addition to native marines». Il valore della cavalleria dei Saci è esaltato in Herodt. 9.71.1

Ἠρίστευσε... ἵππος δὲ n Σαχέων. La doppia denominazione è attestata, oltre che in Herodt. 7.64.2... τούτους δὲ ἐόντας Σχύϑας ᾿Αμυργίους Σάχας ἐχάλεον᾽ οἱ γὰρ Πέρσαι πάντας τοὺς Σκύϑας καλέουσι Zaxac, in Plin. N. H. 6.50 Ultra (sc. Iaxartem) sunt Scytarum populi. Persae illos Sacas universos appellavere a proxima

gente. Cfr. anche Strab. 11.6.2 τοὺς δὲ πέραν τῆς Κασπίας ϑαλάττης τοὺς μὲν Σάκας, τοὺς δὲ Μασσαγέτας ἐχάλουν, Diod. Sic. 2.35.1

τὴν δὲ πρὸς τὰς ἄρχτους

τὸ Ἠμωδὸν

Opoc διείργει τῆς Σχυϑίας, ἣν κατοικοῦσι τῶν Σχυϑῶν οἱ προσαγορενόμενοι Σάκαι. Sulle origini del popolo scita, vd. M. ROSTOVTZEFF /ranians and Greeks in South Russia

Oxford 1922, p. 60, che ritiene gli Sciti una popolazione di origine iranica, con forte infusione di sangue mongolico, E.

H. MINNS Scythians and Greeks. A survey of an-

cient history and archaeology on the north coast of the Euxine from the Danube to the Caucasus Cambridge 1913

? Per la denominazione Σάχαι ed il suo collegamento con l'inven-

zione dello scudo (σάκος), vd. Steph. Byz. s.v. Zaxar: Σχύδας οὕτως φασίν, ἀπὸ τοῦ ὅπλου, ὅτι αὐτὸ εὕραντο, 12.893 τοὺς Σάχας ἔϑνος γίνωσχε, ὧν εὕρημα τὸ σάχος, 707.35 Σάχος δὲ ἡ ἀσπὶς, ἀπὸ Σάχων τῶν πρώτως εὑρόντων. νος εἰσὶ Θράχης. Sulla geografia della Scizia secondo la

&bvog. τοὺς Tzetz. Chil. Etym. Mag., Οἱ δὲ Σάχες concezione

erodotea, cfr. B. G. NIEBUHR On the Geography of Herodotus and on the History of the Scythians, Getae und Sarmatians Oxford 1830 = Kleine Schriften Bonn 1828, I p.132 sgg, F.L. Linpner Skythien und die Skythen des Herodot und seine Ausleger Stuttgart 1841, K. NEUMANN Die Hellenen im Skythenlande Berlin 1855, F. WESTBERG Zur Topographie des Herodot «Klio» 4, 1904, pp. 182-92.

37

(rist. New York 1965), 1, pp. 26-47, che definisce gli Sciti

Irani passati nel crogiuolo del dominio uro-altaico, M. GIBELLINO-KRASCENINNIKOWA Gli Sciti Roma 1942, p. 125, che evidenzia i due nuclei principali in cui era divisa la popolazione scita in un «nucleo europeo, che oc-

cupava le coste nord-orientali del Mar Nero e le pianure sconfinate ed ubertose della Russia Meridionale » ed un «nucleo asiatico, che dalle sponde del Mar Caspio si estendeva in una parte dell'Asia Minore... ». Si vedano

anche J. E. VAN LOHUIZEN-DE LEEUW The «Scythian» Period Leiden 1949, T. SULIMIRSKI Prehistoric Russia Dublin

1970. Sui complessi problemi storico-culturali relativi ai Saci, vd., oltre all'eccellente articolo

di HERRMANN

s.v.

Sakai in RE.

2A (1920) coll. 1770-1806, 1. JUNGE Saka-

Studien,

ferne

«Klio»

der

Beiheft

41,

Nordosten

im

Weltbild

Leipzig

1939,

der

Antike

L. BACHHOFER

On

Greeks and Sakas in India «JAOS» 61, 1941, pp. 223-50. — γενεῇ. HUXLEY, p. 17 così spiega il rifiuto della lezione dei codd., già respinta da NAEKE: «γενεᾷ seems to be an Atticism: that is a significant detail in view of what

the

Suda

has to say about

the recitation

of Choiri-

los'work in Athens, but it may be due to Attic transmis-

sion of the text, not to the author's pen». — αὐτὰρ

ἔναιον.

Cfr.

Hom.

Il.

13.695

=

15.334

αὐτὰρ

EVOLLEV.

2 — Ἀσίδα nvpopópov. Πυροφόρος è attributo di ἀρούρη in Hom. Il. 12.314, 14.123 etc., di πεδίον in 11]. 21.602, Eur.

Ph. 644, etc., di Λιβύη in Pind. /sthm. 4.54, di γῆ in Sol. fr. 24.2 West. HUXLEY, p. 17 ritiene che la notazione introdotta dall'aggettivo sia in rapporto alle diverse possibilità di vita che l'Asia offre alle popolazioni immigrate:

«᾿Ασίδα πυροφόρον 38

may be contrasted with ’Actac ἀπὸ

γαίης in the invocation to the Muse. πυροφόρον delibera-

iely opposes the settled agricultural life of Asia to the wandering livelihood of the Steppe, from which, Choirilos notes, the Skythians had migrated ».

- Νομάδων.

Cfr. Hellan. 4 F185

Jacoby oi συνεχεῖς

Σχύϑαν νέμονται καὶ Σαρμάται οἱ μεταξὺ τοῦ Τανάιδος xai τῆς ϑαλάττης ταύτης, νομάδες οἱ πλείους... ἐν ἀριστερᾷ δὲ οἱ πρὸς ἕω Σκύϑαι νομάδες, Steph. Byz. s.v. Σχύϑαι - ἔϑνος Θράκιον. ἐκαλοῦντο δὲ πρότερον Νομαῖοι. NAEKE, p. 124, definisce l'aggettivo «sollemnis apud poetas appellatio» e rimanda ad Aesch. Pr. 709, Pind. fr. 105

b 1 Snell-Maehler, Herodt. 4.11.1 Σκύϑας τοὺς νομάδας οἰκέοντας ἐν τῇ Acin, 7.10.2 Σκύϑας, ἄνδρας οὐδαμόϑι γῆς ἄστυ νέμοντας. νά. anche Eur. Cycl. 120. Il carattere nomade dei TXaxtopayoı è sottolineato anche da Hes. fr. 151 Merkelbach-West Γλαχτοφάγων ἐς γαῖαν ἀπήνας

οἰκί ἐχόντων, Nic. Dam. 90 Ε 104 Jacoby Γαλαχτοφάγοι Ixudixòv ἔδνος Aorxot τε εἰσίν, ὥσπερ καὶ οἱ πλεῖστοι Exvδῶν. 3 - ἀνϑρώπων

confronto

con

νομίμων.

Hom.

/l.

NAEKE

13.6

p.121

suggerisce

δικαιοτάτων

il

Aavdpwrwv

«Quem manifesto innuit Choerilus ». Il passo si inserisce in una lunga tradizione, che idealizza gli Sciti e ne esalta

lo spirito di giustizia?; cfr. Hellan. 4 F 187 b Jacoby τοὺς δὲ Ὑπερβορέους Ἑλλάνικος ὑπὲρ τὰ ‘Pirata ὄρη οἰκεῖν ἱστορεῖ : διδάσκεσθαι δὲ αὐτοὺς δικαιοσύνην μὴ χρεο-

3 Cfr. Eust. 916, 22 sgg. Διχαιότατοι δὲ καὶ ovy ἁπλῶς δίχαιοι, διότι κοινὰ ἔχουσι πάντα, καὶ ὅτι τοὺς ὀδίτας τρέφοντες ἄλλος ἄλλῳ διαπέμπονται αὐτόματον δὲ ἡ ri φέρει βίον αὐτοῖς, καὶ οὐδὲν ζῷον ἰσδίουσιν͵ 25 sgg. ᾿Αῤῥιανὸς (156 F 105 Jacoby) δέ φησιν ὅτι οἰκοῦσι τὴν ᾿ασίαν οἱ "Aßıoı Σκῦϑαι αὐτόνομοι διὰ πενίαν καὶ δικαιότητα.

39

φαγοῦντας, ἀλλ᾽ ἀκροδρύοις χρωμένους. τοὺς ἑξαχονταε τεῖς οὗτοι ἔξω πυλῶν ἄγοντες ἀφανίζουσιν, Herodt. 4.23.7 (scil. 'Apyınratoı) ζῶντες... ἀπὸ δενδρέων, ib. 5, τούτους οὐδεὶς ἀδικέει, ἀνδρώπων (ἱροὶ γὰρ λέγονται εἶναι), οὐδέ τι ἀρήιον ὅπλον ἐχτέαται, Aesch. fr. 328a Mette ἀλλ ἱππάχης βρωτῆρες εὔνομοι Σχύϑαι, fr. 329 Mette «ἔπειτα è

Neo) δῆμον ἐνδικώτατον / βροτῶν» ἁπάντων xai φιλοξενώτατον, / Γαβίονς... ». Vd. anche Ephor. 70 F 158 Jacoby. La tradizione dell’idealizzazione degli Sciti, che, come osservaA. MOMIGLIANO Dalla spedizione scitica di Filippo alla spedizione scitica di Dario « Athenaeum » N.S. 11, 1933, pp. 339-40, ha origine piuttosto nella contrappo-

sizione tra φύσις e νόμος tipica dei sofisti che nel pensiero cinico, non sarebbe, secondo S. MAZZARINO 1] pen-

siero storico classico Bari 1966, I p. 148 «una esaltazione del ‘buon selvaggio’», ma la valutazione di una ‘cultura’ diversa «che si contrappone alla ionica, non solo, ma anche alla greca in genere». Per la storia della figura leggendaria dello Scita da Omero a Rousseau, vd. J. W. JOHNSON The Scythian, his rise and fall «JHI» 20, 1959, pp. 250-7.

FR.4 |

5

Τῶν 9 ὄπιδεν διέβαινε γένος ϑαυμαστὸν ἰδέσϑαι, γλῶσσαν μὲν Φοίνισσαν ἀπὸ στομάτων ἀφιέντες, ὥχεον δ᾽ ἐν Σολύμοις ὄρεσι, πλατέῃ ἐπὶ λίμνῃ, αὐχμαλέοι χορνφάς, τροχοχουράδες | αὐτὰρ ὕπερϑεν ἵὕκππων δαρτὰ πρόσωπ ἐφόρευν ἐσκληχότα χαπνῷ.

loseph. Contra Apionem 1.172-4 (ed. T. Reinach [Paris 1930] p. 33) Kai Χοιρίλος δὲ ἀρχαιότερος γενόμενος ποιητὴς μέμνηται τοῦ Ef'vouc ἡμῶν, ὅτι συνεστράτενται Ξέρξῃ τῷ Περσῶν βασιλεῖ ἐπὶ τὴν Ἑλλάδα χαταρῶμησάμενος γὰρ πάντα τὰ ἔἕἔδνη, τελευταῖον xai τὸ ἡμέτερον ἐνέταξε λέγων᾽ «τῶν δ᾽ Onıdev - χαπνῷ». Δῆλον οὖν ἐστιν, ὡς οἶμαι, πᾶσιν ἡμῶν αὐτὸν μεμνῆσϑαι, τῷ xai τὰ Σόλυμα ὅρη ἐν τῇ ἡμετέρᾳ εἶναι χώρᾳ, ἃ χατοιχοῦμεν, καὶ τὴν ᾿Ασφαλτῖτιν λεγομένην λίμνην: αὕτη γὰρ πασῶν τῶν ἐν τῇ Συρίᾳ [λίμνη] πλατυτέρα xai μείζων χαϑέστηκεν. Euseb. Praep. Evang. 9.9 (ed. K. Mras [Berlin 1954] 1, p. 495) Τοῦ

δὲ Ἰουδαίων Edvous xai Xowl”oc, ἀρχαῖος γενόμενος ποιητὴς, μέμνηται χαὶ ὡς συνεστράτευσαν τῷ βασιλεῖ Ξέρξῃ ἐπὶ τὴν Ἑλλάδα. λέγει δὲ οὕτως. «Τῶν δ᾽ ὄπιϑεν - καπνῷ». δῆλον δ᾽ ἐστὶν ὅτι περὶ Ἰουδαίων αὐτῷ

ταῦτ΄ εἴρηται ἐκ τοῦ καὶ τὰ Ἱεροσόλυμα ἐν τοῖς παρ Ἕλλησι Σολύμοις ὀνομαζομένοις ὄρεσι χεῖσθαι, πλησίον δὲ εἶναι τὴν ᾿Ασφαλτῖτιν λίμνην, πλατυτάτην

οὖσαν χατὰ τὸν ποιητήν, χαὶ μείζονα πασῶν

τῶν ἐν τῇ

Συρίᾳ λιμνῶν.

1 τῶν

Euseb.:

Quee. Joseph.

//

Laur.): rapa

Euseb.

τῷ Joseph.

//

3 ὦικεον

(ὥικευν)

Euseb. :

ἐπί Joseph. (cod. Hafn.): évi Joseph. (cod. 4 χορνφάς

Joseph.: κεφαλάς

Euseb.

//

tpoxoxoupades Euseb. : -ıdes Joseph. 41

Il frammento fa parte, come il precedente, della sezione del poema dedicata all'elenco dei popoli partecipanti alla spedizione contro l'Ellade. L'annosa questione, relativa alla identificazione del γένος ϑαυμαστὸν

ἰδέσϑαι, rimontante già alla fine del XVII sec., si è sostanzialmente cristallizzata in tre filoni, filogiudaico, filolicio, filoetiopico. La linea filogiudaica (vd. NAEKE, pp. 1334 e la bibliografia ivi citata), è ripresa da O. TREUBER

Geschichte

der Lykier,

Stuttgart

1887, p. 26

(« Das Fragment des Choirilos, in dem als zum Heere des Xerxes gehörig ein auf solymischen Bergen wohnendes

Volk

geschildert

wird

als

γλῶσσαν

φοίνισσαν

ἀπὸ

στομάτων ἀφιέντες, bezieht sich aller Wahrscheinlichkeit nach gar nicht auf unsere Solymer, sondern eher, wie Josephus es deutete, auf die Juden») e DORNSEIFF p. 67

(«Nehmen

wir also an, die Choirilosverse

seien

echt und auch nicht willkiirlich ausgeschmiickter Herodot, und Josephus hatte recht damit, dass die Juden ge-

meint seien»). La tesi secondo la quale nel γένος cherileo sarebbe da vedere una popolazione licia, colonia dei Fenici, è di S. BOCHART Geographiae Sacrae pars posterior. Chanaan seu de coloniis et sermone Phoenicum Lugdunii 17074, 1, p. 361, il quale ne invoca a sostegno la fa-

cilità con cui nell'antichità venivano confusi Solymi (in Licia) e Hierosolyma (cfr. Joseph. Antig. 7.67, Tzetz. Chil.

7.839, Steph. Byz. s.v. Ἱεροσόλυμα) e la testimonianza di

Strab. 14.3.9, secondo cui in Licia era localizzata una Φασηλὶς λίμνη, sovrastata dal Monte Solyma. Alla possibilità di identificare il γένος con gli Etiopi d'Asia pensa invece K. LANCKORONSKI Städte Pamphyliens und Pisidiens Prag-Wien-Leipzig 1890-92, 2, p.5 «Dass nun des Choirilos Solymer im Heere des Xerxes keine anderen als die Aethiopen des Herodot sind, geht daraus hervor,

42

dass bei den einen wie bei den andern nur von der Sprache, dem Kopfhaar und der Riistung die Rede ist, und besonders aus dem beiden gemeinsamen absonderlichen Gebrauch der Pferdekopfhäute und Schädel statt Helme». Vd. anche A. von GUTSCHMID Kleine Schriften 4,

Leipzig 1893, p. 576 «... alle charakteristischen Indicien sich mit der Beziehung der Stelle auf die asiatischen Aethiopen vereinigen lassen... », MÜLDER pp. 32-3, che mette

il

frammento

in

relazione

con

Herodt.

7.70,

SCHMITT, p. 25 «in Choerili frg. 4 ut in Herodoto Aethiopes sunt intelligendi». Genericamente scettico si dimo-

stra NAEKE, p. 136, il quale conclude: «Certe ego nemini auctor

sim,

ut

Choerili

testimonio

fretus

Judaeos

in

exercitu Xerxis contra Graecos militasse scribat. Fieri enim potuit ut Choerilus pro Judaeis haberet alium quemdam populum». Abile, ma inverosimile, & ritenuta da REINACH (cit. p. 41) p. 33, n. 4, la costruzione di Flavio

Giuseppe: «Le raisonnement de Josèphe est ingénieux, mais peu probant», decisamente debole da J. G. MÜLLER

Des Flavius Josephus Schrift gegen den Apion Basel 1877, p.167 «sprechen zwei Hauptgriinde gegen diese Identitit. Einmal setzt Homer die Solymer in Kleinasien voraus... Und dann spricht die Tonsur gegen Joseph, besonders in der Perserzeit». Ma, nonostante la questione sia stata eviscerata in tutte le sue componenti, la possibilità di applicare al πλατέῃ di v. 3 il significato di ἁλμυρός (vd. COLACE?) sul conforto di una ricca documentazione scoliastica ed ese-

getica, ripropone su termini nuovi l'identificazione della

λίμνη. Stando all’affermazione delle nostre fonti, si dovrebbe trattare del lago Asfaltide, che nella Antichità go-

deva di

diverse

denominazioni:

oltre

ad ᾿ἀσφαλτῖτις 43

λίμνη!

era chiamato

anche λίμνη acgpaitogopoc:, da-

\acca Νεχρά", mare mortuum*. Ma in un luogo dell'Antico Testamento, Gen. 14.3, è denominato ϑάλασσα, τῶν ἁλῶν, mare di sale, la stessa definizione che si ottiene se

si applica al nAaten cherileo il significato di ἁλμυρά. In questo caso, se la πλατέη λίμνη cherilea è in effetti da identificare con ἰὰ ᾿Ασφαλτῖτις λίμνη si spuntano le lance contrarie

alla

identificazione

del

γένος

ϑαυμαστὸν

ἰδέσϑαν con gli abitanti della regione del Mar Morto, cioè con i Giudei, mentre gli argomenti della tonsura o della localizzazione dei monti Solimi, invocati dagli studiosi

per demolire le testimonianze di Flavio Giuseppe e di Eusebio, potrebbero essere soltanto la spia di una imperfetta e parziale conoscenza da parte del poeta epico delle caratteristiche etniche e geografiche di una re-

gione cosi lontana dalla sfera greca. 1 - τῶν È ömıdev. La scelta della lezione offerta da

Eusebio è incoraggiata da Hom. Od. 11.66 νῦν δέ σε τῶν ὄπιδεν Youvatopat. - δαυμαστὸν

ἰδέσϑαι.

Frequente

in

Omero

ϑαῦμα

ἰδέσθαι (cfr. Od. 6.306, 7.45, 8.366 etc); la variante cherilea può essere stata influenzata da Hymn. Hom. Cer. 10

ϑδαυμαστὸν γανόωντα, σέβας δέ τε πᾶσιν ἰδέσϑαι, per cui vd. RICHARDSON p. 145.

I Cfr. Strab. 16.2.42; Joseph. Bell. Jud. 1.657; 3.515; Diod. 19.98.1; Plin. N.H. 5.71.2. Per un esame comparato dei succitati passi, cfr. R. 1.

ForBEs Bitumen and Petroleum in Antiquity Leiden 1936, pp. 16 sgg: Ip., Aus der ältesten Geschichte des Bitumens «Bitumen » 1-3, 1934, p. 4. 2 Joseph. Ant. 17.171. 3 Paus. 5.7.4. 4 Just. 36.3.7.

2 - γλῶσσαν...

ἀφιέντες.

Cfr.,

oltre

ad

1.57.1 γλῶσσαν ἵεσαν, 9.16.2 Ἑλλάδα γλῶσσαν

Herodt. ἱέντα, an-

che Aesch. Pers. 406, Cho. 564, Thuc. 3.112.4, Ap. Rh. 4.731

Κολχίδα γῆρυν ἱεῖσα. Da Cherilo Eur. Hi. 991 γλῶσσαν... ἀφεῖναι. - Φαίνισσαν.

GUTSCHMID

potrebbe

dipendere

(cit. p. 43), p. 577

tenta di

conciliare la tesi etiopica con la γλῶσσα Φοίνισσα mediante

la

saga

«von

Phöniciern

Meere»

che Cherilo conosceva,

am

«und

Erythräischen

verallgemeinernd

den Schluss gezogen, dass alle Umwohner des Erythräischen Meeres zu diesen Phöniciern gehörten». Cfr. anche MÜLLER (cit. p. 43), p. 166: «Das ist der richtige Ausdruck für das Hebráische ». - ἀπὸ στομάτων.

Cfr. Eur. fo. 959 πολλὰ

στόματος

ἐχβαλοῦσ᾽ ἔπη. 3 — Σολύμοις

ὄρεσιν.

La

popolazione

dei

Solimi

è

menzionata per la prima volta in Hom. Il. 6.184, dove designa, secondo LEAF 1, p. 271 «the Semitic inhabitants of Southern Asia Minor» in generale. Cfr. schol. ad loc., p. 163 Erbse, schol. ad Od. 5.283, p. 273 Dindorf, Hesych. o 1331 Schmidt s.v. Σολύμοισιν - Edvn Xxudov. Sull'in-

fluenza della condo

« Homerlektüre » vd. HAUSSLER pp. 70-1. Se-

Herodt.

1.173.3 sarebbero

da identificare con

i

Milii oi δὲ Mwwar τότε Σόλυμοι ἐκαλέοντο. Steph. Byz. s.v. Σόλυμοι identifica il popolo con i Pisidi. Per la facilità con cui nell'antichità venivano confusi Solymi e Hie-

rosolyma cfr. Joseph. Antig. προγόνον

Τζέτζης

ἡμῶν

Σολύμους

Σόλυμα

λέγει

Steph. Byz. s.v. Ἱεροσόλυμα,

7.67 ἐπὶ γὰρ ᾿Αβράμον τοῦ

ἐκαλεῖτο,

Tzetz.

δὲ τυγχάνειν

Chil

7.839

τοὺς Ἑβραίους,

ἣ μητρόπολις τῆς Ἰονδαίας,

ἣ Σόλυμα ἐκαλεῖτο, ἀπὸ τῶν Σολύμων ὀρῶν, Tacit. Hist. 45

5.2

Solymos,

carminibus

Homeri

celebratam

gentem,

conditae urbi Hierosolyma nomen e suo fecisse. - πλατέῃ ἐπὶ λίμνῃ. Per i problemi connessi con l'identificazione della palude, cfr. supra, pp. 42-44, e Co-

LACE’, pp. 15-20. La lezione ἐπί del cod. Hafn.

(vd. Co.

LACE?, pp. 15-16) ci sembra poggiare su Hom. Il. 20.390-1

ἐπὶ λίμνῃ / Γυγαίῃ. 4 - αὐχμαλέοι. Solo qui, ed in P. Oxy. 662.22; più dif-

fuso il sinonimo αὐχμηρός, cfr. Hesych. a 8520 Latte s.v. αὐχμηρόν * Egpóv. "σκοτῶδες. NAEKE p. 143 intende « verticem capillis horridum» e H. ST. J. TACKERAY losephus I. The Life. Against Apion London 1926 (rist. 1961) p. 233 traduce: «unkempt was the hair on their heads». Si vedano Soph. fr. 475 Pearson = Radt αὐχμηρᾶς τριχός, Eur. Or. 387 πλόχαμον avyunpov., [Theocr.] 25.224-5 χαῖτας / αὐχμηράς, Nonn. Dion. 9.258 auyunpais... ἐδείραις etc. - xopupds. «Magis poeticum est et aptius ad sensum», NAEKE p. 142, ed infra: «Qui τροχοχουράς est, sive

περιτρόχαλα tonsus, non potest esse αὐχμαλέος χεφαλήν. At idem est αὐχμαλέος κορυφήν». Cfr. Herodt. 4.175.1 Máxaw ot λόφους χείρονται, τὸ μὲν μέσον τῶν τριχῶν ἀνιέντες αὔξεσϑαι, τὰ δὲ Evdev xai Evdev κείροντες Ev χροΐ.

- τροχοκουράδες. “A.)., cfr. NAEKE tonsos». Dell’acconciatura abbiamo

p.138

«in orbem

notizia, oltre che da

Herodt. 4.175.1, 3.8.3 (Apaßıoı) ... τῶν τριχῶν τὴν κουρὴν χείρεσϑαί φασι κατά περ αὐτὸν τὸν Διόνυσον xexdpdar: xelρονται δὲ περιτρόχαλα, ὑποξυρῶντες τοὺς χροτάφους,

da

Plut. Thes. 5 1-2 ἐκείρατο δὲ τῆς χεφαλῆς τὰ πρόσϑεν μόνον, ὥσπερ Ὅμηρος Epn τοὺς "Aßavras... Oi δ᾽ "Aßavtes ἐχείραντο πρῶτοι τὸν τρόπον τοῦτον, οὐχ UT Apaßwv 46

διδαχϑέντες,

ὡς

ἔνιοι

νομίζουσιν

e

Poll.

2.29

xovpac δὲ εἴδη χῆπος, TE χαὶ σχαφίον, καὶ προχόττα, χαὶ περιτρόχαλα. Il fatto che la tonsura’ (ma di tonsura qui si tratta?) fosse stata proibita ai Giudei, Levit. 19.27, è stato

sottolineato dagli oppositori della tesi ‘giudaica’ Per l'alternanza τροχοχουράδες, -dec vd. CHR. A. LOBECK Pathologiae sermonis graeci prolegomena Lipsiae 1843, p. 451. - αὐτὰρ ὕπερϑεν. In clausola anche in Hom. Il. 5.724, 12.398, 446, Od. 14.393 (v.l.), 24.230, Hymn. Hymn. Hom. Ven. 158.

Hom.

Ap. 283,

5 — δαρτά. È detto di quegli animali che possono essere scorticati, cfr. Galen. 2.644 Zwov ἕν᾽ τι τῶν δαρτῶν

ὀνομαζομένων, οἷον ἢ πρόβατον, ἢ βοῦν, ἢ αἶγα, e di una particolare specie di pesci che presentano il δέρμα τραχύ,

cfr. Athen. 8.357 c tà δὲ καλούμενα δαρτὰ τὸ μὲν ὅλον ἐστὶν ὅσα τραχεῖαν ἔχει τὴν ἐπίφυσιν τοῦ δέρματος. Per l'usanza di portare sul capo protomi equine essiccate cfr. Herodt. 7.70.2 προμετωπίδια δὲ ἵππων εἶχον ἐπὶ τῇσι χεφαλῇσι σύν τε τοῖσι ὠσὶ ἐχδεδαρμένα xai τῇ λοφιῇ᾽ καὶ ἀντὶ μὲν λόφου T] λοφιὴ κατέχρα, τὰ δὲ ὦτα τῶν ἵππων opda πεπηγότα εἶχον, per il quale vd. MULDER p. 33. Cfr. anche Nonn. Dion. 26.341-9, che ha quasi sicuramente tenuto presente questi versi cherilei nella descrizione dei contingenti etiopici. Il parallelo con Cherilo non è stato comunque notato da R. KEYDELL Nonni Panopolitani Dionysiaca Berolini 1959, 2, p. 48, né da R. DOSTALOVA Das Bild Indiens in den Dionysiaca des Nonnos von Panopolis «A Ant Hung» 15, 1967, p. 446, che pure cita il parallelo erodoteo.

— ἐσχληχότα. Cfr. Hesych. e 6240 Latte s.v. "ἐσχληχόTa * ἀντὶ τοῦ προσλιπαροῦντα «προσεσχληχότα᾽ μετῆχται δὲ» ἀπο τῶν προσξηραινομένων X οἱ δ᾽ ἀφινήσονται Νέδαν ἐσχληχότα. [ἐπὶ τῶν προσξηραινομένων)]; Suida e 3151 47

Adler s.v. ἐσχληχότα - προσλιπαροῦντα, προσεσχληχότα. μετῆχται δὲ ἀπὸ τῶν προσξηραινομένων. Cfr. Nic. Ther. 718 ὀλοοῖς ἔσχληχεν ὀδοῦσι, 789 βαρέαι δ᾽ ἐσχλήχασι

xnAat, Ap. Rh. 2.200-1 χρὼς / ἐσχλήκει. Il participio ἐσχλη ὥτες con significato medio passivo, usato da Ap. Rh. 2.53 a proposito delle cinghie di cuoio indurite del re dei Bebrici, dipende direttamente

da Cherilo, che per primo

usa il participio di σχέλλω con questo valore (vd. G. MARXER Die Sprache des Apollonius Rhodius in ihren Beziehungen zu Homer Zürich 1935, p. 19). Ma vd. anche Nic. Ther. 765-6, Alex. 491.

48

FR.5 Χοιρίλος δὲ ἁρπασϑῆναί φησιν αὐτὴν avin apeprov σαν ὑπὸ τὰς τοῦ Κηφισοῦ πηγάς.

Schol. Ap. Rh. 1.211-5c (ed. C. Wendel

ἀμέργουσαν γονσαν

Pierson:

ἀμέλγουσαν

[Berolini

L:

1935] p. 26).

ἐχλέγουσαν

P:

συλλέ-

Η.

Se è vero che l'esplosione del mito di Orizia, come ha sottolineato H. VON GAERTRINGEN!, coincide con il pe-

riodo delle guerre persiane, e che elementi attici figurano costantemente nella tradizione del ratto (a cominciare dalle varie località in cui il rapimento è collocato?, per finire agli appellativi che riconducono Orizia allo ——.

| H. von GAERTRINGEN De Graecorum fabulis ad Thraces pertinentibus. Quaestiones criticae Berolini 1886, p. 8: «fabulam... nobilitatam

esse tum demum, postquam Athenienses auxilii ante navalem apud Artemisium pugnam contra Persas lati gratias referentes ex (Delphici) dei responso templum Aquiloni dedicaverunt». Per la presenza del mito di Orizia nella tradizione letteraria, vd. ex. gr. Aesch. fr. 491-2 Mette e H.J. METTE Der verlorene Aischylos Berlin 1963, pp. 185-6,

Soph. fr. 637 Pearson = 768 Radt, Ap. Rh. 1.214, Call. fr. 321 Pfeiffer, Euphor. P. Oxy. 2220, f. 1, v. 9 = fr. 19 e 13-4 Van Groningen. ? Tra i luoghi in cui, secondo la tradizione, è avvenuto il rapimento, figurano il Briletto, l'Ilisso, il Cefiso, l'Aeropago e l’Acropoli, per i quali vd. infra nn. 11-8.

49

spirito attico ed

a momenti

cruciali della sua storia),

non deve tuttavia essere sottovalutata la presenza di elementi-spia, che si riallacciano ad un mondo diverso da quello attico e permangono anche quando la saga assume una caratterizzazione «ateniese »*. Già G. LOESCHCKE° riteneva che il mito del ratto,

3 Cfr. Herodt. 7.189.1 Βορῆς... ἔχει γυναῖκα ᾿Αττικήν, Ὠρεώϑνιαν τὴν Epexdéoc, Nonn. Dion. 37.160 Ὠρεώνιαν ... ᾿Ατϑίδα νύμφην, 39.112-3

Βορῆα,

/... Μαραϑωνίδος ἅρπαγα νύμφης, 39.190-1 χούρην / Ata,

39.211 xai Βορέην μέλψωσι καὶ Ὠρεώῶνιαν ᾿Αδῆναι, 47.337-8 τίς ἥρπασεν ἀστὸν ᾿Αϑήνης; / εἰ Βορέης πνεύσειεν, ἐς Ὠρείδνιαν ἱκάνω. Per il tema del κῆδος, vd., oltre ad Herodt. cit., schol. Soph. Ant. 981 Βορέας χῆδος

συνῆψε τοῖς ᾿Αϑηναίοις ἁρπάσας Ὠρείϑυιαν τὴν Ἐρεχϑέως, Paus. 1.19.5 xai σφισι διὰ τὸ κῆδος ἀμύναντα τῶν τριήρων τῶν βαρβαρικῶν ἀπολέσαι τὰς πολλάς. Cfr. anche n. 28.

4 Tra le «landschaftliche Sagen » dell’Attica il mito di Orizia è annoverato da E. ERMATINGER Die attische Autochthonensage bis auf Euripides Berlin 1897, p. 42 sgg., e da C. ROBERT Die griechische Heldensage I, Berlin 1920, p. 167. Secondo O. GrupPE Griechische Mythologie und Religionsgeschichte Miinchen 1906, 2, p. 840 Orizia sarebbe stata una Tiade: «Oreithyia,

eine Thyiade (1897-902)

die Geliebte

gewesen».

col. 947

des Boreas,

ist sehr wahrscheinlich

Sia WORNER s.v. Oreithyia

sgg., che

FRANK s.v. Oreithyia

in Roscher 3, | in RE.

35

(1939)

col. 951-8 dedicano due differenti capitoli alla Nereide ed alla figlia di Eretteo.

5 LOESCHCKE p. 2: «Es scheint mir nicht zweifelhaft, dass Oreithyia der poseidonischen

Sippe der Erechthiden angehört und ihre

Heimat ursprünglich nicht in Attika, sondern im weiten Meere hat». Lo spirito ionico dell'arca di Cipselo, contestato da LiPPOLD s.v. Kypselos in RE. 23 (1924), col. 122 (« Andererseits besteht kein Grund, fremden, insbesondere ionischen Einfluss auf den Kiinstler anzuneh-

men»), è accettato da W. von Massow Die Kypseloslade « Athen. Mitt.» 41, 1916, p. 116, che invece ritiene improbabile, in un tico, un influsso attico solo sulla scena del ratto. Ma MOWITZ-MOELLENDORFF Sappho und Simonides Berlin definisce il mito del ratto «diese attische Geschichte

50

contesto non atvd. U. von Wil 1913, p. 207, che », mettendone in

così come è descritto in Pausania®, rivelasse una tradizione

ionica,

preattica,

e che

nella

Orizia

raffigurata

nell'arca di Cipselo dovesse ravvisarsi lo spirito più autentico della Nereide omerica” intesa come personificazione dell'onda, sulla quale si abbatte il vento del Nord*.

Del passaggio da Nereide in ninfa ateniese, figlia del re Eretteo?, reso possibile da una iniziale natura acquatica,

evidenza la «athenische Tradition». Per la possibilità, avanzata da C. ROBERT, in H. von GAERTRINGEN (cit. p. 49, n. 1) p. 7, che nell'arca di

Cipselo non sia raffigurato Borea, ma Tifeo, vd. FRANK (cit. ib. n.4) col. 953 e la bibliografia ivi citata. 6 Paus.

5.19.1

Terapra

δὲ ἐπὶ τῇ λάρνακι

ἐξ ἀριστερᾶς

περιιόντι

Βορέας ἐστὶν ἡρπαχὼς Ὠρείδνιαν -- οὐραὶ δὲ ὄφεων ἀντὶ ποδῶν εἰσὶν AUT. ? Orizia figura al 32° posto nel catalogo omerico delle Nereidi (Il. 18.48 Maipa καὶ 'Npeidua, ἐὐπλόχαμός T Auadea) ed in Hyg. Fab. Praef. 8. Vd. anche Suida ὦ 175 Adler s.v. Ὠρεώνια | ὄνομα Νηρηΐδος. Il nome di Orizia non è invece ricordato nel catalogo esiodeo, Theog. 240-65. Per il rapporto tra il « Nereidenkatalog» omerico e quello esiodeo, vd. O. GRUPPE Die Griechischen Culte und Mythen Leipzig 1887, 1, p. 602 sgg. Per la problematica relativa al numero delle Nereidi nel ca-

talogo esiodeo, cfr. F. FiscHER Nereiden und Okeaniden in Hesiods Theogonie Diss. Halle 1934 p. 75 sgg., M. L Wesr Hesiod. Theogony Oxford 1966, p. 236. Orizia non é inclusa nelle liste di Nereidi conservate in Apollod. 1.2.6 e Verg. Georg. 4.336 sgg. 8 La presenza di un fenomeno naturale all'origine del mito del ratto è del resto riconosciuta anche da WORNER (cit p.50, n.4)

col. 949: « Trifft es nun, dass der Süd plötzlich in einen kräftigen Nord oder Nordost (= Boreas) umspringt..., so fegt dieser mit einem Male Nebel, Gewölk und die hochbrandenden Wellen hinweg; Boreas raubt oder entführt die Oreithyia».

9 Per Orizia figlia di Eretteo, cfr., oltre ad Herodt. 7.189.1 Ὠ. τὴν Ἐρεχϑέος,

Soph.

Ant.

981

ἁ δὲ

σπέρμα

μὲν

ἀρχαιογόνων / ἄντασ᾽

Ἰρεχϑεϊδᾶν, Ap. Rh. 1.212 οὕς ποτ᾽ Ἐρεχϑηὶς Βορέῃ τέχεν Ὠ., Akusil 9 B 35

Diels-Kranz

Ἐρεχϑεὺς

ὁ τῶν

᾿Αϑηναίων

βασιλεὺς

τοὔνομα Ὦ., Diod. 4.43.3, Apollod. 3.15.1-2, Hyg.

Fab.

ἴσχει

ϑυγατέρα

14, Ov. Met.

6.677 sgg.

51

marina di questa figura!?, rimane traccia, a nostro av-

viso, in un certo rapporto con l'acqua che Orizia continua ad avere anche nella tradizione attico-ateniese. Esaminiamo la natura dei luoghi in cui le fonti collocano il ratto. Secondo Simonide!, Borea rapisce Orizia sul monte Briletto, che nel frammento cherileo è sostituito dal fiume Cefiso!?; un nutrito gruppo di fonti colloca il

10 Per l'esistenza, ad Atene, del culto di Ποσειδὼν Ἐρεχϑεύς, cfr. Apollod. 3.15.1. Si veda in proposito oltre a LOESCHCKE, p. 2, la cui interpretazione è condivisa da WORNER, (cit. p. 50, n. 4), col. 950, anche

la ricca documentazione

epigrafica offerta da L. PRELLER- C. ROBERT

Griechische Mythologie 1, Berlin 18944, p. 203, n. 2.

!! Simonid. fr. 534 Page = schol. Ap. Rh. 1.211-5c τὴν δὲ Dopeidurav Σιμωνίδης ἀπὸ Βριλησσοῦ (Naeke: βριλισσοῦ L: Ἰλισσοῦ H: om. P) ἁρπαγεῖσαν ἐπὶ τὴν Σαρπηδονίαν πέτραν τῆς Θράικης ἐνεχϑῆναι. Per la posizione geografica del Briletto, cfr. MILCHHOFER s.v. Brilessos in RE. 5(1897) col. 853: «Nächst dem Parnes... bildet der B. die

nördliche,

anscheinend

giebelförmige

Abschlusswand

der

atheni-

schen Ebene». Il Briletto è menzionato anche in Call. fr. 552 Pfeiffer, per cui si rimanda al commento ad loc. L’estraneitä della localitä indicata da Simonide all’elemento acquatico si attenua se si pensa che la tradizione

ms. non

è univoca,

ma

H presenta

l'interessante variante

Ἰλισσοῦ e che in Cherilo di Samo, la cui dipendenza da Simonide è generalmente riconosciuta (cfr. NAEKE, p. 154, WORNER (cit. p.50, n. 4), col. 951, WıLamowItz (cit. p. 50, n. 5), p. 207, n. 3) il topos non è più il monte Briletto, ma il fiume Cefiso, che raccoglie le acque, tra l’altro, anche del Briletto (vd. infra n. 12).

12 Choeril. fr. 5 = schol. Ap. Rh. 1.211-5 c. Per la presenza di fiumi omonimi in diverse località, cfr. ex. gr. schol. Eur. Med. 835 νῦν τοῦ Ev

᾿Αττικῇ μνημονεύει. ἔστι γὰρ καὶ ἕτερος ὁμώνυμος Ev Βοιωτίᾳ. εἰσὶ δε καὶ ἕτεροι, xada φησι Πολέμων ἐν τῷ Περὶ ποταμῶν, γράφων οὕτως (F.H.G. III, 139. 81 Müller) : [ev] ᾿Αϑήνησί τε Κηφισὸς καὶ ἐν Σιχνῶνι xai ἐν "Apyeı, Strab. 9.3.16 ἔστι δὲ Κηφισσὸς ὅ τε Φωχικχὸς καὶ ὁ ᾿Αϑήνῃσι xai ὁ ἐν Σαλαμῖνι, τέταρτος δὲ καὶ πέμπτος ὁ ἐν Σιχνῶνι xai ὁ ἐν Σχύρῳ, ἕχτος δὲ ὁ ἐν Ἄργει, τὰς πηγὰς ἔχων ἐχ Λυρκείον - ἐν ᾿Απολλωνίᾳ δὲ τῇ πρὸς

52

ratto sulle rive dell'Illisso?, ma Platone mostra di cono-

scere una versione alternativa, secondo la quale il ratto sarebbe stato compiuto sull'Areopago!^. Portavoce di una tradizione isolata è infine Acusilao!5, nella cui ver-

Ἐπιδάμνῳ πηγή ἐστι xatà τὸν γνμνάσιον, ἣν καλοῦσι Knowocóv. BOLTE s.v. Kephisos

in RE.

21(1921), coll. 241-50, annovera

ben nove

fiumi

omonimi. Sul fatto che il Cefiso, cui si allude nel frammento cherileo, sia quello attico, NAEKE p. 153 non ha dubbi: «... praestat tenere hoc, Choerilum Orithyiae raptum ad Cephissum atticum rettulisse », benché non si nasconda la possibilità che lo scoliaste di Apollonio (o la sua fonte) abbia confuso il Cefiso con l'Ilisso per influenza di Pausania 1.38.5. Quest'ultima ipotesi ci sembra da rigettare, dal momento

che la testimonianza di Cherilo si allinea con quella simonidea (il Cefiso raccoglie infatti le acque provenienti dal Briletto, cfr. BOLTE s.v. Kephisos 3 (cit. supra) col. 244: «Der attische K. sammelt alle Gewásser der athenischen Ebene, d.h. des ganzen Gebiets, das von Aigaleos,

Parnes, Brilettos und Hymettos umschlossen wird »). 13 Plat. Phaedr. 229 b ovx evdevde μέντοι ποδὲν ἀπὸ τοῦ ᾿Ἰλισοῦ

λέγεται

ὁ Βορέας

τὴν Npeiduav

ἁρπάσαι,,

Ap. Rh.

1.213 sgg. τήν-

γε... Θρηΐκιος Βορέης ἀνερέψατο... / Εἰλισσοῦ προπάρονϑε χορῷ ἔνι δινεύουσαν e schol. ad loc, Nonn. Dion. 39.190-1 Ἰλισσὸν... ὁππόϑι

χούρην (᾿Ατϑίδα... ἀνήρπασαν σός...

ἔνϑα

παίζουσαν

ἅρπαγες αὖραι, Paus.

Ὠρείϑυιαν

ὑπὸ

ἀνέμον

1.19.5 ὁ δὲ Du

Βορέον

φασὶν

ἁρπα-

siva, [Orph.] Arg. 219-20 Ὠρείϑυνα / Ἰλισσοῦ παρὰ χεῦμα ϑεοῦ pron τι μιγεῖσα, Tzetz. Chil. 8.254-5 ὁ Ἰλισσὸς..., / ἐξ où Βοῤέαν λέγουσιν

Ὠρείϑυιαν ἁρπάξαι. Non è senza importanza il fatto che tutte le fonti, che collocano il ratto lungo l'Ilisso, sono posteriori al passo erodoteo (7.189.3) relativo alla costruzione di un tempio dedicato dagli Ateniesi al vento sulle rive del fiume. Per la ubicazione dell’Ilisso, vd. KoLBE s.v. Jlisos in RE.

17(1914), col. 1067.

14 Plat. Phaedr. 229 d ἢ tE ᾿Αρείον πάγον - λέγεται γὰρ αὖ καὶ οὕτος

0 λόγος, ὡς ἐχοῖδεν ἀλλ᾽ οὐχ Evdevde ἡρπάσϑη. 15 Akusil. 9 B 35 Diels-Kranz Ἐρεχϑεὺς ὁ τῶν ᾿Αϑηναίων βασιλεὺς

ὕχει ϑυγατέρα τοὔνομα Ὠρείϑυναν, κάλλει διαπρεπεστάτην. χοσμήσας δὲ ταύτην ποτὲ πέμπει χανηφόρον ϑύσουσαν εἰς τὴν ἀχρόπολιν τῇ Πολιάδι ᾿Αϑηνᾷ | ταύτης δὲ ὁ Βορέας ἄνεμος ἐρασϑεὶς λαϑὼν τοὺς βλέποντας καὶ 53

sione il luogo del rapimento è diventato l’Acropoli, ed Orizia viene rapita da Borea, mentre come χανηφόρος sta recando offerte al tempio della somma divinità ateniese, Atena Poliade'®.

Innanzitutto è da mettere in evidenza che tutte le località legate al ratto di Orizia rientrano geograficamente nel territorio attico, ma in tutte, più o meno

mente,

è presente

un

certo

rapporto

esplicita-

con

l'elemento

di «ratto

in riva al

«acquatico ».

A parte

le fonti che

parlano

fiume »!7, anche nelle altre è riscontrabile una certa relazione con l’acqua: nella tradizione ms. del frammento simonideo è indubbiamente interessante la presenza della variante Ἰλυισσοῦ (cfr. n. 11); la versione rappresentata dall’Areopago, in Plat. Phaedr. 229 b, sembra all’interlo-

φυλάσσοντας τὴν χόρην ἥρπασεν. Sulla tendenza razionalistica di questa testimonianza, vd. WORNER

(cit., p. 50, n. 4) col. 951.

16 Secondo Plat. Phaedr. 229c Orizia fu rapita mentre giocava con una ninfa (σὺν Φαρμαχείᾳ); il gioco è presente anche nella versione di Apollod. 3.15.2 e Paus. 1.19.5. Orizia danzava secondo Ap. Rh. 1.215, Philostr. Vit. Apoll. 4.21.3, Dion. Perieg. 425. In Cherilo è introdotta la variante dell’avdn ἀμέργειν, che riprende il topos della fanciulla rapita mentre raccoglie fiori, presente già in Hes. fr. 26.18 sgg. Merkelbach-West, Hymn. Hom. Cer. 5 sgg., Aesch. Pr. 652, Eur. Ion. 887

sgg., Hel. 243 sgg., Euph. fr. 27 Powell = 24 Van Groningen. Del resto, come osserva BÜHLER p. 75 «Chortanz, Baden und Blumensammeln sind Gelegenheiten, bei denen die Reize eines jungen Mädchens besonders exponiert werden ». Anche nelle testimonianze vascolari si riflette questa varietä. La fanciulla gioca a palla (cfr. WERNICKE s.v. Boreas in RE. 5 (1897) col. 728, n. 17,20); raccoglie fiori (n. 5, 9 WER. NICKE); attinge acqua (n. 14, 15 WERNICKE); si reca ad un altare (n. 5, 33

WERNICKE). 17 Vd. nn. 12 e 13.

54

cutore di Socrate

meno

attendibile

dell'altra, che

po-

neva il ratto sulle rive dell’Ilisso, dal momento che le radapà καὶ διαφανῆ... ὑδάτια del fiume sono particolar. mente ἐπιτήδεια ai giochi di fanciulle!®; né è da sottovalutare il fatto che Orizia, quando fu involata dal vento, stava giocando con Farmacia, una ninfa cui era dedicata, pare, una fonte!?. Per quanto riguarda l'Acropoli, su di

essa è attestata l’esistenza di una sorgiva di acqua salmastra, la δϑάλασσα Ἐρεχϑηΐς, che ci riconduce all'originario carattere marino della figura di Eretteo, re di Atene e padre di Orizia?. Questa persistenza, più o meno velata,

di un rapporto con l'acqua nella tradizione del ratto, ci sembra una spia dell'origine non continentale della figura di Orizia?', il cui mito, nato in un ambiente che ha

dimestichezza con l'acqua, viene assorbito e ripresentato in chiave

attica in un momento

storico ben

pre-

18 Plat. Phaedr. 229 b ‘Ap’ οὖν ἐνδένδε (scil. ἀπὸ τοῦ Tuo); χαρίεντα γοῦν καὶ xadapà καὶ διαφανῆ ra ὑδάτια φαίνεται͵ καὶ ἐπιτήδεια χόραις παίζειν παρ᾽ αὐτά. 19 Plat. Phaedr. 229 c. Per il carattere «acquatico» della figura di

Farmacia, cfr. Wüsr s.v. Pharmakeia in RE. 38 (1938) col. 1839, che cita Tim. Lex. Plat. 223 Dappaxeia: χρήνη ἐξ ἧς οἱ πίνοντες ἀπέδνησκον.

two δὲ τόπον, εἰς ὃν ἀπάγονται ἐπὶ χόλασιν οἱ ἐπὶ φαρμαχείᾳ ἁλόντες. Per i problemi connessi a Farmacia «Quellennymphe» o «Quelle», vd. anche SroLL s.v. Pharmakeia in Roscher 3,2 (1902-9) coll. 2275-6: «Die alten Erklárer gaben sie für die Nymphe einer Quelle in Attika aus»,

20 Apollod. 3.14.1-2. 2! La presenza di masse d’acqua & spiegata diversamente da WORNER (cit. p. 50, n. 4), col. 951, che la mette in relazione con il fenomeno atmosferico dell'evaporazione, e la conseguente nuvole.

formazione

di

55

ciso2, di cui rendono conto i tardi appellativi che mettono Orizia in relazione alle guerre persiane”. Già in altre occasioni, nel lungo ed alterno rapporto tra Greci e Persiani, i «venti» avevano avuto una loro importanza. Da quando, nel 490, il vento boreale aveva

causato

con

il suo infuriare la distruzione

di buona

parte delle navi persiane?^, l'oracolo delfico aveva invitato i Delfi che lo interrogavano ὑπὲρ ἑωντῶν καὶ τῆς

Ἑλλάδος25, a rivolgere preghiere ai venti, assicurando che anche per il futuro sarebbero stati grandi alleati dei Greci?6. Nel momento precedente la battaglia dell’Arte-

22 Non è certo casuale che proprio numerose testimonianze del mito anche NICKE (cit. p. 54, n. 16) coll. 727-8, che lekythoi e vasi di altra forma, tutti dello tanti la scena del ratto. Vd. anche 1. D. ston

Pan-Krater

«JHS»

32,

1912,

in questo periodo si ritrovino nelle arti figurative (cfr. WERcita ben 33, tra anfore, idrie, stile a figure rosse, rappresenBrazLey The Master of the Bo-

pp. 357, 362).

Sulla significativa

as-

senza di questo mito in vasi anteriori al V sec., vd., oltre a H. von GAERTRINGEN (cit. p. 49, n. 1) p. 8, E. PARIBENI in Encicl. Arte Ant. Roma

1963, 5, p. 762 s.v. Orizia: «Le figurazioni attiche si riferiscono tutte al periodo di rinnovata devozione per Borea dopo la severa decima zione subita dalla flotta persiana... Ed è appunto a partire da questo momento (480 a.C.) che ha inizio una ricca e consistente serie di figurazioni di questo mito nella ceramica attica ». 23 Oltre ai passi citati nella nota 3, vd. anche Nonn. Dion. 39.113

Μαραϑωνίδος...

νύμφης

e 47.339-40

Ὠρείδνια...

/alua

φέρει

Ma-

padwvoc. 24 Herodt. 6.44.2 ἐπιπεσὼν δέ σφι περιπλέουσι βορῆς ἄνεμος μέγας TE χαὶ ἄπορος κάρτα τρηχέως περιέσπε πληδεὶ πολλὰς τῶν νεῶν ἐχβάλλων πρὸς τὸν "ADov.

25 L'oracolo è stato ricostruito da H. W. PARKE-D. E. W. WORMELL The Delfic oracle Oxford 1956, 2, p. 42 sulla testimonianza di Herodt. 7.178.1 e Clem. Strom. 6.3.29, p. 445 Stählin.

26 A questo proposito, PARKE e WORMELL (cit. ib. n. 25), 1, p. 168, così ironizzano sulle qualità ‘profetiche’ dell'oracolo delfico: « It required no superhuman prevision to see that one of the greatest hopes

56

misio, sono gli Ateniesi ad interrogare l'oracolo delfico, e

l'oracolo

risponde

sibillinamente

τὸν

γαμβρὸν

ἐπίκουρον χαλέσασϑαι2). Insomma «cherchez le γαμβρός». È chiaro che a questo punto deve essersi messa in moto tutta una attività per dare un nome all'epíkouros, e la difficoltà di interpretare l'oracolo è filtrata da

Erodoto attraverso una terminologia restrittiva. Infatti lo storico mette in chiaro che Borea ha in moglie una donna attica κατὰ τὸν Ἑλλήνων λόγον, facendo intravedere la possibilità che esistano altre versioni, ed aggiungendo che gli Ateniesi hanno congetturato (συμβαλλόμενοιυ) che grazie a questa parentela Borea era loro YauBpoc®; sottolinea infine la soggettività di questa interpretazione con ὡς φάτις ὅρμηται.

Tutto ciò spiega

almeno due cose: a) l'interesse improvvisamente fiorito intorno alla figura di Orizia, pilastro fondamentale di for the Greeks

was

that the

Persian

navy

would

be crippled

by

storm».

27 Herodt. 7.189.1 λέγεται δὲ λόγος ὡς ᾿Αϑηναῖοι τὸν BopNv Ex δεοπροπίον ἐπεκαλέσαντο, ἐλϑόντος σφι ἄλλον χρηστηρίον τὸν γαμβρὸν ἐπίκουρον καλέσασϑαι. Βορῆς δὲ χατὰ τὸν Ἑλλήνων λόγον ἔχει γυναῖχα ᾿Αἀττικήν, Ὠρείϑυναν τὴν Ἐρεχϑέος, Suida β 390 Adler s.v. Bopàg:... τὸν Βορέαν ᾿Αϑηναίων σύμμαχον eivar νομίζουσι ᾿ καὶ ζήτει τὸν τόπον, ἔνϑα ὁ στόλος Ξέρξον ἐδυστύχησεν, ἐν τῷ ἀφέται͵ ib. a 4591 Adler s.v. ᾿Αφέται. Sulla importanza degli oracoli nell'opera erodotea, cfr. F. BENEDICT De Oraculis ab Herodoto commemoratis quaestionum pars I Diss. Bonnae 1871 ed A. Ozni De Herodoti Fonte Delphico Diss. Basileae 1899. Per

l'attività dell'oracolo delfico durante l'invasione di Serse, vd. H. Dow. NER Beiträge

zu einer Geschichte

der Politik

des delphischen

Apollo

«Klio» 18, 1923, p. 27 sgg., C. Lanzanı Loracolo delfico. Saggio di religione politica nel mondo

antico Genova

1940, PARKE-WORMELL

(cit. ib.

n.25) 1, pp. 141-78. R. FLACELIERE Devins et oracles grecs Paris 1961, p. 81. 28 Per Borea γαμβρός di Eretteo, cfr. Herodt. 7.1892, Call. Hec.

fr. 321 Pfeiffer, Euph. P. Oxy 2220, fr. 1.9 = fr. 19 e 13-4 Van Groningen Nonn. Dion. 37.161, 39.113, 173.4.

57

questa parentela; b) la possibilità che, dietro questa spinta occasionale, sia stato operato il ripescaggio di un mito, nato in un altro ambiente, di cui doveva permanere, proprio per evitarne la snaturalizzazione, qualche elemento caratterizzante, in questo caso il rapporto con l'acqua?. La riprova di ciò ci sembra fornita dallo stesso Erodoto. In segno di ringraziamento per l’aiuto prestato da Borea e da Orizia, gli Ateniesi dedicano un tempio al vento

sulle rive dell’Ilisso®; nella stessa circostanza,

i

Persiani cercano di neutralizzare gli effetti della tempesta, facendo operazioni di incantamento al vento e sacrificando alle Nereidi?!. La compresenza del vento e delle Nereidi nel sacrificio persiano ci fa supporre che nella Orizia della saga ateniese sia confluito lo spirito della

Nereide omerica. Né ci sembra casuale il fatto che, qualche anno più tardi, Orizia ed i Boreadi compaiano

sul

frontone occidentale del Partenone, nella sezione dedi-

cata a Posidone??, quasi a ricomporre i rapporti tra la ninfa della saga ateniese ed il dio del mare. 29 Da una iscrizione navale attica risulta che Orizia è il nome dato ad una nave (cfr. 1.G. 2.2, n. 739 d 7,19).

30 Herodt. 7.189.3. In circostanze simili, anche i Megalopoliti (Paus. 8.36.6) ed i Turii (Aelian. V.H. 12.61) innalzarono altari a Borea. Per il culto del vento, vd., oltre ad Hesych. ß 819 Latte s.v. Βορεασταί ed Aelian. N.A. 7.27, P. STENGEL Der Cult der Winde

« Hermes» 35, 1900,

pp. 627-35, M. P. Nilsson Geschichte der Griechischen Religion 1, München 1955, p. 116, n. 6 e p. 117, e la bibliografia ivi citata. 31 Herodt. 7.191.2 τέλος δὲ ἔντομά TE ποιεῦντες καὶ καταείδοντες βοῇσι οἱ Μάγοι τῷ ἀνέμῳ, πρὸς δὲ τούτοισι καὶ τῇ Θέτι καὶ τῇσι Νηρηίσι ϑύοντες ἔπαυσαν τετάρτῃ ἡμέρῃ. 32 A. H. SMITH Recent additions to the sculptures of the Parthenon « JHS» 13, 1892, p.91 sgg., A. FURTWANGLER Meisterwerke der griechischen Plastik Leipzig-Berlin 1893, p. 236: « Die zunächst hinter der Wa-

genlenkerin des Poseidon in Vorderansicht die sagenberühmte Oreithyia sein».

58

sitzende Gestalte

muss

FR. 6 Ng

δέ τις ὠχύπορος Σαμίη, συὸς εἶδος ἔχουσα

Hesych. o 147 (ed. M. Schmidt [Halle 1862] 4, p. 8) s.v. Σαμιακὸς

τρόπος “... Δίδυμος (p. 35 Schmidt) δὲ τὰς Σαμαίνας ἰδιαιτέραν παρὰ τὰς ἄλλας ναῦς τὴν κατασκευὴν ἔχειν ᾿ εὐρύτεραι μὲν γάρ εἰσι τὰς γαστέρας. τοὺς δὲ ἐμβόλους σεσίμωνται, ὡς δοκεῖν ῥύγχεσιν ὑῶν ὁμοίως κατασχενάσϑαι, οἷον ὑοπρώρους εἶναι. διὸ καὶ ἐπὶ τ(ομαύτης λέγεται 'ναὺς- ἔχουσα. Phot.

Lex.

(ed.

Naber,

2,

p.143)

s.v.

Σαμιαχὸν

τρόπον

Κρατῖνος ᾿Αρχιλόχοις (fr. 13 Kock) ‘ eig unviav ἐπισκώπτων μιννύω ’ ὑσὶ γὰρ ἐμφερεῖς εἶχε τὰς πρώρας τὰ τῶν Σαμίων πλοῖα, ὡς Χοιρίλος (Χοιρᾷοχος cod.) ὁ Σάμιος.

νηῦς Naeke: ναῦς codd. // Zapin Albertus p. 157): Σαμία codd. // σνός Naeke: ὑός codd.

La paternità del verso, adespoto

individuata «Photio

«praeclaro

adhibito,

versum,

acumine»! qui adhuc

(ap. Naeke,

in Esichio, è stata

da

NAEKE,

sine nomine

p.155: fere-

batur apud Hesychium, pronum mihi fuit domino suo reddere ». L'appartenenza ai Persica non è documentata, ma, come ritiene NAEKE, pp. 158-9, non sarebbe impossibile postularla, dal momento che nel contesto delle guerre persiane ricorre spesso la presenza di elementi IA MEINEKE Fragmenta Comicorum Graecorum Berolini 1839, II, 1, p.24.

59

samii,

cfr.

Diod.

11.34.3

οἱ

δὲ

τῶν

Περσῶν

ναύαρχοι

διατρίβοντες ἐν τῇ Σάμῳ, πυϑόμενοι τὸν τῶν Ἑλλήνων ἐπίπλουν, ἀνήχϑησαν &x τῆς Σάμον πάσαις ταῖς ναυσί, καὶ κατάραντες εἰς Μυχάλην τῆς Ἰωνίας τὰς μὲν ναῦς

ἐνεώλχησαν,

ὁρῶντες

οὐχ ἀξιοχρέους οὔσας

ναυμαχεῖν,

xTÀ., 11.17.3 Οἱ δὲ τῶν Ἰώνων ἡγεμόνες ἀπέστειλαν ἄνδρα Σάμιον πρὸς τοὺς Ἕλληνας, Herodt. 9.90.3 εὐπετές τε - αὐτοῖσι ἔφη ταῦτα γίνεσδϑαι: τάς τε γὰρ νέας αὐτῶν καχῶς

πλέειν καὶ οὐκ ἀξιομάχους xeivowor εἶναι. αὐτοί τε, εἴ τι ὑποπτεύουσι μὴ δόλῳ αὐτοὺς προάγοιεν, ἕτοιμοι εἶναι ἐν τῇσι νηυσὶ τῇσι ἐχείνων ἀγόμενοι ὅμηροι εἶναι. ὡς δὲ πολλὸς ἣν λισσόμενος ὁ ξεῖνος ὁ Σάμιος. NAEKE, p. 158, prospetta come possibili momenti per l'operazione di questa nave samia o la battaglia di Salamina (« Fortasse

locum suum habuit versus in descriptione pugnae Salaminiae ») o l'invio della delegazione samia all'isola di Delo (p. 159: «Ubi Samiorum legatos in Delum insulam venisse narratur»), mentre esclude, p. 158, che si possa

trattare della situazione narrata in Herodt. 9.90.3 e Diod. 11.17.3

«quum Diodorus de viro tantum Samio, natatore,

non de navi Samia loquatur». Ad un altro momento storico pensa MULDER, p. 43, il quale ritenendo il verso «der Anfang des letzten Buches, das die Schlacht bei Mykale erzählte», preferisce metterlo in relazione con quanto narrato in Herodt. 3.59, nel contesto della rivalità tra Samo ed Egina, ravvisando in Cherilo la fonte erodotea di questo brano: «Ist unser Dichter... die Quelle für dieses Stück der herodoteischen Σαμιακχά». HUXLEY, p. 23, che indica come possibili contesti per la menzione di una «samaina» o la battaglia di Salamina (Herodt. 8.85), o l'ambasceria di Leotichida a Delo (14

9.90), pur propendendo per la correzione in Σαμιακά del Aapuaxa tradito in Suida x 595 Adler s.v. Χοιρίλος, non avanza lipotesi che il frammento possa appartenere

all'opera perduta: «I prefer to emend to Σαμιαχά and to suppose that Choirilos of Samos composed a work on his native island, but I readily admit that no fragments from the poem can be identified ». — ὠχύπορος. Cfr. Hesych. ὦ 137 Schmidt s.v. ὠχύποpor: ταχυπόροι, w 138 Schmidt s.v. ὠχνπόροισι ταχέα ῥεύματα ἔχουσι xai πλέουσιν, ὦ 139 Schmidt sv. ὠχύπορος ' ταχέως πορενόμενος. Già in Omero è epiteto della nave, vd. ex. gr. Od. 4.708, 14.230 etc., ma è presente

anche in Pind. Pyth. 1.74 ὦ. ἀπὸ ναῶν e, con leggera variante, in Pyth. 4.194-5 ὦ. / χυμάτων ῥιπάς. Metaforica-

mente l'aggettivo è impiegato in Aesch. Ag. 1557-8 w. / πόρϑμευμ᾽ ἀχέων e forse in Claud. A.P. 5.86.2 Ἔρωτος... ux ὀϊστοῖς. Per l'uso dell'equivalente ὠχύαλος in Omero, vd. Il. 15. 705, Od. 12.182, 15.473. Cfr. anche Soph. Ai. 710

ὠχυάλων νεῶν. — Σαμίη. Oltre ad Esichio, cit., anche Plut. Per. 26.4

ci informa delle caratteristiche della σάμαινα ναῦς: Ἡ δὲ σάμαινα ναῦς ἐστιν VOTPWPOG μὲν TO σίμωμα, χοιλοτέρα δὲ καὶ γαστροειδής, ὥστε φορτοφορεῖν χαὶ ταχυναυτεῖν. Οὕτω δὲ ὠνομάσθη διὰ τὸ πρῶτον ἐν Σάμῳ φανῆναι, Πολυχράτους τοῦ τυράννον χατασχενάσαντος. Phot. Lex. p. 144 Naber s.v. Σαμίων ὁ δήμος attesta che la Σάμαινα è una «dikrotos»: ὅ ἐστι πλοῖον δίχροτον ὑπὸ IloÀvχράτους πρῶτον παρασχευασϑὲν τοῦ Σαμίων τυράννου, cfr. anche Suida c 77 Adler s.v. Σαμίων ὁ δῆμος, Mich. Apost. 15.32.18, 2, p. 636 «dikrotos»,

Leutsch.

Per le caratteristiche

vd. L. CASSON Ships and Seamanship

della in the

ancient world Princeton 1971, p. 133, n. 127. La reputazione navale di Samo era abbastanza considerevole nell'antichità, vd. A. KÖSTER Das antike Seewesen Berlin 1923 (rist. 1969), p. 158, e K. LEHMANN-HARTLEBEN Die antiken Hafenanlagen des Mittelmeeres « Klio» Beiheft 14, 61

Leipzig 1923, pp. 54-6. La possibilità che il modello samio potesse essere adibito sia per il trasporto di truppe (στρατιῶτις ναῦς) che per azioni belliche, oltre che da Plut. Per. 26.4, è attestata anche da Thuc. 1. 116.1 (at-

tacco a Mileto, 440 a.Chr.) ἐναυμάχησαν πρὸς Tparia τῇ νήσῳ Σαμίων ναυσὶν ἑβδομήχοντα, ὧν ἦσαν αἱ εἴκοσι στρατιώτιδες. — συός. NAEKE, p. 157, seguendo l'Albertus, ripristina la patina epica del termine: «Praeterea...

erat...

scribendum

cvóc. Hoc quidem, quoniam magis poeticum et

magis Homericum, et quoniam ad graecas aures suavius

accidebat cvóg quam ὑός, praecedente

littera vocali».

Per la funzione del c iniziale in Omero, vd. H. L. AHRENS

Homerische Excurse «Philologus» 4, 1849, p. 601: « Auch σὺς mit seinen derivaten hat ganz gewöhnlich kürze vor

sich». L'utilizzazione del σῦς come ἐπίσημον è attestata da Herodt. 3.59.3 τῶν νεῶν καπρίους ἐχουσέων τὰς πρῴpac, e Plut. Per. 26.4 ἢ δὲ σάμαινα ναῦς ἐστιν ὑόπρωρος. Un leone compare

come

ἐπίσημον

in una nave del pe-

riodo arcaico, vd. Plut. Mor. 247 f πλοίῳ λέοντα μὲν ἔχοντι Tpwpadev ἐπίσημον, ἐκ δὲ πρύμνης dpaxovra. Di non meglio precisati ἐπισήματα abbiamo notizia in Herodt. 8.88.2 σαφέως TO ἐπίσημον τῆς νεὸς ἐπισταμένους, 8.92.2

ἔγνω

τὸ

σημήιον

ἰδὼν

τῆς

στρατηγίδος,

Diod.

13.3.2 τοῖς ἐπὶ ταῖς πρῴραις ἐπισήμασι, Polyaen. 3.11.11 τὸ ᾿Αττικὸν σημεῖον, vd. anche 8.53.3. A volte 1᾿ἐπίσημον era rappresentato dalla statuetta di una divinità, di solito l'eponima della nave, cfr. Lucian. Nav. 5 ἢ πρῴρα . .. τὴν ἐπώνυμον τῆς νεὼς deov ἔχουσα. La bibliografia antica sugli ἐπισήματα è raccolta da WESSELING in I. SCHWEIGHAEUSER Herodoti Musae sive Historiarum libri IX, Argentorati et Parisiis 1816 VI.2, p. 160), ma si veda

anche CASSON (cit. p. 61), p. 344 sgg. 62

- εἶδος tyava. La clausola si ritrova già negli inni omerici, Hymn. Hom. Cer. 315 ed Hymn. Hom. 12.2. Davanti alla cesura trocaica è presente in Hymn. Hom. 32.16, in riferimento sempre all'aspetto maestoso di divinità femminili. RICHARDSON

p. 262, oltre a ricordare che

«this formula occurs in the 'Continuation' of the Theogony, which is probably of sixth-century date, and the line may

Hes.

itself be later than

fr. 25.39,

136.2

its context»,

Merkelbach-West

rimanda

ἐπήρατον

ad

εἶδος

ἔχουσαν. Ma vd. anche Call. fr. 490 Pfeiffer γρήϊον εἶδος ἔχουσα. L'emistichio cherileo sembra riecheggiare Arist. Vesp. 35-6 φάλαινα... / ἔχουσα φωνήν... ὑός.

in

63

FR.7 ὄλβον χερσὶν ἔχω χύλικος τρύφος ἀμφὶς fa YOG,

ἀνδρῶν δανιτυμόνων νανάγιον, οἷά τε πολλὰ tvevua Διωνύσοιο πρὸς Yßpıos ἔχβαλεν axtac.

Athen. 11, 464 a-b (ed. Gulick, 5, p. 22) Παραιτητέον δ᾽ ἡμῖν τὰ χεράμεα ποτήρια. xai γὰρ Κτησίας (688 F 40 Jacoby) apa Iltpeau

φησίν, ὃν ἂν βασιλεὺς ἀτιμάσῃ, χεραμέοις ποτηρίους χρῆται. Χομίλος δ᾽ ὁ ἐποποιός φησι᾽ ἱχερσὶν-ἀχκτάς".

1 ὄλβον

χερσὶν ἔχω Colace?: χερσὶν ὄλβον

ἔχω AC, claudicante

metro: χείρεσιν ὄλβον Ardizzoni (priv.): x. ἔχων χολοβοῦ Valckenaer: χ. ἄνολβον ἔχω Toup: ante ὄλβον lacunam postulavit Casaubon, χερσίν ad finem praecedentis versus traiciens: ἴδ᾽ ὅλμον ἔχω Iacobs: ὄλιζον

ἔχω Morel: χερσὶν «5» ὄλβον Hermann. 3 διονύσοιο

Naeke

//

ΑΕ

//

ὕβρεως

AE:

ὕβριος

S:

ὝΜβριος

ἔκχβαλεν ἀκτάς Canter: ἔχβαλ᾽ ἀνάχτος AE

L'assenza, in Ateneo, del titolo dell'opera cui i versi

appartenevano,

ha suscitato qualche

perplessità.

VAL-

CKENAER in SCHWEIGHAEUSER (cit. p. 62) p. 84 definisce «Neutiquam absurdi ... Choerili versus». Pur non avanzando dubbi circa la possibilità che l'autore sia Cherilo

di Samo (p. 167: « Choerili Samii fragmentum esse ostendit ipsa versuum

elegantia»)

NAEKE,

p.168

non

giure-

rebbe sulla loro appartenenza ai Persica, poiché «longe

65

excedunt epicum modum»,

mentre DÜBNER, p. 25 non si

nasconde che il «non additum nomen carminis tanquam vel unici vel celeberrimi monstrare videtur Perseidem ». L'ipotesi di HERMANN, secondo il quale «the speaker was Xerxes after the defeat at Salamis», accettata da HU. XLEY, p. 234, che cita come probabile parallelo Herodt. 8.96 («To this context the words of Choirilos ἀνδρῶν δαιτυμόνων vavayuov are appropiate, especially since πνεῦμα...

ἔχβαλεν ἀκτάς follows») è, a nostro avviso, da

mettere in relazione con l'affermazione di Ctesia. Il fatto che il bere in un χεράμειον ποτήριον fosse segno di

ἀτιμία presso i Persiani e la citazione, subito dopo, del frammento

cherileo,

possono

rappresentare

una

allu-

sione alla ‘disgrazia’ di Serse, punito nella sua ὕβρις, e costretto a bere

in un χεράμειον

ποτήριον.

Il frammento è giocato su una continuata metafora conviviale-marinara. Ogni termine della descrizione del rumoroso banchetto riconduce alla terminologia mari-

nara. Non si può infatti evitare di osservare che se ἐαγός (v. 1) é qui impiegato per indicare la 'rottura' di un calice, é di solito pià frequentemente

usato, in una acce-

zione tecnica, per indicare l'infrangersi della nave sotto l'incalzare dei marosi (vd. il mio commento

ad loc.); che

ναυάγιον (v. 2) = ‘rottame’ ‘tavola di una nave’ qui designa come 'relitto' di un naufragio, avvenuto in ben altro liquido, il κύλικος τρύφος di v. 1; πνεῦμα ed axtac (v. 3) ravvalorano ed approfondiscono (vd. comm. ad loc.) questa insistente simbiosi. Per la presenza di metafore marinare nella lingua greca, cfr., oltre a WAERN pp. 95-6, 136 ed H. FRANKEL Dichtung und Philosophie des frühen Griechentums

München

1969?,

p. 535,

n. 2, H. BLUMNER

Studien zur Geschichte der Metapher im Griechischen. 1. Heft. Über Gleichnis und Metapher in der attischen Komódie Leipzig 1891, pp. 273-9, F. ALLINSON The Colonization 66

of Greek

Poetry

« TAPhA»

53, 1922, p. XVI,

1. COIPEL

La

langue maritime d'Euripide Thèse de licence Univ. de Liege 1943, A. LESKY Thalatta. Der Weg der Griechen zum Meer Wien

1947, D. van NES Die maritime

Bildersprache

des Aischylos Proefschr. Utrecht, Groningen

1963.

1 - ὄλβον χερσὶν. Per i problemi testuali relativi e per la soluzione da noi proposta si rimanda a COLACE?. - tpupas. Cfr. Suida © 1113 Adler s.v. τρύφος ἄρτον"

κλάσμα

ἄρτον,

Hesych.

τ

1578

Schmidt

s.v. τρύφος "

χλάσμα ἄρτον. ἢ ξύλον καταδεδαπανημένον. Anche qui, come in Hom. Od. 4.508 e Call. Hec. fr. 261.1 Pfeiffer. «tale parola rara costituisce la tesi del 4° dattilo» (vd. ARDIZZONI p. 253, n. 1168). Tpupog è ripreso, con una sfumatura « marinaresca » che solo in Cherilo ha, in Ap. Rh.

1.1168, vd. COLACE?, pp. 279-80. - ἀμφὶς

tayös.

Riecheggia

la clausola

omerica,

Il.

11.559 ἀμφὶς ἐάγῃ. Il participio si ritrova in Nonn. Dion. 5.151 ἐαγότα νῶτα τιταίνων, e 15.15 ἐαγότος ἀμφιφορῆος. "Ayvupi è un verbo che viene spesso impiegato per indicare l'infrangersi della nave, cfr. Hom. Od. 3.298-9 νῆας... ἔαξαν / xiuat, 5.385 πρό te κύματ ἔαξεν, 10.123 ἀνδρῶν ὀλλυμένων νηῶν δ᾽ ἅμα ἀγνυμενάων etc. Inizia

con l'uso di questo verbo l'impianto metaforico che si ritrova in tutto il frammento. 2 - ἀνδρῶν δαιτυμόνων. Lo stesso incipit è in Hom. Od. 15.467; cfr. anche 22.12 ner’ ἀνδράσι δαιτυμόνεσσι; s.s. δαιτυμόνων 5.33, 20.25.

ricorre

in Od.

8.66, 473,

17.605,

Nonn.

Dion.

- vaudyıov. Cfr. Suida v 45 Adler s.v. νανάγιον - παρὰ Θουκιδίδῃ

οὐδετέρως

μέν, ὅταν

τι τῆς νηὸς

ἀπολεσϑῇ, 67

οἷον πηδάλιον T] τι τοιοῦτον. ναναγία δὲ ϑηλυχῶς πᾶσα ἢ τῆς νηὸς ἀπώλεια, Hesych. v 111 Latte, s.v. *vavaròg - ὁ ἐν ϑαλάττῃ ἀπολλύμενος. LSJ s.v. νανάγιον traduce «piece of wreckage». Oltre ad essere impiegato con significato proprio, cfr. ex. gr. Aesch. Pers. 419-20 ϑάλασσα δ᾽ OUXET ἣν ἰδεῖν ναναγίων πλήδϑουσα, il termine è usato anche metaforicamente, cfr. ex. gr. Soph. El. 729-30 πᾶν δ᾽ ἐπίμπλατο / ναναγίων Κρισαῖον ἱππικῶν πέδον, 1444 ἱππικοῖσιν ἐν ναναγίοις. Interessante, per la presenza di ἄγνυμι, che ricorda ἐαγός di v. 1, è Eur. Hel. 409-10 ναῦς de... πολλοὺς ἀρυῦμοὺς ἄγνυται ναναγίων. In Clem. Alex. Paedag. 2.28.3, p. 173 Stählin νανάγιον indica il «naufragio» nel «mare» del vino, in un contesto molto vicino al nostro, in quanto anche qui si insiste sul paragone ebbrezza-tempesta: Ὁρᾶτε τοῦ ναυαγίου τὸν κίνδυvov - Περιχλύζεται μὲν T καρδία πολυποσίᾳ, τὸ δὲ πλῆϑδος τῆς οἰνοφλυγίας ϑαλάττης εἴχασεν ἀπειλῇ, ἐν n βεβυδισμένον τὸ σῶμα ὥσπερ ναῦς xvÀ. Lo stato di ebbrezza è definito νανάγιον, il cuore περικλύζεται, cioè ὁ «bagnato», «lavato» dalla πολυποσία (che qui fa da « pendant» a ϑάλασσα, cfr. Arat. Phaen. 287), l οἰνοφλυγία è paragonata alla ϑαλάττης ἀπειλή, il corpo vi è immerso ὥσπερ ναῦς. Interessante potrebbe mostrarsi il raffronto

con

Herodt.

7.190 relativo al ritrovamento

di rottami,

dopo la decimazione subita dalla flotta persiana all’Artemisio, tra i quali figurano numerose coppe d'oro e d’argento: ὃς πολλὰ μὲν χρύσεα ποτήρια ὑστέρῳ χρόνῳ ἐχβρασσόμενα. ἀνεΐλετο, πολλὰ δὲ ἀργύρεα, ϑησαυρούς τε τῶν Περσέων εὗρε, ἄλλα τε [χρύσεα] ἄφατα χρήματα περιεβάλετο. — οἷά τε πολλὰ. In clausola in Hom. Od. 9.128, 11.536 (cfr. anche 11.364 οἷά te πολλούς); in altra sede in Od. 5.422, 8.160.

68

3 - πνεῦμα Διωνύσοιο. Per la relazione tra πνεῦμα e dalacca cfr. ex. gr., Aesch. Pers. 109-10, Eur. Cvcl. 278, Xen. Hell. 6.2.27. Su questa relazione Cherilo indubbiamente punta, se il xuAıxog τρύφος di v. 1 è il relitto di un naufragio «sui generis», ed in cui al soffio del vento si sostituisce quello diverso, ma non meno dannoso, di Dioniso. Per il rapporto tra Dioniso ed il mare, vd., oltre a E. GERHARD Auserlesene griechische Vasenbilder Berlin 1840, 1, p. 172 sgg., che sottolineando il parallelismo con cui in un'anfora (tav. 47) erano rappresentati Dioniso e Posidone,

ne

ha

messo

in evidenza

l'«innige

Verhäl-

tniss», ed a TH. PANOFKA Poseidon und Dionysos Berlin 1845, p. 2, che parla di «offenbar Parallelismus der bei-

den Götterbilder», G. A. PRIVITERA / rapporti di Dioniso con Posidone in età micenea «Stud. Urb.» 39, 1965, pp. 180-238. Come navigatore Dioniso è rappresentato in

una coppa di Exechias, cfr. E. BUSCHOR Griechische Vasenmalerei München 19142, Abh. 94; su un carro navale il dio avanzava alle Antesterie, vd. H. USENER Die Sint-

fluthsagen Bonn 1899, p. 115 sgg. Di un rapporto niso ed il mare potrebbero essere testimonianza tardi epiteti ϑαλασσόμοδος (cfr. Nonn. Dion. 39.407, 43.359) e ϑαλασσοπόρος (cfr. Nonn. Dion.

tra Dioanche i 36.421, 21.187,

36.421), vd. C. F. H. BRUCHMANN Epitheta deorum quae apud poetas graecos leguntur Lipsiae 1893, p. 85. Per il

rapporto tra πνεῦμα e divinità, cfr. Eur. H.F. 216 ὅταν deov σοι πνεῦμα μεταβαλὸν τύχῃ Luc. Amor. 37 δισσὰ... χατὰ τὸν τραγικὸν πνεύματα πνεῖ ὁ Ἔρως, ed, ancora più interessante per la vicinanza formale, Aesch. Prom. 883-4

λύσσης / πνεύματι. - ἔχβαλεν. 8.5. in Hom. Il. 5.39 ἔκβαλε δίφρον e 15.468 ἔχβαλε χειρός. 69

— Ὕβριος ἀχτάς. NAEKE, p. 166, definisce l'immagine «longe audacissime dictum », citando, per la relazione tra l'eccessiva assunzione di vino ed ὕβρις Clem. Alex.

Paedag. 2.22.2, p. 169 Stáhlin ὀλίγῳ δὲ τῷ οἴνῳ xavtavda OÙ γὰρ μέχρι τῶν ὕβρεως προϊτέον χρατήρων, cui si può aggiungere, infra, ὑβριστικὸν μέδη, NAEKE cita inoltre Panyas. fr. 13.8 Kinkel = Mattews per corroborare la scelta della grafia Ὕβριος, senza però trarre tutte le conseguenze che dal confronto possono derivare. Paniassi infatti stabilisce una gradualità ed una successione delle divinità che presiedono alle varie fasi dell'assorbimento

dell'otvog

(cfr. Athen.

2.36d

mv

μὲν

πρώτην

πόσιν

ἀπονέμει Χάρισιν, Ὥραις καὶ Διονύσῳ, τὴν δὲ δευτέραν ᾿Αφροδίτῃ xai πάλιν Διονύσῳ, "Yos. de xai "Ary τὴν τρίτην"). L'ultima fase, che si attua, (v. 7 sgg.), ὅτε τις μοίρης τριτάτης πρὸς μέτρον ἐλαύνοι / πίνων ἀβλεμέως, τότε δ᾽ Ὕβριος αἶσα xai "Atnc/ yCyvexav ἀργαλέα, καχὰ δ᾽ ἀνδρώποισιν ὀπάζει, è di esclusivo dominio di Ὕθβρις e "Atm. Se si opera un confronto col frammento cherileo, ne viene fuori un quadro consonante: il χύλικος τρύφος è il vavayıov di un banchetto alquanto movimentato, in cui i commensali non si sono certo limitati alle prime due fasi descritte da Paniassi, ma hanno raggiunto, be-

vendo ἀβλεμέως, la terza fase, dominio incontrastato di "Yßpıs e "Arn!. Sulla concezione della temperanza, vd., oltre ad Hes. fr. 239 Merkelbach-West, Theogn. 963 sg., Anakr.

fr. 356a

Page,

H. LEWY

Sobria

ebrietas.

Untersu-

chungen zur Geschichte der antiken Mystik Giessen 1929. Per ciò che riguarda la metafora «marinara» Ὕβριος

ἀχτάς, non è stato finora osservato che la congettura del Canter ἀχτάς trova un rassicurante riscontro non tanto

! Risulta strano che MarrEws p. 85 non citi il luogo cherileo.

70

in Empedocle, 31 B 20.5 Diels-Kranz πλάζεται &vöıy’ Exa-

στα περὶ ῥηγμῖνι Biovo, come nota NAEKE, p. 167, quanto in

Pind.

fr. 124a-b,

6-7

Snell-Maehler

πελάγει. δ᾽ ἐν

πολυχρύσοιο πλούτον / πάντες ἴσᾳ νέομεν ψευδῆ πρὸς ἀχτάν, dove ritroviamo la terminologia « marinara» (v. 6 πελάγει, v.7 ἀκτάν)

in relazione agli effetti del καρπὸς

Διωνύσοιο (v. 3)?.

? Per un parallelo con Pind. Ol. 12.5, vd. FRAENKEL (cit. p. 66), p. 535, n. 2. Per l'uso metaforico di axra, cfr. P. Rapici CoLAcE Considerazioni sul concetto di « πλαῦτος » in Pindaro in Studi in onore di Anthos Ardizzoni Roma 1978, p.743, n. 11.

71

FR. 8 [7

2C»

_M_,

Y

DI

»

D

,

Opxov δ᾽ οὔτ᾽ ἄδικον χρεὼν ἔμμεναι OUTE δίκαιον.

Stob. 27.1 (ed. C. Wachsmuth-O. Hense [Berlin 1894] 3. pan Χοιρίλονυ (χοφίλλον A Mac: Κοιρίλλον nihil amplius 1: αἰσχὶ nec plura Br) Περσηίδος «Ὅρρχον- δίκαιον »

ἔμμεναι codd.: ὀμνύναι dub. Meineke, sed probantibus Cobet et Wachsmuth-Hense.

Il fatto che il verso figuri all'inizio della sezione Περὶ 6pxov, potrebbe costituire una spia per individuarne il significato a prima vista recondito e sibillino: Stobeo non lo avrebbe

citato ad inizio di capitolo, se esso non

fosse suonato come una definizione. L'affermazione che il giuramento non deve essere né 'giusto' né 'ingiusto' potrebbe far pensare ad una sua identità, indipendente dalle

leggi

codificate,

cfr.

ex. gr.

Thuc.

5.184

δικαίῳ

χρήσϑων xai ópxow, Plut. Mor. 44 e οὔτε νόμος οὐδεὶς ow!" ὅρκος ἡμᾶς ἀπείργει, dai quali si deduce che I’ 6pxog è cosa «naturaliter» diversa dal δίκαιον e dal νόμος, anche se non necessariamente antitetica. Ma la doppia neBazione presente nel verso riconduce il concetto di öpxog a quel carattere di «negatività», che esso si trascina dietro sin dalla concezione esiodea e che rende prevalenti, sugli effetti del giuramento veritiero e quindi ‘giusto’ le conseguenze dell’ öpxog non rispondente a ve73

rità, e quindi ‘ingiusto. Questo carattere negativo e deterrente è messo in risalto già nella genealogia di "Opxoc. In Hes. Op. 803-4 non solo è considerato figlio di Eris, ma la sua nascita è finalizzata dalla necessità di punire gli ertopxot ed intorno gli si affaccendano le Erinni: ev πέμπτῃ γάρ φασιν Ἐρινύας ἀμφιπολεύειν, "Opxov γεινόμενον, τὸν Ἔρις τέχε πῆμ᾽ ἐπιόρχοις!. Il tema dell’ Ὅρκος, πῆμα degli ἐπίορχοι, è presente anche in Theog. 231-2 "Opxov è’, ὃς δὲ πλεῖστον ἐπιχϑονίους ἀνδρώπους / πημαίνει, ὅτε χέν τις ἑκὼν ἐπίορχον ὀμόσσῃ. Ancora in compagnia negativa, insieme alle σχολιαὶ δίχαι, Ὅρχος è ricordato in Op. 219 αὐτίκα γὰρ τρέχει Ὅρχος ἅμα σκχολιῇσι èixnor?. Già in Hom. 1l. 3.279, 19.259-60 le Erinni perseguitano gli spergiuri, ed il πήμα che assale gli ἐπίορχοι, con la variante della volontarietà, è descritto con dovizia di particolari in Op. 282 sgg. ὃς δέ χε μαρτυρίῃσιν ἑχὼν ἐπίορχον ὀμόσσας / ψεύσεται, Ev δὲ δίκην βλάψας νήχεστον ἀασϑῇ, / τοῦ δέ τ᾽ ἀμαυροτέρη γενεὴ μετόπισδε λέλειπται. Cfr. anche Theogn. 399 óXeod νορᾶς ὅρχους, l'oracolo della Pizia ap. Herodt. 6.86 vy. 2 ! Cfr. schol. ad Hes. Op. 802-4, .. . εἰκότως δ᾽ ἄρα τὸν Ὅρχον εἶναι τῆς Ἔριδος παιδά φησι, διότι ἡ Ἔρις πασῶν ἐστι μονὰς cs * 4» τῶν ἐπιτροπενόντων, «οἷν τὰς καχεργέτιδας δυνάμεις αἰτιῶνται. Vd. anche Theog. 226 sgg., dove Ὅρχος figura tra i figli di Eris, insieme ad ἀλγινοεὶς Πόνος, Anîn, Λιμός, Ἄλγεα, Ὑσμίναι, Maya, Povo Avovopim, “ATM. 2 Cfr. schol. Hes. Op. 219 a, ἅμα γὰρ τῇ ἀδικίᾳ ἕπεται τὸ ἐπιορχεῖν πρὸς TO χυρῶσαι τὸν λόγον xai καταχρίνεται διὰ τὸν Opxov τὸ δίκαιον xai wdertar., schol. 217-9, ... ταῖς οὖν σκχολιαῖς δίκαις ἕπεται xai ἐπιορχία, διότι δικάζειν ἐϑέλοντες ὥμνυον ὀρϑῶς δικάσειν, ἀλλ᾽οὐ σχολιῶς. Per la divisione della dike in una «vera» ed una «falsa», vd. U. WILAMOWITZ-MOELLENDORFF

Hesiodos

Erga

Berlin

1928

pp. 65-7,

W. NıcoLaı Hesiods Erga. Beobachtungen zum Aufbau Heidelberg 1964, p. 54, n. 84. Vd. anche M. L. West Hesiod Works and Days Oxford

pp. 211, 359-60.

74

1978,

ἀλλ᾽ Ὅρχου πάϊς ἐστὶν ἀνώνυμος, οὐδ᾽ ἔπι χεῖρες / οὐδὲ πόδες - χραιπνὸς δὲ μετέρχεται, εἰς Ó χε πᾶσαν / συμμάρψας ὀλέσῃ γενεὴν χαὶ οἶκον ἅπαντα. Dem. 23.68 ἀλλ᾽ ἐὰν ἐξελεγχϑῇ μὴ λέγων ἀληδη, τὴν ἐπιορχίαν ἀπενεγχάμενος τοῖς αὐτοῦ παισὶν χαὶ τῷ γένει πλέον οὐδ᾽ ὁτιοῦν ἕξει. La valenza negativa, di cui si carica il giuramento a cominciare da Esiodo, fa pensare che con il verso cherileo si giunga non tanto alla negazione del giuramento giusto o del giuramento ingiusto, cioè all'affermazione che il giuramento è al di fuori della dike, ma alla negazione dell’ ὅρκος in assoluto. In definitiva non bisogna giurare, né quando si dice il vero, poiché non bisogna chiamare

a garanti gli dei?, (cfr. Diog. Laert. 8.22 und ὀμνύναι deovc + ἀσχεῖν γὰρ αὑτὸν δεῖν ἀξιόπιστον παρέχειν), né tanto meno quando si dice il falso, perché in questo caso si incorre nel πῆμα che assale gli ἐπίορχοι. Il contesto in cui il verso si inseriva è ricostruibile solo in via congetturale. In Herodt. 1.138.1 è messo in evidenza l'attaccamento del popolo persiano alla verità: αἴσχιστον δὲ αὐτοῖσι τὸ ψεύδεσθαι νενόμισται ed in 7.209.2 un Persiano convocato da Serse afferma: ἐμοὶ γὰρ τὴν ἀληϑείην ἀσχέειν ἀντία σεῦ, ὦ βασιλεῦ, ἀγὼν μέγιστός

eot*. Più allettante comunque ci appare l'ipotesi che si 3 Cfr. anche Aesch. fr. 672 Mette οὐχ ἀνδρὸς Ópxov πίστις, ἀλλ᾽ Opxwv ἀνήρ. Tra le varie motivazioni , date da Plut. Mor. 275 d al divieto di giurare, cui erano sottoposti i flamines diales figurano sia la ἀπιστία (ἢ ὅτι περὶ μιχρῶν ἀπιστεῖσθαι τὸν τὰ delia xoi μέγιστα πεπιστευομένον OUX εἰχός Ecrtıv;), sia il pericolo che l'ópxog possa scadere nella ἐπιορχία (ἢ ὅτι πᾶς Ópxog εἰς κατάραν τελευτᾷ τῆς ἐπιορχίας, κατάρα δὲ δύσφημον xai σχνϑρωπόν;). 41] culto della lealtà rientrava tra i precetti della παιδεῖα persiana, cfr. Xenoph. Cyr. 1.2.6 γίγνεται γὰρ δὴ xai παισὶ πρὸς ἀλλήλους... ἐγχλήματα... ἀπάτης... oUg δ᾽ ἂν γνῶσι τούτων τι ἀδικοῦντας, τιμωροῦνται.

75

tratti della stessa situazione di Herodt. 6.86.2, relativa

alla risposta della Pizia a Glauco. Il fatto che nel nostro verso compaia un termine frequente negli oracoli della Pizia, χρεών, potrebbe essere non senza importanza in tal

senso. - "Opxov. E termine già usato in Hom. nella s.s., cfr.

Il. 2.755, 15.38, Od. 5.186 etc. (vd. M. LEUMANN Homerische Wörter Basel 1950, pp. 79-92). Per l'importanza e la funzione del giuramento nella società greca, vd., oltre a

G. GLOTZ-E. Cuo in DAREMBERG-SAGLIO 3 (1900) pp. 74875

s.v. Jusiurandum

e di ZIEBARTH

s.v. Eid

in RE.

5

(1905) coll. 2076-83, G. HOFFMANN De jurandi apud Athenienses formulis Basel 1886, E. ZIEBARTH De iureiurando in iure graeco quaestiones Göttingae 1892, L. OTT Beiträge

zur Kenntis des griechischen Eides Leipzig 1896, R. HIRZEL Der Eid Leipzig 1902, A. CALDERINI Documenti del giuramento civico greco Como 1945, E. BENVENISTE L'expression du serment dans la Gréce ancienne «RHR» 67, 1947-48, pp. 81-94.

— dite...

οὔτε. L'andamento gnomico-filosofico che

NAEKE, p. 160 riscontrava nel verso, é assicurato dalla ri-

correnza nei proverbi dell'anafora οὔτε... ovce, cfr. ex. gr. Zenob. 5.53, 1, p. 142 Leutsch οὔτε βρέχεται, οὔτε ἧλιοβολεῖται Mich. Apost. 13.45, 2, p. 585 Leutsch οὔτ᾽ ἰχδϑὺς φωνὴν οὔτ᾽ ἀπαίδευτος ἀρετήν, 56, 2, p. 591 Leutsch οὔτε χϑὲς τὸ χρυσίον οὔτε σήμερον χτλ. Il carattere gnomico è rincalzato dalla presenza di χρεῶν, termine caro agli oracoli della Pizia (vd. comm. ad loc.).

- ἄδικον... δίκαιον. La clausola si rifà ad Hom. Od. 20.294, 21.312 οὐδὲ δίκαιον. Per l'uso della coppia ἄδικοςδίκαιος cfr. ex. gr. Ar. Nub. 99 λέγοντα νικᾶν καὶ Sixara χἄδικα, 76

Eur.

Suppl. 223-4

χρὴν

γὰρ

οὔτε

σώματα

/

ἄδικα...

δικαίοις...

συμμιγνύναι, Hec. 801 ζῶμεν ἄδικα

καὶ δίκαί ὡρισμένοι, [Plat.] De iusto 373 e passim, Herodt.

6.137.1 εἴτε... δικαίως εἴτε ἀδίκως. Vd. anche K.J. DoVER Greek Popular Morality in the time of Plato and Ari-

stotle Berkeley and Los Angeles 1974, pp. 181-7. - χρεών.

Il valore

prosodico

di χρεών,

qui

usato

come monosillabico, oscilla. In Parm. 28B 2.5 DielsKranz è monosillabico, in Theogn. 564 bisillabico, negli

oracoli della Pizia è a volte bisillabico (cfr. Paus. 4.12.7),

a volte monosillabico (/d. 4.12.4). In Omero χρεών è presente come v.l. in Od. 15.201. Per l'uso di xpew, ypewò, χρειοῖ in Omero, vd. J. LA ROCHE Homerische Studien Wien 1861, p. 248, P. CHANTRAINE Grammaire homérique

1, Paris 1958, p. 70. Per l'uso apolloniano di xpew cfr. ARDIZZONI, pp. 151-2, n. 440, LIVREA, p. 68, n. 191.

77

FR. 9* Πέτρην χοιλαίνει ῥανὶς ὕδατος ἐνδελεχείῃ Simplic. in Arist. Comm. 10, f. 276v (ed. H. Diels [Berolini 1895] p. 4196.32) τὸ γὰρ λέγειν, φησῖν, ὅτι χινεῖται μὲν ἀεὶ πάντα, Aavdaveı δὲ ἡμᾶς τῷ xat' ὀλίγον, ὅμοιόν ἐστιν ἐχείνῳ τῷ λόγω τῷ περὶ τοῦ τὸν συνεχῃὴ τοῦ ὕδατος σταλαγμὸν κχοιλαίνειν τὴν πέτραν «πέτρην-ἐνδελεχείῃ», φησὶν ὁ Χοιρίλος, ὡς ὑπὸ ἑχάστον μὲν σταλαγμοῦ μειον. μένης τῆς πέτρας, ἀδήλου δὲ ἡμῖν οὔσης τῆς xat' ὀλίγον μειώσεως, ὁμοίως δὲ xai ὑπὸ τῆς ἐχφνομένης ἐν ῥαγάδι dov συχῆς, εἰ τύχοι, διισταταί ποτε ὁ Aoc καὶ ῥήγννται, ὡς καὶ ἐν τῷ πρὸ τοῦ χρόνῳ παντὶ xat' ὀλίγον μὲν διισταμένον, λανδάνοντος δὲ τῷ xat! ὀλίγον τὴν ἡμετέραν αἴσϑησιν.

Simplic. in Arist. Comm. 10, f. 276 v (ed. Diels, p. 1197.39) πῶς οὖν «πέτρην-ἐνδέλεχείῃ»; τούτου οὖν ἄρα μέμνηται, ὅταν λέγῃ ὅμοιος ὁ λόγος τῷ περὶ τοῦ τὸν σταλαγμὸν χατατρίβειν. Joann. Philop. Excerpta in Arist. Comm. 17 (ed. G. Vitelli (Berolini 1888], p. 826.12) «Πέτρην-ἐνδελεχείῃ». Τοῦτό φησι Σιμπλίκιος Χοιρίλον τοῦ ποιητοῦ εἶναι, Φιλόπονος δὲ Μόσχον τοῦ ποιητοῦ. Similia Themist. in Arist. Comm.

5.2 (ed. H. Schenkl [Berolini 1900] p. 215.23) et Mich.

Ephes. in Arist. Comm. 22.1 (ed. P. Wendland [Berolini 1903] p. 28.29). Galen. De temperam. 3.4. (ed. C. G. Kühn [Leipzig 1821] 1, p. 676) οὐδὲ γὰρ ὁ τμητικώτατος σίδηρος εἰ τὸν μαλαχώτατον τέμνει χηρὸν δι᾽ ὅλης ἡμέρας καὶ νυχτός, ἀδύνατον αὐτῷ μὴ oux ἀμβλὺν γενέσϑαι σαφῶς * οὕτω δή πον χάἀχεϊῖνο καλῶς εἰρῆσϑαι δοχεῖ « Πέτρην.-ἐνδελεχείῃ ». Galen. De locis aff. 1.2 (ed. Kühn, 8, p. 27) ὅτι δὲ ἐγχωρεῖ τινα radmuata περὶ τοῖς σώμασιν εἶναι, διὰ σμικρότητα μηδέπω φαινόμενα, τεχμήριον καὶ ἡ χοιλαίνονσα τὴν πέτραν ἐν χρόνῳ πλείονι ῥανὶς, ἐφ᾽ ἢ χαὶ τοῦτο τὸ ἔπος ὁρϑῶς εἰρῆσθϑαι πιστεύεται, « Πέτρην-ἐνδελεχείῃ ».

L'appartenenza del verso a Cherilo di Samo non è messa in discussione da NAEKE p. 172 (« sequitur, ut ver-

sus ille antiquus non Choerilo malo poetae, ut volebat 79

cum aliis Iunius, sed nostro Choerilo tribuatur, Samio »)

nonostante Simplicio si limiti ad un φησὶν ὁ Χοιρίλος, messo peraltro in discussione da Filopono, che lo attri-

buisce, in polemica con Simplicio, a Mosco. Il frammento figura sia nell'edizione di DUNTZER, fr. 7, p. 98 che di DÜBNER, fr. 9, p. 26 e di KINKEL, fr. 10, p. 271. Incertezze sul contesto nutrono sia NAEKE, p. 172 («Qua occasione illum inseruerit Choerilus, quis nunc dicat? Ex Persicis non est... Etenim neque hic versus, neque alia, quae Persicis abiudico, Choerili fragmenta, tam vehementer dedecent epici carminis formam et materiam, ut repugnarem, si ea ab antiquis et fide dignis auctoribus ad Persica referrentur») che HUXLEY, p. 25: «but the context is lost». Della notevole fortuna del verso nell'antichità rende

conto, oltre al numero delle fonti che ce lo tramandano, H. LEUTSCH Corpus Paroemiographorum Graecorum Göttingen 1851, 2, p. 633: «hic versus Choerilius tam claro apud veteres rumore fuit, ut non solum a scriptoribus saepe in orationis ornatum adhiberetur». Cfr. ex. gr. Greg.

Naz.

Or.

18.11,

ΡΟ.

35,

c. 997

Ἔμελλε

δὲ

ἄρα

χοιλαίνειν τὴν πέτραν T] τοῦ ὕδατος pavic ἀεὶ πλήττουσα, Greg. Presb. Vita Greg. Naz. P.G. 35, c. 277 C Ῥανὶς γὰρ ἐνδελεχοῦσα χοιλαΐνει πέτραν, Isid. Pel. Ep. 2.184, ΡΟ. 78, c. 713 Β Κοιλαίνει πέτραν ῥανὶς ὕδατος ἐνδελεχοῦσα, Zon. Ann. Praef. 2 εἰ, γὰρ κοιλαίνειν τὸ τῆς πέτρας σχληρὸν καὶ ἀπόχροτον ῥανίδος ἐνδελέχεια δύναται, μᾶλλον ἂν δυνήσεται λόγος ἐνδελεχὴς τὰ ὦτα ϑυροχοπῶν, Mich. Apost. 15.19, 2, p. 632 Leutsch ῥανὶς ἐνδελεχοῦσα κοιλαΐνει, πέτραν". Il concetto è presente, oltre che in Bione, fr. 4.12 Gow 'Ex ϑαμινᾶς padanıyyos, ὅπως λόγος, αἰὲς toi . 1 Per l'eco che il proverbio ha avuto nell'ambito cristiano e bizantino, cfr. STERNBACH pp. 71-3.

80

σας / xà. λίϑος ἐς ῥωχμὸν κοιλαίνεται, [Plut.] De lib. educ. 42d σταγόνες μὲν γὰρ ὕδατος πέτρας κοιλαίνουσιν, σίδηρος δὲ xai χαλχὸς ταῖς ἐπαφαῖς τῶν χειρῶν ἐκχτρίβονται, Arist. Ep. 1.17, p. 149 Hercher ῥανὶς γὰρ ὕδατος ἐνδελεχῶς ἐπιστάζουσα καὶ πέτραν οἶδε xowaivew. Per i succitati

paralleli

vd.

NAEKE,

p.170-71

e LEUTSCH

(cit.

p.80) pp. 632-3, n. 19, che pure non citano Arist. Phys. 253b 15 τὸν σταλαγμὸν κατατρίβειν... τοὺς Abou. Nella tradizione paremiografica si riflette l'eco lontana e logora di tradizioni filosofiche, cfr. Meliss. 30 B 8.3 Diels-

Kranz ἀλλ᾽ ὅ te σίδηρος σκληρὸς ἐὼν τῷ δαχτύλῳ xataτρίβεσϑαι ὁμονρέων, καὶ χρυσὸς xai λίδος καὶ ἄλλο ὅ τι ἰσχυρὸν δοχεῖ εἶναι πᾶν, Emped. 31B 89 Diels-Kranz

σχόπει δὴ κατ Ἐμπεδοχλέα Ὑνούς, ὅτι πάντων εἰσὶ ἀπορpoai, ὅσσ᾽ ἐγένοντο᾽ | οὐ γὰρ ζῴων μόνον οὐδὲ φντῶν ... ἀλλὰ καὶ λων

ἄπεισιν ἐνδελεχῶς πολλὰ ῥεύματα καὶ χαλ-

χοῦ xai σιδήρον-: καὶ γὰρ φϑείρεται πάντα xai ὄλωλε τῷ ῥεῖν ἀεί τι καὶ φέρεσθαι συνεχῶς. Per la presenza del concetto nella letteratura latina, vd. Lucr. 1.313 stilicidi casus lapidem cavat, 4.1286-7 nonne vides etiam guttas in saxa cadentes / umoris longo in spatio pertundere saxa?, Ov. Ex Ponto 1.1.70 scopulos... cavat unda, 2.7.40 percussu crebro saxa cavantur aquis, 4.10.5 gutta cavat lapidem, Ars. Am. 1.476 saxa cavantur aqua, Met. 4.525-6 pars ima cavatur / fluctibus, Sidon. Carm. 9.167 Chary-

bdis... scopulos cavat profundo. Non è inoltre da dimenticare che, oltre alla ἐνδελέχεια, anche la πείρα ha notevole importanza per il raggiungimento del τέλος, cfr. Herodt. 7.9 y αὐτόματον γὰρ οὐδέν, ἀλλ᾽ ἀπὸ πείρης πάντα ἀνδρώποισι, φιλέει γίνεσθαι, Pind. N. 3.70-1 ἐν δὲ

2 Il luogo aristotelico è presente in STERNBACH p. 64.

81

πείρᾳ τέλος / διαφαίνεται ὧν τις ἐξοχώτερος Theocr. 15.62 πείρᾳ δὴν πάντα τελεῖται.

γένηται,

- πέτρην. Nella 5.5. in Hom. Il. 2.617, 16.35, 407, 429

al. Di solito la pietra rappresenta il limite della resistenza, cfr. Il. 4.510 ἐπεὶ οὔ σφι Aoc χρὼς οὐδὲ σίδηρος, Od. 23.103 σοὶ δ᾽ atei χραδίη στερεωτέρη ἐστὶ λίδοιο. Per la novità del concetto e per le sue matrici filosofiche, vd. pp. 80-1. - χοιλαίνει. Il verbo ha anche una accezione tecnica’, cfr. Poll. 1.13 Bethe xowavar Àidov εἰς ϑεοῦ

μορφὴν. — ῥανίς. Cfr. Akusil. 2 F 4 Jacoby ῥανίδας... τουτέστι τὰς σταγόνας, Hesych. p 112 Schmidt s.v. ῥανίς: σταλαγμός, c 1295 Schmidt s.v. σμώγη: pavic. τὸ τυχόν, Suida p35 s.v. pavia: pavic, ῥανίδος. Cfr. Eur. Jon 105-6 ὑγραῖς... / paviaw, Andr. 227 paviò ὑπαιϑρίας δρόσου. Col significato di «goccia di pioggia» è usato in Aristoph. Ach. 171 pavic βέβληκέ με. Per. un accostamento, in tutt'altro contesto, di pavic e πέτρη vd. Philostr. Vita Apoll. 3.48 πέτραι... ἐστιγμέναι ταῖς τοῦ χρυσοῦ ῥανίσιν. — ἐνδελεχείῃ. Cfr. Hesych. e 2757 Latte s.v. "ἐνδελεχεῖ᾽" πυκνάζει, e 2760 Latte s.v. "ἐνδελεχῶς - ἀδιαλείπτως, συνεχῶς, ἐπιμόνως, Suida e 1159 Adler s.v. ἐνδελεχῶς ' συνεχῶς, Etym. Mag. 442.21 Ἔχ δὲ τοῦ ϑαμὰ γίνεται. 8 AMIZEI, πυκνῶς ἔρχεται, καὶ ἐνδελεχεῖ, πυχνάζει. Il significato del termine, spesso confuso con ἐντελέχεια (cfr. LSJ s.v. ἐνδελέχεια) è chiarito da Mich. Apost. 15.19, 2, p. 633 Leutsch διαφέρει δὲ ἐντελέχεια ἐνδελεχείας. ἐνδελέχεια μὲν γάρ ἐστιν ἣ συνέχεια. ἐντελέχεια δὲ ἡ τελειότης xai τὸ εἶδος τοῦ ὑποχειμένον. Vd. HUXLEY p. 25: «The use of the rare word ἐνδελέχεια is remarkable ». 82

FR 10* ἜΝννιοι δὲ καὶ αὐτὸν (scil. Θαλήτην) πρῶτον εἰπεῖν φᾶσιν Adavarous τὰς ψυχάς. ὧν ἐστι Χοιρίλος ὁ ποιητής. Diog. Laert. 1.24 (ed. H. 5. Long [Oxonii

1964]

1, p. 9).

Il problema della collocazione del frammento nell'ambito dell'opera cherilea sembra destinato a rima-

nere irrisolto, se ancor oggi possiamo condividere l'opinione del NAEKE, p.182: «In Persicis quidem illud dixisse poetam, non credibile est... Ego vero de alio quodam Choerili opusculo, sed poetico, cogitandum existimem ». Addirittura G. S. KIRK-J. E. RAVEN The Presocratic Philosophers

Cambridge

1957,

p.96

individuano,

pur

senza spiegarne i motivi, nel Cherilo di Iaso il poeta di cui parla Diogene. Di recente BARIGAZZI, p. 181, ha ritenuto di poter dare al frammento una sua collocazione nell'ambito dell'impresa tracia e scitica di Ciro, individuando nel Talete di cui parlerebbe Cherilo, il tracio Salmoxis:

«scolaro,

secondo

la tradizione,

di Pitagora,

aveva diffuso tra i suoi connazionali la dottrina dell'immortalità dell'anima e della felicità di una vita futura... Questo narra Erodoto (4.93-96) a proposito dei Geti ...»!. I Cfr. Porphyr. Vit. Pyth. 14 τινὲς δὲ Θαλῆν τοῦτόν φασι ὀνομάζεσθαι. Vd. anche A MADDALENA / Pitagorici. Bari 1954, p. 66 n. 6.

83

Il contenuto del frammento si ripresenta con notevoli analogie in Suida ὃ 17 Adler s.v. Θαλῆς = Thal. 11 A2 Diels-Kranz πρῶτος δὲ Θαλῆς τὸ τοῦ σοφοῦ ἔσχεν ὄνομα xai πρῶτος τὴν Ψυχὴν εἶπεν ἀϑάνατον. L'ipotesi che Suida non dipenda direttamente da Diogene Laerzio e che il tramite possa essere stato rappresentato da Esichio, già avanzata da NAEKE, p.182, é ripresentata da DIELS-KRANZ 1, p. 72: «Z 25-30 aus Hesychios Onomatologos» e dalla ADLER 2, p. 681: «totam glossam Hesychio iure attr. in ms. Wentzel», anche se in Esichio non ne è rimasta traccia. Perlomeno è sospetta la priorità nella formulazione dell'ipotesi dell'immortalità dell'anima, che è riproposta

con nomi diversi più volte dalle fonti antiche. Talete non figura nell’elenco fornito da Aét. 4.7.1 = Dox. p. 392 a 12 Diels Πυϑαγόρας, Πλάτων ἄφϑαρτον εἶναι τὴν ψυχήν“. Mass. Tyr. Diss. 10.2 a, p. 112 Hobein afferma invece che fu Pitagora il primo a parlare dell'immortalità dell'anima Ilvdayopac δὲ ὁ Σάμιος πρῶτος Ev τοῖς Ἕλλησιν ἐτόλμησεν εἰπεῖν, ὅτι αὐτῷ τὸ μὲν σῶμα τεδνή;: ξεται, T] δὲ ψυχὴ ἀναπτᾶσα οἰχήσεται, ἀδανὴς καὶ ἀγήρως" XQ γὰρ εἶναι αὐτὴν, πρὶν ἥκειν δεῦρο". Cic. Tusc. 1.16.38 = Pherec. 7 A 5 Diels-Kranz « Pherecides Syrius primum di-

2 Negli Excerpta di Aezio, Theodoret. 5.23, figura anche Empedocle tra i sostenitori dell'immortalità dell'anima, onde E. BiGnoneE Empedocle Torino 1916, p. 367, che inserisce questa testimonianza, non presente in DieLs-KRANZ, sotto il n. 85 a, pensa che il nome di Empe-

docle figurasse già in Aezio. Vd. anche A. GIANNANTONI Empedocle in I Presocratici. Testimonianze e Frammenti Bari 19752 1, p. 361, fr. 85 a. 3 Cfr. anche Porphyr. Vit. Pyth. 19 = Pyth. 14.8 a Diels-Kranz, secondo cui Pitagora avrebbe importato in Grecia, tra l'altro, la teoria dell'immortalità dell'anima. In tal senso vd. anche Herodt. 2.123 = fr. 1 Diels-Kranz.

84

xit animos esse hominum

sempiternos, antiquus sane ».

Ma secondo

Adler s.v. Φερεχύδης = Pher.

Suida 9214

7 A2 Diels-Kranz la concezione ferecidea avrebbe risen-

tito dell'influenza di Talete ... xai πρῶτον τὸν περὶ τῆς μετεμψυχώσεως λόγον elonynoaodaı. ἐζηλοτύπει δὲ τὴν θάλητος δόξαν. Secondo Herodt. 2.123.2 sarebbero stati gli Egizi per primi a parlare dell'immortalità dell'anima πρῶτοι δὲ καὶ τόνδε τὸν λόγον Αἰγύπτιοί εἰσι οἱ εἰπόντες, ὡς ἀνδρώπον ψυχὴ ἀϑάνατός ἐστι. La difficoltà di giustificare questa affermazione nell'ambito del pensiero di Talete non è trascurabile. E. ZELLER-F. MONDOLFO La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico Parte I. I Presocratici 2, Firenze 1938, p. 120 relegano la teoria tra quelle per cui la tradizione è insicura e contraddittoria: «Tutte queste affermazioni...

provengono da testimonianze così malsicure e per la maggior parte stanno, indirettamente o direttamente, in così aperta contraddizione con notizie degne di fede, che non possiamo attribuire ad esse il minimo valore ». Non meno scettico è A. MADDALENA /onici. Testimonianze e Frammenti Firenze 1963, pp. 23-4, n. 27, il quale, mentre da una parte fa osservare l’atipica collocazione della notizia in un contesto di carattere astronomico,

dall'altra

sfata e diluisce i termini della « priorità », facendo osservare che già in Omero le anime erano « perduranti oltre

la morte», anche se come ombre, per concludere: «La notizia di Diogene sembra dunque destituita di ogni va-

lore». Non fanno cenno del problema né J. BURNET Early Greek Philosophy London 1930, né TH. GOMPERZ Pensatori

Greci

trad.

it.,

Firenze

1933,

1, pp. 73-8,



W. WILI Die Geschichte des Geistes in der Antike « Eranos Jahrb.» 13, 1945, pp. 54-9, né P. SCHMITT Geist und Seele «Eranos Jahrb.» 13, 1945, pp. 133-85. 85

Alla tesi di O. GIGON Der Ursprung der griechischen Philosophie. Von Hesiod bis Parmenides Basel 1945, p. 57, secondo cui Cherilo avrebbe sottratto in maniera frau-

dolenta la priorità della concezione a Pitagora, U. HÖLSCHER Anaximander und die Anfänge der Philosophie (II) «Hermes»

81,

1953,

p. 390,

oppone

invece

la tesi

se-

condo cui Talete avrebbe importato dall'Egitto la credenza

dell'immortalità

dell'anima:

«Sein Aufenthalt

in

Agypten einmal anerkannt, wird man nicht bestreiten können,

dass

der

Glaube

an

die

Unsterblichkeit

der

Seele sich ihm aufdrängen musste». Sulla stessa linea di difesa dell'affermazione cherilea si inquadra E. ROHDE

Psiche trad. it. Bari 1914-6 (rist. 1970), p. 475, che accetta la testimonianza come riferentesi al concetto di immor-

talità della ψυχὴ non nel senso spiritualistico, ma a

li-

vello

de

naturalistico.

In

tal senso

é riportato

Arist.

anima A 2.405 a 29 = Alcm. 24 A 12 Diels-Kranz raparınoiwg δὲ τούτοις (scil Talete, Diogene, Eraclito) xai ᾿Αλχμαίων ἔοικεν ὑπολαβεῖν περὶ Puyo: φησὶ γὰρ αὐτὴν ἀδάνατον εἶναι διὰ τὸ ἐοικέναι τοῖς ἀϑανάτοις: τοῦτο δ᾽ ὑπάρχειν αὐτῇ ὡς ἀεὶ χινυμένῃ, cui è da affiancare Diog. 8.83 = Alcm. 24 A 1 Diels-Kranz ἔφη (scil. ᾿Αλχμαίων) δὲ xai τὴν ψυχὴν adavatov, καὶ κινεῖσϑαι αὐτὴν συνεχὲς ὡς τὸν ἥλιον ed Aét. 4.2.1 = Thal. 11 A22 a Diels-Kranz Θαλῆς ἀπεφήνατο πρῶτος τὴν ψνχὴν φύσιν ἀεικίνητον T) avtoxtvntov. Si vedano in proposito C. HOPF Antike Seelenwanderungsvorstellungen Diss. Leipzig 1934 e W. STETTNER Die Seelenwanderung bei Griechen und Römern Tüb. Beitr. 22, 1934, p. 8 sgg. Per i rapporti tra filo-

sofia naturalistica e mistica, cfr. K. JOELS Der Ursprung der Naturphilosophie aus dem Geist der Mystik Basel 1903 (rist. Jena 1906).

Per ciò che riguarda invece l'evoluzione del concetto di anima nella poesia greca, FRAENKEL 86

(cit. p. 66),

p. 84 osserva che Omero parla di ψυχὴ solo in relazione all'uomo morto: «Die Sprache Homers hat kein Wort fiir die Seele eines lebenden Menschen... Das Wort buy (psyche) wird nur von der Seele des Gestorbenen gebraucht». RHODE (cit. p. 86) p. 5 nota che la ψυχὴ è nominata

soltanto

quando

si é compiuta

o sta per com-

piersi la separazione dal corpo, ed E. R. DODDS / Greci e l'irrazionale trad. it, Firenze 1959, p. 165 racchiude in una icastica definizione questa realtà: «il suo esse è nient'altro che superesse ». Ad una forma di immortalità di tipo foscoliano ante litteram sembra credere Tirteo, fr. 12.32 West, quando afferma che la fama dell'eroe non si spegnerà mai, ἀλλ᾽ ὑπὸ γῆς περ ἐὼν γίνεται adavatog; per Teognide è la poesia che renderà immortale Cirno, cfr. vv. 243 sgg., e la credenza che la fama sia l'unica forma di sopravvivenza possibile è ribadita ai vv. 567-69 δηρὸν γὰρ Evepdev / γῆς ὀλέσας Ψυχὴν χείσομαι ὥστε λίδος / ἄφϑογγος“. RHODE (cit. p. 86), p. 529 esclude comunque che nella poesia arcaica greca vi siano state attestazioni di fede nell'immortalità dell'anima, altrimenti ne sarebbe rimasta l'eco. Le prime attestazioni rimontano quindi a Pindaro, fr. 129-30 Snell-Maehler, in cui il poeta cerca di consolare il lutto di un committente, prospettando la felicità di una vita ultraterrena, e fr. 131b Snell-Maehler, dove Pindaro parla di un αἰῶνος εἴδωλον che sopravvive alla morte, che RHODE, (cit. p. 86) p. 538 identifica senz'altro con la ψνχή. Cfr. anche

fr.762 Page χλῦδί pov ἀειζώον ψυχᾶς μεδέων.



πάτερ,

ϑαῦμα

Melanipp.,

βροτῶν," τᾶς



4 La non-cultura coincide con la morte e la totale dimenticanza in Sapph. fr. 55.1 sgg. Voigt xatdavowra δὲ χείσῃ οὐδέ ποτα μναμοσύνα

σεδεν / ἔσσετ᾽ οὐδὲ T ποχ᾽ T ὕστερον | οὐ γὰρ πεδέχῃς βρόδων / tw Πιρίας κτλ.

Ex

87

FR. 11*.12* Ing ὀστέα. ΓΏς φλεβες. Anon. epit. rhet. (ed. C. Walz (Stuttgartiae 1832-36] 3.650.21) ἂν πόρρω δὲ λαμβάνωνται (ai λέξεις tponuxat), ὥσπερ ποιεῖ XowiX(.})uc και λῶν τοὺς λίϑους ἱγῆς ὁστᾶ᾽, τοὺς ποταμοὺς Yng φλέβας.

L'andamento chiaramente giambico o trocaico della testimonianza di Eust. 309, 43 τετόλμηται δὲ xoi γῆς ὀστᾶ τοὺς λίδονς εἰπεῖν, ὡς δηλοῖ TO ᾿ γῆς ὀστέοισιν ἐγχριμφϑεὶς πόδα, ἤτοι λίδους προσχόψας ha determinato la possibilità di attribuire i frammenti, oltre che ἃ Cherilo di Samo, anche al Cherilo tragico (cfr. NAUCK p. 719 «verba ab Eustathio allata cuius poeta sint docet Tzetzes Rhet. vol. 3 p. 650», SNELL p.68 «potius tragico quam epico poetae attribuenda», W. J. W. KOSTER Le mythe de Platon, de Zarathoustra et des Chaldéens «Mnemosyne » Suppl. 3, 1951, p. 31 n. 4 «ces locution ont été attribuées à tort au poéte épique Choerilus, fr. 11.12, comme le prouve le métre trochaique syncopé ou iambique ... du

premier fragment »). Ma già NAEKE, solo «si eumdem poetam respiciunt zes, profecto is Choerilus Tragicus escludere una tale possibilità grazie

p. 190 riteneva che Eustathius et Tzetest», giungendo ad alla considerazione

che «eos non unum auctorem sequutos esse, sed diver-

sos» e che non esiste alcun argomento cogente per ritenere che la metafora sia stata usata da un solo poeta. 89

La comparazione del «macrocosm with the microcosm, making the stones correspond to the bones of the human body, the rivers to its veins»! si ritrova in [Hipp.] Π. &ßöou. 6, p. 637 Littré Quae autem in terra sunt corpora et arbores naturam similem habent mundo quae minima et magna... aqua autem fluminum imitationem et quod in venis est sanguis.

L'opera, secondo la datazione proposta da W. H. RoSCHER Die hippokratische Schrift von der Siebenzahl in

ihrer vierfachen Überlieferung Padeborn 1913, p.118 = Über Alter, Ursprung und Bedeutung der hippokratischen Schrift von der Siebenzahl

« ASG» 28, 1911, p. 6, sarebbe

anteriore alla conquista della Ionia ed alla distruzione di Mileto da parte dei Persiani nel 494 a.Chr., onde la WAERN, p. 96 é incline a ritenere che Cherilo abbia desunto la metafora «either directly from II. ἑβδομάδων or from the line of thought concerning the macro-and microcosm which finds expression there ». Cfr. Chaerem. fr. 17.2 NAUCK? = Snell ὕδωρ te ποταμοῦ σῶμα διεπεράσαμεν, Eust. 1545, 43 τὸ δὲ ἐς ποταμοῦ TPOYOAC... ἢ εἰς τὸ σῶμα τοῦ ποταμοῦ. La metafora «ossa della terra» = «sassi», che trova riscontri nell'alto norvegese (vd. WAERN, p. 111) è presente in Ov. Met. 1.393-4 Magna parens terra est: lapides in corpore terrae / ossa reor dici, ma cfr. anche 3.399 ossa ferunt la-

pidis traxisse figuram, 4.660 ossa lapis fiunt.

| WAERN p. 96

FR.

13”

... ubi enim Eridanus sit, multi haerent... . Choeri-

lus in Germania,

in quo

flumine

Phaethon

extin-

ctus est...

X Bern.

in Verg.

Georg.

I. 482

(ed.

H.

Hagen

[Leipzig

1867]

p. 882); Brev. Expos. Verg. Georg. I. 482 (cd. H. Hagen [Leipzig 188192] p. 275.4) «ubi enim

Eridanus sit, multi haerent (herent X; herrant

Ne: errent FP: errant G: certant dub. Nauck). 1 Eusebius (Aeschylus Ha-

gen, v. fr. 107b Mette) ipsum esse Rhodanum (rodanum G A’: rodianum P) putat propter magnitudinem (multitudinem G); Ctesias (688 F 65 Jacoby) (Mue: thesias G B: tessia N P) hunc in India esse, Choerilus (N: -iliis P: -elus G: -ulus B) in Germania, in quo flumine Phaethon

(Hagen: pheton N: peton P: edion G) extinctus est, Ion( fr. 62 Nauck? = 19 F 62 Snell) in Achaia (G B: ioninachia N: iomna dua P).

Il frammento, che non é compreso nell'edizione del 1817, è stato pubblicato da NAEKE?, su segnalazione di W. DUNN,

ed accolto

nelle edizioni

p.98, DUBNER fr. 13, p. 27, KINKEL CoBy 696 F 34 f. Anche

se NAEKE?,

di DUNTZER,

fr. 13,

fr. 14, pp. 271-2, JA-

p. 275, non sembra nutrire dubbi

sulla sua appartenenza ai Persica («Si quis autem ex me quaerat, qua poeta opportunitate Phaétontis casum commemoraverit,

ego

id, ut aliquid

respondeam,

for-

tasse exempli caussa factum esse dicam, comparationem alicubi

Xerxis

cum

Phaétonte

institutam

fuisse»),

il

frammento figura nella silloge di NAUCK, fr. 4, p. 720, e 9]

nell'edizione di SNELL,

fr. 4, p. 68, benché

l'editore

ag-

giunga in nota « potius Choerilo poetae epico attribuendum». Vd. HUXLEY, p. 25. L'ipotesi del NAEKE? potrebbe comunque essere ravvalorata dalla esistenza di altre coppie padre-figlio, in cui quest'ultimo è associato a Fetonte (Absirto è chiamato anche Φαέδων in Ap. Rh. 3. 245,

1236, schol. ad loc.), e, non ultima ragione,

dalla

connotazione di ὕβρις comune a Fetonte quanto a Serse,

cfr. ex gr. Aesch. Pers. 782-3 Ξέρξης δ᾽ ἐμὸς παῖς ὧν νέος νέα. φρονεῖ / xoù μνημονεύει TAG ἐμὰς ἐπιστολάς. Se «in età alessandrina doveva essere generalmente ammessa l'identificazione dell'Eridano con il Po»! age-

volata, secondo How-WELLS?

da due cause: «(a) myth

had connected the origin of amber from the tears Phaethon's

sisters

with

the

Eridanus,

(b)

the

of

amber

route struck the Mediterranean at the head of the Adriatic, i.e. not far from the Po», nel V sec. le idee sulla loca-

lizzazione

dell'Eridano

risentono

ancora

di una

mag-

! Cfr. Livrea pp. 181-2, n. 596. Vd. sull'argomento CAPOVILLA p. 423: «A partire da Euripide l'Eridano divenne il nome classico del Po a causa degli intensificati traffici marittimi greci con l'alto Adriatico», e la bibliografia ivi citata. Problemi connessi con l'identificazione dell'Eridano sono trattati anche da F. BENEDETTI La parafrasi attribuita ad Eutecnio e la tradizione degli Halieutica di Oppiano « Prometheus» 3, 1977, p.88. L'identificazione con il Po pare attribuita da

Hyg. Fab. 154 già a Ferecide (3 F 74 Jacoby) «Phaethon... tus in flumen

Padum

cecidit. Hic amnis

a Graecis

fulmine ic-

Eridanus

dicitur,

quem Pherecydes primus vocavit» (ma vd. JacoBy, comm. ad loc. p. 413). Si vedano anche Theop. 115 F 130 Jacoby, Tim. 566 F 68 Jacoby, Theophr. ap. Plin. N.H. 37.33, citati da E. DELAGE La géographie dans les Argonautiques d'Apollonios de Rhodes Bordeaux 1930, p. 221, n. 6. Vd. anche EScHER s.v. Eridanos 4 in RE. 11 (1907) col. 447, Von SYBEL s.v. Eridanos in Roscher 1,1 (1884-6) col. 1308.

? W. W. How-J. WELLS A commentary on Herodotus Oxford 19282 (rist. 1961), 1, p. 293.

92

giore varietà. Se nei poemi omerici il nome del fiume non compare se non come una significativa variante di Ὠχεανοῖο

in Il. 16.151 e Batr. 20, già in Hes. Theog. 338

Eridano é indicato come figlio di Oceano e Teti, e nel fr. 3131 Merkelbach-West? é messo in relazione con il mito di Fetonte e la formazione dellambra. Inoltre l'idronimo ’HpWavoc è stato restaurato da ALLEN nel fr. 150.23 Merkelbach-West .... rap’ Hpwavoi]o Balduplalölov αἰπὰ peedpa, in un contesto abbastanza in-

teressante, dal momento che al v. 21 sono ricordati gli D]vea... Ὑ]περβορέων εὐίππων. Nel V sec. Erodoto critica la tradizione secondo la quale l'Eridano sfociava nella terra di Borea (3.115.1 οὔτε γὰρ ἔγωγε ἐνδέχομαι Hpadavov τινα καλέεσθαι πρὸς βαρβάρων ποταμὸν Exdrὑόντα ἐς ϑάλασσαν τὴν πρὸς βορέην ἄνεμον) seguito in questa posizione da Strabone (5.1.9. 'Hpióavóv, τὸν μηδαμοῦ γῆς Ovra.). La localizzazione dell’Eridano in Spagna trova riscontro anche in Plin. N. H. 37.32 «nam quod Aeschylus (fr. 107 Mette) in Hiberia (hoc est in Hispania) Eridanum esse dixit eumdemque appellari Rhodanum, Euripides (Hipp. 736-7) rursus et Apollonius (4.627-8) in Hadriatico litore confluere Rhodanum et Padum, faciliorem veniam facit ignorati sucini tanta ignorantia orbis». E se anche DIGGLE* propende per l'identificazione delle ᾿Αδριαναὶ γυναῖχες (Aesch. fr. 104 Mette) che vivono lungo le sponde dell’Eridano con le «women of Adria’ (a town near the mouth

of the Po...)

3 Il merito di avere individuato nel frammento

or ‘of

esiodeo «la più

antica testimonianza sulla formazione dell'ambra» è di LivREA, p. 185, contro H. FRANKEL Noten zu den Argonautika des Apollonios Miinchen 1968, p. 505, n. 99, che rimandava a Pind. fr. 122.3 Snell-Maehler. 4 J. DiccLE Euripides. Phaethon Cambridge 1970, p. 29.

93

Adrias (the Gulf of Venice itself)», ridimensionando la validità della testimonianza «eschilea»?, CAPOVILLA®

avanza l'ipotesi che l'espressione ἐπὶ δυσμαῖσι, del fr. 103 Mette e la testimonianza dello schol. Od. 17.208, p. 640-1

Dindorf sulla caduta di Fetonte nel Κελτικὸν πέλαγος, siano «la risonanza di una versione primordiale, che poneva l'evento sulle coste ibero-celtiche, non adriatiche ».

Il problema della localizzazione dell'Eridano in Germania, derivata, secondo NAEKE?, p. 274 «ex interpretatione interpretantis Choerilum geographi», deve essere messa in rapporto con l'ubicazione degli Iperborei (vd.

Hes. fr. 150.21 sgg. Merkelbach-West,

Herodt. 3.115.

Ap. Rh. 4.611), variamente situati dagli antichi,

1,

a seconda

del progredire delle successive esperienze geografiche, nelle ignote aeree della oikoumene nordica, esplorata per primo dal massaliota Pytheas’. Ciò induce a pensare che la primitiva concezione dovesse collocare il fiume nella sfera nord-orientale. E se il CAPOVILLA, p. 419, ritiene che lo si debba

identificare

con

la Vistola,

non

mancano studiosi che invece pensano ad una identifica-

5 DiGGLE (cit. p. 93, n. 4), p.29 supera l'aporia ritenendo che o Eschilo abbia confuso il Rodano con il Po «since the source of the Rhóne (which does not reach Spain) is comparatively close to the source of the Po», o che abbia immaginato che il Rodano si estendesse dal Golfo di Venezia alla Spagna. 6 CAPOVILLA, p. 477. 7 Si vedano in proposito G. HERGT Die Nordlandfahrt des Pytheas

Halle 1893, H. J. METTE Pytheas von Massalia Berlin 1952, CAPOVILLA, p. 419, n. 10. Damaste, contemporaneo di Erodoto, associava gli Iperborei ai monti Ripei, da cui spirava il vento del Nord (5 F 1 Jacoby); Hecat. Abd. (F.H.G. II, 386, 2 Müller) li collocava in un'isola di fronte ai Celti.

94

zione con l'Elba*. Ed in ogni caso, il fatto che «in origine lidronimo Ἠριδανός era localizzato nella Germania settentrionale e che in prossimità della sua foce, o non lontano, si riteneva fosse situata una Ἠλεχτρὶς νῆσος, ricca di ambra»’, può ampiamente giustificare la possibilità che nel V sec. un poeta, sia esso il Cherilo tragico!?, sia esso l’autore dei Persica, localizzasse il fiume nelle nebulose terre della Germania settentrionale, anche se, ed in

questo si può concordare col NAEKE?, p. 274, il toponimo Germania può essere il frutto di un'epoca successiva. L'ubicazione dell’Eridano

in India, dovuta,

secondo

la

nostra fonte, a Ctesia, deve essere messa in relazione col

fr. 688 F 45 Jacoby (= Phot. Bibl. 72.36)... ὄνομα δὲ τῷ ποταμῷ Ἰνδιστὶ μὲν Yrapxoc (?), Ἑλληνιστὶ δὲ φέρων πάντα τὰ ἀγαϑά. οὗτος τοῦ ἐνιαυτοῦ A ἡμέρας ἤλεχτρον χαταρρεῖ... εἶτα ὥρα ἐστίν, ὅτε δάχρνα φέρει ὥσπερ ἀμνγδαλῇ ἢ πίτυς ἢ ἄλλο τι δένδρον, μάλιστα δὲ εἰς λ ἡμέρας τοῦ ἐνιαντοῦ * εἶτα ἀποπίπτει τὰ δάχρνα ταῦτα εἰς τὸν ποταμὸν... La notizia è confermata anche da Plin. N. H. 37.39 (= fr. 688 F 45 o Jacoby) « Ctesias in Indis flumen esse Hypobarum, quo vocabulo significetur omnia bona eum ferre, fluere a septentrione in exortivum ocea-

num iuxta montem silvestrem arboribus electrum feren-

tibus», e da Tzetz. Chil. 7.7134 Kai ὁ Κτησίας (688 F 45 p ß Jacoby) ev Ἰνδοῖς εἶναι τοιαῦτα λέγει, / NAEextpogdopa δένδρα. Il fatto che presso Ctesia era menzionato un

8 Cfr. H. HENNIG Zur Frage der Priorität der Deutung des Eridanus

auf die Elbe in «Petermanns

Geogr. Mitteil.» Gotha

Perthes

1943,

p. 275 e V. BURR Aestuarium Metuonis «WJA». 3, 1948, pp. 181-9.

9 CAPOVILLA, p. 424.

10 Che

si debba

trattare del Cherilo

tragico non

pare

avere

dubbi RoscHER s.v. Phaéthon in Roscher 3,2 (1902-9), col. 2183.

95

fiume

indiano,

messo

in relazione con la produzione

dell’elettro, ha potuto determinare l'ubicazione dell'Eri-

dano, la cui principale caratteristica era il rapporto con l'ambra, in India. Meno problematica la relazione tra l'Eridano ed il mito di Fetonte, che stando a Plin. N. H. 37.31 fu argomento trattato da numerosi poeti: «plurimi poetae dixere primique, ut arbitror, Aeschylus (fr. 107 Mette), Philoxenus (fr. 834 Page), Euripides (Hipp. 737-41), Nicander (fr. 63 Schneider), Satyrus (F. H. G. III, 166, 25 Müller)».

La caduta di Fetonte nell'Eridano fu argomento di poesia già per Esiodo, fr. 311 Merkelbach-West (= Hyg. Fab. 152 Phaethon... prae timore decidit in flumen Eridanum..., Jd. 154. Si veda anche lo schol. Strozz. a German. Aratea p.174.2-175.5 Breysig) Non indicano il luogo dove Fetonte cadde nella sua folle corsa Plat. Tim. 22 c ed Arist. Meteor. 345 a. L'Eridano ritorna in relazione alla caduta di Fetonte in Ap. Rh. 4.596-600, Diod. Sic. 5.23.3, Philostr. /mag. 1.11, Valer. Flacc. Arg. 5.430. Un'allusione alle lacrime delle Eliadi è, oltre che in Eur. Hipp. 737-41, in Arat. Phaen. 360 Hpua voto, πολυκλαύτου ποταμοῖο. L'Eridano è ricordato in relazione al mito di Fetonte anche in Ov. Met. 2.324, Nonn. Dion. 23.89-93.

96

FR. 14a* |... pwvonadovde μέγαν Διὸς αἰϑέρ᾽ ἱχί Jev papvi...] en’ ἀριστερὰ δαϊοτᾶτος |

]. o r[oA£pw] xai φυλόπιδι στονοέσίσα)ι Jwvf 5

] Νηλείδαισιν ἔμισγον [ Ἰεμον πόκα᾽ σὺν de βαλόντες [

Jepav μάλα δήριίν Eldevro Jovor ἠδ᾽ ᾿Αριμασποί ].ov ὑδατοτρεφελώτων:. Ἰχοσας φορέονσιν

10

ζόΪφον ἀερόεντος ].λα δινεύοντες ἐπὶ νῶ]τα δαφοινοί Ἰνωλεμὲς αἰεί

].α. frog ὄντως 15

]. . Upavt.v -

]popel.]vtes . Ἰσιν

P. Oxy. 2524, fr. I, Col. I (ed. E. Lobel [London

1964] p. 60)

—-—r

1 ix[avew vel tx[fodar Lobel // ἑϊτάρων ὅμαδόνδε dub. Livrea (priv.) cl. x 556 2 μ]ὲν papvlavr’, -acü(av) Lobel

3 πίολέμῳ] Lobel // cotovotelgalı Lobel S πολ]έμον Lobel 7 Bopety]ovov ex. gr. Lobel: πολεμόχλ]ονοι West 8 rot]aμῶν Lobel 10 ζόΪφον Lobel 12 ἐπὶ volta Lobel.

97

Il P. Oxy. 2524 contiene otto frammenti, alcuni dei quali estremamente mutili, che secondo LOBEL p. 59 do-

vevano appartenere ad un unico poema «since all, where enough survives for the subject to be recogniza-

ble, are more or less concerned with fighting». È vergato

in

una

scrittura

scorrevole,

«schwach

geneigte,

eckige Fortsetzung des 'strengen Stils'! », che fa operare a WEST p. 23 un accostamento con P. Oxy. 1399 «not the

same hand as 2524, but similar in date» (III sec.). Si osserva la presenza di trema di prima mano; sono scarsi i segni di interpunzione. Se LOBEL p. 66 pensa al 400 a.Chr. come

possibile

ambito cronologico («If the satrap Pharnabazus is meant, the references to fighting might relate to the engagements between Spartans and Athenians allied with Persians round about 400 B.C. »), WEST p. 23 (seguito da HUXLEY p. 28) ritiene «a more likely epic theme» la spe-

dizione di Serse, suggerendo come possibile contesto la battaglia di Platea (Herodt. 9.28 sgg.), ed indicando negli Arimaspi, di cui al fr. 14.7 un popolo al seguito di Serse. La patina dorica, che si riscontra accanto al «conventional epic language» (LOBEL p.59) é spiegata da WEST, p. 23 «if Choerilus were the author» come «connected with his patronage by Lysander». E se la presenza di elementi attici, estranei al linguaggio epico (cfr. ὄντως fr.

14.14) o di arditi composti (cfr. ὑδατοτρεφελώτων fr. 14.8) fanno solo escludere a LOBEL, p. 59 la possibilità che si

tratti di un «writer of early epic», il nome di Cherilo, (avanzato da WEST, p. 23 sul conforto di P. Oxy. 1399, che attesta «that Choerilus' Persica were read at Oxy-

IF. UEBEL Literarische «APF» 24-25, 1976, p. 218

98

Texte

unter

Ausschluss

der

Christlichen

rhynchus »), viene ritenuto alquanto probabile da HuxLEY, p. 28: «It strengthens slightly the case for ascribing the hexameter fragments in P. Oxy, 2524, if not certainly to Choirilos, then at least to the context of the Persian Wars».

1 — Διὸς aivép ix[. LOBEL, p. 61 suggerisce come «the

nearest being in the similar verse» Hom. Il. 13.837 nyn δ᾽ ἀμφοτέρων ἵκετ᾽ αἰϑέρα καὶ Διὸς αὐγάς (aviac quidam schol. T), dimenticando che si tratta di « Umschreibung » di Od. 19. 540 atdépa δῖαν. Per αἰϑέρ᾽ ἱκ[ἄνειν o ἱκίέσϑαι in

clausola, 14.288

cfr.

ex.

gr.

Il.

18.207

(avdep’

ἵκηται),

= 18.214 = 19.379 (atdep’ ἵκανεν).

2 — puapvl...] Er’ ἀριστερὰ δαϊοτᾶτος. μάχης ἐπ᾽ ἀριστερὰ μάρνατο πάσης.

Cfr.

Il.

11.498

3 --,ὨἋςῳὐ πί[αέμῳ] xai φυλόπιδι oxovoéc[oa]t. La struttura agg. + πόλεμος - agg. φύλοπις si ritrova, oltre che nella più frequente formula πόλεμός TE καχὸς καὶ φύλοπις αἰνή (cfr. Il 4.15, 82; Od. 24.475;) con una leggera variante in Il. 18.242 φυλόπιδος χρατερῆς xai ὁμοιΐον πολέμοιο; per l'attribuzione a φύλοπις dell'aggettivo στονόεσσα. si può invocare, oltre ad Hom. Od.

11.383 =

Ap. Rh. 4.1005 στονόεσσαν ἀστὴν (cfr. anche 1.6. 9.1.868), Ap. Rh. 1.1052 στονόεντος... πολέμοιο; vd. LOBEL, p. 61. 4 - Νηλείδαισιν. Cfr. schol. Ap. Rh. 1.955-60e Νελεῖδαι: οἱ μετὰ ΝΉλέως τοῦ Κόδρον ἀποικήσαντες Ex τῆς ᾿Αττικῆς Ἴωνες xai τὴν Καρίαν xai Φρυγίαν χατασχόντες, χρησμοῖς τοῦ ᾿Απόλλωνος ἐχεῖνον τὸν λίδον τῇ Αϑηνᾷ

ἀφιέρωσαν.

Per la compresenza

delle forme

Νειλεῖδαι e Νηλεῖδαι vd. W. PAPE-G. BENSELER

Wörter-

buch

pp. 984,

der Griechischen

Eigennamen

Graz

1911,

99

995. Sulle famiglie ateniesi, che facevano risalire la loro stirpe a Neleo, vd. WEIZSACKER s.v. Neleus 2, in Roscher 3, 1(1897-1902) col. 111, VAN DER KOLF s.v. Neleus 1, in

R.E. 32 (1935) col. 2277.

6 — önpılv ἔμϑεντο. In clausola in Hom. Il. 17.158 πόνον καὶ δήριν Edevro; davanti alla cesura femminile in Euphor. fr. 98.3 Powell = 102.3 Van Groningen. 7 - Jova nd ᾿Αριμασποί. Il leggendario popolo degli Arimaspi era localizzato dai Greci nei paesi a N. ed a N.E. del Mar Nero. Oltre che Arimaspi, parola scitica che significa « monocoli» (cfr. Herodt. 4.27 παρὰ δὲ Zxudewv ἡμεῖς οἱ ἄλλοι vevoutxapev, καὶ ὀνομάζομεν αὐτοὺς σχυδϑιστὶ ᾿Αριμασπούς ἄριμα γὰρ ἕν καλέουσι Σκύϑαι, σποῦ δὲ ὀφϑαλμόν) erano chiamati anche ἘΕυεργέται, cfr. Steph. Byz. s.v. Εὐεργέται, Σκυδικὸν ἔδνος... ὃ καὶ ᾿Αριμασποὶ ἐλέγετο. Della loro partecipazione all’ ἔδνος oxudıxov fanno fede Diod. 2.43.5, che li nomina insieme ai Saci ed ai Massageti AP ὧν τοὺς μὲν Σάκας προσαγορευδήναι, τοὺς δὲ Μασσαγέτας, τινὰς 5 ᾿Αριμασποὺς χτλ. e Strab. 11.6.1-2, che li nomina insieme ai Sarmati ed al leggendario popolo degli Iperborei τοὺς μὲν ὑπὲρ τοῦ Εὐξείνου καὶ Ἴστρον καὶ τοῦ Adplov xator χοῦντας Ὑπερβορέους ἔλεγον xai Σαυρομάτας καὶ ᾿Αριμασπούς xtA. Della leggenda che voleva fosse questo un popolo di monocoli è rimasta eco in Herodt. 3.116.2 = 4.13.1 ἄνδρας μουνοφϑάλμους, Aesch. Pr. 804-5 τόν τε μουνῶπα στρατὸν / ᾿Αριμασπόν, Paus. 1.24.6... εἶναι δὲ

2 Sugli Arimaspi, ottime note di B. Wyss Antimachi Colophonii Reliquiae Berolini 1932, p. 51, comm. al fr. 103, e di R. PFEIFFER Callimachus I, Oxonii 1965, p. 157, comm. al fr. 186.12.

100

᾿Αριμασποὺς γενετῆς.

μὲν

ἄνδρας

μονοφδάλμους

πάντας

EX

Cfr. anche [Orph.] Arg. 1063.

La tradizione secondo la quale gli Arimaspi abitavano in una valle ricca d'oro (cfr. Herodt. 3.116.1-2; Paus. 1.24.6) agevola la localizzazione del popolo nelle regioni aurifere del versante orientale degli Urali e del versante nord-occidentale dell'Altai. Ciò troverebbe conferma nel fatto che «le miniere d'oro degli Urali e degli Altai erano già conosciute e sfruttate fin dal VI sec. a.Chr.»?. Sugli Arimaspi vd., oltre a WERNICKE s.v. Arimaspoi in R.E. 2.1 (1895) coll. 826-7, S. REINACH Antiquités du Bosphore Cimmérien Paris 1892, passim, ROSTOVTZEFF (cit. p. 37), p. 37, MINNS

(cit. p. 37-8), p. 113.

La possibilità che Jovou nasconda un aggettivo (vd. LOBEL p. 61 «I suppose it is more likely that -ovov is the end of an adjective qualifying a group which stands in some accepted relationship to the Arimaspi») è condivisa dal WEST p.23, che propone πολεμόχλ]ονοι (cfr. Batr. 4, 275, Hym. Orph. 65.4). 8 — Warorpevelwrwv. Per questo hapax BEL p. 61 con «characterized by λωτοί that ter», si potrebbe citare, oltre ad Hom. αἰγείρων ὑδατοτρεφέων, Emped. 31 B 21.11 ὑδατοδρέμμονες ἰχϑῦς (vd. anche ib. 23.7) ed 1571 λωτοτρόφον.... λείμακα. A quale delle

reso da LOgrow in waOd. 17.208 Diels-Kranz Eur. Phoen. tante varietà

di loto (cfr. STEIER s.v. Lotos 2 in R.E. 26 (1927), coll. 1515-32, B. BONACELLI Le piante che nell'antichità ebbero

il nome di Loto « Mem. Pontif. Accad. Scienze. Nuovi Lincei » 12, 1929, pp. 233-330) qui ci si riferisca, pare difficile stabilirlo. Herodt. 2.92.2 conosce la varietà erbacea ac-

3 GIBELLINO-KRASCENNINIKOWA (cit. p. 38), p. 127

101

quatica φύεται Ev τῷ ὕδατι xpivea πολλά, τὰ Αἰγύπτιοι χαλέουσι λωτόν

(cfr. Theophr. H.P.

4.8.9, Plin. N.H.

18.

122), per la quale sembra propendere LOBEL, p. 61, ma si potrebbe anche pensare al tipo di loto, in cui fu cambiata Driope, cfr. Ov. Met. 9.340-1 haud procul a stagno... /... florebat aquatica lotos. Che ci fossero nelle vicinanze delle masse d'acqua é accuratamente sottolineato dal poeta (ib. 334-5 est lacus adclivis devexo mar-

gine formam / litoris efficiens, 340 haud procul a

sta-

gno) e che si tratti di un albero é confermato ai vv. 367-8 nil

nisi

iam

faciem,

quod

non

foret

arbor,

habe-

bas, / cara soror. Per i «tipi» di loto presenti nella letteratura classica, cfr. E. S. FORSTER Trees and Plants in Ho-

mer « CR» 50, 1936, p. 100. 10 - ζόχρου ἀερόεντος. 15.191 erc., Od.

Cfr.

ex.

gr.

Hom.

Il.

12.240,

11.57, 155 etc.

12 — ἐπὶ wofa δαφοινοί. L'integrazione proposta da LOBEL,

p.61

trova riscontro

in Hom.

7l. 2.308,

Hymn.

Hom. 19.23. Per δαφοινοί, cfr. Eust. 228.13 δράκων ἐπὶ νῶτα δαφοινός, σμερδαλέος, Hesych. è 335 Latte sv. δαφοινόν * μέλαν. δεινόν. ποικίλον. Epudpov, πυῤῥόν, Etym. Mag. 250.21. δαφοινός : Ὁ πυρρὸς, ἢ ἐρυδρὸς, ἢ μέλας, Ap.

Soph. 56.11 δαφοινός ὁ μεγάλως φοινὸς καὶ ἐρυδρός. ἔνιοι δὲ δαφοινὸν τὸν μεγάλως φόνιον. 13

νωλεμὲς αἰεί. Frequente iunctura omerica, cfr. ex.

gr. Il. 9.317, Od. 16.191. 14 - ὄντως. Cfr. U. VON

WILAMOWITZ-

MOELLENDORFF

Euripides Herakles Berlin 1895, 2, p. 137: «ὄντως ist eine Bildung der attischen Sophistenzeit», che si ritrova in versi per la prima volta in Eur. H.F. 102

610.

FR. 14b*

| [ [ [ 10

[

|| BI 15

| [ [

| [

P. Oxy. 2524, fr. 1, Col. II (ed. Lobel p. 60)

103

FR. 15"

...l L...R...f Ἰδεθηρασαμ!

Ἱεριναρι ᾳσᾳ [ 5. — jag ovpavaci

P. Οχγ. 2524, fr. 2 (ed. Lobel, p. 61)

1 [. fortasse σ ἔριν Apida West

4 v. € fortasse Wa, unde vapıdas dub. Lobel: 5 τὰς ovpavuaci distinxi.

105

FR. 16*

l.[ bal . on ..L rel ].gora.| ]..[.]..

5

vxo .f

IR

Ἰάρυστῇος μεγαλήτορος al Ἰυωιροπάλῳ χεφαλανί Jov εἶχεν ὕπερϑε παραί

10

] αιτ οτομαισιναί ].. apategal ]. ve... ef

P. Oxy. 2524, fr. 3 (ed. Lobel, p. 62)

107

FR. 17a* (b)

10

]

].*0 15

]Ίασθαι

P. Oxy. 2524, fr. 4, Col. I (ed. Lobel, p. 63) ——

3 Ἰεσπιδα. unde δ]εσπιδαὲς πῦρ, ϑέσπιδες Lobel 6 aulevnvalxlaenva dub. Lobel.

vel ἐλ]εσπίδας

ex. gr.

109

FR.

10

5

20

17 b*

αντικρυδί

|

Ti

P. Oxy. 2524, fr. 4, Col. II (ed. Lobel, p. 63)

7 [ᾳσ]πίδα Lobel

9 αὐτίο)]κᾳσίιγνητ- West.

111

FR. 18 a*

|. ger, εἰν ἀπὸ He}{L]unc{] ] .L ]unxotorevew ]xai ἦρα φέρονί ]5

].ovey...\,.. σεισί ]

xa]tà στόμα λευγαλέοιο Ἰπολέμοιο μάχεσθαι J9oUpov "Agna

] . ἄγριον ἐστί

]. τ᾽ ἀνδρώποις

10

]. pev I

]

P. Oxy. 2524, fr. 5, (οἱ. I (ed. Lobel, p. 64)

| ]. fortasse v: inter v et € fortasse x dub. Lobel.

5 χα]τά Lobel

4 ]. fortasse v: λευσσεις!

6 Ἰπολέμοιο Lobel.

1 - t{e}{L]uNs. Rimane problematico spiegare questa forma non dorica, dal momento che la probabile presenza

nel fr. 18 b, 6 di una

forma

dorica

(ἄμος

o

ἅλιος) rende impossibile, secondo LOBEL, p. 65 supporre che «that fragment came from a non-Doricized piece ». 2 — χλοτοπεύειν. Ar. λεγ., Hom. Il. 19.149, cfr. Eust. 1177.4 ἅπαξ δὲ ἐνταῦϑα εἴρηται TO χλοτοπεύειν, καὶ δηλοῖ 113

χατὰ τοὺς παλαιούς TO χλοπεύειν καὶ οἷον παραχλέπτειν τὸν καιρόν, ἢ τὸ χλυτοπεύειν καὶ οἷον καλλιλογεῖν καὶ χλυτοῖς ἔπεσιν ἐνδιατρίβειν καὶ οὕτω καταργεῖν ἐν χενοῖς, schol. ad. Il. 19.149 a, p. 607 Erbse «κλοτοπεύειν»: τὸν χαιρὸν διατρίβειν καὶ χενὰ λέγειν. ὅτι &x τῶν συμφραζομένων χλοτοπεύειν τὸ στραγγεύεσθαι, schol. ad Il 19.149 b, p. 607 Erbse χλοτοπεύειν (χλυτεπ- b, χλυτοπεύειν T): τινὲς χαλολογεῖν, οἱονεὶ χλυτεπεύειν. ἢ χλέπτειν τὴν μάχην. Cfr. anche Ap. Soph. 101.3, Hesych. x 3039 Latte s.v. χλοτοπεύειν. 3 — ἦρα φέρειν. Cfr. Hom. Sulla

necessità

di

Il. 14.132, Ap. Rh. 4.406.

intendere

sempre

in

Omero

ἦρα

ἐπιφέρειν, sulla base di 17]. 14.132 ϑυμῷ ἦρα φέροντες (cfr. Il. 1.572, 578, Od. 3.164, 16.375, 18.56, Soph. O.T. 1094), sul

fraintendimento della tmesi presso i poeti alessandrini (cfr. Rhian.

fr. 1.21

Powell,

Antim.

fr. 143 Wyss

etc.)

e

sulla probabilmente consapevole adozione da parte di Apollonio

Rodio

di

entrambe

le

forme,

cfr.

LIVREA,

p. 121, n. 375.

5-6 — xakà στόμα Aevyadelo... πολέμοιο μάχεσϑαι. Sembra a LOBEL, p. 65, una suggestiva ripresa con variatio di Hom. Il. 10.8 πτολέμοιο μέγα στόμα πευχεδανοῖο, mentre per il nesso πολέμοιο λευγαλέοιο cita Il. 13.97. L'altra possibilità interpretativa, confortata da Od. 5:441

ποταμοῖο κατὰ στόμα καλλιρόοιο trova una certa difficoltà nel nesso ποταμοῖο... λευγαλέοιο, ma cfr. Il 17.749 ποταμῶν ἀλεγεινὰ peedpa.

114

FR 18b* S.I ὃ δι [ αθανί

Leuc . al 5

ζενονί a. οσοσῖ Twrreil

unxa. [ zovda.[ 1

Φοῖβε καί

1.1

P. Oxy. 2524, fr. 5, Col. II (ed. Lobel, p. 64)

6 duog Lobel.

vel ἅλιος dub. Lobel

- 9 τὸν δ' ἀπίαμείβομεν ex. gr.

115

FR. 19a”

P.Oxy.

2524,

fr.6,

Col.I

(ed.

Lobel, p. 65)

117

FR. 19b*

P. Oxy.

2524,

fr.6,

Col. II

(ed.

Lobel, p. 65)

119

FR. 20 *

P. Oxy.

2524,

fr.7

(ed.

Lobel, p. 65)

121

FR. 21*

Ια I ] ομφα |

] vaxoy ὑϊός ]v ἀχόρῃτος autàc:

5.

Jas... []opwov Jte # 6

OVtO

] *8 νωι᾿ ]ont ἄναχτι᾽ Ἰαργος ὅπασσον

P. Oxy. 2524, fr. 8 (ed. Lobel, p. 66)

3 Φα]ρνάχον vióg dub. 5. δί.} ὁμίλον ex. gr. Lobel

Lobel 4 ἀκόρητος ἁντᾶς Lobel 8 Kn]pmi vel Ὀρ]φῆϊ ex. gr. Lobel

123

FR. 22* ὡς δ᾽ ἁλιεὺς ἀχτῇ Ev ἁλιρράντῳ ἐπὶ πέτρῃ ἀγ(χ)ίστρου δ ἕλικος δελεουχίδα μάστακ᾽ ἀείρας, ὧδ᾽...

οὔϊρ]ᾳχος (ἢ) ἐγ λοίφιῆς ἀϊπαλὴν τρίχα -- + πῷν.

P. Fr. inv. 12 (ed. Aly, p.9).

2 ay(Y)tocpov I1 4 suppl. Aly.

//

δελεονχίδα Powell: τελιουχιδὰα

TI, Aly.

Il papiro, databile al II-I sec. a.Chr., è stato pubblicato da ALY p.9, che attribuendolo ad un poeta epico del V-IV sec. a.Chr., aveva avanzato il nome di Riano. Ad

Antimaco o a Cherilo ha pensato invece REITZENSTEIN

(ap. ALY, p. 11, n. 4) e sotto il nome di Choerilus Samius il frammento è stato pubblicato da POWELL, p. 251, Epimetrum I.8. La presenza di alcuni termini di carattere tardo ne rende legittima la collocazione tra i «dubia». 1 — ὡς δ' ἁλιεὺς. Anche se il v. 4, molto incerto, non lascia intravedere con chiarezza i termini del paragone, «they compare,

somewhat

uneasily,

a fisherman's

rod,

baited hook and line with the notch of a spear or arrow dragging out the thin thread from a helmet's plume 125

through which it has passed» (HUXLEY, p. 25). Similitudini

tratte

nell’epica;

dal

mondo

cfr. ex.

gr.

marinaro

Hom.

Il.

non

sono

16.406-9

ὡς

nuove

ὅτε

τις

φὼς / πέτρῃ ἔπι προβλήτι καϑήμενος ἱερὸν ἰχϑὺν / ἐκ πόνtoo ϑύραζε λίνῳ xai ἤνοπι χαλχῷ᾽ / ὡς ἕλκ᾽ χτλ., Od. 12.251-5 ὡς δ᾽ ὅτ᾽ ἐπὶ προβόλῳ ἁλιεὺς περιμήχεϊ ῥάβδῳ / ἰχϑύσι τοῖς ὀλίγοισι δόλον χατὰ εἴδατα βάλλων / ἐς πόντον προΐησι βοὸς χέρας ἀγραύλοιο, / ἀσπαίροντα 6 ἔπειτα λαβὼν ἔρριψε ϑύραζε, / WG οἵ γ᾽ ἀσπαίροντες ἀείροντο προτὶ πέτρας. Per il paragone tra la cattura di uomini e la cattura di pesci, cfr. Il. 23.692-3 ὡς è’ 09’ ὑπὸ φρικὸς Bopew ἀναπάλλεται ἰχϑὺς /.../ ὡς πληγεὶς ἀνέπαλτ᾽, Od. 10.124 ἰχϑὺς 8’ ὡς πείροντες ἀτερπέα δαῖτα φέροντο, 22.384 sgg. πεπτεῶτας πολλούς, ὥς τ᾽ ἰχϑύας, οὕς δ᾽ ἁλιῆες / ... / δικτύῳ ἐξέρυσαν χτλ.". L'assenza del verbo nella prima parte della similitudine suggerisce ad ALY, p. 10, il confronto con Hom. Il. 18.219 sgg. — ἀχτῇ ἐν ἁλιρράντῳ. Nel significato di «bagnato dal mare» ἁλίρραντος si ritrova, oltre che qui, in Anth. Pal. 4.72,4-5 ἁλιρράντους... παρ᾽ ἀκτάς; cfr. anche Anth. Pal. 9.333.1 ἁλιρράντοιο... πόντον. In generale è da rilevare la tardività dei composti in AAt-, cfr. Eur. Hipp. 1205-6 ἁλιρρόϑδους / ἀκτάἄάς, Mosch. 2.132 ax... ἁλίρροος (v.l. a)ippodtoc), Anth. Pal. 7.383.2 ἁλιρραγέων... OXOTEAWV, 7.278.3 ἁλιρρήχτοις... youpaow (Plan.: δειράσιν P). 2 - ἀγ(χ)ίστρου δ᾽ ἕλιχος.

Cfr.

Opp.

Hal.

1.216

ἀγχί.

otpov περιηγέος. L'insolita attribuzione ad ἄγχιστρον può forse essere una variatio di Hom. Od. 4.369 γναμ-

! Vd. H. FRANKEL Die homerische Gleichnisse Göttingen 87-8.

126

1921, pp.

πτοῖς ἀγχίστροισι, per il quale si rimanda ad Eust. 1500,47 To de γναμπτὸν ἄγχιστρον, Xad’OpoLov λόγον καὶ περιηγές πον λέγεται. περιάγεται γὰρ ἤτοι περιχλᾶται καὶ γνάμπτεται ὅ ἐστι χάμπτεται. Cfr. anche Hesych. a 543 Latte s.v. ἄγχιστρον: ϑηρατήριον Ex σιδήρον χαμπτόν, ἀγχύλον, στρεβλόν. - δελεουχίδα. Per suffragare la lezione congetturale, si potrebbero

codd.:

invocare

χερουλίδες,

A. S. F. Gow

Theocr.

xepovAxides

5.145

Σ,

vv.Il.),

Theocritus II Commentary,

p.117 «a defensible

feminine

form

χερουχίδες

(P,,

ritenuto

Cambridge

of xepovyoc

da 1965,

(Babr.

45.5 αἶγας χερούχους Gà Yptac)», ed Hdas 7.19,53 σαμβαλουχίς. Interessante può risultare Anth. Pal. 1.504.3 πέρχης δελεάρπαγος; vd. anche Opp. Hal. 3.470-1, 3.614-6, 2.431-2.

- udorax’. Cfr. Hesych. p 347 Latte s.v. paotarxa: τὸ στόμα, Suida u 255 Adler s.v. μάστακα: paonua, τροφήν᾽ λέγεται καὶ τὸ στόμα

καὶ τὸ μάσημα

ὁμωνύμως, Eust.

753.63 Μάσταξ δὲ νῦν μὲν τὸ μάσημα ἤγουν ἣ μεμασημένη τροφή, schol. Hom. Il. 9.324, p. 465 Erbse. - ἀείρας. Frequente clausola omerica, 7.268, 10.30, Od. 1.141, 4.57 etc.

cfr. ex. gr.

Il.

3 — ὧδ᾽ ALY p. 10: «Nur ὧδε... lässt sich bei Homer nicht belegen und klingt moderner». 4 — oölpkxos. ALY p. 11: «ovpayoc statt ovpiayog das hintere Lanzenende und πῶν Herde sind ganz unsicher ». Vd. anche HUXLEY, p. 26.

- λοφιῆς. Cfr. Hesych. X 1286 Latte s.v. λοφιάν: ἀκρώρειαν. xat* ἢ ἐπὶ τοῦ λόφον pre, A 1287 Latte s.v. λοφιήν᾽ νῶτον. τένοντα. αὐχένα, Eust. 1872.25 λέγεται δὲ λοφιὰ ὡς 127

EV τῷ λόφῳ οὖσα ἤγουν τῷ περὶ τὸν αὐχένα τόπῳ, Geop. de re rust. 19.6.3 λοφιὰν δὲ καλοῦμεν, τὰς χατὰ τοῦ αὐχένος ἐγειρομένας τρίχας. - ἁπαλὴν

τρίχα.

Cfr.

[Hes.]

Scut.

391

ὀρϑὰς

λοφιῇ φρίσσει τρίχας, Eur. Βα. 1186 ἁπαλότριχα.

128

δ᾽ ἐν

FR. 23*

Inde πόσις edel Jar’ ἐπιχθονίωνί

Jeremlwrwel

].... E. . ]v ἐρυκέμεν[͵ 5

βασιλ)]εῦσιν ἐριζέμεν oul Jovres ev ἀσπίίσ)ιν, nl Jvtes ὁμῆς γεγάασίι ] wevo , ou σνυναρηξί Ἰεσσιν ἐπίελιβρίσηι otpaltoc

].... covXa[.]o μολῇ l....[.... Jepevau ]. . συπί ].. vowwl Jonuo[ Τναριί Ἰτεμί

10

ἸΙιχανί1, δν[]. σε, [{χεί͵ Je, od

15

]v χλέος ἐσ[ϑλὸν]ένισποιμί

Μιλ]τιάδον

οἱ

ἸΙἸαμονενμ [

P. Oxy. 2814 (ed. Lobel [London 1971] p. 57) 1]. fortasse ἢ 2 ἐπιχϑονίων Lobel 3 ovtwe II, ὦ supra ov scriptum, unde wrıge Lobel 4 M{aò]v ex. gr. Colace 5 βασιλ]εῦσιν Livrea (priv.), cl. B 214,247 al, et vd. v. 18 6 ἀσπίί.σ]ιν Lobel 7 ὁμῆς Lobel // veyóac[ II 8 0.0 fortasse ojo

ἐπεὶ

9 ]. fortasse e

Bpiony

1.678

in 13

texto ]Jonuo[

v // »fortasssedv // cl. E 273 al. (cf. Comm.) δῶνι dub.

//

//

ἐπίέελιβρίσηι Lobel

στραίτός

]vapi[.]teu{

Colace,

Lobel

cl. 14].

in nota:

Ap.

Rh.

fortasse

[].. fortasseg 15 ἐσ[ϑλὸν Colace, 16 Μιλ]τυάδονυ Lobel // ἐν Malpa-

Lobel

129

Jarauıl

Java, 1, e. [.]. I

1... Π.. συ πλι

β]ασιλήος a. . |

Ἱετέρον pol. ], vap,[ 20

]atf. Ἰουλουδ rl

]. χων τρηχεῖαν Alaxedat]uova να«ωετάουσιν Θρηϊ]χες ot Πόντοικο» παρ᾽ ἐ[σ]χατίαυσι, ν[ἐ]μονται, ᾿Αρχά]δες ἄγχι Beßlwrles opo. οἷν ἦτορ ἔχοντες.

],9 αὐτῶν öixal,. ]uoc, ν! Ιμοί͵ ] συνον [ Jexol, ]. ζωεσβιί Jp. δενυ ἢμνφ D.. I 25

.. Ἰὑμέων στρα[τι]ὴν ouvalyleıpepev εὐτεί

δενήσειν δ᾽ οὐκ ἄ[ν] ποτ᾽ [ἐπερχομένων ἐπ[ιϊκούίρων,

λ]αὸν è’ Εὐρώπ[η]ς πανεπάρχιον ἔμμεν! ].. [

Π]έρσαις

ν [.].. ev τόσίσ]ον στρᾳτὸν αἰχίμητάων.

xaX κεν δὴ τε[τέΪ]λεστο τάδ᾽ Mu ayopevol.] ν [, εἰ μή μιν xatéregvev ἐπερ[χ]ομένη Διὸς αἰ[σα. νῦν δὲ raw. 1] [. ], νεν φρένας ἄλχιμος οὐχ [ ὧδέ τ᾽ ἐρητύθη:- [ὁ Ἰνιδου δ᾽ ἰότητι νεέσθω!. ὑμείων δ᾽ οὐ δεύεθ᾽ ὑποσχεσίην δὲ τελέσσει μοῦνον ἐφεσποίμ)ένοις, τὰ δ᾽ ἐπάρχια δωτίνηί

30

17 Σ]ᾳαλᾳμιίς

Jerepov

Lobel:

dub.

Lobel

evyepov

18

II

β]ασιλῆος

20

Lobel

rpnxıesiav

19

Lo-

bel // Λακεδαίμονα dub. Lobel // vameraovav Colace (cf. Comm.) 21 ®pnilxes dub. Lobel // TIövrowo> Lobel // ἐἐϊ[σ]χατίαισι Lobel // vleluovraı Lobel 22 Apxaldes Lobel // Beßlwrles Lobel // ὀμρί[9]ν dub. Lobel,

at brevius spatio

23 inter σ et v fortasse ε, ὃ

24 1...

[ἔοτ-

tasse] exo [ // 1]. ζωεσῇ [ Lobel // inter p et φ fortasse U 25 &£] Luppe // στρα[τι]ὴν Lobel // συνα[γ]ειρέμεν Lobel // εὐτελὲς Luppe 26 a[v] Lobel // [.] ε Lobel // er[ılxoulpwv Lobel 27 λ]αὸν Lobel // Eupwr[n]< Lobel 28 Π]έρσαις Lobel // δ᾽ ov γίεϊγάμεν dub. Lobel // *óc[c]ov Lobel // αἰχίμητάων Lobel

29

τε[τέϊλεστο

Lobel

30

xateneove«v»

Lobel

//

&rep[x]ouévn Lobel // αἷσα Lobel 31 [Yrerlovev Luppe 33 ἐρητύϑη Lobel .pnAudn II, τ supra X scriptum // K[po]ySov dub. Lobel 34 ἐφεσποί[μ]Ἱένοις Lobel // $wrivn[a dub. Lobel

130

35

,

/





EX μεγάρων onacs[v] ποτ᾿

,

€ 7



7

ρήτρῃσιν exractulı,

οἴνου δ᾽ οὔ xev ἔ[π]ειτα τόσος στρατὸς οὐδέ tu

35 tx μεγάρων Lobel: ε[{[ν]]γαρως[{π|] II, χμε supra v scriptum, et

v supra w // :ror’ dub. Lobel: ro[[x]] II // ῥήτρῃσιν Lobel

36

ἔπ]ειτα Lobel.

Il P. Oxy. 2814 è stato pubblicato da LOBEL', nel XXXVII vol. dei Papiri di Ossirinco (London 1971). Come ci informa l'editore, p. 55, è vergato in una scrittura capitale di carattere informale: « The hand is a tolerably well-formed example of a common type ». Il papiro presenta per i primi 21 vv. soltanto la colonna centrale, lacunosa peraltro nei vv. 10-20. I vv. 20 e 21 si fregiano anche del margine destro. I vv. 23 e 24 sono incompleti sia nei margini che nel corpo centrale. Il v. 25 presenta i

margini erosi. Dal v. 26 in poi ha inizio una sezione completa nel margine sinistro, ma incompleta in quello de-

stro, tranne che al v. 33. Dal v. 29 in poi una lacerazione verticale rende impossibile la lettura delle lettere ivi ricadenti. La scrittura presenta una caratteristica tendenza

a

salire verso il margine destro. Il bilinearismo è di solito rispettato, ad eccezione di alcune lettere (P che valica con l’asta la linea inferiore, B che eccede su entrambe le linee, Y che si protende al di sopra del rigo superiore

con la diagonale sinistra, X che si abbassa con la diagonale destra leggermente incurvata. Anche l'asta di ® fuoriesce da tale sistema). E, A, B, M presentano

carattere

corsiveggiante, mentre X, O, N, ® hanno forma rotondeggiante. N, K, A, ricordano, per il rigore con cui sono 131

vergati i tratti, il ductus epigrafico. Le lettere non presentano legamenti tra loro. Si osserva un discreto numero di errori (v. 19 eyepov, v. 20 τρηχιᾶν, v. 21 Ποντοι, v. 30 xateregve). Vi sono delle autocorrezioni (vv. 3, 33, 35). Per ció che riguarda l'ortografia, é da rilevare l'asso-

luta mancanza di spiriti ed accenti; manca l'iota muto; si intravedono segni di elisione. Frequente é limpiego

dell'ano (e mese) stigmé. La datazione del papiro non é problematica, essendo il tipo di scrittura assegnabile al II sec. d.Chr. (vd.

LOBEL!, p. 55). Per la presenza di analoghe caratteristiche riguardanti la coesistenza di elementi corsiveggianti

accanto ad altri che risentono del ductus epigrafico, cfr. ex. gr.

E.

G. TURNER

World Oxford

Greek

Manuscripts

of the Ancient

1971, p. 47, tav. 17 (a).

L'argomento del papiro suggerisce senza esitazione al LOBEL!, p. 54, il titolo:

« Hexameter Poem about a War

between Greeks and Persians». Si può aggiungere, grazie ad alcuni elementi interni (cfr. v. 16 Μιλ]τιάδου, v. 20

A[axedat]uova, v. 22 ᾿Αρκά]δες, v. 27 Alaov 8’Evpwrinlg, v. 30 menzione della Διὸς ailoa e v. 32 probabile invoca-

zione dell'aiuto del Cronide) che il frammento riguarda una sezione del poema in cui gli avvenimenti sono ana-

lizzati dalla parte dei Greci (questa ipotesi sarebbe ravvalorata,

qualora

si accettino

le congetture

dubitosa-

mente proposte da LOBEL! ai vv. 16 e 17, dalla menzione delle due grandi battaglie combattute dai Greci contro i Persiani).

Ma

vd.

LUPPE

«Gnomon»

45,

1973,

p. 327.

Quanto alla possibilità di identificare l'autore, LOBEL! p. 54 non si nasconde l'infruttuosità di una tale operazione: « There is too little about which there is certainty in the following remnant of a composition in hexameters to make it profitable to spend time on its identification», anche se non esclude l'eventualità che si possa in132

dividuare in Cherilo di Samo l'autore del frammento! . In realtà un elemento interno potrebbe confermare l'impressione che il testo sia di epoca tarda. Al v. 21 l'espressione IIóvxowo» rap’ ἐ[σ]χατίαισι, trova corrispondenza solo in Ap. Rh. 2.417-8 Ata δὲ Κολχίς / πόντου καὶ γαίης ἐπικέχλεται ἐσχατιῇσιν. L'anomalia della locuzione rap’ ἐσχατίασι, messa già in rilievo da LOBEL' p. 59 («is a form of locution I have not found elsewhere ») potrebbe essere la spia di un eccesso di zelo da parte dell'autore del papiro nei confronti del testo apolloniano. E che Apollonio figurasse tra i modelli, è attestato anche a v. 9

(vd. Comm. ad loc.). Vd. anche HAUSSLER p. 66, n. 135. 4 — "ν épuxéuev. Il confronto con Hom. Il. 6.80 λαὸν

ἐρυχάκετε πρὸ πυλάων e 24.658 λαὸν Epuxw suggerisce l'integrazione avanzata in apparato.

7 — yeydaok. Le condizioni del verso non permettono di stabilire con sicurezza il rapporto tra i termini, ma una eventuale dipendenza da yeyaaolı del genitivo oung (riferentesi ad un probabile γενέδλης o πάτρης, per cui cfr. ex. gr. Hom. Il. 13.354 ὁμὸν γένος ἠδ᾽ ta πάτρη) trova riscontro in Il. 5.270 τῶν ... ἐγένοντο, 21.89 τῆς... Yevopeoda, Od. 15.248 τοῦ... Eyevovr’; ma vd. soprattutto Od. 10.5 τοῦ... γεγάασιν. 8 — συναρηξί. Il verbo* συναρήγω non è attestato. Vd. LOBEL! p. 59: «not recorded». 9 - Entelußplon. Già LOBEL! p.59 avanza in nota l'ipotesi «or en {e} υβρίσηι3», anche se nel testo offre ἐπεὶ

! Vd. anche I. IRIGOIN «REG

85, 1972, p. 233.

133

βρίσηι. Ἐπιβρίϑω, usato in Omero per indicare il rovescio impetuoso della pioggia (cfr. 7]. 5.91 = 12.286 ὅτ᾽ ἐπιβρίσῃ Διὸς ὄμβρος) o l'incalzare delle stagioni (Od. 24.343 ὁππότε δὴ Διὸς ὦραι ἐπιβρίσειαν) in Il. 7.343 indica l'infuriare della battaglia μή ποτ᾽ ἐπιβρίσῃ πόλεμος. Il luogo omerico trova un'interessante ripresa con variatio in Ap. Rh. 1.678 at xev ἐπιβρίσῃ Θρῆιξ στρατός, che può essere utilizzato per integrare il mutilo στρα! del papiro. Cfr. per la posizione metrica di ἐπιβρίσῃ in Ap. Rh. ARDIZZONI p. 184: «dinanzi alla cesura pentemimere, come in Omero

H 343...,

che

Apollonio

dovette

avere

pre-

sente qui».

15 — χλέος ἐσ[ϑλὸν. Il confronto con Hom. Il 5.3, 273, 17.16, 143, 18. 121 etc. suggerisce l'integrazione proposta. 16 — MıAkıadov. LOBEL! p. 54 ha pochi dubbi circa l'integrazione: «the name of Miltiades is recognizable with fair certainty in l. 16». La forma di genitivo in -ov è attestata infra, v. 32. Conseguenzialmente alla validità di questa congettura, LOBEL! p. 59 ritiene che la clausola del v., pervenuta mutila, possa nascondere ev Ma[pa 265v. 17 Jadauu. Una sorte tenace sembra accanirsi tutte le volte che si apre lo spiraglio di un nome. Le lettere, di incerta lettura, potrebbero portare all'identificazione del toponimo Σαλαμίς, cfr. LOBEL! p. 59: « The letters, if correctly read, suggest CaAapug in some form». 18 — β]ασιλῆος. LOBEL!, p. 59 ritiene che il termine si riferisca al re di Sparta, confortato in ciò dalla presenza di ]etepov, che probabilmente nasconde ὑμετέρου o ἡμετέρου, al v. 19. 134

20 - Inizia, con questo verso, un breve catalogo dei

partecipanti alla battaglia. Purtroppo il papiro è lacunoso, proprio là dove ci si sarebbe attesi qualche aiuto nell'individuazione di nomi e luoghi. LOBEL!, p. 59 supponendo che l'oggetto di va«weraoumv sia da cercare nel relitto precedente, avanza in nota l'integrazione Λ[ακεδαίμονα: «would seem a reasonable guess ». Le in-

tegrazioni proposte sempre dal LOBEL al v. 21, Bpnilxes, ed al v. 22, ᾿αρχά)δες, pur mostrandosi appropriate nell'ambito del singolo verso, sono ostacolate da evidenti difficoltà di ordine geografico, non ignote allo stesso LOBEL! («But how can Arcadians be described as ἄγχι βεβῶτες to Thracians? »), e che permangono tali anche se si accetta l'ipotesi della trasposizione proposta come possibile soluzione (« As far as I see, some difficulties would disappear if ll. 21-2 were transposed. Arcadians would then be next perhaps to Laconians»). In realtà il problema non è soltanto quello di giustificare l'espressione ἄγχνυ βεβῶτες nei confronti dei Traci. Se nel contesto di un 'elenco di truppe di parte greca si inseriscono con legittimità Lacedemoni ed Arcadi, la presenza

dei Traci é quanto meno innaturale. Infatti Lacedemoni ed Arcadi sono menzionati insieme alle Termopili (cfr. Herodt. 7.202 ἧσαν δὲ οἵδε Ἑλλήνων ot ὑπομένοντες τὸν Πέρσην ἐν τούτῳ τῷ χώρῳ: Σπαρτιητέων τε τριηχόσιοι ὁπλῖται... ἐξ Ὀρχομενοῦ τε τῆς ᾿Αρχαδίης εἴκοσι καὶ ἑχατὸν καὶ &x τῆς λοιπῆς ᾿Αρχαδίης χίλιοι) ed alla difesa dell'Istmo (cfr. Herodt. 8.72 οἱ δὲ βοηϑδήσαντες ἐς τὸν Ἰσῦὺμὸν πανδημεὶ οἵδε ἧσαν Ἑλλήνων, Λακεδαιμόνιοί τε καὶ ᾿Αρχάδες πάντες ...). I Traci invece rientrano completamente

nella

zona

di

influenza

persiana.

Oggetto

delle attenzioni del Gran Re già ai tempi in cui fu organizzata una spedizione

con a capo

Megabazo

(cfr. He-

rodt. 4.118.1... ὁ Πέρσης... διαβὰς δὲ xai καταστρεψάμε135

νος Θρήικας γεφυροῖ ποταμὸν Ἴστρον, βουλόμενος καὶ τάδε πάντα ὑπ᾽ ἑωυτῷ ποιήσασθαι, 5.2.2 ὡς δὲ ἐχειρώϑη ἢ Πέρινδος, ἤλαυνε τὸν στρατὸν ὁ Μεγάβαζος διὰ τῆς Θρηΐ. χης, πᾶσαν πόλιν καὶ πᾶν ἔδνος τῶν ταύτῃ οἰκημένων ἡμερούμενος βασιλέϊ- ταῦτα γὰρ οἱ ἐνετέταλτο Ex Aaρείον, Θρηίκην καταστρέφεσϑαι) vengono costretti, dopo la campagna di Mardonio (cfr. Herodt. 6.45 e KAZAROW s.v. Thrake in RE. 11A (1936) coll. 419-20: «Der Zug des Mardonios... im J. 492 festigte und erweiterte die persische Herrschaft») a seguire Serse nella sua spedizione contro

la

Grecia,

sia

con

navi,

sia

con

contingenti

a

terra, cfr. Herodt. 7.110 ἔϑνεα δὲ Θρηίκων δι’ ὧν τῆς χώρης ὁδὸν ἐποιέετο τοσάδε, Παῖτοι, Κίχονες, Βίστονες, Σαπαῖοι, Δερσαῖοι, Ἤδωνοί, Σάτραι. τούτων οἱ μὲν παρὰ ϑάλασσαν κατοικημένοι Ev τῇσι νηυσὶ εἵποντο | οἱ δὲ αὐτῶν τὴν μεσόγαιαν οἰχέοντες καταλεχϑέντες τε ὑπ’ ἐμεῦ,

πλὴν

Σατρέων

οἱ ἄλλοι

πάντες

πεζῇ

ἀναγκαζόμενοι

εἵποντο. Dei Satri, gli unici dei Traci che non partecipa-

rono alla spedizione, è detto che rimasero neutrali (cfr. Herodt. 7.111.1). Il contingente tracio, ammontante a circa 120 navi (cfr. Herodt. 7.185.1, BURN p. 126) figura

sotto il comando di Mardonio alla battaglia di Salamina (cfr. Herodt.

geografica

9.32.1, Diod. Sic. 11.28.4). Alla improprietà

dell'espressione

ἄγχι

Beßwres

si aggiunge

quindi anche il fatto che i Traci appartengono al blocco

politico opposto a quello di cui fanno parte Lacedemoni

ed Arcadi. Per i rapporti tra Grecia e Tracia, vd. S. CASSON Macedonia Thrace and Illyria. Their relations to Greece from the earliest times down to the time of Philip son of Amyntas

Groningen

1968, pp. 210-28; per la pre-

senza degli Ateniesi nel Chersoneso tracio vd. M. P. FOUCART Les Athéniens dans la Chersonèse de Thrace au 4me siècle «Mém. Acad. Inscr. Bel. Lettr.» 38.2, 1909-11, pp. 83-120. 136

20 — τρηχεῖαν. Per τρηχὺς attributo di toponimi vd. Hom. Il. 2.633, 717, Od.

13.242. Cfr. anche Dion. Per. 731-

2 ot è ὑπὲρ atav / τρηχεῖαν ναίουσι. va«weraovoiv. La collocazione del verbo in clausola si modella sull'uso omerico, cfr. EBELING s.v. La grafia vaetaovow offerta dal papiro e riportata da LOBEL' nel testo,

non

attestata,

è insostenibile

metricamente.

Si

veda, per il valore prosodico della sillaba radicale, LSJ s.v. v&etT)p e νἄέτης. 21 -- Πόντοι-ο». Il nesso IIóvtow 0». . . ἐσχατίαισι è attestato solo qui ed in Ap. Rh. 2.418 Aia de Ko. xtc / Πόντον xai γαίης ἐπικέχλεται ἐσχατιῇσιν. Per i motivi che inducono a vedere in Apollonio il modello dell'ignoto autore, vd. p. 133. — é[okattawir. Cfr. Etym. Mag. 384.26 "Eexyaxwux: ὁ ἀγρός, ἢ τὸ ἔσχατον τοῦ ἀγροῦ... ATTIXOL δὲ τὰ τελευταῖα μέρη τῶν ἀγρῶν καλοῦσιν, ὥς φησιν Ὅμηρος" ᾿Αγροῦ ἐπ᾽ ἐσχατιήῆς... (è 517); vd. anche Hesych. e 254 Latte s.v. ἐσχατιή ἐρημία. ἄχρα. τελευταῖα. Della locuzione rap ἐσχατίαισι LOBEL! p. 59 mette in rilievo l’ano-

malia. Il dativo in - ausı contrasta con la desinenza -Ὥσιν di v. 35. — νέμονται. ἐσχατιάς.

Cfr.

Dion.

Per.

758-9

otte

νέμονται/

22 -- ἄγχι βε[βῶτ]ες. La struttura risente di Hom. Od. 6.56 ἄγχι στᾶσα e 10.377 = 16.455 al. ἄγχι παρισταμένη. Il participio βεβῶτες (cfr. Od. 5.130 Beßawra, Il. 5.199 ἐμβεβαῶτα, 13.708 παρβεβαῶτε, ma soprattutto Od. 20.14

βεβῶσα) trova un riscontro preciso nel linguaggio tragico. Cfr. Soph. Phil. 277, Eur. I.T. 1285, Suppl.

850. Sia 137

che si intenda l'espressione come «occupying a neighbouring country», come preferisce LOBEL! p. 59, sia che la si intenda come «next in the line», cioè ‘vicini nello schieramento, risulta alquanto arduo sostenere l'ordine dei vv. 21 e 22 (vd. Comm. al v. 20). Del resto,

l'assenza, all'inizio del v. 22, di qualsiasi elemento di congiunzione col v.21, fa diffidare della legittimità di quest'ultimo, che potrebbe essere stato inserito al posto di qualche altro verso, andato perduto, e che conteneva questi elementi.

- ὁμοι .oJv top. La lacuna del papiro rende incerta l'identificazione dell'aggettivo, per il quale LOBEL!

p. 59

aveva

facie

pensato

ad Opotiov

«but...is

not prima

long enough». L'espressione sembra foggiata su Hom. 1].

16.264 ἄλχιμον ἦτορ ἔχοντες, 209 ἄλχιμον TTop ἔχων, ma vd. anche 9.497 νηλεὲς ἧτορ ἔχειν, 572 ἀμείλιχον ἦτορ ἔχουσα. 25 -- orpaltılmv συνα[γ]ειρέμεν. Benché

si possano

ri-

cordare Hom. Il. 2.438 λαὸν... ἀγειρόντων e 4.377 λαὸν ἀγείρων, riscontri più calzanti si trovano nella prosa, cfr. Herodt. 1.4.3 στόλον μέγαν συναγεῖραι, Thuc. 4.75.1 ξυναγείραντες... στρατιάν, Xen. Cyr. 8.6.19 συνήγειρε στρατιάν, Anab. 1.5.9 συναγείρεσϑαι... στράτευμα. 26 -- δευήσειν... [ἐἸπερχομένων. Per δεύω col participio genitivo, cfr. Hom. Od. 1.253-4 ἢ δὴ πολλὸν ἀποιυχομένου Ὀδυσῆος / δεύῃ. La compresenza di δεύω e οὐκ... ποτε è in Il. 24.69 οὐ γάρ μοί Tote... ἐδεύετο. Per il non frequente nesso οὐχ ἄν ποτε cfr. Il. 15.40. Le difficoltà suscitate dalla presenza di ἄν col futuro sono già presenti al LOBEL!,.p. 60: «The. suspect construction, to be

sure, is introduced by the supplement, but can any of the theoretical alternatives to a[v] be entertained? ». 138

- ἐπῃ]χούίρων. Cfr. Hesych. e 4888 Latte s.v. "ἐπίκον.-

por: Bondot b, σύμμαχοι (B. 130), Etym. Mag. 360.53. Ἐπί. χουροι δὲ λέγονται ot ἀπὸ ξένης χώρας σύμμαχοι τῶν TtOλεμουμένων καὶ βοηϑοί. 27 — λ]αὸν

δ᾽ Εὐρώπίη)ς.

LOBEL!

p.60,

pur

conti-

nuando a dubitare dell'esatto rapporto tra i due termini («But it is not certain that the two words are to be taken

together

here»)

cita

come

Ἑλλάδος /...orpateuu,

paralleli

Aesch.

Sept.

Soph. 72-3

EI. 694-5

Ἑλλάδος

/

φϑόγγον, P. Oxy. 2625, fr. L 1 Ἑλλάδος στρατόν. Per l'opposizione /distinzione

tra

esercito

nazionale

(A]aòv

δ᾽ Εὐρώπ[η)ς) ed alleati ([ἐϊπερχομένων ἐπίι]χού[ρων), cfr. Hom. Il. 5.473 ἄτερ λαῶν... ἠδ᾽ ἐπικούρων. Da questo v. e dal seguente LOBEL! p. 54 ha desunto l'argomento del papiro: «On the assumption that 11.27 seq. imply war between Greeks and Persians... ».

— πανεπάρχιος. Oltre che qui, l'aggettivo si ritrova in Suida x 44 r. 9 Adler s.v. Παλαμήδης... ἀλλ᾽ εἴη μοι βίος πανεπάρκιος. Rappresenta, insieme ad ἐπάρχιος, l'unico composto dell'omerico ἄρχιος. Per ἐπάρχιος e la sua formazione, cfr. A. W. JAMES Studies in the language of Oppian of Cilicia Amsterdam 1970, pp. 90-1. 28 — téololov στρατὸν. Cfr. Aesch. Pers. 1014-5 στρατὸν... τοσοῦτον ed infr. 36 τόσος στρατός. L'integrazione proposta dal LOBEL! p. 60 δ᾽ οὐ γίεϊγάμεν (per la quale vd. Pind. Ol. 9.110, ed Hom. Il. 5.248,20.106, dove è presente il composto ἐχγεγάμεν) conferisce al dativo

Πέρσανς un valore possessivo. - στρατὸν

Ἀργείων

πουλὺν

|

atyluntawv.

Oltre

ad

στρατὸν

αἰχμητάων,

Hom.

suggerito

Il.

8.472

da Lo.

BEL!, p. 60, cfr. anche Od. 11.559, 24.81, Pind. Ol. 11.17.9 139

στρατὸν / .../ atyuatav, νων / στρατὸν αἰχμητήν.

Eur.

Hec.

117-8

30 -- xaténepve» ἐπερ[χΡμένη. LOBEL!

Ἑλλή

p. 60 fa osser-

vare che ἐπαχόμενος, -μένη κατέπεφνε è «regularly in Homer»,

e rimanda

ad /l. 24.759, Od.

15.411. È da rilevarne comunque

5.124,

11.173,

199,

il diverso ruolo: in

Omero infatti l'espressione è impiegata sempre in relazione all'intervento o di Artemide o di Apollo o delle due divinità messe insieme. Nel nostro luogo invece il soggetto è rappresentato da un'entità astratta, Διὸς aica. Sull’intenzione ostile dell’omerico ἐποιχόμενος, cfr. Il. 5.330, 10.487, Ap. Rh. 4.275, 1243.

-

Aux αἶσα. Cfr. Eust. 659.58 alea. τριχῶς λέγεται,

ἐπί TE εἱμαρμένης... xai ἐπὶ τοῦ καϑήχοντος.... xai ἐπὶ μερίδος... ἥτις αἶσα καὶ μοῖρα λέγεται, Etym. Mag. 38.50 Alca - Ἧ εἱμαρμένη, ἣ μοῖρα. Per l'etimologia ed il significato di alca vd. U. BIANCHI Aux; αἶσα. Destino, uomini e divinità

nell'epos,

nelle

teogonie

e nel

culto

dei

Greci

Roma 1953, pp. 1-8. Il rapporto tra αἶσα e μοῖρα è analizzato a p. 42: «se μοῖρα, nel senso di «sorte mortale» e in

senso personalistico, compare nel caso del soggetto ..., alca, nel senso di sorte, compare per lo più nel dativo modale o locale». La soggettivazione e l'attività di αἶσα si riscontrano, in effetti, già in Hom.

Od.

11.61 ἀσέ pe

δαίμονος alca xaxij καὶ ἀϑέσφατος οἶνος (dove però αἶσα. si maschera e si confonde con l'azione dell'otvoc) e 9.52 τότε δή pa κακὴ Διὸς alca παρέστη, ma il fatto che abbia

sostituito,

nel

gioco

strutturale

dell'espressione

omerica ἐποιχόμενος, -μένη χατέπεφνε, soggetti concreti ed attivi come Artemide ed Apollo, fa pensare che il nostro luogo rappresenti un ‘unicum’ nel modo di intendere il ruolo di αἶσα. Il nesso Διὸς αἶσα si trova anche in 140

Hom. Il. 9.608 τετιμῆσϑαι Διὸς αἴσῃ, 17.321 ὑπὲρ Διὸς αἷσαν, Ap. Rh. 4.1254 ὑπὲρ Διὸς αἶσαν. Per la funzione del

genitivo Διός vd. BIANCHI (cit. p. 140), p. 67. 31 — νῦν δὲ πάις. Cfr. Hom. Od. 4.32 νῦν γε πάϊς. «his son?» si chiede LOBEL' p. 60, il quale ritenendo, p. 54, che nei vv. 29 sgg. sia fatto cenno alla morte di Milziade,

suppone che l'espressione νῦν δὲ πάυς « might refer to his son Kimon, who appears to have been a well-to-do person». — φρένας ἄλχιμος. Oltre ad Hom. 11. 17.111 τοῦ δ᾽ ev φρεσὶν ἄλκιμον ἦτορ, suggerito da LOBEL!, p. 60, imbarazzato dalla peculiarità dell'espressione («if that is to be recognized, strikes me as a peculiar locution»), cfr. an-

che Il. 20.169 ἐν δέ TE οἱ χραδίῃ... ἄλχιμον ἦτορ e Tyrth. fr. 10.17 West ἄλχιμον Ev φρεσὶ ϑυμόν. 32 — ὧδέ v ἐρητύϑη. Cfr. Hom. Il. 15.367 ὡς...

ἐρη-

TUOVTO.

- ὅτητι. Cfr. Hesych. 754 Latte s.v. ἰότητι βουλῆς TEL, δελήσει. αἰτίᾳ. ὀργῇ. χάριτι e v 755 Latte s.v. tótr]tog:

βουλήσεως. Solitamente usato in Omero con il genitivo dev (cfr. Il. 19.9, Od. 14.198, 16.232) o col genitivo di un nome comune (cfr. Od. 11.384 al.) è attestato con un

nome proprio solo in Dion. Bassar. fr. 2.2 Livrea Adnvains ἰότητι. L'integrazione Kpovidov, proposta dubitosamente da LOBEL! p. 60, si allontana peraltro dai moduli epici per la desinenza -ov (ma vd. v. 16).

33 — ὑποσχεσίην. È hapax omerico, Il. 13.369 ὑποσχεσίῃσι, πιϑήσας, utilizzato da Ap. Rh. 2.948, 3.510, 625 al. Lo schema è ripreso, oltre che da Od. 10.483 τέλεσόν μοι 141

ὑπόσχεσιν, anche da Il. 2.286 extel£ounv ὑπόσχεσιν. Cfr. Herodt. 5.35.1 τὴν ὑπόσχεσιν... ἐχτελέσαι. 34 -- ἐφεσπομένοις. La presenza di questa forma, decisamente tarda, (cfr. Nonn. Dion. 18.43 ἐφεσπομένον, 16.401, 27.312, 40.205 ἐφεσπομένην, 27.280 ἐφεσπομένους) conferma l'impressione che il testo sia di epoca tarda, forse contemporaneo del papiro. — ἐπάρχια. Vd. Comm. v. 27. — Öwrivn[. Il dativo proposto da LOBEL! trova riscontro in Plut. Cic. 7 Οὐσίαν... ταῖς δαπάναις ema x. 35 — ἐχ μεγάρων. Per l'atto di portare fuori dalle case il necessario, cfr. Hom. /l. 8.507 = 547 σῖτόν τ᾽ & μεγάρων. - ῥήτρῃσιν. Cfr. Hesych. p 282 Schmidt s.v. ῥῆτραι ouvvörnxaı διὰ λόγων. ἢ δίκαι. ἢ ὁμιλίαι, Suida p 154 Adler s.v. ῥήτραι, Phot. Lex. p. 132 Naber s.v. ῥῆτραι, Etym. Mag. 703.43.

142

APPENDICE A

FR. 8 K. Nell'Index praelectionum hibernarum Bonnae 1827, p. 3 (= Opuscula Bonnae 1842 1, p. 159) NAEKE offre un

altro frammento 'cherileo, segnalatogli dal Buttmann, della cui casuale omissione nella edizione del 1817 si duole: «Quo ille meam partem laetitiam, partem indignationem, propter oculorum humanorum imbecillitatem concitavit videbar ».

non male enim

mihi excusisse Suidam

[ἐπιπρὸ δὲ μᾶσσον ἐπ᾽ ἄχρον Αἰγαλέως ϑυμόε[ντος, ἄγων : μέγαν ὑετόν, ἔστη.

Suida u 251 Adler s.v. μᾶσσον᾽ μείζων, μαχρότερον. «ἐπιπρὸἔστη», Suida v 75 Adler s.v. ὑετός | τὸ 0 μαχρόν ᾿ «ἄγων - ἔστη», Phavor. p. 1214,47 s.v. μᾶσσον ᾿ «ἐπιπρὸ - ἔστη», P. Oxy. 2216, fr. 1v, 6-7.

1 due versi, di cui gli antichi lessicografi non indicavano l'autore, e nei quali, secondo I. TOUP Emendationes

in Suidam London 1760-7 I, p. 398 sgg., sarebbe stato rappresentato Serse nell'imminenza della battaglia di Salamina, erano stati attribuiti dal BUTTMANN (ap. NAEKE!, p. 159) a Cherilo di Samo, e come cherileo il frammento é compreso nelle edizioni di DÜNTZER, p. 98, 143

n. 12, DUBNER, p. 26 n. 12, KINKEL, p. 270, n. 8. Nel 1948 il rinvenimento del P. Oxy. 2216 (edito da E. LOBELE. P. WEGENER-C. H. ROBERTS-H. I. BELL London 1948, p.43) ha restituito una parte dell’Ecale di Callimaco, nella quale sono contenuti, seppure frammentariamente, questi versi, che ora figurano nell'edizione di PFEIFFER, fr. 238, vv. 22-3, ma che già A. HECKER Commentationes Callimacheae Groningae 1842, p.105 (con acume

definito

«felice»

da

PFEIFFER

1, p.235,

n. 21)

aveva attribuito all'Ecale. Come callimachei i vv. erano stati

editi

da

J. KAPP

Berolini

O. SCHNEIDER Callimachea

Lipsiae

1915,

Hec.

fr.10

e

da

1873, 2, p. 714, fr. an.

46. Vd. anche E. CAHEN Callimaque Épigrammes. Hymnes Paris 1948, p. 188, METTE s.v. Choirilos 1 in Kleine Pauly 1 (1964), coll. 1152-3.

144

APPENDICE

B

-elvtac ἐναύλους

το

4

1. ὥ]πλιζον ]. topa ] πάντα

παρθέϊνον

Μήδων

Ἰχουστον ἀφιείς eva τείχη ὀπαδοί λαόν κατεῖχον

ἁγνήν

]v εὐχάς 10

Ἰλήητους δήποτε πάντων

ἄϊμβροτος ἠώς Ἑλ]λάδι πάσηι Ἰσεχώροων 15

Ἰύοντες Ὥκετο κῆρυξ

Mlndoıs Ἰαθοντες

] ἀπήναις 2

]a φαεινόν P. Michael. 5, Col. I, vv. 9-28 (ed. Crawford, pp. 14-5)

1 Je vel ]x, unde v]xovexov dub. Crawford 6 χοσμ]ήτορα Crawford 7 o vele 8 παρδέ]νον dub. Crawford 10 Antoug dub. Crawford 18 pladovteg vel π]αϑόνtt; Crawford.

145

Il sospetto che il frammento, facente parte di una raccolta destinata ad uso scolastico!, possa essere stato estrapolato da un poema

esametrico, avente per argo-

mento le Guerre Persiane (v. 10 Μήδων), non può essere determinante per la sua attribuzione al Persica di Cherilo di Samo. Né si può condividere il tentativo di TURNER di individuare nella παρϑέϊνον ἁγνήν di v. 8 Artemide? e nell’ @]ußpotog ἠώς di v. 12 l'alba del fatidico giorno della battaglia di Salamina?, dal momento che «ni le nom d’Artemis, ni rien qu'indique l'apparition ne se lisent parmi les restes d'un ou deux mots par vers qui

sont conservés »3. Non senza importanza è il fatto che il frammento non sia discusso da HAUSSLER, pp. 63-4, che pure dedica un'attenzione particolare alla presenza ed al ruolo del « Gótterapparatus » nell'epica da Omero fino al

periodo ellenistico, per il tramite della poesia epica del V secolo.

I Il frammento è

dae.

stato edito da D. S. CRAwronp Papyri Michaeli-

Being a Catalogue of the Greek and Latin Papyri,

Tablets and

Ostraca in the Library of Mr. G. A. Michailidis of Cairo Aberdeen

1955.

Sul carattere della raccolta, vd. CRAWFORD p. 16: « The rather uneven hand suggests, not a professional copyist, but a teacher, scholar or student making a book for his private use». Vd. anche J. Barns «JHS» 71, 1957, p. 345, M. HOMBERT «CE», 31, 1956, p. 178. 2 TURNER (ap. CRAWFORD p. 14). Per ἁγνή attributo di Artemide, cfr. Hom. Od. 5.123 = 18.202 = 20.71, Aesch. Suppl.

1011, Ag. 134, Ari-

stoph. Thesm. 970, Nonn. Dion. 44.310. Ad Artemide condurrebbe anche la probabile menzione di Λητοῦς al v. 12. Per il ruolo di Artemide

nella battaglia di Salamina, cfr. Plut. de malign, Herod. 37. 3 Il nesso si ritrova in Quint. Smirn. 2.641, 652, 657, e, con leggera variante, 7.621-2.

146

EDITIO NOSTRA CUM NAEKIANA, DUNTZERIANA, DUBNERIANA, KINKELIANA, JACOBIANA COMPARATA.

COLACE

NAEKE

DUNTZER

DUBNER

KINKEL

JACOBY

l

1

1

]

1

la*

2

--

-

[la]

2 3 4

3 4

2 3 4

2 3 4

2 3 4

34c 34d 34e

5

5

--

5

5

34g

6 8 7 9 10 11 12 ---

11 6 5 7 9 10 10 13 -

6 8 7 9 10 11 11 13 -

6 9 7 10 13 11 12 14 -

34h -

6 7 8 9* 105 11* 125" 13* 14a*-b* 15" 165" 17a*.b*. 18a*-b* 19a*-b* 20* 21" 22* 23"

---

--

34a 34b*

34i 34f -

-

-

* asterisco notantur fragmenta dubia vel coniectura adscripta.

147

INDEX VERBORUM*

& 1.1

ü[v] 23.26; xev 23.29, 36

ἀγ(χ)ίστρον 22.2 (ἄγνυμυ) ἐαγός 7.1 ἀγορευσί 23.29 ἄγριον 18a 8 ἄγχι 23.22

ἄνακτι 21.8; ἀνάκτος 7.3 ἀνδρῶν 7.2 avdpwroıs 18a 9; ἀνδρώπων 3.3 ἄνολβον 7.1 c ἀοιδῆς 1.1; ἀοιδῶν 1.1 v.L; ἀοιδός 1.l.c alnaınv 22.4 (ἀπαμείβω) ἀπίαμείβομεν 18b 9 ἀπό la 1; 42; 18a 1 ἄποιχοι 3.2 ἀρεϑούσας 2.1 "Apna 18a 7

ἄδικον 8 (deipw) ἀείρᾳς 22.2

ἀερόεντος 14a 10 atei 14a 13 αἰϑέρ᾽ 14a 1 ai[ca

23.30

αἰχίμητάων 23.28 ἀκείρατος 1.2 v.l. ἀκήρατος 1.2

'Apiba 15.4 c ᾿Αριμασποί 14a 7

axöpntog 214

ἀριστερὰ

ἀκτάς 7.30 ἀκτῇ 22.1 ἁλιεύς 22.1

ἀριστῇος 16.5 ᾿Αρχά]δες 23.22 ἅρμα 1.5 ᾿Ασίας la 1: ᾿Ασίης la lc ᾿Ασίδα 3.2

ἅλιος 18b 6c ἁλιρράντῳ 22.1 ἄλκιμος 23.31 ἄλλον la 1; ἄλλων la 1 vil àulevnvà 17a 6

&poc

18b 6c

ἀμφίς 7.1

14a 2

[ἀσ]πίδα 17b 7; aorlieulv 23.6

αὐτάρ 3.1; 44

ἀὐτᾶς 21.4

αὐτ[ο]κασίιγνητ-

17b 9

* Coniecturas et varias lectiones signis c et v... post numeros po-

sitis indicavi. Quae e fontibus excerpta sunt nomina propria paucissima

notata sunt littera F.

149

αὐτῶν 23.23 μιν 23.30 αὐχμαλέοι 4.4

ἐχ 23.35 ἑχάστωϊι 23.35

(βαίνω) Beßlwrleg 23.22

βασιλ)εῦσιν 23.5; βασιλῆος 23.18

(ἐκβάλλω) ἔχβαλ᾽ 7.3 ἔχβαλεν 7.3 c ἐλ]εσπίδας 17a 3c ἕλικος 22.2

(βρίϑω) Bpion 23.9

ev 22.1; 23.6, 16; evi 4.3 v.l.

γαίης la 1; γῆς 11; 12

ἐνδελεχείῃ 9 (ἐνίσπω) ἐνίσποιμί 23.15 ἐπ᾽ 144 2; ἐπί 4.3; 22.1

(ἀφίημι) ἀφιέντες 4.2

γε 3.2 γενεᾷ 3.1; γενεῇ 3.1 c

γένος 4.1 (Yiyvonaı) γεγάασίι 23.7 γλῶσσαν 4.2

ἐπάρκια 23.34 ἐπεί 23.9

δ᾽ 1.3; 4.1, 3; 7.16 8; 18b 9; 222;

(ἐπελαύνω) ἐπελάσσαι 1.5 c

ε[π]ειτα 23.36

23.23, 26, 27, 32, 33, 34, 36; δέ

(ἐπέρχομαι) ἐπερίχ]ομένη 23.30;

1.3; 2.1; 6; 23.31, 33

δαϊοτᾶτος 14a 2

[ἐπερχομένων 23.26 (ἐπιβρίδω) ἐπιβρίσῃ 23.9 c

δαιτυμόνων 7.2 δαρτά 4.5

ἐπ[ι]χούίρων 23.26 ἐπιχϑονίων 23.2

(δατέομαυ) δέδασται 1.3 δαφοινοί 14a 12

(ἐρητύω) ἐρητύϑη 23.32

δελεουχίδα 22.2 c

(δεύω) deved’ 23.33; δενήσειν 23.26 δή 23.29

önpı[lv 14a 6 δίι)᾽ 21.5 (διαβαίνω) διέβαινε 4.1 δίκαιον 8 (δινεύω) δινεύοντες 14a 11 Διωνύσοιο 7.3 δίχα 23.23 (δονέομαι) ἐδονεῖτο 2.2 δρόμον 1.4 δωτίνηί 23.34

(ἐρίζω) ἐριζέμεν 23.5 ἔριν 15.4 c (Epuxw) Epuxepev 23.4

(ἔρχομαι) Tcv ἐς la 2 es[ö\0v 23.15 elo)yariaın 23.21

ἔτι 14c Εὐρώπην la 2; Evpwr[m]c 23.27 eute [23.25

(ἐφέπω) ἐφεσποίμ]ένους 23.34

ἔχω 7.1; εἶχεν 16.7; ἔχοντες 23.22; ἔχων 7.1 c; ἔχονσα 6; ἔχουσι 1.3

(ἡγέομαυ) ἥγεο la 1 ἠδ᾽ 14a 7; Ἰηδε 23.1

εγ. 22.4 εἰ 23.30

n 23.29

εἶδος 6

npa 18a 3

(eu) ἔμμενί. 23.27; ἔμμεναι 8; ἔην 1.1; ἐσται 1.4 ν.].; ἐστι 1.4; 18a 8;

‘HpWavòg 13 F

ἣν 1.2; ἦσαν 3.2; ὄντως 144 14. εἴκελα 2.3 c; εἴκελοι 2.3 c

150

la 2

ntop 23.22 Ζεύς 18b 4, 5; Διός 14a 1; 23.30 ζό]φου 14a 10

Θαλήτην 10 F ϑανμαστόν 4.1 δεράπων

1.2

δ]εσπιδαές 17a 3c δ]έσπιδες 17a 3c doupov 18a 7 Gpni]xec 23.21

ὥρις 1.1 (ἱκάνω) ἱκ[άνειν 14a 1

(uapvanaı) papviave pv[acd(aı) 14a 2. μάσταχ᾽ 22.2

(μάχομαι) μάχεσθαι 18a 6 μεγαλήτορος 16.5 μεγάρων 23.35 μέγας la 2; μέγαν 14α 1 μελίσσαις 2.2 μέν 3.2; 4.2

(ixveonar) ixlesdaı 14a 1 ἰότητι 23.32

un 23.30

ἵππων 4.5

(μίσγω) ἔμισγον 14a 4

xai 14a 3; 18a 3; 23.29

μοι la 1 μοῦνον 23.34

χαπνῷ 4.5 xlapnva 17a 6 xa]ta 18a 5 (καταλείπω) καταλειπόμεϑ᾽ 1.4

14a 2; pa-

μηλονόμοι 3.1

χατέπεφνεςν» 23.30

Movoawv 1.2 μυρία 2.2 (ναιετάω) vametaovary 23.20 (ναίω) ἕναιον 3.1

χεῖνον

ναρίδας 15.4 c

1.1

χεφαλάν 16.6; χεφαλάς 4.4 v.l. Kn]@mi 21.8 c Knowoou 5 F

χλέος 23.15 (χλοτοπεύω) x\otorevew 18a 2 (χοιλαίνω) χοιλαίνει 9 χολοβοῦ 7.1 c χορυφάς 4.4

ναὺς 6; vnug 6c

vauayıov 7.2 (νέμω) vleluovrar 23.21 νεοζυγές 1.5 (νέομαυ) νεέσϑωί. 23.32 Νηλείδαισιν 148 4

Νομάδων 3.2 νομίμων 3.2

χρήνας 2.1 xurıxog 7.1 Alaxedai] uova 23.20

νῦν 1.3; 23.31

λ)]αόν 23.27

(ὁ, ἡ, τό) τόν 18b 9; τῷ 4.1 vil;

νωλεμές 144 13 νῶ]τα 14a 12

τῶν 4.1; τάς 15.5; τά 23.34

λειμών 1.2 λευγαλέοιο 18a 5 [λεύσσω) λεύσσεις 18a 4 λίμνῃ 4.3 λόγον la 1; λόγων la 1 ν᾿].

(ὅδε) τάδ᾽ 23.29 (οἰκέω) quxee 4.3 v.l. Wwxeov 4.3 οἴνου 23.36 (οἷος) οἷα 7.2

λοίφιῆς] 22.4

ὄλβον 7.1

μάκαρ 1.1

ὄλιζον 7.1 c ὅλμον 7.1 c ὁμῆς 23.7

μάλα

14a 6

Mal[padav 23.16

151

ὁμῦλον 21.5 (Op vut) ὀμνύναι 8 c

ποτ᾽ 23.26, 35

opotlio]v 23.22 c

προπαρί 16.3 πρός 7.3 πρόσωπ᾽ 4.5

(ὀπάζω) ὀπάσείι) 23.35; ὅπασσον 21.9 ὄπιϑεν 4.1 ὅπως 141 (ὁράω) ἰδ’ 7.1 c; ἰδέσϑαι 4.1 ὄρεσι 4.3 ὅρχον 8 Ὀρ]φῆϊ 21.8 c οἵ 23.21 ὁστέα 11 ὅστις 1.1

ποτ]ᾳμῶν

14a 8

πὺρ 17a 3c

πυροφόρον 3.2 ῥανίς 9 ῥήτρῃσιν 23.35

ῥοπάλῳ 16.6 Σάκαι 3.1 Σ]ᾳλαμιίς 23.17

Σαμία 6; Zayin 6c

οὐρανίας 15.5

(σχέλλω) ἐσχληχότα 4.5 Σχύϑαι 3.1 Σολύμοις 4.3 στόμα 18a 5; στομάτων 4.2 στονροέσίσα]ι 14a 3

οὔ[ρ]αχος(9) 22.4

orpalrılnv 23.25

οὔτ᾽ 8; οὔτε 8

στρατός

ὅτ᾽ 1.2; ὅτε 1.3 ov 23.33,36; οὐχ 23.26,31

οὐδ᾽ 1.4 c; οὐδέ 1.4; 23.36

πάις 23.31

πανεπάρχιον 23.27 πάντα 1.3; πάντῃ 1.5 (παπταίνω) παπταίνοντα 1.5 παρ᾽ 23.21; παρά 2.1; παραί 16.7 πείρατα 1.3 (πελάζω) πελάσσαι 1.5 Π]έρσαις 23.28 πέτρῃ 22.1; πέτρην 9 πῃ 1.4 v.L. πλατέῃ 4.3 πνεῦμα 7.3

noxa 14a 5 πολεμόχλ]ονοι 14 a-7 c πόλεμος la 2; πολέμοιο 18a 6; πολ]έμον 14a 5; r[oXfwuw] 14a 3 πολλά 7.2 πολυσμήνοισι 2.2 IIövrowo» 23.21 πόσις 23.1

152

23.9c;

23.36;

στρᾳτὸν

2328

σύν 14a 5 (ovvayeipw) συνα[γ]ειρέμεν 23.25 συναρηξί 23.8

σνός 6c ve 3.1; 72; τ᾽ 23.32 (τελέω) τελέσσει 23.33; ce[x£]Aecto

23.29 τελιουχιδα 22.2 τέχναι 1.3 (τύϑημιυ) ἔϑεντο 14a 6

τίημῆς 18a 1

-

τις 6; τι 23.36 τοι 1.3 v.l.

τόσος 23.36; xóc[c]ov 23.28 τρηχεῖαν 23.20 τρίχα 22.4

τροχοχουράδες 4.4; - dec 4.4 v.l. τρύφος 7.1 ὕβρεως 7.3; Ὕβριος 7.3 c

ὕδατος 9 ὑδατοτρεφελώτων 14a 8

ἀτός 213

ὑμείων 23.33; ὑμέων 23.25 ὕπερϑε 16.7; ὕπερϑεν 44 ὑποσχεσίην 23.33 ὕστατοι 1.4 Φαέϑων

13 F

Qa ]pváxoy 21.3 c (φέρω) pépovl 18a 3 φιλεδονεῖτο 2.2 v.l.

φλέβες 12 Φοῖβε

18b 10

Φοίνισσαν 4.2

(φορέω) popé[o]vteg 14a 16; φορέουσιν 14a 9; ἐφόρευν 4.5

φρένας 23.31 φῦλ᾽ 22

φυλόπιδι 148 3

χερσίν 7.1; χείρεσιν 7.1 c χρεών 8 χρόνον 1.1 ὑός 6

ὧδε 23.32; ὧδ᾽ 22.3

ὠκύπορος 6 'Dgedua 5 F

ὡς 22.1

ὥστε 1.4

153

INDEX

RERUM

Abii, giusti 39 n. 3 alva, Διὸς a. 140-1 Acropoli, ratto di Orizia sull'A. 534 e n. 15, 55 (vd. Orizia) anima, dottrina dell'immortalità 83-7 (vd. Ferecide di Siro, Pitagora, Talete)

Antimaco di Colofone, autore dei Deltoi XIV; giudizio di Euforione su A. 4,14 e n. 31; giudizio di Platone su A. 4.13 e n. 28; A. innovatore 25; rivale di Che-

rilo 13-4 e nn. 28-31 ἀοιδή, contrapposto a λόγος 28

Persiane

Borca, ratto di Orizia da parte di B. 49-58; B. o Tifeo nell'arca di

Cipselo? 50-1 e n. 5; χῆδος Atene

con

B. 50en.

nn. 27-8; templi

di

3, 57

dedicati

e

a B.

58 c n. Briletto, e n. 11 Cefiso,

30 (vd. Orizia) ratto di Orizia sul B. 52 (vd. Orizia) ratto di Orizia sulle

sponde

del C. 52 e n. 12 (vd.

Orizia)

Celene,

sosta

delle

truppe

di

Serse a C. 31-2

Arabi 46

Arcadi, partecipanti

NOTABILIUM

alle Guerre

Cherilo di laso, patria 7 e n. 6; autore dei Aapuaxá 8 n. 7, 13e n. 26; dell'epitaffio di Sardanapalo

135

Archelao di Macedonia, regno 11 e n. 20 (νά Cherilo di Samo) Areopago, ratto di Orizia sull'A. 53 e n. 14, (vd. Orizia)

8

e

poeta»

n.

7;

« pessimus

5 n. 2, 8-9 e nn. 8-13

Cherilo di Samo, patria 7; data di nascita 9-13 e nn. 14-25; «auditor et deliciae» di Erodoto 9,

&péDouca, attributo di χρήνη 32-3

13; sincronismo

Arimaspi, etimologia lizzazione 101

e n. 14, 12; al seguito di Lisan-

Artemide

100-1; loca-

alla corte di Archelao di Mace-

140, 146 e n. 3

30;

fertile

38-9;

donia

ad Eu-

contrapposti

XVI, XVIII e n. 15

a

11

XIII-XV,

e

n.

20,

XX-XXI,

13;

opera

13 e n. 26;

di

confuso con C. di [450 8 e n. 7; giudizio di Euforione su C. 4,

Greci

14 e n. 31; giudizio di Platone

ricca

greggi 36

Barbari,

Paniassi 9

dro 11 e nn. 19-21; morte di C.

Asfaltide, lago 43-4, 46 Asia 29-30; contrapposta ropa

con

su C. 4,13 e n. 28; fortuna di C.

155

nel periodo alessandrino 14 e n. 33; fortuna di C. a Roma 14 e n. 34, 20-2, 25; «naufragio» dell'opera di C. 14 e n. 33 (vd. Antimaco, ἀοιδή, C. di Iaso, C.

tragico,

Euforione,

Λαμιακά,

Muse, Paniassi, Persiane Guerre, Platone, poesia) Cherilo,

tragico

4 n.

zione di frammenti

Euforione, giudizio di E. su Cherilo e Antimaco 4, 14 e n. 31

Europa, contrapposta ad Asia 30 Fenici, lingua «fenicia» 45 dottrina

del-

dell'anima

84-5

(vd. anima) Fetonte, caduta di F. nell’Eridano 91-6; Serse paragonato a F. (?) 92 Giudei, al seguito di Serse (?) 424 giuramento 73-7; carattere negativo del g. 74-5 e nn. 1-3 gutta (cavat lapidem) 79-82

156

e nn. 1-2; H. e Dio-

niso 70 Lacedemoni, partecipanti Guerre Persiane 135 Λαμιακά 8 n. 7, 13 n. 26, 60 Lisandro 11 e nn. 19, 21, 98

alle

Maratona 134 Massageti 35 Milziade (?) 132, 134

89,

3

l'immortalità

Hybris 70-1

dubbi

Eretteo, padre di Orizia 51 e n. 9; Posidone E. 52 e n. 10 Eridano, identificato con l'Elba 95; col Po 92 e nn. 1-2; col Rodano 93; con la Vistola 94; localizzato in Germania 94-5; in India 95-6; in Spagna 93 Etiopi, al seguito di Serse (?) 42-

Siro,

.

λόγος, contrapposto ad ἀοιδή 28

Dario, impresa scitica di D. 32, 35, 40; impresa tracica di D. 32 Dioniso, e Hybris 70; e Posidone 69; «soffio» di D. 69 ἐπισήματα 62

di

42, 45-6

1; attribu-

91-2, 95 n. 10

Ferecide

Hierosolyma, confusa coi Solimi

Muse, il «carro» delle M. 23-5; il poeta «Μουσάων ϑεράπων » 179; il «prato» delle M. 19 e n.9, 20 (vd. poesia) Neleidi 99-100 Occidente, e Oriente n. 15

XVIII

e

Oriente,

XVIII

e

e

Occidente

n. 15

Orizia 49-58; figlia di Eretteo 51 e n. 9; O. Nereide 51 e n. 7; rap-

porto

di O. con

l'acqua

55

e

nn. 18-21; con Atene 50 e nn. 35, 55-6 e nn. 22-3, 57; ratto di O.

da parte di Borea a) sull'Acropoli

53-4

e

n.

15,

55;

b)

sull'Areopago 53 e n. 14; c) sul Briletto 52 e n. 11; d) sulle rive del Cefiso 52 e n. 12; e) dell'Ilisso 53 e n. 13; il mito di

O. nella letteratura 49 n. 1, 54 n. 16; nelle arti figurative 56 n. 22, 58 e n. 32. Paniassi, cronologia

9-12; paren-

tela con Erodoto 10; sincronismo con Cherilo di Samo 9 e n. 14

Persiane (Guerre), fonti XIV-XV n. 5; produzione letteraria ed

artistica sulle G.P. XVI-XVII e nn. 9-14; vitalità del tema e fioritura di Persica XVIII-XX e

nn. 16-29; «vulgata» sulle G.P. XV e n. 6.

Pitagora,

dottrina

lità dell'anima anima)

dell'immorta84

e n. 3 (vd.

Platone, giudizio di P. su Antimaco e Cherilo 4, 13 e n. 28 poesia, concezione sacrale della

p. 17-20; crisi della p. XIII-XIV 20-1; p. e τέχνη 21; Cherilo di Samo iniziatore della p. epica storica 15, 22 Saci, tributari della Persia 36-8; presenti a Maratona, a Platea e

alle Termopili 36; S. e Sciti 378; nomadi Sciti)

39; pastori

Salamina 60, 134, 146 σάμαινα 60-2; dikrotos tiotis 62

36

(vd.

Salamina 60; patria di Cherilo 7; reputazione navale di S. 61

Sardanapalo, epitaffio di S. 8 n. 7 (vd. Cherilo di Iaso) Scamandro, truppe di S. alla foce dello S. 32 e n. 1 Sciti, geografia 37 n. 2; idealizzazione degli S. 39-40; S. d’Asia e S. d'Europa 37-8; S. e Saci 37 (vd. Saci)

Serse,

a Celene

Samo, delegazione di S. a Delo 60; nave di S. alla battaglia di

foci

dello S. 32 e n. 1; i Giudei al se-

guito di S.(?) 42-4; raffigurazione di S. dopo la battaglia di Salamina (?) 66; S. paragonato a Fetonte (?) 92 Solimi,

confusione

tra S. e Hie-

rosolyma 42, 45-6; identificati coi Milii e coi Pisidi 45; monti S. 42 Talete, dottrina dell'immortalità

dell'anima 61; stra-

31-2; alle

83-4

(vd.

anima);

identificato con Salmoxis 83 Tearo, sosta di D. presso le sorgenti del T. 32 Traci 135-6

157

INDICE

Premessa

.........-...

DEL

VOLUME

bi

VII

Bibliografia .............. εν εν εν κέκννν Introduzione ......Ὁν νων νιν γννννννν γεν νννον

ΙΧ XIII

Testimonia de Choerili Samii vita et scriptis .. Biografia ........... nennen nn Opera e fortuna ................. een

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