Rhetorike philosophousa. Dione Crisostomo nella cultura antica e bizantina 8870881393, 9788870881394


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Rhetorike philosophousa. Dione Crisostomo nella cultura antica e bizantina
 8870881393, 9788870881394

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ELENCHOS Collana di testi e studi sul pensiero antico diretta da GABRIELE

GIANNANTONI

XI

ALDO BRANCACCI

RHETORIKE PHILOSOPHOUSA Dione Crisostomo nella cultura antica e bizantina

BIBLIOPOLIS

Proprietà letteraria riservata

ISBN 88-7()88..139-3

f.opyright C) 1985 by « CN.R., Centro di studio del pensiero antico• diretto da GABRIELE GIANNANTONI

INDICE

Introduzione

p.

9

»

19

»

63

»

111

PARTE PRIMA

LA COSTITUZIONE I E NEL II SECOLO

CAPITOLO PRIMO:

NEL

DELLA TRADIZIONE DIONEA

Le autotestimonianze dionee, p. 19. Dione nel giudizio dei contemporanei: Quintiliano, Epitteto, Plutarco, Plinio il giovane e Favorino, p. 25. La testimonianza di Frontone, p. 42. La tradizione dionea nd II secolo: Marc'Aurelio e Luciano, p. 50. Massimo di Tiro e gli Epistolografi cinici, p. 58. Conclusioni, p. 62. CAPITOLO SECONDO: FILOSTRATO

La testimonianza filostratea su Dione, p. 63. La Vita di Apollonio di Tiana, p. 66. Apollonio, Eufrate e Dione, p. 78. Le Vite dei sofisti: la definizione di Seconda sofistica e la concezione del filosofo-sofista, p. 86. La Vita di Dione: tra retorica e filosofia, p. 92. Filostrato e il tema dell'esilio, p. 97. Filosttato e gli scritti di Dione, p. 104. Conclusioni, p. 108. CAPITOLO TERZO:

LA TRADIZIONE DIONEA NEL IV

SECOLO

Menandro retore, p. 111. Temistio, Giuliano e i citatori di f.a-ropl«x, p. 129. Dione, p. 122. Eunapio e la cpt.À.6aocpoç CAPITOLO QUAll.TO: SINESIO DI

CIRENE

» 137

Il Dione, ovvero del tipo di formazione conforme al suo modello, p. 137. L'epistola 154 e gli obiettivi polemici del Dione, p. 144. Sinesio e Dione, p. 153. Filosofia, retorica e teoria della 1tt1t.6ela.,p. 160. La polemica con Filostrato, p. 171. L'interpretazione di Dione, p. 180. L'edizione dionea di Sinesio, p. 189. PARTE SECONDA CAPITOLO PluMo:

FoZio

L'ingresso del corpus Dioneum a Bisanzio, p. 201. Il codice 209 della Bibliotheca di Fozio: la sezione biografica, p. 204. Dione e la critica letteraria foziana, p. 211. Diane, Imerio e il modello dell'oratore imperiale, p. 221. L'edizione dionea di Fozio, p. 224.

» 201

8

INDICE

SECONDO: AllTA p. 229 Arcta e Dionc, p. 229. Arcta e le orazioni Sulla regalità di Dionc, p. 215. Lo stile di Dionc e l'estetica e.retea, p. 239.

CAPITOLO

CAPITOLO TERZO:

• 245

«SUDA•

L'articolo su Dionc,_p. 245. Il trattato Sulle virtù di Alessandro, p. 247. La Difesa di Omero contro Platone e l'Encomio di Eracle contro Platone, p. 253. Il trattato Se l1universo suz corruttibile, p. 259. La Storia dei Geti e altri scritti, p. 260. CAPITOLO QunTo:

Gu

STUDI DIONEI NELL 'XI E NEL

XII

SECOLO

> 26.5

La fortuna delle orazioni Sulla regalità e del Troiano, p. 26.5. Gli studi politici dionei: Giovanni Mauropodc, p. 268. Teofilatto di Derida, p. 271. Gli studi omerici dionei: la fortuna del Troiano, p. 27.5. L'interpretazione del Troiano e degli scritti sofistici dionei da Ftlosttato ad Arcta, p. 277. Il Troiano e la critica omerica: T7.C12Ccd Eustazio, p. 283. Qtn:NTo: TEOooJtoMETOCHITA • 289 Il Dione e le idee estetiche del Metochlta, p. 289. La wyxrx,cnc;tra Dionc e Sinesio, p. 297. La x«'Tà µi8o8ov ò:cpO ..tt.a. e il modello estetico dioneo, p. 307.

CAPITOLO

INDICI

Indice Indice Indice Indice

dioneo delle fonti dei nomi antichi degli autori moderni

• • • •

31.5 319 335 339

INTRODUZIONE

Gran parte dell'interesse storico e teorico della figura di Dione Crisostomo è legato alla posizione liminare, per molti aspetti privilegiata, che il filosofo e retore bitinico occupa nell'orizzonte della cultura greca d'età imperiale. Erede di . una tradizione letteraria nella quale si prolungano forme e contenuti già propri dell'ideale isocrateo di 1ta.t.6Ela.,Dione ha il grande merito di aver definito su basi nuove quella nozione di f&v~ D..À.1)'Vt.x6v presupposta da tutti i suoi discorsi, e di aver collegato a questa un concetto di iÀ.À.T}Vt.XT] 6t.a.yw'Y1) pienamente consapevole della nuova realtà politica e ideologica creata dall'impero romano. Da questo punto di vista, la cifra propria del magistero dioneo è individuabile nella funzione di mediazione culturale che, sia pure a livelli diversi, tanto la propaganda quanto l'attività letteraria svolte da Dione assi~rarono: un valore di sintesi che, mentre precisa i rap. porti di continuità, e frattura, di Dione con la tradizione ellenica precedente, contribuisce a spiegare la grande forza di attrazione esercitata dal Crisostomo nella cultura tardoantica e, più tardi, a Bisanzio. Ora, se tale esito non appare dissociabile dalla crasi di cultura letteraria, ispirazione filosofica e azione ideologica realizzata da Dione, proprio l'esemplarità di questo nodo fornisce una buona chiave per cogliere, più che solo lo specifico, l'elemento dinamico e il segreto del successo del modello culturale dioneo. In un'epoca in cui sofisti e filosofi competono aspramente in vista della leaàership nella costituzione e nella trasmissione del sapere, la sintesi di eloquentia e philosophia guadagnata da Dione recupera aspetti di rilievo della tradizione che dal De oratore si prolunga fino a Dionigi di Allear-

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RHETORIKE PHILOSOPHOUSA

nasso: nello stesso tempo, essa anticipa quell 1idcale di asso. Iuta omogeneità della cultura destinato ad affermarsi pienamente nell'età degli Antonini, e proprio in quella età a stemperarsi. Ma, ciò che forse è più rilevante, questa sintesi va parallela all'emergenza di un nuovo tipo di filosofo, definito in egual misura dai compiti morali e politici e dai moduli linguistici e letterari che veicolano il suo messaggio presso gli uomini: un tipo di filosofo il cui modello si situa esattamente a metà strada tra socratismo e ciceronianismo. Alle spalle di questo fenomeno sono, è noto, condizioni storico-culturali determinate sulle quali varrà la pena soffermarsi brevemente. Da un lato quella vocazione "umanista", propria della cultura d'età imperiale, rivendicata dalla filosofia stessa nel momento in cui tende a convertirsi, virtualmente, in antropologia filosofica; dall'altro la grande fioritura dd movimento neosofistico, il cui ruolo nella cultura e nelle sedi del potere spiega sia antagonismo stabilitosi tra /iterati e filosofi, sia, più sottilmente, le forme segrete d'accordo ravvifilosofica e magistero retorico. Insabili, talora, tra 1ta.1.6Ela. serendosi in questo dibattito, Dione non mirò solo a ricomporlo nella prassi effettiva della propria attività, quanto piuttosto a desumere, dalla crisi d'identità di forme di sapere diverse, le ragioni di una rivitalizzazione del discorso filosofico. Di qui la risoluzione, in lui caratteristica, della filosofia nella parola che la esprime, condizione della parificazione del sapere e dell'identificazione di questa con il discorso che a 1ta.1.6Ela. esattamente significa il giusto, il buono, il vero. È certo che questo esito implica un significativo risvolto proprio sul piano ideologico: sia perché, come è stato lucidamente rilevato 1, la lingua filosofica, con tutti i suoi procedimenti retorici, è essa stessa uno strumento che permette di

r

1 Cfr. M. - H. QuET, Rhétorique, culture et politique. Le fonctionnemer.t du discours idéologique chez Dion de Pruse et dans les Moralia de Plutarque, « Dialogues d'Histoire Ancienne », IV (1978) pp. 51-117.

INTRODUZIONE

1l

incidere sull'immaginario collettivo; sia perché il vocabolario della vita morale e politica è inseparabile dalla rappresentazione filosofica della realtà che lo sottende. La grande fortuna goduta da Dione nella cultura antica appare con ciò indissociabile dalla costituzione di un modello, insieme letterario e ideologico, definito da un perfetto connubio di filosofia e retorica, le quali nel magistero dioneo risultavano composte in una sintesi originale e irripetibile. Il problema della definizione teorica di tale modello, e la ricostruzione del dibattito culturale ad esso connesso - oggetto dell'indagine svolta in questo libro - non sembrano aver attratto l'attenzione degli studiosi moderni. Cosi, non disponendo di un quadro di riferimento adeguato, gli storici della cultura imperiale hanno impostato la valutazione di personalità sfaccettate come quella di Dione, del suo contemporaneo Plutarco, del suo discepolo Favorino, del suo emulo Massimo di Tiro su basi scarsamente rigorose: l'uso insistito dell'equivoca nozione di Halbphilosophen ne offre un convincente esempio. Parallelamente, un'applicazione abusiva delht categoria di eclettismo ha fatto sl che i complessi problemi sollevati dalla sistemazione storiografica di tali personaggi risultassero elusi: e tutto ciò è ancora solo una negligenza, seppur grave, rispetto alla tendenza, sempre risorgente sotto nuove forme, a negare, o minimizzare, la componente filosofica di quel filone della cultura d'età imperiale interessato alla definizione del concetto di 1ta.1.6Ela.. Viceversa, tutti questi problemi furono lucidamente tematizzati dagli antichi, i quali non cessarono di discuterne sia in relazione alla definizione dello status teorico attribuibile a filosofia, retorica e sofistica, sia nel tentativo di identificare lo specifico di ideali di sapere che, diversamente connotati sul piano culturale e ideologico, tendevano, talora, ad avvicinarsi de facto. La ricostruzione di queste discussioni, mentre contribuisce a chiarire il significato storicamente determinato che in età tardoantica assunsero le nozioni di filosofia e retorica, evidenzia un riferimento costante alla persona-

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RHETORIKE PHILOSOPHOUSA

lità intellettuale di Dione e al modello culturale da lui inaugurato. Ci si trova cosi di fronte a un nesso storiografico particolare e assai significativo, che merita cli essere sottolineato anche allo scopo di chiarire l'oggetto, e la struttura, di questo libro. In effetti, mentre la tradizione dionea si sviluppa secondo leggi in larga misura autonome, legate alle forme cli trasmissione dei classici e all'incidenza esercitata dalle idee di Dione, essa si struttura, nei secoli che vanno dall'età degli Antonini fino all'età di Sinesio, attorno a un tema cli dibattito ben definito - il problema delle relazioni tra eloquentia e philosophia- il quale assicura a tutta la vicenda una obiettiva unità storiografica e uno spiccato interesse teorico 2• Di qui il piano cli questo libro che, mentre aspira a offrire una ricostruzione esaustiva della fortuna di Dione Crisostomo nell'antichità, si propone di ricostruire alcuni tra i più significativi momenti di quel dibattito. A introdurre queste discussioni, basterà qui segnalare come due esigenze vi agiscano in egual misura: da un lato, la necessità di fondare in termini rigorosi ogni criterio di distinzione tra filosofia, retorica e sofistica; dall'altro, l'interesse ad articolare tra loro forme di sapere intrinsecamente dissimili. Legato com'è a un concreto obiettivo di predominio nella 1ta1.0Eltx, tale dibattito può essere considerato a sua volta espres. sione della conflittualità che, in merito al rapporto con il potere, sia centrale che periferico, oppone sofisti e filosofi; per un altro verso, esso rimanda al grosso problema del rapporto fra teoria e prassi, il quale costituisce, come è noto, un tema di discussione tra i più vivi nella cultura imperiale.

2

Ciò chiarisce come i documenti esaminati in questo libro non possano essere considerati "testimonianze,, in senso stretto, tra le quali si tratterebbe di isolare la più attendibile (tentazione cui cedette il filosinesiano H. VON ARNIM, Leben und W erlee des Dio von Prust1, Berlin 1898, d,ora in poi citato ARNIM), bensi altrettanti capitoli di una storia della fortuna di Dione, i quali risultano appt'C7.Z8bili solo se riferiti al problema storiografico attorno a cui presero origine.

INTRODUZIONE

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E.ti:amioatonelle sue radici teoriche, tuttavia, questo dibattito si rivela connesso a un nodo altrimenti complesso: il tentativo di definire le relazioni che tanto la filosofia quanto la retorica intrattengono, strutturalmente, con il linguaggio. Ciò spiega come una questione propriamente teoretica sorga ove sofisti e filosofi siano chiamati a determinare non più solo il ruolo, ma la connotazione concettuale specifica del proprio sapere in relazione alla dimensione retorica che entrambe le discipline presuppongono. Il piano di confronto che tende a costituirsi appare, con ciò, legato al problema fondamentale delle relazioni tra idea e parola,cui è connesso quello - centrale in tutta la letteratura d'ispirazione filosofica d'età imperiale - delle relazioni tra verità e persuasione, logica del necessario e logica del possibile. Tornano cosl alla ribalta motivi di un contrasto già antico, che aveva a suo tempo opposto i sofisti e Platone, l'uno e gli altri a Isocrate. Si riproponeva cioè il problema di determinare lo statuto e il ruolo del Àoyoc;all'interno di una complessiva teoria del sapere; parallelamente, la retorica stessa veniva a trovarsi al centro di un dibattito, in cui appariva come la posta in gioco del contrasto tra sofisti e filosofi. Ciò determina una ricca fioritura di analisi teoriche e di proposte culturalirelative ai diversi temi del /nl"t'O(JEVELVe del cpr.À.ocrocpe:tv, un'ampia selezione delle quali si troverà discussa nella prima parte di questo libro. · Vale la pena di sottolineare come, alla base di queste discussioni, e delle diverse opzioni teoriche cui esse pongono capo, stia pur sempre quel problema delle relazioni tra piano ontologico e piano linguistico che già Platone nel C,atilo aveva formulato nei termini della ben nota alternativa: partire dalle parole stesse, o dalle cose? Questa ascendenza fornisce una indicazione preziosa per spiegare, o ancor prima individuare, il riferimento a Platone dominante nella tradizione tardoantica interessata a tematizzare il contrasto tra filosofia e sofistica. Dichiarato nella produzione antiplatonica di Elio Aristide e in quel IIEpL"t'Ou llyEw che va sicuramente ascritto a

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RHETORIKEPHILOSOPHOUSA

Temistio, il confronto con Platone è centrale in due autori, entrambi profondamente interessati a Dione, ai quali in questo lavoro si è ritenuto di dover concedere particolare spazio: Filostrato e Sinesio. Prescindendo, qui, dall'interpretazione di Dione che l'uno e l'altro elaborarono, va notato come cornice di tale interpretazione sia, in Filostrato, quell'equazione tra sofistica e pt}"t'Opt.x'Ì) cp1.À.00"0q>0uO"a da cui dipende la negazione del carattere cognitivo della filosofia e l'elevazione della sofistica stessa a sapere assoluto: operazione, questa, possibile solo in quanto Filostrato argomenta, in polemica con il giudizio platonicoaristotelico, una definizione del discorso sofistico come xa"t'a.À.T)~t.c; O"etq>Ì)c; "t'OVèSv"t'oc;, nella quale si realizza la conversione, mancata dalla filosofia, del 61.a.À.ÉyE0"8a1. in 6uiÀ.E~t.c;. Alla tesi filostratea si contrappone il filosofo neoplatonico Sinesio, per il quale il tentativo di ribadire la supremazia della filosofia sulla sofistica si accompagna a una originale riformulazione del concetto di 1tat6Ela e all'elaborazione di una teoria del sapere fondata sul raccordo tra filosofia e retorica, vovc;e À.6y~, intuizione intellettuale e pensiero dianoetico. Questo tentativo implicherà una complessiva rimeditazione del modello culturale inaugurato da Dione e un suo positivo recupero da parte di Sinesio, ma anche, ed è questo il punto, una rilettura in chiave razionalistica di Platone e una lucida revisione di strumenti concettuali neoplatonici. Tra le personalità maggiori di Filostrato e Sinesio si colloca quella, non meno interessante, dello storico di formazione neoplatonica Eunapio, il quale collegherà la propria polemica antifilostratea - in cui, non a caso, torna il ricordo di Dione - a un originale tentativo di definizione del metodo LO"'topla3 • Completano e dell'oggetto d'indagine della cptÀ.OCToq>oc;

Su tutto ciò si veda A. BaANCACCI, Filosofia e retorica nel dibattito tardoantico da Filostrato a Sinesio, « Elenchos•, VI (1985) pp. 3

85-114.

INTRODUZIONE

il quadro di queste discussioni le posizioni -

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solo sfiorate in questo libro, per ragioni di opportunità che risulteranno chiare al lettore - che relativamente al nesso eloquentia-philosophia espressero, contestualmente all'evocazione del modello dionea, gli stoici Epitteto, Frontone e Mare'Aurelio. Ma tutto il Fortleben dioneo è una buona chiave per cogliere le complesse rifrazioni determinate, a vari livelli della cultura tardoantica, dal Ne offre esempio il filosofo mediopladibattito sulla 1ta.t6e:i.cx. tonico Massimo di Tiro, il quale ci permette di ricostruire le successive trasformazioni di un modello letterario alla cui costituzione proprio Diane aveva assicurato un contributo essenziale: ma occorrerà ancora ricordare le suggestioni esercitate dal Crisostomo sulla riflessione politica di Temistio e sulle concezioni etiche di Giuliano imperatore, senza trascurare, peraltro, la lunga vicenda connessa al valore di modello conquistato da Dione nelle scuole di retorica. La fortuna di Diane continua poi, rigogliosa, in età bizantina, ove delinea un percorso che, lungi dal costituire una appendice di quello precedente, dà vita a un episodio storiografico complesso e in larga misura originale. Legato alle memorie e alle analisi dionee di autori importanti quali Fozio, Areta, Giovanni Mauropode e Teofilatto di Ocrida, Tzetze e Teodoro Metochita, esso non è separabile dal dibattito sulle l.6Éa.t't'OV À.oyou di Ermogene e dalle discussioni che, soprattutto in ame ue:µbiente letterario, fiorirono intorno ai concetti di à.cpÉMta. 'VOTI)~, aa.cpT)VEta. e rura:q>Et.et: mentre evidenzia il ruolo di mediazione culturale svolto da Diane, questo episodio mette in luce i canali di trasmissione e i processi attraverso cui aspetti di rilievo della cultura tardoantica furono recepiti a Bisanzio. Ma, soprattutto, la rinnovata fortuna di Dione in tale età per• mette di assistere alla progressiva costituzione di un "classico" - la quale, peraltro, spiega molti caratteri della successiva rinascita degli studi dionei in età moderna: da Filelfo a D' Aubignac a La Boetie a Grozio, per arrivare, in epoca più vicina a noi, a Lessing e a Leopardi, passando attraverso la cultura francese del Seicento e le discussioni accademiche che

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RHETORIKE PHILOSOPHOUSA

tra il XVII e la fine del XVIII secolo fiorirono in Germania e in Inghilterra. Già da questi cenni può risultare come la fortuna ·di Dionc in età antica e bizantina costituisca un episodio culturale e storiografico di grande. rilievo. È superfluo avvertire come questa vicenda dovrà essere letta in connessione al problema dei nessi tra cultura imperiale e tardoantica e alla grossa questione della ricezione di questa a Bisanzio, i quali, come è noto, sono oggi al centro di un vasto dibattito. Se esaminata con attenzione, essa permetterà di precisare aspetti essenziali di un autore attorno al quale proprio in tempi recenti si è tornati a discutere: un autore, ci sembra, rispetto al quale la considerazione della "verità storica" non può essere stimata né secondaria né eludibile.

* * * Molte sono le persone cui, a vario titolo, questo libro è debitore. Desidero qui ringraziare il prof. Gabriele Giannantoni, con il quale ho avuto modo di discutere vari problemi relativi alla tradizione dionea d'età imperiale, e il prof. Marcello Gigante, il quale ha avuto la cortesia di leggere e discutere con me la sezione bizantina di questo lavoro. Desidero inoltre esprimere la mia gratitudine al prof. Antonio Garzya, cui debbo una dettagliata lettura critica del capitolo su Sinesio e di tutta la seconda parte del lavoro, nonché molte preziose indicazioni, e al prof. Guglielmo Cavallo, il quale ha, con grande pazienza, riletto con me la stesura finale di tutto il lavoro, aiutandomi a migliorarlo in più punti. Delle analisi, e degli errori, contenuti in questo libro solo chi scrive è, naturalmente, responsabile. Un ringraziamento sentito, infine, a tutti gli amici che mi hanno generosamente aiutato a predisporre il dattiloscritto per la stampa e nella correzione delle bozze.

PARTE PRIMA

CAPITOLO

PRIMO

LA COSTITUZIONE DELLA TRADIZIONE DIONEA NEL I E NEL II SECOLO

A chi intenda ricostruire le fasi ed i processi per cui, tra la fine del I e il II secolo d.C., si costitul una tradizione di studi clionei, condizione e fonte di quella più ampia vicenda culturale che fu la successiva storia della fortuna di Dione in età tardoantica e bizantina, alcuni interrogativi pre1iminari si pongono con chiarezza. Quali conoscenze i contemporanei e gli immediati successori possedettero del retore e filosofo bitinico? Quali valutazioni espressero intorno alla produzione letteraria dionea e quale consapevolezzaebbero del suo rilievo culturale? Sotto quali forme circolò, nella primitiva fase della sua costituzione in corpus,il lascito letterario dioneo? Per una adeguata impostazione di tali questioni è necessario prendere le mosse dai testi in cui Dione stesso fa riferimento alla propria attività letteraria e alle forme di diffusione dei suoi discorsi. Un esame di questi passi, opportunamente vagliati, consentirà di individuare punti di riferimento oggettivi per l'accertamento dei canali che, ancor vivo l'autore, veicolarono la conoscenza delle sue idee e del suo patrimonio letterario.

LE AUTOTESTIMONIANZE

DIONEE

È appena necessario ricordare che Diane non pubblicò

mai in una edizione complessiva la totalità dei suoi scritti, e

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RHETORIKEPHILOSOPHOUSA

che il corpus tramandato è solo il punto d'arrivo di una serie di operazioni editoriali prodottesi lungo tutto il corso del periodo imperiale e dell'età bizantina 1• Il nucleo originario attorno a cui si costituirono tali edizioni fu rappresentato dagli scritti già editi da Dione, nonché dal vasto materiale redazionale di note, rifacimenti ed appunti che doveva costituire parte integrante del Nachlass dionea. Vari indizi suggeriscono che in esso confluirono innanzitutto due categorie di scritti. Per un verso una produzione declamativa in senso proprio, strettamente connessa agli interventi operati da Dione presso sedi politiche e in varie città greche e dell'Oriente ellenizzato; per un altro verso una produzione letteraria svincolata da immediate finalità declamative o di impegno pubblico, comprendente pezzi appartenenti ai più svariati generi formali 2 • L'opportunità di porre tale distinzione, che già un esame del corpus Dioneum evidenzia, è consigliata da numerose pagine dionee e in particolare da un passo dell'Autodifesa - pronunciata da Dione a Prosa in un periodo assai tardo della sua vita, compreso tra il 101 e il 104-5 d.C.3 che vale la pena di leggere per intero: « Ritengo inutile dif-

Per un inquadramento del problema si veda E. WENKEBACH, Die Ueberlie/erung der Schriften des Dion von Prusa, « Hermcs •• LXXIX (1944) pp. 40-65 (in part. p. 43 sgg.). Sullo stesso problema fondamentale è anche il saggio di H. VON ARNIM,Entstehung und Anordnung der Schri/tensammlung Dios von Prusa, « Hermes•, XXVI (1891) pp. 366-407, cui si rifà L. FBANçots, Dion Chrysostome. Deux Diogéni4ues, précédées d'une esquisse critique de l'histoire du texte, th~, Paris 1922, pp. 1-42. 1

2

Per uno sguardo sul genere formale degli scritti dionei cfr. ARNIM p. 252 (sullo stile epidittico); p. 272 (sulle 6t.a.M~Ev;); pp. 281, 284 sg. e 298 sg. (sui dialoghi). Cfr. anche W. SCHMID, s.v. Dion (n. 18), in RE v 1 (1903) roll. 848-77. 3 La datazione tradizionale di questo scritto, assegnato da ARNrM p. 342 e p. 393 agli anni 101-102, è stata impugnata da C. V1ELMETTl, I discorsi bitinici di Dione Crisostomo, « Studi italiani di filologia classica•, n.s. XVIII (1941) pp. 99-101 e p. 107, per il quale l'orazione fu pronunciata a Prosa nella primavera del 104.

LA COSTITUZIONE DELLA TRADIZIONE DIONEA

21

fondermi sul modo in cui ho retto all'esilio, senza soccombere alla perdita degli amici, alla mancanza di sostamc, all'infermità del corpo e, oltre tutte queste difficoltà, sopportando l'inimicizia non di uno qualsiasi dei miei pari o dei cosiddetti uguali, ma del più potente e violento degli uomini, che dai Greci e dai Barbari tutti era chiamato Signore e Dio, mentre in realtà era solo un malvagio demone! E tali svcn• ture ho sostenuto non certo adulandolo o cercando di sventarne l'odio, ma apertamente attaccandolo. Né ho aspettato oggi per denunciare a voce e per iscritto le sue nefandezze: allora ho parlato e scritto, e i miei disooni (loywv) e i miei scritti (yP«IJ,IJ4-rwv)oggi si trovano dappertutto • 4• La distinzione tra Myor. e ypci.µ.µtx-ra., sulla quale insiste con forza la parte finale di questo testo, ricopre perfettamente quella tra una produzione composta per essere letta in pubblico, e quindi veicolata da canali di trasmissione prevalentemente orali, e una produzione affidata alla redazione scritta, per la quale, ancorché diffondibile anch'essa tramite i mezzi dell'oratoria, occorre presupporre forme di pubblicazione curate dall'autore stesso, o da terzi su sua commissione. Tuttavia, lo stato di estrema incertezza editoriale del corpus tramandato si spiega solo tenendo conto di ciò, che grandissima parte delle opere di Dione non ebbe mai, se non in rari casi, una forma redazionale del tutto fissa e stabilita: indissolubilmente legati agli interventi di volta in volta operati dall'oratore, i discorsi furono sovente sottoposti a rimaneggiamenti e a rielaborazioni, le cui tracce sono perfettamente visibili nel corpuslegatoci dall'antichità 5 •

4 D10 Ola.YSOST.

oraJ. XLV 1. Su questo passo, e sulle allusioni in esso contenute, dr. A. BRANCACCI, Tradizione cinica e problemi di datazione nelle orazioni diogeniane di Diane di Prusa, « Elenchos », I (1980) pp. 92·93. s Su ciò dr. A. SoNNY, Ad Dionem Chrysostom"m anlllecta, Kioviac 1896, pp. 163-64, il quale riconduce lo stato del corpus Dioneum tra-

22

RHETOR.IKE PHILOSOPHOUSA

Un passo come il seguente caratterizza assai bene le forme proprie della prassi declamativa di Diane, sempre attento alla realtà fisica degli uditori storicamente affrontati, nonché il peso esercitato su quella dalla committenza e dall'effettiva destinazione di una serie di discorsi. Nell'Euboico,dopo aver commentato alcuni versi di Euripide, l'oratore si interrompe e rileva: « In realtà, uno tra i più grandi filosofi ha espressamente contraddetto alle idee contenute in questi versi, un filosofo che nessuno, credo, accuserebbe di aver voluto contraddire quei versi per puro amore di contesa. Egli contesta in poche parole i versi di Euripide e più a lungo il detto di Sofocle, ma non, come stiamo facendo noi adesso, con un discorso diffuso (6ux.µaxpwv), in quanto non stava trattando la questione estemporaneamente (1ta.pa.xpijµa.),con la piena l~oucrla.v),ma la trattava libertà di un oratore (xa.~à. 1toÀ.À.T)V per iscritto, redigendo un libro (lv ~lalo~ yptiq,wv) »6 • Se Dione oppone la libertà formale delle sue declamazioni alla redazione fissa e determinata degli scritti dd filosofo Cleante 7, è evidente che, pronunciando l'Euboico, egli non riteneva di lv al~lo~ ypa.q>Ew. Si è concluso, da ciò, che Dione non fu l'editore cli questa orazione 8 • Qud che è certo, è che a tale scritto, esplicitamente presentato come opera declamativa, l~oucri.a.propria dell'oratoria, conviene il rilievo sulla 1t0À.À.T) la quale, anche altrove, è presentata come un'attività la cui 9 • cifra è l' à.1t0axE6t.a.~e.w

mandato al fatto che Dione non fu l'editore delle proprie opere e alla ncgligema degli editori antichi. Sul problema dei 61.0'0'oyp«cpovµtV(I dionei si veda L. LEMARCHAND, Dion de P,use. Les auvres d'avant l'exile, thèse, Paris 1922, passim. 6 Dm QmysosT. orlJI. VII 102. 7 L'identificazione è di ARmM p. 472. a e.osi A. SoNNY,Ad Dionem Chrysostomum cit., p. 178. 9 Cfr., ad esempio, DIO CmlYSOST. orat. XXII 4-,. 'El;ouaw è tcr• mine assai forte se riferito all'oratoria: per il suo uso normale in Dione cfr. orlJlt. IV 2; Xl 60; DI 6.

LA COSTITUZIONE DELLA TRADIZIONE DIONEA

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Si legga ora un passo del Discorso in patria una "KpoÀ.4À.t4appartenente anch'essa al periodo posteriore alJ>esilio10 - la cui menzione è necessaria in quanto completa le nostre conoscenze circa l'entità e le forme di diffusione degli scritti dionei. L'autore si schermiscein questo discorso cli fronte alla sua stessa fama, dichiarando di non credere come invece fermamente crede - alla propria abilità oratoria. Dopo l'esordio, tuttavia, si leggono le seguenti parole: « Tutti infatti, per cosl dire, conoscono i miei discorsi (l6yo~) e li diffondono chi qua chi là, proprio come nelle città i fanciulli cantano, sul far della sera, semplici canzoni. E più o meno tutti si riferiscono reciprocamente i miei discorsi, non però come sono stati pronunciati (oùx &it~ ipPT)&r)0'4V), ma avendoli resi ancora migliori a seconda delle capacità di ciascuno: alcuni modificandoli di proposito e, evidentemente vergognandosi di mandarli a memoria cosl come sono (-i-òµsµvijai)41, -i-oLOU'fwv), introducendo numerosi cambiamenti e ridisponendoli in modo da abbellirli; altri, invece, anche senza volerlo, per il fatto di non ricordarli troppo bene » 11• Anche sfrondato cli quelle che potrebbero essere, forse, notazioni autocclebrative, il passo rimane prezioso, per noi, e tanto più se si tiene conto dell'interesse di Dione nei confronti del mercato librario e della sua riconosciuta competenza in questo campo 12• Esso, mentre attesta la celebrità goduta da Dione nel periodo di pieno svolgimento della sua attività, ci informa con ricchezza di particolari sugli strumenti che Per la datazione di questo scritto dr. ABNIMp .. 17.3. Il Vielmetti, il quale colloca il gruppo delle orazioni bitiniche tra il 100 e gli ultimi 10

anni di vita di Dione, ritiene che l'ora/. XLII non offra elementi sicuri per la datazione: ma si tratta con ogni probabilità di scritto alquanto

tardo.

DIO ÙRYSOST. ora/. XLII 4-5. u c.&. quanto Dione stesso rileva in orlll. XXII 12. Su questo passo si vedano le osservazioni di T. KLBBEI.G, Commerciolib,ario ed editoria nel mondo llnlico, in G. CAVALLO, Libri~ editoria e pubblico nel mondo antico, Roma-Bari 1975, p. 73. 11

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veicolarono, ancor vivo l'oratore, la circolazione dei suoi prodotti. Nelle parole di Dionc si è letto il riferimento a uno staff di "ripetitori", operanti in varie sedi e controllati dall'oratore stesso, ai quali sarebbe stato affidato il compito di diffondere a vasto raggio determinati discorsi, completando cosl il lavoro editoriale curato dall'autore 13• In realtà, non è possibile decidere con tutta sicurezza se l'attività di tali conferenzieri fosse ronsapcvolmentc assunta e diretta da Dione, ovvero se essa costituisse un canale di trasmissione corrente in età imperiale e in larga misura autonomo rispetto alle intenzioni degli autori. Certo è che l'intervento parallelo e multiplo di terzi, se da un lato documenta l'eco suscitata dalla produzione dionea già alla fine del I secolo, contribuisce dall'altro a spiegare lo stato di disordine - caratterizzato da testi mutili, doppie e triple redazioni, stesure rimaneggiate e sovrapposizioni di stesure diverse - che segna il corpus tramandato. Tuttavia, al contrario di quanto si è generalmente supposto 14, proprio la relazione esistente tra lo stato di incertezza editoriale del corpus Dioneum e le rielaborazioni operate da Dione per un verso, dai conferenzieri per un altro, conferma come la produzione declamativa dionea non sia affatto, in linea generale, opera di pura fictio, ma produzione strettamente rispondente agli scopi concreti dell'attività svolta dall'oratore. La pubblicazione presumibilmente curata da Dione aveva dunque come oggetto pure e semplici redazioni di autore, pronte ad essere rimaneggiate ogni qualvolta l'occasione esterna della declamazione lo avesse richiesto. Che questa tecnica di diffusione, poi, fosse finalizzata a un preciso programma di intervento culturale lo conferma un passo del

Cfr. P. DEsmERI,Dione di Prusa. Un intellettual.e greco nell'impero romano, Mcssina•Fircnzc 1978, pp. 465-66. 13

In questo senso va corretta la tesi ben nota di L. LEMAI.CHAND, Dion de Pruse cii., per il quale tutti gli scritti in cui si sovrappongono stesure diverse dovrebbero essere considerati come opere non destinate ad uditori reali. 14

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discorso Sulla prepotenza, in cui Dione mostra di avvertire la necessità di ripetere in varie sedi discorsi che a lui sem• brano utili per relevazione morale degli uomini 15• Un esempio particolarmente illuminante di tale programma è offerto dal. l'esordio del Troiano, ove Dione premette che il discorso sarà pronunciato, oltre che a Ilio, anche di fronte ad altri uditori 16• Se si tiene conto del fatto che tecniche analoghe furono quasi certamente adottate anche per la diffusione di altri discorsi, non sarà difficile cogliere in tutta la sua por• tata la profondità di reazioni che, con questo tipo di intervento, Dione era in grado di garantire alla propria attività letteraria.

0IONE NEL GIUDIZIO DEI CONTEMPORANEI: QUINTILIANO, EPIT· TETO, PLUTARCO, PLINIO IL GIOVANE E FAVORINO

La qualità della fama goduta da Dione nel periodo più tardo della sua attività incoraggia a porre il problema della costituzione della tradizione dionea su basi oggettive. Preziose sono, da questo punto di vista, alcune notazioni relative all'oratore bitinico espresse da parte di alcuni tra i più illustri rappresentanti dell'età dei Flavi e dell'età degli Antonini: Quintiliano, Epitteto, Plutarco, Plinio il giovane e Favorino. Questi rilievi confermano, nella sostanza, quanto abbiamo già appreso dalle autotestimonianze dionee, rivelando l'eco suscitata dalla personalità di Dione presso i contemporanei e gli immediati successori insieme a una prima forma di circolazione dei suoi scritti. La più antica testimonianza trasmessa dalla tradizione è offerta da Quintiliano. Questi, esaminando nel terzo libro dell'Institutio oratoriail problema della partizione _dell'oranài

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CTr. D10 ÙUlYSOST. oraJ. XVII 1·2. Cfr. In. oraJ. XI 6.

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ratio, dopo aver ricordato una serie di tesi storicamente sostenute al riguardo, cosl si esprime: « Dione ha trattato nel suo insegnamento solo dell'invenzione e della disposizione, ma le ha riferite entrambe alle idee e alle parole, in modo tale che ci sia elocuzione dell'invenzione e declamazione della disposizione, e che a queste si aggiunga, come quinta parte, la memoria ,.17• Per la verità, l'effettivo riferimento al Crisostomo di questo passo è tutt'altro che certo 18• Mancano, per di più, ragioni obiettive che permettano di risolvere la questione dell'attribuzione con un grado sufficiente di sicurezza. Tuttavia, ove si tratti di proporre un'ipotesi di identificazione, è l'idea di un riferimento a Dione di Prosa che rivendica maggiore verosimiglianza 19• Si deve tenere presente, peraltro, che un'al-

inst. orat. 111 3, 8: Dion inventionem modo et dispositionem tradidit, sed utramque duplicem rerum et verborum, ut sit elocutio inventionis, pronuntiatio dispositionis, bis quinta pars memoria accedat. 18 Lo esclude R. VoLKMANN> Die Rhetorik der Griechen und Riimer, Lcipzig 18852,p. 30, seguito da J. BRZosu, s.v. Dion (n. 16), in RE v 1 (1903) coll. 847-48. Posizione dubitativa assume P. DEsmERI,Diane cit., p. 39 n. 1 (ma priva di fondamento è la congettura avanzata a p. 184 n. 25). A Dione di Prusa aveva invece pensato senza esitazioni Giacomo Leopardi in una dissertazione giovanile (del 1814) rimasta finora, a quanto ci consta, sconosciuta: De Vita et Scriptis Dionis Chrysostomi Commentarius, che si leggerà in Opere inedite pubblicate sugli autografi recanatesi da Giuseppe Cugnoni, Tomo I, Halle 1978, pp. 5-42 17 QuINTIL.

(il riferimento al passo di Quintiliano è a p. 23). 19 Un riferimento a Dione di Prusa da parte di Quintiliano è possibile: 1) per ragioni cronologiche obiettive (l' I nstitutio fu pubblicata nd settembre dd 96, ma la redazione era cominciata già nd 93: su tutto ciò si veda J. Cous1N, Quintilien. Institution Oratoire, Tome I, Livre 1, Paris 1975, pp. XXIII·XXXI); 2) per il carattere stoico della fr. 295 divisione ricordata da Quintiliano: dr. D100. LAEllT. VIII 43 SVF II p. 96, ove si distingue in effetti tra E0pE~, q>~, 't'a.;t.t;, ù1t6xp~, che, in terminologia greca, corrispondono ai quattro concetti attribuiti da Quintiliano a Dione. Né deve destare sospetto la menzione di un Dion senza altre specificazioni, perché, come si vedrà nd

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lusione all'oratore bitinico è stata ravvisata in un passo del capitolo vm del Sublime, ove è esposta una partizione delle cinque fonti da cui deriva la grandezza dello stile articolata anch'essa secondo una divisione binaria 20• Si può considerare questa divisione come sostanzialmente corrispondente a quclla centrata sulle nozioni di inventio e dispositio: essendo riferita alla coppia res-verba, essa si risolve, in ultima analisi, nclla partizione attribuita da Quintiliano a Dione, la quale distingueva in effetti tra inventio, dispositio, elocutio inventionis e pronuntiatio dispositionis. Il fatto che il Sublime non menzioni la propria fonte non consente di considerare tale passo, come pure si è fatto, una conferma sicura del riferimento a Dione di Prusa del brano dell'lnstitutio. Il rinvenimento di notizia parallda dimostra solo la storicità della testimonianza quintilianea, confortando l'impressione di una allusione ·a un personaggio in vista, noto nei circoli retorici e presumibilmente contemporaneo a tutti questi autori. La cronologia di Dione di Prusa, la sua vicinanza a tali circoli e la sua stessa produzione sembrerebbero dunque proporre il bitinico come il referente più verosimile del passo di Quinti-

corso del presente lavoro, questa è prassi cli citazione del tutto normale per Dione cli Prosa, fino al III secolo, epoca in cui è per la prima volta attestato l'epiteto Chrysostomus. A tutto ciò si aggiunga un argumentum e silentiò, ovvero che non abbiamo notizia di nessun altro Dione caratterizzato da interessi retorici e attivo nel primo periodo imperiale. » Cfr. Ps. loNGIN. de subi. 8, 8-,17 p. vn Prickard. Che tale passo autorizzi a identificare con il Crisostomo il Dione menzionato da Quintiliano ~ 101tenuto da L. HmtMANN, Recherches sur Dion de Pruse et le Traiti du Sublime, « L'Antiquité Oassique i., XXXIII (1964) p. 83. Hermannindividua inoltre sicuri punti cli contatto tra il Sublime e la lettera dionea Sull'eserdvo o,atorio (art. cit. p. 82). Per l'ipotesi di un imlusso dioneo sull'lnslitutio e sul Dialogo degli oratori si veda, dello stesso autore, Quintilien et le dilllogue des Orateurs, « Latomus •• XIV (19,9) pp. 3,s.,9. Le affinità tra rJnstitutio e lo scritto Sull'esercizio ordlorio sono rilevate da A. MOMIGLIANO, Dio Chrysostomos, Unpublishcd Lccture(19,0), in QIUlf'tocontributo alla storia degli studi classici e del mondo antico, Roma 1969, p. 2,9.

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liano. Se cosl si dovesse pensare, si dovrebbe concludere che la personalità dionea fu recepita dai contemporanei innanzitutto sul piano retorico-letterario, e che Dione trovò presto fortuna presso quegli ambienti retorici romani ai quali era stato in effetti vicino in tutto un periodo della sua attività 21• Questa conclusione è confermata da due rilievi di Epitteto, il cui riferimento a Dione di Prosa non v'è motivo di mettere in dubbio. Entrambi sono compresi in una diatriba dal titolo significativo, Contro quelli che si esibiscono in pubblico con declamazioni e dissertazioni 22• Il contesto teorico delle citazioni dionee è quello di una trattazione relativa allo statuto reciproco di filosofia e oratoria, volta a subordinare i fini parziali perseguiti dalla seconda al carattere universale e indefettibile della conoscenza razionale e dell'azione conforme al À.éyo~. Di qui, Epitteto persegue due ulteriori obiettivi: per un verso definire i limiti dell'autonomia della retorica, mostrando come, priva di un adeguato controllo filosofico, essa si ridqca a un sapere esteriore e per di più moralmente indegno; per un altro verso, tramite la polemica contro l'interpretazione di Socrate corrente nei circoli retorici, rivendicare la superiorità della 1t('Lt.6EL('L filosofica rispetto al sapere sofistico e al magistero retorico 23• In questo orizzonte sono introdotti due riferimenti a Diane, i quali presentano il carattere di un vero e proprio exemplum, del quale si dà per scontata l'immediata decodificazione. Da essi emerge la fi-

21

Su questo periodo dell'attività di Dionc cfr. ARNIM p. 142. 22 EP1CT. diss. 111 23, n:pbç 't'oùç «vetyt.yvwo'XOV't'~xet1 6t.CtÀ.Eyoµ.ivouç im.6EI.X't'I.X~. 23 Per lo statuto reciproco di oratoria e filosofia dr. EPICT. diss. 111 23, 8-14; per il riferimento a Socrate e la polemica contro le scuole di retorica dr. ibid. 111 23, 20-26. Per la valutazione epittetca dclla retorica si veda anche diss. n 23. Tale valutazione è connessa a quclla della logica (su cui cfr. almeno diss. I 17): la posizione di Epitteto è, qui, più vicina a quclla di Zenone che a quella di Crisippo, malgrado ciò che ritiene A. A. LoNG, Dialectic and the Stoic Sage, in The Stoics, cd. by J. M. Rist, Berkeley and Los Angeles-London 1978, pp. 119-21.

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gura di un oratore impegnato in un'attività retorica dal vasto seguito, simbolo di virtù letteraria e di eccellenza di scrittura. Pure, la caratterizzazione della professione del declamatore si accompagna al rilievo della sua intrinseca insufficienza morale. Chi si fa discepolo di un tale uomo non ascolterà mai, in lui, la voce del vero filosofo: « Ecco: è con te da tanto tempo, ha ascoltato le tue dissertazioni, ha ascoltato le tue Jeclamazioni. Ma è divenuto equilibrato? È rientrato in se stesso? Si è accorto in quali cattive condizioni si trova? Ha abbandonato la presunzione di sapere? Cerca chi possa in• segnargli qualcosa? 'Sl, lo cerca' - dice. Chi gli insegni come deve vivere? No, paZ7.0, ma come si deve parlare. Ed è per questa ragione che ammira anche te. Ascoltalo, e senti ciò che dice: 'Quest'uomo scrive con un'arte estremamente rifinita, con molta più eleganza che Dione'. Ma questa è tutta un'altra questione. Dice forse: 'Quest'uomo è rispettoso, è leale, è imperturbabile'? ,..24• In orizzonte analogo si muove l'altro passo della diatriba in cui compare menzione di Dione. Qui, denunciando la fondamentale esteriorità del magistero retorico, Epitteto oppone con forza lo pseudofilosofo che si nasconde nelle vesti del retore a colui che filosofo è realmente. Può cosl scrivere: « :8 dunque con sl cattive disposizioni, rimanendo a bocca aperta davanti a chi ti loda e contando i tuoi ascoltatori, che vuoi giovare agli uomini? 'Oggi i miei ascoltatori erano molti di più'. - Molti, certo. 'Pensiamo che fossero cinquecento'. - Sbagli: dl pure mille. 'Non sono mai venuti in diss. 111 23, 16-18: 16où awta-tl aoi. 'tOO'Ovt

von,posto che Epitteto usa, per solito, una tenninologia differenziata per introdurre autori che ~ in grado, o meno, di leggere. Per un caso simile cfr. EPICT. diss. 11 17, 3.5 (ANTISTHENES

OO"t'~

v A 46 Giannantoni).

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agli occhi di chi, come Epitteto, fosse interessato a ribadire la superiorità dell'istanza filosofica rispetto ai caratteri della 1t«L6tlromana insiste C.P. JoNEs, Plutarch ,1r,d Rome, Ozford 1971, p. 118 e 132, il quale ritiene sicuri (p. 3.S) contatti personali tra i due. Sulle affinità tra Plutarco e Dione si veda anche, dello stesso autore, The Roman World o/ Dio Chrysostom, Cambridge (Mass.)-London 1978, pp. 110-13 e 125-28. 31 Si tratta, rispettivamente, del n. 0 204 e del n.0 227 del C.atalogo di Lampria. 32 Il riferimento del Discorso a Dione di Prosa ~ ritenuto sicuro da C. P. JoNEs, Plutarch cit., p. 3.5, il quale però esclude che tale scritto rimandi all'Olimpico dioneo e pensa che esso fosse collegato

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Si noterà che anche lo scritto plutarcheo è presentato come un discorso effettivamente declamato, e benché la storicità di tale circostanza rimanga dubbia, è certo che la precisazione geografica avvalora tale indicazione. Altrettanto significativo è il genere formale della Conversazione con Diane: si trattava infatti di una 61.lt~~ - ovvero di una libera composizione su tema generale a carattere epidittico - la quale prolungava, anche formalmente, uno dei generi prediletti dall'oratore bitinico. L'affinità formale tra i due scritti sembra dunque innegabile. Nessun elemento di giudizio, invece, permette di postulare per entrambi un contenuto retorico-epidittico in senso stretto, ove si consideri che la 6uiÀ.E;~ costituiva una forma letteraria in uso tanto nelle scuole di eloquenza quanto negli ambienti filosofici33• La grande varietà di temi trattabili nel genere della "dissertazione", e soprattutto la netta distinzione esistente nell'antichità tra la 6uiì..t;~ e altre forme caratteristiche del genere declamativo in senso proprio, fanno pensare piuttosto a scritti dal carattere informale, aperti a un confronto di idee e alla chiarificazione di problemi o temi di discussione di carattere generale. Scarsissimisono gli elementi di giudizio di cui disponiamo per tentare una ricostruzione, sia pure approssimativa, del contenuto di questi scritti. Altrettanto arduo è chiarire, mantenendosi su basi oggettive, il significato aùturale e i ter-

agli attacchi di Dione ai filosofi di cui parla SYNEs. Dio pp. 236, 22-237,, Tcrzaghi. Questa ipotesi va presa in seria considerazione, ma non esclude la possibilità di un riferimento del Discorso all'Olimpico, posto che tutta la sezione iniziale dell'Olimpico è dedicata a chiarire il significato e gli scopi del magistero dionco in polemica con l'attività di sofisti, retori e filosofi avversari. Comunque, non ci sono ragioni per postulare un contenuto puramente epidittico dei due indirizzi a Dionc; dr. K. ZJEGLEK, s.v. Plutarchos, in RE xx 1 (19,t), tr. it. PlutMco, Brescia 196,, p. 90. 33 Sulla 614ÀEl;i..; si vedano le preziose osservazioni di B. ScHouLll, Libanios. Discours moraux, Paris 1973, pp. 22-37 e la bibliografia ivi citata.

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mini del riferimento di Plutarco a Dione. L'ipotesi di un confronto a sfondo filosofico non sembra potersi escludere, almeno per il Discorso, posto che il problema delle varie forme di conoscenza del divino, toccato da Plutarco, costituisce il tema della grande sezione teoretica dell'Olimpico 34• t chiaro, comunque, che tale ipotesi non può esser fatta automaticamente valere per la Conversazione con Diane. D'altra parte, il carattere ad personam dei due scritti - sottolineato dal fatto che nel titolo di entrambi mancano riferimenti di specifica natura dottrinaria - rende più probabile l'ipotesi di un confronto culturale direttamente connesso a quell'aspetto delI>attività di Dione per il quale l'oratore fu effettivamente celebre nella sua epoca. Da questo punto di vista, si potrebbe pensare alla discussione di temi relativi al problema della 1ta.1,6Ela. oratoria e filosofica, tanto più che il carattere didattico e parenetico della 6ui.À.E~t.c;, in quanto 35 genere letterario, è bene attestato • Può valere la pena di ricordare, peraltro, che Plutarco compose due operette, anch'esse perdute, volte rispettivamente Contro coloro che per esercitare la retorica non si dedicano alla filosofia e Contro coloro che cercano di ingannare 36• Non si andrà dunque lontani dal vero supponendo che anche Plutarco, come Epitteto, abbia collegato il suo interesse per Dione ai problemi suscitati dall'antagonismo di filosofia e retorica, e che, forse, alla valutazione dei rapporti tra le due forme di sapere sia stato condotto proprio dal confronto con il suo contempo,

Or. D10 ùmYSOST. orat. xu 23 sgg. Cfr. i precetti di MENANDER mpl. l-m.6E1.x-r1.xwv, pp. 388, 18 e 2.3sg.; .390, 14 sg.; 392, 28-31 Spcngcl ( rispettivamente p. 114, p. 116 e p. 122 Russel-Wilson). 0 0 36 Si tratta, rispettivamente, del n. 217 e del n. 219 del Catalogo di Lampria. Interpretiamo il TCp6~del titolo in senso polemico. L'interesse teorico di Plutarco nei confronti della retorica è dimostrato anche dal trattato in tre libri mpl ~-cop1.x~ (n.0 47 Lampria) e dallo scritto Et ltpni) iJ fnrt'opLXT) (n.0 86 Lampria). 34 35

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raneo. Che questo confronto avesse carattere fondamentalmente critico, o anche polemico, è lecito supporlo sulla base di quanto si è finora osservato; che esso si risolvesse in un vero e proprio attacco, invece, non è possibile affermarlo con sicurezza, né sembra corretto ipotizzarlo sulla base della valutazione epittetea di Dione. Certo è che i due titoli plutarchei denunciano, senza che noi possiamo ulteriormente indagarlo, un primo stadio della fortuna della personalità intellettuale di Dione, strettamente connesso al ricordo e alla incidenza esercitata dalla sua attività letteraria. Ma il Discorso tenuto a Dione in Olimpia rappresenta anche una spia della disponibilità, alla fine del I secolo, di almeno uno dei più importanti scritti teorici compresi nel Nachlassdioneo. Rispetto ai documenti fin qui esaminati, carattere del tutto particolare riveste la testimonisnu dionea di Plinio il giovane, ben nota agli storici per il suo interesse biografico. Si tratta di una lettera indirizzata all'imperatore Traiano, databile con ogni probabilità al 11O d.C. :rr, la quale ci trasmette un'eco diretta delle reazioni suscitate, presso i contemporanei, ds un non secondario aspetto della carriera dionea: quello relativo alla concreta attività pubblica svolta dal nostro a Prusa negli ultimi anni della sua vita. La lettera ci restituisce infatti gli estremi di un episodio giudiziario che coinvolse Diane quale imputato, nonché diverse altre personalità a vario titolo implicate nella singolare vicenda. L'intervento di Plinio è spiegato dal suo ruolo di legato imperiale, chiamato a dirimere la causa intentata contro l'illustre personaggio ds Oaudio Eumolpo, rappresentante giudiziario professionale - come indica la sua qualifica di advocatus - e dal filosofo Flavio Archippo, vero animatore della 'SI ar. PLIN. ep. x 81. Amim (p. 393 e pp. '°6-7) assegnava tale lettera alla fine della primavera del 112; una datazione diversa propone invece A. N. SHERWIN•WHITE, The Letters of Pliny. A Historical and Social Commentary, Oxford 1966, p. 67,, il quale pensa al periodo tra gennaio e settembre del 110.

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vicenda 38• Dietro le quinte compare Traiano, di cui possediamo la lettera di risposta· a Plinio 39, il quale si mostra risoluto protettore dell'operato di Dione. A noi non interessa qui dilungarci sui risvolti giuridici della vertenza, e neppure sottolineare il rilievo del documento ai fini della ricostruzione di una pagina oscura della biografia di Dione 40• Anzi, in quanto il tono strettamente ufficiale del messaggio non offre alcuna possibilità a Plinio di esprimere giudizi di merito sulla personalità intellettuale del suo contemporaneo, la lettera costituisce una sorta di occasione mancata, rispetto alla quale lo storico di Diane non può nascondere la propria delusione. Tuttavia, il documento ha almeno l'interesse di attestare in modo inequivocabile l'esistenza di rapporti personali intercorsi tra i due letterati. Non stupisce dunque che la critica si sia posta il problema in termini più generali, domandandosi se, prima del 11O, Plinio avesse già conosciuto il retore bitinico. La concomitante presenza a Roma dei due intellettuali, la simpatia e il personale interessamento di Plinio nei confronti di personaggi colpiti da Domiziano, la risonanza dell'attività dionea e la frequentazione da parte di Plinio di quegli ambienti letterari nei quali operò anche il bitinico, unitàmente a ragioni cronologiche obiettive, indurrebbero a formulare una risposta positiva 41• Arduo, invece, è pronun:J;: presumibilmente Flavio Archippo l'anonimo avversario cui Dione allude in orat. XLIII 8 (cosl AINIM p. 371 e p . .509). Ma Dione 38

fa spesso riferimento ai suoi nemici personali: cfr. orat. XLV .5 e orat. XLII 16 sgg. 39 Cfr. PLIN. ep. x 82. 40 Per questo aspetto si veda G. SAUTEL, Aspects ;uridiques d'une querelle de philosophes au II• siècle de notre b-e: Plin. ad Traian. ep. 81-82, « Revue intemationale des droits de l'antiquité », III (19.56) pp. 423-43. Cfr. anche AINIM pp . .508-14; F. HEEGE, Die 43. und die 48. Rede des Dio von Prusa, Pr. Seminar Blaubcurcn, Leipzig 190.5; P. DESIDERI, Dione cit., pp. 401-06. 41 Cfr. su ciò F. Tusoouo, Le idee politiche di Plinio il giovane e di Dione Crisostomo, « Il Pensiero Politico•• v (1972) pp. 3-43 (in part. pp. 3-6).

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darsi con sicurezza sul problema, sovente dibattuto in sede critica, se Plinio attinse effettivamente alla prima orazione Sulla regalità (mpl aa.crLÀ.E~) di Dione per la rielaborazione scritta del suo Panegirico, come pure si è supposto 42• Eiementi di allinità rispetto alla concezione del aa.cr1.À.Evc; ideale e al tema delle virtù regali sono innegabili, come pure l'assoluta mancanza di documenti obiettivi utili a risolvere il delicato problema della cronologia relativa dei due scritti, nonché quello degli scambi effettivi intercorsi tra i due autori.. In questa situazione, necessaria prudenza critica vuole che ci si limiti a registrare una interrelazione teorica tra i due scritti senza che se ne possa più precisamente indicare la direzione, e decidere se il Panegirico costituisca davvero il più antico documento della fortuna degli scritti politici dionci. Quel che si può assumere con sicurezza, piuttosto, ~ la realtà storica, nella fase più tarda dell'attività di Dione e nel periodo immediatamente posteriore alla sua morte, di sia pur

2 noto che la risoluzione di tale problema dipende dall'accertamento della cronologia relativa del Panegiricoe delle orazioni Sulla regalità. AI.NIM (p. 405) prese partito per la successionePlinio-Dione, seguito da J. ME.si:,Zur QueUe114!1'1lyse des plinianischen Panegyricus,« Wicncr Studicn », XXXIII {1911) pp. 71-100. La tesi contraria fu sostenuta da 42

J. Mou,

Die Lohrede des iungeren Plinius und die uste Konigsrede des Dion von Prusa, Jahrcs-Bericht dcs K. K. Staats-Gymnuiuma in Troppau, Troppau 191.5, il quale ritiene che il Panegirico,pronunciato in Senato prima del 18 settembre del 100, fu sottoposto a una riela-

borazione saitta nell'autunno dello stesso anno per la quale Plinio poté tenere conto dell'orat. I di Dione: tale eventualità gli sembrava confermata dal fatto che proprio le parti rielaborate del Panegirico sono quelle in rui ~ più evidente l'affinità con temi dionci. Questa tesi fu respinta da K. MONsCHEa, Kritisches z.um Panegyricus des ;iingeren Plinius, « Rheinischcs Museum •• N.F. LXXIII {1920-24) pp. 174-98, per il quale la dipendenza di Plinio da Dione è solo probabile, non dimostrabile. Un esame comparato del Panegirico e dcll'orat. I è svolto da F. T1.1soouo, art. cit., per il quale è sicura la contemporaneità dei due testi, senza che i documenti in nostro possesso permettano di scendere a specificazioni più precise.

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limitate forme di circolazione del Nachlass dioneo. Una conferma è offerta, nella prima generazione successiva al retore bitinico, da Favorino di Areiate. La critica ha infatti da tempo assegnato a costui due scritti di chiara imitazione dionea, il Corinziaco4.1 e una dissertazione SuUa fortuna 44, successivamente inscritisi nel corpus Dioneum tramandato, rispettivamente come orat. XXXVII e orat. LXIV: queste opere, che gli antichi accettarono come genuinamente dionee, sono oggi unanimemente considerate spurie e sottratte al Crisostomo 45• Questa circostanza è di non secondario rilievo e va sottolineata. Per il loro carattere di deliberata imitazione dello stile e di contenuti peculiari della produzione dionea, i due scritti di Favorino costituiscono il primo documento di un aspetto importante della fortuna di Dione nell'antichità, quello relativo al valore di modello acquistato dall'oratore bitinico negli ambienti letterari e, successivamente, nelle scuole di retorica. Tali scritti presuppongono conoscenza e studio di modelli dionci rap43 11 primo a dubitare della paternità dionea del Corin:iaco fu B. G. NIEBUHK, Romische Geschicbte, Bcrlin 1811, 1 p. 118; il primo ad attribuirlo a Favorino fu A. EMPERIUS, De r.maione Corintbi«a falso Dioni Chrysostomiadscripta,Brunswigac 1832 ( = Opuscola philologica et bistorica,Gottingac 1847, pp. 18-49). Per lo status quaestionis dr. A. BAIUGAZZI, FIJ1)()f'ino di Areiate. Opere, Firenze 1966, pp. 298,.302 (il quale accoglie il Corin:iaco nella sua edizione). 44 Anche questo scritto ~ oggi attribuito, per ragioni stilistiche, a Favorino, sebbene forse con qualche cautela maggiore che nel caso del Corin:iaco. Il primo a sostenere l'attribuzione a Favorino fu J. GEEL,Dionis Chrysostomi OAYMTIIKOl:,Lugduni Batavorum 1940, p. 420 (ma l'idea era già di Empcrius: cfr. la sua recensione all'edizione di Gccl in « Zcitschrift fiir die Altcrthumswissenschaft •• vm (1841) pp. 337-72). Per lo status quaestionisdr. A. BAJUGAZZI, ed. cit., pp. 245-54. Si ricordi che a Massimo di Tiro come autore dello scritto aveva pensato J. WEGEHAUPT, De Dione Chrysostomo Xenophontis sectatore, diss. Gottingae 1896, p. 40 adn. 1. 45 Si ricordi che anche l'orat. IJCU (Sulla fortuna 1) è stata considerata inautentica: dr. AmIM p. 158; L. F&ANçOIS, Essai sur Dion Cbrysostome,Paris 1921, p. 77; M. CYTowsu,De Dionis Chrysostomo rythmo oratorio, Auctarium Maenandreum 11, Varsaviac 1952.

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presentativi, accessibili a Favorino grazie alle sue relazioni di discepolato con Dione. D'altra parte, poiché le fonti antiche ci presentano Favorino, ma non solo lui, come allievo diretto di Dione, siamo condotti a porci qui il problema dell'esistenza, o meno, di una scuola di Dione. È noto che questi polemizza aspramente contro coloro che hanno discepoli (µ48,rrt1l} 46, negando di possedere lui stesso una reale croq,la.o obiettive doti oratorie 47• Di qui i suoi attacchi ai filosofi che ricorrono a forme di riconoscimento esteriori, legate all'abbigliamento, e la sua problematica intorno alla collocazione e al ruolo del filosofo nella società 41• La polemica contro sofisti e filosofi è prevalente nelle pagine di Dione, e ha per lo più carattere difensivo, quando non presenti carattere di topos: netta è comunque l'esigenza di distinguere la propria attività da esibizioni sofistiche e predicazioni sovversive di determinate categorie di filosofi 49• Ciò non significa, tuttavia, che attorno al suo magistero non si radunassero uomini di cultura di varia

Cfr. D10 CHIYSOST. oratt. XII 1J.l5j XXXIII 14; xxxv 8-10; LX\r.: 12; LXXVII 27. Ma in tutti questi casi la polemica è contro l'insegnamento professionalizzato di sofisti e filosofi.concorrenti, dai quali Dione ha cura di distinguersi: anche lui ha qualcosa da insegnare, sebbene in una forma e per scopi dd tutto personali (dr. oral. XII 13). 47 Alla pretesa 6:mtpla. e 6:vt1M''tTJl.LOO"W'1} di Dione segue una forma di identificazione letteraria con Socrate (si raffronti PLAT. apol. 20 e e 23 B con quanto Dione dice in orali. XII 14; XXXIII 9-10; XLVII 7) e con Diogene cinico (cfr. orali. VIII ,; u: 4). Alla pretesa mancanza di O'oqM da parte di Dionc corrisponde il suo diniego di possedere reali capacità oratorie (dr. oralt. DXII 22; xxxv 4; XLII 2). Ma in questi casi, oltre a una polemica contro l'oratoria epidittica, c'è UIUI captalio beMVolenliae nei confronti delle città: Dionc è al contrario perfettamente conscio della sua virtus oratoria (dr. orat. XLVI 7-8). 48 Dionc attacca i ufilosofi.in divisa" (dr. orat. xxxv 1 sgg.), ben1 ~ anch'egli ne assumesse una: dr. orat. LXXII, Sull 4bito (mpl O"XTJI..L4't'O~), da porre a raffronto con EPICT. diss. IV 8, A quelli che premiano /rettolos11menlela divisa (-rò axijµtl) del filosofo. Per la concezione dionea del filosofo si veda orat. LXXI. 49 Si vedano i testi citati nelle precedenti note 46, 47 e 48. 46

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RHETORIKE PHILOSOPHOUSA

provenienza, sofisti e forse anche filosofi. Questo seguito di uditori non ebbe però le caratteristiche di una scuola: si dové trattare, piuttosto, di sectatores attratti dalla forza della personalità di Dione e, in particolare, dalla sua fama di letterato e oratore. Tra costoro, i più celebri furono il filosofo e retore Favorino 50 e il sofista Polemonc 51 • Favorino è dunque l'ultimo dei più tardi contemporanei di Dione che abbia avuto la possibilità di conoscerlo personalmente e in modo approfondito: di qui l'interesse del suo giudizio sul maestro. Filostrato ci ha conservato, in effetti, un passo nel quale il filosofo di Areiate si riferisce direttamente a Dione. Il contesto della citazione è un episodio biografico, presentato sotto la forma di aneddoto, relativo alla forzata accettazione, da parte di Favorino, della carica di sommo sacerdote (ripxt.tpEÒ(;).È noto che Favorino cercò in un primo tempo di sottrarsi alla carica invocando il suo rango di filosofo. L'imperatore, tuttavia, non ritenendo di dovergli riconoscere tale privilegio, gli negò la dispensa dalla liturgia. Favorino preferl allora sottomettersi alla volontà di Adriano e, recatosi da lui, gli si rivolse con tali parole: « Ho fatto un sogno, o re, del quale è necessario che anche tu sia informato. Il mio maestro Dione

Sui legami di Favorino con Dione riferisce Pm:LOSTL vit. sophist. I 8 p. 208 ( = p. 11, 1'-16), ove si dice che il filosofodi .Areiate «xouam di Dionc (si ricordi che àxouuv implica solo una trasmissione orale diretta, cioè un ins«-gnarocntoda cui non si può inferire l'esistenza di una scuola: in questo senso è in accordo con il diniego di Dione di avere avuto µ48trtcxl). Relazioni di altri sofisti con Dione sono rilevate da Filostrato nelle Vite esclusivamente sul piano stilistico, di là da ogni eventuale relazione di disccpolato: ai veda quanto Filostrato dice di Ippodromo (II 27) e di Eliano (II 31). SI Palemone stesso affermava di avere studiato (nxpoiiaem) con Dionc recandosi presso di lui in Bitinia: dr. PmLOSTI.. vit. sophist. I 25, Fu in strette relazioni con Ti.mocratcdi Enclca, (ibid. p. 46, 30 sgg.), filosofo che Frontone associa a Dione (cfr. infra p. 44 sgg.). Su di lui cfr. W. STAGEMANN, s.v. Polemon(n. 10) in RE XXI 2 (19,2) roll. 1.3~,7. 50

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mi è apparso e mi ha ammonito in nome della giustizia, ricordandomi che non siamo venuti al mondo solo per noi stessi, ma anche per la nostra patria. Di conseguenza, o re, accetto la liturgia, e mi lascio persuadere dal maestro • 52• Il fatto che l'insegnamento ricevuto dal maestro, ovvero il debito intellettuale che Favorino ritiene di aver contratto con Dione, sia presentato sotto forma di una metafora è in accordo con la forte carica di idealizzazione della personalità dionea che traluce da tutto il passo. Resta da vedere quali garanzie di storicità presenti il ritratto che, di tale personalità, è qui proposto, e quale sia il significato più corretto da attribuire al passo. Tre elementi sembrano caratterizzanti. In primo luogo l'enfasi accordata all'ideale di giustizia (6lxT})proprio del bitinico, nel quale è da riconoscere il ricordo dell'impegno ideologico rivendicato da Diane nella sua carriera intellettuale. 53), Questo ideale è congruo all'intenzione educativa (voutlE'tE!v e quindi alla portata etico-pedagogica che caratterizza, agli occhi del discepolo, l'operato del maestro. Esso è più chiaramente espresso nel rilievo finale sulla fedeltà alla patria, ove, in una commistione volutamente ambigua, si esprime sia il riferimento ai rapporti di collaborazione intrattenuti da Dione con Traiano, (non si dimentichi che Favorino si rivolge a Adriano), sia anche l'evocazione del tema, caro a Dione, della 1ta.'tplc;- tema inteso come l'esigenza, per l'uomo di cultura, di non trascurare l'intervento politico in sede locale, condizione di que-i rapporti di fiducia e amicizia con Roma da cui vii. sophist. 1 8 p. 207 ( = p. 11, 20-25) Kayser: ~ µor., lcpTJ, w ~a.a,,À.tv,-ytyovtv, 8 xa.t ,cpòc;cnXP'TJd.pija8a.1.· btl.O"'t«c; ycip µor. Alwv ò 6!4acrxa)..oc; lvou8i'fEI.µi ÙTCÌp-rijc; 6lx~ Mywv, m µi} lci~otc; µ.6vov, «ÀM. :ul -rru..(il5r.ov, Ka.,:wva.,Afhsva., BpoU"C'ov xcd q>a.vta.aicz.'\I M(iEL'\I7tOÀl.'tE~f.crovéµou,Xa."C'' f.a-6-nrta.xa.l lcnrropLa.'\I 61.0l.XO~ xcd ~a.cn>..da.~'t"l,LW(M}(; UV"C'W'\I µci>..c.crta. fllV t~ 8tpLa." "C'W"o:pxoµi"JWv • xa.1 l'tc. 7t«pà "C'oua.u'tou "C'Òòµa~ xa.1 òp6-tovovlv Tfi -rt.µjj ~ cp1,À.o0'0~ • xcd -rò EÙ7toc.'l}'tl.Xbvxcd -rò IÒµffciSO'tovÙ"C'EVWC; • xa.1 -rò IOt>..mxcd -rò m.criw-ri.xòv7tlpf. -rou Ù1cÒ'tWVcpO..wvq>Ù..Ei:a'9a.r.. xa.1'tÒ a:vtmxpU7t'tOV 1'C~ -roùc;xa.-ra.~ ar.wc;w' a.irtou -ruyxct.vwra.;. xa.1 'tÒ µ-fl 6ti:a8a.r.crtoXa.aµou -roùc; ~ a.u-rou1C!pl-rou 't' 8i>..lt.i\ -r..>..à &ij>..ov dva.r.. Aa:ogliamo l'emendamento (cpù.6xa.>..ov pro cpil.owc.ov)proposto da A. J. TUNNOY, MtlTc•Aurèle.Pe,,sles, Paria 197,, app. oJ I. 67 Su ciò si veda P. DEsIDDI, Dio"e dt., pp. 45-6 e i testi ivi 66

citati.

52

RHETORIJCE PHILOSOPHOUSA

identificazione con Dionc di Siracusa, cui pure si è pensato 61, e rendono più probabile l'idea di un riferimento a Dionc di Prusa, al quale convengono tutti e tre i tratti sopra rilevati. A sostegno di questa identificazione parla anche il manifesto ideologico che segue immediatamente l'elenco, e il cui contenuto di pensiero è posto in relazione ai personaggi menzionati in apertura del frammento. Rimanda a Dione di Prusa, 'tLµwcTl}c; 'Jta.v-tW'V J,l(iÀ.1.0"tCl qui, il riferimento a una arunÀ.Ela.c; 'tWV a:pxoµlvwv,il quale suggerisce un rap'tÌ}v 0..Ev8Epla.v porto con la concezione della aa.cnÀ.Ela.esposta nei discorsi Sulla regalità. A questi scritti riporta anche il concetto di la-r}ywpla.,non lontano da quella 1ta.p()Tlala. d'ascendenza cinica apprezzata da Dione e riformulata, proprio nei discorsi Sulla regalità, in senso politico 69• L'allusione all'esilio, implicita nel riferimento a un Dione martire della libertà politica, aggiunge un ulteriore elemento di conforto alla nostra identificazione. Dall'analisi del frammento severiano emerge, dunque, che il Dione evocato da Marco è un personaggio moderno, dalla risonanza attuale nell'epoca dell'imperatore, su posizioni intellettuali filostoiche e in qualche modo collegato all'opposizione antitirannica. Suggerito è invece che a Dione - ovvero a lui e ad altri personaggi citati nel frammento, giacché qui non si può discriminare con certezza quanto sia riferibile a uno di essi in particolare - possa attribuirsi il concetto di 1toÀ.L'tEla. to-6voµoc;e l'esaltazione di una aa.0"1.À.Ela. tale da garantire

61 Da parte di A. S. L. FAI.QUHAJtSON, The Meditations o/ the Emperor Marcus Antoninus, Oxford 19682, 11 p. 458 (il quale esclude un riferimento a Dione di Prusa, osservando che i personaggi citati da Marco sono statesmen, not writers: ma è evidente il circolo vizioso, dato che tutto dipende dalrimmagine che ci si fa del Crisostomo). Giustamente identifica con il Crisostomo il Dione in questione S. MAzZAlllNO, L'impero romano, in G. GIANNELLI - S. MAzzAIINo, Trattato di storia romana, Roma 1962, II p. 208, seguito in ciò da P. DESIDERI, Diane cit., pp. 16-19. "' Cfr. DIO Q.mysosT. oratt. IV 1,; III 6 e 13. Cfr. anche oral. XXXIV 39.

LA COSTITUZIONE DELLA TRADIZIONE DIONEA

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le aspirazioni alla libertà e i diritti dei sottoposti. Al solo Severo, infine, è riportata l'elaborazione di uno stile di vita filosofico coerente con l'immagine che Marco si fa delle autorità morali evocate nella 'prima parte del testo: il tono stoicheggiante di questa ultima sezione sottolinea, poi, tale relazione. L'identificazione dell'intellettuale citato dall'imperatore con Dione di Prosa sembra cosl del tutto plausibile. Ora, quanto ali' accertamento delle tradizioni da cui il frammento sevcriano dipende, può valere la pena di ricordare che i nomi di Elvidio Prisco, Trasea Peto, Bruto e Catone costituiscono una tradizione di "martiri'' della libertà politica già pienamente costituita all'epoca di Tacito, e ampiamente diffusa, poi, in ambito stoico ?O_ L'accostamento di Dione a quei personaggi rappresenta invece una novità e riflette uno stadio ulteriore dell'evoluzione di quella tradizione: essa ,presuppone il riconoscimento della componente politica dionea e segna, quindi, un momento di rilievo nella costituzione della tradizione relativa al Crisostomo. Ma su quali basi si procedette a tale operazione? Si è pensato che l'idealizzazione in senso politico dell'oratore bitinico sia dovuta a una presa di contatto, all'epoca cli Severo, con scritti dionei nei quali compariva il tema dell'esilio; ovvero che essa implichi l'utilizzazione di una tradizione biografica che sottolineava la risonanza politica dell'esilio clioneo 71• Non v'è ragione di escludere l'una o l'altra di queste eventualità: anzi, l'indagine fin qui condotta permette di avvalorarle a pari titolo. Si è già mostrato, in effetti, come negli anni successivi alla morte di Dione si assista alla progressiva circolazione di scritti compresi nel Nachlassdell'autore: in esso non mancavano certo pagine dal sapore autobiografico, né riferimenti più determinati alla

'° Su

Libertas dS a PoRome during the Late Republic tmd Early Principale,

questo punto si veda ÙI.

litical Idea at

Cambridge 19-'0, pp. 126-29; 138-43;

WntSZUBSD,

14,.,0.

11 C.osl P. DEsmElll, Dione cit., p. 18.

RHETOllIKEPHILOSOPHOUSA

vicenda esilica 72 • D'altra parte, l'esistenza di tradizioni biografiche relative all'esilio dioneo è attestata, in un'epoca coeva a quella di Marco, da Luciano, la cui testimonianza tra poco esamineremo.· Materiali di questo tipo sono, dunque, con ogni probabilità sottesi all'interpretazione di Diane offerta dall'itnperatore, laddove allo stesso Severo risaliva, presumibilmente, la radicalizzazione del ruolo dell'esilio all'interno della biografia intellettuale dionea. Più difficile è decidere se, all'interpretazione di Severo, Marco aggiungesse il conforto di una conoscenza diretta degli scritti del filosofo bitinico. Vari indizi. suggeriscono una risposta positiva 73• Del resto, una frequentazione di Dione, per la quale l'itnperatore si dichiara debitore di Severo, poté reaUzzusi solo attraverso lo studio di testi qualificati, che il contesto del &ammento indica come cli contenuto politico. Due scritti lucianei - La morte di Peregrinoe Il parassita74 - attestano il perdurante ricordo di Dione sul finire dell'età degli Antonini. In mancanza, come siamo, di obiettivi elementi di giudizi.o, è arduo stabilire una cronologia relativa dei due scritti tra loro e rispetto all'opera di Mare' Aurelio. L'unica data sufficientemente sicura di cui disponiamo è quella del suicidio del filosofo cinico Peregrino, avvenuto ad Olimpia attorno al 165 d.C., a cui Luciano dichiara cli avere personalmente assistito 75• T aie data, se vale da termine

71 Clr. Dio QnysosT. oral. :un: 1 e XLV 1. 73 Si ria>rdi che in IV 3, 2 Marco cita, sia pure liberamente, un passo dionco relativo al tema dell' &vuxwr,,~ atç a;ò-i-6v:cfr. Dio 0u.YSOST. oraJ. xx 8. M. PoHLENZ, La Stoa. Storia di un movimento spirituale,Gottingen 19592,tt. it. Fireme 1967, n p. 1.57n. 45, ritrova un'affinità tra la cona:nonc dionea dell' tù6a;iµov"1 e quella dell'imperatore. 14 Si ricordi che della paternità lucianca dd Parassitadubita A. LEsn, Storia della letteratura greca, tt. it. Milano 1962, 111 p. 1038. L'autenticità dello saitto è stata riaffermata da J. BoMPAIRE, Lucien écrivain, Paris 19.58, p. 284. '15 Per questa datazione dr. J. BoMPAIRE, op. cit., p. 477; al 167

LA cosnTUZIONE

DELLA TRADIZIONE DIONEA

ante quem della redazione dello scritto, non permette di stabilire con certezza se La morte di Peregrino sia effettivamente posteriore al frammento severiano, il che pure è probabile, ma solo di collocarne i riferimenti nel contesto del regno di Antonino Pio. Tuttavia, il carattere disteso della narrazione e la ricchezza di particolari che accompagna la rievocazione della sciagurata esistenza di Peregrino, offrono alla menzione di Dione un quadro di riferimento assai più preciso di quello assicurato da Mare'Aurelio nella sua opera. Com'è noto, la valutazione del X\JVLXÒ~ contemporaneo costituisce il grande tema affrontato da Luciano nell'operetta dedicata a Peregrino. Questa indicazione va tenuta presente in quanto spiega due movenze caratteristiche dello scritto: per un verso l'ironia dispiegata dall'autore nel presentare l'equivoca filosofia di Peregrino e del suo adepto Teagene; per un altro verso il suo interesse a contrapporre a tali personaggi figure di filosofi rigorosi, sia del passato che del presente. La menzione di Dione compare nella prima sezione dello scritto, ove un anonimo oratore cosl conclude il resoconto delle vicende di Peregrino a Roma: « Infine il prefetto di Roma, che era un uomo di senno, per i troppi suoi eccessi lo cacciò via, dicendo che la città non aveva bisogno cli un tale filosofo. Ma proprio questo accrebbe la sua fama, cosi che tutti parlavano del filosofo scacciato per avere dimostrato eccessiva libertà di parola e spirito di libertà. Lo paragonavano allora a Musonio, a Dione, a Epitteto, e ad altri che vennero a trovarsi in situazione analoga »76•

at~

pensa invece D.R. DuDLEY, A History o/ Cynicism, London 1937, p. 172; al 169 pensava infine M. C..01SBT, Un asc~te paien au si~cle des Antonins. Plrlgrinus Protle, « M~oircs dc l'Acad6nie de Montpellicr ,., VI (1880) p. 480.

LuCIAN.de morte Peregrini 18 p. 194,21-24 Maclcod: µqp1, Si) 6 -rirv1t6}.,w fflt.'UTpaµµivOt; àvi)p O'oq>Òc;àmmµtl,r.v a.kbv cxµi-rpwc;mpuqx;jv;a. -i-fi,1tpa;yµa.T1.,d'ltWV µi) 6M'8m Tf)v 'J'C6).,w TOt.OVTOU q>t.Àocr6(pou - ,t}..iJv a.)..')..à.x«L TOVTOXMt.WV (lUTOUx«L St.à.CTT6µ«-toc; ~ &1trurt.v, 6 q>t,À6o'~ 6t.à.-rirv1ta.PPT)OUXV x«L Ti)v 76

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RHETORIKE PHILOSOPHOUSA

Tre elementi caratterizzano questo testo: l'accostamento istituito tra Musonio, Dione ed Epitteto; la descrizione del loro stile di vita, tramite il paragone con Peregrino, in termini di 1tappT)cna. e di tlEu8Epla.;il riferimento al tema del1'esilio. Non è difficile cogliere la connessione reciproca di questi motivi. Musonio, Dionc ed Epittcto sono gli uomini che, in obbedienza a un rigoroso e non adulterato ideale di 1ta.ppT)crla. e di iÀ.Ev&pla.,hanno affrontato con dignità e coraggio l'esilio, tradizionalmente considerato come banco di prova di una genuina vocazione filosofica. Ma essi sono anche i pensatori che, in età imperiale, hanno svolto, al pari di Luciano, una severa critica contro i neocinici contemporanei, pur essendo stati singolarmente interessati all'elaborazione di un modello coerente e storicamente credibile della filosofia di Diogene TI. 11 loro rilievo consiste proprio nel fatto che, a una decisa condanna del cinismo sovversivo e degenerato dei loro tempi, hanno accompagnato una originale riformulazione dello spirito più positivo di quella dottrina. Sono signie ficativi, da questo punto di vista, i concetti di 1ta.pfJTlcrla. ÈÀ.Ev8Epla. ricondotti ai filosofi evocati da Luciano: specie se in connessione, essi costituiscono termini tecnici della tradizione cinica 71• Per quanto riguarda in particolare Dionc, c'è

ayav lMv8tplav l~EÀ.M'8Elc;, xat O'tt)V~ xtd A(wvt, xaL 'Emx~

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Per Dione dr. orali. VI, VIII, IX e x; per Epittcto dr. diss. III 22. Sull'ispirazione cinica cli Musonio hanno scritto D. R. DuDLEY, A History dt., pp. 187-90 e C. E. LUTZ,Musonius R.ufus « The Roman Socrates», Yalc Oassical Stuclics x, London 1947, pp. 28-9. Può essere utile ricordare che EUNAP. vit. philos. p. 3, 12 Giangrande menziona, tra i rappresentanti del cinismo d'età imperiale, un Musonio altrimenti ignoto. Che si tratti di uno scambio con Musonio Rufo potrebbero, forse, suggerirlo i rilievi cli JuL. ep. ad Tbeodorum 31, p. 90 Weis e cli 0RIG. c. Celsum III 66. 78 Si tratta di concetti a tal punto attestati nella tradizione cinica che sarà sufficiente rinviare, per lÀ.EV8!p(«,al testo dossografico in TI

LA COSTITUZIONE DELLA TRADIZIONE DIONEA

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da notare che quei concetti corrispondono a un ideale già rilevato da Mare' Aurelio 79• Il paragone tra Peregrino e la triade Musonio-Dione-Epitteto ha dunque carattere spietatamente ironico: esso mira a stigmatizzare la contraffazione degli ideali cinici di cui è responsabile il primo in opposizione alla sincera vocazione filosofica dei secondi. Con ciò, Luciano sembra voler rilevare la distanza che, non solo su un generico terreno filosofico, ma proprio su quello del cinismo, si pone di Peregrino e la più austera ritra il volgare XV'VI.X~ lettura che del pensiero dei veteres hanno offerto Musonio, Dione ed Epitteto. Si ha cosl una significativa contrapposizione: da un lato Peregrino, Teagenc e i loro adepti; dall'altro Musonio, Dione ed Epitteto; sullo sfondo Antistene, Diogene e Cratete, più volte evocati, e, dietro di loro, Socrate, la cui eredità è stata tradita, secondo Luciano, dalla filosofia d'età imperiale. II Peregrino lucianeo attesta una decisa interpretazione di Dione come filosofo: la sopportazione dell'esilio, l'austerità lo avvicinano morale, gli ideali di 1taPP1)cnae di !À.Ev8Epla poi a quel modello idealizzato del cinismo proposto dallo stesso Luciano nella Vita di Demonatte e nel Cinico 80• Rispetto a questo passo, di ben scarso rilievo appare l'allusione

a,~

I>Ioo.LAu·r. VI 71 (= DIOGENES v B 291 Gianoantooi) e per~ alla massima ibid. 69 (= DIOGENES v B 473 Giaonantoni): ma le cita• zioni potrebbero csscrc moltiplicate. 79 Si vedano i concetti di tai,ywpCa.(corrispondente a 1'CctpP1'}Cri4) e di !lEU8ap(4 presso M.ucus AUllLIUS ANTONINUS 1 14. ao t interessante trascrivere lo scolio ad l. (p. 221, 10-14 Rabc) che suona cosl: Kwr.xol xciL ou-tor.i') xa.L ii)..~ q>1,À.Oaocpoc. !UyxEr.v lpyov 'IC!1'CO!. T)lU\101.. "Emx-nrrov µh OV',1 };"t'OI.XÒ'1 ot6a., ~lwva. 61 "t'ÒV IIpouO'da., xa.l hwwµo'1 6 Xpucr6cr'toµoç,~ xa.LMyovç lx6t6wxa lxciv~ CMtou6a.,ouc; -ti;>5-n"c.xa.L 1ta.-n"o"1c; wq,tÀ.Euic; µEa-tovc;.Dallo scolio si ricava proprio quanto noi asseriamo, ovvero che Luciano tende a suggerire una presentazione di Diane, Musonio cd Epitteto come Kv'11.Xo(,altrimenti non avrebbe senso la precisazione dello scoliaste.

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RHBTOIUICE PHII.OSOPHOUSA

a Dione - se veramente del nostro si tratta - presente nel Parassita11• Il suo unico interesse consiste nel mostrare come la personalità filosofica di Dione dovesse essere bene attestata per poter valere come termine di paragone, sia pure ironico, della parassitica di Simone: di qui una trattazione che, sotto l'apparente carattere ironico e paradossale, cela una discussione assai viva circa le relazioni tra parassitica, filosofia e retorica 12•

MASSIMO

DI TIRO E GLI EPISTOLOGRAFI

CINICI

Una conoscenza diretta di scritti dionei è rivelata, sul finire del secolo, da alcuni autori i quali, pur non citando il nome di Dione, meritano qui almeno una menzione per il fatto di ispirarsi, a vari livelli, alla produzione letteraria del Crisostomo. Primo fra tutti il retore e filosofo medioplatonico Massimo di Tiro, attivo nelretà di C.Ommodo,la cui complessiva attività mostra un significativo recupero del modello culturale dionea 83• :8 probabile che la sua vocazione reto-

u,

at Cfr. LuCIAN.de parasito 2, 7-11 p. Maclcod. 82 Tutta la trattazione è svolta con notevole coerenzae può csscrc divisa in tre momenti: paragrafi 1-12 (la parassitica è un'arte); 13-2' (à parassitica è superiore a tutte le arti in generale); 26-30 (la parassitica è superiore a ciascuna arte in particolare, e quindi anche alla retorica e alla filosofia). 83 Per una introduzione a Massimo di Tiro si veda l'articolo, peraltro non dd tutto soddisfacente, di W. luOLL, s.v. Maximos von Tyros (n. 37), in RE XIV 2 (1930) coll. 2555-62, il quale rileva (col. 2561) « die inncrc Verwandtschaft • tra Massimo e Dione. A proposito di tale « Vcrwandtschaft • va però precisato che essa risiede, principalmente, in un'analoga utilizzazione del magistero retorico ai fini dello svolgimento di una determinata attività culturale, in cui la filosofia è momento qualificante: a questo livello, il modello dioneo poté influire sull'attività di Massimo, per altri versi dd tutto autonoma. Sulle relazioni tra Massimo e Dione, oltre all'osservazione di E. NoRDEN, Die antilte Kunstprosa, Ldp-Lig 1898, p . .391 n. 1, cfr. il recente F. NAPO-

LA cosnTUZIONE

DELLA TRADIZIONE DIONEA

59

rica e il suo interesse per problemi di carattere etico gli abbiano suggerito di risalire a Diane come a una fonte particolarmente ricca. Ciò non significa, tuttavia, che Massimo abbia conosciuto, come pure si è sostenuto 14, Pintero lascito letterario dionea: sia perché 1a presenza storicamente accertabile del Crisostomo sugli Halbphilosophen d'età posteriore mostra piuttosto il recupero di un certo modello culturale, in cui filosofia e retorica apparivano combinate in una sintesi originale e irripetibile, sia perché tale presenza, ove si intenda coglierla sul piano della trasmissione di una determinata topica e di ben precise dipendenze d'ordine testuale, va inserita in un più generale fenomeno di circolazione di idee, in cui solo per eccezione è dato isolare influssi di singole personalità. Più verosimile, invece, è che a Massimo siano giunte almeno alcune di quelle redazioni d'autore, di cui già si è parlato, liberamente circolanti fin dall'età di Dione, e che da queste il filosofo medioplatonico abbia derivato un modello per la sua attività di conferenziere, e, talora, fonti di ispirazione per i suoi prodotti letterari. Cosi, è probabile che il filosofo di Tiro abbia attinto alle dionee orazioni Sulla regalità almeno alcuni tratti della sua caratterizzazione del ~aat.À.e:vç,e che i

LITANO, Gli studi omerici di Massimo di Tiro, « Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Napoli», XVII (1974-75) pp. 81103, che cerca di dimostrare che la fonte di Massimo nelle diss. XXIII e XXXII, ma anche altrove, ~ Dione: ma su questo tentativo si vedano le giuste riserve di J. PmGGALI, Dion Chrysostome et Maxime de Tyr, « Annales de la Faculté des Lettres et Sciences Humaines dc Dakar», XII (1982) pp. 7-24. 14 Cfr. OmsT-SalMm-STAHLIN, Geschichte der griechischen Lite'"'"'' II 1, Miinchcn 19206, p. 367, ove si dice che « Maximos von Tyrus und dic grosscn Sophistcn des 4. Jahrhunderts haben ihn (= Dione) studicrt i.. Cfr. anche H. DOu.m, s.v. Dio Cocceianus, Der Kleine Pauly. Lexicon der Antike, Stuttgart 1967, II col. 61, il quale aJferma che « Maximus von Tyros stcht oft in dcr Nachfolge dcs Dio» (entrambi i giudizi sono contestabili non perché falsi, ma perché troppo

generici).

60

RHETORIKE PHILOSOPHOUSA

suoi due scritti sull'amicizia debbano qualcosa alla terza Sulla regalità, in cui il tema della cpt.À.luè lungamente sviluppato 15• Sicura è invece la dipendenza di Massimo dalla sesta orazione dionea, Diogene o della tirllllnide; come Dione, ancheMassimo si interessò al cinismo - e dal cinismo fu profonda• mente influenzato - avendo composto una dissertazione dedicata al tema Se sia da pre/erire la vita cinica 16• Questo episodio merita di csscrc sottolineato, in quanto ~ all,originc di un fenomeno di recupero degli scritti ucinici,, dionei in seno alla tradizione tardoantica: molte delle interpretazioni della vita e del pensiero di Diogene proposte in questa età rivelano infatti di avere come punto di partenza materiali e idee esposti nelle quattro orazioni diogeniane dionee (orat. VI: Diogene o della tirannide; orat. VIII: Diogene o della virtù: orat. IX: Diogene o Istmico; orat. x: Diogene o degli schi4ui), sia in quanto questi materiali traducano il pensiero proprio di Dione, sia in quanto riferiscano tratti di una let• tera tura più antica r,. Analoga 11tiHzzezione delle orazioni · diogeniane di Dione è forse ipotizzabile per quegli autori anonimi, complessivamente indicati come Epistolografi cinici, i quali composero, in un'epoca imprecisata tra il I e il IV secolo d.C., alcune delle lettere comprese nel corpus delle epistole pseudodioge-

85

Per il rapporto tra D10 ClmYSOST. orat. 111 9, e le diss. XIV e xxxv Hobcin di Massimocfr. H. HoBEIN,De Maximo Tyrio quaestiones philolog~ selectae, diss. Gottingae 1895, p. 63 (e p. 66 per il rapporto tra le oraJt. I e IV dionee e le concezioni di Massimo sul buon re). 86 Cfr. G. L. KoNIAllIS, On Maximus of Tyre: Zetemata 1, « Classica( Antiquity ,., 11 (1982) pp. 108-09. Per il rapporto con l'orat. VI in partic. dr. E. WEBEK, De Dionis Chrysostomi Cynicorum sectoto,e, « Lcipzigcr Studicn », x (1887) pp. 121-22 ad.o. 3 e J. PulGGALI, Dion Chrysostome cit., p. 22. r, Per il duplice carattere di questi testi dionci, in cui il recupero di idee ciniche è reinterpretato da Dionc in funzione di originali intenzioni culturali, cfr. A. BRANCACCI, Tradizione cinica cii., pp. 92-122.

LA COSTITUZIONE DELLA TRADIZIONE DIONEA

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niane 18• La critica moderna ha rivelato come tra l'orat. VI dionea (Diogene o della tirannide) e alcune di queste epistole sussistano relazioni cosi strette da far pensare o all'esistenza di una fonte cinica comune sia a Diane che agli Epistolografi, o a uno scambio diretto tra Diane e questi ultimi - scambio di cui è arduo stabilire la direzione, a causa dell'incerta cronologia delle epistole 19• A completare questo quadro, peraltro, giova ricordare come affinità tematiche e identità di espressioni siano state ravvisate, ulteriormente, tra la sesta orazione dionea e il Cinico pseudolucianeo. Più precisamente, si è potuto stabilire che i paragrafi 22-34 dell'ora/. VI, dedicati alla delineazione dello stile di vita cinico abbracciato da Diogene, corrispondono a numerosi luoghi della pseudodiogeniana epidella medestola XXVIII e del Cinico; e che i paragrafi sima orazione, in cui si descrive l'infelicità e la miseria morale del -rup«w~, rinviano ad altrettanti passi delle epistole XXIX e XL 90• Le relazioni che cosl si vengono a creare tra l'orat. VI dionea, il Cinico e le epistole sembrano più adeguatamente spiegabili supponendo un influsso esercitato dallo scritto dionea sugli altri. Tuttavia, anche nel caso si preferisca pensare a una dipendenza di tutti e tre gli autori da un'originaria fonte cinica, non rimane escluso il ruolo di attrazione che, nell'am-

3,_,9

• Per la datazione di queste lettere resta fondamentale W. CAPBLLE, De Cynicorum epistulis, diss. Gottingae 1896, il quale distingue il corpus in nuclei attribuibili ad autori diversi, analizza il contenuto delle lettere e ne studia le fonti. Per il contenuto dr. anche V. EMELJANow, The Letters o/ Diogenes, Stanford University 1968, cui si rinvia anche per la bibliografia (dr. pp. 259-62); si veda inoltre A. J. MALHEDE, The Cynic Epistles, Missoula {Montana) Scholars Press 1977, il quale offre anche una traduzione inglese. 19 Cfr. ÙPELLB, op. cit., pp. 7-38. 90 Per le relazioni tra Dione e le lettere e&. W. CAPELLE, op. cit., pp. 39 sgg. e 45 sgg. Per i rapporti tra l'orat. VI dionea, le lettere e il Cinico dr. C. HAHN,De Dionis Chrysostomi orationibus, quae inscribuntur Diogenes, diss. Homburgi 1896, pp. 31-34; sulPaffinità tra Dione e le lettere dr. anche E. WEBER, De Dionis cit., pp. 250-51.

w.

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llHBTORIICB PHILOSOPHOUSA

bito della tradizione cinica d'età imperiale, le orazioni diogeniane di Dione poterono svolgere in proprio.

CONCLUSIONI

Possiamo ora passare alle conclusioni. I rilievi relativi a Dione offerti dai contemporanei e dagli immediati successori, per quanto scarni ed avari di informazioni possano apparire se esaminati singolarmente, attestano nel loro insieme l'effettivo inserimento del Crisostomo nell'orizl:ontc culturale della sua epoca, rivelando le fonti di ispirazione biografica e letteraria a partire da cui si costitul, in origine, la tradizione dionea. Questo fenomeno dovette assumere presto proporzioni rilevanti, se già nell'età degli Antonini l'evocazione cli Dione appare ancorata a temi cli dibattito culturale solidamente costi• tuiti. Si assiste con Frontone all'inserimento cli Dione nel quadro delle discussioni relative allo statuto reciproco di eloquentia e filosofia, mentre il riconoscimento del valore di modello culturale dell'opera dionea, suggerito da Mare'Aurelio, risulta implicito nel recupero che ne offre Massimo di Tiro. Tuttavia, sarebbe difficile sopravvalutare la portata di questa primitiva fase di costituzione della tradizione dionea. Priva di un'adeguata distanza da Dione e dall'epoca che fu sua, la tradizione letteraria si limita a porre nel II secolo le premesse dei temi cli discussione che solo in seguito assicureranno alla fortuna del Crisostomo un obiettivo rilievo storiografico. Nel III secolo, sulla base di una riflessione avente Diane come oggetto e il modello culturale a lui legato come problema di definizione teorica, una vicenda più complessa potrà svilupparsi, e su basi tanto più solide in quanto una tradizione di letture dionee non si era mai interrotta. :8 solo in questa vicenda, cronologicamente compresa tra l'età di Filostrato e quella di Sinesio, che conviene riconoscere il momento teorico della storia della fortuna di Dione nell'antichità.

CAPITOLO SECONDO

FILOSTRATO

LA TESTIMONIANZA FILOSTRATEA SU DIONE

Filostrato ci ha lasciato importanti notizie e riflessioni su Dione in due scritti 1, cronologicamente assai distanti tra loro: la Vita di Apollonia di Tiana e le Vite dei sofisti 2• Nel più

1 Per le opere filostratee cfr. Flavii PhilosJrati Oper4, auctlora ediclit C. L. Kayser, 2 voli., Lipsiac 1870-1871(editio stereotypa Olms, Hildesbeim 1964). Citeremola Vita di Apollonia iruficandola paginazione dell'edizione Kayser del 185.3 seguita tra parentesi dalla paginazione della secondaedizione.Cfr. anchePhilostrlllus. The Life o/ Apolloni,n o/ Tyana, with an Englisb Translation by F. C. C.Onybearc,2 voli., London-Cambridge(Mass.) 1948-1950; Philostrlllus: Li/e o/ Apol/.onius o/ Tydll(J, translatcd by C. P. Jones, Harmondsworth 1970; Filostrlllo. Vi/4 di Apollonia di Tidll(J, a cura di D. Del e.omo, Milano 1978; Pbilostrlllos. DllSLeben tks Apollanios von Tydll(J, Griechisch-Deutach, hrsg. Vroni Mumprecht, Miincben-Ziirich 1983. Per le Vite dei sofisti cfr. anchePhilostrlllus anJ Eunapius, The Lives o/ tbe Sophists, with an EngJisb Translation by W. Cave Wright, London-Cambridge(Mass.) 1968. Citeremo le Vite dei sofisti indicando sia la pagioaziooedi Kayser sia quella di Olearius. 2 ti noto che Ftlostrato scrisse la sua biografia di Apollonio dietro sollecitazionedi Giulia Domna, sul cui circolo intellettuale cfr. G. W. Bowusoa, Greek Sophists in the Roman Empire, Oxford 1969, pp. 103-09.F. SoLMSBN, Some Wor.b of Philostratos the Elder, « Transactions American Philol. Association•, LXXI (1940) pp. ,,6-72 (in part. p. "72) la colloca,prima delle Vite dei sofisti, tra il 217 e il 218: ma, come rileva S. MAzzABINo, Il pensiero storico cit., 11 2 p. 289, il 217

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RHETORIKE PHILOSOPHOUSA

antico non è presentata una trattazione ex professo, ma solo una serie di riferimenti collegati al trattamento del personaggio principale, attorno a cui ruota tutta l'operetta; il più recente è caratterizzato invece da un resoconto più articolato e omogeneo, comprendendo un capitolo specificamente dedicato alla delineazione della personalità intellettuale del Crisostomo. Il problema del valore di attendibilità storica delle notazioni di Filostrato, oggetto di discussione tra gli studiosi 3, invita a chiarire subito il senso e i limiti -del carattere biografico attribuibile ai riferimenti dionei. Metodologicamente parlando, si può definire opera di biografia unicamente il capitolo dioneo

~

terminus post quem per la pubblicazione, non per la redazione dell'opera. Difficile la datazione delle Vite dei sofisti, assegnate da T. D. BAKNEs,Philostr11tustlnd Gordùm, « Latomus », XXVII (1968) pp . .58197 (in part. pp. ,88-89), al 230, mentre W. C. WRIGHT, ed. cit., p. XII le colloca tra il 230 e il 238 e non ritiene che si possa andare oltre tale indicazione. Recentemente ha riesaminato la questione J. AVOTINS, The Dille 11ndthe Redpient of the Vitae sophistarum o/ Philostr11tus, « Hermcs », CVI (1978) pp. 242-47, il quale ritiene che l'opera fu dedicata a Gordiano I nd periodo dd suo proconsolato in Africa (237-38 d.C.). 3 Rispetto al tentativo di F. G1tosso,Lz Vita di Apollonio di Tiana come fonte storica, «Acme•, VII (19'4) pp. 391-430, di rivendicare l'attendibilità biografica della Vita, occorre ribadire che la questione del genere letterario cui l'opera appartiene non pub essere risolta unitariamente, come mostra la compresenza cli narrazioni aretalogiche,forme tipicamente retoriche cd clementi affini al romanzo. Per una valutazione della Vitll come precedente dell"agiografia. dr. F. Lo CAscro, LII formtl letterari" della Vita di Apollonio Tianeo, Palermo 1974, in part. p. 80 e pp. 82-96. Per la dimensione letteraria della Vita cfr. le giuste osservazioni di B. P. REAlwoN, Courtlnts littbaires dt., pp. 189 e 265-68. Per i rapporti con le tradizioni biografica e romanzesca cfr. D. DEL CoRNo, Lo scritto di Filostrtllo su Apollonio Titlneo e la tradizione della narrativll, Atti delle Quinte Giornate Filologiche Genovesi: La struttura ddla fabulazione antica (febbraio 1977), Sassari 1979, pp. 65-87, il quale ritiene che Filostrato, mirando a difendere Apollonio dall'accusa di magia, fu condotto a trattarne la biografia in forma piuttosto narrativa che apologetica.

FILOSTRATO

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delle Vite dei sofisti, non certo la pagina della Vita di Apollonia, ove la storicità del trattamento di Dione non può essere presupposta d' emblée, ma richiede, semmai, di essere di volta in volta dimostrata. Metodo e finalità di quest'opera, del resto, risultano assai lontani da una prospettiva biografica in senso proprio. Né il rinvenimento di elementi attendibili del resoconto relativo ad Apollonia consente di concludere all'unitarietà del genere letterario cui appartiene la Vita: ché una prospettiva biografica la quale avesse Apollonia come oggetto, anche se dimostrata, non coinvolgerebbe necessariamente anche i personaggi minori evocati al suo seguito. Al contrario, si può mostrare come la natura delle relazioni poste tra Apollonia e gli altri filosofi a lui accostati complichi non poco proprio il trattamento di questi ultimi: il resoconto della loro personalità, interpretata in funzione di quella del semidio pitagorico, ne risulta inevitabilmente segnato. A ciò si aggiunga la tendenza, manifesta nella Vita di Apollonia, alla manipolazione di dati storici e tradizioni biografiche, combinate con pseudotradizioni suggerite a Filostrato dai suoi propri interessi culturali, di cui è necessario tenere µ debito conto in sede di valutazione critica. Occorre dunque tenere distinti, in sede preliminare, i riferimenti dionei presenti nella Vita di Apollonio dalla testimonianza offerta nelle Vite dei sofisti, resistendo alla tentazione di accomunare le due Vite prima ancora di averne rilevato i caratteri specifici. Solo dopo aver condotto questa operazione si potrà tentare un accostamento tra l'una e l'altra opera, domandandosi se esse offrano una proposta interpretativa coerente circa la fisionomia intellettuale di Dione. Di conseguenza, nell'esame di questi testi, non potrà essere eluso il ricorso all'analisi delle fonti, cui si chiederà una prima indicazione circa il valore dei materiali utilizzati da Filostrato. Ma questa procedura dovrà affiancarsi a un tentativo di ricostruzione del metodo di lavoro e dei fini perseguiti dal sofista di Lemno, in vista di una valutazione complessiva del ritratto di Dione che egli ci presenta.

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RHETORIKE PHILOSOPHOUSA

E tuttavia, a parte queste doverose precisazioni d'ordine metodologico, e pur considerando la grande distanza cronologica che separa l'autore delle Vite dall'età di Dione, è certo che la sua testimonianza rivendica, agli occhi dello storico, un interesse particolare. Non solo, infatti, con Filostrato è per la prima volta rilevato il valore di modello culturale dell'attività di Diane; ma il problema della definizione di questo tipo di magistero è risolto sul terreno di un dibattito di grande rilievo storico-culturale: quello delle relazioni tra filosofia e retorica. Di qui l'inserimento, nell'opera più tarda, dell'oratore bitinico sullo sfondo della concezione filostratea del filosofo-sofista, da cui dipende la definizione del movimento letterario che proprio Filostrato battezzò « Seconda sofistica». Ma anche nella Vita di Apollonio la presentazione di Dione è inserita in analogo orizzonte, sebbene in questo caso una decisa dimensione politica - pur latente nella concezione del filosofo-sofista - balzi in primo piano. Questo interesse spiega come, trattando di Diane, ma non solo di lui, Filostrato sia stato condotto a spostare l'accento delle sue analisi dal terreno propriamente biografico a un piano esegetico più complesso, in cui punto di vista storico, letterario e ideologico si alternano e si fondono tra loro. In questo senso, non solo la Vita di Apollonio, ma anche le Vite dei sofisti si presentano a pieno titolo inserite, più che nella storia di un genere letterario, in quella, altrimenti complessa, della fortuna degli autori cui si riferiscono. ·

LA « VITA DI APOLLONIO

DI TIANA »

T aie interazione tra movenze del resoconto biografico e personale rielaborazione letteraria, caratteristica della Vita di Apollonio, si esprime con particolare evidenza nella sezione del quinto libro volta ad illustrare il ruolo assunto da Apollonia, Eufrate di Tiro e Dione nell'elaborazione dei fondamenti ideologici della ~ct01.À.Ela..Secondo Filostrato, Diane avrebbe fatto

FILOSTRATO

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parte di una triade di filosofi convenuti ad Alessandria per accogliere Vespasiano alrindomani della sua vittoria sui Giudei e immediatamente prima del suo avvento all'impero. In quell'incontro, i tre filosofi avrebbero manifestato al principe il loro pieno appoggio al suo disegno di deporre Vitellio, stroncando così la tirannide che da cinquant'anni gravava su Roma 4• In realtà, dall'iniziale esigenza di Vespasiano di appurare in che modo sia possibile ricostituire una struttura di governo deteriorata dall'azione dei suoi predecessori, si passa ben presto alla tematizzazione di un più complesso problema teorico: quale sia, su un piano generale, la migliore forma di governo, e come si debba regnare. Di qui gli interventi dei tre filosofi, presentati nella successione Eufrate-Dione-Apollonio, ad ognuno dei quali è ricondotta un'opzione ideologica determinata e in qualche modo paradigmatica. Tutto l'episodio si rivela così, nel suo insieme, una discussione circa la validità e le possibilità storiche dell'istituto monarchico. Le posizioni sono nette. Rispetto ad Eufrate - il quale contesta la legittimità stessa di tale istituto, e invita Vespasiano a restituire ai Romani la democrazia 5 - e di contro ad Apollonio - che con singolare realismo risolve la determinazione della forma costituzionale in una descrizione delle virtù etico-politiche richieste al buon re 6 - la tesi difesa da Dione, che qui ci interessa, si colloca in una posizione sostanzialmente mediana. Al termine dell'intervento di Eufrate si legge infatti il seguente passo:

il discorso di Eufrate, Apollonio notò che Dione era d'accordo con il suo parere: faceva cenni d'assenso « Durante tutto

e approvava le sue parole. Chiese allora: "Pure tu, Dione, vuoi aggiungere qualcosa?',_ "Sì, per Zeus'\ rispose Dione, "parte nel senso di quanto si è detto, parte in contrario.

4 5

6

Tutto l'episodio si legge in PmLOSTR. vita ApoU. v 27-38. Per l'intervento di Eufrate cfr. Io. ibid. v 33. Per l'intervento di Apollonio cfr. ID. ibid. v 35-36.

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RHETORIKE PHILOSOPHOUSA

Anch'io ti avrei suggerito, credo, che era molto meglio deporre Nerone, anziché soggiogare i Giudei: tu invece davi 1~impressionedi adoperarti perché non fosse deposto, in quanto mettendo rimedio ai guai della sua situazione se ne rinforzava il potere su tutte le vittime del suo malgoverno. Approvo l'impresa contro Vitellio, poiché giudico merito più grande impedire il sorgere della tirannide che porre fine a una già affermata. La democrazia mi piace: e invero questo regime è inferiore all'aristocrazia, ma per i sapienti è di gran lunga preferibile alle tirannidi e alle oligarchie. Temo però che questa serie di tiranni abbia ormai corrotto i Romani al punto da rendere difficile il mutamento, e che essi non sappiano più essere liberi né levare lo sguardo alla democrazia, al pari di coloro che dall'oscurità mirano verso la viva luce. Dico dunque che Vitellio deve essere cacciato dal potere: e quanto prima e meglio lo si farà, che avvenga. Occorre aspettarsi che si difenda, ma a me pare che non gli si debba intimare guerra, bensl la punizione se non abdicherà all'impero. Quando l'avrai vinto, e penso che ciò non ti costerà fatica, affida ai Romani la scelta della loro costituzione; e se dovessero scegliere la democrazia, concedila. Questo ti darà più gloria di molte tirannidi, di molte vittorie olimpiche: dappertutto nelle città sarà iscritto il tuo nome, dappertutto ti si eleveranno statue di bronzo, e a noi darai spunto per encomt quali non ebbero Armodio e Aristogitone. Se poi dovessero preferire la monarchia, a chi altro se non a te tutti decreteranno il regno? A te invero piuttosto che a un altro daranno ciò che già avevi, e hai rimesso al pubblico volere »7 • Poiché il discorso di Dione è presentato come parzialmente allineato a quello di Eufrate, la prima domanda che ci si deve rivolgere è ove risieda lo specifico della posizione dionea rispetto all'opzione democratico-repubblicana difesa dallo stoico e a quella monarchica che assumerà Apollonia. Al di sotto di una certa apparente ambiguità, l'intervento di Dione è in realtà molto chiaro. Esso appare centrato su tre tesi. Il filosofo

7

Io. ibid. v 34 (tr. di D. Del Corno).

FILOSTRATO

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deplora in primo luogo la guerra contro i Giudei, sostenendo che molto meglio sarebbe stato deporre, a suo tempo, Nerone 1; approva un'azione contro Vitellio, da cui si aspetta la cessazione della tirannide; ritiene infine che, preso il potere, Vespa• siano dovrebbe affidare ai Romani la scelta del governo cui aspirano, che tale scelta cada sulla democrazia o sulla monarchia. Ora, un rapido confronto con il discorso di Eufrate mostra che l'esigenza antitirannica, espressa nelle prime due tesi, è comune sia a Dionc che allo stoico 9 : da questi, nonché da Apollonio, Dione si distacca invece sul punto più importante, lasciando aperta una scelta tra democrazia e monarchia. Questa sorta di indifferenza nei confronti delle due opzioni teoriche di fondo tematizzate nell'incontro di Alessandria non è gratuita: essa è, al contrario, coerente con la gerarchia delle forme di governo esposta da Diane, il quale è l'unico dei tre filosofi ad esprimersi con chiarezza su questo punto. Diane, infatti, pone al primo posto l'aristocrazia, al secondo la democrazia, in posizione subordinata la monarchia, mentre vivamente deplorate appaiono l'oligarchia e la tirannide 10• Rispetto ad Eufrate, il quale nel suo intervento non pone nessuna dif.

a Per la valutazione dionea di Nerone cfr. orat. XXI 6-11. 9 Per Eufrate dr. PtnLosn. vita Apoll. v 33 p. 98 ( = p. 190, 3()..191,7) Kayser, ove l'iniziale µo\ltxpX'4t.(precisato, ~ vero, dal significativo u~pl~ovatv) è poi costantemente ripreso dal termine -rupawlc;. IO Se si raffronta quanto qui dice il Dione filostrateo con Dm 0o.YSOST. orlll. n1 4,-49 {ove è esposta una trattazione delle tre forme di governo e delle loro rispettive forme degenerate) si devono registrare notevoli divergenze. Mentre in Filostrato Dione pone al primo posto l'aristocrazia, in ortJt. III egli dispone le tre forme di governo secondo il criterio della loro realizzabilità, per cui la gerarchia è monarchiaaristocrazia.dcmocrazia: quest'ultima ~ definita 1ta.cJWvà:.6u\lct'ttinci·c"IJ, mentre anche del governo aristocratico si dice 1tÀ.E~và:.1ttxovo-a. 'M1J 'tOV6wa.'tov xa.l 'tOVcruµ.cptp6V't~. Inoltre; la valutazione della democrazia è in Dione negativa: si raffronti ortJt. III 49 con quanto si dice del &nµ«ywy~ in oratt. II 22; IV 108 e 131-32: ma le citazioni potrebbero essere moltiplicate.

70

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ferenza tra monarchia e tirannide, Dionc discrimina con cura i due concetti, mostrando di considerare la tirannide una forma degenerata della monarchia e l'oligarchia una forma degenerata dell'aristocrazia. Rispetto ad Apollonio, il quale si disinteressa della gerarchia delle forme di governo e considera la monarchia una forma superiore di democrazia 11, Dione ribadisce la posizione sovraordinata dell'aristocrazia: esprime però le sue perplessità circa la possibilità di realizzare in Roma la democrazia, mostrando cosl di non accettare né il repubblicanesimo radicale di Eufrate né la concezione "democratica" della monarchia in cui crede Apollonio. La posta in gioco teorica della tavola rotonda non si riduce dunque, come si è per lo più ritenuto, a una discussione sulla forma migliore di governo. Essa dibatte, infatti, tre diversi problemi, che conviene distinguere con cura: 1) quello, puramente teorico, relativo alla determinazione della forma di governo ideale, per cui Eufrate, Dione e Apollonio sono rispettivamente posti come sostenitori del primato della democrazia, dell'aristocrazia e della monarchia; 2) quello, d'ordine più concretamente politico, relativo all'opzione tra repubblica ed impero: assunta senza ambiguità da Eufrate ed Apollonio, essa appare tendenzialmente elusa da Dione, il quale subordina tale scelta al riconoscimento della preminenza senatoria; 3) quello, d'ordine squisitamente ideologico, relativo alla determinazione del concetto di aaat.ltla, esprimentesi nell'alternativa tra una monarchia ben distinta, o meno, dalla tirannide: tale distinzione, negata da Eufrate, è riconosciuta da Dione e pienamente elaborata da Apollonio nel suo lungo intervento 12•

=

Cfr. in particolare PmLOSTR. vita Apoll. v 35 p. 100 ( p. 194, 28-32) Kayser. Sui presupposti tucididei della conCC'Zionedcll'Apollonio filostrateo dr. le osservazioni di S. MAzZAJUNo,Il pensiero politico cit., Il p. 289. 12 Cfr. l'HILOSTR. vita Apoll. v 36. Su questo discorso dr. M. A. LEVI, Il BAJ:IAIKO:t AOro:t di Apollonio di Tiana, in Scritti sul 11

FILOSTRATO

71

È certo che, nel loro insieme, questi temi di discussione fatta una riserva per il primo, il cui carattere letterario è

evidente - riflettono una realtà politica e culturale coerente al periodo cui Filostrato riferisce l'incontro di Alessandria. Tutt'altra questione è quella dell'attendibilità storica dell'episodio, ovvero della possibilità di ascrivere effettivamente a Dione, Eufrate e Apollonia le posizioni teoriche tematizzate da Filostrato. Ora, quanto alla storicità del convegno di Alessandria, che è il primo problema da porsi, è noto che il parere degli studiosi, per quanto non concorde, risulta improntato a un sostanziale scetticismo 13• Intanto, si consideri che il ricevimento di Vespasiano ad Alessandria, come narrato da Filostrato, non trova riscontro nella tradizione storica 14• Quanto alla pres~nza contemporanea di Dione, Apollonio ed Eufrate in Alessandria, nel periodo indicato dal sofista di Lemno, essa solleva gravi dubbi 15• D'altro canto, il resoconto filostrateo dell'incontro presenta un carattere letterario difficilmente contestabile: esso utilizza il vecchio topos della tavola rotonda

mondo antico in memoria di F. Grosso, Roma 1981, pp. 289-93. Sul carattere serapista del discorso cfr. P. DERCHAIN-J. HUBEAUX, Vespasien au Sérapéum, « Latomus », XII (1953) pp. 38-52. 13 Dopo U. voN WILAMOWITZ-MOELLENDORFP, Der Glaube der Hellenen, Berlin 1932, II p. 489, ha recisamente negato la storicità dell'incontro di Alessandria E. MEYER, Apollonios von Tyana und die Biographie des Philostratos, « Hermes », LII (1917) pp. 371-424. A favore della storicità è invece F. Gaosso, La Vita di Apollonio cit., pp. 414-18. Più equilibrata la posizione di A. MoMIGLIANO, Dio of Prusa cit., p. 973, il quale ritiene che il resoconto di Filostrato non meriti nessun credito, ma osserva che « the man who imagioed thc scene knew something about both the persona! relations bctwccn the three men and the type of discussion current during the aisis of the principate after Nero's death ». -14 Cfr. P. }OUGOUET, Vespasien acclamé dans l'hippodrome d'Alexandrie (P. Fouad 1~, 8), in Mélanges de Philologie, de Littérature et d'Histoire anciennes olferts à A. Ernout, Paris 1940, pp. 201-10. 15 Sull'impossibilità di questa concomitante presenza presero partito E. MEYEK, Apollonios cit., p. 404 e ARNIM pp. 142-48.

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RHE.TORIKE PHILOSOPHOUSA

sul tema della 1toÀ.t."t'Ela. ideale 16, e il peso di questo risulta, nell'economia della pagina, senz'altro preponderante anche rispetto a un presumibile nucleo di verità storica. Proprio dalla aists1HZ7.aZioneletteraria dipende, infine, la rigida fissazione delle posizioni attribuite ai tre filosofi, la quale conferisce a tutto l'episodio una schematicità e un tono didascalico alquanto sospetti. Questa impressione è confermata se si procede a un esame dettagliato delle singole unità narrative che compongono il testo. Per quanto riguarda il primo tema di discussione ---.-ovvero la determinazione della forma di governo ideale - è certo che un'opzione a favore dell'aristocrazia risulta a tutta prima sorprendente se riferita a un filosofo, quale Dione, passato alla storia del pensiero politico per la sua teorizza7 zione della aMt.À.Elcx 1 • Ci si sarebbe aspettati, piuttosto, che Filostrato ponesse in bocca a Dione la tirade sulle virtù del buon re, qui, invece, per ragioni che più avanti cercheremo di chiarire, siglata da Apollonio. È vero che le orazioni Sulla regalità dionee, in cui la scelta monarchica è rigorosamente fondata, appartengono all'età di Traiano, cioè a un periodo posteriore a quello in cui Filostrato situa l'incontro di Alessandria: cosl, per non rinunciare ad attribuire ad esso almeno un elemento di attendibilità, si potrebbe ipotizzare una evoluzione delle idee politiche di Dione, parallela al passaggio

16 Per questo topos si ricordi il celebre passo in HEKOD. In 80..S2, imitato anche da CAss. Dio Ln 1-41. 17 Sulle dottrine politiche dionee dr. V. E. VALDENBEllG, La philosophie politique tk Dion Chrysostome, « Bulletin de l'Académie des Sciences de l'U.R.S.S. •, X-XI (1926) p. 943 sgg. (in russo); ID., La théorie monarchique de Dion Chrysostome, « Rewe dcs :e.tudes Grccques •, xx (1927) pp. 142-62. Sull'influenza di tali dottrine in epoca bizantina dr. F. DvoRNI1:,Early Christian and Byuntine Political Phi~ losophy, Washington 1966, 11 pp. ,37-42. Sull'aspetto pratico dell'attività politica dionea dr. G. W. BoWEasoa, G,eek Sophists cit., pp. 110-12.

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FILOSTRATO

dal principato di Vespasiano a quello cli Traiano. Nella stessa direzione potrebbe essere spinta l'interpretazione della parte finale dell'intervento di Dione che, con il suo tono vagamente repubblicano, suscita perplessità ancora maggiori: in questo caso, però, più che di evoluzione si dovrebbe parlare di capovolgimento. Tale ipotesi 11 non è impossibile: solo, essa non trova nessun riscontro negli scritti dionei. Si può anzi aggiungere che, ove si consideri la tradizione indiretta, un'altra circostanza la sconsiglia. Dalla testimonianza di Mare'Aurelio risulta come l'esigenza democratica attribuita a Diane, espressa dal concetto di 11:oÀ.1.-rE,a. to-6voµoc;,si risolvesse pur sempre nella delineazione di una ~À.Ela. 19• Ora, in Filostrato, non solo Dione non perora il primato della monarchia, ma anzi, contrapponendosi ad Apollonio e parzialmente allineandosi alla tesi di Eufrate, sembra in definitiva respingerla. D'altro canto, anche le opzioni teoriche attribuite a Eufrate e ad Apollonio non risultano affatto congruenti con le personalità storiche di quei filosofi. Vale la pena di notare che le più antiche testimonianze presentano in Eufrate un filosofo ben diverso da quello schizzato, con evidenti intenzioni malevole, nella Vita di Apollonia. Per Plinio Ugiovane e per l'esigente Epitteto, infatti, Eufrate rappresenta il tipo di saggio prossimo all'esempio di Socrate, venerando nell'aspetto, dignitoso nell'eloquio, lontano da ogni estremismo e anzi modello di perfetta moderazione intellettuale 20• Vari indizi suggeriscono, inoltre, che la tesi attribuita al filosofo stoico da Filostrato non sia che una trasposizione delle concezioni politiche radicali assunte, nell'età di Vespasiano, da personaggi quali

18

Avanzata da P. OESIDlll,

19

Cfr. M.ucus

AUULIUS

Diane cit., pp. 30-31. ANToNnrus 1 14 e quanto si è osser-

vato, supra, p. 52. 20 Cfr. PLIN. 1 10, 5-7 e 9-10, su cui si veda P.

GRIMAL,

Deux

figures de la Co"espondance de Pline: le philosopbe Euphr11tès et le ,h,1eurIsle, « Latomua •, XIV (19,,) pp. 370-83. Per Eufrate in Epitteto dr. in particolare diss. IV 8, 17-20.

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RHETORIKE PHILOSOPHOU SA

Elvidio Prisco, mentre l'Apollonia "politico" presentato nella Vita è quasi certamente da considerare un'invenzione filostratea 21• Se si tiene conto di tutto ciò, non si può non concludere che l'idea di una tavola rotonda sul problema della "K0À.1,,:E{4 ideale deve essere interamente ricondotta a Filostrato, cui si deve anche il tentativo di presentare Apollonia come il campione della tesi monarchica, non a caso posta in rapporto a una professione di filosofia volutamente innalzata rispetto a quella di ogni altro contemporaneo. Sulla base di queste stesse esigenze Filostrato attribui ad Eufrate, già considerato antagonista del Tianeo in tutta una fetta della tradizione letteraria, confluita nell'epistolario di Apollonia 22, il ruolo del sovversivo dai sentimenti radicalmente antimonarchici: a questo punto era addirittura obbligato ascrivere a Dione un'opzione intermedia tra democrazia e impero, l'ultima che lo schema tripartito adottato nella Vita lasciava libera. A conclusioni analoghe si giunge ove si valutino i motivi di attendibilità degli altri due problemi teorici la cui discussione è riferita ai nostri filosofi nella Vita di Apollonia. Quanto all'opzione tra repubblica e impero, possiamo tranquillamente affermare che non solo Dione non pensò mai a un ritorno della repubblica, ma che anche le sue connessioni con i filosofi attivi a Roma, più tardi colpiti da Vespasiano, non implicarono certo una vera e propria professione di ·repubblicanesimo 23• Altrettanto difficile è credere che un'opzione repubblicana fosse professata da Eufrate, il cui stoicismo moderato indurSu ciò dr. P. DEsmEU, Diane cit., pp. 27-30. II contrasto tra Apollonia e Eufrate è ricondotto, nell'epistolario apolloniano, ad almeno quattro motivi: la diversa valutazione del qM,À.OCTcxpti:v (epp. 1,.50,.52); rateismo di Eufrate (epp. 16, 17); il tema delle ricchezze (epp. 3, 4, .5,.51); l'oratoria eufratea (ep. 80). Su ciò dr. le successive note 39-42. 23 Sul carattere non limpido di queste connessioni pone l'accento A. MoMIGLIANo, Dio Chrysostomos cit., p. 2,s, seguito da J. L. MoLES, The Career cit., pp. 8.5--86. 21

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FILOSTRATO

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rebbe a ipotizzare, piuttosto, simpatie per la monarchia illuminata. Certo è da escludere che il filosofo di Tiro identificasse monarchia e tirannide, come vuol farci credere Filostrato, laddove una accurata discriminazione delle due forme di governo poteva facilmente essere attribuita al pitagorismo di Apollonia 34, senza che ciò significhi, tuttavia, che tale concezione fosse effettivamente professata dal Tianeo. Più complesso, su questo punto, il caso di Dione. Questi parifica esplicitamente µov«xpxl«x e "'C'upa.w~nell'orat. VI, Diogene o della tirannide, appartenente al periodo dell'esilio e dunque coeva al regno di Domiziano 25• Le due forme di governo risultano invece ben distinte nelle orazioni Sulla regalità e ncll'orat. LXII, Sulla regalità e sulla tirannide, appartenenti all'età traianea, le cui tesi presentano alcune rilevanti analogie con il discorso pronunciato da Apollonia presso Filostrato 26 : ed è noto che è questa la posizione definitiva assunta da Dione sull'argomento. Non si può, dunque, evitare una conclusione di doveroso scetticismo nei confronti della presentazione di Dione nel

24

Sulle concezioni politiche mcdiopitagoriche dr. L. DELATl'E, Les Trdités de la Royauté d'Ecphante, Diotogtne et Sténidas, LiègcParis 1942. Sugli pseudoepigrafi pitagorici si veda H. THESLEPF, An Introduction in the Pythagorean Writings of the Hellenistic Period, Acta Academiae Aboensis, Humaniora XXIV 3, Abo 1965; per i testi dr. In., The Pythagorean Texts of the Hellenistic Period Collected and Edited, Acta Academiae Aboensis, Humaniora xxx 1, Abo 196.5. 25 Cfr. Dio Cn1tYSOST. orat. VI 39 e 49, su cui si vedano ARNIM p. 262 e A. BltA.NCACCI, Tradizione cinica cii., pp. 102-08. 26 Per il rapporto tra I'orat. LXII e le orazioni Sulla regalità dr. ARNIMp. 416. Per il rapporto tra le concezioni dionee e quelle dcll'Apollonio filostrateo cfr. almeno D10 Cn1tYSOST. orat. IV 101-15 (per il q,1,ì..-f)Sovoc; &vi)p xtd Ba.4,twv);orat. 111 52 (per la qH,À4"8pwma. e per il tema delle ricchezze); ibid. 54 (per la venerazione degli dei); ibid. 4.3 (per il concetto di v6µoc;). In questo senso vanno integrate le osservazioni di M. A. LEv1,Il BAl:IAIK.Ol: AOI'Ol: dt., p. 29.3, il quale ricollega alcune concmoni dcll' Apollonio filostratco a una tradizione leueraria ripresa nel periodo antoniniano e nell'orazione A Rom• di Elio Aristide.

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quadro di un immaginario convegno tra Vespasiano e i filosofi del suo tempo: Filostrato poté bensl caratterizzare, tramite Eufrate, Dione e Apollonia, posizioni politiche paradigmatiche, o anche storicàmente sostenute - come confermerebbero lo scambio tra Elvidio Prisco ed Eufrate e quello tra Dione e Apollonio - ma non per questo obiettivamente riferibili ai tre filosofi in questione. Questa conclusione, permettendoci di distinguere tra significatività storiografica e attendibilità documentaria della pagina filostratea, ci pone sulla buona strada per offrirne la valutazione più corretta: essa consisterà nell'identificare le tradizioni cui attinse Filostrato per la costruzione dell'episodio e nel mettere a fuoco l'interesse teorico che guidò il sofista in tutta l'operazione. Tre di queste tradizioni sono più precisamente identificabili. Innanzitutto, una pseudotradizione relativa ai viaggi di Apollonio e al suo passaggio per Alessandria; inoltre, un resoconto dei rapporti di Vespasiano con i filosofi del suo tempo, da cui dipese, forse, l'inserimento di Dione ed Eufrate nel convegno alessandrino r,; infine, una tradizione, di presumibile discendenza apolloniana, che ricordava la valutazione espressa dal Tianeo nei confronti degli interessi retorici di Dione e la sua ostilità per Eufrate. Ma su quest'ultima tradizione tra poco torneremo. Intanto si noti che, ambientando un incontro di tutti e tre i filosofi ad Alessandria, Filostrato aggiungeva a queste unità narrative tre ulteriori materiali. Senz'altro il trasporto ad Alessandria di Eufrate e Dione, nonché la presenza concomitante, in quella città, di Vespasiano e Apollonio 1.11. Inoltre, l'idea di un incontro al vertice di tre filosofi sul tema della 1t0)..1:tE!a.ideale, orchestrato nel ·modo che facesse meglio primeggiare l'abito

Secondo A. MoMIGUANO, Dio and the Philosophers cit., p. 971 il rapporto posto tra Vcspasiano, Dionc ed Eufrate costituisce, forse, una trasposizione allusiva dei rapporti effettivamente intercorsi tra Vespasiano e Musonio Rufo, filosofo di cui furono discepoli sia Dionc che Eufrate. 28 Così anche P. DESIDERI, Dione cit., p. 34. TI

FILOSTR.ATO

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filosofico cli Apollonio e, conseguentemente, la scelta politica che Filostrato ritenne di attribuirgli. Infine, l'idea di una discussione a tre circa l'alternativa repubblica.impero e la cli• stinzione tra µo'Jcxpxlae 'tVp«w~, la quale recuperasse tratti teorici distintivi della monarchia ellenistica e della stessa ma. narchia illuminata antoniniana. Per quanto più direttamente riguarda Dione, tre sono gli elementi della sua biografia intellettuale che Filostrato mostra di avere avuto presenti. In primo luogo, la vicinanza del bitinico, in tutto un periodo della sua attività, alla domus flavia; inoltre, la sua appartenenza a circoli intellettuali interessati alla definizione del potere imperiale; infine, la plausibilità di rapporti intrattenuti da Diane con Eufrate e forse con lo stesso Apollonio. Il carattere generico di queste tre tradizioni è in accordo con il trattamento assai libero cui Dione è piegato nella Vita; cosl, nulla prova che Filostrato si sia servito di genuini scritti dionei per delineare il suo ritratto del filosofo: in particolare, appaiono ignorate quelle orazioni Sulla regalità che, in effetti, il sofista di Lemno non menzionerà neppure nelle più tarde

Vite dei sofisti. Alla base· del convegno di Alessandria è, dunque, l'esigenza di costruire un episodio tale da caratterizzare le discussioni e i rapporti intrattenuti da Vespasiano con i filosofi del suo tempo. A partire di qui Filostrato tende a due scopi. Per un verso riportare all'età del principato vespasianeo problemi e discussioni sollevati dalla monarchia di Settimio Severo: si spiegano cosl sia i caratteri del suo ritratto di Vespasiano, sia la sua cura nell'offrire una professione di fede antitirannica e filomonarchica, cui, tramite la figura di Apollonio, tutta la Vita appare orientata 29• Per un altro verso, ponendo in rela29

Sull'analogia, sentita da Filostrato, tra la rivoluzione di Vespasiano e quella di Settimio Severo dr. S. MAZZAllINO, Il pensie,o politico cit., II 2 pp. 289-90. Quanto all'ideale antitirannico dell'Apollonio filostrateo, esso è noto; piuttosto, va rilevato il rapporto tra tale ideale e l'ideale puramente filosofico del personaggio: dr. PmLOSTlt. vita Apoll. IV 48; VIII 2 e 7.

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RHETORIKE PHILOSOPHOUSA

zione tra loro opzione filosofica e politica, sottolineare la preminenza della professione di filosofia di Apollonio rispetto a quella propria di Dione e a quella attribuita ad Eufrate: la prima, come presto vedremo, intinta di retorica, la seconda conflittuale con il credo filosofico del semidio pitagorico.

APOLLONIO,

EUFRATE

E DIONE

Quest'ultima conclusione ci permette di mettere in luce un aspetto del convegno di Alessandria che, finora non rile-vato dagli studiosi, mostra di svolgere un ruolo centrale nell'economia dell'episodio: esso consentirà, peraltro, di offrire risposta all'ovvia domanda perché Filostrato scelse proprio Apollonio, Eufrate e Dione per rappresentare il complesso di questioni tematizzate nell'incontro. Da quanto si è detto, può già risultare come al di sotto del contenuto politico della pagina si celi un tema di discussione più profondo, relativo a1 problema della scelta della vita filosofica e alle opzioni teoriche che ne conseguono. Tale discussione implica, lo si vedrà, una riflessione sui rapporti tra filosofia e retorica e una messa a fuoco delle relazioni sussistenti tra professione filosofica e opzione politico-ideologica. Si cominci col notare come, in margine alla caratterizzazione in senso politico dei tre filosofi introdotti da Filostrato, il testo offra una serie di riferimenti relativi alla personalità filosofica di Apollonio, Dione ed Eufrate. Se si esaminano congiuntamente tali indicazioni emerge un primo risultato. Nel delineare l'abito filosofico proprio di Dione, Filostrato sottolinea a più riprese la dimensione retorica in lui preponderante. Particolarmente significativo è l'intervento di Vespasiano posto a conclusione della discussione a tre. I rilievi del principe, mentre disegnano un profilo coerente dell'oratore bitinico, forniscono una buona chiave per identificare il terreno originario da cui prese avvio, presumibilmente, tutta la successiva costruzione 6lostratea. Vespasiano dichiara

FILOSTR.ATO

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che, mentre prova diffidenza per Eufrate, non ha mai cessato di amare Diane e di apprezzare la grazia della sua conversazione, ovvero la sua capacità di inserire nei discorsi (À.oy01.t;.) una gradevolezza (wp«v) 30 simile a quella che esala dal profumo dei sacrifici: abile nello smussare i contrasti, più di tutti i suoi contemporanei Dione possiede il talento dell'improvvi31 • Più avanti mostreremo sazione oratoria ('t'Ò à1tocrxE6f.ti~w) come questo ritrattino non sia affatto in contrasto con il tono generale dell'intervento politico prestato a Diane da Filostrato. Intanto si noti che l'accento posto da Vespasiano sui À.6-yot.dionei è in accordo con una dichiarazione attribuita dal sofista di Lemno a Diane stesso. Questi fa notare a Vespasiano che, se agirà nella direzione da lui indicatagli, non solo sarà onorato con iscrizioni e con statue, ma offrirà ai filosofi spunti di declamazioni ("Ketpt16W).Da questa valutazione consegue poi la censura della 611µ.a.ywy(ache, in tal modo, viene ad essere propria dell'oratoria dionea. E Filostrato si affretta a ricordare come tali rilievi tornino assai spesso nclle lettere apolloniane a Dione 34• Ma anche altrove Apollonio insiste su questi temi. Accomuna infatti Eufrate e Dione non sotto il profilo politico, ma proprio per i caratteri della loro oratoria, rilevando come fnrtop1.xw-rip«vsia la forma stilistica (t6iav "tOV À.oyov) utilizzata dai due filosofi nelle loro decla~ 1t«xVf«.c;),volte a celebrare le mazioni pubbliche (1,.LEll"t1}v 15 imprese di Vespasiano • Già il tono di questi rilievi suggerisce che Filostrato abbia uriHnato, in tali contesti, fonti ben diverse da quclle sottese all'intervento politico prestato a Dione: indicativo è, in questo senso, il riferimento alle lettere di Apollonio. Ora, nel corpus dclle epistole sono ancor oggi presenti due lettere indirizzate a Dione, dalle quali esce confermata sia la presentazione in senso retorico dell'attività dionea offerta nella Vita, sia la valutazione di Dione, in bilico tra filosofia e retorica, attri-

Cfr. rispettivamente ID. ibid. v 38 p. 102 ( = p. 199,246) e 7 p. 154 ( = p. 305, 5-9) Kayser. Anche F. GRosso, La Vita di Apollonia cit., pp. 417-18 giudica cordiali i rapporù posti dalla tradizione - che per lui è genuina - tra Apollonio e Dione, a differenza dei rapporti tra Apollonio cd Eufrate, sicuramente tesi: ma sulla storicità di questi ultimi dr. le giuste riserve di R. J. PENELLA, The Letters of Apollonius of Tyana, A Criticai Tcxt with Prolcgomena, 33

VIII

Translation and Commcntary, Lugduni Batavorum 1979, p. 25. 34 C&.PHILOSTIL vita Apoll~ v 40 p. 103 ( pp. 200-201, 3) Kayser. 35 Cfr. ID. ibià. v 27 p. 96 ( p. 185, 25-9) Kayscr.

=

=

FILOSTRATO

81

buita da Filostrato ad Apollonio. Nell'ep. 9, infatti, Apollonio ricorda a Dione come sia meglio dilettare gli uomini con il flauto e la lira piuttosto che con il discorso (loyrp): gli strumenti musicali hanno infatti come scopo legittimo di procurare piacere, laddove il fine del léyoç è di rivelare il vero: è in questa direzione che Dione dovrebbe volgersi con i suoi discorsi se è la verità che egli persegue 36• Ma anche i rilievi sulle forme peculiari all'oratoria dionea, espressi da Apollonio presso Filostrato, trovano riscontro nell'epistolario. Nell'ep. 10 il filosofo pitagorico ricorda come molti si chiedano quale ragione lo abbia spinto a rinunciare alle pubbliche declamazioni (61.(1.ÀéyEw !v 1toÀÀ0~). La risposta è precisa, ed implica una netta polemica contro l'attività di pubblico conferenziere propria di Diane: il Àoyoc; non è di nessuna utilità per gli uomini se non quando, essendo esso stesso uno (EL;)non sia anche rivolto a ciascun individuo singolarmente (1t~ Iva); chi agisce altrimenti, lo fa solo per amore di gloria 37• È agevole constatare come tutti gli elementi della presen-

tazione apolloniana di Dione nella Vita risultino confermati dalle lettere di Apollonia a Dione di cui ancora oggi disponiamo 31• E in particolare: la decisa caratterizzazione in senso

36 APOLL. TYAN.

ep. 9 p. 38 Penclla: Av)..o~ xcxl ì..vpq.xpEi:-r-r6v lcrt1, -ri,muv ft ì..6y4>.Tà. µh, yà.p -ii6ovij~ 6pycxvcxx«L µouoi.xi) EuplaxEr..'tM6 aor. 'ff(X1X'ttov, -rowoµtl. -cii-rtxvn, Myoc; St -r«ì..118àt; -twr6 a01, lrrt-riov, ftv x«l mpl -rWto q>i.ì..oaoq,n~. n APOLL. TYAN. ep. 10 p. 38 Penclla: ZT)'tov).Delle sue critiche ad Eufrate, che accusava di agire in modo sconveniente alla filosofia (wc;-r;a.pà.-rò 1tpÉ1tovq,1.À.oaocp~1tpa.-r-rov-roc;),è possibile avere conoscenza dalle lettere che gli scrisse in gran numero » 41• Un rapido esame delle lettere apolloniane, qui menzionate da Filostrato, conferma come anche in questi testi la polemica di Apollonia contro Eufrate dipendesse da una divergente valutazione del ruolo della filosofia e dei suoi rapporti con la retorica. Nell'epistolario, Apollonia si presenta infatti come amico dei filosofi e come nemico di sofisti e retori: egli realizza compiutamente in sé l'ideale del perfetto sapiente, maestro di tutte le virtù e di tutte le forme di conoscenza. Questo sapere totalizzante è esplicitamente negato a Eufrate, la cui vita e la cui dottrina sono massimamente lontane dall'ideale filosofico in cui crede Apollonia: del filosofo costui possiede solo i segni di riconoscimento esteriori, ed è questa la ragione per cui appare tendenzialmente accomunato ai sofisti. Anche gli attacchi di Eufrate contro Pitagora e i suoi seguaci dimostrano solo l'estraneità dello stoico alla profondità religiosa della filosofia pitagorica, e quindi la sua ignoranza della vera sapienza 42•

=

41PmLosn. vita Apoll. v 39 p. 103 ( p. 200, 14-21) Kayser. come materia di contrasto tra Apollonio ed Eufrate Sul cp1.À.OCToq,Etv cfr. APOLL. TYAN. epp. 50, 52 e 1. 42 Per Apollonio come vero filosofo, contrapposto allo pseudosapere di Eufrate, cfr. APOLL. TYAN. epp. 1 e 52; per gli attacchi di

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RHBTOIUlCB PHILOSOPHOUSA

:S arduo, naturalmente, risolvere il problema dell'autenticità dell'epistolario, come anche valutare il grado di attendibilità storica delle lettere di Apollonia a Dione e a Eufrate 43• Tuttavia, limitandoci qui a constatare la dipendenza filostratea dall'epistolario apolloniano, ovvero da tradizioni ad esso parallele, possiamo pervenire a un risultato minimale ma sicuro. La caratterizzazione della professione filosofica di Eufrate, Dione e Apollonia rappresenta un motivo autonomo nel quadro del resoconto offerto nel quinto libro della Vita; essa risulta ispirata a fonti ben distinte da quelle sottese alla costruzione del convegno di Alessandria: si può a questo punto formulare l'ipotesi che l'elemento strettamente politico del convegno - in cui si è riconosciuta una libera costruzione di Filostrato - fosse fondato su un contrasto d'ordine propriamente filosofico che, nella tradizione indiretta, era effettivamente posto tra Apollonio, Eufrate e Dione. Se si accetta questa chiave di lettura, risulta agevole riconoscere in tutta la pagina filostratea una complessa struttura ternaria, operante su piani teorici distinti ma originalmente sintetizzati da

Eufrate contro Pitagora e i filosofi pitagorici cfr. ep. .50; per Eufrate come a.&~ cfr. ep. 17; per la 66~tX di Eufrate cfr. ep. 18; per il suo esteriore abito di filosofo cfr. ep. 3. Cfr. anche le precedenti note 39-41 e 22. 43 L'autenticità dell'epistolario di Apollonio è, in linea generale, accettata dalla aitica: cfr. E. MEYER, Apollonios cit., p. 409; J. HEMPEL, Untersuchungen zu, Ueberlieferung tJon Apollonios tJon Tyana, Stockholm 1920, pp. 1.5-16;F. Lo CAscxo,Sull'autenticità delle Epistole di Apollonia Tianeo, Palermo 1978. Ma si deve tener conto della posizione giustamente critica di G. PETZEE, Die T,aditionen uber Apollonios tJon Tyana und das Neue Testament, Lciden 1970, il quale sottolinea la necessità di distinguere tra loro i vari gruppi di lettere, scettico sulla possibilità di risolvere globalmente il problema dell'autenticità. Su posizioni di cautela, per quanto riguarda le lettere a Dione, Musonio e Demetrio, è anche R. J. PBNELLA, ed. cit., p. 25. L'impressione è che le epp. 9 e 10 riflettono tradizioni degne di credito, posto che il loro contenuto è in accordo con quanto, per altre vie, sappiamo ddl'attività di Dione.

PILOSTRATO

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Filostrato. Alla base ci sono tre opzioni filosofiche nettamente caratterizzate: quella razionalistica di Eufrate e quella religiosa di Apollonio, d'ascendenza stoica la prima e pitagorica la seconda; esse sono addotte da Filosttato a simboleggiare l'opposizione, cara alla cultura d'età imperiale, tra pseudofilosofia e vera filosofia: intermedia, per le ragioni che presto vedremo, la posizione di Dione. A tale distinzione fondamentale corrispondono, su un secondo piano, tre divene opzioni nei confronti della retorica: negativa quella di Apollonio, presentato come dichiaratamente ostile alla retorica coltivata, sia pure in forma diversa, da Eufrate e da Dione: positiva quella degli altri due filosofi, volti, benché con accentuazioni diverse, a un uso politico del magistero retorico. A queste opzioni teoriche nei confronti della retorica corrispondono, su un terzo piano, altrettante forme di approccio concreto all'oratoria: da un lato ci sono le declamazioni pubbliche, rivolte alle masse, di Eufrate e Dione, dall'altro il discorso unitario, teso a un rapporto personale e diretto con il a«a"'I.À.Eut.cr'Tt.x,i. Della prima può essere considerato fondatore Gorgia di Leontini: essa è definita come improvvisazione oratoria, retta dal principio del µa.xpòç My~ e da quello del xa.r.~. Si occupa di temi filosofici, quali le questioni relative alla giustizia, agli . dei, alla costituzione del mondo, sempre trattate diffusamente e in extenso. La Seconda sofistica ha invece il suo fondatore in Eschine, ed è questa la ragione per cui anch'essa è presentata come à.pxcxui:la sua caratteristica, rispetto alla Prima sofistica, è di essere un'oratoria fedele alle regole dell'arte: essa si occupa di argomenti topici e ben definiti, quali la vita del ricco e del povero, del re e del tiranno, e attinge i suoi contenuti alla storia. Per quanto riguarda, infine, la nozione di croq>r.O'ff)ç,essa non presenta nessuna connotazione negativa. Il corretto significato di questo termine è rivelato dai 1tcxÀ.a.r.ol,i quali attribuirono l'epiteto di sofista sia agli oratori (ln},:-6pwv)che in virtù di uno stile particolarmente brillante trionfarono su tutti gli altri, sia anche ai filosofi (q>r.À.ocr6 gene modello di à.q>ÉÀE14,come rileva W. SCHMID, Die sogenannte Aristidesrhetorik, « Rheinisches Museum ,., LXXII (1917) p. 249. In generale, la tradizione retorica considera i dialoghi platonici e la letteratura socratica come modello di à.q>0..El4 (per il socratismo cfr ., supra, p. 46 n. 61). Su Platone nella tradizione retorica dr. F. WALSOOKFP, Die antiken Urteile uber Platons Stil, Bonn 1927.

95

FILOSTRATO

mine tecnico iixw,il paragone musicale e naturalmente la Se si tiene menzione della categoria ermogeniana dell't.a"'tr.xw,:a,:ar.), benché, forse, eccessive. Parallelamente, la Vita si chiude, piuttosto che con una valutazione della fisionomia intellettuale di Dione, con un giudizio riassuntivo del suo stile, definito sempre assai chiaro (tva.p'Y'r}(;)e appropriato (~µor.o~) ai diversi oggetti della trattazione 56• Uno spostamento sensibile da questo piano d'analisi si registra invece nella sezione centrale della Vita, e in particolare nel passo in cui Filostrato osserva come « ottima fu nei discorsi di Dione anche la fusione dei diversi caratteri». Il riferimento alla dottrina degli f)6r) ,:wv À.oywv e il riconoscimento della xpMt.c; operata da Diane, se per un verso confermano l'I.O""t'LXTJ Già questo primo risultato ci pone sulla buona strada per intendere il corretto significato che la nozione di filosofia assume, almeno per quanto riguarda Dione, nella concezione filostratea del filosofo-sofista. Un'indicazione ancora più precisa la si ricava dai rilievi relativi al genus elocutionis, e quindi anche al genus philosophandi dioneo. Si legga quanto dichiara Filostrato: « Nel rimproverare sovente le città che si comportavano in modo insolente, egli non si mostra né ingiurioso né severo, ma quasi come colui che voglia porre freno alla Cfr. la sua:essiva n. 60. 59 Per l'importanzaassunta da tutto ciò in Sinesio dr., infra, pp. 187-89. 51

97

1-'ILOSTRATO

violenza dei cavalli più con le briglie che con la frusta. Cosl, quando loda le città ben governate, non ha l'aria di esaltarle, ma piuttosto di richiamarle a ricordare come esse siano destinate a perire, qualora mutino il loro genere di vita .,.fJJ. Della conoscenza di scritti dionei che questo passo rivela parleremo più avanti. Per il momento si noti che la caratterizzazione dell'opera svolta da Dione nei confronti delle città è collegata qui a una ben precisa utilizzazione dell'eloquenza, indirizzata agli affari pubblici delle città e al loro governo, ora volta a riprenderle ora a lodarle. Ma con ciò è chiaramente indicata la valenza politica dell'attività dionea: è anzi in forza di tale orientamento dell'oratoria di Dione che Filostrato può addurre un'ulteriore conferma alla sua tesi del filosofo-sofista.

FILOSTRATO E IL TEMA DELL'ESILIO

Il riconoscimento della centralità della dimensione retorica nella personalità di Dione si accompagna, dunque, a una decisa interpretazione in senso politico-pedagogico del suo magistero. Questa interpretazione riceve conferma, su un altro piano, dal trattamento filostrateo dell'esilio di Dione, di cui nelle Vite è per la prima volta fatta esplicita menzione dopo il riferimento di Luciano e l'implicita allusione di Mare' Aurelio. Vista l'importanza di questa vicenda nella biografia intellettuale del Crisostomo, e in considerazione del fatto che ancor oggi la valutazione dell'esilio è oggetto di un dibattito da parte degli studiosi, sarà necessario esaminare i riferimenti di Filostrato con particolare cura. Ciò che intanto merita di essere sottolineato, è che l'autore sembra alludere, in questo contesto, all'esistenza di diverse proposte interpretative relative alla vicenda esilica: questa, secondo ogni verosimiglianza, dové apparire già agli antichi - forse a partire da Severo 60 Pm:LOSTR.

487 01.

vit. sophist.

I

7 p. 205 (= p. 7, 5-11) Kayser = p.

98

RHETORIKE PHILOSOPHOUSA

l'evento centrale della biografia dionea, certo il punto di riferimento obbligato per la ricostruzione della sua fisionomia intellettuale e politica. Si legga direttamente il passo in questione: « La sua andata tra i Geti non ritengo opportuno chiamarla esilio, giacché non gli fu imposto di andare in esilio, e neppure viaggio, poiché sparl dalla circolazione, sottraendosi alla vista e alla notizia di tutti e dedicandosi a svariate occupazioni ora in un paese ora in un altro, per paura dei tiranni della capitale, dai quali era stata bandita ogni filosofia .,61• Come si vede, Filostrato si colloca, rispetto all'interpretazione di quell'evento, in una posizione sostanzialmente mediana: secondo lui allontanamento di Dione da Roma non fu né un vero e proprio esilio (cpu'Y'li),giacché mai gli fu comminato un simile provvedimento, ma neppure un semplice viaggio di piacere (a.1toOT)µla.).A questo proposito, si può osservare come la tesi dell' a.1tOOT)µla. sia risultata storiograficamente perdente se, a parte questa allusione di Filostrato, di essa nessuna traccia è rimasta nei nostri documenti. Quanto alla valutazione dclresilio come effettiva cpu'Y'li,di cui più tardi Sinesio si farà campione, sarebbe interessante appurare a chi, più esattamente, si riferisca Filostrato. Si potrebbe pensare a un rinvio alla Morte di Peregrino, ove quel tema compariva esplicitamente 62: tuttavia, il contesto del passo indica come più probabile il riferimento a una tradizione biografica, probabilmente la medesima cui precedentemente attinse Luciano. Che, dietro simili tradizioni, stesse pur sempre il ricordo di pagine dionee dal sapore autobiografico, ovvero che Filostrato stesso se ne ispirasse, potrebbe indicarlo il passo

r

=

=

Io. ibid. 1 7 p. 206 ( p. 7, 23-9) Kayser p. 488 01.: -rl)v 6t ~ 'td rE"t't.X4 l&vn -mipo6ov'tOV av6pb~ tpU"(TlV µiv ovx ~I.W 6voµa~Et.V, btEl µi) 11:pocTE"t'tlX&t} Q:V"t'ftlcpvyEi:v,ov6! a1to61)1.U4v, hw.lii) "t'OV cp«VEpov l~É~1} XÀ.É1t"t'WV!a:v..MO-oqKD"'rc.xa., O-CXJM'tov yckp "t'ò x«L \l'KÌp "t'Ot.OV"C'WV crrcovMt;nv.Per una analisi dettagliata di questo passo cfr., inf,11,pp. 277-79. 14 Cfr. SYNEs.Dio pp. 235, 18-236,12 Terzaghi.

106

RHETORIKE PHILOSOPHOUSA

che egli conosceva altri scritti di analoga natura; 2) la Storia dei Geti (rE·nxa:), opera storica, anch'essa perduta, di cui torneremo a parlare più avanti 75; 3) l'Euboico, pervenutoci, che Filostrato considera uno scritto sofistico della stessa natura dell'Encomio del pappagallo. Avremo occasione di parlare nuovamente del fatto, a prima vista sconcertante, che Filostrato riponga in una medesima categoria scritti dichiaratamente « sofistici • e un trattatello moraleggiante come l'Euboico ". Si è vista in ciò una prova che Filostrato conosca solo il celebre 6t.T)'Yl}IJ4, e non il discorso nella sua interezza n_ Ma questa conclusione non è accettabile: Filostrato assimila l'Euboico all'Encomio e agli altri scritti ouxÒ1tÈp µEya:À.wvproprio perché li considera aoq>t.a"tt.xa:, e ciò, evidentemente, in base a una valutazione personale, non perché gli difetti materiale di giudizio: negarlo, significherebbe dare per scontata la valutazione di Sinesio, per il quale l'Euboico è e non può non essere che un'opera « filosofica • 78• Piuttosto, poiché con questo riferimento Filostrato chiude il suo excursus bibliografico, si deve concludere che alla sua epoca non esisteva - a meno che non si supponga una deliberata omissione da parte di Filostrato stesso un'edizione integrale delle opere di Dione, ma solo edizioni separate di un certo numero di scritti. Questi dovevano essere di due tipi: 1) sicuramente, edizioni di opere isolate; è il caso della Storia dei Geti e dell'Encomio del pappagallo, nonché degli altri scritti « sofistici » non menzionati esplicitamente da Filostrato; 2) presumibilmente, edizioni separate di gruppi di orazioni: Filostrato sembra infatti conoscere le orationes ad urbes. Ora, è facile constatare come le opere che Filostrato mostra

Cfr., infra, pp. 261-62. 76 Cfr., infra, pp. 177-78. n Cfr. H. voN ARNIM, Entstehung und Anordnung cit., pp. 369-70. 78 Cfr. SYNEs.Dio pp. 238, 13-240,2 Terzaghi. 75

107

FILOSTRATO

di avere presenti non appartengono affatto a un genere univoco, e neppure, come ci si potrebbe aspettare visti i suoi interessi culturali, al genere sofistico-retorico: Filostrato menziona infatti scritti sofistici, un'opera storica, allude alle orationes ad urbes e mostra di conoscere l'Euboico. Questa ha tutta l'aria di essere una selezione: del resto, il tono stesso di Filostrato nell'introdurre tali scritti presenta carattere scopertamente esemplificativo. E in ciò non v'è nulla di strano: a parte il fatto che le Vite dei sofisti non sono un'opera improntata alle citazioni bibliografiche, anche nel caso di Favorino (il solo altro filosofo-sofista di cui Filostrato menzioni scritti) si registra la medesima tendenza a proporre un excursus bibliografico selezionato ed esemplificativo 79• Stando cosl le cose, è lecito chiedersi se la selezione operata da Filostrato sia intenzionale, oppure se essa traduca la situazione delle opere dionee effettivamente disponibili alla sua epoca. ~ arduo decidere tra le due possibilità, disponendo noi di ben scarsi elementi obiettivi di giudizio. Tuttavia, se si dovesse optare per la prima, si dovrebbe trarre non solo l'ovvia conclusione che Filostrato ha ricordato solo gli scritti che meglio sostenevano la sua visione della fisionomia intellettuale di Dione, ma, altresl, che egli ha operato una censura di opere, a noi note da altre fonti, le quali avrebbero posto serie difficoltà a tale interpretazione. Ci riferiamo, in particolare, agli scritti Contro i filosofi (:m"tà 'tWV cp1.À.ocr6cpwv) e A Musonio (1tpòc;Moucrwv1.0v), ben noti a Sinesio, la cui circolazione all'epoca di Filostrato non v'è motivo di escludere. A questo proposito si può anticipare un dato sul quale torneremo a tempo debito, ovvero che tutti gli scritti dionei menzionati da Sinesio nel suo Dione sono evocati in funzione antifilostratea, allo scopo cioè di destituire di fondamento la concezione dd filosofo-sofista presentata nelle Vite dei sofisti. Ora, il pezzo forte della requisitoria 79

Cfr. p. 491 01.

PmLOSTK.

vit. sophist.

1

8 p. 208 (= p. 11, 1-6) Kayser -

108

R.HETORIKE PHILOSOPHOUSA

sinesiana è costituito proprio dai due pamphlets dionci or ora ricordati: nell'ottica di Sinesio, infatti, questi scritti provano la complessità dell'atteggiamento di Dione verso la filosofia nelle varie fasi della sua vita, e quindi la necessità di rivedere lo schema della biografia intellettuale dionea proposto dal sofista di Lemno. Se Filostrato conosceva tali opere, acquisterebbero più chiaro significato sia la posizione assunta a proposito dell'esilio dioneo, sia anche le sue allusioni a diverse interpretazioni di quell'evento. Respingendo la tesi della q>v'YT), e ignorando i pamphlets antifilosofici, infatti, egli avrebbe anche sgomberato il campo da più approfondite ricognizioni sui rapporti di Dione con i filosofi impegnati a Roma in quell'opposizione alla tirannide cui egli non intende, né positivamente né negativamente, rioollegare il suo autore.

CoNCLUSIONI

Possiamo ora passare alle conclusioni. Se la caratterizzazione in senso retorico della personalità di Dione risulta, nell'economia della Vita, non certo marginale, almeno due tratti assicurano la possibilità di definire l'oratore come un filosofosofista. Da una parte la tesi, già frontoniana, relativa alla corrispondenza tra genera philosophandi e genera elocutionis, la quale allude ad un uso filosofico del magistero oratorio ed è congrua al tema filostrateo della sofistica come fnrropt.XÌ] q>t.• À.oo-0q>0vo-cx. D'altra parte, l'accento posto sulla concreta attività politico-declamativa svolta da Dione in funzione delreclificazione morale degli uomini e di un positivo intervento nelle città. Il tipo di magistero che cosi viene caratterizzato corrisponde a quello rilevato, sia pure con tono polemico, da Apollonio nello scritto a lui dedicato, quando alludeva alle µEÀ.É-tcxr. ~ 1ta.v-tcu; dionee. L'interpretazione di Dione proposta da Filostrato rappresenta dunque una perfetta esemplificazione della concezione filostratea dei rapporti tra filosofia e sofistica: la sua fortuna

FILOSTRATO

109

nell'antichità fu assai rilevante.,_ Da quanto si è detto, è agevole comprendere come essa assolva a due importanti obiettivi culturali. Per un verso, la delineazione di un magistero a carattere filosofico non esclude affatto, per Filostrato, la registrazione della strumentazione retorica su cui esso si poggia: questa, al contrario, sembra costituirne la condizione. Per un altro verso, l'interpretazione in senso politico-pedagogico dell'istanza filosofica, presente nella formula del filosofo-sofista, permette di presentare la Seconda sofistica come esperienza culturale omogenea e per di più socialmente utile, almeno nella misura in cui Dione, Favorino e altri più remoti filosofi-sofisti ne sono posti come garanti. Un solo sguardo alla moltitudine di declamatori che popolano la maggior parte delle pagine delle Vite basterebbe a mostrare quanto questa operazione, ad onta degli sforzi fatti da Filostrato per legittimarla sul piano teorico, dovesse risultare lacunosa ed equivoca de facto. Né si può disconoscere che tutta la costruzione filostratea, ivi compresa l'interpretazione di Dione, rappresenta una proposta circa lè relazioni tra retorica e filosofia concepita e parte sophistarum, in cui è vistosa l'elusione di una riflessione autonoma sulla filosofia e sui suoi specifici obiettivi. A una certa distanza storica, d'altra parte, sarebbe risultato evidente lo iato che separa il modello culturale dioneo da quello attribuibile ai "sofisti in senso proprio", con i quali, bene o male, Dione è posto in compa-

Jnnanzitutto a livello storiografico: si vedranno più avanti i rilievi antifilostratei di Eunapio e la decisa polemica di Sinesio; ma anche in seno alla tradizione retorica, che porrà, con Menandro retore, un accostamento tra Dione e Filostrato rispetto all'ideale di à.q>!Àti.a.. Del resto, la tendenza ad accomunare Dione e Filostrato è visibile anche a livello di tradizione manoscritta: talora l'opera di Dione è copiata insieme con le Vite dei so/isti (come ad esempio in V aticanus 99 (V), su cui dr. J. DE ARNIM,Dionis Prusaensis cit., I p. v e A. SoNNY,Ad Dionem Chrysostomum cit .• pp. 2,-26); talora le opere retoriche cli Filostrato, quali ad esempio le Immagini, si trovano accanto alle orazioni dionee (come in Matritensis 100). 80

110

RHETOR.IKE PHILOSOPHOUSA

gnia. Di qui, come presto vedremo, dapprima la reazione di Eunapio, poi quella, altrimenti complessa, di Sinesio. Non è dunque un caso che con queseultimo sia riproposta una di• scussione complessiva, e parte philosophiae,delle relazioni tra sofistica, retorica e filosofia, ma anche una revisione approfondita della fisionomia intellettuale di Dione, che di quel problema sembra essere ormai divenuto il simbolo.

CAPITOLO TERZO

LA 1RADIZIONE DIONEA NEL IV SECOLO

MENANDRO RETORE

In accordo con quanto abbiamo finora appurato circa la diffusione del corpus Dioneum nell'età di Filostrato sono le notizie relative a Dione desumibili da alcuni trattati provenienti da ambienti retorici della fine del III secolo. Tali scritti sono attribuiti dalla tradizione a Menandro retore, una menzione del quale sarebbe comunque d'obbligo, in questo lavoro, anche solo per il fatto che con lui è per la prima volta attestato l'epiteto Crisostomo, che la storia ha poi legato per sempre al nome di Dione: circostanza, questa, che è forse qualcosa di più che una curiosità antiquaria, in quanto permette di intravedere, dietro il plauso tributato all'oratore bitinico negli ambienti eruditi di quell'epoca, il valore di modello che la sua produzione si conquistò nelle scuole di retorica. I due trattati cui ci riferiamo hanno rispettivamente per titolo 61.al{)Eat.; "t'WV È1tt.6Et.X"t'1.xwv (d'ora in poi Tl) e 1tEpt È1t1.6ELX"t'LXW'V(d'ora in poi T2): l'inscriptio li riferisce entrambi a Menandro retore 1• Il correttore del Parisinus graecus 1741

1

I due trattati, già disponibili in Rhetores Graeci, cd. L. Spengel, Leipzig 1856, III pp. 331-446, beneficiano ora di una recente edizione: Menander Rhetor, Edited with Translation and Commentary by D. H. Russcl and N. G. Wilson, Oxford 1981 (d'ora in poi citata con la sigla RussEL-WILSON). Su Menandro cfr. J. SoFFEL, Die Regeln Menanders

112

llHETORIKE PHILOSOPHOUSA

(P) - un importante manoscritto di contenuto retorico ricorda tuttavia l'attribuzione alternativa di Tl a Genetlio: si tratterebbe di Genetlio di Petra, famoso retore del III secolo, discepolo di Minuciano e rivale di Callinico 2• L'elenco dei suoi scritti, conservato da Suda, non contiene però nessun titolo che sia avvicinabile ai due trattati in questione 3 : arduo dunque, per noi, valutare l'attendibilità di tale attribuzione alternativa. Se è vero che il problema dell'identità dell'autore non ci interessa qui direttamente, è tuttavia il caso di notare che la variante sopralineare di P (i\ rtvE8À.lov) non deve essere necessariamente liquidata come congettura. Genetlio, infatti, era troppo poco noto a Bisanzio perché uno scriba potesse proporre il suo nome senza disporre di pièces ;ustificatives: si potrebbe cosi supporre che l'attribuzione dipendesse da qualche autorità precedente 4 • Pure, va ricordato che tutte le testimonianze bizantine relative ai due trattati in questione concordano nel considerarne Menandro retore l'autore 5• Da questa incertezza, che in effetti ha diviso la critica 6, non si esce neppure ricorrendo a un esame del contenuto dei due scritti. Nessuno dei due è completo: se è evidente che Tl conclude bruscamente, in quanto non contiene la trattazione degli encomi di singoli individui, di animali e piante, neppure

fu, die ùichenrede, Mciscnhcim am Gian 1974, cui si rinvia per più lllllpie indicazioni bibliografiche. 2 Su Gcnctlio cfr. W. ScHM10, UJ. Genethlios (n. 2), in RE vn 1 (1910) coll. 1134-3.5. 3 Cfr. S""4 s.v. rtvt8À.toc; (n. 132) I p. Adler. 4 Cosi RussEL-WILSON p. 226. 5 Si leggeranno queste testimonianze in RussEL-WILSONpp. xx:x1v-

,u

XXXVI. 6

Cfr. C. Bua.s1AN,Der Rheto, Menandros und seine Scbriften,

« Abhandlungcn dcr Koniglichcn Baycrischcn Akademie dcr Wisscnschaftcn », XVI 3 (1882) pp. 1-162, il quale attribuisce Tl a Menandro

e T2 a un retore imprecisato, e W. Nnsam, Der Rheto, Menandros und die Scholien %U Demosthenes, Bcrlin 1883, per il quale Tl ~ opera di Genctlio e T2 di Menandro.

113

LA TRADIZIONE DIONEA NBL IV SECOLO

in T2 mancano tracce di incompletezza: si segnala, in particolare, l'assenza di determinati luoghi comuni, quali il 1ta.VT)e il xa.pt.ern)pl.OIXVI.OVµE'J 8 1tpoa.1.povµt8a., f.cr"t'oplru; 116lcr"t'cu; "t'O~ 6:xpoa.'ta.~ µa8ti:v lxuy6µE'JOt, olov 1tEpl 8a7>v,~"t'I,xa.l 8Eol 1tEq)UXtxcn.v m,.µ.E')..ei:o-8tu. -rCl\l àv8~, o?ov Et 'Hpa.xUovc;µvrpovtvOLµE\Iwc;mr.8oµl:vou µlv /al 't(f) .ài.t 1tpocrra:t"t'OV"t'I., a.8')..omoc; 6i v,dp "t'OV~lou 'tWVà"8p«:mwv,xa.l 'tOÙ16• I due testi si corrispondono perfettamente e si completano tra loro. Essi, mentre attestano un apprezzamento dello stile dioneo destinato a godere di grande fortuna nella tradizione posteriore, risultano assai importanti anche come documento della storia del concetto di a:q>ÉÀ.Et.a.. Esaminiamoli separatamente. Nel primo è tematizzata la nozione di y ÀvxuTr}c;,una delle possibili determinazioni dell' '1)8oc;stilistico che, nella partizione di Ermogene, costituisce la quinta delle sette idee del discorso. Secondo l'autore di T2, tre sono le strade conducono all'acquisizione della «gradevolezza» stilistica. Una è quella che ricorre a procedure narrative (6t.1}YT)µ.a."t'a.) particolari, quali i racconti mitologici o altro genere di storie riguardanti gli dei; una seconda è esemplificata dalla storia di Erodoto, ove l' T)6ovfistilistica si afferma sia in virtù dell'originalità dei racconti sia grazie alla tecnica di combinazione (cruv8Ea1.c;) delle sillabe e delle parole tra loro. La terza possibilità dipende dalla qualità intrinseca dello stile, ove si abbracci quel tipo di t;a.yytÀla. caratterizzata dall'assenza di "t'pa.xuTr)c;, dal fatto di tenersi lontana da procedure complesse quali TCEpt.66ovc; e lv8uµT)µ.a."t'a.e da risultare cosl a:n:l..; e a.q>EÀ.T)c;. Di questo stile, il genus tenue, sono considerati rappresentanti Senofonte, Nicostrato, Diane e Filostrato.

che

Ibid. pp. 411, 21-412,2 Spcngd = p. 1,s Russcl•Wilson: 1t11.P40'E~6È xal. O"UV't'6µwc; 4TCa.V't'a. TCpoa:ya.yti:v -ra.v-ta. fflXvtctXOU TiK x,ip{.-r~ µ6vov xal. TiK &~ cppoV't'~. TC«puy(vi-cur. 6l x~ xaJ. &pct -rI.XOV.

Tutto ciò contribuisce a chiarire come l'elemento di novità di questo testo rispetto a quello precedente risieda nella distinzione posta tra seconda e terza maniera, ovvero tra xa.pt.c; connessa alla pura e semplice àq>ÉÀ.ELa. e xa.pr.t; derivante da una - M~t.c;!1e?.'tETl'}6Evµ,Évr] e xixa.À.À.w1tl.ÉÀ.Euz. in senso stretto e a.q>ÉÀ.Eu·1 studiata, la quale -nasce dall'applicazione delle regole dell'arte e dall'utilizzazione non fonata né insistita degli agrémentsretorici 22• Il valore di modello riconosciuto a Dione spiega l'accostamento ai grandi socratici e ai migliori letterati del presente: accostamento già comparso nei circoli retorici con Frontone 23• C'è però un elCJ\lento importante che ·distingue la posizione di Frontone da quella dell'autore di T2. Mentre per il primo l'aggancio di Dione alla scuola di Musonio e il parallelo con i socratici avevano lo scopo di sottolineare la sintesi di filosofia e eloquentia realizzata dal bitinico, la sintesi dion~ è, per il nostro trattatista, tutta interna alla retorica. Non deve dunque trarre in· inganno il parallelo con Platone, non a caso accostat9, a

21 22

C&. quanto si è detto, supra, p. 94 n . .5.5. Per l'importanza assunta da tutto cià in Teodoro Metochita dr.,

infra, p. 307sgg. 23

Cfr .,

S#P,11 1

p. 4.5sg.

122

RHETOJlIKE PHILOSOPHOUSA

sua volta, a Senofonte: essi sono qui, come sempre nelle scuole di retorica, modello di stile e non certo maestri di filosofia. Ciò è confermato dall'accostamento istituito tra Dione e retori di professione quali Nicostrato e Filostrato, da cui si desume come l'elemento unificatore posto tra costoro risiedesse in un certo trattamento dell' i~ayy,lf.cx e forse anche nella comune predilezione per il genere letterario dell' !xq>p~, inaugurato da Nicostrato e coltivato sia da Filostrato nelle Immagini sia da Dionc :M. L'interesse di questi riferimenti è dunque duplice. Da un lato essi evidenziano la continuità della fortuna di Dione negli ambienti retorici, confermando come tra la fine del III e l'inizio del secolo seguente si situi un momento di rilievo della circolazione del corpus Dioneum; dall'altro attestano, dopo Ftlostrato, il costituirsi di un apprezzamento retorico-letterario dell'opera dionea, destinato a prolungarsi nelle discussioni stilistiche che, a partire da Sinesio, si svilupperanno nella tradizione dionea d'età bizantina.

TEMISTIO,

GIULIANO

E I CITATORI DI DIONE

Come quella di Massimo di Tiro, cosl anche la posizione di Temistio e Giuliano all,intemo di una storia della fortuna di Dione nell'antichità è necessariamente laterale: autori di estremo interesse in quanto documento delPincidenza esercitata dalle idee di Dione e della· progressiva diffusione dei suoi scritti, essi non possono essere considerati testimoni dionei in senso proprio e allo stesso titolo degli altri autori studiati in questo lavoro. Mancano infatti in Temistio e in Giuliano riferimenti di natura specificamente documentaria alla personalità intellettuale di Dione, cosl come quel confronto esplicito con un predecessore che traduce le intenzioni di una

2-'

Per Dione cfr. la testimonianza di SYNEs.Dio p. 241, 3 Terzaghi.

LA TRADIZIONE DIONEA NEL IV SECOLO

123

consapevole riflessione storiografica. Le relazioni che si riscon• trano tra costoro e Dionc sono descrivibili, piuttosto, nei termini di un complesso fenomeno di dipendenza, sia teorico che testuale, tale da appartenere, più che alla storia della fortuna, a quella dei possibili influssi esercitati dal filosofo e retore bitinico. La loro menzione in questo capitolo dovrà dunque limitarsi a quegli aspetti che offrano un punto di contatto oggettivo con gli scopi e gli interessi del nostro lavoro: ciò tanto più che una ricerca sugli influssi dionei presenti in Temistio e Giuliano rischierebbe di perdersi nello sconfinato, stante il tono dichiaratamente eclettico della formazione di questi autori e i caratteri, riassuntivi di ampie porzioni della tradizione ellenica precedente, della loro elaborazione letteraria. t bensl vero che entrambi gli autori citano, almeno una volta, il loro predecessore: questa circostanza, mentre vale a distinguerli dalle forme di compilazione, più difficilmente accertabili, di Massimo di Tiro, offre anche un sicuro punto di riferimento al lavoro della Quellenforschung.Temistio, il quale menziona Dione a più riprese, lo ricorda tra i 1tp6yovot.del1'arte retorica i quali si guadagnarono, in virtù della loro attività di declamatori, la stima e l'amicizia dei 1t(X.'ttpet;Tij(; ~aai.À.El«xc;: come Augusto manifestò il suo affetto ad Areo e Tiberio al retore Trasilo, cosl il grande Traiano predilesse 25 • Giuliano cita invece Alwv(X.'tÒv xpucrouv 't1}V y À.w't't(X.V Dione nell'orazione Contro il dnico Eraclio, indicandolo esplicitamente come una delle sue fonti: il contesto è quello di un episodio caratteristico della Diogeneslegende- l'incontro tra il filosofo cinico e Alessandro - e la formula impiegata dal-

,mu-

orat. v p. 93, 2-5 Scbcnkl-Downey: wn..>xcd of. pcc;Tiic; riic; ~ -ro~ ,qx,y~ -ra.~ Triç -rtxVl'}C; ~ov, 't'ÒV "Aptr.ov!xai:vovo J;1[kurt~, o Ti.~tpc.ot; -ròv 8pa.crulov, Tpa.i.a.~ o µiya.c; A(w-..,(x-ròv Xpvt.Ma-ocpov tcrrop(a.v xa.t "L'OÙVME~. Tiic; 6à lv -ti;> µ.fOlf>cpopiic;cpù..oa-6q>wv u t'tv8pG'wxa.t O'oq>loO''tWV à.81.trrfrrou y&voµM'Jc; xa.'t«x "L'Òµtye:8o,; xa.t "t'ÒffOt.xl)..ov Tiic; «Pt""i}c;,cf>L>..60'-tp«x'tOt; µlv 6 A T}µv1.0c; 'tOÙpo6,fl)xo:LÀ.vpa.,Eùcppcifl)C; 'tE o li; Atl'Vff"COV, xcù.4(,,,.ry o lx Bt.~ 8v hcaci)..ovv Xpuo-moµov, 'Affl>À.~ 'ft o tx Tvcivwv,oùxi'f1.cpt.Mcr~ • à.>..)..'ijv -ii. 8wv -i1.xo:L&ve,x;movJJMOV. ,:iJv yà.p 1Iv8a.y6p11.0V cpt.À.C>O'ocplo:v l;'l')~. ffOÀ.Ù "tb Babrapov ml lvqrybv Xe.t-t'«Ò'rilV m6aQ;e.t-to.à.>..M-ib µlv le; ~oinov 6 Aip.vt.0ç rnt-iO.W'E \I~xa.l A1J.LtrtPLOC; xa.l Mm.1C1Coc;, xcit l't'tpo' yi 'tl.~ 1t>..t'°'1la.,laddove la loro austerità nasconde solo ignoranza 21• Gli avversari di Sinesio concordano su un unico punto: accusano il filosofo di occuparsi di cose di nessun conto e lo rimproverano, gli uni perché non imita la loro oratoria demagogica, gli altri perché non ha « un bue sulla lingua» 22• Di qui il primo obiettivo di Sinesio: destituire di fondamento, innanzitutto, una filosofia "silenziosa", isolata dal mondo e dagli uomini; ma respingere ,anche la demagogia dei "loquaci", i quali adempiono solo apparentemente alla positiva funzione del filosofo 23• Alla polemica contro la prima corrisponderà, nel Dione, la censura della cn"(T);contro i secondi si tratterà invece di definire con chiarC2Za la nozione di Per la presentazione dei Neri dr. ibid. pp. 272, 13-273,4 Garzya. 20 Per i 6T)µo61.6ticrxa.Àot. dr. ibid. p. 272, 17-19 Garzya. 21 Per la presentazione dei Bianchl dr. ibid. p. 273, 5-20 Garzya. 22 Cfr. ibid. p. 274, 1-4: .,Aµcpw µi 'tO\nt.> 'tW 'YM} 6t.a.~E~À,T)Xti"t'OV wc;lm "t'O~ oùSevÒVTJ, tivi 24• A entrambi i gruppi Sinesio opporrà la propria originale formulazione del magistero filosofico, caratterizzato dal compito del cruvti:vcir.e dell' l>µt.ÀEi:v,e quindi dalla necessità di un positivo raccordo tra teoria e formazione di base. Di qui il secondo obiettivo. Sinesio rivendica con decisione la sua fedeltà all' !ÀÀ.1)v1.oµ6c; in campo stilistico e alla EÀÀT)Vt.XT} 61.ciywl'T)in campo culturale: lungi dal protestare contro le critiche rivoltegli, ha fatto di tutto per meritarle ancor più, redigendo un libro che sia modello di 1t0Àuµa.8E1.ci. Queste due esigenze non sono senza rapporto con il terzo obiettivo che Sinesio si assegna nel Dione. Il suo saggio si propone infatti di determinare quale sia il genere di vita da scegliere, e lo additerà senza esitazioni nel genere di vita filosofico. Tuttavia, il problema centrale che Sinesio intende affrontare consiste nel chiarire che cosa, propriamente, sia filosofia25, e in quali termini occorra definire il rapporto tra conoscenza ed espressione. La ricerca del pregio letterario rivendicata dall'autore non deve far dimenticare che Sinesio aspira a offrire precise dimostrazioni delle sue tesi. Cosl, se le questioni teoriche saranno affrontate da molteplici punti di vista, come già fece Platone nel Fedro, tutti i suoi ragionamenti mireranno a uno scopo unico e preciso: quale idea bisogna farsi della filosofial6. Come si vede, la polemica contro questa duplice categoria 1

Cfr. ibid. p. 274, 6-9 Garzya: 1tpotx-ta.1.µiv yfkp ~ l1tL -tou-;ouÀ.à:"fEWT}µ«i:a),non però del vov,;,né della 6uiv01.a, ma di una insensata opinione (66;11,; ... cii:lncou) e di una 32 deviata immaginazione (q>ttV'tClO"L~i)µ«fYrTUUVJ'lt;) • Nelle pagine successive, volte alla confutazione di tale prospettiva filosofica, il futuro vescovo definisce questi personaggi inferiori alla natura comune, benché vivaci di mente. È dunque necessario che essi ricevano l'insegnamento che Sinesio intende impartire loro, ponendosi in quella condizione, intermedia tra ignoranza e sapienza, di cui parla Platone: « infatti non siete 31 32

SYNEs.Dio p. 2.56,12-16 Tcnaghi. Cfr. ibid. p. 259, 3-16 Tcrzaghi.

SlNESIO DI CIRENE

151

esercitati (tiy,jµvcurt"01.,) e correte pericolo di precipitare in un cosa che farebbe paura abisso di sciocchezze (q>À.va.pl..oyla. e a.µdux. 11rilievo propriamente teorico del saggio attiene invece al tentativo di Sinesio di destituire di fondamento le posizioni dei suoi avversari tramite una coerente formulazione dell'obiettivo della filosofia e del suo statuto in relazione a quello della 'EÀ.À.1)\lt.X'Ì)6t.«yw"f1i.

SINESIO

E DIONE

Già da queste indicazioni può risultare come, nel momento in cui svolge una ferma critica all'oscurantismo incombente sui tempi, il messaggio del Dione non si voglia limitato alla sola cittadella pagana: al contrario, lo sforzo di Sinesio è tutto teso ad evitare il rischio di una contrapposizione frontale tra i due mondi, ovvero di un confronto condotto esclusivamente sul piano religioso 38• Ora, è proprio questo atteggiamento nei confronti del cristianesimo, unitamente all'orientamento classicistico della professione di paganesimo di Sinesio, che spiega il ricorso a Dione quale modello della 'EÀ.À.1)\lt.X11 61.a.ywYT), nonché i motivi di distacco di tale presentazione rispetto ad altre elaborate dalla cultura pagana del III e del IV secolo. Si pensi, innanzitutto, a Filostrato. 11trattamento di Apollonio di Tiana rifletteva un'utiJizzaz:i.onc dell'aretalogia e delle tradizioni di Secondo quanto osserva H. I. pp. 157-58. 38

MARROU,

Sinesiu di Cirene cit.,

154

RHETORIKEPHILOSOPHOUSA

mart1r1 finalizzata alla costruzione cli una figura di filosofo pagano tale da realizzare in se stesso una forma esemplare di "santità". Di qui l'otiHzzazione del modello pitagorico del &t~ à.VT)p,legato a personaggi dal forte alone evocativo, che torna anche nella biografia di Pitagora scritta da Giamblico e nella biografia di Aureliano della Historia Augusta, ove si prolunga il riferimento alla "santità" di Apollonia 39• Il recupero che di questi modelli fu fatto da parte cristiana è noto, ed è bene esemplificato nella Vita di sant'Antonio di Atanasio, la cui fortuna fu enorme. Tutto ciò deve essere tenuto presente per comprendere la portata polemica delle Vite dei filosofi e dei sofisti cli Eunapio, databili alla fine del IV secolo. Il recupero in senso polemico della forma del ~lo~,l 'eroificazione della figura cli Giuliano imperatore e l'aperta apologia del neoplatonismo traducevano un atteggiamento analogo a quello cui Eunapio improntava la sua opera storica, il cui contenuto anticristiano era talmente forte che, a dire cli Fozio, fu necessario pubblicarne una seconda edizione attenuata. In un periodo appena successivo, ma partendo da presupposti culturali e ideologici assai diversi, Sinesio pubblica il Dione, in cui si registra un sensibile allontanamento da forme e contenuti caratteristici della propaganda pagana d'età precedente 40•

ar.

su ciò le osservazioni di A. MoMIGLlANO, Storiografùz pagana e cristiana nel W secolo d.C., in Il conflitto tra paganesimo e cristianesimo cit., p. 106. Sul ~ &vfipe su tutta la questione dr. R. REITZENSTEIN, Das Alhanasius W erk uber das Leben tks Antonius, « Sitzungsbcrichtc dcr Hciddbcrgcr Akademic dcr Wissenschaftcn » (Philos.-hist. Klassc), I (1914); K. HoLL, Gesammelte Aufsatze zur Kirchengeschichte, .Tiibingcn 1928, II pp. 249-69. 40 Si tenga inoltre presente che la polemica di Sincsio contro il k~ à:vfipcolpisce, oltre una certa figura di saggio pagano, ancheil monaco cristiano, il quale possiede &11:ritki.a. in virtù di una imitlllio Christi; ciò chiarisce la posizione di Sinesio nei confronti del modello dell' à:11:a~ Xpl.CM'~: sulla questione dr. J. BREGMAN, Synesius of Cyrene. A Case Study in the Conversion of the Greco--Roman Aristocracy, Yale Univcrsity Ph. Diss. 1974, p. 119. J9

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SINESIO DI CIRENE

1,,

Innanzitutto Sinesio lascia cadere il tipo pitagorico dd 8Etoc; «viiP,e non solo perché, dietro Giamblico, ritorna a Porfirio, ma anche per il fatto che iÀ.À.T}vt.aµ6t;è per lui non il "paga• nesimo", da contrappone più o meno decisamente al cristiane• simo, ma, specificamente, la « cultura greca »41• Ciò è tanto più rilevante in quanto Sinesio conosce perfettamente figure di "santi" rappresentativi di idealità sia cristiane che pagane, quali Amunte di Nitria, Zoroastro, Ermete Trismegisto e Anta. nio: costoro, tuttavia, non rivendicano ai suoi occhi valore di modello, proprio perché la loro eccezionalità li pone al di là di ogni teoria della cultura 42• Cosi, egli non intende neppure contrapporre il ero~ greco al santo cristiano, sia perché il suo disegno è di ricercare un comune terreno d'intesa tra le forze più avvertite dei due campi avversari, sia perché si ispira a un concetto di •EÀ.À.T}Vt.XT) 6t.a:ywY1) il cui rappresentante non può essere un semidio. La figura di Dione di Prusa, che già da tre secoli la tradizione trattava al lume del dibattito tra filosofia e retorica, era certamente più di ogni altra in grado di simboleggiare l'ideale di sintesi culturale proposto da Sinesio, e tanto più felicemente in quanto vergine e, per cosi dire, neutrale all'interno della storiografia pagana d'intenzione apologetica. Priva di ogni alone mistico, ma anche della freddezza d'un paradigma puramente letterario, essa proponeva un ideale razionalistico dietro il quale agiva ancora il modello di Socrate. D'altra parte, non v'è motivo di escludere che il ricorso alla figura di Dione fosse suggerito a Sinesio dai termini stessi della 41

r.À.oÀ.oyla.. La prima, d'ordi un raccordo tra cpLÀ,oaocpla dine psicologico, è offerta dalla struttura dell'anima, la quale è costituita in modo tale da poter trasmettere all'esterno i concetti che in essa sono elaborati. Tale struttura permette di postulare una mutua corrispondenza tra idea e parola, e quindi di confutare i detrattori della retorica, i quali, cosl comportandosi, mostrano di possedere una lingua incapace di esprimere il pensiero 71• La parola rappresenta un dono divino, ma anche un attributo profondamente umano, in quanto consente di « dare soddisfazione a tutti a seconda che ciascuno possa fruirne»: e ciò è possibile nella misura in cui, chi abbia raggiunto • le vette del pensiero, si ricordi di essere uomo, di tutto facendo per comunicare (cruvEiva.1.) con ciascuno a misura sua 72• Il ritorno a Platone implicito nel tema sinesiano del cru'JEi:var. e dell' 0µ1.À.Eiv appare con ciò finalizzato a ribadire il rapporto di implicazione tra 6ui'Jot4 e lpµT}vEla:contro quella µf.O'oÀ.oyla

Cfr. SYNEs.Dio p. 24.5,12-14 Terzaghi: loLxt y«p oùS' !llo ,:t, ytyoviva.t. 1tp00(µ1.0V q>t.Àoa'~ i\ 1tOÀ.V1tpa:yµoavVT}yvwO"EWC;; dr. anche Io. Aeg. p. 66, .5. Per la de&.izione aristotelica dr. AilsT. meth. 982 b 11 sgg. 70 SYNEs.Dio p. 246, 21-247, 1 Tcrzaghi; ma dr. anche il passo immediatamente prcccdcntc, con il riferimento agli à.1t6pP'l)'ta.. 71 Per l'argomentazione dr. ID. ibid. p. 247, 2-14 Tcrzaghi. n Cfr. ID. ibid. p. 249, 5-8 Tcrzaghi. tlJ

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e quell'interesse esclusivo per -i-à.6«1,1Jhvt.a. 1tf'4YIJ4-i'«comune alle due categorie di avversari menzionati nell'ep. 154: ma, nella fattispecie, essa destituisce di fondamento, in primo luogo, la scelta "ontologica" dei Bianchi, i quali, riducendo la filo-sofia a intuizione intellettuale, la convertono inevitabilmente in silenzio. La seconda giustificazione della necessità della retorica potrebbe essere definita metafisica, in quanto riposa sulla considerazione della natura essenziale dell'anima e della facoltà conoscitiva propria dell'uomo. Secondo Sinesio la nostra natura (q>ua'w) non è univoca, per cui non potrà sostenere a lungo una vita volta alla contemplazione (tv &twp~): sarà costretta ad abbandonare i cieli della intuizione pura e a scendere verso il basso. Noi non siamo infatti spirito puro (a.x11pa-i-oc;\IOV~),ma spirito calato nell'anima di un essere vivente: di qui l'interesse a perseguirele più umane delle lettere, dalle quali può venire un rifugio ai tentennamenti della natura. « Taie è dunque la bellezza delle lettere: esse non si abbassano sino alla materia (1tpò~vÀ:rrv),non immergono l'intelletto nelle forze più basse, ma concedono di sollevarsi nel più breve tempo e di risalire all'essenza (Et6c; della natura, né vorranno tenersi senza tentennamenti alla contemplazione (8Ewpla.v),fingendo cli essere perfettamente imperturbabili (à.1ta.8E~),quasi dei in piccoli corpi. [ ... ] L 'imperturbabilità (à1ta.81r.a.} è in Dio per natura: gli uomini invece possono divenire moderati nelle passioni (µt"t'pt.01ta.8iCc;) ove sostituiscano al vizio la virtù. E fuggire la dismisura, anche questo potrebbe essere l'obiettivo del saggio »76• La letteratura e la retorica si rivelano dunque necessarie ove ci si preoccupi cli definire le relazioni tra vo~ e Àoyoc; sulla base cli una teoria rigorosa, la quale mostri l'intrinseca razionalità della 1ta.r.6dct77• La celebrazione del primato della E>..>..11vr.xii 6r.ctyw'Y'liinteragisce cosi con le istanze propria0

Tutta l'argomentazione si legge a p. 250, 2-13 Tcrzaghi. Cfr. SYNEs.Dio p. 250,7-9 Terzaghi, ove si dice: Et· St Myot.EV, ra'tWV a:V'tt8e:wvfJ aocpwv'tE xa.tOe:lwv&:v6pwvXClVVOT. xcit &:ì.,a.~6VEr.O"tr.XT), Diane, iniziata la sua carriera come sconsiderato sofista (à:yvwµov~ aocpr.O"tou),la concluse come filosofo, e più per il volere del caso (-tvx11) che per sua propria intenzione (yvwµn), come egli stesso ebbe a narrare 88• Vale la pena di rilevare innanzitutto un punto. Vuoi perché spinto da ragioni polemiche, vuoi perché interpreta i passi filostratei alla luce del significato che, per lui, rivestono i termini 11ocpr.O"'tT)ç e q>r.À.611ocpoç, Sinesio non sembra aver colto il significato più profondo della concezione filostratea del filosofo-sofista. La quale non indica tanto una crasi tra contenuto di pensiero (filosofico) ed espressione (sofistica), ma riposa su una fondamentale opposizione tra "sapere-forte,, del sofista e "sapere-debole" del filosofo. Per Filostrato, Dione fu si un filosofo, ma avendo assunto il trattamento sofistico dei discorsi, mercè il quale si realizza una xa.-ta.À.T)"'r.ç O'a.q>Tiç -tou 89 • moç, fu necessariamente tenuto lv 66;n -toO 11oq>r.O"tEVO"a.r. Niente di tutto ciò in Sinesio. Questi, trascrivendo i passi filostratei delle Vite dei sofisti, mira piuttosto ad aprire progressivamente la strada alla propria personale interpretazione della biografia intellettuale dionea, tematizzando con forza il nodo concettuale che essa, ai suoi occhi, rappresentava. È cosl che, da questo primo elemento di dissenso, Sinesio si affretta a trarre una serie di importanti conseguenze. Già Eunapio

Cfr. In. ibid. pp. 234, 8-235, 3 Tcrzaghi. Sincsio rmv1a a Dm UfRYSOST. oral. XIII 1 sgg. • 19 Per tutto ciò cfr ., supra, pp. 88-90. 11

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SINESIO DI ClllENE

aveva introdotto, in funzione anti6lostratea, la nozione di E1tt.'t'TJ6Evµa., e a questa nozione può essere avvicinata quella sinesiana di 1tpoa.lpEcr~: entrambe rappresentano embrionali categorie storiografiche. Sinesio può cosi sostenere che sarebbe stato dovere di un biografo rilevare la duplicità di vita e di attività (61.1tÀ.()T)) dionea, astenendosi dall'annoverare il Crisostomo nel gruppo di Carneade e Eudosso. Qualsiasi artrattato da costoro si consideri, esso gomento (V1t68E01.v) risulterà filosofico nel contenuto ma svolto alla maniera sofistica (croq>t.CT't't.XWT.À.6crrxp0t;-aocpt.m)c;. Secondo il futuro vescovo, Filostrato, trovandosi a difen• dere Dione dall'accusa di aver scritto un Encomio del pappagallo, non trova, paradossalmente, altra giustificazione che accentuare in lui la dimensione sofistica, dichiarando che è compito del croq>T.tnT)c; non trascurare neppure questi argomenti. D'altra parte, l'oscillazione tra punto di vista filosofico e punto di vista sofistico, giustapposti senza reale sintesi tra loro, lo porta a considerare, nel proemio delle Vite, Dione come un filosofo che solo immeritatamente fu considerato sofista, e a confessare, nella Vita di Dione, la propria incertezza sulla definizione che spetta all'attività letteraria svolta dall'oratore. Ora - ed è questo il punto che, al di là delle sue stesse forzature nel riportare i giudizi di Filostrato, a Sinesio interessa sottolineare - l'affermazione filostratea secondo cui Dione, filosofo, ebbe fama di sofista, si potrebbe con qualche legittimità sostenere solo a patto di mostrare che tutta la produzione dionea riveli l'atteggiamento di un filosofo in ogni momento della sua vita rispettoso della filosofia: ma è proprio questo che non è possibile fare, come dimostrano il xa:tà. --i:wvq>T.À.00'6q>Wv e il 1trxx; MoVt.a'Tr)ç., tanto più che l'attacco alla filosofia levato nei due pamphlets non era disgiunto da un uso consapevole del magistero retorico, avendo l'oratore lavorato con grande impegno di scrittura e utiHzzato tutti gli artifici della tecnica 91• Ma il futuro vescovo ha una risposta pronta, nella quale si rivela, tra l'altro, l'assunto teorico su cui riposa la sua dichiarazione: « lo credo infatti che egli, avendo una forte personalità, ed essendo convinto che meglio valesse vivere secondo le vedute comuni (m"t'à. "t'rL~ impiegata da Sinesio per caratterizzare l'atteggiamento nei confronti della filosofia assunto da Diane nei due pamphlets. Risulta da tutto ciò: 1) che Sinesio interpreta il contenuto dei pamphlets alla luce del significato teorico che le nozioni di filosofia e sofistica rivestono nel suo scritto; 2) che il contenuto dei due scritti dionei appare al futuro vescovo, proprio per questa ragione, antitetico alla propria concezione della filosofia e perfettamente aderente alla propria valutazione della sofistica. Questi punti vanno messi in chiaro per valutare adeguatamente la testimonianza sinesiana e per ricostruire con un minimo di obiettività il presumibile contenuto degli scritti dionei perduti. All'uopo disponiamo, fortunatamente, di qualche altro elemento di giudizio. Sinesio dichiara, e lo sottolinea con

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Si segnala l'interpretazione tradizionale (che si ritrova in C. MilnlA, Les moralistes sous l'empire romain, Paris 18723, e poi in .AINIM pp. 150-52), secondo cui i due opuscoli sarebbero da considc-rarc esercitazioni retoriche, e l'interpretazione moderna (che risale a A. MoMIGLIANO, Dio Chrysostomos cit., p. 2,s), la quale rivendica ai due scritti un concreto significato politico: su questa linea è anche P. DEsmER.I,Diane cit., pp. 62 e 67.

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IUD!TOIUKE PHILOSOPHOUSA

forza, che Diane non si applica agli argomenti prescelti per esercizio cli scuola, ma che scrive con piena convinzione. Egli inoltre ci informa che, in alcuni suoi scritti, Dione aveva attaccato Socrate, 7.enone e i loro seguaci, considerandoli rovina della città e dello Stato, e quindi meritevoli cli essere cacciati da ogni mare e terra 105: con ogni probabilità si ha qui una allusione allo scritto Contro i filosofi. L'intenzione antistoica dell'opuscolo può considerarsi sufficientemente sicura: la polemica poteva implicare dissenso nei confronti dell'opposizione politica svolta, nell'età di Vespasiano, da filosofi stoici e cinici, come confermerebbe il rilievo sulla rovina dello Stato e delle città addossata a quei filosofi. Tuttavia, che il f,TrtopruEw costituisse uno dei temi cli fondo affrontati da Dione in questi opuscoli è attestato da Sinesio in un passo in cui è evidente la polemica contro interpretazioni restrittive, cli stampo filostrateo, del magistero dioneo. Egli cosl si esprime: « Io credo infatti che Dione, avendo una forte personalità ed essendo convinto che meglio valesse vivere secondo le vedute comuni che secondo la filosofia, pensasse che anche la retorica potesse servire la verità. Perciò la sua orazione Contro i filosofi fu scritta con grande impegno, senza limitazioni e senza rifuggire da alcun artificio retorico. Anche l'altro discorso, A Musonio, è di tal fatta: Dione non si applica all'argomento per esercizio cli scuola, ma scrive per convinzione » 106• Va notato, a questo punto, che l'attenzione di Sinesio è attratta in non secondaria misura dal contenuto propriamente retorico di tali opuscoli, come mostrano le analisi dedicate al Contro i filosofi, cli cui Sinesio sottolinea la prossimità ai canoni della retorica moderna un. Questi rilievi, che sarebbe un errore trascurare, attestano lo stretto raccordo posto da Dione tra magistero retorico e azione culturale: in questo senso, essi suggeriscono che i due pamphlets si inserissero nel quadro del contrasto tra filosofia e 105 Cfr. SYNES. Dio p. 238, 7-12 Tcrzaghi. 106 ID. ibid. pp. 236, 22-237,6 Tcrzaghi. 101 Cfr.

ibid. pp. 242, 1.5-243,12.

SINESIO DI ClllBNE

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retorica di cui anche gli indirizzi a Dione di Plutarco offrono esempio••. Ciò indica che Sinesio, interpretando quegli scritti in chiave retorica, ha colto un elemento centrale del loro tessuto: cosi intesa, anche la sua affermazione circa un contenuto anti6losofico dei pamphlets risulta sosumzialmente legittima. 2 probabile, peraltro, che l'elemento ideologico della polemica antifiloso6ca dionea implicasse una presa di posizione a carattere politico, senza che ciò significhi che questa costituisse la sola istanza fatta valere nei due scritti. Quanto infine all'esilio, Ct'Cdiamodebba colpire l'assoluta censura, operata da Sinesio, sulle cause dell'evento e sulle forme in cui esso si espresse. La cosa appare tanto più singolare ove si consideri che, stando proprio al Dione, Sinesio doveva disporre di tre tradizioni relative all'esilio: quella dionea (Sincsio legge infatti le opere del Crisostomo), quella 6lostratca (Sinesio legge e discute le Vite dei sofisti), nonch~ la tradizione che, presentando l'esilio come evento centrale della biografia dionea, distingueva tra scritti composti 1tpòTric; cpvyii~ e scritti composti µt't'à. Tr)V q>UYT)V.Ora, quanto alla prima tradizione, si deve ricordare che, allorché parla dell'esilio, Diane orienta i propri riferimenti autobiografici in due direzioni. Talora sembra porre l'esilio in rapporto all'assunzione dei compiti del filosofo, il quale riflette sulla natura del bene e del male e offre l'aiuto del suo insegnamento alle genti cui si avvicina; talora, invece, una vicenda centrale della sua vita è presentata come conseguenza di una coraggiosa presa di posizione antitirannica, ed implica una dimensione decisamente politica al livello dell'azione 1°'. ~ agevole constatare come Sinesio si allinei al resoconto della prima tradizione 110 e ignori altre pagine dionee per lo stesso motivo per cui respinge la tradizione lucianca: la presentazione di un Dione martire della libertà politica avrebbe •• Cfr., supra, pp. 32-3,. io, Cfr. rispettivamente Dio CIDYSOST. o,at. XIII 1 e orat. XLV 1. no Cfr. SYNEs.Dio pp. 235, 1-3; 237,6-10; 237,20-238, 1 TCrRghi.

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cozzato contro l'immagine di un tiyvwµ.wv aocpt.a"'tT)~ non ancora dedito alla filosofia, e seriamente compromesso tutta la successiva costruzione dello schema della ''conversione''. Sinesio scelse cosi di accettare, nella sostanza, la tradizione filostratea (la quale, sottraendo all'esilio ogni significato politico, non disturbava la creazione di una fase giovanile a carattere sofistico della biografia dell'oratore), innestando su di essa i riferimenti dionei, accuratamente selezionati, del tipo di quelli presenti nell'orat. XIII (per i quali si poteva parlare, a differenza di Filostrato, di un'effettiva q>VYTJ, non però necessariamente determinata da cause politiche): stese un velo su cause e motivazioni di tale vicenda, presentandola già nell'alone di una trasfigurazione letteraria. A questo esito fu tanto più naturalmente condotto in quanto la negazione filostratea del della vicenda esilica gli consigliava estrema carattere di q>VYTJ prudenza nel trattare tale materia: trasformò cosi l'allontanamento di Diane da Roma (di cui parlava Filostrato) e i trascorsi predicativi dell'oratore (facilmente desumibili dall'orat. XIII, e già illustrati da Filostrato) in una q,u-rfi avente i caratteri di una µE"t'a.8Ea~ dalla retorica alla filosofia. La distinzione della produzione letteraria dionea in scritti 1tpò 't1]~ q>vyii~ e scritti µ.E'ttx.'t'Ì]v q>VYT)V, nota a Sinesio, foml all'autore un ulteriore punto d'appoggio al suo schema. Resta ora da chiedersi quale valore si debba riconoscere alla bipartizione dell'attività letteraria dionea affermata da Sinesio, e ove risieda lo specifico di tale distinzione rispetto a quella posta in seno alla biografia intellettuale del Crisostomo. Ciò è tanto più necessario in quanto i due diversi piani su cui Sinesio fa valere _la sua tesi risultano per lo più confusi da parte degli interpreti, con la conseguenza che proprio le analisi dedicate agli scritti dionei sono state trascurate o non sufficientemente apprezzate. Al contrario, proprio queste analisi permettono di cogliere l'aspetto più autentico delle riflessioni dionee di Sinesio, individuando il nodo in cui egli ha unito il modello culturale dioneo e la propria visione della •EÀ.À.T)Vt.XT} 6t.a:yYT).

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Il primo punto da sottolineare con forza è che una distinzione in seno agli scritti dionei è posta da Sinesio innanzitutto sul piano dell ,tpµ11vdct, ovvero sul terreno propriamente stilistico. Da un lato ci sono gli argomenti sofistici ('tà.~ aoq>1:,a-tr.xàr.a-rr.xcitwo8ÉO'E~ e dell'eloquenza moderna) Diane si muove sul piano della pura cpwvi), laddove nel secondo (quello delle 1t0Àr.'tr.xcitv1t08ÉaE~ e dell'eloquenza arcaica) egli abbraccia l'impegno di una 1tpoctlpEar...awc; !À.'l}C;livo,rtc« 6i.a.xa~. se a suo tempo

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RHETOJUKE PHILOSOPHOUSA

in Sinesio, sul piano della 6uivot.a.stessa, ove genera una distinzione, corrispondente e complementare alla precedente, tra contenuto retorico e contenuto politico, e quindi tra opera caia>v1.0") retorica e opera politica. Se si tiene conto del significato tecnico che la coppia 6uivot.a.-lpµT)VEl« e le espressioni wo8Éa'Ett;,1t0À.t.1:r.xaL Ù1to. f.6Éa.t.,:wvwo8iau.>v, uoq,r.a,:r.xa.L 9écntt; rivestono in questi contesti, è agevole riconoscere qui una distinzione tra opera letteraria e opera filosofica, considerate sia in rapporto al contenuto che alla forma in cui effettivamente si esprimono 114• Ma tutto ciò implica importanti conseguenze. Se è infatti chiaro che, in virtù delle equivalenze precedentemente poste, l'opera letteraria coltivata da sofisti e retori coincide con il piano della pura qx,.>vrJ, è altrettanto chiaro che il discorso filosofico presenta due caratteri specifici. Esso consegue tanto ali'assunzione di una ben determinata intenzione culturale (1tpoalpm,.t;), quanto all'adesione al modello dell'eloquenza arcaica. La filosofia che Sinesio vede realizzata negli scritti maturi di Dione appare cosi definita dalla reciproca implicanza di tre piani. Quello morale, ben visibile nel privilegio in cui si esprime l'eleaccordato alla nozione di 1tpotilpecn.c;, mento soggettivo di distinzione tra filosofia e sofistica; quello politico-pedagogico,operante nel progetto di reaHnazionc della 1tar.Sda e nell'attività di .a,ediazione culturale che il filosofo

114

Cfr. ID. ibid. p. 243, 13-18 Tcrzaghi. Su questo pasao cfr. anche, infra, p. 279 sgg. 2 bene precisare, per evitare equivoci nell'interpretazione (come accade a P. DESIDERI, Il Dione cit., in particolare p. 577) che, nel linguaggio del Dione, le espressioni 1toÀ.t.-rt.xaL imo8i.119• Si è già visto come la polemica nei confronti della valutazione filostratea dell'Euboico si accompagnasse a una ben precisa interpretazione del contenuto filosofico dello scritto, letto nella prospettiva del concetto neoplatonico di µE'tpt.01ta.8ELCL. Possiamo ora aggiungere che essa implica, ulteriormente, un'opera di critica filologica: rivendicando il carattere filosofico dell'Euboico, infatti, Sinesio mira tanto a sottrarre ogni credibilità all'interpretazione fìlostratea di Dione, quanto a fornire elementi di critica e di giustificazione relativi ai criteri editoriali sottesi all'edizione dionea in suo possesso. Letto in quest'ottica, il passo citato consente di trarre tre importanti conclusioni: 1) Sinesio conosce per intero l'Euboico; 2) egli legge le orazioni Sulla regalità, non menzionate da Filostrato, nella loro interezza e come unite in un unico corpus; 3) l' esemplare dionea noto a Sinesio presenta le caratteristiche di una edizione costituita di corpuscula riuniti da un curatore sulla base di indicazioni desumibili dal Nachlassdioneo: lo conferma che, mentre indica l'opera del coml'espressione or.'ta:t'tovttr; pilatore in questione, suggeriscel'esistenza di altri e diversi ordinamenti del corpus Dioneum. Il problema di pervenire a un ordinamento razionale delle orazioni dionee doveva essere centrale per i primi editori, i quali, non disponendo di uno specimen dovuto a Diane stesso, realizzarono edizioni in cui grande peso ebbero criteri personali di selezione e disposizione del materiale. Cosl, se si desi-

119

ID. ibid. pp. 239, 17-240, 2 Terzaghi.

SINESIO DI CillENE

19.3

dera avere un'idea dei criteri editoriali adottati nell'epoca di Sinesio, si tenga presente che il filosofo trovava una giustificazione alla collocazione dell'Buboico come oral. v - subito dopo, cioè, le quattro Sulla regalità- in una argomentazione di critica interna. Nella quarta Sulla regalità, infatti, Dione distingueva quattro generi di vita, cui presiedono altrettanti 6alµovu;: b cp1.À.oxP1iiux-tot;, 6 a1t0>..avcrtr.xo;,6 cpLÀ.O'tL~.Il quarto e ultimo, 6 e(xppwvxat GOLD, Tbe Nlllure di., pp. 81-96 e 182, il quale riprende e precisa una classificazionegià proposta da T. 1-Uoo,Photios cii., pp. 160-83. 4

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205

suo vagabondare traversò molte terre. Guadagnò fama per l'abilità mostrata nei suoi discorsi, ma soprattutto in quelli che dispongono gli uomini a correggere i loro costumi. Fiori nell'età dell'imperatore Traiano, in compagnia del quale trascorse molto tempo: da questi ottenne amichevole accoglienza e onore al più alto grado, al punto di sedere accanto a lui nel carro imperiale. Dione era figlio di Pasicrate: fu sofista e filosofo di professione. Si è detto che Dione ricercava una tale solennità di contegno da fare sovente il suo ingresso in pubblico coperto di una pelle di leone. Da lui sgorgava un eloquio quieto ma fermo. Tranquillo, ma non indolente, nell'andatura, tutti gli altri suoi gesti erano in accordo con quella. Aveva un fisico magro e non era alto di statura •'. Prima di procedere all'identificazione delle fonti sottese all'estratto, è bene tenere presente un dato su cui più avanti avremo occasione di tornare: poiché Fozio legge direttamente ben ottanta orazioni dionee, è evidente che da questi scritti può desumere rilievi biografici e materiali stilistici atti a rivelargli la cifra dell'arte di Dione. Tuttavia, va segnalato che la maggior parte dei materiali biografici riportati nella nota

s PHOT. Bibliotheca 209 pp. 165 a 31-165 b 4 Bckker = p. 106 Hcnry: 'Avl-yvwv Il. l w v o t; ~1.~À.l.ov l'J )..6yoi.t;1t'. "Ecrtt. µ.!v Ti)v 1ta'tpl6a IlpoVO'atuc;,cpvyàç 6' lyty6vtr. 'tctO't'1]c; -rupawl6oc; bx)..lvwv lTCij)..Ot 1t>..a.vwµ!Voc; yijv. 4E~I.Ò1.À.6aoq>0~, il rilievo sulla cn:µv6-t1Ke come aoq>I.O"'t"riç sull'abbigliamento, la descrizione fisica, il riferimento cronologico a Traiano e l'aneddoto del carro imperiale. L'estensione più ragguardevole della nota foziana non dipende da una maggiore abbondanza di materiale biografico 11, quanto dai caratteri di una scrittura più diffusa. Due soli rilievi di Fozio non trovano riscontro in Suda: la proposizione introdotta dal termine 6E;1.6~.relativa all'abilità oratoria di Dione, e quella relativa ai caratteri del suo elointrodotta dal termine q>WVT}, quio. È noto, d'altra parte, che la maggior parte del materiale biografico utilizzato nella Bibliotheca deriva dalla stessa fonte da cui dipendono gli articoli biografici di Suda, ovvero dall'epitome dell'Onomatologon di Esichio, compilata, secondo la più recente congettura, da Ignazio il diacono tra 1'843 e l '84 5 12• Si deve dunque concludere che anche nel caso del codice dionea la concordanza tra la Bibliotheca e Suda rivela la comune utilizzazione di quella fonte. All'Epitome di Esichio, del resto, Fazio allude apertamente non solo in vari luoghi della Bibliotheca13, ma anche in un periodo del cod. 209 che costituisce la transizione tra la nota biografica e la sezione di aitica letteraria; è notèvole, qui, il q>a.alche introduce il passo, in quanto si tratta dell'espressione abitualmente usata da Fozio per riferirsi all'autore dell'Epitome: « Si dice che egli abbia scritto molti discorsi e di diverso genere: ma quelli di cui noi siamo venuti a conoscenza

10

Per la menzione di tale epiteto da parte di Fozio cfr. il testo citato nella successiva nota 14. 11

Come già rilevò G. WENTZEL, Die griechiscbeUebersett.ungde, Viri inlustrcs des Hieronymus, Tcxte und Untcrsuchungcn, XIn 3 (189,5} p. ,,. u Cosi W. T. TREADGOLD, The Nature dt., pp. 31-32. 13 I luoghi sono raccolti da W. T. TREADGOLD, op. cit., p. 58.

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RHETORIKE PHILOSOPHOUSA

ammontano al numero cli ottanta. Crisostomo è l'appellativo che i suoi discorsi gli hanno fatto dare da parte dei contemxa.t 1to1.xl>..01. >..6yot. poranei » 14• Ora, quali sono questi 1to>..>..ot che Fozio tiene a menzionare, ma che non si identificano con le ottanta orazioni più avanti descritte? Fozio precisa che tali orazioni sono la sola parte dell'opera dionea di cui egli abbia avuto conoscenza diretta, rendendo con ciò chiaro qualcosa che era già intuibile, ovvero che quei « discorsi numerosi e di genere diverso » gli sono noti solo attraverso la menzione che doveva trovarne nell'Epitome. L'identificazione di tali scritti viene, ancora una volta, dal raffronto con Suda, che ha il merito di aver conservato memoria di quattro trattati (Se l'universo sia co"uttibile, Encomio di Eracle contro Platone, In difesa di Omero contro Platone, Sulle virtù di Alessandro) ascritti a Diane nell'Epitome 15• È noto che queste opere sono andate perdute, come molte altre di Diane: il corpus tramandato coincide infatti con l'edizione dionea nota a Fazio, e le ottanta orazioni descritte nel cod. 209 sono le stesse che leggerà più tardi Areta, dal cui esemplare dionea deriva tutta una famiglia della nostra tradizione manoscritta. Il riferimento alle opere, ricordate da Suda, la cui menzione era contenuta nell'Epitome di Esichio, è dunque un'ulteriore prova, finora non rilevata, dello scrupolo di recensore di Fazio. Il futuro patriarca ne teneva conto redigendo la sua presentazione di Dione, pur non leggendole nel suo manoscritto dionea: ma proprio per questa ragione le discriminava da quelle di cui

14

PHOT. Bibliotheca 209 p. 165 b 5-8 Bckker

= p.

106, 21-24 Hcn-

ry: Tou'tOVn:oÀ.À.ovc; q>ao1. XtXL n:ot.xlÀ.ovc; -yplitl,a.1. )..byovc; • oL 6"Etc; 'i)µt-rtpavcp8aaa.vtt,;'Y"JWO'l,V 'tÒV n;' t-Jt)..'fu,ouv àpc.9µ6v.Xpu~oµov

s·Clv-tÒV of. Myo1. -rii xa.-r'a.v"tÒV-ytveq. 6t6wxa.aw !1tovoµti~w. 15

Inesatto è dunque il tentativo di identificazione di tali n:oÀ.À.oL xa.L1t01.xlÀ.01. )..6y01.avanzato da -G. LEoPA.IDI, De Vita et Scriptis cit., p. 41, il quale pensava a discorsi, non pervenutici, di cui lo stesso Dione fa menzione nei suoi scritti e alla ws Essenorum citata da Sinesio.

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ebbe personale conoscenza, confermando cosl quanto la critica moderna ha stabilito, ovvero che le ottanta orazioni descritte nella terza sezione del codice sono state da lui effettivamente lette. Chiarito il problema delle fonti, giova ora procedere all'esame dell'ultimo quesito sollevato dalla nota biografica foziana. Si è visto che due unità informative relative all'abilità oratoria di Diane non trovano riscontro in Suda. Si tratta, per di più, di due giudizi a carattere letterario piuttosto che biografico. Siamo ora in grado di concludere che, non solo per il mancato riscontro con Suda, ma soprattutto per il fatto che eventuali giudizi stilistici contenuti nell'Epitome di Esichio dovevano comunque appoggiarsi a scritti dionei ignoti a Fazio, le due unità informative non possono derivare da quella fonte. Ci sono solo due possibilità: che esse provengano da una sorta di nota introduttiva alle orazioni dionee eventualmente compresa nell'edizione posseduta da Fazio, oppure che il futuro patriarca le abbia formulate in base alla sua personale lettura degli scritti di Dione. ! questa seconda ipotesi che merita maggiore credito: lo conferma l'omogeneità della terminologia tecnica, d'orizzonte retorico, impiegata qui da Fozio con quella che compare nella sezione di critica letteraria del codice 16• Tutto ciò indica come il cod. 209 non sia una pura e semplice "scheda", ma, come anche altrove nella Bibliotheca, una sintesi più complessa che, già dall'analisi della nota biografica, rivela le ambizioni cli una piccola monografia critica. Alle informazioni attinte a fonte qualificata, Fazio ritiene necessario aggiungere giudizi personali ricavati dalle proprie letture, tali da schizzare una presentazione generale dell'uomo e del letterato: insieme a una preHmioare valutazione dello 16 t quanto si desume da un raffronto, per il quale si utilizzerà l'lndex rhetoricus Photianus e il capitolo sul cod. 209 di E. 011.TH, Die Stilkritilc des Photios, Leipzig 1929 (con molte riserve si dovranno invece giudicare le conclusioni di tale studio); ma sulla terminologia retorica foziana si veda più avanti la nostra analisi.

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RHETORIKEPHILOSOPHOUSA

stile (cpwvi'))dionco, essi offrono anche una indicazione di massima circa l' fi8~ che lo definisce. «Carattere,., si badi bene, nella duplice accezione semantica del termine greco. "'H8oc;è infatti un concetto filosofico - designante il carattere dell'uomo, colto nel comportamento e in ogni atteggiamento che virtualmente esprima un'inclinazione o una qualità morale - ma è anche, secondo Ermogene e la tradizione che da lui dipende, una delle sette t6Éa.r.dello stile, e dunque categoria estetica 17• Nella tradizione retorica antica, del resto, la riduzione delle t6ta.r. -rou À.oyova paradigmi generali non traduce solo valori letterari: la caratterizzazione dello stile di un determinato autore esprime, quando questo sia particolarmente significativo, anche la cifra della sua persona morale: dimensione estetica e dimensione etica tendono cosl a fondersi, e sovente sono espresse dal medesimo vocabolario tecnico. Cosi, per Fozio, Dione è abile (6E~r.6ç)non solo in quanto è capace di comporre discorsi ordinatamente disposti, ma anche perché tali discorsi, in virtù del loro contenuto morale, sono tali da indirizzare e disporre gli uomini a correggere i loro costumi. Parallelamente, la caratterizzazione della cpwvri di Dione rivela un ideale di moderazione che si avrebbe torto a non solo considerare solo estetico: essa è difatti CTta.8Epa: perché quieta e determinata dal punto di vista stilistico, ma soprattutto perché costante e stabile, e quindi «ferma•, vicina a un significato di nobiltà (cnµvOTJ)c;)tanto estetico quanto morale 18• La medesima compresenza di piani può essere ravvisata negli altri rilievi espressi da Fozio. Significativa è, ad esempio, la descrizione dei gesti oratori (xr.vi)µa.-ra.),

17

Su ii8oc; in Ermogene cfr. de ideis pp. 320, 17-322,3 Rabc. Sul significato dell'aggettivo cr-ra.8Ep6c; in Fazio cfr. G. L. KusTAS, The Uterary Criticism o/ Photius. A Christian Definition of Style, « Hcllenika>, xvn (1962) p. 142. Sulla nµv6"t'11c;dr. HEltMOG. de ideis pp. 242. 22-254,21 Rabc, nonché le osservazioni di G. L. KusTAS, l:Eµv6't'T}c; and IlEpt.~OÀ.1), in Studies in Byuntine Rhetoric, « Analccta Vlatadon,. 17, Thessaloniki 1973, pp. 127-58. 18

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FOZIO

congrui cioè a quell'aspirazione all'ardefiniti oòx a.auµcpw'Va., monia che sembra tralucere da tutta la presentazione dionea offerta da Fazio: ma degna di nota è anche la caratterizzazione dell'incedere (aa.6tnµa) dell'oratore, espressa da una struttura linguistica in cui la modalità rappresentata da Diane traduce un ideale del giusto mezzo. In analoga prospettiva dovranno essere lette le notazioni, solo apparentemente insignificanti, relative all'aspetto fisico dell'oratore, nelle quali non sarà azzardato riconoscere una intenzione fisiognomica 19•

DIONE

E LA CRITICA LETTERARIA FOZIANA

L'informazione relativa a Dione non si riduce dunque a una nota erudita ma, già nella sezione biografica del cod. 209, è finalizzata alla presentazione di un "tipo,,, letterario e umano allo stesso tempo. Abbiamo altrove osservato come, con ciò, Fazio affianchi una estetica del xa.pax-n,p a quella, più astratta e formale, dell' t6Éa.20• Possiamo ora aggiungere che tale procedura si prolunga decisamente nella seconda sezione dell'articolo dedicato a Diane, ove la coppia t6Éaxapax-nip è esplicitamente menzionata. Qui, in sostanza, il futuro patriarca sembra tenersi in equilibrio tra una rigorosa applicazione delle categorie retoriche ermogeniane e un felice ricorso alla propria originale sensibilità estetica: in virtù cli tale sintesi, Fozio supera decisamente quel tanto di scolastico

19

Per la fisiognomica cfr. E. C. EvANS,The Study o/ Physiognomy in the Second Century A. D., « Transactions Amcrican Phil. Association •• LXXII {1941) pp. 96-108. 20 Per questa distinzione cfr. W. ScHMin, Zur antiken Stillehre aus Anlass von Proklos Chrestomatbie, « Rhcinisches Museumi., XLIX (1894) pp. 131-61 (in particolare p. 1'2 sgg.). Sviluppano tale indicazione G. L. KusTAS,The Literary Criticism cit., p. 145 e A. BKANCACCI, Il cod. 209 cit., pp. 148-51.

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IUIBTORIKE PHILOSOPHOUSA

e di schematico implicito !lella tradizione retorica bizantina di stretta osservanza formalistica. Si legga, intanto, la sezione di critica letteraria del cod. 209: « [O] La maggior parte dei discorsi a me noti apparten-

gono, come dicevo, al genere deliberativo: ma, come è naturale, intrecciata con il genere deliberativo, anche la produzione di tipo forense - e tra tutti i discorsi soprattutto il Rodiesemostra che l'eccellenza di Dione è altrettanto grande anche in questa branca dell'oratoria. [ 1a] In effetti Dione è cogente nello sviluppo dei ragionamenti, possiede la qualità della concisione, almeno in rapporto al suo personale stile oratorio, ed è ricco di una intensità combinata con la facondia. [ 1b] Egli eccelle nel fornire esempi tratti dalla storia e vi abbonda in ogni luogo, sia attingendo a materiali di svariata natura sia egli stesso componendoli appropriatamente. Ma soprattutto egli si compiace di intrecciare con narrazioni mitologiche le sue esortazioni, e questa sembra, altresl, la ragione per cui Diane ricerca la semplicità. [le] Difficilmente, infatti, si potrebbe trovare che Dione, seguendo l'esempio di Platone, si avvalga di miti che conferiscono elevazione e magnificenza al discorso, come invece avviene nel Boristenitico.In realtà, come ho appena detto, nella maggior parte dei casi egli è semplice nei concetti e le sue espressioni sono usuali e aderenti al linguaggio comune; cosl, la sua tecnica di composizione non ricerca innovazioni né in direzione di uno stile profondo né in direzione di uno stile ornato. [2] Inoltre, per quanto riguarda la scelta dei termini e la loro connessione, ci si potrebbe aspettare che lo scrittore abbia mirato alla chiarezza: ma la sua abitudine di tirare per le lunghe la conclusione di un pensiero e il fatto di fare uso, per lo più, della ripetizione nella costruzione del discorso, lo esclude in non piccola misura da siffatto principio stilistico. Tuttavia tali cose costituiscono una varietà della forma e un carattere particolare dello stile, ma non sono, verof;imilmente, indicazione di censura. Pure, il suo modo di prolungare a dismisura i proemi, ovvero la sezione che tiene luogo di proemio, non lo sottrae all'accusa di aver sostituito al modello politico e al modello prosastico quello proprio della conver-

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FOZIO

sazione, nel quale era scivolato, e di foggiare, per cosl dire, la testa più grande del resto del corpo i. 21• L'assunzione di Dione a oggetto di analisi retorica va parallela a una forte strutturazione della pagina, costituita di due sezioni principali. La prima, di cui conviene intanto occuparci, accoglie tre brevi incisi, rispettivamente dedicati a una analisi formale (la), contenutistica (lb) e a un giudizio riassuntivo dello stile dioneo (le): essi sono preceduti da un rilievo tassonomico (O), volto a offrire una classificazione preliminare della produzione letteraria di Dione. In forza di tale classificazione, gli scritti dionei noti a Fozio sono divisi in due gruppi, il cruµ~ouÀ.Ev-r1.xòv yivo~ e il 61.xciv1.xòv yÉvo~: PHoT. Bibliotheca 209 p. 165 b 9-39 Bekker = pp. 106, 25-107, 27 Henry: "Ecrrt.µiv ow, &mplq>'J)V,-rò 1tÀ.nVWE¼ 6Lb>xe:i.v 6oxe:~· O'Tt4Vl.0\I yàp at cruv6i.a.1tUXEi.v, 'tt.c;tvp01oXt1't4 't'Ò\I 1tÀ.a.'t'WVt.XÒV t;ij)..ov't0LC;6uxpµtxml !yxo\l lvtpya.µu8ot.c;tXV'tÒV 0:TtOXl)Wt;oµ.É'Yot.c; Ti;, Myct,,,v, 'ttxLC; rxÒ'tfi,xrxLlffl.1t0).,a,t;0UO'h>V al fwoUXt.c;,ml 'TWV't'E xa.8wµ1.>..11µ.!vwv 1 ~a..., ml oùS!v ou6' fa OW'ta.;1.t; où6' 'tò ~ci8u-rspov ou6 1m.1:ò xa.9T}6w6µtvovlxve:W"te:plt;e:L. Krxl 't'6 ~ hd. -ro~ ~ mt ~ cruµ1t>..oxii 'tWVbvoµ(i'twv -rou O"txq>ouc; lv Tt.c;t>..mae:i.e: 'tÒv cruyypa.cpirx XtXTEO"tOXricr8tx1. • ti).)..à. 't'6 yt 614 µtXXPOU't'T)V 't'~ 61.a.vo~ Ò:1t660cnv 1tpot.MLI,, ml 't'a.tc;lm~o)..a.~ lx -rou hl 1tMLCrrov'i'Ò\I Myov 6i.a.rxÙTÒV lxx>..m1.f.6uu;.•A>..M. m1t).tx8tXt.,oux hl µ1.~ Tiic; 't01.t1U'TT)..a.yi) f.6t~ ml x11prxxTijpoT}VEt.a., fermo in tutte le sue valutazioni estetiche 34• A questi giudizi non aggiungono nulla di veramente decisivo i rilievi espressi nella terza parte del cod. 209, che più avanti esamineremo in dettaglio. Noteremo solo che, citando il Rodiese - già tenuto presente per la redazione della sezione di critica letteraria - Fozio avverte come in esso « si manifesti la grande virtù della forza confutativa (-tric; Q.V(XCTXEVÉÀ.iux., riassuntiva dello stile dioneo e solo scarsamente limitata dalla O'!µV6Tl')c;, per la quale, con la rilevante eccezione del Boristenitico, Dione non mostra particolare propensione; dall'altro la aacp,ivtux. che, in posizione alquanto marginale, è per un verso connessa alla semplicità stilistica, per un altro verso minacciata 39 • Accostata all'apprezzamento di Dione dalla TCEpr."t'"t'oÀ.oyla offerto dai più antichi critici dell'oratore, la valutazione foziana rivela la sua originalità sia sul piano propriamente retorico •, sia su quello estetico. Lo mostra un parallelo con le interpretazioni di Dione proposte da Filostrato e da Sinesio. Rispetto al primo - il quale indicava la cifra dell'arte di Dione nel1' ,iq,ÉÀ.ir.a, rappresentativa di un ideale stilistico caro alla Seconda sofistica - e rispetto al secondo - che, pur distinguendo due fasi nell'attività letteraria di Dione, finiva col porlo come rappresentante moderno dell' àpxala trr}"t'opr.x,ila connotazione dello stile dioneo proposta da Fozio è fondata sulla prevalenza reciproca di una serie di t6éar.,armonizzate tra loro sulla base di un criterio affine a quello ermogeniano di µl~r.c;: la loro selezione rispetto all'originale ermogeniano, e la gerarchia reciproca che ne consegue, non sono senza rapporto con i principi estetici cui risultano improntati altri saggi di critica contenuti nella Bibliotheca.

39

A completare una visione d'insieme della griglia esegetica utilizzata da Fozio per lo studio di Dionc si osservi come alla triade tkcpiMY10"ciqriive:1.tz.-t.m)c;, va rilevato, non altresl come q>LÀ6aoq,oc;, e anche di lui si ricorda la molteplicità dei generi letterari trattati. C.ome nel caso di Dione, anche cli Imerio è in primo luogo rilevata I' àpE'tT} letteraria: essa è collegata al suo stile vigoroso (CTUV-tovoc;) e alla sua capacità di combinare la µEÀ!'t'T) stilistica con la grazia e la forza (f,wµ:n) dell'espressione. Fozio sottolinea l'abilità di Imerio nella scelta dei termini e la sua EÙxplVEr.a.,qualità che gli consentono di pervenire alla aa.q,iJver.ct: ma anche nel suo caso la tendenza alla 'KEpt.aoÀ.T} e allo stile elevato è presentata come un elemento di disturbo al raggiungimento della chiarezza stilistica. C.ome Dione, anche questo sofista si serve con grande compiacimento di descrizioni prele quali ci riportano all'eccesliminari (tjj "Kpo6r.a.-twWCTEr.), siva lunghezza delle sezioni proemiali dionee: e come l'oratore di Prosa mostra predilezione per esempi tratti dalla storia e dai miti 43• Particolarmente significativo è il rilievo finale espresso da Fozio, il quale conclude rammaricandosi che, con tutte le sue grandi qualità letterarie, Imerio sia stato un pagano 44• Questo rilievo stupisce solo chi non ricordi la stretta connessione

43

Riassumiamo cosi PHoT. Bibliotheca 165 pp. 107 b 28-108a 12 e 108 b 31-109a 4 Bekker; dr. anche ibid. 243. Per la lettura foziana di Imerio dr. T. lli.GG, Photios cit., pp. 157-59 (cfr. anche pp. 128-29 e 138-39). Per i rapporti tra Fozio e Imerio si veda H. ScliENKL,s.v. Himerios, in RE Vili 2 (1913) coll. 1625-31. I problemi di aitica del testo sono affrontati da A. COLONNA, Il testo di Imerio nella Bibliothcca di Forio, in Miscellanea G. Galbiati, Milano 1951. 11 pp. 95-106. 44 Cfr. PHOT. Bibliotheca 165 p. 108 b 42 Bekket.

223

FOZIO

esistente tra l'ideale letterario foziano e il suo ideale del «carattere,. cristiano: poiché nell'ottica di Fozio stile e carattere tendono a coincidere, il modello estetico traduce un ideale più profondo, non privo di connotazioni morali ed anche religiose. Può essere utile, a questo proposito, richiamare una chiave interpretativa dell'estetica e della critica letteraria fa. ziane recentemente proposta. Si è ritenuto, in effetti, che, partendo dalle idee di Ermogene e innestandone il trattamento sulla sua concezione dei rapporti tra t6m e xa.pax"C'T)p, Fozio sia giunto a trascegliere come modello di stile quelle idee che presentano un comune denominatore con il suo ideale della condotta morale cristiana 45• Ora, prescindendo in questa sede dal risvolto teorico di tale proposta e dai gravi problemi che pone l'interpretazione dell'estetica cristiana, è certo che, sul piano strettamente retorico, la rappresentazione del modello letterario cristiano è data, per Fozio, dalle seguenti idee: 1) xa.8a.pbnic;;2) a.xpl~t.tt.; 3) x«À.À.~; 4) À.aµ1tp6Tr1c;; .S) µ.ÉyE8oc;;6) xpa.-roc;;7) O"Eµv6'tT}c;; 8) 't'EÀ.El#'M)c;. Se si pone a raffronto questa lista con il complesso delle idee ermogeniane è agevole constatare come le idee conservate da Fozio siano xa.8a.po't'T}c;, wxplVE14; 2) a.~lwµa le seguenti: 1) O'a.cpt}VEl.tl., À.oyou xa.t µ.ÉyE8oc;,O'EµVO't'T}c;, À.a.µ1tpO'tT}c;; 3) xa.À.À.or.À.ouoq,oc;, occorrente anche in Fozio, la quale consegna in una formula ormai stereotipa quello che fu, precedentemente, un complesso problema cli definizione culturale; il rilievo sulla CTEµv6-n1c;, legato alla terminologia retorica ermogeniana ma anche alla caratterizzazione della « divisa » (axfiµa.) del declamatore-filosofo; lo stretto rapporto posto tra Dione e Traiano, in cui è sintetizzato e un dato cronologico e un dato culturale. Nel suo insieme, la nota si rivela succinta e scarsamente significativa: il suo unico interesse consiste nel fornire un esempio del tipo cli presentazione di Dione veicolato dalle tradizioni biografiche correnti in età bizantina. Ben diversamente rilevante è il catalogo degli scritti dionei riportato a chiusura dell'articolo. Sappiamo già che, nella compilazione cli tale elenco, Suda dipende dall'Epitome di Esichio. Questi scritti, inoltre, non trovano riscontro né nelle edizioni dionee note a Sinesio e a Fozio, né nell'excursus bibliografico di Filostrato: il loro stesso carattere, quale è ipotizzabile dal titolo, sembra discostarsi da quello proprio delle orazioni sopravvissute. Il silenzio di Sinesio e cli Fozio non è tuttavia elemento sufficiente a porre in dubbio la paternità dionea delle opere citate nel lessico, posto che Pedizione di Dione usata da Sinesio è ricostruibile solo parzialmente e che quella nota al patriarca rappresenta già un q,opwv 1tpow.1«1.. -nv6ì À.Emò K«laa;pr., WElovc;xrxl X p val~ o va ix v X'tÀ.. Assai interessanti (oltre, naturalmente, la menzione dell' a.q,O..e:1.a.),sono il 6wv~w e il XPUO'lt;a.V, che fanno pensare per un verso al yopy~l;ELv o alr t1ffll4~v coniati nell'Atene dei sofisti del V secolo, per un altro verso al caso di Nicdoro Basilacc, di cui, nel XII secolo, le voci ~la.x~i.v e fia,cn.la.xt.aµ&;indicarono i seguaci e il metodo oratorio (e su ciò cfr. A. GAIZYA, Un lettndlo bizantino del secolo XII alla luce di nuove ricerche, « Cultura e scuola•• XXXVII (1971) p. 73). La fama di Dionc durante tutta 3

l'antichità, del resto, appare legata anche alla fortuna del suo celebre epiteto, come conferma SCHOL. ad LuCIAN.Hnmotim. 34 p. 242 Rabe:

Tov"to xa.L 1tepLAlwvoc;Ì.a"'topovcn.v 't'OUIlpva~, 8v xa.L 6t.à "twto X(X"t. E~V XpuamOllOV "El).,~ w"6µ«(r«v.

268 GLI

RHETOR.IKE PHILOSOPHOUSA STUDI

POLITICI

DIONEI:

GIOVANNI

MAUROPODE

L'idea che Giovanni Mauropode, redigendo la celebre Novella pronunciata da Costantino IX Monomaco in occa-sione della riapertura dell'università imperiale, si sia ispirato a Dione è già suggerita dal fatto che almeno un luogo del testo rivela citazione diretta, sebbene non dichiarata, di uno scritto dioneo, il Boristenitico4• L'ipotesi di una relazione teorica con Dione merita, tuttavia, di essere verificata tramite l'analisi della pagina iniziale della Novella, la quale costituisce la sezione propriamente teorica dello scritto. Si legga il testo: « E quale altro pensiero, quale opera o occupazione si addice

di più alla dignità regia che la sollecitudine nei confronti delle leggi? Infatti l'onore del re, come dice il Verbo, ama il diritto, e la giustizia e la legge saldezza del suo trono 5• Le quali è impossibile che sopraggiungano al re se non dalla legge e per mezzo della legge, in forza della quale i re regnano, e i dinasti e i principi dominano come signori della terra. E tuttavia, è in virtù di quelle stesse leggi che è sciolta dall'autorità legale la potestà imperiale e divina, come quella che domina su tutti senza essere sottoposta a nessun'altra cosa esistente sulla terra. D'altra parte, sentiamo che quegli stessi imperatori, indotti dalla loro nobiltà d'animo, rifiutano tale grazia e la offrono alle leggi come una sorta di ricompensa: pongono il potere assoluto degli scettri sotto le leggi e preferiscono regnare in modo conveniente e giusto con le leggi piuttosto che dominare con violenza e illegalmente senza di esse; cosl facendo, ragionano più saggiamente che i cittadini sui quali comandano. Infatti il tiranno e il re differiscono in questo, che per il primo, come si dice, ha valore di legge la sua disposizione, laddove per il re è la legge che diventa la sua disposizione, in

Cfr. Novell4 Constitutio Saec. XI Metlii a Ioanne Na,opotk conscripta a Constantino IX MonomllCbop,omulg11111, textum D~ Lrgartlianumlatine 1Jtrtil notis illustr111Jit A. ~, Pragac 19.54, p. 19, .5,4 (1C~ -rl)v 'fOV µ«t/n.14-roc;"C'OU'fO\J "(VW(nv6m), da porre a raffronto con Dio CHtYSOST. orlll. XXXVI 26. 5 Psalm. 98, 4 e 96, 2. 4

GLI STUDI DIONEI NELL,XI E NEL XII SECOLO

269

quanto egli sa bene che il potere regio è una signoria conforme a legge, e accetta con gioia la legge come saggia timo. niera del potere -.6• La relazione tra v6µoc;e a«cnÀ.Evc; è il nodo teorico tematizzato in questo testo. Tale relazione appare definita da due tesi: per un verso la legalità è considerata coessenziale alla definizione del potere regale, posto che la legge costituisce il fondamento della giustizia e delle altre virtù etico.politiche coltivate dal ~ao-LÀEuc;;per un altro verso il re è tale proprio perché, riconoscendo siffatta funzione della legge, pone il suo scettro sotto l'autorità di voµoc;, rinunziando cosl al potere assoluto. L'originalità di questa concezione, il cui interesse non deve sfuggire, si spiega solo ammettendo che Giovanni riprenda qui a suo uso una tesi caratteristica del pensiero politico dioneo, e dunque interpretando questo testo come una consapevole imitazione della sezione dedicata da Dione alla teorizzazione del concetto di v6µoc;nella terza orazione Sulla

Novella Constitutio 1-2 p. 17 S.W: 1) Ka.t -i(t; l'tépc1 cppov;(t;, TCO~ lpyov i\ crnouoC"Laµ(l~UJ µi)..Àov 1tpoai'jxov, ,:iic; mpl 'tO~ v6µouc; TCpOvotuc; • -ii:.µi) yàp ~ xu-ià -ib )..6y1.0V, xplcnv a.ya.riv· xal 61.xrLt.OO'Wr) xal xp(µ«, xu-i6p8~ -iou 8p6vou a.Ò'tou· 4mp 4)..)..wc;a.J.L1-xa.vov Po,at)..a 1'C~8a1., 1tÀ.-qvlx v6µou x,xl 6Là v6µou· 61.'ov (!a.aù..Ei.t;~oucn.· xal 6uvacT'ta.r.xa.L cipxov;~ xupr.woucn.~ • xa.i:-ror.1'CIXP' a.Ò'twv txdvwv 'tWV v6µ.wv, voµ1.xijc;a.ùeaV't(uc;'tÒ ~a.a,,).,i.x6v'tE xal &uov 6Ern6t;ov «1t4V'tWV,ovx· w6 -ir.voc; cbtoM)..u'ta.l.Xp«'toc;· wc;(X.V'tÒ 4)..Àou'tWV bd. 6E0'1t0~6µEVov· 2) &,)..)..'a.Ò'twvIlxn\lWVcbovoµEV a.~8r.c; 'tWV ~a.cn.Mwvint' EùyvwµOO'Wr)c; 6r.xu(a.c;-ri)v x(ipt.v 1ta.pa.r.'touµévwvxa.Lotov a.µor.~T}V -er.va.'ta.U't'J}V ciV'ti.6i.66V'twv -toic;v6µor.c; 'tÒ w' lxElvor.c;"tWVO'XT}TC'tpWV 'tÌ}V l~outrl4v1t01.ELV, xa.Lcrùv a.Ò'to~ µi)..)..ov 4pxaw ~ 1tpoQ"l}VWc; xa.l 61.XUlwc; ii xpa.-tatv &xa. 'tMWV fi14~ xa.l Mpa.v6µwc;, O'O(l)W'ttpoviì XU'tà. 't~ f.61.W"ta.ç wviipxouo-r.1tEpL'tov-tou )..oyr.~oµivwv · 614cpiPEr.vyàp -tvpa.wov iv 'tMLÀ'l}60\llcx e per l'esaltazione della cpt.Ào1to\llct: si tratta di due concetti, già propri della tradizione cinica, assunti e rielaborati da Dione stesso 19• Sempre in Dione Teofilatto ha trovato la lunga sezione sul tema della cpt.Àla.,considerata come instrumentum regni: le concordanze sono assai nette, forse più che per altri concetti 20• Se per la trattazione della cpt.À.a.\18pw,tla, virtù pur cara a Dione, è più probabile che Teofilatto abbia tenuto presente Temistio, rimanda certamente alle orazioni Sulla regalità dionee tutta la topica sul buon re e, in particolare, la concezione dcli' «PE"C'TJ intesa a un tempo in senso 21 morale e in senso politico • 17 Con fiducia forse eccessiva K. PRAECHTER,Antike Quellen cii., p. 401 n. 2, riùene che anche questo tema derivi a Teofilatto da Dione;

in questo caso si dovrebbe pensare a una reminiscenza di D10 CmtYSOST. orat. III 45-46. Più probabile che Tcofilatto si ispiri, come rileva P. GAUTIER, ed. cit., p. 194 n. 14, ad AusT. pol. III 7. 18 Cfr. DIO 0mYSOST. orat. VI .3.5-59. 19 Cfr. ID. orat. III 3-4 (contro i piaceri); .59 (sullo stesso tema); 56-.57(per cpc.À.T)6ov"1 e cp1.À.0'1tov"1). Ma si tratta di concetù ricorrenti in Dione: cfr. orat. VI 48 (notevole, peraltro, per il riferimento al -rvpaw~). 20 Cfr. ID. orat. III 86-117. 21 Per la cp1.À.Cx.\18pw1t'4 in Dione cfr. orat. III 39. Su tale concetto

cfr. H. HUNGER, 4>1.À.a.v8pwma. Bine griechische Wortp,àgung auf ihrem Wege von Aischylos bis Theodoros Metochites, « Ameigcr dcr Osterreichlschen Akademie der Wisscnschaften ,. (Philos.-Hist. Klassc), e

GLI STUDI DIONEI NELL'XI E NEL XII SECOLO

275

Senza diffonderci ulteriormente in una ricerca delle fonti, possiamo concludere rilevando come l'ispirazione dell'operetta di Teofilatto sia essenzialmente tardoantica e dionea in particolare. Le ragioni di questo recupero delle orazioni Sulla regalità attengono al carattere stesso della trattazione di Dione, la quale offriva un modello esaustivo e coerente di temi etici e politici combinati in una sintesi originale e irripetibile: di qui la posizione privilegiata assunta da quegli scritti in seno alla tradizione politica d'età posteriore, da Sinesio ad Agapeto a Teofilatto. Che la dipendenza dionea dell'arcivescovo non sia, forse, un fenomeno isolato, lo potrebbe mostrare un'indagine a vasto raggio sulle fonti della trattatistica bizantina a carattere politico e didascalico: essa evidenzierebbe, peraltro, come il recupero delle orazioni Sulla regalità prodottosi in ambito umanista italiano 22, che è alle origini della fortuna di Dione in età_ moderna, prolunghi una tradizione già pienamente costituita in età bizantina.

GLI

STUDI OMERICI

DIONEI:

LA FORTUNA DEL

« TROIANO »

È noto che gli studi letterari e la riflessione sulla 1ta.1.6da.

omerica costituiscono una delle costanti dell'attività critica di Dione e il tema esplicito di larga fetta della sua produ-

(1963) pp. 1-20. Per la possibile dipendenza di Teofilatto da Tcmistio dr. K. PliECRTEll,op. cit., pp. 406-09. Per il tema delle virtù regali dr. D10 QmysosT. orlll. 111 7--8 e passim. A questo proposito si noti che, come per Teofilatto l'imperatore deve essere q>1.À.08E6~ e 8toq>1.ÀTJ~, cosl per Dio 0-11.YsosT. or11t.111 ,1 (ma dr. orat. I 44 sg.) il re ideale ~ kocpù.:i)c;;per il concetto di µ4,u~ 8tou in Dionc dr. ordl. m 82. 22 La prima uaduzione latina delle orazioni Sulltzregdlità fu opera delrumanista italiano Gregorio Tifernate, il quale dové compierla sotto il pontificato di Niccolò V (1447-,,): dr. Dion de Regno, Bononic

AD. MCCCCLXXXXIII. Per questa attribuzione cfr. J.A. FABRICIUS, Bibliotbeca 1..lllin11 mediae et infi1114etUttJtis, Tomus 111, Florentiae MDCCCLVIU, p. 96.

276

.

RHETOIUD PHILOSOPHOUSA

zione 2\ Un problema che attirò già l'attenzione degli antichi è, tuttavia, la radicale contrapposizione riscontrabile, all'interno della produzione retorico-letteraria, &a il trattamento cui Omero è piegato nel Troiao e quello che, almeno apparentemente, emerge da tutte le altre opere di contenuto omerico. In effetti, mentre Diane esprime generalmente un alto apprez2,amP.Dtodellapoesia e della 1tat.&'4 omerica, il Troiano, sul fatto che Ilio non è stata presa, si presenta già nel titolo come una colossale, spregiudicata refutazione del contenuto di verità dei poemi omerici. Nel tentativo di giustificare un cosl vistoso capovolgimento di giudizio, la critica moderna si è per lo più limitata a riproporre una versione semplificata dello schema interpretativo sinesiano, prospettando di volta in volta l'ipotesi che il Troiano sia uno scritto "sofistico", cui Diane per primo non aede, ovvero una trattazione "filosofica", esprimente una valutazione teoricamente fondata di Omero: in questo secondo caso la responsabilità del tour de force antlomerico ricadrebbe in larga misura sulle fonti di Diane 21• L'i.µsufficienza di queste interpretazioni è già resa manifesta dal fatto che l'assunzione di una rigida alternativa tra dimensione sofistica e dimensione filosofica, in seno all'opera letteraria, non può essere presupposta, ma richiede semmai di

Oltre al trattato perduto In difesa di Omero contro Platone, si riferiscono tematicamente al soggcttO omerico il Troiano (orat. XI), i discorsi Su Omero e Su Omero e Socrate (ordii. LUI e LV), Agamennone o deUa regalità (orflt. LVI), Nestore (orflt. LVII), CriseiJe (orflt. LXI). Una riflessione sulla 1ml.5dtiomerica ~ presente anche nclla tel'Za orazione Sulla regalità. 24 2 impossibile citare qui anche solo una selezione dc11a bibliografia moderna sul Troiano: si rinvia quindi a J. MoLING,Dion von Prusa und die ltlassischen Dichter, diss. Innsbruck 1959, pp. 73-89 e all'importante lavoro di F. JouAN, Dion Chrysoslome. Discours Troytn (XI), ~ compi., Paria 1966, 2 voll. Rispetto all'antitesi interpretativa tradizionale, originale ~ la posizione di J. F. Koo>sT:aAND, Homer dt., pp. 154-55 (il quale ritrova nel Troiano un'intenzione di propaganda filo.romana);dr. anche P. DEsmERI, Diont dt., pp. 496-503. 23

GLI STUDI DIONEI NELL'XI

E NEL XII SECOLO

277

essere dimostrata sulla base di una teoria rigorosa: ciò che, nell'antichità, seppe fare Sinesio 25• Ma anche sul piano storico quella dicotomia è inaccettabile. Innanzitutto perchéinadeguata a cogliere il carattere proprio di larga fetta della tradizione letteraria imperiale e tardoantica; in secondo luogo perché, quand'anche fosse possibile riferirla a Dione, occorrerebbe ancora mostrare che, per lui, filosofia e retorica si oppongono tra loro come discorso vero e TCtxlyvr.ov; in ogni caso, essa fraintende totalmente il significato delle forme letterarie sofistiche, le quali possono avere benissimo contenuti "seri", come rivela agevolmente uno studio della produzione letteraria dello stesso Dione, di Massimo di Tiro, di Libanio. Proprio ai fini di una più adeguata comprensione del Troiano può valere la pena di riprendere la questione a partire dalla sua origine, delineando il percorso della ricezione di quello scritto e delle interpretazioni cui esso dette luogo in età tardoantica e bizantina. Tale rassegna, oltre ad offrire un contributo interpretativo che, per la sua antichità, dovrà essere tenuto in particolare considerazione, permetterà di cogliere un punto essenziale: il nodo in cui gli antichi unirono gli studi omerici, e dunque "retorici", di Dione con gli altri aspetti della sua attività culturale.

L'INTERPRETAZIONE DEL «TROIANO»

E DEGLI SCRITTI SOFI-

STICI DIONEI DA FILOSTRATO AD ARETA

Ci piacerebbe sapere cosa pensava del Troiano Filostrato,

il più antico biografo di Dione il quale disponga di una collezione di scritti dell'oratore bitinico. Sfortunatamente per noi, il sofista di Lemno non menziona tale discorso. Disponiamo invece di un testo compreso nella Vita di Dione, da cui sarà utile prendere le mosse per ricostruire il quadro - la valuta~

25

Cfr., supra, pp. 187-89 e, infra, pp. 279-81.

278

RHETOllIKE PHILOSOPHOUSA

zione della produzione "sofistica" dionea - in cui si inseriranno le suc:cessive discussioni sul Troiano. Lo si legga: « Quanto all'Euboico, all'Encomio del pappagallo e a quanti altri scritti su argomenti non importanti (ouxÙ'JtÈpµgya.À.wv) sono stati composti da Dione, essi non debbono essere considerati cose di scarso conto, bensl opere sofistiche: è infatti proprio di un sofista lavorare anche su siffatti soggetti »2r,. Si è già visto come questo passo richiamerà l'attenzione di Sinesio, essendo alle origini della polemica levata dal filosofo neoplatonico nei confronti di Filostrato a proposito della valutazione in senso sofistico dell'Euboico. In questo contesto è possibile approfondire le ragioni, e le conseguenze teoriche, di tale polemica. Se, assieme al passo di Filostrato, si tiene presente quanto si è detto circa l'interpretazione del magistero dioneo proposta da Sinesio, risulta con chiarezza come entrambi gli autori si siano trovati, in sede di critica dionea, di fronte al medesimo problema: in quale ottica leggere gli scritti ovx Ù'JtÈpµg-yciÀ.wve come giustificare una fetta dell'attività letteraria di Dione che già nell'antichità doveva aver sollevato discussioni e perplessità. Sappiamo anche quale soluzione fu prospettata da Sinesio. Questi, ponendo dimensione sofistica e dimensione filosofica in termini inconciliabili, disegnerà due fasi cronologicamente e ideologicamente distinte in seno alla biografia intellettuale del Crisostomo, respingendo decisamente la concezione filostratea del filosofo-sofista. Ora, proprio da ciò - e il passo filostrateo testé citato lo conferma - si deve desumere come, prima di Sinesio, non solo il significato culturale della dimensione sofistica di Dione, ma i limiti stessi di tale produzione non fossero affatto stabiliti. Filostrato pone infatti in una medesima categoria opere quali l'Euboico, l'Encomio e gli altri esercizi sofistici: anzi, è il primo a definire esplicitamente gli scritti oòxÙ'JtÈpµg-yti-

26 PH1LOSTR.

vit. sophist.

1

7 p. 20, ( = p. 7, 1-9) Kayser.

GLI STUDI DIONEI NELL'XI

E NEL Xli

SECOLO

279

Àwv come e10q>r.crtr.xti. Sinesio, invece, cui sta a cuore liberare la filosofia, ma anche la letteratura, da ogni ambigua commistione con la sofistica, per un verso opera una netta distinzione tra dimensione sofistica e dimensione filosofica in seno alla trattazione letteraria, per un altro verso assottiglia decisamente i limiti della produzione dionea che Filostrato considerò "sofistica", stringendola verso due opposte direzioni. Da un lato rivendica all'Euboico,e a tutti i discorsi composti dopo l'esilio, un carattere "filosofico"; dall'altro, come vedremo tra poco, sembra separare la stessa produzione retorica dai 1ta.lyvr.a. sofistici. È quanto emerge da un passo del Dione - nel quale si trova, peraltro, il più antico riferimento al Troiano attestato nella tradizione dionea - che è bene leggere in immediata successione a quello filostrateo appena visto: « Abbiamo già detto che lo stile (epµt)vEla.v) di Dione non è affatto di un solo genere e che è innegabile che proprie di Dione sono due maniere, quella del retore e quella del politico. Lo stesso si deve dire dei suoi contenuti di pensiero (6r.avol~): chiunque, non privo egli stesso di raziocinio, rivolga gli occhi a uno qualsiasi dei libri di Dione, riconoscerà che essi appartengono a quei due generi di argomento. E se anche porrà mano al più leggero, vedrà che Dione è straordinariamente abile nel rinvenire, mediante la retorica, discorsi appropriati a ogni contenuto. In effetti, egli supera di gran lunga i sofisti nella concezione degli argomenti, e se anche possano esserci altri sofisti abili, ci manca molto perché essi possano reggere al confronto con lo spessore di Dione. Nel contempo, un mirabile carattere originale (l6t.bnic;) segna i pensieri di Dione. Ti manifestino chi fu quest'uomo il Rodiese e il Troiano, o, se preferisci, lo stesso Encomio della zanzara.Dione si applicò, infatti, anche a scherzi (1ta.lyvt.a.),ma sempre seguendo la sua natura: e non si potrà dubitare che anche questi scritti rivelino la stessa preparazione e lo stesso talento »n.

n

SYNES.

Dio pp. 243, 13-244,5 Terzaghi.

280

RHETORIKE PHILOSOPHOUSA

La tesi enunciata qui da Sinesio mira a chiarire che la partizione dell'attività letteraria dionea in due maniere, quella

del retore e quella del politico, vale su due piani: non solo su quello dello stile {ipµT)vEla.),di cui il filosofo ha trattato nelle pagine del Dione immediatamente precedenti al passo in questione, ma anche su quello della concezione e del contenuto (61.a:vor.a.). Sul piano dell' ipµt]VEla.il criterio di distinzione tra attività sofistica e attività filosofica è dato dallo strumento retorico, che, nel caso di Dione, si atteggia ora ai caratteri di un'eloquenza edonistica, ora. recupera il severo 21 : l'uso della lingua, in tutta modello dell' a.pxa.la. f,'l')"topt.xT} la vasta gamma delle sue funzioni espressive, musicali e semantiche, non è neutrale, ma anzi contribuisce in misura rilevante (sofistica) da quello a discriminare il campo della pura -rijc; cp1.À.oa'~ 6v6µa.-n dOµ'r)pot;, lyyuupouµtVOt.,ypu~v 'tOÀ.µwcn.V, Wl, 50'01. ol: esattamente come, in ben altro contesto culturale, Dione stesso aveva presentato la sua lettura degli eventi troiani in polemica con i sofisti 41 • In realtà, la posizione violentemente contestataria assunta da Dione nel Troiano veniva a contrastare in punto di diritto con quella di Tzctzc, il quale distingueva all'interno dell'interpretazione allegorica tre possibilità, in nessuna delle quali poteva rientrare il caso dionea: una interpretazione fisica (tno1.xe1.a.x6'>Wc; xa.t xa.xO"t'ÉX'VWc; pEv6'V"t'wvxat "t'à.vaV"t'laIlÀa:"t'wva. xat "t'OL6oxovO"t.v cui replicano, rispettivamente, il Myoc; 13 a.O""t'povoµouV"t'at;) (IÀ.Eyxoc; xa."t'rt "t'WV a.1tar.OEV"t'Wt; xpwµlvwv "t'o~ l6yor.,;) e il Àoyoc; 14 (flEyxoc; OEU"t'Epoc; 1tpòc;"t'OÙc;aÙ"t'ouc;)di Teo9 doro •

rnrrer

8

segue 9

I. SEVata:o, Studes cit., p. 143 data lo scritto al 1330-31; lo M. GIGANTE, Saggio critico cit., p. 10. I lògoi 13 e 14 sono datati da I. SEvtENJ:o,Studes cit., pp.

118-44, agli anni tra il 1322 e il 1326, più probabilmente al periodo 1324-26.

..

'rEODORO METOCHITA

295

La fonte principale del dibattito fra i due dotti è Ermo-

gene, il quale aveva distinto, trattando del discorso demosteµiya8oc;, xa.ÀÀ~, yopnico, sette l,6ia,1,dello stile: O't%CpTJVEt.«, YOTllc;, iiO~, aÀ.i)8Er.a.e 6ELVO't1)c;. Cumno, conformemente ai suoi ideali e alle sue tendenze letterarie, poneva in risalto nel 11:EpÌ. Mywv xpltnwc; una triade di idee: O'a.q>TJVEr.a., xrxÀ.À~ e ii8oc;,la cui scelta, rispetto all'originaria partizione ermogeniana, rappresentava una precisa opzione estetica. Esse assicurano infatti la chiarezza, rintelligibilità e l'armonia del discorso sia nella scelta dei termini e dei procedimenti stilistici, sia nell'architettura e nella costruzione dell'insieme. Metochita, prosatore oscuro e complesso quanto altri mai, si poneva su un versante estetico diametralmente opposto a quello del suo contemporaneo: pure, la discendenza ermogeniana delle t6Éa.t.assunte da Cumno gli impediva di rigettare d' emblée il primato della chiarezza stilistica. La strada battuta da Teodoro fu quella di porre in primo piano, nella sua personale interpretazione del discorso demostenico, il concetto di 6Ewé•t"r}c;, sul quale costruisce, in contrapposizione alla O'txcpT)vE1,a. di Cumno, i motivi salienti della sua polemica. La OEr. voi:T)c;era un' t6éa. ben nota alla tradizione retorica, che fin dai tempi di Dionigi di Alicarnasso e di Ermogene ne considerava Demostene il rappresentante emblematico 10• Per il primo la 6Et.voi:T}c;demostenica si esprimeva nel dominio totale dell'argomento e nell'impiego giudizioso dei tria genera dicendi 11, talché l'eccellenza dello stile conseguiva a una sintesi equilibrata di tutte le forme del discorso 12• Anche per Ermogene la 6E1.v61:11c; consiste in una XPiiO't,c; òp8T} di molteplici forme stilistiche; tuttavia, per lui, v'è anche una OEt.V01:T)c; che si esprime in uno stile ricercato (11:a.pà.

10

Su tutto ciò cfr. I SEvaNEo,Etudes cit., pp. 51-67. Su tale concetto dr. L. VoIT, àuv6-n}c;. Ein antileer Stilbegrifl, Lcipzig 1934; dr. anche G. L. KuSTAS, Studies cit., pp. 68, 76, 93 e 139. 12 Cfr. L. Vo1T,4EC.v6TI}ÉÀ.Ei.a procede sia la capacità persuasiva ("tÒ 1tEt.err1.x6v),sia l'efficacia

Tmwo. METOCHIT. de Diane pp. 146, 19-148, 3 Miiller = pp. 331, 1,.332, 1 Arnim: xa.L l:wwi.ov µiv e:t{)TrraL TCtpr.,µt,.-pf4 µiv, ti:>-l' tawt; "fl ,.-i)v iirtowiv ti:-n:oxpwv-twc; -n:apLlrt'wvra. ~ lpµ1')VE(a.t; ,.-'1v Mywv, xa.LML, d &i) .,..~ xal i)..loc;, q>Wy[I.'tÒ ti:cpe:¼,d xa.LIJ,1) 6e:1.v6ç lcrtt. µ-frn xa.,.-cicpvawµ.-fi,.-1 xa.-t'm't1)6wa,,v. q>EVyE1. 6' ow, ~ 1(1)1]V, -n:a.vrl,.-p6Tcti,, ,.-òti:cpe:¼,xa.! 6wa.-taLxal a.lpu't'a.t.xa-t' 18cx; lm't1}6tç xa.L 'tà. xa.Oa.-n:~EU'ttÀ.ia'tcpa. 'tWV -n:pa.n,ui'tWV 'tE xa.f. lwotJ,Lci-twvtm.µ.ald.4-twL Tiic; ylw-;-niElaf.at; hnµiÀ.El.CI (lv) -t1tp68e:a,.ç bni. -tò lxoµ~ov, xa.L 'tÒ 8av(J40\0v· 6e:1.v0fl}C; lcrtlv a.U't'i;>xa.-rà µ.t8o6ov i} a:cpiÀ.Ef4, xa.L xa.'tci cpùcn.v6oxovO'a,;o)..ù µci)..)ir,, ltnw ÙTcoxplae:wc; lpyov, xal -tò 'lWO''tt.XÒv a,hò µa.ÀÀ.OV1tpcino. 'Tii 6ofxl.6~'tE xa.l O:"C"l'J.LEÀ~ftl, xovcrn YE a:-n:À.a.ÉÀ.El.(l, quanto, assai più sottilmente, in una xa.'tèxµl6o6ov a.q,é>...e1.a.. Sarebbe arduo sottovalutare l'originalità e 19interesse di questa formula: essa indica infatti, più che solo la riassuntiva valutazione di Diane cui perviene Teodoro, anche la prospettiva teorica generale verso cui si orienta il suo pensiero critico all'indomani della querelle con Niceforo Cumno. Per cogliere questo punto basterà far notare che, se l'eccellenza di Dione consiste nel fatto che la sua "semplicità" è frutto di una precisa ricerca stilistica, allora è vero che il secundum naturam, in letteratura, non è mai pura immediatezza, ma sempre frutto del secundum artem. Riemerge cosl, in tutta la sua importanza, quel concetto di mediazione estetica cui ci si riferiva in principio e alla cui luce tutto il contenuto del Dione va compreso. Si potrebbe sintetizzare tutto ciò osservando come, tramite la auyxpt.at.t; tra Dione e Sinesio, Teodoro ribadisca la centralità della categoria di 6EWO"t'T}ç e, in particolare, la sua posizione gerarchicamente sovraordinata rispetto a tutte le altre t6Éa.1.'tOV).6yov. È questa nozione, infatti - in tutta la ricca gamma delle sue valenze semantiche e delle sue implicazioni estetiche - che assicura il più corretto rapporto, nel presente bizantino, con la letteratura antica: è ad essa che va riferita ogni valutazione critica, ma anche, più sottilmente, quella caratteristica consapevolezza, tutta metochitea, del complesso rapporto di prossimità-distanza esistente tra i due mondi. tra Diane e Sinesio Non abbiamo dunque nella cruyxpu11.c; una pura e semplice riedizione della contrapposizione tra Ma.q>EI.«.e O'a.q>T}VELa. O tra CTEµV6't'l'}c; e àq>ÉÀ.E1.a. e neppure una trasfigurazione allusiva del contrasto tra Metochita e Niceforo Cumno. Piuttosto, dopo la querelle con il suo antico avversario, Teodoro appronta una definizione della

311

TEODORO METOCHITA

6tr.VO'tT)c; che, mentre punta tutto sul concetto di sforzo com-

positivo e di mediazione stilistica, recupera le esigenze del1' tiq>ÉÀ.E:r.a. proprio in quanto le inserisce in un orizzonte dominato dal rifiuto dell'immediatezza e del naturalismo estetico. È possibile che questa felice risoluzione di opposte tendenze e attribuite a Dione debba qualcosa al connubio di a.cp0,,Et.e1 di cnµv6ff)c; ascritto già da Areta all'oratore bitinico. L'idea di una a.cpÉÀ.E:r.a. frutto delle regole dell'arte era del resto già affiorata, nella tradizione dionea, con Menandro retore. Tuttavia, che la posizione teorica difesa nel Diane si inserisca appieno nel percorso del pensiero critico metochiteo, e di questo rappresenti un coerente sviluppo, lo mostra il raffronto tra quanto fin qui si è detto e un illuminante passo del logos 13, consacrato alla polemica con Cumno: « Ma in tutti i modi voi ricercate esclusivamente la chiarezza ("t'Ò cra.cpÉc;):è questa che, con grande benevolenza, voi

insegnate alla massa; ma, cosi facendo, venite meno proprio alla chiarezza. Anche noi, cari amici, teniamo in grande considerazione la chiarezza d'espressione applicata a tempo opportuno (xa."t'rt xa.1.p6v):la consideriamo perfettamente utile, anzi, quando ricorra al giusto posto e secondo le regole dell'arte. [ ... ] In realtà, noi concediamo volentieri che l'abilità oratoria (6Et.v6"t'T)c;)contribuisca a creare un effetto di chiarezza di stile, e in ciò noi seguiamo fedelmente le raccomandazioni e le sentenze dell'arte. Tuttavia, non bisogna mirare, in tutti i casi e con tutti i mezzi, alla chiarezza stilistica, giacché è proprio l'arte ("t'ÉXVTJ) che si oppone a ciò »31• Per valutare la pertinenza del richiamo a questo testo, in cui è piuttosto la cra.qnivELa.- non l' licpÉ).Et.a.,come nel Dione - ad essere tematizzata, si consideri, a parte l'ovvia parentela fra i due concetti, che lo stesso Metochita, in un passo del logos 13 di poco successivo a quello appena citato,

31 THEOD. METOCHIT.

logos xm 16, 2-17, 2 p. 207 Sevtenko.

312

RHETORIKE PHILOSOPHOUSA

seguendo l'autorità di Ermogene e di altri 1tala1.0t aocpol- la chiarezzastilistica (a«qnivEl4) con la facile semplicità (EV't'ÉM14)32• Ora, è proprio questo punto che permette di cogliere l'elemento di origioe1ità e di progresso della tesi difesa nel Dione rispetto alle acquisizioni già presenti nei due opuscoli diretti contro Niceforo Cumno. Se infatti in quegli scritti Teodoro rilevava come non la aaqni\lEl4 sia da bandire, me quella forma di chiarezza assimilabile a una pedestre semplicità e inconsapevole di se medesima proprio perché svincolata dai criteri normativi della 't'iXVT), nel più tardo opuscolo il critico precisa ulteriormente questo nodo, sostenendo che una estetica della chiarezza risulta accettabile quando l' acpÉÀEr.astessa non solo non tradisca, me riconfermi la necessità della 6Er.VOfl}C;. E di tale consapevolezza, che è anche sforzo di sintesi e di ricomposizione, è testimone Dione. Il passaggio dall' acpÉMt.« MÉM14 alla XtL't'à. µÉ8060v acpÉÀEt.a. rappresenta dunque il passaggio dal dilettantismo che si lascia sedurre dal miraggio dell'immediatezza al rigore della 't'ÉXVT),ma è anche la sconfitta della pretesa di far rivivere le bellezza estetica (xa:À.À.~) propria del modello ellenico al di fuori della ricerca e dell'impegno connessi al travaglio (rcovoc;,µeÀ.É't'1])letterario: questo solo assicura la razionalità e l'ordine della forma, il dominio di sé nell'espressione, la penetrazione del contenuto di pensiero. Sullo sfondo di tali concetti può allora essere letta anche l'ultima, più breve sezione dello scritto 33• Qui si segnala il parallelo istituito tra Dione e Senofonte, attico quant'altri mai, modello di stile xa.'t'à. cpucnve di acpÉlEt.a- parallelo, ben lo sappiamo, caro alla tradizione dionea. L'elemento di originalità di Teodoro nel riformularlo, tuttavia, dipende tutto dal quadro interpretativo in cui esso è inserito. Il critico tiene a precisare, infatti, che se Dione celebra e imita Senofonte, lo fa pur semidentifica -

=

32 l3

CTr. ID. ihid. 18,9-14 p. 211 Sevooiko. Cfr. ID. de Dione pp. 148,3-149,17 Miiller = p. 332, 1-26 Amim.

TEOI>Olt.0 METOCHITA

313

prc in vista di un ideale perfettamente congruo alle opzioni estetiche finora difese dal Mctochita 34: il fine rimane sempre quello dell, buµ0,,El4, ovvero dell'impegno a "scrivere nel modo migliore" - ciò che, noi sappiamo, è possibile solo manovrando la categoria della 6t1.VOTIK. La paradigmaticità che Diane assume nel Mctochita può essere interpretata come il punto d,arrivo più ooercnte dell'interpretazione che di lui tutta la tradizione tardoantica e bizantina ha progressivamente offerto. Si dovrà riflettere, crediamo, sul fatto che l'elevazione di Diane a modello ha com• portato una preventiva accentuazione degli elementi dialettici e antagonistici ravvisabili all'interno della sua personalità, più tardi ricomposti mediante il ricorso al piano dell'interpretazione letteraria. Annullate le forze antagonistiche reali che effettivamente segnarono la sua opera, sarà possibile conferire a Dione il volto del classico. È stato osservato che tutti i termini che definiscono lo stile classico sono concetti dall'immediata risonanza etica: semplicità, chiarezza, nobiltà, dominio dell'immediatezza e della natura. Si può aggiungere che è in virtù di questa sintesi di dimensione estetica e dimensione etica che l'ordine del classico può essere proposto come normatività e ideale. È con questo esito che, coerentemente, si chiude la lunga stagione della fortuna di Dione nella cultura antica.

34

Per il giudizio del Metochita su Senofonte dr. quanto rileva K. MONsCHEJt,Xenophon cit., pp. 231-32.

INDICE DIONEO

Per le opere di Dionc dr. Orationes, post L. Dindorfium cd. G. dc Budé, 2 voli. Llpsiae 1916-19; Dionis Prusaensis quem vocant Chrysostomum quae exstant omnia, ed. J. de Amim, 2 voll. Berolini 1893-96 fr. 1 Arnim [Stob. 111 7, 28] fr. 2 Amim [Stob. 111 13, 42] fr. 3 Arnim [Stob. m 34, 16] Orationes I 1-10 I 4-5 I 44 sg. I 58-84 II 10 II III

44

lii

2

III III

3-4

III III

13 39

III

43

passim

6 III 7-8

m 43-44 III 45-46

m 45.49 m 48 III III III III lii lii

III Ili

III

49 .51 .52 54 56-.59

59 82 86-117 9.5

p. 126 n. 30 p. 126 n. 30 p. 126 n. 30 p. p. p. p. p. p. p. 259 n. 31; p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. 259 n. 31; p.

251 251 275 251

n. 14 n. 14 n. 21 n. 15

252 n. 16

255 n. 21 275 n. 21

251 n. 13 274 n. 19 52 n. 69 275 n. 21 .52 n. 274 n. 75 n. 270 n. 274 n. 69 n. 251 n. 69 n.

69 21 26 8 17 10 12 10

275 n. 21 75 75 274 274 275 274 60

n. n. n. n. n. n.

26 26 19 19 21 20 n. 85

316

INDICE DIONEO

IV

2

IV IV

2-3 1,

IV

21-23 24

IV IV

IV IV IV IV

24-28 26-28 101-1,

108 131-32 139

IV VI

3,_,9

VI

39 40-42 41-42 43

VI VI VI VI VI

46-47 46-48

48 VI 49 VII 102 VI

121

VII

VIII

1-4

VIII

5

4 IX 6-7 IX 8-9 XI 1 sgg. IX

XI

1-2 46

XI

6

XI

17 XI 19-21 XII 13 XII 13-t, XI

14 :m 16sgg. XII

:m 23sgg. 1 xm 1 sgg. XIIT 1-2 xm 9 xm 29-31

XIII

p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p.

22

n. 9

248 n. 9

,2 n. 69 250 n. 11 2,1 n. 14 2,2 n. 17 2.50 n. 11 n. 26 69 n. 10 69 n. 10 193 n.120 274 n. 18 p. 7'5 n. 2'5; 249 n. 7 p. 249 n. 7 p. 128 n. 3'5 p. 249 n. 7 p. 128 n. 3'5 p. 249 n. 7 p. 274 n. 19 p. 1, n. 2, p. 22 n. 6 p. 233 p. 128 n. 35 p. 39 n. 47 p. 39 n. 47 p. 128 n. 3'5 p. 103 n. 71 p. 284 n. 38 p. 128 n. 38 p. 287 n. 46 p. 2, n. 16; 28, n. 41 p. 2s, n. 39 p. 285 n. 40 p. 39 n. 46 p. 39 n. 46 p. 39 n. 47 p. 103 n. 71 p. 34 n. 34 p. 54 n. 72; 99 n. 64; 185 n.109 p. 174 n. 88 p. 101 n. 66 p. 103 n. 70 p. 102 n. 68

1,

317

INDICE DIONEO

xv XVII XIX

1-2 1-2

xx 8

6-11 XXII 1-2

XXI

1-5 4-5 12 162

XXII XXII

XXII XXXI

X.XXII 8 XXXII

20

XXXII

22

XXXIII

4

XXXIII

9-10

XXXIII

14

XXXIII

l5

XXXIII

48

xxxv 1 xxxv 1 sgg.

xxxv 4 xxxv 8-10 xxxv 40 26

XXXVI XL XL

1 10

XLII XLII 2

4-5

XLII

XLII 16 sgg.

8

XLIII XLIV

XLIV

12

1

XLV XLV.,

6

XLV XLVI XLVII XLVII

7-8 2-3 7

LIII 3 LIII ., LV

1-8

LV 9

p. p. p. p. p. p. p. p. p.

2,

262

41 1' 102 68 54 73 69 8 42 54 280 30 22 n. 9 D.

n. n. n. n. n. n.

23

n. 12

p. 115 p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. 21 n. 4; 54 n. 72; p. p. p. p. p. p. p. p. p.

81 81 39 259 39 39 103

n. 37 n. n. n. n. n. n.

37 47 33 47 46 71

114 262 n. 39 39 n. 48 39 n. 47 39 n. 46

81 n. 37 268 n. 4 21 n. 4 42 n. 54 23 n. 10 39 n. 47 23 n. 11 36 n. 38 36 n. 38 262 n. 41 102 n. 68

185 n.109 36 n. 38 42 n. 54 39 n. 47 42 n. -'1 39 n. 47 265 n. 2.5 254 n. 19 2,s n. 30 258 n. 30

318 11 LXVI 12 LV

LXXI

LXXII

3-4 LXXVII 27 LXXII

INDICE DIONEO

p. 258 n. 30 p. 39 D. 46 p. 39 D. 48 p. 39 n. 48 p. 262 D. 40 p. 39 n. 46

Orazioni Sulla Regalità (oratt. I-IV), 37 e n. 42, 52, 59-60, 72, 75, 77, 156, 190, 192, 193, 194, 195, 196, 233, 234, 2JJ.J9, 242, 244, 248• .53, 2.54, 258, 260, 265, 267, 269•70, 271, 274, 275 e n. 22, 276 n. 23, 285 Orazioni Diogeniane (oratt. VI, VIII, IX, x), 56 n. 77, 60-62, 75, 190, 194, 196, 226, 249, 274 Mito Libico (orat. v), 194 Euboico (orat. vn), 140, 177-79, 182, 190, 191, 192, 193, 194, 196, 226, 234, 278, 279 Troiano (orat. XI), 190, 196, 197, 219, 234, 2'6, 267, 275-88 Olimpico (orat. xn), 32, 34 Sulla prepotenza (orat. xvu), 25 Sull'esercizio oratorio (orat. xvm), 27 n. 20, 227, 301 n. 22 Sul bello (orat. XXI), 225 n. 48 M e/ancomas I e Melancomas II ( oratt. xxix e XXVIII), 227 Rodiese (ordl. XXXI), 115, 190, 195, 197, 212, 215, 219, 279, 281 Tarsico I (orat. XXXIII), 11415 Boristenitico (orat. XXXVI), 212, 215, 216, 219, 234, 235, 242, 244, 253, 2.59-60,261, 262, 263 n. 42, 268 Corinziaco (orat. XXXVII), 38, 219, 235 Concione in patria (orat. XLVII), 190, 195, 197 Politico in assemblea (orat. XLVIII), 190, 195, 198 Su Omero (orat. un), 253, 254, 256, 276 n. 23 Su Socrate (orat. LIV), 194 Su Omero e Socrate (orat. LV), 253, 276 n. 23 Agamennone o sulla regalità (orat. I.VI), 237 e n. 21, 253, 276 n. 23 Nestore (orat. LVII), 237 e n. 21, 276 n. 23 Criseide (orat. LXI), 253, 276 n. 23 Sulla regalità e sulla tirannide (orat. LXII), 75 Sulla fortuna I e II (orat. LXIII e LXIV}, 38 e n. 45, 225 n. 48 Orazioni bitiniche, 196, 197 Orazioni alle città, 19.5, 196, 197 Parva Moralia, 195, 197 A Musonio, 176, 182, 183, 184, 185, 190, 196, 197, '227, 281 Contro i filosofi, 116, 182, 183, 184, 185, 187, 190, 196, 197, 227, 281 Discorsi su Socrate, 190, 194, 196

INDICE DIONEO

319

Laus Essenorum, 190, 208 n. 15 Encomio della zanzara, 182, 190, 196, 197, 227, 279, 281 Encomio delu ctJpigliatura, 140, 190 e n. 11.5 Encomio del pappagallo, 176, 178, 182, 190, 196, 197, 227, 278 Descrizione di Tempe, 182, 190, 196, 197, 227 Memnone, 182, 190, 196, 197, 227 Storia dei Geti, 227, 247, 260-62, 263 n. 42 Se l'universo sia corruttibile, 208, 245, 259-60 Encomio di ErtJClecontro Platone, 208, 24.5, 2.53, 256-59 In difesa di Omero contro Platone, 208, 245, 253-57, 259, 276 n. 23, 285 Sulle virtù di Alessandro, 208, 245, 247-53, 258, 259 IIEpt.À.oCT6q>ou, 261

INDICE DELLE FONTI ANONYMUS

In Aelii Aristidis prolegomena, ed. F. W. Lenz, Lciden 1959 p. 111 p. 90 n. 49 ANTISTHENES

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Scripta Minora, ed. L. G. Westerink, voi. I Lipsiae 1968 ffpòt;"'C'OÙt; Etc; «CTiicpEt.a.V T)µat;fflT.O'XW\f,a.V"'C'at; Dio, in Dionis Prusaensis quem vocant Chrysostomum omnia, ed. J. de Arnim, voi. II Berolini 1896 pp. 325-327, 14 pp. 327-328, 16 p. 328, 16-21

p.244 quae exstant p.236 n. 19 p. 238 n. 22 p. 241 n. 29

Ad Dionem Chrysostomum scholia, in A. Sonny, Ad Dionem Chrysostomum analecta, Kioviae 1896 scholl. ad orat. XI p. 23.5 n. 1.5; p. 282 n. 33 orat. xx 8 p. 233 n. 12 orat. XXXII 15 p. 233 n. 12 p. 23.5 n. 16 orat. XXXVI orat. XXXVII p. 23.5 n. 17 Ad Philostrat. vii. Apollon. scholia, in Dionis Prusaensis dt., ed. ]. de Arnim, voi. II Berolini 1896 schol. ad p. 238 n. 23 V. Apoll. v 27, p. 312

'

322

INDICE

DELLE

FONTI

ARISTOPHANES

Comoediae, ed. Th. Bergk, 2 voli. Lipsiae-Berolini 1923 vesp. 453

p. 283 n. 34

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Metaphysica,ed. W. Jaeger, Oxonii 1957 A 2, 982 b 11 sgg.

r

2, 1004 b 27 sgg.

p.166 D. 69 p. 89 n. 48

Politica, ed. W. D. Ross, Oxonii 1957

r1

p. 274 n. 17

ARISTOXENUS

Elementa Harmonica, ed. R. Da Rios, Romae 1954 p. 23, 17 APOLLONIUS

p.165 n. 68 TYANENSIS

Epistulae, ed. R. J. Penella, Lugduni Batavorum 1979 1 p. 34 3 p. 34 4 p. 36 5 p. 36 9 p. 38 10 p. 38 15 p. 42 16 p. 42 17 p. 44 18 p. 44 34 p. 48 50 p. 60 .51 p. 60 52 p. 62 79 p. 82 80 p. 82 80 p. 84

p. 74 n. 22; 83 n. 41 e n. p. 74 n. 22; 84 n. p. 74 n. p. 74 n. p. 81 n. 36; 84 n. p. 81 n. 36; 84 n. p. 82 n. p. 74 n. 22; 82 n. 39 e n. p. 74 n. 22; 82 n. 39 e n. 40; 84 n. p. 84 n. p. 81 n. p. 74 n. 22; 83 n. 41; 84 n. p. 74 n. p. 74 n. 22; 82 n. 39; 83 n. 41; 83 n. p. 82 n. p. 74 n. p. 81 n.

42 42

22 22 43 43

40 40 42 42 37 42

22 42 40

22 38

CICEllO

Brutus, ed. A. E. Douglas, Oxonii 1966 132 p. 35, 5

p.119 n. 17

323

INDICE DELLE FONTI

De oratore, cd. K. F. Kumaniecki, Lipsiac 1969 p. 46 n. 61 TuscuLz114edisputationes, cd. M. Pohlcnz, rist. Stuttgardiac 1976 II 3, 8 p. 46 n. 61 III 19, 72-73

CLEME.NS ALEXANDUNUS

Strom(lta, cd. O. Stacblin-L. Fruchtcl- U. Treu, Bcrlin 1960 p. 123, 1-6 [Qvysippu1 fr. 619 SVF III p. 1,9] p. 270 n. 9 DEMETRIUS

PffALEI.EUS

De elocUlione, ed. L. Radermachcr, Llpsiac 1901 (cd. st. Stuttgardiac 1967) p. 47 n. 63

296 pp. 60-61 DIO CASSIUS

Historia Romana, ed. U. Ph. Boisscvain, 3. voll. Bcrolini 189,-1901 LU 1-41 p. 72 n. 16 LXV 13 p. 8, D, 41 DIOGENES LAERTIUS

Vitae philosophorum, ed. H. S. Long, Oxonii 1964

n ,1

64 [Antisthencs fr. 5 D. C. = I 17 G.] v1 16 e 18 [Antisthcncs fr. 1 D. C. = v A 41 G.] II

69 [Diogcncs v B 473 G.] VI 71 [Diogencs v B 291 G.] VII 42 [Chrysippus fr. 295 SVF II p. 96] VII 142 [Clirysippus fr. 581 SVF II p. 180] VI

n. n. n. n. p. 'J7 n. p. 26 n. p.2,9 n. p.119 p. 47 p.257 p. 'J7

17

62 29 78 78 19 32

DIOGENES StNOPEUS

Socraticorum Reliquùze, ed. G. Giannantoni, voi. v B 17 [ap. Stob. III 13, 38] v B 31-49 v B 82 [ap. Stob. IV 8, 27] v B 291 [ap. Diog. Lacrt. VI 71] v B 305 v B 307 v B 313 v B 473

[ap. [ap. [ap. [ap.

Stob. III 8, 1'] Stob. III 13, 42] Exc. e Ms. Fl. J. Dam.] Diog. Laert. VI 69]

11

Roma-Napoli 1983 p.127 n. 33 p. 249 n. 8 p. 127 n. 33 p. 'J7 n. 78 p. 127 n. 33 p. 126 n. 30 p. 128 n. 37 p. '57 n. 78

324

INDICE DELLE FONTI

v B47' [11p.Stob.1n·34, v B 476 [11p.Stob. III 13. v B ,,9 [ Ps. Diog. ep. v B.568 [= Ps. Diog. ep. v B 570 [ Ps. Dias. ep.

= =

16]

37] 29] 38] 40]

p.126 n. 30 p.127 n. 33 p. 61 p. 61 p. 61

DIONYSIUS HALICilNASSEUS

Opu.scula,ed. H. Uscncr - L. .Radermacher,2 voli. Lipsiac 1899-1904 p. 46 n. 61 I ud. de Demosth. 2 p. 130 De imit. p. 208, 1 sgg. lud. de Thudd. p. 363, 8 sgg. p. 365, l ◄ agg. p. 377, 8 sgg. De Tbucid. idiom. p. 424, 20 sgg.

p. 119 p. 120 p.120 p.120 . p. 120

n. n. n. n.

17 18 18 18 n~ 18

EPICTETUS

Dissertdliones ab Arriano digestae, ed. H. Schenkl, Lipsiac 19162 {rist. Stuttgardiac 1965) I 7, 32 p. 31 n. 28 I 9, 29-30 p. 31 n. 28 I 17 p. 28 n. 23 II 17, 35 [Antisthcnes v A 46 G.] p. 30 n. 26 Il 23 p. 28 n. 23 II 23, 1415 p. 31 n. 27 III 15, 14 p. 31 n. 28 III 2.1, 17-19 p. 47 n. 63 III 22 p. 56 n. 77 III 22, 26 p. 31 n. 28 p. 28 n. 22 Ili 23 III 23, 8-14 p. 28 n. 23 III 23, 16-18 p. 29 e n.24 III 23, 17-19 p. 48 n. 64 III 23, 19 p. 30 e n. 25 Ill 23, 20-26 p. 28 n. 23; 49 Ii. 65 III 23, 27-28 p. 31 n. 27 III 23, 33 p. 47 n. 63 III 23, 33-38 p. 31 n. 29 p. 31 n. 28 IV 5, 2-4 IV 8 p. 39 n. 48 IV 8, 17-20 p. 73 n. 20 ench. 46, 1 p. 31 n. 29 p. 31 n. 28 fr. XI

32.5

INDICE DELLE FONTI EUNAPIUS

Vit11esophistarum, cd. I. Giangrande, Romae 1956 p. 1, p. 1, pp. 1, p. 2, p. 2, pp. 2, p. 2, p. 2, p. 3, p. 3, p. 3, p. 3, p. 5, p. ,,

3-12 12-16 19-2, 13 14 14-23 14-3, 9 lS.20 18-23 9-20 12 13-16

16-19 4-5 ,-17

p.129 p. 130 p.130 p. 130 p.130 pp. 131-32 p. 130 p. 130 p.133 p. p. 130 p.134 p. 130 n. 44 e p. 130

n. n. n. n.

41 42 4-' 44 n. 46 n. 48 n. 4-' n. 43 n. 49

,6 n n.

n. 45 n. n. 45 n. 46

,o

EUSTATHIUS

Commentarli ad Homeri llùukm pntinenles, ed. M. van der Valk,voi. I Lugduni Batavorum 1971 "'1 Hom. Il. 163-6-' p. 727, 11-14 p. 287 n. 44 ExCERPTA

Excerpt11e Ms. Fior. ]OIIIIII. D11111asc., cd. A.. Meineke,Stob«i Anthol., vol. IV Lipsiae 1857 Il 31, 22 [ = Dio Ottysost. ordl. XI 1-2 Diogcncs v B 313 G.] p.128 n. 37

Fa.ONTO Epistul«, cd. M.P.J. van den Hout, Leiden 19-'4 4d 11111icos 1 2 p. 16-' "'1 M. Antonin. imp. de eloq. 1 pp. 131-32, 1, "'1 M. Antonin. imp. de eloq. 1 pp. 131-33 11dM. Antonin. imp. de eloq. 1, p. 133,· 8-11 4d M. Antonin. imp. de eloq. 1, p. 133, 8-16 4d M. Antoni11. imp. de eloq. 1, p. 133, 26-34 4d M. Antonin. imp. de eloq. 2, 16 p. 140, 4-7

p. 89 n. 48 p. 44 n. 'J7 p. 43 D. '6

p.182 n.101 p. 44 n. ,s p. 44 n. -'9 p. 46

D.

61

326

INDICE

HEJtMOGENES

DELLE

FONTI

R.J.mroa

Progymnasmata,ed. H. Rabe, Rh. gr. vol. de idris

VI

Lipsiae 1913

p. 220, , sgg. pp.226, 14-241, 9 p. 242, 18-19 p. 242, 19-20 pp. 242, 22-246, 9 pp. 242, 22-2.54, 21 p. 243, 12-13 pp. 254, 22-260, pp. 320, 17-322, 3 pp. 322, ,-329, 24 pp. 322, 5-352, 14 p. 324, 19 p. 328, 19 p. 329, 8-10 p. 329, 10 pp. 368, 23-369, 2 p. 373, 20-23 pp. 380, 12-413, 11 p. 410, 3-4 p. 410, 9-10

1,

p.216 p. 217 p.216 p. 94 n. 55; 242 p. 242 p. 210 p. 94 p. 120 p. 210 p. 215 p. 214 p.240 p.240 p.240 p.119 p.296 p.296 p. 218 p.120 p.120

n. n. n. n. n. n. n. n. n. n. n. n. n. n. n. n. n. n. n. n.

30 31

28 30 31 18

55 19 17

25 22 27 27 27 17 13 13 33 19 19

IfERODOTUS

Historitze,ed. Ph. E. Lcgrand, 9 voll. Paris 1946-56 III

80-82

p. 72 n. 16

HESIODUS

Opera, ed. Fr. Solmsen, Oxonii 1970 theogon. 30

p. 283 n. 3.5

IuuANUs IMPEliTOR Orationes, ed. G. Rochefort, 2 voll. Paris 1963-64 VII 212 e p. 124 n. 26; 247 n. 3 Epistulae, cd. B. K. Weis, Miinchen 1973 31, p. 90 p. 56 n. 77 ]OHANNES MAUROPUS

Novella Constitutio, ed. A. Salac, Pragae 19.54 1-2 p. 17

p. 269 n. 6

INDICE DELLE

327

FONTI

]ORDANES

Romana et Getica, cd. T. Mommsen, Monumenla Germaniae Hislorica, v 1, Bcrolini 1882; F. Jacoby, Die Fragmente der Ghiechischen Historiker, III e, Leiden 1958, n.0 707 de orig. act. Get. pp. 57, 11; 64, 11; 72, 17; 90, 4, 6; 97, 10 p. 262 n. 41 LoNGINUS

De inventione, ed. C. Walz, Rh. G. vol. IX p. 559, 13-16 [ Antisthenes fr. 11 D. C. = v A 48 G.]

=

p. 47 n. 62

Ps. loNGINUS

De sublimi/aie, ed. O. Prickard, Oxonii 19472 8, 8-17 p. VII

p. 27 n. 20

LUCIANUS

Opera, ed. M. D. Macleod, 3 voll. Oxonii 1972-80 de parasito 2, 7-11 p. 145 p. 58 n. 81 p. 55 n. 76; 98 n. 62 de morte Peregrini 18 p. 194, 21-24 Cynicus p. 61 MARCUS AURELIUS

ANTONINUS

Ed. H. Schenkl, Lipsiae 1913 I 14

p. 51 e n. 66; 57 n. 79; 73 n. 19

MAXIMUS TYRIUS

Philosophoumena, ed. H. Hobcin, Lipsiae 1910 XIV

XXIII

XXXII

xxxv

p. 60 D. 85 p. 59 n. 83 p. 59 n. 83 p. 60 n. 85

MENANDER RHETOR

Menander Rhetor, cd. D.H.

Russel-N.G. Wilson, Onord Rhetores Graeci, ed. L. Spengel, voi. III Lipsiac 1856 6udp!cn.t; 'tWV lmSEI.X'tloXWV

1981;

328

INDICE DELLE PONTI

p. 361, 410 Sp.

= pp.

p.114 n. 11

60-62 R. W.

mpf. lffl.6nx-ri.xwv pp. p. p. pp.

388. 388, 389, 389, p. 390, p. 392, p. 411.

17-389, 9 Sp. = p. 114 R. W. 18 e 23 sg. Sp. = p. 114 R. W. 9-13 Sp. = pp. 144-16 R. W. 13-390, 4 Sp. p. 116 R. W. 14 sg. Sp. = p. 116 R. W. 28-31 Sp. = p. 122 R. W. p. U8 R. W. 23-24 Sp.

p.116 n. 13 p. 34 n. 35

p.116 n. 14 p. 117 n. 1.5 p. 34 n. 3.5 p. 34 n. 35 p. 79 n. 30

=

=

MICHAEL ITALICUS

Lettres et Discours, éd. par P. Gauticr, Paris 1971, discorso improvvudlo rivolto all'imperatrice Irene Duca p. 147, 1-6 p. 267 n. 3 0:1t1GENES

Contra Celsum, ed. III 66

J. -P.

Mignc, P. G.

XI

(1862)

p. 56 n. 77

PANAETIUS

ap. Diog. Laert. n 64 [Antisthenes fr. 5 D.C. =

I

17 G.]

p. 42 n. 62

PHILO ALEXANDRINUS

Opera, cd. P. Wendland - L. · Cohn, 7 voll. Berolini 1896-1930 quod omnis probus liber sit 20, 75-91 p. 179 n. 97 PHILOSTliTUS

Opera, ed. C. L. Kayser, 2 voll. Lipsiae 1870-71 {cd. ster. Olms, Hildesheim 1964) Vita Apollonii IV 48 p. 77 n. 29 'I 27 p. % ( = p. 185, 25-29) p. 80 n. 35 V 27-38 p. 67 n. 4 p. 67 n. 5 V 33 V 33 p. 98 ( p. 190, 21-24) p. 82 n. 40 V 33 p. 98 ( = pp. 190, 30-191, 7) p. 69 n. 9 pp. 67-68 V 34 V 34 p. 99 { p. 193, 9-14) p. 79 n. 32

= =

329

INDICE DELLE FONTI

= p.

35 p. 100 ( 35-36 V 36 V 37 V 37 p. 102 ( = V 37 p. 102 ( = V 38 p. 102 ( V 39 p. 103 ( V 40 p. 103 ( VIII 2 VIII 7 VTII 7 p. 154 ( V

194, 28-32)

V

= =

=

p. 198, 5-12) p. 198, 25-30) p. 199, 246) p. 200, 14-21) pp. 200-201, 3)

=

305, 5-9)

p. 70 n. 11 p. 67 n. 6 p. 70 n. 12 p.239 p. 82 p. 79 p. 80 p. 83 p. 80 p. 77 p. 77 p. 80

n. n. n. n. n.

n. n. n. n.

24 39 31 33 41 34 29 29 33

Vitae sophistarum

= =

p. 201 ( p. 1, 1-3) I p. 202 ( p. 2, 1-21) I p. 202 (= p. 2, 24) I pp. 203-4 ( = pp. 3-.5) I 7 p. 205 ( pp. 6, 30-7, 4) I 7 p. 20.5 (= p, 7, 1-4) I 7 p. 205 ( 7, 1-9) I 7 p, 205 (= p. 7, 4-5 e 11-14) I 7 p. 205 ( = p. 7, .5-11) I 7 p. 20.5 (= p. 7, 14-19) I 7 p. 205 ( ==p. 7, 15-16) I 7 p. 206 I 7 p. 206 (= p. 7, 20-23) I 7 p. 206 ( p. 7, 23-29) 1 7 p. 206 (= pp. 7-8, 2) I 7 p. 206 (= p. 8, 1-2) I 7 p. 206 ( p. 8, 3-13) I 7 p. 206 ( = p. 8, 13-19) I 7 p. 206 ( p. 8, 15-19) I 7 p. 206 ( p. 8, 20-22) I 8 p. 208 ( p. 11, 15-16) I 8 pp. 206-7 ( p. 9-10, 2) I 8 p. 207 ( p. 11, 20-2.5) I 8 p. 208 (= p. 11, 1-6) I 8 p. 208 (= p. 11, 17-19)

= =

=

= = = = = =

I 2}

n 27 Il 31

p. 87 n. 45 p. 88 n. 47 p. 88 n. 46 p. 89 n. 49 p. 93 n. 54 p. 93 n. 52 p. 278 n. 26 p. 9.5 n. 57 p. 97 n. 60 p.105 n. 73 p. 101 n. 67 p. 262 n. 38 p. 92 n. 50 p. 98 n. 61; 206 n. 7 p. 99 n. 63 p. 92 n. 51 p.103 n. 69 p. 104 n. 72; 182 n.102 p.206 n. 8 p. 95 n. 56 p. 40 n. 50 p. 99 n. 65 p. 41 n. 52 p.107 n. 79 p. 87 n. 4.5 p. 40 n. 51 p. 40 n. 50 p. 40 n. 50

330

INDICE DELLE

FONTI

PHOTWS

Bibliotheca, ed. I. Bekker, 2 voli. Berolini 1824-25; ed. R. Henry, 8 voli. Paris 1959-77 6 p. 3 b 26 p. 215 n. 24 26 p.206 n. 6 p. 206 n. 6 44 61 p. 20 a 13 p. 216 n. 25 p. 216 n. 29 66 p. 33 b 19-22 70 p. 35 a 6-14 p. 216 n. 29 72 p. 45 a 5-6 p. 216 n. 25 p. 271 n. 31; 221 n. 41 74 p. 52 a 7-9 p. 219 n. 34 78 p. 54 b 39 p. 216 n. 25 83 p. 65 a 12-14 p. 221 n. 42 90 p. 67 b 14-15 p. 217 n. 31 90 p. 67 b 14-18 p. 219 n. 34 160 p. 102 b 23 p. 219 n. 34 164 p. 107 b 8-12 p. 222 n. 43 165 pp. 107 b 28-108 a 12 p. 222 n. 43 165 pp. 108 b 31-109 a 4 p.222 n. 44 165 p. 108 b 42 p. 219 n. 34 192 p. 156 b 30 p. 205 n. 5 209 pp. 165 a 31-165 b 4 ( ==p. 106 H.) p. 208 n. 14 209 p. 165 b 5-8 ( = p. 106 H.) p. 213 n. 21 209 p. 165 b 9-39 ( = pp. 106-107 H.) p. 221 n. 41 209 p. 165 b 24-26 ( == p. 107 H.) p. 221 n. 42 209 p. 165 b 29-32 ( = p. 107 H.) p.194 n.122 209 p. 165 b 40-42 ( = p. 107 H.) p. 219 n. 36; 282 n. 32 209 p. 166 a 12-16 ( = p. 108 H.) p. 219 n. 35 209 p. 166 a 28-29 ( = p. 109 H.) p. 219 n. 38 209 p. 166 b 23-30 ( = p. 110 H.) p. 219 n. 37 209 p. 166 b 31-37 ( = p. 110 H.) p.225 n. 48 p. 110 H.) 209 p. 166 b 38-41 ( p.225 n. 48 209 p. 167 b 24-26 ( = p. 113 H.) p. 216 n. 29 233 p. 292 a 23-31 p.206 n. 6 241 p. 222 n. 43 243 p. 221 n. 42 265 p. 491 b 8-11

=

PLATO

Opera, cd. J. Burnet, 5 voll. Oxonii 1905-10 apo/. 20 e apol. 23 B

p. 39 n. 47 p. 39 n. 47

331

INDICE DELLE FONTI

Go,g. 448 D resp. 533 D Phaed. 67B Ph"ed. 82 E-83E Pboed,. 229 E Phaedr. 262 B-c Phaedr. 270 E Phaedr. 277 B·C

p. 88 p.168 p. 170 p.170 p.165 p. 88 p. 89 p. 89

n. 48 n. n. n. n. n. n. n.

77 81 81 66 48 48 48

PLINIUS

Epistulae. cd. M. Schuyter, Lipsiae 1933 I 10, 5-7 I 10, 9-10 X

81

X

82

PoRPHYRIUS

p. 73 n. 20 p. 73 n. 20 p. 35 n. 37 p. 36 n. 39

TYRILiS

De philosophia ex oraculis hattric,:da, ed. G. Wolff, Berolini 1856 p. 109

p. 142 n. 10

PROCLUS

De prooidentia et fato et eo quod in nobis, ed. D. Isaac, Paris 1979 de provid. v 27, 12-16 p. 162 n. 56 PsALMI

p. 268 n. 5 p. 268 n. 5

96, 2

98, 4 MICHAEL

PsELLUS

De operatione daemonum, ed. an. Amsterdam 1964) enc. pul. pp. 73-78

J. F.

Boissonade, Niirnberg

1838 (rist.

p. 281 n. 31

QUINTILIANUS

lnstitutiones Oratoriae, ed. L. Radcrmacher, III X X

J, 8 1, 82 1, 82-83

2 voll. Lipsiae

1959-65

p. 26 n. 17 p. 119 n. 17 p. 46 n. 61

332

INDICE DELLE PONTI

SaioLIA Scholia in Lucianum, ed. H. Rabc, Llpsiae 1906 de morte Peregrini I 8, p. 221, 10-14 Hermotim. 34, p. 242

p. 57 n. 80 p. 267 n. 3

SEXTUS EMPIIUCUS

Adversus mathematicos, ed. H. Mutschmann 1914-54 14,, 6 [Speusippus fr. 34 I. P.]

J.

Mau, 2 voll. Lipsiae p.165 n. 68

SPEUSIPPUS ACADEMICUS

Frammenti, ed. M. IsnardiParente,Napoli 1980 fr. 34 (ap. Sext. Emp. adv. math. 14,, 6)

p. 165 n. 68

STOBAEUS

Aretbologii libri duo posteriores, ree. O. Hcnse, 3 voll. Berolini 18941912 111 7, 28 [Dio Chrysostomus fr. 1 A.] p. 126 n. 30 III 8, 15 [Diogenes v B 305 G.] p. 127 n. 33 III 13, 37 [Diogenes v B 476 G.] p. 127 n. 33 III 13, 38 [Diogenes v B 17 G.] p. 127 n. 33 III 13, 42 [Dio Ouysostomus fr. 2 A.] p. 126 n. 30 III 34, 16 [Dio Chrysostomus fr. 3 A.] p. 126 n. 30 1v 8, 27 [Diogenes v B 82 G.] p. 127 n. 33 STOICOI.UM VETllUM

FB.AGMENTA

J. de

Arnim, 3 voll. Lipsiac 1903; IV vol. Lipsiac 1923 p. 26 n. 19 fr. 581 II p. 180 p. 259 D, 32 fr. 619 III p. 159 p. 270 D. 9

Ed.

fr. 295 II p. 96

STRABO

Geographica, ed. A. Meineke, 3 voll. Lipsiae 1852-53 1 2, 3-12 XIII 1, 42 1

p.255 n. 23 p.287 n. 45

SUDA

Suidae Lexicon, cd. A. Adler, 5 voll. Lipsiac 1928-38 S.11. rtvf8ll.oc;(n. 1.32)I p. ,14 s.v. l:i.fhr.Jò Kcia'cn.oç xpwµivwv 'To~ Myot.ç. 3, 2-6 pp. 188-91 p. 309 n. 30 5, 1-8 p. 193 p. 309 n. 30 p. 309 n. 30 8, 6-8 p. 19.5 16, 2-17, 2 p. 207 p. 311 n. 31 18, 9-14 p. 211 p. 312 n. 32 19 p. 211 p. 309 n. 30

Tl-moooa.us Piooa.oMUs in Dionis Prusaensis cit., ed. p. 328

J. de Amim, voi.

II

Bcrolini 1896 p. 267 n. 3

TZETZES

Exegesis in Home,i lliadem, ed. G. Hermann, Lipsiae 1812 p. 51, 9-27 p. 284 n. 36

INDICE DELLE FONTI p. 54, 9-20 p. 54, 14-20 p. 1,,, 13.1,

337 p.284 n. 37 p. 285 n. 43 p. 284 n. 37

Historiarum varillrum chilitules, cd. Th. Kicssling, Lipsiac 1826 (rist.

Olms, Hildesheim 1963) I 696 Xl

724-26

p. 267 n. 3 p. 190 n. 115; 267 n. 3

INDICE DEI NOMI ANTIO-U

Adriano imp., 40, 41 Agamennone, 286 Agapeto, 275 Agesilao, 116 Alessandro Magno, 123, 248-53,

258 Alessino, 46 n. 61 Ammonio l'Egizio, 131, 132, 133, 134 n. 50 Amuntc di Nitria, 149, 1.52, 155, 169

Antonino Pio, 55 Antonio sant', 152, 1.54, 1.55 Antisteoe, 4.5, 46 e n. 61, 47 e n. 62, 'J7, 240, 254, 257 Apollo, 103 n. 70 Apollonio di Tiana, 63, 64 n. 3, 65, 66, 67 e n. 6, 68, 69, 70 e n. 11, 71, 72, 73, 74 e n. 22, 75, 76, 77 e n. 29, 78-86, 92, 108, 131, 132, 133, 134 n. 50, 1.53, 1.54, 239 Arato, 230 Arco, 123 Areta, 191, 208, 216, 219, 226, 229-44, 263, 26.5, 282, 311 Aristide Elio, 7.5 n. 26, 161 n. 54, 221 e n. 42, 230, 291, 294, 297 Aristocle, 173 Aristofane, 233 Aristotele, 230, 233 Armodio e Aristogitone, 68, 79 Aspasia,280 Atanasio, 154

Ateneo, 133 n. 49 Ateoodoto, 44, 4.5, 47, 48, 240 Augusto imp., 123 Aureliano imp., 1'4 Bruto, .50, .51 Callinico, 112 Cariti, 165 Carneade di Atene, 87, 173, 17.5 Carneade cinico, 133 e n. 49, 134 Carneio cinico, 133 n. 49 Cassiodoro, 262 Catone, 50, 51 Cecilio di Calattc, 21.5e n. 24 Cicerone, 92 Claudio Eumolpo, 3.5 Claudio imp., 130 Oeante, 22, 2.59 Clitomaco, 44 Commodo imp., 58