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Italian Pages 366 Year 2021
VIELLA
Indice
Sigle delle opere di Friedrich Nietzsche
9
Introduzione
li
I. Il piccolo pastore
15
2. Lo studente
27
3. Il filologo
43
4. Il professore
57
5. Il wagneriano
73
6.11 filosofo
89
7. L'inattuale
97
8. Lo spirito libero
119
9. Il viandante
143
10. L'uomo delle alture
159
11. Zarathustra
179
12. Il profeta
201
13. L'immoralista
229
14. L'uomo del destino
263
15. L'Anticristo
309
6
Nietzsche
16. L'uomo folle
323
17. Sommariamente morto
347
18. L'immortale
355
19. La filosofia in cammino
367
Indice dei nomi
373
Noi non siamo di quelli che riescono a pensare solo in mezzo ai libri, sotto la scossa dei libri, - è nostra consuetudine pensare all'aria aperta, camminando, saltando, salendo, danzando, preferibilmente su monti solitari o sulla riva del mare, laddove sono le vie stesse a farsi meditabonde. Friedrich Nietzsche, La gaia scienza, [FW, V, 366: Davanti a un libro erudito)
Sigle delle opere di Friedrich Nietzsche
AC DD
L'Anticristo [Der Anticrist) [OFN, VI/3) [KSA, 6, S. 165-254) Ditirambi di Dioniso [Dionysos-Dithyramben) [OFN, VI/4) [KSA, 6, S. 375-411)
DS EH FW
GD
Considerazioni inattuali I. David Strauss, l'uomo di fede e lo scrittore [Unzeitgemasse Betrachtungen I. David Strauss, der Bekennen und der Schrifisteller)[OFN, 111/1) [KSA, 1, S. 157-242) Ecce homo [Ecce Homo) [OFN, VI/3) [KSA, 6, S. 255-374) La gaia scienza [Frohliche Wissenschaft] [OFN, V/2) [KSA, 3,
s. 343-651)
Crepuscolo degli idoli [Gotzen-Dèimmerung] (OFN, VI/3) [KSA, 6, S. 55-161)
GM
Genealogia della morale [Zur Genealogie der Mora/) [OFN, VI/2) [KSA, 5, S. 245-412)
GT
HL
La nascita della tragedia [Geburt der Tragodie] (La prima edizione, del 1872, uscì con il titolo di La nascita della tragedia dallo spirito della musica [Die Geburt der Tragodie aus dem Geiste der Musik]; una seconda edizione, con lievi correzioni, comparve nel 1878; l'edizione successiva, del 1886, ebbe il nuovo titolo La nascita della tragedia. Ovvero: grecità e pessimismo [Die Geburt der Tragedie. Oder: Griechenthum und Pessimismus) e comprendeva anche il Tentativo di autocritica [Versuch einerSelbstkritik]) [OFN, IWl) [KSA, 1, S. 9-156) Considerazioni inattuali II. Sul'utilità e il danno della storia per la vita [Unzeitgemiisse Betrachtungen, Zweites Stilck Vom Nutzen und Nachteil der Historie for das Leben] (anche UB II) [OFN, 111/1) [KSA, 1, S.243-334)
JGB
Al di là del bene e del male [Jenseit von Gut und Bose] [OFN, VI/2) [KSA, 5, S. 9-243)
10
KSA(I-XV) M MA(I-11)
NL (oNachlaO) NW
OFN(XXJI)
SE VM
Vr WA
WB
WL
ws Za (I-II-ID-IV)
Nietzsche
Samtliche Werke. Kritische Studienausgabe (Opere, edizione tedesca a cura di G. Colli,M. Montinari, de Gruyter, Berlin 19671980, 19882) Aurora [Morgenrothe) (OFN, V/1) (KSA, 3, S. 9-331) Umano, troppo umano, I-II [Menschliches, Allzumenschliches I-Il] (OFN, IV/2; OFN, IV/3) (KSA, 2, S. 9-366; KSA, 2, S. 367-704) Nietzsches NachlafJ (il "lascito" degli inediti di Nietzsche) (KSA, Bde. 7-13) Nietzsche contra Wagner [Nietzsche contra Wagner) (OFN, VI/3) (KSA, 6, S. 413-446) Opere complete di Friedrich Nietzsche ( edizione critica italiana diretta da G. Colli, M. Montinari, Adelphi, Milano 1964 e sgg.) Considerazioni inattuali III. Schopenhauer come educatore [Unzeitgemiisse Betrachtungen, Drittes Stiick Schopenhauer als Erzieher) (anche UB III) (OFN, 111/1) (KSA, 1, S. 335-427) Opinioni e sentenze diverse [Vermischte Meinungen und Spruche) [poi in MAIi) (OFN, IV/3) (KSA, 2) Prefazioni [Von-ede) Il caso Wagner [Der Fall Wagner) (OFN, VI/3) (KSA, 6, S. 9-53) Considerazioni inattuali IV. Richard Wagner a Bayreuth [ Unzeitgemtisse Betrachtungen, Viertes Stiick Richard Wt!gner in Bayreuth) (anche UB IV) (OFN, IV/I) (KSA, 1, S. 429-510) Su verità e menzogna in senso extramorale [ Ober Wahrheit und Luge im aussermoralischen Sinne) (OFN, III/2) (KSA, 1, S. 873-890) Il viandante e la sua ombra [Der Wanderer und sein Schatten) (poi in MA II) (OFN, IV/3) (KSA, 2) Così parlò Zarathustra [Also sprach Zarathustra) [OFN, VI/1) (KSA, 4)
Introduzione
Per quanto l'uomo possa espandersi con la sua conoscenza, apparire a se stesso obiettivo: alla fine non ne ricava nient'altro che la propria biografia_ I
La letteratura critica su Nietzsche e la sua opera ha seguito nel tempo gli orientamenti e le metodologie più varie; c'è stata una lettura prettamente filosofica, una politica, una letteraria, una psicologica e perfino una mistica ed esoterica, ma quella che ha avuto maggiore sviluppo e successo di pubblico è stata certamente quella biografica. In realtà fu lo stesso Nietzsche a inaugurare questo filone di studi su di sé e ciò non solo perché si impegnò in una serie di scritti autobiografici, dai primi tentativi giovanili di Mein Leben fino ali' opera conclusiva del suo pensiero, Ecce Homo, ma soprattutto perché non volle mai dissociare la sua filosofia da ciò che egli fu concretamente come uomo, con i suoi tentativi e le sue speranze, le sue illusioni e le sue delusioni («I miei scritti parlano solo dei miei superamenti: dentro ci sono "io" con tutto ciò che mi fu nemico»).2 I riferimenti diretti e indiretti a sé, infatti, sono continui e pervadono non solo la sua corrispondenza privata e le sue carte inedite ma tutta la sua opera pubblica. Come scrisse in Al di là del bene e del male, alla base di «ogni grande filosofia» vi è «l' autoconfessione [ ...] del suo autore,
I. F .N., Umano, troppo umano, I, e Scelta di.frammenti postumi (1876-1878). Milano 1970, p. 260 (MA, I, 513: La vita come ricavato del/a vita]. 2. F .N., Prefazione a Umano, troppo umano, li, e Scelta di.frammenti postumi (18781879), Milano 1970, p. 3 (MA, II, Vr 1).
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Nie=he
nonché una specie di non volute e inavvertite mémoires».3 Non ci si deve quindi meravigliare che molti della cerchia di chi gli era stato più vicino - scolari, colleghi, conoscenti, amici, familiari (prime fra tutti Lou Salomé ed Elisabeth Nietzsche) - intrapresero molto presto questa strada: «far luce sul pensatore attraverso l 'uomo»,4 affollando la sua bibliografia di biografie, memoriali, interviste, testimonianze, ricordi, assecondando certamente un interesse un po' morboso che si era sviluppato intorno a lui negli anni della sua malattia e in quelli immediatamente successivi alla sua morte anche perché sembrava allora impossibile distaccare il suo pensiero dalla sua vita, qualunque fossero le conclusioni, positive o negative, che se ne volessero trarre. Fu questo quindi, storicamente, il primo filone della critica su Nietzsche ed è un dato di fatto che ancora oggi, a tanti anni di distanza, in uno scenario storico e culturale certo molto diverso e malgrado che sul tema si sia tanto argomentato e discusso, si scrivano continuamente nuovi studi di questo genere, da quelli più seri e documentati (primo fra tutti la monumentale ma accomodante Vita di Nietzsche di Curt Paul Janz)s fino a quelli più discutibili e tendenziosi (come il sensazionalistico Nietzsche absconditus di Hermann JosefSchmidt).6 Questo fenomeno ha esercitato allo stesso tempo influenze positive e negative sul complesso della critica nietzschiana: l'interpretazione biografica ha infatti il merito di mettere in risalto la stretta connessione tra il pensiero e il vissuto di Nietzsche, seguendo, come si è detto, l'impostazione che l'autore stesso volle dare alla sua opera, ma corre continuamente il rischio di rappresentare una "via facile" al suo pensiero, costringendolo e subordinandolo a momenti, sensazioni, stati mentali ed episodi della sua vita quotidiana. E se, come affermava già Hegel, «nessuno è eroe agli occhi del suo cameriere», ci si può dimenticare, e talvolta ciò è stato fatto, che si sta trattando di un pensiero filosofico e quindi che non si può mettere in secondo piano il suo momento più proprio, quello meditativo, della riflessione e della concettualizzazione, finendo così per
3. F.N.,Aldi là del bene e de/male, nota introduttiva di G. Colli, versione di F. Masioi, Milano 1977, p. 11 [JGB, 1, 6). 4. L. Andreas-Salomé, Vìta di Nietzsche, Roma 1998, p. 49 (l'edizione originale Friedrich Nietzsche in seinen Werken è del 1894). 5. C.P. Janz, Vìta di Nietzsche, voli. I-II-III, Milano 2014 (Nietzsche. Biographie in drei Btinden, MOnchen 1978- 1979). 6. H.J. Schmidt, Nietzsche absconditus, Bcrlio 1991.
Introduzione
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avvalorare l'immagine di un Nietzsche certo molto immediato ed espressivo, ma spesso privo di coerenza e di motivazioni profonde. La mia intenzione è invece quella di descrivere la sua umana realtà senza sacrificarne il pensiero, con l'intenzione di lasciarla il più possibile in quella peculiare complessità e molteplicità del suo essere a un tempo filologo/filosofo/psicologo/polemista/poeta/musicista/musicologo e altro ancora, che tanto la caratterizza, in ciò seguendo il suo appello: «Ascoltatemi! Perché sono questo e questo. E soprattutto non scambiatemi per un altro».7 Per far ciò ho scelto di dare il maggior risalto possibile alla voce dello stesso Nietzsche, tramite le sue opere pubbliche e i suoi scritti privati (le lettere e i Frammenti postumi), pur tenendo conto del loro diverso valore testimoniale. Ho quindi corredato la narrazione con frequenti incisi e citazioni testuali e questo mi è sembrato un mezzo utile e sostenibile per ottenere la lettura più vicina possibile alle intenzioni del pensatore di Rocken non dimenticando che Nietzsche stesso è stato, in primo luogo, un filologo e che a suo dire la filologia è essenzialmente «il voler capire ciò che l'autore dice». 8 I miei ringraziamenti vanno a Chiara Frugoni che ha fortemente incoraggiato questo lavoro, a mia moglie Giancarla che mi ha sempre sostenuto e alla mia prima e infaticabile lettrice Marina Storoni Piazza.
7. F.N.,Ecce homo, inld.,Eccehomo, DitirambidiDioniso, Nietzschecontra Wagner, Poesieselitz del 21 luglio 1881 in Janz, Vita di.11/ìetzsche, voi. II, p. 42. 2. F .N., Ecce homo, p. 13 [EH. Perché sono cosi' saggio, 3]. Nietzsclie, nella maturità, utilizzò le presunte origini polacche per la sua polemica antitedesca. Questo suo convin-
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Nietzs>,53 prendendo questo termine come riassuntivo di tutti i preconcetti di ogni ordine e grado, religiosi o metafisici che fossero, ma anche delle loro implicazioni nei rapporti dell'uomo con il mondo. Sia pure procedendo per aforismi, in modo discontinuo e frammentario, il testo focalizzava il suo obiettivo soprattutto in Kant, in Schopenhauer e naturalmente in Wagner e nel cristianesimo. Il libro aveva l'ambizione di svolgere un esame radicale dei fondamenti e delle modalità dei sentimenti morali spingendosi al di là di ogni falso ideale e illusione («[ ...] tutte quelle piccole ingannevoli magie in cui di consueto nuotano le cose»), S4 utilizzando gli stessi strumenti critici della morale tradizionale in quanto a onestà di pensiero: [ ... ) solo in quanto uomini di questa coscienza, ci sentiamo ancora imparentati con la millenaria onestà e religiosità tedesca, sia pure come i suoi più problematici e ultimi discendenti, noi immoralisti, noi atei di oggi, anzi perfino in un certo senso, come suoi eredi, come esecutori della sua ultima volontà, una volontà pessimistica, si è detto, che non ha paura di negare se stessa, perché essa nega conpiacere! In noi giunge al suo compimento, posto che vogliate una formula - l 'autosoppressione [selbstaujhebung) della
morale_ss Ma in Aurora c'era molto di più, perché partendo dallo svelamento della vera natura della morale: [ ... ) i nostri giudizi e le nostre valutazioni morali sono soltanto immagini e fantasie di un processo fisiologico a noi ignoto, una specie di linguaggio consueto per designare certe eccitazioni nervose [ ... )56
si giungeva a mettere in crisi la concezione razionale della coscienza dell'uomo, aprendo uno spiraglio sulla precarietà dei suoi fondamenti: [ ... ) tutta la nostra cosiddetta coscienza è un più o meno fantastico commento di un testo inconscio, forse inconoscibile, e tuttavia sentito [ ... J.5 7
In questo modo si arrivava a minare la possibilità stessa di compiere delle azioni morali, dato che esse sfuggivano al nostro discernimento: 53. FN., Ecce homo, p. 64 [EH, Aw-ora, 1]. 54. F.N., Aurora e Scelta di.frammenti postumi (1879-1881), p. 82 [M. Il, 114: Della conoscenza di colui che soffee). 55. Ivi, p. 10 [M, Vr 1886]. 56. Ivi, p. 89 [M.II, 119: Esperienza-vissuta efinzionepoetica]. 57. lbidem.
Il viandante
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Le azioni non sono mai quel che esse ci appaiono! Ci siamo dati tanta pena per imparare che le cose esteriori non sono quel che esse ci appaiono - ebbene, dunque, lo stesso avviene per il mondo interiore! Le azioni morali sono in realtà "qualcosa d'altro" - di più non possiamo dire: e tutte le azioni sono essenzialmente ignote.ss
In ultima analisi, veniva messa in dubbio la stessa umana libertà di volere: Forse i nostri atti volontari, i nostri scopi, non sono null'altro appunto che [... ] getti di dadi - e noi siamo soltanto troppo limitati e troppo vanitosi per renderci
conto della nostra estrema limitatezza: quella, cioè, espressa dal fatto che siamo noi stessi a scuotere con mani d'acciaio il bossolo dei dadi, che siamo noi stessi, nelle nostre azioni maggiormente premeditate, a non far niente di più che il gioco della necessità. Forse!S9 Aurora rappresentò dunque nel pensiero nietzschiano una tappa importante di una più generale opera di "decostruzione" delle concezioni della tradizione occidentale:
[... ] discesi nelle profondità, perforai il fondo, cominciai a scalzare un'antica fiducia, sulla quale noi filosofi, da un paio di millenni, eravamo soliti edificare
come sul più sicuro fondamento - sebbene ogni costruzione, fino a questo momento, fosse sempre crollata: cominciai a scalzare la.fiducia nella morale 60
verso una visione del mondo non più legata alla ricerca di verità ultime ma attenta alle «cose stesse»: [ .. .] la realtà più vicina, quel che è intorno e dentro di noi, comincia a poco
a poco a mostrare colori e bellezze ed enigmi e ricchezze di significato, cose, queste, di cui l'umanità più antica non sognava ncppure.61
Una visione del mondo che voleva riscattare e portare in chiaro gli aspetti più oscuri della vita: Questo libro che dice si irraggia la sua luce, il suo amore, la sua tenerezza su tutte le cose cattive, rende loro "l'anima", la buona coscienza il superiore diritto e privilegio di esistere.62 58. Ivi, pp. 85-86, [M, II, 116: n mondo sconosciuto del "soggetto"]. 59. Ivi, p. 96 [M. II, 130: Fini? Volontà?]. 60. F.N.,Aw-ora e Scelta diframmenti postumi (1879-1881), p. 6 [M, Vr 1886]. 61. Ivi, p. 39 [M. I, 44: Origine e significato]. 62. F.N., Ecce homo, p. 65 [EH, Aurora, I].
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Nietzsche
Infatti le nuove acquisizioni culturali operate in quegli anni avevano portato Nietzsche a una maggiore matwazione del suo pensiero, che aveva raggiunto una fonna meno aggressiva e più controllata («[ ...] in tutto il libro non si scopre una parola di negazione, un attacco, una malignità»).63 Ora le sue speranze erano proiettate verso una irraggiungibile meta ideale: Un giorno si dirà forse di noi che, volgendo la prua a occidente, anche noi speravamo di raggiu11gere un 'India, ma che fu ilnos1ro destino naufragare nell'in. "? Oppure.')64 finito.? Oppure, fratelli m1e1.
Sta di fatto che Nietzsche considerò della massima importanza quest' opera («Questo libro è quello che si clùama "un passo decisivo" - un destino più che un libro»),65 fino a considerarlo pericoloso, tanto da consigliare alla sorella di non leggerlo:«[ ...] Vorrei che tu potessi dire a clùunque con buona coscienza: "non conosco le più recenti opinioni di mio fratello"»). 66 Dentro di sé però desiderava un cenno di approvazione almeno da parte dei suoi conoscenti ma, a parte la signora Baumgartner e Overbeck, questa aspirazione doveva rimanere amaramente delusa. Anche il venerato amico Burckhardt si espresse in modo prudente: «Non poche cose, come Lei ha indovinato, non mi vanno a genio, ma non è detto che ciò che va a genio a me sia l'unica verità».67 Il senso di frustrazione provato portò Nietzsche a clùudersi ancora di più nella sua solitudine («Vi sono stati davvero momenti[...] in cui avrei sentito delle parole di incoraggiamento [. .. ] come il ristoro dei ristori [ ... ]. Adesso non me l'aspetto più e sento soltanto un certo cupo stupore quando penso ad esempio alle lettere che ricevo ora. - Tutto è così insignificante, nessuno ha vissuto grazie a me un'esperienza, nessuno s'è dato pensiero di me - quanto mi si dice è pieno di rispetto e di benevolenza, ma lontano, lontano»)6S e a progettare improbabili viaggi in terre lontane(«[...] lascerò l'Europa per parecchi anni, lo giuro!»). 69
63. Ivi, p. 64.
64. F.N., Aurora e Scelta di.frammenli postumi (1879-1881) , p. 258 [M. V, 575: Noi, aerei naviganti dello spiritoJ. 65. Lettera aEmst Schmeitzner del 23 febbraio 1881 , cfr. S. Giametta, Introduzione a Nietzsche. Opera per opera, Milano 2009, p. 316. 66. Lettera alla sorella del 19 giugno 1881, cfr., Janz, Vita di Nietzsche, voi. II, p. 60. 67. Lettera alla sorella del 18 agosto 1881, cfr. ivi, p. 66. 68. Lettera aPeter Gastdel 14 agosto 1881, ibidem. 69. Lettera alla sorella del 18 agosto 1881, ibidem.
10. L'uomo delle alture
La filosofia, così come io l'ho intesa e vissuta fino a oggi, è vita volontaria fra i glùacci e le alture - ricerca di tutto ciò che l'esistenza ha di estraneo e problematico, di tutto ciò che finora era proscritto dalla morale.I
Da alti monti Nel suo continuo peregrinare, dal 4 luglio 1881 scoprì per caso un luogo che doveva rimanere nel suo cuore: Sils-Maria in Alta Engadina («Questa scoperta la prendo come un dono tanto inatteso quanto immeritato»). 2 Qui si trattenne per tre mesi affittando una modesta stanzetta in casa del borgomastro Durisch. Questa località divenne l'unica base relativamente stabile in una vita tutta segnata da grande precarietà («Non conosco nulla di più consono alla mia natura di questo angolo di montagna» );J qui, infatti, tornò ogni anno, a eccezione del 1882, per passarvi i mesi estivi, finché ebbe la possibilità di farlo. In montagna Nietzsche conduceva una vita piuttosto appartata, salvo andare qualche volta a pranzo all'albergo Alpenrose, non frequentando abitualmente gli altri villeggianti, cui preferiva la compagnia di due insegnanti del paese, con i quali chiacchierava piacevolmente e del curato di 1. F.N., Ecce homo, p. 6 [EH. Prologo, 3). 2. Lenera a Peter Gast del 8 luglio 1881, cfr. Janz, Vìta di Nietzsche, voi. II, p. 65. 3. Lenera a Franz Overbeck del 23 agosto 1881, cfr. Holli.ogdale, Nietzsche. L 'ucmo e la sua.filosofia, p. 153.
NietzsV mooroc.>V· 11at6òç 1\ ~aov-\']i\'J» (DielsKranz 22, B 52; "Il tempo èun fanciullo che gioca spostando i dadi: il regno di un fanciullo"), in Jpresocratici. Testimonianze e.frammenti, Roma-Bari 1983, p. 208.
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Nietzsche
È evidente che io questo discorso di Zarathustra vi erano, come io altre parti dell'opera nietzschiana, dei riferimenti autobiografici relativi alla sua evoluzione di uomo e di pensatore ma è altrettanto palese che questi aspetti personali si sublimavano io una rappresentazione plastica dell'evoluzione generale dello spirito umano che partendo dalle credenze stabilite e attraverso la forza distruttiva del nichilismo aspirava a un nuovo modo di concepire sé e il mondo. Nietzsche si sentiva, a questo punto, investito di un compito epocale, quello di indicare un mutamento radicale di civiltà. Ed è alla figura-simbolo di Zarathustra che veniva affidata la missione di attaccare pregiudizi, credenze, usi e costumi, radicati nella storia del pensiero occidentale. La scelta della figura di Zarathustra, così importante io questo passaggio del pensiero nietzschiano, conteneva del resto un messaggio preciso: il mitico profeta iranico era stato il primo a stabilire una netta separazione tra bene e male, tra vero e falso,36 stabilendo un sistema fisso, metafisico, di valori; era quindi significativo, secondo Nietzsche, che fosse proprio lui a tornare tra gli uomini per rovesciare quell'ordine stabilito: «Zarathustra ha creato questo errore fatale, la morale: di conseguenza egli deve essere anche il primo a riconoscere quell'errore».37 Di qui la parte polemica dell'opera, diretta soprattutto contro gli uomini contemporanei appiattiti e massificati dalla morale cristiana dell'uguaglianza e della compassione" e dalle ideolo36. «Molti paesi ha visto Zarathustra e molti popoli: così ha scoperto il bene e il male di molti popoli. Al mondo, Zarathustra non ha trovato una potenza maggiore di "bene e male"»; F.N., Così parlò Zarathustra, ed. 199115 , p. 67 [Za,I, Dei mille e uno scopo]. 37. F.N., Ecce homo, p. 95 [EH. Perché io sono un destino, 3). 38. A cominciare dalla Prefazione di Zarathustra: «Che importa la mia compassione! Non è forse la compassione la croce cui viene inchiodato chi ama gli uomini? Ma la mia compassione non è crocefissione» (F.N., Così parlò Zarathustra, ed. 1991'1, p. 7 [Za, I, Prefazione di Zarathustra, 31); e poi: «la compassione è invadente» (ivi, p. 322 [Za, IV, L 'ucmo più brutto)); infine:«[ ... ] che cosa mi era ancora riservato come mia ultima colpa? ( ... ) "Compassione! La compassione verso l'uomo superiore"» (ivi, p. 397 [Za, IV, n segno]). Lo svolgimento più ampio delle sue tesi si trovava però nel capitolo specificamente dedicato all'argomento, Dei compassionevoli [ Von den Mitleidigen), in cui dichiarava il suo pudore nei confronti di questo sentimento: «Davvero non li sopporto, i misericordiosi, che sono beati della loro compassione: mancano troppo di vergogna. Se non posso non essere compassionevole, non voglio tuttavia che mi si chiami tale; e allorquando lo sono, preferisco esserlo da lontano» (ivi, p. I 04 [Za, Il, Dei compassionevoli]); «Per questo io mi lavo la mano che ha aiutato il sofferente, per questo mi lavo anche l'anima» (ivi, p . 105). E, pur non rinnegando completamente la compassione, dichiarava la sua preferenza verso un atteggiamento più positivo: «Davvero, io cercai di aiutare in un modo o nell'altro i soffe-
Zarathustra
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gie sociali e politiche che ne erano derivate. Zarathustra «[ ... ] intende appunto volgersi a coloro che, vivendo nella calca e tra la canaglia, o diventano le vittime di questo senso della distanza (cioè, in certe circostanze del disprezzo), o devono fuggirlo: a costoro egli consiglia di rifugiarsi su una solitaria isola felice [ ... ]»,39 attuando un altro modello di vita e di pensiero. Il suo era l'annuncio "profetico" della prossima venuta di un tipo di uomo ulteriore. Uomini basati su nuovi principi, portatori di uno stile di vita dai sentimenti sani, liberi e felici: una umanità di «uomini superiori» e, in prospettiva, di «superuomini». E così nella Prefazione di Zarathustra [Zarathustras Vorrede ], Nietzsche illustrava l'ideale dell' «Obermensch», il "superuomo" (o per dire meglio l'"oltreuomo"),◄0 idea fondamentale in questa parte del libro, cioè di un "tipo" di uomo che si sarebbe sciolto dai vincoli della morale e della tradizione e sarebbe arrivato alla piena consapevolezza di sé, superando i limiti che lo costringevano in una esistenza inautentica, in una riappropriazione totale delle possibilità del suo corpo e del suo spirito (il ritorno al «senso della terra» contro il disprezzo per essa propagandato da religioni ascetiche e filosofie metafisiche): Ecco, io vi insegno il superuomo! Il superuomo è il senso della terra. Dica la vostra volontà: sia il superuomo il senso della terra! Vi scongiuro, fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovrumanesperan.ze! ◄ 1 renti: ma mi è sempre di far cosa migliore, quando imparavo a meglio gioire» (ivi, p. 104), perché «imparare a meglio gioire è per noi il modo migliore di disimparare a far male agli altri e a escogitare cose che fanno male». «Io però sono un donatore: volentieri io dono, come amico agli amici. Gli estranei e i poveri colgano da sé il frutto del mio albero: ciò fa meno vergogna» (ivi, p. 105), perché «[ ... ) ogni grande amore è superiore a tutta la propria compassione: infatti esso vuol ancora-creare ciò che ama!» (ivi, p. 107). 39. Lettera di Nietzsche a Peter Gast del 3 agosto 1883, in F.N., Epistolario 18651900, p. 198. 40. L' abuso dei termini "superuomo" e "superman" neUa cultura contemporanea consiglia l'utilizzo del più specifico e meno ambiguo "oltreuomo", dato che il tedesco iiber ha sia il significato di "sopra" che quello di "oltre". Gianni Vattimo ha proposto quest'ultima traduzione, adottata poi da molti interpreti nietzschiani, «per marcare la differenza tra qut>sta umanità sognata da Nietzsche e l'uomo della tradizione precedente; I' oltreuomo non è un potenziamento dcli' umanità del passato» (G. Vattimo,Introduzione a Nietzsche, RomaBari 1985, p. 71, n. 5). 41. F.N.• Così parlò Zarathustra, ed. 1991 11, p. 6 [Za. I, Prefazione di Zarathustra, 3).
190
Nietzsche
Mentre l'uomo era ancora un progetto incompiuto, un difficile e problematico passaggio verso una nuova umanità: L'uomo è un cavo teso tra la bestia e il superuomo, - un cavo al di sopra di un abisso. Un passaggio periglioso, un periglioso essere in cammino, un periglioso guardarsi indietro e un periglioso rabbrividire e fermarsi. La grandezza dell'uomo è di essere un ponte e non uno scopo, nell'uomo si può amare che egli sia una transizione e un tramonto. Io amo coloro che non sanno vivere se non tramontando, poiché essi sono una transizione.42
Ma tanto più importante e urgente era compiere questo passo e questo sacrificio in quanto l'umanità si stava impoverendo: Guaì! Si avvicinano i tempi in cui l'uomo non scaglierà più la freccia anelante al di là dell'uomo, e la corda del suo arco avrà disiniparato a vibrare!43
E questo impoverimento era rappresentato dall'avvento dell' opposto del superuomo, !'«uomo più spregevole», «l'ultimo uomo», l'uomo senza aneliti spirituali, legato solo a piccoli e meschini appagamenti quotidiani: "Che cos'è amore?È creazione? È anclito?È stella?"-cosìdomanda l'ultimo uomo, e strizza l'occlùo. La terra allora sarà diventata piccola e su di essa saltellerà l'ultimo uomo, quegli che tutto rinipiccolisce. La sua genia è indistruttibile, come la pulce di terra; l'ultimo uomo campa più a lungo di tutti. "Noi abbiamo inventato la felicità" - dicono gli ultimi uomini e strizzano I' occlùo.44
L '«Obermensch» era in realtà un nodo in cui venivano a intrecciarsi diversi concetti fondamentali del pensiero nietzschiano maturo: la visione dionisiaca della vita, la consapevolezza della morte di Dio e degli dèi («Morti sono tutti gli dèi: ora vogliamo che il superuomo viva»),4~ l'accettazione dell'eterno ritorno, l'emancipazione dalla morale cristiana, il porsi come volontà di potenza e in fondo la stessa interpretazione prospettica della realtà. Questo ideale sovrumano non poteva però essere identificato 42. F.N., Cosìparlò Zarathustra, ed. 1991JS ,p. 8 [Za, I, Prefazio,ui di Zarathustra, 4). 43. Ivi, p. 11 [Za, I, Prefarionedi Zarathustra, 5]. 44. lòidem. 45. F.N., Cosìparlò Zarathustra, ed. 1991 li, p. 93 (Za I, Della virtù che dona, 3).
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con Zarathustra, figura complessa, ma spesso anche ambigua e contraddittoria (come, per motivi analoghi, non poteva impersonarlo lo stesso Nietzsche), che ne poteva rappresentare solo il profeta e il precursore. Difatti la configurazione del superuomo non raggiunse mai una piena definizione (nello stesso Zarathustra fu menzionato sempre più raramente) e si trasformò presto in quella del fanciullo che nel suo gioco cosmico, fatto di sperimentazione e di creazione, apriva il mondo a una pluralità di valori in perpetuo conflitto e movimento, ma tutti intrinsecamente vitali. D'altra parte la formulazione poetica e visionaria che Nietzsche ne diede nello Zarathustra non mancò di suscitare presto un fiume di equivoci interpretativi di ogni genere, cosa di cui si accorse lo stesso autore - che li denunciò espressamente in Ecce homo - 46 senza riuscire però ad arginarli; anzi, essi si rafforzarono e dilagarono nella cultura del secolo successivo facendo di Nietzsche un vero e proprio "profeta del superuomo", inteso di volta in volta con toni estetizzanti o evoluzionistici47 o mistici o semplicemente elitari, ma a volte anche violenti e aggressivi. Eppure, per sfatare queste improprie deduzioni, sarebbe bastato prendere in esame quel frammento in cui Nietzsche si chiedeva: Quali uomini si riveleranno allora i piùfortt? I più moderati, quelli che non hanno bisogno di principi di fede estremi, quelli che non solo ammettono, ma anche amano una buona parte di caso, di assurdità, quelli che sanno 46. «La parola "superuomo", che designa un tipo ben riuscito al massimo grado, in contrapposizione all'uomo "moderno", all'uomo "buono", ai cristiani e ad altri nichilisti ( ...) è stata intesa quasi ovunque, con totale innocenza, nel senso proprio di que.sti stessi valori il cui opposto si è manifestato nella figura di Zarathustra. cioè come tipo "idealistico" di una specie superiore di uomo, mezzo "santo", mezzo "genio" ... Altri dotti bestioni mi hanno sospettato per questo di darwinismo; hanno perfino ritrovato segni di quel "culto degli eroi", da me cosi duramente respinto», (F.N. Ecce homo, pp. 40-41 [EH, Perché scrivo libri cosi' buoni, I]). A ciò si può aggiungere un passo della lettera di Nietzsche a Franz Overbeck del 24 marzo 1887, nella quale tra l'altro diceva: «Zarathustra, "l'uomo divino", ha affascinato gli antisemiti; e c'è persino una sua particolare interpretazione antisemita che mi ha fatto molto ridere»; cfr. Nietzsche e gli ebrei, p. 253. 47. La differenza tra la sua concezione e quella darwiniana era stata espressa più volte da Nietzsche in modo molto reciso: «Quale tipo subentrerà in futuro all'umanità? Ma questa non è altro che ideologia dar\vin.istica. Come se dawero una specie avesse mai soppiantato un'altra! Ciò che mi interessa è il problema della gerarchia all'interno della specie uomo. Io non credo ali' avanzamento di questa specie nel suo complesso; il mio problema èquello della gerarchia tra i tipi umani, che ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Io distinguo tra un tipo di vita ascendente e un altro di decadenza. di decomposizione, di debolezza»; FN .,Frammenti postwni (1888-1889), in id.,Ecce homo, p. 388 (FP, Primavera 1888, 15 (120)).
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pensare, riguardo all'uomo, con una notevole riduzione del suo valore, senza diventare perciò piccoli e deboli: i più ricchi di salute, quelli che sono all'altezza della maggior parte delle disgrazie - gli uomini che sono sicuri della loro potenza e che rappresentano con consapevole orgoglio la forza raggiunta dall'uomo. 4s
In realtà il messaggio dei Discorsi di Zarathustra [Die Reden Zarathustras] era molto più complesso e diversificato, diretto contemporaneamente verso una pluralità di obiettivi. Esso aveva la sua base nella critica della morale religiosa e metafisica, vista come ascetica dispregiatrice del corpo («Vi è più ragione nel tuo corpo che nella tua miglior saggezza»),49 ma era pure diretto contro ogni forma di massificazione e di appiattimento politico e sociale («[...) lo Stato mente in tutte le lingue del bene e del male; e qualunque cosa dica, mente - e tutto quanto possiede, l'ha rubato»), 50 contro la frenetica ricerca di ricchezza e di potenza («Tutti quanti vogliono giungere al trono: la loro demenza è credere che sul trono segga la felicità! Spesso è il fango che siede sul trono - e spesso anche il trono siede sul fango»)/1 e, ancora, contro lo spaccio di falsi valori: Il commediante ha spirito, ma poca coscienza dello spirito. Egli crede sempre a ciò con cui gli riesce di suscitare la fede più intensa - la fede in se stesso! Domani avrà una nuova fede e domani l'altro un'altra ancora più nuova. Simile al popolo, egli ha rapidi sensi, e umori mutevoli.S2
Ma Zarathustra metteva in discussione anche i migliori sentimenti, considerandoli una mistificazione di pulsioni assai meno nobili, come l'amore per il prossimo [Nèichstenliebe] («Voi fuggite verso il prossimo fuggendo voi stessi, e di ciò vorreste fare una virtù: ma io leggo dentro il vostro "disinteresse"»)53 e il senso di giustizia («Ma come potrei voler essere radi48. Si tratta di un brano, il n. 15, del Frammento di Lenz~heide, datato da Nie=he al I 8 giugno I 887, importante taccuino poi riutilizzato variamente dagli editori della Volontà di potenza, cfr. F.N., Frammenti postumi (1886-1887) (FP,Estate 1886-Autunno 1887, 5 [71]), inF.N., Genealogia della morale e Scelta di.frammenti postumi (1886-1887), Milano 1979, p. 168 e Id., ll nichilismo europeo. Frammento di Lenzerheide, a cura di G. Campioni, Milano 2006, pp. 19-20. 49. F.N., Cosìparlò Zarathustra, ed. 199!11, p. 35 [Za I, Dei dùpregiatori del co,po]. 50. Ivi, p. 54 [ZaI, Del nuovo idolo]. 51. Ivi, p. 56. 52. Ivi, p. 58 [Za I, Delle mosche del mercato]. 53. E ancora: «il vostro amore per il prossimo è il vostro canivo amore per voi stessi», ivi,p. 70 [ZaI, Dell'amoredelprossimo].
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cahnente giusto! Come potrei dare a ciascuno il suo! Di ciò possa io accontentarmi: a ciascuno io do il mio»). $4 Una complessità tematica impossibile da riassumere in semplici formule, aspetto di cui però Nietzsche aveva avvertito i suoi lettori: Io vi dico: bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante. Io vi dico: voi avete ancora caos in voi. ss
Il secondo Zarathustra Dal 18 giugno Nietzsche si era trasferito a Sils-Maria con tutto il suo corposo bagaglio (104 Kg. di libri) per il suo soggiorno estivo che durò fino al 5 settembre del 1883. Qui si trovava bene presso la famiglia Durisch che, gestendo un'attività commerciale, poteva anche provvederlo dei generi di prima necessità per la vita di tutti i giorni (ma riceveva anche dei rifornimenti da Naumburg e da Basilea) e andava a pranzo negli alberghi locali, e dove veniva ormai riconosciuto e accolto con premure amichevoli («La gente è così gentile con me e si rallegra del mio ritorno, soprattutto la piccola Adrienne»),u fino a dipingere di verde le pareti della sua stanza per non affaticare i suoi occhi. Arrivò a immaginare di andare ad abitare in una baita in un luogo suggestivo dei dintorni: «Voaei avere tanto denaro da potermi costruire qui una specie di ideale canile: voglio dire una casa di legno con due stanze; e precisamente sopra una penisoletta che si protende nel lago di Sils»Y Durante le vacanze si gettò a scrivere la seconda parte [Zweiter TheilJ dello Zarathustra, che fu redatta in poco tempo e con grande tensione spirituale ([... ] un giorno morirò per una siffatta esplosione ed espansione di sentimenti: che il diavolo mi porti!»). ss Tra i molti terni trattati in questa 54. Ivi, p. 80 [Za I, Del morso della vipera]. 55. È il passo famoso: «Ich sage euch: man muss noch Chaos in sich haben. um einen tanzenden Stero gebl!ren zu k