Le teorie della percezione in Democrito [First ed.]


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Le teorie della percezione in Democrito [First ed.]

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Maria Michela Sassi

if

Le teorie della percezione in Democrito

La Nuova Italia Editrice Firenze

I

V\·\· L! ,-1--.J

Tutti i diritti riservati © Copyright 1 978 by «La Nuova Italia» Editrice, Firenze Printed in Italy Prima edizione: novembre 1 978

A mia madre

Indice

Avvertenza

p.

XI

Abbreviazioni

»

XIII

Principi fondamentali della percezione nei presocratici e in Democrito

»

1

Premessa

»

1

A. Alcmeone

»

8

»

18

»

29

I

I. Similarita e dissimilarita, p. 8. II. Centro delI'attivita co­ noscitiva, p. 9. III. Tratti comuni ai processi percettivi e os­ servazioni sui metodo, p. 11. IV. Sulla distinzione fra sensa­ zione e pensiero, e quindi fra diversi livelli di esistenza, p. 13.

B. Empedocle I. Tratti comuni ai processi percettivi, p. 18. II. Similarita e dissimilarita, p. 21. III. Centro deIl'attivita conoscitiva, p. 23. IV. Sulla distinzione fra sensazione e pensiero, e quindi fra diversi livelli di esistenza, p. 24. V. Originali con­ siderazioni di tipo caratterologico e spiegazione di piacere e dolore, p. 26.

C. Anassagora I. Osservazioni generali, p. 29. II. Similarita e dissimilarita, p. 2 9 . III. Centro deIl'attivita conoscitiva, p. 33. IV. Sulla distinzione fra sensazione e pensiero, e quindi fra diversi li­ velli di esistenza, p. 36. V. Ancora osservazioni generali, p. 36.

VII

Indice

Indice

D. Diogene di Apollonia

»

37

1. Osservazioni generali, p. 37. II. Similarita e dissimilarita, p. 40. III. Centro deII'attivita eonoscitiva, p. 4 1 . IV. SuIIa

distinzione fra sensazione e pensiero, e quindi fra diversi livelli di esistenza, p. 43. V. Spiegazione di piacere e dolore, p. 48.

E. Democrito

»

48

II

Singoli processi percettivi e oggetti sensibili nei presocratici e in Democrito

»

77

PRIMA PARTE: I SINGOLI PROCESSI PERCETTIVI

»

77

A. La vista

»

77

1. AIcmeone, p. 78. II. EmpedocIe, p. 82. III. Anassagora, p. 9 1 . IV. Diogene di Apollonia, p. 94. V. Demoerito, p. 96.

»

109

erito, p. 1 1 7.

»

I. AIcmeone, p. 1 24. II. EmpedocIe, p. 1 25. III. Anassagora, p. 1 25. IV. Diogene di ApoIIonia, p. 1 27. V. Demo-

erito, p. 1 28 . VIII

»

1 32

A. I colori

»

133

B. I suoni

»

149

C. Gli odori

»

150

D. I sapori

»

152

E. Freddo e caldo, pesante e leggero, duro e moUe

»

157

Diogene

Dalle origini ad EmpedocIe, p. 134.

di Apollonia, p. 130.

II.

Democrito, p. 138.

III Il processo di formazione del cppovz�v

»

1 61

Le linee generali del problema

»

1 61

A. Il significato del termine eXAAocppovec.u

»

1 62

B. Kpa.cnt; e conoscenza

»

165

»

1 87

»

191

»

191

1 19

I. Alcmeone, p. 1 1 9. II. EmpedocIe, p. 1 20. III. Anassagora, p. 1 20. IV. Diogene di Apollonia, p. 1 22. V. Demoerito, p. 1 23.

D. II gusto

SECONDA PARTE: GLI OGGETTI SENSIBILI

I. Alcmeone, p. 130. II. III. Democrito, p. 131.

I. Krasis e conoscenza in Parmenide, p. 166. II. Krasis e co­ noscenza in EmpedocIe, p. 171. III. Un precedente impor­ tante : Ia concezione alcmeonica della krasis, p. 172. IV. Kra­ sis e conoscenza in Democrito, p. 174.

I. AIcmeone, p. 1 1 0. II. EmpedocIe, p . 1 1 2. III. Anassagora, p. 1 1 4. IV. Diogene di Apollonia, p. 1 1 5 . V. Demo-

C. L'olfatto

129

I.

I. Osservazioni generali, p. 48. II. Tratti eomuni ai processi pereettivi, p. 50. III. Similarita e dissimilarita, p. 58. IV. Cen­ tro deII'attivita eonoscitiva, p. 60. V. SuIIa distinzione fra sensazione e pensiero, e quindi fra diversi livelli di esistenza, p . 70.

B. L' udito

»

E. Il tatto

IV »

1 24

La teoria della conoscenza

e legittimo pari are per i presocratici di una teoria della conoscenza?

I. Premessa :

IX

Indice

II. La teoria della conoscenza di Democrito : li­ nee essenziali della questione

»

198

III. Le testimonianze di Aristotele e i1 « sensismo » di Democrito

»

203

IV. I frammenti e 10 «scetticismo» di Democrito

»

207

»

213

»

222



227

»

236

»

241

»

252

»

255

Indice dei nomi antichi

»

262

Indice degli studiosi moderni

»

265

v. Conoscenza

«oscura» e conoscenza «ge-

nuina»

VI. Complessita della teoria democritea VII. La deformazione «scettica» e il rapporto con

Protagora

VIII. Etica e gnoseologia IX. Logica e matematica X. Conclusioni

Index

locorum

Avvertenza

Questo lavoro, che nasce da una rielaborazione della mia tesi di laurea, si inserisce in una serie di ricerche sulla cultura filosofica e medica del V secolo a. C., che si stanno compiendo presso la Facolta di Lettere dell'Universita di Pisa, sotto Ia guida del prof. Vincenzo Di Benedetto. Occupandomi delle teorie della percezione di Democrito, ho proceduto in particolare al riesame di un testo di fonda­ mentale importanza quale e il De sensibus di Teofrasto. D'altra parte, proprio per cogliere cio che di specifico presentano Ie dottrine di Democrito, e stato necessario prendere in consi­ derazione anche i filosofi precedenti. Si e inteso in tal modo offrire un quadro delle teorie della percezione da Alcmeone sino a Democrito, all'interno del quale e possibile cogliere e seguire una linea di pensiero che costituisce uno dei momenti essenziali della cultura filosofica greca. A Vincenzo Di Benedetto devo non solo il suggerimento iniziale di questa ricerca, rna anche un continuo insegnamento e stimolo . Per indicazioni su punti particolari ringrazio Franco Montanari, Enrico Moriconi, Vittorio Sainati, per l'aiuto nella correzione delle bozze Salvatore Settis.

x

XI

Abbreviazioni

Timpanaro Cardini, Pit.: Pitagorici. Testimonianze e fram­ a cura di M. Timpanaro Cardini, 3 voll., Firenze 1 958-64.

menti,

ZM: E. Zeller, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, trad. e aggiornam. di R. Mondolfo, I parte, vall. 2 (Firenze 1938) e 5 (1 969).

Testimonianze e frammenti dei presocratici sono citati con la numerazione che hanno nella raccolta di Diels e Kranz.

I

Principi fondamentali della percezione nei presocratici e in Democrito

Premessa In questo capitolo si tentera di esporre Ie formulazioni di principi generali, comuni ai vari processi percettivi, elaborate dai filosofi presocratici. Oggetto del prossimo capitolo saranno invece Ie dottrine espresse su tali processi singolarmente (nel­ l'ordine : vista, udito, olfatto, gusto, tatto) e il modo in cui sono stati affrontati gli oggetti sensibili (cioe i colori, i suoni, gli odori, ecc.). L'attenzione maggiore verra rivolta a Demo­ crito, rna all'interno di ogni sezione saranno considerati anche i predecessori che possono averlo pili 0 meno influenzato in questo campo : e cioe - in ordine di successione temporale A1cmeone, Empedoc1e, Anassagora, Diogene d' Apollonia, e infine Democrito 1. 1 . Questo tipo di successione cronologica e per 10 pili accettato dagli studiosi, rna non sara inutile precisario in qualche punto problematico. Mentre l'attivita di Alcmeone e generalmente collocata nei primi anni del V secolo a. C. (e sottolineandone l'anteriorita cronologica si puC> riconoscere ancor meglio la funzione 'pionieristica ' che ha esercitato proprio nell'ambito della fisiologia della percezione), la datazione rela­ tiva di Anassagora e Empedocle e pili controversa. Si potra comunque ammettere che pur essendo il primo (nato nel 500 a. C. ca.1) pili anziano del secondo (nato nel 490 ca.1), il sistema anassagoreo sia stato elabo­ rato pili tardi, forse in un diretto confronto con la visione della materia del pensatore agrigentino : questo sembra intendere Aristotele, Metaph. 'l"or:� 8' �pyo�� A 3.984a 1 1 (31 A 6), quando scrive 'AvlX � lXy 6 pOC(; {)O"Te: pO� (sc. 'E!1.1t"E8oXAeO\)�) (cfr. KR, p. 380 s.). Una seconda diffi­ colta e presentata dalla questione di priorita fra Diogene di Apollonia e Democrito. Diogene si rifa per alcuni tratti (es. l'ammissione del vuoto) a Leucippo, e poiche scrive prima del 423 (anno in cui viene parodiato da Aristofane nelle Nuvole : efr. H. Diels, Ober Leukipp und Demokrit, •.•

XIV

Principi fondamentali della percezione

Le teorie di Democrito possono essere viste come punto d'arrivo se non altro cronologico rispetto aIle altre trattazioni presocratiche del problema percettivo. Si vedra che spes so non e possibile individuare fra queste sicuri rapporti d'influenza, a causa dei dati, come sempre insufficienti, forniti daHe fonti antiche. Anche per Democrito ci si dovra a volte accontentare di individuare coincidenze 0 differenze rispetto aHa tradizione, che non sono ulteriormente precisabili in termini di dipendenza o meno. Ma forse sara gia qualcosa anche solo intuire dei legami fra Ie dottrine in questione, se cia contribuira a co­ gliere dei nessi importanti al di la delle inevitabili diversita, e a vedere nell'atomismo di Democrito un sistema originale, rna per tanti versi fortemente legato aHa tradizione. Cia e evidente anche in altri campi, rna la teoria della percezione di-

« Verhandlungen der 35. Versammlung deutsch. Philo!. Schulm. in Stet. tin » 1 880, p. 106 ss. Kleine Schri/ten zur Geschichte der antiken Phi­ losophie, Darmstadt 1969, p. 195 ss.), e cioe grosso modo nel decennio dal 430 in poi, Leucippo deve aver steso la sua opera nel decennio 440-430. II suo discepolo deve aver allora esercitato la propria attivita filosofica un po' pili tardi, dal 430 (proprio contemporaneamente a Diogene 0 poco dopo) in poi. Un confronto fra i dati della tradizione riguardante Democrito conferma quest'ipotesi, nell'indurre a collocame la nascita intomo a1 460: cfr. H. Diels, Leukippos und Diogenes von Apollonia, « Rhei­ nisches Museum » 42 ( 1 8 87), p. 2 ss. (contro gli argomenti addotti da L. A. Stella, Intorno alta cronologia di Democrito, « Rivista di Filologia e d'Istruzione Classica », nuova selie, 20 [1942], pp. 2 1 -46, che vuole anticipare tale data agli inizi del secolo, cfr. V. E. Alfieli, Per fa crono­ /ogia della scuofa di Abdera, « Rivista critica di Storia della filosofia» 7 [1 952], pp. 488-501 A tomos Idea. L'origine del concetto del/'atomo net pensiero greco, Firenze 1953, pp. 1 1 -29) . Alfieri, At., p. 50 n. 36, ac­ cetta il 460 solo come terminus post quem per la nascita delI'abderita (come gia aveva fatto W. Kranz, Empedokles und die Atomistik, «Her­ mes » 47 [19 1 2] , pp. 20 e 41 s.), con la motivazione che solo spostando pili in basso 10 sviluppo del sistema democriteo (agli ultimi anni del V secolo, se non addirittura ai primi del successivo), se ne possano giu­ stificare da un lato I'ampliamento e il miglioramento operati rispetto aIle dottrine di Anassagora ed Empedoc1e, daIl'altro I'influsso (in gnoseologia, etica, ecc.) di concezioni sofistiche. Ma non occorre abbassare tanto I'opera democritea per giustificare l'influenza dei due grandi predecessori, pre­ supposti infatti gia da Leucippo. Per quanto riguarda poi il rapporto coi sofisti, ed in ispecie col reIativismo di Protagora, questi non opera poi tanto tardi, se collabora alla legislazione di Turi neI 444/3 e muore intomo al 420 (sulle relazioni cronologiche e dottrinali fra i due abderiti efr. sotto, pp. 229 ss. ; 237 s. ; 243 s.). =

=

2

Premessa

mostra in pili larga misura come Democrito si riallacci forte­ mente alIa tradizione nella stesso momento in cui (per es. nella teoria della visione, nella considerazione degli oggetti sensibili e soprattutto dei colori) non rinuncia a notevoli in­ novazioni personali. Ho l'impressione, in altre parole, che Democrito si ponga come una grossa pietra miliare fra il V secolo, di cui presup­ pone molti concetti, e il IV, di cui preannuncia certi appro­ fondimenti. Altrove saranno visibili soprattutto gli spunti d'in­ novazione (si pensi - per anticipare qualcosa di cui mi occu­ pera - alIa valutazione della conoscenza sensibile in rapporto con quella intellettuale), rna nella teo ria della percezione (pur non mancando neanche qui simili spunti) prevalgono gli ele­ menti di conservazione. Cia accade a causa dell'impronta em­ pirica che contrassegna tutto il metodo dei naturalisti del V secolo : anche in psicologia, come in altri ambiti di rice rca, essi si pongono di fronte a dati reall. Li valutano variamente, in base a presupposti diversi, rna partono dai medesimi feno­ meni concreti, sicche la metafisica non condiziona la psicolo­ gia a tal punto che questa non presenti una sostanziale omo­ geneita di vedute . Da questa situazione di base - 10 ripeto non si discosta troppo neanche Democrito . E opportuno precis are che si parJera per 10 pill di Demo­ crito - trascurando Leucippo - perche dei due atomisti e i1 pili giovane che ha elaborato la teoria della percezione e della conoscenza 2. In genere l'atomismo del V secolo viene trattato in blocco, rna bisogna tenere presente che da una lettura attenta dei resoconti aristotelici e dossografici risultano sicuramente attestate per Leucippo solo alcune dottrine, ben­ che importanti : in primo luogo l'enunciazione dei fondamenti

2. Contro i dubbi espressi sull'esistenza stessa di Leucippo a par­ tire da E. Rohde, Ueber Leucipp und Demokrit, « Verhandlungen der 34. Versammlung deutsch. Philo!. Schulm. in Trier» 1879, p. 64 ss. (= Kleine Schriften, Tiibingen und Leipzig 190 1 , I, p. 205 ss.) cfr. H. Diels, Vber Leukipp cit . , p. 96 88. ; A. Dyroff, Demokritstudien, Leipzig 1899, p. 3 S8. ; Alfieri, At., p. 8 n. 27. Per una vero8imile individuazione di quanto si deve a Leucippo e quanto a Democrito cfr. Dyroff, Demokritstudien cit., p. 1 1 8S. ; Kirk, KR, p. 402.

3

Premessa

Principi fondamentali della percezione

del sistema (cfr. special mente Aristot. De gen. et corr. A 8.325a 23 ss. 67 A 7), e poi Ie teorie del [J.eyex. xZ'J6'J (67 A 1 , par. 3 1 ; A 1 0, A 24), deU'origine del tuono (67 A 25), di mota e forma della terra (67 A 1 , par. 30 ; A 26, A 27). Nel complesso si pos­ sono accettare Ie parole di Cicerone (Acad. pro II 37, 1 1 8 67 A 8) secondo cui « Leucippus plenum et inane ; Democritus huic in hoc similis, uberior in ceteris » : la tradizione conserva­ saci sembra mostrare che Leucippo ha gettato Ie fondamenta del tistema, che il suo allievo ha elaborato nei dettagli ed appro ­ fondito in direzioni particolari. Fra gli ambiti di ricerca spe­ cifici di Democrito vanno probabilmente annoverati proprio la teoria della percezione e quella della conoscenza intellet­ tuale (oltre che la matematica, l'etica, la medicina, l'antropo­ logia, ecc.), per cui e a lui che per 10 pili mi riferiro (come del resto bisogna rassegnarsi a fare quasi sempre nella studio dell'atomismo : Ia tradizione confonde spesso Ie opinioni dei suoi due esponenti, e mohe fonti post-teofrastee addirittura ignorano Leucippo). Per rendersi conto della vastita e varieta di interessi di Democrito, che non sono soltanto fisici e cosmo­ Iogici come quelli del suo maestro, basta scorrere, prima che frammenti e testimonianze relativi, il catalogo trasilliano delle sue opere tramandato da Diogene Laerzio IX 45-49 (68 A 33). Ma per quanta concerne pili specificamente la dottrina della percezione, e da notare soprattutto come Teofrasto dedichi a Democrito un'esposizione considerevolmente estesa e doviziosa di particolari, senza peraltro nominare mai Leucippo : in questo campo il fondatore dell'atomismo doveva avere detto ben poco. Prima di passare alIa considerazione vera e propria delle dottrine percettive presocratiche, occorrera ancora ricordare che l'informazione ad esse relativa e fornita soprattutto dal De sensibus di Teofrasto, che e la fonte di gran lunga pili ampia e importante per la conoscenza della psicologia fisiolo­ gica anteriore ad Aristotele. Lo scritto, che e stato diviso in 9 1 sezioni, si articola in due parti : la prima (parr. 1-58) riguarda i processi fisiologici della sensazione, la seconda (parr. 59-9 1) gli oggetti di questa. Le personalita prese in considerazione sono nove : dopo i due paragrafi d'introdu=

=

4

zione, sono esaminati Parmenide (parr. 3-4) 3, Platone (parr. 5-6), Empedocle (parr. 7-24), Alcmeone (parr. 25-26), Anas­ sagora (parr. 27-37), Clidemo (par. 38) 4, Diogene d'Apollonia (parr. 39-48), Democrito (parr. 49-82) e di nuovo Platone (parr. 83-91) 5. Dalla distribuzione dei paragrafi risulta evidente la diversa importanza attribuita da Teofrasto ai vari pensatori : molto trascurati sono Parmenide e Clidemo, attenzione un po' mag­ giore ricevono Anassagora, Dlogene e Platone (cui sono asse­ gnati 1 0- 1 1 paragrafi ciascuno), rna l'interesse prevalente e rivolto ad Empedocle ( 1 8 sezioni) e soprattutto a Democrito (34 sezioni: pili di un terzo di tutta I'opera). Cio e dovuto probabilmente al deciso meccanicismo delle teorie di Empe3. Dal resoconto teofrasteo appare che Parmenide non ha trattato tanto i dettagli della percezione sensibile, quanto piuttosto i procedi­ menti generali attraverso cui sorge la phronesis. Questi saranno percio discussi nel III capitolo, in un confronto con la concezione democritea dell'origine del p/zronein. 4. Nel corso di questa esposizione non sara dedicato a Clidemo spazio specifico, menzionandolo solo indirettamente quando sia neces­ sario. Egli ci e noto, oltre che dal trattato teofrasteo, solo da una testi­ monianza aristotelica (nella Meteor% gia, B 9.370a 10), secondo cui con­ siderava la luminosita (del fulmine) un'apparenza, e da alcuni passi delle opere botaniche di Teofrasto che ci riportano Ie sue opinioni intorno alIa generale natura delle piante (analoga a quella degli animali, rna piu impura e fredda), Ie lora malattie e il tempo pili opportuno per la se­ mina (queste testimonianze sono raccolte sotto il numero 62 nei Vorso­ kratiker). Dal par. 38 del De sensibus risuIta che Clidemo ascriveva la vista aHa qualita diafana dell'occhio, I'udito al muoversi delI'aria nel­ l'orecchio, l'olfatto ad inalazione d'aria, il gusto alIa spugnosita della lingua. AItro di Clidemo non sappiamo. Possiamo solo supporre, dal­ l'ordine grosso modo cronologico del De sensibus, in cui e situato fra Anassagora e Diogene, che sia all'incirca contemporaneo a costoro. Nulla invece si pub congetturare sui suoi generali punti di vista filosofici, tanto pill che, da quel che ci e tramandato, pare che questo naturalista si sia occupato solo di problemi particolari. Non sembra infine che sia identificabile con 10 storico Clidemo (per la bibliografia su tale questione cfr. ZM, I 5, p. 443 n. 34). 5. La descrizione delle dottrine platoniche (di cui tuttavia non mi occuperb, limitando il discorso all'eta presocratica) viene infatti ripresa alIa fine, dal diverso punto di vista degli oggetti della sensazione. L'altro filosofo considerato anche sotto questa prospettiva e Democrito : i pa­ ragrafi che 10 riguardano coprono infatti la fine della prima parte e l'inizio della seconda del De sensibus (da Teofrasto appare che gli altri pensatori non si sono occupati se non di sfuggita degli oggetti sensibili, cosa su cui si tomera a suo tempo).

5

Premessa

Principi Jondamentali della percezione

doc1e e Democrito, che stimola Teofrasto a diffondersi su di esse per poi sottoporle a una critica pili minuziosa. Ma siamo ben grati aHo spirito polemico dell'allievo di Aristotele, se cio 10 induce a darci informazioni di un'ampiezza senza pari e, spogliate dagli schemi imposti dall'espositore-giudice, cosi prezi ose. E necessario infine avvertire che Ie modalita generali della sensazione sono viste da Teofrasto attraverso uno schema ()fLOL­ OV-EVCXVTLOV: gia nei primi due paragrafi del trattato, che hanno carattere introduttivo, egli c1assifica i vari pensatori a seconda che spieghino i processi percettivi attraverso la similarita 0 attraverso il contrasto fra organa e oggetto della percezione. Distingue percio tra coloro che mettono l'accento sulla mutua attrazione fra cose simili, e col oro che sottolineano l'intera­ zione come aiterazione, la quale avviene solo fra contrari (come evidente nelle sensazioni tattili). E cosi Ieggiamo - subito dopo Ie prime righe del De sensibus - che ilC(PfLEVLa'YJ� [J.ev , ' " " A 1:' "' "' �

� ' vIXsrxyoxca, 'E !-t7tEOOX/\ 'YJ� XGU, il M:I.T()) V Tcp OfLOLcp, OL OE 7tEpL pew xrxt 'Hp&XAELTOV T� EVIXVTLCP (par. 1). Non sono menzionati per ora Alcmeone, Diogene e Democrito, e anche per questa qualcuno ha tentato di correggere 'Hp&XAELTOV in �'YJiJ.6xPL­ TOV 6: rna infelicernente, perche pili tardi (par. 49) Teofrasto '

6. Cfr. L. Philippson, "YA'Y) clv&pW1t[v'Y), Berolini 1 831 , pp. 86 e 1 65. L'accenno ad Eraclito susdta difficolta anche perch6 in seguito Teofrasto non 10 considerera affatto . II fatto che i suoi passi rimastici non offrano alcun appiglio alla classificazione teofrastea non ha grande importanza, come ogni argomentazione che voglia basarsi su una tradizione esigua e frammentaria : e vero piuttosto che Aristotele, nel De anima A 2.405a 27, sembra attribuirgli l'idea della similarita, al contrario di Teofrasto (che invece deriva sempre Ie sue interpretazioni da quelle aristoteliche : cfr. J. B. Mc Diarmid, Theophrastus on the Presocratic Causes, «Harvard Studies in Classical Philology» 61 [ 1 953], p. 85 ss. , poi in Studies in Pre­ socratic Philosophy, ed. D. J. Furley e R. E. Allen, I [London 1 970], p. 1 78 ss.). Ma nel De gen. et carr. A 7. 323b 3, affrontando il problema - come spesso gli accade - sotto un'altra prospettiva, Aristotele sot­ tolinea l'aspetto del contrasto. La menzione di Eraclito si potra quindi mantenere nel testo, supponendo che Teofrasto tenga d'occhio solo il secondo dei luoghi aristotelici (anche questo rientra nelle sue abitudini, come dimostra Mc Diarmid nell'op. cit.). Trovo perda superfiua, sep­ pure non completamente disdegnabile, la recente proposta di J. Longrigg, Two Notes on Theophrastus De Sensibus, « Philologus» 1 1 9 ( 1 975), p. 1 64 s., di introdurre (correggendo in 'HplXxAe;[o'Y)v) un riferimento all'acca­ demico Eraclide.

6

si dira esitante a inc1udere l'atomista in ciascuna delle due opposte categorie. Per ogni pensatore, comunque, Teofrasto cerchera di spiegare nel corso della sua esposizione se abbracci l'una 0 l'altra idea. E incorrera in frequenti forzature, perche la nozione di alterazione e ignota ai presocratici, i quali ve­ dono l'interazione da un punto di vista esc1usivamente mecca­ nico, e non si possono ancora porre il problema della necessita dei contrari 0 meno. Solo con Aristotele si avra una descrizione chiara e cosciente del meccanismo di interazione, visto da lui davvero come una alterazione fra termini identici per sostrato materiale, rna dif­ ferenziati dalla forma di questo : concetti che egli ricerca troppo volentieri nei suoi predecessori (sottolineando magari ora l'aspetto dell'identita, ora quello della contrarieta per 10 stesso pensatore) 7. Non e lecito dunque che, prestando fede ad Aristotele e Teofrasto, trasferiamo i concetti di similarita e dissimilarita in un tempo in cui non ce n'era ancora coscienza. E legittimo parlame per un Empedoc1e, che in qualche modo ha anticipato il principio dell'51J.oWV OfW(CP, rna non e cosi per altri prearistotelici. Teofrasto stesso dimostra di esseme cosciente, quando alla fine del par. 2 afferma che nEp� ExOCG"'t""rje; . . . 't"wv xcz"t"a fLSpOe; , M (sc. cUG"·u ' J G"ECiJV ) OL fLEV (lI\I\OL " .... ' ,' .... .... 'E fLnEG"XE o� OV (lnOI\ELnOUG"LV, aOXA :rj e; 3e: 7tELpa't"O:L xd 't"CJ:1h()(e; &V&:YELV de; 't"�v 0fLOL6't""rj't"o:. Solo Empedoc1e riconduce Ie singole aistheseis alla similarita, gli altri utilizzano tale principio 0 quello contrario solo generica­ mente. Questa limitazione della schema l5iJ.OLOV-eVO:v't"(ov alle linee generali delle dottrine esaminate lascia trasparire il suo carattere di estrapolazione posteriore, agli occhi di chi conosca il modo tipico con cui Aristotele e Teofrasto ammettono di far dire ai loro predecessori piu di quanto effettivamente non "

7. L'arbitrarieta nell'interpretazione aristotelica della nozione pre­ socratica d'interazione e stata acutamente rilevata da Chemiss, special­ mente pp. 89 ss. e 305 s. (efr. fra l'aItro p. 305 : « [Aristotle] read into the action-passion of earlier systems his own theory of qualitative change which occurs only between contraries and supposed that the psychological mechanism of the Presocratics was based upon an hypothesis the very opposite of that on which they built up their theories of physical change »).

7

Principi fondamentali della percezione

dicessero. Ciononostante, lungo tutto il De sensibus quest'idea a priori influenza purtroppo non solo il commento rna anche l'esposizione, che cerchero dunque di liberare, di volta in volta, da una fuorviante sovrapposizione.

A - Alcmeone (De sensibus, parr. 25-6=DK, 24 A 5)

Alcmeone • , I I (par. 1 0 't" O-L� S:VIXV't"LOt� (p ar. 21 : , OfLOLep, non 't"ep S:VIXV't'Lep I ) ) per Alcmeone riesce a parlare al massimo di « diverso », rna non di « opposto » 10. Ritengo comunque che l'eterogeneita dell'organo senziente, implicita 0 no che fosse, possa essere confermata dal fatto che per il medico crotoniate tutte Ie sensazioni si ricondu­ cono al cervello.

1. Similar ita e dissimilarita

II. Centro dell' attivita conoscitiva

A1cmeone e subito posto da Teofrasto fra coloro che spie­ gano la sensazione fL� ". " , .,. I I 1\1X't''t'OV't"O� S:1t'Ll\lXfLt-'IXVEW yap 't"oue; 1t'OpOU�, OL Op(�EL 't'�v 7tp Oe; 't'a �c])1X OLIXCPOPcX.V. &v.&pCJ.l7tOV ycX.p cp"y)erL " "I "I � ""I "I ' Q. ' � , " " f.LOVOV ",UVL"Y)O"L, l:" ' 't'CJ.lV 1X1\1\CJ.lV OW:cpEpEW O't'L 't'1X\ 0"" IXI\J\IX IXLO"vcx:VE't'IXL f.Ltv , OU �UV("Y)o"L ot' 15, &e; s:'t'EPOV ()V 't'o CPPOVELV XIX/. IXLO"'&cX.VEO"'&IXL xcx:l. 0\.1, WX,&cX.7tEP ' Ef.L7tE OOXA 'lie;, 't'lXu't'6v (par. 25). L'uomo, insomma, si differenzia dagli altri viventi perche egli solo riesce ad organizzare Ie proprie sensazioni in una cono­ scenza di tipo piu elevato. Anche questo e un tratto notevole per cui Alcmeone occupa una posizione eccezionale nel V se­ colo : alcuni dei pensatori successivi, come vedremo, non sa­ pranno tracciare una linea di distinzione altrettanto netta fra sensazione e pensiero 16. Solo con Aristotele avremo una mag­ giore chiarezza in tal senso, che presuppone pero Ie basi get­ tate da Alcmeone : Aristotele gli deve probabilmente molto quando (ad es. nel De anima r 3.427a-b) critica l'identifica­ zione presocratica fra phronein e aisthanesthai, anche se forse 1 5.

Le parole da fl. 6vov a 1;U\I£"f)O't �& sono

solitamente stampate

a caratteri spaziati neUe edizioni, poiche dal modo in cui Teofrasto Ie

cita sembra che possano risalire piiI 0 meno ad Alcmeone stesso. 1 6. E diffusa comunque, fra i presocratici, almeno la generica qualifi­ cazione degli animali come -r,x otAOYOC: cfr. F. Heinimann, Eine vorpla­ tonische Theorie der -r&XV"f) , « Museum Helveticum » 1 8 (1961), p . 1 08 e n. 1 6 ibid.

13

A/cmeone

Principi Jondamentali della percezione

10 coinvolge in quella critica perche vedeva ancora il processo

intellettivo come qua1cosa di somatikon.

Resta da chiarire se anche la conoscenza intellettiva sia opera del cervello come la sensazione 17. Aezio IV 1 7, 1 (24 A 8) afferma che 1'�yS:[LoVLx6v (termine platonico-aristotelico pas­ sato nella dossografia, che indica il principio direttivo, orga­ nizzatore delle sensazioni in una conoscenza intellettuaIe) era da Alcmeone individuato ne1nyxe(j) ClAo� . A dire il vero, su­ bito dopo il dossografo nomina in connessione con questo un senso (l'olfatto), rna una prova sicura in favore di quell'indivi­ duazione va rintracciata nei cappo 14 e 1 7 (quelli cui si e so­ pra accennato) del TIs:pt lp!fj� vouaou. Inoltre, se al cervello puo ricondursi anche la conoscenza intellettuale, la questione e complicata dalla presenza in A1cmeone d'una concezione , tradizionale ' dell' anima, eterna e semovente, accanto a una valorizzazione tutta con creta del cervello mortale e immo­ bile (efr. Aristot. De anima A 2.405a 29 e Ie altre testimo­ nianze raccolte in DK, 24 A 1 2). Hirzel 18 ha cercato di sa­ nare la contraddizione affermando che i1 conoscere e si opera dell'anima, rna questa ha sede nel cervello, anche se per es­ senza e diversa da quanta e corporeo e mortale : l'intellet­ to, in altre parole, e una funzione dell'anima, rna non l'unica perche essa e essenzialmente movimento (e questo che per­ mette Ie manifestazioni vitali). Quest'interpretazione non e impossibile, rna ci si muove qui su un terreno puramente congetturale, e si deve tener presente (data Ia genericita della testimonianza aristotelica, che non connette affatto l'aspetto del movimento dell'anima con una sua facoita conoscitiva) che Alcmeone si trova presumibilmente in una posizione d'in­ certezza suI rapporto cervello-intelletto-anima, analoga a quella di Anassagora per il rapporto intelletto-anima 19. 17. Anche questo problema e aifrontato in modo chiaro e decisivo dalla Timpanaro Cardini, Anima, vita e morte in Alcmeone, «Atene e Roma» 42 (1940), pp. 213-224. 18. Cfr. R. Hirzel, Zur Philosophie des Alkmaion, « Hermes)} 11 (1876), p. 244. 19. Cfr. Timpanaro Cardini, Anima cit. , p. 216.

14

Pur valutando in modo estremamente positivo la distin­ zione a1cmeonica fra i due gradi di conoscenza, non sono sicura che a questa concezione rechino elementi ulteri ori (che pure sarebbero suggestivi) Ie parole che Platone fa dire a So­ crate nel Fedone, 96 A-B. n collegamento del passo plato­ nico con Alcmeone e stato attuato da Hirzel 20 e accettato una­ nimemente dagli studiosi (tant'e vero che si legge in DK, 24 A 1 1), rna Lanza 21 ha recentemente contestato quest'attribu­ zione, ritenendo che il riferimento sia piuttosto ad Anassagora. Ma ecco Ie parole in questione (Socrate sta rievocando il suo giovanile interesse per la 7tEpt CPUcrEm:p Xp ij "t'CXL xOLVo"t'a"t'cp cs'Y)fJ.dcp : il logorio delle cose per gli effiuvi era ritenuto da Empedocle una prova universale e definitiva della sua teoria delle sensazioni. 29. Nel commento ad Aristot. De gen. et corr. (p. 1 78, 2 Vitelli 3 1 A 87). La supposizione di Filopono e condivisa da Kranz, Empedokles cit., p. 27. Arbitraria e invece la spiegazione di S. Luria, Die AnJiinge des griechischen Denkens, Berlin 1 963, p. 87, secondo cui i pori esisterebbero solo come possibilita, se la sensazione non e in atto : si attribuirebbe cosi ad Empedocle un'idea che non poteva avere. E anche possibile che egli non si sia posto un problema, cui hanno tentato di rispondere per lui i modemi (secondo un frequente e pemicioso atteggiamento di cui e esempio anche J. Longrigg, Philosophy and Medicine: Some Early Tnterac­ tions, « Harvard Studies in Classical Philology » 67 [1963], p. 1 69 s.). 30. Non e necessario diffondersi qui sulle altre critiche di Teofrasto (comprendenti ben 1 3 paragrafi, dal 1 2 al 24), che pure colpiscono parti­ colareggiatamente quasi tutti i punti delle dottrine percettive empedoclee. Per 10 pili, infatti, Teofrasto fa Ie sue obiezioni da un punto di vista esclu­ sivamente peripatetico, complicando piuttosto che chiarendo i punti oscuri relativi all'autore considerato : questo viene visto con occhi troppo =

19

Empedocle

Principi fondamentali della percezione

A prescindere da certi punti problematici, rimane tuttavia evidente che Empedode riprende l'elemento dei poroi da Alc­ meone 31 - il quale aveva impiegato per primo questo ter­ mine per la sensazione -, anche se ne da una traduzione generalizzante, nell'applicarlo a tutti i corpi . Benche Empe­ dode non giunga - come forse il suo predecessore - a una coscienza dei nervi sensoriali (i poroi sembrano essere utiliz­ zati pili in funzione della ricezione di effiuvi esterni, che del collegamento con un organa centrale), la sua volonta di ri­ farsi ad Alcmeone dimostra almena l'intento di dare una cor­ retta impostazione scientifica alIa propria dottrina, benche il suo procedere rimanga a meta fra 10 scientifico e il mistico (altri tratti della stessa d ottrina percettiva, come ad esempio il principio dell'attrazione fra simili, hanno piuttosto una co­ loritura mistica) 32. modernizzanti, giudicato in base a concetti che non poteva avere. Accen­ nero comunque aile osservazioni polemiche dell'allievo di Aristotele (vuoi su Empedocle vuoi sugli aItri pensatori), quando forniscano indiretta­ mente utili elementi di informazione storica. 3 1 . Implicato nell'elemento dei pori, si puo dire che passi da Alc­ meone ad EmpedocIe anche un certo senso del ruolo giocato nella per­ cezione dal fattore 8oggettivo. 32. Secondo E. R. Dodds, I Greci e l'lrrazionale, trad. it., Firenze 1 973, p. 1 85, « EmpedocIe non rappresenta un tipo nuovo di personalita, rna anzi uno molto antico : 10 sciamano cioe che unisce in se Ie funzioni, ancora non differenziate, di mage e naturalista, poeta e filosofo, predica­ tore, guaritore e pubblico consigliere ». Cosi si spiega fra l'aItro la diffe­ renza di tone fra IIept cpucrew my-v, , • Ge ' / 't'tt: 7tE:7tYjytt:o-w tt:P[LOG'lTE:V't'tt: Xtt:�" 't'OU't'O�C; 'P pOVE:OUG� Xtt:�, Yj,' O�OV't', �a' &:V�WV't'tt:� 38) . Sulla stessa linea e l'ultimo verso del fro 1 10 : , , \ ,'�G'lT� C\ " 7ttt:V't'tt: ytt:p 'Pp ovYjGW E:XE:W Xtt:�" V(U[Ltt:'t'OC; tt:'"� Gtt:V 39 Parlano pili specifieamente di un'assimilazione fra piante e animali (ehe si inserive eomunque nel eontesto pili ampio dell'animazione universale) alcuni passi della pseudoaristote­ lieo De plantis 40, di cui riporto i pili signifieativi, perehe sa­ ranno interessanti anehe per Anassagora e Demoerito : A 1 . 8 1 5a 1 5 : « Anaxagoras autem et Abruealis [se. EmpedocIes] 41 de•

diversi livelli di esistenza

Sensazione e pensiero so no visti entrambi come funzioni puramente fisiche e materiali, se non dal punto di vista del val ore conoscitivo almena da quello del processo con cui si verificano (il che - come si vedra - trova un'analogia nella gnoseologia democritea). Quale diretta conseguenza di questa assimilazione, laddove A1cmeone sosteneva consapevolmente i1 diversificarsi di uomo e animale a livello psichico e quindi vitale, Empedocle non presenta una differenziazione altret­ tanto netta fra vari gradi del mondo animato, 0 addirittura fra mondo animato e inanimato : egli conferisce a tutte Ie cose indistintamente quella essenziale manifestazione vitale che e l'attivita sensibile. In un paragrafo di tono critico (il 1 2), Teofrasto obietta a questa teoria, secondo la quale tutta 1a natura e caratterizzata da poroi e aporroai, che in tal modo !+....,., , " \ ,' ..... � 7t (\ .., " 7tIXX€WI; 'r€ XIX�, r-mIXplXl;, 0CP'lTIXr-XIX�" en CPr-€r-EI; XIX'r1X' 'rOI)l; [10UI; EU&€rIX� xd &V�X[J.OL, &1; o(locrX'l)[J.OVErV 'rorl; &'7tO'rI)7tO1), " ., f-l1Xr-LO"'r1X '., ,, ':-' 'rIX" ylXp 0f-l0CPI)r-1X [J.€VO�I;· yVCJJ p�",E�V: « 10 stam€XIXcr'rOV po aereo, essendo solido e di colore diverso [dalIa pupilla], si riflette negli occhi, che sono umidi; e cio che e denso non ac­ coglie questa riflessione, mentre cio che e umido Ia fa passare: percio gli occhi umidi sono pill atti alIa visione di quelli asciutti, se nella stesso tempo la membrana estema e il piu possibile sottile e densa, e l'intemo spugnoso in massimo grado, e privo di carne compatta e resistente, e inoltre di umidita spessa e untuosa. I canali all'interno degli occhi devono essere infine dritti e privi di umidita, per conformarsi aIle impressioni aeree: ogni cosa, infatti, conosce cio che e simile ». L'intero passo riguarda Ie condizioni in cui l'organo visivo deve tro­ varsi perch &mcpepcu\l



41 . La luminosita dell'aria diuma non e del tutto trascurata (tant'e vero che Teofrasto vi si riferisce col sostantivo fL E'IO'l , sostantivo legato molto strettamente all'altra : i due termini sono da intendere allo stes so modo e quindi non possono che implicare entrambi l'idea di un effluvio . Anche nel caso dell'udito (De sens. 55) l a compressione aerea avverrebbe

1 07

L'udito

Singoli processi percettivi

Non e detto a mio avviso che Democrito, pur constatando la presenza costante dell'aria nel processo visivo, la consideri percio un fattore positivo, e non piuttosto un ostacolo al per­ fetto verificarsi della visione: egli puo aver pensato che a causa dell'aria incontrata durante il proprio tragitto Ie immagini atomiche perdano la limpidezza con cui di per se riflettereb­ bero gli oggetti, e giungano agli occhi (quando non siano impedite del tutto di arrivare) offuscate 0 errate. Se intorno a noi vi fosse invece vuoto assoluto (il xEv6v di Aristotele va quindi inteso ne] suo senso pili proprio - diversamente da quel che pensava Guthrie -, come mancanza anche d'aria) gli eidola entrerebbero direttamente nell'occhio, recandovi im-

immediatamente VICInO all'orecchio (Baldes, Democritus cit., p. 99) : in realta nessun accenno ne in Teofrasto ne in Aristotele fa pensare a una presenza dell'aria solo presso l'organo di senso. II fatto anzi che Teo­ frasto parli di aria !J.eTQ(�u T'lj cpM� �IX) 73. Al par. 41 Teofrasto riferisce Ie altre abituali e accurate precisazioni di Diogene: l'olfatto e piu acuto se nel capo c'e la minore quan­ tita possibile d'aria (che in tali condizioni si mescola piu ve1o­ cemente all'odore) e se l'inalazione avviene attraverso un con­ dotto pili breve e stretto (3�a fLLxpo't'epo u xlXl O"'t'EVO't'epou) 74. Alcuni animali, se soddisfano a queste condizioni, possono 73 . Segue una frase di difficile comprensione : A€1t"t'6"t'a"t'o\l il' �\I ate; 'i) il�tX.&ECHe; &.crUtJ-tJ-E"t'pOe;, xat OU tJ-dy\lua.&a� "t'al:e; bcrtJ-al:e;. II senso

sembra essere che se l'aria cefalica e molto sottile in colora la cui con­ dizione non e equilibrata, non si mescola adeguatamente agli odori. Cio crea contraddizione col fatto che uno dei requisiti fondamentali richiesti per i vari sensi e per Diogene proprio la finezza dell'aria cefalica (cfr. De sens. 42 per la vista) . Si e ricorso percio a vari modi di correzione (efr. ad es. Diels, Dox. , p. 5 1 0 : ... ("t'h cpAE:��a AE1t't"tX, �(jcrO\l ilz [�\I] ote; X't"A.; Vorsokratiker : nTl ae 't"ouO"v;. La conoscenza e dunque determi­ nata da quello dei due e1ementi (Luce 0 Notte) che prevale nella mescolanza corporea : e quindi diversa (prosegue Teo­ frasto) a seconda che predomini l'uno 0 l'altro, rna superiore e quella prodotta dal caldo (anche se di per se non sufficiente, perche occorre sempre una O"ufLf1E't'p(OC - 0 commensurabi­ lita - con l'oggetto percepito , che e sempre costituito di am­ bedue gli e1ementi in proporzione variabile). In altre parole, secondo Parmenide la Luce che e dentro di noi ci permette di vedere cose chiare, l'Oscurita cose scure, e la condizione ot­ timale non e data da un equilibrarsi delle due componenti (come invece e implicato nel O"ufLfLlhpwc;; di Democrito), bensi dal prevalere della prima. Che la differenza fra Ie due dottrine non sia di poco conto, e dimostrato dal fatto che Teofrasto stesso si sente in dovere di precisare che Parmenide non ha detto nulla nel caso in cui i due elementi si equilibrino (&v 1 68

e

conoscenza

8' Lcroc�C1.)cr� 't"� (1.U;e:�, 1to't"e:pov �cr't"(U rppove:rv � ou, xO(t 't"L� � � 'Cl �\ � , ) O�O('lTe:cr��, ouoe:v e:'t"� O�C1.)p�xe:v '

"



Teofrasto reinterpreta la teoria di Parmenide secondo schemi aristotelici, e non e detto che possiamo accettare senza pro­ blemi il suo resoconto ; rna quanto egli aggiunge piil avanti, suI fatto che i cadaveri , essendo freddi, non percepiscono luce, caldo e voce, rna freddo e silenzio, si accorda con altre testi­ monianze (28 A 46a-46b) sulla spiegazione parmenidea di vecchiaia e sonno (fenomeni spiegati in analogia con la morte da tutta la filosofia presocratica) come perdita di caldo . An­ che la conclusione che 1tOCV 't"o ()V e dotato per Parmenide di conoscenza, pur essendo probabilmente tratta personalmente da Teofrasto, e corretta e coerente con tutto il complesso della dottrina gnoseologica dell'eleata, quale ho cercato di deli­ nearla. Fidando dunque nell'esposizione teofrastea, si puo cercare di spiegare perche gia solo nel confronto con Democrito (che pure ne dipende per il concetto di krasis) la dottrina conosci­ tiva parmenidea presenti un accento peculiare, che punta non sull'equilibrio di tale krasis, rna suI suo spostarsi nell'una 0 nell'altra direzione. Cio puo aver radice nell'esperienza mi­ stica dell'eleata, che puo essersi sentito un essere tutto Luce, nell'estinzione dei contrasti illusori del mondo, in opposizione al resto degli uomini, condannati a pensiero imperfetto e im­ puro dalla generale costituzione umana, formata da due ele­ menti, uno positivo e l'altro negativo. Cio non toglie che gli individui presentino quantita differenti di Luce, che il Fato ha distribuito loro in maggiore 0 minor misura (cfr. fr. 1 .26 ; a cio exoccr't"o't"e: , al v. 1 del fr. 1 6, aggiunge l'idea delle flut­ tuazioni nel tempo, che vanno dalla percezione del solo non­ essere a quella del solo essere). E errata quindi asserire che Parmenide e stato influenzato dalla concezione alcmeonica che la salute e data da 't"�v crO(1.(1.e:'t"pov 't"WV 1tOLWV XpOCcrLV 9: qui O"o(1.(1.e:'t"pov indica appunto quel fondamentale concetto (di 9. Cosi ad esempio Mondolfo in ZM, I 2, pp. 621 ; 652 ; 665 (iJ ri­ ferimento e naturalmente al noto fro 4 del medico crotoniate). Per l'opi­ nione contraria (e la connessione della teoria conoscitiva di Parmenide col suo misticismo), si veda soprattutto Friinkel, Parmenidesstudien cit.' p. 17 ss.

169

II

processo di formazione del IPpovdv

carattere medico) dell'equilibrio, per il quale la concezione de­ mocritea si distingue da quella parmenidea 10. Parmenide non 10 recepisce perche Ie sue preoccupazioni non so no di tipo fisiologico, bensi - come abbiamo vista - di tipo mistico : il caposcuola dell'eleatismo si confronta col problema della co­ noscenza del mondo dei sensi solo nella misura in cui deve am­ metterne I'esistenza e spiegarla, mentre mira in realta ad af­ fermare anche in quest'ambito la validita esclusiva dell'atto mistico di conoscenza. Ben pili legato invece alla concretezza del mondo sensibile e Democrito 11 , a tal punta che gia questo confronto can Parmenide ne mette in evidenza l'estendersi degli interessi fisiologici dalla spiegazione delle singole perce­ zioni a quella d'un fenomeno complesso quale I'intelligenza (ne e spia - 10 ripeto - il concetto di mescolanza equili­ brata). Ma questa particolare colorazione verra maggiormente evidenziata esaminando brevemente il modo in cui il rapporto krasis-conoscenza e aifrontato da un filosofo che si pone come anello intermedio fondamentale in questo senso 12 fra Parme­ nide e Democrito : Empedoc1e. 10. Teofrasto dice, 81, che anche la conoscenza attraverso il caIdo adcr&cd 'nvo� crufLfLe:-rp [IX�, rna qui crufLfLe:-rP[1X non indica esatta ugua­ glianza di proporzioni, bensl, come avevo accennato, « una certa » pro­ porzione (v. 1'indefinito -r�vo�) con I'oggetto conosciuto, il quale con­ tiene sempre anche una certa quantitit di freddo. Non concordo qui con F. Jiirss, Zum Erkenntnisproblem bei den friihgriechischen Denkern, Berlin 1 976, p. 68 s., che basandosi suI presupposto (a mio vedere discu­ tibile) che il problema fisiologico del rapporto fra organo sensibile e og­ getto nasca solo con Empedoc1e ritiene che qui la symmetria vada intesa in relazione alIa mescoIanza e che 1tAE:OV indichi la « pienezza » dell'essere. 1 1 . II panorama complesso e differenziato di opinioni, che i preso­ craticj presentano nonostante un comune atteggiamento di fondo verso il problema della conoscenza (occupandosi del processo materiale con cui essa si attua, piuttosto che della sua essenza), e efficacemente sintetizzato nelle parole di Siebeck, op. cit . , I 1, p. 102 : « unter den Philosophen selbst richten Anaximander, Demokrit und verwandte Geister von Haus aus das Interesse mehr auf Naturforschung und Naturbeobachtung, wahrend Heraklit und noch mehr die Pythagoreer und Eleaten die Principienfragen mehr durch Abstractionen vom sinnlich Gegebenen zu beantworten ver­ suchen ». Per altre considerazioni sulla distanza che 8epara la ' logica ' di Parmenide dalla ' fisica ' di Democrito, cfr. Vlastos, Parmenides cit., p . 75 S8. 1 2 . Ma non solo in questo : si pensi anche - e soprattutto - al­ l'evoIuzione del problema di essere e divenire dalI'uno all'altro dei tre pensatori.

1 70

Kpiicn� e

conoscenza

II . Krasis e conoscenza in Empedocle Fondamentale e il fr. 106 del filosofo agrigentino : 7tpOe; 7tape:ov ycXp [L�'t'Le; eXz�e:'t'aL &v.&p6)7tOLCn'J, cioe « il discernimen­ to umana si sviluppa a seconda di cia che e presente ». 7tpOe; 1tCxpe:6v, esattamente paraUelo aI primo verso del fro 16 di Parmenide (we; ycXp exoccr't'o't" �Xe:L xpoccrLe; [Le:MUlV 7tOAU7tAOCY­ X't'UlV) , indica il carattere mutevole della physis umana, in re­ lazione alle cui condizioni presenti si determina la conoscenza. Anche [L�'t'Le; eXz�e:'t'aL eXV'&P6)7tOLO"LV rinvia direttamente a v 6oc; eXV'&P6)7tOLcrL 7tapzcr't"Y)xe:v. C'l: insomma una sicura reminiscenza dei versi deU'eleata in queUo empedocleo, a livello lessicale 13 e soprattutto concettuale. Analoghe osservazioni permette un altro frammento di Empedocle, il 1 08 : « e nella misura in cui gli uomini variano nella 10ro natura, cosi accade loro di pen­ sare cose sempre diverse » (fScrcrov y' eXAAo'1:0L !J.e:'t'zepuv, 't'6crov &.p crepLO"LV de:( / xa� 't'0 eppOve:!:v eXAAo'1:a 7tapLcr't'a't'aL) : parole che s ottolineano ulteriormente il carattere momentaneo di una co­ noscenza assolutamente variabile (eXAAo'1:OL fa pensare a tLe:­ AZUlV 7tOA\)7tAOCpt't'UlV di Parmenide, senza contare l'ovvia aUu­ sione costituita da 1tCxpLcr't'a't'o(L). Ma a questa forte dipen­ denza da Parmenide per la connessione fra discernimento e krasis corporea 14 Empedocle accosta - come adesso si ve­ ddt - un elemento personale. Si e gUt visto che poiche egli spiega la conoscenza (cosi come la percezione sensibile) col principio dell'attrazione fra simili, il sangue, in cui tutti gli elementi meglio si equilibrano, e cia che tutto conosce 15. Empedocle ha dun que in Parmenide 1 3 . Bignone, op. cit . , p. 476, aggiunge che l'tpOC; 1tiXpe:ov riecheggia probabilmente il l'tocplcr"roc"roc� parmenideo (il che vale anche leggendo come si e fatto qui - l'tocpecr"r"1) x.e:v). 14. Di questa dipendenza si era accorto anche Aristotele, che nella Metajisica, prima del luogo cit. in cui riporta il fro 16 di Parmenide, cita proprio i frr. 1 06 e 108 di EmpedocIe : tutti esempi dell'opinione - dif­ fusa fra i suoi predecessori - che fLe:"rOC� &AAOV"rOCC; TI)V ���V fLe:"rOC� &AAe:�V . . . TI)v tL&X€cr&rt.� Xrt.A€1t 6v· 8 ya.p �v &eAYl , lji u x'ij� WV€r"rrt.�) non indica un mere « ra­ zionalismo utilitaristico » (Alfieri, At., p. 264 n. 665), rna anzi un nobile atteggiamento di fiducia nella ragione, che trova degno riscontro nella gnoseologia. Con un'impostazione assolutamente analoga - come si chiarira nel prossimo capitolo - anche la teoria della conoscenza va al di la di un sensismo che pure e perseguito con estrema fedelta aIle pre­ messe materialistiche. 54. Gia G. Vlastos, Ethics and Physics in Democritus, in Studies Pres. Phil. cit., II, p. 383 ss. (l'articolo era uscito inizialmente su « Phi­ losophical Review » 54 [1 945], pp. 578-592, e 55 [1946], pp. 53-64), no-

1 89

II processo di formazione del cppo\le;!\1

zione descritta nel paragrafo teofrasteo, anche phronein e allo­ phronein saranno prodotti, prima che da sbalzi di temperatura dell'anima, da trasformazioni nell'intensita di movimento dei suoi atomi . La natura del contesto teofrasteo, che descrive una situa­ zione dinamica, la puntualizzazione del molo delle sensazioni, nonch6 il parallelo con la valorizzazione di un concetto ana­ logo in ambito etico, dovrebbero convincere dell'accettabilita e, pili, dell'opportunita di un elemento quale la kinesis del­ l'anima all'interno del passo discusso. Alcune testimonianze, per la verita, isolano l'aspetto del calore dell'anima (per es. 67 A 34 ; 68 A 106 ; ecc.) oppure quello della sua mobilita (per es. 68 A 104, A 1 04a ; B 19 1), senza porli in esplicita con­ nessione. D'altra parte, in eta presocratica la mobilita e vista come elemento caratterizzante della materia animata (man­ cando una netta distinzione da quella inanimata) tanto quanto il calore 55, come chiariscono proprio per Democrito i due passi aristotelici (67 A 28 e 68 A 101) che collegano sia l'uno che l'altro fattore alIa forma sferica degli atomi psichici. Cio puo confermare definitivamente l'ipotesi che siano l'accresci­ mento e la diminuzione della mobilita dell'anima a determi­ name il maggiore 0 minor calore. tava nel fro 1 9 1 la connessione fra stabilita fisica (dell'aggregato atomico dell'anima) e morale, per sottolineare pero nel nostro passe la conce­ zione della krasis (accettando nello stesso ..tempo la superf'lua correzione xor:riX TI]\I xp'ijow) . 55. efr. sopra, p. 1 79 e n. 34 ibid.

IV

La teoria del la conoscenza

I. Premessa : e legittimo parlare per i presocratici di una teo ria della conoscenza ?

Ne1 1 935 un libretto di H. Langerbeck 1 su Democrito ha fatto molto scalpore fra gli studiosi di filosofia antica. L'autore si concentra sull'atomista come suI caso in cui si manifesta pili evidente un'abitudine di attribuire ai presocratici delle ri­ flessioni suI conoscere umano, che sarebbero per loro assolu­ tamente impossibili. Sostenendo infatti che i presocratici si pongono il problema del rapporto col mondo in termini uni­ camente fisici e ignorano qualsiasi senso di soggettivita, Lan­ gerbeck smonta puntigliosamente tutte Ie interpretazioni che tenderebbero ad individuare in testimonianze e frammenti un interesse gnoseologico. La tesi di fondo di questo lavoro (per­ seguita non senza forzature e ingenuita) e che la coscienza della distinzione di percezione e pensiero, e il problema della relazione soggetto-oggetto, sarebbero stati proiettati sui filo­ sofi del VI e V secolo - senza alcuna reale fondatezza dalla dossografia posteriore. Tale approccio e sterile, perche si esaurisce in un gioco filologico che, per quanto a volte acuto, risulta aprioristicamente subordinato all'idea che gli in­ teressi dei presocratici siano rivolti non prevalentemente - come sarebbe giusto sostenere -, rna esclusivamente alla sfera ogget­ tiva esterna 2. 1 . H. Langerbeck, Ll 6 � �c; &mpuO'!lL1l . Studien zu Demokrits Ethik und Erkenntnislehre, « Neue Philologische Untersuchungen », H. 10, Berlin 1 935. 2. Cfr. ad esempio, op. cit., p. 44 ss., Ia rassegna suII'uso dei termini OdO'.&&.vEO'.&tn e vodv nei presocratici. Interessanti (non solo daI punto

1 90

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La teoria della conoscenza

In realta, neUe descrizioni presocratiche dei processi percet­ tivi si riscontrano facilmente tratti che alludono ad un'azione del soggetto nella sensazione, anche se per rilevarli occorre una decifrazione del modo timido e ancor rozzo, dei termini peculiarmente fisiologiei, in cui quell'azione e espressa. Ho gia discusso di queUe che ritengo testimonianze innegabili del sor­ gere gia nel V secolo d'una forte attenzione per il variare della percezione da un individuo all'altro. Si pensi al raggio visivo di Empedoc1e, 0 ad a1cuni interessanti tratti delle dot­ trine percettive anassagoree, 0 all' apotyposis di Democrito : non credo che Teofrasto e i dossografi ci diana un'impressione errata di queste nozioni, il cui carattere tipicamente presocra­ tieo risulta dai loro connotati fisiai. Analogamente, appare innegabile anche l'attenzione per il rapporto fra sensi e intel­ letto (pur nell'idea dell'identica origine materiale e del comune condizionamento che subiscono da parte della realta), che nasce dall'interno stesso della filosofia presocratica, la cui ri­ cerca di principi oggettivi, lontani dall'esperienza sensibile, richiede un'operazione che concilii i due punti di vista. Questa esigenza e operante almeno fin da Senofane, il quale delimita un ambito di cose visibili, in cui soltanto e possibile raggiungere esattezza e fidatezza, e un ambito invisibile, la cui conoscenza e concessa solo alla divinita. E notevole che da questa dis tin­ zione (che non interessa qui per il suo significato metafisico­ teologico) non derivi tanto una limitazione delle capacita umane di fronte a queUe divine, quanto una valorizzazione proprio della potenzialita umana di conoscere (si pensi fra l'altro al fr. 1 8, pregnante professione di fede nel rapporto at­ tivo, pratieo e anche in certa misura teorico, dell'uomo col mondo). Anche in A1cmeone la contrapposizione fra sapere di vista ' distruttivo ') sono Ie recensioni di E. Kapp, in « Gnomon » 12 (1936), pp. 65 ss. e 1 5 8 ss., e di V. E. Alfieri, Una nuova interpretazione di Protagora e di Democrito, « Giomale critico della Filosofia Italiana » 1 7 (1 936), pp. 6 6 ss. e 264 ss. Una valutazione positiva del libra d i Langer­ beck trovo solo in Capizzi (in ZM, I 5, p. 277) ; la sua impostazione e stata comunque seguita da H. Munding, Die Glaubwurdigkeit von Ver­ stand und Sinnen bei Demokrit, Diss. Frankfurt 1 952, ed ha esercitato spo­ radiche influenze anche recentemente, ad esempio nelI'edizione di Anas­ sagora di Lanza (cfr. sotto, p. 1 94 n. 6).

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Premessa

umano e divino rivela, aeeanto alla eoscienza dei limiti del eonoscere umano, la eonsapevolezza ehe l'uomo puo andare oltre i dati sensibili, grazie alia propria eapaeita di costruire una conoscenza attraverso indizi visibili 0 't'e:XfL�PtQ(. (24 B 1). La coscienza dell'importanza della ricerea 3 basata sull'espe­ rienza costituisee una delle eostanti della seienza presoeratiea (non a easo se ne rintraccera un'eco signifieativa alla fine del cap. 1 - di carattere metodologico - del trattato ippocra­ tieD sull ' Antica Medicina). Ma un'altra costante e data dal­ l'esigenza di sottoporre i dati sensibili a un accurato esame critico, in un equilibrio fra sensismo e scetticismo che caratte­ rizza tanto il pensiero di Senofane 4 e A1cmeone, quanto quello di Erac1ito 5, e degli stessi pluralisti post-parmenidei. Questi 3. Quest'atteggiamento e ben espresso (nel fro 1 del crotoniate) daIla , parola-chiave ' "e:xfLodpe:cr&O(t, che e fuorviante tradurre, come fa la Timpanaro Cardini, Pit. , I, p. 1 49, come « dimostrare ». Si vedano anche Ie giuste precisazioni in proposito deIla SteIla, Importanza di Alcmeone cit . , p. 243 e n. 4 ibid., e di Guthrie, History, I, p. 344 n.2. 4. Nella contrapposizione attuata da Senofane (come anche da Alc­ meone) fra conoscenza vera e opinione, e infatti implicita una cautela critica consapevolmente diretta contro gli eccessi del dogmatismo milesio. Comunque non insisterei troppo suIle tendenze scettiche del colofonio (come mi sembra abbiano fatto recentemente Kirk, KR, p. 1 80 ; C. G. Starr, Ideas of Truth in Early Greece, « La parola del passato » 23 [1 968], p . 352 ; ecc.). L'« opinione » non ha per Senofane valore necessariamente negativo : se e questo, effettivamente, il senso espresso da aO X€Oucrt nel fro 14, nel fro 35 invece si dice ae: ao�&cr&w di congetture che sono almeno Eotx 6'!0( "o�� lmlfLOtcrt, mentre il a6 xo!L'Y) , cruVl';m,;, lcr,o p£tX , !Lcf'&'Y) !LtX, t7ncr'� !L'Y) . Per quanto riguarda invece voGc;; e voeIv (anche questi vo­ caboli originariamente legati alia sfera visiva), cfr. K. von Fritz, NoG,;, voc:Iv and their Derivatives in Pre-Socratic Philosophy (Excluding Anaxa­ goras) , « Classical Philology » 40 (1 945), pp. 223-242 [parte I] e 41 (1 946), pp. 1 2-34 [parte II], poi in The Pre-Socratics. A Collection cit. , pp. 2385 ; R. SchottIander, Nus als Terminus, « Hermes » 64 (1 929), p. 234 ss. Quelli di Snell e von Fritz sono tuttora fra i lavori pili ricchi ed inte­ ressanti che trattino il complesso della gnoseologia presocratica. 1 1 . Cfr. De sens. , parr. 4 e 10 rispettivamente. Non concordo dunque con von Fritz, NoGc;; cit., II, p. 2 1 , nel momenta in cui individua la mo­ tivazione deIl'interpretazione teofrastea di Empedoc1e nel fatto che per questi l'azione del noein e intuitiva, diretta quanto quella della sensazione. Cib non pub infatti valere per Parmenide, per cui il significato di nous e indubitabilmente vicino a quello di « ragionamento » : e allora von Fritz osserva giustamente (NoG,; cit., I, p. 240) che iI nous parmenideo coglie la luce e l'oscurita, ovvero il caldo e iI freddo, che pili tardi saranno considerati qualita sensibiIi, senza accorgersi che l'argomento deII'iden­ tita d'oggetto di sensazione e pensiero poteva essere impiegato anche nel caso di Empedoc1e (e trascurando d'altronde in ambedue i casi I'identita del processo d'origine, anche se del fatto che questa sia una possibile motivazione e spia la citazione da parte di Teofrasto, proprio ne! par. 3 del De sensibus, di quel fro 1 6 di Parmenide che descrive la formazione materiale del pensiero).

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La teoria della conoscenza

ricercare gia prima di Platone e Aristotele - quantunque con debita prudenza - spunti di interesse gnoseologico. Un esame della teoria della conoscenza di Democrito con­ fermera Ie considerazioni sin qui fatte - seppure di scorcio per i suoi predecessori, dai quali egli riprende il fondamentale principio della collaborazione fra sensi e intelletto. Anche qui, come per Ie idee sui processi sensibili, gli atomisti devono dunque molto ai pensatori precedenti, rna in questo caso pre­ valgono Ie innovazioni. Anzitutto, l'affermazione che Ie qua­ lita sensibili sono convenzionali rappresentazioni della sotto­ stante realta oggettiva (efr. 68 B 9, B 1 25, ecc.) segna un passo in avanti rispetto aIle generiche dichiarazioni di un EmpedocIe o un Anassagora sull'insufficienza dei sensi, che non mettevano in dubbio Ie qualita stesse rna solo la possibilita umana di co­ glierie. Nasce ora l'esigenza di cercare norme in base alle quali spiegare la sfasatura fra la realta vera e quella che appare, per risalire alIa prima attraverso una rigorosa interpretazione dei caratteri della seconda : sicche si puo dire che e con Democrito che cominciano a porsi veramente dei problemi gnoseologici. Cio va di pari passo con una nuova sistematicita : il problema conoscitivo diviene - a desso davvero - oggetto di studio specifico, senza essere totalmente asservito a questioni meta­ fisiche. Certamente tale problema e ancora originato, e quindi condizionato, da un fine primario che e l'indagine dell'essere, e inoltre non si puo attribuire a Democrito una comprensione troppo approfondita dell'aspetto soggettivo della conoscenza. In ogni modo, egli unisce all'interesse oggettivistico dell'epoca appena trascorsa alcune aperture a quella successiva : e la sin­ tesi che ne risulta potra sembrare per certi aspetti anche pill , moderna ' di quella attuata da Aristotele 12.

II. La teoria della conoscenza di Democrito : linee essenziali della questione

I passi relativi alIa psicologia atomistica comprendono nei Vorsokratiker Ie testimonianze 67 A 28-32 (che fanno riferi1 2.

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efr. ad esempio sotto, p. 222 s.

La conoscenza in Democrito : linee essenziali

mento a Leucippo, rna possono essere utilizzate per Democrito, essendo stato lui a sviluppare il lato psicologico dell'atomi­ smo 13) e 68 A 1 0 1 - 1 38. Alcuni di questi passi sono gia stati considerati a proposito della fisiol ogia della percezione 0 della formazione del pensiero ; ora si tratta di esaminare quelli con­ cernenti il v a l o r e del pensiero di contro ai sensi. Democrito, infatti, si e posto certamente questa problema (benche sia sen­ sazione che pensiero abbiano nel suo sistema - come in tutta la filosofia presocratica - un' origine materiale) : 10 confer­ mana non solo la tradizione indiretta, aristotelica e di carat­ tere aristotelico (che di per s6 sarebbe da utilizzare can cautela perche puo aver proiettato su Democrito concetti e problemi nati solo in seguito), rna soprattutto alcuni frammenti di De­ mocrito stesso, di argomento indubbiamente ' gnoseologico ' (fra virgolette, perche non bisogna dimenticare che per un pen­ satore del V secolo la gnoseologia occupava pur sempre un ruolo subordinato rispetto all'ontologia). Purtroppo il panorama della tradizione diretta e indiretta presenta subito un notevole problema, con cui hanno dovuto confrontarsi tutti gli studiosi della teoria democritea della co­ noscenza. Un gruppo di testimonianze offre l'immagine di un Democrito sensista, secondo il quale entita e funzione di nous e psyche sono identiche, sicch6 ogni fenomeno e vero (sono

1 3 . Cfr. sopra, p. 3 s. Aezio IV 9, 8 (67 A 32 64 A 23) ascrive a Leucippo addirittura una distinzione fra qualita cpua

14. Sulla stessa linea si ponevano Rohde, op. cit., p. 72; Siebeck, op. cit., I 1 , pp. 1 09 ss. e 1 27 S8.; Gomperz, op. cit., II, p. 1 29. 1 5. Cfr. ZM, I 5, p. 242 S8.

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La teoria della conoscenza

non Ii nega, come fa l'eleatismo, affidando aHa ragione il com­ pito di spiegarli 16. Ma come i sostenitori di un sensismo di Democrito ne ne­ gavano il razionalismo, cosi Natorp tendeva a sottolinearlo eccessivamente contro il valore della conoscenza sensibile 17. Una visione vera mente obiettiva della teoria democritea, lon­ tana dalle soluzioni estremistiche - nell'uno 0 nell'altro ver­ so - enunciate nel secolo scorso e nei primi anni del nostro, doveva basarsi su una conciliazione equilibrata fra la testimo­ nianza di Sesto e queUa di Aristotele. Ora, potendosi ritenere pili fidato Sesto 18, questa conciliazione si e rivelata possibile

Aristotele e if « sensismo » di Democrito

solo dopo un'acuta reinterpretazione dei passi aristotelici, quale e quella proposta da H. Cherniss nel ricchissimo volume Aristotle's Criticism of Presocratic Philosophy (Baltimore 1935), e qualche anna dopo nel decisivo articolo di Helene Weiss, , Democritus Theory of Cognition, (crX€�V non accentua l'aspetto della soggettivita come fara invece ­

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28 . I frr. 8 e 10, dove l'espressione he:7i si riferisce specificamente aHa costituzione atomica del singolo oggetto, sono interpretati da von Fritz, Nouc; cit . , II, p. 28, come una dichiarazione agnostica che, pur essendo la verita in generale accessibile (su questo piano 10 studio so in­ terpreta correttamente la teoria democritea), non sia possibile in parti­ colare cogliere la struttura di un oggetto individuale, per l'ostacolo frap­ posto dalla disposizione del soggetto percipiente (che pub mancare di atomi 0 combinazioni richieste per determinate percezioni, 0 avere gli organi affetti da immagini sbagliate). Ora, la natura errata delle sensa­ zioni e gli impedimenti posti dalla diathesis soggettiva sono fatti effettiva­ mente sottolineati da Democrito, rna la questione si accentra appunto intorno alla possibilita di conoscere nonostante queste difficolta l'oggetto individuale, perche e dall'osservazione di questo - come si chiarira pili avanti -, e non per via generica e astratta, che si assurge alIa verita di atorni e vuoto. Inoltre, la teoria dei colori e dei sapori dimostra in modo lampante che Democrito arnmetteva la conoscenza accurata della costeIIazione atomica delI'oggetto singolo.

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€7tLO''t'IXO''&IXt 29. Mi sembra molto importante, e non casuale, che entrambi questi verbi abbiano attestazioni tanto chi are in Democrito. Ma tomando nell'ambito della teoria democritea, e utile rilevare che l'impressione di scetticismo data dagli ultimi due frammenti - come pure da quelli visti precedentemente 30 appare fallace gia se si pensa che Sesto (Adv. Math. VII 1 3 5 68 B 9) afferma di leggerli in un'opera dal titolo KptX't'uv't-ljptlX (riportato anche da Trasillo, v. fro 8b « libri rafforzativi »). II filosofo scettico Ii adduce, si, come esempio della condanna decretata da Democrito nei confronti delle sensazioni, rna non puo tacere il fatto che l'atomista esprime l'intento di conferire aIle sensazioni stesse 't'0 xp&.'t'o� 't'1j� 7tLO''t'€ 34. 34. CbtOXe:XPL(J.ev1) e lezione generalmente accettata (fra l'altro da H . Mutschmann, Sexti Empirici opera, II, Lipsiae 1 914, p. 34), rna portata solo da due codici, dove inoltre una mana pili recente ha aggiunto in mar­ gllle &rro xe:xpu[J.[J.E:'11) , variante che si legge in tutti gli altri manoscritti. Langerbeck, op. cit., p. 114, e sulla sua scia Alfieri, At., p. 197 e n. 498, preferiscono quest'ultima e scrivono &rro xe:xp u[J.[J.E:'11l1: B E: q·h 't"llI:lh1)t;, in riferimento agli oggetti, « nascosti » ai sensi, della conoscenza genuina. La soluzione e suggestiva, rna inaccettabile perche grammaticalmente non idiomatica, e soprattutto perche la lezione &rroxe:xpL[J.E:'11) e difendi­ bile senza necessita di correggere. Essa costituisce in realta un'impor­ tante notazione del fatto che la conoscenza genuina e distinta da quella sensibile. Tale senso di specificita doveva essere espresso in maniera pre­ gnante dal termine (vedi infatti l'impiego significativo che ne fanno Plat. Rep. 407 D e specialmente Aristot. Meteor. B 9.369b 29) . Un altro problema e posto dall'integrazione finale (benche questa possa essere proposta, ovviamente, solo exempli gratia), poiche in tutti i codici il testo del fram­ mento si interrompe dopo Errl AErr't"6't"Epo'l. La congettura di Diels, che e quella da me accolta, e pero conformata all'opinione di Rohde, op. cit., p . 72 n. 1, che la Y'lw[J.1) Y'I1)cr£1) sia una « unendlich verfeinerte IlI:rcr&1j­ crLt; ». Alfieri, At., p. 198 n. 499, non condivide quest'opinione e prefe­ risce la proposta di Kochalsky: . . Errl AErr't"6't"Ep 6'1 ('t"L ae:"n 't"-/:'1 Y'Iw[J.1)'1 X()('t"llI:cpe:UYEL'I X't"A. : in tal modo Ae:rr't" 6't"e:po'l non indica l'oggetto della ri­ cerca pili profonda di quella sensibile (il comparativo non si adatterebbe bene ad atomi e vuoto, i quali costituiscono una realta del tutto diversa da quella sensibile), rna il mezzo pili sottile cui aHora si ricorre. Ma anche l'integrazione di Diels mi pare accettabile, purche non la si ac­ colga come conferma di una concezione della conoscenza genuina come sesto senso che coglie semplicemente oggetti pili sottili, e la si intenda a livello meramente metaforico. In tal senso, anzi, essa rimane anche pre­ feribile, perche nella stesso frammento si dice della conoscenza sensibile che non puo giungere Err' E:AIlI:'t"'t"O'l, il che evidentemente non si riferisce ad atomi e vuoto se non, appunto, in modo metaforico . Un'altra questione suscita la traduzione dell'attributo crxo't"(1), con cui e caratterizzata la cono­ scenza sensoriale. Natorp, Ober Demokrits cit., p. 355, traduce « unechte, untergeschobene », cioe « bastarda », ricordando il platonico AOYLcr[J.0 't"L'IL '16&cp (Tim. 52 B), e notanda che una simile personificazione di concetti astratti e usuale in Democrito (si pensi alIa forma dialogica del fr. 1 25, o al titolo Kp()('t"U'I't"� PLIlI:). Vi sono in effetti pili esempi di un uso tra­ slato di crx 6't"wt; come « non legittimo, bastardo» (efr. L. S. J. s. v. crx6't"wt;), e che anche qui l'aggettivo abbia questo senso (benche in una caratterizzazione della conoscenza che non e usuale), mi pare con­ fermato dal fatto che e messo in efficace contrapposizione a yv�crLOt; (il cui primo significato e appunto « nato da matrimonio legittimo »). Ma trovo anche che esso conservi la connotazione dell'oscurita. Questa e esclusa recisamente da Natorp, con l'ingegnosa argomentazione che .

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Vi sono due tipi di conoscenza : un tipo inferiore (e percio detto « oscuro » 0 « bastardo ») e dato dai sensi (cui si ag­ giungono probabilmente anche doxis e noesis); un altro tipo ne e distinto (&1t"OXEXp� fLev"I)) e giunge dove il primo non puo arrivare, per cui si puo chiamare « genuino ». Ma non a caso anche la percezione sensibile e indicata col terrnine YVWfL"I), il quale dimostra che Ie e conferito un certo grado di ver1ta, nella misura in cui fornisce dati utili per la comprensione del rnondo esterno (anche l'espressione bd AE1t"'T6'TEPOV dimostra che essa non e del tutto faIsa, rna semplicemente irnperfetta) 35. Anche per YVWfL"fJ valgono infatti Ie osservazioni precedente­ mente fatte suI verbo corrispondente . E vero che, rispetto al verbo, nel sostantivo e presente un min ore grado di pregnanza logica : rna Ia filosofia presocratica avvia gradualmente il ter­ mine a un significato pill profondo e analogo a quello di tmcr-riJfL"fJ 36 . Non appare casuale, allora, che Sesto commenti non si puo dire poco chiara la percezione sensibiIe, perche tale e piut­ tosto la verita intelligibile (ragione per cui scrive poi &Tt"OX€XPUfLfL�vll 8t