IL CAMMINO NEOCATECUMENALE: Storia e pratica religiosa [1] 8897489575


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IL CAMMINO NEOCATECUMENALE: Storia e pratica religiosa [1]
 8897489575

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D A N ILO R ICCAKI»

Storia e pratica religi Voi. I

Danilo Riccardi

© Copyright 201 8 II Terebinto Edizioni

IL C A M M IN O NEOCATECUMENALE

Sede legale: via degli Imbimbo 8/E

Storia e pratica religiosa (Voi. I)

83100 Avellino tei. 340/6862179 e-mail: [email protected] UUID: bgcobidz-jioc-iie8-88fd-i7532927e555 Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write http://write.streetlib.com

Indice dei contenuti

INTRODUZIONE CAPITOLO I CAPITOLO II CAPITOLO III CAPITOLO IV CAPITOLO V CAPITOLO VI CONCLUSIONI BIBLIOGRAFIA Note

IN T R O D U Z IO N E

documenti contro apologetici, tali documenti da soli non permettono un'analisi scientifica dei processi genetici, dello sviluppo e delle strutture interne di questi

I Movimenti Ecclesiali sono ormai divenuti una forza propulsiva della Chiesa Cattolica. Alcuni studiosi hanno definito questi movimenti come longa manus con la quale la Chiesa riesce ancora ad attecchire nella società contemporanea e - in al­ cuni paesi - a influenzarne le scelte politiche. Altri, invece, hanno constatato che i Movimenti sono divenuti i principali bacini dai quali proviene il maggior numero di vocazioni al sacerdozio e alla missionarietà. Attualmente i Movimenti Ecclesiali sono al centro di dibattiti teologici e dell’o­ pinione pubblica che spesso, semplicisticamente, tendono ad etichettarli come movimenti integralisti, fondamentalisti, antimodernisti, papisti e settari. Tali defini­ zioni sommarie sono frutto di una mancata riflessione storica sulla nascita e pro­ liferazione di tali movimenti. Ancora oggi il dibattito teologico all’interno della Chiesa tende ad analizzare questo fenomeno secondo parametri dell’apologetica, portata avanti dai movimenti stessi e dai propri protettori, e dalla contro apolo­ getica, che vede in essi le cause della crisi della Chiesa contemporanea. La storio­ grafia laica si è interessata ai movimenti ecclesiali da poco tempo, vedendo nei movimenti uno dei principali canali di ricerca per analizzare alcuni fenomeni come il rapporto che la Chiesa Cattolica ha con il mondo secolarizzato, i rapporti tra le istituzioni vaticane e le realtà territoriali, i mutamenti liturgici, devozionali e teolo­ gici che si stanno realizzando all’interno della Chiesa stessa. Tale storiografia riscontra alcune difficoltà nell’analisi del fenomeno. La prima è data dal fatto che i Movimenti Ecclesiali non hanno costituito nessun archivio pro­ prio, andando contro le direttive del IV Congresso Archivistico della Cei che invi­ tava esplicitamente i responsabili dei Movimenti a costituire archivi propri. Per questo gli storici si trovano a dover analizzare documenti prodotti direttamente dai Movimenti stessi nei quali si tende ad esaltare il proprio mito fondativo e

movimenti. Un’altra difficoltà che fossilizza l’analisi di questi movimenti è quella di considerarli unicamente il frutto del Concilio Vaticano II; non a caso la maggior parte dei movimenti, anche quelli nati negl’anni ‘40 del ‘900, tendono appropriarsi indebitamente di tale rappresentazione. Questa visione deve essere interpretata alla luce del fatto che a partire dagli anni ‘70 le istituzioni Vaticane cercarono di con­ trollarli e di farli interagire con la dottrina del Magistero, modellandoli secondo i principi teologici del Concilio Vaticano II. Infine, dobbiamo sottolineare come tale storiografia, e nella fattispecie quella italiana, sia più interessata ad analizzare i rap­ porti che ci sono tra i Movimenti Ecclesiale e la politica e non la struttura e l’or­ ganizzazione di quest’ultimi. Tutto ciò ha fatto in modo che il prodotto dell’analisi storica si sia soffermato solo sulla costruzione di una periodizzazione del feno­ meno che ha come punti di riferimento i pontificati post conciliari, che vanno da Paolo VI a Benedet:o XVI, e all'analisi dell’influenza politica che questi Movimenti hanno all’interno delle politica interna vaticana e mondiale. In questo modo è man­ cata un’analisi attenta delle caratteristiche precipue dei singoli movimenti, i quali, pur avendo tratti comuni, si esprimo secondo carismi, itinerari di fede, organiz­ zazione interne e metodi di evangelizzazione propri. Per analizzare tutto ciò la sto­ riografia deve focalizzare il suo lavoro studiando e osservando le prassi e i modi di vivere le appartenenze degli aderenti di questi Movimenti. Per fare ciò, oltre alle fonti usate dalla suddetta storiografia, lo storico deve portare avanti una vera e pro­ pria ricerca sul campo con la quale è possibile osservare i riti e la vita comunitaria di queste realtà. Tali osservazioni, divenute fonti, dovranno essere analizzate con gli “occhiali metodologici” forniti dalle scienze sociologiche e antropologiche così da poter analizzare con maggiore oculatezza le fonti scritte riguardanti i riti e le funzioni religiose^.

Con tali strumenti metodologici ho deciso di analizzare la storia di uno di questi movimenti: Il Cammino Neocatecumenale. Nato in Spagna nella baracche madri­

nei seminari diocesani Redentoris Mater che seguono la prassi religiosa dell’iti­ nerario di fede del Cammino.

lene di Palomeras Altas negli anni ‘6o del ‘900 grazie all’iniziativa del pittore Kiko

Tutti questi aspetti sono stati analizzati con il seguente metodo: dapprima ho

Arguello e della missionaria Carmen Hernadez, conta più di un milione di aderenti

analizzato tutti i documenti pubblicati sui dicasteri vaticani riguardanti il Cam­

dei quali solo 250.000 in Italia, facendo di esso la realtà ecclesiale con più aderenti

mino, successivamente i testi ufficiali del Cammino, gli Statuti, il Direttorio Cate­

al mondo. La motivazione di tale scelta è da ricercare non solo da questo impor­

chetico e le pubblicazioni celebrative, successivamente tutta la bibliografia descrit­

tante dato numerico, ma nella struttura del proprio itinerario di fede che lo diffe­

tiva e contro apologetica. Dopo quest’analisi bibliografica ho realizzato “osser­

renzia dagli altri Movimenti Ecclesiali. Non a caso questa realtà tende nel suo rac­

vazioni sul campo” in vari luoghi del mondo, nella fattispecie in Europa e in Sud

conto a non identificarsi come Movimento Ecclesiale, bensì come «un itinerario di

America, durante le quali ho osservato le prassi religiose degli aderenti. Tali prassi

formazione cristiana valida per la società e per i tempi odierni». Questo itinerario

risultano essere identiche in tutte le realtà osservate, anche in luoghi di missione

di fede, vissuto in piccole cellule comunitarie formate da un numero di persone

come in Russia, dove ho analizzato i metodi di evangelizzazione di una famiglia in

che oscilla dalle 15 alle 50 unità, è strutturato in varie tappe di formazione le quali

missione operante a MoscaU J . All’ osservazione sul campo è seguita la costru­

sono caratterizzate da riti e funzioni religiose che tendono a ri-costruire l'immagine

zione di ponti relazionali con un numero diversificato di aderenti, con i quali sono

e il racconto di sé dei singoli aderenti. Non a caso l’itinerario di fede prevede che le

state prodotte delle interviste con l’intento di analizzare i modi di vivere l'itinerario

comunità debbano vivere la maggior parte delle funzioni religiose in assemblee

di fede. La scelta del campione, forte della conformità dei riti e delle prassi reli­

chiuse ai non aderenti. Tale strutturazione è descritta in parte negli Statuti del

giose in tutto il mondo, ha visto coinvolte 45 persone, per la maggior parte appar­

Cammino Neocatecumenale e all’interno del Direttorio Catechetico. Quest’ultimo

tenenti ad una parrocchia di Napoli. Le interviste sono state analizzate con gli stru­

pur essendo approvato dai dicasteri vaticani, risulta consultabile solo ai formatori

menti metodologici della sociologia religiosa, con i quali si sono potuti analizzare

del Cammino Neocatecumenale. Tutto ciò, accompagnato dalla diffusa pratica di

non solo il racconto che gli aderenti fanno di se e del loro vivere l’appartenenza al­

endogamia tra gli aderenti e all’accusa sommaria di formare questi ultimi ad imma­

l’itinerario di fede, ma anche i fenomeni più discussi del Cammino Neocate­

gine dell’iniziatore Kiko Arguello, ha fatto in modo che numerosi detrattori del

cumenale come l’azione catechetica, i rapporti endogamici tra gli aderenti, la pra­

Cammino lo definissero come una vera e propria setta. Non a caso il Cammino ri­

tica della decima, i metodi di evangelizzazione nel mondo e l’adulazione del leder

sulta essere la realtà ecclesiale con la più ampia bibliografia contro apologetica.

religioso Kiko Arguello, i quali fino ad ora erano stati o denunciati in modo som­

Inoltre, il Cammino è caratterizzato dal “carisma" dell’evangelizzazione che ha per

mario dai suoi detrattori o difesi apologeticamente dai suoi aderenti.

messo la sua diffusione in tutto il mondo. A tale carisma, come vedremo, sono

Questo studio, oltre ad analizzare la storia e la struttura di una realtà ecclesiale, è

chiamati tutti gli aderenti, ma in special modo alcune categorie che sono: i cate­

una fotografia sulla società contemporanea dove milioni di persone per rispondere

chisti itineranti, le famiglie in missione, le ragazze in missione e i sacerdoti formati

all’anonimato e alla tragicità del vivere quotidiano creano un regime protetto di

esistenza grazie al quale possono sentirsi protagonisti e partecipi alle vicende della

individui introdusse «quella transizionalità dei valori che erodeva i sistemi di signi­

storia del mondo.

ficato tradizionali, resi difficili dal processo d’identificazione religiosa d’individui e gruppi in ambienti nuovi, e infine introdusse indifferenze verso le strutture

Mutamenti religiosi del XX secolo

Alla fine del XIX secolo il mondo conobbe dei cambiamenti molteplici e impo­

ecclesiali»^!. | n q U e s t0 tipo di società non risultava agevole incanalare la vita di fede^!. La visione atea si espandeva sempre di più all’interno della società occi­

nenti, che riguardarono ogni campo della vita e dei principi del vivere sociale. Lo

dentale, mentre l’ideologia marxista sembrava definire una società perfetta, nella

scenario generale è quello di forti conflitti e dell’affermarsi di gravi ingiustizie so­

quale vi era l’esclus one della fede in Dio.

ciali. Gli interessi materiali prevalgono con la forza su quelli ideali e morali, l’aspi­ razione alla realizzazione della potenza è prioritaria rispetto alla libertà, la legitti­

Nell'Europa

cattolica

scristianizzazione^!,

sembrava

m e n tre

ormai

inarrestabile

il

processo

di

la pratica religiosa conosceva un aftievolimento,

mazione degli imperi è soverchiante rispetto a quelle delle nazioni, l’ordine civile e

accompagnata da un sentimento d’indifferenza riguardante le autorità ecclesia­

la disciplina sociale solo valori indiscutibili^.

stiche. In questo quadro a tinte drammatiche, la Chiesa incominciò un processo di

In questo scenario cominciarono a essere evidenti gli squilibri tra i bisogni in­

rinnovamento, visto che nel suo seno aveva ancora molti cristiani che vivevano

dividuali e quelli della comunità dell'intera umanità: cominciavano a profilarsi le al­

sinceramente la fede. All'Interno della Cattolicità «s’intensificò l’apostolato laicale,

terazioni provocate nell'ambiente dall’inquinamento atmosferico; la minaccia ato­

l’avvio del movimento liturgico, l’impegno nelle questioni sociali e politiche, l'a­

mica incombeva costantemente lasciando presagire catastrofi apocalittiche; e in­

zione missionaria nei paesi del terzo mondo, gli sviluppi della teologia nella dire­

fine, la maldistribuzione delle ricchezze tra paesi ricchi e quelli poveri. Anche all’in­

zione dell’approfondimento sia delle radici bibliche e patristiche, sia del suo ruolo [81 di fronte alle filosofie contemporanee»1-' 1.

terno delle società occidentali, pur essendoci politiche di Welfare State, incomin­ ciarono a delinearsi insostenibili divaricazioni tra i ceti sociali, e quelli a basso red­

L’azione missionaria facilitò la coniugazione tra il messaggio evangelico e le

dito finirono per formare delle vere e proprie “endaves di povertà". Questi squilibri

diversità culturali con le quali venne ad incontrarsi. Si attuò anche un progetto di

determinarono il passaggio da una visione comunitaria della vita, dove le istitu­

azione sociale di dialogo col mondo operaio, egemonizzato dall’ideologia mar­

zioni principali erano la famiglia, i gruppi sociali, la religione, ad una visione «inco­

xista. Un esempio è quello dei preti operai francesi, che entravano nelle fabbriche

lore della vita, dove gli individui erano privi di storia, esangui, immersi nelle chiac­

come semplici operai e condividevano le sofferenze e le lotte di questi ultimi. L’e­

chiere e nella n o ia» ^ .

sperienza sarà giudicata fallimentare e considerata conclusa dalle autorità ecclesia­

In questo quadro anche le forme tradizionali di religiosità hanno conosciuto dei

stiche nel 1954.

mutamenti profondi. La nascita di correnti politico-ideologiche mutò così radical­

Queste attività dimostrarono come alcuni gruppi cattolici intendessero dialogare

mente il pensiero da avere influenza sullo spirito. Il culto e il credo religioso furono

con gli schieramenti di classe che da sempre erano visti come antagonisti della

investiti da un processo di privatizzazione. La facilità di mobilità delle merci e degli

stessa Chiesa. Altn gruppi, in opposizione alla visione borghese della vita,

richiamarono i valori che stavano alla base del messaggio evangelico, basato sullo

«pervadono la vita della Chiesa, la riassumono, la richiamano e la dirigono»'’1 -” . I

spirito di povertà e di condivisione diretta nelle situazioni di miseria. Il più celebre

concili vennero tutti tenuti in una «particolare crisi degli affari della Chiesa», dove

testimone di quest’esperienza pauperista fu Charles De Foucauld^J, che all’inizio

per crisi intendiamo «un crocevia nel quale ci si arresta per esaminare i perimetri

del XX secolo si era stabilito nel Sahara, senza far opere di proselitismo, ma con

della vita cristiana alla luce del Vangelo e della Tradizione, in ordine alla missione

l’intento di offrire una testimonianza evangelica.

apostolica della Chesa»'— . Il nome stesso del concilio “Vaticano" s’inserisce al­

Questa visione di fede fu ripresa dai Piccoli Fratelli e dalle Piccole Sorelle, negli

l’interno di una tradizione millenaria che vede Roma sede della «Chiesa madre di

ambienti urbani delle nazioni progredite. Il messaggio evangelico di Charles De

tutti i credenti cattolici di ogni ramo che si estende in tutti i paesi del Mondo. La

Foucauld influenzò fortemente lo spirito di Kiko Arguello, iniziatore del Cammino

sua azione raggiunge il mondo intero »^ !. Roma, nella sua veste universalistica,

Neocatecumenale. Numerosi esponenti della Chiesa Cattolica cercarono di porre

rappresentò il luogo migliore per dare una veste ecumenica al concilio, il quale, a

fine al conflitto tra cattolicità e modernismo, ancora vivo agli inizi del XX secolo,

differenza di quelli precedenti, intendeva rivolgersi a tutta l’umanità e non solo ai

sostenuto dall’enciclica Pascendi Dominici Cregis di Papa Pio X, dell’8 settembre

credenti cattolici.

1907, con cui ci si ergeva contro il movimento culturale modernista, che in quegli

Giovanni XXIII, il 25 gennaio del 1959, festa della conversione di San Paolo, pres­

anni tentava di conciliare filosofia moderna e fede1— L Altri gruppi cercarono di

so la basilica Ostiense, annunciò «tre avvenimenti della massima importanza: un

abbandonare la visione della teodicea e dell’apologetica e di riformare, tramite una

Sinodo diocesano per l’Urbe, la celebrazione di un Concilio Ecumenico per la 1— L Alla base del Chiesa Universale, e l’aggiornamento del Diritto Ecclesiastico»[181

nuova antropologia cristiana, il rapporto tra storia e fe d e ^ . Altri tentarono di aprire un dialogo con i non cattolici, dando vita al Consiglio

Concilio c'era l’intenzione di «promuovere l’incremento della fede cattolica, un

Ecumenico nel 1948. Proprio in questo clima di «rinnovamento e di novità dei

salutare rinnovamento dei costumi del popolo cristiano e aggiornare la disciplina

te m p ii— - il Pontefice Giovanni XXIII convocherà il Concilio Vaticano II. Un pe­

ecclesiastica secondo la necessità dei tempi»k9J. L’intenzione di convocare un

riodo in cui le due grandi superpotenze decidevano di non usare il conflitto armato

Concilio Ecumenico da parte del Pontefice fu salutata «con stupore da parte dei

per mettere fine alle proprie d isc o rd ie ^ . Anzi vennero stipulati accordi commer­

cattolici». Dobbiamo ricordare che nel 1871 il Concilio Vaticano I aveva sancito il

ciali ed economici tre le parti. Inoltre, il mondo incominciava ad assumere un

dogma dell’infallibilità del Papa. Per molti il Concilio Vaticano I sarebbe rimasto

aspetto sempre più globale. Possiamo sicuramente dire che gli anni sessanta del

l’ultimo concilio della storia della chiesa latina, poiché l’indizione di un nuovo con­

Novecento si presentavano come gli anni deH'ottimismo, rappresentato anche

cilio sarebbe risultato inopportuno e avrebbe potuto porre in difficoltà la Chiesa.

nella musica c nelle altre arti.

Il percorso che portò Papa Roncalli alla proclamazione del Concilio ha origine anche dal curriculum di quest’ultimo, nutrito «dalla familiarità con tappe salienti

Il Concilio Vaticano II tra Giovanni XXIII e Paolo VI Il Concilio Vaticano II s'inserisce all’interno di una tradizione di c o n c ili^ che

della storia della chiesa e dagli incontri con le culture, problematiche, e persone», e dall’umiltà personale del Papa «ammaestrato dall’esperienza ed impegno dal

punto di vista pastorale, che non aveva la presunzione di guidare la chiesa come

Chiesa Evangelica di Germania, la Convenzione Mondiale delle Chiese di Cri­

un monarca»'— '. Sicuramente l'annuncio del Concilio, anche visto ai nostri giorni,

sto, il Comitato mondiale di consultazione degli amici(quaccheri), il Consi­

appare un atto epocale, che riuscì a intercettare i bisogni e le istanze insite nella co­

glio mondiale congregazionista e quello metodista, l’Associazione interna­

scienza del cristianesimo moderno e contemporaneo, oltre a lanciare uno sguardo

zionale del cristianesimo liberale'— '.

su tutta l’umanità. La mattina dell’n ottobre del 1962, con un rito imponente, ci fu l'apertura del Concilio Vaticano II, durante il quale si videro riuniti all’interno della Basilica di San Pietro i padri conciliari, gli osservatori delegati delle altre confessioni, i rappre­ sentanti di 86 missioni diplomatiche straordinarie e il Presidente della Repubblica Italiana. Durante la celebrazione il Papa lesse per 35 m inuti un discorso nel quale ammetteva che la storia del cristianesimo aveva conosciuto periodi di tristezze e pene, ma nello stesso tempo la Chiesa, non discostandosi dalla verità ricevuta dai

Il Concilio si svolse in quattro tempi. Il primo va dall'11 ottobre all’8 dicembre del 1962. Il secondo periodo va dal 29 settembre al 4 dicembre del 1963. Il terzo periodo va dal 14 settembre al 21 novembre del 1964. Il quarto ed ultimo va dal 14 settembre all’8 dicembre 1965. Giovanni XXIII muore il 3 giugno del 1963. Il 21 giu­ gno dello stesso anno viene eletto come suo successore il cardinale Giovanni Bat­ tista Montini che prende il nome di Paolo VI. Questi assicurò «che la parte premi­ nente del proprio pontificato sarebbe stata occupata dalla continuazione del Con­ cilio Ecumenico Vaticano ll» '~ ^. Paolo VI riprese il pensiero giovanneo soste­

padri, guardava al presente e alle nuove condizioni e forme di vita introdotte nel mondo moderno. Per questo il Concilio diveniva il luogo dove ricercare l'unità dei

nendo che «l’obbiettivo principale del Concilio: non sarebbe stato custodire con fanatismo l’antichità, e le armi della severità»'— '. Infatti, tutti i documenti conci­

cattolici, l’unità con i fratelli separati e infine l’unità nella stima e nel rispetto verso la Chiesa Cattolica da parte di coloro che seguono religioni non cristiane. La fisionomia dell’assemblea che porterà avanti i lavori conciliari chiarisce bene la prospettiva universale. «Il numero degli aventi diritto al voto deliberativo oscillò, tra i 2800 e i 3000, con una quota di effettive presenze che si attestava su livelli inferiori, tra le 2000 e le 2100 unità»'—'. La partecipazione così ampia e l'apertura al confronto dibattimentale delle altre confessioni, non fu approvata da tutto il

liari non conterranno né anatemi né maledizioni, a differenza dei concili prece­ denti. Tuttavia Paolo VI perdeva la visione ottimistica di Giovanni XXIII e metteva in risalto le difficoltà spirituali presenti. Non solo in ambito ecclesiale, ma anche del mondo «il cui cuore declina verso il vuoto, la tristezza, la disperazione». Pur tu t­ tavia la visione fina e era fiduciosa: «noi guardiamo al nostro tempo con immensa simpatia e con immenso desiderio di offrire agli uomini di oggi il messaggio di amicizia, di salvezza e di speranza»'--1'. Importantissima sarà la decisione di Paolo

mondo cattolico. Nemmeno da tutto l'apparato ecclesiastico. Gli ospiti furono i rappresentanti delle chiese Ortodosse Armeno, Russa (anche quella all’estero), Copta di

VI di accettare la proposta del cardinale Suenens, cioè quello di improntare il Con­ cilio su due direttive, deW Ecclesia ad intra e dell’Ecc/esia ad e x tid ~ k I documenti del Concilio Vaticano II'-?-'

Egitto e di Etiopia quella vecchia Cattolica di Utrecht, la Comunione Angli­ cana, la Federazione Luterana Mondiale, l’Alleanza presbiteriana mondiale, la

Per la preparazione del Concilio, che prevedeva la consultazione dei vescovi, dei

superiori degli ordini religiosi e delle università pontificie, arrivarono 2109 pro­

chiamato a vivere in modo continuativo nella propria quotidianità i misteri della

poste. Queste vennero ridotte in 70 schemi, spesso prolissi e riguardanti le que­

fede.

stioni più disparate. Nel corso delle quattro sessioni, i circa 70 schemi vennero ri­

Nella Costituzione un ruolo fondamentale viene assegnato alle Conferenza Epi­

dotti, per divenire 16 documenti: «di valore diverso, di importanza diversa, non

scopali, che ricevono poteri speciali, con larghe autonomie sull’aspetto liturgico-

sempre omogenei nei contenuti»^— '. Ma questi, oltre a rappresentare una vera e

catechetico rispetto alla Curia Romana, visto che sono le uniche a conoscere le

propria summa teologica, sono una vera rivoluzione per la Chiesa, la quale appron­

vere esigenze spirituali delle proprie comunità, a leggere i segni dei tempi e a ri-

tava un nuovo rapporto con la società contemporanea. Questi sedici documenti

spendere ad essi secondo le esigenze1-5 - -1. Sicuramente la Sacrosantum Concilium è

sono divisi in quattro Costituzioni, nove Decreti, e tre Dichiarazioni. Di queste ana­

una delle Costituzioni più innovative del Concilio, dove la liturgia diviene il fulcro

lizzeremo solo quelle che hanno comportato le maggiori innovazioni all'interno

centrale della vita c ristia n a ^ .

della Chiesa Cattolica e hanno consentito la conformità dei Movimenti Ecclesiali con la dottrina della Chiesa.

La costituzione Lumen Centium, o Decreto Sulla Chiesa, è un testo molto cor­ poso e prende in esame i seguenti punti:

Il primo documento da analizzare è la Costituzione sulla liturgia, conosciuta con il nome latino Sacrosantum Concilium, riprendendo le prime parole della Costi­ tuzione. Essa rappresenta il grande manifesto dell’opera rinnovatrice del Concilio Vaticano II. In essa la liturgia, tutta incentrata nel mistero pasquale, viene vista come «culto a Dio e fonte di santificazione per l’uomo, poiché vi si attua l’opera di redenzione, in modo speciale nella celebrazione dell’ Eucarestia» ^ J . La Chiesa

...il mistero della Chiesa, il popolo di Dio, la costituzione gerarchica della Chiesa, i laici, l’universale vocazione della santità nella Chiesa, i religiosi, l'in­ dole escatologica della Chiesa pellegrinante sulla terra e la sua unione con la Chiesa Celeste, la beata Vergine Maria madre di Dio nel mistero di Cristo e della C h ie s a ^ .

viene intesa come popolo santo in comunione con il Vescovo, avente un carattere

Gli aspetti più importanti riguardano il ruolo della Chiesa all'interno della so­

comunitario, e al popolo di Dio viene attribuita una natura sacerdotale. Inoltre, il

cietà. La Chiesa, pur essendo luogo di germinazione della fede, non può definirsi

decreto invita a una conoscenza più approfondita della Liturgia, delle Sacre Scrit­

come società perfetta ma società umana, che imita Gesù Cristo luce delle genti. Il

ture, a una migliore catechesi e una conoscenza dei simboli e dei riti^-1. La par­ tecipazione dei fedeli alla Liturgia comporta una modifica e una scelta dei simboli e

servizio della Chiesa è «quello di unire il genere umano, non cercando la propria gloria, ma agendo in umiltà, abnegazione e povertà s p iritu a le » ^ . La struttura

dei riti, viene introdotta la lingua nazionale specialmente nelle letture e nelle moni­

della Chiesa è data da quella Cattolica, guidata dal Papa e dai vescovi in comunione

zioni, in alcune preghiere c canti, c in generale nelle parti proprie del popolo. Per

con i fedeli. Costoro, infatti, dopo aver ricevuto il Battesimo, si connotano nel po­

quanto concerne la Liturgia Eucaristica una delle maggiori aperture è sicuramente

polo di Dio, e resi partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo,

la possibilità per i fedeli di prendere l’ Eucarestia sotto le due specie del pane e del

partecipano attivamente alla missione di evangelizzazione, che si realizza nella

vino. La liturgia diventa così un momento di formazione per il cristiano che è

famiglia, nella società civile e anche con la partecipazione alla vita politica.Inoltre,

superiori degli ordini religiosi e delle università pontificie, arrivarono 2109 pro­

chiamato a vivere in modo continuativo nella propria quotidianità i misteri della

poste. Queste vennero ridotte in 70 schemi, spesso prolissi e riguardanti le que­

fede.

stioni più disparate. Nel corso delle quattro sessioni, i circa 70 schemi vennero ri­

Nella Costituzione un ruolo fondamentale viene assegnato alle Conferenza Epi­

dotti, per divenire 16 documenti: «di valore diverso, di importanza diversa, non

scopali, che ricevono poteri speciali, con larghe autonomie sull’aspetto liturgico-

sempre omogenei nei contenuti»^— '. Ma questi, oltre a rappresentare una vera e

catechetico rispetto alla Curia Romana, visto che sono le uniche a conoscere le

propria summa teologica, sono una vera rivoluzione per la Chiesa, la quale appron­

vere esigenze spirituali delle proprie comunità, a leggere i segni dei tempi e a ri-

tava un nuovo rapporto con la società contemporanea. Questi sedici documenti

spendere ad essi secondo le esigenze1-5 - -1. Sicuramente la Sacrosantum Concilium è

sono divisi in quattro Costituzioni, nove Decreti, e tre Dichiarazioni. Di queste ana­

una delle Costituzioni più innovative del Concilio, dove la liturgia diviene il fulcro

lizzeremo solo quelle che hanno comportato le maggiori innovazioni all'interno

centrale della vita c ristia n a ^ .

della Chiesa Cattolica e hanno consentito la conformità dei Movimenti Ecclesiali con la dottrina della Chiesa.

La costituzione Lumen Centium, o Decreto Sulla Chiesa, è un testo molto cor­ poso e prende in esame i seguenti punti:

Il primo documento da analizzare è la Costituzione sulla liturgia, conosciuta con il nome latino Sacrosantum Concilium, riprendendo le prime parole della Costi­ tuzione. Essa rappresenta il grande manifesto dell’opera rinnovatrice del Concilio Vaticano II. In essa la liturgia, tutta incentrata nel mistero pasquale, viene vista come «culto a Dio e fonte di santificazione per l’uomo, poiché vi si attua l’opera di redenzione, in modo speciale nella celebrazione dell’ Eucarestia» ^ J . La Chiesa

...il mistero della Chiesa, il popolo di Dio, la costituzione gerarchica della Chiesa, i laici, l’universale vocazione della santità nella Chiesa, i religiosi, l'in­ dole escatologica della Chiesa pellegrinante sulla terra e la sua unione con la Chiesa Celeste, la beata Vergine Maria madre di Dio nel mistero di Cristo e della C h ie s a ^ .

viene intesa come popolo santo in comunione con il Vescovo, avente un carattere

Gli aspetti più importanti riguardano il ruolo della Chiesa all'interno della so­

comunitario, e al popolo di Dio viene attribuita una natura sacerdotale. Inoltre, il

cietà. La Chiesa, pur essendo luogo di germinazione della fede, non può definirsi

decreto invita a una conoscenza più approfondita della Liturgia, delle Sacre Scrit­

come società perfetta ma società umana, che imita Gesù Cristo luce delle genti. Il

ture, a una migliore catechesi e una conoscenza dei simboli e dei riti^-1. La par­ tecipazione dei fedeli alla Liturgia comporta una modifica e una scelta dei simboli e

servizio della Chiesa è «quello di unire il genere umano, non cercando la propria gloria, ma agendo in umiltà, abnegazione e povertà s p iritu a le » ^ . La struttura

dei riti, viene introdotta la lingua nazionale specialmente nelle letture e nelle moni­

della Chiesa è data da quella Cattolica, guidata dal Papa e dai vescovi in comunione

zioni, in alcune preghiere c canti, c in generale nelle parti proprie del popolo. Per

con i fedeli. Costoro, infatti, dopo aver ricevuto il Battesimo, si connotano nel po­

quanto concerne la Liturgia Eucaristica una delle maggiori aperture è sicuramente

polo di Dio, e resi partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo,

la possibilità per i fedeli di prendere l’ Eucarestia sotto le due specie del pane e del

partecipano attivamente alla missione di evangelizzazione, che si realizza nella

vino. La liturgia diventa così un momento di formazione per il cristiano che è

famiglia, nella società civile e anche con la partecipazione alla vita politica.Inoltre,

la Costituzione invita i pastori a «riconoscere e promuovere la dignità e la respon­

un’importanza cruciale all’interno dell’azione liturgica, «durante la quale l'intero

sabilità dei laici nella Chiesa e servirsi volentieri del loro prudente consiglio, e ri­

Popolo di Dio è protagonista»^-]. Viene auspicata la traduzione della Bibbia in

spettarne libertà e campo di azione incoraggiandoli ad intraprendere opere anche

tutte le lingue moderne condotta dai testi originali e si invitano gli studiosi cattolici

di propria iniziativa»^]. || testo definitivo però comportò un vero e proprio brac­

ad utilizzare gli strumenti della filologia moderna^-].

cio di ferro tra i progressisti, i quali portavano avanti una visione di de­

La quarta costituzione è la Gaudium et Spes. La centralità di questo documento

romanizzazione della Chiesa Cattolica, e i conservatori i quali, in nome del papi­

sta nell’attenzione della Chiesa alla necessità di aprire un proficuo confronto con la

smo, cercarono di tener imbrigliata nella gestione della Curia Romana le azioni

cultura e con il mondo. Il mondo, pur se si allontana spesso dalla morale cristiana,

delle opere delle chiese nazionali. Tutto questo comportò la formulazione di un

è pur sempre opera di Dio e quindi luogo in cui Dio manifesta la sua presenza, è

documento di mediazione nel quale da un lato confermava la struttura romano­

pertanto compito della Chiesa, dei laici in primo luogo, ma non solo, riallacciare

centrica della Chiesa, visto che le Conferenze Episcopali hanno solo un potere con­

profondi legami con “gli uomini e le donne di buona volontà”, soprattutto nell’im­

sultivo e non decisionale per quanto concerne la pastorale; dall’altra parte ci fu

pegno comune per la pace, la giustizia, le libertà fondamentali, la scie n za^ ).

un’apertura al mondo del laicato il quale diventava centro della vita missionaria

Fondamentale risulta essere il ruolo della Chiesa nel mondo, custode di una nuova

della Chiesa Cattolica^-].

antropologia, che grazie alla propria esperienza millenaria può leggere i segni dei

La terza costituzione è la Dei Verbum. Proclama l’importanza che la parola di Dio

tempi e indicare la strada per la salvezza e il bene dell'uomo. Nel documento ven­

riveste nell’attività Kerygmatica, catechetica, apostolica e nell’intera vita della Chie­

gono anche toccati temi legati al matrimonio e alla famiglia. Nel testo non compa­

sa. L’intero decreto gira intorno alla Rivelazione, al cui centro si colloca l’evento

iono stilemi di “fine primario alla procreazione” e “rapporti secondo natura”, tipici

pasquale, grazie al quale Dio si manifesta nella storia dell’uomo. Inoltre, qui vi è un

del magistero precedente ma si esalta l’importanza dell’amore coniugale come va­

distacco netto con la religiosità “naturale” che si esprime in due concezioni: quella

lore essenziale del sacram ento^]. Importante risultano le prese di posizione dei

«di una fede adesione, praticamente senza oggetto sul piano noetico-’ '-] e all’op­

padri conciliari per quanto concerne i temi economici. Vengono posti al centro

posto, di una fede-consenso a sistemi dottrinali, nella quale il riferimento esisten-

delle linea pastorali della Chiesa i poveri ai quali bisogna ridare dignità di fronte al­

ziale-perso-nale, appare di rilevanza almeno più remoto»^-]. Il documento inoltre

l’aumento della disparità tra i paesi ricchi e quelli poveri. A causa delle contrap­

vuole superare il contrasto tra Scrittura e Tradizione^]. Esse sono viste in stretta

posizioni tra le vare fazioni, la strutturazione stessa del documento risulterà es­

congiuntura, entrambe avente la stessa origine, la parola di Dio. Lo stesso Vangelo

sere mancante di determinazioni dettagliate che avrebbero potuto delineare una

viene inserito all'interno della Tradizione, «in quanto deve essere propagato con la

linea precisa per quanto concerne le sfide che la Chiesa avrebbe affrontano da lì a

paradosis del Kerygma»^—^ seguita dall’interpretazione delle Scrittura da parte della

poco [1*45-”1.

Chiesa, la quale non si situa al di sopra di essa ma al suo servizio. Per questo si au­ spica

l'avvicinamento dei fedeli alle Sacre Scritture,

poiché esse hanno

Altri principii ed indirizzi, che determineranno l’azione dei movimenti e profi­ leranno la loro natura, sono contenuti nei decreti. Sicuramente bisogna citare il

decreto suH’ecumenismo, l'Unitatis Redintegratio. In esso s’invitano i fedeli catto­

questo decreto. Nello stesso Statuto del Cammino Neocatecumenale si sottolinea

lici ad un atteggiamento di fraterno rispetto e di conoscenza delle altre confessioni

l’azione evangelizzatrice, negli articoli trentadue e trentatré, portata avanti dai Cate­

cristiane. La ricerca dell’unità dei cristiani è compito di tutti i fedeli, che si realizza

chisti itineranti e dalle famiglie in missioni che, «su richiesta dei Vescovi, si stabi­

vivendo in conformità con il Vangelo e con la preghiera comune. Infine, s’invita a

liscono in zone scristianizzate ecclesiae"»^-!.

collaborare con le altre confessioni cristiane nel campo sociale^-'. Partico­

o dove

sia

necessaria

una

“implantatio

larmente attivi in questo campo sono sia la Comunità di Sant’ Egidio che il Cam­

Infine, c’è il decreto sull’apostolato dei laici, conosciuto con il nome latino Apo­

mino Neocatecumenale. La Comunità di Sant’ Egidio organizza incontri con i rap­

stolica™ Actuositatem. Esso si suddivide in sei capitoli che sono: «la vocazione dei

presentati delle chiese separate e “momenti di preghiera per l’unità dei cristiani”:

laici all’apostolato, i fini dell’apostolato dei laici, vari campi di apostolato, vari

«Il primo incontro per il dialogo tra le religioni prese il nome di Spirito di Assisi ed ebbe luogo nel 1986»^^. Contestualmente il Cammino Neocatecumenale ha aper­

all’apostolato»]-5-'. Si riconosce l’importanza del laicato all’interno della Chiesa

to il suo itinerario di formazione di fede sia con le comunità Ortodosse sia con le

cattolica e si analizza la vocazione dei laici nell’adempimento della missione apo­

chiese Riformate.

stolica della Chiesa, nell’evangelizzazione e nella santificazione dell’um anità'^'.

Il decreto Nostra Aetate riconosce che in tutto il genere umano è diffusa la perce­ zione del divino, e che tutte le religioni possono considerarsi come risposte a que­ sta percezione. Viene ripudiata ogni persecuzione e discriminazione religiosa, raz­ ziale e sociale, e si afferma la libertà religiosa'^-!.

modi di apostola:o, l’ordine da osservare nell’apostolato e la formazione

Il post Concilio e la crisi della Chiesa Cattolica Il periodo post-conciliare non si avviò con l’ottimismo che aveva pervaso la Chiesa durante i lavori conciliari. Il post-concilio sarà caratterizzato da mutamenti

Molto importante risulta essere il decreto Dignitatis Humanae. Di questo dob­

nella società tali da condizionare la ricezione dei documenti Conciliari. Il Sessan­

biamo ricordare anche la parte del documento che riguarda la "questione ebraica”,

totto sicuramente può rappresentare il mutamento di questa società. I giovani, che

che raccomanda il dialogo, la reciproca stima, la collaborazione negli studi biblici e

non avevano partecipato alla ricostruzione post-bellica, si ritrovarono in una so­

teologici tra cristiani ed ebrei. Questi ultimi non devono essere rappresentati come

cietà consumistica caratterizzata da inquietudini provocate dalle distruzioni della

deicidi e reietti di D io ^ L

seconda guerra mondiale. I giovani, cercarono di dare vita ad una nuova società,

Il decreto Ad Centes definisce l’attività missionaria della Chiesa. Le missioni

dove i rapporti con i poteri forti assumessero delle nuove forme: «Il Sessantotto

sono «le iniziative principali con cui i divulgatori del Vangelo svolgono il compito

divenne il simbolo della libertà contro qualsiasi istituzione, sia civile che

di predicare c di fondare la Chiesa in mezzo ai popoli c ai gruppi che non credono

r e lig io s a » N a s c e v a così una nuova cultura basata «sull’individualismo, l’edo­ nismo e il libertismo»'-5-5'. Tutto ciò influenzò sia la morale che l’aspetto religioso.

in Cristo»''5- ' grazie alla testimonianza di fede e dall’annuncio del Vangelo, accom­ pagnate da catechesi catecumenali, intese come scuola d’iniziazione cristiana. Si­

Nasceva una società dove si diceva “Dio è morto”, portando innanzi «una seco­

curamente il Cammino Neocatecumenale incarna nella sua natura l’animo di

larizzazione che non era più soltanto filosofica e religiosa, era la secolarizzazione

della morale e della vita»'^-'. Tutto ciò ebbe riflessi anche all’interno della stessa

smarrimento di fronte ai cambiamenti socio-culturali e alla perdita del proprio

Chiesa Cattolica. Lo storico francese Jean Delumeau nel 1977 pubblicava un libro

ruolo tradizionale, causato anche dalla partecipazione responsabile dei laici. Nel

dal titolo significativo II cristianesimo sta per morire?, prevedendo un ridimen­

frattempo ci fu all’interno della Chiesa una frattura provocata da Monsignor Lefeb-

sionamento della presenza della Chiesa all’interno della società e la nascita di una

vre, il quale si oppose drasticamente alle innovazioni del Concilio. «Ci si trovava di

religione di nicchia fatta di gruppi convinti e ridotti. Sicuramente la Chiesa post­

fronte ad un urgente problema formativo, che necessariamente avrebbe richiesto

conciliare era alla ricerca «di nuovi modelli più carichi di sentimento, più aperti dal

tempi lunghi, dovendo vincere la pigrizia, superare l’immaturità del laicato»'— ' e

punto di vista democratico o partecipativo»'^-'. In Europa andarono a crearsi

costruire un’opinione pubblica all’interno delle gerarchie ecclesiastiche favorevoli

nuovi modelli di Chiesa e di vita religiosa che porteranno ad una visione distorta

all’agire dei laici all’interno della Chiesa. Questo sforzo è confermato dal III Con­

dei documenti Conciliari, o ad una critica di questi ultimi considerati superati e

gresso mondiale per l'Apostolato dei Laici, tenutosi a Roma dall’11 al 18 ottobre del

non rilevanti più per il presente. In questo panorama si andarono a prefigurare due

1967. Durante il Congresso Paolo VI «ribadì la concezione del laico offerta dal con­

correnti che cercarono d’interpretare il Concilio, una progressista e una conser­

cilio, con il riconoscimento della sua grandezza, della sua caratteristica specificità

vatrice. La prima pensava che il Concilio fosse in rottura con la tradizione dei con­

secolare, della sua missione di apostolo e non solo di fedele, ma non celò i timori

cili precedenti (in special mondo con il Concilio Vaticano I e il Concilio di Trento),

diffusi sul rischio che si creassero due gerarchie parallele o addirittura che si pun­

mentre l’ala conservatrice chiese la cancellazione e persino l’accusa di apostasia

tasse temerariamente ad allontanarsi dalle tradizioni

per il Concilio Vaticano II.

É21J . magistero»[1—

ed emanciparsi

dal

Nel decimo anniversario del Vaticano II, Paolo VI cercando di stemperare il clima di tensione all’interno della Chiesa «nell’esortazione Evangeli Nuntiandi dichiarava: gli obiettivi del Vaticano II si riassumono, in definitiva in uno solo: rendere la Chie­ sa del XX secolo sempre più idonea ad annunziare il Vangelo all’umanità del XX secolo»'^-'. Ciò implica che l’obiettivo del Vaticano II non era quello di dare una struttura democratica alla Chiesa bensì «riproporre il Vangelo alla gente del pro­ prio tempo con un impegno m issionario»'^'. È in questo clima che prenderanno

La nascita dei “Movimenti Ecclesiali” tra crisi e rinnovamento nella Chiesa Catto­ lica “ La Civiltà Cattolica” intitolava il quaderno 3617 del 2001 / Movimenti Ecclesiali e le nuove comunità ecclesiali ritenendo che «una questione molto viva nella Chiesa di oggi è quella dei Movimenti Ecclesiali»'-^. Nell'incontro che i Movimenti ebbero con Giovanni Paolo II nella Pentecoste del 30 maggio del 1998 in Piazza San Pietro,

forma i Movimenti Ecclesiali. Durante gli anni sessanta e settanta si verificò «una

se ne contarono cinquantasei. I Movimenti ecclesiali sono ormai una realtà conso­

trasformazione profonda c irreversibile nel modo di essere del laicato entro c fuori

lidata all’interno della Chiesa Cattolica. Alcuni studiosi considerano tali movimenti

la Chiesa grazie al suo ruolo specifico stabilito dall’insegnamento conciliare»'— '. In questo momento i laici incominciarono ad avere ruoli che finora non avevano mai conosciuto. All’interno della gerarchia ecclesiastica si determinò uno

come la longa manus con la quale la Chiesa Cattolica riesce ancora ad attecchire nella società contemporanea e in alcuni paesi a influenzarne le scelte politiche. Gli studi storici riguardanti i Movimenti Ecclesiali risultano essere in fase di

sviluppo. La maggior parte degli studiosi che hanno analizzato la storia di queste

dramma della seconda guerra mondiale per l’iniziativa di Chiara Lubich'2 - ); Comu­

realtà ecclesiali o appartengono ai movimenti stessi o sono persone che leggono in

nione e Liberazione, nato nel 1954, nelle scuole di Milano, grazie all’azione del

chiave negativa questo fenomeno. Per questo la maggior parte della storiografia si

sacerdote Luigi Giussani^-^; il Cammino Neocatecumenale, nato nei primi anni

presenta con un linguaggio apologetico o contro-apologetico.

'60 grazie all’iniziativa di Kiko Arguello, e successivamente di Carmen Hernàndez,

Movimenti Ecclesiali e il rapporto che i movimenti hanno con i dicasteri della Chie­

nelle baracche di Palomeras Altas; la Comunità di Sant'Egidio, sorta grazie all’ini[681 ziativa di Andrea Riccardi1— j nel 1968, in pieno clima postconciliare; il movimento del Rinnovamento nello Spirito S a n t o li, nato nel 1967 grazie all'influenza dei

sa Cattolica^].

movimenti pentecostali americani.

Dobbiamo, però, ricordare i preziosi contributi del teologo tedesco Christofer Hagge che ha ben ricostruito i fattori storici che hanno permesso la nascita dei

Tra gli storici fondamentali risultano essere gli studi portati avanti dall'italiano Massimo Faggioli. Questi nel suo saggio Breve storia dei movimenti c a tt o lic i^ -ha analizzato la nascita dei Movimenti Ecclesiali inserendoli all’interno di una storia di

La formazione dei Movimenti Ecclesiali I maggiori Movimenti Ecclesiali sono venuti a formarsi tra la fine degli anni Qua­

lunga durata che vede le loro origini alla fine dell’800 durante quel processo di lai­

ranta e gli inizi degli anni Sessanta del Novecento, alcuni di questi prima della pro­

cizzazione dell’apostolato influenzato dalle tesi "moderniste” delle scuole teolo­

clamazione del Concilio Vaticano II. Nascono non da una progettazione fatta a

giche tedesche e francesi. Bisogna riconoscere a Faggioli la capacità di lettura di

tavolino, bensì in modo spontaneo. Ciò che ne ha permesso la nascita è stata si­

analisi dei movimenti ecclesiali che rivelano uno spostamento del baricentro nel

curamente la vitalità interiore dei vari fondatori, i quali hanno reinterpretato la fede

rapporto tra Chiesa Cattolica e società secolarizzata, nell’equilibrio tra dimensione

alla luce del Vangelo. Tutti i fondatori, pur essendo cattolici praticanti, conoscono

territoriale (parrocchiale e diocesano) e dimensione personale dell’essere chiesa,

una crisi esistenziae che li porta a riavvicinarsi alla fede in modo originario. Ciò li

nella relazione tra teologia, liturgia e stili devozionali nella Chiesa cattolica contem­

spinge a vivere con radicalità il Vangelo avendo come vademecum il Discorso della

poranea. Però complessivamente la sua analisi risulta essere generalista poiché

Montagna, che li porterà a vivere con i più poveri e più sofferenti. La loro azione

non riesce ad analizzare i fattori storici che hanno portato alla nascita e alla prolife­

attirerà numerose persone intorno a loro, che formeranno il gruppo primitivo dal

razione dei singoli movimenti ecclesiali. Nella fattispecie manca una vera ricostru­

quale si svilupperà il movimento.

zione storica per quanto concerne i singoli movimenti ecclesiali, la cui storia è

Lo sviluppo dei movimenti avverrà tra gli anni Sessanta e Settanta, in quel pieno

ricostruita in modo autoreferenziale dai fondatori e dagli aderenti di questi movi­

periodo post-conciliare, che il teologo tedesco Karl Rahner definì "inverno della

menti. La maggior parte delle notizie riguardanti questi movimenti provengono da

Chiesa”. In questo periodo le varie organizzazioni e associazioni cattoliche tradi­

fonti autoreferenziale. Per questo la ricostruzione di tali realtà risulta ardua e diffi­

zionali, come l’Azione Cattolica, entrarono in una profonda crisi. Numerosi sacer­

cile. Dei cinquantasei Movimenti Ecclesiali esamineremo le caratteristiche comuni

doti abbandonarono il ministero, molti noviziati si svuotarono e gli Ordini e la

solo dei cinque principali cioè: il Movimento dei Focolari, nato nel 1943 durante il

Congregazioni religiose conobbero una drastica diminuzione dei loro membri, mai

di cogliere il nuovo rappresentato dai Movimenti Ecclesiali» mentre il secondo «ri­

avvenuta in maniera così ampia e in un arco di tempo così ridotto. Anche se i Movimenti Ecclesiali hanno una genesi nella spontaneità, negli anni

chiamava il necessario discernimento da parte dei pastori»^"®. Il centro della pole­

settanta le istituzioni Vaticane cercarono di controllarli e di farli interagire con la

mica riguardava il ruolo dei Movimenti all'interno delle Chiese locali. Nei giorni

dottrina del Magistero, tanto che oggi sono considerati come un elemento che ha

successivi si videro contrapposti gli esponenti della Chiesa latino americana e il presidente della Conferenza Episcopale Spagnola A. Sequera. I primi accettavano a

consentito alla Chiesa di vivere una “nuova primavera”. I Movimenti Ecclesiali hanno conosciuto un aumento considerevole dei propri

malincuore i Movimenti Ecclesiali poiché li vedevano come intralcio all’interno

aderenti e un’espansione a livello mondiale a partire dagli anni ottanta del Nove­

della pastorale parrocchiale e diocesana. Il secondo invece «parlò della necessità

cento. È proprio in questo periodo che accadono eventi che hanno permesso ai

che i movimenti Ecclesiali fossero al servizio del rinnovamento della Chiesa e del

movimenti di definire il proprio ruolo all’interno della Chiesa e la loro espansione

fatto che questi non creassero delle Chiese parallele»' -^.

nel mondo. Saranno presi in esame quattro eventi decisivi. Il primo è il 1° Con­

Interessante risulta la Prepositiones finale del Sinodo, nella quale si enuncia «la

vegno dei movimenti organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici nell’aprile del

necessità di aprire il cammino d’iniziazione cristiana e adulta nelle parrocchie ispi­

1980, al quale parteciparono i principali movimenti Ecclesiali e si discusse del loro

rato alla necessità della comunione organica dei Movimento Ecclesiali con le auto­

ruolo all’interno della Chiesa^—]. Il secondo è il Convegno Internazionale dei

rità della Chiesa e i criteri di ecclesialità dei Movimenti»^—l

Movimenti nel settembre del 1981. Alla fine dei lavori, i rappresentanti dei Movi­ menti Ecclesiali invitarono il Pontefice ad organizzare un Sinodo che dovesse defi­

In questo panorama s’inserisce l’Esortazione apostolica post sinodale Christifideles la ic fà l di Giovanni Paolo II, la quale cerca di dare una risposta definitiva per

nire il ruolo del Movimenti Ecclesiali all’interno della C h ie s a ^ . Questo invito non

quanto riguarda il ruolo dei Movimenti Ecclesiali all’interno della Chiesa. I movi­

fu raccolto pienamente. Il terzo evento è stato il secondo Convegno Internazionale

menti sono inseriti all'interno della Chiesa universale e particolare, nella quale però

dei movimenti nel marzo del 1987 a Rocca dei Papi. Durante il Convegno si con­

la parrocchia risulta essere il centro fondamentale di aggregazione di vita dei laici.

trapposero il vescovo J. P. Cordes e il teologo napoletano Bruno Forte circa l’eccle-

Dagli anni Novanta è iniziato un processo di maturazione dei movimenti, che si

sialità dei movimenti nell'ambito delle Chiese particolari e locali^—L II quarto even­

resero

to è il Sinodo sul Laicato nel 1 9 8 7 ^ al quale parteciparono i fondatori dei mag­

Evangelizzazione”^ ^ . Ciò li stimolò ad iniziare un processo di dialogo che inizial­

giori

mente si presentava come un’azione privata del singolo movimento e «si foca­

movimenti

Ecclesiali.

Di

questo

Sinodo

molto

interessante

risulta

conto

di

essere

accumunati

da

un

unico

carisma,

la

“Nuova

I’/strumenta! labori^--, nei punti 50 e 60, dove si parla esplicitamente della pre­

lizzava sul riconoscimento della molteplicità dei carismi dei vari movimenti»^— l A

senza dei Movimenti nella Chiesa. In questo Sinodo i Movimenti potevano esporre

partire dal IV Congresso Mondiale dei Movimenti Ecclesiali del 1998, «il dialogo

le proprie idee e chiedere l’accettazione dei propri carismi all’interno della Chiesa

tra i movimenti non è più un’iniziativa privata del singolo movimento, ma un

U n iv e rsa le ^ . Inoltre, qui si videro contrapposti il vescovo ). P. Cordes e il Cardi­

aspetto ufficiale della rinnovata missione e della “Nuova Evangelizzazione” nella

nale C.M. Martini. Il primo portava innanzi la tesi che «alcuni pastori hanno paura

Chiesa e della Chiesa»^— ].

Bisogna sicuramente citare alcuni incontri di dialogo tra i vari Movimenti Eccle­

dialogo tra i Movimenti Ecclesiali sembra esserci «l’unità fondante del carisma

siali. Il primo è il Convegno Internazionale di Speyer del 7-8 giugno del 1999, orga­

originario dei Movimenti Ecclesiali che precede ogni diversificazione in singoli

nizzato dal Rinnovamento nello Spirito, la Comunità di Sant’Egidio e il Movimento

carismi e missioni dei molteplici movim enti»®^ .

dei Focolari. A questo convegno furono presenti i rappresentanti di 41 movimenti.

Tutto ciò è stato ripreso nel secondo congresso internazionale dei movimenti

Durante l’assise s’intensificò la conoscenza reciproca e ci si confrontò su alcuni

ecclesiali incentrato sul tema “ La bellezza di essere cristiani e la gioia di comuni­

temi, i Movimenti nella storia e la nuova Pentecoste nella Chiesa. Inoltre, è stata

carlo”. A questo congresso parteciparono l'iniziatore del Cammino Neocate­

approfondita la nuova pagina aperta dal Papa sulla coessenzialità di carismi e isti­

cumenale Kiko Argùello, il presidente della Catholic Fraternity Matteo Calisi, la or­

tuzione; si parlò anche delle iniziative di comunione e collaborazione e dei frutti

dinatrice del movimento carismatico Patti Mansfield, il fondatore del Chemin Neuf

che ne sono scaturiti.

Community, Rev. Laurent Fabre, il fondatore dell’Arche, Jean Vernier, il fondatore

Il secondo incontro fu il io ’ Congresso teologico e pastorale su “I Movimenti

della Comunità di Sant’ Egidio, Andrea Riccardi, il rappresentante del Movimento

per la Nuova Evangelizzazione" tenutosi il 26-28 giugno del 2001, organizzato dal

dei Focolari, Graziella De Luca, il presidente di Comunione e Liberazione, Julian

Movimento dei Focolari. A questo congresso parteciparono: il fondatore del Movi­

Carron, il presidente del Rinnovamento nello Spirito, Salvatore Martinez, insieme

mento dei Focolari Chiara Lubich, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio An­

ad altri 41 rappresentanti di Comunità e Movimenti Ecclesiali. A questo incontro

drea Riccardi, il presidente del Rinnovamento nello Spirito Salvatore Martinez, e i

parteciparono anche i Cardinali Stanislao Rylko e Angelo Scola. Da qui appare chia­

rappresentanti del Cammino Neocatecumenale e di Comunione e Liberazione.

ro che i Movimenti Ecclesiali sono le realtà in cui vengono a formarsi cristiani che

Inoltre, erano presenti il Presidente del Consiglio dei Laici James Francis e 1300

vivono in modo radicale il Vangelo e che rispondono alle esigenze della “ Nuova

sacerdoti. Il tema centrale del Convegno fu il ruolo dei Movimenti Ecclesiali all’in­

Evangelizzazione”, che si basano sulla predicazione e sulla concretezza della fede.

terno della "Nuova Èva 4ngelizzazione”.

I caratteri comuni dei Movimenti Ecclesiali

Da questi incontri possiamo vedere come, a partire dal IV Congresso Mondiale

Ora analizzeremo i caratteri comuni dei maggiori Movimenti Ecclesiali. Quando

dei Movimenti Ecclesiali del 1998 che si concluse con la celebrazione eucaristica a

parliamo di Movimento Ecclesiale intendiamo «una concreta realtà ecclesiale a

Piazza San Pietro nella Pentecoste del 31 maggio (durante la quale Giovanni Paolo

partecipazione in prevalenza laicale, un itinerario di fede e di testimonianza cri­

Il definì i movimenti come «espressioni provvidenziali della nuova primavera

stiana che fonda il proprio metodo pedagogico su un carisma preciso donato alla

suscitata dallo Spirito con il Concilio Vaticano II»), i movimenti ritengono di costi

persona del fondatore in circostanze e modi determinati»1—’1. I Movimenti però

tuire «un annunzio della potenza dell’amore di Dio che, superando divisioni e bar­

prima di essere definiti tali devono essere sottoposti alla valutazione dai dicasteri e

riere di ogni genere, rinnova la faccia della terra, per costruirvi la civiltà

dalle congregazioni Vaticane, che devono verificarne la conformità alla Tradizione e

dell’am ore»'-^ che si esprime tramite lo spirito apostolico. Da allora, al centro del

il loro esercizio ordinario. Tra i dicasteri, quello che ha una responsabilità

maggiore sulla verifica dell’operato dei Movimenti Ecclesiali è il Pontificio Consi­

presentare nella Chiesa stessa la comunione tra le varie vocazioni, tale loro natura

glio per i laici il quale lavora in stretta collaborazione con la Congregazione per la

si deve manifestare proprio nel loro agire concorde con tutte le altre componenti

Dottrina della Fede e la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacra­

ecclesiali»'-®'. Per questo «il discernimento sull’autenticità della spiritualità di un

menti. Il riconoscimento dei Movimenti Ecclesiali avviene in due momenti. Nel

Movimento Ecclesiale va fatto circa la sua portata pedagogica, come ricezione del­

primo c’è il riconoscimento a livello diocesano come "Associazione privata”. Nel

l’ecclesiologia e della spiritualità del Concilio Vaticano II»'®—' in relazione con l’a­

secondo, dopo un tempo ad experimentum il Movimento Ecclesiale ottiene il ri­

zione cristiana data dalla complementarità delle diverse vocazioni della Chiesa. «In

conoscimento come "Associazione pubblica”. Il periodo ad experimentum per­

questo modo un movimento ecclesiale è un luogo di ricezione esistenziale dei

mette al “ Movimento Ecclesiale” di poter verificare l’applicabilità degli statuti, alla

contenuti essenzial: del Vaticano II»'®-'.

Santa Sede di aiutare la comunità a trovare i migliori strumenti giuridici per costi­ tuirsi e custodire fedelmente nel tempo il carisma ricevuto come "dono comune per l’utilità comune”. Questa procedura si applica poiché i Movimenti Ecclesiali nacquero in modo inatteso e la loro strutturazione iniziale non fu organizzata a tavolino dagli stessi organi Vaticani. La base teologica dei Movimenti Ecclesiali si fonda sui documenti del Concilio Vaticano II, ed essa si rappresenta «in comunione, anche con il passato, e con le [861 origini, è identità in evoluzione e fedeltà nel rinnovamento» 1— J . Per questo i Movi­ menti Ecclesiali si presentano come «forme di autorealizzazione dell’Unica

Nonostante le varie diversificazioni tra i vari movimenti, riscontriamo sei caratte­ ristiche che li accomunano. La prima consiste nel carisma del fondatore, il quale diviene punto di riferimento e di emulazione da parte dei membri del movimento, «è fonte di una conversione rinnovata al Vangelo» e di «una riscoperta del Battesimo in un mondo globa­ lizzato, interculturale e in molte parti secolarizzato»'®-'. Inoltre, gli appartenenti al movimento pur avendo una vocazione personale, assumono una spiritualità co­ mune. La seconda caratteristica è data dalla comunità'®®'

c

he

vanno

a

formare gli

Chiesa»'-^', la quale è chiamata all'unità, pur nella diversità dei suoi carismi e dei

appartenenti al movimento. Essa è formata da esponenti di ogni categoria sociale,

suoi ministeri, non solo con se stessa, ma anche con le altre Chiese cristiane, le

culturale e religiosa. Così facendo si rende evidente l’essenza comunionale della

altre religioni e con tutti gli uomini di buona volontà. Sicuramente i Movimenti

Chiesa. Lo scopo della comunità è «vivere, in quanto immagine della Chiesa, un

Ecclesiali sono espressione di questa vocazione, in special modo la Comunità di

aspetto speciale deila loro missione di fedeli»'®^'. A livello spirituale l’unità comu­

Sant’ Egidio è promotrice degli Incontri Intemazionali interreligiosi'—'. Questi

nionale dei fedeli va oltre la spiritualità individuale. Nell’ambito sociale, l’unità

sono iniziati alla metà degli anni Ottanta con lo scopo di promuovere la cono­

comunionale «crea forme di vita comune e di condivisione che in molti movimenti

scenza reciproca c il dialogo tra le religioni, ncH’orizzontc della pace. Si sono ripe

ecclesiali sbocca in quella materiale»'®-’' riprendendo il concetto di “ Chiesa dei po­

futi periodicamente fino al 2010 nell’incontro di Barcellona.

veri”, ribadito nel Concilio Vaticano II, nel contesto del mondo globalizzato. Ca­

Come si evince dalle nostre considerazioni precedenti, possiamo dire che “ la de­ nominazione ecclesiale” dei Movimenti «viene dal fatto che il loro scopo è

ratteristica propria dei Movimenti Ecclesiali è la forza socializzante e strutturale, oltre a quella spirituale'®—'.

La terza caratteristica è la struttura prevalentemente laicale del Movimento e la sua apertura a tutte le vocazioni presenti nella Chiesa, per cui possono farne parte persone di ogni età e di ogni condizione sociale, persone sposate, anziane, gio­

pubblica. Questo itinerario di fede s’ispira al carisma del Movimento, in quanto fonda su di esso il proprio metodo pedagogico- spirituale»^— Possiamo dire, sinteticamente, che gli elementi comuni di tutti in Movimenti

vani, sacerdoti e religiosi; in tal senso il Movimento è Ecclesiale e quindi una forma

Ecclesiali sono tutti appartenenti al Concilio Vaticano II. L’ecclesiologia di

di autorealizzazione e riflesso dell’unica C h ie s a ^ .

communio, data dal desiderio di ritrovare la radicalità del Vangelo e d’impegnarsi in

La quarta caratteristica è data dalla comune vocazione ad una comprensione

esso particolarmente, con una vita più povera, più fraterna, in poche parole, in una

rinnovata della pastorale, dell’apostolato e dell’evangelizzazione. I movimenti

vita di condivisione, l’ascolto assiduo della parola di Dio, lo studio delle Sacre

assumono un ruolo determinate all’interno delle parrocchie e dell’intera Diocesi.

Scritture, la dottrina dei carismi, il sacerdozio comune di tutti i fedeli, la correspon­

Pur se il Vescovo è il titolare della pastorale della propria Diocesi, deve rispettare il

sabilità dei laici, l’apostolato come responsabilità collettiva di tutta la Chiesa, la

carisma dei movimenti^—!. L’apostolato e l’evangelizzazione sono simbolo del­

vocazione alla santità di tutti i battezzati, il dialogo con le confessioni cristiane, le

l'unità comunionale dei movimenti che «gode di una vera e propria pedagogia

altre religioni e con il mondo e la capacità di suscitare un gran numero di vocazioni

spirituale nei contenuti e nel metodo, e una forma peculiare di esprimere il senso

sacerdotali e vocazioni monastiche.

comunitario della Chiesa, di renderla presente in ambienti e situazioni bisognose

Fra queste caratteristiche bisogna soffermarsi sulla communio e la comunione dei Movimenti per la “Nuova Evangelizzazione’’^ ^ . Per quanto riguarda la com­

di testimonianza ed evangelizzazione»^^. La quinta caratteristica è data dall’universalità dei movimenti ecclesiali, la quale

munio c’è una comunione dei beni materiali fra i membri di ciascun movimento,

non deve essere confusa con l’internazionalizzazione e relativizzazione del mes­

poiché vi è la realizzazione del principio di comunione dei beni tipica del mes­

saggio evangelico. L’universalità mira alla rilevanza universale del messaggio di

saggio evangelico e del concilio Vaticano IL

C r is t o ^ ^ . L’universalità implica, secondo il messaggio del Concilio Vaticano II, il

Per

quanto

riguarda

la

comunione

dei

movimenti

per

la

“ Nuova

dialogo con i fratelli, gli uomini e donne, in ogni situazione di vita sociale e cultu­

Evangelizzazione’'109 , dobbiamo dire che oltre a cercare sempre di più il dialogo tra

rale, con cristiani, con credenti di altre religioni, e con i non credenti^— l Così «i

di loro, in vari Paesi i Movimenti hanno avviato il coordinamento di azioni missio­

movimenti vivono in quella tensione verso il mondo e verso l’uomo di oggi che è

narie, apostoliche e sociali^—

data alla Chiesa stessa, segno e strumento dell’intima unione di Dio e dell’unità di t.utnto i-lI genere umano»[1-1-0-2-1J .

fondità fino alle ra d ic i» ^ ^ ’ cioè cercano di portare la loro azione evangelizzatrice

La sesta caratteristica è l’itinerario di fede c di testimonianza cristiana all'interno

all’interno della famiglia, dei giovani, della cultura, della vita professionale c della

del Movimento, il quale deve educare gli aderenti ad una fede matura che diviene

Inoltre, i Movimenti Ecclesiali cercano di inserirsi

nel mondo «trasformandolo non in modo superficiale ma in modo vitale in pro­

vita politica.

«consapevole, personale e adulta» e deve far in modo che questi diventino «testi­ moni della fede nel loro ambiente familiare, professionale e nella loro vita

I Movimenti Ecclesiali e i conflitti con le gerarchie ecclesiastiche e i fedeli

I Movimenti Ecclesiali e i loro Fondatori hanno sempre subito opposizioni e cri­

maggior parte delle difficoltà dipendono dal fatto che molti di loro hanno tentato,

tiche. Queste provengono da due versanti. Il primo viene a svilupparsi tra gli anni

specialmente all'inizio della propria fondazione, di monopolizzare la parrocchia,

settanta e ottanta del Novecento, ed è quello di una certa critica mossa da alcuni

ma a loro volta molti parroci hanno tentato di offuscarne il carisma «costrin­

gruppi di laici e da alcuni ambiti ecclesiastici che non hanno vissuto nei movi­

gendoli ad entrare all’interno delle strutture parrocchiali anche quando il proprio

menti, e si collocano nell’ala conservatrice della Chiesa'— ^. I principali capi di ac­

statuto non lo prevedesse».'—^'

cusa mossi da questo versante sono quelli «d’integralismo, di tendenze tradizio­ nalistiche, di neo-misticismo spirituale e di conservatorismo teologico»

Quindi le difficoltà che hanno i Movimenti Ecclesiali ad adeguarsi alla pastorale delle Chiese particolari, delle Diocesi e delle parrocchie è data dal fatto che questi «dipendono direttamente dalla S. Sede e quindi hanno un carattere “Universale”,

Il secondo versante critico è venuto da parte di Vescovi, che in un determinato momento hanno visto con gioia il fiorire dei movimenti come realtà vitali all’in­ terno della propria diocesi, ma successivamente hanno avuto timore di certe ten­

sia dal punto di vista teologico e sia pratico»'—^. Così il ruolo dei Movimenti Ecclesiali consiste nel «portare il carattere universalistico all’interno delle Chiese P artico lari»'^'.

denze spirituali che andavano al di fuori della pastorale ordinaria e di una certa concorrenza all'interno di alcune attività diocesane e parrocchiali da parte di alcuni

I pontefici e i Movimenti Ecclesiali

Movimenti Ecclesiali^~^. Queste opposizioni derivano dal «rifiuto del nuovo messaggio in quanto è percepito come preoccupante e che quindi spesso costringe a rivedere o a modi­ ficare gli schemi strutturali della fede su ssiste n te » ^^ . Ciò provoca una reazione in questi ambienti che tenta di «ostacolare o soffocare le nuove fondazioni in una

Dopo aver analizzato lo sviluppo dei movimenti ecclesiali e le critiche ricevute dalle gerarchie ecclesiastiche, prenderemo in analisi il rapporto che i Pontefici, da Paolo VI a Benedetto XVI, hanno avuto con i movimenti ecclesiali Paolo VI e I Movimenti Ecclesiali

forma di vita di fede già presente, allo scopo di sbarazzarsene» o «la disappro­ vazione del fondatore del movimento da parte della gerarchia ecclesiale»'— ' che comporta «la correzione lunga, complessa e delicata degli statuti o addirittura il ri­ fiuto di questi ultimi»'— '. Non di rado i movimenti ecclesiali sono considerati da questi gruppi come una

Per quanto riguarda il rapporto di Paolo VI con i movimenti ecclesiali, possiamosuddividere in tre periodi il suo pontificato. Il primo consiste in un momento di esegesi del Concilio, dal 1963 fino al 1968; un secondo periodo è dettato da prudenza e timore nei confronti dello sviluppo dei

realtà parallela alla Chiesa. L'esempio più macroscopico è «la contrapposizione

movimenti ecclesiali, che va dal 1969 al 1974. Tale timore era dato dalla natura anti-

movimenti-Diocesi o movimenti-parrocchie, durante i quali i movimenti sono

istituzionale di alcuni movimenti e dalla preoccupazione delle derive provocate

accusati di voler creare una chiesa parallela»'— ^' . Per quanto riguarda l’azione dei movimenti all’interno delle parrocchie, la

dalla pubblicazione del Nuovo catechismo olandese; il terzo di ripresa del progetto conciliare e superamento dell'ecclesiocentrismo in relazione alla politica vaticana

verso i movimenti, dal 1974 al 1978^—^. Durante il primo periodo del suo pontificato, Paolo VI portò avanti la regolamen­ tazione dei primi movimenti ecclesiali che presero forma durante il periodo pre­ conciliare. Dobbiamo sicuramente ricordare l’approvazione dei Cursillos de Cri-

Chiesa a schierarsi al fianco delle lotte di liberazione dei popoli'—

dai regimi di

destra, appoggiando la lotta armata portata avanti dai movimenti di matrice leninista-mar-xista. Questi vennero subito condannati dal Paolo VI e dalle gerarchie [1e241— 1 vat...ican

stianidad avvenuta il 14 dicembre del 1963^— ^ e la concessione alla Legione di Cri­

L’altro motivo che portò Paolo VI ad avere timore del fenomeno della nascita dei

sto del Decretum Laudis con il quale la congregazione diventava di diritto pontificio^— Nello stesso periodo si andavano formando nuovi itinerari di fede e

movimenti ecclesiali era dato dalla teologia progressista portata avanti da una parte del clero olandese avente come punto di riferimento il domenicano Edward

comunità che avevano come punto di riferimenti l’apertura alla mondialità del cat­

SchillebeecloJ—

tolicesimo. Un esempio è la comunità di Seguimi fondata da padre Anastasio Cui-

della sessualità e dell’ordine gerarchico. Manifesto delle istanze teologiche del

Questi portò avanti una morale progressista riguardante i temi

tièrez: «un movimento di celibi, sposati e sacerdoti, impegnati nella promozione

clero olandese fu il nuovo catechismo o la n d e se ^ ^ pubblicato nel 1966. Esso ri­

umano-cristiana, imperniato nella persona di Cristo e sulla centralità dell’uomo, in

prendeva le tesi teologiche di Schillebeeckx. Tradotto in varie lingue, si diffuse ve­

uno stile di vita laico che valorizza i rapporti interpersonali».^^

locemente in Europa in special modo nei tessuti cattolici legati alle comunità di

Il secondo periodo del pontificato di Paolo VI, che va dal 1968 al 1974, fu caratte­

base^—

La prima reazione della Chiesa fu attendista fino a quando nel 1967

rizzato dalla proliferazione di nuovi movimenti ecclesiali sia in Europa che nel

Paolo VI decise di intervenire in prima persona. Nel giugno Papa Paolo VI chiese

resto del mondo. Il Pontefice vide con prudenza e timore la nascita di questi movi­

ad una co m m issio n e ^ ^ di esaminare la questione e di esprimere un parere sul

menti data la loro contestazione anti-istituzionale. I valori del ’68 permearono

Catechismo. La Commissione completò il suo incarico nel febbraio 1968, presen­

anche l’interno di numerosi movimenti politici e sociali di matrice cattolica, in spe­

tando i risultati presso la Santa Sede, chiedendo la modifica del catechismo per

cial modo in Sud America, ponendo al centro delle azioni di questi movimenti il

quanto riguarda i seguenti punti:

riequilibrio delle ricchezze tra ricchi e poveri, la critica all’organizzazione gerar­ chica della società e implicitamente a quella Vaticana. Nonostante Paolo VI, nella sua enciclica Populorum progressio, condannasse le sperequazioni tra il mondo ricco e quello povero, le politiche neocolonialiste, il capitalismo inumano e il col­ lettivismo marxista, proponendo la creazione di un fondo mondiale per i paesi in via di sv ilu p p o ^ ^ , senza però mettere mai in discussione la centralità della so­ cietà gerarchica. Un cospicuo numero di movimenti sorti tra il 1968 e gli inizi degli anni ‘70 eb­ bero come punto di riferimento la Teologia della Liberazione^^, che chiamava la

1) la mancata specificazione della creazione divina degli Angeli e delle anime spirituali degli uomini; 2) le ambiguità nelle affermazioni riguardanti la “caduta” con Adamo che potreb­ bero far intendere che il peccato originale s’ingenerò unicamente nel contatto con la società umana corrotta dal peccato; 3) la concezione della redenzione umana, non apertamente espressa come frutto unicamente del sacrificio di Cristo; 4) la non chiara riaffermazione del carattere d'infallibilità della Chiesa,

apparentemente sostituito dalla capacità di concettualizzazione del pensiero

riformare la chiesa “ nel capo” e “ nelle membra". Questi movimenti costi­

umano

tuirono il più riuscito tentativo di tradurre il messaggio conciliare nel senso

5) numerosi punti della teologia morale, resi con notevole ambiguità, in parti­ colare per quanto riguarda gli aspetti salienti della morale c o n iu g a te g li

di un’autoriforma e di rafforzamento della compagine ecclesiale, piuttosto che in direzione di una radicale ristrutturazione dell’istituzione-chiesa^-l .

Nel frattempo, il Pontefice, portò avanti i lavori per un’enciclica riguardante la

Possiamo sicuramente dire che il rapporto di Paolo VI e dei dicasteri vaticani

dottrina del matrimonio alla luce dei documenti Conciliari. L’enciclica venne pub­

verso i movimenti ecclesiali, dal 1968 al 1972, fu caratterizzato da forti contrasti,

blicata il 25 luglio del 1968, con il nome di Humanae Vitae. In essa si ribadiva la

anche verso quei movimenti più fedeli a Roma, che si attenueranno solo con l’a­

connessione inscindibile tra il significato unitivo e quello procreativo dell’atto

scesa al pontificato di Giovanni Paolo IL Prendiamo in esame il caso dell’Opus Dei.

coniugale, vietando i metodi di contraccezione come l’uso della pillola, del preser­

Il fondatore, lo spagnolo Josemarìa Escrivà de Balaguer, tentò di trasformare il suo

vativo e dell’aborto, approvando però i metodi basati sul riconoscimento della fer­

movimento da istituto secolare a prelatura nullius. Questa sua richiesta, già rifiutata

tilità, come il metodo naturale di O gino-K nauss^—1.

dal pontefice Giovanni XXIII per due volte, nel i960 e nel 1962, fu rigettata anche

Il dialogo con il clero olandese non ebbe gli effetti sperati da Paolo VI. Le critiche vaticane

furono

clamorosamente

contestate

da

una

parte

maggioritaria

da Paolo VI. Solo nel 1979, grazie all’intervento del Cardinale Sebastiano Baggio le istanze dell’Opus Dei vennero sottoposte al vaglio delle autorità vaticane.

dell’establishment cattolico olandese, rappresentato dal cardinale arcivescovo di

Nel 1972 Paolo VI, nel motu proprio "Ministeria quaedam”,sottolineava che «la

Utrecht, Bernard Jan Alfrink. Lo scontro definitivo tra il Clero olandese e il Vaticano

revisione degli ordini minori, l’accolitato e il lettorato, avrebbero risaltato meglio le

avverrà solo all’inizio di gennaio del 1969, con la cosiddetta “ Dichiarazione d ’indi­

distinzioni tra laici e chierici per quanto riguarda gli ambito affidati ai laici e quella

pendenza” di Noordwijkerhout, città sul Mare del Nord in cui si riunirono i 109

affidata ai c h ie ric i» ^ !.

membri del Consiglio Pastorale Olandese' Nella “ Dichiarazione” il Consiglio invitava i fedeli olandesi a rifiutare l’inse­ gnamento della Humanae Vitae e, pur con l’astensione dei Vescovi, si schierarono a favore del Nuovo Catechismo senza le correzioni suggerite da R o m a ^ - l Dopo lo scontro con il clero olandese, Paolo VI e il clero romano appoggiarono quei movimenti che scelsero la via della fedeltà al papa.

Una prima apertura verso i movimenti da parte dei dicasteri vaticani si ebbe tra il 1972 e il 1973. Nel 1972 fu pubblicato l’Ordo initiationis christianae adultorum (Oica) che nel capitolo IV suggeriva di adottare per gli adulti battezzati, ma non cate­ chizzati, un’evangelizzazione di tipo catecumenale. I Responsabili del Cammino Neocatecumenale videro nell’O/ca la base catechetica per il proprio itinerario di fede. Nel 1974 la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti sottolineò che l’O/co non poteva essere applicato a chi già fosse b a tte z z a to g li

Il loro radicamento e attaccamento materiale e simbolico a Roma era un segno di una lettura pragmatica del momento vissuta dalla chiesa romana: pragmatica soprattutto perché del tutto aliena dai sogni conciliari di

A partire dal 1974 i rapporti tra i dicasteri vaticani, lo stesso Paolo VI, e i movi­ menti ecclesiali cambiarono. Ci fu una vera a e propria apertura verso di essi. I

motivi di tale apertura devono essere ricercati nei cambiamenti strutturali che sta­

Paolo VI e della Curia romana nei confronti dei movimenti ecclesiali. Nel 1974 du­

vano avvenendo all’interno della società occidentale. Già a partire del 1971 Paolo VI

rante il Sinodo Sull’Evangelizzazione, i padri sinodali s’interrogarono su come la

denunciava nella lettera apostolica Octogesima Advieniens che: «una grande sfida

Chiesa dovesse rispondere al processo di secolarizzazione e alla continua perdita

alla saggezza, aH'immaginazione e alla capacità organizzativa dell’uomo è l’ur­

di fedeli. L’anno successivo, 1’8 dicembre del 1975, Paolo VI consegnava ai padri

banizzazione irreversibile e crescente [...] provocando “una nuova solitudine” in

sinodali l'esortazione apostolica Evangeli Nuntiandi. In essa il Pontefice ricono­

mezzo alla quale egli si sente come s tra n ie ro » ^ !. | n questo grande processo di

sceva nei movimenti ecclesiali, da lui denominati «ministeri diversificati», come

urbanizzazione, che non era altro che uno dei primi segni della globalizzazione, i

«preziosi per l’impianto, la vita e la crescita della Chiesa e per una capacità d’irra­

vertici vaticani riconobbero che ormai era in atto un forte cambiamento nella rela­

diazione intorno a se stessa e verso coloro che sono lontani»^?-]. La Chiesa ini­

zione tra gli uomini e la fede. Nel quinquennio dopo il 1968 la partecipazione ai

ziava così ad aprirsi vero i movimenti. Il 10 dicembre del 1976 Paolo VI, tramite il

sacramenti in Francia, Germania e Olanda era crollata.

mota proprio Apostelatus peragendi,proclamava l’istituzione definitiva del Consiglio

In Italia la situazione non era migliore, la Democrazia cristiana perdeva sempre

pontificio per i laici, da lui precedentemente fondato ad experimentum nel 1967 con

più la sua caratteristica di partito cattolico e nel paese vennero promulgate leggi,

il nome di Consiglio per i Laici per dare continuità al decreto Apostolicam actuo-

come quella del divorzio del 1970 (che supererà indenne il referendum del 1974),

sitatem del Concilio Vaticano II sull’apostolato dei laici. Al Pontificio Consiglio per

che mostravano come il paese fosse sempre più il manifesto di una “cristianità

i Laici spetta:

perduta”, dove i valori della cristianità erano considerati sempre più come que­ stione privata e non pubblica. In Spagna la situazione era ancora più spinosa. L'intellighenzia del governo fran­ chista, formato sotto le scure dell’Opus Dei, non facilitava i rapporti tra il morente governo nazional-cattolico e la Santa Sede.

«Incitare i laici perché prendano parte attiva alla vita e alla missione della Chiesa», con un servizio di animazione rivolto tanto ai membri di associazioni che a singoli fedeli (65); «Valorizzare, dirigere e se è necessario, promuovere iniziative che

In Sud America la teologia della liberazione si scontrava apertamente con le linee

riguardano l’apostolato dei laici nei vari settori della vita sociale»

direttive vaticane, mentre il “Terzo mondo” presentava numerosi problemi rispetto

come pure «favorire con la propria intraprendenza l'attiva parteci­

alle speranze destate dalla decolonizzazione: le richieste d’inculturazione della teo­

pazione dei laici in campo catechistico, liturgico, sacramentale,

logia nelle chiese locali e la sfida del dialogo presentava numerosi pericoli per la

educativo e simili», collaborando a questi fini con i vari dicasteri della

Chiesa. Anche nel Nord America il clero, di gran parte tradizionalista, non riusciva

Curia romana, che si occupano degli stessi problemi» (66);

ad interpretare le istanze e i bisogni religiosi dei cattolici locali provocando un abbandono delle chiese e la fuga verso varie sette protestantit-3-1. Tutti questi cambiamenti provocarono una vera e propria ritrattazione da parte di

«Occuparsi in pieno accordo con la Congregazione per il Clero, di tutti gli affari che riguardano i consigli pastorali, sia parrocchiali che

diocesani, in modo che i laici siano incoraggiati a prendere parte a

vescovi Sull’ Evangelizzazione del 1974'"^’ , aveva conosciuto da vicino i movi­

una pastorale d’insieme» (67);

menti ecclesiali. Durante tutto il suo pontificato, Giovanni Paolo II appoggiò sem­ pre i movimenti ecclesiali, in special modo durante i suoi viaggi apostolici, le visite

seguire e curare la vita associativa dei fedeli laici: «le organizzazioni dei laici che si occupano dell’apostolato nell’ambito sia internazionale che nazionale», «le associazioni cattoliche che promuovono l’apo­

ad limino, e nelle udienze del mercoledì. Già nel 1979, nell’Enciclica Redemptoris Hominis, il Papa riconosceva come «uno spirito di collaborazione e di corresponsabilità» si fosse diffuso anche

stolato e la vita ed attività spirituale dei laici», «le pie associazioni», «i terzi ordini secolari» per quelle materie che si riferiscono alla loro atti­

tra i laici tra i laici, confermando non soltanto le organizzazioni dell’apo­

vità apostolica, «le associazioni comuni ai chierici e ai laici», fatta

stolato laicale già esistenti, ma creandone delle nuove, aventi spesso un pro­

sempre salva la competenza degli altri dicasteri interessati (69);

filo diverso ed una dinamica eccezionale. Inoltre, i laici, consapevoli della loro responsabilità dinanzi alla Chiesa, si sono impegnati volentieri nella col­

«Fare in modo che le leggi ecclesiastiche che riguardano i laici siano scrupolosamente osservate» (com’era già il caso per il “ Consilium de Laicis” ) e «occuparsi in via amministrativa delle controversie

laborazione con i Pastori, con i rappresentanti degli Istituti di vita consacrata, nell'ambito dei Sinodi diocesani o dei Consigli pastorali nelle parrocchie e nelle d io c e s i^ —!.

che concernono i laici» (7 2 )^ $ ]. Il pontificato di Ciovanni Paolo II può suddividersi in «due tornanti nella politica In questo modo i movimenti ecclesiali, pie associazioni, organizzazioni di laici nazionali ed internazionali, Terzi Ordini e associazioni comuni sarebbero ricaduti sotto un’unica giurisdizione vaticana. EApostolatus peragendi segna così la defi­

verso le aggregazioni ecclesiali: il primo consistette nel lancio dei movimenti nei primi anni del pontificato (1981-1982), il secondo nella celebrazione di essi nel pe­ riodo di preparazione e celebrazione dell’evento giubilare (19 9 8 -2 00 0 )» ^^.

nitiva apertura alla teologia del laicato. A questa apertura, però, non seguì quella legislativa. Infatti, i movimenti ecclesiali non sono giuridicamente inquadrati all’in­ terno del Codice di diritto canonico.

Tra il 1981 e il 1982 Giovanni Paolo II partecipò e promosse attivamente i Movi­ menti ecclesiali. Il 22 maggio del 1981 la Commissione episcopale per l'apostolato

Ciovanni Paolo II e i Movimenti Ecclesiali

dei laici pubblicò la nota Criteri di ecclesialità dei gruppi, movimenti, associazioni^-^, nella quale specificava quali fossero i criteri di ecclesialità dei

Dopo la morte di Paolo VI c il breve pontificato di Albino Luciani, il 16 ottobre

movimenti e come I vescovo doveva rapportarsi con essi. Nel settembre del 1991 il

del 1978 veniva eletto al soglio pontificio il cardinale polacco Karol Wojtyla che

Papa partecipò al 1° Congresso internazionale dei movimenti a Rocca dei Papi,

prese il nome di Ciovanni Paolo II. Karol Wojtyla, già collaboratore del Consiglio

organizzato da Comunione e Liberazione e da Vita e Luce, e nel suo breve discorso

del Pontificio Consiglio dei laici e uno dei più attivi esponenti del Sinodo dei

di presentazione affermò che «la chiesa è come un m o v im e n to » ^ ^ . I maggiori

movimenti che, in questo periodo, ebbero l’appoggio di Giovanni Paolo II furono

«la grande fioritura di questi movimenti e le manifestazioni di energia e di vitalità

quelli di matrice ispanofona. Il 28 novembre del 1982, dopo uno studio della Con­

ecclesiale che li caratterizzano sono da considerarsi certamente uno dei frutti più

gregazione dei Vescovi, il Papa concedeva all’Opus Dei, tramite la bolla Ut sit

belli del vasto e profondo rinnovamento spirituale, promosso dall’ultimo

validum, la Prelatura personale nominando il monsignor Alvaro del Portillo come capo prelato dell’opera^^J L’anno successivo, il 29 giugno del 1983, il Papa

Concilio»^?-] In questo periodo il Papa appoggerà fortemente tutti quei movi­

approvava gli statuti del Legionari di Cristo, vedendo in essi una barriera contro la

nario, non solo italiano ma, della chiesa tutta, un "modello polacco” di rapporto al­

secolarizzazione capace di portare avanti la “riconquista” del mondo moderno.

l’interno della chiesa tra i movimenti e l’episcopato, e tra i movimenti e il laicato

menti, come Comunione e Liberazione, «più disponibili a esportare, sullo sce­

Fondamentale risulta essere anche il suo rapporto con Don Giussani. Nel 1982 il

non a sso cia to » ^ -'. Inoltre, il Pontefice ritenne sempre più opportuno difendere e

Papa riconobbe la Fraternità di Comunione e Liberazione come associazione lai­

avvalorare l’operato dei movimenti, che non dare ascolto alle istanze che prove­

cale di diritto pontificio. Nello stesso anno il Papa partecipò al meeting di Rimini,

nivano da una parte del clero tradizionalista, che vedeva nei movimenti un attacco

avviato giusto due anni prim a^^l.

alla sacralità della liturgia e del magistero, e da una parte dal clero progressista che

Nel 1984 Giovanni Paolo II inaugura la prima Giornata mondiale della gioventù

vedeva in essi una chiesa parallela incapace di comunicare con i laici non inseriti

(CMG) a Roma, un appuntamento internazionale con cui il Papa incontra i giovani

nei movimenti. Per soffocare queste proteste, Giovanni Paolo II decise di basare la

di tutte le parti del mondo. Il secondo appuntamento sarà nel 1987 in Argentina a

legittimità dei mov menti sull’obbedienza al papa e alla Santa Sede. Manifesto di

Buenos Aires dove ci saranno circa un milione di partecipanti. Da allora ogni due

questa idea è la nota apostolica Christifideles laici pubblicata il 30 gennaio del 1989

anni è fissato un incontro internazionale in uno dei cinque continenti. I Movimenti

nella quale venivano definiti i principi di ecclesialità che permettevano ai movi­

ecclesiali svolgono un ruolo di raccordo e coordinamento nelle GMG, che per l’at­

menti di entrare in comunione con la Chiesa.

tenzione dei media internazionali sull’evento trovano anche un’opportunità per farsi conoscere.

Inquadrati i Movimenti ecclesiali nel loro rapporto con la Chiesa, il Papa ne com­ prende e ne valorizza lo spirito conciliare che li anima. Negli anni ‘90 li investe del

Nel 1985, il Papa, durante il discorso al Convegno della Chiesa italiana in occa­

ruolo di forza evangelizzatrice chiamata a farsi carico della “ Nuova Evangeliz­

sione della sua visita pastorale alla diocesi di Loreto, riconobbe nei movimenti il

zazione". Giovanni Paolo II ha al centro del suo programma pontificale l’attuazione

«canale privilegiato per la formazione e promozione di un laicato consapevole e at­

delle ispirazioni de Concilio Vaticano II e vede in particolare nel Cammino Neo-

tivo del proprio ruolo nella Chiesa e nel m o n d o » ^ —’ sottolineando però che que­

catecumenale, insieme ed altre realtà, come l’Opus Dei, Comunione e Liberazione,

sti devono “camminare” insieme al proprio Vescovo. L’appoggio definitivo ai movimenti ecclesiali avvenne durante il secondo con­ vegno internazionale dei movimenti ecclesiali, tenutosi a Rocca dei Papi tra il feb­ braio e il marzo del 1987. Durante questo incontrò Giovanni Paolo II affermò che

i Legionari di Cristo c la Comunità di Sant’ Egidio, i canali per raggiungere i vari am biti della società civile e delle sue strutture 1-^9] Proprio in questo periodo questi movimenti ebbero apprezzamenti diretti dal Pontefice e dalle varie congregazioni curiali.

Il 29 giugno del 1990 il Pontificio Consiglio per i Laici formulò il riconoscimento

dovranno sentirsi invitati a sradicarsi dal loro passato ed a interrompere le rela­

dell’Opera di Maria (Movimento dei Focolari) come associazione internazionale di

zioni con l’ambiente che ha contribuito al determinarsi della loro vocazione, né do­

fedeli di diritto p o n tific io ^ -!. [\|e ||o stesso anno, il 30 agosto, Giovanni Paolo II,

vranno cancellare i tratti caratteristici della spiritualità che là hanno imparato e vis­

nella Lettera Ogni Qualvolta indirizzata al Mons. Paul )osef Cordes, riconosceva il

suto, in tutto ciò che di buono, edificante ed arricchente essi contengono. Anche

Cammino Neocatecumenale «come un itinerario di formazione cattolica valida per

per loro, quest’ambiente d’origine continua ad essere fonte di aiuto e di sostegno

i tempi moderni che opera per la “ Nuova Evangelizzazione” » ^ ^ . Per quanto ri­

nel cammino formativo verso il sacerdozio»!-^. $ u q U e s f 0 t e m a Giovanni Paolo II

guarda l’Opus Dei, Giovanni Paolo II sostenne il veloce iter burocratico per la bea­

ritornerà con l’esortazione apostolica Vita consecrata del 1996.

tificazione del fondatore Josemarìa Escrivà de Balaguer, avvenuta il 17 maggio del

La politica dei riconoscimenti ai movimenti negli anni Novanta si sviluppò sensi­

1992. Sempre grazie alle pressioni di Giovanni Paolo II, Escrivà de Balaguer verrà

bilmente fino al decisivo passaggio della preparazione e della gestione dell'evento

canonizzato il 6 ottobre del 2002^52], Tra il 1991 e il 1992 i Legionari di Cristo

giubilare del 2000. Nel maggio 1998 si tenne a Roma il IV Congresso mondiale dei

inaugurarono il nuovo centro di studi superiori a Roma e crearono un noviziato nel

movimenti e delle nuove comunità. Dei circa 300.000 membri di sessanta movi­

Nord Italia---’^!

menti e nuove comunità, quarantatré vennero accolti dal papa per la Veglia di

Proprio agli inizi degli anni ‘90 Giovanni Paolo II diede una risposta alla que­

Pentecoste. Nel discorso nella veglia di Pentecoste del 27 maggio 1998, Giovanni

stione spinosa delle vocazioni sorte all'interno dei vari movimenti ecclesiali. Se da

Paolo II definì i movimenti ecclesiali «come la risposta alla sfida della secolariz­

un lato i seminari diocesani spingevano i seminaristi ad abbandonare i loro rap­

zazione» e «uno dei frutti più significativi di quella primavera della Chiesa già

porti con i propri movimenti, dall’altro i movimenti si organizzavano nell’istituire

annunciata dal concilio Vaticano II, ma purtroppo non di rado ostacolata dal dila­

seminari gestiti da loro stessi legati però alle facoltà teologiche vaticane. Con l’e­

gante processo di secolarizzazione»^-!. || pa pa delineava anche un’agenda aperta

sortazione Pastores dabo vobis del 1992, il Pontefice «affrontava il problema delle

sul cammino dei movimenti sulla via della maturità ecclesiale richiamando i movi­

nuove caratteristiche dei presbiteri nei movimenti, sottolineando la funzione posi­

menti a offrire alla Chiesa frutti maturi di comunione e di impegno.

tiva di queste nuove aggregazioni per la pastorale vocazionale, e dava valore posi­

L’anno successivo, il 23 settembre del 1999, la Conferenza Episcopale italiana

tivo al legame tra i seminaristi e i presbiteri e le realtà associative di partenza»!--'-!.

approvò gli statuti dei Cursillios de Cristianidad in Italia. Il 29 giugno del 2000, Gio­

Nell’esortazione il Pontefice sottolineava come «anche le associazioni e i movimenti

vanni Paolo II approvava ad experimentum, per cinque anni,gli statuti del Cammino

giovanili, segno e conferma della vitalità che lo Spirito assicura alla Chiesa, pos­

Neocatecumenale. Il 14 marzo del 2002 il Rinnovamento dello Spirito, nel tren­

sono c devono contribuire alla formazione dei candidati al sacerdozio, in parti

tennale della sua presenza nella Chiesa italiana, ricevette dalla CEI la conferma

colare di quelli che escono dall’esperienza cristiana, spirituale e apostolica di que­

degli statuti dell’associazione, conferma annunciata dal Cardinale Camillo Ruini.

ste realtà aggregative. I giovani che hanno ricevuto la loro formazione di base in tali aggregazioni e che si riferiscono ad esse per la loro esperienza di Chiesa, non

Benedetto XVI e i Movimenti Ecclesiali

Il pontificato di Benedetto XVI, per quanto concerne i movimenti ecclesiali, ha mostrato una certa difficoltà negli ambienti dell’istituzione vaticana di accogliere e

di Firenze'- "222'. Questo ha permesso ai Focolarini di entrare di diritto all'interno della formazione culturale della Chiesa.

integrare le nuove realtà ecclesiali. Ma queste «tensione tra la pluriformità dei

Benedetto XVI dal 2007 in poi ha mostrato sostegno verso tutti i movimenti

movimenti e i meccanismi istituzionali non ha portato ad un passo indietro del

ecclesiali di matrice europea. Non a caso ha appoggiato l'iniziativa del Family Day

papa nella politica di apertura al nuovo protagonismo del laicato organizzato»'--12'.

di Roma avvenuto il 15 gennaio del 2007, poi ha partecipato all’ “ Incontro interna­

Durante tutto il pontificato di Benedetto XVI ha prevalso una linea di continuità

zionale per la pace” di Napoli avvenuto il 21 ottobre, organizzato dalla Comunità di

nell’integrazione dei movimenti ecclesiali all’interno del corpo della Chiesa Catto­

Sant’Egidio. L’anno successivo, 1’11 maggio 2008, il Pontefice ha suggellato l’ap­

lica. I primi due anni di pontificato di Benedetto XVI hanno però visto dure san­

provazione degli Statuti definitivi del Cammino Neocatecumenale, che ha posto

zioni per due movimenti ecclesiali. Il primo è stata la decisione di Benedetto XVI di

fine alle diatribe concernenti alla liturgia. Nel 2011, in occasione della GMG di Ma­

commissariare i Legionari di Cristo. Tale decisione è stata presa dopo la condanna

drid, il papa ha voluto che questo incontro fosse organizzato dai movimenti eccle­

di Marcel Maciel, fondatore dei Legionari, per abusi sessuali e di violazione del

siali vista la loro propensione alle moltitudini. Non a caso, proprio nello stesso

sacramento della confessione, dopo un’indagine partita nel 1998'-'’—".

anno, il 20 gennaio, è stato approvato il Direttorio Catechetico del Cammino Neo­

Interessante risulta essere anche la contrapposizione tra il cardinale Arinze e gli

catecumenale. Nel settembre del 2011, invece, il leader della Comunità di Sant’ E­

iniziatori del Cammino Neocatecumenale, per quanto riguarda il modus operandi

gidio, Andrea Ricca-di, ha ricevuto l’appoggio della Curia romana per la sua attività

della liturgia eucaristica. Tale controversia fu ripresa dallo stesso Benedetto XVI il

politica nel Governo tecnico guidato da Mario Monti. Però bisogna sottolineare

12 gennaio del 2006, durante un’udienza concessa al Cammino.

che se da un lato la Curia appoggia direttamente i movimenti ecclesiali, nel suo

Durante il suo discorso, Benedetto XVI ricordava ai Neocatecumenali che «di re­

seno vi sono nume'ose contrapposizione riguardanti i vari movimenti. Ciò si evin­

cente la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplinamento dei Sacramenti vi

ce dai documenti fuoriusciti durante il caso Vatileaks, nei quali sono presenti dis­

ha impartito, a mio nome, alcune norme concernenti la Celebrazione eucaristica,

sensi tra alcuni porporati sulle funzioni e itinerari di alcuni movimenti ecclesiali.

dopo il periodo di esperimento che aveva concesso Giovanni Paolo II. Sono certo che queste norme saranno da voi attentamente osservate»'-'-^'. Tali azioni avevano fatto sperare alcuni critici dei movimenti ecclesiali che vede­

Se da un lato i movimenti ecclesiali di matrice europea hanno ricevuto un forte sostegno, questo non è successo per quei movimenti laicali che fanno capo alle comunità di base presenti in Sud America. Il Pontefice, in una Notificazione del 31

vano nel pontificato di Benedetto XVI l’arresto dell’espansione dei movimenti,

ottobre del 2006, pubblicata solo il 14 marzo del 2007, ha manifestato la sua diffi­

favorendo il ritorno ad una Chiesa più tradizionalista. Queste speranze vennero poi

denza verso questo tipo di laicato più legato alle chiese locali c a alla Teologia della

subito spezzate dallo stesso pontefice.

liberazione che non alla Chiesa di Roma'— '. Durante il suo pontificato, Benedetto

Nel 2007 venne creato, con un decreto pontificio, l’ istituto universitario Sophia,

XVI ha sempre appoggiato i movimenti ecclesiali di matrice europea vedendo in

avente due indirizzi di studio nella cittadella dei Focolarini a Loppiano, in provincia

essi «scuole di comunione, compagnie in cammino necessarie nell’oscurità di un

[1621

mondo frastornato dai messaggi contraddittori delle ideologie»1----

Partecipando al gruppo teatrale dell’accademia delle Belle Arti, venuto a cono­

C A P IT O LO I

scenza delle opere Teatrali del filosofo francese Jean-Paul Charles Sartre e delle tesi LE O R IG IN I DEL C A M M IN O N E O C A T E C U M E N A LE

del filosofo danese Soren Kierkegaard, a contatto con l’ateismo circostante degli

Dopo aver analizzato il periodo storico in cui si collocano i Movimenti Ecclesiali

anni sessanta e dall’ambiente marxista, vive un momento di smarrimento tipico

e le caratteristiche comuni di questi ultimi, ora prenderemo in analisi il Cammino

della sua generazione, che lo porterà a rifugiarsi nell’esistenzialismo francese, per

Neocatecumenale, che ha due caratteristiche immediate che lo contraddi­

cercare di far propria la non-esistenza del Dio che i suoi genitori gli avevano tra­

stinguono. Il Cammino Neocatecumenale pur essendo considerato da molti come

smesso, rompendo con la fede tradizionale nella quale era cresciuto da piccolo.

un Movimento Ecclesiale, è, come attestano gli stessi fondatori, «un itinerario di

Pur conseguendo fama e successo, egli entrerà in una profonda crisi esistenziale

formazione cristiana valida per la società e per i tempi odierni»^—

distaccato

che lo porterà ad interrogarsi sul senso della vita. Infatti, le teorie filosofiche finora

dalla categoria di Movimento Ecclesiale. Inoltre, il Cammino Neocatecumenale si

conosciute non avevano dato risposte alle sue istanze intellettuali e spirituali. Nella

presenta con più di un milione di aderenti, dei quali solo 250.000 in Italia, ed è una

sua ricerca filosofica approfondisce il pensiero del filosofo francese Henri

delle realtà ecclesiali con più aderenti al mondo.

Bergson^— 9J, che rompendo con il razionalismo dà grande importanza all'in­ tuizione. Kiko decide di abbandonare l’esistenzialismo e si dona all’intuizione

Kiko Argiiello, la vita'Francisco José Comez Argiiello Wirtz, detto Kiko, nasce a Leon il 9 gennaio del 1939. Primogenito di quattro figli, cresce in una famiglia borghese di religione cattolica^— 5], i| pa d r e i di origini inglesi, avvocato e la madre casalinga. La famiglia si trasferisce a Madrid nel 1941, dove Kiko crescerà e si formerà culturalmente. La sua infanzia sarà caratterizzata dal suo amore per la pittura; a nove anni, infatti, dopo le lezioni scolastiche frequenta sia un corso di pittura (ha dipinto nature morte fino ai dodici anni quando iniziò a dipingere nudi a olio) che un corso di disegno di statu e'^ ® . Si laurea all’Accademia delle Belle Arti “San Fernando”. Nel 1959 partecipa al “Primo concorso d'arte giovanile" organizzato dalla Delegación Nacional de Juventudes del Movimiento Nacional, vincendo il "Premio Nazionale Straordinario di Pit­ tura” nella categoria 14-21 anni'— ^J c foe g|j porterà fama a livello nazionale^® .

bergsoniana con la quale, usando l’arte come oggetto della sua intuizione, abban­ dona il suo ateismo esistenzialista e scopre l’esistenza di Dio. Inizia così un per­ corso di ricerca di Dio che lo porterà alla lettura del Vangelo e del Nuovo Testa­ mento. Venuto a conoscenza con un sacerdote madrileno inizia un’esperienza formativa all'interno dei Cursillos de Cristianidad^- '—L Qui i laici trasmettono gra­ zie a testimonianze la propria esperienza di fede concreta, e ciò fece in modo che Kiko potesse perde'e numerosi pregiudizi che provava verso l’istituzione cattolica e iniziare a reimpostare la sua vita alla luce della fede. Divenuto catechista nei Cur­ sillos, incominciò a proporre questo movimento in numerose chiese spagnole. Nello stesso periodo fondò un gruppo di artisti, insieme allo scultore Paul Coomontcs cd al vetrinista Munoz de Pablos, che prese il nome di “Crcmio 62”, con l’intenzione di rinnovare l’arte sacra. Poiché l’arte nella Chiesa è elemento della liturgia, egli inizia una ricerca sul rinnovamento liturgico che stava avvenendo al­ l’interno della Chesa. Inoltre, gli fu assegnata una borsa di studio dalla

Fondazione MarcfJ-7-!, per trovare punti di contatto tra l’arte protestante e l’arte

baracca di legno. Lo stile di vita di Kiko Argiiello incuriosì gli stessi abitanti di quel­

cattolica che lo porterà, con un architetto, e un teologo domenicano, a studiare il

le baraccopoli che gli chiedevano chi fosse e cosa facesse. E così iniziò un rap­

Concilio Vaticano II e l’arte sacra in Francia e in Finlandia. Prima del viaggio, grazie

porto di amicizia tra lui e gli zingari, che si basava sulla spiegazione di alcuni passi

al teologo domenicano, incontrò nel deserto di Monegros'-'7— René Voillaume

della Bibbia. Carmen Hernadez venuta a conoscenza dell’esperienza di vita di Kiko,

fondatore dei Piccoli Fratelli di Foucauld - '--'. René Voillaume raccontò a Kiko l’e­ sperienza di fede di Charles de Foucauld che andò a vivere a Tam anrasset^^ vo­

lo andrà a visitare nelle baracche di Palomeras Altas.

lendo rivivere il tempo della vita nascosta di Gesù Cristo nella Famiglia di Naza­ reth, in silenzio. La vita di Charles de Foucauld impressionò molto Kiko, il quale ri­ mase affascinato dall’esperienza di vita di quest’ultimo.

Hernàndez, la vita^-^ Carmen Hernàndez nasce ad Olvega il 24 novembre del 1930, da un’importante famiglia borghese, suo padre è un industriale spagnolo che ha interessi economici

Il 25 dicembre del 1962 Kiko vivrà un’esperienza molto importante. Festeggiando

in tutta la Spagna. Sin da piccola subirà il fascino dei gesuiti. Ad Olvega infatti, era

il Natale a casa dei suoi genitori vide in cucina la donna di servizio che piangeva.

presente un centro missionario gesuita, per il quale passavano numerosi missio­

Iniziando un dialogo con la donna capì le sue vere condizioni di vita. Ella viveva in

nari che si recavano in Cina, India, Giappone e Filippine.

una baracca nella periferia di Madrid, e suo marito era stato arrestato perché, in

Trasferitasi a Madrid con tutta la famiglia, all'età di quindici anni tentò di for­

preda all’alcol, aveva picchiato con violenza uno dei suoi 9 figli. Il 26 dicembre del

marsi per andare in missione in India, ma il padre le negò il permesso. Mentre fre­

1963 Kiko decise di fare visita a questa baracca e introdusse il marito della donna

quentava il liceo, era in stretta connessione con un padre gesuita cugino della

all’interno dei Cursillos de Cristianidad. Questi smise di bere solo per poco tempo,

madre. Terminato il liceo, entrerà in contatto con il padre gesuita Sanchez il quale

ma subito dopo riprese ad ubriacarsi ed usare violenza contro la propria famiglia.

le consiglierà di leggere un libro di esercizi spirituali di P. Lapuente che è un vade­

Poiché Kiko era l'unico che riuscisse a calmare quest’uomo, la donna di servizio lo

mecum per la vita soirituale dei gesuiti. In esso vi sono insegnamenti per quanto ri­

chiamava sempre per aiutarla. Questa esperienza farà maturare in Kiko una scelta

guarda la meditazione, la preghiera e lo studio della Sacre scritture. Iniziata l’uni­

di vita: porta i Cursillos nelle baracche, e si trasferisce nella baracca di questa fami­

versità, si laureerà in Chimica presso l’università di Madrid all’età di 21 anni, e lavo­

glia che si trovava nel quartiere di La Fo rtuna'"^ di Madrid, è in questo luogo che

rerà per l’azienda del padre. Mentre stava lavorando insieme al padre in un'azienda

egli incontrò « la sofferenza degli innocenti » ^ —1 che abitavano in quelle barac­

presso Andujar'- ^ - decise di partire, andando contro il volere del padre. Si recò

che. Nel 1963 Kiko parte e va in Africa per ottemperare al servizio di leva obbli­

prima a Madrid, po a Pamplona e infine a )avier.

gatoria c qui perfeziona la decisione di donare la sua vita ai poveri c ai sofifcrcnti. Al suo ritorno , nel 1964, grazie al suggerimento di un suo amico assistente sociale, si trasferirà nelle baracche di Palomeras A lta s ^ ^ , periferia di Madrid, zona abi­ tata prevalentemente da zingari e q u in q u is ^ ^ . Qui prese come sua abitazione una

Qui conoscerà il gesuita padre Miguel Domenzain fondatore delle Missione de Cristo Jesus . Il padre gesuita negli anni trenta era stato missionario in Giappone, ma non potendoci ritornare a causa della seconda guerra mondiale, decise di av­ viare delle azioni missionarie in tutta la Spagna.

In questa fondazione Carmen conoscerà una forte esperienza evangelizzatrice. In

dell’esperienza di Kiko poiché quest’ultimo era entrato in contatto con sua sorella

seguito si trasferisce a Pamplona, dove inizierà i suoi studi teologici che conti­

la quale agiva nel sociale nelle stesse baracche di Palomeras Altas. Durante il collo­

nuerà a Valencia. Qui verrà in contatto con la teologia domenicana e con frà Sau-

quio Carmen rimarrà colpita da « Este nino parece tan moderno y es un beato »

ras, uno dei primi a scrivere un libro sulla nuova Cristologia, grazie al quale Car­

[1S7J [) O pO questo colloquio deciderà di trasferirsi nella baraccopoli di Palomeras

men si soffermò sulla teologia di San Tommaso D’Aquino. Dopo aver completato i

Altas. Bisogna ricordare che la baraccopoli si situava nei pressi dell’industria chi­

suoi studi teologici, nel i960 prese la decisione di partire missionaria per l'india,

mica Bunsen. Quest’ultima per ampliare i propri terreni decise di sfrattare i barac­

ma prima si dovevano fare dei corsi di formazione a Londra; dal i960 al 1961 Car­

canti grazie all’ausilio della Guardia Civile. Per evitare che il campo venisse raso al

men risiederà lì. Nel 1962 il viaggio in India non si realizza e si trasferisce a Barcel­

suolo, Kiko chiese aiuto a Monsignor Casimiro Mordilo, Arcivescovo di Madrid,

lona, dove vivrà una profonda esperienza di Kenost— l . Qui entrerà in contatto

che facendo pressione sul Prefetto di Madrid, riuscì a fermare l’abbattimento delle

con Padre Pedro Farnes Sherer, noto liturgista spagnolo formatosi nell’ institut

baracche. L'incontro con il Vescovo permise a Kiko di portare la propria esperienza

Supérieur de Liturgie di Parigi. Grazie a lui Carmen scopre il rinnovamento del Con­

di fede in numerose parrocchie.

cilio Vaticano II per quanto riguarda la Liturgia, che ha ridato al Mistero della Pa­ squa la centralità nella vita cristiana^— ‘ accompagnata al ritorno allo spirito della

L’esperienza di fede di Kiko, che si basava sul donarsi al prossimo, in modo gra­ tuito e disinteressalo, e si esprimeva con «la proclamazione ad alta voce della Pa­

Chiesa alle origini. Grazie a Padre Farnes, Carmen s’iscriverà all’ École Biblique di

rola di Dio» che a volte «trasformava con la chitarra in canto, in inno di lode e di

Gerusalemme, dove arriverà nel 1962. Qui con alcune sue amiche viaggerà dal Li­

ringraziamento»^—

bano partendo da Tripoli^—

Altas. Con la sua catechesi, come lui stesso testimonia, molte persone cambiarono

dove c'è un santuario mariano, fino al Negheb e a

divenne un punto di riferimento per i baraccati di Palomeras

Eilat nel mar Rosso. Durante questa esperienza rafforzerà il suo rapporto con le

i propri atteggiamenti di vita. Il metodo catechetico di Kiko non era quello di vietare

Sacre Scritture e la cultura ebraica. Durante il suo soggiorno a Gerusalemme, nel

a chicchessia di ubriacarsi o di prostituirsi, infatti la catechesi non presentava

1964, dopo aver conosciuto il Pontefice Paolo VI, ebbe l’idea - come da lei raccon­

moralismi, ma si rifaceva direttamente al messaggio evangelico che introduce l’uo­

tato

mo alla metanoia^—

-

«di

fondare,

con

alcune

amiche,

un’associazione

nuova,

un

movimento»[— ‘ L Questo progetto, al suo ritorno in Spagna non si realizzerà.

Visti i frutti della sua predicazione, Kiko, fattosi espressione

della comunità, eh ese dei sacerdoti al Vescovo di Madrid Monsignor Casimiro Mordilo, che gli inviò presbiteri per le celebrazioni della Parola, dell'Eucarestia e

L’incontro di Kiko Argiiello con Carmen Hernandez

della Penitenza. Per questo fu allestito un baraccone di legno, nel quartiere popo­

Nel 1964 Carmen Hernandez fa ritorno a Madrid con l’intento di organizzare un gruppo missionario per evangelizzare i minatori di Oruro^—

ma entrerà a far

lare Colonia Sandi che funse da parrocchia per tutta la zona, incluse le baracche di Palomeras Altas. In questo quadro Carmen Hernadez, che era «abituata ad una teo­

parte dell’associazione Villa T eresita ^ ^ che si dedicava al recupero delle prosti­

logia astratta, moralistica e leg a lista» ^ —! apprezza anch’ella la validità di questo

tute. A Madrid incontra Kiko Argiiello. Carmen era venuta già a conoscenza

itinerario catechetco arricchendolo con la sua formazione culturale e la

conoscenza della riforma complessiva portata avanti con il Concilio Vaticano II.

Kiko, che non si aspettava la formazione di «comunità in cammino di

Da questa convergenza vennero a formarsi comunità di preghiera con una litur­

conversione»'-®-'. Il Cammino Neocatecumenale non fu ben accolto in tutta la

gia precipuamente formulata sul Concilio Vaticano II che dal 1964 al 1967 prese

Chiesa, anzi alcuni ambienti ecclesiastici spagnoli lo accusarono di eresia e di es­

sempre più le forme di un cammino di gestazione di fede, che dava vita ad una

sere un movimento scismatico. A causa delle pressioni di questi ambienti, Monsi­

comunità fraterna, dove il segno più evidente era quello di un «amore in una

gnor Mordilo fu costretto a convocare Kiko e Carmen dinanzi ad un gruppo di

dimensione nuova che abbracciava tutti, perché era la capacità di morire per l’a­

sacerdoti. Qui Kiko, durante l’udienza, professò la sua fede ed espose il Kerygma

mico, la dimensione della C ro ce»'-'-'. Cosi venne a formarsi un piano catechetico-

partendo dalla Genesi fino alla lettera di San Paolo apostolo ai Romani. Di fronte a

kerygmatico di primo annuncio per la formazione di comunità cristiane. L’opera di

tutto ciò gli accusatori non replicarono e il Cardinale Mordilo confermò che quan­

Kiko e Carmen impressionò positivamente i parroci delle parrocchie di Cristo re di

to detto da Kiko era conforme alla Tradizione e all’ortodossia della Chiesa Catto­

Madrid e di S. Frontis in Zamora, che vedendo i frutti che si erano prodotti in

lica. Per un breve periodo le critiche e le accuse di eresia cessarono. Monsignor

comunità formate da gente lontana dalla Chiesa e priva di ogni cultura, accolsero

Mordilo, incoraggiò i preti spagnoli a valersi di questo strumento pastorale, poiché

nelle proprie parrocchie, sotto la loro responsabilità, l'itinerario di fede del Cam­

esso si presentava molto efficace per tutti i lontani dalla Chiesa, e «invitava i cate­

mino Neocatecumenale come metodo di costante evangelizzazione. Nella pratica

chisti a far sì che al centro delle comunità che si venivano formando, fosse sempre

con cui si confrontò la sintesi kerygmatico-catechetica formatasi tra i baraccati di

messo il parroco, segno di unità e di cammino con la chiesa locale»'-®®'.

Palomeras Altas, presto si vide come nelle parrocchie, soprattutto in quelle bene­ stanti, le catechesi erano usate come conferenze, non come un cammino di con­

li Catecumenato per adulti battezzati: un’invenzione di Kiko Arguello?

versione e di kenosis. Questo periodo è molto importante, anche perché il contatto

L’itinerario di fede del Cammino Neocatecumenale si basa su un catecumenato

con la realtà parrocchiale e il fallimento della predicazione quasi naturalmente

per adulti battezzati. Questo metodo di formazione però non è stata un’invenzione

portarono, un po’ alla volta, al perfezionamento di quelle che si possono consi­

né di Carmen Hernadez e né di Kiko Arguello.

derare le “mediazioni culturali” del Cammino, nelle quali si confrontano le espe­ rienze precedenti di Kiko (i Cursillos e la sua conversione) con la preparazione

In Spagna, il catecumenato è stato utilizzato per quattro iniziative pastorali di­ verse:

culturale e la vocazione missionaria di Carmen Hernàndez. Anche grazie agli inter­ venti di Monsignor Mordilo, il Cammino prenderà sempre più in considerazione il tema centrale dell’itinerario di fede che è quello della riscoperta battesimale come cammino da percorrere per arrivare a una fede adulta, capace di rispondere ai cam­

Nella pastorale parrocchiale Nella pastorale politica, portata avanti dal sacerdote spagnolo, Mariano Gamo, leder delle comunità di base spagnole

biamenti sociali che si stavano verificando. Riveduto il sistema catechetico, il Cam­

Dai gruppi che desideravano vivere un rinnovamento battesimale

mino riscuoterà successo anche tra gli ambienti borghesi sorprendendo lo stesso

Nel campo della pastorale giovanile, dove venne testata un’educazione alla fede

di tipo neocatecumenale, come avvenne nella pastorale sa

diede vita al primo ciclo di catechesi dal quale nacque la prima comunità, che prese il nome di Comunidad de la Resurreciòn^^. La maggior parte dei compo­

Queste esperienze catecumenali perseguirono tre obbiettivi: la conversione, la maturazione e l’impegno. «I fattori che permisero l’espansione del catecumenato nelle pastorali delle chiese spagnole furono II Concilio vaticano II che rifondò una coscienza sociale, la crisi dell’Azione Cattolica, la contestazione del maggio fran­ cese del 1968 e l’estensione delle comunità di base»'~951.

nenti provenivano dall’Azione Cattolica. Dal 1969 al 1973 si formarono 8 nuove comunità per un numero di 100 persone. Dal 1973 il suo movimento conobbe una forte crisi legata dalla decisione di Floristàn di avvicinarsi alla Teologia della libera­ zione, appoggiando il movimento Iglesia Popular y Cristianos por el socialismo. Oggi la Comunidad de la Resurreciòn conta 35 persone.

I principali fuochi d’azione catecumenale in Spagna di fine anni sessanta sono dati dall'esperienza universitaria guidata da Casiano Floristàn denominata Comunidades Cristianas Populares, il catecumenato guidato da Mariano Camo nella parroc­

L’esperienza di Mario Camo Don Mario Gamo, presbitero della parrocchia della Montana di Moratalaz'-9-1, a

chia di Nuestra Senora de la Montana en Moratalaz e infine il Cammino Neocate­ cumenale di Kiko Argiiello e Carmen Hernadez.

partire dal 1968 portò avanti una pastorale di tipo catecumenale nella sua parroc­ chia.

L’esperienza di Casiano Floristàn

Alla base della sua pastorale c'era l’intenzione di formare «un cristiano adulto capace di superare l’anticlericalismo e i pregiudizi, pensare in positivo per fare

Casiano Floristàn, figlio di un agricoltore, nacque a Arguedas, nei pressi di Navarra, nel 1926. Sesto di sette figli, laureato in Scienze Chimiche a Saragozza, e in Filosofia a Salamanca, studiò Teologia all'università teologica di Innsbruck e di Tubinga dove conobbe Karl Rahner, Hans Kung, Johann Baptist Metz. Insieme a loro coordinò la rivista internazionale di teologia “ Concilium". Fu ordinato sacerdote nel 1956 e nel i960 ottenne la cattedra di Teologia Pastorale presso l'Universidad Pontificia de Salamanca. Fu uno dei padri della teologia della Liberazione insieme a Gustavo Gutièrrez, Segundo Galilea, Juan Luis Segundo e Josè C o m blin '-— Floristàn fu il pioniere nell’introduzione del catecumenato in Spagna. Già nel

un’esperienza di iniziazione cristiana che si rifacesse al catecumenato a n tic o » '-^ !. Il suo progetto fu abbracciato dalle altre due parrocchie presenti nel suo distretto, che si organizzarono per portare avanti gli incontri in un’unica struttura. La prima messa d’iniziazione di questo percorso catecumenale venne celebrata dal vescovo ausiliario di Madrid, monsignor Ricardo Bianco, in rappresentanza dell’arcivescovo di Madrid, Casimiro M ordilo. Alla base della predicazione di Gamo c’è la convin­ zione che «la fede entra dall’udito» (Rm 10,17), Pe r questo decise di portare avanti un ciclo di catechesi nelle quali prese in analisi di alcuni passaggi dell’Antico Testamento. Successivamente, prendendo come punto di riferimenti gli scritti dei

1962, preparò al Battesimo una famiglia del Porto Rico utilizzando il rito del ca­

Padri della Chiesa, ci furono incontri incentrati su macro-temi come la fede, il

tecumenato. Ma il suo itinerario di fede, improntato sul catecumenato, venne a for­

profetismo, l’esodo, ecc. Le catechesi venivano portate avanti dallo stesso Gamo

marsi all’interno dell’università Pontificia di Madrid. Qui, nella quaresima del 1968

coadiuvato da un gruppo di laici, che portava nella concretezza la propria espe­ rienza confrontata al tema sviluppato precedentemente da Camo. «Il metodo

catechetico di Canio consisteva nel vedere, giudicare e attuare in tutto coloro che

baracca del Borghetto L a tin o '~ ^ di Roma.

avrebbero partecipato alle c a te c h e s i» ^ ^ . Tale struttura catechetica però andò a

Durante il suo soggiorno Kiko incontrò un gruppo di giovani appartenenti alla

confluire verso quelle Comunità di Base che nascevano in Spagna proprio in quegli

parrocchia dei Martiri Canadesi, i quali dopo aver visitato la sua baracca e restando

anni. Non a caso, il vescovo di Madrid Casimiro Mordilo, che dapprima aveva

affascinati da ciò che stava facendo, lo invitarono a visitare la loro parrocchia. Qui

benedetto l’opera di Camo, decise nel 1971 di ostacolare la sua iniziativa proibendo

il parroco decise di iniziare una serie di conferenze riguardanti il Concilio Vaticano

ai sacerdoti madrileni di aprire all'interno delle proprie parrocchie l’itinerario di

Il e il Rinnovamento Liturgico, ma l’esito finale di queste fu fallimentare. Per questo

fede inventato da G a m o ^ ^ l

decise di improntare una pastorale sul modello catechetico di Kiko Argùello. Il 2

Di queste iniziative catecumenali, solo quella portata avanti da Kiko Argiiello e

novembre del 1968 nacque la prima comunità Neocatecumenale d’ Italia. Durante il

Carmen Hernadez riuscì ad avere una rapida espansione sia in Spagna che in Eu­

soggiorno a Roma, a Kiko e Carmen si aggiungerà Don Francesco Cuppini, un

ropa. Questo perché gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale furono sempre

sacerdote bolognese. Questi formeranno la prima equipe del Cammino Neocate­

fedeli a Casimiro Mordilo non cadendo nella tentazione di dare al loro itinerario di

cumenale. Sempre a Roma grazie all’intervento di Don Dino Torreggiani, gli inizia­

fede una connotazione politica, né di sinistra e né di destra. Questo è sicuramente

tori del Cammino incontreranno il Cardinale Poletti, il quale li seguirà e guiderà

uno degli elementi che porterà il Cammino ad espandersi in Europa.

con dedizione. Sarà lui stesso ad accompagnare gli iniziatori a Pompei, dove af­ fideranno alla Madonna le sorti della loro attività missionaria. Nello stesso anno,

L’espansione del Cammino in Europa

l’equipe andrà in Portogallo. Qui, come a Madrid e Roma, i tre andranno a vivere

Il 1968 rappresenta l’anno dell’espansione in Europa del Cammino Neocate­

tra i più poveri ed emarginati nelle baracche della Curraleira di Lisbona. Nella capi­

cumenale. Figura molto importante sarà quella di Monsignor Dino Torreggiani,

tale portoghese, il padre Joào de Brito, missionario dei Sacri Cuori di Gesù e Maria,

fondatore deH’‘‘lstituto dei Servi della Chiesa", il quale incontrò Kiko e Carmen ad

li invitò a cominciare le catechesi nella parrocchia di “ Nossa Senhora da Penha de

Avila e rimase colpito dalla loro azione evangelizzatrice, valutandola come «la

Franca”, dove nacque la prima comunità del Portogallo. Nello stesso anno vennero

risposta alla necessità di evangelizzare i più lo n ta n i» ^ ^ . Nello stesso periodo,

a formarsi nuove comunità a Roma, a Firenze e in seguito poi in tutte le parti d ì-

Kiko e Carmen, insieme con un sacerdote di Siviglia, decisero di andare a Roma in­

talia. Inizia così l’estensione dell'esperienza della prima equipe. L'evangelizzazione

viati da Monsignor Dino Torreggiani, che all’epoca era preposto alla pastorale degli

è affidata al ministero di catechisti itineranti, che lasciano tutto per dedicarsi com­

emarginati, zingari e immigrati. Partirono dalla Spagna con lettera di presentazione

pletamente all’evangelizzazione, e a catechisti appartenenti alle comunità, pronti a

di Monsignor Mordilo per il Cardinal dell'Acqua, allora vicario di Paolo VI, e per il

staccarsene momentaneamente per una missione. I catechisti sono uniti in un

Cardinal Florit, allora arcivescovo di Firenze. Arrivati a Roma, dopo aver parlato

gruppo definito, un'equipe formata da uomini e donne laici insieme con un presbi­

con alcuni parroci e non essendo stati accolti da nessuno di loro, Kiko decise di

tero che, mediante un sorteggio, viene destinata in varie parrocchie.

andare a vivere, come aveva già fatto a Madrid, tra i più poveri e si sistemò in una

Ben presto si presentò la necessità di fare una prima riflessione sull'esperienza

di ciò che stava accadendo. Nell’aprile del 1970, a M a ja d a h o n d a ^ ^ , nei pressi di

con il Parroco, per dare i segni della fede: l’amore e l’unità. “Amatevi l'un l’al­

Madrid, gli iniziatori del Cammino, Kiko e Carmen, insieme ai responsabili, presbi­

tro come io ho amato voi. Da questo conosceranno tutti che siete miei disce­

teri e qualche parroco delle prime comunità esistenti, si riunirono per fare una

poli” (Cv 13,34-35). “ Padre, io in essi e tu in me; affinché siano perfettamente

prima riflessione su come si stesse sviluppando e come si stava realizzando il

uno e il mondo sappia che tu mi hai mandato” (Gv 17,23). L’amore nella

Cammino. Si preparò un questionario con una domanda base: Che cosa sono que­

dimensione della Croce e l’unità sono i segni che creano gli interrogativi

ste comunità che stanno sorgendo nelle parrocchie? Dopo tre giorni di lavoro

necessari perché si possa annunciare Gesù Cristo»'” -’)

venne redatto questo documento: Nel 1971 Don Francesco Cuppini viene richiamato dall’Arcivescovo di Bologna «Che cos’è la Comunità? ■ La comunità è la Chiesa: che è il Corpo visibile del Cristo risorto. Nasce dall'annuncio della “ Buona Novella" che è Cristo, vincitore in noi di tutto quello che ci uccide e distrugge. ■ Questo annuncio è apostolico: unità e dipendenza dal Vescovo, garanzia della verità e della universalità. ■ Siamo chiamati da Dio a essere sacramento di salvezza all’interno dell'at­ tuale struttura parrocchiale; inizia un cammino verso la fede adulta, attra­ verso un Catecumenato vissuto mediante il tripode: Parola di Dio, Liturgia e Comunità. Missione di queste comunità nell’attuale struttura delle Chiese: ■ Rendere visibile un nuovo modo di vivere oggi il Vangelo, tenendo pre­ sente le profonde esigenze dell'uomo e il momento storico della Chiesa. ■

Aprire un cammino. Chiamare a conversione.

■ Non si impongono. Sentono il dovere di non distruggere niente, di rispet­

per essere nominato parroco, e verrà sostituito da Don Mario P e z z i'^ ^ , missio­ nario comboniano, il quale riceverà dai suoi superiori il permesso di unirsi all’e­ quipe di Kiko e Carmen. Gli anni settanta -appresentano per il Cammino il periodo in cui esso prende una forma determinata sia nella prassi catechetica che in quella liturgica. Prassi che sarà soggetta ad un lungo processo di verifica, che terminerà solo nel 2011, anno in cui il Pontefice Benedetto XVI confermerà l’approvazione del Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale da parte dei dicasteri Vaticani. Nel 1972 quando il Cammino era già diffuso in molte diocesi italiane, i respon­ sabili furono chiamati dalla Congregazione del Culto Divino per presentare il loro itinerario di riscoperta del Battesimo. L’allora Segretario della Congregazione, mons. Annibaie Bugnini, e gli esperti che lo coadiuvavano rimasero stupiti del va­ lore di questa nuova realtà ecclesiale. Dopo due anni di studio della prassi del Cammino, la Congregazione pubblicò sulla propria rivista ufficiale la breve nota Praeclarum exemplar di apprezzamento dell’opera delle comunità neocatecumenali.

tare tutto, presentando il frutto di una Chiesa che si rinnova e che dice ai suoi

È in questi anni che viene scelto, su proposta della stessa Congregazione, il nome

Padri che sono stati fecondi, perché da essi sono nate.

di “ Cammino Neocatecumenale” ovvero “ catecumenato post-battesimale” .

Come si realizza questa missione? ■

Queste comunità sono nate e desiderano rimanere dentro la Parrocchia,

Diffusione del Cammino nel mondo'” '7]

Le prime equipes itineranti sorte nel 1968 riuscirono a portare il Cammino in

Emblematico è il caso israeliano. Durante l’incontro vocazionale in Galilea, il 15

tutti i continenti in meno di quattro anni (1972). Nel 1974 Kiko Argiiello convocò

maggio del 2009, Kiko Argiiello ha descritto la situazione del Cammino Neocate­

nel monastero dei carmelitani scalzi di Bocca di Magra, provincia di La Spezia, tutti

cumenale in Israele e in Palestina. Ci sono circa trenta comunità che seguono varie

i catechisti itineranti. Questi testimoniarono che durante la propria itineranza ave­

denominazioni cristiane e sono un esempio vivo deH’ecumenismo che ha praticato

vano sperimentarono la Provvidenza e di aver trovato numerosi parroci che accet­

il Cammino Neocatecumenale nella Terra Santa negli ultimi anni.

tarono con gioia questo itinerario di fede. Tutto ciò stimolò la diffusione dalla Spa­ gna e dall’Italia verso l’Europa e il Mondo.

Ci sono sette comunità del rito latino in Jaffa, Tel Aviv, Gerusalemme, Nazaret, Betlemme e Cana.

Il Cammino Neocatecumenale attualmente è diffuso in tutto il mondo in più di

La Chiesa Cattolica greco-melchita (conosciuta anche come Melchita) ha dodici

900 diocesi, per un totale di oltre 40.000 comunità in 6.000 parrocchie. Il Cam­

comunità in alcuni villaggi palestinesi; tre ciascuno a Shefamer, Tarshiha e Melia,

mino è diffuso principalmente in Europa e nel continente americano. In generale,

due ad Ibilin ed uno in Cana di Galilea. C’è anche un Seminario Redemptoris Mater

ogni comunità è composta da un numero compreso tra i venti e i cinquanta mem­

del rito Melchita accanto alla Domus Calilaeae in Galilea.

bri, ma nella maggior parte dei casi tale cifra varia tra i trenta e i quaranta membri. In Italia si contano circa 5500 comunità: risulta il paese con maggiore concen­ trazione.

Due comunità seguono il rito Maronita a Gish e Haifa. Il Cammino Neocate­ cumenale nella Terra Santa ha cominciato anche nella chiesa greco-ortodossa. Ci sono addirittura due comunità di espressione Ebraica a Haifa e Tel A v iv ^ ^ .

In Europa, altri paesi dove il Cammino è particolarmente diffuso sono la Spagna

Esperienze di ecumenismo si sono avute anche in Russia e in Ucraina, dove

con 2500 comunità, poi la Polonia con 1000 comunità, il Portogallo con 300

sono presenti rispettivamente 8 e 45 comunità. Qui anche cristiani di rito orto­

comunità, la Croazia e Malta con 100 comunità.

dosso seguono l’itinerario di fede insieme a quelli di rito cattolico.

Nel continente sud americano il cammino è principalmente presente in Messico

Riprendendo il numero di comunità presenti nel mondo bisogna ricordare quelle

con 3200 comunità, in Colombia con 2000 comunità, in Brasile e in Argentina con

presenti in Asia. Le 630 comunità nelle Filippine, le 150 in India, le 40 in Giappone,

1500 comunità e in Venezuela con 1100 comunità.

e le 32 in Malesia. Il Cammino inoltre è presente in Cina. Qui non abbiamo nessun

Nel continente nord americano esso è presente negli Stati Uniti d’America con 800 comunità e in Canada con 46 comunità. In Africa bisogna ricordare le 150 comunità della Repubblica Democratica del Congo, le 55 del Ruanda c le 50 dell’ Etiopia, Angola c Costa D’Avorio.

dato poiché esso è diffuso tra i cattolici “ sotterranei". Inoltre, bisogna ricordare che la Chiesa Patriottica Cinese ha commissionato a Kiko Argiiello la Pala d’altare della Chiesa di San Francesco Saverio a Sfangai'— Diversa invece sembra essere la situazione in Giappone. Qui la Conferenza Epi

In Medio Oriente sono presenti in Libano con 60 comunità, in Egitto con 20

scopale giapponese ha sempre mal visto il Cammino Neocatecumenale. Nel 2008

comunità, in Palestina con 10 comunità, in Israele con 5 comunità, in Iraq con 3

dispose la chiusura del seminario Redemptoris MateJ— l il quale è stato preso

comunità, in Kuwait con 2 e 1 in Giordania.

sotto tutela dal Pontefice Benedetto XVI. Il Seminario ora è funzionante a Roma. Le

maggiori accuse fatte dei prelati giapponesi al Cammino Neocatecumenale sono: il non inculturarsi nella cultura giapponese, la non compatibilità con la Chiesa locale; lo stile “settario” e la creazione di “divisioni” nelle parrocchie^— l Nel 2010 La Conferenza Episcopale giapponese aveva chiesto la sospensione per cinque anni del Cammino Neocatecumenale. Nella riunione svoltasi in Vaticano tra Papa Bene­ detto XVI, una rappresentanza di vari Vescovi giapponesi, - tra cui il presidente della Conferenza Episcopale, monsignor Leo Ikenaga - e alcuni responsabili di dicasteri della Curia romana, tra cui il Segretario di Stato, il Cardinale Tarcisio Ber­ tone, si è deciso che la sospensione del Cammino Neocatecumenale in Giappone per cinque anni, come voleva la Conferenza Episcopale del Paese, non è accet­ tabile. Inoltre, il dialogo tra i Vescovi del Giappone e il Cammino Neocatecumenale dovrà essere ripreso il prima possibile con l’aiuto di un delegato competente che ami il Cammino e rispetti i problemi dei Vescovi.

C A P IT O LO II

ogni parte del mondo»'— '-. Le equipes itineranti mantengono un legame costante con i responsabili internazionali del Cammino, visitano periodicamente le comu­

G L ! S T R U M E N T I D I D IF F U S IO N E DEL C A M M IN O N E O C A T E C U M E N A LE

I catechisti itineranti, le famiglie in missione, i Seminari Redemptoris Mater e le convivenze con i Vescovi hanno permesso al Cammino Neocatecumenale di

nità da loro catechizzate e curano lo sviluppo del Cammino nel territorio loro asse­ gnato.

Le famiglie in missione-— 1'

espandersi in tutto il mondo. Un ruolo significativo è dato anche dall’arte espressa dall’iniziatore del Cammino Kiko Arguello: manifesto culturale della suo genio arti­ stico è la costruzione della Domus Calilaeae sul monte delle Beatitudini in Galilea.

Le Famiglie in Missione sono famiglie che si offrono liberamente, lasciando casa, lavoro e amicizie, per andare in missione nel mondo secondo le esigenze del Cammino e in seguito alla richiesta dei vescovi della Chiesa Cattolica, laddove si ri­

I catechisti itineranti Il

Cammino

Neocatecumenale

tenga necessaria un'azione di impiantatici ecclesie nelle zone fortemente scristia­ è

gestito

dall'Equipe

Responsabile

In te rn a zio n a le ^^ che è composta dall’iniziatore Kiko Argiiello e da Don Mario Pezzi. DalTEquipe Responsabile Internazionale dipendono le equipes dei "cate­ chisti itineranti” le quali, percento dell'equipe internazionale, sono responsabili del Cammino Neocatecumenale nelle varie regioni del mondo, contribuiscono a for­ mare le prime comunità e a mantenere regolari contatti con i vescovi delle diocesi in cui operano. Esse sono «formate di solito da un presbitero, una coppia di sposi e un celibe, oppure un presbitero, un celibe e una nubile»^—

Questi si offrono

nizzate. Le famiglie danno la loro disponibilità ad andare in qualunque parte del mondo, in modo gratuito, nella precarietà e ricevono la loro destinazione, durante apposite convivenze, dall’ Equipe Responsabile del Cammino. La loro partenza av­ viene di solito alla presenza del proprio vescovo con una cerimonia ufficiale. «La famiglia in missione resta unita alla propria parrocchia e comunità, alla quale ri­ torna periodicamente per partecipare al cammino della propria c o m u n ità » ''^ -. Re­ stano libere di interrompere in qualsiasi momento la propria missione. Si incomincia ad inviare famiglie in missione nel 1986, sotto l'influsso della

spontaneamente, devono essere disponibili a lasciare casa, lavoro e amicizie per

“ Nuova Evangelizzazione” indetta da Giovanni Paolo II. Tra le cerimonie d ’invio di

essere mandati in qualunque parte del mondo nella precarietà e senza ricevere

famiglie in missione bisogna citare quelle presiedute dai Pontefici. Quelle presie­

compensi.

dute da Giovanni Paolo II: 30 dicembre 1988, durante la quale furono inviate set-

I Catechisti itineranti restano legati alla propria parrocchia e alla propria comu­ nità originaria, alla quale ritornano periodicamente. Inoltre, sono liberi di inter­ rompere in qualsiasi momento la propria esperienza missionaria. L’invio delle equi­ pes itineranti avviene nelle convivenze dei catechisti, durante le quali «si fa una chiamata ai partecipanti a rendersi disponibili per essere inviati come itineranti, in

tantadue famiglie; 3 gennaio 1991 in cui furono inviate cento famiglie; quella del 12 dicembre del 1994 a Porto San Giorgio. Furono presiedute a Roma, da Benedetto XVI quelle del 12 gennaio 2006, del 10 gennaio 2009 e del 17 gennaio 2011, durante le quali furono inviate duecento fami­ glie per volta. Il totale delle famiglie in missione raggiunge in questo momento il numero di oltre ottocento.

I Redemptoris Mater

Infine sono missionari perché i sacerdoti sono disponibili ad essere inviati in qualsiasi zona del mondo, con il permesso dell’ordinario diocesano, a sostegno

Un altro strumento che ha permesso al Cammino di espandersi all’interno della Chiesa Universale sono i Redemptoris Mater. Questi sono seminari missionari crea­ ti dal Cammino Neocatecumenale in seno alla Chiesa Cattolica per dare spazio alle vocazioni del Cammino stesso. Questi non sono seminari del Cammino Neocate­

dell’evangelizzaziore itinerante, delle famiglie in missione o della missio ad gentes attuate dal Cammino in tutto il mondo. Oppure, a seconda delle necessità, a dispo­ sizione dei vescovi le cui diocesi soffrano scarsità di preti, attraverso l’istituto del fide! donunJ— 1.

cumenale, bensì, come specificano lo Statuto-— ^ e la regola di v it a ^ ^ , veri Semi­ nari diocesani alle dipendenze del Vescovo. Gli alunni di questi istituti ricevono la stessa formazione filosofica e teologica degli altri seminaristi della diocesi. L’ele­ mento specifico e basilare della loro formazione consiste nella partecipazione al Cammino Neocatecumenale^— $1 Per essere formati alla missionarietà, inoltre, prima dell'ordinazione diaconale, dedicano almeno due anni all’evangelizzazione, affiancando un'équipe di catechisti itineranti o in regola soci con un altro prete in missione o parroco. Svolgono un anno di pastorale nelle parrocchie come diaconi

Il primo seminario Redemptoris Mater fu eretto a Roma nel 1988 su invito di Papa Giovanni Paolo II. Il decreto di erezione venne firmato dall’allora Cardinal vicario Ugo P o le tti^ ^ . Tale evento fu registrato dall’osservatore Romano come «la rina­ scita di un istituto, quello dei seminari diocesani per la formazione di presbiteri missionari, che fino agli anni ‘50 era abbastanza comune a molte diocesi». Oggi esistono cento seminari^—

Redemptoris Mater sparsi in tutto il mondo, da cui

sono usciti 1500 presbiteri e dove attualmente vi sono oltre 2000 seminaristi in formazione.

e due anni nella diocesi come presbiteri prima che il Vescovo li possa mandare in missione. Se il Vescovo, però, ha delle emergenze per qualche zona partico­

Convivenze dei V e s c o v i^ ^

larmente difficile della propria diocesi, può disporre di loro, dal momento che sono stati ordinati senza condizioni. I seminari hanno come caratteristica quella di essere internazionali, diocesani e missionari. Sono internazionali perché i seminaristi provengono da tutto il mondo, con l'au­ torizzazione dei propri vescovi. Essi sono eretti dai Vescovi diocesani, in accordo con l’Equipe Internazionale del Cammino e si reggono secondo le norme vigenti per la formazione e l’incardinazione dei chierici diocesani e secondo gli statuti pro­ pri, in attuazione della ratio fundamentalis sacerdotalis'^-^. Sono diocesani perché i seminaristi, tramite l’incardinazione, hanno la desti­ nazione dalla Diocesi in cui vengono formati.

Il Cammino Neocatecumenale, a partire dagli anni Novanta, a causa della curio­ sità suscitata in numerosi vescovi, provocata dalla sua repentina espansione nel mondo, decise di iniziare a organizzare convivenze di Vescovi. Lo scopo è pro­ porre l’itinerario di fede e l’identità del Cammino Neocatecumenale. Cinque sono le Convivenze che si sono svolte durante gli anni Novanta: la prima fu la Convi­ venza dei vescovi dell'America Latina, nel 1992 a Santo Domingo. La seconda a Vienna, nel 1993 a cui parteciparono tutti i vescovi d’Europa. La terza a Roma nel 1994 con tutti i vescovi dell’Africa. Nel 1996 sempre a Roma furono invitati i ve­ scovi del Medio Oriente. La quinta fu quella di New York dal 1 al 5 aprile del 1997. Qui presenziarono 253 vescovi americani fra i quali bisogna citare il Cardinale Lopez Rodriguez, Arcivescovo di Santo Domingo e primate d’America e il

Cardinale O’Connor, Arcivescovo di New York, il presidente del Pontificio Consi­

Quindi invece di essere i fedeli che si mettono in fila per andare a ricevere l’ostia, è

glio dei Laici Francis Stafford e il presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum

il sacerdote che passa tra i fedeli dando il pane nelle mani disposte a forma di

Josef Cordes. L’analisi di questa convivenza può sintetizzare la metodologia con la

croce e ingerito comunitariamente solo quando il sacerdote si siede e tutti insieme

quale vengono tutte strutturate.

mangiano.

Durante questa convivenza gli iniziatori hanno presentato «quello che è il Cam­ mino Neocatecumenale»'—

La Convivenza inizia con la celebrazione della Ri­

Padre teorico di questo nuovo modo di celebrare è il liturgista spagnolo Don Pedro Farnes Scherer. Formatosi nel seminario spagnolo di Barcellona, fu ordinato

prevede un invito alla conversione e una riflessione sulla resurrezione di Cristo che

sacerdote nel 1950. Frequentato l'Istitut Superiur de Liturgie di Parigi dove venne a contatto, con i noti liturgisti, Louis Bouyer--^, Dom Botte'^^l, Pierre Marie

risolleva l’uomo dalla morte ontologica causata dal peccato originale. Il Kerygma è

Gyl233]

ispirato dalla Nuova Antropologia che viene a formarsi durante il Concilio Vaticano

rinnovamento liturgico guidati dal Cardinale Virgilio Noè e Annibaie Bugnini. Alla

IL II secondo giorno segue la S cru ta tid ^ ^ dei versetti della Bibbia. Nella serata

base della sua riforma liturgica c’è la riscoperta del rito eucaristico della Chiesa

conciliazione, durante la quale Kiko Argùello espone l’annuncio del Kerygma che

e

pje r r e Jounel^A] Grazie ad essi fu nominato osservatore nei gruppi di

viene celebrata l’Eucarestia che prevede uno schema liturgico precipuo. Lo stesso

primitiva «per ritornare a vivere l’Eucarestia che il Signore ci ha comandato di

che abitualmente usano le comunità. Il Cammino Neocatecumenale riprendendo il

celebrare»^^]. Ciò implica un lavoro di ripulitura delle sovrastrutture e la risco­

Rinnovamento Liturgico del Concilio Vaticano II, celebra l’ Eucarestia il sabato sera,

perta dei segni liturgici originari. Non a caso Farnes invita i sacerdoti a far comu­

la stessa Chiesa fa iniziare il tempo liturgico domenicale dai vespri del sabato, ma i

nicare i fedeli secondo le due specie del pane e del vino e di eliminare l’adorazione

catecumeni celebrano l’Eucarestia il sabato notte'—

per far risaltare il mistero pa­

eucaristica durante la consacrazione, visto che quest'ultima fu aggiunta nei paesi

squale. La Liturgia Eucaristica si rifa al racconto biblico dell’Esodo di Israele e alla

germanici solo nel XI s e c o lo ^ -'. Alla luce delle tesi di Farnes, la liturgia eucari­

Tradizione della Chiesa prim itiva'^^. Viene consacrato pane azzimo, come fece

stica del Cammino Neocatecumenale risulta essere una vera e propria transavan­

Gesù nell’ultima cena, e vino rosso, simbolo del sangue versato da Gesù sulla

guardia liturgica all’interno della Chiesa Cattolica, cercando di superare quelle

croce. Inoltre, «l’assemblea è rivalutata poiché deve partecipare al mistero

espressioni liturgicne sorte alle fine degli anni ‘60 come la Messa Beat e quelle

dell’E u ca re stia » ^ °’, essa si ritrova intorno alla mensa, la quale viene predisposta

forme liturgiche che vedevano la perdita del valore dell’ordine sacro. Ma questo

al centro della chiesa o di una sala, con un altare mobile. Durante la consacrazione

modo di celebrare l’Eucarestia provoca non poche critiche da parte di coloro che

i fedeli non s’inginocchiano, perché con la morte e risurrezione di Gesù Cristo

difendono e vivono un cattolicesimo di tipo tradizionale. Non a caso la maggior

sono stati costituiti re, sacerdoti e profeti grazie al B attesim o '-^ . Al momento

parte dei critici della liturgia eucaristica del Cammino Neocatecumenale proviene o

della distribuzione del pane, diventato corpo di Gesù Cristo, poi spezzato in tante

dalla Fraternità sacerdotale di Pio X o da sacerdoti e liturgisti che difendono la divi­

parti quanti sono i presenti, il sacerdote passa davanti ai fedeli e distribuisce il

sione tra chierici e laici^?-]. Ta |e divisione nel rito tridentino era data dal modo di

pane. In questo andare si rende presente che è Dio che va incontro aH'uomo.

comunicarsi. Solo i sacerdoti potevano comunicarsi con entrambe le specie e

toccare con le mani ['Eucarestia a differenza dei laici che potevano assumerlo solo

della fecondità dell'itinerario di formazione cristiana post-battesimale per la piena

dalle mani dei celebrandosi.

valorizzazione della famiglia come soggetto ecclesiale e sociale, in piena conso­

Il terzo giorno i Vescovi sono invitati a rispondere ad un questionario che si

nanza con il pensiero di Giovanni Paolo ll» O f2 ] Per l’evangelizzazione il Cam­

suddivide in tre domande. Si chiedono se la pastorale odierna risponda alla situa­

mino ha sempre svolto il duplice ruolo di annuncio e formazione. Solo nel 2011,

zione attuale nella quale il secolarismo e il relativismo portano avanti un mes­

oltre all’invio di 200 famiglie avvenuto il 17 gennaio a Roma, dal 27 al 30 maggio

saggio anticristiano; se una fede adulta riesca a contrastare questa sfida; come

c’è stata una missione evangelizzatrice in Germania. I giovani appartenenti al Cam­

bisognerebbe rinnovare la pastorale della Chiesa; infine, quale debba essere l’Este­

mino Neocatecumenale si sono recati nelle città tedesche ad annunciare il Vangelo

tica con la quale la Chiesa dovrebbe evangelizzare l’uomo del terzo m ille n n io 0 9 j

per le strade invitando i giovani alla GMG di Madrid. Questa missione evangeliz­

Dalle risposte fin oggi date si è evinto che per i vescovi la Chiesa dovrebbe risco­

zatrice si è conclusa il 30 maggio con l’incontro vocazionale con gli iniziatori del

prire e attuare un’evangelizzazione basata su una fede adulta. Uno strumento che è

Cammino avvenuto nello stadio diDusseldorf, Esprit Arena,con circa 40.000 mila

capace di rispondere a questi requisiti è il Cammino Neocatecumenale. Per quanto

giovani.

riguarda la Nuova Estetica bisogna non separare il gusto del bello dall’esperienza di fede e dalla teologia.

Nell’agosto del 2011, in occasione della GMG, il Cammino ha portato avanti mis­ sioni per strada in tutta Europa nei giorni che hanno preceduto l’incontro con il

Durante il quarto giorno Kiko Arguello presenta il Cammino Neocatecumenale

Pontefice. Inoltre, curante le celebrazioni della Veglia e dell'Eucarestia, avvenute il

dalla nascita e dalla propria esperienza tra i poveri di Palomeras Altas. E viene trat­

20 e il 21 agosto del 2011, nell’aeroporto di Madrid Cuatro Vientos i partecipanti,

teggiata la missione del Cammino all’interno della parrocchia. La sera vi è un dibat­

secondo gli organizzatori erano circa 1 milione dei quali 140.000 appartenenti al

tito tra i vari Vescovi sul Cammino Neocatecumenale.

Cammino Neocatecumenale^” '” -. Il Giorno successivo, nella Plaza de Cibeles, c'è

Il quinto ed ultimo giorno vi è la conclusione della Convivenza con l’Eucarestia.

stato l'incontro vocazionale per i Giovani del Cammino Neocatecumenale. Qui erano presenti più di 200.000 aderenti, durante l'incontro ci sono state le chia­

Le missioni di evangelizzazione Altri strumenti che hanno permesso l’espansione del Cammino neocate­ cumenale sono state le missioni di evangelizzazione e gli incontri vocazionali gui­ dati dagli stessi iniziatori.

mate vocazionali, alle quali hanno risposto 1000 ragazzi per il sacerdozio e 1000 ragazze per la chiamata monacale‘” ’~ l Il mese successivo, l’n settembre, gli iniziatori del Cammino organizzarono un incontro vocazionale ad Ancona al termine del XXV Congresso Eucaristico. Presie­

Dal 2008, il Cammino Neocatecumenale si è impegnato nella missione evan­

duto del presidente della CEI Angelo Bagnasco, hanno partecipato all’incontro

gelizzatrice e nella difesa dei valori cristiani, specialmente per quanto riguarda l’a­

anche il cardinale Giovanni Battista Re e 1’Arcivescovo di Ancona monsignor

borto e la famiglia. L’iniziatore del Cammino, Kiko Arguello, nel 2009 ha ricevuto da parte della Pontificia Università Lateranense la laurea Honoris Causa «a motivo

Edoardo Menichelli. Al termine dell’incontroKiko Arguello ha chiesto inoltre ai ra­ gazzi presenti di impegnarsi nella recita giornaliera del Santo Rosario, davanti al

Tabernacolo, per la “ Nuova Evangelizzazione”, affidando a questi giovani, una

Il quarto incontro vocazionale per l’evangelizzazione per l’Asia si è tenuto a

volta l'anno, l’evangelizzazione di una città europea scristianizzata dove è presente

Budapest il 1 luglio del 2012. A presiedere l'incontro, l’Arcivescovo di Budapest e

una missio ad g e rite s e li.

Presidente della Conferenza Episcopale ungherese, il cardinale Peter Erdo. A ll’in­

Dopo l’approvazione definitiva del Direttorio catechetico avvenuto 1’8 gennaio del

contro erano presenti circa 30-000 giovani provenienti da tutta l’ Europa centro­

2012 in un incontro presieduto da Benedetto XVI nell'Aula Paolo VI, gli iniziatori

settentrionale, e alcune regioni del nord Italia. Durante questo incontro, 220 ra­

hanno deciso di organizzare una serie di incontri in tutta Europa incentrati su chia­

gazzi e n o ragazze hanno risposto alle chiamate vocazionali, e Kiko Argiiello ha

mate vocazionali per l’evangelizzazione dell’Asia.

presentato due nuove missio ad gentes in Ungheria'—' A

Il primo incontro è avvenuto al Palazzetto dello Sport di Trieste il 25 marzo del

Con l’apertura dell’anno della Fede, indetta dal pontefice Benedetto XVI l’n otto­

2012, presieduto dall’arcivescovo di Trieste monsignor Giampaolo Cripaldi. A ll’in­

bre del 2012, il Cammino Neocatecumenale si è fatto promotore di due attività d ’e­

contro erano presenti circa 10.000 giovani provenienti dalle comunità dell'Italia

vangelizzazione. La prima consiste nella pubblicazione di un testo autobiografico

settentrionale, Bosnia, Serbia, Macedonia, Austria, Germania, Polonia Francia e

dell’iniziatore del Cammino Kiko Argùello nel febbraio del 2013. Il testo, scritto su

Finlandia. Al termine dell’incontro ci sono state le chiamate vocazionali, alle quali

suggerimento dal prefetto del culto divino il cardinale Antonio Canizares Llovera, è

hanno risposto 120 ragazzi e 80 ragazze per la “ Nuova Evangelizzazione"

suddiviso in tre parti. La prima parte riporta l’autobiografìa di Kiko Argùello e la

dell’A s ia ^ ^ l Il secondo incontro si è svolto a Napoli, il 20 maggio del 2012, presieduto dal­

sua esperienza nelle baracche di Palomeras Altas; la seconda riporta una catechesi di Kiko Argùello commentata dall’Arcivescovo di Vienna, il cardinale Christopher

l'arcivescovo di Napoli il cardinale Crescenzio Sepe, erano presenti circa 40.000

Schonborn; la terza parte descrive l’azione evangelizzatrice del Cammino Neocate­

giovani appartenenti alle comunità del meridione d ’Italia, Francia, Belgio, Malta,

cumenale, prendendo in analisi la missio ad gentes a Chemnitz, città della Germania orientale, che dal 1953 al 1990 prese il nome di Karl-Marx-Stadt'—

Svizzera, Albania e Serbia. Alle chiamate vocazionali per l'evangelizzazione per l’A­ sia hanno risposto 200 ragazzi e 120 ragazze. Alla fine dell’incontro sono state

La seconda azione di evangelizzazione prende il nome di “ Grande missione in

consegnate circa 300 corone del rosario a gruppi di 50 giovani della Campania a

100 piazze di Roma”. Proposta al Pontefice Benedetto XVI, è stata realizzata du­

cui sono state affidate le missio ad gentes di Nizza, Marsiglia e Losanna; mentre le missio di Lione, Albi, Tolone, sono state affidate ad altre regioni d ’Ita lia '-^ ]

rante il pontificato di Papa Francesco. Questa missione, oltre le 100 piazze di Roma, ha visto la partecipazione di tutte le comunità neocatecumenali del mondo,

Il terzo incontro è avvenuto a Rho il 3 giugno del 2012, in occasione del VII

le quali hanno evangelizzato in varie piazze nei pressi della parrocchie in cui è pre­

incontro internazionale delle famiglie. L'incontro presieduto dall’arcivescovo di

sente il Cammino. Nella fattispecie di Roma, questa missione è avvenuta in 100

Sidney, il cardinale George Peli, è stato seguito da più di 30.000 persone giunte da

piazze. Secondo le indicazione degli iniziatori del Cammino, in ogni piazza pre­

tutta l’ Europa. Alla chiamate vocazionali per l’Asia si sono resi disponibili 150 ra­

scelta per l’evangelizzazione, sono state inviate tra le cinque e le dieci comunità.

gazzi, 150 ragazze e 2700 famiglie'—'*’—'.

Qui è stata allestita una pedana con un’immagine sacra raffigurante la Vergine

Maria, dipinta dallo stesso Argiiello, un ambone e una croce per creare un am­

vescovo di Catanzaro, il monsignore Vincenzo Bertolone, è stato presieduto dal-

biente di preghiera all’aria aperta in mezzo ai passanti. La missione si è ripetuta per

l’Arcivescovo di Palermo, il cardinale Paolo Romeo. All'incontro erano presenti

cinque domeniche.

15.000 aderenti e alcuni rappresentanti del Rinnovamento nello Spirito e dei Foco­

Questi incontri si sono svolti in più di 10.000 piazze in tutto il mondo. Lo stesso

lari™. Anche durante questo incontri Kiko ha fatto una chiamata vocazionale per il

Papa Francesco, nel Regina Coeli del 7 aprile, ha ricordato questa missione e la sua im portanza'^® '. Numerosi vescovi e cardinali hanno appoggiato questa missione

presbiterato, per la vita monastica e per l’evangelizzazione con la consegna di 150

del Cammino Neocatecumenale. Il vicario di Roma, il cardinale Agostino Vallini, ha

per la vita monastica'--’-'.

rosari. Hanno risposto a tale chiamata 100 ragazzi per il presbiterato e 50 ragazze

ricevuto il 6 aprile le comunità della Diocesi di Roma nella Chiesa di San Giovanni in Laterano, dove c’è stata una celebrazione d ’invio per le c o m u n it à '- L o stesso è avvenuto a Cremona dove il vescovo, il monsignor Dante Lanfranconi, ha cele­ brato l'eucarestia, secondo il rito neocatecumenale, nella Cattedrale. Hanno, invece, partecipato attivamente alla missione l’arcivescovo di San Paolo,

L’arte di Kiko Argiiello L’arte nel Cammino Neocatecumenale ha un ruolo fondamentale. Essa, infatti, «ha il compito di evangelizzare chi entra nel santuario facendogli presente il mondo celeste»'-’’ -'. Le regole del canone dell’“ arte neocatecumenale” sono det­

il cardinale Pedro Odilo Sherer, il cardinale Antonio Canizares Llovera, e il vescovo

tate dallo stesso Kiko Argiiello. Esso porta avanti sia un nuovo modello pittorico

di Pretorio, il monsignor William Slattery.

che architettonico. Per quanto riguarda i suoi dipinti, questi s’ispirano alla pittura

Mentre alcuni vescovi hanno deciso di incontrare le comunità alla fine della mis­

sacra ortodossa——' e all’arte di Matisse e di Picasso. Dalla pittura sacra ortodossa

sione. L’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, ha incontrato le

riprende la mancanza di prospettiva e di punti focali, e le mancate proporzioni. In­

comunità della sua diocesi il 6 maggio nella Cattedrale cittadina. Qui i catechisti re­

vece, dalla pittura di Matisse di Picasso riprende l’accostamento di colori comple­

sponsabili della Campania hanno presentato al Cardinale i risultati delle missioni,

mentari grazie ai quali riesce a far risaltare le immagini dei suoi d ip in ti'-’’^'.

svoltesi in 10 piazze di Napoli, raccontate dagli stessi aderenti. Un evento simile è

Modernità e tradizione convivono nella sua pittura, anche se il recupero della tradi­

avvenuto nel Palazzetto dello Sport di Venezia, dove il Patriarca, monsignor Fran­

zione è l’elemento più importante per trasmettere visivamente il messaggio

cesco Moraglia ha voluto incontrare le comunità neocatecumenali della sua dio­

evangelico'--’ -’'. L’arte di Kiko Argiiello risulta essere così uno strumento ecume­

cesi. Qui i responsabili del cammino locale hanno descritto i risultati della propria

nico per comunicare con la chiese ortodosse.'-'’- '

missione. Mentre l’Arcivescovo di Messina, il monsignor Calogero la Piana, ha affi­

Per quanto concerne l’architettura, essa è portatrice della “ nuova antropologia”

dato allo comunità della propria diocesi l’animazione della messa di Pentecoste,

suscitata dal Concilio Vaticano II. Essa risponde ad una disposizione degli spazi

durante la quale, alcuni aderenti hanno esposto la propria esperienza di missione.

che rispondono alle esigenze di Un'Eucarestia assembleare legata ad una pastorale

Nel frattempo, l'iniziatore del Cammino Kiko Argiiello ha voluto incontrare i gio­

di tipo catecumenale. In Italia, la prima parrocchia costruita secondo questi para­

vani del meridione d'Italia a Catanzaro il 28 aprile. L’incontro voluto fortemente dal

metri è la parrocchia di San Bartolomeo in Tufo di Scandicci. Il progetto fu guidato

da Kiko Argiiello coadiuvato da un’equipe di architetti aderenti al Cammino Neo-

ampia per essere ben visibile e rappresentativa dell'idea che ad essa sono tutti invi­

catecumenale formata da Massimo Marconi, Mattia Del Prete, Anna Cennarini e

tati. È addobbata con tovaglie di ottima fattura e riccamente decorata da fiori siste­

Gabriella Diotavelli^?-!. Useremo questo edificio come paradigma per descrivere

mati seguendo precisi schemi. Come detto, anche il fonte battesimale è ben visi­

gli elementi rappresentativi che convergono nel canone architettonico delle strut­

bile dall’intera assemblea e in esso il Battesimo avviene per immersione, come

ture costruite secondo i principi di Kiko Argiiello.

nella chiesa primitiva che riproduceva attraverso la triplice immersione ed emer­

La chiesa di San Bartolomeo in Tufo ha una pianta centrale dove l’interno è defi­

sione la morte e la resurrezione di Cristo. In esso vi è una doppia serie di sette sca­

nito da un perimetro ottagonale. L’otto è il simbolo della resurrezione di Cristo. La

lini, rappresentante l’una, in senso discendente, i sette vizi capitali che bisogna ri­

disposizione delle panche è anch’essa ottagonale, posizionate ad anfiteatro. La

conoscere e vincere in se stessi. L’altra, in senso ascensionale, le sette virtù che il

disposizione degli elementi liturgici è anch’essa funzionale alla rappresentazione

battezzato deve perseguire per realizzare il profilo di Cristo in se stesso. Durante le

simbolica. Nell’area così definita vengono disposte lungo un asse ortogonale: il

celebrazioni dei funerali, la bara è collocata al centro della grata perché il fonte è

fonte battesimale realizzato nel pavimento a forma di vasca ottagonale come nella

segno ed annuncio della resurrezione dai morti.

chiesa primitiva, e chiuso da una grata in bronzo a forma di croce greca con quat­

Caratteristica comune di tutte le Chiesa che seguono l’“architettura neocate-

tro spicchi a mosaico, secondo l’uso orientale, rappresentanti i quattro simboli

cumenale” è la cappella del S.S. Sacramento. La cappella, solitamente, è posta

degli evangelisti; poi la mensa eucaristica e l’ambone con la croce. Questa parti­

nella prima cappella a sinistra della chiesa, in uno spazio riservato e distaccato dal

colare disposizione complessiva garantisce a tutta l’assemblea la vicinanza con

resto della struttura. Nella Cappella è situato il Tabernacolo, nel quale, oltre ad es­

tutti gli elementi sacrali della liturgia: Parola, Eucarestia e fonte battesimale. L’ot­

sere custodito il ciborio per la conservazione del Santissimo, è collocata la Sacra

tavo lato che chiude l’assemblea è sporgente rispetto al profilo di essa perché è la

Scrittura. Un elemento tipico di tutte le chiese neocatecumenali è la presenza della

conclusione del corpo che è il capo, ed è rappresentato dalla sede presbiterale

Corona Mistica. Essa è un ciclo pittorico, che si rifa alla pittura orientale, che rap­

disposta in posizione elevata su tre gradini. Anche la copertura a spiovente espri­

presenta i vari momenti del mistero della salvezza.

me un significato simbolico in quanto il suo punto di vertice rappresenta l’attesa

Realizzata in diverse chiese (San Bartolomeo in Tuto a Scandicci, Santissima Tri­

escatologica e l’asse ortogonale passante per esso coincide con la posizione della

nità di Piacenza, San Francesco Saverio a Shanghai, etc.) e nei diversi seminari Re-

mensa sottostante, congiungendo il Cristo che viene e il Cristo che verrà. Infine, gli

demptoris Mater sparsi nel mondo (Macerata, Varsavia, Managua, etc.), riprende

affreschi riprendono la Corona Misterica dove al centro campeggia il Cristo Panto­

l’iconostasi realizzata da Andrej Rublév per la cattedrale del Cremlino di Mosca.

cratore, segno del ritorno di Cristo c della sua vittoria sulla morte. Possiamo così

Kiko ricorda che non è stato facile mettere in opera questo ciclo pittorico in quan

sintetizzare l’architettura dell’edificio: «un aiuto affinché si possa realizzare l’in­

to, per comporre ogni singola scena, ha dovuto prima studiare a lungo la tradi­

contro con Dio e la comunione con i frate lli» ^ -!.

zione iconografica orientale, ponendo la sua attenzione soprattutto sull’opera di

Anche la forma dei singoli elementi è specifica di questo canone. La mensa è

Rublév, per poi modernizzarle secondo i canoni contemporanei^-^. All’interno

dei quindici riquadri, raffiguranti

Annunciazione, la Natività, il Battesimo, la

nome di Cappella della Vergine del Cammino. Per la realizzazione di questo dipinto

Trasfigurazione, l’ Entrata in Gerusalemme, l’ Ultima cena, la Crocifissione, il Cristo

Kiko ricorda di essersi ispirato all’icona della Madonna della tenerezza conservata

Pantocrator, la Deposizione, la Discesa agli inferi, la Tomba vuota, l’Apparizione del

nel monastero di Kikko a Cipro, apportando qualche modifica. Il bambino, infatti,

Cristo Risorto, l’Ascensione, la Pentecoste e Assunzione di Maria (Dormitio), ogni ele­

non è di profilo rivolto verso la madre, ma ha lo sguardo rivolto verso lo spettatore

mento ha un significato ben preciso che ricalca quello delle antiche icone russe. Le

come quest’ultimaf—

Inoltre, sull’icona è scritto brevemente il pensiero che ha

lamelle d’oro zecchino che ricoprono interamente il fondo, ad esempio, hanno il

spinto Kiko a formare il Cammino Neocatecumenale: Hay que hacer comunidades

compito di illuminare la scena e di farla staccare dalla normalità degli eventi e

cristianas corno la Sagrada Familia de Nazaret, que vivan en humildal, sencille y ala-

allontanano il racconto dalla sua dimensione spazio-temporale per evidenziarne il

ban; el otro es C ris to ^^ k

significato salvifico; la proporzione delle figure, la posizione degli oggetti e la loro grandezza sono relativi al valore delle persone e delle cose. Tutte le icone, inoltre, sono disegnate tenendo conto deH’importanza della simmetria per evidenziare il centro ideale in cui tutto converge, hanno la prospettiva “ rovesciata”, ovvero le

L’Opera sinfonico-catechetica La sofferenza degli Innocenti Un’altra opera artistica di Kiko Arguello è l’opera sinfonico-catechetica La soffe­

linee di fuga non convergono verso l’interno del quadro ma verso l’esterno, verso

renza degli Innocenti, presentata nella Cattedrale di Madrid, il 19 giugno del 2011, durante una celebrazione presieduta dall’Arcivescovo di Madrid Ruoco Valera^— ^.

lo spettatore per far sì che la scena sia «un avvento che annunzia quello che voi

Questa sinfonia, composta nel 2011, è stata scritta in onore della Vergine Maria,

v e d e te » ^ ^ . Infine, in queste icone, la luce non è una luce naturale ma tutti i co­

che per prima soffrì sotto la croce secondo la profezia di Simeone, ma riprende

lori sono il frutto di una luce riflessa, perciò non ci sono né ombra né chiaroscuro

anche l’esperienza diretta del compositore che prima della conversione ha cono­

ma solo linee d'oro che indicano una luce sovrannaturale^-^ .

sciuto da vicino “ la sofferenza degli in n o ce nti"^^® . La sinfonia è divisa in cinque

Questo ciclo pittorico fu realizzato per la prima volta nella chiesa di San Barto­

movimenti:

lomeo in Tufo a Scandicci tra il 1984 e il 1998, ma quello più importante è custo­ dito nella Cattedrale dell’Almudena di Madrid. Commissionata dal Cardinale di Ma­

Jetsemani, il luogo dove Gesù sudò sangue e pregò il Padre perché sapeva che

drid Ruoco Vaierà nel 2002, fu terminato nel 2004 per le nozze r e a li ^ ^ . Per man­

era giunta l’ora di entrare nel mistero della sua passione. Durante questo movi­

canza di spazio, la Corona mistica presenta solo sette dipinti che sono quelli del

mento i violinisti si alzano in piedi per indicare il momento in cui arriva l’angelo in­

Battesimo, della Trasfigurazione, della Crocifissione, del Cristo Pantocrator, della Tomba vuota, e dell’Ascensione e la Pentecoste. Nella stessa cattedrale è conservato anche il dipinto più famoso di Kiko Arguello, nonché simbolo stesso del Cammino

viato da Dio. lamento, dedicato al momento in cui Maria si trova davanti allo scandalo della sofferenza di suo Figlio.

Neocatecumenale, La Vergine dei Cammino. Dipinta nel 1973 a Parigi, è conservata

Perdónales, in cui Gesù crocifìsso chiede al Padre di perdonare i suoi aguzzini.

nella cappella della navata sinistra della Cattedrale de La Almudena, che prende il

Espada, che concretizza la profezia di Simeone secondo il quale una spada

1 st.on' a» [269 ’ J] .

trafisse il cuore di Maria. Resurrexit, movimento aggiunto in un secondo momento.

Essa è situata sul monte delle Beatitudini in Galilea, e fu costruita per esaudire

La sinfonia è solitamente eseguita da un’orchestra formata da 180 elementi tra

uno dei desiderata di Paolo VI che consisteva nel costruire in Israele un centro in

orchestra e coro provenienti dalla Spagna e dall’ Italia sotto la direzione del giovane

cui i seminaristi potessero completare la loro formazione prima di essere ordinati.

catalano Pau jorquera Bordonau^—

Questa sinfonia è stata eseguita in diversi

Fu in quest’ottica che il Vaticano acquistò Notre Dame, vicino alla porta di Giaffa

luoghi e occasioni (Città del Vaticano in presenza di Benedetto XVI, in Galilea, a

in Gerusalemme. All’inizio degli anni ‘80 la Custodia di Terra Santa'-'—^ offrì al

Gerusalemme, a Parigi, a Dusseldorf, a Madrid, a Boston, a Chicago).

Cammino Neocatecumenale la possibilità di costruire un centro di formazione, di

Fra questi concerti però dobbiamo sicuramente ricordare quello avvenuto al Lin­

studio e di ritiro spirituale su di un terreno situato sulla montagna delle Beati­

coln Center di New York. Questo concerto, avvenuto 1’8 maggio del 2012, ha avuto

tudini; un’opera di particolare interesse per la Chiesa e per Israele. Alcuni anni

una risonanza internazionale visto il suo carattere ecumenico. Erano presenti ben

dopo, nel 1994, il progetto fu appoggiato anche da Papa Giovanni Paolo II, che ve­

dodici cardinali, dei quali bisogna sicuramente ricordare il Nunzio Apostolico

deva in esso un servizio per tutti i popoli e per tutta la Chiesa. La costruzione iniziò

Carlo Maria Viganò e il Cardinal Antonio Canizares Llovera, prefetto della Congre­

quindi nel gennaio del 1999, con la posa della prima pietra, contenente un fram­

gazione per il Culto Divino, e otto Vescovi. Inoltre, erano presenti dodici rabbini,

mento della tomba di San Pietro benedetto dal Pontefice, e fu completata l’anno

tra cui il Rabbino David Rosen presidente dell'International Council o f Christians and

successivo.

Jeivs e membro della commissione bilaterale fra Israele e Vaticano. Infine erano

Il progetto è opera del fondatore del Cammino Neocatecumenale, Kiko Arguello

presenti anche esponenti del governo israeliano tra cui il Ministro del Turismo

e di alcuni architetti italiani e spagnoli. La costruzione, finanziata da vari bene­

Haim Gutin. Questo ha permesso alla Chiesa Cattolica di avere in concessione un

fattori (tra cui alcuni cardinali e vescovi) e dalle comunità del Cammino Neocate­

terreno demaniale presente nella città di Gerusalemme dove verrà edificata la

cumenale, è iniziata sotto la direzione di un architetto ebreo, Dan Mochly di Haifa,

DomusJerusalem disegnata dallo stesso Kiko A r g u e llo ^ ^ .

in collaborazione con un architetto argentino, P. Daniel Cevilan ed è stata inau­ gurata nel 2000 da Papa Giovanni Paolo II, che visitò la Giordania ed Israele in

La Domus Galilaeae Infine descriveremo il luogo simbolo del Cammino neocatecumenale: la Domus Galilaeae. La Domus è un centro di formazione, di studio e di ritiro spirituale si­ tuato sul Monte delle Beatitudini, in Israele. Scopo della Domus è anche quello di

quell’anno. La costruzione è in stile moderno ed è costituita da tre livelli distinti, che degra­ dano verso il lago di Tiberiade. Nei tre livelli ci sono un centro congressi che viene utilizzato per incontri internazionali di teologia, di studi biblici, incontri di Confo

«leggere il Vangelo alla luce della tradizione e delle Liturgie ebraiche», perché que­

renze Episcopali, incontri per la formazione permanente dei presbiteri e per la

sto aiuta a capire «il mistero di questo popolo, che non dimostra l’esistenza di

formazione di seminaristi nell’ultima fase di preparazione al presbiterato. Una bi­

Dio, ma, come testimone vivente, ne proclama la presenza lungo tutta la

blioteca computerizzata. Un Santuario della Parola, a disposizione degli ospiti

della casa, per scrutare la Bibbia. Il resto della Domus ospita inoltre una chiesa per le celebrazioni eucaristiche ed una cappella del Santissimo. Infine, attorno al chiostro centrale sono disposti gli altri servizi: il refettorio, sale per incontri, l’ingresso principale con la reception, la cucina. La Domus Calilaeae è un luogo d’incontro e ritiro per i membri delle comu­ nità neocatecumenali, durante il pellegrinaggio in Israele, che viene compiuto in occasione della conclusione dell’itinerario di fede. È diventato anche un luogo d’in­ contro tra cristiani ed ebrei, in occasione delle visite che molti ebrei fanno in que­ sto luogo. Beni Temporali

Il Cammino Neocatecumenale non ha un patrimonio proprio, pertanto la Domus Calilaeae e il terreno stesso su cui l’edificio sorge non sono di proprietà del Cam­ mino, ma dell’ordine dei francescani. Allo stesso modo, i seminari Redemptoris Mater non appartengono al Cammino bensì sono proprietà delle diocesi territoriali; poiché esso «in quanto itinerario di formazione cattolica che si attua nelle diocesi mediante servizi resi a titolo gratuito, non ha patrimonio proprio» ^71] ।n o |tr e , per quanto riguarda i soldi di gestione del Cammino che vanno dalla costruzione di opere edificabili fino al finanziamento delle missioni, questi vengono gestiti dalla fondazione "Famiglia di Nazareth” gestita dal cardinale Camillo Ruini^-2].

C A P IT O LO III

mino era presentato come «una Universitas Rerum con personalità giuridica propria»'-''-^. Successivamente fu preparata la seconda bozza, che presentava il

L 'ID E N T IT À DEL C A M M IN O N E O C A T E C U M E N A L E

Per capire l’identità del Cammino Neocatecumenale e del suo itinerario bisogna ricostruire l’iter di approvazione che ha permesso al Cammino di acquisire il pro­ prio statuto^^l Gli Statuti del Cammino Neocatecumenale

Cammino come «un’iniziazione cristiana per adulti, quindi una realtà diocesana e parrocchiale senza essere una cosa a parte»

Q u e s ta bozza si riassume in tre

punti: Rispetto per la natura del Cammino come un catecumenato post-battesimale. Sottomissione dello stesso all’autorità del vescovo e dei suoi collaboratori, i par­ roci.

Il Cammino Neocatecumenale negli anni novanta aveva raggiunto un’espansione mondiale tale da suscitare preoccupazioni nelle autorità ecclesiastiche, poiché in

Richiesta che il cammino non degeneri, nel senso che ogni parrocchia, ogni dio­ cesi non faccia per conto s u o ^ —].

caso di morte degli iniziatori del Cammino non si sarebbe potuto prevedere come esso si sarebbe sviluppato e riorganizzato. Per questo nel 1997, nella convivenza sul monte Sinai con i catechisti itineranti, il segretario di Giovanni Paolo II, Monsi­ gnor Dziwisz, incaricato dallo stesso pontefice, chiese agli iniziatori del Cammino la stesura di uno Statuto. Inizialmente gli iniziatori del Cammino ebbero l’idea di creare un catecumenato diocesano. Ma, poiché il Cammino Neocatecumenale si presenta come un itinerario di fede per tutta la Chiesa, questa formula non si addi­ ceva alla vocazione stessa del Cammino. Ulteriori problemi ci furono per l’attri­

In poche parole in questa bozza il Cammino si presenta non come un gruppo o un’associazione particolare, ma ...un catecumenato post-battesimale, un'opera per la "Nuova Evangeliz­ zazione” al servizio del ministero apostolico, con una dimensione missio­ naria universale, che porta alle diocesi e alle parrocchie il rinnovamento del Concilio Vaticano II, formando comunità adulte che fanno visibili nel mondo i segni che chiamano alla fede l'uomo contemporaneo^-'7-^.

buzione del Pontificio Consiglio che avrebbe dovuto prendere sotto esame gli Sta­ tuti del Cammino, poiché gli iniziatori hanno da sempre affermato che il Cammino

Da questa bozza prenderà forma lo Statuto approvato ad experimentum dal

non è un’associazione laicale bensì un’iniziazione cristiana. La prima bozza dello

Pontificio Consiglio dei Laici il 29 giugno del 2002, nella solennità di San Pietro e

Statuto fu scritta nel 1999, ma fu bocciata dagli organismi Vaticani. In essa il Cam­

Paolo. Lo Statuto rinviava ad un Direttorio Catechetico che raccoglie la tradizione orale e indica la prassi del Cammino. Si trattava perciò di un'approvazione parziale e temporanea, poiché durante l’arco di validità dello Statuto ad experimentum il Direttorio contenente le catechesi e la prassi del Cammino, non scindibili dal Cam­ mino stesso, non fu pubblicato.

Lo Statuto del Cammino Neocatecumenale fu approvato in forma definitiva 1’11

liturgica. Esso è rivolto a «coloro che si sono allontanati dalla Chiesa; coloro che

maggio 2008, giorno di Pentecoste. Il Presidente del Pontificio Consiglio per i

non sono stati sufficientemente evangelizzati e catechizzati; coloro che desiderano

Laici, Cardinale Stanislaw Rylko, consegnò il documento di approvazione agli ini­

approfondire e maturare la loro fede, e coloro che provengono da confessioni cri­

ziatori del Cammino Neocatecumenale, Kiko Argiiello e Carmen Hernàndez, il 13

stiane non in piena comunione con la Chiesa Cattolica»'-?’^ . || Cammino prevede

giugno 2008, giorno di Sant’Antonio da Padova. Il Decreto di approvazione san­

una prima fase di 15 catechesi iniziali, che si svolgono durante l’arco di due mesi.

cisce che il Cammino va attuato secondo «le linee proposte dagli iniziatori» conte­

Alla fine di queste vi è una convivenza di tre giorni dove si forma la comunità. Que­

nute nello Statuto stesso e nei 14 volumi intitolati Orientamenti alle Equipe dei

ste catechesi si articolano in tre parti. Nella prima vi è l’annuncio del Kerygma: in

Catechisti. I suddetti volumi del Direttorio catechetico sono stati rivisti dalla Congre­

questo periodo s’invita l’auditore a «riconoscersi peccatore e accogliere il perdono

gazione per la Dottrina della Fede dal 1997 fino al 2003 e opportunamente corre­

e l’amore di D io » ^ ^ . Questa prima parte si conclude con il rito della Riconci­

dati con riferimenti al Catechismo della Chiesa Cattolica inerenti le tematiche af­

liazione celebrato comunitariamente, dove la confessione è ovviamente indivi­

frontate in ogni catechesi. Il 17 gennaio del 2001 gli Orientamenti alle Equipe dei

duale. Nella seconda vengono date la chiavi ermeneutiche necessarie per la com­

Catechisti sono stati approvati definitivamente dalle Congregazioni vaticane e

prensione delle Sacre Scritture, e viene esposta la Storia della Salvezza, partendo

hanno preso il nome di Direttorio catechetico del Cammino Neocatecumenale.

dalla figura di Abramo fino a quella di Gesù. Questa parte si conclude con una

Dopo l’approvazione dallo statuto ad experimentum del 2002 è un dato di fatto

liturgia della Parola, durante la quale i partecipanti ricevono la Bibbia dal Vescovo,

che il Cammino si sia dotato di personalità giuridica pubblica: questo getta una

garante dell’interpretazione delle Scritture. Nella terza c’è la convivenza finale, du­

nuova luce sull’insieme dei beni spirituali del Cammino. Secondo il Diritto Cano­

rante la quale vi è la celebrazione dell’Eucarestia. Questa è preceduta da una cate­

nico, canone 116, «le persone giuridiche pubbliche sono un insieme di persone o

chesi che aiuta a riscoprire il mistero pasquale messo in risalto dal Concilio Vati­

di cose che vengono costituite dalla competente autorità ecclesiastica, perché

cano Il e a sperimentare la comunione. La convivenza si conclude con la procla­

entro i fini ad esse prestabiliti, a nome della Chiesa compiano il proprio compito,

mazione del Sermone della Montagna e si presenta l’itinerario del Cammino Neo­

loro affidato, in vista del bene p u b b lic o » ^ —L Questo riconoscimento fa in modo

catecumenale. A questo punto, viene chiesto ad ognuno se intende iniziare un

che il Cammino agisca con l'autorità e in nome della Chiesa Cattolica, dandone

itinerario di riscoperta del Battesimo, e successivamente vengono eletti un

una particolare autorevolezza ecclesiale.

re sp o n sa b ile ^^ e dei corresponsabili. Quelli che hanno deciso di aderire ven­ gono informati sulla metodologia del Cammino.

L’itinerario di fede del Cammino Neocatecumenale L’itinerario di fede del Cammino Neocatecumenale si basa su tre elementi fonda­ mentali, la Parola di Dio, la Liturgia e la Koinonia (vita comunitaria). Il Cammino presenta una sintesi tra predicazione kerygmatica, cambiamento della vita morale e

Dopo questa fase inizia l'itinerario di fede vero c proprio. Anch’csso si suddivide in tre momenti: precatecumenato post-battesimale, catecumenato post-battesimale e ricoperta dell’e le z io n e ^ ^ . Questi periodi sono scanditi da tappe, «nelle quali lentu gradu si vanno riscoprendo la Parola e la Tradizione della Chiesa»^—

Il precatecumenato, definito anche come tempo dell'umiltà, prevede un periodo

nuovo che ama Dio con tutta l’anima, la mente, tutte le sue forze e il prossimo

in cui una volta alla settimana la comunità si raduna per la Celebrazione della Pa­

come se stesso»-—

rola, la quale viene preparata nei giorni precedenti ad essa da un gruppo di fratelli

principali personaggi biblici (da Abramo fino ai profeti). Il catecumenato dura al-

grazie all’ausilio di alcune voci presenti nel Dizionario di Teologia biblica XavierLeon Dufour^” 1 '. Inoltre, la comunità celebra l’Eucarestia il sabato sera, e una

alla preghiera. Al termine di quest’anno agli aderenti viene consegnato il Salterio

In questo periodo la celebrazione della Parolas’incentra sui

l’incirca tre anni e orevede tre tappe. Nel primo anno c’è la tappa dell’iniziazione

volta al mese si celebra la penitenziale. Con cadenza mensile si vive la convivenza,

dalle mani del vescovo «affinché esso costituisca il libro della preghiera quotidiana

che prevede una giornata immersa nella preghiera. Celebrazioni delle lodi mattu­

con la Chiesa e nella C h ie sa » ^ ® . In questo periodo gli aderenti iniziano il giorno

tine e la lettura di un brano del Vangelo preparano ad una meditazione e ogni ade­

con la preghiera individuale delle Lodi e dell’ufficio delle Letture, insieme ad un

rente condivide la propria esperienza di vita comunitaria. Dopo circa due anni av­

tempo di preghiera silenziosa. La liturgia della Parola prevede la Scrutatio dei salmi

viene la prima tappa che prende il nome di primo scrutinio. In una convivenza di tre

che avviene in piccoli gruppi. Il secondo anno prevede una riflessione sul Credo

giorni, dopo una ricca sessione di catechesi, gli aderenti scoprono la prima parte del proprio Battesimo. Chi decide di continuare questo itinerario di fede, scrive il

(Traditio Symboli). La Chiesa consegna il Credo agli aderenti, che studiano il Sim­ bolo apostolico articolo per articolo a livello teologico ed esistenziale^— Il par­

proprio nome nella Bibbia della comunità. Dopo il primo scrutinio si entra in una

roco manda a due a due gli aderenti a predicare il Credo alla persone del quartiere

fase preparatoria verso il catecumenato. La celebrazione della Parola prevede lo

in cui si trova la parrocchia. Al termine di questo periodo di evangelizzazione du­

studio di aree tematiche, ognuna delle quali impegna per circa un mese la comu­

rante tutta la Quaresima, in parrocchia, nel giorno che solitamente era predisposto

nità. Queste «aree tematiche sono le realtà della Storia della Salvezza: Abramo,

alla Liturgia della Parola, ciascun aderente confessa pubblicamente la sua fede. La

Esodo, Deserto, Alleanza, Terra promessa, Regno, Esilio, Profeti, Creazione, Mes­

domenica delle Palme gli aderenti fanno una solenne processione durante la quale

sia, Risurrezione, Chiesa e Parusia»^—

Durante questo periodo viene vissuta una

ricevono dalle mani del Vescovo la palma come simbolo di testimonianza che ar­

tappa intermedia che è quella dello Shemà. Essa richiama l’aderente all’ascolto

riva fino al martirio'- —l Nel terzo anno c’è la terza tappa che prevede una se­

della chiamata di Dio e induce a riflettere sulla esperienza di fede. Nella seconda

conda iniziazione degli aderenti alla preghiera liturgica e contemplativa che cul­

tappa del precatecumenato, conosciuta con il nome di secondo scrutinio, gli aderenti

mina con il rito di consegna del Padre Nostro. Da questo momento gli aderenti du­

rinnovano davanti alla Chiesa la rinuncia al demonio e agli idoli del mondo e ma­

rante i periodi liturgici di Avvento e Quaresima sono chiamati a celebrare comu­

nifestano la volontà di seguire solo Dio. «Qui gli aderenti donano liberamente una

nitariamente in parrocchia le Lodi e l’Ufficio delle Letture, con un tempo di pre­

quantità

della

ghiera silenziosa. A tale fine, prima della consegna del Padre Nostro, gli aderenti si

Il secondo periodo prende il nome di catecumenato post-battesimale, «che è un

sano la propria fede sulla tomba di San Pietro. In questo periodo la Liturgia della

tempo di combattimento spirituale per acquistare la semplicità interiore dell’uomo

Parola prevede lo studio sistematico delle singole petizioni del Padre Nostro e temi

sorprendente

di

beni,

che

vengono

destinati

ai

poveri

p arro cch ia»^ ® .

recano in pellegrinaggio al monastero mariano di Loreto e successivamente profes­

sulla Vergine Maria.

L’Arcivescovo Basii Hume, vescovo di Westminster e presidente della Commis­ sione Episcopale dell’ Inghilterra e del Galles, si rifiutò di ordinare preti quindici se­

La terza ed ultima fase dell’itinerario neocatecumenale è la riscoperta dell’e­ lezione, cardine di tutto il catecumenato. In questo periodo gli aderenti «sono chia­ mati a camminare nella lo d e » ^ ll. Questo periodo dura all’incirca due anni. Gli aderenti sono chiamati a vivere la propria vita alla luce del Sermone della Montagna. Il passaggio dal catecumenato all’elezione avviene con una solenne liturgia durante la quale l’aderente scrive il proprio nome sulla Bibbia. Dopo questa celebrazione, gli aderenti rinnovano le promesse battesimali nella Veglia Pasquale presieduta dal Vescovo. Durante questa celebrazione gli aderenti indossano la veste bianca in ri­ cordo del proprio Battesimo. Nei cinquanta giorni successivi alla Pasqua gli ade­ renti celebrano ogni giorno l’ Eucarestia e fanno un pellegrinaggio in Terra Santa riscoprendo i luoghi dove Gesù ha operato durante la sua vita terrena. Compiuto l’itinerario di iniziazione cristiana, la comunità entra in un processo di educazione permanente alla fede, che si caratterizza nella celebrazione settimanale della Liturgia della Parola, dell’ Eucarestia domenicale e nella vita comunitaria. Le critiche al Cammino Neocatecumenale

Il Cammino Neocatecumenale è stato oggetto di critiche da parte di alcuni mem­ bri della stessa Chiesa Cattolica. Bisogna sicuramente citare i nomi dei seguenti prelati. Il vescovo di Brescia Bruno Foresti, che accusava il Cammino Neocate­

minaristi di formazione neocatecumenale poiché questi, una volta ordinati non avrebbero avuto come punto di riferimento il proprio vescovo ma i catechisti del Cammino Neocatecumenale. Mervyn Alban Alexander, vescovo di Clifton, proibì il Cammino Neocate­ cumenale nella sua diocesi dichiarando che catechesi ed evangelizzazione del Cammino non rispecchiavano la pastorale della Diocesi. L’Arcivescovo di Firenze, cardinale Silvano Piovanelli, accusava rigidità e chiu­ sure che avevano portato a tensioni molto acute nelle parrocchie dove il Cammino era presente, chiedendo ai neocatecumenali di interrogarsi sul proprio modo di esprimersi e di presentarsi, di superare la tentazione di credersi migliore degli altri, evidenziando il contrasto tra i recenti documenti del Magistero e la norma del Cammino di celebrare la Messa festiva il sabato sera. Le Critiche maggiori contro il Cammino Neocatecumenale furono presentate da padre Enrico ZofFoli'-^l. Le principali accuse fatte da Zoffoli al Cammino possono così elencarsi'-^-': Nelle Comunità Neocatecumenali non si parla di Cattolicesimo bensì di Cristia­ nesimo. Non si pronuncia mai la parola "Chiesa Cattolica” ma solo la parola Chiesa.

cumenale di avere «una visione pessimistica dell’uomo, un clima di soggezione

Il Papa è riconosciuto come capo superiore della Chiesa e non come Vicario di

psicologica, una certa atmosfera di esclusivismo, una certa identificazione della

Cristo. Zoffoli suppone che ciò avvenga poiché Kiko nega la distinzione tra sacer­

comunità con la Chiesa stessa, e un certo discredito»'—

dozio ministeriale e sacerdozio comune.

Il Cardinale Salvatore Pappalardo, come ultimo atto di governo dell’arcidiocesi di

Kiko nega l’ineffabilità del Pontefice, negando la gerarchia ecclesiastica.

Palermo, vietò agli aderenti del Cammino la celebrazione dell’Eucarestia il sabato

Kiko nega il sacrificio nell’ Eucarestia.

sera.

Mancato culto della Vergine Maria, negazione del Rosario. Kiko ha scritto

numerosi canti dedicati alla Vergine Maria solo per accattivarsi il pontefice Gio­ vanni Paolo II. Negazione del culto dei Santi. Influenza delle tesi filosofiche di Sartre.

essendo uno statuto ecclesiale una fonte di diritto canonico di grado superiore ad una lettera di una congregazione, supera e fa testo anche per quanto attiene al tema della Liturgia "’acendo decadere la lettera di Arinze. Per quanto riguarda la Pastorale, il Cammino è stato accusato di avere una pasto­ rale caratterizzata da eccessiva riservatezza. La durata effettiva del Cammino sa­

Di questi punti quelli che hanno accomunato tutti i critici del Cammino sono stati quelli riguardanti la Liturgia e la Pastorale. Un altro critico molto importante è stato Don Elio Marighetto il quale, rifa­ cendosi alle pubblicazione di Don Enrico Zoffoli, ha portato pesanti accuse contro il Cammino, specialmente quelle riguardanti alla pastorale catechetica definita come settaria e protestante'-'-’l Anche Don Gino Conti ha portato avanti una critica del Cammino, basandosi su testimonianze dirette di fuoriusciti. Da queste testimonianze traspare il carattere settario e chiuso delle comunità del Cammino Neocatecumenale--''—l Per quanto riguarda la Liturgia, il Cammino viene accusato di aver introdotto modifiche alla prassi liturgica comunemente accettata dalla Chiesa. Dopo l’approvazione degli Statuti ad experimentum nel 2005, il Cardinale Francis Arinze’ prefetto della Con­ gregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, inviò una lettera a Kiko Arguello, Carmen Hernàndez e padre Mario Pezzi per comunicare le decisioni del Santo Padre a proposito delle liturgie del Cammino Neocatecumenale. Con essa si richiese al Cammino di partecipare una volta al mese alla liturgia eucaristica dome­ nicale parrocchiale, di rispettare i tempi della celebrazione, evitando il dilungamento delle monizioni alle letture e delle testimonianze fatte dai partecipanti all’Eucarestia dopo la liturgia della Parola. Infine, si richiese che il modo di ricevere la Santa Comunione diventasse entro «un tempo di transizione, non più di due anni, lo stesso di tutta la C h ie sa » ^ ?]. Da un punto di vista giuridico, l’appro­ vazione definitiva degli Statuti, essendo successiva alla lettera di Arinze, ed

rebbe eccessiva e l’importanza attribuita ai catechisti laici sarebbe talora maggiore di quella attribuita ai sacerdoti. L’approvazione degli Statuti definitivi del 2008, dalla quale è scaturito il Direttorio Catechetico, definitivamente approvato dai Dica­ steri Vaticani nel 2011, smentisce il valore di tutte le accuse e sancisce definiti­ vamente il riconoscimento ecclesiale della prassi e dei frutti di questo "originale” itinerario di fede che sono divenuti patrimonio catechetico della Chiesa Cattolica. Nel 2012 nello scandalo di V a tile ak s^ -l, tra le lettere inviate dai corvi alla te­ stata giornalistica "La Repubblica”, ce n’era una riguardate le Comunità neocatecumenali. La lettera, con l’intestazione del Prefetto del Supremo Tribunale della Santa Sede, e firmata da Leo Raymond Burke, fu indirizzata al Cardinale e Segre­ tario di Stato Tarcisio Bertone. In essa Burke scriveva di aver trovato sulla sua scri­ vania un invito a una celebrazione del Papa, prevista sei giorni più tardi, in occa­ sione dell’approvazione della liturgia del Cammino Neocatecumenale. E per tanto, segnalava il suo stupore provocatogli da questo, visto che non aveva mai sentito di una consultazione a riguardo dell’approvazione di una liturgia eucaristica di questo movimento ecclesiale. Nel documento si legge il commento firmato da Benedetto XVI rimandando lo scritto a Bertone: «Teniamo conto di queste osservazioni molto giuste del cardinale Burke. Che vanno trasmesse, secondo l’auspicio del Prefetto del Tribunale Supremo, alla Congregazione del Culto divino di cui egli è anche membro» [“ 551. Nonostante queste perplessità, pochi giorni dopo la Santa Sede approverà le celebrazioni definite nel Direttorio del Cammino, che essendo non strettamente

liturgiche non erano già definite nei libri liturgici della Chiesa^— 1. Successi­

...non è un gruppo spontaneo, né un’associazione qualsiasi, non è un

vamente a questa approvazione delle celebrazioni non strettamente liturgiche, re­

movimento di spiritualità né un gruppo di élite all’interno della parrocchia. È

lativamente alle modalità di svolgimento della messa serale del sabato del Cam­

un cammino vissuto a regime di piccole comunità formate da persone di di­

mino, sebbene sia già definita all’Articolo 13 degli Statuti^— 1, Benedetto XVI ha

versa età, condizione sociale, mentalità e cultura, che, rivivono in pienezza il

comunque promosso un’ulteriore approfondimento delle effettive modalità di svol­

proprio Battesimo. Dopo l’annuncio inizia il suo Cammino Neocate­

gimento, iniziativa affidata alla congregazione per la Dottrina della Fede, in fatti­

cumenale, ne quale si rivive il Battesimo in differenti tappe, simile a quello

specie all’organo della Feria Quarta^— k A causa delle dimissione di Benedetto

della Chiesa p rim itiv a ^ ^ .

XVI, i lavori di questo organo permangono congelati, e la ripresa dei lavori è stret­ tamente legata alla volontà di Papa Francesco.

Il Cammino Neocatecumenale si presenta come un itinerario di formazione sorto nel Concilio Vaticano II e come una concreta risposta ai bisogni di evangeliz­

Un cammino per i lontani Dopo aver analizzato la struttura dell’itinerario di fede del Cammino Neocatecumenale possiamo dire che quest’ultimo, pur presentando numerosi punti in co­ mune con i maggiori Movimenti Ecclesiali, presenta una caratteristica precipua che lo differenzia dagli altri. I Movimenti Ecclesiali hanno un proprio inizio, una pro­ pria funzione, un programma e una finalità. Gli aderenti di un movimento perman­ gono all’interno di esso per tutta la vita. Il Cammino Neocatecumenale, invece, è strutturato in tappe e prevede una fine che ha come obiettivo quello di formare cri­ stiani adulti da inserire all’interno della pastorale di evangelizzazione della parroc­ chia o della diocesi di appartenenza dell’aderente. Il Cammino Neocatecumenale è un «Cammino post-battesimale di conversione diviso in tappe nel quale si vuole riscoprire la pienezza della vita cristiana. È un tentativo di voler rivivere oggi, l’esperienza che la Chiesa faceva percorrere ai suoi catecumenati»^ 2 ^. Questo cammino, infatti, oltre a mirare ai vicini alla Chiesa, mira in special modo ai lontani. Secondo le parole dello stesso Kiko Argiiello, il Cammino Neocatecumenale

zazione e di missione nella Parrocchia, nelle Diocesi e nella Chiesa Universale.

C A P IT O LO IV

Durante la Quaresima del 1972 si tennero le catechesi dalle quali nacque la prima comunità Neocatecumenale di Palerm o^- 7-!. Da allora, formatesi le prime equipes

IL C A M M IN O N E O C A T E C U M E N A L E N EL M E Z Z O G IO R N O D 'IT A L IA

Dopo aver analizzato la storia del Cammino Neocatecumenale, nei prossimi due

di catechisti, composte da aderenti delle parrocchie di San Leone vescovo di Cata­ nia e della Sacra Famiglia di Palermo, il Cammino si è espanso anche in Calabria.

capitoli analizzerò le prassi religiose e i modi di vivere l’appartenenza degli ade­

Nel 1972 un’equipe di San Leone Vescovo formava la prima comunità di Reggio

renti. Fonti principali saranno le interviste fatte ad un gruppo di quaranta aderenti

Calabria. Oggi in Sicilia ci sono 650 comunità suddivise in 120 parrocchie, e in

appartenenti alle comunità di Napoli, per questo analizzerò l’espansione del Cam­

Calabria sono presenti 210 comunità suddivise in 70 parrocchie.

mino in Italia e nella fattispecie nel meridione d’ Italia prima di entrare nel cuore di questi due capitoli.

Per quanto rigua'da la Puglia, il Cammino vi arrivò solo nel 1980 grazie a due equipes provenienti dalla parrocchia di Santa Francesca Cabrini. Nel 1985 la stessa equipe evangelizzò anche in Molise e in Basilicata. Oggi in Puglia il Cammino è

Il Cammino Neocatecumenale è presente in venti regioni italiane. Principali diret­ trici di espansione di questo movimento sono da ricercare in due nuclei primigeni

presente in 93 parrocchie con 265 comunità, in Basilicata in 15 parrocchie con 52 comunità e in Molise in 11 parrocchie con 39 com unità^— 1.

del Cammino, che sono quelli di Scandicci (Firenze) e di Roma. Proprio dalle prime parrocchie di Roma che accettarono il Cammino Neocate­ cumenale, la parrocchia dei Martiri Canadesi, e quella di Santa Francesca Cabrini sono partite equipes itineranti che hanno portato il Cammino nelle diocesi dell'Italia meridionale. L’ Italia meridionale è suddivisa secondo aree di evangelizzazione che sono definite “ settori’'. Questi sono tre: Campania, Molise, Basilicata; Puglia e Sici­ lia; Calabria. La prima regione dell’ Italia meridionale a conoscere il Cammino fu la Sicilia nel 1971. Qui un'equipe mista, formata da catechisti delle parrocchie romane dei Mar­ tiri Canadesi e di Santa Francesca Cabrini, fu accolta nella parrocchia catanese di San Leone Vescovo^-51. Nello stesso anno, due ragazze appartenenti alla parroc­

Il Cammino Neocatecumenale in Campania Il Cammino Neocatecumenale e la Campania hanno un rapporto molto intenso. Nel 1973 gli iniziatori del Cammino Kiko Argiiello, Carmen Hernadez e Padre Mario Pezzi si recarono a Pompei, dove affidarono il loro itinerario di fede alla Madonna. Tre anni dopo due equipes di catechisti, provenienti dalla parrocchia romana dei Martiri Canadesi, portarono avanti cicli di catechesi in alcune parrocchie presenti nel territorio del napoletano. La prima equipe evangelizzò nella parrocchia dell’im ­ macolata a Tavernanoce di Volla, a Fuorigrotta e a Torre Annunziata. La seconda equipe evangelizzò nelle parrocchie della Sacra Famiglia nel Rione Luzzatti, di Santa Maria del Buoncammino al Vasto, e in quella di San Giacomo degli Italiani a

chia dei Martiri Canadesi di Roma, gestita dai Padri Sacramentini, si recarono nella parrocchia della Sacra Famiglia di Palermo^— ’ per cercare un padre appartenente a questa congregazione clericale. L’incontro tra le due ragazze e il parroco don Lillo Tubolino determinò l’inizio di questo itinerario di fede nella sua parrocchia.

Poggioreale. Per un primo periodo le comunità furono monitorate dall’allora ar­ civescovo di Napoli Corrado U rsi^-9J c he in un primo momento negò il permesso alle comunità di celebrare l'Eucarestia secondo le due specie. Nel 1977 le due equi­ pes dei martiri Canadesi furono sostituite da un’unica equipe formata dal medico

marchigiano Patrizio Astorri e la moglie Marisa Crisostomi accompagnati da don

comunità permanenti.

Giuseppe e Nandina. Dopo un colloquio proprio con Patrizio Astorri, il Cardinale Ursi concesse alle comunità Neocatecumenali di celebrare l’Eucarestia sotto le due specie. In quello stesso anno l'equipe guidata da Patrizio Astorri evangelizzò anche in Molise.

Le esperienze degli aderenti del Cammino Neocatecumenale L’esperienza del Cammino Neocatecumenale come abbiamo visto è radicata in tutta Italia. Dopo aver analizzato gli eventi che hanno portato all’espansione e in

Da allora il Cammino Neocatecumenale si è diffuso in tutta la Campania, la

special modo nel meridione, ho preso in analisi l’esperienza di fede di alcuni ade­

quale per il suo gran numero di comunità è suddivisa in tre settori. Oggi nella re­

renti. La maggior parte dei miei intervistati appartiene alla Parrocchia di San Gio­

gione ben 156 parrocchie utilizzano l’itinerario formativo del Cammino Neocate­

vanni Evangelista in Porta San Gennaro di Napoli. Mentre gli altri appartengono

cumenale all’interno della propria pastorale^— 1, per un numero complessivo di

alla parrocchia di San Giacomo degli Italiani e dell'immacolata alle Fontanelle di

549 comunità. Entrando nella fattispecie del territorio appartenente al comune di

Napoli. Per ampliare questo studio ho intervistato due aderenti appartenenti a

Napoli, qui il Cammino è presente in 30 parrocchie, mentre all’interno della diocesi

comunità di altre zone d’Italia e due stranieri. Un intervistato appartiene V II3

di Napoli^—1 è presente in 40 parrocchie e usato nella pastorale del Carcere di Poggioreale^—1. Interessante ricostruire come l’itinerario di fede del Cammino Neocatecumenale

Comunità della parrocchia di San Ciro Martire di Avellino, e un altro alla Parrocchia di San Marco Evangelista di Camposampiero in provincia di Padova. Dei due stranieri, una appartiene alla Vla comunità di San Vincenzo de Paoli di

sia utilizzato nella pastorale carceraria. Tale apertura avvenne nella primavera del

Bratislava; l’altro un ecuadoregno che ha frequentato per otto anni il Cammino a

1989 su esplicita richiesta dei cappellani del carcere, uno dei quali presbitero di al­

Quito, in Ecuador, e continua il suo itinerario di fede nella IV3 comunità di San

cune comunità della parrocchia di San Giacomo degli Italiani, e del direttore del

Giovanni Evangelista in Porta San Gennaro di Napoli.

Carcere. Le catechesi furono portate avanti da un equipe di catechisti appartenente

Alla base di questo lavoro c’è sicuramente l’interesse di analizzare un nuovo

alla Parrocchia di S. Giacomo degli italiani. L’equipe, coadiuvata da Patrizio Astorri

modo di esprimere la fede da parte di quei cattolici che hanno deciso, in modo

e sua moglie, decise di portare nel carcere la stessa strutturazione catechetico-

autonomo, di essere cattolici inserendosi all'interno di un movimento di fede.

kerygmatica del Cammino Neocatecumenale. Le prime catechesi si ebbero il 12

Dalle interviste si evince un fenomeno che alcuni teorici della sociologia religiosa

maggio del 1989, nel padiglione Roma. Dopo il ciclo di quindici catechesi, venne a

definiscono con il termine di “imperativo eretico”^ -^ . Per “imperativo eretico”

formarsi la prima comunità formata da 24 carcerati. Dopo poche settimane furono

intendiamo gli individui che tendono a rivendicare la propria piena autonomia per

aperti cicli di catechesi nel padiglione Palermo, Salerno, Genova c Torino. Nel 1995

ciò che concerne i percorsi “di senso” di volta in volta intrapresi o da intraprendere

furono ripresentate tali catechesi anche nel padiglione Firenze. Il trasferimento dei

finché non riescono a trovare un itinerario di fede definitivo con il quale ricostruire

carcerati e la loro scarcerazione^-^- non permette di portare avanti con stabilità le

il proprio senso di v it a ^ ~ l Infatti una delle caratteristiche degli appartenenti ai

tappe previste dal Cammino Neocatecum enale^^. Oggi sono presenti sette

movimenti ecclesiali è il fatto che questi hanno deciso in modo autonomo di

aderire alla fede cattolica. La fede non è più ereditata ma scelta autonomamente.

“osservazioni partecipate” hanno permesso di analizzare con maggiore oculatezza

Un’altra caratteristica degli aderenti è la loro dimestichezza e conoscenza del testo

le fonti scritte riguardanti i riti e le funzioni religiose^— I.

biblico. Questa è possibile grazie all’ascolto del testo biblico che avviene due volte

In seguito dopo aver creato ponti relazionali con un numero diversificato di ade­

alla settimana durante la celebrazione comunitaria della Parola e della liturgia eu­

renti, ho intrapreso la seconda parte del mio lavoro che è consistito nell’in-

caristica, e anche grazie alla pratica della Scrutatici che permette ai vari aderenti di

tervistare quarantacinque aderenti. Le interviste sono state portare avanti utiliz­

conoscere le Scritture e leggerle nel presente della loro vita. Un’altra caratteristica che si risconta tra gli aderenti del Cammino è il “risveglio religioso"^-?-]. Per risveglio religioso s'intende la capacità di nuove realtà religiose,

zando un “questionario strutturato" che può essere considerato un ibrido tra un'in­ tervista d’impianto qualitativo e una di impianto quantitativo^—1. Esso è suddiviso in due parti.

come i movimenti ecclesiali, «di farsi portatori di un’offerta religiosa in cui si

La prima è una tabella di presentazione dell’intervistato, dove sono riportati i dati

mescolano, senza soluzione di continuità, elementi culturali tipici della modernità

anagrafici, la parrocchia e la comunità d’appartenenza, la tappa vissuta, l’anno d'i­

con altri tendenti al ripristino integrale di una tradizione religiosa»^— !. Inoltre, ho

nizio del Cammino e gli eventuali carismi dell’intervistato, dati tipici di un questio­

individuato un modello di conversione che potremo identificare con la “conver­

nario quantitativo. La seconda parte del questionario presenta undici domande^— -

sione paolina” data da «una tendenziale ritotalizzazione religiosa della [...]

a risposta aperta formulate avendo come punto di riferimento sia i dati provenienti

esistenza»^-^. Questo tipo di conversione chiama l’aderente a fare scelte con­

dallo studio delle fonti riguardanti il Cammino Neocatecumenale e sia dall'ela­

crete nella propria vita che prescindono dai costumi e dagli status di vita della so­

borazione dei dati provenienti dalla mia osservazione sul campo. La scelta di por­

cietà contemporanea, modificando con tempi rispettosi dell'individualità delle co­

tare avanti un questionario strutturato è dato dal fatto che solo grazie ad esso è

scienze, le proprie abitudini quotidiane.

possibile capire come l’osservanza delle regole delle comunità agiscano nell’e­ sperienza individuali e nelle storie personali degli intervistati^-^.

Note metodologiche Alla base della mia ricerca c’è l’intento di capire come gli aderenti del Cammino Neocatecumenale vivano la loro fede oggi, e come leggano la loro vita spirituale precedente all’entrata in Cammino. Per esaminare questi elementi ho utilizzato gli “occhiali metodologici” della sociologia religiosa. Il mio lavoro di ricerca per quanto concerne la prassi religiosa e il senso di appartenenza degli aderenti nel Cammino Neocatecumenale può essere suddiviso in due parti. La prima ha visto una vera e propria ricerca sul campo durante la quale ho studiato ed osservato i riti e la vita comunitaria di queste comunità. Le

Le domande sono raggruppabili in sei aree d’interesse: Come gli intervistati leggono il proprio rapporto con la fede antecedente all'en­ trata nel Cammino, la venuta a conoscenza del Cammino stesso, e il loro rapporto con la parrocchia dopo l’entrata in Cammino. La coscienza degli intervistati di cosa sia il Cammino Neocatecumenale. I principali cambiamenti concreti messi in atto dagli intervistati durante l'espe­ rienza di fede nel Cammino Neocatecumenale, la loro nuova relazione con Dio, la loro vita riscritta dalla spiritualità di questo movimento.

Quale sia la conoscenza del mondo dei movimenti ecclesiali e com’è inteso il ruolo dei laici all'interno della Chiesa. Com’è percepito il mondo esterno alla comunità e alla Chiesa, e come loro si relazionano con esso. Come gli intervistati si rapportano con il fondatore del Cammino Kiko Argùello.

anche l’intervista ad un editore che ha edito anche due libri riguardanti la storia del Cammino. Per avvalorare la sua testimonianza ho interpellato familiari e cono­ scenti di questa persona non facenti parte del movimento nell’intento di ricostruire un quadro aderente alla realtà, in relazione al cambiamento di vita intervenuto al­ l’interno dell’intervista^-^. L’età degli intervistati va dai 19 anni fino a 81 anni, come si può vedere nella ta­

Il carattere aperto delle domande è finalizzato «alla formulazione di un modello

bella n°3:

interpretativo capace di spiegare e comprendere le logiche di azione, il funzio­ namento, i processi di cambiamento, di produzione e riproduzione del mondo so­ ciale o della categoria oggetto di s tu d io » ^ ^ .

Anche lo stato civile degli intervistati è misto com’è possibile notare nella tabella n°4:

Le interviste, riportate integralmente nel secondo volume, sono state effettuate nell’arco di due mesi (dal marzo all’aprile del 2013). Il campione selezionato e intervistato appare particolarmente ampio e diversificato, tale quindi da offrire un panorama esaustivo almeno per una triplice prospettiva: anagrafica, funzionale e gerarchica. Il numero d’intervistati è di quarantacinque persone che si suddividono in di­ ciannove uomini e ventiquattro donne: La maggior parte degli intervistati appartiene alla parrocchia napoletana di San Giovanni Evangelista in Porta San Gennaro, come si evince dalla tabella n°2:

Una cosa molto interessante risulta essere la presenza di un divorziato, che ci fa capire come questo itinerario di fede sia aperto anche a quelle fasce di persone che normalmente nella pratica religiosa tradizionale trovano poco spazio. Un altro elemento che ci fa capire la multi-animità di questo movimento reli­ gioso è dato dai titoli di studio presenti nella comunità. Come si evince dalla ta­ bella n°5: Il campione degli intervistati è stato scelto sulla base dei numerosi “carismi” presenti all'interno del Cammino. Fra gli intervistati, sia uomini sia donne, sono presenti tutti i carismi possibili all’interno del Cammino, com’è possibile vedere

I restanti degli intervistati, cinque, appartengono a parrocchie della diocesi di

dalle tabelle n°6 e 7:

Napoli, sette a parrocchie extra territoriali. Di questi, quattro sono stranieri. Due sono dell’ Ecuador, di cui uno è il Segretario del Centro Neocatecumenale di Quito. Uno è un frate cappuccino di Bogotà, mentre l’ultima è una ragazza slovacca. Gli stranieri sono stati un elemento fondamentale per capire se il funzionamento del Cammino, le sue strutture e i suoi riti fossero universali o si caratterizzassero con elementi precipui delle zone in cui esso è presente. Inoltre nel campione è presente

Alcuni fra gli intervistati hanno avuto qualche problema di riluttanza nel rila­ sciare l’intervista. Infatti, «alcuni membri del Cammino Neocatecumenale conti­ nuano ancora oggi a mostrare un certo pudore, che spesso può coincidere con la ritrosia, a raccontare la propria esperienza, soprattutto a causa della loro convin­ zione di essere in Cammino, di aver ricominciato la propria esperienza da zero e di

appartenere a una sorte di chiesa catacombale»^— !. QÒ c |qe [ia permesso alle per­

Il mio rapporto con la Chiesa Cattolica era forte anche prima. All'età di otto

sone di parlare è stato il fatto che esse avessero fiducia in me dato le relazioni crea­

anni, mi ritrovai in un collegio a 1200 metri di altezza con i padri benedettini.

tesi con loro durante il periodo di ricerca. Non bisogna dimenticare che ogni inter­

Lì presi sia la licenza elementare che quella media, lo vedevo la mia famiglia

vista deve essere intesa come una interazione sociale in cui non «si raccontano la

solo durante e vacanze. In questo collegio vivevamo nella spiritualità bene­

propria vita e la proprie esperienza a un magnetofono; le si raccontano a un altro

dettina. Mi feci 6 anni così con 150 bambini. Quindi puoi immaginare, ogni

individuo. Le forme e i contenuti di un racconto si situano all'interno di una reci­

giorno la messa, rosari, preghiere di notte e di mattina. Poi ero famoso per la

procità relazionale. L’intervistatore non è mai assente, egli è sempre reciproco

recita del Rosario. Mi rubavo le ave Maria. La sera prima di andare a cena il

anche se apparentemente rifiuta qualsiasi reciprocità»^-^. Inoltre, dopo l’inter­

povero direttore era stremato, ed io dopo 4/5 Ave Maria dicevo il Gloria a

vista molte persone si sono riconosciute nel prodotto e nel ruolo che poteva avere

Padre bruciando circa 15/20 Ave Maria. Mentre oggi recito davvero il Rosario

la loro voce, vedendo in questo gesto l'opportunità di far conoscere la propria

e invece di 10 ne faccio 11 di ave Maria per recuperare quello che mi son ru­

esperienza di fede a persone lontane^— !. Inoltre, tutte le interviste sono trascritte

bato in gioventù. Oggi sentiamo parlare di scristianizzazione ma posso dirti

così come sono state effettuate, per questo alcune presentano frasi dialettali o

che, già quando io avevo 13 anni i miei amici di Roma e le loro famiglie non

strutture linguistiche appartenenti all’italiano standard^-^.

andavano in Chiesa e non avevano nessuna pratica religiosa. Ti sto parlando del 1949. Poi uscito dal Collegio, ritornai a Roma e andai all'oratorio Sale­

Analisi delle interviste

siano. Il parroco mi mandava a vendere i santini di Don Bosco, e ti devo dire

L'incontro con il Cammino e la pratica religiosa precedente

la verità mi facevo la cresta. Però facevo fare molti soldi al parroco. Poi se

Una caratteristica comune a tutti gli intervistati è quella di definire la propria pra­

da ragazzino. In età più matura a diciotto anni, avevo deciso di frequentare la

non andavi a Messa, non potevi andare al cinema. Questo era il mio rapporto tica religiosa precedente come non veritiera, o meglio come "religiosità naturale".

Gioventù Francescana. Questi giovani francescani avevano preso a cuore il

Per “religiosità naturale” gli intervistati intendono «il tentativo dell’uomo di porsi al

Concilio e facemmo l’ Eucarestia sul Monte Rosa con il pane e il vino. Face­

riparo in qualche modo dai disastri, dove l’uomo cerca di servirsi di Dio per il suo

vamo convivenza con tutti giovani del gruppo'''-!.

ideale di fe licità » ^ —!. Sul campione dei quarantacinque intervistati otto erano cattolici non praticanti e lontani dalla chiesa istituzionale. È rilevante come i catto­ lici praticanti vedano la propria esperienza di fede precedente all’entrata nel Cam­ mino Neocatecumenale come vuota e superficiale. Come si evince da questo stral­ cio:

Raggiunta l’età adulta, a causa degli innumerevoli impegni lavorativi, l’inter­ vistato abbandonò ogni pratica re ligiosa^-!. Molti degli intervistati descrivono la propria pratica religiosa precedente all'en­ trata in Cammino come un qualcosa di imposto dalla fam iglia^?] che prescindeva dalla volontà dell'individuo. Una pratica religiosa vissuta come una pura

osservanza passiva e formale, di natura puramente morale, di tipo precettistico.

secondo è dato dall’incontro con i propri coetanei che frequentavano la parrocchia.

L'elemento fondamentale che distingue la precedente pratica con quella vissuta nel

Un altro elemento che si riscontra nelle interviste è dato dalla pratica saltuaria della

Cammino è data dal tipo di autorità a cui i fedeli tendono ad obbedire: preceden­

parrocchia dopo l'acquisizione dei sacramenti per l’iniziazione della vita cristiana.

temente è esterna, nella fattispecie i genitori, mentre nel secondo è interna, dettata

Un esempio è data dalla testimonianza di un sacerdote, vicerettore di un Redemp-

dalla propria volontà.

toris Mater che ha conosciuto la vocazione al sacerdozio durante la sua esperienza

Un dato ricorrente, tra chi si è definito cattolico praticante da sempre, è di una

nel Cammino Neocatecumenale:

frequentazione della parrocchia come luogo dove interagire con i propri amici e i propri coetanei. Rilevanti sono le esperienze sia di adulti e sia di giovani. Come per questa aderente, casalinga diplomata entrata in Cammino nel 1977 che racconta:

Sono sempre stato legato alla Chiesa, mi sono formato nell’Azione Catto­ lica abbandonata poi durante l'adolescenza. All’età dei sedici-diciassette anni ci fu un allontanamento dalla Chiesa, e così sono andato avanti per parecchi

Prima di entrare in Cammino ascoltavo la messa tutte le domeniche per imposizione dei miei genitori, ma anche per abitudine, perché prima di usci­

anni. Mi ero trasformato da un cristiano da precetto ad un cristiano che an­ dava a messa solo nei giorni di festa, Natale e Pasqua'^-].

re con gli amici, ci si ritrovava in c h ie s a '^ ). Questo tipo di esperienza si è ripetuta per la maggior parte degli intervistati che Un’esperienza simile la possiamo ritrovare nell’intervista di un altro aderente, un avvocato di 34 anni entrato in Cammino all’età di sedici anni nel 1996:

sono entrati in Cammino in età adulta, tra i 20 e i 45 anni. Questi, dopo aver abbandonato la pratica religiosa domenicale, hanno conservato come forma di tradizione seguire le feste di precetto come quelle di Pasqua e Natale. Questo tipo

lo sono entrato in Cammino quando avevo 16 anni. Andavo a messa la domenica con mia madre e non avevo nessun attaccamento particolare alla Chiesa. L’unica cosa che mi attirava la parrocchia era quello di stare con altre persone e cercare amici. Vedevo che la parrocchia era praticata da molti gio­ vani del mio quartiere. La mia era proprio una religiosità naturale basata sui sacramenti imposta dalla mia famiglia: Battesimo, comunione e cresim a^’ 1-. Si può notare come emerga una vita religiosa basata sulla pratica sacramentale passiva, meccanica e formale, priva di qualsiasi partecipazione attiva. La parteci­ pazione alla messa domenicale è determinata da due elementi. Il primo è l’obbe­ dienza ad una tradizione familiare incarnata nella madre dell'intervistato, il

di esperienza «se non viene fatto proprio attraverso un percorso cognitivo che porta ad un’accettazione consapevole di ciò che si è assimilato passivamente, ri­ mane lettera morta, cioè una dato meramente culturale, un’appartenenza pura­ mente formale, spesso totalmente slegata dalla credenza»^?-). Un altro elemento importante, evidenziato in alcune interviste, è la scarsa fiducia nei confronti del clero: Prima di entrare in Cammino ero una praticante di dovere, perché venivo da una famiglia cristiana e per andare a messa la domenica era un obbligo. Il mio rapporto con la chiesa di allora era conflittuale perché io pensavo alla chiesa come un posto dove i preti comandavano e dove non ci trovavi quello

che veniva predicato. Non era buono il mio rapporto con il clero'-5•’A

vita ho visto sempre che i miei genitori mettevano al primo posto Dio, anche prima della famiglia. Questo era difficile da accettare. Anche se oggi tutto ha

Esperienze simili si possono riscontrare anche in persone più giovani, come una donna disoccupata di 43 anni che descrive in questo modo la sua pratica religiosa prima di entrare in Cammino: Il mio rapporto con la Chiesa prima di entrare in Cammino era pessimo, lo non credevo nell’istituzione della Chiesa e nei preti. E la mia fede era di tipo privatistico'^^. Sicuramente possiamo dire che la maggioranza degli intervistati proviene da una

senso, lo sono entrato in Cammino quando avevo 14 anni e non sono stato obbligato dai miei genitori. Mi ricordo che mio padre mi disse: guarda que­ st’anno ci sono le catechesi e non sarà la mia equipe a riportarle, vuoi pro­ vare ad ascoltarle? Spinto dalla curiosità, accettai l’invito. Entrai in ... [341] comunità1-^"-'. Qui si può vedere come l’intervistato riconosca nella fede tràdita quella che lui stesso oggi vive, ma nello stesso tempo la sua vita prende senso solo alla luce

cultura e tradizione cattolica manifestata con la partecipazione attiva nell’ammi­

della sua esperienza diretta all'interno dell’itinerario di fede del Cammino Neocate­

nistrazione dei sacramenti e nel rispetto delle feste di precetto. Questa fede tradita,

cumenale, da lui liberamente intrapreso. Anche qui si ripete lo schema dell'im­

ovvero ereditata, però, viene vista come un’esperienza nella quale «non ci si sente

perativo eretico, dove il singolo individuo decide di aderire ad un percorso reli­

protagonisti e coinvolti, poiché non è scaturita da una propria scelta autonoma, la

gioso che si addice alle proprie necessità di senso e ai propri bisogni spirituali.

sola capace di fa coincidere le proprie esigenze e i propri bisogni soggettivi con la loro soddisfazione»'34—]

La scelta di entrare in Cammino non sempre è determinata dal “figlio del Cam­ mino". Interessante risulta essere il confronto tra due sorelle che hanno avuto

Nel mio campione d’intervistati ci sono anche quelli che, nel gergo degli aderenti

un’esperienza completamente diversa. La più grande, operatrice museale di ven-

del Cammino Neocatecumenali, vengono definiti “figli del Cammino". Per figli del

tisei anni e ragazza in missione in Australia e Giappone, descrive così la sua scelta

Cammino intendiamo tutti coloro che sono figli di aderenti del Cammino e che

di entrare in Cammino:

hanno avuto come esperienza di fede tradita quella concernente la prassi del Cam­ mino Neocatecumenale. Interessante risulta essere l'esperienza di uno studente di lirica presso il conservatorio di Napoli, di origini ecuadoregne: lo praticamente sono nato in Cammino. Mio padre Giacomo è diacono ed è il segretario del Centro Neocatecumenale in Ecuador, lo sono nato in que­ st’ambiente, dove ci sono i fratelli, sacerdoti e liturgie. I miei genitori mi hanno trasmesso la fede. Una fede che consiste nell’affidarsi a Dio. Nella mia

Sono entrata in Cammino perché c’erano già i miei genitori. Poi, perché avevo l’ansia e il desiderio di avere una fede adulta, e vedendo i frutti che il Cammino ha dato alla vita dei miei genitori, sentivo di poter crescere nella fede soltanto entrando in Cammino'34-1. Qui c’è una chiara continuità tra la fede tràdita e quella vissuta. Completamente diversa risulta essere l’esperienza della sorella, 25 anni operatrice museale, che de­ scrive in questo modo la sua esperienza dell'entrata in Cammino:

Da premettere che io non decisi di intraprendere il Cammino ma mi fu imposto. Mia madre mi disse: o segui le catechesi con tua sorella quest’anno

puramente statistico, solo lo 0,1% dei cattolici nel m o n d o ^ f l. Gli intervistati hanno descritto quattro diverse modalità di avvicinamento al

o lo farai l’anno prossimo da sola, ma comunque le devi fare. Inizialmente è

Cammino Neocatecumenale. La prima, la più diffusa, è la modalità dei social

stata una cosa che ho subito. Solo dopo ho preso coscienza di questo Cam­

networks; l’incontro avviene grazie ad un invito ricevuto da amici o parenti che già

mino. Ne ho preso coscienza dopo sette ■ otto anni. Come posso definire il

hanno un’esperienza pregressa all'interno del movimento.

mio rapporto con la fede? La fede mi è stata trasmessa dai miei genitori che già frequentavano il Cammino. Per questo non posso dire che c’è stata una differenza tra prima di entrare in Cammino e dopo. Ho sempre frequentato la Chiesa e la Parola di Dio^431.

Interessante risulta essere l’esperienza di tre in te rv is ta tig li, j q U a |j j n prece­ denza all’entrata in Cammino, partecipavano ad un gruppo di preghiera del Santo Rosario. Di questo gruppo tutti sono entrati in Cammino grazie all'invito di uno dei partecipanti.

Qui è chiaro che la decisione di entrare in Cammino è subita e che il vivere in co­

La seconda modalità d’incontro con il Cammino è tramite l’annuncio in chiesa,

scienza la fede avviene solo dopo alcuni anni di frequentazione dell’itinerario di

durante la funzione domenicale dell’ Eucarestia. Questo metodo d’incontro è stato

fede. Ci troviamo di fronte a quello che la sociologa francese Hervieu-Lènger defi­

valido solo per un gruppo ristretto d’intervistati i quali, già precedentemente all’en­

nisce «convertito dall’in te r n o » ^ ^ , dove l'individuo sperimenta autonomamente

trata nel Cammino, praticavano i sacramenti.

e direttamente il cambiamento e l’effetto benefico che l’itinerario di fede comporta.

La terza modalità è data dall’essere “ figli del Cammino”. Gli intervistati, senten­

Infine un intervistato, un avvocato di 41 anni, si è dichiarato completamente

dosi già parte integranti di una comunità di fede, decidono di intraprendere, non

estraneo alla fede religiosa:

più come figli ma come individui autonomi l’itinerario di fede. La quarta è legata agli aderenti delle comunità degli anni ‘70. Le interviste ai più

Ero un anticattolico di sinistra, prima di intraprendere il Cammino non ho conosciuto nessuna pratica religiosa^45]

anziani di vita neocatecumenale, quelli che hanno terminato l’itinerario, giovani negli anni ‘70, evidenziano che la conoscenza è avvenuta nella parrocchia dove

Qui possiamo vedere una dei pochi casi di un’appartenenza a schemi valoriali completante diversi da quelli della religione cattolica.

praticavano la pastorale giovanile. Interessante è riportare l’esperienza di Michela Caruso, appartenente alla 1’ comunità di San Giacomo degli Italiani, che ha cono­ sciuto il Cammino grazie all’invito fattole dal suo parroco che decise di avviare

L'awicinamento al Cammino Neocatecumenale Il Cammino Neocatecumenale ormai è una realtà consolidata in tutto il mondo.

questo itinerario di fede all'interno della sua parrocchia: Dall’età di 10 anni i miei genitori mi hanno inserita in Parrocchia, insieme a

Con circa un milione di aderenti è uno degli itinerari di fede con più praticanti al­

mia sorella, p'ima con piccoli aiuti, animando i giochi per i bambini del cate­

l'interno del cattolicesimo, anche se resta pur sempre, facendo un calcolo

chismo; dopo un corso ho Cominciato a fare catechismo, poi ho frequentato

il gruppo della Schola Cantorum, poi un gruppo di adolescenti seguiti dal

Chiesa non mi attirava proprio. Sono stato coinvolto nella Chiesa in un mo­

viceparroco... In quel periodo il parroco ci invitò a seguire le catechesi in par­

mento della mia vita nel quale avevo pensato di farla finita e di suicidarmi.

rocchia come una novità per la Chiesa, e così andai per cu rio sità ^ -!.

Ma durante questo momento di vuoto ho chiesto aiuto a Dio, e Lui si è fatto presente. Da allora la mia vita è incominciata a c a m b ia rc e li

La decisione di iniziare le catechesi Simile risulta essere anche quest’altra esperienza: Interessante risultano essere le motivazioni che hanno spinto gli intervistati ad iniziare questo itinerario di fede. Fondamentalmente la maggior parte degli inter­

Iniziata la mia vita imprenditoriale riuscii ad aprire tre case editrici, una

vistati ha deciso di intraprendere il Cammino spinto dalla curiosità, per ampliare le

boutique, un ristorante, un villaggio turistico. Qui non c’era più spazio per

proprie amicizie ed uscire da un forte status di solitudine. Interessante risulta essere questa testimonianza:

Dio. La mia vita cristiana non poteva coincidere con la vita cristiana. Nel Sira­ cide sta scritto che difficilmente si salva. Ed è vero. Mi allontanai dalla Chie­ sa. In quel modo di Chiesa io Gesù non lo vedevo. Iniziai ad avere un rifiuto

La cosa che mi ha spinto ad entrare in Cammino era la presenza di nume­ rosi giovani in parrocchia e l’esigenza di conoscere nuove persone. Visto che avevo poche amicizie. Inoltre, vedevo anche l’allegria di questi ragazzi del Cammino che mi ha a t t ir a t o g li Simile risulta essere l’esperienza di un ingegnere di 43 anni:

della Chiesa. Dio poi ha provveduto con il crollo delle mie attività. Grazie a Dio. Mi sono arreso a questa evidenza e poi infine sono stato tradito da una persona cara. Mi sono trovato in questa condizione: o lo ammazzo o lo denuncio. Ma essendo un vigliacco pensai di uccidermi. Mi sono trovato a pezzi. La mia famiglia di origine in Venezuela non mi poteva aiutare poiché avevo deciso di vivere la mia vita. Qui nessuno poteva aiutarmi. Mi ritrovai

Cosa mi ha spinto di entrare il Cammino? È stata la curiosità. Anche se

da solo. Nella mia stanza da solo pregai Dio di aiutarmi. Solo Lui poteva aiu­

ricercavo qualcosa per la mia vita, lo seguii i miei amici che stavano in Cam­

tarmi essendo mio Padre. Questo lo feci grazie a quella mia esperienza del

mino e avevo alcuni parenti l ì '^ - l Mentre ben sedici intervistati si sono avvicinati al Cammino per colmare un vuoto di senso della propria vita. Questo vuoto per la maggior parte di essi prove­ niva da un profondo sconvolgimento causato o da un evento luttuoso o da una fallimento economico. Interessante risulta essere l’esperienza di un commerciante di sessantasei anni: Prima di entrare in Cammino il mio rapporto con la chiesa era negativo. La

passato. In quel momento Dio mi fece conoscere il Cammino Neocatecumenale. Dio ha ricostruito tutte le mie cose distrutte. Ha fatto della mia famiglia, una famiglia solidale e forte. Ma la cosa più importante è stata la riappacificazione con quella persona che mi aveva tradito. Il Signore compì un vero e proprio miracolo ha tolto dal mio cuore quest'odio1-’-’- 1. In entrambe i casi, gli intervistati si sono trovati, a causa di una forte crisi econo­ mica, a perdere il proprio senso di vita. Il fallimento della propria vita viene

reinterpretato alla luce della volontà di Dio, che ha permesso questo momento di

dove la gente possa essere iniziata alla fede»^-’-!, si differenzia da una pastorale

smarrimento per riportarli all’interno di una vita di fede. Interessante risulta essere

sacramentale, che si basa sull’amministrazione dei sacramenti e che non riesce a

anche l’esperienza di una pensionata di settantatré anni:

comunicare ai lontani dalla Chiesa. Il Cammino cerca di superare questo modello di parrocchia preconciliare, cercando di attirare l’uomo alla fede tramite “i segni

Il Cammino Neocatecumenale l’ho scelto perché vedendo queste persone che cantavano e che avevano uno spirito di condivisione decisi di assistere ad un’eucarestia e decisi così di voler ascoltare le catechesi. Dapprima le avevo frequentato con due miei amiche e poi abbandonai. Dopo la morte di mia madre, di mia sorella, di mio marito e dopo che una mia carissima amica aveva perso la figlia decisi di andare con lei alle catechesi^^. Qui invece, vari eventi luttuosi hanno portato l’intervistata ad avvicinarsi a que­ sto movimento. Sembra emergere da parte di questo gruppo di intervistati «il bisogno di reinterpretare il proprio passato, e in più in generale il proprio mondo, a seguito di una profonda crisi esistenziale, bisogno che sembra trovare soddisfazione grazie all’adesione ad una nuova comunità, quella cui ci si converte, che rappresenta l’u­ nica possibilità concreta di ri-costruire il proprio nuovo mondo dotato di w1l . senso» t1>35J 4 Un "nuovo” modo di vivere la parrocchia Il Cammino Neocatecumenale dà un nuovo modo di vivere la parrocchia. Come

delle relazioni” che vengono a formarsi all’interno della stessa parrocchia, pas­ sando così da una fede individualistica ad una fede di tipo comunitario. Ho indagato quale fosse il ruolo della parrocchia territoriale per gli aderenti del Cammino Neocatecumenale e il motivo per il quale questi frequentino un itinerario di fede all’interno di parrocchie extra territoriali. Delle quarantacinque persone intervistate, solo due frequentano il Cammino all’interno della propria parrocchia territoriale. L’elemento più interessante è che la maggior parte degli intervistati, ben trenta, hanno iniziato il loro itinerario di fede all’interno della propria parrocchia di appar­ tenenza. Ma una volta terminata l’esperienza-^^, hanno comunque deciso di continuare il Cammino in un’altra parrocchia extraterritoriale, distante anche sva­ riati chilometri dalle proprie abitazioni di residenza^-]. Come raccontato da un dottore di ricerca presso la Federico II di 34 anni: La fede autentica non è legata ad una singola parrocchia, nel senso che la posizione dello Spirito è come un vento e porta a non localizzare la fede in ambito parrocchiale. La parrocchia è stato uno strumento d’iniziazione di

ha segnalato il sociologo canadese M. McLuhan, «ciò che attira l’uomo non è un

fede, pur non conoscendo la rete presente all’interno della parrocchia. Suc­

luogo particolare, ma la relazione che il luogo offre. Per questo la parrocchia in

cessivamente quando poi ho dovuto cambiare parrocchia, a causa della ge­

quanto forma statica, territoriale, non ha più senso perché nella parrocchia nes­

stione del Cammino, per me non ha costituito un grande problema. Per que­

suno conosce nessuno»^551

sto posso dirti che non è la parrocchia che mi ha fatto entrare in

Infatti la maggior parte del campione non frequenta il Cammino all’interno della propria parrocchia territoriale. Inoltre, «l'aprire una pastorale di evangelizzazione

Cammino^59l. Tra gli intervistati c’è anche chi racconta l’episodio dell’abbandono della

parrocchia con un senso di profonda nostalgia, che ha provocato delle sofferenze

All’interno del campione c’è chi risponde come questo impiegato di 37 anni:

come per questa pensionata di 68 anni: Non condivido l’affermazione di McLuhan. lo credo che la parrocchia Il Cammino l’ho iniziato nella mia parrocchia di appartenenza, lì ci sono

debba avere un ruolo centrale nella vita del cristiano, anzi più che mai ora

stata per alcuni anni, dove mi ero accomodata sia per la vicinanza e sia

che tutto è globalizzato. Bisogna riscoprire la parrocchia, laddove si è asso­

perché avevo socializzato con tutti gli appartenenti della mia comunità. Poi

pita, e difenderla e coltivarla dove è già fervida e fruttuosa, lo sono molto le­

per varie ragioni ci hanno spostati e non so per quali motivi, ma ho deciso di

gato alla vergne Maria, Ella in ogni sua apparizione su questa terra ha sem­

continuare il Cammino. Mi sono spostata in due chiese. Questi spostamenti

pre avuto messaggi per la Parrocchia e il parroco del luogo dove appariva,

sono stati un po’ difficoltosi per me. Ma questo spostamento mi ha fatto

così

maturare nella comunità, conoscendo nuove persone e mi ha provata nella

parrocchia^-31.

facendo

riconosce

e

conferma

il

ruolo

fondamentale

della

fede. Anche se questo trasferimenti mi ha fatto soffrire^— '. Bisogna specificare che McLuhan non ha mai criticato l’importanza della parroc­ Non sofferta, invece, risulta essere la scelta del cambiamento di parrocchia per i giovani, come risulta dall'esperienza di questo impiegato di 24 anni:

chia, bensì, ha parlato di una sua rimodulazione che abbia come punto di riferi­ mento quello di creare un luogo in cui l'uomo possa trovare una comunità in cui riconoscersi e non un luogo paragonabile «ad una stazione aeroportuale dove una

Personalmente frequentavo il Cammino all'interno di quella che era la mia parrocchia di appartenenza^— 1, poi a causa della chiusura del Cammino Neocatecumenale, mi sono trasferito nel 2007 nella parrocchia di Santa Maria del Buonconsiglio al Vomero e poi nel 2009 nella parrocchia di San

volta sull’aereo, si tende a non parlare col vicino, e per meglio separarci nella pro­ pria individualità»'-^'. La parrocchia resta per tutti gli intervistati un luogo centrale dove vivere la pro­ pria fede, come per questa studentessa di 20 anni:

Giovanni Evangelista in Porta San Gennaro. Per me questi trasferimenti non sono stati problematici, proprio perché non il posto, un luogo particolare,

lo sostengo che sia importante far parte della parrocchia in modo attivo,

che ti porta alla fede, poiché seguire Cristo non è legato ad un posto fisso.

ma questo pe- me è impossibile senza aver fatto un’esperienza che mi spinge

Anche se sicuramente luoghi come Santuari o mete di pellegrinaggi possono

ad essere di aiuto per la parrocchia. Questa esperienza la sto facendo nel

suscitare una sorta di attaccamento maggiore alla fede, ma questo non è il

Cammino Neocatecumenale. Il Cammino era presente nella nostra parroc­

mio caso. Oggi io continuo questa esperienza con il Cammino Neocate­

chia quasi trenta anni fa, quando ci sono entrati i miei genitori. Dopo che il

cumenale perché penso che sia un’ottima formazione per i giovani, e si ad­

nuovo parroco non l’ha accettato, I miei genitori insieme con altri hanno

dice alle esigenze della mia vita spirituale^— 1.

continuato a fare il Cammino in un’altra parrocchia, in un'altra città. Quindi, anch'io frequento, oltre la mia parrocchia territoriale, anche la parrocchia

dove faccio il C a m m in o ^-^.

maggior parte di persone adulte e vecchie, come se facessero parte di una vecchia tradizione nell’attesa che questa prima o poi finisca: e poi? E sempre

Esperienza simile risulta essere quella di uno studente di 26 anni della provincia di Avellino:

di più diocesi e parrocchie cercano metodi originali per attirare i giovani ma questo, per la maggior parte dei casi, è fine a se stesso, cioè che non rimane

Quando sono entrato in Cammino non abitavo in città e nel mio paese non

una visione concreta e duratura della fede nel giovane. Basti pensare alla

c’erano comunità. Quindi quella che frequento attualmente è un po’ la mia

difficoltà concreta che un parroco ha nell’organizzare, oggi, un semplice pel-

parrocchia d’elezione ma partecipo anche alla vita di quella territoriale. Il si­

legrinaggio/gita per i giovani e famiglie della sua parrocchia, a differenza

stema parrocchiale conserva ancora tutto il suo valore, ma è chiaro che in un

degli anni precedenti. Alla fine chi sta dando delle “ risposte” nella Vita di noi

mondo sempre più scristianizzato la sola partecipazione alla Messa dome­

giovani è il modernismo (tecnologia, social ■ network,) e la scienza gene­

nicale non può bastare. È necessaria un’educazione permanente alla fede che la parrocchia deve offrire, in vari modi, anche durante la settimana. A se­ conda dei bisogni e dei diversi carismi dei fedeli. Una parrocchia quindi in­ tesa in modo nuovo come una comunità di comunità, secondo l’auspicio di Giovanni Paolo II. In questa prospettiva i movimenti ecclesiali costituiscono una delle risposte più valide, proprio perché si attuano nella parrocchia e ne 66]J . sono al1serv■ iz■ io [l J3— Ancora più critico verso un modello di “ parrocchia statica” è questo impiegato di 22 anni, residente a Camposampiero in provincia di Padova:

rando così nei parroci o sacerdoti la difficoltà di annunciare il Vangelo nella V e rità ^-^ . All’Interno di un mondo sempre più globalizzato, gli spostamenti delle persone sono diventati sempre più frequenti e continui, legati ad una mobilità del lavoro e della formazione che non si è mai vista nella storia dell’uomo. Di fronte alle esi­ genze della globalizzazione, il Cammino permette agli aderenti di poter ritrovare in ben 120 nazioni del mondo un modus di vivere la fede che diminuisce anche gli stress causati dalla lontananza del proprio luogo di origine. Questo elemento è testimoniato da uno studente di lirica di 23 anni:

Condivido appieno quello che afferma il sociologo McLuhan. Infatti la Pa­

lo ho fatto il Cammino nella mia parrocchia d’appartenenza in Ecuador, per

rola dice che i pagani si convertiranno osservando come i cristiani si rela­

circa 7 anni. Abbiamo avuto solo una fusione dopo il secondo scrutinio. Ma

zionano, un modo diverso da come fa il mondo. Inoltre, le parrocchie non

subito dopo la fusione mi sono trasferito in Italia per studiare lirica e per que­

riescono più a far fronte alla globalizzazione, secolarizzazione e scristia­

sto non conosco bene i nuovi fratelli. Arrivato in Italia, precisamente a Na­

nizzazione che nelle generazioni attuali è concreta. Ormai è impensabile che

poli, ho iniziato a frequentare il Cammino in una comunità di San Giovanni

Cristo possa avere a che fare con i fatti che ci accadono nella nostra Vita. Il

Evangelista. Tutto questo grazie a mio padre che ha contatti con i vari centri

problema imminente che vedo è che le parrocchie si stanno popolando per la

del Cammino. Vedo che le comunità vivono nello stesso modo. È il rapporto che si crea è uguale a quello che sta nelle comunità dell’ Ecuador. È ovvio che

poi la comunità cresce insieme. Ma il Cammino è una realtà che si adatta alla globalizzazione. Il Cammino lo si può trovare in tutto il mondo^— 1. Concludendo possiamo dire che per gli aderenti la parrocchia risulta essere importante solo quando riescono a vivere in essa una relazione spirituale affettiva con altri individui. Questo ha spinto alcuni di essi a spostarsi in parrocchie extra territoriali, distanti anche svariati chilometri, nelle quali è presente l’itinerario di fede del Cammino Neocatecumenale, dove possono esprimere una fede comuni­ taria. Questa elemento non deve essere attribuito al solo Cammino neocate­ cumenale, ma deve essere letto come un fenomeno tipico delle nuove realtà eccle­ siali.

C A P IT O LO V VITA E PRATICA R E LIG IO S A N E LLE C O M U N IT À N E O C A T E C U M E N A L I

La validità del Cammino Neocatecumenale per la vita degli aderenti La maggior parte degli intervistati vede il Cammino come uno strumento valido per la società contemporanea poiché riesce a dare un senso alla vita degli uomini.

In questo capitolo analizzerò come gli aderenti descrivano i cambiamenti avve­ nuti nella propria vita dopo la decisione di intraprendere questo itinerario di fede e come l’appartenenza a quest’ultimo abbia modificato il racconto della propria vita. Non a caso i loro racconti assumono la forma «del racconto di rigenerazione, su come terribile fosse la vita prima e come meravigliosa ora»^-91. Nelle interviste si evince come la religiosità precedente si esprimesse come una “religiosità naturale”, anche se vissuta all’interno della Chiesa Cattolica, e molte volte all’interno di un altro movimento ecclesiale. La vita degli intervistati è de­ scritta come una continua costruzione di sé, sia per quanto riguarda la religiosità e sia nel campo esistenziale, dove la spiritualità dell’itinerario di fede ha giocato un ruolo fondamentale nel trasformare le loro esistenza vuote di senso in vite piene di senso. Anche il passato viene rivalutato poiché esso «rappresenta, agli occhi dei convertiti, un periodo tendenzialmente ambivalente: da una parte esso viene de­

Infatti, per la maggior parte degli intervistati uno dei pregi del Cammino è di saper rispondere al bisogno dell’uomo di vivere in comunità, dove l'individuo non vive più nell’anonimato, ma si relaziona con il prossimo, condividendo con esso la propria vita religiosa^?-]. Tale desiderio è stato segnalato anche dal sociologo Bau­ man: «per gli uomini moderni, la comunità, rappresenta soprattutto un sinonimo di paradiso perduto, ma un paradiso nel quale speriamo ardentemente di poter tor­ nare e di cui cerchiamo dunque febbrilmente la strada»

L I membri delle comu­

nità Neocatecumenali riescono così a ritrovare nell’itinerario di fede «le necessità, le virtù nutrite essenzialmente in comunità locali, in contesti religiosi, così indi­ spensabili per le comunità odierne come lo furono per le comunità del passato»^-^ riuscendo a superare così quella neutralità affettiva tipica della so­ cietà contemporanea. Interessante risulta essere l'esperienza di questo impiegato di trentasette anni:

scritto come un periodo negativo, ma dall’altra è anche una tappa positiva, perché rappresenta il tempo del “non ancora” e cioè quel momento essenziale che ten­

Visto che viviamo in una società che si ritiene moderna capace di andare a

deva già verso la conversione»^ 7—l Questa ricostruzione di vita non è presente al­

velocità elevate, questo non ha fatto altro che allontanarci da tanti valori e dal

l’interno dei racconti di vita dei fedeli che frequentano la pastorale sacramentale

gusto dell’essenziale. Il Cammino, dono dello Spirito Santo, è andato a ri­

delle parrocchie nelle quali è presente il Cammino.

prendere tutto della chiesa primitiva, quindi si è ritornati a vivere la fede

Per capire meglio come gli aderenti abbiano riscritto la propria vita all’interno di questo itinerario di fede suddividerò questo capitolo in tre sezioni: Validità del movimento per gli aderenti.

come i primi cristiani riscoprendo la comunione tra i fratelli: la Koinonia. Quest’ottica comunitaria permette di vedere nell’altro Cristo, in una società ampiamente individualistica che pone sempre l’io davanti a Dio^^Al.

Il nuovo rapporto con Dio. Liturgia e attivismo nel Cammino Neocatecumenale.

In molte interviste è presente il tema del ritorno al mito delle comunità cristiane primigenie, descritte dagli Atti degli Apostoli. Questo elemento viene visto come un

ritorno alla natura stessa del cristianesimo. Però, come ben sappiamo, è impos­

i lontani tramite un sistema catechetico di tipo kerygmatico basato sull’ascolto di

sibile riproporre tout court un modello di vita antico all'interno di un’altra società,

un annuncio. Interessante risulta il pensiero di questo studente di ventisette anni:

poiché così facendo si cade in utopie anacronistiche e nei miti delle Colden age. Un altro elemento che viene sottolineato dalla maggior parte degli intervistati è il modo in cui viene trasmessa la fede. La fede non è più un ideale, ma è fatto con­ creto nella vita dell'individuo, che riconosce tale concretezza grazie alla vita co­ munitaria. E proprio tale concretezza ha spinto gli aderenti ad avvicinarsi a questa proposta di fede. Come ha ben detto il sociologo McLuhan «coloro che ricevono la Parola di Dio come un’idea meravigliosa o un concetto, la perdono presto. Coloro che la ricevono come oggetto della percezione, una cosa diretta, atta alla connes­ sione e alla risonanza, sono quelli che formano la base» ^Z51 pe r l’evange­

Nei tempi moderni la Chiesa sembra non avere mezzi per evangelizzare chi è fuori dalla chiesa, ma riesce solo a mantenere la fede di chi la frequenta. Molti giovani sono fuori dalla chiesa e il Cammino riesce ad entrare in con­ tato con i lontani, perché i lontani hanno bisogno di un Kerygma, di una pa­ rola di salvezza. Qualcosa che già fanno gli evangelici e la Chiesa Cattolica lo fa solo oggi dopo il Concilio Vaticano 11^9] Alcuni intervistati ritengono il Cammino valido perché valorizza la famiglia come dice una disoccupata di 43 anni:

lizzazione. Per alcuni intervistati fondamentale risulta essere il contatto diretto con la Sacra

Il Cammino Neocatecumenale ti dà la possibilità di scoprire il valore di Dio

Scrittura, «tendenza molto più presente all’interno della tradizione protestante, e il

nella presenza della famiglia, o dando senso ai principi che mi ha dato la

cui significato è quello di affermare l’unione e l’uguaglianza di tutti credenti di fron­

famiglia, cosi questi principi non sono più dei dettami imposti, come la ca­

te a

Dio»^-7—1.

Anche se tale tendenza iniziò ad entrare nella cultura cattolica già a

partire dalla fine del XIX secolo grazie all’ École biblique et archéologique frangaise de Jérusalem per poi entrare definitivamente all’interno della tradizione cattolica dopo il Concilio Vaticano 1 1 ^ ^ . A questo proposito una pensionata di sessantatré anni: Forse sbaglierò nella mia semplicità, per me il Cammino permette agli uo­

stità. Il Cammino ti dà la possibilità di conoscere un Dio che vive, e che Lui non è qualcosa di teorico ma di pratico^— L La riscoperta del valore della famiglia è tipica di tutti i movimenti ecclesiali nei quali si cerca di ricostruire una famiglia ideale dove la figura maschile è protettiva e amorevole. Riuscendo così a rispondere alla crisi della famiglia borghese di fronte ai valori della società contemporanea^—1.

mini di entrare in contatto con la Parola di Dio che ti aiuta ad affrontare le

Per altri l’itinerario risulta essere valido per la sua capacità di riscoprire il Batte­

difficoltà della vita, lo ho trovato la mia pace nel Cammino accentando anche

simo, grazie al catecumenato, in un mondo dove gli stessi battezzati non cono­

cose che prima non avrei mai accettato^-7—1.

scono più il senso e la ragione della propria fede. Come dice questa studentessa di ventisette anni:

Altri intervistati, invece, guardano ai “frutti” che il Cammino ha generato: chia­ mate vocazionali, missionari, evangelizzazioni per le strade, e la capacità di attirare

Il Cammino è in costante movimento, attraverso le tappe che lo

compongono, si riscopre l’importanza di essere cristiani e del Battesimo

vede lontano. Altri vedono nelle nostre comunità solo nell’aspetto mondano

poiché solitamente si crede in qualcosa senza sapere bene il perché. E' al

e non riescono a capire l’aspetto spirituale. Forse dobbiamo essere più tenaci

passo con i tempi poiché ciò che è scritto nella Bibbia è attuale, è una parola

nella nostra evangelizzazione. Dovremo far capire ai giovani cosa può dare il

sempre vera che si realizza concretamente ogni giorno^— !.

Cammino. Anche su internet ci sono critiche al Cammino, e se un giovane fa qualche ricerca sul Cammino legge solo cose negative. Un ragazzo, come te,

Un’esperienza simile risulta essere la seguente: Noi stiamo riscoprendo il Battesimo. Noi quando siamo stati battezzati eravamo neonati. Il padrino che ci doveva dare un educazione alla crescita alla fede non c’è mai stato. E pur essendo battezzati non conosciamo cos’è il Battesimo. Questo Cammino è una riscoperta del Battesimo legato ad un cri­ stianesimo adulto. Il Battesimo pur essendo un sacramento se non lo vivi di­ viene solo un’etichetta^-^. Per altri intervistati, in special modo gli anziani, il Cammino Neocatecumenale è valido per i tempi moderni perché riesce a parlare ai giovani, che oggi, secondo loro, non hanno un sentimento religioso come quello presente nella loro gioventù. Di questa idea è anche una pensionata di ottantuno anni: Questo Cammino è molto vicino ai giovani, lo si vede durante gli incontri dei giovani con il Papa. Per questo il Cammino è stata una cosa buona pro­ prio per i giovani che oggi sono insofferenti alla visione della vecchia . .iesa [1-3'-84"]1. ch C’è anche chi ritiene che ormai il Cammino non riesca più a parlare alla società contemporanca, come questa pensionata di sessantotto anni:

cosa può capire di questo Cammino? Niente. Ci vedi come qualcosa di lontano^-^l. In questa testimonianza, i giovani vengono visti completamente avulsi dalla reli­ gione, e nello stesso tempo l'intervistata sembra non riuscire a comunicare con il mondo esterno «percepito come corrotto e corruttore, come una continua fonte di tentazioni,

un

modello

che

procede

sempre

più

verso

una

china

pericolosa»^— 1.Un’esperienza simile risulta essere quella di questa casalinga di sessanta anni: lo penso che se i ragazzi oggi come va il mondo, il Cammino è proprio adatto per loro. Ieri sera vedevo le lene, ho visto quanta perdizione c’è nel mondo. Secondo me chi si avvicina alla parola di Dio lo aiuterà e gli cam­ bierà la vita recuperando valori ormai persi^-^J. Infine, c’è chi vede nel Cammino uno strumento che può donare senso non solo alla vita di singoli individui, ma anche della società. Interessante risulta essere que­ sta risposta: Per la società, credo che sia valido, perché ho sperimentato che quando l’uomo cambia, e con il Cammino cambia in modo radicale, egli attua una

Penso che il Cammino non riesce a comunicare al mondo di oggi. Lo vedo

serie di opere, che noi definiamo di vita eterna, ma che sono opere di soli­

con la nostra Traditio, dove la gente non vuole ascoltare. Il mondo di oggi lo

darietà permanenti che danno linfa anche alle altre attività umane. Allora se si

riscopre Cristo nella propria vita, nulla è mortificato nella società, anzi c’è

La vocazione al sacerdozio

una rivitalizzazione nel lavoro, nella politica, nell'istruzione, nell’industria e per questo se una società fosse formata da cristiani adulti, cioè cristiani che hanno avuto una formazione di rivelazione e di fede sarebbe una società riformata ab origine^— k La chiamata alla “Nuova Evangelizzazione”

Il Cammino Neocatecumenale conta oggi più di novantacinque seminari Re­ demptoris Mater in tutto il mondo. Dal 1988, anno di fondazione del primo semi­ nario a Roma, il Cammino ha incardinato all'interno delle Diocesi in cui sono pre­ senti questi seminari circa 1500 sacerdoti, e duemila seminaristi sono in fase di [391] preparazione1-’ -’- 1 . Risulta interessante capire come un giovane aderente del Cammino Neocate­

Dopo aver analizzato le risposte degli intervistati, risulta interessante ora ripor­ tare qui le motivazioni che spinsero Giovanni Paolo II a definire il Cammino Neocatecumenale come un valido itinerario di formazione cattolica per i tempi mo­ derni. Per il pontefice polacco, il Cammino Neocatecumenale - grazie alla sua riscoperta del catecumenato come strumento di formazione cristiana, alla vitalità che le comunità trasmettono all’interno delle parrocchie, all’impulso missionario e delle conversioni avvenute grazie alle evangelizzazioni degli itineranti, alle voca­ zioni sacerdotali e i seminari Redemptoris M a t e r -è uno strumento valido per la so­ cietà e i tempi moderni^-®] Molti dei punti presentati dal Pontefice sono presenti anche nelle risposte degli intervistati, i quali sono fortemente coscienti del ruolo al quale il Cammino e loro stessi sono chiamati: la “Nuova Evangelizzazione”

cumenale, dopo aver "sentito" la vocazione sacerdotale, venga seguito dal movi­ mento, come esso arrivi ad entrare all’interno di un seminario Redemptoris Mater e come questi venga poi ordinato sacerdote. Userò come fonte l’intervista fatta al vice-rettore di uno dei seminari diocesani Redemptoris Mater della Spagna. Il Cammino Neocatecumenale ogni anno organizza la Convivenza d’inizio corso nella quale vengono dettate le direttive pastorali per gli aderenti. Durante queste convivenze viene richiesta la disponibilità alle “vocazioni” alla vita sacerdotale, famiglie in missione, vocazioni alla vita monastica e giovani ragazzi per l’itineranza, e infine signore vedove o single che possano dare il proprio apporto ai seminar•i1[-3”9-21I . I ragazzi che hanno dato la propria disponibilità alla vocazione sacerdotali ven­

Una delle principali vocazioni del Cammino Neocatecumenale consiste proprio

gono mandati nei Centri Vocazionali. Qui avvengono alcuni incontri, circa uno al

nella “ Nuova Evangelizzazione”. Tale vocazione viene espressa attraverso dei cari­

mese, secondo la disponibilità dei catechisti itineranti. Gli incontri sono così strut­

smi precipui come la figura del catechista itinerante, della famiglia in missione, del

turati: c’è un momento di preghiera in comune, con le Lodi mattutine, successi­

ragazzo itinerante, della ragazza in missione, e del catechista. Oltre a tale carismi,

vamente ogni ragazzo descrive la propria vocazione in un “giro di esperienza” du­

tutti i membri sono chiamati a «collaborare attivamente all’evangelizzazione e al­

rante il quale, se ce n’è il bisogno, i catechisti itineranti possono dare dei consigli o

l’edificazione della C h ie s a » ^ —1. Nella mia ricerca sono riuscito a reperire notizie

delle indicazioni ai ragazzi. Periodicamente, inoltre, i giovani sono chiamati all’in­

inedite sulla formazione dei carismi presbiterali e quelli riguardanti le ragazze in

contro della Scratatio. Qui, dopo la proclamazione di una parola tratta dalla Bibbia,

missione.

c’è una meditaziore su un verso delle Scritture. Tale meditazione consiste nel

relazionare le Scritture con la vita del giovane, e ha come punto di riferimento la

avviene il giovedì. Nel Santuario della parola1-??^ i giovani seminaristi sono

seguente domanda: “Dio cosa ti dice alla luce di questa parola?”.

chiamati allo studio e alla scrutatio della parola. Solitamente si scrutano le let­ ture della domenica precedente^???!.

Quando ormai la vocazione è forte ed è certificata dai catechisti, questi ragazzi sono invitati a partecipare ad una Convivenza, che annualmente avviene nel Centro

I seminari Redemptoris Mater, hanno la caratteristica di essere dei seminari mis­

Neocatecumenale internazionale di Porto San Giorgio, dove partecipano anche i

sionari. Qui i seminaristi, consolidati nella propria vocazione, a partire dal compi­

rettori dei seminari Redemptoris Mater.

mento parziale dei propri studi sono chiamati a vivere un periodo di missione in

Durante la convivenza c'è un incontro tra i catechisti itineranti e i vari rettori dei

terre scristianizzate e povere dove c’è bisogno di evangelizzazione. Nel caso del

seminari per concordare insieme dove vi siano maggiori necessità di seminaristi.

seminario Redemptoris Mater di Madrid i luoghi di evangelizzazione sono i se­

Dopo aver concordato le questioni logistiche, i catechisti, insieme ai vari rettori,

guenti: Brasile, Costa Rica, El Salvador, Ecuador e l’ Europa Orientale. Il luogo della

scrutinano i vari candidati, e quelli ritenuti idonei vengono inviati nei vari seminari

missione è stabilito o dal Vescovo garante del seminario Redemptoris Mater o è de­

tramite un sorteggio.

ciso tramite una convivenza. In queste convivenze arrivano varie richieste o per se­

Il Vescovo ha un ruolo fondamentale nel controllo e nella gestione del semi­ nario. Egli infatti:

minaristi da collocare all’interno di una parrocchia, o per una equipe di catechisti itineranti o ancora per la missio ad g e n te s ^ -l. Qui ragazzi provenienti dal Terzo mondo vengono mandati nel Nord America e

È garante affinché i ragazzi si formino dal punto di vista degli studi, nel­ l’ambito teologico, e che mantengano il loro contatto con le proprie comu­ nità di appartenenza^???-. I giovani seminaristi, una volta entrati in seminario vengono inseriti all'interno di una comunità locale, dove continuano a praticare l’itinerario formativo del Tripode previsto dal Cammino. Mentre per quanto riguarda gli studi teologici questi ven­ gono fatti aH’interno dei seminari diocesani locali. La formazione spirituale invece è vissuta aH’interno del Seminario Redemptoris Mater in questo modo:

in Europa, mentre i seminaristi europei e nord-americani solitamente sono man­ dati in terre di missione, di fronte a culture diverse dalle proprie, nelle quali sono previsti riti paganeggianti che molte volte si nascondono dietro a ritualità pseudo cristiane. Interessante risulta essere l’esperienza di un sacerdote ha vissuto la sua missione in Brasile, in stretto contatto con riti paganeggianti: Questi riti sono un’espressione del bisogno di avvicinamento dell’uomo verso la divinità, ma non è fede. In questa direzione, le tappe del Cammino, insieme alle catechesi e gli incontri con i catechisti aiutano questi uomini ad

Centro della vita dei seminaristi è l'Eucarestia, accompagnata dalla recita

abbandonare la propria religiosità naturale. La mia esperienza è ottima

del breviario. Inoltre, i seminaristi del Redemptoris Mater, s ’incontrano in un

poiché la gente si accorge, con i mutamenti che avvengono nella propria vita,

luogo del seminario: Il Santuario della Parola. Solitamente questo incontro

che il Dio in cui credevano e le pratiche religiose che vivevano erano alquanto inconsistenti. E questo avviene quando questi conoscono chi è veramente

D io M .

Una volta ordinati, i sacerdoti formatosi nei seminari Redemptoris Mater «fanno due anni di pastorale all’interno di una parrocchia appartenente alla diocesi in cui i

Gli aderenti al Cammino Neocatecumenale sono chiamati ad abbandonare quei riti appartenenti al cristianesimo popolare, simbolo tipico della religiosità naturale. In Sud America, dove questi riti sono convenzioni sociali, «coloro che non si ade­ guano alla religiosità popolare, sono costretti anche a cambiare quartiere, ed emi­ grare verso posti in cui il conflitto con la cultura locale passa risultare meno aspro» [398] Una volta terminato il periodo di missione, il seminarista ritorna nel seminario di sua competenza per completare i suoi studi. Completati gli studi, i seminaristi «hanno un anno di pastorale in una parrocchia, facente capo alla diocesi del Semi­ nario, come Diaconi»^99J. L’ordinazione viene però preceduta da un iter, che è co­ mune a quel percorso dai seminaristi dei seminari diocesani:

sacerdoti sono stati ordinati, prima che il Vescovo possa inviarli in missione. Ma se il Vescovo ha urgenze nella sua diocesi per qualche zona particolarmente diffi­ cile, può disporre di questi presbiteri dato che sono stati ordinati senza condizioni»^— '. Di solito i sacerdoti vengono inviati in parrocchie dov’è presente il Cammino Neocatecumenale, anche se questa non è una regola. Infatti nella par­ rocchia madrilena in cui è stato inviato, il sacerdote è venuto a contatto con vari movimenti ecclesiali: In queste parrocchie erano presenti vari movimenti e gruppi. Cerano i Focolari, l’Azione Cattolica e Comunione e Liberazione. Poi vi erano gruppi formati dalla maggior parte da anziani come: La legione di Maria, un gruppo presente in Spagna e nel Sud America, poi c’è il gruppo dell’adorazione eu­

L’Iter è uguale a quello dei comuni seminari diocesani. Noi presentiamo

caristica, che s ’incontra una volta mese per l'adorazione al Santissimo, e in­

una richiesta di ordinazione al Vescovo per essere ordinati, tramite delle let­

fine c’è il Gruppo del Rosario. Una delle mia maggiori preoccupazioni era

tere di presentazione. Inoltre, prima di essere ordinati si fanno ricerche sulla

quello di far partecipare alla vita della parrocchia gli anziani e quei fedeli che

propria condotta spirituale e morale. Nel mio caso chiamarono il mio par­ roco di Napoli, dove vivevo il Cammino, il parroco di Napoli il quale m’im­ partì il Battesimo e il parroco di Madrid della parrocchia nella quale seguivo il Cammino. Prima di essere ordinati diaconi, abbiamo un colloquio con o con

non avrebbero mai ascoltato le catechesi e non sarebbero mai entrati in Cammino^— '. I sacerdoti, una volta vissuto un periodo della propria vita all’interno della par­ rocchia affidatagli dal vescovo, possono richiedere di essere inviati in missione:

il Vescovo o con i vescovi ausiliari. E infine c’è un incontro finale con il ve­ scovo prima di ordinarci. Normalmente anche dopo le richiese delle infor­

Dopo questo tempo presentai la mia volontà di andare in missione. Parte­

mazioni, che sono segrete, tutti candidati ricevano l’ordinazione sacerdotale.

cipai ad una di queste convivenze per l’invio dei sacerdoti che danno la pro­

Poi veniamo ordinati in una normale celebrazione celebrata dal vescovo.

pria disponibilità alla missione in Spagna, e durante la quale erano presenti

Dapprima veniamo ordinati diaconi e poi dopo sei o dodici mesi veniamo

gli iniziatori del Cammino e le equipe responsabili del Cammino in Italia e

ordinati sacerdoti^— ].

Spagna. Durante questa convivenza un mio amico è stato inviato a Costa

Rica, un altro in Africa in Costa de Marfil^—^, un altro mio amico fu inviato a

operatrice museale che è stata inviata per due volte in missione, la prima in Austra­

Pamplona mentre io fui incaricato di divenire vice rettore del seminario Re-

lia per un mese e mezzo e poi in Giappone per tre mesi. Il centro Vocazionale ha

demptoris Mater di G ranada-— l

un ruolo fondamemale:

Questo ci fa capire che «i sacerdoti provenienti dai Redemptoris Mater sono incardinati nel movimento stesso, dando il loro apporto all’interno delle diocesi in

Perché regola la missione preparando le candidate alle possibili difficoltà che possono incontrare durante la missione^'— '.

cui vengono ordinati, nelle quali però è presente un Vescovo che porta avanti nella sua diocesi l’itinerario di fede del Cammino Neocatecumenale»^— .

Di regola le ragazze devono recarsi al Centro Vocazionale una volta al mese di Domenica.

Le ragazze in missione Durante questi incontri si fanno le lodi mattutine con gli itineranti e il pre­ All’interno del Cammino Neocatecumenale, una delle figure attive nell’ambito

sbitero dell'equipe. Dopo le lodi si fa un "giro di esperienza”. I catechisti s’in­

dell’evangelizzazione missionaria è quella della ragazza in missione. Questa figura,

formano sull’età delle ragazze, sul proprio lavoro, i propri titoli di studio, le

pur essendo poco conosciuta, risulta essere fondamentale per garantire alle fami­

proprie conoscenze linguistiche, che tappa di Cammino hanno vissuto e in­

glie in missione il poter portare avanti la propria evangelizzazione. Infatti, una delle

fine esperienze personali di fede^~

caratteristiche delle famiglie in missione è data dal gran numero di figli presenti in queste famiglie. E poiché i capi famiglia sono sempre impegnati nell’evange­ lizzazione, queste ragazze in missione hanno il ruolo di gestire la casa e di essere di supporto in alcuni momenti di evangelizzazione e nella vita delle comunità pre­ senti sul territorio di missione. La chiamata vocazionale di questo carisma viene effettuata durante le Convi­ venze d’inizio corso vissute dalle singole comunità. Questo carisma è indicato per

Dopo un periodo di discernimento all’interno dei centri vocazionali le giovani ra­ gazze sono invitate a partecipare alle convivenze degli itineranti. Durante queste convivenze: Ogni “ Equipe d’itineranti” porta con sé le ragazze e le coppie che hanno dato la propria disponibilità di partire in missione durante le chiamate 13— J. vocazionalii-UoS]

tutte quelle ragazze o donne nubili le quali danno la propria disponibilità, in un tempo limitato della propria vita, ad aiutare le famiglie in missione nella loro azio­

Le mete, solitamente, sono assegnate tramite sorteggio. La storia presa in esame

ne evangelizzatrice. Le ragazze una volta data la loro disponibilità alla missione

sembra essere un'eccezione alla regola, visto che è stata inviata in Australia senza

conoscono un tempo propedeutico di formazione all’interno dei Centri Voca­

aver partecipato alla convivenza. Grazie al suo forte rapporto con la coppia d’iti­

zionale. Per capire questo carisma presente nel Cammino Neocatecumenale mi

neranti presente a Napoli, le è chiesto di compiere la sua missione in Australia. La

servirò della testimonianza di una ragazza in missione, laureata in lingue e

sua esperienza in Australia può essere così sintetizzata:

Quando arrivai all’aeroporto di Sidney, incontrai la terzultima figlia della famiglia in missione, la quale mi disse: tu sarai la nostra baby sitter. In Au­ stralia fondamentalmente il mio ruolo è stato questo. Nelle due settimane che la coppia è stata fuori per la missione, io mi sono occupata di tutti gli af­ fari domestici, stiravo, cucinavo, facevo la spesa, andavo a prendere i bam­ bini a scuola, cambiavo i pannolini^—9]

Solitamente il ruolo della ragazza in missione è un ... jolly, dove serve li viene inviata. Per esempio la sorella spagnola, che conosceva molto bene il giapponese, l'anno precedente del mio arrivo, aveva anche evangelizzato. Mentre io, non conoscendo la lingua potevo fare ben poco, aiutando le famiglie e partecipando alle liturgie dell’eucarestia e quelle della parola settimanali^— l

In poche parole, la ragazza in missione in questo frangente è stata la persona che ha permesso alla famiglia in missione di poter seguire, senza problemi legati ai propri cinque figli, le due comunità delle quali sono catechisti. Per la seconda mis­ sione, quella giapponese, è stata inviata come da prassi durante la convivenza delle equipes itineranti d’Europa che ha previsto anche una specifica liturgia d’invio:

La ragazza in missione ha quindi un ruolo fondamentale, grazie al suo nubilato può donare il suo tempo, sia come aiutante delle famiglie in missione e sia cellula attiva dell'evangelizzazione nella terra di missione, o portando avanti cicli di cate­ chesi o partecipando attivamente alla vita liturgica delle diverse comunità presenti sul luogo.

Avvenuta durante una celebrazione dell’eucarestia. Questa fu preparata dal­ l’equipe degli itineranti e presieduta dal presbitero dell’equipe. Alla fine della celebrazione il sacerdote mi chiamò a se e mi fece una benedizione parti­ colare per l’invio. Alla fine delle celebrazione ci fu una colletta per il paga­ mento del biglietto aereo per il mio viaggio^— 1.

Un elemento molto interessante dell’esperienza dell’intervistata è data dal fatto che sia in Giappone sia in Australia le celebrazioni, sia della liturgia della Parola e sia dell’ Eucarestia, non differivano da quelle vissute da lei in Italia. L’unica ele­ mento di differenziazione è la lingua. A conferma del fatto che le comunità presen­ tano «forma liturgica simultanea e una struttura identica in ogni parte»^-^.

Questo ci fa capire che le missioni del Cammino Neocatecumenale vengono finanziate direttamente dalle comunità dei missionari, dalle parrocchia, e quando c'è disponibilità, con i fondi per l’evangelizzazione della “Fondazione Famiglia di Nazareth”. In Giappone, l’esperienza della missione è stata diversa: lo non abitavo in una casa con una famiglia, ma con una sorella spagnola che stava in Giappone da più di dieci anni in missione. Però quando la fami­ glia in missione aveva bisogno di una mano, andavo lì da loro^—I.

L’evangelizzazione in Giappone Bisogna segnalare che da quest’ultima intervista sono emersi elementi molto interessanti riguarcanti ai problemi storici che la Chiesa Cattolica ha incontrato nelle terre di missione asiatiche, in special modo in Giappone^I Cattolici in Giappone risultano essere una piccola minoranza all’interno del paese. Solo lo 0,5% della popolazione si professa cattolica^-^. Una delle parti­ colarità della Chiesa Cattolica giapponese riguarda il rispetto della cultura locale

per quanto riguarda le questioni morali. Il Cammino Neocatecumenale, tramite la

Sono testimone di un dibattito tra le “ragazze in missione”, delle quali

sua lotta contro la religiosità naturale e la rimodulazione morale degli stessi ade­

molte sono di età adulte, e le famiglie in missione. La famiglia tentano di pre­

renti, viene visto come un elemento di rottura con la cultura locale. Inoltre, il Cam­

servare la prooria identità strutturale, proponendola anche ai giapponesi, cer­

mino viene accusato di essere longa manus della Curia romana, e per questo di

cando di far capire loro la propria cultura e il proprio comportamento morale.

ostacolo alla pastorale nazionale. Interessante risulta essere l’esperienza della ra­

Mentre le “ragazze in missione" tentavano di conformarsi e dialogare con la

gazza in missione:

cultura locale. Per esempio ci sono delle manifestazioni folcloristiche locali con un forte carattere paganeggiante che non hanno alcuna affinità con il cri­

In Giappone c’è una forte riluttanza a confrontarsi con il cattolicesimo di stampo occidentale. I Vescovi non vogliono sottostare ai dettami della Curia romana, essendo molto gelosi della propria autonomia locale. Inoltre, c’è anche una forte discrasia tra il senso religioso dei cattolici occidentali e quelli giapponesi. Per esempio i cattolici giapponesi si confessano solo a Pasqua e a Natale, per loro l’idea di confessarsi almeno una volta al mese, com’è pre­ visto per gli aderenti del Cammino Neocatecumenale, è una vergogna^— l

stianesimo che prevedano travestimenti e maschere^” ®], DÌ fronte a tali ma­ nifestazioni, le famiglie in missione, sia per tutelare i propri figli e sia per non contaminare il cristianesimo con la cultura pagana locale, le osteggiavano. Mentre le “ragazze in missione” cercavano di adeguarsi a tali manifestazioni e rispettarle. Tali istanze provenivano da un evento che ha provocato scan­ dalo in Giappone. Un bambino cattolico giapponese, durante i funerali di un suo compagno di classe, non si era voluto inchinare dinanzi ad una statua di

Sicuramente il Cammino è visto come un elemento estraneo alla cultura locale.

una divinità locale. Per le “famiglia in missione” questo bambino era parago­

Riprendendo le tesi antropologiche di Ruth Benedict, la confessione risulta essere

nabile a uno dei tre giovani della fornace, un esempio di fede, perché il cri­

un elemento tipico della cultura occidentale che è descrivibile come una cultura

stiano non s’inchina dinanzi agli idoli. Mentre le “ragazze in missione” non

della colpa; a differenza di quella giapponese che è una cultura della vergogna^-^.

condividevano questa visione, poiché, questo gesto risultava essere un af­

All’individuo che appartiene al una cultura della vergogna «non è dato è provare

fronto alla cultura locale, potendo provocare l’esclusione dei cattolici dalla

alcun sollievo rendendo pubbliche le sue mancanze, neppure quando ciò possa es­

20] soci•et4à.' gi•apponese[143 —

sere fatto per mezzo di un confessore. In queste culture, finché il comportamento individuale non si palesa al cospetto della società, il singolo non ha motivo di preoccuparsi ed anzi la confessione, gli appare semplicemente come un mezzo per procurarsi fastidi e difficoltà»^— ). Tale discrasia tra la cultura giapponese e quelle dei missionari cattolici occi­ dentali è testimoniata dalla stessa ragazza in missione:

Qui risulta evidente una questione storica presente all’interno della Chiesa Catto­ lica: come evangelizzare nelle culture extra latine. Per quanto riguarda il Cammino Neocatecumenale, la Curia Romana ha deciso, con la conversione del Redemptoris Mater di Takamatsu in seminario di diritto pontifìcio e il mantenimento delle mis­ sioni in Giappone, di continuare un’azione evangelizzatrice basata sull’accul­ turazione. Per questo “la questione Giapponese” del Cammino Neocatecumenale

deve essere letta con occhi antropologici e non nella semplice controversia tra Ve­ scovi e movimento in sé.

scrutinio, viene chiamata ad eleggere una serie di fratelli che andranno a formare un'equipe di catechisti. Ogni equipe ha un responsabile, tale figura è ricoperta dal responsabile della stessa comunità. Il ruolo dei catechisti è quello di dare vita ad

Gli aderenti e la “Nuova Evangelizzazione” L’evangelizzazione portata avanti dal Cammino Neocatecumenale presenta delle caratteristiche nuove che hanno come punto di partenza una nuova pastorale che è di tipo missionaria. Qui possiamo vedere come «la realtà parrocchiale subisca una sorta di decentramento in piccole comunità perché si favorisca sia l’annuncio ai lontani, sia la nascita di gruppi a misura d 'u o m o » ^ . Tutti gli intervistati, si sentono cellule attive di questa evangelizzazione. Per faci­

nuova comunità, dopo un ciclo di quindici catechesi, e di seguirla nel suo Cam­ mino di fede sino alla fine dell’itinerario previsto dal Cammino. I catechisti sono preparati in questo modo: 1) base della loro formazione è la partecipazione al Neocatecumenato, che garantisce la loro graduale maturazione nella fede e nella testimonianza, con il corrispondente approfondimento biblico, patristico e teologico, con parti­ colare riferimento ai documenti del Magistero della Chiesa;

litare la mia analisi, ho suddiviso il mio campione in quattro gruppi: 2) si preparano a trasmettere la parola come a loro volta l'hanno ricevuta e Coloro che hanno il carisma di catechista che fanno nascere e seguono comu­ nità.

vissuta: fanno pratica accompagnando più volte i propri catechisti nelle cate­ chesi iniziali e nei diversi passaggi del Neocatecumenato;

Coloro che, che, dopo 8/10 anni di presenza nel Cammino, vivono la tappa della Traditio. Questi sono inviati due a due nelle case appartenenti al territorio parroc­ chiale, dove vivono l’itinerario del Cammino Neocatecumenale Coloro che partecipano a momenti di missione programmati dal Cammino in periodi determinati nell’anno, come in Quaresima o nel tempo di Pasqua, e du­

3) completano la loro formazione partecipando ad apposite convivenze e incontri per catechisti, indetti dall'Equipe Responsabile internazionale del Cammino o dall’Equipe da essa delegata, in cui si trattano temi fondamentali del Magistero della Chiesa;

rante pellegrinaggi o per le CM C o per gli incontri con gli iniziatori del Cammino. Coloro che oltre ad essere attivi nei momenti stabiliti dal Cammino, danno la propria disponibilità ad evangelizzare in città scristianizzate d’ Europa una o due

4) assistono agli incontri del Centro Neocatecumenale diocesano, di cui All’articolo seguente, per la formazione dei catechisti;

volte l’anno. 5) infine, preparano ogni catechesi e passaggio del Neocatecumenato, per I catechisti Quanto possibile insieme al presbitero, leggendo in ambiente di preghiera i I catechisti sono figure fondamentali all'interno del Cammino Neocatecumenale.

brani corrispondenti della Sacra Scrittura, del Catechismo della Chiesa Catto­

Secondo la prassi del Cammino, quando una comunità supera il secondo

lica e degli Orientamenti alle Equipes di Catechisti, che ravvivano in loro la

«parola di salvezza» (At 13,26) che essi stessi hanno ricevuto oralmente dai

un’esperienza positiva di tal evangelizzazione:

propri catechisti»^— 1. La chiamata che ho avuto all’evangelizzazione è quella di portare Cristo Gli intervistati che ricoprono questo ruolo sottolineano che alla base della loro

agl’altri a seguito del mio incontro con Cristo. Ed è un'esperienza dove vado

predicazione c’è una reale modificazione della propria vita tale da spingere questi

io a prendere, lo riesco a riconoscere le meraviglie di Dio nella mia vita grazie

ultimi a dare testimonianza nelle comunità che loro seguono. Come nel caso di

all’incontro con le altre p e rs o n e ^ ^ .

una insegnate di cinquantuno anni: Mentre altri, come una pensionata di sessantacinque anni, hanno vissuto negati­ Alla base della nostra predicazione c’è il suo amore. Solo se hai speri­

vamente questa missione a causa dei scarsi risultati ottenuti:

mentato il suo amore e il suo perdono, puoi comunicarlo agl’altri. La fede non è una teoria è un’esperienza; è l’incontro con il Cristo risorto. Alla base della mia evangelizzazione c’è la mia esperienza di vita, lo e mio marito ci siamo sposati pur non avendo lavoro. Abbiamo avuto tre figli, abbiamo af­ frontato malattie gravi, sempre sostenuti dalla preghiera della nostra comu­ nità Come non parlare di Lui agl’altri? Gli siamo riconoscenti. Siamo testi­

Oggi, con la Traditio, vado per le case nel quartiere della parrocchia, dove frequento il Cammino. Molti hanno rifiutato il nostro annuncio. Poi parlando con loro, molli non mi ascoltavano. Allora io non sono soddisfatta di quello che ho fatto. Avrei voluto che queste persone provassero i miei stessi Ue4n2t5i]lw - > 1 . sent..im

moni in casa, a lavoro: facciamo il nostro dovere senza mormorazioni, senza

Un elemento che traspare da queste interviste è che coloro che accettano di por­

approfittare. Tanti esempi dei nostri fratelli di comunità sono strati import.anti per no-i[w4t2—3]’J .

tare avanti questa missione lo fanno per propria spontanea volontà e avendo come punto di riferimento la propria conversione «che rappresenta la loro unica possi­ bilità concreta di ri-costruire il proprio nuovo mondo dotato di senso »^~^.

L’invio della Traditio Interessante risulta essere l’esperienza di coloro che, dopo 8/10 anni di presenza

La comune chiamata all’evangelizzazione

nel Cammino, vivono la tappa della Traditio. Gli aderenti, di solito, sono inviati due

La chiamata all’evangelizzazione è sentita anche da coloro che, pur non avendo

a due nelle case appartenenti al territorio parrocchiale dove vivono l’itinerario del

vissuto la Traditio, partecipano a momenti di missione programmati dal Cammino

Cammino Neocatecumenale, e in casi particolari in territori extra parrocchiale. La

in periodi determinati nell’anno, come in Quaresima o nel tempo di Pasqua, e du­

maggior parte degli intervistati, ben trentadue, hanno vissuto questa tappa di Cam­

rante pellegrinaggi o per le GMG o per gli incontri con gli iniziatori del Cammino.

mino.

Interessante risulta essere l’esperienza di un operaio di ventiquattro anni:

La loro esperienza di evangelizzazione non è la medesima. C’è chi ha avuto lo ho avuto esperienza di evangelizzazione sia a Napoli sia in Europa

durante gli incontri con i fondatori o le GMG. Entrando nel merito, a Napoli

religiosa, invita i giovani alla chiamata all’evangelizzazione. I giovani che decidono

essa avviene nei periodi successivi alla Pasqua o durante la Quaresima. An­

di alzarsi ricevono un rosario, fatto a mano dalle suore Sacramentine più vicine al

diamo a coppia di due per le strade e cerchiamo di portare le nostre espe­

luogo dell’incontro e disegnato dallo steso A rg u e llo ^ ll, e sono chiamati a reci­

rienze a coloro che sono lontani dalla chiesa, pur essendo battezzati, molte

tarlo tutti i giorni in chiesa dinanzi al tabernacolo. Inoltre, tutti questi ragazzi ven­

persone specialmente quelle che vivevano un periodo di crisi esistenziale

gono suddivisi in gruppi da cinquanta. Una volta al mese questo gruppo s’in­

hanno accettato di parlare con noi. Mentre per quanto riguarda l’evange­

contra, si celebra insieme una liturgia della parola durante la quale i vari membri

lizzazione all’estero, avvenute durante le GMG e gli incontri con i fondatori

scambiano la propria esperienza di fede vissuta in quel momento, e dopo si riuni­

noi evangelizzavamo a gruppi di cinquanta, prima cantando e poi successi­

scono per mangiare insieme. A questi gruppi viene affidata poi una città europea

vamente uno del gruppo portava la propria esperienza di fe d e ^ -^ .

scristianizzata, dove è presente una missio ad gentes. Qui i ragazzi dovranno re­ carsi, una o due volte all’anno, per evangelizzare per le strade ed invitare le per­

Da questa esperienza, si deduce che coloro che accettano il messaggio, portato da questi evangelizzatori, vivono in un momento di smarrimento e di non-senso della vita. Infine, ci sono coloro che oltre ad essere attivi nel momenti imposti dal Cammino, danno la propria disponibilità ad evangelizzare in città europee^— ]

sone ad intraprendere l’itinerario di fede del Cammino Neocatecumenale. Per quanto riguarda la storia dell’ultimo intervistato, egli ha ricevuto il Rosario il 20 maggio del 2012, durante l’incontro con gli iniziatori del Cammino Neocate­ cumenale avvenute a Napoli e presieduto dal cardinale e Arcivescovo di Napoli

dove non sono presenti comunità parrocchiali attive in una pastorale di evangeliz­ zazione una o due volte l’anno. Questa è esperienza di uno studente di ventisette anni:

Crescenzio Sepe. All’incontro erano presenti circa 40.000 aderenti del Cammino Neocatecumenale provenienti dal meridione d’ Italia, e alcune comunità dalla Fran­ cia, del Lussemburgo, della Germania, del Belgio, della Svizzera, di Malta, dell’Al­

Ho evangelizzato per strada sia a Madrid e poi tornando da Madrid. Oggi

bania e della Iugoslavia. Durante questo incontro 200 ragazzi si sono resi dispo­

ho la missione di dire il Rosario tutti i giorni dinanzi al Santissimo e poi sono

nibili alla vocazione presbiterale e 120 ragazze per una missione d ’evange­

chiamato ad evangelizzare con altre cinquanta persone a Ginevra dove invi­ tavamo le persone a seguire le catechesi in una parrocchia svizzera ^-91.

lizzazione in C in a ^ ~ ], e 300 giovani si sono resi disponibili per recitare il Rosario per la “ Nuova

Evangelizzazione” per Marsiglia,

Nizza, Ginevra,

Lugano e

B e rna^S l. g j n questo incontro, insieme ad altri quarantanove ragazzi appartenenti Questo nuovo modo di evangelizzare è stato introdotto nel Cammino Neocate-

a comunità neocatecumenali presenti in parrocchie della diocesi di Napoli, ha rice­

cumenale in Italia, per volontà dell’iniziatore Kiko Argiiello, 1’11 settembre del 2011

vuto il compito di recitare tutti i giorni il Rosario dinanzi al Tabernacolo, c di re

durante l’incontro con i giovani avvenuto ad Ancona durante il XXV Congresso

carsi due volte all’anno a Ginevra per l’evangelizzazione.

E u ca ristico ^-^. Da allora, durante tutti gli incontri vocazionali con gli iniziatori, Kiko Argiiello, dopo aver fatto le chiamate vocazionali sia alla vita sacerdotale e

Concludendo la nostra analisi, l’elemento che accomuna tutti gli intervistati è che per questi l’evangelizzazione diventa uno stile di vita, dove l’essere cristiani

seguito alla loro decisione definitiva di aderire al movimento, e soprattutto, alla vi­

risulta così essere la dimensione centrale della propria vita^d*', in quanto

sione del mondo di cui esso è portatore»^^]. Tale cambiamento è definito e certi­ La missione si svolge in ogni momento della tua vita: nell’ambito scola­ stico, lavorativo, familiare. Essa non si fa facendo catechesi, ma tramite un cambiamento del proprio stile di vita ^ S l.

ficato dalle varie tappe in cui è composto l’itinerario di fede del Cammino, nelle quali i singoli scoprono le azioni che Dio compie nella propria vita. Gli aderenti, durante un primo periodo che è definito precatecumenato, sono

Un Cammino di conversione. La “riscoperta” di Dio

«aiutati a svuotarsi dei falsi concetti di se e di Dio, ed a scendere alla loro realtà di

Gli aderenti al Cammino Neocatecumenale, come abbiamo visto in precedenza,

che li perdona e li a m a » ^ ^ ; nel secondo periodo, definito riscoperta del

peccatori, bisognosi di conversione, riscoprendo la gratuità dell’amore di Cristo, vanno

a

compiere

«una

dura

scuola,

incentrata

sulla

riscoperta

del

catecumenato, hanno

Battesim o»^-]. Tale riscoperta del Battesimo pone l'aderente in una continua di­ scussione di se, del proprio essere cristiano, nella riscoperta giorno per giorno del­

...un tempo di combattimento spirituale per acquistare la semplicità inte­

l’azione salvifica del Battesimo. Per questo risulta essere interessante analizzare

riore dell’uomo nuovo che ama Dio come unico Signore, con tutto il cuore,

come gli aderenti descrivano la loro “nuova” vita spirituale e i cambiamenti inter­

con tutta la mente, con tutte le forze e il prossimo come se stesso. Sostenuti

venuti nelle loro esistenze come conseguenza della loro adesione definitiva alla

dalla Parola d Dio, dall’ Eucaristia e dalla comunità, i neocatecumeni si adde­

fede cristiana. Dai racconti fatti dagli intervistati, l’essere cristiani è una scelta personale che impone un cambiamento radicale della propria vita. Tale cambiamento inizia dopo l’annuncio del Kerygma da parte dei catechisti. Il Kerygma è «l’annuncio della sal­ vezza, il contenuto primordiale che dà la salvezza»^?-] t e j] fulcro centrale di que­ sta notizia è «che la morte è stata vinta, che noi non moriamo, perché un uomo è stato risuscitato dai morti e quest’uomo viene a darvi la vita e te rn a » ^ ® . È solo dopo aver ricevuto questa notizia che inizia il cambiamento della vita del cristiano, con un itinerario di fede che porta alla riscoperta del mistero pasquale incentrato sul Battesimo, e a divenire un cristiano adulto. Tale trasformazione radicale, cioè la conversione che viene descritta da tutti gli aderenti, può essere definita “conver­ sione paolina”. Con essa intendiamo «quella particolare tipologia di conversione intesa come cambiamento più o meno radicale di vita, messo in atto da individui, a

strano nella lotta contro le tentazioni del demonio: la ricerca di sicurezze, lo scandalo del la Croce e la seduzione degli idoli del m o n d o ^ A In questo periodo gli aderenti «scandiscono un Cammino personale di ascesi per nulla semplice da affrontare, il cui principale scopo è rappresentato da un pro­ gressivo e concreto allontanamento dagli “idoli del mondo”, quali il denaro, i rap­ porti affettivi troppo morbosi, il potere e tc...» ^ ~ L Tutti gli intervistati sono consapevoli delle trasformazioni avvenute all’interno della propria vita, le quali sono venute a modificare non solo l’aspetto morale, ma anche il semplice vvere quotidiano. Tutta la vita viene così proiettata all’interno di uno status, quello del cristiano adulto, che è dedicato nell’attuazione dei precetti cristiani definiti nelle Sacre Scritture. Gli intervistati, nel raccontare il loro nuovo rapporto con Dio, sottolineano un forte cambiamento tra la loro vita prima del Cammino, una vita spirituale

caratterizzata da un relativismo dei valori dove Dio occupava solo un aspetto

di coppia^-45!

marginale. Mentre, dopo l'entrata in Cammino, c’è un radicale cambiamento dato da un processo di desecolarizzazione dei valori. I nuovi valori che caratterizzano la vita degli aderenti «vengono tratti direttamente dal Testo Sacro, in quanto il fine principale cui tende l’esperienza Neocatecumenale è quello di formare veri cristiani che siano capaci di applicare quotidianamente, in tutti gli ambiti della propria vita, i precetti evangelici»^?! I nuovi valori evangelici presenti all’interno degli intervistati si possono suddi­ videre in tre sfere:

Per coloro che vivono il fidanzamento questo è anche un periodo di prova, e solo con l’aiuto di Dio riescono a vincere le tentazioni provenienti dalla sessualità. Un’ esperienza sim le è quella di una studentessa di ventisette anni: Vivo la mia fede sia all'interno della parrocchia sia nella mia vita quoti­ diana, all’università ma soprattutto nel rapporto di coppia con il mio fidan­ zato. Di scelte concrete ne ho potute fare poche ma già vivere un rapporto nella castità è stata una scelta che posso mantenere solo grazie all’aiuto di Dio e alla preghiera che mai mi abbandona

1.

La sfera degli atteggiamenti di natura sessuale La sfera degli atteggiamenti morali della vita quotidiana La sfera degli atteggiamenti familiari

Le coppie sposate dichiarano tutte l’apertura alla vita. Il Cammino Neocate­ cumenale appoggia fedelmente la morale sul matrimonio espressa da Paolo VI nel­ l’enciclica Humanae Vitae. Per questo gli aderenti che si dichiarano aperti alla vita,

Tali sfere però risultano essere coesistenti tra di loro, poiché l’aderente testi­ monia una «ritotalizzazione religiosa della propria esistenza individuale»^-^. Anche i giovani sono tra coloro che testimoniano una vita sessuale concernente i

non facendo uso di metodi contraccettivi, sono disponibili ad accettare tutte le possibili nascite, anche quelle di figli diversamente abili com’è successo per un disoccupato di cinquantuno anni:

valori evangelici. Per questo il fidanzamento diventa un periodo di conoscenza e di preparazione al matrimonio che non è finalizzato al rapporto sessuale, ma realiz­ zazione completa dell’amore di relazione. Interessante risulta essere la testimo­ nianza di un impiegato di ventidue anni:

Oggi ho cambiato i miei valori, innanzitutto mi sono aperto alla vita e ho accettato la mia quinta figlia con la sindrome di Down. Questo ha cambiato la mia vita, oggi cerco anche di aiutare mia figlia frequentando un'asso­ ciazione apposita. Questa mia figlia è una benedizione. Anche se inizial­

Scelte concrete sono state quelle di riconciliarmi con la mia famiglia, smet­

mente non capivo il perché. Ma oggi vedo che mia figlia è un dono. Se l’a­

tere di pensare che solo io so come condurre la mia vita, un equilibrio inte­

vessi vista senza Dio, sarebbe stata una sfortuna e sarebbe stato meglio far

riore mettendo Gesù Cristo prima di ogni cosa: amici, svaghi, famiglia, pen­

abortire mia m oglie^^J.

sieri, e peccati, aver rotto con vecchie abitudini come la concezione della li­ bertà sessuale che la società t’insegna intraprendendo la castità individuale e

Qui l’appartenenza all’itinerario di fede dell’intervistato e di sua moglie, sembra aver fatto in modo che questi potessero accettare una figlia diversamente abile,

senza fare ricorso a pratiche abortive. Bisogna sicuramente dire che questa pratica

cambiamento che l’entrata nel Cammino ha significato nella sua vita, per ciò che

di avere tanti figli è un elemento tipico degli aderenti dei movimenti ecclesiali, i

concerne i suoi comportamenti all’interno della sfera familiare:

quali così rispondono ad «un sistema societario dove la fertilità non è più una virtù Questo Cammino mi sta facendo conoscere l’amore gratuito. La mia vita è

positiva, ma va frustrata piuttosto che incoraggiata»^--.

cambiata in un modo drastico. Se ripenso a me stesso, non l'avrei mai imma­

Interessante risulta essere l’esperienza di una insegnate precaria di trentanove

ginato. Quando ho iniziato il Cammino ero convinto di rimare un uomo adul­

anni:

tero ma avevo scommesso di vincere la vanità. Ma dopo sedici anni di Cam­ La fede che vivo ha coinvolto e guidato molti aspetti della mia vita, ad

mino, non ho mai tradito più mia moglie, invece oggi sono ancora vanitoso.

esempio il fidanzamento vissuto cristianamente, una cosa inaccettabile per la

Tutto questo mi fa capire che io, con le mie sole forze, non posso fare

maggioranza dei giovani di oggi, la scelta di mettere al primo posto il matri­

n u lla ^ ll.

monio rispetto alla possibilità di avere un lavoro più stabile ed una maggiore realizzazione professionale se fossi andata in un’altra città. Inoltre, questa scelta del matrimonio è resa ancora più difficile dal fatto di non avere figli data dalla scelta insieme a mio marito di non praticare le tecniche di fecon­ dazione assistita per avere un figlio, possibilità che ci è stata proposta dai

L’elemento princioale che emerge da questa testimonianza è il ripristino della fe­ deltà coniugale, dopo un tempo di vita in cui l’infedeltà era divenuta routine co­ mune. Le appartenenze alle ideologie, gli scontri sul luogo di lavoro e i rapporti turbo­ lenti in famiglia vengono definitivamente accantonati, per adempiere fedelmente

m e d ic i^ ^ .

alla morale cattolica data dal Cammino. La decisione dell’intervistata di vivere totalmente la morale sessuale cattolica,

Un elemento che traspare dalle interviste è legato da una profonda rimodu­

incontrata nel Cammino Neocatecumenale, fa in modo che essa possa accettare la

lazione della vita degli intervistati. Questi, dovendo partecipare assiduamente alle

sterilità presente nel suo matrimonio e di poter esercitare la genitorialità aprendosi

celebrazione previste dal Tripode del Cammino, hanno cambiato le proprie abitu­

all’adozione.

dini:

Tra gli intervistati c’è la presenza di un divorziato. Questi testimonia così il suo Le trasformazioni sono state enormi, già nell’organizzazione della giornata.

attuale stile di vita:

Molto tempo bisogna infatti donarlo alle celebrazioni, così che molta vita Per ora non ho fatto alcuna scelta di vita se non quella della castità per la mia situazione matrimoniale dato che sono divorziato^Q]

sociale al di fuori dell’ambito lavorativo risulta legata alla comunità. Tali sono del resto anche scelte di vita importanti come lo sposarsi, aprirsi alla vita, il lavoro: di direttrici di vita ce ne sono tantissim e ^-!.

Un

commerciante

di

sessantasei

anni

racconta

così

il

fondamentale

Le vite degli intervistati sono totalizzate alla religiosità, specialmente per quelli

quella di catechista per bambini ed adulti e coordinatrice parrocchiale a quel­

che hanno vissuto la tappa dell'iniziazione alla Preghiera. Questa tappa forma gli

la che attualmente ricopro come ministro straordinario della Comunione in

aderenti ad una pratica religiosa legata alla preghiera individuale visto che questi,

ospedale a quella di volontaria ospedaliera. Non credo che il Cammino porti

tutte le mattine, recitano l’Ufficio delle letture e le Lodi mattutine, seguite poi da un

a fermarsi in parrocchia ma anzi che attraverso la "scoperta” di un Dio Padre

momento meditativo di preghiera silenziosa. Questo momento di preghiera che

ci inviti ad andare fuori dalle mura e dai confini per portare la nostra espe­

dura circa trenta minuti modifica le abitudini quotidiane degli intervistati.

rienza a chi asp ettarsi.

Alcuni liberi professionisti testimoniano la loro scelta di non compiere azioni non cristiane tipiche del proprio mestiere e di organizzare il proprio lavoro se­ condo gli appuntamenti previsti dal proprio itinerario di fede. Però dobbiamo sottolineare che tutti gli intervistati «continuano a fare ciò che facevano prima del­ l’entrata nel movimento: nel senso che continuano a lavorare con gli stessi ritmi di prima, continuano a guadagnare, continuano a rispettare tutte le regole imposte

L’essere cristiani diventa il primo compito degli aderenti. Ciò fa in modo che il valore della famiglia, prospettato all’interno di questa esperienza di fede, non sia un idolo, ma il primo momento di evangelizzazione dove poter mettere in pratica i precetti evangelici^-]. L’incontro con Dio

dal proprio datore di lavoro, in altri termini a recitare il ruolo che, all'interno di que­ st’ambito, la società ha assegnato lo ro » ^ 3 Ì.

I cambiamenti radicali che si riscontrano nelle vite degli intervistati sono stret­

Anche la vita delle casalinghe subisce drastiche modifiche, queste dicono di

tamente legati ad una nuova concezione del senso della vita, di una nuova conce­

dedicare più tempo alla preghiera e all’assistenza ai poveri e ai malati, e meno alla

zione di Dio. Gli aderenti sembrano andare controtendenza rispetto al mondo che

televisione. Interessante risulta la testimonianza di una casalinga di cinquantadue

li circonda. Il mondo moderno è caratterizzato dallo sviluppo della scienza e della ragione,

anni:

che ha permesso quello che Max Weber definì «processo di disicantamento del Prima del Cammino pensavo che Dio fosse lontano dagli uomini, ora so

mondo»

. Ovvero l'uomo può affrancarsi dall’incanto delle formule magiche e

che Dio è sempre al mio fianco in ogni tempo della mia storia. Conoscerlo

della superstizione perché la conoscenza e la tecnologia gli consentono la spiega­

mi ha permesso di essere disponibile per chi mi chiede aiuto di qualsiasi tipo

zione dei fenomeni e il loro controllo. Ma come lo stesso Weber sottolineava ci­

(assistere ammalati, accompagnare chi sta senza auto etc...) spendendo il mio tempo per la famiglia e il prossim o^--!. Simile risulta essere l’esperienza di un'altra casalinga di cinquantasei anni:

tando a sua volta le domanda di Lev Tolstoj «che dobbiamo fare? Come dobbiamo vivere?», il senso della vita resta inevaso, non trova significato in questi percorsi di conoscenza. Anzi, l’età globalizzata lascia l'uomo solo di fronte alle sfide della malattia, della morte e del fallimento. Per paradosso, McLuhan sottolinea che la ra­

Personalmente attraverso il Cammino ho vissuto diverse esperienze, da

gione ha prodotto la morte del mistero e quindi di Dio. Ma la solitudine di questa

condizione ha riaperto all’uomo la strada del misterico, della magia e

mia fede non è speculativa, ma è qualcosa che insiste sui memoriali che il Si­

dell’o c c u lto ^ ^ . E infatti sin dall’inizio del secolo proprio la gioventù intellettuale

gnore mi ha fatto vivere. Per me Dio esiste perché ha agito^— l

ha cercato vie moderne per il rapporto con il Dio trascendente. I movimenti eccle­ siali in qualche modo sono itinerari di questa ricerca, in quanto rispondono al bisogno ad un ritorno ad un Dio che riempie tutti gli spazi della vita dell’individuo

In seguito all’entrata nel Cammino, ogni aspetto della vita degli intervistati comincia ad avere un senso che prima non aveva:

donandole significato. Così ché i tempi contemporanei che si erano presentati

Dio si è presentato durante le tue crisi e ti aiuta e t’indica dove c’è il bene e

come i più razionali della storia dell’uomo sembrano «i più religiosi di

dove c’è il male. Per me Dio è la mia speranza, cioè tutto quello che vedo in­

sempre»k^9] L’esperienza religiosa che gli intervistati hanno all’interno del Cam­ mino Neocatecumenale è ascrivibile al ritorno alle religioni tradizionali. Gli intervistati dichiarano spesso di aver riscoperto la presenza e l’agire di Dio in

torno a me anche se è brutto c’è sempre Dio, e per questo se pur c’è il male io ho una persona concreta, cioè Gesù Cristo, al quale mi posso aprire, mi posso confrontare. Lui è sempre è presente e non mi lascia.

modo concreto nella propria vita. Tutti reinterpretano la propria vita come se Dio li avesse scelti.

Il Dio astratto diventa concreto, spingendo un gran numero d'intervistati a ri­ conoscerlo come padre:

La problematica dell’azione divina nella conversione permette loro di ri­ conoscere retrospettivamente i segni di un lavoro della grazia nella loro vita,

Oggi con Dio ho una relazione di libertà anche nella preghiera. Con lui

anteriore all’evento della conversione e preliminare alla consapevolezza che

parlo come se parlassi a mio padre. È una cosa che sento fortemente e mi

ne hanno. In un universo moderno in cui la capacità organizzatrice e norma­ tiva delle istituzioni è fortemente compromessa, per il fatto stesso della sua imprevedibilità e improbabilità la conversione accredita l’idea compensatrice

porta dei risultati riuscendo a vivere meglio la mia v ita ^ -^ . Interessante che questo avvenga anche in persone appartenenti all'ordine sacro, come questo frate francescano:

di una presenza e di un’azione invisibile e silenziosa del divino in un mondo che ne ignora la potenza^— ].

Ho scoperto che Dio è padre di misericordia e donatore di vita. È una rela­ zione d' amore che libera e dà p a c e ^ ^ l.

Per gli aderenti, Dio si manifesta nel concreto, nessuno di essi lo descrive in ter­ mini teologici o in modo astratto. Interessante è a riguardo questo passaggio di un’intervista:

Anzi dopo l’incontro con “ Dio padre” gli intervistati si dichiarano portatori di una nuova visione del mondo

Prima di entrare in Cammino Dio per me era un’entità superiore che ci

che comporta conseguenze concrete per ciò che concerne l’agire quoti­

guardava e interagiva con noi. Mentre oggi per me è una persona e quindi la

diano, fino ad adottare comportamenti che potremo definire rischiosi,

soprattutto dal punto di vista economico, come per esempio la tendenza ad

vita e che Lui è l’unico che può salvarmi. Prima di entrare in Cammino, Dio

avere tanti figli che si fonda proprio sulla convinzione della continua pre­

lo vedevo come una persona cara, ma la morte di mio marito mi ha scon­

senza divina nella propria vicenda personale che provvede a non far mancare

volto e lo vedevo come qualcosa di lontano^— J .

nulla a chi sa correre il rischio di fidarsi del Signore^— La riscoperta della “comunità’ Per i giovani l’azione di Dio si manifesta nell’accettare di essere diversi dagli altri giovani, portando avanti una vita sessuale legata alla castità e dal rifiuto di droghe e alcol, come si evince da questa esperienza:

Come abbiamo visto in precedenza il Cammino Neocatecumenale è un itinerario di fede che «è vissuto in piccole comunità, dove i neocatecumeni divengono adulti nella fede, crescendo in umiltà, semplicità e lode»^ -

Ora mi rapporto con Dio come padre, con il quale puoi parlare ed esporre

Il ritorno ad una vita religiosa vissuta in comunità non è peculiare solo del Cam­

tutti i tuoi problemi e le tue gioie. Potrei dire un rapporto più semplice. Que­

mino Neocatecumenale ma è un fenomeno religioso in forte espansione, in special

sto rapporto sincero con Dio ha provocato cambiamenti concreti nella mia

modo all’interno del cattolicesimo. Questo fenomeno sembra essere anomalo,

vita. Per esempio il mio rapporto con il denaro che non è più di tipo posses­

visto che viviamo in un epoca caratterizzata dal trionfo dell’individualismo e dallo

sivo, e nel mio rapporto con la sessualità che è valorizzata e non legata agli

sgretolamento di alcune delle più importante basi comunitarie entro le quali le reli­

istinti naturali^” ’ .

gione si era radicata ^72]. Questo ritorno alla comunità è dato dal fatto che l’indi­ viduo ha bisogno di conferme per quanto concerne il suo agire religioso e per pre­

Per le coppie sposate sta nell’apertura alla vita o nel superare un periodo di sofferenze legate ad una malattia propria o del proprio: Prima di entrare in Cammino non sapevo che Dio fosse davvero Padre. Oggi invece, io nei momenti di bisogno, quando sono sola, e durante gli

servare la visione del mondo che i credenti hanno abbracciato aderendo ad una determinata confessione religiosa^®!. Tali comunità permettono così agli indi­ vidui di «appoggiarsi l’uno all’altro in un reciproco sostegno contro un mondo esteriore che non riesce a c a p ire » ^ —1.

interventi di mio marito dovendo prendere decisioni importanti, ho speri­

Non a caso, in questi anni, si va consolidando il proliferare di comunità volon­

mentato la presenza di Cristo nella mia vita. Se non lo avessi avuto mi sarei persa1[54*-67'4]

tarie, nelle quali gli individui possono nuovamente soddisfare il bisogno di vivere socialmente i propri percorsi di senso individuale con gli a ltri^ ^ l pe r questo tali comunità devono essere lette proprio come frutto della modernità che «ha lasciato

Per le vedove, Dio diventa colui che dà senso alle morti dei propri mariti c che riempie quello spazio lasciato dalla figura maritale: Il Signore oggi mi è vicino, mi fa compagnia. Ho capito il valore della mia

l’individuo nudo e solo di fronte alle proprie produzioni di senso»^ 7-^ . La fine delle comunità di sangue, provocate dalla mobilità del mondo contemporaneo, ha portato l’uomo a costituire comunità nelle quali i legami sono capaci di assicurare ai membri l’effettiva solidarietà, la trasparenza della comunicazione e la

comunanza dei valori, visto il profondo relativismo culturale e valoriale presente al­ l'interno della società contemporanea e globalizzata. Un altro elemento tipico di queste nuove comunità è data dalla capacità della micro-solidarietà. Qui le persone hanno la possibilità di condividere con altri le

proprie famiglie biologiche»^—) . Molte sono le testimonianze degli intervistati nelle quali la comunità risulta es­ sere il luogo rifugio dalle avversità del mondo. Interessante a riguardo la seguente esperienza:

proprie esperienze di vita, i propri problemi psicologici e quelli m a teria li^ '’] Non a caso queste comunità hanno conosciuto il loro prolificarsi durante le profondi crisi economiche e sociali che hanno interessato le storia dell’uomo nell’epoca post-bellica e costituiscono un antidoto contro la solitudine, all’individualismo e al relativismo dei valori. In tale fenomeno devono essere collocate le comunità Neocatecumenali.

Personalmente ho vissuto questa esperienza in modo particolare quando nel 1999 ho vissuto delle crisi molto gravi della mia malattia: la Sclerosi Mul­ tipla. Vivendo in una situazione familiare molto difficile da cui non potevo avere aiuto, ho sperimentato l’amore e l'aiuto dei miei fratelli. Non dimen­ ticherò mai che più sorelle di comunità hanno fatto delle notti in ospedale per me, lasciando i figli e i mariti a casa. Ogni fratello o sorella ha fatto qual­

La vita comunitaria

cosa per me, c’è chi mi ha aiutata in ospedale e chi lo ha fatto quando sono tornata a casa. È stato importante per me anche chi mi ha regalato sempli­

Secondo gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale la vita comunitaria è il primo momento dell’evangelizzazione. Secondo Kiko Argiiello «quello che arriva al

cemente dei fori, o mi ha portato in ospedale la mozzarella, che non potevo mangiare. (Aférmazione seguita da un ampio sorriso) 147-9]

mondo è il miracolo morale»^?-®, ossia «una comunità di fratelli, uomini e donne, anziani e giovani, uniti dalla predicazione, salvati dalla loro morte, riuniti in Gesù Cristo. Una comunità che sta lì per anni, senza imporsi o costringere nes­ suno, che è presente in mezzo agli uomini partecipando alla loro s o rte » ^ '7-'. Ciò

È evidente che per l’intervistata i suoi “fratelli” di comunità, in un momento di profonda difficoltà l'hanno assistita come se fosse per loro una sorella di sangue. Tali segni di unità sono stati riscontrati anche da intervistati non napoletani.

che differenzia gli aderenti dagli altri individui è dato dall’amore, da come queste

Interessante risulta essere la testimonianza raccolta in una parrocchia di Campo-

comunità esprimono segni dell’unità e dell'aiuto reciproco. L’unità va formandosi

sampiero in provincia di Padova:

e rafforzandosi grazie alle liturgie che gli aderenti vivono all’interno di questo itine­ rario di fede: il Tripode. Esso prevede tre momenti significativi e periodici. Un incontro settimanale di ascolto del testo biblico, la partecipazione al sacramento eucaristico della Domenica e un tempo di ritiro con la comunità riunita per condi­ videre le esperienze di vita. Tutto questo permette agli aderenti di riconoscere nella comunità «la famiglia ideale all’interno della quale è possibile condividere le pro­ prie emozioni e le proprie esperienze, come spesso, invece, non accade nelle

Nella mia comunità c’è una sorella africana che si trova in grande difficoltà economica perché non trova lavoro, il marito l’ha abbandonata lasciandole a carico quattro figli. Lo Stato è arrivato fino ad un certo punto a sostenerla economicamente ma ora non ha più nulla. Capita che, qualche volta, un fra­ tello della comunità, in modo anonimo, le faccia arrivare qualche busta con dei soldi, oppure scatole con alimenti. Il fatto più importante è che a lei ha

sempre trasmesso la fede dei suoi figli: “ Non di solo pane vive l’uomo ma di

soltanto i fratelli ma il rapporto che s’istaura con loro. Si crea una fraternità,

ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Il Signore ha ascoltato le sue pre­

lo penso che quest'unità, quest’aiuto reciproco nelle cose è importante, lo mi

ghiere. Ho potuto dare la mia testimonianza ai loro figli e uno di loro ha

trovo qua e ho dei problemi con le lavatrici e le sorelle mi aiutano. Poi si fa la

risposto entrando in comunità. Questo ha comportato che lei si sentisse

decima, se nella comunità ci sono persone con problemi economici, con

sostenuta e in comunione con questo figlio^— I.

questi soldi o fondo cassa il fratello bisognoso può accedere a quest’aiuto. Noi dobbiamo anche condividere i beni 1^-3]

In questo caso è chiaro come la comunità riesca ad aiutare persone che vivono in estrema povertà. In molti casi, gli aderenti dando disponibilità di tempo e di da­

L’intervistato, originario dell’ Ecuador, vive ormai in Italia da ben due anni. Da

naro, riempiono quel vuoto di welfare presente nelle nostre società contemporanee.

circa un anno e mezzo si è unito alla IV3 comunità della parrocchia di San Gio­

Si può pensare che il maggior numero di comunità neocatecumenali sia presente

vanni Evangelista in Porta S. Gennaro. Vivendo da solo, trova nelle “sorelle” di

proprio in quei in quei paesi dove lo Stato sociale è assente, o dove esso sta regre­

comunità un aiuto oer quanto riguarda i bucati. Inoltre, egli parla della decima. Gli

dendo dalla società^— l

aderenti del Cammino Neocatecumenale, una volta al mese sono chiamati a fare

Anche un'aderente proveniente dalla Slovacchia testimonia segni di fiducia reci­ proca all’interno della propria comunità:

una c o lle tta ^ ^ . Solitamente, tale pratica viene effettuata al termine della celebra­ zione della parola. Il responsabile della comunità, munito di un sacchetto dei ri­ fiuti, che simboleggia il disprezzo verso il danaro che viene utilizzato dagli aderenti

lo sono nel Cammino da pochi anni, perciò questi segni per me si manife­ stano più nella comunità dei miei genitori e quelli sono evidenti. Quando un fratello sta male o ha qualche problema grave di qualunque tipo, si sa, si prega per lui e per quanto sia possibile, si aiuta anche materialmente. Per esempio, un fratello di comunità al quale è morta la madre, si va ad aiutarlo in casa, a cucinare ecc. Anche nella mia comunità ho già visto dei segni di questo tipo, quando anch'io ero all'ospedale, pregavano per me, alcuni mi hanno visitata^— L Nelle comunità con più anni di Cammino i segni d’aiuto reciproco in abito mate­ riale sono ancora più evidenti e forti:

per vivere e non come fine della propria vita, passa tra i vari aderenti che libera­ mente e nelle proprie possibilità, mettono del danaro nel sacchetto. Inizialmente tali soldi servono per l’acquisto di arredi liturgici e dei fiori per le celebrazioni. Gli aderenti, dopo aver vissuto il secondo scrutinio battesimale, «sono invitati libera­ mente, ogni mese, a consegnare al responsabile della propria comunità il dieci per cento dei propri guadagni, tale pratica, nell’Antico testamento^—

è chiamata

Aec'ima»L 86]J . 144 d "— La decima avviene nella stessa segretezza della colletta. Nessuno sa se l’ade­ rente abbia davvero versato la decima dei suoi guadagni. Inoltre, la totalità della de­ cima è conosciuta solamente dal responsabile. Questi soldi sono gestiti dal par­ roco e dal responsabile per poi essere dati agli aderenti più bisognosi^-^.

Questo è importante e vitale per la comunità, perché la comunità non è

La decima fa in modo che tra gli aderenti si crei una rapporto di fiducia, infatti

«più una comunità è uguale, e maggiore è la fiducia. Laddove le persone hanno

in me stesso e non uscivo più di casa. I fratelli sono venuti a trovarmi sop­

vite e prospettive di vita simili, queste sono accomunate anche da quello che po­

portando anche le mie vessazioni. Mi hanno accettato e mi hanno supportato

tremo definire il “profilo morale"»^— -' .

spiritualmente, lo pensavo che chi fosse più piccolo di me non mi avrebbe

Inoltre, per gli aderenti la decima risulta essere uno strumento grazie al quale si riesce ad essere più generosi con il prossimo, come nel caso di una pensionata di

mai potuto capire ed aiutare, ma il Signore ha permesso che i mie fratelli più piccoli mi aiutassero^®®’ .

settantatré anni: La comunità risulta essere fondamentale nei momenti in cui i singoli aderenti vi­ Vivendo insieme ci compenetriamo nei problemi di tutti quanti, oggi ci sono gravi problemi economici e con la decima riusciamo ad aiutare i fratelli

vono momenti di profonda crisi spirituale e psicologica. Infatti la comunità riesce, tramite la propria vicinanza sia materiale sia spirituale all’aderente, ad aiutare l’ade­

più bisognosi. Questa è un’esperienza che ti aiuta ad essere più generosi

rente a ritrovare nelle sue vicende personali la volontà di Dio. In poche parole, la

anche con le persone al di fuori della com unità^-®’

comunità riesce a sostenere un riordinamento di senso verso la volontà di Dio nelle avversità degli aderenti.

La pratica delle collette è espressamente dichiarato neH’articolo 4 degli statuti, al comma terzo: «Nelle comunità vengono effettuate collette, in risposta a varie

Alla luce di quello che abbiamo visto fino ad ora, per alcuni aderenti la comunità

necessità. Spetta ai responsabili delle comunità, nonché alle equipes responsabili

è intesa come quel rifugio entro al quale c’è «un posto sicuro in cui i membri, che

del Cammino a ogni livello, assicurare che la gestione di tali collette avvenga con

hanno completato l’iniziazione, possono sentirsi sicuri dal male e/o dal carattere

grande senso di responsabilità e nel rispetto del Diritto»^®—].

illusorio della vita del mondo “esterno”» ^94]

In relazione ai soldi gli aderenti sono inoltre chiamati a pagare le tasse allo Stato. L'evasione fiscale nel Catechismo della Chiesa è considerata un grave peccato^®-!.

Però all’interno del campione di intervistati c’è anche chi non ha visto segni di unità e di aiuto reciproco, come nel caso di una studentessa di 23 anni:

Quindi, la decima, in paesi come il nostro, dove vige una delle tassazioni più alte al mondo, risulta essere un vero e proprio atto fiducia. Alla base quindi di una comu­ nità c’è il principio che «tutti conoscono tutti, e soprattutto, tutti devono potersi fi­ dare di tutti»^®^.

Forse per i pochi anni di Cammino non ho ancora esperienze da raccontare^®-’]. C'è anche chi ricorda con nostalgia la propria vecchia comunità di appartenenza,

I segni di unità e aiuto reciproco vengono testimoniati anche da intervistati che

visto che a causa dei vari trasferimenti di parrocchia, ora si ritrovano in comunità

non hanno ancora vissuto il Secondo scrutinio. Interessante risulta essere la te­

formate da persone diverse e di numero molto più grandi di quelle precedenti.

stimonianza di un responsabile:

Questo è il caso di una pensionata di ottantuno anni:

Quando mi sono lasciato con la mia fidanzata per tre mesi mi sono chiuso

I segni di aiuto reciproco li ho visti in passato. Oggi vedo che c’è meno

unità nelle comunità in special modo nella mia. Oggi è difficile che avvenga

Molti descrivono le comunità come sette massoniche per la loro profonda chiu­

una piena comunione, ed è difficile che i giovani aiutino i più anziani. Poi da

sura verso il mondo esterno^— 1. Simile risulta essere l’esperienza di una pensio­

quando abbiamo cambiato parrocchia e visto che molti non abitano nella

nata di 64 anni, fuoriuscita dopo sette anni, arrivata alla tappa del secondo scru­

stessa zone difficilmente ci si vede al di fuori della c h ie s a ^ —-L

tinio:

Visto che le comunità neocatecumenali «rappresentano una sorta di micro­ società all’interno della società, formate da un gruppo ristretto di p e rs o n e » ^ ^ ,

Una delle mie prima impressioni che ho avuto, che mi ha dato fortemente fastidio, è il carattere massonico delle comunità. Quando parlo di masso­

quando esse diventano troppo grandi, le relazioni tra i vari aderenti perdono la loro

neria mi riferisco proprio a questo. Nel momento in cui chiesi aiuto ad un

consistenza. Non a caso si tende a formare comunità che non superino le

fratello, un aiuto per una persona al di fuori al Cammino, mi è stato negato.

persone, salvo eccezioni come risulta essere il caso di alcuni intervistati, che a

Ora non voglio entrare nel merito delle motivazioni, ma penso che se le per­

causa di un trasferimento in varie parrocchie e con annesse fusioni, si sono ritro­

sone del Cammino, come tutti i cristiani, non sono aperti agl'altri, ritornano

vati in una comunità formate da 57 persone. Come risulta anche da questa espe­

alla massoneria^— L

rienza: Dalle interviste non sembrano trapelare elementi di dissenso interno o di pole­ Ti devo dire la verità. Non tutta la comunità vive in questo spirito. Non c’è un unione con tutti quanti, lo essendo ostiario, molti si sono accomodati e

miche. Un elemento tipico degli aderenti è quello di preservare la purezza dell’idea stessa di comunità. L’unica voce critica è la seguente:

scaricano a noi tutte le responsabilità. Sarebbe bello che anche gli altri ci aiu­ tassero nell'unità. Poi ho visto con la morte della sorella Veneranda. Con lei avevo un rapporto di vera sorellanza. Inoltre, tutta la comunità l’ha accom­ pagnata verso la morte. Con lei mi è venuta a mancare qualcosa di impor­ tante. Con lei era nato un vero amore fraterno. Mi faceva piacere stare con lei L49.9J. È chiaro che in una comunità di 57 persone^— ], le quali non vivono nello stes­ so quartiere, le interazioni sono più lente e sporadiche. Non a caso la stessa inter­ vistata testimonia un profondo legame con un’aderente, ormai defunta, la quale abitava nel suo medesimo stabile. Diverso invece risulta essere l’esperienza della comunità da parte dei fuoriusciti.

Ci sono cose che non capisco. Per esempio negli statuti si dice che l’ Eucarestia si debba fare a porta aperte invece da noi la si fa a porte chiuse. Questo mi fa interrogare su quanto noi obbediamo fedelmente alle direttive del Cammino. Il carattere settar o delle celebrazioni Neocatecumenali è stato sempre uno degli elementi critici verso il Cammino. Secondo le mie ricerche non tutte le comunità vivono la celebrazione eucaristica a porte aperte. La chiusura è molto più esplicita nel meridione d’Italia e in alcune parrocchie spagnole, mentre nel resto nel mondo e nella fattispecie nei paesi anglosassoni, germanofoni e nell’America Meridionale le celebrazioni si svolgono a porte aperte^-^.

Alla luce di quello che abbiamo visto finora, gli aderenti vivono «l’essere nel

Come abbiamo visto in precedenza, il Cammino Neocatecumenale riprendendo

mondo e non del mondo, nel senso che essi continuano a vivere nella società

il Rinnovamento Liturgico del Concilio Vaticano II, celebra l'Eucarestia in modo co­

esterna secolarizzata senza però condividerne i valori dominanti»^^41, riuscendo

munitario dove viene ripreso il mistero pasquale. Il precipuo schema celebrativo

così a vivere la propria fede e i propri valori all’interno della comunità.

adottato dal Camm no ha sollevato, e solleva tuttora, numerose diatribe teologiche. Ciò che spinge il gruppo di aderenti a vedere nell’ Eucarestia il momento più si­

Il Tripode: la formazione alla fede nel Cammino Neocatecumenale Alla base della formazione alla fede del Cammino Neocatecumenale c’è il Tri­ pode. Per Tripode intendiamo i tre momenti principali ai quali gli aderenti sono chiamati che sono: la liturgia della Parola, la liturgia eucaristica e la convivenza mensile. «Questo Tripode sostiene tutto il Cammino Neocatecumenale e tutta la vita cristiana»^—51. Bisogna ricordare che il Tripode non è un’invenzione del Cam­ mino Neocatecumenale, ma è citato per ben 54 volte all’interno dei documenti del

gnificativo è il suo carattere comunitario e la sua ricchezza di segni, che permette di entrare in contatto con Dio. La seguente esperienza è paradigmatica di tutte le risposte registrate: Per me la Santa Messa è al di sopra di tutto, e il momento più importante della mia vita, lì si riceve lo spirito per fare tutto, La messa vissuta nel modo catecumenale, con tanti segni curati nei particolari e in comunità dà ancora più senso al miracolo eucaristico^— 1.

Concilio Vaticano ||l52Él e d è presente nella formazione alla fede di altri movimenti ecclesiali^-?"!. Ora vedremo come gli aderenti vivono questi tre momenti specifici all’interno

Ma l'aspetto comunitario sicuramente è quello che accomuna anche gli altri due momenti: la liturgia della Parola e la convivenza.

della propria vita, e quale di questi tre momenti risulta per essi fondamentali. A voler catalogare le risposte degli intervistati il risultato è il seguente: la maggior parte degli intervistati ritiene che il Tripode sia la base della vita comunitaria, e se i tre momenti non sono vissuti contemporaneamente, non si vive l’itinerario di fede

Liturgia della Parola e convivenza Dopo aver analizzato come l’ Eucarestia sia vissuta nel Cammino Neocate­ cumenale, ora analizzeremo la liturgia della Parola e la convivenza.

del Cammino. Un gruppo consistente ritiene che dei tre momenti quello fonda­

La liturgia della Parola si svolge una volta alla settimana, solitamente il mer­

mentale sia l'Eucarestia, poi c’è un gruppo più piccolo che considera fondamentale

coledì. Anche se la sua struttura va a modificandosi secondo le tappe del Cam­

la convivenza e infine solo un aderente ritiene che fondamentale per la propria vita

mino vissute dagli aderenti, la base liturgica è sempre la stessa. La liturgia si suddi­

sia la liturgia della Parola. Ora analizzeremo nella fattispecie i tre momenti speci­

vide in due momenti, il primo di ascolto del testo biblico e il secondo detto della

fici. La liturgia eucaristica

“risonanza”. Durame questo momento gli aderenti sono invitati a condividere con gli altri ciò che la Parola di Dio gli ha detto e come essa si realizza nella propria vita. In questo momento «la Bibbia assume un ruolo centrale perché viene

utilizzata come mezzo attraverso il quale dare senso ai fatti concreti della propria

ci può essere un momento migliore dell’altro. I tre momenti sono conse­

esistenza, così come fonte autorevole di valori cui ciascuno deve attingere in rela­

quenziali. L’incontro della Parole è l’appuntamento con il tuo innamorato che

zione ai comportamenti da adottare nella propria vita quotidiana»^-9J.

t’illumina la tua vita con la sua parole. Esci dalla liturgia riconoscendo il

La convivenza si vive una volta al mese, di domenica, e anch'essa si suddivide in

senso della tua vita. Quella dell’eucarestia è il Boom. L’incontro concreto con

due momenti. Il primo è quello della preghiera. Qui la comunità unita celebra le

il tuo sposo, che si offre a te con il suo corpo e il suo sangue e con lui diventi

Lodi Mattutine recitando e cantando i salmi. Il secondo momento è quello propria­

una cosa sola. Questa è una delle cose più belle del Cammino perché esci

mente detto del “giro di esperienza” in cui ogni aderente condivide la propria espe­

dall’eucarestia come una persona nuova perché in me c’è Cristo. Anche se

rienza di vita comunitaria. Per un gruppo di intervistati la convivenza sembra avere un ruolo centrale all’in­

questa sensazione dura per un momento limitato. La convivenza serve per condividere con i fratelli questi momenti, portare la tua esperienza in queste

terno del proprio itinerario formativo. Per questi, “il giro di esperienza” permette

situazione, per far vedere ciò che il Signore ha fatto nella tua vita e nello stes­

alla comunità di conoscersi e di amarsi. Questo si evince dalle seguenti parole:

so tempo serve a maturarti e darti una speranza sempre più grande^— 1.

Il più significativo è sicuramente il ritiro con la comunità in quanto puoi

Possiamo concludere dicendo che ciò che accomuna i tre momenti del Tripode è

conoscere i fratelli nel loro essere, con tutti i problemi, difetti, pregi senza

la possibilità degli aderenti di poter condividere, tramite le proprie esperienze, la

inibizioni ed ostacoli. Nel giro d’esperienza ti senti libero di poter parlare

presenza concreta di Dio nella propria vita.

senza sentirti giudicato e sapendo che quello che dici diventa problema e preghiera di tutti e non solo tuo^— 1. Il “giro di esperienza” permette, così, agli aderenti di riconoscere che «nelle loro vite tutto è segno, ogni fatto che accade è il frutto di un intervento del divino che si manifesta direttamente, seppur in maniera difficilmente comprensibile e inaspet­ tata, aH’interno della loro storia concreta»^—]. Come abbiamo detto in precedenza, la maggior parte degli intervistati considera il Tripode come una triade inscindibile, dalla quale nessun elemento può essere scisso, poiché: Quando si parla del Tripode, si parla della base essenziale del Cammino. È come in un tavolino a tre piedi. Se manca uno di questi piedi tutto cade. Non

C A P IT O LO VI

penitenziali e in più c’è la formazione che deriva dall’ascolto e della procla­ mazione Kerygmatico della parola. Questo mi aiuta a convertirmi dalla mia

IL M O N D O VISTO DALLA CO M U N ITÀ Il rapporto tra i neocatecumenali e il mondo dei movimenti ecclesiali

situazione di peccato ]$— ]’ Importante notare che per gli aderenti una delle principali motivazioni che li

I movimenti ecclesiali, grazie alla loro numerosità moltiplicano l'offerta religiosa

spinge a permanere in questo itinerario di fede è il farli riconoscere peccatori. Que­

della stessa Chiesa permettendole di assumere sempre più un carattere universale,

sta scoperta «consente innanzitutto ai convertiti di accertarsi così come si è, con i

rispondendo così al bisogno religioso presente all’interno della società contem­

propri limiti e i propri errori, ma tale scoperta aiuta anche in un altro senso: essa

poranea. La proliferazione dei movimenti però ha posto una forte interrogativo, ov­

offre la possibilità di provare a migliorarsi, a diventare veri cristiani cercando di

vero se questi formino un tutt’uno nella Chiesa Cattolica o meno^-31 . Sicuramente

non commettere più tutti quei peccati che la maggior parte delle persone continua

questi movimenti, nel periodo propriamente post-conciliare fino alla fine degli anni

a commettere perché ignora di essere peccatore» ^17.] Q u e s f o conoscersi è un va­

ottanta, hanno vissuto in modo autonomo, che potremo sintetizzare con lo s/ogon «Noi siamo la Chiesa»'-^]. A partire dagli anni ‘80, tali movimenti hanno inco­

varsi dalle tentazioni che potrebbero mettere in discussione la propria conver­

minciato a conoscersi tra di loro tramite meeting e incontri internazionali. Da allora

sione. Questo fa in modo che l’aderente non cerchi altri itinerari di fede.

lore essenziale per gli aderenti perché permette di maturare nella fede e di preser­

molti sono stati gli incontri tra i vari movimenti, e per quanto riguarda il Cammino

Un piccolo gruppo di intervistati, formato da cinque persone, pur riconoscendo

Neocatecumenale, esso ha buoni rapporti con i maggiori movimenti presenti sulla

nel Cammino Neocatecumenale l'itinerario di fede più adatto a sé, ritengono che

scena internazionale^-^].

tutti gli itinerari di fede portino a Dio:

Ora risulta interessante vedere quale sia il livello di conoscenza, da parte degli intervistati, degli altri movimenti ecclesiali. La maggior parte degli intervistati am­ mette di non conoscere altri itinerari formativi alla vita cristiana al di fuori di quello del Cammino Neocatecumenale, e considera il Cammino Neocatecumenale il mi­

Ho amici che sono nell’Opus Dei o nel Lazos de Amor Mariano^—I nato in Colombia. Sono movimenti che avvicinano gli uomini a Dio. Il Cammino non è il solo che avvicina l’uomo a Dio. Ma sicuramente è quello più adatto a me [519].

glior itinerario di fede adatto alla propria personalità. Interessante risulta la se­ guente esperienza: Gli altri itinerari di fede non li conosco. Per questo come si dice a Napoli non bisogna cambiare la via vecchia con quella nuova. Ma per me il Cam­ mino dona una formazione completa che prende le liturgia tra eucarestia e

Anche qui la conoscenza di altri movimenti è superficiale, e non spinge l’ade­ rente a esperimentarli, visto che nel Cammino riesce a sopperire a tutti i suoi biso­ gni spirituali Un altro piccolo gruppo d’intervistati, formato anch’esso da cinque persone, ha una visione negativa degli altri movimenti; come nel seguente caso:

lo ti dico la verità, nella nostra parrocchia c’è anche il Rinnovamento dello

Prima del Cammino frequentavo la Comunità di Sant’Egidio andavo agli

Spirito. Ho partecipato ad alcuni incontri. Ma non cambierei il Cammino per

incontri del gruppo, dove ho conosciuto amici e fatto esperienze insieme ad

il Rinnovamento. Per me sono un po’ esaltati duranti i canti, lo penso che ci

altri giovani con i quali si è creata una vera e propria amicizia anche se oggi

vuole un po’ di equilibrio durante le funzioni^— 1.

non ci frequentiamo spesso. Ma ci vogliamo bene ed è una vera gioia rincon­ trarci. Con questo gruppo facevo il servizio di “Scuola popolare”, una sorta di

Curiosamente le critiche mosse dagli aderenti verso gli altri movimenti ecclesiali sono simili a quelle fatte al Cammino stesso. Queste critiche verso gli altri movi­ menti sono determinate da tre motivi. Il primo è che questi non si adattano alla personalità dell’intervistato; il secondo invece una mancanza o superficiale cono­ scenza di questi movimenti; il terzo infine è la mancanza del Tripode e della vita

doposcuola, per i bambini di un quartiere disagiato di Napoli. Nonostante ciò l’incontro con Gesù Cristo l’ho vissuto grazie al Cammino Neocate­ cumenale attraverso l’ascolto della predicazione e la vita comunitaria. Molto importante è stato per me anche l’aiuto dei catechisti, che mi hanno dato pa­ role di consolazione e di sostegno che non avevo sentito altrove ^ — 1.

comunitaria. Quest’ultimo si evince dall’esperienza di una persona che pur avendo partecipato in età adolescenziale alla pastorale giovanile e all'Azione Cattolica non ha incontrato la vita comunitaria e il Tripode:

Inoltre, per lei risulta essere fondamentale l’aiuto dei catechisti. Questi assu­ mono un ruolo fondamentale poiché riescono sia a parlare alla comunità e sia ai singoli presenti in essa. Infatti «nel mondo profano, quando si perde la propria

In questo Cammino c’è la possibilità di risuonare di sentirti chiesa e di non fare cose temporanee. Il Cammino ti porta ad una convivenza forzata con i fratelli, lo sono una persona incostante e il Cammino sopperisce a questo mio difetto. Nella comunità devi per forza rapportarti con coloro che ti sono antipatici ma sei costretto a convivere con gli altri ed amarli così come sono. Negl’altri percorsi questo non c’è, non si vive questo. Il Cammino dura per tutta la tua vita. È un mistero^—).

identità o se ne vuole una nuova, si ricorre allo psichiatra: per 80 dollari costui restituisce il senso ad una vita. I catechisti devono prendere come modello lo psi­ chiatra; è una figura nuova un nuovo tipo di insegnate. Si tratta di adottare il me­ todo del seminario verso le singole persone, secondo il sistema britannico del tutor»^-^. I catechisti del Cammino, grazie anche alle tappe e agli scrutini, pos­ sono seguire singolarmente tutti gli aderenti di una comunità, aiutandoli a ride­ finire il senso della propria vita. Bisogna ricordare che questi scrutini vengono

L’ultimo gruppo, formato anch’esso da cinque persone, risulta essere quello più

sempre vissuti in un ambiente comunitario, anche quando i catechisti si confron­

interessante. Questi, prima di conoscere il Cammino Neocatecumenale, hanno,

tano con il singolo aderente. Questo confronto avviene senza forzare il foro interno

seppur per un breve periodo, provato un’esperienza all’interno di altri movimenti

dell’individuo. Per questo il ruolo del catechista è tale solo all'interno di un am­

ecclesiali come quelle della Comunità di Sant’Egidio o del Rinnovamento dello Spi­

biente comunitario, in cui si condividono le stesse visioni del mondo e della vita.

rito. Come per questa insegnate di trentanove anni:

Interessante risulta essere anche la seguente esperienza: lo, prima di entrare nel Cammino Neocatecumenale, ho frequentato il

Rinnovamento nello Spirito. Pur avendo un modo di pregare intenso questo

rispondere per il Cammino, e posso dire che vedere famiglie in missione,

non era adatto a me. Mi sentivo inadeguata, lo avevo bisogno di qualcosa di

catechisti itineranti e fratelli laici che lavorano con lo zelo nella vigna ti fa

più concreto, lo non sono una persona contemplativa. Il Cammino più si

comprendere la bellezza dell’amore di Dio che si manifesta nelle forme più

adatta alla mia personalità 15^4],

svariate. Nelle nostre comunità si sperimenta sempre l’aiuto vicendevole tra

Da queste testimonianze si evince la mancanza di osmosi tra i vari movimenti ecclesiali, infatti nessuno degli intervistati vive una mobilità tra i vari itinerari di fede poiché nel proprio riesce a ricostruire il senso della propria vita, cosa che non ottiene con altri movimenti.

il presbitero e i fratelli laici, l’uno ha bisogno dell’altro in un mix di [525] amore1-'- -". Inoltre, centrale risulta essere per gli intervistati la possibilità dei laici di parte­ cipare alla predicazione e all’evangelizzazione, poiché l’evangelizzazione del laico riesce più facilmente ad attirare i lontani, visto che questi possono identificarsi con

Il ruolo attivo dei laici nella Chiesa Ora analizzeremo come gli intervistati giudichino il ruolo attivo dei laici all’in­ terno delle parrocchie. Per tutti gli intervistati il ruolo dei laici all'interno della Chie­ sa viene visto in modo positivo. La maggioranza degli intervistati risponde par­ tendo dalla propria esperienza personale e vedendo nel Cammino Neocatecumenale la piena attuazione dei documenti conciliari per quanto concerne l’atti­ vismo dei laici all'interno delle parrocchie. In realtà è vero che una tappa del Cam­ mino prevede sì che gli aderenti leggano tutti i documenti del Concilio Vaticano II,

qualcuno che ha avuto una vita simile alla propria. Interessante risulta essere que­ sta risposta: lo penso che il ruolo affidato ai laici è fondamentale, perché anche se i sacerdoti sono i custodi della Parola di Dio e dei sacramenti, i laici, che vi­ vono nella chiesa, sono integrati nel tessuto sociale mentre i sacerdoti fanno fatica ad entrare in contatto con la società. Per questo l’esperienza di vita data da un laico è un’integrazione fondamentale all’operato della Chiesa. Così, i lontani da Dio si possono identificare con persone uguali a loro^—

ma ciò non deve far pensare che in pratica questi siano conosciuti in modo appro­ fondito. Quindi la convinzione degli intervistati è determinata non da questa let­ tura, ma da una conoscenza generale che del Concilio si ha da una spiegazione de­

C'è anche chi pensa che ci sia ancora da lavorare in questo senso, come questo avvocato di trentotto anni:

scrittiva data durante le catechesi iniziali. Interessante risulta essere questa espe­ Penso che la centralità del ruolo dei laici debba ancor di più maturare all’in­

rienza:

terno della Chiesa e che le maggiori difficoltà che incontra il Cammino NeoPenso che sia un grandissimo dono dello Spirito Santo, che del resto come tutto il Concilio. La partecipazione attiva, dinamica dei laici alla vita della

catecumenale siano addebitabili alla forte presenza dei laici come guide e catechisti nei confronti dei laici^-^J .

Chiesa è un elemento fondamentale, un aiuto a tutto il clero, lo posso E proprio il protagonismo e l’attivismo dei catechisti e dei laici che

appartengono al Cammino Neocatecumenale ha portato alcuni sacerdoti e laici a formulare forti critiche contro questo itinerario di fede^— 1.

Risulta per questo interessante verificare come gli intervistati guardino il mondo che sta al di fuori della comunità e come essi si rapportino con esso.

Possiamo però concludere che per gli intervistati il ruolo dei laici risulti essere

La maggior parte degli intervistati percepisce il mondo moderno come forte­

centrale all'interno della vita della Chiesa poiché, nella propria esperienza di vita,

mente secolarizzato, dove leggi e costumi contrastano i valori che ora sono domi­

senza la presenza dai laici non si sarebbero mai avvicinati alla Chiesa Cattolica.

nati nella vita degli aderenti. La critica non appartiene solo al contesto di appar­

Questo si evince esplicitamente nella seguente risposta:

tenenza degli aderenti, ma in generale al mondo intero. Esso viene visto come impermeabile alla Parola di Dio, accecato dagli idoli e della tentazione del demo­

Meno male che c’è stato quest'apertura fondamentale grazie al Concilio. Noi dapprima siamo figli di Dio. Un Padre della C h ie sa ^ -^ diceva: per voi io

nio. Come nel seguente caso:

sono vescovo ma dapprima siamo fratelli. La visione laica porta un’espe­

Il male dilaga. “ La più grande opera del demonio è convincere gli uomini

rienza e una varietà di esperienza che arricchisce la chiesa e l’evange­

che lui non esiste". Questa frase famosa di San Paolo sintetizza la situazione

lizzazione. Questo va fatto con un attenzione particolari ai riti e ai formalismi

in cui oggi il mondo si trova. Il mondo negando Dio, si nega l’amore, la fede,

che sono importanti. La missione dell’evangelizzazione deve essere di tutti i

la speranza. Si sta ritornando al paganesimo: poco rispetto della vita umana

figli di Dio e non solo nelle mani dell’Ordine s a c ro ^ —J.

(dal concepimento alla morte naturale), una sessualità senza regole che pro­ voca il disfacimento della famiglia. Idolatria del corpo e poco spazio per la

La percezione del mondo esterno alla comunità

vita interiore, il silenzio e la riflessione. Si è passati così dalla libertà dei figli

Il sociologo Marzano, studiando il Cammino Neocatecumenale, ha definito la sua struttura simile a quella di una setta religiosa^-]. Una caratteristica delle sette religiose è

di Dio al libertinaggio^33J Per molti intervistati «la società moderna viene considerata colpevole, in quanto promuove una legislazione tendente sempre più a fare a meno delle leggi naturali e

...nell’opporsi ai valori più comuni e diffusi all'interno di una certa società,

dei valori cristiani»^3éJ. Viene così descritta una società che sembra tecnicamente

nel rappresentare una forma di protesta e di reazione, per certi versi una

demoralizzata. Il mondo viene percepito «come corrotto e corruttore, come una

sfida, contro i modelli di comportamento e di pensiero maggioritari. Talvolta

continua fonte di tentazioni, un mondo che procede sempre più verso

in nome di una perduta purezza originaria. Quest’atteggiamento si traduce nel tentativo di isolare i propri adepti dal resto della società, di segregarli nel mondo

chiuso

e autosufficiente

l’endogam ia»^-!.

della

vita

settaria,

di

promuovere

l’ateismo»^351 promulgato dai mezzi di comunicazione. Questa percezione fa in modo che gli aderenti si sentano una minoranza all’in­ terno del mondo contemporaneo, una minoranza rifiutata, come nel caso di un pensionato di 70 arni:

Per me il mondo moderno è un ostacolo alla fede. Domenica scorsa, men­

difficile è essere capaci di continuare a prenderla sul serio, di conservare il

tre facevamo la missione di evangelizzazione, un persona mi ha preso a malo

senso della sua plausibilità. È qui che interviene la comunità religiosa; essa

modo. C’è un rifiuto verso Dio e la sua p a ro la ^ fl.

fornisce l’indispensabile struttura di plausibilità per la nuova realtà. Il conver­ tito può continuare ad essere tale solo nel contesto della comunità cristiana

Ma l’essere rifiutati non è un dramma per gli intervistati, i quali sono coscienti di “vivere nel mondo ma di non essere del mondo"; anzi è addirittura di stimolo per

che ti riconosce come tale e conferma il nuovo essere in ora colloca la pro­ pria identità^-].

portare avanti un’azione evangelizzatrice, come in questo caso: Questo spiega l’endogamia diffusa all’interno delle comunità, che è un’azione Kiko diceva: bisogna cambiare l'acqua. Tu vai a pescare? Per trovare i pesci bisogna cambiare acqua. Il mondo vive in un’acqua avvelenata. Bisogna cam­ biare l'acqua con la predicazione e la testimonianza di vita. Il mondo è un ostacolo alla fede? Certo che sì! Il mondo deve fare il suo mestiere. Noi cri­ stiani viviamo nel mondo ma non siamo del mondo perché abbiamo la fede. Però bisogna ricordare che la fede è una dono di Dio che ci è stata data con la predicazione. E non tutti hanno la fede, questo non significa che chi non ha fede andrà all’inferno. Nessuno di noi si può vantare della propria fede. Tutto quello che avuto nella vita ho capito che me lo ha donato Dio. Tutto ciò che Dio mi ha donato nella mia vita lo ha fatto per prepararmi all’incontro con Lui. Per questo io non posso non predicare. Chi non è cristiano non dob­ biamo togliere a questi il diritto di poterlo diventare. Senza Cristo non c’è niente^??-! .

naturale che spinge gli aderenti a difendersi dai valori demoralizzati del mondo esterno. Inoltre, un altro elemento che induce a vedere nell’endogamia un'azione naturale e non un obbligo imposto dal Cammino stesso è dato dal fatto che l'endo­ gamia sia assente all’interno del Direttorio Catechetico. Un elemento che però risulta essere interessante è dato dal fatto che seppur gli intervistati vedano il mondo contemporaneo come qualcosa diverso da sé, per quanto riguarda i valori e modi di essere, nello stesso tempo vedono in esso la terra dove attuare la propria missione di evangelizzazione. Gli stessi intervistati tendono a definirsi come sacralizzatori della società, cioè «coloro che tendono ad opporsi alla secolarizzazione, mettendo in campo una serie di azioni volte a riaf­ fermare la forza de la religione nella so cietà»^ ?] Interessante risulta essere que­ sta testimonianza: La comunità è uno spaccato del mondo che ha ricevuto la grazia di vivere

Gli aderenti hanno bisogno di difendere il proprio sistema valoriale, la loro nuova visione del mondo e della vita, per questo risulta essere fondamentale la vita comunitaria e la partecipazione continua al Tripode poiché ...solo all’interno della comunità religiosa, la conversione può mantenere il suo valore. Fare esperienza di una conversione non è poi una gran cosa: il

misteri grandissimi. Credo che noi che facciamo parte della comunità ab­ biamo una responsabilità verso questo mondo moderno, con l’aiuto dello Spirito Santo dobbiamo fargli vedere che si può vivere in un altro modo, in una visione verticale della vita. Chi è risorto con Cristo pensa alle cose del cielo, quindi l’evangelizzazione è una logica conseguenza^—].

Per gli intervistati, pur se il mondo moderno risulta essere qualcosa di estraneo,

Per quanto concerne il Cammino Neocatecumenale, alcuni critici accusano gli

non è da condannare, poiché loro stessi provenivano da quel mondo e da quei va­

aderenti dell’itinerario di fede di portare avanti una vera e propria azione adulatrice

lori. Essi pur riconoscendosi come dei sacralizzatori, non tendono ad un integra­

verso Kiko Arguellc^^Wj, tanto da definire con il nome di Los Kikos (i Kikiani) il

lismo religioso teso a trasformare la società secolarizzata in una società teologica,

movimento stesso^-)] Risulta quindi interessante osservare cosa pensino gli

per esempio attraverso una presenza attiva in politica o nella sfera economico-

intervistati di Kiko Argiiello.

sociale, come invece accade per «i movimenti fondamentalisti come Comunione e Liberazione o il Movimento per la Vita»^411

Tutti gli intervistati nel parlare di Kiko Arguello sono stati brevi, anche coloro che hanno parlato di più durante l’intervista, in quanto posseggono una conoscenza

L’integralismo manifestato dagli aderenti, perlomeno per quanto riguarda la sua azione concreta nel mondo, sembra essere più del tipo ad intra (integralismo che insiste sulla totalizzazione interna) che del tipo ad extra (integralismo che tende ad una totalizzazione esterna) ^42], [qo n a c a s o e s s j tendono a costruire il proprio integralismo all’interno della comunità presentandosi al “mondo” come testimoni di una scelta di vita plausibile e praticabile. Non a caso, l’iniziatore Kiko Arguello è

limitata dell'iniziatore del Cammino. Alcuni identificano Kiko Argiiello come l’iniziatore e fondatore del Cammino Neocatecumenale grazie al quale sono venuti a conoscenza di Dio: È il fondatole del mio itinerario di fede e grazie a questo itinerario ho cono­ sciuto Dio^4-].

sempre stato contrario a qualsiasi impegno politico da parte del Cammino Neo-

Per altri Kiko Arguello è un uomo ispirato da Dio che, grazie alla sua opera di

catecumenale e alla costruzione di un sistema di scuole e università private tipico

evangelizzazione, ha permesso a molte persone di conoscere Dio e dare un senso

invece dei movimenti come Comunione e Liberazione.

alla propria vita:

Neocatecumeni o “ Los Kikos” ?

È un uomo ispirato da Dio che ha permesso di far conoscere Dio a tante

Lo storico Faggioli ha notato che una delle caratteristiche degli aderenti dei movimenti ecclesiali è quella

persone lontane da Dio e dalla Chiesa^47J Tra questi c’è chi considera Kiko come un santo e un profeta del mondo mo­

di vedere negli scritti, negli atti e nella personalità del fondatore il centro di gravità non solo dell’identità collettiva ma anche del proprio essere cristiani,

derno: Per me Kiko è un uomo che è stato ispirato dallo Spirito Santo. E parago­

con un rischio di esclusività rispetto alla globalità dell'esperienza di fede, a

nabile a Padre Pio, Madre Teresa o Chiara Lubich. Queste persone solo gra

questa tendenza si sommano sovente attitudini tra loro apparentemente

zie allo Spirito Santo hanno potuto fare ciò che hanno fatto. Quando sono

opposte

e

contraddittorie

Weltanschauung^3Ì.

ma

conseguenti

ad

una

medesima

stato a Gerusalemme ho visto la Domus, ho visto i concetti a New York con gli ebrei. Quest’uomo è riuscito a fare qualcosa d’impossibile far comunicare

ebrei e cristiani. Ma lo ha fatto grazie a Dio 154SI. Le opere del fondatore vengono descritte come straordinarie e che vanno al di là delle forze dello stesso Kiko:

anche una persona scom Dagli intervistati anziani si evince la completa mancanza d’informazione sulla vita dell’iniziatore del Cammino. Interessante risulta essere la risposta di una pen­ sionata di 70 anni alla domanda: chi è per te Kiko Arguello? Risponde:

Kiko Arguello è una persona meravigliosa piena di doni, perché, essendo musicista, lui ha composto ben 200 melodie per i salmi pur non essendo un

M: E chi sarebbe?

musicista professionista, poi ha scritto una sinfonia, ed è un pittore e archi­

I: Il fondatore del Cammino.

tetto bravissimo. Sicuramente è un uomo ispirato. Lui da 40 anni gira il

M: Ah sì. Ho sentito parlare di lui ma non l’ho mai visto da vicino. Qualche

mondo promuovendo questo Cammino, fondando seminari sembra una

volta l’ho visto in video. Sembra proprio una brava persona. Si vede che il Si­

cosa veramente illu m in a ta g li.

gnore è vicino a lui, da come parla, da come canta da come si muove. Sem­ bra una persona santificata^?-!.

Interessante come alcuni intervistati, parlando di Kiko usino un linguaggio fami­ liare paragonandolo ad un fratello:

Anche questa pensionata di 63 anni alla domanda risponde così:

Kiko è un fratello che ci ha preceduto nell’affidarsi a Dio e ci ha mostrato

In verità non conosco bene la sua storia. Ma se lui non ci fosse stato, que­

quante opere Dio può fare con un uomo che nel passato lo aveva rinnegato.

sto Cammino non ci sarebbe stato. Ma, io non sono una grande fan di Kiko,

Lui non ha mai avuto nulla da insegnare a noi ma ha solo e sempre annun­

per me è solo l’iniziatore del Cammino^??!.

ciato il Vangelo, testimoniando, come fa ogni catechista, con la sua Vita. Tale mancanza d’informazione spinge un intervistato a definire Kiko un medico. C’è anche chi lo ricorda come: “Un poveraccio e un cretino”, che però ha creduto alla volontà di Dio, do­ nando tutta la sua vita alla predicazione^?-!.

All’interno del campione interessante risulta essere questa risposta: Kiko per me è una persona ispirata da Dio. Egli è un evangelizzatore del mondo che ha accettato la volontà di Dio. Questo l’ho capito dopo aver letto la sua biografia!??^!.

C’è anche chi riconosce nei suoi comportamenti del fanatismo: Proprio quest’anno l’iniziatore del Cammino ha pubblicato la sua autobiografia. Per me è un santo che ha avuto un’esperienza di fede autentica e profonda. Anche se alcune volte può sembrare un fanatico. Lui dice ciò che pensa sem­ pre. Anche se ha di fronte un vescovo o un prete. Per questo risulta essere

Per la prima volta l'iniziatore del Cammino scrive un libro, nel quale descrive le ori­ gini del Cammino. Questo libro ha permesso a molti aderenti di venire a cono­ scenza della vita dell’iniziatore del Cammino, in special modo per i più anziani e a

coloro che non hanno mai partecipato attivamente agli incontri internazionali orga­ nizzati dagli iniziatori del Cammino.

Kiko Arguello, è una persona a cui devi gratitudine, che ha fatto un'opera ispirata dal Signore. Lui non è un leader, lui è un iniziatore che ha indicato la strada che ha i propri limiti. Posso escludere di avere un processo di identifi­

Diversa invece risulta essere la situazione dei catechisti e dei giovani, i quali partecipando attivamente all’evangelizzazione, entrando così in contatto con il

cazione con Kiko. Per me non è un modello, lo non posso imitarlo sia per la sua nazionalità e il suo carattere'-’ -’^.

Direttorio Catechetico, e partecipando alle GMG e agli incontri con i fondatori, hanno un’idea più precisa dell’iniziatore:

Possiamo concludere dicendo che Kiko Arguello rappresenta per la maggior parte degli intervistati un esempio da seguire per divenire un cristiano adulto. Co­

Quando inizia il Cammino era una personalità misteriosa. Poi dopo le CM C e gli incontri vocazionali ho capito la sua concretezza, un uomo che ha avuto una parola e a questa parola ha detto amen, senza troppe censure. È un’artista estroverso e particolare nelle sue attività ed eloquenza. Inizialmente mi sembrava una persona irraggiungibile, mentre oggi lo vedo più vicino a me il quale però si è affidata completamente a Dio. Lui non è un santone o capo di un’organizzazione lui ha sempre parlato delle sua esperienza con

DÌO [555] Simile è anche un’altra esperienza: Per me Kiko Argiiello è colui che mi ha fatto fare delle domande sulla mia vita. Quando ho conosciuto la sua vita per me sembra impossibile che il Cammino possa essere stato pensato da un uomo. Per me lui è un modello di imitare, poiché tramite lui molte persone sono venuta a conoscenza di Dio. Lui è un uomo ispirato come lo furono i dodici apostoli. L'ho cono­ sciuto di persona, mi ha dato il rosario, è colui che ha rivoluzionato con Gesù la mia vita^S-l. Kiko risulta essere così un esempio di conversione che però non può essere imi­ tato, vista le differenze culturali e caratteriali:

loro che più sono a conoscenza della sua vita sono i giovani, in special modo co­ loro che partecipano attivamente ai momenti di aggregazione del Cammino, o degli aderenti che sono impegnati nel carisma di catechista. Diversa invece risulta essere la visione degli anziani, i quali conoscono poco la vita dell’iniziatore e che sem­ brano non subirne I fascino. Quello che si evince dal campione da me intervistato è una mancanza di personalizzazione verso il fondatore, visto che ogni intervistato è portatore di un incontro intimo e personale con la fede, che non è imitabile e ripetibile. Ciò sembra differire dalle descrizioni che fa il periodico spagnolo “ El Pais” che etichetta gli aderenti, in special modo i giovani, con il nome di Los Kikos, cioè i Kikiani^S-l. Sarebbe interessante poter analizzare il Cammino Neocatecumenale in Spagna, la sua diffusione nel suo paese di origine e vedere come gli aderenti spagnoli vedano se stessi e il mondo che li circonda

C O N C L U S IO N I

bibliografica. Le fonti, pur essendo cospicue si presentano o con un linguaggio apologetico o con uno contro-apologetico. La maggior parte di questi testi è stato

Facendo una riflessione finale sul Cammino Neocatecumenale, possiamo dire che esso propone un itinerario di fede che risponde ai mutamenti della società post-moderna ben descritti dal sociologo Herbert Marshall McLuhan nel concetto di città globale. Per McLuhan il mondo, con l'evoluzione dei mezzi di comuni­ cazione, è diventato “piccolo" e ha assunto di conseguenza i comportamenti tipici di un villaggio. La formazione di una comunità globale ampia, ma anche molto integrata nelle sue diverse parti, incoraggia lo sviluppo di nuove forme di coinvol­ gimento internazionale e di correlativa responsabilità. Il termine villaggio globale è inteso, a tal proposito, in due sensi diversi: 1) da un punto di vista più letterale, ci si riferisce alla nozione di un piccolo spazio in cui le persone possono comunicare rapidamente tra loro e in tal modo l’informazione diviene molto più diffusa e immediata. Infatti, mediante i nostri “sensi estesi” ognuno di noi fa esperienza in tempo reale di eventi che possono avvenire fisicamente sull’altra faccia del pianeta; 2) da una prospettiva più ampia, si riferisce a una comunità dove tutti sono inter­ connessi aH'interno di uno spazio armonioso e omogeneo^59J. || Cammino Neo­ catecumenale, letto con le tesi di McLuhan, tenta di costituire nuove parrocchie sia per quanto concerne l’arte (il maggior esempio di questa nuova estetica è data dalla Domus Cali/aeae), sia tramite la formazione di nuovi cristiani che vivano la fede in modo radicale. Questo radicalismo si esprime nella vocazione evangelica ad amarsi gli uni con gli altri (Koinonia), accogliendosi e sostenendosi in tutte le circostanze. Così facendo la parrocchia diviene un villaggio dove ogni parroc­ chiano è protetto sia spiritualmente, sia materialmente. La ricerca è stata guidata dal proposito di presentare in una visione storica il fenomeno dei Movimenti Ecclesiali e del Cammino Neocatecumenale. Una delle maggiori difficoltà trovate nel ricostruire la loro storia è stata nella ricerca

scritto da membri delle gerarchie ecclesiali o da membri degli stessi Movimenti. Per questo la maggior parte di essi si presenta ripetitivo e senza notizie che ab­ biano un oggettivo valore storico. Inoltre, l’assenza di archivi da parte di questi movimenti rende ancora più difficile la ricerca storica, a quest’assenza bisogna sopperire portando avanti una “ricerca sul campo” basata su interviste e ricostru­ zioni avente come punti di riferimenti articoli di giornali e materiale video presente sulla rete o fornito dagli stessi aderenti. Per quanto riguarda il Cammino Neocatecumenale, il presente lavoro rappre­ senta uno dei primi studi storici che riguardano quest'argomento. La ricostruzione storica è stata ardua e difficile. Le fonti bibliografiche riguardanti la storia di questa itinerario di fede sono poche. La maggior parte delle notizie sono state prese da interviste o testimonianze rese dagli iniziatori del Cammino Neocatecumenale: Due interviste a Kiko Argùello, una data ad un'emittente televisiva e un periodico francese; e da due testimonianze rese da Carmen Hernadez, una in occasione della presentazione degl Statuti definitivi del Cammino Neocatecumenale nel 2008, e l’altra fatta durante una convivenza di Inizio Corso del 1994 in lingua spagnola. Queste presentano un linguaggio che si allinea nella tradizione kerygmaticocatechetica, fatto per colpire lo spirito dell’ascoltatore e non per fare una presen­ tazione storica dettagliata degli eventi. Questo vale anche per il libro autobiografico di Kiko Argùello pubblicato nel febbraio del 2013, che si presenta come un vero e proprio testo kerygmatico-catechetico e non come una vera e propria fonte storica. Col metodo comparativo le varie testimonianze sono state messe a confronto con notizie acquisite da colloqui con appartenenti al Cammino, anche di diverse parti del mondo a mezzo internet, con articoli dell’“Osservatore Romano”, con nume­ rosi documenti fotografici, e con documenti pubblicati dallo stesso Cammino

Neocatecumenale. Con queste informazioni è stato alla fine possibile fare una rico­ struzione non apologetica di questo itinerario di fede. Da questa ricostruzione storica si evince come il Cammino Neocatecumenale sia nato prima di tutto dall'incontro di due persone, che hanno avuto una formazione

confessioni religiose, infatti l’esperienza di fede proposta dal Cammino è stata av­ viata in chiese ortodosse, protestanti ed anglicane. Per quanto riguarda il secondo fattore, ormai il Cammino è sostenuto da un gran numero di cardinali e arcive­ scovi. Tra questi dobbiamo sicuramente ricordare: il cardinale arcivescovo di Vien­

culturale e spirituale molto diversa. Da un lato c’è Kiko Arguello, un artista spa­

na Christoph Schonborn, che è organico all’itinerario di fede; il cardinale arcive­

gnolo che dopo una grave crisi spirituale si è riavvicinato alla fede grazie alle teorie

scovo di Boston Sean Patrick O'Malley che ha fortemente voluto nella sua città un

filosofiche di Bergson e dall’azione dei Cursillos de Cristianidad; dall’altra parte c’è

seminario Redemptoris Mater e ha appoggiato Kiko Argiiello per quanto riguarda

Carmen Hernadez, formata dalla rigida spiritualità gesuitica e con una coscienza

l’esecuzione dell’opera sinfonica nella sua città; il Prefetto per l'Evangelizzazione

radicata nel Concilio Vaticano II e nella teologia del Movimento Liturgico. Risulta

dei Popoli, il cardinale Fernando Filoni che ha sempre appoggiato il Cammino e lo

interessante il fatto che questo itinerario pur non essendo il primo ad operare una

ha guidato durante la stesura degli statuti; il Cardinale Paul Josef Cordes che dal

pastorale neocatecumenale sia riuscito ad espandersi in Spagna e in Italia grazie

1980 al 1995 è stato l'incaricato per l’apostolato del Cammino Neocatecumenale

all’azione del cardinale Casimiro M ordilo e del Cardinale Ermenegildo Florit; en­

seguendone le sue azioni di evangelizzazione; il cardinale Camillo Ruini presidente

trambi appartenenti, durante il Concilio Vaticano II, al gruppo Coetus Internationalis

della Fondazione della Famiglia di Nazareth che gestisce l'economia della fonda­

Patrum, di ispirazione conservatrice che faceva capo al Cardinale Giuseppe Siri. A

zione facente capo all’evangelizzazione del Cammino; il Presidente del Pontificio

partire dal 1974 il Cammino ha conosciuto la sua espansione internazionale. Que­

Consiglio per i Laici il cardinale Stanislao Rylko che ha firmato l’approvazione defi­

sto è avvenuto grazie alla relazione diretta degli iniziatori con i dicasteri vaticani,

nitiva degli Statuti nel 2008 e del Direttorio Catechetico nel 2010, oltre ad aver

che hanno disegnato la sua struttura inglobandolo all’interno della stessa Chiesa.

partecipato a vari incontri con gli iniziatori del Cammino; il cardinale arcivescovo

Ormai il Cammino, dopo l’approvazione definitiva degli statuti avvenuta nel 2008 e

di Lione Philippe Barbarin che ha voluto fortemente la missio ad gentes nella sua

del Direttorio Catechetico nel 2011, è una realtà stabilizzata nella Chiesa. La stabilità

diocesi; il cardinale arcivescovo di Colonia joachim Meisner che ha voluto la

di questo itinerario di fede è certificato da due fattori. Il primo riguarda l’apertura

fondazione di un seminario Redemptoris Mater nella sua diocesi ed ha presieduto

aH’ecumenismo, il secondo l’appoggio diffuso delle gerarchie ecclesiastiche. Per

l’incontro vocazionale di Dusseldorf del 2011; il cardinale arcivescovo di Madrid,

quanto riguarda l’ecumenismo il cammino si è fatto promotore di un forte dialogo

Ruoco Vaierà, che ha sempre appoggiato il Cammino raccomandandolo in tutte le

con gli ebrei, iniziato con la costruzione della Domus Calilee, oggi divenuto ancora

parrocchie della sua diocesi e che inoltre ha affidato a Kiko Arguello la Corona M i­

più forte grazie alla rappresentazione dell’opera sinfbnico-catechetica La sofferenza

stica della Cattedrale dcll’Almudcna di Madrid.

degli innocenti nella quale si rende omaggio alle vittim e dell’olocausto. Questa ha

Questo gran numero di alti prelati testimoniano come ormai il Cammino sia una

permesso al Cammino di ottenere un appezzamento di terreno situato a Gerusa­

realtà ben consolidata all'interno della Chiesa, in special modo per la sua azione

lemme dove verrà edificata la Domus Jerusalem. Attivo è il rapporto con le altre

d ’evangelizzazione che a partire dal 2011 ha come punto di riferimento l’Asia.

Per quanto concerne la pratica religiosa comunitaria il Cammino Neocatecumenale, come gli altri movimenti ecclesiali, è una delle risposte all’indi­ vidualismo del mondo post-moderno^— 1. Molti individui tentano di evadere da questo individualismo entrando in contatto con movimenti religiosi che si basano su di una pratica religioso-comunitaria. Interessante risulta analizzare brevemente come gli aderenti del Cammino Neocatecumenale siano entrati in contatto con questo movimento. Come si evince dalle interviste alla base vi è un momento di crisi individuale che molte volte è vissuta in un preciso contesto (familiare, lavo­ rativo, religioso...). Questo momento di crisi induce alcuni ad iniziare una ricerca di senso della propria vita, è proprio in questo momento che l’individuo incontra qualcuno del Cammino Neocatecumenale che gli annuncia il messaggio di sal­ vezza alla base del quale vi è la sintesi del messaggio kerygmatico: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per il­ luminarti, per rafforzarti, per liberarti” ^ — !. Gì individui vengono così a contatto con la realtà del Cammino Neocate­ cumenale vivendo una serie di catechesi iniziali che li porteranno alla formazione di una comunità nella quale vivranno una nuova pratica religiosa impiantata sul­ l'impegno di mutare la propria vita. Un itinerario che proseguirà per oltre quarant’anni. Da come si evince dalle interviste, le conseguenze sono molteplici. Una parte degli intervistati manifesta una cambiamento radicale della propria vita, altri invece manifestano solo il cambiamento di alcune abitudini, altri invece decidono di abbandonare questo percorso di ricerca di senso^—

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di

Kiko

Arguello

a

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Nota

storica

di

Don

Ezechiele

Pasotti,

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La storia del gruppo Seguimi consultabile al sito http://www.grupposeguimi.org. Informazioni sulla Domus Calilaeae consultabili al sito www.domusgalilaeae.org. Informazioni sul Cammino Neocatecumenale nel mondo, consultabili al sito http://www.religionenlibertad.com e http://www.asianews.it.

Papa

Francesco,

Regina

Coeli,

Piazza

San

Pietro

07/04/2013,

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[11

G. G o b o , Descrivere il m ondo. Teoria e pratica del m e to d o etnografico in sociologia, C arocci R om a, 2 0 0 ’, pp. 105-106.

Studio presente nell’appendice 1 del volume II.

A. Zambarbieri, / concili del Vaticano, San Paolo Editore, Torino, 1995 p. 136.

[31

L41

A. Zambarbieri, 1995, p. 140.

A. Zambarbieri, 1995, p. 140.

[51

[6]

Come riferisce la tabella compilata nel 1978 dalle Enciclopedie du monde chrétien,

Tale processo si manifesta ora nella sua pienezza, ma il suo inizio va datato già dal

Bilan du munde 1978-79, dal 1962 al 1972 ci fu una drastica diminuzione di voca­

XIX secolo.

zioni sacerdotali di circa 25%. [8] [71

A. Zambarbieri, 1995, p. 142.

Cfr. Vazaquez Borau Josè Luis, Charles de Foucauld e la spiritualità di Nazaret, San Paolo, Milano, 2003.

[91 [IP]

Giovanni Vian, // modernismo. La Chiesa Cattolica in conflitto con la modernità, Ca­

Cfr. Giovanni Vian, 2012; Daniela Saresella, Il Modernismo, Editrice Bibliografica,

rocci, Roma, 2012, pp. 64-71.

Milano, 1995.

Ini

[12]

A. Zambarbieri, 1995, p. 145.

Un esempio è la crisi dei missili di Cuba, dove gli Stati Uniti e Urss si confron­ tarono, decidendo di non usare le forza militare, dopo lo spiegamento sovietico di

[J3]

missili nucleari a Cuba. [141

La Chiesa Cattolica riconosce all’interno della sua tradizione ben ventuno Concili

A. Zambarbieri, 1995, p. 16.

Ecumenici, di questi, otto vengono considerati tali anche dalla Chiesa Ortodossa (G. L. Cardaropoli, Vaticano II. L'evento, i documenti, le interpretazioni, EDB, Bolo­ gna, 2002). [15]

[16]

A. Zambarbieri, 1995, p. 16.

A. Zambarbieri, 1995, p. 21.

[17.1

[1 3

A. Zambarbieri, 1995, p. 129.

A. Zambarbieri, 1995, p. 186.

[21]

[22]

A. Zambarbieri, 1995, p. 190.

A. Zambarbieri, 1995. p. 221.

[23]

[2.41

A. Zambarbieri, 1995, p. 227.

A. Zambarbieri, 1995, pp. 228-229.

[251

[26]

Quando usiamo il termine Ecclesia ad Intra indichiamo «la Chiesa in relazione con

I Documenti del Concilio, 24a ed., Massimo Editore, Napoli, 2004.

se stessa» (C. L. Cardaropoli, 2002, p. 138). Le costituzioni più importanti che si rifanno alla visione di Ecclesia ad intra sono la Dei Verbum e la Lumen Centium. Quando usiamo il termine Ecclesia ad extra intendiamo «la Chiesa in relazione con la società contemporanea» (C. L. Cardaropoli, 2002, p. 138). La costituzione che rappresenta questo tipo di approccio tra la Chiesa e la società contemporanea è la Caudium et Spes.

[?7J

[Z«]

C. L. Cardaropoli, 2002, p. 58.

A. Zambarbieri, 1995, p. 243.

[291

[39]

Cfr. B. Haring, // Concilio comincia adesso, Edizione Paoline, Torino, 1996, pp. 13-21.

Cfr. A. Melloni (a cura di), Storia del Concilio Vaticano II, voi. IV, Il Mulino, Bologna, 2013.

[31] [321

Cfr. A. Melloni, Chi ha paura del Concilio Vaticano II, Carocci, Roma, 2009.

A. Zambarbieri, 1995, p. 276.

[331

[341

A. Zambarbieri, 1995, p. 277.

A. Zambarbieri, 1995, p. 284.

[351

[3si

Cfr. A. Melloni, 2009.

Noesi: nella Fenomenologia di Husserl qualsiasi atto mediante cui il soggetto percepisce o conosce o desidera l’oggetto dell'esperienza.

[37] [3S]

A. Zambarbieri, 1995, p. 320.

La dicotomia tra Scrittura e Tradizione sta alla base dello scontro tra Cattolici e Protestanti.

[391 L4°l

A. Zambarbieri, 1995, p. 321.

A. Zambarbieri, 1995, p. 323.

[41]

[42]

Cfr. Carlo Maria Martini, Alcuni aspetti della costituzione dogmatica Dei Verbum, “ La

A. Zambarbieri, 1995, p. 328.

Civiltà Cattolica”, 117/II pp. 216-226. [-4.4] [-43]

Questa parte della costituzione risulterà essere elemento di scontro all’interno

Cfr. Melloni, 2009.

della Chiesa Cattolica che si concluderà con la scissione tra la “ Chiesa olandese” e la Chiesa Cattolica. Cfr. M. Faggioli, 2008. [451

[46]

Cfr. Melloni, 2013.

A. Elberti, Il Cristiano Adulto, Chirico Editore, Napoli, 2002, p. 65.

[47]

[4SI

I Documenti del Concilio, 24a ed., Massimo Editore, Napoli, 2004.

I Documenti del Concilio, 24a ed., Massimo Editore, Napoli, 2004.

[-49]

[SO]

A. Zambarbieri, 1995, p. 332.

Neocatecumenale Iter, Statuto, Roma, 2008, p. 23.

[51]

[52]

Tutti i Documenti del Concilio, 24®ed., Massimo Editore, Napoli, 2004.

A. Zambarbieri, 1995, p. 334.

[531

[541

C. L. Cardaropoli, 2002, p. 86.

G. L. Cardaropoli, 2002, p. 86.

[551

[56]

C. L. Cardaropoli, 2002, p. 86.

A. Guerriero e M. Impagliazzo, / cristiani del terzo millennio, San Paolo, Torino, 2006, p. 7.

[57J [5S]

A. Guerriero e M. Impagliazzo, 2006, p. 5.

A. Guerriero e M. Impagliazzo, 2006, p. 5.

[591

[60]

E. Guerriero, Il Rinnovamento della Vita Cattolica, San Paolo Edizioni, Torino, 2005,

E. Guerriero, 2005, p. 82.

P- 79[62] [61]

E. Guerriero, 2005, pp. 82-83.

“ La Civiltà Cattolica” , I (2001), 93617, p. 441.

[63]

[64]

C. Hagge, Il Vaticano II e i Movimenti Ecclesiali, Roma, La Città Nuova, 2006.

M. Faggioli, Piccola storia dei movimenti Cattolici, Carocci, Roma, 2008.

[65]

[661

Silvia Lubich detta Chiara è nata a Trieste nel 1922, e morta a Rocca dei Papi nel

Don Luigi Giovanni Giussani è nato a Desio nel 1922, e morto a Milano nel 2005. È

2008. È stata la fondatrice e il primo presidente del Movimento dei Focolari. Il

stato un sacerdote e teologo, fondatore del movimento di Comunione e Libera­

principale carisma di questo movimento è la promozione per l’unità fra i popoli e

zione. La vita del movimento di Comunione e Liberazione è centrata sulla pre­

la fraternità universale. Il movimento conta 580.000 aderenti in Italia ed è presente

ghiera svolta nella liturgia. L’esperienza di Comunione e Liberazione segue tre

in tutto il mondo. Cfr. C. Lubich, Pensieri e parole, Città nuova, Roma, 2008; M.

dimensioni, che Ciussani indicava come fondanti l’esperienza cristiana: cultura,

Zannucchi, O. Paliotti, Chiara Lubich. Il cielo e l'umanità, Città Nuova, Roma, 2009;

carità e missione. Conta più di 100.000 aderenti in Italia, più di 50.000 in Brasile

M. Voce, M. Zannucchi, La scommessa di Emmaus, cosa pensano e cosa fanno ifoco-

ed è presente in più di 80 paesi. Cfr. Guy Bedouelle; C. Borgonovo, O. Clément; A.

larini nel dopo Chiara Lubich, Città Nuova, Roma, 2012.

Olinto; J. Ries, Cli uomini vivi si incontrano: scritti per Luigi Ciussani, Milano, ]aca Book, 1992; M. Camisasca, Don Ciussani. La sua esperienza dell’uomo e di

[67J

Dio, Edizioni San Paolo, 2009. [68]

Andrea Riccardi è nato a Roma nel 1950. Storico, ordinario di Storia Contem­

Il Rinnovamento nello Spirito Santo si sviluppa in Italia agli inizi degli anni ‘70 e si

poranea presso la Università degli Studi Roma Tre, è un noto studioso della Chiesa

configura oggi come un movimento ecclesiale. Il Rinnovamento nello Spirito Santo

in età moderna e contemporanea e fondatore, nel 1968, della Comunità di Sant’ E-

in Italia è espressione della grande corrente spirituale denominata “ Rinnovamento

gidio. La Comunità di Sant’Egidio propone una pastorale fondata al servizio ai più

Carismatico Cattolico” o più semplicemente “ Rinnovamento”, inaspettatamente

poveri, alla dignità umana e ai diritti della persona. La Comunità di Sant’ Egidio, as­

esplosa alla chiusura del Concilio Vaticano II, in America. Oggi il Rinnovamento è

sieme alla preghiera e alla comunicazione del Vangelo, ha costruito forme di aiuto

diffuso in 204 Paesi nel Mondo. In Italia conta circa 150.000 aderenti. Cfr. Associa­

e di amicizia in mezzo a forme di povertà vecchie e nuove. La Comunità di Sant’ E­

zione RNS, Statuto dell’Associazione del Rinnovamento dello Spirito Santo, Rns,

gidio è costituita da una rete di piccole comunità di vita fraterna, composte da circa

Roma, 1996; M. Panciera, // Rinnovamento nello Spirito in Italia: una realtà ecclesiale,

50.000 persone e diffuse in 72 Paesi così distribuiti: 29 nazioni in Africa, 7 nazioni

Rns, Roma, 1992; A. Monda, Una chance per la Chiesa: il Rinnovamento nello Spirito

in Asia, 23 in Europa, 8 in Nord America e 5 in Sudamerica. Cfr. A. Riccardi, Sant’E­

Santo in Italia, Vellecchi, Roma, 2009.

gidio, Roma e il mondo. Colloquio con Jean-Dominique Durand e Régis Lad, San Paolo, 1997; C. Battaglia, Mille Napoli. La comunità di Sant’Egidio e la città, Guida, Napoli, 2008; A. ^lontanati, Il sapore dell'utopia: La Comunità di Sant’Egidio, Monti, Varese, 2009. [É9]

[70]

Nicola Ciola, Servire Ecclesiae, EDB, Bologna, 1998, p. 606.

Nicola Ciola, 1998, p. 606.

[ZI]

[72]

Nicola Ciola, 1998, p. 606.

Nicola Ciola, 1998, p. 606.

[731

[7-4]

Vocazione e missione dei laici nella chiesa e nel mondo a ventanni del Concilio Vati­

N icola Ciola, 1998, p. 606.

cano II, Istrumentas laboris, Citta del Vaticano, 1987. [76] [751

Nicola Ciola, 1998, p. 606.

Nicola Ciola, 1998, p. 606.

[77]

[78]

Nicola Ciola, 1998, p. 609.

Christifideles laici è il nome di una Esortazione apostolica post-sinodale del papa Giovanni Paolo II, firmata a Roma il 30 dicembre 1988 come riassunto e com­

[7.91

pendio della dottrina sorta dal Sinodo dei vescovi del 1987 sul tema “ Vocazione e missione dei laici nella chiesa e nel mondo”. [80]

Secondo Giovanni Paolo II la nuova evangelizzazione «è qualche cosa di opera­

C. Hagge, 2006, p. 219.

tivo... È il complesso di mezzi, azioni e atteggiamenti utili a porre il Vangelo in dia­ logo attivo con la modernità e il postmoderno, sia per interpretarli, sia per lasciarsi interpellare da questi. È anche lo sforzo di inculturare il Vangelo nella situazione at­ tuale delle culture del nostro Continente» (Documento di Santo Domingo, n. 24).

[SU

[82]

C. Hagge, 2006, p. 218.

C. Hagge, 2006, p. 219.

[S3]

[8.41

C. Hagge, 2006, p. 219.

A. Elberti, 2002, p. 24.

[25]

[86]

Il Concilio Vaticano II e i “movimenti ecclesiali”, di A. Marchetto, Intervento, il giorno

Discorso di Giovanni Paolo II al IV Congresso Mondiale dei Movimenti Ecclesiali

23 Novembre 2002, a Seriate (BG), al Convegno internazionale organizzato dalla

del 1998.

Fondazione Russia Cristiana sul tema: “ Testimoni di Cristo. La memoria dei martiri del XX secolo e l’annuncio cristiano oggi, a fronte delle sfide del secolarismo”. [87J

[881

Gli Incontri Internazionali interreligiosi partono dall’invito di Giovanni Paolo II

A. Marchetto, 2002.

fatto durante la Giornata Mondiale di Preghiera di Assisi del 1986: “ Continuiamo a diffondere il messaggio della Pace e a vivere lo spirito di Assisi” . Da allora si sono succeduti più di 27 Incontri internazionali interreligiosi, di cui 26 svoltosi in Eu­ ropa (Barcellona 2010, Cracovia 2009, Cipro 2008, Napoli 2007, Assisi 2006, Lione 2005, Milano 2004, Aquisgrana 2003, Palermo 2002, Barcellona 2001, Li­ sbona 2000, Genova 1999, Bucarest 1998, Padova ■Venezia 1997, Roma 1996, Fi­ renze 1995, Assisi 1994, Milano 1993, Bruxelles 1992, Malta 1991, Bari 1990, Var­ savia 1989, Roma 1988, Roma 1987, Assisi 1986) e uno negli Usa (Washington 2006). [§9]

[92]

A. Marchetto, 2002.

A. Marchetto, 2002.

[91]

[92]

A. Marchetto, 2002.

Con il termine comunità intendiamo un gruppo di persone formato da uomini e donne diverse per storia, cultura, lingua, biografia, costumi e abitudini, i quali

[931

hanno deciso di p'opria spontanea volontà di seguire l’itinerario di fede di un movimento ecclesiale. Questi sentono di comporre un’unita meta-individuale che si riconosce all’interno di un sistema valoriale che supera le differenze esistenti tra i vari individui. Dobbiamo sicuramente dire che il termine comunità ha anche un valore evocativo alle prime "comunità" cristiane. Dobbiamo sicuramente dire che il mito delle prime “comunità” cristiane. Come ha ben denunciato Orcioli il termine comunità risulta essere ambiguo e molte volte abusato dagli storici del cristia­ nesimo antico per descrivere una società che probabilmente non è mai esistita. Cfr. E. R. Urciuoli, La comunità obiqua. Considerazione sull'onnipresenza comunitaria nella storia del Cristianesimo antico, in Studi Materiali di Storia delle Religioni, 79/2, Morcellana, Roma, 2013. [9-41

A. Marchetto, 2002.

A. Marchetto, 2002.

[951

tea

C. Hagge, 2006, p. 96.

“ La Civiltà Cattolica” , I (2001), 93617, p. 443.

[97J

[93]

“ La Civiltà Cattolica", I (2001), Q3617, p. 443.

Castellano Cervera, / movimenti ecclesiali. Una presenza carismatica della Chiesa di oggi, in “ Rivista di vita spirituale”, IV-V (1987) p. 507.

[99] [joo]

A. Marchetto, 2002.

A. Marchetto, 2002.

[1°11

[102]

A. Marchetto, 2002.

“ La Civiltà Cattolica” , I (2001),