Introduzione al Nuovo Testamento. La tradizione giovannea [Vol. 4, 2 ed.] 8826301786, 9788826301785

Fin dal secolo II, l'Apocalisse di Giovanni era riunita al quarto vangelo e alla prima lettera di Giovanni, sotto i

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Italian Pages 315 Year 1994

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Introduzione al Nuovo Testamento. La tradizione giovannea [Vol. 4, 2 ed.]
 8826301786, 9788826301785

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Autori Vari

INTRODUZIONE AL NUOVO TESTAMENTO edizione italiana a cura di Rinaldo Fabris

1

J. Carmignac- J. Giblet- P. Grelot- R. Le Oéaut- A. Paul- Ch. Perrot

AGLI INIZI DELL'ERA CRISTIANA Il mondo greco-romano e i giudei al tempo di Gesù pagg. 256- L. 32.-000

2

X. Léon-Dufour- Ch. Perrot

L'ANNUNCIO DEL VANGELO l sinottici e gli Atti pagg. 288- L. 32.000

3

J.-M. Cambiar- J. Cantinat- M. Carrez- Ch. Perrot- A. Vanhoye

LE LETTERE APOSTOLICHE L'opera di Paolo e altre lettere pagg. 328

4

-

L. 32.000

M. E. Boismard - E. Cothenet

LA TRADIZ.IONE GIOVANNEA Scritti di san Giovanni pagg. 328- L. 32.000

5

P. Grelot- G. Bigaré

IL COMPIMENTO DELLE SCRITTURE La formazione e la tradizione del Nuovo Testamento pagg. 232- L. 32.000

6

Pierre Grelot

VANGELI E STORIA pagg. 288- L. 32.000

7

Pierre Grelot

LE PAROLE DI GESÙ CRISTO pagg. 336- L. 32.000

8

Pierre Grelot

OMELIE SULLA SCRITTURA NELL'ETÀ APOSTOLICA pagg. 304- L. 32.000

9

Pierre Grelot

LA LITURGIA NEL NUOVO TESTAMENTO pagg. 352- L. 32.000

ed izione ital i a n a a cura d i R i n aldo Fabris sotto la direz i o n e di August i n Geo rge e Pierre Grelot

introduzione al nuovo testamento volume qua rto

la tradizione giovannea

boria

Titolo originale

lntroduction critique au Nouveau Testament IV La tradition johannique

Vol. ©

1977,

Desclée, Parigi

©

19942

Edizioni Boria s.r.l.

Via delle Fornaci

50- 00165

Traduzione italiana di Giuseppe Barbaglio Revisione redazionale di Carla Tessore ISBN

88-263-0178-6

Roma

elenco delle abbreviazi o ni

LIBRl DEllA BIBBIA Ab Abd Ag Am Ap At Bar Col l e2Cor l e2Cr Ct Dn Dt Eb Ef Es Esd Est E2; Fil Fm Gal Gb Gc Gd Gdc Gdt Gen Ger Gio Gl Gs Gv

Abacuc Abdia Aggeo Amos Apocalisse Atti degli Apostoli Baruc Lettera ai Colossesi Lettere ai corinti (l e 2) Cronache (l• e l-libro) Cantico dei cantici Daniele Deuteronomio Lettera agli ebrei Lettera agli efesini Esodo Esdra Ester Ezechiele Lettera ai filippesi Lettera a Filemone Lettera ai galati Giobbe Letteta di Giacomo Lettera di Giuda Giudici Giuditta Genesi Geremia Giona Gioele Giosuè Vangelo .di Giovanni

1,2e 3 Gv Lèttere di Giovanni (l•, 2• e 3a) ls Isaia La m Lamentazioni Le Vangelo di Luca Lèvitico Lv l e 2Mac Maccabei W e 2- libro} Mc Vangelo di Marco Michea Mie Malachia MI Vangelo di Matteo Mt Nahum Na· Neemia Ne Numeri Nm Osea Os Proverbi Pr Lettere di Pietro 1 e2Pt (la e 2a) Qoèlet (Ecclesiaste) Qo Re (l• e 2• libro) le2Re Lettera ai romani Rm Ruth Rt Salmi Sal l e2Sam Samuele (l• e l-libro) Sapienza Sap Siracide (Ecclesiastico) Sir Sofonia Sof Tobia Tb 1 e2Tm Lettere a Timoteo (l• e 2•) Lettere ai tessalonicesi 1 e2Ts (l• e 2•) Lettera a Tito Tt Zaccaria Zc 5

LETTERATURA GIUDAICA E CRISTIANA EXTRABIBLICA . 2 Baruch (siriaco) Cairo Damascus Document (

2 BA

CDC Di d l Hen LXX Jub l Q, 2 Q lQH l QM 1 QS jT bT Trg TrgPal

...

Documento di Damasco) Didaché Libro di Enoch Versione dei Settanta Libro dei Giubilei Grotta l, 2, 3 di Qumran Hodayoth ( Inni) della grotta 1 di Qumran Regola della Guerra Regola (Sèrek) della Comunità (lQ) Talmud di Gerusalemme Talmud di Babilonia Targum Targum palestinese =

...

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SIGLE DI RI V ISTE, DIZIONARI, COLLEZIONI, ECC. AAS AnchB BJ

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6

Acta Apostolicae Sedis Anchor Biblc, New York Bible de Jérusalem (in fascicoli) , Paris Bible de Jérusalem (in volume) , Paris Bulletin de littérature ecclésiastique, Toulouse ·Biack's New Testament Commentary, London La Sainte Bible (Pirot-Clamer) , Paris Biblical Theology Bulletin, Roma Bible et vie chrétienne, Maredsous }Jiblische Zeitschrift , Paderborn Catlzolic Biblical Quarterly, Washington Cambridge Bible for Schools and Colleges, Cambridge Coli. « Discoveries in the tudean Desert "• Oxford Dictionnaire de spiritualité, Paris �tudes Bibliqucs, Paris Ephemerides tlzcologiae lot•anienses, Louvain Historia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea · Handbuch zum Neuen Testaments, Tiibingen Die heilige Schrift des Neuen · Testaments, Bonn Harvard Theological Review, Cambridge (Mass.) International Criticai Commentary, Edinburgh . The lnterpreter's Bible, New York The Jerome Biblica) Commentary, London Journat · of Biblical Literature, Philadelphia Journal of Tlzeological Studies, Oxford Kommentar zum Netien Testament (T. Zahn), Leipzig Lectio Divina, Paris ·La Maison-Dieu, Paris The Moffatt New Testament Commentary, London ·

MKNT NIC

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RB RevSR RHPR RHR RivB RNT RSPT RSR RTh RTP ScEccl se

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Kritisch-exegetischer Komment ar z.N .T. ( Meyer) , Got­

tingen New I n tern ational Commentary on the N.T., Grand Ra pids Nouvelle Revue Tlzéologique, Louvain New Testament Abstracts, Weston Das Ncue T es tament Dcutsch, Gottingcn New Tcstamen t Studies, Cambridge Novum Testamentum, Supplements, Leiden Peake's Commentary on the Bible, Edin bu rgh Patrologia greca (Migne) Patrologia latina (Migne) ,Revue Biblique, Paris

Revue des Sciences Religieuses, Strasbourg Revue d'Histoire et de Philosoplzie Religieuse, Stl'asbou rg Revue de l'lfistoire des Religiorzs, Paris Rivista biblica italiana, Roma Regensburgcr Neues Testa ment , Rege nsb u rg R evue des Sciences Philosophiques et Théologiques, Pa ris Recherchcs de Science Religieuse, Paris Revue Thomiste, Bruges-Paris Revue de théologie et philosophie, Loùvain Sciences ecclésiastiques, Montréal Sources clzrétienrzes, Pa ris Supplémcnt art Dictionnaire de la Bible , Paris (Herders) Theologischer K ommen tar z.N.T., Freiburg in B. Torch. Biblica! Commcntaries, Lo n don Traduction recuménique de la Bible, Paris Theologisches Worterbuch zum Neuen Testament, Stu ttgart Theologisclze Zeitschrif t, Bàle Vcrbum Domini, Roma Verbum Salutis, Paris Zeitschrift fiir die neutestamentliclze Wissen�chaf t, Berli n Zeitschrift fur Tlzeologie und Kirche, Wien

(Gli altri nomi di riviste, di zi on ari abbrevi azi oni)

c

col le zioni sono indicati s enza

.

7

parte prima

l'apocalisse di Giovanni di M. E. Boi smard

TRACIA •

PONTO fVStNO

r;lif>popoli

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MISIA

Adramitto ��� Perga""o -



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F=RI> ( PL 35, 1379- 1 976 ). Il co m m e nto in 12 libri di Cirillo di Alessant H. 1m LI •II.\C, Histoire et . Esprit:L'intelligence de l'�criture d'après Origèrw, Paris, 1 950. Ciò ch e resta del commento di san G iovanni è edi to nella coli. « Sources chréticnnes », n. 120, 157, 222. Su Era­ cleone vedi E. H. P,\GELS, The Jolramrine Gospel in Gnostic Exegese, Nashvillc-New York· 1973.

88

dria ( PG 73 ) è molto impegna to nella p o lemica teologica. Segnaliamo ancora Teodoro di Mopsuestia ed Efrem; nel medioevo Ruperto di Deutz, Tommaso d'Aquino, Bonaven­ tura; nel xvi seco lo il Caetano, Toledo, Maldonado. Sa­ rebbe u n errore non prestare · attenzione a questi antichi lavori : se essi ign orano i problemi crit ici posti dall'ese­ gesi moderna, hanno il v a n taggio di essere stati scritti da teologi e da m is ti ci le cui intuizioni profonde andavano spesso m ol to lontano nella comprensione spirituale del­ l 'opera commenta ta 2. Il Storia delle ricerche critiche « q u es tion e giovannea » si pone d opo che K. G. Bret­ schneider mise in dubb i o l'aposto lici tà del quarto vangelo e anche la sua o rig i n e palestinese 3• Atti rò l'attenzione sulla diversità dello stile e del modo di agi re tra il Cristo di Giovanni e il Gesù dei Sinottici ; ne concludeva che G i ova n n i non aveva potuto essere testimone ocul are : l'au­ tore e ra un apologista che se la p ren de va con i gi ud e i incredul i del suo tem po. La questione dell'origine e della data era così chiaramente posta. Non possiamo ripercor­ rere tutte le tappe di una ricerca cosi contrastata sia per i suoi metodi che per i suoi risultati. � meglio mostrare come si sono posti i problemi, man mano che i metodi si sono affinati ed è migliorata · la cono s ce nza dell'ambiente circostante. Sarebbe d'altronde fastidioso sottolineare tut� ti gl { aut ori che hanno lavo ra tò in questo a mbito ; ciò che i mp ort a è se g na l are i capi s cuola .

La

·

LA QUESTIONE

G IOVAN NEA NEL XIX SECOLO E ALL 'INIZIO DEL XX

La prima critica liberale. Nell a Stia sintesi direttamente in­ tluènzata da Hegel, F. C. B aur 4 rifiutò ogni va lore s to2 Cfr. J. BoNSIR\'EN,

« Pour une in telligence plus profonde de Jean " • Mélanges J. Le b re ton, t. l ( = RSR 1951) , p. 176-196. 3 K. G. BRnrsCHN!liDER, Probabilia de evangelii et epistolarum

saint

Joan· nis apostoli Ùzdole et origine, eruditorum judiciis modeste -subjecit, Leipzig 1 820. 4 Su Baur, vedere W. G. KfJMMEL, Das Neue Testament: ' Geschiclzte der Erforsclumg seiner Probleme2 , Freiburg-Miinchen 1 970 , p. 156-176.

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rico al quarto vangelo e sostenne che era stato composto a partire dall'« Idea della . Grandezza divina e della Glo­ ria di Gesù ». Da ogni punto di vista Giovanni appare come un'opera di « Sintesi » : Sintesi in rapporto al giudeo­ cristianesimo delle origini (tesi: Pietro) e al pagano-cri­ stianesimo (antitesi: Paolo); Sintesi in rapporto allo gno­ sticismo e alla difesa della tradizione ( lettere pastorali ). Redatto verso il 170 il quarto vangelo rappresenta « la realizzazione assoluta della salvezza » per mezzo · della « comunicazione immediata » della essenza divina all'uma­ nità. L'A priori hegeliano di Baur è stato vivamente con­ testato. Nondimeno molti critici si attennero per lungo tempo a una da ta tardiva per il quarto vangelo (a metà del 11 sec.). L'interesse si è concentrato innanzi tutto sulla critica letteraria e sul valore storico del suo .testo. Per ciò che riguarda la critica letteraria, a differenza dei Sinottici per i quali si impose allora la teoria delle due fonti, mai si è stati unanimi sulle fonti e · le tappe della redazione del quarto vangelo. Come · rappresentante della critica letteraria citeremo J. Wellhausen 5 che ha applicato ai vangeli i metodi di dissezione letteraria che erano stati applicati · al Pentateuco. Sotto le aggiunte e le de­ formazioni del redattore (Bearbeiter) egli vuole ritrovare uno scritto fondamentale (Grundschrift), giudicato degno di ogni elogio. Al contrario, l'opera finale riceve l'apprez­ zamento più severo : « Dal caos infprme, monotono emer­ gono ora alcuni brani come pietre miliari (Schri ttsteine) che, nonostante interruzioni, indicano una linea conti­ nua ». Nello stesso senso, E. Schwartz 6 redigeva la lista delle « aporie », cioè di tutti gli indizi di rottura nelle narrazioni o nei discorsi. Nel 1 9 10, F. Spitta 7 pubblicò una traduzione in cui distingueva tra lo scritto fonda­ mentale (attribui to a Giovanni l'apostolo e scritto prima del 44 ) , le aggiunte del redattore e i brani presi a prestito (per esempio i i. ·acconti di Galilea ). Questa argomentazione letteraria ha oggi delle ripercussioni nelle ricerche di M. E. Boismard, R. T. Fortna, H. Thyen sulle quali bisognerà ritornare. s J. WI!I.LIIAUSEN, Das Evangelium Joltannis, Berlin · 1908. 6 E. SCI IWARTZ, " A porien im 4. Evangclium », Naclzriclzten von der kéinigliclzen Gesellsclzaft der Wissenschaften zu Got t ingen, Berlin 1907, p. 342-72 ; 1908, p. 1 15-148, 149-188, 497-560. 7 F. SPITTA, Das Johan nes-Evangelium, Got tingen 1910. 90

Dal punto di vista della storicità, eccetto in Renan ( Vita di Gesù, 1 863 ) che era colpito dal valore del quadro sto­ rico e geografico di Giovanni, la critica liberale rifiutava ogni valore storico al quarto vangelo. M. Goguel ha svi­ luppato in questi termini il consenso critico dell'inizio del xx secolo:

" l . La tradizione esterna sul vangelo è senza valore� 2 il risul­ tato di un lavoro fatto a posteriori per giustificare l'autorità del

libro. 2. Il vangelo non emana né direttamente né indirettaltlente da un testimone oculare. Non proviene dunque dall'apostolo Giovanni. 3. Le · preoccupazioni dell'evangelista e la sua ispirazione non so­ no di ordine storico o biografico, ma di ordine apologetico, didat­ tico e teologico. 4. L'autore ha utilizzato la tradizione sinottica usandola molto li­ beramente e adattandola ai suoi bisogni. S. Le deviazioni che il suo racconto presenta in rapporto a que­ sta tradizione sono il risultato di questo adattamento e non risul­ tano dall'impiego di una o di parecchie fonti particolari. 6. I discorsi del Cristo giovanneo esprimono il pensiero dell'evan­ gelista. 7. Il quarto vangelo non è dunque per la vita di Gesii una fonte che possa essere utilizzata congiuntamente con i sinottici, ancora meno una fonte che deve essere loro preferita 8 •·

Con il loro senso della tradizione, gli esegeti di lingua inglese hanno sempre adottato opinioni più · moderate sull'origine e il valore storico di Giovanni, così come una più grande apertura ai problemi teologici. Modello in questo genere; il commento di B. F. Westcot ( 1 880) è stato ripubblicato nel 1958 con una introduzione di A. Fox 9. Citiamo anche l'opera di W. Sanday, The Criticism of the Fourth Gospel ( 1 905 ).

La crisi modernista nel cattolicesimo. Lo stesso anno nel quale, in Germania, W. Wrede 10 presentava il quarto van­ gelo come uno scritto teologico influenzato dallo Gnostici­ smo e molto lontano dal pensiero di Gesù, A. Loisy 11 inIntroduction au Nouveau Testament, f. 2, p. 49 s. Non si dimenticherà tuttavia che nel 1892 Holtzmann considerava il quarto vangelo come il " segno di contraddizione ,. (semeion an t i­ legomenon) della cri tica (Einleitungl, p. 434) . 9 B. F. WESrcorr's St. John: A Rc-issue of a Famous Csmmentary With a New lntroduction by Adam Fox, London 1958. IO W . WREDE, Cltarakter und Tendenz des Johannesevangeliums, Tiibin· gen-Leipzig 1903. I l A . LoiSY, Le quatrième évangile, Paris 1903.

8 M. GOGt JEL,

'

91

troduceva in Francia le tesi critiche . Il quarto vangelo sarebbe l'opera di Giovanni, l'Anziano di Efeso, opera di tendenza allegorica nella quale il « discepolo prediletto • rappresenta il cristiano ideale. I pochi insegnamenti sto­ rici che contiene si spiegherebbero con la dipendenza diretta dai Sinottici. Nel 192 1 , Loisy riprende queste opi­ nioni radicalizzandole e opponen do il gen io del primo au­ tore agli errori di un redattore finale : « Il primo autore sembra essere stato un mistico profondo, per niente giu­ deo d 'origine e ancor meno di spirito; era un convertito dal paganes i mo ; cristiano come lo erano i maestri della Gnosi, per esempio Valentino e Marcione .. . Nutrito nelle più pure correnti del misticismo contemporaneo, adepto del mo i10 teismo giudeo-ellenistico, si era avvicinato alla fede del Signore Cristo già organizzata in mistero di sal­ vezza, e aveva finito di qualificarla in . chiave misterica. Ogni congettura sulla sua identità sarebbe superflua 12 » . Per reazio ne a queste posizioni critiche la Commissione biblica riaffermava . nel 1907 tJ l 'origi ne apostolica del quarto vangelo e il suo valore storico. Al seguito di M. Lepin 14, M. J. Lagrange si impegnò nel suo commento 15 ( 1 925.) à metter in evidenza gli agga nci pal e st i n e si del quarto vangelo, il valore della tradizione sul soggiorno di Giovanni a E feso , la precisione storica del ia sua opera. Segnati dalla controversia con Loisy alcuni passi di questo commento sono invecchia t i . Vi si · nota purtroppo una reazione troppo viva contro · la profondità simbolica del testo. Tuttavia; per l'ampiezza della sua erudizione e la sicurezza de l suo sen so teologico, l'opera di Lagrange s'impone sempre alla riflessione. Ricerclze sullo sfondo del quarto vangelo. Sotto l'influenza della Religionsgeschich te, la critica del xx secolo s'è ap­ passiona·ta alla determinazione dell'ambiente d'origine: « Una i n terp re t azio n e rigorosa del qu a rto v à ngelo richiede

che si consideri l'opera nel suo vero contesto intellettuale,

12 A. LoiSY, Le quatrième évangile, seconda edizione riveduta, Paris

192 1 , p. 66. Testo in l'Enchiridion Biblicum, n. 187-189. 1 4 M . LEPIN, L'origine du quatrième évangile, P ari s 1907 ; La vale u r historique du quatrième évangile, 2 vol., Paris 1910. t s M. J. l..AGRANGB, L'évangile selon saint Jean, EB, Paris 1925 ; 3• ed. corretta, 1927. Il

·

92

in tutta la misura in cui ciò ci è possibile alla data in cui ci troviamo. Se noi l'àbbordiamo senza preoccuparci di questo contesto, incorriamo nel rischio di imporgli una interpretazione soggettiva, dato che lo collocheremo, di fatto nel contesto delle nostre nozioni preconcette, estranee, eventualmente, all'intenzione dell'evangelista » 16 • In un primo momento, come affascinata dalla speculazione giovannea sul Logos, la critica si è volta verso l'ellenismo. Di tendenza assai moderata, H. J. Holtzmann 17 dava ri­ salto all'atmosfera « alessandrina » del quarto vangelo e ingrandiva l'influenza di Filone. Giovanni avrebbe cosl aiutato lo spirito cristiano a effettuare il passaggio dal mondo giudaico al mondo greco. Elogio pericoloso, se si pensa che in questo stesso tempo Harnack vedeva nella ellenizzazione una grave corru:Zione · dell'« essenza » del cristianesimo. Nel campo dei critici che connettono il quarto Vangelo all'ellenismo, A. Schweitzer 18 adotta una posizione personale: per lui la teologia giovannea rappre­ senta una forma ellenizzata della mistica paolina, avendo l'autore voluto mostrare che Gesù non aveva predicato una salvezza escatologica, come hanno sostenuto i Sinot­ tici, ma una dottrina mistica della redenzione. Capo scuola dellà « Scuola della storia della religione », R. Reitzenstein cercò dapprima lo sfondo del quarto vangelo nella gnosi egiziana 1 9 • In seguito si volse · verso l'Iran 20• Fondato su una concezione dualista dell'universo e dell'uomo, il mito iranico ravviga la caduta nel mondo delle tenebre · dell'Uomo celeste primitivo ( Urmensch ) e delle anime, la missione di un inviato celeste che, preso lui stesso nei lacci della materia, se ne libera e libera le anime credenti e le riconduce nel mondo della luce 21 • ·

16 C. H. Dono, L'interprétation du Paris 1975, p. 14.

IV•

évangile (trad. fr.,

LD

82) ,

17 H . J. HoLTZMANN, Lèhrbuch der neutes tamentlichen Tlzeologie, t.· 2, TUbingen 1897, p. 351 s� 18 A. SCHWEITZER, Die Mys tik des Apostels Paulus, Tiibingen 1930 ( tr. fr.: La mystique de l'ap6 tre Paul, Paris 1962, p. 295 ss.) . . . 19 R. REITZENSTEIN, Poimandrcs, Leipzig 1904. 20 Das iranische Erlosungsmysterium, Bonn 1921. 21 Sulla Gnosi ant�ca vedere Agli init.i dell'era cristiana, p. 42-48.

93

'

L OPE RA DI R. BULTMANN E LA SUA INFLUENZA

La pubblicazione progressiva degli scritti del mandeismo per opera di M. Lidzbarski (tra il 1905 e il 1925 ) doveva polarizzare l'attenzione da questa parte. L'iniziativa fu principalmente di R. Bultmann, in un articolo sullo sfondo del Prologo 22 e di W. Bauer nella 2• edizione rimaneggiata del suo Commento ( 1 925). Le proposizioni di R. B ultmann. Il lavoro di Bultmann su

Gv è molto complesso : alla tesi dell'origine gnostica (e più specificamente mandea) delle concezioni giovannee, si aggiungono una ricerca molto spi nta sulle fonti del quarto vangelo e una interpretazione originale della sua teologia. Ritorneremo più in là sulla distinzione delle fonti operata da Bultmann nel suo Commento 23 , per la ' sua importanza sullo sviluppo degli studi giovannei : « Dis corsi di rive­ lazione » (O{fenba,rungsreden ), che Giovanni avrebbe at­ tinto all'amb fente battista e in cui il Rivelatore si presenta come Luce, Vita, Verità; « Fonte dei segni » ( Semeia­ quelle), costituita da una raccolta di miracoli 24; Racconto della passione e delle cristofanie. L'opera propria del­ l'evangelista sarebbe stata quella di riferire alla figura di Gesù ciò che i discorsi attribuivano al Rivelatore e di combinare tra di esse le diverse fonti. Un « redattore ec­ clesiastico » avrebbe infelicemente operato numerose tra­ sposizioni e armonizzato la teologia specificamente gio­ vannea con quella della Grande Chiesa, con aggiunte rela­ tive all'escatologia (per es. 5, 28 s.) o ai sacramenti (per es. 6, 51-58; 19, 34b-35 ). Nella sua Teologia del Nuovo Testamento apparsa in di·

·

R. B uLTMANN, « Der religionsgeschichtliche Hintergrund des Pro­ logs zum Johannesevangelium », in EYXAPIITHPION ; Studien zur Religion und Literatur des A. und N. Testaments H. Gunkel darge­ bracht, . Gottingen 1923, t. 2, p. 3-26 ; e « Die Bedeutung der neuer­ schlossenen mandiiischen und manichiiischen Quellen fiir das Ver­ stiindnis des Johannesevangeliums »,' in ZNW 24 (1925) , p. 100-146 ; nello stesso senso, H. BECKER, Die Reden des Johannesèvangeliums und der Stil der gnostischen Offenbarung.çrede, Gottingcn 1956. 23 R. BULTMANN, Das Evangelium des Johannes, MKNT 1941. Un fa­ scicolo supplementare è apparso nel 1957. 24 Nello stesso senso: R. T. FoRTNA, The Gospel of Signs, NTS Mono­ graph Series n. 11, Cambridge 1970.

22

94

verse dispense dal 1948 al 1 953 25 Bultmann comincia a situare il Corpus giovanneo in rapporto al · resto del Nuovo Testamento. Nonostante alcune somiglianze con Paolo, che si spiegano per mezzo della terminologia del cristia­ nesimo comune e dell'influenza dell'ellenismo, Giovanni si distingue da Paolo, per l'assenza di qualsiasi prospettiva di storia della salvezza 26 ; appare come il pensatore più originale del Nuovo Testamento, vivente nell'atmosfera del cristianesimo orientale della fine del primo secolo della nostra era. Caratterizzato da numerose antitesi (Lu­ ce-Tenebre, Verità-Menzogna, Alto-Basso, Celeste-Terre­ stre, Libertà-Schiavitù, · ecc.), il suo stile esprime una vi­ sione dualistica del mondo, la cui origine gnostica sarebbe innegabile 21. n tema dell'invio, espresso dai verbi 1t'é(L1t'(J) e c11t'oaTéÀÀ(J)1 corrisponde anche alla concezione gnostica della salvezza; facendo irruzione nel mondo di quaggiù, l'Inviato celeste apporta la Verità e la Vita e trascina con sé i credenti nel mondo di lassù. Al mito gnostico, Giovanni avrebbe però apportato cor­ rezioni importanti. Fedele all'idea giudeo-cristiana della creazione, egli ha ripudiato il dualismo cosmologico, per sostituirlo con il « dualismo della decisione » (Entschei­ dungs-Dualismus ) . che vale sul piano antropologico. D'al­ tra parte, ha demitizzato il mito del Redentore, utilizzan­ dolo solamente per esprimere il carattere « escatologico » (nel senso bultmanniano del termine: assoluto nella sua attualità ) della Parola che provoca l'uomo a decidersi per una esistenza autenticà. Sotto immagini varie, è dunque finalmente lo stesso tema che ritornerebbe in tutti i discorsi di rivelazione; Giovanni « s'interessa solo al 1'fatto" ( Dass ) della rivelazione e non al ''che cosa" ( Was), perché non è possibile dire di Dio chi egli è, ma solamente cl1e è » 28• Non solamente Bult­ mann si mos tra scettico sulle possibilità di scrivere una 25 R . ButTMANN, Tlzcologie des Ncuen Testaments, Tiib ingen 1965 ( vedi le recensioni critiche di P. BllNOIT, Exégèse et théologie, t. l, Pari s 1961 , 62-90) . 26 lbid., p. 360. T1 lbid., p. 363 s . 28 R . BULTMANN, Die Bedeutung der neuerschlossenen mandiiischen und man iclziiisclten Quellen , pag. 102 s., 145 s., ripreso in Exegetica, 1967, p. 57 s., 103 ( vedi la presentazione genera1e del sistema in W. G. KtlMMEL, Bilan de la theologie au XX siècle, t. 2, Tournai-Paris 1971, p . 217-219. ·

...

95

storia di Gesù, ma considera come teologicamente irre­ cepibile una ricerca che tendesse a fondare la fede sulla storia. La fede, secondo Bultmann interprete di Giovanni, è così una adesione pura, nuda, che nega e trascende ogni concezione creata, per strappare l'uomo a se stesso e gettarlo in Dio; è una Entweltlichung ( strappare al mon­ do) che decide contro il mondo per Dio, supera lo scan­ dalo della rivelazione, priva l'uomo della falsa sicurezza · dei valori umani per collocarlo nella sicurezza trascen- . dente dell'« esistenza escatologica » in Dio 29. In questa visione teologica che mette in primo piano la relazione dell'individuo con un Dio che è « Tutt'altro », non c'è posto né per la mediazione della chiesa e dei sacramenti né per l'escatologia (nel senso corrente della parola) come coronamento della storia. Per Giovanni,. la Parusia ha già avuto luogo; il senso del suo vangelo con­ siste in questo che « la J;"ivelazione vi diviene una realtà presente » perché è nel solo ascolto della parola che la fede sussiste. Conseguenza critica: bisogna dunque attri­ buire al « redattore ecclesiastico » tutto ciò che nel quarto vangelo fa ricadere il modello giovanneo al livello della fede comune. ·

Le reazio11i dei critici. Le discussioni attorno ali'opera di Bultmann sono proseguite senza discon tinuità. Nei paesi di lingua tedesca, la sua interpretazione restà al centro delle prospettive, anche se a prezzo di--contestazioni o di rettifiche. Anche tra i suoi discepoli, voci discordanti si sono fatte sentire. Cosi E. Schweizer, con testando gli ar­ gomenti usati per operare una distinzione linguistica tra le fonti del quarto vangelo, ha rifiutato · la tesi che attri­ · buiva una origine gnostica alle formule in Ego eimi: per lui, queste formule hanno una portata messianica 30• Con­ clusioni analoghe sono state proposte da E. Kundsinn ( 1 939), mentre E. Ruckstuhl sviluppava con forza argo­ menti in favore dell'unità letteraria del vangelo 31• Cfr. P. BENOIT, art. cit., p. 75. « Eg6 eimi •: Die religionsgeschichtliche Herkunft und theologische Bedeutung der johanneischen Bildreden, tugleich ei11 Beitrag zur Qttellenfrage des vie; ten Evangeliums, Gottingen 1 939 ( riedito nel 1965) . . 31 K. KUNDSINN, Charakter und Ursprung der johanneischen Reden, -R:iga 1939 ; E. RucxsTUHL, Die literarische Einlieit des Johannesevangeliums, Freiburg in )3. 1951.

29 30

E. ScHWEIZER,

·

Impegnato con tutta la sua opera in una prospettiva in­ versa, O. Cull mann ha protestato contro la vanificazione della storia della salvezza e la minimizzazione del ruolo della Chiesa 32 • A u n a comprensione puramente esisten­ ziale della fede, come la intende Bul t mann, ha opposto una interpretazione sacramcntaria del quarto vangelo 33. Sempre a t ten to à un radicamento di questo nella tradizio­ ne palestinese, egli ha recentemente sintetizzato le sue ricerche anteriori su ll'ambiente giovanneo 34• Pe r lui, que­ sto a mb ie nt e è da cercare d a ll a parte del giudaismo ete­ rodosso, q u a l e sopra t t u t to a p p a re negli scritti di Qumran e s i · è man i festato, n e ll a chiesa nascente, con il gruppo degli e l l e n i s ti (At 6 ). Ma al centro stesso di que s t a contestazione, l 'opera di B u l tm a n n non è rimas ta senza frutti. Pur rifiutando i l suQ sistema nelle t e si più rigide, molti e sege ti d i lin­ gua tedesca, cattolici oltre che pro t estanti, ha i mo ripreso

alcune delle sue intuizion i . Si possono ci tare in questo studi di J. B l a n k sul g i u d iz i o , di W. ThUs i n g sull 'elevazione c la g l or i tìc azi one di Gesù, d i F. M us sne r sul concet t o d i « v i ta » n e l l a t e o l o g ia gi ovannea e n el l a

se n s o gl i

vis ione g i o v a nn ea del Cri sto e della storia 35• C o s ì i n teri aspetti del quarto '' a n ge l o sono st a t i messi in e v i d e n za con più chiarezza .

L'ESEGESI A N G LOSASSONE

B u l t m a nn ccrc�va . n e l l a gnosi mandca lo s fondo del q uarto \'ange l o , i c r i t ici anglo-sassoni r i m a n ev an o ri­ vol ti v e rso l 'el len i s m o di i sp i raz io n e pl a to n ic a e p rati c a ­

Men t re

vano u n a . i n terpre taz ione

te ol og ic a più tradizionale.

Si

O. Cl' LJ.:\1,\ :>: � , Le salut dans l ' l1 isr o ire, tr. f r . , Ncuchatci-Paris 1966 ( i n cui si t rova una sin t esi de l l e opere precedenti) . 33 O. CL'LLl\l,\N!I;, Lcs sacremcnts dmrs l'évangile joltanniquc: La vie de J ésu s et le CII/te de l'J:.g/ise, Paris 1 95 1 . 34 O . Cl'l.l.ì\U :O.: S , L e milieu jolrannique, tr. fr., Ncucht t tci-Paris 1 976 (cd. tedesca nel 1975) . 35 J. B L\!'>K, K risis: Urrter�� uc:lumgcrr zur iol1 . Clz ristologie 1111d Esclta­ tologie , Frdhu rg in B. 1 964 ; W. Tni!siNG, Die ErlrOlumg und Ver­ lrcrrliclumg Je.m i m Joluumeset•angelium, Miinstcr in W. 1 960 ; F. M t;ssNER, « Zoè »: Die Ansc:hawmg vom Leben im vierte11 Evange� liw n zmter Beriicksiclrtigung der Jol�armesbriefe, Miinchcn 1 952 ; Die jolzamwisclrc Selnve'isc , Frciburg in B. 1965 (tr. h'. Le lmrgage de Jean et le Jésus cle l 'lzis.t oire, Bruges-Po ris 1969) . .l2

97

possono citare, a titolo di esempio, i commenti di G. H. C. McGregor ( 1 928 ) c di W. F. Howard ( 1943 ) 36• L'opera po­ stuma di E. C. Hoskyns 37 ebbe una grande risonanza, con la sua volontà deliberata di comprendere il vangelo co­ me un tutto. Secondo i termini propri dell'autore, è im­ possibile per il critico separarvi ciò che è storia da ciò che è interpretazione 38• Lo scopo del commento è così di chiudere le strade che condurrebbero a una dislocazione fatale tra storia e teologia. È pure a una visione di insieme che si è collegato C. H. Dodd in un libro magistrale consacrato all'interpretazione del quarto vangelo 39• Più preoccupato di Hoskyns di si­ tuare Giovanni in rapporto aUe correnti religiose del suo tempo, esamina con cura le affinità del suo vangelo sia con il mondo greco che con il mondo giudaico. Senza affer­ mare che Giovanni abbia avuto direttamente conoscenza della teoria platonica delle idee, Dodd gli attribuisce una filosofia che vede nel « mondo sensibile la copia d'un mon­ do di real tà invisibili .» . L'Ermetismo in particolare gli appare come il rappresentante di un tipo di pensiero re­ ligioso che si 'imparenta con il Giovannismo senza che vi siano dipendenze sostanziali da una parte o dall'altra 40• Il lavoro di reinterpretazione della escatologia popolare, che Giovanni ha intrapreso dando valore alla attualità del­ la vita eterna, corrisponde all'insegnamento. autentico di Gesù, quale si trova nelle parabole del regno 4 .1 (escatologia « realizzata »). Dopo lo studio delle parole-chiave del quar­ to vangelo, Dodd intraprende un'analisi penetrante della sua dottrina e della sua struttura: ce ne ispireremo più in là 42 . Le riflessioni sulla storicità di Giovanni che con­ cludono l'opera, sono state, da allora, ampiamente svilup36 Vedere l 'anal isi delle loro posizioni in W. G. KtJMMEL, Bilan de

la théologie au xx· siècle, t. 2, p. 215 s, 219. F. N. DAVEY, The Fourth Gospel, London 1940, C. HosKYNS 2• edizione riveduta nel 1947. 38 lbid., p. 130. 39 C. H. Dono, The Jnterpretation of tlte Fourth Gospel, Cambridge 1953 ( tr. fr. L'inter,prétation du quatrième évangile, LD 82, Paris 1975) . 40 lbid., tr. fr., p. 76 ; cfr. F. M. BRAUN, « Hermétisme . et j ohannisme " • RTh 5S ( 1955) , p.' 22-42, 259-299. 41 Dodd si riferisce su questo punto al suo libro: The Parables of the Kingdom, Lon don 1935. Ma la nozione di escatologia « realiz­ zata ., non ha ottenuto il consenso unanime dei critici. 42 Cfr . sotto, p. 125 ss.

37 E .

98

·

pate in un altro libro 43 : Dodd ricqnosce dietro il quarto vangelo una antica tradizione, di origine giudaica, indipen­ dente dai Sinottici e di almeno uguale valore. Il commento di Barrett ( 1 955 ) ha dato maggiore impor­ tanza all'Antico Testamento e al giudaismo per la spiega­ zione del testo; ma non teneva ancora conto degli scritti di Qumran, la cui importanza si imponeva già da parecchi anni. 111 L'esegesi contemporanea IL

«

NEW LOOK

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DEGLI STUDI GIOVANNEI

Dalle prime pubblicazioni di testi della I Grotta di Qum­ ran, specialmente degli Inni e della Regola della comu­ nità, ·apparve che le coppie antitetiche Luce-Tenebre, Ve­ rità-Menzogna, ecc., non provenivano dai lontani Mandei ma avevano dei paralleli nell'ambiente giudaico di . Qum­ ran 44• Giovanni Battista n.on sarebbe stato un novizio presso gli Esseni ( tesi di Brownlee 45)? Discepolo lui stesso del Battista, Giovanni avrebbe cosi conosciuto il mes­ saggio escatologico di Qumran e se ne sarebbe ispirato. L'importanza di queste scoperte contribui molto a un (( n ew look » negli studi giovannei, secondo l'espressione di J.A.T. Robinson al Congresso di Oxford del 1 957 46 • Il « consenso critico » dell'inizio del secolo era rotto su tutta la linea. In una accesa conclusione, Robinson relativizzava 43 C. H. D ono, Historical Tradition in the Fourth Gospel, Cam bri dge 1963. Le opinioni di Dodd su questo punto sono state presentate al grande pubblico da A. M. HUNTER, According to John, London 1968. Malgrado que s t a presa di posizione, Dodd dà poco spazio alle tra­ dizioni giovannee nella sua sintesi: Le fondateur du christianisme, tr. fr. Paris 1972. 44 Vedi la raccolta di studi: John and Q u m ran , ed. da J. H. CHAR­ LESWORTH, London 1972. 45 Que s t a tesi è stata proposta da W. H. B ROWNLEE, « John the Baptist in the New Light of Ancient Scrolls ,. ( 1955) , in K. STENDAHL, ed., The Scrolls and the New Tes t a men t, New York 1957, p. 33-53. La posizione dei cri tici è generalmente più riservata ; cosi R. E. BROWN, « The Dead Sea Scrons· and the New Testament ,. ( 1966) , in John and Qumran, p. 4-5. 46 J. A. T. RoBINSON, « Thc New Look on the Fourth Gospel "• St udia Evangelica, t. l, Berlin 1959, p. 338-350. ·

99

la questione dell'autore del quarto vangelo: « La questio­ ne decisiva è la situazione e l'origine della tradizione gio­ van nea. Questa cade dal cielo all'incirca nell'anno 1 00 dopo Cristo ? O .c'è u n a reale continuità, non solamente nella memoria di un uomo anziano, ma nella vita di una comunità che dura, con i pr i m i giorn i del cristianesimo ? Ciò che a m i o avviso dist i n gue fondamentalmente il « new look » sul quarto vangelo è che la. risposta a questa do­ mand a è affermativa » 47• Da allora studi c o nv e rge n t i hanno effettivamente mostrato il ra dicame n to della tradizio n e. giovannea sul suolo pale­ sti n e s c e, per una parte, nel giudaismo anteriore al 70. Oltre ai lavo ri di Cullmann, si possono citare in questo se n so quelli di M. E. B o is mard , F. M. Braun, A. Feuillet, P. B orge n , I. de la Pott e rie 4B . La situazione creata dalla Religionsgesclzichtliche ScT1ule e dai lavori di Bultmann, sen za e s s e re com pletamente rovesciata, si è dunque pro­ fo nd a m e n te modi fi cat a . LE RICERCHE ATTUALI

diflìcile ren d ere conto dello stato attuale delle questio­ ni, · p o iché le ricerche si svi l u pp ano in tutti i sensi. Vi si possono t u t tav i a rilevare alcuni grandi o rientament i .



Lo sfondo del quarto vangelo. L'alternativa « giudaismo­ ellenismo » non p rese n ta più i contorni decisi che Je dava l a critica antica. Si tratta p iuttosto di due poli tra i qual i si si tuano gli uo m i n i e le loro opere 49 • Per molti, il giudaismo « m a rgi nal e » ap pare come il ter­ reno che nutre il quarto vangelo. La « febbre qumrania n a » è tuttavia caduta, pe rc hé se si riconoscono nei testi di Qum ra n i tes t i moni di una corre n te rifiutata dai rabbini 47 lbid., 48 M. E.

p . 350. BOISMARD,

Le prologue de saint Jean, Paris 1 953 ; Du bapte­ me ù Cana, Paris 1956 ; F. M. BRAVN, Jean le théologien, t. 2: Les grartdes traditions d'lsrael, EB, Paris 1964 ; A. Fsuru.ET; « Les thèmes bibliqucs majeurs· du discours sur le p n i n de vi e " ( 1960) , riprodotto in l:. tu des iohanniques, Bruges-Paris 1962, p . 47-1 29 ; P. BoRGEN, Bread from Heavert, Leiden 1965 ; I. Dll LA POTTERIE, La vérité dans saint Jeart, Analecta B i b l i c a 73-74, Roma 19TI. 49 Cfr. C. K. BARRETT, The Gospel of Ioim and Judais m ; London 1975, p. 56-58. 100

dopo il 70, sarebbe abusivo parl are troppo presto di una c ortodossia » giudaica. Ma questo approcci o deve essere completato dallo studio della predicazione sinagogale, nella misura in cui si può determinare il ciclo delle letture festive 50• Il paragone · tra Giovanni e i Targum palestine­ si 51 pro m ette di essere molto i st ruttivo per la utilizzazione del l a Scrit tura da pa r te di Giovan n i . Lo sviluppo attuale degli studi sulla teologia dei Sama­ ritani porta alcuni autori anglosassoni a interrogarsi sul legame tra il quarto vangelo e la Samaria 52 e a ch iedersi se Giovanni non abbia utilizzato per la sua cristologia la con­ cezione samaritana del Messia 53 profeta-re. La nostra ignoranza sull'antichità reale delle tradizioni samaritane rende questo · tipo di ricerche molto aleatorio. In Germania, la « febbre mandea » riprende. Se i testi pubblicati da M. Lidzbarski appaiono ora come recenti, il mandeismo -ha nond imeno legami .antichi con il movimen­ to battista delle rive del Giordano 54 : conviene dunque rivalutare i rapporti tra il quarto Vangelo e il mandei­ smo, tanto più che la pubblicazione progressiva dei te­ sti di Nag-Hammadi rinnova le nostre conoscenze sulla origine della Gnosi e i suoi diversi sistemi. In molte pub­ blicazioni 55, L. S chott ro ff è diventato il campione della i

GUILDI NG, Tlze Fourtla Gospel and Jewish Wo rslz ip. A Study of tlze Relation of John's · Gospel to the Ancient Jewish Lect ionary, Oxford 1 960. Si deve notare tu ttavia che « non si può parlare di ciclo di letture determinato ( aimuale o triennale) che a partire dal u-m sec. della nostra era , ( R. LE DllAUT in Agli inizi dell'era cristiana, p. 90 con riferimento alle ricerche di C . PERROT. Su questa tesi cfr. sotto, p. 192 s. SI R. LE DilAIJT, « Targu mic Literature and N.T. Interpretation "• BTB 4 ( 1 974) , p. 243-289, dà la bibl iografia in proposi to. 52 G. W. B l'Ci l.\NAN, « The Samaritan Origin of thc Gospel of John " • in ReligimH in Ant iquit.v • . Lcidcn 1 968, p . 1 49- 1 75 ; E. D. FREEO, « Sa­ maritan ln flucnces in the Gospel of John » , CBQ 30 ( 1 968) , p. 580-587 ; E. D. FRHEI>, « Did John wri te his Gospel to win Samaritans? "• No­ vum Tes t a m en tu m 12 ( 1970) , p. 241-256 ; C. H. H. Sconm, « Origin and Dcvdopmcn t of Samari tan Christianity » , NTS 19 ( 1973) , p . 390-4 1 4 ; R. B ERG: ) , all'interno della responsabilità globale di tutti gli uomini che hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvage (3, 19). A partire dal v. 12, Giovanni esamina l'accoglienza del Logos da parte dei credenti, e caratterizza l'opera salvifica come concessione della filiazione divina ( cfr. 3, 3.5; 20, 17; l Gv 3, l s.). Il realismo dell'incarnazione è fortemente sotto­ lineato nel v. 14 13; nello stesso tempo esplode in modo paradossale la confessione di. fede: « Noi abbiamo visto la sua gloria! ». Si tratta della gloria dell'Incarnato che trapelava già nei segni (2, 1 1 ; 1 1 , 40), ma non si è piena­ mente manifestata che nel sacrificio del Calvario e nella risurrezione ( 1 2, 23; 17, l s.). In questa contemplazione della storia della salvezza, Giovanni non oppone la Legge alla Grazia, come fa Paolo, .ma vede nel dono della Legge ·

10 L. ScHOTTROFF, Der Glaubende und die feindliche Welt. Beobachtun­ gen :zum gnostischen Dualismus und seiner Bedeutung filr Paulus und das Johannesevangelium, Neukirchen 1970. I l K. Au.!lto, « Eine Untersuchung zu Joh. l, 3-4 ,. , ZNW 59 ( 1968) ,

p.

12

13

207.

A.

FEUILLET, Le Prologue de saint Jean, p. 157. Contro E. KAsEMANN, cfr. sotto, p. 233 '1.

1 30

una prima rivelazione 14• Alla grazia imperfetta ottenuta per opera di Mosè, Giovanni oppone cosi la perfetta rive­ lazi!Jne accordata nella persona del Verbo incarnato: La espressione « grazia e verità » ricorda in effetti la teo­ fania di Es 34, 6 : mentre Mosè non ha potuto vedere Dio che di spalle, l'Unigenito può rivelare i segreti del Padre, perché è lui stesso « rivolto verso il seno del Padre » 15• Il posto del Prologo nel quarto vangelo. Con ingegnosità,

J.A.T. Robinson ha paragonato il Prologo a un atrio mae­ stoso ma un po' sproporzionato, costruito a cose fatte per condurre a una vecchia dimora. Conviene dunque inter­ rogarsi sul modo in cui il Prologo conduce all'insieme del­ l'opera. La menzione del Logos mostra che l'idea diret­ trice è quella di una rivelazione che salva; ma il tema della creazione non sarà ripreso, né d'altronde il titolo di Logos per designare il Cristo. Qui fortemente sottoli­ neata, la preesistenza del Cristo non riapparirà che pr�­ gressivamente nel corso del vangelo ( 1 , 30; 6, 62 � 8, 58 ), ma sarà sottolineata di nuovo nella preghiera sacerdotale la cui elevatezza di pensiero richiama il Prologo ( 1 7, 5.24 ). Lo schema di insieme del Prologo si ritrova nella copp ia « discendere-risalire », caratteristica del discorso sul pane di vita (6, 33.38.41 .42.50.5 1 .58). I temi della vita (�ctl� 1 36 volte in Gv, 13 volte in l Gv), della luce (rpwç, 22 volte in Gv, 4 volte in l Gv) e delle tenebre (axo't'(IX, 8 volte in Gv, 5 volte in l Gv), del mondo ( x6afLoç , 74 volte in Gv, �2 volte in l Gv), sono eminentemente giovannei. L'opposi­ zione delle tenebre alla luce è dipinta in forma dramma­ tica al cap. 9, spiegata teologicamente in 3, 19 ss. c 12, 37-4 1 (cfr. 4, 44 ). L'insistenza sul realismo dell'incarnazione appare in molti altri testi di portata anti-docetista (6, 53 ss.; 1 9, 35; 20, 24-29; cfr. l Gv 4, 2; 5, 7 ) 16 • I I Battista è presen­ tato come testimone del Verbo preesistente ( l , 1 5 ; cfr. 30); si unisce così al gruppo apostolico per attestare la « glo­ ria » del figlio 17 • Per quanto riguarda il tito.lo di Figlio 14 S . A.

PANIMOLLE, Il

( Gv l , 1 7) , Roma 1973.

dono della Legge e la Grazia della Verità

1 5 I. DE u PorrERIE, « L 'cm p loi dynamique de eis dans saint Jean et scs incidences théologiques », Biblica 43 ( 1962) , p. 366-387. 16 Vedere sot to, p. 156 s. 17 P. LAMARCHE, Christ vivant, p. 131-133 ; W . WII"K, Joh11 the Btiptist in the Gospel Tradition, Cambridge 1968, p. 98 s., 105 s. ;· M. D. HOOKER, 131

unico (j.tovye:v�c;), esso riepiloga le dichiarazioni in cui Gesù rivela l'intimità delle sue relazioni con il Padre. Preso come chiave di lettura di tutto il vangelo, il Pro­ logo rischierebbe tuttavia di distogliere da altri aspet­ ti importanti della teologia giovannea. L'agape non appare; lo Spirito non è nominato, mentre produce la ri­ generazione secondo 3, 3.5. L'accento posto sull'Incarna­ zione ( 1 , 14) ha potuto far credere che Giovanni sviluppas­ se una teologia differente dalla soteriologia della Chiesa primitiva. Non si potrebbe tuttavia ridurre la croce a essere solo la rivelazione dell'agape; se per Giovanni que­ sto aspetto predomina, egli non esclude però il carattere sacrificate della morte dell'Agnello di Dio ( 1 , 29; 19, 33-36; cfr. 1 Gv 2, 2; 4, 10). La dimensione ecclesiale infine non appare affatto nel prologo, anche se la prospettiva di storia della salvezza l'implica. · ·

·

L'origine del Logos gH;wanneo. L'origine del Logos . gio­ vanneo è una delle questioni più discusse della esegesi. La

ricerca ha portato in tutte le direzioni: ellenismo filoso­ fico o mistico (Corpus Herme ticum ), gnosticismo, giu­ daismo alessandrino (ruolo del Logos in Filone) 1 8• Senza disconoscere le varie risonanze che la parola Logo s provocava nei lettori di Giovanni secondo la loro cultura, conviene sottolineare il radicamento biblico della nozione corrispondente; Si . riconosce in partenza l'esperienza del­ la parola profetica che . ha fatto dello yahvismo una reli­ gione della sto.ria, in opposizione alle· religioni naturis.te del Medio Oriente. Nessuno · più di Geremia ha sentito il potere straziante di questa Parola (20, 9) che sradica e abbatte per costruire e pian tare ( 1 , 1 0 ) . Il profeta ano­ nimo del Ritorno celebra la permanenza della · parola (ls 40, 8 ) e, nella sua parabola d'ls · 55, 1 0 s, abbozza il movi­ mento del Prologo di Giovanni. Un'altra ·serie di testi ( Gen 1 ; Sal 33, 6-9; · Sap 9, 1 ) presenta la Parola come cr�atric�, mentre i sapienti preferiscono celebrare gli interventi della Sapienza personificata (Pr . 8, 22-3 1 ; Sir 24). Incaricata di una missione universale, la Sapienza ha tuttavia scelto ISraele come luogo della sua residenza " John the Baptist and the Johannine Prolog • NTS 16 (1970) , p. 354-358. 1 8 C fr. sotto, p . 184 ss. A . JAUBERT, Approches de l'évangile de Jean, Paris 1976, p. 171-174 ( « Logos philonien et Christ johannique •) . . ·

132

(Sir 24, 8; Bar 3, 38) e si ·manifesta concretamente nel libro della Torah (Sir 24, 23 s.; Bar 4, 1 ). Lo sviluppo teologico del ruolo del Dabar ha condotto alla nozione targumica della Memra di Jahvé. Per lungo tempo non vi si è visto che una semplice metonimia per il Nome ineffabile, da paragonarsi ad altri sostituti come il Nome, il Luogo, lh Presenza ( Shekinah ). Ma studi · re­ centi mostrano come il Targum palestinese usa . di pro­ posito la parola Memra per designare . Dio creatore, rive­ latore e salvatore. « t:: la Memra di Yahvé che crea, che è luce e illumina ( Trg Neofiti sull'Es 12, 42), che salva, esat­ tament� come il Logos di Gv ( l, 1-4a.4b-12.14). Questa tri­ plice funzione conviene alla Memra di Neofiti, non alla Memra d'Onkelos, che non è presentata come creatrice, né rivelatrice, né salvatrice 19 » . ·

IL LIBRO DEI SEGNI

la · PARTE:

( 1 , 19-12, 50 ) L'ANNUNCIO DELLA VITA

( l , 19-6, 71)

Ja Sezione: L'accesso alla fede 211 ( 1 , 19-4, 42)

Dopo il Prologo, l'inizio della parte narrativa mostra come Gio­ vanni Battista invia i suoi discepoli a Gesù: manifesta la novità dell'alleanza che porta l'Agnello di Dio. Il tema della fede è predominante, come indicano gli incontri di Gesù con Nicodemo e con la Samaritana, in cui la rivelazione si apre finalmente alle dimensioni del mondo ( 4, 42) . Per l'analisi di questa sezione è importante determinare il posto che le nozze di Cana occupano nella sua struttura. Sono presenti due tesi principali. l) Seguendo J. H . Bernard e E . B. Allo, M . E . Boismard distingue in L 19 e 2, 1 1 i l quadro di una settimana 2 ! ( triplice menzione di « all'indomani » in l , 29.35 .43, e il terzo giorno in 2, l) . Giovanni metterebbe in pa­ rallelo la nuova creazione nel Cristo (cfr. l, 3. 17) con la prima creazione in set te giorni. Dà parte loro, A. Serra e B. Olsson danno per sfondo a ques to quadro di una settimana la teofania del Sinai. 2) A questa teoria seducente non mancano le obiezioni. Per puntellare la sua ipo'tesi M. E . Boismar� s'appoggia al v. 41 su 19 A. DIEZ MACHO, " Le Targum palestinien », in Exégèse biblique et judalsme, Strasbourg 1973, p . 51 s . ( riedito a Leiden 1974) . 20 Per il seguito dell'analisi, le note giustificative saranno ridotte al ·minimo indispensabile. Ci si. riferirà alle bibliografie dettagliate che accompagtiano ogni paragrafo: gli autori citati nello sviluppo vi figurano tutti. Rare eccezioni saranno· giustificate dall'utilità pratica. 21 M. E. BoiSMARD, Du ba p t e me à Cana, Paris 1956, p. 14 s . 133

una delle lezioni più improbabili ( mane, che si trova in 2 Mss. della Vettls Latina) . Il genere let terario di l, 19-S t è molto differente· da quello del cap. 2. L'indicazione: « il terzo giorno » (2, 1 ) che dà il tono a una · scena dominata dalla nozione dell'ora, evoca per il cristiano il giorno della risurrezione, in cui questa ora si com­ pirà pienamen te. D 'altronde esistono molteplici affini tà tra le nozze di Cana e l 'episodio dci venditori cacciati dal tempio. Con Dodd e A. Feuillet consideriamo dunque il cap. l come formante un tutto che termina con una formula di rivelazione ( l , 51) .

l) « Chi sei tu? ,. ( 1 , 19-5 1 ) . Inizia un vero prologo cristologico in cui l 'evangelista enumera tutti i titoli di Gesù. La domanda fatta al Battista è decisiva : « Chi sei tu? " ( 1 , 19) , l'interrogativo sulla sua azione verrà in seguito: « Perché battezzi? " ( 1 ,. 25) . Nella struttura del vangelo questa doppia in terrogazione porta all'an­ nientamento del Battista di fronte all'Agnello di Dio che t o glie il peccato del mondo. A questa prima proclamazione corrisponde la presentazione di Gesù come Agnello pasquale in 19, 36 ( Es 12, 46) . Una serie di titoli manifesta progressivamente chi è que­ sto grande sconosciuto: Agnello di Dio, Figlio (o Eletto) di Dio, Messia, Re di Israele. Al culmine di questa serie di rivelazion i, Gesù si presenta lui s tesso come il legame viven te tra il ciclo e la terra in quan to Figlio dell'Uomo ( 1 , 5 1 ; · cfr. Gcn 28, 12) . La sua azione sarà di comunicare lo Spirito poiché su di lui dimora lo Spiri to ( S . Lyonnet) . =

2) La nuova . alleanza (2, 1-25) . L'azione innovatrice di Gesù è · espressa nelle due scene che riguardano la nuova alleanza, ma che manifestano livelli di fede m olto differenti: fede dei discepoli che riconoscono la gloria di Gesù (2, l i) ; fede imperfetta della gente di Gerusalemme che resta ferma all'aspetto « materiale dei segni » (2, 23-25) . - Per la sua densità enigmatica, l ' ep isodio di Cana (2, 1- 12) ha susci tato le piit varie interpretazion i. La ricerca dello sfondo è decisiva per arrivare a una giusta interpretazione. La gioia delle nozze evoca il costituirsi della nuova alleanza 22 (cfr. Mc 2, 1 9 e par. ; Gv 3, 29-30 ; Ap 1 9 , 9) . Il vino caratterizza anche il pasto pasquale come annuncio della gioia messianica 23. Cosl Gesù, prc­ figurando l'ora della sua glorificazione ( 13, l ; 17, l . ) su invito di· screto di sua madre, dà un segno della salvezza che egli porta al mondo dei credenti ; ma questo segno •non potrà essere piena· mente compreso che alla luce del « terzo giorno "• una volta av· venuta la sua risurrezione. - Mentre Cana annuncia gli aspetti gloriosi d el mistero pasquale, la purifìcazione del tempio (2, 13-25) fa intravedere il suo aspetto doloroso: « Distruggete questo tempio e io lo ricostruirò in tre giorni » (2, 19 · da paragonare al terzo giorno · di 2 , 1 ) . La prima ..

Si pot rebbe fare appello all'interpretazione allegorica del Cantico nella tradizione giudaica, se fosse sicuro che la sua lettura per la pasqua è an tica. Ma la sua introduzione a questa epoca del ciclo liturgico non è attestata che . a una data più tardiva, 23 Cfr. P. LEBJ;AU, Le vin n ouv ea u du Royaume, Bruges-Paris 1966 ; B. OLSSON, S t ruc tu re and Meaning of the Fourth Gospel, p. 107. 22

134

scena mostra indirettamente che· il tempo delle purificazioni giu- . daiche era finito 24 , poiché Gesù sosti tuiva a esse il vino della nuova alleanza ; la seconda mostra che il tempo dci sacrifici animal i è anch esso terminato (2, 14-15 con una significativa insistenza sul bestiame che Gesù scaccia dalla casa �i suo Padre) . Finalmente, in risposta all'at tesa escatologica, Gesù stesso si presenta come luogo di adorazione (paragonare 2, 19 con l, 51 e 4, 23) . Se si fa at tenzione al modo in cui l'evangelista unisce l'episodio di Cana alla cacciata dd vendi tori, si eviterà di cercare nel testo indicazioni cronologiche per ricostruire la vita di Gesù: ciò che con ta, per lui, è di presentare l'opera di colui del quale ha precedentemen te svelato l'ide11tità. '

·

3) Esitazioni . e progresso nella fede (3, l-4, 42) . L'incontro di Gesù con Nicodemo e poi con la Samari tana forma un dittico. Ciascuno degl i in terlocu tori rappresenta una classe di uomini e un tipo di fede: da una parte il fariseo di buona volontà ; dall'altra, la co­ munità samari tana ; · da una parte la sicurezza di · colui che crede di sapere ; dall'al tra la disponibilità di colei che lascia mettere in crisi le sue preoccupazioni ma teriali e accede a una fede mis­ sionaria. Tra le due scene si inserisc;e un'ultima allusione a Gio­ vanni Battista (3, 22-30) , come per mostrare che la testimonianza di Giovanni costituisce l'apertura a tutta questa sezione. - L'inco11 t ro con Nicodemo (3, l-21) pone numerosi problemi: dove finisce il dialogo propriamente detto? Dove comincia la medita­ zione dell'evangelista che si inserisce nei discorsi di Gesù? Qual è il rapporto t ra i discorsi di Gesù e il brano erratico di 3, 31-36? ·n testo attuale fa intravedere molte tappe redazionali, ma possiede nondimeno una struttura intelligibile che invita a · non operare degli spostamenti. Con I. de la· Potterie si possono distinguere nelle parole di Gesù tre rivelazioni introdotte dal duplice Amen ( vv. 3.5. 11) . A queste rivelazioni sempre più sviluppa te risponde il Co me ? di Nicodemo (v. 4", 9) . Ma a sua volta Gesù si stupisce dell'ignoranza di un dotto di Israele (v. 12) . Il tema fondamentale del dialogo è la rinascita clze t• ic ne dallo Spirito. ·Cosl Gv 3 risponde alla testimonianza del Battista: « e lui che -battezza nello Spirito Santo » ( l , 33) . L'allusione battesimale è presente nel testo, anche se prima di tutto tratta del ruolo dello Spirito come introducen te nel mondo di lassù. Alla rivelazione dello Spirito come principio di rigcnerazione (vv. 3-8) segue una rivelazione sul « come » di questa operazione misteriosa: l'amore di Dio è all'opera nel mondo, consegnando il figlio come segno . di salvez­ za 25 verso il quale bisogna volgersi con fede (vv. l l-15) . L'effu­ sione dello Spirito non si compirà dunque p rima della glorifica­ zione del Figlio (7, 39 ; 20, 22 ; cfr. 16, 7) , né la nascita dall'alto senza il doppio movimènto di discesa e di risalita del . Figlio del­ l'Uomo. A questo punto dello sviluppo l 'evangelista prolunga con la sua medi tazione i temi del dialogo (vv. 16-21) : con il dono di suo Figlio Dio ha . messo il mondo davanti alla scelta tra sal.

24 B. OLSSON, op. cit., p. 106.

25 Gv 3, 14 fa allusione a Num 21, 9, in cui la traduzione dei ha reso l'ebraico . n�s con sèmeion (cfr. sotto, p. 223) .

LXX

135

vezza e giudizio, a seconda che creda alla Luce o rifiuti di cre­ dere. - Qui prende posto l'ultima testimonianza di Giovanni (3, 22-36) . Ma le paro l e del Battista, felice di scomparire di fronte allo Sposo del le nozze escatologiche, sono ancora prolungate da una medi­ tazione del redattore sul ruolo di Gesù, rivelatore delle cose del cielo e datore di vita eterna (vv . . 31-36) . La cornice data alla te­ stimonianza è da ri tenere, .Poiché evoca una partecipazione di G es ù e dei p ri mi discepoli al movimento battista prima dell'ar­ resto di Giovanni (3, 22-26) . - Il dialogo con la Samaritana ( 4 , 1 -42) presenta una notevole struttura drammatica. L'introduzione (cfr. v. 4) colloca la scena nel cuore delle tradizioni patriarcali ( terra data da Giacobbe a Giuseppe v. 12 ; pozzo di Giacobbe) : questo sfondo è già evoca­ tore di. doni e di promesse. Il primo atto mette in scena Gesù solo con la donna di Samari a ( vv. 9-26) . Comporta un costante allargamento di prospettive: dal· l 'acqua naturale Gesù fa passare la donna al desiderio dell'c acqua che zampilla vi ta eterna " ( vv. 13-14) ; · dalle tradizioni dei padri (v. 20) alla rivelazione dell'Ora che si caratterizzerà per l'adora­ zione in Spi ri to c in verità (vv. 21 -24) . Dietro h� allusioni sibilline all 'esperienza . personale della donna (vv. 16-18) si indovina in fili­ grana una valutazione della si tuazione in cui si trova la comunità samaritana: il Dio di Israele « non è il suo sposo », perché « la sal­ vezza viene dai giudei " (v. 22b) . Ma il tempo della rivalità tra Ge­ rusalemme e il Garizim sta per essere superato dai veri adoratori (vv. 20-24) . Messa di fronte a questa rivelazione, la donna scopre che colui che le parla è " più grande di nostro padre Giacobbe , (v. 12) , che è un profeta (v. 19) , e al'a fine essa accetta nella fede la rivelazione decisiva: questo Messia che deve venire, « sono io (ego eimi) , io che ti parlo » (v. 26) . . Il s econdo atto (vv. 27-42) comincia con l'arrivo dei discepoli. Lo sviluppo sembra più sconnesso, ma :vi sono alcuni parallelismi: il tema dell'acqua fa pendan t con quello del cibo (vv. 31-34) , e alla rivelazione dell 'Ora corrisponde la proclamaziòne del tempo della messe (vv. 35-38) . I discepoli sono invitati a prendere in conside­ razione il lavoro dei mietitori che hanno faticato prima di loro (allusione a . Giovanni . Battista, o alla prima evangelizzazione detla Samaria alle origini cristiane?) . Sta di fatto che " I campi che bi a nche ggi ano » .evocano i Samaritani che proclamano in un coro finale: « Noi sappiamo che egli è veramente il Salvatore del mondo » (�. 42) . ·

2a Sezione: Gesù

parpla che . trasmette la vita ( 4, 43-5, 47)

Il cap. 5 segna una svolta. Mentre precedentemente gli sviluppi · avevano per scopo di sottolineare il carattere mcssianico di Gesù e la superiorità dell'economia cristiana sull'antica alleanza, ora è ormai la 'dignità di Gesù a essere in causa. H. Van den Bussche · fa valere a questo proposito la distinzione tra ergon ( « opera •) e semeion ( « segno ») per opporre il « Li bro delle opere " ( cap. S-12) al " Libro dei segni » (cap. 1-4) . Ma se è vero che la p rim a pa136

rola possiede un senso più largo, le « .opere ,. riguardano spesso la s tess a real tà dei c se gni " ·

l) Il secondo miracolo di Cana. Ci si può chiedere a quale sezione ria llacci are la guarigione del figlio dell'ufficiale regio di Cafamao (4, 43-54) . A causa della sua finale che lo presen ta come « se­ condo se gn o compiuto a Cana » (4, 54) , semb ra naturale riai­ tacciare l'episodio alla sezi o ne che iniziava con il primo . segno (2, 1-1 1) : tale procedimento corrisponderebbe bene alle abitudini letterarie di G i ovann i ( Van den B us sc he) . Tuttavia lo scopo del raccon t o è differente. La t ri pl ice ripetizione della stessa formula • Tuo figlio vive » (vv. 50.51 .53) dà valore alla potenza vivificatrice della parola d i Gesù. Cosi il testo si ri aggan ci a alla sezione seguente. Si tratta i ns omm a di un episodia;cemiera. ·

2) La guarigione del paralit ico di Betsaida (5, 1-47) . Questo lungo brano comprende due parti nettamente dis t in te : un racconto (vv. 1-18) e un discorso d i rivelazione ( vv. 19-47) . - 11 racconto del miracolo p rop ri a men t e detto (yv. 1-9a) è s e gui t o da una discussione sull'osservanza del sabato (vv. 9b-1 8) . L'in­ sieme non è se n za analogie con. i d a t i paralleli dei Sinottici. Il q ua dro del miracolo è s pe ci fico : si tratta d i una piscina a c i n que portici elevata sul pos to di un antico luogo di culto . consacrato agli dèi g u a ri tori e giudaizzato al la meglio ( cfr .. J 'in t ervc;:n to del­ l 'a n gel o che viene · ad agitare l acqu a , secondo il testo dei vv. 3b-4 i n una parte della tradizione manoscritta) . L'evidenziazione · di q ues to sfondo rende s o rp ren de n te l'atteggiamento di Gesù. P re­ cedentemente a veva preso l'iniziativa per incontrare la Samaritana trasgredendo il cos tume giudaico (cfr. 4, 9) . Qui interviene in fa­ vore di un paralitico in un luogo che può essere sospetto a ll orto­ dossia g i u da i c a. La portata missionaria del racèonto ne esce ingran­ dita. Ma la discussione che ne seguirà non pa rt i rà affatto da questa pa r ti colari t à geografica. - Il discorso seguente appare come il commento a una parola cen t rale nel brano (v. 17) c l a . risposta all 'accusa di « fa rsi uguale a Dio » (v. 18) . La prima parte (vv. 1 9 30) è ce n t ra ta sulla comunione di azione t ra il Figlio e il Padre, comportandosi i l primo come l 'a ppren d i s ta che non fa nulla che non ha appreso dal suo maestro (v. 19) . L'opera di vi v ificazio ne , il lustrata dal miracolo precedente, si realizza da ora per quelli c he c o m p rendon o la voce de l Figlio·: ed essa si compirà nel giorno della risurrezione finale (vv. 28-29) Nella seconda parte sfilano i t es t im on i favorevoli al Figlio: Giovanni Battista ( vv. 33-35) , le opere che il Padre affida al Fi gl io di com­ piere (v. 36) , il Padre s tesso (vv. 31-32.37-38) , l e Scritture ( v v . 39-40) . In q ue s t a prospettiva, Mosè invocato dai G i u dei come il protet­ tm;c div�::n terà il loro accusatore ( kategoron opponendosi a pa­ rakle tos) , perché essi rifiutano di credere i n colui al quale egli ha reso tes ti mon ianza (vv. 45-47) . Questo discorso di tono gi u ri di co fornisce una indicazi o n e sull 'am­ bien te nel quale si è formata, almeno in parte, l a tradizione gio­ vannea : la cont ro\·crsia tra g i ud ei c cristiani vi oc cu pa va un posto i mp or t an te In troduce a n ch e nel processo che ormai dominerà ogni sviluppo : p ro c ess o che non è solamen te quello delle autorità .

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137

giudaiche di fronte a G e sù , ma quello che continua nel suo svol· gers i lungo la storia nel cuore di ogni uomo. Ja Sezione: Gesù, pane di vita ; crisi di . fede nel gruppo dei discepoli

(6, 1-7 1 ) .

n tema fondamen tale del cap. 6 prolunga quel lo del cap. 5: si t ra tt a del Cri s t o vivilìcatorc. Ma g l i at tori del d ramma sono cam biat i : non sono più giudei os tili a Gesù, ma credenti che hannò a d e r i t o a lui, ma la cui fede .è i m pe rfe tt a . Ques ta grave crisi, prepara ta dalla fi ne dd cap. 4 (cfr. 4, 44 ; 4,. 48 c 6, 26) , finisce col ri d u rre il gruppo dci discepoli al piccolo re s to dci dodici (6, 66-67) . La struttura del ca­ pi tolo è ana l o ga a quella del cap. 5: a l l ' i n i zi o due miracoli , poi un discorso che ne s p ie ga e prolunga i l significato ; una finale nar­ rat i va concluderà la controversia.

l) Il racconto della moltiplicazione dei pani (vv. t - 1 5) ha il ·s uo pam l lclo nei t re S i n o t t i c i ( Mc 6, 30-44 ; Mt 1 4 , 13-2 1 ; Le 9, 1 0- 17) : pre­ para il di s cor so sul Pane di vita ( vv. 26-59) . Il cammino sulle acque ( vv. 16-21) ch e ha come unici t es t i mon i i discepoli, è ri po rt at o nello stesso con testo da Mc (6, 45-52) c M t ( 1 4, 22-33) . Vi s i può vedere un annuncio delle apparizioni del Cristo risorto. La scena prepara più immediatamente la finale del cap. 6 (vv. 60-7 1 ) , dove Gesù ri­ sponde alle dillicol tà d'i quel li che rifiutano di credere alla dot· trina eucaristica ( Do dd) c dove Pietro, in nome · dei Dodici, pro­ clama il suo a t t accam e n t o al Maestro (v. 68 s.) . 2) Il discorso sul pane tli vita (vv. 26-58) , col locato dall 'evan geli­ sta nella si n a goga di C a far nao (vv. 22-25.59) , ha vi s t o la s ua unità con test a ta dai critici. Infatt i , la sua prima parte (vv. 26-5 1a) tratta della fede in Cristo, Pane di vita disceso dal ciclo. A b bo n d a di al lusioni agli scri tti s a p i en z i al i (A. Fcuil lct) . Ma vi si riconosce a n c he, secondo la su gges tion e di P. Borgen , un commento al testo srritturistico: !< H a dato loro da mangiare un � pane che viene dal cielo " ( Es 16, 15 combinato con il Salmo 78, 24) . La seconda parte (vv. S l b-5 8) si riferisce pi ù di re tt a m e n te alla euca ri s t ia , co­ stituisèe il parallelo giovan neo della sua istituzione seguita da un commen to come n e ll a tradizione paolina (cfr. l Cor 1 1 , 22-25 + I l , 26-29) ( J . Jeremias) . Qualunque sia l'origine p rim i t i va di q u es to sviluppo, la redazione finale del discorso ha una unità reale ; è condotta come una om e l ia si na go ga le . Il suo oggetto è « il pane disceso dal ciclo " ( la parte) che bi so gna mangiare per avere la vita ( 2a parte) . Una volta ri conos c i u to il genere le.t t e rario del di­ scorso, non si potrebbe opporre la sua interpretazione simbolica (il pane càme simbolo della · Parola) alla sua interpretazione sacra­ mentale (il pane come segno eucaristico) : già preparato progres­ sivamente dalla Ja par te (X.- Léon-Dufour) , · il senso eucaristico si afferma chiaramente nella seconda. La fede nella parola incarnata nel Cristo deve condurre fino all'unione intima con lui (v. 56) e qu es t a è suggellata dal ricevere il corpo e il sangue « dati per la vita del mondo •· 3) La finale del capitolo (vv. 66-71) non evoca solamente la divisione tra la folla, delusa nella sua speranza mess i anièa dal sottrarsi 138

di Gesù (cfr. v. 15) , e i veri discepoli di cui Pietro è il portavoce (vv. 67-69) . Essa an t ici pa già i l dramma della passione: Gesù sa chi lo tradirà (vv. 64-70) . La conclusione del cap. 6 fornisce cosl una transizione alla 2a parte del « Libro dei Seg ni "• in cui il tema della morte ritornerà con insistenza (A. Lion) .

2a

PARTE : RIFIUTO DELLA VITA

E

M INACCE DI MORTE

(7, 1-12, 50)·

Si esita sul modo di raggruppare le scene che si succedono dal cap. 7 al cap. 12. Dod d si accon tenta di riparti rle in una serie di episodi: luce e vita, manifestazione e rifiuto (7-8) ; g i ud i zi o per opera della Luce (9, 1-10, 21 con l'appendice di 10, 22-39) ; vittoria sulla ' morte ( 1 1 , 1-53) ; la vita attraverso la m or te : il senso della croce ( 12, 1-36) ; ep i logo dd « Libro dei Segni " ( 12, 37-50) . Brown adotta un punto di v is ta più incentrato sulle feste giudaiche ( c fr D. Mollat) : Gesù alla festa dei Tabernacoli (7, 1-8, 59, diviso in 6 sezio n i ) ; Gesù alla festa della Dedicazione ( 10, 22-39) ; i cap. 1 1-12 formano una sezione speciale: Gesù avanz� ve rs o l'Ora della morte e della gloria. Schnackenburg, che traspone il cap. 6 e c ong i unge 7, 15-24 a 5, 47, si l i mita a giustapporre le suddivisioni. In ogni modo, l'episodio della dom1a adultera (7, 53-8, l l ) è un corpo es traneo, imparentato con la tradizione di Luca, che è stato inseri to in un secon do momento nel quarto vangelo 26, Con A. Fcuillet e A. Lion , si può ra gg ru ppa re l'insieme dei cap. 7-12 sotto i l tema della « Vita ri fiu ta ta dalla Morte ». Il vocabolario s tesso vi sollecita come si è detto sopra 27 . In questi capitoli; l'unità di luogo è rispettata, tutto avviene a Gerusalemme e il più delle vol te nel Tempio, l'alto luogo del l a rivelazione che diviene tragicament e il luogo dell 'incredu lità e dci ripetuti ten tativi di omi­ cidio. È difficile determinare una progressione tematica . del l az i on e , per esempio in funzione del tema della Luce e de l tema del l a Vita. In 8, 12 G es ù s i presenta come la Lu ce del mondo, ma porta la « Luce della vita » (-rò q.éliç •t"ì;t; �w·f, ç); in 7, 38 s i e r a già presen tato come « fonte di acqua viva ». Lo stesso legame tra Lu ce e Vita si ha nei cap. 9-10 e p o i nei cap. l l-12. L'epilogo ( 1 2, 46-50) u n i s c e ancora una volta i due tem i . La d i v i s ion e in tre sezioni mette semplicemente in rilievo le cesure osservabil i nello sv i l up po : in 8, 59 e. 10, 42. Essa non deve nascondere l'omogeneità profonda dci cap . 7-12 dove, in un c e r to modo, l 'eva n gel i sta procede per grandi masse gius ta ppos t e . .

.

'

Ja Sezione: Controversie per la 'festa dei Tabernacoli

(7, 1-8, 59) .

Questo primo sviluppo è introdotto dall 'ingiunzione dci fratelli di Gesù : « Man ifèstati al mondo » {7, 4) . Il tema della rivelazione è soggiacent e a questi capitoli drammatici. In una serie di con t ro ve rsi e , le a fferm az io ni di Gesù sono con trot ro ve rà una bibliografia particolare su qu esto episodio nella bibliografia finale. 27 Cfr. sopra, p. 1.24. 26 Si

139

bat tute dalle repliche ostili o dalle accuse dei giudei (7, 1 9-20 ; 8, 13. 19.22.25.33.39.41 .52 s.57) . In nessuna parte Giovanni dà tan to posto a l l e rea zi o n i con t rastant i della folla ( per es. 7, 40-52) . � già il pro­ cesso di Gesù che si sviluppa, con minacce di morte sempre più violente (7, 1 . 19.25.30.32.44 ; 8, 37.40.59) . L'insieme è delimi tato da una incl usione ( « di nascos to , ; 7, 4 ; « nascondersi "• 8, 59) . « Tutto l e pis o dio da questo punto di vista, può essere compreso come una illustrazione su grande scala del modo in cui l 'evangelista comprende la dottrina cristiana primitiva dell'accecamento (po­ rosis)' di Israele al quale ha dato uno spazio preponderante nel· l epil ogo del « Libro dei Segni " ( 12, 374 1) 28 . Da questo in sieme emergono più parole di rivelazione molto im· portanti: l 'annu nC io dell'acqua viva che sgorgherà dal cuore del Cristo, in quanto Nyovo Tempio (7,·37-38 ; cfr. 19, 34) ; la proclama­ zione: « Io sono la luce del mondo ,. (8, 12) , segui ta dalla discus­ sione sull 'origine di Gesù (8, 14: « lo so da dove vengo e dove vado ») ; le affermazioni relative all 'elevazione del figlio dell'uomo e alla rivendicazione di un Ego divino (8, 24 ; 8, 58) . '

,

'

2a sezione: Gestì, Luce del mondo (9, 1-10, 42)

Questa sezione si d is piega in tre sviluppi che sboccano ugualmente s ù lla questione fondamentale della fede in Gesù: accecamento dei Fari sei il cui peccato rè sta (9, 41b) ; divisione tra i giudei a pro­ posito del cieco nato ( IO, 19-21) ; fede di un gran numero alla vista dei segni compiuti da Gesù ( 10, 40-42) .

l) La guarigione del cieco nato - (9, 141) mette in parallelo antitetico il cieco che accede progressivamente . alla piena luce della fede (vv . 17.25.31-33.38) e le differenti categorie di testimoni che ri­ fiutano la luce (vv. 16.21) fino ai giudei che affondano nel loro accecamento colpevole (vv. 24-34) . Cosi si opera il « giudizio " (v. 39) . Il raccon t o è un buon esempio di- composizione drammatica : il sim­ bolismo sgorga dalla vivacità del ricordo e sfocia nell'evocazione del tempo della chiesa (cfr. vv. 22 e 34) 29, ·

2) La conclusione di 9, 41 ( « se voi foste ciechi non avres t e pec­ cato -�- ») prepara le allego rie del cap. 10, 1-18: il vero pastore op­ pos to ai b ri gan t i ( 10, 1-5) , la porta delle pecore ( 10, 7-10) , il pastore dedito alle pecore e il mercenario incurante ( IO, 1 1-18) . Il senso d e ll i ns ie m e è complesso: Gesù si p resen t a a un tempo come l 'in­ viato l e gi tt i mo di cui le pecore riconoscono la voce e come il pastore che deve · fare uscire i fedeli dal chiuso dell 'antica alleanza per costituire « un solo gregge ,. ( l . de . la Potterie) . La condizione di quest'opera è la sua inorte redentrice ( 10, 17-18) . '

.

3) Il loca deve uno

punto culm i nante del conflitto tra Gesù e i « Giudei " si col­ dura n te la festa della dedicazione ( lO, 22-39) . Ma non si fare di que�ta indicazione di tempo il punto di partenza di sviluppo au t � nomo ( contro Mollat e Brown) . La discussione

28 C.

H. Dono, L'interprétation du quatrième éva ngile, p.

29 Cfr. sotto, p. 205 s. 140

446.

ricomincia al punto in c_ui era ; a Gesù viene richiesto di dire se egli è il Cristo (v. 24 ; cfr. ·7, 4 e 8, 25) ; riprende l'allegoria del buon pastore (vv. 27-29) ; è accusato di bestemmia in ragione della sua pretesa di divinità (v. 33 ; cfr. 5, 1 8) . Le ipotesi di dislo­ cazione testuale che riponano 10, 19-29 tra i cap. 9 e lO (Bernard) si fondano su una lettura troppo storicizzante. L'evangelista non trasmette una cronaca di dispute tra Gesù e i Giudei, ma richiama lungo tutto il racconto le cause fondamentali della loro rottura. 3a

sezione: Gesù, vita e risurrezione del mondo (11, 1-12, 36) .

Questa sezione comporta all'inizio un racconto molto dram· matico: la risurrezione di Lazzaro ( 1 1 , 1-45) e poi una sequenza di azioni e di discorsi che avviano al c Libro della Gloria » (Brown)

( 1 1 , 46-12, 36) .

l) La risurrezione di Lazzaro ( 1 1 , 1-45) si presenta in certo qual

modo come la « parabola storica , della morte e della risurrezione di Gesù : è il suo confron to con la morte che termina con la sua vittoria. Tre indizi orientano verso questa direzione: la riflessione di Tommaso ( « andiamo anche noi a morire con lui », v. 12) , la decisione del Sinedrio in seguito al miracolo (vv. 46-54) , e so­ prattutto le ripetute afferm azioni di Gesù: c Io sono la risurrezione e la vita ; chi crede in me, anche se morto, vivrlt » (v. 20) .

2) La deci.sione pre!lso Caifa ( 1 1 , 46-54) ha un gran posto nell'opera

di Giovanni ( Dodd) . Prima che Gesù compaia di fronte al Si­ nedrio la sua causa è già · giudicata. � per questo che Giovanni, a differenza dei Sinottici, non dirà quasi . nulla del suo processo religioso (cfr. 18, 13-14.19-24) . Inoltre l'evangelista commenta . la pa· rola di Caifa ( vv. 49-50) svelando il senso ecclesiale · della morte di Gesù: riunire nell'unità tu tti i figli di Dio dispersi » (v. 52) .

3) L'unzione

di Betania ( 12, 1-1 1) collocata da Giovanni prima del­ l'ingresso di Gesù a Gerusalemme e non « due giorni ·prima della Pasqua , (Mc 14, 1-9 ; cfr. Mt 26, 1-13) , appare come il preludio della sepoltura di . Gesù . (Gv 12, 7 = Mc . 14, 8 = M t 26, 12) , mentre il suo ingresso in Gerusalemme ( 12, 12-19) dà risalto alla sua dignità re­ gale.

4) L'episodio dei Gr eci ( 1 2, 20-36) porta questa rivelazione al suo punto culminante, svelando la portat� . uniyer.sale del l 'elevazione dd Figlio dell 'Uomo (vv. 31-32) : l'elevazione in croce si sovrappor. e a l l 'elevazione in gloria. Si noterà l'anticipo dell'agonia (vv. 27-29 ; cfr. 18, l lb) . Conclusione Il « Libro dei Segni » term i na con un doppio epilogo: dapprima una ri flessione sull 'incredulità dei Giudei ( 12, 37-43) , poi un rias· sunto della predicazione di Gesù ( 12; 44-50) , inserito apparente­ mente al di fuori del contesto.

141

' IL LIBRO DELL ORA O DELLA GLORIA

( 13,

l-20, 3 1

+

2 1 , 1-25 )

Un periodo sol enn e apre il secondo libro dandogli un carat­ tere specifico ( 13, 1-2) : è il " libro de ll 'O ra "• in quanto passag­ gio d a questo mondo verso il Padre, ora dell'amore senza li­ mite che sfocia nell'entrata del Cristo nella Gloria. Gesù consa­ cra i suoi u l t i m i incontri ai soli discepoli (cfr. 13, l) ; « l a figura del discepolo che Gesù amava "• c he ha un ruolo specifico nel­ l ' o ra delle confidenze, vi fa la sua apparizione ( 13, 23-26 ; 19, 26s ; 20, 2-10 ; 2 1 , 7.20) . Questi capitoli sono posti sot to il segrio del­ l'amore (31 vol te si usa agap e .'! il verbo agapan nei capi toli dal 13 al 17, contro 40 in tutto il vangelo. La strut turazione del « Li­ bro dell'Ora » non pone problemi difficili. Il racconto della lavanda dei piedi e dell 'ultima cena ( 13, 1-30) tiene lo stesso posto, in ra p­ porto ai discorsi che seguono, dci racconti dei miracoli prima dei discorsi esplicativi nel « Libro dci Segni "· A partire dall'arresto ( 18, 1-12) il racconto della Passione segue una t ram a anal oga a quella dci S i no tti c i, con particolarità notevoli nel dettaglio. I r ac con t i · delle apparizioni sono situati « il primo giorno della settimana » (20, 1 . 19.26) e fin iscono con una conclusione in cui l'evangelista precisa il suo disegno (20, 30 s .) . Il ca p . 21 fa da ap­ pendice, con· la sua conclusione propria (21, 24 s.) .

1a

PARTE: LA CENA DI ADDIO

( 13, 1-17, 26)

Ja Sezione: La la va nda dei piedi e la cena ( 13, 1-30) . l ) Il racconto della lavanda dei piedi ( 13, l-20) · in cui si distinguono molti strati redazionaii (M. E. Bois m ard, G. Ri ch te r) è tu ttavia da pre n dere come un tutto, che introduce il « Libro dell'Ora », Come i pro fe t i , Gesit ·compie un atto simbolico c he prcannuncia insieme la sua Passione vicina e la purificazione che essa opererà nel tempo della Chiesa . È pe r questo che la . sua · cond otta sarà run ico punto di riferimento, sia per il culto ecclesiale, sia per la vita quotidiana dci cristiani. 2) L'armuncio del tradimento di Giuda è inserito da -Gi ovann i nel quadro del la cen a di addio ( 13, 21-30 ; cfr. v. 18) , esattamente come hanno fa tto i Sinottici: Giuda, posseduto da Satana ( 13, 2) , sta per pe rdersi nella sua notte ( 13, 30) . 2a Sezione: I

discors i di addio ( 13, 31-16, 33)

Lo studio di J. Munk sui discorsi di addio nell'A.T. e nel giudaismo ha orientato l 'ese ge s i nella buona di rez ion e per comprendere il genere letterario di q ue st i capi toli. Un personaggio venerato si accom­ miata dagli am ici , sia nel momento in cui sta per morire (i Patriar­ chi) , sia prima di e ssere elevato al cie lo ( Henoch, Baruch, Es dra) . Riunendo l a sua famiglia o i suoi discepoli , dà loro il supremo insegnamento: esortazione alla fedeltà ; annuncio dci mali che so­ )lraggiungcrann o in caso di disobbedienza. Nei Testamenti dei Dodici Patriarchi 30, questi evocano la loro vita traen don e le30

Vèdere Agli inizi dell'era cristiana, p. 202 s.

142

zioni di morale p rat i ca . A v ol te i testi comportano una descri­ zione molto oscura degli " ultimi te mpi » ( Test. di Mosè 7 ; Giub. 45, 14) . Nel N.T. il discorso di Paolo agli Anziani di Efe so (At 20, 1 8·35) n e è un buon esempio: la 2 Pt adatterà il genere al quadro di una lettera. Luca aveva già sviluppato un po' le parole di Gesù dopo la Cena ( Le 22, 24-38) . Giovanni dà loro un'ineguagliabile ampiezza. Ma la composizione dci discorsi è com ple ssa . Il lettore è sorp re so dalla m a n ca nz a di logica e dalle molteplici ripetizioni: vi sono così 5 logia s'ul Paraclito sparsi in 14, 16-17.26 ; 15, 26-27 ; 16, 7-1 1 .13-15. Un di­ scorso termina in 14, 31 e il suo seguito logico è da ri cerca rs i in 18, l c h e apre il raccon to d el l ' a rresto . Ma un nuovo disc ò rso si apre in 1 5, l con l'allegoria della vigna ( 15, 1-8) e l a sua applica­ zione ( 1 5, 9- 1 7) . L 'an n u nci o della persecuzione ( 15, 18-16, 4) offre numerosi paralleli con Mt 10 e Mc 13. Un nuovo annuncio della venuta dello Spiri to ( 16, 4b-15) è s egu it o da t,�n ultimo dialogo d'ad­ dio ( 16, 16-33) . Le n u me ros e ri petizioni in questo complesso fanno pensare che i l redattore finale abbia riunito due discorsi parallel i . Gli insegna­ men ti possono ricondursi a tre temi fondamen tali : a ) L'amore (agape!) , Mo l te volte ripetuto, i l comandamento del­ l'amore ·appare come l'unico comandamento (cntole) cara t t eri sti co del la nuo,·a alleanza ( 1 3, 34) . A d i ffe ren za dei Sinottici che rip'ren­ dono su questo punto la formula di Dt 6, 4-5, Giovanni dà valore al riferimento _Cristologico che caratterizza l'amore cristiano: " come io vi ho amato, anche voi dovete amarvi gli uni gli altri ,. ( 13, 34) . L'amore di Gesù p e r suo Padre ( 15, 9-10) deve così pas­ sare nei discepoli , perché la loro u n i on e appaia al mondo come il segno della prese nza d i vi na (cfr. 17, 23) . C 'è qui un approfondimen to n ot e v o l e della d o t t ri n a dell 'agape. b) Il conforto. Il conforto pronicsso ai d i sc e po l i è du p l i ce : l ) il ritomo di Gesù, la cui formulazione im p rec i sa può riguardare tanto le a p p a ri z io n i pasquali che l a Parusia o la pres e n za mis teriosa del Cristo durante il. tempo della Chiesa ; 2) l'invio del Paraclito, la cui m i ssi one è s v e la t a progressivamente ( 14, 14-16.25 s. ; 15, 26 ; 16, 7 .1 1 . 13-1 5) . Sotto for ma parzialmen te nuova in cu i si mescolano l 'escatologia « reali zz a t a » ( pe r es. 14, 19 ; 17, 3) e l ' esc a to l o g ia « fina­ le » ( 16, 4b-33 da paragonare ai Sinottici 31) , G i o v ann i formula la speranza del cris ti a no , sicuro della vi ttoria . del Cristo sul mondo ( 16, 33) . c) L'unione. C'è unione di Gesù e dei creden ti nell ' a l l e go ri a della vigna ( 1 5, 1-10) , unione dei discepoli tra di loro nella « preghiera dell ' o ra » (cap. 17) , in cui Gesù intercede per chiedere l a santifica­ zion e dci suoi (cfr. Eb 10, 10 ; 13, 1 2) . Questo tema non pe rm et te gli stessi confront i con i Sinottici. ·

Ja

Sezione: la pregltiera sacerdotale (c ap . 17) .

Tra i d is cors i d i addio e i l racconto d el l'ar res to , Giovan ni pone un brano un ico nel suo genere: la preghiera del Figlio al Padre nel

31 Vedere la tavola comparativa in R. E. BROWN, The Gospel ac­ cording to John, t. 2, p. 589-91 .

143

momento in cui si avvicina la sua Ora ( 17, 1 ) . Questa " preghiera dell'Ora • (A. George) ha ricevuto dal XVI secolo il nome di " pre­ ghiera sacerdotale •, in quanto intercessione del Cristo mediatore di alleanza. Se la sublimità del pensiet:a ricorda il Prologo, lo stile si avvicina piuttosto agli Hodaydth di Qumran ( l QH) e alla bene­ dizione che apre la lettera agli Efesini ( Ef l, 3-14) . L'alternanza dei tempi (passato, presente e futuro) mostra che l'evangelista sovrappone all'ultima preghiera del Cristo per i suoi quaggiù la preghiera che egli con tinua per i credenti dopo la sua esaltazione ( 16, 26 s. ; l Gv 2, l ; Cfr. Eb 7, 25 ; 9, 24) : la « preghiera dell'ora • è contemporaneamente quella della croce e quella della gloria. Nel punto in cui l'evangelista l'ha collocata, . esprime il significato del dramma che si · apre con la Passione e i frutti che ne vengono alla Chiesa. La glorificazione di Gesù presso il Padre è la conseguenza della glorificazione del Padre attraverso la croce di Gesù ( 17, 4) , opera dell'amore supremo perché opera dell'obbedienza senza li­ miti (cfr. 14, 31) . La· struttura letteraria del brano rimane discussa tra i critici. In genere vi si vedono tre « movimenti • successivi: l) il Cristo prega per ottenere la sua glorificazione al termine della sua opera di quaggiù (vv. 1b-8, di cui il v. 3 costituisce una glossa teologica) ; 2) prega per i discepoli che il Padre gli ha dato (vv. 9-19) ; 3) prega infine per quelli che crederanno in. lui grazie alla parola dei di­ scepoli ( vv. 20-26) . Ma il concatenamento dei .temi non si fa se­ condo le leggi della nostra logica ; si sviluppano gli uni attorno agli altri da un capo aWal tro del brano. Il tema dell'unità ritorna con insistenza nella finale (vv. 20-23) : l'unità tra quelli che c redono al Cristo è segno di unità tra il Figlio e il Padre. Il dualismo gio­ vanneo si esprime cosi in modo "tagliente: « Io prego per essi, non per il mondo • (v. 9a) . Tuttavia il « mondo • non è condannato senza appello ; se crede alla parola dei discepoli , entrerà a sua volta nél disegno salvifico di unità che opera la redenzione (v. 21) . L'elaborazione teologica molto spinta di questo capitolo invita a vedervi una delle ultime produzioni dell'evangelista, destinata principalmente ad un gruppo di cristiani a lungo formati nella fede ( B. Rigaux) . . 2a

PARTE: IL RACCONTO DELLA PASSIONE

( 18, 1-19, 42)

Il racconto della passione presenta dei tratti particolari. Non si concludere tuttavia che si accordi male con le intenzioni teo­ logiche di Giovanni, e che non sia stato inserito nel · vangelo che sotto la pressione della tradizione ( E , Kiisemann 32) : la pt·ogres­ llione costante dci . racconti precedenti in cui l'opposizione a Gesù portava all'Ora finale mostra a suflicienza che il vangelo è stato composto nella prospettiva della « croce pasquale "· . Le relazioni con i Sinottici sono qui relativamente strette, soprattutto con il vangelo di Luca 33, Ma il racconto ha una sua originalità che de­ nota la pn:senza dì una tradizione particolare.

può

32 3J

E. KiiSEMANN, Jcsu letzter Wille, Cfr. sotto, p. 165 s.

144

p.

22 s.

l) lA struttura le t teraria è ben analizzata da A. Janssens de Vare­ beke e da R. Brown 34 , Vi si notano tre sezioni · che hanno più o meno la stessa lunghezza ( 27 vv. 29 vv. e 26 vv.) . a) Ja sezione riporta l'arresto di Gesù al Getsemani e il suo interrogatorio da­ vanti ad Anna e Caifa, con il rinnegamento di Pietro ( 1 8 , 1-27) .. b) La 24 sez io n e racconta l'interrogatorio di Gesù fatto da Pilato ( 18,2819, 16) ; si sviluppa in sette scene disposte secondo un piano pa­ rnbolico, con la proclamazione della regali là di Gesù· al cen t ro delle prospettive (cfr. 19, 1-3) . c) la Ja sezio n e ( 19, 17-42) racconta la crocifissione in sette episodi pieni di significato teologico; la cro­ cifissione ; la veste senza cuci tura ; la madre e il discepolo ; " ho se­ te D ; il colpo di lancia ; l'unzione del corpo ; la sepoltura.

2) Dal punto di vista cristologico, Giovanni sottolinea il carattere

volontario della Passione, paradossale epifania del Cristo come Re e Giudice . t:. questo . che mostrano il duplice Ego eimi ( 18, 5.8) che provoca la caduta dei soldati, l'incoronazione di spine al cen­ tro del processo romano ( 19, 1-3) , Gesù posto sulla pedana del tribunale ( 19, 13 s econdo l'int�rpretazione di l. de la Potterie) , la p rodi gal i tà dei profumi che fanno della sepoltura di Gesù una sepoltura rega le ( 19, 39) . Cosi il trionfo apparente delle tenebre sulla luce provoca la loro sconfitta ( cfr. 12, 31 s.) . ·

3) L'orientamerzto

t•erso i tempi della Chiesa e l'economia sacra­ mentaria trapela attraverso un buon numero di particolari. La

veste se nza cucitura che. i soldati non lacerano rappresenta sim­ bolicamente l 'unità della Chiesa, che deve essere salvaguardata· nonostante la diversità dei suoi membri ( 19, 23 s. da spiegare con l Re i l , 29-31) . La scena di addio del Crocifisso ( 19, 25-27) suggerisce le re l azioni di a m ore filiale che si devono stabilire tra i credenti (di cui « il discep o lo che Gesù amav a D è il tipo) e la Chiesa-Madre ( rappresentata dalla madre di Gesù) . L'episodio del sangue e del­ l'acqua che sgorgano dal costato trafitto diventa oggetto di una solenne attestazione ( 19, 31-37) : il confronto con Gv 7, 37 s. e l Gv 5, 6-8 p e rmet t e di i n terp re ta re la scena in una prospettiva sacra­ mcnta ri a 35. Due ci tazioni della Scrit t ura ( 19, 36 Es 12, 46 combi­ nato con Sal 34, 21 ; 19, 37 Zc 12, 10) invitano alla contemplazione del croc i fi ss o nella fede per benefici a re della purificazione e della vita che sgorgano dal suo cuore t ra fi tto. Si vede da ciò che una let­ tura puramente storicizzante lascerebbe da parte le intenzioni teologiche che pre.s i ed o no a l la co m po sizione del t es to . =

=

3a PARJE: I.E APPARI ZIONI DEL RISORTO (20, 1-31 + 21, 1-25) Le apparizioni a Geru.salemme (20, 1-31) Le a flìn i tà con Luca, già notevoli n el racconto dellà Passione, con­ tinuano · in qu e l l o delle a ppa rizioni ael Cristo risorto: c ome Luca G io v anni non riferisce qui che delle trad i zioni gerosolimitane. Il racconto si s v i l uppa in 4 episodi :

34 R. E. BROWN, op. cit. ,

p.

785 s., 802 s.

35 Sui s ac ra m e n t i nel quarto vangelo vedere sotto, p. 220-227.

145

l ) l.a venuta di Ma ria eli P ie t ro c del " d i sc e po l o subi to (20, 1-10) .

1\fagdala al sepolcro pro\'Ol'a 'la venuta di che Gesù amava »: costui vede e crede

2) Segue ull 'apr,arizione di rico11oscimento d i cui Ma ri a è la bene· fìc iaria (20, 1 1-\8) : Gesù si p re s e n ta a Ici come colui che ris tabilisce l 'alleunza t ra Dio c i di sc e poli (v. 17) . 3) Il C ri s t o risorto si manifes ta agli apostoli per comunicare loro l o Spirito rigcneralore (v. 22) : s i tratta di una scena di invio in missione (20, 19-23) , parallela a quella d i Mt 28, 15-20 ; Le 24, 35-51 e A t l, 6-9 ; Mc 16, 14-19. 4) I n fi n e l a c r i st ofan i a di ri c on o sci men t o di cui Tommaso è l�eroe (20, 24-29) t e rmi n a il racconto i nt rodu ccn do v i la col1fessione di fe· de p i tl esplicita del Nuovo Te s tam e nto : « Mio Signore e mip Dio ! " (v. 211) . Ma la ri sp os ta di Gesù a tt e s ta la beatitudine del tempo clelia fede che succede nella Chiesa al tempo delle apparizioni (v. 29) . La co11cl11sione dell'evangelista (20, 30 l 'ha guidato nella sce l ta dci " segni "

s) enuncia l 'intenzione che che ha riportato 36.

Appendice: Le apparizim1i sulla riva del lago (21, 1-25) Il c ap i t o l o 21 è vi s i b i l m en t e aggiunto. Presenta un certo numero di carat teri let terari propri e il suo orientamento teologico è di· re t t a m e nt e · ec c l e s i a l e.

l ) Il racconto de lla p �sca miracolosa (21 , 1 - 1 1 ) ha il suo parallelo i n Luca nel co n t e s t o della' vocazione dei d i scepoli ( Le 5, 1·1 1) . Ma qui l 'cnm gel i s tn i n s i s te sul fatto che la rete non si rompe nono­ stan t e la p resenza di 153 g ro s s i pesci (v. 1 1) . numero simbolico il cui segreto rimane di ffi ci le da penetrare 37 . 2) " Prospe t t ive future ( 2 1 , 12-23) . Il riconoscimento del Cristo r i s or· to da parte dci su oi di scepol i si compie nel corso di una cena che rich iama quella di Em m au s (vv. 12-19) . Ma il seguito fissa il com· pito di Pietro ( « Pasci i miei ag ne l l i ! » vv. 15-17) , evoca la sua morte fu tura ( v . ·18 s) c il destino del " discepolo che Gesù amava ,. ( vv. 20-23) .

La seconda conclusione ( vv. 24-25) mostra l'attività d el l a comunità giovannea per la conservazione dei ricordi e la pubblicazione dCI va n ge lo ( « noi' sappiamo ... •) : questo fatto introduce da solo nel problema della storia redazionale.

36 Cfr. sotto, p. 149 s.

37 La m i g lior spiegazione è forse ancora quella di san t'Agostino che

fa rilevare che 153 è la somma dei numeri da l a 17 ( Tractatus in Johannem, 122, 8 ; PL 35, 1963 s.) . Ma la scelta dei diciassette primi numeri resta per noi un enigma. 146

capitolo terzo

dal quarto vangelo alla tradizione giovannea

Abbiamo analizzato finora il quarto vangelo come si presenta a noi. Dobbiamo ora andare più a fondo nel suo studio. A partire dal contenuto del libretto evangelico sot­ to la sua forma finale, indagheremo innanzi tutto sul suo scopo e i suoi destinatari ( 1 ). Ma la sua complessità interna non può mancare di sollevare il problema dell� sue fonti, come nel caso parallelo dei Sinottici ( Il ). Pren· dendo posizione in rapporto alle ipotesi dei critici, ci in­ terrogheremo alla fine sulle tappe redazionali che per­ mettono di cogliere lo sviluppo della tradizione giovan­ nea ( I I I ).

Il li bretto evangelico: scopo e destinatari

Regna tra i critici la più grande diversità di opiniop.i sul� lo scopo e i destinatari del quarto vangelo. Nel XIX secolo e nella prima metà d el xx, gli autori sottolineavano gli agganci di Giovanni con il mondo ellenistico e gli attri­ buivano spesso l'in tenzione di condurre alla fe d e il mon­ do dell 'int elligentzia greco-romana : « Rivelando che que­ sto Logos ( Parola di Dio secondo la Sapienza) è il Cristo vivente e. p erso na l e mediatore e rivelatore unico e per­ fe t to, egli dà una risposta a i desideri delle anime greche che la teoria d i un Logos impersonale, intermediario più ,

.

147

che mediatore, ombra di Dio più che immagine imperfetta, non poteva soddisfare che incompletamente 1 • · Da allora, C. H. Dodd ha rilevato le affinità tra l'Erme­ tismo e la mistica· giovannea: e ne ha dedotto lo scopo missionario di Giovanni : « L'evangelista mira a un pub­ blico non cristiano di cui desidera attrarre l'attenzione ... Questo vangelo poteva essere letto intelligentemente da chiunque non aveva in partenza alcuna conoscenza del cristianesimo che superasse il minimo che si poteva at­ tendere da un membro ragionevolmente b.ene informato del pubblico preoccupato di problemi religiosi al termine del I secolo: le idee cristiane sono distil late goccia a goccia fino alla divulgazione completa del mistero 2 ». II . new look degli studi giovannei 3 si caratterizza oggi per l'attenzione allo sfondo giudaico e per una nuova sensi­ bilità verso il carattere missionario del libro. Secondo W. ç. Van Unnik, « lo scopo del quarto vangelo era · di con­ durre i visitatori di una sinagoga della Diaspora (Giu­ dei e proseliti ) a credere a Gésù come al Messia d'Israe­ le » 4• Nello stesso senso J. A. T. Robinson distingue tra il quarto vangelo, la cui portata è vista come missionaria, e la l Gv che si propone di confermare i cristìani nella loro fede e di premunirli contro l'eresia. J. L. Martyn si inte­ re$sa ai'' problemi della comunità giovannea confrontata con l'opposizione e con la persecuzione delle autorità giu­ daiche: confermare i cristiani di origine giudaica, questo sarebbe il proposito dell'evangelista. Questo panorama molto incompleto fa già intravedere la complessità della questione. Il quarto vangelo' si colloca all'incrocio di più correnti spirituali. A second� che si è attenti a questo o a quel dato, si determinano in un senso o nell'altro il suo scopo e i suoì destinatari. In quanto a interrogare il suo testo, non lo si può fare senza anti­ cipare un po' . lo studio delle sue tappe redazionali. In ef­ fetti è facile costatare che il Prologo ( 1 , 1-1 8 ) o la pre­ ghiera sacerdotale ( cap. 1 7 ) hanno una coloritura diversa dalle discussioni di Gesù con i Giudei nel tempio. Una l J. HUBY, in Christu�, Paris 1934, p. 1047. 2 C. H. Dono, L'interprétation du IV• évangile, p. 19 s . 3 Cfr. sopra, p. 99 ss . Per gli autori citati nel corso del testo vedere la bibliografia finale. 4 W. C. VAN UNNIK, " The Purpose of St. John's Gospel •, Studia Evangelica, t. l, p. 410. .

148

soluzione rigida e semplicistica mutilerebbe dunque la realtà. Ma un testo almeno fornisce un punto di parten­ za obie ttivo : la cònclusione nella quale l 'evangel i sta ha espresso le sue intenzioni (20, 30 s.). Dopo un esame di questo . testo sottolineeremo gli indizi che mos trano nel vangelo un'opera indirizzata a lettori giudaici, poi quelli che gli conferiscono una nota di universalismo missiona­ rio. Ci chie deremo infine quale posto vi occupa la pole­ mica. LE INTENZIONI DI GIOVANNI SECONDO

20, 30-3 1

Prima dell'appendice del capitolo 2 1 , abbiamo visto s che l'evangelista ha precisato il suo scopo nella finale della sua opera (20, 30 s.). Questa conclusione non è senza ana­ logie con il preambolo di Luca (Le 1, 1-4 ) e presenta af­ finità di stile con il III vangelo; il che non permette tut­ tavia di attribuirne a Luca la paternità �. Ipotesi redazionali. Per i difensori della Semeiaq u elle (R.

Bultmann , R. T. Fortna, W. Nicol) questo passo costi­ tuisce la finale della collezione dei « Segni » e ne mani­ festa lo . scopo apologetico : si tratterebbe di presentare Gesù come dotato di poteri d i v ini (nello stile dei theioi and're·s greci ) e di abilitarlo così come Messia. Ma passi molto chiari dell'evangelista si oppongono a una teologia del miracolo tanto semplicistica (cfr. 4, 48; 12, 37, ecc. ). H. Thyen 7 ha ragione di protestare contro una contrad­ dizione tanto flagrante tra la redazione finale . dell'evan­ gelista e il contenuto ·della sua · fonte: se l'evange li sta non avesse ratificato il libro già in uso nella sua comunità, avrebbe dovuto scrivere un'opera del tutto differente; ma se aveva preso in contropiede la sua fonte, non avreb­ be provocato le proteste dei suoi lettori ? In modo più sfumato, G. Richter 8 pensa che 20, 3 1 permette di carat­ terizzare « lo scritto fondamei1tale » come perseguente uno scopo strettamente cristologico (cfr. W. Nicol ). Di 5 Cfr. sopra, p . 146.

Con tro M. E. BorsMARD, " Saint Luc et la rédaction du IV• gile "• RB 69 ( 1962) , p. 200-203. 7 H . THYEN, in Theol. Rundschau, 1975; p. 329 s. 8 G. RICHTER, " Die Fleischwerdung des Logos im Johannesevange­ Iium », Novum Testamentum 13 ( 1971), p. 81-121 ; 14 ( 1 972) , p. 257-279.

6

évan­

149

conseguenza, tutto ciò che presenta altri caratteri (pare­ netici, come in 13, 12-17 o antidoceti, come in l , 14-1 8 e 6, 51-58 ) sarebbe da · mettere sul conto di un redattore po­ steriore. Queste ipotesi redazionali non tengono abbastanza conto del seguente fatto: 20, 30 s. era già cosl ben incorporato nell'insieme del vangelo che quando un discepolo volle aggiungere il cap. 2 1 , non osò modificare il testo anteriore: aggiunse semplicemente e puramente H suo capitolo do­ po la conclusione. Conviene dunque vedere qual è l'esat­ ta portata di que·s ti vv. 30 e 31 in rapporto ai primi 20 capitoli. Il « Libro dei segni » ( l , 19-12, 43 [o 50] ) è inquadrato da due formule che ma­ nifestano la relazione tra segno e fede (2, 1 1 e 12,)7 ). Il « Libro dell'Ora » ( 13, 1-20, 29) è consacrato al segno per eccellenza, la crocifissione 9 ; le cristofanie possono essere considerate come inviti a credere nella glorificazione del crocifisso e nella sua signoria sulla Chiesa (cfr. 20, 17: formula della nuova alleanza) 10 • La professione di fede di Tommaso segna il punto culminante di tutto l'itinera­ rio spirituale dei discepoli . e prepara la conclusione di 20, 3 1 . Il tenore stesso del v. 3 1 si presta a discussione, perché i manoscritti sono divisi. La grande maggioranza ha un congiuntivo aoristo (tvet 7ttanua·lj-re : lezione adot­ tata dall'edizione delle Sociétés bibliques ). Poiché il con­ giuntivo aoristo ha normalmente un senso ingressivo si tradurrà: « affinché voi acquisiate la fede 11 , il che im­ plica un uditorio non cristiano. Ma il congiuntivo presente (Cvcx 7tLO"-reuYrre ) è attestato da antichi testimoni alessan­ drini, e concorda meglio con le abitudini letterarie di Giovanni che costruisce ordinariamente (vx con il con­ giuntivo presente (3, 15.16; 6, 40, ecc.) 11• In questo ca so si tratta di una continuità e di un progresso nella fede: l'evangelista si indirizza a cristiani già iniziati. L'uso cosl carat teristico in Giovanni del verbo menein ( dimorare ) fa­ vorisce questo senso. Bisogna che le parole di Gesù dimoLa conclusione e l'insieme del libro.

Cfr. sot to, p. I O A . Fll U ILUIT,

224 s. « Les christophanies pascales du quatrième évangile son t-elles des signes ? •, NRT m (lf175) , p. 577-592. . I l S. SABUGAJ., Christos. lnvestigacion exegética sobre la· cristologia joannea, Barcellona 1972, p. 363, nota l .

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rino nei credenti (8; 3 1 ; 1 5 , 7 ), perché essi prendano parte alla libertà del Figlio (8, 3 5 ) e portino frutto in abbondan­ za. Con insistenza l'allegoria della vigna invita a dimo­ rare nel Cristo, come lui nei fedeli { 15, 4-1 0 ). La fede si caratterizza come riconoscimento di Gesù in qualità di Cristo, Figlio di Dio {cfr. 1 1 , 27). Conviene dare un significato speciale a ciascuno dei termini ? Van Unnik privilegia il primo, seguito da S. Sabugal. R. Schnacken­ burg pensa al contrario che solamente il titolo Figlio di Dio corrisponda pienamente alla teologia di Giovanni 1 2 • I n real tà, i due punti di vista non sono esclusivi 1:uno dell'al tro. Nel capitolo di presentazione, Giovanni mol­ tiplica i titoli di Gesù di portata messianica: Agnello di Dio, Figlio o ( Eletto ) di Dio, Messia, Re di Israele, Figlio dell'Uomo ( 1 , 29-5 1 ). La natura della regalità del Cris to appare in modo paradossale nella passione (cfr. 19, 1-3 : la coronazione di spine) e il titolo della croce proclama all 'universo che Gesù è re { 1 9, 20: scritta re­ datta in tre lingue ). Cosl è in modo universale· e trascen­ dente che Gesù compie la lunga attesa di Israele. Senza la precisazione « Figlio di Dio », l'espressione della fede non sarebbe completa. Nessuno più di Giovanni S'è applicato a manifestare le strette relazioni tra il Figlio e il Padre. L'agire del Figlio è rivelatore delle intenzioni del Padre ( 5 , 17 s.), perché il Padre è presente in suo Figl io ( 14, 9 s.). l Gv ne trae le conseguenze: non si può negare il Figlio .s enza rinnegare il Padre e confessare il Figl io è avere il Padre ( l Gv 2, 23 ) . L'opera giovann ea si riferisce al disvelamento di questo mistero de.l Padre e del Figlio e alla confutazione delle obiezioJ;ti secondo le quali questa proclamazione andrebbe contro il monotei­ smo ( 5 , 1 8 ; 10, 33 ). Per Giovanni la fede non ha nulla di astratto: essa è con­ dizione di vita : l>: M . E. B oi s m a rd , " Le papyrus Bodmer Il », RB 64 ( 1 957) , p. 363-398, c rec e n s i o n e della nuova edizione di V. Martin - J .W.B. Barns, R B 1 0 ( 1 963 ) , p. 1 20- 133. - J. Du p l acy , in RSR 5 0 ( 1 962) , p. 249-252. .:_ K. A l a mi , « Ncue Neutcstamen tliche Papyri ( I I) " • NTS IO ( 1 %3/64) , p. 62-79 ; NTS 11 ( 1 964/65) , p. 1-2 1 . S�tl p7�: J . Du placy, in R S R 5 0 ( 1 962) , p . .255-260. - C . L . Portcr, " An Analysis of thc Tcx tual Variation bctwccn Pap. 75 and Codc x Vat i c a n u s i n . tbc Tcx t of John », i n Studies in thc History and Text of tlte Ncw Testament ( Fes t s c hrif t K. W. Clark) , Salt Lake C i i ;< 1 967, p. 71-80.

Edizioni della Vetus Latina: A. J ii l i ch e r-W . Matzkow-K.' Aland, Ita­ la lV, Bcrlin 1963. - Sulle versioni copte: R. Kasscr, L'évangile se278

lon S. Jean et NcucMlcl 1 967.

Ics

versions

coptes

( B ibl iot hèquc

Théologique) ,

B. M. Mctzger, The Text of tlre New Testament: lts Transmission, Co rruptimr and Restoration, Oxford 1 964. - R. Schnackl·nhurg. Das Julrall nese\'angelirmr, t. l, p . 1 53- 1 7 1 .

Pl•r uno sgua rdo d'insieme:

I l . Lingua e stile del" quarto vangelo E . Malatcs l a , St. Jolm 's GospcT, n. 604-670. E . A. Ahbo! l , Jolwn­ ninc Vocabrtlarv, Lo n don 1 905 ; Jol1a1111i11e Grammar, Lon don , 1 906 . C . F . B u rncy, 1'11e tl ramaic Origi11 of tlte Fourtlt Go.� pd, Oxford 1922. - C. C. To rn·y , « Thc A ra m a i c Origin of t h c Gospel of Juhn •• , II TR 1 6 ( 1 923) . p . 30.5-344 ; Our Trm r sln t cd Gospcls: Some uf t lw Evidelll"