201 82 30MB
Italian Pages 392 [393] Year 2011
Cordelia Fine Contro i pregiudizi sulla differenza tra i sessi
Titolo originale:
Delusions o/ Gender. How Our Minds, Society, and Neurosexism Create Difference
Il nostro indirizzo Internet è: www.ponteallegrazie.it
Per essere informato sulle novità del Gruppo editoriale Mauri Spagnol visita: \V\Vw.illibraio.it www.infmitestorie.it
Ponte alle Grazie è un marchio di Adriano Salani Editore S.p.A. Gruppo editoriale Mauri Spagnol © 2010 by Cordelia Fine © 2011 Adriano Salani Editore S.p.A. - Mifano ISBN 978-88-.6220-378-4
CORDELIA FINE
MASCHI
FEMMINE
Traduzione di Monica Bottini
~ PONTE ALLE GRAZIE
A mia madre
Introduzione
Fra tutte le difficoltà che ostacolano il progresso del pensiero e la formazione di ben fondate opinioni sulla vita e sull'assetto della società la più rilevante è oggi l'inqualificabile ignoranza, l'indicibile negligenza dell'umanità riguardo alle influenze che formano il carattere. Se una parte della specie umana è o sembra essere oggi in un certo modo, si pensa subito che tale sia la sua tendenza naturale: e questo, anche quando la conoscenza più elementare delle circostanze in cui si è trovata indicano con chiarezza le cause che l'hanno fatta diventare com'è. John Stuart Mili, La libertà. L'utilitarismo. L'asservimento delle donne, Rizzoli, Milano 1999, pp. 362-363
Prendiamo il caso di Evan. Quando sua moglie Jane è turbata per qualcosa, lui le si siede accanto, sul divano, e legge una rivista o un libro « per alleviare il proprio disagio», mentre con l'altro braccio la coccola. Dopo averci lavorato sopra per alcuni anni, Evan ha imparato a offrirle conforto in maniera più convenzionale. I lettori politicamente corretti e/o scientificamente disinformati probabilmente si staranno chiedendo il motivo del suo atteggiamento. Forse in cuor suo E van non prova alcun trasporto nei confronti di Jane? O forse deve ancora riprendersi da un evento profondamente traumatico? È stato allevato dai lupi fino all'età di tredici anni? Niente di tutto questo. Evan è semplicemente un uomo come tanti altri, con un normale cervello maschile, non predisposto all'empatia. Il
5
MASCHI
~
FEMMINE
fatto che un semplice gesto di conforto non faccia parre del suo repertorio comportamentale è da attribuire ai neuroni che la natura gli ha assegnato: neuroni « inondati di testosterone» e a cui manca, a differenza di queDi femminili, la « capacità innata di leggere le espressioni dei volti e i toni di voce altrui in cerca di sfumature emotive» - in una parola: neuroni .8 Con il pretesto di essere interessati anche alle reazioni fisiologiche al video, i ricercatori registrarono il battito cardiaco e la conduttanza cutanea per misurare lo stato di eccitazione. Dopo la proiezione furono poste agli studenti alcune domande per valutare il loro senso di appartenenza a quel tipo di programma e quanto fossero interessati a parteciparvi. Erano stati realizzati due filmati quasi identici, che ritraevano circa centocinquanta persone: tuttavia, in uno il rapporto numerico maschi/ , l1l'
67
MASCHI "' FEMMINE
femmine si avvicinava al rapporto tra gli specializzandi (; uomini/1 donna), mentre nell'altro maschi e femmine erano tresenti nella stessa percentuale. Le ragazze che videro il secondo ìlmato fornirono risposte molto simili a quelle dei maschi, sia a li~llo fi. siologico sia riguardo al senso di appartenenza e all'interese per il corso di leadership. Per le studentesse che videro il filnato in cui la proporzione era sbilanciata come nella realtà, l'espu-ienza fu decisamente diversa, perché manifestarono livelli più altidi eccitazione: un indicatore di vigilanza fisiologica. Quando c'ea uno squilibrio di genere le ragazze si mostrarono meno interesate a partecipare al corso: è interessante notare che anche i ragaZ!i reagirono allo stesso modo, anche se non possiamo fare a mmo di pensare che fosse per ragioni diverse. E mentre gli studenti :li entrambi i sessi che videro il video in cui la proporzione di ~nere era equilibrata asserirono con convinzione la loro apparte.ienza al gruppo, la sicurezza di tale affermazione tra le ragazze òe videro il video con lo squilibrio di genere risultò essere signùcativamente minore: in una condizione di dominanza maschile che rispecchiava la realtà non erano più così sicure della propria appartenenza al gruppo. Per le donne che si muovono nei domini della matematica, delle scienze e dell'ingegneria essere in minoranza rispettc agli uomini è un fatto naturale, proprio come lo è essere esposte agli stereotipi di genere nella pubblicità. All'inizio non è ben chiaro perché la pubblicità, per esempio, di una donna che saltella sul suo letto mostrandosi in visibilio per un nuovo prodotto centro l'acne potrebbe diventare un ostacolo psichico per le donne che desiderino cimentarsi in ambiti tradizionalmente maschili. Tuttavia, le immagini di donne che si crucciano per il loro aspetto fisico o che vanno in estasi per una miscela per torte, benché non siano collegate in modo diretto alle capacità matematiche, rendono gli stereotipi di genere complessivamente più efficaci. Paul Davies e i suoi colleghi hanno mostrato questo tipo di spot pubblicitari - e altri spot sessualmente neutri - a soggetti di entrambi i sessi per cui era importante ottenere buoni risultati nel cainpo della matematica. Ai soggetti venne poi assegnato un esame simile al GRE che presentava sia problemi matematici, sia problemi
68
4. QUESTO POSTO NON FA PER ME , 1 li.di. Gli uomini in entrambe le condizioni sperimentali e le , I, 11111c che avevano visto le pubblicità sessualmente neutre afl 111111 arono più problemi di matematica che problemi linguistici; I, ~pcltatrici degli spot sessisti fecero l'opposto, evitando le do111,11 1de di matematica. Anche le loro aspirazioni di carriera risul- · 1 1v.1110 influenzate, come dimostrava il rapido cambio di prefe1, 11zc occupazionali: dalle professioni che richiedono notevoli caI •.t(·ità matematiche (ingegnere, matematico, informatico, scien1.110, fisico e così via) passavano a quelle che richiedono maggio" abilità verbali (autore, linguista .e giornalista).9 Davies e i suoi , e 11 leghi hanno anche scoperto che le pubblicità in cui le donne ,, comportano secondo lo stereotipo della svampita riducono l'in11·rcsse femminile a ricoprire ruoli di leader: infatti, gli studenti 1111iversitari di entrambi i sessi erano ugualmente interessati a esst'rc alla guida di un gmppo, a eccezione delle ragazze esposte alk· pubblicità con stereotipi di genere, che invece preferivano più spesso un ruolo di non-leadership.10 L'imprenditoria è un'altra arena dominata dagli uomini: anche lì, quei tratti che di solito sono considerati essenziali per il successo - caparbietà, risolutezza, aggressività e propensione al rischio - sembrano essere appannaggio maschile. Ancora una volta sarebbe facile far sentire alle donne la loro non appartenenza a questa categoria professionale. Ad alcune studentesse di un istituto di direzione aziendale furono dati da leggere dei falsi articoli di giornale. li primo descriveva gli imprenditori come creativi, ben informati, solidi e generosi, sostenendo che tali qualità sono presenti in ugual misura in uomini e donne. Il s'econdo dipingeva il prototipo dell'imprenditore come aggressivo, amante del rischio e autonomo, tutti tratti che appartengono saldamente allo stereotipo maschile. In seguito alle ragazze fu chiesto quanto fossero interessate a lavorare in proprio e a essere proprietarie di un'azienda a bassa crescita o ad alta crescita. Per le studentesse che ottennero un punteggio basso nella misurazione dell'intraprendenza (la tendenza a « mostrare iniziativa, identificare le opportunità, coglierle, e perseverare sino al raggiungimento dei propri obiettivi») non faceva alcuna differenza quale articolo avessero letto. Ma che cosa accadeva alle studentesse dotate di forte
69
MASCHI
= FEMMINE
spirito di intraprendenza? Come era prevedibile, in queJle donne decise ad avere successo l'interesse per la carriera imprcnclir.oriale era elevato, ma si riduceva in modo significativo dopo la l.28 (In realtà l'amigdala sembra essere ampiamente interconnessa con la corteccia cerebrale.)29 In teoria, questo li rende incapaci di parlare dei propri sentimenti. Nelle bambine più grandi invece le emozioni sono elaborate nella corteccia cerebrale, che consente loro di utilizzare opportunamente il linguaggio per comunicare ciò che stanno provando. Le implicazioni per l'insegnamento sono chiare: le bambine a sinistra, i cervelli da primate filogeneticamente primitivi a destra! Tuttavia questo «fatto» del cervello maschile - che, in varianti diverse, ho visto riproporre molte volte dai media - si basa su un piccolo studio di neuroimmagine funzionale in cui alcuni bambini guardavano in modo passivo delle facce spaventate.30 Non è certo che durante lo studio sia stata coinvol-
205
MASCHI = FEMMINE
ta una qualunque emozione negativa (tranne forse la noit);31 ai bambini non fu chiesto di parlare né di raccontare ciò che :>rovavano e, fatto decisivo, non venne nemmeno misurata l'atti~tà cerebrale nella maggior parte delle aree implicate nell'elabonzione delle emozioni e del linguaggio.32 Come ha sottolineato Ma-k Liberman, « la sproporzione tra i fatti riportati e l'interprettzione di Sax è straordinaria ».33 Anche se gli studi mostrassero ci, che Sax afferma (cosa discutibile),34 perché mai dovremmo supporre che le aree cerebrali preposte al linguaggio non verrebbero coinvolte se il bambino volesse parlare? Inviare informazioni dt A a B, dopotutto, è p roprio ciò per cui sono fatti assoni e derdriti. Tuttavia Sax descrive in tono ammirato una lezione di ir,glese adatta al cervello maschile in cui i bambini studiano Il szinore delle mosche leggendo il testo senza prestare particolare atten.i.one alla trama o alla caratterizzazione dei personaggi, ma pe1 riuscire a disegnare la mappa dell'isola. E tutto questo accade nella scuola vicino a casa vostra. In una scuola mista del mio quartiere, in certi anni bambine e bamb.ini ricevono la cosiddetta « educazione parallela». Come spiega un giornalista, « insegnare matematica ai bambini consiste soprattutto in esercitazioni pratiche: disegnare e fare gli esercizi. Ma nelle classi femminili Davey [il preside di quella scuola media) discute gli argomenti per dieci minuti buoni all'inizio della lezione, e l'esercizio è inserito nel contesto di una relazione tra due persone,>.35 Forse Davey segue uno degli altri « ncuroerrori » propagandati da Sax, ossia che dal momento che i maschi elaborano la matematica nell'ippocampo (un'altra di quelle parti primitive del cervello che sembrano prediligere) e le ragazze invece elaborano la geometria e la matematica « nella corteccia cerebrale» (collocazione alquanto generica, un po' come dire« ci vediamo per W1 caffè nell'emisfero boreale»), si evince la necessità di strategie educative molto differenti. Secondo Sax, poiché l'ippocampo primitivo non ha « nessuna connessione diretta con la corteccia cerebrale» (ma anche questo non è del t utto esatto), ai maschi piace affrontare la mateinatica « 'per il gusto di farlo' molto prima che alle bambine». Nel caso delle femmine invece, dal momento che usano la corteccia cerebrale, « è necessario collegare la matematica ad altre funzioni co-
206
14. NEUROASSURDITÀ
gnitive più elevate».36 L'obiettivo di entusiasmare i bambini alla matematica è certamente ammirevole. Ma quando Sax afferma che i risultati di uno studio di neuroimaging di orientamento in un labirinto indicano la necessità, basata sulle differenze cerebrali, di metodi di insegnamento differenziati per maschi e femmine, sta semplicemente dicendo una neuroassurdità. 37 Mark Liberman ha analizzato in modo meticoloso molte delle discutibili affermazioni di Sax in merito all'istruzione differenziata, e ha descritto in che modo alcuni cosiddetti esperti dell'educazione come Sax e Gurian impieghino dati scientifici in modo « scandalosamente incauto, tendenzioso e persino disonesto. La loro sovrainterpretazione ed errata interpretazione della ricerca scientifica sono così estreme da diventare una montatura ».38 Anche se potrebbe essere divertente inventare storie d'amore che hanno per protagonisti l'imperturbabile signor asse-delle-ascisse e la volubile signora asse-delle-ordinate per interessare le bambine, o potrebbe sembrare una sfida interessante discutere un libro senza menzionare gli stati mentali, c'è il rischio che il nuovo curriculum unisex porti con sé certe profezie che si autoawerano. Vicky Tuck, già presidentessa della Girls' School Association, l'associazione che rappresenta le migliori scuole private femminili del Regno Unito, di recente ha dichiarato che esistono« differenze neurologiche» tra i due sessi che sono sia alquanto gradevole ma, a rischio di adulare i ricercatori di matematica delle fa. coltà più prestigiose che dovessero leggere questo libro, immagino che siano necessariamente riusciti a oltrepassare l'ultimo gradino della scala del talento, e a essere « profondamente dotati». Ed ecco che ancora una volta, in questa categoria di, letteralmente, uno su un milione, possono esserci differenze notevoli nella rappresentanza femminile in base al tempo, al luogo e allo sfondo culturale. Le Olimpiadi Internazionali di Matematica (IMO) sono una gara che dura nove ore, con squadre di sei partecipanti inviate da novantacinque nazioni. La lunghezza dell'esame è già di per sé scoraggiante, e i sei problemi da cui è composto sono così dif· ficili che ogni anno solo pochi studenti (o talvolta addiritt4ra nessuno) ottengono il punteggio pieno. Di solito non si sente parlare molto delle competizioni di matematica (forse anche perché, a essere sinceri, la copertura televisiva di un esame di matematica di nove ore non otterrebbe grandi ascolti). Perciò probabilmente vale la pena sottolineare che queste competizioni non sono off limits per le ragazze, che compaiono anche tra coloro che ottengono il punteggio più alto. Anzi, talvolta vincono le medaglie per i risultati migliori: come Sherry Gong, della squadra statunitense, che ha conquistato la medaglia d'argento nelle IMO del 2005 e la medaglia d'oro nel 2007. La ragazza se ne intende di matematica, e non è la sola. Come fanno osseivare i ricercatori, « sono molte
224
l6. SIAMO DAVVERO « CABLATI»?
le ragazze che possiedono una capacità davvero considerevole di problem solving matematico». 20 Ma un chiarimento altrettanto importante che discende dalla loro analisi è in quale misura il luogo d'origine incida sulle possibilità di essere identificati e cresciuti come maghi ùella matematica. Tra il 1998 e il 2008 nessuna ragazza partecipò alle Olimpiadi per conto del Giappone, mentre sette ragazze gareggiarono per la vicina Corea del Sud (che, per inciso, occupa una posizione in classifica più alta del Giappone). Una giovane matematica di grande talento in Slovacchia ha una possibilità cinque volte maggiore di far parte della squadra IMO rispetto alla sua controparte della vicina Repubblica Ceca. (Anche qui, la Slovacchia supera in classifica la Repubblica Ceca. Non lo dico per alimentare la competizione, ma semplicemente per mostrare che le squadre che includono un numero maggiore di ragazze non sono quelle che raschiano il fondo del barile.) Nelle squadre dei trentaquattro paesi con il punteggio migliore il rapporto tra femmine e maschi va da zero a 1 su 4 (nelle squadre della Serbia e del Montenegro). Non si tratta di una fluttuazione casuale, bensì della prova di « fattori socioculturali, educativi o altresì ambientali» in azione. 21 In effetti lo si osserva molto chiaramente persino all'interno del Nord America. Essere sottorappresentati nella squadra delle Olimpiadi internazionali di matematica o nel Programma estivo di olimpiadi della matematica (MOSP), non è, come potete immaginare, un problema che tocca esclusivamente le ragazze. È una questione più sottile e più interessante. Prima di tutto, se sei ispanico, afroamericano o nativo americano, non conta che tu abbia due cromosomi X oppure w10 solo: puoi rinunciare anche subito al sogno di sudare per nove ore su quell'esame. In secondo luogo; tra le ragazze emergono modelli interessanti: le asiatiche americane non sono sottorappresentate, relativamente al loro numero nella popolazione. Tuttavia questo non significa nemmeno che si tratti semplicemente di un problema delle ragazze bianche. Le ragazze bianche non ispaniche nate nel Nord America sono fortemente sottorappresentate: nelle squadre IMO sono circa venti volte meno numerose di quanto ci si aspetterebbe in relazione al loro numero nella popolazione, e di fatto non partecipa225
MASCHI
= FEMMINE
no mai al MOSP, che è altamente selettivo. Non è così nel caso delle ragazze bianche non ispaniche nate in Europa e immigrate da paesi come la Romania, la Russia e l'Ucraina, che nel complesso si comportano come si deve quando si tratta di partecipare a competizioni e programmi prestigiosi come questi. Il successo di questo gruppo di ragazze prosegue anche nell'ambito della carriera. È cento volte più probabile che queste donne riescano a far carriera nelle facoltà di matematica di Harvard, del MIT, di Princeron, Stanford o di Berkeley in California rispetto alle loro controparti bianche native. Le loro performance sono all'altezza di quelle dei maschi, in relazione al loro numero nella popolazione. Come concludono i ricercatori:
Nel complesso, questi , ]ournal o/ Appùed Developmental Psychology, 29(1 ), pp. 17 -28. Good, C., Aronson, J. e Inzlicht, M. (2003), «Improving adolescents' standardized test performance: An intervention to reduce the effects of stereotype threat », ]ournal o/ Applzed Developmental Psychology, 24(6), pp. 645-662. Good, C., Rattan, A. e Dweck, C. (manoscritto inedito), « Why do women opt out? Sense of belonging and women's representation in mathematics ». Gooden, A.M. e Gooden, M.A. (2001), , Chzld Development, 73(6), pp. 1678-1687. Hinze, S.W. (2004), «'Am I being over-sensirive?' Women's experience of sexual harassment during medical training», Health:
An lnterdisciplinary Journal /or the Socia! Study o/ Health, Illness and Medicine, 8(1), pp. 101-127. Hochschild, A.R (1990), The Second Shzft, Avon Books, New York. Hoff Somrners, C. (2008), « Why can't a woman be more like a man?», da The American online: MarchiApril Issue. http:// www.american.com/archive/2008/march-april-magazinecontents/why-can2019t-a-woman-be-more-like-a-man. Data di accesso: 19 marzo 2008. Hogg, M.A. e Turner, J.C. (1987), « Intergroup behaviour, self-stereotyping and the salience of social categories », Bn'tish Journal o/Socia/ Psychology, 26, pp. 325-340. Hollingworth, L.S. (1914), « Variability as related to sex differences in achievement: A critique », American ]ournal o/ Sociology, 21, pp. 510-530. Horne, M. (2007, J uly 29), « Gender row cooking up in classroom », Scotland on Sunday, p. 7. Hornik, R., Risenhoover, N. e Gunnar, M. (1987), «The effects of maternal positive, neutra!, and negative affective commw1ications on infant responses to new toys», Child Development, 58, pp. 937-944. 363
MASCHI = FEMMINE
Houck, M. (2009), «Is forensic science a gateway for women in science? », Forensic Science Policy and Management, 1, pp. 65-69. Hughes, C. e Cutting, A.L. (1999), « Nature, nurture, and individual differences in early understanding of mind», Psychological Science, 10(5), pp. 429-432. Hughes, C., Jaffee, S.R., Happé, F., Taylor, A., Caspi, A. e Moffit, T.E. (2005), « Origins of differences in theory of mind : From nature to nurrure? », Child Development, 76(2), pp. 356-370. Huguet, P . e Régner, I. (2007), « Stereotype chreat among schoolgirls in quasi-ordinary classroom circumstances», ]ournal o/ Educational Psychology, 99(3 ), pp. 545-560. Hurlbert, A.C. e Ling, Y. (2007), « Biologica! components of sex diffcrcnccs in color preference», Current Biol,ogy, 17(16), R623R625. Hyde, J.S. (2005), « The gender similarities hypothesis », American Psychologist, 60(6), pp. 581-592. Hyde, J.S., Lindberg, S.M ., Linn, M.C., Ellis, A.B. e Williarns, C.C. (2008), « Gender similarities characterize math performance», Science 321, pp. 494-495 . Hyde, J.S. e Mertz, J.E. (2009), « Gender, culture, and mathematics performance», Proceedings o/ the National Academy o/ Sdences, 106(22), pp. 8801 -8807. Ickes, W. (2003), Everyday Mind Reading: Understanding What Other People Think and Feel, Prometheus Books, Amherst, NY. Ickes, W., Gesn, P.R. e Graham, T. (2000), « Gender differences in empathic accuracy: Differential ability or differential motivation? », Persona/ Relati'onships, 7, pp. 95-109. Ihnen, S.K., Church, J.A., Petersen, S.E. e Schlaggar, B.L. (2009), « Lack of generalizability of sex differences in tbc fMRl BOLD activity associated with language processing in adults », Neuroimage, 45(3 ), pp. 1020-1032. Iidaka, T., Okada, T., Murata, T., Omori, M., Kosaka, H., Sadato, N. e Yonekura, Y. (2002), «Age-related differences in the mediai temporal lobe responses to emotional faces as revealed by fMRl», Hippocampus, 72, pp. 352-362. Im, K., Lee, J.M., Lyttelton, O., Kim, S.H., Evans, A.C. e Kim, S.I. (2008), «Brain size and cortical structure in the adult human brain», Cerebral Cortex, 18, pp. 2181-2191. Inzlicht, M. e Ben-Zeev, T. (2000), «A threatening intellectual en. vironment: Why females are susceptible tò experiencing pro364
BIBLIOGMPIA
blem-solving defidts in the presence of males », Psychological
Science, 11(5), pp. 365-371. !tani, J. (1959), « Paterna! care in the wild Japanese monkey, Macaca fuscata /uscata », Primates, 2(1), pp. 61-93. James, K. (1993), «Conceptualizing self with in-group stereotypes: Context and esteem precursors », Personality and Socia! PsychoLogy Bulletin, 19(1), pp. 117-121. Jeffreys, S. (2008), « Keeping women down and out: The strip club boom and the reinforcement of male dominance », SIGNS: Journal o/Women in Culture & Society, 34(1), pp. 151-173. Johns, M., Inzlicht, M. e Schmader, T . (2008), «Stereotype threat and executive resource depletion: Examining che influence of emotion regulation », Journal o/ Experimental Psychology: General 137(4), pp. 691-705. Johnson, W., Carothers, A. e Deary, I.J. (2008), «Sex differences in variability in generai intelligence», Perspectives on Psychological Science, 3(6), pp. 518-531. Jolls, C. (2002), «Is there a glass ceiling?», Harvard Women's Law Journa4 25, pp. 1-18. Jordan, K., Wi.istenberg, T., Heinze, H.-J., Peters, M. e .Jancke, L. (2002), « Women and men exhibit differem cortical activation patterns during menrnl rotation tasks », Neuropsychology, 40(13), pp. 2397-2408. Josephs, R.A., Newman, M.L., Brown, R.P. e Beer, J.M. (200.3), « Status, testosterone, and human intellectual performance: Stereotype threar as status concern », Psychological Science, 14(2), pp. 158-16.3. Jost, J. e Hunyady, O. (2002), «The psychology of system justification and the palliative function of ideology », Europetln Review o/Socia/ Psychology, 13, pp. 111-153. Jost, J.T., Pelham, B.W. e Carvallo, M.R. (2002), «Non-conscious forms of system justification: Implicit and behavioral preferences for higher status groups », Journal o/ Experimental Socia/ Psychology, 38, pp. 586-602. Jurgensen, M., Hiort, O., Holterhus, P.-M. e Thyen, U. (2007), « Gender role behavior in children with XY karyotype an>, ]ournal o/ Expenmental Chzld Psychology, 77(4), pp. 304-316. Montemurri, P. (2009, April 9), « Gloria Steinem: Women's liberation is 'longest revolution' », da Sta1·-Telegram.com: http:// www.star-telegram.com/living/story/1309400.html. Data di accesso: 4 novembre 2009. Moon, C., Cooper, R.P. e Fifer, W.P. (1993), «Two-day-olds prefer their native language», In/ant Behavior and Development, 16(4), pp. 495-500. Moore, C.L. (1995), «Materna! contributions to mammalian reproductive development and the divergence of males and females », Advances i'n the Study o/ Behavior, 24, pp. 47-118. - (2002), «On differences and development», in D.]. Lewkowicz e R. Lickliter (a cura di), Conceptions o/ Development: Lessons /rom the Lab01-atory, Psychology Press, New York, pp. 57-76. Moore, C.L., Dou, H. e Juraska, J .M. (1992), «Materna! stimulation affects the number of motor neurons in a sexually dimorphic nucleus of the lumbar spinai cord», Brain Research, 572(11 2), pp. 52-56. Moore, D.S. e Johnson, S.P. (2008), « Mental rotation in human infants: A sex difference>>, Psychological Science, 19(11), pp. 1063-1066. Morantz-Sanchez, R.M. (1985), Sympathy and Science: Women Physicians in American Medicine, Oxford University Press, New York and Oxford. Morgan, L.A. e Martin, K.A. (2006), «Taking women professionals out of the office: The case of women in sales», Gender & Society, 20(1), pp. 108-128. Mortis, J. (1987) , Conundrum, Penguin Books, Harmondsworth, Middlesex. [trad. it. Enigma, Mondadori, Milano 1974.] Monis, J .A., Jordan, C.L. e Breedlove, S.M. (2004), « Sexual differentiation of the vertebrate nervous system », Nature Neuroscience, 7(10), pp. 1034-1039. 374
BIBLIOGRAFIA
Morton, T.A., Haslam, S.A. e Postmes, T. (2006), « We value what values us: The appeal of identity-affirming science», Politica/ Psychology, 27(6), pp. 823-838. Morton, T.A., Postmes, T., Haslam, S.A. e Hornsey, M.J. (2009), « Theorizing gender in the face of social change: Is there anything essential about essentialism? », Journal o/ Personality & Socia! Psychology, 96(3), pp. 653-664. Mullarkey, M.J. (2004), «Two Harvard women: 1965 to today», Harvard]ournal o/Law & Gender, 27(Spring), pp. 367-379. Murphy, M.C., Stecle, C.M. e Gross, J.J. (2007), « Signaling threat: How siruational cues affcct women in math, science, and engineering sectings », Psychological Science, 18(10), pp. 879-885. Mussweiler, T., Ruter, K. e Epstude, K. (2004), « The ups and downs of social comparison: Mechanisms of assimilation and contrast », ]ournal o/ Personality & Socia! Psychology, 87(6), pp. 832-844. Nash, A. e Grossi, G. (2007), « Picking Barbie's brain: Inherent sex differences in scientific ability? », Journal o/ lnterdisciplinary Feminist Thought, 2(1), articolo 5. Nash, A. e Krawczyk, R. (1994), « Boys' and girls' rooms rcvisited: The contents of boys' and girls' rooms in the 1990s», relazione presentata alla Conference on Hwnan Dcvelopment, Pittsburgh, Pennsylvania. Neuville, E. e Croizet,J.-C. (2007), «Can salience of gender identity impair math performance among 7-8 years old girls? The moderating role of task difficulty », European Journal of Psychology o/Education, xx11(3), pp. 307-316. Newcombe, N.S. (2007), «Taking science seriously: Straight rhinking about spatial sex differences », in S. Ceci e W. Williams {a cura di), Wh)' Aren't More Women in Science? Top Researchers Debate the Evidence, American Psychological Association, Washington, DC, pp. 69-77. Newman, M.L., Scllers, ].G. e Josephs, RA. (2005), «Testosterone, cognition, and social status», Ho11nones and Behavior, 47(2), pp. 205-211. Nguyen, H.H. e Ryan, A.M. (2008), « Does stereotype threat affect test performance of minorities and women? A meta-analysis of experimental evidence», Journal o/ Applied Psychology, 93(6), pp. 1314-1334. Nor