Menandri Sententiae
 9788822258090

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ACCADEMIA TOSCANA DI SCIENZE E LETTERE «LA COLOMBARIA» UNION ACADÉMIQUE INTERNATIONALE UNIONE ACCADEMICA NAZIONALE

STUDI E TESTI PER IL CORPUS DEI PAPIRI FILOSOFICI GRECI E LATINI (STCPF)

Comitato scientifico e redazionale

Francesco ADORNO (presidente) Gumo BASTIANINI ANTONIO CARLINI FERNANDA DECLEVA CAIZZI

MARIA SERENA FUNGHI (segretaria) DANIELA MANETTI MANFREDO MANFREDI Franco MONTANARI DAvıD SEDLEY

ACCADEMIA TOSCANA DI SCIENZE E LETTERE «LA COLOMBARIA» UNION ACADÉMIQUE INTERNATIONALE UNIONE ACCADEMICA NAZIONALE

STUDI E TESTI PER IL CORPUS DEI PAPIRI FILOSOFICI GRECI E LATINI 15

CARLO PERNIGOTTI

MENANDRI SENTENTIAE

FIRENZE

LEO S. OLSCHKI EDITORE MMVIH

Tutti i diritti riservati CAsA EDITRICE

LEO 5.

OLSCHKI Viuzzo del Pozzetto, 8 50126 Firenze

Volume pubblicato con il contributo del Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca per il Programma di Ricerca di Interesse Nazionale «Corpus dei Papiri Filosofici Greci e Latini. Testi e lessico» e dell’Unione Accademica Nazionale. Il Programma è cofinanziato dal M.I.U.R. e dagli Atenei di Milano, Firenze e Pisa; il finanziamento è amministrato dal Di-

partimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, dal Dipartimento di Scienze dell’Antichità «G. Pasquali» dell’Università degli Studi di Firenze e dal Dipartimento di Filologia Classica dell’Università degli Studi di Pisa. Il patrocinio e l’onere dell’impresa Corpus dei Papiri Filosofici Greci e Latini. Testi e lessico sono stati assunti dall'Accademia Toscana di Scienze e Lettere «La Colombaria» di Firenze in collaborazione con l’Union Acadé-

mique Internationale e l’Unione Accademica Nazionale.

ISBN 978 88 222 5809 0

AVVERTENZA I testi accolti in questa collana vengono sottoposti alla lettura preventiva del Comitato scientifico e redazionale del ‘Corpus’; la loro pubblicazione non comporta peraltro che ne vengano condivisi integralmente i contenuti.

Il progetto di questa edizione è nato nell’ambito del lungo lavoro preparatorio al volume II.2-3 del Corpus dei Papiri Filosofici (Chreiai, Sentenze, Gnomologi) ed è stato preceduto da una serie di pubblicazioni dello stesso Autore nella serie degli «Studi e Testi per il ‘Corpus dei Papiri Filosofici’» (voll. 8, 10, 14) e da suoi interventi in convegni, organizzati con

il sostegno della Classe di Lettere della Scuola Normale Superiore di Pisa, e pubblicati nei volumi 218 e 225 degli «Studi» dell’Accademia Toscana di Scienze e Lettere ‘La Colombaria’: Aspetti di letteratura gnomica nel mondo antico I e II, a cura di M.S. Funghi, Firenze, Olschki 2003 e 2004.

Data la complessa struttura di questa edizione, si è deciso di rinunciare al puntuale adeguamento alle norme redazionali adottate nella serie STCPF, rispettando alcune scelte dell’Autore. Videoimpaginazione e redazione grafica a cura di Fernanda Caizzi e Maria Serena Funghi con la collaborazione di PuntoStampa, Firenze.

RINGRAZIAMENTI

Questo libro ha le sue radici nella mia tesi di laurea (Novembre 1996, presso l’Università di Pisa), e nella Tesi di Perfeziona-

mento (Settembre 2002, presso la Scuola Normale Superiore di Pisa):

prima guida in questo lungo percorso è stato per me Antonio Carlini, cui devo lo stimolo iniciale al lavoro, il costante sostegno umano

e scientifico ed il magistero filologico unico. Un debito di profonda riconoscenza mi lega a Maria Serena Funghi: la competenza, disponibilità e pazienza con cui ha seguito e sostenuto ogni fase di questo lavoro sono state per me, come sempre, di fondamentale aiuto. Molto devo anche agli altri relatori delle tesi di laurea e perfezionamento: a Maria Chiara Martinelli la possibilità costante di un confronto fondamentale per la comprensione e l’analisi di tanti aspetti problematici; a Colin Austin una serie di osservazioni di contenuto preziosissime. A Franco Ferrari, un contributo fondamentale e decisivo alla mia crescita intellettuale ed umana. Un aiuto al miglioramento di questo volume devo anche alla generosa disponibilità di Vayos Liapis ed Enrico Medda, a Rosa Maria Piccione, ed al contributo dei membri del comitato scienti-

fico del Corpus dei Papiri Filosofici, in particolare Fernanda Caizzi, Daniela Manetti, Guido Bastianini e Franco Montanari. Superfluo aggiungere che, di tutti gli errori e le imprecisioni rimasti, la responsabilità è solo mia. Desidero ringraziare inoltre il personale della Biblioteca Apostolica Vaticana, della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, della British Li-

brary, della Bodleian Library di Oxford, della Bibliothèque Natio-

nale de France (in modo particolare il dott. Christian Förstel), dell’

IRHT (Institut de Recherche et d’Histoire des Textes) di Parigi, della Niedersächsische Staats- und Universitätsbibliothek di Göttingen, Abteilung für Handschriften und Seltene Drucke (in particolare la dott.ssa Bärbel Mund), della Österreichische Nationalbibliothek di Vienna, dell’ Ἐθνικὴ Βιβλιοθήκη τῆς Ἑλλάδος, del Museo Benaki di —1—

RINGRAZIAMENTI

Atene, del Collegio Greco di Roma, dell’Istituto Papirologico «G. Vitelli» di Firenze, della Biblioteca della Scuola Normale Superiore di Pisa, del Dipartimento di Filologia Classica, sezione di Greco,

dell’Università di Pisa.!

Ma questo libro non avrebbe mai potuto vedere la luce senza il sostegno costante dei miei genitori e degli amici che, con la loro dottrina ed il loro affetto, mi hanno aiutato a giungere, infine, al termine di questo impervio cammino: un grazie in particolare a Francesca Maltomini, Chiara Piazzesi, Andrea Cucchiarelli, Lorenzo

Ferroni e Giuseppe Lentini. Pisa, Gennaio 2008

1 Ho eseguito l’ispezione autoptica di tutti i manoscritti discussi (fonti dirette ed indirette), ad eccezione di Aix, Bav, Pt, Athos Μονὴ τοῦ Διονυσίου 282, Jos (microfi-

ches dell’IRHT), Wo, Vars, Giess, Lips. I 35 e Voss. Misc. 47 (microfilms).

—2—

SIGLE E ABBREVIAZIONI

SIGLE

CODICI a A

Vind. theol. gr. 277

B

Par. gr. 396

Ben Cc, C, D

Athen. Mus. Benaki TA 131 . Vind. phil. gr. 173, ff. 140r-142r Vind. phil. gr. 173, ff. 143r-v Vind. phil. gr. 321

F

Laur. 60, 14

H

Vat. gr. 915

Vars

Vars. BOZ

R

Vat. gr. 305 Cim. 125

b Bav Coll, Di K

Monac. gr. 495 Coll. gr. Rom. III, ff. 143r-v Oxon. Digby 6 Athen. Bibl. Nat. 1070

P

Par. gr. 1668

U V

Vat. Urb. gr. 95 Vind. theol. gr. 128 c

Wi Wo

Vind. phil. gr. 167 Gud. gr. 49

altri manoscritti Par

Par. gr. 1630

Ven

Marc. gr. cl. XI, 24

Vat

Vat. gr. 845

-- 5--

SIGLE E ABBREVIAZIONI [Greg.] Coll. gr. Rom. III, ff. 1440-1457 Par. Coislin. 236 Μετόχιον τοῦ Παναγίου Τάφου 303

Par. Suppl. gr. 1254 Patm. 263 Ross. 986

Vind. phil. gr. 165 Taur. B VII 32 (deperditus) Vat. gr. 742 Vat. gr. 1276

Taur Vat 742 Vat

1276

Herm

Aix en Provence, Bibl. Méjanes 1385 Vat. Pal. gr. 122

Aix

Laur.

10, 22

Oxon. Barocc. gr. 39

O Ox Vin Vin lat.

Oxon. Auct. F 6, 1 (deperditus) Vind. Suppl. gr. 83 versio latina in Vind. Suppl. gr. 83 Plan

Brit. Mus. Add. 16409

Brit Marc

Marc. gr. Z 481

apografi di Plan citati di rado Par. gr. 2891 Par. gr. 2739

Vat. Pal. gr. 130 Vat. gr. 63 Par. gr. 3052 Par. gr. 1220

EDIZIONI

ANTICHE

DI PLAN

Alo

Ed. Alopa, Florentiae 1494

Ald 1495

Ed. Aldus Manutius, Venetiis 1495 Ed. Aldus Manutius, Venetiis 1512

Ald

Ald

1512

Ald

1495

et Ald

--9. ---

1512

SIGLE E ABBREVIAZIONI

TRADUZIONI

copt. ar.I/ar.

versio coptica, in P.Copt et P.Copt.II versio arabica prima

ar.Il slav. trad.

versio arabica secunda versio slavica ar.I cum slav.

ABBREVIAZIONI

A?

correctio ab altera manu

Ar

textus A ante correctionem

Ape AS Ans A?mg

textus A post correctionem varia lectio supra lineam varia lectio in margine varia lectio ab altera manu in margine

Ars Ar

lectio in rasura varia lectio cum yp adscripta

add. adn.

addidit/additum adnotatio

cf.

confer

coll. con. del. dist.

collato/collatis coniecit delevit distichum

dub.

dubium

fort. hab.

fortasse habet/habuit

L

lege

lac.

lacuna

lem.

lemma

Mon.

Monostichum vel, sine numero, consensus codicum Monostichorum

n.

numerus

om.

omittit/omisso

prob.

probavit/probante

rest.

restituit

Schn. app. a 1 vel sim.: vd. p. 35 sec.

secundum

--γ--

SIGLE E ABBREVIAZIONI

sectio: ex. gr. sect. a, id est sectio Monostichorum littera a incipientium separavit sequitur/sequuntur similiter Stobaei (vel aliarum fontium) primum

vel secundum excerptum temptavit/temptaverunt variatio versus vide versio varia lectio

INTRODUZIONE

INTRODUZIONE

I. MENANDRI

SENTENTIAE

Si indica con il titolo di Menandri Sententiae (d’ora in poi MS)

una serie di testi contraddistinti da alcune caratteristiche comuni. Si tratta di raccolte di massime e precetti morali di un verso (a grandi linee trimetri giambici, ma con eccezioni e modifiche che vedremo più avanti)! ordinati alfabeticamente secondo la lettera incipitaria. A partire almeno dal III secolo d.C. (P.Giss.Lit. 3.4), tali raccolte cominciarono a circolare sotto il nome di Menandro: questa attribuzione, benché destinata ad essere fortunata e duratura (seppure non esclusiva), rispecchia solo in parte il contenuto delle MS. Compare in effetti fra di esse un buon numero di versi di Menandro, ma non è questi né l’autore più rappresentato, né l’unico. Grazie al confronto con altre fonti (le MS non indicano mai la paternità dei propri versi), siamo in grado di affermare che perlomeno altrettanto presente è Euripide, e che accanto ai versi di Euripide, Menandro ed altri autori di tragedia e commedia, fanno parte stabile delle MS molti altri monostici di origine forma e contenuto molto diversi fra loro. La natura di ‘opera aperta’ di questo testo e la sua grande diffusione (è conservato in papiri, ostraca, tavolette cerate e calcaree, manoscritti, ed è tradotto in copto arabo e paleoslavo)? hanno determinato una costante infiltrazione di materiale

testuale estremamente eterogeneo.

1 Già da subito, tuttavia, si consideri il termine ‘verso’ usato con grande elasticità:

spesso vale più nel senso di pericope che di unità metrica canonicamente definita. 2 Come spesso accade per i testi d’uso, a tanta diffusione non corrisponde un uguale riscontro sul piano dei riferimenti letterari al resto in sé. Per trovare citazioni di que-

sto tipo bisogna arrivare all’XI secolo: nelle ὁμιλίαι εἰς ᾿Αφθόνιον di Dossopatro (Rhetores Graeci, 11 294, 14 Walz) la citazione dei Mon.

10 e 48 è introdotta dalla formula

ἐν μονοστίχοις Μενάνδρου. Ancora più tardi, all’interno di una serie di versi satirici di Giovanni Catrario contro Neofito Prodromeno (due eruditi del XIV sec.), si trova un altro accenno assai vago ma a suo modo interessante; deridendo il suo rivale, Catrario



11

INTRODUZIONE

Così, accanto alle vestigia di trimetri di età classica, troviamo

monostici più tardi per metro, lingua e contenuti, ma anche sentenze in prosa, distici, tetrastici, e così via. Il tutto senza che le fonti a nostra disposizione permettano, ora come ora, di stabilire una cro-

nologia relativa che aiuti a capire cosa sia stato inserito prima e cosa dopo: la molteplicità delle fonti e dei contesti di diffusione si riflette, sul piano testuale, in una tradizione che non conosce un ori-

ginale, un ‘archetipo’ — neanche inteso in senso lato — ma piuttosto tante diverse realizzazioni di un’unica tipologia di testo, identificata dai parametri indicati all’inizio (versi gnomici in ordine alfabetico) e, nel corso del tempo, più chiaramente definita dal formarsi di un patrimonio testuale comune, che consente di individuare i testimoni di questa tradizione ma non aiuta a collocarli in un percorso univoco: la fase antica e quella medioevale (papiri e manoscritti) illuminano i tratti di una medesima storia testuale, lasciano

anche intravedere, qua e là, tracce di percorsi comuni e possibili contatti, ma non individuano mai linee di sviluppo unitarie o vie rette e, per questo, non permettono di ricostruire una genealogia definita. Nel percorso che porta a determinare le basi critiche di una nuova edizione delle MS, il primo passo da compiere è definirne con chiarezza le dinamiche della storia del testo, analizzando le tipologie testuali (i contenitori), e il modo in cui tali tipologie, insieme ai loro ambiti di diffusione, hanno inciso sui tratti distintivi del testo

(il contenuto).

II. I CONTENITORI

Fatti salvi i parametri indicati all’inizio, le tipologie testuali delle MS si manifestano in due forme base: quella in cui detti parametri (versi gnomici e ordine alfabetico) sono impiegati sic et simpliciter, e quella in cui sono affiancati da criteri ordinatori di vario tipo. Chiamo la prima tipologia ‘raccolta per accumulo’ la seconda ‘redazione’.

ne rimarca le lacune culturali ‘di base’: οὐκ ᾿Αριστοφάνην οἶδεν, | οὐκ ἡμέρας Ἡσιόδου, Ι οὐδὲ τὴν θεογονίαν, | οὐ τὰ γνωμικὰ Μενάνδρου, ὡμίλησεν Ὁμήρῳ (= Men. test. 164 K.-A.).



12—-

| οὐδὲ

Πίνδαρον

ἀνέγνω,

| odg

INTRODUZIONE

Raccolte per accumulo Carattere distintivo tipico di questa tipologia è la mancanza di ordine e limiti certi: i monostici vengono incasellati nelle rispettive sezioni (identificate dalla sola lettera iniziale) senza il minimo cri-

terio aggiuntivo. Questo determina compagini testuali in cui si alternano sezioni dalle dimensioni anche molto diverse: tipica di molti manoscritti medioevali (quelli in cui le raccolte assumono le dimensioni maggiori), è la convivenza di sezioni ricche di sentenze (alcune iin a, sempre le più abbondanti, superano anche le cinquanta unità, come nei manoscritti A e B), ed altre molto scarne (le sezioni in &, p, oppure Ψ, per esempio).

Si tratta della forma forse più diffusa nelle MS e deve queste caratteristiche alla sostanziale assenza di barriere fra il testo e l’esterno: non c’è limite all’aggiunta di materiale eterogeneo, nessun elemento formale che limiti le possibili modifiche; questo fa sì che fra i testimoni di questa tipologia non ne esista uno uguale all’altro. La circostanza ha conseguenze gravi sul piano critico testuale, perché appartengono a questa tipologia i manoscritti medioevali divisi nelle cosiddette “classi” da Meyer e Jäkel’ (vd. infra), le traduzioni araba e slava, e i papiri della tipologia ‘a più versi per lettera’. Per nessuno di questi è possibile stabilire una gerarchia: raggruppamenti sì, soprattutto fra i manoscritti — le suddette ‘classi’ -, e per le traduzioni araba e slava, ma nessun modello di riferimento,

nessun originale. Redazioni

Chiamo ‘redazione’ la tipologia di raccolta in cui il ricorso a criteri ordinatori ulteriori è attribuibile ad un intervento redazionale che cerca di mettere ordine, è da supporre, al caos delle raccolte per accumulo. In almeno due casi le tracce di un tale intervento sono sicure. Penso a [Greg.] (v di Jakel), una realizzazione delle MS che pre-

vede un numero fisso di sentenze per sezione (4 per le 24 lettere dell’alfabeto, per un totale di 96) e che in molte fonti è attribuita a

3 Nel corso del testo saranno introdotti progressivamente alcuni riferimenti alle precedenti edizioni critiche delle MS, di cui è fornita una descrizione complessiva alle pp. 20-24: solo in questa introduzione si userà Jikel al posto di Jk., Meineke al posto di Mk., Schneider al posto Schn., Brunck al posto di Br. (vd. bibliografia).

—13 —

INTRODUZIONE

Gregorio di Nazianzo (altrimenti è anonima): conservata da 9 manoscritti (tra cui i due più antichi in assoluto), essa conosce anche una traduzione araba sua propria (ar.II). Il criterio ordinatore aggiuntivo sta proprio nel porre un limite al rischio di moltiplicazione

dei monostici, che non possono essere più di quattro per sezione: pur nei dovuti limiti, questo criterio funziona, e la compattezza testuale di questa redazione (dotata di un patrimonio di versi unici molto ricco) è notevole. Il secondo caso è Plan (T di Jakel), una redazione del cui responsabile conosciamo

il nome,

Massimo

Planude, e possediamo

l’autografo. Al pari dell’Antologia Planudea, insieme a cui è stata redatta, è il frutto di un meticoloso lavoro di indagine sulla tradizione delle MS e di una profonda opera di riordino del testo: introduce (unica fra tutte le raccolte e redazioni delle MS) la suddivisione per temi, e la impiega conservando comunque l’impianto alfabetico. In ordine alfabetico sono i capita tematici (eig ἀγαθοὺς ἄνδρας, εἰς ἀλήθειαν ecc.) ed in ordine alfabetico restano i versi

contenuti nei singoli capita; il titolo è anonimo (le γνῶμαι diventano ἐκ διαφόρων ποιητῶν). Si tratta della tipologia di MS in asso-

luto più fortunata e più che uno strumento utile monostici dedicati ad un fonda opera di revisione

solida dal punto di vista testuale, ed è anper avere sott'occhio un buon numero di medesimo tema. Il testo ha subito una proe correzione: la quantità e qualità degli in-

terventi è tale da renderla una sorta di edizione; è, in tutto e per tutto, il testo di Planude.

Alfabeti morali A rigore dovrebbero rientrare nella categoria delle redazioni anche le tipologie che si presentano nella forma più semplice, quella del cosiddetto alfabeto morale, in cui la riduzione del numero di

sentenze ad una per lettera potrebbe essere interpretata come una sorta di intervento redazionale (un criterio in più); d’altra parte, dobbiamo constatare il fatto che questa tipologia (una delle più diffuse, testimoniata dai papiri più antichi, come anche da alcuni manoscritti isolati), conosce tante e tali diverse realizzazioni da im-

porre prudenza al momento di incasellarla in una qualsiasi categoria. La semplicità della forma può spiegare la sua diffusione, capace di creare un vero e proprio ‘genere’ in ambito cristiano.‘

4 Vedi GIANNARELLI: i contatti formali fra gli alfabeti cristiani tot court e le rac-

-- 14

INTRODUZIONE

Quello che conta è sottolineare la differenza fra raccolte e redazioni, cioè fra le compagini testuali di cui siamo in grado di definire meglio i contorni (dotate come sono di tradizioni compatte, che limitano il rischio di infiltrazioni e consegnano quindi un testo più omogeneo), e quelle che, nella loro molteplicità, sfuggono al controllo, e che devono proprio alla loro natura aperta ed alla mancanza di criteri d’ordine la continua modifica della loro fisionomia e l'aggiunta indiscriminata ed incontrollabile di materiale di natura diversa (non a caso, appartengono alla categoria delle raccolte alcuni dei casi più notevoli di manoscritti singoli dotati di un patrimonio testuale esclusivo: penso a K o U). Tanto sfuggente è la fisionomia delle raccolte per accumulo, che la valorizzazione delle redazioni, e dei loro tratti distintivi, rappresenta un’occasione unica

di porre un punto fermo, e una concreta alternativa di studio.’ Quando poi siamo in grado di individuare perfino l'identità del responsabile del testo, sottolinearne i tratti distintivi diventa indispensabile. Oltre al caso di Planude ne esiste un altro, altrettanto importante, benché più tardo. Herm

Conosciamo

l’identità dell’ideatore (io credo) e del copista di

quasi tutti i membri di un gruppo di manoscritti (solo uno non è di suo pugno) indicati qui con la sigla Herm (A di Jäkel): si tratta di Giorgio Ermonimo di Sparta, intellettuale vissuto nel Nord Europa fra Quattrocento e Cinquecento. Caratteristica di questa vera e propria produzione in serie (con tanto di errori comuni a tutti i manoscritti) è la cura per la massima leggibilità, ottenuta con impaginati ariosi, margini generosi ed un carattere di scrittura di modulo molto ampio; in uno dei manoscritti accompagna il testo anche una traduzione latina curata dallo stesso Ermonimo. Lo stretto legame testuale con un raggruppamento di manoscritti (c qui, W in Jakel), spingeva l’ ‘ultimo elrore a farne un tutt'uno con Herm (A +

W = y), ma possiamo ora affermare che tanto Herm quanto c attingevano in modo autonomo a fonti varie e differenti. colte di MS che adottano questa forma sono spesso notevoli, ma assicura della loro indipendenza il patrimonio testuale, che, pur lasciando intravedere tali contatti, rimane ben distinto. 5 Dal contrasto fra le metodologie di raccolta e dalla conseguente analisi del diverso esito che queste metodologie hanno sul versante del testo (tendenzialmente più protetto nelle redazioni), emergono più nettamente, a mio avviso, le reciproche diversità, e la necessità di non confonderle.

INTRODUZIONE

Ma quello che conta è che siamo in grado di collocare Herm in un momento storico preciso; questo significa che, anche se non ha i tratti tipici delle redazioni (non esistono criteri ordinatori ulteriori, e le sezioni sono fra loro assai diverse per estensione), dob-

biamo considerarlo al pari di esse, perché porta con sé una serie di informazioni precisamente collocabili nel tempo, e perché è circolato a lungo come un testo unitario e omogeneo. Come le redazioni, costituisce uno dei pochissimi approdi nel mare indistinto delle tipologie testuali delle MS, e proprio come le redazioni permette di gettare uno sguardo al di là del singolo testimone, manoscritto o papiro che sia. Quali testi? Le redazioni [Greg.] Plan ed Herm (in ordine cronologico) offrono un testo definito, attestato come tale in diverse fonti ed in-

terpretabile con gli strumenti tradizionali della filologia, e sono le uniche tipologie di MS di cui si può fare un’edizione critica nel vero senso della parola. Le raccolte invece sfuggono ad ogni ordine e, anche se presentano successioni di versi molto simili fra loro e possono essere certamente divise, a grandi linee, in raggruppamenti (a b e c sostituiscono qui, anche nei principi di identificazione, le classi I, Il e III oppure y& e y di Meyer e Jäkel), non permettono di risalire a nes-

sun modello comune.* Per questo motivo ritengo opportuno dedicare alle tre redazioni un'edizione specifica, e rinuncio a cercare soluzioni di compromesso per le raccolte: quindi, né improbabili strade ‘lachmanniane’ (quelle cui si ispirano tutte le edizioni precedenti), né tantomeno arbitrarie opzioni bédieriane (un’edizione della raccolta del singolo manoscritto U come quella di Meyer, Urb., pur esemplare per tanti motivi, non può essere ripetuta per tutti i testimoni del suo tipo!). Per il testo delle raccolte, da un lato ho deciso di fornire il det-

taglio delle rispettive fonti manoscritte in schede che illustrano, mediante i numeri, il contenuto dei singoli testimoni (di cui si può così verificare la successione dei versi, uno dei criteri utili a stabilire le

parentele), dall’altro, ho ritenuto opportuno operare un cambio di prospettiva, facendo dell’apparato dell'elenco finale, riassuntivo della

6 In questo senso sono diversi i principi di identificazione di a, b e c, non credo cioè risalgano a tre modelli che a loro volta dipendono da un capostipite. Ma su que-

sto si veda Raccolte. Introduzione.

—16 —

INTRODUZIONE

tradizione complessiva di ogni monostico, il luogo ideale per seguire i percorsi dei singoli versi, tra papiri, manoscritti, raccolte e

redazioni. Sarà quindi l’apparato stesso a consegnare al lettore, sulla base delle fonti, della loro datazione, e delle loro caratteristiche for-

mali, gli strumenti necessari ad interpretarne il testo. Il che ci conduce al passo successivo, quello del contenuto. III. IL CONTENUTO

La diffusione capillare delle MS e la loro natura di testo aperto (con le poche eccezioni che abbiamo visto) determinano, dal punto di vista testuale, un gran numero di fenomeni di aggiunta o adattamento dei versi, a loro volta fortemente condizionati dai vari con-

testi di fruizione: per fare un esempio, l’ambito di diffusione più immediato è quello cristiano, e di monostici di sapore cristiano le

MS si sono arricchite fin dai primi secoli di fortuna, in un crescendo continuo.

Guidati da una prospettiva purista, gli editori precedenti hanno affrontato questo variegato patrimonio testuale in modo univoco, alla sola ricerca delle forme classiche, e con le armi della più pura ars emendandi della grande filologia ottocentesca. Le osservazioni degli studiosi abbondano di espressioni di imbarazzo e difficoltà nei confronti dell’obiettiva sciatteria di molti monostici, e la reazione

(in omaggio alle regole canoniche) è sempre di due tipi: o si emenda o si espunge. Questa edizione parte da presupposti differenti, e dalla convinzione che sia invece necessario salvaguardare tutti i segnali di diversità che questi testi conservano, in modo da fornire al lettore delle MS gli strumenti necessari per capire di volta in volta se ha a che fare con il tardo pasticcio di un monaco bizantino o con il resto deturpato ma recuperabile di un verso di Euripide; essa dunque intende rifondare i parametri formali su cui basare la definizione del testo delle MS. La precisazione di questi parametri è necessaria in sé, ma serve anche a dare ragione delle scelte testuali operate nei molti casi in cui le MS sono effettivamente fra i testimoni di versi di commedia e tragedia. Questa è l'edizione delle MS e deve puntare a ricostruire il modo in cui quei versi sono stati recepiti nella tradizione, sia pure essa una forma scorretta (è così nella maggior parte dei casi): ovviamente, l’editore di Euripide o Menandro seguirà strade diverse. La precisa— 17

INTRODUZIONE

zione sarebbe superflua se i precedenti editori (chi più chi meno) non si fossero sempre comportati più come editori di Euripide o Menandro che come editori delle MS. Punto per punto, vediamo il dettaglio di questi parametri. Metrica

Il punctum dolens zione restituisce ben alle regole canoniche quello della tragedia

per eccellenza è quello della metrica: la tradipochi versi che, così come sono, rispondano del trimetro giambico classico (inteso come e della commedia). Molti sono i dodecasillabi

bizantini, molti 1 testi prosastici tout court, ed in un gran numero

di casi la misura del trimetro è un dato di fatto inoppugnabile MS fin dalle sue fasi iniziali” e immetodico. L’editore delle MS non deve

solo un riferimento vago: è questo che caratterizza la tradizione delle tentare di ignorarlo o modificarlo è intervenire su questo stato di cose,

ma accettarlo: questo significa stampare testi ametrici.

La soluzione spesso adottata dagli editori, laddove non soccorresse l’ingegno o una fonte indiretta, era ricorrere al testo di Plan, che in molti casi sana errori metrici del resto della tradizione. La presente edizione non può seguire questo procedimento (a parte alcuni casi in cui non si può fare altrimenti e che verranno segnalati più avanti). Lo statuto del testo di Plan è tale per cui non può essere messo sullo stesso piano di quello delle altre fonti delle MS: se lo stesso monostico è riportato da Plan e da una qualsiasi altra fonte e se Plan ha una versione corretta (la cosa, come detto, capita quasi sempre), ciò è dovuto al fatto che Massimo Planude ha operato sul testo proprio come i suoi eredi moderni, impegnandosi a restituirgli un aspetto decoroso, intervenendo ope ingenii: la versione di Plan, in questo senso, non può essere considerata rappresentativa della tradizione delle MS nel suo complesso, e si avvicina molto di più alle versioni di Brunck, Meineke o Jäkel. In definitiva, il lettore non dovrà stupirsi di vedere accolti a testo testi gravemente scorretti (fatto salvo il senso, ovviamente): an-

che laddove semplici quanto stucchevoli aggiunte (gli abusati è’ o

y’) avrebbero potuto rimettere in sesto le cose, si è preferito non

seguire quella via. Starà al lettore determinare se quei versi potevano rimontare ad un originale corretto oppure no.

? Vd. MARTINELLI, Estrazione, per la presenza di versi ametrici già nei papiri.

—18 —

INTRODUZIONE

Lingua

Anche quello linguistico è un parametro spesso utilizzato per espungere o modificare monostici restituiti dalla tradizione in forme giudicate inadatte. Troppe le stratificazioni e le infiltrazioni cui soprattutto le raccolte per accumulo sono andate incontro nel corso del tempo per poter pensare di affrontare l’insieme delle MS con un unico riferimento linguistico. Condannare un verso all’espunzione quando contiene un termine estraneo alla lingua di Menandro (come fa più volte Kock, Sammlungen) è la giusta prospettiva dell’editore dei Comici, ma non può essere una strada percorribile per l’editore delle MS, che deve avere un approccio molto più aperto e tollerante. Per fare solo un esempio, sono molti i monostici in cui compare l’uso di f con la funzione di μᾶλλον ἢ: un uso certamente

estraneo alla lingua classica, ma non a quella più tarda.* Temi

Altro motivo ricorrente di espunzioni e correzioni è quello della compatibilità di determinati temi o espressioni con i principi dell’etica antica. Come detto, e come vedremo meglio in seguito, le MS si sono diffuse molto presto in ambito cristiano, e se a questa diffusione devono la loro sopravvivenza, il prezzo che hanno dovuto pagare in termini di contenuti è alto. Sembra naturale ricollegare alla matrice cristiana, e soprattutto monastica, l’enorme diffusione di monostici di contenuto misogino (con momenti di rara grettezza) o dedicati all’ammonimento costante al silenzio: anche in questo caso, espungerli, correggerli o modificarli, oltre ad essere assai rischioso (quale l’esatto parametro culturale di riferimento?), significa semplicemente alterare i dati della tradizione, tentare di ren-

dere unitaria una storia testuale che unitaria non è mai stata. Fa parte di questo aspetto la questione, che si pone in qualche

caso, della scelta fra θεός e θεοί e del modo, eventualmente, in cui vada intesa la lettera iniziale di θεός, se maiuscola o minuscola. An-

che qui si è cercato di mantenere un atte; giamento privo di pregiudizi, e di registrare con obiettività quello che la tradizione fornisce: è per esempio evidente a tutti che rispetto al menandreo ὃν οἱ θεοὶ φιλοῦσιν ἀποθνήσκει νέος,

riportato così da molte fonti, la

versione delle MS che gira la frase ae

(ὃν γὰρ θεὸς φιλεῖ

8 Cfr. LIAPIS, 285, 339, 384; SCHWYZER II, 185 n. 6; BLASS-DEBRUNNER, 245; MOULTON-TURNER, 31-32. Qualche esempio nei Monostici: *306a, 415, 417, *521a ecc.



49.--

INTRODUZIONE

ἀποθνήσκει νέος, Mon. 583) è una cristianizzazione anche piutto-

sto rozza; ma la circostanza per cui la tradizione delle MS conosce unicamente quest’ultima non lascia spazio a dubbi su quello che l’editore deve fare. Quanto al problema della scelta fra maiuscola e minuscola, si è optato per stampare sempre la minuscola. Datazione

Sulla base dei punti precedenti, e dell’analisi diretta dei singoli documenti, risulta chiaro che non può esistere un’unica datazione

delle MS:° si individuano tante tappe della storia di questo testo, tanti momenti diversi che hanno generato agglomerati testuali differenti e che devono essere valorizzati e valutati nella loro unicità. In questo senso, isolare le redazioni e leggere la ‘scheda personale’ di ogni monostico nell’elenco finale tenendo presente i caratteri dei singoli testimoni, la loro datazione come la loro origine culturale, ove ricostruibile (penso per esempio ai papiri greco-copti, o alla traduzione paleoslava), può aiutare a capire le ragioni di tanta diversità e a gettare luce sulle ragioni della fortuna di questo testo. Omologare tutto in base ad una presunta logica purista, quindi, non solo manca di riscontri documentari, ma rischia di obliterare

le poche tracce vive che ancora restano. Illustrare, senza pregiudizi di sorta, le caratteristiche peculiari della tradizione delle MS, accettandone anche gli aspetti più ‘scandalosi’ dal punto di vista testuale, risponde all’idea che questo atteggiamento sia di maggiore utilità a chi vuol capire che tipo di testo sia e attraverso quali procedimenti si sia diffuso per così lungo tempo. IV. LE EDIZIONI

PRECEDENTI

Sulla base di quanto detto fin qui, penso che sia lustrare la distanza che la presente edizione intende precedenti.!° Le osservazioni relative al contenuto meno per tutte: un po’ più complessa la situazione riguarda l’impiego delle fonti.

più agevole ilprendere dalle valgono più o per quello che

? Per la verità sono rarissimi i casi in cui si è tentato di proporla. Su quali basi sia fondata l’affermazione di LAZARIDIS, 29, secondo cui «the material [per vedere cosa in-

tenda Lazaridis si veda oltre, n. 18] ... was probably gathered and put together by a Hellenistic scholar», sfugge alla mia comprensione, o forse solo alle mie conoscenze.

1° Quanto segue ha lo scopo di servire a chiarire le ragioni delle tante differenze

— 20 —

INTRODUZIONE

Fino al 1812, la storia critica delle MS è la storia di Plan, da cui

deriva la prima edizione a stampa (Alopa, Firenze 1494, a cura di Janos Laskaris) e su cui, attraverso due ristampe presso Aldo Manuzio (1495 e 1512) si basano i primi interventi critici ed ecdotici:

Stephanus (1569: a lui per primo si deve l’identificazione di Plan con le MS, via Herm), Grotius (1626) e Brunck (1784).!!

Il primo ad i impiegare manoscritti che riportano raccolte o redazioni diverse è J.G. Schneider (1812), che basa il suo testo su A (di a),V (di b) e Wo (di c): il corpo principale del testo si basa su

A, di cui si segue la sequenza di monostici (cioè il primo di A è 1, ἢ ‘secondo 2 e così via); i versi che non sono in A vengono aggiunti in fondo: provengono da V, Wo e Plan; alcuni proseguono la numerazione, altri sono fuori numero. Esaurito A (che si interrompe con la sezione in o), è V a fare da modello. La pubblicazione di estratti isolati prosegue in sedi diverse: Boissonade, nei suoi Anecdota I (1829), pubblica estratti da P (di b) e Par (raccolta isolata), e fa alcuni accenni a B (di a). Piccolos (1853), estratti da F (a).

Ma un lavoro sistematico, nel frattempo, è ripreso solo da Meineke: prima in Menandri et Philemonis reliquiae (1823), poi nel IV volume dell’Editio Maior dei Fragmenta Comicorum Graecorum (1841), poi nell’Editio Minor (1 843). Il testo definitivo è comunque

quello dell’Editio Maior, con minime modifiche indicate nell’Ed. Min. Base del lavoro di Meineke, che riprende Schneider in molte scelte testuali e nel procedimento di assemblaggio del testo (nonché spesso nell’ordine), sono cinque manoscritti viennesi: A (di a) V (di b) Wi (di c) Vin (di Herm) e S (di [Greg.]): ad un corpo ori-

ginario di 564 versi vengono aggiunti 3 Supplementa: uno (565-593) da S, uno da Boissonade (594-637,'? notando però: «recepi non nisi ineditas, omissis etiam quae nimiam barbariem redolerent»), il terzo

(638-758) da «Aldo», cioè Plan. A parte i casi illustrati da Jäkel, di ripetizioni e di infiltrazioni indebite nel corpo del testo di Meineke di versi tratti da Brunck ma formali e testuali che, a grandi linee come in dettaglio, presenta la mia edizione. Va da sé che il mio atteggiamento nei confronti del lavoro di tutti i miei predecessori è di profondo rispetto e gratitudine: soprattutto con i lavori di Sternbach e Meyer ho potuto dialogare costantemente con grande profitto. 11 Per alcune osservazioni di massima su questi lavori, si veda pp. 108-109. 12 In precedenza (1838) il testo di Boissonade era stato già ripreso e unito ai 564 versi dell’ed. di Meineke in DUBNER, che, pur non avendo apprestato un’edizione critica, ha il merito di aver raccolto le traduzioni latine di Stephanus e Grotius.

—-21—-

INTRODUZIONE

non attestati nella tradizione diretta delle MS,’ le fonti non vengono valorizzate nelle loro differenze, ma vengono recepite solo per quello che di nuovo e buono possono dare; comincia inoltre ad imporsi una marcata tendenza alla correzione ex silenzio, una ‘piaga’ destinata a dilagare in Jäkel. Ma prima di arrivare a Jäkel ci sono da registrare una censura e due tentativi falliti di una nuova edizione. La censura arriva da Kock, che decide di non inserire le MS nella sua edizione dei Comici, e che, per motivare la sua scelta, scrive un fondamentale articolo de-

dicato ad illustrare i meccanismi di formazione dei monostici e le loro caratteristiche linguistiche (il già citato Sammlungen): nonostante la sua sia soprattutto una pars destruens, ‚questo lavoro costituisce un campionario esemplare dei metodi più diffusi di ‘generazione’ e ‘rigenerazione’ dei monostici, ed un raffinato esercizio di sensibilità stilistica rivolto anche ai più derelitti di questi versi. I due tentativi falliti di edizione sono quelli di Leo Sternbach - che aveva raccolto in Menandrea (1891) e Curae (1893) il frutto

delle sue collazioni!* e delle sue osservazioni linguistiche senza dar poi seguito alle sue ricerche — e di Wilhelm Meyer aus Speyer. A Meyer dobbiamo la mirabile edizione della raccolta di U (Urb., del 1880) e la scoperta di K (Nachlese, del 1890), i due testimoni

più importanti di b. In merito alla sua edizione, possiamo affermare che era ad uno stadio avanzato di preparazione: presso la Niedersächsische Staats- und Universitätsbibliothek di Göttingen è conservato il Nachlass dello studioso, i in cui sono custodite le schede

di tutti i monostici poi confluiti in Jäkel (appendici comprese) e da cui si desume lo spoglio completo di tutta la tradizione manoscritta (già aggiornata nell’edizione di U) e dei primi lavori dedicati alle traduzioni (Jagié, Nauck, Mel. 2). A Meyer si deve, come detto, l’identificazione delle classi, e nono-

stante sia il primo ad affermare esplicitamente l’idea di un’originaria Ur-Sammlung di 1300-1500 versi di Euripide, Menandro ed altri poeti di tragedia e commedia da cui deriverebbe tutta la restante tradizione (Urb., 403), dalle sue carte emerge un atteggiamento maggiormente rispettoso nei confronti dei dati forniti dalla tradizione: 13 Cfr. Jäkel, xvi-xvii: si tratta dei Mon. 662, 664, 665, 679, 684, 687 e 688 Meineke.

Di due di essi (664 e 688) è stata poi effettivamente trovata traccia nelle traduzioni e nei papiri e sono quindi qui, rispettivamente, *909 e *965. Sul modo di lavorare di Brunck cfr. p. 109. 14 Si leggono ampie schede di S, Vat 1276 ([Greg.]) e di F, H, R (a) in Curse, e di

Vg e Marc di Plan in Menandrea.

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INTRODUZIONE

le sentenze sono disposte in un ordine che trova preciso riscontro in Jäkel ma sembrano dare un rilievo che in Jäkel manca ai cosiddetti ‘doppioni’ (vd. pp. 31-32). Dal Nachlass di Meyer dipende direttamente (per sua stessa ammissione, cfr. Diss., 14) il testo di Jakel,!5 la cui edizione riprende

da Meineke e Schneider il procedimento di assemblaggio progressivo dei monostici: lo studioso, pur affermando di porre prima i versi di a, poi quelli di b e così via (pp. vii-viii), in realtà non sempre rispetta questo ordine.

Rispetto alle edizioni precedenti è merito di Jikel aver aggiunto (oltre a tutti gli altri manoscritti - ma, come detto, già Meyer li conosceva) un cospicuo numero di papiri (Pap. I-XXI, anche se molti di essi sono a mio avviso da espungere).! Più discutibile il procedimento seguito nello stabilire il contenuto delle Appendices finali (1-14), destinate ad accogliere materiale vario: le retroversioni dal paleoslavo di Jagiè (App. 1), gli ‘scarti’ dai manoscritti greci (App. 2-11),!” un alfabeto morale edito da Piccolos (App. 12, ma altro non è che una versione lievemente modificata di Greg. Naz. Carm Mor. I 2, 30), la sezione della Vita Aesopi più ricca di contatti con le MS (App. 13), e una selezione di retroversioni latine della traduzione araba (App. 14). Dal punto di vista testuale, come accennato, c’è un aumento espo-

nenziale delle correzioni ex silentio e c’è un ricorso sistematico all’aggiustamento del testo sulla base di altre fonti o di congetture: nonostante il decisivo contributo fornito da Jäkel proprio in termini di informazioni relative alla tradizione indiretta dei monostici,

la sua edizione, più di ogni altra, denota una notevole insensibilità per la differenza fra fonti primarie e secondarie: a dimostrazione di ciò sta la quasi costante preferenza riservata alle seconde a scapito delle prime, anche in casi di equipollenza delle varianti. Corre l’obbligo di sottolineare il fatto che purtroppo l’edizione di Jäkel risente di un numero di errori materiali piuttosto alto, che coinvolge un po’ tutte le parti, dall’introduzione all’apparato. Di

poco precedente a Jäkel è l’edizione

di Edmonds

(1961), che

riprende Meineke anche nello schema e aggiunge nuovi Supplementa,

da Piccolos (F), Meyer (U), Brunck e da P.Giss.Lit. 3.4: grava però

15 Molte indicazioni relative a congetture di Meyer derivano direttamente dal Nachlass, così come molti nomi di studiosi citati in apparato e di cui ho trovato registrazione nelle carte di Meyer. 16 PERNIGOTTI, Appunti, 76.

17 Ma manca un criterio oggettivo, si veda n. 19 a p. 25.

--23 —

INTRODUZIONE

su quest'edizione, oltre al ricorso a volte eccessivo alla correzione ed alla congettura fantasiosa, il mancato controllo sulle fonti dirette. V. LA PRESENTE EDIZIONE

L’idea implicita che sta alla base del modo di procedere di tutte queste edizioni è quella meyeriana della grande Ur-Sammlung composta da trimetri tragici e comici perfetti, alla luce della quale la storia del testo delle MS non può essere letta se non come un graduale ma inesorabile processo di rovina, uno smembramento inarrestabile del puro modello originale, aggravato dalla contaminazione continua con materiali testuali nuovi e inferiori da tutti i punti di vista. Considerato sotto questo aspetto, è chiaro che il problema critico non può portare che ad applicare i procedimenti che abbiamo discusso prima, di correzione e ‘purificazione’ dei testi, in tutte le loro componenti. Ma procedere all’edizione critica con in mente l’idea di un’UrSammlung smembrata e contaminata determina anche un atteggiamento di sostanziale disinteresse per le fonti dirette e le loro caratteristiche; e, da questo punto di vista, le conseguenze, in chiave

ecdotica, sono anche più gravi.

Gli editori moderni, da Schneider a Jäkel, agevolati dall’ordina-

mento stesso delle MS e dall’assenza di legami tematici fra una sentenza e l’altra, hanno setacciato indistintamente raccolte e redazioni alla ricerca dei versi ‘adatti’, assemblandoli di volta in volta fino a

costituire compagini testuali sempre più ampie e sempre più lontane dalla realtà delle cose. Come abbiamo visto, è tipico di queste edizioni far succedere l’uno dopo l’altro monostici che provengono da fonti di origine e natura completamente diverse, e, se almeno fino all’edizione di Edmonds, quando l’editore rinviene contributi testuali in grado di fornire nuovo materiale testuale ha cura di indicarli aggiungendo a testo la segnalazione della nuova fonte, con Jakel sparisce dal testo qualsiasi indicazione visibile (e l’apparato in questo senso aiuta fino ad un certo punto), cosicché il lettore che apra l’edizione teubneriana è autorizzato a pensare che esista un testo denominato Menandri Sententiae costituito da 877 monostici: cosa che nella realtà non è mai avvenuta, non in quei termini, non

con quel numero di monostici, e non con quei versi.!* 1.

.

.



18 La precisazione potrebbe apparire oziosa, se non fosse che ne mostra la stringente necessità un’altra sorprendente affermazione di LAZARIDIS, 28-30, che considera

—214—

INTRODUZIONE

AI di là della grave forzatura dei dati della tradizione, quello che rende le precedenti edizioni insoddisfacenti sul piano critico testuale è proprio la mancanza di sensibilità alle caratteristiche della tradizione, e, di conseguenza, a quello che la tradizione può aiutare a

dire sul testo in sé.

Questa edizione vuole procedere nella direzione opposta, e, af-

fidandosi ai parametri generali esposti prima, intende

dare tutto il

rilievo che merita alla tradizione del testo (la diffusione e la circo-

lazione delle MS rappresentano un momento di grande interesse storico-culturale in sé), recuperare i molti dati cancellati nelle edizioni precedenti, e cercare così di fornire ai lettori gli strumenti necessari a farsi un’idea propria di tutta quanta la vicenda. Ogni possibile progresso verso una migliore comprensione delle dinamiche di formazione di questa stessa tradizione risulta compromesso da un approccio che tenti di eliminare le ‘imperfezioni’ o le ‘scorie’. Al di lì del grave rischio di soggettività che può risiedere nello stabilire che un determinato monostico è accettabile o non lo è, a spingere verso il superamento di una prospettiva di questo genere è l’idea che i dati forniti dalla tradizione vadano rispettati per quello che sono,!? e la convinzione che quanto più i contesti e le fonti vengono prima divisi, poi interrogati, tanto più il quadro si fa chiaro. Questa scelta determina una grave complicazione della fase ecdotica; ma è un prezzo necessario da pagare al rispetto dei dati della tradizione, ed all'obbligo di restituirne un quadro affidabile.

le MS una raccolta unitaria di 877 «proverbs» (sic), dotata di un vero e proprio autore (si parla esplicitamente di «author» e di «collector») e, come abbiamo visto, precisamente datata. 1° Un principio scontato, in sé, ma non nella storia delle edizioni delle MS; per fare

un esempio, sono molti i casi, soprattutto in Jäkel, in cui versi equipollenti sul piano tradizionale (ovvero riportati esclusivamente da una medesima fonte) fanno parte oppure no degli 877 ‘prescelti’, in base solo al gusto personale dell’editore. Per fare un esempio, i Mon. 198, 199 e 200 sono riportati solo da H come tutti quelli dell’App. 2 di Jäkel. Ma di casi del genere ce ne sono parecchi: per farsene un’idea, basta scorrere le schede dei manoscritti seguendo i monostici in neretto: quelli con un numero inferiore a 877 e privi di asterisco erano nel testo di Jäkel, gli altri, o nelle Appendici o in

apparato.

—2—

STRUTTURA DELL’EDIZIONE

STRUTTURA DELL’EDIZIONE La presente edizione è suddivisa come segue. Nella sezione Papiri e nella sezione Traduzioni vengono fornite descrizioni delle fonti e della tipologia delle tradizioni: sono molti i documenti in più in queste sezioni rispetto a Jäkel. Si è deciso di rinunciare a pubblicare i testi dei papiri in considerazione della prossima riedizione di tutti i papiri contenenti monostici nel volume Il.2-3 del CPF (Chreiai, Sentenze, Gnomologi). Il contributo offerto dai apiri è comunque recepito completamente nell’apparato finale [Menandri Sententiae (1-*1128)],

come momento fondamentale della storia e della tradizione dei singoli monostici. Per quello che riguarda il trattamento riservato al testo delle traduzioni si veda p. 34. Segue la sezione Raccolte per accumulo, in cui vengono analizzati i tre raggruppamenti (a, b, c), ed in cui viene data una descrizione dei relativi testimoni. All’interno della sezione, nel paragrafo Altre raccolte (pp. 74-78), sono descritti e commentati i manoscritti che riportano raccolte più brevi e non immediatamente collegabili ad un raggruppamento in particolare. Nelle Appendici finali, per ogni singolo manoscritto viene indicato il numero dei monostici in esso contenuti ed è proposto un confronto incrociato dei rispettivi patrimoni testuali, secondo le modalità indicate 44 loc. Nella sezione Redazioni si fornisce l’edizione completa di [Greg.] Plan ed Herm, preceduta da una breve descrizione delle relative tradizioni. Segue l’elenco finale, cioè la sezione Menandri Sententiae (1-*1029), in

cui, prima secondo zione ma ripartendo nostici conosciuti e taglio ed il criterio stesso elenco finale

la numerazione di Jäkel, poi proseguendo la numeradalle sentenze in alfa, sono riportati tutti gli altri moidentificati come tali in ordine alfabetico (per il detsi veda il paragrafo Numerazione, pp. 31-33). Dello fanno parte i Fragmenta e Papyris (*1030-*1128) e le

Retroversioni (*1129-*1 186) delle sentenze riportate solo in arabo e slavo.

Dopo l’Indice dei passi, l’Indice dei Monostici ripropone tutti i monostici noti in greco in ordine alfabetico. EDIZIONE 1. REDAZIONI

Il testo ricostruito è esclusivamente quello delle singole redazioni prese — 29 —

STRUTTURA DELL’EDIZIONE

come tali, il che significa che gli stessi monostici possono comparire nelle diverse redazioni con tratti testuali diversi: è sempre l’apparato dell’elenco finale a fornire la chiave per interpretare e seguire le reciproche differenze. Anche se proprio l’apparato finale rimane l’unico a fornire il quadro completo delle informazioni, è parso comunque opportuno riportare anche nell’apparato delle redazioni una serie di dati, in forma condensata, relativi alla posizione dei singoli monostici nella restante tradizione testuale delle MS (ogni riferimento puntuale ai dettagli testuali di questi altri momenti o alla tradizione indiretta o infine alle congetture degli studiosi è riportato per intero esclusivamente nell’apparato finale). Verranno forniti i seguenti dati usando le sigle sotto indicate: Numerazione: sulla sinistra del monostico è indicato il numero progressivo dell’elenco finale, sulla destra quello della redazione di appartenenza. a, b, c: indicano la presenza del monostico in questione anche in uno

dei raggruppamenti di raccolte. Questo richiamo è effettuato senza specificare il dettaglio dei manoscritti: è un dato che si può ricavare nell’apparato finale. A, B ecc.: quando il monostico è riportato da un singolo manoscritto, anche se il manoscritto appartiene ad uno dei raggruppamenti, per le motivazioni che sono esposte nell’Introduzione della sezione Raccolte, si riporta la sigla specifica del manoscritto interessato. [Greg.] Plan Herm: se il monostico è presente in una delle altre redazioni, si richiama semplicemente la sigla. Per il numero, si rimanda all’apparato finale. ar., slav., trad.: a differenza dell’apparato finale, in cui sono precisati i numeri, qui ci si limita a segnalare che il monostico in questione è riportato anche in ar.I (= ar.) nella traduzione slava (= slav.) o in entrambe queste ultime (= trad.). Essendo ar.II la traduzione di [Greg.] non la si è

indicata, se non nell’apparato finale. pap.: con questa sigla si indica semplicemente che il monostico in questione è riportato almeno in un papiro.

Accanto all’eliminazione dei dati testuali non strettamente inerenti alla tradizione delle rispettive redazioni, si è invece curato di indicare alcuni dati destinati a sparire dall’apparato dell’elenco finale: si tratta soprattutto di indicazioni ortografiche, utili più a chiarire il quadro della singola redazione, che quello della storia del monostico nel suo complesso. Nel caso in cui queste informazioni siano ritenute comunque importanti, sono riportate anche nell’apparato finale. 2. ELENCO FINALE («MENANDRI SENTENTIAE»: 1-*1186)

In questa sezione sono raccolti tutti i monostici noti, che provengano da papiri, raccolte o redazioni, senza porre fra di essi gerarchie di sorta;

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STRUTTURA DELL’EDIZIONE

l’unico requisito richiesto è che compaiano in uno dei testimoni delle MS: monostico per monostico, sono riportate tutte le informazioni, tutte le attestazioni di tradizione diretta e indiretta, tutti i contributi critici moderni

ritenuti utili. In questa sezione lo sguardo si concentra sul singolo monostico, sul suo percorso testuale e sull'impatto che questo percorso ha avuto sul testo. Per evitare rischi di fraintendimento, si è scelto di dare all’edizione non

tanto l’aspetto di un testo continuo (come in Jäkel), quanto piuttosto quello di una raccolta di frammenti (sul modello dei Poetae Comici Graeci di

Kassel e Austin), anche per non rischiare di presentare un testo dai troppo simili a quello delle redazioni. Comunque sia, chi voglia farsi dea della reale fisionomia delle varie morfologie delle MS, è invitato pre a consultare l’edizione delle redazioni o le schede dei manoscritti raccolte.

tratti un’isemdelle

Numerazione

La numerazione di Jäkel e dei suoi predecessori non poggia né su solide basi documentarie né su criteri oggettivi, ma interseca e fonde fonti diverse: nonostante questo, considerando che questa sezione serve solo a raccogliere i dati complessivi di ogni singolo monostico (si concentra, per così dire, sul dettaglio), e osservando come la rinascita recente degli studi

sulle MS abbia prodotto molti lavori che si basano sulla numerazione di Jakel,! si è preferito continuare a seguirla. Con delle limitazioni importanti. Doppioni: rappresentano il punto più delicato. Nella sua edizione, Jäkel (molto più dello stesso Meineke) tende ad annullare alcune differenze testuali importanti; in particolar modo mette in apparato, degradandole al semplice ruolo di varianti, quelle che sono vere e proprie versioni alternative di monostici: versioni talmente alternative da essere riportate insieme dagli stessi manoscritti, che le considerano in tutto e per tutto monostici distinti nonostante siano spesso molto simili fra loro. Di questi esempi ce ne sono molti, ed è mia opinione che il procedimento di Jäkel (ispirato a principi difficilmente compatibili con la natura di un testo come questo, quali la cura nell’evitare le ripetizioni) occulti in modo grave un elemento fondamentale della tradizione (i doppioni sono fra i tratti più caratteristici delle MS): si è quindi deciso di recuperarli. Per indicarne il legame con la versione ‘principale’ (pur non intendendo minimamente proporre una gerarchia interna), si è indicato con il numero semplice la versione stampata da Jäkel (a parte i casi in cui stampa un testo inaccettabile, ove il numero semplice è dato alla versione ad esso più vicina). Se per esempio 383 è κακοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ κακός, il suo

1 Anche il recente commento di Liapis permette sempre di recuperare, sulla colonna destra, il numero di Jäkel.

STRUTTURA DELL’EDIZIONE

‘doppione’, in questo caso σοφοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ σοφός è indicato

*383a (e così via, con b, c ecc. a seconda delle possibili versioni). Questo fa sì che nella sezione di monostici che, seguendo la numerazione di Jäkel, va da 1 a 877 siano presenti in questa edizione ben più di 877 sen‘tenze. Naturalmente, nella definizione di ‘doppione’ entrano in gioco fattori soggettivi: i criteri a cui mi sono attenuto sono la modifica del significato, dell’incipit, e della base documentale. In altri termini, un doppione può definirsi tale se rispetto ad un’altra versione inizia con una lettera diversa, come l’esempio fornito sopra (sappiamo già da Kock, Sammlungen quanto il cambio delle parole iniziali sia un procedimento ampiamente usato nella formazione delle raccolte di MS, allo scopo di arricchirle), se subisce delle modifiche tali da cambiare di significato, e se, pur non avendo apparentemente il benché minimo motivo di essere considerato altro rispetto al ‘gemello’, è considerato diverso dalla tradizione (è il caso per esempio di 840 e *840a, due monostici praticamente identici entrambi riportati da B). È importante non farsi condizionare da fattori estranei a questo tipo di tradizione, mentre è lecito, a mio avviso, dare rilievo a determinati te-

stimoni eterodossi e creativi (come K o U) che, sulla base del comportamento che seguono in genere, mostrano di aver avuto accesso a molte fonti autonome e che quindi, nei casi in cui forniscono versioni ‘personali’ (‘doppioni’ esclusivi) probabilmente lo fanno o per tradizione esclusiva o per intervento consapevole. Il discorso vale ancora di più per i molti doppioni di Plan (su cui si veda più ampiamente pp. 103-104): tra i motivi possibili della loro forma, uno potrebbe essere ovviamente l’ampio ricorso all’intervento congetturale tipico del dotto bizantino. Ma sappiamo anche bene che Planude aveva accesso a molti filoni della tradizione diretta, alcuni dei quali sono riemersi grazie ai contatti con i papiri e le traduzioni (p. 103), e allora dare spazio a questi doppioni (forse) d’autore, potrebbe in realtà aiutare a recuperare quello che resta di tradizioni perdute. In una storia critica in cui la tendenza principale è sempre stata quella all'omologazione, per una volta è parso meglio anche esagerare in senso contrario. D'altra parte è possibile che il lettore, consultando l’apparato, individui dei casi che possono a suo parere meritare un medesimo trattamento (o viceversa non trovare accettabili quelli qui scelti): al di là della componente di soggettività cui si è già accennato, aggiungo il fatto che molti casi a prima vista simili, in realtà possono essere spiegati con i normali processi di alterazione meccanica del testo presenti in tutte le tradizioni testuali. Rientrano in questa tipologia le semplici modifiche nell'ordine delle parole o lo scambio singolare/plurale. In ogni caso, la distinzione dei doppioni ha come scopo soprattutto quello di mettere il più possibile in luce uno dei fenomeni più caratteristici della vicenda testuale delle MS. Tutti i monostici in più rispetto a Jakel che si leggono in questa edizione (doppioni compresi), sono contrassegnati da un asterisco.

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STRUTTURA DELL’EDIZIONE

Monostici nuovi (*878-*1029): in questa parte sono riportati tutti i monostici greci relegati da Jäkel nelle Appendici," tutti quelli restituiti dai papiri (vecchi e nuovi) o dai nuovi manoscritti, e tutti quelli, conservati nelle traduzioni araba e slava, di cui sia stato trovato un corrispettivo greco attestato in altre fonti. L’ordine in cui compaiono questi monostici è strettamente alfabetico, ma non pretende di avere maggior ragione d’essere di quello di Jäkel: essendo solo un elenco riepilogativo, l’ordine cui si attiene ha un’importanza relativa. Come detto, fanno parte di questa sezione monostici ‘recuperati’, presenti già in Jäkel ma non per questo meno importanti di quelli posti da Jäkel nei primi 877: ad onor del vero, la qualità di molti di questi ‘scartati’ è in effetti assai scadente (vd. cruces, p. 36), ma

quello che si obietta a Jäkel, anche qui, non è il fatto di aver individuato diversi livelli di qualità, ma di averne dedotto una qualche gerarchia tradizionale priva di riscontri oggettivi. Fragmenta e papyris e Retroversioni: seguono, sempre numerati, i frammenti conservati su papiro, cioè quei resti di monostici per i quali non è stata trovata una ricostruzione soddisfacente (si tratta di casi in cui

interviene il giudizio personale, che non sempre coincide con quello dei primi editori) e le retroversioni dall’arabo e dal paleoslavo (su cui si veda Ρ. 497): anche questi materiali sono presentati in ordine alfabetico. Ordine dei testimoni

Sono presentate su quattro righi (ove vi sia completezza) tutte le tipologie di tradizione diretta delle MS secondo l’ordine seguente: Raccolte: Sono presentati (nell'ordine) i testimoni di a, b, c e quelli delle altre raccolte. Come vedremo meglio nel dettaglio, le sigle a e b non indicano esemplari ricostruiti ma raggruppamenti di testimoni tra loro imparentati: c fa caso a sé (vd. Raccolte, pp. 72-74), senza che questo ne determini un diverso peso tradizionale. Bastano due testimoni (es. AB) per autorizzare l’impiego della sigla riepilogativa che, per agevolare la comprensione, sarà presentata come segue: a(AB); ma la stessa sigla può essere realizzata da tutti i testimoni: a(ABBenC,C,DFHRVars) o da solo al-

cuni di essi. Le sigle di a sono riportate in ordine alfabetico; quelle di b secondo l’ordine KPDiVUColl,. Qui, come nell’apparato delle redazioni, se il testimone di un monostico è un singolo manoscritto, si è preferito citarlo come tale. Per i motivi di questa scelta si veda ancora Raccolte, pp. 59-62.

Redazioni: viene indicata la collocazione del monostico nella relativa

2 Non sono state riportate le come tradizione indiretta, nei casi centi. Non è stato recepito il Mon. estranea alla tradizione diretta dei

App. 12 e 13 (testi diversi, eventualmente da citare specifici) e le App. 1 e 14, superate da studi più re173 di Jäkel, in quanto proveniente da Jos, una fonte Monostici: cfr. ad loc.

—33 —

STRUTTURA DELL’EDIZIONE

redazione; per farlo si indica la sigla seguita dal numero; nel caso di Plan,

si riporta anche il titolo della sezione tematica, ad es., per il Mon. 26: Plan 305 (eig ὅρκον) Herm 5.

Papiri: viene indicata la sigla della collezione di appartenenza, seguita dal numero del rigo: invece di attenersi al sistema di Jakel (che enumera i papiri come Pap. I, Il ecc.), si è preferito lasciare al lettore la libertà di considerare ogni testimone per quello che è. In molti casi si è fatto ricorso ad indicazioni come ‘var.’ oppure (?) per segnalare casi problematici di attribuzione. Se comunque un papiro si trova indicato fra i testimoni, que-

sto significa che si ritiene che, nonostante le difficoltà di lettura, il mo-

nostico (o una sua qualche versione non interpretabile come un doppione), sia riportato dal papiro. Spesso il problema dell’identificazione sorge per motivi secondari, come lo stato di conservazione del papiro o un errore dello scriba. Traduzioni: le traduzioni araba I e Il (ar.I e ar.II) e quella slava (slav.) sono citate secondo le numerazioni, rispettivamente, di Ullmann e Mo-

rani: dal fondamentale lavoro di questi studiosi e da quelli di Führer dipende completamente ogni questione di identificazione, così come la possibilità di indicare in apparato la ricostruzione delle possibili varianti del modello greco. A tal proposito si è giudicato (contrariamente a quanto sostenuto da Morani,

Versione, 111-112) che, se considerate con le dovute

premesse metodologiche, tali lezioni potessero fungere da utile termine di paragone. In linea di massima, si è cercato di farvi riferimento solo nei casi sicuri: quando poi è l’identificazione stessa del monostico ad essere in dubbio, lo si è segnalato con un punto interrogativo, essendo sempre inteso che per ogni questione si rimanda comunque ai lavori degli specialisti. Apparato e constitutio textus: nell’apparato si è cercato di raccogliere tutte le informazioni utili: come detto, tornano qui anche i dati relativi alle redazioni (di cui sono richiamati in sigla anche i singoli testimoni), le occorrenze di tradizione indiretta e i contributi degli studiosi. Il criterio impiegato nel riportare le informazioni testuali dei manoscritti medioevali è stato quello della maggiore completezza possibile, con la necessaria eccezione degli errori ortografici più banali (iotacismi, accenti etc.). Oltre ad una generale considerazione di chiarezza, spinge verso questa omissione (che comunque non comprende gli errori dietro i quali possano celarsi informazioni interessanti) il livello medio della cura dei testimoni delle MS, in molti casi letteralmente devastati dalla sciatteria dei

copisti. Esemplare in questo senso il caso di uno dei manoscritti più im-

portanti (A), e di una delle redazioni (Herm).

Come detto più volte, per le scelte testuali ci si è affidati senza pregiudizi puristici ai dati forniti dalla tradizione, anche laddove questa forniva versi ametrici o poco eleganti, e anche nei casi in cui semplici aggiunte (δ᾽ o Y°)

o minime modifiche (come le elisioni) avrebbero portato

a restituire un testo ‘accettabile’, si è preferito rispettare il più possibile quello che i documenti conservano. Naturalmente, questa operazione non

— 34—

STRUTTURA DELL’EDIZIONE

è stata condotta senza criterio, e di fronte ai casi disperati si sono accolte o le congetture degli studiosi (su cui si veda infra) o le versioni di altre fonti. In questo senso, ancora una volta, gioca un ruolo cruciale Plan, la redazione che più di ogni altra interviene sul testo, correggendone spesso forma e senso. Nello specifico, esistono molti casi in cui Plan è testimone di un monostico insieme ad un’unica altra fonte, magari malridotta (spesso si tratta di B, un manoscritto di a che altrove mostra di indulgere all’omissione in modo piuttosto grave): in casi di questo tipo, e fate de mieux, è parso più logico rifarsi a Plan, spesso l’unico ad avere un testo comunque ‘presentabile’. Tuttavia, ove possibile, si è cercato di limitare al minimo indispensabile il ricorso ad una fonte così connotata; questo perché l’aver dedicato alle redazioni un’edizione specifica permette di dare spazio, nell’apparato dell’elenco finale, alle versioni testuali delle raccolte, altrimenti destinate

a sparire, e perché proprio la distinzione delle diverse tipologie e dei rispettivi testi permette di seguire meglio i percorsi dei singoli monostici fra redazioni e raccolte, manoscritti e papiri, sia che questi percorsi determinino dei mutamenti (o addirittura degli sdoppiamenti) sia che il verso proceda indenne fra le varie fasi della sua personale vicenda storicotradizionale. Rendere questo quadro il più possibile chiaro è l’obiettivo che si pone questa edizione. Critica testuale: strumenti e fonti Come si noterà, si fa spesso riferimento alle edizioni precedenti, anche per mettere in luce la differenza nelle scelte testuali: in linea di massima

si deve intendere che quando non viene indicato diversamente, il testo del singolo monostico è uguale in Schneider Meineke o Jäkel. Le edizioni e traduzioni recenti dipendono tutte da Jäkel, per cui se ne indicano solo i contributi nuovi (questo vale soprattutto per la più importante, quella di Liapis). Utile al controllo dell’apparato è poi sapere che una sigla del tipo Schn. app. a 1 è stata da me escogitata per indicare le non poche sentenze senza numero che Schneider pone in fondo alle sezioni della sua edizione. Le congetture: premesso che i principali contributi critici dedicati alle MS (Nauck, Schmidt, Blaydes, Richards, ma anche Herwerden,

Heimo-

seth, Hirschig e Bothe), dipendono dal testo di Meineke, si precisa che la linea seguita è stata quella di riportare soltanto le congetture che mettono in luce reali problemi del testo delle MS, e che forniscono soluzioni assennate. In molti casi, di fronte alla difficoltà o alla semplice sciatteria di questi testi, gli studiosi hanno dato sfogo alla fantasia più sfrenata, contravvenendo in alcuni casi ad alcune ‘regole non scritte’ che, a mio avviso, non andrebbero mai perse di vista nell’indagine di questa tradizione. Per — 35—

STRUTTURA DELL’EDIZIONE

esempio, non ritengo accettabili quegli interventi che stravolgono l’ordine delle parole modificando l’incipit del monostico o che ne mutano radicalmente il significato. Anche se rimane sempre vero il fatto che interventi del genere possono essere utili in altre prospettive (soprattutto diagnostiche), l'importante è non pretendere che servano a ricosirsire un originale perduto: se il significato del monostico è banale o la forma rozza, non è compito dell’editore delle MS cercare di migliorarli. Abbiamo prove concrete che la banalità e la scorrettezza formale possono essere considerate esse stesse caratteri originari di queste sentenze. Cruces: solo nei casi disperati, in cui l’assetto testuale del monostico è tale da non permettere di ricostruire un senso accettabile, se non a costo di interventi eccessivamente radicali, ci si è risolti ad introdurre le cr-

ces: il parametro di riferimento è esclusivamente quello del senso, ed è stata comunque tenuta presente una soglia estremamente alta di tollerabilità verso scorrettezze formali e sintattiche. D’altra parte, nella convin-

zione che lo spoglio della letteratura (gnomologica e non) possa prima o poi fornire ad altri la chiave per capire quello che i copisti non sono stati in grado di scrivere correttamente, si è preferito lasciare a testo la versione del manoscritto, riservando in apparato gli eventuali tentativi di correzione. Fonti indirette: uno dei problemi più delicati della storia e della critica del testo delle MS è quello delle attestazioni dei monostici al di fuori delle raccolte canoniche: la distinzione fra tradizione diretta e indiretta è trattata con una notevole superficialità dagli editori moderni. L’impiego stesso dei segni di uguaglianza o confronto rischia di generare incomprensioni o ambiguità. = Seguono questo segno tutti i casi in cui ritengo che il monostico abbia un’attestazione in una fonte diversa dalle MS (senza con questo voler affermare che questa stessa fonte cita dalle MS o viceversa). Quando il verso è stato riconosciuto nelle moderne edizioni come frammento tragico o comico (o per esempio quando rientra nel CPG), pongo come riferimento il numero d’ordine delle rispettive edizioni, facendo seguire le fonti.

Se il monostico fa parte di un’ecloga di versi piü ampia, indico il verso esatto (es. fr. 100, 1) e poi riporto l’ecloga intera (1-5: ecc.). Se il mono-

stico ha sia una tradizione autonoma dizione come parte di un’ecloga più l’altra. Data l’importanza che hanno dizione indiretta, ho sempre cercato

in quanto verso singolo, sia una traampia, allora riporto prima l’una poi le peregrinazioni dei versi nella tradi valorizzare il contesto di queste

altre occorrenze, con una particolare cura per il problema delle attribu-

zioni: sia che fossero segnalate attraverso veri e proprio lemmi sia che fossero ricavabili in modo diverso. =

Seguono questo segno i casi in cui fra il monostico e l’attestazione

di tradizione indiretta esiste un rapporto stretto ma articolato: di solito grazie a pochi ma significativi cambiamenti (che per lo più riguardano la lettera incipitaria o il significato, modificato con cambiamenti interni al testo), si può affermare che il monostico ed il verso in questione sono in — 36—

STRUTTURA DELL’EDIZIONE

un reciproco rapporto diretto di rielaborazione. Per la maggior parte dei casi, sembra che sia il monostico a rielaborare, ad esempio, un verso di

Euripide, ma non mancano forse casi contrari, cioè di rapporti con fonti più ‘recenti’. Come si noterà, all’origine dei fenomeni elencati in questa sezione stanno gli stessi procedimenti che sono alla base dell’identificazione dei doppioni. Cf. : segue questa indicazione una quantità veramente eterogenea di materiali testuali. Premesso che la diffusione dei temi gnomici è sterminata, e che — grazie soprattutto ai recenti lavori di Renzo Tosi sulle sentenze greche e latine, di Maria Tziatzi Papagianni sui Detti dei Sette Sapienti e di Vayos Liapis sulle MS — questa diffusione è stata esaminata con grandissima cura, mi sono posto come obiettivo di selezionare in questa sezione quei materiali che ritengo più utili all’analisi testuale in sé. Il criterio che mi ha guidato nella selezione del materiale è essenzialmente formale: mi preme vagliare la produttività di alcune locuzioni, di alcune strutture, di alcuni nessi sintattici. Sia prestando attenzione alle fasi costitutive vere e proprie, sia alla capacità di diffusione dei singoli versi in ambiti diversi, sono stati messi in rilievo soprattutto i casi in cui si possono vedere im-

piegati gli ‘strumenti di lavoro’ (consapevoli ed inconsapevoli) dei tanti anonimi autori di monostici, o in cui si possa immaginare che i monostici stessi siano serviti per attivare nuove creazioni o abbiano lasciato traccia di sé (nella memoria di antichi studenti/lettori) in altri contesti. Dettano quindi la scelta delle fonti le strutture formali simili, l’espressione di tematiche analoghe realizzate attraverso l’uso di sostantivi e sintagmi uguali, l'utilizzo di veri e propri ‘tronconi’ di versi (per lo più ricavati dalla tragedia o dalla commedia) per creare nuove entità testuali, l’allargamento di strutture più semplici (molto spesso i detti dei Sette Sapienti), o al contrario la compressione in un monostico di ecloghe più ampie.’ La differenza rispetto alla sezione precedente sta nella molteplicità dei possibili candidati che la tradizione indiretta fornisce come probabilmente coinvolti nella rielaborazione (o nella memoria).

Gnomologi bizantini: un discorso a sé merita il problema del confronto dei monostici con la letteratura gnomologica bizantina, oggi nuovamente tornata ad attirare l’attenzione degli studiosi, ma fino a poco tempo fa interessata solo da poche edizioni critiche, spesso apprestate con mezzi limitati. La grande complessità che contraddistingue i rapporti reciproci fra grandi e piccole raccolte è tale, che il cammino è lontano da essere compiuto, seppure siano stati fatti importanti passi avanti.* Ciò considerato, e tenuto conto del fatto che le MS appartengono ad una vicenda tradizionale a sé, di cui l’intersezione con la gnomologia bizantina è solo

5 Sono fenomeni ben noti e ampiamente studiati: su di essi si vedano almeno MARTINELLI, Estrazione e LiAPIS, How

to make.

4 Per un quadro complessivo rimando almeno al classico RICHARD, Florilèges, tut-

-3 —

STRUTTURA DELL’EDIZIONE

uno dei tanti momenti, ho preferito fare riferimento solo alle edizioni più recenti e affidabili (soprattutto di Georg., GBA, Gnom.

Bas., [Max.]), ri-

mandando a queste per ulteriori approfondimenti e paralleli tardi. In generale, il rapporto fra MS e tradizione indiretta deve essere considerato molto accuratamente, facendo sempre attenzione sia al tipo di paralleli chiamati in causa (ne possono capitare di peso, età e tipologia diversissimi fra loro, provenienti da Eschilo come da Gregorio di Nazianzo), sia alla tipologia testuale delle MS coinvolta. Molti di questi ‘contatti’ celano dietro il semplice numero del monostico richiamato nell’Indice dei passi situazioni estremamente diverse fra loro: tra il caso particolare di un singolo manoscritto che estrae (personalmente?) un verso di Menandro, e l'accordo complessivo di tutti quanti i membri della tradizione (raccolte, redazioni, papiri, traduzioni) nel riportare la rielaborazione di un estratto di tragedia, il tipo di rapporto con la tradizione indiretta cambia considerevolmente. L’invito è a pesare sempre molto attentamente i dati a disposizione, dall’una e dall’altra parte del problema, tenendo sempre bene presente che la tradizione delle MS non è mai una tradizione.

tora fondamentale per la ricchezza di informazioni sui singoli manoscritti, RICO, Gromologi, che fa il punto sullo stato attuale della situazione.

--. 38—-

e a ODO-

PAPIRI

PAPIRI

Come ho avuto modo di sostenere più volte in altre sedi,! la documentazione papiracea delle MS deve essere valutata valorizzando il più possibile le modalità con cui è tramandata; a fronte di una sostanziale indifferenza verso i caratteri dei testimoni mostrata da Jk., ritengo opportuno distinguere bene fra tradizione diretta e indiretta e fra tipologie di testimoni (primari e secondari). Come detto nell’introduzione, i papiri conservano in genere raccolte brevi o di modesta estensione; in particolare, mostra ampia diffusione la tipologia con una sola sentenza per lettera. Tipica della tradizione antica è anche l’attestazione isolata di monostici, spesso copiati sui supporti più vari (ostraca, tavolette cerate, lignee, calcaree): si tratta di casi in cui resta difficile stabilire

il confine fra tradizione diretta ed indiretta. Nell’apparato critico delle MS ho comunque equiparato queste testimonianze a quelle di tradizione diretta, pur trattandosi di casi meno sicuri. Appartengono invece sicuramente alla tradizione indiretta le numerose attestazioni di singoli monostici in florilegi vari tramandati su papiro, compresi ‘casi Timite” come quello di P.Schub. 29, un papiro che riporta un gran numero di versi poi confluiti nelle raccolte dei monostici, ma senza rispettare l’acrostico alfabetico: rimane un testimone senza dubbio problematico, ma, con Funghi, Tipologie, 13-14 e Martinelli, Contributo, 692, preferisco mantenerlo su di un piano

diverso rispetto ai testimoni primari. In linea generale, di fronte alla fase antica della tradizione delle MS occorre un atteggiamento maggiormente consapevole; è grazie allo studio delle caratteristiche dei documenti di questo periodo e della loro reciproca intersezione che si possono trarre indicazioni utili per interpretare le fasi successive, soprattutto ora che, grazie a Funghi, Tipologie, si è liberato il campo da una sorta di pregiudizio relativo alle modalità di circolazione di queste raccolte: i testi-

! Rimando ai miei Appunti; Varietà; Osservazioni. Da ultimo è tornata ad affrontare il problema MARTINELLI, // contributo.

--41 ---

PAPIRI

moni antichi non appartengono esclusivamente alla categoria dei prodotti scolastici, ma comprendono anche documenti d’uso personale e, almeno in un caso (P.Oxy. 3006), veri e propri prodotti librari.

1. RACCOLTE

CON

PIÙ MONOSTICI

PER LETTERA

P.Giss.Lit. 3.4 (inv. 348) = P.Iand. V 77 (Pap. IMI Jk.), II/ITI sec. Si tratta della testimonianza più antica del titolo Μενάνδρου Γνῶμαι, vergato alla fine della raccolta, e seguito da una nota di approvazione di un maestro all’allievo copista, κ[ε]χάρισται; è, questa, una prova certa della destinazione scolastica del documento, anche se la scrittura rivela comunque un livello di apprendimento superiore. Il papiro conserva 10 Monostici in ὦ: di questi, sei non hanno paralleli nella tradizione medioevale (tre non hanno paralleli tout court). K. KALBFLEISCH, Hermes 63 (1928), 100-102; ID., in Papyri Iandanae, cum discipulis edidit Kalbfleisch C., fasc. 5 (1931), Literarische Stücke und Verwandtes, 180, n° 77 (tav. XVI); KUHLMANN, 72-76; A. KORTE, APF 10 (1932), 56, n° 731; D.L. PAGE, Greek Literary Papyri III, London-New York, Loeb 1942?, 260-261, n° 56; LANOWSKI, 47; D. HAGEDORN, ZPE 32 (1978), 34-35; W. BRASHEAR, YCIS 28 (1985), 9-12; FUNGHI, Tipologie, 1516; CGFP

322; MP?

1591; LDAB

2453.

P.Oxy. XLII 3006, III sec. d.C. Due colonne di scrittura per 26 sentenze in a: notevoli i rapporti con a, rispetto alla quale è forse il documento antico più prossimo. Fra i papiri è, a giudizio di Funghi, Tipologie, 14, l’«unico testimone diretto di un libro contenente una raccolta di Menandri Sententiae». Veramente notevole, infatti, il ricorso a lettere incipitarie di modulo maggiore ed alla disposizione stichica, pratiche ampiamente attestate nella tradizione bizantina. P. Parsons, The Oxyrhynchus Papyri, XLII (1974), 26-28 (tav. IV); J. DIGGLE, ZPE 16 (1975), 76; R. FÜHRER, ZPE 27 (1977), 76; ΤῈ. BRUNNER, ZPE 66 (1986), 295-296; JARCHO; FUNGHI, Tipologie, 15-16; MP? 1592.4; LDAB

2686.

P.Mil.Vogl. inv. 12417, III sec. d.C. Sul verso di un testo filosofico, restano tracce di una raccolta di 22 sentenze in a, che mostra interessanti contatti con P.Oxy. 3006

e, a differenza di questo, una notevole quantità di monostici senza paralleli (cfr. Mon. *1035-*1042). — 42—

PAPIRI

FuNGHI, PMilVogliano; E. PUGLIA, La cura del libro nel mondo an-

tico, Napoli, Liguori 1997, 49 e passim (tav. 12); MP? 1585.01; LDAB 5351. P.Oxy. XXXIII 2661, fine III sec. d.C.

Si tratta di un testimone piuttosto particolare, nel quale la disposizione alfabetica viene ad un certo punto abbandonata per proseguire senza un ordine preciso: nonostante questa particolarità, preferisco continuare a considerarlo un testimone primario delle MS (con Martinelli, Contributo, 687; contra Funghi, Tipologie, 13-

14, che lo assimila a P.Schub. 29: si tratta comunque di due casi limite). L. INGRAMS, The Oxyrbynchus Papyri, XXXIII (1968), 79-82; F. UE-

BEL, APF 21 (1971), 184, n° 1162; R. FUHRER, ZPE 27 (1977), 76; T.F. BRUNNER,

ZPE

66 (1986), 294-295; CGFP

338; MP?

1592.1; LDAB

2693.

O.Petr.Mus., fine V sec.

M.S. Funghi e M.C. Martinelli hanno di recente pubblicato due serie distinte di ostraca, ciascuna scritta da un’unica mano:

una

(Gruppo A, di provenienza incerta, ma di probabile area tebana) affianca alle MS testi cristiani (tra cui Atti degli Apostoli e Lettere, vd. Römer) e Iliade I, l’altra (Gruppo B, proveniente da Denderah) riporta solo MS. Nel complesso, si tratta di una ricchissima raccolta di sentenze, che abbraccia buona parte dell’alfabeto a partire dalla lettera ö ed in cui, significativamente, la percentuale di

versi esclusivi, pur buona, comincia a diminuire. Il probabile «impiego di questi testi per l'insegnamento in un monastero» (Funghi, Tipologie, 18) è un’ulteriore conferma della precoce diffusione delle MS in ambito cristiano. Convivono, nei testi riportati, notevoli se-

gni di contatto con b, non esclusivi, però, e perciò non completamente decisivi. Gruppo A O.Petr.Mus.

62593

[1], FUNGHI-MARTINELLI,

OPetrie,

150-152;

MP?

62572

[2], FUNGHI-MARTINELLI,

OPetrie,

152-153;

MP?

1586.01. O.Petr.Mus.

1586.02. O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]. Per O.Petr. 449 (Pap. X Jk.), TAIT, 150; SPINELLI; P. COLLART, BIFAO 30 (1931), 417-423; In., CE 8 (1933),

164-166; W.

LUPPE,

ZPE

75 (1988), 51-52;

CGFP

329; CRIBIORE

311; MP? 1585; LDAB

2451. Completo soltanto in FUNGHI-MARTINELLI,

OPetrie, 153-158. O.Petr.Mus. 62571

[6], FUNGHI-MARTINELLI,

1586.05.

—43 —

OPetrie,

162-164;

MP?

PAPIRI

O.Petr.Mus. 1586.07. O.Petr.Mus. 1586.13.

Gruppo B O.Petr.Mus.

62576 [8], FUNGHI-MARTINELLI,

OPetrie,

166-170; MP?

62570

[13], FUNGHI-MARTINELLI,

OPetrie,

177-178; MP?

62581

+ 62582

[4], FUNGHI-MARTINELLI,

OPetrie,

158-

O.Petr.Mus. 62580 + 62587 [5], FUNGHI-MARTINELLI, 162; MP? 1586.04.

OPetrie,

159-

165-166;

MP?

159; MP? 1586.03. O.Petr.Mus.

62588

[7], FUNGHI-MARTINELLI,

OPetrie,

1586.06. O.Petr.Mus. 62577 + 62578 + 62579 + 62590 [9], FUNGHI-MARTINELLI, OPetrie, 170-172; MP? 1586.08. O.Petr.Mus. 62586 [10], FUNGHI-MARTINELLI,

OPetrie, 172-173; MP?

1586.09. O.Petr.Mus.

62585

+ 62591

O.Petr.Mus.

62589

[12], FUNGHI-MARTINELLI,

175; MP? 1586.11.

[11], FUNGHI-MARTINELLI, OPetrie,

OPetrie,

173-

175-177; MP?

1586.12.

O.Petr.Mus. 328840: inedito (di prossima pubblicazione in ZPE [2008] sempre a cura di M.S. Funghi e M.C. Martinelli, che ringrazio per avermi messo a disposizione il frutto delle loro ricerche). Nel complesso, vd. FUNGHI, Tipologie, 17-19; FUNGHI-MARTINELLI, OPetrie; RÖMER; R. FÜHRER, ZPE 149 (2004), 38.

O.Petr. 405 (Pap. IX Jk.), fine V sec. L’ostracon, ora perduto, conservava tracce leggibili di una decina di monostici (lettere 1 - 0), uno solo dei quali non troverebbe riscontri; ma l'impossibilità di una nuova verifica impone prudenza nel valutare il reale stato del documento. TAIT, 144; M.P. COLLART, BIFAO 30 (1930), 417-423; W.G. WADDELL,

ÉPap 1 (1932), 18; CGFP 328; CRIBIORE 312; MP? 1587; LDAB 2450.

P.Copt. = P.Vat.gr. 17 + KHM Wien inv. 8594 a-i + 8587 a-d (olim P.Innsb.Copt. 7), VI/VII sec. (solamente P.Vat.gr. 17 = Pap. XIV Jk.) P.Copt. II = P.Lond. VIII fol. 1a + 3b, V/VI sec. Redatta in due copie (P.Copt. II è la più antica ma anche quella peggio conservata, limitata com’è agli scarni resti di due colonne), è una raccolta che riporta un ampio numero di monostici (circa 70) dotati di traduzione copta (si alternano un monostico greco e la sua traduzione). Dati caratteristici sono i forti segnali di contatti con b (che però, come negli O.Petr.Mus., non sono esclusivi) e la note--- 44 —

PAPIRI

vole verve creativa dei suoi redattori: si segnala in particolare una serie di sentenze sul tema dei γράμματα riportate solo da P.Copt.

Contraddistingue il testo greco una serie notevole di errori, superiore alla norma. D. HAGEDORN - M. WEBER, ZPE 3 (1968), 15-50 (= H.-W.); F. UEBEL, APF 21 (1971), 185, n° 1163; G.M. BROWNE - L. KOENEN, ZPE 8 (1971), 105-108; H. SATZINGER, CE 47 (1972), 351-354; M. MARCOVICH, ZPE 20 (1976), 45-46; G.M. BROWNE, ZPE 23 (1976), 45-47; R. FÜHRER,

ZPE 59 (1986), 36; M.R.M. HasıTzka, MPER XVIII 269 (tavv. 95-96); M MORANI,

Le Muséon,

109 (1996),

127-136;

S. PERNIGOTTI,

La redazione

copta dei Monostici e il suo ambiente culturale, in Aspetti I, 71-81; CGFP 333 (solo P.Vat.); MP? 1583 (P.Copt. II = MP? 1583.1); LDAB 2452.

T.Mon.Ep. = O.Mon.Epiph. II 615 (Pap. XIII Jk.), VI/VII sec.

Tavoletta calcarea proveniente dal Monastero di Epifanio (ancora ambiente monastico, dunque), in particolare dalla cella del monaco Mosè, che sappiamo aver copiato testi greci e copti (Funghi,

Tipologie, 14 n. 35, forse un caso analogo anche per la mano del

Gruppo A degli O.Petr.Mus., vd. Funghi-Martinelli, OPetrie, 143;

Römer, 186-190). Le condizioni attuali del manufatto - disperate costringono ad affidarsi quasi esclusivamente alle prime edizioni, costrette a loro volta a fronteggiare un documento che, al pari e più di P.Copt., si distingue per Festrema scorrettezza linguistica: ciò non impedisce di osservare una stretta parentela proprio con la redazione greco-copta. CRUM-EVELYN WHITE, 135 e 320-321, n° 615 (MMA. A»; A. KÖRTE, APF 11 (1935), 264, n° 812; LANOWSRI, CRIBIORE 319; MP? 1582; LDAB 2454.

14. 1. 210), «Cell 50-59; CGFP

332;

2. RACCOLTE CON UN MONOSTICO PER LETTERA P.Oxy. XLII 3004, I sec. d.C. Nonostante l’appartenenza ai ‘primordi’ della trasmissione testuale delle MS non possa essere messa in discussione, colpisce di questa raccolta l’alto numero di monostici che non hanno avuto attestazioni successive (almeno 11 sui 14 conservati) e la tendenza, nei primi versi, a costituire piccoli gruppi tematici omogenei: il fenomeno, secondo quanto osservato da Parsons, interessa probabilmente

i primi sette righi (il tema è padri e figli: Mon. *1032, *1043, *1049, *903, *1058, *919, *921). Altro carattere notevole di questa raccolta

è la presenza di un nome proprio all’interno di una sentenza (v. 1 = Mon. *1032, per una pericope che potrebbe coprire i rr. 1-3, cfr. -45 —

PAPIRI

Funghi-Martinelli,

In Margine, 432): il processo di ‘assolutizzazione’

del dettato gnomico tende ad eliminare fenomeni del genere. P. Parsons, The Oxyrbynchus Papyri, XLII (1974), 19-21 (tav. I); M MARCOVICH, ZPE 18 (1975), 168-169; JARCHO, 117-125; FUNGHI-MARTINELLI, In Margine; CRIBIORE 255; MP? 1592.2; LDAB 4377.

P.Vind. G 19999 A (Pap. IV Jk.), I sec. d.C.

In questo papiro, proveniente da Dime (Soknopaiou Nesos), la raccolta presenta l’ordine alfabetico rovesciato (ὦ - a, completo); il testo ha alcuni tratti comuni con P.Oxy. 3004, come l’alto numero di Monostici esclusivi, la tendenza a costituire gruppi di versi tematicamente omogenei (cfr. i Mon. *1026-*1029) e quella a presentare sentenze con nomi di persona: si collega materialmente a P.Vind. G 19999 B

(vd. infra).

H. OELLACHER, MPER III 24; 5. JAKEL, Eos 73 (1985), 247-250; A. KÖRTE, APF 14 (1941), 125-127, n° 971; LANOWSRI, 45 n. 36; A. BORGO-

GNO, Hermes 99 (1971), 374-375; H. HARRAUER - K.A. WoRP, Tyche 8 (1993), 36; FUNGHI, Tipologie, 11-12; CGFP 323; CRIBIORE 262; MP? 1584;

LDAB 2446 (vd. infra, p. 49, PVind. G 19999 B). O.Milne 1 (Pap. VIII Jk.), II sec. d.C. Dalle tracce di dodici sentenze superstiti (lettere a - u) risulta

difficile ricostruire testi compatibili con le forme note dalla tradizione medioevale delle MS: ancora un tratto di originalità (certamente dovuta anche all’antichità) di questo tipo di raccolte. J.G. MILNE, [ΕΑ 8 (1922), 156-157 (testo ricostruito da G. MURRAY); A. KÖRTE, APF 8 (1927), 259-261, n° 686; CGFP 327; CRIBIORE 272; MP? 1586; LDAB 2447.

P.Bour. 1 = P.Sorb. inv. 826, ff. VIIv-IXv (Pap. II Jk.), VI sec.

Della sezione di MS di questo celeberrimo a - ὦ), soprattutto grazie al confronto con i stessa tipologia, colpisce il graduale aumento di di cui 15 tornano nella tradizione medioevale, un altro testimone della precoce circolazione cristiano.

papiro (24 testimoni monostici 4 in altri delle MS

sentenze, di questa ‘noti’ (19, papiri); è in ambito

P. JOUGUET - P. PERDRIZET, Le Papyrus Bouriant n. 1, un cahier d’e-

colier grec d’Egypte, Studien zur Palaeographie und Papyruskunde 6 (1906), 148-161; P. COLLART, Les Papyrus Bouriant, Paris, Champion 27; A. KÖRTE,

APF

6 (1920), 266, n° 519; LANOWSKI,

STIANINI, CPF

1I.1** 48, 1T; FUNGHI,

BIORE 393; MP? 2643; LDAB

Tipologie, 11-13; CGFP

2744.

P.Ryl. I 41 (Pap. XVI Jk.), VI sec. — 46 —

1926, 17-

44, n. 34; G. BA-

321; CRI-

PAPIRI

Resti di quattro sentenze (6 - ©): sul verso, tracce di scrittura copta. A. HUNT, Catalogue of the Greek Papyri in the John Rylands Library, Manchester, University Press 1911, vol. I, 75, n° 41; A. KÖRTE, APF

6

(1920), 267, n° 521; D. HAGEDORN, ZPE 32 (1978), 34-35; CGFP 334; CRI-

BIORE 316; MP? 2662; LDAB

3. ATTESTAZIONI

6303.

ISOLATE

DI MONOSTICI

All’interno di questo elenco compaiono testimonianze diversissime tra loro: ma anche questa diversità di forme e contesti è un tratto distintivo tipico della tradizione antica delle MS. Si segnalano in particolare le attestazioni di O.Claud. 184-187, in cui compare,

ripetuto quattro volte, un verso del Citarista di Menandro non ancora ‘depurato’ da un nome proprio (ma presente tale e quale anche in P.Vind. G 19999 A, Mon. *1026), e inoltre, l’O.Vind., altro testimone greco-copto, P. Scheyen, con adattamento cristiano e combinazione con un altro famoso testo gnomico (l’Ad Demonicum pseudo isocratea), la celeberrima tavoletta scolastica del P.Lond.Lit. 253, o la copertina lignea di un codice (T.Köln 21), in cui un monostico fa la sua comparsa in mezzo a scarabocchi e disegni vari. In un certo senso equiparabile è il caso di CIL IV, Suppl. 3, fasc. 2, 8895, graffito pompeiano in cui W.D. LEBEK, ZPE 28 (1978), 286, ha riconosciuto Mon. 747. P.Lond.Lit. 253 (Pap. XI Jk.), Br.Libr. Add. Ms. 34186 (1), II sec. d.C.; D.C. HESSELING, JHS 13 (1893), 296; F.G. KENYON, JHS 29 (1909), 3940; W. BRASHEAR, ZPE 86 (1991), 231-232; FUNGHI, Tipologie, 6-7; TURNER, GMAW, 4; CGFP 330; CRIBIORE 383; MP? 2713; LDAB 2642. O.Milne 2 (Pap. XVII Jk.), II sec. d.C.; J.G. MILNE, JHS 28 (1908), 126; CGFP 8; CRIBIORE 189; Pack? 2720; LDAB 225. O.Claud. 184-187, II sec. d.C.; Mors Claudianus, Ostraca Graeca et Latina, I (O. Claud. 1 è 190), Le Caire 1992 («DFIFAO», XXIX), cap.

IX (Writing and reading exercises) a cura di W.E.H.

COCKLE,

172-174

(tavv. XXXII e XXXIII); FUNGHI, Tipologie, 9-11; CRIBIORE 194-197; MP? 2679.04-07;

LDAB

2636-2639.

T.Köln 21, IIVIV sec.; L. KOENEN, ZPE 13 (1974), 97-103 (tav. 6);

G.B. PHILIPP, ZPE 24 (1977), 54; ID., Gymnasium 85 (1978), 151-159 (tav. 8); HORAK, 228 (ViP 1); CRIBIORE 216; MP? 2643.2; LDAB 2075. MND, 6-7 e MND 552 L (‘face’) 1, 7-8, IV sec.; B. BOYAVAL, ZPE 17 (1975), 229-231; CRIBIORE 396; MP? 2643.1 + 2307.1 + van Haelst 239; LDAB

2746.

— 47 —

PAPIRI

T.Mus.Périgord inv. 2382, IV sec., da Hermupolis; G. NACHTERGAEL, CE 66 (1991), 221-225 (con tavola); J.-L. FOURNET - M. PEZIN, ZPE 91

(1992), 103-106 (tav. VI); CRIBIORE 220; MP? 1322.01; LDAB 2717. T.Würzburg

K 1020,

1023, IV/V sec.; W.

(1986), 8-9, 11-12; CRIBIORE 5867.

BRASHEAR,

Enchoria

150, 148; MP? 2704.83, 2704.84; LDAB

14

5866,

T.Berol. 14000, IV/V sec.; SB III 6218; CRIBIORE 404; MP? 2737; LDAB 5786.

T.Louvre inv. AF 1195 (‘face A’), V sec.; P. CAUDERLIER, RA 1983, 276-279 (tavv. 6-7); CRIBIORE 160; MP? 2714.1; LDAB 6062. T.Univ.Mich. inv. 29974 (“inner text’), VIVI sec.; P. VAN MINNEN, ZPE 93 (1992), 209-211; CRIBIORE 158; MP? 2704.87; LDAB 6130. P.Schoyen I 11, olim T.Moen. inv. 78 (faccia B), VII sec.; P.J. SIJPESTEIN, ZPE 52 (1983), 291-292; AGOSTI, 37-40; CRIBIORE 229; MP? 2736.2; LDAB 2549,

O.Vind. K. 674 = O.Crum 403 (Pap. XII Jk.), VII sec.; D. HAGEDORN M. WEBER, ZPE (tav. 96); CGFP

3 (1968), 49-50; M.R.M. 331; CRIBIORE 228; MP?

HASITZKA, MPER 1583.2; LDAB

TIFAO s.n. (Pap. XV Jk.), (‘face A’), V/VI FEBVRE, BCH 28 (1904), 203 n. 2 e 208-209; MP? 1341 + 1857.3; LDAB 3534,

4. MONOSTICI

XVIII 268

2723.

sec.; P. JOUGUET - G. LECGFP

211; CRIBIORE

159;

ISOLATI MA ATTRIBUITI

Per pura comodità ho distinto i casi in cui un monostico compare isolato ed attribuito ad altri autori: nello specifico, Euripide e Talete. Un caso per altri versi molto interessante è quello di PSI IX 1093 (II d.C.), un testo che tratta delle massime dei Sette Sapienti

e di problemi di attribuzione di alcuni detti (particolare attenzione

è rivolta allo γνῶθι σαυτόν); a col. II 52-60 viene discussa l’attribuzione di un verso tramandato anche fra le MS (292): l’autore del

testo ne afferma la paternità di Dionigi (accolta oggi) contro l’attribuzione di alcuni ad Euripide (cfr. F. MONTANARI, CPF 1.15 29 1T, 32 2T, 1.1** 59 2T). Una ragione in più, a mio parere, per valorizzare con cura i contesti di trasmissione dei singoli versi. O.Clermont-Ganneau X32, II sec. d.C. (Mon. 732 attribuito ad Euripide); P. COLLART, CRAI (1945), 249-258; LOZACHMEUR, 435-438; CRIBIORE

190; MP? 2656; LDAB

MND

539.

552 L (‘face’) 2, 15-16, IV sec. (Mon. 698 attribuito a Talete);

B. BoYAVAL,

ZPE

17 (1975), 232; CRIBIORE

van Haelst 239; LDAB

2746.

-48 —

396; MP?

2643.1

+ 2307.1

+

PAPIRI

5. GNOMOLOGI

E ALTRI

CONTESTI

La gran quantità di gnomologi restituita dai papiri comprende raccolte che si intersecano a vario titolo con le MS ma che ritengo necessario non considerare testimoni di tradizione diretta, contra-

riamente a Jk. (Pernigotti, Appunti,

73-75 e Osservazioni): è op-

portuno distinguerei florilegi veri e propri P.EES, P.Oxy. XLII 3005 e PSI XV 1476) dalle compilazioni più complesse, ini cui la presenza di monostici, anche cospicua, non trova riscontro in una fisionomia del testo chiara (P.Schub. 29). Particolarmente interes-

santi, in questo senso, sono quei testi in cui i monostici sembrano sottoposti a diversi tipi di rielaborazione; P.Vind. G 19999 B (che va ad unirsi fisicamente al gemello P.Vind. G 19999 A per cui vd. supra), sembra sviluppare un dialogo fra padre e figlio, mentre P.Stras. inv. 1016, sempre a partire da monostici attestati altrove, crea distici misogini. Antologie gnomologiche P.EES o P.Ashm. s.n. (Pap. XVIII Jk.), florilegio tematico misto di poesia e prosa del II/I sec.; MESSERI, Osservazioni, 353-356 (tav. 1); CGFP 335; MP?

1574;

LDAB

1055.

P.Schub. 27 + P.Berol. inv. 21312 (Pap. VII Jk., solo P.Schub. 27), del II/IMI sec., da Philadelphia; O. BOUQUIAUX-SIMON, CPF 1.1**, 51 5T, 158161; EAD., Additamenta (ed. completa del papiro); MESSERI, Osservazioni, 359-361

(tav. 3); CGFP

326; MP?

1570; LDAB

4984.

P.Oxy. XLII 3005, III sec. d.C., florilegio solo menandreo; FUNGHIMARTINELLI, In margine, 428-431; Men. fr. 907 K.-A.; MP? 1592.3; LDAB 2668.

PSI XV 1476, II sec. d.C., florilegio tematico misto di poesia e prosa; BASTIANINI, Euripide, 227-234 (tav. IV); CGFP 5, 12, *110, 113, 132, 207, 210; MP? 1583.3; LDAB 1056. Elaborazioni P.Vind. G 19999 B (Pap. V Jk.), I sec. d.C., da Dime (Soknopaiou Nesos); H. OELLACHER, MPER III 25 (tav. I); S. JAKEL, Eos 73 (1985), 249251; H. HARRAUER - K.A. WoRP, Tyche 8 (1993), 36; FUNGHI, Tipologie, 11-12; CGFP 324; CRIBIORE 257; MP? 1590; LDAB 2446 (vd. supra P.Vind.

G 19999 A: sono parti del medesimo papiro). P.Stras. inv. 1016 (Pap. I Jk.), prima metà del II sec. d.C.; O. PLASBERG, APF 2 (1903), 185-196; MARTINELLI, Poetastri, 141-151; CGFP 320;

MP? 1589; LDAB

2449.



49—

PAPIRI

Altro P.Schub. 29 = P.Berol. inv. 16136 (Pap. VI Jk.), II sec. d.C., da Dime (Soknopaiou Nesos); G. MANTEUFFEL, JJP 2 (1948), 87-91 NOWSKI, 59-64; H. HARRAUER

Tipologie, 13-14; CGFP 325; MP? 1588; LDAB

6. CASI

(tav. I); LA-

- K.A. WoRP, Tyche 8 (1993), 36; FUNGHI,

2448.

SPECIALI

Il Mon. 16, preceduto da due diverse rielaborazioni di Mon. 626,

è impiegato come chiusa di una versione della cosiddetta Vatermördergeschichte riportata da P.Grenf. II 84, della fine del VI sec. (H. HARRAUER

- P.J. SIjPESTEIJN,

108-111;

CAVALLO

- MAEHLER,

GB, 36b; CRIBIORE 314; MP? 51; LDAB 139) e P.Vind. G 19883, del VI/VII sec. (J. DIETHART, J. KRAMER, P.J. SIJPESTEIN, Tyche 3

[1988], 33-36; HORAK, 232 [ViP 49a]; MP? 51.07; LDAB 6503). Infine, in BnF

Arm.

332, un interessante testo greco scritto in

grafia armena del V/VI sec. che contiene materiale scolastico vario, compare anche una versione di Mon. *889. (C. CLACKSON, ZPE 129 [2000], 223-258; ID., A Greek Educational Papyrus in Armenian Script, in Atti del XXII Congresso Internazionale di Papirologia, Firenze 23-29 Agosto 1998, I, Firenze, Istituto Papirologico «G. Vi-

telli» 2001, 207-218).

— 50 —

TRADUZIONI

TRADUZIONI!

ar.I

Ricostruita sulla base di almeno cinque raccolte diverse ma parziali (che permettono comunque di recuperare l’ordine alfabetico del modello greco), ar.I viene fatta risalire ad una traduzione effettuata direttamente dal greco attorno al IX sec., con ogni probabilità ad opera di Istifan ibn Basil (ma cfr. Gutas, 49 n. 2 e Fiihrer,

Ar., 3-4): da notare che, quandoi titoli delle raccolte fanno riferimento al nome di un autore, questi è sempre Omero. Attualmente

si ricostruiscono

364 sentenze, ma il modello

ori-

ginario doveva averne almeno 460 (Ullmann, Ar., 12). Accanto ai monostici noti anche nella tradizione medioevale e a quelli condivisi esclusivamente con slav. (Mon. *1131: ar.I 86, slav. 71; *1145: ar.I 294a, slav. 378; *1146: ar.I 297, slav. 382),? ar.I riporta anche

17 monostici che non hanno trovato ancora paralleli con nessu-

n’altra fase della tradizione, compresa

quella slava (*1129-*1130,

*1132-*1144 e *1147-*1149: non condivido l’identificazione di ar.I 190 con Mon. 412 proposta da Führer e ar.I 237 = *1140 è solo il

secondo membro di un distico).? slav.

Come ben noto da tempo, il «codex Σ» di Jäkel non esiste: la ricostruzione della versione slava è possibile sulla base di almeno due ! Le osservazioni che seguono non sono altro che il frutto della lettura degli studi di Jagit, Ullmann, Führer e Morani, e ne dipendono in modo profondo, anche se solo mie sono le valutazioni del rapporto con la tradizione greca. 2 C'è la possibilità che anche ar.I 322 e slav. 417 presentino un’analoga versione di Mon. *318a iniziante per x che nella tradizione greca non ha paralleli. 3 Dal computo dei monostici tradotti in arabo restano fuori ar.I 343-350 e al-Mubassir 1 (cfr. Fiihrer, Ar., 8-9), da ritenersi estranei alla tradizione diretta delle MS, nonostante ar.] 347 = Mon. 738 (FÜHRER, Ar., 53) e ar.I 343 = 300a = Mon. 756 (ULLMANN, Ar., 58-59), cfr. p. 500, n. 1.



53...

TRADUZIONI

diverse redazioni (una antico-serba ed una antico-russa), traman-

date in condizioni assai diverse: la versione antico-serba, più fedele, poggia su di un unico manoscritto estremamente lacunoso, mentre quella russa (assai più ‘aperta a interpolazioni e aggiunte) si giova di una tradizione più ricca. Da non dimenticare anche il cosiddetto Menander auctus et christianizatus, un’antologia di MS in antico russo profondamente rielaborate: nonostante tutto, quest’antologia presenta un testo intermedio fra le due redazioni che può talora rivelarsi utile alla ricostruzione. In definitiva, si ricostruiscono almeno 443 sentenze slave, di cui

almeno 34 non hanno nessun parallelo con altre fasi della tradizione delle MS (ar.I compresa): Mon.

*1150-*1185 (ma almeno

*1169 presentano problemi di identificazione).

*1165 e

Rapporti fra ar.I, slav. e la tradizione greca Ho avuto modo di affrontare in altra sede questo argomento (Tradizione, 123-125), ma basterebbe già quanto scritto da Führer,

Ar., 2-3, con l’elenco delle lezioni comuni e non, dei punti di contatto e delle differenze nell’ordine come nel testo, per illustrare la

complessità del rapporto fra ar.I e slav. I legami sono spesso sorprendenti (basti pensare ai tre monostici, già citati, tramandati solo da ar.I e slav. senza corrispettivo greco), e certamente rappresentano un momento di confluenza importante nella vicenda tradizionale delle MS, ma devono convivere con due elementi che costrin-

gono a ridimensionarne la portata. Da un lato, il peso dei monostici

esclusivi (17 solo di ar.I, 34 solo di slav.), dall’altro il dato della so-

stanziale dispersione di tutto quanto il patrimonio testuale comune, disseminato nei mille rivoli della tradizione greca. Quale che ne sia la causa, la fisionomia fortemente unitaria di ar.I e slav. non incide abbastanza sulla storia delle MS: nella fattispecie, non ha un rispecchiamento diretto nelle fasi successive della tradizione greca e non trova conferma né smentita nei raggruppamenti medioevali; i contatti sono assolutamente trasversali, da raccolta a raccolta, da redazione a redazione. Ancora una volta siamo

costretti a pensare ad una tradizione disorganica. ar.II

Il manoscritto Par. ar. 147 (ff. 270-30r), del XV sec., conserva una traduzione araba di [Greg.], collocata da Ullmann, Ar., 60-63, — 54—

TRADUZIONI

fra VIII e X sec. Il titolo riporta l'attribuzione a Gregorio di Nazianzo comune a molti testimoni di [Greg.] ed il testo, a fronte di alcune omissioni, è stato arricchito con innesti tratti dal Carm. I 2, 30, sempre di Gregorio (ar.II 14 = Mon. *901, 40 = *926, 64 = #991,

76 = *975, 84 = *999 [presente anche in ΗΠ), e con un verso senza altri paralleli (ar.II 52 = *1139). Menandro

siriaco

Si tratta di una raccolta di detti moraleggianti in siriaco introdotti dalla formula «Menandro il sapiente ha detto»: il testo non ha nulla a che fare con la tradizione diretta delle MS. La critica più recente colloca la sua origine nell’ambiente del cosiddetto giudaismo ellenistico, e, al di là di vaghe e scontate convergenze di carattere contenutistico fra quei detti (formalmente diversi) e singoli monostici, l’interesse maggiore sta forse nella presenza del nome di Menandro: è tutto sommato difficile pensare che la fama di sapiente che la tradizione gnomologica stava diffondendo non abbia avuto una qualche influenza. La stesura originale del testo è collocata fra la fine del II e gli inizi del IV secolo d.C., e a quell’epoca, abbiamo visto, la tradizione dei Monostici era già ampiamente diffusa. Per tutta la questione, si veda Bettiolo (con ricca bibliografia).*

4 Il ‘Menandro armeno’ rappresenta tutto un altro problema, cfr. PERNIGOTTI, Appunti, 83 n. 28.

—55 —

RACCOLTE

RACCOLTE

Introduzione

La tipologia testuale delle raccolte per accumulo è rappresentata da una serie di manoscritti medioevali divisibile in tre raggruppamenti: a, b e c. Di questi, c si ricostruisce sulla base di due testimoni identici, mentre i componenti di a e b non permettono di risalire ad un modello comune. Non esistono parametri cronologici sicuri, ma è un dato di fatto che i due testimoni di c appartengono agli inizi i del XVI secolo, mentre quelli di a e b sono in genere più antichi: questo ed altri

elementi che vedremo più avanti spingono a ritenere il nucleo di a e b precedente (fatta salva l'indipendenza di c). L’identificazione di questi tre raggruppamenti si deve a Meyer, Urb., e trova riscontro nelle tipologie di titolo (del tipo Μενάνδρου

Γνῶμαι per a e c, del tipo Μενάνδρου Παραινέσεις per b), nelle di-

verse successioni dei monostici,! nel ricco numero dei versi ‘esclusivi’, ed in una serie di rilevanti divergenze testuali fra quelli comuni. In particolar modo, è il confronto fra a e b a fornire i casi più interessanti: si vedano per esempio le opposizioni presenti nei Mon. 8, 9, 12, 37, 52, 100, 108/*108a, 114/*114a, 144/*144a, 148, 164, 165, *177a, 219, 234, 296, 321, 344/*344a, 418, 430, 444/*444a, 449, 453, 461, 475, 587, 638, 690, 692, 693, 705, 707/*707a.

Diversa è anche la dinamica delle rispettive tradizioni: in a da un lato troviamo due grandi raccolte (A e B, quest’ultima la più grande in assoluto), che però, per le loro per caratteristiche formali, e per una quantità notevole di errori non rispecchiata dal resto della tradizione, non possono essere considerate i capostipiti; dall’altro, raggruppamenti vari di testimoni più corti che si aggre-

! Cfr. Appendici 1.2, pp. 510-524. 2 E, in genere, a conserva il numero maggiore di monostici in assoluto.

RACCOLTE

gano di volta in volta secondo modalità diverse (e spesso contraddittorie): ora per le successioni (a grandi linee BenFVars vs. C,DH) ora per il patrimonio testuale (BenDFVars). Nel raggruppamento b, K e U sono le raccolte più importanti, ma lo sono soprattutto in ragione del numero elevatissimo di innesti testuali esterni che presentano, e che ne rendono la fisionomia completamente originale; V è una raccolta brevior non priva di tratti di originalità (vd. Mon. 567-*567a), e PDi potrebbero conservare la successione base su cui K e U hanno arricchito il loro patrimonio e da cui V ha tratto il suo, se tentare di stabilire delle filiazioni fra i testimoni delle raccolte non fosse una fatica inutile. Lo dimostra, fra l’altro, il recente contributo degli ostraca Petrie,

che hanno messo in luce l’antichità della tradizione (diretta, quindi) di alcuni monostici di K che fino a ieri si credevano unici.* Lo stesso vale per i tanti casi del genere evidenziati dai legami delle varie raccolte con le traduzioni araba e slava. Nonostante siano innegabili i rapporti messi in luce dagli studiosi fra monostici di b e papiri (soprattutto P.Copt. e O.Petr.Mus.), è mia opinione che non esistano gli elementi per intravedere un filone tradizionale vero e proprio che passi dalla fase antica a quella

medioevale: è una considerazione già fatta in relazione alle traduzioni e torna qui sulla base di una serie di fattori che non possono essere ignorati. Il primo, più semplice, è quello della contemporanea presenza di contatti altrettanto certi fra papiri e a; il secondo risiede nell’osservazione delle dinamiche secondo cui procede la trasmissione testuale delle MS, una trasmissione fatta di continui, in-

cessanti, fenomeni di contaminazione, intersezione e sovrapposizione di fonti. La soluzione, come vedremo, non è cercare di interpretare la tra-

dizione antica alla luce di quella medioevale, ma fare il contrario. Una spinta in questa direzione proviene proprio dai manoscritti:

il contributo più interessante è fornito da C,, la seconda raccolta di

C. Si tratta di un testimone di a, ma che a partire da un certo punto

? Gli accorpamenti si seguono meglio in a, anche se non offrono il benché minimo appiglio: spiccano gli accordi di Ben e Vars (151, 157, *189a, 325, 342, 418, 462, 475, *542a, *957, 1979, *1015), e, più in generale, di BenDFVars

(137, 144, 228, *239a, 368,

441, 629, 650, 657, senza F ma con H, 692, 701, 741, 758, 791), cui talora si aggiunge C, (152, 155, 168, senza D, 361, +379b, *648, 651); ma D mostra di accordarsi anche con C ‚Fl (655, 813, 853), o solamente con F (*298a, vs. ABBenVars; 321, vs. ABBenC HR Vars). 4 Chr. FUNGHI-MARTINELLI,

OPetrie, 147.



60



RACCOLTE

(sezione in 0) comincia a presentare una serie di monostici che compaiono solo qui ed in testimoni di b: *227a, 351 (con K), 353, 376,

*395a, *396a, 398, 425, 427 (con K), 455, 490 (con K e c), 495, 499,

500, 532, 536, 614, 672 (con K). Il fenomeno è di assoluto rilievo

per una serie di motivi: il notevole impatto sulla ridotta misura della raccolta (che si interrompe alla lettera x), la sicura pertinenza ad a del resto della selezione, e, più che altro, il

procedere stesso del

contatto con b: non c’è linearità né sistema. Altri casi analoghi non mancano: trovo degno di nota il comportamento di F (un esponente di spicco di a) che si allinea con b solo in pochi ma significativi casi

(Mon. 825, 834, 837).

L’analisi di queste occorrenze è di grande importanza, e deve servire come modello per studiare tutta quanta la tradizione delle raccolte delle MS: a questa tipologia di procedimento, a questo modo di interagire parziale, irregolare e incontrollato, dobbiamo le differenze nelle dimensioni delle sezioni all’interno delle stesse fonti, le

sovrapposizioni momentanee, le indicazioni contraddittorie di parentela — dentro e fuori le raccolte — e l’assoluta mancanza di una fissazione del testo più fortunata di altre. La tradizione antica fornisce un parametro di riferimento in quanto dà la chiave per comprendere le ragioni di questo stato di cose. Conserva soprattutto raccolte di dimensioni minori e dotate spesso di patrimoni testuali poi dispersi, e proprio pensare all’interazione continua di raccolte di questo tipo aiuta a capire meglio la morfologia cangiante delle raccolte medioevali. Le traduzioni araba e slava, pur rappresentando un momento importante di fissazione del testo, non riescono ad imporsi sul resto della tradizione: probabilmente pesa la loro collocazione marginale, ma anche in questo caso credo che aiuti meglio a capire tutto il quadro della situazione pensare che il continuo intersecarsi di unità minori abbia minato fino a fasi anche molto tarde la possibilità di una regolarizzazione duratura delle raccolte delle MS. È meglio pensare ad una tradizione che procede per continue soste, che genera ad ogni momento

bacini collettori diversi, da cui

possono o non possono rinascere nuovi filoni: come detto, la ge-

5. Altri accordi interessanti coinvolgono anche R (un altro testimone di a che indulge alla contaminazione con b: cfr. Mon.

386 e *554b), B (347, 348, 365, 391, 417,

469, 471) o entrambi (402). 6 Per non parlare poi dei monostici suoi esclusivi che occupano l’intera sezione in ©: *1021-*1024. Anche per F, comunque, ci sono due casi in cui la contaminazione con

b coinvolge R: 818 (con FKP vs. R) e *823a.

RACCOLTE

nesi delle redazioni rappresenta molto probabilmente il tentativo di reagire a questa deriva incontrollata.” Sulla base di queste considerazioni va interpretato il concetto di raggruppamento: esistono elementi testuali identificabili ed identificanti, e sulla base di essi possiamo affermare l’esistenza di un patrimonio comune, cui diamo il nome di raggruppamento, ma non esiste la possibilità di dare a questa convergenza uno statuto concreto. Per questo motivo, se un monostico è riportato da due o più manoscritti di a o b, l’indicazione della sigla del raggruppamento serve a orientare il lettore sull’area comune di appartenenza, ma non intende dare a questa parentela un significato ulteriore: così, quando a riportare un monostico è un solo testimone, per quanto la sua appartenenza ad uno dei raggruppamenti sia certa, preferisco indicarlo con la sua sigla specifica (es. A o K), perché ritengo opportuno sottolineare la possibilità teorica che, in quel momento, il testimone

stesso proceda al di fuori dell’area comune: i casi, come abbiamo visto, non mancano. Questo per rispettare al massimo le dinamiche della tradizione: come detto, accordi esclusivi di singoli manoscritti con le tradu-

zioni o i papiri, emersi con il tempo, hanno mostrato come tale isolamento sia spesso solo apparente, ma è parso meglio, anche per futuri contributi, sottrarsi a tentazioni tassonomiche.

A

Vind. theol. gr. 277

XV sec.; cart.; 202/204 x 138/142 mm; 238 ff.

All’interno di una raccolta di testi teologici vari, spicca la pre-

senza delle MS (ff. 65r-667) e del Georgide (ff. 67r-76v). Nonostante

l’età, i gravi danneggiamenti subiti dalle pagine, la grande quantità di errori, ed il fatto che la raccolta si interrompe alla lettera 0, è soprattutto l’elevato numero di monostici riportati a far sì che que sto manoscritto sia da sempre considerato uno dei testimoni più importanti. Il titolo della raccolta è Γνῶμαι μονόστιχοι Μενάνδρου, e

7 Il rapporto testuale tra redazioni e raccolte non offre aiuto; Plan ed Herm mostrano di conoscerle tutte, mentre si rivela più interessante il comportamento più marginale di [Greg.] la cui apparente estraneità, però, deriva forse dall’alto numero di monostici esclusivi.

— 62 —

RACCOLTE

le sentenze (la cui lettera incipitaria è sempre tracciata in inchiostro rosso) sono disposte sulla pagina secondo procedimenti vari (una per rigo, più sullo stesso rigo, su due colonne): l'impressione è che si sia cercato di occupare tutto lo spazio a disposizione. Secondo E. Gamillscheg (citato da Odorico, Il prato, 47 n. 92) il manoscritto,

appartenuto anche a Giovanni Sambuco, potrebbe provenire dal Sud Italia. HUNGER-LACKNER-HANNICK,

257-262; ODORICO,

II prato, 47-48.

B Par. gr. 396 XIII sec.; cart.; 125 x 85 mm; VI + 711 pp. Collezione di testi devozionali vari (scritta da diverse mani tutte

risalenti al XIII sec.), intervallati qua e lì da raccolte di apoftegmi o di letteratura sapienziale, tra le quali si segnalano excerpta dal Siracide, raccolte di precetti monastici, versi di Teodoro Prodromo, e testi ed estratti, fra gli altri, da Giovanni Crisostomo, Michele

Psello, Giovanni Damasceno, Gregorio di Nazianzo. Apre la raccolta un Menologio; da segnalare anche una selezione di testi dall'Antico Testamento: oltre al già citato Siracide, il manoscritto ospita estratti dai Profeti, il Cantico dei Cantici e Giobbe. La raccolta di MS (pp. 250-258), priva della sezione in ὦ, è scritta su due colonne (un procedimento che in questo manoscritto sembra adottato solo per questo testo e per i versi di Teodoro Prodromo che lo precedono immediatamente, della stessa mano), su pagine che contano sempre 29 righi; ogni foglio conserva perciò 58 sentenze, con l’eccezione del primo, che inizia oltre la metà della pagina, e di p. 253, in cui il Mon. *925 si dispone sulle due colonne, quasi fosse un distico: il totale è quindi di 497 sentenze (58 x 8 - 1+34 della prima pagina che non è completa). La scrittura è minuta ma precisa, l’inchiostro rosso è adoperato solamente per il titolo (preceduto da un semplice motivo decorativo) e per la prima lettera del primo monostico delle sezioni in a e ß: dopodiché, ma solo a partire dalle sentenze in Y, è stata posta una lettera di richiamo sul margine in corrispondenza dell’inizio delle rispettive nuove sezioni. A marcare la fine della sentenza, un

punti ad indicare la fine

punto in alto, talora una combinazione di

di sezione. Tanto nel Pinax di p. 3 quanto

all’inizio della raccolta (τ. 12 di p. 250) il titolo è Movöctıyoı Mevavöpov Tv@uar κατὰ ἀλφάβητον. Dal punto di vista testuale, ca-

ratterizzano B un buon numero di monostici esclusivi, qualche traccia di legami con b, ed un rapporto privilegiato con Plan. OMONT

I, 41-42.

—63 —

RACCOLTE

Ben Benaki TA 131 XIV-XV sec.; cart.; 285 x 190 mm (ma vd. infra); 217 ff.

In questo manoscritto composito si succedono tre mani: una responsabile dei ff. 1-212v (Xpovikòv ἀπὸ κτίσεως κόσμου ἕως Ἰωάν-

νου Β Κομνηνοῦ di Giorgio monaco, finito di copiare nel 1422, cfr. f. 2120); l’altra, del XIV sec., ha scritto solo le MS (ff. 213-215, con

fogli di 210 x 65/60 mm); la terza, del XV sec., ha vergato gli ultimi fogli (216-217v), con testi di minor importanza. La raccolta di MS è scritta su due colonne, vede i monostici sempre delimitati da un punto in alto finale; il titolo (aggiunto nello spazio superiore alle colonne) è γνῶμαι Μενάνδρου κατὰ στοιχεῖον, seguito, 58] rigo

stesso, dal titoletto ἀρχὴ τοῦ a. Le pagine sono ampiamente rovinate da macchie di umido. Ne risente soprattutto la lettura delle sentenze della colonna destra. LAPPA-ZIZIKA, 84-85].

ς

RiZOU-COUROUPOU,

110-112,

n° 58

(TA

131)

[Tavv.

Vind. phil. gr. 173

Prima metà del XV sec.; cart.; 220 x 135/140 mm; I + 243 ff. Accanto al Chronicon di Costantino Manasse, e a versi di Luca

Crisoberges e Teodoro Prodromo, caratterizza il contenuto di questo codice una notevole sezione di poesia morale aperta dai Carmina di Gregorio di Nazianzo nella quale due diverse raccolte di MS (C, e Ca) si alternano a testi analoghi (alfabeti gnomici), ma di

matrice più decisamente cristiana (ff. 1420-1437; 144r-147r). Chiude il manoscritto una sezione favolistica (Libro di Sindbad e Stefanite e Icnelate). Entrambe le raccolte di MS sono scritte su due colonne,

in linea con la mise en page adottata per il gruppo di testi gnomologici di cui fanno parte (solo l’ultimoè scritto a tutta pagina): lo specchio di scrittura è di 95 x 145 mm; per il titolo e per le lettere incipitarie delle sentenze è usato l’inchiostro rosso. Sempre alla circostanza di trovarsi all’interno di un corpusculum gnomologico si devonoi titoli del tutto particolari delle due raccolte: C, (ff. 140r1427), la raccolta maggiore, è intitolata Τῶν Ἑλλήνων κατὰ ἀλφάβητον ἠθικαὶ παραγγελίαι;C, (ff. 143r-v), assai più corta (termina con la lettera n) e profondamente contaminata con b (ma solo a partire dalle sentenze in 0), ha il titolo Ἕτεροι στίχοι ἑλληνικοὶ κατὰ ἀλφάβητον. HUNGER, 278-280; PERNIGOTTI, Tradizione, 126-127; PICCIONE, Forme, 422-425.



64—

RACCOLTE

D Vind. phil. gr. 321 XIII/XIV e XVI sec. (ff. 320-328); cart.; 170/173 x 115/125 mm;

329 ff. Dopo una raccolta epistolografica di diversi autori (tutti di epoca bizantina), una parte encomiastica, una apologetica ed una grammaticale, segue ancora un’altra sezione miscellanea al cui interno

spiccano alcuni testi

gnomologici: oltre alle MS, Ps. Focilide (ff.

220r-222r), e, fra gli altri, il cosiddetto Antholognomicon di Orione (ff. 2647-2660). La raccolta delle MS (220r-222r), dal titolo Γνῶμαι μονόστιχοι Μενάνδρου, dispone. il testo su due colonne: in fine di

ogni singola sentenza, un punto in alto; alla fine delle sezioni, il segno :HUNGER, 409-418; Orion. Anth., 63-68; PICCIONE, In margine, 153: 148-152; PICCIONE, Forme, 409-410. F

141-

Laur. 60, 14

XV sec.; cart.; 207 x 143 mm; 1 + 113 + IV ff. (ff. 649-689, 81v827 e 1139 vuoti) Il manoscritto, vergato da due mani - la prima (ff. 1-81r) è di

Demetrio Damila, mentre per la seconda (ff. 837-113), è stato proposto il nome di Demetrio Calcondila (Arist. Gr.) - ha fatto parte della biblioteca di Angelo Poliziano, come si può desumere dalla nota di possesso in latino e in greco del f. Ir: Angeli Politiani et amicorum - Αγγελοῦ (sic) κτῆμα Πολιτιανοῦ Kai τῶν φίλων. ΑἹ Ροliziano si devono le annotazioni marginali che occupano gran parte

del manoscritto (per lo più in inchiostro rosso), e che rivestono una grande importanza storica soprattutto per quanto concerne il

primo testo, la Poetica di Aristotele (di cui F era un tempo rite-

nuto il primo esemplare giunto in Italia, vd. ora Wilson, 138); il manoscritto conserva inoltre il De audiendis poetis plutarcheo, la Vita Homeri dello Pseudo Erodoto, il De Homero di Dione Crisostomo, i Characteres epistolici dello Pseudo Libanio, e il De Elo-

cutione di Demetrio. Le MS occupano i ff. 76v-81r. Il testo inizia poco dopo la metà del foglio, ed è introdotto da un titolo accentrato, in rosso: Γνῶμαι μονόστιχοι Μενάνδρου κατὰ στοιχεῖον ἀρχὴ

τοῦ ἄλφα σὺν θεῷ στοιχείου; la serie di sentenze è presentata me-

diante titoletti (sempre in rosso) che evidenziano il cambio di let-

tera, del tipo ἀρχὴ τοῦ a στοιχείου ecc.; le sentenze sono disposte

di seguito sul rigo, divise soltanto da un dikolon in inchiostro nero seguito da un punto in alto rosso; il titolo e le iniziali di tutte le

sentenze sono in inchiostro rosso. Un’annotazione marginale ri-- ρ5--

RACCOLTE

guarda anche le MS; a fianco di Mon. 1 è stato annotato: Terentins in Eautontimoroumeno homo sum nihil a me humani alienum pnio. BANDINI Il 603-604; STERNBACH, Curae, 208-210; Gr., 215-216; CANART, Démétrius, 322, 330.

MAIER,

336; Arist.

H Vat. gr. 915 Ante 1311; cart.; 266 x 170 mm ca.; III + 254 ff.

Il manoscritto si data grazie ad una nota posta sull’ultimo foglio (f. 258v), in cui un personaggio anonimo scrive, con lo stesso calamo, le date di nascita dei figli: l’ultima è del 1311. Scritto da numerose mani (Schreiner, 134, ne riconosce otto), ed oggi assai mo-

dificato nella disposizione dei fogli (l’ordine originario è ricostruito da Schreiner, 125-126 — oltretutto i primissimi fogli provengono da altri due manoscritti), contiene un’ampia selezione di poesia greca, comprendente Omero Esiodo

(Iliade ed Odissea con Batracomiomachia),

(completo), Teognide,

Pindaro, Teocrito, Mosco,

Museo

e

l’Alessandra di Licofrone. Tra le altre opere si segnala anche una sezione gnomica: oltre al già ricordato Teognide, sono presenti lo Pseudo Focilide, il Carmen Aureum

di Pitagora, ed alcune interes-

santi selezioni gnomiche: da Orfeo (f. 237, tit. ὡραῖα γνωμικὰ τῆς Ὄρφεως ποιήσεως) e da Pindaro (f. 47r, tit. γνωμικὰ τοῦ Πινδάρου).

Da segnalare, in più punti, la massiccia presenza di scolii esegetici. La raccolta di MS (ff. 45r-47r, più piccoli della media: 255 x 165 mm) è preceduta da un componimento in versi di Costantino Manasse, e seguita dall’antologia di gnomai pindariche di cui si & giä detto: a differenza di questi due testi, però, è scritta su due colonne.

Secondo la ricostruzione di Schreiner, a vergare il nostro testo è lo scriba B, Isaia (subscriptio a f. 49), responsabile dei ff. 22-50, il che

significa anche di tutta la sezione gnomica appena menzionata. Il titolo è γνῶμαι μονόστιχοι Μενάνδρου;

le lettere incipitarie delle

prime sentenze delle singole sezioni sono scritte in rosso, in modulo più grande, e con qualche tratto decorativo. Come accade in tutto il manoscritto, non è lasciato spazio se non nei margini esterni, e si punta ad occupare la maggiore superficie scrittoria possibile. A fronte della gran quantità di monostici esclusivi di H, suscita interesse l’accostamento all’ambiente planudeo ormai da più parti riconosciuto come altamente probabile: si vedano almeno Irigoin, Histoire, 260-261, Gallavotti, Theocritus, 325-327 e Planudea I, 32, e Pontani, Sguardi, 293-294 (con ulteriori rimandi). Ciò nonostante,

H non presenta nessuna traccia di rapporti particolari con Plan.

STERNBACH, Curae, 210-213; SCHREINER, 125-137; PONTANI, Sguardi, 293-294.



66 —

RACCOLTE

R

Vat. gr. 305

Fine del XIII sec.; cart.; 250 x 167 mm ca.; IX + 209 ff. Il manoscritto è stato redatto da Teofilatto Saponopulos (PLP X 24.845, cfr. la subscriptio di f. 170v che, pure riguardando a rigore solo il testo dei Theriaca, viene generalmente estesa a tutto il manoscritto), in una data che può essere collocata fra il 1254 ed il 1269 (RGK

III 233) o poco dopo

(così Schindler, Polyainos, 203-204,

meno propenso ad accettare il fatto che a Teofilatto vada attribuito tutto il manoscritto), ed è occupato in gran parte da opere poetiche di Teodoro Prodromo; ospita anche i Theriaca di Nicandro, le Questioni Omeriche di Porfirio, quelle di Eraclito, il De antro

Nympharum di Porfirio, ed altri componimenti prosastici, tra cui un estratto De Incredibilibus, διηγήματα di Libanio e la Vita Homeri attribuita ad Erodoto. La raccolta delle MS, scritta in un inchiostro molto chiaro che, insieme ai numerosi danni materiali rende

la lettura spesso impervia, si trova alla fine del codice, ff. 2077-2097, subito dopo la Vita Homeri. Il titolo si trova al penultimo rigo di f. 207v, scritto in rosso e decorato ai lati con due nastri che si intrecciano, ed è: atta. Μενάνδρου τοῦ σοφοῦ παραινέσεις : - κατὰ ἀλφάβητον. 51 legge un titolo anche nel Pinax (sempre in rosso): Ce’ Μενάνδρου παραινέσεις, κατὰ στοιχεῖον. Il testo, disposto su due

colonne (un tipo di disposizione che inizia e finisce proprio con le MS), presenta le sentenze chiuse da un dikolon; alla fine di ogni se-

zione si aggiunge anche un segno complementare, un dikolon con una lineetta ondulata che parte a metà dei due punti (d’impiego non sistematico). Le lettere incipitarie erano di modulo maggiore e in inchiostro rosso, quelle conservate risaltano in modo particolare e presentano qualche elemento decorativo. Sono ben evidenti anche alcuni interventi di una mano più recente, che usa un inchiostro assai più scuro, e che è responsabile dell’aggiunta di un punto a lato di ogni sentenza di f. 2087 e delle prime dieci di f. 208v, nonché del ripasso completo o parziale di altre sentenze, qua e là. MERCATI-DE’ CAVALIERI, 443-450; STERNBACH, Curae, 213-215; SCHIND-

LER, Polyainos, 202-204. Vars Vars. BOZ Cim. 125 Inizio del XIV sec.; cart.; 144 x 108 mm; 244 ff. Descritto da Foerster nel 1898 (vedi ora Bühler, infra) ma sfug-

gito anche al Meyer e di conseguenza a Jäkel, questo manoscritto contiene la solita miscellanea di testi, in cui spiccano i proverbi di Diogeniano, excerpta ed Epistole di Sinesio ed excerpta da Libanio. La raccolta di MS (ff. 213r-217v), mirabilmente descritta in Foer--- 67 —

RACCOLTE

ster, 553-555, è acefala (mancano il titolo e le sentenze in a), e vede

i monostici disposti. uno per rigo, con le lettere iniziali delle prime sentenze di ogni sezione in modulo maggiore ed in rosso. Due versi tratti dall’Elettra di Sofocle (Mon. *913 e *961) sono stati aggiunti in un secondo momento da una mano più recente. FOERSTER;

Coll,

BUHLER, 236-240.

Coll. gr. Rom. III

XIV/XV sec.; cart.; 178 x 120 mm; 228 ff.

Caso unico, questo manoscritto riporta un breve estratto di una raccolta (appartenente a b) ed una redazione completa ([Greg.], ff. 1449-1450) mescolati in un’unica compagine testuale che, sotto il titolo ἐκ τῶν ἔξω σοφῶν ἀντιρρητικὰ Μενάνδρου καὶ Φιλιστίωνος,

contiene anche estratti dalla Comp. I (la cui fonte principale è K, vd. infra) e da altre varie fonti gnomologiche. L’estratto di b si trova ai ff. 143r-1430, ed è riportato per intero nell’edizione che di questo piccolo gnomologio si legge in Pernigotti, Comparatio: notevole

la cura che il redattore di questa raccolta sembra mostrare nell’evitare le ripetizioni di monostici comuni a raccolta e redazione (Pernigotti,

Tradizione,

127 n. 9). Per il resto, il manoscritto, vergato

da tre mani diverse, contiene materiale eterogeneo: testi devozio-

nali, grammaticali, ed epistolari.

Il dettaglio dei monostici riportati è *175a. 212. 289. 318. 350.

358. 360. 385. 391. 412. *395a. 431. 550. 747. 794. 795. 781. 800. 805. 841. 845.

546.

564.

LAMBROS, 8-11 (= SAMBERGER, 260-263); PERNIGOTTI, PERNIGOTTI, Comparatio, 39-48.

K

630.

680.

690.

Tradizione, 127;

Athen. Bibl. Nat. 1070

Inizio del XIV sec.; cart.; 225 x 147 mm; 231 ff.

Manoscritto di fondamentale importanza per la storia dei florilegi sacro-profani, K è quasi interamente occupato da letteratura gnomologica (è il cosiddetto Florilegium Atheniense): spiccano la cosiddetta Melissa dello Pseudo Antonio, una redazione esclusiva

dello Grom. Byz., ed altre opere dello stesso tenore (ampie descri-

zioni in Meyer, Tziatzi, Ihm, vd. infra); è inoltre testimone della

Comp. 1 nella versione a tuttoggi più lunga. La raccolta di MS (ff. 169v-175r, appena dopo la Comp.) si distingue fra le altre di b per la grande quantità di materiale esclusivo; pur non arrivando ai li-

RACCOLTE

velli di U, è comunque un testimone che pare condividere 1 tratti di indipendenza che, per esempio, Odorico (GBA, 48) segnalava per la sua versione dello Gnom. Byz.: «ricorso a fonti da altri non sfruttate, presenza di nuovi aforismi, diversità di tradizione testuale e,

spesso, una buona lezione». Le sentenze sono scritte una per rigo; solo le lettere incipitarie della prima sentenza e del titolo sono in rosso. Il titolo è παραινέσεις Μενάνδρου κατὰ στοιχεῖον. MEYER, Athenische; GBA; TZIATZI, 74-78; IHM, Max., lxii-lxxiv.

Ρ Par. gr. 1168 XIV/XV sec.; membr. (ma cart. per i ff. 1-38); 145 x 112 mm; X + 171 ff. Il manoscritto contiene il cosiddetto Corpus Parisinum,* ed è in-

teramente gnomologico (per il dettaglio del contenuto, cfr. Odo-

rico, Kindstrand, Ihm, Searby, infra). La parte

più antica (XIV sec.),

scritta su pergamena, inizia al f. 39 ed arriva pi alla fine: la precedono due aggiunte seriori, su carta: prima, dieci fogli tratti da un’edizione a stampa di sentenze di Agapeto Diacono (ed. Venezia, Calliergi 1509), quindi una raccolta di detti vari anonimi (ff. 1-38). La raccolta di MS si trova alla fine del manoscritto, ai ff. 1620-1707:

le sentenze sono presentate ora di seguito, senza andare a capo, ora una per rigo, senza seguire un criterio unico. Ogni prima lettera è scritta in rosso, € per separare una sentenza dall’altra si ricorre al sistema del dikolon più spazio. In fine di sezione al dikolon viene aggiunta una piccola croce. In corrispondenza di ogni nuova sezione, alla letteraiincipitaria scritta in modulo maggiore ed in rosso, se ne aggiunge un’altra, anch’essa scritta in modulo maggiore ed in rosso, e posta sul margine opposto (destro) e talora sul rigo precedente a mo? di richiamo. L’ultimo foglio (f. 1797) è scritto in un in-

chiostro diverso, in un modulo maggiore e probabilmente da una mano più tarda (dal Mon. 825 fino alla fine), senza però che questo determini un cambiamento nel profilo testuale del testimone. Al nono rigo dal basso di f. 1620 si legge il titolo della raccolta, preceduto da una croce, scritto in rosso ed a pieno rigo: παραίνεσις Μενάνδρου

κατὰ στοιχεῖον.

OMONT I, 233; KINDSTRAND, Digby; ODORICO, Corpus, 417-429; IHM, Max., vii-x, lxiv-lxvii; SEARBY, Or Editing, 59-68; SEARBY, Corpus, 12-13.

8 SEARBY, Corpus, contiene l’edizione ‘critica’ dell'intero manoscritto (MS di P com-

prese, cfr. ivi, 391-413): un’operazione a mio parere filologicamente inaccettabile, di cui non condivido i principi né riconosco i risultati; per questa ragione ho deciso di non tenerne conto nella constitutio texts e nell’apparato della mia edizione.

— 69 —

RACCOLTE

Di XVI

Oxon. Bodl. Digby 6 sec.; cart.; 136 x 98 mm;

II + 397 + IL ff.

Il manoscritto, mutilo all’inizio, è un altro testimone del Cor-

pus Parisinum, ed è quindi strettamente imparentato con P, ma non ne è una copia: la cosa è già stata notata dagli studiosi del Corpus, e trova riscontro nel testo delle MS (ff. 152-160v); nonostante una serie veramente notevole di errori e lezioni comuni (a quelli ricavabili da Kindstrand, Digby, 363-365, si possono aggiungere ora quelli di Mon. 100, 469 e 567), Di isola in errore P in alcuni casi (Mon. 183 e 256) e riporta due monostici che P non ha (676 e 865, rispettivamente con K e KV). Nonostante ciò, e nonostante un caso

piuttosto sorprendente di accordo isolato con il resto della tradizione contro b (Mon. 270), va segnalato anche l’elevato numero di errori banali (notevole la conflazione dei Mon. 142 e *167a). La lacuna che in Di copre parte delle sentenze in v, tutte quelle in 6, x,

we parte di quelle in ὦ, per un totale di 26 sentenze (facendo il confronto con P) dipende dal modello di riferimento: un altro mo-

tivo che porta a stabilire l’indipendenza di Di da P.

MACRAY, 5; KINDSTRAND, Digby; IHM, Max., lxvii-lxviii; SEARBY, Corpus, 14-17.

V

Vind. theol. gr. 128

Seconda metà del XIII sec.; cart.; 253/265 251 ff.

x 172/192 mm;

IV +

In un manoscritto per la maggior parte occupato da Canoni, si segnalano alcuni testi a vario tit so accostabili alle MS: un estratto

dai Loci Communes dello Pseudo Massimo (ff. 1340-1777), uno gno-

mologio anonimo (178r-179v, pubblicato da F. RITSCHL, Opuscula philologica I, Leipzig, Teubner 1866, 563-566 con il titolo di Gnomologium Vindobonense), un’ampia sezione di Carmina Moralia di Gregorio di Nazianzo (ff. 196r-229r), il celebre estratto parenetico della Vita Aesopi conservato in questa versione da questo solo manoscritto (ff. 2290-2307), una raccolta di sentenze tratte da Platone (f. 230r), una selezione del Siracide (dislocata in diversi punti del

manoscritto) ed un ulteriore gnomologio, stavolta tratto dall’An-

tico Testamento (f. 243r). Da notare che questi testi sono tutti di

una sola delle due mani che hanno vergato il manoscritto. La raccolta delle MS (ff. 179v-1827) inizia senza soluzione di continuità

rispetto allo Gromologium Vindobonense: non è impiegato nessun artificio grafico, nessun sistema di evidenziazione, ma si prosegue

sulla medesima riga e con il medesimo modulo rispetto al testo precedente. Anche la prima sentenza prosegue a sua volta sullo stesso

RACCOLTE

rigo. L’unico sistema di separazione utilizzato è uno spazio bianco abbinato al consueto segno :-, usato quasi sistematicamente (solo qua e là, all’interno delle sezioni, si usa il punto in alto, sempre però abbinato allo spazio); le lettere incipitarie delle sentenze (e del titolo) sono rosse e di modulo lievemente maggiore; il titolo è ἀρχὴ Μενάνδρου

τοῦ σοφοῦ παραινέσεις [in rasura], κατὰ στοιχεῖον. La

raccolta è più breve rispetto alla media degli altri rappresentanti di b, ma, come di consueto, non manca di aggiunte sue proprie (cfr. per es. Mon. 567-*567a). HUNGER-KRESTEN-HANNICK,

U

98-110; STERNBACH,

Curae, 215-216.

Vat. Urb. gr. 95

Prima metà XIV sec. (con parti del XIII e XV); cart.; 221 x 155

mm; 333 ff. Il manoscritto, diviso in due volumi (ff. 1-151

e 152-333), con-

tiene parti che risalgono ad epoche diverse: più antichi sono i ff. 1235, mentre i ff. 236-333 comprendono parti di età diversa assemblate forse da Giovanni Eugenico (vissuto fra l’inizio ed il terzo quarto del XV sec., RGK II 217 = III 270 e di cui si legge il monocondilio a f. 263v), del quale sono presenti anche alcune opere autografe. Della parte più antica (di cui è responsabile soprattutto una mano: ff. 1-80 e 84-235), riconducibile all’«ambiente culturale

della scuola patriarcale costantinopolitana dei primi decenni del Trecento» (Bandini, Senofonte, 314), colpisce soprattutto il gran numero di excerpta, da opere di ogni tipo: da Senofonte (Economico, Simposio, Memorabili, Ierone), a Diogene Laerzio ed Eliano (Hi-

storia Animalium); si segnalano inoltre le epitomi storiche di Zonara e Niceta Coniata. Molti degli excerpta sono di taglio gnomico (in buona parte provengono da Diogene Laerzio: sono sentenze di Diogene,

Anacarsi,

Empedocle,

Democrito

ed altri ancora);

si se-

gnala anche la presenza di un estratto da Teognide (vv. 1-276, ai ff.

81-83, tit.: γνῶμαι καὶ ἀποφθέγματα τοῦ σοφωτάτου Oedyvidoc, di una mano, diversa, ma sempre del XIV secolo, cfr. Canart, Scribes, 76). La raccolta di MS (mirabilmente pubblicata da Meyer, Urb.),

in assoluto una delle più importanti e ricca di una quantità impressionante di monostici esclusivi o di versioni rielaborate, inizia a f. 1820, dopo una raccolta di versi vari di Costantino Rodio,e

termina a f. 184r, appena prima dell’epitome di Niceta Coniata. Il titolo, ‘ Ὅρα Μενάνδρου τοῦ σοφοῦ παραινέσεις, si colloca nel mar-

gine superiore, sopra la colonna di destra; la raccolta, che termina con la sezione in τ, vede infatti le sentenze disposte su due colonne, ma non ricorre a particolari artifici grafici: solo un punto in alto

RACCOLTE

dopo la fine di ogni sentenza e solo la prima lettera della prima sentenza in rosso, fuori dal rigo ma non in un modulo più grande. Notevole la consonanza fra l’estrema originalità della raccolta di MS di U e l’espansione testuale che il medesimo manoscritto urbinate presenta per il testo di Xen. Mem. IV 3, 7-8 e per la quale Bandini, Senofonte, 315 individua «l’opera di un dotto bizantino che, nel trarre estratti per uso personale o di scuola dai Memorabili, non si negò la libertà di integrare nell’argomentazione senofontea un elemento che a suo parere non poteva mancare». STORNAJOLO, 139-147; MEYER, Urb., 399-449; MERCATI, Eugenico, 155158; CANART, Scribes, 76; BANDINI, Senofonte, 305-316.

Bav Monac. gr. 495 XIV-XV sec.; cart.; 221 x 142 mm; II + 235 ff.

La breve selezione di MS di contenuto misogino dipende direttamente da U; grazie a Bandini, Senofonte, 314, si può concludere che la copiatura di Bav (la cui dipendenza da U trova conferma in molti altri testi) sia avvenuta «tra il 1439 e il ’47, allorché Giovanni

Eugenico si trovava [...] a Mistrà», dato che appunto il manoscritto bavarese proviene dall’ambiente di Giorgio Gemistio Pletone (De Gregorio, 250-254, 271). La breve raccolta (f. 39r), stesa dalla medesima mano che ha scritto il testo precedente, di natura teologica,

è separata da esso mediante un semplice tratto orizzontale che attraversa tutta la pagina. Non c’è titolo, e le sentenze sono scritte di seguito, separate solo mediante punto in alto. Il f. 39v è vuoto, dopodiché inizia il testo seguente (Timeo Locro), vergato da un’altra mano, più elegante ed accurata (a questa tipologia di scrittura si riconduce la maggior parte del codice). I monostici selezionati (col trattino si indica il cambio di sezione) sono 72. 70. 90. - 141. 142. 171. 143. - 218.- 323. - 374. - 398. - 453. - 484. 459. - 622. - 665666. 642-643. - 760. HARDT,

151-168; MEYER,

Urb.

ς

Si tratta dell’unica raccolta rappresentata da due manoscritti che riportano esattamente lo stesso testo (Wi e numero di errori comuni (vd. Mon. *102a, anche almeno un errore a testa (cfr. *392a] 845] καταβολὴ Wi : καβολη καβολή Wo, -- 7.--

Wo): considerato l’alto 113, 401, 437, 783) ma τὰς Wo recte : πᾶς Wi; ma vd. rispettivamente

RACCOLTE

ancora 401 per Wi e 113 per Wo), si deve supporre un capostipite comune che indico con c (una sigla che in questo caso, non ha lo stesso significato di a e b). A differenza di Jäkel non considero c ed Herm (c = W di Jk., Herm = %; X+W = y) un’unità; nonostante i fortissimi segnali di parentela che mostrano, esistono, a mio avviso, altrettanti indicatori di reciproca indipendenza, che escludono comunque la possibilità di ricostruire un ulteriore capostipite comune nel senso ipotizzato da Jk.: basterebbe il procedere discontinuo delle differenze nel numero dei rispettivi monostici che già indicavo in Tradizione, 129-134 (sezione dopo sezione, ora prevale c ora Herm, senza una regola), se non fossero supportate anche dal confronto di alcuni esempi testuali precisi. Si vedano in particolare le divergenze testuali nei Monostici 98, 102/*102a,

147, 331, 412,

552, 592, 759, 812, 855.

Viste a stretto contatto, la raccolta c e la redazione Herm sembrerebbero aver sì attinto ad una fonte comune, ma con la dovuta

ed ovvia precisazione che l’attingere ad una fonte comune, nella tradizione delle MS, va sempre considerata parte di un’operazione ben più complessa, in cui concorrono l’uso contemporaneo di altre fonti, la correzione in scribendo, il ripensamento continuo. Il che, auto-

maticamente, impone di rinunciare ad un esemplare y ricostruibile sulla base di c ed Herm. Sono riportati solo da c i Monostici *102a, 249, *252a, 662, *780a e 852; solo da c e dalle traduzioni 189 (anche in Plan), 235, *264a, 279, 492, e 743.

Sono riportati solo da c Herm 253, *344b, 491, 783; da c Herm e slav. il 788.10

Per quanto concerne il rapporto con gli altri raggruppamenti, sempre ragionando sul semplice dato dei monostici comuni, la supremazia di a è schiacciante, ma, come al solito, non impedisce segnali contraddittori, come gli accordi con i Mon. 225, 757 o 854!! e,

naturalmente, non trova riscontro in segnali testuali altrettanto chiari (molti i casi in cui c, rispetto ad a, presenta forme sue proprie). Wi

Vind. phil. gr. 167

1500 ca.; cart.; 225/227 x 163/165 mm; II + 180 ff.

? Si veda la versione aggiornata di questo confronto in Appendici, 1.2, pp. 524-526. 10 Se si aggiunge anche Plan e ar.I, rientrano nel novero degli accordi di c con Herm anche 306, 338, e 856; con Par, *700a.

!! Resta al limite Mon. 490, conservato da c C, K pap. e slav. Interessanti anche i casi di accordo con BPlan: 250 (con ar.), 316 (con b), 481 (con trad.), 832 (con ar.).

— 73...

RACCOLTE

Il manoscritto, vergato da Francesco Vitali (ultimo quarto del XV, primo quarto del XVI sec., RGK I 375= III 603) nel 1500 a Vicenza (subscriptio a f. 120v), contiene Pluto e Nuvole di Aristofane, Pseudo Focilide, Tabula Cebetis,

e Carmina Moralia di Gre-

gorio di Nazianzo. Il testo delle MS inizia a f. 1430 e finisce a 1530.

Il titolo Μαινάνδρου

(sic) γνῶμαι μονόστιχοι, è in rosso; in rosso

anche l’iniziale della prima sentenza di ogni sezione. Le sentenze sono disposte sulla pagine in modo molto arioso; tra una sentenza e l’altra è lasciato molto spazio, così come molto spaziosi sono i margini (la media di sentenze per foglio è di undici/dodici.). Ogni sentenza occupa un rigo e la fine è di solito segnalata mediante un punto in alto. Questa disposizione del testo è molto simile a quella adottata per il testo precedente (Gregorio) e successivo (Pseudo Focilide), mentre altrove il copista non esita ad occupare la pagina in modo più fitto: molti dei testi sono costellati di annotazioni interlineari. Alla fine della raccolta delle MS si legge il colofone Τέλος τῶν τοῦ Μενάνδρου (corr. ex paw-) γνωμῶν | καὶ δόξα τῷ θεῷ. STERNBACH,

Wo

Curae, 216-217; HUNGER,

270-271.

Guelferb. Gud. gr. 49

XV/XVI

sec.; cart.; 245 x 180 mm; 10 + I ff.

Questo manoscritto, interamente occupato dalle MS, gemello del precedente e ad esso contemporaneo, è scritto da una mano estremamente simile a quella di Francesco Vitali, ma che non sembra tuttavia essere la stessa. A conferma della strettissima parentela dei due testimoni, anche il medesimo errore nel titolo (in rosso come le iniziali delle prime sentenze di ogni sezione): Maıvdvöpov γνῶ-

μαι. Un grave errore anche nella subscriptio finale: Δόξα τῷ θεῷ καὶ

σωτηρία τῷ γράψοντι (sic). VON

HEINEMANN,

35.

Altre raccolte

Sono descritte in questa sezione alcune raccolte brevi conservate nei manoscritti: una (Par) è tematica, una sembra procedere senza un disegno particolare (Ven), una (Vat) ha un monostico per let-

tera: nonostante i forti legami che Ven e Vat in particolare mostrano di intrattenere con a, per questi testimoni non si può identificare un apografo diretto - come per Bav (altra selezione di Monostici περὶ γυναικῶν, senz'altro dipendente da U per cui vd. supra, Raccolte: b). -

γᾳ.

RACCOLTE

Par Par. gr. 1630 XIV sec.; cart. (ff. C-J e 269-276) e membr. (ff. A-B, 277-278);

158 x 115 mm; 278 ff. (I-II, A-P, 1'-III') Il manoscritto contiene redatta da più mani coeve, fini si trovano a fianco di vozionali: una descrizione

una miscellanea di testi di ogni genere in cui varie raccolte gnomologiche o afopere grammaticali, lessicografiche e deaccuratissima si legge in Tziatzi, 68-73.

La raccolta di MS (ff. 2120-2137) dispone i monostici uno di se-

guito all’altro sul rigo e divisi soltanto mediante dikolon e spazio (fanno eccezione il primo, diviso dal secondo mediante dikolon più un punto in mezzo, e Mon. 283, in fine di rigo, seguito da tre punti disposti a triangolo): solo a partire dal quart’ultimo, i monostici sono stati incolonnati uno sopra l’altro. La scrittura finisce al rigo 6 di f. 213r, con il resto della pagina lasciato vuoto, ed il testo successivo che comincia a f. 213v; da segnalare infine un intervento a margine di Mon. 776 di una mano assai posteriore (direi XVI sec.). Il testo inizia al r. 12 di f. 2129; il titolo, preceduto da una croce,

è in rosso: ἀπὸ τῶν κατὰ στοιχεῖον γνωμικῶν τοῦ Μενάνδρου περὶ

γυναικῶν; nel Pinax (f. Lv), sulla stessa riga in cui è registrato il titolo del testo precedente (ἔκθεσις Πίστεως ἐν συντόμοις di Basilio Magno, ff. 2110-2127), si legge un καὶ περὶ γυναικῶν, che andrà ri-

ferito al nostro testo. È interessante notare che il testo di Basilio che precede le MS, articolato secondo la struttura a domanda e risposta, poco dopo l’inizio comincia con una sequenza di dieci domande a tema, ti ἐστι ἡ γυνή, seguite da relative e articolate rispo-

ste. La raccolta orientata di MS che segue pare un adeguato completamento. Il testo è frutto di una selezione di 27 sentenze; non sono coperte tutte le lettere dell’alfabeto e non c’è regolarità nel numero di sentenze per lettera (indico in neretto il monostico riportato solo da Par; dove non è specificato altrimenti s’intende che la lettera prevede una sola sentenza): sono comprese sentenze

in B, y (4), è, e (2), ζ (2), n, 9 (3), ι (2), λ, μ (2). ο (5), π, ρ, τ, χ (2), 118 - 142. 151. 167. 163. - 194. - 218. 233 - 283. 271. - 300 - 323. 325. 342. - 364. 374. - 450. - 459. 486. - 591. (- f. 213r -) 609. 622. - 642. - *700a. - 776. - 823. *823b. Risulta impossibile stabilire un rapporto privilegiato con un raggruppamento; a fronte di un generale accordo con a, si segnalano alcuni punti problematici: il Mon. 163 è condiviso solo con A, ma le versioni dei due codici non sono compatibili; accanto a qualche caso apparentemente promettente (167, condiviso con AB, 271, con ABH, e 591, con AB), si pongono 622 (condiviso con il solo U) e *700a (solo con c Herm Plan). Rilevante la presenza di 823 e *823b (presenti insieme solo qui e in C,D). Per finire, 776, tradito solo da Par. OMONT

II, 109-112; TZIATZI, 68-73.

—7—

RACCOLTE

Vat Vat. gr. 845 XII sec.; membr.; 232 x 170 mm; I + 141 ff. Proveniente dalla Calabria, presenta numerosi motivi di interesse,

legati tanto al contenuto generale del manoscritto (un repertorio di leggi in cui spicca il Prochiron legum adattato alla prassi giuridica della provincia calabra, vd. Piccione, Forme, 417 n. 21) quanto alla forma della raccolta di MS, che rimanda, con i suoi 24 monostici

(uno per lettera, anche se c’è un distico), alle morfologie testuali attestate nei papiri. Osservazioni importanti sul rapporto che si può

stabilire tra il contenuto del codice e le MS sono contenute in Piccione, Forme.

Il testo, piuttosto

scorretto,

è disposto

su due

co-

lonne; inizia, compreso il titolo Γνῶμαι Μενάνδρου μονόστιχοι κατὰ ἀλφάβητον, al nono rigo dal basso della seconda colonna di f. 1397

e termina al decimo rigo della seconda colonna di f. 1390; è separato dal precedente mediante un tratto decorativo (due foglioline rosse opposte collegate fra loro da due lineette ondulate, in rosso e nero). In rosso sono ripassate anche le lettere incipitarie delle sentenze, scritte in un modulo maggiore e spostate sul margine sinistro: le sentenze di solito si dispiegano su due righi (ad eccezione di quella in è, l’ultima di f. 139r e di quella in n, su di un rigo);

solo per quella in y lo spazio libero rimasto sul secondo rigo è stato riempito con delle crocette. Segno di delimitazione delle sentenze è un dikolon seguito da un trattino orizzontale [:-]. Segue la nostra raccolta, un’altra, brevissima, di 7 sentenze περὶ νόμου καὶ δικαιο-

σύνης: si trovano sulla seconda colonna di f. 139v, appena dopo le MS, con, a sormontare la medesima colonna, un altro titolo: Tvö-

μαι τοῦ Θεολόγου. Questa raccolta e quella delle MS sono gli unici due testi non legislativi del manoscritto. Il dettaglio dei monostici (uno per lettera, con un distico per è, in neretto gli esclusivi) è il seguente: 31. 102. 162. 179. (- f. 1397 -) 214. 281. 291. 324. *379a. 381. 440. 487. *521a. 543. 575. 638. 701. 704. 725. 791. 996-997. *1007. *840a. *1014. La raccolta si allinea in modo netto su a, ed in particolare a B (cfr. Mon. *840a).

Due monostici ed un distico non hanno paralleli in altri testimoni delle MS, uno (*1007), ha avuto maggior fortuna. STERNBACH, Curae, 191; DEVRESSE, Vaticani, 402-404; PICCIONE, Forme, 416-419 (tav. 4).

Ven

Mare. gr. cl. XI, 24

Fine XV sec.; cart.; 155 x 108 mm; I + 279 ff.

Il manoscritto è composto da due parti, vergate da due scribi diversi (ff.1-196 la prima, da f. 196 fino alla fine la seconda), tratte —

76 —

RACCOLTE

da altrettanti volumi coevi e poi riunite in uno; il risultato è un insieme eterogeneo di lessici, omelie, testi encomiastici ed altro an-

cora: spicca un estratto del Fisiologo. Il testo delle MS (ff. 96r-v) è compromesso come pochi altri da errori di ogni tipo, fin dal titolo, Στίχος Ἀενάνδρου φιλοσόφου. Le lettere incipitarie sono in rosso:

ogni monostico è delimitato dal segno :- 0 dal punto in alto. La raccolta comprende 22 sentenze così distribuite (in neretto quelle esclusive; ove non specificato altrimenti, si intende una sentenza per

lettera): α (4), B, γ, £, n, 0, κ (2), A, 8,0, ε, ἡ (2), κ (2), n, β, μ. Si tratta dei Mon. 52. 16. 26. 61. 97. 140. 228. 293. 323. 383. 406. 440. 268. *963. 214. 289. (- f. 96v -) *306a. 386. *409a. *922. 135. *946. Nel caso di Ven, accanto alle cinque sentenze esclusive (e di queste solo *963

ha anche una tradizione indiretta), emerge netta la dipendenza da a: non solo tutte le sentenze note hanno sempre almeno due testimoni di a, ma in tre casi a è l’unico raggruppamento (Mon. 26, 228, 293 e *306a). MionI

III, 133-138.

Giess, Lips. I 35 e Voss. Misc. 47 Jäkel enumera fra i testimoni diretti delle MS Giess, un manoscritto miscellaneo del XVIII sec. (Giessensis 50, 5, p. 275, cfr. Adrian, 14, Otto, 112-113), copia di un manoscritto di Lipsia, Lips. I 35 (f. 12r, cfr. Naumann, 4; Sider, 49-50, 52), che a sua volta dipende da una più ampia raccolta tramandata in un autografo di Isaac Vossius conservato a Leida: Voss. Misc. 47 (XVII sec., cfr. De Meyier, 278-280). Queste tre testimonianze (i cui monostici coprono

sempre solo le lettere a - y), pur essendo da eliminare per la loro datazione, non mancano tuttavia di fornire qualche motivo di interesse: nonostante tutti i monostici riportati siano conservati in a, si notano delle particolarità. Solo nella sezione in a si alternano infatti segnali indubitabili di un rapporto diretto con F (Mon. 33, 52, *25a e 34) e tracce altrettanto sicure di un legame con Herm (Mon. 47, 33, 41); chiude inoltre la raccolta la citazione di un frammento

di Sofocle conservato da Stobeo e di cui Mon. 33 (riportato poco prima) è una rielaborazione. Evidente il ricorso alla collazione di altre fonti, di ogni tipo. Nemmeno nelle sue propaggini più remote la tradizione del testo delle MS conosce percorsi lineari. In neretto segnalo i monostici riportati dal solo Vossiano: gli altri sono comuni a tutte e tre le fonti. a (43) 3 (drodiore mg.) 6. 12. 16. 21. 26. 28. 31(ydp] τόν). 36. 38. 42. (ἐστ᾽ dy. [ἐστιν sl.] : δ᾽ add. mg.) 47 (πράσσοντας : γε λέγομεν mg. pro ἥδομαι) 51. 55. 1. 2. 4 (εὖ pro tà). 8. 13. 17 (πολλοί pro πολλά). 22 (γίγνωoxe). 27. 33 (θερμαίνεται text.: μαραίνεται et μαλάσσεται mg.) 32 (ἀγα-

— 77 —

RACCOLTE

θός text. : ἄριστος mg.). 41 (πάντα text. : πάντας mg.). 39. 43 (ἤλεκται). 48. 52 (στενωθεὶς). 57 (εἰς] ἐς). 5. 10. 15 (γυναίως Lips Giess : yevv- Voss

Giess”®). 19. 25a (πανούρου Lips Giess : πανούργου Voss Giess"8). 34 (ἐμποδών). 29. 35 (οὐδεὶς φεύγει : ἐκφεύγει Voss"), 37 (οὐχί). 40. 44. 50 (ποιεῖ). 54. B (11) 97. 102. 107 (ἅπασι). 112. 116. 98 (σκέπει). 105 (B. μὲν οὐ οὐδείς : οὐ del. Giess : οὐθείς Voss.). 111. 117. 115. 118 (B. x. ζήσεις ἂν γ. ἔχεις). γ (9) 137. 140. 143 (οἶδεν). 146. 151? (γυναῖκα θάπτων ****), 159, 158 (εἰσίν). 136. γλώσση ***. Soph. TrGF F 201e (cfr. Mon. 33).

Jos, M

(e Ion)

Jos: Jakel lo pone fra i testimoni diretti traendo la sigla dalle carte di Meyer, ma come ho già avuto modo di osservare (Appunti, 71 n. 2), sotto questa sigla si cela un florilegio inedito conservato nel manoscritto Monac. gr. 551 (una fonte indiretta, quindi) all’interno del quale compaiono, qua e là, alcuni monostici: proprio perché Jos ne è [ unico testimone, è stato eliminato dal novero delle MS il Mon.

173]

Sulla raccolta contenuta ai ff. 730-740 del Par. Suppl. gr. 690, un alfabeto gnomico attribuito a Giorgio di Pisidia pubblicato da Sternbach, Georg. Pis., ed ampiamente analizzato da Meyer, Nachlese, 355-364 (indicato come M, qui è [Pisid.]) in relazione a U, rimando

a Pernigotti, Tradizione, 125-126: a mio giudizio è anche questo da considerare un caso di tradizione indiretta, così come il patchwork di Carmina Moralia di Gregorio di Nazianzo e MS (in gran parte estratti da [Greg.] più il Mon. 694) dal titolo ἕτεραι γνῶμαι παραι-

νετικαί (si trova all’interno di un gruppo di testi analoghi) pubbli-

cato in Leutsch, Comm. (ignorato da Jk. ma non da Sternbach, Cu-

rae, 173 n. 1 e 185 n. vale a dire di quella (destinata a Leone X) manoscritto), ma che

1) e conservato ai ff. 33r-34r del Par. gr. 3058, che inizialmente doveva essere la bella copia della Ἰωνιά di Arsenio Apostolis (copista del in fase d’opera si trasformò in «copia di la-

voro a uso personale» (Dorandi, 170-171): sigla Ion.

—7



REDAZIONI

I [GREG.] INTRODUZIONE

Delle 96 sentenze di [Greg.], 30 non trovano riscontro in altre

fasi della tradizione diretta greca delle MS: 6 sono note per tradi-

zione indiretta (429, 512, 626, 703, 775, 839), 24 si trovano solo in [Greg.]: 95, 133, 134, *162a, 172, 208, 209, 266, 267, 285, 319, 320, 355, 380, 456, 540, 541, 559, 625, 797, 798, 820, 838, 851. I Mono-

stici *675a, 819 e 876 sono condivisi solo con O.Petr.Mus.; 94 forse con T.Mon.Ep.; *292a con O.Milne 1; 877 solo con slav.; 833 solo

con Herm:! il rapporto con le raccolte non dà indicazioni di sorta.? La datazione alta di Cs e Pt, e l’attribuzione a Gregorio di Nazianzo di alcuni dei testimoni e della traduzione araba (attribuzione

unica, dato che dove non compare il nome di Gregorio 1 titoli rimangono generici) sono ulteriori elementi che contribuiscono ad aumentare l’interesse di questa redazione: la facies cristiana non sembra particolarmente marcata (non fosse per il Mon. 819), ma il testo? mostra tratti esteriori comuni con tipologie ampiamente attestate in ambito cristiano e nell’opera di Gregorio di Nazianzo in particolare (a prescindere dal fatto che siano da ritenere spurie oppure no). Il coinvolgimento di Gregorio non può essere considerato del tutto casuale, vuoi per l’ ampio ricorso ai Monostici da questi fatto nelle sue opere (in forme iù o meno mediate), vuoi appunto per la ricchezza di materiali meo che sotto il suo nome sono tramandati: conseguenza diretta di questa circostanza non è solo l’esistenza di [Greg. 1, ma anche la continua e profonda intersezione

di materiali gregoriani nei Monostici di ogni redazione e raggrup-

! 2 cordi 3

Interessanti anche i casi di accordo di 871 (Plan trad.) e 872 (Plan pap. slavi). Ragionando beninteso solo in termini di monostici comuni, compaiono tanto accon a (246, 305, 467, 478, 701, *823b) che con b (203, 284, 762). Compreso fra le opere di Gregorio in GEERARD, Il 192 n° 1304 (Alphabetum

paraeneticum ii), ma vedi già ANASTASIJEWIE, 53-54.

REDAZIONI

pamento, secondo un processo di interscambio continuo che è da ritenere caratteristico della tradizione delle MS già in una fase precoce del suo svolgersi. Ma per tutta la questione, soprattutto analizzata sub specie gregoriana, si veda Azzarà, Fonti. Caso unico anche fra le redazioni, [Greg.] permette di isolare tracce di parentela fra i testimoni; nulla di chiaro, comunque.* Emerge innanzitutto la dipendenza di Rs da S, di cui condivide il titolo, omette le medesime sentenze (118, 267, 285-284, 348, 458, 541, 559, 675, 701-702-703-693,

871) più due (564, 638, alle quali

va anche aggiunto un verso senza paralleli, *978, aggiunto per colmare in qualche modo la lacuna di sentenze in p), e con il quale, soprattutto, condivide alcune lezioni particolari: [Greg.] 21 (= Mon. 269) ] ἢν Rs 5 : ἂν cett. [Greg.] 35 (= Mon. 358) ]xpvoio Rs 5 : πλούτῳ cett. [Greg.] 71 (= Mon.

705) ]ἐκδέχου

Rs S : προσδέχου

cett.

[Greg.] 87 (= Mon. 839) πρὸς φῶς ἄγει Rs 5 : eig τὸ φῶς ἄγει Cs Vat 742 : εἰς φῶς ἄγει Coll Vat 1276 : εἰς φῶς φέρει Mpt : εἰς φῶς περιφέρει Ps [Greg.] 89 (= Mon. 840) ἔστι φάρμακον λόγος Rs 5 : φάρμακόν ἐστι λόγος cett.

In questo caso, la datazione e le omissioni fanno propendere per S come modello di Rs: più difficile da dirimere la situazione in un altro caso di probabile legame, quello fra Coll e Vat 1276: [Greg.] 1 (= Mon. 94) ]A&ye Coll Vat 1276 : λάλει cett. [Greg.] 20 (= Mon. 267: om. Rs 5) ]&v ἀργυρίῳ Coll Vat 1276 Ps Vat 742 : ἐν ἀργύρῳ Cs Pt [Greg.] 54 (= Mon. 544) ]&&apxk@&v Coll Vat 1276 Mpt : ἐπαρκῶν cett. [Greg.] 95 (= Mon. 871) μάθοι Coll Vat 1276 Cs : μάθῃ cett.

Sembrano però contraddire un tale accordo i casi seguenti: [Greg.] 53 (= Mon. 542) ] rapex$pdunc Coll Cs Vat 742 : napaöpdung cett.

[Greg.] 67 (= Mon. 703) ῥυπαρὸς ὧν Vat 1276 : purapòg ὧν σὺ Vat 742 : ῥυπαρὸς ὑπάρχων cett. : var. Mpt Ps (vd. infra).

4 Rispecchia questa difficoltà, credo, anche l’ambiguo sistema di sigle con cui Jäkel designa 1 modelli delle diverse fonti dei manoscritti della classe: τ = Vat Taur. o = Coll, Taur, S. p = Taur, 5. vd. p. xxi dell’Edizione.

742, Coll,

5 Indico qui solo ed esclusivamente la situazione interna alla tradizione di [Greg.]. Non prendo in considerazione gli scambi fra plurale e singolare o le inversioni di termini. Ribadisco infine il fatto che non considero indicativi gli errori metrici.

—_ 92 .--

[GREG]

Qualche indizio sembra inoltre isolare Mpt e Ps: [Greg.] 3 (= Mon. [Greg.] 67 (= Mon. Ps : purapòg ὑπάρχων Cfr. anche [Greg.]

27) λόγων Mpt Ps : λόγου cett. 703) ] purrapòg ὦν τις χρηστὸν οὐχ ἕξει φίλον Mpt χρηστὸν οὐχ ἕξεις φίλον cett. (v./) 12 = Mon. 148, e [Greg.] 36 = Mon. 380.

Un caso interessante riguarda anche Cs e Pt: [Greg.] 33 (= Mon. 373) ]xai φίλοις καὶ μὴ φίλοις Cs Pt : καὶ φίλοισι καὶ ξένοις cett. (v./.).

Infine, si segnalano alcuni casi di inversione nell’ordine delle sentenze; di fronte all’ordine consueto della sezione in x (630-638-675653), Cs Vat 742 Coll hanno 630-638-653-675 (Coll solo 653-675),

Ps 630-653-675-638. Nella sezione in 1, Vat 742 ha la disposizione 358-373-370 (om. 380), in quella in y, il solo Vat 1276 ha 844-840851-841.

Come si vede, poco o nulla.

I manoscritti

Coll

vd. Coll, (b)

Cs

Par. Coisl. 236

X sec.; membr.; 223 x 167 mm; 212 ff.

Il manoscritto è interamente occupato da commentari alle Orazioni di Gregorio di Nazianzo. La raccolta di MS si trova, aggiunta da una mano non molto posteriore alla principale, ai ff. 1r-v (212 x 162 mm), seguita da un altro acrostico alfabetico gnomico (tit.: τοῦ αὐτοῦ γνῶμαι κατὰ στοιχεῖον, inc.: Ἀρχὴ σωτηρίας ἡ ἑαυτοῦ κατάγνωσις; des.: ὦτων καὶ γλώσσης μέγας ὁ κίνδυνος, ff. 10-2): i

ff. 2v e 37 sono vuoti (si legge solo un titolo moderno a f. 37), mentre f. 3v ospita l’indice dei commentari. Un’annotazione a f. 47 ricorda che il manoscritto apparteneva alla Grande Lavra (βιβλίον τῶν κατηχουμένων τῆς ἱερᾶς AdBpac). Sulla costa inferiore è scritto Θεόλογος. Il testo delle MS, disposto su due colonne, è scritto senza

particolari decorazioni o accorgimenti grafici (solo la prima sentenza di ogni gruppo è in lieve ekthesis ed ha la lettera incipitaria di modulo maggiore), in inchiostro nero; il titolo, accentrato e delimitato da due croci, è περὶ ἀρετῆς καὶ κακίας κατὰ στοιχεῖον τοῦ

Θεολόγου. Il testo presenta versi inediti al posto dei monostici 5, 385 e 429 e qualche caso di modifica più profonda del consueto (pur --53 --

REDAZIONI

mantenendo l’identità del monostico) per i Mon. 358, 458, 521: nella sezione in x Mon. 653 precede 675. DEVRESSE, Coislin, 215-216.

Mpt Μετόχιον τοῦ Παναγίου Τάφου 303 XIV-XV-XVI sec.; cart.; 215 x 145 mm; 155 ff.

In una raccolta vergata da diversi copisti e quasi interamente dedicata a testi di carattere devozionale, attirano l’attenzione una ver-

sione inedita della Comparatio Menandri et Philistionis, che mescola le quattro dell’edizione di Jk., e la raccolta di [Greg.], sconosciuta a Jk. ed agli altri editori delle MS, ma non ad Anastasijewié. Il testo (ff. 154-155) è completo, e segue la disposizione (canonica per questa redazione) su due colonne; tit.: παραινέσεις γνωμικαὶ κατὰ ἀλφάβητον, μονόστιχοι καὶ γλυκύταται. PAPADOPOULOS-KERAMEUS,

271-283; ANASTASIJEWIC,

53; PERNIGOTTI,

Testimone, 159-170.

Ps

Par. Suppl. gr. 1254

XVI sec.; cart.; 144 x 88 mm; 150 ff.

Il manoscritto è scritto da due mani ben distinte che si alternano in modo irregolare ma continuo: una molto ricercata ed elaborata, l’altra più rapida ma non meno precisa. Fra i tanti testi si segnalano una gran quantità di Carmina di Gregorio di Nazianzo e di Teodoro Prodromo ed un nutrito gruppo di opere di pertinenza scolastica: fra di essi, il testo completo del Pluto di Aristofane (preceduto dall’argomento), e delle Opere di Esiodo (con anche, distinto, il commento di Giovanni Protospatario), entrambi

corredati di una fitta serie di glosse interlineari. Il testo delle MS (della mano più rapida) si trova ai ff. 41r-43v in una sezione ‘na-

zianzena’: il titolo, scritto in rosso e preceduto da una croce è τοῦ αὐτοῦ (scil. τοῦ ἐν ἁγίοις πατρὸς ἡμῶν Tpnyopiov τοῦ Θεολόγου,

cfr. ff. 37υ-40ν [dell'altro scriba] con il Carm. I 2, 32) παραινέσεῖς γνωμικαὶ κατὰ aß μονόστιχοι καὶ γλυκύταται (vi è un titolo anche nel Pinax [ff. 2-3], di mano di Minoide Minas, preceduto dal

numero d’ordine e collocato nella sezione Tpnyopiov Ναζιανζ. (00) θεολόγου

(f. 2r): ιε΄ παραινέσεις

κατὰ

ἀλφάβητον

μονόσ(τυ)χίοι).

Le sentenze, delimitate ora da un punto, ora da doppio punto e lineetta, sono raggruppate a quattro per lettera, con la prima di ogni nuovo gruppo che ha la lettera incipitaria in rosso e di modulo maggiore. L’ordine è diverso solo nella sezione in x (630 653 675 638); manca solo Mon.

172.

ASTRUC-CONCASTY,

486-491.

-- 84—

[GREG.]

Pt Patm. 263 X sec.; membr.; in 8°; 276 ff.

Il manoscritto, di origine italogreca, contiene una miscellanea di letteratura sacra e profana vergata da due mani contemporanee: in particolare, alla seconda, che inizia a f. 213, dobbiamo un’ampia sezione gnomologica (mentre la prima parte & occupata soprattutto da testi di esegesi neotestamentaria, filosofici e grammaticali), in cui spiccano le sentenze di Sesto Pitagorico (come in Vat 742, l’unico altro testimone della versione greca, che però, diversamente da Pt,

non riporta le sentenze ‘pitagoriche’ in acrostico alfabetico: vd. Sodano, Ps.-Demofilo, 41; Chadwick, Sextus, 84-94), uno gnomologio dal titolo Περὶ βίου σώφρονος (ff. 226v-235), che precede proprio la raccolta delle MS (ff. 235r-236r), e, subito dopo questa, lo gno-

mologio filosofico pubblicato da A. Bertini Malgarini (ff. 236-246). Seguono raccolte lessicografiche varie, da Demostene e Tucidide, estratti di scolii ad Eschine e, dopo un breve Περὶ μέτρων, una se-

rie finale di δόξαι di autori antichi (ff. 269- 276). La raccolta delle MS, priva di più della metà delle sentenze, reca il titolo (nepi ἀρετῆς γνῶμαι κατὰ στοιχεῖον), attorniato da sem-

plici motivi decorativi, scritto a piena pagina e in rosso: le sentenze sono scritte una per rigo, con la lettera incipitaria staccata e decorata. Non è saltata nessuna lettera, ma nessuna delle sezioni è com-

pleta, mentre quella in x omette una delle sentenze della tradizione ma ne aggiunge due nuove e ne ha quindi 5. L’elenco è Mon. 94. 95. 27. - 134. - 136. *162a - 208. 209. - 267. - 285. - 292. 320. (- f. 2350 -) 373. 370 - 402. 429. - 456. 436. - 458. - 540. 527. - 546. - 564. 625. - 630. 638. 675. *973. *974. - 701. - 710. *383a. - 762. - 797. 798. - 819. (- f. 236r -) 806. - 838. - 840. - 876. SAKKELION, Patm., 127-135; CHADWICK,

355. 541. 705. 851.

Sextus, 3-4; A. BERTINI MAL-

GARINI, 153-200; G. CAVALLO, Trasmissione, 165, 167, 185; SODANO, Ps.-

Demofilo, 41. Rs Ross. 986 XV sec.; cart.; 219 x 148 mm; 392 ff.

Il manoscritto si distingue per la varietä dei testi contenuti, per quanto si possano far rientrare tutti nella categoria dello ‘scolastico’: si segnalano in particolare testi di grammatica, metrica, matematica,

astronomia e geografia, ed un ampio uso di tavole e disegni. A partire dal f. 247, inizia una piccola sezione gnomologica, con Moσχίωνος ὑποθῆκαι, i vv. 3-58 dello Pseudo Focilide (ff. 247v-2487), e le MS; dopo, di nuovo una grande varietà di testi, stavolta più di —85—

REDAZIONI

tipo filosofico e devozionale. Kotzabassi identifica tre copisti alternativamente attivi: A, per i ff. 5-96v, 105-150 e 153-392; B, ff. 970-104r; C, ff. 150-1517. La raccolta delle MS (ai ff. 249r-250r)

presenta le sentenze una per rigo nel solo f. 249r (è lasciato un ampio margine destro): le delimita, alla fine di ognuna, un punto in alto. A partire dal primo rigo di f. 24%, in corrispondenza della terza e quarta sentenza in ἢ, il corpo è ridotto e sono inserite nel rigo due sentenze alla volta, con conseguente riduzione dei margini. Le lettere incipitarie dei righi sono evidenziate tutte con l’inchiostro rosso, con, qua e là, qualche tentativo di elaborazione. A chiu-

dere il testo, sempre in inchiostro rosso, un motivo decorativo formato da due linee ondulate che si intrecciano partendo da due foglioline opposte. Il titolo della raccolta, scritto in rosso, è θαυμαστὸν οἴσεις καρπὸν ἄρδων τὰς φρένας. ἐκ τῶν ἐπωδῶν τῶνδε τῶν ἀκηράτων᾽ κατὰ ἀλφάβητον. Un titolo, in cui compare la consueta attribuzione, si trova anche nel Pinax di f. Ar: τοῦ μεγάλου Tpnyopiov ὁμοίαι κατὰ ἀλφάβητον. Mancano sedici sentenze: 118, 267,

285, 284, 348, 458, 541, 559, 564, 638, 675, 701, 702, 703, 693, 871.

Si noti in particolare l’assenza di tutta la sezione in p, uno dei tanti segni di parentela con S, rispetto al quale però compare in più qui

una sentenza senza altri paralleli: Mon. *978.

VAN DE VORST; GOLLOB; PICCIONE, Forme, 428; KOTZABASSI, 214-215.

5

Vind. phil. gr. 165

XIV sec.; cart.; 233/235 x 145/150 mm; I + 112 ff.

Accanto ad opere di Luciano, Filone di Alessandria, Basilio (la πρὸς τοὺς νέους), opere encomiastiche varie e discorsi e lettere di

Giuliano imperatore, si segnala ancora una volta la presenza dello Pseudo Focilide, in due estratti diversi: vv. 3-86 (ff. 880-897) e vv. 1-132 (ff. 102r-v). Le MS, dopo il titolo θαυμαστὸν οἴσεις καρπὸν ἄρδων τὰς φρένας ἐκ τῶν ἐποδῶν τῶνδε τῶν ἀκηράτων (lo stesso di

Rs), si presentano su due colonne di scrittura (ogni sentenza è chiusa da un punto) ed iniziano al quintultimo rigo di f. 870. Mancano i Mon.

118, 267, 285 e 284, 348, 458, 541, 559, 675, 871 e tutta la se-

zione in p, per un totale di quattordici sentenze mancanti. STERNBACH,

Curae,

168-169; HUNGER,

268.

Vat 742 Vat. gr. 742 XIII sec.; cart.; 170 x 125 mm; V + 216 ff. Vat 742 è, come Pt, testimone della versione greca delle sentenze

di Sesto Pitagorico e di tutta una serie di testi gnomici di varia natura ed età: si segnalano in modo particolare apoftegmi dei Sette Sa— 86—

[GREG]

pienti, uno gnomologio di Fozio pubblicato in Sternbach, App. Grom., sentenze di Secondo il filosofo ad Adriano, ed il Siracide. Da notare

anche una raccolta di lettere di Isidoro di Pelusio. La redazione di [Greg.] occupa i ff. 24r-26v: le sentenze sono scritte una per rigo, delimitate da un dikolon finale, in i uno specchio di scrittura di circa 110 x 80 mm,

con le

lettere incipitarie dei primi monostici di ogni

sezione vergate in inchiostro rosso e modulo maggiore: qualche essenziale motivo decorativo si nota al principio della raccolta, ad incastonare il titolo, che in questo caso è παραίνεσις γνμωμικὴ δι᾽ ἀλφάβητον. Nella sezione in 1 l’ordine è 358-373-370 (om. 380), in

quella in x è 630-638-653-675 (inversione degli ultimi due). Man-

cano i Mon. DEVRESSE,

A

380, 512, 559, 625, 781, 811, 820, 851, 841, 872. Vaticani, 256-257; CHADWICK,

Sextus, 3.

Vat 1276 Vat. gr. 1276 Inizio del XIV sec.; cart.; 146/148 x 107/109 mm; III + 180 + V

Di provenienza italomeridionale, più in particolare dalla zona di Otranto, scritto da più mani e realizzato con l’unione di diversi fascicoli in origine autonomi, contiene una raccolta miscellanea di testi in gran parte poetici, sia sacri sia profani, alcuni dei quali legati alla zona di produzione del codice stesso. Il cardinale Antonio Carafa (1538-1591), è il responsabile della donazione alla Biblioteca Vaticana. La raccolta, completa, occupa i ff. 42v-44v (seguita da una piccola appendice di versi misogini preceduti dal titolo γνῶμαι rapatνέσεις: per il testo cfr. Sternbach,

Curae,

174): le sentenze sono

scritte una per rigo, con un dikolon che ne indica la fine; la media è di ventuno sentenze per foglio. Si nota in generale un testo molto ‘idiosincratico’, con qualche errore di troppo (vedi per es. Mon.

266); la sezione in w ha un ordine diverso dal solito: 844, 840, 851 e 841. Il titolo, segnalato da un rudimentale motivo decorativo, è

γνῶμαι παραινέσεις. STERNBACH,

Curae,

174-184; ACCONCIA

LoNGO-JACOB.

Taur Taur. B.VII.32 (olim b.1.9) XVI sec. Il manoscritto & andato distrutto (cfr. Eleuteri, Torino, 34), ma

nel Nachlass di Meyer & schedato accuratamente (da li traeva le sue informazioni Jäkel, che però non le ha riportate completamente): laddove compare la sigla, quindi, è da intendersi riferita alle collazioni del Meyer. PASINI, 469 (n° 341).

-

47...

REDAZIONI

TESTO

Tituli περὶ ἀρετῆς καὶ κακίας κατὰ στοιχεῖον τοῦ Θεολόγου Cs περὶ ἀρετῆς γνῶμαι κατὰ στοιχεῖον Pt θαυμαστὸν οἴσεις καρπὸν ἄρδων τὰς φρένας ἐκ τῶν ἐποδῶν τῶνδε τῶν ἀκηράτων Rs 5 (κατὰ ἀλφάβητον add. Rs) τοῦ μεγάλου Γρηγορίου ὁμοίαι κατὰ ἀλφάβητον Pinax Rs παραινέσεις γνωμικαὶ κατὰ ἀλφάβητον, μονόστιχοι καὶ γλυκύταται Mpt τοῦ αὐτοῦ (scil τοῦ ἐν ἁγίοις πατρὸς ἡμῶν Γρηγορίου τοῦ Θεολόγου) παραινέσεις γνωμικαὶ κατὰ ἀλφάβητον μονόστιχοι καὶ γλυκύταται Ps παραινέσεις κατὰ ἀλφάβητον (inter Γρηγορίου Ναζιανζένου τοῦ Θεολόγου opera) Pinax Ps παραίνεσις γνωμικὴ δι᾽ ἀλφάβητον Vat 742 γνῶμαι παραινέσεις Vat 1276

τοῦ ἐν ἁγίοις πατρὸς ἡμῶν Γρηγορίου τοῦ Θεολόγου στίχοι παραινετικοί δι᾽ ἰάμβων ὠφέλιμοι κατὰ ἀλφάβητον τετρασύλλαβοι Taur

«Von den Spriichen des Heiligen Gregorius, des Theologen (des Bischofs von Nazianz), über die Tugend, nach der Buschstaben Alpha Beta bis hin zu ihrem Ende - d.h. nach den Namen der Buschstaben der Griechen» ar.II (transl. Ullmann). A

94

Ἀγαθὰ προθύμως καὶ λάλει καὶ μάνθανε pap.

λάλει]

95

λέγε Coll Καὶ 1276

καὶ om. Taur

Ἄκουε πάντων ἐκλέγου δ᾽ ἃ συμφέρει ἔκλεγε Vat 1276

27

Ἀνδρὸς χαρακτὴρ ἐκ λόγου γνωρίζεται a Ὁ Plan pap. trad. λόγων Mpt Ps

5

Ἀθάνατον ἔχθραν un φύλαττε θνητὸς dv a b Plan pap. trad. om. Pt Mon. *884 pro 5 Cs

—8 —

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REDAZIONI

203

Διὰ τὰς γυναῖκας πάντα τὰ κακὰ γίνεται

15

b om. Pt τὰς et τὰ om. Taur διὰ γυναῖκα πάντα κακὰ γίνεται Vat 1276 διὰ γυναῖκας πολλὰ γίνεται κακά Vat 742

194

Δειναὶ γὰρ αἱ γυναῖκες εὑρίσκειν τέχνας ἃ c Par Herm pap. om. Pt εὐρεῖν Καῖ 1276

Ε

246

Εἰ θνητὸς εἶ, βέλτιστε, θνητὰ καὶ φρόνει a Plan ar. om. Pt

225

Ἔστι Δίκης ὀφθαλμὸς ὃς τὰ πάνθ᾽ ὁρᾷ b ς Plan ar. om. Pt

ἔστι δίκαιος Vat 1276 266

τὰ om. Vat 1276 Ps Mpt

(πάντ᾽ Vat 1276)

"Eieyyxe σαυτὸν ὅστις εἶ πράττων κακῶς om. Pt

εἶ om. Vat 1276 267

"Ev ἀργύρῳ

κακά Taur : καλῶς Vat 1276

μάλιστα κρίνεται τρόπος

20

om. Rs 5

ἐν ἀργυρίῳ Coll Ps Vat 742 Vat 1276

μάλιστα]

τρόπῳ Ps

Z

269

Ζήσεις βίον κάλλιστον, ἂν θυμοῦ κρατῆς

ἃ ὃ ς Plan Herm pap. trad. om. Pt dv] fiv RsS

276

Ζωῆς πονηρᾶς θάνατος αἱρετώτερος a c Plan Herm pap. trad. om. Pt θάνατος]

285

κρατεῖς Mpt

μόρος Taur

Ζῆσον μετρήσας τὸν βίον πρὸς τὸν χρόνον — 90--

μάλα Var 742

[GREG] om. Rs 5

χρόνον] τρόπον Coll

284

Z@uev ἀλογίστως μὴ προσδοκῶντες θανεῖν Ρ om. Pt Rs 5 ἀλόγως Taur μὴ προσδοκῶν Taur τῷ θανεῖν Taur ζ. ἀ. μὴ προορῶντες τὸν μόρον Cs ζῶν ἀ. οὐ προσδοκᾷ τις θανεῖν Vat 742

H *292a



λέγε τι σεμνὸν εἰ δὲ μὴ σιγὴν ἔχε

pap.

ἢ λάλει σεμνὸν ei δὲ μὴ o. È. Var 742

25 ἢ λ. τ. σ. ἢ σιγὴν ἔχε

Vat 1276 (ἢ alt. Vat 1276P° : εἰ δὲ Vat 1276.)

ἢ σεμνὸν εἰπὲ εἰ

δὲ μὴ σιγὴν ἔχε Pt

319

?H@0g κακοῦργον μακρὰν οἰκίζει θεοῦ om. Pt πανοῦργον 5

305

ἩἩ γλῶσσα πολλῶν ἐστιν αἰτία κακῶν a Plan ar. om. Pt

320

H@n τὰ πάντων Ev χρόνῳ πειράζεται πάντα Taur

γνωρίζεται Cs Taur

Θ 355

θυμὸν φυλάττον τὸ φρονεῖν γὰρ οὐκ ἔχει

342

Θηρῶν ἁπάντων ἀγριωτέρα γυνή

30

ἃ Ὁ c Par Plan Herm ar. om. Pt

348

Θυμοῦ κρατῆσαι καὶ ἐπιθυμίας καλόν a b Plan pap. om. Pt Rs 5

323

θάλασσα καὶ πῦρ Kai γυνὴ τρίτον κακόν abc Par Ven Plan Herm pap. ar. om. Pt καὶ prius om. Coll τρίτον κακόν Coll Cs Mpt Vat 742 : κακὰ τρία Ps : κακὸν τρίτον cett.

— 91 —

REDAZIONI

I 373

Ἴσος ἴσθι κρίνων Kai φίλοισι καὶ ξένοις ἃ ς Herm ἴσθι] ἔσο Taur ἴσθ᾽ ἴσος κ. PsP° (ἴσθι σος Ps*) καὶ φίλοις καὶ μὴ φίλοις Cs Pr ἴσθι κρίνων ἴσος καὶ κτλ. Vat 742

370

Ἰδίας νόμιζε τῶν φίλων τὰς συμφοράς ἃ b Plan pap. slav. ἰδίας νόμιζε] ἴσθι οἰκείας Vat 742

358

Ἴσος ἴσθι πᾶσι κἂν ὑπερέχῃς πλούτῳ

35

ἃ b c Plan Herm pap. slav. om. Pt ἴσθι πᾶσιν ἴσος κ. ὑ. x. γαῖ 742 ὑπερέχεις Μρι πλούτῳ φέρῃς Cs πλούτῳ] χρυσίῳ Rs 5

380

κἂν πλέον

Ἴσον ἐστὶν εἰς πῦρ καὶ γυναῖκας ἐμπεσεῖν om. Pt Vat 742 ἴσον ἐστὶ τὸ εἰς x. Mpt : ἴσον τὸ εἰς x. Ps γυναῖκα Vat 1276

εἰς πύραν καὶ εἰς

Κ 402

Καλὸν φέρουσι καρπὸν οἱ σεμνοὶ τρόποι ἃ b Plan pap. καρπὸν καλὸν φέρουσιν οἱ χρηστοὶ τρόποι Taur

421

Καλῶς πένεσθαι κρεῖττον ἢ πλουτεῖν κακῶς ab Plan om. Pt

385

Kpivet φίλους ὁ καιρὸς ὡς χρυσὸν τὸ πῦρ ἃ b c Plan Herm pap. trad. om. Pt

καιρὸς] χρυσὸς Mpt Ps Rs S TaurVat 1276 : πειρασμὸς Coll

xpi-

νει φίλοις δίκαια μὴ θυμούμενος Cs

429

Κόλαζε κρίνων ἀλλὰ μὴ θυμούμενος Mon. 3944 pro 429 Cs A

431

Aiav φιλῶν σεαυτὸν οὐχ ἕξεις φίλον -- 92 —

40

[GREG.]

a b Plan om. Coll Pt φίλον] φίλους Rs

456

Λύπης ἰατρός ἐστιν ὁ χρηστὸς φίλος φίλοις Cs

436

Λιμὴν πέφυκε πᾶσι παιδεία βροτοῖς ἃ b Plan

453

Λέοντι συζῆν ἢ γυναικὶ συμβιοῦν ἃ b Plan Herm ar. om. Pt γυναικὶ συμβιοῦν]

πονηρᾷ συμβίῳ Cs

Μ 458

Μὴ κρῖνε βλέπων κάλλος, ἀλλὰ τὸν τρόπον

45

ἃ b Plan trad. om. Rs 5

κρῖναι Coll Var 1276

κάλλος βλέπων Taur

μὴ κρῖνε κάλλος

ἀλλὰ τὸν τρόπον βλέπε Cs

512

Μηδέποτε δοῦλον ἡδονῆς σαυτὸν ποίει om. Pt Var 742 μηδέπω Ps σεαυτὸν Coll Mpt

467

Mn φεῦγ᾽ ἑταῖρον ἐν κακοῖσι κείμενον a Plan trad. om. Pt φεῦγε Coll Cs Taur

478

ἐταῖρον]

καιρὸν Cs

ἐν κακοῖσ᾽ εἰλημμένον

Μέμνησο πλουτῶν τοὺς πένητας ὠφελεῖν a Plan Herm pap. trad. om. Pt τοὺς] τοῦ Cs

Ν

540

Νοῦς ἐστι πάντων ἡγεμὼν τῶν χρησίμων νοῦς δὲ πάντων κτλ. Vat 1276 Vat 742

τῶν χρησίμων]

τῶν χρημάτων

REDAZIONI

527

Νόμοις ἕπεσθαι πάντα δεῖ τὸν σώφρονα

50

A b Herm ar. δεῖ βροτὸν τὸν σώφρονα Taur

521

Νέῳ δὲ σιγᾶν ἢ λαλεῖν μᾶλλον πρέπει ἃ c Plan Herm om. Pt νέον Taur ν. è. o. μᾶλλον ἢ λ. π. 5 σιωπᾶν μᾶλλον ἢ λαλεῖν πρέπει Cs

541

μᾶλλον οηι. Taur

νέῳ

Νόμιζε πλουτεῖν ἂν φίλους πολλοὺς ἔχῃς om. Rs S

πολλοὺς φίλους Taur

&xeig Coll Mpt n fe --

542

Ξένους πένητας μὴ παραδράμῃς ἰδών a b Plan trad. om. Pt παρεκδράμῃς Coll Cs Vat 742

544

ἰδεῖν Taur

Ξένοις ἐπαρκῶν τῶν ἴσων τεύξῃ ποτέ abc om.

Plan Herm trad. Pt

ἐξαρκῶν Coll Mpt Vat 1276 559

Ξένους νόμιζε τοὺς ἀρετῆς ὄντας ξένους om. Pt Rs 5 Vat 742

546

Ξίφος τιτρώσκει σάρκα, τὸν δὲ νοῦν λόγος abc Plan Herm trad. om. Coll τὸν νοῦν δὲ λόγος Vat 1276

O 575

Οὐκ ἔστιν οὐδὲν κτῆμα κάλλιον φίλου a U c Vat Plan Herm slav. om. Pt κτῆμα κρεῖττον ἢ φίλος Vat 1276

564

Οὐδεὶς ner’ ὀργῆς ἀσφαλῶς βουλεύεται abc Plan Herm trad. om. Coll Rs Taur

--94.--

55

[GREG.] in Taur post 564 legebatur τὸ γὰρ μετ᾽ ὀργῆς οὐδέπω ἀσφαλῶς βουλὴν ἔχει (Greg. Naz.

625

Carm. Mor. I 2, 32, 116).

‘O βίος ἀδήλους τὰς μεταπτώσεις ἔχει om. Vat 742 ὁ γὰρ βίος d. κτλ Taur

626

ἄδηλος Ps

Οὐδεὶς ποιῶν πονηρὰ λανθάνει θεόν om. Pt πράττων Taur οὐδ. πονηρὰ ποιῶν λανθάνει 0. Vat 1276 πονηρὰ λανθάνει ποιῶν θ. Vat 742

60 οὐδ.

II 630

Πολλῶν ὁ καιρὸς γίνεται διδάσκαλος ἃ Ὁ Plan slav. om. Coll πολλ᾽ Taur

638

καιρὸς]

καρπὸς Cs

Πονηρὸν ἄνδρα μήποτε κτήσῃ φίλον ἃ ὃ c Vat Plan Herm pap. slav. om. Coll Rs μηδέπω Ps : μηδέποτε Taur

*675a

Πειρῷ pap.

βλαβῆναι μᾶλλον ἢ δίκην λέγειν

om. Rs 5

λέγειν]

653

ἔχειν Pt Taur

in Pt seq. Mon. *973, #974

Πολυπραγμονεῖν ἀλλότρια un βούλου κακά ἃ b Plan om.

Pt

καλά Ps

κακά om. Taur Vat 1276

P 701

ῬῬύου σεαυτὸν παντὸς ἀχρήστου τρόπου ἃ Vat Herm ar. om. Rs 5

702

ΨῬύπος γυνὴ πέφυκεν ἠργυρωμένος ἃ c Plan Herm pap. ar. om. Pi Rs 5 ἠργυρωμένη Ps Vat 1276P° : -μένος Καῖ 1276* cett.

65

REDAZIONI

703

‘Purapòg ὑπάρχων χρηστὸν οὐχ ἕξεις φίλον om. Pi Rs 5 ῥυπαρὸς ὑπάρχων] ῥυπαρὸς ὧν Vat 1276 : ῥυπαρὸς ὧν σὺ Καῖ 742: ῥυπῶν (sic) ὑπάρχων Cs Χριστὸν Cs ἔχεις Cs ῥυπαρὸς ὦν τις χρηστὸν οὐχ ἕξει φίλον Mpt Ps

693

Ῥᾷον παραινεῖν ἢ παθόντα καρτερεῖν a b Plan Herm pap. trad. om. Pt Rs $

tantum Mon. #978 in sect. p Rs

Σ 711

Σαυτὸν φύλαττε τοῖς τρόποις ἐλεύθερον a b Plan trad. om. Pt σαυτὸν γίνωσκε Var 742

710

ἐλευθέρως Taur

Σιγᾶν ἄμεινον ἢ λαλεῖν ἃ μὴ πρέπει

70

abc Herm slav. om. Coll πρέπει] θέμις Pt

705

Σοφοῦ παρ᾽ ἀνδρὸς προσδέχου συμβουλίαν abc Herm Plan pap. slav. ἐκδέχου Rs 5

*383a

Σοφοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ σοφός Bbc

Plan Herm

T 762

Τὸ γνῶθι σαυτὸν πᾶσίν ἐστι χρήσιμον

b σαυτὸν] αὐτὸν (sic) Καῖ 1276

πᾶσι Vat 1276

πᾶσιν ἢ (sic)

Coll 775

Τοῦτ᾽ ἔστι τὸ ζῆν un σεαυτῷ om. Pt μόνον Cs Taur

729

ζῆν μόνῳ

μὴ σεαυτὸν μὴ μόνῳ (sic) Vat 1276

Τὸ κέρδος ἡγοῦ κέρδος dv δίκαιον ἦ ἃ c Plan Herm slav. om. Pt ἡγοῦ dv κέρδος δίκαιον Taur

75

[GREG.]

755

Τὰ è’ αἰσχρὰ κέρδη συμφορὰς ἐργάζεται B Plan om. Pt

συμφορὰν Coll Mpt Ps Vat 742 Vat 1276

Y 781

Ὑπὲρ εὐσεβείας καὶ λάλει καὶ μάνθανε B b c Plan Herm pap. slav. om. Coll Pt Vat 742

777

ὙΦ᾽ ἡδονῆς φρόνιμος οὐχ ἁλίσκεται a b Herm trad. om. Pt

797.

“Yrovkàog ἀνὴρ δίκτυον κεκρυμμένον

79.

Ὕδωρ

θαλάσσης ὁ τρόπος τῶν δυσκόλων

80

om. Pt θαλάττης Cs

D

819

Pac ἐστι τῷ νῷ πρὸς θεὸν βλέπειν dei ιν]

811

om.

Plan Herm

ar.

Pt Vat 742

Φεῦγ᾽ ἡδονὴν φέρουσαν ὕστερον βλάβην abc Plan Herm pap. slav. φεῦγε Cs

8202

dei βλέπειν Vat 1276

Φιλόπονος ἴσθι καὶ βίον κτήσῃ καλόν abc

806

τὸν νοῦν Taur : τῷ ἀνθρώπῳ Coll

βλάβην]

λύπην Cs

φίλος φίλου δεόμενος οὐκ ἔστιν φίλος om. Pt Vat 742 ἔστι Coll Mpt Ps Rs S Taur Vat 1276

X 838

Χαίρειν προσήκει τοῖς παθῶν ἐλευθέροις χάρις Taur

--- 97 .--

85

REDAZIONI

*823b

Χειμὼν μέγιστος οἰκίας γυνὴ κακή a Par trad. om. Pt κακὴ γυνή Cs Mpt Ps Vat 1276

839

Χρόνος τὰ κρυπτὰ πάντα εἰς τὸ φῶς ἄγει om. Pt πάντα μὲν Var 1276

εἰς τὸ φῶς ἄγει Cs Vat 742 : εἰς φῶς ἄγει

Coll Vat 1276 : εἰς φῶς φέρει Mpt : εἰς φῶς περιφέρει Ps : πρὸς φῶς ἄγει Rs 5

833

Χαίρειν En’ αἰσχροῖς οὐδ᾽ ὅλως δεῖ πράγμασιν Herm om. Pt αἰσχροῖς]

ἐχθροῖς Ps (aiy0poîc ms.)

μασι Vat 1276

οὐ δόλως οὐ χρὴ πράγ-

πράγμασι Cs Ps 5 Ταῖς Vat 742

Ψ 840

Ψυχῆς νοσούσης ἐστὶ φάρμακον λόγος ἃ Ὁ Plan pap. slav. φάρμακόν ἐστι λόγος Coll Cs Mpt Ps Pt Var 742 Vat 1276 : ἐστι φάρμακον λόγος 5 Rs

851

Ψυχῆς ὄλεθρός ἐστι σωμάτων ἔρως

90

om. Vat 742 σωμάτων ἔρκος Vat 1276

844

Ψυχῆς μέγας χαλινὸς ἀνθρώποις ὁ νοῦς ἃ b Planar. om. Pt ἐν ἀνθρώποις Rs

841

ψυχῆς μέγας χαλινὸς ὁ νοῦς πέλει Vat 1276

Ψευδόμενος οὐδεὶς λανθάνει πολὺν χρόνον B b Plan Herm trad. om. Coll Pt Vat 742 ψευδόμενός τις οὐ A. Taur

Ω 872

Ὡς μέγα τὸ μικρόν ἐστιν ἐν καιρῷ δοθέν Plan pap. slav. om. Pt Vat 742

σμικρόν Vat 1276

καιρῷ]

κακῷ Taur

—8—

[GREG]

876

Tav ἦρξε γαστὴρ τὸ φρονεῖν ἀφῃρέθη pap.

ᾧ Coll

871

Ὡς ἡδὺς ὁ βίος, dv τις αὐτὸν μάθῃ

95

Plan trad. om. Pt Rs S

αὐτὸν μάθῃ Mpt Taur Καῖ 742: αὐτὸν μάθοι Coll Cs Vat 1276 877

Ὦ γῆρας ἀνθρώποισιν εὐκταῖον κακόν slav. om. Pt

ἀνθρώποις Taur Vat 1276

εὐκτέον 5

-- 99...

II PLAN INTRODUZIONE

Di Massimo Planude! ‘editore’ dei Monostici si sa fin da Sternbach, Menandrea e Gallavotti, Planudea I, ma sul reale impatto che

questa sua iniziativa ha avuto sulla vicenda storica delle MS non si è mai riflettuto abbastanza. Proprio il confronto con il resto della tradizione mostra in modo chiaro quanto il testo di Planude sia personale, e quanto, per questa ragione, siano necessarie cautela ed attenzione nel trattarlo. I caratteri fondamentali di Plan sono: una grande disposizione di fonti, un profondo lavoro di selezione e riordino dei monostici— disposti solo qui in capita tematici ordinati alfabeticamente, anche al loro interno -- ed una serie davvero cospicua di interventi anche radicali sul testo; tutti elementi che la rendono

unica nell’intero panorama delle redazioni e delle raccolte delle MS, tanto da poter essere tranquillamente definita la prima edizione moderna dei Monostici. La fortunata circostanza che mette a disposizione dell’editore l’autografo del testo (Marc, di cui Brit è una copia effettuata prima del completamento del progetto complessivo), mette poi al riparo dal problema spinoso degli apografi, e, in genere, del destino successivo di Plan, assai meno problematico comunque di quello della ‘gemella’ Antologia Planudea. D’altra parte, da un lato la lacuna che inghiotte i primi 40 versi di Marc, compensata da Brit, ma con un’incongruenza significativa (nel Mon. 414 = Plan 31 Perroneo καλῶν τὸ per καλὸν δὲ non è recepito da nessun altro testimone; vd. anche Mon. 43 = Plan 29); dall’altro il caso emblematico di Mon. 151 (γυναῖκα θάπτειν κρεῖσσόν ἐστιν ἢ γαμεῖν), dal quale Planude solo in Marc ha cancellato ἐστιν ἢ γαμεῖν riscrivendo sopra ἢ ζῆν 1 Nonostante la letteratura sul dotto monaco sia sempre più ampia e specializzata, lo studio di riferimento al quale rimandare per un quadro generale della vita e dell’opera è ancora C. WENDEL, RE XL (1950), s.v. Maximos Planudes, 2202-2253.



101—

REDAZIONI

ἀθλίως, senza che la cosa abbia lasciato traccia di sé nel resto della tradizione (cfr. Cameron, 361), vanno nella direzione da tempo in-

dicata dallo stesso Cameron per l’Antologia Planudea, circa l’esistenza di una copia intermedia (d) posta fra Marc e Brit da un lato e la tradizione successiva dall’altro, che ha conflato il testo dei due

testimoni e da cui dipendono tutti gli apografi successivi (per altri esempi vd. Plan: Testo, infra). Ma se in genere le circostanze obbligano solo di rado a ricorrere al conforto dei più tardi apografi, questi rivestono un notevole interesse storico culturale, visto che annoverano fra i loro copisti personaggi del calibro di Michele e Arsenio Apostolis (due volte),o Janos Laskaris. Il coinvolgimento degli Apostolis è significativo per la luce che getta sui legami con l’opera paremiografica, quello con Laskaris per il ponte con la prima edizione a stampa, da lui stesso curata (Firenze, Alopa

1494). Altra caratteristica della fortuna di

Plan sta infatti nella diffusione che, attraverso la prima (1495) e la seconda (1512) ristampa presso Aldo Manuzio, ha conosciuto in seguito: le traduzioni latine e le note critiche, da Stephanus (1569), a Grotius (1626), fino a Brunck (1784) dipendono tutte dalla versione di Plan confluita in Alopa, ripresa con minime correzioni in Ald 1495 e profondamente rivista e corretta in Ald 1512. La prima identificazione fra Plan e MS, che io sappia, si deve far risalire a Stephanus, 185 (in un capitolo dal titolo emblematico: Henrici Stephani in Menandri Gnomas seu sententias quae uovoorıyoı vocantur), probabilmente grazie al confronto con un manoscritto di Herm. Manoscritti

Brit Brit. Mus. Add. 16409 Fine XIV sec.; cart.; 283 x 205 mm; 105 ff. Marc Marc. gr. Z 481 (= 863) 1299-1301; membr.; 270/272 x 210 mm;

123 ff.

Come detto, si tratta delle due copie più antiche dell’Antologia Planudea, accostata a Teognide, Plan (che in Brit si trova ai ff. 85r-

880, in Marc ai ff. 77r-80r), la Parafrasi del Vangelo di Giovanni di Nonno di Panopoli, ed altri componimenti poetici minori: fra i due, a riportare la collezione completa, seppur in un assetto testuale non definitivo, è Brit, perché Marc (più avanzato nello stadio redazionale) soffre di una lacuna consistente, con perdita di un qua—

102 —

PLAN

ternione e altri 6 ff. dopo f. 76, con conseguente perdita di tutto Teognide e Plan 1-40. Entrambi i manoscritti utilizzano la stessa modalità di presentazione del testo, con il titolo generale seguito dall’elenco dei titoli dei capita e le sentenze disposte su due colonne, con titoli e lettere incipitarie sempre in rosso: per le lettere incipitarie delle prime sentenze di un nuovo caput aumenta il modulo e il grado di elaborazione. I titoletti sono quindi ripresi nei margini sinistro e destro. Sul piano testuale, le differenze più rilevanti fra i testi di Brit e Marc (limitatamente a Plan) riguardano la tendenza ‘congenita’ di Brit ad omettere il v efelcistico, regolarmente conservato in Marc e nelle copie successive. MIONI II, 276-283; YOUNG, On Planudes; GALLAVOTTI, Planudea, 25-36; TURYN, Dated, 90-96; CAMERON, 345-350.

Il testo di Plan: qualche osservazione Plan conosce ed utilizza testimoni di tutti i raggruppamenti; in linea di massima prevale l’accordo con a, ma numerosi sono i casi di accordo esclusivo con b: vd. Mon. 67, 70, 74 (con trad.), 76 (con pap.), 124, 181 (con pap. e slav.), 254, 256, 258 (con pap.) 715 (con Herm) 761, 848 (con slav.), 857 (con pap. e trad.), 858 (con R slav.), 859 (con R e trad.), 860, 861 (con K), 863 (con K ar.).

Plan presenta accordi esclusivi anche con le traduzioni: Mon. 120, 201

(con ar.), 202

(con ar.), 314, 688,

*724a,

*762a

(con R),

774, 796 (con ar.), 875 (con slav. e pap.); in un caso (Mon. 93) si

accorda direttamente con un papiro. Di grande rilievo è l'accordo con B o più probabilmente con un suo antenato.? In un numero discreto di casi Plan presenta versi esclusivi: Mon. 91, 92, 264, 265 (da Euripide), 773, 784 (dalla Consolatio ad Apolloniam pseudo plutarchea), 873, 874 (da Menandro); in altri ancora

2 Cfr. almeno Mon. 30 (pap. ar.), 47, 280, 311 (pap. trad.), 312 (slav.), 315 (K), 346 (ar.), 349 (ar., con accordo in errore), 366, 382 (K), 393 (b), *405a, 407, 418, 420, *438a,

*442 (trad.), *448a, 489 (pap.), 596 (pap.), 599 (ar.), 602, 605 (ar.), 608 (Herm), 631

(slav.), 634 (slav.), 659, 691 (ar.), 706 cao. ), 708 (slav.), 720 (ar.), 730 (K), 734 (slav.), 736, 737 (trad.), 750 (ar.), 755 ([Greg.]), 780, *783a (ar.), 785 (slav.), 803 (trad.), *804a,

809 (pap. trad.), 815, 816, 817 (b), 821 (slav.), *825a (slav.), 826 (pap.), 828 (slav.), 830.

Ovviamente, non manca qualche caso che potrebbe fare comunque sorgere dei sospetti in senso contrario (cfr. Mon. 314/*314a, 647/*647a e 787).



103—

REDAZIONI

mostra di conservare, da solo contro il resto di tutta la tradizione, versioni rielaborate di monostici: *96a, *99a, 122, *195a, *270a, *306b,

*307b,

*313a,

*329a,

*444b,

*551a,

*595a,

*660a,

700. Di

questi, i doppioni di 195, 313, 329, 551, 595 e 660 colpiscono perché, modificando la lettera incipitaria del ‘modello’, si vengono a trovare in una posizione sbagliata della sequenza alfabetica, ma che sarebbe stata giusta se si fosse mantenuto l’encipit originario. Si tratta di un segnale evidente di un intervento sul testo avvenuto in un momento successivo all’incasellamento nella sezione stabilita ma precedente comunque alla copiatura, visto che di queste modifiche i manoscritti non recano tracce.

In linea di massima, come detto più volte, Plan mostra il testo più corretto di tutta la storia delle MS (soprattutto sul piano metrico), per le ragioni già indicate, e perché è il frutto di un accurato lavoro di revisione che ha lasciato ben pochi ‘incidenti’: le uniche pecche di Plan (tenuti presenti anche gli apografi e non considerando le omissioni materiali) riguardano Mon. 550 (καιροῦ λαβών

per καιρὸν λαβών, corretto solo da La? e da qui confluito nella forma giusta nelle edizioni a stampa), e la ripetizione di Mon. 336 (= Plan 181 e 278), 601 (= Plan 204 e 390) e 757 (= Plan 48 e 266).

Si segnala inoltre la condizione ‘indefinita’ di Mon. 4, l’ultimo del capitolo eig φιλοπονίαν in Brit e Marc ed in molti degli apografi, ma in realtà da considerare il primo di eig φρόνησιν (come

solo in pochi apografi). Dopo Planude: i manoscritti a) apografi dell’ Antologia Planudea? La = Par. gr. 2891; XV sec.; cart.; 125 x 70 mm; I + 235 ff.; mano di Janos Laskaris (ca. 1445 - 1534, RGK II 197 = III 245). OMONT

III, 55.

Ma = Par. gr. 2739; XV sec.; cart.; 271 x 210 mm; 239 ff.; mano

di Michele Apostolis (ca. 1420 - 1475 o 1486, RGK I 379 = II 278

= III 454), OMONT

III, 33.

3 Sono preceduti dalla sigla quelli citati nell’apparato delle MS. In generale, cfr. MIONI, Antologia.

— 104—

PLAN

Pv = Vat. Pal. gr. 130; XVI sec.; cart.; 100 x 145 mm; V+306 ff.

Manoscritto che oltre all’ Antologia Planudea e a Plan contiene estratti dei Sette Sapienti ed il Carmen Aureum di Pitagora. Il copista Fanurio (del primo quarto del XVI sec., RGK III 595), collaboratore

di Aristobulo Apostolis, ha apposto una subscriptio al f. 270v: difficile pensare però che siano di sua mano tutti i ff. 1-270 (così in RGK). Mioni, Antologia, 281 individuava almeno tre mani, la prima, di Fanurio, per ff. 1r-109r e 175r-2707, la seconda, di Arsenio Apostolis (figlio di Michele, 1468/69 - 1535; RGK I 27 = II 38 = III 46) per i ff. 110r-125v, 271-305, la terza, anonima, per i ff. 126r-174v. Sulla base della ricostruzione di Mioni, la raccolta delle MS sarebbe di mano di Arsenio: dal confronto con Canart, Notes, sembra di

poter confermare senz'altro l’attribuzione di Mioni (si avvicina alla scrittura del Vat. Pal. gr. 130, soprattutto quella del Vat. Pal. gr. 139: Canart, Notes, tav. V). È bene ricordare che proprio ad Arsenio è attribuito anche un altro manoscritto di Plan: D.G. III 11 di Praga (vd. infra). A f. 305r, a chiusa della raccolta dei Sette Sapienti, segue, senza essere in alcun modo introdotta, una piccola sequenza di Monostici (843, 845, 846, 853, 855, 856) che presenta evidenti se-

gni di parentela con Herm, ed in particolare due casi di accordo in errore con O: 845] καταβολή;

846] πᾶς φρόνιμος καὶ σοφὸς, 855,

856] τοῦ ζῆν. STEVENSON, 62-63.

Vg = Vat. gr. 63; fine del XV sec.; cart.; 211 x 141 mm; I + 121 ff. su due coll. Il manoscritto, attribuito alla mano di Giorgio Mosco (RGK I 67 = II 88 = III 111), è quindi collocabile tra la fine del XV e l’inizio del XVI sec. MERCATI-DE’

CAVALIERI, 57-58.

b) manoscritti in cui Plan compare insieme ad altri testi Y = Par. gr. 1220; primo terzo del XIV sec.; 225 mm 325 ff.

x 145; cart.;

Manoscritto molto importante, che contiene il Corpus Hermeticum, opere varie di Gregorio di Nazianzo, il Christus Patiens, opere di Evagrio, ed il Manuale di Epitteto nell’adattamento di [Nilo].

Notevole anche il grado di elaborazione del testo di Plan, con numerosi casi di modifiche dell’ordine dei versi, e, caso unico per un

testimone di Plan, due sentenze aggiunte (*900 e *1007). L’apparato di Jakel cita spesso a sproposito varianti di Y come se fossero —

105 —

REDAZIONI

di tutto Plan: per questo motivo sono qui riprese (cfr. per esempio

Mon. 153, 432, 641 e 827).

OMONT I, 270-271; T'UILIER, 100-103; GUILLAUMONT, 205-211; BOTER, 152.

Athos Movn τοῦ Διονυσίου 282; XVI sec.; cart.; in 16°; 255 ff.

Questo manoscritto presenta alcune particolarità, prima fra tutte il titolo con il nome

di Menandro (£. 1860: γνῶμαι μονόστιχοι Me-

νάνδρου τοῦ κωμικοῦ) — fatto unico per un manoscritto di questa redazione — poi uno smembramento del testo, che risulta dislocato in varie parti; è qui presente anche una redazione dello Gromologium Byzantinum: ctr. GBA, 47. LAMBROS, Athos, I, 400-403.

Brit. Libr. Burney 85; XV/XVI sec.; membr.; 185 x 130 mm; mano di Pietro Hypselas (RGK I 349); con Isocrate, Lisia, e testi gnomici vari (tra cui lo Pseudo-Focilide), cfr. Piccione, Forme, 426427.

Leid. cod. B.P.G. 74 H; XVI sec.; cart. DE MEYIER-HULSHOFF

POL, 147-148.

Par. Suppl. gr. 1247; fine XVI sec.; cart.; 305 x 205 mm; 346 ff. OMONT, Suppl., 7; DAIN; ASTRUC-CONCASTY,

Par. gr. 1378; XV-XVI OMONT

449-452.

sec.; cart.; 214x145 mm; 126 ff.

II, 33.

X = Par. gr. 3052; XVI sec.; 213 x 151 mm. OMONT

III, 100.

Praga, Str. D.G. III 11; XV/XVI

sec.; mano di Arsenio Aposto-

lis. OLIVIER-MONÉGIER,

155-159.

Altri manoscritti: Monte Athos, Μονὴ Λαύρα Θ 1, XVI sec. [EUSTRATIADES, 131]; Monte Athos, Μονὴ Κουτλουμουσίου 100, XVI sec. [LAMBROS, Athos, I, 283-284]; Perugia, Biblioteca Municipale (Bibliotheca Augusta), 667 (I. 62), XVI sec. [MIONI, Catalogo, 315-317]. c) copie tarde (XVIII sec.) Athos Σκήτη τῶν Καυσοκαλυβίων 96, Athos Σκήτη Ἁγίου Anun-

τρίου 9, Athos Vatopedi 95, Par. Suppl. gr. 1144, Par. Suppl. gr. 1307. —

106—

PLAN

Le edizioni a stampa Alo

Firenze, Alopa 1494, in 4°, 18 ff.

Il volume è stampato nel carattere maiuscolo con spiriti e accenti tipico di questa collana (vd. Rizzo, 228-230 e Wilson, 130-131) e comprende anche Ero e Leandro di Museo: Plan appare per primo (occupa i ff. ai-biiiiv), preceduto soltanto da un alfabeto greco, un elenco dei dittonghi e l’elenco dei capita (tranne il primo, finito a far parte dell’elenco nella forma al plurale). Il titolo della raccolta è Γνῶμαι

μονόστιχοι

ἐκ διαφόρων ποιητῶν

κατὰ

στοιχεῖον

συντε-

ταγμέναι. εἰς ἀγαθοὺς ἄνδρας.

Ald 1495

Aldo Manuzio, Venezia 1495, in 2°, 140 ff.

Titolo del volume: TAAE ENEZTI EN THıAE BIBAQ. του εἰδύλλια,

τοῦτ᾽

ἐστὶ

μικρὰ

ποιήματα

τριάκοντα.

τοῦ

Θεοκρίαὐτοῦ

Γένος καὶ περὶ εὑρέσεως τῶν βουκολικῶν. Κάτωνος Ῥωμαίου γνῶμαι παραινετικαὶ δίστιχοι. Γνῶμαι ἑπτὰ σοφῶν. Περὶ φθόνου. Θεόγνιδος μεγαρέως σικελιώτου γνῶμαι ἐλεγιακαί. Γνῶμαι μονόστιχοι κατὰ κεφάλαια συντεταγμέναι ἐκ διαφόρων ποιητῶν. Χρυσᾶ ἔπη τοῦ Πυθαγόρου. Φοκυλίδου ποίημα νουθετικόν. Στίχοι Σι-

βύλλας τῆς ἐρυθραίας περὶ τοῦ κυρίου ἡμῶν. Διαφορὰ φωνῆς. Ἡσιόδου Θεογονία. Τοῦ αὐτοῦ ἀσπὶς Ἡρακλέους. Τοῦ αὐτοῦ ἔργα καὶ ἡμέραι. Dalla dedica prefatoria (cfr. Aldo Manuzio, I, 9-10 e II, 200-201), ricaviamo il nome del dedicatario, Battista Guarini (1435-1505), in-

segnante di lettere greche e latine di Aldo a Ferrara nel 1480, ed il taglio dato al libro nel suo complesso: «totus fere hic liber est de moribus». Titolo della raccolta (ff. 81-91): γνῶμαι κατὰ στοιχεῖον ἐκ διαφόρων ποιητῶν.

Ald 1512

Aldo Manuzio, Venezia 1512, in 8°, 296 pp.

Titolo del volume: Ἐρωτήματα τοῦ Χρυσολωρᾶ. Περὶ ἀνωμάλων ῥημάτων. Περὶ σχηματισμοῦ τῶν χρόνων ἐκ τῶν Χαλκονδύλου. Τὸ τέταρτον τοῦ Γαζῆ, περὶ συντάξεως.

Περὶ

ἐγκλιτικῶν.

Γνῶμαι

μο-

νόστιχοι ἐκ διαφόρων ποιητῶν.

Oltre al tipo di raccolta, nuovo è anche l’impulso cui si ispira il

volume, e che si desume dalla dedica (cfr. Aldo Manuzio, I, 104, II, 273-274), rivolta a Cesare d’Aragona (1501-1520), figlio di Federico

I re di Napoli e di Isabella di Pirro del Balzo «alia quaedam addidimus non inutilia iis, qui Graece discere concupiscunt». Quale ispiratore del volume

è menzionato Marco

Musuro:

«ea nos hortatu

Marci Musuri Cretensis, viri doctissimi, qui nunc publice profitetur Venetiis frequenti semper ac gravi auditorio litteras Graecas, im—

107—

REDAZIONI

primenda curavimus». Quello con gli Erotemata del Crisolora è un accostamento dei più fortunati per il destino successivo di Plan, che in seguito verrà spesso proprio attribuito a Crisolora (cfr. Liapis, 54). Titolo della raccolta (pp. 273-296) γνῶμαι μονόστιχοι κατὰ στοιχεῖον ἐκ διαφόρων ποιητῶν.

Quello che più conta segnalare, però, è che, a fronte di una sostanziale identità fra Alo e Ald 1495, Ald 1512 interviene profondamente sul testo sia correggendo errori e sviste delle altre edizioni, sia introducendo congetture e correzioni. Viene spontaneo pensare ad un coinvolgimento di qualche tipo dello stesso Musuro. Tutte le edizioni a stampa successive dipendono o da Ald 1495 o da Ald 1512: un ricco elenco si può leggere in Ullmann, Ar., 5 n. 1.4 Stephanus, Grotius e Brunck

Accomuna queste tre raccolte così diverse per epoche ed intenti il medesimo atteggiamento di profonda libertà nei confronti del testo: i capita di Plan vengono sezionati e smembrati, i versi ritenuti indegni espunti, spostati quelli ritenuti fuori posto, modificati i titoli. E se Stephanus e Brunck in qualche modo comunque tentano di attenersi alla struttura originale per capita, Grotius è più radicale ancora e ricostruisce un’entità testuale del tutto nuova: a Stephanus e Grotius si deve inoltre la traduzione latina di gran parte delle sentenze. Quello che interessa di queste raccolte, quindi, non è tanto il metodo critico, quanto la vitalità che mostrano nell’approccio al testo dei monostici. Il commento di Stephanus (in gran parte dedicato a discutere le traduzioni latine, spesso in polemica con quelle contenute negli Adagia di Erasmo), punta in genere a dividere il buono dal cattivo, e ad eliminare le sentenze ‘già viste’: la sua è un’edizione di tutti i frammenti comici gnomici noti, ra-

* Testimonia della grande fortuna di Plan attraverso le edizioni a stampa la presenza di due monostici

(180 e 436, questo con il τιμή pro λιμήν che si trova spesso

nelle edizioni dopo Aldo) in un contesto veramente singolare: le finestre dell’edificio scolastico di un castello della Moravia nordoccidentale, cfr. R. HosEx, Mittelalterlicher Menandros aus Moravska

Trebova, SPFB

15 (1966), 117-122.

5 Che interagisce con la storia delle MS attraverso i monostici raccolti dai Paremiografi e da questi confluiti nel testo degli Adagia: per un quadro dei rapporti fra Erasmo e le sue fonti, cfr. BUHLER, 303-314.



108—

PLAN

gion per cui quando un monostico equivale ad un frammento già presentato, lo elimina, ma così fa anche Brunck.$ Brunck continua nell’opera di selezione, crea nuovi capita, e ri-

distribuisce i monostici in un modo a suo avviso più coerente (tracce di questo procedimento si trovano già in Stephanus), ma, ispirato da una conoscenza evidentemente assai profonda dei repertori gnomologici antichi (ed in particolar modo dello Stobeo), si sforza anche di rintracciare ed aggiungere nuovi versi (non è solo una pars destruens, quindi, la sua): nel farlo - e qui sta l’aspetto più interessante del suo lavoro - ha raccolto versi che poi la tradizione papiracea o le traduzioni hanno effettivamente individuato come appartenenti alla tradizione diretta delle MS. Cfr. Mon.

*893, *909,

*913, #950, #959, *965, *968, #989.

TESTO

Il riferimento è Marc (sempre confrontato con Brit), tranne per Plan 1-40 (lacuna di Marc) in cui Brit resta solo. Il resto della tra-

dizione interviene solo in alcuni casi in cui presenta il testo corretto (evidentemente da far risalire alla copia intermedia di cui si è detto all’inizio): Plan 29 (Mon. 43), Plan 31 (414), Plan 102 (151), Plan 207 (349), Plan 297 (550), Plan 520 (298), Plan 499 (4). Per il

dettaglio, su questi casi, si rimanda comunque all’elenco finale. Titulus

Γνῶμαι μονόστιχοι ἐκ διαφόρων ποιητῶν κατὰ κεφάλαια συντεταγμέναι

Εἰς ἀγαθὸν ἄνδρα 29

Ἀνὴρ δὲ χρηστὸς χρηστὸν οὐ μισεῖ ποτε ac Herm

6 Estratti di Stephanus si possono leggere ora in La France des Humanistes. Henri II Estienne éditeur et écrivain, par. J. KECSKMETI, B. BOUDOU et H. CAZÈS. Étude pre-

liminaire par H. CAZÈs, préface de J. CÉARD. Sous la direction de J. CfARD, Turnhout, Brepols 2003, 232-238.



109 —

REDAZIONI 170

Tvoung γὰρ ἐσθλῆς ἔργα χρηστὰ γίγνεται a

212

᾿Ἐσθλῷ γὰρ ἀνδρὶ ἐσθλὰ καὶ διδοῖ θεός ἃ b pap. slav.

275

Ζήλου τὸν ἐσθλὸν ἄνδρα καὶ τὸν σώφρονα a slav.

304

Ἤθους δὲ βάσανός ἐστιν ἀνθρώποις χρόνος a pap. trad.

Εἰς ἀλήθειαν 294

Ἡ γλῶσσ᾽ ἁμαρτάνουσα τἀληθῆ λέγει a Ὁ slav.

Εἰς ἁμαρτίαν

24

Αἰσχρὸν δὲ μηδὲν πρᾶττε μηδὲ μάνθανε a trad.

183

Δὶς ἐξαμαρτεῖν ταὐτὸν οὐκ ἀνδρὸς σοφοῦ ἃ Ὁ ς Herm pap. trad.

220

Ἔργων πονηρῶν χεῖρ᾽ ἐλευθέραν ἔχε a

579

Ὁ μηδὲν εἰδὼς οὐδὲν ἐξαμαρτάνει a pap. slav.

Εἰς ἀνάγκην 785

Ὑπὸ

τῆς ἀνάγκης πάντα δουλοῦται ταχύ

B slav. 786

Ὑπὸ τῆς ἀνάγκης πολλὰ ποιοῦμεν κακά B c Herm

slav.



110—

10

PLAN Εἰς ἀρετήν 76

Ἀνάπαυσίς ἐστι τῶν κακῶν ἀπροαξία b pap.

48

A μὴ προσήκει μήτ᾽ ἄκουε μήθ᾽ ὅρα abc Herm pap.

116

Βέλτιόν ἐστι σῶμά γ᾽ ἢ ψυχὴν νοσεῖν

15

abar.

229

Εὔτακτον εἶναι τἀλλότρια δειπνοῦντα δεῖ A slav.

234

Ἐλευθέρου γὰρ ἀνδρὸς τἀληθῆ λέγειν a b pap. slav.

215

Ἐλεύθερον φύλασσε τὸν σαυτοῦ τρόπον ἃ b trad.

402

Καλὸν φύουσι καρπὸν οἱ σεμνοὶ τρόποι ἃ Ὁ [Greg.] pap.

418

Καρπὸς δ᾽ ἀγαθός ἐστιν εὔτακτος βίος

20

abc Herm 435

Λαβὲ πρόνοιαν τοῦ προσήκοντος βίου B b Herm pap. slav. λάβε Brit Marc

480

Μακάριος ὅστις μακαρίοις ὑπηρετεῖ a trad.

582

Ὅπλον μέγιστόν ἐστιν ἡ ᾽ρετὴ βροτοῖς a trad.

711

Zavtòv φύλαττε τοῖς τρόποις ἐλεύθερον ἃ b [Greg.] trad.

744

Toprelov ἀρετῆς ἐστὶ σωφροσύνη μόνη b c trad. ταμεῖον Brit Marc



111—

25

REDAZIONI

848

Ψυχῆς ἐπιμελοῦ τῆς σεαυτοῦ καθὰ δύνῃ b slav.

Εἰς ἀχαριστίαν 12

Ἀχάριστος ὅστις εὖ παθὼν ἀμνημονεῖ ἃ Ὁ pap. trad.

42

Aei δ᾽ ὁ σωθείς ἐστιν ἀχάριστος φύσει ἃς

43

‘Au’ ἠλέηται καὶ τέθνηκεν ἡ χάρις a

ἠλέησαι Brit

243

Ἐπιλανθάνονται πάντες οἱ παθόντες εὖ

30

A b slav.

414

Καλὸν δὲ θησαύρισμα κειμένη χάρις a slav. καλῶν τὸ 0. Brit

477

Metà

τὴν δόσιν τάχιστα γηράσκει χάρις

ac

*824a

Χάριν λαβὼν εὔκαιρον ἐν καιρῷ δίδου a trad.

*825a

Χάριν yapitov, καθ᾽ ὅσον ἰσχύεις ὅμως Β slav.

828

Χάριτας δικαίας καὶ δίδου καὶ λάμβανε B slav.

827

Χάριν λαβὼν μέμνησο καὶ δοὺς ἐπιλαθοῦ a trad. ἐπιλάθου Brit Marc

Εἰς βασιλέα 55

Ἀρχῆς τετευχὼς ἴσθι ταύτης ἄξιος ἃ b pap. trad. —

112 —

35

PLAN

264

Εἰκὼν δὲ βασιλεύς ἐστιν ἔμψυχος θεοῦ

Εἰς βίον 91

Ἀμελοῦντα τοῦ ζῆν οὐκ ἔνεστ᾽ εὐσχημονεῖν

105

Bioî μὲν οὐδεὶς ὃν προαιρεῖται βίον a U slav.

120

Biog ἐστὶν dv τις τῷ Bio χαίρῃ βιῶν

40

trad.

106

Biog κέκληται δ᾽ ὡς βίᾳ πορίζεται ἃ

115

ar.

Βίος βίου δεόμενος οὐκ ἔστιν βίος ἃ b pap. ar.

145

Γῆ πάντα τίκτει καὶ πάλιν κομίζεται ἃ

ar.

πάλι Brit

273

Ζῶμεν γὰρ οὐχ ὡς θέλομεν ἀλλ᾽ ὡς δυνάμεθα A b pap. slav.

570

Οὐκ ἔστιν εὑρεῖν βίον ἄλυπον ἐν οὐδενί ἃ ς Herm slav.

741

Τυφλὸν δὲ καὶ δύστηνον ἀνθρώποις βίος a

757

Τὸ ζῆν ἀλύπως ἀνδρός ἐστιν εὐτυχοῦς Ξ 266 (εἰς λύπην) Ke

871

Ὡς ἡδὺς ὁ βίος, ἄν τις αὐτὸν μὴ μάθῃ [Greg.] trad. μάθοι BritP° : μάθῃ Brit?



113 —

45

REDAZIONI Εἰς βοήθειαν 31

Ἀνὴρ γὰρ ἄνδρα καὶ πόλις σῴζει πόλιν

50

ac Vatar.

832

Xeip χεῖρα νίπτει, καὶ δάκτυλος δάκτυλον B car.

Εἰς βουλήν

61

Ἀνὴρ ἄβουλος εἰς κενὸν μοχθεῖ τρέχων a U Ven

17

Ἀβουλίᾳ γὰρ πολλὰ βλάπτονται βροτοί a b pap. trad.

67

Ἀνὴρ ἄβουλος ἡδοναῖς θηρεύεται b

109

Βουλῆς γὰρ ὀρθῆς οὐδὲν ἀσφαλέστερον

55

ἃ ς Hermar.

111

Βουλὴν δὲ παντὸς πράγματος rporduBave a c Herm slav.

222

Ἐν νυκτὶ βουλὴ τοῖς σοφοῖσι γίγνεται a trad.

356

Ἱερὸν ἀληθῶς ἐστιν ἡ συμβουλία a Ὁ trad.

704

Σύμβουλος ἐσθλός, μὴ κακὸς γίνου φίλοις ἃ Vat

705

Σοφοῦ παρ᾽ ἀνδρὸς προσδέχου συμβουλίαν ἃ b c [Greg.] Herm pap. slav.

*707a

Σοφὴ σοφῶν γὰρ γίγνεται συμβουλία a slav.

*724a

Σύμβουλος ἴσθι τῶν ἀγαθῶν, μὴ τῶν κακῶν trad.

— 114—

60

PLAN Εἰς γάμον 72

Ἄλυπον ἕξεις τὸν βίον χωρὶς γάμου b

147

Γαμεῖν ὁ μέλλων εἰς μετάνοιαν ἔρχεται A Kc Herm pap. trad.

159

Γάμος γὰρ ἀνθρώποισιν εὐκταῖον κακόν a c Herm

160

65

slav.

Γαμεῖν δὲ μέλλων βλέψον εἰς τοὺς γείτονας a trad.

196

Δαίμων σεαυτῷ πλουσίαν γήμας ἔσῃ a

282

Ζευχθεὶς γάμοισιν οὐκ ἐλεύθερος γ᾽ ἔσῃ ac

296

Hermar.

7H00g προκρίνειν χρημάτων γαμοῦντα δεῖ a Ὁ slav.

529

Νόμιζε γήμας δοῦλος εἶναι τῷ βίῳ ἃ Herm

591

70

ar.

Ὁ un γαμῶν ἄνθρωπος οὐκ ἔχει κακά a Par trad.

700

Ῥᾷον βίον ζῆς, dv γυναῖκα μὴ τρέφῃς

861

Ὡς τρισκακοδαίμων

ὅστις ὧν πένης γαμεῖ

Κ

Εἰς γέλωτα *144a

Γέλως ἄκαιρος ἐν βροτοῖς δεινὸν κακόν ἃ c Herm slav.

165

Γελᾷ δ᾽ ὁ μῶρος κἄν τι μὴ γελοῖον È abc Hermar. μωρός Brit Marc



115 —

75

REDAZIONI

Εἰς γῆρας 39

Ἅπαντ᾽ ἀφανίζει γῆρας ἰσχὺν σώματος Β b pap. ar.

156

Γήρως δὲ φαύλου τίς γένοιτ᾽ ἀνατροπή; ac Herm

158

Γνῶμαι δ᾽ ἀμείνους εἰσὶ τῶν γεραιτέρων a pap.

164

Γνῶμαι γερόντων ἀσφαλέστεραι νέων ἃ Ὁ ς Hermar.

227

Ἐφόδιον εἰς τὸ γῆρας αἰεὶ κατατίθου

80

A trad.

293

Ἥξει τὸ γῆρας πᾶσαν αἰτίαν φέρον a Ven ar.

396

Καλὸν τὸ γηρᾶν καὶ τὸ μὴ γηρᾶν πάλιν 8

572

Ὁμιλίας δὲ τὰς γεραιτέρας φίλει

ἃ b pap. 593

Ὀχληρὸς ἀνήρ ἐστιν ἐν νέοις γέρων a trad.

661

Πολιὰ χρόνου μήνυσις, οὐ φρονήσεως ΒΡ

802

Φοβοῦ τὸ γῆρας οὐ γὰρ ἔρχεται μόνον ΒΚ

830

Χαλεπὸν τὸ γῆράς ἐστιν ἀνθρώποις βάρος Β

Εἰς γονεῖς 113

Βούλου γονεῖς πρὸ παντὸς ἐν τιμαῖς ἔχειν ἃ ς Herm slav.



116 —

85

PLAN 162

Foveîg δὲ τίμα καὶ φίλους evepyéter ac Vat Herm

*213a

Ἔλπιζε τιμῶν τοὺς γονεῖς πράξειν καλῶς

90

a

331

Θεοὶ μέγιστοι τοῖς φρονοῦσιν οἱ γονεῖς ἃ c Herm trad.

365

Ἱκανῶς βιώσεις γηροβοσκῶν τοὺς γονεῖς ἃ b pap.

526

Νόμιζε σαυτῷ τοὺς γονεῖς εἶναι θεούς a

635

Πρὸς υἱὸν ὀργὴν οὐκ ἔχει χρηστὸς πατήρ ab

647

Πατὴρ ὁ θρέψας οὐχ ὁ γεννήσας πατήρ ἃ b c pap. trad.

95

Εἰς γυναῖκα 117

Βίου σπάνις πέφυκεν ἀνδράσιν γυνή a

car.

ἀνδράσι Brit

139

Γυναικὶ πάσῃ κόσμον ἡ σιγὴ φέρει ἃ bc Herm pap. trad.

140

Γυναικὸς ἐσθλῆς ἐστι σῴζειν οἰκίαν ἃ b Ven pap. trad.

148

Γυναικὶ κόσμος ὁ τρόπος κοὐ χρυσία a b [Greg.] slav.

149

Γυνὴ δικαία Tod βίου σωτηρία a pap. trad.

150

Γυναικὸς ἐσθλῆς ἐπιτυχεῖν οὐ ῥᾷδιον ἃ ς Herm trad.

-- 117



100

REDAZIONI

151

Γυναῖκα θάπτειν κρεῖσσόν ἐστιν ἢ γαμεῖν a c Par trad. ἐστι Brit

153

Γυνὴ τὸ σύνολόν ἐστι δαπανηρὸν φύσει ἃ

142

ἐστιν ἢ γαμεῖν] ἢ ζῆν ἀθλίως Mare

αἵ.

Γυναικὶ μὴ πίστευε τὸν σαυτοῦ

βίον

a b Par pap. 143

Γυνὴ γὰρ οὐδὲν οἷδε πλὴν ὃ βούλεται

105

ἃ b pap. ar. 155

Γυνὴ δὲ χρηστὴ πηδάλιόν ἐστ᾽ οἰκίας a trad.

157

Γυναικὶ δ᾽ ἄρχειν οὐ δίδωσιν ἡ φύσις a trad.

141

Γυνὴ γὰρ οἴκῳ πῆμα καὶ σωτηρία ἃ bar.

166

Γυνὴ γυναικὸς πώποτ᾽ οὐδὲν διαφέρει ac

233

Ἐν γὰρ γυναιξὶ πίστιν οὐκ ἔνεστ᾽ ἰδεῖν

110

a Par trad. 218

Ἐκ τῶν γυναικῶν ὄλλυται κόσμος μέγας a b Par

278

Ζῆλος γυναικὸς πάντα πυρπολεῖ δόμον ἃ c Herm trad.

271

Ζήτει γυναῖκα σύμμαχον τῶν πραγμάτων a Par trad.

283

Ζῆν οὐκ ἔδει γυναῖκα κατὰ πολλοὺς τρόπους ἃ Ὁ ς Parar.

325

Oncavpög ἐστι τῶν κακῶν κακὴ γυνή ἃ b Par —

118 —

115

PLAN 342

Θηρῶν ἁπάντων ἀγριωτέρα γυνή abc

323

Par [Greg.] Herm ar.

Θάλασσα καὶ πῦρ καὶ γυνὴ κακὰ τρία abc Par Ven [Greg.] Herm pap. ar.

363

Ἱστοὶ γυναικῶν ἔργα κοὐκ ἐκκλησίαι a slav.

364

Ἰὸς πέφυκεν ἀσπίδος κακὴ γυνή ἃ c Par Herm trad.

374

Ἴσον λεαίνης καὶ γυναικὸς ὠμότης

120

abc Par Herm pap. 393

Καλὸν γυναικὸς εἰσορᾶν καλοὺς τρόπους ΒΡ

398

Καλὸν φυτὸν πέφυκεν ἐν βίῳ γυνή Ca b

450

Λύπη παροῦσα πάντοτ᾽ ἐστὶν ἡ γυνή ἃ Ὁ Par trad.

453

Λέοντι συζῆν ἢ γυναικὶ συμβιοῦν ἃ Ὁ [Greg.] Herm

459

Meotòv

κακῶν πέφυκε φορτίον γυνή

ἃ b c Par Herm

517

ar.

slav.

Νύμφη è’ ἄπροικος οὐκ ἔχει παρρησίαν a bc Herm pap.

609

Οὐδὲν γυναικὸς χεῖρον οὐδὲ τῆς καλῆς a Par Herm

642

Πολλοὶ γυναικῶν δυστυχοῦσιν εἵνεκα ἃ K Par pap. trad.

702

Ῥύπος γυνὴ πέφυκεν ἠργυρωμένη a c [Greg.] Herm pap. ar. —

119 —

125

REDAZIONI 760

Τερπνὸν κακὸν πέφυκεν ἀνθρώποις γυνή

130

ab

787

Ὑπερήφανον πρᾶγμ᾽ ἐστὶν ὡραία γυνή Β Kar.

796

Ὑπὲρ γυναικὸς καὶ φίλου πονητέον ΔΙ.

823

Χειμὼν κατ᾽ οἴκους ἐστὶν ἀνδράσιν γυνή a Par ἀνδράσι Brit

860

Ὡς ἔστ᾽ ἄπιστος ἡ γυναικεία φύσις Ρ Εἰς δῆμον

372

Ἰσχυρὸν ὄχλος ἐστίν, οὐκ ἔχει δὲ νοῦν ἃ

135

car.

Εἰς δίκαιον 28

Ἀνδρὸς δικαίου καρπὸς οὐκ ἀπόλλυται abc Herm pap.

37-38

Ἀνὴρ δίκαιός ἐστιν οὐχ ὁ μὴ ἀδικῶν, ἀλλ᾽ ὅστις ἀδικεῖν δυνάμενος οὐ βούλεται a trad.

101

Βάδιζε τὴν εὐθεῖαν ἢν δίκαιος ἧς a

108

ar.

Biov δικαίου γίγνεται τέλος καλόν a pap. ar.

179

Δίκαιος ἴσθ᾽ ἵνα καὶ δικαίων δὴ τύχῃς a Vat trad.

174

Δίκαιος εἶναι μᾶλλον ἢ χρηστὸς θέλε abc Herm slav. —

120 —

140

PLAN 188

Δίκαια δράσας συμμάχου τεύξῃ θεοῦ a trad.

391

Κρίνειν δίκαιον un τὸ συμφέρον θέλε ab

648

Πρὸς εὖ λέγοντας οὐδὲν ἀντειπεῖν ἔχω

145

ἃ Herm slav. 731

Τρόπος δίκαιος κτῆμα τιμιώτατον Β Ὁ slav.

Εἰς δόξαν *270a

406

Ζήτει σεαυτῷ δόξαν ἐγκαταλιπεῖν Καλῶς ἀκούειν μᾶλλον ἢ πλουτεῖν θέλε a c Ven Herm trad.

408

Κενῆς δὲ δόξης οὐδὲν ἀθλιώτερον a trad.

Εἰς δούλους 197

Δούλου δὲ χεῖρον οὐδὲν οὐδὲ τοῦ καλοῦ a

241

car.

Εἷς ἐστι δοῦλος οἰκίας ὁ δεσπότης a trad.

449

Λυπεῖ ue δοῦλος δεσπότου μεῖζον φρονῶν ἃ Ὁ slav.

858

Ὡς ἡδὺ δούλῳ δεσπότου χρηστοῦ τυχεῖν R Ὁ slav.

Εἰς δυστυχίαν 185

Δρυὸς πεσούσης πᾶς ἀνὴρ ξυλεύεται ἃ Ὁ trad. —

121 —

150

REDAZIONI

187

Δεῖ τοὺς μὲν εἶναι δυστυχεῖς τοὺς δ᾽ εὐτυχεῖς

155

a slav.

216

Ἐπ᾿ ἀνδρὶ δυστυχοῦντι μὴ πλάσῃς κακόν ἃ b pap. slav.

250

Ἐξ ἡδονῆς γὰρ φύεται τὸ δυστυχεῖν B car.

470

Mn

’uBaive δυστυχοῦντι᾽

κοινὴ γὰρ τύχη

B b Herm slav.

469

Μηδέποτε σανυτὸν δυστυχῶν ἀπελπίσῃς ab

514

Νόμιζε κοινὰ πάντα δυστυχήματα

160

ἃ Ὁ slav.

602

Οἴμοι, τὸ γὰρ ἄφνω δυστυχεῖν μανίαν ποιεῖ Β

725

Τῶν δυστυχούντων εὐτυχὴς οὐδεὶς φίλος ἃ b c Vat Herm trad.

Εἰς ἐγκράτειαν 137

Γαστρὸς δὲ πειρῶ πᾶσαν ἡνίαν κρατεῖν a slav.

311

Ἡ κοιλία καὶ πολλὰ χωρεῖ κὠλίγα B pap. trad.

Εἰς ἐλπίδας 30

Ἀνὴρ ἀτυχῶν δὲ σῴζεται ταῖς ἐλπίσιν B pap. ar.

51

Ai δ᾽ ἐλπίδες βόσκουσι τοὺς κενοὺς βροτῶν ἃ

254

ar.

Ἔλπιζε πάντα μέχρι γήρως θνητὸς ὦν b —

122 —

165

PLAN

Εἰς ἔπαινον 778

Ὑπὲρ σεαυτοῦ μὴ φράσῃς ἐγκώμια Β b pap. trad.

807

Φίλων ἔπαινον μᾶλλον ἢ σαυτοῦ λέγε a Ὁ pap. trad.

Εἰς εὐγενῆ 32

Ἀνὴρ ἄριστος οὐκ ἂν εἴη δυσγενής

170

a car.

Fic εὐτυχίαν 178

Δίκαιον εὖ πράττοντα μεμνῆσθαι a

388

θεοῦ

ar.

Kar’ ἰδίαν φρόνησιν οὐδεὶς εὐτυχεῖ B c Herm slav.

420

Κοινὸν δὲ καλόν ἐστι χρηστὸς εὐτυχῶν Β

596

Οὐκ ἔστιν ὅστις πάντ᾽ ἀνὴρ εὐδαιμονεῖ B pap.

628

Πολλοὶ μὲν εὐτυχοῦσιν, οὐ φρονοῦσι δέ abc Herm trad.

726

Τὸν εὐτυχοῦντα καὶ φρονεῖν νομίζομεν B b c Herm trad.

735

Τῷ γὰρ καλῶς πράσσοντι πᾶσα γῆ πατρίς a trad.

748

Τῶν εὐτυχούντων πάντες εἰσὶ συγγενεῖς B Herm slav.

754

Τῶν εὐτυχούντων πάντες ἄνθρωποι φίλοι ac



123—

175

REDAZIONI

862

ὩὭὩς εὐκόλως πίπτουσιν αἱ λαμπραὶ τύχαι

180

8

Εἰς εὐσέβειαν 336

Θνητὸς πεφυκὼς μὴ φρονῇς ὑπέρθεα Ξ 278 (εἰς μετριότητα)

a slav.

321

Θεὸν σέβου καὶ πάντα πράξεις ἐνθέως ἃ b trad.

781

Ὑπὲρ εὐσεβείας καὶ λάλει καὶ pdvoave B bc

[Greg.] Herm pap. slav.

Εἰς εὐχήν 217

Εὐχῆς δικαίας οὐκ ἀνήκοος θεός abar.

Εἰς ἐρῶντα 146

Γέρων ἐραστὴς ἐσχάτη κακὴ τύχη ἃ c Herm pap. trad.

Εἰς ἔχθραν Ἀθάνατον ἔχθραν μὴ φύλαττε θνητὸς ὦν ἃ Ὁ [Greg.] pap. trad.

Ἐχθροὺς ἀμύνου μὴ ᾽πὶ τῇ σῇ βλάβῃ A trad.

post σῇ δὲ add. Brit? 237

Ἐχθροῖς ἀπιστῶν οὔποτ᾽ ἂν πάθοις βλάβην ac Herm trad.

— 124—

185

PLAN

451

Λόγον παρ᾽ ἐχθροῦ μήποθ᾽ ἡγήσῃ φίλον a Herm ar.

Εἰς ζωήν 277

Zîv βουλόμενος μὴ πρᾶττε θανάτου ἄξια ἃ b pap. trad.

280

Ζῆν αἰσχρὸν οἷς ζῆν ἐφθόνησεν ἡ τύχη

190

Β

*329a 855

Πάντες καλῶς ζῆν θέλομεν ἀλλ᾽ οὐ δυνάμεθα Ὡς ἡδὺ τὸ ζῆν μὴ φθονούσης τῆς τύχης ἃ Ὁ ς Herm ar.

Εἰς ἡδονήν

302



γὰρ παράκαιρος ἡδονὴ τίκτει βλάβην

ἃ ς trad.

806

Φεῦγ᾽ ἡδονὴν φέρουσαν ὕστερον βλάβην

195

ἃ Ὁ ς [Greg.] Herm pap. slav.

863

Ὡς πολλὰ διὰ τὰς ἡδονὰς λυπούμεθα K ar.

Εἰς θάνατον 110

Βροτοῖς ἅπασι κατθανεῖν ὀφείλεται a pap. trad.

276

Ζωῆς πονηρᾶς θάνατος αἱρετώτερος ἃ c [Greg.] Herm pap. trad.

286



ζῆν ἀλύπως ἢ θανεῖν εὐδαιμόνως

ab 346

θνητὸς πεφυκὼς μὴ γέλα τεθνηκότα Β ar.



125—

200

REDAZIONI 410

Καλὸν τὸ θνήσκειν οἷς ὕβριν τὸ ζῆν φέρει a bc Herm trad.

415

Κρεῖσσον τὸ μὴ ζῆν ἐστιν ἢ ζῆν ἀθλίως ac Herm ar.

583

Ὃν γὰρ θεὸς φιλεῖ ἀποθνήσκει νέος A pap. slav.

601

Οὐπώποτ᾽ ἐζήλωσα πολυτελῆ νεκρόν = 390 (εἰς πονηροὺς) B Herm

742

Τὸ γὰρ θανεῖν οὐκ αἰσχρόν, ἀλλ᾽ αἰσχρῶς θανεῖν B c Herm

205

slav.

Εἰς θεόν 330

Θεὸς συνεργῶν πάντα ποιεῖ ῥᾳδίως ἃ ς trad.

349

Θεοῦ θέλοντος κἂν ἐπὶ ῥιπὸς πλέοις B ar. ἐπίρριπτος Marc : érippiroc Brit

588

Ὁ νοῦς γὰρ ἡμῖν ἐστιν ἐν ἑκάστῳ θεός a pap. slav.

688

Πάντῃ γάρ ἐστι πάντα τε βλέπει θεός trad. πάντα te] καὶ πάντα corr. Marc in scribendo

761

Τὸ γὰρ τρέφον με τοῦτ᾽ ἐγὼ κρίνω θεόν b Εἰς ἰατρούς

*379a

Ἰητρὸς ἀδόλεσχος νοσοῦντι πάλιν νόσος ἃ Vatar.



126—

210

PLAN

659

Πολλῶν ἰατρῶν εἴσοδός μ᾽ ἀπώλεσεν Β

Εἰς καιρόν Ἅπαντα

καϊιρῷ χάριν ἔχει τρυγώμενα

A b pap. ar. Καλὸν τὸ καιροῦ παντὸς εἰδέναι μέτρον ἃ Ὁ c Vat Herm trad. 382

Καιρὸς γάρ ἐστι τῶν νόμων κρείττων πολύ

215

ΒΚ

387

Καιροὶ δὲ καταλύουσι τὰς τυραννίδας ΒΚ

394

Καιροῦ τυχὼν γὰρ πτωχὸς ἰσχύει μέγα a U ς Herm slav.

630

Πολλῶν ὁ καιρὸς γίγνεται παραίτιος a b [Greg.] slav.

646

Πολλοὺς ὁ καιρὸς ἄνδρας οὐκ ὄντας ποιεῖ ab

734

slav.

Τάχισθ᾽ ὁ καιρὸς μεταφέρει τὰ πράγματα Β slav.

773

Τὸν καιρὸν εὔχου πάντοθ᾽ ἵλεων ἔχειν

872

Ὡς μέγα τὸ μικρόν ἐστιν ἐν καιρῷ δοθέν [Greg.] pap. slav.

873

Ὥρα tà πάντα τοῦ βίου κρίνει καλῶς

Εἰς κάλλος 458

Μὴ xpiv’ ὁρῶν τὸ κάλλος, ἀλλὰ τὸν τρόπον a b [Greg.] trad. —

127 —

220

REDAZIONI

857

Ὡς ἡδὺ κάλλος, ὅταν ἔχῃ νοῦν σώφρονα

225

b pap. trad.

Εἰς κέρδος 103

Βίον πορίζου πάντοθεν πλὴν ἐκ κακῶν a

104

Βουλόμεθα πλουτεῖν πάντες ἀλλ᾽ οὐ δυνάμεθα a pap. trad.

98

Βέλτιστε, μὴ τὸ κέρδος ἐν πᾶσι σκόπει a bc Herm

281

Ζήτει συνάγειν ἐκ δικαίων τὸν βίον a Vat

288

*H@og πονηρὸν φεῦγε καὶ κέρδος κακόν ἃ bc Herm pap. trad.

230

κακῶν Brit

*405a

Κέρδος πονηρὸν μὴ λαβεῖν βούλου ποτέ Β

422

Κέρδος πονηρὸν ζημίαν ἀεὶ φέρει ἃ Ὁ ς Herm pap. trad.

728

Τὰ μικρὰ κέρδη μείζονας βλάβας φέρει ab

729

Τὸ κέρδος ἡγοῦ κέρδος div δίκαιον ἦ a c [Greg.] Herm slav.

755

Τὰ δ᾽ αἰσχρὰ κέρδη συμφορὰς ἐργάζεται B [Greg.]

Εἰς κρίσιν καὶ εἰς τὴν θεῖαν δίκην

404

Κατηγορεῖν οὐκ ἔστι καὶ κρίνειν ὁμοῦ ἃ c Herm slav.

19

Ἀνεξέταστον μὴ κόλαζε μηδένα ac

Herm

ar.



128—

235

PLAN 16

"Ayer τὸ θεῖον τοὺς κακοὺς πρὸς τὴν δίκην abc Ven Herm pap. trad.

225

Ἔστιν Δίκης ὀφθαλμὸς ὃς τὰ πάνθ᾽ ὁρᾷ b c [Greg.] ar. ἔστι Brit

345

Θεοῦ δὲ πληγὴν οὐχ ὑπερπηδᾷ

βροτός

240

a pap.

432

Anceıv διὰ τέλους μὴ δόκει πονηρὸς ὦν Β Herm slav.

605

Ὀξὺς θεοῦ δ᾽ ὀφθαλμὸς εἰς τὸ πάνθ᾽ ὁρᾶν Β ar.

Εἰς κρύφια 20

Ἀφεὶς τὰ φανερὰ μὴ δίωκε τἀφανῆ a trad.

316

Ἢ un ποίει τὸ κρυπτὸν ἢ μόνος ποίει Bbc

780

Ὑπόνοια δεινόν ἐστιν ἀνθρώποις κακόν Β

Εἰς λιμόν

446

Λιμὸς μέγιστον ἄλγος ἀνθρώποις ἔφυ ἃ ς Herm slav.

447

Λιμῷ γὰρ οὐδέν ἐστιν ἀντειπεῖν ἔπος ἃ c Herm slav.

Εἰς λόγον 361

Ἰσχυρότερον δέ γ᾽ οὐδέν ἐστι τοῦ λόγου ἃ ς Herm slav.



129—

245

REDAZIONI 439

Λόγος γάρ ἐστι φάρμακον λύπης μόνος a slav.

437

Λόγῳ μ᾽ ἔπεισας φαρμάκῳ σοφωτάτῳ

250

abc

434

Λόγοις ἀμείβου τὸν λόγοις πείθοντά σε ἃ b pap. slav.

445

Λύπην γὰρ εὔνους οἶδεν ἰᾶσθαι λόγος ἃ c Herm slav.

*438a

Λόγῳ διοικεῖται βροτῶν βίος μόνῳ Β

476

Μέγιστόν ἐστιν ὀργῆς φάρμακον λόγος a c Herm trad.

587

Ὁ λόγος ἰατρός ἐστι τοῦ κατὰ ψυχὴν πάθους

255

B b pap. 690

Ῥῆμα παρὰ

καιρὸν ῥηθὲν ἀνατρέπει

βίον

B b c Herm pap. trad. 692

Ῥίψας λόγον τις οὐκ ἀναιρεῖται πάλιν a b trad.

840

Ψυχῆς νοσούσης ἐστὶ φάρμακον λόγος ἃ Ὁ [Greg.] pap. slav.

Εἰς λύπην

Ἀεὶ τὸ λυποῦν ἐκδίωκε τοῦ βίου a pap. trad. 54

Ap’ ἐστὶ συγγενές τι λύπη καὶ βίος; a pap. slav.

97

Βιοῦν ἀλύπως θνητὸν ὀντ᾽ οὐ ῥάδιον a b Ven slav.



130 —

260

PLAN

440

Λῦπαι γὰρ ἀνθρώποισι τίκτουσιν νόσους a c Vat Ven Herm trad. τίκτουσι Brit

*444b

Πλοίου λιμὴν μέν, ἀλυπία δ᾽ ὅρμος βίου

563

Οὐκ ἔστι λύπης χεῖρον ἀνθρώπῳ κακόν ἃ b pap.

749

Τὸ ζῆν ἀλύπως ἐστὶν ἥδιστος βίος

265

a trad. 757

Τὸ ζῆν ἀλύπως ἀνδρός ἐστιν εὐτυχοῦς Ξ 48 (εἰς βίον)

Εἰς μέθην 417

Καλὸν τὸ νήφειν ἢ τὸ πολλὰ κραιπαλᾶν ab

571

Ὁ πολὺς ἄκρατος μικρ᾽ ἀναγκάζει φρονεῖν a Ὁ slav.

Εἰς τὸ μέλλον 343

Θνητὸς πεφυκὼς τοὐπίσω πειρῶ βλέπειν ab

479

Μένει è’ ἑκάστῳ τοῦθ᾽ ὅπερ μέλλει παθεῖν a slav.

481

Mn μοι γένοιθ᾽ ἃ βούλομ᾽ ἀλλ᾽ ἃ συμφέρει Β ς trad.

608

Οὐδεὶς τὸ μέλλον ἀσφαλῶς βουλεύεται B Herm

Εἰς μετάνοιαν 315

‘H δὲ μετάνοια γίγνετ᾽ ἀνθρώποις κρίσις ΒΚ



131—

270

REDAZIONI Εἰς μετριότητα 18

Ἄνθρωπον

ὄντα σαυτὸν ἀναμίμνησκ᾽

ἀεί

a pap. ar.

102

Βούλου δ᾽ ἀρέσκειν πᾶσι μὴ σαυτῷ μόνον

275

a Vat Herm trad. 246

Ei θνητὸς εἶ, βέλτιστε, θνητὰ καὶ φρόνει a [Greg,] ar.

265

Ἐν δ᾽ εὐπροσηγόροισίν ἐστί τις χάρις

336

Θνητὸς πεφυκὼς μὴ φρονῇς ὑπέρθεα Ξ 181 (εἰς εὐσέβειαν)

358

Ἴσος μὲν ἴσθι πᾶσι κἂν προύχῃς βίῳ ἃ Ὁ ς [Greg.] Herm pap. slav.

717

Σωτηρίας σημεῖον ἥμερος τρόπος

280

abc Herm *762a

Τὸ γνῶθι σαυτὸν πανταχοῦ ᾽στι χρήσιμον R trad.

Εἰς μητρυιάν 189

Δεινότερον οὐδὲν ἄλλο μητρυιᾶς κακόν ς slav.

Εἰς νεότητα 92

Ἀκμὴ τὸ σύνολον οὐδὲν ἄνθους διαφέρει

485

Μέμνησο νέος ὧν ὡς γέρων ἔσῃ ποτέ 8

519

Νέος πεφυκὼς πολλὰ χρηστὰ μάνθανε abc

Herm

slav.



132—

285



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REDAZIONI

545

Ξένῳ μάλιστα συμφέρει τὸ σωφρονεῖν a b Herm trad.

552

Ξένος ὧν ἀπράγμων ἴσθι καὶ πράξεις καλῶς a c Herm trad.

Ξένον προτιμᾶν μᾶλλον ἀνθρώποις ἔθος ἃ

556

ar.

Ξένον δὲ σιγᾶν κρεῖττον ἢ κεκραγέναι vo

555

Herm ar.

Ξένος πεφυκὼς τοὺς ξενοδοχοῦντας σέβου aa

*554a

300

m

553

Ξένους E£vile, καὶ σὺ γὰρ ξένος γ᾽ ἔσῃ A c Herm

644

Πλάνη βίον τίθησι σωφρονέστερον a slav.

Εἰς ὅρκον 26

Ἀνδρῶν δὲ φαύλων ὅρκον εἰς ὕδωρ γράφε

305

ἃ c Ven Herm pap. trad. 347

Θεὸν ἐπιορκῶν un δόκει λεληθέναι ab

592

“Opiov δὲ φεῦγε, κἂν δικαίως ὀμνύῃς ἃ c Herm pap. ar.

Εἰς ὀργήν 22

Ἄνθρωπος ὧν γίνωσκε τῆς ὀργῆς κρατεῖν a pap. trad.

*99a

112

Γίνου δ᾽ ἐς ὀργὴν un ταχὺς ἀλλὰ βραδύς Βλάπτει τὸν ἄνδρα θυμὸς εἰς ὀργὴν πεσών a Ὁ pap. slav.

— 134—

310

PLAN 269

Ζήσεις βίον κράτιστον, dv θυμοῦ κρατῇς ἃ Ὁ c [Greg.] Herm pap. trad.

348

Θυμοῦ κρατῆσαι κἀπιθυμίας καλόν ἃ Ὁ [Greg.] pap.

528

Νίκησον ὀργὴν τῷ λογίζεσθαι καλῶς ἃ Herm

578

ar.

Opyn δὲ πολλὰ δρᾶν ἀναγκάζει κακά a Herm slav.

564

Οὐδεὶς μετ᾽’ ὀργῆς ἀσφαλῶς βουλεύεται abc

600

315

[Greg.] Herm trad.

Ὀργὴ φιλούντων μικρὸν ἰσχύει χρόνον a Herm trad.

604

Ὀργὴν ἑταίρου καὶ φίλου πειρῶ φέρειν a U c Herm

812

Φεύγειν dei δεῖ δεσπότας θυμουμένους abc Herm

Εἰς παῖδας 70

Αὐθαίρετος λύπη ᾽στὶν ἡ τέκνων σπορά

b 468

Μακάριόν ἐστιν υἱὸν εὔτακτον τρέφειν a trad.

489

Μακάριος ὅστις εὐτύχησεν εἰς τέκνα B pap.

720

Στῦλος γὰρ οἴκου παῖδές εἰσιν ἄρρενες B ar.

809

Φιλίας μέγιστος δεσμὸς αἱ τέκνων γοναί B pap. trad.



135—

320

REDAZIONI Εἰς παιδείαν Ἀναφαίρετον κτῆμ᾽ ἐστὶ παιδεία βροτοῖς a trad.

Ἅπαντας ἡ παίδευσις ἡμέρους ποιεῖ

325

ἃ ar.

124

Βραβεῖον ἀρετῆς ἐστιν εὐπαιδευσία b

121

Βλέπων πεπαίδευμ᾽ εἰς τὰ τῶν ἄλλων κακά slav.

152

Γράμματα μαθεῖν δεῖ καὶ μαθόντα νοῦν ἔχειν abc pap. slav.

180

Διπλοῦν ὁρῶσιν οἱ μαθόντες γράμματα a slav.

122

Βακτηρία γάρ ἐστι παιδεία βίου

384

Κάλλιστόν ἐστι κτῆμα παιδεία βροτοῖς

330

ἃ U trad. 401

Küv τοῖς ἀγροίκοις ἐστὶ παιδείας λόγος BUc

416

Καλὸν

pap. slav. δὲ καὶ γέροντι μανθάνειν σφόδρα

8

436

Λιμὴν πέφυκε πᾶσι παιδεία βροτοῖς ἃ b [Greg.]

568

Ὁ γράμματ᾽ εἰδὼς καὶ περισσὸν νοῦν ἔχει a b pap. ar.

569

Ὁ σοφὸς ἐν αὑτῷ περιφέρει τὴν οὐσίαν ἃ b pap. slav.

573

Ὁ μὴ δαρεὶς ἄνθρωπος οὐ παιδεύεται a slav. —

136—

335

PLAN 586

Ὁ γραμμάτων ἄπειρος od βλέπει βλέπων ab

565

Οὐκ ἔστι σοφίας κτῆμα τιμιώτερον ab

*383a

Σοφοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ σοφός

340

Β bc [Greg.] Herm 706

Σοφία γάρ ἐστι καὶ μαθεῖν ὃ μὴ νοεῖς B slav.

713

Σοφῷ rap’ ἀνδρὶ πρῶτον εὑρέθη λόγος a Ὁ c Herm trad.

712

Σοφὸς γὰρ οὐδεὶς ὃς τὰ πάντα προσκόπτει B c Herm trad.

715

Σοφία δὲ πλούτου κτῆμα τιμιώτερον b Herm

718

Zodod rap’ ἀνδρὸς χρὴ σοφόν τι μανθάνειν

345

aUar.

719

Σοφοὶ δὲ συγκρύπτουσιν οἰκείας βλάβας a

865

Ὡς οὐδὲν ἡ μάθησις, ἢν μὴ νοῦς παρῇ ab

Εἰς παραίνεσιν 57-58

Ἅπαντές ἐσμεν εἰς τὸ νουθετεῖν σοφοί, αὐτοὶ δ᾽ ἁμαρτάνοντες οὐ γινώσκομεν ab

Εἰς πενίαν *313a

Πενία δ᾽ ἀγνώμονάς γε τοὺς πολλοὺς ποιεῖ -- 137—

350

REDAZIONI 421

Καλῶς πένεσθαι μᾶλλον ἢ πλουτεῖν κακῶς a Ὁ [Greg.]

442

Λεπτῶς γέ τοι ζῆν κρεῖσσον ἢ λαμπρῶς κακῶς Β trad.

475

Μισῶ πένητα πλουσίῳ δωρούμενον ἃ b pap. slav.

633

Πενίαν φέρειν οὐ παντός, ἀλλ᾽ ἀνδρὸς σοφοῦ B b Herm

640

Πένητας ἀργοὺς οὐ τρέφει ῥᾳθυμία

355

a c Herm slav.

645

Πενία δ᾽ ἄτιμον καὶ τὸν εὐγενῆ ποιεῖ ΒΡ

656

Πενίαν φέρειν καὶ γῆράς ἐστι δύσκολον B c Hermar.

*660a

Οὐδὲν πενίας βαρύτερόν ἐστι φορτίον

752

Τῶν γὰρ πενήτων εἰσὶν οἱ λόγοι κενοί ἃ Herm trad.

Εἰς πίστιν 460

Μὴ πάντα πειρῶ πᾶσι πιστεύειν ἀεί abc Herm slav.

Εἰς πλεονεξίαν 366

Ἰσότητα δ᾽ αἱροῦ, πλεονεξίαν φύγε Β

386

Κακὸν μέγιστον ἐν βροτοῖς ἀπληστία abc Ven trad.



138 —

360

PLAN

Εἰς πλοῦτον 182

Δύναται τὸ πλουτεῖν καὶ φιλανθρώπους ποιεῖν ἃ Ὁ slav.

181

Δύναμις πέφυκε τοῖς βροτοῖς τὰ χρήματα b pap. slav.

238

Ἐὰν δ᾽ ἔχωμεν χρήμαθ᾽, ἕξομεν φίλους

365

A trad.

290

Ἥδιστόν ἐστι τῶν ὑπαρχόντων κρατεῖν a trad.

478

Méuvnoo πλουτῶν τοὺς πένητας ὠφελεῖν a [Greg.] Herm pap. trad.

487

Μὴ σπεῦδε πλουτεῖν, μὴ ταχὺς πένης γένῃ a c αἱ Herm

632

Πλούτῳ πεποιθὼς ἄδικα μὴ πειρῶ ποιεῖν Β K trad.

698

Ῥάθυμος ὧν σὺ πλούσιος, πένης ἔσῃ

370

ἃ Ὁ Herm pap. slav.

826

Xpuoòc δ᾽ ἀνοίγει πάντα κάἀΐδου πύλας ἃ Ὁ pap.

Εἰς πολυπραγμοσύνην 653

Πολυπραγμονεῖν ἀλλότρια μὴ βούλου κακά ἃ Ὁ [Greg.]

658

Πολλοὶ σχολὴν ἄγουσιν εἰς τὰ χείρονα a

737

Τὸ πολλὰ πράττειν ἐστὶ πανταχοῦ σαπρόν Β trad.

750

Τὸ πολλὰ πράττειν καὶ λύπας πολλὰς ἔχει B ar.



139—

375

REDAZIONI Εἰς πονηρούς 21

Ἀνὴρ πονηρὸς δυστυχεῖ κἂν εὐτυχῇ a bc Herm pap. trad.

25

Avöpög πονηροῦ φεῦγε συνοδίαν dei a pap. trad.

36

Ἀσυλλόγιστόν ἐστιν ἡ πονηρία a c Herm pap. slav.

*60a

Ἀνουθέτητόν ἐστιν ἡ πονηρία υ

33

Ἀνδρὸς πονηροῦ σπλάγχνον οὐ μαλάσσεται

380

ac Hermar.

177

Δύσμορφος εἴην μᾶλλον ἢ καλὸς κακός a slav.

*195a

230

Τὸν δόλιον ἄνδρα φεῦγε παρ᾽ ὅλον τὸν βίον Ἑαυτὸν οὐδεὶς ὁμολογεῖ κακοῦργος dv A b slav.

287

Ἤθη πονηρὰ τὴν φύσιν διαστρέφει ἃ bc pap. trad.

338

Θεοῦ δ᾽ ὄνειδος τοὺς κακοὺς εὐδαιμονεῖν c Herm

383

ar.

Κακοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ

κακός

a bc Ven Herm pap. trad. 411

Kaxod γὰρ ἀνδρὸς δῶρ᾽ ὄνησιν οὐκ ἔχει a b slav.

413

Kai ζῶν ὁ φαῦλος kai θανὼν κολάζεται a " ς Herm pap. trad.

423

Kaxd σὺν ἀνδρὶ μηδ᾽ ὅλως ὁδοιπόρει ἃ b pap.

— 140 —

385

PLAN 601

Οὐπώποτ᾽ ἐζήλωσα πολυτελῆ νεκρόν

390

= 204 (εἰς θάνατον)

638

Ilovnpòv ἄνδρα μηδέποτε ποιοῦ φίλον ἃ bc Vat [Greg.] Herm pap. slav.

808

Φθείρουσιν ἤθη χρήσθ᾽ ὁμιλίαι κακαί ἃ Ὁ slav.

816

Φασὶν κακίστους οἱ πονηροὶ τοὺς καλούς Β φασὶ Brit

822

Χρηστὸς πονηροῖς οὐ τιτρώσκεται λόγοις B Herm slav.

856

Ὡς ἔργον ed ζῆν ἐν πονηροῖς ἤθεσιν

295

ς Herm ar.

867

Ὡς πάντα τιμῆς ἐστι πλὴν κακοῦ τρόπου

b Εἰς προσοχήν 245

Εἰ μὴ φυλάσσεις μίκρ᾽, ἀπολεῖς τὰ μείζονα ἃ

727

arl.

Τῆς ἐπιμελείας πάντα δοῦλα γίγνεται ΒΡ

Εἰς σιωπήν 136

Γλώσσης μάλιστα πανταχοῦ πειρῷ κρατεῖν a Ὁ [Οτερ.] slav.

169

Γλώσσης ματαίας ζημία προσέρχεται a ar.

201

Διὰ δὲ σιωπῆς πικρότερον κατηγόρει ΔΙ.

— 41--

400

REDAZIONI 258

Ἐνίοις τὸ σιγᾶν ἐστι κρεῖττον τοῦ λέγειν Ρ

240

ἙΕὐκαταφρόνητόν ἐστι σιγηρὸς τρόπος ἃ bc

289

pap. trad.

‘H γλῶσσα πολλοὺς εἰς ὄλεθρον ἤγαγεν a b Ven

292

Ἢ λέγε τι σιγῆς κρεῖττον ἢ σιγὴν ἔχε

405

a slav.

*307b

Πολλοῖς ἀπόκρισις ἡ σιωπὴ τυγχάνει

305

Ἡ γλῶσσα πολλῶν ἐστιν αἰτία κακῶν a [Greg.] ar.

306

Ἢ δεῖ σιωπᾶν ἢ λέγειν ἀμείνονα ς Herm

*409b 597

ar.

Κρεῖττον σιωπᾶν ἢ λαλεῖν ἃ μὴ πρέπει Οὐδὲν σιωπῆς ἔστι χρησιμώτερον aU

709

Σιγή ποτ᾽ ἐστὶν αἱρετωτέρα λόγου a c Herm slav.

*306b

Οὗ δεῖ σιωπᾶν καὶ λαλεῖν ὅπου χρεών

Εἰς συνείδησιν 107

Βροτοῖς ἅπασιν ἡ συνείδησις θεός ἃ

ar.

Εἰς τέχνην 430

Λιμὴν ἀτυχίας ἐστὶν ἀνθρώποις τέχνῃ ἃ Ὁ ς Herm pap. trad.

— 142—

410

PLAN

*740a

Τύχῃ τέχνην εὕρηκας οὐ τέχνῃ τύχην

415

εὕρηκεν Marc

Εἰς τιμήν 753

Τιμώμενοι γὰρ πάντες ἥδονται βροτοί B Herm trad.

Εἰς τόλμαν 226

Εὔτολμος εἶναι κρῖνε, τολμηρὸς δὲ μή ἃ ς Herm trad.

248

᾿

Ἔστιν τὸ τολμᾶν, ὦ φίλ᾽, ἀνδρὸς οὐ σοφοῦ Α

ἔστι Brit

631

Προπέτεια πολλοῖς ἐστιν αἰτία κακῶν Β slav.

774

Τὸ πολλὰ τολμᾶν πόλλ᾽ ἁμαρτάνειν ποιεῖ

420

trad.

Εἰς τύχην 10

Ἄνθρωπος dv μέμνησο τῆς κοινῆς τύχης a b pap. slav.

*964

186

Βέβαιον οὐδὲν ἐν βίῳ δοκεῖ πέλειν Δοὺς τῇ τύχῃ τὸ μικρὸν ἐκλήψῃ μέγα a

202

ar.

Δυσπαρακολούθητον δὲ πρᾶγμ᾽ ἐσθ᾽ ἡ τύχη ar.

341

Θεῷ μάχεσθαι δεινόν ἐστι καὶ τύχῃ a

ar.

— 143—

425

REDAZIONI 577

Οἷς μὲν δίδωσιν, οἷς δ᾽ ἀφαιρεῖται τύχη a pap. slav.

652

Πολλοὺς κακῶς πράσσοντας ὥρθωσεν τύχη ἃ b pap. trad.

637

Πᾶσιν γὰρ εὖ φρονοῦσι συμμαχεῖ τύχη ac

Herm

πᾶσι Brit

691

Ῥέγχει παρούσης τῆς τύχης τὰ πράγματα B ar.

708

Στρέφει δὲ πάντα τάν βίῳ μικρὰ τύχη

430

Β slav.

732

Τύχης τὰ θνητῶν ἐστιν, οὐκ εὐβουλίας a trad. ἐστὶν] πράγματ᾽ Marc:

738

πράγματα Brit‘!

Ταὐτόματον ἡμῶν καλλίω βουλεύεται

B pap. trad. 745

Τὰ θνητὰ πάντα μεταβολὰς πολλὰς ἔχει B Herm slav.

821

Χειμὼν μεταβάλλει ῥᾳδίως εἰς εὐδίαν B slav.

874

Ὡς ς ποικίλον πρᾶγμ᾽μ ἐστὶ καὶ πλάνον τύ

Εἰς ὕβριν *177a

Δύσμορφος ἴσθι μᾶλλον ἢ κακηγόρος ἃ Ὁ pap.

546

Ξίφος τιτρώσκει σῶμα, τὸν δὲ νοῦν λόγος abc [Greg.] Herm trad.

594

Οὐδὲν πέπονθας δεινόν, dv μὴ προσποιῇ Ὁ slav.

— 144—

435

PLAN

Εἰς ὑγίειαν εἰς ὑγείαν Brit Marc

562

Οὐκ ἔσθ᾽ ὑγίειας κρεῖττον οὐδὲν ἐν βίῳ ab ὑγείας Brit Marc

779

Ὑγίεια kai νοῦς ἐσθλὰ τῷ βίῳ δύο ἃ b Herm pap. trad.

440

Εἰς ὑπερηφανίαν 35

Ἀλαζονείας οὔτις ἐκφεύγει δίκην ἃ c Herm pap.

581

“Ot εὐτυχεῖς μάλιστα, μὴ μέγα φρόνει a

Εἰς ὕπνον 782

“Yavog θανάτου γὰρ προμελέτῃησις τυγχάνει B ς Herm trad.

*783a

Ὕπνος δὲ πᾶσιν ἐστὶν ὑγίεια βίου B ar.

ὑγεία Brit Marc

784

Ὕπνος τὰ μικρὰ τοῦ θανάτου μυστήρια

789

“Tavog πέφυκε σώματος σωτηρία abc Hermar.

790

Ὕπνος

δὲ πεῖναν τὴν κακέσχατον δαμᾷ

ar.

Εἰς ὑπομονήν

15

Ἀνδρὸς τὰ προσπίπτοντα γενναίως φέρειν

a bc Herm pap. trad.

— 145—

445

REDAZIONI 223

"Eveyke λύπην καὶ βλάβην ἐρρωμένως a trad.

392

Κούφως φέρειν δεῖ τὰς παρεστώσας τύχας

450

ἃ Ὁ slav.

515

Νίκα λογισμῷ τὴν παροῦσαν συμφοράν a K pap.

657

Πειρῶ τύχης ἄγνοιαν εὐχερῶς φέρειν 8

693

Ῥᾷον παραινεῖν ἢ παθόντα καρτερεῖν a b [Greg.] Herm pap. trad.

721

Στερρῶς φέρειν χρὴ συμφορὰν τὸν εὐγενῆ ἃ Herm

730

ar.

Τὴν τῶν κρατούντων μάθε φέρειν ἐξουσίαν

455

ΒΚ

818

Φρονοῦντός ἐστι ζημίαν πράως φέρειν a Ὁ slav.

813

Φέρειν ἀνάγκη θνητὸν ὄντα τὴν τύχην

a Εἰς φθόνον 52

Αὐτὸς πενωθεὶς τοῖς ἔχουσι μὴ φθόνει abc

Ven Herm

Εἰς φίλους 11

Ἄδικον τὸ λυπεῖν τοὺς φίλους ἑκουσίως a pap. slav.

47

Ἅπασιν εὖ πράττουσιν ἥδομαι φίλοις ac

Herm

ar.



146 —

460

PLAN

34

Avöpög κακῶς πράσσοντος ἐκποδὼν φίλοι abc Hermar.

100

Βέβαιος ἴσθι καὶ βεβαίοις χρῶ φίλοις a b [Greg.] trad.

175

Δεῖ τοὺς φιλοῦντας πίστιν, οὐ λόγους ἔχειν a

214

Ἐν τοῖς δὲ δεινοῖς χρημάτων κρείττων φίλος a Ὁ Vat Ven

247

Εὔχου δ᾽ ἔχειν τι, κἂν ἔχῃς ἕξεις φίλους

465

ἃ ς Herm

219

Ἐν τοῖς κακοῖς δὲ τοὺς φίλους εὐεργέτει ἃ b pap.

357

Ἴσον θεῷ σου τοὺς φίλους τιμᾶν θέλε ΒΡ

370

Ἰδίας νόμιζε τῶν φίλων τὰς συμφοράς ἃ Ὁ [Greg.] pap. slav.

385

Kpivet φίλους ὁ καιρὸς ὡς χρυσὸν τὸ πῦρ a Ὁ c [Greg.] Herm pap. trad.

390

Καλὸν τὸ μηδὲν εἰς φίλους ἁμαρτάνειν

470

ἃ c Herm trad. 407

Καλὸν θέαμα δ᾽ ἐστὶν εὖ πράττων φίλος Β

412

Κακὸν φέρουσι καρπὸν οἱ κακοὶ φίλοι abc Herm slav.

*448a

Μισοῦντα φίλει Kai φιλοῦνθ᾽ ὑπερφίλει Β

431

Λίαν φιλῶν σεαυτὸν οὐχ ἕξεις φίλον ἃ b [Greg.]

467

Μὴ φεῦγ᾽ ἑταῖρον Ev κακοῖσι κείμενον a [Greg.] trad.

— 147

475

REDAZIONI

471

Μακάριος ὅστις ἔτυχε γενναίου φίλου a V Herm slav.

472

Μηδέποτε πειρῶ δύο φίλων εἶναι κριτής abc Herm trad.

523

Νόμιζ᾽ ἀδελφοὺς τοὺς ἀληθινοὺς φίλους ἃ ς Herm slav.

560

Οὐκ ἔστιν οὐδεὶς ὅστις οὐχ αὑτὸν φιλεῖ a slav.

567

Ὀργῆς χάριν τὰ κρυπτὰ μὴ ᾿κφάνῃς φίλου

480

ἃ Ὁ pap. trad. 575

Οὐκ ἔστιν οὐδὲν κτῆμα κάλλιον φίλου ἃ Ὁ c Vat [Greg.] Herm slav.

634

Πειρῷ φίλοισι μὴ κακὸς εἶναι φίλος Β slav.

641

Πολλοὶ τραπέζης, οὐκ ἀληθείας φίλοι

733

Τὰ χρήματ᾽ ἀνθρώποισιν εὐρίσκει φίλους a Ὁ Herm trad.

800

Φίλον δι᾽ ὀργὴν Ev κακοῖς μὴ παρίδῃς

485

abc Hermar.

803

Φίλος φίλῳ γὰρ συμπονῶν αὑτῷ πονεῖ B trad.

*804a

Φίλου τρόπους γίνωσκε, μίσει δὲ un Β

μὲν post γίνωσκε add. Brit 805

Φίλος ue βλάπτων οὐδὲν ἐχθροῦ διαφέρει B Ὁ trad.

810

Φίλους ἔχων νόμιζε θησαυροὺς ἔχειν ἃ c Herm pap. trad.

814

Φιλεῖ δ᾽ ἑαυτοῦ πλεῖον οὐδεὶς οὐδένα B c Herm

— 148—

490

PLAN 815

Φιλίας δικαίας κτῆσις ἀσφαλεστάτη Β

817

Φίλον βέβαιον ἐν κακοῖσι μὴ φοβοῦ ΒΡ

Εἰς φιλοπονίαν 256 252

Ἔργοις φιλόπονος ἴσθι, μὴ λόγοις μόνον b Ἐν μυρίοις τὰ καλὰ γίγνεται πόνοις ἃ

463

ar.

Μοχθεῖν ἀνάγκη τοὺς θέλοντας εὐτυχεῖν ac Herm

811

495

ar.

Φιλόπονος ἴσθι καὶ βίον κτήσῃ καλόν ἃ Ὁ ς [Greg.] Herm ar.

859

Ὡς ἡδὺ τοῖς σοφοῖσι μεμνῆσθαι πόνων R Ὁ trad.

875

Ὡς πολλὰ θνητοῖς ἡ σχολὴ ποιεῖ κακά pap. slav.

Εἰς φρόνησιν Αὐτά σε διδάσκει τοῦ βίου τὰ πράγματα ἃ Ὁ pap. trad. in cap. εἰς φιλοπονίαν Brit Marc

14

Ἀγαθὸν μέγιστον ἡ φρόνησίς ἐστ᾽ dei a pap. trad.

27

Avöpög χαρακτὴρ ἐκ λόγου γνωρίζεται ἃ Ὁ [Greg.] pap. trad.

41

Ἄριστόν ἐστι πάντ᾽ ἐπίστασθαι καλά a c Herm pap. ar.

— 149—

500

REDAZIONI 74

Ἂν εὖ dpovfig τὰ πάντα γ᾽ εὐδαίμων ἔσῃ b trad.

93

Ἀεὶ κράτιστόν ἐστι τἀσφαλέστατον pap.

236

Ἔνιοι κακῶς φρονοῦσι πράσσοντες καλῶς

505

A ar.

242

Ἐμπειρία γὰρ τῆς ἀπειρίας κρατεῖ a slav.

314

Ἡδύ γε πατὴρ φρόνησιν ἀντ᾽ ὀργῆς ἔχων trad.

291

Ἥδιστόν ἐστιν εὐτυχοῦντα νοῦν ἔχειν a b Vat pap.

457

Μισῶ σοφιστὴν ὅστις οὐχ αὑτῷ σοφός abc

516

Herm slav.

Noeiv γάρ ἐστι κρεῖττον ἢ σιγὴν ἔχειν

510

ab *551a

Συνετὸς πεφυκὼς φεῦγε τὴν κακουργίαν

574

Ὁ παρ᾽ ἡλικίαν νοῦς μῖσος ἐξεργάζεται Β Kar.

576

Οὐδεὶς ὃ νοεῖς οἶδεν, ὃ δὲ ποιεῖς βλέπει a trad.

599

Οὐ πανταχῆ δ᾽ ὁ φρόνιμος ἁρμόττειν δοκεῖ B ar.

736

Τὸ μηδὲν εἰκῆ πανταχοῦ

᾽στι χρήσιμον

Β

844

Ψυχῆς μέγας χαλινὸς ἀνθρώποις ὁ νοῦς a b [Greg.] ar.

865

Ὡς οὐδὲν ἡ μάθησις ἢν μὴ νοῦς παρῇ —

150--

515

PLAN

Εἰς φύσιν 312

Ἡ δοῦσα πάντα καὶ κομίζεται φύσις Β slav.

295 298

‘H φύσις ἑκάστου γὰρ γένους ἐστὶν πατρίς ἃ slav.

Ἡ φύσις ἁπάντων τῶν διδαγμάτων κρατεῖ

520

a slav. an’ αὐτῶν Brit Marc

801

Φύσιν πονηρὰν μεταβάλλειν οὐ ῥάδιον B b pap. slav.

Εἰς χρόνον 13

Ἄγει δὲ πρὸς φῶς τὴν ἀλήθειαν χρόνος ἃ ς Herm pap. trad.

482

Moxpög γὰρ αἰὼν συμφορὰς πολλὰς ἔχει a bc Herm ar.

639

Πάντ᾽ ἀνακαλύπτων ὁ χρόνος πρὸς φῶς φέρει B c Herm

714

slav.

Σύμβουλος οὐδείς ἐστι βελτίων χρόνου a Herm trad.

*513a

Χρόνῳ tà πάντα γίγνεται καὶ κρίνεται a b trad.

829

Χρόνος δίκαιον ἄνδρα δεικνύει μόνος ἃ b pap. slav.

831

Χρόνος δ᾽ ἀναιρεῖ πάντα καὶ λήθην ἄγει B c Herm ar.

Εἰς χρέος

443

Λαβὼν ἀπόδος, ἄνθρωπε, καὶ λήψῃ πάλιν a pap.

πάλι Brit —

151—

525

REDAZIONI

759

Τὰ δάνεια δούλους τοὺς ἐλευθέρους ποιεῖ

530

B c Herm

Εἰς ψεῦδος

841

Ψευδόμενος οὐδεὶς λανθάνει πολὺν χρόνον B b [Greg.] Herm trad.

845

Ψευδὴς διαβολὴ τὸν βίον λυμαίνεται abc Herm pap. ar.

846

Ψεῦδος δὲ μισεῖ πᾶς σοφὸς καὶ χρήσιμος B c Hermar.

Εἰς ψόγον 299

Ἤθους δικαίου φαῦλος οὐ ψαύει λόγος ἃ ς Herm slav.

522

Νικᾷ γὰρ αἰεὶ διαβολὴ τὰ κρείττονα ἃ ς trad.

747

Τὸν αὐτὸν αἰνεῖν καὶ ψέγειν ἀνδρὸς κακοῦ a Ὁ ς Herm trad.

Εἰς ψυχήν 842

Ψυχὴν ἔθιζε πρὸς τὰ χρηστὰ πράγματα abar.



152—

535

III HERM INTRODUZIONE

Con la sola eccezione di O, tutti i manoscritti di questa sezione sono stati vergati da Giorgio Ermonimo di Sparta,! diplomatico, copista e insegnante di greco (fra i suoi allievi Budé, Erasmo, Reuchlin e Beatus Rhenanus) attivo a cavallo fra ’400 e ’500: si tratta di

prodotti librari caratterizzati da un’estrema attenzione per la leggibilità e la maneggevolezza. Le sentenze sono disposte sulla pagina con una grande generosità di margini e spazi i interlineari: iin un caso (Vin), al testo greco è affiancata una traduzione latina curata da Ermonimo stesso. Dal punto di vista testuale, si nota una quantità imressionante di errori (a volte anche solo ortografici) che pervade Pintera serie di manoscritti (cfr. Mon.

139, 332, 394, 406, 440, 528,

555, 639, 648, 721, 831, per tacere dei casi in cui è un unico mano-

scritto, magari mediante aggiunte seriori, a porre rimedio a problemi di tutta la tradizione; è il caso soprattutto di G e L): in un paio di casi (Mon. 406, 639), la traduzione latina di Vin parrebbe conoscere le versioni corrette. Come osserva giustamente Martinelli Tempesta, 235, per capire questi fenomeni «si deve tener conto delle caratteristiche dell’intera produzione grafica di Giorgio, [...] che sembra riflettere una sorta di produzione in serie (una delle attività con cui si procurava da vivere), in parte condizionata dalla committenza (anche il cospicuo numero di errori caratteristici di Herm ben si spiega se si pensa a copiature in serie in tempi rapidi)». Accanto al legame di stretta parentela con c, Herm riporta monostici comuni anche ad altri filoni della tradizione ma non presenti in c, un caso di accordo

esclusivo

con

[Greg.]

(Mon.

833),

! OMONT, Hermonyme; IRIGOIN, Hermonyme; ID., L’enseignement, 391-394; BIETENHOLZ II, 185-186; RGK I 61, II 80, III 102; PLP III 6125.

2 Limitando il discorso al rapporto con le raccolte, ed al puro dato dei monostici comuni, si segnalano i legami autonomi



di Herm

153—

con a

(102, 451, 528, 529, 551, 555,

REDAZIONI

uno con entrambe le traduzioni (*433a), uno solo con slav. (751), ed un monostico del tutto esclusivo (799).” Rimane impossibile sta-

bilire la fisionomia di un modello in particolare cui Herm possa aver attinto, nonostante la datazione.* I manoscritti

[Ash] Ashburnham-Barrois 293 Manoscritto perduto, descritto da Omont, Hermonyme,

85-86,

come segue: «Gennadii Scholastici via salutis hominum e graeco in latinum Georgius Hermonymus Spartanus accuratissime traduxit (5); Menandri sententiae, gr.-lat. (74); Sententiae VII sapientium, gr.

-lat. (95). Parchemin. 211 fol. in 4°. Peint. Rel. maroquin rouge. Au bas du fol. I sont peintes les armes de Louis de Beaumont évéque de Paris (1472-1492) auquel est dédié le volume». PERNIGOTTI,

Aix XV/XVI

Tradizione, 130 n. 12.

Aixen Provence, Bibliothèque Méjanes 1385 (1229) sec.; cart.; 202 x 130 mm; 161 ff.

Apre il manoscritto il primo libro dell’Introductio Grammaticae di Teodoro di Gaza; seguono Septem psalmi penitentiales (incompleti), i Disticha Catonis nella traduzione di Planude, le Favole di

Esopo (vd. G), le MS (ff. 144-154), versi di Michele Aplochiri (incompleti; vd. G). Il manoscritto presenta molti fogli bianchi (in certi casi forse lasciati bianchi per ospitare una traduzione latina, prassi tipica di Ermonimo), talora strappati o riutilizzati. Per quello che riguarda le MS, manca un foglio intero frai ff. 149 e 150, con una grossa lacuna che inghiotte le sentenze fra 484 e 545 (Herm 108125; ma molti altri fogli bianchi sono stati strappati tra i ff. 154 e 155). Il titolo è Μενάνδρου γνῶμαι μονόστιχοι. OMONT,

Un nouveau; Catalogue général, 404-405.

578, 595, 600, 648, 701, 714, 721, 752) o con b

(715, 739); lo sbilanciamento è evidente,

nonostante altri due casi di accordo con b in cui soccorre anche c: Mon. *175a, con pap. e trad., e 400, con slav. Interessante anche il legame con B Plan: Mon.

432, 745, 748,

822 (con slav.), 753 (trad.) e 608 (esclusivo). Resta sempre opportuno poi considerare il reale peso di questi rapporti verificandone i possibili riscontri sul piano del testo. ? Per i rapporti fra c ed Herm si veda quanto osservato in Raccolte: c; per il confronto dettagliato dei monostici comuni o meno, vedi Appendici I.2, pp. 524-526. * Esistono, per altri autori, tracce sicure dell’uso da parte di Ermonimo di libri della biblioteca di Janos Laskaris (cfr. SPERANZI, Codici greci, 495), uno dei maggiori artefici della diffusione di Plan, nonché copista di uno degli apografi, ma non ci sono riscontri di un qualche rapporto privilegiato Herm - Plan.

— 154 —

HERM

G

Vat. Pal. gr. 122

XVI sec.; cart.; 200 x 140 mm; 233 ff.

Il manoscritto associa le MS a epistole di Filostrato, declamazioni di Libanio, versi di Michele Aplochiri (come in Aix), favole di Esopo (anche queste in Aix) ed agli Gnomica Basileensia (vd. O). Molti fogli sono stati lasciati bianchi (39r-v; 489; 79r-v; 72r-v; 90r93r; 122r-126v). Il testo delle MS si colloca tra f. 80r e f. 897, e, nonostante l’identità di mano, si nota un’evidente differenza fra i

ff. 80r-870 (lettere a - τ) e i ff. 887-890 (lettere v - ©): i primi hanno un testo scritto più fitto ed in modulo più piccolo, gli altri lasciano più spazio fra un verso e l’altro e sono occupati da una scrittura più ampia e distesa. Nella prima parte il margine inferiore è di 4,5 cm, superiore di 2, per uno specchio di circa 130 x 90 mm; nella seconda soprattutto il margine inferiore cresce, fino ai 6,5 cm di f. 88r. Le sentenze sono scritte una per rigo (con l’unica eccezione di Mon. 747, su due) ed hanno ognuna la lettera incipitaria rossa e di modulo maggiore, chiusa da un dikolon seguito da punto in alto. Ogni sezione è introdotta dalla rispettiva lettera scritta in rosso a centro pagina: è inoltre rimasto lo spazio lasciato per introdurre in seguito una decorazione o un’elaborazione più accurata della prima lettera della prima sentenza di ogni sezione. Una seconda mano ha operato importanti e sostanziali correzioni (G? in app., vd. Mon. 394, 406, 453, 528, 555). Il titolo (in rosso) è Μενάνδρου γνῶμαι μονόστιχοι. Alla fine della raccolta, sempre in rosso, dopo il τέλος, la scritta ‘Yıei παμμεδέοντος ἄνακτι Χριστῷ δόξα. STEVENSON, 57; STERNBACH,

L

Laur.

Curae, 217-218; Gnom.

Bas., 10.

10, 22

XV sec.; cart.; 193 x 140 mm;1+74+1

ff.

Si tratta di un manoscritto fattizio, formato tramite l’assemblaggio di spezzoni di diverse epoche: il solo fascicolo delle MS (ff. 33r44v) è da attribuire alla mano di Giorgio Ermonimo, e presenta tutte le caratteristiche descritte per G. A differenza degli altri casi, non ritengo che qui la tipologia di testi a cui le MS sono mescolate possa essere attribuita ad una scelta programmatica di Ermonimo. D'altra parte, non può essere casuale la presenza del consueto Pseudo Focilide (ff. 250-327) e dei Carmina Aurea di Pitagora (ff. 45r-470).

Apre la raccolta un centone omerico (ff. 4r-25v); dopo i Carmina Aurea segue una serie di testi vari fra cui si segnala una delle rare opere letterarie di Emanuele Crisolora, per cui cfr. Rollo, Destinatario, 62 n. 7, 63 n. 8. Il titolo, in rosso come le iniziali di tutte le

sentenze, è il consueto, Μενάνδρου Γνῶμαι μονόστιχοι; ma una mano —

155 —

REDAZIONI

diversa ha completato il titolo aggiungendo τοῦ ποιητοῦ κατὰ στοιχεῖον᾽ ἀρχὴ τοῦ ἄλφα e, in

chiusura, τέλος τοῦ Μενάνδρου. I fo-

gli di Herm sono stati tagliati in lunghezza: lo mostra l’incompletezza di una nota marginale (scritta fungo il lato lungo) a f. 39. Una mano recente, in inchiostro nero, ha appuntato qualche paral-

lelo, operato correzioni (L?, cfr. Mon. 278, 306, 332), e contato le sentenze.

A Mon.

383

annota:

1 Cor.

15.31; a 388 Horat.

- nemo

quam sibi sortem seu ratio dederit, seu sors obiecert, illa contentus

vivit; a Priamo sequ.; a a 814 il

471 annota correttamente il numero 100; a 482 Juvenal. de Longa dies igitur quid contulit omnia vidit eversa ... ut 779 Orandus est ut sit mens sana in corpore sano. Juvenal.; numero 200.

BANDINI, I, 489-490; STERNBACH,

O XV

Curae, 217-219.

Oxon. Barocc. gr. 39 sec.; cart.; 220 x 140 mm; 40 ff.

Contiene, come G, i cosiddetti Gromica Basileensia, oltre ad una

piccola silloge dei Sette Sapienti e le MS (ff. 1-7r). Nonostante si tratti dell’unico testimone di Herm conservato che non è stato scritto da Ermonimo, è chiaro il tentativo di riprodurre la mise en page tipica degli altri testimoni della redazione, a cominciare dallo stacco

fra lettere incipitarie ed il seguito della sentenza, per finire con l’impostazione generale: le singole sezioni sono introdotte dalla riproduzione in modulo maggiore della lettera di pertinenza, accentrata e sormontata da un tratto orizzontale, le sentenze sono scritte una

per rigo, e sono chiuse da un dikolon seguito da una lineetta ondulata o da un punto o da un trattino. L’unica sostanziale differenza riguarda il numero di sentenze per pagina, più consistente della media di Ermonimo. CoxE, 57-58; Gnom.

[Ox]

Bas., 9; TZIATZI, 44.

Oxon. Auct. F 6, 1; 1500 ca., ff. 314r-317v

Di questo manoscritto, oggi perduto, si sa che doveva contenere una raccolta mutila (lettere a - u), che aveva il consueto titolo Meνάνδρου γνῶμαι μονόστιχοι e che veniva fatto risalire all'ambiente francescano. MADAN-CRASTER,

Vin

95-96, n° 1882.

Vind. Suppl. gr. 83

Ante 1497; cart.; 206 x 143/144 mm; 174 ff. Assicura della datazione una nota di Bernard Perger (f. 1r), che

donò all’ordine dei predicatori questo manoscritto, contenente una —

156 —

HERM

raccolta di Proverbi di Diogeniano, Inni di Orfeo e Proclo, Sette Sapienti (nella recensione stobeana), e Disticha Catonis di Planude (come in Aix, ma qui non di mano di Ermonimo, cfr. Biihler, 212 n. 138). Le MS (ff. 151-173) sono accompagnate da una traduzione

latina inedita (e, a dire il vero, di scarsa qualità), opera dello stesso Ermonimo (chiude la raccolta la nota, f. 173r: Georgio Hermonymo spartano i(n)terprete). Come bene ha segnalato Bühler, 213-214, dei 22 quaternioni di cui è composto il manoscritto, quello che contiene le MS doveva inizialmente far parte di un altro, visto che a f. 151r si legge una lista di opere che, MS a parte, non compaiono di seguito: Contenta in h(o)c libro / Sententiae Menandri / Dialogus fortunae / Julius de quottidiana locutione / Isocratis exhortationes / fabule Esopi. La consueta disposizione ariosa delle sentenze greche trova corrispondenza nella traduzione latina: il testo è disposto in modo che, ad apertura di libro, sul foglio sinistro si legge la versione greca e su quello destro la rispettiva traduzione. Il titolo è il solito. HUNGER-HANNICK,

141; BUHLER, 211-214.



157 —

REDAZIONI

TESTO

Titulus Μενάνδρου

Γνῶμαι μονόστιχοι

Α (47) 15

Avöpög τὰ προσπίπτοντα γενναίως φέρειν ἃ Ὁ ς Plan pap. trad.

16

Ἄγει γὰρ τὸ θεῖον τοὺς κακοὺς πρὸς τὴν δίκην abc Ven Plan pap. trad.

19

Ἀνεξέταστον un κόλαζε μηδένα ac Planar.

21

Ἀνὴρ πονηρὸς δυστυχεῖ κἂν εὐτυχῇ ἃ Ὁ ς Plan pap. trad. εὐτυχεῖ O

26

Ἀνδρῶν δὲ φαύλων ὅρκον εἰς ὕδωρ γράφε a c Ven Plan pap. trad.

35

᾿Ἀλαζονείας οὐδεὶς ἐκφύγοι δίκην ἃ c Plan pap.

28

Avöpög δικαίου καρπὸς οὐκ ἀπόλλυται ἃ Ὁ ς Plan pap. ἀπόλειται Vin : ἀπόλυται cett.

13

Ἄγει δὲ πρὸς φῶς τὴν ἀλήθειαν χρόνος ἃ c Plan pap. trad.

36

Ἀσυλλόγιστόν ἐστιν ἡ πονηρία a c Plan pap. slav.

41

Ἄριστόν ἐστι πάντας ἐπίστασθαι

καλά

ἃ c Plan pap. ar. 29

Ἀνὴρ δὲ χρηστὸς χρηστὸν οὐ μισεῖ ποτε a c Plan —

158 —

HERM

47

Ἅπαντας εὖ πράττοντας λέγομεν φίλους ac Planar.

48

A un προσήκει unt ἄκουε μήθ᾽ ὅρα abc Plan pap. om. O : add. G"s

49

Ἀνὴρ ἄχρηστος μὴ νομιζέσθω φίλος abcar.

33

Avöpög πονηροῦ

σπλάγχνον οὐ μαραίνεται

15

ac Planar. μαρένεται Aix G O Vin

34

Avöpög κακῶς πράττοντος ἐκποδὼν φίλοι abc

52

Planar.

Αὐτὸς πενωθεὶς τοῖς ἔχουσι μὴ φθόνει abc Ven Plan

B (6) 111

Βουλὴν ἅπαντος πράγματος λάμβανε a c Plan slav.

109

Βουλῆς γὰρ ὀρθῆς οὐδὲν ἀσφαλέστερον ἃ c Plan ar.

ὀρθῆς om. G L O : add. Aix 113

Βούλου γονεῖς πρὸ πάντων ἐντίμως ἔχειν a c Plan slav.

102

Βούλου è’ ἀρέσκειν πᾶσι μὴ σαυτῷ μόνῳ a Vat Plan trad.

118

Biov καλὸν ζήσεις, ἐὰν μὴ γυναῖκα ἔχης a c Par [Greg.] ar. ἔχεις Οὐ : ἔχῃς OP° cett.

98

Βέλτιστον μὴ τὸ κέρδος ἐν πᾶσι σκοπεῖν ἃ Ὁ ς Plan —

159 —

20

REDAZIONI

T (10) 139

Γυναιξὶ πάσαις κόσμον ἡ σιγὴ φέρει a Ὁ ς Plan pap. trad. συγή mss.

147

Toneiv ὁ μέλλων εἰς μεταμέλειαν ἔρχεται

25

A Kc Plan pap. trad.

«1440

Γέλως ἄκαιρος ἐν βροτοῖς δεινὸν κακόν ἃ c Plan slav.

150

Γυναικὸς ἐσθλῆς ἐπιτυχεῖν οὐ ῥάᾷδιον ἃ c Plan trad. οὐ ῥᾷδιον Aix L Vin GYP Off : οὐδὲν duervov GO AixYP LYP Vinte

146

Γέρων ἐραστὴς ἐσχάτη κακὴ τύχη ἃ c Plan pap. trad.

156

Tripag δὲ φαύλου τίς γένοιτ᾽ ἂν τροπή: ἃ c Plan

159

Γάμος ἀνθρώποις εὐκταῖον κακόν ἃ ς Plan slav.

162

Γονεῖς τίμα μὲν καὶ φίλοις εὐεργέτει ac Vat Plan

164

Γνώμη γέροντος ἀσφαλεστέρα νέου ἃ Ὁ ς Planar.

165

Γελᾷ ὁ μῶρος κἄν τι μὴ γελοῖον ὁρᾷ abc Planar. μωρός mss.

A (6) 183

Δὶς ἐξαμαρτεῖν τὰ αὐτὰ οὐκ ἀνδρὸς σοφοῦ ἃ Ὁ ς Plan pap. trad. —

160—

30

HERM #175a.

Δεῖ τοὺς φίλους τὰ πιστὰ μὴ λόγοις ἔχειν

35

Ὁ ς pap. trad.

174

Δίκαιος εἶναι μᾶλλον ἢ χρηστὸς θέλε a bc Plan slav.

190

Δειλῶν ἀνδρῶν δειλὰ τὰ φρονήματα a c pap. trad.

194

Δειναὶ γὰρ ai γυναῖκες εὑρίσκειν τέχνας a ς Par [Greg.] pap.

195

Δόλιον ἄνδρα φεῦγε παρ᾽ ὅλον τὸν βίον a

car.

E (6) 226

Εὔτολμος ἔσο κρίνων, τολμηρὸς δὲ un

40

ἃ c Plan trad. κρίνων om. Aix Vin

228

Ἔρωτα

παύει λιμὸς ἢ χαλκοῦ

σπάνις

ἃ c Ven trad.

237

Ἐχθροῖς ἀπιστῶν οὔποτ᾽ dv λάβῃς βλάβην ἃ c Plan trad.

247

Εὔχου ἔχειν τι, κἂν ἔχῃς ἕξεις φίλους ἃ c Plan

211

Ἔρως δίκαιος καρπὸν εὐθέως φέρει abc

253

Εὐνοῦχος ἄλλο θηρίον Ev τῷ βίῳ ς

Z (4) 269

Ζήσεις βίον ἄριστον, dv θυμοῦ κρατῆῇς a bc [Greg.] Plan pap. trad.



161—

45

REDAZIONI

276

Ζωῆς πονηρᾶς θάνατος αἱρετώτερος a c [Greg.] Plan pap. trad.

278

Ζῆλος γυναικὸς ἀνδρὸς πυρπολεῖ δρόμον ἃ c Pian trad. δρόμον] δόμον 1,258

282

Ζευχθεὶς γάμοισιν οὐκ ἔστιν ἐλεύθερος ἃ ς Planar.

H (4) 299

"H9ovg δικαίου φαῦλος οὐχ ἅψεται λόγος

50

a c Plan slav.

288

Ἦθος πονηρὸν φεῦγε καὶ κέρδος κακόν ἃ b ς Plan pap. trad.

306

Ἢ δεῖ σιωπᾶν ἢ λέγειν ἀμείνονα c Plan ar.

λαλεῖν L : λέγειν LA cett. 307

Ἡ γὰρ σιωπὴ τοῖς σοφοῖς ἀπόκρισις ac

0 (7) 331

Θεοὶ δεύτεροι τοῖς φρονοῦσιν οἱ γονεῖς a c Plan trad.

332

Θόρυβον ὄχλου φεῦγε καὶ παροινίαν ἃ bc pap. slav. θόρυμβον mss. : in θόρυβον corr, L?

337

Oepaneve τὸν δυνάμενον dei ce ὠφελεῖν A c pap. trad.

342 338

Onpiwv πάντων ἀγριωτέρα γυνή abc Par [Greg.] Plan ar.

Θεοῦ ὄνειδος τοὺς κακοὺς εὐδαιμονεῖν ς Planar. —

162 —

55

HERM 323

*344b

Θάλασσα καὶ πῦρ καὶ γυνὴ κακὸν τρίτον ἃ b c Par Ven [Greg.] Plan pap. ar.

Θεοῦ γὰρ οὐδεὶς εὐτυχεῖ βροτῶν ἄνευ

60

ς

I (6) 358

Ἴσος ἴσθι πᾶσι κἂν ὑπερέχῃς τῷ βίῳ a bc

361

[Greg.] Plan pap. slav.

Ἰσχυρότερον οὐδέν ἐστι τοῦ λόγου a c Plan slav.

364

Ἰὸς πέφυκεν ἀσπίδος κακὴ γυνή a c Par Plan trad.

367

Ἰδὼν ποτὲ αἰσχρὸν πρᾶγμα un συνεκδράμῃς B c pap. συνεδράμῃς Aix

373

GLO

: συνέκ- AixP° cett.

Ἴσος ἴσθι κρίνων φίλους καὶ μὴ φίλους

65

a c [Greg.]

374

Ἴσον λεαίνης γυναικὸς ὠμότης

abc Par Plan pap. ἴσον]

-n

GI

K (18) 381

Καλὸν τὸ καιροῦ πάντα εἰδέναι μέτρα a U c Vat Plan trad.

383

Κακοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ κακός abc Ven Plan pap. trad.

385

Kpivet φίλους ὁ καιρὸς ὡς χρυσὸν τὸ πῦρ abc [Greg.] Plan pap. trad.

388

Kar’ ἰδίαν φρόνησιν οὐδεὶς εὐτυχεῖ Β c Plan slav.



163—

70

REDAZIONI

389

Κόλαζε τὸν πονηρόν, ἄνπερ δυνατὸς ἧς ἃ bc pap. ar.

390

Καλὸν τὸ μηδὲν εἰς φίλους ἁμαρτάνειν a c Plan trad.

394

Καιροῦ γὰρ τυχὼν πτωχὸς ἰσχύει μέγα ἃ U c Plan slav. καιροῦ ΟΖ : καιρὸν cett.

400

Καιρῷ σκόπει τὰ πράγματα, ἄνπερ νοῦν ἔχης bc slav.

395

Κακοῦ μεταβολὴν ἀνδρὸς χρὴ σιωπᾶν

75

Ac

404

Kornyopeiv οὐκ ἔστι καὶ κρίνειν ὁμοῦ ἃ c Plan slav. οὐκ]

406

od O

Καλὸν ἀκούειν μᾶλλον ἢ πλουτεῖν θέλε ἃ c Ven Plan trad. μᾶλλον add. ΟΣ 8 malis Vin lat.

422

: om. cett. : bonam famam quam divitias

Kepön πονηρὰ ζημίαν dei φέρει ἃ Ὁ ς Plan pap. trad.

409

Κρεῖττον σιωπᾶν μᾶλλον ἢ λαλεῖν μάτην abc trad. μᾶλλον del. G

410

Καλὸν τὸ θνήσκειν εἰ τὸ ζῆν ὕβριν φέρει abc

412

Plan trad.

Κακὸν φέρουσι καρπὸν ai κακαὶ πράξεις abc

Plan slav.

αἱ κακαὶ πράξεις]

413

οἱ κακοὶ φίλοι Aix*P LYP Vine

Καὶ ζῶν ὁ φαῦλος καὶ θανὼν κολάζεται abc Plan pap. trad.

418

Καρπὸς ἀρετῆς ἐστιν εὔτακτος βίος ἃ bc Plan

— 164—

80

HERM

415

Κάλλιον τὸ μὴ ζῆν ἐστιν ἢ ζῆν ἀθλίως ac Plan ar. ἐστιν om. Aix L Vin

A (11) 440

Λῦπαι καὶ γὰρ ἀνδράσι τίκτουσι νόσον

85

a c Vat Ven Plan trad. τύκτουσι mss.

430

Ayınv εὐτυχίας ἐστὶν ἀνθρώποις τέχνη a Ὁ ς Plan pap. trad.

432

Λυσιτελεῖν μὴ δόκει πονηρὸς ὦν B Plan slav.

*433a

Λόγος εὐχάριστος χάριτός ἐστιν ἀνταπόδοσις trad.

435

Λαβὲ πρόνοιαν τοῦ προσήκοντος βίου

B b Pian pap. slav. λάβε mss.

445

Λύπην γὰρ εὔνους οἶδεν ἰᾶσθαι λόγος

90

a c Plan slav. λύπην καὶ γὰρ Aix Vin

447

Λιμῷ γὰρ οὐδέν ἐστιν ἀντειπεῖν ὅπερ a c Plan slav. ἀντιπεῖν mss.

446

Λιμὸς μέγιστον ἄλγος ἀνθρώποις ἔφυ a c Plan slav. ἔφυ]

452

ἐστί O8

Λύπης ἰατρός ἐστιν ἀνθρώποις λόγος ac

451

Λόγον rap’ ἐχθρῶν μήποθ᾽ ἡγήσῃ φίλον a Plan ar.

453

Λέοντι συζῆν ἢ γυναικὶ συμβιῶναι ἃ b [Greg.] Plan ar. κρεῖττον ante ἢ add. G? —

165 —

95

REDAZIONI

M (16) 463

Μοχθεῖν ἀνάγκη τοὺς θέλοντας εὐτυχεῖν ἃ c Planar.

457

Μισῶ σοφιστὴν ὅστις οὐχ αὑτῷ σοφός abc Plan slav. αὐτὸς G* : αὐτῷ GP° cett.

470

Mn ἔμβαινε Svotvyodvit: κοινὴ γὰρ ἡ τύχη Β b Plan slav.

478

Méuvnoo πλουτῶν πῶς πένητα ὠφελεῖν a [Greg.] Plan pap. trad.

471

Μακάριός ἐστιν ὃς ἔτυχε φίλου

100

a V Plan slav.

472

Μηδέποτε πειρῶ δύο φίλων κριτὴς εἶναι abc

486

Plan trad.

Μήποτε λάβης γυναῖκα zig συμβουλίαν a bc Par

460

Μὴ πᾶσι πειρῶ πάντα πιστεύειν dei abc

490

Plan slav.

Μετὰ δικαίου ἀεὶ διατριβὰς ποιοῦ C3 Kc

pap. slav.

482

Maxpög γὰρ βίος συμφορὰς πολλὰς φέρει abc Planar.

476

Μέγιστόν ἐστιν ὀργῆς φάρμακον λόγος a c Plan trad.

459

Meotòv κακῶν πέφυκε γυνὴ φορτίον a b c Par Plan slav.

484

Μὴ λοιδόρει γυναῖκα μηδὲ νουθέτει a bc

488

pap. trad.

Μέγιστον κέρδος εἰ διδάσκεσθαι μάθῃς ας



166—

105

HERM

491

Mn πρὸς τὸ κέρδος dei πειρῶ βλέπειν

110

ς

487

Μὴ σπεῦδε πλουτεῖν, μὴ ταχὺ πένης γένῃς ac Vat Plan

N (8) 519

Νέος πεφυκὼς χρηστὰ πολλὰ μάνθανε a b c Plan slav.

523

Nou”

ἀδελφοὺς τοὺς ἀληθινοὺς φίλους

ἃ c Plan slav. 527

Νόμοις ἕπεσθαι πάντα δεῖ τὸν σώφρονα A b [Greg.] ar.

525

Νόμος γονεῦσιν ἰσοθέους τιμὰς νέμειν

115

A b trad. 517

Νύμφη δ᾽ ἄπροικος οὐκ ἔχει παρρησίαν a Ὁ ς Plan pap.

521

Νέον δὲ σιγᾶν μᾶλλον ἢ λαλεῖν πρέπει a c [Greg.] Plan veov O

528

Niknoov ὀργὴν τῷ λογίζεσθαι καλῶς a Plan ar. τῷ G?"8: τοῦ cett.

529

Νόμιζε γήμας δοῦλος εἶναι τοῦ βίου a Plan ar. τοῦ om.

GO

E (9) 546

Ξίφος τιτρώσκει σῶμα, τὸν δὲ νοῦν λόγος. ἃ Ὁ c [Greg.] Plan trad.

547

Ξένος dv ἀκολούθει τοῖς ἐπιχωρίοις νόμοις A be

trad. —

167—

120

REDAZIONI 548

Ξενιτεία χαλεπὴ κατὰ πολλοὺς τρόπους A c trad.

544

Ξένοις ἐπαρκῶν τῶν ἴσων τεύξῃ ποτέ abc [Greg.] Plan trad.

551

Ξυνετὸς πεφυκὼς φεῦγε τὴν πανουργίαν a slav.

545

Ξένοις μάλιστα συμφέρει τὸ σωφρονεῖν

125

a b Plan trad. 552

Ξένος ὧν ἀπράγμων ἔσο καὶ ζήσεις καλῶς ἃ c Plan trad.

555

Ξένον δεῖ σιγᾶν μᾶλλον ἢ κεκραγέναι a Plan ar. μᾶλλον add. G? : om. cett.

*554a

Ξένους ξένιζε, καὶ σὺ γὰρ ξένος ἔσῃ A ς Plan

O (13) 570

Οὐκ ἔστιν εὑρεῖν βίον ἄλυπον οὐδενί ἃ c Plan slav.

575

Οὐκ ἔστιν οὐδὲν κτῆμα κάλλιον φίλου ἃ U c Vat [Greg.] Plan slav.

595

Ὅπου βία πάρεστιν οὐδὲν ἰσχύει νόμος 8

578

Ὀργὴ δὲ πολλοὺς ἀναγκάζει δρᾶν κακά a Plan slav.

600

Ὀργὴ φιλούντος μικρὸν ἰσχύει χρόνον a Plan trad.

564

Οὐδεὶς δι᾽ ὀργῆς ἀσφαλῶς βουλεύεται abc [Greg.] Plan trad. —

168 —

130

HERM

601

Οὐποτ᾽ ἐζήλωσα πολυτελῆ νεκρόν

135

B Plan

603

Ὁ συκοφάντης ἐστὶν Ev πόλει λύκος ac

590

Οὐκ ἔστι πενίας οὐδὲν μεῖζον κακόν ας

604

trad.

Ὀργὴν ἑταίρου καὶ φίλου πειρῶ φέρειν a U ς Plan

592

"Opkov φεῦγε κἂν δικαίως ὀμνύῃς a c Plan pap. ar.

608

Οὐδεὶς τὸ μέλλον ἀσφαλῶς ἐπίσταται

140

Β Plan

609

Οὐδὲν γυναικὸς χεῖρον οὐδὲ τῆς καλῆς a Par καλῆς]

κακῆς Og

II (9) 633

Πενίαν φέρειν οὐ παντός, ἀλλ᾽ ἀνδρὸς σοφοῦ Β b Plan

648

Πρὸς εὖ λέγοντας οὐδὲν ἀντειπεῖν ἔχω a Plan slav. ἀντιπεῖν mss.

638

Πονηρὸν ἄνδρα μηδέπω ποιοῦ φίλον abc Vat [Greg.] Plan pap. slav.

639

Πάντα ἀνακαλύπτων ὁ χρόνος B c Plan slav.

tempora longa omnia in lucem producunt Vin lat.

628

Πολλοὶ μὲν εὐτυχοῦσιν, οὐ φρονοῦσι dé a Ὁ ς Plan trad. εὐτυχοῦσι Aix L Vin



169 —

145

REDAZIONI 655

TIovnpög ἐστι πᾶς ἄχρηστος ἄνθρωπος ac

640

Πένητας ἀργοὺς où τρέφει ῥᾳθυμία ἃ ς Plan slav.

656

Πενίαν φέρειν καὶ γῆράς ἐστι δύσκολον Β ς Plan ar.

637

Πᾶσι γὰρ εὖ φρονοῦσι συμμαχεῖ ἃ ς Plan

τύχη

150

P (7) 690 *392a

Ῥῆμα παράκαιρον ἀνατρέπει B bc Plan pap. trad.

βίον

Ῥᾷον φέρειν δεῖ τὰς παρεστώσας τύχας ἃ ς slav. δεῖ]

693

δή Aix Vin

Ῥῷον παραινεῖν ἢ παθόντα καρτερεῖν ἃ b [Greg.] Plan pap. trad.

698

Ῥάθυμος dv ἧς πλούσιος, πένης ἔσῃ ἃ b Plan pap. slav.

*700a

Ῥᾷον βίον ζῇς, fiv γυναικὸς ἀπέχῃ c Par ar.

ῥᾷον] 701

pdo Aix G?LVin

fiv]

nO

‘Piov δὲ σαυτὸν ἐκ παντὸς φαύλου τρόπου a Vat [Greg.] ar.

702

Ῥύπος γυνὴ πέφυκεν ἠργυρωμένη a c [Greg.] Plan pap. ar.

Σ (11) *383a

Σοφοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ σοφός B b c [Greg.] Plan —

170—

155

HERM

705

Zodod παρ᾽ ἀνδρὸς εἰσδέχου συμβουλίαν abc

709

[Greg.] Plan pap. slav.

Zıyn NOTE αἱρετωτέρα λόγου

160

a c Plan slav. ποτὲ] πότερον O

710

Σιγᾶν ἄμεινον ἢ λαλεῖν ὃ μὴ πρέπει abc

712

[Greg.] slav.

Σοφὸς γὰρ οὐδεὶς εἰς πάντα προκόπτει B c Plan trad.

713

Σοφῷ παρ᾽ ἀνδρὶ πρῶτος εὑρέθη λόγος a U ς Plan trad.

714

Σύμβουλός ἐστιν οὐδεὶς βελτίων χρόνου a Plan trad.

715

Σοφία δὲ πλούτου χρῆμα τιμιώτερον

165

b Plan

716

Σὺν τοῖς φίλοις del συνευτυχεῖν θέλε ἃ

717

car.

Σωτηρίας σημεῖον ἥμερος τρόπος a b ς Plan

721

Στερρῶς φέρειν χρὴ συμφορὰς τῶν εὐγενῶν a Planar. στερῶς mss.

T (16) 725

Τῶν δυστυχούντων εὐγενὴς οὐδεὶς φίλος abc Vat Plan trad. εὐγενεῖς O* : εὐγενὴς OP° cett.

726

Τὸν εὖ πραγοῦντα καὶ φρονεῖν νομίζομεν Β bc

Plan trad. —

171—

170

REDAZIONI 729

Τὸ κέρδος ἡγοῦ κέρδος ἂν δίκαιον ἦ ἃ c [Greg.] Plan slav.

733

Τὰ χρήματ᾽ ἀνθρώποισιν εὑρίσκει φίλους a U Plan trad.

739

ἘΤὸν εὐποροῦνθ᾽ ἕκαστος ἡδέως ὁρᾷ b pap. trad.

740

Τύχη τέχνην ὥρθωσεν οὐ τέχνη τύχην ἃ ὃ ς trad.

742

Τὸ γὰρ θανεῖν οὐκ αἰσχρόν, ἀλλ᾽ αἰσχρῶς θανεῖν

175

B c Plan slav.

745

Τὰ θνητὰ πάντα μεταβολὰς πολλὰς ἔχει B Plan slav.

πολλὰς om. Aix GL Vin

746

Τοὺς τῆς φύσεως οὐκ ἔστι λαθεῖν νόμους B ar.

747

Τὸν αὐτὸν ἐπαινεῖν καὶ ψέγειν οὐ χρηστοῦ πρὸς ἀνδρός abc Plan trad.

748

Τῶν εὐτυχούντων εἰσὶ πάντες συγγενεῖς B Plan slav.

751

τΤάἀληθὲς ἀνθρώποισιν οὐχ εὑρίσκεται slav.

752

Τῶν γὰρ πενήτων εἰσὶν οἱ λόγοι κενοί a Plan trad.

753

Τιμώμενοι γὰρ πάντες ἥδονται βροτοί B Plan trad.

756

Τὰ μηδὲν ὠφελοῦντα

μὴ πόνει μάτην

Ucar.

759

Τὰ δάνεια δούλους τοὺς ἐλευθέρους ποιεῖ B c Plan —

172 —

180

HERM

Υ (8) 777

ὙΦ᾽ ἡδονῆς φρόνιμος οὐχ ἁλίσκεται

185

ἃ b [Greg.] trad. 779

Ὑγίεια καὶ νοῦς ἐσθλὰ τῷ βίῳ δύο ἃ b Plan pap. trad. ὑγεία mss.

781

Ὑπὲρ εὐσεβείας καὶ λάλει καὶ μάνθανε B bc [Greg.] Plan pap. slav.

782

"Yrvog θανάτου προσμελέτησις πέλει B c Plan trad.

786

Ὑπὸ

τῆς ἀνάγκης πολλὰ γίνεται κακά

B c Plan slav.

783

Ὕπνος δὲ πάσης ἐστὶν ὑγίεια νόσου

190

ς ὑγεία mss.

788

Υἱιῷ μέγιστον ἀγαθὸν ἔμφρων πατήρ ς slav.

789

Ὕπνος πέφυκε σωμάτων σωτηρία abc Plan ar. πέφυκεν Aix L Vin

© (8) 799

Φρόνημα λιπαρὸν οὐδαμῶς ἀναλίσκεται

800

Φίλον δι᾽ ὀργὴς ἐν κακοῖς μὴ προδοίης ἃ Ὁ ς Planar.

804

Φίλων τρόπους γίνωσκε, μὴ μίσει δ᾽ ὅλως ς slav.

806

Φεῦγ᾽ ἡδονὴν ἔχουσαν ὕστερον βλάβην ἃ Ὁ ς [Greg.] Plan pap. slav. —

173 —

195

REDAZIONI 810

Φίλους ἔχων νόμιζε θησαυροὺς ἔχειν a c Plan pap. trad.

811

Φιλόπονος ἔσο καὶ βίον κτήσῃ καλόν abc

812

[Greg.] Plan ar.

Φεύγε ἀεὶ δεσπότας θυμουμένους a bc Plan

814

Φιλεῖ ἑαυτοῦ πλέον οὐδεὶς οὐδένα

200

B c Plan ἑαυτόν Vin

X (4) *718a

Xpnotod παρ᾽ ἀνδρὸς χρὴ σοφόν τι μανθάνειν ς

822

Χρηστὸς πονηροῖς οὐ τιτρώσκεται λόγοις B Plan slav.

833

Χαίρειν En’ αἰσχρὸν οὐδέποτε χρὴ πρᾶγμα [Greg.]

831

Χρόνος ἀμαυροῖ πάντα κεἰς μνήμην φέρει Β ς Planar. ἀμαυρεῖ mss.

Ψ(Ω 841

Ψευδόμενος οὐδεὶς λανθάνει πολὺν χρόνον B b [Greg.] Plan trad.

845

Ψευδὴς καταβολὴ τὸν βίον λυμαίνεται a bc Plan pap. ar.

843

Ψυχῆς γὰρ οὐδέν ἐστι τιμιώτερον ΒΡ ς αἵ.

846

Ψεῦδος δὲ μισεῖ πᾶς φρόνιμος καὶ σοφὸς Β ς Plan ar.

— 174 —

205

HERM

Q (3) 853

Rs αἰσχρὸν ἀνθρώποισιν ἡ ἀπληστία abe ἀπλιστία Aix L Vin

855

Do nöd τὸ ζῆν εὐτυχῶς ἄνευ φθόνου abc τὸ]

856

Plan ar. τοῦ O

Ὡς αἰσχρὸν τὸ ζῆν ἐν πονηροῖς ἔθεσι ς Plan ar. τὸ] τοῦ O



175 —

210

MENANDRI

SENTENTIAE

Ἄνθρωπον a(ABBenC,DFH) ar.l 1, slav. 1

ὄντα δεῖ φρονεῖν τἀνθρώπινα

b(KPDi)

= TrGF adesp. F 76a: Arist. Eth. Nic. X 7, 1177b31 οὐ χρὴ δὲ κατὰ τοὺς παραινοῦντας “ἀνθρώπινα φρονεῖν ἄνθρωπον ὄντα᾽ οὐδὲ “θνητὰ τὸν θνητόν᾽, τὰ ἀνθρ. BD

KPDi

: ἀνθρώπινα Nauck, Mel. 2, 189 TrGF

Cf. V. Aes. W, p. 101, 31 Perry: ἄνθρωπος ὦν, ἀνθρώπινα φρόνει.

2 Ἀναφαίρετον

κτῆμ᾽ ἐστὶ παιδεία

βροτοῖς

a(ABBenC,F)

Plan 324 (eig παιδείαν) ar.l 2, slav. 2 κτῆμα BE

ἐστὶ om. F

*2a

Ἀναφαίρετον κτῆμά ἐστιν ἡ πενία μόνη

3

Ἀεὶ τὸ λυποῦν ἐκδίωκε τοῦ βίου —

179 —

TESTO DEI MONOSTICI

a(ABBenF) Plan 259 (eig λύπην) P.Mil.Vogl. inv. 1241, 22; P.Oxy. 3006, 20 ar.I 3, slav. 3

= Men. fr, 303, 1 K.-A. 1-2: Stob. IV 44 (ὅτι dei γενναίως φέρειν τὰ mpooπίπτοντα), 11 (Μενάνδρου Πλοκίῳ) dei - βίου" | μικρόν τι τὸ βίου καὶ στενὸν ζῶμεν χρόνον.

ἐκδίωκε]

ἀποδίωκε Stob. (et fort. P.Mil.Vogl. spatii gratia : ἀεὶ τὸ λυποῦν ἀ-

ποδίωκε] τοῦ Biov)

= aer zl...1.L..]..[.. Joke του BI P.Oxy. 4

Αὐτά σε διδάσκει τοῦ βίου τὰ πράγματα

a(BBenF)

b(KPDi)

Plan 499 (eig φιλοπονίαν vel εἰς φρόνησιν)

P.Oxy. 3006, 6 ar.I 4, slav. 4

διδάσκει] διδάξει Richards, Further, 179 (= Ar., 112) τοῦ Bliov] τὰ TIplayuata P.Oxy.

a .J.[....1.Ée

5 A@dvatov ἔχθραν μὴ φύλαττε θνητὸς dv a(ABBenC,F)

b(KPDiV)

[Greg.] 4 Plan 186 (eig ἔχθραν) P.Copt., 12-15; P.Oxy. 3006, 8 ar.I 5 (IE 10), slav. 5

= TrGF adesp. F 79: Arist. Rhet. II 21, 1394b21; Boiss. III 467. ἔχθραν] ὀργὴν Arist. Grotius, 925 φύλασσε Arist.(A) : φυλίασ]σε P.Oxy.: φυλλασσει P.Copt. : -tre Mon. Arist.(F) : φυλάττειν Arist.(Tu Co) : -ng Arist.(La) θνητὸς div] θνητὸν σῶμα V Cf. Dion. Hal. Ant. Rom. V 4, 3: ἀνθρώπους δ᾽ ὄντας μηδὲν ὑπὲρ τὴν φύσιν τὴν ἀνθρωπίνην

φρονεῖν “und” ἀθανάτους ἔχειν τὰς ὀργὰς ἐν θνητοῖς σώμα-

ow’. Eur. TrGF 799: Stob. III 20 (περὶ ὀργῆς), 17 (Εὐριπίδου Φιλοκτήτου) ὥσπερ δὲ θνητὸν καὶ τὸ σῶμ᾽ ἡμῶν ἔφυ, [ οὕτω προσήκει μηδὲ τὴν ὀργὴν ἔχειν | ἀθάνατον, ὅστις σωφρονεῖν ἐπίσταται. Phalar. Ep. 51, p. 420 Hercher: θνητοὺς γὰρ ὄντας ἀθάνατον ὀργὴν ἔχειν, ὥς φασί τινες, οὐ προσήκει, Grom. Byz. 261: θνητὸς ὧν ἀθάνατον μὴ φύλαττε ὀργήν.

᾿



180 —

A

1-95

6 Ἅπαξ ἀκοῦσαι τοὺς ἐλευθέρους καλόν a(BBenF)

P.Oxy. 3006, 9 ar.l 6

τοῖς ἐλευθέροις Edmonds 903

7 A ψέγομεν ἡμεῖς ταῦτα μὴ μιμώμεθα a(AB) P.Mil.Vogl. inv. 1241, 4; P.Oxy. 3006, 11 slav. 6 yéyopev A

ἡμεῖς]

αὐὔλου (/. ἄλλου) P.Oxy.

lupop[ P.Mil.Vogl.

Cf. Sext. 90 Chadwick: ἃ ψέγεις, μηδὲ ποίει.

8 Ἅπαν τὸ κέρδος ἄδικον φέρει βλάβην a(ABBenF)

b(KPDiU)

P.Oxy. 3006, 3 ar.l 7

ἅπαντι κέρδος Richards, Ar., 103 τὸ κέρδος] δὲ κέρδος KPDIU φέρει) τίκτει KPDIU P.Oxy. (vd. infra) Liapis 8 di. τ. x. ἄδικον βλάβην τίκτει K ἅπαν τὸ] κέρδος τὸ ἄδικον τίκτει (τικτι pap.) βλάβην P.Oxy. ἅ. τ. x. ἄδικον ἄδικον φέρει βλάβην (sic) Ε ἄδικον ὃν φέρει Mk. 6 Jk. : ἄδικον ὃν τίκτει

Liapis 8

9 Ἅπαντα καιρῷ χάριν ἔχει τρυγώμενα Α _b(KPDi) Plan 213 (εἰς καιρόν) P.Oxy. 3006, 24; T.Köln 21 ar.I 8 6. καιρῷ τρυγούμενα χάριν ἔχει KPDi (ἔχειν Di)



181—

χαρὰν ar.

TESTO DEI MONOSTICI

Cf. V. Aes. W, p. 102, 8 Perry: πάντα γὰρ καιρῷ ἰδίῳ χάριν ἔχει. Soph. OR 1516: πάντα γὰρ καιρῷ καλά. Page, Further, 492-493, n. CLXIX (vv, 18381839): ταῦτ᾽ ἔλεγεν Σώδαμος Ἐπηράτου, ὅς μ᾽ ἀνέθηκεν' πάντα πρόσεστι καλά᾽. Tosi n. 572.

| ‘undèév dyav: καιρῷ

10 Ἄνθρωπος dv μέμνησο τῆς κοινῆς τύχης a(ABBenC,DFHR) Plan 421 (εἰς τύχην) P.Oxy. 3006, 4 slav. 8

b(KU)

= Hippoth. TrGF 210 F 1: Stob. III 22 (περὶ ὑπεροψίας), 25 (Ἱπποθόωντος [Md : ἱπποθῦ 5 : ὑπποθύοντος AJ); Doxop. In Aphth., Rhet. Gr. 11 294, 11, 29; 295, 26 Walz (ἐν μονοστίχοις Μενάνδρου); CPG II 289 (Apostol. III 8); [Max.] 60.19./67.22.; Ant. I 71, 985 D (Hippoth.); Patm. 12.46 (Hippothy.). V. Aes. W, p. 101, 29 Perry (post Mon. 57-58) ἄνθρωπος — τύχης, αἱ ταύτης γὰρ δόσεις οὐκ εἰσὶν ἔμμονοι. Gnom. Bas. 57ab: a. ᾿Απελλῆς ὁ ζωγράφος ἐρωτηθεὶς διὰ τί τὴν τύχην καθημένην ἔγραψεν εἶπεν “οὐκ ἔστη γὰρ᾽ b. [ἀλλ᾽ “ἄνθρωπος -- τύχης". In [Max.] Ant. Patm. CPG II 289 ante Mon. 343. Cf. Philem. 164 K.-A.: Stob. III 21, 1 (Φιλήμονος) ἄνθρωπος ὧν τοῦτ᾽ ἴσθι καὶ

μέμνησ᾽ dei. Men. fr. 389 K.-A.: Orion. Anth. VIII (περὶ τοῦ ἀνθρωπίνου βίοὐ) 12 (Daviov) ἄνθρωπος ὧν ἥμαρτον

οὐ θαυμαστέον. P.Schub. 27 + P.Be-

rol. inv. 21312, frr. b c, 4: ἄνθρωπος ὦν[. Mon. 22.

11

Ἄδικον τὸ λυπεῖν τοὺς φίλους ἑκουσίως a(AB) Plan 459 (etc φίλους) P.Oxy. 3006, 14 slav. 9 = V. Aes. W, p. 101, 32 Perry. τὸ om. AB : ἄδ[ικον τὸ] λυπεῖν [ P.Oxy. (Aviv pap.) λους V. Aes.

ἑκουσίως τοὺς di-

Cf. ATIM 80: λυπεῖν ἑκουσίως τοὺς φίλους ἀφροσύνης ἰδίον ὑπάρχει. GBA 49: λυπεῖν -- ὑπάρχει | τῶν γὰρ δυναστῶν πλεῖστος ἐν πόλει λόγος. (v. 2 = Eur.

TrGF F 94).



182—

A

1-95

12 Aydpiotog ὅστις εὖ παθὼν duvnuoveî a(ABBenC,F) b(KPDiV) Plan 27 (εἰς ἀχαριστίαν)

P.Oxy. 3006, 15 ar.I 10, slav. 11

ὅστις]

ἀνήρ KPDiV

εὐπαθῶν Κα

13 Ἄγει δὲ πρὸς φῶς τὴν ἀλήθειαν χρόνος a(ABBenC,F)

ς

Plan 522 (εἰς χρόνον) Herm 8

P.Copt., 20-22

ar.I 11, slav. 12

= CPG II 246 (Apostol. I 27b, Arsen. I 17). εἰς φῶς P.Copt.

χρόνος]

ὁ χρόνος P.Copt.

Cf. Men. fr. 328 K.-A.: Stob. III 11 (περὶ ἀληθείας), 13 (Μενάνδρου Ῥαπιζομένη) ἔρχεται τἀληθὲς eig φῶς Evior’ οὐ ζητούμενον.

14 Ἀγαθὸν μέγιστον ἡ φρόνησίς ἐστ᾽ ἀεί a(AB) Plan 500 (eig φρόνησιν) P.Oxy. 3006, 16 ar.I 13, slav. 14 6. μ. ἐστιν ἡ φρόνησις dei B

15 ᾿Ἀνδρὸς τὰ προσπίπτοντα γενναίως φέρειν a(ABBenC,F) b(KPDiU) ς Plan 448 (eig ὑπομονήν) Herm 1 P.Oxy. 3006, 7 ar.I 14, slav. 15



183 —

TESTO DEI MONOSTICI

συμπίπτοντα C,

ἀνὴρ τὰ προσπίπτοντα γενναίως φέρει F

Cf. tit. Stob. IV 44: ὅτι δεῖ γενναίως φέρειν τὰ προσπίπτοντα. Men. fr. 856 K.-A.: Stob. IV 44, 6 (Μενάνδρου) ἄνδρα τὸν ἀληθῶς εὐγενῆ καὶ τἀγαθὰ | καὶ

τὰ κακὰ δεῖ πταίοντα γενναίως φέρειν. Soph. TrGF F 319: Orion. Anth. VII (περὶ ἀρετῆς) 11 (Σοφοκλέους Ἴωνος) ἐσθλοῦ πρὸς ἀνδρὸς (Schmidt I 258: πρὸς d. È. mss.) πάντα γενναίως φέρειν. V. Aes. W, p. 101, 32 Perry: τὰ δὲ συμBaivovia ἀνδρὶ γενναίως δεῖ φέρειν. Charit. V 9, 8: Διονύσιος δὲ ἐπειρᾶτο

μὲν φέρειν τὰ συμβαίνοντα γενναίως κτλ. δεῤοί, ex. Il. Q 49 [T]: τοῦτο δὲ ὅτι dei τὰ συμβαίνοντα

γενναίως φέρειν.

Comp.

I 279: σοφοῦ

δὲ ἀνδρὸς πάντα

γενναίως φέρειν. Hipparch. Pythag. DK 68 C7: δῖον. IV 44, 81 (Ἱππάρχου Πυθαγορείου ἐκ τοῦ Περὶ εὐθυμίας), Ν, p. 982, 1 Hense: ἐν εὐθυμίᾳ διάξο-

μεν φέροντες τὰ προσπίπτοντα. Nicet. Eugen. IX 142 (Erot. Script. Gr. 547 Herscher): χρὴ γὰρ tà συμπίπτοντα γενναίως φέρειν. Euseb. (Stob. [περὶ ἀρετῆς], 103 [Εὐσεβίου], III, p. 53, 3 Wachsmuth-Hense): εἰδείην ναίως φέρειν tà προσπίπτοντα. Heracl. De Urb. Graec. 130 (= K. Müller,

II, p. III 1 yevGeo-

graphi graeci minores I, Paris, Didot 1855, 105 [Dicaearc.]): tà προσπίπτοντα ἐκ τῆς πατρίδος δυσχερῆ γενναίως φέρειν (φέροντες Heracl.). Mon. 657.

16 Ἄγει τὸ θεῖον τοὺς κακοὺς πρὸς τὴν δίκην a(ABBenC,DFHR)

b(KPDiV)

c

Ven2

Plan 238 (εἰς κρίσιν καὶ eig τὴν θείαν δίκην) Herm 2 P.Oxy.

3006,

17; MND,

6-7; MND

5521,

1, 7-8

ar.I 15, slav. 16

= TrGF adesp. F 498: Stob. I 3 (περὶ δίκης παρὰ τοῦ θεοῦ τεταγμένης ἐποnteve τὰ ἐπὶ νόντων), 44 (-); 20-22; P.Vind. Hunger; Boiss.

γῆς V. G IV

γιγνόμενα ὑπὸ τῶν ἀνθρώπων, τιμοροῦ οὔσης τῶν ἁμαρταAes. W, p. 101, 31 Perry; P.Grenf. II 84 (MPER XV 117), 19883, 24-26 = Corp. Fab. Aesop. I 2, 119, 8 Hausrath438, 1.

ἄγει γὰρ τὸ 0. κτλ. c Herm V. Aes. τοὺς πονηροὺς εἰς δίκην Boiss.

πρὸς τὴν δίκην]

εἰς τι.

16-79-80 Ἄγει τὸ θεῖον τοὺς κακοὺς πρὸς τὴν δίκην ἀλλ᾽ ἠλλάγη τὸ λεχθὲν ἐν τῷ νῦν pio: ἄγει τὸ θεῖον τοὺς κακοὺς πρὸς τἀγαθά

— 184—

dio

A

1-95

17

Ἀβουλίᾳ γὰρ πολλὰ βλάπτονται βροτοί a(ABBenC,DFH) b(KPDi) Plan 53 (eig βουλήν) P.Oxy. 3006, 2 ar.I 16, slav. 17 γὰρ πολλὰ]

γὰρ om. AB

: δὲ τὰ πολλὰ

πολλὰ βλάπτονται βροτοῖς P.Oxy.

Κὶ : γὰρ τὰ πολλὰ ΡΌΪ

18 Ἄνθρωπον ὄντα σαυτὸν ἀναμίμνησκ᾽ dei a(AC,DH) Plan 274 (eig μετριότητα) P.Oxy. 3006, 18 ar.l 17 ἀναμίμνησκε A : ἐκμίμνησκ᾽ Ὁ

19

Ἀνεβξέταστον μὴ κόλαζε μηδένα a(ABBenC,DFH) c Plan 237 (εἰς κρίσιν καὶ εἰς τὴν θεῖαν δίκην) Herm ar.I 18 ἀνεξεστάστως B

:

ΟὀΥΑ .1..a

τὰ πολλὰ Boiss. I 153 adn. 3, Mk. 15

3

ἀνεξέταστος Ὁ

20

Adeig τὰ φανερὰ μὴ δίωκε τἀφανῆ a(AB) Plan 243 (eig κρύφια) ar.I 19, slav. 18 tà ἀφανῆ AB



185 —

TESTO DEI MONOSTICI 21 Ἀνὴρ πονηρὸς δυστυχεῖ κἂν εὐτυχῇ a(ABBenC,DFHR) b(KPDIU) Plan 376 (eig πονηρούς) Herm 4 P.Copt., 28-31

ς

ar.I 20, slav. 19

= V. Aes. W, p. 101, 39 Perry; Doxop. In Aphth., Rbet. Gr. II 288, 15 Walz. a. n. ατυχης καν ευτυχης P.Copt.

22 Ἄνθρωπος dv γίνωσκε τῆς ὀργῆς κρατεῖν a(ABBenC,DFH)

Plan 308 (eig ὀργήν)

P.Oxy. 3006, 22 ar.I 21, slav. 20

yiyvooxe Schn. 20 Mk. 20 Cf. P.Schub. 27+P.Berol. inv. 21312, frr. b c, 4. Philem. fr. 164 K.-A. Men. fr.

389 K.-A. (vd. Mon. 10).

23 Ἅπαντας αὐτῆς κρείσσονας ἀνάγκη ποιεῖ a(AB)

αὑτῶν Mk. 22 Jk. : αὐτῆς AB Schn. 21 κρείσσονας] αὑτῶν ἀνάγκη κρείσσονας πάντας ποιεῖ Thierfelder

24

Αἰσχρὰ μηδὲν πρᾶττε μηδὲ μάνθανε

a(AB) Plan 7 (eig ἁμαρτίαν) ar.I 23, slav. 21

μηδὲν]

μὴ

Β

αἰσχρὰ]

αἰσχρὸν δὲ Plan Mk. 23 Jk.



186 ---

ἥττους Schn. p. 214

A

1-95

25 Avòpòc πονηροῦ φεῦγε συνοδίαν dei a(AB) Plan 377 (eig πονηρούς) P.Oxy. 3006, 23 ar.I 25, slav. 22 συνουσίαν dei B : τὴν συνουσίαν Y (συνοδίαν ἀεὶ Y"8) : τὴν συμβουλίαν ar.

*25a

Avòpòc πανούργου φεῦγε τὰς συναυλίας a(BenC,DF) ξυναυλίας F

Cf. Georg. 140: ἀνδρὸς πανούργου φεῦγε τὰς ὁμιλίας" | ἰὸν γὰρ Exxei, Kapδίας κατεσθίων.

26 ᾿Ἀνδρῶν δὲ φαύλων ὅρκον εἰς ὕδωρ γράφε a(ABenC,DFH) ς Ven3 Plan 305 (εἰς ὅρκον) Herm 5

P.Mil.Vogl. 1241, 5 ar.I 26, slav. 29 = Exc. Vind.

16.

δὲ om. A

ἀνδρὸς (ἄνδρα ms.) δὲ φαύλου Ven Schn. 24 : δ᾽ ἀπίστων ἔχε.

Vind. ar. : ἀνδρὸς δ᾽ ἀπίστου slav. Cf. Soph. TrGF F 811: ὅρκους ἐγὼ γυναικὸς εἰς ὕδωρ γράφω. Xenarch. fr. 6 K.-A.: ὅρκον δ᾽ ἐγὼ γυναικὸς εἰς ὕδωρ γράφω. CPG ὕδωρ γράφεις. -

I 344 (Plut. Prov. 5): εἰς

27 Ἀνδρὸς χαρακτὴρ a(ABBenC,FR)

ἐκ λόγου γνωρίζεται

b(KPDiVU)



187—

TESTO DEI MONOSTICI

[Greg.] 3 Plan 501 (eig φρόνησιν) P.Copt., 9-12; P.Mil.Vogl. inv. 1241, 9; P.Oxy. 2661, 7

ar.I 28 (II 2), slav. 23 = Men. fr. 72 K.-A.: Orion. Anth. I (περὶ λόγου καὶ φρονήσεως) 11 (ἐξ ᾿Αρρηφό-

ρου Μενάνδρου); P.Schub. 27+P.Berol. inv. 21312, frr. b c, 13; Comp. I 302; Flor. Laur. 25, 1 (p. 231, 15 Mk., lemm. ἑτέρων); Ant. I 48, 930 Ὁ; Aes. Prov. 83 Perry; GBA 106; Schol, Bemb. Ter. Heaut. 384 (p. 65 Mountford). λόγων KV MptPs : λόγου cett.

28 Ἀνδρὸς δικαίου καρπὸς οὐκ ἀπόλλυται a(ABenC,DFH)

b(KPDiVU)

ς

Plan 136 (εἰς δίκαιον) Herm 7

T.Mon.Ep., 3; P.Oxy. 3006, 12 ἀπόλυται A Herm (ἀπόλειται Vin) Cf. Ios. Ant. Iud. XX 2, 5: ὁ καρπὸς οὐκ ἀπόλλυται ὁ τῆς εὐσεβείας.

29 Ἀνὴρ δὲ χρηστὸς χρηστὸν οὐ μισεῖ ποτε a(ABBenC,DFH) ς Plan 1 (εἰς ἀγαθὸν ἄνδρα) Herm 11 = Eur. TrGF F 296, 1. 1-3: Stob. II 33 (ὅτι ἡ ὁμοιότης τῶν τρόπων φιλίαν ἀπεργάζεται), 2 (Εὐριπίδου Βελλεροφόντῃ) ἀνὴρ — ποτε | κακῷ κακὸς δὲ συντέτηκεν ἡδοναῖς | φιλεῖ δὲ θοὐμόφυλον ἀνθρώπους ἄγειν.

30 Ἀνὴρ ἀτυχῶν σῴζεται ὑπὸ τῆς ἐλπίδος Β Plan 165 (εἰς ἐλπίδας)

P.Oxy. 3006, 26

ar.I 37

= Men. fr. 859 K.-A.: Stob. IV 46 (περὶ ἐλπίδος), 4 (Μενάνδρου). —

188—

A

ἄνθρωπος Stob. P.Oxy. Jk. ταῖς ἐλπίσιν Schmidt III 84 Jk.

1-95

σῴζεθ᾽ ὑ. Stob. Jk. ἀ. γὰρ ἀτυχῶν βόσκεται ἀ. dr. δὲ σῴζεται ταῖς ἐλπίσιν Plan Mk. 643

Cf. NTRom. VIII 24: τῇ γὰρ ἐλπίδι ἐσώθημεν.

31 Ἀνὴρ γὰρ ἄνδρα καὶ πόλις σῴζει πόλιν a(ABBenF)

ς

Vati

Plan 50 (εἰς βοήθειαν) ar.I 39 καὶ πόλιν σ. πόλις F

Cf. Eur. Suppl. 491-493: ταῦτ᾽ ἀφέντες οἱ κακοὶ | πολέμους ἀναιρούμεθα καὶ τὸν ἥσσονα | δουλούμεθ᾽, ἄνδρες ἄνδρα καὶ πόλις πόλιν.

32 Ἀνὴρ ἀγαθὸς οὐκ ἂν εἴη δυσγενής a(ABBenC,F) ς Plan 170 (εἰς εὐγενῆ) 41.1 40a ἀγαθὸς ABBenC,F

: βέλτιστος ς : ἄριστος Plan Mk. 30 Jk.

θός Mk., p. 362

εἴη]

ἀνὴρ γὰρ ἀγα-

fc

33 Avöpög πονηροῦ σπλάγχνον où μαλάσσεται

a(ABBenC,DFH)

ς

Plan 380 (εἰς πονηρούς) Herm 15 ar.I 41 μαλάσσεται]

θερμαίνεται F: μαραίνεται c L : μαρένεται AixGOVin

- Soph. TrGF F 201e: Stob. III 7 (περὶ ἀνδρείας), 6 (Σοφοκλῆς Ἐριφύλῃ) ἀνδρῶν γὰρ ἐσθλῶν στέρνον οὐ μαλάσσεται.



189--

TESTO DEI MONOSTICI

34 Avöpög κακῶς πράσσοντος ἐκποδὼν φίλοι a(ABBenC,DFHR) b(KPVDi) Plan 461 (εἰς φίλους) Herm 16

c

ar.I 43 (dist. ar.I 42[= Mon. 47]-43)

= Eur. TrGF F 7994: Schol. MVTB Eur. Ph. 402, I 296 Schwartz (παρὰ «τὰ» Φιλοκτήτου); Schol. MNOA Eur. Andr. 976, II 309 Schwartz; Schol. Soph. EL 188, p. 317 Elmsley; Sud. s.v. ἀνδρὸς γέροντος (I 197 Adler), ἐκποδών (II 229 Ad.), οἰκονομῶ (IV 619 Ad.), ὑπερίσταται (IV 656 Ad.); CPG I 29 (Zenob. I 90), 194 (Diogenian. I 79), II 144 (Macar. II 6), 283 (Apostol. II 82, Arsen. III 69); Schol. Aristid. p. 85, 24 (Σοφοκλέους ὃν ἐν Οἰδίποδι τοῦτο εἰς παροιμίαν ἐπεκράτησε), p. 681, 34 (Σοφοκλέους ὄν, παροιμιῶδες γέγονε) Dindorf. ἀνδρὸς] φίλου Schol. Aristid. πράττοντος BenR KPDiV Herm : πράσσ- Mon. cett. Schol. Eur. et Soph. Sud. Paroem. : πράξαντος Schol. Aristid. ἐκποδὼν] ἐμποδὼν

Ε

φίλοι]

φεῦγε c : φύγε V : φίλει H* : ἔσο Hr

71-34 Ἀνδρὸς καλῶς πράττοντος ἔγγυστα φίλοι: ἀνδρὸς κακῶς πράττοντος ἐκποδὼν φίλοι

U (α 18-19) = CPG I 354 (Greg. Cypr. I 59-60). Eyyvota]

Eyyvodev Meyer, Nachlass : ἐγγὺς oi Thierfelder Jk.

πράσσ- ...

πρασσ- Paroem.

35 Ἀλαζονείας οὐδὲ εἷς φεύγει δίκην a(BBenC,DFH) ς Plan 441 (εἰς ὑπερηφανίαν) Herm

6

P.Mil.Vogl. inv. 1241, 14 = Men. Kol. fr. 10 K.-A. (cf. Men. fr. 907 K.-A.): P.Oxy. 3005, col. II 5, ΚόA0k(06).

οὐδὲ εἷς φεύγει BBenC,DFH : οὔτις ἐκφεύγει Plan Mk. 21 Jk. : οὐδεὶς ἐκφύγει ς : οὐδεὶς ἐκφύγοι Herm : ἐκφε]ύγει δίκην P.Mil.Vogl.

μὴ φίλει κακοὺς τρόπους post ἀλαζονείας add. ΗΠ" -

190 --

ἀλαζί P.Oxy.

A

1-95

Cf. Men. fr. 743 K.-A.: Stob. III 22 (περὶ ὑπεροψίας), 12 (Μενάνδρου) πᾶς ὁ μὴ φρονῶν | ἀλαζονείᾳ καὶ ψόφοις ἁλίσκεται.

36 Ἀσυλλόγιστόν ἐστιν ἡ πονηρία a(BenC,DFH) c Plan 378 (eig πονηρούς) Herm 9 P.Mil.Vogl. inv. 1241, 20; P.Oxy. 3006, 19 slav. 27

= Men. fr. 705 K.-A.: Stob. III 2 (περὶ κακίας), 6 (Μενάνδρου), post fr. 704 K.-A. = Mon. 483; GBA ἀσυλλόγιστον]

67.

ἀσυλλόγιστος H P.Oxy.

πο]νηρίᾳ P.Mil.Vogl.

Cf. Greg. Naz. De Vita sua, 991: ὄντως ἀσυλλόγιστον ἡ πονηρία. Id. Or. 4, 42 (PG 35, 5682): ἀλλ᾽ ὄντως ἀσυλλόγιστόν τι πρᾶγμα ἡ πονηρία. TrGF adesp. F Ἐ631, 20 (CGFP 247, 20): P.Hib. 180, col. II 20, ἀσυλλογισίτ. Men. fr. 256, 1-2 K.-A.: Stob. I 7 (ὅτι ἀλόγιστος ἡ φορὰ τῆς τύχης), 7a (Μενάνδρου Zevoλόγῳ), 1-2 οὕτως ἀσυλλόγιστον ἡ τύχη ποιεῖ | τὸ συμφέρον τί ποτ᾽ ἐστὶν dvθρώπου βίῳ κτλ.

37

Ἀνὴρ δίκαιός ἐστὶν οὐκ ἀδικεῖν ἐθέλων b(KPDi)

37-38 Ἀνὴρ δίκαιός ἐστιν οὐχ ὁ μὴ ἀδικῶν, ἀλλ᾽ ὅστις ἀδικεῖν δυνάμενος οὐ βούλεται

a(BBenC,F) Plan 137-138 (eig δίκαιον) ar.I 29-30, slav. 28

= Philem. fr. 97 K.-A., 1-2: Jos f. 157r (περὶ θείων). 1-8: Stob. III 9 (περὶ δικαιοσύνης), 21 (Φιλήμονος) ἀνὴρ — βούλεται | οὐδ’ ὃς τὰ μικρὰ λαμβάνειν ἀπέσχετο, | ἀλλ᾽ ὃς τὰ μεγάλα καρτερεῖ μὴ λαμβάνων, | ἔχειν δυνάμενος καὶ

κρατεῖν ἀζημίως᾽ | οὐδ᾽ ὅς γε ταῦτα πάντα διατηρεῖ μόνον, | ἀλλ᾽ ὅστις ἄδολον γνησίαν 7’ ἔχων φύσιν | εἶναι δίκαιος κοὐ δοκεῖν εἶναι θέλει. -

191—

TESTO DEI MONOSTICI

37] ἀνήρ om. Jos ται Stob.(Brux) Jos

38]

μὴ Stob.(SMBrux) Jos : οὐ Mon. Stob.(A)

βούλη-

Cf. P.Schub. 29, 2: δικαιός ἐστιν οὐ]χ ὁ πράττω[ν μὴ ἀδίκως (suppl. G. Manteuffel, ΠΡ 2 [1948], 90). Boiss. III 467: ἀνὴρ δίκαιος καὶ καλός ἐστιν, οὐχ ὁ μηδὲν ἀδικῶν, ἀλλ᾽ ὅστις, ἀδικεῖν δυνάμενος, οὐ βούλεται. Democr. 68 Β 62 DK (Stob. III 9, 29 [Δημοκρίτου]): ἀγαθὸν οὐ τὸ μὴ ἀδικεῖν, ἀλλὰ τὸ μηδὲ ἐθέλειν.

39 Ἅπαντ᾽ ἀφανίζει γῆρας ἰσχὺν σώματος

Β

b(PDi)

Plan 76 (εἰς γῆρας) P.Copt., 6-9 ar.I 3

39-40 Ἅπαντ᾽ ἀφανίζει γῆρας, ἰσχὺν σώματος,

ἀκοήν, ὅρασιν, κάλλος, οὐκέθ᾽ ἡδονή a(ABenF)

b(KV)

39]

V

ἅπαντα

40]

οὐκέτι ἡδονήν V: οὐκέθ᾽ ἡδονή ἐστιν ABenF

41 Ἄριστόν ἐστι πάντ᾽ ἐπίστασθαι καλά a(ABBenC,DF) ς Plan 502 (εἰς φρόνησιν) Herm

10

P.Mil.Vogl. inv. 1241, 11 ar.I 32 ἀρεστόν

ς

πάντἼ

πάντας c Herm

ἀἀριστός ἐστι πᾶς ὃς ἐπίσταται καλά

Β Cf. Eur. Heracl. 746-747: οἰόμεθα γὰρ [τὸν εὐτυχοῦντα πάντ᾽ ἐπίστασθαι καλῶς (νά. Μοη. 726).



192 —

A

1-95

42 Ἀεὶ δ᾽ ὁ σωθείς ἐστιν ἀχάριστος φύσει A

ce

Plan 28 (eig ἀχαριστίαν) = Men. fr. 701 K.-A.: Stob. II 46 (περὶ ἀχαριστίας), 9 (τοῦ αὐτοῦ scil. Meνάνδρου [post fr. 700 K.-A.]), vd. Mon. 43. αἰεὶ Stob.

δ

om. Ac

ἐστ᾽ dx. A

ἀχάριστον Stob. Liapis 40.1

Cf. Antiph. fr. 235, 4 K.-A.: ἀχάριστοι φύσει.

43 Ay’ ἠλέηται καὶ τέθνηκεν ἡ χάρις

a(BC,D) Plan 29 (eig ἀχαριστίαν)

x

= Men. fr. 702, 1 K.-A.: Schol. ex. Il. 3 275-277 [bT], p. 275-277 Erbse (ὁ κωμικός); Eust. 15 Iliad. 982, 45 (κατὰ γὰρ τὸν κωμικόν ἅμα τετέλεσται καὶ τέθνηκεν ἡ χάρις, ἤ καὶ οὕτως du’ -- χάρις); 1256, 49; Id. De

Thess. capta 145

(Opusc. 306, 65 Tafel); Zen. Ath. VI 60, 423-426 Spyridonidou-Skarsouli (Zenob. I 81, Prov. Bodl. 109, Diogen. II 29). 1-2: Stob. II 46, 9a (τοῦ αὐτοῦ) ἅμ᾽ ἡ. — χάρις | ἣν δεόμενος τότ᾽ ἀθάνατον ἕξειν ἔφη.

τέχνη κε μὴ Schol. IL : τέθνηκεν ἡ cett. Cf. Isid. Pel. Ep. V 75 (PG 78, 13694): λίαν σοι μέμφομαι ὅτι τέθνηκε παρὰ σοὶ ἡ χάρις, fiv δεόμενος τότε ἀθάνατον ἕξειν διεβεβαιώσω.

42-43 Ἀεὶ δ᾽ ὁ σωθείς ἐστιν ἀχάριστος φύσει ἅμ᾽ ἠλέηται καὶ τέθνηκεν ἡ χάρις

a(BenF) Plan 28, 29 (εἰς ἀχαριστίαν, dub. an dist.) = P.Oxy. 3005, col. I 6-7; GBA

8]

om. F:y° GBA

55.

ἐστ᾽ ax. BenF —

ἀχάριστον P.Oxy. Liapis 40.1 193 —

TESTO

DEI MONOSTICI

44 Ἄνευ προφάσεως οὐδὲν ἀνθρώποις κακόν a(ABBenF) ar.l 33 ἄνευ προφάσεως]

ἀναπροφάσεως

Fe xakdv]

καλόν B

45

Ἀνελεύθεροι γάρ εἰσιν οἱ φιλάργυροι

a(AB)

K

ar.I 36

46 Ap’ ἐστὶ θυμοῦ φάρμακον χρηστὸς λόγος; a(AB) ar.I 38 Cf. Mon. 476, 840.

47 Ἅπαντας εὖ πράττοντας ἥδομαι φίλους a(ABBenC,DFH)

ς

Plan 460 (εἰς φίλους) Herm

12

ar.I 42 (dist. arl 42-43 [= Mon. 347) ἥδομαι] ἴδωμεν c : λέγομεν Herm πράσσοντας C,FH τουσιν ἥδομαι φίλοις B Plan ἅπαντος εὖ πράσσοντος

ἅπαντας εὖ πράττοντες ἥδομεν φίλους Schn. 39 Mk. 38

48 Ἃ μὴ προσήκει μήτ᾽ ἄκουε μήθ᾽ ὅρα a(ABBenC,DFHR) b(KPVDiU) Plan 14 (eig ἀρετήν) Herm 13

ς

— 194—

ἅπασιν εὖ πράτἥδομαι φίλου Ὁ

A

1-95

P.Oxy. 2661, 4; P.Oxy. 3006, 1 = Doxop. In Aphth., Rhet. Gr. 11 Walz, 294, 13 (ἐν μονοστίχοις Μενάνδρου),

31; 295, 21, 28. und ἄκουε

Κα

GunlR

49 Ἀχάριστος ἀνὴρ μὴ νομιζέσθω φίλος a(ABC,DH)

b(KPDiVU)

c

Herm 14 ar.l 40

= Men. fr. 699, 1 K.-A. 1-2: Stob. II 46 (περὶ ἀχαριστίας), 1 (Μενάνδρου) dχάριστος — φίλος" [Ὁ μήθ᾽ ὁ F πονηρὸς κατεχέτω χρηστοῦ τόπον. ἀχάριστος ἀνὴρ ABC, KPDiV Schn. 41 : di. ἄχρηστος ς Herm : ἄχρηστος d. Η : ἄχαρις ἀ. Ὁ : ἀ. ἀμνήμων U : ἀχάριστος ἄνθρωπος Stob. : ἀνὴρ ἀχάριστος

Mk. 40 (cf. pp. 362-363) Jk.

λογιζέσθω DV : κομιζέσθω ς : νομιζέτω B

50 Ἅπαντας ἡ παίδευσις ἡμέρους τελεῖ a(ABBenC,DFH)

Plan 325 (eig παιδείαν) ar.l 24

= Jos f. 177r (περὶ παιδεύσεως)

ποιεῖ BC,DH Plan Jos 51 Ai è’ ἐλπίδες βόσκουσι τοὺς κενοὺς βροτῶν a(ABBenC,DFH)

Plan 166 (εἰς ἐλπίδας) arl 44

= CPG I 388 (App. Prov. I 59); Schol. MTAB Eur. Ph. 396, I 295 Schwartz (ἐντεῦθεν [scil. Ph. 396, vd. infra] ἡ rapornio). oi 3°]

ἀλλ᾽ B

κενοὺς]

σκαιοὺς Schmidt III 22



195 —

βροτούς Ben

TESTO DEI MONOSTICI

- Eur. Ph. 396: ai δ᾽ ἐλπίδες βόσκουσι φυγάδας, ὡς λόγος. Cf. Mon. *908. Synes. De insomn. 13 (171, 4-5 Terzaghi): καὶ γὰρ ὅσα ἐλπίδες, αἱ τὸν ἀνθρώπων βόσκουσι γένος, κτλ.

52 Αὐτὸς πενωθεὶς τοῖς ἔχουσι μὴ φθόνει a(ABBenF) b(KPDi) ς Plan 458 (εἰς φθόνον) Herm 17

Vent

= Dionys. TrGF 76 F 8: Stob. III 38 (περὶ φθόνου), 6 (Διονυσίου). αὐτὸς πενωθεὶς] αὐ. στενωθεὶς F : ad. πενόμενος KPDi Dionys. : λιτὸς γενό-

μενος Stob.(SMA)

I 153 adn. 2)

τοῖς ἔχουσιν Ven : τοῖς εὐτυχοῦσι KPDi (τοῖς del. Boiss.

Cf. Char. III Jk. (Stob. III 38, 3 [Xdpnrog]): μὴ φθόνει τοῖς εὐτυχοῦσι,

μὴ

δόκης εἶναι κακός.

59 ”Ap’ ἐστὶ πάντων ἀγρυπνία καλλίστατον; Β

= Men. fr. 129, 1 K.-A.: Theon. Progymn. 5, p. 51, 14 Patillon: ἐάν τε γὰρ ἐρωτῶμεν, ἐάν τε ἐπαπορῶμεν, οὕτως ἐξοίσομεν ἄρ᾽ κτλ. 1-3 Theon. Progymn. 4, p. 56, 19 Patillon: ἔστι δὲ καὶ ἀνάπαλιν προθέντα γνωμικὸν λόγον διηγήσασθαι

... οἷον καὶ παρὰ Μενάνδρῳ ἐν τῇ Χρηστῇ ἐπικλήρῳ, ἄρ᾽ -- λαλίστα-

τον. Εἶτα ἑξῆς τὸ διήγημα: ἄρ᾽ -- λαλίστατον" | ἐμὲ γοῦν ἀναστήσασα δευρὶ προάγεται | λαλεῖν ἀπ’ ἀρχῆς πάντα τὸν ἐμαυτοῦ βίον.

πάντων om. Theon.? : add. vers. arm. καλλίστατον] -tepov Theon.? (cf. Plut. infra) : κακώτερον Erbse

λαλίστατον Theon. :

Cf. Plut. Mor. 513e: πολλῷ ... ἐστιν ἡ χαρὰ τῆς κωμικῆς ἐκείνης ἀγρυπνίας λαλίστερον.

54

Ap’ ἐστὶ συγγενές τι λύπη καὶ βίος; -

196 --

A

1-95

a(BBenF)

Plan 260 (εἰς λύπην) P.Mil.Vogl. inv. 1241, 15 slav. 7 = Men. Cith. fr. 1, 8 Sandb.: Stob. IV 34 (περὶ τοῦ βίου, ὅτι βραχὺς καὶ ebτελὴς καὶ φροντίδων ἀνάμεστος), 54 (Μενάνδρου Κιθαριστῇ); Plut. Mor. 466a (ἱκανῶς ὁ Μένανδρος ὑπομιμνήσκει); D.L. VII 68 (= Chrysipp. SVF II 186, p- 61, 18); P.Schub. 29, 5.

ἄρ᾽ ἐστὶ συγγενέσι καὶ λύπη καὶ βίος B Cf. Ioh. Gaz. Ecphr. Proem. 1: ἄρ᾽ ἐστὶ συγγενές τι μόχθος καὶ λόγος;

55 Ἀρχῆς τετευχὼς ἴσθι ταύτης ἄξιος

a(ABenC,FR)

b(KPDiU)

Plan 37 (eig Bao1Aéa) P.Mil.Vogl. inv. 1241, 6 ar.I 27, slav. 26

ἀρχῆς]

ἀρετῆς K slav. : ἄτης vel ἀρῆς ar. (Nauck, Mel. 2, 193)

ἀξίως PDi

56 Ἀνὴρ ὁ φεύγων Kai πάλιν μαχήσεται a(ABR)

b(KPDi)

P.Oxy. 2661, 3

ar.I 34, slav. 30

= Aul. Gell. XVII 21, 31: tum Demosthenes orator ex eo proelio (scil. apud Chaeroneam) salutem fuga quaesivit, cumque id ei, quod fugerat, probrose obiceretur, versu illo notissimo elusit: “ἀνὴρ᾽ inquit “ὁ - μαχήσεται᾽.

CPG

II 291

(Apostol. III 19a, Arsen. III 93). ἀ. ὁ σιγῶν κτλ. slav. (sed d. σιωπῶν ὕστερον θυμώσεται sec. Führer, Slav., 13) μαχήσεται] μάχης ἐρᾷ Nauck, Mel. 3, 320 Cf. Tert. De fuga in persec., X 1: sed omissis quidam divinis exhortationibus, illum magis Graecum versiculum saecularis sententiae sibi adhibent: «qui fugiebat rursus proeliabitur». νει λύρας κτύπον.

CPG

I 28 (Zenob. I 86): ἀνὴρ δὲ φεύγων οὐ pé-



197—

TESTO DEI MONOSTICI

57 Ἅπαντές ἐσμεν εἰς τὸ νουθετεῖν σοφοί

a(C,DH) 57-58 Ἅπαντές ἐσμεν εἰς τὸ νουθετεῖν σοφοί, αὐτοὶ δ᾽ ἁμαρτάνοντες οὐ γινώσκομεν a(ABBenFR) b(KU) Plan 348-349 (εἰς παραίνεσιν) = Eur. TrGF F 1042: Stob. III 23 (περὶ φιλαυτίας), 5 (Εὐριπίδου); Comp.

I

187-188; V. Aes. W, p. 101, 28 Perry; [Max.] 16.24./28. (Εὐριπίδου); Ant. I 49,

932 AB (Eur.); Patm. 16.66 (Eur.); Boiss. I 114; Exc. Vind. 73; Syll. Epigr. E 80 (vd. Cameron, 259; Maltomini). 57]

πάντες V. Aes,

εἰς τὸ] τοῦ V. Aes.

58]

δὲ ΑΒ

δ᾽ ἁμαρτάνοντες

Stob.(A?"8) Boiss. Mon.(-AB) V. Aes. : δ᾽ ὅταν σφαλῶμεν Stob.(S) : ὅταν ποιῶμεν Stob.(MA) Ant. : δ᾽ ὅτι ἂν ποιῶμεν [Max.], cf. Sosicr. fr. 3 K.-A. infra γινώσκομεν Mon. Stob. [Max.] Patm. : γιγνώσκομεν Schn. 48 Mk. 47 Jk. : συνῆκαμεν ἔχε. Vind. Cf. Sosicr. fr. 3 K.-A.: Stob. III 23, 2 (Σωσικράτους) ἀγαθοὶ δὲ τὸ κακὸν ἐ-

σμὲν ἐφ᾽ ἑτέρων ἰδεῖν' | αὐτοὶ δ᾽ ὅταν ποιῶμεν (SMIA : δ᾽ ἁμαρτάνοντες A"), οὐ γιγνώσκομεν (γίν- MS). Max. Homol. PG 91, 10124 (Κριτίου): ἀγαθοὶ δὲ τὸ κακόν ἐσμεν ἐφ᾽ ἑτέρων ἰδεῖν αὐτοὶ δ᾽ ὅταν ποιῶμεν οὐ γινώσκομεν (vd.

Liapis, 267).

59 Ἄρεσκε πᾶσι Kal σὺ μὴ σαυτῷ

a(ABBenC,FR) σὺ]

σοὶ

Cf. Mon.

α

μόνῳ

b(KPDiV) μόνον KPDIV

102.

60 Ἀνουθέτητός ἐστιν ἡ παρρησία

a(ABBenC,DFHR)

b(KPDi)

ἀνουθέτητον Schn. 50 Mk. 49 Jk.

παροινία Bothe, 87 —

198 —

A

1-95

*60a

Ἀνουθέτητόν ἐστιν ἡ πονηρία υ Plan 379 (εἰς πονηρούς)

61 Ἀνὴρ ἄβουλος εἰς κενὸν μοχθεῖ τρέχων a(ABBenC

DFH)

U

Ven4

Plan 52 (eig βουλήν) = [Pisid.] 1. ἀνὴρ ἄβουλος]

ἀ. ἄζηλος Ven : ἄβουλος ἀνὴρ BenF

Cf. Mon. 67.

62 Ἀνὴρ δίκαιος πλοῦτον οὐκ ἔχει ποτέ

a(ABCDH)

U

= [Pisid.] 2. d. δ. οὐκ ἐρᾷ πλούτου ποτέ Bothe, 87

οὐκ ἔχει ποτέ]

οὐκ ἔχειν ποθεῖ

Mk., Ed. Min., χχὶ : οὐ στέργει ποτέ Schmidt III 77 Cf. Mon.

*965.

63 Ἀρχὴν νόμιζε τὸν θεὸν φοβεῖσθαι

b(KPDiV) ἀρχὴν σοφίας νόμιζε τοῦ θεοῦ φόβον Mk., p. 363

τὸν θεὸν Erbse Cf. Mon.

Ἐ1034.



199 —

ἀρχὴν νόμιζε τῶν ἁπάντων

TESTO DEI MONOSTICI 64 Ἀνδρῶν δικαίων ἔσο εἰς σωτηρίαν b(KPDi) ἔσο]

ἔρχε᾽ Snell Jk. : ἴσθι vel ἔσο τις Boiss. I 153 adn. 1

65 Ἄνευ δὲ λύπης οὐδὲ εἷς βροτῶν βίος U

66 ᾿Αδίκοις φίλοις ἢ κακοῖς μὴ συμπλέκου

b(KPDiV) φίλοισιν Jk.

67 Ἀνὴρ ἄβουλος ἡδοναῖς θηρεύεται

b(KPDIVU) Plan 54 (εἰς βουλήν) ἀνὴρ δ᾽ &B. U (vd. infra) Jk. : ἀνὴρ ἄδολος

V

Isocr. I 16: τὰς ἡδονὰς θήρευς τὰς μετὰ δόξης)

εται VP cett.

ἡδονὰς Schmidt I 238 (coll. συμπλέκεται V*° : θηρεύ-

Mon. 777-67 dist. in U (a 5-6) : ὑφ᾽ ἡδονῆς φρόνιμος οὐχ ἁ-

λίσκεται, ἀνὴρ δ᾽ ἀ. -- θηρεύεται. Cf. Mon. 61.

68 Ἀρχῆς ἁπάσης ἡγεμών ἐστι λόγος U T.Mon.Ep., 2-3 (?) ἔστω Nauck et Gomperz per litt. ap. Meyer, Nachlass Jk.

— 200 —

A

1-95

69 Ἀρετῆς ἁπάσης σεμνὸς ἡγεῖται λόγος b(KPDi) O.Milne

1, 1?

ἀρετῆς ἁπάσης σεμνὸς] ἡγεῖται τρόπος suppl. Körte

70 Αὐθαίρετος λύπη ἐσθ᾽ ἡ τέκνων σπορά b(KUBav) Plan 319 (εἰς παῖδας) ἐσθ᾽ UBav : ἐστὶν K : ’oriv Plan Mk. 641 Jk.

71: vd. 34

72 Ἀλύπως ἄξεις τὸν βίον χωρὶς γάμου

b(KPDiVUBav) Plan 63 (eig γάμον) ἀλύπως ἄξεις KPV : ἀλύπως ἕξεις Di : ἄλυπον ἕξεις UBav Plan : ἄλυπον ἄξεις

Schn. app. a 4 Mk. 56 : ἄξεις ἀλύπως Boiss. I 153 Mk. 595 Jk. Cf. Posidipp. fr. 32, 1 K.-A.: Stob. (ed. Trinc. Corp. Par.) IV 35 (περὶ λύπης), 26 (Ποσειδίππου). 1-3 Clem. Al. Strom. VI 13, 6: οὐδεὶς ἄλυπος (-nwg Clem. Corp. Par.) τὸν βίον διήγαγεν | ἄνθρωπος ὧν οὐδὲ μέχρι τοῦ τέλους πάλιν | ἔμεινεν ἀτυχῶν.

73 Ἀβέβαιός ἐστι πλοῦτος ἐάν τις εὖ φρονῇ Κ

ἀβέβαιον Liapis 69

ἤν τις μὴ φρονῇ Meyer, Nachlese, 368

— 201 —

TESTO DEI MONOSTICI

74 Ἂν εὖ φρονῆς τὰ πάντα εὐδαίμων ἔσῃ

b(KPDi) Plan 503 (εἰς φρόνησιν) ar.I 9, slav. 10

φρονῇς] φέρῃς ar. slav. (poss. et πάθῃς slav.) τὰ πάντα γ᾽ εὐδαίμων Plan ΜΚ. 649 Jk. dist. Mon. 73-74 susp., ἂν δ᾽ εὖ prop. Liapis p. 270

75 Ἄλλος καθεύδων ἥδετ᾽ ἄλλος ἐσθίων

76 Ἀνάπαυσίς ἐστι τῶν κακῶν πάντων ὕπνος

b(KPDi) Plan 13 (eig ἀρετήν) P.Copt., 3-6; P.Oxy. 3006, 5

ἐστιν KDi

ἀ. ἐστι τῶν κακῶν ἀπροξία Plan (ἀταραξία Richards, Ar., 111)

ἀνάπαυσις ὕπνος ἐστὶ πάντων τῶν κακῶν Erbse Jk. κόπων ὕπνος P.Copt.

ἀ. ἐστι] πάντων ἐκ τῶν

77

Ἀξὶ πονηρόν ἐστι τἀνθρώπων γένος υ

Cf. Philem. fr. 2 K.-A.: Stob. III 2, (περὶ κακίας), 24 (Φιλήμονος ᾿Αγύρτου) ὦ πῶς πονηρόν ἐστιν ἀνθρώπου φύσις | τὸ σύνολον

οὐ γὰρ ἄν ποτ᾽ ἐδεήθη νό-

μου. 78 Ἄρεσκε πλήθει καθ᾽ ἕνα φιλοτιμούμενος



202 --

A

1-95

79-80: vd. 16

81 Ἅπασιν ἡμῖν ἡ συνείδησις πρώτη θεός

b(KPDi) πρώτη del. Mk. 597 Jk. (coll. Mon. 107) Cf. Mon. 107. [Pisid.] 59: ἡμῶν ἁπάντων ἡ συνείδησις δίκη.

82 Ἀνώμαλοι πλάστιγγες ἀστάτου τύχης

83 Ἄγει πονηρὰ πρᾶξις εἰς κακὸν κλέος υ

= [Pisid.] 3. κλέος]

τέλος Nauck per litt. ap. Meyer, Nachlass

84

Ἄγρυπνον ὄμμα τοὺς λογισμοὺς εἰσβλέπει υ

= [Pisid.] 4. Cf. Eur. Rbes. 825 (lyr.): ἄγρυπνον dup(a).

85-86

Ἀνὴρ ἀπειθὴς εἰς ἐχθρῶν πίπτει δόλους" αὐτὸς γὰρ οἶδεν οὐδὲν εἰς τὸ συμφέρον —

203 —

TESTO DEI MONOSTICI

U

= [Pisid.] 5-6. 85] ἐχθρῶν] ἑτέρων Meyer, Urb., 428 : οὐδὲ [Pisid.] Thierfelder Jk. εἰς δόλους ἐχθρῶν πίτνει Sternbach, Georg. Pis., 58 Liapis 80.1 86] [Pisid.]

ἀ. ἀ. αὐτοῦ

87 Ἀπῆλθεν οὐδεὶς τῶν βροτῶν πλοῦτον φέρων U

= [Pisid.] 7. 88 Ἄκουε πάντα καὶ λάλει καιρῷ, φίλος υ

= [Pisid.] 8. πάντων [Pisid.]

φίλα [Pisid.] : φίλε Meyer, Urb., 428

Cf. Mon. 95, Comp. I 130: ἄκουε πάντα μανθάνειν καὶ μὴ λαλεῖν. Sept. Sap. Rec. Par.,, Bias 8: ἄκουε πολλά, Stob. Bi. 10-11: äxove πολλά’ λάλει καίρια, 226-227 Tziatzi.

89 Ἄφιλος εἶναι μὴ θελήσῃς ἐν βίῳ υ

= [Pisid.] 9. ἀφίλητος Meyer, Urb., 428 Jk.

ἄφιλος ἄρ᾽ (vel μὲν) εἶναι Sternbach, Georg.

Pis., 58

90 Ἄμεινον ἀνδρὶ μὴ γαμετὴν ἐκτρέφειν UBav

— 204 —

A

1-95

= [Pisid.] 10. ἄμεινόν ἐστιν d. u. γ. τρέφειν Sternbach, Georg. Pis., 58 Erbse Jk. νόν ἐστιν ἀ. γ. μὴ τρέφειν Meyer,

ἄμει-

Urb., 428

Cf. Eur. IA 749-750: χρὴ δ᾽ ἐν δόμοισιν ἄνδρα τὸν σοφὸν τρέφειν | γυναῖκα χρηστὴν κἀγαθήν, ἢ μὴ τρέφειν.

91 Ἀμελοῦντα τοῦ ζῆν οὐκ ἔνεστ᾽ εὐσχημονεῖν Plan 39 (εἰς βίον)

92 Ἀκμὴ τὸ σύνολον οὐδὲν ἄνθους διαφέρει Plan 283 (εἰς νεότητα)

93 Ἀεὶ κράτιστόν ἐστι τἀσφαλέστατον Plan 504 (εἰς φρόνησιν) P.Mil.Vogl. inv. 1241, 17 - Men. fr. 377, 1 K.-A. 1-3: Stob. III 11 (περὶ ἀληθείας),

11 (Μενάνδρου

Ὑποβολιμαίῳ) ἀεὶ κράτιστόν ἐστι τἀληθῆ λέγειν. | Ev παντὶ καιρῷ τοῦτ᾽ ἐγὼ παρεγγυῶ | εἰς ἀσφάλειαν τῷ βίῳ πλεῖστον μέρος.

94 Ἀγαθὰ

προθύμως καὶ λάλει καὶ μάνθανε

[Greg.] 1

T.Mon.Ep., 4 ar.Il 1 λέγε Coll Var 1276

καὶ om. Taur

ἀ]γᾳθὰ

προθύμῳς

[ ..... Jo χεθ

T.Mon.Ep. (Lanowski, 53) Cf. Mon. 397, 781. Sept. Sap. Rec. Par.,, Thales 12, 201 Tziatzi: δίδασκε καὶ μάνθανςε τὸ ἄμεινον.



205 —

TESTO DEI MONOSTICI

95 Ἄκους πάντων ἐκλέγου δ᾽ ἃ συμφέρει [Greg.] 2 ar.Il 9 ἔκλεγε Vat 1276 Cf. Mon. 88. ATIM 35: δεῖ πάντα μὲν ἀκούειν, ἐκλέγειν δὲ τὰ κρείττονα.



206 —

96 Βέβαιον οὐδέν ἐστιν ἐν θνητῷ βίῳ

4

a(ABBenC,DFHVars) = Diph. fr. 109 K.-A.: Stob. IV 41 (ὅτι ἀβέβαιος ἡ τῶν ἀνθρώπων εὐπραξία μεταπιπτούσης ῥᾳδίως τῆς τύχης), 47 (Διφίλου), 1; [Max.] 60.20./67.24., 1 (Εὐριπίδου); Ant. I 71, 985 D, 1 (Eur.); Patm. 12.48, 1 (Eur.); Jos f. 162r (περὶ

Biov). Mon. 96-105 dist. in Stob. [Max.] Ant. Patm. Jos; sep. Mk. IV, 424-425. ἐστι

A

ἐν θνητῷ βίῳ]

ἐν θ. γένει [Max.] Ant. Paim. : ἐν τῷ βίῳ

Β

θνητῶν

Jos (coniecerat Blaydes, Adv., 164) Cf. Iambl. Protr. VIII, p. 77, 15 des Places (47, 8 Pistelli): ὅθεν καὶ λέγεται

καλῶς τὸ μηδὲν εἶναι τὸν ἄνθρωπον καὶ τὸ μηδὲν εἶναι βέβαιον τῶν ἀνθρωπίνων. Men. fr. 685 K.-A., 1: Stob. I 8 (περὶ χρόνου οὐσίας καὶ μερῶν καὶ πόσῶν εἴη αἴτιος), 31 (Μενάνδρου),

1 οὐκ ἔστ᾽ ἄπιστον οὐδὲν ἐν θνητῷ βίῳ.

*96a

Βέβαιον οὐδὲν Ev βίῳ δοκεῖ πέλειν Plan 422 (εἰς τύχην)

97 Βιοῦν ἀλύπως θνητὸν ὄντ᾽ οὐ ῥάδιον a(ABBenC,DFHRVars) Plan 261 (eig λύπην)

b(KPDiV)

Ven5

slav. 39 ὄντα ABD

*97a

Βιοῦντ᾽ ἀλύπως θνητὸν ὄνθ᾽ εὑρεῖν μέγα U



207 —

TESTO DEI MONOSTICI 98 Βέλτιστε, μὴ τὸ κέρδος Ev πᾶσι σκόπει a(ABBenC,DFHRVars) b(KPDiU) Plan 228 (eig κέρδος) Herm 23

ς

= Doxop. In Aphtb., Rhet. Gr. II 251, 16 (τὸ Mevdvöpeiov); II 294, 19; II 295,

12, 30 Walz; Schol. anon. in Aphth., Rhet. Gr., II 16, 3 Walz (τὸ τοῦ MevdvSpov). βέλτιστον ... σκοπεῖν B Herm cett.

κέρδιον

ἔξ

πάση A: πάσῃ F* : πᾶσι Fr

99 Βραδὺς πρὸς ὀργὴν ἐγκρατὴς φέρειν γενοῦ a(ABC,DHR) P.Copt., 52-54

b(KPDi)

κἀγκρατὴς Thierfelder JK.

ἐγκρατὴς φέρειν]

112)

πρὸ παντὸς ἄλλου K (cf. Mon.

*99a

Γίνου è’ ἐς ὀργὴν μὴ ταχὺς ἀλλὰ

βραδύς

Plan 309 (εἰς ὀργήν) ταχὺς ἀλλὰ καὶ β. Pv : ταχὺς γ᾽ ἀλλὰ β. Ald 1512 (Grotio trib. Br. p. 347)

100 Βέβαιος ἴσθι καὶ βεβαίοις χρῶ φίλοις

a(ABBenC,DFHRVars)

b(KPDiV)

[Greg.] 6 Plan 462 (eig φίλους)

ar.I 54 (om. ar.II), slav. 40 = Georg 184; Flor. Marc. 60.

βέβαιος] βέβαιον F Schn. 57 Liapis 94 Vat

βεβαίοις] βεβαίως KPDi ar. La Pv Alo Ald Br. 513 φίλοις covP: φίλοι σου Di Ββ. i. βεβαίοις x. τοῖς è.

1276



208 —

B

96 - 135

Cf. Boiss. IV 438, 2: βέβαιος ἔσῃ Θεὸν ἀεὶ σχὼν φίλον. Sept. Sap. Rec. Par., 133, 333 Tziatzi: φίλοις χρῶ.

*100a

Ταπεινὸς ἴσθι καὶ ταπεινοῖς χρῶ φίλοις Η

101

Βάδιζε τὴν εὐθεῖαν ἵνα δίκαιος ἧς a(AB)

Plan 139 (εἰς δίκαιον) ar.l 47

ἵνα]

ἢν Plan

102 Βούλου δ᾽ ἀρέσκειν πᾶσι μὴ σαυτῷ μόνῳ a(ABC,DFH) Vat2 Plan 275 (eig μετριότητα) Herm 21 ar.I 48, slav. 38 = AIIM 21. πᾶσι] πᾶσιν Vat : om. BD μὴ] εἰ Vat μόνον Plan σαυτῷ φίλε D β. πᾶσιν ἀρέσκειν ἀλλὰ μὴ o. u. AIIM

B. δ᾽ ἀ. μὴ μόνῳ

Cf. Mon. 59; Sept. Sap. Rec. Par.,, Periander 1, 235-236 Tziatzi: πᾶσιν ἄρε-

σκε.

Ἐ1024

Βουλὴν δαρὸν πᾶσι ἔχειν μὴ σύντομον ς

βουλὴν ἅπασι δαρὸν ἔχε μὴ σύντομον Edmonds 684



209 —

TESTO DEI MONOSTICI 103 Biov πορίζου πάντοθεν πλὴν ἐκ κακῶν

a(AB) Plan 226 (εἰς κέρδος) C£. Comp. 1153: βίον πόριζε δίκαιον μὴ ἐκ κακῶν; P.Vind. G 19999B, 1: ἀλλ᾽ ἐκ πονηρῶν μὴ πόρι[ζε τ]ὸν Bilov.

104

Βουλόμεθα πλουτεῖν πάντες ἀλλ᾽ οὐ δυνάμεθα a(AB) Plan 227 (εἰς κέρδος)

T.Mon.Ep., 6-7 ar.I 49, slav. 31 = Comp.

I 82 (I 81 = Mon. 392).

B. πάντες πλουτεῖν B Cf. Mon. 273, 329.

105

Βιοῖ μὲν οὐδεὶς dv tpoarpettor βίον a(ABBenC,DFHVars) Plan 40 (εἰς βίον) slav. 33

U(y6)

= Stob. IV 41 (ὅτι ἀβέβαιος ἡ τῶν ἀνθρώπων εὐπραξία μεταπιπτούσης ῥᾳδίως τῆς τύχης), 47 (Διφίλου), 2; [Max.] 60. 20./67.24., 2 (Εὐριπίδου); Ant. I 71, 985

D, 2 (Eur.); Patm. 12.48, 2 (Eur.); Jos f. 162r (περὶ βίου). Mon. 96-105 dist. in Stob. [Max.] Ant. Patm. Jos; sep. Mk. IV, 424-425.

μὲν ABBenC,DFHVars Plan Schn. 62 : γὰρ U Stob [Max.] Ant. Jk. τρόπον Stob. [Max.] Ant. Jos

106

Bios κέκληται ὡς βίᾳ πορίζεται —

210 —

Biov]

B

96 - 135

a(ABBenC,DFHVars) Plan 42 (eig βίον) ar. 51

x. δ’ ὡς Plan Br. 48 Jk.

ὡς]

ἢ C, : ὅς Schn. 63 : δ’ ὅς Mk. 66 : ὅτι Br.

107

Βροτοῖς ἅπασιν ἡ συνείδησις θεός a(BBenDFVars)

Plan 413 (eig συνείδησιν) ar.] 52

Cf. Mon. 81, [Pisid.} 59. 108

Biov δικαίου γίνεται τέλος καλόν a(AB) Plan 140 (eig δίκαιον)

P.Copt., 37-40

ar.l 53

βίου]

βίος

Cf. Mon.

Β

γίγνεται Plan Schn. 64 Mk. 67 Jk.

128, *1044.

*108a

Avöpög δικαίου γίνεται τέλος καλόν

b(KPDi) 109

Βουλῆς γὰρ ὀρθῆς οὐδὲν ἀσφαλέστερον a(ABBenC,C,DFHVars) ς Plan 55 (εἰς βουλήν) Herm 19 ar.l 55

- 211



TESTO

γὰρ]

περ



DEI MONOSTICI

ὀρθῆς om. GLO (add. Aix)

οὐδὲν]

οὐθὲν Vars

ἀσφα-

λέστατον H° ; -στερον HP° cett. Cf. Greg. Naz. Carm.

I 2, 8, 65: πένητος ἀνδρὸς οὐδὲν ἀσφαλέστερον.

110

Bpotoîc ἅπασιν ἀποθανεῖν ὀφείλεται a(AB) Plan 197 (eig θάνατον)

P.Copt., 43-45

ar.I 56, slav. 42

= Eur. Ale. 782. Ale. 782-784: Stob. IV 51 (περὶ θανάτου), 13 (Εὐριπίδου "Αλκήστις); Alc. 780-785: [Plut.] Cons. ad Apoll. 107bc; Alc. 782-789: Orion. Anth. VIII (περὶ τοῦ ἀνθρωπίνου βίου) 4 (ἐκ τῆς ᾿Αλκήστιδος).

ἅπασι P.Copt. Plan Eur. Stob. Jk. τὸ θανεῖν P.Copt.

κατθανεῖν Plan Eur. Stob. Orion. Jk. :

Cf. Eur. Alc. 418: ὡς πᾶσιν ἡμῖν κατθανεῖν ὀφείλεται.

111

Βουλὴν ἅπαντος πράγματος προλάμβανε a(ABBenC,DFVars) ς Plan 56 (eig βουλήν) Herm slav. 43

ἅπαντος]

.

18

δὲ παντὸς Plan (δὲ add. Marc!) : παντὸς C,D

npoAdußave]

προ-

λάμβανέ μοι D : λάμβανε c Herm

112

Βλάπτει τὸν ἄνδρα θυμὸς εἰς ὀργὴν πεσών

a(ABBenC,DFHVars)

b(KPDiV)

Plan 310 (eig ὀργήν)

P.Copt., 45-48 slav. 44

eig om. P.Copt.

99)

πεσεῖν

Β

εἰς ὀργὴν πεσών]



22 —

ὡς οὐδὲν ἄλλο K (cf. Mon.

B

96 - 135

113 Βούλου γονεῖς πρὸ πάντων Ev τιμαῖς ἔχειν a(ABBenC,DFHVars)

ς

Plan 88 (εἰς γονεῖς) Herm 20 slav. 45 = Philem. fr. 168 K.-A.: Stob. IV 25 (ὅτι χρὴ τοὺς γονεῖς τῆς καθηκούσης τιμῆς καταξιοῦσθαι παρὰ τῶν τέκνων, καὶ εἰ ἐν ὅπασιν αὐτοῖς πιστέον), 30 (Φιλήμονος). πρὸ πάντων] πρὸ παντὸς Ben Plan slav. : πρώτιστον Stob. ἐν τιμαῖς] ἐντίμως ς (vd. infra) Herm slav. βούλου πρὸ πάντων ἐν τιμαῖς γονεῖς ἔχειν D βουλὴν γονεῖς πρὸ πάντων ἐντίμως ἔχειν (sic) ς (γονεῖς om. Wo)

114

Βοηθὸς ἴσθι τοῖς καλῶς εἰργασμένοις

a(ABC,DH) κακῶς C,D

*114a

Ζήτει ποιεῖν εὖ τοῖς καλῶς εἰργασμένοις

b(KPDi) ξήτοι ποιεῖν καλῶς εἰργασμένα (sic) Di

115 Βίος βίου δεόμενος οὐκ ἔστιν βίος a(ABenDFVars) Plan 43 (εἰς βίον) P.Bour. ar.I 57

b(KPDiV)

1, f. VII», 3-4; P.Copt., 31-34; T.Mon.Ep., 5

= CPG II 330 (Apostol. IV 97c, Arsen. XIII 7). δεόμενος]

χρήύζων



ἔστι BenDFVars

PDiV Paroem.

Cf. Mon. 820.



213 —

TESTO DEI MONOSTICI 116 Βέλτιστόν ἐστι σῶμα ἢ ψυχὴν νοσεῖν a(ABenC,DFVars) Plan 15 (eig ἀρετήν)

b(KPDiV)

ar.I 58 = Boiss. III 469.

βέλτιόν È. σῶμά γ᾽ ἢ y. v. Plan Schn. 72 Boiss. (om. γ᾽) Mk. 75 Jk.

117

Biov σπάνις πέφυκεν ἀνδράσι γυνή a(ABBenC,DFHVars)

ς

Plan 96 (εἰς γυναῖκα) ar.I 59

ἀνδράσιν Plan Schn. 73 Mk. 77 Jk. : ἀνδρὸς A

118 Biov καλὸν ζῇς, ἂν γυναῖκα μὴ ἔχῃς a(ABBenC,DFHVars)

c

Pari

[Greg.] 8 Herm 22 ar.I 60 (om. ar.II)

= Stob. IV 22b (περὶ γάμου: ὅτι οὐκ ἀγαθὸν τὸ γαμεῖν), 48 (-). Chic] ζήσεις Herm

dv] κἂν H : ἐὰν c Herm (vd. infra)

ἔχῃς]

τρέφης

BBenVars (coniecerat Bothe, 87) : τρέφεις F : λάβης D (coniecerat Wakefield

[Stob.}) : ἔχῃς Mon. cett. Stob.

BP.x. ζ. ἐὰν μὴ γυναῖκα ἔχῃς c Herm

Cf. Mon. 700.

119 Βλάβος φέρει cor κέρδος ἄδικον ἅπαν a(C,D)

βλάβην C, ἀἀδικον ὃν γ᾽ ἅπαν Marcovich, 46 Liapis 113 σοι κέρδος ἄδικον πᾶν θέλει Erbse

— 214—

βλάβος φέρειν

B 96 - 135 120 Biog ἐστὶν dv τις τῷ βίῳ χαίρῃ βιῶν Plan 41 (εἰς βίον) ar.I 50, slav. 34

121

Βλέπων πεπαίδευμ᾽ εἰς τὰ τῶν ἄλλων κακά Plan 327 (εἰς παιδείαν) slav. 35 ἄλλων]

πολλῶν Mk. 652

εἰς tà τῶν πέλας κακά Nauck ap. Jacobi, CCCH

Cf. Eur. TrGF F 332, 3: βλέπουσα δ᾽ εἰς τὰ τῶν πέλας κακά.

122

Βακτηρία γάρ ἐστι παιδεία βίου Plan 330 (εἰς παιδείαν)

*122a

Ἡ παιδεία τοῦ βίου ἐστὶν ἡ βακτηρία

Β

b(KPDi)

= Jos f. 177r (περὶ παιδεύσεως). ἐστὶ βακτηρία B Jos

123

Biog μὲν οὐδεὶς σκαιὸν ἔργον εἰσφέρει

b(KPDi) —

215 —

TESTO DEI MONOSTICI

βίος μὲν οὐδεὶς] βίος δ᾽ ἄμουσος Schmidt II 505 : βίᾳ γὰρ οὐδεὶς vel βίος πονηρὸς Blaydes, Adv., 170 : βίον μὲν οὐδὲν Snell βίος μὲν οὐδὲν σκαιὸς ἔργον εἰσφέρει Erbse Liapis 117

124 Βραβεῖόν ἐστιν ἀρετῆς εὐπαιδευσία b(KPDi) Plan 326 (eig παιδείαν) βραβεῖον ἀρετῆς ἐστιν Plan Mk. 653 Jk. B. ἁρετή ἐστιν εὐπαιδευσίας Richards, Ar., 112 : β. ἀρετή γ᾽ ἐστιν Liapis 284 Cf. Eur. TrGF F 1100: Poll. IX 161 (II 190, 20 Bethe) ἡ παρ᾽ Εὐριπίδῃ εὐπαιδευσία.

125 Βουλὴν γερόντων πᾶσαν εἰς πρᾶξιν λαβέ U

= [Pisid.] 11. λάβε U [Pisid.] Cf. Mon.

111.

126

Βουλῆς ἄμεινον οὐδέν ἐστιν ἐν βίῳ U

= [Pisid.] 12. 127

Βουλὴν πονηρὰν μὴ θέλε κρατεῖν ὅλως U

= [Pisid.] 13. βουλῇ πονηρᾷ Meyer, Urb., 428 JK. —

μηδ᾽ ὅλως κρατεῖν θέλε Thierfelder Jk. 216 —

B

96 - 135

128 Biog πονηρὸς εἰς κακὸν φέρει τέλος υ = [Pisid.] 14.

129 Βέβαιος οὐδεὶς ἄρτι τῶν φίλων μένει υ

= [Pisid.] 15. 130 Boßoi τὸ μικρὸν ὄμμα πῶς πολλὰ

βλέπει

υ = [Pisid.] 16.

131

Biov κρατύνει μῦθος ἢ χρυσὸς Bpotod υ

132 U

Βάρος μολίβδου καὶ κακὸς βροτῶν ἴσον

= [Pisid.] 17. μολύβδου [Pisid.] κακὸς U [Pisid.] : κακῶν Erbse Jk. : κακοῦ Edmonds, 820 βροτῶν] πλουτῶν vel κρατῶν Meyer, Urb. 429 κακὸς βροτῶν] κακο-

φρόνων Sternbach, Georg. Pis., 58, Liapis 126 —

217—

TESTO DEI MONOSTICI 133 Βούλου τὸ πρῶτον εὐσεβεῖν πρὸς τὸν θεόν [Greg.] 5 ar.ll 3 τὸ om. Vat 742 Cf. V. Aes.

G, p. 69, 3 Perry: πρῶτον μὲν θεὸν σέβου ὡς δεῖ; W, p. 101, 30

Perry: πρὸ πάντων σέβου τὸ θεῖον. Sept. Sap. Rec. Par.,, Cleob. 1, 132-134 Tziatzi: θεὸν σέβεσθαι, Rec. Par., 2, 258 Tziatzi: θεὸν σέβου. Mon. 321.

134 Βουλὴ πονηρὰ χρηστὸν οὐκ ἔχει τέλος [Greg.] 7 ar.lI 4

Cf. Mon. 127.

135

Βάδισμα καὶ στόλισμα σύμμετρον φέρε Ven 21



218 —

136 Γλώσσης μάλιστα πανταχοῦ πειρῶ κρατεῖν a(ABBenC,DFHRVars) b(KU) [Greg.] 9 Plan 399 (eig σιωπήν) ar.II 11, slav. 46 = Chares I 22 Jk. I 22-25: P.Heid. inv. G 434, 22-25; Stob. III 33 (περὶ σιγῆς), 4 (Χάρητος); [Max.] 20.34./43. (Xapitwvoc); Ant. I 73, 992 Ὁ (Chares) γλώσσης

- κρατεῖν | è καὶ γέροντι καὶ νέῳ τιμὴν φέρει | ἡ γλῶσσα σιγὴν καιρίαν κεκτη-

μένη. γλώττης [Greg.](- Cs)

πανταχῆ H (coniecerat Schn. 75) : πάντα Ben

137 Taotpòg δὲ πειρῶ πᾶσαν ἡνίαν κρατεῖν a(ABBenDFVars) Plan 163 (eig ἐγκράτειαν) slav. 48 = Chares II 2 Jk. II 1-2: Ioh. Lyd. De mens. IV 113 δαπάνην ἄκαιρον μηδαμῶς προσίεσο (= Mon. *899) γαστρὸς — κρατεῖν. 2-6: Stob. III 17 (περὶ ἐγκρατείας), 3 (Χάρητος) γαστρὸς - κρατεῖν | μόνη γὰρ ὧν πέπονθεν οὐκ ἔχει χάpu | ἀεὶ δὲ τοῦ δέοντος ἐνδεῖται πλέον. | ὅστις δὲ γαστρὸς μὴ κρατεῖν ἐπί-

σταται [οὗτος τὰ πλείω τῶν κακῶν ἔχει κακά. 2-3: Greg. Naz. De Virtute, 586-587.

δὲ om. Stob.(Mac.)

στρέφειν BenDFVars

Cf. Mon. 425. Sept. Sap. Rec. Mon., Solon 51, 382 Tziatzi: γαστρὸς κράτει.

138

Tivmoke σασυτὸν νουθετεῖν ἄλλους θέλων U Cf. PSI II 120, col. III 6: ὅσους ἐὰν νουθετῆς «νουθέτει» κατὰ σαυτόν.



219 —

TESTO DEI MONOSTICI

*138a

Γίνωσκε σαυτὸν νουθετεῖν ὅπου τρέχεις a(ABBenC,C,DFHRVars)

b(KPDi)

γίγνωσκε Schn. 77 Mk. 82

ὅπως tp. C,D

139 Γυναιξὶ πάσαις κόσμον ἡ σιγὴ φέρει a(ABBenC,DFHRVars) b(KPVUDi) Plan 97 (εἰς γυναῖκα) Herm 24

ς

P.Copt., 64-67 ar.I 61, slav. 49

γυναικὶ πάσῃ Plan ar. slav. κόσμον φέρει BH

φορεῖ P.Copt.

συγὴ U Herm

Ὑ. π. ἡ σιγὴ

: κόσμος ἡ σ. πρέπει R KPDi (πρέπων R) : x. ἡ o. πέλει V

(fort. sim. ar. slav. vers. copt.). - Soph. Ai. 293. Ai. 292-293: Stob. IV 28 (οἰκονομικός), 1 (Σοφοκλῆς Αἴαντι) ὁ δ᾽ eine πρός με Pai”, dei δ᾽ ὑμνούμενα᾽ | γύναι, γυναιξὶ (mss., P.Oxy. XVII

2093 : γυναικὶ P.Oxy. 2093, cf. Arist. Pol 1260230) κόσμον ἡ σιγὴ φέρει.

140 Γυναικὸς ἐσθλῆς ἐστι σῴζειν οἰκίαν

a(ABBenC,DFHRVars)

b(KPVDi)

Ven6

Plan 98 (εἰς γυναῖκα)

P.Copt. II, 45-47 ar.I 62, slav. 51 ἐστιν Ven

141

Γυνὴ γὰρ οἴκῳ πῆμα καὶ σωτηρία a(ABBenC,DFHRVars)

b(KPDiVUBav)

Plan 108 (eig γυναῖκα) ar.I 75

οἴκων Vers

γὰρ]

ἐν VUBav

γὰρ οἴκῳ]

— 220 —

πέφυκε HI

Γ 136 - 173 142 Γυναικὶ μὴ πίστευξ τὸν σαυτοῦ βίον a(ABenC,DFHRVars) Plan 104 (eig γυναῖκα)

b(KPDiVUBav)

Par2

P.Copt., 70-72; P.Oxy. 2661, 13; T.Mon.Ep., 9? γυναιξὶ DVars

Mon. *167a)

βίον]

οἶκον A : λόγον Ὁ

ἑαυτοῦ P.Copt.

τὸν σαυτοῦ

βίον om. Di (cf.

Ἰγυναικὶ πίστηι κί T.Mon.Ep.

Cf. Mon. 171 (Mon. 142-171 = U y 3-4), 776. 143 Γυνὴ γὰρ οὐδὲν οἷδε πλὴν ὃ βούλεται a(ABBenDFRVars) b(KUBav) Plan 105 (eig γυναῖκα) P.Copt., 76-79; P.Oxy. 2661, 12; O.Petr.Mus. 62571 [6]v, 6 (var.?) ar.l 79 οἶδε]

οἴδεν ADF

K

: ἐστιν ΤΊ : γ. γ. ἐστὶν οὐδὲν πλὴν κτλ. Bav

οὐκ oldelv

ἄλλο πλὴν ὃ βούλεται ἡ γυνή, O.Petr.Mus. (Funghi-Martinelli, OPetrie, 164)

144 Γέλως ἄκαιρος κλαυθμάτων παραίτιος

b(KPDIU) P.Oxy. 2661, 10? ar.I 63 κλαυθμάτων παραίτιος U ar. : πραγμάτων πραγμάτιος KPDi

P.Oxy., vd. et *144a Cf. Nauck, Mel. 2, 193; 5, 242.

*144a Γέλως ἄκαιρος ἐν βροτοῖς δεινὸν κακόν

a(ABBenDFVars)

ς

Plan 74 (εἰς γέλωτα) Herm 26 slav. 50



221 —

γέλως ἄκαιρο!ίς

TESTO DEI MONOSTICI

ἐν βροτοῖς δεινὸν κακόν AB

c Herm

Plan slav. : ἐν βροτοῖς κακὸν μέγα

BenDFVars

145 Γῆ πάντα τίκτει Kol πάντα κομίζεται a(ABBenC,DFVars) Plan 44 (eig Biov) ar. 64

καὶ πάλιν x. Plan Mk. 89 JK.

*145a

Χθὼν πάντα τίκτει καὶ πάλιν κομίζεται a(BFR)

τίκτει]

b(KV)

κομίζει V Schn. 422 Mk. 539 (sed cf. Nauck, Mel. 2, 193)

καὶ nd-

λιν πάντα x. F

Cf. Mon. 312. Eur. TrGF F 195: Orion. Anth. II (περὶ φύσεως), 1 (Ἐξ ᾿Αντιόπης Εὐριπίδου) ἅπαντα τίκτει χθὼν πάλιν τε λαμβάνει. En. Epicharm. var.

48 Vahlen (Epich. 5286 K.-A.): terra gentis omnis peperit et resumit denno. V. Aes. W, p. 102, 8-9 Perry: πάντα γὰρ θάλλει Koi πάντα μαραίνεται.

146

Γέρων ἐραστὴς ἐσχάτη κακὴ τύχη a(ABBenC,DFHVars)

ς

Plan 185 (εἰς ἐρῶντα) Herm 28 P.Copt., 55-57 ar.l 65, slav. 52

= Jos f. 174v (περὶ ἔρωτος).

147

Γαμεῖν ὁ μέλλων εἰς μετάνοιαν ἔρχεται Α

Kc

Plan 64 (eig γάμον) Herm 25



222 —

Γ

136 - 173

P.Copt., 67-69 ar.I 66, slav. 53

= Philem. fr. 167 K.-A.: Stob. IV 22b (περὶ γάμου" ὅτι οὐκ ἀγαθὸν τὸ γαμεῖν), 51 (Φιλήμονος).

ὁ μέλλων] Stob.(A)

ὁ σπεύδων P.Copt. (-δον pap.) : ὃς ἐθέλει Stob.(M) : ὃς θέλει μεταμέλειαν Herm — epyn P.Copt.

148

Γυναικὶ κόσμος ὁ τρόπος, οὐ τὰ χρυσία a(ABBenC,DFVars) b(KPDiV) [Greg.] 12 Plan 99 (eig γυναῖκα) ar.II 6, slav. 54

γυναικὶ] γυναικὸς Vars KPVUDi (vd. infra) : γυναιξὶ B (vd. infra) κόσμος]

γυναικικὸς Vat 7ἅ42

Plan : οὐχὶ Br. 111

ὁ κόσμος Coll

τὰ χρυσία]

ὁ] om. Vat 1276

γυναικὶ κοὐ Ὁ

τὰ om. BenC,FVars Taur Vat 1276 Plan:

tà χρυσὰ Mpt Ps : τὸ χρυσίον Cs : χρυσίον Ὁ γυναιξὶ κόσμος οὐ τὰ χρυσία ἀλλ᾽ ὁ τρόπος B slav. γυναικὸς ὁ τρόπος κόσμος οὐ τιχ. KPDIV

Cf. Poll. VII 103 (II 80-81 Bethe): εἴρηται δέ που καὶ τὰ χρυσία παρὰ τοῖς κωμῳδοῖς ἐπὶ τῶν γυναικείων κοσμημάτων.

*148a Κόσμος γυναικὸς ὁ τρόπος, οὐ χρυσίον

Ur 149 Γυνὴ δικαία τοῦ βίου σωτηρία a(ABBenC,C,DFHVars)

Plan 100 (εἰς γυναῖκα) T.Mon.Ep., 7-8 ar.I 67, slav. 55

150

Γυναικὸς ἐσθλῆς ἐπιτυχεῖν οὐ ῥάδιον - 223 —

TESTO DEI MONOSTICI

a(AC,DH)

ς

Plan 101 (eig γυναῖκα) Herm 27 ar.I 68, slav. 56

= Diph. fr. 114 K.-A.: Stob. IV 22b (ὅτι οὐκ ἀγαθὸν τὸ γαμεῖν), 49 (Διφίλου); CPG II 354 (Apostol. V 77a, Arsen. XV 48, XVI 40: Διφίλου). ἐσθλῆς]

Vin®

ἀγαθῆς Stob. : σοφῆς slav.

οὐ ῥάδιον] οὐδὲν ἄμεινον GOAix? Lrr

: οὐ ῥάδιον AixLVin GP Or

*150a Ἐσθλῇ γυναικὶ ἐντυχεῖν οὐ ῥάδιον B

(in sect. y)

151 Γυναῖκα θάπτειν κρεῖσσόν ἐστιν ἢ γαμεῖν a(ABBenC,DFVars) Plan 102 (eig γυναῖκα)

c

Par3

ar.I 69, slav. 57

= Chaerem. TrGF 71 F 32: Stob. IV 22b (ὅτι οὐκ ἀγαθὸν τὸ γαμεῖν), 50 (Χαιρήpovoc); Exc. novog).

Vind.

40; CPG

γ. γὰρ 9. ἔχε. Vind. c Par Exc. Vind. ἀθλίως Marc"

II 354 (Apostol. V 770, Arsen. XV

κρεῖττον Stob. : [ἄμεινον] ἔχε. Vind. κρεῖττον ἢ γαμεῖν πέλει BenVars

49: Χαιρή-

ἐστιν]

om.

ἐστιν ἢ γαμεῖν] ἢ ζῆν

Cf. Mon. *904-*905.

152 Γράμματα μαθεῖν δεῖ καὶ μαθόντα νοῦν ἔχειν a(ABBenC,DFVars) b(KPDIVU) Plan 328 (eig παιδείαν) P.Copt., 61-64 slav. 58

ς

= Philonid. II 4 K.-A. (dub.): Stob. III 35 (περὶ BpayvAoyiac), 6a (-); cum Philonid. II fr. 3 K.-A. (ἅπαντ᾽ ἐρίζεις καὶ συνιεῖς οὐδὲ ἕν) coniunct. separ. Mk.

— 224—

Γ

μανθάνειν Κα γ. δεῖ μαθεῖν ς θεῖνΒ ἔχει Vars

136 - 173

δεῖ om. BenC,DFVars

μαθόντα]

μα-

Cf. BnF Arm. 332 B 24-25: ἀρχὴ τὸ μαθεῖν τὰ γράμματα.

153

Γυνὴ τὸ σύνολόν ἐστι δαπανηρὸν φύσει a(AB)

Plan 103 (eig γυναῖκα) ar.I 70 δαπανηρὰ φύσις Y

154 Γάμει δὲ μὴ τὴν προῖκα, τὴν γυναῖκα δέ

a(ABC,DH) T.Mon.Ep., 8-9 ar.I 71, slav. 59 γάμει δὲ τὴν γυναῖκα μὴ τὴν προῖκα B

γαμοῦσι νῦν τὴν προῖκα τὴν γυ-

ναῖκα δ᾽ οὔ ar. (cf. Führer, Ar., 15) : sim. slav. (γαμεῖ κτλ.)

155

Γυνὴ δὲ χρηστὴ πηδάλιόν ἐστιν οἰκίας a(ABBenC,DFVars)

Plan 106 (eig yuvaîka) ar.I 72, slav. 61 ἐστὶν]

om. BBenC,DFVars : ἐστ᾽ Plan Mk. 99 Jk.

*155a

Σώφρων γυνὴ πηδάλιόν ἐστι τοῦ καλοῦ βίου Κ καλοῦ del. Meyer, Nachlese, 371



225 —

TESTO DEI MONOSTICI

156 Γήρως δὲ φαύλου τίς γένοιτ᾽ a(BBenC,DFHVars)

>.

dv ἐντροπή;

ς

Plan 77 (εἰς γῆρας) Herm 29 ἐν τροπῇ Vars τίς γίνοιτο ἐντροπή ς (γύνοιτο [sic] mss.) : τίς γένοιτ᾽ ἂν τροπή Herm : τίς γένοιτ᾽ ἀνατροπή Plan : τίς ἂν γένοιτο ἐ. Β : τίς γένοιτ᾽ ἂν ἐκτροπή Mk. 113 (cf. p. 364)

157

Γυναικὶ δ᾽ ἄρχειν οὐ δίδωσιν ἡ φύσις a(ABBenC,DFHVars) Plan 107 (eig γυναῖκα)

ar.I 74, slav. 60 γυναιξὶν DH Vars

δ᾽ om. AC,DFH

δίδωσι AD

ἡ φύσις]

ὁ νόμος Ben

158 Γνῶμαι δ᾽ ἀμείνους εἰσὶ τῶν γεραιτέρων a(ABBenC,DFHVars)

Plan 78 (εἰς γῆρας)

P.Copt. II, 47-49

= Eur. TrGF F 291, 2. 1-3: Stob. IV 50a (περὶ γήρως ὅτι οὐ φαῦλον), 2 (Eùpiridov Βελλεροφόντῃ) ὦ παῖ, νέων τοι δρᾶν μὲν ἔντονοι χέρες, γεραιτέρων" | ὁ γὰρ χρόνος δίδαγμα ποικιλώτατον. γνῶναι Η

εἰσὶ om. Ε

[

7...

τῶν yepl

| γνῶμαι —

1 P.Copt.

Cf. Corn. Theol. gr. comp. 31, p. 64, 3 Lang (vv. 1-2): νέων τι δρᾶν μὲν εὐτονώτεραι χέρες | ψυχαί 3’ ἀμείνους τῶν γεραιτέρων πολύ.

159 Γάμος γὰρ ἀνθρώποισιν εὐκταῖον κακόν —

226—

T

136 - 173

a(ABBenDFVars) ς Plan 65 (eig γάμον) Herm 30 slav. 62 γὰρ om. Herm

ἀνθρώποις Herm

Cf. Mon. 877.

160 Γαμεῖν δὲ μέλλων βλέψον εἰς τοὺς γείτονας

a(AB) Plan 66 (eig γάμον) ar.I 76, slav. 63

μέλλων]

θέλων ar. slav. 161

ΤΓύμναζε δαῖμον, ἄνδρα γάρ ue youvdaterct Α γύμναζε παῖδας

Mk. 104 Jk.

ἄνδρα γὰρ οὐ γυμνάσεις Schn, 99

γ. π. ἄνδρας οὐ γὰρ γ.

γύμναζε παῖδα w, οὐ γὰρ ἄνδρα γυμνάσεις Meyer, Nachlass

162 Γονεῖς δὲ τίμα καὶ φίλους εὐεργέτει a(ABBenC,DFVars) ς Vat3 Plan 89 (εἰς γονεῖς) Herm 31 γονεῖς δὲ tina] Herm

y. τίμα μὲν c Herm

τίμα]

τιμῶν Vat

*162a

Toveig δὲ τίμα καὶ γέροντας αἰσχύνου [Greg.] 10 ar.II 5 —

227—

φίλους]

φίλοις

TESTO DEI MONOSTICI

δὲ]

σου Taur

Cf. Mon. 322; Greg. Naz. Carm. Mor.

I 2, 32, 15: Θεὸν φόβου πρώτιστα καὶ

γονεῖς tina Sept. Sap. Rec. Par.,, Cleobulus 2, 134-135 Tziatzi: γονέας aideîσθαι.

163 Γυνὴ δ᾽ ὅλως τι συμφέρον οὐ βουλεύεται Α

Par 5

ar.l 78

τι]

τὸ Mk.

106 (p. 364)

τι συμφέρον οὐ]

γυνὴ τι συμφέρον οὐ βούλεται

A

οὐ συμφέρον Thierfelder Jk.

γυνὴ τὸ συμφέρον οὐ βούλεται Schn. 101

γυνὴ 8° ὅλως τί συμφέρον βουλεύεται; Grilli, 194

164

Γνώμη γερόντων ἀσφαλεστέρα νέων

a(ABBenC,DFHRVars)

b(KPDiVU)

ς

Plan 79 (εἰς γῆρας) Herm 32 ar. 80 γ. γέροντος ἀ. νέου R KPDiVU

ς Herm

γνῶμαι γερόντων ἀσφαλέστεραι

νέων Plan Cf. Mon.

125, 158.

165 Γελᾷ ὁ μῶρος κἄν τι μὴ γελοῖον ἦ a(AB) b(KPDiV) c Plan 75 (εἰς γέλωτα) Herm 33 ar.I 81

= CPG II 340 (Apostol. V 29b, Arsen. XIV 63). y. δ᾽ è u. Plan Paroem. Mk. 107 Jk. ὁ om. B KPDiV μωρός mss. τι μὴ] μήτις A) εἴηΒ

- 228—

γελᾷ ἰδὼν μῶρος κτλ. : ὁρᾷ Herm

T

136 - 173

166 Γυνὴ γυναικὸς πώποτ᾽ οὐδὲν διαφέρει a(ABC,DH)

ς

Plan 109 (εἰς γυναῖκα) πώποτε ΑΒ ς

Cf. Men. Sam. 140: οὐθὲν γένους γένος γὰρ οἶμαι διαφέρειν.

167 Γυνὴ κολακεύει σε τοῦ λαβεῖν χάριν a(AB)

Par4

ar.I 82

γυνὴ δὲ x. Boiss. I 159 adn. 6 Mk. 600 Jk.

*167a Γυνή ce κολακεύει τοῦ ἕνεκα βλάψαι μόνον

b(KPDiV) γυνή σε κολακεύει om. Di τοὔνεκα Boiss. I 154 adn. 4 : τοῦ ἕνεκα P : τοῦ ἕνεκα τοῦ β. K : σοῦ ἕνεκα Di

168 Γέρων γενόμενος μὴ γάμει νεωτέραν a(ABBenC,DFVars)

P.Copt., 79-82 = Comp.

I 236 (I 237: ἄλλον γὰρ ἕξει" παιδαγωγήσεις δὲ σύ).

γενόμενος A Comp.

: γεγονὼς BenC,FVars : ὑπάρχων B : ὑπάρξας

D

γάμῃς

Schn., 216 - Comp. III 51-52: γέρων γενόμενος μὴ φρόνει νεώτερα | und’ εἰς ὄνειδος ἕλκε τὴν σεμνὴν πολιάν.



229 —

TESTO DEI MONOSTICI

169 Γλώσσῃ ματαίᾳ ζημία προστρίβεται a(ABBenC,DFHVars) Plan 400 (eig σιωπήν) αὐ] 77

= Aesch. Pr. 329: Stob. III 36 (περὶ ἀδολεσχίας), 17 (Αἰσχύλου); CPG II 348 (Apostol. V 55a, Arsen. XV 6). γλώσσης ματαίας Plan

προσγίνεται F Stob.(Mac) Aesch.(O8'Y3leQ?}) : προ-

σέρχεται Plan : προστρίβεται Mon. cett. Aesch.(cett.) Paroem.

Cf. Schol. P Aesch. Prom. 329 (p. 210, 21 Dindorf): προστρίβεται]

προσκολ-

λᾶται. Yp. προσγίνεται, ἐφέπεται, ἐπέρχεται.

170

Γλώσσης γὰρ ἐσθλῆς ἔργα χρηστὰ γίνεται a(ABBenC,DFHVars)

Plan 2 (eig ἀγαθὸν ἄνδρα) = CPG II 349 (Apostol. V 56e, Arsen. XV 20). γνώμης Plan Paroem. Schn. 108 Mk. 112 Jk. γὰρ ἐσθλῆς] γίγνεται Plan. Mk. Jk. : τυγχάνει FVars : τυχεῖν Ben

δ᾽ ἀγαθῆς BenF

171

Γυναικὶ μὴ πίστευε μηδ᾽ ὅταν θάνῃ UBav

= CPG I 359 (Greg. Cypr. II 8), II 107 (Greg. Cypr. Mosq. II 61), II 154 (Macar. III 13), II 354 (Apostol. V 77, Diogen. IV 4, Arsen. XV 47). μήδ᾽ dv ἀποθάνῃ Paroem.(Macar.)

Cf. Mon. 142 (Mon. 142-171 = U y 3-4), 233. Antiph. fr. 245 K.-A.: ἐγὼ γυναικὶ δ᾽ ἕν τι πιστεύω μόνον, | ἐπὰν ἀποθάνῃ μὴ βιώσεσθαι πάλιν, | τὰ δ᾽ ἄλλ᾽

ἀπιστῶ πάνθ᾽ ἕως ἂν ἀποθάνῃ. - 230 —

T

136 - 173

172

Γέλως tà σεμνὰ τοῦ βίου τοῖς σώφροσι [Greg.] 11 ar.Il 12

σώφροσιν Coll Rs Mk. 569 Jk.

[173

Jk. delendum, vd. supra, p. 78]

Γνωρίζεται πᾶς ἐκ χιτῶνος τὸν βίον Jos f. 162r (περὶ βίου) τοῦ βίου ms.

- 231



174 Δίκαιος εἶναι μᾶλλον ἢ χρηστὸς θέλε a(ABC,DHR) b(KPDiU) ς Plan 142 (eig δίκαιον) Herm 36 slav. 74

μᾶλλον om. Di χρηστὸς] δοκεῖν Nauck, Philologus 5 (1850), 554 adn. 3 (coll. Aesch. Th. 592: οὐ γὰρ δοκεῖν ἄριστος, ἀλλ᾽ εἶναι θέλε, et Philem. fr. 97, 8 K.-A.: εἶναι δίκαιος κοὐ δοκεῖν εἶναι θέλε, vd. Mon. 38) Liapis 168

175 Δεῖ τοὺς φιλοῦντας πίστιν, οὐ λόγους ἔχειν a(ABBenC,DFHRVars)

Plan 463 οὐ]

AR

(eis φίλους) λόγον BenVars

od λόγους]

ἀλλήλοις Schmidt III 77 : εὐλόγως

Richards, Further, 176 (= Ar., 104)

*175a Δεῖ τοὺς φίλους τὴν πίστιν οὐ λόγοις ἔχειν b(KPDiVColl,) ς Herm 35 P.Copt., 86-89; O.Petr.Mus. 62593 [1], 9 αὐ] 87, slav. 72 τοὺς φίλους] τὴν Hıliavar. ὃ. τ. φ. τὰ πιστὰ μὴ A. ἔχ. c Herm ει τους φιλίους πιο]τιν λογιε εχει P.Copt. (ἐν λόγοις e vers. copt.) δεῖ] τοὺς φίλους [ O.Petr.Mus.

176

Δοῦλος πεφυκὼς εὐνόει τῷ δεσπότῃ

a(ABBenC,DFHRVars)

b(KPDiV[bis scr.]U) —

232 —

A

πεφυκὼς]

174 - 209

πεφηνὸς B : γεγονὼς V

Cf. Pallad. AP XI 286, 4 (vd. ad Mon. 197, 609): εὔνουν νομίζεις δοῦλον εἶναι δεσπότῃ. Mon.

*1056.

177

Δύσμορφος εἴην μᾶλλον ἢ καλὸς κακός

a(ABC,DFH) Plan 381 (eig πονηρούς) slav. 75?

= Eur. TrGF F 842, 2. 1-2: Stob. IV 21b (κατὰ κάλλους), 20 (Εὐριπίδου Xpvcinto) Τγνώμη σοφός port καὶ χέρ᾽ ἀνδρείαν ἔχων | δύσμορφος — κακός.

εἴη H Stob.(Exc. Escor.)

κακὸς καλός

B

κακηλόγος Schn. 112

*177a

Δύσμορφος ἴσθι μᾶλλον ἢ κακὸς λόγοις a(ABBenC,DFHRVars) Plan 436 (εἰς ὕβριν) P.Copt., 101-104? δύσμοιρος Alo Ald

b(KPDiU)

εστιν P.Copt. (1. ἴσθι)

puairovom.H

κακὸς λό-

yo] κακολόγος ABBenC,FHVars : κακὰ λέγων Ὁ : κακότροπος R : κακηγόρος Plan : κακοῖς λόγοις Di : κακὸς λόγοις KPU μᾶλλον [ἢ κακὸς λό]γος

P.Copt.

178 Δίκαιον εὖ πράττοντα μεμνῆσθαι θεοῦ a(ABBenC,DFHVars)

Plan 171 (eig εὐτυχίαν) ar.I 88 πράσσοντα D : πράσσοντας C,

179

Δίκαιος ἴσθι ἵνα δικαίων τύχῃς —

233 —

TESTO

a(ABC,DH)

DEI MONOSTICI

Var 4

Plan 141 (εἰς δίκαιον) ar.I 83, slav. 65 ὃ. ἴσθ᾽ ἵνα καὶ Suc. δὴ τύχῃς Plan ἵνα τ. Richards, Ar., 104

δικαίων δὴ τ. [Κ.

ὃ. ἴ. τῶν δικαίων

Cf. Boiss. IV 438, 4: δίκαιον φιλῶν, μοίρας δικαίων τύχῃς (δίκαιος ὦν, μοί-

ρας δικαίων καὶ τύχῃς corr. Leutsch, Comm., 4).

180 Διπλῶς ὁρῶσιν οἱ μαθόντες γράμματα a(BC,DH) Plan 329 (εἰς παιδείαν) slav. 66 διπλοῦν C,H Plan

181

Δύναμις πέφυκε τοῖς βροτοῖς τὰ χρήματα b(KPDi)

Plan 364 (eig πλοῦτον) P.Copt., 110-112; O.Petr.Mus. 62593 [1], 8 slav. 68 δύναμις πέφίυκε O.Petr.Mus.

ἐν βροτοῖς P.Copt. slav.

182 Δύναται τὸ πλουτεῖν καὶ φιλανθρώπους ποιεῖν a(AB) b(KPDiV) Plan 363 (eig πλοῦτον) slav. 69 = Men. fr. 23 K.-A.: Stob. IV 31a (ἔπαινος πλούτου), 5 (Μενάνδρου

᾿Αλιεῖ);

Hermog. Progymn. IV, p. 9, 12 Rabe (ἁπλαῖ δὲ [γνῶμαι] οἷον"); Ioh. Sard. /r Aphih. Progymn., p. 58, 11 Rabe. καὶ om. B slav.

φίλους V

ποιεῖν Mon.

ποεῖν Stob.(A)

— 234 —

Stob.(M) Hermog.

Ioh. Sard. :

Δ

174 - 209

Cf. Mon. 767. Prisc. Praexercit., Gramm.

Lat. III, p. 433, 8 Keil: possunt di-

vitiae et clementes facere.

183 Δὶς ἐξαμαρτεῖν ταὐτὸν οὐκ ἀνδρὸς σοφοῦ a(ABBenC,DFVars) b(KPDifbis scr.]JU) Plan 8 (eig ἁμαρτίαν) Herm 34 P.Copt., 98-101

ς

ar.I 84, slav. 67 ἐξαμαρτάνειν Wo“ : -μαρτεῖν WoP° cett. ταὐτὸν] ταὐτὸ ABBenC,F Wi: tà αὐτὰ Herm : ταὐτ᾽ Vars : σαυτὸν P οὐκ ἀνδρὸς σοφοῦ] ἀνδρὸς où σοφοῦ Nauck, Mél. 5, 242 Cf. Mon. 204.

184 Διάλυςε, μὴ σύγκρους

A

μαχομένους φίλους

b(KPDIV)

obykpove]

συνεὶς pie PDIV (cvveiopee V legebat Mk., p. 364) : συνείρης Κα

185

Apvög πεσούσης πᾶς ἀνὴρ ξυλεύεται a(ABenC, DFHVars)

U

Plan 154 (eig δυστυχίαν) ar.I 85, slav. 70 = CPGI 394 (App. Prov. II 1: yp. καὶ ξυλοχίσδεται δωρικῶς), II 372 (Apostol. VI 36, Arsen. XIX 9, Macar. III 39); Schol. KGLEA Theocr. V 65a (p.

169, 13 Wendel) [ad ξυλοχίζεται]. Cf. Tosi n. 1039.

186

Δοὺς τῇ τύχῃ τὸ μικρὸν ἐκλήψῃ μέγα -

235 --

TESTO DEI MONOSTICI

a(AB) Plan 423 (εἰς τύχην) ar.l 89 ἐκλείψει

B

τό]

τι α΄. (coniecerat Herwerden, 221)

187 Δεῖ τοὺς μὲν εἶναι δυστυχεῖς τοὺς δ᾽ εὐτυχεῖς a(AB) Plan 155 (eig δυστυχίαν) slav. 73 = Eur. TrGF 208, 3. 1-3: Stob. IV 34 (περὶ τοῦ βίου, ὅτι βραχὺς καὶ εὐτελὴς καὶ φροντίδων ἀνάμεστος), 37 (Εὐριπίδου ᾿Αντιόπης) εἰ δ᾽ ἡμελήθην ἐκ θεῶν καὶ παῖδ᾽ ἐμώ, | ἔχει λόγον καὶ τοῦτο: τῶν πολλῶν βροτῶν | δεῖ -- εὐτυχεῖς.

δὲ A Cf. Hier. Carm. aur. XI 7 (p. 44, 21 Koehler): αὐτομάτως συμπίπτει τόνδε (τὸν CVH)

μὲν εὐτυχῆ εἶναι, ὥς φασι, τόνδε (τὸν LZCVH)

δὲ δυστυχῆ.

188

Δίκαια δράσας σύμμαχον ἕξεις θεόν a(ABC,DH)

Plan 143 (εἰς δίκαιον) ar.I 90, slav. 76 συμμάχου τεύξῃ θεοῦ Plan ar. : συμμαχίαν ἕξεις θεοῦ slav. : συμμάχους ἕξεις

θεούς Mk. 126 Jk. : σύμμαχον ἕξεις θεόν ABC,DH Schn. 121 Cf. AIIM 34: δίκαιος ὧν τὸ θεῖον ἕξεις σύμμαχον.

189

Δεινότερον οὐδὲν ἄλλο μητρυιᾶς κακόν ς Plan 282 (εἰς μητρυιάν) slav. 77 δεινότερον γὰρ οὐκ ἄλλο μητρυιᾶς κακόν Schn. 122



236 —

A

174 - 209

*189a

Δεινὸν γὰρ οὐδὲν μητρυιῆς κακὸν πλέον

a(ABBenC,DFVars) δεινὸν γὰρ οὐδὲν μᾶλλον μητρυιῆς x. B

πλέον]

πέλει BenVars

δεινὸν

(corr. ex δεινότερ-) γὰρ οὐ (sic) ἄλλο μητρνυιῆς «kl A

190

Δειλῶν γὰρ ἀνδρῶν δειλὰ καὶ φρονήματα a(ABC,DH) Herm

c

37

P.Copt., 89-92; T.Mon.Ep., ar.I 91, slav. 78 γὰρ om. Herm

12

δειλοῦ γὰρ ἀνδρὸς P.Copt. T.Mon.Ep. ar. Mk. 128 Jk.

καὶ]

τὰ D c Herm : καὶ τὰ P.Copt.

191 Δέσποινα γὰρ γαμοῦντι νυμφίῳ γυνή Α ar.l 92

- Eur. TrGF F 804, 3: Ar. Thesm. 413; CPG II 361 (Apostol. V 93b Arsen. XVIII 35: ᾿Αριστοφάνους). 1-3: Stob. IV 22e (ὅτι ἐν τοῖς γάμοις τὰς τῶν συναπτομένων ἡλικίας χρὴ σκοπεῖν), 109 (Εὐριπίδου Φοίνικος) μοχθηρόν ἐστιν ἀνδρὶ πρεσβύτῃ τέκνα [lac.] δίδωσιν ὅστις οὐκέθ᾽ ὡραῖος γαμεῖ | δέσποινα γὰρ

γέροντι νυμφίῳ γυνή.

Μοη. 191 Jk. = Eur. TrGF F 804, 3.

192 Δίωκε δόξαν κἀρετήν, φεῦγε ψόγον a(BBenC,DFHVars)

b(KPVDi)

P.Copt., 113-115; P.Vind. G 19999 A, 21 ar.I 93, slav. 79

δίωξε

P

δόξην Schn. app. è 4 Mk. 137

καὶ dp. B KPDi

: ἀρετήν BenFVars



δόξας -- ψόγους slav. φεῦγε]

237 —

φεῦγε δὲ B KPDIV

κἀρετήν] slav. ar. :

TESTO

DEI MONOSTICI

φεύγετε P.Copt. (φευγεται pap.) : φύγε Hilberg, 216 : φεύγων Mk., Men. et Phil., 317 Nauck, Mel. 5, 242 ψόγον] ψεῦδος P.Copt. (vers. copt.) Cf. Sept. Sap. Rec. Par., 11, 262 Tziatzi: δόξαν δίωκε. Greg. Naz. Carm. I 2 33, 93: δόξαν δίωκε, μήτε πᾶσαν, uno ἄγαν.

193 Δίκαιος ἐὰν ἧς τῷ τρόπῳ χρήσῃ νόμῳ b(KPVDi) O.Petr.Mus. 62593 [1], 4 ar.I 95, slav. 81

= Men. fr. 718 K.-A.: Stob. III 9 (περὶ δικαιοσύνης), 6 (Μενάνδρου). δίκαιος τῷ τρόπῳ χρήσῃ O.Petr.Mus. (om. div [vel ἐὰν] fig)

ἂν Stob. Jk.

Cf. Mon. 206.

194 Δειναὶ γὰρ ai γυναῖκες εὑρίσκειν τέχνας a(ABBenC,DFHVars) ce [Greg.] 16 Herm 38 O.Petr.Mus. 62593 [1], 3 ar.II 8

Paré

= Eur. 177 1032: Stob. IV 22g (ψόγος γυναικῶν), 185 (Εὐριπίδου Toryeveiac);

Flor. Mon. 119. γὰρ Eur. Flor. Mon. Mon. : μὲν Stob.

εὐρεῖν Var 1276

Cf. Tosi n. 1384. 195

Δόλιον ἄνδρα φεῦγε παρ᾽ ὅλον τὸν βίον a(AB)

ς

Herm 39 ar.l 97

δόλιον γὰρ ἄνδρα Mk. 131 Jk. ΟΕ

wWvom.Bec

V. Aes. W, p. 101, 38 Perry: πάντα δεινὸν ἄνδρα φεῦγε.



238—

A

174 - 209

*195a

Τὸν δόλιον ἄνδρα φεῦγε παρ᾽ ὅλον τὸν βίον Plan 382 (εἰς πονηρούς)

196 Δαίμων ἐμαυτῷ γέγονα γήμας πλουσίαν a(ABenFVars)

Plan 67 (εἰς γάμον) δαίμων ἐμαυτῷ γέγονα y[ A

δαίμων σεαυτῷ πλουσίαν γήμας ἔσῃ Plan

197

Δούλου δὲ χεῖρον οὐδὲν οὐδὲ τοῦ καλοῦ a(ABenFVars) ς Plan 150 (εἰς δούλους) ar.I 99 = Pallad. AP



XI 286, 2. 1-5 (τοῦ αὐτοῦ):

Οὐδὲν

γυναικὸς

χεῖρον οὐδὲ

τῆς

καλῆς (= Mon. 609) δούλου -- καλοῦ | χρήζεις ὅμως οὖν τῶν ἀναγκαίων κακῶν. | Εὔνουν νομίζεις δοῦλον εἶναι δεσπότῃ; | Καλὸς δ᾽ ἂν εἴη δοῦλος «ὁ» τὰ σκέλη κλάσας. δούλου δὲ χεῖρον οὐδὲν]

ὃ. γὰρ χεῖρον οὐδὲν Ben : è. δ᾽ οὐδὲν χεῖρον ς : ὃ.

γὰρ οὐδὲν χεῖρον Thierfelder Jk.

198 Δίδου πένησιν ὡς λάβῃς θεὸν δότην

199 Δίκασον ὀρθῶς καὶ δικαίως δικάσῃ



239 —

TESTO DEI MONOSTICI

δίκαιον Jk. : δίκασον H (coniecerat Grilli, 194, sed vd. iam Sternbach, Curae, 210)

ὀρθῶς δίκαζε καὶ δικασθήσῃ καλῶς Erbse Liapis 193

200 Δήμους σοφῶν ὅδευςε καὶ χάριν τύχῃς Η

τύχῃς] ἕξεις HM (δράσεις legebat Sternbach, Curae, 210 adn. 10 : ἕξεις Meyer,

Nachlass, ego) : ἂν τύχοις Pompella Cf. Mon. *1057.

201 Διὰ δὲ σιωπῆς πικρότερον κατηγόρει Plan 401 (εἰς σιωπήν) ar.l 98

διὰ τῆς o. Mk. 659 Jk.

κατηγορεῖ Br. 451 Mk. 659 Liapis 195

202 Δυσπαρακολούθητον δὲ πρᾶγμ᾽ ἐσθ᾽ ἡ τύχη Plan. 424 (εἰς τύχην) ar.I 96 = Men. fr. 380 K.-A.: Stob. IT 1 (περὶ τῶν τὰ θεῖα Epunvevoviov, καὶ ὡς ein ἀνθρώποις ἀκατάληπτος ἡ τῶν νοητῶν κατὰ τὴν οὐσίαν ἀλήθεια), 6 (ΜενάνSpov Ὑποβολιμαίου).

δὲ]

τι Stob. Jk.

ἐστὶν τύχη Stob. Jk.

203 Διὰ τὰς γυναῖκας πάντα τὰ κακὰ γίνεται b(KP) {Greg.] 15 τὰς et tà om. Taur διὰ γυναῖκα πάντα κακὰ γίνεται Vat 1276 ναῖκας πολλὰ γίνεται κακά Var 742

— 240—

διὰ γυ-

A 174 - 209 204 Δὶς πρὸς τὸν αὐτὸν αἰσχρὸν προσκροῦσαι λίθον υ = CPG I

65 (Zenob.

III 29, [B. 329], Diogen.

IV 19, Greg. Cypr. II 15), II

370 (Apostol. VI 29, Arsen. XVIII 90); Sud. è 1267 (II 119 Adler). προσκρούειν Paroem. Sud. : ἐγκροῦσαι Meyer,

Urb., 431 Liapis 198

Cf. Pol. XXXI 11, 5 (IV 327, 7 Büttner - Wobst): ὁ δὲ παρεκάλει μὴ δὶς πρὸς (τὸν) αὐτὸν λίθον πταίειν, ἀλλ᾽ ἐν ἑαυτῷ τὰς ἐλπίδας ἔχειν καὶ τολμᾶν τι βα-

σιλείας ἄξιον. Mon. 183. Sud. pu 972 (III 388 Adler), x 3005 (IV 251 Adler): μὴ πολλάκις πρὸς τὸν αὐτὸν λίθον πταίειν (παίειν u 972) ἔχοντα καιρὸν ὁμολογούμενον. Tosi n. 458.

205 Δίκαιος ἐὰν ἧς πανταχοῦ λαληθήσῃ b(KPDi) T.Mon.Ep., 10 ἧς] εἶ Κ λαληθήσῃ] λαληθῆς K : λάλημ᾽ ἔσῃ Erbse δίκαι]ος ἀνὴρ πανταχοῦ λα[ληθήσει T.Mon.Ep. (Lanowski, 55) ὃ. ἐὰν fig σοῦ λόγος ἔσται πανταχοῦ Boiss. I 154 adn. 5 8. ἐὰν ἧς πάντα γ᾽ ἀβλαβὴς ἔσῃ Meyer, Nachlese, 372

206 Δίκαιος τρόπος ἀδικεῖν οὐ δυνήσεται

b(KPDiV) - Men. fr. 720 K.-A.: Stob. III 9 (περὶ δικαιοσύνης), 8 (Μενάνδρου: cum 719 K.-A. coniunct., separ. Trinc.); [Max.] 5.33./38., 2 (Mevavöpov); Ant. I 13, 805

D, 2 δίκαιος ἀδικεῖν οὐκ ἐπίσταται τρόπος. Men. fr. 719-720 coniuncta in Stob. [Max.] Ant. (vd. Mon. *718a). Mon. 206 Jk. (136 Mk.) = Men. fr. 720 K.-A.

207

Δοῦλος γεγονὼς ἄλλῳ δουλεύειν φοβοῦ

— 241—

TESTO DEI MONOSTICI b(KPVDi) P.Copt., 104-107 ἄλλῳ] ἄλλῳ σὺ Boiss. I 154 adn. 6 : ἑτέρῳ V Mk. 138 Jk. δούλοις πάρος γεγονόσι δ. 6. Schmidt III 73 (δούλῳ π. γεγονότι δ. è. Blaydes, Adv., 164) γενόμενος μισθοφορεῖν ἑτέρῳ d. Erbse

δοῦλος γεγὼς δούλῳ γε δουλεύειν

è. Marcovich, 45 - Comp.

1 108-109 = II 115-116; Aes. Sent. 35 Perry; Aes. Prov.

197 Perry;

Georg. 315: δούλῳ γενομένῳ, «δοῦλε» (add. Boiss. I 28 adn. 2 ad Georg. : σύ Perry), δουλεύειν φοβοῦ | ἀμνημονεῖ γὰρ ταῦρος ἀργήσας ζυγοῦ.

208 Δίκαιος ἴσθι καὶ φίλοισι καὶ ξένοις [Greg.] 13 ar.II 13

φίλοις τε καὶ ξ. Ταῦ,

καὶ φίλοις καὶ τοῖς ξ. Cs

209 Διὰ πενίαν μηδενὸς καταφρόνει [Greg.] 14 ar. 7 δ. n. δὲ μηδενὸς x. Cs (coniecerat Sternbach, Curae, 171)

δενὸς x. Erbse Jk.

— 242—

ὃ. x. σὺ un-

210

Ἔπαινον ἕξεις dv κρατῇς ὡς δεῖ κρατεῖν a(ABBenC,DFHRVars) P.Vind. G 19999 A, 21

ἐὰν KPDi

b(KPDi)

κρατεῖς BC, Di

ὡς] ὧν P.Vind. (coniecerat Mk. 139) Jk. 211

Ἔρως δίκαιος καρπὸν εὐθέως φέρει a(ABBenDFRVars)

b(KPDi)

c

Herm 44 δίκαιος] δικαίων BR Di : δικαίῳ ADFVars Schn. 131 DR : εὐθέα Β ἔργον δίκαιον x. εὖ. è Hirschig, 26

εὐθέως]

εὐθέος

212

Ἐσθλῷ γὰρ ἀνδρὶ ἐσθλὰ καὶ διδοῖ θεός

a(ABBenC,DFHRVars)

b(KPDiVUColl,)

Plan 3 (eig ἀγαθὸν ἄνδρα) P.Copt., 136-139 slav. 93 = Flor. Mon. γὰρ]

137.

δὲ KColl, : om. V

καὶ om. KPDiColl,

.

ἐσθλὰ]

δ᾽ ἐσθλὰ Pompella : τἀσθλὰ

καὶ διδοῖ θεός]

ἀνδρί γ᾽ Bothe, 88

213 Ἔλπιζε

a(ABR)

τιμῶν τὸν θεὸν πράσσειν καλῶς

K

= Chares I 5 Jk. τοὺς θεοὺς Chares Jk.

Liapis 206

καὶ θεὸς νέμει U : καὶ διδάγματα B

πράξειν R Jk.

— 243 —

TESTO DEI MONOSTICI

*213a Ἔλπιζε τιμῶν τοὺς γονεῖς πράξειν καλῶς a(ABBenC,DFHVars) Plan 90 (eig γονεῖς) πράττειν C, : πράσσειν DH 110)

: πρᾶξαι Schn. 146 Mk. 155 (cf. Add. et Corr.,

καλόν H

214 Ἐν ταῖς ἀνάγκαις χρημάτων κρείττων φίλος a(ABenC,DFHRVars)

b(KPDiV)

Vat 5 Ven 15

Plan 464 (εἰς φίλους) ἐν ταῖς ἀνάγκαις] ἐν τοῖς δὲ δεινοῖς Plan : ἐν τοῖσι δεινοῖς Br. 515 σῶν V : κρεῖττον AC,Vars PDi Vat : κρεῖσσον Ven φίλοι A

xpeio-

215 Ἐλεύθερον φύλαττε τὸν σαυτοῦ τρόπον a(ABBenC,DFHRVars) Plan 18 (εἰς ἀρετήν)

b(KPDiU)

ar.I 118, slav. 102 φύλασσε C,DHR

Plan

σαυτοῦ τὸν τρόπον BenFVars

Biov U

Cf. Mon. 711. Comp. I 111 (I 110 = Mon. 759): φύλασσε σαυτὸν ἐγκρατῶς Èλεύθερον.

216 Ἐπ᾿ ἀνδρὶ δυστυχοῦντι μὴ πλάσῃς κακόν a(ABC,DHRVars) b(KPDiU) Plan 156 (eig δυστυχίαν) P.Copt., 134-136 slav. 84 πλάσῃς]

πλάσαις ACH

: πλάσσε D : πράξῃς B : δράσῃς

— 244—

U

κακά D

E

210 - 268

217

Εὐχῆς δικαίας οὐκ ἀνήκοος θεός

a(ABBenC, DFHR)

b(KPDiV)

Plan 184 (eig εὐχήν) ar.l 115

εὐχῆς]

ψυχῆς Pv Alo Ald

Cf. Aesch.

δικαίου PDi

ὁ θεός KPDIV

TrGF F 301: ἀπάτης δικαίας οὐκ ἀποστατεῖ θεός.

218

Ἐκ τῶν γυναικῶν ὄλλυται κόσμος μέγας a(BBenC,DFHRVars)

b(KPDiVUBav)

Ραγ7

Plan 111 (eig γυναῖκα) μέγας]

ἅπας Par : σύμπας U” Bav

219 Ἐν τοῖς κακοῖς τοὺς φίλους εὐεργέτει a(ABenC,DFHVars)

b(KPDiVU)

Plan 466 (eig φίλους)

P.Copt., 124-126

= [Max.] 18.65./66., 1 (Εὐριπίδου); Patm. 31.53, 1 (Eur.). 1-3: ἐν — edepyeτεῖν' | ὅταν γὰρ ἡ τύχη καλῶς διδῷ, τί χρὴ φίλου; | ἀρκεῖ γὰρ ὁ θεὸς αὐτὸς ὠφελεῖν θέλων.

κακοῖς]

κακοῖς δὲ Plan Jk. : κακοῖσι Br. 517 ΜΚ. 147

λον ed. ABenC,DFHVars

Schn. 138

ἐν τ. κ. δὲ τὸν φί-

ἐν. τ. k. δεῖ τὸν φίλον εὐεργετεῖν F

ἐν. τ. x. δεῖ τοὺς φίλους εὐεργετεῖν [Max.] Patm. Liapis 213 (vd. Eur. Or. 666 infra) - Eur. Or. 666: ἐν τοῖς κακοῖς χρὴ (dei ON?) τοῖς φίλοις ὠφελεῖν.

219-*219a Ἐν τοῖς κακοῖς δὲ τὸν φίλον evepyéter εὐεργέτει μὲν ἀλλὰ μὴ κατηγόρει

— 245—

TESTO DEI MONOSTICI 220 Ἔργων πονηρῶν χεῖρ᾽ ἐλευθέραν ἔχε a(ABBenC,DFHVars)

Plan 9 (εἰς ἁμαρτίαν) = Chares I 10 Jk. χεῖρα A Chares

ἐκ πονηρῶν ἔργων χεῖρας ἐλευθέρας ἔχε B

221

Ἔκ τῶν πόνων τὰ καλὰ αὔξεται βροτοῖς

a(AB)

b(KPDIV)

ar.I 101, slav. 82

= Eur. TrGF F 364: Stob. III 29 (περὶ φιλοπονίας [καὶ μελέτης καὶ ὅτι dσύμφορον τὸ ὀκνεῖν]), 9 (Εὐριπίδου Ἐρεχθέως); Stob. III 29, 22 (Εὐριπίδου Ἐρεχθεῖ); Orion. Artb. VII (περὶ ἀρετῆς), 2 (ἐκ τοῦ Ἐρεχθέως); CPG II 392 (Apostol. VII 97a, Arsen. XXIII 3); Anon. In Arist. Eth. Nic. III 2 (CAG XX, p- 153, 19 Heylbut); Alex. Aphr. Ir Arist. Anal. Prior. I 28 (CAG II 1, p. 303, 21 Wallies). Cum Eur. TrGF F 239 coniunct. in Stob. III 29, 22; Orion. CPG II 392.

πόνων τοι τ. Stob. Anon. Paroem. Jk. : π. γὰρ τ. Orion. Mk. 149 τἀγάθ᾽ Stob. Orion.

Paroem.

Mk. Jk. τ᾽ ἀγαθὰ

καλά γ᾽ Führer, Arab., 26 adn. 177

Anon.

τὰ καλὰ]

: tà ἀγαθὰ Alex. : τὰ

αὔξονται Alex.

τοῖς βροτοῖς B

Cf. Luc. Rbet. Praec. 8 (II 320, 22 Macleod): ἀλλὰ τὸν ποιητὴν ἐκεῖνον ἀλήθειαν Sunv λέγοντα ἐκ τῶν πόνων φύεσθαι tà ἀγαθά.

222 Ἐν νυκτὶ τοῖς σοφοῖς βουλὴ γίνεται

a(ABBenC,DF) Plan 57 (eig βουλήν) ar.I 102, slav. 83 ἐν v. γὰρ τοῖς κτλ. F

ἐν ν. τ. σ. γε β. γ. D

ἐν ν. τ. σ. συμβουλὴ γ. Β

ἐν νυκτὶ βουλὴ τοῖς σοφοῖσι γίγνεται Plan Mk. 150 Jk. Cf. Men. Epitr. 251-253: ταῦτ᾽ ἔδοξέ μοι’

ἐν νυκτὶ βουλή, δ᾽ ὅπερ ἅπασι γί-

νεται, | διδοὺς ἐμαυτῷ διελογιζόμην. CPG II 406 (Apostol. VII 47, Arsen. XXIII 89, Zenob. III 97, Diogen. Vind. II 46, Greg. Cypr. L II 4, Apostol.

— 246 —

E

210 - 268

IX 48): ἐν νυκτὶ βουλή. [Epich.] fr. 259 K.-A.: οἴ τι κα ζατῆῇῆς σοφόν, τᾶς νυκτὸς ἐνθυμητέον | πάντα τὰ σπουδαῖα νυκτὸς μᾶλλον ἐξευρίσκεται. Tosi n. 1585.

223 Ἔνεγκε

λύπην καὶ βλάβην ἐρρωμένως

a(ABBenC,DFVars)

Plan 449 (eig ὑπομονήν) ar.I 103, slav. 85

ἐρρωμένως]

ἐυσχημόνως Nauck, Mel. 2, 188 adn. 4; Mel. 4, 229 (coll. Men.

fr. 857, 1 K.-A., vd. infra)

- Men. fr. 857, 1 K.-A. 1-4: Stob. IV 44 (ὅτι dei γενναίως φέρειν tà προσπίπτοντα), 23 (Μενάνδρου) ἔνεγκ᾽ ἀτυχίαν καὶ βλάβην εὐσχημόνως. | τοῦτ᾽ ἔστιν ἀνδρὸς νοῦν ἔχοντος, οὐκ ἐὰν | ἀνασπάσας τις τὰς ὀφρῦς οἴμοι λαλῇ, |

ἀλλ᾽ ὃς τά «γ᾽, αὑτοῦ πράγματ᾽ ἐγκρατῶς φέρει. 857,1

Mon. 223 Jk. = Men. fr.

K.-A.

224 Ἐχθροὺς ἀμύνου μὴ ἐπὶ τῇ σαυτοῦ βλάβῃ Α

Plan 187 (εἰς ἔχθραν) ar.I 104, slav. 86

’rì Plan Mk. 152 Jk.

σαυτοῦ]

σῇ Plan

Cf. PSI II 120, col. II 5: ἀμύνου τὸν ἐ[χθ]ρὸν ἄνευ τῆς σεαυτοῦ BAdBN[c]; Publ. Syr. A 54: amicis ita prodesto, ne noceas tibi.

225

Ἔστι Δίκης ὀφθαλμὸς ὃς tà πάνθ᾽ ὁρᾷ b(KPVUDi) ce [Greg.] 18 Plan 239 (εἰς κρίσιν καὶ εἰς τὴν θεῖαν δίκην) ar.I 100 (II 16)

= TrGF adesp. F 421 = Diph. fr. 136, 5 K.-A. (spurium): Plut. Mor. 1124f; Comp. I 126; Eus. Praep. Evang. XIII 13, 47; Theodor. Graec. Aff. Cur. VI 23 (p. 156, 15 Raeder: καὶ Δίφιλος δὲ ὁ κωμικὸς); [Iustin.] De monarch. III 2,

20, p. 91 Marcovich (AMA

καὶ Φιλήμων πάλιν). Diph. fr. 136 K.-A. 1-14:

Clem. Al. Strom. V 14, 121, 1 (Δίφιλος πάλιν ὁ κωμικὸς τοιαῦτά τινα περὶ τῆς κρίσεως διαλέγεται).

— 247—

TESTO DEI MONOSTICI

ἔστι Mon.(-Plan) : ἔστιν cett.

ἔστι δίκαιος Vat 1276

ὃς πάνθ᾽ ὁρᾷ Var

1276 Ps Μρι (πάντ᾽ Vat 1276) : ὃς πάντ᾽ ἀεὶ ὁ. ΚΡ (ὡς P) : ὃς πάντα ἀεὶ ὁ. Di : ὃς πάντα ὁ. V : ὃς πάντα βλέπει U : ὁ βλέπων πάντα Comp.

Cf. Mon. 605, 688. Polyb. XXIII 10, 3: διότι κατὰ τὴν παροιμίαν ἔστι Δίκης ὀφθαλμός (= Sud. 3 1096 [II 97 Adler], e 3228 ΠῚ 430 Adler]). CPG II 366 (Apostol. VI 8, Arsen. XVIII 64): Δίκης ὀφθαλμός. Plut. Mor. 161e: οὐκ ἔστιν εἷς ὁ Δίκης ὀφθαλμός, ἀλλὰ πᾶσι τούτοις ἐπισκοπεῖ κύκλῳ ὁ θεὸς τὰ πραττόμενα περὶ γῆν τε καὶ θάλατταν. Dionys. TrGF 76 F 5: Stob. I 3 (περὶ τῶν vo-

μιζόντων μὴ εἶναι πρόνοιαν καὶ ἑπομένας ταύτῃ θείας ἐπὶ τῇ τοῦ παντὸς διοικήcei δυνάμεις), 19 (Διονυσίου) ὁ τῆς Δίκης ὀφθαλμὸς ὡς δι᾽ ἡσύχου | λεύσσων προσώπου πάνθ᾽ ὁμῶς ἀεὶ βλέπει. TrGF adesp. F 510, 2: Stob. I 8 (περὶ χρόνου οὐσίας καὶ μερῶν καὶ πόσων εἴη αἴτιος), 19 (-), 2 ὀξὺ βλέπει γὰρ ὁ χρόνος, ὃς τὰ πάνθ᾽ ὁρᾷ. Eur. EL 771: & θεοί, Δίκη τε πάνθ᾽ ὁρῶσ᾽, ἦλθές ποτε. Comp. IV 42-43: ἄνθρωπος ὧν μηδέποτε καθ᾽ ἑτέρου κακὸν | ἀδίκως φρονήσῃς" ἡ Δίκη

γὰρ πάνθ᾽ ὁρᾶ. Tosi n. 1082.

226 Εὔτολμος εἶναι κρῖνε, τολμηρὸς δὲ μή a(ABBenDFVars)

ς

Plan 417 (εἰς τόλμαν) Herm 40 ar.I 105, slav. 87

εἶναι κρῖνε] ἔσο κρίνων c Herm (κρίνων om. AixVin): οὖν κρίνειν

κρῖνε]

κρῖναι BBenVars

227 Ἐφόδιον εἰς τὸ γῆρας αἰεὶ κατατίθου Α

Plan 80 (εἰς γῆρας) ar.I 106, slav. 88

γῆρας κατατίθει A ἐφόδια νέος ὧν εἰς τὸ γῆρας κατατίθου Nauck, Mel. 5, 243 (coll. Mon. *227a, infra)

*227a

Νέος ὧν ἐφόδιον εἰς γῆρας κατατίθου

C, 2 γῆρας]

b(KPDi) τὸ γῆρας Boiss. I 157 adn. 8

— 248—

E 210 - 268 228

Ἔρωτα παύει λιμὸς ἢ χαλκοῦ σπάνις a(ABenC,DFHVars)

ς

Ven7

Herm 41 ar.I 107, slav. 89 ἔρωτας Ven

παῦσαι D"8

χρυσοῦ BenDFVars

“Οὐδ. AP IX 497; CPG II 754 (Mant. Prov. I 61): ἔρωτα παύει λιμός, ei δὲ un, χρόνος. | ἐὰν δὲ μηδὲ ταῦτα τὴν φλόγα σβέσῃ, | θεραπεία σοι τὸ λοιπὸν ἠρτήσθω βρόχος. D.L. VI 86; Sud. x 2341 (III 182, 20 Adler): ἔρωτα παύει λι-

μός, εἰ δὲ μή, χρόνος | ἐὰν δὲ τούτοις μὴ δύνῃ χρῆσθαι (ἂν δὲ μηδὲ τούτῳ δύνασαι 554.), βρόχος. Cf. Iul. Or. 6, 1984: ἔρωτα λύει λιμὸς ἂν δὲ τούτῳ χρῆσθαι μὴ δύνῃ, βρόχος. Tosi n. 1827.

229 Εὔτακτον εἶναι τἀλλότρια δειπνοῦντα δεῖ Α Plan 16 (εἰς ἀρετήν) slav. 90 τὸν ἀλλότριον A

230 Ἑαυτὸν οὐδεὶς ὁμολογεῖ κακοῦργος ὦν

A

b(KPDiV)

Plan 383 (eig πονηρούς) slav. 91

231

Ἐν πλησμονῇ Κύπρις γάρ, ἐν πεινῶσι δ᾽ οὔ a(ABenC

DFHVars)

ar.I 108, slav. 92 = Eur. TrGF F 895: Ath. VI 99, 270c (παρ᾽ οὗ ὁ σοφὸς Εὐριπίδης λαβὼν ἔφη);

Eust. In Od., p. 1596, 45 (Εὐριπίδης φησίν); Schol. L8U8E8 Theocr. X 9 (p.

— 249—

TESTO DEI MONOSTICI

225, 26 Wendel: ὑποβάλλει δὲ τὸ τοῦ Εὐριπίδου); Schol. Soph. Ant. 781, p. 127 Elmsley (καὶ ἡ παροιμία); Lib. Or. 64, 107 (IV 490, 11 Foerster); Greg. Naz. De Virtute, 588; Miller, Mélanges, 381 (Prov.).

γὰρ Κύπρις H Schol. Theocr. : μὲν K. Lib. : τοι K. cett. Mk. 99 1Κ. ἐν πεινῶσι] γὰρ πεινῶσι A : ἐν πεινῶντι Ath. Lib. : πεινῶντι Eust. δὲ Lib. ἐν πλησμονῇ γὰρ ἀλλ᾽ οὐκ ἐν λιμῷ (510) Ε Cf. Mon. 263, Ἐ1069. Antiph. fr. 238 K.-A.: Ath. Epit. I 28, «> ἔστιν ὄψον

χρηστόν, ἐπαγωγὸν πάνυ | οἶνός te Θάσιος καὶ μύρον καὶ στέμματα | ἐν πλησμονῇ γὰρ Κύπρις, ἐν δὲ τοῖς κακῶς | πράσσουσιν οὐκ ἔνεστιν ᾿Αφροδίτη βρο-

τοῖς. Clem. Al. Strom. III 2, 10, 1: ἐν πλησμονῇ τοι Κύπρις. [Arist.] Probl. X 47, 8964 24: ἐν πλ. γὰρ Κύπρις. Them. Or. 13, 164b: καὶ τίκτει κόρος ὕβριν καὶ πλησμονή τοι Κύπριν. Plut. Mor. 126c: ἐν πλησμοναῖς K., 9170: ἐν πλησμονῇ K. Ael. N.A. VIII 1: συμπλέκτονταί τε αὐταῖς καὶ τῆς ᾿Αφροδίτης ἐν

πλησμονῇ. Liapis 321-323.

232 Ἔνεισιν ἐν γυναιξὶ σώφρονες τρόποι Α _b(KV) slav. 94 Ἰσὶ καὶ ἐν y. o. τ. A : ἔνεισιν ἐν γυναιξὶ KV : ἔνεισι καὶ γυναιξὶ Schn. 151

Mk. 160 Jk. (καὶ hab. slav.) Cf. CPG

ἐν] κἀν Blaydes, Adv., 165 Liapis 226

74 (Zenob. III 73), II 163 (Macar. III 82): ἔνεισιν ἐν δειλοῖσιν dv-

δρεῖοι λόγοι.

233 Ἐν γὰρ γυναιξὶ πίστιν οὐκ ἔστιν ἰδεῖν a(ABenC, ὈΕΗΝ 415) Plan 110 (εἰς γυναῖκα)

Par 8

ar.I 110, slav. 96 γὰρ om. BenVars Par

γυναιξὶ]

γυναιξὶν Vars : γυναικὶ F

ἔνεστ᾽ Plan

Mk. 161 : ἔνεστιν BenC,Vars : ἔστιν DFH Par : ἔξεστ᾽ Schmaltz Jk. εἶναι BenVars

234

Ἐλευθέρου γάρ ἐστι τἀληθῆ λέγειν —

250 —

ἰδεῖν]

E

210 - 268

a(ABC,DH) b(KPDi) Plan 17 (eig ἀρετήν) P.Copt., 115-118 slav. 95 ἐλεύθερα

A

ἐστι]

ἀνδρὸς ABC,DH Plan slav.

τἀληθῆ]

ἀλήθειαν slav.,

coniecerat Br. 5 ἐλεύ[θερος γὰρ ἀἸνὴρ ἀληθῆ λέϊγει P.Copt. : ἐλεύθερος γὰρ ἀνὴρ ἀλήθειαν λέγει Koenen (ap. H.-W.) Liapis 228

235 Ἔστι

κἀν κακοῖσιν ἡδονῆς τι μέτρον

ς ar.I 112, slav. 98 ἔνεστι κἀν x. ἡ. μ. Mk., p. 365

ἔστιν τι κἀν κ. ἡ. μι JE.

ἔστιν τι κἀν x.

ἡ. μέρος Nauck, Mel. 2, 338 Cf. Eur. TrGF F 573: ἀλλ᾽ ἔστι γὰρ δὴ κἀν κακοῖσιν ἡδονὴ | θνητοῖς, ὀδυρ-

μοὶ δακρύων 7’ ἐπιρροαί: | ἀλγηδόνας δὲ ταῦτα κουφίζει φρενῶν | καὶ καρδίας ἔλυσε τοὺς ἄγαν πόνους.

236 Ἔνιοι κακῶς φρονοῦσι πράττοντες καλῶς A Plan 505 (eig φρόνησιν) ar.I 113

πράσσοντες Plan

237 Ἐχθροῖς ἀπιστῶν οὔποτ᾽ div πάθοις βλάβην a(ABBenC,DFHVars)

c

Plan 188 (eig ἔχθραν) Herm 42 ar.I 114, slav. 99 = CPG

II 432 (Apostol. VIII 21a, Arsen. XXV

ἀπειθῶν F

οὔποτ]

οὔπω γ᾽ Vars

πάθοις]

Herm



251 —

32). πάθῃς BenC,DH

: λάβῃς c

TESTO DEI MONOSTICI

238 Ἐὰν è’ ἔχωμεν χρήματα, ἕξομεν φίλους Α

Plan 365 (εἰς πλοῦτον) ar.I 116, slav. 100 χρήμαθ᾽ Plan Mk.

165 Jk.

Cf. Mon. 247.

239 Ἐχθροῦ rap’ ἀνδρὸς οὐδέν ἐστι χρήσιμον

a(ABC,H) ar.I 117, slav. 101

nop’] γὰρ H *239a

Ἐχθροῦ παρ᾽ ἀνδρὸς μὴ δέχου συμβουλίαν a(BenDFVars)

Cf. Mon. 705.

240 Εὐκαταφρόνητός ἐστι σιγηρὸς τρόπος

a(AC,DH)

b(KPDi)

c

Plan 403 (εἰς σιωπήν)

P.Copt., 120-123

ar.I 119, slav. 103 εὐκαταφρόνητον c Plan : εὐκατάγνωστος H : εὐκαταφρόνητος cett. : οὐ κατα-

φρόνητος Hirschig, 27 : ἀκαταφρόνητος Richards, Ar., 104 (vd. Ὁ infra) ἀκαταφρόνητος o. τ. Ὁ

Blaydes, Adv., 165)

ἐστι om. c

τρόπος]

ἔστ᾽

σιγηλὸς C, (coniecerant Br. 454,

ἄνθρωπος slav., cf. ev[xatag]povertac ἐστιν

avöpols..... loc P.Copt. Cf. Men. Georg. fr. 1, 1 Sandb.: Stob. IV 32b (περὶ πενίας" πενίας ψόγος), 24 (Μενάνδρου Γεωργῷ), 1, εὐκαταφρόνητόν ἐστι, Fopyia, πένης. Adesp. fr. 121,



252—

E

210 - 268

3 K.-A.: εὐκαταφρόνητός ἐστιν πενία, Δερκύλε. Comp. I 136: εὐκαταφρόνητός ἐστιν πανταχοῦ πένης. V. Aes. W, p. 98, 21 Perry: ἄνδρες Σάμιοι, εὐκαταφρονήτους ἡ ἀμορφία εἴωθε ποιεῖν τοὺς νοῦν ἔχοντας σώφρονα καὶ ὄντας εὐγενεῖς τὸ λαλεῖν.

241

Eis ἐστι δοῦλος οἰκίας ὁ δεσπότης a(AC,DH) Plan 151 (eig δούλους) ar.I 120, slav. 104

= Men. fr. 506 K.-A.: Lib. Or. 25, 66 (II 569, 10 Foerster: Μένανδρος ὁ Διοπείθους καὶ πλεῖστα τοῖς οἰκέταις ἄρα τοῖς αὐτοῦ δεδουλευκὼς οὕτως ἔσχεν

εἰπεῖν τὸ “εἷς -- δεσπότης᾽); Aristid. Or. 3, 133 (τὸ τοῦ κωμῳδιοποιοῦ [cf. Schol., Ρ. 519, 25 Dind.]); Nicol. Progymn. p. 27, 7 Felten; Schol. anon. in Aphth., Rbet. Gr. II 23, 24; 594, 3 Walz. gi gonv A

οἰκίας om. Nicol., add. Schol. (PAc)

242

Ἐμπειρία γὰρ τῆς ἀπειρίας κρατεῖ a(ABenDFVars ) Plan 506 (εἰς φρόνησιν)

slav. 105 (var.) = Eur. TrGF F 619, 3. 1-3: Stob. IV 50a (περὶ γήρως ὅτι οὐ φαῦλον), 17 (Εὐpınidov Πηλεῖ) τὸ γῆρας, ὦ παῖ, τῶν νεωτέρων φρενῶν | σοφώτερον πέφυκε κἀσφαλέστερον, | ἐμπειρία -- κρατεῖ.

γὰρ] τε Stob.(SMA : om. Mac) ἡ ᾿μπειρία Porson, Adv., 154 ἠθικῇ γὰρ τῆς ἀπειρίας κράτει slav. (rest. Moranı)

243

Ἐπιλανθάνονται πάντες οἱ παθόντες εὖ

A

b(KPDIV)

Plan 30 (eig ἀχαριστίαν) slav. 106 ἐπιλανθάνουσι Di



253 —

ἐμπειρίᾳ

TESTO

DEI MONOSTICI

244 Ἔνιοι δὲ καὶ μισοῦσι τοὺς εὐεργέτας Α ar.l 121

243-244 dist. sec. Schn. 161-162 Bothe, 88 Mk., Ed. Min., xxi Meyer, Nachlass JK.

245 Ei μὴ φυλάσσεις tà μικρά, ἀπολεῖς tà μείζονα a(AB) Plan 397 (eig προσοχήν) ar.l 123

φυλάξεις Br. 448 Blaydes, Adv., 165 ἀπολέσεις τ μ. A

τὰ μικρά]

μίκρ᾽ Plan Mk. 172 Jk.

ὀλεῖς τὰ μεγάλα Β

246

Εἰ θνητὸς εἶ, βέλτιστε, θνητὰ καὶ φρόνει a(ABBenC,DFHVars)

[Greg.] 17 Plan 276 (eig μετριότητα) ar.I 124 (II 15)

= Antiph. fr. 282 K.-A.: Stob. III 21 (περὶ τοῦ γνῶθι σαυτὸν), 4 (Αντιφάνους); Theosoph. II 27 (ὅτι Μένανδρος παραινεῖ, post Philem. fr. 164 K.-A., ante Mon. 781); [Max.] 49.15./56.16 (Ἀντιφάνους); Ant. I 59, 960 C (Antiph.); Grom. Bas. 52 (Ἀντιφάνης εἴρηκεν).

βέλτιστα Stob.(S)

καὶ θνητὰ φρόνει H

Cf. Sept. Sap. Rec. Par., 6, 259-260 Tziatzi: θνητὰ φρόνει. 247

Εὔχου δ᾽ ἔχειν τι, κἂν ἔχης ἕξεις φίλους a(ABenVars)

c

Plan 465 (eig φίλους) Herm 43

— 254—

E

δ᾽ om. A c Herm

210 - 268

κἂν ἕξεις ἔχεις φίλους A

Cf. Mon. 238.

248 Ἔστι τὸ τολμᾶν, ὦ φίλ᾽, ἀνδρὸς οὐ σοφοῦ Α Plan 418 (εἰς τόλμαν) ἐστὶ A : ἔστιν Plan Mk. 175 Jk. - Eur. Hel. 811: Stob. IV 13 (περὶ στρατηγῶν καὶ περὶ τῶν κατὰ πόλεμον χρειῶν ὑποθῆκαι), 21 (Εὐριπίδου Ἑλένης) εἴσῃ (ἴσθι Stob.)‘ τὸ τολμᾶν È ἀδύνατ᾽ ἀνδρὸς οὐ σοφοῦ.

249 Εὔπειστον ἀνὴρ δυστυχὴς καὶ λυπούμενος ς

εὔπιστον c*

: εὔπειστον cP° (ει add. ςἢ)

εὔπιστον ἀτυχὴς ἐστ᾽ ἀνὴρ λυ-

πούμενος Mk., 365 εὔπειστόν ἐστι δυστυχὴς ἀνὴρ dei Blaydes, Adv., 165 εὔπειστόν ἐσθ᾽ ὁ δυστυχὴς λυπούμενος Erbse

Cf. Men. fr. 286, 1 K.-A. 1-3: Stob. IV 40 (περὶ κακοδαιμονίας), 5 (ΜενάνSpov Παρακαταθήκης) εὔπιστον (εὔπειστον Mk. ad Stob.) ἀτυχῶν ἐστιν ἄνθρωπος φύσει" | τὸν πλησίον γὰρ οἴεται μᾶλλον φρονεῖν | ὁ τοῖς λογισμοῖς τοῖς ἰδίοις πταίων ἀεί.

*249a

Ἄπιστος ἀνὴρ ἀτυχὴς καὶ λυπούμενος B (in sect. €) 250

Ἐξ ἡδονῆς γὰρ φύεται τὸ δυστυχεῖν Β

ς

Plan 157 (εἰς δυστυχίαν) ar.l 1238



255 —

TESTO DEI MONOSTICI 251 Ἐλεεινότατόν μοι φαίνεται ἀτυχία φίλου

B

b(KPDIV)

ἐλεεινότατον]

ἐλεεινόν

B

φαίνετ᾽ Mk.

180 Jk.

252 Ἐν μυρίοισι τὰ καλὰ γίνεται πόνοις a(ABC,DF)

Plan 494 (eig φιλοπονίαν) ar.I 127

ἐν] σὺν Br. 555 (vd. Stob. infra) μυρίοις B Plan vd. *252a γνεται Plan Br. 555 Mk. 176 Jk. : γίνονται B : κτᾶται C,DF

γίνεται]

yi-

- Eur. TrGF F 236: Stob.($ : om. MA) III 29 (περὶ φιλοπονίας [καὶ μελέτης καὶ ὅτι ἀσύμφορον τὸ dkveîv]), 44 (Εὐριπίδου ᾿Αρχελάῳ); CPG II 647 (Apostol. XV 76a, Arsen. XLVII 9, XXXVI 24: Εὐριπίδου ᾿Αρχελάῳ) σὺν μυρίοισι τὰ καλὰ γίγνεται πόνοις.

*252a

Ἐν μυρίοις τὰ σῖτα καλὰ γηπόνοις

253

Εὐνοῦχος ἄλλο θηρίον ἐν τῷ βίῳ ς Herm

ἄλλο]

45

ἄλλως Schmidt III 77

βίῳ Mk. 185 Jk.

ἐν τῷ βίῳ Herm:

τῶν ἐν τῷ βίῳ ς : τῶν ἐν

254

Ἔλπιζε πάντα μέχρι γήρως ἄνθρωπος ὦν —

256 —

E 210 - 268 b(KPDi) Plan 167 (eig ἐλπίδας) ἄνθρωπος]

θνητὸς Plan Mk. 661 Jk.

Cf. Sept. Sap. Rec. Par., 111, p. 320 Tziatzi: ἔλπιζε ὡς θνητός. Mon. *1051.

255

Εἰς τὰς μεταβολὰς δὲ τῆς τύχης σκόπει b(KPDi) P.Copt., 139-141

eig τ. μ. δεῖ σε τῆς τύχης σκοπεῖν Meyer, Nachlass Jk.

εἰς τὰς δὲ μετα-

βολὰς σὺ τῆς τύχης σκόπει Boiss. I 154 adn. 8

Cf. Men. fr. 311 K.-A. (ad Mon. 745).

256 Ἔργοις φιλόπονος ἴσθι, μὴ λόγοις μόνον

b(KPDIV) Plan 493 (εἰς φιλοπονίαν) φιλοπόνοις P

257

Εὑρεῖν τὸ δίκαιον πανταχοῦ οὐ ῥάδιον b(KPDiV) τὸν δίκαιον

K

πανταχοῦ KPDiV Schn. app. ε 2 : πανταχῶς Mk. 178 Jk.

258

Ἐνίοις τὸ σιγᾶν κρεῖττόν ἐστὶ τοῦ λαλεῖν

b(KPDIV) Plan 402 (eig σιωπήν) P.Copt., 118-120; T.Mon.Ep.,

14-15



257—

TESTO DEI MONOSTICI

ἐστι κρεῖττον KPDiV Plan : κρεῖττόν ἐστι P.Copt. T.Mon.Ep. Jk. yeıv Plan

τοῦ λέ-

*258a Νέοις τὸ σιγᾶν κρεῖττόν ἐστι τοῦ λαλεῖν

b(KPDiVU) λαλεῖν]

λέγειν U

259 Ἐν παντὶ τρόπῳ δεῖ τὸν ἄνδρα εὖ φρονεῖν b(KPDi) ar.I 125

ἐν παντὶ δεῖ τρόπῳ Boiss. I 154 adn. 10Jk. Jk.

ἀνδρ’ εὖ K : ἄνδρα γ᾽ εὖ Schmaltz

260 Ἐσθλοῦ

γὰρ ἀνδρὸς γῆρας εὐπροσήγορον

b(KPDi) ar.I 109

= TrGF adesp. F 552: Stob. IV 50c (ὅτι τὸ γῆρας ἀνέπαχθες καὶ πολλῆς ai800g ἄξιον ἡ σύνησις ἀπεργάζεται), 87 (-). Cf. Mon. 212.

261 Εἰσὶ καταφυγὴ πᾶσιν οἱ χρηστοὶ φίλοι

b(KPDi) εἰσὶν Boiss. I 154 adn. 11 Jk.

262 Ἔχει τὸ πικρὸν τῆς γεωργίας γλυκύ —

258—

E

210 - 268

U

slav. 109

= Men. fr. 781 K.-A.: Stob. IV 15b (περὶ γεωργίας" eig τὸ ἐναντίον), 20 (Mev&vöpov, ante Men. fr. 782 K.-A.; fr. 782, 1 = Mon. 620 [U]). τὸ]

τι τὸ Stob.

263 Ἐν πλησμονῇ μέγιστον ἡ Κύπρις κράτος U

κράτος]

κρατεῖ Snell

Cf. Mon. 231, *1069.

264

Εἰκὼν δὲ βασιλεύς ἐστιν ἔμψυχος θεοῦ Plan 38 (εἰς βασιλέα)

*264a

Βασιλεία ἐστὶν εἰκὼν ἔμψυχος θεοῦ ς slav. 36 var. (litt. ß inc.) B. δ᾽ ἐστὶν εἰκὼν κτλ. Schn. (app. B) p. 215 : B. δ᾽ εἰκών ἐστιν κτλ. Mk. 79 (p. 363)

ἔμψυχος εἰκών ἐστι βασιλεία θεοῦ Jacobi, CCXCV

εἰκών ἐστιν ἔμψυχος θεοῦ slav. Cf. Boiss. I 128: δίκαιος ἀνὴρ εἰκὼν θεοῦ. Mon. 8895.

265

Ἐν δ᾽ εὐπροσηγόροισίν ἐστί τις χάρις Plan 277 (εἰς μετριότητα) = Eur. Hipp. 95. —

259 —

βασιλεὺς δ᾽

TESTO DEI MONOSTICI

266 Ἔλεγχε σαυτὸν ὅστις εἶ πράττων κακῶς [Greg.] 19 ar.II 35

ei om. Vat 1276

κακά Taur : καλῶς Vat 1276

- Zen. SVF I 237, p. 57, 11: Stob. III 14 (περὶ κολακείας), 4 (Ζήνωνος); [Max.] 11.29./36; Ant. I 52, 941 Ὁ; Patm. 24.46 (Zen.) ἔλεγχε σαυτὸν ὅστις el, καὶ

μὴ πρὸς χάριν | dov”, ἀφαιροῦ δὲ κολάκων παρρησίαν.

267 Ἐν ἀργύρῳ μάλιστα κρίνεται τρόπος [Greg.] 20 ar.Il 17 ἐν ἀργυρίῳ Coll Ps Vat 742 Vat 1276

μάλιστα]

μάλα Vat 742

τρόπῳ

Ps

268

Ἔχε δὲ μᾶλλον συνεσταλμένην γλῷσσαν Ven 13 ἔχοις μάλιστα γλῶσσαν ἐγκεκλῃμένην Erbse

εὖ ἐσταλμένην Marcovich, 45

- 200 --

ἔχοις δὲ μᾶλλον γλῶσσαν

269 Ζήσεις βίον ἄριστον, ἂν θυμοῦ κρατῇς a(ABC,DFHRVars)

b(KPVUDi)

ε

[Greg.] 21 Plan 311 (eig ὀργήν) Herm 46 P.Bour. 1, f. VIIIr 3-4; P.Copt., 144-146 (vers. copt.); T.Würz. K 1020

ar.I 128 (II 36), slav. 40 ζῆς Vars

ἄριστον ABC,DFH

K Herm Schn. 168 : κάλλιστον [Greg.] : κρά-

τιστον PDiVU c Plan P.Bour. T.Würz. Mk. 186 Jk. : εὔχρηστον Vars : ἥδιcwvR ἄν] ἢν P.Bour. Rs S Jk. : et R KPDIVU : ἂν cett. κρατεῖς BR KPDIVU

Mpt

[ζήσεις βίον κράτιστον ei θυμοῦ κρα]τεῖ[ς P.Copt.

Cf. Boiss. IV 438, 6: ζήσεις βίον ἄριστον εἰ ῥᾷστα δράσεις. Sept. Sap. Rec. Par.,, Chilo 13, 181-182 Tziatzi; V. Aes. G, p. 109, 14 Perry; V. Aes. W, p.

101, 43 Perry: θυμοῦ κράτει.

270

Ζήτει σεαυτῷ καλλίστην εὐδοξίαν a(ABBenC,DFHRVars) P.Copt., 146-148

b(KPDi)

ζήσεις ἑαυτῷ H σεαυτῷ] σεαυτὸν A Schn. 169 Mk. 187 καλλίστην] καλλειπεῖν ΚΡ : καλλιπεῖν Liapis 263 (cf. Grilli, 192) : καταλιπεῖν ΜΚ. (p.

365) Jk.

*270a

Ζήτει σεαυτῷ δόξαν ἐγκαταλιπεῖν Plan 147 (εἰς δόξαν)

271

Ζήτει γυναῖκα σύμμαχον τῶν πραγμάτων -

261 ---

TESTO DEI MONOSTICI

a(ABH)

Par 10

Plan 113 (eig γυναῖκα) ar.l 132, slav. 119

*271a

Ζήτει σεαυτῷ σύμμαχον τῶν πραγμάτων a(ABBenC,DFHRVars) P.Copt., 155-156

b(KPDi)

C. 0. πραγμάτων σύμμαχον C,

272

Ζῶμεν πρὸς αὐτὴν τὴν τύχην οἱ σώφρονες a(ABC,DH)

273

Ζῶμεν γὰρ οὐχ ὡς θέλομεν ἀλλ᾽ ὡς ἀγόμεθα A b(KPDiV) Plan 45 (eig Biov) P.Copt., 152-155 slav. 111

= Men. fr. #47 K.-A.: CPG 188 (Zenob. IV 16, Diogen. IV 100), II 116 (Greg. Cypr. Mosq. III 57); Sud. & 133 (II 512 Adler); Jos f. 1627 (περὶ βίου). ἀγόμεθα KPDiV P.Copt. (vers. copt.) : δυνάμεθα A Plan Jos Mk. 190 Jk. om. A V Jos Greg. Cypr. Cf. Mon.

γὰρ

104, 329. Ter. Andr. 805: ut quimus, aiunt, quando ut volumus non

licet. Herond. II 9-10: καὶ ζῶμεν οὐχ ὡς βουλόμεθα, ἀλλ᾽ ὡς ἡμέας | ὁ καιρὸς ἕλκει. Tosi n. 493.

274

Ζῆθι προσεχόντως ὡς μακρὰν ἐγγὺς βλέπων

-

262 ---

Z

269 - 285

P.Vind. G 19999 A, 19? slav. 113 ζῶον προσεχόν[τ]ως τ

275

Ζήλου τὸν ἐσθλὸν ἄνδρα καὶ τὸν σώφρονα a(ABBenC,DFHVars)

Plan 4 (εἰς ἀγαθὸν ἄνδρα) slav. 114 alt. τὸν om. BBen

276

Ζωῆς πονηρᾶς θάνατος αἱρετώτερος a(ABBenC,DFVars)

ς

[Greg.] 22 Plan 198 (εἰς θάνατον) Herm 47

P.Copt., 40-43

ar.I 129 (II 18), slav. 115

= Aesch. TrGF F 466, 1 (dubium). 1-3: Stob. IV 53 (σύγκρισις ζωῆς καὶ θαvarov),

17 (Αἰσχύλου)

ζωῆς — αἱρετώτερος᾽

| τὸ μὴ γενέσθαι

δ᾽ ἐστὶν ἢ ne-

φυκέναι [κρεῖσσον κακῶς πράσσοντα. ζωῆς πονηρᾶς]

Radt (TYGF)

βιος arcyuvov P.Copt. (βίος αἰσχύνης Jk.) : βίου γὰρ αἰσχροῦ

αἱρετώτερος]

ἔσται κρεῖττον D legebat Meyer, Nachlass (lo-

cus desperatus) : αἱρετέος Ben : εὐπορώτερος Stob. Br. 225 : epırwtepoc P.Copt.

θάνατος]

μόρος Taur

Cf. Aesch. TrGF F 90: Stob. IV 53, 15 (Αἰσχύλου Ἰξίονος); Flor. Mon. 134; Flor. Leid. 127 βίου πονηροῦ θάνατος εὐκλεέστερος. Comp. I 62: τῷ δυστυχοῦντι θάνατος αἱρετώτερος (I 61 = Mon. 645). CPG II 257 (Apostol. I 67c, Arsen. II 22): αἱρετώτερον καλὸν θάνατον ἀντὶ τοῦ αἰσχροῦ βίου (cf. Xen. Lac. IX 1). Mon. 772.

277 Ζῆν βουλόμενος μὴ πρᾶττε θανάτου ἄξια

a(AB)

b(KPDiV) —

263—

TESTO DEI MONOSTICI

Plan 190 (εἰς ζωήν) P.Copt.,149-152; T.Mon.Ep.,

15-16

ar.l 130, slav. 116 0. ἔργα slav. : 6. γ᾽ &. Mk. (p. 365) Jk.

278

Ζῆλος γυναικὸς πάντα πυρπολεῖ δόμον a(ABC,DH) ς Plan 112 (εἰς γυναῖκα) Herm 48 ar.l 131, slav. 117

= (ΡΟ II 437 (Apostol. VIII 34i, Arsen. XXVII 49). πάντα] ἀνδρὸς c Herm ar. δρόμον Herm (δόμον 1.258)

γυναικὸς}

νομικὸς AC,DH

: om. ar.

δόμον]

279

Ζῆν ἡδέως οὐκ ἔστιν ἀργὸν καὶ κακόν € ar.l 133, slav. 120

280

Ζῆν αἰσχρὸν οἷς ζῆν ἐφθόνησεν ἡ τύχη Β Plan 191 (εἰς ζωήν) Cf. Mon. 855, #913.

281

Ζήτει συνάγειν ἐκ δικαίων τὸν βίον

a(ABCDH) 1}

Vat 6

Plan 229 (eig κέρδος) ζήτει δὲ o. Jk. : ζητεῖτε o. Grilli, 194

συνάγων AC,DH

Plan Jk. : συναγαγεῖν Br. 263 Schn. 178 Mk. 196 (cf. p. 365)

— 264—

Vat : συνάγειν B

Z 269 - 285 282 Ζευχθεὶς γάμοισιν οὐκ ἔσται ἐλεύθερος a(ABBenC,FVars)

ς

Plan 68 (εἰς γάμον) Herm 49 ar.I 134

= Hippoth. TrGF 210 F 3, 1: Stob. ΙΝ 22b (ὅτι οὐκ ἀγαθὸν τὸ γαμεῖν), 52 (Inποθόου).

1-3: δῖον. IV 22a (περὶ γάμου’

ὅτι κάλλιστον ὁ γάμος), 13 (Eöpınt-

δου ᾿Αντιγόνης, sed cf. Eur. TrGF F 164) ζευχθεὶς -- ἐλεύθερος | ἀλλ᾽ ἕν γ᾽ ἔχει τι χρηστόν᾽ ἐν κήδει γὰρ dv | ἐσθλῷ δέδοικε μηδὲν ἐξαμαρτάνειν. οὐκ ἔσται BenVars

: οὐκέτι ἔσται A : οὐκ ἔσῃ Β : οὐκέτ᾽ ἧς C, : οὐκέτ᾽ ἂν

F :οὐκ ἔστιν c Herm : οὐκέτ᾽ ἔστ᾽ Stob.? Jk. : οὐκ ἔτ᾽ ἔστ᾽ Stob.? Schn. 179 »» Mk. 197 : οὐκέθ᾽ eig Erbse ζ. γ. οὐκ ἐλεύθερος γ᾽ ἔσῃ Plan

283 Ζῆν οὐκ ἔδει γυναῖκα κατὰ πολλοὺς τρόπους a(AB) b(DiP) ς Plan 114 (εἰς γυναῖκα)

Par9

ar.I 135

284

Ζῶμεν ἀλογίστως μὴ προσδοκῶντες θανεῖν b(KPDiV) [Greg.] 24 ar.II 19 ἀλόγως Taur

μὴ προσδοκῶν Taur : μὴ προσδοκοῦντες Schn.

Sox@vtec μὴ Mk. 200 Liapis 277 : προσδοκοῦντες μὴ Jk. ζ. di. μὴ προορῶντες τὸν μόρον Cs

ζῶν ἀλογίστως οὐ προσδοκᾷ

Vat 742

Cf. Ion 72: ζῶμεν ἀνέντως, μὴ προσδοκῶμεν θανεῖν.

285 Ζῆσον μετρήσας τὸν βίον πρὸς τὸν χρόνον {Greg.] 23 ar.II 37

χρόνον]

τρόπον Coll



265 —

182 : προσ-

τῷ θανεῖν Taur τις θανεῖν

H 286 Ἢ ζῆν ἀλύπως ἢ θανεῖν εὐδαιμόνως

a(ABBenC,DFHVars)

b(PDiVU)

Plan 199 (εἰς θάνατον) ἢ prius om. C,H Di (cf. *286a)

εὐγνωμόνως U : εὐδαιμόνος Meyer, Urb.,

433

*286a

Ζῆν ἀλύπως δεῖ ἢ θανεῖν εὐδαιμόνως

287

Ἤθη πονηρὰ τὴν φύσιν διαστρέφει a(ABBenC,DFHRVars) Plan 384 (εἰς πονηρούς)

b(KPDiVU)

P.Copt., 164-167; T.Mon.Ep., ar.I 141, slav. 132 πονηρὰν Mette

ς

16

ἀνατρέπει c

Cf. Plut. Mor. 38b: τούτων τοῖς λόγοις τὰ ἤθη διαστρεφομένων.

288 *H@og πονηρὸν φεῦγε καὶ κέρδος κακόν

a(AB[bis scr.]C,DHR)

b(KPDi)

ς

Plan 230 (εἰς κέρδος) Herm 51 P.Bour. 1, f. VIII, ar.l 137, slav. 123

5-6

289

Ἡ γλῶσσα πολλοὺς εἰς ὄλεθρον ἐμβάλλει - 266--

H 286 - 320 a(ABBenC,DFHRVars) Plan 404 (eis σιωπήν) γλῶττα Ven

b(KPDiVColl)

πολλοὺς]

πολλὰ

A

Ven 16

ἐμβάλλει BenC,FHVars

: ἐμβάλει AD

Ven : ἔβαλλεν K : ἔβαλεν PVColl, : ἔβαλε Di : εἰσάγει R : ἤγαγεν B Plan

Mk. 205 Jk.

290 Ἥδιστόν

ἐστιν τῶν ὑπαρχόντων

κρατεῖν

a(AB) Plan 366 (eig πλοῦτον) ar.I 142, slav. 134

ἐστι A Plan Mk. 206

κρατεῖν]

ἐρᾶν A

ar. slav.

291 “Ἥδιστόν ἐστιν εὐτυχοῦντα νοῦν ἔχειν a(ABBenC,DFHVars) Plan 508 (εἰς φρόνησιν)

b(KPDi)

Vat7

O.Petr.Mus. 62572 [2]r, 2? ἐστιν] ἐστι A: οὐδὲν (in sect. n)

Fiom. Ke

ἔχειν οπι. Vat

].vxov .„[ O.Petr.Mus.

292

Ἢ λέγε τι σιγῆς κρεῖττον ἢ σιγὴν ἔχε a(ABBenC,DFVars)

Plan 405 (eis σιωπήν) slav. 124

= Dionys. TrGF 76 F 6: PSI IX 1093, col. II 53-54 (II 55-60: καὶ τοῦτο Εὐριπίδου τινὲς ὑπολαμβάνουσιν εἶναι, αὐτῷ τῷ γνωμικὸν εἶναι τὸν στίχον Èπερειδόμενοι᾽ ἐστὶ] δὲ Διονυσίου); Stob. III 34 (περὶ τοῦ εὐκαιρῶς λέγειν), 1 (Διονυσίου [81° 5 : διονυσίου M Mac. : Εὐριπίδου Trinc. : om. Brux]); [Max.] 20.13./13. (Διονυσίου); Ant. I 73, 992 AB (Dion.); Patm. 25.30 (Dion.); Grom.

Bas. 281 (Διονύσιος εἶπε); CPG I 416 (App. Prov. III 7), II 116 (Greg. Cypr. Mosq. III 61, Macar. IV 44), II 444 (Apostol. VIII 48). ἢ prius om. [Max.] Gnom. Bas. τι] τῆς Α τι σιγῆς οπὶ. 58ἷσν. σιγῆς τι [Max.] Ant. Grom. Bas. κρεῖσσον F Patm. Nauck? : xpeocov PSI : κρεῖττον cett.

ἔχε]

ἔχηις PSI



λέγε τὶ τῆς σ. x. ἢ σ. È. Dres



267 —

TESTO DEI MONOSTICI

Cf. ATIM 59: ἢ σιγὴν καίριον ἔχειν δεῖ ἢ λόγον ὠφέλιμον. Stob. III 34, 7 (Πυθαγόρας): ἔλεγεν ὁ Πυθαγόρας ᾿χρὴ σιγᾶν ἢ κρεῖσσον σιγῆς λέγειν᾽.

*292a

Ἢ λέγε τι σεμνὸν ei δὲ μὴ σιγὴν ἔχε [Greg.] 25

O.Milne 1, 11 ar.Il 38

ἢ λάλει σεμνὸν εἰ δὲ μὴ κτλ. γαῖ 7422 ἢ λ. τ. 0. ἢ σιγὴν ἔχε Vat 1276 (ἢ alt. Vat 1276P° : εἰ δὲ Vat 1276) ἢ σεμνὸν εἰπὲ εἰ δὲ μὴ σιγὴν ἔχε Pr λάλ]ει (λέγ᾽ εἰ Murray) τὶ σεμνὸν εἰ δὲ μὴ σιγὴν ἔχε O.Milne

293 Ἥξει τὸ γῆρας πᾶσαν αἰτίαν φέρον a(ABBenC,DFHVars) Plan 81 (eig γῆρας)

Ven 8

ar.I 138

πᾶσιν Blaydes, Adv., 165 Schmidt III 77

αἰτίαν]

αἰκίαν Meyer, Nachlese, 359 : ἀργίαν

Cf. [Pisid.] 61: ἥκει τὸ γῆρας τῶν φρενῶν σωτηρία.

294

Ἡ γλῶσσ᾽ ἁμαρτάνουσα τἀληθῆ λέγει a(BBenDFVars)

b(KV)

Plan 6 (εἰς ἀλήθειαν)

slav. 130 γλῶσσα V Schn. app. n 4

295 Ἡ φύσις ἑκάστῳ τοῦ γένους ἐστὶν πατρίς —

268 —

H

286 - 320

a(ABBenVars)

Plan 519 (eig φύσιν) slav. 126 = Eur. TrGF F 1113: Stob. IV 29b (περὶ εὐγενείας" ὅτι οὐκ ἀεὶ τοῖς εὐγενέσι καὶ χρηστοῖς τῶν πατέρων ἔοικε τὰ τέκνα), 35 (-); CPG 74b, Arsen. XXIX 15).

ἑκάστου AB Plan

τοῦ]

γὰρ Plan: om.B

II 452 (Apostol. VIII

ἐστί BenVars Paroem.

296 *H0o0g προκρίνειν χρημάτων γαμοῦντα dei a(AB) b(KV) Plan 69 (eig γάμον) slav. 127 ἦθος]

ἤθη KV

δεῖ]!

χρή KV

297

Ἧ δ᾽ ἁρπαγὴ μέγιστον ἀνθρώποις κακόν a(ABenC,DFVars)

δ᾽

om. BenC,FVars Schn. 194 : add. Mk. (p. 366) Jk. sed hab. Ὁ (1 ἁρπαγὴ

A) Cf. Mon. 317, 794, *1067.

298 ‘H φύσις πάντων τῶν διδαγμάτων κρατεῖ a(ABBenVars) Plan 520 (eig φύσιν) slav. 131 πάντων ABenVars : ἀπ᾿ αὐτῶν B Brit Marc : ἁπάντων 1,458 Pv Alo Ald Br. 579

Schn. 195 Mk. 213 Jk.

tövom. A

Cf. Mon. *1059. —

269 —

TESTO DEI MONOSTICI *298a

Ἡ φύσις ἄνω τῶν ὅλων διδαγμάτων

a(DF) 299 Ἤθους δικαίου φαῦλος οὐ ψαύει λόγος a(ABBenC,DFHVars) ς Plan 534 (εἰς ψόγον) Herm 50 slav. 133 ἦθος

Β

οὐ ψαύει]

οὐχ ἅψεται Herm

300 Ἢ A

b(KV)

μὴ γάμει τὸ σύνολον ἢ γαμῶν κράτει

Paril

ar.I 143, slav. 135 ἢ μὴ γαμεῖν τὸ o. Mk. 215

301 ‘H πατρίς, ὡς ἔοικε, φίλτατον βροτοῖς a(ABenC,DHVars) ar.I 144, slav. 136

= Eur. Ph. 406. Ph. 406-407: Stob. III 39 (περὶ πατρίδος), 3 (Εὐριπίδου Φοινίσσαις); CPG II 448 (Apostol. VIII 62b, Arsen. XXVIII 90, XLIV 50: Εὐpınidov) ἡ — βροτοῖς | οὐδ᾽ ὀνομάσαι δύναι᾽ dv ὡς ἔστιν φίλον. ὡς ἔοικε om. ar. slav.

v. 406 om. Eur.(O)

ἔοικεν Eur.(Mn)

πολυ-

φίλτατον Eur.(Ab) Cf. Favor. De exilio 7, p. 382, 15-16 Barigazzi (= P.Vat.Gr. 11, col. VI 38): ἐπὶ τὴν πατρίδα, ἣν αὐτὸς φῆς φιλτάτην εἶναι βροτοῖς.

302 Ἡ γὰρ παράκαιρος ἡδονὴ τίκτει βλάβην -

270—

H

a(AB)

286 - 320

ς

Plan 194 (εἰς ἡδονήν) ar.I 145, slav. 137

γὰρ]

δὲ Jk.

παρὰ καιρόν c

Cf. Mon. 8 (P.Oxy. 3006, 3), *1067. 303

Ἡδύ ye δικαίους ἄνδρας εὐτυχεῖν ὁρᾶν Α ar.l 146, slav. 138

εὐτυχεῖς ar. slav. Schn. 200 Mk. 218

304 Ἤθους δὲ βάσανός ἐστιν ἀνθρώποις χρόνος a(ABBenDFVars)

Plan 5 (eig ἀγαθὸν ἄνδρα) T.Mon.Ep., 13-14? ar.] 148, slav. 141

ἦθος slav.

δὲ om. DFVars

BenVars

χρόνος om. slav.

ἔστ᾽ d. ABenVars

ἀνθρώπων F

ὁ χρόνος

ἔθους δὲ βασανό]ς ἐστι ἀνθρώπο[ις χρόνος

T.Mon.Ep. - Antiph. fr. 229, 5 K.-A.: Stob. IV 31a (περὶ πλούτου’ ἔπαινος πλούτου), 15 (Avtıdavovg), 5 πλοῦτος δὲ βάσανός ἐστιν ἀνθρώπου τρόπων.

305 Ἡ γλῶσσα πολλῶν ἐστιν αἰτία κακῶν a(ABBenC,DHVars)

[Greg.] 27 Plan 407 (εἰς σιωπήν)

ar.] 149 (II 39) = Comp.

1 128 (1 129 = Mon. *409b).

ἡ y. πολλοῖς γίγνεται Comp.



271 --

TESTO DEI MONOSTICI

Cf. Mon. 289, 631. Philem. fr. 106 K.-A.: Stob. IV 35 (περὶ λύπης, ὅτι λίαν μοχθηρὰ καὶ ἐπώδυνος τοῖς φροντίζουσιν), 1 (Φιλήμονος) πολλῶν φύσει τοῖς πᾶσιν αἰτία κακῶν | λύπη" διὰ λύπην καὶ μανία γὰρ γίγνεται.

*305a

Πολλοῖς κακῶν ἡ γλῶσσα γίνετ᾽ αἰτία a(BC,H) slav. 317 πολλῶν

B

306 Ἢ δεῖ σιωπᾶν ἢ λέγειν ἀμείνονα ς Plan 408 (εἰς σιωπήν) Herm 52 ar. 151

λαλεῖν L : λέγειν Li cett. Liapis 299

ἀμείνονα]

τὰ καίρια Nauck? (Aesch. fr. 208),

*306a Ἡδὺ

σιωπᾶν ἢ λαλεῖν ἃ μὴ πρέπει

aABBenC,DFHVars)

Ven 17

= Boiss. IV 438, 7.

ἡδὺ]

ἑλοῦ Schmidt III 78 Richards, Ar., 106

λέγειν ἀμείνονα Cf. Mon.

Β



Aundaleiväunn.Ben

δεῖ o. ἢ λαλεῖν ἅπερ πρέπει Schmidt III 78

710.

*306b Οὗ δεῖ σιωπᾶν καὶ λαλεῖν ὅπου χρεών Plan 412 (εἰς σιωπήν) - 272 —



H

286 - 320

307 Ἡ γὰρ σιωπὴ τοῖς σοφοῖς ἀπόκρισις a(ABBenC Herm 53

DFHVars)

ς

= Eur. TrGF F 977: Plut. Mor. 532e-f τὴν γὰρ σιωπὴν ὁ μὲν Ἐυριπίδης φησὶ τοῖς σοφοῖς ἀπόκρισιν εἶναι.

ὑπόκρισις ς σοφοῖσιν Seidler II 383 Nauck? Jk. κρισις Schn. 204 Mk. 222

τοῖς σοφοῖς ἐστ᾽ ἀπό-

*307a

Ἡ σιωπὴ τοῖς πολλοῖς ἀπόκρισίς ἐστι

Β

b(KPDIiV)

ἐστινν

*307b Πολλοῖς ἀπόκρισις ἡ σιωπὴ τυγχάνει Plan 406 (εἰς σιωπήν)

308 Ἡ γὰρ σιωπὴ μαρτυρεῖ τὸ μὴ θέλειν a(ABBenDFVars)

309 Ἡ μωρία δίδωσιν ἀνθρώποις κακά a(ABenC,DFHVars) ar.I 152 δίδωσι A

κακόν

ς Vars

D*

: κακά

DP° cett.



273 —

TESTO DEI MONOSTICI 310 Ἤθη uetépyov tà προσήκοντα ξένῳ R

ξένοις Jk.

311 ‘H κοιλία καὶ πολλὰ χωρεῖ κὠλίγα Β

Plan 164 (εἰς ἐγκράτειαν) P.Vind. G 19999 A, 18 ar. 136, slav. 122 καὶ om. B

καὶ ὀλίγα B

*311a Ἡ κοιλία πολλὰ χωρεῖ ὀλίγα δὲ συμφέρει

b(KPDiV) 312

Ἡ δοῦσα πάντα καὶ κομίζεται φύσις Β

Plan 518 (εἰς φύσιν) slav. 125

Cf. Mon. 145. 313

Ἡ πενία δ᾽ ἀγνώμονας τοὺς πολλοὺς ποιεῖ

Β

b(KDIiPV)

πενία] σπάνις Nauck, Mel. 2,734 ἡ πενί᾽ ἀγν. Grilli, 192 Mk. 227 τοὺς] om. Di: γε τοὺς MK. Jk. (vd. Plan infra)

— 274—

δ᾽ om. KPDiV

H

286 - 320

*313a

Πενία δ᾽ ἀγνώμονάς γε τοὺς πολλοὺς ποιεῖ Plan 350 (εἰς πενίαν)

314

Ἡδύ γε πατὴρ φρόνησιν ἀντ᾽ ὀργῆς ἔχων Plan 507 (εἰς φρόνησιν) ar.I 140, slav. 129 = Men. fr. 829 K.-A.: Stob. IV 26 (ὁποίους τινὰς χρὴ εἶναι τοὺς πατέρας περὶ τὰ τέκνα, καὶ ὅτι φυσική τις ἀνάγκη ἀμφοτέρους εἰς διάθεσιν ἄγει), 10 (Meνάνδρου).

ἡδύ γε]

ἡδὺς Stob.

*314a

Ἡδύ γε παντὶ φρόνησιν ἀντ᾽ ὀργῆς ἔχειν

315 ‘H μετάνοια γίνετ᾽ ἀνθρώποις κρίσις Β

Κ

Plan 273 (εἰς μετάνοιαν) ἡ δὲ μετάνοια Plan Mk. 667 Jk.

γίνεται Καὶ : γίγνετ᾽ Plan Mk. Jk.

316 Ἢ B

b(KPVDi)

un ποίει τὸ κρυπτὸν ἢ μόνος ποίει ς

Plan 244 (εἰς κρύφια) = Comp.

I 43 (I 44: ἵνα σὺ σεαυτὸν μόνος ἔχῃς συνίστορο).

πόει ... πόξι

Ρ

κρυπτὸν]

κρεῖττον ς

- 275 —

TESTO DEI MONOSTICI

Cf. Sept. Sap. Rec. Mon., Bias 20, 408 Tziatzi: μὴ ποίει ποτέ τινι φαῦλον, ἢ μόνος ποίει.

317 Ἡ ἀργία γὰρ πέφυκεν ἀνθρώποις κακόν b(PDi) ar.I 139, slav. 128 ἡ δ᾽ ἀργία πέφυκεν (om. γάρ) Mk. 602 (cf. p. 372) Jk. πέφυκεν] μέγιστον ar. slav.

ἀργία]

ὀργὴ ar.

Cf. Mon. 297, 794.

*317a Ἡ γυνὴ δὲ πέφυκεν ἀνθρώποις κακόν Κ

ἡ γὰρ γυνὴ Jk. 318 Ἡ γλῶσσά cov χαλινὸν ἐχέτω ἢ εὐκόπως λάλει

b(KPDIColl,)

slav. 417, ar.I 322 littera x incip. = Mon. *318a?

εὐσκόπως Coll, χαλινὸν ἐχέτω γλῶσσα μὴ εὐκόπως λάλει Boiss. I 155 adn. 5 (λαλῇ Morani, 121) ἡ γλῶσσά σου χαλινὸν εὐκόπως ἄγει vel φέρει Erbse

γλῶσσαν χαλίνου μὴ σὺ δ᾽ εὐκόπως λάλει Liapis 311 Cf. Sept. Sap. Rec. Mon., Solon 53, 382-383 Tziatzi: γλῶτταν χαλίνου.

319

*H@og κακοῦργον μακρὰν οἰκίζει θεοῦ [Greg.] 26 ar.II 20



276 —

H

286 - 320

πανοῦργον S Mk. 572 (cf. Mon. *1077)

οἰκίζει] ἀπῴκισται Liapis 312

παν. μακρὸν ἀπῴκισται θεοῦ Mk., p. 372

Blaydes, Adv., 170

ἦθος πανοῦργον τῶν θ. οἰκεῖ μ. Thierfelder

320

ἜἬθη τὰ πάντων ἐν χρόνῳ πειράζεται [Greg.] 28 ar.II 21

πάντα Taur

γνωρίζεται Cs Taur



277 —

ἦθ.

ἦθος x. τῶν θεῶν οἰκεῖ μακράν

©

321

Θεὸν σέβου καὶ πάντα πράξεις εὐθέως a(ABBenC,DFHRVars) Plan 182 (eig εὐσέβειαν)

b(KPDi)

ar.l 161, slav. 152

0. σ. καὶ πάντα] 9. τιμῶν ἅπαντα DF εὐθέως] Ὁ 5) Plan Schn. 207 : κατὰ τρόπον KPDi slav.

ἐνθέως ABC,DF (εὐθέως

322 Θεὸν προτίμα καὶ δεύτερον τοὺς γονεῖς a(ABC,R) b(KPDiV) P.Copt., 170-171 ? (poss. et Mon. 352); T.Mon.Ep., 17 ar.I 159, slav. 153 θεὸν προτίμα] θεὸν πρῶτον τίμα K καὶ om. C, 0. π. δεύτερον τοὺς πατέρας τοὺς σοὺς γονεῖς Schn. 208 θ. π. δεύτερον τοὺς σοὺς γονεῖς (om. καὶ) Mk. 230 θεὸν προτίμα] δεύτερον δὲ τοὺς γονεῖς T.Mon.Ep. Jk.

Cf. Mon. 352.

323 Θάλασσα a(ABBenC,DFHRVars)

καὶ πῦρ Kal γυνὴ τρίτον κακόν b(KPDiVUBav)

ς

Par12 Ven9

[Greg.] 32 Plan 117 (eig γυναῖκα) Herm 59 P.Bour. 1, f. VIIIr, 7-8; P.Copt., 167-170; P.Oxy. 2661, 20

ar.I 170 (om. ar.II) θάλαττα Bav καὶ prius om. Coll tpitov κακόν ABenC,DR KPDiV Coll CsMptVat 742 P.Bour. Schn. 209 Mk. 231 Jk. : κακὸν τρίτον cett. : [tpirov] κακὸν σφόδρα P.Copt.

κακόν

ς

: κακὰ τρία Ps Plan ar.

θ. κ. πῦρ καὶ τρίτον γυνὴ

(θάλασσα κί P.Oxy.)

Cf. Mon. 371, 380. Tosi n. 1379.

324 Θέλων καλῶς ζῆν un τὰ τῶν φαύλων φρόνει -

278



©

a(ABBenC,DHRVars)

U

321 - 355

Vat8

O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, 4-5 ar.I 158, slav. 151 θέλω Vars

τὰ om.H

φρόνει]

eı ar. slav. (cf. Mon. *324a)

φρονῶν Vars : φρόνῃ U : πρᾶσσε vel noi-

θ. x. ζ. μὴ ποίει τὰ τῶν ἄλλων B

*324a

Θέλων

κακῶς ζῆν μετὰ τῶν φαύλων πρᾶσσε

325

Θησαυρός ἐστι τῶν κακῶν κακὴ γυνή a(ABBenC,DFRVars) Plan 115 (εἰς γυναῖκα)

b(KPDiV)

ἐστιν B

κακὴ γυνή]

τῶν om. B

Par 13 ἡ κακὴ γυνή BenVars : γυνὴ πονηρά V

Cf. Mon. 328. Comp. I 215-216 = III 3-4: ἐὰν γυνὴ γυναικὶ κατ᾽ ἰδίαν λαλῇ | μεγάλων κακῶν θησαυρὸς ἐξορύσσεται.

326

Θυμὸν πονηρὸν ἐκφυγεῖν [οὐ ῥᾷδιον R

οὐ ῥάδιον suppl. Meyer, Nachlass

θυμὸν πονηρὸν ἐκφυλάσσου παντελῶς le-

gebat Sternbach, Cxrae, 214 (non con. Thierfelder, pace Jk.) Jk.

327

Θεὸς πέφυκεν ὅστις οὐδὲν δρᾷ κακόν a(ABC,R) b(KPDiU) ar.I 160, slav. 148 ὅστις] ὅτι A οὐδὲν] οὐ Κα π. ὅστις κακὸν μὴ δράσει U

θεὸς γάρ ἐστιν ὅστις οὐ δράσει κακόν θ. 0. π. ὅστις οὐ πάσχει κακόν Meyer, Urb., 433

-

279 ---

TESTO DEI MONOSTICI

328 Θησαυρός ἐστι τοῦ βίου τὰ γράμματα a(ABenC,DFHVars) ar.I 156, slav. 144

πράγματα ABenVars Mk. 235 Jk. : γράμματα C,DFH slav. (coniecerat Richards,

Ar., 106)

Cf. Mon. 325.

329 Θέλομεν καλῶς ζῆν πάντες ἀλλ᾽ οὐ δυνάμεθα a(ABC,)

b(KV)

ar.l 155, slav. 143 ζῆσαι K

θ. πάντες καλῶς ζῆν κτλ. B

Cf. Mon. 104, 273. *329a

Πάντες καλῶς ζῆν θέλομεν ἀλλ᾽ οὐ δυνάμεθα Plan 192 (εἰς ζωήν) ἐθέλομεν Ma La X“ [θέλ- XP°] Vg Pv Alo Ald

330 Θεὸς συνεργὸς πάντα ποιεῖ ῥᾳδίως a(ABBenC,DFHVars)

ς

Plan 206 (εἰς θεόν) ar.I 162, slav. 145

συνεργῶν BF Plan Liapis 323 θεοῦ συνεργοῦ c slav. ποιεῖς B Liapis 323 : ποιεῖν Ben : ποιεῖται slav.

ποιεῖ]

331

Θεοὶ μέγιστοι τοῖς φρονοῦσιν οἱ γονεῖς — 280 —

ποίει Hc:

©

321 - 355

a(ABC,DH) ς Plan 91 (eig yoveic) Herm 54 ar.I 163, slav. 146 = Dicaiog. TrGF 52 F 5: δῖον. IV 25 (ὅτι χρὴ τοὺς γονεῖς τῆς καθηκούσης τιμῆς κοαταξιοῦσθαι παρὰ τῶν τέκνων, καὶ εἰ ἐν ἅπασιν αὐτοῖς πειστέον), 33

(Δικαιογένους); CPG II 457 (Apostol. VIII 89m, Arsen. XXIX 98: Δικαιογένους). θεὸς μέγιστος Stob. Paroem. Br. 103 : θεοὶ δεύτεροι Herm

φρονῦσιν

Β

ἐφρονοῦσιν]

co-

γονῆς Nauck?

Cf. Mon. 526.

332 Θορύβους ὀχλώδεις φεῦγε καὶ παροινίας a(AB) b(KPDi) Herm 55 P.Vind.

G

19999

ς A,

17

slav. 149 ὀχλώδεις] ὄχλων KP : ὄχλον Di θόρυβον καὶ ὄχλον slav. παράνοιαν slav. θόρυβον ὄχλου φεῦγε καὶ παροινίαν ς Herm (ὄχλον ς : θόρυμβον Herm [corr. L?])

333 Θέλω τύχης σταλαγμὸν ἢ φρενῶν πίθον a(ABBenC,DHVars) P.Oxy. 2661, 15

slav. 159 = Diog. Sin. TrGF 88 F 2, 1: Sud. ἦ 5 (II 545 Adler); Kaibel, Ep. Gr., 502 n. 1112 (Stabiis. C.I. 5868. C.LR.N. 2175, CIG III 760); Greg. Naz. Carm. I 2,

39, 2. Greg. Naz. 1-4: ἔφησε τίς που τῶν φιλοχρύσων τάδε" | θέλω — πίθον" | πρὸς dv τις ἀντέφησε τῶν φιλοφρόνων | ῥανὶς φρενῶν μοι μᾶλλον ἣ βυθὸς τύχης = [Max.] 2.8./8.; Ant. I 8, 797 B (ampl.; I 70, 984 AB. Greg. Naz. 1-2 = CPG

II 430-431 (Apostol. VIII 19a, Arsen. XXV 27). Greg. Naz. 2+4: Choerob. In Theod. p. 5, 3 Gaisford; Id. In Psalm. p. 30, 31 Gaisf.; Cosm. In Greg. Naz. Carm. I 2, 10, 218 (PG 38, 557); Et. M., p. 415, 30 Gaisf.; Et. Gud., p. 233, 54 Sturz; Cram. Ox. I 189, 6. Greg. Naz. 4 = Mon. *976. 1-2: [Max.] 18.45./45.;

Patm. 31.33; Gnom. Vat. 97 (= Diog. fr. V B 38 Giannantoni); Gnom. Bas. 9 (ὁ αὐτὸς - scil. ᾿Αλέξανδρος ὁ βασιλεύς — ἰδὼν Διογένην κοιμώμενον ἐν πιθῷ

— 281—

TESTO DEI MONOSTICI eine‘ ‘mie μεστὲ φρενῶν᾽, ὁ δὲ φιλόσοφος ἀναστὰς einev “ὦ βασιλεῦ μέγιστε,) θέλω -- πίθον | fic πὴ παρούσης δυστυχοῦσιν αἱ φρένες". φρενὸς ABen : divitiae slav.

πίθου H

Cf. Eust. In Iliad. 651, 28: θέλω τύχης σταλαγμόν. Theod. Hyrt. Ep. 17 (Notices et extraits V, 737): Διογένη τὸν κύνα θαυμάσομαι σταλαγμὸν τύχης μᾶλλον ἢ πίθον φρενῶν προτιμήσαντα.

334 Θεοῦ πέφυκε δῶρον εὐγνώμων τρόπος a(ABenC, DFHVars) ar.I 157, slav. 150

ς

πέφυκεν A

Cf. Men. fr. 794, 1 K.-A.: ἕν ἐστ’ ἀληθὲς φίλτρον, εὐγνώμων τρόπος.

335 Θεὸς δὲ τοῖς ἀργοῖσιν οὐ παρίσταται Α O.Petr.Mus. 62572 [2]r, 3 (?)

= TrGF adesp. F 527: Stob. III 30 (περὶ ἀργίας), 62 (-), cum Soph. TrGF F 308 coniunct., separ. Wagner (Stob.). δὲ Mon. Stob.(SM) : γὰρ Stob.(A)

ἀργοῦσιν Stob.

*335a Θεὸς ἁμαρτάνουσιν παρίσταται b(KV)

θεὸς δ᾽ ἁμαρτάνουσιν οὐ παρίσταται Schn. 0 app. 1 Mk. 252

336 Θνητὸς πεφυκὼς μὴ φρόνει ὑπέρθεα - 282 —

Θ

321 - 355

a(AB) Plan 181 (eig εὐσέβειαν), 278 (eig μετριότητα)

slav. 154 μὴ φρονῇς Plan - Demon. CPG

d.y’ è add. Jk.

TrGF 207 F 1: Stob. III 22 (περὶ ὑπεροψίας),

II 457 (Apostol. VIII 91c, Arsen. XXX

μὴ φρονεῖθ’ ὑπὲρ θεούς (=

16 (Anuavartoc);

4: Δημώνακτος) θνητοὶ γεγῶτες

Br. 202, et p. 346 Mk. 243). Cf. Mon. 334, 346,

350.

337

Θεράπευε τὸν δυνάμενον dei ce ὠφελεῖν Α ς Herm 56

P.Oxy. 3004, 8

ar.I 165, slav. 157

dei ce ὦ. A c Herm : καλῶς λαλεῖν vel sim. slav. : αἰεί σ᾽ ὦ. Jk. : ἄνπερ νοῦν ἔχῃς Schn. 222 Mk. 244 θε]ράπευε τούς te δυναμένους οἷς [ P.Oxy.

338 Θεοῦ ὄνειδος τοὺς κακοὺς εὐδαιμονεῖν ς Plan 385 (εἰς πονηρούς) Herm 58 ar.l 166 = CPG

II 456 (Apostol. VIII 89d, Arsen. XXIX

90).

θεοῦ] θεοῦ δ᾽ Plan Paroem. : θεῶν δ’ Br. 193 (cf. Mk., p. 367) : θεῶν Jk. : θεῷ ‘ov Hirschig, 27 : θεοῦ ‘ov’ Blaydes, Adv., 166 κακοὺς] -ὥς Wi εὐεργετεῖν fort. ar.

339 Θυμῷ χαρίζου μηδὲν ἄνπερ νοῦν ἔχῃς a(AC,DH)

ς

θυμοῦ HP ; θυμῷ Η“ cett.

ἔχεις C,D

- 283

:εΓ A



TESTO DEI MONOSTICI

340 Θυσία μεγίστη τῷ θεῷ τὸ εὐσεβεῖν Α ar.I 167

τὸ γ᾽ εὐ. Mk., p. 366 Jk. : τὸ θεοσεβεῖν Nauck, Mel. 2, 734 Cf. Mon. 508.

341 Θεῷ μάχεσθαι δεινόν ἐστι καὶ τύχῃ a(ABenC,DFHVars)

Plan 425 (eig τύχην) ar.I 168

= CPG II 456 (Apostol. VIII 89b, Arsen. XXIX 88).

342 Onpiwv πάντων ἀγριωτέρα γυνή a(ABenC,DFHVars) b(KV) ς Par14 [Greg.] 30 Plan 116 (eig γυναῖκα) Herm 57 ar.I 169 (II 41) θηρῶν ἁπάντων ABenC,DFHVars c Par [Greg.] Plan Schn. 226 Mk. 248 Jk. ἀγριώτερον BenVars κακὴ γυνή Alo Ald 1495 : κακή del. Ald. 1512 Br. p. 345 θηρῶν ἁπάντων ἐστ᾽ vel γὰρ κτλ. Blaydes, Ado., 166 Cf. Men. fr. 378 K.-A.: Stob. IV 225 (ψόγος γυναικῶν), 181 (Ὑποβολιμαίου) πολλῶν κατὰ γῆν καὶ κατὰ θάλατταν θηρίων | ὄντων μέγιστόν ἐστι θηρίον γυνή. Exc. Vind. 42: γυνὴ θηρίων ἁπάντων ἀγριωτέρα ὑπάρχει."

343 Θνητὸς πεφυκὼς τοὐπίσω πειρῶ βλέπειν a(ABenDFVars) b(KPDiV) Plan 269 (eig τὸ μέλλον) = Isid. TrGF 211 F 2: Stob. III 22 (περὶ ὑπεροψίας), 27; [Max.] 60.-./67.23.

— 284—

©

321 - 355

(Ἰσιδώρου); Ant. I 71, 985 Ὁ (Isid.); Patm. 12.47 (Ἡσιόδου) = [Hes.] fr. 412 M.-W.; CPG Ἡ 289 (Apostol. III 8), 457 (Apostol. VIII 91d, Arsen. XXX 5: Εὐριπίδου). In [Max.] Ant. Patm.

CPG

Il 289 post Mon.

τοὐπίσω] εἰς τοὺς ὀπίσω KPDi : eig τοὐπίσω Par.) [Max.] Ant. Patm. : τἀπίσω Stob.(Brux.) πίσω μὴ ἔρα βλέπειν Schmidt III 27 θ. π. 351 0. π. μὴ πρόσω πειρῶ βλέπειν Blaydes,

10.

V : τὰ ὀπίσω Stob.(SMEA Corp. : τἀπί σοι Paroem. θ. π. τοὐτοὐπίσω πειρᾷ βλέπειν; Liapis Adv., 229

Cf. Mon. 336, 346.

344 Θεοῦ γὰρ οὐδεὶς χωρὶς εὐτυχεῖ βροτῶν a(ABenC,DFHVars) = Eur. TrGF F 617a, 1: P.EES col. I 12 (?) θεοῦ γὰρ οὐδεὶς χωρ]ὶς εὐτυχ[εῖ

βροτῶν (sed vd. etiam *344a). 1-3: Stob. I 1 (ὅτι θεὸς δημιουργὸς τῶν ὄντων καὶ διέπει τὸ ὅλον τῷ τῆς προνοίας λόγῳ καὶ ποίας οὐσίας ὑπάρχει),

17 (-)

θεοῦ -- βροτῶν | οὐδ᾽ εἰς τὸ μεῖζον HABE: τὰς θνητῶν δ᾽ ἐγὼ | χαίρειν κελεύω θεῶν ἄτερ προθυμίας. χωρὶς om. Ben

6. y. χωρὶς οὐδεὶς εὐτ. Bp. AD

Schn. 228 : θ. γ. οὐδεὶς εὐ-

τυχεῖ χωρὶς δὲ βρ. HC, (δὲ om. C,) : θ. γ. οὐ. χωρὶς εὖ. βρ. FVars Stob. Mk.

250 Jk.

*344a

Θεοῦ γὰρ ἐκτὸς οὐδεὶς εὐτυχεῖ βροτῶν

b(KPDi) = AP X 107 (Εὐριπίδου); Ioh. Lyd. De mens. IV 7 (καὶ μάρτυς ὁ Εὐριπίδου Πηλεύς).

βροτός Lyd.

©. μὲν οὐδεὶς ἐκτὸς εὐ. βροτός AP X 107

*344b Θεοῦ γὰρ οὐδεὶς εὐτυχεῖ βροτῶν ἄνευ ς Herm

60

Cf. Stephanus, 212; Br. 235.



285—

TESTO DEI MONOSTICI

345 Θεοῦ δὲ πληγὴν οὐχ ὑπερπηδᾷ βροτός

a(ABC,DH) Plan 240 (eig κρίσιν καὶ eig τὴν θείαν δίκην) O.Petr.Mus. 62572 [2]υ. 2 (?)

= Soph. TrGF F 961: Stob. I 3 (περὶ δίκης παρὰ τοῦ θεοῦ τεταγμένης Enoπτεύειν tà ἐπὶ γῆς γιγνόμενα ὑπὸ τῶν ἀνθρώπων, τιμωροῦ οὔσης τῶν duap-

τανόντων), 7 (-); Theophil. Ad Autol. II 8, 5, p. 51 Marcovich (ὁ γοῦν Σοφοκλῆς ... ).

πληγῆς B : πηκτὴν Mk., Vind. Ar., 94 : παγίδας Heimsoeth, Krit. St., 70 B ὑπεκπηδᾷ Stob. (coniecerat Herwerden, Observ., 129).

346 Θνητὸς πεφυκὼς un γέλα τεθνηκότα Β Plan 200 (εἰς θάνατον) ar.l 153

Cf. Mon. 336, 343. 347 Θεὸν ἐπιορκῶν un δόκει λεληθέναι

a(BC,)

b(KPDiV)

Plan 306 (εἰς ὅρκον) Cf. Eur. Rbes. 940:

... μὴ δόκει λεληθέναι.

348 Θυμοῦ κρατῆσαι καὶ ἐπιθυμίας καλόν

a(BC,)

Β(ΚΡΌΙΝ)

[Greg.] 31 Plan 312 (εἰς ὀργήν) O.Petr.Mus. 62572 [2]v, 3 (Ὁ) ar.Il 23

κἀπιθυμίας Plan Mk. 254 Jk. Cf. Mon. 425. —

286 —

οὐδ᾽

©

321 - 355

349 Θεοῦ θέλοντος κἂν ἐπὶ ῥιπὸς πλέοις Β

Plan 207 (εἰς θεόν) ar.I 172 = Eur. TrGF F 397: Stob. I 1 (ὅτι θεὸς δημιουργὸς τῶν ὄντων καὶ διέπει τὸ ὅλον τῷ τῆς προνοίας λόγῳ καὶ ποίας οὐσίας ὑπάρχει), 19 (-); Orion. Anth. Υ (περὶ θεοῦ) 6 (ἐκ τοῦ Θυέστου); CPG II 173 (Macar. IV 69, Apostol. VII

64a); Theophil. Ad Autol. II 8, 4, p. 50 Marcovich (καὶ Θέστιος); Plut. Mor. 405b (ei γε tIdvSapost fiv ὁ ποιήσας); Schol. vet. Ar. Pac. 699b (p. 108 Holwerda); Schol. Luc., p. 242, 4 Rabe. £nippintog B Marc (ἐπίρριπος Brit) : ἐπὶ pınög La? Alo Ald Stob. ἦ niger

Β

θεοῦ πλέοντος et ἐπιρρεπῶς Plut.

πλέοις]

0.0. κἂν ἐπὶ ῥιπὸς πλέης,

σώζῃ Theophil. fort. ar. Cf. Ar. Pax 699: CPG II 478 (= Apostol. IX 76a); Sud. s.v. ῥιπός (IV 296 Adler): κέρδους ἕκατι (ἕκητι Paroem. : δ᾽ ἕκητι Sud.) κἂν ἐπὶ ῥιπὸς πλέοι (AEγεται δὲ καὶ ἄλλως: θεοῦ πλέων, ἢ μάλιστα’ θεῷ πλέων, κἂν ἐπὶ ῥιπὸς πλέοι Sud. ibid.). Favor. De exilio, p. 383, 14 Barigazzi (P.Vat.Gr. 11, col. VII 25-

27): ἐπὶ pınög π[λέ]ων. Luc. Hermot. 28 (IV 39, 12 Macleod): ἐπὶ ῥιπός, ὡς ἡ παροιμία φησί.

350 Θνητὸς γεγονώς, ἄνθρωπε, μὴ φρόνει μέγα R(?) b(KPDIColl) O.Petr.Mus. 62572 [2]r, 4

γεγώς Jk.

ἄνθρωπος PDICOII, : ἄνθρωπε K (coniecerat Mk. 603)

δὲ γεγονώς, μήποτε φρόνει μέγα Boiss. I 155 adn. 8

Cf. Mon. 336, 581, 768, Comp.

θνητὸς

nel ἃ

I 256 (ad Mon. 581), Comp. IV 2 (φρονῶν

μέγα).

351 Θεοῦ τὸ δῶρόν ἐστιν εὐτυχεῖν βροτούς ς 2 Κ slav. 156



287 —

TESTO DEI MONOSTICI

= Aesch. Th. 625. θεῶν Aesch.(Rb)

τὸ]

δὲ Aesch.

βροτοῖς Aesch.(P.Oxy. XXII 2333)

352 Θεὸν μὲν ἡγοῦ δεύτερον δὲ τὴν τύχην b(KU) P.Copt., 170-171? (poss. et Mon. 322) - Eur. El. 890. El. 890-892: θεοὺς μὲν ἡγοῦ πρῶτον, Ἠλέκτρα, τύχης | dpynγέτας τῆσδ᾽ εἶτα κἄμ᾽ ἐπαίνεσον | τὸν τῶν θεῶν te τῆς τύχης θ᾽ ὑπηρέτην. Cf. Mon.

322, *1071.

353 Θανάτου μόνον οὐκ ἔστιν ἐπανόρθωμα ς

2

b(KPDi)

9. γὰρ ἐπανόρθωσις οὐκ ἔστ. μόνου Boiss. I 155 adn. 10 ἐπ. τι Meyer, Nachlese, 372

0. p. δ᾽ οὐκ ἔστ.

0. μ. γ᾽ οὐκ ἔστ. ἐπ. τι Marcovich, 46

vatov φυγεῖν οὐκ ἔστι τῶν πάντων μόνον Erbse

354

Θεῷ προσεύχου πημάτων λαβεῖν λύσιν υ

- Eur. Andr. 900: & Φοῖβ᾽ ἀκέστορ, πημάτων δοίης λύσιν.

355

Θυμὸν φυλάττου᾽ τὸ φρονεῖν γὰρ οὐκ ἔχει [Greg.] 29 ar.Il 22



288—

θά-

356 Ἱερὸν ἀληθῶς ἐστιν ἡ συμβουλία a(ABBenVars) b(KPDi) Plan 58 (eig βουλήν) ar.I 173, slav. 162

= CPG II 466 (Apostol. IX 19d, Arsen. XXXI 65). ἱερὸν ὡς ἀληθῶς Vars

Cf. CPG I 96 (Zenob. IV 40): ἱερὸν ἡ συμβουλή ἐστιν᾽ παροιμία ἐπὶ τῶν δεῖν καθαρῶς συμβουλεύειν. Μέμηνται ταύτης Ἐπίχαρμος: Epich. fr. 238 K.-A. Xen. An. V 6, 4: αὐτὴ γὰρ ἡ ἱερὰ συμβουλὴ λεγομένη εἶναι δοκεῖ μοι παρεῖναι.

Plat. Theag. 1220: ἀλλὰ μὲν δή, ὦ Δημόδοκε, καὶ λέγεταί γε συμβουλὴ ἱερὸν χρῆμα εἶναι. Luc. Rbet. Praec. 1 (II 317, 9-10 Macleod): ἱερόν τι χρῆμα τὴν συμβουλὴν οὖσαν. Tosi n. 1339.

357 Ἴσον θεῷ σου τοὺς φίλους τιμᾶν θέλε Β b(KPDIV) Plan 467 (εἰς φίλους) θεοῦ B KPDIV

358 "Ioog ἴσθι πᾶσι κἂν ὑπερέχῃς τῷ βίῳ 4

a(AB) b(KPDiColl,) ς [Greg.] 35 Plan 279 (eig μετριότητα) Herm 61 O.Milne

1, 9; O.Petr.Mus.

449 (31898) + 62569

[3]r, 5-6

ar.II 25, slav. 160 = Ion 27 (28: ὁ βίος συστρέφεται, φεῦ ἀνωμάλως). ἴσος μὲν ἴσθι B Plan : ἴσος ἴσοις PDI : ἴσος ἔσο Coll,

ἴσθι πᾶσιν ἴσος Vat

742 πᾶσιν A Schn. 231 ὑπερέχεις AMpt ὑπερέχης τῷ βίῳ A ς Herm slav. (ὑπερέχεις A) Jk. : ὑπερέχῃς πλούτῳ [Greg.] (χρυσίῳ Rs 5) : ὑπερέχῃς

- 289 —

TESTO DEI MONOSTICI

πλούτου Ion : ὑπερβάλλης τύχῃ KPDICOoll, (ὑπερβάλλεις Di : ὑπερβάλῃς K): npoöxng βίῳ B Plan (βίου B) : πλέον πλούτῳ φέρῃς Cs : ὑπερέχῃς βίῳ Schn.: ὑπερβάλλῃς βίῳ ΜΙ. 257

359 Ἴσος ἴσθι τοῖς τρόποις πλουτῶν ὡς πένης

b(KPDi) slav. 171

ὡς πένης slav., coniecerat Meyer, Nachlese, 373 (vd. infra) : ὥσπερ ἧς mss. τοῖς τρόποις om. slav.

1. I. πλουτῶν τοῖς τρόποις ὥσπερ πένης vel ὥσπερ

πάρος Boiss. I 155 adn. 12

i. 1. τοῖς τρόποισι πλουτῶν καὶ vel ὡς πένης

Meyer, Nachlese, 373 Jk.

360 "Ioxve μέν, μὴ χρῶ δὲ συντόνως τῷ σῷ θράσει

b(KPDiColl,) τῷ σῷ del. Boiss. I 155 adn. 13 Mk. 604 (cf. p. 372) Jk.

361

Ἰσχυρότερον οὐδέν ἐστι τοῦ λόγου a(ABBenC,DFVars) ς Plan 248 (εἰς λόγον) Herm 62 slav. 161 ioy. γὰρ οὐδ. Vars : ioy. δέ γ᾽ οὐδ. Plan Br. 285 Schn. 232 Mk. 258 Jk. στιν A

*361a

Ἰσχυρὸν οὐδέν ἐστιν οὕτως ὡς λόγος

- 290 —

ἐ-

I 356 - 380

362 Ἰσότητα tipa’ πλεονέκτει μηδένα Α

P.Oxy. 3004, 9 slav. 163

καὶ πλεονέκτει Mk. 269 : μὴ πλεονέκτει slav. Mk. (p. 367) Jk. (cf. P.Oxy.) ἰσό]τητα τιμᾶν (τειμᾶν pap.) μὴ πλεονεκτεῖν und[éva P.Oxy. Cf. Mon. 366, 5915.

363 Ἱστοὶ γυναικῶν ἔργα κοὐκ ἐκκλησίαι a(ABBenC,DFVars)

Plan 118 (eig γυναῖκα) slav. 168 κοὐκ] Vars

ἀλλ᾽ οὐ B: οὐκ A

ἱστὸς γυναικῶν ἔργον οὐκ ἐκκλησία BenC,DF

364 Ἰὸς πέφυκεν ἀσπίδος κακὴ γυνή a(ABBenC,DFHVars) ς Par15 Plan 119 (εἰς γυναῖκα) Herm 63 ar.I 1744, slav. 167

ἰὸς B c Herm Plan : ἴσον ABenC,DFHVars Par slav. ar. 365 Ἱκανῶς βιώσεις γηροβοσκῶν

τοὺς γονεῖς

a(BC,) b(KPDiV) Plan 92 (eig yoveic) O.Petr. 405r, 1-2 (?)

= CPG II 466 (Apostol. IX 19c, Arsen. XXXI 64). Ipofoc[ O.Petr.

ἱκανῶς]

καλῶς —

Schmidt III 78 Richards, Further, 177 (= 291 —

TESTO DEI MONOSTICI

Ar., 107)

ἱκανὸν βίον ἕξεις vel καλῶς βιώσει κτλ. Blaydes, Adv., 166

Cf. Mon. *940.

366 Ἰσότητα aipod, πλεονεξίαν φεῦγε Β Plan 361 (εἰς πλεονεξίαν) to. δ᾽ aip. tà. φύγε Plan

Jk.

i. δ᾽ αἱροῦ καὶ πλεονεξίαν φύγε Br. 416 Mk. 672

Cf. Mon. 362.

367

Ἰδών ποτ᾽ αἰσχρὸν πρᾶγμα μὴ συνεκδράμῃς Β ς Herm 64

O.Petr. 405r, 5-6 (?)

ποτὲ Herm συνεδράμῃς Aix*GLO μὴ συνεκδράσῃς τούτῳ Β ιδί

: ovv&x- AixP° cett. ἰδὼν ποτ᾽ αἰσχρὸν | Irpaywo O.Perr.

368 Ἰσχυρὸν ὁ νόμος ἐστὶν ἂν ἄρχοντ᾽ ἔχῃ a(BBenDFVars)

K

Plan 288 (eig νόμους) ar.I 175 ἰσχυρὸν 6 νόμος ἐστὶν] ἰσχυρός ἐστι νόμος BenDFVars dv] Ben ἰσχυρὸς ἔστω νόμος ἂν σοφῶν γὰρ ἀντέχῃ (sic) K

369 Ἱκανὸν τὸ νικᾶν ἐστι τοῖς ἐλευθέροις —

292 —

fiv Plan

ἔχοι

I 356 - 380 A slav. 169

ἐστὶ slav. (coniecerat Mk., p. 367) Jk. : ἐπὶ A ἐπὶ τῶν ἐλευθέρων Schn. 236, Mk. 262 ἃἱ. τ. ν. ἐστι τῷ γ᾽ ἐλευθέρῳ Bothe, 88 Richards, Further, 177 (= Ar., 107)

370 Ἰδίας νόμιζε τῶν φίλων τὰς συμφοράς a(ABBenC,Vars) b(KPDiV) [Greg.] 34 Plan 468 (eig φίλους) O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, 6 ar.II 24, slav. 170

= Comp. I 173 (I 174 = Mon. 805). ἰδίας νόμιζε]

ἴσθι οἰκείας Var 742

371

Ἴσον ἐστὶν ὀργῇ καὶ θάλασσα καὶ κακὴ γυνή Α slav. 172 ἴσον ὀργῇ θάλασσα κτλ. Schn. 238

io. ἐστ. ὀργῇ καὶ 6. καὶ γυνή Mk. 264

k. Cf. Mon. 323.

372 Toyvpòv ὄχλος ἐστίν, οὐκ ἔχει δὲ νοῦν

a(AB)

ες

Plan 135 (εἰς δῆμον) ar.l 176 δὲ om. A

373

Ἴσος ἴσθι κρίνων kai φίλους καὶ μὴ φίλους — 293 —

TESTO DEI MONOSTICI

a(AB)

c

[Greg.] 33 Herm 65 ar.II 42 = Boiss. III 471. ἴσθι]

742

ἔσο Taur

ἴσθ᾽ ἴσος x. Ps? (ἴσθι σος Ps“)

ἴσθι κρίνων ἴσος Vat

καὶ φίλους καὶ μὴ φίλους A ς (x. φίλος κ. μ. φ. Wo) Schn. 240 Mk.

266: καὶ prius om. Herm : καὶ φίλοισι καὶ ξένοις [Greg.] : καὶ φίλοις καὶ μὴ φίλοις Cs Pt: καὶ φίλους καὶ ἐχθρούς Boiss. ἴσος φίλοις μὲν ἴσθι καὶ φίλοις κρίνων B

374. Ἴση λεαίνης καὶ γυναικὸς ὠμότης a(ABBenC,DFHRVars) b(KPDiVUBav) Plan 120 (eig γυναῖκα) Herm 66 P.Bour.

c

Par 16

1, f. VIIIr, 9-10; O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, 7

ἴσον ABBenC,DFHRVars

KPDiV

UBav G* P.Bour. O.Petr. JK.

ς Herm Plan Par Schn. 241 Mk. 267 : ion

καὶ om Herm.

γυναικῶν c

375 Ἰδών τι χρηστὸν μηδὲν ἐκφάνῃς ὅλως

b(KV) χρηστὸν VP: Schn. 1 app. 3 Mk. 271 : χρῆμα V*° : κακὸν K : κρυπτὸν Jacobi, CCXCVII Jk.

376 Ἱκέτην γέροντα καὶ πένητα μὴ παρίδῃς C,

b(KPDi)

O.Petr. 4057, 4-5(?)

παρίδῃς KPDi : προδῷς Mk. 605 (cf. p. 372) Jk. : γέλα Boiss. I 156 adn. 1 (non Thierfelder, pace Jk.) ἱκέτην τ | Ἰρειδης O.Petr.

— 294—

I 356 - 380 377 Ἴσχυε σοφίᾳ καὶ ἀρετῇ, χρόνῳ δὲ un b(KPDi) O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, 7-8

κἀρετῇ Boiss. I 156 adn. 2 Mk. 606 Jk. χρόνῳ] καυχῶ Meyer, Nachlese, 374 : δόλῳ Schmidt III 83 : λόγῳ vel χρυσῷ Richards, Ar., 111 : βίῳ Herwerden, 223

378 Ἰσχυρὸν πρᾶγμά ἐστιν ἡ ἀλήθεια, ὡς ἡ φύσις Κ ἰσχυρόν ἐστι πρᾶγμ᾽ ἀλήθει᾽ ὡς φύσις Snell JK.

ἰσχ. ἐστι τῆς ἀληθείας φύσις

vel πρᾶγμ᾽ ἀληθείας φύσις vel πρᾶγμ᾽ ἀληθῶς ἡ φύσις Meyer, Nachlese, 368

379

Ἰατρὸς ἀδόλεσχός ἐστιν ἐπὶ τῇ νόσῳ νόσος

b(KPDi) ἐστιν et τῇ del. Boiss. I 156 adn. 3 Mk. 268 Mette : ἐστιν del. Jk.

*379a

Ἰητρὸς ἀδόλεσχος νοσοῦντι πάλιν νόσος

a(AB)

Vat9

Plan 211 (eig ἰατρούς) ar.l 177

*379b Ἰατρὸς ἀδόλεσχος ἄλλη τις νόσος a(BenC,DFVars) ἰητρὸς BenC,D



295 —

TESTO DEI MONOSTICI

380 Ἴσον ἐστὶν εἰς πῦρ καὶ γυναῖκας ἐμπεσεῖν [Greg.] 36 ar.Il 43 ἴσον ἐστὶ τὸ εἰς π. Mpt: ἴσον τὸ εἰς x. Ps

εἰς πυρὰν kai sig γυναῖκα Vat

1276 Cf. Mon. 323. Boiss. III 471: κρεῖσσόν ἐστιν ἐμπεσεῖν εἰς πῦρ ἢ εἰς γυναῖκα πονηράν. Exc. Vind. 43: κρεῖσσον γάρ ἐστιν εἰς πῦρ ἢ εἰς ὕδωρ πεσεῖν ἢ εἰς γυναῖκα μαχίμην καὶ πονηράν.



296 —

381 Καλὸν τὸ καιροῦ παντὸς εἰδέναι μέτρον a(ABBenC,DFHRVars)

U

c

Var10

Plan 214 (εἰς καιρόν) Herm 67 ar.l 178, slav. 175 = CPG II 474 (Apostol. IX 59d, Arsen. XXXII 36). τὸ]

τοῦ U : τι Paroem.

πάντα c Herm

μέτρα Herm

382 Καιρὸς γάρ ἐστι τῶν νόμων κρείττων πολύ Β Καὶ Plan 215 (εἰς καιρόν) κρεῖττον

Β

κ.γ. È. κρείττων τῶν νόμων πολύ Καὶ

383

Κακοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ κακός a(ABBenC,DHR) b(PDiVU) Plan 386 (eic πονηρούς) Herm 68

ς

Ven10

O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, 9-10 ar.I 179, slav. 176 x. ὁμιλῶν μᾶλλον È. κι R

- Greg Naz. Carm.

X. ὁ. αὐτὸς κακός ἐκβήσῃ Ven

1.2, 33, 190 = Mon. 3933. ATIM 73, Ant. I 50, 937 A:

κακοῖς συνεχῶς ὁμιλῶν γενήσῃ καὐτὸς ἐκείνοις ὅμοιος. Sept. Sap. Rec. Par.,

Solon 12-13, 162-164 Tziatzi: Τκακοῖς ὁμιλεῖν μὴ χρῶΐ. θεοῖς Ode εὐσεβῶς (cf. ibid. Stob. Sol. 14 = D.L. I 60 [Sol. 8]: μὴ κακοῖς ὁμίλει), Rec. Mon., Solon 14, 371 Tziatzi: κακοῖς μὴ ὁμίλει δόξαις ἂν καὐτὸς ὅμοιος αὐτοῖς. Cram. Ox. IV 298, 26: κακοῖς ὁμιλῶν ἀνόητος Eon.

*383a

Σοφοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ σοφός —

297 —

TESTO DEI MONOSTICI

B

Bb(KPDiVU)

c

[Greg.] 72 Plan 340 (eig παιδείαν) Herm ar.Il 79

158

= Flor. Mosq. 46. καὶ αὐτὸς PDi

καὐτὸς om. Flor. Mosg.

384

Κάλλιστόν ἐστι κτῆμα παιδεία βροτοῖς a(ABBenC,DFHVars)

U

Plan 331 (εἰς παιδείαν) ar.I 180, slav. 177 Cf. Mon. 2, 122, 436.

385 Kpivet φίλους ὁ καιρὸς ὡς χρυσὸν τὸ πῦρ a(ABBenC,DFRVars) b(KPDiVUColl,) [Greg.] 39 Plan 469 (eig φίλους) Herm 69

ς

O.Petr. 405r, 8-9

ar.I 181 (II 27), slav. 178 = Comp. I 165 (I 166: ἐν ἀπορίαις γὰρ οὐδὲ εἷς ἔσται φίλος); CPG II 487 (Apostol. X 8a, Arsen. XXXII 70). καιρὸς] χρυσὸς ABenC,FVars

Mpt Ps Rs S Taur Vat 1276 : πειρασμός κρίνει φίλοις δίκαια μὴ θυμούμενος Cs

Coll ὡς] ἢ κρίνει φίλίους ὁ

καιρὸς] ὡς χρυσὸν [τὸ πῦρ O.Petr. suppl. Tait Cf. Comp.

II 83-84: χρυσὸς

μὲν οἶδεν

ἐξελέγχεσθαι

πυρί, [ἡ δ᾽ ἐν φίλοις

εὔνοια καιρῷ κρίνεται. [Pisid.] 94: κρίνει φίλους ἅπαντας ἐκπεσὼν φίλος. Tosi n. 132.

*385a

Φίλους ὁ καιρός, χρυσὸν ἡ φλόξ δὲ κρίνει

U (0 21) —

298 —

K 381 - 429 386 Κακὸν

μέγιστον ἐν βροτοῖς ἀπληστία

a(ABBenC,C,DFHRVars) Plan 362 (eig πλεονεξίαν)

b(KPDiVU)

c

Ven 18

ar.I 182, slav. 179 βροτοῖς]

κακοῖς C,R KPDiVU

ἀπληστία]

ἀπιστία BenC, : ἀπληστίαν P

387 Καιροὶ καταλύουσι

τὰς τυραννίδας

Β Κα Plan 216 (εἰς καιρόν) καιροὶ δὲ καταλύουσι τ. τ. Plan Mk. 677 Jk.

388 Kar Β

ἰδίαν φρόνησιν οὐδεὶς εὐτυχεῖ

ς

Plan 172 (εἰς εὐτυχίαν) Herm 70 slav. 180

κατὰ τὴν ἰδίαν φ. Mk. pp. 367-368

ἰδίαν κατὰ è. κτλ. Grotius, 931 Br. 194

Cf. TrGF adesp. F *717 (CGFP *298): PSI IV 280 ὅστις νομίζει διὰ φρόνησιν εὐτυχεῖν, | μάταιός got: πάντα γὰρ τὰ τοῦ βίου | οὐ διὰ φρόνη[σ]ιν, διὰ τύχην δὲ γίνεται.

389 Κόλαζε τὸν πονηρόν, ἄνπερ δυνατὸς ἧς a(AC,) Herm

b(KPDi)

c

71

O.Petr. 405v 7-8 (?) ar.I 183

ἄνπερ] ἐὰν KP : καὶ ἂν Di δυνατὸν ἦ C, KPDi (δ. ei Di) : δυνατὸς n A Schn. 248 Mk. 278 : δυνατὸς ἧς c Herm Jk. (coniecerat Schmidt III 78) κοrate | [

Ἰγαδυνατοί O.Petr.



299—

TESTO DEI MONOSTICI 390 Καλὸν τὸ μηδὲν εἰς φίλους ἁμαρτάνειν

a(ABBenC,DFHVars)

ς

Plan 470 (εἰς φίλους) Herm 72 ar.l 184, slav. 181

391 Κρίνειν τὸ δίκαιον καὶ μὴ τὸ συμφέρον θέλε

a(BC,)

b(KPDiColl,)

Plan 144 (gig δίκαιον) κρῖναι KDiColl, : κρῖνε del. Jk.

Ρ

κρίνειν è. μὴ ©. o. 0. B Plan Mk. 678

καὶ

392 Κούφως φέρειν δεῖ τὰς παρεστώσας τύχας

a(ABBenC,DFHVars)

b(KPDiU)

Plan 450 (εἰς ὑπομονήν) slav. 182 = Comp.

I 81 (I 82 = Mon.

104).

ἐνεστώσας KPDIU Comp. Cf. Eur. Med. 1018: κούφως φέρειν χρὴ θνητὸν ὄντα συμφοράς. Eur. Or. 1024: φέρειν σ᾽ ἀνάγκη τὰς παρεστώσας τύχας.

*392a Ῥᾷον φέρειν δεῖ τὰς παρεστώσας τύχας a(BC,DH) Herm

ς

152

slav. 334

ῥᾷάως C,H : πράως Blaydes, Adv., 168 Wi —

δεῖ]

300—

dei ς : δὴ AixVin

τὰς]

πᾶς

K

381 - 429

393 Καλὸν γυναικὸς εἰσορᾶν καλοὺς τρόπους

Β

b(KU)

Plan 121 (εἰς γυναῖκα) κάλλος KU

394

Καιροῦ τυχὼν καὶ πτωχὸς ἰσχύει μέγα a(AB) U c Plan 217 (eig καιρόν) Herm 73 slav. 183

καὶ U (non ὁ καὶ, pace Jk.) slav. (coniecerat Nauck, Mel. 3, 56) : γὰρ AB Plan Schn. 251 Mk. 281

x. γὰρ τυχὼν x. i. u. c (μέγας Wo) Herm (καιρὸν Herm:

καιροῦ G?)

395 Κακοῦ μεταβολὴν ἀνδρὸς où δεῖ σε σκοπεῖν Α ς Herm 75

où δεῖ σε σκοπεῖν A : χρὴ σιωπᾶν c Herm Schn. 252 Mk. 282 : οὐ χρὴ προσδοκᾶν Mk., p. 367 : οὐ dei προσδοκᾶν Thierfelder Jk. κακοῦ γὰρ ἀνδρὸς μεταβολὴν οὐδεὶς σκοπεῖ Mk., p. 367

*395a Καιρῶν

C,

2

μεταβολὴν πάντοτε δεῖ σκοπεῖν

b(KPDiColl,)

δεῖ] χρή σε Boiss, I 156 πάντοτε δεῖ σκοπεῖν] πανταχοῦ δεῖ σε σκοπεῖν Boiss. I 156 adn. 12 : πανταχοῦ σε δεῖ σκοπεῖν Mk. 609 K. μι πάντοτέ γε δεῖ σε σκ. Marcovich, 46

Cf. Comp. I 30 = Mon. 3982. —

301—

TESTO DEI MONOSTICI 396 Καλὸν τὸ γηρᾶν καὶ τὸ μὴ γηρᾶν πάλιν

a(ABC,DH) Plan 82 (εἰς γῆρας) τὸ γῆρας καὶ μὴ Toy. x. H Cf. 560 III 16/06/03, p. 180, 12-14 = Kaibel, Ep. Gr., 169 n. 426, 1 (Eumeniae, C.I. 3902r, CIG III 29: seq. Mon. 410): καλὸν τὸ γηρᾶν καὶ τὸ μὴ ynpüv τρὶς χείρω κακόν. Stob. IV 22c (περὶ yduov: ὅτι τοῖς μὲν ἐπωφελῆ τὸν γάμον, τοῖς δὲ ἀσύμφορον ὁ τῶν συναπτομένων ἀπετέλεσε τρόπος), 69 (-): καὶ γὰρ τὸ γῆμαι καὶ τὸ μὴ γῆμαι κακόν. Mon. *940.

+396a

Καλὸν τὸ γηρᾶν, τὸ δ᾽ ὑπεργηρᾶν κακόν

C,

b(KPDIVU)

δ᾽ om. Di

τὸ δ᾽

ἀλλ᾽ Boiss. I 156 adn. 10.

397 Κάλλιστα πειρῶ καὶ λέγειν καὶ μανθάνειν a(ABenC,DFHVars) O.Petr. 4050, 4-5 (?)

U

ς

slav. 185 Ipo καὶ Ae] [ Cf. Mon.

leıv O.Petr.

94, 781.

398 Κακὸν φυτὸν πέφυκεν ἐν βίῳ γυνή ς

b(PDiUBav)

Pfan 122 (eig γυναῖκα) καλὸν Plan

πέφυκεν ἐν]

πέφυκε Boiss.

1156 adn.

(cf. Mon. 459) : γυνὴ κακή PDi



302—

9

γυνή]

δάμαρ UBav

K 381 - 429 398-399 Κακὸν

φυτὸν πέφυκεν

ἐν βίῳ γυνή,

καὶ κτώμεθ᾽ αὐτὰς ὡς ἀναγκαῖον κακόν B

b(KV)

399]

κτώμεθα K

x. κτώμεθα πάντες ὡς κτλ. B

Cf. Men. fr. 801 K.-A: Stob. IV 22c (ὅτι τοῖς μὲν ἐπωφελῆ τὸν γάμον, τοῖς δὲ ἀσύμφορον ὁ τῶν συναπτομένων ἀπετέλεσε τρόπος), 77 (Μενάνδρου) τὸ γαμεῖν, ἐάν τις τὴν ἀλήθειαν σκοπῇ | κακὸν μέν ἐστιν, ἀλλ᾽ ἀναγκαῖον κακόν.

Philem. fr. 165 K.-A.: Stob. IV 22b (ὅτι οὐκ ἀγαθὸν τὸ γαμεῖν), 30 (Φιλήμονος) ἀθάνατόν ἐστι κακὸν ἀναγκαῖον γυνή. Eur. Med. 231: γυναῖκές ἐσμεν ἀθλιώτατον φυτόν. Tosi n. 1377.

400 Καιροσκόπει tà πράγματ᾽, ἄνπερ νοῦν ἔχῃς

b(KPDiU)

ς

Herm 74

slav. 184 καιροσκόπει U : καιρῷ σκόπει cett. Mk. 397 Jk. πράγματ᾽ U

ἄνπερ νοῦν ἔχῃς]

πράγματα KPDi c Herm:

εἴγε νοῦν ἔχεις KPDIU

Cf. Mon. 339.

401

Kav τοῖς Aypoikoıg ἐστὶ παιδείας λόγος a(BBenVars)

U

ς

Plan 332 (eig παιδείαν) O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, 8

slav. 187 καὐτοῖς Wi: καὶ τοῖς ἔρως U Jk.

U

ἀγροίκοις]

ἁγίοις οἴκοις c (0. ὄκοις Wi)

402

Καλὸν φέρουσι καρπὸν oi σεμνοὶ τρόποι - 303 —

A6Yoc]

TESTO DEI MONOSTICI

a(BC,R) b(PDiVU) [Greg.] 37 Plan 19 (eig ἀρετήν) O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, 9 ar.Il 44 καλὸν καρπὸν φέρουσιν U? : καρπ. καλ. è. UP° cett. φέρουσι] φέρουσιν U O.Petr. : φύουσι Plan καρπὸν καλὸν φέρουσιν οἱ χρηστοὶ τρόποι Taur Cf. Mon. 412, 1941.

403 Κάλλιστον ἐν κήποισι φύεται ῥόδον a(ABenVars)

slav. 186 ἐν κήποισι]

ἐν ἀκάνθαισι slav. (cf. Führer, Slav., 31)

Cf. Gnom. Vat. 22: καὶ γὰρ tà ῥόδα ἐν ἀκάνθαις φύεται, ἀλλ᾽ ἐν ἡδονῇ καὶ κάλλει διαφέρει.

404 Κατηγορεῖν οὐκ ἔστι καὶ κρίνειν ὁμοῦ a(ABBenC,DFHVars) ς Plan 236 (εἰς κρίσιν καὶ εἰς τὴν θεῖαν δίκην) Herm

76

slav. 188 οὐκ]

od

O.

ἔστιν A

ὁμοῦ]

νόμου slav.

405 Κέρδος πονηρὸν μηδέποτε πειρῷ λαβεῖν

aAB) K O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, 12-13 slav. 189

βούλου A slav.(?) Mk. 288 Jk. : πειρῶ Β K O.Petr.

*405a

Képdog πονηρὸν un λαβεῖν βούλου ποτέ

— 304—

K

381 - 429

B Plan 231 (eig κέρδος)

*405b Κέρδη πονηρὰ

μηδέπω λαβεῖν θέλε

a(BenC,Vars)

Cf. Mon, 422. 406 Καλῶς ἀκούειν μᾶλλον ἢ πλουτεῖν θέλε a(ABBenC,DFHVars)

c

Venil

Plan 148 (εἰς δόξαν) Herm 77 ar.I 185, slav. 190

καλὸν B* Herm : καλῶς BP° cett. : κακῶς slav. μᾶλλον om. c Herm (add. G?"s : bonam famam quam divitias malis Vin lat.) x. d. ἢ πλουτεῖν par λον θέλε F

407

Καλὸν θέαμά ἐστιν εὖ πράττων φίλος Β

Plan 471 (εἰς φίλους) θέαμα δ᾽ ἐστὶν Plan Jk. Cf. Mon. 47.

408 Κενῆς δὲ δόξης οὐδὲν ἀθλιώτερον a(ABC,DH) Plan 149 (εἰς δόξαν) ar.I 186, slav. 191 δὲ om. H

οὐδὲν al A

Cf. Comp. I 39. Mon. *918,



305 —

TESTO DEI MONOSTICI 409 Κρεῖττον σιωπᾶν ἐστιν ἢ λαλεῖν μάτην

a(ABC,C,DHR)

b(KPDIVU)

ς

Herm 79 ἢ ar.I 187, slav. 192 = Philonid. II fr. 2 K.-A.: Stob. III 33 (περὶ σιγῆς), 7 (Φιλωνίδου); [Max.] 20.43./52. (Φιλωνίδου); Patm. 25.56 (Philonid.); Comp. I 191 (I 192: πολλὴν γὰρ ἀβλάβειαν ἡ σιγὴ φέρει). κρεῖττον Mon. Stob.(SM) : κρεῖσσον UV [Max.] Corp. Par. xp. ἐστιν σιωπᾶν ἢλ. μ. Β σιωπὴ Ο,)) ἐστιν] μᾶλλον ACDHcHerm:om.A xp. σ. ἐστιν ἢ μάτην λαλεῖν Comp. κρ. σ. ἣ λαλεῖν πολλὰ μάτην R

*409a

Κρεῖσσον σιωπᾶν ἢ λαλεῖν τὰ ματαία Ven 19

*409b Κρεῖττον σιωπᾶν ἢ λαλεῖν ἃ μὴ πρέπει Plan 409 (εἰς σιωπήν)

= Comp. I 129 (I 128 = Mon. 305). ἃ μὴ θέμις Comp.

410 Καλὸν τὸ θνήσκειν οἷς ὕβριν τὸ ζῆν φέρει

a(ABBenC,DFHRVars)

b(KPUDi)

ς

Plan 201 (eig θάνατον) Herm 80 ar.I 189, slav. 194 = Comp. I 250 (I 251: ζῇ γὰρ πονηρῶς καὶ τὸ φῶς βλέπει σκότος); SGO III 16/06/03, p. 180, 14-16 = Kaibel, Ep. Gr., 169 n. 426, 2 (Eumeniae, C.I. 3902r,

CIG III 29) post Mon. 396. ὕβριν τὸ ζῆν BenFVars Plan Mk. 291 Jk. : τὸ ζῆν ὕβριν cett. Schn. 261 ei R Herm

: eig BenVars

κακὸν τοῖς θνητοῖς οἷς τὸ ζῆν ὕβριν φέρει B



306—

οἷς]

K

381 - 429

411

Κακοῦ γὰρ ἀνδρὸς δῶρον ὄνησιν οὐκ ἔχει

a(AB)

b(PDiV)

Plan 387 (eig πονηρούς) slav. 195

= Eur. Med. 618: Clem. Al. Strom. VI 2, 8, 5 (ἔτι Εὐριπίδου μὲν ἐν τῇ Μηδείᾳ εἰπόντος); Eust. In Iliad. 682, 47 (κατ᾽ Εὐριπίδην εἰπεῖν); CPG I 85 (Zenob, IV 4 [λέγει δὲ καὶ Εὐριπίδης ἐν τῇ Μηδείᾳ]).

γὰρ om.

AV

δῶρ᾽ Plan MK. 292 Jk.

Cf. Mon. 239. Soph. Ai, 665: ἐχθρῶν ἄδωρα δῶρα κοὐκ ὀνήσιμα.

412

Κακὸν φέρουσι καρπὸν οἱ κακοὶ φίλοι

a(AC,DFH)

b(KPDIVUColl)

c

Plan 472 (eig φίλους) Herm 81 slav. 196 κακὸν καρπὸν è. Ε φέρουσιν AF Jk. καρπὸν φέρουσι κακὸν οἱ x. è. DH οἱ κακοὶ φίλοι] αἱ κακαὶ πράξεις Herm : οἱ κακοὶ φίλοι Aix°PLPVin : οἱ κακοὶ τρόποι Kock, Samml., 110 Blaydes, Adv., 166 Cf. Mon. 402, *941.

413 Kai ζῶν ὁ φαῦλος καὶ θανὼν κολάζεται

a(AC,DHR)

b(KPDiVU)

c

Plan 388 (eig πονηρούς) Herm 82

O.Petr. 4050, 9-10 ar.I 191, slav. 197

414 Καλὸν τὸ θησαύρισμα κειμένη χάρις a(ABBenC

DHVars) —

307 —

TESTO DEI MONOSTICI

Plan 31 (eig ἀχαριστίαν) slav. 198 καλὸν]

καρπὸς H : καλὸν HM: καλῶν Brit

τὸ]

δὲ B Plan (τὸ Brit) : ye

Br. 36 : τι Mk., p. 367 Blaydes, Adv., 166 (vd. Eur. et Greg. Naz., infra) μένη] ei μένει H κειμένη A

xeı-

Cf. Eur. TrGF 518, 4; Greg. Naz. De Vita sua, 1582 (καλόν τι θησαύρισμο).

415 Καλὸν τὸ un ζῆν ἐστιν ἢ ζῆν ἀθλίως a(ABBenC,DFHVars) ς Pian 202 (εἰς θάνατον) Herm 84 ar.I 192 = Boiss. IV 438, 10.

κρεῖσσον Plan Jk. : κάλλιον Herm : κρεῖττον Schn. 266 Mk. 296 c AixLVin ἀθλίως] ἀτίμως Boiss.

ἐστιν om.

Cf. Boiss. III 471: καλόν ἐστι θανεῖν ἢ ζῆν ἀθλίως. Philem. fr. 172 K.-A.: Stob. IV 53 (σύγκρισις ζωῆς καὶ θανάτου), 8 (Φιλήμονος) θανεῖν κράτιστόν È-

στιν ἢ ζῆν ἀθλίως. Crit. TrGF 43 F 12: Stob. IV 53, 23 (Εὐριπίδου Πειρίθου) οὔκουν τὸ μὴ ζῆν κρεῖσσόν ἐστ᾽ ἢ ζῆν κακῶς; Soph. TrGF F 488: Stob. IV 53, 11 (Σοφοκλέους Πηλέως) τὸ μὴ γὰρ εἶναι κρεῖσσον ἢ τὸ ζῆν κακῶς.

416 Καλὸν δὲ καὶ γέροντι μανθάνειν σφόδρα a(AB) Plan 333 (eig παιδείαν) = Aesch. TrGF F 396: Stob. III 29 (περὶ φιλοπονίας), 24 (Αἰσχύλου); Boiss. III 471; Jos f. 182r (περὶ γήρως). δὲ om. Jos γέροντα Stob. Jos σφόδρα] σοφά Stob. Stephanus, 239 Br. 382 (p. 347) Schn. 267 Mk. 297 Jk. : σοφίᾳ Jos καλὸν δὲ γέροντι μαθεῖν τὸ καλόν Boiss. Cf. Philostr. Vit. Soph. II 1, 9 (II 65, 17 Kayser?): καὶ “καὶ γηράσκοντι τὸ μανθάνειν᾽. Tosi n. 385.



308--

ὁ Μάρκος καλόν’ ἔφη

K 381 - 429 417 Καλὸν τὸ νήφειν ἢ tà πολλὰ κραιπαλᾶν

a(BC,)

b(KPDi)

Plan 267 (εἰς μέθην) τὸ]

δὲ Jk.

τὰ Β

: τὸ Plan Mk. 680: om. C, KPDi

κραιπαλᾶν]

xparra-

λεῖν KPDi : κραιπαλᾷς Erbse

*417a Καλὸν τὸ νήφειν ἢ πολλὰ τρυφᾶν μάτην U καλὸν]

κρεῖττον Meyer, Urb., 436

ἢ]

οὐ Meyer, ibid.

418 Καρπὸς è’ ἀρετῆς ἐστιν εὔτακτος βίος a(ABBenC,C,DFHVars) b(KPDi) Plan 20 (εἰς ἀρετήν) Herm 83

c

δ om. BC, KPDi c Herm : γὰρ Mk. 298 (cf. p. 367) Jk. Liapis 410 ἀρετῆς] ἀγαθὸς Β Plan ἐστιν ABBenC,DHVars c Plan Schn. 268 Mk. 298 Liapis 410 : δίκαιος C, KPDi Jk. εὔτακτος] εὔκαρπος BenVars A got δὲ καρπὸς ἀγαθὸς εὔτακτος βίος Br. 24 (ex Plan)

εὔτακτος [

419 Καλὸν τὸ νικᾶν, ὑπερνικᾶν δὲ σφαλερόν a(AB) O.Petr. 405r, 6-7

τὸ] δὲ Schn. 269 κ. rt. v. ὑπερνικᾶν ἀσφαλέστερον B κ. τ᾿ v. ὑπερέχειν δ᾽ οὐκ ἀσφαλές Richards, Further, 178 (= Ar., 107) x. τ΄ ν. ἀ[λλ᾽ ὑπερνικᾶν κακόν Jk. Cf. Eur. Ph. 1200-1201: καλὸν τὸ νικᾶν. εἰ δ᾽ ἀμείνον᾽ οἱ θεοὶ [γνώμην ἔχουσιν, εὐτυχὴς εἴην ἐγώ.



309 —

TESTO DEI MONOSTICI 420 Κοινὸν ἀγαθόν ἐστι χρηστὸς εὐτυχῶν Β

Plan 173 (εἰς εὐτυχίαν) = Men. fr. 765 K.-A.: Stob. IV 1 (περὶ πολιτείας), 23 (Μενάνδρου); GBA 72. ἀγαθόν goti]

δὲ καλόν ἐστι Plan Mk. 681

κοινὸν ἀγαθόν ἐστι τοῦτο, χρη-

στὸς εὐτυχῶν, «πόλει» Stob. (πόλει add. Wilamowitz, Hermes 45 [1910], 391 = Kleine Schriften IV, 258 ad tetr. troch.) κοινὸν ἀγαθὸν τοῦτ᾽ ἐστι GBA, coniecerat J. D’Orville, ad Charit. (Amstelodami 1750, vd. infra) Jk. : κοινὸν γὰρ ἀγαθόν Mk. : κοινὸν ἀγαθὸν δὲ τοῦτο Gaisford

Cf. Charit. I 4, 3: καὶ γὰρ εἶ κοινὸν ἀγαθὸν πάσης Σικελίας εὐτυχῶν.

421

Καλῶς πένεσθαι μᾶλλον ἢ πλουτεῖν κακῶς

a(ABC,DHR)

b(KPDiV)

[Greg.] 38 Plan 351 (εἰς πενίαν) ar.II 26 = Antiph. fr. 258 K.-A., 1: Greg. Naz. Carm. I 2, 28, 145. 1-2 Stob. IV 33 (σύγκρισις πενίας kai πλούτου), 1 (Αντιφάνους SMA Corp. Par. 757: γνῶμαι Κράτωνος Corp. Par. 486) καλῶς — κακῶς" | τὸ μὲν γὰρ ἔλεον τὸ δ᾽ ἐπιτίμηowv φέρει. καλῶς]

καλὸν CDR

V

Jk. : κρεῖσσον Greg. Naz.

καλὸν τὸ πένεσθαι

Β

μᾶλλον] κρεῖττον [Greg.]

k. π. μᾶλλον χρὴ ἢ π. e. K

Cf. Gnom. Byz. 192: οὐ τὸ πένεσθαι αἰσχρόν, ἀλλὰ τὸ κακῶς εὐπορεῖν. Georg. 743: οὐ τὸ πένεσθαι κακόν, ἀλλὰ τὸ κακῶς εὐπορεῖν.

*421a

Καλὸν πένεσθαι μᾶλλον ἢ κακῶς ἔχειν

422

Κέρδος πονηρὸν ζημίαν ἀεὶ φέρει —

310 —

K

381 - 429

a(ABBenC,DFRVars) b(KPDiVU) Plan 232 (εἰς κέρδος) Herm 78

c

O.Petr. 4050, 2-4 ar.I 188, slav. 193

κέρδη πονηρὰ B c Herm ar. slav. Stephanus, 338 Br. 267 (cf. p. 346) Liapis 414 ζημίας ABenC,FVars KPDiVUc ἀεὶ φέρει] ἀμείβεται Nauck, Mel. 2, 243

Cf. Mon. 405. Eur. Cycl. 312: πολλοῖς γὰρ | κέρδη πονηρὰ ζημίαν ἠμείψατο. Soph. TrGF 807: Lex. Vind. 96, 4 ζημίαν λαβεῖν ἄμεινόν ἐστιν ἢ κέρδος κακόν (ἄμεινόν ἐστι ζ. A. ἢ x. x. ms.). Sept. Sap. Rec. Par.,, Chilo 9, 175-177 Tziatzi: ζημίαν aipod μᾶλλον ἢ κέρδος αἰσχρόν᾽ τὸ μὲν γὰρ ἅπαξ λυπήσει, τὸ δὲ ἀεί.

423

Κακῷ σὺν ἀνδρὶ μηδ᾽ ὅλως ὁδοιπόρει a(ABBenC,DFHRVars) Plan 389 (eig πονηρούς)

b(KPDiU)

O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, μηδ᾽ ὅλως]

11-12

μηδεὶς ὅϊλως O.Petr. : μηδαμῶς Prinz Schmidt III 79

424 Καιρὸς γὰρ δεσποτεύων καὶ δύναμιν πᾶσι διδοῖ b(KPDi) O.Petr. 405r, 10-11 (?) καὶ δύναμιν πᾶσι K (καὶ vauiv πᾶσιν [sic] Di) : καὶ πᾶσι δύναμιν P : καὶ πᾶ-

σιν δύναμιν Jk. διδοῖ Boiss. (vd. infra) Jk. : δίδει mss. καιρὸς κύριος ὧν καὶ π. dv. διδοῖ vel καιρὸς δὲ πᾶσι κύριος δύναμιν διδοῖ Boiss. I 156 adn. 4 : καιρὸς δὲ [πᾶσι κύριος] δύναμιν

(1932), 18 Liapis 416

[διδοῖ O.Petr., suppl. Waddell, EPap

425 Καλόν ye γαστρὸς Kai ἐπιθυμίας κρατεῖν

C, ye]

b(KPDi) ce C,

κἀπιθυμίας Boiss. I 156 adn. 5 Mk. 607 Jk. —

311—

1

TESTO DEI MONOSTICI 426 Κάλλιστα Μουσῶν

φθέγγεται πλουτῶν ἀνήρ

υ

= TrGF adesp. F 464: Sext. Emp. Adv. Math. I 279 (III 71, 19 Mau). κάλλιστα Μουσῶν]

κάλλιστ᾽ ἄμουσος Nauck, Mel. 5, 218-219

427 Καλὴ διαδοχὴ τοῦ γένους ἐπὶ τὰ τέκνα

C, K ἐπὶ tà] ἐσθλὰ vel ἐστὶν Meyer, Nachlese, 368 : ἔσται Meyer, Nachlass : ἤπια Liapis 419 ἐπὶ tà τέκνα] τὰ παίδια Snell

428 Κακοπραγμονεῖν μόνον οὐ πρέπει τὸν ἐλεύθερον Κ

μόνον]

γὰρ Meyer, Nachlese, 368 1Κ.

429 Κόλαζε κρίνων ἀλλὰ μὴ θυμούμενος [Greg.] 40 ar.II 45

= Demon. TrGF 207 F 2: Boiss. 1 118 (Δημώνακτος); Grom. Byz. 254; [Max.] 19.33./51. (Demon.); Ant. II 53, 1133 D (Democr.); Patm. 34.81 (Demon.); Gnom. Bas. 280 (Δημώναξ ἔφη): Bertini Malgarini n. 84; Jos ἴ. 178r (περὶ δίκης); Cecaum. Strateg. II 57 (p. 90, 22 Spadaro: φησὶ δέ τις σοφός KTA.).

post κόλαζε add. πραύτητι μᾶλλον Grom. Byz.(Bar.) θυμ. Bertini Malgarini



312 —

κι xp. ὀρθά, ἀλλὰ μὴ

430 Ayınv εὐτυχίας ἐστὶν ἀνθρώποις τέχνη a(ABBenVars)

b(KPDi)

Plan 414 (εἰς τέχνην) Herm

ς 86

O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]v, 8-9

ar.I 193, slav. 199

εὐτυχίας] ποις]

ἀτυχίας Plan. slav. Mk. 309 Jk.

ἀνθρώπου O.Petr.Mus. PDi ς

τέχνη]

ἐστὶν]

βίου KPDi

ἀνθρώ-

τύχη Ben

431 Λίαν φιλῶν σεαυτὸν οὐχ ἕξεις φίλον a(ABBenC,DHFRVars)

b(KPDiColl,)

[Greg.] 41 Plan 474 (eig φίλους) ar.II 28

= CPG II 505 (Apostol. X 68a, Arsen. XXXIII 85); ATIM 134. σεαυτὸν]

ἑαυτὸν B Alo Ald 1495 Paroem.

φίλους BVars KPDiColl, Rs

φιλῶν ἑαυτὸν λίαν οὐχ ἕξεις φίλους ATIM.

432 Λήσειν διὰ τέλους μὴ δόκει πονηρὸς ὦν Β

Plan 241 (εἰς κρίσιν καὶ εἰς τὴν θεῖαν δίκην) Herm 87 slav. 210 λήσειν διὰ τέλους B Plan slav. : λυσιτελεῖν Herm πικρὸς ὦν Β

μὴ δόκει]

433 Λόγος τις εὐχάριστος ἀπόδοσις καλή

b(KPDi) —

313 —

νόμιζε Y

TESTO DEI MONOSTICI

*433a

Λόγος εὐχάριστος χάριτός ἐστιν ἀνταπόδοσις Herm 88 ar.I 196, slav. 206

ἐστ᾽ ἀνταπόδοσις Mk. 330 (cf. p. 368) Liapis 425

434 Λόγοις ἀμείβου τὸν λόγοις πείθοντά σε a(ABC,HR) b(KPDIUV) Plan 251 (eig λόγον) O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]v, 7

slav. 211 τοῖς λόγοις πείθουσι σε H : τὸν λόγοις πείθοντα ce H" cett.

435

Λάμβανε πρόνοιαν τοῦ προσήκοντος βίου Β b(KPDi) Plan 21 (εἰς ἀρετήν) Herm 89

O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3], 7-8 slav. 213 λάμβανε]

λάβε B Plan Herm Mk. 331 : λαβοῦ Mk., p. 368

436

Auunv πέφυκε πᾶσι παιδεία βροτοῖς a(ABBenC,DFHRVars) b(KPDi) [Greg.] 43 Plan 334 (eig παιδείαν) ar.II 29 λιμὴν] τιμὴ Ma La Vg Pv Alo Ald Br. 392 Mk. 721 ABenHRVars KPDi Schn. 276

πέφυκεν Di

437

Λόγῳ μ᾽ ἔπεισας φαρμάκῳ σοφωτάτῳ

— 314—

πᾶσα

A

a(ABBenDFVars) b(UV) Plan 250 (eig λόγον) = P.Schub. 29, 11; CPG

430 - 456

c

II 507 (Apostol. X 76a, Arsen. XXXIII 98).

2. u’ ἔπεισας B V Plan Jk. : A. pe πεῖσον ABenDFVars Schn. 277 Mk. 313 : A. δὲ πείθου U λόγῳ μὲν πᾶσαι φάρμακον σοφώτατον (sic) c, unde μ᾽ ἔπεισε φαρμάκῳ σοφωτάτῳ Mk., p. 368 (ubi pro πᾶσαι πεῖσαι legitur) ΟΕ, Tert. De Pallio VI 1: sermone,

inquit, me suasisti, medicamine sapientis-

simo.

438 Λόγος διοικεῖ τὸν βροτῶν βίον μόνος a(ABenDFRVars)

b(KPDi)

.

O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]v, 4-5

μόνως Vars

λ. δ. τὸν βίον βροτῶν u. F

*438a

Λόγῳ διοικεῖται βροτῶν βίος μόνῳ Β

Plan 253 (εἰς λόγον)

*438b Λόγῳ

διοίκει τὸν ἀστάθμητον

βίον

U (fort. dist. 438-454 = U λ 5-6) λόγῳ διοίκει 7 ἀστάθμητον τοῦ βίου Meyer, Urb., 437 Cf. Eur. Or. 981: βροτῶν δ᾽ ὁ πᾶς ἀστάθμητος αἰών.

439 Λογισμός ἐστι φάρμακον λύπης μόνος a(ABBenDFVars) Plan 249 (eig λόγον)

slav. 200



315—

TESTO DEI MONOSTICI

= P.Schub. 29, 3 (?); CPG II 507 (Apostol. X 76b, Arsen. XXXIII 99). λογισμός]

λόγος μέν B Paroem. : λόγος γάρ Plan (A. y. €. λύπης φάρμακον μ.

Alo Ald) P.Schub.

μόνον BBenDFVars

μόνος λογισμός Echt λύπης dd[puorov

Cf. Mon. 452, 454.

440 Λῦπαι γὰρ ἀνθρώποισι τίκτουσιν νόσον a(ABBenC,FHVars)

c

Vat11

Ven 12

Plan 262 (eig λύπην) Herm 85 ar.I 194, slav. 202 = Eur. TrGF F 1071: Stob. IV 35 (περὶ λύπης, ὅτι λίαν μοχθηρὰ καὶ ἐπώδυνος τοῖς φροντίζουσιν), 10 (Εὐριπίδου). A. καὶ γὰρ ἀνδράσι τ. ν. ς Herm

ἀνθρώποισιν Ven (ἀνθρώπησιν [sic] ms.)

τίκτουσι ABBenC,FHVars Vat c Stob.(M) : τύκτουσι (sic) Herm : -σιν Ven Plan Stob. νόσους BF Plan ar. Stob. Jk. Cf. Soph. TrGF F 663: Stob. IV 35, 13 (Σοφοκλέους Τυροῦς) τίκτουσι γάρ τοι καὶ νόσους δυσθυμίαι.

*440a Λῦπαι βροτοῖσιν ἀπογεννῶσι νόσους

441 Λαλεῖν μὲν οἶδας, τί λαλεῖς δ᾽ οὐκ αἰσθάνῃ a(BenDFVars) τὶ λαλεῖν 6° FVars

CCXCVIII Jk.

: τὶ λαλῶν δ᾽ Ben : τὶ λαλεῖς δ᾽ D:

οἶδας]

τὶ δὲ λαλεῖς Jacobi,

οἶσθα Jacobi, ibid.

442 Λεπτῶς καλῶς ζῆν κρεῖσσον ἢ λαμπρῶς κακῶς —

316 —

A

430 - 456

B

Plan 352 (eig πενίαν) ar.I 195, slav. 203 λεπτῶς] λιτῶς Blaydes, Adv., 172 καλῶς ar. (cf. Führer, Ar., 68) Ald 1512 (unde Br. 402) : θέλε B : γέ τοι Plan Mk. 682 Jk. : γὰρ εὖ Schmidt III 84 κρεῖσσον om. B

λεπτὸν ... λαμπρὸν slav. (Morani)

443 Λαβὼν ἀπόδος, ἄνθρωπε, καὶ λήψῃ πάλιν a(AB) Plan 529 (eig χρέος) O.Petr.Mus. 449 (31898)+ 62569 [3]v, 3-4

*443a

Λαβὼν πάλιν δὸς iva λάβῃς ὅταν θέλῃς P.Bour. 1, f. VIII?, 3-4

slav. 205 (?) Cf. Epich. fr. 211 K.-A.: ἁ δὲ χεὶρ τὰν χεῖρα νίζει" δός τι καὶ TAdße τι (cf. Mon. 832). V. Aes. W, p. 102, 9-10 Perry: λαβών τι ταχὺ ἀπόδος προθύμως, ἵνα πάλιν λάβῃς. ATIM 78, Ant. I 29, 878 Ὁ: λαβών τι παρά τινος εὐθὺς dπόδος, ἵνα πάλιν λάβῃς. Boiss. III 471: λαβὼν δός, ἵνα καὶ πάλιν λάβῃς.

444 Λιμὴν τοῦ πλοίου ὅρμος’ τοῦ βίου δ᾽ ἀλυπία C,

b(KPDIV)

ar.I 197, slav. 201 = Gnom.

Byz.

130; Exc. Vind. 26.

πλοίου VP° cett. : βίου V®

τοῦ pr. et alt. del. Boiss. I 156 adn. 15

λιμὴν

πλοίου μὲν ὅρμος βίου δὲ ἁλυπία Gnom. Byz. ἔχε. Vind. (A. μὲν πλ. Exc.) λιμὴν νεὼς ὅρμος, βίου δ᾽ ἀλυπία Jk. (νεὼς pro πλοίου Thierfelder) - Georg. 641: λιμὴν μὲν πλοίου ὅρμος λύπης δὲ νοῦς. —

317 —

TESTO DEI MONOSTICI *444a Λιμὴν πλοίου μὲν ἀλυπία, δ᾽ ὅρμος βίου

a(ABH) πλοίου]

πλοὸς H

*444b Πλοίου λιμὴν μέν, ἀλυπία δ᾽ ὅρμος βίου Plan 263 (εἰς λύπην)

445 Λύπην γὰρ εὔνους οἶδεν ἰᾶσθαι λόγος a(ABBenC,DFHVars)

ς

Plan 252 (εἰς λόγον) Herm 90 slav. 207 = Men. fr. 865 K.-A, 3: P.Schub. 29, 7. 1-3: Stob. IV 48b (ὅτι οἱ ἀτυχοῦντες χρήζουσι τῶν συμπασχόντων), 29 (Μενάνδρου) τῷ μὲν τὸ σῶμα διατεθειμένῳ

κακῶς | χρεία “ot ἰατροῦ, τῷ δὲ τὴν ψυχὴν φίλου" | λύπην -- λόγος λυπῶν Schn. 283 λύπην καὶ γὰρ AixVin οἶδεν ἰᾶσθαι] οἶδε θεραπεύειν P.Schub. Stob. Jk. λόγος Mon. P.Schub. K.-A. : φίλος Stob. Jk. λύπη γὰρ ὄντως εἶδεν ἰᾶσθαι λόγον Η Cf. Mon. 452, 454, 587, 840.

446 Λιμὸς μέγιστον ἄλγος ἀνθρώποις ἔφυ a(ABBenC,DHVars)

ς

Plan 246 (εἰς λιμόν) Herm

92

slav. 208 ἔφυ]

ἐστί Οπὲ

447 Λιμῷ γὰρ οὐδέν ἐστιν ἀντειπεῖν ἔπος —

318 —

A

430 - 456

a(ABBenDFVars) c Plan 247 (eig λιμόν) Herm 91 slav. 214

= CPG II 506 (Apostol. X 73a, Arsen. XXXIII 93). ἀντιπεῖν

F Wo Herm

ἔπος] ὅπερ c Herm

448 Avrodvra λύπει Koi φιλοῦνθ᾽ ὑπερφίλει a(ABBenC,DHVars) λύπει]

φίλει B

*448a

Μισοῦντα φίλει καὶ φιλοῦντ᾽ del φίλει Β Plan 473 (εἰς φίλους) slav. 212? φίλει] μίσει La Alo Ald Br. 525 καὶ φιλοῦνθ᾽ ὑπερφίλει Plan

: φίλει La

La?

Alo*

Ald

1495

cett.

449 Λυπεῖ με δοῦλος δεσπότου μεῖζον φρονῶν a(ABBenC,DFHVars) Plan 152 (eig δούλους) slav. 215

b(KPDi)

λυπεῖ δοῦλος δεσπότην ὑπερφρονῶν KPDi

μείζω DF

- Men. fr. 785 K.-A.: Stob. IV 19 (περὶ δεσποτῶν καὶ δούλων), 5 (Μενάνδρου) λυπεῖ με δοῦλος μεῖζον οἰκέτου φρονῶν.

450 Λύπη παροῦσα πάντοτ᾽ ἐστὶν ἡ γυνή —

319 —

TESTO DEI MONOSTICI

a(ABBenC,DFVars) Plan 123 (eig γυναῖκα)

b(KPDiV)

Par 17

ar.I 198, slav. 216

πάντοτε PDi

ἐστὶ C,

ἔστι γυνή KPDIV

451 Λόγον παρ᾽ ἐχθροῦ μήποθ᾽ ἡγήσῃ φίλον a(ABBenC,DFHVars) Plan 189 (eig ἔχθραν) Herm 94 ar.I 199

= CPG II 508 (Apostol. X 77b, Arsen. XXXIV 7). ἐχθρῶν Herm *451a

Λόγους κατ᾽ ἐχθρῶν πέμπε und ὅλως, φίλε R

πέμπε]

πλᾶσσε Meyer, Nachlass

Jk.

452

Λύπης ἰατρός ἐστιν ἀνθρώποις λόγος a(ABBenC,C,DFHVars) Herm

c

93

= Comp. II 182 (II 183 = Men. fr. 663, 2 K.-A., vd. infra). ἰητρός C,D λύπης ... λόγος Comp.(B) Jk. : πάρεστιν ὁ λόγος" ἰατρὸς ἀνθρώπῳ νοσοῦντι Comp.(c)

Cf. Men. fr. 663 K.-A.: Schol. ex. IL O 3934 [bT] (καὶ Μένανδρος) ἰατρός ἐστιν ὁ λόγος ἀνθρώποις νόσων᾽ | ψυχῆς γὰρ οὗτος μόνος ἔχει κουφίσματα (idματα Comp.

II 183). Mon. 439, 456, 587, 840.

453 Λέοντι συζῆν ἢ γυναικὶ συμβιοῦν



320—

A

430 - 456

a(ABC,DHR) b(KPDiVUBav) [Greg.] 44 Plan 124 (eig γυναῖκα) Herm 95 ar.I 200 (om. ar.II) γυναικὶ συμβιοῦν] πονηρᾷ συμβίῳ Cs

βιῶναι Herm : μαχίμῳ UBav : φλυαρῷ

συμβιοῦν] συμβίῳ C, KPDiV

: συμ-

κρεῖττον ante ἢ add. G?

λέ-

A

οντι συζῆν κρεῖττον ἢ γυναικὶ φλυαρῷ R

βιοῦν Thierfelder Jk.

λέοντι κρεῖττον ἢ γυναικὶ συμ-

X. σ. ἐστι γ. σ. Schmidt IH 79

Cf. Mon. 374. VTSirac. 25, 16 ([Max.] 68.6./39.6.; Georg. 944): συνοικῆσαι λέοντι καὶ δράκοντι εὐδόκησαι ἢ μετὰ γυναικὸς πονηρᾶς.

454 Aver δὲ λύπην παντὸς ἀνθρώπου λόγος

b(KPDiU) O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]v, 6 λύπην λύει γὰρ x. d. A. U (ubi γὰρ add. fort. propter dist. #438b-454 = UA

5-6)

Cf. Mon. 439, 445, 452.

455

Λάλει τὰ μέτρια καὶ μὴ λάλει ἃ μή σε δεῖ

C,

Β(ΚΡΌΙΝ)

P.Copt., 186-188; T.Mon.Ep., 19-20; O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]0, 56; T.Mus.Périgord inv. 2382 τὰ om. V Schn. app. Mk. 328 μέτρα T.Mus.Périgord καὶ del. JK. Adλει τὰ μ[ή O.Petr. : λάλει δ᾽ ἃ Thierfelder JK. λάλει τὰ μέτρια, μὴ λάλει ἃ μή σε δεῖ Martinelli, Estrazione, 30

456 Λύπης ἰατρός ἐστιν ὁ χρηστὸς φίλος [Greg.] 42 ar.II 46 φίλοις Cs Cf. Mon. 452. Boiss. III 471: λύπης θεραπεία ἐστὶ γνήσιος φίλος. Grom. 244: λύπης θεραπεῖαί εἰσιν λόγοι φίλου γνησίου.



321 ---

Byz.

457

Μισῶ σοφιστὴν ὅστις οὐχ αὑτῷ σοφός a(ABenDFVars) b(KPDi) ς Plan 509 (eig φρόνησιν) Herm 97 slav. 218 = Eur. TrGF F 905: Cic. Ad fam. XIII 15, 2 (Εὐριπίδου); Plut. Alex. 53, 2; Id. Mor. 1128b; Luc. Apolog. 5 (III 369, 1 Macleod: μετὰ τὴν θαυμαστὴν τραγῳδί-

av); CPG II 534 (Apostol. XI 71d, Arsen. XXXV 91). Cram. Par. IV 343, 21: ὅπερ δίκαιόν ἐστι καὶ καλεῖται τοῖς πάλαι | μισῶ — σοφός. οὐκ KPDi Wi : οὐδ᾽ Plut. Alex.

αὐτὸς KPDi

G* : αὑτῷ GP° cett.

Cf. Plat. Hipp. mai. 2830: πολλοῖς συνδοκεῖ ὅτι τὸν σοφὸν αὐτὸν αὑτῷ μάλιστα δεῖ σοφὸν εἶναι. En. Medea, scaen. 273 Vahlen: qui ipse sibi sapiens prodesse non quit, nequiquam sapit. Max. Tyr. Philosophoumena XV 6 (p. 189, 8 Koniaris): ἦν σοφὸς ὁ Ἡρακλῆς" ἀλλὰ οὐχ αὑτῷ σοφός. Tosi n. 167.

458

Μὴ xpiv’ ὁρῶν τὸ κάλλος, ἀλλὰ τὸν τρόπον a(ABR) b(KPDi) [Greg.] 45 Plan 224 (eig κάλλος) ar.I 201 (II 47), slav. 231 κρίνῃς AR

τὸ om. R

κάλλος] γένος ar.

μὴ κρῖνε βλέπων κάλλος κτλ.

[Greg.] : κρῖναι Coll Vat 1276 : μ. x. κάλλος βλέπων Taur : μὴ κρῖνε κάλλος ἀλλὰ τὸν τρόπον βλέπε Cs

459

Μεστὸν κακῶν πέφυκε φορτίον γυνή a(ABC,DHR) b(KVUBav) c Plan 125 (eig γυναῖκα) Herm 107 slav. 243

Par 18

= P.Stras. inv. 10167, 36 (37: al...

.].ov γάρ &[olrı μεμελιτωμένον)



322—

M

κακῶν]

Herm

κακόν ACH

πέφυκεν

457 - 512

A

φορτίον γυνή]

γυνὴ φορτίον c

γυνή] δάμαρ UBav (cf. Mon. 398)

Cf. Stob. IV 22b, 64: «Σόλων» συμβουλεύοντος τινὸς αὐτῷ κατὰ τῶν μὴ yaμούντων ἐπιτίμιον τάξαι, χαλεπόν, εἶπε, ὦ ἄνθρωπε, φορτίον ἡ γυνή (= Sol. 181 p. 98 Martina); Stob. IV 22a, 24 (ἐν ταυτῷ Le. Ἱεροκλέους περὶ γάμου, IV 505, 24 Hense): οὐ γὰρ δὴ γυνὴ μὰ Aia βάρος ἢ φορτίον ἐστί, καθάπερ οὗτοι δοκοῦσιν.

460 Μὴ πάντα πειρῶ πᾶσι πιστεύειν ἀεί a(ABBenC,DFHRVars) Plan 360 (eig πίστιν) Herm

b(KPDi)

ς

103

slav. 229 μὴ πᾶσι πειρῶ πάντα x. d. c Herm φίλος F

slav.

παντί DP°: πᾶσι D* cett.

dei)

Cf. Sept. Sap. Rec. Par.,, Thales 16, 204-205 Tziatzi: μὴ πᾶσι πίστευε. Mon. 142, 171. Greg. Naz. De vita sua, 1235-1237: λάλει μέν, ἐν φόβῳ δὲ μηδὲ πάν-

τοτε, | μὴ πάντα μηδ᾽ Ev πᾶσι μηδὲ πανταχοῦ

| ἀλλ᾽ ἔστιν οἷς ὅσον te καί που

καί ποτε.

461 Μιμοῦ τὰ σεμνά, μὴ μιμοῦ κακῶν τρόπους a(ABBenC,DFHRVars) O.Petr.Mus. 62581+62582

b(KPDiV) [4]r, 5-6 (?)

= Boiss. IV 438, 12. un om. Di un pn. κακὸν τρόπον ABenC, DFHVars Boiss. : μὴ κακὸν μιμοῦ τρόπον B : μὴ u. κακοὺς τρόπους R (coniecerat Schn. 296) : μὴ κακοὺς μιμοῦ

τρόπους Mk. 336 : μὴ κακῶν μιμοῦ τ. Jk. ΟΕ V. Aes. W, p. 102, 13-14 Perry: πονηρὰ μὴ βουλεύου μηδὲ τρόπους κακοὺς μιμοῦ.

462 Μισθὸς διδάσκει γράμματ᾽, οὐ διδάσκαλος —

323 —

TESTO DEI MONOSTICI

a(ABBenC,Vars)

b(KV)

O.Petr.Mus. 62580 + 62587 [5]r, 2-3 (var.)

= P.Vind. 19999 B, col. I 18 (var.; I 17 = 573) γράμματ᾽ οὐ διδάσκαλος] γράμματα διδασκάλου BenVars : γράμματα τοῦ δίιδασκάλου A μισθὸς διδάσκει πράγματα διδασκάλοις Β πίάν]τας Slödor

Monostici di c

13. 52. 98. 139. 174. 211.

15. 16. 19. 21. 26. 28. 29. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 41. 42. 47. 48. 49. *102a. 109. 111. 113. 117. 118. (*264a). *144a. 146. 147. 150. 151.152. 156. 159. 162. 164. 165. 166. #175a. 183. 189. 190. 194. 195. 197. 225. 226. 228. 235. 237. 240. 247. 249. 250. *252a. 253. *264a.

— 529—

HOLZ S HMI O DEM

zo»

ATUOTN

APPENDICI

269. 287. 323. 358. 381. 401. 430. 457. 491.

276. 288. 330. 361. 383. 404. 437. 459. 492.

278. 279. 282. 283. 299. 302. 306. 307. 309. 316. 331. 332. 334. 337. 338. 339. 342. *344b. 364. 367. 372. 373. 374. *383a. 385. 386. 388. 389. 390. *392a. 394. 395. 397. 400. 406. 409. 410. 412. 413. 415. 418. 422. 440. 445. 446. 447. 452. 460. 463. 472. 476. 477. 481. 482. 484. 486. 487. 488. 490.

517. 519. 521. 522. 523. 524. 544. 546. 547. 548, 552. *554a. 564. 566. 570. 575. 590. 592. 603. 604. 628. 637. 638. 639. 640. 647. 654. 655. 656. 662. (*392a). 690. 700. 702. 705. 709. 710. 712. 713. 716. 717. *718a. 725. 726. 729. 740. 742. 743. 744. 747. 754. 756. 757. 758. 759. *780a. 781. 782. 783. 786. 788. 789. 800. 804. 806. 810. 811. 812. 814. (*718a). 831. 832. 843. 845. 846. 852. 853. 854. 855. 856.

>

Monostici ‘esclusivi’ di a 3. 6. 7. 11. 14. 18. 20. 22. 23. 24. 25. *25a. 37. 38. 43. 44. 46. 50. 51. 54. *883.

PR"TOZNmHDbHMW

96. 101. 102. 103. 104. 106. 107. 108. 110. 114. 119. 137. 145. 149. 153. 154. 155. 157. 158. 160. 168. 169. 170. 175.

177. 178. 179. 180. 186. 187. 188. *189a.

*213a. 220. 222. 223. 231.

196.

233. 239. *239a. 241. 242. 245.

246. 252.

271. 272. 275. 281. 290. 292. 293. 295.

297. 298. *298a. 301. 304. 305.

328. 333. 336. 341. 344. 345. 363. 372. *379a. *379b. 396. 403. *405b. 408. 414. 416. 419. *940. 439. 441. 443. *444a. 448. 451. 453.



530 —

*305a.

*306a. 308.



4

6

"ΞΜ



ΠΒ

οὕ ΖΞ

APPENDICI

467. 526. 551. 560. 600. 629. 694. 704. 732. 791. 813. 823. 862.

468. 528. 553. 573. 606.

478. 529. 555. 576. 607.

479. 530. 556. 577. 609.

480. 485. *542a. *556a. 578. 579. 581. 582. 585. 588. 589. 591. 593. 595. #957.

644. 648. 650. 651. 657. 658. 701.

#976. *979.

*707a. 714. 719. 721. 735. 740.

741.

749. 752.

792.

*823b. *1015. Monostici ‘esclusivi’ di b

44

MV

oO

ΖΞ

5

INTO

63. 64. 66. 67. 69. 70. 72. 74. 76. 81. (*108a). *108a. *114a. 123. 124. 144, *167a. 181. 193.

203.

205. 206. 207.

254. 255. 256. 257.

(*114a). 284. *311a. 317. 318. +*335a. *344a, 352. 359. 360. 375. 377. 424. 433. 454.

258.

*258a.

259. 260. 261.

379.

(*258a). 497. 501. 502. 504. 506. 507. 509. 510. 511. *530a. 531. 533. 557. 558. 610. 611. 612. 613. *641b. 663. 668. 669. 670. 676. 680. 682. 689. 695. 696. 699. *706a. 707. 715. 722. 723. 724. 739, 761. 762. 766. 794. 795. —

531 —





APPENDICI

847. 848. 857. 860. 865. 866. 867. Monostici ‘esclusivi’ di c

INTO HA MUTI ZO OXIS

*102a. (*264a). 235. 249. *252a. 253. *264a. 279.

306. 338. *344b 491. 492.

662. *700a. *718a. 743.

*780a. 783. 788. (*718a) 852. 856.

ONnzz>ATOTNTUCObHWW9p

Monostici comuni

15. 98. 139. 174. 211. 269. 287. 323. 358. 383. 430. 457. 517. 544. 564.

a-b-c

16. 21. 28. 34. 48. 49. 52. 152. 183, 240. 283. 288. 332. 374. 385. 437. 459. 519. 546.

164. 165.

342. 344. 386. 389. 409. 410. 412. 413. 418. 422. 460. 472. 482. 484. 486. 524.



532 —



ΘΜ

ΗΠ

APPENDICI

628. 705. 725. 789. 800. 845. 853.

638. 647. 710. 717. 740. 747, 806. 811. 812. 855.

DO

Xx

ΘΜ

ΠΟ

ΖΡ»

πον

αΡ»πησς»

Monostici comuni

a-b

1. 4. 5. 8. 9. 10. 12. 17. 27. 39. 40. 55. 56. 57-58. 59. 60. 97. 99. 100. 112. 115. 116. 122. 136. *138a. 140. 141. 142. 143. *145a. 148. 176. *177a. 182. 192. 210. 212. 214. 215. 216. 217. 218. 219. 221. 234. 270. *271a. 277. 286. 289. 291. 294. 296. 321. 322. 325. 327. 329. 343. 347. 348. 356. 365. 370. 379. 391. 392. 398. 402. 411. 417. 421. 423. 431. 434. 436. 438, 449. 450. 453. 458. 461. 462. 469. 475. 483. 513. *513a. 514. 516. 518. 520. 542. 543. 545, *554b, 561. 562. 563. 565. 567. 568. 569. 571. 572. 586. 598. 627. *629a. 630. 635. 636. 641. 642. 646. 652. 653. 692. 693. 698. 711. 728. 760. 777. 779. 807. 808. 818. (*145a, *513a). *823a. 826. 829. 840. 842. 844. 865. — 533—

APPENDICI

SHMUVITONZZ> KO ITINTHDbOHW>

Monostici comuni a-c

13. 19. 26. 29. 31. 32. 33. 35. 36. 41. 42, 47. 109. 111. 113. 117. 118. i *144a. 146. 150. 151. 156. 159. 162. 166. 190. 194. 195. 197. 226. 228. 237. 247. 276. 278. 282. 299. 302. 307. 309. 330. 331. 334. 339. 361. 364. 372. 373. 390. *392a. 404. 406. 415. 440. 445. 446. 447. 452. 463. 476. 477. 487. 488. 521. 522. 523. 552. 566. 570. 590. 592. 603. 637. 640. 654. 655.

(*392a). 702. 709. 716. 729. 754. 758. 810.

ODOARDI:

Monostici comuni b-c *175a.

225. 400. 744. 854.

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Pernigotti, Osservazioni

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Pernigotti, Raccolte

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560 —

INDICI

CITTÀ DI CONSERVAZIONE

DEI MANOSCRITTI*

Aix en Provence, Bibliothèque Méjanes

Bibl. Méjanes 1385 (Aix), p. 154. [Ashburnham Barrois 293 (Ash)], p. 154. Atene,

Ἐθνικὴ

Βιβλιοθήκη τῆς Ἑλλάδος

Athen. Bibl. Nat. 1070 (K), pp. 68-69.

Μετόχιον τοῦ Παναγίου Τάφου 303 (Mpt), p. 84. Atene, Movoeîo Μπενάκη T. ᾿Ανταλλαξίμων 131 (Ben), p. 64.

Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana Codices Palatini Graeci:

Pal. gr. 122 (G), p. 155.

Pal. gr. 130 (Pv), p. 105. Codices Rossiani:

Ross. 986 (Rs), pp. 85-86. Codices Urbinates Graeci:

Urb. gr. 95 (U), pp. 71-72.

Codices Vaticani Graeci: Vat. gr. 63 (Vg), p. 105. Vat. gr. 305 (R), p. 67.

Vat. gr. 742 (Vat 742), pp. 86-87. Vat. gr. 845 (Vat), p. 76. Vat. gr. 915 (H), p. 66.

Vat. gr. 1276 (Vat 1276), p. 87. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana Laur. 60, 14 (F), pp. 65-66. Laur. 10, 22 (L), pp. 155-156.

Londra, British Library Brit. Mus. Add. 16409 (Brit), pp. 102-103. * L’elenco comprende solo i manoscritti di tradizione diretta discussi o citati in apparato. Tra parentesi quadre quelli perduti.



563 —

CITTÀ DI CONSERVAZIONE DEI MSS.

Monaco di Baviera, Bayerische Staatsbibliothek Monac. gr. 495 (Bav), p. 72. Monte Athos Movn

τοῦ Διονυσίου 282, p. 106.

Oxford, Bodleian Library [Auct. F 6, 1 (Ox)], p. 156.

Barocc. gr. 39 (O), p. 156. Digby 6 (Di), p. 70. Parigi, Bibliothèque Nationale Codices Parisini Graeci: Par. gr. 396 (B), p. 63.

Par. gr. 1168 (P), p. 69. Par. gr. 1220 (Y), pp. 105-106. Par. gr. 1630 (Par), pp. 75-76. Par. gr. 2739 (Ma), p. 104. Par. gr. 2891 (La), p. 104.

Par. gr. 3052 (X), p. 106. Fonds Coislin: Par. Coislin. 236 (Cs), pp. 83-84. Supplementum Graecum: Par. Suppl. gr. 1254 (Ps), p. 84. Patmos, Movn τοῦ ‘Ayiov Ἰωάννου τοῦ Θεολόγου Patm. 263 (Pt), p. 85.

Roma, Collegio greco Collegi Graeci Romae III (Coll e Coll), p. 68. Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria [Taur. B.VIL32 (Taur)], p. 87. Varsavia, Biblioteka Narodowa

Vars. BOZ Cim. 125 (Vars), pp. 67-68. Venezia, Biblioteca Nazionale di S. Marco

Marc. gr. Z 481 (Marc), pp. 102-103. Marc. gr. cl. XI, 24 (Ven), p. 77.

Vienna, Osterreichische Nationalbibliothek Codices Philologici Graeci: Vind. phil. gr. 165 (S), p. 86. Vind. phil. gr. 167 (Wi), p. 74.

— 564—

CITTÀ DI CONSERVAZIONE

Vind. phil. gr. 173 (C), p. 64. Vind. phil. gr. 321 (D), p. 65. Codices Theologici Graeci: Vind. theol. gr. 128 (V), pp. 70-71. Vind. theol. gr. 277 (A), pp. 62-63. Supplementum Graecum: Vind. Suppl. gr. 83 (Vin), pp. 156-157. Wolfenbiittel, Herzog August-Bibliothek Gud. gr. 49 (Wo), p. 74.



565 —

DEI MSS.

INDICE DEI PASSI*

Adespota Comica

Aes. Prov. (Perry)

fr. 901 K.-A. = #893 fr. 1059, 1 K.-A. = 596

11 = 607 19 = 647 83 = 27 170 = 805 180 = 882 197 - 207

Adespota Tragica TrGF adesp. F 76a = 1 TrGF adesp. F 79 = 5 TrGF adesp. F 88 - 742

TrGF adesp. F 421 = Diph.

Aes. Sent. 35 (Perry) - 207

fr. 136, 5 K.-A. TrGF adesp. F TrGF adesp. F TrGF adesp. F TrGF adesp. F TrGF adesp. F TrGF adesp. F TrGF adesp. F

Aic. Παρ. 18 (Schenkl) - Ἐ926

(spurium) = 225 464 = 426 478 = *923 480 - 688 491 = 605 498 = 16 508 - 477 511 = 839

Agath. TrGF 39 F 6 - 740 Alex.

De fig. 22 (Rbet. Gr. III 37, 18 Spengel) - 852

TrGF adesp. F 527 = 335

TrGF adesp. F 552 = 260

Alex. Aphr.

Aen. Gaz.

In Arist. Anal. Prior. I 28

Theophr. (p. 23, 28 Colonna) - 852

(CAG

Aesch.

Alexis

Pr. 44 = 756 Pr. 329 = 169

fr. 297 K.-A. = 806

Anaxandr.

Pr. 378 - *840a Th.

625

II 1, p. 303, 21 Wallies) = 221

= 351

fr. 61,1

TrGF F 396 = 416 TrGF F 466, 1 = 276

K.-A.

= 512

fr. 64 K.-A. = *989 fr. 71 K.-A. - 744

* Le abbreviazioni degli autori e delle opere sono quelle usate nella bibliografia e nel corso del commento ai Monostici. L’indice contempla solo i passi citati all’interno degli apparati contrassegnati dai segni = e —.



566 —

INDICE

DEI PASSI

Anon. Epit. in Aphth. Progymn. (Rbet. Gr. I 130, 33 Walz) = 570

Aphth. Progymn. IV (p. 7, 19 Rabe) = 570

Anon. Ir Arist. Eth. Nic. III 2

AIIM

(CAG XX, p. 153, 19 Heylbut) = 221 Anon. in Arist. Rhet.

(CAG XXI 2, p. 65, 17 Rabe) = 859

Ant.

17,796 B = 464 I 8, 797 D = 333, *976 I 13, 805 Ὁ, 1 - *718a I 13, 805 D, 2 - 206 I 24, 849 D = 817 I 24, 849 D = 854 I 24, 852 B = 703 I 25, 853 C = 567-*567a I 33, 892 D = 633 I 41, 920 B, 1 = 571 I 47, 928 B = 630 I 48, 930 D = 27 I 49, 932 AB = 57-58 I 54, 949 A = *1019-859 I 59, 960 C = 246 I 70, 984 AB, 1 = 333, *976 171, 985 Ὁ - 10 171, 985 D = 343 I 71, 985 D = 96-105 I 72, 989 C = 570 I 73, 992 AB = 292 I 73, 992 Ὁ = 136 II 53, 1133 D = 429 II 63, 1156 D = 592 II 77, 1173 B = *926

Archipp.

fr. 45, 1 K.-A. = #1019 Aristid. Or. 3, 133 = 241 Ar. Thesm. 413 - 191 Ran.

229, 258, 281 282 283 284 285 290

5 K.-A. 1 K.-A. K.-A. = K.-A. = K.-A. = K.-A. = K.-A = K.-A. =

1217 = 596

Arist. Eth. Eth. Rbet. Rbet. Rbet.

Nic. VI 4, 1140219 - 740 Nic. X 7, 1177b31=1 I 11, 1370b4 = 859 II 21, 1394b2 = 596 Il 21, 1394b21 = 5

Arr. Epict. Diss. II 1, 13 - 742

Antiph. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr.

21 = 102 108 = 703 117 = 774 126 - 794 128 = 778 130 = 777 134 = 431 138 = 814 142 = 817 151 = 844 154 - *840a 156 = 841 158 = 872

Artem.

- 304 = 421 *959 246 727 731 *1016 *909

Onirocr. II 10

(p. 116, 10 Pack) = 720

Ath. VI 99, 270c = 231

Epit. Il 38 b = *956 Aul. Gell. II 23, 20 = 861 XVII 21, 31 = 56

AP X 107 = *344a



567—

INDICE DEI PASSI

Bertini Malgarini n° 84 = 429 Boiss. I 114 = I 115 = I 118 = I 119 = I 119 = I 124 = III 467 III 467 III 469 III 471 III 471 III 472 III 472 III 473

IV IV IV IV IV IV IV IV IV

438, 438, 438, 438, 438, 438, 438, 439, 439,

57-58 463 429 876 877 8959 = 5 = 464 = 116 = 416 = 373 = 592 = 706 = 777

1= 16 7 = *306a 10 = 415 12 = 461 13 = 526 14 = 544 15 = 592 16 = 627 18 = 718

{Callisth.] Hist. Alex. M. II 16 (p. 103 Bergson [rec. β]) = 608 Cass. Dion. LX 29, 2 = *891

Cecaum. Strateg. II 57 (p. 90, 22 Spadaro) = 429 Chaerem. TrGF TrGF TrGF TrGF

71 71 71 71

122 = 136 II 1 = *899 II2= 137

Choerob. (Gaisford) In Theod. p. 5, 3 = 333-*976

In Psalm. p. 30, 31 = 333-*976 In Psalm. p. 43, 5 - 852 Christ. Pat. 1766 = 718

Chrysipp. SVF II 180, 7, p. 54, 7 = 596

SVF II 186, p. 61, 18 = 54 Cic.

Ad fam. IX 7,2 = 651 Ad fam. XIII 15, 2 = 457 Clem. Al.

Paed. Il 2, 22,1 = 571 II 6, 50, 4 = 808 III 9, 67, 3 - 744 Strom. I 12, 59, 4 = 808 V 1,5,1= 756 V 14, 121,1= 225 VI 2, 12,5 = 599 VI 2, 17,7 = 583 VI 2, 8, 5 - 411 VIII 2, 5, 3 - 852 Comp. (Jk.) 130 = *982 143 = 316 I 47-48 = 567-*567a

F2= 732 F 29 = 578 F 32 = 151 F 35 = 635

Chares (Jk.) 110 = 759

HH κα

dd

I

ta

x

N

eo πὶ



πὶ



805 88 = 57-58

πὶ πὶ μ-ι μι

ΦΌΝΟΝ

πὶ

πὶ πὶ



δὸ

ie

UU

INDICE DEI PASSI

II II II II II

02 = 27

35-36 = 869-870 48 = "902 51 = 475 115 (= I 108) - 207 182 = 452

III 51 - 168 III 55 = *967 IV 1 = 630

Corp. Fab. Aesop. 12 (p. 119, 8 Hausrath-Hunger) = 16 Cosm. In Greg. Naz. Carm.

I 2, 10, 218 (PG 38, 557) = 333-*976

μ-ι «