I Profeti 8826301514, 9788826301518

La parola profeti­ca ci è indispensabile perché ci aiuta a identificare il progetto di salvezza che Dio ha seminato nel

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I Profeti
 8826301514, 9788826301518

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i Profeti traduzione e commento di L. Alonso Schokel e J. L. Sicre Diaz edizione italiana a cura di Gianfranco Ravasi

boria

titolo originale

Profetas: I Isaias - ]eremias - II Ezequiel - Doce Profetas menores Daniel - Baruc - Carta de ]eremias © Ediciones Cristiandad

-

M adrid

© Edizioni Boria (S.I.L. - s.r.l.) Via delle Fornaci 50 - 00165 Roma traduzione italiana: Teodora Tosatti (introduzione generale, testo e commento di Isaia I, il testo biblico di tutti gli altri profeti) Piero Brugnoli (le introduzioni ai singoli profeti, tutti i commenti, gli indici)

ISBN 88-26.3-0151-4

Piano generale dell'ope·ra

Pag.

Presentazione

7

Sigle d�lle collezioni e riviste

))

lO

·Prologo: senso e uso del commentario

))

La parola profeti ca

»

13 16

L'indagine sui profeti nel nostro secolo

»

29

»

97

»

101

))

155 189 225 241 271 278

ISAIA Introduzione generale

l Isaia Libro deli 'Emanuele Oracoli contro le nazioni Esca tolog ia Oracoli vari Escatologia del II Isaia Sezione storica

>>

»

» »

))

Il Isaia

»

111 Isaia

»

293 385

GEREMIA Introduzione generale Primi oracoli Racconti biografici di Geremia Oracoli di restaurazione Racconti biografici Oracoli contro le nazioni

»

» »

)) »

»

453 479 613 629 659 700

EZECHIELE Introduzione generale Vocazione Prima attività del profeta/l Il tempio profanato Prima attività del profeta/2 Oracoli contro le nazioni Seconda attività del profeta Oracoli contro Gog Nuovo tempio e nuova terra

)) »

»

)) »

)) » »

»

749 765 775 791 807 875 9 08 932 942

l DODICI PROFETI MINORI Osea

Pag.

Gioele

971

»

1 047

Amos

))

1079

Abdia

))

1 1 31 1 1 45

Giona

))

Michea

»

1 175

Naum

»

1 223

Abacuc

»

1243

Sofonia

»

1265

Aggeo

»

1289

Zaccaria 1·8

))

1303

Zaccaria 9-14

))

1345

Malachia

»

1379



)) )) ))

140 1 1412 1 462 149 1

)) ))

1505 1 508

Introduzione Testo e commento

)) ))

1543 1543

Indice degli autori

»

1 552

Indice dei temi teologici

))

1557

Indice dei temi letterari

))

1 563

DANIELE Introduzione Narrazioni su Daniele Visioni di Daniele Aggiunte greche

BARUC Introduzione Testo e commento

LEn"ERA DI GEREMIA

PRESENTAZIONE « Ecco verranno giorni - dice il Signore Dio - in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane, né sete di acqua ma di ascoltare le parole del Signore. Allora andranno errando da un mare all'altro e vagheranno da nord a est per cercare la parola del Signore . . .». Il celebre oracolo di Amos (8, 1 1-12), il profeta allevatore di matzdrie, potrebbe essere la sigla di un desi­ derio sempre più diffuso che questo volume intende soddisfare. La parola profeti­ ca ci è indispensabile ferché ci aiuta a identificare il progetto di salvezza che Dio ha seminato ne terreno opaco della storia, ci permette di spezzare l'in­ volucro spesso oscuro, assurdo e striato di sangue della nostra vicenda umana per trovare un senso e una meta ai nostri anni. Senza la profezia la storia resterebbe una nomenclatura di eventi e non la storia della salvezza. Un antico inno sumerico al dio Enlil si esprimeva così: « Enlil, le tue molte perfezioni fanno restare attoniti; la loro natura segreta è come matassa arruffata che nessuno sa dipanare, è arruffio di fili di cui non si vede il bandolo >>. La divinità è, quindi, vista come un gorgo incomprensibile ed inaccessibile la· cui cifra è solo l'ignoto e resiste ad ogni tentativo di soluzione. La profezia biblica nella sua struttura profonda è, invece, la testimonianza di una scelta di Dio, quella di essere presente nella storia, di divenire per certi aspetti com­ prensibile, di intessere un dialogo con la sua creatura facendo sì che infinito e finito si abbraccino. Questa splendida opera esegetica vuole idealmente imbandire la mensa· per chi >. Ecco ora davanti a noi questo volume. Il suo perfetto equilibrio, la sor­ prendente ricchezza delle informazioni, la calibratura tra originalità e clas­ sicità nel commento rendono l'opera ittdispensabile non solo nelle scuole ac­ cademiche di teologia come le facoltà, i seminari, gli studentati religiosi ma anche per gli operatori pastorali che seguono o guidano corsi biblici o vogliono aggiornarsi su un tema così decisivo, n1entre la lettura integrale offre anche al biblista di professione una precisa puntualizzazione dell'esegesi profetica. Vogliamo quindi pienamente sottoscrivere le annotazioni del «prologo )) sul •





.





9

Presentazione

«senso· e l 'uso del commèntario»: >) , gui-

Prologo

14

dando così il lettore a un ampliamento di dati e risparmiando ripe­ tizioni ; b) si indicano opere che consideriamo fondamentali o molto utili, sia per lavoro filologico (p.e. Cook per Ezechiele), sia per si­ . gnificato teologico (p.e. Bonnard per il II Isaia). Tale bibliografia scelta aspira a scaricare il testo da discussioni su opi­ nioni e ipotesi diverse. La bibliografia è stata preparata da J. L. Sicre con la collaborazione di L. Alonso Schokel. 4. Ogni pericope è accompagnata da alcune note di critica testua­ le; particolarmente ampie sono quelle a Ezechiele, preparate da E. Zurro. 5. Il libro comincia con due a1npi saggi : uno teolo(�ico, sulla pa­ rola profetica ; l'altro espositivo, con un'ampia rassegna della ricerca sui profeti negli ultimi cento anni (quest'ultitno preparato da Santiago Bret6n). Costituisce un'ampia introduzione d'insietnc alla letteratura profeti ca. 6. Il libro si conclude con due indici : degli autori citati e dei temi letterari e teologici. Oltre ai restanti collaboratori, vi ha prestato il suo aiuto J. M. Abrego. Non si aggiunge un indice delle citazioni bibliche perché risulterebbe smisurato e non maneggevole. Rispetto ad altri precedenti commentari ai Profeti, il presente si può distinguere : a) per il suo maggiore rispetto e attenzione al testo de­ finitivo, dinanzi alla preferenza per ipotesi genetiche ; b) per l' abbon­ danza di analisi letterarie, specialmente di strutture, si m boli, musica­ lità e tecniche di sviluppo ; c) per l'abbondanza e densità delle analisi teologiche ; d) per la sua struttura letteraria, soprattutto nel cotnmcnto di unità o blocchi. In questo modo il libro risulta un'opera nuova, che utilizza mate­ riali precedenti o ad essi si ispira. Ed è un commentario completo, per­ ché comprende tutti i profeti, incluse le derivazioni posteriori {Da­ niele e Baruc); discute i vari problemi di introduzione, testo, gram­ tnatica e lessico, composizione e forme letterarie; propone il signi� ficato unitario e parziale dei testi.

Uso del libro. Era nostro intento scrivere un commentario atto allo studio o alla lettura a seconda dei casi, redatto in stile conciso, acces­ sibile a un pubblico colto senza defraudare gli specialisti. In altre parole, un comn1entario per specialisti in buona parte accessibile a ;e.. .... un pubblico non specializzato. Ciò ha richiesto una tecnica di elaborazione che può orientare la tec­ nica di lettura e di uso. Nelle introduzioni si fa economia di tecni­ cismi. Alcune volte si comincia dallo studio di un blocco letterario, per esempio ). Suona come un paradosso, in bilico fra verità e falsità. Se leggiamo il primo capitolo del Genesi, al principio ci fu l'azione per mezzo della parola. « Dalla parola del Signore furono fatti i cieli •, recita il salmo 33. E gli fa eco il Siracide: ), lo interpellava e « mediante lei tutto fu fatto >>. Pensiamo a due maniere umane di realizzare le cose : wta con l'azione e l'altra con la parola. Col lavoro artigianale personale, oppure facendo fare, cioè dando ordini e istruzioni, suscitando o suggerendo. Questo è realizzare qualcosa per mezzo delle parole, non soltanto nell'ordine giuridico o convenzionale. L'inizio del Genesi ci presenta Dio sotto entran1bi gli aspetti senza eludere né dissimulare la tensione fra le due immagini. Dio è l'ar­ tigiano che riempie con la sua attività una settimana di lavoro ; Dio è il sovrano che dà ordini e viene ubbidito. La sua parola è un nlanda­ to cui non resistono né il caos né il nulla: « Esista la luce; c la luce

17

Debolezza della parola

fu ))� Al principio fu l'azione · per mezzo della parola ; al principio fu la parola risolta in azione efficace. Così avvenne nella creazione; che succede, nella storia ? Una volta creato l'uomo libero, Dio > non per significare q ualcosa di privato e riservato, ma perché la parola risuoni e giunga alle orecchie di tutti i presenti. A giudicare dalla testimonianza di Ezechiele (Ez 33, 31), la declamazione era un impegno artistico. Pure in assenza di informazioni precise, da alcune allusioni

La

parola profetica

22

sparse possiamo supporre che, salvo alcuni oracoli destinati a una re­ citazione unica (ad esempio quello rivolto da N atan a Davide, da Ge­ remia a loiakìm ecc.), gli altri sarebbero stati declamati in pubblico ripetute volte, dal profeta o dai suoi discepoli, in diversi luoghi e oc­ casioni. Nel libro dei proverbi l'Assennatezza parla di se stessa in ter­ mini profetici, e così descrive il suo agire: > che conduce la sposa allo sposo. 8. Il

nostro commentario

Quanto detto ci prepara e invita a descrivere sommariamente il no­ stro commentario : 1. Testo. Seguiamo normalmente il testo n1asoretico; quando ce ne stacchiamo, salvo in casi ovvi, lo indichiamo in nota critica tra­ slittcrando l'ebraico. 2. Spiegazione fi lologica Tutto il lentissimo e minuzioso lavoro di spiegazione defl a grammatica e del lessico è stato scaricato sulla traduzione ; vale a dire, nel1a nostra traduzione si cristallizza il tenace itnpegno filologico, alleggerendo così il lettore. Fondamentale e pern1anente è il lavoro indicato. Sarebbe stato molto interessante e attraente per noi presentare esplicitatncntc tutto il lavoro già rea1izzato; non abbiatno però voluto offrire un comtnentario troppo tecnico, c solo occasionahnente discutiamo alcuni p assi più difficili. Nella bibliografia scelta includiamo sempre qualche con1mentario che si distingua per impegno filologico. 3. Informazione su dati antichi. Gran parte di questa informazione si trova organizzata ed esposta con chiarezza di dati in diverse enci­ clopedie bibliche (Interpreter's, Garriga, Haag, ecc.). Abbian1o rac­ colto ed esposto brevemente quanto ci sembrava necessario alla com­ prensione dei testi. Quanto alrinfortnazione circa teorie, opinioni e congetture, l'in­ troduzione generale e quelle particolari offrono riunito il materiale più importante o che più ha influito sulla nostra comprensione ed espo­ sizione. 4. Genesi dei testi. Mentre riconosciamo l'importanza del conosce­ re gli antecedenti c gli stadi di un testo, dobbiatno confessare il no­ stro scetticismo circa tante ricostruzioni ipotetiche. Non imputiamo la loro fragilità a cause accidentali, come incompetenza o trascura.

La parola profetica

28

tezza dello specialista, tna alla situazione reale dei testi e alla mancama di dati sufficientetnente probabili per realizzare la ricostruzione. Solo accettando a priori un modello genetico, che possian1o chiamare di sedimentazione, acquistano valore indizi . in sé deboli e perfino insi­ gnificanti. Basandosi su dei presupposti, più che su dati sufficiente­ mente probabili, le ricostruzioni diventano di fatto costruzioni e proliferano. Nell'insieme abbiamo una certa sfiducia in sitnili ipo­ tesi, e confidian1o maggiormente nel testo trasmesso. E cerchian1o di non assun1ere atteggian1enti dogtnatici. 5. Analisi letteraria. Data l'importanza del mezzo letterario (co­ me abbiamo esposto), e la poca attenzione che si è soliti dedicargli, su questo terreno siamo stati più generosi. Prima di tutto, quanto alla traduzione, che incorpora già i risultati dell'analisi stilistica de­ gli originali (come abbiamo esposto nel nostro libro La traduccion blblica : lingulstica y estiUstica, Ediciones Cristiandad, Madrid, 1977). In secondo luogo, il commentario dedica un certo spazio alla compo­ sizione dei testi, n1cno a inunagini e simboli, e non trascura altri procedimenti stilistici fra i quali pone a volte in risalto la musicalità. 6. Così giungiamo al messaggio. Comprendere ed esporre il messag­ gio religioso e il significato teologico dei testi profetici è il compito originario di questo commentario. Se dovessimo caratterizzarlo con d�e aggettivi lo chian1crctnn1o : egiziana. C'è il p ericolo di itnpoverire il contenuto dell'i­ deale messianico, riducendolo a un ideale politico inquadrato nel fu­ turo. Il termine « profctico », applicato alla letteratura egiziana, ri­ sulta equivoco. Quanti in essa parlano, semplicemente non sono pro­ feti. Siatno di fronte a saggi che amministrano una sap i enza segreta che pern1ette loro di penetrare il futuro, ma incapaci di staccarsi dal­ l' ambito temporale. Erano servi tori di sentimenti nazionali o di piani politici defmiti 1 1 . b ) Mesopotamia Il nome di « profezia » riveste qui un s ignifi cato molto particolare : nel­ la letteratura accadica viene chian1ata profezia una serie di testi, cer­ tanlente poco nutnerosi, che descrivono regni di tnonarchi anonimi, presentati sotto forma di predizioni. Tali regni vengono qualificati come « tempi buoni >> o « tetupi cattivi )) 1 2 • I profeti di questi testi, i mahhu, quand'anche fossero realmente estatici, sono figure poco chiare per la ricerca, che con1incia a sollevare dubbi sul loro nome e ti po di servizio 1 3 . c) Mari Ampia bibliografia viene qui fornita dallo studio di Ellermeier 14, che presenta anche tutto il materiale comparativo, con traduzione, analisi e con1mento. 8

Lanczkowski, op. cit., 8. Sellin, op. cit. , 237. l 0 Holscher, Propheten, 140. 11 Bonnet, Reallexikon, 609. 1 2 Grayson-Latnbcrt, Akkadiau, 9. 13 N o tschcr, BZ (1966) 173ss. 1 4 Ellermeier, op. cit. Si tenga · conto anche della discussione Westennann­ Ellermeier, op. cif. , 1 87-2 1 9, e dello studio di Noort, UntersttchutJgen. 9

Indagine sui problemi del nostro secolo

32

I ricercatori concordano che i parallelismi fra Mari e la profezia del­ l' AT sono molto più stretti di quelli esaminati in precedenza 15 • Cin­

que testi del 1700 a.C. parlano di una rivelazione divina di carattere profetico fatta al re di Mari, che ha innegabili punti di contatto con la profezia israelitica, tanto da indurre Noth a riconoscere in Mari il genuino anello di una catena lunga mille anni che si riannoda ai profeti di Israele 1 6 • Non manca tuttavia il ricercatore sfiduciato che si domanda con scetticismo se sia esatta la lettura dei testi 17 . Dobbiamo abituarci a questo sconcertante andirivieni di dubbi, silenzi, taglienti opinioni a favore o contro, perché così è intessuta la storia della ricerca. Abbiamo appena parlato di contatti > fra Mari c Israele. Dove sono i parallelistni ? In entrambe le « profezie » : - prima d i tutto s i tratta di uomini (non di messaggeri celesti) ; - con la coscienza di aver ricevuto una missione : sono uom1n1 Inviati ; - che portano un'ambasciata al re : messaggio orale; - che trasmettono il messaggio in momenti di crisi. Approfondendo ancor più l'essenza della > di Mari 18, regi� striamo altre son1iglianze interessanti : l' ambasciata di Mari fa appello alla persona perché si mantenga fedele alla divinità. Né si tratta di una fedeltà semplicemente cultuale. Non basterebbe, per esempio, la presentazione dell'offerta. Essa abbraccia tutti gli atnbiti della vita. Dio esige che il re ponga . nelle sue mani onnipotenti tutto il proprio destino, in cambio della perenne protezione divina. La differenza radicale fra Mari e Israele va scoperta anche nel con­ �enuto, nell'enorme distanza fra quanto annunciato dai profeti israeliti e i proclami dei n1essaggeri di Mari. Per Westermann l'annuncio pro­ fetico incondizionato del giudizio indica un tratto ineguagliabile 19. Precisiamo ancor più le differenze. Alcune di esse crescono sugli stessi punti di contatto : i profeti israeliti non soltanto interpellano il re, ma tutto il popolo viene chiamato in causa. Il profeta dell' AT non si rassegna a ciò che può ottenere di esteriore : esige la trasformazione interna. Non calcola il numero d'agnelli immolati, ma reclama con urgenza la sensibilità davanti al derelitto, le relazioni mutue di rispetto e lealtà. Non vi è in Mari una preponderantc preoccupazione di fon1 5 Notschcr, op. cit., 178 ; Westermann, Mari-Briefe, 172s ; Scherer, Utzpersonlich, 3, nota 5. 1 6 Noth, Gesch ich te , 237s ; 242s. Per i testi con relativa traduzione, cfr. Eller­ meier, op. cit. 17 N otsche r op . cit., 185. 18 Lo fa Ellermeier, op. cit. 161-164. 19 Westermann, op. cit., 1 88. Quanto alle dilf�tenze, cfr, Notsçher, op. cit., l85ss ; Ramlot, op. ci t., 895s. ,

,

Culture circonvicine

33

dare eticamente le esortazioni degli dèi. Sono critiche impotenti a rinnovare le radici imputridite della società, esplosioni alla superficie. Gli attacchi del profeta israelita, invece, scuotono il popolo intero, dirigenti in testa. Non gridano davanti a peccatucci più o meno ba­ nali, pongono tutto l'uomo a confronto con tutta la realtà del suo peccato e della cronica degenerazione che minaccia tutto il suo destino. Il profeta di Israele sa di giocarsi la vita con la denuncia. Non si at­ tende che il sovrano gli conceda udienza, né avvolge nella bambagia la tagliente parola di Dio. Quanto a Mari poté essere un fenomeno episodico, provoca invece in Israele un'i mpon en te corrente profetica di tnolti secoli, con esigenze dottrinali perenni, acuto grido che chi ede conversione e anima alla speranza. E questo in nome di un unico Dio sovrano, senza cedere di un palmo al politeismo. Quanto alla forma, si noti un'itnportante differenza : l'assenza in Ma­ ri di ogni azione simbolica. Se va rispettata l'avvertenza di Ellermeier, di non qual ificare la pro­ fezia di Mari come semplice profezia cultuale o corti gi ana 2 0 , l' affan­ no convulso di chiarire a ogni costo l'origine del movimento profe­ ti co israclitico non deve appianare le differenze. d) Canaan Rimandiamo a due articoli : quello di Lindblom, attuale difensore della teoria 2 1 , e quello di Condamin 2 2 . Ramlot osserva come, riguardo alla civilizzazione cananea e al suo profetistno estatico, la Bibbia stessa ci istruisca più di altri testi attual­ m en te a nostra disposizione. Non con1mettian1o l e rrore di spiegare il megli o conosciuto part en do da ciò che è conosciuto di meno 2 3 • Ch iude la rassegna delle culture circonvicine con oss ervaz ioh i genera­ li : l'enorme potenziale di ricerca adoperato nella chiarificazione de..; gli inizi del profetismo biblico ha riportato scarsi benefici. 11 materiale di storia delle religioni è frammentario e non spiega il fenotneno pro­ fctico totale 24, né otterrà di m.ctterlo in chiaro con l ' entrare al ser­ vizio di concezioni profetiche tanto d iverge nt i Secondo alcuni, l'im­ portante nella profezia è il rapimento estatico ; altri insistono sulla predizione del futuro. Lanczkowski la intende come un habitus, di un tipo molto particolare, di annuncio religi os o ; N otscher gli obietta che una sitnile defmizione è il calderone in cui r ientra tutto, dall' am­ bito semplicemente teologico a quello sapienziale 25• Da parte loro gli '

.

2 0 Ellermeier;- op. cit. , 164. 21 Lindblom , BZAW (1958) 89-104. 22 Condamin, Prophétisme, 388-391 . 23 Ramlot, op. cit 904. u Scherer, op. ci t., 1 . 2 5 Holscher, op. cit. , 129ss ; Lanczkowski, .,

op. cit.,

8 ; Notscher, op. cit., 163.

Indagine sui problemi del nostro secolo

34

egittologi non si mettono d'accordo sulla denominazione dei testi « profetici >> ; L'Handbuch der Orientalistik evita l'espressione « lettera­ tura profetica )) per l'Egitto 2&. C'è chi nega qualunque influsso da parte di altre culture, preferendo mantenere nelle tenebre le prime epoche profetichc di Israele. È una guerra generale, con argomenti e concezioni non sempre fondati sui testi biblici ma importati dal di fuori. 2. Comunità profetiche

Gli interrogativi posti dalle comunità profetiche del libro di Samuele (1Sm 10, 5-13; 19, 18-24) non sono più facili da risolvere : quali dati offrono le fonti bibliche sui nebiim ? Che posto occupano all'inter­ no del profetisn1o ? Qual è la loro funzione ? Che significa la loro presenza nei luoghi del culto ? La loro relazione con Samuelc ? Troppe domande, afferma A. Gonzales, per le poche piste risolutive che pos­ sediamo. Per questo tanto è stato scritto e tante interpretazioni sono state date 2 7 . Con gli elementi attualmente disponibili, il ricercatore può unicamente arrischiare risposte molto generali e ipotetiche. Seleziono alcune conclusioni di A. Gonzales : - le comunità profetiche non sono tneri gruppi amorfi e di circo­ stanza. Fonnano delle unità organiche. Samuele era in qualche modo in relazione con esse, esercitando un certo genere di direzione ; il termine nebiim, che la Bibbia applica loro, le inserisce nel feno­ meno profetico generale. I loro tratti defin itivi non possono essere ulteriormente concretati ; - il profetismo ebraico procede dall'ambiente religioso e cultuale in cui vive Israele : il parallelo con fenomeni analoghi di altre religioni chiarisce in certa misura tanto il tnodo di « profetizzare » dei nebiim, quanto le tecniche naturali per creare il rapimento estatico : n1usica, danza, grida, movimenti violenti, ecc. ;_ - Israele mutua dall'ambiente circostante questa forma di profetismo, rendendola però tipicamente sua, inquadrandola nella propria conce­ zione particolare della divinità e delle relazioni fra Dio e il n1ondo ; -:- è lo spirito di Yahvé a venire su quegli uomini, trasformandoli e· obbligandoli a profetizzare ; - anche se le vediamo in prossimità dei santuari, le comunità profe­ tiche oltrepassano le frontiere cultuali. Non basta considerare i pro�

16

.

Cfr. l'indice di Handbuch der Orientalistik l, 2, edito da B. Spuler (Leiden 1952). Il titolo « Letteratura Profetica » è stato sostituito con « Manifesti ideo­ logici e politici », cfr. p. 1 1 1 . È un'osservazione di N otscher, op. cit., 164. 2 7 Pro/etismo, 52. Esposizione del tema alle pp. 51-106.

Personalità del profeta

35

feti come specialisti del culto. Nel caso dei nebiim, « profetizzare & è un concetto tanto ampio quanto il rendere testimonianza della pre­ senza di Yahvé, della forza del suo Spirito, senza ordine né cornice stabiliti, con parole, grida, danza, ecc. ; - compaiono sulla scena con la nascita della monarchia. Samuele si vale di loro per realizzare i suoi piani (cotne i settanta anziani di Nm 11 erano a disposizione di Mosè; il (Giesebrecht). A parteWellhausen, incontriamo nuovamente il Duhm pentito della seconda epoca (com­ mento a Isaia, 1982). Questa volta egli non disprezza i fenotneni straordinari della profezia, e ne approfondisce le esperienze spirituali. Il profeta non è più un venditore di verità atemporali ; è realtà che va interpretata con l'aiuto della storia delle religioni 5 . I successori porteranno inevitabilmente l'impronta di Duhm, soprattutto Gunkel e Holscher. Con loro la prohl ematica psicologica raggiunge il culmine, impregnando tutta la concezione letteraria dei profeti 6 • Per Holscher nell'antico nebiismo ebraico è tipica la violenta convul­ sione estatica, accompagnata da altre manifestaziÒni. Così il profeta testimonia davanti a se stesso e davanti agli uditori il possesso di un messaggio divino 7 . Un esempio di analisi psicologica dell'esperienza concreta della voca­ zione è fornita da Hempel : è un'esistenza gemella alla conversione di un santo. Da una parte significa esperienza di estraneità, esclusione, distanziamento da tutto. Dall'altra, è momento di incorporazione alf"' l'istante creatore della fede. Va chiamata « vita estranea >> perché ricevuta da un altro. Il recettore umano viene separato all'interno 8

Ramlot nella sua esposizione segue di preferenza Habel. Seguiamo ora l'esposizione di Eissfeldt, Berufungsbewusstsein, 10-20. 6 Eissfeldt, Beru[ungsbewusstsein, 14s. 8 Ibid. , 1 7 ; Westermann, Grundformen, 13-21, 27. 7 G. del Olmo, op. ci t., 48 ; Siegman, False, 21 ; Eissfeldt, Beru/ungsbewusstsein, •

17.

37

Personalità del profeta

della comunità, passa dal peccato alla grazia, superando (« es tranian­ dosi ))) le proprie convinz ioni . TiEica di tale estraneità è la proiezion e verso il fuori in tutte le sue n1anifestazioni : misti ca, profetica , aposto­ l ica 8 • Haussermann intende le esperienz e profetiche con1e prodotto di av­ veni tn enti inconsci dell' an in1o. Si preoccupa dello sfondo psichico, accettando al tempo stesso che la fm al i tà psicolog ica non è l 'un ica nella profez i a . Bisogna giungere a una val u t az i on e teol og ica in acces sibile a i me todi ps icolog ici d ell ' in cons c i o . La l in ea del 1 a gen erazione passata rifiorisce negli anni sessanta con la pubb licazi on e del l ibro di Lindblom, Prophecy in Ancient Israel. Il titolo ne cela il vero i n teres se : un buon SO% dell'opera l'autore lo riserva all ' an alisi del la psicologia dell'esperienza profetica . Dopo il catalogo degli stadi psichici generali, Lindblom sfocia in una defuii­ zione descritt iva del p rofeta: è una p ersona che, cosciente di essere stata eletta e chiamata, si se�te obbligata a eseguire azioni, procla­ mare idee, che le sono state suggerite sotto forma di rivelazione d i­ vina, in uno stato mentale di ispirazione i n tensa o di esta si reale 9 • Li ndblon1 non fa che appl i car e l' clctnen to contune a ogni fenotneno pr ofetico che se gnalav a nelle pagine precedenti : la coscienza di aver libero accesso a esp eri en ze originate nel mondo divino, a informazioni su un mondo superiore, chiuse per l'uomo or dinario l O . Il profeta non è un mi stico medioevale. Se in altre occasioni Lindblon1 utilizzò le esperienze mist iche , non lo fece con l' intenzione di livcl1are, tna per gettare più luce sull ' esperienza della rivelazione dei profeti . La reli­ g ion e dei m istici è i ntrospettiva : Dio i ncontra l'uon1o nella sua es­ senza più intima. La relig ione dei profeti è una religion e estrospettiv a, reli g ione di fede : le fonti della rivelazione sono gli avvenimenti del Inon do esterno. Dio rivela se stesso nella storia, n on nei sentimenti d�ll' interiorità umana. Le visioni, le estasi, ecc. non sono esperienze mistiche ? Lindblom anticipa la difficoltà rclativizzando l 'importan za delle esperienze s traordi n ar i e. L'estasi, per es empio, è fenon1eno ac­ cidentale nella vita religiosa dei gran di profeti ; appartiene al parti­ colare tipo di chiamata. Il profeta non c on osce Dio nell'estasi, ma attraverso la storia e la tradizione. L'estasi è lo stato menta l e con cui si ricevono rivelazioni di genere d i v erso 11• Con Lindblom si estin gue l'inquadratura psicolog ica della profezia. Per Wolff è incom prensib i le che la ricerca si sia tanto affan nata a in­ dagare l'intimo del profet a . Cercava di approssimarsi all ' es senza del profeti smo ? Aveva davanti a sé, senza però sperimentarli, mezzi più

­

8

G. del Oln1o, op. cit., 22s. 9 Lindblom, Prophecy, 46.

10 11

Ibid., 32s.

Comparazione misticism. Hanno il loro parallelo extrabiblico nell'investitura del visir delle iscrizioni egiziane. Anche lì scopriamo un'udienza regale, l'investitura, la trasformazione del soggetto, il regolamento delle re­ sponsabilità e l'esortazione alla fortezza. Il profeta non è un semplice messaggero, è il luogotenente del Signore (cfr. Gn 41, 41ss). Su di un piano cultuale, visir e profeta sono i supervisori regali. Il profeta non entra nella sfera sacerdotale : si trova al di sopra di essa e al di sopra del tempio. Sarebbe piaciuto a più d'uno poter unificare le narrazioni analizza­ te sotto una stessa forma letteraria. L'impresa è itnpossibile, dato il tipo di esperienza che suppongono. Bisogna accettare la pluriformità dei racconti di vocazione 2 2 • Tutti convergono nella trasmissione di un'identica situazione teologica : affermazione dell'iniziativa divina �ella guida d'Israele, tnediante il carisma del comando o della parola. E un criterio unificatore che non impedisce la varietà delle forme nar­ rative ; si può parlare pertanto di un unico genere letterario : « racconti di vocazione )) (uniformità di situazione e significato) in varie forme di esso (pluriformità di struttura letteraria) 23. Gli elementi costitutivi dello schema di una vocazione tipica (Isaia, Geremia, Ezechiele) sono, a giudizio di G. del Olmo, i seguenti : in­ troduzione, teofania, tnissionc (dialogo), segno, conclusione. Il significato ultin1o di un racconto di vocazione è nettamente apo­ logetico : giustificare geneticamente la genuinità di una funzione ca­ rismatica 2 4 • Due note dello stesso autore sul significato teologico di queste narra­ zioni. La prima fissa l'attenzione sul leader dal di fuori : la sua voca­ zione è legata all'esistenza e costruzione diretta della comunità. È vocazione ad alios e mai un trampolino per la perfezione personale del candidato. La fedeltà alla vocazione implica una responsabilità >, tnolto ben riprodotta da GonzaJes 7 . h) Gli esponenti del profetisn1o cultuale non si adattano all' abbrac cio conciliatore tra sacerdoti e profeti. Nelle posizioni litnitc la cor­ rente sollecita fW1zioni ident iche : profeta sacerdote. Se g li eseget i anticultuali votavano per l opposizi one a ogni rito del ten1pio, questi non resistono alla tentazione di un profeta-funzionario l iturgico '

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.

1 Johnson, · Cultic V. 2 Volz, ZSysTh (1937) 65. 8

Ibid. ,

70.

Volz mitiga momentaneamente le sue espressioni : l'unità con1unità-culto è possibile quando la religione cultuale venga penetrata dallo spirito profetico. In op. cit., 81s. A pag . 82 una nuova puntata anticultuale. 5 Hertzberg, TLZ (1950) 226. . 8 Hentschke, Stellung, lss, con abbondante bibliografia a fine pagina. Non tutti gli autori citati rientrano nella corrente anticultuale. 7 Profotistno. Su di lui ci baseremo per l'esposizione della scuola. 4

Indagine sui problemi del nostro secolo

44

Come teoria, il profetismo cultuale ha degli antenati. I parenti più lontani si identificano con tutti i precedenti sforzi per concretizzare la forma del culto israelitico. Gunkel notava come sotto l'influsso profetico dei secoli VIII e VII sopravvenne in Israele uno stadio di spiritualizzazione ; sorse allora la maggioranza dei salmi. Creati in accordo con uno schema cultuale previo, non erano tuttavia destinati al culto 8 • Mowinckel accetta Gunkel correggendolo : l'ufficio dei salmi era la proclamazione cultuale. Parente più diretto del profetisn1o cultuale è la Scuola del , portata a effetto dopo l'esilio. La tesi di Jepsen, come in tanti altri casi, risulta un'affermazione che l'autore non poté mai pro­ vare 1 5 • 11

Johnson, op. cit., 62. 18 Wlirthwein, ZAW (1949-50)

14; Haldar, Associations. 14 Gunneweg, Mundliche, 89 ; con una criti ca all'atteggiamento di Mowinckel, 15 Jep �en, Nabi. Cfr. WUrthwein, ZAW (1949-50) 1 5s.

90s.

Indagine sui problemi del nostro secolo

46

Non è necessario fomentare ulteriormente la confusione del lettore con altre dimostrazioni di protesta, entusiasmo, simpatia intorno al problema cultuale. La produzione letteraria è inesauribile 1 6 . Ter­ mino, claritatis causa, raccogliendo alew1e conclusioni : - la relazione tra sacerdote e profeta è stata minuziosamente studiata negli ultimi anni in un sforzo di superamento delle posizioni estreme delle visioni parziali all'interno dell'indagine sui profeti 17 ; - la polemica dei profeti con il culto non ne implica Wl rifiuto ra­ dicale. Non denunciano il culto in se stesso, ma un determinato culto che, perdendo il suo riferimento a Dio, precipita nel vuoto Is ; - una visione equilibrata del problema obbliga a constatare i ·punti. di contatto e di conflitto, che vanno esaminati all'interno di tutta la predicazione · dei profeti 1 9 ; - la teoria del profctismo ·cultuale ha ragione quando considera il profeta incorporato nella vita religiosa del suo tetnpo ; quando inve.. stiga sull'influsso del cu1 to c dei suoi generi sul linguaggio profetico ; quando cerca di rendere più comprensibili i discorsi profetici; quando esamina il peso del culto nella letteratura · profctica ; - vi sono fonne profetiche che si spiegano bene a partire dal tenl­ pio ; altre sono invece più intelliggibili se situate « sulla porta »; un terzo gruppo non insinua la pacifica sintonia tra profeta e culto ma l'esatto contrario 2 o ; - la teoria cultuale non manca di punti deboli : l'uso generico del termine « profeta >>, l'identificazione delle funzioni del profeta e del sacerdote, l'elevazione a categoria probante di ogni contatto di un profeta con il santuario 21 ; - il profetismo cultuale è ipotesi di lavoro : chiarifica alcuni punti e ne offusca altri. Nel caso di Israele, questa ipotesi non è dimostrata. Dall'esistenza di profezie cultuali non si deduce il ministero cultuale dei profeti 2 2 ; - nel Levitico mancano la parola « nabì » c l'istituzione del presup­ posto profetismo cultuale : statuti, privilegi e onorari; - i profeti preesilici non sono specialisti del canto religioso o dei sacrifici. Al contrario di quanto avviene nell'istituzione sacerdotale, il profetismo non appare una funzione ereditaria 2 8 . ·

A. Gonzales, Pro{etismo, 33, si trovano liste di autori a· favore e contro. Si veda anche Gunneweg, op. cit., 81-1 1 8 ; Engnell, Prophets, 137-142 ; Wolff, EvT (1955) 459-462 ; Wiirthwein, ZAW (1949-1950) 10-1 6 ; Fichtner, 3RGG, V, 620s. 1 7 Pl oger, ZAW (1951 } 57. 18 Hentschke, op. cit., Gunneweg, op. cit., 1 13. 1 9 A. Gonzalez, Pro{etismo, 126 ; G wmeweg , op. cit., 1 13. 10 Wolff, EvT (1955) 460s ; Hertzberg, TLZ (1950) 219 ; Am 5, 25 ; Ger 7, 21 ss . u A. Gonzalez, Profetismo, 302ss. 12 Q uell, TLZ (1956) 403s ; Fichtner, 3RGG, 621 . aa R.amlot, op. cit., 1159s. 18 In

Profeta e

47 2. Profeta

e

re

re: politica

Venendo alle relazioni fra profeta e monarca, diciamo che nella storia israelita ci fu di tutto : tappe turbolente di guerre senza quartiere, brevi idilli in cui profeta e principe sembravano intimi amici. Tali sbandate nelle relazioni non avevano nulla di strano 24• Cazelles indaga fra l'altro sul significato dell' unzione regale. Con essa il dio nazionale rivestiva il suo eletto di forza straordinaria per salvare il popolo in tempi di disgrazia. In tal modo il re entrava nella sfera, nel governo divino. Gli dèi avevano già pronunciato il suo nom� prin1a che nascesse, le dee lo avevano allevato. Il carattere sacro della regalità si rifletteva in tutta la sitnbologia delle feste liturgiche della ascensione al trono 25. Le sue funzioni erano pr�ticamente illimitate. Aveva la respons�bilit� della guerra, era giudice e amministratore del regno, costruiva templi, controllava il rituale liturgico, pregava per il popolo e lo benediceva in nome di Dio che, a sua volta, gli forniva la grazia di stato : un binomio di virtù regali per il successo del suo governo. Israele inter­ preta tnispa# e $edaqa come i fondamenti di ogni tipo di potere �he ha la sua origine in Yahvé 26 . Le illusioni durano poco. Soltanto Davide 27 riesce a edificare una regalità intonata alle esigenze della religione yahvista. Il re diventa sen1pre più forte, mentre s'indebolisce la sua fiducia nel Signore. Pre­ vale un modello monarchico cananeo con tutte le sue conseguenze. La regalità comincia a divorare altre istituzioni, assimilandole in una specie di religione di stato ; al profeta non resta altra alternativa che la sottomissione serviie o la ribellione 2 8 • I maneggi cortigiani degli ultimi anni del Davide anziano già preannunciavano il fallin1ento. La realtà del regno non rispondeva all'ideologia 2 9 • L'antimonarchico Samuele diede inizio a un'opposizione che p rende ora corpo nei cir­ coli profetici. Non occorre scendere qui alle numerose collisioni fr� il re e il profeta ; sono sufficientemente conosciute e controllabili ne­ gli autori a o . Vincolato a quanto sopra è l'intervento dei profeti nella politica. Poter trattare il tema è merito dell'esegesi tedesca della metà del se­ colo XIX. Prima di essa i più avanzati esaminavano la fede o l'in­ credulità del re israelita e non andavano oltre, il resto era privo di 2t

Cazelles, RecSR (1971) 497-530 ; A. Gonzalez, Profetismo, 209-233. Si ten­ gano presenti le riflessioni di NOTH, esposte a pag. 31. 2 5 Cazelles, RecSR ( 1971 ) 498. se Ibid., 507. 2 7 A. Gonzales, Pro{etismo, 212. 2 8 Ibid., 166 ; 220ss. 2 9 Cazelles, RecSR (1971) 508. 80 Gottwald, Kingdoms, 53ss ; Cazelles, RecSR (1971) 508ss.

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interesse. Ora sorgono appassionate discussioni sul patriottismo pro­ fetico ; gli esegeti coniano opinioni per tutti i gusti e scoprono nella Bibbia giustificazioni per le tesi più strane 3 1 • La discussione sulla profezia biblica è stata caratterizzata da infruttuosi confronti tra di­ versi punti di vista, senza previo esame delle differenze di principio ; sempre lo stesso dialogo esegetico fra sordi 3 2 . Non è raro, per que­ sto, il fastidio generale dinanzi al problema. Per Donner 33 risulta­ va già tendenziosa la stessa impostazione delle questioni, perché fa­ voriva risposte poco concrete : co1ne si comportano fra loro profezia e poliòca ? Con quale autorità prendono posizione i profeti nella po .. li1:1ca del n:·:m ro? Qual è la cosc:enza storica che giustifica i loro atteggiamenti politici ? Come qualificare i profeti dall'angolazione po­ litica? Ecco un campionario di soluzioni : i profeti sono agenti po­ litici di una potenza straniera (Winckler) ; sono nazionalisti rappre­ sentanti di un patriottismo appassionato {P. de Lagarde) ; sono rifor­ matori sociali : il benessere del popolo è il filo conduttore di tutta l'attività profetica (Eberharter) ; sono utopisti religiosi : bisogna rinun­ ciare al potere e avere fede nel miracolo (Troeltsch, Kiichler,Weinrich) ; politicamente poco abili, molto al di sotto degli avvenimenti del loro tempo (Grcssmann) ; sono teopolitici : interpreti della legge in ogni ora del momento attuale. n regno di Dio si realizzerà nell'Israele empirico. I profeti accompagnano con la parola l'attività di Dio in questo mondo e annunciano il nuovo regno (Bu ber) ; la parola profetica vuoi farla fmita con la politica (Kraus) ; sono realisti pneumatici, perché il profeta acquista le sue conoscenze per due vie diverse : riflessione sui fatti (realismo) e percezione inesplicabile, irrazionale (pneumaticità) 34• Queste proposte racchiudono due pericoli : un uso delle citazioni bibliche fuori del contesto e un concetto impreciso di politica 35, ap­ plicato a materiali biblici molto diversi. Nell'opinione di Gottwald gli autori citati non superano le dicoto­ mie che prospettano. Perdono l'equilibrio fra utopia e prudenza, rea­ lismo e realtà, regno di Dio e regno d'Israele, ragione e fede, reli­ gione e politica 36• L'autore vuole coprire tali deficienze. Nel primo capitolo della sua opera studia i modelli basilari delle relazioni inter­ nazionali dell'antico Oriente, quale scenario in cui il futuro di Israele dovrà declamare la sua parte. Prende quindi nota degli interventi 81

Cazelles, RecSR (1971} 498. Gottwald, op. cit., 351s. 33 Donner, Israel X. 8' Esposizione di queste teorie in Elliger, ZAW (1935) 3-22 ; Kraus, Proph. Krisis 5-1 8 ; Gottwald, op. cit., 350-365 ; Ramlot, op. cit., 1050-1058. 85 Cazelles, RecSR (1971) 498 ; Donner, op. cit., XIs. 88 Gottwald, op. cit., 362.364s. 82

49

Proteta e re

politici dei profeti all'interno di ogni epoca storica. Il suo ultimo capi­ tolo contiene una t ematica varia : dati profeti ci sulle relazioni interna­ zionali, analisi di teorie moderne, la visione p ersonale dello stesso Gottwald, modelli politici dei profeti e conclusioni del lavoro 37 . Vediamo le sue riflessioni più importanti : il motore dell'esistenza profctica è la comunione con Dio. L'attività del profeta - in connes­ sione inseparabile con una chiatnata personale - ha il suo posto nella vita ordinaria del popolo. Il profeta conduce Israele verso ]a fedeltà agli impuls i del Signor e, operante nel suo popolo at traverso lo spi­ rito e la parola. Gli avvenimenti politici chiedevano al profeta un'acuta riflessione per captarvi il piano di Dio e applic arlo poi alla condotta di Israele. L'opposizione di Israele alle alleanze esterne non significa carenza di flessibilità, n1a fedeltà a quanto Dio gli rivela in questo momento. Se Geremia consiglia la resa, è perché solo così il popolo rimane aperto nel futuro a Wl nuovo grado di imitazione di vina Il profeta scopre la volontà di Dio, aggrappato tenacemente al suo Signore. Da questo centro legge, rcinterpretandole, le tradizion i yahviste. Le decisioni pol itiche non spettano al profeta, sono obbl i ghi del re. Ma è i l profeta a ricordare al sovrano che egli non può program.mare linee di governo come Wl semplice tecnico della politica. Deve lasciarsi illuminare dalle tradizioni di Israe l e ; e per questo motivo il re ha bisogno del profeta . Le misure politiche del monarca sono opportune se in armonia con le tradizioni del suo popolo, profet icament e inter­ pretat e 38• Nella sua spie gazione Gottwald prescinde dall e dicotoinie criticate in altri autori, ma ne imposta altre nuove per spi egare ressenza del profetismo 3 9 . . Tra i modelli profetici di relazioni internazionali, tre sono tradizionali (cioè non original i) : - il primo contempla Israele sotto una potenza straniera che agisce con1e strumento della collera divina. Ha radici n1olto antiche nella fede del popolo. I profeti lo usano per piegare Israele all e esigenz e del Signore . Introducono nello schema una n1odifica rivoluzionaria : anche Israele è soggetto al castigo e può cessare di esistere come po­ polo; - il secondo modello vede Israele alla testa dell'impero. Lo è stato per poco tempo e in maniera limitata. I profeti (Isaia) utilizzano il modello, per quanto non godesse di molte simpatie; .

IbiJ., cap. V, 347-392. Gottwald, op. cit., 376s. Ranùot annota, op. cit., 1054, che la concezione di Gottwald somiglia a quella di Mattuck. La bibliografia di Gottwald è ben fatta e organizzata. se Ranùot, op. cit. , 1054s.

a?

38

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50

- n1odello della sopravvivenza di Israele, distru:to ormai il resto delle nazi oni . La profe zia non lo sviluppa del tutto. E quello preferito nella tappa apocalittica 40. I modelli originali dei profeti hanno · un orientamento escatologico : - Israele, luogo di convergenza dei convertiti. Era già prefigurato dalla pratica isr aelitica del l' asilo agl i stranieri. Il Secondo Isaia e Zacca­ ria parlano di una confluenza in Israele di convertiti che abbracceranno liberamente la religione del Signore ; - Israele, socio di una confederazione internazionale, non n1eramente organizzativa ma ince ntrata sull'alleanza yahvista. A d d ineare questo n1odcllo è Isaia; era suggerito dall'antica anfìzionia ; - Israele isola sacerdotale all'interno dell'i mpero mondiale . M al grado fosse stato ridotto a provincia del l ' impero persiano, Israele si trasforma in centro r eligioso . Quattro affermazioni sintetizzano le conclusioni di Gottwald : 1) i profeti avevano una solida informazione politica ; quella pro­ pria di ogni pro fano inte l li gente ; 2) i profeti espritnono la loro preoccupazione politica mediante antiche forme letterarie israelitiche e motivi religiosi ; 3) essi non assumono atteggiamenti utopici, né in teoria né in pra­ tica. Le loro posizioni sono dctcrrninate dall ' esperienz a e dalle ci rco­ stanze. Esperienza e circostanze regolate dal peso delle tradizioni e da una profonda esperienza personale di Dio ; 4) i prof:ti considerano le istituzioni politiche come strun1enti dei pian i divini.

Rost ci ·offre la seguente evoluzione profetica dinanzi ai ·nemici esterni di Israele 4 1 : in Osea e Isaia il n etnico è l 'Ass iria ; Wl ne m ico ; non basta però che il falso profeta riformi la sua vita per risultare ipso facto un autentico profeta del Signore. E non è difficile per il ricercatore elaborare capi­ toli di accuse contro i veri profeti per supposte irregolarità nella con­ dotta : 1Re 22, 1 6 ; Ger 17, 18; 18, 21 ; 38, 14-28 ; Os 1-3 ; 4, 5, ecc. In materia di moralità sopravviene la controffensiva da parte dei ri­ cercatori dediti a un'opera assistenziale a favore del derelitto « falso » profeta, che per tanti secoli di interpretazione ha visto ingiustamente conculcata la sua reputazione di uotno onesto . . . voci rare e sempre più lontane continuano a gridarne la gravità delle colpe 66 . Kraus 56 opina che i 400 profeti di 1Re 22 sono indiscutibilmente p rofeti di Yahvé, con autorità e ispirazione riconosciuta. Ispirazione buona, anche se incon1pleta, perché nella situazione concreta è tnancato loro l'elemento essenziale del profetizzare la morte del re. Val e a dire, sarebbero profeti di mezze verità, compratori a rate incapaci di pagare l'ultima. In defmitiva, manca loro il contatto immediato con Dio. Mi domando se non è piccola la tragedia delle mezze vie, delle mezze tinte, in profeti riconosciuti di Yahvé, di un Dio il cui « sì )) è completo e fedele e che mai si perde in divagazioni. G. Quell è più audace nella difesa. La condanna di Anania (Ger 28) a falso profeta è un verdetto dettato dall'esegesi con precipitazione e semplicismo 57 . Gli appioppano, in verità, etichette sproporzionate : i dati biblici non dicono che fosse corrotto o w1a caricatura di Isaia 58, né un impostore o un empio, a giudizio di Calvino ; non bisogna però nemmeno canonizzarlo, . interpretando come un lieve errore di calcolo la sua profezia incompiuta. Mancano prove per caricare i difetti ; non ve ne sono nemmeno per il panegirico di un Anania tutto fermez­ za di spirito e uomo di fede, il profeta che sa come tappare la bocca

&4

65

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Quell, Wahre, 158. Oudenrijn, De folsis, 55.

Kraus, Proph. Krisis, 108. Quell, Wahre, 43-67. . 68 Come ls 7, Anania (Ger 28, 2-4) predica agli israeliti la piena fiducia nel Signore nel momento della tragedi a. Crede ciecamente nel « Dio è con noi t di Mie 3, 11 o ls 7, 14. Il Signore infrangerà il giogo del re di Babilonia. E come Is 7, 14 anche Anania (Ger 28, 10s) dà un segno del futuro compimento della parola divina. Cfr. Qucll, Wahre, 57-70. &7

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Indagine sui problemi del nostro secolo

a Geremia. Si tratta dello stesso peccato : diminuire l'uno per riabi­ litare l'altro. Noi che non siamo profeti e non entriamo nei misteriosi consigli di Dio ci permettiamo di insinuare che a Geremia andavano larghi i panni del profeta, che nessuno effettivamente padrone della parola del Signore avrebbe parlato come fece lui. Quell prende in mano anche la causa di altri personaggi biblici tradi­ zionalmente mal considerati dalla stampa : se il re Acaz (Is 7} deve sopportare gli immeritati attacchi dell'interpretazione, responsabile ne è la fantasia esegetica ; poiché Acaz non indebolisce la propria fiducia in Dio. Semplicemente, sa sollevare un'obiezione contro la fede che il profeta richiede, facendo appello al comandan1ento divino di non tentare il Signore tuo Dio. La sua resistenza non è cattiva ; è l' op­ posizione, perfettamente comprensibile, di un credente. Inesplicabile, per Quell, è la reazione collerica di Isaia, forse un tratto leggendario della narrazione. A Isaia, in realtà, duole che la sua autorità di pro­ feta traballi 59. Conviene riflettere, prosegue Quell, sui tratti positivi di questi falsi profeti. In momenti di crisi, essi seppero offrire a molta gente di­ sorientata Wl messaggio chiaro e solido per rin1ontare il caos spirituale in cui essa si trovava e o . Questo è l'atteggiamento di Quell, secondo la mia opinione poco equilibrato e convincente. Ha il merito di lavorare per un'imn1aginc più obiettiva della falsa profezia. Come i criteri precedenti, nemmeno il ricorso alla missione divina risulta praticabile. Di fatto, qualunque profeta poteva sostenere tran­ quillo, senza prove in contrario, di avere un messaggio legittimo per­ ché era inviato dal Signore. L'esegesi an1ante delle divisioni separava i profeti in fazioni : gli uni alla destra, i buoni, i veri. Gli altri, sul oanco dei r ep ro bi . Giusti­ ficava le sue classificazioni con principi ben noti, come questi : Profeti falsi

Profeti veri

Sono profeti « pneumatici • • estatici • cultuali • professionisti •





&9

profeti della parola » non estatici • anticultuali • carismatici , in1morali integri , annmtciatori di pace annunciatori di disgrazie le loro profezie non » le loro profezie si com, si compiono piono

Quell, Wahre, 1 76-179. Ibid., 147. Il libro di Quell è opera molto usata da altri esegeti. Ha interes­ santi paragrafi sullo spirito della menzogna nella profezia, sull'inganno e la sedu­ zione. Non tutte le sue riflessioni convincono. La difesa dei falsi profeti è a mio avviso esagerata e forza in parte i testi. 80

57

Profeta contro profeta

Dicotomie così chiare nascono da una raccolta unilaterale di dati, elaborati secondo principi molto superficiali. Non sono segni esclu­ sivi di ciascun gruppo e l'esegesi non può precisarne esattamente il contenuto. Per questo non resistono neppure alle prime ventate della critica. Grano e zizzania si confondono nell'ora della semina e per una vol­ ta gli studiosi sembrano essere d'accordo : non esiste ricerca capace di mettere in chiaro la exousia di una parola profetica dinanzi a nn' altra affermazione di segno opposto 6 1 • Tutti i criteri sfociano nell'oceano misterioso della parola rivelatrice di Dio, e l'uomo vi si perde 62 • Il giudizio definitivo su un profeta si pronuncia su un piano religioso incontrollabile 6 3 . La falsa profezia non è un problema unificato ; conseguentemente, va cercata una soluzione per ogni caso concre­ to 64. Oudenrijn non riesce a rassegnarsi 66 . Teologicamente parlando, l'udi­ tore era sempre in grado di distinguere l'oracolo vero da quello falso, e ciò senza ricorrere a criteri straordinari : miracoli, compin1ento di profezie, ecc. L'attività profetica era Wl compito normale. Doveva esservi un criterio ordinario che orientasse gli uditori. Oudenrijn lo chiama analogia }idei : se Dio non si contraddice, bastava paragonare l'oracolo in questione con altre parole della legge o di profeti pre­ cedenti per provarne I' autenticità. Lo stesso autore amntette le diffi­ coltà della sua proposta, prescindendo dal fatto che non possiamo pre­ supporre nell'uditorio dei profeti una mente esperta nelle nostre disci­ pline scolastiche. L'investigazione torna al problema della falsa profezia ; questa volta non per giudicare sanzionando frontiere, n1a per comprcnaere il pro­ bletna. Vuole scendere fino ai fondamenti della falsa profezia, ai punti centrali della controversia 66 . Crenshaw ha compendiato questi sforzi 6 7 di comprensione. Buber, Von Rad, Overholt sollevano, dalla storia concreta del popolo di Israele, la loro obiezione più seria contro lo pseudoprofetismo : esso non tiene conto della situazione storica cotnplessiva prima di formulare il suo messaggio. Il falso profeta non proclama la volontà del Signore in termini appropriati al momento storico. Annuncia i soliti dogmi, spesso falsificati, di un dio bonaccione, dio del popolo e della terra, propenso a facili misericordie 68 . Alla posizione di un Anania, in sé 81

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Von Rad, Pro[etas, 34. Quell, Wahre, 33s. A. Gonzales, Profetas, 71. Crenshaw, op. cit., 61. Oudenrijn, op. cit., 65ss. Von Rad, Profctas, 1 SO. Crenshaw, op. cit. , 1 3-22. Von Rad, Pro{etas, 161ss.

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non c'era niente da obiettare ; ma sarà la storia stessa a n1etterla in difficoltà. La descrizione del falso profeta fatta da Guber offre un suggerimento : è quel profeta che, avendo ricevuto promesse condi­ zionate, le trasforma in certezze assolute valide per ogni momento. Su di esse proietta le proprie chimere come se fossero già realtà; è un illusionista della politica 6 9 • Il profeta autentico, invece, abbandona criteri assoluti di giudizio a favore di altri, sommamente relativi. Riconosce un Dio che continua ad annunciare nuove esigenze al suo popolo nella nuova situazione della terra pro1nessa 7 ° . Sul conto della falsa profezia resta da aggim1gere l'uditorio, la vox populi, sottoposta a esatne da Labuschagne e da Crcnshaw stesso 7 1 • Nella disputa si azzuffano profeti scrittori, e profeti « popolari ». Questi possiedono un'ideologia programmatica : fiducia nella fedeltà di Dio ; soddisfazione nella religione tradizionale ; aggressività davanti ai pro­ feti che sostengono il contrario ; disperazione quando le loro speranze falliscono ; dubbi sulla giustizia di Dio ; pragmatismo storico 7 2 • Mol­ te loro esigenze si intrecciano con la tradizione israelitica. Combattono per una aspettativa religiosa, nazionale, di salvezza : �uella del Deute­ ronomio, strettatnente vincolata a una teologia dell alleanza 73• I limiti fra profeti rivali sono fluidi, insicuri 74. Li sfiora Natan, il consigliere della costruzione del ten1 pio ; Giona, il profeta imbron­ ciato per il perdono di Ninivc. Ogni profeta rimane esposto al rischio della falsa profezia. Sono all'agguato nutncrosc tentazioni di infedel­ tà : desideri di trionfo p ersonale, dipendenza dal tnonarca e la menzio­ nata teologia « popolare )> ; molti, sedotti da una religione di massa, diventano schiavi di essa, della tradizione del tempio e del messiani­ sn1o nazionale più che della arola di Dio ; esplode un malinteso in­ dividualismo, deformatore de la parola di Dio 75 e soprattutto il ter­ rore dell'impegno a favore del popolo : il falso profeta non si troverà n1ai sulla breccia per estirpare influssi contagiosi. Ha braccia e piedi di piombo ; non può e non sa intercedere p er il suo po polo peccatore. Vede venire il lupo e fugge 76.



4.

Profeta e popolo: questione sociale e intercessione

Le relazioni fra il profeta e gli uon1ini del suo popolo sono tante che non posso presentarle qui tutte 77 . Ne seleziono due tra le più im69

70 71

Citato da Crenshaw, op. cit., 17. Overholt, JAmAcRel {1967) 248. Crenshaw, op. cit. , 23.

72 Ibid., 24-36. 73 Von Rad, Pro{etas, 157s. 74 Crenshaw, op. cit. , 1 7s .

75

Jacob, TZBas (1957) 483ss ; Crenshaw 76 Scharbert, op. cit , 374. 77 Ratnlot, op. cit., 1099-11 10. .

,

op.

cit., 65-67.

59

Profeta

e

popolo

portanti. La prima è la reazione profetica dinanzi alla situazione so­ ciale. N ella seconda il profeta lotta contro Dio a favore del popolo colpevole : è l'intercessione profeti ca. a) Questione sociale Prima di definire la ftmzione dei profet i all'interno della società, Neher propone di investi gare sul tipo di società israelitica : le specificità ebrai­ che appaiono già nella nozione d'alleanza. Su di esse è stata costruita la struttura con1unitaria dell'Israele p rc esil ic o 7 8 . La realizzazione dell'alleanza è possibile soltanto grazie al levitismo. Quando il levitismo decade c l'alleanza si debil i ta, appare il profeta per ristabilire il levitismo. Il profetismo è imn1 anente in una società a stntttura l evi tica 7 9• È fattore di coesione lì dove l'alleanza cotnincia ad alterarsi. Dice ai sacerdoti che i loro pri vileg i non sono ex iure ·divino ; ai par ia e agli u m il i che le loro soffer enze non sono ex iure un1ano. Il profeta deve destituire i falsi valori introdotti nella società, impiantandone altri che sono stati allontanati , e permettendo ai più umili l'acces�o al livello storico dell'esistenza n azionale s o . L 'interv ento sociale dci profeti è un'urgente p resa di coscienza di una lacuna nella vita isracliti ca . L'accusa è grave : è sparita la base della convivenza umana. Ci sono furti, n1aledizioni, assass in i , schiavitù, spargimento di sangue i nn ocente, lusso, sfruttamento, sperpero , di­ sp o tisnlo . . . 8 1 • Il racconto delle mi serie del p o po l o dell' allean�a non è quel che ora importa ; interessa il come si è g iunti a simile caduta. Agli inizi del secolo Causse descrive le tremende perturbazioni so­ ciali che l'antico Israele deve so ffrire con l'occupazione della terra promessa. Da società organizzata collettivisti�an1cntc passa d,inlprov­ viso al tnodello degli interessi individuali. E la cri s i di solidarietà all'interno dell'antica organizzazione 82. Wa l ter aveva spi egato con calma il processo 8 3. Trasportiatnoci al momento in cui Israele si fonna come popolo, sulla base della legge mosaica. La sua economia è allora agricola ; su di essa influirono in maniera decisiva questi pritni abi­ tanti cananei. Gli israeliti ne conquistano le terre, ne imitano l'avidità. l'abilità nel commercio, le forme raffinate di vita. Nei primi tempi Israele si contenta di praticare un commercio interno, dato che le gran­ di strade rimangono sotto il controllo cananeo. Il momento favorevole giunge con Davide. Il minuscolo Stato intraprende una politica eco'8 Neher, RHPhilRel (1948-49) 36. 78 Ibid., 4 1 . 80 Ibid . , 42. 8l Walter, Propheten, 97-140. 88 Causse, Groupe, 9. 83 Walter, op. cit., 14-80. È un punto sviluppato negli autori. Con molta con.;; cisione, C haine, Introduction, 32-41 ; Lods, Prophètcs, 69 ; Von Waldow, CB Q

(1970) 182-204.

Indagine sui _problemi del nostro secolo

60

nomica in contraddizione con tutti i suoi precedenti costun1i. Fin allora i p rodotti erano serviti a coprire necessità del proprio paese ; commercio ed esportazione avevano un'importanza secondaria. Ora la monarchia trasforma lo Stato agricolo in Stato commerciale ; disloca il centro di gravità dalla catnpagna alla città 84• Davide conquisterà l'emporio di Damasco e altre posizioni vicine al n1ar Rosso, strate­ giche vie commerciali. Inizia durevoli relazioni con Iram , il re commer­ ciante della Fenicia. Anche la scelta di Gerusalemme come cap itale del regno riunisce, oltre ai vantaggi politici, impareggiabili condizioni economiche : un centro politico, culturale, religioso, che non tarda a trasformarsi in un fiorente centro di cotnmercio. Salomone non eredita soltanto un regno lanciato verso il progresso ; riceve anche condizioni invidiabili di pace esterna e di benessere. La sua è una politica commerciale : itnporta n1etalli e prodotti da altre terre, introduce misure metalliche nei pagamenti, dogane e tariffe nelle rotte carovaniere, una flotta marittima bene organizzata, granai statali di riserva. Il progresso si è in1posto. Per quanti ? Per chi ? La psicologia del contadino è mutata : non p roduce per sé o per la casa reale; ora pensa ai suoi affari. Si fanno strada altri vincoli al di sopra della famiglia e della tribù. Il compatriota, p iù che fratello, è cliente di p rodotti a gran prezzo. Di pari passo con il comn1ercio prospera un interesse di lucro smodato. Aumentano febbrilmente le esporta­ zioni n1entre ai poveri scarseggia il pane. Vi sono torbide speculazioni sulle scorte di grano e comincia la vertiginosa differenziazione delle fasce sociali. Abbondanza e miseria non si distribuiscono con ugua­ glianza : mentre pochi continuano ad accaparrare terreni fonte di lucrosi affari in cereali, agli altri non resta altra soluzione che la sven­ dita sommaria delle terre per sopravvivere in temp o di siccità. Ritnane ancora la bazza della monarchia, con la sua aristocrazia militare e corti­ giana e l'intero apparato burocratico. Le superbe costruzioni e il lusso del palazzo obbligano a stringere la vite delle imposte, così ben cal­ colata e lubrificata da non lasciar scamp o. Mancano braccia libere per costruire e lo Stato ricorre al reclutamento. Salva le importazioni di ferro e di cavalli inaugurando in Israele la vendita di schiavi 85. Il mutamento che la politica di Salomone cagiona alla vita israelitica è paragonabile all'evento dell'esilio o alla tirannia dei tempi di Antio­ co 8 6 . Ci troviamo di fronte a una ricostruzione approssimata. Come scrive Donner, bisognerebbe raggiungere nella scienza dell'AT un quadro più completo dell'amministrazione di Israele, delle classi alte, dei funzio-

et 85 ss

op. cit., 30 ; Von Waldow, op. cit., 1 96. Hempel, Ethos, 116s. Walter, op. cit., 77.

Walter,

Profeta e popolo

61

nari. Le sue conclusioni sull'ordine sociale israelitico si ispirano ai lavori di Alt 8 7 . L'economia, benché fattore in1p ortante, non fu certo l'unica causa. Chaine adduce la vita facile d eli' agricoltore che, ottenendo i prodotti senza grandi sforzi, si abbandonava alla pigrizia 88 . Al n1 o1nento di contenere la rovina sociale, la l egge fallisce su tutti i fronti. Basti ricordare, con gli autori, l'istituzione dell'anno sabbatico, l'anno giub ilare, le minuziose prescrizioni sui limiti di proprietà, l e l e gg i commerciali e quelle relative alla schiavitù : lettera morta che i potenti non ri spe ttano ; i magistrat i agiscono in connivenza con i forti. Tale fallimento della legge significa il fallimento sacerdotale nel superamento della crisi. I profeti protestano con violenza, minacciando incombente la catastro­ fe del gi ud i zio 8 9 . Il Dio d'Israele è un Dio di giustizia ; il Dio che udì il clamore del popolo reso schiavo in Egitto deve intervenire nuova­ mente salvan do l'oppresso, scaricando la prop ria collera contro i nuovi oppressori 90. L'insistenza profetica sul giudizio, quando viene men­ zionata l 'i ngiu stiz ia sociale, favorisce la tesi estrema di WoHf. Il giu­ dizio annunci ato dai profeti è già deciso, irrevocabile, rende inutile ogni sforzo un1ano di conversione. Gli ammon imenti profctici sono un di pitì, è Dio l'unico a rinnovare l'intimo dell'uomo dopo avergli fatto bere il calice del suo giudizio 91 . Già conosciam.o gli accusati dalla denuncia profetica : sono i ricchi delle citt�, i grandi proprietari, i funz ionari, le classi di rigenti, il re ste sso 92• E una critica total e ; colpisce sia le persone private che lo ste sso sistema. Non è ammissibile quanto pretendono alcuni, cioè che il profeta non pred ichi contro i ricchi in 'lu anto ricchi, ma contro i mezzi da loro adoperati per guadagnare ; con1 c se queste persone fos­ s ero innocenti dinanzi ai fatti reali e non fotnen tassero quel la situazio­ ne i n g iusta che tanto li beneficiava 93. Sono in buon numero gli autori che insistono sulla relazione stabi­ lita dai p rofeti tra culto e giustizia . Dio non si compra con regali . La relazione disordinata con il prossimo implica rapporti disordinati con Dio (Von Waldow) . Van Leeuwen menziona Ez 22, 12: appro­ fittarsi del l ' indig enza del fratello è dimenticarsi del Signore 94• Nel­ l' esercizio de lla g i u s t izia e dell'amore mutuo gli uominj trovano il 87

Crf. OrAnt (1963) coi numerosi riferimenti ad Alt, nelle note alle pp. 230s; 235.244. 88 C haine, op. cit., 36. 89 Kraus, EvT (1955) 295-307. 90 Van Leeu wen, Développement, 12.188. 9 1 Presentazione della teoria e risposta di Wanke, in KerDo (1972) 14ss. 92

Wank.e, op. cit., 3.

93 Ibid., 94

10. Van Leeuwen,

op. cit.,

55.

Indagine sui problemi del nostro secolo

62

canunino verso Dio e verso la salvezza 95. Quando sussistono cupi­ digia e violenza contro l'altrui diritto, la religiosità esteriore è un non senso. W alter ricorda la risposta di Zaccaria ai giudei che tornano dall'esilio : bisognerà continuare coi giorni prescritti di digiuno e penitenza ? E Zaccaria risponde : praticate la n1isericordia e l'amore, giudicate rettamente, non oppritnete il fratello. Infine, il commento di Causse ad Am 5, 21-24 : i riti festivi saranno inefficaci finché in Israe­ le vi sarà iniquità, e i poveri e gli ultimi rimarranno alla mercé dei potenti 96• La ricerca non permette di rendere i profeti dei riformatori o degli agitatori di classe. D'altra parte ben riconosce ai predicatori e rivo­ luzionari il diritto di basarsi sui profeti per le loro critiche contro una società attuale che deve essere criticata 97 . Gli esegeti hanno studiato il concreto apporto profetico allo scopo di scongiurare la crisi. . Nystron1 ascolta in loro nn ordine di retrocessione, che è quello del ritorno al passato, al d�serto, perché la corruzione è cresciuta nella stessa terra di Canaan. E una tesi estremista che non condividiamo. Il problema per Lods non stava nelle vigne, né nei catnpi di grano ; è il cuore dell'uomo che va cambiato es . I profeti non difendono l'i­ deale romantico del deserto, ma il conservatorismo contadino che vuoi tnantenere la cultura primitiva e l'organizzazione p atriarcale 99• Mol­ ti anni prima Causse pronunciava frasi sin1ili a quelle di Van Leeuwen appena citate. Causse distingueva tra i profeti del secolo IX e quelli dei secoli VIII e VII. L'anima di Israele era volta verso un passato nostalgico. Il romanticisn1o per l'epoca del deserto non svolge però un ruolo decisivo nell'aspirazione sociale dei profeti del secolo IX. Le loro tendenze erano di ristabilire l'antico Israele coi suoi anziani, i suoi clan, i suoi culti, liberi da pratiche sincretiste; volevano man­ tenere fra i men1bri i vincoli dell'antica alleanza I o o . Questa visione idilliaca va perdendo forza nei secoli successivi, conformemente al complicarsi della situazione sociale. È impossibile sognare una solu­ zione che parta dal semplice ideale delle tribù perché, stranamente, già nello stesso impegno di ricostruire l'antico sorgono valori nuovi. In fin dei conti lo sforzo profetico per superare la crisi serve a farla precipitare e a completarla. Nell'opinione di Causse anche i profeti sono responsabili : con tanta passione proclamano il monoteismo, da far cadere feticci, terafim, immagini protettrici, tutta l'abominevole idolatria familiare ; denunciano il culto dei morti, i riti funebri, ecc. ,

95 Gliick., Hesed, 23s. 9 6 Zc 7, 1-1 0 ; Walter, op. cit., 202ss ; Causse, op. cit., 104. 97 Wanke, op. cit., 1 6s. 88 Lods, op. cit., 72 ; Walter, op. cit., 213. 89 Van Leeuwen, op. cit., 74 ; Causse, op. cit., 75. too Causse, op. cit., 82s.

63

Profeta

e

popolo

Distruggono cosl espressioni essenziali nella vita di un'organizzazione primitiva. In cambio introducono un centro legittimo del culto in Geru­ salemme, involontario fautore dell'azione regale, che è urbana e al tempo stesso disgregatrice degli antichi gruppi. I profeti affermano il carattere assoluto del Dio di Israe1e. Non intendono la solidarietà del Signore col suo popolo cotne un vincolo mitico-magico stretto in riti con1unitari. La condizione di comunione è ora condizione etica di $edaqa. Anche l'immagine della divinità protettrice viene trasformata. L'attività dei profeti inaugura una razionalizzazione e moralizzazione del culto ; essi istaurano una religione più interiorizzata c personale. Cade la legge come semplice regolatore esterno e l'ideale profetico divorzia dal razionalismo. Tutto ciò non significa il passaggio irrever­ sibile dal primitivo collettivismo all'individualizzazione morale ? 101• Le osservazioni di Wanke ci servono da riasswlto finale : i profeti pre­ dicano infaticabili contro l'inadempimento delle antiche istituzioni giuridiche in difesa dei piccoli contadini. Per i profeti il tnod ello antico fu sempre uno fra i possibili ; e soltanto in rari casi essi parlano di ripristinazione dell'ordine antico. Nella maggior parte manca ogni in­ dicazione sull'ordine concreto della società futura 1 o2 . Per una analisi della società nomade si possono vedere gli studi di Nystrom e Von Waldow 1 oa . Una buona visione sintetica dell'intero problen1a sociale è nella pubblicazione di J. L. Sicre 1 04 .

b) Intercessione Due segni contrari distinguono l'investigazione esegetica sul tema presente : è parca di contributi e feconda di polemiche. Nelle ricerche per la raccolta bibliografica ci si scontra invariabilmente con gli stessi riferimenti : Johansson, De Boer, Hesse, un paio di articoli di Scharbert e la voce polemica di Hertzberg che ascolteremo più avanti 10 5 . Per il resto si tratta di opinioni autorevoli ma pronunciate rapidamente, di passaggio verso un'altra problematica. Johansson riserva la prin1a parte della sua opera all'intercessione nel­ l' AT. Comincia esaminando tutto il materiale d'intercessione ; lo ha coscientemente limitato, escludendo le citazion i in cui non appaia l'in­ tercessione diretta, quelle in cui l'intcrcessore include se stesso nella supplica, nelle benedizioni e maledizioni ; tale materiale non frutta per tot Ibid. , cap. IV, 95-113. 102 Wan.ke, op. cit. , 11.

1 os 1 04

Nystrom, Beduinentum ; Von Waldow, op. cit., 1 85. Sicre, Los dioses olvidados, in particolare la seconda parte, dedicata alla di­ vinizzazione dei beni terreni. 10 6 Johansson, Parakletoi; De Boer, Voordebe e Hesse, Fiirbitter ? appartengono rispettivamente agli anni 1 940, 1 943 e 1949. Il lavoro di Hesse è una tesi di dottorato che non ho potuto consultare.

Indagine sui problemi del nostro secolo

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una storia dell'intercessione nell'AT. Desta particolare interesse la figura di Mosè, l'intcrcessore per eccellenza secondo il Deuteronomio. Fra i profeti - naturalmente - Geremia. La sua intercessione, molto diversa da altre, svela una personalità cordiale e malinconica 10 6 . L'origine dell'intercessione data da tempi molto antichi. Ciò non� stante bisogna supporre che siano state la profezia riformatrice e la profezia di giudizio a provocare nel popolo una profonda necessità di intercessione come mezzo per allontanare la collera del Signore 1 0 7 . La fmalità è sempre la stessa : mantenere lontana da Israele l'ira di­ vina. Non solo la finalità; anche il contesto di intercessione è per Johansson sempre identico : l'intercessione biblica è una pura azione giuridica, come provano l'analisi dell'intercessione di Mosè Es 32 e la radice ebraica p11 1 os . L'intercessore è al tempo stesso testimone, guida, mediatore. Un . capitolo a parte merita il Servo di Yahvé, la forma più sorprendente di intercessione in tutto l' AT 1 0 9 . Importanti e più recenti sono gli articoli di Scharbert 1 1 o , che vi dedica attenzione soprattutto nel suo studio del 1960. Basandosi sulla terminologia specifica, Scharbert presenta l'int erces­ sione come nn combattimento che l'uomo di Dio sostiene contro il Signore a favore del popolo 1 1 1 • La rassegna dei tes�i di intercessione, dai patriarchi ai libri sapienziali, è simile a quella prat icata in precedenza da Johansson. Mosè è il mediatore privilegiato dell'alleanza; ha una irresistibile forza d'intercessione ; secondo l'autore, ciò è essenziale nei profeti, perché in essi sopravvive parte del minis:ero n1ediatore dell'alleanza 112 . Con il trascorrere del tempo l'importanza di questa mediazione diminuisce e le sue funzioni vengono assorbire da altri organi dell'alleanza : il re, il sacerdote, il profeta. Le forze religiose soffrono un processo di disintegrazione e l'intercessione perde il valore espiatorio. Malgrado tutto, Israele la conserva viva perché la giudica indispensabile. Ha rinunciato a controllarne i risultati, che ora interes­ sano unicamente l'intimo dell'uomo. C'è carenza di interce�sori e il popolo, incapace di provocarli, volge gli occhi al futuro, dove scorge un intercessore potente che con la sua preghiera e la donazione della propria vita realizzerà l'espiazione (Is 53 ; Zc 12, 10-14). t os

Johansson, op. cit., 1 6ss. Ibid., 21.24. 108 Ibid., 6s ; 42ss. 1 ° 9 Ibid., 49 ; cfr . cap. IV, 49-62. 110 Scharbert, BZ (1958) 14-26 ; TG1 (1960) 321-338 ; Heilsmittler. L'articolo di Bauer sul Dicciouario de Teolog{a Biblica (Darcelona, 1967 ) 515-5 17 è un rias­ sunto di TG1 (1960) 321-338. Nella sua opera Heilsmittler, S charbcrt mitigherà le sue opinioni. Cfr. per esempio pag. 329 di TG l (1 960) e pp. 164s di Hcilsmit­ tler. 111 Scharbert, TG1 (1 960) 324. 112 Ibid., 329. 107

65

,Profeta

e

popolo

In · questa · evoluzione variano i doni richiesti ; in luogo di aiuto contro minacce di guerra, fame, ecc., i giudei pii domandano a Dio la sal­ vezza, o almeno la preparazione dinanzi al prossimo tempo messia­ nico 1 13 . I momenti importanti del processo sono attestati in una trasformazione di carattere formale : al principio l'intercessione profetica utilizza la formula dell'« io )) (Ich-Formel). È una formula esclusiva : il mediator� è un , moderata, del contesto degli oracoli profetici ; il secondo ci obbliga a rettificare il nostro spregiativo concetto di re­ dattore, per i motivi ivi addotti. parola profotica, 22. Alonso Schokcl, La parola profotica, 26. • Non differisce molto dalla ricostruzione classica ; cfr. 7s. l La

3

Gunneweg,

Mundliche,

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74

La seconda spiegazione compie circa cinquant'anni di esistenza. È una posizione estrema, che difende a oltranza la tradizione orale a spese di quella scritta, cenerentola senza meriti né diritti, in perpetua schiavitù della prima. I suoi più agguerriti difensori sono un grupp o di esegeti scandinavi, che presentiamo per le conseguenze esegetiche delle loro affermazioni s . La s�uo�a ha in Nyberg il padre-fondatore e proclama le seguenti affer­ maztont : - la forma normale di trasmissione nell'antico Oriente è la trascri-' zione orale; - l' AT è il plasmarsi scritto, diretto, della tradizione orale, realizzato_ dalla comunità giudaica postesilica ; . - il compito della critica testuale consiste nel giungere alla più antica tradizione scritta in possesso della comunità giudaica. Spetta esclusi­ vamente all'esegesi delucidare di ogni libro profetico l'autentico e il meno autentico. ·

I progetti del suo discepolo Birkeland risultano più ambiziosi. Egli tenta, col ricorso a paralleli maomettani, di appoggiare le tesi del mae­ stro, ora estese a tutto il corpo profetico (Nyberg si era limitato al libro di Osea). Birkeland non ignora una trasmissione scritta parallela a quella orale, ma pensa che non svolga nessun ruolo decisivo. La « regina e signora >> sarà sempre la tradizione orale. E spiega : in Orien­ te la scrittura non è patrimonio dell'uomo della strada. Inoltre i libri profctici rare volte parlano di « scrivere ». Da quanto detto, come immaginare il processo di formazione dei libri profetici ? Le dichiarazioni e parole isolate del profeta costituiscono le unità più piccole all'interno del materiale. Queste unità si trasmet­ tono oralmente. Presto (e sempre in forma orale) sorgono piccole collezioni (insisto : « orali >>) che vanno crescendo progressivamente, dando luogo ai >. Secondo questo autore i profeti scrittori non si distinguono da manifestazioni phetische Literatur. Der Statzd der Forschung: ETL 44 (1968) 346-406. Scherer, E. : Unpersonlich {ormulierte prophetische Orakel, drei Formen prophetischer Rede {Berlin 1964). Schmid, H. H. : Hauptprobleme der neueren ProphetetJ{orschung : SchwTUm 35 (1965) 135-143. Schmidt, M. : Prophet und Tempel. Bine Studie zum Problem der Gottesnahe im A T (Ziirich 1948). Schwartzkopff, P. : Die prophetische Offenbarung nach Wesen, Inhalt und Grenzen (Giessen 1 896). ·

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ISAIA

Introduzione generale

Sono probabilmente molto poche le persone che hanno letto tutto di seguito il libro di Isaia; nessuno forse. La brevità di certi oracoli, i frequenti cambiamenti di tematica, la difficoltà inerente alla poesia esigono una lettura riposata. Inunaginiatno però una lettura rapida, senza pause. Un buon conoscitore della storia di Israele si sentirebbe sorpreso. Il titolo del libro gli indica che Isaia operò durante il regno di Ozia, lotam, Acaz ed Ezechia, cioè approssimativan1ente negli anni 767-698. Giunto al cap. VI no­ ta che la vocazione ha luogo l'anno della morte di Ozia; con ciò la precedente panoramica si riduce agli anni 740-698. Con un po' di buona vo1ontà potrebbe inserire in questa epoca nutnerosi testi dei prin1i 39 capitoli. Il lettore sente parlare dei re menzionati all'inizio : Ozia, Acaz, Ezechia e di altri personaggi contemporanei : Pekack di Samaria, Rezìn di Damasco, Sargon d'Assiria, ecc. Giuda e Israele appaiono con1e regni indipendenti coinvolti nei gravi problemi politici della seconda metà del secolo VIII. L'Assiria è la potenza do­ tninante. Vi sono chiari riferimenti alla guerra siro-efraimita, alla ca­ duta del Regno del Nord, all'assedio di Asdod, all'invasione di Senna­ cherib. A partire dal capitolo 40 il lettore si vede però sommerso in un mon­ do differente : per due volte viene menzionato Ciro (44, 28 ; 54, 1 ) , re persiano della metà del secolo VI; e si esorta il popolo a ) è diverso ; le differenze tra il salvatore di cui si parla in 9, 1-6 e 11, 1-9 rispetto al Servo di Dio (52, 13-53, 12) sono talmente notevoli che difficilmente lo stesso autore può aver creato entrambe le figure. Non possia1no dire nemmeno che i capitoli 40-66 offrano una teologia totalmente omogenea. In 56-66 incontriamo un maggior interesse per il culto, vengono concepiti in modo diverso tanto il problema dell'apostasia quanto la visione esca­ tologica. •





Per molti secoli si è pensato che queste differenze storiche, letterarie e teologiche non facessero problema per l'attribuzione dell'intero libro al profeta Isaia. Questi poteva aver dominato i generi più diversi e aver scritto in tutti gli stili possibili : da una poesia energica e con­ cisa ai poemi sovraccarichi e barocchi, passando per la prosa più co­ nlune. Quanto alla conoscenza del lontano futuro, di situazioni e persone che sarebbero sorte soltanto secoli più tardi (si pensi al ca­ so di Ciro) la soluzione era facile : Dio poteva rivelare al profeta quan­ to sarebbe avvenuto secoli dopo. Quanto alle d�fferenze teologiche, si poteva accettarle come stadi successivi di una rivelazione divina in via di completamento. In

un'epoca poco critica queste soluzioni artificiose risultavano convincenti. Soltanto autori molto antichi, come Mosè ben Samuel Ibn Gekatilla nel secolo XI d.C., o il suo continuatore Ibn Ezra nel secolo XII, attribuirono la prima parte al profeta Isaia e la seconda all'epoca postesilica. Come vedren1o più avanti, nell'investigazione critica del libro di Isaia vi sono due date chiave : il 1788, quando Doderlein comincia a parlare di un Deuteroisaia, profeta anonimo dei tempi dell'esilio cui attribuisce i capitoli 40-66 ; e il 1892, anno in cui Duhm pubblica il suo commentario a Isaia e spezza la supposta unità dei capitoli �66 attribuendoli a due autori diversi : 40-55 al Deuteroisaia e 56-66 al Tritoisaia. Da allora in poi è abituale dividere il libro di Isaia in tre grandi blocchi : Protoisaia o I Isaia (capitoli 1-39) ; Deuteroisaia o II Isaia (capitoli 40-55) ; Tritoisaia o Ilf Isaia (capitoli 56-66). Non si pensi tuttavia che si sia raggiunta l'unanimità in tali questioni. Prima di tutto continua a esistere un gruppo di nostalgici che attribuisce tutto il libro al profeta Isaia del secolo VIII. L'elenco di questi autori è più abbondante di quanto si potrebbe immaginare ; !imitandoci a quelli del secolo XX, dobbiamo includervi Margoliouth, G. L. Robinson, Lias, Ridderbos, Kaminka, Wordsworth, Kissane, Allis, Young, Slotki, R. K. Harrison, Gozzo, Mariani, Vaccari, Moller,

99

Introduzione generale

Baron, Spadafora. Essi ritengono impossibile che un profeta considerato tanto importante come il Deuteroisaia sia sparito senza lasciar traccia. Le differenze stilistiche e teologiche non sono così rilevanti come alcuni pensano. Alcuni testi di Is 40-66 non si comprendono bene durante l'epoca esilica o postesilica ma negli anni precedenti, durante la monarchia. Anche prescindendo da tali argomenti, questo gruppo si sente offeso soprattutto dalla negazione nella profezia dell'ele­ mento di predizione ; ciò suppone che ci si lasci portare dallo spirito razionalista dei secoli XVIII e XIX, ricusante la possibilità che Dio riveli cose occulte o fu­ ture. Malgrado tutto, i nostalgici combattono una battaglia perduta. I loro ar­ gomenti non convincono ; sembra inoltre assurdo difendere u11 fatto di cosi poca in1portanza come la paternità isaiana del libro che porta tale no1ne. Importante è il n1essaggio, la parola di Dio, non la persona che la trasmette. A questi nostalgici totali potre1nn1o aggiungere i nostalgici parziali. Questi. ul­ timi non difendono l'unità del libro ma quella dei capitoli 40-66. Pensano che essi, salvo alcune aggiunte, provengano dal grande profeta dell'esilio, il Deute­ roisaia. Riconoscono l'esistenza di differenze di stile e circostanze storiche; ma queste si spiegano facilmente se il Deuteroisaia, anziché morire a Babilonia, tornò a Gerusalemn1e con gli esiliati. Il catnbiatnento di atnbiente e di probletnatica giustificherebbe le divergenze fra 40-55 e 56-66. Fra i comn1entatori che difen­ dono l'unità di 40-66 (pur non coincidendo su altri punti) vi sono Torrey, Konig, Glahn, Smart, Banwell, Haran, Pope, ecc. Potremmo infme parlare dei « mininostalgici » : quanti si aggrappano alla teoria di Duhm e difendono l'esistenza di un Tritoisaja (Littmann, Holscher, Pfeiffer, Elliger, Sellin, Meinhold, Kessler, ecc.). Considerano impossibile difendere la unità di 40-66, ma attribuiscono i capitoli 56-66 a un profeta posteriore all'esilio, trasformato da molti di loro in discepolo del Deuteroisaia. A poco a poco la divisione del libro in tre grandi blocchi (1-39/40-55/56-66) si è imposta, parlando però soltanto di due profeti concreti : Isaia, quello del se­ colo VIII, il cui messaggio è conservato nei capitoli 1-39 ; e il Deuteroisaia, profeta dell'esilio, cui dobbiamo i capitoli 40-55. La terza parte (56-66) non va attribuita a un profeta concreto ma ad una serie di profeti, a una scuola postesilica. D'altra parte, se dalla fine del sec XVIII l'impegno della critica biblica si incentra sul dividere e distinguere grandi blocchi, gli ultimi anni rivelano lo sforzo diverso di organizzare e riunire tali blocchi. Senza dubbio, le diverse sezioni del libro di Isaia non costituiscono dei compartimenti stagni, o massi erratici che si sono aggiunti pian piano a un nucleo originario in modo puramente casuale. Diverse immagini e tetni attraversano tutto il libro, stabilendo fra le sue parti una pro­ fonda relazione. In questo senso rivestono particolare interesse i punti di contatto tra il capitolo iniziale e i due capitoli finali ; dimostrano uno sforzo degli editori, che spesso passò inavvertito a molti critici. Ciò non significa un ritorno alla teoria nostalgica; Isaia non scrisse tutti i 66 ca­ pitoli del libro. La corrente moderna suppone però una sfumatura delle posizioni precedenti che, indubbiamente necessarie, non captavano però tutta la verità del problema. Nelle pagine che seguono completeremo queste idee elementari. Per motivi di chiarezza, divideremo l'introduzione in tre parti : Protoisaia, Deuteroisaia, Tritoisaia, che situeremo all'inizio di ogni blocco di capitoli. Alla fme di ogni parte offriremo la bibliografia scelta sulla sezione. Ora indicheremo soltanto i commentari all'intero libro di Isaia. ·

Isaia

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Commentari al l'intero li bro di Isaia t. Epoca patristica : san Gerolamo, PL 24, 17-704 {si ispira a Origene, il cui com­ mentario in gran parte è andato perduto ; cfr. PG 13, 21 9-254) ; san Giovanni Crisostomo, P G 56, 1 1-152 è eccessivamente moralizzante. 2. Epoca medievale : vi sono tre importanti commentari giudaici, quelli di Rashi (t 1 105), Abraham Ibn Ezra (t 1 167) e Kilnchi (t 1 1 70 ) . Questi autori, che rac­ colgono l'eredità filologica di Saadia (t 942), introducono il gusto dell'analisi fùologica e influiscono profondamente sugli autori cristiani. Fra questi spiccano Alberto Magno, Postilla super Isaiam, Opera omnia XIX, e Totnmaso d'Aquino In Isaiam prophetam expositio, Opera omnia XIV (Parma 1 863) 427-476 : quest'ultimo attento al senso letterale. 3. Epoca tridentina : i commentari di questa epoca sono numerosi, pieni di erudi­ zione, a volte diffusi. I loro autori conoscono bene l'ebraico ; cercano il senso letterale e il senso cristiano, profetico o allegorico. Il più interessante è quello del domenicano portoghese Francisco Foreiro (Venezia 1563) . Utili sono anche quelli di Gaspar Sanchez (Lyon 1615) ; Benito Arias Montano (1959) ; Juan Mal­ donado (Paris 1643) ; Tomas Malvenga (Lyon 1650) e G. Alvarez (Lyon 1 621). 4. Secolo XVIII: sono degni di menzione A. Calmet, R. Lowth e Rosenmiiller. 5. Secolo XIX-XX: fra i cattolici segnaliamo quelli di Knabenbauer nel Cursus Sacrae Scripturae (21923), sobrio e molto ben informato sulla tradizione ; F. Fcld­ mann, Das Buch Isaias, I-II (Miinster 1925/26) ; J. Fischer, Das Buch Isaias, I-II (Bonn 1 937-39) ; A. Penna, Isaia (Torino 1958 ; con informazione molto abbon­ dante) ; M. Garcia Cordero in Biblia comentada (Madrid 1 961 ). Utili anche S. Virgulin, Il profeta Isaia, Fossano 1 972 ; Idem, Isaia, Roma 1 977 ; l. Montagnini, Il libro di Isaia. Parte prima (capp. 1-39), Brescia 1982. Influsso molto maggiore hanno avuto i commentari protestanti del secolo XIX, tra i quali si distinguono quelli di F. Delitzsch (Leipzig 1886) ; C.F.A. Dilhnann (Leipzig 1890) e B. Duhm (Gottingen 1892). U primo, debole sotto l'aspetto formale, eccelle per l'aspetto fùologico e teologico. Quello di Duhm, in molti punti superato dalla ricerca successiva, marcò una nuova epoca nello studio del libro di Isaia ; la sua lettura rimane imprescindibile. Negli ultimi anni non è frequente che uno stesso autore commenti tutto Isaia. È normale che si limiti a una sezione (1-39) o due (40-55/56-66). Alla fme di cia­ scuna di queste parti indicheremo i commentari e gli studi più importanti su di essa. ·

l ISAIA

ls 1 -39 (Proto isa ia) 1 . L'epoca

La . . conoscenza dell'epoca di Isaia suppone un notevole sforzo, poiché la sua at&.ività profetica si protrae nel corso di ahneno quarant'anni (740-701 ) , nei quali si tnischiano tetnpi di tranquillità e tcinpi turbolen­ ti, mon1enti di indipendenza politica e di assoggcttarnento all'Assiria con un orizzonte internazionale tnolto nuvoloso e itnportanti problctni politici, sociali e religiosi. L' an1ante della storia antica corre .il pe­ ricolo di dilungarsi in considerazioni marginali, interessanti in se stesse ma di scarso rilievo per l'attività e il tnessaggio del profeta. D'altra parte la complessità del periodo è tale che risulta impossibile offrire una visione chiara e breve al tempo stesso. Sarà necessario ripetere dati, anche a rischio di risultare pesanti. a) L'espansione dell'impero assiro Il fatto politico fondamentale della seconda metà del secolo VIII è la rapida e crescente espansione dell'Assiria 1 • Questa potenza, già famosa nel secondo millennio avanti Cristo, era stata per anni priva di grande influsso nell'antico oriente. Nel 745 sale però al trono Tiglatpi­ leser III, grande organizzatore e abile militare. Desideroso di estende­ re il proprio territorio, rivoluziona la tecnica bellica : nei carri da com­ battimento sostituisce le ruote a sei raggi con altre a otto, più resistenti ; usa cavalli di riserva che permettono maggiore rapidità e facilità di movimenti ; provvede i cavalieri di corazza e la fanteria di calzari (di questi calzari Isaia dirà « che producono strepito ))). A partire dal 745 non c'è un generale della levatura di Tiglatpileser, né un esercito così ben provvisto e di morale tanto elevato quanto quello assiro. Nei confronti degli altri paesi vicini e lontani l' itnperatore e i suoi successori adotteranno una norma di condotta che è bene conoscere : a ) il primo passo consiste in una din1ostrazione di forza che riduce questi Stati a una situazione di vassallaggio, con esborso di un tributo annuale ; h) se più tardi ha luogo, o si sospetta, una cospirazione con­ tro l'Assiria, le truppe dell'impero intervengono rapidamente, desti­ tuiscono il monarca regnante e collocano al suo posto un principe fedele ; al tempo stesso vengono autnentate le imposte, controllata più strettamente la politica estera e diminuito il territorio, trasforman­ done gran parte in provincia assira ; c) al tninim.o segno di una nuova 1

Cfr. lsraelite & ]udaean History, a cura di J. H. Hayes e J. M. Miller, OTL (London 1977) 41 5-21 e la bibliografia ivi citata.

I Isaia

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cospirazione intervengono nuOvamente le truppe; il paese perde la indipendenza politica, si trasforma in provincia assira e ha luogo la deportazione di un gran numero di abitanti, sostituiti da stranieri. Quest'ultima misura tende a distruggere la coesione nazionale e a im­ pedire nuove rivolte ; il regno di Israele sarà vittima di un tale pro­ cedimento nell'anno 720. Risulta impossibile esporre in breve tutte le campagne di Tiglatpi­ leser 2 ; del resto non ci aiuterebbe n1olto a conoscere Isaia. Basti sapere che nei suoi anni di regno (745-727) riuscì a estendere il proprio dominio a Urartu, Babilonia e alla zona della Siria-Palestina. Pro­ prio le campagne in quest'ultima regione lo faranno intervenire (su richiesta di Giuda) nella guerra siro-efrain1ita, di cui parleremo più avanti. Da questo momento (anno 734) Giuda rimarrà sottomesso all'Assiria con un vassallaggio di primo grado. A Tiglatpileser successe Salmanassàr V (727-722), di cui non posm:­ diamo molti dati. L'inizio del suo regno sembrò a molti paesi il n10:':' mento opportuno per ribellarsi. Giuda si mantenne ai margini delle rivolte, ma Israele tentò di conseguire l'indipendenza. Ottenne soltanto di far precipit�re la propria rovina. Samaria cade dopo due anni d'as­ sedio (722). Secondo la tattica assira alla disfatta deve seguire la depor­ tazione ; Sahnanassàr muore però assassinato e Israele prolunga la propria agonia fmo al 720, data in cui Sargon II deporta 27.290 sama­ ritani a . L'epoca di Sargon II {721-705) è di maggiore importanza per l'atti­ vità profetica di Isaia per due motivi : primo, perché le sue campagne­ c�ntro l'Arabia, Edom, Moab intorno al 715 avrebbero provocato, secondo certi commentatori, la reazione del profeta contenuta in alcuni oracoli dci capitoli 13-23 ; secondo, perché durante il regno di Sargon i filistei, con l'aiuto dell'Egitto, tentarono di ribellarsi. Anche allora intervenne Isaia. In linea generale, però, questo regno suppone una sufficiente tranquillità per Giuda, che continua a pagare i tributi e non si immischia in grandi conflitti. Tutto il contrario avverrà ai tempi di Sennacherib (704-681 ) , ultimq dei re assiri che ci interessano per l'epoca di Isaia. Cotn' era avvenuto nel 727, il cambiamento di re sembrò il momento adatto per ribellarsi contro l'Assiria; questa volta Giuda non rimarrà ai margini. Insieme con un gruppo di piccoli Stati, specialmente Ascalon ed Ekròn, e con­ tando sull'appoggio dell'Egitto, andrà incontro alla guerra e alla cata­ strofe. Riassumendo, dal punto di vista della storia assira, quattro sono gli itnperatori conten1poranei di Isaia : Tiglatpileser III, Salmanassàr V, 2

Una interessante espostztone in C. Schedi, Geschichte des Alten Testaments IV, 1 89-230s (tr. it., Roma 1 959-1966). 3 Cfr . ANET 284-87; SAO 230s.

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Sargon

ran n o

Il e Sennacherib. Di loro soltanto il primo e l ' ultimo dircttatncntc ncJla politica di Gi uda .

interver­

b) Giuda nella secottda nzetà del secolo VIII Isaia nasce durante il regno di Ozia-Azaria (767-739}, che segna una epoca di relativo splendore dopo i tristi anni precedenti . 2Cr 26 ci parla de lle sue vittorie contro filistei, arabi c tn euniti ; dei tributi pa­ gati dagli ammoniti ; delle fortificazioni innalzate a Gerusalemn1e e delle migliorie agricole che condusse a termine; della sua riforn1a e d el le mi gliori e ne l l ' es erci to . Questo non impedl che il re, infenuiccio (2Re 1�, 5), avesse bisogno deJ J 'a iu to del fi gl io Iotan1 con1e coreg­ gentc. E durante gli ultimi anni di Ozia che sale al trono Tiglatpi­ leser III ; Giuda non si vedrà però coinvolto dalla politica esp ansioni­ stica di questo imperatore . Anche se alcuni storici affermano che Ozia d?ve�te pagare il tributo all'Assiria, i dati su cui si fondano non sono SICUri. La situazione di Giuda non catnbiò molto durante il regno di IotanJ {739-734), almeno nei primi anni. 2Cr 27 ci dice che egl i vinse gli anunoniti, continuò a fortificare il paese e divenne potente. Ma questi dati, che non occorre mettere in dubbio, vanno completati con la re­ cisa notizia di 2Re 15, 37 : « In quel tetnpo il Sign ore cominciò a manda­ �e contro Giuda Rezìn re di Damasco e Pekach figlio di Ro melia ». E l' inizio delle ostilità che porteranno alla guerra siro-efraimita . Ai tempi di Acaz {734-f27) questa guerra si scatena apertamente. La sua importanza per l'attività profetica di Isaia ci obbl i ga a soffcrmarci su di essa. Prima di tutto conv iene spi e garne il nome. Guerra siro­ efraimita è un titolo s fortunato : suggerisce una lotta fra siri ed cfrai­ miti (=== israeliti) ; in termini di capitali, fra Damasco e Samaria. La realtà è ben diversa : si tratta di una coalizione siro-efraimita contro. Giuda. -1 motivi di ques ta contesa risultano oscuri. Fin da quando Be­ grich pubblicò il suo famoso articolo sul tema 4 l' interpretazione abi­ tuale è la seguente : Damasco e Samaria, stanche del tributo che do­ vevano pagare all'Assiria, decidono di ribe llarsi ; i l oro eserciti sono però troppo piccoli per opporsi a quello assiro. Pensano allora di allearsi con Giuda. Ma Acaz non vede di buon occhio questa alleanza e ritiene la ribellione un'avventura folle. Perciò Rezìn di Datn asco c Pekach di San1aria decidono di dichi a r argli guerra, di deporlo e no1_11in are re « il figlio di Tabeèl >>, part i giano della coalizione anti­ asstra. Questa interpreta zion e , accolta dalla stragrande maggioranza degli storici e commentatori di Isaia, è stata n1essa in dubbio nel 1972 da &

J. Begrich, Der syrisch-ephraimitische Krieg und seine weltpolitische Zttsammenhiinge . : .

ZDMG 83

(1923) 213-37.

I Isaia

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B. Oded. Per lui la causa della g"uerra non radica nel desiderio di forma­ re una coalizione antiassira, ma in dispute territoriali in Transgiordania ; i suoi argomenti sono piuttosto itnportanti e non bisognerebbe pas, sarvi sopra 5 . Qualunque ipotesi si accolga, è certo che Damasco e Samaria dichia­ rano guerra a Giuda, e che Acaz, impaurito, chiede aiuto a Tiglatpi­ leser III. 2Re 16, 7-9 ci parla di quest'ambasciata, dei costosi presenti che portò e dell'intervento del re assiro contro Damasco 6 . Natural­ mente questo « aiuto » cotnportò gravi ripercussioni per Giuda, che da allora rimase sottomesso all'Assiria e dovette pagarle un tributo. L'epoca di splendore e di piena autonomia è ormai passata. Inoltre gli edomiti lottano contro i giudei e strappano loro parte del terri­ torio, in concreto la zona di Elat (2Re 16, 6). Tuttavia Giuda accetta con rassegnazione questi rovesci. Nel 727, anno della tnorte di Tiglatpileser, non vuole ribellarsi approfittando del can1biamento di re; anche perché in questo stesso anno (come sembra molto probabile) n1uore anche Acaz e gli succede sul trono il figlio Ezechia (727-698) in giovanissima età 7. Nel suo regno possia­ tno distinguere due periodi : quello della minore età (727-715) e quello dell'età adulta (714-698). Durante il primo, Giuda dovette essere sog­ getto a un reggente di cui non conosciamo il nome, partigiano della accettazione dei fatti compiuti e dell'estraneità alle rivolte. Ci tro-. viamo in un periodo di tranqui11ità all'interno di Giuda, mentre i pae­ si vicini (fra cui Israele) fotncntano ribellioni continue che li conducono al fallimento. Quando però Ezechia raggiungerà la n1aggiore età, la situazione prenderà una direzione nuova. Sembra che questo re, elogiato nella Bibbia con1e uno dei migliori e più fedeli al Signore, abbia tentato di portare a termine una riforma religiosa eliminando i culti pagani (cfr. 2Re 1 8, 4 e 2Cr 29-31 ) ; presto inclinerà anche alla conquista dell'indipendenza politica s . Babilonia ed Egitto sono interessate a ciò, ma l'occasione itnmediata verrà offerta dalla ribellione di Asdòd e dei filistei, nel 713-71 1 . In ogni n1odo, l'intervento di Isaia (20, 1-6) o la rapida azione di Sargon II fecero sì che Giuda non

War Reconsitlered: CBQ 34 (1 972) 1 53-65. 6 2Cr 28, 1 6-21 offre dei fatti una versione totalmente diversa ; l'ambasciata a Tiglatpileser non appare motivata dalla guerra siro-efraimita di cui si è parlato in precedenza (vv. 5-8), ma dalle incursioni degli idumei e dei filistei. Tiglat­ pileser, anziché aiutare Acaz, invade il paese. Il problema è complesso, ma il racconto di 2Re sembra più degno di credito che non il racconto di 2Cr. 7 Questo è forse il punto più discusso della cronologia di Isaia. Molti autori pensano che Acaz non sia morto nel 727 tna nel 716-715. 8 Cfr. H. M. Rowley, Hezekiah's Reform atzd Rebellion : BJRylL 44 (1962) 395-43 L 6 B. Oded, The Historical Background of the Syro-Ephraimite

1 05

La persona del profeta

si unisse ai ribelli. Tutto si limitò a una crisi passeggera seguita t4 un nuovo periodo di cahna. Nel 705, tuttavia, alla n1orte di Sargon II, infuria di nuovo la tormenta. Quasi tutti i regni vassalli di quella zona, confidando nell'Egitto, ve­ dono giunto il momento di rendersi indipendenti. Giuda si trasforma in uno dei principali capoluoghi della rivolta. Ma Sennacherib, suc­ cessore di Sargon, interviene con rapidità maggiore di tutti gli alleati. Nell'anno 701 invade la Giudea, conquista 46 fortezze e assedia Gcru­ salenlme. La caduta della capitale sembra inevitabile. Scnnachcrib riceve tuttavia cattive notizie dall'Assiria, dove è scoppiata una rivolta. Preoccupato di ciò rinuncia a conquistare Gerusalemme e si contenta di imporle un pesantissin1o tributo : « novemila chili d'argento e no­ vecento chili d'oro » (2Re 18, 14). In questo modo il regno di Ezechia, iniziato con prospettive eccellenti� si conclude in una delle maggiori catastrofi della storia di Giuda. Gli autori biblici hanno tentato di dissimulare questo fallim.ento per sal­ vare il prestigio del pio re ; la realtà dovette però essere molto più dura di quanto essi lasciano intravedere. Ezechia non sopravviverà a lungo alla disfatta, tnorendo nel 698. Suo figlio Manasse darà inizio a un periodo di terrore politico e corruzione religiosa, che si prolun­ cherà per cinquantacinque anni. Ma il suo regno cade già al di fuori dell'attività profetica di Isaia 9 . 2 . La persona del profeta

Pochi sono i dati in nostro possesso sulla vita intima di Isaia. Dovette nascere intorno al 760, durante il regno di Ozia. Suo padre si chiamava Amos, ma non c'è motivo per identificarlo col profeta di Tekòa. Il luogo di nascita, anche se non lo sappian1o con certezza, dovette es­ sere Gerusalemme. Isaia dimostra una cultura che difficilmente potrebbe aver conseguito fuori della capitale. Questa origine gcrosolitnitana è in1portante, perché il futuro profeta crescerà in mezzo a tradizioni re­ ligiose che ne condizioneranno il messaggio : l'elezione divina di Ge­ rusalemme e della dinastia davidica l O . Due realtà, la capitale e la monarchia, con cui Dio si era impegnato sin da tcn1pi remoti. A dif­ ferenza del suo contemporaneo O se a, profeta del N or d, Isaia baserà gran parte della sua fede e della sua predicazione su questi due pila­ stri. Non in modo superficiale, acritico, nta deducendo da essi le più gravi conseguenze per il suo m.omento storico. • Le precedenti idee si possono ampliare con J. Bright, La historia de Israel, 281-319; sebbene i suoi punti di vista differiscano a volte da quelli che offro, basati soprattutto su Schedl e Vogt. 1° Cfr. G. Von Rad, Teolog{a del A T, Il, 1 87-218 (tr. it., Brescia 1 972-1 974).

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Ancora piuttosto giovane ricevette ·"la vocazione profetica « nell 'ànpo della n1ortc del re Ozia >> (6, 1 ). Risulta difficile datare con esattezza questo avvenimento. Le opinioni oscillano fra il 747 e il 735, anche se attualn1ente la maggioranza è incline a pensare che Ozia sia morto nel 740-739. Isaia avrebbe avuto allora circa vent'anni . . L'esperienza della vocazione lo apre a un mondo nuovo. Dalle verità tradizionali, dalla pietà giovanile, passa a captare il grande piano di Dio rispetto al suo popolo. Il racconto della vocazione lo ha forse scritto soltanto anni più tardi, quando fissa gli oracoli riferiti alla guerra siro-efrai­ mi ta ; in ogni modo, ci rivela la sua profonda esperienza in quel m�. mento.').s eguendo il filo del racconto (Is 6) possian1o concretare que� sta esperienza in quattro punti : santità di Dio, coscienza del peccato (personale e collettivo), necessità di un castigo e speranza della salvezza.: Questi quattro temi, uniti alle tradizioni di Sion e della dinastia davi-. dica, devono esser tenuti presenti per comprendere a fondo la prcdi­ cazione di Isaia. Alcuni con1mentatori pretendono di elilninarc la speranza della salvezza, come qualcosa di aggiunto successivamente ed estraneo alla prospettiva isaiana ; ma a noi questo sembra un pro­ cedere ingiustificato, che mutila gran parte del messaggio del profeta. Poco dopo la vocazione dovette contrarre n1atri 1nonio. Ignoriamo il nome di sua tnoglie che in un'occasione egli chiama se1nplicemente « la profetessa >> (8, 3). Di qui alcuni deducono che si trattasse di una autentica profetessa, cotne Culda ; altri credono che essa ne ricevesse il titolo solo perché sposata con il profeta. Totalmente assurda e in­ giustificata è l'opinione accettata da E. O. ]an1es secondo cui (7, 4). Alla fine di questi oracoli torna a insistere sull'idea. del timore (8, 12-13). In definitiva per Isaia l'alternativa non si pone tra il « credere » e il « chiedere aiuto )) ma tra il « credere )) e il « temere », Perché Isaia respinge il timore in modo così energico ? Perché esso suppone la sfiducia in Dio, che si è impegnato con Gerusalemme e . con l a dinastia davidica. Suppone che si dia maggiore importanza ai piani di Rezìn e di Pekach (« due pezzi di tizzoni fumiganti ) ) che non alle promesse di Dio. Suppone, in definitiva, il disperare che Dio sia col suo popolo. Davanti a tale posizione Isaia difende non un at­ teggiamento quietista, come a volte si è detto, ma una politica basata sulla fede. Umanamente si tratta di qualcosa di molto duro. Poiché questa pre- ­ senza di Dio nel suo popolo si n1anifesta in forma mansueta e soave, come l'acqua di Siloe (8, 6), viene indicata dalla na�cita di un es­ sere debole, qual è un bambino (7, 1 4). Poca cosa per allontanare il tin1ore, ma non c'è altra alternativa : > (non a tutto il popolo) che si salverà e tornerà al Signore. Isaia significa, al di sopra del castigo e della purificazione, l'eterno impegno di Dio col suo popolo. Ci siamo limitati ad abbozzare il messaggio di Isaia durante la guerra. Approfondire il significato dei testi spetta alla parte esegetica. Quanto alla successione cronologica degli oracoli, si ammette generalmente che i capitoli 7-8 conservino abbastanza bene il loro ordine. All'intervento del profeta rivolto al re (7, 1-17, accompagnato forse dalle tninacce di 7, 18-25, anche se alcuni versetti scn1brano posteriori), farebbero seguito l'azione sitnbolica di 8, 1-4 e la n1inaccia di 8, 5-7 (8) . Risulta difficile datare 8, 9-10, che Wildberger situa all'inizio delle ostilità e anche prin1a dell'incontro con Acaz. Dopo il fallimento il profeta ha l' espe­ rienza riflessa in 8, 1 1-15, che lo porta a sigillare la propria testimonianza (8, 16-18) 1 6 . In ogni caso sen1bra che Isaia sia rim.asto in silenzio negli anni succes-:­ sivi, fino alla morte di Acaz. ·

c) Durante la minore età di Ezechia (727-715) Nell'anno 727 muore Tiglatpileser e gli succede Salmanassàr V. Nel­ lo stesso anno muore Acaz e gli succede Ezechi a . Ha solo cinque anni, e del governo si incarica un reggente di cui ignoriamo il nome. A questi anni, in cui Giuda rin1ane al margine di alleanze e ribellioni contro l'Assiria, possiamo datare con sicurezza soltanto due oracoli di Isaia. Il primo è rivolto contro la Filistea che, contenta della tnorte di Tiglatpi­ leser, invita Giuda alla ribellione (1 4, 28-32) . Isaia ripete nuovamente che la salvezza è nel Signore c che l'uomo deve confidare nelle pr� messe di lui. Il reggente e il popolo devono aver dato retta a Isaia, poiché nulla suggerisce una ribellione di Giuda. Il secondo oracolo (28, 1-4) si riferisce alla ribellione di Samaria (724). Il profeta attacca duramente questa decisione dei samaritani e minac­ cia la rovina della città. Insieme a questi due oracoli, di datazione abbastanza sicura, alcuni autori vogliono datare a quest'epoca alcuni testi riferiti a paesi stra18 D'accordo con alcuni commentatori, Isaia avrebbe promesso al Regno del Nord la liberazione e la consolazione dopo l'invasione di Tiglatpileser (Is 8, 23b-9, 6), in occasione della nascita o dell'intronizzazione di Ezechia. Altri com­ mentatori ritengono il testo non isaiano, ma di molto posteriore al profeta.

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Attività profetica di Isaia

n1en. Feuillet, per esempio, mette in relazione 14, 24-27 ; 15-16; 21, 1 1-12. 13-17 con la campagna di Sargon II contro la Siria, nell'anno 715. In ciò segue quasi letteralmente Procksch. Non vi è però unani­ mità fra i commentatori ; molti dubitano persino che tali oracoli siano isaiani. d) Durante la maggiore età di Ezechia (714-698) Nel corso di vent'anni Giuda è vissuto tranquillo, pagando un tributo. all'Assiria. Nel 714 sale però al trono Ezechia, all'età di diciotto/di­ ciannove anni. Mosso da desideri di riforma religiosa e di indipendenza politica, si mostrerà propenso a in1mischiarsi nelle rivolte ; cosa che interessa anche le grandi potenze rivali dell'Assiria (Babilonia cd Egitto). Due testi lo lasciano intravedere con sufficiente chiarezza. Il primo (Is 39) ci riferisce che Mcrodach-Bàladan, re di Babilonia, invia un'ambasciata a Ezechia per congratularsi della sua miracolosa guarigione (sull'infern1ità del re si veda Isaia 38). Sarebbe però in­ genuo pensare che Merodach-Bàladan sia molto preoccupato della salute di Ezechia. Il suo intento è di farsi un alleato in vista della ri­ bellione. Il testo non lo dice chiaramente, ma lo insinua indicando che Ezechia mostrò agli ambasciatori tutti i suoi tesori, come per di­ mostrare di esser pronto alla guerra. Isaia condanna tale atteggiamento e predice la perdita dei tesori in questione (39, 3-8 ) , il che avverrà dodici anni più tardi. Il secondo testo (18, 1-6) ci dimostra che anche l'Egitto era interessato a fomentare la ribellione. Questa tuttavia non sarà condotta a termine da nessuna delle grandi potenze, ma dalla piccola città di Asdòd nel 713-71 1. Come sempre, risulta difficile sapere quali testi raccolgono la predicazione di Isaia in questo momento. Feuillet e Fohrer rappresentano forse l' atteg­ giamento massimalista. Il primo riferisce a questi fatti 17, 12-14; 18, 1-7 ; 1 9, 1-15; 22; 20. Il secondo 18, 1-6 ; 20; 30, 15-1 7 ; 29, 13-14; 28, 1 4-22; 28, 7-13; 30, 8-14. Più moderato è Procksch che data a questi anni soltanto 19, 1-4.11-15; 20 ; 22, 1-8a.8b-14. L'opinione predominan­ te (Donner, Huber, Schedi, Herzog, ecc.) si limita però a vedere un chia­ ro riferimento alla ribellione di Asdòd nel cap. 20. Si tratta di un'azione simbolica di lunga durata, in cui il profeta annuncia il fallitnento dei Filistei ridicolizzando la vana speranza che essi ripongono nell'Egitto. Di fatto gli egiziani non si presentarono nenuneno alla battaglia. Sargon II realizzò una rapida campagna contro Asdòd, Gaza e Asdudimmu. , Giuda non fu invaso, ma sottomesso. E possibile che Ezechia si sia. affrettato a pagare un tributo, evitando in questo modo il castigo.. Seguirono alcuni anni di calma, fmché la morte di Sargon nel 705 diede il via a una nuova rivolta, questa volta di più gravi conseguenze. Sul corso degli avvenimenti sappiamo con esattezza : a) che i giudei contavano sull'appoggio militare dell'Egitto ; h) che questo aiuto non

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servì loro a nulla, poiché Sennacherib invase Giuda e assediò Geru.­ salemme ; c) che Gerusalemme non cadde in mano agli assiri, poiché. guesti dovettero ritirarsi È molto difficile stabilire quali testi raccolgono la predicazione di Isaia durante gli anni 705-701 . A partire da Briikner si è soliti attri­ buire a questa epoca gli oracoli autentici contenuti nei cc. 28-31, sco­ prendovi diversi momenti della ribellione : formazione del partitQ antiassiro, decisione di ribellarsi, ambasceria all'Egitto, firma del trat-: tato. A questi testi alcuni autori aggiungono 1 , 2-9 ; 22, 1-14 (entrambi rivolti a Giuda) e 10, 5-15; 14, 24-27 (contro l'Assiria). Gottwald aggiunge 23, 1-12 e c. 39 ; Staerk 1, 21-26 (che noi abbiamo situato nella prima epoca del profeta). Le opinioni si potrebbero n1oltiplicare, dimostrando che non c'è unanimità. Possiamo ri�ostruire l'attività di Isaia partendo da dati così dispersi e discussi ? E difficile, n1a vale la pena di tentare. Indicheremo alla fine quali dati sembrano sicuri e quali ipotetici. Distingueremo . tre momenti : preparazione occulta della ribellione, preparazione aperta,. dopo la ribellione. Nel primo n1omento, della preparazione occulta, possiamo situare .sei oracoli.: 28, 7-13.14-22.23-29 ; 29, 1-4.9-12.15-16. Sono molto vaghi quanto alle circostanze, ma riflettono un'inquietudine di Isaia dinanzi a preparativi che non avrebbero apportato libertà ma distruzione (cfr.28, 13.18s.22, ecc.), perché messi in atto senza tener conto della volontà di Dio (29, 15s) Nel secondo momento, della preparazione aperta, Giuda invia messag- . geri all'Egitto chiedendo aiuto. Isaia condanna questo atteggiamentq in due oracoli (30, 1-5 ; 31, 1-3 ) . L'alleanza con l'Egitto equivale a non aver fiducia in Dio e a divinizzare le grandi potenze. I giudei non soltanto si sono imbarcati in una politica assurda, ma stanno com� mettendo un peccato di idolatria. Nel terzo momento, a ribellione avvenuta, Isaia si sente fallito e la�. scia una testimonianza scritta sull'atteggiamento peccatore del popolo. e sul castigo che si merita (30, 8-17 ) . È forse entrato in un periodo di silenzio, destinato però a non durare a lungo : gli avvenimenti lo obbligheranno presto a parlare. Nell'anno 701 Sennacherib invade Giuda e conquista 46 fortezze, tra cui Lachis� Da lì invia a Gerusa­ lemme il gran Coppiere a esigere la resa 1 7 . Le parole che lo incarica di dire (36, 4-20 ) provocheranno in Isaia un catnbiamento profondo. Il gran Coppiere comincia smontando le fiducie umane basate sulle semplici parole, sulla strategia militare e sull'aiuto dell'Egitto (vv. 4-6). Isaia ci avrebbe messo la frrma. Ma poi attacca l'ultimo baluardo di Giuda : « che non vi inganni Ezechia dicendo : " il Signore 1 7 Come vedremo più avanti, troviamo l'ambasciata di Sennacherib riferita in due diverse versioni (cfr. note 29 e 30).

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Attività profetica di Isaia

ci libererà ". Forse gli dei delle nazioni hanno liberato i loro paesi dal­ la n1ano del re d'Assiria ? » (36, 18). Questa bestemmia aiuta a comprendere il cambiamento del profeta. All'inizio della sua vita aveva considerato l'Assiria come uno stru­ mento nelle mani di Dio (5, 26-29 ; 10, 5-6 ; 28, 2). Ora ne condanna l'atteggiamento pieno di orgoglio c di superbia ; uscendo dal silenzio, attacca il grande Impero, in vari oracoli che possiamo datare a questo momento con sufficiente probabilità (10, 5-15 ; 14, 24-27 ; 30, 27-33 ; 37, 21-29). Ma Isaia non si limita a condannare l'Assiria ; a non1e di Dio annuncia anche la salvezza di Gerusalen1me (31 , 5-6 ; 37, 33-35) . In effetti Sen­ nacherib dovette togliere l'assedio e si lin1itò a imporre alla città un pesante tributo. Tuttavia il profeta soffre una nuova delusione. Si attendeva che i tragici avven imenti dell'invasione e dell'assedio servissero al popolo a convertirsi. Ma l'atteggiamento del popolo è diverso : venuto .a conoscere la ritirata delle truppe assire, non rende grazie a Dio né riconosce il proprio peccato ; sale allegro sulle terrazze a contcznplarc il camn1ino dell'esercito nemico. Isaia non può sopportar lo. In un duro oracolo, in cui la sua fede religiosa si n1escola a un profondo patriottisrno, condanna il popolo per la sua condotta (22, 1-14). Se­ condo Von Rad « questo è uno dei pochi luoghi in cui appare, in mez­ zo alla severa aunosfera del suo messaggio profetico, un sentimento vivo e profondam.ente umano di Isaia » 1 8 . . La situazione in cui rimase il paese dopo l'invasione la conosciamo da un altro oracolo (1, 4-9), che utilizza l'immagine dell'infermo per descrivere l'impossibilità della guarigione. Termina con questo l'attività di Isaia ? Molti autori lo pensano. PuQ. darsi però che le sue ultime parole non fossero così tragiche. Convinto fin dalla sua vocazione della necessità di un castigo, il profeta sa che dall'albero abbattuto uscirà un seme santo (6, 13), che il Signore « ha lasciato un resto » (1, 9). Sernbra quasi impossibile pensare che il pro­ feta non abbia meditato nei suoi ultimi anni sul futuro del suo popolo e delle nazioni angustiate da decenni di guerra. È forse in questo con­ testo, come pensava Duhm, che vanno situati gli oracoli 2, 2-4; 11, 1-9 ; 32, 1-5.1 5-20, che lasciano intravvedere un futuro di pace inter­ nazionale con la sparizione della guerra e delle armi, e lo stabilirsi della giustizi-:t e del diritto, della fraternità e del benessere. I commentatori che si impegnano a trasformare Isaia in un uccello di malaugurio, ossessionato dal castigo, non a1nmettono che egli abbia pronunciato questi oracoli nella sua vecchiaia né in alcun altro mo­ mento della sua vita. Tale interpretazione è però discutibile. Il vero profeta può finire nella delusione riguardo ai suoi contemporanei, 18

Teologia del A T II, 208.

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convinto del loro orgoglio e · peccato ; nia sa che Dio mantiene la propria fedeltà. Gli esempi di Osea, Geremia ed Ezechiele lo dimo­ strano chiaramente ; e non vediamo perché Isaia dovrebbe costituire un' ecceztone. Quando abbiamo cominciato a ricostruire l'attività degli anni 705-701� ci siamo proposti di distinguere tra dati sicuri e dati ipotetici. Sicuri appaiono : a) che Isaia si è opposto decisamente alla ribellione fin dai primi momenti ; b) che ha condannato Yalleanza con l'Egitto ; c) che. ha considerato l'invasione assira come giusto castigo per l'atteggiamento del popolo ; d) che malgrado tutto questo ha promesso la salvezza di Gerusalemme ; e) che il successivo atteggiatnento del popolo è tornato a deluderlo. Sembra invece molto probabile : a) che Isaia abbia cambiato atteg­ giamento nei confronti dell'Assiria in questi anni. Il can1biamento non dà luogo a dubbi ; discutibile è il momento in cui si produsse. Tenendo conto delle bestemtnie del re assiro, è probabile che si sia verificato dopo l'ambasciata a Lachis ; h) che Isaia non sia finito nella delusione, ma abbia contemplato con speranza un futuro migliore, nazionale e internazionale. Setnplice ipotesi, più o meno discutibile a seconda di ciascun elemento, è l'intera ricostruzione che abbiamo tentato, soprattutto per quanto si riferisce alla datazione dei testi. .

4. Il

messaggio

Risulta particolarmente difficile sintetizzare in poche linee il messaggio di Isaia ; soprattutto perché su alcuni punti chiave non sappiamo cosa pensasse il profeta, come ad esempio sulla questione messianica. Se 9, 1-6 e 11, 1-9 non provengono da Isaia, la sua visione del mes­ sianismo è molto diversa da quella che potremmo presentare basan­ doci su questi testi. Ciò nonostante cercheremo di abbozzare alcune idee. Quanto al contenuto, il messaggio di Isaia comprende due grandi fi­ loni : la questione sociale durante . i primi anni della sua attività, e la politica a partire dal 734. Quanto alla denuncia sociale, su Isaia influisce molto Amos, profeta a lui quasi contemporaneo. Anche se Amos predicò nel Nord, il suo messaggio dovette esser presto conosciuto nel Sud ; di fatto certe for­ mule isaiane sembrano ispirate al p rofeta di Tekòa. La problematica è in gran parte la stessa : critica della classe don1inante per il suo lusso e orgoglio, per la sua cupidigia smisurata e le sue ingiustizie. Come Amos, Isaia denuncia il fatto che tutto ciò pretende di compaginarsi con una vita « religiosa » di intenso culto a Dio. Riconoscendo l'influsso di Amos non intendiamo togliere originalità a Isaia. Un attento esame

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Il

messaggio

dei suoi oracoli dimostra che non si tratta di una semplice copia ; inol� tre, dal punto di vista letterario, Isaia è d i molto superiore. Quant o al l 'atteggiamento politico , su Isaia hanno molto influito le tradizioni sull'elezione di Davide . e di Gerusalemme. Dio si è itnpe­ gnato con la c i ttà e la dinastia, e in ciò consiste la loro magg ior si­ curezza. Ma Isaia non accetta né ripete n1eccanican1ente la tradizione. Quella di Dio non è una promessa incondizionata, che si compie senza tener conto dell' atte ggiatnen to del popolo e del re._ Esig e una risposta, e questa ri s p osta è la fede. La quale non si man i festa in verità astratte, in formule più o meno vuote e ste r il i, tna in un attegg i am en to vi­ tale di vigi lanza, serenità e calma. Dinanzi alla minacci a ncn1 i ca, quan� do la ci ttà è circondata dalle truppe , credere significa restare tranquilli e attenti , sapendo che Dio non tralascerà di salvare il suo popolo. Per questo il contrario della fede è la ricerca di sicurezze utuanc, la fìnna di contratti, l ' appoggiars i sull'esercito stra ni ero, il venir e a patt i con l' Assi ri a e con l ' E gi tto. In definitiva, il contrario della fede è. �a paura. E su questo dupl ice spartiacque, sociale e p o l iti co, del s uo tnessag­ gio che si inquadra la procl a tn a z i on c tnessian ica. Il « Messia >> appare setnpre in questi testi (autentici o n1eno) come colui che stabilisce sulla terra giustizia e diritto, dando consistenza al trono di D av ide. Quando il suo regno avrà i nizio, non ci saranno più da ten1 erc atteggiatncnti di ribellione contro Dio, né di op pressione dci deboli. A cosa mira Isaia con la sua predicazion e? Per quan to sembri strano, si tratta di una questione molto dibattuta . Molti ritengono che il pro­ feta intenda solo giu stificare l'inevitabile cast igo da parte di Di o . An­ cor p i ù, egli vorrebbe accec�re il popolo, ottundergli il cuore perché non giunga a convertirsi. E i mpossibile trattare adesso i con1pless i versetti del racconto della vocazione 1 9 . Se però, presc indendo da essi, vi è qualcosa di ev idente, è che Isaia ha voluto convertire. i suoi contemporanei. Le sue denunce sociali, la sua critica alle autori tà e ai giudici , p ost ulano un cambiamento di con dotta : « Ces sate di agir� male , i mparate a fare il b en e » (1, 17). Le sue avvertenze ad Acaz, i l suo consiglio di « vigilanza e cal m a », non sono formule vane, esi� gono un nuovo attegg iamento. Quando condanna l' an1basciata in Egitto lo fa, almeno inizialmente, sperando che essa non giunga a mettersi in ca1nn1ino. Dire che Isaia non ha tentato di convertire i suoi contemporanei appare totalmente contrario ai testi e alla men­ talità del profeta 2 o . 1 9 Cfr. J. Alonso Oiaz, La ceguera espiritual del pueblo en Is 6, 9s en relacion con la acd on de Dios : EstE 34 (1 960) 733-39 ; F. Hesse, Das Verstockungsproblem im

BZAW 74 (Berlin 1955). 2 ° Cfr. H. W. Hoffrnann, Die Intention der Verkundigung ]esajas, BZAW 137 (Ber­ lin 1976). A T,

I Isaia

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All'interno di questa conversione vi è un punto essenziale. Conver­ tirsi significa ristabilire corrette relazioni tra Dio e l'uomo, istaurare nuovamente un equilibrio che era andato perso. I contemporanei di Isaia, lasciandosi trascinare dall'orgoglio, collocavano l'uomo a un livello che non gli spettava : al vertice di un panteon terreno da cui tutto dominare e decidere. Per Dio non restava posto, se non quello di un semplice mezzo, senza ripercussioni dirette sulla vita. Isaia, nella sua vocazione, ha un'esperienza molto diversa. La mae� stà di Dio, la sua sovranità, destano in lui la coscienza di essere pec.. catore c di vivere in mezzo a un popolo itn puro. L' uotno non ha nulla di cui gloriarsi. Importante e decisivo è soltanto il Signore ; c se il popolo non vuole accettare ciò di buon grado dovrà farlo per forza--; quando giungerà « il giorno del Signore » e sarà piegata l'arroganza dell'uomo. Per questo il messaggio di Isaia non è la somn1a di una · serie di ri­ cerche pratiche per problemi sociali, e�onon1ici o politici. Intcrprctarlo in questo modo sarebbe itnpoverirlo�:· . fondamentale nella prcdicazione di Isaia è il desiderio di provocare nel popolo l'incontro con Dio, la piena accettazione del divino in mezzo all'un1ano. A partire da tale supren1azia del divino, c come risposta ad ess� hanno significato tutti gli altri punti che configurano il n1essaggio del profeta. 5. Attività letteraria di Isaia

Come abbiamo già indicato nell'introduzione generale al libro di Isaia, i capitoli 40-66 provengono da epoche c autori n1olto diversi. Lo stesso potremmo dire dei capitoli 24-27 e 34-35. D'altra par te i capito­ li 36-39 non contengono oracoli di Isaia tna narrazioni ; è un a sezione.. storica che parla del profeta in terza persona. Se a questo aggiungia1no che nemmeno molti passi dei cc. 1-12 c quasi la tnaggioranza dei cé... 13-23 sono autentici, vedremo che fra l e collezioni di oracoli isaiani esistenti nel secolo VIII e l'attuale libro di Isaia le differenze superano di tnolto le somiglianze. In nessun modo possian1o considerare Isaia autore del suo libro, nenuncno dci capitoli 1-39. Il genne di questo libro, tuttavia, dovette cominciare col profeta. Egli, in 30, 8, riceve da Dio quest'ordine : « Ora va' a scriver lo su· una tavoletta, incidilo nel bronzo, ché serva in futuro da testimonianza perenne >). E in 8, 16 si dice : « Conservo sigillate le istruzioni che garantiscono i miei discepoli ». Molti commentatori vedono in questi dati la prova di un'attività letteraria di Isaia. Per quanto nessuno di­ mostri che Isaia abbia scritto i suoi oracoli 2 1 , l'idea è molto diffusa 21

È probabile che il comando di 30, 8 si riferisca soltanto al fatto di scrivere il nome ironico applicato all'Egitto : « Fiera ruggente e oziosa » (30, 7). Quanto a « sigillare la testimonianza e custodire l'istruzione » (8, 16), si potrebbe riferire solo all'interruzione dell'attività profeti ca.

1 17

Attività letteraria di Is aia

e accettata, probabilmente a ragione. Ma la domanda è quali oracoli o collezioni siano state redatti dal profeta. N on possiamo avere cer­ tezze assolute. Per questo presenterò diversi punti di vista. Gli autori che cito offrono di seguito una « storia » di tutto il libro ; da essa se­ leziono quanto si riferisce all'attività di Isaia 2 2 • B . Duhm : Isaia scrive i suoi oracoli riguardo alla crisi degli anni 705-701 (28, 1-30, 17), e probabilmente un altro documento sulla guerra siro-efraimita (7, 2-1 6 ; 8, 1-18) Gli altri oracoli autentici del profeta saranno più tardi raccolti dai suoi discepoli. K. Marti : Isaia edita due in1portanti collezioni, una sulla guerra siro-efraimita (6, 1-1 1 ; 7, 2-4a.S-8a.9-14. 1 6 ; 8, 1-4.5-8h. 11-15. 16-18) e un'altra in relazione agli avvenitnenti del 705-701 (28, 1-4.7-22 ; 29, 1-4a.5b-6.9-10.13-14. 1 5 ; 30, 1-3.8-17; [31, 1-3.4.5a] ) . R. B. Y. Scott : poco dopo il 734, Isaia raccoglie una prima collezione compren­ dente tre gruppi di testi : a ) quelli relativi a Giuda c Gerusalen1me ( 1 , 2-26 ; 3, 1 -1 7 ; 3 , 24-4, 1 ; 5 , 1-13. 1 7-24a; 10, 1-2) ; b) altri oracoli antichi : 2, 6-22; 5 , 14-16 ; 9, 7-10, 4; 5, 24b-29 (30) ; 8, 19-22 ; c) men1orie : 6, 1-1 3 ; 8, 1-8a.1 1-1 8 e forse 8, Sh-1 O. Intorno al 704 red ige una seconda collezione, in cui tutti i brani comin­ ciano con (28, 1 ; 29, 1.15 ; 30, 1 ; 31, 1 e 33, 1 ) . Ciò fa pensare a Vermcylen che, originariamente, il nucleo fondamentale di questi capitoli formasse (insieme con 10, 5-14 + 14, 24-25a e 18, 1-6) un (cc. 24-27) ed altri oracoli. In ogni caso questa sezione « corrisponde esattamente al modo in cui il redattore concepisce l' " opera di Yahvé " : 1 ) abbassamento della Assiria e dei suoi successori nella funzione di potenza orgogliosa c malefica; 2) umiliazione dell'orgoglio del popolo eletto ; 3) restau­ razione di Sion » 27. c

) La piccola escatologia (cc. 34-35) 2 8

Questi due capitoli costituiscono un dittico escatologico. Nel la prima pala Yahvé si confronta con le nazioni pagane, Edom in testa, pro­ vocando l'assoluta desolazione dci loro territori. Nella seconda , come contropartita, il popolo eletto riceve la benedizione divina. Diversi elementi di ques ti due quadri corrispondono punto per punto (si paragonino 34, 8 con 35, 4 ; 34, 9-10 con 35, 6b-7a ; 34, 1 1-15 con 35, 7b ). Alcuni attribuiscono questi capitoli al Deuteroisaia. Per quanto nun1erosi temi del c. 35 ricordino quelli di 40-55, il 34 si inquadra difficilmente in questo contesto.

f) Appendice storica (cc. 36-39) 2 9 sezion� è composta da tre episodi principali : 1) l ' invasion e di Sennacherib e la sua an1basceria (cc. 36-37) ; 2) l'infertnità e gua-

Questa

27 R. Lack, La Symbolique du Livre d ' Isa ie, 70. Che sappiamo, l'unica mono­ grafia dedicata a questo capitolo è quella orn1ai antica di M. Briickner, Die . Komposition des Buches ]es. cc. 28-33 (Leipzig 1 897). 28 Cfr. A. Mailland, La « petite apoca lypse » d' Isa i'e. Ètude sur les chapitres XXXW et XXXV du livre d'Isaie (Lyon 1 956) ; W. Caspari, ]esaja 34 t4nd 35; ZAW 49 (193 1 ) 67-86 ; R. B. Y. Scott, The Relation of Isaiah , Chapter 35 to Dcutero­ lsa iah : AJSL 52 (1935-36) 178-191 ; J. Muilenburg, The Literary Character o{ Isa iah 34 : JBL 59 (1940) 339-365 ; M. Pope, Isa ia h 34 in Relation to Isaiah 35. 40-66 : JBL 71 (1952) 235-43 ; E. J. Young, Is 34 and its Position in the Prophecy : WTJ 27 (1965) 93-1 14; A. T. Ohnstead, Isaiah II and Isaiah, Chapter

35: 28

AJSL 53 (1936-37) 251-53.

Sui cc. 36-37, cfr. B. S. Childs, Isaiah and the Assyrian Crisis, 69-103.

Visione d'insieme di ls 1-39

1 21

rigione di Ezechla (c. 38) ; 3) l'ambasciata del re di Babilonia (c. 39). Comune ai tre è la presenza del profeta Isaia, che giustifica l'inclu­ sione di questi racconti alla fine della prima parte del libro·. Di questi tre episodi, è il primo a porre i maggiori problemi. l ca­ pitoli 36 e 37 offrono a prima vista due versioni diverse degli stessi fatti : Versione A : messaggio di Sennacheri b (36, 1-22), reazione di Ezechia {37, 1-2) , intervento di Isaia (37, 3-7), epi]ogo {37, 8-9a .37-38) . Versione B : · messaggio di Sennacherib (37, 9b-13), reazione di Ezechia (37, 14-20), intervento di Is a ia (37, 21-35), epilogo (37, 36). Il primo racconto concede grande importanza al discorso del gran Coppiere ; il secondo lo riduce, introducendo in cambio una lunga preghiera sulla bocca di Ezechia e un esteso oracolo di Isaia. Altri autori pensano che i due racconti si basino su due diverse amba­ sciate a o . H.isulta strano che la sezione si concluda parlan do dell'ambasciata babilonese (c. 39) , in relazione con l'i n fermi tà di Ezechia (c. 38) . Questi episodi ebbero luogo intorno all'anno 715/714, n1olto prima degli avvenimenti narrati nei capitoli 36-37 (che riflettono la si tuazione del 701 ) . Il cambiamento d'ordine cronologico sembra motivato dal desiderio di concludere 1-39 con la menzione dell'esilio a Babilonia (cfr. 39, 6-7), che dà il via all'annuncio della salvezza da Babilonia nei capitoli 40-55. Infine dobbiamo sradicare del tutto l'idea che queste sezioni si siano unite in forma casuale, senza coesione interna. Tutta una serie di mo­ tivi e di indagini uniscono questi capitoli tra loro e con il resto del libro, molto più strettamente di quanto potremmo immaginare. Le pagine che Lack vi dedica sono molto interessanti in questo senso 3 1 • 7. Bibliografia

scelta

Fra i commenUiri che hanno studiato soltanto Is 1-39 segnaliamo : G. Gray, ICC (Edinburgh 1 9 1 2, ottin1o sotto l'aspetto fùologico) ; O. Procksch , in KAT IX (Leipzig 1930 ; grande penetrazione degli aspetti teologici, forse interesse eccessivo nel situare storican1ente tutti gli oracoli e unificarli ritmicamente) ; W. Eichrodt,

in BotAT 17, 2 voli. ( S tu ttgart 1 960 e 196 7 ; denso per la lettura ma originale e interessante) ; O. Kaiser, in ATD 17-18 (Gottingen 1963 e 1 973) ; H. Wild­ bcrger in B K X (fmora è apparso il Commentario ai cc. 1-35 ; eccellente per 3 0 Si veda J. Bright, La historia de Israel, 314-19 (« Il problem� deU� çam­ pagne di Sennacherib in Palestina ,. ) . �1 R. Lack, La Sy111bolique du /ivre 4' Isaj"e , 28-76,

I Isaia

informazione ; come tutti i vol umi a un determinato tipo di esegesi).

1 22 della

serie, costituisce forse il

monumento

Studi speciali : L. Alonso S chokel, Estudios de poética hebrèa (Barcelona 1963 ;· fon­ dantentale per gli aspetti letterari ; si vedano specialmente le pp. 359-534 sul « Libro dell 'Emmanu ele � e i cc. 13-35) ; J. Vermeylen, Dtl pr('phète Isai"e à l ' apo­ ca lyptiqHe. Isaie, I-XXX V, miroir d'un demi-millénaire d'expériettce religieuse en Israé'l, 2 voli. (Paris 1 977-78 ; di scut ibile sotto alcuni aspetti, è senza dubbio quanto v'è di meglio attualmente sulla formazione del libro di Isaia ; molto ben informato e con bibliografia esaustiva). Agli studi già menzionati in nota aggi ungi amo, per il loro particolare interesse : H. Donner, Israel unter den Viilkertl. Die Stellung der klassischen Propheten des 8. ]ahrhuttderts v. Chr. zur Aussenpolitik der Konige von Israel und ]uda, VTSuppl XX (Lciden 1 964; fondamental e per l'epoca della guerra siro-efraimi ta c per le ribellioni ai tentpi di Ezechia). Molto itnportante per comprendere l 'atteggi amen to politico-religioso di Isaia è l'opera di F. Hubcr, ]ah we , ]uda und die an deren Volker beim Prophctcn ]csaja, BZAW 137 (Berlin 1976).

Articoli in spagu olo su vari aspetti di fs 1-38 p resc i nden do da quell i già citati nelle note 12, 13 e 1 9 : L. Alonso Schokel, Dos poemas a la paz. Estudio estillstico de Is 8, 23-9, 6 e 1 1 , 1-1 6 ; EstBib 18 (1 959) 149-69 ; Id. , Tres imdgenes de Isalas : EstBib 15 (1 956) 63-84 ; Id., Is 10, 28-32 : aualisis cstiUstiw : Bib 40 (1959) 23046; Id. , La canci on de la vifia (Is 27, 2-5) ; EstE 34 (1960) 764-74 ; Id., Traduc­ ciotz de textos po éticos hebreos : C u B 1 b 1 7 (1 960) 1 70-76. 257-65 ; 1 8 (1961 ) 33646 ; 19 (1962) 282-94 ; B. Celada, Una pro{ccfa alta m cu tc cspiritual y una manc ra gen erai de enteuder todas las pryn s>t lhm, a somiglianza di >yn mkbh (1 , 31b) TM : non per­ donerai loro 12b spl non rientra nella serie, può essere entrato per influsso di 1 1a. Conviene sostituire gbh o qualcosa di equivalente 13a sopprimiamo hrmym tvhns>ym, proveniente dal versetto successivo 18 yb,lp, leggendo al plurale 19 vocalizzando b>w come imperativo 20b leggendo ltprpnvt talpe =

=

Il tema dominante dell'oracolo è dato da due frasi : znym, alla lettera c nelle mie orecchie •, come forma ellittica per « l'ho ascoltato • ; la formula di giuramento che segue implica il verbo giurare 17 Traslato dopo il 9 per migliorare il senso; anziché grym leggiamo gdym 13b Vocalizziamo mit2, participio di mwt 1 8a Anziché h!w> leggiamo hswr bue, toro =

Ha inizio una serie di sei « guai ». È probabile che questi « guai & ab­ biano avuto un'esistenza indipendente; alcuni presentano aggiunte se­ condarie. Nel posto che oggi occupano, invitano a essere letti come risonanza e applicazione del canto della vigna, ormai senza in1magini e con grida in luogo di musica. Vanno specialmente notate le ripeti­ zioni verbali di krm (10), h leggiamo tl>r 13b testo e traduzione dubbi ; Ilk alla

lettera « gettare distruggere » ,

Il profeta ci parla in q.uesto capitolo di un'esperienza trascendente ; trascendente nella sua vita c nella storia della profezia. Dovremmo ricorrere alle descrizioni dei nostri mistici, Teresa, Giovanni della Croce, per penetrare per analogia questo n1omento d'illun1inazione e purifì­ cazione che Isaia descrive con precisione. Sono casi in cui poeti e scrit­ tori si arrischiano a forn1ulare l'ineffabile. Isaia, senza tali predeces­ sori, stilizza nelle sue parole la tremenda esperienza in modo tale che il lettore corre il pericolo di non apprezzare e nemmeno sospettare la profondità del tnistero. Coscienti di sitnile pericolo, dobbiamo comin­ ciare dall'analisi del testo profetico. Come vedrcn1o, il capitolo è dominato da schemi tcrnari, come pala­ rizzato dal triplice aggettivo del canto serafìco. La suddivisione Inag­ giore è : teofania : 1-5 consacrazione : 6-7 missione : 8-12 (13}. Le tre parti sono solidamente concatenate per una tipica tradizione formale (racconti di vocazione) c per la loro realizzazione individuale. a) La teofania viene offerta in visione ed è retta dalla sensazione di pienezza. Propriamente la teofania inaugura la visione che occuperà tutto il capitolo, incorporando gli elementi uditivi e la partecipazione -

-

151

I Isaia

6, 1-13

attiva del profeta. Visione, ascolto,· partecipazione si distribuiscono in modo disuguale e logico per tutto il capitolo. Pienezza : l'orlo o le falde di una tunica (alcuni pensano alle gambe, dalle ginocchia in giù) coln1ano il tetnpio, il fumo colma il tempio, la gloria cohna la terra. Colmano e trabaccano perché il Signore non è circoscritto dal ten1pio e nemmeno dalla terra; il tempio che attesta la presenza, fa avvertire la trascendenza. Non è che un appoggio ter­ reno, un infimo sgabello della sua grandezza ultracosn1ica. Il fumo è come nube che manifesta e vela al tempo stesso la presenza, come nube brillante per lo splendore di un sole che essa stessa fa sbiadire. La terra, abitazione dell'uon1o, appare come un tempio gigantesco presieduto dalla serena n1aestà di Dio, come un pianoro gigantesco, immerso nella luce di un mezzogiorno tersissimo. Contrasta drammaticamente con tale pienezza il vuoto o l'abbandono del finale. Isaia non è capace di abbracciare in visione tutta la pienezza, anche se i sensi gli si aprono alla contemplazione. Gli esseri misteriosi gliela fanno con1prendere in un canto liturgico antifonale. Spiccano in tale canto due parole : gloria e santità. Nella santità di Dio distinguian1o due aspetti : la totale tra­ scendenza di Dio, per la quale egli è al di là di ogni cosa ; c l'aspetto etico, di un'assoluta rettitttd1ne. L'uomo è colmo anch'egli di tale gloria c santità? La riflette in qualche modo ? Illuminato dalla luce oscura della nube e istruito dal canto dei serafini, Isaia scopre l'esatto contrario, cioè la prop ria radicale impu­ rità, c trema con il tempio. Vi sarà mediazione fra la sfera divina e quella umana ? A questo punto subentra la seconda scena. b) Consacrazione: Dio invia come mediatore uno degli esseri ce­ lesti, il tempio offre come strumento un fuoco sacro. Si realizza cosl un rito di purificazione e consacrazione, una specie di sacramento che opera quanto simboleggi a. Il serafmo monopolizza l'azione : vola, pren­ de, accosta ; e con le sue parole esplica e convalida il significato del rito (parole preformative). Il profeta non ci comunica la sua esperienza, ma nella scena succes­ siva interviene come uon1o nuovo. c) Conten1pla di nuovo la corte divina, ascolta una deliberazione. Anziché intimorirsi e trasalire, come nella prima scena, egli si considera interpellato e si fa avanti come volontario. Questo punto è molto importante. Isaia riceve la visione come istanza, non si accontenta di uno spettacolo o di un'informazione. Se si offre, è perché comprende che la domanda è sfida e invito. E lo comprende ora, perché un altro lo ha reso capace : nessuno è capace da solo, nessuno si sceglie la mis­ sione profetica come una professione, nessuno si nomina da sé. La missione è di tornare tra i suoi come tnessaggero di Dio. Il Signore non gli affida ancora nn messaggio concreto, che gli andrà dando a suo tempo. Gli traccia, invece, con alcune frasi concise e paradossali il significato della missione. Suo destino sarà il fallimento, e suo risul­ tato il peggioramento della situazione. Predicando la conversione pro-

6 , 1-2

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.

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vocherà l'indurimento e renderà inevitabile il · castigo. Le ripetizioni retoriche non amplificano a vuoto, ma sottolineano con forza l'incre­ dibile. Deve dunque fallire la parola di Dio ? In ultimo termine, no ; in linea immediata, sì. Isaia sarà ministro dell'immediato : per la situa­ zione spirituale in cui versa il popolo, le sue parole provocheranno sfiducia e disprezzo. I suoi compaesani, in tono di sfida, arriveranno a dirgli : « Affretti la sua opera, perché la vediamo, si compia subito il piano del Santo d'Israele perché lo comprovian1o ». Questo è accecarsi per non vedere quanto già sta succedendo, è indurirsi per non compren­ dere quanto già avviene. La parola profetica d'Isaia non sarà un dato neutrale che corre ai margini della storia ; non ricevuta, provocherà indurimento, determinerà un processo storico verso la catastrofe. Allora, non sarebbe meglio tacere per non aggravare il peccato ? Il Signore è fedele all'alleanza, esige il rispetto della giustizia, vuoi man­ tenere desta la coscienza dell'uon1o, anche se l'uon1o, o proprio perché l'uomo tenta di disinteressarsene. La parola profetica attesta che Dio non si disinteressa. Al sopraggiungere della sventura, la parola, appa­ rentemente inefficace, sarà ricordata :- alla sua luce se ne comprenderà il significato di castigo n1critato. In ultima istanza, la parola condurrà alla conversione. Ciò nonostante, è indubitabile il paradosso della missione d'Isaia ; e il profeta lo deve comprendere fm da quando riceve l'incarico. Anche questo fa parte della santità di Dio, giusta e insondabile. Di fatto il profeta cotnprende la gravità e la funzione dialettica del suo compito. Per questo azzarda una domanda, quasi una querela, o un'intercessione : « Fino a quando ? ». Fin dove dovrà giungere l'in­ durimento del popolo ? Fino alla catastrofe. Alla pienezza divina si .opporrà il vuoto di città, case e campi. E poi ? Al momento della vo­ cazione non c'è ancora un oltre, sebbene i termini del castigo escludano l'annichilimento del popolo. Anche Gesù incontrò resistenza e provocò indurimento : « Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero colpa; ora invece �on hanno scusa » (Gv 15, 22). "1. Anno 739. Isaia si trova nel tempio, o ve lo trasporta Wla visione. Nel tempio vede Dio come re, su un trono forse innalzato su gradini e pedana ; non dice nulla dei cherubini, che si suppone sostengano il trono di Dio, non descrive la figura in particolare ma soltanto i con­ tomi del manto regale che si dispiega all'intorno, colmando tutto il tempio. Basandosi sull'iconografia del tetnpio, si è proposto non trat­ tarsi del mantello ma della visione frontale delle gambe W1ite, dalle ginocchia fmo ai piedi ; ciò darebbe al tempio una figura stretta ed alta. 2. L'immediata corte di Dio è formata da serafini, esseri celesti in fi­ gura di draghi, il cui nome indica relazione col fuoco o col fulmine; si mantengono eretti come cortigiani, sormontando il re seduto. Con le ali si coprono, in segno di rispetto, il volto e le nudità; con un paio

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6, 3-9

di ali si librano o volano, mentre si mantengono dritti o rampanti Comincia a dominare lo schema ternario. 3. Intonano un canto alternato, o grido dialogico ; il titolo di Dio è quello di Signore degli Eserciti, cioè delle stelle e costellazioni, come schiere ordinate del cielo, e anche dei fenomeni atmosferici come ele­ menti al suo servizio. L'attributo ) indica la trascendenza asso­ luta di Dio, affascinante e terribile per l'uomo, attraente c ardente. La sua gloria è la manifestazione della maestà come splendore, senza una figura comprensibile e patente sulla terra, che è la dimora dell'uomo. Il canto dei serafini oltrepassa le dimensioni del tetnpio : da nn lato il tempio può simboleggiare la din1ora celeste, dall'altra non è il luogo esclusivo della gloria di Dio. Nella sua esperienza Isaia deve rompere il cerchio personale e nazionale degli uomini, prendendo coscienza di orizzonti senza limiti. Si noti, nel canto dei serafmi, l'abbondanza delle vocali lnnghc a c o. 4. N ella teofania è frequente che la terra sussulti. In luogo del terre­ moto che ci si attendeva, il profeta assiste al sussulto del tempio, som­ mossa dal canto celeste. Senza bisogno di incenso il tempio si colma spontaneamente di fumo. La fonetica del versetto spicca per l'accumu­ larsi di consonanti doppie, in contrasto con le lunghe vocali del ver­ setto precedente. 5. Il profeta avverte la propria piccolezza e limitatezza, incapace di abbracciare da vivo la grandezza di Dio ; da qui la sua paura di morire. Avverte però soprattutto i propri limiti etici, la macchia e il peccato che lo rendono solidale con tutto il popolo. Il popolo eletto non è un'eccezione nell'umanità; dirà il libro di Giobbe : « Cotne può l'uomo essere puro, o innocente chi è nato da donna ? >) (15, 14). Isaia ha forse sentito la sua impurità e il suo peccato nella mente o nel cuore, nel più profondo dell' anitna ; lo sente sulle labbra, perché? Perché deve prepararsi alla vocazione profetica, che è carisma del linguaggio. La fonetica del versetto si fa frantumata, con n1onosil1abi e vocali accu­ Dlulate. 6-7. È qualcosa di più che un semplice rito di purificazione, poiché Dio perdona e cancella totalmente il peccato dell'uomo, che affonda nell'intimo ed « esce dal cuore ». È il peccato a interporsi fra l'uomo e Dio (Is 59, 2) ; spetta a Dio distruggere la barriera e accorciare le di­ stanze. Dalle labbra il fuoco sacro arriva al cuore, e questo comincia a battere in sintonia con la vibrazione divina. Il fuoco che non distrug­ ge purifica e affina : « se separi ciò che è prezioso dalle scorie, sarai la mia bocca >> (Ger 15, 19). 8. La vocazione profetica è missione o invio per agire a nome di Dio ; con la sua parola il profeta deve salvare la distanza fra Dio e l'uomo. L'uomo può soltanto presentarsi o offrirsi ; spetta a Dio inviar! o. 9. Dio evita la fonnula « mio popolo >). Ne usa un'altra più distaccata : « questo popolo ». Egli continua a rivelare con azioni c parole, p er gli .

6, 1�13

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occhi e gli orecchi (si veda Dt 29, 3) ; ma il popolo non è aperto a pe­ netrare e comprendere, si ferma alla superficie dei fatti. 1 O. Per questo la parola profetica produce dialetticamente un indurì­ mento, come conseguenza e castigo. Il tragico destino del profeta viene espresso con una disposizione chiastica (cuore-orecchie-occhi­ occhi-orecchie-cuore), prolungando lo schema ten1ario dominante. Occhi e orecchie devono essere in armonia con l'intimo dell'uomo. Ottundendosi la percezione interna, le orecchie restano sorde e gli occhi ciechi ; gli oggetti divengono opachi, la lingua incomprensibile. 1 1-12. Il movimento alterno o dialettico, una volta instaurato, non si ferma da solo. Potrebbe fermarlo il popolo, convertendosi ; tn a è in­ durito. Solo Dio può arrestarlo, rifiutandosi di parlare ; ma egli con­ tinua a inviare profeti. Il movimento non si arresterà finché non sfocerà nella catastrofe, cioè nella morte o nell'esilio di gran parte della popo­ lazione. L'ultim.o versetto lo afferma con rara energia : anziché molti­ plicarsi gli abitanti, si moltiplicherà l'abbandono. 13. Il versetto precedente suonava come un finale categorico. Quello presente sen1bra un'aggiunta posteriore, o due aggiunte in due tempi diversi. Annuncia dappri1na una nuova ondata di distruzione (si adat­ terebbe molto bene a1la duplice deportazione degli inizi del sec. VI). Tuttavia la distruzione non sarà totale, poiché ritnarrà un resto (il che concorda con il pensiero teologico di Isaia). Alla fine risuona la voce della speranza, in un prolungarsi immagini­ fico non molto logico : il ceppo diventa seme. Il resto che sopravvive alla catastrofe sarà seme di un popolo santò, consacrato al Signore. Con queste aggiunte il capitolo della vocazione del profeta si apre alla speranza : la catastrofe non è l'epilogo ; Isaia fa parte d'una lunga ca­ tena di profeti sempre più orientati verso un futuro di speranza.

Capitoli 7- 1 2 Libro dell'Emanuele

Questi capitoli vengono solitamente chiamati (< Libro dell'Emanuele •, titolo abbastanza indovinato, più di quanto non lasci di solito compren­ dere la maggioranza dei con1mentatori ; il « segno >> del bambino nato non è infatti soltanto un punto importante di riferintento dei sei ca­ pitoli, ma anche uno dei dati che ne organizzano l'unità. Vediamo conte. Certamente i capitoli non costituiscono lo sviluppo coerente di un'idea centrale e previa; sono più che altro una costruzione abbastanza coe­ rente, ottenuta con n1ateriali diversi c con vari principi strutturanti. I materiali appartengono storicatnente alla guer ra siro-efrain1ita e al­ l'invasione di Sennacherib (il che già mostra il carattere di conlposi­ zione posteriore). Ten1aticamcntc vi doxninano le invasioni, gli attac­ chi, le liberazioni, le protezioni ; vi sono inoltre n1inacce e protnesse, in parte coincidenti con quanto precede. Si aggiungono una confessione del profeta e un inno finale. Può trattarsi di un materiale raccolto ai tempi del profeta o poco dopo ; una serie di brevi inserzioni e un'altra piì1 consistente svelano una mano postesilica. I principi organizzativi, collegati tra loro, sono soprattutto : il motivo dei segni, l'alternanza invasione-liberazione, il gioco dei nomi propri. Servono a questi principi diverse tecniche letterarie, soprattutto la ri/ petizione calcolata di parole, particelle, n1otivi letterari. Cominciamo dai segni. Spicca senza dubbio quello del batnbino che deve nascere, perché oggetto di un confronto tra re e profeta e perché storicatnente inquadrato ; ma secondo 8, 1 8 (introdotto anch'esso da hinne, cotne 7, 14), anche i figli di Isaia sono segno di avvenimenti futuri. Pertanto bisogna cercare unitariamente il significato di Mahèr­ salà le Seariasùb ). Cominciamo da Emanuele : viene presentato in un oracolo di annunciazione, che consta di quattro brani (7, 14s) : a) la giovane è incinta e darà alla luce un figlio h) gli metterà nome Dio-con-noi ( l) c) mangerà ricotta con miele d) finché imparerà a respingere il male e scegliere il bene Questi quattro eletnenti si commentano in ordine inverso in altrettanti oracoli di liberazione o restaurazione (all'inizio, a metà, alla fme) in­ trodotti tutti e quattro dalla particella ki, che serve a richiamare l' at-. tenzione : d) 7, 16 liberazione dall'invasione siro-efraimita c) 7, 22 benessere di alcWli sopravvissuti h) 8, 10 liberazione dall'invasione assira a) 9, 5 grande oracolo di restaurazione

7, 1-12, 6

I Isaia

156

Il brano d) è ripreso anche in 8, 4, con riferimento al figlio di Isaia, e introdotto dalla stessa formula « prima che il bambino impari »; con esso Mahèr-salàl rimane legato a Emanuele nella sua funzione di segno. Leggiamo di seguito i versetti 7, 16; 7, 21s ; 8, 1-4 ; 8, 9-10; 9, 1-6 e vi apprezzeremo un clima progressivo di liberazione (Siria e Israele, As­ siria) fmo alla grande istaurazione finale. Ma la liberazione suppone un precedente stadio di invasione, minac­ cia grave, vera oppressione. Perciò ognuno dei brani citati è preceduto da un annuncio tragico o drammatico. L'autore della composizione può utilizzare oracoli autonomi posti in relazione tematica o può aggiun­ gere qualcosa di suo. Sorge in questo modo la citata alternanza di in­ vasione-liberazione, che ci invita ad allargare i contesti parziali secondo il seguente schema : d) invasione 7, 1-2/segno+liberazione 7, 14-16 c) invasione 7, 17-20/liberazione 7, 21-22 d) desolazione 7, 23-25/liberazione 8, 1-4 (+ segno 8, 16-20) b) invasione 8, 5-8/liberazione 8, 9-1 O a) invasione = oppressione 8, 21-23/liberazione 9, 1-6 cui si possono aggiungere due ampliamenti o complementi importanti : liberazione 1 0, 5-15.23-27 invasione 10,28-32 + oppressione 10, 33s/liberazione 11, 1-9. Con ciò viene unificata gran parte del materiale (che questo avvenga attraverso suture artificiali, per esempio è spiegato in 8, 4 con una sola ripetizione verbale, sll; la sua risonanza si desta nuovan1ente in 1 O, 6; vale a dire, il saccheggio di Damasco e di Sa­ maria a opera dell'Assiria è la liberazione temporale di Giuda ; ma il saccheggiatore, divenuto più forte, tornerà alla carica contro Giuda (tratteremo al suo posto la risonanza di 11, . 14). L'altro figlio di Isaia si chiama s> r yiwb = « Un-resto-tornerà ». Ac­ compagna il padre nel primo incontro con Acaz : è un testimone muto e con il suo nome un presagio. La spiegazione formale la troviamo in 10, 20-22 (dubbi 17-19 e 23, che spiegheremo in loco) ; la particella ki introduce la fme della spiegazione in 1 O, 22. La spiegazione non formale, riferita al solo significato nelle sue due componenti, si rami­ fica attraverso il libro.

1 57

I Isaia

7, 1-12, 6

Prima componente, il resto : significa che il popolo ·sarà decitnato, che molti periranno, che non tutti saranno annichiliti, che alcuni conti­ nueranno l'esistenza del popolo. Il tema suona in 7, 22 : > di 8, 15 ; nella successiva din1i­ nuzione del popolo in 9, 7-21, nei « pochi alberi » di 10, 19; nel bosco tagliato di 10, 33s ; c nell'inserzione tardiva in 1 1 , 1 1 . Seconda cotnpo­ nente : il tctna del ritorno, su b. È concentrato in due passi : in senso re­ ligioso di conversione in 10, 17-23 (o 20-22), opposto a 9, 12; in senso di ritorno dall'esilio nella grande aggiunta di 11, 10-16. Vicino al pri­ nto significato è 8, 1 1 , che itnplica un camn1ino errato e un altro si­ curo, uno seguito dal popolo guidato da capi perversi (9, 15) un altro che dovrà percorrere il profeta guidato itnmediatamentc da Dio. Resta il nome di Isaia, anch'esso eb!a� welo> > ep})ad (12, 2), e sarà l'atteggiamento del resto (10, 20). Attraverso l'azione di Dio e la fede dell'uon1o la tnonarchia minacciata avrà stabilità perpetua (9, 6). Questa legge è valida per la crisi ai tempi di Acaz e di Ezechia : la sua formula condensata è el, « Dio con noi ». Nota. (Quanto segue è più Wl sospetto che un'opinione) « Prendere per mano )> si dice in ebraico con due verbi, >IJ,z e /:tzq, componenti dei nomi dei due re Acaz ed Ezechia. Quando Dio decide di indiriz­ zare direttamente il suo profeta non sulla via di Acaz ma su quella di Ezechia, si adopera il verbo }J,zq (8, 1 1 ) : sarà intenzionale la scelta ? Comincia a risuonare velatamente il non1e di Ezechia nel coro dei nomi significativi ?

I Isaia

7, 1-9

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Primo avviso di Acaz

7,1

2

Regnava su Giuda Acaz, figlio di �otam figlio di Ozia. Rezìn re di Damasco, e Pekach, figlio di Romelia re d'Israele, salirono a Gerusaletnme per attaccarla, n1a n on riuscirono a combatterla. La notizia giunse all'erede di Davide : I siri sono acca mp ati a Efraim. . E si agitarono, il suo cuore e quello del popolo, con1e si agita­ no gli alberi del bosco a l vento. Allora il Signore disse a Isaia : - Esci incontro ad Acaz con tuo figl io Seariasùb verso il termin e del canale della Cisterna Alta, presso la strada del ca tn­ po del Lavandaio, e gli dirai : « Vi gilanza e calma ! Non te­ mere, ·non avvilirti, davanti a quei due pezzi di tizzoni fumanti" Anche se la Siria tran1a la tu a rovina dicendo : S a l ia ino contro Giuda, assediamola, facciamovi breccia e vi non1ineretno re il figl io di Tabcèl >>. Così dice il S i gn o re : Non si compi rà non succederà : Datnasco è capitale della Siria, e Rezìn, cap itano di Datnasco ; Samaria è ca pita l e di Efrain1, e il fig l i o di Rotnelia cap i ta n o di Satnaria. (En tro sessantacinquc anni, Efraim, distrutto, cesserà di essere popolo). Se non cred ete , non sussisterete. -

3

4

5 6

7

Sa 9a

Sb 9b

,

7,1 ykl leggian1o al plurale 4 consideriamo glossa l'identificazione della metafora « la collera di Rezìn, Siria, e del figlio di Romelia » 5 consideriamo glossa i non1i « Efrai m e il figlio di Romelia »

La prima unità ci offre alcuni dati storici essenziali e avanza rapida..; mente verso l'oracolo programmatico (7, 9). Si tratta di una questione internazionale, con la partec ip azi one di tre re, oltre a un p retendente o candidato di riserva. Strana la preoccupazion e per la filiazione dei tre personaggi e la menzione, in un caso, del « casato >> o dinastia. Acaz è figl io di 16tam e nipote di Ozia, Pekach è figlio di Romelia, il can­ didato di riserva è figl io di Tabeel ; entra in scena anche il figlio di Isaia. Il fatto è che l'affiliazione significa la continuità fan1iliare o dinastica, e il libro si preo ccup a di questo tema, dato che sarà un figlio la solu­ zione della crisi (7-14 ; 9, 5). Quanto alla dinastia (ripetuta in 7, 2.13), è manifesta l'intenzione di far appello alla promessa fatta da Natan a Davide (2Sm 7) : in gioco è la dinastia davi dica ; e, in essa, la promessa di Dio si trova minacciata dai piani umani. Richiama l'attenzione il tono poetico di cui l e due comparazioni sono

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159

7, 1-9

perfuse : il vento che agita gli alberi, i tizzoni che fumano. Quello �he si presenta come un vento robusto è un'effimera colonna di fumo. E il contrasto che tornerà tra i piani trionfali degli alleati e il loro ca­ tegorico rifiuto. 1. Si veda l'introduzione storica. Il primo versetto anticipa l'argo­ mento come se fosse un titolo : annuncia l'attacco e il fallimento di due contro uno. 2. È il momento precedente l'invasione. L' au tore gioca collegando i verbi nuh e nu) - è un annuncio salvifico an­ ticipato (10, 21ss). Questa preoccupazione dell'autore, intesa a localiz­ zare il luogo dell'incontro, sembra avere un'intenzione che non riu­ sciamo a cotnprendere. Probabilmente il re stava ispezionando un luogo di importanza strategica. 4. Comincia l'oracolo di salvezza, sviluppando il classico imperativo « non temere », che diventa invito ed esigenza. Vigilanza dinanzi al nemico e su se stessi, calma di fronte a Dio · che interverrà (si veda 30, 15). Si possono notare le allitterazioni nella descrizione sprezzante dei re nemici. Una glossa erudita identiftca i riferimenti dell'immagine : la collera di Rczìn, i Siri e il figlio di Rotnelia. 5-6. L'intenzione degli alleati è di rovesciare la dinastia davidica e stabilire una dinastia alleata in Giuda ; forse per il loro progetto di rea­ zione contro l'Assiria. Ciò va direttamente contro la promessa di Dio. Nel Nord le dinastie cambiano con violenza ; nel Sud quando uno stra­ niero cambia il monarca, lo fa rispettando la dinastia. Il progetto degli alleati è quello di tornare indietro in un certo qual modo nella storia, poiché il meridionale Davide aveva regnato su tutto Israele, anche sulle tribit settentrionali, e aveva esteso un qualche dominio a territori della Siria. Il notne del candidato sembra alludere alla bontà o bene­ volenza di Dio, tab-> el (si veda Esd 4, 7). 7-9. L'oracolo del Signore è tagliente, lapidario. Prescindendo da Sb, il ritmo risulta : 4 : 2 + 2, 3 + 3, 3 + 3, 2 + 2; a ciò si aggiungono gli inizi, quattro volte lo> no, agli estretni, quattro volte ro> s capo, all'interno. E, una composizione di rigore geotnetrico : =

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I Isaia

7, 9-1 5

160

buona per una lapide, facile per la n1emoria. Quattro « capi », ognuno al suo posto ; e Dio che li colloca e tnantiene ; non spetta all'uomo cambiarli. Non occorre dire che è Dio ad aver collocato il capo = ca­ pitale di Giuda e il suo capo = re; ol) sono in relazione con il regno della tnorte. I Giudei chiedono segni celesti, n1a verrà loro dato il segno d i Giona,

161

I

Isaia

7, 12-16

che è un segno dell'abissò, per la sua discesa nel profondo (Gio 2, 3 ; Mt 12, 39-41 ) , come lo sarà la resurrezione di Gesù. 12. Il re, allegando religiosità e rispetto, respinge categoricamente l'of­ ferta di Dio. In realtà non vuole né un segno né la fede. « Tentare Dio • è esigere da lui prove o condizioni, come fecero gli isracliti nel de­ serto (per esempio Es 17, 7 ; Sal 78, 18.41 .56 ; 106, 14). 13. Davanti all'ipocrisia del re il profeta reagisce a nome d i Dio. ll titolo « crede di Davide » (alla lettera casa di Davide), ricorda che Acaz è il continuatore della salvezza promessa a Davide, il rapprcsentante storico della dinastia eletta. Col suo atteggiamento falso e dilatorio il re sta stancando gli uomini e il « mio Dio » : Isaia non dice più il « tuo Dio • (con1e nel versetto 11). 14-15. L'oracolo ha la forma di altri oracoli di annunciazione : Gen 16, 1 1 s : Ismaele; Gdc 13, 7 : Sansone; Mt 1 , 20 ; Le 1 , 13s.30s : Giovanni e Gesù. > ( è realmente nel Cristo. Siamo abituati a vedere la storia come qualcosa che succede, che viene dopo, le generazioni come discendenza, qualcosa che « discende >> suc­ cessivanlente e dipende da chi è prima. Secondo tale visione, tutto dipende da Davide e, come compimento, dalla promessa di Davide. Dobbiatno imparare l'altra visione : una storia che avanza verso un punto futuro, che dipende da esso, che soltanto da esso è giustificata e ha consistenza e continuità. Secondo questa visione tutto dipende dal Messia futuro, e la stessa parola data da Dio a Davide si basa su quella parola di Dio che è Cristo. Ciò lcgittin1a la lettura messianica e ma­ riana del presente oracolo. Alcuni autori propongono una dipendenza da una mitologica figura di vergine che partorisce. 16

Infatti, prima che il bambino impari a respingere il male e a scegliere il bene, sarà abbandonata la terra dei due re che ti fanno paura.

7, 17-25

I Isaia

162

17

n Signore farà venire su di te, sul tuo popolo, sulla tua dinastia, giorni quali non se ne conobbero da quando Efraim si se­ parò da Giuda.

18

Quel giorno il Signore chiamerà con un fischio i tafani dei confini del delta d'Egitto e le api del paese di Assiria. Verranno e si poseranno in massa nelle fenditure delle rupi, nelle crepe della roccia, in ogni macchia, in ogni abbeveratoio. Quel giorno il Signore gli raderà con una lama mutuata dall'altro lato dell'Eufrate la testa e i peli del corpo, gli raderà la barba.

19

20

21

Quel giorno ognuno alleverà una giovenca e due pecore, e per l'abbondanza di latte mangeranno ricotta ; si, mangeranno ricotta e n1iele quanti rimarranno nel paese.

23

Quel giorno un terreno con mille viti da mille monete produrrà rovi e cardi. Vi entreranno con archi e frecce, perché tutto il paese sarà rovi e cardi; sulle falde vangate e sarchiate non entrerai per paura dei rovi e dei cardi ; saranno pascolo di vacche, battuti dalle pecore.

22

24 25

17 consideriamo glossa l'identificazione 20 consideriamo glossa l'identificazione

«

«

il re di Assiria » il re di Assiria ))

16. Comincia la spiegazione dell'oracolo di annunciazione, col com­ mento dell'ultimo motivo ; il bambino va crescendo fino all'uso della ragione, fmo a guando deciderà responsabiln1ente a favore del bene, contro il male. È già un buon annuncio che il bambino -. Alcuni commentatori vogliono intendere la frase come riferita alla capacità di distinguere i sapori (secondo 2Sm 19, 36) ; mi sembra che il bebè abbia tale capacità molto prima e che il testo di Isaia si riferisca ad atti coscienti. 17. Il significato del versetto è dubbio. La secessione del Regno del Nord, Efraim, fu una catastrofe che mise fine alla gloria del regno unito sotto Davide e Salomone. Il profeta dice che torneranno i tempi buoni, .o che verrà una catastrofe paragonabile soltanto allo scisma ?

163

I Isaia

7, 17-22

n

glossatore tardivo ha optato per la seconda spiegazione, aggiWlgendo a margine : « il re Assur )); il re assiro, cioè, non si accontenterà di sba­ ragliare gli alleati del Nord, ma continuerà la sua marcia devastatrice fmo al cuore di Giuda. Così avvenne di fatto. Ma è anche storicamente certo che sotto Ezechia, distrutto già il Regno del Nord, ebbe inizio un movimento di riunificazione e si conobbero alcuni anni felici . No­ nostante tutto, sembra prcdotninare il senso di m inaccia : il Signore della storia spinge i « giorni )) « sopra • o contro il popolo peccatore. In questo caso il versetto 17 appartiene piuttosto a quello successivo, come annuncio generico. 18-25. Quattro oracoli vincolati dall'espressione « quel giorno, allora )) (vago riferin1ento al futuro senza connotazione escatologica e formula comoda per aggiunte e collegamenti). L'unione tcmatica consiste nel movimento ondulatorio, già spiegato, di invasione e liberazione. In­ cludendo il v. 17, il n1ovimento concreto è: triplice minaccia contro Giuda (17/18s/20}, restaurazione (21s), invasione {23-25). 18-19. Nuova variazione poetica sul tema dell'invasione. Accumulando suoni duplicati e con una numerazione quatemaria, si descrive plasti­ camente l' onnipresenza molesta, pari a quella di insetti, degli invasori. L'Egitto e l'Assiria, occidente e oriente, stringono fatalmente la Giu­ dea. Onomatopeica è anche la convocazione degli insetti, con l' accumu­ larsi di sibilanti ed erre : yisroq Yhwh laz�bub > aser biq$ e ye> ore mi$rtiym w laddebora > aser be> ere� >assur. In 19 si ripete il verbo nu� del v. 2, che mette a fuoco l'invasione dei due imperi come rinnovamento su larga scala dell'invasione dei due regni alleati. Una scala che suona totalità, oriente e occidente, e sembra preannun­ ziare l'orizzonte delle escatologie e l'assalto universale contro il po­ polo eletto. 20. Nuovo oracolo di minaccia contro Giuda, in un'immagine vigo­ rosa. Il rasoio preso da oltre Eufrate è, secondo il glossatore, il re di Assur. Radere il capo può essere segno di dolore ; radere corpo e barba è ingiuria gravissima. L'invasione assira sarà desolatrice e umiliante. I correlativi ebraici « testa e piede >>, ro> s e regel, possono essere, in ter­ mini militari, capitani e truppa ; in termini politici, capi e seguito (si tenga conto del quadruplice « capo » di 7, Ss) ; zaqen, da parte sua, oltre a barba, significa anziano o senatore. Non è strano che uno scrittore ebreo si diverta con queste espressioni a doppio senso, ambiguità o bivalenze che siano. 21-22. Con la stessa introduzione « quel giorno • quest'oracolo commenta e spiega il penultimo motivo dell'annuncio, cioè la dieta (v. 15). Nel paese si salva un resto soltanto, ma tale resto torna ai tempi di abbondanza e benedizione : il bestiame si tnoltiplica più in fretta dell'uomo, abbonda il latte e la terra, libera ormai da insetti nefasti, ritorna a far sgorgare n1iele. Benedizioni semplici e antiche : la vita e la speranza continuano ; né la povertà di colui che « aveva solo una agnellina che aveva comprato », né la ricchezza di chi « aveva molti ·

-

-

7, 23-8, 4

I Isaia

164

greggi di pecore e buoi » (apologo · di Natan a Davide, 2 Sm 12, 2-3). Il tema della dieta figura in vari oracoli di annunciazione : Sansone (Gdc 13, 7), Giovanni Battista (Le 1, 15). 23-25. Oracolo di minaccia. L'invasione e il conseguente decremento della popolazione trasformano la terra coltivata in paesaggio di rovi e cardi (l'espressione si ripete tre volte ; si risolve in 1 O, 17) ; vi si entra armati : bellicosamente o per precauzione; nella seconda ipotesi si po­ trebbe tradurre « vi si avventureranno . . . ». Anche i monti o le loro pendici, adatte ad alcune coltivazioni (si ricordi la vigna su Wla fertile altura, 5, 2) sono ormai abbandonati alla mercé del bestiame. Il

figlio di Isaia

8,1

3 4

ll Signore mi disse : - Prenditi una grande tavola, e sc rivici a caratteri ordinari : « Lesto-al-saccheggio, Pronto-al-bottino >>. Allora mi procurai due testitnoni fidati : Uria, sacerdote, e Zaccaria, figlio di Barachia. Mi unii alla profetessa; essa concepl e partorl un figl io . Il Signore mi disse : - Mcttigli non1e Lesto-al-saccheggio, Pronto-al-bottino·. Perché prima che il bimbo sappia dire « papà, mamma » le ric­ chezze di Damasco e le spoglie di Satnaria saranno portate in­ nanzi al re d'Assiria.

Oracolo di salvezza in atto, destinato a tutto il pubblico che si reca al tempio. Un nuovo figlio di Isaia sta per diventare oracolo vivo, come già lo è Seariasùb, . L'oracolo procede in tre tappe, acuendo curiosità e aspettativa. Si tratta dapprima di una tavoletta votiva nel tempio, dedicata a uno strano nome Mahèr-salàl­ cash-baz (di chi si tratta ? cosa significa ?). Quindi la profetessa, moglie del profeta, gli dà un nuovo figlio, e il profeta gli impone il nome scritto sulla tavoletta (il primo enigma è orinai risolto, sapp iamo di chi si tratta; ma perché reca questo nome ? cosa significa ?). Terzo, un oracolo spiega il significato : il bambino annuncia la disfatta degli alleati col suo semplice nome, e con la sua semplice crescita ne affretta la scadenza. Le sue prime parole infantili, gioia dei genitori, saranno letizia del popolo, come un canto di liberazione. Quanto vi è di utnano e commovente nella vita del profeta assume, sotto la n1ano di Dio, la dignità di oracolo salvifico. I parallelismi col capitolo precedente sono limitativi : profeta + profetessa re + giovane prima che il bimbo sappia dire = t)mynw n)mnyn

I Isaia

165

8,

5-10

Il

profeta prende almeno un testimone dal personale del tempio. Se­ condo 2Re 16, 10-16, Uria fu un docile servitore del re Acaz. In un mito accadico del regno della morte, appare un personaggio « Difensore della malvagità >> con testa di uccello, « che apriva le ali per volare »; un altro personaggio, il barcaiolo dell'inferno, si chiama « Pronto a levarsi >> (ANET 109 B). Invasione 5 6

7

8

Il Signore tornò a rivolgermi la parola : Poiché questo popolo ha disprezzato l'acqua di Siloe

che

scorre

placida,

per l'arroganza di Rezìn e del figlio di Romelia, sappiate che il Signore li farà sommergere dalle acque dell'Eufrate, torrenziali e impetuose : (Il re d'Assiria con tutto il suo esercito) debordano dalle sponde, straripano dalle rive, invadono Giuda, lo inondano, crescono, gli salgono alla gola. Le loro ali si spiegheranno fmo a coprire la distesa della tua terra, o Dio-con-noi !

Liberazione 9

1O

Accanitevi, popoli : verrete sconfitti, ascoltate, paesi lontani : armatevi, sarete sconfitti, arntatevi, sarete sconfitti, Fate piani : falliranno ; pronunciate minacce : non si compiranno, perché abbian1o Dio-con-noi.

8,6 sw! gioia della superiorità, trionfalismo, arroganza

9a leg giamo r>, il molteplice colle-. gamento del v. 10 con 7, 7, l ' orizzon te storico di Emanuele. Sebbene gli argomenti non decidano la questione, l' ultin1o collegamento indi­ cato è in ogni caso significativo. 5-Sa. Il popo lo non si converte di cuore e Dio aggiunge una nuova minaccia : un nenuco potente, distruttore, invaderà Giuda come Wl' inon­ dazione. L'acqua di Siloe nasce nella città, è placida benedizione di Dio che il popolo, « questo popo lo », ha respinto. Il castigo è un' acqua vio­ lenta, descritta con1e terza variazione poetica del tema dell'invasione (5, 25-29 e 7, 1 8s ) . La posi z i one dei verbi governa il ritmo accelerato : dapprima vanno parall eli , poi si stringono c si serrano, infine la « go1a >) entra in assonanza. 8b. A chi appartengono queste ali, kanap ? Se appartengono all'eser­ cito invasore, si presenta alla vista un paesaggio inondato, coperto di invasori come in 7, 19; oppure il n cinico si trasforn1a poeticamente in uccello di rapina, le cui a]i coprono di om.bra funesta l'ampiezza del paese (si veda Ger 48, 40 ; 49, 22) . Le « ali » non sono però in ebrai co un termine militare, n1entre designano frequentemente la protezione di­ vina (Sal 17, 8; 36, 8; 57, 2; 61, 5 ; 63, 8; 91, 4) ; il passo parallelo di . 31, 5 appoggia questa lettura : « Come un uccello che volteggi a , il Si­ gnore degli Eserciti proteggerà Gerusa l en1 n1e )). In tal caso wehaya n on è consecutivo, come d'ordinario, ma avversativo : il nome ·del banl­ bino è un presagio : Dio è con il suo popolo, per proteggerlo n1algrado tutto e al di ]à di tutto. 9-10. Così suona ora l'invito ironico : i popol i sono invitati . . . a pre­ cipitare il proprio fallimento. Possono cotubinare forza militare c piani strategici o pol i tic i : « non si compiranno ». La parola di Dio condanna le anni alla sconfitta, i piani al falJin1cnto. E ragione della vittoria è il secondo n1otivo dell'oracolo di annuncio : il nome d(;l batnbino. Compiuta la sua funzione storica individuale, 1' oracolo non si esaurisce, ma passa a significare un principio dell'azione di Dio, legato a un nome oracolare. Il

11

12 13

Signore, pietra d'inciampo

Così mi disse il Signore, mentre mi prendeva p er mano e mi ammoniva perché non seguissi il cammino di questo popolo : - Non chiamate alleati coloro che questo popolo chiama alleati, non vi atterrisca né vi intimorisca ciò che esso teme ; Il Signore degli eserciti, lui chiamerete Santo, egli sia il vostro timore, egl i il vostro terrore,

8, 14-20

1 67

I Isaia

14

egli sarà pietra d'inciampo, roccia da cui si precipita per le due case d'Israele, sarà laccio e trappola per gli abitanti di Gerusalemme : molti v'inciamperanno, cadranno, si scempieranno, s'impiglieranno e resteranno presi.

15

Dio nasconde il suo volto 16

17 18 19

20

Conservo sigillate le istruzioni che garantiscono i tniet discepoli. e attendo il Signore, che nasconde il suo volto alla casa di Giacobbe, e spero in lui. Eccoci, io e i miei figli - quelli che il Signore mi diede come segni e presagi per Israele da parte del Signore degli eserciti, che abita sul Monte Sion. Certo vi diranno : Consultate spiriti e indovini che mormorano e bisbigliano : non deve un popolo consultare i suoi dei, per i vivi consultare i morti, in cerca di istruzioni sicure ? Certo, vi parleranno così.

14a sopprimiamo mqds . 16 diamo agli infmiti un valore finito, la cui persona specifica quanto segue; operiamo una nuova distribuzione per chiarificare il significato ; l'ebraico dice alla lettera : . Alle alleanze umane si oppone la santità del Signore, che ha consacrato il suo popolo e che Isaia ha com­ preso nella sua vocazione. Un popolo consacrato al Signore, un profeta eletto, non devono contan1inarsi con alleanze umane, né devono te­ tnere il nemico (o i suoi dèi) ; devono temere soltanto il Dio che può volgersi contro di loro se provocato.

I Isaia

8, 14-20

168

14-15. Il Signore non è un idolo fantoccio, un talismano dagli effetti assicurati ; non basta invocarlo come la « roccia » solida e inamovibile (Dt 32, 30 ; Sal 18, 3; 19, 1 5 ; 28, 1 ; 62, 3; 78, 35 ; 92, 16; 94, 22; 144, 1 ecc.) : se il popolo non si converte, ciò sarebbe invocare il suo nome invano. La pietra di fondamento si può trasformare in roccia da cui si precipita e il popolo può precipitare su dove falsamente si appoggia. Polarità di Dio, pietra decisionale : chi non si appoggia sinceramente su questa roccia, da essa precipita. La seconda immagine, laccio e trappola, è n1eno violenta ma permette il finale, fortissimo, dei cinque verbi assonanti. Bisogna sottolineare un altro dato : « le due case d'Israele >>, ossia il Regno del Nord e del Sud. Sebbene divisi dallo scisma e ora opposti da una guerra, i due si confrontano con un unico destino in virtù dell'ele­ zione. La crisi non sarà risolta dalle armi, proprie o altrui, ma dall' at­ teggiamento davanti al Signore. Tale dualità servirà a comporre la se­ conda parte (8, 21-12, 6) dell'unità maggiore che commentiamo (7-12). 16-20. Il testo allo stato attuale è difficile ; presenta una serie di brani paralleli che permetterebbero di ricomporlo con maggior ordine e armonia (secondo altri testi ben conservati) ; data l'insicurezza della possibile ricostruzione, preferiamo attenerci il più possibile al testo attuale, tracciandone la linea di pensiero. Per colpa del popolo Dio « occulta il suo volto >> e non concede il suo oracolo ; allora il popolo decide di consultare magi e indovini (come Saul, 1Sm 28 ; proibito in Lv 19, 31 ; Dt 18, 10s) e giustifica tale decisione con l'esempio di altri popoli. Il profeta si fa beffe della pretesa : > dell'Abisso offerto dal Signore (7, 11s). Il profeta non cede : finché non riceverà un nuovo oracolo con­ serva e sigilla la sua precedente testimonianza per il futuro ; frattanto egli stesso, coi figli ricevuti da Dio (si veda 9, 5), si trasforma in ora­ colo vivo, in segno e portento. Il Salmo 74, 9 lamenta : « Non vediamo più i nostri segni, non ci resta nemmeno un profeta, né alcuno che sappia fino a quando ». Isaia non sa esattamente fino a quando, ma con­ tinua a sperare. Si forma così un circolo di figli e discepoli, fedeli al Signore. Casa di Giacobbe e Israele : si riferiscono al Regno del Nord, o men­ zionano tutto il popolo eletto ? Dio, pur continuando ad abitare sul Monte Sion, può occultare a tutti il suo volto ; Isaia sembra parlare di un circolo ristretto, non di tutto il regno di Giuda. Quanto segue ap­ porterà qualche altro dato. Capitoli

8, 2 1 · 1 2, 6

Nel versetto precedente ristagnava un movimento : il profeta ri1naneva in aspettativa (v. 17) ; poco prima (14b) si pronunciava una minaccia « contro le due case d'Israele >>, Ora, dop o la pausa, ha inizio una seconda

l Isaia

169

8, 21-23

parte in cui si parlerà del castigo delle due case, e Dio risponderà al­ l' aspettativa annunciando la salvezza. Questo ci pcrmett e di dividere i capp. 7-12 nelle due pale di un dittico : 7, 1-8, 20 e 8, 21-12, 6, te­ nendo conto che un dittico costituisce un'unità superiore, che stabi­ lisce e manifesta relazioni di grado diverso. Esaminian1o prima di tutto le linee fondamentali di composizione di questa seconda tavola. 8, 23-9, 6 : dopo una catastrofe per le tribù del Nord (Zabulon, Nefcali, Galilea), sorgerà la salvezza basata sulla suc­ cessione dinastica di Davide. 9, 7-20 : castighi successivi, in tre ondate, del Regno del Nord (10, 1-4 dubbio). 10, 5-23 : castigo dell'Assiria e salvezza del Regno del Nord, Israele. 10, 24-27 : castigo dell'Assiria ·e salvezza del Regno del Sud, Giuda. 10, 28-34 : castigo di Giuda in due ten1pi. 11, 1-9 : salvezza di Giuda per mezzo della successione dinastica di Davide. 11, 10-16: salvezza e riconciliazione delle du e Case. 12, 1-6 : inno per la salvezza. Ridotto a schema : A

B C C' B' A' D E

salvezza del Nord : successione davidica successivi castighi del nord castigo dell'Assiria, salvezza del nord castigo de ll'Assiria, salvezza d el sud castigo di Giuda salvezza di Giuda : successione davidica salvezza e riconciliazione: dci due regni inno per la salvezza

Non occorre ripetere che la composizione è opera posteriore, realiz­ zata con brani preesistenti. Va però affermato che è opera di un autore intelligente e responsabile. Giorni oscuri

21

22 23

Passerà di lì oppresso e affamato, rabbioso di fame n1aledirà il suo re e il suo Dio. Volgerà il capo in alto e guarderà la terra : tutto è angustia, oscurità senza scampo, angustia e tenebre spesse, senza aurora ; non vi sarà scampo per l'angustiata.

22-23 testo

e

significato difficili ;

mndb densa

21-23a. Testo alterato : da un lato alcuni parallelismi suggeriscono che Abbiamo cercato di rispettare il più done il possibile significato (la frase di 22) .

o dilatata.

appare sovracéarico, dall'altro vi regna un certo disordine. possibile il testo ebraico, traen­ finale di 20 è passata alla :fine

8, 23-9, 6

i Isaia

17ò

Pure ritoccato, il senso è difficile : chi è il soggetto ? qual è l'antece­ dente di bah (lì) ? Un primo passo per rispondere : il yersetto 5, 30b è il logico inizio di 8, 21-23, come tema e vocabolario. E come se qual­ cuno avesse separato i due brani per inserirvi in mezzo 6, 1-8, 20. Torna cioè la vocazione del profeta, fino alla sua pausa momentanea. In un secondo momento tornano a sorgere i dubbi : l'« egli » di 5, 30b sem­ bra riferirsi alla vittima dell'invasione descritta in 5, 25-29, ma l'ag­ gancio è secondario e artificiale, come 8, 21ss nell'ordine attuale. Ac­ cettiamo la stranezza dei versetti e del loro inizio : è l'immagine del disperato che attraversa la scena senza nome. Giorni di disfatta e di fame; il personaggio non accetta il castigo di Dio ma si ribella come può : maledicendo il re che ha provocato la catastrofe e Dio che non l'ha trattenuta. Cercando scampo, trova in alto una tenebra ango­ sciante e avvolgente ; guardando la terra, si scontra con la propria fa­ tica oppressiva (si ricordi il segno possibile in alto e in basso, 7, 1 1 ). Nell'attuale comrosizione, questi versetti costituiscono un fondo di densa tenebra su quale esploderà la grande luce. Profezia messianica (2Sm 7, 8-1 6)

23b

9,1 2 3

4

5

6

Se in passato umiliò il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, in futuro glorificherà il can1mino del tnare al di là del Giordano, la regione dci pagani. Il

popolo che camn1inava nel buio vide un'intensa luce, . quanti abitavano un paese di ombre si inondarono di lucé. Hai accresciuto la gioia, aumentato la letizia : gioiscono in tua presenza come si gioisce per la mietitura, come si rallegrano quelli che si spartiscono il bottino. Perché la verga dell'oppressore, il giogo dei suoi carichi, il bastone del comando li frantumasti come nel giorno di Madian. Perché il calzare che pesta con strepito e il mantello intriso di sangue saranno combustibile, pasto delle fiamme. Perché un bimbo ci è nato, ci hanno donato un figlio : reca lo scettro del principato e si chiama « Consigliere Prodigio, Guerriero divino, Capo perpetuo, Principe della pace J>. Il suo glorioso principato e la pace non avranno fine, sul trono di Davide e sul suo regno ; si n1anterrà, si consoliderà con la giustizia e il diritto, da ora e per sempre. Lo zelo del Signore degli eserciti lo realizzerà.

2a anziché hgwy l) leggiamo ghylh

=

la gioia

171 3

Sb

I Isaia

9, 1-3

invertiamo l'ordine dei complementi ; mlh llmtw alla lettera, il bastone delle sue spalle, cioè il bastone che porta sulle spalle letteralmente c il principato sarà sulle sue spalle •

Grande profezia che chian1eremo tendenzialmente messianica. La na­ scita del bambino come dono di Dio inserisce solidatncnte questo ora­ colo nel segno dell'Emanuele, con1e un innesto che cresce possentc verso l 'alto . Perché il profeta si leva, ap poggiandosi rapidan1ente e solidamente sulla situazione storica : crisi bel l ica , dinastia davidi ca, na­ scita di un bimbo sono dati stor i ci del itn itat i ; il qu a druplice nome, con quanto annuncia, trascendono l'ambito storico. Includendo 8, 23b la costruzione è la seguente : 1. Tre motivi di salvezza : gloria dopo l'umiliazione luce nelle tenebre pienezza di gioia 2. Triplice spiegazione ambientale : perché termina l'oppressione perché termina la guerra perché è nato un bambino nasc ita 3. Schema d'atmuncio : nome sua futura realizzazione

23b 1 2 3 4 5 Sa Sh 6

23b. Com incia con un'antitesi molto calcolata ed elaborata musical­

mente. L'orizzonte si estende fmo a due tribit settentrionali (si può ri­ cordare il canto di Debora, specialmente Gdc 5, 18). Il cammino del mare collega l ' Egitto con la Mesopotamia passando dalla Palestina : con questo dato implicito può funzionare un collegamento con 7, 18; 11, 1 1 .15-16. 9, 1. Nella tenebra, simbolo del caos e immagine della morte (« terra di ombre >> ), sorge repentina la luce come in una nuova creazione. Qualcosa di miracoloso, non ancora spiegato. Il parallelismo è mosso : la luce, che comincia come complemento, assume il posto di soggetto dominante (Is 60). 2. Improvvisamente il ritmo si restringe, si passa senza preparazione alla seconda persona : un concatenamento sonoro va dando impulso al movimento. Una gioia elementare, paragonabile a due gioie an­ ch' esse elen1entari : raccolto pacifico, vittoria bell ica (Sal 4). 3. Comincia la spiegazione . L'oppressione nemica è sottolineata dal triplice sinonimo e dalla rima del suffisso. I tre sostantivi vengono annichiliti da un solo verbo. « Il g i orno di Mad i an )> è la vittoria di Gedeone (Gdc 7, 16-23), quando le luci delle torce brillarono nella notte terrorizzando il nemico. È ormai chiaro che il soggetto di questi intensi verbi è Dio.

9, 4-6

172

I Isaia

4. L'oppressione è finita, perché è finita la guerra. La guerra passa in una visione impressionistica : si ode un fragore di calzari, si vedono abiti insanguinati e un fuoco che distrugge le vestigia del conflitto. 5. Siamo al momento culminante : se l'oppressione è finita, se la guerra si è conclusa, è per la nascita di un bimbo. Il tempo si fa lento, la musicalità soave. Questo bin1bo meraviglioso riporta al primo ele­ mento dell'oracolo del cap. 7, 14-15. La fo nn a passiva indica che il so ggetto è Dio : è lui a donare il bi tubo ; lo riceve il popolo, al plurale. Il bimbo reca sulle spalle l'insegna di principe. Riceve un nome qua­ druplice : quattro uffici della corte che evitano il titolo di re >, « generale >>, « padre », « principe >) - ciascuno con una de­ terminazione che lo eleva alla sfera divina - « prodigio >), « Dio �, eltl come ·qualificativo ; il senso ri­ mane inconcluso senza apodosi ; Gerusalemme e Samaria sono di troppo. Il conquistatore di un regno straniero sconfigge anche gli dèi di tale paese, sottomettendoli al proprio dio. 1 1 . Il discorso prosegue. Basandosi sulle vittorie passate, ora il con­ quistatore si azzarda contro Gerusalemme, e con al!.dacia blasfema chiama « idoli >> il Dio di Samaria e di Gerusalemme. E vero che Dio

10, 12-16

I Isaia

178

ha permesso la conquista di Israele con la sua capitale Samaria; ma farà lo stesso con Giuda e la città del tempio ? E ha diritto l'uomo di trarre tali conclusioni, levandosi contro Dio ? 12. Questo versetto aggiunto, posteriore riflessione appassionata, in­ terrompe il discorso blasfemo affrettandone l'epilogo. E una voce in terza persona che commenta lo scontro drammatico delle due voci. Il versetto manca nel testo originale. Curiosa l'ironica catena di geni­ tivi : il frutto di grandezza del cuore del re d'Assiria )) (cfr. 28, 1 ) . 13. Prosegue il monologo del re, che si sente protagonista ed esecutore e concentra il potere e la sapienza ; suo scenario è l'ampia geografia, sue vittime i potenti. Saccheggiare e distruggere è la sua gloria, l' eser­ cizio della sua sapienza e potere. 14. Il n1onologo si conclude con un magnifico paragone : il contrasto di proporzioni (un nido - ricchezze, uova - tutta la terra) ingigan­ tisce la figura dell'imperatore. La facilità del compito, l'immobilità del panico, il silenzio del terrore. Questa è la grandezza umana, cosl l'uomo vede se stesso ; e si attende che il suo discorso sia ascoltato in un silenzio incombente. 15. Ma dal fondo, dov'era in attesa, si fa avanti la voce più potente di Dio, che risponde al monologo con domande pressanti. Il n1onologo della superbia un1ana è una sfida a Dio ; per questo egli stesso ristabi­ lisce il significato trascendente della storia, ripetendo con passione l'im­ magine iniziale. Questa è la profonda visione della storia incarnata nel simbolo dello « strumento )) ; l'altra visione, quella formulata dagli imperatori ubriachi di conquiste, è la visione immediata del povero strumento che non sa trascendere se stesso. Il caso concreto di Assur allarga la sua portata e acquista validità storica universale. Si possono leggere alcune iscrizioni assire di battaglie e conquiste in ANET 282-286, corrispondenti a Tiglatpileser III e Sargon Il. Ne se­ leziono alcune frasi : Mi impadronii dei domini di Rezon di Damasco (282) conquistai Gaza, i suoi domini e le sue itnmagini e stabilii quelle dei tniei dèi (283) deportai Israele con i suoi abitanti e i suoi possedimenti {284) presi come pesci i Greci che abitano nel mare {284) desolai come tormenta il paese di Chamat (284) assediai e conquistai Satnaria e n1i portai via come bottino 27.290 abitanti (284s) il terribile splendore della mia regalità li abbagliò ed egli rimase sopraffatto dal terrore (286B) 1 6. Per posizione, si rivolge contro l'Assiria. L'obesità è motivo letterario che appare come tocco beffardo (Eglon, Gdc 3, 17) o descri­ zione del ricco arrogante (Sal 73, 4. 7) ; vanno anche contro Israele Is 17, 4 e Sal 78, 31. Perciò, se prescindiamo dalla congiunzione, questo versetto potrebbe appartenere a quanto segue.

179

I Isaia

10, 17-'13

L'ebraico vocalizza kab8d, che significa gloria e peso (kdb = impin­ guare) ; preferiamo vocalizzare kabed = fegato. Il

17 18 19 20

21 22 23

resto

di

Israele

La luce d'Israele si tramuterà in fuoco, il suo Santo in fiamma : arderà c divorerà in un sol giorno rovi e cardi. Lo splendore del suo bosco e del suo orto, Dio lo consutnerà dal n1idollo alla corteccia, come rode il tarlo ; rimarranno tanto pochi gli alberi del suo bosco che li potrà contare un ban1bino. Quel giorno, il resto d'Israele, i sopravvissuti di Giacobbe, non torneranno ad appoggiarsi al loro aggressore, ma si appoggeranno sinceramente al Signore, il Santo d'Israele. Un resto tornerà, un resto di Giacobbe, al guerriero divino : fosse pure il tuo popolo, Israele, come arena del mare, soltanto un resto tornerà a lui ; . la distruzione decretata trabocca giustizia. Il Signore sta per cotnpiere in tnezzo alla terra la distruzione decretata.

1 8b « dall'anima

alla carne �, alla lettera

Si sviluppano in due te mp i un castigo che decima il popolo e la con­ versione dei rimanenti. Coloro che non avevano imparato nulla dalla quadruplice serie di punizioni, finalmente comprendono ; per questo « la distruzione fa sgorgare giustizia >}. 17-29. Si inquadrerebbero n1olto bene in questo contesto i versetti 33-34, forse stnembrati per introdurre 11, 1-9. All'inizio questi ver­ setti risultano paralleli a 8, 14-15 poiché si tratta di uno spostamento di polarità di Dio rispetto al suo popolo, Il roccia, qui luce. Luce e fuoco manifestano l' an1bivalenza di Dio : luce che vuole illuminare, fuoco che può consutnare. Chi lo respinge, o lo invoca invano come luce, lo in.;. contra come fuoco ; non c'è neutralità davanti al Dio dell'alleanza. Rovi e cardi possono essere segni di abbandono (7, 23-25, tre volte) , possono essere inunagini di peccato o di peccatori, o rappresentare ciò che vale poco per contrasto con gli alberi. 18-19. Il fuoco cotnincia da ciò che resiste meno, dove attecchisce fa­ cilmente, e si estende poi agli alberi preziosi (2, 13). L'incendio si arre­ sta _e un resto piccolissimo si salva. La presenza del bambino può suo­ nare cotne un dettaglio ameno nel paesaggio desolato, o assumere maggior profondità se pensiamo che contare è anche atto di possesso e dominio. In tal caso questo bambino che si affaccia fra gli alberi so­ pravvissuti non è estraneo alla figura infantile che domina questi capi­ toli (qualcosa di simile in 11, 6 rispetto agli animali).

10, 20-24

I Isaia

1 80

20-22. · Breve teologia del resto, che spiega il nome del figlio di Isaia (7, 3). Provato dall'inutilità dell'appoggio di alleanze un1ane (8, 12), il popolo impara un'altra volta a confidare soltanto in Dio (7, 9). Con­

versione o ritorno al Dio che dirige e realizza le guerre sacre di Israele e che è uno dei nomi del bambino (9, 5). Il castigo è costato caro : solo un resto ritorna, ma in questo resto la salvezza continua, cresce, sovrabbonda. L'oracolo si può rivolgere prima di tutto a Israele (Giacobbe in senso ristretto, il regno settentrionale) ; e può significare semplicemente la conversione. Al momento de1la tragedia di Samaria la conversione dei sopravvissuti può significare una adesione alla dinastia davidica e al tempio, « la salvezza dai Giudei )>; più tardi l' oraco!o può abbracciare tutto il popolo, continuatore dell'elezione storica. E significativo che ci si converta al >, titolo del successore di Davide ; e il ti­ tolo ar, che poi si ripete tre volte. La formula « quel giorno, allora », è una sutura in­ tenzionale che introduce la spiegazione, o giustifica il brano precedente ; in ogni caso è il perno dell'antitesi. Il ritmo è marcato da ripetizioni e da diversi effetti sonori. 20. « Appoggiarsi » è sinonimo di « credere )) ; e met, riprende la radice di credere, > mn. 22. Si vedano le promesse di Gen 22, 17; 32, 12, che ci fanno risalire ai patriarchi al di sopra della promessa davidica ; promesse precedenti allo scisma e alle sue conseguenze. « Trabocca giustizia ». Data l' esten­ sione semantica della parola $dqh, qui non è facile precisarne il signifi­ cato. Probabilmente l'autore non ha voluto precisare n1a abbracciare. Notiamo prima di tutto il gioco del verbo stp, patente inversione di spl = giudicare, compagno frequente di $dq. Può significare vittoria, come a dire che la decretata distruzione sfocerà in una vittoria del Si­ gnore (Gdc 5, 1 ; Sal 98, 2) . Per il contesto del libro e della sezione, sembra preferibile interpretarlo come riferito al trionfo della giustizia nella nuova comunità : 1, 26 (e 27) ; 9, 6 ; 11, 3-5. 23. Introdotto da ki, questo versetto commenta e spiega la frase precedente ; in tal caso (Gv 3 , 34} . La pienezza si articola in una chiarificazione generica e in tre speci­ fiche . a) È lo spirito del Signore : Gde 3, 10; 11, 29 ecc. Mie 3, 8 ; 1 Sm 10, 6; Is 40, 13; 63, 14; Ez 1 1 , 5. . b) �okma bina sono binomio classico del mondo sapienziale, e includono l'aspetto intellettuale non meno della destrezza nel fare e operare : con ru� in Es 28, 3 ; Dt 34, 9. In 10, 13 il re d'Assiria si gloria della sua sapienza o destrezza nel conquistare o distntggere ; è talento di governo in 1Re 5, 26. c) at Yhtvh sinteti zzano l'atteggiamento religioso del­ l'uomo. yd< è conoscerlo, riconoscer! o, avere fan1iliarità con lui ; indica un sentimento religioso personalizzato (l, 3 ) ; il secondo specifica l'at­ teggiamento di rispetto e devozione : in Dt è uno dei modi per indi­ care l'adesione al Dio dell'alleanza. Il binomio non sembra conser­ vare qui il valore di polarizzazione dell'attrazione e del timore. 61, 1 riprende il tema dello spirito sul Messia e di qui passa al NT : Le 4, 18. Il testo ebraico aggiunge mezzo versetto che guasta il ritmo e il pa� rallelismo, ripete un elemento e non rende un significato accettabile. Si tratta di Wia corruzione testuale. I traduttori grecì e latini hanno completato e tradotto : sono nati così i « sette doni >> dello Spirito . . Se

1 85

I Isaia

1 1 , 3-9

li specifichiamo, i doni e carismi sono molto più di sette ; usato per indicare pienezza, il numero sette non è più espressivo della quaterna d'Isaia. 3-5. Dalla pienezza dei carismi sgorga un governo giusto. Secondo la dottrina tradizionale è compito del re amministrare la giustizia, e giustizia è prima di tutto la difesa del derelitto ; di chi, avendo diritti, non può farli valere da solo. Tra gli abbondanti testi sul tema si pos­ sono citare, come particolarmente significativi, Sal 72 , Ger 22, 1 5s e Sal 101, detto lo « specchio dei principi ». Governo giusto è in gran parte l'arte di giudicare (per esempio 2Sm 1 5 , 1-6 : maneggi di As­ salonne ; 1Re 3, 16-28 : il giudizio di Salomone, « che aveva una sa­ pienza sovrumana nell'amministrare la giustizia >> /:tokmat >elohlm). Il giudizio esige l' elitninazione e l'esclusione di quanti, promuovendo l'ingiustizia, rendono impossibile la pace. La sentenza del giudice è parola efficace, bastone che esegue il castigo del colpevole ; il suo alito condanna a n1ortc il tnalvagio. Il regno rimane in pace e il re può cin­ gersi delle insegne del suo regno : giustizia e lealtà (Ger 23, 5 ; 33, 1 5 ; Sal 45, 5} . Sul simbolo dei vestiti : 59, 17; Sal 104, 2. 6-8. Seconda parte : la pace umana si estende agli animali in un nuovo paradiso. La disposizione è significativa : l'autore va costruendo binomi tra un animale domestico e un altro selvaggio, che unisce in ciascun emistichio : ogni tre binon1i appare l'uomo, rappresentato come bam­ bino. Ossia : lupo - agnello pantera - capretto torello - leone ; Fanciullo

vacca - orso piccoli di entrambi leone - bue ; Bambino

I binon1i vanno realizzando la riconciliazione tra gli animali feroci e quelli mansueti o addomesticati ; o meglio, annunciano la domesti­ cità di tutti gli animali, realizzata dalla loro associazione all'uomo, compreso il più debole, come il ban1bino. Talmente mansueti diven­ tano gli animali che basta un bimbo per farli pascolare (Davide doveva ucciderli, 1Snt 17, 34-36) ; oppure sono ammansiti dalla presenza del bambino ? (Si veda Sal 8 : animali, bambino). Resta un animale che si direbbe irriconciliabile. Ebbene, anche il ser­ pente e l'uomo fanno pace ; o, piìt esattamente, il seme della donna c he è il bambino. Né si tratta di una vittoria difficile, ma di un gioco infantile (Gen 3, 15). 9. Distrutti i malvagi e ammansite le fiere, hanno termine il male e il danno in questo nuovo paradiso, il cui centro è il Monte Santo dove Dio è presente. Nel primo paradiso l'uon1o si perse per l'ambi­ zione della hl accamparsi 22a in luogo di > lmnwt leggiamo >rmttwt =

=

dimore

La serie degli oracoli contro i pagani è aperta da un oracolo rivolto contro Babilonia : segno di un'altra epoca, dato che l'impero nemico di Isaia è l'Assiria. Inoltre il tono universale e quasi « escatologico •, fa da prefazio trascendente a tutta la serie. L'autore che compose il libro di Isaia compì a questo punto una scelta significativa. Il poema raccoglie tnateriali storici : il grande confronto militare che decise la sorte di Babilonia, stilizzato con tratti tipici e persino topici di questo genere letterario. La mancata menzione della Persia potrebbe indicare carenza di prospettiva storica (a differenza del Il Isaia) ; po­ trebbe anche indicare l'inizio di un'interpretazione della storia che sta­ bilisce la successione « Babilonia-Media-Persia », ripresa più tardi dagli apocalittici (si veda il commento a Daniele) ; è impossibile decidere la questione, ma è chiaro che non si può attribuire a Isaia il presente ora­ colo. Il materiale storico si trasfigura con elementi universali e cosmici : uomini, mortali, popoli e regni, terra e or be, sole, luna e costellazioni ; ma la disposizione del materiale viene offerta in ordine dinamico, im­ pressionante. Fa repentinamente la sua apparizione un esercito anonimo, il cui generale identifica se stesso, e si pone come protagonista ; si spiega quindi che si tratta di un grande « giorno del Signore » , in cui viene militarmente eseguita la sentenza di un giudizio contro i malfattori ; tale colossale trascendenza si concentra fmalmente nel fatto storico, identificato coi nomi dei due contendenti. In termini storici, lo svolgi­ mento tende alla soluzione dell'identificazione ; in termini teologici, il senso religioso domina fin dal principio. La disposizione si avvale di alcuni segni che orientano la lettura; li presenterò in schemi successivi. Il primo schema si attiene agli elementi articolanti più generali; si noti l'equivalenza tra hnh e l'imperativo :

13, 1-5

I Isaia

191

2 imperativo

6 imperativo 7 I kol

Se paragoniamo il terzo blocco con il quarto apprezziamo il valore di prolungan1ento descrittivo introdotto dalle formule equivalenti whyh , whyth ; con volun1e crescente nell'ultimo. Tutta questa disposizione n1ostra un movimento per ondate successive e crescenti. Servono ad assicurare e guidare l'enorme dinamismo del poema. Questo oracolo si può paragonare con la serie di Ger 50-51. 2-4. Questa parte ha uno schema parallelo : a) leva dell'esercito, h) parla il generale, a') si ascolta l'esercito, h' ) nome del generale. Co­ mincia ex abrupto, con tre imperativi di convocazione ; l'insegna deve esser vista da lontano ; quando si avvicineranno risuonerà la voce. Senza nominare il Signore, si comprende che si tratta di lui ; i suoi soldati sono « consacrati )) per la guerra santa, sono esecutori dell'« ira )). L'esercito è presentato con un'efficace onomatopea, sottolineando la moltitudine, la pluralità degli alleati, il frastuono precedente la batta­ glia. Si vedano 5, 16 per la leva, 17, 12 per l' onomatopca dell'esercito. Le « naz ioni alleate )) introducono un contesto universale senza speci­ ficare; si possono paragonare con testi escatologici come Ez 38. 4c-5. Questi versetti spiegano pienatnente la repentina visione dello inizio del poema ; la visione si allarga all'estremo della terra e del ciclo e presenta uno scenario universale. « Armi della sua ira » sono lo stru­ mento che esegue la senten za, come in 1 O, 5 ; si veda Ger 50, 25.

13, 6-14, 2

I Isaia

192

6. La seconda parte comincia invitando all'elegia : si tratta del « giòrno del Signore >>, uno di quei giorni nei quali il Signore entra poderosa­ mente nella storia rivelandosi in azione, realizzando uno dci suoi grandi giudizi storici. Può trattarsi del trasferimento del potere a un nuovo regno, ed è accompagnato da sofferenze, castighi (« flagel1o ») del Dio « Potente >>. Si vedano 14, 31 ; 15, 2s ; 16, 7; Ger 51, 8. > : 28, 18. 7-8. Il panico viene descritto con l'in1magine topica della partoriente e con altri tratti vigorosi. Si vedano 19, 1 ; 21, 3; 26, 17; Ger 4, 31 ; 6, 24; Sal 48, 7. 9-10. Il « giorno del Signore » ha una din1ensione cosmica : le tenebre celesti sono elemento delle teofanie del castigo. L'ira si rivolge contro i peccatori, cui giunge il castigo defmitivo , il fuoco che consun1a, lo stern1inio. Si vedano 2, 12; Gl 1, 1 5 ; Sof 1, 7 e Sal 104, 35. Per l' oscu­ rità cosmica : 24, 23 ; 34, 4; Gl 2, 10. 11-13. Parla il Signore-Giudice, in prima persona, ripetendo e spie­ gando i temi precedenti (castigo dei colpevoli, manifestazioni cosmi­ che). Si conclude col terzo riferimento al « giorno del Signore >>. Si paragoni con 2, 11.17 e Ag 2, 7; in contesto escatologico 24, 18-20. 14-16. Gli effetti di tale intervento divino sono descritti con dati più precisi di quelli dei versetti 7-8 : il panico, lo sbandam.ento, la fuga, la persecuzione e la strage senza pietà. Tale crudeltà umana sta ese­ guendo una sentenza divina contro i peccatori, e questo giorno di panico è un « giorno del Signore >>. Si vedano Ger 50, 16 e 51, 9 per lo sbandamento ; Sal 137, 9 e Na 3, 10 contro i bambini. 17-18. Suona infine il nome storico, concreto del nemico. La descri­ zione si riallaccia ai versetti 15-16, aggiungendo il dato importante che non intendono saccheggiare, né accettano denaro in cambio del perdono, né fanno eccezioni. Si vedano Ger 50, 14.29 ; 51, 3 ; 51, 1 1 . 19. Risuona i l notne della vittima : Babilonia. Il suo castigo è para­ gonabile soltanto al castigo esemplare delle città maledette. Babilonia : Is 47. Come la pentapoli tnaledetta : 1 , 9; Ger 49, 18; 50, 40 ; Sof 2, 9. 20-22. La città resta priva di abitanti. Non serve nemm.cno da accam­ pamento ai beduini c pastori ; padroni di quella che fu Babilonia sa­ ranno animali profani e sinistri. Il versetto finale ribadisce il tetna dei versetti 6 e 9. Si veda il parallelo sviluppo di 34, 13-15.

Ritorno dall'esilio

14,1

2

Sì, il Signore compassionerà Giacobbe, tornerà a scegliere Israele e a stabilirlo nella sua patria ; gli stranieri si assoceranno loro e si incorporeranno alla casa di Giacobbe. Le popolaz ioni li andranno radunando, per condurli nel loro luogo

193

I Isaia

14, 2-19

la casa di Israele li possederà, come servi e serve nella terra del Signore. Conquisteranno i conquistatori, domineranno i loro oppressori. 3· 4

Quando il Signore ti darà riposo dalle tue pene e timori, e dalla dura schiavitù in cui hai servito, intonerai questa satira contro il re di Babilonia :

Satira contro il

5 6 7 8 9

10

11 12

13

14 15 16

17 18 19

· re

di Babilonia

(Ez 28)

Com'è fmito il tiranno, cessato il suo agitarsi ! Il Signore ha spezzato lo scettro dei malvagi, il bastone dei don1inatori, colui che colpiva furioso i popoli con colpi incessanti e opprimeva iracondo le nazioni con oppressione implacabile. La terra intera riposa tranquilla gridando di giubilo. Gioiscono per te persino i cipressi e i cedri del Libano : « Da quando sei prostrato non sale più a noi il taglialegna ». Nel profondo l'abisso rabbrivid i sce per te, venendo ti incontro : desta in tuo onore le ombre, tutti i potentati della terra alza dal loro trono tutti i re delle nazioni, cantano in coro dicendoti : « anche tu consumato come noi, pari a noi, abbattuto nell'abisso i l tuo fasto e i l suono delle tue arpe ! La stuoia su cui giaci, vermi ; la tua coltre, lotnbrichi. Cotne sei caduto dal cielo, stella dell'aurora, e sei rovinato per terra, aggressore di nazioni ? Tu, che dicevi : in « cavalletta >>, > dmhf> rbh, in parallelismo con « leone » : nella desolazione di uomini e campi le fiere escono dalle loro tane per attac­ care gli uomini. l Moabiti si rifugiano in Giudea

16,1 3 4

5

Mandate agnelli al sovrano del paese, da Petra del deserto al Monte Sion. Dacci consiglio, prendi una decisione; addensa la tua ombra come notte, in pieno mezzogiorno, nascondi i fuggitivi, non rivelare il profugo. Da' asilo ai fuggiaschi di Moab, sii tu loro nascondiglio, dinanzi al devastatore. Quando cesserà l'oppressione, avrà fine la devastazione, sarà sparito chi calpestava il paese, vi sarà nella tenda di Davide un trono fondato su lealtà e verità : vi si siederà un giudice geloso del diritto, sollecito per la giustizia.

201

I Isaia

16, 6-14

la kr si legge al plurale krym o viene preso come collettivo 3a leggiatno imperativi femm. hby>y e >. In concreto s i tratta dei giardini idolatrici in onore del dio della vegetazione (cfr. 1, 29-30) ; il castigo sopraggiunge sullo stesso piano della fecondità della terra, poiché i giardini idolatrici intendevano assicurare il raccolto. Il testo è piuttosto dubbio all'inizio e alla fine. Evci e an1orrei sono due dei sette popoli della Palestina (p. es. Dt 7, 1). La

12

marea dei popoli (Sal 65 , 7)

Ah ! fragore di moltitudini, come fragore d'acque fragorose ;

l Isaia

17, 13-1�, 6

13 14

206

mugghiare di popoli, come mugghiare d'acque impetuose che mugghiano ! Egli dà loro un grido : fuggono lontano, spinti come pula del monte dal vento, come pappi dallo scirocco. Sull'imbrunire si presenta il terrore, prima che albeggi non esistono più. Tale il destino di chi ci saccheggia, la sorte di chi ci spoglia.

13 la prima frase è dittografia

12-14. Nell'orizzonte storico di Isaia questo esercito nemico di popoli confederati sembra essere l'Assiria coi suoi vassalli ; si veda la discus­ sione di 8, 6-10. Il fracas so dell'esercito è descritto con uno sfoggio onomatopeico in cui risaltano le finali-in1,-on,-un e le rime interne intrecciate. A Dio è sufficiente un solo grido per mettere a tacere e disperdere l'esercito itnmenso (50, 2 ; Sal 9, 6; 106, 9; Na 1, 4) ; a Dio basta anche solo una notte per sterminare l'aggressore (37, 36). Si vedano anche Sal 46 ; 48 ; 76. Contro il regno

18,1 2

3 4

5

6

di Nubia

Guai al paese del ronzìo di ali, al di là dei fiutni di Nubia, che invia ambasciatori per mare, in canoe di giunco sulle acque ! ·Correte, messaggeri veloci, dal popolo slanciato abbronzato di pelle, dalla gente temuta da vicini e lontani, dal popolo vigoroso e dominatore, la cui terra è ·solcata da canali. Abitanti del mondo, che ditnorate sulla terra, al levarsi dell'insegna sui tnonti, guardate ; al suonar della tromba, ascoltate, ché questo mi ha detto il Signore : Dalla mia dimora io co ntetnplo sereno, come l'ardore abbagliante del giorno, come nube di rugiada nel caldo della mietitura. Perché prima della vendemmia, concl usa la fior itura, quando l'antera diverrà agresto in maturazion c , taglierà col ronchetto i viticci, strapperà e getterà via i tralci, saranno abbandonati insieme agli avvoltoi del monte e alle fiere selvatiche : su di essi gli avvoltoi passano l'estate, le fiere selvatiche trascorrono l'inverno.

7

18, 7

i lsaia

'207

Allora porterà tributo al Signore degli eserciti il popolo slanciato, abbronzato di pelle, la gente te1nuta da vicini e lontani, il popolo vigoroso e dominatore, la cui terra è solcata da canali, al luogo dedicato al Signore degli eserciti, al Monte Sion.

18,7a anziché

> non di­ sdicono al paesaggio egiziano. Conversione dell 'Egitto e

16 17 18 19 20

21 22 23 24

dell'Assiria

Quel giorno gli egiziani saranno come donne : si spavente­ ranno e tremeranno davanti alla mano che il Signore degli eserciti gli agita contro. La Giudea sarà il terrore dell'Egitto : solo a nominargliela gli produrrà terrore per il piano che il Si­ gnore degli eserciti trama contro di lui. Quel giorno vi saranno in Egitto cin que città che parleranno la lingua di Canaan e giureranno per il Signore degli eserciti ; Wla di esse si chiamerà Città del Sole. Quel giorno in mezzo all'Egitto vi sarà un altare del Signore, e un monumento al Signore presso la frontiera. Saranno segni e testimonianza del Signore degli eserciti in territorio egiziano. Se gridano al Signore contro l'oppressore, egli invierà loro un salvatore e difensore che li liberi. Il Signore si manifesterà agli egiziani, ed essi quel giorno ri­ conosceranno il Signore. Gli offriranno sacrifici e offerte. Fa­ ranno voti al Signore e li compiranno. Il Signore ferirà gli egi� ziani: li ferirà e li guarirà : essi torneranno al Signore, egli li ascolterà e li guarirà. Quel giorno vi sarà una strada dall'Egitto all'Assiria : gli assi­ ri andranno in Egitto e gli egiziani in Assiria; gli egiziani con gli assiri renderanno culto a Dio. Quel g iorno Israele sarà mediatore tra l'Egitto e l'Assiria� Sarà una benedizione in mezzo alla terra; perché il Signore degli eserciti li benedice dicendo : « Benedetto il mio popolo, l'Egitto, e l'opera delle mie mani, l'Assiria, c la mia eredità, Israele ! >>.

18 anziché hhrs leggiamo hlz,rs

Questo oracolo o serie di sei oracoli è una delle più importanti pro­ fezie dell'AT. Il suo universalismo continua la linea di 2, 2-5, facen­ dola culminare in formulazioni vivaci e paradossali nella tradizione profetica. La serie appartiene a un'epoca posteriore : ai tempi di Isaia il grande nemico era l'impero assiro mentre l'Egitto conservava il

211

I Isaia

19, 15-18

proprio valore tradizionale. Un po' più tardi nemici tradizionali fu­ rono l'Egitto e Babilonia, come figura dal salmo 87. In epoca alessan­ drina l'Egitto è il regno dei Lagidi, l'Assiria è la maschera trasparente · della Siria, il regno dei Seleucidi. Agli inizi di questa epoca potrebbe appartenere il nostro oracolo, con chiara intenzione arcaicizzante per forma e contesto. Tutto ciò si lin1ita all'identificazione, mentre importante è il signi­ ficato. In ogni caso l'Egitto e l'Assiria sono chiavi degli imperi ag­ gressori : l'Egitto è l'oppressione iniziale da cui parte la prima libe­ razione, l'Assiria è l'aggressione storica, macchiata di sangue e depor­ tazioni. Questi due imperi non sono sconfitti e annichiliti ma eletti e trasformati : come nel Sal 87, 7 c'è da (( cantare n1entre si danza ». Per di più questo oracolo, scritto in prosa travagliata senza impulso né slancio lirico, offre la corretta prospettiva per leggere e comprendere tanti altri oracoli contro i pagani. Pochi aspetti formali caratterizzano la serie : la formula « quel giorno •, ripetuta sei volte, unifica e picchetta un processo ascendente ; il nome m$rym (Egitto, egiziani) si ripete in due settenari, il primo dci quali culmina nel riconoscimento del Signore e il secondo nel titolo on (Ez 30, 17) cor­ reggendo una lettera in accordo con Gb 9, 7. Il greco ha letto « città giusta >> trasferendo così all'Egitto il titolo di Gerusalemme (Is 1 , 26). 19-20. Ancor piìt, il culto e il sacrificio si estendono all'Egitto, e viene eretto un obelisco in onore del Signore. Si tratta dei segni esterni e visibili della sua presenza ; segni esterni della presenza del Signore nel paese (si veda Gs 22, 9ss), testimonianza che invita. In altri tempi gli israeliti, oppressi in Egitto, gridarono al Signore (Es 5, 8.17; 8, 8 ; 15, 25 ; Dt 26, 7; Gs 24, 7 ) , che gli inviò Mosè come liberatore ; lo stesso avvenne ripetute volte all'epoca dei giudici. Qui non si dice chi sia a gridare al Signore, pertanto non sembra trattarsi di Wl privi­ legio esclusivo degli israeliti. Il termine dell'oppressione si legge in Es 3, 9; Gdc 1 , 34 ; 4, 3 ; Sal 106, 42 ; « salvatore » è termine preferito da Gdc 3, 9.15 e dal II Isaia, e negato in Dt 28, 29.31 (maledizioni). 21-22. L'azione storica di Dio è salvezza e rivelazione, perché sal­ vezza manifestata. Ne è effetto il riconoscimento che il Signore è Dio (Es 6, 7; 7, 5.17 ; 8, 6.18 ; 9, 14.29 ; 10, 2 ; 11, 7; 14, 4.18; frequente in Ez). Possono darsi il riconoscimento tardivo e forzoso e il gioioso riconoscimento che si esprime nel culto. La prima volta (Es 7-14} si è verificato il prin1o caso ; in futuro Dio invierà una nuova piaga sa­ lutare, « ferirà e guarirà >>, perché i grandi nemici degli inizi si conver­ tano a lui. Pcrfmo per l'Egitto c'è speranza. Si vedano Dt 32, 39 ; Is 30, 26 ; Ger 30, 17; Os 6, 1 ; Gb 5, 18. 23. Quinto oracolo. L'Egitto c l'Assiria rappresentano i due imperi storici dell'Occidente c dell'Oriente, opposti da una lotta per I'ege­ monia che coinvolge gli altri regni minori. Sotto l'influsso del Signore i due antagonisti si riconciliano, la via militare viene destinata ad usi pacifici ; la pace giunge al culmine e viene sigillata quando i due imperi, nniti, rendono culto all'unico Signore. In principio il Faraone negava al popolo il permesso di ) : in questo modo prepara la succes­ siva minaccia. Sarebbe, strutturalmente, il peccato che provoca la sentenza. 25. L'eletto non sopporta tale peso e cede per propria colpa, · per il suo abuso interessato. Le grandi promesse non si sono con1piute e ri­ tnangono disponibili. Leggendo la costruzione di oracoli secondo que­ sta dialettica, Elialdm è apparso come l'erede di una magnifica pro­ messa a cui non sa corrispondere ; con il suo fallitnento dimostra che essa oltrepassa i litniti en1 p irici. Bisogna continuare ad attendere il nuovo « servo, chian1ato e fedele >>. Contro Tiro e Sldone (Ez 26-28; Am 1 , 9s)

6

Oracolo contro Tiro : ululate, navi di Tarsis : il vostro porto è distrutto. Lo scoprirono al ritorno da Cipro. Ammutolite, abitanti della costa, mercanti di Sidone, che attraversate il tnare e mandate viaggiatori sull'oceano. Traeva profitto dal grano di Sicor, dai raccolti del Nilo ; giungesti a essere emporio internazionale. Vergognati, Sidone, parla il mare, la fortezza marina : « Non ho avuto le doglie, non ho partorito, non ho allevato ragazzi né cresciuto ragazze •· Quando lo sapranno gli egiziani, si torceranno per le notizie di Tiro. Tornate a Tarsis, ululate, abitanti della costa.

7

È questa la vostra gaudente città, dalle remote origini,

23,1

2 3 4 5

8

9

10 11

12

condotta dai suoi piedi a colonie lontane ? Chi decretò simili cose contro Tiro - lei che regalava corone ­ i cui conuncrcianti erano principi, e i trafficanti, grandi della terra ? - Il Signore degli eserciti decretò di abbattere l'orgoglio dei principi di utniliare i grandi della terra. Torna alla tua terra, città di Tarsis : il porto non esiste più. Il

Signore stese la mano sul mare, fece sussultare i regni ; ordinò di distruggere il porto di Canaan. Disse : « Non tornerai a far baldoria, vergine violentata, èapitale di Sidone ; alzati e viaggia fmo a Cipro :. nemmeno Il avrai riposo )) .

13

14 1

2

Sa

9h 10

11c 13

222

I Isaia

23, 13-14

Guarda il paese dei caldei : eressero torri e ne devastarono i palazzi, lo consegnarono alla fiere, lo ridussero in macerie. Ululate, navi di Tarsis : il vostro porto è distrutto. m by t: si deve forse leggere mbw> porto leggendo sost. plurale ml>kyk i tuoi viaggiatori leggendo n!m< anziché !m< $by, letteralmente : « gazzella •, come titolo di autorità ky>r dittografia anziché m> : come chiarimento, avverte che non si confondano i caldei con gli assiri ; come nota polemica, dice che Babilonia non è apparte­ nuta all'Assiria. Quale funzione ha qui un territorio dell'entroterra e remoto ? A quali fatti storici si riferisce ? Leggiamo in ANET 284 B « i sette re di Ya, distretto di Cipro, che si trova sul mare occidentale a sette giorni di viaggio, tanto remoti che nessuno dei miei regali pre­ decessori ne aveva udito menzionare i nomi . . . , vennero a sapere . . . delle mie gesta fra i Caldei (= Babilonia) ed Ittiti ; il loro cuore comin-

23, 1�18

I Isaia

224

ciò .a palpitare con forza e caddero in preda al panico ». Il testo appar­ tiene a Sargon II, e ci tnostra che le vittorie assire in Babilonia pote­ vano dare una lezione ai lontani ciprioti : esattamente come leggiamo nel nostro testo biblico. Basta a chiarire il significato, pur non ser­ vendo a datare né a identificare avvenimenti. Tiro, dimenticata e restaurata 15

16 17

18

_

In quel tempo, Tiro verrà dimenticata per settant'anni (anni dinastici), e alla fme di settant'anni applicheranno a Tiro le strofette della baldracca : « Prendi la cetra, percorri la città, baldracca dimenticata, accompagnati con arte, canta molte strofette, chissà che si ricordino di te ». Al termine dei settant'anni, il Signore si occuperà di Tiro ed essa tornerà al suo traffico, fornicando con tutti i regni della superficie dell'orbe. Ma i profitti del suo traffico sa­ ranno consacrati al Signore, non saranno conservati né teso­ rizzati. I suoi profitti saranno per coloro che abitano dinanzi al Signore, perché mangino c si sazino e si vestano splendida­ mente.

Con la consueta formula di collegamento s'introduce qui un nuovo oracolo contro Tiro, in tre tempi, con finale escatologico. Interessante il processo dialettico : dapprima la città rimane dimenticata, perduta l'egemonia tnarittima e le relazioni commerciali. La situazione si pro­ trae fmo alla terza generazione ; poi Tiro recupera il proprio prestigio e attività ; finalmente le ricchezze della sua nuova attività sfociano nel culto del vero Dio. È normale immaginare una capitale come una vergine (v. 12) o una n1atrona ; di qui si può passare all'immagine dell'adultera (1, 21) o della prostituta (Na 3, 4 ; Ez 23 ; Ger 13, 27), che domina in modo pit­ toresco e crudele l'oracolo. Non è l'idolatria a definirla adultera, 1na il commercio : con l e sue ricchezze essa seduce c sottomette altri po­ poli, fino a perdere, perché decade o perché altre le passano innanzi, la propria attrattiva. Ma la r ecupera e torna alla sua attività, che è per lei una seconda natura. 15. Scttant'anni, come l'esilio degli israeliti a Babilonia (Ger 25 , 11s) ; anni di vita, non di regno. 16. Potrebbe essere la citazione di nn canto popolare, satirico, con tratti folcloristici. Ritmo e sonorità sono molto curati. 18. « Non donerai alla casa del Signore, in compimento di un voto, una paga di prostituta né un salario di cinedo, perché sono entrambi abominevoli per il Signore, tuo Dio )) (Dt 23, 19). È il noto motivo letterario che incontriamo in Is 60, 6-11 e paralleli.

I Isaia

225

24-27

Escatologia

(34-35 ; 65-66 ; Ez 38-39 ; Gl 3-4 ; Zc 1 4) Capitoli 24-27

Questi quattro capitoli formano ora una grande « escatologia •, . o de­ scrizione di un giudizio seguito dall' instaurazione di un ordine defi­ nitivo. Come tali, appartengono a un genere letterario tardivo, che presenta una serie di temi comuni, in strutture simili o equivalenti, con una certa costanza e sufficiente libertà di sviluppo. Non intendiamo dire che tutto il materiale di questi capitoli provenga originariamente dallo stesso autore, né che presenti ora una configu­ razione chiara e coerente. Coi suoi n1ateriali o brani già elaborati sa­ rebbe possibile, senza eccessivo sforzo, comporre un quadro 1nolto più armonico e intelligibile. L'impressione del testo, alla prima lettura e alla fine di un'analisi paziente, è di reiterazioni non necessarie, asim­ metrie confuse, an1plian1enti prolissi. Ciononostante è possibile identifi­ care, isolare e raggruppare una serie di motivi, temi e scene condivisi con altri esctnpi del genere (Is 34-35 ; 65-66 ; Ez 38-39 ; Gl 3-4; Zc 14) . Il tema è postesilico, opera di scrittori che racco1gono un'eredità pro­ fetica, prolungando e riunendo in un fascio molti motivi. Lo stile si allontana sostanzialmente dallo stile di Isaia. I. Te1ni principali. Per orientarci, possiamo considerare uno schema ge- . nerico : si celebra un grande giudizio in cui il Signore pronuncia la sentenza sui colpevoli e li castiga ; la catastrofe cosmica è al tempo stesso accon1pagnamento della teofania ed esecuzione dci rei. Del po­ polo un resto disperso si salva, attraverso una purifìcazione, si molti­ plica di nuovo ed è definitivamente riunito sulla propria terra. Il Si­ gnore inaugura il suo regno definitivo celebrando un banchetto. Vari inni fanno da coro ai fatti. Dati sostanziali sembrano essere quelli del grande giudizio di buoni e cattivi, e dell'istaurazione del regno defi­ nitivo. II. Costruzione. Allo stato attuale, il testo realizza lo schema prece­ dente con un ordine che non ha ancora trovato una spiegazione soddi­ sfacente. Si ottiene poco elitninando brani che non si adattano alla propria teoria o ipotesi. Conservando gli inni, le suppliche o medita­ zioni intercalate, che sembrano commentare le scene, possiamo sta­ bilire il seguente schema provvisorio : 24,1-6

7-12

distruzione della terra con i suoi abitanti la città senza vino né alle gria

24-27

13-16a 16b-20 21-23 . 25,1-5 6-8

I Isaia un resto acclama il Signore distruzione della terra con i suoi abitanti

giudizio e regno del Signore inno di vittoria banchetto e regalo

9-12 26,1-6 7-13 14-19

vittoria su Moab, la città nemica' inno per la vittoria giudizi storici : meditazione resurrezione : le terre e i suoi abitanti

26,20-27,1 2-5 6-9

nuovo giudizio contro il serpente la vigna del Signore esilio ed espiazione raccolto frustrato rimpatrio

10-11 12-13

226

Abbian1o suggerito nello schema alcuni raggruppamenti minori. Il primo (24, 1-20) dei quattro brani è abbastanza chiaro : tra le due vi­ sioni della catastrofe cosmica, risalta il contrasto fra la città castigata e il resto disperso e salvato. Il tema della città ritorna nei tre gruppi seguenti ; il tema del resto chiuderà tutta la composizione. La seconda (24, 21-25, 8) è centrale : il giudizio e regno del Signore viene separato dal banchetto festivo con un inno di vittoria e riconoscimento univer­ sale, in cui figurano la città e il resto salvato. Il tema del giudizio ri­ tornerà nelle due sezioni successive, la vittoria sulla morte chiuderà il terzo raggruppamento. La terza parte (25, 9-26, 19) è come una ri­ sonanza della precedente : al principio e alla fme si contrafpongono la vittoria sulla città ribelle e la resurrezione dei morti de Signore ; fra le due c'è un inno di Yittoria e una riflessione storica sui giudizi del Signore. La resurrezione spiega l'annichilimento della morte, promessa nel banchetto. La quarta parte {26, 20-27, 1 3 ) è abbastanza chiara : al principio e alla fine l'esecuzione del serpente ostile con la grande spada, la convocazione dei dispersi con la grande trotnba ; al centro, uno svi­ luppo dal tema botanico : in tre tempi, che distinguono buoni e cat­ tivi. Le formule di articolazione, inizi, collegamenti e conclusioni, ci aiu­ tano a tratti, senza risolvere tutte le questioni. La conclusione « parla il Signore • può chiudere una strofa (24, 3) o un raggruppamento (25, 8, con maggiore enfasi). La formula « quel giorno • con le sue varianti introduce la scena capitale del giudizio (24, 21 ), due inni (25, 9 e 26, 1), e torna verso l'inizio e la fme del quarto raggruppamento (27, 1.12.13). Vari inizi sono repentini, senza una introduzione che li segnali.

227

I Isaia

24, 1-5

III. Schemi. L'ultimo raggruppamento (26, 20-27, 13) risultava il più strutturato per l'inclusione delle formule wrym, margine della luce, oriente (si confronti con Sal 65, 9 ; 139, 9).. . 16a. Dubbia l'identificazione del >, e non ha fatto promessa più grande in tutto l' AT. Moab, la città ribelle ( 1 6, 6-1 1 ) 9 1O

11 12

Quel giorno si dirà : ecco il nostro Dio, da lui attendevamo che ci salvasse : celebriatno, festeggian1o la sua salvezza. La mano del Signore si poserà su questo monte, mentre Moab sarà calpestato al suolo, come si pesta lo strame nell'acqua della concimaia ; l ì dentro tenderà l e mani, come le tende il nuotatore per nuotare. Ma egli abbatterà il suo orgoglio e gli sforzi delle sue mani ; gli alti baluardi delle sue muraglie li piegherà, abbatterà e rovescerà al suolo, nella polvere.

9b zh yhwh qwynw lw : dittografia 10c bmw : leggiamo bmy = nell'acqua 12 le prime tre parole sono in catena costrutta

Nuovo inno alla vittoria del Signore. La città nemica riceve un n u,nfg> tut Yhwh, kbd, sm ; da 24, 4-5 ysb, tbl; da 25, 9-10 qt vh , yd. Se l'unità tematica è chiara, lo sviluppo procede con pesanti concatenazioni : un'inclusione, sm zkr, Io delimita; la tri­ plice ripetizione di spt sottolinea il tema. 7.· Questo versetto enuncia· un principio genera:le, di sapore sapien� ziale, come in Os 14, 1 O.

I Isaia

26, 8-19

236

8. L' espressione è difficile, forse per l'ambiguità della p arola ebraica, che può significare comandi, giudizi o sentenze. Sarebbe ovvia l' espres­ sione « il cammino dei tuoi comandi »; qui i « giudizi » di Dio sem­ brano picchetti di un cammino, che orientano l'uomo. 9. Si veda Sa/ 77, 7 ; 63, 2. I giudizi di Dio sono luce che svela il giusto e l'ingiusto, e quindi esempio e insegnamento per gli uomini. 10-1 1 . Triplice negazione del malvagio. I giudizi di Dio non sono come la nostra giustizia, ma molte volte sono un perdono gratuito. Alcuni uomini con1prendono riconoscenti il perdono ; altri si fanno contutnaci c chiudono gli occhi davanti a Dio, attribuendo a se stessi liberazione o tornando a pervertire la probità. Ma il castigo divino è amore profondo, compassione per l'oppresso. Si veda 9, 6. 12. La prima parte del versetto riconosce il Signore con1e « giudice ·· o governante della « pace » o benessere e prosperità per il popolo. L'ul­ tima parte del versetto è nuova nella formulazione ; cotne contenuto riprende l'idea tradizionale che a dare buon esito alle imprese del po­ polo è Dio. Si veda Sa l 90, 17. (Ez 37, 1 �1 4)

Risurrezione 14

15

16 17

18

-19

·

I morti non vivranno, le ombré non si leveranno, perché tu li giudicasti e annichilisti e ne estirpasti la memoria. Moltiplicasti il popolo , Signore, moltiplicasti il popolo n1anifestando la tua gloria, ampliasti i confini del paese. Signnre, nel pericolo accorremmo a te, quando premeva la forza del tuo castigo. Come la donna quando giunge al parto, si torce e grida di dolore, così eravamo in tua presenza, Signore : concepimmo, ci torcemmo, partoritnmo . . . vento ; non abbiamo portato salvezza al paese, c al mondo non nac, quero abitanti. Vivranno i tuoi morti, i tuoi cadaveri si leveranno, si desteranno gioiosi gli abitanti nella polvere ! Perché la tua rugiada è rugiada di luce, e la terra delle om­ bre partorirà.

16a leggiamo pqdnwk in prima persona, e lnw anziché lmw 16b $qwn : vocalizzando come sost. derivato da $q o come terza pers. pl. en­ fatica· $Wq e leggendo al plurale lb,sy 1 8a kmw è in più 19a nblt con suff. di seconda persona

L 'antitesi « i morti non vivono . . vivranno i tuoi morti • segnala limiti e temi di questo canto trionfale alla risurrezione. Quanto al ·



I Isaia

237

26, 14-27, 1

tema, può costituire una specie di commento al capitolo 25, 8. Il contrasto tra morte e vita si risolve nel corso dei versetti : può trat­ tarsi di un contrasto totale, che supera il tempo, e può riferirsi a un movimento dialettico. Il signore annichilò - il Signore moltiplicò ; partorimmo vento - vivranno i tuoi morti. Lette in un processo tetn­ porale, queste quattro parti possono significare : distruzione dei nemici e malvagi, accrescimento del popolo, riduzione del popolo a un resto, risurrezione del popolo. Anche accettando tale successione temporale, il trionfo sulla morte si sovrappone al tempo. 14. La prima parola è ). Continuano a esistere senza vivere, con1e > (in ebraico repa> im), incapaci di tornare alla vita, per­ ché Dio stesso ha eseguito una sentenza defmitiva. Di loro non è ri­ masta neppure men1oria, cioè una discendenza che ne continui il nome o la fan1a. 15. La benedizione divina moltiplica il popolo, cosicché la forza della fecondità manifesta la gloria di Dio. Notevole l'accumulo di verbi. Si veda Lv 26, 9, 16. Traduzione congetturale. 17--18. Il classico paragone della partoriente acquista qui un signifi­ cato nuovo, descrivendo il supren1o sforzo e il totale fallin1ento. 19. La terra divoratrice di uomini, carcere di polvere e dimora di otnbre, si impregna di una rugiada celeste e luminosa, torna a essere terra-madre feconda che dà alla luce i suoi tnorti . Apice poetico e teologico dell'AT. Si può leggere, per contrasto, la maledizione di Lv 26, 1 9 : « Trasformerò il vostro ciclo in ferro e in bronzo la vostra terra », e la benedizione di Sal 85, 12s : « La fedeltà sboccia dalla terra e la giustizia guarda dal cielo, ecc. ». 20

21

27,1

Va', popolo mio, entra nelle tue stanze e chiudi la porta da dentro ; nasconditi un breve istante, mentre passa la collera. Perché il Signore sta per uscire dalla sua din1ora per castigare la colpa degli abitanti della terra : la terra scoprirà il sangue versato, non nasconderà più gli assassinati. Quel giorno il Signof:"e castigherà con la sua spada grande, temprata, robusta, Leviatan, serpente fuggiasco ; Leviatan, serpente tortuoso, e darà morte al dragone marino.

20c leggiamo bbh anziché ltby

26,20-21 . Come nella notte della strage dei primogeniti, il popolo deve chiudersi in casa mentre passa lo sterminatore o esecutore della collera divina (Es 12, 21-23) , o come Noè nell'arca (Gen 7). Il sangue non coperto dalla terra chiede vendetta al cielo (cfr. Gen 4, 1 0 : il san-

I Isaia

27, ì-9

238

gue di Abele). L'assassinio è la grande colpa, come attentato contro la vita; la terra diventa in certo modo complice di tale colpa, nascon­ dendo il sangue versato ; ma dinanzi al Dio vendicatore la terra scopre il corpo del delitto. 27,1 . Il Signore affronta di persona il vecchio nemico, il serpente che osteggia l'uomo fin dal paradiso. L'autore utilizza riferimenti mi­ tologici per descrivere la vittoria personale di Dio come un singolare combattimento. Inoltre, allude alla storica lotta del Signore col Mar Rosso, trasformato nella mitica immagine del serpente, secondo 51, 9s ; Sal 89, 1 1 . La conseguenza di questa vittoria si legge nei versetti 12 e 13. Canzone della vigna (5, 1-6)

2 3 4

5

Quel giorno canterete alla vigna bella ; Io, il Signore suo custode, la irrigo con frequenza, perché non le manchino le foglie, la custodisco giorno e notte. Non sono più adirato. Se mi desse rovi e cardi, mi lancerei contro di lei per bruciarli tutti ; se ricorre alla mia protezione, farà la pace con me, la pace farà con me.

Rinnovamento di Israele 6

7 8

9

Verranno giorni in citi Giacobbe metterà radici, Israele metterà boccioli e fiori, e i suoi frutti copriranno la terra. Lo ha ferito come ferisce quelli che lo feriscono ? Lo ha ucciso come muoiono coloro che lo uccidono ? Lo castighi spaventandolo, cacciandolo, travolgendolo con vento impetuoso in giorno di scirocco. Con questo si espierà la colpa di Giacobbe, ecco il frutto della rimozione del suo peccato : lasciare le pietre degli altari come pietra calcarea triturata e non erigere stele né cippi.

27,2b leggendo ypqd al nifal, e > abbraccia, nel presente ordine, quattro brani collegati a due a due, riuniti con criterio tetnatico poco rigoroso e legati al capitolo precedente dal riapparire di temi comuni : vino e spavento, insegnamento o incapacità di apprendere o comprendere, azione meravigliosa di Dio. La divisione è : 1-4.5.8.9-12.13-14. I primi due brani con1pongono, con la loro inattesa unione, un't h ps, qdsfsdq. 21. Si veda Am 5, 12.15. La nuova serie comincia ricordando i nomi dei patriarchi, dando p ro­ fondità storica alla salvezza futura (35, 10; Ger 31, 11). Dio realizza la sua opera nella storia, la storia della salvezza è l'opera delle sue mani, patente per tutti : chi la vede con occhi illuminati riconosce in essa la santità di Dio, la sua trascendenza che ci supera e ci si impone, impre­ vedibile e ferma. Persino quanti resistevano impareranno da questa azione di Dio. L'opera di Dio si contrappone all'opera umana (15), l'intelligenza che è dono di Dio si contrappone alla sapienza umana (14). 23. Seguendo l'indicazione data da Dio al profeta (8, 13). 24. Si vedano Dt 1, 27 e Sal 106, 25. '

·

Contro il patto con l'Egitto

30,1

(31 , 1 -3)

Guai ai figli ribelli - oracolo del Signore -, che fanno piani senza tenermi in conto,

I Isaia

30, 2-5

2

3

4 5

254

che firmano patti senza considerare il mio profeta·, accun1ulando peccati su peccati ; che scendono in Egitto senza consultare il tnio oracolo, cercando la protezione del faraone per rifugiarsi all'ombra dell'Egitto : la protezione del faraone sarà il vostro fallimento e il rifugio all' on1bra dell'Egitto vi defrauderà. Quando i suoi magnati saranno a Soan e i loro ambasciatori giungeranno a Canès, tutti si sentiranno defraudati da un popolo inutile che non può recare aiuto né vantaggio se non di fallimento e delusione.

30,2b ). Si veda anche Sal 68, 3 : « Come si strugge la cera davanti al fuoco, così periscono i malvagi davanti a Dio ». 15. Al consulto li turgico risponde una lista di condizioni, come nei salmi 15 e 24. E una sintesi serrata : mani e piedi, occhi e orecchi, lingua. Il fuoco di Dio impone esigenze alla condotta totale dell'uomo. 16. Non avrà più pane e acqua tnisurati (30, 20).

Restaurazione 17 18

19 20

21

23a 22 23b 24

Un re nel suo splendore contempleranno . i tuoi occhi, vedranno un paese dilatato, e tu dirai sorpreso : dove sta quello che contava, dove sta quello che pesava, dove colui che contava le torri ? Non vedrai più il popolo violento, la cui lingua è oscura e non si comprende, che pronuncia in tnodo strano e incomprensibile. Contempla Sion, città delle nostre feste : i tuoi occhi vedranno Gcrusalemn1e, dimora tranquilla, tenda permanente, i cui pioli non si svelleranno, le cui corde non si scioglieranno. Perché lì il Signore è nostro capitano, in un luogo di fiutni e canali vastissimi, che le barche a remi non solcano, né attraversa la nave am­ miraglia : flosci i suoi cordami, non assicurano l'albero né tendono le vele. Perché il Signore è nostro giudice, il Signore nostro governatore, il Signore nostro re ; egli ci salverà : allora il cieco ripartirà un enorme bottino e perfino gli zoppi si daranno al saccheggio ; e nessun abitante dirà : tni sento n1ale, perché al popolo che vi abita è stata perdonata la colpa.

19 nw>. Forse gli dèi delle nazioni liberarono i loro paesi dalla mano del re d'Assiria ? Dove stanno gli dèi di Amat e di Arpad, dove gli dei di Sefar­ vàinl ? Hanno liberato Samaria dal mio potere ? Quale dio di

281

21 22

I Isaia

36, 21�37, 7

questi paesi ha potuto liberare dalla mia mano i suoi territori ? E il Signore libererebbe Gerusalemme dalla mia mano ? Essi tacquero e non gli risposero parola. Avevano ricevuto dal re la consegna di non rispondere. Allora Eliakìm, figlio di Chelkia il maggiordomo di palazzo, Sebnà il segretario e Ioach il cancelliere figlio di Asaf, si presentarono al re Ezechia con le vesti stracciate e gli comunicarono l � parole del gran coppiere�

Ricorso a Isaia

(2Re 1 9)

Quando il re Ezechia le udi, si stracciò le vesti, si vestì di saio e si diresse al tctnpio del Signore ; c mandò Eliakìm il mag­ giordomo di palazzo, Sebnà il segretario e i sacerdoti pii1 an­ ziani, vestiti di saio, a dire al profeta Isaia figlio di Amos : - Così dice Ezechia : oggi è giorno di angoscia, di castigo 3 e di vergogna ; i figli arrivano al parto c non c'è forza per par­ torirli. Volesse il Signore udire le parole del gran coppiere che 4 il suo signore, il re d'Assiria, ha inviato a oltraggiare il Dio vivo, e castigare le parole che il Signore tuo Dio ha udito. Prega per. il resto che ancora rimane. 5-6 I ministri del re Ezechia si presentarono a Isaia, ed egli ri­ spose loro : - Dite al vostro signore : Cosi dice il Signore : non spaven­ tarti per quelle parole che hai udito, per le bestemm.ie dci servi del re d'Assiria. Io stesso infonderò loro uno spirito, e quando 7 udrà certe notizie tornerà al suo paese, c nel suo paese Io farò morire di spada.

37,1 2

36,5 >mrty vocalizziamo >amarla

36,1. La notizia cronologica è ben collocata in 2Re 18, 9; invece qui è fuori posto. Il suo luogo esatto appare 37, 1. Gli avvenimenti qui narrati corrispondono all'anno 701 . 2. Lachis è una piazzaforte a circa quaranta chilometri a sud-est di Gerusalemme, conquistata da Sennacherib e da lui scelta come quartier generale. Il canale delia Cisterna Alta è il luogo del famoso incontro di Isaia con Acaz (Is 7, 3). 4-1 O. Il discorso è una tentazione contro la fiducia in Dio : smonta dapprima le fiducie umane, parole, strategia e alleanza con l'Egitto ; poi attacca la fiducia in Dio. N on nega il potere del Signore, ma lo dichiara contrario a Ezechia e favorevole all'imperatore assiro. Questa parte del discorso ripete per sette volte il verbo confidare (si veda v 5). 5. Si possono vedere i diversi oracoli di Isaia contro l 'Egitto, non meno energici di quanto afferma l'assiro : ls 19; 30, 1-7 (l'Egitto è « la fiera ruggente e oziosa ») ; 31, 1-3. ..

36, 7-37, 4

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282

7. La formula di fiducia è liturgica. La centralizzazione del culto con la demolizione dei santuari locali viene interpretata come sfavorevole al Signore e al popolo. Non mancava nemmeno in Giuda chi la pen­ sasse così. 9. « Gli egiziani sono uomini e non dèi, i loro cavalli sono carne e non spirito )) si legge in Is 31, 3. 10. Nella prospettiva dell'assiro, Yahvé stesso lo ha inviato ad attac­ care e a distruggere ; nella prospettiva profetica il fatto dell'attaccare è vero, ma quello del distruggere è falso. Al contrario, « spezzerò l' As­ siria nel mio paese e la calpesterò sulle mie montagne »; per questo il Signore la convoca (Is 14, 25). Si veda anche Is 10, 6-7 sul piano di Dio e su quello dell'imperatore assiro. 1 1 . L'aramaico era già allora la lingua delle relazioni internazionali. Dinanzi alla paura dei giudei, il messaggero reagisce con arroganza : pronuncia una minaccia oltraggiosa, tenta di dividere il popolo dal re, promette pace e benessere, nega il potere del Signore. La parola chiave di questa sezione è >. 13. Il messaggero triplica il titolo del suo signore : lwr aggiungiamo Im ly, lo sopprimiamo come duplicato 36 aggiungiamo con 2Re wyhy blylh hlw> Idmh leggendo sdph ;

qwm +

suff.

Suona come una secon da ambasciata. Mentre nella prima st tnstste sulla scen a storica, con un brevissimo oracolo di Isaia, qu i la parte nar­ rativa si contrae l asci ando spa zio alla supplica del re e all'oracolo del prof�ta. Il popolo non entra in scena. Le parole confidare e liberare risuonano un'altra volta senza sviluppo . 9. Tiràka era re d'Etiopia e d'Egitto. •.

Aggiunto secondo 2Re 19, 35.

37, 10-29

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10-13. Il discorso insiste sull'impotenza del Signore. Se : nelléi prima versione il re « ingannava il popolo », qui è il suo dio a ingannare E­ zechia. 14. Il messaggio orale primario è accon1pagnato da un testo scritto che lo autentica : il re lo torna a leggere. 11 gesto di spiegare la lettera nel tempio significa dare a conoscere al Signore gli oltraggi. 15-20. La supplica abbrevia lo schema classico. Nell'invocazione riu­ nisce titoli storici cosmici e cultuali del Signore. Motivi : il primo · è l'ingiuria contro i l Signore, i l secondo è i l potere del nemico, che cotn­ porta un grave pericolo per il popolo ; segue un paragrafo sugli dèi in stile deuteronomico, condizionato dalle circostanze. Si conclude con · la formula di riconoscimento che si estende a tutte le nazioni : perché la liberazione di Gerusalemme, dopo la disfatta di tanti altri popoli, sarà manifestazione della grandezza uni�a del Signore. Così la visione universale apre e chiude la preghiera. E molto opportuna questa am­ piezza di orizzonte nel mon1cnto in cui i fatti e le parole dc l nemico impongono una visione « universale >> della storia. Yahvé è signore non:. solo di Giuda ma di tutti i regni : nello scenario universale un impera­ tore ha mostrato l'impotenza degli idoli, nello scenario di Gerusalem­ me il Signore mostrerà l'in1potenza di questo imperatore. Sarà l'atto culminante del dramma inatteso e sorprendente. Con1e una rappresen­ tazione sacra dal vivo : Gerusalemme è scenario per il mondo ; tutti i popoli, il pubblico. 16. « Seduto sui cherubini >>, vale a dire intronizzato come sovrano. Riferitnento all'arca. 21 . Alla supplica del popolo e del re suole rispondere un oracolo sa­ cerdotale o profetico : Isaia svolge qui detta funzione. L'oracolo si ri­ volge contro Sennacherib sullo stile degli oracoli contro la nazione. 22. La città assediata, ragazza non soggetta al vassallaggio del signore straniero, può beffarsi del conquistatore di popoli. 23. Perché questa volta Sennachcrib non attacca un popolo come gli altri, ma osa attaccare sacrilcgamente il Santo. Questo Santo è di Israele e uscirà per la sua gloria. È titolo comune negli oracoli di Isaia. 24-25. Il discorso ricorda Is 10; solo che, anziché popoli, contempla la natura sottomessa nelle sue campagne : il classico bottino di legni pregiati del Libano, pozzi scavati per le truppe, canali del delta del Nilo guadati dai suoi eserciti. Il pronon1e personale > apre enfati­ camente le due successioni di tre verbi ; una grande ricchezza di allit­ terazioni, molto eufoniche, orna maestosamente il discorso. 26-27. Il Signore interrompe il discorso arrogante (la stessa tecnic� di Is 1 O) : è lui il vero soggetto della storia. La prepara a tempo e al momento giusto la esegue ; e l'uomo è n1ero esecutore del piano divino. In contrasto con gli alberi centenari del Libano, gli uomini si trasfor- . mano in erba effimera. 28-29. Con1e un domatore che vigila su tutti i movin1cnti di una fiera e la riduce all'obbedienza con un piccolo artificio (si veda . Gb

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37, 30-38, 1

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40, 25-32) . Vari�nte originale e beffarda della nota metafora del nemico come animale feroce, comune nei salmi. Dio osserva lo sviluppo di tutto · (Sal 139) : quando Sennacherib entra ed esce dal1e frontiere, il Signore lo controlla; quando osa agire contro il Signore stesso, questi interviene pronunciando la sua infallibile tninaccia. La parola ebraica « narici )) significa anche collera ; \A.ltri pen­ sano che sia sempre vissuto a Gerusalenuue (Seinecke) o in Giuda (Mowinckel). Altri ancora hanno situato la sua attività in Fenicia (Duhm, Causse) o in Egitto (Ewald, Bunsen, Marti, Holscher). Si è anche detto che fu alla corte o ·nell'accampatnento di Ciro 5 , che fu •.

1 Cfr. Auserlesenen theologischen Bibliotek IV/8 (Leipzig 1788) 554-79. 2 Nella sua 3• ed. del Comentario a Isalas (Altdorf 1 789). 3 Generalmente si afferma che il primo ad aver messo in dubbio l'unità del libro di Isaia sia stato Ibn Ezra nel secolo XII. Sembra nondimeno che egli si sia ispirato a un altro giudeo del secolo Il, Mosè ben Samuel Ibn Gekatilla [cfr. R. K. Harrison, Introduction to the Old Testament (Michigan 1971 ) 765) . Quanto ai precursori di Doderlein e ai suoi scritti anteri ori al 1788 , si veda l'opera di J. M. Vincent citata nella nota seguente, pp. 15-18. 4 J. M. Vincent, Studien zur literarischen Eigeuart und zur geistigett Heimat von ]esaja, Kap. 40-55, BET 5 (Frankfurt 1 977) 253. 6 Cfr . M. Haller, Die Kyros-Lieder des Deuterojesaja, in Eucharisteion, Fs. H. Gunkel, l, FRLANT 36 (1 923) 261-77 (cfr. p. 277).

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il primo tnissionario, che n1orì tnartirizzato, che soffrì di una n1alattia grave e ripugnante. Tutto ciò, che non supera la n1era congettura, sta a dimostrare come non debba essere la « biografia >> il punto principale di appoggio per capire l'opera del profeta. Neppure sian1o sicuri del -suo notne, anche se alcuni ritengono che si chiamasse anch'egli Isaia 6 . Benché non ci sia unanitnità tra i con1mentatori, la maggior parte ac­ cetta che il profeta abbia operato tra gli esiliati di Babilonia alla fmc dell'esilio. Basandoci sulla tnenzione di Ciro (di cui si parla espressa� tnente in 45, 1-8; cfr. pure 41 , 1-5 ; 48, 12-15) possiamo fissare il con­ tenuto di questi capitoli tra l'anno 553, in cui Ciro cotnincia le sue campagne vittoriose e il 539, data della resa di Babilonia 7 . Una data­ zione postesilica sen1bra ingiustifìcata 8 • Prima di addentraiGi. nel tnessaggio del profeta, conviene conoscere--più a fondo la problematica di questo momento storico. Ci aiuta a com­ prendere meglio questi capitoli, anche nella supposizione che un pro­ feta « Deuteroisaia » non sia mai esistito. 1.

L'epoca 9

Gli anni centrali del secolo VI a.C. sono caratterizzati dalla rapida decadenza dell'Impero neobabilonese e dall'apparizione di una nuova potenza : la Persia. Entrambi i fatti, intiman1ente correlati tra loro, condizionano il messaggio di Is 40-55. L'Impero neobabilonese, fondato da Nabopolasar, tocca il suo culn1ine con Nabucodonosor (605-562) e pratican1ente scompare con lui. Il sue-. cessare, A.tnel Marduk, viene assassinato dopo due anni di governo (562-560). Neriglisar non regna molto di più (560-556). Nabonide, un usurpatore, riuscirà a tenersi sul trono per vari anni ; tuttavia la sua riforma religiosa (soppressione della festività dell'Anno nuovo e sosti6 La pos si bilità già la indi cò D oderlein, m a senza decidersi chiaramente in tal senso . Tra gli autori posteriori possiamo citare Con1ill e recentemen te Y. D. Brach. Cfr. Y. T. Raday, Identity of the Second Isaiah According to Y. D. Brach : Beth Mikra 52 (1972) 74-76. 7 J. B egri ch, Studien zu Deuterojesaja, BW ANT 77 (S tuttgart 1938), ri tiene che rattività del profeta cominci nel 553 e situa tra. tale anno e il 547 i testi che riflettono una speranza escatologica; quelli che p arlano di un cambiamento pro­ vocato dall'azione di Ciro li data dopo il 547. A. Scheiber, Der Zeitpunkt des Au/tretens von Deuterojesaja : ZAW 84 (1972) 242-43, si basa su 40,2 per situare l'inizio dell'attività del profeta nel 547. 8 Cfr. J. Geyer, q�wt h>r� Helleuistic ? : VT 20 (1970) 87-90 ; A. S choor.s, A"iè­ re-fonds historique et critique d' authenticité des textes deutéro-isaiens : OrLovP 2 (1971)

105-35. 9 Lo studio più dettagliato di questi anni continua ad essere quello di S. Smith, Isaiah. Ch. XL-LV (London 1944) Part . II : Hi st or y of the years 556-539. ·

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L'epoca

tuzionc del culto di Marduk con quello di Sin) pro\Tota una crescente scontentezza da parte dei sacerdoti di Marduk e del popolo. Allo stesso tempo, per motivi di sicurezza alle frontiere, Nabonide si trasferisce per sette anni nell'oasi di Tein1.a, lasciando come reggente in Babilonia il suo figlio Baldassarre. Intanto, il potere di Ciro va aumentando vertiginosamente. Egli inizia quale suddito dei tnedi ; ma, con l'aiuto di Nabonide, si ribella contro di essi e anzi ne conquista la capitale, Ecbàtana, nel 553;--Nabonide. si rende conto troppo tardi del suo errore di averlo aiutato. _S i allea con Amasis d'Egitto e con Creso di Lidia per far fronte alla _nuova minaccia persiana, ma la sua sorte è ormai segnata. Ciro marcia contro Lidia nel 547, conquista Sardi e si in1possessa della maggior parte del­ l' Asia Minore (è possibile che a questa campagna vittoriosa si riferisca ls 41 , 2-3 ; 45, 1-3). Negli anni seguenti estende i suoi domini verso est, per assicurarsi contro possibili invasioni da parte del centro dell'Asia. Infine, si dirige contro Babilonia. La l O ci informa dell'avanzata persiana, della sua vittoria di Opis, del tradi­ mento del generale babilonese Gobrias, che passa a Ciro ed entra vittorioso nella capitale, senza neppure dare battaglia. Più tardi arriva Ciro e viene ricevuto come un liberatore, stando a quanto ci racconta nel suo « Cilindro >> 1 1 : « Tutti gli abitanti di Babilonia, come pure tutto il paese di Sumer e Akkad con i loro principi e 1nagnati, si pro­ sternarono davanti a lui (Ciro) c gli baciarono i piedi, contenti che avesse ricevuto la regalità e con volti raggianti. E così, felici, lo accla­ marono come loro signore q uelli che, per il suo soccorso, avevano ricuperato la vita, scampati dalla morte, ed erano stati liberati dal danno e dalla disgrazia )}. L'attività del Deuteroisaia si svolge negli anni che precedono quest' en­ trata trionfale. Ed è facile immaginare l'atteggiamento degli esiliati in questo periodo. La deportazione del 597 non era mai stata assimilata. dai giudei. Dal primo momento essi avevano . sperato in un rapido ri� tomo in Palestina. Ma le illusioni furono spezzate nel 586, quando un nuovo gruppo di compatrioti fu traslocato « lungo i canali di Babilonia ». Alcune frasi del libro di Gcren1ia esprimono perfettatncnte i sentimenti di odio che albergavano in tutti : « Nabucodònosor, re di Babilonia, mi ha mangiata, e divorata, e ha ripulito il piatto, mi ha ingoiata come un drago, si è riempito la pancia coi 1nici cibi e mi ha vomitata ; ricada su Babilonia la mia carne violentata 10

Si può vedere il testo in M. Garda Cordero, Biblia y legado del Antiguo Oriente (Madrid 1 977) 543. 1 1 Nell'opera precedente, p. 544.

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dice la gente di Sion ricada il mio sangue sui caldei - dice Gerusalen1me - ».

(Ger 51, 34-35) 12

E

insieme all'odio, i desideri di . veruletta, la nostalgia della terra pro­ nlessa, le ansie della liberazione. Tutti questi sentimenti si trovano però accotnpagnati da una crisi di fede e di speranza. Le parole del popolo : « la mia sorte resta nascosta al Signore, il mio Dio ignora la tnia causa » (Is 40, 27) e quelle di Sion : « mi ha abbandonata il Si� il mio p adrone n1i ha dimenticata » (Is 49, 14) , riflettono molto bene la disillusione di molti conten1poranei del profeta. Questo è particolannente grave, poiché gli anni che seguono pongono_ un serio problen1a teologico. Le notizie che arrivano sulle vittorie di Ciro fanno sperare in una pronta liberazione. Il profeta lo conferma. Ma, quando avrà luogo, a chi attribuirla? A Yahvé, dio di un piccolo gruppo di esiliati, o a Marduk, dio del nuovo ln1per6 ? Per Ciro non c'è il tninimo dubbio : « Marduk . . . scrutò all'intorno tutti i paesi, in cerca di un governante retto . . . e pronnnciò il nome di Ciro . . . perché fosse il governante di tutto il n1ondo . . . Lui gli fece prendere la strada di Babilonia, canlmi­ nando al suo fianco come un vero an1ico » 1 3 . In questa densa problematica, umana c religiosa, si contrassegna il mes­ saggio del Deuteroisaia. 2. Il messaggio di ls 40·55

Niente ci consta, in concreto, dell'autore di questo magnifico libro. Sappiamo solo che è un teologo straordinario e un poeta ispirato. Del !ihro, invece, possiamo dire qualcosa di più. E il grande poetua del ritorno dall'esilio, il secondo esodo, più glo­ rioso del pritno. Il secondo esodo riprende l'antico, lo attualizza e lo solleva a un nuovo livello storico. Esso dimostra come il primo esodo, in quanto accadin1ento empirico, ha un suo lin1ite e condizionamento ;. e tuttavia, in quanto salvezza divina, non si esaurisce, bensì supera se stesso verso il futuro. Con1e esperienza religiosa c nella sua molte­ plice formulazione, esso si offre di nuovo, annullando il suo stesso li­ mite e condizionamento : la salvezza di Dio, che penetra nella storia per realizzarsi in essa, straripa oltre questa storia con una pienezza senza limiti. Il secondo esodo, pritna di essere vissuto co1ne esperienza storica, viene cantato in nn tneraviglioso poema fluviale. Il nuovo cantore - con 12

Altri testi · fatnosi su Babilonia sono Sal 137 (136) ; Is 1 3 ; 21, 1-10; Ger 50-5 1 . 1 3 (( Cilindro di Ciro J) . Cfr. l'opera citata nella nota 10, p . 544�

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Il n1essaggio

qualcosa di Mosè, molto del profeta e il nome nuovo di > annuncia i fatti, non in fanna puntuale c circostanziata, tna con impeto poetico, con imn1agini e simboli gloriosi, con orizzonte illi­ mitato. La sua profezia supera i fatti i1nn1cdiati, perché dice in simboli splendidi la gloria del nuovo esodo. I simboli colgono la realtà pros­ sitna, superandola ; additano infatti una realtà superiore, suprema, che sarà la liberazione autentica, quella che le altre solo preparano e prc­ figurano. In questo modo, il primo esodo acquista e scopre il suo senso più pro­ fondo ; il secondo esodo, o ritorno dall'esilio, vi resta trasfigurato tra un ricordo storico e un'ansia e un annuncio futuro ; e il terzo esodo, il « passaggio di Cristo », lancia un messaggio in avanti, grande cotne l' om­ bra di una montagna, c si fa presente nella fusione del simbolo storico con quello poetico. Poiché il terzo esodo, quello realizzato da Cristo, è l'esodo autentico, centrale, che giustifica e n1ette in marcia quelli precedenti e futuri. E da Cristo, i simboli del secondo e del primo esodo passano alla Chiesa pellegrina, che aspetta in ogni avvento litur­ gico, in catumino verso il grande ritorno finale, quando tutti i simboli si faranno realtà ad essi superiore. La struttura di base e i motivi principali del primo esodo vengono ri­ presi nel secondo ; la sostanza dalla struttura di base rimane, ma i mo­ tivi vengono sottoposti con frequenza a una metamorfosi significativa. Nel prin1o esodo il popolo usciva o era tirato fuori, percorreva o era condotto, entrava o veniva introdotto. Usciva dall'Egitto, dalla schia­ vitù, dai lavori forzati ; percorreva un deserto ostile.; . entrava. _nella terra promessa. Dio era il protagonista dell'azione, benché agisse tra­ mite mediatori umani, specialn1cnte Mosè. Non era un'azione semplice, ma drammatica, perché tenuta a confrontarsi con diverse resistenze : quella del faraone e dei suoi maghi in Egitto, quella cosn1ica del Mar Rosso, le carenze del deserto, l'indovino Balaan ; e in modo particolare quella dello stesso popolo schiavo e liberato. Nel secondo esodo il popolo esce o è tratto fuori, perché davanti a lui è il Signore in persona ad uscire ; trasponendo lo schema, l'autore mo­ stra come prima esca dalla bocca di Dio un comando che si deve com­ piere, un annuncio che si deve realizzare. Così vediamo che escono : la parola di Dio 55, 11, il Signore 42, 13, il popolo 55, 12. E l'esodo, con1ando o annuncio, serve per delin1itare i finali in 48, 20 ; 52, 11 e 55, 12. Il Signore tira fuori i suoi eserciti stellari (40, 26), in un'uscita che prefigura e garantisce quella degli israeliti (si veda la con1parazione di Gen 15, 5 e la denominazione di « eserciti » per il popolo in Es 12, 51). Il Signore realizza tale azione n1andando i suoi inviati : 42, 7; 43, 14 ; 45, 13; 49, 9. Il popolo esce da Babilonia, il potere politico di turno, che qui tiene il posto dell'Egitto ; esce dalla schiavitù (49, 7), dalla cattività (52, 2), dal carcere (42, 7; 51, 14), dall'oscurità (49, 9), dal servizio obbliga­ torio (40, 1s), dall'oppressione (47, 6 ; 52, 4; 54, 14). Il Signore realizza -

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questa azione in qualità di « riscattatore . (go> el) ; è cioè in virtù della sua solidarietà con il popolo che egli si assume il compito di riscat­ tare. Per questo non sarà tenuto a pagare un riscatto : egli agisce da sovrano e i suoi figli hanno diritto alla libertà. I testi che parlano del riscatto sono frequenti : 43, 1 ; 44, 22s ; 48, 20 ; 51, 10; 52, 3 ; 52, _ 9 : tanto che il Si gnore ostenta il suo titolo di go> e! : 41 , 14; 43, 14; 44, 6.24; 47, 4; 48, 17 ; 49, 7.26 ; 54, 5.8. Il cammino per il deserto ha un posto preminente in questa profezia. Ma è un deserto diverso, trasfigurato . Da un lato anticipa le benedi­ zioni della terra pron1essa ; dall'altro, è un paradiso : 41, 17-19; 43, 19-20; 44, 3-4; 55, 1 (lo si compari con 51, 3) ; 35, 1-10. In questo deserto il Signore stesso cammina (40, 3), conduce e guida (42, 16), apre la strada (43, 19), porta (46, 3-4). Il cammino è sicuro e rapido, tra marcia festiva e processione. La dilazione, gesto temporale caratte­ ristico del primo esod� , è fatta passare alla tappa precedente, la dimora in Babilonia (42, 14). E anche sparito il cara tt ere di prova, così caratte� ristico del primo esodo. Si trasforma pure l'entrata. h1 · primo luogo, perché l'andare e l'entrare sono allo stesso tetnpo un tornare. Il Signore viene {40, 10), il Signore ritorna (52, 8). Allo stesso modo, il popolo è attratto {43, 5s) e deve tornare : dove ? - Al Signore. Si tratta cioè di un movimento personale di convers ion e, allo stesso modo che in Es 19, 14 si diceva « vi attiro a me )). Il ritorno avrà il suo mediatore (49, Ss). Si aggiunge un ritorno il cui soggetto è la parola, nella ripetizione dello schema già visto : ritornano : la p arola di Dio (55, 11), il Signore (52, 8), il popolo (44, 22). · Il secondo cambiamento è nel termine : nel primo esodo era la terra di Canaan ; ora si concentra in Gerusalemme. La capitale occupa un posto privilegiato �ella profezia del II Isaia ; e questo presuppone l'incoronazione di un tema teologico davi dico. Gerusalemme appare a più riprese personificata, come la madre del popolo, abbandonata dal marito e privata dei figli. Il poeta percorre liricamente lo spazio per annunciare il suo messaggio agli esiliati in Babilonia e alla città che li aspetta. Curiosamente, il suo poema ha inizio in Gerusalemme (40, 2) e fmisce in Babilonia (55, 12, implicita nell 'uscire) . Sion deve ascol­ tare il messaggio dalla bocca di Dio e del suo araldo (41, 27). A Geru­ salemme sono dedicati due poemi magnifici (49 e 54). Gerusalemme è l'interlocutricc nel grande dialogo con il Signore (51, 17-52, 6). Il Signore deve trionfare su molteplici resistenze. In primo luogo, su quella di Babilonia, la superba, la crudele, fiduciosa nei suoi dèi e nella magia. Nel capitolo 47 si concentra la disfatta di colei che diceva : « lo e nessun altro » : vi appare in figura di matrona, in netto contrasto con Gerusalemme . Della disfatta si incaricherà Ciro (45, 1-2.13 ; 48, 14s). Se in Egitto il faraone ha avuto un compito principale, in Babi­ lonia non si fa nessuna menzione del suo re, né gli si offre alcuna possi­ bilità di operare responsabilmente negli avvenimenti. In secondo luogo, sono gli dèi di Babilonia, accreditati per la vittoria

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Il messaggio

e la grandezza dell'Impero, ad esse-r-e temibilf.-e--ac€attiv-anti anche per Israele. Il Signore sfida ripetutamente questi idoli a un giudizio con­ traddittorio, lui che ne distrugge le capacità di agire, di annunciare, di esistere. Il poeta si burla degli idoli e di coloro che li fabbricano e sta­ bilisce un sistema di contrasti tra la moltitudine del panteon babilo­ nese e l'intimità del Signore, tra la loro inerzia e l'attività del Signore. L'opposizione si basa su parole comuni ai fabbricanti, agli idoli, al Signore. Così, per esempio, essi si scelgono del legno, ne modellano un idolo, ne fanno una statua ; il Signore invece si sceglie degli uomini, ne modella un popolo, fabbrica l'universo ; essi consolidano la statua, l'assicurano con chiodi e la caricano su n1uli; il Signore consolida la terra, l'assicura al suo inviato, la riempie del suo popolo ; quelli si stan­ cano, soffrono fame e sete, gli cadono le braccia ; il Signore non si stanca mai, dà anzi forza a chi è stanco, sazia l'affamato e l'assetato c alza il suo braccio vittorioso. ·La terza resistenza, la più grave, è quella del popolo giudaico in Babi­ lonia ; ed è fondan1entalmente un resistere alla speranza. Come nel de­ serto del primo esodo, anche in Babilonia il popolo si stanca e protesta (40, 27), ha paura (41, 13s), è cieco e sordo (42, 18-20), nostalgico (43, 18), peccatore (43, 23s), non comprende l'elezione di uno straniero (45, 9-1 1), è falso e ostinato (48, 1-8), si crede abbandonato (49, 14). Il poeta, in nome di Dio, deve convertire alla . speranza questo popolo abbattuto, rassegnato o sfiduciato. Non basta credere, bisogna sperare. Quando l'ora suonerà, solo quelli che sperano faranno reale l'oggetto della loro speranza: si metteranno in cammino e torneranno. Per tale compito, il profeta dispone solo della parola. Una parola poe­ tica, incendiata, capace di contagiare l'entusiasmo. Soprattutto, una pa­ rola di Dio. L'intero grande poema fluviale è segnato da due dichiara­ zioni sull'efficacia di questa parola: « la parola del nostro Dio si cotnpie setnpre » (40, 8) ; « così sarà la parola che esce dalla mia bocca : non ritornerà a n1e vuota, ma farà la tnia volontà e compirà il mio man­ dato )) (55, 11). La speranza. Molte volte il poeta trascende il mon1ento presente, rifa; ccndosi a un passato costitutivo, tempo dell'origine o della nascita. E il n1omento in cui si passa dal non essere all'essere, o all'essere in un modo nuovo e diverso. Se ordiniamo in ordine cronologico inverso tali salti, otteniamo una base ogni volta più larga, con1e una piramide sui cui si appoggiano il presente e il futuro prossimo : Davide - tempio 55, 3 popolo - alleanza passim patriarchi - promesse 41 , 8 ; 48, 1 ; 51, l s Noè (diluvio) - um �nità 54, 9 . passim universo creaztone La

speranza si apre al possibile; quel possibile che è definito dal tere del suo autore : il Dio che ha fatto il cielo e la terra.

p) e inaugura quello di « evangelista », o araldo di buone notizie. Anche il servo assume ed eser-:­ cita il ministero della parola (49, 2 ; 50, 4 ; 51, 16), finché non sia co­ stretto a stnettere e a parlare con la sola traiettoria dell'esistenza (43}. Il linguaggio di questa speranza sono i simboli. Quel futuro che non è una tnera evoluzione di pren1esse già situate e conosciute, è un fu­ turo in1prevedibile e sperato, da desiderare e sognare, anche se· svegli. Desiderio e so gno tnobilit�no la fantasia come facoltà del rappresen-

Il n1essaggio

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tare e far presente ciò che non si sa come sia : è logico che la fantasia componga immagini nuove con gesti assitnilati. Un simile linguaggio non lo si può prendere alla lettera, e nemmeno lo si può assimilare per sostituirlo con un sistema concettuale. Rappresentare dice di solito il far presente ciò che già esiste, mentre la fantasia crea e presenta per antici­ pazione. Crea rimovendo mali e litnitazioni, accumulando beni ed esal­ tandoli. La creatività della fantasia serve a credere, non solo con1e espressione, n1a anche come scoperta. La fantasia, infatti, introduce un elemento nuovo, non prevedibile dalla semplice ragione, e che un giorno si farà realtà. Per questo la fantasia dilata ]a speranza : il suo orizzonte si nutove e avanza col muoversi de11'osservatore, del sogna­ tore. Il II Isaia è in questo senso un sognatore. Ciò non vuoi dire che sia un irrealista. Si misuri la sua profezia sul ritorno degli esil i at i al­ cuni anni più tard i La si n1isuri su1 suo compimento nel Messia. I suoi versi sono quelli che più si accostano alla realtà : anche se è una realtà che dev'essere formulata e compresa anzitutto in simboli La mediazione di Dio, nel nuovo esodo, è al plurale. I med i atori sono diversi e stanno al servizio del Signore, per cui si possono chiamare se�vi. A volte il titolo viene identificato esplicitamente : ,

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con Israele = Giacobbe : 41, 8 ; 44, 1s.21 ; 45, 4; 48, 20 (49, 3 ?) 43, 10 (voi) ; 54, 17 con il popolo : con i messaggeri : 44, 26 Per l'accusa di cecità, il servo di 42, 1 sembra essere il medesimo di 42, 18s (variante singolare e plurale). Senza impiegare il termine « ser� vo » (il verbo servire l en el Dcuteroisalas: EstFranc 78 (1977) 371 41 1 ; E. Dussel, Universalismo y mision etz los poemas del Siervo de Yalzr,eh: Ci Fe 20 (1964) 419-464; A. G an1 per, Israd: su mision y su prcdicaci6n segrlu cl Deute­ roisa ias: SeiT 1 O ( 1971) 33-39 ; J. Gonzalcz Ruiz, Utla profecla de Isa las sobre la sepultura de Cristo (Is 5 3, 9 ) : EstBib 6 (1947) 225-232 ; M. Miguens, Isa{as 53 eu d Nucvo Testameuto. Nota cxcgética, in St udi G. Ri nal di (Genova 1967) 337-347 ; L. Murillo, La rc. st a ura ci6tt de Isracl eu los discursos de Is 40-48: EstB ib 2 (1930) 169-178 ; A. Ricciardi, Los Cat�tos del Sicrvo de Yavé: Cuadcmos de Teologia 4 (1976) 123-128; G. Ruiz, Lamcd y bct en[aticvs y lamed vocativo eu Deuteroisa{as, in Hotnenaje a J. Prado (Madrid 1975) 147-161 ; J. Salguero, Ve­ stigios de la doctrina de Is 53 en el AT: CuBib 22 (1965) 67-86 ; F. Sen, El texto de ls 41,27a, mejor comprendido: CuBib 31 (1974) 47-48 ; J. L. Sicre, La mediaci6n de Ciro y la del Sicrvv dt• Dios en Dettteroisaias: EstE 50 (1975) 179-210; E. Zu rr o , Filolog{a y critica textual en Is 40-55: Burg 11 (1970) 81 -1 16.

-A. Alonso:

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Articoli o saggi in italiano : .

A. Vaccari, I carmi del «Servo di Yahweh ,. Ultime risonanze

e

discussini, in Mi­

II, Roma 1934, 216-244; Idem, I vaticini del « Servo di Yahweh � in Isaia, in La Redenzione, Roma 1934, § 1-34; S. Virgulin, I carmi del servo di ]ahvè, in Aa. Vv., Introduzione alla Bibbia, vol. II/2, Torino 1971, § 161-182 ; P. Grebo t, I canti del servo del Signore, Bologna 1983. scellanea Biblica

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Oracolo introduttivo

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� grande profezia del ritorno inizia çon un oracolo introduttb�