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Italian Pages 315 Year 1988
ISTfTUTO UNIVERSITARIO EUROPEO
GIGLIOLA ROSSINI
NATURA E ARTIFICIO NEL PENSIERO DI HO~BES
Indice
Prefazione, di Werner Maiho/er Premessa Introduzione
p.
5 9 11
PARTE PRIMA: IL LINGUAGGIO DELLA SCIENZA
I.
Introduzione dei termini «natura» e «artificio»
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1. 2. 3. 4.
«Homo homini lupus» e «homo homini deus» Le «Obiezioni» di Hobbes alle «Meditazioni» di Descartes La dottrina delle idee La mente corporea 5. Hobbes e Descartes: le nozioni di «sostanza» e di «Dio»
Il.
I presupposti ontologici del sistema. Materialismo, fenomenismo e ipotesi annichilatoria 1. 2. 3. 4.
5. 6. 7. 8. 9. 10.
Il «fenomenismo» hobbesiano La definizione di «corpo» Il materialismo e il problema della conoscenza La causa «integra» o semplice L'ipotesi annichilatoria Qualità «primarie» e qualità «secondarie» I problemi otticali e la teoria delle «specie» sensibili La ipoteticità delle cause «Immagini» e «concetti» in Hobbes Spazio «reale» e spazio «immaginario»
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ID.
L'artificio del linguaggio e la convenzionalità delle denominazioni: il nominalismo di Hobbes
p. 87
1. La definizione hobbesiana di «ragione»
2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13.
IV.
La critica dell'innatismo linguistico Definizione del «nome» in Hobbes Significazione e comunicazione I segni naturali Interpretazione del referente nella teoria linguistica di Hobbes Convenzionalismo e significazione Il riconoscimento delle sensazioni nella percezione e le capacità selettive del senso Premesse ad una teoria degli universali Gli universali «nomi di nomi» nel Leviathan Hobbes di fronte alla tradizione nominalistica I concetti universali in Hobbes Estensione e «forza» degli universali
Il problema della verità e il metodo scientifico 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.
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Le proposizioni universali La dottrina dell'errore e della falsità Il metodo della scienza in generale Le definizioni La dimostrazione scientifica Hobbes e la tematica della «lingua universale» Il metodo ipotetico e"
PARTE SECONDA: STORIA, NATURA E POLITICA
V.
La critica della storiografia retorica e l'ideale del metodo scientifico 1. Hobbes e Tucidide 2. Tucidide come modello di una storiografia scientifica 3. L'ideale del metodo scientifico nelle prime opere filosofiche di Hobbes 4. Conoscenza dogmatica e matematica in «The Elements of Law Natural and Politic» 5. L'evoluzione del modello epistemologico hobbesiano 6. Hobbes e Descartes nella valutazione della storia
2
153
VI.
La nozione di prudenza e la scienza psicologica in Hobbes
p. 181
1. Rilevanza della nozione di «prudenza» dal punto di vista della morale e della politica 2. La prudenza nella morale aristotelica 3. La definizione di «prudenza» in Hobbes 4. I processi affettiyo-volitivi nella psicologia di Hobbes 5. Lo studio delle passioni 6. Potere e onore 7. Amore di sé e istinto di autoconservazione 8. Dimensione psicologica e dimensione etico-sociale del «bene» 9. Libertà e necessità 10. Verso la scienza politica 11. La struttura dimostrativa della scienza politica in Hobbes U. Le leggi naturali come dettami della «retta ragione»
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VII. Il metodo della scienza nella costruzione della 215
scienza politica 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.
La nuova scienza della morale e della politica Istituzione e legittimazione dello Stato Necessità razionale e obbligo morale La teoria dell'obbligazione La teoria contrattualistica hobbesiana Consenso e unione Il significato delle leggi civili Il giusnaturalismo hobbesiano I fini dello Stato e la libertà dei cittadini
VIII. La vita dello Stato e la sua dissoluzione
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1. Hobbes teorico dell'assolutismo o precursore dd liberalismo? 2. Lo Stato hobbesiano liberale nd contenuto e assolutista nella forma 3. Le diverse forme di governo 4. La delega e l'autorizzazione dd potere 5. Il diritto alla resistenza 6. Il diritto penale 7. Cause della dissoluzione dello Stato 8. Conclusioni
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Bibliografia 3 .
·,
Prefazione
Soltanto pochi dei grandi pensatori sono stati esposti, nel corso del tempo, a tali equivoci interpretativi quanto lo fu Thomas Hobbes, il filosofo con il quale nacque il pensiero dello stato moderno. Le due notissime formule, quella dell'homo hominis lupus, come quella del bellum omnium contra omnes, con le quali la sua filosofia viene ancora oggi riassunta, rappresentano delle riduzioni unilaterali del suo pensiero. Infatti la filosofia di Hobbes non solo contiene una teoria dello stato di potere emergente nell'epoca a lui contemporanea, ma, come Gigliola Rossini ha perfettamente messo in evidenza, addirittura anticipa, superando in questo i limiti del suo tempo, l'idea dello stato liberale del diritto, Rechtstaat, che sostituisce il Machtstaat. Le famose frasi introduttive dell'opera Il Cittadino dimostrano quanto sia ancora attuale e appropriato, anche per la nostra concezione dello stato, il pensiero di Hobbes: «Certamente, si afferma con verità sia che l'uomo è per l'uomo un dio, sia che l'uomo è per l'uomo un lupo. Quello, se poniamo a confronto dei concittadini; questo, se poniamo a confronto degli stati. Nel primo caso si giunge ad assomigliare a Dio per la giustizia e la carità, le virtù della pace. Nel secondo, a causa della protervia dei malvagi, anche i buoni devono ricorrere, se vogliono difendersi, alla forza e all'inganno, le virtù della guerra; cioè, alla ferocia delle belve». Entrambe le formule influenzan0 la teoria dello stato ancora nella nostra epoca moderna. Rimane tuttora valido, infatti, quel principio dell'homo hominis lupus, riferito al rapporto degli «stati fra di loro» che presuppone la «rapacità animalesca» dei «grandi organismi statali» e che fu più tardi trasformato da Kant, seguen5
do il pensiero di Rousseau, nel postulato di «uscire da codesto stato di ingiustizia e dei selvaggi per costituire una lega delle nazioni» «introducendo dunque le condizioni cosmopolitiche della ' pubblica degli stati». E' questa la meta verso la quale la sicurezza nostra epoca, dopo le orribili distruzioni provocate dalle guerre mondiali, si sta finalmente incamminando. " Ma anche l'altra formula, quella che si riferisce ai rapporti dei «cittadini fra di loro» - homo homini Deus est - per la prima volta esprime coraggiosamente un'idea che avrà poi tanta fortuna nella filosofia moderna dello stato, l'idea cioè «che l'uomo è l' essere supremo per l'uomo»; un tema che venne riproposto dalla critica della religione di Ludwig Feuerbach e in seguito divenne critica sociale nell'opera di Karl Marx, il quale scriveva: «La critica della religione termina con la teoria che per l'uomo la somma essenza è l'uomo, cioè con l'imperativo categorico di rovesciare tutti i rapporti nei quali l'uomo si presenta come una natura umiliata, asservita, abbandonata, spregevole (. .. )». Cosl l'immagine hobbesiana di una società nella quale regnano la giustizia e il rispetto per il prossimo diventa addirittura un postulato rivoluzionario della nostra epoca. Ed è comunque ancora valida la frase di Marx: «Il comunismo è la struttura necessaria e il principio propulsore del prossimo futuro; ma il comunismo non è come tale la meta dello svolgimento storico, la struttura della società umana». Che sia rimasto vivo l'interesse per le riflessioni sullo stato di Thomas Hobbes, al di là della sua fortuna storica, è soprattutto dovuto al fatto, d'altronde già accennato, che la sua teoria non solo pone l'assolutismo dello stato di potere, ma anticipa, come Gigliola Rossini dimostra in modo acuto e convincente, idee decisive e fondamentali nella nostra concezione moderna e liberale dello stato di diritto. È da ricordare anzitutto la concezione hobbesiana della libertà, che si ritrova anche nelle opere di Kant e Rousseau, una concezione che nega, in via di principio e sulla base delle premesse stesse della teoria dello stato al quale spetta fondamentalmente una funzione protettiva nei confronti dei cittadini, ogni legittimità ad una forma di organizzazione statale che, tramite leggi inutili, «limita la libertà innocua del popolo», quella cioè che è «indispensabile per rendere felice la vita del cittadino». 6
Va però anche messa in rilievo un'altra idea prettamente moderna, che già si trova nel pensiero di Hobbes, ma che solo oggi, nell'epoca dello stato liberale e di diritto, assume il suo pieno significato: l'idea che lo stato eserciti delle limitazioni deliberando attraverso leggi chiare, nel caso in cui si ritenga necessario un intervento al fine di proteggere i cittadini minacciati dalle conseguenze di una libertà dannosa. Infine è da sottolineare il principio del diritto penale nello stato di diritto hobbesiano, un principio sviluppato da Anselm von Feuerbach e oggi codificato nella formula: «Nullum crimen, nulla poena sine lege stricta et praevia». È infatti sulla base di questa norma che Franz von Liszt, il fondatore della scuola moderna del diritto penale, ha denominato il diritto penale «la Magna Charta del criminale». Un'idea di tal genere si trova anche in Hobbes poiché egli ritiene che un reato può essere punito soltanto se, prima dell'atto stesso, le leggi dello stato inconfondibilmente lo definiscono come reato