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Italian Pages VI,622 [627] Year 2008
ACCADEMIA TOSCANA DI SCIENZE E LETTERE «LA COLOMBARIA» UNION ACADÉMIQUE INTERNATIONALE UNIONE ACCADEMICA NAZIONALE
STUDI E TESTI PER IL CORPUS DEI PAPIRI FILOSOFICI GRECI E LATINI (STCPF)
Comitato scientifico e redazionale
Francesco ADORNO (presidente) Gumo BASTIANINI ANTONIO CARLINI FERNANDA DECLEVA CAIZZI
MARIA SERENA FUNGHI (segretaria) DANIELA MANETTI MANFREDO MANFREDI Franco MONTANARI DAvıD SEDLEY
ACCADEMIA TOSCANA DI SCIENZE E LETTERE «LA COLOMBARIA» UNION ACADÉMIQUE INTERNATIONALE UNIONE ACCADEMICA NAZIONALE
STUDI E TESTI PER IL CORPUS DEI PAPIRI FILOSOFICI GRECI E LATINI 15
CARLO PERNIGOTTI
MENANDRI SENTENTIAE
FIRENZE
LEO S. OLSCHKI EDITORE MMVIH
Tutti i diritti riservati CAsA EDITRICE
LEO 5.
OLSCHKI Viuzzo del Pozzetto, 8 50126 Firenze
Volume pubblicato con il contributo del Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca per il Programma di Ricerca di Interesse Nazionale «Corpus dei Papiri Filosofici Greci e Latini. Testi e lessico» e dell’Unione Accademica Nazionale. Il Programma è cofinanziato dal M.I.U.R. e dagli Atenei di Milano, Firenze e Pisa; il finanziamento è amministrato dal Di-
partimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, dal Dipartimento di Scienze dell’Antichità «G. Pasquali» dell’Università degli Studi di Firenze e dal Dipartimento di Filologia Classica dell’Università degli Studi di Pisa. Il patrocinio e l’onere dell’impresa Corpus dei Papiri Filosofici Greci e Latini. Testi e lessico sono stati assunti dall'Accademia Toscana di Scienze e Lettere «La Colombaria» di Firenze in collaborazione con l’Union Acadé-
mique Internationale e l’Unione Accademica Nazionale.
ISBN 978 88 222 5809 0
AVVERTENZA I testi accolti in questa collana vengono sottoposti alla lettura preventiva del Comitato scientifico e redazionale del ‘Corpus’; la loro pubblicazione non comporta peraltro che ne vengano condivisi integralmente i contenuti.
Il progetto di questa edizione è nato nell’ambito del lungo lavoro preparatorio al volume II.2-3 del Corpus dei Papiri Filosofici (Chreiai, Sentenze, Gnomologi) ed è stato preceduto da una serie di pubblicazioni dello stesso Autore nella serie degli «Studi e Testi per il ‘Corpus dei Papiri Filosofici’» (voll. 8, 10, 14) e da suoi interventi in convegni, organizzati con
il sostegno della Classe di Lettere della Scuola Normale Superiore di Pisa, e pubblicati nei volumi 218 e 225 degli «Studi» dell’Accademia Toscana di Scienze e Lettere ‘La Colombaria’: Aspetti di letteratura gnomica nel mondo antico I e II, a cura di M.S. Funghi, Firenze, Olschki 2003 e 2004.
Data la complessa struttura di questa edizione, si è deciso di rinunciare al puntuale adeguamento alle norme redazionali adottate nella serie STCPF, rispettando alcune scelte dell’Autore. Videoimpaginazione e redazione grafica a cura di Fernanda Caizzi e Maria Serena Funghi con la collaborazione di PuntoStampa, Firenze.
RINGRAZIAMENTI
Questo libro ha le sue radici nella mia tesi di laurea (Novembre 1996, presso l’Università di Pisa), e nella Tesi di Perfeziona-
mento (Settembre 2002, presso la Scuola Normale Superiore di Pisa):
prima guida in questo lungo percorso è stato per me Antonio Carlini, cui devo lo stimolo iniciale al lavoro, il costante sostegno umano
e scientifico ed il magistero filologico unico. Un debito di profonda riconoscenza mi lega a Maria Serena Funghi: la competenza, disponibilità e pazienza con cui ha seguito e sostenuto ogni fase di questo lavoro sono state per me, come sempre, di fondamentale aiuto. Molto devo anche agli altri relatori delle tesi di laurea e perfezionamento: a Maria Chiara Martinelli la possibilità costante di un confronto fondamentale per la comprensione e l’analisi di tanti aspetti problematici; a Colin Austin una serie di osservazioni di contenuto preziosissime. A Franco Ferrari, un contributo fondamentale e decisivo alla mia crescita intellettuale ed umana. Un aiuto al miglioramento di questo volume devo anche alla generosa disponibilità di Vayos Liapis ed Enrico Medda, a Rosa Maria Piccione, ed al contributo dei membri del comitato scienti-
fico del Corpus dei Papiri Filosofici, in particolare Fernanda Caizzi, Daniela Manetti, Guido Bastianini e Franco Montanari. Superfluo aggiungere che, di tutti gli errori e le imprecisioni rimasti, la responsabilità è solo mia. Desidero ringraziare inoltre il personale della Biblioteca Apostolica Vaticana, della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, della British Li-
brary, della Bodleian Library di Oxford, della Bibliothèque Natio-
nale de France (in modo particolare il dott. Christian Förstel), dell’
IRHT (Institut de Recherche et d’Histoire des Textes) di Parigi, della Niedersächsische Staats- und Universitätsbibliothek di Göttingen, Abteilung für Handschriften und Seltene Drucke (in particolare la dott.ssa Bärbel Mund), della Österreichische Nationalbibliothek di Vienna, dell’ Ἐθνικὴ Βιβλιοθήκη τῆς Ἑλλάδος, del Museo Benaki di —1—
RINGRAZIAMENTI
Atene, del Collegio Greco di Roma, dell’Istituto Papirologico «G. Vitelli» di Firenze, della Biblioteca della Scuola Normale Superiore di Pisa, del Dipartimento di Filologia Classica, sezione di Greco,
dell’Università di Pisa.!
Ma questo libro non avrebbe mai potuto vedere la luce senza il sostegno costante dei miei genitori e degli amici che, con la loro dottrina ed il loro affetto, mi hanno aiutato a giungere, infine, al termine di questo impervio cammino: un grazie in particolare a Francesca Maltomini, Chiara Piazzesi, Andrea Cucchiarelli, Lorenzo
Ferroni e Giuseppe Lentini. Pisa, Gennaio 2008
1 Ho eseguito l’ispezione autoptica di tutti i manoscritti discussi (fonti dirette ed indirette), ad eccezione di Aix, Bav, Pt, Athos Μονὴ τοῦ Διονυσίου 282, Jos (microfi-
ches dell’IRHT), Wo, Vars, Giess, Lips. I 35 e Voss. Misc. 47 (microfilms).
—2—
SIGLE E ABBREVIAZIONI
SIGLE
CODICI a A
Vind. theol. gr. 277
B
Par. gr. 396
Ben Cc, C, D
Athen. Mus. Benaki TA 131 . Vind. phil. gr. 173, ff. 140r-142r Vind. phil. gr. 173, ff. 143r-v Vind. phil. gr. 321
F
Laur. 60, 14
H
Vat. gr. 915
Vars
Vars. BOZ
R
Vat. gr. 305 Cim. 125
b Bav Coll, Di K
Monac. gr. 495 Coll. gr. Rom. III, ff. 143r-v Oxon. Digby 6 Athen. Bibl. Nat. 1070
P
Par. gr. 1668
U V
Vat. Urb. gr. 95 Vind. theol. gr. 128 c
Wi Wo
Vind. phil. gr. 167 Gud. gr. 49
altri manoscritti Par
Par. gr. 1630
Ven
Marc. gr. cl. XI, 24
Vat
Vat. gr. 845
-- 5--
SIGLE E ABBREVIAZIONI [Greg.] Coll. gr. Rom. III, ff. 1440-1457 Par. Coislin. 236 Μετόχιον τοῦ Παναγίου Τάφου 303
Par. Suppl. gr. 1254 Patm. 263 Ross. 986
Vind. phil. gr. 165 Taur. B VII 32 (deperditus) Vat. gr. 742 Vat. gr. 1276
Taur Vat 742 Vat
1276
Herm
Aix en Provence, Bibl. Méjanes 1385 Vat. Pal. gr. 122
Aix
Laur.
10, 22
Oxon. Barocc. gr. 39
O Ox Vin Vin lat.
Oxon. Auct. F 6, 1 (deperditus) Vind. Suppl. gr. 83 versio latina in Vind. Suppl. gr. 83 Plan
Brit. Mus. Add. 16409
Brit Marc
Marc. gr. Z 481
apografi di Plan citati di rado Par. gr. 2891 Par. gr. 2739
Vat. Pal. gr. 130 Vat. gr. 63 Par. gr. 3052 Par. gr. 1220
EDIZIONI
ANTICHE
DI PLAN
Alo
Ed. Alopa, Florentiae 1494
Ald 1495
Ed. Aldus Manutius, Venetiis 1495 Ed. Aldus Manutius, Venetiis 1512
Ald
Ald
1512
Ald
1495
et Ald
--9. ---
1512
SIGLE E ABBREVIAZIONI
TRADUZIONI
copt. ar.I/ar.
versio coptica, in P.Copt et P.Copt.II versio arabica prima
ar.Il slav. trad.
versio arabica secunda versio slavica ar.I cum slav.
ABBREVIAZIONI
A?
correctio ab altera manu
Ar
textus A ante correctionem
Ape AS Ans A?mg
textus A post correctionem varia lectio supra lineam varia lectio in margine varia lectio ab altera manu in margine
Ars Ar
lectio in rasura varia lectio cum yp adscripta
add. adn.
addidit/additum adnotatio
cf.
confer
coll. con. del. dist.
collato/collatis coniecit delevit distichum
dub.
dubium
fort. hab.
fortasse habet/habuit
L
lege
lac.
lacuna
lem.
lemma
Mon.
Monostichum vel, sine numero, consensus codicum Monostichorum
n.
numerus
om.
omittit/omisso
prob.
probavit/probante
rest.
restituit
Schn. app. a 1 vel sim.: vd. p. 35 sec.
secundum
--γ--
SIGLE E ABBREVIAZIONI
sectio: ex. gr. sect. a, id est sectio Monostichorum littera a incipientium separavit sequitur/sequuntur similiter Stobaei (vel aliarum fontium) primum
vel secundum excerptum temptavit/temptaverunt variatio versus vide versio varia lectio
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
I. MENANDRI
SENTENTIAE
Si indica con il titolo di Menandri Sententiae (d’ora in poi MS)
una serie di testi contraddistinti da alcune caratteristiche comuni. Si tratta di raccolte di massime e precetti morali di un verso (a grandi linee trimetri giambici, ma con eccezioni e modifiche che vedremo più avanti)! ordinati alfabeticamente secondo la lettera incipitaria. A partire almeno dal III secolo d.C. (P.Giss.Lit. 3.4), tali raccolte cominciarono a circolare sotto il nome di Menandro: questa attribuzione, benché destinata ad essere fortunata e duratura (seppure non esclusiva), rispecchia solo in parte il contenuto delle MS. Compare in effetti fra di esse un buon numero di versi di Menandro, ma non è questi né l’autore più rappresentato, né l’unico. Grazie al confronto con altre fonti (le MS non indicano mai la paternità dei propri versi), siamo in grado di affermare che perlomeno altrettanto presente è Euripide, e che accanto ai versi di Euripide, Menandro ed altri autori di tragedia e commedia, fanno parte stabile delle MS molti altri monostici di origine forma e contenuto molto diversi fra loro. La natura di ‘opera aperta’ di questo testo e la sua grande diffusione (è conservato in papiri, ostraca, tavolette cerate e calcaree, manoscritti, ed è tradotto in copto arabo e paleoslavo)? hanno determinato una costante infiltrazione di materiale
testuale estremamente eterogeneo.
1 Già da subito, tuttavia, si consideri il termine ‘verso’ usato con grande elasticità:
spesso vale più nel senso di pericope che di unità metrica canonicamente definita. 2 Come spesso accade per i testi d’uso, a tanta diffusione non corrisponde un uguale riscontro sul piano dei riferimenti letterari al resto in sé. Per trovare citazioni di que-
sto tipo bisogna arrivare all’XI secolo: nelle ὁμιλίαι εἰς ᾿Αφθόνιον di Dossopatro (Rhetores Graeci, 11 294, 14 Walz) la citazione dei Mon.
10 e 48 è introdotta dalla formula
ἐν μονοστίχοις Μενάνδρου. Ancora più tardi, all’interno di una serie di versi satirici di Giovanni Catrario contro Neofito Prodromeno (due eruditi del XIV sec.), si trova un altro accenno assai vago ma a suo modo interessante; deridendo il suo rivale, Catrario
—
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INTRODUZIONE
Così, accanto alle vestigia di trimetri di età classica, troviamo
monostici più tardi per metro, lingua e contenuti, ma anche sentenze in prosa, distici, tetrastici, e così via. Il tutto senza che le fonti a nostra disposizione permettano, ora come ora, di stabilire una cro-
nologia relativa che aiuti a capire cosa sia stato inserito prima e cosa dopo: la molteplicità delle fonti e dei contesti di diffusione si riflette, sul piano testuale, in una tradizione che non conosce un ori-
ginale, un ‘archetipo’ — neanche inteso in senso lato — ma piuttosto tante diverse realizzazioni di un’unica tipologia di testo, identificata dai parametri indicati all’inizio (versi gnomici in ordine alfabetico) e, nel corso del tempo, più chiaramente definita dal formarsi di un patrimonio testuale comune, che consente di individuare i testimoni di questa tradizione ma non aiuta a collocarli in un percorso univoco: la fase antica e quella medioevale (papiri e manoscritti) illuminano i tratti di una medesima storia testuale, lasciano
anche intravedere, qua e là, tracce di percorsi comuni e possibili contatti, ma non individuano mai linee di sviluppo unitarie o vie rette e, per questo, non permettono di ricostruire una genealogia definita. Nel percorso che porta a determinare le basi critiche di una nuova edizione delle MS, il primo passo da compiere è definirne con chiarezza le dinamiche della storia del testo, analizzando le tipologie testuali (i contenitori), e il modo in cui tali tipologie, insieme ai loro ambiti di diffusione, hanno inciso sui tratti distintivi del testo
(il contenuto).
II. I CONTENITORI
Fatti salvi i parametri indicati all’inizio, le tipologie testuali delle MS si manifestano in due forme base: quella in cui detti parametri (versi gnomici e ordine alfabetico) sono impiegati sic et simpliciter, e quella in cui sono affiancati da criteri ordinatori di vario tipo. Chiamo la prima tipologia ‘raccolta per accumulo’ la seconda ‘redazione’.
ne rimarca le lacune culturali ‘di base’: οὐκ ᾿Αριστοφάνην οἶδεν, | οὐκ ἡμέρας Ἡσιόδου, Ι οὐδὲ τὴν θεογονίαν, | οὐ τὰ γνωμικὰ Μενάνδρου, ὡμίλησεν Ὁμήρῳ (= Men. test. 164 K.-A.).
—
12—-
| οὐδὲ
Πίνδαρον
ἀνέγνω,
| odg
INTRODUZIONE
Raccolte per accumulo Carattere distintivo tipico di questa tipologia è la mancanza di ordine e limiti certi: i monostici vengono incasellati nelle rispettive sezioni (identificate dalla sola lettera iniziale) senza il minimo cri-
terio aggiuntivo. Questo determina compagini testuali in cui si alternano sezioni dalle dimensioni anche molto diverse: tipica di molti manoscritti medioevali (quelli in cui le raccolte assumono le dimensioni maggiori), è la convivenza di sezioni ricche di sentenze (alcune iin a, sempre le più abbondanti, superano anche le cinquanta unità, come nei manoscritti A e B), ed altre molto scarne (le sezioni in &, p, oppure Ψ, per esempio).
Si tratta della forma forse più diffusa nelle MS e deve queste caratteristiche alla sostanziale assenza di barriere fra il testo e l’esterno: non c’è limite all’aggiunta di materiale eterogeneo, nessun elemento formale che limiti le possibili modifiche; questo fa sì che fra i testimoni di questa tipologia non ne esista uno uguale all’altro. La circostanza ha conseguenze gravi sul piano critico testuale, perché appartengono a questa tipologia i manoscritti medioevali divisi nelle cosiddette “classi” da Meyer e Jäkel’ (vd. infra), le traduzioni araba e slava, e i papiri della tipologia ‘a più versi per lettera’. Per nessuno di questi è possibile stabilire una gerarchia: raggruppamenti sì, soprattutto fra i manoscritti — le suddette ‘classi’ -, e per le traduzioni araba e slava, ma nessun modello di riferimento,
nessun originale. Redazioni
Chiamo ‘redazione’ la tipologia di raccolta in cui il ricorso a criteri ordinatori ulteriori è attribuibile ad un intervento redazionale che cerca di mettere ordine, è da supporre, al caos delle raccolte per accumulo. In almeno due casi le tracce di un tale intervento sono sicure. Penso a [Greg.] (v di Jakel), una realizzazione delle MS che pre-
vede un numero fisso di sentenze per sezione (4 per le 24 lettere dell’alfabeto, per un totale di 96) e che in molte fonti è attribuita a
3 Nel corso del testo saranno introdotti progressivamente alcuni riferimenti alle precedenti edizioni critiche delle MS, di cui è fornita una descrizione complessiva alle pp. 20-24: solo in questa introduzione si userà Jikel al posto di Jk., Meineke al posto di Mk., Schneider al posto Schn., Brunck al posto di Br. (vd. bibliografia).
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INTRODUZIONE
Gregorio di Nazianzo (altrimenti è anonima): conservata da 9 manoscritti (tra cui i due più antichi in assoluto), essa conosce anche una traduzione araba sua propria (ar.II). Il criterio ordinatore aggiuntivo sta proprio nel porre un limite al rischio di moltiplicazione
dei monostici, che non possono essere più di quattro per sezione: pur nei dovuti limiti, questo criterio funziona, e la compattezza testuale di questa redazione (dotata di un patrimonio di versi unici molto ricco) è notevole. Il secondo caso è Plan (T di Jakel), una redazione del cui responsabile conosciamo
il nome,
Massimo
Planude, e possediamo
l’autografo. Al pari dell’Antologia Planudea, insieme a cui è stata redatta, è il frutto di un meticoloso lavoro di indagine sulla tradizione delle MS e di una profonda opera di riordino del testo: introduce (unica fra tutte le raccolte e redazioni delle MS) la suddivisione per temi, e la impiega conservando comunque l’impianto alfabetico. In ordine alfabetico sono i capita tematici (eig ἀγαθοὺς ἄνδρας, εἰς ἀλήθειαν ecc.) ed in ordine alfabetico restano i versi
contenuti nei singoli capita; il titolo è anonimo (le γνῶμαι diventano ἐκ διαφόρων ποιητῶν). Si tratta della tipologia di MS in asso-
luto più fortunata e più che uno strumento utile monostici dedicati ad un fonda opera di revisione
solida dal punto di vista testuale, ed è anper avere sott'occhio un buon numero di medesimo tema. Il testo ha subito una proe correzione: la quantità e qualità degli in-
terventi è tale da renderla una sorta di edizione; è, in tutto e per tutto, il testo di Planude.
Alfabeti morali A rigore dovrebbero rientrare nella categoria delle redazioni anche le tipologie che si presentano nella forma più semplice, quella del cosiddetto alfabeto morale, in cui la riduzione del numero di
sentenze ad una per lettera potrebbe essere interpretata come una sorta di intervento redazionale (un criterio in più); d’altra parte, dobbiamo constatare il fatto che questa tipologia (una delle più diffuse, testimoniata dai papiri più antichi, come anche da alcuni manoscritti isolati), conosce tante e tali diverse realizzazioni da im-
porre prudenza al momento di incasellarla in una qualsiasi categoria. La semplicità della forma può spiegare la sua diffusione, capace di creare un vero e proprio ‘genere’ in ambito cristiano.‘
4 Vedi GIANNARELLI: i contatti formali fra gli alfabeti cristiani tot court e le rac-
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INTRODUZIONE
Quello che conta è sottolineare la differenza fra raccolte e redazioni, cioè fra le compagini testuali di cui siamo in grado di definire meglio i contorni (dotate come sono di tradizioni compatte, che limitano il rischio di infiltrazioni e consegnano quindi un testo più omogeneo), e quelle che, nella loro molteplicità, sfuggono al controllo, e che devono proprio alla loro natura aperta ed alla mancanza di criteri d’ordine la continua modifica della loro fisionomia e l'aggiunta indiscriminata ed incontrollabile di materiale di natura diversa (non a caso, appartengono alla categoria delle raccolte alcuni dei casi più notevoli di manoscritti singoli dotati di un patrimonio testuale esclusivo: penso a K o U). Tanto sfuggente è la fisionomia delle raccolte per accumulo, che la valorizzazione delle redazioni, e dei loro tratti distintivi, rappresenta un’occasione unica
di porre un punto fermo, e una concreta alternativa di studio.’ Quando poi siamo in grado di individuare perfino l'identità del responsabile del testo, sottolinearne i tratti distintivi diventa indispensabile. Oltre al caso di Planude ne esiste un altro, altrettanto importante, benché più tardo. Herm
Conosciamo
l’identità dell’ideatore (io credo) e del copista di
quasi tutti i membri di un gruppo di manoscritti (solo uno non è di suo pugno) indicati qui con la sigla Herm (A di Jäkel): si tratta di Giorgio Ermonimo di Sparta, intellettuale vissuto nel Nord Europa fra Quattrocento e Cinquecento. Caratteristica di questa vera e propria produzione in serie (con tanto di errori comuni a tutti i manoscritti) è la cura per la massima leggibilità, ottenuta con impaginati ariosi, margini generosi ed un carattere di scrittura di modulo molto ampio; in uno dei manoscritti accompagna il testo anche una traduzione latina curata dallo stesso Ermonimo. Lo stretto legame testuale con un raggruppamento di manoscritti (c qui, W in Jakel), spingeva l’ ‘ultimo elrore a farne un tutt'uno con Herm (A +
W = y), ma possiamo ora affermare che tanto Herm quanto c attingevano in modo autonomo a fonti varie e differenti. colte di MS che adottano questa forma sono spesso notevoli, ma assicura della loro indipendenza il patrimonio testuale, che, pur lasciando intravedere tali contatti, rimane ben distinto. 5 Dal contrasto fra le metodologie di raccolta e dalla conseguente analisi del diverso esito che queste metodologie hanno sul versante del testo (tendenzialmente più protetto nelle redazioni), emergono più nettamente, a mio avviso, le reciproche diversità, e la necessità di non confonderle.
INTRODUZIONE
Ma quello che conta è che siamo in grado di collocare Herm in un momento storico preciso; questo significa che, anche se non ha i tratti tipici delle redazioni (non esistono criteri ordinatori ulteriori, e le sezioni sono fra loro assai diverse per estensione), dob-
biamo considerarlo al pari di esse, perché porta con sé una serie di informazioni precisamente collocabili nel tempo, e perché è circolato a lungo come un testo unitario e omogeneo. Come le redazioni, costituisce uno dei pochissimi approdi nel mare indistinto delle tipologie testuali delle MS, e proprio come le redazioni permette di gettare uno sguardo al di là del singolo testimone, manoscritto o papiro che sia. Quali testi? Le redazioni [Greg.] Plan ed Herm (in ordine cronologico) offrono un testo definito, attestato come tale in diverse fonti ed in-
terpretabile con gli strumenti tradizionali della filologia, e sono le uniche tipologie di MS di cui si può fare un’edizione critica nel vero senso della parola. Le raccolte invece sfuggono ad ogni ordine e, anche se presentano successioni di versi molto simili fra loro e possono essere certamente divise, a grandi linee, in raggruppamenti (a b e c sostituiscono qui, anche nei principi di identificazione, le classi I, Il e III oppure y& e y di Meyer e Jäkel), non permettono di risalire a nes-
sun modello comune.* Per questo motivo ritengo opportuno dedicare alle tre redazioni un'edizione specifica, e rinuncio a cercare soluzioni di compromesso per le raccolte: quindi, né improbabili strade ‘lachmanniane’ (quelle cui si ispirano tutte le edizioni precedenti), né tantomeno arbitrarie opzioni bédieriane (un’edizione della raccolta del singolo manoscritto U come quella di Meyer, Urb., pur esemplare per tanti motivi, non può essere ripetuta per tutti i testimoni del suo tipo!). Per il testo delle raccolte, da un lato ho deciso di fornire il det-
taglio delle rispettive fonti manoscritte in schede che illustrano, mediante i numeri, il contenuto dei singoli testimoni (di cui si può così verificare la successione dei versi, uno dei criteri utili a stabilire le
parentele), dall’altro, ho ritenuto opportuno operare un cambio di prospettiva, facendo dell’apparato dell'elenco finale, riassuntivo della
6 In questo senso sono diversi i principi di identificazione di a, b e c, non credo cioè risalgano a tre modelli che a loro volta dipendono da un capostipite. Ma su que-
sto si veda Raccolte. Introduzione.
—16 —
INTRODUZIONE
tradizione complessiva di ogni monostico, il luogo ideale per seguire i percorsi dei singoli versi, tra papiri, manoscritti, raccolte e
redazioni. Sarà quindi l’apparato stesso a consegnare al lettore, sulla base delle fonti, della loro datazione, e delle loro caratteristiche for-
mali, gli strumenti necessari ad interpretarne il testo. Il che ci conduce al passo successivo, quello del contenuto. III. IL CONTENUTO
La diffusione capillare delle MS e la loro natura di testo aperto (con le poche eccezioni che abbiamo visto) determinano, dal punto di vista testuale, un gran numero di fenomeni di aggiunta o adattamento dei versi, a loro volta fortemente condizionati dai vari con-
testi di fruizione: per fare un esempio, l’ambito di diffusione più immediato è quello cristiano, e di monostici di sapore cristiano le
MS si sono arricchite fin dai primi secoli di fortuna, in un crescendo continuo.
Guidati da una prospettiva purista, gli editori precedenti hanno affrontato questo variegato patrimonio testuale in modo univoco, alla sola ricerca delle forme classiche, e con le armi della più pura ars emendandi della grande filologia ottocentesca. Le osservazioni degli studiosi abbondano di espressioni di imbarazzo e difficoltà nei confronti dell’obiettiva sciatteria di molti monostici, e la reazione
(in omaggio alle regole canoniche) è sempre di due tipi: o si emenda o si espunge. Questa edizione parte da presupposti differenti, e dalla convinzione che sia invece necessario salvaguardare tutti i segnali di diversità che questi testi conservano, in modo da fornire al lettore delle MS gli strumenti necessari per capire di volta in volta se ha a che fare con il tardo pasticcio di un monaco bizantino o con il resto deturpato ma recuperabile di un verso di Euripide; essa dunque intende rifondare i parametri formali su cui basare la definizione del testo delle MS. La precisazione di questi parametri è necessaria in sé, ma serve anche a dare ragione delle scelte testuali operate nei molti casi in cui le MS sono effettivamente fra i testimoni di versi di commedia e tragedia. Questa è l'edizione delle MS e deve puntare a ricostruire il modo in cui quei versi sono stati recepiti nella tradizione, sia pure essa una forma scorretta (è così nella maggior parte dei casi): ovviamente, l’editore di Euripide o Menandro seguirà strade diverse. La precisa— 17
INTRODUZIONE
zione sarebbe superflua se i precedenti editori (chi più chi meno) non si fossero sempre comportati più come editori di Euripide o Menandro che come editori delle MS. Punto per punto, vediamo il dettaglio di questi parametri. Metrica
Il punctum dolens zione restituisce ben alle regole canoniche quello della tragedia
per eccellenza è quello della metrica: la tradipochi versi che, così come sono, rispondano del trimetro giambico classico (inteso come e della commedia). Molti sono i dodecasillabi
bizantini, molti 1 testi prosastici tout court, ed in un gran numero
di casi la misura del trimetro è un dato di fatto inoppugnabile MS fin dalle sue fasi iniziali” e immetodico. L’editore delle MS non deve
solo un riferimento vago: è questo che caratterizza la tradizione delle tentare di ignorarlo o modificarlo è intervenire su questo stato di cose,
ma accettarlo: questo significa stampare testi ametrici.
La soluzione spesso adottata dagli editori, laddove non soccorresse l’ingegno o una fonte indiretta, era ricorrere al testo di Plan, che in molti casi sana errori metrici del resto della tradizione. La presente edizione non può seguire questo procedimento (a parte alcuni casi in cui non si può fare altrimenti e che verranno segnalati più avanti). Lo statuto del testo di Plan è tale per cui non può essere messo sullo stesso piano di quello delle altre fonti delle MS: se lo stesso monostico è riportato da Plan e da una qualsiasi altra fonte e se Plan ha una versione corretta (la cosa, come detto, capita quasi sempre), ciò è dovuto al fatto che Massimo Planude ha operato sul testo proprio come i suoi eredi moderni, impegnandosi a restituirgli un aspetto decoroso, intervenendo ope ingenii: la versione di Plan, in questo senso, non può essere considerata rappresentativa della tradizione delle MS nel suo complesso, e si avvicina molto di più alle versioni di Brunck, Meineke o Jäkel. In definitiva, il lettore non dovrà stupirsi di vedere accolti a testo testi gravemente scorretti (fatto salvo il senso, ovviamente): an-
che laddove semplici quanto stucchevoli aggiunte (gli abusati è’ o
y’) avrebbero potuto rimettere in sesto le cose, si è preferito non
seguire quella via. Starà al lettore determinare se quei versi potevano rimontare ad un originale corretto oppure no.
? Vd. MARTINELLI, Estrazione, per la presenza di versi ametrici già nei papiri.
—18 —
INTRODUZIONE
Lingua
Anche quello linguistico è un parametro spesso utilizzato per espungere o modificare monostici restituiti dalla tradizione in forme giudicate inadatte. Troppe le stratificazioni e le infiltrazioni cui soprattutto le raccolte per accumulo sono andate incontro nel corso del tempo per poter pensare di affrontare l’insieme delle MS con un unico riferimento linguistico. Condannare un verso all’espunzione quando contiene un termine estraneo alla lingua di Menandro (come fa più volte Kock, Sammlungen) è la giusta prospettiva dell’editore dei Comici, ma non può essere una strada percorribile per l’editore delle MS, che deve avere un approccio molto più aperto e tollerante. Per fare solo un esempio, sono molti i monostici in cui compare l’uso di f con la funzione di μᾶλλον ἢ: un uso certamente
estraneo alla lingua classica, ma non a quella più tarda.* Temi
Altro motivo ricorrente di espunzioni e correzioni è quello della compatibilità di determinati temi o espressioni con i principi dell’etica antica. Come detto, e come vedremo meglio in seguito, le MS si sono diffuse molto presto in ambito cristiano, e se a questa diffusione devono la loro sopravvivenza, il prezzo che hanno dovuto pagare in termini di contenuti è alto. Sembra naturale ricollegare alla matrice cristiana, e soprattutto monastica, l’enorme diffusione di monostici di contenuto misogino (con momenti di rara grettezza) o dedicati all’ammonimento costante al silenzio: anche in questo caso, espungerli, correggerli o modificarli, oltre ad essere assai rischioso (quale l’esatto parametro culturale di riferimento?), significa semplicemente alterare i dati della tradizione, tentare di ren-
dere unitaria una storia testuale che unitaria non è mai stata. Fa parte di questo aspetto la questione, che si pone in qualche
caso, della scelta fra θεός e θεοί e del modo, eventualmente, in cui vada intesa la lettera iniziale di θεός, se maiuscola o minuscola. An-
che qui si è cercato di mantenere un atte; giamento privo di pregiudizi, e di registrare con obiettività quello che la tradizione fornisce: è per esempio evidente a tutti che rispetto al menandreo ὃν οἱ θεοὶ φιλοῦσιν ἀποθνήσκει νέος,
riportato così da molte fonti, la
versione delle MS che gira la frase ae
(ὃν γὰρ θεὸς φιλεῖ
8 Cfr. LIAPIS, 285, 339, 384; SCHWYZER II, 185 n. 6; BLASS-DEBRUNNER, 245; MOULTON-TURNER, 31-32. Qualche esempio nei Monostici: *306a, 415, 417, *521a ecc.
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49.--
INTRODUZIONE
ἀποθνήσκει νέος, Mon. 583) è una cristianizzazione anche piutto-
sto rozza; ma la circostanza per cui la tradizione delle MS conosce unicamente quest’ultima non lascia spazio a dubbi su quello che l’editore deve fare. Quanto al problema della scelta fra maiuscola e minuscola, si è optato per stampare sempre la minuscola. Datazione
Sulla base dei punti precedenti, e dell’analisi diretta dei singoli documenti, risulta chiaro che non può esistere un’unica datazione
delle MS:° si individuano tante tappe della storia di questo testo, tanti momenti diversi che hanno generato agglomerati testuali differenti e che devono essere valorizzati e valutati nella loro unicità. In questo senso, isolare le redazioni e leggere la ‘scheda personale’ di ogni monostico nell’elenco finale tenendo presente i caratteri dei singoli testimoni, la loro datazione come la loro origine culturale, ove ricostruibile (penso per esempio ai papiri greco-copti, o alla traduzione paleoslava), può aiutare a capire le ragioni di tanta diversità e a gettare luce sulle ragioni della fortuna di questo testo. Omologare tutto in base ad una presunta logica purista, quindi, non solo manca di riscontri documentari, ma rischia di obliterare
le poche tracce vive che ancora restano. Illustrare, senza pregiudizi di sorta, le caratteristiche peculiari della tradizione delle MS, accettandone anche gli aspetti più ‘scandalosi’ dal punto di vista testuale, risponde all’idea che questo atteggiamento sia di maggiore utilità a chi vuol capire che tipo di testo sia e attraverso quali procedimenti si sia diffuso per così lungo tempo. IV. LE EDIZIONI
PRECEDENTI
Sulla base di quanto detto fin qui, penso che sia lustrare la distanza che la presente edizione intende precedenti.!° Le osservazioni relative al contenuto meno per tutte: un po’ più complessa la situazione riguarda l’impiego delle fonti.
più agevole ilprendere dalle valgono più o per quello che
? Per la verità sono rarissimi i casi in cui si è tentato di proporla. Su quali basi sia fondata l’affermazione di LAZARIDIS, 29, secondo cui «the material [per vedere cosa in-
tenda Lazaridis si veda oltre, n. 18] ... was probably gathered and put together by a Hellenistic scholar», sfugge alla mia comprensione, o forse solo alle mie conoscenze.
1° Quanto segue ha lo scopo di servire a chiarire le ragioni delle tante differenze
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INTRODUZIONE
Fino al 1812, la storia critica delle MS è la storia di Plan, da cui
deriva la prima edizione a stampa (Alopa, Firenze 1494, a cura di Janos Laskaris) e su cui, attraverso due ristampe presso Aldo Manuzio (1495 e 1512) si basano i primi interventi critici ed ecdotici:
Stephanus (1569: a lui per primo si deve l’identificazione di Plan con le MS, via Herm), Grotius (1626) e Brunck (1784).!!
Il primo ad i impiegare manoscritti che riportano raccolte o redazioni diverse è J.G. Schneider (1812), che basa il suo testo su A (di a),V (di b) e Wo (di c): il corpo principale del testo si basa su
A, di cui si segue la sequenza di monostici (cioè il primo di A è 1, ἢ ‘secondo 2 e così via); i versi che non sono in A vengono aggiunti in fondo: provengono da V, Wo e Plan; alcuni proseguono la numerazione, altri sono fuori numero. Esaurito A (che si interrompe con la sezione in o), è V a fare da modello. La pubblicazione di estratti isolati prosegue in sedi diverse: Boissonade, nei suoi Anecdota I (1829), pubblica estratti da P (di b) e Par (raccolta isolata), e fa alcuni accenni a B (di a). Piccolos (1853), estratti da F (a).
Ma un lavoro sistematico, nel frattempo, è ripreso solo da Meineke: prima in Menandri et Philemonis reliquiae (1823), poi nel IV volume dell’Editio Maior dei Fragmenta Comicorum Graecorum (1841), poi nell’Editio Minor (1 843). Il testo definitivo è comunque
quello dell’Editio Maior, con minime modifiche indicate nell’Ed. Min. Base del lavoro di Meineke, che riprende Schneider in molte scelte testuali e nel procedimento di assemblaggio del testo (nonché spesso nell’ordine), sono cinque manoscritti viennesi: A (di a) V (di b) Wi (di c) Vin (di Herm) e S (di [Greg.]): ad un corpo ori-
ginario di 564 versi vengono aggiunti 3 Supplementa: uno (565-593) da S, uno da Boissonade (594-637,'? notando però: «recepi non nisi ineditas, omissis etiam quae nimiam barbariem redolerent»), il terzo
(638-758) da «Aldo», cioè Plan. A parte i casi illustrati da Jäkel, di ripetizioni e di infiltrazioni indebite nel corpo del testo di Meineke di versi tratti da Brunck ma formali e testuali che, a grandi linee come in dettaglio, presenta la mia edizione. Va da sé che il mio atteggiamento nei confronti del lavoro di tutti i miei predecessori è di profondo rispetto e gratitudine: soprattutto con i lavori di Sternbach e Meyer ho potuto dialogare costantemente con grande profitto. 11 Per alcune osservazioni di massima su questi lavori, si veda pp. 108-109. 12 In precedenza (1838) il testo di Boissonade era stato già ripreso e unito ai 564 versi dell’ed. di Meineke in DUBNER, che, pur non avendo apprestato un’edizione critica, ha il merito di aver raccolto le traduzioni latine di Stephanus e Grotius.
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INTRODUZIONE
non attestati nella tradizione diretta delle MS,’ le fonti non vengono valorizzate nelle loro differenze, ma vengono recepite solo per quello che di nuovo e buono possono dare; comincia inoltre ad imporsi una marcata tendenza alla correzione ex silenzio, una ‘piaga’ destinata a dilagare in Jäkel. Ma prima di arrivare a Jäkel ci sono da registrare una censura e due tentativi falliti di una nuova edizione. La censura arriva da Kock, che decide di non inserire le MS nella sua edizione dei Comici, e che, per motivare la sua scelta, scrive un fondamentale articolo de-
dicato ad illustrare i meccanismi di formazione dei monostici e le loro caratteristiche linguistiche (il già citato Sammlungen): nonostante la sua sia soprattutto una pars destruens, ‚questo lavoro costituisce un campionario esemplare dei metodi più diffusi di ‘generazione’ e ‘rigenerazione’ dei monostici, ed un raffinato esercizio di sensibilità stilistica rivolto anche ai più derelitti di questi versi. I due tentativi falliti di edizione sono quelli di Leo Sternbach - che aveva raccolto in Menandrea (1891) e Curae (1893) il frutto
delle sue collazioni!* e delle sue osservazioni linguistiche senza dar poi seguito alle sue ricerche — e di Wilhelm Meyer aus Speyer. A Meyer dobbiamo la mirabile edizione della raccolta di U (Urb., del 1880) e la scoperta di K (Nachlese, del 1890), i due testimoni
più importanti di b. In merito alla sua edizione, possiamo affermare che era ad uno stadio avanzato di preparazione: presso la Niedersächsische Staats- und Universitätsbibliothek di Göttingen è conservato il Nachlass dello studioso, i in cui sono custodite le schede
di tutti i monostici poi confluiti in Jäkel (appendici comprese) e da cui si desume lo spoglio completo di tutta la tradizione manoscritta (già aggiornata nell’edizione di U) e dei primi lavori dedicati alle traduzioni (Jagié, Nauck, Mel. 2). A Meyer si deve, come detto, l’identificazione delle classi, e nono-
stante sia il primo ad affermare esplicitamente l’idea di un’originaria Ur-Sammlung di 1300-1500 versi di Euripide, Menandro ed altri poeti di tragedia e commedia da cui deriverebbe tutta la restante tradizione (Urb., 403), dalle sue carte emerge un atteggiamento maggiormente rispettoso nei confronti dei dati forniti dalla tradizione: 13 Cfr. Jäkel, xvi-xvii: si tratta dei Mon. 662, 664, 665, 679, 684, 687 e 688 Meineke.
Di due di essi (664 e 688) è stata poi effettivamente trovata traccia nelle traduzioni e nei papiri e sono quindi qui, rispettivamente, *909 e *965. Sul modo di lavorare di Brunck cfr. p. 109. 14 Si leggono ampie schede di S, Vat 1276 ([Greg.]) e di F, H, R (a) in Curse, e di
Vg e Marc di Plan in Menandrea.
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INTRODUZIONE
le sentenze sono disposte in un ordine che trova preciso riscontro in Jäkel ma sembrano dare un rilievo che in Jäkel manca ai cosiddetti ‘doppioni’ (vd. pp. 31-32). Dal Nachlass di Meyer dipende direttamente (per sua stessa ammissione, cfr. Diss., 14) il testo di Jakel,!5 la cui edizione riprende
da Meineke e Schneider il procedimento di assemblaggio progressivo dei monostici: lo studioso, pur affermando di porre prima i versi di a, poi quelli di b e così via (pp. vii-viii), in realtà non sempre rispetta questo ordine.
Rispetto alle edizioni precedenti è merito di Jikel aver aggiunto (oltre a tutti gli altri manoscritti - ma, come detto, già Meyer li conosceva) un cospicuo numero di papiri (Pap. I-XXI, anche se molti di essi sono a mio avviso da espungere).! Più discutibile il procedimento seguito nello stabilire il contenuto delle Appendices finali (1-14), destinate ad accogliere materiale vario: le retroversioni dal paleoslavo di Jagiè (App. 1), gli ‘scarti’ dai manoscritti greci (App. 2-11),!” un alfabeto morale edito da Piccolos (App. 12, ma altro non è che una versione lievemente modificata di Greg. Naz. Carm Mor. I 2, 30), la sezione della Vita Aesopi più ricca di contatti con le MS (App. 13), e una selezione di retroversioni latine della traduzione araba (App. 14). Dal punto di vista testuale, come accennato, c’è un aumento espo-
nenziale delle correzioni ex silentio e c’è un ricorso sistematico all’aggiustamento del testo sulla base di altre fonti o di congetture: nonostante il decisivo contributo fornito da Jäkel proprio in termini di informazioni relative alla tradizione indiretta dei monostici,
la sua edizione, più di ogni altra, denota una notevole insensibilità per la differenza fra fonti primarie e secondarie: a dimostrazione di ciò sta la quasi costante preferenza riservata alle seconde a scapito delle prime, anche in casi di equipollenza delle varianti. Corre l’obbligo di sottolineare il fatto che purtroppo l’edizione di Jäkel risente di un numero di errori materiali piuttosto alto, che coinvolge un po’ tutte le parti, dall’introduzione all’apparato. Di
poco precedente a Jäkel è l’edizione
di Edmonds
(1961), che
riprende Meineke anche nello schema e aggiunge nuovi Supplementa,
da Piccolos (F), Meyer (U), Brunck e da P.Giss.Lit. 3.4: grava però
15 Molte indicazioni relative a congetture di Meyer derivano direttamente dal Nachlass, così come molti nomi di studiosi citati in apparato e di cui ho trovato registrazione nelle carte di Meyer. 16 PERNIGOTTI, Appunti, 76.
17 Ma manca un criterio oggettivo, si veda n. 19 a p. 25.
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INTRODUZIONE
su quest'edizione, oltre al ricorso a volte eccessivo alla correzione ed alla congettura fantasiosa, il mancato controllo sulle fonti dirette. V. LA PRESENTE EDIZIONE
L’idea implicita che sta alla base del modo di procedere di tutte queste edizioni è quella meyeriana della grande Ur-Sammlung composta da trimetri tragici e comici perfetti, alla luce della quale la storia del testo delle MS non può essere letta se non come un graduale ma inesorabile processo di rovina, uno smembramento inarrestabile del puro modello originale, aggravato dalla contaminazione continua con materiali testuali nuovi e inferiori da tutti i punti di vista. Considerato sotto questo aspetto, è chiaro che il problema critico non può portare che ad applicare i procedimenti che abbiamo discusso prima, di correzione e ‘purificazione’ dei testi, in tutte le loro componenti. Ma procedere all’edizione critica con in mente l’idea di un’UrSammlung smembrata e contaminata determina anche un atteggiamento di sostanziale disinteresse per le fonti dirette e le loro caratteristiche; e, da questo punto di vista, le conseguenze, in chiave
ecdotica, sono anche più gravi.
Gli editori moderni, da Schneider a Jäkel, agevolati dall’ordina-
mento stesso delle MS e dall’assenza di legami tematici fra una sentenza e l’altra, hanno setacciato indistintamente raccolte e redazioni alla ricerca dei versi ‘adatti’, assemblandoli di volta in volta fino a
costituire compagini testuali sempre più ampie e sempre più lontane dalla realtà delle cose. Come abbiamo visto, è tipico di queste edizioni far succedere l’uno dopo l’altro monostici che provengono da fonti di origine e natura completamente diverse, e, se almeno fino all’edizione di Edmonds, quando l’editore rinviene contributi testuali in grado di fornire nuovo materiale testuale ha cura di indicarli aggiungendo a testo la segnalazione della nuova fonte, con Jakel sparisce dal testo qualsiasi indicazione visibile (e l’apparato in questo senso aiuta fino ad un certo punto), cosicché il lettore che apra l’edizione teubneriana è autorizzato a pensare che esista un testo denominato Menandri Sententiae costituito da 877 monostici: cosa che nella realtà non è mai avvenuta, non in quei termini, non
con quel numero di monostici, e non con quei versi.!* 1.
.
.
ἢ
18 La precisazione potrebbe apparire oziosa, se non fosse che ne mostra la stringente necessità un’altra sorprendente affermazione di LAZARIDIS, 28-30, che considera
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INTRODUZIONE
AI di là della grave forzatura dei dati della tradizione, quello che rende le precedenti edizioni insoddisfacenti sul piano critico testuale è proprio la mancanza di sensibilità alle caratteristiche della tradizione, e, di conseguenza, a quello che la tradizione può aiutare a
dire sul testo in sé.
Questa edizione vuole procedere nella direzione opposta, e, af-
fidandosi ai parametri generali esposti prima, intende
dare tutto il
rilievo che merita alla tradizione del testo (la diffusione e la circo-
lazione delle MS rappresentano un momento di grande interesse storico-culturale in sé), recuperare i molti dati cancellati nelle edizioni precedenti, e cercare così di fornire ai lettori gli strumenti necessari a farsi un’idea propria di tutta quanta la vicenda. Ogni possibile progresso verso una migliore comprensione delle dinamiche di formazione di questa stessa tradizione risulta compromesso da un approccio che tenti di eliminare le ‘imperfezioni’ o le ‘scorie’. Al di lì del grave rischio di soggettività che può risiedere nello stabilire che un determinato monostico è accettabile o non lo è, a spingere verso il superamento di una prospettiva di questo genere è l’idea che i dati forniti dalla tradizione vadano rispettati per quello che sono,!? e la convinzione che quanto più i contesti e le fonti vengono prima divisi, poi interrogati, tanto più il quadro si fa chiaro. Questa scelta determina una grave complicazione della fase ecdotica; ma è un prezzo necessario da pagare al rispetto dei dati della tradizione, ed all'obbligo di restituirne un quadro affidabile.
le MS una raccolta unitaria di 877 «proverbs» (sic), dotata di un vero e proprio autore (si parla esplicitamente di «author» e di «collector») e, come abbiamo visto, precisamente datata. 1° Un principio scontato, in sé, ma non nella storia delle edizioni delle MS; per fare
un esempio, sono molti i casi, soprattutto in Jäkel, in cui versi equipollenti sul piano tradizionale (ovvero riportati esclusivamente da una medesima fonte) fanno parte oppure no degli 877 ‘prescelti’, in base solo al gusto personale dell’editore. Per fare un esempio, i Mon. 198, 199 e 200 sono riportati solo da H come tutti quelli dell’App. 2 di Jäkel. Ma di casi del genere ce ne sono parecchi: per farsene un’idea, basta scorrere le schede dei manoscritti seguendo i monostici in neretto: quelli con un numero inferiore a 877 e privi di asterisco erano nel testo di Jäkel, gli altri, o nelle Appendici o in
apparato.
—2—
STRUTTURA DELL’EDIZIONE
STRUTTURA DELL’EDIZIONE La presente edizione è suddivisa come segue. Nella sezione Papiri e nella sezione Traduzioni vengono fornite descrizioni delle fonti e della tipologia delle tradizioni: sono molti i documenti in più in queste sezioni rispetto a Jäkel. Si è deciso di rinunciare a pubblicare i testi dei papiri in considerazione della prossima riedizione di tutti i papiri contenenti monostici nel volume Il.2-3 del CPF (Chreiai, Sentenze, Gnomologi). Il contributo offerto dai apiri è comunque recepito completamente nell’apparato finale [Menandri Sententiae (1-*1128)],
come momento fondamentale della storia e della tradizione dei singoli monostici. Per quello che riguarda il trattamento riservato al testo delle traduzioni si veda p. 34. Segue la sezione Raccolte per accumulo, in cui vengono analizzati i tre raggruppamenti (a, b, c), ed in cui viene data una descrizione dei relativi testimoni. All’interno della sezione, nel paragrafo Altre raccolte (pp. 74-78), sono descritti e commentati i manoscritti che riportano raccolte più brevi e non immediatamente collegabili ad un raggruppamento in particolare. Nelle Appendici finali, per ogni singolo manoscritto viene indicato il numero dei monostici in esso contenuti ed è proposto un confronto incrociato dei rispettivi patrimoni testuali, secondo le modalità indicate 44 loc. Nella sezione Redazioni si fornisce l’edizione completa di [Greg.] Plan ed Herm, preceduta da una breve descrizione delle relative tradizioni. Segue l’elenco finale, cioè la sezione Menandri Sententiae (1-*1029), in
cui, prima secondo zione ma ripartendo nostici conosciuti e taglio ed il criterio stesso elenco finale
la numerazione di Jäkel, poi proseguendo la numeradalle sentenze in alfa, sono riportati tutti gli altri moidentificati come tali in ordine alfabetico (per il detsi veda il paragrafo Numerazione, pp. 31-33). Dello fanno parte i Fragmenta e Papyris (*1030-*1128) e le
Retroversioni (*1129-*1 186) delle sentenze riportate solo in arabo e slavo.
Dopo l’Indice dei passi, l’Indice dei Monostici ripropone tutti i monostici noti in greco in ordine alfabetico. EDIZIONE 1. REDAZIONI
Il testo ricostruito è esclusivamente quello delle singole redazioni prese — 29 —
STRUTTURA DELL’EDIZIONE
come tali, il che significa che gli stessi monostici possono comparire nelle diverse redazioni con tratti testuali diversi: è sempre l’apparato dell’elenco finale a fornire la chiave per interpretare e seguire le reciproche differenze. Anche se proprio l’apparato finale rimane l’unico a fornire il quadro completo delle informazioni, è parso comunque opportuno riportare anche nell’apparato delle redazioni una serie di dati, in forma condensata, relativi alla posizione dei singoli monostici nella restante tradizione testuale delle MS (ogni riferimento puntuale ai dettagli testuali di questi altri momenti o alla tradizione indiretta o infine alle congetture degli studiosi è riportato per intero esclusivamente nell’apparato finale). Verranno forniti i seguenti dati usando le sigle sotto indicate: Numerazione: sulla sinistra del monostico è indicato il numero progressivo dell’elenco finale, sulla destra quello della redazione di appartenenza. a, b, c: indicano la presenza del monostico in questione anche in uno
dei raggruppamenti di raccolte. Questo richiamo è effettuato senza specificare il dettaglio dei manoscritti: è un dato che si può ricavare nell’apparato finale. A, B ecc.: quando il monostico è riportato da un singolo manoscritto, anche se il manoscritto appartiene ad uno dei raggruppamenti, per le motivazioni che sono esposte nell’Introduzione della sezione Raccolte, si riporta la sigla specifica del manoscritto interessato. [Greg.] Plan Herm: se il monostico è presente in una delle altre redazioni, si richiama semplicemente la sigla. Per il numero, si rimanda all’apparato finale. ar., slav., trad.: a differenza dell’apparato finale, in cui sono precisati i numeri, qui ci si limita a segnalare che il monostico in questione è riportato anche in ar.I (= ar.) nella traduzione slava (= slav.) o in entrambe queste ultime (= trad.). Essendo ar.II la traduzione di [Greg.] non la si è
indicata, se non nell’apparato finale. pap.: con questa sigla si indica semplicemente che il monostico in questione è riportato almeno in un papiro.
Accanto all’eliminazione dei dati testuali non strettamente inerenti alla tradizione delle rispettive redazioni, si è invece curato di indicare alcuni dati destinati a sparire dall’apparato dell’elenco finale: si tratta soprattutto di indicazioni ortografiche, utili più a chiarire il quadro della singola redazione, che quello della storia del monostico nel suo complesso. Nel caso in cui queste informazioni siano ritenute comunque importanti, sono riportate anche nell’apparato finale. 2. ELENCO FINALE («MENANDRI SENTENTIAE»: 1-*1186)
In questa sezione sono raccolti tutti i monostici noti, che provengano da papiri, raccolte o redazioni, senza porre fra di essi gerarchie di sorta;
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STRUTTURA DELL’EDIZIONE
l’unico requisito richiesto è che compaiano in uno dei testimoni delle MS: monostico per monostico, sono riportate tutte le informazioni, tutte le attestazioni di tradizione diretta e indiretta, tutti i contributi critici moderni
ritenuti utili. In questa sezione lo sguardo si concentra sul singolo monostico, sul suo percorso testuale e sull'impatto che questo percorso ha avuto sul testo. Per evitare rischi di fraintendimento, si è scelto di dare all’edizione non
tanto l’aspetto di un testo continuo (come in Jäkel), quanto piuttosto quello di una raccolta di frammenti (sul modello dei Poetae Comici Graeci di
Kassel e Austin), anche per non rischiare di presentare un testo dai troppo simili a quello delle redazioni. Comunque sia, chi voglia farsi dea della reale fisionomia delle varie morfologie delle MS, è invitato pre a consultare l’edizione delle redazioni o le schede dei manoscritti raccolte.
tratti un’isemdelle
Numerazione
La numerazione di Jäkel e dei suoi predecessori non poggia né su solide basi documentarie né su criteri oggettivi, ma interseca e fonde fonti diverse: nonostante questo, considerando che questa sezione serve solo a raccogliere i dati complessivi di ogni singolo monostico (si concentra, per così dire, sul dettaglio), e osservando come la rinascita recente degli studi
sulle MS abbia prodotto molti lavori che si basano sulla numerazione di Jakel,! si è preferito continuare a seguirla. Con delle limitazioni importanti. Doppioni: rappresentano il punto più delicato. Nella sua edizione, Jäkel (molto più dello stesso Meineke) tende ad annullare alcune differenze testuali importanti; in particolar modo mette in apparato, degradandole al semplice ruolo di varianti, quelle che sono vere e proprie versioni alternative di monostici: versioni talmente alternative da essere riportate insieme dagli stessi manoscritti, che le considerano in tutto e per tutto monostici distinti nonostante siano spesso molto simili fra loro. Di questi esempi ce ne sono molti, ed è mia opinione che il procedimento di Jäkel (ispirato a principi difficilmente compatibili con la natura di un testo come questo, quali la cura nell’evitare le ripetizioni) occulti in modo grave un elemento fondamentale della tradizione (i doppioni sono fra i tratti più caratteristici delle MS): si è quindi deciso di recuperarli. Per indicarne il legame con la versione ‘principale’ (pur non intendendo minimamente proporre una gerarchia interna), si è indicato con il numero semplice la versione stampata da Jäkel (a parte i casi in cui stampa un testo inaccettabile, ove il numero semplice è dato alla versione ad esso più vicina). Se per esempio 383 è κακοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ κακός, il suo
1 Anche il recente commento di Liapis permette sempre di recuperare, sulla colonna destra, il numero di Jäkel.
STRUTTURA DELL’EDIZIONE
‘doppione’, in questo caso σοφοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ σοφός è indicato
*383a (e così via, con b, c ecc. a seconda delle possibili versioni). Questo fa sì che nella sezione di monostici che, seguendo la numerazione di Jäkel, va da 1 a 877 siano presenti in questa edizione ben più di 877 sen‘tenze. Naturalmente, nella definizione di ‘doppione’ entrano in gioco fattori soggettivi: i criteri a cui mi sono attenuto sono la modifica del significato, dell’incipit, e della base documentale. In altri termini, un doppione può definirsi tale se rispetto ad un’altra versione inizia con una lettera diversa, come l’esempio fornito sopra (sappiamo già da Kock, Sammlungen quanto il cambio delle parole iniziali sia un procedimento ampiamente usato nella formazione delle raccolte di MS, allo scopo di arricchirle), se subisce delle modifiche tali da cambiare di significato, e se, pur non avendo apparentemente il benché minimo motivo di essere considerato altro rispetto al ‘gemello’, è considerato diverso dalla tradizione (è il caso per esempio di 840 e *840a, due monostici praticamente identici entrambi riportati da B). È importante non farsi condizionare da fattori estranei a questo tipo di tradizione, mentre è lecito, a mio avviso, dare rilievo a determinati te-
stimoni eterodossi e creativi (come K o U) che, sulla base del comportamento che seguono in genere, mostrano di aver avuto accesso a molte fonti autonome e che quindi, nei casi in cui forniscono versioni ‘personali’ (‘doppioni’ esclusivi) probabilmente lo fanno o per tradizione esclusiva o per intervento consapevole. Il discorso vale ancora di più per i molti doppioni di Plan (su cui si veda più ampiamente pp. 103-104): tra i motivi possibili della loro forma, uno potrebbe essere ovviamente l’ampio ricorso all’intervento congetturale tipico del dotto bizantino. Ma sappiamo anche bene che Planude aveva accesso a molti filoni della tradizione diretta, alcuni dei quali sono riemersi grazie ai contatti con i papiri e le traduzioni (p. 103), e allora dare spazio a questi doppioni (forse) d’autore, potrebbe in realtà aiutare a recuperare quello che resta di tradizioni perdute. In una storia critica in cui la tendenza principale è sempre stata quella all'omologazione, per una volta è parso meglio anche esagerare in senso contrario. D'altra parte è possibile che il lettore, consultando l’apparato, individui dei casi che possono a suo parere meritare un medesimo trattamento (o viceversa non trovare accettabili quelli qui scelti): al di là della componente di soggettività cui si è già accennato, aggiungo il fatto che molti casi a prima vista simili, in realtà possono essere spiegati con i normali processi di alterazione meccanica del testo presenti in tutte le tradizioni testuali. Rientrano in questa tipologia le semplici modifiche nell'ordine delle parole o lo scambio singolare/plurale. In ogni caso, la distinzione dei doppioni ha come scopo soprattutto quello di mettere il più possibile in luce uno dei fenomeni più caratteristici della vicenda testuale delle MS. Tutti i monostici in più rispetto a Jakel che si leggono in questa edizione (doppioni compresi), sono contrassegnati da un asterisco.
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STRUTTURA DELL’EDIZIONE
Monostici nuovi (*878-*1029): in questa parte sono riportati tutti i monostici greci relegati da Jäkel nelle Appendici," tutti quelli restituiti dai papiri (vecchi e nuovi) o dai nuovi manoscritti, e tutti quelli, conservati nelle traduzioni araba e slava, di cui sia stato trovato un corrispettivo greco attestato in altre fonti. L’ordine in cui compaiono questi monostici è strettamente alfabetico, ma non pretende di avere maggior ragione d’essere di quello di Jäkel: essendo solo un elenco riepilogativo, l’ordine cui si attiene ha un’importanza relativa. Come detto, fanno parte di questa sezione monostici ‘recuperati’, presenti già in Jäkel ma non per questo meno importanti di quelli posti da Jäkel nei primi 877: ad onor del vero, la qualità di molti di questi ‘scartati’ è in effetti assai scadente (vd. cruces, p. 36), ma
quello che si obietta a Jäkel, anche qui, non è il fatto di aver individuato diversi livelli di qualità, ma di averne dedotto una qualche gerarchia tradizionale priva di riscontri oggettivi. Fragmenta e papyris e Retroversioni: seguono, sempre numerati, i frammenti conservati su papiro, cioè quei resti di monostici per i quali non è stata trovata una ricostruzione soddisfacente (si tratta di casi in cui
interviene il giudizio personale, che non sempre coincide con quello dei primi editori) e le retroversioni dall’arabo e dal paleoslavo (su cui si veda Ρ. 497): anche questi materiali sono presentati in ordine alfabetico. Ordine dei testimoni
Sono presentate su quattro righi (ove vi sia completezza) tutte le tipologie di tradizione diretta delle MS secondo l’ordine seguente: Raccolte: Sono presentati (nell'ordine) i testimoni di a, b, c e quelli delle altre raccolte. Come vedremo meglio nel dettaglio, le sigle a e b non indicano esemplari ricostruiti ma raggruppamenti di testimoni tra loro imparentati: c fa caso a sé (vd. Raccolte, pp. 72-74), senza che questo ne determini un diverso peso tradizionale. Bastano due testimoni (es. AB) per autorizzare l’impiego della sigla riepilogativa che, per agevolare la comprensione, sarà presentata come segue: a(AB); ma la stessa sigla può essere realizzata da tutti i testimoni: a(ABBenC,C,DFHRVars) o da solo al-
cuni di essi. Le sigle di a sono riportate in ordine alfabetico; quelle di b secondo l’ordine KPDiVUColl,. Qui, come nell’apparato delle redazioni, se il testimone di un monostico è un singolo manoscritto, si è preferito citarlo come tale. Per i motivi di questa scelta si veda ancora Raccolte, pp. 59-62.
Redazioni: viene indicata la collocazione del monostico nella relativa
2 Non sono state riportate le come tradizione indiretta, nei casi centi. Non è stato recepito il Mon. estranea alla tradizione diretta dei
App. 12 e 13 (testi diversi, eventualmente da citare specifici) e le App. 1 e 14, superate da studi più re173 di Jäkel, in quanto proveniente da Jos, una fonte Monostici: cfr. ad loc.
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STRUTTURA DELL’EDIZIONE
redazione; per farlo si indica la sigla seguita dal numero; nel caso di Plan,
si riporta anche il titolo della sezione tematica, ad es., per il Mon. 26: Plan 305 (eig ὅρκον) Herm 5.
Papiri: viene indicata la sigla della collezione di appartenenza, seguita dal numero del rigo: invece di attenersi al sistema di Jakel (che enumera i papiri come Pap. I, Il ecc.), si è preferito lasciare al lettore la libertà di considerare ogni testimone per quello che è. In molti casi si è fatto ricorso ad indicazioni come ‘var.’ oppure (?) per segnalare casi problematici di attribuzione. Se comunque un papiro si trova indicato fra i testimoni, que-
sto significa che si ritiene che, nonostante le difficoltà di lettura, il mo-
nostico (o una sua qualche versione non interpretabile come un doppione), sia riportato dal papiro. Spesso il problema dell’identificazione sorge per motivi secondari, come lo stato di conservazione del papiro o un errore dello scriba. Traduzioni: le traduzioni araba I e Il (ar.I e ar.II) e quella slava (slav.) sono citate secondo le numerazioni, rispettivamente, di Ullmann e Mo-
rani: dal fondamentale lavoro di questi studiosi e da quelli di Führer dipende completamente ogni questione di identificazione, così come la possibilità di indicare in apparato la ricostruzione delle possibili varianti del modello greco. A tal proposito si è giudicato (contrariamente a quanto sostenuto da Morani,
Versione, 111-112) che, se considerate con le dovute
premesse metodologiche, tali lezioni potessero fungere da utile termine di paragone. In linea di massima, si è cercato di farvi riferimento solo nei casi sicuri: quando poi è l’identificazione stessa del monostico ad essere in dubbio, lo si è segnalato con un punto interrogativo, essendo sempre inteso che per ogni questione si rimanda comunque ai lavori degli specialisti. Apparato e constitutio textus: nell’apparato si è cercato di raccogliere tutte le informazioni utili: come detto, tornano qui anche i dati relativi alle redazioni (di cui sono richiamati in sigla anche i singoli testimoni), le occorrenze di tradizione indiretta e i contributi degli studiosi. Il criterio impiegato nel riportare le informazioni testuali dei manoscritti medioevali è stato quello della maggiore completezza possibile, con la necessaria eccezione degli errori ortografici più banali (iotacismi, accenti etc.). Oltre ad una generale considerazione di chiarezza, spinge verso questa omissione (che comunque non comprende gli errori dietro i quali possano celarsi informazioni interessanti) il livello medio della cura dei testimoni delle MS, in molti casi letteralmente devastati dalla sciatteria dei
copisti. Esemplare in questo senso il caso di uno dei manoscritti più im-
portanti (A), e di una delle redazioni (Herm).
Come detto più volte, per le scelte testuali ci si è affidati senza pregiudizi puristici ai dati forniti dalla tradizione, anche laddove questa forniva versi ametrici o poco eleganti, e anche nei casi in cui semplici aggiunte (δ᾽ o Y°)
o minime modifiche (come le elisioni) avrebbero portato
a restituire un testo ‘accettabile’, si è preferito rispettare il più possibile quello che i documenti conservano. Naturalmente, questa operazione non
— 34—
STRUTTURA DELL’EDIZIONE
è stata condotta senza criterio, e di fronte ai casi disperati si sono accolte o le congetture degli studiosi (su cui si veda infra) o le versioni di altre fonti. In questo senso, ancora una volta, gioca un ruolo cruciale Plan, la redazione che più di ogni altra interviene sul testo, correggendone spesso forma e senso. Nello specifico, esistono molti casi in cui Plan è testimone di un monostico insieme ad un’unica altra fonte, magari malridotta (spesso si tratta di B, un manoscritto di a che altrove mostra di indulgere all’omissione in modo piuttosto grave): in casi di questo tipo, e fate de mieux, è parso più logico rifarsi a Plan, spesso l’unico ad avere un testo comunque ‘presentabile’. Tuttavia, ove possibile, si è cercato di limitare al minimo indispensabile il ricorso ad una fonte così connotata; questo perché l’aver dedicato alle redazioni un’edizione specifica permette di dare spazio, nell’apparato dell’elenco finale, alle versioni testuali delle raccolte, altrimenti destinate
a sparire, e perché proprio la distinzione delle diverse tipologie e dei rispettivi testi permette di seguire meglio i percorsi dei singoli monostici fra redazioni e raccolte, manoscritti e papiri, sia che questi percorsi determinino dei mutamenti (o addirittura degli sdoppiamenti) sia che il verso proceda indenne fra le varie fasi della sua personale vicenda storicotradizionale. Rendere questo quadro il più possibile chiaro è l’obiettivo che si pone questa edizione. Critica testuale: strumenti e fonti Come si noterà, si fa spesso riferimento alle edizioni precedenti, anche per mettere in luce la differenza nelle scelte testuali: in linea di massima
si deve intendere che quando non viene indicato diversamente, il testo del singolo monostico è uguale in Schneider Meineke o Jäkel. Le edizioni e traduzioni recenti dipendono tutte da Jäkel, per cui se ne indicano solo i contributi nuovi (questo vale soprattutto per la più importante, quella di Liapis). Utile al controllo dell’apparato è poi sapere che una sigla del tipo Schn. app. a 1 è stata da me escogitata per indicare le non poche sentenze senza numero che Schneider pone in fondo alle sezioni della sua edizione. Le congetture: premesso che i principali contributi critici dedicati alle MS (Nauck, Schmidt, Blaydes, Richards, ma anche Herwerden,
Heimo-
seth, Hirschig e Bothe), dipendono dal testo di Meineke, si precisa che la linea seguita è stata quella di riportare soltanto le congetture che mettono in luce reali problemi del testo delle MS, e che forniscono soluzioni assennate. In molti casi, di fronte alla difficoltà o alla semplice sciatteria di questi testi, gli studiosi hanno dato sfogo alla fantasia più sfrenata, contravvenendo in alcuni casi ad alcune ‘regole non scritte’ che, a mio avviso, non andrebbero mai perse di vista nell’indagine di questa tradizione. Per — 35—
STRUTTURA DELL’EDIZIONE
esempio, non ritengo accettabili quegli interventi che stravolgono l’ordine delle parole modificando l’incipit del monostico o che ne mutano radicalmente il significato. Anche se rimane sempre vero il fatto che interventi del genere possono essere utili in altre prospettive (soprattutto diagnostiche), l'importante è non pretendere che servano a ricosirsire un originale perduto: se il significato del monostico è banale o la forma rozza, non è compito dell’editore delle MS cercare di migliorarli. Abbiamo prove concrete che la banalità e la scorrettezza formale possono essere considerate esse stesse caratteri originari di queste sentenze. Cruces: solo nei casi disperati, in cui l’assetto testuale del monostico è tale da non permettere di ricostruire un senso accettabile, se non a costo di interventi eccessivamente radicali, ci si è risolti ad introdurre le cr-
ces: il parametro di riferimento è esclusivamente quello del senso, ed è stata comunque tenuta presente una soglia estremamente alta di tollerabilità verso scorrettezze formali e sintattiche. D’altra parte, nella convin-
zione che lo spoglio della letteratura (gnomologica e non) possa prima o poi fornire ad altri la chiave per capire quello che i copisti non sono stati in grado di scrivere correttamente, si è preferito lasciare a testo la versione del manoscritto, riservando in apparato gli eventuali tentativi di correzione. Fonti indirette: uno dei problemi più delicati della storia e della critica del testo delle MS è quello delle attestazioni dei monostici al di fuori delle raccolte canoniche: la distinzione fra tradizione diretta e indiretta è trattata con una notevole superficialità dagli editori moderni. L’impiego stesso dei segni di uguaglianza o confronto rischia di generare incomprensioni o ambiguità. = Seguono questo segno tutti i casi in cui ritengo che il monostico abbia un’attestazione in una fonte diversa dalle MS (senza con questo voler affermare che questa stessa fonte cita dalle MS o viceversa). Quando il verso è stato riconosciuto nelle moderne edizioni come frammento tragico o comico (o per esempio quando rientra nel CPG), pongo come riferimento il numero d’ordine delle rispettive edizioni, facendo seguire le fonti.
Se il monostico fa parte di un’ecloga di versi piü ampia, indico il verso esatto (es. fr. 100, 1) e poi riporto l’ecloga intera (1-5: ecc.). Se il mono-
stico ha sia una tradizione autonoma dizione come parte di un’ecloga più l’altra. Data l’importanza che hanno dizione indiretta, ho sempre cercato
in quanto verso singolo, sia una traampia, allora riporto prima l’una poi le peregrinazioni dei versi nella tradi valorizzare il contesto di queste
altre occorrenze, con una particolare cura per il problema delle attribu-
zioni: sia che fossero segnalate attraverso veri e proprio lemmi sia che fossero ricavabili in modo diverso. =
Seguono questo segno i casi in cui fra il monostico e l’attestazione
di tradizione indiretta esiste un rapporto stretto ma articolato: di solito grazie a pochi ma significativi cambiamenti (che per lo più riguardano la lettera incipitaria o il significato, modificato con cambiamenti interni al testo), si può affermare che il monostico ed il verso in questione sono in — 36—
STRUTTURA DELL’EDIZIONE
un reciproco rapporto diretto di rielaborazione. Per la maggior parte dei casi, sembra che sia il monostico a rielaborare, ad esempio, un verso di
Euripide, ma non mancano forse casi contrari, cioè di rapporti con fonti più ‘recenti’. Come si noterà, all’origine dei fenomeni elencati in questa sezione stanno gli stessi procedimenti che sono alla base dell’identificazione dei doppioni. Cf. : segue questa indicazione una quantità veramente eterogenea di materiali testuali. Premesso che la diffusione dei temi gnomici è sterminata, e che — grazie soprattutto ai recenti lavori di Renzo Tosi sulle sentenze greche e latine, di Maria Tziatzi Papagianni sui Detti dei Sette Sapienti e di Vayos Liapis sulle MS — questa diffusione è stata esaminata con grandissima cura, mi sono posto come obiettivo di selezionare in questa sezione quei materiali che ritengo più utili all’analisi testuale in sé. Il criterio che mi ha guidato nella selezione del materiale è essenzialmente formale: mi preme vagliare la produttività di alcune locuzioni, di alcune strutture, di alcuni nessi sintattici. Sia prestando attenzione alle fasi costitutive vere e proprie, sia alla capacità di diffusione dei singoli versi in ambiti diversi, sono stati messi in rilievo soprattutto i casi in cui si possono vedere im-
piegati gli ‘strumenti di lavoro’ (consapevoli ed inconsapevoli) dei tanti anonimi autori di monostici, o in cui si possa immaginare che i monostici stessi siano serviti per attivare nuove creazioni o abbiano lasciato traccia di sé (nella memoria di antichi studenti/lettori) in altri contesti. Dettano quindi la scelta delle fonti le strutture formali simili, l’espressione di tematiche analoghe realizzate attraverso l’uso di sostantivi e sintagmi uguali, l'utilizzo di veri e propri ‘tronconi’ di versi (per lo più ricavati dalla tragedia o dalla commedia) per creare nuove entità testuali, l’allargamento di strutture più semplici (molto spesso i detti dei Sette Sapienti), o al contrario la compressione in un monostico di ecloghe più ampie.’ La differenza rispetto alla sezione precedente sta nella molteplicità dei possibili candidati che la tradizione indiretta fornisce come probabilmente coinvolti nella rielaborazione (o nella memoria).
Gnomologi bizantini: un discorso a sé merita il problema del confronto dei monostici con la letteratura gnomologica bizantina, oggi nuovamente tornata ad attirare l’attenzione degli studiosi, ma fino a poco tempo fa interessata solo da poche edizioni critiche, spesso apprestate con mezzi limitati. La grande complessità che contraddistingue i rapporti reciproci fra grandi e piccole raccolte è tale, che il cammino è lontano da essere compiuto, seppure siano stati fatti importanti passi avanti.* Ciò considerato, e tenuto conto del fatto che le MS appartengono ad una vicenda tradizionale a sé, di cui l’intersezione con la gnomologia bizantina è solo
5 Sono fenomeni ben noti e ampiamente studiati: su di essi si vedano almeno MARTINELLI, Estrazione e LiAPIS, How
to make.
4 Per un quadro complessivo rimando almeno al classico RICHARD, Florilèges, tut-
-3 —
STRUTTURA DELL’EDIZIONE
uno dei tanti momenti, ho preferito fare riferimento solo alle edizioni più recenti e affidabili (soprattutto di Georg., GBA, Gnom.
Bas., [Max.]), ri-
mandando a queste per ulteriori approfondimenti e paralleli tardi. In generale, il rapporto fra MS e tradizione indiretta deve essere considerato molto accuratamente, facendo sempre attenzione sia al tipo di paralleli chiamati in causa (ne possono capitare di peso, età e tipologia diversissimi fra loro, provenienti da Eschilo come da Gregorio di Nazianzo), sia alla tipologia testuale delle MS coinvolta. Molti di questi ‘contatti’ celano dietro il semplice numero del monostico richiamato nell’Indice dei passi situazioni estremamente diverse fra loro: tra il caso particolare di un singolo manoscritto che estrae (personalmente?) un verso di Menandro, e l'accordo complessivo di tutti quanti i membri della tradizione (raccolte, redazioni, papiri, traduzioni) nel riportare la rielaborazione di un estratto di tragedia, il tipo di rapporto con la tradizione indiretta cambia considerevolmente. L’invito è a pesare sempre molto attentamente i dati a disposizione, dall’una e dall’altra parte del problema, tenendo sempre bene presente che la tradizione delle MS non è mai una tradizione.
tora fondamentale per la ricchezza di informazioni sui singoli manoscritti, RICO, Gromologi, che fa il punto sullo stato attuale della situazione.
--. 38—-
e a ODO-
PAPIRI
PAPIRI
Come ho avuto modo di sostenere più volte in altre sedi,! la documentazione papiracea delle MS deve essere valutata valorizzando il più possibile le modalità con cui è tramandata; a fronte di una sostanziale indifferenza verso i caratteri dei testimoni mostrata da Jk., ritengo opportuno distinguere bene fra tradizione diretta e indiretta e fra tipologie di testimoni (primari e secondari). Come detto nell’introduzione, i papiri conservano in genere raccolte brevi o di modesta estensione; in particolare, mostra ampia diffusione la tipologia con una sola sentenza per lettera. Tipica della tradizione antica è anche l’attestazione isolata di monostici, spesso copiati sui supporti più vari (ostraca, tavolette cerate, lignee, calcaree): si tratta di casi in cui resta difficile stabilire
il confine fra tradizione diretta ed indiretta. Nell’apparato critico delle MS ho comunque equiparato queste testimonianze a quelle di tradizione diretta, pur trattandosi di casi meno sicuri. Appartengono invece sicuramente alla tradizione indiretta le numerose attestazioni di singoli monostici in florilegi vari tramandati su papiro, compresi ‘casi Timite” come quello di P.Schub. 29, un papiro che riporta un gran numero di versi poi confluiti nelle raccolte dei monostici, ma senza rispettare l’acrostico alfabetico: rimane un testimone senza dubbio problematico, ma, con Funghi, Tipologie, 13-14 e Martinelli, Contributo, 692, preferisco mantenerlo su di un piano
diverso rispetto ai testimoni primari. In linea generale, di fronte alla fase antica della tradizione delle MS occorre un atteggiamento maggiormente consapevole; è grazie allo studio delle caratteristiche dei documenti di questo periodo e della loro reciproca intersezione che si possono trarre indicazioni utili per interpretare le fasi successive, soprattutto ora che, grazie a Funghi, Tipologie, si è liberato il campo da una sorta di pregiudizio relativo alle modalità di circolazione di queste raccolte: i testi-
! Rimando ai miei Appunti; Varietà; Osservazioni. Da ultimo è tornata ad affrontare il problema MARTINELLI, // contributo.
--41 ---
PAPIRI
moni antichi non appartengono esclusivamente alla categoria dei prodotti scolastici, ma comprendono anche documenti d’uso personale e, almeno in un caso (P.Oxy. 3006), veri e propri prodotti librari.
1. RACCOLTE
CON
PIÙ MONOSTICI
PER LETTERA
P.Giss.Lit. 3.4 (inv. 348) = P.Iand. V 77 (Pap. IMI Jk.), II/ITI sec. Si tratta della testimonianza più antica del titolo Μενάνδρου Γνῶμαι, vergato alla fine della raccolta, e seguito da una nota di approvazione di un maestro all’allievo copista, κ[ε]χάρισται; è, questa, una prova certa della destinazione scolastica del documento, anche se la scrittura rivela comunque un livello di apprendimento superiore. Il papiro conserva 10 Monostici in ὦ: di questi, sei non hanno paralleli nella tradizione medioevale (tre non hanno paralleli tout court). K. KALBFLEISCH, Hermes 63 (1928), 100-102; ID., in Papyri Iandanae, cum discipulis edidit Kalbfleisch C., fasc. 5 (1931), Literarische Stücke und Verwandtes, 180, n° 77 (tav. XVI); KUHLMANN, 72-76; A. KORTE, APF 10 (1932), 56, n° 731; D.L. PAGE, Greek Literary Papyri III, London-New York, Loeb 1942?, 260-261, n° 56; LANOWSKI, 47; D. HAGEDORN, ZPE 32 (1978), 34-35; W. BRASHEAR, YCIS 28 (1985), 9-12; FUNGHI, Tipologie, 1516; CGFP
322; MP?
1591; LDAB
2453.
P.Oxy. XLII 3006, III sec. d.C. Due colonne di scrittura per 26 sentenze in a: notevoli i rapporti con a, rispetto alla quale è forse il documento antico più prossimo. Fra i papiri è, a giudizio di Funghi, Tipologie, 14, l’«unico testimone diretto di un libro contenente una raccolta di Menandri Sententiae». Veramente notevole, infatti, il ricorso a lettere incipitarie di modulo maggiore ed alla disposizione stichica, pratiche ampiamente attestate nella tradizione bizantina. P. Parsons, The Oxyrhynchus Papyri, XLII (1974), 26-28 (tav. IV); J. DIGGLE, ZPE 16 (1975), 76; R. FÜHRER, ZPE 27 (1977), 76; ΤῈ. BRUNNER, ZPE 66 (1986), 295-296; JARCHO; FUNGHI, Tipologie, 15-16; MP? 1592.4; LDAB
2686.
P.Mil.Vogl. inv. 12417, III sec. d.C. Sul verso di un testo filosofico, restano tracce di una raccolta di 22 sentenze in a, che mostra interessanti contatti con P.Oxy. 3006
e, a differenza di questo, una notevole quantità di monostici senza paralleli (cfr. Mon. *1035-*1042). — 42—
PAPIRI
FuNGHI, PMilVogliano; E. PUGLIA, La cura del libro nel mondo an-
tico, Napoli, Liguori 1997, 49 e passim (tav. 12); MP? 1585.01; LDAB 5351. P.Oxy. XXXIII 2661, fine III sec. d.C.
Si tratta di un testimone piuttosto particolare, nel quale la disposizione alfabetica viene ad un certo punto abbandonata per proseguire senza un ordine preciso: nonostante questa particolarità, preferisco continuare a considerarlo un testimone primario delle MS (con Martinelli, Contributo, 687; contra Funghi, Tipologie, 13-
14, che lo assimila a P.Schub. 29: si tratta comunque di due casi limite). L. INGRAMS, The Oxyrbynchus Papyri, XXXIII (1968), 79-82; F. UE-
BEL, APF 21 (1971), 184, n° 1162; R. FUHRER, ZPE 27 (1977), 76; T.F. BRUNNER,
ZPE
66 (1986), 294-295; CGFP
338; MP?
1592.1; LDAB
2693.
O.Petr.Mus., fine V sec.
M.S. Funghi e M.C. Martinelli hanno di recente pubblicato due serie distinte di ostraca, ciascuna scritta da un’unica mano:
una
(Gruppo A, di provenienza incerta, ma di probabile area tebana) affianca alle MS testi cristiani (tra cui Atti degli Apostoli e Lettere, vd. Römer) e Iliade I, l’altra (Gruppo B, proveniente da Denderah) riporta solo MS. Nel complesso, si tratta di una ricchissima raccolta di sentenze, che abbraccia buona parte dell’alfabeto a partire dalla lettera ö ed in cui, significativamente, la percentuale di
versi esclusivi, pur buona, comincia a diminuire. Il probabile «impiego di questi testi per l'insegnamento in un monastero» (Funghi, Tipologie, 18) è un’ulteriore conferma della precoce diffusione delle MS in ambito cristiano. Convivono, nei testi riportati, notevoli se-
gni di contatto con b, non esclusivi, però, e perciò non completamente decisivi. Gruppo A O.Petr.Mus.
62593
[1], FUNGHI-MARTINELLI,
OPetrie,
150-152;
MP?
62572
[2], FUNGHI-MARTINELLI,
OPetrie,
152-153;
MP?
1586.01. O.Petr.Mus.
1586.02. O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]. Per O.Petr. 449 (Pap. X Jk.), TAIT, 150; SPINELLI; P. COLLART, BIFAO 30 (1931), 417-423; In., CE 8 (1933),
164-166; W.
LUPPE,
ZPE
75 (1988), 51-52;
CGFP
329; CRIBIORE
311; MP? 1585; LDAB
2451. Completo soltanto in FUNGHI-MARTINELLI,
OPetrie, 153-158. O.Petr.Mus. 62571
[6], FUNGHI-MARTINELLI,
1586.05.
—43 —
OPetrie,
162-164;
MP?
PAPIRI
O.Petr.Mus. 1586.07. O.Petr.Mus. 1586.13.
Gruppo B O.Petr.Mus.
62576 [8], FUNGHI-MARTINELLI,
OPetrie,
166-170; MP?
62570
[13], FUNGHI-MARTINELLI,
OPetrie,
177-178; MP?
62581
+ 62582
[4], FUNGHI-MARTINELLI,
OPetrie,
158-
O.Petr.Mus. 62580 + 62587 [5], FUNGHI-MARTINELLI, 162; MP? 1586.04.
OPetrie,
159-
165-166;
MP?
159; MP? 1586.03. O.Petr.Mus.
62588
[7], FUNGHI-MARTINELLI,
OPetrie,
1586.06. O.Petr.Mus. 62577 + 62578 + 62579 + 62590 [9], FUNGHI-MARTINELLI, OPetrie, 170-172; MP? 1586.08. O.Petr.Mus. 62586 [10], FUNGHI-MARTINELLI,
OPetrie, 172-173; MP?
1586.09. O.Petr.Mus.
62585
+ 62591
O.Petr.Mus.
62589
[12], FUNGHI-MARTINELLI,
175; MP? 1586.11.
[11], FUNGHI-MARTINELLI, OPetrie,
OPetrie,
173-
175-177; MP?
1586.12.
O.Petr.Mus. 328840: inedito (di prossima pubblicazione in ZPE [2008] sempre a cura di M.S. Funghi e M.C. Martinelli, che ringrazio per avermi messo a disposizione il frutto delle loro ricerche). Nel complesso, vd. FUNGHI, Tipologie, 17-19; FUNGHI-MARTINELLI, OPetrie; RÖMER; R. FÜHRER, ZPE 149 (2004), 38.
O.Petr. 405 (Pap. IX Jk.), fine V sec. L’ostracon, ora perduto, conservava tracce leggibili di una decina di monostici (lettere 1 - 0), uno solo dei quali non troverebbe riscontri; ma l'impossibilità di una nuova verifica impone prudenza nel valutare il reale stato del documento. TAIT, 144; M.P. COLLART, BIFAO 30 (1930), 417-423; W.G. WADDELL,
ÉPap 1 (1932), 18; CGFP 328; CRIBIORE 312; MP? 1587; LDAB 2450.
P.Copt. = P.Vat.gr. 17 + KHM Wien inv. 8594 a-i + 8587 a-d (olim P.Innsb.Copt. 7), VI/VII sec. (solamente P.Vat.gr. 17 = Pap. XIV Jk.) P.Copt. II = P.Lond. VIII fol. 1a + 3b, V/VI sec. Redatta in due copie (P.Copt. II è la più antica ma anche quella peggio conservata, limitata com’è agli scarni resti di due colonne), è una raccolta che riporta un ampio numero di monostici (circa 70) dotati di traduzione copta (si alternano un monostico greco e la sua traduzione). Dati caratteristici sono i forti segnali di contatti con b (che però, come negli O.Petr.Mus., non sono esclusivi) e la note--- 44 —
PAPIRI
vole verve creativa dei suoi redattori: si segnala in particolare una serie di sentenze sul tema dei γράμματα riportate solo da P.Copt.
Contraddistingue il testo greco una serie notevole di errori, superiore alla norma. D. HAGEDORN - M. WEBER, ZPE 3 (1968), 15-50 (= H.-W.); F. UEBEL, APF 21 (1971), 185, n° 1163; G.M. BROWNE - L. KOENEN, ZPE 8 (1971), 105-108; H. SATZINGER, CE 47 (1972), 351-354; M. MARCOVICH, ZPE 20 (1976), 45-46; G.M. BROWNE, ZPE 23 (1976), 45-47; R. FÜHRER,
ZPE 59 (1986), 36; M.R.M. HasıTzka, MPER XVIII 269 (tavv. 95-96); M MORANI,
Le Muséon,
109 (1996),
127-136;
S. PERNIGOTTI,
La redazione
copta dei Monostici e il suo ambiente culturale, in Aspetti I, 71-81; CGFP 333 (solo P.Vat.); MP? 1583 (P.Copt. II = MP? 1583.1); LDAB 2452.
T.Mon.Ep. = O.Mon.Epiph. II 615 (Pap. XIII Jk.), VI/VII sec.
Tavoletta calcarea proveniente dal Monastero di Epifanio (ancora ambiente monastico, dunque), in particolare dalla cella del monaco Mosè, che sappiamo aver copiato testi greci e copti (Funghi,
Tipologie, 14 n. 35, forse un caso analogo anche per la mano del
Gruppo A degli O.Petr.Mus., vd. Funghi-Martinelli, OPetrie, 143;
Römer, 186-190). Le condizioni attuali del manufatto - disperate costringono ad affidarsi quasi esclusivamente alle prime edizioni, costrette a loro volta a fronteggiare un documento che, al pari e più di P.Copt., si distingue per Festrema scorrettezza linguistica: ciò non impedisce di osservare una stretta parentela proprio con la redazione greco-copta. CRUM-EVELYN WHITE, 135 e 320-321, n° 615 (MMA. A»; A. KÖRTE, APF 11 (1935), 264, n° 812; LANOWSRI, CRIBIORE 319; MP? 1582; LDAB 2454.
14. 1. 210), «Cell 50-59; CGFP
332;
2. RACCOLTE CON UN MONOSTICO PER LETTERA P.Oxy. XLII 3004, I sec. d.C. Nonostante l’appartenenza ai ‘primordi’ della trasmissione testuale delle MS non possa essere messa in discussione, colpisce di questa raccolta l’alto numero di monostici che non hanno avuto attestazioni successive (almeno 11 sui 14 conservati) e la tendenza, nei primi versi, a costituire piccoli gruppi tematici omogenei: il fenomeno, secondo quanto osservato da Parsons, interessa probabilmente
i primi sette righi (il tema è padri e figli: Mon. *1032, *1043, *1049, *903, *1058, *919, *921). Altro carattere notevole di questa raccolta
è la presenza di un nome proprio all’interno di una sentenza (v. 1 = Mon. *1032, per una pericope che potrebbe coprire i rr. 1-3, cfr. -45 —
PAPIRI
Funghi-Martinelli,
In Margine, 432): il processo di ‘assolutizzazione’
del dettato gnomico tende ad eliminare fenomeni del genere. P. Parsons, The Oxyrbynchus Papyri, XLII (1974), 19-21 (tav. I); M MARCOVICH, ZPE 18 (1975), 168-169; JARCHO, 117-125; FUNGHI-MARTINELLI, In Margine; CRIBIORE 255; MP? 1592.2; LDAB 4377.
P.Vind. G 19999 A (Pap. IV Jk.), I sec. d.C.
In questo papiro, proveniente da Dime (Soknopaiou Nesos), la raccolta presenta l’ordine alfabetico rovesciato (ὦ - a, completo); il testo ha alcuni tratti comuni con P.Oxy. 3004, come l’alto numero di Monostici esclusivi, la tendenza a costituire gruppi di versi tematicamente omogenei (cfr. i Mon. *1026-*1029) e quella a presentare sentenze con nomi di persona: si collega materialmente a P.Vind. G 19999 B
(vd. infra).
H. OELLACHER, MPER III 24; 5. JAKEL, Eos 73 (1985), 247-250; A. KÖRTE, APF 14 (1941), 125-127, n° 971; LANOWSRI, 45 n. 36; A. BORGO-
GNO, Hermes 99 (1971), 374-375; H. HARRAUER - K.A. WoRP, Tyche 8 (1993), 36; FUNGHI, Tipologie, 11-12; CGFP 323; CRIBIORE 262; MP? 1584;
LDAB 2446 (vd. infra, p. 49, PVind. G 19999 B). O.Milne 1 (Pap. VIII Jk.), II sec. d.C. Dalle tracce di dodici sentenze superstiti (lettere a - u) risulta
difficile ricostruire testi compatibili con le forme note dalla tradizione medioevale delle MS: ancora un tratto di originalità (certamente dovuta anche all’antichità) di questo tipo di raccolte. J.G. MILNE, [ΕΑ 8 (1922), 156-157 (testo ricostruito da G. MURRAY); A. KÖRTE, APF 8 (1927), 259-261, n° 686; CGFP 327; CRIBIORE 272; MP? 1586; LDAB 2447.
P.Bour. 1 = P.Sorb. inv. 826, ff. VIIv-IXv (Pap. II Jk.), VI sec.
Della sezione di MS di questo celeberrimo a - ὦ), soprattutto grazie al confronto con i stessa tipologia, colpisce il graduale aumento di di cui 15 tornano nella tradizione medioevale, un altro testimone della precoce circolazione cristiano.
papiro (24 testimoni monostici 4 in altri delle MS
sentenze, di questa ‘noti’ (19, papiri); è in ambito
P. JOUGUET - P. PERDRIZET, Le Papyrus Bouriant n. 1, un cahier d’e-
colier grec d’Egypte, Studien zur Palaeographie und Papyruskunde 6 (1906), 148-161; P. COLLART, Les Papyrus Bouriant, Paris, Champion 27; A. KÖRTE,
APF
6 (1920), 266, n° 519; LANOWSKI,
STIANINI, CPF
1I.1** 48, 1T; FUNGHI,
BIORE 393; MP? 2643; LDAB
Tipologie, 11-13; CGFP
2744.
P.Ryl. I 41 (Pap. XVI Jk.), VI sec. — 46 —
1926, 17-
44, n. 34; G. BA-
321; CRI-
PAPIRI
Resti di quattro sentenze (6 - ©): sul verso, tracce di scrittura copta. A. HUNT, Catalogue of the Greek Papyri in the John Rylands Library, Manchester, University Press 1911, vol. I, 75, n° 41; A. KÖRTE, APF
6
(1920), 267, n° 521; D. HAGEDORN, ZPE 32 (1978), 34-35; CGFP 334; CRI-
BIORE 316; MP? 2662; LDAB
3. ATTESTAZIONI
6303.
ISOLATE
DI MONOSTICI
All’interno di questo elenco compaiono testimonianze diversissime tra loro: ma anche questa diversità di forme e contesti è un tratto distintivo tipico della tradizione antica delle MS. Si segnalano in particolare le attestazioni di O.Claud. 184-187, in cui compare,
ripetuto quattro volte, un verso del Citarista di Menandro non ancora ‘depurato’ da un nome proprio (ma presente tale e quale anche in P.Vind. G 19999 A, Mon. *1026), e inoltre, l’O.Vind., altro testimone greco-copto, P. Scheyen, con adattamento cristiano e combinazione con un altro famoso testo gnomico (l’Ad Demonicum pseudo isocratea), la celeberrima tavoletta scolastica del P.Lond.Lit. 253, o la copertina lignea di un codice (T.Köln 21), in cui un monostico fa la sua comparsa in mezzo a scarabocchi e disegni vari. In un certo senso equiparabile è il caso di CIL IV, Suppl. 3, fasc. 2, 8895, graffito pompeiano in cui W.D. LEBEK, ZPE 28 (1978), 286, ha riconosciuto Mon. 747. P.Lond.Lit. 253 (Pap. XI Jk.), Br.Libr. Add. Ms. 34186 (1), II sec. d.C.; D.C. HESSELING, JHS 13 (1893), 296; F.G. KENYON, JHS 29 (1909), 3940; W. BRASHEAR, ZPE 86 (1991), 231-232; FUNGHI, Tipologie, 6-7; TURNER, GMAW, 4; CGFP 330; CRIBIORE 383; MP? 2713; LDAB 2642. O.Milne 2 (Pap. XVII Jk.), II sec. d.C.; J.G. MILNE, JHS 28 (1908), 126; CGFP 8; CRIBIORE 189; Pack? 2720; LDAB 225. O.Claud. 184-187, II sec. d.C.; Mors Claudianus, Ostraca Graeca et Latina, I (O. Claud. 1 è 190), Le Caire 1992 («DFIFAO», XXIX), cap.
IX (Writing and reading exercises) a cura di W.E.H.
COCKLE,
172-174
(tavv. XXXII e XXXIII); FUNGHI, Tipologie, 9-11; CRIBIORE 194-197; MP? 2679.04-07;
LDAB
2636-2639.
T.Köln 21, IIVIV sec.; L. KOENEN, ZPE 13 (1974), 97-103 (tav. 6);
G.B. PHILIPP, ZPE 24 (1977), 54; ID., Gymnasium 85 (1978), 151-159 (tav. 8); HORAK, 228 (ViP 1); CRIBIORE 216; MP? 2643.2; LDAB 2075. MND, 6-7 e MND 552 L (‘face’) 1, 7-8, IV sec.; B. BOYAVAL, ZPE 17 (1975), 229-231; CRIBIORE 396; MP? 2643.1 + 2307.1 + van Haelst 239; LDAB
2746.
— 47 —
PAPIRI
T.Mus.Périgord inv. 2382, IV sec., da Hermupolis; G. NACHTERGAEL, CE 66 (1991), 221-225 (con tavola); J.-L. FOURNET - M. PEZIN, ZPE 91
(1992), 103-106 (tav. VI); CRIBIORE 220; MP? 1322.01; LDAB 2717. T.Würzburg
K 1020,
1023, IV/V sec.; W.
(1986), 8-9, 11-12; CRIBIORE 5867.
BRASHEAR,
Enchoria
150, 148; MP? 2704.83, 2704.84; LDAB
14
5866,
T.Berol. 14000, IV/V sec.; SB III 6218; CRIBIORE 404; MP? 2737; LDAB 5786.
T.Louvre inv. AF 1195 (‘face A’), V sec.; P. CAUDERLIER, RA 1983, 276-279 (tavv. 6-7); CRIBIORE 160; MP? 2714.1; LDAB 6062. T.Univ.Mich. inv. 29974 (“inner text’), VIVI sec.; P. VAN MINNEN, ZPE 93 (1992), 209-211; CRIBIORE 158; MP? 2704.87; LDAB 6130. P.Schoyen I 11, olim T.Moen. inv. 78 (faccia B), VII sec.; P.J. SIJPESTEIN, ZPE 52 (1983), 291-292; AGOSTI, 37-40; CRIBIORE 229; MP? 2736.2; LDAB 2549,
O.Vind. K. 674 = O.Crum 403 (Pap. XII Jk.), VII sec.; D. HAGEDORN M. WEBER, ZPE (tav. 96); CGFP
3 (1968), 49-50; M.R.M. 331; CRIBIORE 228; MP?
HASITZKA, MPER 1583.2; LDAB
TIFAO s.n. (Pap. XV Jk.), (‘face A’), V/VI FEBVRE, BCH 28 (1904), 203 n. 2 e 208-209; MP? 1341 + 1857.3; LDAB 3534,
4. MONOSTICI
XVIII 268
2723.
sec.; P. JOUGUET - G. LECGFP
211; CRIBIORE
159;
ISOLATI MA ATTRIBUITI
Per pura comodità ho distinto i casi in cui un monostico compare isolato ed attribuito ad altri autori: nello specifico, Euripide e Talete. Un caso per altri versi molto interessante è quello di PSI IX 1093 (II d.C.), un testo che tratta delle massime dei Sette Sapienti
e di problemi di attribuzione di alcuni detti (particolare attenzione
è rivolta allo γνῶθι σαυτόν); a col. II 52-60 viene discussa l’attribuzione di un verso tramandato anche fra le MS (292): l’autore del
testo ne afferma la paternità di Dionigi (accolta oggi) contro l’attribuzione di alcuni ad Euripide (cfr. F. MONTANARI, CPF 1.15 29 1T, 32 2T, 1.1** 59 2T). Una ragione in più, a mio parere, per valorizzare con cura i contesti di trasmissione dei singoli versi. O.Clermont-Ganneau X32, II sec. d.C. (Mon. 732 attribuito ad Euripide); P. COLLART, CRAI (1945), 249-258; LOZACHMEUR, 435-438; CRIBIORE
190; MP? 2656; LDAB
MND
539.
552 L (‘face’) 2, 15-16, IV sec. (Mon. 698 attribuito a Talete);
B. BoYAVAL,
ZPE
17 (1975), 232; CRIBIORE
van Haelst 239; LDAB
2746.
-48 —
396; MP?
2643.1
+ 2307.1
+
PAPIRI
5. GNOMOLOGI
E ALTRI
CONTESTI
La gran quantità di gnomologi restituita dai papiri comprende raccolte che si intersecano a vario titolo con le MS ma che ritengo necessario non considerare testimoni di tradizione diretta, contra-
riamente a Jk. (Pernigotti, Appunti,
73-75 e Osservazioni): è op-
portuno distinguerei florilegi veri e propri P.EES, P.Oxy. XLII 3005 e PSI XV 1476) dalle compilazioni più complesse, ini cui la presenza di monostici, anche cospicua, non trova riscontro in una fisionomia del testo chiara (P.Schub. 29). Particolarmente interes-
santi, in questo senso, sono quei testi in cui i monostici sembrano sottoposti a diversi tipi di rielaborazione; P.Vind. G 19999 B (che va ad unirsi fisicamente al gemello P.Vind. G 19999 A per cui vd. supra), sembra sviluppare un dialogo fra padre e figlio, mentre P.Stras. inv. 1016, sempre a partire da monostici attestati altrove, crea distici misogini. Antologie gnomologiche P.EES o P.Ashm. s.n. (Pap. XVIII Jk.), florilegio tematico misto di poesia e prosa del II/I sec.; MESSERI, Osservazioni, 353-356 (tav. 1); CGFP 335; MP?
1574;
LDAB
1055.
P.Schub. 27 + P.Berol. inv. 21312 (Pap. VII Jk., solo P.Schub. 27), del II/IMI sec., da Philadelphia; O. BOUQUIAUX-SIMON, CPF 1.1**, 51 5T, 158161; EAD., Additamenta (ed. completa del papiro); MESSERI, Osservazioni, 359-361
(tav. 3); CGFP
326; MP?
1570; LDAB
4984.
P.Oxy. XLII 3005, III sec. d.C., florilegio solo menandreo; FUNGHIMARTINELLI, In margine, 428-431; Men. fr. 907 K.-A.; MP? 1592.3; LDAB 2668.
PSI XV 1476, II sec. d.C., florilegio tematico misto di poesia e prosa; BASTIANINI, Euripide, 227-234 (tav. IV); CGFP 5, 12, *110, 113, 132, 207, 210; MP? 1583.3; LDAB 1056. Elaborazioni P.Vind. G 19999 B (Pap. V Jk.), I sec. d.C., da Dime (Soknopaiou Nesos); H. OELLACHER, MPER III 25 (tav. I); S. JAKEL, Eos 73 (1985), 249251; H. HARRAUER - K.A. WoRP, Tyche 8 (1993), 36; FUNGHI, Tipologie, 11-12; CGFP 324; CRIBIORE 257; MP? 1590; LDAB 2446 (vd. supra P.Vind.
G 19999 A: sono parti del medesimo papiro). P.Stras. inv. 1016 (Pap. I Jk.), prima metà del II sec. d.C.; O. PLASBERG, APF 2 (1903), 185-196; MARTINELLI, Poetastri, 141-151; CGFP 320;
MP? 1589; LDAB
2449.
—
49—
PAPIRI
Altro P.Schub. 29 = P.Berol. inv. 16136 (Pap. VI Jk.), II sec. d.C., da Dime (Soknopaiou Nesos); G. MANTEUFFEL, JJP 2 (1948), 87-91 NOWSKI, 59-64; H. HARRAUER
Tipologie, 13-14; CGFP 325; MP? 1588; LDAB
6. CASI
(tav. I); LA-
- K.A. WoRP, Tyche 8 (1993), 36; FUNGHI,
2448.
SPECIALI
Il Mon. 16, preceduto da due diverse rielaborazioni di Mon. 626,
è impiegato come chiusa di una versione della cosiddetta Vatermördergeschichte riportata da P.Grenf. II 84, della fine del VI sec. (H. HARRAUER
- P.J. SIjPESTEIJN,
108-111;
CAVALLO
- MAEHLER,
GB, 36b; CRIBIORE 314; MP? 51; LDAB 139) e P.Vind. G 19883, del VI/VII sec. (J. DIETHART, J. KRAMER, P.J. SIJPESTEIN, Tyche 3
[1988], 33-36; HORAK, 232 [ViP 49a]; MP? 51.07; LDAB 6503). Infine, in BnF
Arm.
332, un interessante testo greco scritto in
grafia armena del V/VI sec. che contiene materiale scolastico vario, compare anche una versione di Mon. *889. (C. CLACKSON, ZPE 129 [2000], 223-258; ID., A Greek Educational Papyrus in Armenian Script, in Atti del XXII Congresso Internazionale di Papirologia, Firenze 23-29 Agosto 1998, I, Firenze, Istituto Papirologico «G. Vi-
telli» 2001, 207-218).
— 50 —
TRADUZIONI
TRADUZIONI!
ar.I
Ricostruita sulla base di almeno cinque raccolte diverse ma parziali (che permettono comunque di recuperare l’ordine alfabetico del modello greco), ar.I viene fatta risalire ad una traduzione effettuata direttamente dal greco attorno al IX sec., con ogni probabilità ad opera di Istifan ibn Basil (ma cfr. Gutas, 49 n. 2 e Fiihrer,
Ar., 3-4): da notare che, quandoi titoli delle raccolte fanno riferimento al nome di un autore, questi è sempre Omero. Attualmente
si ricostruiscono
364 sentenze, ma il modello
ori-
ginario doveva averne almeno 460 (Ullmann, Ar., 12). Accanto ai monostici noti anche nella tradizione medioevale e a quelli condivisi esclusivamente con slav. (Mon. *1131: ar.I 86, slav. 71; *1145: ar.I 294a, slav. 378; *1146: ar.I 297, slav. 382),? ar.I riporta anche
17 monostici che non hanno trovato ancora paralleli con nessu-
n’altra fase della tradizione, compresa
quella slava (*1129-*1130,
*1132-*1144 e *1147-*1149: non condivido l’identificazione di ar.I 190 con Mon. 412 proposta da Führer e ar.I 237 = *1140 è solo il
secondo membro di un distico).? slav.
Come ben noto da tempo, il «codex Σ» di Jäkel non esiste: la ricostruzione della versione slava è possibile sulla base di almeno due ! Le osservazioni che seguono non sono altro che il frutto della lettura degli studi di Jagit, Ullmann, Führer e Morani, e ne dipendono in modo profondo, anche se solo mie sono le valutazioni del rapporto con la tradizione greca. 2 C'è la possibilità che anche ar.I 322 e slav. 417 presentino un’analoga versione di Mon. *318a iniziante per x che nella tradizione greca non ha paralleli. 3 Dal computo dei monostici tradotti in arabo restano fuori ar.I 343-350 e al-Mubassir 1 (cfr. Fiihrer, Ar., 8-9), da ritenersi estranei alla tradizione diretta delle MS, nonostante ar.] 347 = Mon. 738 (FÜHRER, Ar., 53) e ar.I 343 = 300a = Mon. 756 (ULLMANN, Ar., 58-59), cfr. p. 500, n. 1.
—
53...
TRADUZIONI
diverse redazioni (una antico-serba ed una antico-russa), traman-
date in condizioni assai diverse: la versione antico-serba, più fedele, poggia su di un unico manoscritto estremamente lacunoso, mentre quella russa (assai più ‘aperta a interpolazioni e aggiunte) si giova di una tradizione più ricca. Da non dimenticare anche il cosiddetto Menander auctus et christianizatus, un’antologia di MS in antico russo profondamente rielaborate: nonostante tutto, quest’antologia presenta un testo intermedio fra le due redazioni che può talora rivelarsi utile alla ricostruzione. In definitiva, si ricostruiscono almeno 443 sentenze slave, di cui
almeno 34 non hanno nessun parallelo con altre fasi della tradizione delle MS (ar.I compresa): Mon.
*1150-*1185 (ma almeno
*1169 presentano problemi di identificazione).
*1165 e
Rapporti fra ar.I, slav. e la tradizione greca Ho avuto modo di affrontare in altra sede questo argomento (Tradizione, 123-125), ma basterebbe già quanto scritto da Führer,
Ar., 2-3, con l’elenco delle lezioni comuni e non, dei punti di contatto e delle differenze nell’ordine come nel testo, per illustrare la
complessità del rapporto fra ar.I e slav. I legami sono spesso sorprendenti (basti pensare ai tre monostici, già citati, tramandati solo da ar.I e slav. senza corrispettivo greco), e certamente rappresentano un momento di confluenza importante nella vicenda tradizionale delle MS, ma devono convivere con due elementi che costrin-
gono a ridimensionarne la portata. Da un lato, il peso dei monostici
esclusivi (17 solo di ar.I, 34 solo di slav.), dall’altro il dato della so-
stanziale dispersione di tutto quanto il patrimonio testuale comune, disseminato nei mille rivoli della tradizione greca. Quale che ne sia la causa, la fisionomia fortemente unitaria di ar.I e slav. non incide abbastanza sulla storia delle MS: nella fattispecie, non ha un rispecchiamento diretto nelle fasi successive della tradizione greca e non trova conferma né smentita nei raggruppamenti medioevali; i contatti sono assolutamente trasversali, da raccolta a raccolta, da redazione a redazione. Ancora una volta siamo
costretti a pensare ad una tradizione disorganica. ar.II
Il manoscritto Par. ar. 147 (ff. 270-30r), del XV sec., conserva una traduzione araba di [Greg.], collocata da Ullmann, Ar., 60-63, — 54—
TRADUZIONI
fra VIII e X sec. Il titolo riporta l'attribuzione a Gregorio di Nazianzo comune a molti testimoni di [Greg.] ed il testo, a fronte di alcune omissioni, è stato arricchito con innesti tratti dal Carm. I 2, 30, sempre di Gregorio (ar.II 14 = Mon. *901, 40 = *926, 64 = #991,
76 = *975, 84 = *999 [presente anche in ΗΠ), e con un verso senza altri paralleli (ar.II 52 = *1139). Menandro
siriaco
Si tratta di una raccolta di detti moraleggianti in siriaco introdotti dalla formula «Menandro il sapiente ha detto»: il testo non ha nulla a che fare con la tradizione diretta delle MS. La critica più recente colloca la sua origine nell’ambiente del cosiddetto giudaismo ellenistico, e, al di là di vaghe e scontate convergenze di carattere contenutistico fra quei detti (formalmente diversi) e singoli monostici, l’interesse maggiore sta forse nella presenza del nome di Menandro: è tutto sommato difficile pensare che la fama di sapiente che la tradizione gnomologica stava diffondendo non abbia avuto una qualche influenza. La stesura originale del testo è collocata fra la fine del II e gli inizi del IV secolo d.C., e a quell’epoca, abbiamo visto, la tradizione dei Monostici era già ampiamente diffusa. Per tutta la questione, si veda Bettiolo (con ricca bibliografia).*
4 Il ‘Menandro armeno’ rappresenta tutto un altro problema, cfr. PERNIGOTTI, Appunti, 83 n. 28.
—55 —
RACCOLTE
RACCOLTE
Introduzione
La tipologia testuale delle raccolte per accumulo è rappresentata da una serie di manoscritti medioevali divisibile in tre raggruppamenti: a, b e c. Di questi, c si ricostruisce sulla base di due testimoni identici, mentre i componenti di a e b non permettono di risalire ad un modello comune. Non esistono parametri cronologici sicuri, ma è un dato di fatto che i due testimoni di c appartengono agli inizi i del XVI secolo, mentre quelli di a e b sono in genere più antichi: questo ed altri
elementi che vedremo più avanti spingono a ritenere il nucleo di a e b precedente (fatta salva l'indipendenza di c). L’identificazione di questi tre raggruppamenti si deve a Meyer, Urb., e trova riscontro nelle tipologie di titolo (del tipo Μενάνδρου
Γνῶμαι per a e c, del tipo Μενάνδρου Παραινέσεις per b), nelle di-
verse successioni dei monostici,! nel ricco numero dei versi ‘esclusivi’, ed in una serie di rilevanti divergenze testuali fra quelli comuni. In particolar modo, è il confronto fra a e b a fornire i casi più interessanti: si vedano per esempio le opposizioni presenti nei Mon. 8, 9, 12, 37, 52, 100, 108/*108a, 114/*114a, 144/*144a, 148, 164, 165, *177a, 219, 234, 296, 321, 344/*344a, 418, 430, 444/*444a, 449, 453, 461, 475, 587, 638, 690, 692, 693, 705, 707/*707a.
Diversa è anche la dinamica delle rispettive tradizioni: in a da un lato troviamo due grandi raccolte (A e B, quest’ultima la più grande in assoluto), che però, per le loro per caratteristiche formali, e per una quantità notevole di errori non rispecchiata dal resto della tradizione, non possono essere considerate i capostipiti; dall’altro, raggruppamenti vari di testimoni più corti che si aggre-
! Cfr. Appendici 1.2, pp. 510-524. 2 E, in genere, a conserva il numero maggiore di monostici in assoluto.
RACCOLTE
gano di volta in volta secondo modalità diverse (e spesso contraddittorie): ora per le successioni (a grandi linee BenFVars vs. C,DH) ora per il patrimonio testuale (BenDFVars). Nel raggruppamento b, K e U sono le raccolte più importanti, ma lo sono soprattutto in ragione del numero elevatissimo di innesti testuali esterni che presentano, e che ne rendono la fisionomia completamente originale; V è una raccolta brevior non priva di tratti di originalità (vd. Mon. 567-*567a), e PDi potrebbero conservare la successione base su cui K e U hanno arricchito il loro patrimonio e da cui V ha tratto il suo, se tentare di stabilire delle filiazioni fra i testimoni delle raccolte non fosse una fatica inutile. Lo dimostra, fra l’altro, il recente contributo degli ostraca Petrie,
che hanno messo in luce l’antichità della tradizione (diretta, quindi) di alcuni monostici di K che fino a ieri si credevano unici.* Lo stesso vale per i tanti casi del genere evidenziati dai legami delle varie raccolte con le traduzioni araba e slava. Nonostante siano innegabili i rapporti messi in luce dagli studiosi fra monostici di b e papiri (soprattutto P.Copt. e O.Petr.Mus.), è mia opinione che non esistano gli elementi per intravedere un filone tradizionale vero e proprio che passi dalla fase antica a quella
medioevale: è una considerazione già fatta in relazione alle traduzioni e torna qui sulla base di una serie di fattori che non possono essere ignorati. Il primo, più semplice, è quello della contemporanea presenza di contatti altrettanto certi fra papiri e a; il secondo risiede nell’osservazione delle dinamiche secondo cui procede la trasmissione testuale delle MS, una trasmissione fatta di continui, in-
cessanti, fenomeni di contaminazione, intersezione e sovrapposizione di fonti. La soluzione, come vedremo, non è cercare di interpretare la tra-
dizione antica alla luce di quella medioevale, ma fare il contrario. Una spinta in questa direzione proviene proprio dai manoscritti:
il contributo più interessante è fornito da C,, la seconda raccolta di
C. Si tratta di un testimone di a, ma che a partire da un certo punto
? Gli accorpamenti si seguono meglio in a, anche se non offrono il benché minimo appiglio: spiccano gli accordi di Ben e Vars (151, 157, *189a, 325, 342, 418, 462, 475, *542a, *957, 1979, *1015), e, più in generale, di BenDFVars
(137, 144, 228, *239a, 368,
441, 629, 650, 657, senza F ma con H, 692, 701, 741, 758, 791), cui talora si aggiunge C, (152, 155, 168, senza D, 361, +379b, *648, 651); ma D mostra di accordarsi anche con C ‚Fl (655, 813, 853), o solamente con F (*298a, vs. ABBenVars; 321, vs. ABBenC HR Vars). 4 Chr. FUNGHI-MARTINELLI,
OPetrie, 147.
—
60
—
RACCOLTE
(sezione in 0) comincia a presentare una serie di monostici che compaiono solo qui ed in testimoni di b: *227a, 351 (con K), 353, 376,
*395a, *396a, 398, 425, 427 (con K), 455, 490 (con K e c), 495, 499,
500, 532, 536, 614, 672 (con K). Il fenomeno è di assoluto rilievo
per una serie di motivi: il notevole impatto sulla ridotta misura della raccolta (che si interrompe alla lettera x), la sicura pertinenza ad a del resto della selezione, e, più che altro, il
procedere stesso del
contatto con b: non c’è linearità né sistema. Altri casi analoghi non mancano: trovo degno di nota il comportamento di F (un esponente di spicco di a) che si allinea con b solo in pochi ma significativi casi
(Mon. 825, 834, 837).
L’analisi di queste occorrenze è di grande importanza, e deve servire come modello per studiare tutta quanta la tradizione delle raccolte delle MS: a questa tipologia di procedimento, a questo modo di interagire parziale, irregolare e incontrollato, dobbiamo le differenze nelle dimensioni delle sezioni all’interno delle stesse fonti, le
sovrapposizioni momentanee, le indicazioni contraddittorie di parentela — dentro e fuori le raccolte — e l’assoluta mancanza di una fissazione del testo più fortunata di altre. La tradizione antica fornisce un parametro di riferimento in quanto dà la chiave per comprendere le ragioni di questo stato di cose. Conserva soprattutto raccolte di dimensioni minori e dotate spesso di patrimoni testuali poi dispersi, e proprio pensare all’interazione continua di raccolte di questo tipo aiuta a capire meglio la morfologia cangiante delle raccolte medioevali. Le traduzioni araba e slava, pur rappresentando un momento importante di fissazione del testo, non riescono ad imporsi sul resto della tradizione: probabilmente pesa la loro collocazione marginale, ma anche in questo caso credo che aiuti meglio a capire tutto il quadro della situazione pensare che il continuo intersecarsi di unità minori abbia minato fino a fasi anche molto tarde la possibilità di una regolarizzazione duratura delle raccolte delle MS. È meglio pensare ad una tradizione che procede per continue soste, che genera ad ogni momento
bacini collettori diversi, da cui
possono o non possono rinascere nuovi filoni: come detto, la ge-
5. Altri accordi interessanti coinvolgono anche R (un altro testimone di a che indulge alla contaminazione con b: cfr. Mon.
386 e *554b), B (347, 348, 365, 391, 417,
469, 471) o entrambi (402). 6 Per non parlare poi dei monostici suoi esclusivi che occupano l’intera sezione in ©: *1021-*1024. Anche per F, comunque, ci sono due casi in cui la contaminazione con
b coinvolge R: 818 (con FKP vs. R) e *823a.
RACCOLTE
nesi delle redazioni rappresenta molto probabilmente il tentativo di reagire a questa deriva incontrollata.” Sulla base di queste considerazioni va interpretato il concetto di raggruppamento: esistono elementi testuali identificabili ed identificanti, e sulla base di essi possiamo affermare l’esistenza di un patrimonio comune, cui diamo il nome di raggruppamento, ma non esiste la possibilità di dare a questa convergenza uno statuto concreto. Per questo motivo, se un monostico è riportato da due o più manoscritti di a o b, l’indicazione della sigla del raggruppamento serve a orientare il lettore sull’area comune di appartenenza, ma non intende dare a questa parentela un significato ulteriore: così, quando a riportare un monostico è un solo testimone, per quanto la sua appartenenza ad uno dei raggruppamenti sia certa, preferisco indicarlo con la sua sigla specifica (es. A o K), perché ritengo opportuno sottolineare la possibilità teorica che, in quel momento, il testimone
stesso proceda al di fuori dell’area comune: i casi, come abbiamo visto, non mancano. Questo per rispettare al massimo le dinamiche della tradizione: come detto, accordi esclusivi di singoli manoscritti con le tradu-
zioni o i papiri, emersi con il tempo, hanno mostrato come tale isolamento sia spesso solo apparente, ma è parso meglio, anche per futuri contributi, sottrarsi a tentazioni tassonomiche.
A
Vind. theol. gr. 277
XV sec.; cart.; 202/204 x 138/142 mm; 238 ff.
All’interno di una raccolta di testi teologici vari, spicca la pre-
senza delle MS (ff. 65r-667) e del Georgide (ff. 67r-76v). Nonostante
l’età, i gravi danneggiamenti subiti dalle pagine, la grande quantità di errori, ed il fatto che la raccolta si interrompe alla lettera 0, è soprattutto l’elevato numero di monostici riportati a far sì che que sto manoscritto sia da sempre considerato uno dei testimoni più importanti. Il titolo della raccolta è Γνῶμαι μονόστιχοι Μενάνδρου, e
7 Il rapporto testuale tra redazioni e raccolte non offre aiuto; Plan ed Herm mostrano di conoscerle tutte, mentre si rivela più interessante il comportamento più marginale di [Greg.] la cui apparente estraneità, però, deriva forse dall’alto numero di monostici esclusivi.
— 62 —
RACCOLTE
le sentenze (la cui lettera incipitaria è sempre tracciata in inchiostro rosso) sono disposte sulla pagina secondo procedimenti vari (una per rigo, più sullo stesso rigo, su due colonne): l'impressione è che si sia cercato di occupare tutto lo spazio a disposizione. Secondo E. Gamillscheg (citato da Odorico, Il prato, 47 n. 92) il manoscritto,
appartenuto anche a Giovanni Sambuco, potrebbe provenire dal Sud Italia. HUNGER-LACKNER-HANNICK,
257-262; ODORICO,
II prato, 47-48.
B Par. gr. 396 XIII sec.; cart.; 125 x 85 mm; VI + 711 pp. Collezione di testi devozionali vari (scritta da diverse mani tutte
risalenti al XIII sec.), intervallati qua e lì da raccolte di apoftegmi o di letteratura sapienziale, tra le quali si segnalano excerpta dal Siracide, raccolte di precetti monastici, versi di Teodoro Prodromo, e testi ed estratti, fra gli altri, da Giovanni Crisostomo, Michele
Psello, Giovanni Damasceno, Gregorio di Nazianzo. Apre la raccolta un Menologio; da segnalare anche una selezione di testi dall'Antico Testamento: oltre al già citato Siracide, il manoscritto ospita estratti dai Profeti, il Cantico dei Cantici e Giobbe. La raccolta di MS (pp. 250-258), priva della sezione in ὦ, è scritta su due colonne (un procedimento che in questo manoscritto sembra adottato solo per questo testo e per i versi di Teodoro Prodromo che lo precedono immediatamente, della stessa mano), su pagine che contano sempre 29 righi; ogni foglio conserva perciò 58 sentenze, con l’eccezione del primo, che inizia oltre la metà della pagina, e di p. 253, in cui il Mon. *925 si dispone sulle due colonne, quasi fosse un distico: il totale è quindi di 497 sentenze (58 x 8 - 1+34 della prima pagina che non è completa). La scrittura è minuta ma precisa, l’inchiostro rosso è adoperato solamente per il titolo (preceduto da un semplice motivo decorativo) e per la prima lettera del primo monostico delle sezioni in a e ß: dopodiché, ma solo a partire dalle sentenze in Y, è stata posta una lettera di richiamo sul margine in corrispondenza dell’inizio delle rispettive nuove sezioni. A marcare la fine della sentenza, un
punti ad indicare la fine
punto in alto, talora una combinazione di
di sezione. Tanto nel Pinax di p. 3 quanto
all’inizio della raccolta (τ. 12 di p. 250) il titolo è Movöctıyoı Mevavöpov Tv@uar κατὰ ἀλφάβητον. Dal punto di vista testuale, ca-
ratterizzano B un buon numero di monostici esclusivi, qualche traccia di legami con b, ed un rapporto privilegiato con Plan. OMONT
I, 41-42.
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RACCOLTE
Ben Benaki TA 131 XIV-XV sec.; cart.; 285 x 190 mm (ma vd. infra); 217 ff.
In questo manoscritto composito si succedono tre mani: una responsabile dei ff. 1-212v (Xpovikòv ἀπὸ κτίσεως κόσμου ἕως Ἰωάν-
νου Β Κομνηνοῦ di Giorgio monaco, finito di copiare nel 1422, cfr. f. 2120); l’altra, del XIV sec., ha scritto solo le MS (ff. 213-215, con
fogli di 210 x 65/60 mm); la terza, del XV sec., ha vergato gli ultimi fogli (216-217v), con testi di minor importanza. La raccolta di MS è scritta su due colonne, vede i monostici sempre delimitati da un punto in alto finale; il titolo (aggiunto nello spazio superiore alle colonne) è γνῶμαι Μενάνδρου κατὰ στοιχεῖον, seguito, 58] rigo
stesso, dal titoletto ἀρχὴ τοῦ a. Le pagine sono ampiamente rovinate da macchie di umido. Ne risente soprattutto la lettura delle sentenze della colonna destra. LAPPA-ZIZIKA, 84-85].
ς
RiZOU-COUROUPOU,
110-112,
n° 58
(TA
131)
[Tavv.
Vind. phil. gr. 173
Prima metà del XV sec.; cart.; 220 x 135/140 mm; I + 243 ff. Accanto al Chronicon di Costantino Manasse, e a versi di Luca
Crisoberges e Teodoro Prodromo, caratterizza il contenuto di questo codice una notevole sezione di poesia morale aperta dai Carmina di Gregorio di Nazianzo nella quale due diverse raccolte di MS (C, e Ca) si alternano a testi analoghi (alfabeti gnomici), ma di
matrice più decisamente cristiana (ff. 1420-1437; 144r-147r). Chiude il manoscritto una sezione favolistica (Libro di Sindbad e Stefanite e Icnelate). Entrambe le raccolte di MS sono scritte su due colonne,
in linea con la mise en page adottata per il gruppo di testi gnomologici di cui fanno parte (solo l’ultimoè scritto a tutta pagina): lo specchio di scrittura è di 95 x 145 mm; per il titolo e per le lettere incipitarie delle sentenze è usato l’inchiostro rosso. Sempre alla circostanza di trovarsi all’interno di un corpusculum gnomologico si devonoi titoli del tutto particolari delle due raccolte: C, (ff. 140r1427), la raccolta maggiore, è intitolata Τῶν Ἑλλήνων κατὰ ἀλφάβητον ἠθικαὶ παραγγελίαι;C, (ff. 143r-v), assai più corta (termina con la lettera n) e profondamente contaminata con b (ma solo a partire dalle sentenze in 0), ha il titolo Ἕτεροι στίχοι ἑλληνικοὶ κατὰ ἀλφάβητον. HUNGER, 278-280; PERNIGOTTI, Tradizione, 126-127; PICCIONE, Forme, 422-425.
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64—
RACCOLTE
D Vind. phil. gr. 321 XIII/XIV e XVI sec. (ff. 320-328); cart.; 170/173 x 115/125 mm;
329 ff. Dopo una raccolta epistolografica di diversi autori (tutti di epoca bizantina), una parte encomiastica, una apologetica ed una grammaticale, segue ancora un’altra sezione miscellanea al cui interno
spiccano alcuni testi
gnomologici: oltre alle MS, Ps. Focilide (ff.
220r-222r), e, fra gli altri, il cosiddetto Antholognomicon di Orione (ff. 2647-2660). La raccolta delle MS (220r-222r), dal titolo Γνῶμαι μονόστιχοι Μενάνδρου, dispone. il testo su due colonne: in fine di
ogni singola sentenza, un punto in alto; alla fine delle sezioni, il segno :HUNGER, 409-418; Orion. Anth., 63-68; PICCIONE, In margine, 153: 148-152; PICCIONE, Forme, 409-410. F
141-
Laur. 60, 14
XV sec.; cart.; 207 x 143 mm; 1 + 113 + IV ff. (ff. 649-689, 81v827 e 1139 vuoti) Il manoscritto, vergato da due mani - la prima (ff. 1-81r) è di
Demetrio Damila, mentre per la seconda (ff. 837-113), è stato proposto il nome di Demetrio Calcondila (Arist. Gr.) - ha fatto parte della biblioteca di Angelo Poliziano, come si può desumere dalla nota di possesso in latino e in greco del f. Ir: Angeli Politiani et amicorum - Αγγελοῦ (sic) κτῆμα Πολιτιανοῦ Kai τῶν φίλων. ΑἹ Ροliziano si devono le annotazioni marginali che occupano gran parte
del manoscritto (per lo più in inchiostro rosso), e che rivestono una grande importanza storica soprattutto per quanto concerne il
primo testo, la Poetica di Aristotele (di cui F era un tempo rite-
nuto il primo esemplare giunto in Italia, vd. ora Wilson, 138); il manoscritto conserva inoltre il De audiendis poetis plutarcheo, la Vita Homeri dello Pseudo Erodoto, il De Homero di Dione Crisostomo, i Characteres epistolici dello Pseudo Libanio, e il De Elo-
cutione di Demetrio. Le MS occupano i ff. 76v-81r. Il testo inizia poco dopo la metà del foglio, ed è introdotto da un titolo accentrato, in rosso: Γνῶμαι μονόστιχοι Μενάνδρου κατὰ στοιχεῖον ἀρχὴ
τοῦ ἄλφα σὺν θεῷ στοιχείου; la serie di sentenze è presentata me-
diante titoletti (sempre in rosso) che evidenziano il cambio di let-
tera, del tipo ἀρχὴ τοῦ a στοιχείου ecc.; le sentenze sono disposte
di seguito sul rigo, divise soltanto da un dikolon in inchiostro nero seguito da un punto in alto rosso; il titolo e le iniziali di tutte le
sentenze sono in inchiostro rosso. Un’annotazione marginale ri-- ρ5--
RACCOLTE
guarda anche le MS; a fianco di Mon. 1 è stato annotato: Terentins in Eautontimoroumeno homo sum nihil a me humani alienum pnio. BANDINI Il 603-604; STERNBACH, Curae, 208-210; Gr., 215-216; CANART, Démétrius, 322, 330.
MAIER,
336; Arist.
H Vat. gr. 915 Ante 1311; cart.; 266 x 170 mm ca.; III + 254 ff.
Il manoscritto si data grazie ad una nota posta sull’ultimo foglio (f. 258v), in cui un personaggio anonimo scrive, con lo stesso calamo, le date di nascita dei figli: l’ultima è del 1311. Scritto da numerose mani (Schreiner, 134, ne riconosce otto), ed oggi assai mo-
dificato nella disposizione dei fogli (l’ordine originario è ricostruito da Schreiner, 125-126 — oltretutto i primissimi fogli provengono da altri due manoscritti), contiene un’ampia selezione di poesia greca, comprendente Omero Esiodo
(Iliade ed Odissea con Batracomiomachia),
(completo), Teognide,
Pindaro, Teocrito, Mosco,
Museo
e
l’Alessandra di Licofrone. Tra le altre opere si segnala anche una sezione gnomica: oltre al già ricordato Teognide, sono presenti lo Pseudo Focilide, il Carmen Aureum
di Pitagora, ed alcune interes-
santi selezioni gnomiche: da Orfeo (f. 237, tit. ὡραῖα γνωμικὰ τῆς Ὄρφεως ποιήσεως) e da Pindaro (f. 47r, tit. γνωμικὰ τοῦ Πινδάρου).
Da segnalare, in più punti, la massiccia presenza di scolii esegetici. La raccolta di MS (ff. 45r-47r, più piccoli della media: 255 x 165 mm) è preceduta da un componimento in versi di Costantino Manasse, e seguita dall’antologia di gnomai pindariche di cui si & giä detto: a differenza di questi due testi, però, è scritta su due colonne.
Secondo la ricostruzione di Schreiner, a vergare il nostro testo è lo scriba B, Isaia (subscriptio a f. 49), responsabile dei ff. 22-50, il che
significa anche di tutta la sezione gnomica appena menzionata. Il titolo è γνῶμαι μονόστιχοι Μενάνδρου;
le lettere incipitarie delle
prime sentenze delle singole sezioni sono scritte in rosso, in modulo più grande, e con qualche tratto decorativo. Come accade in tutto il manoscritto, non è lasciato spazio se non nei margini esterni, e si punta ad occupare la maggiore superficie scrittoria possibile. A fronte della gran quantità di monostici esclusivi di H, suscita interesse l’accostamento all’ambiente planudeo ormai da più parti riconosciuto come altamente probabile: si vedano almeno Irigoin, Histoire, 260-261, Gallavotti, Theocritus, 325-327 e Planudea I, 32, e Pontani, Sguardi, 293-294 (con ulteriori rimandi). Ciò nonostante,
H non presenta nessuna traccia di rapporti particolari con Plan.
STERNBACH, Curae, 210-213; SCHREINER, 125-137; PONTANI, Sguardi, 293-294.
—
66 —
RACCOLTE
R
Vat. gr. 305
Fine del XIII sec.; cart.; 250 x 167 mm ca.; IX + 209 ff. Il manoscritto è stato redatto da Teofilatto Saponopulos (PLP X 24.845, cfr. la subscriptio di f. 170v che, pure riguardando a rigore solo il testo dei Theriaca, viene generalmente estesa a tutto il manoscritto), in una data che può essere collocata fra il 1254 ed il 1269 (RGK
III 233) o poco dopo
(così Schindler, Polyainos, 203-204,
meno propenso ad accettare il fatto che a Teofilatto vada attribuito tutto il manoscritto), ed è occupato in gran parte da opere poetiche di Teodoro Prodromo; ospita anche i Theriaca di Nicandro, le Questioni Omeriche di Porfirio, quelle di Eraclito, il De antro
Nympharum di Porfirio, ed altri componimenti prosastici, tra cui un estratto De Incredibilibus, διηγήματα di Libanio e la Vita Homeri attribuita ad Erodoto. La raccolta delle MS, scritta in un inchiostro molto chiaro che, insieme ai numerosi danni materiali rende
la lettura spesso impervia, si trova alla fine del codice, ff. 2077-2097, subito dopo la Vita Homeri. Il titolo si trova al penultimo rigo di f. 207v, scritto in rosso e decorato ai lati con due nastri che si intrecciano, ed è: atta. Μενάνδρου τοῦ σοφοῦ παραινέσεις : - κατὰ ἀλφάβητον. 51 legge un titolo anche nel Pinax (sempre in rosso): Ce’ Μενάνδρου παραινέσεις, κατὰ στοιχεῖον. Il testo, disposto su due
colonne (un tipo di disposizione che inizia e finisce proprio con le MS), presenta le sentenze chiuse da un dikolon; alla fine di ogni se-
zione si aggiunge anche un segno complementare, un dikolon con una lineetta ondulata che parte a metà dei due punti (d’impiego non sistematico). Le lettere incipitarie erano di modulo maggiore e in inchiostro rosso, quelle conservate risaltano in modo particolare e presentano qualche elemento decorativo. Sono ben evidenti anche alcuni interventi di una mano più recente, che usa un inchiostro assai più scuro, e che è responsabile dell’aggiunta di un punto a lato di ogni sentenza di f. 2087 e delle prime dieci di f. 208v, nonché del ripasso completo o parziale di altre sentenze, qua e là. MERCATI-DE’ CAVALIERI, 443-450; STERNBACH, Curae, 213-215; SCHIND-
LER, Polyainos, 202-204. Vars Vars. BOZ Cim. 125 Inizio del XIV sec.; cart.; 144 x 108 mm; 244 ff. Descritto da Foerster nel 1898 (vedi ora Bühler, infra) ma sfug-
gito anche al Meyer e di conseguenza a Jäkel, questo manoscritto contiene la solita miscellanea di testi, in cui spiccano i proverbi di Diogeniano, excerpta ed Epistole di Sinesio ed excerpta da Libanio. La raccolta di MS (ff. 213r-217v), mirabilmente descritta in Foer--- 67 —
RACCOLTE
ster, 553-555, è acefala (mancano il titolo e le sentenze in a), e vede
i monostici disposti. uno per rigo, con le lettere iniziali delle prime sentenze di ogni sezione in modulo maggiore ed in rosso. Due versi tratti dall’Elettra di Sofocle (Mon. *913 e *961) sono stati aggiunti in un secondo momento da una mano più recente. FOERSTER;
Coll,
BUHLER, 236-240.
Coll. gr. Rom. III
XIV/XV sec.; cart.; 178 x 120 mm; 228 ff.
Caso unico, questo manoscritto riporta un breve estratto di una raccolta (appartenente a b) ed una redazione completa ([Greg.], ff. 1449-1450) mescolati in un’unica compagine testuale che, sotto il titolo ἐκ τῶν ἔξω σοφῶν ἀντιρρητικὰ Μενάνδρου καὶ Φιλιστίωνος,
contiene anche estratti dalla Comp. I (la cui fonte principale è K, vd. infra) e da altre varie fonti gnomologiche. L’estratto di b si trova ai ff. 143r-1430, ed è riportato per intero nell’edizione che di questo piccolo gnomologio si legge in Pernigotti, Comparatio: notevole
la cura che il redattore di questa raccolta sembra mostrare nell’evitare le ripetizioni di monostici comuni a raccolta e redazione (Pernigotti,
Tradizione,
127 n. 9). Per il resto, il manoscritto, vergato
da tre mani diverse, contiene materiale eterogeneo: testi devozio-
nali, grammaticali, ed epistolari.
Il dettaglio dei monostici riportati è *175a. 212. 289. 318. 350.
358. 360. 385. 391. 412. *395a. 431. 550. 747. 794. 795. 781. 800. 805. 841. 845.
546.
564.
LAMBROS, 8-11 (= SAMBERGER, 260-263); PERNIGOTTI, PERNIGOTTI, Comparatio, 39-48.
K
630.
680.
690.
Tradizione, 127;
Athen. Bibl. Nat. 1070
Inizio del XIV sec.; cart.; 225 x 147 mm; 231 ff.
Manoscritto di fondamentale importanza per la storia dei florilegi sacro-profani, K è quasi interamente occupato da letteratura gnomologica (è il cosiddetto Florilegium Atheniense): spiccano la cosiddetta Melissa dello Pseudo Antonio, una redazione esclusiva
dello Grom. Byz., ed altre opere dello stesso tenore (ampie descri-
zioni in Meyer, Tziatzi, Ihm, vd. infra); è inoltre testimone della
Comp. 1 nella versione a tuttoggi più lunga. La raccolta di MS (ff. 169v-175r, appena dopo la Comp.) si distingue fra le altre di b per la grande quantità di materiale esclusivo; pur non arrivando ai li-
RACCOLTE
velli di U, è comunque un testimone che pare condividere 1 tratti di indipendenza che, per esempio, Odorico (GBA, 48) segnalava per la sua versione dello Gnom. Byz.: «ricorso a fonti da altri non sfruttate, presenza di nuovi aforismi, diversità di tradizione testuale e,
spesso, una buona lezione». Le sentenze sono scritte una per rigo; solo le lettere incipitarie della prima sentenza e del titolo sono in rosso. Il titolo è παραινέσεις Μενάνδρου κατὰ στοιχεῖον. MEYER, Athenische; GBA; TZIATZI, 74-78; IHM, Max., lxii-lxxiv.
Ρ Par. gr. 1168 XIV/XV sec.; membr. (ma cart. per i ff. 1-38); 145 x 112 mm; X + 171 ff. Il manoscritto contiene il cosiddetto Corpus Parisinum,* ed è in-
teramente gnomologico (per il dettaglio del contenuto, cfr. Odo-
rico, Kindstrand, Ihm, Searby, infra). La parte
più antica (XIV sec.),
scritta su pergamena, inizia al f. 39 ed arriva pi alla fine: la precedono due aggiunte seriori, su carta: prima, dieci fogli tratti da un’edizione a stampa di sentenze di Agapeto Diacono (ed. Venezia, Calliergi 1509), quindi una raccolta di detti vari anonimi (ff. 1-38). La raccolta di MS si trova alla fine del manoscritto, ai ff. 1620-1707:
le sentenze sono presentate ora di seguito, senza andare a capo, ora una per rigo, senza seguire un criterio unico. Ogni prima lettera è scritta in rosso, € per separare una sentenza dall’altra si ricorre al sistema del dikolon più spazio. In fine di sezione al dikolon viene aggiunta una piccola croce. In corrispondenza di ogni nuova sezione, alla letteraiincipitaria scritta in modulo maggiore ed in rosso, se ne aggiunge un’altra, anch’essa scritta in modulo maggiore ed in rosso, e posta sul margine opposto (destro) e talora sul rigo precedente a mo? di richiamo. L’ultimo foglio (f. 1797) è scritto in un in-
chiostro diverso, in un modulo maggiore e probabilmente da una mano più tarda (dal Mon. 825 fino alla fine), senza però che questo determini un cambiamento nel profilo testuale del testimone. Al nono rigo dal basso di f. 1620 si legge il titolo della raccolta, preceduto da una croce, scritto in rosso ed a pieno rigo: παραίνεσις Μενάνδρου
κατὰ στοιχεῖον.
OMONT I, 233; KINDSTRAND, Digby; ODORICO, Corpus, 417-429; IHM, Max., vii-x, lxiv-lxvii; SEARBY, Or Editing, 59-68; SEARBY, Corpus, 12-13.
8 SEARBY, Corpus, contiene l’edizione ‘critica’ dell'intero manoscritto (MS di P com-
prese, cfr. ivi, 391-413): un’operazione a mio parere filologicamente inaccettabile, di cui non condivido i principi né riconosco i risultati; per questa ragione ho deciso di non tenerne conto nella constitutio texts e nell’apparato della mia edizione.
— 69 —
RACCOLTE
Di XVI
Oxon. Bodl. Digby 6 sec.; cart.; 136 x 98 mm;
II + 397 + IL ff.
Il manoscritto, mutilo all’inizio, è un altro testimone del Cor-
pus Parisinum, ed è quindi strettamente imparentato con P, ma non ne è una copia: la cosa è già stata notata dagli studiosi del Corpus, e trova riscontro nel testo delle MS (ff. 152-160v); nonostante una serie veramente notevole di errori e lezioni comuni (a quelli ricavabili da Kindstrand, Digby, 363-365, si possono aggiungere ora quelli di Mon. 100, 469 e 567), Di isola in errore P in alcuni casi (Mon. 183 e 256) e riporta due monostici che P non ha (676 e 865, rispettivamente con K e KV). Nonostante ciò, e nonostante un caso
piuttosto sorprendente di accordo isolato con il resto della tradizione contro b (Mon. 270), va segnalato anche l’elevato numero di errori banali (notevole la conflazione dei Mon. 142 e *167a). La lacuna che in Di copre parte delle sentenze in v, tutte quelle in 6, x,
we parte di quelle in ὦ, per un totale di 26 sentenze (facendo il confronto con P) dipende dal modello di riferimento: un altro mo-
tivo che porta a stabilire l’indipendenza di Di da P.
MACRAY, 5; KINDSTRAND, Digby; IHM, Max., lxvii-lxviii; SEARBY, Corpus, 14-17.
V
Vind. theol. gr. 128
Seconda metà del XIII sec.; cart.; 253/265 251 ff.
x 172/192 mm;
IV +
In un manoscritto per la maggior parte occupato da Canoni, si segnalano alcuni testi a vario tit so accostabili alle MS: un estratto
dai Loci Communes dello Pseudo Massimo (ff. 1340-1777), uno gno-
mologio anonimo (178r-179v, pubblicato da F. RITSCHL, Opuscula philologica I, Leipzig, Teubner 1866, 563-566 con il titolo di Gnomologium Vindobonense), un’ampia sezione di Carmina Moralia di Gregorio di Nazianzo (ff. 196r-229r), il celebre estratto parenetico della Vita Aesopi conservato in questa versione da questo solo manoscritto (ff. 2290-2307), una raccolta di sentenze tratte da Platone (f. 230r), una selezione del Siracide (dislocata in diversi punti del
manoscritto) ed un ulteriore gnomologio, stavolta tratto dall’An-
tico Testamento (f. 243r). Da notare che questi testi sono tutti di
una sola delle due mani che hanno vergato il manoscritto. La raccolta delle MS (ff. 179v-1827) inizia senza soluzione di continuità
rispetto allo Gromologium Vindobonense: non è impiegato nessun artificio grafico, nessun sistema di evidenziazione, ma si prosegue
sulla medesima riga e con il medesimo modulo rispetto al testo precedente. Anche la prima sentenza prosegue a sua volta sullo stesso
RACCOLTE
rigo. L’unico sistema di separazione utilizzato è uno spazio bianco abbinato al consueto segno :-, usato quasi sistematicamente (solo qua e là, all’interno delle sezioni, si usa il punto in alto, sempre però abbinato allo spazio); le lettere incipitarie delle sentenze (e del titolo) sono rosse e di modulo lievemente maggiore; il titolo è ἀρχὴ Μενάνδρου
τοῦ σοφοῦ παραινέσεις [in rasura], κατὰ στοιχεῖον. La
raccolta è più breve rispetto alla media degli altri rappresentanti di b, ma, come di consueto, non manca di aggiunte sue proprie (cfr. per es. Mon. 567-*567a). HUNGER-KRESTEN-HANNICK,
U
98-110; STERNBACH,
Curae, 215-216.
Vat. Urb. gr. 95
Prima metà XIV sec. (con parti del XIII e XV); cart.; 221 x 155
mm; 333 ff. Il manoscritto, diviso in due volumi (ff. 1-151
e 152-333), con-
tiene parti che risalgono ad epoche diverse: più antichi sono i ff. 1235, mentre i ff. 236-333 comprendono parti di età diversa assemblate forse da Giovanni Eugenico (vissuto fra l’inizio ed il terzo quarto del XV sec., RGK II 217 = III 270 e di cui si legge il monocondilio a f. 263v), del quale sono presenti anche alcune opere autografe. Della parte più antica (di cui è responsabile soprattutto una mano: ff. 1-80 e 84-235), riconducibile all’«ambiente culturale
della scuola patriarcale costantinopolitana dei primi decenni del Trecento» (Bandini, Senofonte, 314), colpisce soprattutto il gran numero di excerpta, da opere di ogni tipo: da Senofonte (Economico, Simposio, Memorabili, Ierone), a Diogene Laerzio ed Eliano (Hi-
storia Animalium); si segnalano inoltre le epitomi storiche di Zonara e Niceta Coniata. Molti degli excerpta sono di taglio gnomico (in buona parte provengono da Diogene Laerzio: sono sentenze di Diogene,
Anacarsi,
Empedocle,
Democrito
ed altri ancora);
si se-
gnala anche la presenza di un estratto da Teognide (vv. 1-276, ai ff.
81-83, tit.: γνῶμαι καὶ ἀποφθέγματα τοῦ σοφωτάτου Oedyvidoc, di una mano, diversa, ma sempre del XIV secolo, cfr. Canart, Scribes, 76). La raccolta di MS (mirabilmente pubblicata da Meyer, Urb.),
in assoluto una delle più importanti e ricca di una quantità impressionante di monostici esclusivi o di versioni rielaborate, inizia a f. 1820, dopo una raccolta di versi vari di Costantino Rodio,e
termina a f. 184r, appena prima dell’epitome di Niceta Coniata. Il titolo, ‘ Ὅρα Μενάνδρου τοῦ σοφοῦ παραινέσεις, si colloca nel mar-
gine superiore, sopra la colonna di destra; la raccolta, che termina con la sezione in τ, vede infatti le sentenze disposte su due colonne, ma non ricorre a particolari artifici grafici: solo un punto in alto
RACCOLTE
dopo la fine di ogni sentenza e solo la prima lettera della prima sentenza in rosso, fuori dal rigo ma non in un modulo più grande. Notevole la consonanza fra l’estrema originalità della raccolta di MS di U e l’espansione testuale che il medesimo manoscritto urbinate presenta per il testo di Xen. Mem. IV 3, 7-8 e per la quale Bandini, Senofonte, 315 individua «l’opera di un dotto bizantino che, nel trarre estratti per uso personale o di scuola dai Memorabili, non si negò la libertà di integrare nell’argomentazione senofontea un elemento che a suo parere non poteva mancare». STORNAJOLO, 139-147; MEYER, Urb., 399-449; MERCATI, Eugenico, 155158; CANART, Scribes, 76; BANDINI, Senofonte, 305-316.
Bav Monac. gr. 495 XIV-XV sec.; cart.; 221 x 142 mm; II + 235 ff.
La breve selezione di MS di contenuto misogino dipende direttamente da U; grazie a Bandini, Senofonte, 314, si può concludere che la copiatura di Bav (la cui dipendenza da U trova conferma in molti altri testi) sia avvenuta «tra il 1439 e il ’47, allorché Giovanni
Eugenico si trovava [...] a Mistrà», dato che appunto il manoscritto bavarese proviene dall’ambiente di Giorgio Gemistio Pletone (De Gregorio, 250-254, 271). La breve raccolta (f. 39r), stesa dalla medesima mano che ha scritto il testo precedente, di natura teologica,
è separata da esso mediante un semplice tratto orizzontale che attraversa tutta la pagina. Non c’è titolo, e le sentenze sono scritte di seguito, separate solo mediante punto in alto. Il f. 39v è vuoto, dopodiché inizia il testo seguente (Timeo Locro), vergato da un’altra mano, più elegante ed accurata (a questa tipologia di scrittura si riconduce la maggior parte del codice). I monostici selezionati (col trattino si indica il cambio di sezione) sono 72. 70. 90. - 141. 142. 171. 143. - 218.- 323. - 374. - 398. - 453. - 484. 459. - 622. - 665666. 642-643. - 760. HARDT,
151-168; MEYER,
Urb.
ς
Si tratta dell’unica raccolta rappresentata da due manoscritti che riportano esattamente lo stesso testo (Wi e numero di errori comuni (vd. Mon. *102a, anche almeno un errore a testa (cfr. *392a] 845] καταβολὴ Wi : καβολη καβολή Wo, -- 7.--
Wo): considerato l’alto 113, 401, 437, 783) ma τὰς Wo recte : πᾶς Wi; ma vd. rispettivamente
RACCOLTE
ancora 401 per Wi e 113 per Wo), si deve supporre un capostipite comune che indico con c (una sigla che in questo caso, non ha lo stesso significato di a e b). A differenza di Jäkel non considero c ed Herm (c = W di Jk., Herm = %; X+W = y) un’unità; nonostante i fortissimi segnali di parentela che mostrano, esistono, a mio avviso, altrettanti indicatori di reciproca indipendenza, che escludono comunque la possibilità di ricostruire un ulteriore capostipite comune nel senso ipotizzato da Jk.: basterebbe il procedere discontinuo delle differenze nel numero dei rispettivi monostici che già indicavo in Tradizione, 129-134 (sezione dopo sezione, ora prevale c ora Herm, senza una regola), se non fossero supportate anche dal confronto di alcuni esempi testuali precisi. Si vedano in particolare le divergenze testuali nei Monostici 98, 102/*102a,
147, 331, 412,
552, 592, 759, 812, 855.
Viste a stretto contatto, la raccolta c e la redazione Herm sembrerebbero aver sì attinto ad una fonte comune, ma con la dovuta
ed ovvia precisazione che l’attingere ad una fonte comune, nella tradizione delle MS, va sempre considerata parte di un’operazione ben più complessa, in cui concorrono l’uso contemporaneo di altre fonti, la correzione in scribendo, il ripensamento continuo. Il che, auto-
maticamente, impone di rinunciare ad un esemplare y ricostruibile sulla base di c ed Herm. Sono riportati solo da c i Monostici *102a, 249, *252a, 662, *780a e 852; solo da c e dalle traduzioni 189 (anche in Plan), 235, *264a, 279, 492, e 743.
Sono riportati solo da c Herm 253, *344b, 491, 783; da c Herm e slav. il 788.10
Per quanto concerne il rapporto con gli altri raggruppamenti, sempre ragionando sul semplice dato dei monostici comuni, la supremazia di a è schiacciante, ma, come al solito, non impedisce segnali contraddittori, come gli accordi con i Mon. 225, 757 o 854!! e,
naturalmente, non trova riscontro in segnali testuali altrettanto chiari (molti i casi in cui c, rispetto ad a, presenta forme sue proprie). Wi
Vind. phil. gr. 167
1500 ca.; cart.; 225/227 x 163/165 mm; II + 180 ff.
? Si veda la versione aggiornata di questo confronto in Appendici, 1.2, pp. 524-526. 10 Se si aggiunge anche Plan e ar.I, rientrano nel novero degli accordi di c con Herm anche 306, 338, e 856; con Par, *700a.
!! Resta al limite Mon. 490, conservato da c C, K pap. e slav. Interessanti anche i casi di accordo con BPlan: 250 (con ar.), 316 (con b), 481 (con trad.), 832 (con ar.).
— 73...
RACCOLTE
Il manoscritto, vergato da Francesco Vitali (ultimo quarto del XV, primo quarto del XVI sec., RGK I 375= III 603) nel 1500 a Vicenza (subscriptio a f. 120v), contiene Pluto e Nuvole di Aristofane, Pseudo Focilide, Tabula Cebetis,
e Carmina Moralia di Gre-
gorio di Nazianzo. Il testo delle MS inizia a f. 1430 e finisce a 1530.
Il titolo Μαινάνδρου
(sic) γνῶμαι μονόστιχοι, è in rosso; in rosso
anche l’iniziale della prima sentenza di ogni sezione. Le sentenze sono disposte sulla pagine in modo molto arioso; tra una sentenza e l’altra è lasciato molto spazio, così come molto spaziosi sono i margini (la media di sentenze per foglio è di undici/dodici.). Ogni sentenza occupa un rigo e la fine è di solito segnalata mediante un punto in alto. Questa disposizione del testo è molto simile a quella adottata per il testo precedente (Gregorio) e successivo (Pseudo Focilide), mentre altrove il copista non esita ad occupare la pagina in modo più fitto: molti dei testi sono costellati di annotazioni interlineari. Alla fine della raccolta delle MS si legge il colofone Τέλος τῶν τοῦ Μενάνδρου (corr. ex paw-) γνωμῶν | καὶ δόξα τῷ θεῷ. STERNBACH,
Wo
Curae, 216-217; HUNGER,
270-271.
Guelferb. Gud. gr. 49
XV/XVI
sec.; cart.; 245 x 180 mm; 10 + I ff.
Questo manoscritto, interamente occupato dalle MS, gemello del precedente e ad esso contemporaneo, è scritto da una mano estremamente simile a quella di Francesco Vitali, ma che non sembra tuttavia essere la stessa. A conferma della strettissima parentela dei due testimoni, anche il medesimo errore nel titolo (in rosso come le iniziali delle prime sentenze di ogni sezione): Maıvdvöpov γνῶ-
μαι. Un grave errore anche nella subscriptio finale: Δόξα τῷ θεῷ καὶ
σωτηρία τῷ γράψοντι (sic). VON
HEINEMANN,
35.
Altre raccolte
Sono descritte in questa sezione alcune raccolte brevi conservate nei manoscritti: una (Par) è tematica, una sembra procedere senza un disegno particolare (Ven), una (Vat) ha un monostico per let-
tera: nonostante i forti legami che Ven e Vat in particolare mostrano di intrattenere con a, per questi testimoni non si può identificare un apografo diretto - come per Bav (altra selezione di Monostici περὶ γυναικῶν, senz'altro dipendente da U per cui vd. supra, Raccolte: b). -
γᾳ.
RACCOLTE
Par Par. gr. 1630 XIV sec.; cart. (ff. C-J e 269-276) e membr. (ff. A-B, 277-278);
158 x 115 mm; 278 ff. (I-II, A-P, 1'-III') Il manoscritto contiene redatta da più mani coeve, fini si trovano a fianco di vozionali: una descrizione
una miscellanea di testi di ogni genere in cui varie raccolte gnomologiche o afopere grammaticali, lessicografiche e deaccuratissima si legge in Tziatzi, 68-73.
La raccolta di MS (ff. 2120-2137) dispone i monostici uno di se-
guito all’altro sul rigo e divisi soltanto mediante dikolon e spazio (fanno eccezione il primo, diviso dal secondo mediante dikolon più un punto in mezzo, e Mon. 283, in fine di rigo, seguito da tre punti disposti a triangolo): solo a partire dal quart’ultimo, i monostici sono stati incolonnati uno sopra l’altro. La scrittura finisce al rigo 6 di f. 213r, con il resto della pagina lasciato vuoto, ed il testo successivo che comincia a f. 213v; da segnalare infine un intervento a margine di Mon. 776 di una mano assai posteriore (direi XVI sec.). Il testo inizia al r. 12 di f. 2129; il titolo, preceduto da una croce,
è in rosso: ἀπὸ τῶν κατὰ στοιχεῖον γνωμικῶν τοῦ Μενάνδρου περὶ
γυναικῶν; nel Pinax (f. Lv), sulla stessa riga in cui è registrato il titolo del testo precedente (ἔκθεσις Πίστεως ἐν συντόμοις di Basilio Magno, ff. 2110-2127), si legge un καὶ περὶ γυναικῶν, che andrà ri-
ferito al nostro testo. È interessante notare che il testo di Basilio che precede le MS, articolato secondo la struttura a domanda e risposta, poco dopo l’inizio comincia con una sequenza di dieci domande a tema, ti ἐστι ἡ γυνή, seguite da relative e articolate rispo-
ste. La raccolta orientata di MS che segue pare un adeguato completamento. Il testo è frutto di una selezione di 27 sentenze; non sono coperte tutte le lettere dell’alfabeto e non c’è regolarità nel numero di sentenze per lettera (indico in neretto il monostico riportato solo da Par; dove non è specificato altrimenti s’intende che la lettera prevede una sola sentenza): sono comprese sentenze
in B, y (4), è, e (2), ζ (2), n, 9 (3), ι (2), λ, μ (2). ο (5), π, ρ, τ, χ (2), 118 - 142. 151. 167. 163. - 194. - 218. 233 - 283. 271. - 300 - 323. 325. 342. - 364. 374. - 450. - 459. 486. - 591. (- f. 213r -) 609. 622. - 642. - *700a. - 776. - 823. *823b. Risulta impossibile stabilire un rapporto privilegiato con un raggruppamento; a fronte di un generale accordo con a, si segnalano alcuni punti problematici: il Mon. 163 è condiviso solo con A, ma le versioni dei due codici non sono compatibili; accanto a qualche caso apparentemente promettente (167, condiviso con AB, 271, con ABH, e 591, con AB), si pongono 622 (condiviso con il solo U) e *700a (solo con c Herm Plan). Rilevante la presenza di 823 e *823b (presenti insieme solo qui e in C,D). Per finire, 776, tradito solo da Par. OMONT
II, 109-112; TZIATZI, 68-73.
—7—
RACCOLTE
Vat Vat. gr. 845 XII sec.; membr.; 232 x 170 mm; I + 141 ff. Proveniente dalla Calabria, presenta numerosi motivi di interesse,
legati tanto al contenuto generale del manoscritto (un repertorio di leggi in cui spicca il Prochiron legum adattato alla prassi giuridica della provincia calabra, vd. Piccione, Forme, 417 n. 21) quanto alla forma della raccolta di MS, che rimanda, con i suoi 24 monostici
(uno per lettera, anche se c’è un distico), alle morfologie testuali attestate nei papiri. Osservazioni importanti sul rapporto che si può
stabilire tra il contenuto del codice e le MS sono contenute in Piccione, Forme.
Il testo, piuttosto
scorretto,
è disposto
su due
co-
lonne; inizia, compreso il titolo Γνῶμαι Μενάνδρου μονόστιχοι κατὰ ἀλφάβητον, al nono rigo dal basso della seconda colonna di f. 1397
e termina al decimo rigo della seconda colonna di f. 1390; è separato dal precedente mediante un tratto decorativo (due foglioline rosse opposte collegate fra loro da due lineette ondulate, in rosso e nero). In rosso sono ripassate anche le lettere incipitarie delle sentenze, scritte in un modulo maggiore e spostate sul margine sinistro: le sentenze di solito si dispiegano su due righi (ad eccezione di quella in è, l’ultima di f. 139r e di quella in n, su di un rigo);
solo per quella in y lo spazio libero rimasto sul secondo rigo è stato riempito con delle crocette. Segno di delimitazione delle sentenze è un dikolon seguito da un trattino orizzontale [:-]. Segue la nostra raccolta, un’altra, brevissima, di 7 sentenze περὶ νόμου καὶ δικαιο-
σύνης: si trovano sulla seconda colonna di f. 139v, appena dopo le MS, con, a sormontare la medesima colonna, un altro titolo: Tvö-
μαι τοῦ Θεολόγου. Questa raccolta e quella delle MS sono gli unici due testi non legislativi del manoscritto. Il dettaglio dei monostici (uno per lettera, con un distico per è, in neretto gli esclusivi) è il seguente: 31. 102. 162. 179. (- f. 1397 -) 214. 281. 291. 324. *379a. 381. 440. 487. *521a. 543. 575. 638. 701. 704. 725. 791. 996-997. *1007. *840a. *1014. La raccolta si allinea in modo netto su a, ed in particolare a B (cfr. Mon. *840a).
Due monostici ed un distico non hanno paralleli in altri testimoni delle MS, uno (*1007), ha avuto maggior fortuna. STERNBACH, Curae, 191; DEVRESSE, Vaticani, 402-404; PICCIONE, Forme, 416-419 (tav. 4).
Ven
Mare. gr. cl. XI, 24
Fine XV sec.; cart.; 155 x 108 mm; I + 279 ff.
Il manoscritto è composto da due parti, vergate da due scribi diversi (ff.1-196 la prima, da f. 196 fino alla fine la seconda), tratte —
76 —
RACCOLTE
da altrettanti volumi coevi e poi riunite in uno; il risultato è un insieme eterogeneo di lessici, omelie, testi encomiastici ed altro an-
cora: spicca un estratto del Fisiologo. Il testo delle MS (ff. 96r-v) è compromesso come pochi altri da errori di ogni tipo, fin dal titolo, Στίχος Ἀενάνδρου φιλοσόφου. Le lettere incipitarie sono in rosso:
ogni monostico è delimitato dal segno :- 0 dal punto in alto. La raccolta comprende 22 sentenze così distribuite (in neretto quelle esclusive; ove non specificato altrimenti, si intende una sentenza per
lettera): α (4), B, γ, £, n, 0, κ (2), A, 8,0, ε, ἡ (2), κ (2), n, β, μ. Si tratta dei Mon. 52. 16. 26. 61. 97. 140. 228. 293. 323. 383. 406. 440. 268. *963. 214. 289. (- f. 96v -) *306a. 386. *409a. *922. 135. *946. Nel caso di Ven, accanto alle cinque sentenze esclusive (e di queste solo *963
ha anche una tradizione indiretta), emerge netta la dipendenza da a: non solo tutte le sentenze note hanno sempre almeno due testimoni di a, ma in tre casi a è l’unico raggruppamento (Mon. 26, 228, 293 e *306a). MionI
III, 133-138.
Giess, Lips. I 35 e Voss. Misc. 47 Jäkel enumera fra i testimoni diretti delle MS Giess, un manoscritto miscellaneo del XVIII sec. (Giessensis 50, 5, p. 275, cfr. Adrian, 14, Otto, 112-113), copia di un manoscritto di Lipsia, Lips. I 35 (f. 12r, cfr. Naumann, 4; Sider, 49-50, 52), che a sua volta dipende da una più ampia raccolta tramandata in un autografo di Isaac Vossius conservato a Leida: Voss. Misc. 47 (XVII sec., cfr. De Meyier, 278-280). Queste tre testimonianze (i cui monostici coprono
sempre solo le lettere a - y), pur essendo da eliminare per la loro datazione, non mancano tuttavia di fornire qualche motivo di interesse: nonostante tutti i monostici riportati siano conservati in a, si notano delle particolarità. Solo nella sezione in a si alternano infatti segnali indubitabili di un rapporto diretto con F (Mon. 33, 52, *25a e 34) e tracce altrettanto sicure di un legame con Herm (Mon. 47, 33, 41); chiude inoltre la raccolta la citazione di un frammento
di Sofocle conservato da Stobeo e di cui Mon. 33 (riportato poco prima) è una rielaborazione. Evidente il ricorso alla collazione di altre fonti, di ogni tipo. Nemmeno nelle sue propaggini più remote la tradizione del testo delle MS conosce percorsi lineari. In neretto segnalo i monostici riportati dal solo Vossiano: gli altri sono comuni a tutte e tre le fonti. a (43) 3 (drodiore mg.) 6. 12. 16. 21. 26. 28. 31(ydp] τόν). 36. 38. 42. (ἐστ᾽ dy. [ἐστιν sl.] : δ᾽ add. mg.) 47 (πράσσοντας : γε λέγομεν mg. pro ἥδομαι) 51. 55. 1. 2. 4 (εὖ pro tà). 8. 13. 17 (πολλοί pro πολλά). 22 (γίγνωoxe). 27. 33 (θερμαίνεται text.: μαραίνεται et μαλάσσεται mg.) 32 (ἀγα-
— 77 —
RACCOLTE
θός text. : ἄριστος mg.). 41 (πάντα text. : πάντας mg.). 39. 43 (ἤλεκται). 48. 52 (στενωθεὶς). 57 (εἰς] ἐς). 5. 10. 15 (γυναίως Lips Giess : yevv- Voss
Giess”®). 19. 25a (πανούρου Lips Giess : πανούργου Voss Giess"8). 34 (ἐμποδών). 29. 35 (οὐδεὶς φεύγει : ἐκφεύγει Voss"), 37 (οὐχί). 40. 44. 50 (ποιεῖ). 54. B (11) 97. 102. 107 (ἅπασι). 112. 116. 98 (σκέπει). 105 (B. μὲν οὐ οὐδείς : οὐ del. Giess : οὐθείς Voss.). 111. 117. 115. 118 (B. x. ζήσεις ἂν γ. ἔχεις). γ (9) 137. 140. 143 (οἶδεν). 146. 151? (γυναῖκα θάπτων ****), 159, 158 (εἰσίν). 136. γλώσση ***. Soph. TrGF F 201e (cfr. Mon. 33).
Jos, M
(e Ion)
Jos: Jakel lo pone fra i testimoni diretti traendo la sigla dalle carte di Meyer, ma come ho già avuto modo di osservare (Appunti, 71 n. 2), sotto questa sigla si cela un florilegio inedito conservato nel manoscritto Monac. gr. 551 (una fonte indiretta, quindi) all’interno del quale compaiono, qua e là, alcuni monostici: proprio perché Jos ne è [ unico testimone, è stato eliminato dal novero delle MS il Mon.
173]
Sulla raccolta contenuta ai ff. 730-740 del Par. Suppl. gr. 690, un alfabeto gnomico attribuito a Giorgio di Pisidia pubblicato da Sternbach, Georg. Pis., ed ampiamente analizzato da Meyer, Nachlese, 355-364 (indicato come M, qui è [Pisid.]) in relazione a U, rimando
a Pernigotti, Tradizione, 125-126: a mio giudizio è anche questo da considerare un caso di tradizione indiretta, così come il patchwork di Carmina Moralia di Gregorio di Nazianzo e MS (in gran parte estratti da [Greg.] più il Mon. 694) dal titolo ἕτεραι γνῶμαι παραι-
νετικαί (si trova all’interno di un gruppo di testi analoghi) pubbli-
cato in Leutsch, Comm. (ignorato da Jk. ma non da Sternbach, Cu-
rae, 173 n. 1 e 185 n. vale a dire di quella (destinata a Leone X) manoscritto), ma che
1) e conservato ai ff. 33r-34r del Par. gr. 3058, che inizialmente doveva essere la bella copia della Ἰωνιά di Arsenio Apostolis (copista del in fase d’opera si trasformò in «copia di la-
voro a uso personale» (Dorandi, 170-171): sigla Ion.
—7
—
REDAZIONI
I [GREG.] INTRODUZIONE
Delle 96 sentenze di [Greg.], 30 non trovano riscontro in altre
fasi della tradizione diretta greca delle MS: 6 sono note per tradi-
zione indiretta (429, 512, 626, 703, 775, 839), 24 si trovano solo in [Greg.]: 95, 133, 134, *162a, 172, 208, 209, 266, 267, 285, 319, 320, 355, 380, 456, 540, 541, 559, 625, 797, 798, 820, 838, 851. I Mono-
stici *675a, 819 e 876 sono condivisi solo con O.Petr.Mus.; 94 forse con T.Mon.Ep.; *292a con O.Milne 1; 877 solo con slav.; 833 solo
con Herm:! il rapporto con le raccolte non dà indicazioni di sorta.? La datazione alta di Cs e Pt, e l’attribuzione a Gregorio di Nazianzo di alcuni dei testimoni e della traduzione araba (attribuzione
unica, dato che dove non compare il nome di Gregorio 1 titoli rimangono generici) sono ulteriori elementi che contribuiscono ad aumentare l’interesse di questa redazione: la facies cristiana non sembra particolarmente marcata (non fosse per il Mon. 819), ma il testo? mostra tratti esteriori comuni con tipologie ampiamente attestate in ambito cristiano e nell’opera di Gregorio di Nazianzo in particolare (a prescindere dal fatto che siano da ritenere spurie oppure no). Il coinvolgimento di Gregorio non può essere considerato del tutto casuale, vuoi per l’ ampio ricorso ai Monostici da questi fatto nelle sue opere (in forme iù o meno mediate), vuoi appunto per la ricchezza di materiali meo che sotto il suo nome sono tramandati: conseguenza diretta di questa circostanza non è solo l’esistenza di [Greg. 1, ma anche la continua e profonda intersezione
di materiali gregoriani nei Monostici di ogni redazione e raggrup-
! 2 cordi 3
Interessanti anche i casi di accordo di 871 (Plan trad.) e 872 (Plan pap. slavi). Ragionando beninteso solo in termini di monostici comuni, compaiono tanto accon a (246, 305, 467, 478, 701, *823b) che con b (203, 284, 762). Compreso fra le opere di Gregorio in GEERARD, Il 192 n° 1304 (Alphabetum
paraeneticum ii), ma vedi già ANASTASIJEWIE, 53-54.
REDAZIONI
pamento, secondo un processo di interscambio continuo che è da ritenere caratteristico della tradizione delle MS già in una fase precoce del suo svolgersi. Ma per tutta la questione, soprattutto analizzata sub specie gregoriana, si veda Azzarà, Fonti. Caso unico anche fra le redazioni, [Greg.] permette di isolare tracce di parentela fra i testimoni; nulla di chiaro, comunque.* Emerge innanzitutto la dipendenza di Rs da S, di cui condivide il titolo, omette le medesime sentenze (118, 267, 285-284, 348, 458, 541, 559, 675, 701-702-703-693,
871) più due (564, 638, alle quali
va anche aggiunto un verso senza paralleli, *978, aggiunto per colmare in qualche modo la lacuna di sentenze in p), e con il quale, soprattutto, condivide alcune lezioni particolari: [Greg.] 21 (= Mon. 269) ] ἢν Rs 5 : ἂν cett. [Greg.] 35 (= Mon. 358) ]xpvoio Rs 5 : πλούτῳ cett. [Greg.] 71 (= Mon.
705) ]ἐκδέχου
Rs S : προσδέχου
cett.
[Greg.] 87 (= Mon. 839) πρὸς φῶς ἄγει Rs 5 : eig τὸ φῶς ἄγει Cs Vat 742 : εἰς φῶς ἄγει Coll Vat 1276 : εἰς φῶς φέρει Mpt : εἰς φῶς περιφέρει Ps [Greg.] 89 (= Mon. 840) ἔστι φάρμακον λόγος Rs 5 : φάρμακόν ἐστι λόγος cett.
In questo caso, la datazione e le omissioni fanno propendere per S come modello di Rs: più difficile da dirimere la situazione in un altro caso di probabile legame, quello fra Coll e Vat 1276: [Greg.] 1 (= Mon. 94) ]A&ye Coll Vat 1276 : λάλει cett. [Greg.] 20 (= Mon. 267: om. Rs 5) ]&v ἀργυρίῳ Coll Vat 1276 Ps Vat 742 : ἐν ἀργύρῳ Cs Pt [Greg.] 54 (= Mon. 544) ]&&apxk@&v Coll Vat 1276 Mpt : ἐπαρκῶν cett. [Greg.] 95 (= Mon. 871) μάθοι Coll Vat 1276 Cs : μάθῃ cett.
Sembrano però contraddire un tale accordo i casi seguenti: [Greg.] 53 (= Mon. 542) ] rapex$pdunc Coll Cs Vat 742 : napaöpdung cett.
[Greg.] 67 (= Mon. 703) ῥυπαρὸς ὧν Vat 1276 : purapòg ὧν σὺ Vat 742 : ῥυπαρὸς ὑπάρχων cett. : var. Mpt Ps (vd. infra).
4 Rispecchia questa difficoltà, credo, anche l’ambiguo sistema di sigle con cui Jäkel designa 1 modelli delle diverse fonti dei manoscritti della classe: τ = Vat Taur. o = Coll, Taur, S. p = Taur, 5. vd. p. xxi dell’Edizione.
742, Coll,
5 Indico qui solo ed esclusivamente la situazione interna alla tradizione di [Greg.]. Non prendo in considerazione gli scambi fra plurale e singolare o le inversioni di termini. Ribadisco infine il fatto che non considero indicativi gli errori metrici.
—_ 92 .--
[GREG]
Qualche indizio sembra inoltre isolare Mpt e Ps: [Greg.] 3 (= Mon. [Greg.] 67 (= Mon. Ps : purapòg ὑπάρχων Cfr. anche [Greg.]
27) λόγων Mpt Ps : λόγου cett. 703) ] purrapòg ὦν τις χρηστὸν οὐχ ἕξει φίλον Mpt χρηστὸν οὐχ ἕξεις φίλον cett. (v./) 12 = Mon. 148, e [Greg.] 36 = Mon. 380.
Un caso interessante riguarda anche Cs e Pt: [Greg.] 33 (= Mon. 373) ]xai φίλοις καὶ μὴ φίλοις Cs Pt : καὶ φίλοισι καὶ ξένοις cett. (v./.).
Infine, si segnalano alcuni casi di inversione nell’ordine delle sentenze; di fronte all’ordine consueto della sezione in x (630-638-675653), Cs Vat 742 Coll hanno 630-638-653-675 (Coll solo 653-675),
Ps 630-653-675-638. Nella sezione in 1, Vat 742 ha la disposizione 358-373-370 (om. 380), in quella in y, il solo Vat 1276 ha 844-840851-841.
Come si vede, poco o nulla.
I manoscritti
Coll
vd. Coll, (b)
Cs
Par. Coisl. 236
X sec.; membr.; 223 x 167 mm; 212 ff.
Il manoscritto è interamente occupato da commentari alle Orazioni di Gregorio di Nazianzo. La raccolta di MS si trova, aggiunta da una mano non molto posteriore alla principale, ai ff. 1r-v (212 x 162 mm), seguita da un altro acrostico alfabetico gnomico (tit.: τοῦ αὐτοῦ γνῶμαι κατὰ στοιχεῖον, inc.: Ἀρχὴ σωτηρίας ἡ ἑαυτοῦ κατάγνωσις; des.: ὦτων καὶ γλώσσης μέγας ὁ κίνδυνος, ff. 10-2): i
ff. 2v e 37 sono vuoti (si legge solo un titolo moderno a f. 37), mentre f. 3v ospita l’indice dei commentari. Un’annotazione a f. 47 ricorda che il manoscritto apparteneva alla Grande Lavra (βιβλίον τῶν κατηχουμένων τῆς ἱερᾶς AdBpac). Sulla costa inferiore è scritto Θεόλογος. Il testo delle MS, disposto su due colonne, è scritto senza
particolari decorazioni o accorgimenti grafici (solo la prima sentenza di ogni gruppo è in lieve ekthesis ed ha la lettera incipitaria di modulo maggiore), in inchiostro nero; il titolo, accentrato e delimitato da due croci, è περὶ ἀρετῆς καὶ κακίας κατὰ στοιχεῖον τοῦ
Θεολόγου. Il testo presenta versi inediti al posto dei monostici 5, 385 e 429 e qualche caso di modifica più profonda del consueto (pur --53 --
REDAZIONI
mantenendo l’identità del monostico) per i Mon. 358, 458, 521: nella sezione in x Mon. 653 precede 675. DEVRESSE, Coislin, 215-216.
Mpt Μετόχιον τοῦ Παναγίου Τάφου 303 XIV-XV-XVI sec.; cart.; 215 x 145 mm; 155 ff.
In una raccolta vergata da diversi copisti e quasi interamente dedicata a testi di carattere devozionale, attirano l’attenzione una ver-
sione inedita della Comparatio Menandri et Philistionis, che mescola le quattro dell’edizione di Jk., e la raccolta di [Greg.], sconosciuta a Jk. ed agli altri editori delle MS, ma non ad Anastasijewié. Il testo (ff. 154-155) è completo, e segue la disposizione (canonica per questa redazione) su due colonne; tit.: παραινέσεις γνωμικαὶ κατὰ ἀλφάβητον, μονόστιχοι καὶ γλυκύταται. PAPADOPOULOS-KERAMEUS,
271-283; ANASTASIJEWIC,
53; PERNIGOTTI,
Testimone, 159-170.
Ps
Par. Suppl. gr. 1254
XVI sec.; cart.; 144 x 88 mm; 150 ff.
Il manoscritto è scritto da due mani ben distinte che si alternano in modo irregolare ma continuo: una molto ricercata ed elaborata, l’altra più rapida ma non meno precisa. Fra i tanti testi si segnalano una gran quantità di Carmina di Gregorio di Nazianzo e di Teodoro Prodromo ed un nutrito gruppo di opere di pertinenza scolastica: fra di essi, il testo completo del Pluto di Aristofane (preceduto dall’argomento), e delle Opere di Esiodo (con anche, distinto, il commento di Giovanni Protospatario), entrambi
corredati di una fitta serie di glosse interlineari. Il testo delle MS (della mano più rapida) si trova ai ff. 41r-43v in una sezione ‘na-
zianzena’: il titolo, scritto in rosso e preceduto da una croce è τοῦ αὐτοῦ (scil. τοῦ ἐν ἁγίοις πατρὸς ἡμῶν Tpnyopiov τοῦ Θεολόγου,
cfr. ff. 37υ-40ν [dell'altro scriba] con il Carm. I 2, 32) παραινέσεῖς γνωμικαὶ κατὰ aß μονόστιχοι καὶ γλυκύταται (vi è un titolo anche nel Pinax [ff. 2-3], di mano di Minoide Minas, preceduto dal
numero d’ordine e collocato nella sezione Tpnyopiov Ναζιανζ. (00) θεολόγου
(f. 2r): ιε΄ παραινέσεις
κατὰ
ἀλφάβητον
μονόσ(τυ)χίοι).
Le sentenze, delimitate ora da un punto, ora da doppio punto e lineetta, sono raggruppate a quattro per lettera, con la prima di ogni nuovo gruppo che ha la lettera incipitaria in rosso e di modulo maggiore. L’ordine è diverso solo nella sezione in x (630 653 675 638); manca solo Mon.
172.
ASTRUC-CONCASTY,
486-491.
-- 84—
[GREG.]
Pt Patm. 263 X sec.; membr.; in 8°; 276 ff.
Il manoscritto, di origine italogreca, contiene una miscellanea di letteratura sacra e profana vergata da due mani contemporanee: in particolare, alla seconda, che inizia a f. 213, dobbiamo un’ampia sezione gnomologica (mentre la prima parte & occupata soprattutto da testi di esegesi neotestamentaria, filosofici e grammaticali), in cui spiccano le sentenze di Sesto Pitagorico (come in Vat 742, l’unico altro testimone della versione greca, che però, diversamente da Pt,
non riporta le sentenze ‘pitagoriche’ in acrostico alfabetico: vd. Sodano, Ps.-Demofilo, 41; Chadwick, Sextus, 84-94), uno gnomologio dal titolo Περὶ βίου σώφρονος (ff. 226v-235), che precede proprio la raccolta delle MS (ff. 235r-236r), e, subito dopo questa, lo gno-
mologio filosofico pubblicato da A. Bertini Malgarini (ff. 236-246). Seguono raccolte lessicografiche varie, da Demostene e Tucidide, estratti di scolii ad Eschine e, dopo un breve Περὶ μέτρων, una se-
rie finale di δόξαι di autori antichi (ff. 269- 276). La raccolta delle MS, priva di più della metà delle sentenze, reca il titolo (nepi ἀρετῆς γνῶμαι κατὰ στοιχεῖον), attorniato da sem-
plici motivi decorativi, scritto a piena pagina e in rosso: le sentenze sono scritte una per rigo, con la lettera incipitaria staccata e decorata. Non è saltata nessuna lettera, ma nessuna delle sezioni è com-
pleta, mentre quella in x omette una delle sentenze della tradizione ma ne aggiunge due nuove e ne ha quindi 5. L’elenco è Mon. 94. 95. 27. - 134. - 136. *162a - 208. 209. - 267. - 285. - 292. 320. (- f. 2350 -) 373. 370 - 402. 429. - 456. 436. - 458. - 540. 527. - 546. - 564. 625. - 630. 638. 675. *973. *974. - 701. - 710. *383a. - 762. - 797. 798. - 819. (- f. 236r -) 806. - 838. - 840. - 876. SAKKELION, Patm., 127-135; CHADWICK,
355. 541. 705. 851.
Sextus, 3-4; A. BERTINI MAL-
GARINI, 153-200; G. CAVALLO, Trasmissione, 165, 167, 185; SODANO, Ps.-
Demofilo, 41. Rs Ross. 986 XV sec.; cart.; 219 x 148 mm; 392 ff.
Il manoscritto si distingue per la varietä dei testi contenuti, per quanto si possano far rientrare tutti nella categoria dello ‘scolastico’: si segnalano in particolare testi di grammatica, metrica, matematica,
astronomia e geografia, ed un ampio uso di tavole e disegni. A partire dal f. 247, inizia una piccola sezione gnomologica, con Moσχίωνος ὑποθῆκαι, i vv. 3-58 dello Pseudo Focilide (ff. 247v-2487), e le MS; dopo, di nuovo una grande varietà di testi, stavolta più di —85—
REDAZIONI
tipo filosofico e devozionale. Kotzabassi identifica tre copisti alternativamente attivi: A, per i ff. 5-96v, 105-150 e 153-392; B, ff. 970-104r; C, ff. 150-1517. La raccolta delle MS (ai ff. 249r-250r)
presenta le sentenze una per rigo nel solo f. 249r (è lasciato un ampio margine destro): le delimita, alla fine di ognuna, un punto in alto. A partire dal primo rigo di f. 24%, in corrispondenza della terza e quarta sentenza in ἢ, il corpo è ridotto e sono inserite nel rigo due sentenze alla volta, con conseguente riduzione dei margini. Le lettere incipitarie dei righi sono evidenziate tutte con l’inchiostro rosso, con, qua e là, qualche tentativo di elaborazione. A chiu-
dere il testo, sempre in inchiostro rosso, un motivo decorativo formato da due linee ondulate che si intrecciano partendo da due foglioline opposte. Il titolo della raccolta, scritto in rosso, è θαυμαστὸν οἴσεις καρπὸν ἄρδων τὰς φρένας. ἐκ τῶν ἐπωδῶν τῶνδε τῶν ἀκηράτων᾽ κατὰ ἀλφάβητον. Un titolo, in cui compare la consueta attribuzione, si trova anche nel Pinax di f. Ar: τοῦ μεγάλου Tpnyopiov ὁμοίαι κατὰ ἀλφάβητον. Mancano sedici sentenze: 118, 267,
285, 284, 348, 458, 541, 559, 564, 638, 675, 701, 702, 703, 693, 871.
Si noti in particolare l’assenza di tutta la sezione in p, uno dei tanti segni di parentela con S, rispetto al quale però compare in più qui
una sentenza senza altri paralleli: Mon. *978.
VAN DE VORST; GOLLOB; PICCIONE, Forme, 428; KOTZABASSI, 214-215.
5
Vind. phil. gr. 165
XIV sec.; cart.; 233/235 x 145/150 mm; I + 112 ff.
Accanto ad opere di Luciano, Filone di Alessandria, Basilio (la πρὸς τοὺς νέους), opere encomiastiche varie e discorsi e lettere di
Giuliano imperatore, si segnala ancora una volta la presenza dello Pseudo Focilide, in due estratti diversi: vv. 3-86 (ff. 880-897) e vv. 1-132 (ff. 102r-v). Le MS, dopo il titolo θαυμαστὸν οἴσεις καρπὸν ἄρδων τὰς φρένας ἐκ τῶν ἐποδῶν τῶνδε τῶν ἀκηράτων (lo stesso di
Rs), si presentano su due colonne di scrittura (ogni sentenza è chiusa da un punto) ed iniziano al quintultimo rigo di f. 870. Mancano i Mon.
118, 267, 285 e 284, 348, 458, 541, 559, 675, 871 e tutta la se-
zione in p, per un totale di quattordici sentenze mancanti. STERNBACH,
Curae,
168-169; HUNGER,
268.
Vat 742 Vat. gr. 742 XIII sec.; cart.; 170 x 125 mm; V + 216 ff. Vat 742 è, come Pt, testimone della versione greca delle sentenze
di Sesto Pitagorico e di tutta una serie di testi gnomici di varia natura ed età: si segnalano in modo particolare apoftegmi dei Sette Sa— 86—
[GREG]
pienti, uno gnomologio di Fozio pubblicato in Sternbach, App. Grom., sentenze di Secondo il filosofo ad Adriano, ed il Siracide. Da notare
anche una raccolta di lettere di Isidoro di Pelusio. La redazione di [Greg.] occupa i ff. 24r-26v: le sentenze sono scritte una per rigo, delimitate da un dikolon finale, in i uno specchio di scrittura di circa 110 x 80 mm,
con le
lettere incipitarie dei primi monostici di ogni
sezione vergate in inchiostro rosso e modulo maggiore: qualche essenziale motivo decorativo si nota al principio della raccolta, ad incastonare il titolo, che in questo caso è παραίνεσις γνμωμικὴ δι᾽ ἀλφάβητον. Nella sezione in 1 l’ordine è 358-373-370 (om. 380), in
quella in x è 630-638-653-675 (inversione degli ultimi due). Man-
cano i Mon. DEVRESSE,
A
380, 512, 559, 625, 781, 811, 820, 851, 841, 872. Vaticani, 256-257; CHADWICK,
Sextus, 3.
Vat 1276 Vat. gr. 1276 Inizio del XIV sec.; cart.; 146/148 x 107/109 mm; III + 180 + V
Di provenienza italomeridionale, più in particolare dalla zona di Otranto, scritto da più mani e realizzato con l’unione di diversi fascicoli in origine autonomi, contiene una raccolta miscellanea di testi in gran parte poetici, sia sacri sia profani, alcuni dei quali legati alla zona di produzione del codice stesso. Il cardinale Antonio Carafa (1538-1591), è il responsabile della donazione alla Biblioteca Vaticana. La raccolta, completa, occupa i ff. 42v-44v (seguita da una piccola appendice di versi misogini preceduti dal titolo γνῶμαι rapatνέσεις: per il testo cfr. Sternbach,
Curae,
174): le sentenze sono
scritte una per rigo, con un dikolon che ne indica la fine; la media è di ventuno sentenze per foglio. Si nota in generale un testo molto ‘idiosincratico’, con qualche errore di troppo (vedi per es. Mon.
266); la sezione in w ha un ordine diverso dal solito: 844, 840, 851 e 841. Il titolo, segnalato da un rudimentale motivo decorativo, è
γνῶμαι παραινέσεις. STERNBACH,
Curae,
174-184; ACCONCIA
LoNGO-JACOB.
Taur Taur. B.VII.32 (olim b.1.9) XVI sec. Il manoscritto & andato distrutto (cfr. Eleuteri, Torino, 34), ma
nel Nachlass di Meyer & schedato accuratamente (da li traeva le sue informazioni Jäkel, che però non le ha riportate completamente): laddove compare la sigla, quindi, è da intendersi riferita alle collazioni del Meyer. PASINI, 469 (n° 341).
-
47...
REDAZIONI
TESTO
Tituli περὶ ἀρετῆς καὶ κακίας κατὰ στοιχεῖον τοῦ Θεολόγου Cs περὶ ἀρετῆς γνῶμαι κατὰ στοιχεῖον Pt θαυμαστὸν οἴσεις καρπὸν ἄρδων τὰς φρένας ἐκ τῶν ἐποδῶν τῶνδε τῶν ἀκηράτων Rs 5 (κατὰ ἀλφάβητον add. Rs) τοῦ μεγάλου Γρηγορίου ὁμοίαι κατὰ ἀλφάβητον Pinax Rs παραινέσεις γνωμικαὶ κατὰ ἀλφάβητον, μονόστιχοι καὶ γλυκύταται Mpt τοῦ αὐτοῦ (scil τοῦ ἐν ἁγίοις πατρὸς ἡμῶν Γρηγορίου τοῦ Θεολόγου) παραινέσεις γνωμικαὶ κατὰ ἀλφάβητον μονόστιχοι καὶ γλυκύταται Ps παραινέσεις κατὰ ἀλφάβητον (inter Γρηγορίου Ναζιανζένου τοῦ Θεολόγου opera) Pinax Ps παραίνεσις γνωμικὴ δι᾽ ἀλφάβητον Vat 742 γνῶμαι παραινέσεις Vat 1276
τοῦ ἐν ἁγίοις πατρὸς ἡμῶν Γρηγορίου τοῦ Θεολόγου στίχοι παραινετικοί δι᾽ ἰάμβων ὠφέλιμοι κατὰ ἀλφάβητον τετρασύλλαβοι Taur
«Von den Spriichen des Heiligen Gregorius, des Theologen (des Bischofs von Nazianz), über die Tugend, nach der Buschstaben Alpha Beta bis hin zu ihrem Ende - d.h. nach den Namen der Buschstaben der Griechen» ar.II (transl. Ullmann). A
94
Ἀγαθὰ προθύμως καὶ λάλει καὶ μάνθανε pap.
λάλει]
95
λέγε Coll Καὶ 1276
καὶ om. Taur
Ἄκουε πάντων ἐκλέγου δ᾽ ἃ συμφέρει ἔκλεγε Vat 1276
27
Ἀνδρὸς χαρακτὴρ ἐκ λόγου γνωρίζεται a Ὁ Plan pap. trad. λόγων Mpt Ps
5
Ἀθάνατον ἔχθραν un φύλαττε θνητὸς dv a b Plan pap. trad. om. Pt Mon. *884 pro 5 Cs
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REDAZIONI
203
Διὰ τὰς γυναῖκας πάντα τὰ κακὰ γίνεται
15
b om. Pt τὰς et τὰ om. Taur διὰ γυναῖκα πάντα κακὰ γίνεται Vat 1276 διὰ γυναῖκας πολλὰ γίνεται κακά Vat 742
194
Δειναὶ γὰρ αἱ γυναῖκες εὑρίσκειν τέχνας ἃ c Par Herm pap. om. Pt εὐρεῖν Καῖ 1276
Ε
246
Εἰ θνητὸς εἶ, βέλτιστε, θνητὰ καὶ φρόνει a Plan ar. om. Pt
225
Ἔστι Δίκης ὀφθαλμὸς ὃς τὰ πάνθ᾽ ὁρᾷ b ς Plan ar. om. Pt
ἔστι δίκαιος Vat 1276 266
τὰ om. Vat 1276 Ps Mpt
(πάντ᾽ Vat 1276)
"Eieyyxe σαυτὸν ὅστις εἶ πράττων κακῶς om. Pt
εἶ om. Vat 1276 267
"Ev ἀργύρῳ
κακά Taur : καλῶς Vat 1276
μάλιστα κρίνεται τρόπος
20
om. Rs 5
ἐν ἀργυρίῳ Coll Ps Vat 742 Vat 1276
μάλιστα]
τρόπῳ Ps
Z
269
Ζήσεις βίον κάλλιστον, ἂν θυμοῦ κρατῆς
ἃ ὃ ς Plan Herm pap. trad. om. Pt dv] fiv RsS
276
Ζωῆς πονηρᾶς θάνατος αἱρετώτερος a c Plan Herm pap. trad. om. Pt θάνατος]
285
κρατεῖς Mpt
μόρος Taur
Ζῆσον μετρήσας τὸν βίον πρὸς τὸν χρόνον — 90--
μάλα Var 742
[GREG] om. Rs 5
χρόνον] τρόπον Coll
284
Z@uev ἀλογίστως μὴ προσδοκῶντες θανεῖν Ρ om. Pt Rs 5 ἀλόγως Taur μὴ προσδοκῶν Taur τῷ θανεῖν Taur ζ. ἀ. μὴ προορῶντες τὸν μόρον Cs ζῶν ἀ. οὐ προσδοκᾷ τις θανεῖν Vat 742
H *292a
Ἢ
λέγε τι σεμνὸν εἰ δὲ μὴ σιγὴν ἔχε
pap.
ἢ λάλει σεμνὸν ei δὲ μὴ o. È. Var 742
25 ἢ λ. τ. σ. ἢ σιγὴν ἔχε
Vat 1276 (ἢ alt. Vat 1276P° : εἰ δὲ Vat 1276.)
ἢ σεμνὸν εἰπὲ εἰ
δὲ μὴ σιγὴν ἔχε Pt
319
?H@0g κακοῦργον μακρὰν οἰκίζει θεοῦ om. Pt πανοῦργον 5
305
ἩἩ γλῶσσα πολλῶν ἐστιν αἰτία κακῶν a Plan ar. om. Pt
320
H@n τὰ πάντων Ev χρόνῳ πειράζεται πάντα Taur
γνωρίζεται Cs Taur
Θ 355
θυμὸν φυλάττον τὸ φρονεῖν γὰρ οὐκ ἔχει
342
Θηρῶν ἁπάντων ἀγριωτέρα γυνή
30
ἃ Ὁ c Par Plan Herm ar. om. Pt
348
Θυμοῦ κρατῆσαι καὶ ἐπιθυμίας καλόν a b Plan pap. om. Pt Rs 5
323
θάλασσα καὶ πῦρ Kai γυνὴ τρίτον κακόν abc Par Ven Plan Herm pap. ar. om. Pt καὶ prius om. Coll τρίτον κακόν Coll Cs Mpt Vat 742 : κακὰ τρία Ps : κακὸν τρίτον cett.
— 91 —
REDAZIONI
I 373
Ἴσος ἴσθι κρίνων Kai φίλοισι καὶ ξένοις ἃ ς Herm ἴσθι] ἔσο Taur ἴσθ᾽ ἴσος κ. PsP° (ἴσθι σος Ps*) καὶ φίλοις καὶ μὴ φίλοις Cs Pr ἴσθι κρίνων ἴσος καὶ κτλ. Vat 742
370
Ἰδίας νόμιζε τῶν φίλων τὰς συμφοράς ἃ b Plan pap. slav. ἰδίας νόμιζε] ἴσθι οἰκείας Vat 742
358
Ἴσος ἴσθι πᾶσι κἂν ὑπερέχῃς πλούτῳ
35
ἃ b c Plan Herm pap. slav. om. Pt ἴσθι πᾶσιν ἴσος κ. ὑ. x. γαῖ 742 ὑπερέχεις Μρι πλούτῳ φέρῃς Cs πλούτῳ] χρυσίῳ Rs 5
380
κἂν πλέον
Ἴσον ἐστὶν εἰς πῦρ καὶ γυναῖκας ἐμπεσεῖν om. Pt Vat 742 ἴσον ἐστὶ τὸ εἰς x. Mpt : ἴσον τὸ εἰς x. Ps γυναῖκα Vat 1276
εἰς πύραν καὶ εἰς
Κ 402
Καλὸν φέρουσι καρπὸν οἱ σεμνοὶ τρόποι ἃ b Plan pap. καρπὸν καλὸν φέρουσιν οἱ χρηστοὶ τρόποι Taur
421
Καλῶς πένεσθαι κρεῖττον ἢ πλουτεῖν κακῶς ab Plan om. Pt
385
Kpivet φίλους ὁ καιρὸς ὡς χρυσὸν τὸ πῦρ ἃ b c Plan Herm pap. trad. om. Pt
καιρὸς] χρυσὸς Mpt Ps Rs S TaurVat 1276 : πειρασμὸς Coll
xpi-
νει φίλοις δίκαια μὴ θυμούμενος Cs
429
Κόλαζε κρίνων ἀλλὰ μὴ θυμούμενος Mon. 3944 pro 429 Cs A
431
Aiav φιλῶν σεαυτὸν οὐχ ἕξεις φίλον -- 92 —
40
[GREG.]
a b Plan om. Coll Pt φίλον] φίλους Rs
456
Λύπης ἰατρός ἐστιν ὁ χρηστὸς φίλος φίλοις Cs
436
Λιμὴν πέφυκε πᾶσι παιδεία βροτοῖς ἃ b Plan
453
Λέοντι συζῆν ἢ γυναικὶ συμβιοῦν ἃ b Plan Herm ar. om. Pt γυναικὶ συμβιοῦν]
πονηρᾷ συμβίῳ Cs
Μ 458
Μὴ κρῖνε βλέπων κάλλος, ἀλλὰ τὸν τρόπον
45
ἃ b Plan trad. om. Rs 5
κρῖναι Coll Var 1276
κάλλος βλέπων Taur
μὴ κρῖνε κάλλος
ἀλλὰ τὸν τρόπον βλέπε Cs
512
Μηδέποτε δοῦλον ἡδονῆς σαυτὸν ποίει om. Pt Var 742 μηδέπω Ps σεαυτὸν Coll Mpt
467
Mn φεῦγ᾽ ἑταῖρον ἐν κακοῖσι κείμενον a Plan trad. om. Pt φεῦγε Coll Cs Taur
478
ἐταῖρον]
καιρὸν Cs
ἐν κακοῖσ᾽ εἰλημμένον
Μέμνησο πλουτῶν τοὺς πένητας ὠφελεῖν a Plan Herm pap. trad. om. Pt τοὺς] τοῦ Cs
Ν
540
Νοῦς ἐστι πάντων ἡγεμὼν τῶν χρησίμων νοῦς δὲ πάντων κτλ. Vat 1276 Vat 742
τῶν χρησίμων]
τῶν χρημάτων
REDAZIONI
527
Νόμοις ἕπεσθαι πάντα δεῖ τὸν σώφρονα
50
A b Herm ar. δεῖ βροτὸν τὸν σώφρονα Taur
521
Νέῳ δὲ σιγᾶν ἢ λαλεῖν μᾶλλον πρέπει ἃ c Plan Herm om. Pt νέον Taur ν. è. o. μᾶλλον ἢ λ. π. 5 σιωπᾶν μᾶλλον ἢ λαλεῖν πρέπει Cs
541
μᾶλλον οηι. Taur
νέῳ
Νόμιζε πλουτεῖν ἂν φίλους πολλοὺς ἔχῃς om. Rs S
πολλοὺς φίλους Taur
&xeig Coll Mpt n fe --
542
Ξένους πένητας μὴ παραδράμῃς ἰδών a b Plan trad. om. Pt παρεκδράμῃς Coll Cs Vat 742
544
ἰδεῖν Taur
Ξένοις ἐπαρκῶν τῶν ἴσων τεύξῃ ποτέ abc om.
Plan Herm trad. Pt
ἐξαρκῶν Coll Mpt Vat 1276 559
Ξένους νόμιζε τοὺς ἀρετῆς ὄντας ξένους om. Pt Rs 5 Vat 742
546
Ξίφος τιτρώσκει σάρκα, τὸν δὲ νοῦν λόγος abc Plan Herm trad. om. Coll τὸν νοῦν δὲ λόγος Vat 1276
O 575
Οὐκ ἔστιν οὐδὲν κτῆμα κάλλιον φίλου a U c Vat Plan Herm slav. om. Pt κτῆμα κρεῖττον ἢ φίλος Vat 1276
564
Οὐδεὶς ner’ ὀργῆς ἀσφαλῶς βουλεύεται abc Plan Herm trad. om. Coll Rs Taur
--94.--
55
[GREG.] in Taur post 564 legebatur τὸ γὰρ μετ᾽ ὀργῆς οὐδέπω ἀσφαλῶς βουλὴν ἔχει (Greg. Naz.
625
Carm. Mor. I 2, 32, 116).
‘O βίος ἀδήλους τὰς μεταπτώσεις ἔχει om. Vat 742 ὁ γὰρ βίος d. κτλ Taur
626
ἄδηλος Ps
Οὐδεὶς ποιῶν πονηρὰ λανθάνει θεόν om. Pt πράττων Taur οὐδ. πονηρὰ ποιῶν λανθάνει 0. Vat 1276 πονηρὰ λανθάνει ποιῶν θ. Vat 742
60 οὐδ.
II 630
Πολλῶν ὁ καιρὸς γίνεται διδάσκαλος ἃ Ὁ Plan slav. om. Coll πολλ᾽ Taur
638
καιρὸς]
καρπὸς Cs
Πονηρὸν ἄνδρα μήποτε κτήσῃ φίλον ἃ ὃ c Vat Plan Herm pap. slav. om. Coll Rs μηδέπω Ps : μηδέποτε Taur
*675a
Πειρῷ pap.
βλαβῆναι μᾶλλον ἢ δίκην λέγειν
om. Rs 5
λέγειν]
653
ἔχειν Pt Taur
in Pt seq. Mon. *973, #974
Πολυπραγμονεῖν ἀλλότρια un βούλου κακά ἃ b Plan om.
Pt
καλά Ps
κακά om. Taur Vat 1276
P 701
ῬῬύου σεαυτὸν παντὸς ἀχρήστου τρόπου ἃ Vat Herm ar. om. Rs 5
702
ΨῬύπος γυνὴ πέφυκεν ἠργυρωμένος ἃ c Plan Herm pap. ar. om. Pi Rs 5 ἠργυρωμένη Ps Vat 1276P° : -μένος Καῖ 1276* cett.
65
REDAZIONI
703
‘Purapòg ὑπάρχων χρηστὸν οὐχ ἕξεις φίλον om. Pi Rs 5 ῥυπαρὸς ὑπάρχων] ῥυπαρὸς ὧν Vat 1276 : ῥυπαρὸς ὧν σὺ Καῖ 742: ῥυπῶν (sic) ὑπάρχων Cs Χριστὸν Cs ἔχεις Cs ῥυπαρὸς ὦν τις χρηστὸν οὐχ ἕξει φίλον Mpt Ps
693
Ῥᾷον παραινεῖν ἢ παθόντα καρτερεῖν a b Plan Herm pap. trad. om. Pt Rs $
tantum Mon. #978 in sect. p Rs
Σ 711
Σαυτὸν φύλαττε τοῖς τρόποις ἐλεύθερον a b Plan trad. om. Pt σαυτὸν γίνωσκε Var 742
710
ἐλευθέρως Taur
Σιγᾶν ἄμεινον ἢ λαλεῖν ἃ μὴ πρέπει
70
abc Herm slav. om. Coll πρέπει] θέμις Pt
705
Σοφοῦ παρ᾽ ἀνδρὸς προσδέχου συμβουλίαν abc Herm Plan pap. slav. ἐκδέχου Rs 5
*383a
Σοφοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ σοφός Bbc
Plan Herm
T 762
Τὸ γνῶθι σαυτὸν πᾶσίν ἐστι χρήσιμον
b σαυτὸν] αὐτὸν (sic) Καῖ 1276
πᾶσι Vat 1276
πᾶσιν ἢ (sic)
Coll 775
Τοῦτ᾽ ἔστι τὸ ζῆν un σεαυτῷ om. Pt μόνον Cs Taur
729
ζῆν μόνῳ
μὴ σεαυτὸν μὴ μόνῳ (sic) Vat 1276
Τὸ κέρδος ἡγοῦ κέρδος dv δίκαιον ἦ ἃ c Plan Herm slav. om. Pt ἡγοῦ dv κέρδος δίκαιον Taur
75
[GREG.]
755
Τὰ è’ αἰσχρὰ κέρδη συμφορὰς ἐργάζεται B Plan om. Pt
συμφορὰν Coll Mpt Ps Vat 742 Vat 1276
Y 781
Ὑπὲρ εὐσεβείας καὶ λάλει καὶ μάνθανε B b c Plan Herm pap. slav. om. Coll Pt Vat 742
777
ὙΦ᾽ ἡδονῆς φρόνιμος οὐχ ἁλίσκεται a b Herm trad. om. Pt
797.
“Yrovkàog ἀνὴρ δίκτυον κεκρυμμένον
79.
Ὕδωρ
θαλάσσης ὁ τρόπος τῶν δυσκόλων
80
om. Pt θαλάττης Cs
D
819
Pac ἐστι τῷ νῷ πρὸς θεὸν βλέπειν dei ιν]
811
om.
Plan Herm
ar.
Pt Vat 742
Φεῦγ᾽ ἡδονὴν φέρουσαν ὕστερον βλάβην abc Plan Herm pap. slav. φεῦγε Cs
8202
dei βλέπειν Vat 1276
Φιλόπονος ἴσθι καὶ βίον κτήσῃ καλόν abc
806
τὸν νοῦν Taur : τῷ ἀνθρώπῳ Coll
βλάβην]
λύπην Cs
φίλος φίλου δεόμενος οὐκ ἔστιν φίλος om. Pt Vat 742 ἔστι Coll Mpt Ps Rs S Taur Vat 1276
X 838
Χαίρειν προσήκει τοῖς παθῶν ἐλευθέροις χάρις Taur
--- 97 .--
85
REDAZIONI
*823b
Χειμὼν μέγιστος οἰκίας γυνὴ κακή a Par trad. om. Pt κακὴ γυνή Cs Mpt Ps Vat 1276
839
Χρόνος τὰ κρυπτὰ πάντα εἰς τὸ φῶς ἄγει om. Pt πάντα μὲν Var 1276
εἰς τὸ φῶς ἄγει Cs Vat 742 : εἰς φῶς ἄγει
Coll Vat 1276 : εἰς φῶς φέρει Mpt : εἰς φῶς περιφέρει Ps : πρὸς φῶς ἄγει Rs 5
833
Χαίρειν En’ αἰσχροῖς οὐδ᾽ ὅλως δεῖ πράγμασιν Herm om. Pt αἰσχροῖς]
ἐχθροῖς Ps (aiy0poîc ms.)
μασι Vat 1276
οὐ δόλως οὐ χρὴ πράγ-
πράγμασι Cs Ps 5 Ταῖς Vat 742
Ψ 840
Ψυχῆς νοσούσης ἐστὶ φάρμακον λόγος ἃ Ὁ Plan pap. slav. φάρμακόν ἐστι λόγος Coll Cs Mpt Ps Pt Var 742 Vat 1276 : ἐστι φάρμακον λόγος 5 Rs
851
Ψυχῆς ὄλεθρός ἐστι σωμάτων ἔρως
90
om. Vat 742 σωμάτων ἔρκος Vat 1276
844
Ψυχῆς μέγας χαλινὸς ἀνθρώποις ὁ νοῦς ἃ b Planar. om. Pt ἐν ἀνθρώποις Rs
841
ψυχῆς μέγας χαλινὸς ὁ νοῦς πέλει Vat 1276
Ψευδόμενος οὐδεὶς λανθάνει πολὺν χρόνον B b Plan Herm trad. om. Coll Pt Vat 742 ψευδόμενός τις οὐ A. Taur
Ω 872
Ὡς μέγα τὸ μικρόν ἐστιν ἐν καιρῷ δοθέν Plan pap. slav. om. Pt Vat 742
σμικρόν Vat 1276
καιρῷ]
κακῷ Taur
—8—
[GREG]
876
Tav ἦρξε γαστὴρ τὸ φρονεῖν ἀφῃρέθη pap.
ᾧ Coll
871
Ὡς ἡδὺς ὁ βίος, dv τις αὐτὸν μάθῃ
95
Plan trad. om. Pt Rs S
αὐτὸν μάθῃ Mpt Taur Καῖ 742: αὐτὸν μάθοι Coll Cs Vat 1276 877
Ὦ γῆρας ἀνθρώποισιν εὐκταῖον κακόν slav. om. Pt
ἀνθρώποις Taur Vat 1276
εὐκτέον 5
-- 99...
II PLAN INTRODUZIONE
Di Massimo Planude! ‘editore’ dei Monostici si sa fin da Sternbach, Menandrea e Gallavotti, Planudea I, ma sul reale impatto che
questa sua iniziativa ha avuto sulla vicenda storica delle MS non si è mai riflettuto abbastanza. Proprio il confronto con il resto della tradizione mostra in modo chiaro quanto il testo di Planude sia personale, e quanto, per questa ragione, siano necessarie cautela ed attenzione nel trattarlo. I caratteri fondamentali di Plan sono: una grande disposizione di fonti, un profondo lavoro di selezione e riordino dei monostici— disposti solo qui in capita tematici ordinati alfabeticamente, anche al loro interno -- ed una serie davvero cospicua di interventi anche radicali sul testo; tutti elementi che la rendono
unica nell’intero panorama delle redazioni e delle raccolte delle MS, tanto da poter essere tranquillamente definita la prima edizione moderna dei Monostici. La fortunata circostanza che mette a disposizione dell’editore l’autografo del testo (Marc, di cui Brit è una copia effettuata prima del completamento del progetto complessivo), mette poi al riparo dal problema spinoso degli apografi, e, in genere, del destino successivo di Plan, assai meno problematico comunque di quello della ‘gemella’ Antologia Planudea. D’altra parte, da un lato la lacuna che inghiotte i primi 40 versi di Marc, compensata da Brit, ma con un’incongruenza significativa (nel Mon. 414 = Plan 31 Perroneo καλῶν τὸ per καλὸν δὲ non è recepito da nessun altro testimone; vd. anche Mon. 43 = Plan 29); dall’altro il caso emblematico di Mon. 151 (γυναῖκα θάπτειν κρεῖσσόν ἐστιν ἢ γαμεῖν), dal quale Planude solo in Marc ha cancellato ἐστιν ἢ γαμεῖν riscrivendo sopra ἢ ζῆν 1 Nonostante la letteratura sul dotto monaco sia sempre più ampia e specializzata, lo studio di riferimento al quale rimandare per un quadro generale della vita e dell’opera è ancora C. WENDEL, RE XL (1950), s.v. Maximos Planudes, 2202-2253.
—
101—
REDAZIONI
ἀθλίως, senza che la cosa abbia lasciato traccia di sé nel resto della tradizione (cfr. Cameron, 361), vanno nella direzione da tempo in-
dicata dallo stesso Cameron per l’Antologia Planudea, circa l’esistenza di una copia intermedia (d) posta fra Marc e Brit da un lato e la tradizione successiva dall’altro, che ha conflato il testo dei due
testimoni e da cui dipendono tutti gli apografi successivi (per altri esempi vd. Plan: Testo, infra). Ma se in genere le circostanze obbligano solo di rado a ricorrere al conforto dei più tardi apografi, questi rivestono un notevole interesse storico culturale, visto che annoverano fra i loro copisti personaggi del calibro di Michele e Arsenio Apostolis (due volte),o Janos Laskaris. Il coinvolgimento degli Apostolis è significativo per la luce che getta sui legami con l’opera paremiografica, quello con Laskaris per il ponte con la prima edizione a stampa, da lui stesso curata (Firenze, Alopa
1494). Altra caratteristica della fortuna di
Plan sta infatti nella diffusione che, attraverso la prima (1495) e la seconda (1512) ristampa presso Aldo Manuzio, ha conosciuto in seguito: le traduzioni latine e le note critiche, da Stephanus (1569), a Grotius (1626), fino a Brunck (1784) dipendono tutte dalla versione di Plan confluita in Alopa, ripresa con minime correzioni in Ald 1495 e profondamente rivista e corretta in Ald 1512. La prima identificazione fra Plan e MS, che io sappia, si deve far risalire a Stephanus, 185 (in un capitolo dal titolo emblematico: Henrici Stephani in Menandri Gnomas seu sententias quae uovoorıyoı vocantur), probabilmente grazie al confronto con un manoscritto di Herm. Manoscritti
Brit Brit. Mus. Add. 16409 Fine XIV sec.; cart.; 283 x 205 mm; 105 ff. Marc Marc. gr. Z 481 (= 863) 1299-1301; membr.; 270/272 x 210 mm;
123 ff.
Come detto, si tratta delle due copie più antiche dell’Antologia Planudea, accostata a Teognide, Plan (che in Brit si trova ai ff. 85r-
880, in Marc ai ff. 77r-80r), la Parafrasi del Vangelo di Giovanni di Nonno di Panopoli, ed altri componimenti poetici minori: fra i due, a riportare la collezione completa, seppur in un assetto testuale non definitivo, è Brit, perché Marc (più avanzato nello stadio redazionale) soffre di una lacuna consistente, con perdita di un qua—
102 —
PLAN
ternione e altri 6 ff. dopo f. 76, con conseguente perdita di tutto Teognide e Plan 1-40. Entrambi i manoscritti utilizzano la stessa modalità di presentazione del testo, con il titolo generale seguito dall’elenco dei titoli dei capita e le sentenze disposte su due colonne, con titoli e lettere incipitarie sempre in rosso: per le lettere incipitarie delle prime sentenze di un nuovo caput aumenta il modulo e il grado di elaborazione. I titoletti sono quindi ripresi nei margini sinistro e destro. Sul piano testuale, le differenze più rilevanti fra i testi di Brit e Marc (limitatamente a Plan) riguardano la tendenza ‘congenita’ di Brit ad omettere il v efelcistico, regolarmente conservato in Marc e nelle copie successive. MIONI II, 276-283; YOUNG, On Planudes; GALLAVOTTI, Planudea, 25-36; TURYN, Dated, 90-96; CAMERON, 345-350.
Il testo di Plan: qualche osservazione Plan conosce ed utilizza testimoni di tutti i raggruppamenti; in linea di massima prevale l’accordo con a, ma numerosi sono i casi di accordo esclusivo con b: vd. Mon. 67, 70, 74 (con trad.), 76 (con pap.), 124, 181 (con pap. e slav.), 254, 256, 258 (con pap.) 715 (con Herm) 761, 848 (con slav.), 857 (con pap. e trad.), 858 (con R slav.), 859 (con R e trad.), 860, 861 (con K), 863 (con K ar.).
Plan presenta accordi esclusivi anche con le traduzioni: Mon. 120, 201
(con ar.), 202
(con ar.), 314, 688,
*724a,
*762a
(con R),
774, 796 (con ar.), 875 (con slav. e pap.); in un caso (Mon. 93) si
accorda direttamente con un papiro. Di grande rilievo è l'accordo con B o più probabilmente con un suo antenato.? In un numero discreto di casi Plan presenta versi esclusivi: Mon. 91, 92, 264, 265 (da Euripide), 773, 784 (dalla Consolatio ad Apolloniam pseudo plutarchea), 873, 874 (da Menandro); in altri ancora
2 Cfr. almeno Mon. 30 (pap. ar.), 47, 280, 311 (pap. trad.), 312 (slav.), 315 (K), 346 (ar.), 349 (ar., con accordo in errore), 366, 382 (K), 393 (b), *405a, 407, 418, 420, *438a,
*442 (trad.), *448a, 489 (pap.), 596 (pap.), 599 (ar.), 602, 605 (ar.), 608 (Herm), 631
(slav.), 634 (slav.), 659, 691 (ar.), 706 cao. ), 708 (slav.), 720 (ar.), 730 (K), 734 (slav.), 736, 737 (trad.), 750 (ar.), 755 ([Greg.]), 780, *783a (ar.), 785 (slav.), 803 (trad.), *804a,
809 (pap. trad.), 815, 816, 817 (b), 821 (slav.), *825a (slav.), 826 (pap.), 828 (slav.), 830.
Ovviamente, non manca qualche caso che potrebbe fare comunque sorgere dei sospetti in senso contrario (cfr. Mon. 314/*314a, 647/*647a e 787).
—
103—
REDAZIONI
mostra di conservare, da solo contro il resto di tutta la tradizione, versioni rielaborate di monostici: *96a, *99a, 122, *195a, *270a, *306b,
*307b,
*313a,
*329a,
*444b,
*551a,
*595a,
*660a,
700. Di
questi, i doppioni di 195, 313, 329, 551, 595 e 660 colpiscono perché, modificando la lettera incipitaria del ‘modello’, si vengono a trovare in una posizione sbagliata della sequenza alfabetica, ma che sarebbe stata giusta se si fosse mantenuto l’encipit originario. Si tratta di un segnale evidente di un intervento sul testo avvenuto in un momento successivo all’incasellamento nella sezione stabilita ma precedente comunque alla copiatura, visto che di queste modifiche i manoscritti non recano tracce.
In linea di massima, come detto più volte, Plan mostra il testo più corretto di tutta la storia delle MS (soprattutto sul piano metrico), per le ragioni già indicate, e perché è il frutto di un accurato lavoro di revisione che ha lasciato ben pochi ‘incidenti’: le uniche pecche di Plan (tenuti presenti anche gli apografi e non considerando le omissioni materiali) riguardano Mon. 550 (καιροῦ λαβών
per καιρὸν λαβών, corretto solo da La? e da qui confluito nella forma giusta nelle edizioni a stampa), e la ripetizione di Mon. 336 (= Plan 181 e 278), 601 (= Plan 204 e 390) e 757 (= Plan 48 e 266).
Si segnala inoltre la condizione ‘indefinita’ di Mon. 4, l’ultimo del capitolo eig φιλοπονίαν in Brit e Marc ed in molti degli apografi, ma in realtà da considerare il primo di eig φρόνησιν (come
solo in pochi apografi). Dopo Planude: i manoscritti a) apografi dell’ Antologia Planudea? La = Par. gr. 2891; XV sec.; cart.; 125 x 70 mm; I + 235 ff.; mano di Janos Laskaris (ca. 1445 - 1534, RGK II 197 = III 245). OMONT
III, 55.
Ma = Par. gr. 2739; XV sec.; cart.; 271 x 210 mm; 239 ff.; mano
di Michele Apostolis (ca. 1420 - 1475 o 1486, RGK I 379 = II 278
= III 454), OMONT
III, 33.
3 Sono preceduti dalla sigla quelli citati nell’apparato delle MS. In generale, cfr. MIONI, Antologia.
— 104—
PLAN
Pv = Vat. Pal. gr. 130; XVI sec.; cart.; 100 x 145 mm; V+306 ff.
Manoscritto che oltre all’ Antologia Planudea e a Plan contiene estratti dei Sette Sapienti ed il Carmen Aureum di Pitagora. Il copista Fanurio (del primo quarto del XVI sec., RGK III 595), collaboratore
di Aristobulo Apostolis, ha apposto una subscriptio al f. 270v: difficile pensare però che siano di sua mano tutti i ff. 1-270 (così in RGK). Mioni, Antologia, 281 individuava almeno tre mani, la prima, di Fanurio, per ff. 1r-109r e 175r-2707, la seconda, di Arsenio Apostolis (figlio di Michele, 1468/69 - 1535; RGK I 27 = II 38 = III 46) per i ff. 110r-125v, 271-305, la terza, anonima, per i ff. 126r-174v. Sulla base della ricostruzione di Mioni, la raccolta delle MS sarebbe di mano di Arsenio: dal confronto con Canart, Notes, sembra di
poter confermare senz'altro l’attribuzione di Mioni (si avvicina alla scrittura del Vat. Pal. gr. 130, soprattutto quella del Vat. Pal. gr. 139: Canart, Notes, tav. V). È bene ricordare che proprio ad Arsenio è attribuito anche un altro manoscritto di Plan: D.G. III 11 di Praga (vd. infra). A f. 305r, a chiusa della raccolta dei Sette Sapienti, segue, senza essere in alcun modo introdotta, una piccola sequenza di Monostici (843, 845, 846, 853, 855, 856) che presenta evidenti se-
gni di parentela con Herm, ed in particolare due casi di accordo in errore con O: 845] καταβολή;
846] πᾶς φρόνιμος καὶ σοφὸς, 855,
856] τοῦ ζῆν. STEVENSON, 62-63.
Vg = Vat. gr. 63; fine del XV sec.; cart.; 211 x 141 mm; I + 121 ff. su due coll. Il manoscritto, attribuito alla mano di Giorgio Mosco (RGK I 67 = II 88 = III 111), è quindi collocabile tra la fine del XV e l’inizio del XVI sec. MERCATI-DE’
CAVALIERI, 57-58.
b) manoscritti in cui Plan compare insieme ad altri testi Y = Par. gr. 1220; primo terzo del XIV sec.; 225 mm 325 ff.
x 145; cart.;
Manoscritto molto importante, che contiene il Corpus Hermeticum, opere varie di Gregorio di Nazianzo, il Christus Patiens, opere di Evagrio, ed il Manuale di Epitteto nell’adattamento di [Nilo].
Notevole anche il grado di elaborazione del testo di Plan, con numerosi casi di modifiche dell’ordine dei versi, e, caso unico per un
testimone di Plan, due sentenze aggiunte (*900 e *1007). L’apparato di Jakel cita spesso a sproposito varianti di Y come se fossero —
105 —
REDAZIONI
di tutto Plan: per questo motivo sono qui riprese (cfr. per esempio
Mon. 153, 432, 641 e 827).
OMONT I, 270-271; T'UILIER, 100-103; GUILLAUMONT, 205-211; BOTER, 152.
Athos Movn τοῦ Διονυσίου 282; XVI sec.; cart.; in 16°; 255 ff.
Questo manoscritto presenta alcune particolarità, prima fra tutte il titolo con il nome
di Menandro (£. 1860: γνῶμαι μονόστιχοι Me-
νάνδρου τοῦ κωμικοῦ) — fatto unico per un manoscritto di questa redazione — poi uno smembramento del testo, che risulta dislocato in varie parti; è qui presente anche una redazione dello Gromologium Byzantinum: ctr. GBA, 47. LAMBROS, Athos, I, 400-403.
Brit. Libr. Burney 85; XV/XVI sec.; membr.; 185 x 130 mm; mano di Pietro Hypselas (RGK I 349); con Isocrate, Lisia, e testi gnomici vari (tra cui lo Pseudo-Focilide), cfr. Piccione, Forme, 426427.
Leid. cod. B.P.G. 74 H; XVI sec.; cart. DE MEYIER-HULSHOFF
POL, 147-148.
Par. Suppl. gr. 1247; fine XVI sec.; cart.; 305 x 205 mm; 346 ff. OMONT, Suppl., 7; DAIN; ASTRUC-CONCASTY,
Par. gr. 1378; XV-XVI OMONT
449-452.
sec.; cart.; 214x145 mm; 126 ff.
II, 33.
X = Par. gr. 3052; XVI sec.; 213 x 151 mm. OMONT
III, 100.
Praga, Str. D.G. III 11; XV/XVI
sec.; mano di Arsenio Aposto-
lis. OLIVIER-MONÉGIER,
155-159.
Altri manoscritti: Monte Athos, Μονὴ Λαύρα Θ 1, XVI sec. [EUSTRATIADES, 131]; Monte Athos, Μονὴ Κουτλουμουσίου 100, XVI sec. [LAMBROS, Athos, I, 283-284]; Perugia, Biblioteca Municipale (Bibliotheca Augusta), 667 (I. 62), XVI sec. [MIONI, Catalogo, 315-317]. c) copie tarde (XVIII sec.) Athos Σκήτη τῶν Καυσοκαλυβίων 96, Athos Σκήτη Ἁγίου Anun-
τρίου 9, Athos Vatopedi 95, Par. Suppl. gr. 1144, Par. Suppl. gr. 1307. —
106—
PLAN
Le edizioni a stampa Alo
Firenze, Alopa 1494, in 4°, 18 ff.
Il volume è stampato nel carattere maiuscolo con spiriti e accenti tipico di questa collana (vd. Rizzo, 228-230 e Wilson, 130-131) e comprende anche Ero e Leandro di Museo: Plan appare per primo (occupa i ff. ai-biiiiv), preceduto soltanto da un alfabeto greco, un elenco dei dittonghi e l’elenco dei capita (tranne il primo, finito a far parte dell’elenco nella forma al plurale). Il titolo della raccolta è Γνῶμαι
μονόστιχοι
ἐκ διαφόρων ποιητῶν
κατὰ
στοιχεῖον
συντε-
ταγμέναι. εἰς ἀγαθοὺς ἄνδρας.
Ald 1495
Aldo Manuzio, Venezia 1495, in 2°, 140 ff.
Titolo del volume: TAAE ENEZTI EN THıAE BIBAQ. του εἰδύλλια,
τοῦτ᾽
ἐστὶ
μικρὰ
ποιήματα
τριάκοντα.
τοῦ
Θεοκρίαὐτοῦ
Γένος καὶ περὶ εὑρέσεως τῶν βουκολικῶν. Κάτωνος Ῥωμαίου γνῶμαι παραινετικαὶ δίστιχοι. Γνῶμαι ἑπτὰ σοφῶν. Περὶ φθόνου. Θεόγνιδος μεγαρέως σικελιώτου γνῶμαι ἐλεγιακαί. Γνῶμαι μονόστιχοι κατὰ κεφάλαια συντεταγμέναι ἐκ διαφόρων ποιητῶν. Χρυσᾶ ἔπη τοῦ Πυθαγόρου. Φοκυλίδου ποίημα νουθετικόν. Στίχοι Σι-
βύλλας τῆς ἐρυθραίας περὶ τοῦ κυρίου ἡμῶν. Διαφορὰ φωνῆς. Ἡσιόδου Θεογονία. Τοῦ αὐτοῦ ἀσπὶς Ἡρακλέους. Τοῦ αὐτοῦ ἔργα καὶ ἡμέραι. Dalla dedica prefatoria (cfr. Aldo Manuzio, I, 9-10 e II, 200-201), ricaviamo il nome del dedicatario, Battista Guarini (1435-1505), in-
segnante di lettere greche e latine di Aldo a Ferrara nel 1480, ed il taglio dato al libro nel suo complesso: «totus fere hic liber est de moribus». Titolo della raccolta (ff. 81-91): γνῶμαι κατὰ στοιχεῖον ἐκ διαφόρων ποιητῶν.
Ald 1512
Aldo Manuzio, Venezia 1512, in 8°, 296 pp.
Titolo del volume: Ἐρωτήματα τοῦ Χρυσολωρᾶ. Περὶ ἀνωμάλων ῥημάτων. Περὶ σχηματισμοῦ τῶν χρόνων ἐκ τῶν Χαλκονδύλου. Τὸ τέταρτον τοῦ Γαζῆ, περὶ συντάξεως.
Περὶ
ἐγκλιτικῶν.
Γνῶμαι
μο-
νόστιχοι ἐκ διαφόρων ποιητῶν.
Oltre al tipo di raccolta, nuovo è anche l’impulso cui si ispira il
volume, e che si desume dalla dedica (cfr. Aldo Manuzio, I, 104, II, 273-274), rivolta a Cesare d’Aragona (1501-1520), figlio di Federico
I re di Napoli e di Isabella di Pirro del Balzo «alia quaedam addidimus non inutilia iis, qui Graece discere concupiscunt». Quale ispiratore del volume
è menzionato Marco
Musuro:
«ea nos hortatu
Marci Musuri Cretensis, viri doctissimi, qui nunc publice profitetur Venetiis frequenti semper ac gravi auditorio litteras Graecas, im—
107—
REDAZIONI
primenda curavimus». Quello con gli Erotemata del Crisolora è un accostamento dei più fortunati per il destino successivo di Plan, che in seguito verrà spesso proprio attribuito a Crisolora (cfr. Liapis, 54). Titolo della raccolta (pp. 273-296) γνῶμαι μονόστιχοι κατὰ στοιχεῖον ἐκ διαφόρων ποιητῶν.
Quello che più conta segnalare, però, è che, a fronte di una sostanziale identità fra Alo e Ald 1495, Ald 1512 interviene profondamente sul testo sia correggendo errori e sviste delle altre edizioni, sia introducendo congetture e correzioni. Viene spontaneo pensare ad un coinvolgimento di qualche tipo dello stesso Musuro. Tutte le edizioni a stampa successive dipendono o da Ald 1495 o da Ald 1512: un ricco elenco si può leggere in Ullmann, Ar., 5 n. 1.4 Stephanus, Grotius e Brunck
Accomuna queste tre raccolte così diverse per epoche ed intenti il medesimo atteggiamento di profonda libertà nei confronti del testo: i capita di Plan vengono sezionati e smembrati, i versi ritenuti indegni espunti, spostati quelli ritenuti fuori posto, modificati i titoli. E se Stephanus e Brunck in qualche modo comunque tentano di attenersi alla struttura originale per capita, Grotius è più radicale ancora e ricostruisce un’entità testuale del tutto nuova: a Stephanus e Grotius si deve inoltre la traduzione latina di gran parte delle sentenze. Quello che interessa di queste raccolte, quindi, non è tanto il metodo critico, quanto la vitalità che mostrano nell’approccio al testo dei monostici. Il commento di Stephanus (in gran parte dedicato a discutere le traduzioni latine, spesso in polemica con quelle contenute negli Adagia di Erasmo), punta in genere a dividere il buono dal cattivo, e ad eliminare le sentenze ‘già viste’: la sua è un’edizione di tutti i frammenti comici gnomici noti, ra-
* Testimonia della grande fortuna di Plan attraverso le edizioni a stampa la presenza di due monostici
(180 e 436, questo con il τιμή pro λιμήν che si trova spesso
nelle edizioni dopo Aldo) in un contesto veramente singolare: le finestre dell’edificio scolastico di un castello della Moravia nordoccidentale, cfr. R. HosEx, Mittelalterlicher Menandros aus Moravska
Trebova, SPFB
15 (1966), 117-122.
5 Che interagisce con la storia delle MS attraverso i monostici raccolti dai Paremiografi e da questi confluiti nel testo degli Adagia: per un quadro dei rapporti fra Erasmo e le sue fonti, cfr. BUHLER, 303-314.
—
108—
PLAN
gion per cui quando un monostico equivale ad un frammento già presentato, lo elimina, ma così fa anche Brunck.$ Brunck continua nell’opera di selezione, crea nuovi capita, e ri-
distribuisce i monostici in un modo a suo avviso più coerente (tracce di questo procedimento si trovano già in Stephanus), ma, ispirato da una conoscenza evidentemente assai profonda dei repertori gnomologici antichi (ed in particolar modo dello Stobeo), si sforza anche di rintracciare ed aggiungere nuovi versi (non è solo una pars destruens, quindi, la sua): nel farlo - e qui sta l’aspetto più interessante del suo lavoro - ha raccolto versi che poi la tradizione papiracea o le traduzioni hanno effettivamente individuato come appartenenti alla tradizione diretta delle MS. Cfr. Mon.
*893, *909,
*913, #950, #959, *965, *968, #989.
TESTO
Il riferimento è Marc (sempre confrontato con Brit), tranne per Plan 1-40 (lacuna di Marc) in cui Brit resta solo. Il resto della tra-
dizione interviene solo in alcuni casi in cui presenta il testo corretto (evidentemente da far risalire alla copia intermedia di cui si è detto all’inizio): Plan 29 (Mon. 43), Plan 31 (414), Plan 102 (151), Plan 207 (349), Plan 297 (550), Plan 520 (298), Plan 499 (4). Per il
dettaglio, su questi casi, si rimanda comunque all’elenco finale. Titulus
Γνῶμαι μονόστιχοι ἐκ διαφόρων ποιητῶν κατὰ κεφάλαια συντεταγμέναι
Εἰς ἀγαθὸν ἄνδρα 29
Ἀνὴρ δὲ χρηστὸς χρηστὸν οὐ μισεῖ ποτε ac Herm
6 Estratti di Stephanus si possono leggere ora in La France des Humanistes. Henri II Estienne éditeur et écrivain, par. J. KECSKMETI, B. BOUDOU et H. CAZÈS. Étude pre-
liminaire par H. CAZÈs, préface de J. CÉARD. Sous la direction de J. CfARD, Turnhout, Brepols 2003, 232-238.
—
109 —
REDAZIONI 170
Tvoung γὰρ ἐσθλῆς ἔργα χρηστὰ γίγνεται a
212
᾿Ἐσθλῷ γὰρ ἀνδρὶ ἐσθλὰ καὶ διδοῖ θεός ἃ b pap. slav.
275
Ζήλου τὸν ἐσθλὸν ἄνδρα καὶ τὸν σώφρονα a slav.
304
Ἤθους δὲ βάσανός ἐστιν ἀνθρώποις χρόνος a pap. trad.
Εἰς ἀλήθειαν 294
Ἡ γλῶσσ᾽ ἁμαρτάνουσα τἀληθῆ λέγει a Ὁ slav.
Εἰς ἁμαρτίαν
24
Αἰσχρὸν δὲ μηδὲν πρᾶττε μηδὲ μάνθανε a trad.
183
Δὶς ἐξαμαρτεῖν ταὐτὸν οὐκ ἀνδρὸς σοφοῦ ἃ Ὁ ς Herm pap. trad.
220
Ἔργων πονηρῶν χεῖρ᾽ ἐλευθέραν ἔχε a
579
Ὁ μηδὲν εἰδὼς οὐδὲν ἐξαμαρτάνει a pap. slav.
Εἰς ἀνάγκην 785
Ὑπὸ
τῆς ἀνάγκης πάντα δουλοῦται ταχύ
B slav. 786
Ὑπὸ τῆς ἀνάγκης πολλὰ ποιοῦμεν κακά B c Herm
slav.
—
110—
10
PLAN Εἰς ἀρετήν 76
Ἀνάπαυσίς ἐστι τῶν κακῶν ἀπροαξία b pap.
48
A μὴ προσήκει μήτ᾽ ἄκουε μήθ᾽ ὅρα abc Herm pap.
116
Βέλτιόν ἐστι σῶμά γ᾽ ἢ ψυχὴν νοσεῖν
15
abar.
229
Εὔτακτον εἶναι τἀλλότρια δειπνοῦντα δεῖ A slav.
234
Ἐλευθέρου γὰρ ἀνδρὸς τἀληθῆ λέγειν a b pap. slav.
215
Ἐλεύθερον φύλασσε τὸν σαυτοῦ τρόπον ἃ b trad.
402
Καλὸν φύουσι καρπὸν οἱ σεμνοὶ τρόποι ἃ Ὁ [Greg.] pap.
418
Καρπὸς δ᾽ ἀγαθός ἐστιν εὔτακτος βίος
20
abc Herm 435
Λαβὲ πρόνοιαν τοῦ προσήκοντος βίου B b Herm pap. slav. λάβε Brit Marc
480
Μακάριος ὅστις μακαρίοις ὑπηρετεῖ a trad.
582
Ὅπλον μέγιστόν ἐστιν ἡ ᾽ρετὴ βροτοῖς a trad.
711
Zavtòv φύλαττε τοῖς τρόποις ἐλεύθερον ἃ b [Greg.] trad.
744
Toprelov ἀρετῆς ἐστὶ σωφροσύνη μόνη b c trad. ταμεῖον Brit Marc
—
111—
25
REDAZIONI
848
Ψυχῆς ἐπιμελοῦ τῆς σεαυτοῦ καθὰ δύνῃ b slav.
Εἰς ἀχαριστίαν 12
Ἀχάριστος ὅστις εὖ παθὼν ἀμνημονεῖ ἃ Ὁ pap. trad.
42
Aei δ᾽ ὁ σωθείς ἐστιν ἀχάριστος φύσει ἃς
43
‘Au’ ἠλέηται καὶ τέθνηκεν ἡ χάρις a
ἠλέησαι Brit
243
Ἐπιλανθάνονται πάντες οἱ παθόντες εὖ
30
A b slav.
414
Καλὸν δὲ θησαύρισμα κειμένη χάρις a slav. καλῶν τὸ 0. Brit
477
Metà
τὴν δόσιν τάχιστα γηράσκει χάρις
ac
*824a
Χάριν λαβὼν εὔκαιρον ἐν καιρῷ δίδου a trad.
*825a
Χάριν yapitov, καθ᾽ ὅσον ἰσχύεις ὅμως Β slav.
828
Χάριτας δικαίας καὶ δίδου καὶ λάμβανε B slav.
827
Χάριν λαβὼν μέμνησο καὶ δοὺς ἐπιλαθοῦ a trad. ἐπιλάθου Brit Marc
Εἰς βασιλέα 55
Ἀρχῆς τετευχὼς ἴσθι ταύτης ἄξιος ἃ b pap. trad. —
112 —
35
PLAN
264
Εἰκὼν δὲ βασιλεύς ἐστιν ἔμψυχος θεοῦ
Εἰς βίον 91
Ἀμελοῦντα τοῦ ζῆν οὐκ ἔνεστ᾽ εὐσχημονεῖν
105
Bioî μὲν οὐδεὶς ὃν προαιρεῖται βίον a U slav.
120
Biog ἐστὶν dv τις τῷ Bio χαίρῃ βιῶν
40
trad.
106
Biog κέκληται δ᾽ ὡς βίᾳ πορίζεται ἃ
115
ar.
Βίος βίου δεόμενος οὐκ ἔστιν βίος ἃ b pap. ar.
145
Γῆ πάντα τίκτει καὶ πάλιν κομίζεται ἃ
ar.
πάλι Brit
273
Ζῶμεν γὰρ οὐχ ὡς θέλομεν ἀλλ᾽ ὡς δυνάμεθα A b pap. slav.
570
Οὐκ ἔστιν εὑρεῖν βίον ἄλυπον ἐν οὐδενί ἃ ς Herm slav.
741
Τυφλὸν δὲ καὶ δύστηνον ἀνθρώποις βίος a
757
Τὸ ζῆν ἀλύπως ἀνδρός ἐστιν εὐτυχοῦς Ξ 266 (εἰς λύπην) Ke
871
Ὡς ἡδὺς ὁ βίος, ἄν τις αὐτὸν μὴ μάθῃ [Greg.] trad. μάθοι BritP° : μάθῃ Brit?
—
113 —
45
REDAZIONI Εἰς βοήθειαν 31
Ἀνὴρ γὰρ ἄνδρα καὶ πόλις σῴζει πόλιν
50
ac Vatar.
832
Xeip χεῖρα νίπτει, καὶ δάκτυλος δάκτυλον B car.
Εἰς βουλήν
61
Ἀνὴρ ἄβουλος εἰς κενὸν μοχθεῖ τρέχων a U Ven
17
Ἀβουλίᾳ γὰρ πολλὰ βλάπτονται βροτοί a b pap. trad.
67
Ἀνὴρ ἄβουλος ἡδοναῖς θηρεύεται b
109
Βουλῆς γὰρ ὀρθῆς οὐδὲν ἀσφαλέστερον
55
ἃ ς Hermar.
111
Βουλὴν δὲ παντὸς πράγματος rporduBave a c Herm slav.
222
Ἐν νυκτὶ βουλὴ τοῖς σοφοῖσι γίγνεται a trad.
356
Ἱερὸν ἀληθῶς ἐστιν ἡ συμβουλία a Ὁ trad.
704
Σύμβουλος ἐσθλός, μὴ κακὸς γίνου φίλοις ἃ Vat
705
Σοφοῦ παρ᾽ ἀνδρὸς προσδέχου συμβουλίαν ἃ b c [Greg.] Herm pap. slav.
*707a
Σοφὴ σοφῶν γὰρ γίγνεται συμβουλία a slav.
*724a
Σύμβουλος ἴσθι τῶν ἀγαθῶν, μὴ τῶν κακῶν trad.
— 114—
60
PLAN Εἰς γάμον 72
Ἄλυπον ἕξεις τὸν βίον χωρὶς γάμου b
147
Γαμεῖν ὁ μέλλων εἰς μετάνοιαν ἔρχεται A Kc Herm pap. trad.
159
Γάμος γὰρ ἀνθρώποισιν εὐκταῖον κακόν a c Herm
160
65
slav.
Γαμεῖν δὲ μέλλων βλέψον εἰς τοὺς γείτονας a trad.
196
Δαίμων σεαυτῷ πλουσίαν γήμας ἔσῃ a
282
Ζευχθεὶς γάμοισιν οὐκ ἐλεύθερος γ᾽ ἔσῃ ac
296
Hermar.
7H00g προκρίνειν χρημάτων γαμοῦντα δεῖ a Ὁ slav.
529
Νόμιζε γήμας δοῦλος εἶναι τῷ βίῳ ἃ Herm
591
70
ar.
Ὁ un γαμῶν ἄνθρωπος οὐκ ἔχει κακά a Par trad.
700
Ῥᾷον βίον ζῆς, dv γυναῖκα μὴ τρέφῃς
861
Ὡς τρισκακοδαίμων
ὅστις ὧν πένης γαμεῖ
Κ
Εἰς γέλωτα *144a
Γέλως ἄκαιρος ἐν βροτοῖς δεινὸν κακόν ἃ c Herm slav.
165
Γελᾷ δ᾽ ὁ μῶρος κἄν τι μὴ γελοῖον È abc Hermar. μωρός Brit Marc
—
115 —
75
REDAZIONI
Εἰς γῆρας 39
Ἅπαντ᾽ ἀφανίζει γῆρας ἰσχὺν σώματος Β b pap. ar.
156
Γήρως δὲ φαύλου τίς γένοιτ᾽ ἀνατροπή; ac Herm
158
Γνῶμαι δ᾽ ἀμείνους εἰσὶ τῶν γεραιτέρων a pap.
164
Γνῶμαι γερόντων ἀσφαλέστεραι νέων ἃ Ὁ ς Hermar.
227
Ἐφόδιον εἰς τὸ γῆρας αἰεὶ κατατίθου
80
A trad.
293
Ἥξει τὸ γῆρας πᾶσαν αἰτίαν φέρον a Ven ar.
396
Καλὸν τὸ γηρᾶν καὶ τὸ μὴ γηρᾶν πάλιν 8
572
Ὁμιλίας δὲ τὰς γεραιτέρας φίλει
ἃ b pap. 593
Ὀχληρὸς ἀνήρ ἐστιν ἐν νέοις γέρων a trad.
661
Πολιὰ χρόνου μήνυσις, οὐ φρονήσεως ΒΡ
802
Φοβοῦ τὸ γῆρας οὐ γὰρ ἔρχεται μόνον ΒΚ
830
Χαλεπὸν τὸ γῆράς ἐστιν ἀνθρώποις βάρος Β
Εἰς γονεῖς 113
Βούλου γονεῖς πρὸ παντὸς ἐν τιμαῖς ἔχειν ἃ ς Herm slav.
—
116 —
85
PLAN 162
Foveîg δὲ τίμα καὶ φίλους evepyéter ac Vat Herm
*213a
Ἔλπιζε τιμῶν τοὺς γονεῖς πράξειν καλῶς
90
a
331
Θεοὶ μέγιστοι τοῖς φρονοῦσιν οἱ γονεῖς ἃ c Herm trad.
365
Ἱκανῶς βιώσεις γηροβοσκῶν τοὺς γονεῖς ἃ b pap.
526
Νόμιζε σαυτῷ τοὺς γονεῖς εἶναι θεούς a
635
Πρὸς υἱὸν ὀργὴν οὐκ ἔχει χρηστὸς πατήρ ab
647
Πατὴρ ὁ θρέψας οὐχ ὁ γεννήσας πατήρ ἃ b c pap. trad.
95
Εἰς γυναῖκα 117
Βίου σπάνις πέφυκεν ἀνδράσιν γυνή a
car.
ἀνδράσι Brit
139
Γυναικὶ πάσῃ κόσμον ἡ σιγὴ φέρει ἃ bc Herm pap. trad.
140
Γυναικὸς ἐσθλῆς ἐστι σῴζειν οἰκίαν ἃ b Ven pap. trad.
148
Γυναικὶ κόσμος ὁ τρόπος κοὐ χρυσία a b [Greg.] slav.
149
Γυνὴ δικαία Tod βίου σωτηρία a pap. trad.
150
Γυναικὸς ἐσθλῆς ἐπιτυχεῖν οὐ ῥᾷδιον ἃ ς Herm trad.
-- 117
—
100
REDAZIONI
151
Γυναῖκα θάπτειν κρεῖσσόν ἐστιν ἢ γαμεῖν a c Par trad. ἐστι Brit
153
Γυνὴ τὸ σύνολόν ἐστι δαπανηρὸν φύσει ἃ
142
ἐστιν ἢ γαμεῖν] ἢ ζῆν ἀθλίως Mare
αἵ.
Γυναικὶ μὴ πίστευε τὸν σαυτοῦ
βίον
a b Par pap. 143
Γυνὴ γὰρ οὐδὲν οἷδε πλὴν ὃ βούλεται
105
ἃ b pap. ar. 155
Γυνὴ δὲ χρηστὴ πηδάλιόν ἐστ᾽ οἰκίας a trad.
157
Γυναικὶ δ᾽ ἄρχειν οὐ δίδωσιν ἡ φύσις a trad.
141
Γυνὴ γὰρ οἴκῳ πῆμα καὶ σωτηρία ἃ bar.
166
Γυνὴ γυναικὸς πώποτ᾽ οὐδὲν διαφέρει ac
233
Ἐν γὰρ γυναιξὶ πίστιν οὐκ ἔνεστ᾽ ἰδεῖν
110
a Par trad. 218
Ἐκ τῶν γυναικῶν ὄλλυται κόσμος μέγας a b Par
278
Ζῆλος γυναικὸς πάντα πυρπολεῖ δόμον ἃ c Herm trad.
271
Ζήτει γυναῖκα σύμμαχον τῶν πραγμάτων a Par trad.
283
Ζῆν οὐκ ἔδει γυναῖκα κατὰ πολλοὺς τρόπους ἃ Ὁ ς Parar.
325
Oncavpög ἐστι τῶν κακῶν κακὴ γυνή ἃ b Par —
118 —
115
PLAN 342
Θηρῶν ἁπάντων ἀγριωτέρα γυνή abc
323
Par [Greg.] Herm ar.
Θάλασσα καὶ πῦρ καὶ γυνὴ κακὰ τρία abc Par Ven [Greg.] Herm pap. ar.
363
Ἱστοὶ γυναικῶν ἔργα κοὐκ ἐκκλησίαι a slav.
364
Ἰὸς πέφυκεν ἀσπίδος κακὴ γυνή ἃ c Par Herm trad.
374
Ἴσον λεαίνης καὶ γυναικὸς ὠμότης
120
abc Par Herm pap. 393
Καλὸν γυναικὸς εἰσορᾶν καλοὺς τρόπους ΒΡ
398
Καλὸν φυτὸν πέφυκεν ἐν βίῳ γυνή Ca b
450
Λύπη παροῦσα πάντοτ᾽ ἐστὶν ἡ γυνή ἃ Ὁ Par trad.
453
Λέοντι συζῆν ἢ γυναικὶ συμβιοῦν ἃ Ὁ [Greg.] Herm
459
Meotòv
κακῶν πέφυκε φορτίον γυνή
ἃ b c Par Herm
517
ar.
slav.
Νύμφη è’ ἄπροικος οὐκ ἔχει παρρησίαν a bc Herm pap.
609
Οὐδὲν γυναικὸς χεῖρον οὐδὲ τῆς καλῆς a Par Herm
642
Πολλοὶ γυναικῶν δυστυχοῦσιν εἵνεκα ἃ K Par pap. trad.
702
Ῥύπος γυνὴ πέφυκεν ἠργυρωμένη a c [Greg.] Herm pap. ar. —
119 —
125
REDAZIONI 760
Τερπνὸν κακὸν πέφυκεν ἀνθρώποις γυνή
130
ab
787
Ὑπερήφανον πρᾶγμ᾽ ἐστὶν ὡραία γυνή Β Kar.
796
Ὑπὲρ γυναικὸς καὶ φίλου πονητέον ΔΙ.
823
Χειμὼν κατ᾽ οἴκους ἐστὶν ἀνδράσιν γυνή a Par ἀνδράσι Brit
860
Ὡς ἔστ᾽ ἄπιστος ἡ γυναικεία φύσις Ρ Εἰς δῆμον
372
Ἰσχυρὸν ὄχλος ἐστίν, οὐκ ἔχει δὲ νοῦν ἃ
135
car.
Εἰς δίκαιον 28
Ἀνδρὸς δικαίου καρπὸς οὐκ ἀπόλλυται abc Herm pap.
37-38
Ἀνὴρ δίκαιός ἐστιν οὐχ ὁ μὴ ἀδικῶν, ἀλλ᾽ ὅστις ἀδικεῖν δυνάμενος οὐ βούλεται a trad.
101
Βάδιζε τὴν εὐθεῖαν ἢν δίκαιος ἧς a
108
ar.
Biov δικαίου γίγνεται τέλος καλόν a pap. ar.
179
Δίκαιος ἴσθ᾽ ἵνα καὶ δικαίων δὴ τύχῃς a Vat trad.
174
Δίκαιος εἶναι μᾶλλον ἢ χρηστὸς θέλε abc Herm slav. —
120 —
140
PLAN 188
Δίκαια δράσας συμμάχου τεύξῃ θεοῦ a trad.
391
Κρίνειν δίκαιον un τὸ συμφέρον θέλε ab
648
Πρὸς εὖ λέγοντας οὐδὲν ἀντειπεῖν ἔχω
145
ἃ Herm slav. 731
Τρόπος δίκαιος κτῆμα τιμιώτατον Β Ὁ slav.
Εἰς δόξαν *270a
406
Ζήτει σεαυτῷ δόξαν ἐγκαταλιπεῖν Καλῶς ἀκούειν μᾶλλον ἢ πλουτεῖν θέλε a c Ven Herm trad.
408
Κενῆς δὲ δόξης οὐδὲν ἀθλιώτερον a trad.
Εἰς δούλους 197
Δούλου δὲ χεῖρον οὐδὲν οὐδὲ τοῦ καλοῦ a
241
car.
Εἷς ἐστι δοῦλος οἰκίας ὁ δεσπότης a trad.
449
Λυπεῖ ue δοῦλος δεσπότου μεῖζον φρονῶν ἃ Ὁ slav.
858
Ὡς ἡδὺ δούλῳ δεσπότου χρηστοῦ τυχεῖν R Ὁ slav.
Εἰς δυστυχίαν 185
Δρυὸς πεσούσης πᾶς ἀνὴρ ξυλεύεται ἃ Ὁ trad. —
121 —
150
REDAZIONI
187
Δεῖ τοὺς μὲν εἶναι δυστυχεῖς τοὺς δ᾽ εὐτυχεῖς
155
a slav.
216
Ἐπ᾿ ἀνδρὶ δυστυχοῦντι μὴ πλάσῃς κακόν ἃ b pap. slav.
250
Ἐξ ἡδονῆς γὰρ φύεται τὸ δυστυχεῖν B car.
470
Mn
’uBaive δυστυχοῦντι᾽
κοινὴ γὰρ τύχη
B b Herm slav.
469
Μηδέποτε σανυτὸν δυστυχῶν ἀπελπίσῃς ab
514
Νόμιζε κοινὰ πάντα δυστυχήματα
160
ἃ Ὁ slav.
602
Οἴμοι, τὸ γὰρ ἄφνω δυστυχεῖν μανίαν ποιεῖ Β
725
Τῶν δυστυχούντων εὐτυχὴς οὐδεὶς φίλος ἃ b c Vat Herm trad.
Εἰς ἐγκράτειαν 137
Γαστρὸς δὲ πειρῶ πᾶσαν ἡνίαν κρατεῖν a slav.
311
Ἡ κοιλία καὶ πολλὰ χωρεῖ κὠλίγα B pap. trad.
Εἰς ἐλπίδας 30
Ἀνὴρ ἀτυχῶν δὲ σῴζεται ταῖς ἐλπίσιν B pap. ar.
51
Ai δ᾽ ἐλπίδες βόσκουσι τοὺς κενοὺς βροτῶν ἃ
254
ar.
Ἔλπιζε πάντα μέχρι γήρως θνητὸς ὦν b —
122 —
165
PLAN
Εἰς ἔπαινον 778
Ὑπὲρ σεαυτοῦ μὴ φράσῃς ἐγκώμια Β b pap. trad.
807
Φίλων ἔπαινον μᾶλλον ἢ σαυτοῦ λέγε a Ὁ pap. trad.
Εἰς εὐγενῆ 32
Ἀνὴρ ἄριστος οὐκ ἂν εἴη δυσγενής
170
a car.
Fic εὐτυχίαν 178
Δίκαιον εὖ πράττοντα μεμνῆσθαι a
388
θεοῦ
ar.
Kar’ ἰδίαν φρόνησιν οὐδεὶς εὐτυχεῖ B c Herm slav.
420
Κοινὸν δὲ καλόν ἐστι χρηστὸς εὐτυχῶν Β
596
Οὐκ ἔστιν ὅστις πάντ᾽ ἀνὴρ εὐδαιμονεῖ B pap.
628
Πολλοὶ μὲν εὐτυχοῦσιν, οὐ φρονοῦσι δέ abc Herm trad.
726
Τὸν εὐτυχοῦντα καὶ φρονεῖν νομίζομεν B b c Herm trad.
735
Τῷ γὰρ καλῶς πράσσοντι πᾶσα γῆ πατρίς a trad.
748
Τῶν εὐτυχούντων πάντες εἰσὶ συγγενεῖς B Herm slav.
754
Τῶν εὐτυχούντων πάντες ἄνθρωποι φίλοι ac
—
123—
175
REDAZIONI
862
ὩὭὩς εὐκόλως πίπτουσιν αἱ λαμπραὶ τύχαι
180
8
Εἰς εὐσέβειαν 336
Θνητὸς πεφυκὼς μὴ φρονῇς ὑπέρθεα Ξ 278 (εἰς μετριότητα)
a slav.
321
Θεὸν σέβου καὶ πάντα πράξεις ἐνθέως ἃ b trad.
781
Ὑπὲρ εὐσεβείας καὶ λάλει καὶ pdvoave B bc
[Greg.] Herm pap. slav.
Εἰς εὐχήν 217
Εὐχῆς δικαίας οὐκ ἀνήκοος θεός abar.
Εἰς ἐρῶντα 146
Γέρων ἐραστὴς ἐσχάτη κακὴ τύχη ἃ c Herm pap. trad.
Εἰς ἔχθραν Ἀθάνατον ἔχθραν μὴ φύλαττε θνητὸς ὦν ἃ Ὁ [Greg.] pap. trad.
Ἐχθροὺς ἀμύνου μὴ ᾽πὶ τῇ σῇ βλάβῃ A trad.
post σῇ δὲ add. Brit? 237
Ἐχθροῖς ἀπιστῶν οὔποτ᾽ ἂν πάθοις βλάβην ac Herm trad.
— 124—
185
PLAN
451
Λόγον παρ᾽ ἐχθροῦ μήποθ᾽ ἡγήσῃ φίλον a Herm ar.
Εἰς ζωήν 277
Zîv βουλόμενος μὴ πρᾶττε θανάτου ἄξια ἃ b pap. trad.
280
Ζῆν αἰσχρὸν οἷς ζῆν ἐφθόνησεν ἡ τύχη
190
Β
*329a 855
Πάντες καλῶς ζῆν θέλομεν ἀλλ᾽ οὐ δυνάμεθα Ὡς ἡδὺ τὸ ζῆν μὴ φθονούσης τῆς τύχης ἃ Ὁ ς Herm ar.
Εἰς ἡδονήν
302
Ἡ
γὰρ παράκαιρος ἡδονὴ τίκτει βλάβην
ἃ ς trad.
806
Φεῦγ᾽ ἡδονὴν φέρουσαν ὕστερον βλάβην
195
ἃ Ὁ ς [Greg.] Herm pap. slav.
863
Ὡς πολλὰ διὰ τὰς ἡδονὰς λυπούμεθα K ar.
Εἰς θάνατον 110
Βροτοῖς ἅπασι κατθανεῖν ὀφείλεται a pap. trad.
276
Ζωῆς πονηρᾶς θάνατος αἱρετώτερος ἃ c [Greg.] Herm pap. trad.
286
Ἢ
ζῆν ἀλύπως ἢ θανεῖν εὐδαιμόνως
ab 346
θνητὸς πεφυκὼς μὴ γέλα τεθνηκότα Β ar.
—
125—
200
REDAZIONI 410
Καλὸν τὸ θνήσκειν οἷς ὕβριν τὸ ζῆν φέρει a bc Herm trad.
415
Κρεῖσσον τὸ μὴ ζῆν ἐστιν ἢ ζῆν ἀθλίως ac Herm ar.
583
Ὃν γὰρ θεὸς φιλεῖ ἀποθνήσκει νέος A pap. slav.
601
Οὐπώποτ᾽ ἐζήλωσα πολυτελῆ νεκρόν = 390 (εἰς πονηροὺς) B Herm
742
Τὸ γὰρ θανεῖν οὐκ αἰσχρόν, ἀλλ᾽ αἰσχρῶς θανεῖν B c Herm
205
slav.
Εἰς θεόν 330
Θεὸς συνεργῶν πάντα ποιεῖ ῥᾳδίως ἃ ς trad.
349
Θεοῦ θέλοντος κἂν ἐπὶ ῥιπὸς πλέοις B ar. ἐπίρριπτος Marc : érippiroc Brit
588
Ὁ νοῦς γὰρ ἡμῖν ἐστιν ἐν ἑκάστῳ θεός a pap. slav.
688
Πάντῃ γάρ ἐστι πάντα τε βλέπει θεός trad. πάντα te] καὶ πάντα corr. Marc in scribendo
761
Τὸ γὰρ τρέφον με τοῦτ᾽ ἐγὼ κρίνω θεόν b Εἰς ἰατρούς
*379a
Ἰητρὸς ἀδόλεσχος νοσοῦντι πάλιν νόσος ἃ Vatar.
—
126—
210
PLAN
659
Πολλῶν ἰατρῶν εἴσοδός μ᾽ ἀπώλεσεν Β
Εἰς καιρόν Ἅπαντα
καϊιρῷ χάριν ἔχει τρυγώμενα
A b pap. ar. Καλὸν τὸ καιροῦ παντὸς εἰδέναι μέτρον ἃ Ὁ c Vat Herm trad. 382
Καιρὸς γάρ ἐστι τῶν νόμων κρείττων πολύ
215
ΒΚ
387
Καιροὶ δὲ καταλύουσι τὰς τυραννίδας ΒΚ
394
Καιροῦ τυχὼν γὰρ πτωχὸς ἰσχύει μέγα a U ς Herm slav.
630
Πολλῶν ὁ καιρὸς γίγνεται παραίτιος a b [Greg.] slav.
646
Πολλοὺς ὁ καιρὸς ἄνδρας οὐκ ὄντας ποιεῖ ab
734
slav.
Τάχισθ᾽ ὁ καιρὸς μεταφέρει τὰ πράγματα Β slav.
773
Τὸν καιρὸν εὔχου πάντοθ᾽ ἵλεων ἔχειν
872
Ὡς μέγα τὸ μικρόν ἐστιν ἐν καιρῷ δοθέν [Greg.] pap. slav.
873
Ὥρα tà πάντα τοῦ βίου κρίνει καλῶς
Εἰς κάλλος 458
Μὴ xpiv’ ὁρῶν τὸ κάλλος, ἀλλὰ τὸν τρόπον a b [Greg.] trad. —
127 —
220
REDAZIONI
857
Ὡς ἡδὺ κάλλος, ὅταν ἔχῃ νοῦν σώφρονα
225
b pap. trad.
Εἰς κέρδος 103
Βίον πορίζου πάντοθεν πλὴν ἐκ κακῶν a
104
Βουλόμεθα πλουτεῖν πάντες ἀλλ᾽ οὐ δυνάμεθα a pap. trad.
98
Βέλτιστε, μὴ τὸ κέρδος ἐν πᾶσι σκόπει a bc Herm
281
Ζήτει συνάγειν ἐκ δικαίων τὸν βίον a Vat
288
*H@og πονηρὸν φεῦγε καὶ κέρδος κακόν ἃ bc Herm pap. trad.
230
κακῶν Brit
*405a
Κέρδος πονηρὸν μὴ λαβεῖν βούλου ποτέ Β
422
Κέρδος πονηρὸν ζημίαν ἀεὶ φέρει ἃ Ὁ ς Herm pap. trad.
728
Τὰ μικρὰ κέρδη μείζονας βλάβας φέρει ab
729
Τὸ κέρδος ἡγοῦ κέρδος div δίκαιον ἦ a c [Greg.] Herm slav.
755
Τὰ δ᾽ αἰσχρὰ κέρδη συμφορὰς ἐργάζεται B [Greg.]
Εἰς κρίσιν καὶ εἰς τὴν θεῖαν δίκην
404
Κατηγορεῖν οὐκ ἔστι καὶ κρίνειν ὁμοῦ ἃ c Herm slav.
19
Ἀνεξέταστον μὴ κόλαζε μηδένα ac
Herm
ar.
—
128—
235
PLAN 16
"Ayer τὸ θεῖον τοὺς κακοὺς πρὸς τὴν δίκην abc Ven Herm pap. trad.
225
Ἔστιν Δίκης ὀφθαλμὸς ὃς τὰ πάνθ᾽ ὁρᾷ b c [Greg.] ar. ἔστι Brit
345
Θεοῦ δὲ πληγὴν οὐχ ὑπερπηδᾷ
βροτός
240
a pap.
432
Anceıv διὰ τέλους μὴ δόκει πονηρὸς ὦν Β Herm slav.
605
Ὀξὺς θεοῦ δ᾽ ὀφθαλμὸς εἰς τὸ πάνθ᾽ ὁρᾶν Β ar.
Εἰς κρύφια 20
Ἀφεὶς τὰ φανερὰ μὴ δίωκε τἀφανῆ a trad.
316
Ἢ un ποίει τὸ κρυπτὸν ἢ μόνος ποίει Bbc
780
Ὑπόνοια δεινόν ἐστιν ἀνθρώποις κακόν Β
Εἰς λιμόν
446
Λιμὸς μέγιστον ἄλγος ἀνθρώποις ἔφυ ἃ ς Herm slav.
447
Λιμῷ γὰρ οὐδέν ἐστιν ἀντειπεῖν ἔπος ἃ c Herm slav.
Εἰς λόγον 361
Ἰσχυρότερον δέ γ᾽ οὐδέν ἐστι τοῦ λόγου ἃ ς Herm slav.
—
129—
245
REDAZIONI 439
Λόγος γάρ ἐστι φάρμακον λύπης μόνος a slav.
437
Λόγῳ μ᾽ ἔπεισας φαρμάκῳ σοφωτάτῳ
250
abc
434
Λόγοις ἀμείβου τὸν λόγοις πείθοντά σε ἃ b pap. slav.
445
Λύπην γὰρ εὔνους οἶδεν ἰᾶσθαι λόγος ἃ c Herm slav.
*438a
Λόγῳ διοικεῖται βροτῶν βίος μόνῳ Β
476
Μέγιστόν ἐστιν ὀργῆς φάρμακον λόγος a c Herm trad.
587
Ὁ λόγος ἰατρός ἐστι τοῦ κατὰ ψυχὴν πάθους
255
B b pap. 690
Ῥῆμα παρὰ
καιρὸν ῥηθὲν ἀνατρέπει
βίον
B b c Herm pap. trad. 692
Ῥίψας λόγον τις οὐκ ἀναιρεῖται πάλιν a b trad.
840
Ψυχῆς νοσούσης ἐστὶ φάρμακον λόγος ἃ Ὁ [Greg.] pap. slav.
Εἰς λύπην
Ἀεὶ τὸ λυποῦν ἐκδίωκε τοῦ βίου a pap. trad. 54
Ap’ ἐστὶ συγγενές τι λύπη καὶ βίος; a pap. slav.
97
Βιοῦν ἀλύπως θνητὸν ὀντ᾽ οὐ ῥάδιον a b Ven slav.
—
130 —
260
PLAN
440
Λῦπαι γὰρ ἀνθρώποισι τίκτουσιν νόσους a c Vat Ven Herm trad. τίκτουσι Brit
*444b
Πλοίου λιμὴν μέν, ἀλυπία δ᾽ ὅρμος βίου
563
Οὐκ ἔστι λύπης χεῖρον ἀνθρώπῳ κακόν ἃ b pap.
749
Τὸ ζῆν ἀλύπως ἐστὶν ἥδιστος βίος
265
a trad. 757
Τὸ ζῆν ἀλύπως ἀνδρός ἐστιν εὐτυχοῦς Ξ 48 (εἰς βίον)
Εἰς μέθην 417
Καλὸν τὸ νήφειν ἢ τὸ πολλὰ κραιπαλᾶν ab
571
Ὁ πολὺς ἄκρατος μικρ᾽ ἀναγκάζει φρονεῖν a Ὁ slav.
Εἰς τὸ μέλλον 343
Θνητὸς πεφυκὼς τοὐπίσω πειρῶ βλέπειν ab
479
Μένει è’ ἑκάστῳ τοῦθ᾽ ὅπερ μέλλει παθεῖν a slav.
481
Mn μοι γένοιθ᾽ ἃ βούλομ᾽ ἀλλ᾽ ἃ συμφέρει Β ς trad.
608
Οὐδεὶς τὸ μέλλον ἀσφαλῶς βουλεύεται B Herm
Εἰς μετάνοιαν 315
‘H δὲ μετάνοια γίγνετ᾽ ἀνθρώποις κρίσις ΒΚ
—
131—
270
REDAZIONI Εἰς μετριότητα 18
Ἄνθρωπον
ὄντα σαυτὸν ἀναμίμνησκ᾽
ἀεί
a pap. ar.
102
Βούλου δ᾽ ἀρέσκειν πᾶσι μὴ σαυτῷ μόνον
275
a Vat Herm trad. 246
Ei θνητὸς εἶ, βέλτιστε, θνητὰ καὶ φρόνει a [Greg,] ar.
265
Ἐν δ᾽ εὐπροσηγόροισίν ἐστί τις χάρις
336
Θνητὸς πεφυκὼς μὴ φρονῇς ὑπέρθεα Ξ 181 (εἰς εὐσέβειαν)
358
Ἴσος μὲν ἴσθι πᾶσι κἂν προύχῃς βίῳ ἃ Ὁ ς [Greg.] Herm pap. slav.
717
Σωτηρίας σημεῖον ἥμερος τρόπος
280
abc Herm *762a
Τὸ γνῶθι σαυτὸν πανταχοῦ ᾽στι χρήσιμον R trad.
Εἰς μητρυιάν 189
Δεινότερον οὐδὲν ἄλλο μητρυιᾶς κακόν ς slav.
Εἰς νεότητα 92
Ἀκμὴ τὸ σύνολον οὐδὲν ἄνθους διαφέρει
485
Μέμνησο νέος ὧν ὡς γέρων ἔσῃ ποτέ 8
519
Νέος πεφυκὼς πολλὰ χρηστὰ μάνθανε abc
Herm
slav.
—
132—
285
—
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τς
REDAZIONI
545
Ξένῳ μάλιστα συμφέρει τὸ σωφρονεῖν a b Herm trad.
552
Ξένος ὧν ἀπράγμων ἴσθι καὶ πράξεις καλῶς a c Herm trad.
Ξένον προτιμᾶν μᾶλλον ἀνθρώποις ἔθος ἃ
556
ar.
Ξένον δὲ σιγᾶν κρεῖττον ἢ κεκραγέναι vo
555
Herm ar.
Ξένος πεφυκὼς τοὺς ξενοδοχοῦντας σέβου aa
*554a
300
m
553
Ξένους E£vile, καὶ σὺ γὰρ ξένος γ᾽ ἔσῃ A c Herm
644
Πλάνη βίον τίθησι σωφρονέστερον a slav.
Εἰς ὅρκον 26
Ἀνδρῶν δὲ φαύλων ὅρκον εἰς ὕδωρ γράφε
305
ἃ c Ven Herm pap. trad. 347
Θεὸν ἐπιορκῶν un δόκει λεληθέναι ab
592
“Opiov δὲ φεῦγε, κἂν δικαίως ὀμνύῃς ἃ c Herm pap. ar.
Εἰς ὀργήν 22
Ἄνθρωπος ὧν γίνωσκε τῆς ὀργῆς κρατεῖν a pap. trad.
*99a
112
Γίνου δ᾽ ἐς ὀργὴν un ταχὺς ἀλλὰ βραδύς Βλάπτει τὸν ἄνδρα θυμὸς εἰς ὀργὴν πεσών a Ὁ pap. slav.
— 134—
310
PLAN 269
Ζήσεις βίον κράτιστον, dv θυμοῦ κρατῇς ἃ Ὁ c [Greg.] Herm pap. trad.
348
Θυμοῦ κρατῆσαι κἀπιθυμίας καλόν ἃ Ὁ [Greg.] pap.
528
Νίκησον ὀργὴν τῷ λογίζεσθαι καλῶς ἃ Herm
578
ar.
Opyn δὲ πολλὰ δρᾶν ἀναγκάζει κακά a Herm slav.
564
Οὐδεὶς μετ᾽’ ὀργῆς ἀσφαλῶς βουλεύεται abc
600
315
[Greg.] Herm trad.
Ὀργὴ φιλούντων μικρὸν ἰσχύει χρόνον a Herm trad.
604
Ὀργὴν ἑταίρου καὶ φίλου πειρῶ φέρειν a U c Herm
812
Φεύγειν dei δεῖ δεσπότας θυμουμένους abc Herm
Εἰς παῖδας 70
Αὐθαίρετος λύπη ᾽στὶν ἡ τέκνων σπορά
b 468
Μακάριόν ἐστιν υἱὸν εὔτακτον τρέφειν a trad.
489
Μακάριος ὅστις εὐτύχησεν εἰς τέκνα B pap.
720
Στῦλος γὰρ οἴκου παῖδές εἰσιν ἄρρενες B ar.
809
Φιλίας μέγιστος δεσμὸς αἱ τέκνων γοναί B pap. trad.
—
135—
320
REDAZIONI Εἰς παιδείαν Ἀναφαίρετον κτῆμ᾽ ἐστὶ παιδεία βροτοῖς a trad.
Ἅπαντας ἡ παίδευσις ἡμέρους ποιεῖ
325
ἃ ar.
124
Βραβεῖον ἀρετῆς ἐστιν εὐπαιδευσία b
121
Βλέπων πεπαίδευμ᾽ εἰς τὰ τῶν ἄλλων κακά slav.
152
Γράμματα μαθεῖν δεῖ καὶ μαθόντα νοῦν ἔχειν abc pap. slav.
180
Διπλοῦν ὁρῶσιν οἱ μαθόντες γράμματα a slav.
122
Βακτηρία γάρ ἐστι παιδεία βίου
384
Κάλλιστόν ἐστι κτῆμα παιδεία βροτοῖς
330
ἃ U trad. 401
Küv τοῖς ἀγροίκοις ἐστὶ παιδείας λόγος BUc
416
Καλὸν
pap. slav. δὲ καὶ γέροντι μανθάνειν σφόδρα
8
436
Λιμὴν πέφυκε πᾶσι παιδεία βροτοῖς ἃ b [Greg.]
568
Ὁ γράμματ᾽ εἰδὼς καὶ περισσὸν νοῦν ἔχει a b pap. ar.
569
Ὁ σοφὸς ἐν αὑτῷ περιφέρει τὴν οὐσίαν ἃ b pap. slav.
573
Ὁ μὴ δαρεὶς ἄνθρωπος οὐ παιδεύεται a slav. —
136—
335
PLAN 586
Ὁ γραμμάτων ἄπειρος od βλέπει βλέπων ab
565
Οὐκ ἔστι σοφίας κτῆμα τιμιώτερον ab
*383a
Σοφοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ σοφός
340
Β bc [Greg.] Herm 706
Σοφία γάρ ἐστι καὶ μαθεῖν ὃ μὴ νοεῖς B slav.
713
Σοφῷ rap’ ἀνδρὶ πρῶτον εὑρέθη λόγος a Ὁ c Herm trad.
712
Σοφὸς γὰρ οὐδεὶς ὃς τὰ πάντα προσκόπτει B c Herm trad.
715
Σοφία δὲ πλούτου κτῆμα τιμιώτερον b Herm
718
Zodod rap’ ἀνδρὸς χρὴ σοφόν τι μανθάνειν
345
aUar.
719
Σοφοὶ δὲ συγκρύπτουσιν οἰκείας βλάβας a
865
Ὡς οὐδὲν ἡ μάθησις, ἢν μὴ νοῦς παρῇ ab
Εἰς παραίνεσιν 57-58
Ἅπαντές ἐσμεν εἰς τὸ νουθετεῖν σοφοί, αὐτοὶ δ᾽ ἁμαρτάνοντες οὐ γινώσκομεν ab
Εἰς πενίαν *313a
Πενία δ᾽ ἀγνώμονάς γε τοὺς πολλοὺς ποιεῖ -- 137—
350
REDAZIONI 421
Καλῶς πένεσθαι μᾶλλον ἢ πλουτεῖν κακῶς a Ὁ [Greg.]
442
Λεπτῶς γέ τοι ζῆν κρεῖσσον ἢ λαμπρῶς κακῶς Β trad.
475
Μισῶ πένητα πλουσίῳ δωρούμενον ἃ b pap. slav.
633
Πενίαν φέρειν οὐ παντός, ἀλλ᾽ ἀνδρὸς σοφοῦ B b Herm
640
Πένητας ἀργοὺς οὐ τρέφει ῥᾳθυμία
355
a c Herm slav.
645
Πενία δ᾽ ἄτιμον καὶ τὸν εὐγενῆ ποιεῖ ΒΡ
656
Πενίαν φέρειν καὶ γῆράς ἐστι δύσκολον B c Hermar.
*660a
Οὐδὲν πενίας βαρύτερόν ἐστι φορτίον
752
Τῶν γὰρ πενήτων εἰσὶν οἱ λόγοι κενοί ἃ Herm trad.
Εἰς πίστιν 460
Μὴ πάντα πειρῶ πᾶσι πιστεύειν ἀεί abc Herm slav.
Εἰς πλεονεξίαν 366
Ἰσότητα δ᾽ αἱροῦ, πλεονεξίαν φύγε Β
386
Κακὸν μέγιστον ἐν βροτοῖς ἀπληστία abc Ven trad.
—
138 —
360
PLAN
Εἰς πλοῦτον 182
Δύναται τὸ πλουτεῖν καὶ φιλανθρώπους ποιεῖν ἃ Ὁ slav.
181
Δύναμις πέφυκε τοῖς βροτοῖς τὰ χρήματα b pap. slav.
238
Ἐὰν δ᾽ ἔχωμεν χρήμαθ᾽, ἕξομεν φίλους
365
A trad.
290
Ἥδιστόν ἐστι τῶν ὑπαρχόντων κρατεῖν a trad.
478
Méuvnoo πλουτῶν τοὺς πένητας ὠφελεῖν a [Greg.] Herm pap. trad.
487
Μὴ σπεῦδε πλουτεῖν, μὴ ταχὺς πένης γένῃ a c αἱ Herm
632
Πλούτῳ πεποιθὼς ἄδικα μὴ πειρῶ ποιεῖν Β K trad.
698
Ῥάθυμος ὧν σὺ πλούσιος, πένης ἔσῃ
370
ἃ Ὁ Herm pap. slav.
826
Xpuoòc δ᾽ ἀνοίγει πάντα κάἀΐδου πύλας ἃ Ὁ pap.
Εἰς πολυπραγμοσύνην 653
Πολυπραγμονεῖν ἀλλότρια μὴ βούλου κακά ἃ Ὁ [Greg.]
658
Πολλοὶ σχολὴν ἄγουσιν εἰς τὰ χείρονα a
737
Τὸ πολλὰ πράττειν ἐστὶ πανταχοῦ σαπρόν Β trad.
750
Τὸ πολλὰ πράττειν καὶ λύπας πολλὰς ἔχει B ar.
—
139—
375
REDAZIONI Εἰς πονηρούς 21
Ἀνὴρ πονηρὸς δυστυχεῖ κἂν εὐτυχῇ a bc Herm pap. trad.
25
Avöpög πονηροῦ φεῦγε συνοδίαν dei a pap. trad.
36
Ἀσυλλόγιστόν ἐστιν ἡ πονηρία a c Herm pap. slav.
*60a
Ἀνουθέτητόν ἐστιν ἡ πονηρία υ
33
Ἀνδρὸς πονηροῦ σπλάγχνον οὐ μαλάσσεται
380
ac Hermar.
177
Δύσμορφος εἴην μᾶλλον ἢ καλὸς κακός a slav.
*195a
230
Τὸν δόλιον ἄνδρα φεῦγε παρ᾽ ὅλον τὸν βίον Ἑαυτὸν οὐδεὶς ὁμολογεῖ κακοῦργος dv A b slav.
287
Ἤθη πονηρὰ τὴν φύσιν διαστρέφει ἃ bc pap. trad.
338
Θεοῦ δ᾽ ὄνειδος τοὺς κακοὺς εὐδαιμονεῖν c Herm
383
ar.
Κακοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ
κακός
a bc Ven Herm pap. trad. 411
Kaxod γὰρ ἀνδρὸς δῶρ᾽ ὄνησιν οὐκ ἔχει a b slav.
413
Kai ζῶν ὁ φαῦλος kai θανὼν κολάζεται a " ς Herm pap. trad.
423
Kaxd σὺν ἀνδρὶ μηδ᾽ ὅλως ὁδοιπόρει ἃ b pap.
— 140 —
385
PLAN 601
Οὐπώποτ᾽ ἐζήλωσα πολυτελῆ νεκρόν
390
= 204 (εἰς θάνατον)
638
Ilovnpòv ἄνδρα μηδέποτε ποιοῦ φίλον ἃ bc Vat [Greg.] Herm pap. slav.
808
Φθείρουσιν ἤθη χρήσθ᾽ ὁμιλίαι κακαί ἃ Ὁ slav.
816
Φασὶν κακίστους οἱ πονηροὶ τοὺς καλούς Β φασὶ Brit
822
Χρηστὸς πονηροῖς οὐ τιτρώσκεται λόγοις B Herm slav.
856
Ὡς ἔργον ed ζῆν ἐν πονηροῖς ἤθεσιν
295
ς Herm ar.
867
Ὡς πάντα τιμῆς ἐστι πλὴν κακοῦ τρόπου
b Εἰς προσοχήν 245
Εἰ μὴ φυλάσσεις μίκρ᾽, ἀπολεῖς τὰ μείζονα ἃ
727
arl.
Τῆς ἐπιμελείας πάντα δοῦλα γίγνεται ΒΡ
Εἰς σιωπήν 136
Γλώσσης μάλιστα πανταχοῦ πειρῷ κρατεῖν a Ὁ [Οτερ.] slav.
169
Γλώσσης ματαίας ζημία προσέρχεται a ar.
201
Διὰ δὲ σιωπῆς πικρότερον κατηγόρει ΔΙ.
— 41--
400
REDAZIONI 258
Ἐνίοις τὸ σιγᾶν ἐστι κρεῖττον τοῦ λέγειν Ρ
240
ἙΕὐκαταφρόνητόν ἐστι σιγηρὸς τρόπος ἃ bc
289
pap. trad.
‘H γλῶσσα πολλοὺς εἰς ὄλεθρον ἤγαγεν a b Ven
292
Ἢ λέγε τι σιγῆς κρεῖττον ἢ σιγὴν ἔχε
405
a slav.
*307b
Πολλοῖς ἀπόκρισις ἡ σιωπὴ τυγχάνει
305
Ἡ γλῶσσα πολλῶν ἐστιν αἰτία κακῶν a [Greg.] ar.
306
Ἢ δεῖ σιωπᾶν ἢ λέγειν ἀμείνονα ς Herm
*409b 597
ar.
Κρεῖττον σιωπᾶν ἢ λαλεῖν ἃ μὴ πρέπει Οὐδὲν σιωπῆς ἔστι χρησιμώτερον aU
709
Σιγή ποτ᾽ ἐστὶν αἱρετωτέρα λόγου a c Herm slav.
*306b
Οὗ δεῖ σιωπᾶν καὶ λαλεῖν ὅπου χρεών
Εἰς συνείδησιν 107
Βροτοῖς ἅπασιν ἡ συνείδησις θεός ἃ
ar.
Εἰς τέχνην 430
Λιμὴν ἀτυχίας ἐστὶν ἀνθρώποις τέχνῃ ἃ Ὁ ς Herm pap. trad.
— 142—
410
PLAN
*740a
Τύχῃ τέχνην εὕρηκας οὐ τέχνῃ τύχην
415
εὕρηκεν Marc
Εἰς τιμήν 753
Τιμώμενοι γὰρ πάντες ἥδονται βροτοί B Herm trad.
Εἰς τόλμαν 226
Εὔτολμος εἶναι κρῖνε, τολμηρὸς δὲ μή ἃ ς Herm trad.
248
᾿
Ἔστιν τὸ τολμᾶν, ὦ φίλ᾽, ἀνδρὸς οὐ σοφοῦ Α
ἔστι Brit
631
Προπέτεια πολλοῖς ἐστιν αἰτία κακῶν Β slav.
774
Τὸ πολλὰ τολμᾶν πόλλ᾽ ἁμαρτάνειν ποιεῖ
420
trad.
Εἰς τύχην 10
Ἄνθρωπος dv μέμνησο τῆς κοινῆς τύχης a b pap. slav.
*964
186
Βέβαιον οὐδὲν ἐν βίῳ δοκεῖ πέλειν Δοὺς τῇ τύχῃ τὸ μικρὸν ἐκλήψῃ μέγα a
202
ar.
Δυσπαρακολούθητον δὲ πρᾶγμ᾽ ἐσθ᾽ ἡ τύχη ar.
341
Θεῷ μάχεσθαι δεινόν ἐστι καὶ τύχῃ a
ar.
— 143—
425
REDAZIONI 577
Οἷς μὲν δίδωσιν, οἷς δ᾽ ἀφαιρεῖται τύχη a pap. slav.
652
Πολλοὺς κακῶς πράσσοντας ὥρθωσεν τύχη ἃ b pap. trad.
637
Πᾶσιν γὰρ εὖ φρονοῦσι συμμαχεῖ τύχη ac
Herm
πᾶσι Brit
691
Ῥέγχει παρούσης τῆς τύχης τὰ πράγματα B ar.
708
Στρέφει δὲ πάντα τάν βίῳ μικρὰ τύχη
430
Β slav.
732
Τύχης τὰ θνητῶν ἐστιν, οὐκ εὐβουλίας a trad. ἐστὶν] πράγματ᾽ Marc:
738
πράγματα Brit‘!
Ταὐτόματον ἡμῶν καλλίω βουλεύεται
B pap. trad. 745
Τὰ θνητὰ πάντα μεταβολὰς πολλὰς ἔχει B Herm slav.
821
Χειμὼν μεταβάλλει ῥᾳδίως εἰς εὐδίαν B slav.
874
Ὡς ς ποικίλον πρᾶγμ᾽μ ἐστὶ καὶ πλάνον τύ
Εἰς ὕβριν *177a
Δύσμορφος ἴσθι μᾶλλον ἢ κακηγόρος ἃ Ὁ pap.
546
Ξίφος τιτρώσκει σῶμα, τὸν δὲ νοῦν λόγος abc [Greg.] Herm trad.
594
Οὐδὲν πέπονθας δεινόν, dv μὴ προσποιῇ Ὁ slav.
— 144—
435
PLAN
Εἰς ὑγίειαν εἰς ὑγείαν Brit Marc
562
Οὐκ ἔσθ᾽ ὑγίειας κρεῖττον οὐδὲν ἐν βίῳ ab ὑγείας Brit Marc
779
Ὑγίεια kai νοῦς ἐσθλὰ τῷ βίῳ δύο ἃ b Herm pap. trad.
440
Εἰς ὑπερηφανίαν 35
Ἀλαζονείας οὔτις ἐκφεύγει δίκην ἃ c Herm pap.
581
“Ot εὐτυχεῖς μάλιστα, μὴ μέγα φρόνει a
Εἰς ὕπνον 782
“Yavog θανάτου γὰρ προμελέτῃησις τυγχάνει B ς Herm trad.
*783a
Ὕπνος δὲ πᾶσιν ἐστὶν ὑγίεια βίου B ar.
ὑγεία Brit Marc
784
Ὕπνος τὰ μικρὰ τοῦ θανάτου μυστήρια
789
“Tavog πέφυκε σώματος σωτηρία abc Hermar.
790
Ὕπνος
δὲ πεῖναν τὴν κακέσχατον δαμᾷ
ar.
Εἰς ὑπομονήν
15
Ἀνδρὸς τὰ προσπίπτοντα γενναίως φέρειν
a bc Herm pap. trad.
— 145—
445
REDAZIONI 223
"Eveyke λύπην καὶ βλάβην ἐρρωμένως a trad.
392
Κούφως φέρειν δεῖ τὰς παρεστώσας τύχας
450
ἃ Ὁ slav.
515
Νίκα λογισμῷ τὴν παροῦσαν συμφοράν a K pap.
657
Πειρῶ τύχης ἄγνοιαν εὐχερῶς φέρειν 8
693
Ῥᾷον παραινεῖν ἢ παθόντα καρτερεῖν a b [Greg.] Herm pap. trad.
721
Στερρῶς φέρειν χρὴ συμφορὰν τὸν εὐγενῆ ἃ Herm
730
ar.
Τὴν τῶν κρατούντων μάθε φέρειν ἐξουσίαν
455
ΒΚ
818
Φρονοῦντός ἐστι ζημίαν πράως φέρειν a Ὁ slav.
813
Φέρειν ἀνάγκη θνητὸν ὄντα τὴν τύχην
a Εἰς φθόνον 52
Αὐτὸς πενωθεὶς τοῖς ἔχουσι μὴ φθόνει abc
Ven Herm
Εἰς φίλους 11
Ἄδικον τὸ λυπεῖν τοὺς φίλους ἑκουσίως a pap. slav.
47
Ἅπασιν εὖ πράττουσιν ἥδομαι φίλοις ac
Herm
ar.
—
146 —
460
PLAN
34
Avöpög κακῶς πράσσοντος ἐκποδὼν φίλοι abc Hermar.
100
Βέβαιος ἴσθι καὶ βεβαίοις χρῶ φίλοις a b [Greg.] trad.
175
Δεῖ τοὺς φιλοῦντας πίστιν, οὐ λόγους ἔχειν a
214
Ἐν τοῖς δὲ δεινοῖς χρημάτων κρείττων φίλος a Ὁ Vat Ven
247
Εὔχου δ᾽ ἔχειν τι, κἂν ἔχῃς ἕξεις φίλους
465
ἃ ς Herm
219
Ἐν τοῖς κακοῖς δὲ τοὺς φίλους εὐεργέτει ἃ b pap.
357
Ἴσον θεῷ σου τοὺς φίλους τιμᾶν θέλε ΒΡ
370
Ἰδίας νόμιζε τῶν φίλων τὰς συμφοράς ἃ Ὁ [Greg.] pap. slav.
385
Kpivet φίλους ὁ καιρὸς ὡς χρυσὸν τὸ πῦρ a Ὁ c [Greg.] Herm pap. trad.
390
Καλὸν τὸ μηδὲν εἰς φίλους ἁμαρτάνειν
470
ἃ c Herm trad. 407
Καλὸν θέαμα δ᾽ ἐστὶν εὖ πράττων φίλος Β
412
Κακὸν φέρουσι καρπὸν οἱ κακοὶ φίλοι abc Herm slav.
*448a
Μισοῦντα φίλει Kai φιλοῦνθ᾽ ὑπερφίλει Β
431
Λίαν φιλῶν σεαυτὸν οὐχ ἕξεις φίλον ἃ b [Greg.]
467
Μὴ φεῦγ᾽ ἑταῖρον Ev κακοῖσι κείμενον a [Greg.] trad.
— 147
475
REDAZIONI
471
Μακάριος ὅστις ἔτυχε γενναίου φίλου a V Herm slav.
472
Μηδέποτε πειρῶ δύο φίλων εἶναι κριτής abc Herm trad.
523
Νόμιζ᾽ ἀδελφοὺς τοὺς ἀληθινοὺς φίλους ἃ ς Herm slav.
560
Οὐκ ἔστιν οὐδεὶς ὅστις οὐχ αὑτὸν φιλεῖ a slav.
567
Ὀργῆς χάριν τὰ κρυπτὰ μὴ ᾿κφάνῃς φίλου
480
ἃ Ὁ pap. trad. 575
Οὐκ ἔστιν οὐδὲν κτῆμα κάλλιον φίλου ἃ Ὁ c Vat [Greg.] Herm slav.
634
Πειρῷ φίλοισι μὴ κακὸς εἶναι φίλος Β slav.
641
Πολλοὶ τραπέζης, οὐκ ἀληθείας φίλοι
733
Τὰ χρήματ᾽ ἀνθρώποισιν εὐρίσκει φίλους a Ὁ Herm trad.
800
Φίλον δι᾽ ὀργὴν Ev κακοῖς μὴ παρίδῃς
485
abc Hermar.
803
Φίλος φίλῳ γὰρ συμπονῶν αὑτῷ πονεῖ B trad.
*804a
Φίλου τρόπους γίνωσκε, μίσει δὲ un Β
μὲν post γίνωσκε add. Brit 805
Φίλος ue βλάπτων οὐδὲν ἐχθροῦ διαφέρει B Ὁ trad.
810
Φίλους ἔχων νόμιζε θησαυροὺς ἔχειν ἃ c Herm pap. trad.
814
Φιλεῖ δ᾽ ἑαυτοῦ πλεῖον οὐδεὶς οὐδένα B c Herm
— 148—
490
PLAN 815
Φιλίας δικαίας κτῆσις ἀσφαλεστάτη Β
817
Φίλον βέβαιον ἐν κακοῖσι μὴ φοβοῦ ΒΡ
Εἰς φιλοπονίαν 256 252
Ἔργοις φιλόπονος ἴσθι, μὴ λόγοις μόνον b Ἐν μυρίοις τὰ καλὰ γίγνεται πόνοις ἃ
463
ar.
Μοχθεῖν ἀνάγκη τοὺς θέλοντας εὐτυχεῖν ac Herm
811
495
ar.
Φιλόπονος ἴσθι καὶ βίον κτήσῃ καλόν ἃ Ὁ ς [Greg.] Herm ar.
859
Ὡς ἡδὺ τοῖς σοφοῖσι μεμνῆσθαι πόνων R Ὁ trad.
875
Ὡς πολλὰ θνητοῖς ἡ σχολὴ ποιεῖ κακά pap. slav.
Εἰς φρόνησιν Αὐτά σε διδάσκει τοῦ βίου τὰ πράγματα ἃ Ὁ pap. trad. in cap. εἰς φιλοπονίαν Brit Marc
14
Ἀγαθὸν μέγιστον ἡ φρόνησίς ἐστ᾽ dei a pap. trad.
27
Avöpög χαρακτὴρ ἐκ λόγου γνωρίζεται ἃ Ὁ [Greg.] pap. trad.
41
Ἄριστόν ἐστι πάντ᾽ ἐπίστασθαι καλά a c Herm pap. ar.
— 149—
500
REDAZIONI 74
Ἂν εὖ dpovfig τὰ πάντα γ᾽ εὐδαίμων ἔσῃ b trad.
93
Ἀεὶ κράτιστόν ἐστι τἀσφαλέστατον pap.
236
Ἔνιοι κακῶς φρονοῦσι πράσσοντες καλῶς
505
A ar.
242
Ἐμπειρία γὰρ τῆς ἀπειρίας κρατεῖ a slav.
314
Ἡδύ γε πατὴρ φρόνησιν ἀντ᾽ ὀργῆς ἔχων trad.
291
Ἥδιστόν ἐστιν εὐτυχοῦντα νοῦν ἔχειν a b Vat pap.
457
Μισῶ σοφιστὴν ὅστις οὐχ αὑτῷ σοφός abc
516
Herm slav.
Noeiv γάρ ἐστι κρεῖττον ἢ σιγὴν ἔχειν
510
ab *551a
Συνετὸς πεφυκὼς φεῦγε τὴν κακουργίαν
574
Ὁ παρ᾽ ἡλικίαν νοῦς μῖσος ἐξεργάζεται Β Kar.
576
Οὐδεὶς ὃ νοεῖς οἶδεν, ὃ δὲ ποιεῖς βλέπει a trad.
599
Οὐ πανταχῆ δ᾽ ὁ φρόνιμος ἁρμόττειν δοκεῖ B ar.
736
Τὸ μηδὲν εἰκῆ πανταχοῦ
᾽στι χρήσιμον
Β
844
Ψυχῆς μέγας χαλινὸς ἀνθρώποις ὁ νοῦς a b [Greg.] ar.
865
Ὡς οὐδὲν ἡ μάθησις ἢν μὴ νοῦς παρῇ —
150--
515
PLAN
Εἰς φύσιν 312
Ἡ δοῦσα πάντα καὶ κομίζεται φύσις Β slav.
295 298
‘H φύσις ἑκάστου γὰρ γένους ἐστὶν πατρίς ἃ slav.
Ἡ φύσις ἁπάντων τῶν διδαγμάτων κρατεῖ
520
a slav. an’ αὐτῶν Brit Marc
801
Φύσιν πονηρὰν μεταβάλλειν οὐ ῥάδιον B b pap. slav.
Εἰς χρόνον 13
Ἄγει δὲ πρὸς φῶς τὴν ἀλήθειαν χρόνος ἃ ς Herm pap. trad.
482
Moxpög γὰρ αἰὼν συμφορὰς πολλὰς ἔχει a bc Herm ar.
639
Πάντ᾽ ἀνακαλύπτων ὁ χρόνος πρὸς φῶς φέρει B c Herm
714
slav.
Σύμβουλος οὐδείς ἐστι βελτίων χρόνου a Herm trad.
*513a
Χρόνῳ tà πάντα γίγνεται καὶ κρίνεται a b trad.
829
Χρόνος δίκαιον ἄνδρα δεικνύει μόνος ἃ b pap. slav.
831
Χρόνος δ᾽ ἀναιρεῖ πάντα καὶ λήθην ἄγει B c Herm ar.
Εἰς χρέος
443
Λαβὼν ἀπόδος, ἄνθρωπε, καὶ λήψῃ πάλιν a pap.
πάλι Brit —
151—
525
REDAZIONI
759
Τὰ δάνεια δούλους τοὺς ἐλευθέρους ποιεῖ
530
B c Herm
Εἰς ψεῦδος
841
Ψευδόμενος οὐδεὶς λανθάνει πολὺν χρόνον B b [Greg.] Herm trad.
845
Ψευδὴς διαβολὴ τὸν βίον λυμαίνεται abc Herm pap. ar.
846
Ψεῦδος δὲ μισεῖ πᾶς σοφὸς καὶ χρήσιμος B c Hermar.
Εἰς ψόγον 299
Ἤθους δικαίου φαῦλος οὐ ψαύει λόγος ἃ ς Herm slav.
522
Νικᾷ γὰρ αἰεὶ διαβολὴ τὰ κρείττονα ἃ ς trad.
747
Τὸν αὐτὸν αἰνεῖν καὶ ψέγειν ἀνδρὸς κακοῦ a Ὁ ς Herm trad.
Εἰς ψυχήν 842
Ψυχὴν ἔθιζε πρὸς τὰ χρηστὰ πράγματα abar.
—
152—
535
III HERM INTRODUZIONE
Con la sola eccezione di O, tutti i manoscritti di questa sezione sono stati vergati da Giorgio Ermonimo di Sparta,! diplomatico, copista e insegnante di greco (fra i suoi allievi Budé, Erasmo, Reuchlin e Beatus Rhenanus) attivo a cavallo fra ’400 e ’500: si tratta di
prodotti librari caratterizzati da un’estrema attenzione per la leggibilità e la maneggevolezza. Le sentenze sono disposte sulla pagina con una grande generosità di margini e spazi i interlineari: iin un caso (Vin), al testo greco è affiancata una traduzione latina curata da Ermonimo stesso. Dal punto di vista testuale, si nota una quantità imressionante di errori (a volte anche solo ortografici) che pervade Pintera serie di manoscritti (cfr. Mon.
139, 332, 394, 406, 440, 528,
555, 639, 648, 721, 831, per tacere dei casi in cui è un unico mano-
scritto, magari mediante aggiunte seriori, a porre rimedio a problemi di tutta la tradizione; è il caso soprattutto di G e L): in un paio di casi (Mon. 406, 639), la traduzione latina di Vin parrebbe conoscere le versioni corrette. Come osserva giustamente Martinelli Tempesta, 235, per capire questi fenomeni «si deve tener conto delle caratteristiche dell’intera produzione grafica di Giorgio, [...] che sembra riflettere una sorta di produzione in serie (una delle attività con cui si procurava da vivere), in parte condizionata dalla committenza (anche il cospicuo numero di errori caratteristici di Herm ben si spiega se si pensa a copiature in serie in tempi rapidi)». Accanto al legame di stretta parentela con c, Herm riporta monostici comuni anche ad altri filoni della tradizione ma non presenti in c, un caso di accordo
esclusivo
con
[Greg.]
(Mon.
833),
! OMONT, Hermonyme; IRIGOIN, Hermonyme; ID., L’enseignement, 391-394; BIETENHOLZ II, 185-186; RGK I 61, II 80, III 102; PLP III 6125.
2 Limitando il discorso al rapporto con le raccolte, ed al puro dato dei monostici comuni, si segnalano i legami autonomi
—
di Herm
153—
con a
(102, 451, 528, 529, 551, 555,
REDAZIONI
uno con entrambe le traduzioni (*433a), uno solo con slav. (751), ed un monostico del tutto esclusivo (799).” Rimane impossibile sta-
bilire la fisionomia di un modello in particolare cui Herm possa aver attinto, nonostante la datazione.* I manoscritti
[Ash] Ashburnham-Barrois 293 Manoscritto perduto, descritto da Omont, Hermonyme,
85-86,
come segue: «Gennadii Scholastici via salutis hominum e graeco in latinum Georgius Hermonymus Spartanus accuratissime traduxit (5); Menandri sententiae, gr.-lat. (74); Sententiae VII sapientium, gr.
-lat. (95). Parchemin. 211 fol. in 4°. Peint. Rel. maroquin rouge. Au bas du fol. I sont peintes les armes de Louis de Beaumont évéque de Paris (1472-1492) auquel est dédié le volume». PERNIGOTTI,
Aix XV/XVI
Tradizione, 130 n. 12.
Aixen Provence, Bibliothèque Méjanes 1385 (1229) sec.; cart.; 202 x 130 mm; 161 ff.
Apre il manoscritto il primo libro dell’Introductio Grammaticae di Teodoro di Gaza; seguono Septem psalmi penitentiales (incompleti), i Disticha Catonis nella traduzione di Planude, le Favole di
Esopo (vd. G), le MS (ff. 144-154), versi di Michele Aplochiri (incompleti; vd. G). Il manoscritto presenta molti fogli bianchi (in certi casi forse lasciati bianchi per ospitare una traduzione latina, prassi tipica di Ermonimo), talora strappati o riutilizzati. Per quello che riguarda le MS, manca un foglio intero frai ff. 149 e 150, con una grossa lacuna che inghiotte le sentenze fra 484 e 545 (Herm 108125; ma molti altri fogli bianchi sono stati strappati tra i ff. 154 e 155). Il titolo è Μενάνδρου γνῶμαι μονόστιχοι. OMONT,
Un nouveau; Catalogue général, 404-405.
578, 595, 600, 648, 701, 714, 721, 752) o con b
(715, 739); lo sbilanciamento è evidente,
nonostante altri due casi di accordo con b in cui soccorre anche c: Mon. *175a, con pap. e trad., e 400, con slav. Interessante anche il legame con B Plan: Mon.
432, 745, 748,
822 (con slav.), 753 (trad.) e 608 (esclusivo). Resta sempre opportuno poi considerare il reale peso di questi rapporti verificandone i possibili riscontri sul piano del testo. ? Per i rapporti fra c ed Herm si veda quanto osservato in Raccolte: c; per il confronto dettagliato dei monostici comuni o meno, vedi Appendici I.2, pp. 524-526. * Esistono, per altri autori, tracce sicure dell’uso da parte di Ermonimo di libri della biblioteca di Janos Laskaris (cfr. SPERANZI, Codici greci, 495), uno dei maggiori artefici della diffusione di Plan, nonché copista di uno degli apografi, ma non ci sono riscontri di un qualche rapporto privilegiato Herm - Plan.
— 154 —
HERM
G
Vat. Pal. gr. 122
XVI sec.; cart.; 200 x 140 mm; 233 ff.
Il manoscritto associa le MS a epistole di Filostrato, declamazioni di Libanio, versi di Michele Aplochiri (come in Aix), favole di Esopo (anche queste in Aix) ed agli Gnomica Basileensia (vd. O). Molti fogli sono stati lasciati bianchi (39r-v; 489; 79r-v; 72r-v; 90r93r; 122r-126v). Il testo delle MS si colloca tra f. 80r e f. 897, e, nonostante l’identità di mano, si nota un’evidente differenza fra i
ff. 80r-870 (lettere a - τ) e i ff. 887-890 (lettere v - ©): i primi hanno un testo scritto più fitto ed in modulo più piccolo, gli altri lasciano più spazio fra un verso e l’altro e sono occupati da una scrittura più ampia e distesa. Nella prima parte il margine inferiore è di 4,5 cm, superiore di 2, per uno specchio di circa 130 x 90 mm; nella seconda soprattutto il margine inferiore cresce, fino ai 6,5 cm di f. 88r. Le sentenze sono scritte una per rigo (con l’unica eccezione di Mon. 747, su due) ed hanno ognuna la lettera incipitaria rossa e di modulo maggiore, chiusa da un dikolon seguito da punto in alto. Ogni sezione è introdotta dalla rispettiva lettera scritta in rosso a centro pagina: è inoltre rimasto lo spazio lasciato per introdurre in seguito una decorazione o un’elaborazione più accurata della prima lettera della prima sentenza di ogni sezione. Una seconda mano ha operato importanti e sostanziali correzioni (G? in app., vd. Mon. 394, 406, 453, 528, 555). Il titolo (in rosso) è Μενάνδρου γνῶμαι μονόστιχοι. Alla fine della raccolta, sempre in rosso, dopo il τέλος, la scritta ‘Yıei παμμεδέοντος ἄνακτι Χριστῷ δόξα. STEVENSON, 57; STERNBACH,
L
Laur.
Curae, 217-218; Gnom.
Bas., 10.
10, 22
XV sec.; cart.; 193 x 140 mm;1+74+1
ff.
Si tratta di un manoscritto fattizio, formato tramite l’assemblaggio di spezzoni di diverse epoche: il solo fascicolo delle MS (ff. 33r44v) è da attribuire alla mano di Giorgio Ermonimo, e presenta tutte le caratteristiche descritte per G. A differenza degli altri casi, non ritengo che qui la tipologia di testi a cui le MS sono mescolate possa essere attribuita ad una scelta programmatica di Ermonimo. D'altra parte, non può essere casuale la presenza del consueto Pseudo Focilide (ff. 250-327) e dei Carmina Aurea di Pitagora (ff. 45r-470).
Apre la raccolta un centone omerico (ff. 4r-25v); dopo i Carmina Aurea segue una serie di testi vari fra cui si segnala una delle rare opere letterarie di Emanuele Crisolora, per cui cfr. Rollo, Destinatario, 62 n. 7, 63 n. 8. Il titolo, in rosso come le iniziali di tutte le
sentenze, è il consueto, Μενάνδρου Γνῶμαι μονόστιχοι; ma una mano —
155 —
REDAZIONI
diversa ha completato il titolo aggiungendo τοῦ ποιητοῦ κατὰ στοιχεῖον᾽ ἀρχὴ τοῦ ἄλφα e, in
chiusura, τέλος τοῦ Μενάνδρου. I fo-
gli di Herm sono stati tagliati in lunghezza: lo mostra l’incompletezza di una nota marginale (scritta fungo il lato lungo) a f. 39. Una mano recente, in inchiostro nero, ha appuntato qualche paral-
lelo, operato correzioni (L?, cfr. Mon. 278, 306, 332), e contato le sentenze.
A Mon.
383
annota:
1 Cor.
15.31; a 388 Horat.
- nemo
quam sibi sortem seu ratio dederit, seu sors obiecert, illa contentus
vivit; a Priamo sequ.; a a 814 il
471 annota correttamente il numero 100; a 482 Juvenal. de Longa dies igitur quid contulit omnia vidit eversa ... ut 779 Orandus est ut sit mens sana in corpore sano. Juvenal.; numero 200.
BANDINI, I, 489-490; STERNBACH,
O XV
Curae, 217-219.
Oxon. Barocc. gr. 39 sec.; cart.; 220 x 140 mm; 40 ff.
Contiene, come G, i cosiddetti Gromica Basileensia, oltre ad una
piccola silloge dei Sette Sapienti e le MS (ff. 1-7r). Nonostante si tratti dell’unico testimone di Herm conservato che non è stato scritto da Ermonimo, è chiaro il tentativo di riprodurre la mise en page tipica degli altri testimoni della redazione, a cominciare dallo stacco
fra lettere incipitarie ed il seguito della sentenza, per finire con l’impostazione generale: le singole sezioni sono introdotte dalla riproduzione in modulo maggiore della lettera di pertinenza, accentrata e sormontata da un tratto orizzontale, le sentenze sono scritte una
per rigo, e sono chiuse da un dikolon seguito da una lineetta ondulata o da un punto o da un trattino. L’unica sostanziale differenza riguarda il numero di sentenze per pagina, più consistente della media di Ermonimo. CoxE, 57-58; Gnom.
[Ox]
Bas., 9; TZIATZI, 44.
Oxon. Auct. F 6, 1; 1500 ca., ff. 314r-317v
Di questo manoscritto, oggi perduto, si sa che doveva contenere una raccolta mutila (lettere a - u), che aveva il consueto titolo Meνάνδρου γνῶμαι μονόστιχοι e che veniva fatto risalire all'ambiente francescano. MADAN-CRASTER,
Vin
95-96, n° 1882.
Vind. Suppl. gr. 83
Ante 1497; cart.; 206 x 143/144 mm; 174 ff. Assicura della datazione una nota di Bernard Perger (f. 1r), che
donò all’ordine dei predicatori questo manoscritto, contenente una —
156 —
HERM
raccolta di Proverbi di Diogeniano, Inni di Orfeo e Proclo, Sette Sapienti (nella recensione stobeana), e Disticha Catonis di Planude (come in Aix, ma qui non di mano di Ermonimo, cfr. Biihler, 212 n. 138). Le MS (ff. 151-173) sono accompagnate da una traduzione
latina inedita (e, a dire il vero, di scarsa qualità), opera dello stesso Ermonimo (chiude la raccolta la nota, f. 173r: Georgio Hermonymo spartano i(n)terprete). Come bene ha segnalato Bühler, 213-214, dei 22 quaternioni di cui è composto il manoscritto, quello che contiene le MS doveva inizialmente far parte di un altro, visto che a f. 151r si legge una lista di opere che, MS a parte, non compaiono di seguito: Contenta in h(o)c libro / Sententiae Menandri / Dialogus fortunae / Julius de quottidiana locutione / Isocratis exhortationes / fabule Esopi. La consueta disposizione ariosa delle sentenze greche trova corrispondenza nella traduzione latina: il testo è disposto in modo che, ad apertura di libro, sul foglio sinistro si legge la versione greca e su quello destro la rispettiva traduzione. Il titolo è il solito. HUNGER-HANNICK,
141; BUHLER, 211-214.
—
157 —
REDAZIONI
TESTO
Titulus Μενάνδρου
Γνῶμαι μονόστιχοι
Α (47) 15
Avöpög τὰ προσπίπτοντα γενναίως φέρειν ἃ Ὁ ς Plan pap. trad.
16
Ἄγει γὰρ τὸ θεῖον τοὺς κακοὺς πρὸς τὴν δίκην abc Ven Plan pap. trad.
19
Ἀνεξέταστον un κόλαζε μηδένα ac Planar.
21
Ἀνὴρ πονηρὸς δυστυχεῖ κἂν εὐτυχῇ ἃ Ὁ ς Plan pap. trad. εὐτυχεῖ O
26
Ἀνδρῶν δὲ φαύλων ὅρκον εἰς ὕδωρ γράφε a c Ven Plan pap. trad.
35
᾿Ἀλαζονείας οὐδεὶς ἐκφύγοι δίκην ἃ c Plan pap.
28
Avöpög δικαίου καρπὸς οὐκ ἀπόλλυται ἃ Ὁ ς Plan pap. ἀπόλειται Vin : ἀπόλυται cett.
13
Ἄγει δὲ πρὸς φῶς τὴν ἀλήθειαν χρόνος ἃ c Plan pap. trad.
36
Ἀσυλλόγιστόν ἐστιν ἡ πονηρία a c Plan pap. slav.
41
Ἄριστόν ἐστι πάντας ἐπίστασθαι
καλά
ἃ c Plan pap. ar. 29
Ἀνὴρ δὲ χρηστὸς χρηστὸν οὐ μισεῖ ποτε a c Plan —
158 —
HERM
47
Ἅπαντας εὖ πράττοντας λέγομεν φίλους ac Planar.
48
A un προσήκει unt ἄκουε μήθ᾽ ὅρα abc Plan pap. om. O : add. G"s
49
Ἀνὴρ ἄχρηστος μὴ νομιζέσθω φίλος abcar.
33
Avöpög πονηροῦ
σπλάγχνον οὐ μαραίνεται
15
ac Planar. μαρένεται Aix G O Vin
34
Avöpög κακῶς πράττοντος ἐκποδὼν φίλοι abc
52
Planar.
Αὐτὸς πενωθεὶς τοῖς ἔχουσι μὴ φθόνει abc Ven Plan
B (6) 111
Βουλὴν ἅπαντος πράγματος λάμβανε a c Plan slav.
109
Βουλῆς γὰρ ὀρθῆς οὐδὲν ἀσφαλέστερον ἃ c Plan ar.
ὀρθῆς om. G L O : add. Aix 113
Βούλου γονεῖς πρὸ πάντων ἐντίμως ἔχειν a c Plan slav.
102
Βούλου è’ ἀρέσκειν πᾶσι μὴ σαυτῷ μόνῳ a Vat Plan trad.
118
Biov καλὸν ζήσεις, ἐὰν μὴ γυναῖκα ἔχης a c Par [Greg.] ar. ἔχεις Οὐ : ἔχῃς OP° cett.
98
Βέλτιστον μὴ τὸ κέρδος ἐν πᾶσι σκοπεῖν ἃ Ὁ ς Plan —
159 —
20
REDAZIONI
T (10) 139
Γυναιξὶ πάσαις κόσμον ἡ σιγὴ φέρει a Ὁ ς Plan pap. trad. συγή mss.
147
Toneiv ὁ μέλλων εἰς μεταμέλειαν ἔρχεται
25
A Kc Plan pap. trad.
«1440
Γέλως ἄκαιρος ἐν βροτοῖς δεινὸν κακόν ἃ c Plan slav.
150
Γυναικὸς ἐσθλῆς ἐπιτυχεῖν οὐ ῥάᾷδιον ἃ c Plan trad. οὐ ῥᾷδιον Aix L Vin GYP Off : οὐδὲν duervov GO AixYP LYP Vinte
146
Γέρων ἐραστὴς ἐσχάτη κακὴ τύχη ἃ c Plan pap. trad.
156
Tripag δὲ φαύλου τίς γένοιτ᾽ ἂν τροπή: ἃ c Plan
159
Γάμος ἀνθρώποις εὐκταῖον κακόν ἃ ς Plan slav.
162
Γονεῖς τίμα μὲν καὶ φίλοις εὐεργέτει ac Vat Plan
164
Γνώμη γέροντος ἀσφαλεστέρα νέου ἃ Ὁ ς Planar.
165
Γελᾷ ὁ μῶρος κἄν τι μὴ γελοῖον ὁρᾷ abc Planar. μωρός mss.
A (6) 183
Δὶς ἐξαμαρτεῖν τὰ αὐτὰ οὐκ ἀνδρὸς σοφοῦ ἃ Ὁ ς Plan pap. trad. —
160—
30
HERM #175a.
Δεῖ τοὺς φίλους τὰ πιστὰ μὴ λόγοις ἔχειν
35
Ὁ ς pap. trad.
174
Δίκαιος εἶναι μᾶλλον ἢ χρηστὸς θέλε a bc Plan slav.
190
Δειλῶν ἀνδρῶν δειλὰ τὰ φρονήματα a c pap. trad.
194
Δειναὶ γὰρ ai γυναῖκες εὑρίσκειν τέχνας a ς Par [Greg.] pap.
195
Δόλιον ἄνδρα φεῦγε παρ᾽ ὅλον τὸν βίον a
car.
E (6) 226
Εὔτολμος ἔσο κρίνων, τολμηρὸς δὲ un
40
ἃ c Plan trad. κρίνων om. Aix Vin
228
Ἔρωτα
παύει λιμὸς ἢ χαλκοῦ
σπάνις
ἃ c Ven trad.
237
Ἐχθροῖς ἀπιστῶν οὔποτ᾽ dv λάβῃς βλάβην ἃ c Plan trad.
247
Εὔχου ἔχειν τι, κἂν ἔχῃς ἕξεις φίλους ἃ c Plan
211
Ἔρως δίκαιος καρπὸν εὐθέως φέρει abc
253
Εὐνοῦχος ἄλλο θηρίον Ev τῷ βίῳ ς
Z (4) 269
Ζήσεις βίον ἄριστον, dv θυμοῦ κρατῆῇς a bc [Greg.] Plan pap. trad.
—
161—
45
REDAZIONI
276
Ζωῆς πονηρᾶς θάνατος αἱρετώτερος a c [Greg.] Plan pap. trad.
278
Ζῆλος γυναικὸς ἀνδρὸς πυρπολεῖ δρόμον ἃ c Pian trad. δρόμον] δόμον 1,258
282
Ζευχθεὶς γάμοισιν οὐκ ἔστιν ἐλεύθερος ἃ ς Planar.
H (4) 299
"H9ovg δικαίου φαῦλος οὐχ ἅψεται λόγος
50
a c Plan slav.
288
Ἦθος πονηρὸν φεῦγε καὶ κέρδος κακόν ἃ b ς Plan pap. trad.
306
Ἢ δεῖ σιωπᾶν ἢ λέγειν ἀμείνονα c Plan ar.
λαλεῖν L : λέγειν LA cett. 307
Ἡ γὰρ σιωπὴ τοῖς σοφοῖς ἀπόκρισις ac
0 (7) 331
Θεοὶ δεύτεροι τοῖς φρονοῦσιν οἱ γονεῖς a c Plan trad.
332
Θόρυβον ὄχλου φεῦγε καὶ παροινίαν ἃ bc pap. slav. θόρυμβον mss. : in θόρυβον corr, L?
337
Oepaneve τὸν δυνάμενον dei ce ὠφελεῖν A c pap. trad.
342 338
Onpiwv πάντων ἀγριωτέρα γυνή abc Par [Greg.] Plan ar.
Θεοῦ ὄνειδος τοὺς κακοὺς εὐδαιμονεῖν ς Planar. —
162 —
55
HERM 323
*344b
Θάλασσα καὶ πῦρ καὶ γυνὴ κακὸν τρίτον ἃ b c Par Ven [Greg.] Plan pap. ar.
Θεοῦ γὰρ οὐδεὶς εὐτυχεῖ βροτῶν ἄνευ
60
ς
I (6) 358
Ἴσος ἴσθι πᾶσι κἂν ὑπερέχῃς τῷ βίῳ a bc
361
[Greg.] Plan pap. slav.
Ἰσχυρότερον οὐδέν ἐστι τοῦ λόγου a c Plan slav.
364
Ἰὸς πέφυκεν ἀσπίδος κακὴ γυνή a c Par Plan trad.
367
Ἰδὼν ποτὲ αἰσχρὸν πρᾶγμα un συνεκδράμῃς B c pap. συνεδράμῃς Aix
373
GLO
: συνέκ- AixP° cett.
Ἴσος ἴσθι κρίνων φίλους καὶ μὴ φίλους
65
a c [Greg.]
374
Ἴσον λεαίνης γυναικὸς ὠμότης
abc Par Plan pap. ἴσον]
-n
GI
K (18) 381
Καλὸν τὸ καιροῦ πάντα εἰδέναι μέτρα a U c Vat Plan trad.
383
Κακοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ κακός abc Ven Plan pap. trad.
385
Kpivet φίλους ὁ καιρὸς ὡς χρυσὸν τὸ πῦρ abc [Greg.] Plan pap. trad.
388
Kar’ ἰδίαν φρόνησιν οὐδεὶς εὐτυχεῖ Β c Plan slav.
—
163—
70
REDAZIONI
389
Κόλαζε τὸν πονηρόν, ἄνπερ δυνατὸς ἧς ἃ bc pap. ar.
390
Καλὸν τὸ μηδὲν εἰς φίλους ἁμαρτάνειν a c Plan trad.
394
Καιροῦ γὰρ τυχὼν πτωχὸς ἰσχύει μέγα ἃ U c Plan slav. καιροῦ ΟΖ : καιρὸν cett.
400
Καιρῷ σκόπει τὰ πράγματα, ἄνπερ νοῦν ἔχης bc slav.
395
Κακοῦ μεταβολὴν ἀνδρὸς χρὴ σιωπᾶν
75
Ac
404
Kornyopeiv οὐκ ἔστι καὶ κρίνειν ὁμοῦ ἃ c Plan slav. οὐκ]
406
od O
Καλὸν ἀκούειν μᾶλλον ἢ πλουτεῖν θέλε ἃ c Ven Plan trad. μᾶλλον add. ΟΣ 8 malis Vin lat.
422
: om. cett. : bonam famam quam divitias
Kepön πονηρὰ ζημίαν dei φέρει ἃ Ὁ ς Plan pap. trad.
409
Κρεῖττον σιωπᾶν μᾶλλον ἢ λαλεῖν μάτην abc trad. μᾶλλον del. G
410
Καλὸν τὸ θνήσκειν εἰ τὸ ζῆν ὕβριν φέρει abc
412
Plan trad.
Κακὸν φέρουσι καρπὸν ai κακαὶ πράξεις abc
Plan slav.
αἱ κακαὶ πράξεις]
413
οἱ κακοὶ φίλοι Aix*P LYP Vine
Καὶ ζῶν ὁ φαῦλος καὶ θανὼν κολάζεται abc Plan pap. trad.
418
Καρπὸς ἀρετῆς ἐστιν εὔτακτος βίος ἃ bc Plan
— 164—
80
HERM
415
Κάλλιον τὸ μὴ ζῆν ἐστιν ἢ ζῆν ἀθλίως ac Plan ar. ἐστιν om. Aix L Vin
A (11) 440
Λῦπαι καὶ γὰρ ἀνδράσι τίκτουσι νόσον
85
a c Vat Ven Plan trad. τύκτουσι mss.
430
Ayınv εὐτυχίας ἐστὶν ἀνθρώποις τέχνη a Ὁ ς Plan pap. trad.
432
Λυσιτελεῖν μὴ δόκει πονηρὸς ὦν B Plan slav.
*433a
Λόγος εὐχάριστος χάριτός ἐστιν ἀνταπόδοσις trad.
435
Λαβὲ πρόνοιαν τοῦ προσήκοντος βίου
B b Pian pap. slav. λάβε mss.
445
Λύπην γὰρ εὔνους οἶδεν ἰᾶσθαι λόγος
90
a c Plan slav. λύπην καὶ γὰρ Aix Vin
447
Λιμῷ γὰρ οὐδέν ἐστιν ἀντειπεῖν ὅπερ a c Plan slav. ἀντιπεῖν mss.
446
Λιμὸς μέγιστον ἄλγος ἀνθρώποις ἔφυ a c Plan slav. ἔφυ]
452
ἐστί O8
Λύπης ἰατρός ἐστιν ἀνθρώποις λόγος ac
451
Λόγον rap’ ἐχθρῶν μήποθ᾽ ἡγήσῃ φίλον a Plan ar.
453
Λέοντι συζῆν ἢ γυναικὶ συμβιῶναι ἃ b [Greg.] Plan ar. κρεῖττον ante ἢ add. G? —
165 —
95
REDAZIONI
M (16) 463
Μοχθεῖν ἀνάγκη τοὺς θέλοντας εὐτυχεῖν ἃ c Planar.
457
Μισῶ σοφιστὴν ὅστις οὐχ αὑτῷ σοφός abc Plan slav. αὐτὸς G* : αὐτῷ GP° cett.
470
Mn ἔμβαινε Svotvyodvit: κοινὴ γὰρ ἡ τύχη Β b Plan slav.
478
Méuvnoo πλουτῶν πῶς πένητα ὠφελεῖν a [Greg.] Plan pap. trad.
471
Μακάριός ἐστιν ὃς ἔτυχε φίλου
100
a V Plan slav.
472
Μηδέποτε πειρῶ δύο φίλων κριτὴς εἶναι abc
486
Plan trad.
Μήποτε λάβης γυναῖκα zig συμβουλίαν a bc Par
460
Μὴ πᾶσι πειρῶ πάντα πιστεύειν dei abc
490
Plan slav.
Μετὰ δικαίου ἀεὶ διατριβὰς ποιοῦ C3 Kc
pap. slav.
482
Maxpög γὰρ βίος συμφορὰς πολλὰς φέρει abc Planar.
476
Μέγιστόν ἐστιν ὀργῆς φάρμακον λόγος a c Plan trad.
459
Meotòv κακῶν πέφυκε γυνὴ φορτίον a b c Par Plan slav.
484
Μὴ λοιδόρει γυναῖκα μηδὲ νουθέτει a bc
488
pap. trad.
Μέγιστον κέρδος εἰ διδάσκεσθαι μάθῃς ας
—
166—
105
HERM
491
Mn πρὸς τὸ κέρδος dei πειρῶ βλέπειν
110
ς
487
Μὴ σπεῦδε πλουτεῖν, μὴ ταχὺ πένης γένῃς ac Vat Plan
N (8) 519
Νέος πεφυκὼς χρηστὰ πολλὰ μάνθανε a b c Plan slav.
523
Nou”
ἀδελφοὺς τοὺς ἀληθινοὺς φίλους
ἃ c Plan slav. 527
Νόμοις ἕπεσθαι πάντα δεῖ τὸν σώφρονα A b [Greg.] ar.
525
Νόμος γονεῦσιν ἰσοθέους τιμὰς νέμειν
115
A b trad. 517
Νύμφη δ᾽ ἄπροικος οὐκ ἔχει παρρησίαν a Ὁ ς Plan pap.
521
Νέον δὲ σιγᾶν μᾶλλον ἢ λαλεῖν πρέπει a c [Greg.] Plan veov O
528
Niknoov ὀργὴν τῷ λογίζεσθαι καλῶς a Plan ar. τῷ G?"8: τοῦ cett.
529
Νόμιζε γήμας δοῦλος εἶναι τοῦ βίου a Plan ar. τοῦ om.
GO
E (9) 546
Ξίφος τιτρώσκει σῶμα, τὸν δὲ νοῦν λόγος. ἃ Ὁ c [Greg.] Plan trad.
547
Ξένος dv ἀκολούθει τοῖς ἐπιχωρίοις νόμοις A be
trad. —
167—
120
REDAZIONI 548
Ξενιτεία χαλεπὴ κατὰ πολλοὺς τρόπους A c trad.
544
Ξένοις ἐπαρκῶν τῶν ἴσων τεύξῃ ποτέ abc [Greg.] Plan trad.
551
Ξυνετὸς πεφυκὼς φεῦγε τὴν πανουργίαν a slav.
545
Ξένοις μάλιστα συμφέρει τὸ σωφρονεῖν
125
a b Plan trad. 552
Ξένος ὧν ἀπράγμων ἔσο καὶ ζήσεις καλῶς ἃ c Plan trad.
555
Ξένον δεῖ σιγᾶν μᾶλλον ἢ κεκραγέναι a Plan ar. μᾶλλον add. G? : om. cett.
*554a
Ξένους ξένιζε, καὶ σὺ γὰρ ξένος ἔσῃ A ς Plan
O (13) 570
Οὐκ ἔστιν εὑρεῖν βίον ἄλυπον οὐδενί ἃ c Plan slav.
575
Οὐκ ἔστιν οὐδὲν κτῆμα κάλλιον φίλου ἃ U c Vat [Greg.] Plan slav.
595
Ὅπου βία πάρεστιν οὐδὲν ἰσχύει νόμος 8
578
Ὀργὴ δὲ πολλοὺς ἀναγκάζει δρᾶν κακά a Plan slav.
600
Ὀργὴ φιλούντος μικρὸν ἰσχύει χρόνον a Plan trad.
564
Οὐδεὶς δι᾽ ὀργῆς ἀσφαλῶς βουλεύεται abc [Greg.] Plan trad. —
168 —
130
HERM
601
Οὐποτ᾽ ἐζήλωσα πολυτελῆ νεκρόν
135
B Plan
603
Ὁ συκοφάντης ἐστὶν Ev πόλει λύκος ac
590
Οὐκ ἔστι πενίας οὐδὲν μεῖζον κακόν ας
604
trad.
Ὀργὴν ἑταίρου καὶ φίλου πειρῶ φέρειν a U ς Plan
592
"Opkov φεῦγε κἂν δικαίως ὀμνύῃς a c Plan pap. ar.
608
Οὐδεὶς τὸ μέλλον ἀσφαλῶς ἐπίσταται
140
Β Plan
609
Οὐδὲν γυναικὸς χεῖρον οὐδὲ τῆς καλῆς a Par καλῆς]
κακῆς Og
II (9) 633
Πενίαν φέρειν οὐ παντός, ἀλλ᾽ ἀνδρὸς σοφοῦ Β b Plan
648
Πρὸς εὖ λέγοντας οὐδὲν ἀντειπεῖν ἔχω a Plan slav. ἀντιπεῖν mss.
638
Πονηρὸν ἄνδρα μηδέπω ποιοῦ φίλον abc Vat [Greg.] Plan pap. slav.
639
Πάντα ἀνακαλύπτων ὁ χρόνος B c Plan slav.
tempora longa omnia in lucem producunt Vin lat.
628
Πολλοὶ μὲν εὐτυχοῦσιν, οὐ φρονοῦσι dé a Ὁ ς Plan trad. εὐτυχοῦσι Aix L Vin
—
169 —
145
REDAZIONI 655
TIovnpög ἐστι πᾶς ἄχρηστος ἄνθρωπος ac
640
Πένητας ἀργοὺς où τρέφει ῥᾳθυμία ἃ ς Plan slav.
656
Πενίαν φέρειν καὶ γῆράς ἐστι δύσκολον Β ς Plan ar.
637
Πᾶσι γὰρ εὖ φρονοῦσι συμμαχεῖ ἃ ς Plan
τύχη
150
P (7) 690 *392a
Ῥῆμα παράκαιρον ἀνατρέπει B bc Plan pap. trad.
βίον
Ῥᾷον φέρειν δεῖ τὰς παρεστώσας τύχας ἃ ς slav. δεῖ]
693
δή Aix Vin
Ῥῷον παραινεῖν ἢ παθόντα καρτερεῖν ἃ b [Greg.] Plan pap. trad.
698
Ῥάθυμος dv ἧς πλούσιος, πένης ἔσῃ ἃ b Plan pap. slav.
*700a
Ῥᾷον βίον ζῇς, fiv γυναικὸς ἀπέχῃ c Par ar.
ῥᾷον] 701
pdo Aix G?LVin
fiv]
nO
‘Piov δὲ σαυτὸν ἐκ παντὸς φαύλου τρόπου a Vat [Greg.] ar.
702
Ῥύπος γυνὴ πέφυκεν ἠργυρωμένη a c [Greg.] Plan pap. ar.
Σ (11) *383a
Σοφοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ σοφός B b c [Greg.] Plan —
170—
155
HERM
705
Zodod παρ᾽ ἀνδρὸς εἰσδέχου συμβουλίαν abc
709
[Greg.] Plan pap. slav.
Zıyn NOTE αἱρετωτέρα λόγου
160
a c Plan slav. ποτὲ] πότερον O
710
Σιγᾶν ἄμεινον ἢ λαλεῖν ὃ μὴ πρέπει abc
712
[Greg.] slav.
Σοφὸς γὰρ οὐδεὶς εἰς πάντα προκόπτει B c Plan trad.
713
Σοφῷ παρ᾽ ἀνδρὶ πρῶτος εὑρέθη λόγος a U ς Plan trad.
714
Σύμβουλός ἐστιν οὐδεὶς βελτίων χρόνου a Plan trad.
715
Σοφία δὲ πλούτου χρῆμα τιμιώτερον
165
b Plan
716
Σὺν τοῖς φίλοις del συνευτυχεῖν θέλε ἃ
717
car.
Σωτηρίας σημεῖον ἥμερος τρόπος a b ς Plan
721
Στερρῶς φέρειν χρὴ συμφορὰς τῶν εὐγενῶν a Planar. στερῶς mss.
T (16) 725
Τῶν δυστυχούντων εὐγενὴς οὐδεὶς φίλος abc Vat Plan trad. εὐγενεῖς O* : εὐγενὴς OP° cett.
726
Τὸν εὖ πραγοῦντα καὶ φρονεῖν νομίζομεν Β bc
Plan trad. —
171—
170
REDAZIONI 729
Τὸ κέρδος ἡγοῦ κέρδος ἂν δίκαιον ἦ ἃ c [Greg.] Plan slav.
733
Τὰ χρήματ᾽ ἀνθρώποισιν εὑρίσκει φίλους a U Plan trad.
739
ἘΤὸν εὐποροῦνθ᾽ ἕκαστος ἡδέως ὁρᾷ b pap. trad.
740
Τύχη τέχνην ὥρθωσεν οὐ τέχνη τύχην ἃ ὃ ς trad.
742
Τὸ γὰρ θανεῖν οὐκ αἰσχρόν, ἀλλ᾽ αἰσχρῶς θανεῖν
175
B c Plan slav.
745
Τὰ θνητὰ πάντα μεταβολὰς πολλὰς ἔχει B Plan slav.
πολλὰς om. Aix GL Vin
746
Τοὺς τῆς φύσεως οὐκ ἔστι λαθεῖν νόμους B ar.
747
Τὸν αὐτὸν ἐπαινεῖν καὶ ψέγειν οὐ χρηστοῦ πρὸς ἀνδρός abc Plan trad.
748
Τῶν εὐτυχούντων εἰσὶ πάντες συγγενεῖς B Plan slav.
751
τΤάἀληθὲς ἀνθρώποισιν οὐχ εὑρίσκεται slav.
752
Τῶν γὰρ πενήτων εἰσὶν οἱ λόγοι κενοί a Plan trad.
753
Τιμώμενοι γὰρ πάντες ἥδονται βροτοί B Plan trad.
756
Τὰ μηδὲν ὠφελοῦντα
μὴ πόνει μάτην
Ucar.
759
Τὰ δάνεια δούλους τοὺς ἐλευθέρους ποιεῖ B c Plan —
172 —
180
HERM
Υ (8) 777
ὙΦ᾽ ἡδονῆς φρόνιμος οὐχ ἁλίσκεται
185
ἃ b [Greg.] trad. 779
Ὑγίεια καὶ νοῦς ἐσθλὰ τῷ βίῳ δύο ἃ b Plan pap. trad. ὑγεία mss.
781
Ὑπὲρ εὐσεβείας καὶ λάλει καὶ μάνθανε B bc [Greg.] Plan pap. slav.
782
"Yrvog θανάτου προσμελέτησις πέλει B c Plan trad.
786
Ὑπὸ
τῆς ἀνάγκης πολλὰ γίνεται κακά
B c Plan slav.
783
Ὕπνος δὲ πάσης ἐστὶν ὑγίεια νόσου
190
ς ὑγεία mss.
788
Υἱιῷ μέγιστον ἀγαθὸν ἔμφρων πατήρ ς slav.
789
Ὕπνος πέφυκε σωμάτων σωτηρία abc Plan ar. πέφυκεν Aix L Vin
© (8) 799
Φρόνημα λιπαρὸν οὐδαμῶς ἀναλίσκεται
800
Φίλον δι᾽ ὀργὴς ἐν κακοῖς μὴ προδοίης ἃ Ὁ ς Planar.
804
Φίλων τρόπους γίνωσκε, μὴ μίσει δ᾽ ὅλως ς slav.
806
Φεῦγ᾽ ἡδονὴν ἔχουσαν ὕστερον βλάβην ἃ Ὁ ς [Greg.] Plan pap. slav. —
173 —
195
REDAZIONI 810
Φίλους ἔχων νόμιζε θησαυροὺς ἔχειν a c Plan pap. trad.
811
Φιλόπονος ἔσο καὶ βίον κτήσῃ καλόν abc
812
[Greg.] Plan ar.
Φεύγε ἀεὶ δεσπότας θυμουμένους a bc Plan
814
Φιλεῖ ἑαυτοῦ πλέον οὐδεὶς οὐδένα
200
B c Plan ἑαυτόν Vin
X (4) *718a
Xpnotod παρ᾽ ἀνδρὸς χρὴ σοφόν τι μανθάνειν ς
822
Χρηστὸς πονηροῖς οὐ τιτρώσκεται λόγοις B Plan slav.
833
Χαίρειν En’ αἰσχρὸν οὐδέποτε χρὴ πρᾶγμα [Greg.]
831
Χρόνος ἀμαυροῖ πάντα κεἰς μνήμην φέρει Β ς Planar. ἀμαυρεῖ mss.
Ψ(Ω 841
Ψευδόμενος οὐδεὶς λανθάνει πολὺν χρόνον B b [Greg.] Plan trad.
845
Ψευδὴς καταβολὴ τὸν βίον λυμαίνεται a bc Plan pap. ar.
843
Ψυχῆς γὰρ οὐδέν ἐστι τιμιώτερον ΒΡ ς αἵ.
846
Ψεῦδος δὲ μισεῖ πᾶς φρόνιμος καὶ σοφὸς Β ς Plan ar.
— 174 —
205
HERM
Q (3) 853
Rs αἰσχρὸν ἀνθρώποισιν ἡ ἀπληστία abe ἀπλιστία Aix L Vin
855
Do nöd τὸ ζῆν εὐτυχῶς ἄνευ φθόνου abc τὸ]
856
Plan ar. τοῦ O
Ὡς αἰσχρὸν τὸ ζῆν ἐν πονηροῖς ἔθεσι ς Plan ar. τὸ] τοῦ O
—
175 —
210
MENANDRI
SENTENTIAE
Ἄνθρωπον a(ABBenC,DFH) ar.l 1, slav. 1
ὄντα δεῖ φρονεῖν τἀνθρώπινα
b(KPDi)
= TrGF adesp. F 76a: Arist. Eth. Nic. X 7, 1177b31 οὐ χρὴ δὲ κατὰ τοὺς παραινοῦντας “ἀνθρώπινα φρονεῖν ἄνθρωπον ὄντα᾽ οὐδὲ “θνητὰ τὸν θνητόν᾽, τὰ ἀνθρ. BD
KPDi
: ἀνθρώπινα Nauck, Mel. 2, 189 TrGF
Cf. V. Aes. W, p. 101, 31 Perry: ἄνθρωπος ὦν, ἀνθρώπινα φρόνει.
2 Ἀναφαίρετον
κτῆμ᾽ ἐστὶ παιδεία
βροτοῖς
a(ABBenC,F)
Plan 324 (eig παιδείαν) ar.l 2, slav. 2 κτῆμα BE
ἐστὶ om. F
*2a
Ἀναφαίρετον κτῆμά ἐστιν ἡ πενία μόνη
3
Ἀεὶ τὸ λυποῦν ἐκδίωκε τοῦ βίου —
179 —
TESTO DEI MONOSTICI
a(ABBenF) Plan 259 (eig λύπην) P.Mil.Vogl. inv. 1241, 22; P.Oxy. 3006, 20 ar.I 3, slav. 3
= Men. fr, 303, 1 K.-A. 1-2: Stob. IV 44 (ὅτι dei γενναίως φέρειν τὰ mpooπίπτοντα), 11 (Μενάνδρου Πλοκίῳ) dei - βίου" | μικρόν τι τὸ βίου καὶ στενὸν ζῶμεν χρόνον.
ἐκδίωκε]
ἀποδίωκε Stob. (et fort. P.Mil.Vogl. spatii gratia : ἀεὶ τὸ λυποῦν ἀ-
ποδίωκε] τοῦ Biov)
= aer zl...1.L..]..[.. Joke του BI P.Oxy. 4
Αὐτά σε διδάσκει τοῦ βίου τὰ πράγματα
a(BBenF)
b(KPDi)
Plan 499 (eig φιλοπονίαν vel εἰς φρόνησιν)
P.Oxy. 3006, 6 ar.I 4, slav. 4
διδάσκει] διδάξει Richards, Further, 179 (= Ar., 112) τοῦ Bliov] τὰ TIplayuata P.Oxy.
a .J.[....1.Ée
5 A@dvatov ἔχθραν μὴ φύλαττε θνητὸς dv a(ABBenC,F)
b(KPDiV)
[Greg.] 4 Plan 186 (eig ἔχθραν) P.Copt., 12-15; P.Oxy. 3006, 8 ar.I 5 (IE 10), slav. 5
= TrGF adesp. F 79: Arist. Rhet. II 21, 1394b21; Boiss. III 467. ἔχθραν] ὀργὴν Arist. Grotius, 925 φύλασσε Arist.(A) : φυλίασ]σε P.Oxy.: φυλλασσει P.Copt. : -tre Mon. Arist.(F) : φυλάττειν Arist.(Tu Co) : -ng Arist.(La) θνητὸς div] θνητὸν σῶμα V Cf. Dion. Hal. Ant. Rom. V 4, 3: ἀνθρώπους δ᾽ ὄντας μηδὲν ὑπὲρ τὴν φύσιν τὴν ἀνθρωπίνην
φρονεῖν “und” ἀθανάτους ἔχειν τὰς ὀργὰς ἐν θνητοῖς σώμα-
ow’. Eur. TrGF 799: Stob. III 20 (περὶ ὀργῆς), 17 (Εὐριπίδου Φιλοκτήτου) ὥσπερ δὲ θνητὸν καὶ τὸ σῶμ᾽ ἡμῶν ἔφυ, [ οὕτω προσήκει μηδὲ τὴν ὀργὴν ἔχειν | ἀθάνατον, ὅστις σωφρονεῖν ἐπίσταται. Phalar. Ep. 51, p. 420 Hercher: θνητοὺς γὰρ ὄντας ἀθάνατον ὀργὴν ἔχειν, ὥς φασί τινες, οὐ προσήκει, Grom. Byz. 261: θνητὸς ὧν ἀθάνατον μὴ φύλαττε ὀργήν.
᾿
—
180 —
A
1-95
6 Ἅπαξ ἀκοῦσαι τοὺς ἐλευθέρους καλόν a(BBenF)
P.Oxy. 3006, 9 ar.l 6
τοῖς ἐλευθέροις Edmonds 903
7 A ψέγομεν ἡμεῖς ταῦτα μὴ μιμώμεθα a(AB) P.Mil.Vogl. inv. 1241, 4; P.Oxy. 3006, 11 slav. 6 yéyopev A
ἡμεῖς]
αὐὔλου (/. ἄλλου) P.Oxy.
lupop[ P.Mil.Vogl.
Cf. Sext. 90 Chadwick: ἃ ψέγεις, μηδὲ ποίει.
8 Ἅπαν τὸ κέρδος ἄδικον φέρει βλάβην a(ABBenF)
b(KPDiU)
P.Oxy. 3006, 3 ar.l 7
ἅπαντι κέρδος Richards, Ar., 103 τὸ κέρδος] δὲ κέρδος KPDIU φέρει) τίκτει KPDIU P.Oxy. (vd. infra) Liapis 8 di. τ. x. ἄδικον βλάβην τίκτει K ἅπαν τὸ] κέρδος τὸ ἄδικον τίκτει (τικτι pap.) βλάβην P.Oxy. ἅ. τ. x. ἄδικον ἄδικον φέρει βλάβην (sic) Ε ἄδικον ὃν φέρει Mk. 6 Jk. : ἄδικον ὃν τίκτει
Liapis 8
9 Ἅπαντα καιρῷ χάριν ἔχει τρυγώμενα Α _b(KPDi) Plan 213 (εἰς καιρόν) P.Oxy. 3006, 24; T.Köln 21 ar.I 8 6. καιρῷ τρυγούμενα χάριν ἔχει KPDi (ἔχειν Di)
—
181—
χαρὰν ar.
TESTO DEI MONOSTICI
Cf. V. Aes. W, p. 102, 8 Perry: πάντα γὰρ καιρῷ ἰδίῳ χάριν ἔχει. Soph. OR 1516: πάντα γὰρ καιρῷ καλά. Page, Further, 492-493, n. CLXIX (vv, 18381839): ταῦτ᾽ ἔλεγεν Σώδαμος Ἐπηράτου, ὅς μ᾽ ἀνέθηκεν' πάντα πρόσεστι καλά᾽. Tosi n. 572.
| ‘undèév dyav: καιρῷ
10 Ἄνθρωπος dv μέμνησο τῆς κοινῆς τύχης a(ABBenC,DFHR) Plan 421 (εἰς τύχην) P.Oxy. 3006, 4 slav. 8
b(KU)
= Hippoth. TrGF 210 F 1: Stob. III 22 (περὶ ὑπεροψίας), 25 (Ἱπποθόωντος [Md : ἱπποθῦ 5 : ὑπποθύοντος AJ); Doxop. In Aphth., Rhet. Gr. 11 294, 11, 29; 295, 26 Walz (ἐν μονοστίχοις Μενάνδρου); CPG II 289 (Apostol. III 8); [Max.] 60.19./67.22.; Ant. I 71, 985 D (Hippoth.); Patm. 12.46 (Hippothy.). V. Aes. W, p. 101, 29 Perry (post Mon. 57-58) ἄνθρωπος — τύχης, αἱ ταύτης γὰρ δόσεις οὐκ εἰσὶν ἔμμονοι. Gnom. Bas. 57ab: a. ᾿Απελλῆς ὁ ζωγράφος ἐρωτηθεὶς διὰ τί τὴν τύχην καθημένην ἔγραψεν εἶπεν “οὐκ ἔστη γὰρ᾽ b. [ἀλλ᾽ “ἄνθρωπος -- τύχης". In [Max.] Ant. Patm. CPG II 289 ante Mon. 343. Cf. Philem. 164 K.-A.: Stob. III 21, 1 (Φιλήμονος) ἄνθρωπος ὧν τοῦτ᾽ ἴσθι καὶ
μέμνησ᾽ dei. Men. fr. 389 K.-A.: Orion. Anth. VIII (περὶ τοῦ ἀνθρωπίνου βίοὐ) 12 (Daviov) ἄνθρωπος ὧν ἥμαρτον
οὐ θαυμαστέον. P.Schub. 27 + P.Be-
rol. inv. 21312, frr. b c, 4: ἄνθρωπος ὦν[. Mon. 22.
11
Ἄδικον τὸ λυπεῖν τοὺς φίλους ἑκουσίως a(AB) Plan 459 (etc φίλους) P.Oxy. 3006, 14 slav. 9 = V. Aes. W, p. 101, 32 Perry. τὸ om. AB : ἄδ[ικον τὸ] λυπεῖν [ P.Oxy. (Aviv pap.) λους V. Aes.
ἑκουσίως τοὺς di-
Cf. ATIM 80: λυπεῖν ἑκουσίως τοὺς φίλους ἀφροσύνης ἰδίον ὑπάρχει. GBA 49: λυπεῖν -- ὑπάρχει | τῶν γὰρ δυναστῶν πλεῖστος ἐν πόλει λόγος. (v. 2 = Eur.
TrGF F 94).
—
182—
A
1-95
12 Aydpiotog ὅστις εὖ παθὼν duvnuoveî a(ABBenC,F) b(KPDiV) Plan 27 (εἰς ἀχαριστίαν)
P.Oxy. 3006, 15 ar.I 10, slav. 11
ὅστις]
ἀνήρ KPDiV
εὐπαθῶν Κα
13 Ἄγει δὲ πρὸς φῶς τὴν ἀλήθειαν χρόνος a(ABBenC,F)
ς
Plan 522 (εἰς χρόνον) Herm 8
P.Copt., 20-22
ar.I 11, slav. 12
= CPG II 246 (Apostol. I 27b, Arsen. I 17). εἰς φῶς P.Copt.
χρόνος]
ὁ χρόνος P.Copt.
Cf. Men. fr. 328 K.-A.: Stob. III 11 (περὶ ἀληθείας), 13 (Μενάνδρου Ῥαπιζομένη) ἔρχεται τἀληθὲς eig φῶς Evior’ οὐ ζητούμενον.
14 Ἀγαθὸν μέγιστον ἡ φρόνησίς ἐστ᾽ ἀεί a(AB) Plan 500 (eig φρόνησιν) P.Oxy. 3006, 16 ar.I 13, slav. 14 6. μ. ἐστιν ἡ φρόνησις dei B
15 ᾿Ἀνδρὸς τὰ προσπίπτοντα γενναίως φέρειν a(ABBenC,F) b(KPDiU) ς Plan 448 (eig ὑπομονήν) Herm 1 P.Oxy. 3006, 7 ar.I 14, slav. 15
—
183 —
TESTO DEI MONOSTICI
συμπίπτοντα C,
ἀνὴρ τὰ προσπίπτοντα γενναίως φέρει F
Cf. tit. Stob. IV 44: ὅτι δεῖ γενναίως φέρειν τὰ προσπίπτοντα. Men. fr. 856 K.-A.: Stob. IV 44, 6 (Μενάνδρου) ἄνδρα τὸν ἀληθῶς εὐγενῆ καὶ τἀγαθὰ | καὶ
τὰ κακὰ δεῖ πταίοντα γενναίως φέρειν. Soph. TrGF F 319: Orion. Anth. VII (περὶ ἀρετῆς) 11 (Σοφοκλέους Ἴωνος) ἐσθλοῦ πρὸς ἀνδρὸς (Schmidt I 258: πρὸς d. È. mss.) πάντα γενναίως φέρειν. V. Aes. W, p. 101, 32 Perry: τὰ δὲ συμBaivovia ἀνδρὶ γενναίως δεῖ φέρειν. Charit. V 9, 8: Διονύσιος δὲ ἐπειρᾶτο
μὲν φέρειν τὰ συμβαίνοντα γενναίως κτλ. δεῤοί, ex. Il. Q 49 [T]: τοῦτο δὲ ὅτι dei τὰ συμβαίνοντα
γενναίως φέρειν.
Comp.
I 279: σοφοῦ
δὲ ἀνδρὸς πάντα
γενναίως φέρειν. Hipparch. Pythag. DK 68 C7: δῖον. IV 44, 81 (Ἱππάρχου Πυθαγορείου ἐκ τοῦ Περὶ εὐθυμίας), Ν, p. 982, 1 Hense: ἐν εὐθυμίᾳ διάξο-
μεν φέροντες τὰ προσπίπτοντα. Nicet. Eugen. IX 142 (Erot. Script. Gr. 547 Herscher): χρὴ γὰρ tà συμπίπτοντα γενναίως φέρειν. Euseb. (Stob. [περὶ ἀρετῆς], 103 [Εὐσεβίου], III, p. 53, 3 Wachsmuth-Hense): εἰδείην ναίως φέρειν tà προσπίπτοντα. Heracl. De Urb. Graec. 130 (= K. Müller,
II, p. III 1 yevGeo-
graphi graeci minores I, Paris, Didot 1855, 105 [Dicaearc.]): tà προσπίπτοντα ἐκ τῆς πατρίδος δυσχερῆ γενναίως φέρειν (φέροντες Heracl.). Mon. 657.
16 Ἄγει τὸ θεῖον τοὺς κακοὺς πρὸς τὴν δίκην a(ABBenC,DFHR)
b(KPDiV)
c
Ven2
Plan 238 (εἰς κρίσιν καὶ eig τὴν θείαν δίκην) Herm 2 P.Oxy.
3006,
17; MND,
6-7; MND
5521,
1, 7-8
ar.I 15, slav. 16
= TrGF adesp. F 498: Stob. I 3 (περὶ δίκης παρὰ τοῦ θεοῦ τεταγμένης ἐποnteve τὰ ἐπὶ νόντων), 44 (-); 20-22; P.Vind. Hunger; Boiss.
γῆς V. G IV
γιγνόμενα ὑπὸ τῶν ἀνθρώπων, τιμοροῦ οὔσης τῶν ἁμαρταAes. W, p. 101, 31 Perry; P.Grenf. II 84 (MPER XV 117), 19883, 24-26 = Corp. Fab. Aesop. I 2, 119, 8 Hausrath438, 1.
ἄγει γὰρ τὸ 0. κτλ. c Herm V. Aes. τοὺς πονηροὺς εἰς δίκην Boiss.
πρὸς τὴν δίκην]
εἰς τι.
16-79-80 Ἄγει τὸ θεῖον τοὺς κακοὺς πρὸς τὴν δίκην ἀλλ᾽ ἠλλάγη τὸ λεχθὲν ἐν τῷ νῦν pio: ἄγει τὸ θεῖον τοὺς κακοὺς πρὸς τἀγαθά
— 184—
dio
A
1-95
17
Ἀβουλίᾳ γὰρ πολλὰ βλάπτονται βροτοί a(ABBenC,DFH) b(KPDi) Plan 53 (eig βουλήν) P.Oxy. 3006, 2 ar.I 16, slav. 17 γὰρ πολλὰ]
γὰρ om. AB
: δὲ τὰ πολλὰ
πολλὰ βλάπτονται βροτοῖς P.Oxy.
Κὶ : γὰρ τὰ πολλὰ ΡΌΪ
18 Ἄνθρωπον ὄντα σαυτὸν ἀναμίμνησκ᾽ dei a(AC,DH) Plan 274 (eig μετριότητα) P.Oxy. 3006, 18 ar.l 17 ἀναμίμνησκε A : ἐκμίμνησκ᾽ Ὁ
19
Ἀνεβξέταστον μὴ κόλαζε μηδένα a(ABBenC,DFH) c Plan 237 (εἰς κρίσιν καὶ εἰς τὴν θεῖαν δίκην) Herm ar.I 18 ἀνεξεστάστως B
:
ΟὀΥΑ .1..a
τὰ πολλὰ Boiss. I 153 adn. 3, Mk. 15
3
ἀνεξέταστος Ὁ
20
Adeig τὰ φανερὰ μὴ δίωκε τἀφανῆ a(AB) Plan 243 (eig κρύφια) ar.I 19, slav. 18 tà ἀφανῆ AB
—
185 —
TESTO DEI MONOSTICI 21 Ἀνὴρ πονηρὸς δυστυχεῖ κἂν εὐτυχῇ a(ABBenC,DFHR) b(KPDIU) Plan 376 (eig πονηρούς) Herm 4 P.Copt., 28-31
ς
ar.I 20, slav. 19
= V. Aes. W, p. 101, 39 Perry; Doxop. In Aphth., Rbet. Gr. II 288, 15 Walz. a. n. ατυχης καν ευτυχης P.Copt.
22 Ἄνθρωπος dv γίνωσκε τῆς ὀργῆς κρατεῖν a(ABBenC,DFH)
Plan 308 (eig ὀργήν)
P.Oxy. 3006, 22 ar.I 21, slav. 20
yiyvooxe Schn. 20 Mk. 20 Cf. P.Schub. 27+P.Berol. inv. 21312, frr. b c, 4. Philem. fr. 164 K.-A. Men. fr.
389 K.-A. (vd. Mon. 10).
23 Ἅπαντας αὐτῆς κρείσσονας ἀνάγκη ποιεῖ a(AB)
αὑτῶν Mk. 22 Jk. : αὐτῆς AB Schn. 21 κρείσσονας] αὑτῶν ἀνάγκη κρείσσονας πάντας ποιεῖ Thierfelder
24
Αἰσχρὰ μηδὲν πρᾶττε μηδὲ μάνθανε
a(AB) Plan 7 (eig ἁμαρτίαν) ar.I 23, slav. 21
μηδὲν]
μὴ
Β
αἰσχρὰ]
αἰσχρὸν δὲ Plan Mk. 23 Jk.
—
186 ---
ἥττους Schn. p. 214
A
1-95
25 Avòpòc πονηροῦ φεῦγε συνοδίαν dei a(AB) Plan 377 (eig πονηρούς) P.Oxy. 3006, 23 ar.I 25, slav. 22 συνουσίαν dei B : τὴν συνουσίαν Y (συνοδίαν ἀεὶ Y"8) : τὴν συμβουλίαν ar.
*25a
Avòpòc πανούργου φεῦγε τὰς συναυλίας a(BenC,DF) ξυναυλίας F
Cf. Georg. 140: ἀνδρὸς πανούργου φεῦγε τὰς ὁμιλίας" | ἰὸν γὰρ Exxei, Kapδίας κατεσθίων.
26 ᾿Ἀνδρῶν δὲ φαύλων ὅρκον εἰς ὕδωρ γράφε a(ABenC,DFH) ς Ven3 Plan 305 (εἰς ὅρκον) Herm 5
P.Mil.Vogl. 1241, 5 ar.I 26, slav. 29 = Exc. Vind.
16.
δὲ om. A
ἀνδρὸς (ἄνδρα ms.) δὲ φαύλου Ven Schn. 24 : δ᾽ ἀπίστων ἔχε.
Vind. ar. : ἀνδρὸς δ᾽ ἀπίστου slav. Cf. Soph. TrGF F 811: ὅρκους ἐγὼ γυναικὸς εἰς ὕδωρ γράφω. Xenarch. fr. 6 K.-A.: ὅρκον δ᾽ ἐγὼ γυναικὸς εἰς ὕδωρ γράφω. CPG ὕδωρ γράφεις. -
I 344 (Plut. Prov. 5): εἰς
27 Ἀνδρὸς χαρακτὴρ a(ABBenC,FR)
ἐκ λόγου γνωρίζεται
b(KPDiVU)
—
187—
TESTO DEI MONOSTICI
[Greg.] 3 Plan 501 (eig φρόνησιν) P.Copt., 9-12; P.Mil.Vogl. inv. 1241, 9; P.Oxy. 2661, 7
ar.I 28 (II 2), slav. 23 = Men. fr. 72 K.-A.: Orion. Anth. I (περὶ λόγου καὶ φρονήσεως) 11 (ἐξ ᾿Αρρηφό-
ρου Μενάνδρου); P.Schub. 27+P.Berol. inv. 21312, frr. b c, 13; Comp. I 302; Flor. Laur. 25, 1 (p. 231, 15 Mk., lemm. ἑτέρων); Ant. I 48, 930 Ὁ; Aes. Prov. 83 Perry; GBA 106; Schol, Bemb. Ter. Heaut. 384 (p. 65 Mountford). λόγων KV MptPs : λόγου cett.
28 Ἀνδρὸς δικαίου καρπὸς οὐκ ἀπόλλυται a(ABenC,DFH)
b(KPDiVU)
ς
Plan 136 (εἰς δίκαιον) Herm 7
T.Mon.Ep., 3; P.Oxy. 3006, 12 ἀπόλυται A Herm (ἀπόλειται Vin) Cf. Ios. Ant. Iud. XX 2, 5: ὁ καρπὸς οὐκ ἀπόλλυται ὁ τῆς εὐσεβείας.
29 Ἀνὴρ δὲ χρηστὸς χρηστὸν οὐ μισεῖ ποτε a(ABBenC,DFH) ς Plan 1 (εἰς ἀγαθὸν ἄνδρα) Herm 11 = Eur. TrGF F 296, 1. 1-3: Stob. II 33 (ὅτι ἡ ὁμοιότης τῶν τρόπων φιλίαν ἀπεργάζεται), 2 (Εὐριπίδου Βελλεροφόντῃ) ἀνὴρ — ποτε | κακῷ κακὸς δὲ συντέτηκεν ἡδοναῖς | φιλεῖ δὲ θοὐμόφυλον ἀνθρώπους ἄγειν.
30 Ἀνὴρ ἀτυχῶν σῴζεται ὑπὸ τῆς ἐλπίδος Β Plan 165 (εἰς ἐλπίδας)
P.Oxy. 3006, 26
ar.I 37
= Men. fr. 859 K.-A.: Stob. IV 46 (περὶ ἐλπίδος), 4 (Μενάνδρου). —
188—
A
ἄνθρωπος Stob. P.Oxy. Jk. ταῖς ἐλπίσιν Schmidt III 84 Jk.
1-95
σῴζεθ᾽ ὑ. Stob. Jk. ἀ. γὰρ ἀτυχῶν βόσκεται ἀ. dr. δὲ σῴζεται ταῖς ἐλπίσιν Plan Mk. 643
Cf. NTRom. VIII 24: τῇ γὰρ ἐλπίδι ἐσώθημεν.
31 Ἀνὴρ γὰρ ἄνδρα καὶ πόλις σῴζει πόλιν a(ABBenF)
ς
Vati
Plan 50 (εἰς βοήθειαν) ar.I 39 καὶ πόλιν σ. πόλις F
Cf. Eur. Suppl. 491-493: ταῦτ᾽ ἀφέντες οἱ κακοὶ | πολέμους ἀναιρούμεθα καὶ τὸν ἥσσονα | δουλούμεθ᾽, ἄνδρες ἄνδρα καὶ πόλις πόλιν.
32 Ἀνὴρ ἀγαθὸς οὐκ ἂν εἴη δυσγενής a(ABBenC,F) ς Plan 170 (εἰς εὐγενῆ) 41.1 40a ἀγαθὸς ABBenC,F
: βέλτιστος ς : ἄριστος Plan Mk. 30 Jk.
θός Mk., p. 362
εἴη]
ἀνὴρ γὰρ ἀγα-
fc
33 Avöpög πονηροῦ σπλάγχνον où μαλάσσεται
a(ABBenC,DFH)
ς
Plan 380 (εἰς πονηρούς) Herm 15 ar.I 41 μαλάσσεται]
θερμαίνεται F: μαραίνεται c L : μαρένεται AixGOVin
- Soph. TrGF F 201e: Stob. III 7 (περὶ ἀνδρείας), 6 (Σοφοκλῆς Ἐριφύλῃ) ἀνδρῶν γὰρ ἐσθλῶν στέρνον οὐ μαλάσσεται.
—
189--
TESTO DEI MONOSTICI
34 Avöpög κακῶς πράσσοντος ἐκποδὼν φίλοι a(ABBenC,DFHR) b(KPVDi) Plan 461 (εἰς φίλους) Herm 16
c
ar.I 43 (dist. ar.I 42[= Mon. 47]-43)
= Eur. TrGF F 7994: Schol. MVTB Eur. Ph. 402, I 296 Schwartz (παρὰ «τὰ» Φιλοκτήτου); Schol. MNOA Eur. Andr. 976, II 309 Schwartz; Schol. Soph. EL 188, p. 317 Elmsley; Sud. s.v. ἀνδρὸς γέροντος (I 197 Adler), ἐκποδών (II 229 Ad.), οἰκονομῶ (IV 619 Ad.), ὑπερίσταται (IV 656 Ad.); CPG I 29 (Zenob. I 90), 194 (Diogenian. I 79), II 144 (Macar. II 6), 283 (Apostol. II 82, Arsen. III 69); Schol. Aristid. p. 85, 24 (Σοφοκλέους ὃν ἐν Οἰδίποδι τοῦτο εἰς παροιμίαν ἐπεκράτησε), p. 681, 34 (Σοφοκλέους ὄν, παροιμιῶδες γέγονε) Dindorf. ἀνδρὸς] φίλου Schol. Aristid. πράττοντος BenR KPDiV Herm : πράσσ- Mon. cett. Schol. Eur. et Soph. Sud. Paroem. : πράξαντος Schol. Aristid. ἐκποδὼν] ἐμποδὼν
Ε
φίλοι]
φεῦγε c : φύγε V : φίλει H* : ἔσο Hr
71-34 Ἀνδρὸς καλῶς πράττοντος ἔγγυστα φίλοι: ἀνδρὸς κακῶς πράττοντος ἐκποδὼν φίλοι
U (α 18-19) = CPG I 354 (Greg. Cypr. I 59-60). Eyyvota]
Eyyvodev Meyer, Nachlass : ἐγγὺς oi Thierfelder Jk.
πράσσ- ...
πρασσ- Paroem.
35 Ἀλαζονείας οὐδὲ εἷς φεύγει δίκην a(BBenC,DFH) ς Plan 441 (εἰς ὑπερηφανίαν) Herm
6
P.Mil.Vogl. inv. 1241, 14 = Men. Kol. fr. 10 K.-A. (cf. Men. fr. 907 K.-A.): P.Oxy. 3005, col. II 5, ΚόA0k(06).
οὐδὲ εἷς φεύγει BBenC,DFH : οὔτις ἐκφεύγει Plan Mk. 21 Jk. : οὐδεὶς ἐκφύγει ς : οὐδεὶς ἐκφύγοι Herm : ἐκφε]ύγει δίκην P.Mil.Vogl.
μὴ φίλει κακοὺς τρόπους post ἀλαζονείας add. ΗΠ" -
190 --
ἀλαζί P.Oxy.
A
1-95
Cf. Men. fr. 743 K.-A.: Stob. III 22 (περὶ ὑπεροψίας), 12 (Μενάνδρου) πᾶς ὁ μὴ φρονῶν | ἀλαζονείᾳ καὶ ψόφοις ἁλίσκεται.
36 Ἀσυλλόγιστόν ἐστιν ἡ πονηρία a(BenC,DFH) c Plan 378 (eig πονηρούς) Herm 9 P.Mil.Vogl. inv. 1241, 20; P.Oxy. 3006, 19 slav. 27
= Men. fr. 705 K.-A.: Stob. III 2 (περὶ κακίας), 6 (Μενάνδρου), post fr. 704 K.-A. = Mon. 483; GBA ἀσυλλόγιστον]
67.
ἀσυλλόγιστος H P.Oxy.
πο]νηρίᾳ P.Mil.Vogl.
Cf. Greg. Naz. De Vita sua, 991: ὄντως ἀσυλλόγιστον ἡ πονηρία. Id. Or. 4, 42 (PG 35, 5682): ἀλλ᾽ ὄντως ἀσυλλόγιστόν τι πρᾶγμα ἡ πονηρία. TrGF adesp. F Ἐ631, 20 (CGFP 247, 20): P.Hib. 180, col. II 20, ἀσυλλογισίτ. Men. fr. 256, 1-2 K.-A.: Stob. I 7 (ὅτι ἀλόγιστος ἡ φορὰ τῆς τύχης), 7a (Μενάνδρου Zevoλόγῳ), 1-2 οὕτως ἀσυλλόγιστον ἡ τύχη ποιεῖ | τὸ συμφέρον τί ποτ᾽ ἐστὶν dvθρώπου βίῳ κτλ.
37
Ἀνὴρ δίκαιός ἐστὶν οὐκ ἀδικεῖν ἐθέλων b(KPDi)
37-38 Ἀνὴρ δίκαιός ἐστιν οὐχ ὁ μὴ ἀδικῶν, ἀλλ᾽ ὅστις ἀδικεῖν δυνάμενος οὐ βούλεται
a(BBenC,F) Plan 137-138 (eig δίκαιον) ar.I 29-30, slav. 28
= Philem. fr. 97 K.-A., 1-2: Jos f. 157r (περὶ θείων). 1-8: Stob. III 9 (περὶ δικαιοσύνης), 21 (Φιλήμονος) ἀνὴρ — βούλεται | οὐδ’ ὃς τὰ μικρὰ λαμβάνειν ἀπέσχετο, | ἀλλ᾽ ὃς τὰ μεγάλα καρτερεῖ μὴ λαμβάνων, | ἔχειν δυνάμενος καὶ
κρατεῖν ἀζημίως᾽ | οὐδ᾽ ὅς γε ταῦτα πάντα διατηρεῖ μόνον, | ἀλλ᾽ ὅστις ἄδολον γνησίαν 7’ ἔχων φύσιν | εἶναι δίκαιος κοὐ δοκεῖν εἶναι θέλει. -
191—
TESTO DEI MONOSTICI
37] ἀνήρ om. Jos ται Stob.(Brux) Jos
38]
μὴ Stob.(SMBrux) Jos : οὐ Mon. Stob.(A)
βούλη-
Cf. P.Schub. 29, 2: δικαιός ἐστιν οὐ]χ ὁ πράττω[ν μὴ ἀδίκως (suppl. G. Manteuffel, ΠΡ 2 [1948], 90). Boiss. III 467: ἀνὴρ δίκαιος καὶ καλός ἐστιν, οὐχ ὁ μηδὲν ἀδικῶν, ἀλλ᾽ ὅστις, ἀδικεῖν δυνάμενος, οὐ βούλεται. Democr. 68 Β 62 DK (Stob. III 9, 29 [Δημοκρίτου]): ἀγαθὸν οὐ τὸ μὴ ἀδικεῖν, ἀλλὰ τὸ μηδὲ ἐθέλειν.
39 Ἅπαντ᾽ ἀφανίζει γῆρας ἰσχὺν σώματος
Β
b(PDi)
Plan 76 (εἰς γῆρας) P.Copt., 6-9 ar.I 3
39-40 Ἅπαντ᾽ ἀφανίζει γῆρας, ἰσχὺν σώματος,
ἀκοήν, ὅρασιν, κάλλος, οὐκέθ᾽ ἡδονή a(ABenF)
b(KV)
39]
V
ἅπαντα
40]
οὐκέτι ἡδονήν V: οὐκέθ᾽ ἡδονή ἐστιν ABenF
41 Ἄριστόν ἐστι πάντ᾽ ἐπίστασθαι καλά a(ABBenC,DF) ς Plan 502 (εἰς φρόνησιν) Herm
10
P.Mil.Vogl. inv. 1241, 11 ar.I 32 ἀρεστόν
ς
πάντἼ
πάντας c Herm
ἀἀριστός ἐστι πᾶς ὃς ἐπίσταται καλά
Β Cf. Eur. Heracl. 746-747: οἰόμεθα γὰρ [τὸν εὐτυχοῦντα πάντ᾽ ἐπίστασθαι καλῶς (νά. Μοη. 726).
—
192 —
A
1-95
42 Ἀεὶ δ᾽ ὁ σωθείς ἐστιν ἀχάριστος φύσει A
ce
Plan 28 (eig ἀχαριστίαν) = Men. fr. 701 K.-A.: Stob. II 46 (περὶ ἀχαριστίας), 9 (τοῦ αὐτοῦ scil. Meνάνδρου [post fr. 700 K.-A.]), vd. Mon. 43. αἰεὶ Stob.
δ
om. Ac
ἐστ᾽ dx. A
ἀχάριστον Stob. Liapis 40.1
Cf. Antiph. fr. 235, 4 K.-A.: ἀχάριστοι φύσει.
43 Ay’ ἠλέηται καὶ τέθνηκεν ἡ χάρις
a(BC,D) Plan 29 (eig ἀχαριστίαν)
x
= Men. fr. 702, 1 K.-A.: Schol. ex. Il. 3 275-277 [bT], p. 275-277 Erbse (ὁ κωμικός); Eust. 15 Iliad. 982, 45 (κατὰ γὰρ τὸν κωμικόν ἅμα τετέλεσται καὶ τέθνηκεν ἡ χάρις, ἤ καὶ οὕτως du’ -- χάρις); 1256, 49; Id. De
Thess. capta 145
(Opusc. 306, 65 Tafel); Zen. Ath. VI 60, 423-426 Spyridonidou-Skarsouli (Zenob. I 81, Prov. Bodl. 109, Diogen. II 29). 1-2: Stob. II 46, 9a (τοῦ αὐτοῦ) ἅμ᾽ ἡ. — χάρις | ἣν δεόμενος τότ᾽ ἀθάνατον ἕξειν ἔφη.
τέχνη κε μὴ Schol. IL : τέθνηκεν ἡ cett. Cf. Isid. Pel. Ep. V 75 (PG 78, 13694): λίαν σοι μέμφομαι ὅτι τέθνηκε παρὰ σοὶ ἡ χάρις, fiv δεόμενος τότε ἀθάνατον ἕξειν διεβεβαιώσω.
42-43 Ἀεὶ δ᾽ ὁ σωθείς ἐστιν ἀχάριστος φύσει ἅμ᾽ ἠλέηται καὶ τέθνηκεν ἡ χάρις
a(BenF) Plan 28, 29 (εἰς ἀχαριστίαν, dub. an dist.) = P.Oxy. 3005, col. I 6-7; GBA
8]
om. F:y° GBA
55.
ἐστ᾽ ax. BenF —
ἀχάριστον P.Oxy. Liapis 40.1 193 —
TESTO
DEI MONOSTICI
44 Ἄνευ προφάσεως οὐδὲν ἀνθρώποις κακόν a(ABBenF) ar.l 33 ἄνευ προφάσεως]
ἀναπροφάσεως
Fe xakdv]
καλόν B
45
Ἀνελεύθεροι γάρ εἰσιν οἱ φιλάργυροι
a(AB)
K
ar.I 36
46 Ap’ ἐστὶ θυμοῦ φάρμακον χρηστὸς λόγος; a(AB) ar.I 38 Cf. Mon. 476, 840.
47 Ἅπαντας εὖ πράττοντας ἥδομαι φίλους a(ABBenC,DFH)
ς
Plan 460 (εἰς φίλους) Herm
12
ar.I 42 (dist. arl 42-43 [= Mon. 347) ἥδομαι] ἴδωμεν c : λέγομεν Herm πράσσοντας C,FH τουσιν ἥδομαι φίλοις B Plan ἅπαντος εὖ πράσσοντος
ἅπαντας εὖ πράττοντες ἥδομεν φίλους Schn. 39 Mk. 38
48 Ἃ μὴ προσήκει μήτ᾽ ἄκουε μήθ᾽ ὅρα a(ABBenC,DFHR) b(KPVDiU) Plan 14 (eig ἀρετήν) Herm 13
ς
— 194—
ἅπασιν εὖ πράτἥδομαι φίλου Ὁ
A
1-95
P.Oxy. 2661, 4; P.Oxy. 3006, 1 = Doxop. In Aphth., Rhet. Gr. 11 Walz, 294, 13 (ἐν μονοστίχοις Μενάνδρου),
31; 295, 21, 28. und ἄκουε
Κα
GunlR
49 Ἀχάριστος ἀνὴρ μὴ νομιζέσθω φίλος a(ABC,DH)
b(KPDiVU)
c
Herm 14 ar.l 40
= Men. fr. 699, 1 K.-A. 1-2: Stob. II 46 (περὶ ἀχαριστίας), 1 (Μενάνδρου) dχάριστος — φίλος" [Ὁ μήθ᾽ ὁ F πονηρὸς κατεχέτω χρηστοῦ τόπον. ἀχάριστος ἀνὴρ ABC, KPDiV Schn. 41 : di. ἄχρηστος ς Herm : ἄχρηστος d. Η : ἄχαρις ἀ. Ὁ : ἀ. ἀμνήμων U : ἀχάριστος ἄνθρωπος Stob. : ἀνὴρ ἀχάριστος
Mk. 40 (cf. pp. 362-363) Jk.
λογιζέσθω DV : κομιζέσθω ς : νομιζέτω B
50 Ἅπαντας ἡ παίδευσις ἡμέρους τελεῖ a(ABBenC,DFH)
Plan 325 (eig παιδείαν) ar.l 24
= Jos f. 177r (περὶ παιδεύσεως)
ποιεῖ BC,DH Plan Jos 51 Ai è’ ἐλπίδες βόσκουσι τοὺς κενοὺς βροτῶν a(ABBenC,DFH)
Plan 166 (εἰς ἐλπίδας) arl 44
= CPG I 388 (App. Prov. I 59); Schol. MTAB Eur. Ph. 396, I 295 Schwartz (ἐντεῦθεν [scil. Ph. 396, vd. infra] ἡ rapornio). oi 3°]
ἀλλ᾽ B
κενοὺς]
σκαιοὺς Schmidt III 22
—
195 —
βροτούς Ben
TESTO DEI MONOSTICI
- Eur. Ph. 396: ai δ᾽ ἐλπίδες βόσκουσι φυγάδας, ὡς λόγος. Cf. Mon. *908. Synes. De insomn. 13 (171, 4-5 Terzaghi): καὶ γὰρ ὅσα ἐλπίδες, αἱ τὸν ἀνθρώπων βόσκουσι γένος, κτλ.
52 Αὐτὸς πενωθεὶς τοῖς ἔχουσι μὴ φθόνει a(ABBenF) b(KPDi) ς Plan 458 (εἰς φθόνον) Herm 17
Vent
= Dionys. TrGF 76 F 8: Stob. III 38 (περὶ φθόνου), 6 (Διονυσίου). αὐτὸς πενωθεὶς] αὐ. στενωθεὶς F : ad. πενόμενος KPDi Dionys. : λιτὸς γενό-
μενος Stob.(SMA)
I 153 adn. 2)
τοῖς ἔχουσιν Ven : τοῖς εὐτυχοῦσι KPDi (τοῖς del. Boiss.
Cf. Char. III Jk. (Stob. III 38, 3 [Xdpnrog]): μὴ φθόνει τοῖς εὐτυχοῦσι,
μὴ
δόκης εἶναι κακός.
59 ”Ap’ ἐστὶ πάντων ἀγρυπνία καλλίστατον; Β
= Men. fr. 129, 1 K.-A.: Theon. Progymn. 5, p. 51, 14 Patillon: ἐάν τε γὰρ ἐρωτῶμεν, ἐάν τε ἐπαπορῶμεν, οὕτως ἐξοίσομεν ἄρ᾽ κτλ. 1-3 Theon. Progymn. 4, p. 56, 19 Patillon: ἔστι δὲ καὶ ἀνάπαλιν προθέντα γνωμικὸν λόγον διηγήσασθαι
... οἷον καὶ παρὰ Μενάνδρῳ ἐν τῇ Χρηστῇ ἐπικλήρῳ, ἄρ᾽ -- λαλίστα-
τον. Εἶτα ἑξῆς τὸ διήγημα: ἄρ᾽ -- λαλίστατον" | ἐμὲ γοῦν ἀναστήσασα δευρὶ προάγεται | λαλεῖν ἀπ’ ἀρχῆς πάντα τὸν ἐμαυτοῦ βίον.
πάντων om. Theon.? : add. vers. arm. καλλίστατον] -tepov Theon.? (cf. Plut. infra) : κακώτερον Erbse
λαλίστατον Theon. :
Cf. Plut. Mor. 513e: πολλῷ ... ἐστιν ἡ χαρὰ τῆς κωμικῆς ἐκείνης ἀγρυπνίας λαλίστερον.
54
Ap’ ἐστὶ συγγενές τι λύπη καὶ βίος; -
196 --
A
1-95
a(BBenF)
Plan 260 (εἰς λύπην) P.Mil.Vogl. inv. 1241, 15 slav. 7 = Men. Cith. fr. 1, 8 Sandb.: Stob. IV 34 (περὶ τοῦ βίου, ὅτι βραχὺς καὶ ebτελὴς καὶ φροντίδων ἀνάμεστος), 54 (Μενάνδρου Κιθαριστῇ); Plut. Mor. 466a (ἱκανῶς ὁ Μένανδρος ὑπομιμνήσκει); D.L. VII 68 (= Chrysipp. SVF II 186, p- 61, 18); P.Schub. 29, 5.
ἄρ᾽ ἐστὶ συγγενέσι καὶ λύπη καὶ βίος B Cf. Ioh. Gaz. Ecphr. Proem. 1: ἄρ᾽ ἐστὶ συγγενές τι μόχθος καὶ λόγος;
55 Ἀρχῆς τετευχὼς ἴσθι ταύτης ἄξιος
a(ABenC,FR)
b(KPDiU)
Plan 37 (eig Bao1Aéa) P.Mil.Vogl. inv. 1241, 6 ar.I 27, slav. 26
ἀρχῆς]
ἀρετῆς K slav. : ἄτης vel ἀρῆς ar. (Nauck, Mel. 2, 193)
ἀξίως PDi
56 Ἀνὴρ ὁ φεύγων Kai πάλιν μαχήσεται a(ABR)
b(KPDi)
P.Oxy. 2661, 3
ar.I 34, slav. 30
= Aul. Gell. XVII 21, 31: tum Demosthenes orator ex eo proelio (scil. apud Chaeroneam) salutem fuga quaesivit, cumque id ei, quod fugerat, probrose obiceretur, versu illo notissimo elusit: “ἀνὴρ᾽ inquit “ὁ - μαχήσεται᾽.
CPG
II 291
(Apostol. III 19a, Arsen. III 93). ἀ. ὁ σιγῶν κτλ. slav. (sed d. σιωπῶν ὕστερον θυμώσεται sec. Führer, Slav., 13) μαχήσεται] μάχης ἐρᾷ Nauck, Mel. 3, 320 Cf. Tert. De fuga in persec., X 1: sed omissis quidam divinis exhortationibus, illum magis Graecum versiculum saecularis sententiae sibi adhibent: «qui fugiebat rursus proeliabitur». νει λύρας κτύπον.
CPG
I 28 (Zenob. I 86): ἀνὴρ δὲ φεύγων οὐ pé-
—
197—
TESTO DEI MONOSTICI
57 Ἅπαντές ἐσμεν εἰς τὸ νουθετεῖν σοφοί
a(C,DH) 57-58 Ἅπαντές ἐσμεν εἰς τὸ νουθετεῖν σοφοί, αὐτοὶ δ᾽ ἁμαρτάνοντες οὐ γινώσκομεν a(ABBenFR) b(KU) Plan 348-349 (εἰς παραίνεσιν) = Eur. TrGF F 1042: Stob. III 23 (περὶ φιλαυτίας), 5 (Εὐριπίδου); Comp.
I
187-188; V. Aes. W, p. 101, 28 Perry; [Max.] 16.24./28. (Εὐριπίδου); Ant. I 49,
932 AB (Eur.); Patm. 16.66 (Eur.); Boiss. I 114; Exc. Vind. 73; Syll. Epigr. E 80 (vd. Cameron, 259; Maltomini). 57]
πάντες V. Aes,
εἰς τὸ] τοῦ V. Aes.
58]
δὲ ΑΒ
δ᾽ ἁμαρτάνοντες
Stob.(A?"8) Boiss. Mon.(-AB) V. Aes. : δ᾽ ὅταν σφαλῶμεν Stob.(S) : ὅταν ποιῶμεν Stob.(MA) Ant. : δ᾽ ὅτι ἂν ποιῶμεν [Max.], cf. Sosicr. fr. 3 K.-A. infra γινώσκομεν Mon. Stob. [Max.] Patm. : γιγνώσκομεν Schn. 48 Mk. 47 Jk. : συνῆκαμεν ἔχε. Vind. Cf. Sosicr. fr. 3 K.-A.: Stob. III 23, 2 (Σωσικράτους) ἀγαθοὶ δὲ τὸ κακὸν ἐ-
σμὲν ἐφ᾽ ἑτέρων ἰδεῖν' | αὐτοὶ δ᾽ ὅταν ποιῶμεν (SMIA : δ᾽ ἁμαρτάνοντες A"), οὐ γιγνώσκομεν (γίν- MS). Max. Homol. PG 91, 10124 (Κριτίου): ἀγαθοὶ δὲ τὸ κακόν ἐσμεν ἐφ᾽ ἑτέρων ἰδεῖν αὐτοὶ δ᾽ ὅταν ποιῶμεν οὐ γινώσκομεν (vd.
Liapis, 267).
59 Ἄρεσκε πᾶσι Kal σὺ μὴ σαυτῷ
a(ABBenC,FR) σὺ]
σοὶ
Cf. Mon.
α
μόνῳ
b(KPDiV) μόνον KPDIV
102.
60 Ἀνουθέτητός ἐστιν ἡ παρρησία
a(ABBenC,DFHR)
b(KPDi)
ἀνουθέτητον Schn. 50 Mk. 49 Jk.
παροινία Bothe, 87 —
198 —
A
1-95
*60a
Ἀνουθέτητόν ἐστιν ἡ πονηρία υ Plan 379 (εἰς πονηρούς)
61 Ἀνὴρ ἄβουλος εἰς κενὸν μοχθεῖ τρέχων a(ABBenC
DFH)
U
Ven4
Plan 52 (eig βουλήν) = [Pisid.] 1. ἀνὴρ ἄβουλος]
ἀ. ἄζηλος Ven : ἄβουλος ἀνὴρ BenF
Cf. Mon. 67.
62 Ἀνὴρ δίκαιος πλοῦτον οὐκ ἔχει ποτέ
a(ABCDH)
U
= [Pisid.] 2. d. δ. οὐκ ἐρᾷ πλούτου ποτέ Bothe, 87
οὐκ ἔχει ποτέ]
οὐκ ἔχειν ποθεῖ
Mk., Ed. Min., χχὶ : οὐ στέργει ποτέ Schmidt III 77 Cf. Mon.
*965.
63 Ἀρχὴν νόμιζε τὸν θεὸν φοβεῖσθαι
b(KPDiV) ἀρχὴν σοφίας νόμιζε τοῦ θεοῦ φόβον Mk., p. 363
τὸν θεὸν Erbse Cf. Mon.
Ἐ1034.
—
199 —
ἀρχὴν νόμιζε τῶν ἁπάντων
TESTO DEI MONOSTICI 64 Ἀνδρῶν δικαίων ἔσο εἰς σωτηρίαν b(KPDi) ἔσο]
ἔρχε᾽ Snell Jk. : ἴσθι vel ἔσο τις Boiss. I 153 adn. 1
65 Ἄνευ δὲ λύπης οὐδὲ εἷς βροτῶν βίος U
66 ᾿Αδίκοις φίλοις ἢ κακοῖς μὴ συμπλέκου
b(KPDiV) φίλοισιν Jk.
67 Ἀνὴρ ἄβουλος ἡδοναῖς θηρεύεται
b(KPDIVU) Plan 54 (εἰς βουλήν) ἀνὴρ δ᾽ &B. U (vd. infra) Jk. : ἀνὴρ ἄδολος
V
Isocr. I 16: τὰς ἡδονὰς θήρευς τὰς μετὰ δόξης)
εται VP cett.
ἡδονὰς Schmidt I 238 (coll. συμπλέκεται V*° : θηρεύ-
Mon. 777-67 dist. in U (a 5-6) : ὑφ᾽ ἡδονῆς φρόνιμος οὐχ ἁ-
λίσκεται, ἀνὴρ δ᾽ ἀ. -- θηρεύεται. Cf. Mon. 61.
68 Ἀρχῆς ἁπάσης ἡγεμών ἐστι λόγος U T.Mon.Ep., 2-3 (?) ἔστω Nauck et Gomperz per litt. ap. Meyer, Nachlass Jk.
— 200 —
A
1-95
69 Ἀρετῆς ἁπάσης σεμνὸς ἡγεῖται λόγος b(KPDi) O.Milne
1, 1?
ἀρετῆς ἁπάσης σεμνὸς] ἡγεῖται τρόπος suppl. Körte
70 Αὐθαίρετος λύπη ἐσθ᾽ ἡ τέκνων σπορά b(KUBav) Plan 319 (εἰς παῖδας) ἐσθ᾽ UBav : ἐστὶν K : ’oriv Plan Mk. 641 Jk.
71: vd. 34
72 Ἀλύπως ἄξεις τὸν βίον χωρὶς γάμου
b(KPDiVUBav) Plan 63 (eig γάμον) ἀλύπως ἄξεις KPV : ἀλύπως ἕξεις Di : ἄλυπον ἕξεις UBav Plan : ἄλυπον ἄξεις
Schn. app. a 4 Mk. 56 : ἄξεις ἀλύπως Boiss. I 153 Mk. 595 Jk. Cf. Posidipp. fr. 32, 1 K.-A.: Stob. (ed. Trinc. Corp. Par.) IV 35 (περὶ λύπης), 26 (Ποσειδίππου). 1-3 Clem. Al. Strom. VI 13, 6: οὐδεὶς ἄλυπος (-nwg Clem. Corp. Par.) τὸν βίον διήγαγεν | ἄνθρωπος ὧν οὐδὲ μέχρι τοῦ τέλους πάλιν | ἔμεινεν ἀτυχῶν.
73 Ἀβέβαιός ἐστι πλοῦτος ἐάν τις εὖ φρονῇ Κ
ἀβέβαιον Liapis 69
ἤν τις μὴ φρονῇ Meyer, Nachlese, 368
— 201 —
TESTO DEI MONOSTICI
74 Ἂν εὖ φρονῆς τὰ πάντα εὐδαίμων ἔσῃ
b(KPDi) Plan 503 (εἰς φρόνησιν) ar.I 9, slav. 10
φρονῇς] φέρῃς ar. slav. (poss. et πάθῃς slav.) τὰ πάντα γ᾽ εὐδαίμων Plan ΜΚ. 649 Jk. dist. Mon. 73-74 susp., ἂν δ᾽ εὖ prop. Liapis p. 270
75 Ἄλλος καθεύδων ἥδετ᾽ ἄλλος ἐσθίων
76 Ἀνάπαυσίς ἐστι τῶν κακῶν πάντων ὕπνος
b(KPDi) Plan 13 (eig ἀρετήν) P.Copt., 3-6; P.Oxy. 3006, 5
ἐστιν KDi
ἀ. ἐστι τῶν κακῶν ἀπροξία Plan (ἀταραξία Richards, Ar., 111)
ἀνάπαυσις ὕπνος ἐστὶ πάντων τῶν κακῶν Erbse Jk. κόπων ὕπνος P.Copt.
ἀ. ἐστι] πάντων ἐκ τῶν
77
Ἀξὶ πονηρόν ἐστι τἀνθρώπων γένος υ
Cf. Philem. fr. 2 K.-A.: Stob. III 2, (περὶ κακίας), 24 (Φιλήμονος ᾿Αγύρτου) ὦ πῶς πονηρόν ἐστιν ἀνθρώπου φύσις | τὸ σύνολον
οὐ γὰρ ἄν ποτ᾽ ἐδεήθη νό-
μου. 78 Ἄρεσκε πλήθει καθ᾽ ἕνα φιλοτιμούμενος
—
202 --
A
1-95
79-80: vd. 16
81 Ἅπασιν ἡμῖν ἡ συνείδησις πρώτη θεός
b(KPDi) πρώτη del. Mk. 597 Jk. (coll. Mon. 107) Cf. Mon. 107. [Pisid.] 59: ἡμῶν ἁπάντων ἡ συνείδησις δίκη.
82 Ἀνώμαλοι πλάστιγγες ἀστάτου τύχης
83 Ἄγει πονηρὰ πρᾶξις εἰς κακὸν κλέος υ
= [Pisid.] 3. κλέος]
τέλος Nauck per litt. ap. Meyer, Nachlass
84
Ἄγρυπνον ὄμμα τοὺς λογισμοὺς εἰσβλέπει υ
= [Pisid.] 4. Cf. Eur. Rbes. 825 (lyr.): ἄγρυπνον dup(a).
85-86
Ἀνὴρ ἀπειθὴς εἰς ἐχθρῶν πίπτει δόλους" αὐτὸς γὰρ οἶδεν οὐδὲν εἰς τὸ συμφέρον —
203 —
TESTO DEI MONOSTICI
U
= [Pisid.] 5-6. 85] ἐχθρῶν] ἑτέρων Meyer, Urb., 428 : οὐδὲ [Pisid.] Thierfelder Jk. εἰς δόλους ἐχθρῶν πίτνει Sternbach, Georg. Pis., 58 Liapis 80.1 86] [Pisid.]
ἀ. ἀ. αὐτοῦ
87 Ἀπῆλθεν οὐδεὶς τῶν βροτῶν πλοῦτον φέρων U
= [Pisid.] 7. 88 Ἄκουε πάντα καὶ λάλει καιρῷ, φίλος υ
= [Pisid.] 8. πάντων [Pisid.]
φίλα [Pisid.] : φίλε Meyer, Urb., 428
Cf. Mon. 95, Comp. I 130: ἄκουε πάντα μανθάνειν καὶ μὴ λαλεῖν. Sept. Sap. Rec. Par.,, Bias 8: ἄκουε πολλά, Stob. Bi. 10-11: äxove πολλά’ λάλει καίρια, 226-227 Tziatzi.
89 Ἄφιλος εἶναι μὴ θελήσῃς ἐν βίῳ υ
= [Pisid.] 9. ἀφίλητος Meyer, Urb., 428 Jk.
ἄφιλος ἄρ᾽ (vel μὲν) εἶναι Sternbach, Georg.
Pis., 58
90 Ἄμεινον ἀνδρὶ μὴ γαμετὴν ἐκτρέφειν UBav
— 204 —
A
1-95
= [Pisid.] 10. ἄμεινόν ἐστιν d. u. γ. τρέφειν Sternbach, Georg. Pis., 58 Erbse Jk. νόν ἐστιν ἀ. γ. μὴ τρέφειν Meyer,
ἄμει-
Urb., 428
Cf. Eur. IA 749-750: χρὴ δ᾽ ἐν δόμοισιν ἄνδρα τὸν σοφὸν τρέφειν | γυναῖκα χρηστὴν κἀγαθήν, ἢ μὴ τρέφειν.
91 Ἀμελοῦντα τοῦ ζῆν οὐκ ἔνεστ᾽ εὐσχημονεῖν Plan 39 (εἰς βίον)
92 Ἀκμὴ τὸ σύνολον οὐδὲν ἄνθους διαφέρει Plan 283 (εἰς νεότητα)
93 Ἀεὶ κράτιστόν ἐστι τἀσφαλέστατον Plan 504 (εἰς φρόνησιν) P.Mil.Vogl. inv. 1241, 17 - Men. fr. 377, 1 K.-A. 1-3: Stob. III 11 (περὶ ἀληθείας),
11 (Μενάνδρου
Ὑποβολιμαίῳ) ἀεὶ κράτιστόν ἐστι τἀληθῆ λέγειν. | Ev παντὶ καιρῷ τοῦτ᾽ ἐγὼ παρεγγυῶ | εἰς ἀσφάλειαν τῷ βίῳ πλεῖστον μέρος.
94 Ἀγαθὰ
προθύμως καὶ λάλει καὶ μάνθανε
[Greg.] 1
T.Mon.Ep., 4 ar.Il 1 λέγε Coll Var 1276
καὶ om. Taur
ἀ]γᾳθὰ
προθύμῳς
[ ..... Jo χεθ
T.Mon.Ep. (Lanowski, 53) Cf. Mon. 397, 781. Sept. Sap. Rec. Par.,, Thales 12, 201 Tziatzi: δίδασκε καὶ μάνθανςε τὸ ἄμεινον.
—
205 —
TESTO DEI MONOSTICI
95 Ἄκους πάντων ἐκλέγου δ᾽ ἃ συμφέρει [Greg.] 2 ar.Il 9 ἔκλεγε Vat 1276 Cf. Mon. 88. ATIM 35: δεῖ πάντα μὲν ἀκούειν, ἐκλέγειν δὲ τὰ κρείττονα.
—
206 —
96 Βέβαιον οὐδέν ἐστιν ἐν θνητῷ βίῳ
4
a(ABBenC,DFHVars) = Diph. fr. 109 K.-A.: Stob. IV 41 (ὅτι ἀβέβαιος ἡ τῶν ἀνθρώπων εὐπραξία μεταπιπτούσης ῥᾳδίως τῆς τύχης), 47 (Διφίλου), 1; [Max.] 60.20./67.24., 1 (Εὐριπίδου); Ant. I 71, 985 D, 1 (Eur.); Patm. 12.48, 1 (Eur.); Jos f. 162r (περὶ
Biov). Mon. 96-105 dist. in Stob. [Max.] Ant. Patm. Jos; sep. Mk. IV, 424-425. ἐστι
A
ἐν θνητῷ βίῳ]
ἐν θ. γένει [Max.] Ant. Paim. : ἐν τῷ βίῳ
Β
θνητῶν
Jos (coniecerat Blaydes, Adv., 164) Cf. Iambl. Protr. VIII, p. 77, 15 des Places (47, 8 Pistelli): ὅθεν καὶ λέγεται
καλῶς τὸ μηδὲν εἶναι τὸν ἄνθρωπον καὶ τὸ μηδὲν εἶναι βέβαιον τῶν ἀνθρωπίνων. Men. fr. 685 K.-A., 1: Stob. I 8 (περὶ χρόνου οὐσίας καὶ μερῶν καὶ πόσῶν εἴη αἴτιος), 31 (Μενάνδρου),
1 οὐκ ἔστ᾽ ἄπιστον οὐδὲν ἐν θνητῷ βίῳ.
*96a
Βέβαιον οὐδὲν Ev βίῳ δοκεῖ πέλειν Plan 422 (εἰς τύχην)
97 Βιοῦν ἀλύπως θνητὸν ὄντ᾽ οὐ ῥάδιον a(ABBenC,DFHRVars) Plan 261 (eig λύπην)
b(KPDiV)
Ven5
slav. 39 ὄντα ABD
*97a
Βιοῦντ᾽ ἀλύπως θνητὸν ὄνθ᾽ εὑρεῖν μέγα U
—
207 —
TESTO DEI MONOSTICI 98 Βέλτιστε, μὴ τὸ κέρδος Ev πᾶσι σκόπει a(ABBenC,DFHRVars) b(KPDiU) Plan 228 (eig κέρδος) Herm 23
ς
= Doxop. In Aphtb., Rhet. Gr. II 251, 16 (τὸ Mevdvöpeiov); II 294, 19; II 295,
12, 30 Walz; Schol. anon. in Aphth., Rhet. Gr., II 16, 3 Walz (τὸ τοῦ MevdvSpov). βέλτιστον ... σκοπεῖν B Herm cett.
κέρδιον
ἔξ
πάση A: πάσῃ F* : πᾶσι Fr
99 Βραδὺς πρὸς ὀργὴν ἐγκρατὴς φέρειν γενοῦ a(ABC,DHR) P.Copt., 52-54
b(KPDi)
κἀγκρατὴς Thierfelder JK.
ἐγκρατὴς φέρειν]
112)
πρὸ παντὸς ἄλλου K (cf. Mon.
*99a
Γίνου è’ ἐς ὀργὴν μὴ ταχὺς ἀλλὰ
βραδύς
Plan 309 (εἰς ὀργήν) ταχὺς ἀλλὰ καὶ β. Pv : ταχὺς γ᾽ ἀλλὰ β. Ald 1512 (Grotio trib. Br. p. 347)
100 Βέβαιος ἴσθι καὶ βεβαίοις χρῶ φίλοις
a(ABBenC,DFHRVars)
b(KPDiV)
[Greg.] 6 Plan 462 (eig φίλους)
ar.I 54 (om. ar.II), slav. 40 = Georg 184; Flor. Marc. 60.
βέβαιος] βέβαιον F Schn. 57 Liapis 94 Vat
βεβαίοις] βεβαίως KPDi ar. La Pv Alo Ald Br. 513 φίλοις covP: φίλοι σου Di Ββ. i. βεβαίοις x. τοῖς è.
1276
—
208 —
B
96 - 135
Cf. Boiss. IV 438, 2: βέβαιος ἔσῃ Θεὸν ἀεὶ σχὼν φίλον. Sept. Sap. Rec. Par., 133, 333 Tziatzi: φίλοις χρῶ.
*100a
Ταπεινὸς ἴσθι καὶ ταπεινοῖς χρῶ φίλοις Η
101
Βάδιζε τὴν εὐθεῖαν ἵνα δίκαιος ἧς a(AB)
Plan 139 (εἰς δίκαιον) ar.l 47
ἵνα]
ἢν Plan
102 Βούλου δ᾽ ἀρέσκειν πᾶσι μὴ σαυτῷ μόνῳ a(ABC,DFH) Vat2 Plan 275 (eig μετριότητα) Herm 21 ar.I 48, slav. 38 = AIIM 21. πᾶσι] πᾶσιν Vat : om. BD μὴ] εἰ Vat μόνον Plan σαυτῷ φίλε D β. πᾶσιν ἀρέσκειν ἀλλὰ μὴ o. u. AIIM
B. δ᾽ ἀ. μὴ μόνῳ
Cf. Mon. 59; Sept. Sap. Rec. Par.,, Periander 1, 235-236 Tziatzi: πᾶσιν ἄρε-
σκε.
Ἐ1024
Βουλὴν δαρὸν πᾶσι ἔχειν μὴ σύντομον ς
βουλὴν ἅπασι δαρὸν ἔχε μὴ σύντομον Edmonds 684
—
209 —
TESTO DEI MONOSTICI 103 Biov πορίζου πάντοθεν πλὴν ἐκ κακῶν
a(AB) Plan 226 (εἰς κέρδος) C£. Comp. 1153: βίον πόριζε δίκαιον μὴ ἐκ κακῶν; P.Vind. G 19999B, 1: ἀλλ᾽ ἐκ πονηρῶν μὴ πόρι[ζε τ]ὸν Bilov.
104
Βουλόμεθα πλουτεῖν πάντες ἀλλ᾽ οὐ δυνάμεθα a(AB) Plan 227 (εἰς κέρδος)
T.Mon.Ep., 6-7 ar.I 49, slav. 31 = Comp.
I 82 (I 81 = Mon. 392).
B. πάντες πλουτεῖν B Cf. Mon. 273, 329.
105
Βιοῖ μὲν οὐδεὶς dv tpoarpettor βίον a(ABBenC,DFHVars) Plan 40 (εἰς βίον) slav. 33
U(y6)
= Stob. IV 41 (ὅτι ἀβέβαιος ἡ τῶν ἀνθρώπων εὐπραξία μεταπιπτούσης ῥᾳδίως τῆς τύχης), 47 (Διφίλου), 2; [Max.] 60. 20./67.24., 2 (Εὐριπίδου); Ant. I 71, 985
D, 2 (Eur.); Patm. 12.48, 2 (Eur.); Jos f. 162r (περὶ βίου). Mon. 96-105 dist. in Stob. [Max.] Ant. Patm. Jos; sep. Mk. IV, 424-425.
μὲν ABBenC,DFHVars Plan Schn. 62 : γὰρ U Stob [Max.] Ant. Jk. τρόπον Stob. [Max.] Ant. Jos
106
Bios κέκληται ὡς βίᾳ πορίζεται —
210 —
Biov]
B
96 - 135
a(ABBenC,DFHVars) Plan 42 (eig βίον) ar. 51
x. δ’ ὡς Plan Br. 48 Jk.
ὡς]
ἢ C, : ὅς Schn. 63 : δ’ ὅς Mk. 66 : ὅτι Br.
107
Βροτοῖς ἅπασιν ἡ συνείδησις θεός a(BBenDFVars)
Plan 413 (eig συνείδησιν) ar.] 52
Cf. Mon. 81, [Pisid.} 59. 108
Biov δικαίου γίνεται τέλος καλόν a(AB) Plan 140 (eig δίκαιον)
P.Copt., 37-40
ar.l 53
βίου]
βίος
Cf. Mon.
Β
γίγνεται Plan Schn. 64 Mk. 67 Jk.
128, *1044.
*108a
Avöpög δικαίου γίνεται τέλος καλόν
b(KPDi) 109
Βουλῆς γὰρ ὀρθῆς οὐδὲν ἀσφαλέστερον a(ABBenC,C,DFHVars) ς Plan 55 (εἰς βουλήν) Herm 19 ar.l 55
- 211
—
TESTO
γὰρ]
περ
Ὁ
DEI MONOSTICI
ὀρθῆς om. GLO (add. Aix)
οὐδὲν]
οὐθὲν Vars
ἀσφα-
λέστατον H° ; -στερον HP° cett. Cf. Greg. Naz. Carm.
I 2, 8, 65: πένητος ἀνδρὸς οὐδὲν ἀσφαλέστερον.
110
Bpotoîc ἅπασιν ἀποθανεῖν ὀφείλεται a(AB) Plan 197 (eig θάνατον)
P.Copt., 43-45
ar.I 56, slav. 42
= Eur. Ale. 782. Ale. 782-784: Stob. IV 51 (περὶ θανάτου), 13 (Εὐριπίδου "Αλκήστις); Alc. 780-785: [Plut.] Cons. ad Apoll. 107bc; Alc. 782-789: Orion. Anth. VIII (περὶ τοῦ ἀνθρωπίνου βίου) 4 (ἐκ τῆς ᾿Αλκήστιδος).
ἅπασι P.Copt. Plan Eur. Stob. Jk. τὸ θανεῖν P.Copt.
κατθανεῖν Plan Eur. Stob. Orion. Jk. :
Cf. Eur. Alc. 418: ὡς πᾶσιν ἡμῖν κατθανεῖν ὀφείλεται.
111
Βουλὴν ἅπαντος πράγματος προλάμβανε a(ABBenC,DFVars) ς Plan 56 (eig βουλήν) Herm slav. 43
ἅπαντος]
.
18
δὲ παντὸς Plan (δὲ add. Marc!) : παντὸς C,D
npoAdußave]
προ-
λάμβανέ μοι D : λάμβανε c Herm
112
Βλάπτει τὸν ἄνδρα θυμὸς εἰς ὀργὴν πεσών
a(ABBenC,DFHVars)
b(KPDiV)
Plan 310 (eig ὀργήν)
P.Copt., 45-48 slav. 44
eig om. P.Copt.
99)
πεσεῖν
Β
εἰς ὀργὴν πεσών]
—
22 —
ὡς οὐδὲν ἄλλο K (cf. Mon.
B
96 - 135
113 Βούλου γονεῖς πρὸ πάντων Ev τιμαῖς ἔχειν a(ABBenC,DFHVars)
ς
Plan 88 (εἰς γονεῖς) Herm 20 slav. 45 = Philem. fr. 168 K.-A.: Stob. IV 25 (ὅτι χρὴ τοὺς γονεῖς τῆς καθηκούσης τιμῆς καταξιοῦσθαι παρὰ τῶν τέκνων, καὶ εἰ ἐν ὅπασιν αὐτοῖς πιστέον), 30 (Φιλήμονος). πρὸ πάντων] πρὸ παντὸς Ben Plan slav. : πρώτιστον Stob. ἐν τιμαῖς] ἐντίμως ς (vd. infra) Herm slav. βούλου πρὸ πάντων ἐν τιμαῖς γονεῖς ἔχειν D βουλὴν γονεῖς πρὸ πάντων ἐντίμως ἔχειν (sic) ς (γονεῖς om. Wo)
114
Βοηθὸς ἴσθι τοῖς καλῶς εἰργασμένοις
a(ABC,DH) κακῶς C,D
*114a
Ζήτει ποιεῖν εὖ τοῖς καλῶς εἰργασμένοις
b(KPDi) ξήτοι ποιεῖν καλῶς εἰργασμένα (sic) Di
115 Βίος βίου δεόμενος οὐκ ἔστιν βίος a(ABenDFVars) Plan 43 (εἰς βίον) P.Bour. ar.I 57
b(KPDiV)
1, f. VII», 3-4; P.Copt., 31-34; T.Mon.Ep., 5
= CPG II 330 (Apostol. IV 97c, Arsen. XIII 7). δεόμενος]
χρήύζων
Ὁ
ἔστι BenDFVars
PDiV Paroem.
Cf. Mon. 820.
—
213 —
TESTO DEI MONOSTICI 116 Βέλτιστόν ἐστι σῶμα ἢ ψυχὴν νοσεῖν a(ABenC,DFVars) Plan 15 (eig ἀρετήν)
b(KPDiV)
ar.I 58 = Boiss. III 469.
βέλτιόν È. σῶμά γ᾽ ἢ y. v. Plan Schn. 72 Boiss. (om. γ᾽) Mk. 75 Jk.
117
Biov σπάνις πέφυκεν ἀνδράσι γυνή a(ABBenC,DFHVars)
ς
Plan 96 (εἰς γυναῖκα) ar.I 59
ἀνδράσιν Plan Schn. 73 Mk. 77 Jk. : ἀνδρὸς A
118 Biov καλὸν ζῇς, ἂν γυναῖκα μὴ ἔχῃς a(ABBenC,DFHVars)
c
Pari
[Greg.] 8 Herm 22 ar.I 60 (om. ar.II)
= Stob. IV 22b (περὶ γάμου: ὅτι οὐκ ἀγαθὸν τὸ γαμεῖν), 48 (-). Chic] ζήσεις Herm
dv] κἂν H : ἐὰν c Herm (vd. infra)
ἔχῃς]
τρέφης
BBenVars (coniecerat Bothe, 87) : τρέφεις F : λάβης D (coniecerat Wakefield
[Stob.}) : ἔχῃς Mon. cett. Stob.
BP.x. ζ. ἐὰν μὴ γυναῖκα ἔχῃς c Herm
Cf. Mon. 700.
119 Βλάβος φέρει cor κέρδος ἄδικον ἅπαν a(C,D)
βλάβην C, ἀἀδικον ὃν γ᾽ ἅπαν Marcovich, 46 Liapis 113 σοι κέρδος ἄδικον πᾶν θέλει Erbse
— 214—
βλάβος φέρειν
B 96 - 135 120 Biog ἐστὶν dv τις τῷ βίῳ χαίρῃ βιῶν Plan 41 (εἰς βίον) ar.I 50, slav. 34
121
Βλέπων πεπαίδευμ᾽ εἰς τὰ τῶν ἄλλων κακά Plan 327 (εἰς παιδείαν) slav. 35 ἄλλων]
πολλῶν Mk. 652
εἰς tà τῶν πέλας κακά Nauck ap. Jacobi, CCCH
Cf. Eur. TrGF F 332, 3: βλέπουσα δ᾽ εἰς τὰ τῶν πέλας κακά.
122
Βακτηρία γάρ ἐστι παιδεία βίου Plan 330 (εἰς παιδείαν)
*122a
Ἡ παιδεία τοῦ βίου ἐστὶν ἡ βακτηρία
Β
b(KPDi)
= Jos f. 177r (περὶ παιδεύσεως). ἐστὶ βακτηρία B Jos
123
Biog μὲν οὐδεὶς σκαιὸν ἔργον εἰσφέρει
b(KPDi) —
215 —
TESTO DEI MONOSTICI
βίος μὲν οὐδεὶς] βίος δ᾽ ἄμουσος Schmidt II 505 : βίᾳ γὰρ οὐδεὶς vel βίος πονηρὸς Blaydes, Adv., 170 : βίον μὲν οὐδὲν Snell βίος μὲν οὐδὲν σκαιὸς ἔργον εἰσφέρει Erbse Liapis 117
124 Βραβεῖόν ἐστιν ἀρετῆς εὐπαιδευσία b(KPDi) Plan 326 (eig παιδείαν) βραβεῖον ἀρετῆς ἐστιν Plan Mk. 653 Jk. B. ἁρετή ἐστιν εὐπαιδευσίας Richards, Ar., 112 : β. ἀρετή γ᾽ ἐστιν Liapis 284 Cf. Eur. TrGF F 1100: Poll. IX 161 (II 190, 20 Bethe) ἡ παρ᾽ Εὐριπίδῃ εὐπαιδευσία.
125 Βουλὴν γερόντων πᾶσαν εἰς πρᾶξιν λαβέ U
= [Pisid.] 11. λάβε U [Pisid.] Cf. Mon.
111.
126
Βουλῆς ἄμεινον οὐδέν ἐστιν ἐν βίῳ U
= [Pisid.] 12. 127
Βουλὴν πονηρὰν μὴ θέλε κρατεῖν ὅλως U
= [Pisid.] 13. βουλῇ πονηρᾷ Meyer, Urb., 428 JK. —
μηδ᾽ ὅλως κρατεῖν θέλε Thierfelder Jk. 216 —
B
96 - 135
128 Biog πονηρὸς εἰς κακὸν φέρει τέλος υ = [Pisid.] 14.
129 Βέβαιος οὐδεὶς ἄρτι τῶν φίλων μένει υ
= [Pisid.] 15. 130 Boßoi τὸ μικρὸν ὄμμα πῶς πολλὰ
βλέπει
υ = [Pisid.] 16.
131
Biov κρατύνει μῦθος ἢ χρυσὸς Bpotod υ
132 U
Βάρος μολίβδου καὶ κακὸς βροτῶν ἴσον
= [Pisid.] 17. μολύβδου [Pisid.] κακὸς U [Pisid.] : κακῶν Erbse Jk. : κακοῦ Edmonds, 820 βροτῶν] πλουτῶν vel κρατῶν Meyer, Urb. 429 κακὸς βροτῶν] κακο-
φρόνων Sternbach, Georg. Pis., 58, Liapis 126 —
217—
TESTO DEI MONOSTICI 133 Βούλου τὸ πρῶτον εὐσεβεῖν πρὸς τὸν θεόν [Greg.] 5 ar.ll 3 τὸ om. Vat 742 Cf. V. Aes.
G, p. 69, 3 Perry: πρῶτον μὲν θεὸν σέβου ὡς δεῖ; W, p. 101, 30
Perry: πρὸ πάντων σέβου τὸ θεῖον. Sept. Sap. Rec. Par.,, Cleob. 1, 132-134 Tziatzi: θεὸν σέβεσθαι, Rec. Par., 2, 258 Tziatzi: θεὸν σέβου. Mon. 321.
134 Βουλὴ πονηρὰ χρηστὸν οὐκ ἔχει τέλος [Greg.] 7 ar.lI 4
Cf. Mon. 127.
135
Βάδισμα καὶ στόλισμα σύμμετρον φέρε Ven 21
—
218 —
136 Γλώσσης μάλιστα πανταχοῦ πειρῶ κρατεῖν a(ABBenC,DFHRVars) b(KU) [Greg.] 9 Plan 399 (eig σιωπήν) ar.II 11, slav. 46 = Chares I 22 Jk. I 22-25: P.Heid. inv. G 434, 22-25; Stob. III 33 (περὶ σιγῆς), 4 (Χάρητος); [Max.] 20.34./43. (Xapitwvoc); Ant. I 73, 992 Ὁ (Chares) γλώσσης
- κρατεῖν | è καὶ γέροντι καὶ νέῳ τιμὴν φέρει | ἡ γλῶσσα σιγὴν καιρίαν κεκτη-
μένη. γλώττης [Greg.](- Cs)
πανταχῆ H (coniecerat Schn. 75) : πάντα Ben
137 Taotpòg δὲ πειρῶ πᾶσαν ἡνίαν κρατεῖν a(ABBenDFVars) Plan 163 (eig ἐγκράτειαν) slav. 48 = Chares II 2 Jk. II 1-2: Ioh. Lyd. De mens. IV 113 δαπάνην ἄκαιρον μηδαμῶς προσίεσο (= Mon. *899) γαστρὸς — κρατεῖν. 2-6: Stob. III 17 (περὶ ἐγκρατείας), 3 (Χάρητος) γαστρὸς - κρατεῖν | μόνη γὰρ ὧν πέπονθεν οὐκ ἔχει χάpu | ἀεὶ δὲ τοῦ δέοντος ἐνδεῖται πλέον. | ὅστις δὲ γαστρὸς μὴ κρατεῖν ἐπί-
σταται [οὗτος τὰ πλείω τῶν κακῶν ἔχει κακά. 2-3: Greg. Naz. De Virtute, 586-587.
δὲ om. Stob.(Mac.)
στρέφειν BenDFVars
Cf. Mon. 425. Sept. Sap. Rec. Mon., Solon 51, 382 Tziatzi: γαστρὸς κράτει.
138
Tivmoke σασυτὸν νουθετεῖν ἄλλους θέλων U Cf. PSI II 120, col. III 6: ὅσους ἐὰν νουθετῆς «νουθέτει» κατὰ σαυτόν.
—
219 —
TESTO DEI MONOSTICI
*138a
Γίνωσκε σαυτὸν νουθετεῖν ὅπου τρέχεις a(ABBenC,C,DFHRVars)
b(KPDi)
γίγνωσκε Schn. 77 Mk. 82
ὅπως tp. C,D
139 Γυναιξὶ πάσαις κόσμον ἡ σιγὴ φέρει a(ABBenC,DFHRVars) b(KPVUDi) Plan 97 (εἰς γυναῖκα) Herm 24
ς
P.Copt., 64-67 ar.I 61, slav. 49
γυναικὶ πάσῃ Plan ar. slav. κόσμον φέρει BH
φορεῖ P.Copt.
συγὴ U Herm
Ὑ. π. ἡ σιγὴ
: κόσμος ἡ σ. πρέπει R KPDi (πρέπων R) : x. ἡ o. πέλει V
(fort. sim. ar. slav. vers. copt.). - Soph. Ai. 293. Ai. 292-293: Stob. IV 28 (οἰκονομικός), 1 (Σοφοκλῆς Αἴαντι) ὁ δ᾽ eine πρός με Pai”, dei δ᾽ ὑμνούμενα᾽ | γύναι, γυναιξὶ (mss., P.Oxy. XVII
2093 : γυναικὶ P.Oxy. 2093, cf. Arist. Pol 1260230) κόσμον ἡ σιγὴ φέρει.
140 Γυναικὸς ἐσθλῆς ἐστι σῴζειν οἰκίαν
a(ABBenC,DFHRVars)
b(KPVDi)
Ven6
Plan 98 (εἰς γυναῖκα)
P.Copt. II, 45-47 ar.I 62, slav. 51 ἐστιν Ven
141
Γυνὴ γὰρ οἴκῳ πῆμα καὶ σωτηρία a(ABBenC,DFHRVars)
b(KPDiVUBav)
Plan 108 (eig γυναῖκα) ar.I 75
οἴκων Vers
γὰρ]
ἐν VUBav
γὰρ οἴκῳ]
— 220 —
πέφυκε HI
Γ 136 - 173 142 Γυναικὶ μὴ πίστευξ τὸν σαυτοῦ βίον a(ABenC,DFHRVars) Plan 104 (eig γυναῖκα)
b(KPDiVUBav)
Par2
P.Copt., 70-72; P.Oxy. 2661, 13; T.Mon.Ep., 9? γυναιξὶ DVars
Mon. *167a)
βίον]
οἶκον A : λόγον Ὁ
ἑαυτοῦ P.Copt.
τὸν σαυτοῦ
βίον om. Di (cf.
Ἰγυναικὶ πίστηι κί T.Mon.Ep.
Cf. Mon. 171 (Mon. 142-171 = U y 3-4), 776. 143 Γυνὴ γὰρ οὐδὲν οἷδε πλὴν ὃ βούλεται a(ABBenDFRVars) b(KUBav) Plan 105 (eig γυναῖκα) P.Copt., 76-79; P.Oxy. 2661, 12; O.Petr.Mus. 62571 [6]v, 6 (var.?) ar.l 79 οἶδε]
οἴδεν ADF
K
: ἐστιν ΤΊ : γ. γ. ἐστὶν οὐδὲν πλὴν κτλ. Bav
οὐκ oldelv
ἄλλο πλὴν ὃ βούλεται ἡ γυνή, O.Petr.Mus. (Funghi-Martinelli, OPetrie, 164)
144 Γέλως ἄκαιρος κλαυθμάτων παραίτιος
b(KPDIU) P.Oxy. 2661, 10? ar.I 63 κλαυθμάτων παραίτιος U ar. : πραγμάτων πραγμάτιος KPDi
P.Oxy., vd. et *144a Cf. Nauck, Mel. 2, 193; 5, 242.
*144a Γέλως ἄκαιρος ἐν βροτοῖς δεινὸν κακόν
a(ABBenDFVars)
ς
Plan 74 (εἰς γέλωτα) Herm 26 slav. 50
—
221 —
γέλως ἄκαιρο!ίς
TESTO DEI MONOSTICI
ἐν βροτοῖς δεινὸν κακόν AB
c Herm
Plan slav. : ἐν βροτοῖς κακὸν μέγα
BenDFVars
145 Γῆ πάντα τίκτει Kol πάντα κομίζεται a(ABBenC,DFVars) Plan 44 (eig Biov) ar. 64
καὶ πάλιν x. Plan Mk. 89 JK.
*145a
Χθὼν πάντα τίκτει καὶ πάλιν κομίζεται a(BFR)
τίκτει]
b(KV)
κομίζει V Schn. 422 Mk. 539 (sed cf. Nauck, Mel. 2, 193)
καὶ nd-
λιν πάντα x. F
Cf. Mon. 312. Eur. TrGF F 195: Orion. Anth. II (περὶ φύσεως), 1 (Ἐξ ᾿Αντιόπης Εὐριπίδου) ἅπαντα τίκτει χθὼν πάλιν τε λαμβάνει. En. Epicharm. var.
48 Vahlen (Epich. 5286 K.-A.): terra gentis omnis peperit et resumit denno. V. Aes. W, p. 102, 8-9 Perry: πάντα γὰρ θάλλει Koi πάντα μαραίνεται.
146
Γέρων ἐραστὴς ἐσχάτη κακὴ τύχη a(ABBenC,DFHVars)
ς
Plan 185 (εἰς ἐρῶντα) Herm 28 P.Copt., 55-57 ar.l 65, slav. 52
= Jos f. 174v (περὶ ἔρωτος).
147
Γαμεῖν ὁ μέλλων εἰς μετάνοιαν ἔρχεται Α
Kc
Plan 64 (eig γάμον) Herm 25
—
222 —
Γ
136 - 173
P.Copt., 67-69 ar.I 66, slav. 53
= Philem. fr. 167 K.-A.: Stob. IV 22b (περὶ γάμου" ὅτι οὐκ ἀγαθὸν τὸ γαμεῖν), 51 (Φιλήμονος).
ὁ μέλλων] Stob.(A)
ὁ σπεύδων P.Copt. (-δον pap.) : ὃς ἐθέλει Stob.(M) : ὃς θέλει μεταμέλειαν Herm — epyn P.Copt.
148
Γυναικὶ κόσμος ὁ τρόπος, οὐ τὰ χρυσία a(ABBenC,DFVars) b(KPDiV) [Greg.] 12 Plan 99 (eig γυναῖκα) ar.II 6, slav. 54
γυναικὶ] γυναικὸς Vars KPVUDi (vd. infra) : γυναιξὶ B (vd. infra) κόσμος]
γυναικικὸς Vat 7ἅ42
Plan : οὐχὶ Br. 111
ὁ κόσμος Coll
τὰ χρυσία]
ὁ] om. Vat 1276
γυναικὶ κοὐ Ὁ
τὰ om. BenC,FVars Taur Vat 1276 Plan:
tà χρυσὰ Mpt Ps : τὸ χρυσίον Cs : χρυσίον Ὁ γυναιξὶ κόσμος οὐ τὰ χρυσία ἀλλ᾽ ὁ τρόπος B slav. γυναικὸς ὁ τρόπος κόσμος οὐ τιχ. KPDIV
Cf. Poll. VII 103 (II 80-81 Bethe): εἴρηται δέ που καὶ τὰ χρυσία παρὰ τοῖς κωμῳδοῖς ἐπὶ τῶν γυναικείων κοσμημάτων.
*148a Κόσμος γυναικὸς ὁ τρόπος, οὐ χρυσίον
Ur 149 Γυνὴ δικαία τοῦ βίου σωτηρία a(ABBenC,C,DFHVars)
Plan 100 (εἰς γυναῖκα) T.Mon.Ep., 7-8 ar.I 67, slav. 55
150
Γυναικὸς ἐσθλῆς ἐπιτυχεῖν οὐ ῥάδιον - 223 —
TESTO DEI MONOSTICI
a(AC,DH)
ς
Plan 101 (eig γυναῖκα) Herm 27 ar.I 68, slav. 56
= Diph. fr. 114 K.-A.: Stob. IV 22b (ὅτι οὐκ ἀγαθὸν τὸ γαμεῖν), 49 (Διφίλου); CPG II 354 (Apostol. V 77a, Arsen. XV 48, XVI 40: Διφίλου). ἐσθλῆς]
Vin®
ἀγαθῆς Stob. : σοφῆς slav.
οὐ ῥάδιον] οὐδὲν ἄμεινον GOAix? Lrr
: οὐ ῥάδιον AixLVin GP Or
*150a Ἐσθλῇ γυναικὶ ἐντυχεῖν οὐ ῥάδιον B
(in sect. y)
151 Γυναῖκα θάπτειν κρεῖσσόν ἐστιν ἢ γαμεῖν a(ABBenC,DFVars) Plan 102 (eig γυναῖκα)
c
Par3
ar.I 69, slav. 57
= Chaerem. TrGF 71 F 32: Stob. IV 22b (ὅτι οὐκ ἀγαθὸν τὸ γαμεῖν), 50 (Χαιρήpovoc); Exc. novog).
Vind.
40; CPG
γ. γὰρ 9. ἔχε. Vind. c Par Exc. Vind. ἀθλίως Marc"
II 354 (Apostol. V 770, Arsen. XV
κρεῖττον Stob. : [ἄμεινον] ἔχε. Vind. κρεῖττον ἢ γαμεῖν πέλει BenVars
49: Χαιρή-
ἐστιν]
om.
ἐστιν ἢ γαμεῖν] ἢ ζῆν
Cf. Mon. *904-*905.
152 Γράμματα μαθεῖν δεῖ καὶ μαθόντα νοῦν ἔχειν a(ABBenC,DFVars) b(KPDIVU) Plan 328 (eig παιδείαν) P.Copt., 61-64 slav. 58
ς
= Philonid. II 4 K.-A. (dub.): Stob. III 35 (περὶ BpayvAoyiac), 6a (-); cum Philonid. II fr. 3 K.-A. (ἅπαντ᾽ ἐρίζεις καὶ συνιεῖς οὐδὲ ἕν) coniunct. separ. Mk.
— 224—
Γ
μανθάνειν Κα γ. δεῖ μαθεῖν ς θεῖνΒ ἔχει Vars
136 - 173
δεῖ om. BenC,DFVars
μαθόντα]
μα-
Cf. BnF Arm. 332 B 24-25: ἀρχὴ τὸ μαθεῖν τὰ γράμματα.
153
Γυνὴ τὸ σύνολόν ἐστι δαπανηρὸν φύσει a(AB)
Plan 103 (eig γυναῖκα) ar.I 70 δαπανηρὰ φύσις Y
154 Γάμει δὲ μὴ τὴν προῖκα, τὴν γυναῖκα δέ
a(ABC,DH) T.Mon.Ep., 8-9 ar.I 71, slav. 59 γάμει δὲ τὴν γυναῖκα μὴ τὴν προῖκα B
γαμοῦσι νῦν τὴν προῖκα τὴν γυ-
ναῖκα δ᾽ οὔ ar. (cf. Führer, Ar., 15) : sim. slav. (γαμεῖ κτλ.)
155
Γυνὴ δὲ χρηστὴ πηδάλιόν ἐστιν οἰκίας a(ABBenC,DFVars)
Plan 106 (eig yuvaîka) ar.I 72, slav. 61 ἐστὶν]
om. BBenC,DFVars : ἐστ᾽ Plan Mk. 99 Jk.
*155a
Σώφρων γυνὴ πηδάλιόν ἐστι τοῦ καλοῦ βίου Κ καλοῦ del. Meyer, Nachlese, 371
—
225 —
TESTO DEI MONOSTICI
156 Γήρως δὲ φαύλου τίς γένοιτ᾽ a(BBenC,DFHVars)
>.
dv ἐντροπή;
ς
Plan 77 (εἰς γῆρας) Herm 29 ἐν τροπῇ Vars τίς γίνοιτο ἐντροπή ς (γύνοιτο [sic] mss.) : τίς γένοιτ᾽ ἂν τροπή Herm : τίς γένοιτ᾽ ἀνατροπή Plan : τίς ἂν γένοιτο ἐ. Β : τίς γένοιτ᾽ ἂν ἐκτροπή Mk. 113 (cf. p. 364)
157
Γυναικὶ δ᾽ ἄρχειν οὐ δίδωσιν ἡ φύσις a(ABBenC,DFHVars) Plan 107 (eig γυναῖκα)
ar.I 74, slav. 60 γυναιξὶν DH Vars
δ᾽ om. AC,DFH
δίδωσι AD
ἡ φύσις]
ὁ νόμος Ben
158 Γνῶμαι δ᾽ ἀμείνους εἰσὶ τῶν γεραιτέρων a(ABBenC,DFHVars)
Plan 78 (εἰς γῆρας)
P.Copt. II, 47-49
= Eur. TrGF F 291, 2. 1-3: Stob. IV 50a (περὶ γήρως ὅτι οὐ φαῦλον), 2 (Eùpiridov Βελλεροφόντῃ) ὦ παῖ, νέων τοι δρᾶν μὲν ἔντονοι χέρες, γεραιτέρων" | ὁ γὰρ χρόνος δίδαγμα ποικιλώτατον. γνῶναι Η
εἰσὶ om. Ε
[
7...
τῶν yepl
| γνῶμαι —
1 P.Copt.
Cf. Corn. Theol. gr. comp. 31, p. 64, 3 Lang (vv. 1-2): νέων τι δρᾶν μὲν εὐτονώτεραι χέρες | ψυχαί 3’ ἀμείνους τῶν γεραιτέρων πολύ.
159 Γάμος γὰρ ἀνθρώποισιν εὐκταῖον κακόν —
226—
T
136 - 173
a(ABBenDFVars) ς Plan 65 (eig γάμον) Herm 30 slav. 62 γὰρ om. Herm
ἀνθρώποις Herm
Cf. Mon. 877.
160 Γαμεῖν δὲ μέλλων βλέψον εἰς τοὺς γείτονας
a(AB) Plan 66 (eig γάμον) ar.I 76, slav. 63
μέλλων]
θέλων ar. slav. 161
ΤΓύμναζε δαῖμον, ἄνδρα γάρ ue youvdaterct Α γύμναζε παῖδας
Mk. 104 Jk.
ἄνδρα γὰρ οὐ γυμνάσεις Schn, 99
γ. π. ἄνδρας οὐ γὰρ γ.
γύμναζε παῖδα w, οὐ γὰρ ἄνδρα γυμνάσεις Meyer, Nachlass
162 Γονεῖς δὲ τίμα καὶ φίλους εὐεργέτει a(ABBenC,DFVars) ς Vat3 Plan 89 (εἰς γονεῖς) Herm 31 γονεῖς δὲ tina] Herm
y. τίμα μὲν c Herm
τίμα]
τιμῶν Vat
*162a
Toveig δὲ τίμα καὶ γέροντας αἰσχύνου [Greg.] 10 ar.II 5 —
227—
φίλους]
φίλοις
TESTO DEI MONOSTICI
δὲ]
σου Taur
Cf. Mon. 322; Greg. Naz. Carm. Mor.
I 2, 32, 15: Θεὸν φόβου πρώτιστα καὶ
γονεῖς tina Sept. Sap. Rec. Par.,, Cleobulus 2, 134-135 Tziatzi: γονέας aideîσθαι.
163 Γυνὴ δ᾽ ὅλως τι συμφέρον οὐ βουλεύεται Α
Par 5
ar.l 78
τι]
τὸ Mk.
106 (p. 364)
τι συμφέρον οὐ]
γυνὴ τι συμφέρον οὐ βούλεται
A
οὐ συμφέρον Thierfelder Jk.
γυνὴ τὸ συμφέρον οὐ βούλεται Schn. 101
γυνὴ 8° ὅλως τί συμφέρον βουλεύεται; Grilli, 194
164
Γνώμη γερόντων ἀσφαλεστέρα νέων
a(ABBenC,DFHRVars)
b(KPDiVU)
ς
Plan 79 (εἰς γῆρας) Herm 32 ar. 80 γ. γέροντος ἀ. νέου R KPDiVU
ς Herm
γνῶμαι γερόντων ἀσφαλέστεραι
νέων Plan Cf. Mon.
125, 158.
165 Γελᾷ ὁ μῶρος κἄν τι μὴ γελοῖον ἦ a(AB) b(KPDiV) c Plan 75 (εἰς γέλωτα) Herm 33 ar.I 81
= CPG II 340 (Apostol. V 29b, Arsen. XIV 63). y. δ᾽ è u. Plan Paroem. Mk. 107 Jk. ὁ om. B KPDiV μωρός mss. τι μὴ] μήτις A) εἴηΒ
- 228—
γελᾷ ἰδὼν μῶρος κτλ. : ὁρᾷ Herm
T
136 - 173
166 Γυνὴ γυναικὸς πώποτ᾽ οὐδὲν διαφέρει a(ABC,DH)
ς
Plan 109 (εἰς γυναῖκα) πώποτε ΑΒ ς
Cf. Men. Sam. 140: οὐθὲν γένους γένος γὰρ οἶμαι διαφέρειν.
167 Γυνὴ κολακεύει σε τοῦ λαβεῖν χάριν a(AB)
Par4
ar.I 82
γυνὴ δὲ x. Boiss. I 159 adn. 6 Mk. 600 Jk.
*167a Γυνή ce κολακεύει τοῦ ἕνεκα βλάψαι μόνον
b(KPDiV) γυνή σε κολακεύει om. Di τοὔνεκα Boiss. I 154 adn. 4 : τοῦ ἕνεκα P : τοῦ ἕνεκα τοῦ β. K : σοῦ ἕνεκα Di
168 Γέρων γενόμενος μὴ γάμει νεωτέραν a(ABBenC,DFVars)
P.Copt., 79-82 = Comp.
I 236 (I 237: ἄλλον γὰρ ἕξει" παιδαγωγήσεις δὲ σύ).
γενόμενος A Comp.
: γεγονὼς BenC,FVars : ὑπάρχων B : ὑπάρξας
D
γάμῃς
Schn., 216 - Comp. III 51-52: γέρων γενόμενος μὴ φρόνει νεώτερα | und’ εἰς ὄνειδος ἕλκε τὴν σεμνὴν πολιάν.
—
229 —
TESTO DEI MONOSTICI
169 Γλώσσῃ ματαίᾳ ζημία προστρίβεται a(ABBenC,DFHVars) Plan 400 (eig σιωπήν) αὐ] 77
= Aesch. Pr. 329: Stob. III 36 (περὶ ἀδολεσχίας), 17 (Αἰσχύλου); CPG II 348 (Apostol. V 55a, Arsen. XV 6). γλώσσης ματαίας Plan
προσγίνεται F Stob.(Mac) Aesch.(O8'Y3leQ?}) : προ-
σέρχεται Plan : προστρίβεται Mon. cett. Aesch.(cett.) Paroem.
Cf. Schol. P Aesch. Prom. 329 (p. 210, 21 Dindorf): προστρίβεται]
προσκολ-
λᾶται. Yp. προσγίνεται, ἐφέπεται, ἐπέρχεται.
170
Γλώσσης γὰρ ἐσθλῆς ἔργα χρηστὰ γίνεται a(ABBenC,DFHVars)
Plan 2 (eig ἀγαθὸν ἄνδρα) = CPG II 349 (Apostol. V 56e, Arsen. XV 20). γνώμης Plan Paroem. Schn. 108 Mk. 112 Jk. γὰρ ἐσθλῆς] γίγνεται Plan. Mk. Jk. : τυγχάνει FVars : τυχεῖν Ben
δ᾽ ἀγαθῆς BenF
171
Γυναικὶ μὴ πίστευε μηδ᾽ ὅταν θάνῃ UBav
= CPG I 359 (Greg. Cypr. II 8), II 107 (Greg. Cypr. Mosq. II 61), II 154 (Macar. III 13), II 354 (Apostol. V 77, Diogen. IV 4, Arsen. XV 47). μήδ᾽ dv ἀποθάνῃ Paroem.(Macar.)
Cf. Mon. 142 (Mon. 142-171 = U y 3-4), 233. Antiph. fr. 245 K.-A.: ἐγὼ γυναικὶ δ᾽ ἕν τι πιστεύω μόνον, | ἐπὰν ἀποθάνῃ μὴ βιώσεσθαι πάλιν, | τὰ δ᾽ ἄλλ᾽
ἀπιστῶ πάνθ᾽ ἕως ἂν ἀποθάνῃ. - 230 —
T
136 - 173
172
Γέλως tà σεμνὰ τοῦ βίου τοῖς σώφροσι [Greg.] 11 ar.Il 12
σώφροσιν Coll Rs Mk. 569 Jk.
[173
Jk. delendum, vd. supra, p. 78]
Γνωρίζεται πᾶς ἐκ χιτῶνος τὸν βίον Jos f. 162r (περὶ βίου) τοῦ βίου ms.
- 231
—
174 Δίκαιος εἶναι μᾶλλον ἢ χρηστὸς θέλε a(ABC,DHR) b(KPDiU) ς Plan 142 (eig δίκαιον) Herm 36 slav. 74
μᾶλλον om. Di χρηστὸς] δοκεῖν Nauck, Philologus 5 (1850), 554 adn. 3 (coll. Aesch. Th. 592: οὐ γὰρ δοκεῖν ἄριστος, ἀλλ᾽ εἶναι θέλε, et Philem. fr. 97, 8 K.-A.: εἶναι δίκαιος κοὐ δοκεῖν εἶναι θέλε, vd. Mon. 38) Liapis 168
175 Δεῖ τοὺς φιλοῦντας πίστιν, οὐ λόγους ἔχειν a(ABBenC,DFHRVars)
Plan 463 οὐ]
AR
(eis φίλους) λόγον BenVars
od λόγους]
ἀλλήλοις Schmidt III 77 : εὐλόγως
Richards, Further, 176 (= Ar., 104)
*175a Δεῖ τοὺς φίλους τὴν πίστιν οὐ λόγοις ἔχειν b(KPDiVColl,) ς Herm 35 P.Copt., 86-89; O.Petr.Mus. 62593 [1], 9 αὐ] 87, slav. 72 τοὺς φίλους] τὴν Hıliavar. ὃ. τ. φ. τὰ πιστὰ μὴ A. ἔχ. c Herm ει τους φιλίους πιο]τιν λογιε εχει P.Copt. (ἐν λόγοις e vers. copt.) δεῖ] τοὺς φίλους [ O.Petr.Mus.
176
Δοῦλος πεφυκὼς εὐνόει τῷ δεσπότῃ
a(ABBenC,DFHRVars)
b(KPDiV[bis scr.]U) —
232 —
A
πεφυκὼς]
174 - 209
πεφηνὸς B : γεγονὼς V
Cf. Pallad. AP XI 286, 4 (vd. ad Mon. 197, 609): εὔνουν νομίζεις δοῦλον εἶναι δεσπότῃ. Mon.
*1056.
177
Δύσμορφος εἴην μᾶλλον ἢ καλὸς κακός
a(ABC,DFH) Plan 381 (eig πονηρούς) slav. 75?
= Eur. TrGF F 842, 2. 1-2: Stob. IV 21b (κατὰ κάλλους), 20 (Εὐριπίδου Xpvcinto) Τγνώμη σοφός port καὶ χέρ᾽ ἀνδρείαν ἔχων | δύσμορφος — κακός.
εἴη H Stob.(Exc. Escor.)
κακὸς καλός
B
κακηλόγος Schn. 112
*177a
Δύσμορφος ἴσθι μᾶλλον ἢ κακὸς λόγοις a(ABBenC,DFHRVars) Plan 436 (εἰς ὕβριν) P.Copt., 101-104? δύσμοιρος Alo Ald
b(KPDiU)
εστιν P.Copt. (1. ἴσθι)
puairovom.H
κακὸς λό-
yo] κακολόγος ABBenC,FHVars : κακὰ λέγων Ὁ : κακότροπος R : κακηγόρος Plan : κακοῖς λόγοις Di : κακὸς λόγοις KPU μᾶλλον [ἢ κακὸς λό]γος
P.Copt.
178 Δίκαιον εὖ πράττοντα μεμνῆσθαι θεοῦ a(ABBenC,DFHVars)
Plan 171 (eig εὐτυχίαν) ar.I 88 πράσσοντα D : πράσσοντας C,
179
Δίκαιος ἴσθι ἵνα δικαίων τύχῃς —
233 —
TESTO
a(ABC,DH)
DEI MONOSTICI
Var 4
Plan 141 (εἰς δίκαιον) ar.I 83, slav. 65 ὃ. ἴσθ᾽ ἵνα καὶ Suc. δὴ τύχῃς Plan ἵνα τ. Richards, Ar., 104
δικαίων δὴ τ. [Κ.
ὃ. ἴ. τῶν δικαίων
Cf. Boiss. IV 438, 4: δίκαιον φιλῶν, μοίρας δικαίων τύχῃς (δίκαιος ὦν, μοί-
ρας δικαίων καὶ τύχῃς corr. Leutsch, Comm., 4).
180 Διπλῶς ὁρῶσιν οἱ μαθόντες γράμματα a(BC,DH) Plan 329 (εἰς παιδείαν) slav. 66 διπλοῦν C,H Plan
181
Δύναμις πέφυκε τοῖς βροτοῖς τὰ χρήματα b(KPDi)
Plan 364 (eig πλοῦτον) P.Copt., 110-112; O.Petr.Mus. 62593 [1], 8 slav. 68 δύναμις πέφίυκε O.Petr.Mus.
ἐν βροτοῖς P.Copt. slav.
182 Δύναται τὸ πλουτεῖν καὶ φιλανθρώπους ποιεῖν a(AB) b(KPDiV) Plan 363 (eig πλοῦτον) slav. 69 = Men. fr. 23 K.-A.: Stob. IV 31a (ἔπαινος πλούτου), 5 (Μενάνδρου
᾿Αλιεῖ);
Hermog. Progymn. IV, p. 9, 12 Rabe (ἁπλαῖ δὲ [γνῶμαι] οἷον"); Ioh. Sard. /r Aphih. Progymn., p. 58, 11 Rabe. καὶ om. B slav.
φίλους V
ποιεῖν Mon.
ποεῖν Stob.(A)
— 234 —
Stob.(M) Hermog.
Ioh. Sard. :
Δ
174 - 209
Cf. Mon. 767. Prisc. Praexercit., Gramm.
Lat. III, p. 433, 8 Keil: possunt di-
vitiae et clementes facere.
183 Δὶς ἐξαμαρτεῖν ταὐτὸν οὐκ ἀνδρὸς σοφοῦ a(ABBenC,DFVars) b(KPDifbis scr.]JU) Plan 8 (eig ἁμαρτίαν) Herm 34 P.Copt., 98-101
ς
ar.I 84, slav. 67 ἐξαμαρτάνειν Wo“ : -μαρτεῖν WoP° cett. ταὐτὸν] ταὐτὸ ABBenC,F Wi: tà αὐτὰ Herm : ταὐτ᾽ Vars : σαυτὸν P οὐκ ἀνδρὸς σοφοῦ] ἀνδρὸς où σοφοῦ Nauck, Mél. 5, 242 Cf. Mon. 204.
184 Διάλυςε, μὴ σύγκρους
A
μαχομένους φίλους
b(KPDIV)
obykpove]
συνεὶς pie PDIV (cvveiopee V legebat Mk., p. 364) : συνείρης Κα
185
Apvög πεσούσης πᾶς ἀνὴρ ξυλεύεται a(ABenC, DFHVars)
U
Plan 154 (eig δυστυχίαν) ar.I 85, slav. 70 = CPGI 394 (App. Prov. II 1: yp. καὶ ξυλοχίσδεται δωρικῶς), II 372 (Apostol. VI 36, Arsen. XIX 9, Macar. III 39); Schol. KGLEA Theocr. V 65a (p.
169, 13 Wendel) [ad ξυλοχίζεται]. Cf. Tosi n. 1039.
186
Δοὺς τῇ τύχῃ τὸ μικρὸν ἐκλήψῃ μέγα -
235 --
TESTO DEI MONOSTICI
a(AB) Plan 423 (εἰς τύχην) ar.l 89 ἐκλείψει
B
τό]
τι α΄. (coniecerat Herwerden, 221)
187 Δεῖ τοὺς μὲν εἶναι δυστυχεῖς τοὺς δ᾽ εὐτυχεῖς a(AB) Plan 155 (eig δυστυχίαν) slav. 73 = Eur. TrGF 208, 3. 1-3: Stob. IV 34 (περὶ τοῦ βίου, ὅτι βραχὺς καὶ εὐτελὴς καὶ φροντίδων ἀνάμεστος), 37 (Εὐριπίδου ᾿Αντιόπης) εἰ δ᾽ ἡμελήθην ἐκ θεῶν καὶ παῖδ᾽ ἐμώ, | ἔχει λόγον καὶ τοῦτο: τῶν πολλῶν βροτῶν | δεῖ -- εὐτυχεῖς.
δὲ A Cf. Hier. Carm. aur. XI 7 (p. 44, 21 Koehler): αὐτομάτως συμπίπτει τόνδε (τὸν CVH)
μὲν εὐτυχῆ εἶναι, ὥς φασι, τόνδε (τὸν LZCVH)
δὲ δυστυχῆ.
188
Δίκαια δράσας σύμμαχον ἕξεις θεόν a(ABC,DH)
Plan 143 (εἰς δίκαιον) ar.I 90, slav. 76 συμμάχου τεύξῃ θεοῦ Plan ar. : συμμαχίαν ἕξεις θεοῦ slav. : συμμάχους ἕξεις
θεούς Mk. 126 Jk. : σύμμαχον ἕξεις θεόν ABC,DH Schn. 121 Cf. AIIM 34: δίκαιος ὧν τὸ θεῖον ἕξεις σύμμαχον.
189
Δεινότερον οὐδὲν ἄλλο μητρυιᾶς κακόν ς Plan 282 (εἰς μητρυιάν) slav. 77 δεινότερον γὰρ οὐκ ἄλλο μητρυιᾶς κακόν Schn. 122
—
236 —
A
174 - 209
*189a
Δεινὸν γὰρ οὐδὲν μητρυιῆς κακὸν πλέον
a(ABBenC,DFVars) δεινὸν γὰρ οὐδὲν μᾶλλον μητρυιῆς x. B
πλέον]
πέλει BenVars
δεινὸν
(corr. ex δεινότερ-) γὰρ οὐ (sic) ἄλλο μητρνυιῆς «kl A
190
Δειλῶν γὰρ ἀνδρῶν δειλὰ καὶ φρονήματα a(ABC,DH) Herm
c
37
P.Copt., 89-92; T.Mon.Ep., ar.I 91, slav. 78 γὰρ om. Herm
12
δειλοῦ γὰρ ἀνδρὸς P.Copt. T.Mon.Ep. ar. Mk. 128 Jk.
καὶ]
τὰ D c Herm : καὶ τὰ P.Copt.
191 Δέσποινα γὰρ γαμοῦντι νυμφίῳ γυνή Α ar.l 92
- Eur. TrGF F 804, 3: Ar. Thesm. 413; CPG II 361 (Apostol. V 93b Arsen. XVIII 35: ᾿Αριστοφάνους). 1-3: Stob. IV 22e (ὅτι ἐν τοῖς γάμοις τὰς τῶν συναπτομένων ἡλικίας χρὴ σκοπεῖν), 109 (Εὐριπίδου Φοίνικος) μοχθηρόν ἐστιν ἀνδρὶ πρεσβύτῃ τέκνα [lac.] δίδωσιν ὅστις οὐκέθ᾽ ὡραῖος γαμεῖ | δέσποινα γὰρ
γέροντι νυμφίῳ γυνή.
Μοη. 191 Jk. = Eur. TrGF F 804, 3.
192 Δίωκε δόξαν κἀρετήν, φεῦγε ψόγον a(BBenC,DFHVars)
b(KPVDi)
P.Copt., 113-115; P.Vind. G 19999 A, 21 ar.I 93, slav. 79
δίωξε
P
δόξην Schn. app. è 4 Mk. 137
καὶ dp. B KPDi
: ἀρετήν BenFVars
—
δόξας -- ψόγους slav. φεῦγε]
237 —
φεῦγε δὲ B KPDIV
κἀρετήν] slav. ar. :
TESTO
DEI MONOSTICI
φεύγετε P.Copt. (φευγεται pap.) : φύγε Hilberg, 216 : φεύγων Mk., Men. et Phil., 317 Nauck, Mel. 5, 242 ψόγον] ψεῦδος P.Copt. (vers. copt.) Cf. Sept. Sap. Rec. Par., 11, 262 Tziatzi: δόξαν δίωκε. Greg. Naz. Carm. I 2 33, 93: δόξαν δίωκε, μήτε πᾶσαν, uno ἄγαν.
193 Δίκαιος ἐὰν ἧς τῷ τρόπῳ χρήσῃ νόμῳ b(KPVDi) O.Petr.Mus. 62593 [1], 4 ar.I 95, slav. 81
= Men. fr. 718 K.-A.: Stob. III 9 (περὶ δικαιοσύνης), 6 (Μενάνδρου). δίκαιος τῷ τρόπῳ χρήσῃ O.Petr.Mus. (om. div [vel ἐὰν] fig)
ἂν Stob. Jk.
Cf. Mon. 206.
194 Δειναὶ γὰρ ai γυναῖκες εὑρίσκειν τέχνας a(ABBenC,DFHVars) ce [Greg.] 16 Herm 38 O.Petr.Mus. 62593 [1], 3 ar.II 8
Paré
= Eur. 177 1032: Stob. IV 22g (ψόγος γυναικῶν), 185 (Εὐριπίδου Toryeveiac);
Flor. Mon. 119. γὰρ Eur. Flor. Mon. Mon. : μὲν Stob.
εὐρεῖν Var 1276
Cf. Tosi n. 1384. 195
Δόλιον ἄνδρα φεῦγε παρ᾽ ὅλον τὸν βίον a(AB)
ς
Herm 39 ar.l 97
δόλιον γὰρ ἄνδρα Mk. 131 Jk. ΟΕ
wWvom.Bec
V. Aes. W, p. 101, 38 Perry: πάντα δεινὸν ἄνδρα φεῦγε.
—
238—
A
174 - 209
*195a
Τὸν δόλιον ἄνδρα φεῦγε παρ᾽ ὅλον τὸν βίον Plan 382 (εἰς πονηρούς)
196 Δαίμων ἐμαυτῷ γέγονα γήμας πλουσίαν a(ABenFVars)
Plan 67 (εἰς γάμον) δαίμων ἐμαυτῷ γέγονα y[ A
δαίμων σεαυτῷ πλουσίαν γήμας ἔσῃ Plan
197
Δούλου δὲ χεῖρον οὐδὲν οὐδὲ τοῦ καλοῦ a(ABenFVars) ς Plan 150 (εἰς δούλους) ar.I 99 = Pallad. AP
ἢ
XI 286, 2. 1-5 (τοῦ αὐτοῦ):
Οὐδὲν
γυναικὸς
χεῖρον οὐδὲ
τῆς
καλῆς (= Mon. 609) δούλου -- καλοῦ | χρήζεις ὅμως οὖν τῶν ἀναγκαίων κακῶν. | Εὔνουν νομίζεις δοῦλον εἶναι δεσπότῃ; | Καλὸς δ᾽ ἂν εἴη δοῦλος «ὁ» τὰ σκέλη κλάσας. δούλου δὲ χεῖρον οὐδὲν]
ὃ. γὰρ χεῖρον οὐδὲν Ben : è. δ᾽ οὐδὲν χεῖρον ς : ὃ.
γὰρ οὐδὲν χεῖρον Thierfelder Jk.
198 Δίδου πένησιν ὡς λάβῃς θεὸν δότην
199 Δίκασον ὀρθῶς καὶ δικαίως δικάσῃ
—
239 —
TESTO DEI MONOSTICI
δίκαιον Jk. : δίκασον H (coniecerat Grilli, 194, sed vd. iam Sternbach, Curae, 210)
ὀρθῶς δίκαζε καὶ δικασθήσῃ καλῶς Erbse Liapis 193
200 Δήμους σοφῶν ὅδευςε καὶ χάριν τύχῃς Η
τύχῃς] ἕξεις HM (δράσεις legebat Sternbach, Curae, 210 adn. 10 : ἕξεις Meyer,
Nachlass, ego) : ἂν τύχοις Pompella Cf. Mon. *1057.
201 Διὰ δὲ σιωπῆς πικρότερον κατηγόρει Plan 401 (εἰς σιωπήν) ar.l 98
διὰ τῆς o. Mk. 659 Jk.
κατηγορεῖ Br. 451 Mk. 659 Liapis 195
202 Δυσπαρακολούθητον δὲ πρᾶγμ᾽ ἐσθ᾽ ἡ τύχη Plan. 424 (εἰς τύχην) ar.I 96 = Men. fr. 380 K.-A.: Stob. IT 1 (περὶ τῶν τὰ θεῖα Epunvevoviov, καὶ ὡς ein ἀνθρώποις ἀκατάληπτος ἡ τῶν νοητῶν κατὰ τὴν οὐσίαν ἀλήθεια), 6 (ΜενάνSpov Ὑποβολιμαίου).
δὲ]
τι Stob. Jk.
ἐστὶν τύχη Stob. Jk.
203 Διὰ τὰς γυναῖκας πάντα τὰ κακὰ γίνεται b(KP) {Greg.] 15 τὰς et tà om. Taur διὰ γυναῖκα πάντα κακὰ γίνεται Vat 1276 ναῖκας πολλὰ γίνεται κακά Var 742
— 240—
διὰ γυ-
A 174 - 209 204 Δὶς πρὸς τὸν αὐτὸν αἰσχρὸν προσκροῦσαι λίθον υ = CPG I
65 (Zenob.
III 29, [B. 329], Diogen.
IV 19, Greg. Cypr. II 15), II
370 (Apostol. VI 29, Arsen. XVIII 90); Sud. è 1267 (II 119 Adler). προσκρούειν Paroem. Sud. : ἐγκροῦσαι Meyer,
Urb., 431 Liapis 198
Cf. Pol. XXXI 11, 5 (IV 327, 7 Büttner - Wobst): ὁ δὲ παρεκάλει μὴ δὶς πρὸς (τὸν) αὐτὸν λίθον πταίειν, ἀλλ᾽ ἐν ἑαυτῷ τὰς ἐλπίδας ἔχειν καὶ τολμᾶν τι βα-
σιλείας ἄξιον. Mon. 183. Sud. pu 972 (III 388 Adler), x 3005 (IV 251 Adler): μὴ πολλάκις πρὸς τὸν αὐτὸν λίθον πταίειν (παίειν u 972) ἔχοντα καιρὸν ὁμολογούμενον. Tosi n. 458.
205 Δίκαιος ἐὰν ἧς πανταχοῦ λαληθήσῃ b(KPDi) T.Mon.Ep., 10 ἧς] εἶ Κ λαληθήσῃ] λαληθῆς K : λάλημ᾽ ἔσῃ Erbse δίκαι]ος ἀνὴρ πανταχοῦ λα[ληθήσει T.Mon.Ep. (Lanowski, 55) ὃ. ἐὰν fig σοῦ λόγος ἔσται πανταχοῦ Boiss. I 154 adn. 5 8. ἐὰν ἧς πάντα γ᾽ ἀβλαβὴς ἔσῃ Meyer, Nachlese, 372
206 Δίκαιος τρόπος ἀδικεῖν οὐ δυνήσεται
b(KPDiV) - Men. fr. 720 K.-A.: Stob. III 9 (περὶ δικαιοσύνης), 8 (Μενάνδρου: cum 719 K.-A. coniunct., separ. Trinc.); [Max.] 5.33./38., 2 (Mevavöpov); Ant. I 13, 805
D, 2 δίκαιος ἀδικεῖν οὐκ ἐπίσταται τρόπος. Men. fr. 719-720 coniuncta in Stob. [Max.] Ant. (vd. Mon. *718a). Mon. 206 Jk. (136 Mk.) = Men. fr. 720 K.-A.
207
Δοῦλος γεγονὼς ἄλλῳ δουλεύειν φοβοῦ
— 241—
TESTO DEI MONOSTICI b(KPVDi) P.Copt., 104-107 ἄλλῳ] ἄλλῳ σὺ Boiss. I 154 adn. 6 : ἑτέρῳ V Mk. 138 Jk. δούλοις πάρος γεγονόσι δ. 6. Schmidt III 73 (δούλῳ π. γεγονότι δ. è. Blaydes, Adv., 164) γενόμενος μισθοφορεῖν ἑτέρῳ d. Erbse
δοῦλος γεγὼς δούλῳ γε δουλεύειν
è. Marcovich, 45 - Comp.
1 108-109 = II 115-116; Aes. Sent. 35 Perry; Aes. Prov.
197 Perry;
Georg. 315: δούλῳ γενομένῳ, «δοῦλε» (add. Boiss. I 28 adn. 2 ad Georg. : σύ Perry), δουλεύειν φοβοῦ | ἀμνημονεῖ γὰρ ταῦρος ἀργήσας ζυγοῦ.
208 Δίκαιος ἴσθι καὶ φίλοισι καὶ ξένοις [Greg.] 13 ar.II 13
φίλοις τε καὶ ξ. Ταῦ,
καὶ φίλοις καὶ τοῖς ξ. Cs
209 Διὰ πενίαν μηδενὸς καταφρόνει [Greg.] 14 ar. 7 δ. n. δὲ μηδενὸς x. Cs (coniecerat Sternbach, Curae, 171)
δενὸς x. Erbse Jk.
— 242—
ὃ. x. σὺ un-
210
Ἔπαινον ἕξεις dv κρατῇς ὡς δεῖ κρατεῖν a(ABBenC,DFHRVars) P.Vind. G 19999 A, 21
ἐὰν KPDi
b(KPDi)
κρατεῖς BC, Di
ὡς] ὧν P.Vind. (coniecerat Mk. 139) Jk. 211
Ἔρως δίκαιος καρπὸν εὐθέως φέρει a(ABBenDFRVars)
b(KPDi)
c
Herm 44 δίκαιος] δικαίων BR Di : δικαίῳ ADFVars Schn. 131 DR : εὐθέα Β ἔργον δίκαιον x. εὖ. è Hirschig, 26
εὐθέως]
εὐθέος
212
Ἐσθλῷ γὰρ ἀνδρὶ ἐσθλὰ καὶ διδοῖ θεός
a(ABBenC,DFHRVars)
b(KPDiVUColl,)
Plan 3 (eig ἀγαθὸν ἄνδρα) P.Copt., 136-139 slav. 93 = Flor. Mon. γὰρ]
137.
δὲ KColl, : om. V
καὶ om. KPDiColl,
.
ἐσθλὰ]
δ᾽ ἐσθλὰ Pompella : τἀσθλὰ
καὶ διδοῖ θεός]
ἀνδρί γ᾽ Bothe, 88
213 Ἔλπιζε
a(ABR)
τιμῶν τὸν θεὸν πράσσειν καλῶς
K
= Chares I 5 Jk. τοὺς θεοὺς Chares Jk.
Liapis 206
καὶ θεὸς νέμει U : καὶ διδάγματα B
πράξειν R Jk.
— 243 —
TESTO DEI MONOSTICI
*213a Ἔλπιζε τιμῶν τοὺς γονεῖς πράξειν καλῶς a(ABBenC,DFHVars) Plan 90 (eig γονεῖς) πράττειν C, : πράσσειν DH 110)
: πρᾶξαι Schn. 146 Mk. 155 (cf. Add. et Corr.,
καλόν H
214 Ἐν ταῖς ἀνάγκαις χρημάτων κρείττων φίλος a(ABenC,DFHRVars)
b(KPDiV)
Vat 5 Ven 15
Plan 464 (εἰς φίλους) ἐν ταῖς ἀνάγκαις] ἐν τοῖς δὲ δεινοῖς Plan : ἐν τοῖσι δεινοῖς Br. 515 σῶν V : κρεῖττον AC,Vars PDi Vat : κρεῖσσον Ven φίλοι A
xpeio-
215 Ἐλεύθερον φύλαττε τὸν σαυτοῦ τρόπον a(ABBenC,DFHRVars) Plan 18 (εἰς ἀρετήν)
b(KPDiU)
ar.I 118, slav. 102 φύλασσε C,DHR
Plan
σαυτοῦ τὸν τρόπον BenFVars
Biov U
Cf. Mon. 711. Comp. I 111 (I 110 = Mon. 759): φύλασσε σαυτὸν ἐγκρατῶς Èλεύθερον.
216 Ἐπ᾿ ἀνδρὶ δυστυχοῦντι μὴ πλάσῃς κακόν a(ABC,DHRVars) b(KPDiU) Plan 156 (eig δυστυχίαν) P.Copt., 134-136 slav. 84 πλάσῃς]
πλάσαις ACH
: πλάσσε D : πράξῃς B : δράσῃς
— 244—
U
κακά D
E
210 - 268
217
Εὐχῆς δικαίας οὐκ ἀνήκοος θεός
a(ABBenC, DFHR)
b(KPDiV)
Plan 184 (eig εὐχήν) ar.l 115
εὐχῆς]
ψυχῆς Pv Alo Ald
Cf. Aesch.
δικαίου PDi
ὁ θεός KPDIV
TrGF F 301: ἀπάτης δικαίας οὐκ ἀποστατεῖ θεός.
218
Ἐκ τῶν γυναικῶν ὄλλυται κόσμος μέγας a(BBenC,DFHRVars)
b(KPDiVUBav)
Ραγ7
Plan 111 (eig γυναῖκα) μέγας]
ἅπας Par : σύμπας U” Bav
219 Ἐν τοῖς κακοῖς τοὺς φίλους εὐεργέτει a(ABenC,DFHVars)
b(KPDiVU)
Plan 466 (eig φίλους)
P.Copt., 124-126
= [Max.] 18.65./66., 1 (Εὐριπίδου); Patm. 31.53, 1 (Eur.). 1-3: ἐν — edepyeτεῖν' | ὅταν γὰρ ἡ τύχη καλῶς διδῷ, τί χρὴ φίλου; | ἀρκεῖ γὰρ ὁ θεὸς αὐτὸς ὠφελεῖν θέλων.
κακοῖς]
κακοῖς δὲ Plan Jk. : κακοῖσι Br. 517 ΜΚ. 147
λον ed. ABenC,DFHVars
Schn. 138
ἐν τ. κ. δὲ τὸν φί-
ἐν. τ. k. δεῖ τὸν φίλον εὐεργετεῖν F
ἐν. τ. x. δεῖ τοὺς φίλους εὐεργετεῖν [Max.] Patm. Liapis 213 (vd. Eur. Or. 666 infra) - Eur. Or. 666: ἐν τοῖς κακοῖς χρὴ (dei ON?) τοῖς φίλοις ὠφελεῖν.
219-*219a Ἐν τοῖς κακοῖς δὲ τὸν φίλον evepyéter εὐεργέτει μὲν ἀλλὰ μὴ κατηγόρει
— 245—
TESTO DEI MONOSTICI 220 Ἔργων πονηρῶν χεῖρ᾽ ἐλευθέραν ἔχε a(ABBenC,DFHVars)
Plan 9 (εἰς ἁμαρτίαν) = Chares I 10 Jk. χεῖρα A Chares
ἐκ πονηρῶν ἔργων χεῖρας ἐλευθέρας ἔχε B
221
Ἔκ τῶν πόνων τὰ καλὰ αὔξεται βροτοῖς
a(AB)
b(KPDIV)
ar.I 101, slav. 82
= Eur. TrGF F 364: Stob. III 29 (περὶ φιλοπονίας [καὶ μελέτης καὶ ὅτι dσύμφορον τὸ ὀκνεῖν]), 9 (Εὐριπίδου Ἐρεχθέως); Stob. III 29, 22 (Εὐριπίδου Ἐρεχθεῖ); Orion. Artb. VII (περὶ ἀρετῆς), 2 (ἐκ τοῦ Ἐρεχθέως); CPG II 392 (Apostol. VII 97a, Arsen. XXIII 3); Anon. In Arist. Eth. Nic. III 2 (CAG XX, p- 153, 19 Heylbut); Alex. Aphr. Ir Arist. Anal. Prior. I 28 (CAG II 1, p. 303, 21 Wallies). Cum Eur. TrGF F 239 coniunct. in Stob. III 29, 22; Orion. CPG II 392.
πόνων τοι τ. Stob. Anon. Paroem. Jk. : π. γὰρ τ. Orion. Mk. 149 τἀγάθ᾽ Stob. Orion.
Paroem.
Mk. Jk. τ᾽ ἀγαθὰ
καλά γ᾽ Führer, Arab., 26 adn. 177
Anon.
τὰ καλὰ]
: tà ἀγαθὰ Alex. : τὰ
αὔξονται Alex.
τοῖς βροτοῖς B
Cf. Luc. Rbet. Praec. 8 (II 320, 22 Macleod): ἀλλὰ τὸν ποιητὴν ἐκεῖνον ἀλήθειαν Sunv λέγοντα ἐκ τῶν πόνων φύεσθαι tà ἀγαθά.
222 Ἐν νυκτὶ τοῖς σοφοῖς βουλὴ γίνεται
a(ABBenC,DF) Plan 57 (eig βουλήν) ar.I 102, slav. 83 ἐν v. γὰρ τοῖς κτλ. F
ἐν ν. τ. σ. γε β. γ. D
ἐν ν. τ. σ. συμβουλὴ γ. Β
ἐν νυκτὶ βουλὴ τοῖς σοφοῖσι γίγνεται Plan Mk. 150 Jk. Cf. Men. Epitr. 251-253: ταῦτ᾽ ἔδοξέ μοι’
ἐν νυκτὶ βουλή, δ᾽ ὅπερ ἅπασι γί-
νεται, | διδοὺς ἐμαυτῷ διελογιζόμην. CPG II 406 (Apostol. VII 47, Arsen. XXIII 89, Zenob. III 97, Diogen. Vind. II 46, Greg. Cypr. L II 4, Apostol.
— 246 —
E
210 - 268
IX 48): ἐν νυκτὶ βουλή. [Epich.] fr. 259 K.-A.: οἴ τι κα ζατῆῇῆς σοφόν, τᾶς νυκτὸς ἐνθυμητέον | πάντα τὰ σπουδαῖα νυκτὸς μᾶλλον ἐξευρίσκεται. Tosi n. 1585.
223 Ἔνεγκε
λύπην καὶ βλάβην ἐρρωμένως
a(ABBenC,DFVars)
Plan 449 (eig ὑπομονήν) ar.I 103, slav. 85
ἐρρωμένως]
ἐυσχημόνως Nauck, Mel. 2, 188 adn. 4; Mel. 4, 229 (coll. Men.
fr. 857, 1 K.-A., vd. infra)
- Men. fr. 857, 1 K.-A. 1-4: Stob. IV 44 (ὅτι dei γενναίως φέρειν tà προσπίπτοντα), 23 (Μενάνδρου) ἔνεγκ᾽ ἀτυχίαν καὶ βλάβην εὐσχημόνως. | τοῦτ᾽ ἔστιν ἀνδρὸς νοῦν ἔχοντος, οὐκ ἐὰν | ἀνασπάσας τις τὰς ὀφρῦς οἴμοι λαλῇ, |
ἀλλ᾽ ὃς τά «γ᾽, αὑτοῦ πράγματ᾽ ἐγκρατῶς φέρει. 857,1
Mon. 223 Jk. = Men. fr.
K.-A.
224 Ἐχθροὺς ἀμύνου μὴ ἐπὶ τῇ σαυτοῦ βλάβῃ Α
Plan 187 (εἰς ἔχθραν) ar.I 104, slav. 86
’rì Plan Mk. 152 Jk.
σαυτοῦ]
σῇ Plan
Cf. PSI II 120, col. II 5: ἀμύνου τὸν ἐ[χθ]ρὸν ἄνευ τῆς σεαυτοῦ BAdBN[c]; Publ. Syr. A 54: amicis ita prodesto, ne noceas tibi.
225
Ἔστι Δίκης ὀφθαλμὸς ὃς tà πάνθ᾽ ὁρᾷ b(KPVUDi) ce [Greg.] 18 Plan 239 (εἰς κρίσιν καὶ εἰς τὴν θεῖαν δίκην) ar.I 100 (II 16)
= TrGF adesp. F 421 = Diph. fr. 136, 5 K.-A. (spurium): Plut. Mor. 1124f; Comp. I 126; Eus. Praep. Evang. XIII 13, 47; Theodor. Graec. Aff. Cur. VI 23 (p. 156, 15 Raeder: καὶ Δίφιλος δὲ ὁ κωμικὸς); [Iustin.] De monarch. III 2,
20, p. 91 Marcovich (AMA
καὶ Φιλήμων πάλιν). Diph. fr. 136 K.-A. 1-14:
Clem. Al. Strom. V 14, 121, 1 (Δίφιλος πάλιν ὁ κωμικὸς τοιαῦτά τινα περὶ τῆς κρίσεως διαλέγεται).
— 247—
TESTO DEI MONOSTICI
ἔστι Mon.(-Plan) : ἔστιν cett.
ἔστι δίκαιος Vat 1276
ὃς πάνθ᾽ ὁρᾷ Var
1276 Ps Μρι (πάντ᾽ Vat 1276) : ὃς πάντ᾽ ἀεὶ ὁ. ΚΡ (ὡς P) : ὃς πάντα ἀεὶ ὁ. Di : ὃς πάντα ὁ. V : ὃς πάντα βλέπει U : ὁ βλέπων πάντα Comp.
Cf. Mon. 605, 688. Polyb. XXIII 10, 3: διότι κατὰ τὴν παροιμίαν ἔστι Δίκης ὀφθαλμός (= Sud. 3 1096 [II 97 Adler], e 3228 ΠῚ 430 Adler]). CPG II 366 (Apostol. VI 8, Arsen. XVIII 64): Δίκης ὀφθαλμός. Plut. Mor. 161e: οὐκ ἔστιν εἷς ὁ Δίκης ὀφθαλμός, ἀλλὰ πᾶσι τούτοις ἐπισκοπεῖ κύκλῳ ὁ θεὸς τὰ πραττόμενα περὶ γῆν τε καὶ θάλατταν. Dionys. TrGF 76 F 5: Stob. I 3 (περὶ τῶν vo-
μιζόντων μὴ εἶναι πρόνοιαν καὶ ἑπομένας ταύτῃ θείας ἐπὶ τῇ τοῦ παντὸς διοικήcei δυνάμεις), 19 (Διονυσίου) ὁ τῆς Δίκης ὀφθαλμὸς ὡς δι᾽ ἡσύχου | λεύσσων προσώπου πάνθ᾽ ὁμῶς ἀεὶ βλέπει. TrGF adesp. F 510, 2: Stob. I 8 (περὶ χρόνου οὐσίας καὶ μερῶν καὶ πόσων εἴη αἴτιος), 19 (-), 2 ὀξὺ βλέπει γὰρ ὁ χρόνος, ὃς τὰ πάνθ᾽ ὁρᾷ. Eur. EL 771: & θεοί, Δίκη τε πάνθ᾽ ὁρῶσ᾽, ἦλθές ποτε. Comp. IV 42-43: ἄνθρωπος ὧν μηδέποτε καθ᾽ ἑτέρου κακὸν | ἀδίκως φρονήσῃς" ἡ Δίκη
γὰρ πάνθ᾽ ὁρᾶ. Tosi n. 1082.
226 Εὔτολμος εἶναι κρῖνε, τολμηρὸς δὲ μή a(ABBenDFVars)
ς
Plan 417 (εἰς τόλμαν) Herm 40 ar.I 105, slav. 87
εἶναι κρῖνε] ἔσο κρίνων c Herm (κρίνων om. AixVin): οὖν κρίνειν
κρῖνε]
κρῖναι BBenVars
227 Ἐφόδιον εἰς τὸ γῆρας αἰεὶ κατατίθου Α
Plan 80 (εἰς γῆρας) ar.I 106, slav. 88
γῆρας κατατίθει A ἐφόδια νέος ὧν εἰς τὸ γῆρας κατατίθου Nauck, Mel. 5, 243 (coll. Mon. *227a, infra)
*227a
Νέος ὧν ἐφόδιον εἰς γῆρας κατατίθου
C, 2 γῆρας]
b(KPDi) τὸ γῆρας Boiss. I 157 adn. 8
— 248—
E 210 - 268 228
Ἔρωτα παύει λιμὸς ἢ χαλκοῦ σπάνις a(ABenC,DFHVars)
ς
Ven7
Herm 41 ar.I 107, slav. 89 ἔρωτας Ven
παῦσαι D"8
χρυσοῦ BenDFVars
“Οὐδ. AP IX 497; CPG II 754 (Mant. Prov. I 61): ἔρωτα παύει λιμός, ei δὲ un, χρόνος. | ἐὰν δὲ μηδὲ ταῦτα τὴν φλόγα σβέσῃ, | θεραπεία σοι τὸ λοιπὸν ἠρτήσθω βρόχος. D.L. VI 86; Sud. x 2341 (III 182, 20 Adler): ἔρωτα παύει λι-
μός, εἰ δὲ μή, χρόνος | ἐὰν δὲ τούτοις μὴ δύνῃ χρῆσθαι (ἂν δὲ μηδὲ τούτῳ δύνασαι 554.), βρόχος. Cf. Iul. Or. 6, 1984: ἔρωτα λύει λιμὸς ἂν δὲ τούτῳ χρῆσθαι μὴ δύνῃ, βρόχος. Tosi n. 1827.
229 Εὔτακτον εἶναι τἀλλότρια δειπνοῦντα δεῖ Α Plan 16 (εἰς ἀρετήν) slav. 90 τὸν ἀλλότριον A
230 Ἑαυτὸν οὐδεὶς ὁμολογεῖ κακοῦργος ὦν
A
b(KPDiV)
Plan 383 (eig πονηρούς) slav. 91
231
Ἐν πλησμονῇ Κύπρις γάρ, ἐν πεινῶσι δ᾽ οὔ a(ABenC
DFHVars)
ar.I 108, slav. 92 = Eur. TrGF F 895: Ath. VI 99, 270c (παρ᾽ οὗ ὁ σοφὸς Εὐριπίδης λαβὼν ἔφη);
Eust. In Od., p. 1596, 45 (Εὐριπίδης φησίν); Schol. L8U8E8 Theocr. X 9 (p.
— 249—
TESTO DEI MONOSTICI
225, 26 Wendel: ὑποβάλλει δὲ τὸ τοῦ Εὐριπίδου); Schol. Soph. Ant. 781, p. 127 Elmsley (καὶ ἡ παροιμία); Lib. Or. 64, 107 (IV 490, 11 Foerster); Greg. Naz. De Virtute, 588; Miller, Mélanges, 381 (Prov.).
γὰρ Κύπρις H Schol. Theocr. : μὲν K. Lib. : τοι K. cett. Mk. 99 1Κ. ἐν πεινῶσι] γὰρ πεινῶσι A : ἐν πεινῶντι Ath. Lib. : πεινῶντι Eust. δὲ Lib. ἐν πλησμονῇ γὰρ ἀλλ᾽ οὐκ ἐν λιμῷ (510) Ε Cf. Mon. 263, Ἐ1069. Antiph. fr. 238 K.-A.: Ath. Epit. I 28, «> ἔστιν ὄψον
χρηστόν, ἐπαγωγὸν πάνυ | οἶνός te Θάσιος καὶ μύρον καὶ στέμματα | ἐν πλησμονῇ γὰρ Κύπρις, ἐν δὲ τοῖς κακῶς | πράσσουσιν οὐκ ἔνεστιν ᾿Αφροδίτη βρο-
τοῖς. Clem. Al. Strom. III 2, 10, 1: ἐν πλησμονῇ τοι Κύπρις. [Arist.] Probl. X 47, 8964 24: ἐν πλ. γὰρ Κύπρις. Them. Or. 13, 164b: καὶ τίκτει κόρος ὕβριν καὶ πλησμονή τοι Κύπριν. Plut. Mor. 126c: ἐν πλησμοναῖς K., 9170: ἐν πλησμονῇ K. Ael. N.A. VIII 1: συμπλέκτονταί τε αὐταῖς καὶ τῆς ᾿Αφροδίτης ἐν
πλησμονῇ. Liapis 321-323.
232 Ἔνεισιν ἐν γυναιξὶ σώφρονες τρόποι Α _b(KV) slav. 94 Ἰσὶ καὶ ἐν y. o. τ. A : ἔνεισιν ἐν γυναιξὶ KV : ἔνεισι καὶ γυναιξὶ Schn. 151
Mk. 160 Jk. (καὶ hab. slav.) Cf. CPG
ἐν] κἀν Blaydes, Adv., 165 Liapis 226
74 (Zenob. III 73), II 163 (Macar. III 82): ἔνεισιν ἐν δειλοῖσιν dv-
δρεῖοι λόγοι.
233 Ἐν γὰρ γυναιξὶ πίστιν οὐκ ἔστιν ἰδεῖν a(ABenC, ὈΕΗΝ 415) Plan 110 (εἰς γυναῖκα)
Par 8
ar.I 110, slav. 96 γὰρ om. BenVars Par
γυναιξὶ]
γυναιξὶν Vars : γυναικὶ F
ἔνεστ᾽ Plan
Mk. 161 : ἔνεστιν BenC,Vars : ἔστιν DFH Par : ἔξεστ᾽ Schmaltz Jk. εἶναι BenVars
234
Ἐλευθέρου γάρ ἐστι τἀληθῆ λέγειν —
250 —
ἰδεῖν]
E
210 - 268
a(ABC,DH) b(KPDi) Plan 17 (eig ἀρετήν) P.Copt., 115-118 slav. 95 ἐλεύθερα
A
ἐστι]
ἀνδρὸς ABC,DH Plan slav.
τἀληθῆ]
ἀλήθειαν slav.,
coniecerat Br. 5 ἐλεύ[θερος γὰρ ἀἸνὴρ ἀληθῆ λέϊγει P.Copt. : ἐλεύθερος γὰρ ἀνὴρ ἀλήθειαν λέγει Koenen (ap. H.-W.) Liapis 228
235 Ἔστι
κἀν κακοῖσιν ἡδονῆς τι μέτρον
ς ar.I 112, slav. 98 ἔνεστι κἀν x. ἡ. μ. Mk., p. 365
ἔστιν τι κἀν κ. ἡ. μι JE.
ἔστιν τι κἀν x.
ἡ. μέρος Nauck, Mel. 2, 338 Cf. Eur. TrGF F 573: ἀλλ᾽ ἔστι γὰρ δὴ κἀν κακοῖσιν ἡδονὴ | θνητοῖς, ὀδυρ-
μοὶ δακρύων 7’ ἐπιρροαί: | ἀλγηδόνας δὲ ταῦτα κουφίζει φρενῶν | καὶ καρδίας ἔλυσε τοὺς ἄγαν πόνους.
236 Ἔνιοι κακῶς φρονοῦσι πράττοντες καλῶς A Plan 505 (eig φρόνησιν) ar.I 113
πράσσοντες Plan
237 Ἐχθροῖς ἀπιστῶν οὔποτ᾽ div πάθοις βλάβην a(ABBenC,DFHVars)
c
Plan 188 (eig ἔχθραν) Herm 42 ar.I 114, slav. 99 = CPG
II 432 (Apostol. VIII 21a, Arsen. XXV
ἀπειθῶν F
οὔποτ]
οὔπω γ᾽ Vars
πάθοις]
Herm
—
251 —
32). πάθῃς BenC,DH
: λάβῃς c
TESTO DEI MONOSTICI
238 Ἐὰν è’ ἔχωμεν χρήματα, ἕξομεν φίλους Α
Plan 365 (εἰς πλοῦτον) ar.I 116, slav. 100 χρήμαθ᾽ Plan Mk.
165 Jk.
Cf. Mon. 247.
239 Ἐχθροῦ rap’ ἀνδρὸς οὐδέν ἐστι χρήσιμον
a(ABC,H) ar.I 117, slav. 101
nop’] γὰρ H *239a
Ἐχθροῦ παρ᾽ ἀνδρὸς μὴ δέχου συμβουλίαν a(BenDFVars)
Cf. Mon. 705.
240 Εὐκαταφρόνητός ἐστι σιγηρὸς τρόπος
a(AC,DH)
b(KPDi)
c
Plan 403 (εἰς σιωπήν)
P.Copt., 120-123
ar.I 119, slav. 103 εὐκαταφρόνητον c Plan : εὐκατάγνωστος H : εὐκαταφρόνητος cett. : οὐ κατα-
φρόνητος Hirschig, 27 : ἀκαταφρόνητος Richards, Ar., 104 (vd. Ὁ infra) ἀκαταφρόνητος o. τ. Ὁ
Blaydes, Adv., 165)
ἐστι om. c
τρόπος]
ἔστ᾽
σιγηλὸς C, (coniecerant Br. 454,
ἄνθρωπος slav., cf. ev[xatag]povertac ἐστιν
avöpols..... loc P.Copt. Cf. Men. Georg. fr. 1, 1 Sandb.: Stob. IV 32b (περὶ πενίας" πενίας ψόγος), 24 (Μενάνδρου Γεωργῷ), 1, εὐκαταφρόνητόν ἐστι, Fopyia, πένης. Adesp. fr. 121,
—
252—
E
210 - 268
3 K.-A.: εὐκαταφρόνητός ἐστιν πενία, Δερκύλε. Comp. I 136: εὐκαταφρόνητός ἐστιν πανταχοῦ πένης. V. Aes. W, p. 98, 21 Perry: ἄνδρες Σάμιοι, εὐκαταφρονήτους ἡ ἀμορφία εἴωθε ποιεῖν τοὺς νοῦν ἔχοντας σώφρονα καὶ ὄντας εὐγενεῖς τὸ λαλεῖν.
241
Eis ἐστι δοῦλος οἰκίας ὁ δεσπότης a(AC,DH) Plan 151 (eig δούλους) ar.I 120, slav. 104
= Men. fr. 506 K.-A.: Lib. Or. 25, 66 (II 569, 10 Foerster: Μένανδρος ὁ Διοπείθους καὶ πλεῖστα τοῖς οἰκέταις ἄρα τοῖς αὐτοῦ δεδουλευκὼς οὕτως ἔσχεν
εἰπεῖν τὸ “εἷς -- δεσπότης᾽); Aristid. Or. 3, 133 (τὸ τοῦ κωμῳδιοποιοῦ [cf. Schol., Ρ. 519, 25 Dind.]); Nicol. Progymn. p. 27, 7 Felten; Schol. anon. in Aphth., Rbet. Gr. II 23, 24; 594, 3 Walz. gi gonv A
οἰκίας om. Nicol., add. Schol. (PAc)
242
Ἐμπειρία γὰρ τῆς ἀπειρίας κρατεῖ a(ABenDFVars ) Plan 506 (εἰς φρόνησιν)
slav. 105 (var.) = Eur. TrGF F 619, 3. 1-3: Stob. IV 50a (περὶ γήρως ὅτι οὐ φαῦλον), 17 (Εὐpınidov Πηλεῖ) τὸ γῆρας, ὦ παῖ, τῶν νεωτέρων φρενῶν | σοφώτερον πέφυκε κἀσφαλέστερον, | ἐμπειρία -- κρατεῖ.
γὰρ] τε Stob.(SMA : om. Mac) ἡ ᾿μπειρία Porson, Adv., 154 ἠθικῇ γὰρ τῆς ἀπειρίας κράτει slav. (rest. Moranı)
243
Ἐπιλανθάνονται πάντες οἱ παθόντες εὖ
A
b(KPDIV)
Plan 30 (eig ἀχαριστίαν) slav. 106 ἐπιλανθάνουσι Di
—
253 —
ἐμπειρίᾳ
TESTO
DEI MONOSTICI
244 Ἔνιοι δὲ καὶ μισοῦσι τοὺς εὐεργέτας Α ar.l 121
243-244 dist. sec. Schn. 161-162 Bothe, 88 Mk., Ed. Min., xxi Meyer, Nachlass JK.
245 Ei μὴ φυλάσσεις tà μικρά, ἀπολεῖς tà μείζονα a(AB) Plan 397 (eig προσοχήν) ar.l 123
φυλάξεις Br. 448 Blaydes, Adv., 165 ἀπολέσεις τ μ. A
τὰ μικρά]
μίκρ᾽ Plan Mk. 172 Jk.
ὀλεῖς τὰ μεγάλα Β
246
Εἰ θνητὸς εἶ, βέλτιστε, θνητὰ καὶ φρόνει a(ABBenC,DFHVars)
[Greg.] 17 Plan 276 (eig μετριότητα) ar.I 124 (II 15)
= Antiph. fr. 282 K.-A.: Stob. III 21 (περὶ τοῦ γνῶθι σαυτὸν), 4 (Αντιφάνους); Theosoph. II 27 (ὅτι Μένανδρος παραινεῖ, post Philem. fr. 164 K.-A., ante Mon. 781); [Max.] 49.15./56.16 (Ἀντιφάνους); Ant. I 59, 960 C (Antiph.); Grom. Bas. 52 (Ἀντιφάνης εἴρηκεν).
βέλτιστα Stob.(S)
καὶ θνητὰ φρόνει H
Cf. Sept. Sap. Rec. Par., 6, 259-260 Tziatzi: θνητὰ φρόνει. 247
Εὔχου δ᾽ ἔχειν τι, κἂν ἔχης ἕξεις φίλους a(ABenVars)
c
Plan 465 (eig φίλους) Herm 43
— 254—
E
δ᾽ om. A c Herm
210 - 268
κἂν ἕξεις ἔχεις φίλους A
Cf. Mon. 238.
248 Ἔστι τὸ τολμᾶν, ὦ φίλ᾽, ἀνδρὸς οὐ σοφοῦ Α Plan 418 (εἰς τόλμαν) ἐστὶ A : ἔστιν Plan Mk. 175 Jk. - Eur. Hel. 811: Stob. IV 13 (περὶ στρατηγῶν καὶ περὶ τῶν κατὰ πόλεμον χρειῶν ὑποθῆκαι), 21 (Εὐριπίδου Ἑλένης) εἴσῃ (ἴσθι Stob.)‘ τὸ τολμᾶν È ἀδύνατ᾽ ἀνδρὸς οὐ σοφοῦ.
249 Εὔπειστον ἀνὴρ δυστυχὴς καὶ λυπούμενος ς
εὔπιστον c*
: εὔπειστον cP° (ει add. ςἢ)
εὔπιστον ἀτυχὴς ἐστ᾽ ἀνὴρ λυ-
πούμενος Mk., 365 εὔπειστόν ἐστι δυστυχὴς ἀνὴρ dei Blaydes, Adv., 165 εὔπειστόν ἐσθ᾽ ὁ δυστυχὴς λυπούμενος Erbse
Cf. Men. fr. 286, 1 K.-A. 1-3: Stob. IV 40 (περὶ κακοδαιμονίας), 5 (ΜενάνSpov Παρακαταθήκης) εὔπιστον (εὔπειστον Mk. ad Stob.) ἀτυχῶν ἐστιν ἄνθρωπος φύσει" | τὸν πλησίον γὰρ οἴεται μᾶλλον φρονεῖν | ὁ τοῖς λογισμοῖς τοῖς ἰδίοις πταίων ἀεί.
*249a
Ἄπιστος ἀνὴρ ἀτυχὴς καὶ λυπούμενος B (in sect. €) 250
Ἐξ ἡδονῆς γὰρ φύεται τὸ δυστυχεῖν Β
ς
Plan 157 (εἰς δυστυχίαν) ar.l 1238
—
255 —
TESTO DEI MONOSTICI 251 Ἐλεεινότατόν μοι φαίνεται ἀτυχία φίλου
B
b(KPDIV)
ἐλεεινότατον]
ἐλεεινόν
B
φαίνετ᾽ Mk.
180 Jk.
252 Ἐν μυρίοισι τὰ καλὰ γίνεται πόνοις a(ABC,DF)
Plan 494 (eig φιλοπονίαν) ar.I 127
ἐν] σὺν Br. 555 (vd. Stob. infra) μυρίοις B Plan vd. *252a γνεται Plan Br. 555 Mk. 176 Jk. : γίνονται B : κτᾶται C,DF
γίνεται]
yi-
- Eur. TrGF F 236: Stob.($ : om. MA) III 29 (περὶ φιλοπονίας [καὶ μελέτης καὶ ὅτι ἀσύμφορον τὸ dkveîv]), 44 (Εὐριπίδου ᾿Αρχελάῳ); CPG II 647 (Apostol. XV 76a, Arsen. XLVII 9, XXXVI 24: Εὐριπίδου ᾿Αρχελάῳ) σὺν μυρίοισι τὰ καλὰ γίγνεται πόνοις.
*252a
Ἐν μυρίοις τὰ σῖτα καλὰ γηπόνοις
253
Εὐνοῦχος ἄλλο θηρίον ἐν τῷ βίῳ ς Herm
ἄλλο]
45
ἄλλως Schmidt III 77
βίῳ Mk. 185 Jk.
ἐν τῷ βίῳ Herm:
τῶν ἐν τῷ βίῳ ς : τῶν ἐν
254
Ἔλπιζε πάντα μέχρι γήρως ἄνθρωπος ὦν —
256 —
E 210 - 268 b(KPDi) Plan 167 (eig ἐλπίδας) ἄνθρωπος]
θνητὸς Plan Mk. 661 Jk.
Cf. Sept. Sap. Rec. Par., 111, p. 320 Tziatzi: ἔλπιζε ὡς θνητός. Mon. *1051.
255
Εἰς τὰς μεταβολὰς δὲ τῆς τύχης σκόπει b(KPDi) P.Copt., 139-141
eig τ. μ. δεῖ σε τῆς τύχης σκοπεῖν Meyer, Nachlass Jk.
εἰς τὰς δὲ μετα-
βολὰς σὺ τῆς τύχης σκόπει Boiss. I 154 adn. 8
Cf. Men. fr. 311 K.-A. (ad Mon. 745).
256 Ἔργοις φιλόπονος ἴσθι, μὴ λόγοις μόνον
b(KPDIV) Plan 493 (εἰς φιλοπονίαν) φιλοπόνοις P
257
Εὑρεῖν τὸ δίκαιον πανταχοῦ οὐ ῥάδιον b(KPDiV) τὸν δίκαιον
K
πανταχοῦ KPDiV Schn. app. ε 2 : πανταχῶς Mk. 178 Jk.
258
Ἐνίοις τὸ σιγᾶν κρεῖττόν ἐστὶ τοῦ λαλεῖν
b(KPDIV) Plan 402 (eig σιωπήν) P.Copt., 118-120; T.Mon.Ep.,
14-15
—
257—
TESTO DEI MONOSTICI
ἐστι κρεῖττον KPDiV Plan : κρεῖττόν ἐστι P.Copt. T.Mon.Ep. Jk. yeıv Plan
τοῦ λέ-
*258a Νέοις τὸ σιγᾶν κρεῖττόν ἐστι τοῦ λαλεῖν
b(KPDiVU) λαλεῖν]
λέγειν U
259 Ἐν παντὶ τρόπῳ δεῖ τὸν ἄνδρα εὖ φρονεῖν b(KPDi) ar.I 125
ἐν παντὶ δεῖ τρόπῳ Boiss. I 154 adn. 10Jk. Jk.
ἀνδρ’ εὖ K : ἄνδρα γ᾽ εὖ Schmaltz
260 Ἐσθλοῦ
γὰρ ἀνδρὸς γῆρας εὐπροσήγορον
b(KPDi) ar.I 109
= TrGF adesp. F 552: Stob. IV 50c (ὅτι τὸ γῆρας ἀνέπαχθες καὶ πολλῆς ai800g ἄξιον ἡ σύνησις ἀπεργάζεται), 87 (-). Cf. Mon. 212.
261 Εἰσὶ καταφυγὴ πᾶσιν οἱ χρηστοὶ φίλοι
b(KPDi) εἰσὶν Boiss. I 154 adn. 11 Jk.
262 Ἔχει τὸ πικρὸν τῆς γεωργίας γλυκύ —
258—
E
210 - 268
U
slav. 109
= Men. fr. 781 K.-A.: Stob. IV 15b (περὶ γεωργίας" eig τὸ ἐναντίον), 20 (Mev&vöpov, ante Men. fr. 782 K.-A.; fr. 782, 1 = Mon. 620 [U]). τὸ]
τι τὸ Stob.
263 Ἐν πλησμονῇ μέγιστον ἡ Κύπρις κράτος U
κράτος]
κρατεῖ Snell
Cf. Mon. 231, *1069.
264
Εἰκὼν δὲ βασιλεύς ἐστιν ἔμψυχος θεοῦ Plan 38 (εἰς βασιλέα)
*264a
Βασιλεία ἐστὶν εἰκὼν ἔμψυχος θεοῦ ς slav. 36 var. (litt. ß inc.) B. δ᾽ ἐστὶν εἰκὼν κτλ. Schn. (app. B) p. 215 : B. δ᾽ εἰκών ἐστιν κτλ. Mk. 79 (p. 363)
ἔμψυχος εἰκών ἐστι βασιλεία θεοῦ Jacobi, CCXCV
εἰκών ἐστιν ἔμψυχος θεοῦ slav. Cf. Boiss. I 128: δίκαιος ἀνὴρ εἰκὼν θεοῦ. Mon. 8895.
265
Ἐν δ᾽ εὐπροσηγόροισίν ἐστί τις χάρις Plan 277 (εἰς μετριότητα) = Eur. Hipp. 95. —
259 —
βασιλεὺς δ᾽
TESTO DEI MONOSTICI
266 Ἔλεγχε σαυτὸν ὅστις εἶ πράττων κακῶς [Greg.] 19 ar.II 35
ei om. Vat 1276
κακά Taur : καλῶς Vat 1276
- Zen. SVF I 237, p. 57, 11: Stob. III 14 (περὶ κολακείας), 4 (Ζήνωνος); [Max.] 11.29./36; Ant. I 52, 941 Ὁ; Patm. 24.46 (Zen.) ἔλεγχε σαυτὸν ὅστις el, καὶ
μὴ πρὸς χάριν | dov”, ἀφαιροῦ δὲ κολάκων παρρησίαν.
267 Ἐν ἀργύρῳ μάλιστα κρίνεται τρόπος [Greg.] 20 ar.Il 17 ἐν ἀργυρίῳ Coll Ps Vat 742 Vat 1276
μάλιστα]
μάλα Vat 742
τρόπῳ
Ps
268
Ἔχε δὲ μᾶλλον συνεσταλμένην γλῷσσαν Ven 13 ἔχοις μάλιστα γλῶσσαν ἐγκεκλῃμένην Erbse
εὖ ἐσταλμένην Marcovich, 45
- 200 --
ἔχοις δὲ μᾶλλον γλῶσσαν
269 Ζήσεις βίον ἄριστον, ἂν θυμοῦ κρατῇς a(ABC,DFHRVars)
b(KPVUDi)
ε
[Greg.] 21 Plan 311 (eig ὀργήν) Herm 46 P.Bour. 1, f. VIIIr 3-4; P.Copt., 144-146 (vers. copt.); T.Würz. K 1020
ar.I 128 (II 36), slav. 40 ζῆς Vars
ἄριστον ABC,DFH
K Herm Schn. 168 : κάλλιστον [Greg.] : κρά-
τιστον PDiVU c Plan P.Bour. T.Würz. Mk. 186 Jk. : εὔχρηστον Vars : ἥδιcwvR ἄν] ἢν P.Bour. Rs S Jk. : et R KPDIVU : ἂν cett. κρατεῖς BR KPDIVU
Mpt
[ζήσεις βίον κράτιστον ei θυμοῦ κρα]τεῖ[ς P.Copt.
Cf. Boiss. IV 438, 6: ζήσεις βίον ἄριστον εἰ ῥᾷστα δράσεις. Sept. Sap. Rec. Par.,, Chilo 13, 181-182 Tziatzi; V. Aes. G, p. 109, 14 Perry; V. Aes. W, p.
101, 43 Perry: θυμοῦ κράτει.
270
Ζήτει σεαυτῷ καλλίστην εὐδοξίαν a(ABBenC,DFHRVars) P.Copt., 146-148
b(KPDi)
ζήσεις ἑαυτῷ H σεαυτῷ] σεαυτὸν A Schn. 169 Mk. 187 καλλίστην] καλλειπεῖν ΚΡ : καλλιπεῖν Liapis 263 (cf. Grilli, 192) : καταλιπεῖν ΜΚ. (p.
365) Jk.
*270a
Ζήτει σεαυτῷ δόξαν ἐγκαταλιπεῖν Plan 147 (εἰς δόξαν)
271
Ζήτει γυναῖκα σύμμαχον τῶν πραγμάτων -
261 ---
TESTO DEI MONOSTICI
a(ABH)
Par 10
Plan 113 (eig γυναῖκα) ar.l 132, slav. 119
*271a
Ζήτει σεαυτῷ σύμμαχον τῶν πραγμάτων a(ABBenC,DFHRVars) P.Copt., 155-156
b(KPDi)
C. 0. πραγμάτων σύμμαχον C,
272
Ζῶμεν πρὸς αὐτὴν τὴν τύχην οἱ σώφρονες a(ABC,DH)
273
Ζῶμεν γὰρ οὐχ ὡς θέλομεν ἀλλ᾽ ὡς ἀγόμεθα A b(KPDiV) Plan 45 (eig Biov) P.Copt., 152-155 slav. 111
= Men. fr. #47 K.-A.: CPG 188 (Zenob. IV 16, Diogen. IV 100), II 116 (Greg. Cypr. Mosq. III 57); Sud. & 133 (II 512 Adler); Jos f. 1627 (περὶ βίου). ἀγόμεθα KPDiV P.Copt. (vers. copt.) : δυνάμεθα A Plan Jos Mk. 190 Jk. om. A V Jos Greg. Cypr. Cf. Mon.
γὰρ
104, 329. Ter. Andr. 805: ut quimus, aiunt, quando ut volumus non
licet. Herond. II 9-10: καὶ ζῶμεν οὐχ ὡς βουλόμεθα, ἀλλ᾽ ὡς ἡμέας | ὁ καιρὸς ἕλκει. Tosi n. 493.
274
Ζῆθι προσεχόντως ὡς μακρὰν ἐγγὺς βλέπων
-
262 ---
Z
269 - 285
P.Vind. G 19999 A, 19? slav. 113 ζῶον προσεχόν[τ]ως τ
275
Ζήλου τὸν ἐσθλὸν ἄνδρα καὶ τὸν σώφρονα a(ABBenC,DFHVars)
Plan 4 (εἰς ἀγαθὸν ἄνδρα) slav. 114 alt. τὸν om. BBen
276
Ζωῆς πονηρᾶς θάνατος αἱρετώτερος a(ABBenC,DFVars)
ς
[Greg.] 22 Plan 198 (εἰς θάνατον) Herm 47
P.Copt., 40-43
ar.I 129 (II 18), slav. 115
= Aesch. TrGF F 466, 1 (dubium). 1-3: Stob. IV 53 (σύγκρισις ζωῆς καὶ θαvarov),
17 (Αἰσχύλου)
ζωῆς — αἱρετώτερος᾽
| τὸ μὴ γενέσθαι
δ᾽ ἐστὶν ἢ ne-
φυκέναι [κρεῖσσον κακῶς πράσσοντα. ζωῆς πονηρᾶς]
Radt (TYGF)
βιος arcyuvov P.Copt. (βίος αἰσχύνης Jk.) : βίου γὰρ αἰσχροῦ
αἱρετώτερος]
ἔσται κρεῖττον D legebat Meyer, Nachlass (lo-
cus desperatus) : αἱρετέος Ben : εὐπορώτερος Stob. Br. 225 : epırwtepoc P.Copt.
θάνατος]
μόρος Taur
Cf. Aesch. TrGF F 90: Stob. IV 53, 15 (Αἰσχύλου Ἰξίονος); Flor. Mon. 134; Flor. Leid. 127 βίου πονηροῦ θάνατος εὐκλεέστερος. Comp. I 62: τῷ δυστυχοῦντι θάνατος αἱρετώτερος (I 61 = Mon. 645). CPG II 257 (Apostol. I 67c, Arsen. II 22): αἱρετώτερον καλὸν θάνατον ἀντὶ τοῦ αἰσχροῦ βίου (cf. Xen. Lac. IX 1). Mon. 772.
277 Ζῆν βουλόμενος μὴ πρᾶττε θανάτου ἄξια
a(AB)
b(KPDiV) —
263—
TESTO DEI MONOSTICI
Plan 190 (εἰς ζωήν) P.Copt.,149-152; T.Mon.Ep.,
15-16
ar.l 130, slav. 116 0. ἔργα slav. : 6. γ᾽ &. Mk. (p. 365) Jk.
278
Ζῆλος γυναικὸς πάντα πυρπολεῖ δόμον a(ABC,DH) ς Plan 112 (εἰς γυναῖκα) Herm 48 ar.l 131, slav. 117
= (ΡΟ II 437 (Apostol. VIII 34i, Arsen. XXVII 49). πάντα] ἀνδρὸς c Herm ar. δρόμον Herm (δόμον 1.258)
γυναικὸς}
νομικὸς AC,DH
: om. ar.
δόμον]
279
Ζῆν ἡδέως οὐκ ἔστιν ἀργὸν καὶ κακόν € ar.l 133, slav. 120
280
Ζῆν αἰσχρὸν οἷς ζῆν ἐφθόνησεν ἡ τύχη Β Plan 191 (εἰς ζωήν) Cf. Mon. 855, #913.
281
Ζήτει συνάγειν ἐκ δικαίων τὸν βίον
a(ABCDH) 1}
Vat 6
Plan 229 (eig κέρδος) ζήτει δὲ o. Jk. : ζητεῖτε o. Grilli, 194
συνάγων AC,DH
Plan Jk. : συναγαγεῖν Br. 263 Schn. 178 Mk. 196 (cf. p. 365)
— 264—
Vat : συνάγειν B
Z 269 - 285 282 Ζευχθεὶς γάμοισιν οὐκ ἔσται ἐλεύθερος a(ABBenC,FVars)
ς
Plan 68 (εἰς γάμον) Herm 49 ar.I 134
= Hippoth. TrGF 210 F 3, 1: Stob. ΙΝ 22b (ὅτι οὐκ ἀγαθὸν τὸ γαμεῖν), 52 (Inποθόου).
1-3: δῖον. IV 22a (περὶ γάμου’
ὅτι κάλλιστον ὁ γάμος), 13 (Eöpınt-
δου ᾿Αντιγόνης, sed cf. Eur. TrGF F 164) ζευχθεὶς -- ἐλεύθερος | ἀλλ᾽ ἕν γ᾽ ἔχει τι χρηστόν᾽ ἐν κήδει γὰρ dv | ἐσθλῷ δέδοικε μηδὲν ἐξαμαρτάνειν. οὐκ ἔσται BenVars
: οὐκέτι ἔσται A : οὐκ ἔσῃ Β : οὐκέτ᾽ ἧς C, : οὐκέτ᾽ ἂν
F :οὐκ ἔστιν c Herm : οὐκέτ᾽ ἔστ᾽ Stob.? Jk. : οὐκ ἔτ᾽ ἔστ᾽ Stob.? Schn. 179 »» Mk. 197 : οὐκέθ᾽ eig Erbse ζ. γ. οὐκ ἐλεύθερος γ᾽ ἔσῃ Plan
283 Ζῆν οὐκ ἔδει γυναῖκα κατὰ πολλοὺς τρόπους a(AB) b(DiP) ς Plan 114 (εἰς γυναῖκα)
Par9
ar.I 135
284
Ζῶμεν ἀλογίστως μὴ προσδοκῶντες θανεῖν b(KPDiV) [Greg.] 24 ar.II 19 ἀλόγως Taur
μὴ προσδοκῶν Taur : μὴ προσδοκοῦντες Schn.
Sox@vtec μὴ Mk. 200 Liapis 277 : προσδοκοῦντες μὴ Jk. ζ. di. μὴ προορῶντες τὸν μόρον Cs
ζῶν ἀλογίστως οὐ προσδοκᾷ
Vat 742
Cf. Ion 72: ζῶμεν ἀνέντως, μὴ προσδοκῶμεν θανεῖν.
285 Ζῆσον μετρήσας τὸν βίον πρὸς τὸν χρόνον {Greg.] 23 ar.II 37
χρόνον]
τρόπον Coll
—
265 —
182 : προσ-
τῷ θανεῖν Taur τις θανεῖν
H 286 Ἢ ζῆν ἀλύπως ἢ θανεῖν εὐδαιμόνως
a(ABBenC,DFHVars)
b(PDiVU)
Plan 199 (εἰς θάνατον) ἢ prius om. C,H Di (cf. *286a)
εὐγνωμόνως U : εὐδαιμόνος Meyer, Urb.,
433
*286a
Ζῆν ἀλύπως δεῖ ἢ θανεῖν εὐδαιμόνως
287
Ἤθη πονηρὰ τὴν φύσιν διαστρέφει a(ABBenC,DFHRVars) Plan 384 (εἰς πονηρούς)
b(KPDiVU)
P.Copt., 164-167; T.Mon.Ep., ar.I 141, slav. 132 πονηρὰν Mette
ς
16
ἀνατρέπει c
Cf. Plut. Mor. 38b: τούτων τοῖς λόγοις τὰ ἤθη διαστρεφομένων.
288 *H@og πονηρὸν φεῦγε καὶ κέρδος κακόν
a(AB[bis scr.]C,DHR)
b(KPDi)
ς
Plan 230 (εἰς κέρδος) Herm 51 P.Bour. 1, f. VIII, ar.l 137, slav. 123
5-6
289
Ἡ γλῶσσα πολλοὺς εἰς ὄλεθρον ἐμβάλλει - 266--
H 286 - 320 a(ABBenC,DFHRVars) Plan 404 (eis σιωπήν) γλῶττα Ven
b(KPDiVColl)
πολλοὺς]
πολλὰ
A
Ven 16
ἐμβάλλει BenC,FHVars
: ἐμβάλει AD
Ven : ἔβαλλεν K : ἔβαλεν PVColl, : ἔβαλε Di : εἰσάγει R : ἤγαγεν B Plan
Mk. 205 Jk.
290 Ἥδιστόν
ἐστιν τῶν ὑπαρχόντων
κρατεῖν
a(AB) Plan 366 (eig πλοῦτον) ar.I 142, slav. 134
ἐστι A Plan Mk. 206
κρατεῖν]
ἐρᾶν A
ar. slav.
291 “Ἥδιστόν ἐστιν εὐτυχοῦντα νοῦν ἔχειν a(ABBenC,DFHVars) Plan 508 (εἰς φρόνησιν)
b(KPDi)
Vat7
O.Petr.Mus. 62572 [2]r, 2? ἐστιν] ἐστι A: οὐδὲν (in sect. n)
Fiom. Ke
ἔχειν οπι. Vat
].vxov .„[ O.Petr.Mus.
292
Ἢ λέγε τι σιγῆς κρεῖττον ἢ σιγὴν ἔχε a(ABBenC,DFVars)
Plan 405 (eis σιωπήν) slav. 124
= Dionys. TrGF 76 F 6: PSI IX 1093, col. II 53-54 (II 55-60: καὶ τοῦτο Εὐριπίδου τινὲς ὑπολαμβάνουσιν εἶναι, αὐτῷ τῷ γνωμικὸν εἶναι τὸν στίχον Èπερειδόμενοι᾽ ἐστὶ] δὲ Διονυσίου); Stob. III 34 (περὶ τοῦ εὐκαιρῶς λέγειν), 1 (Διονυσίου [81° 5 : διονυσίου M Mac. : Εὐριπίδου Trinc. : om. Brux]); [Max.] 20.13./13. (Διονυσίου); Ant. I 73, 992 AB (Dion.); Patm. 25.30 (Dion.); Grom.
Bas. 281 (Διονύσιος εἶπε); CPG I 416 (App. Prov. III 7), II 116 (Greg. Cypr. Mosq. III 61, Macar. IV 44), II 444 (Apostol. VIII 48). ἢ prius om. [Max.] Gnom. Bas. τι] τῆς Α τι σιγῆς οπὶ. 58ἷσν. σιγῆς τι [Max.] Ant. Grom. Bas. κρεῖσσον F Patm. Nauck? : xpeocov PSI : κρεῖττον cett.
ἔχε]
ἔχηις PSI
ἢ
λέγε τὶ τῆς σ. x. ἢ σ. È. Dres
—
267 —
TESTO DEI MONOSTICI
Cf. ATIM 59: ἢ σιγὴν καίριον ἔχειν δεῖ ἢ λόγον ὠφέλιμον. Stob. III 34, 7 (Πυθαγόρας): ἔλεγεν ὁ Πυθαγόρας ᾿χρὴ σιγᾶν ἢ κρεῖσσον σιγῆς λέγειν᾽.
*292a
Ἢ λέγε τι σεμνὸν ei δὲ μὴ σιγὴν ἔχε [Greg.] 25
O.Milne 1, 11 ar.Il 38
ἢ λάλει σεμνὸν εἰ δὲ μὴ κτλ. γαῖ 7422 ἢ λ. τ. 0. ἢ σιγὴν ἔχε Vat 1276 (ἢ alt. Vat 1276P° : εἰ δὲ Vat 1276) ἢ σεμνὸν εἰπὲ εἰ δὲ μὴ σιγὴν ἔχε Pr λάλ]ει (λέγ᾽ εἰ Murray) τὶ σεμνὸν εἰ δὲ μὴ σιγὴν ἔχε O.Milne
293 Ἥξει τὸ γῆρας πᾶσαν αἰτίαν φέρον a(ABBenC,DFHVars) Plan 81 (eig γῆρας)
Ven 8
ar.I 138
πᾶσιν Blaydes, Adv., 165 Schmidt III 77
αἰτίαν]
αἰκίαν Meyer, Nachlese, 359 : ἀργίαν
Cf. [Pisid.] 61: ἥκει τὸ γῆρας τῶν φρενῶν σωτηρία.
294
Ἡ γλῶσσ᾽ ἁμαρτάνουσα τἀληθῆ λέγει a(BBenDFVars)
b(KV)
Plan 6 (εἰς ἀλήθειαν)
slav. 130 γλῶσσα V Schn. app. n 4
295 Ἡ φύσις ἑκάστῳ τοῦ γένους ἐστὶν πατρίς —
268 —
H
286 - 320
a(ABBenVars)
Plan 519 (eig φύσιν) slav. 126 = Eur. TrGF F 1113: Stob. IV 29b (περὶ εὐγενείας" ὅτι οὐκ ἀεὶ τοῖς εὐγενέσι καὶ χρηστοῖς τῶν πατέρων ἔοικε τὰ τέκνα), 35 (-); CPG 74b, Arsen. XXIX 15).
ἑκάστου AB Plan
τοῦ]
γὰρ Plan: om.B
II 452 (Apostol. VIII
ἐστί BenVars Paroem.
296 *H0o0g προκρίνειν χρημάτων γαμοῦντα dei a(AB) b(KV) Plan 69 (eig γάμον) slav. 127 ἦθος]
ἤθη KV
δεῖ]!
χρή KV
297
Ἧ δ᾽ ἁρπαγὴ μέγιστον ἀνθρώποις κακόν a(ABenC,DFVars)
δ᾽
om. BenC,FVars Schn. 194 : add. Mk. (p. 366) Jk. sed hab. Ὁ (1 ἁρπαγὴ
A) Cf. Mon. 317, 794, *1067.
298 ‘H φύσις πάντων τῶν διδαγμάτων κρατεῖ a(ABBenVars) Plan 520 (eig φύσιν) slav. 131 πάντων ABenVars : ἀπ᾿ αὐτῶν B Brit Marc : ἁπάντων 1,458 Pv Alo Ald Br. 579
Schn. 195 Mk. 213 Jk.
tövom. A
Cf. Mon. *1059. —
269 —
TESTO DEI MONOSTICI *298a
Ἡ φύσις ἄνω τῶν ὅλων διδαγμάτων
a(DF) 299 Ἤθους δικαίου φαῦλος οὐ ψαύει λόγος a(ABBenC,DFHVars) ς Plan 534 (εἰς ψόγον) Herm 50 slav. 133 ἦθος
Β
οὐ ψαύει]
οὐχ ἅψεται Herm
300 Ἢ A
b(KV)
μὴ γάμει τὸ σύνολον ἢ γαμῶν κράτει
Paril
ar.I 143, slav. 135 ἢ μὴ γαμεῖν τὸ o. Mk. 215
301 ‘H πατρίς, ὡς ἔοικε, φίλτατον βροτοῖς a(ABenC,DHVars) ar.I 144, slav. 136
= Eur. Ph. 406. Ph. 406-407: Stob. III 39 (περὶ πατρίδος), 3 (Εὐριπίδου Φοινίσσαις); CPG II 448 (Apostol. VIII 62b, Arsen. XXVIII 90, XLIV 50: Εὐpınidov) ἡ — βροτοῖς | οὐδ᾽ ὀνομάσαι δύναι᾽ dv ὡς ἔστιν φίλον. ὡς ἔοικε om. ar. slav.
v. 406 om. Eur.(O)
ἔοικεν Eur.(Mn)
πολυ-
φίλτατον Eur.(Ab) Cf. Favor. De exilio 7, p. 382, 15-16 Barigazzi (= P.Vat.Gr. 11, col. VI 38): ἐπὶ τὴν πατρίδα, ἣν αὐτὸς φῆς φιλτάτην εἶναι βροτοῖς.
302 Ἡ γὰρ παράκαιρος ἡδονὴ τίκτει βλάβην -
270—
H
a(AB)
286 - 320
ς
Plan 194 (εἰς ἡδονήν) ar.I 145, slav. 137
γὰρ]
δὲ Jk.
παρὰ καιρόν c
Cf. Mon. 8 (P.Oxy. 3006, 3), *1067. 303
Ἡδύ ye δικαίους ἄνδρας εὐτυχεῖν ὁρᾶν Α ar.l 146, slav. 138
εὐτυχεῖς ar. slav. Schn. 200 Mk. 218
304 Ἤθους δὲ βάσανός ἐστιν ἀνθρώποις χρόνος a(ABBenDFVars)
Plan 5 (eig ἀγαθὸν ἄνδρα) T.Mon.Ep., 13-14? ar.] 148, slav. 141
ἦθος slav.
δὲ om. DFVars
BenVars
χρόνος om. slav.
ἔστ᾽ d. ABenVars
ἀνθρώπων F
ὁ χρόνος
ἔθους δὲ βασανό]ς ἐστι ἀνθρώπο[ις χρόνος
T.Mon.Ep. - Antiph. fr. 229, 5 K.-A.: Stob. IV 31a (περὶ πλούτου’ ἔπαινος πλούτου), 15 (Avtıdavovg), 5 πλοῦτος δὲ βάσανός ἐστιν ἀνθρώπου τρόπων.
305 Ἡ γλῶσσα πολλῶν ἐστιν αἰτία κακῶν a(ABBenC,DHVars)
[Greg.] 27 Plan 407 (εἰς σιωπήν)
ar.] 149 (II 39) = Comp.
1 128 (1 129 = Mon. *409b).
ἡ y. πολλοῖς γίγνεται Comp.
—
271 --
TESTO DEI MONOSTICI
Cf. Mon. 289, 631. Philem. fr. 106 K.-A.: Stob. IV 35 (περὶ λύπης, ὅτι λίαν μοχθηρὰ καὶ ἐπώδυνος τοῖς φροντίζουσιν), 1 (Φιλήμονος) πολλῶν φύσει τοῖς πᾶσιν αἰτία κακῶν | λύπη" διὰ λύπην καὶ μανία γὰρ γίγνεται.
*305a
Πολλοῖς κακῶν ἡ γλῶσσα γίνετ᾽ αἰτία a(BC,H) slav. 317 πολλῶν
B
306 Ἢ δεῖ σιωπᾶν ἢ λέγειν ἀμείνονα ς Plan 408 (εἰς σιωπήν) Herm 52 ar. 151
λαλεῖν L : λέγειν Li cett. Liapis 299
ἀμείνονα]
τὰ καίρια Nauck? (Aesch. fr. 208),
*306a Ἡδὺ
σιωπᾶν ἢ λαλεῖν ἃ μὴ πρέπει
aABBenC,DFHVars)
Ven 17
= Boiss. IV 438, 7.
ἡδὺ]
ἑλοῦ Schmidt III 78 Richards, Ar., 106
λέγειν ἀμείνονα Cf. Mon.
Β
ἢ
Aundaleiväunn.Ben
δεῖ o. ἢ λαλεῖν ἅπερ πρέπει Schmidt III 78
710.
*306b Οὗ δεῖ σιωπᾶν καὶ λαλεῖν ὅπου χρεών Plan 412 (εἰς σιωπήν) - 272 —
ἢ
H
286 - 320
307 Ἡ γὰρ σιωπὴ τοῖς σοφοῖς ἀπόκρισις a(ABBenC Herm 53
DFHVars)
ς
= Eur. TrGF F 977: Plut. Mor. 532e-f τὴν γὰρ σιωπὴν ὁ μὲν Ἐυριπίδης φησὶ τοῖς σοφοῖς ἀπόκρισιν εἶναι.
ὑπόκρισις ς σοφοῖσιν Seidler II 383 Nauck? Jk. κρισις Schn. 204 Mk. 222
τοῖς σοφοῖς ἐστ᾽ ἀπό-
*307a
Ἡ σιωπὴ τοῖς πολλοῖς ἀπόκρισίς ἐστι
Β
b(KPDIiV)
ἐστινν
*307b Πολλοῖς ἀπόκρισις ἡ σιωπὴ τυγχάνει Plan 406 (εἰς σιωπήν)
308 Ἡ γὰρ σιωπὴ μαρτυρεῖ τὸ μὴ θέλειν a(ABBenDFVars)
309 Ἡ μωρία δίδωσιν ἀνθρώποις κακά a(ABenC,DFHVars) ar.I 152 δίδωσι A
κακόν
ς Vars
D*
: κακά
DP° cett.
—
273 —
TESTO DEI MONOSTICI 310 Ἤθη uetépyov tà προσήκοντα ξένῳ R
ξένοις Jk.
311 ‘H κοιλία καὶ πολλὰ χωρεῖ κὠλίγα Β
Plan 164 (εἰς ἐγκράτειαν) P.Vind. G 19999 A, 18 ar. 136, slav. 122 καὶ om. B
καὶ ὀλίγα B
*311a Ἡ κοιλία πολλὰ χωρεῖ ὀλίγα δὲ συμφέρει
b(KPDiV) 312
Ἡ δοῦσα πάντα καὶ κομίζεται φύσις Β
Plan 518 (εἰς φύσιν) slav. 125
Cf. Mon. 145. 313
Ἡ πενία δ᾽ ἀγνώμονας τοὺς πολλοὺς ποιεῖ
Β
b(KDIiPV)
πενία] σπάνις Nauck, Mel. 2,734 ἡ πενί᾽ ἀγν. Grilli, 192 Mk. 227 τοὺς] om. Di: γε τοὺς MK. Jk. (vd. Plan infra)
— 274—
δ᾽ om. KPDiV
H
286 - 320
*313a
Πενία δ᾽ ἀγνώμονάς γε τοὺς πολλοὺς ποιεῖ Plan 350 (εἰς πενίαν)
314
Ἡδύ γε πατὴρ φρόνησιν ἀντ᾽ ὀργῆς ἔχων Plan 507 (εἰς φρόνησιν) ar.I 140, slav. 129 = Men. fr. 829 K.-A.: Stob. IV 26 (ὁποίους τινὰς χρὴ εἶναι τοὺς πατέρας περὶ τὰ τέκνα, καὶ ὅτι φυσική τις ἀνάγκη ἀμφοτέρους εἰς διάθεσιν ἄγει), 10 (Meνάνδρου).
ἡδύ γε]
ἡδὺς Stob.
*314a
Ἡδύ γε παντὶ φρόνησιν ἀντ᾽ ὀργῆς ἔχειν
315 ‘H μετάνοια γίνετ᾽ ἀνθρώποις κρίσις Β
Κ
Plan 273 (εἰς μετάνοιαν) ἡ δὲ μετάνοια Plan Mk. 667 Jk.
γίνεται Καὶ : γίγνετ᾽ Plan Mk. Jk.
316 Ἢ B
b(KPVDi)
un ποίει τὸ κρυπτὸν ἢ μόνος ποίει ς
Plan 244 (εἰς κρύφια) = Comp.
I 43 (I 44: ἵνα σὺ σεαυτὸν μόνος ἔχῃς συνίστορο).
πόει ... πόξι
Ρ
κρυπτὸν]
κρεῖττον ς
- 275 —
TESTO DEI MONOSTICI
Cf. Sept. Sap. Rec. Mon., Bias 20, 408 Tziatzi: μὴ ποίει ποτέ τινι φαῦλον, ἢ μόνος ποίει.
317 Ἡ ἀργία γὰρ πέφυκεν ἀνθρώποις κακόν b(PDi) ar.I 139, slav. 128 ἡ δ᾽ ἀργία πέφυκεν (om. γάρ) Mk. 602 (cf. p. 372) Jk. πέφυκεν] μέγιστον ar. slav.
ἀργία]
ὀργὴ ar.
Cf. Mon. 297, 794.
*317a Ἡ γυνὴ δὲ πέφυκεν ἀνθρώποις κακόν Κ
ἡ γὰρ γυνὴ Jk. 318 Ἡ γλῶσσά cov χαλινὸν ἐχέτω ἢ εὐκόπως λάλει
b(KPDIColl,)
slav. 417, ar.I 322 littera x incip. = Mon. *318a?
εὐσκόπως Coll, χαλινὸν ἐχέτω γλῶσσα μὴ εὐκόπως λάλει Boiss. I 155 adn. 5 (λαλῇ Morani, 121) ἡ γλῶσσά σου χαλινὸν εὐκόπως ἄγει vel φέρει Erbse
γλῶσσαν χαλίνου μὴ σὺ δ᾽ εὐκόπως λάλει Liapis 311 Cf. Sept. Sap. Rec. Mon., Solon 53, 382-383 Tziatzi: γλῶτταν χαλίνου.
319
*H@og κακοῦργον μακρὰν οἰκίζει θεοῦ [Greg.] 26 ar.II 20
—
276 —
H
286 - 320
πανοῦργον S Mk. 572 (cf. Mon. *1077)
οἰκίζει] ἀπῴκισται Liapis 312
παν. μακρὸν ἀπῴκισται θεοῦ Mk., p. 372
Blaydes, Adv., 170
ἦθος πανοῦργον τῶν θ. οἰκεῖ μ. Thierfelder
320
ἜἬθη τὰ πάντων ἐν χρόνῳ πειράζεται [Greg.] 28 ar.II 21
πάντα Taur
γνωρίζεται Cs Taur
—
277 —
ἦθ.
ἦθος x. τῶν θεῶν οἰκεῖ μακράν
©
321
Θεὸν σέβου καὶ πάντα πράξεις εὐθέως a(ABBenC,DFHRVars) Plan 182 (eig εὐσέβειαν)
b(KPDi)
ar.l 161, slav. 152
0. σ. καὶ πάντα] 9. τιμῶν ἅπαντα DF εὐθέως] Ὁ 5) Plan Schn. 207 : κατὰ τρόπον KPDi slav.
ἐνθέως ABC,DF (εὐθέως
322 Θεὸν προτίμα καὶ δεύτερον τοὺς γονεῖς a(ABC,R) b(KPDiV) P.Copt., 170-171 ? (poss. et Mon. 352); T.Mon.Ep., 17 ar.I 159, slav. 153 θεὸν προτίμα] θεὸν πρῶτον τίμα K καὶ om. C, 0. π. δεύτερον τοὺς πατέρας τοὺς σοὺς γονεῖς Schn. 208 θ. π. δεύτερον τοὺς σοὺς γονεῖς (om. καὶ) Mk. 230 θεὸν προτίμα] δεύτερον δὲ τοὺς γονεῖς T.Mon.Ep. Jk.
Cf. Mon. 352.
323 Θάλασσα a(ABBenC,DFHRVars)
καὶ πῦρ Kal γυνὴ τρίτον κακόν b(KPDiVUBav)
ς
Par12 Ven9
[Greg.] 32 Plan 117 (eig γυναῖκα) Herm 59 P.Bour. 1, f. VIIIr, 7-8; P.Copt., 167-170; P.Oxy. 2661, 20
ar.I 170 (om. ar.II) θάλαττα Bav καὶ prius om. Coll tpitov κακόν ABenC,DR KPDiV Coll CsMptVat 742 P.Bour. Schn. 209 Mk. 231 Jk. : κακὸν τρίτον cett. : [tpirov] κακὸν σφόδρα P.Copt.
κακόν
ς
: κακὰ τρία Ps Plan ar.
θ. κ. πῦρ καὶ τρίτον γυνὴ
(θάλασσα κί P.Oxy.)
Cf. Mon. 371, 380. Tosi n. 1379.
324 Θέλων καλῶς ζῆν un τὰ τῶν φαύλων φρόνει -
278
—
©
a(ABBenC,DHRVars)
U
321 - 355
Vat8
O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, 4-5 ar.I 158, slav. 151 θέλω Vars
τὰ om.H
φρόνει]
eı ar. slav. (cf. Mon. *324a)
φρονῶν Vars : φρόνῃ U : πρᾶσσε vel noi-
θ. x. ζ. μὴ ποίει τὰ τῶν ἄλλων B
*324a
Θέλων
κακῶς ζῆν μετὰ τῶν φαύλων πρᾶσσε
325
Θησαυρός ἐστι τῶν κακῶν κακὴ γυνή a(ABBenC,DFRVars) Plan 115 (εἰς γυναῖκα)
b(KPDiV)
ἐστιν B
κακὴ γυνή]
τῶν om. B
Par 13 ἡ κακὴ γυνή BenVars : γυνὴ πονηρά V
Cf. Mon. 328. Comp. I 215-216 = III 3-4: ἐὰν γυνὴ γυναικὶ κατ᾽ ἰδίαν λαλῇ | μεγάλων κακῶν θησαυρὸς ἐξορύσσεται.
326
Θυμὸν πονηρὸν ἐκφυγεῖν [οὐ ῥᾷδιον R
οὐ ῥάδιον suppl. Meyer, Nachlass
θυμὸν πονηρὸν ἐκφυλάσσου παντελῶς le-
gebat Sternbach, Cxrae, 214 (non con. Thierfelder, pace Jk.) Jk.
327
Θεὸς πέφυκεν ὅστις οὐδὲν δρᾷ κακόν a(ABC,R) b(KPDiU) ar.I 160, slav. 148 ὅστις] ὅτι A οὐδὲν] οὐ Κα π. ὅστις κακὸν μὴ δράσει U
θεὸς γάρ ἐστιν ὅστις οὐ δράσει κακόν θ. 0. π. ὅστις οὐ πάσχει κακόν Meyer, Urb., 433
-
279 ---
TESTO DEI MONOSTICI
328 Θησαυρός ἐστι τοῦ βίου τὰ γράμματα a(ABenC,DFHVars) ar.I 156, slav. 144
πράγματα ABenVars Mk. 235 Jk. : γράμματα C,DFH slav. (coniecerat Richards,
Ar., 106)
Cf. Mon. 325.
329 Θέλομεν καλῶς ζῆν πάντες ἀλλ᾽ οὐ δυνάμεθα a(ABC,)
b(KV)
ar.l 155, slav. 143 ζῆσαι K
θ. πάντες καλῶς ζῆν κτλ. B
Cf. Mon. 104, 273. *329a
Πάντες καλῶς ζῆν θέλομεν ἀλλ᾽ οὐ δυνάμεθα Plan 192 (εἰς ζωήν) ἐθέλομεν Ma La X“ [θέλ- XP°] Vg Pv Alo Ald
330 Θεὸς συνεργὸς πάντα ποιεῖ ῥᾳδίως a(ABBenC,DFHVars)
ς
Plan 206 (εἰς θεόν) ar.I 162, slav. 145
συνεργῶν BF Plan Liapis 323 θεοῦ συνεργοῦ c slav. ποιεῖς B Liapis 323 : ποιεῖν Ben : ποιεῖται slav.
ποιεῖ]
331
Θεοὶ μέγιστοι τοῖς φρονοῦσιν οἱ γονεῖς — 280 —
ποίει Hc:
©
321 - 355
a(ABC,DH) ς Plan 91 (eig yoveic) Herm 54 ar.I 163, slav. 146 = Dicaiog. TrGF 52 F 5: δῖον. IV 25 (ὅτι χρὴ τοὺς γονεῖς τῆς καθηκούσης τιμῆς κοαταξιοῦσθαι παρὰ τῶν τέκνων, καὶ εἰ ἐν ἅπασιν αὐτοῖς πειστέον), 33
(Δικαιογένους); CPG II 457 (Apostol. VIII 89m, Arsen. XXIX 98: Δικαιογένους). θεὸς μέγιστος Stob. Paroem. Br. 103 : θεοὶ δεύτεροι Herm
φρονῦσιν
Β
ἐφρονοῦσιν]
co-
γονῆς Nauck?
Cf. Mon. 526.
332 Θορύβους ὀχλώδεις φεῦγε καὶ παροινίας a(AB) b(KPDi) Herm 55 P.Vind.
G
19999
ς A,
17
slav. 149 ὀχλώδεις] ὄχλων KP : ὄχλον Di θόρυβον καὶ ὄχλον slav. παράνοιαν slav. θόρυβον ὄχλου φεῦγε καὶ παροινίαν ς Herm (ὄχλον ς : θόρυμβον Herm [corr. L?])
333 Θέλω τύχης σταλαγμὸν ἢ φρενῶν πίθον a(ABBenC,DHVars) P.Oxy. 2661, 15
slav. 159 = Diog. Sin. TrGF 88 F 2, 1: Sud. ἦ 5 (II 545 Adler); Kaibel, Ep. Gr., 502 n. 1112 (Stabiis. C.I. 5868. C.LR.N. 2175, CIG III 760); Greg. Naz. Carm. I 2,
39, 2. Greg. Naz. 1-4: ἔφησε τίς που τῶν φιλοχρύσων τάδε" | θέλω — πίθον" | πρὸς dv τις ἀντέφησε τῶν φιλοφρόνων | ῥανὶς φρενῶν μοι μᾶλλον ἣ βυθὸς τύχης = [Max.] 2.8./8.; Ant. I 8, 797 B (ampl.; I 70, 984 AB. Greg. Naz. 1-2 = CPG
II 430-431 (Apostol. VIII 19a, Arsen. XXV 27). Greg. Naz. 2+4: Choerob. In Theod. p. 5, 3 Gaisford; Id. In Psalm. p. 30, 31 Gaisf.; Cosm. In Greg. Naz. Carm. I 2, 10, 218 (PG 38, 557); Et. M., p. 415, 30 Gaisf.; Et. Gud., p. 233, 54 Sturz; Cram. Ox. I 189, 6. Greg. Naz. 4 = Mon. *976. 1-2: [Max.] 18.45./45.;
Patm. 31.33; Gnom. Vat. 97 (= Diog. fr. V B 38 Giannantoni); Gnom. Bas. 9 (ὁ αὐτὸς - scil. ᾿Αλέξανδρος ὁ βασιλεύς — ἰδὼν Διογένην κοιμώμενον ἐν πιθῷ
— 281—
TESTO DEI MONOSTICI eine‘ ‘mie μεστὲ φρενῶν᾽, ὁ δὲ φιλόσοφος ἀναστὰς einev “ὦ βασιλεῦ μέγιστε,) θέλω -- πίθον | fic πὴ παρούσης δυστυχοῦσιν αἱ φρένες". φρενὸς ABen : divitiae slav.
πίθου H
Cf. Eust. In Iliad. 651, 28: θέλω τύχης σταλαγμόν. Theod. Hyrt. Ep. 17 (Notices et extraits V, 737): Διογένη τὸν κύνα θαυμάσομαι σταλαγμὸν τύχης μᾶλλον ἢ πίθον φρενῶν προτιμήσαντα.
334 Θεοῦ πέφυκε δῶρον εὐγνώμων τρόπος a(ABenC, DFHVars) ar.I 157, slav. 150
ς
πέφυκεν A
Cf. Men. fr. 794, 1 K.-A.: ἕν ἐστ’ ἀληθὲς φίλτρον, εὐγνώμων τρόπος.
335 Θεὸς δὲ τοῖς ἀργοῖσιν οὐ παρίσταται Α O.Petr.Mus. 62572 [2]r, 3 (?)
= TrGF adesp. F 527: Stob. III 30 (περὶ ἀργίας), 62 (-), cum Soph. TrGF F 308 coniunct., separ. Wagner (Stob.). δὲ Mon. Stob.(SM) : γὰρ Stob.(A)
ἀργοῦσιν Stob.
*335a Θεὸς ἁμαρτάνουσιν παρίσταται b(KV)
θεὸς δ᾽ ἁμαρτάνουσιν οὐ παρίσταται Schn. 0 app. 1 Mk. 252
336 Θνητὸς πεφυκὼς μὴ φρόνει ὑπέρθεα - 282 —
Θ
321 - 355
a(AB) Plan 181 (eig εὐσέβειαν), 278 (eig μετριότητα)
slav. 154 μὴ φρονῇς Plan - Demon. CPG
d.y’ è add. Jk.
TrGF 207 F 1: Stob. III 22 (περὶ ὑπεροψίας),
II 457 (Apostol. VIII 91c, Arsen. XXX
μὴ φρονεῖθ’ ὑπὲρ θεούς (=
16 (Anuavartoc);
4: Δημώνακτος) θνητοὶ γεγῶτες
Br. 202, et p. 346 Mk. 243). Cf. Mon. 334, 346,
350.
337
Θεράπευε τὸν δυνάμενον dei ce ὠφελεῖν Α ς Herm 56
P.Oxy. 3004, 8
ar.I 165, slav. 157
dei ce ὦ. A c Herm : καλῶς λαλεῖν vel sim. slav. : αἰεί σ᾽ ὦ. Jk. : ἄνπερ νοῦν ἔχῃς Schn. 222 Mk. 244 θε]ράπευε τούς te δυναμένους οἷς [ P.Oxy.
338 Θεοῦ ὄνειδος τοὺς κακοὺς εὐδαιμονεῖν ς Plan 385 (εἰς πονηρούς) Herm 58 ar.l 166 = CPG
II 456 (Apostol. VIII 89d, Arsen. XXIX
90).
θεοῦ] θεοῦ δ᾽ Plan Paroem. : θεῶν δ’ Br. 193 (cf. Mk., p. 367) : θεῶν Jk. : θεῷ ‘ov Hirschig, 27 : θεοῦ ‘ov’ Blaydes, Adv., 166 κακοὺς] -ὥς Wi εὐεργετεῖν fort. ar.
339 Θυμῷ χαρίζου μηδὲν ἄνπερ νοῦν ἔχῃς a(AC,DH)
ς
θυμοῦ HP ; θυμῷ Η“ cett.
ἔχεις C,D
- 283
:εΓ A
—
TESTO DEI MONOSTICI
340 Θυσία μεγίστη τῷ θεῷ τὸ εὐσεβεῖν Α ar.I 167
τὸ γ᾽ εὐ. Mk., p. 366 Jk. : τὸ θεοσεβεῖν Nauck, Mel. 2, 734 Cf. Mon. 508.
341 Θεῷ μάχεσθαι δεινόν ἐστι καὶ τύχῃ a(ABenC,DFHVars)
Plan 425 (eig τύχην) ar.I 168
= CPG II 456 (Apostol. VIII 89b, Arsen. XXIX 88).
342 Onpiwv πάντων ἀγριωτέρα γυνή a(ABenC,DFHVars) b(KV) ς Par14 [Greg.] 30 Plan 116 (eig γυναῖκα) Herm 57 ar.I 169 (II 41) θηρῶν ἁπάντων ABenC,DFHVars c Par [Greg.] Plan Schn. 226 Mk. 248 Jk. ἀγριώτερον BenVars κακὴ γυνή Alo Ald 1495 : κακή del. Ald. 1512 Br. p. 345 θηρῶν ἁπάντων ἐστ᾽ vel γὰρ κτλ. Blaydes, Ado., 166 Cf. Men. fr. 378 K.-A.: Stob. IV 225 (ψόγος γυναικῶν), 181 (Ὑποβολιμαίου) πολλῶν κατὰ γῆν καὶ κατὰ θάλατταν θηρίων | ὄντων μέγιστόν ἐστι θηρίον γυνή. Exc. Vind. 42: γυνὴ θηρίων ἁπάντων ἀγριωτέρα ὑπάρχει."
343 Θνητὸς πεφυκὼς τοὐπίσω πειρῶ βλέπειν a(ABenDFVars) b(KPDiV) Plan 269 (eig τὸ μέλλον) = Isid. TrGF 211 F 2: Stob. III 22 (περὶ ὑπεροψίας), 27; [Max.] 60.-./67.23.
— 284—
©
321 - 355
(Ἰσιδώρου); Ant. I 71, 985 Ὁ (Isid.); Patm. 12.47 (Ἡσιόδου) = [Hes.] fr. 412 M.-W.; CPG Ἡ 289 (Apostol. III 8), 457 (Apostol. VIII 91d, Arsen. XXX 5: Εὐριπίδου). In [Max.] Ant. Patm.
CPG
Il 289 post Mon.
τοὐπίσω] εἰς τοὺς ὀπίσω KPDi : eig τοὐπίσω Par.) [Max.] Ant. Patm. : τἀπίσω Stob.(Brux.) πίσω μὴ ἔρα βλέπειν Schmidt III 27 θ. π. 351 0. π. μὴ πρόσω πειρῶ βλέπειν Blaydes,
10.
V : τὰ ὀπίσω Stob.(SMEA Corp. : τἀπί σοι Paroem. θ. π. τοὐτοὐπίσω πειρᾷ βλέπειν; Liapis Adv., 229
Cf. Mon. 336, 346.
344 Θεοῦ γὰρ οὐδεὶς χωρὶς εὐτυχεῖ βροτῶν a(ABenC,DFHVars) = Eur. TrGF F 617a, 1: P.EES col. I 12 (?) θεοῦ γὰρ οὐδεὶς χωρ]ὶς εὐτυχ[εῖ
βροτῶν (sed vd. etiam *344a). 1-3: Stob. I 1 (ὅτι θεὸς δημιουργὸς τῶν ὄντων καὶ διέπει τὸ ὅλον τῷ τῆς προνοίας λόγῳ καὶ ποίας οὐσίας ὑπάρχει),
17 (-)
θεοῦ -- βροτῶν | οὐδ᾽ εἰς τὸ μεῖζον HABE: τὰς θνητῶν δ᾽ ἐγὼ | χαίρειν κελεύω θεῶν ἄτερ προθυμίας. χωρὶς om. Ben
6. y. χωρὶς οὐδεὶς εὐτ. Bp. AD
Schn. 228 : θ. γ. οὐδεὶς εὐ-
τυχεῖ χωρὶς δὲ βρ. HC, (δὲ om. C,) : θ. γ. οὐ. χωρὶς εὖ. βρ. FVars Stob. Mk.
250 Jk.
*344a
Θεοῦ γὰρ ἐκτὸς οὐδεὶς εὐτυχεῖ βροτῶν
b(KPDi) = AP X 107 (Εὐριπίδου); Ioh. Lyd. De mens. IV 7 (καὶ μάρτυς ὁ Εὐριπίδου Πηλεύς).
βροτός Lyd.
©. μὲν οὐδεὶς ἐκτὸς εὐ. βροτός AP X 107
*344b Θεοῦ γὰρ οὐδεὶς εὐτυχεῖ βροτῶν ἄνευ ς Herm
60
Cf. Stephanus, 212; Br. 235.
—
285—
TESTO DEI MONOSTICI
345 Θεοῦ δὲ πληγὴν οὐχ ὑπερπηδᾷ βροτός
a(ABC,DH) Plan 240 (eig κρίσιν καὶ eig τὴν θείαν δίκην) O.Petr.Mus. 62572 [2]υ. 2 (?)
= Soph. TrGF F 961: Stob. I 3 (περὶ δίκης παρὰ τοῦ θεοῦ τεταγμένης Enoπτεύειν tà ἐπὶ γῆς γιγνόμενα ὑπὸ τῶν ἀνθρώπων, τιμωροῦ οὔσης τῶν duap-
τανόντων), 7 (-); Theophil. Ad Autol. II 8, 5, p. 51 Marcovich (ὁ γοῦν Σοφοκλῆς ... ).
πληγῆς B : πηκτὴν Mk., Vind. Ar., 94 : παγίδας Heimsoeth, Krit. St., 70 B ὑπεκπηδᾷ Stob. (coniecerat Herwerden, Observ., 129).
346 Θνητὸς πεφυκὼς un γέλα τεθνηκότα Β Plan 200 (εἰς θάνατον) ar.l 153
Cf. Mon. 336, 343. 347 Θεὸν ἐπιορκῶν un δόκει λεληθέναι
a(BC,)
b(KPDiV)
Plan 306 (εἰς ὅρκον) Cf. Eur. Rbes. 940:
... μὴ δόκει λεληθέναι.
348 Θυμοῦ κρατῆσαι καὶ ἐπιθυμίας καλόν
a(BC,)
Β(ΚΡΌΙΝ)
[Greg.] 31 Plan 312 (εἰς ὀργήν) O.Petr.Mus. 62572 [2]v, 3 (Ὁ) ar.Il 23
κἀπιθυμίας Plan Mk. 254 Jk. Cf. Mon. 425. —
286 —
οὐδ᾽
©
321 - 355
349 Θεοῦ θέλοντος κἂν ἐπὶ ῥιπὸς πλέοις Β
Plan 207 (εἰς θεόν) ar.I 172 = Eur. TrGF F 397: Stob. I 1 (ὅτι θεὸς δημιουργὸς τῶν ὄντων καὶ διέπει τὸ ὅλον τῷ τῆς προνοίας λόγῳ καὶ ποίας οὐσίας ὑπάρχει), 19 (-); Orion. Anth. Υ (περὶ θεοῦ) 6 (ἐκ τοῦ Θυέστου); CPG II 173 (Macar. IV 69, Apostol. VII
64a); Theophil. Ad Autol. II 8, 4, p. 50 Marcovich (καὶ Θέστιος); Plut. Mor. 405b (ei γε tIdvSapost fiv ὁ ποιήσας); Schol. vet. Ar. Pac. 699b (p. 108 Holwerda); Schol. Luc., p. 242, 4 Rabe. £nippintog B Marc (ἐπίρριπος Brit) : ἐπὶ pınög La? Alo Ald Stob. ἦ niger
Β
θεοῦ πλέοντος et ἐπιρρεπῶς Plut.
πλέοις]
0.0. κἂν ἐπὶ ῥιπὸς πλέης,
σώζῃ Theophil. fort. ar. Cf. Ar. Pax 699: CPG II 478 (= Apostol. IX 76a); Sud. s.v. ῥιπός (IV 296 Adler): κέρδους ἕκατι (ἕκητι Paroem. : δ᾽ ἕκητι Sud.) κἂν ἐπὶ ῥιπὸς πλέοι (AEγεται δὲ καὶ ἄλλως: θεοῦ πλέων, ἢ μάλιστα’ θεῷ πλέων, κἂν ἐπὶ ῥιπὸς πλέοι Sud. ibid.). Favor. De exilio, p. 383, 14 Barigazzi (P.Vat.Gr. 11, col. VII 25-
27): ἐπὶ pınög π[λέ]ων. Luc. Hermot. 28 (IV 39, 12 Macleod): ἐπὶ ῥιπός, ὡς ἡ παροιμία φησί.
350 Θνητὸς γεγονώς, ἄνθρωπε, μὴ φρόνει μέγα R(?) b(KPDIColl) O.Petr.Mus. 62572 [2]r, 4
γεγώς Jk.
ἄνθρωπος PDICOII, : ἄνθρωπε K (coniecerat Mk. 603)
δὲ γεγονώς, μήποτε φρόνει μέγα Boiss. I 155 adn. 8
Cf. Mon. 336, 581, 768, Comp.
θνητὸς
nel ἃ
I 256 (ad Mon. 581), Comp. IV 2 (φρονῶν
μέγα).
351 Θεοῦ τὸ δῶρόν ἐστιν εὐτυχεῖν βροτούς ς 2 Κ slav. 156
—
287 —
TESTO DEI MONOSTICI
= Aesch. Th. 625. θεῶν Aesch.(Rb)
τὸ]
δὲ Aesch.
βροτοῖς Aesch.(P.Oxy. XXII 2333)
352 Θεὸν μὲν ἡγοῦ δεύτερον δὲ τὴν τύχην b(KU) P.Copt., 170-171? (poss. et Mon. 322) - Eur. El. 890. El. 890-892: θεοὺς μὲν ἡγοῦ πρῶτον, Ἠλέκτρα, τύχης | dpynγέτας τῆσδ᾽ εἶτα κἄμ᾽ ἐπαίνεσον | τὸν τῶν θεῶν te τῆς τύχης θ᾽ ὑπηρέτην. Cf. Mon.
322, *1071.
353 Θανάτου μόνον οὐκ ἔστιν ἐπανόρθωμα ς
2
b(KPDi)
9. γὰρ ἐπανόρθωσις οὐκ ἔστ. μόνου Boiss. I 155 adn. 10 ἐπ. τι Meyer, Nachlese, 372
0. p. δ᾽ οὐκ ἔστ.
0. μ. γ᾽ οὐκ ἔστ. ἐπ. τι Marcovich, 46
vatov φυγεῖν οὐκ ἔστι τῶν πάντων μόνον Erbse
354
Θεῷ προσεύχου πημάτων λαβεῖν λύσιν υ
- Eur. Andr. 900: & Φοῖβ᾽ ἀκέστορ, πημάτων δοίης λύσιν.
355
Θυμὸν φυλάττου᾽ τὸ φρονεῖν γὰρ οὐκ ἔχει [Greg.] 29 ar.Il 22
—
288—
θά-
356 Ἱερὸν ἀληθῶς ἐστιν ἡ συμβουλία a(ABBenVars) b(KPDi) Plan 58 (eig βουλήν) ar.I 173, slav. 162
= CPG II 466 (Apostol. IX 19d, Arsen. XXXI 65). ἱερὸν ὡς ἀληθῶς Vars
Cf. CPG I 96 (Zenob. IV 40): ἱερὸν ἡ συμβουλή ἐστιν᾽ παροιμία ἐπὶ τῶν δεῖν καθαρῶς συμβουλεύειν. Μέμηνται ταύτης Ἐπίχαρμος: Epich. fr. 238 K.-A. Xen. An. V 6, 4: αὐτὴ γὰρ ἡ ἱερὰ συμβουλὴ λεγομένη εἶναι δοκεῖ μοι παρεῖναι.
Plat. Theag. 1220: ἀλλὰ μὲν δή, ὦ Δημόδοκε, καὶ λέγεταί γε συμβουλὴ ἱερὸν χρῆμα εἶναι. Luc. Rbet. Praec. 1 (II 317, 9-10 Macleod): ἱερόν τι χρῆμα τὴν συμβουλὴν οὖσαν. Tosi n. 1339.
357 Ἴσον θεῷ σου τοὺς φίλους τιμᾶν θέλε Β b(KPDIV) Plan 467 (εἰς φίλους) θεοῦ B KPDIV
358 "Ioog ἴσθι πᾶσι κἂν ὑπερέχῃς τῷ βίῳ 4
a(AB) b(KPDiColl,) ς [Greg.] 35 Plan 279 (eig μετριότητα) Herm 61 O.Milne
1, 9; O.Petr.Mus.
449 (31898) + 62569
[3]r, 5-6
ar.II 25, slav. 160 = Ion 27 (28: ὁ βίος συστρέφεται, φεῦ ἀνωμάλως). ἴσος μὲν ἴσθι B Plan : ἴσος ἴσοις PDI : ἴσος ἔσο Coll,
ἴσθι πᾶσιν ἴσος Vat
742 πᾶσιν A Schn. 231 ὑπερέχεις AMpt ὑπερέχης τῷ βίῳ A ς Herm slav. (ὑπερέχεις A) Jk. : ὑπερέχῃς πλούτῳ [Greg.] (χρυσίῳ Rs 5) : ὑπερέχῃς
- 289 —
TESTO DEI MONOSTICI
πλούτου Ion : ὑπερβάλλης τύχῃ KPDICOoll, (ὑπερβάλλεις Di : ὑπερβάλῃς K): npoöxng βίῳ B Plan (βίου B) : πλέον πλούτῳ φέρῃς Cs : ὑπερέχῃς βίῳ Schn.: ὑπερβάλλῃς βίῳ ΜΙ. 257
359 Ἴσος ἴσθι τοῖς τρόποις πλουτῶν ὡς πένης
b(KPDi) slav. 171
ὡς πένης slav., coniecerat Meyer, Nachlese, 373 (vd. infra) : ὥσπερ ἧς mss. τοῖς τρόποις om. slav.
1. I. πλουτῶν τοῖς τρόποις ὥσπερ πένης vel ὥσπερ
πάρος Boiss. I 155 adn. 12
i. 1. τοῖς τρόποισι πλουτῶν καὶ vel ὡς πένης
Meyer, Nachlese, 373 Jk.
360 "Ioxve μέν, μὴ χρῶ δὲ συντόνως τῷ σῷ θράσει
b(KPDiColl,) τῷ σῷ del. Boiss. I 155 adn. 13 Mk. 604 (cf. p. 372) Jk.
361
Ἰσχυρότερον οὐδέν ἐστι τοῦ λόγου a(ABBenC,DFVars) ς Plan 248 (εἰς λόγον) Herm 62 slav. 161 ioy. γὰρ οὐδ. Vars : ioy. δέ γ᾽ οὐδ. Plan Br. 285 Schn. 232 Mk. 258 Jk. στιν A
*361a
Ἰσχυρὸν οὐδέν ἐστιν οὕτως ὡς λόγος
- 290 —
ἐ-
I 356 - 380
362 Ἰσότητα tipa’ πλεονέκτει μηδένα Α
P.Oxy. 3004, 9 slav. 163
καὶ πλεονέκτει Mk. 269 : μὴ πλεονέκτει slav. Mk. (p. 367) Jk. (cf. P.Oxy.) ἰσό]τητα τιμᾶν (τειμᾶν pap.) μὴ πλεονεκτεῖν und[éva P.Oxy. Cf. Mon. 366, 5915.
363 Ἱστοὶ γυναικῶν ἔργα κοὐκ ἐκκλησίαι a(ABBenC,DFVars)
Plan 118 (eig γυναῖκα) slav. 168 κοὐκ] Vars
ἀλλ᾽ οὐ B: οὐκ A
ἱστὸς γυναικῶν ἔργον οὐκ ἐκκλησία BenC,DF
364 Ἰὸς πέφυκεν ἀσπίδος κακὴ γυνή a(ABBenC,DFHVars) ς Par15 Plan 119 (εἰς γυναῖκα) Herm 63 ar.I 1744, slav. 167
ἰὸς B c Herm Plan : ἴσον ABenC,DFHVars Par slav. ar. 365 Ἱκανῶς βιώσεις γηροβοσκῶν
τοὺς γονεῖς
a(BC,) b(KPDiV) Plan 92 (eig yoveic) O.Petr. 405r, 1-2 (?)
= CPG II 466 (Apostol. IX 19c, Arsen. XXXI 64). Ipofoc[ O.Petr.
ἱκανῶς]
καλῶς —
Schmidt III 78 Richards, Further, 177 (= 291 —
TESTO DEI MONOSTICI
Ar., 107)
ἱκανὸν βίον ἕξεις vel καλῶς βιώσει κτλ. Blaydes, Adv., 166
Cf. Mon. *940.
366 Ἰσότητα aipod, πλεονεξίαν φεῦγε Β Plan 361 (εἰς πλεονεξίαν) to. δ᾽ aip. tà. φύγε Plan
Jk.
i. δ᾽ αἱροῦ καὶ πλεονεξίαν φύγε Br. 416 Mk. 672
Cf. Mon. 362.
367
Ἰδών ποτ᾽ αἰσχρὸν πρᾶγμα μὴ συνεκδράμῃς Β ς Herm 64
O.Petr. 405r, 5-6 (?)
ποτὲ Herm συνεδράμῃς Aix*GLO μὴ συνεκδράσῃς τούτῳ Β ιδί
: ovv&x- AixP° cett. ἰδὼν ποτ᾽ αἰσχρὸν | Irpaywo O.Perr.
368 Ἰσχυρὸν ὁ νόμος ἐστὶν ἂν ἄρχοντ᾽ ἔχῃ a(BBenDFVars)
K
Plan 288 (eig νόμους) ar.I 175 ἰσχυρὸν 6 νόμος ἐστὶν] ἰσχυρός ἐστι νόμος BenDFVars dv] Ben ἰσχυρὸς ἔστω νόμος ἂν σοφῶν γὰρ ἀντέχῃ (sic) K
369 Ἱκανὸν τὸ νικᾶν ἐστι τοῖς ἐλευθέροις —
292 —
fiv Plan
ἔχοι
I 356 - 380 A slav. 169
ἐστὶ slav. (coniecerat Mk., p. 367) Jk. : ἐπὶ A ἐπὶ τῶν ἐλευθέρων Schn. 236, Mk. 262 ἃἱ. τ. ν. ἐστι τῷ γ᾽ ἐλευθέρῳ Bothe, 88 Richards, Further, 177 (= Ar., 107)
370 Ἰδίας νόμιζε τῶν φίλων τὰς συμφοράς a(ABBenC,Vars) b(KPDiV) [Greg.] 34 Plan 468 (eig φίλους) O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, 6 ar.II 24, slav. 170
= Comp. I 173 (I 174 = Mon. 805). ἰδίας νόμιζε]
ἴσθι οἰκείας Var 742
371
Ἴσον ἐστὶν ὀργῇ καὶ θάλασσα καὶ κακὴ γυνή Α slav. 172 ἴσον ὀργῇ θάλασσα κτλ. Schn. 238
io. ἐστ. ὀργῇ καὶ 6. καὶ γυνή Mk. 264
k. Cf. Mon. 323.
372 Toyvpòv ὄχλος ἐστίν, οὐκ ἔχει δὲ νοῦν
a(AB)
ες
Plan 135 (εἰς δῆμον) ar.l 176 δὲ om. A
373
Ἴσος ἴσθι κρίνων kai φίλους καὶ μὴ φίλους — 293 —
TESTO DEI MONOSTICI
a(AB)
c
[Greg.] 33 Herm 65 ar.II 42 = Boiss. III 471. ἴσθι]
742
ἔσο Taur
ἴσθ᾽ ἴσος x. Ps? (ἴσθι σος Ps“)
ἴσθι κρίνων ἴσος Vat
καὶ φίλους καὶ μὴ φίλους A ς (x. φίλος κ. μ. φ. Wo) Schn. 240 Mk.
266: καὶ prius om. Herm : καὶ φίλοισι καὶ ξένοις [Greg.] : καὶ φίλοις καὶ μὴ φίλοις Cs Pt: καὶ φίλους καὶ ἐχθρούς Boiss. ἴσος φίλοις μὲν ἴσθι καὶ φίλοις κρίνων B
374. Ἴση λεαίνης καὶ γυναικὸς ὠμότης a(ABBenC,DFHRVars) b(KPDiVUBav) Plan 120 (eig γυναῖκα) Herm 66 P.Bour.
c
Par 16
1, f. VIIIr, 9-10; O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, 7
ἴσον ABBenC,DFHRVars
KPDiV
UBav G* P.Bour. O.Petr. JK.
ς Herm Plan Par Schn. 241 Mk. 267 : ion
καὶ om Herm.
γυναικῶν c
375 Ἰδών τι χρηστὸν μηδὲν ἐκφάνῃς ὅλως
b(KV) χρηστὸν VP: Schn. 1 app. 3 Mk. 271 : χρῆμα V*° : κακὸν K : κρυπτὸν Jacobi, CCXCVII Jk.
376 Ἱκέτην γέροντα καὶ πένητα μὴ παρίδῃς C,
b(KPDi)
O.Petr. 4057, 4-5(?)
παρίδῃς KPDi : προδῷς Mk. 605 (cf. p. 372) Jk. : γέλα Boiss. I 156 adn. 1 (non Thierfelder, pace Jk.) ἱκέτην τ | Ἰρειδης O.Petr.
— 294—
I 356 - 380 377 Ἴσχυε σοφίᾳ καὶ ἀρετῇ, χρόνῳ δὲ un b(KPDi) O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, 7-8
κἀρετῇ Boiss. I 156 adn. 2 Mk. 606 Jk. χρόνῳ] καυχῶ Meyer, Nachlese, 374 : δόλῳ Schmidt III 83 : λόγῳ vel χρυσῷ Richards, Ar., 111 : βίῳ Herwerden, 223
378 Ἰσχυρὸν πρᾶγμά ἐστιν ἡ ἀλήθεια, ὡς ἡ φύσις Κ ἰσχυρόν ἐστι πρᾶγμ᾽ ἀλήθει᾽ ὡς φύσις Snell JK.
ἰσχ. ἐστι τῆς ἀληθείας φύσις
vel πρᾶγμ᾽ ἀληθείας φύσις vel πρᾶγμ᾽ ἀληθῶς ἡ φύσις Meyer, Nachlese, 368
379
Ἰατρὸς ἀδόλεσχός ἐστιν ἐπὶ τῇ νόσῳ νόσος
b(KPDi) ἐστιν et τῇ del. Boiss. I 156 adn. 3 Mk. 268 Mette : ἐστιν del. Jk.
*379a
Ἰητρὸς ἀδόλεσχος νοσοῦντι πάλιν νόσος
a(AB)
Vat9
Plan 211 (eig ἰατρούς) ar.l 177
*379b Ἰατρὸς ἀδόλεσχος ἄλλη τις νόσος a(BenC,DFVars) ἰητρὸς BenC,D
—
295 —
TESTO DEI MONOSTICI
380 Ἴσον ἐστὶν εἰς πῦρ καὶ γυναῖκας ἐμπεσεῖν [Greg.] 36 ar.Il 43 ἴσον ἐστὶ τὸ εἰς π. Mpt: ἴσον τὸ εἰς x. Ps
εἰς πυρὰν kai sig γυναῖκα Vat
1276 Cf. Mon. 323. Boiss. III 471: κρεῖσσόν ἐστιν ἐμπεσεῖν εἰς πῦρ ἢ εἰς γυναῖκα πονηράν. Exc. Vind. 43: κρεῖσσον γάρ ἐστιν εἰς πῦρ ἢ εἰς ὕδωρ πεσεῖν ἢ εἰς γυναῖκα μαχίμην καὶ πονηράν.
—
296 —
381 Καλὸν τὸ καιροῦ παντὸς εἰδέναι μέτρον a(ABBenC,DFHRVars)
U
c
Var10
Plan 214 (εἰς καιρόν) Herm 67 ar.l 178, slav. 175 = CPG II 474 (Apostol. IX 59d, Arsen. XXXII 36). τὸ]
τοῦ U : τι Paroem.
πάντα c Herm
μέτρα Herm
382 Καιρὸς γάρ ἐστι τῶν νόμων κρείττων πολύ Β Καὶ Plan 215 (εἰς καιρόν) κρεῖττον
Β
κ.γ. È. κρείττων τῶν νόμων πολύ Καὶ
383
Κακοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ κακός a(ABBenC,DHR) b(PDiVU) Plan 386 (eic πονηρούς) Herm 68
ς
Ven10
O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, 9-10 ar.I 179, slav. 176 x. ὁμιλῶν μᾶλλον È. κι R
- Greg Naz. Carm.
X. ὁ. αὐτὸς κακός ἐκβήσῃ Ven
1.2, 33, 190 = Mon. 3933. ATIM 73, Ant. I 50, 937 A:
κακοῖς συνεχῶς ὁμιλῶν γενήσῃ καὐτὸς ἐκείνοις ὅμοιος. Sept. Sap. Rec. Par.,
Solon 12-13, 162-164 Tziatzi: Τκακοῖς ὁμιλεῖν μὴ χρῶΐ. θεοῖς Ode εὐσεβῶς (cf. ibid. Stob. Sol. 14 = D.L. I 60 [Sol. 8]: μὴ κακοῖς ὁμίλει), Rec. Mon., Solon 14, 371 Tziatzi: κακοῖς μὴ ὁμίλει δόξαις ἂν καὐτὸς ὅμοιος αὐτοῖς. Cram. Ox. IV 298, 26: κακοῖς ὁμιλῶν ἀνόητος Eon.
*383a
Σοφοῖς ὁμιλῶν καὐτὸς ἐκβήσῃ σοφός —
297 —
TESTO DEI MONOSTICI
B
Bb(KPDiVU)
c
[Greg.] 72 Plan 340 (eig παιδείαν) Herm ar.Il 79
158
= Flor. Mosq. 46. καὶ αὐτὸς PDi
καὐτὸς om. Flor. Mosg.
384
Κάλλιστόν ἐστι κτῆμα παιδεία βροτοῖς a(ABBenC,DFHVars)
U
Plan 331 (εἰς παιδείαν) ar.I 180, slav. 177 Cf. Mon. 2, 122, 436.
385 Kpivet φίλους ὁ καιρὸς ὡς χρυσὸν τὸ πῦρ a(ABBenC,DFRVars) b(KPDiVUColl,) [Greg.] 39 Plan 469 (eig φίλους) Herm 69
ς
O.Petr. 405r, 8-9
ar.I 181 (II 27), slav. 178 = Comp. I 165 (I 166: ἐν ἀπορίαις γὰρ οὐδὲ εἷς ἔσται φίλος); CPG II 487 (Apostol. X 8a, Arsen. XXXII 70). καιρὸς] χρυσὸς ABenC,FVars
Mpt Ps Rs S Taur Vat 1276 : πειρασμός κρίνει φίλοις δίκαια μὴ θυμούμενος Cs
Coll ὡς] ἢ κρίνει φίλίους ὁ
καιρὸς] ὡς χρυσὸν [τὸ πῦρ O.Petr. suppl. Tait Cf. Comp.
II 83-84: χρυσὸς
μὲν οἶδεν
ἐξελέγχεσθαι
πυρί, [ἡ δ᾽ ἐν φίλοις
εὔνοια καιρῷ κρίνεται. [Pisid.] 94: κρίνει φίλους ἅπαντας ἐκπεσὼν φίλος. Tosi n. 132.
*385a
Φίλους ὁ καιρός, χρυσὸν ἡ φλόξ δὲ κρίνει
U (0 21) —
298 —
K 381 - 429 386 Κακὸν
μέγιστον ἐν βροτοῖς ἀπληστία
a(ABBenC,C,DFHRVars) Plan 362 (eig πλεονεξίαν)
b(KPDiVU)
c
Ven 18
ar.I 182, slav. 179 βροτοῖς]
κακοῖς C,R KPDiVU
ἀπληστία]
ἀπιστία BenC, : ἀπληστίαν P
387 Καιροὶ καταλύουσι
τὰς τυραννίδας
Β Κα Plan 216 (εἰς καιρόν) καιροὶ δὲ καταλύουσι τ. τ. Plan Mk. 677 Jk.
388 Kar Β
ἰδίαν φρόνησιν οὐδεὶς εὐτυχεῖ
ς
Plan 172 (εἰς εὐτυχίαν) Herm 70 slav. 180
κατὰ τὴν ἰδίαν φ. Mk. pp. 367-368
ἰδίαν κατὰ è. κτλ. Grotius, 931 Br. 194
Cf. TrGF adesp. F *717 (CGFP *298): PSI IV 280 ὅστις νομίζει διὰ φρόνησιν εὐτυχεῖν, | μάταιός got: πάντα γὰρ τὰ τοῦ βίου | οὐ διὰ φρόνη[σ]ιν, διὰ τύχην δὲ γίνεται.
389 Κόλαζε τὸν πονηρόν, ἄνπερ δυνατὸς ἧς a(AC,) Herm
b(KPDi)
c
71
O.Petr. 405v 7-8 (?) ar.I 183
ἄνπερ] ἐὰν KP : καὶ ἂν Di δυνατὸν ἦ C, KPDi (δ. ei Di) : δυνατὸς n A Schn. 248 Mk. 278 : δυνατὸς ἧς c Herm Jk. (coniecerat Schmidt III 78) κοrate | [
Ἰγαδυνατοί O.Petr.
—
299—
TESTO DEI MONOSTICI 390 Καλὸν τὸ μηδὲν εἰς φίλους ἁμαρτάνειν
a(ABBenC,DFHVars)
ς
Plan 470 (εἰς φίλους) Herm 72 ar.l 184, slav. 181
391 Κρίνειν τὸ δίκαιον καὶ μὴ τὸ συμφέρον θέλε
a(BC,)
b(KPDiColl,)
Plan 144 (gig δίκαιον) κρῖναι KDiColl, : κρῖνε del. Jk.
Ρ
κρίνειν è. μὴ ©. o. 0. B Plan Mk. 678
καὶ
392 Κούφως φέρειν δεῖ τὰς παρεστώσας τύχας
a(ABBenC,DFHVars)
b(KPDiU)
Plan 450 (εἰς ὑπομονήν) slav. 182 = Comp.
I 81 (I 82 = Mon.
104).
ἐνεστώσας KPDIU Comp. Cf. Eur. Med. 1018: κούφως φέρειν χρὴ θνητὸν ὄντα συμφοράς. Eur. Or. 1024: φέρειν σ᾽ ἀνάγκη τὰς παρεστώσας τύχας.
*392a Ῥᾷον φέρειν δεῖ τὰς παρεστώσας τύχας a(BC,DH) Herm
ς
152
slav. 334
ῥᾷάως C,H : πράως Blaydes, Adv., 168 Wi —
δεῖ]
300—
dei ς : δὴ AixVin
τὰς]
πᾶς
K
381 - 429
393 Καλὸν γυναικὸς εἰσορᾶν καλοὺς τρόπους
Β
b(KU)
Plan 121 (εἰς γυναῖκα) κάλλος KU
394
Καιροῦ τυχὼν καὶ πτωχὸς ἰσχύει μέγα a(AB) U c Plan 217 (eig καιρόν) Herm 73 slav. 183
καὶ U (non ὁ καὶ, pace Jk.) slav. (coniecerat Nauck, Mel. 3, 56) : γὰρ AB Plan Schn. 251 Mk. 281
x. γὰρ τυχὼν x. i. u. c (μέγας Wo) Herm (καιρὸν Herm:
καιροῦ G?)
395 Κακοῦ μεταβολὴν ἀνδρὸς où δεῖ σε σκοπεῖν Α ς Herm 75
où δεῖ σε σκοπεῖν A : χρὴ σιωπᾶν c Herm Schn. 252 Mk. 282 : οὐ χρὴ προσδοκᾶν Mk., p. 367 : οὐ dei προσδοκᾶν Thierfelder Jk. κακοῦ γὰρ ἀνδρὸς μεταβολὴν οὐδεὶς σκοπεῖ Mk., p. 367
*395a Καιρῶν
C,
2
μεταβολὴν πάντοτε δεῖ σκοπεῖν
b(KPDiColl,)
δεῖ] χρή σε Boiss, I 156 πάντοτε δεῖ σκοπεῖν] πανταχοῦ δεῖ σε σκοπεῖν Boiss. I 156 adn. 12 : πανταχοῦ σε δεῖ σκοπεῖν Mk. 609 K. μι πάντοτέ γε δεῖ σε σκ. Marcovich, 46
Cf. Comp. I 30 = Mon. 3982. —
301—
TESTO DEI MONOSTICI 396 Καλὸν τὸ γηρᾶν καὶ τὸ μὴ γηρᾶν πάλιν
a(ABC,DH) Plan 82 (εἰς γῆρας) τὸ γῆρας καὶ μὴ Toy. x. H Cf. 560 III 16/06/03, p. 180, 12-14 = Kaibel, Ep. Gr., 169 n. 426, 1 (Eumeniae, C.I. 3902r, CIG III 29: seq. Mon. 410): καλὸν τὸ γηρᾶν καὶ τὸ μὴ ynpüv τρὶς χείρω κακόν. Stob. IV 22c (περὶ yduov: ὅτι τοῖς μὲν ἐπωφελῆ τὸν γάμον, τοῖς δὲ ἀσύμφορον ὁ τῶν συναπτομένων ἀπετέλεσε τρόπος), 69 (-): καὶ γὰρ τὸ γῆμαι καὶ τὸ μὴ γῆμαι κακόν. Mon. *940.
+396a
Καλὸν τὸ γηρᾶν, τὸ δ᾽ ὑπεργηρᾶν κακόν
C,
b(KPDIVU)
δ᾽ om. Di
τὸ δ᾽
ἀλλ᾽ Boiss. I 156 adn. 10.
397 Κάλλιστα πειρῶ καὶ λέγειν καὶ μανθάνειν a(ABenC,DFHVars) O.Petr. 4050, 4-5 (?)
U
ς
slav. 185 Ipo καὶ Ae] [ Cf. Mon.
leıv O.Petr.
94, 781.
398 Κακὸν φυτὸν πέφυκεν ἐν βίῳ γυνή ς
b(PDiUBav)
Pfan 122 (eig γυναῖκα) καλὸν Plan
πέφυκεν ἐν]
πέφυκε Boiss.
1156 adn.
(cf. Mon. 459) : γυνὴ κακή PDi
—
302—
9
γυνή]
δάμαρ UBav
K 381 - 429 398-399 Κακὸν
φυτὸν πέφυκεν
ἐν βίῳ γυνή,
καὶ κτώμεθ᾽ αὐτὰς ὡς ἀναγκαῖον κακόν B
b(KV)
399]
κτώμεθα K
x. κτώμεθα πάντες ὡς κτλ. B
Cf. Men. fr. 801 K.-A: Stob. IV 22c (ὅτι τοῖς μὲν ἐπωφελῆ τὸν γάμον, τοῖς δὲ ἀσύμφορον ὁ τῶν συναπτομένων ἀπετέλεσε τρόπος), 77 (Μενάνδρου) τὸ γαμεῖν, ἐάν τις τὴν ἀλήθειαν σκοπῇ | κακὸν μέν ἐστιν, ἀλλ᾽ ἀναγκαῖον κακόν.
Philem. fr. 165 K.-A.: Stob. IV 22b (ὅτι οὐκ ἀγαθὸν τὸ γαμεῖν), 30 (Φιλήμονος) ἀθάνατόν ἐστι κακὸν ἀναγκαῖον γυνή. Eur. Med. 231: γυναῖκές ἐσμεν ἀθλιώτατον φυτόν. Tosi n. 1377.
400 Καιροσκόπει tà πράγματ᾽, ἄνπερ νοῦν ἔχῃς
b(KPDiU)
ς
Herm 74
slav. 184 καιροσκόπει U : καιρῷ σκόπει cett. Mk. 397 Jk. πράγματ᾽ U
ἄνπερ νοῦν ἔχῃς]
πράγματα KPDi c Herm:
εἴγε νοῦν ἔχεις KPDIU
Cf. Mon. 339.
401
Kav τοῖς Aypoikoıg ἐστὶ παιδείας λόγος a(BBenVars)
U
ς
Plan 332 (eig παιδείαν) O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, 8
slav. 187 καὐτοῖς Wi: καὶ τοῖς ἔρως U Jk.
U
ἀγροίκοις]
ἁγίοις οἴκοις c (0. ὄκοις Wi)
402
Καλὸν φέρουσι καρπὸν oi σεμνοὶ τρόποι - 303 —
A6Yoc]
TESTO DEI MONOSTICI
a(BC,R) b(PDiVU) [Greg.] 37 Plan 19 (eig ἀρετήν) O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, 9 ar.Il 44 καλὸν καρπὸν φέρουσιν U? : καρπ. καλ. è. UP° cett. φέρουσι] φέρουσιν U O.Petr. : φύουσι Plan καρπὸν καλὸν φέρουσιν οἱ χρηστοὶ τρόποι Taur Cf. Mon. 412, 1941.
403 Κάλλιστον ἐν κήποισι φύεται ῥόδον a(ABenVars)
slav. 186 ἐν κήποισι]
ἐν ἀκάνθαισι slav. (cf. Führer, Slav., 31)
Cf. Gnom. Vat. 22: καὶ γὰρ tà ῥόδα ἐν ἀκάνθαις φύεται, ἀλλ᾽ ἐν ἡδονῇ καὶ κάλλει διαφέρει.
404 Κατηγορεῖν οὐκ ἔστι καὶ κρίνειν ὁμοῦ a(ABBenC,DFHVars) ς Plan 236 (εἰς κρίσιν καὶ εἰς τὴν θεῖαν δίκην) Herm
76
slav. 188 οὐκ]
od
O.
ἔστιν A
ὁμοῦ]
νόμου slav.
405 Κέρδος πονηρὸν μηδέποτε πειρῷ λαβεῖν
aAB) K O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, 12-13 slav. 189
βούλου A slav.(?) Mk. 288 Jk. : πειρῶ Β K O.Petr.
*405a
Képdog πονηρὸν un λαβεῖν βούλου ποτέ
— 304—
K
381 - 429
B Plan 231 (eig κέρδος)
*405b Κέρδη πονηρὰ
μηδέπω λαβεῖν θέλε
a(BenC,Vars)
Cf. Mon, 422. 406 Καλῶς ἀκούειν μᾶλλον ἢ πλουτεῖν θέλε a(ABBenC,DFHVars)
c
Venil
Plan 148 (εἰς δόξαν) Herm 77 ar.I 185, slav. 190
καλὸν B* Herm : καλῶς BP° cett. : κακῶς slav. μᾶλλον om. c Herm (add. G?"s : bonam famam quam divitias malis Vin lat.) x. d. ἢ πλουτεῖν par λον θέλε F
407
Καλὸν θέαμά ἐστιν εὖ πράττων φίλος Β
Plan 471 (εἰς φίλους) θέαμα δ᾽ ἐστὶν Plan Jk. Cf. Mon. 47.
408 Κενῆς δὲ δόξης οὐδὲν ἀθλιώτερον a(ABC,DH) Plan 149 (εἰς δόξαν) ar.I 186, slav. 191 δὲ om. H
οὐδὲν al A
Cf. Comp. I 39. Mon. *918,
—
305 —
TESTO DEI MONOSTICI 409 Κρεῖττον σιωπᾶν ἐστιν ἢ λαλεῖν μάτην
a(ABC,C,DHR)
b(KPDIVU)
ς
Herm 79 ἢ ar.I 187, slav. 192 = Philonid. II fr. 2 K.-A.: Stob. III 33 (περὶ σιγῆς), 7 (Φιλωνίδου); [Max.] 20.43./52. (Φιλωνίδου); Patm. 25.56 (Philonid.); Comp. I 191 (I 192: πολλὴν γὰρ ἀβλάβειαν ἡ σιγὴ φέρει). κρεῖττον Mon. Stob.(SM) : κρεῖσσον UV [Max.] Corp. Par. xp. ἐστιν σιωπᾶν ἢλ. μ. Β σιωπὴ Ο,)) ἐστιν] μᾶλλον ACDHcHerm:om.A xp. σ. ἐστιν ἢ μάτην λαλεῖν Comp. κρ. σ. ἣ λαλεῖν πολλὰ μάτην R
*409a
Κρεῖσσον σιωπᾶν ἢ λαλεῖν τὰ ματαία Ven 19
*409b Κρεῖττον σιωπᾶν ἢ λαλεῖν ἃ μὴ πρέπει Plan 409 (εἰς σιωπήν)
= Comp. I 129 (I 128 = Mon. 305). ἃ μὴ θέμις Comp.
410 Καλὸν τὸ θνήσκειν οἷς ὕβριν τὸ ζῆν φέρει
a(ABBenC,DFHRVars)
b(KPUDi)
ς
Plan 201 (eig θάνατον) Herm 80 ar.I 189, slav. 194 = Comp. I 250 (I 251: ζῇ γὰρ πονηρῶς καὶ τὸ φῶς βλέπει σκότος); SGO III 16/06/03, p. 180, 14-16 = Kaibel, Ep. Gr., 169 n. 426, 2 (Eumeniae, C.I. 3902r,
CIG III 29) post Mon. 396. ὕβριν τὸ ζῆν BenFVars Plan Mk. 291 Jk. : τὸ ζῆν ὕβριν cett. Schn. 261 ei R Herm
: eig BenVars
κακὸν τοῖς θνητοῖς οἷς τὸ ζῆν ὕβριν φέρει B
—
306—
οἷς]
K
381 - 429
411
Κακοῦ γὰρ ἀνδρὸς δῶρον ὄνησιν οὐκ ἔχει
a(AB)
b(PDiV)
Plan 387 (eig πονηρούς) slav. 195
= Eur. Med. 618: Clem. Al. Strom. VI 2, 8, 5 (ἔτι Εὐριπίδου μὲν ἐν τῇ Μηδείᾳ εἰπόντος); Eust. In Iliad. 682, 47 (κατ᾽ Εὐριπίδην εἰπεῖν); CPG I 85 (Zenob, IV 4 [λέγει δὲ καὶ Εὐριπίδης ἐν τῇ Μηδείᾳ]).
γὰρ om.
AV
δῶρ᾽ Plan MK. 292 Jk.
Cf. Mon. 239. Soph. Ai, 665: ἐχθρῶν ἄδωρα δῶρα κοὐκ ὀνήσιμα.
412
Κακὸν φέρουσι καρπὸν οἱ κακοὶ φίλοι
a(AC,DFH)
b(KPDIVUColl)
c
Plan 472 (eig φίλους) Herm 81 slav. 196 κακὸν καρπὸν è. Ε φέρουσιν AF Jk. καρπὸν φέρουσι κακὸν οἱ x. è. DH οἱ κακοὶ φίλοι] αἱ κακαὶ πράξεις Herm : οἱ κακοὶ φίλοι Aix°PLPVin : οἱ κακοὶ τρόποι Kock, Samml., 110 Blaydes, Adv., 166 Cf. Mon. 402, *941.
413 Kai ζῶν ὁ φαῦλος καὶ θανὼν κολάζεται
a(AC,DHR)
b(KPDiVU)
c
Plan 388 (eig πονηρούς) Herm 82
O.Petr. 4050, 9-10 ar.I 191, slav. 197
414 Καλὸν τὸ θησαύρισμα κειμένη χάρις a(ABBenC
DHVars) —
307 —
TESTO DEI MONOSTICI
Plan 31 (eig ἀχαριστίαν) slav. 198 καλὸν]
καρπὸς H : καλὸν HM: καλῶν Brit
τὸ]
δὲ B Plan (τὸ Brit) : ye
Br. 36 : τι Mk., p. 367 Blaydes, Adv., 166 (vd. Eur. et Greg. Naz., infra) μένη] ei μένει H κειμένη A
xeı-
Cf. Eur. TrGF 518, 4; Greg. Naz. De Vita sua, 1582 (καλόν τι θησαύρισμο).
415 Καλὸν τὸ un ζῆν ἐστιν ἢ ζῆν ἀθλίως a(ABBenC,DFHVars) ς Pian 202 (εἰς θάνατον) Herm 84 ar.I 192 = Boiss. IV 438, 10.
κρεῖσσον Plan Jk. : κάλλιον Herm : κρεῖττον Schn. 266 Mk. 296 c AixLVin ἀθλίως] ἀτίμως Boiss.
ἐστιν om.
Cf. Boiss. III 471: καλόν ἐστι θανεῖν ἢ ζῆν ἀθλίως. Philem. fr. 172 K.-A.: Stob. IV 53 (σύγκρισις ζωῆς καὶ θανάτου), 8 (Φιλήμονος) θανεῖν κράτιστόν È-
στιν ἢ ζῆν ἀθλίως. Crit. TrGF 43 F 12: Stob. IV 53, 23 (Εὐριπίδου Πειρίθου) οὔκουν τὸ μὴ ζῆν κρεῖσσόν ἐστ᾽ ἢ ζῆν κακῶς; Soph. TrGF F 488: Stob. IV 53, 11 (Σοφοκλέους Πηλέως) τὸ μὴ γὰρ εἶναι κρεῖσσον ἢ τὸ ζῆν κακῶς.
416 Καλὸν δὲ καὶ γέροντι μανθάνειν σφόδρα a(AB) Plan 333 (eig παιδείαν) = Aesch. TrGF F 396: Stob. III 29 (περὶ φιλοπονίας), 24 (Αἰσχύλου); Boiss. III 471; Jos f. 182r (περὶ γήρως). δὲ om. Jos γέροντα Stob. Jos σφόδρα] σοφά Stob. Stephanus, 239 Br. 382 (p. 347) Schn. 267 Mk. 297 Jk. : σοφίᾳ Jos καλὸν δὲ γέροντι μαθεῖν τὸ καλόν Boiss. Cf. Philostr. Vit. Soph. II 1, 9 (II 65, 17 Kayser?): καὶ “καὶ γηράσκοντι τὸ μανθάνειν᾽. Tosi n. 385.
—
308--
ὁ Μάρκος καλόν’ ἔφη
K 381 - 429 417 Καλὸν τὸ νήφειν ἢ tà πολλὰ κραιπαλᾶν
a(BC,)
b(KPDi)
Plan 267 (εἰς μέθην) τὸ]
δὲ Jk.
τὰ Β
: τὸ Plan Mk. 680: om. C, KPDi
κραιπαλᾶν]
xparra-
λεῖν KPDi : κραιπαλᾷς Erbse
*417a Καλὸν τὸ νήφειν ἢ πολλὰ τρυφᾶν μάτην U καλὸν]
κρεῖττον Meyer, Urb., 436
ἢ]
οὐ Meyer, ibid.
418 Καρπὸς è’ ἀρετῆς ἐστιν εὔτακτος βίος a(ABBenC,C,DFHVars) b(KPDi) Plan 20 (εἰς ἀρετήν) Herm 83
c
δ om. BC, KPDi c Herm : γὰρ Mk. 298 (cf. p. 367) Jk. Liapis 410 ἀρετῆς] ἀγαθὸς Β Plan ἐστιν ABBenC,DHVars c Plan Schn. 268 Mk. 298 Liapis 410 : δίκαιος C, KPDi Jk. εὔτακτος] εὔκαρπος BenVars A got δὲ καρπὸς ἀγαθὸς εὔτακτος βίος Br. 24 (ex Plan)
εὔτακτος [
419 Καλὸν τὸ νικᾶν, ὑπερνικᾶν δὲ σφαλερόν a(AB) O.Petr. 405r, 6-7
τὸ] δὲ Schn. 269 κ. rt. v. ὑπερνικᾶν ἀσφαλέστερον B κ. τ᾿ v. ὑπερέχειν δ᾽ οὐκ ἀσφαλές Richards, Further, 178 (= Ar., 107) x. τ΄ ν. ἀ[λλ᾽ ὑπερνικᾶν κακόν Jk. Cf. Eur. Ph. 1200-1201: καλὸν τὸ νικᾶν. εἰ δ᾽ ἀμείνον᾽ οἱ θεοὶ [γνώμην ἔχουσιν, εὐτυχὴς εἴην ἐγώ.
—
309 —
TESTO DEI MONOSTICI 420 Κοινὸν ἀγαθόν ἐστι χρηστὸς εὐτυχῶν Β
Plan 173 (εἰς εὐτυχίαν) = Men. fr. 765 K.-A.: Stob. IV 1 (περὶ πολιτείας), 23 (Μενάνδρου); GBA 72. ἀγαθόν goti]
δὲ καλόν ἐστι Plan Mk. 681
κοινὸν ἀγαθόν ἐστι τοῦτο, χρη-
στὸς εὐτυχῶν, «πόλει» Stob. (πόλει add. Wilamowitz, Hermes 45 [1910], 391 = Kleine Schriften IV, 258 ad tetr. troch.) κοινὸν ἀγαθὸν τοῦτ᾽ ἐστι GBA, coniecerat J. D’Orville, ad Charit. (Amstelodami 1750, vd. infra) Jk. : κοινὸν γὰρ ἀγαθόν Mk. : κοινὸν ἀγαθὸν δὲ τοῦτο Gaisford
Cf. Charit. I 4, 3: καὶ γὰρ εἶ κοινὸν ἀγαθὸν πάσης Σικελίας εὐτυχῶν.
421
Καλῶς πένεσθαι μᾶλλον ἢ πλουτεῖν κακῶς
a(ABC,DHR)
b(KPDiV)
[Greg.] 38 Plan 351 (εἰς πενίαν) ar.II 26 = Antiph. fr. 258 K.-A., 1: Greg. Naz. Carm. I 2, 28, 145. 1-2 Stob. IV 33 (σύγκρισις πενίας kai πλούτου), 1 (Αντιφάνους SMA Corp. Par. 757: γνῶμαι Κράτωνος Corp. Par. 486) καλῶς — κακῶς" | τὸ μὲν γὰρ ἔλεον τὸ δ᾽ ἐπιτίμηowv φέρει. καλῶς]
καλὸν CDR
V
Jk. : κρεῖσσον Greg. Naz.
καλὸν τὸ πένεσθαι
Β
μᾶλλον] κρεῖττον [Greg.]
k. π. μᾶλλον χρὴ ἢ π. e. K
Cf. Gnom. Byz. 192: οὐ τὸ πένεσθαι αἰσχρόν, ἀλλὰ τὸ κακῶς εὐπορεῖν. Georg. 743: οὐ τὸ πένεσθαι κακόν, ἀλλὰ τὸ κακῶς εὐπορεῖν.
*421a
Καλὸν πένεσθαι μᾶλλον ἢ κακῶς ἔχειν
422
Κέρδος πονηρὸν ζημίαν ἀεὶ φέρει —
310 —
K
381 - 429
a(ABBenC,DFRVars) b(KPDiVU) Plan 232 (εἰς κέρδος) Herm 78
c
O.Petr. 4050, 2-4 ar.I 188, slav. 193
κέρδη πονηρὰ B c Herm ar. slav. Stephanus, 338 Br. 267 (cf. p. 346) Liapis 414 ζημίας ABenC,FVars KPDiVUc ἀεὶ φέρει] ἀμείβεται Nauck, Mel. 2, 243
Cf. Mon. 405. Eur. Cycl. 312: πολλοῖς γὰρ | κέρδη πονηρὰ ζημίαν ἠμείψατο. Soph. TrGF 807: Lex. Vind. 96, 4 ζημίαν λαβεῖν ἄμεινόν ἐστιν ἢ κέρδος κακόν (ἄμεινόν ἐστι ζ. A. ἢ x. x. ms.). Sept. Sap. Rec. Par.,, Chilo 9, 175-177 Tziatzi: ζημίαν aipod μᾶλλον ἢ κέρδος αἰσχρόν᾽ τὸ μὲν γὰρ ἅπαξ λυπήσει, τὸ δὲ ἀεί.
423
Κακῷ σὺν ἀνδρὶ μηδ᾽ ὅλως ὁδοιπόρει a(ABBenC,DFHRVars) Plan 389 (eig πονηρούς)
b(KPDiU)
O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]r, μηδ᾽ ὅλως]
11-12
μηδεὶς ὅϊλως O.Petr. : μηδαμῶς Prinz Schmidt III 79
424 Καιρὸς γὰρ δεσποτεύων καὶ δύναμιν πᾶσι διδοῖ b(KPDi) O.Petr. 405r, 10-11 (?) καὶ δύναμιν πᾶσι K (καὶ vauiv πᾶσιν [sic] Di) : καὶ πᾶσι δύναμιν P : καὶ πᾶ-
σιν δύναμιν Jk. διδοῖ Boiss. (vd. infra) Jk. : δίδει mss. καιρὸς κύριος ὧν καὶ π. dv. διδοῖ vel καιρὸς δὲ πᾶσι κύριος δύναμιν διδοῖ Boiss. I 156 adn. 4 : καιρὸς δὲ [πᾶσι κύριος] δύναμιν
(1932), 18 Liapis 416
[διδοῖ O.Petr., suppl. Waddell, EPap
425 Καλόν ye γαστρὸς Kai ἐπιθυμίας κρατεῖν
C, ye]
b(KPDi) ce C,
κἀπιθυμίας Boiss. I 156 adn. 5 Mk. 607 Jk. —
311—
1
TESTO DEI MONOSTICI 426 Κάλλιστα Μουσῶν
φθέγγεται πλουτῶν ἀνήρ
υ
= TrGF adesp. F 464: Sext. Emp. Adv. Math. I 279 (III 71, 19 Mau). κάλλιστα Μουσῶν]
κάλλιστ᾽ ἄμουσος Nauck, Mel. 5, 218-219
427 Καλὴ διαδοχὴ τοῦ γένους ἐπὶ τὰ τέκνα
C, K ἐπὶ tà] ἐσθλὰ vel ἐστὶν Meyer, Nachlese, 368 : ἔσται Meyer, Nachlass : ἤπια Liapis 419 ἐπὶ tà τέκνα] τὰ παίδια Snell
428 Κακοπραγμονεῖν μόνον οὐ πρέπει τὸν ἐλεύθερον Κ
μόνον]
γὰρ Meyer, Nachlese, 368 1Κ.
429 Κόλαζε κρίνων ἀλλὰ μὴ θυμούμενος [Greg.] 40 ar.II 45
= Demon. TrGF 207 F 2: Boiss. 1 118 (Δημώνακτος); Grom. Byz. 254; [Max.] 19.33./51. (Demon.); Ant. II 53, 1133 D (Democr.); Patm. 34.81 (Demon.); Gnom. Bas. 280 (Δημώναξ ἔφη): Bertini Malgarini n. 84; Jos ἴ. 178r (περὶ δίκης); Cecaum. Strateg. II 57 (p. 90, 22 Spadaro: φησὶ δέ τις σοφός KTA.).
post κόλαζε add. πραύτητι μᾶλλον Grom. Byz.(Bar.) θυμ. Bertini Malgarini
—
312 —
κι xp. ὀρθά, ἀλλὰ μὴ
430 Ayınv εὐτυχίας ἐστὶν ἀνθρώποις τέχνη a(ABBenVars)
b(KPDi)
Plan 414 (εἰς τέχνην) Herm
ς 86
O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]v, 8-9
ar.I 193, slav. 199
εὐτυχίας] ποις]
ἀτυχίας Plan. slav. Mk. 309 Jk.
ἀνθρώπου O.Petr.Mus. PDi ς
τέχνη]
ἐστὶν]
βίου KPDi
ἀνθρώ-
τύχη Ben
431 Λίαν φιλῶν σεαυτὸν οὐχ ἕξεις φίλον a(ABBenC,DHFRVars)
b(KPDiColl,)
[Greg.] 41 Plan 474 (eig φίλους) ar.II 28
= CPG II 505 (Apostol. X 68a, Arsen. XXXIII 85); ATIM 134. σεαυτὸν]
ἑαυτὸν B Alo Ald 1495 Paroem.
φίλους BVars KPDiColl, Rs
φιλῶν ἑαυτὸν λίαν οὐχ ἕξεις φίλους ATIM.
432 Λήσειν διὰ τέλους μὴ δόκει πονηρὸς ὦν Β
Plan 241 (εἰς κρίσιν καὶ εἰς τὴν θεῖαν δίκην) Herm 87 slav. 210 λήσειν διὰ τέλους B Plan slav. : λυσιτελεῖν Herm πικρὸς ὦν Β
μὴ δόκει]
433 Λόγος τις εὐχάριστος ἀπόδοσις καλή
b(KPDi) —
313 —
νόμιζε Y
TESTO DEI MONOSTICI
*433a
Λόγος εὐχάριστος χάριτός ἐστιν ἀνταπόδοσις Herm 88 ar.I 196, slav. 206
ἐστ᾽ ἀνταπόδοσις Mk. 330 (cf. p. 368) Liapis 425
434 Λόγοις ἀμείβου τὸν λόγοις πείθοντά σε a(ABC,HR) b(KPDIUV) Plan 251 (eig λόγον) O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]v, 7
slav. 211 τοῖς λόγοις πείθουσι σε H : τὸν λόγοις πείθοντα ce H" cett.
435
Λάμβανε πρόνοιαν τοῦ προσήκοντος βίου Β b(KPDi) Plan 21 (εἰς ἀρετήν) Herm 89
O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3], 7-8 slav. 213 λάμβανε]
λάβε B Plan Herm Mk. 331 : λαβοῦ Mk., p. 368
436
Auunv πέφυκε πᾶσι παιδεία βροτοῖς a(ABBenC,DFHRVars) b(KPDi) [Greg.] 43 Plan 334 (eig παιδείαν) ar.II 29 λιμὴν] τιμὴ Ma La Vg Pv Alo Ald Br. 392 Mk. 721 ABenHRVars KPDi Schn. 276
πέφυκεν Di
437
Λόγῳ μ᾽ ἔπεισας φαρμάκῳ σοφωτάτῳ
— 314—
πᾶσα
A
a(ABBenDFVars) b(UV) Plan 250 (eig λόγον) = P.Schub. 29, 11; CPG
430 - 456
c
II 507 (Apostol. X 76a, Arsen. XXXIII 98).
2. u’ ἔπεισας B V Plan Jk. : A. pe πεῖσον ABenDFVars Schn. 277 Mk. 313 : A. δὲ πείθου U λόγῳ μὲν πᾶσαι φάρμακον σοφώτατον (sic) c, unde μ᾽ ἔπεισε φαρμάκῳ σοφωτάτῳ Mk., p. 368 (ubi pro πᾶσαι πεῖσαι legitur) ΟΕ, Tert. De Pallio VI 1: sermone,
inquit, me suasisti, medicamine sapientis-
simo.
438 Λόγος διοικεῖ τὸν βροτῶν βίον μόνος a(ABenDFRVars)
b(KPDi)
.
O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]v, 4-5
μόνως Vars
λ. δ. τὸν βίον βροτῶν u. F
*438a
Λόγῳ διοικεῖται βροτῶν βίος μόνῳ Β
Plan 253 (εἰς λόγον)
*438b Λόγῳ
διοίκει τὸν ἀστάθμητον
βίον
U (fort. dist. 438-454 = U λ 5-6) λόγῳ διοίκει 7 ἀστάθμητον τοῦ βίου Meyer, Urb., 437 Cf. Eur. Or. 981: βροτῶν δ᾽ ὁ πᾶς ἀστάθμητος αἰών.
439 Λογισμός ἐστι φάρμακον λύπης μόνος a(ABBenDFVars) Plan 249 (eig λόγον)
slav. 200
—
315—
TESTO DEI MONOSTICI
= P.Schub. 29, 3 (?); CPG II 507 (Apostol. X 76b, Arsen. XXXIII 99). λογισμός]
λόγος μέν B Paroem. : λόγος γάρ Plan (A. y. €. λύπης φάρμακον μ.
Alo Ald) P.Schub.
μόνον BBenDFVars
μόνος λογισμός Echt λύπης dd[puorov
Cf. Mon. 452, 454.
440 Λῦπαι γὰρ ἀνθρώποισι τίκτουσιν νόσον a(ABBenC,FHVars)
c
Vat11
Ven 12
Plan 262 (eig λύπην) Herm 85 ar.I 194, slav. 202 = Eur. TrGF F 1071: Stob. IV 35 (περὶ λύπης, ὅτι λίαν μοχθηρὰ καὶ ἐπώδυνος τοῖς φροντίζουσιν), 10 (Εὐριπίδου). A. καὶ γὰρ ἀνδράσι τ. ν. ς Herm
ἀνθρώποισιν Ven (ἀνθρώπησιν [sic] ms.)
τίκτουσι ABBenC,FHVars Vat c Stob.(M) : τύκτουσι (sic) Herm : -σιν Ven Plan Stob. νόσους BF Plan ar. Stob. Jk. Cf. Soph. TrGF F 663: Stob. IV 35, 13 (Σοφοκλέους Τυροῦς) τίκτουσι γάρ τοι καὶ νόσους δυσθυμίαι.
*440a Λῦπαι βροτοῖσιν ἀπογεννῶσι νόσους
441 Λαλεῖν μὲν οἶδας, τί λαλεῖς δ᾽ οὐκ αἰσθάνῃ a(BenDFVars) τὶ λαλεῖν 6° FVars
CCXCVIII Jk.
: τὶ λαλῶν δ᾽ Ben : τὶ λαλεῖς δ᾽ D:
οἶδας]
τὶ δὲ λαλεῖς Jacobi,
οἶσθα Jacobi, ibid.
442 Λεπτῶς καλῶς ζῆν κρεῖσσον ἢ λαμπρῶς κακῶς —
316 —
A
430 - 456
B
Plan 352 (eig πενίαν) ar.I 195, slav. 203 λεπτῶς] λιτῶς Blaydes, Adv., 172 καλῶς ar. (cf. Führer, Ar., 68) Ald 1512 (unde Br. 402) : θέλε B : γέ τοι Plan Mk. 682 Jk. : γὰρ εὖ Schmidt III 84 κρεῖσσον om. B
λεπτὸν ... λαμπρὸν slav. (Morani)
443 Λαβὼν ἀπόδος, ἄνθρωπε, καὶ λήψῃ πάλιν a(AB) Plan 529 (eig χρέος) O.Petr.Mus. 449 (31898)+ 62569 [3]v, 3-4
*443a
Λαβὼν πάλιν δὸς iva λάβῃς ὅταν θέλῃς P.Bour. 1, f. VIII?, 3-4
slav. 205 (?) Cf. Epich. fr. 211 K.-A.: ἁ δὲ χεὶρ τὰν χεῖρα νίζει" δός τι καὶ TAdße τι (cf. Mon. 832). V. Aes. W, p. 102, 9-10 Perry: λαβών τι ταχὺ ἀπόδος προθύμως, ἵνα πάλιν λάβῃς. ATIM 78, Ant. I 29, 878 Ὁ: λαβών τι παρά τινος εὐθὺς dπόδος, ἵνα πάλιν λάβῃς. Boiss. III 471: λαβὼν δός, ἵνα καὶ πάλιν λάβῃς.
444 Λιμὴν τοῦ πλοίου ὅρμος’ τοῦ βίου δ᾽ ἀλυπία C,
b(KPDIV)
ar.I 197, slav. 201 = Gnom.
Byz.
130; Exc. Vind. 26.
πλοίου VP° cett. : βίου V®
τοῦ pr. et alt. del. Boiss. I 156 adn. 15
λιμὴν
πλοίου μὲν ὅρμος βίου δὲ ἁλυπία Gnom. Byz. ἔχε. Vind. (A. μὲν πλ. Exc.) λιμὴν νεὼς ὅρμος, βίου δ᾽ ἀλυπία Jk. (νεὼς pro πλοίου Thierfelder) - Georg. 641: λιμὴν μὲν πλοίου ὅρμος λύπης δὲ νοῦς. —
317 —
TESTO DEI MONOSTICI *444a Λιμὴν πλοίου μὲν ἀλυπία, δ᾽ ὅρμος βίου
a(ABH) πλοίου]
πλοὸς H
*444b Πλοίου λιμὴν μέν, ἀλυπία δ᾽ ὅρμος βίου Plan 263 (εἰς λύπην)
445 Λύπην γὰρ εὔνους οἶδεν ἰᾶσθαι λόγος a(ABBenC,DFHVars)
ς
Plan 252 (εἰς λόγον) Herm 90 slav. 207 = Men. fr. 865 K.-A, 3: P.Schub. 29, 7. 1-3: Stob. IV 48b (ὅτι οἱ ἀτυχοῦντες χρήζουσι τῶν συμπασχόντων), 29 (Μενάνδρου) τῷ μὲν τὸ σῶμα διατεθειμένῳ
κακῶς | χρεία “ot ἰατροῦ, τῷ δὲ τὴν ψυχὴν φίλου" | λύπην -- λόγος λυπῶν Schn. 283 λύπην καὶ γὰρ AixVin οἶδεν ἰᾶσθαι] οἶδε θεραπεύειν P.Schub. Stob. Jk. λόγος Mon. P.Schub. K.-A. : φίλος Stob. Jk. λύπη γὰρ ὄντως εἶδεν ἰᾶσθαι λόγον Η Cf. Mon. 452, 454, 587, 840.
446 Λιμὸς μέγιστον ἄλγος ἀνθρώποις ἔφυ a(ABBenC,DHVars)
ς
Plan 246 (εἰς λιμόν) Herm
92
slav. 208 ἔφυ]
ἐστί Οπὲ
447 Λιμῷ γὰρ οὐδέν ἐστιν ἀντειπεῖν ἔπος —
318 —
A
430 - 456
a(ABBenDFVars) c Plan 247 (eig λιμόν) Herm 91 slav. 214
= CPG II 506 (Apostol. X 73a, Arsen. XXXIII 93). ἀντιπεῖν
F Wo Herm
ἔπος] ὅπερ c Herm
448 Avrodvra λύπει Koi φιλοῦνθ᾽ ὑπερφίλει a(ABBenC,DHVars) λύπει]
φίλει B
*448a
Μισοῦντα φίλει καὶ φιλοῦντ᾽ del φίλει Β Plan 473 (εἰς φίλους) slav. 212? φίλει] μίσει La Alo Ald Br. 525 καὶ φιλοῦνθ᾽ ὑπερφίλει Plan
: φίλει La
La?
Alo*
Ald
1495
cett.
449 Λυπεῖ με δοῦλος δεσπότου μεῖζον φρονῶν a(ABBenC,DFHVars) Plan 152 (eig δούλους) slav. 215
b(KPDi)
λυπεῖ δοῦλος δεσπότην ὑπερφρονῶν KPDi
μείζω DF
- Men. fr. 785 K.-A.: Stob. IV 19 (περὶ δεσποτῶν καὶ δούλων), 5 (Μενάνδρου) λυπεῖ με δοῦλος μεῖζον οἰκέτου φρονῶν.
450 Λύπη παροῦσα πάντοτ᾽ ἐστὶν ἡ γυνή —
319 —
TESTO DEI MONOSTICI
a(ABBenC,DFVars) Plan 123 (eig γυναῖκα)
b(KPDiV)
Par 17
ar.I 198, slav. 216
πάντοτε PDi
ἐστὶ C,
ἔστι γυνή KPDIV
451 Λόγον παρ᾽ ἐχθροῦ μήποθ᾽ ἡγήσῃ φίλον a(ABBenC,DFHVars) Plan 189 (eig ἔχθραν) Herm 94 ar.I 199
= CPG II 508 (Apostol. X 77b, Arsen. XXXIV 7). ἐχθρῶν Herm *451a
Λόγους κατ᾽ ἐχθρῶν πέμπε und ὅλως, φίλε R
πέμπε]
πλᾶσσε Meyer, Nachlass
Jk.
452
Λύπης ἰατρός ἐστιν ἀνθρώποις λόγος a(ABBenC,C,DFHVars) Herm
c
93
= Comp. II 182 (II 183 = Men. fr. 663, 2 K.-A., vd. infra). ἰητρός C,D λύπης ... λόγος Comp.(B) Jk. : πάρεστιν ὁ λόγος" ἰατρὸς ἀνθρώπῳ νοσοῦντι Comp.(c)
Cf. Men. fr. 663 K.-A.: Schol. ex. IL O 3934 [bT] (καὶ Μένανδρος) ἰατρός ἐστιν ὁ λόγος ἀνθρώποις νόσων᾽ | ψυχῆς γὰρ οὗτος μόνος ἔχει κουφίσματα (idματα Comp.
II 183). Mon. 439, 456, 587, 840.
453 Λέοντι συζῆν ἢ γυναικὶ συμβιοῦν
—
320—
A
430 - 456
a(ABC,DHR) b(KPDiVUBav) [Greg.] 44 Plan 124 (eig γυναῖκα) Herm 95 ar.I 200 (om. ar.II) γυναικὶ συμβιοῦν] πονηρᾷ συμβίῳ Cs
βιῶναι Herm : μαχίμῳ UBav : φλυαρῷ
συμβιοῦν] συμβίῳ C, KPDiV
: συμ-
κρεῖττον ante ἢ add. G?
λέ-
A
οντι συζῆν κρεῖττον ἢ γυναικὶ φλυαρῷ R
βιοῦν Thierfelder Jk.
λέοντι κρεῖττον ἢ γυναικὶ συμ-
X. σ. ἐστι γ. σ. Schmidt IH 79
Cf. Mon. 374. VTSirac. 25, 16 ([Max.] 68.6./39.6.; Georg. 944): συνοικῆσαι λέοντι καὶ δράκοντι εὐδόκησαι ἢ μετὰ γυναικὸς πονηρᾶς.
454 Aver δὲ λύπην παντὸς ἀνθρώπου λόγος
b(KPDiU) O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]v, 6 λύπην λύει γὰρ x. d. A. U (ubi γὰρ add. fort. propter dist. #438b-454 = UA
5-6)
Cf. Mon. 439, 445, 452.
455
Λάλει τὰ μέτρια καὶ μὴ λάλει ἃ μή σε δεῖ
C,
Β(ΚΡΌΙΝ)
P.Copt., 186-188; T.Mon.Ep., 19-20; O.Petr.Mus. 449 (31898) + 62569 [3]0, 56; T.Mus.Périgord inv. 2382 τὰ om. V Schn. app. Mk. 328 μέτρα T.Mus.Périgord καὶ del. JK. Adλει τὰ μ[ή O.Petr. : λάλει δ᾽ ἃ Thierfelder JK. λάλει τὰ μέτρια, μὴ λάλει ἃ μή σε δεῖ Martinelli, Estrazione, 30
456 Λύπης ἰατρός ἐστιν ὁ χρηστὸς φίλος [Greg.] 42 ar.II 46 φίλοις Cs Cf. Mon. 452. Boiss. III 471: λύπης θεραπεία ἐστὶ γνήσιος φίλος. Grom. 244: λύπης θεραπεῖαί εἰσιν λόγοι φίλου γνησίου.
—
321 ---
Byz.
457
Μισῶ σοφιστὴν ὅστις οὐχ αὑτῷ σοφός a(ABenDFVars) b(KPDi) ς Plan 509 (eig φρόνησιν) Herm 97 slav. 218 = Eur. TrGF F 905: Cic. Ad fam. XIII 15, 2 (Εὐριπίδου); Plut. Alex. 53, 2; Id. Mor. 1128b; Luc. Apolog. 5 (III 369, 1 Macleod: μετὰ τὴν θαυμαστὴν τραγῳδί-
av); CPG II 534 (Apostol. XI 71d, Arsen. XXXV 91). Cram. Par. IV 343, 21: ὅπερ δίκαιόν ἐστι καὶ καλεῖται τοῖς πάλαι | μισῶ — σοφός. οὐκ KPDi Wi : οὐδ᾽ Plut. Alex.
αὐτὸς KPDi
G* : αὑτῷ GP° cett.
Cf. Plat. Hipp. mai. 2830: πολλοῖς συνδοκεῖ ὅτι τὸν σοφὸν αὐτὸν αὑτῷ μάλιστα δεῖ σοφὸν εἶναι. En. Medea, scaen. 273 Vahlen: qui ipse sibi sapiens prodesse non quit, nequiquam sapit. Max. Tyr. Philosophoumena XV 6 (p. 189, 8 Koniaris): ἦν σοφὸς ὁ Ἡρακλῆς" ἀλλὰ οὐχ αὑτῷ σοφός. Tosi n. 167.
458
Μὴ xpiv’ ὁρῶν τὸ κάλλος, ἀλλὰ τὸν τρόπον a(ABR) b(KPDi) [Greg.] 45 Plan 224 (eig κάλλος) ar.I 201 (II 47), slav. 231 κρίνῃς AR
τὸ om. R
κάλλος] γένος ar.
μὴ κρῖνε βλέπων κάλλος κτλ.
[Greg.] : κρῖναι Coll Vat 1276 : μ. x. κάλλος βλέπων Taur : μὴ κρῖνε κάλλος ἀλλὰ τὸν τρόπον βλέπε Cs
459
Μεστὸν κακῶν πέφυκε φορτίον γυνή a(ABC,DHR) b(KVUBav) c Plan 125 (eig γυναῖκα) Herm 107 slav. 243
Par 18
= P.Stras. inv. 10167, 36 (37: al...
.].ov γάρ &[olrı μεμελιτωμένον)
—
322—
M
κακῶν]
Herm
κακόν ACH
πέφυκεν
457 - 512
A
φορτίον γυνή]
γυνὴ φορτίον c
γυνή] δάμαρ UBav (cf. Mon. 398)
Cf. Stob. IV 22b, 64: «Σόλων» συμβουλεύοντος τινὸς αὐτῷ κατὰ τῶν μὴ yaμούντων ἐπιτίμιον τάξαι, χαλεπόν, εἶπε, ὦ ἄνθρωπε, φορτίον ἡ γυνή (= Sol. 181 p. 98 Martina); Stob. IV 22a, 24 (ἐν ταυτῷ Le. Ἱεροκλέους περὶ γάμου, IV 505, 24 Hense): οὐ γὰρ δὴ γυνὴ μὰ Aia βάρος ἢ φορτίον ἐστί, καθάπερ οὗτοι δοκοῦσιν.
460 Μὴ πάντα πειρῶ πᾶσι πιστεύειν ἀεί a(ABBenC,DFHRVars) Plan 360 (eig πίστιν) Herm
b(KPDi)
ς
103
slav. 229 μὴ πᾶσι πειρῶ πάντα x. d. c Herm φίλος F
slav.
παντί DP°: πᾶσι D* cett.
dei)
Cf. Sept. Sap. Rec. Par.,, Thales 16, 204-205 Tziatzi: μὴ πᾶσι πίστευε. Mon. 142, 171. Greg. Naz. De vita sua, 1235-1237: λάλει μέν, ἐν φόβῳ δὲ μηδὲ πάν-
τοτε, | μὴ πάντα μηδ᾽ Ev πᾶσι μηδὲ πανταχοῦ
| ἀλλ᾽ ἔστιν οἷς ὅσον te καί που
καί ποτε.
461 Μιμοῦ τὰ σεμνά, μὴ μιμοῦ κακῶν τρόπους a(ABBenC,DFHRVars) O.Petr.Mus. 62581+62582
b(KPDiV) [4]r, 5-6 (?)
= Boiss. IV 438, 12. un om. Di un pn. κακὸν τρόπον ABenC, DFHVars Boiss. : μὴ κακὸν μιμοῦ τρόπον B : μὴ u. κακοὺς τρόπους R (coniecerat Schn. 296) : μὴ κακοὺς μιμοῦ
τρόπους Mk. 336 : μὴ κακῶν μιμοῦ τ. Jk. ΟΕ V. Aes. W, p. 102, 13-14 Perry: πονηρὰ μὴ βουλεύου μηδὲ τρόπους κακοὺς μιμοῦ.
462 Μισθὸς διδάσκει γράμματ᾽, οὐ διδάσκαλος —
323 —
TESTO DEI MONOSTICI
a(ABBenC,Vars)
b(KV)
O.Petr.Mus. 62580 + 62587 [5]r, 2-3 (var.)
= P.Vind. 19999 B, col. I 18 (var.; I 17 = 573) γράμματ᾽ οὐ διδάσκαλος] γράμματα διδασκάλου BenVars : γράμματα τοῦ δίιδασκάλου A μισθὸς διδάσκει πράγματα διδασκάλοις Β πίάν]τας Slödor
Monostici di c
13. 52. 98. 139. 174. 211.
15. 16. 19. 21. 26. 28. 29. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 41. 42. 47. 48. 49. *102a. 109. 111. 113. 117. 118. (*264a). *144a. 146. 147. 150. 151.152. 156. 159. 162. 164. 165. 166. #175a. 183. 189. 190. 194. 195. 197. 225. 226. 228. 235. 237. 240. 247. 249. 250. *252a. 253. *264a.
— 529—
HOLZ S HMI O DEM
zo»
ATUOTN
APPENDICI
269. 287. 323. 358. 381. 401. 430. 457. 491.
276. 288. 330. 361. 383. 404. 437. 459. 492.
278. 279. 282. 283. 299. 302. 306. 307. 309. 316. 331. 332. 334. 337. 338. 339. 342. *344b. 364. 367. 372. 373. 374. *383a. 385. 386. 388. 389. 390. *392a. 394. 395. 397. 400. 406. 409. 410. 412. 413. 415. 418. 422. 440. 445. 446. 447. 452. 460. 463. 472. 476. 477. 481. 482. 484. 486. 487. 488. 490.
517. 519. 521. 522. 523. 524. 544. 546. 547. 548, 552. *554a. 564. 566. 570. 575. 590. 592. 603. 604. 628. 637. 638. 639. 640. 647. 654. 655. 656. 662. (*392a). 690. 700. 702. 705. 709. 710. 712. 713. 716. 717. *718a. 725. 726. 729. 740. 742. 743. 744. 747. 754. 756. 757. 758. 759. *780a. 781. 782. 783. 786. 788. 789. 800. 804. 806. 810. 811. 812. 814. (*718a). 831. 832. 843. 845. 846. 852. 853. 854. 855. 856.
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Monostici ‘esclusivi’ di a 3. 6. 7. 11. 14. 18. 20. 22. 23. 24. 25. *25a. 37. 38. 43. 44. 46. 50. 51. 54. *883.
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96. 101. 102. 103. 104. 106. 107. 108. 110. 114. 119. 137. 145. 149. 153. 154. 155. 157. 158. 160. 168. 169. 170. 175.
177. 178. 179. 180. 186. 187. 188. *189a.
*213a. 220. 222. 223. 231.
196.
233. 239. *239a. 241. 242. 245.
246. 252.
271. 272. 275. 281. 290. 292. 293. 295.
297. 298. *298a. 301. 304. 305.
328. 333. 336. 341. 344. 345. 363. 372. *379a. *379b. 396. 403. *405b. 408. 414. 416. 419. *940. 439. 441. 443. *444a. 448. 451. 453.
—
530 —
*305a.
*306a. 308.
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APPENDICI
467. 526. 551. 560. 600. 629. 694. 704. 732. 791. 813. 823. 862.
468. 528. 553. 573. 606.
478. 529. 555. 576. 607.
479. 530. 556. 577. 609.
480. 485. *542a. *556a. 578. 579. 581. 582. 585. 588. 589. 591. 593. 595. #957.
644. 648. 650. 651. 657. 658. 701.
#976. *979.
*707a. 714. 719. 721. 735. 740.
741.
749. 752.
792.
*823b. *1015. Monostici ‘esclusivi’ di b
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63. 64. 66. 67. 69. 70. 72. 74. 76. 81. (*108a). *108a. *114a. 123. 124. 144, *167a. 181. 193.
203.
205. 206. 207.
254. 255. 256. 257.
(*114a). 284. *311a. 317. 318. +*335a. *344a, 352. 359. 360. 375. 377. 424. 433. 454.
258.
*258a.
259. 260. 261.
379.
(*258a). 497. 501. 502. 504. 506. 507. 509. 510. 511. *530a. 531. 533. 557. 558. 610. 611. 612. 613. *641b. 663. 668. 669. 670. 676. 680. 682. 689. 695. 696. 699. *706a. 707. 715. 722. 723. 724. 739, 761. 762. 766. 794. 795. —
531 —
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APPENDICI
847. 848. 857. 860. 865. 866. 867. Monostici ‘esclusivi’ di c
INTO HA MUTI ZO OXIS
*102a. (*264a). 235. 249. *252a. 253. *264a. 279.
306. 338. *344b 491. 492.
662. *700a. *718a. 743.
*780a. 783. 788. (*718a) 852. 856.
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Monostici comuni
15. 98. 139. 174. 211. 269. 287. 323. 358. 383. 430. 457. 517. 544. 564.
a-b-c
16. 21. 28. 34. 48. 49. 52. 152. 183, 240. 283. 288. 332. 374. 385. 437. 459. 519. 546.
164. 165.
342. 344. 386. 389. 409. 410. 412. 413. 418. 422. 460. 472. 482. 484. 486. 524.
—
532 —
Ὁ
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APPENDICI
628. 705. 725. 789. 800. 845. 853.
638. 647. 710. 717. 740. 747, 806. 811. 812. 855.
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Monostici comuni
a-b
1. 4. 5. 8. 9. 10. 12. 17. 27. 39. 40. 55. 56. 57-58. 59. 60. 97. 99. 100. 112. 115. 116. 122. 136. *138a. 140. 141. 142. 143. *145a. 148. 176. *177a. 182. 192. 210. 212. 214. 215. 216. 217. 218. 219. 221. 234. 270. *271a. 277. 286. 289. 291. 294. 296. 321. 322. 325. 327. 329. 343. 347. 348. 356. 365. 370. 379. 391. 392. 398. 402. 411. 417. 421. 423. 431. 434. 436. 438, 449. 450. 453. 458. 461. 462. 469. 475. 483. 513. *513a. 514. 516. 518. 520. 542. 543. 545, *554b, 561. 562. 563. 565. 567. 568. 569. 571. 572. 586. 598. 627. *629a. 630. 635. 636. 641. 642. 646. 652. 653. 692. 693. 698. 711. 728. 760. 777. 779. 807. 808. 818. (*145a, *513a). *823a. 826. 829. 840. 842. 844. 865. — 533—
APPENDICI
SHMUVITONZZ> KO ITINTHDbOHW>
Monostici comuni a-c
13. 19. 26. 29. 31. 32. 33. 35. 36. 41. 42, 47. 109. 111. 113. 117. 118. i *144a. 146. 150. 151. 156. 159. 162. 166. 190. 194. 195. 197. 226. 228. 237. 247. 276. 278. 282. 299. 302. 307. 309. 330. 331. 334. 339. 361. 364. 372. 373. 390. *392a. 404. 406. 415. 440. 445. 446. 447. 452. 463. 476. 477. 487. 488. 521. 522. 523. 552. 566. 570. 590. 592. 603. 637. 640. 654. 655.
(*392a). 702. 709. 716. 729. 754. 758. 810.
ODOARDI:
Monostici comuni b-c *175a.
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C. PERNIGOTTI, Contesti e redazioni nella tradizione manoscritta delle «Menandri Sententiae», in Selecta colligere I, 47-56.
Pernigotti, Osservazioni
C. PERNIGOTTI, Osservazioni sul rapporio fra tradizione gnomologica e «Menandri Sententiae», in Aspetti I, 187-202.
Pernigotti, Raccolte
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Sentences
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F.W. SCHMIDT, Kritische Studien zu den Grie-
chischen Dramatikern. Dritter Band. Zu den kleineren Tragikern, den Adespota, den Komikern und der Anthologie, Berlin, Weidmann 1887.
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Fragmenta adespota, testimonia volumini 1 addenda, indices ad volumina 1 et 2 ed. R. KANNICHT - B. SNELL, 1981; III, Aeschylus, ed. 5. RADT, 1985; IV, Sophocles, ed. 5. RADT, 1977; Tuilier
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—
560 —
INDICI
CITTÀ DI CONSERVAZIONE
DEI MANOSCRITTI*
Aix en Provence, Bibliothèque Méjanes
Bibl. Méjanes 1385 (Aix), p. 154. [Ashburnham Barrois 293 (Ash)], p. 154. Atene,
Ἐθνικὴ
Βιβλιοθήκη τῆς Ἑλλάδος
Athen. Bibl. Nat. 1070 (K), pp. 68-69.
Μετόχιον τοῦ Παναγίου Τάφου 303 (Mpt), p. 84. Atene, Movoeîo Μπενάκη T. ᾿Ανταλλαξίμων 131 (Ben), p. 64.
Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana Codices Palatini Graeci:
Pal. gr. 122 (G), p. 155.
Pal. gr. 130 (Pv), p. 105. Codices Rossiani:
Ross. 986 (Rs), pp. 85-86. Codices Urbinates Graeci:
Urb. gr. 95 (U), pp. 71-72.
Codices Vaticani Graeci: Vat. gr. 63 (Vg), p. 105. Vat. gr. 305 (R), p. 67.
Vat. gr. 742 (Vat 742), pp. 86-87. Vat. gr. 845 (Vat), p. 76. Vat. gr. 915 (H), p. 66.
Vat. gr. 1276 (Vat 1276), p. 87. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana Laur. 60, 14 (F), pp. 65-66. Laur. 10, 22 (L), pp. 155-156.
Londra, British Library Brit. Mus. Add. 16409 (Brit), pp. 102-103. * L’elenco comprende solo i manoscritti di tradizione diretta discussi o citati in apparato. Tra parentesi quadre quelli perduti.
—
563 —
CITTÀ DI CONSERVAZIONE DEI MSS.
Monaco di Baviera, Bayerische Staatsbibliothek Monac. gr. 495 (Bav), p. 72. Monte Athos Movn
τοῦ Διονυσίου 282, p. 106.
Oxford, Bodleian Library [Auct. F 6, 1 (Ox)], p. 156.
Barocc. gr. 39 (O), p. 156. Digby 6 (Di), p. 70. Parigi, Bibliothèque Nationale Codices Parisini Graeci: Par. gr. 396 (B), p. 63.
Par. gr. 1168 (P), p. 69. Par. gr. 1220 (Y), pp. 105-106. Par. gr. 1630 (Par), pp. 75-76. Par. gr. 2739 (Ma), p. 104. Par. gr. 2891 (La), p. 104.
Par. gr. 3052 (X), p. 106. Fonds Coislin: Par. Coislin. 236 (Cs), pp. 83-84. Supplementum Graecum: Par. Suppl. gr. 1254 (Ps), p. 84. Patmos, Movn τοῦ ‘Ayiov Ἰωάννου τοῦ Θεολόγου Patm. 263 (Pt), p. 85.
Roma, Collegio greco Collegi Graeci Romae III (Coll e Coll), p. 68. Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria [Taur. B.VIL32 (Taur)], p. 87. Varsavia, Biblioteka Narodowa
Vars. BOZ Cim. 125 (Vars), pp. 67-68. Venezia, Biblioteca Nazionale di S. Marco
Marc. gr. Z 481 (Marc), pp. 102-103. Marc. gr. cl. XI, 24 (Ven), p. 77.
Vienna, Osterreichische Nationalbibliothek Codices Philologici Graeci: Vind. phil. gr. 165 (S), p. 86. Vind. phil. gr. 167 (Wi), p. 74.
— 564—
CITTÀ DI CONSERVAZIONE
Vind. phil. gr. 173 (C), p. 64. Vind. phil. gr. 321 (D), p. 65. Codices Theologici Graeci: Vind. theol. gr. 128 (V), pp. 70-71. Vind. theol. gr. 277 (A), pp. 62-63. Supplementum Graecum: Vind. Suppl. gr. 83 (Vin), pp. 156-157. Wolfenbiittel, Herzog August-Bibliothek Gud. gr. 49 (Wo), p. 74.
—
565 —
DEI MSS.
INDICE DEI PASSI*
Adespota Comica
Aes. Prov. (Perry)
fr. 901 K.-A. = #893 fr. 1059, 1 K.-A. = 596
11 = 607 19 = 647 83 = 27 170 = 805 180 = 882 197 - 207
Adespota Tragica TrGF adesp. F 76a = 1 TrGF adesp. F 79 = 5 TrGF adesp. F 88 - 742
TrGF adesp. F 421 = Diph.
Aes. Sent. 35 (Perry) - 207
fr. 136, 5 K.-A. TrGF adesp. F TrGF adesp. F TrGF adesp. F TrGF adesp. F TrGF adesp. F TrGF adesp. F TrGF adesp. F
Aic. Παρ. 18 (Schenkl) - Ἐ926
(spurium) = 225 464 = 426 478 = *923 480 - 688 491 = 605 498 = 16 508 - 477 511 = 839
Agath. TrGF 39 F 6 - 740 Alex.
De fig. 22 (Rbet. Gr. III 37, 18 Spengel) - 852
TrGF adesp. F 527 = 335
TrGF adesp. F 552 = 260
Alex. Aphr.
Aen. Gaz.
In Arist. Anal. Prior. I 28
Theophr. (p. 23, 28 Colonna) - 852
(CAG
Aesch.
Alexis
Pr. 44 = 756 Pr. 329 = 169
fr. 297 K.-A. = 806
Anaxandr.
Pr. 378 - *840a Th.
625
II 1, p. 303, 21 Wallies) = 221
= 351
fr. 61,1
TrGF F 396 = 416 TrGF F 466, 1 = 276
K.-A.
= 512
fr. 64 K.-A. = *989 fr. 71 K.-A. - 744
* Le abbreviazioni degli autori e delle opere sono quelle usate nella bibliografia e nel corso del commento ai Monostici. L’indice contempla solo i passi citati all’interno degli apparati contrassegnati dai segni = e —.
—
566 —
INDICE
DEI PASSI
Anon. Epit. in Aphth. Progymn. (Rbet. Gr. I 130, 33 Walz) = 570
Aphth. Progymn. IV (p. 7, 19 Rabe) = 570
Anon. Ir Arist. Eth. Nic. III 2
AIIM
(CAG XX, p. 153, 19 Heylbut) = 221 Anon. in Arist. Rhet.
(CAG XXI 2, p. 65, 17 Rabe) = 859
Ant.
17,796 B = 464 I 8, 797 D = 333, *976 I 13, 805 Ὁ, 1 - *718a I 13, 805 D, 2 - 206 I 24, 849 D = 817 I 24, 849 D = 854 I 24, 852 B = 703 I 25, 853 C = 567-*567a I 33, 892 D = 633 I 41, 920 B, 1 = 571 I 47, 928 B = 630 I 48, 930 D = 27 I 49, 932 AB = 57-58 I 54, 949 A = *1019-859 I 59, 960 C = 246 I 70, 984 AB, 1 = 333, *976 171, 985 Ὁ - 10 171, 985 D = 343 I 71, 985 D = 96-105 I 72, 989 C = 570 I 73, 992 AB = 292 I 73, 992 Ὁ = 136 II 53, 1133 D = 429 II 63, 1156 D = 592 II 77, 1173 B = *926
Archipp.
fr. 45, 1 K.-A. = #1019 Aristid. Or. 3, 133 = 241 Ar. Thesm. 413 - 191 Ran.
229, 258, 281 282 283 284 285 290
5 K.-A. 1 K.-A. K.-A. = K.-A. = K.-A. = K.-A. = K.-A = K.-A. =
1217 = 596
Arist. Eth. Eth. Rbet. Rbet. Rbet.
Nic. VI 4, 1140219 - 740 Nic. X 7, 1177b31=1 I 11, 1370b4 = 859 II 21, 1394b2 = 596 Il 21, 1394b21 = 5
Arr. Epict. Diss. II 1, 13 - 742
Antiph. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr. fr.
21 = 102 108 = 703 117 = 774 126 - 794 128 = 778 130 = 777 134 = 431 138 = 814 142 = 817 151 = 844 154 - *840a 156 = 841 158 = 872
Artem.
- 304 = 421 *959 246 727 731 *1016 *909
Onirocr. II 10
(p. 116, 10 Pack) = 720
Ath. VI 99, 270c = 231
Epit. Il 38 b = *956 Aul. Gell. II 23, 20 = 861 XVII 21, 31 = 56
AP X 107 = *344a
—
567—
INDICE DEI PASSI
Bertini Malgarini n° 84 = 429 Boiss. I 114 = I 115 = I 118 = I 119 = I 119 = I 124 = III 467 III 467 III 469 III 471 III 471 III 472 III 472 III 473
IV IV IV IV IV IV IV IV IV
438, 438, 438, 438, 438, 438, 438, 439, 439,
57-58 463 429 876 877 8959 = 5 = 464 = 116 = 416 = 373 = 592 = 706 = 777
1= 16 7 = *306a 10 = 415 12 = 461 13 = 526 14 = 544 15 = 592 16 = 627 18 = 718
{Callisth.] Hist. Alex. M. II 16 (p. 103 Bergson [rec. β]) = 608 Cass. Dion. LX 29, 2 = *891
Cecaum. Strateg. II 57 (p. 90, 22 Spadaro) = 429 Chaerem. TrGF TrGF TrGF TrGF
71 71 71 71
122 = 136 II 1 = *899 II2= 137
Choerob. (Gaisford) In Theod. p. 5, 3 = 333-*976
In Psalm. p. 30, 31 = 333-*976 In Psalm. p. 43, 5 - 852 Christ. Pat. 1766 = 718
Chrysipp. SVF II 180, 7, p. 54, 7 = 596
SVF II 186, p. 61, 18 = 54 Cic.
Ad fam. IX 7,2 = 651 Ad fam. XIII 15, 2 = 457 Clem. Al.
Paed. Il 2, 22,1 = 571 II 6, 50, 4 = 808 III 9, 67, 3 - 744 Strom. I 12, 59, 4 = 808 V 1,5,1= 756 V 14, 121,1= 225 VI 2, 12,5 = 599 VI 2, 17,7 = 583 VI 2, 8, 5 - 411 VIII 2, 5, 3 - 852 Comp. (Jk.) 130 = *982 143 = 316 I 47-48 = 567-*567a
F2= 732 F 29 = 578 F 32 = 151 F 35 = 635
Chares (Jk.) 110 = 759
HH κα
dd
I
ta
x
N
eo πὶ
Ὁ
πὶ
ὦ
805 88 = 57-58
πὶ πὶ μ-ι μι
ΦΌΝΟΝ
πὶ
πὶ πὶ
Ὁ
δὸ
ie
UU
INDICE DEI PASSI
II II II II II
02 = 27
35-36 = 869-870 48 = "902 51 = 475 115 (= I 108) - 207 182 = 452
III 51 - 168 III 55 = *967 IV 1 = 630
Corp. Fab. Aesop. 12 (p. 119, 8 Hausrath-Hunger) = 16 Cosm. In Greg. Naz. Carm.
I 2, 10, 218 (PG 38, 557) = 333-*976
μ-ι «