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Italian Pages 180 Year 2009
Davide Grippa
antifascista tra Italia e Stati Uniti Democrazia e identità nazionale
nel pensiero di Max Ascoli (1898-1947) FrancoAngeli
Collana dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”
Nella collana dell’Istituto la sezione «Studi e documenti» raccoglie saggi critici e contributi storiografici prodotti nell’ambito dell’attività scientifica dell’Istituto. Si tratta di ricerche direttamente promosse dall’Istituto stesso e condotte sotto la guida del suo Comitato scientifico, o di atti di convegni di cui l’Istituto è stato ispiratore e coordinatore. La sezione «Testimonianze» apre uno spazio alla memoria e alla riflessione sulla esperienza vissuta, offrendo testi più agili, con un apparato di note ridotto, rivolti a un pubblico più vasto e differenziato. La collana «Testimoni della
libertà» pubblica gli studi selezionati nel seminario nazionale annuale “Giellismo e Azionismo.
Cantieri aperti”. Essa è sostenuta dalla Fondazione Avv. Faustino Dalmazzo, Torino.
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Davide Grippa
Un antifascista tra Italia e Stati Uniti Democrazia e identità nazionale
nel pensiero di Max Ascoli (1898-1947)
FrancoAngeli
Questo volume è il terzo della collana “Testimoni della Libertà” realizzata grazie al sostegno della Fondazione Avv. Faustino Dalmazzo, Torino.
I lettori che vogliono informarsi sulle pubblicazioni e le attività dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” possono consultare il sito: www.istoreto.it. Le collezioni archivistiche e bibliotecarie dell'Istituto sono on line e i cataloghi si trovano ai seguenti indirizzi: catalogo archivio: Ahttp://metarchivi.istoreto.it catalogo biblioteca: http://www.istoreto.erasmo.it banche dati: http://intranet.istoreto.it Per ogni altra informazione: Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” Via del Carmine,
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In copertina: Folla radunata a Wall Street nel giorno dell’armistizio, 1918. Foto da “The New York Times”.
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Anno
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Indice
Introduzione
Gli anni della formazione 1. La grande guerra
2. Le origini culturali di un futuro antifascista tra ebraismo e idealismo 3. L'influenza del sindacalismo rivoluzionario 4. Il trasferimento da Ferrara a Roma: la questione identitaria tra nazione, religione e politica L’antifascismo politico e culturale 1. Le prime esperienze politiche 2. Democrazia e fascismo nel pensiero degii anni Venti 3. L'ingresso nel partito socialista e l'impegno politico antifascista 4. Una difficile carriera universitaria: l’antifascismo culturale I primi anni negli Stati Uniti: La fellowship della Rockefeller Foundation e l’esilio politico 1. La borsa della Rockefeller Foundation 2. I rapporti con Giustizia e Libertà 3. La democrazia americana 4. Il ruolo della scienza e l’interpretazione del fascismo e dell’antifascismo nell’esilio degli anni Trenta
L’attività politica 1. La premessa all’attività politica: il processo di americanizzazione 2. Il ruolo nella Mazzini Society durante la neutralità americana 3. L'ingresso in guerra degli Stati Uniti e la strategia politica di Ascoli 4. Italia e Stati Uniti nell’era postfascista Indice dei nomi
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Introduzione
Dopo alcuni decenni di oblio la figura di Max Ascoli è stata solo recentemente oggetto di una monografia che ha tentato di restituire la complessità della sua attività!. In questo lavoro l’attenzione è stata posta prevalentemente sul periodo italiano della vita dell’intellettuale ferrarese ed è stato studiato il suo pensiero politico nel periodo 1920-1931. La ricerca condotta da Taiuti ha avuto il merito di portare all’attenzione degli studiosi il pensiero politico di un autore che in precedenza era conosciuto quasi esclusivamente per l’attività politica svolta negli Stati Uniti tra il 1940 e il 1943, quando Ascoli era già diventato la più importante personalità politica e intellettuale dell’esilio antifascista italiano in Nord America insieme a Salvemini e a Borgese. All’attività di Ascoli negli Stati Uniti tra il 1940 e il 1943 sono state dedicate invece importanti pagine nel fondamentale lavoro di Antonio Varsori agli inizi degli anni Ottanta, che ha studiato a fondo il rapporto tra l'emigrazione democratica antifascista e gli alleati tra la seconda guerra mondiale e la caduta del fascismo?. Altri contributi alla ricostruzione della vicenda politica e intellettuale di Ascoli sono venuti dalla giornata di studio a lui dedicata agli inizi del 1980 a Ferrara, i cui atti tuttavia non sono
stati pubblicati. Tra questi lavori, particolarmente utile è stato il contributo di Aldo Garosci che ha per primo cercato, seppure parzialmente, di legare l’analisi del pensiero politico di Ascoli alle sue vicende personali e agli avvenimenti politici italiani e internazionali?.
1. A. Taiuti, Un antifascista dimenticato. Ascoli tra socialismo e liberalismo, Firenze,
Consiglio Regionale della Toscana, 2006. 2. A. Varsori, Gli alleati e l'emigrazione democratica antifascista (1940-1943), Firenze,
Sansoni, 1982. Varsori ha anche dedicato un saggio specifico all’attività politica di Ascoli tra il 1940 e il 1943: Max Ascoli oppositore del fascismo. «Mazzini Society», in “Nuova Antologia”, n. 2136, ottobre-dicembre 1980, pp. 106-124. 3. A. Garosci, Tra «Rivoluzione Liberale» e «Giustizia e Libertà». Le altre relazioni al
convegno furono: M.A. Cattaneo, Max Ascoli filosofo del diritto; R. Franchini, Il pensiero
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È probabile che parte delle ragioni della rimozione di questa importante figura dell’antifascismo da parte della storiografia siano da individuare nel ruolo che egli svolse durante la seconda guerra mondiale come funzionario del Dipartimento di Stato americano. In questa veste infatti egli permise ad alcuni importanti esuli negli Stati Uniti, Sforza e Tarchiani, di ritornare in Italia alla caduta del fascismo e di partecipare al secondo governo Badoglio. Ciò determinò un’acre discussione con Gaetano Salvemini e la fine della loro amicizia. Fu proprio lo storico pugliese a contribuire alla “cattiva fama” di Ascoli nei circoli antifascisti italiani*. Egli cominciò infatti a far circolare negli ambienti antifascisti americani e italiani l’idea che l’intellettuale italo-americano e gli esuli che avevano collaborato con lui negli Stati Uniti fossero una sorta di “agenti” americani totalmente subordinati al governo statunitense. Questa interpretazione è stata ripresa anche in sede storiografica da alcuni storici i quali hanno definito la Mazzini Society, in modo piuttosto superficiale e indifferenziato, una «sotto agen-
zia degli interessi americani»?. È stato il desiderio di verificare la presunta completa e acritica subordinazione di Ascoli alla sua nuova patria a-stimolarmi a condurre questa ricerca. Più essa si approfondiva e più mi 'rendevo conto di quanto fosse necessario, per comprendere l’azione politica che egli svolse negli Stati Uniti tra il 1940 e il 1947, scavare nella sua biografia intellettuale e politica intorno ai temi di democrazia e idea di nazione. Questa è la ragione per la quale il libro è soprattutto una biografia intellettuale, in quanto è finalizzato a comprendere le ragioni ideologiche dell’azione politica che Ascoli svolse negli anni Quaranta. Ho dunque concentrato la mia attenzione sul pensiero politico dell’intellettuale italo-americano e le sue evoluzioni, sfiorando appena la sua attività all’interno della New School for Social Research e più in generale l’importante ruolo svolto nel salvataggio e nell’organizzazione degli esuli europei che giunsero negli Stati Uniti dopo le leggi razziali e l'occupazione nazista della Francia. La sua attività politica fu infatti il risultato di una appassionata e dolorosa riflessione intorno al tema dell’identità nazionale italiana che lo tormentò fin dalla prima guerra mondiale. Il periodo della giovinezza è quello a cui si possono far risalire le prime riflessioni intorno al sentimento d’appartenenza nazionale del popolo italiano. Tali analisi furono profondamente influenzate dal dramma della prima guerra mondiale e in particolare dalla sconfitta di Caporetto. La coscienza della fragilità dell’Italia come politico di Max Ascoli ed i rapporti con Croce; S. Rogari, Max Ascoli fondatore e direttore di The Reporter; M. Salvadori, Max Ascoli antifascista e fuoriuscito; A. Varsori, Max Ascoli e la Mazzini Society, poi pubblicato sulla “Nuova Antologia”: Max Ascoli, cit. 4. Si veda ad esempio la lettera di Salvemini a Riccardo Bauer, Emilio Lussu e Federico Comandini del 17 gennaio 1945, ora in G. Salvemini, Lettere dall'America 1944-1946, Bari, Laterza, 1967, pp. 74-78. 5. R. Faenza, M. Fini, Gli americani in Italia, Milano, Feltrinelli, 1976, p. 21.
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nazione, che Ascoli ricavava dall’andamento del conflitto, era destinata a diventare il nucleo delle sue successive riflessioni. Con l’avvento del fascismo, la riflessione sull’identità nazionale degli italiani si legava indissolubilmente al problema del consolidamento dello Stato moderno e a quello delio sviluppo della democrazia. Il sentimento di appartenenza alla nazione italiana da parte di Ascoli fu conquistato dolorosamente e complicato dalle sue origini ebraiche, che egli sentì sempre forti dentro di sé e che non rinnegò mai. Tuttavia, dopo l’avvento al potere del fascismo e in particolare con l’assassinio di Giacomo Matteotti, la questione nazionale italiana fu al centro delle sue riflessioni. Nel processo di adesione alla nazione italiana fu determinante per Ascoli il ruolo svolto nella sua giovinezza dall’idealismo crociano, il quale agì come strumento di assimilazione del giovane ebreo. Fu infatti l'adesione all’idealismo, seppure vissuto in un modo molto personale e che si avvicinava per certi aspetti più a quello gentiliano, a permettere ad Ascoli di separarsi dai circoli ebraici nei quali era vissuto fino a quel momento. L'adesione alla filosofia idealistica ebbe anche come conseguenza lo spostamento dell’attenzione di Ascoli dai problemi religiosi a quelli più legati alla realtà politicosociale del proprio tempo, come l’interesse giovanile per Sorel sembra dimostrare.
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Lo studio dell’idea di nazione nell’ebreo ferrarese mi ha condotto nella prima parte del lavoro a un approfondimento di questo tema tra i principali esponenti dell’antifascismo democratico, all’interno del quale Ascoli occupa una posizione particolarmente interessante. Come per altri antifascisti nati a cavallo tra il XIX e il XX secolo, la fragilità dell’idea di nazione italiana na-
sceva oltre che dall’esperienza diretta di alcuni traumatici avvenimenti, come ad esempio Caporetto, anche da una precisa formazione culturale e da alcune letture, come quelle di De Sanctis e Missiroli, tra gli autori prediletti dei cosiddetti sostenitori di una interpretazione radicale della storia d’Italia. In modo simile a Gobetti, con il quale Ascoli iniziò collaborare nei primi anni Venti, egli era convinto che il fascismo avesse radici profonde nella sto-
ria nazionale. Il Risorgimento per Ascoli, così come per l’intellettuale torinese, non era riuscito a fornire una solida identità nazionale al popolo italiano. Se dunque anche per Ascoli il fascismo rappresentò in qualche modo l’autobiografia della nazione, tuttavia egli ne colse immediatamente, a differenza di Gobetti, Salvemini e Rosselli, la profonda cesura con la storia na-
zionale precedente. Egli fu certamente uno dei primi antifascisti ad accorgersi in tempo reale delle velleità totalitarie del fascismo. Ascoli fu parzialmente influenzato in questa interpretazione del fascismo da Giovanni Amendola con il quale collaborò sul “Mondo”. Tuttavia la sua interpretazione superò per certi aspetti quella amendoliana e può essere considerata precorritrice delle più recenti e accreditate interpretazioni del fenomeno, anche se finì per credere che le intenzioni totalitarie del regime di Mussolini si fossero realiz9
zate integralmente’. Attraverso la formulazione di un concetto “forte” di totalitarismo secondo cui i suoi scopi alla fine degli anni Trenta erano stati raggiunti, Ascoli giunse a identificare il fascismo con la nazione italiana, sottovalutando eccessivamente, almeno fino al 1944, le potenziali alternative al regime di Mussolini. Successivamente il ristabilimento dei contatti con i partigiani azionisti del Nord Italia, che egli finanziò personalmente, lo indusse a
una rivalutazione delle potenzialità democratiche delle forze politiche all’interno della penisola. Fu proprio questa diversa idea di nazione alla radice del dissenso con Gaetano Salvemini con il quale fu in stretti rapporti fin dai primi anni Venti. Come lo storico pugliese, infatti, Ascoli aveva sempre nutrito una profonda sfiducia negli uomini dell’Italia prefascista ai quali egli attribuiva la responsabilità primaria per la vittoria del fascismo. A suo avviso gli uomini dell’Italia liberale erano stati incapaci di nazionalizzare le masse e di creare un consenso popolare intorno alle istituzioni emerse dal processo risorgimentale. Tuttavia Salvemini già dal 1925 cominciò quell’opera di parziale rivalutazione dell’Italia prefascista che si sarebbe consolidata con lo studio della politica estera dello Stato italiano prima di Mussolini. Inoltre lo storico pugliese, pur avendo concesso nei suoi libri sul fascismo degli anni Trenta una base sociale che nel suo primo libro sull’argomento aveva negato risolutamente, mai arrivò a identificarlo con l’intera nazione. La guerra partigiana all’interno del paese anzi rafforzò in lui la convinzione che l’Italia avrebbe potuto autonomamente riprendere la propria vita democratica, ritagliando dunque alle forze d’occupazione militare alleate un ruolo marginale nella transizione dell’Italia dal fascismo alla democrazia. Ascoli invece riteneva che la transizione dal fascismo alla democrazia andasse gestita dal governo di Washington in collaborazione con Sforza, da lui considerato uno dei pochi uomini dell’Italia prefascista degno di una moderata fiducia. Tuttavia la nuova Italia sarebbe nata secondo Ascoli dalla lotta antifascista. Egli iniziò a questo scopo ad appoggiare l’ala scissionista del Partito d’azione, da un lato finanziando il gruppo di Parri e La Malfa e dall’altro promuovendo le loro ragioni nei circoli governativi americani. Questo ambizioso progetto non si realizzò sia per la debolezza nel Pda del gruppo lamalfiano, che non ottenne larghi consensi nel paese, sia per il mancato appoggio del governo americano, che preferì favorire forze politiche più moderate in grado di esprimere istanze socio-economiche di conservazione più in sintonia con le scelte di politica estera per l’ Europa occidentale.
Sono molte le persone che devo ringraziare per aver reso possibile la pubblicazione di questo lavoro. In primo luogo l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza di Torino che ha creduto nel mio progetto di ricerca, 6. Ci si riferisce ai lavori di Emilio Gentile.
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in particolare Giovanni
De Luna, Ersilia Alessandrone
Perona e Daniela
Muraca. Un particolare ringraziamento a Patrizia Audenino che ha seguito con pazienza e fiducia, fin dall’inizio, questo lavoro nato all’interno del dot-
torato di ricerca in storia della società e delle istituzioni nell'Europa contemporanea dell’ Università di Milano. Un grazie ai coordinatori Alceo Riosa e Carlo Lacaita. Negli anni ho avuto modo di discutere del progetto di ricerca con persone che stimo particolarmente: tra queste Edoardo Tortarolo e Paolo Soddu. Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza il sostegno e i consigli di Andrea Ricciardi e Paolo Acanfora. Un ringraziamento particolare lo devo a Mauro Canali che ha messo a mia disposizione la sua straordinaria competenza archivistica oltre alla sua pazienza. Vorrei ricordare la professoressa Maria Grazia Castelli che mi ha dato fiducia quando ero un laureando piuttosto spaesato. Un sentito ringraziamento va agli archivisti e al personale della Fondazione Luigi Einaudi, all’Istituto italiano di studi storici di Napoli, alla Fondazione
Giovanni Gentile di Roma.
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particolare devo sottolineare la generosità e disponibilità del personale della Boston University e della professoressa Donna Gabaccia dell’Immigration History Research Center della University of Minnesota. La mia gratitudine va a Peter Ascoli il quale con una liberalità non comune mi ha permesso di citare largamente dalle lettere di suo padre. Fuori dal campo accademico i più preziosi aiuti materiali e morali li ho ricevuti dai miei genitori, da mia sorella Vissia e mio fratello Ruben. Un grazie anche a Gian Luca Golin, Borri, Lover, Fiordelli, Ciccillo e Pellegrino.
Dedico questo lavoro a mio figlio Giosuè, stella polare della mia vita.
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