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Italian Pages [435] Year 1921
RAFFAELE PETTAZZONI
LA RELIGIONE GRECIA ANTICA .
F,INO AD ALESSANDRO
STORIA DELLE RELIGIONI A CURA DI
RAFFAELE PETTAZZONI
VOLUME TERZO
RAFFAELE PETTAZZONI PRO!i'ESSORE
INCARICATO NI!LLA R.
DI
STORIA DELLE
UN'IVI!RSITÀ
RELIGIONI
DI BOLOGNA
LA RELIGIONE NELLA
GRECIA ANTICA FINO AD ALESSANDRO 'Acwrrodì.'1S oÈ &nò ovoiv &Qzmv fvvouxv {fl:rov ilE'}'E ysyovivca iv -roiç; èw8·(1rono1s, &no -rE -rmv nEQÌ 'ljJvx�v CiVf:L{Jcxtvovrro'!- xaÌ &nÒ -rmv f:LElT:Ero(IOJV. Sext. Em)Jir., adv. dogm., 3·
BOLOGNA
NICOLA ZANICHELLI EDITORE
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EDITORE
ESERCITERÀ
ADEMPJUTI
I
DOVERI
I DIRITTl SANCITI DALLE LEGGI
PREFAZIONE
Ci sono delle crisi nello sviluppo religioso degli individui come in quello dei popoli. Negli individui dànno luogo alle conversioni. Nei popoli, anche, come avviene quando tutta una nazione accoglie un Verbo nuovo apportato dal di fuori. Altre volte un popolo muta la sua religione per processo interno ed organico, generando d al suo seno la vita nuova. Queste riforme intrinseche della religione sono pro prie dell' Oriente : in Cina, nell' India, nell' Iran, in Israele, in Arabia. Formatesi presso un dato popolo, le nuove religioni si estendono poi ad altre genti, convertendole (il Buddismo nel Tibet). Presso gli Ebrei si m anife stò anche quel principio di rinnova mento re!igioso che fu il Cristianesimo. Ma il Cri stianesimo non divenne la religione nuova del po polo ebraico. Bensì diventò la religione nuova dei popoli dell'Occidente. I quali non conobbero riforme religiose di origine interna, e generalmente ignora rono qualsiasi riforma delle loro religioni prima della conversione - appunto - al Cristianesimo, che è di origine orientale. La Grecia antica presenta appena una tendenza ad un rinnovamento originale della religione : ten-
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PREFAZIONIcrcrEv) alla vista del cada vere di Ettore z6. M a poi rinvengono, Sarpedone e Andromaca, quando l' anima rientra in loro per le vie del respiro. Anche nel sogno l' anima sta fuori del corpo e va errabonda per luoghi strani e s' im batte in strane avventure; - e poi, tornando nel corpo, se ne ricorda: jacet corpus dormientis ut mor tui, viget autem et vivit animus 17. Ma una volta av viene che l' anima esce dal corpo per non tornarvi mai più. Allora è la morte. Il corpo perisce. Ma l' anima continua a vivere, ed è onorata dai super stiti. .È una forma eterea, somigliante al corpo con cui già fu unita, ma più piccola, di solito, - un Etòwì,ov, una figurina -, e leggera : così leggera che può volitare qua e là ; e per questo è alata, e con le ali è generalmente rappresentata nelle figurazioni dei vasi ceramici (lekythoi) , quand o non è addirittura concepita in forma di uccello xs, oppure di farfalla 19. Un' importante verità fu, ad ogni modo, conse guita per via dei riscontri antropologici, cioè che la religione greca presenta forme ed elementi analoghi a quelli che sogliano incontrarsi nelle reli gioni di altri popoli aventi una civiltà di gran lunga inferiore vi v o,
(PRBJSTOJI.IA]
DUALISMO ETNICO
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primitiva : elementi, dunque, primordiali, e profon damente radicati nella coscienza religiosa, e tali che presso le società culturalmente arretrate rimasero inalterati, in Grecia, in vece, - e dovunque la ci viltà progredì - furono oscurati dalle forme di una religiosità superiore, ma sopravissero a lungo, e non scomparvero mai del tutto 19 bis. D' altro lato, un'altra verità definitivamente acqui sita alla conoscenza della grecità antichissima era quella dei due popoli che in Grecia dovettero tro varsi d1 fronte al tempo delle origini. Or questa verità d' ordine preistorico re agì irresistibilmente tanto forte era nello studio delle cose greche la tradizione dello storicismo - sulla tendenza antro pologica livellatrice, troppo disposta ad ignorare le diversità storiche: - con questo effetto, che al dua lismo etnico fu fatto corrispond ere un dualismo reli gioso. La religione greca non è soltanto magia, animismo, feticismo: è anche, in forte misura, natu rismo. Dalla natura - dal cielo, dal m are, dall a terra, dal fuoco, d all' atmosfera - vennero alla reli gione greca le figure degli Dèi. Tra questi esseri luminosi e le pa1lide ombre degli spiriti dediti nelle tenebre ad opere di malfa, la distanza, anzi il con trasto, apparve cosi forte - o anche fu volutamente accentuato 2 0-, che sembrò impossibile ricondurre i due e1ementi alla religione di un solo e medesimo popolo. E i popoli, in fatti, eran due: lo schema dualistico era già pronto : non restava che inqu adrarvi dentro i dati religiosi polarizzandoli rispettivamente. Si parlò allora 21 di un elemento 1 superiore ' naturistico e olimpico, e di uno 1 inferiore ' animistico e m agico 22; e si assegnò il primo alle genti venute e
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C,APITOLO
I
[PREISTORIA j
dal di fuori a stanziarsi in Grecia all' alba dei tempi, il secondo alle genti ' autoctone ', vale a dire pre arie (anarie) : Elleni, dunque, e pre-Elleni; o, se si vuole, Greci e ' Pelasgi '. - Fu un errore. La grecità comincia bensì con un dualismo etnico, il quale, come suppone necessariamente un dualismo linguistico, çosl anche ne pone uno religioso. Ma questo da quello si deduce come implicito, per una illazione che non ci apprend e nulla del suo contenuto. Il quale, dunque, non può per questa via essere determinato. E quante furono le determinazioni storiche di quella generica verità preistorica, tutte furono arbitrarie : come quando gli elementi dell'uno e dell' altro strato etnico-religioso si vollero sceverare per entro alle leggende locali di Micene e di Argo e di Sparta; e si parlò di Aga memnone e Menelao come di antichi id dìi ario-greci, di Elena Egisto Clytemestra come pertinenti invece alla credenza preellenica; - o, in un ordine di fatti più generali, ammesso Zeus come la divinità ario-greca per eccellenza, si vide in Hera (�p(X = � la signora ') una figura della suprema divinità femminile delle genti pre-greche (anarie), e nelle sue nozze con Zeus si vide espressa in termini mitico-religiosi l' avvenuta fusione delle due genti 23. - Vana fati � a, perchè errata era la via. Rinunceremo d unque a penetrare comechessia nella vita religiosa della Grecia preistorica ? E ci asterremo da ogni affermazione che trascenda il dato e l' età di Omero ? No : ma, invece di affermare dog maticamente, deducendo d a quel primo princi pio delle d ue genti ch' è anch' esso a sua volta il risul tato di una illazione; invece di inquadrare Omero stesso nello stesso schema, considerandolo come il
(I!TÀ MICI!NI!A]
CULTO DEI MORTI
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rappresentante genuino di una pura religiosità aria greca ; si dovrà procedere per via costruttiva, pren dendo, sì, Omero come punto di partenza, ma inte grando via via i dati omerici con i dati di quelle verità archeologiche e l inguistiche ed etniche che sono patrimonio oramai acquisito all a preistoria greca. Dall' archeologia apprendiamo che ci fu in Grecia ai tempi pre-omerici una religione dei morti. Monu menti insigni di tale religione sono le vaste tombe a cupola dell' età micenea 241 ricche di suppellettili e di offerte onde l a pietà dei vivi accompagn ava la deposizione e proseguiva poi l a venerazione dei defunti. Monumento più cospicuo di tutti è il recinto rotondo su l' acropoli di Micene 251 vero santuario dedi cato al culto dei se polti. E quei sepolti che giacevano adorni d' oro, mascherati d' oro 26, erano gli ' eroi': eroi ora nella morte come già erano stati ' eroi ' in . vita, cioè ' signori ' 27: erano i capi delle famiglie e d elle piccole comunità gentilizie sparse nel piano, oppure i ' re ' abitatori del palazzo princi pesco entro il borgo munito di mura: unico borgo e unico palazzo in tutto il territorio su cui l' autorità del re si sten deva, ch' era poi il territorio della tribù; della quale il re era capo, secondo l' ordinamento gerarchico e patriarcale di quella società primitiva, dove la tribù era appunto l' organismo più vasto, mentre l' unità più piccola, la cellula elementare, era la famiglia. E il culto dei morti è essenzialmente una religione della famiglia, com e quello che richiede una discend enza che lo continui e lo tramandi 2s: e per ciò, anche, ha carattere essenzialmente locale, come quell o ch' è strettamente connesso con il sepolcro ; e il sepolcro
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CAPITOLO I
LETÀ MICBNI!.A)
è tutt'uno col luogo, aderente al luogo; e così il luogo è sacro. Una religione dei morti è attestata dai monu menti anche per Creta 29, voglio dire per quell' antica c ivil tà cretese che suole esser detta'minoica '. Della qual e la micenea è un riflesso. Ma la minoica fu opera di gen ti non greche 3°, Invece la micenea fu opera di un popolo ch' era già greco nel senso che in esso già si fondevano le genti primitive ' ( autoctone ' ) - affini, secondo ogni verosimiglianza, alle cretesi con que11e ' ellemche ' in senso proprio, di lingua aria, sopravvenute 31• E a questa diversità etnica corrisponde una diversità culturale; chè la civiltà micenea presenta, in confronto con la minoica, delle differenze; e proprio in quel ch' è più special mente opera sua : vogl io dire nelle opere dell' architettura, e precisamente in quelle ' città ' murate (Rconosdute a Creta) che sono in fatti una sua caratteristica, mentre poi anche il palazzo regale miceneo ha una pianta che differisce da quella del minoico 32• E tut tavia la esteriore civiltà micenea nel suo complesso - quella dei monumenti, degli ornam�nti, delle figu razioni, dell' arte - non è creazione greca originale e spontanea, bensì derivata dalla minoica; - e nella derivazione avranno operato le intime tendenze ed affinità delle genti aborigene. Ma la lingua fu quella dei nuovi venuti (Elleni), e per ciò fu greca : pe�-chè essi erano Arii; e quel loro idioma ario divenne l'idioma comune, anche deg li indigeni; i quali lo adottarono rinunziando al loro proprio; e così resta rono assimilati per sempre : grande vittoria, questa, del genio di quei conquistatori, e gran segao di loro spirituale virtù. Ond e essi avranno trasmesso, in
(ETÀ MICEN!!A]
CRETA E MICl!:Nl!:
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parte, anche ciò che con la lingua è intimamente connesso : il m i t o (!J.O&-oç; cfr. fa-bula), che n a s c e d a l l a m e d e s i m a a t t i v i t à i n t u i t i v a e d e s pre s s i v a d o n d e n a s c e i l l i n g u a g g i o , - e d in fatti i primi elementi del mito sono i nomi divini - ; come poi generalmente si verifica che (anche) gli altri popoli arii, mentre nel1'arte figurata e in genere nella riproduzione visiva della forma non furono ori ginali (chè l' India antica ebbe l' arte d alla Grecia, la Persta dalla Grecia, e, prima, da Babilonia, e Roma l' ebbe dalla Grecia, e da Roma poi derivò un' arte provinciale presso i Celti e presso i Germani), - eb bero invece mitologie original i e ricchissime. E quanto ai nomi divini, il più istruttivo è quello di Zeus. Chè, nonostante i molti erramenti di quella che fu la 1 mitologia comparata ', la 1 lezione di Zeus ', come la chiamava Max Muller 33, resta pur sempre una grande lezione di preistoria religiosa : una grande parola che risuona, essa sola, nel silenzio d i quei secoli in cui ebbe principio la nazione greca ; - che sono appunto quelli dell' età micenea (e pre-micenea). Nella quale, ad unque, accanto a una religione dei morti ci fu già in Grecia una religione di iddii 3 4 (nè Zeus sarà stato il solo dio), - e precisamente iddii della natura, chè Zeus è il dio del cielo, come insegna 1a comparazione con i suoi equivalenti indo-iranici (Dy7ius 35) e italic1 (]upiter 36, ]ovis) 3i. Dalla quale appunto risulta la continuità di una tradizione sto rico-religi osa (rappresentata da Zeus) dal momento in cui i primi (Ario-)Elleni si presentarono in terra di Grecia sino al momento in cui noi cogliamo il nome d el dio sulle labbra di Omero, - se anche, strada facendo, egli siasi incorporato i tratti di qualche
CAPITOLO I
IO
[ETA MICI!NU)
altra (non ellenica) divinità, - come avvenne effettiva mente a Creta. Dove, per essersi l' ellenizzazione più tardi ini ziata e più lentamente attuata che nella Grecia propria, le tracce dell' el emento anellenico, che nella Grecia scom parvero ben presto e del tutto {tranne forse nell a toponomastica ), appaiono più durevolmente cospicue. E come nella com posizione etnica si può seguire fino in piena ep