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Italian Pages 232 [236] Year 1998
CARMINE DI MARTINO
ILMEDIUM E LE PRATICHE
di fronte e attraverso
Jaca Book
n.. MEDIUM E LE PRATICHE
Per ragionare logicamente bisogna scrivere alfabeticamente. Non basta cioè parlare con la bocca e prestare ascolto con l'orecchio al discorso risonante. Occorre «vedere>> il discorso, sotto porlo all'analisi e alla manipolazione del l'occhio, a una linearizzazione e schematizzazione che sono soltanto visive. È necessario insomma che a presiedere alla pratica linguistica sia un occhio e non un orecchio. Questo è l'orizzonte d'esperienza che l'avvento del me dium alfabetico ha reso possibile, rivelandosi come la soglia di apparizione della voce pura e dell'umanità della theoria, cioè di quel mutamento radica le di atteggiamento che prende il nome di «filosofia». Fuori da un tale oriz zonte ci potranno essere infinite forme di . In questo senso, il testo di McLuhan può essere considerato uno dei «luoghi>> in cui tale «trasfor· mazione>> si è data a leggere con maggiore efficacia. Lasciamo per ora in sospeso ogni discussione riguardo alla legittimità e allo statuto di un discorso genealogico: la affronteremo, al di là di temi strettamente mcluhaniani, nell'ultimo capitolo (cfr. cap. v, «La questione genealogica>>) . =
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I media e le pratiche da Sini, di «soggetti alle pratiche dei saperi» che ci caratterizzano come >, in vista della memorizzazione orale. Il nucleo fondamentale della scoperta di Parry è pubblicato in: M. Parry, L' Epithète traditionelle dans Homère, Société Editrice des Bel les Lettres, Paris 1928. I risultati delle sue ulteriori ricerche furono raccolti, dopo la prematu ra scomparsa, dal figlio Adam Parry (cfr. M. Parry, Tbe Making of Homeric Verse: The collected papers ofM. Parry, a cura di A. Parry, Clarendon Press, Oxford 1971, pp. IX-IXLn) e sviluppati dal suo allievo e assistente Albert B. Lord (cfr. A.B. Lord, The Singer of Tales, Harward Uni versity Press, Cambridge 1960). Per un sintetico esame della teoria di Parry e della sua influenza in America e in Europa cfr. R. Di Donato, Problemi di tecnica formulare e poesia ora le nell'epica greca arcaica, in «Annali Scuola Normale Superiore>>, 38, 1969, pp. 243-94. 17
Il medium e le pratiche ca della scrittura alfabetica come condizione d'insorgenza della razionalità filosofico-scientifica15 ; riflessioni a cui sono largamente debitori tutti coloro che si sono successivamente occupati del problema, McLuhan compreso 16• Nella sua ultima opera, La legge dei media, il nostro autore fa abbondante mente ricorso alle analisi di Havelock quando si tratta di mostrare il pecu liare potere dell' alfabeto greco rispetto a quello di tutte le altre scritture co siddette fonetiche. Su di un versante più marcatamente antropologico, ne gli anni immediatamente posteriori alla pubblicazione de La galassia Guten
berg, Jack Goody svolge ricerche in una direzione affine, conseguendo risul tati apprezzabili17• Su percorsi simili, sempre nello stesso periodo, si svilup pano anche le analisi di Walter Ong sulla nella costituzione dell'atteggiamento teoretico e del discorso logico. Oltre al menzionato saggio U. Goody-l. Watt, The Consequences o/ Literacy, in ) e le «qualità udibili del lin guaggiO>). Dopo una prima fase di apprendimento, egli può contare sul codi ce grafico come «supporto esclusivo di significazione>)57 • L'alfabeto mantie ne «Un rapporto visivo-uditivo indiretto con il linguaggio orale (l'analisi fo nemica vi è spinta al di là dell'unità sillabica)>)58 • Perciò l'attenzione alfabe tizzata può interamente «poggiare sulla coerenza interna della grafia>) e, al meno di principio, «non contare affatto sulla parola come sostegno alla pro gressiva assimilazione delle indicazioni del testo e passare direttamente, in maniera quasi ideografica, dai segni alle idee>)59• n lettore ideale della scrit tura alfabetica, colui che ne mette pienamente a profitto le qualità struttu rali, è pertanto il lettore silenzioso, capace di rinunciare all'appoggio della parola orale e a ogni forma di sotto-vocalizzazione, in grado di leggere sen za ricorrere alla fonazione e ad altri movimenti del corpo. Ma «per leggere bene senza il tramite della fonazione (la quale di per sé consente di afferra57
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D. De Kerckhove, La civilizzazione video-cristiana, cit., p. 54. Ibidem, p. 30. Ibidem, p. 55.
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L'occhio e il processo di civilizzazione re il testo frazionandolo automaticamente come nella parola), l' attenzione deve agguantare il testo cosl come una mano trattiene un oggetto mentre l'altra lo taglia a pezzi»60• Occorre, insomma, un'operazione combinata di afferramento e di frazionamento del visibile (del testo) . «Prendere» e «fra zionare», prendere visione del testo e analizzarlo sequenzialmente, ecco la «doppia routine visiva» consentita e richiesta dalla lettura alfabetica. Evi denziamo meglio la differenza che intercorre tra questa duplice routine «al fabetica» e le routines richieste dal riconoscimento dei segni sillabici. Consideriamo in primo luogo i sillabari vocalizzati. 142 • Il distacco non è congruo, ovviamente, né con la gestualità tattile, né con la gestualità uditiva, esso è la distanza propria della gestualità visiva e di nessun'altra. L'espressione «osservatore distaccato», di sinteressato, neutro, freddo, è pertanto in qualche modo tautologica, non tanto perché non si possa o non si debba essere «interessati» a questo o a quel visibile, quanto invece perché il distacco è innanzitutto da intendersi come l'abito intrinseco all' esercizio stesso della visione (a prescindere da ogni ap provazione o riprovazione del visibile): ciò emerge al massimo grado quando il gesto visivo si realizza nella separazione dalle altre gestualità. L'alfabeti smo non «inventa», quindi, il distacco visivo, ma lo estrinseca, lo rende do minante e normativa, rende cioè gli uomini «prevalentemente visuali», come affermava McLuhan. «Si può osservare tra parentesi - scrive Sini - che è in questa gestualità pan-ottica che si fondano il progetto e la parola della filo sofia in quanto pretesa a uno sguardo panoramico e universale, progetto tota lizzante che vuoi considerare il mondo come da un punto di visione esterna al mondo, assumendo l'ideale collocazione di Dio; proprio perciò la filosofia privilegia cosl spesso, almeno a partire da Platone, gli esempi dello sguardo e della visione (idea, eidos, come si sa, vuoi dire visione)»143• 141 142 14 J
00, p. 34. 00, p. 34.
C. Sini, Il simbolo
e
l'uomo, cit., p. 206.
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Capitolo quarto LA DETRIBALIZZAZIONE E IL DISCOR SO LOGICO
l. L 'apparizione dell'individuo «L'alfabetismo ha estromesso l'uomo dalla sua tribù, gli ha dato un oc chio al posto dell'orecchio ed ha sostituito il suo sentimento di appartenen za collettiva, totale e in profondità con i valori visivi e lineari e con una co scienza frammentaria»1• La separazione della vista dal suono si riflette, sul piano sociale, nella separazione dell'individuo dalla tribù, o meglio, nell' ap parizione stessa dell'