Ventisei personaggi moscoviti. Tra santoni, falsi profeti, dementi, mentecatte 8876922156, 9788876922152

Pubblicata anonima a Mosca nel 1865, la raccolta *Ventisei personaggi moscoviti* nasce da un'intensa e appassionata

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Italian Pages xxxviii, 146 [190] Year 1989

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Ventisei personaggi moscoviti. Tra santoni, falsi profeti, dementi, mentecatte
 8876922156, 9788876922152

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I v a nGa v r i l o v i čPr y ž o v

V e n t i s e i p e r s o n a g g i mo s c o v i t i

Co l l e z i o n eBi b l i o t e c a

Ed i z i o n i S t u d i oT e s i

Pubblicata anonima a Mosca nel 1865, la raccolta Ventisei personaggi moscoviti nasce da un'intensa e appassionata osservazione del costume della Russia popolare e povera del secolo scorso. Figlio del popolo, l'autore ne conosce le miserie e penetra con il suo sguardo acuto dentro le pieghe più oscure della sua disperazione per sondarne la coscienza e tracciarne il filo della sua storia. Ritratti di santoni, mendicanti, impostori coagulano attorno a sé l'ansia di salvezza che serpeggia tra i diseredati e testimoniano, tra il fanatismo e la superstizione, la sua degenerazione a piaga sociale. Documento di una cultura, questa raccolta è anche un sincero atto d'accusa verso un'azione liberatrice del popolo russo che rimane troppo astratta e intellettuale, se non sa avvicinare e rimuovere le aberrazioni della natura umana insite in quella società che vorrebbe redimere. In questo senso la Confessione di Pryžov, riprodotta in questo volume, offre un preziosissimo supporto alla comprensione del disegno ideale che sottende tutta la sua opera letteraria.

Copertina: Ufficio Grafico Edizioni Studio Tesi Fëdor Semënovič Bogorodskij, Il mozzo (1925) Mosca, Galleria Tret'jakov

Ivan Gavrilovic Pryzov nasce a Mosca il 22 settembre 1827 nell'ospedale per indigenti Mariinskij dove il padre Gavril Zacharovič lavora come scritturale. Trascorre gli anni dell'infanzia in questo penoso ambiente, frequentando i figli degli altri dipendenti dell'ospedale. Conosce qui Fëdor Dostoevskij il cui padre è medico dell'ambulatorio. Lo scenario desolato e tetro in cui cresce, popolato dalla demenza e dalla miseria, fornisce a Pryžov il primo grande materiale alla sua vocazione di studioso e di scrittore. Nel 1848 si iscrive alla facoltà di scienze filologiche della sua città, ma la sua domanda è respinta da nuove ordinanze zariste che impongono a quell'università il numero chiuso. Entra così alla facoltà di medicina dove le nuove disposizioni non hanno vigore. Coltiva i suoi interessi culturali seguendo corsi di scienze giuridiche, politiche e filologiche; nel frattempo si dedica alla scrittura e allo studio della storia. Espulso dall'università, trova lavoro nell'amministrazione del Tribunale civile di Mosca, dove rimane per quattordici anni, durante i quali scrive su vari quotidiani. Segue un periodo di difficoltà economiche che, aggravate dalle precarie condizioni di salute, lo portano a tentare il suicidio. È impiegato presso una compagnia ferroviaria privata, ma rinuncia presto all'incarico per svolgere mansioni di sorvegliante dei lavori sulle linee ferroviarie. Ritrova qui più immediata e diretta la sua partecipazione ai tormenti della Russia sofferente e povera dando vita a un nutrito corpo di corrispondenze giornalistiche sulla «strada ferrata». Rimasto senza lavoro, si immerge nell'ambiente dei diseredati nei sobborghi periferici di Mosca: frequenta bettole, ospizi, dormitori, respirandone intensamente la vita. Intanto si approfondisce in lui la coscienza di una riscossa popolare sovvertitrice del dispotismo dei governanti. L'adesione al movimento rivoluzionario diretto dall'organizzazione terroristica Narodnaja rasprava e il successivo arresto segnano una svolta nella vita di Pryžov che, condannato ai lavori forzati, viene deportato in Siberia. La sua attività di scrittore, pur nelle difficoltà, continua indefessa. Le privazioni che subisce nel duro regime carcerario lo avviano verso uno stato di degradazione psico-fisica da cui è liberato solo dalla morte, il 27 giugno 1885.

Collezione Biblioteca 77

T itolo originale

26 MOCKOBCKHX JIJKe -npOpOKOB, JIJKe-IOpO,lUiBhiX, ,rzyp H ,IzypaKOB 26 moskovskich lie-prorokov, lie-jurodivych , dur i durakov Traduzione di Costantino Di Paola

Copyright © 1989 by Edizioni Studio Tesi srl Via Cairoli, l

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3 3170 Pordenone

ISBN 88-7692-215-6

l a edizione novembre 1989

Introduzione

I v an Pryiov e il maleficio di S uscev

«Era il 1867. N ella libreria di Makarij Osipovic Voi' f entrò un uomo dall ' aspetto dimesso, avrà avuto quaranta o quarantacinque anni ed era vestito di stracci. Porgendo un grosso manoscritto con fogli vergati con una scrittura larga e marcata, quell'uomo disse a Makarij Osipovic: ''Vorreste comperare e pubblicare questo lavoro?''. M akarij Osipovic guardò stupito quello strano "vendito­ re di manoscritti" e, dubitando che potesse es sere lui l' au­ tore dello scritto, chiese allo straccione a chi esso appartenesse. "Il lavoro è mio, - rispose il visitatore è la storia delle taverne in Russia". Il tema inconsueto e l'inconsueta personalità del visita­ tore stimolarono la curiosità e l'interesse di Makarij Osi­ povic che si fece consegnare il manoscritto promettendo di dare una risposta entro due settimane. Chiese poi a quello scrittore così singolare dove egli abitasse. "Dove abito? - rispose questi con aria pensosa - Non so cosa dirvi. Trascorrerò la notte al dormitorio pubblico , domani, chissà, potrebbero anche cacciarmi via"»1• Ivan Gavrilovic Pryiov, era questo il nome del "vendi­ tore di manoscritti " , nacque a Mosca il 22 settembre 1827 nell'ospedale per indigenti Mariinskij dove il padre, Ga­ vriil Zacharovic, lavorava come scritturale. «Nella gelida stanza da letto dove , appena nato, dormivo con mia ma­ dre, il latte che veniva preparato per nutrirmi ghiacciava ed io piangevo per la fame. È cominciata così la mia vita>>, racconta Pryiov nella .più significativa tra le sue opere, la Confessione2, fonte essenziale per la biografia dello scritto•

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re ed insieme documento storico e letterario di grandissi­ mo interesse. Nella tetra atmosfera dell'ospedale Mariinskij , tra il si­ lenzio immobile e angosciante dei corridoi e del giardino e le grida disumane che provenivano dal vicino manicomio, Pryiov trascorse la sua infanzia avendo come compagni di giochi i figli dei dipendenti dell'ospedale. Tra questi c'era anche Fedor Michajlovic Dostoevskij , il cui padre fu medi­ co dell'ambulatorio dell'ospedale per venticinque anni, dal 1821 al 1847. Il luogo dove sorgeva l'ospedale Mariinskij si trovava all'estrema periferia di Mosca, poco lontano dal quartiere Suscevskij , la zona più desolata della città dove erano state concentrate le istituzioni di pietà, gli orfano­ trofi, gli ospizi, il manicomio e i cimiteri dove venivano sepolti vagabondi, suicidi, delinquenti e morti non identi­ ficati. Nel 1806 l'architetto di origine italiana Ivan Dement'e­ vic Zil'jardi (Giliardi) costrul non lontano dal manicomio, per conto di una istituzione benefica, un grande edificio in stile impero che venne destinato ad ospedale per indigenti. Qui, a distanza di sei anni l'uno dall'altro, arrivarono, nel 1815, con le mansioni di usciere, Gavriil Zacharovic Pry­ iov, e nel 1821 Michail Andreevic Dostoevskij , medico , che prese alloggio nell'ospedale insieme alla moglie e al primogenito Michail. Nell'ospedale Mariinskij nacquero, il 30 ottobre 1821, Fedor Michajlovic Dostoevskij e sei anni dopo , il22 settembre 1827, Ivan Gavrilovic Pryiov. Di Fedor Dostoevskij e del periodo trascorso con lui nel cortile e nei prati intorno all'ospedale, Pryiov ha conser­ vato un ricordo sbiadito: «Di quest'ultimo [di Fedor Do­ stoevskij] ricordo poco, avevo sei o sette anni. . .» . Tranne questa memoria, volutamente laconica, lasciata nella Con­ fessione il nome di Dos toevskij non compare mai negli scritti di Pryiov. Di lui si ricordò invece Dostoevskij quando, scrivendo I demoni, concepl la caricatura del pro­ prio ipotetico antagonista ideale e nemico politico e coniò questo personaggio , Tolkacenko , sulla figura di Ivan Pry­ iov. Nel beffardo canovaccio che il destino aveva creato, con raffinata tecnica polittica, per il palcoscenico dell'ospedale Mariinskij , c'era anche una terza inquietante figura, desti­ nata ad irrompere nella vita di Pryiov con il sinistro far-

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dello dei suoi simboli prima, e attraverso la propria discen­ denza più tardi: il terzo personaggio del "maleficio di Su­ scev", come Pryiov chiamò il suo legame , mai dissoltosi, con l'ospedale dei poveri, era un prete, Ivan Barsev, il pre­ te dell'ospedale M ariinskij , sudicio automa che si aggirava di notte nelle corsie dell'ospedale minacciando con il gros­ so crocifisso chiunque interrompesse con lamenti o grida la sua preghiera, «che si sfilacciava veloce come uno scio­ glilingua». Personaggio di una realtà sociale che Pryiov combatté per tutta la vita e che denunciò in uno dei suoi scritti più lucidi e originali, Il pope e il monaco, primi nemi­ ci della cultura dell'uomo\ il prete dell'ospedale divenne suo reale persecutore attraverso la figura del proprio figlio, Sergej I vanovic Barsev. Titolare della cattedra di crimina­ listica all'Università di Mosca e, dal 1844 al 1855, decano della facolt à di giurisprudenza, Sergej Ivanovic Barsev fu tra i più convinti assertori del " numero chiuso" , la cui isti­ tuzione impedì a Pryiov, nel 1848, di iscriversi all'univer­ sità. Vent'anni più tardi Sergej Ivanovic Barsev, rettore del­ l'Università di Mosca e principe dei criminalisti, partecipò all'istruttoria e alla preparazione degli atti processuali con­ tro i " delinquenti politici" appartenenti ad un circolo rivo­ luzionario di cui Pryiov fu uno dei membri più autorevoli ed attivi. Con la condanna a dodici anni di lavori forzati e con la deportazione a vita in Siberia si abbassa il sipario sul " ma­ leficio di Suscev" e si chiude anche la parte conosciuta della vit a di Pryiov. Degli anni della deportazione e della tragica morte non si sa molto. Di questi eventi rimangono infatti poche testimonianze e alcune lettere. Nel 1848 Pryiov concluse brillantemente gli studi nel I Ginnasio di Mosca, e l'alta votazione di merito che conse­ guì gli valse il diritto di accedere agli studi universitari senza es ame. La domanda di iscrizione da lui presentata alla facoltà di scienze filologiche fu però respinta perché quell'anno, per disposizione dello zar, venne istituito in al­ cune facoltà il numero chiuso. Le eccezionali misure adot­ tate in quel periodo dal governo russo per prevenire possi­ bili tentativi di insurrezione, sulla spinta di quanto stava accadendo in Europa, furono estese anche alle università e

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soprattutto alle facoltà di scienze filologiche, politiche e giuridiche considerate, sull' esperienza del passato, deposi­ tarie del verbo rivoluzionario e centri di diffusione di idee sovversive. Tra le molte circolari e ordinanze ministeriali emanate allo scopo di correggere e aggiornare il vecchio re­ golamento universitario è significativa, per comprendere quale atmosfera si fosse instaurata negli ambienti accade­ mici, la circolare del ministro dell ' Istruzione che invitava i decani della facoltà a controllare i programmi d' insegna­ mento e l' attività didattica dei docenti. Per quanto riguarda l' istituzione del numero chiuso, in­ dicativo è quanto scrisse nel suo diario A. N. Nikitenko4, professore di scienze filologiche dell' Università di Pietro­ burga dal 1834 al 1863. Ricorda A. N. Nikitenko che nel 1849 fu presentato allo zar Nicola un Progetto di riforma del sistema di formazione e di istruzione e della scienza5, che prevedeva l ' istituzione , al posto delle università, di due centri d' istruzione superiore cui sarebbero potuti accedere soltanto i giovani appartenenti a famiglie di alto censo e interessati ad entrare nelle carriere statali, civili, ammini­ strative e militari. «Anche se questo progetto non fu mai formalmente approvato - scrive A. Nikitenko - esso era in pratica operante fin dal 1848 così che , da quella data, non fu possibile a chi non apparteneva alle classi privile­ giate accedere a determinate facoltà universitarie». Priyiov, di estrazione contadina e figlio di un servo af­ francato , non potendo accedere quindi alla facoltà che gli avrebbe consentito di dedicarsi alle discipline verso le qua­ li erano orientati i suoi interessi culturali, fece domanda di iscrizione alla facoltà di medicina, dove non era stato isti­ tuito il numero chiuso, in modo da avere, se non il diritto almeno la possibilità di frequentare i corsi di filologia e di scienze politiche e giuridiche. Determinanti per la sua formazione intellettuale e cultu­ rale furono le lezioni tenute da Osip Maksimovic Bodj a­ novskij6, professore di storia delle letterature dei popoli slavi e figura eminente di studioso e di slavista, scienza della quale fu uno dei principali fondatori, i corsi dello storico Timofej Nikolaevic Granovskif (e quelli dei suoi allievi Petr Nikolaevic Kudrj avcev8 e Sergej Michajlovic Solov ' ev) che risulteranno decisivi, sul piano della cono­ scenza, per la formazione politica e sociale di Pryiov, e sul

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piano ideale e metodologico, per la sua futura attività di studioso e scrittore . Per l ' intero anno accademico 1848-1849 Pryzov fre­ quentò i corsi di filologia, di scienze politiche e giuridiche acquisendo , come abbiamo visto, un ricco patrimonio di conoscenze "accademiche" che , ancorché determinanti per la sua formazione , non risultarono alla fine tali da esaurire da sole l' ansia di conoscenza del futuro scrittore. Pryzov cercò infatti anche altre fonti del sapere e trovò la risposta più autentica a questa sua ansia nel popolo , nell ' umanità misera e disperata che popolava i quartieri periferici di Mosca, le bettole, i dormitori pubblici , gli ospizi e i refet­ tori di carità. Il contatto continuo con questa umanità sof­ ferente ed emarginata offrì a Pryzov, oltre alla conoscenza diretta e profonda dei tragici problemi del popolo e delle sue aspirazioni , anche una ricchezza incalcolabile di temi su cui ricercare e scrivere. Nel 1850, poco prima che avesse inizio l' anno accade­ mico , fu notificato a Pryzov il decreto di esclusione dalla facoltà di medicina, e quindi dall' università, «per mancan­ za di attestati di frequenza», evento che lo costrinse a cer­ care un lavoro che gli assicurasse la sopravvivenza quoti­ diana e gli desse nello stesso tempo la possibilità. di conti­ nuare gli studi. Dopo un anno di inutili tentativi e di umiliazioni, il 18 gennaio 1852, Pryzov entrò con la qualifica di registratore di collegio e di esecutore nell ' amministrazione del Tribu­ nale civile di Mosca, con uno stipendio mensile, per en­ trambi gli uffici, di 23 rubli . Al Tribunale di Mosca Pry­ zov rimase quattordici anni, cioè fino alla chiusura del I Dipartimento dal quale egli dipendeva. Durante questi an­ ni egli cercò ostinatamente, ma senza riuscirei, di trasferir­ si a Pietroburgo per poter frequentare la biblioteca pubbli­ ca della città dove erano conservati importanti documenti, indispensabili ai suoi studi. Di questi e di altri tentativi fatti da Pryzov, per migliorare il proprio stato economico e sociale, è raccontato, con ricchezza di particolari, nella Confessione, ed anche del suo tentativo di suicidio, quan­ do, ridotto in miseria e ammalato, si gettò nelle gelide ac­ que del Patriars'lj prud, a Mosca, dalle quali fu salvato gra­ zie all' intervento di alcuni occasionali passanti . Verso la fine del 1867 Pryzov trovò lavoro in una com-

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pagnia ferroviaria privata, lavoro che tuttavia abbandonò dopo pochi mesi. «Il lavoro alla ferrovia era estremamente delicato e com­ plesso, - scrive Pryiov nella Confessione per le mani di Pryiov passavano giornalmente decine di migliaia di rubli, e anche più, e Pryiov conosceva ben poco di aritmetica: così abbandonò quel lavoro»9• Qualche tempo dopo, nel 1868, non avendo trovato un 'occupazione alternativa, Pryiov tornò nella compagnia ferroviaria dalla quale si era licenziato, non più come im­ piegato ma con le mansioni di sorvegliante ai lavori sulla linea Vitebsk-Orel-Char ' kov-Kiev. Questa attività gli diede modo di venire in contatto con una realtà per lui nuova e stimolante che gli offrì una ina­ spettata ricchezza di temi per la sua attività letteraria e pubblicistica. Di questo egli scrisse a A. Kraevskij10 in una lettera del 6 aprile 1868: «Viaggiando vi scriverò, vi rac­ conterò quello che vedrò, delle persone che incontrerò in questo mondo totalmente nuovo per me [. . . ] . Vi scriverò ogni giorno, da aprile a dicembre . . . » . Frutto d i questa sua nuova esperienza, è l' articolo Da Mosca a Kiev11 nel quale l' autore descrive la nuova realtà e con essa gli «uomini nuovi» che la rappresentavano , con parole il cui profondo significato ideale e politico fu chia­ ramente colto nonostante gli artifici raffinati usati dallo scrittore per eludere la censura. Il lettore attento riuscì a cogliere il messaggio rivoluzionario , l ' idea, che era alla ba­ se dello scritto pryioviano. «Dalle cronache e dai docu­ menti - scrive Pryiov nel suo articolo - che ci hanno trasmesso soltanto la concezione della storia, noi passiamo ora alla realtà, ci poniamo faccia a faccia con il popolo e con gli uomini nuovi, desiderosi di cambiamenti, di tra­ sformazioni, di riforme, in una parola attenti a quanto di attuale corre oggi sulle strade ferrate della Russia». Pryiov sperava molto dalla pubblicazione di queste sue corrispondenze «dalla strada ferrata», ma l' articolo Da Mo­ sca a Kiev fu l' unico ad apparire sulla stampa. A. M. Kat­ kov, cui Pryiov aveva mandato anche un secondo articolo, decise di interrompere ogni rapporto di collaborazione con lo scrittore accus andolo di guardare la Russia «con occhi di 12. sovversivo» Rimasto nuovamente senza lavoro e senza mezzi e non -

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avendo il coraggio di dire alla moglie che «lo spettro della miseria sarebbe presto tornato a visitare la loro casa», Pry­ iov si gettò in una nuova attività, rivoluzionaria e agitato­ ria, di cui così racconta nella Confessione: 19• Si trattava del lavoro forse più importante scritto da Pryiov e al quale egli aveva lavorato per vent ' anni , comunque del­ l' unica monografia da lui portata a termine, la Storia della

vita del popolo della Grande Russia, raccontata con le parole del popolo, che, in base ad alcune testimonianze, era di circa mille p agine20• L' ultima menzione, anche se non pre­ cisa, relativa a questo fondamentale lavoro si incontra in una lettera di Pryiov a S toroienko scritta alla vigilia della morte, nella quale egli afferma di aver portato a termine «un importante lavoro sulla storia della cultura e della vita russa». C onsiderato perduto, il manoscritto di questa mo­ nografia è stato ritrovato da I. Trofimov all 'inizio degli anni Sessanta, nella Sezione delle fonti scritte del Museo S torico Statale (collezione del Museo della Rivoluzione, fondo 282) ed è attualmente conservato nell ' Archivio Centrale di S tato per la Letteratura e l'Arte (C GALI). In questo stesso archivio (fondo 1227) sono conservati nume­ rosi altri manoscritti di Pryiov, tra cui alcuni saggi etno­ grafici e uno studio sui decabristi deportati in Siberia21• Sono questi gli studi a cui Pryiov si dedicò nei quindici anni trascorsi in Siberia, minato nel fisico dalle malattie, dalle privazioni e dalla fame, e che danno la misura di quanto profondo fosse il suo amore per la scienza e quanto grande la sua fede negli ideali che avevano accompagnato

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la sua tormentata vicenda umana di studioso e di rivolu­ zionario. N el 1860 Pryiov pubblicò un'opera che ebbe una note­ vole risonanza e che suscitò anche aspre polemiche, Vita di Ivan Jakovlevic, famoso profeta moscovita22• Scrive Pryiov nella Confessione: Alcune osserva­

zioni a proposito dell'articolo sul sedicente falso-profeta pub­ blicato da «Il nostro tempo»24 nel quale l'autore, accusando Pryiov di aver scritto un'opera blasfema, rivendicava l'al­ to valore morale e religioso degli jurodivye. Anche perso­ nalità di rilievo della critica letteraria, come Apollon Gri­ gor'ev, presero le difese di Iv an J akovlevic che essi defini­ rono un insigne rappresentante dell'«antico e puro jurodv­ sto», esigendo rispetto per quella singolare tradizione po­ polare e religiosa particolarmente amata e difesa dagli sla­ vofili del tempo. Grigor'ev scrisse che «centinaia di mi­ gliaia di devoti popolani seguirono il feretro del vecchio santo a testimonianza della popolarità e della venerazione di cui Ivan Jakovlevic godeva tra la semplice gente del popo I O>>25 . Un esempio significativo che testimonia quanto aspra fosse l'opposizione a Pryiov e quanto osteggiata la sua at­ v tività letteraria, è questo passo dell'articolo che Efim Scu-

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ka pubblicò su «La scintilla», dal titolo La battaglia dei rus­ si, ovvero Mosca che spasima sulla tomba di Ivan ]akovlevic: «Ecco quali furono le prime disposizion� emanate dal Comitato che si era costituito con lo scopo di perpetuare la memoria di I van Jakovlevic: in considerazione del fatto che il malefico libro del signor Pryzov possa arrecare amarezza a I van Jakovlevic e con ciò accelerare la sua morte, il Comitato ha deciso di porre il libro in questione in una speciale cassetta, di portare codesta cassetta fuori dalle mura di Mosca e colà bruciarla e spargerne poi le cene­ ri al vento»26•

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Note

l. S . F . LmROVI�, Na kniinom postu (Al posto di guar­ dia librario), Peterburg-Moskva 19 16. 2. Ispoved', in «Minuvsie gody», II, 1908. La Confessio­ ne fu seri tta quando Pryiov si trovava nella fortezza dei S anti Pietro e Paolo in attesa del processo. Scritta per l ' avvocato difensore, la Confessione presenta brani in pri­ ma persona ed altri in terza persona. 3. Pop i monach, kak pervye vragi kul'tury celoveka. Di questo scritto si sono conservati solo alcuni capitoli. 4. A.V. N IKITENKO, Dnevnik, S . Peterburg 1904. 5. Zapiska o preobrazovanii vsego vospitanija, obrazova­

nija i nauki v R ossii.

6. Osip M aksimovic Bodj anovskij fu professore di sto­ ria e letteratura dei popoli slavi all ' Università di Mosca dal 1842 a 1868. Segretario della Società di S toria e di Anti­ chità Russe diresse il periodico « Ctenij a» ( Letture) edito dalla stessa Società. 7. Timofej N ikolaevic Granovskij ( 1813- 1855), profes­ sore di storia univers ale all' Università di Mosca dal 1839. Era il più liberale tra i professori dell'università ed aveva per questo un grande ascendente sui giovani. Pryiov lo ha ricordato in molti suoi scritti. In particolare gli ha dedica­ to l ' articolo Moskva, 4 oktjabrja (Mosca, 4 ottobre), pub­ blicato su «Russkoe slovo» (La parola russa), 1 12, 1862. I testi di alcune lezioni di Granovskij sono stati pubblicati recentemente: T . N . GRANOVSKIJ, Lekcii po istorii sredneve­ kov 'ja ( Lezioni di storia del medioevo), Moskva 1961. 8. Petr Nikolaevic Kudrjavcev ( 1814- 1858), professore di s toria universale all ' Università di Mosca. Al pari del suo maestro T. Granovskij era molto stimato dai giovani. 9. Riguardo alla scarsa conoscenza dell' "aritmetica" da parte di Pryiov, scrive P. Mescerskij: «Non bisogna di­ menticare che era il tempo in cui il giovane capitalismo

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Note

russo, cons apevole che le catene feudali non erano più in grado di ostacolare la sua crescita e che l 'immediato futuro avrebbe portato il suo marchio e garantito un rapido arric­ chimento e immensi profitti , cominciò a compiere rapaci incursioni in tutti i campi dell' economia, e soprattutto in quello ferroviario dove il profitto per ogni versta di strada ferrata ammontava a 50. 000 rubli . Se si considera che una concessione media era di 500 o 600 verste, è facile fare i calcoli: si trattava di milioni di rubli. Era questa l' " aritme­ tica" che Pryiov conosceva appena e che gli impediva di sentirsi a suo agio in quell' ufficio» (M . P. MEserskij , Moi vospominani;a (Le mie memorie) , S . Peterburg 1897. 10. Andrej Aleksandrovic Kraevskij (1810-1889), gior­ nalista ed editore. Fu redattore di alcuni tra i più impor­ tanti organi di stampa del tempo, quali il «Sovremennik» (Il contemporaneo), «Russkij invalid» (L' invalido russo) , «S. Peterburgskie vedomosti» (Notizie da S . Pietroburgo ) , (Annali patri) al quale collaborarono i migliori scrittori dell' epoca (M. Lermontov, V. Belinskij , A. Gercen, I. Turgenev, F. Dostoevskij). La lettera di Pryzov a Kraevskij è stata pubblicata in: M. AL'TMAN, I. G. Pryiov. Ocerki, stat'i, pis'ma, Moskva­ Leningrad 19 34. 11. I . G . PRYzov, Ot Moskvy do Kieva, in «Sovremen­ naja letopis ' » , Annali contemporanei 13, 1868, (ed anche in M. AL'TMAN, op. cit. ). 12. Michail Nikiforovic Katkov ( 1818- 1887), giornali­ sta e pubblicista. Collaborò alla rivista «Otecestvennye za­ piski», come critico letterario e traduttore (tradusse Sha­ kespeare, Heine, Cooper) . Dal 1856 al 1887 fu editore e redattore della rivista «Russkij vestnik» (Il mess aggero russo). 13. C fr . M. AL'TMAN, op . cit. 14. V.G. BAZANOV, Russkie revoljucionnye democraty i narodoznanie, Leningrad 1974. 15. C ' è una menzione relativa a questo tema in una let­ tera che Pryiov scrisse a M.J. Stasjulevic nell' ottobre del 1867 dove lo scrittore afferma che nel volume destinato alla mitologia sarebbero entrate quattro monografie dedi­ cate , rispettivamente , al cane, al falco, al piccione e alla poesia dei fiori (C fr. M. AL'TMAN, op. cit. ) . Nell'Archivio Centrale di Stato per la Letteratura e l' Arte (CGALI) è conservato un manoscritto di circa trecento pagine intito­ lato Sobaka v istorii celoveka (Il cane nella storia del­ l ' uomo) .

Note

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16. Smutnoe vremja i vory v Moskovskom universitete. Con questo titolo Pryiov intendeva scrivere una serie di articoli sull' Università di Mosca ma la censura, proibendo la pubblicazione del primo di questi articoli , costrinse Pry­ iov a rinunciare al suo progetto. Il manoscritto di Smutnoe vremja fu ritrovato da Ju G. Oks man nel 1922 ed è conser­ vato nel suo archivio privato. 17. C fr. L. N. PusKAREV, Rukopisnyj fond I. G. Pryiova scitavfijsja uterjannym, in «Sovetskaja etnografij a» (Etno­ grafia sovietica) , l, 19 5O. 18. Attualmente il fondo degli scritti siberiani di Pry­ iov è conservato nell'Archivio Centrale di Stato per la Lettertura e l ' Arte. 19. C fr. M. AL'TMAN, op. cit. 20. Riguardo all' opera Istorija narodnogo byta Velikoros­ sii, slavami naroda rasskazannaja si legga I. TROFIMOV, Neizvestnye rukopisi ucenogo-revoljucionera, in «Russkaja li­ teratura» ( Letteratura russa) , 3, 1966. 2 1. C fr. I. TROFIMOV, op. ci t. 22. Zitie !vana Jakovlevica, izvestnogo proroka v Moskve, Moskva 1860. 23. Po povodu pogrebenija !vana Jakovlevica Korejsi, in «Domasnj aj a beseda» (Conversazioni familiari) , 46, 1861. 24. Neskol'ko zametok po povodu statejki v «Nasem vre­ meni» o mnimom lie-proroke, in «Duchovnaj a beseda>> (Conversazioni spirituali ) , 34, 1860. 25. APoLLON GRIGoR'Ev, Placecnye razmyslenija (Amare riflessioni) , in « Jakor' » (L' àncora) , 3, 1863. Ristampato in APOLLON GRIGOR'Ev, Vospominanija (Memorie) , «Acade­ mia», 1930 , a cura di Ivanov-Razumnik. 26. E FIM scuKA, Bitva russkich, ili Moskva, iznyvaju­ fcaja nad mogiloj !vana Jakovlevica, in «Iskra», 41, 1861. .

Cronologia di I van Gavrilovic Pryiov

1827

Ivan Gavrilovic Pryiov nasce il 22 settembre nel­ l' ospedale per indigenti Mariinskij di Mosca, dove il padre lavora come scritturale.

1848

Conclusi gli studi presso il I Ginnasio di Mosca, si vede respinta la domanda di iscrizione alla facoltà di scienze filologiche e si iscrive alla facoltà di me­ dicina, ma frequenta le lezioni di filologia, scienze politiche e giuridiche.

1850

Il 30 ottobre viene espulso dall'università «per mancanza di attestati di frequenza».

1852

Il 18 gennaio viene assunto come esecutore e regi­ stratore presso il I Dipartimento del Tribunale ci­ vile di Mosca.

1867

A causa della chiusura del Tribunale civile viene li­

cenziato. Verso la fine dello stesso anno, viene as­ sunto come impiegato in una ferrovia privata. 1868

È

nominato sovrintendente ai lavori sulla linea fer­

roviaria Vitebsk-Orel-Char'kov-Kiev. Stringe ami­ cizia con P. Uspenskij e con gli altri futuri

ne­

caevcy. 1869

Il 3 agosto incontra per la prima volta Necaev, su incarico del quale organizza circoli rivoluzionari e conduce attività agitatoria tra gli studenti e il po-

XXXII

Cronologia

polo. Il 21 novembre partecipa all'uccisione di Ivan Ivanovic Ivanov, studente, membro del grup­ po di Necaev e dallo stesso accusato di essere un traditore. Il 29 dello stesso mese Pryiov subisce una prima p·erquisizione e il 3 dicembre, dopo una seconda perquisizione, viene arrestato. 1870

Il 5 marzo viene trasferito alla fortezza dei S anti Pietro e Paolo, a Pietroburgo.

187 1

Il 1 ° luglio ha inizio il processo; dopo cinque gior­ ni viene condannato alla perdita di tutti i diritti, alla deportazione e a dodici anni di lavori forzati e al domicilio coatto perenne in Siberia. Il 15 set­ tembre viene trasferito dalla fortezza dei S anti Pie­ tro e Paolo alla prigione governativa di Pietro­ burga.

1872

Il 14 gennaio viene trasferito dalla prigione di Pie­ troburgo a quella di Vilensk. Nell' inverno dello stesso anno viene rinchiuso nel carcere di Irkutsk. Da qui, a tappe forzate, viene portato nella regione della Tranbaicalia e assegnato allo stabilimento si­ derurgico Petrovskij.

1881

Scontata la condanna ai lavori forzati inizia il pe­ riodo di confino.

1885

Il 27 giugno, dopo un lungo processo di degrada­ zione fisica e psichica, cominciato con la morte del­ la moglie nel 1884, Iv an Gavrilovic Pryiov muore in Siberia.

Nota bibliografica

Elenco delle opere di Iv an Pryiov

1 8 60 Ivan ]akovlevic lieprorok (Ivan Jakovleviè' il falso-profeta) in «N ase vremja» (Il nostro tempo) , n. 34. "KlikuSi" A. Klementkovskogo (Le isteriche di A. Klement­ kovskij) in ( L ' ape del nord) , n. 125.

Peterburg i Moskva (Pietroburgo e Mosca) tn «Severnaja pcel a», n. 60.

XXXVI

Nota bibliografica

Necto o voroneiskich pustosvjatach i jurodovych (Qualche notizia sui bigotti e sui santoni di Voronez), «Voronei­ skaja beseda» (Conversazioni a Voronez1, n. 2. Pamjatniki narodnogo byta bolgar (Monumenti di vita po­ polare bulgara) , t. I, Moskva. (In collaborazione con L. Ka­ ravelov).

1 862 Jurodstvennoe plemja (La stirpe dei ciarlatani) in «Razvlece­ nie» (Divertimento) , nn. 4, 13, 14, 31, 46, 48.

Jurodstvo v Moskve (S antoni a Mosca) in «Moskovskie ve­ domasti» (Notizie da Mosca) , n. 156.

Moskva 4 oktjabrja (Mosca 4 ottobre) in « Sovremennoe slovo» (La parola contemporanea) , n. 1 12.

Nifcenstvo (L' accattonaggio) in «Sovremennoe slovo», n. 125.

Bibliograficeskie izvestija (Notizie bibliografiche) in «Filolo­ giceskie zapiski» (Note di filologia) , n. l.

Novoe priloienie fotografii k archeologii i iskusstvu (Nuovo inserto fotografico per l' archeologia e l ' arte) in «Moskov­ skie vedomosti», n. 232. (Ristampato su «Severnaja pce­ la», n. 235) . Po povodu zametki o religioznom i nravstvennom obrazova­ nii v moskovskich gimnazijach (A proposito della nota sulla educazione religiosa e morale nei ginnasi di Mosca) in «So­ vremennaja letopis'» (Annali contemporanei) , n. 47.

Skazanie o koncine i pogrebenii moskovskich jurodivych Se­ mena Mitrica i !vana ]akovlevica (Racconto sulla morte e sulla tumulazione dei santoni moscoviti Semen Mitric e Iv an J akovlevic1, Moskva.

Nifcie na svjatoj Rusi (l miserabili nella santa Russia) , Mo­

skva. (Ristampato dalle edizioni Molodye sily [Forze nuo­ ve] nel 19 13) .

Nota bibliografica

XXXVII

1 863 Jurodstvennoe plemja ( L a stirpe dei ciarlatani) i n «Razvlece­ nie>>, n. 35.

Iz-pod Novinskogo, cto v Moskve (Da sotto il Novinskij di Mosca) in «Golos» (La voce) , n. 56.

1 864 Nasa obscestvennaja iinz ' (La nostra vita sociale) in «Raz­ vlecenie», n. 6.

Kabackie celoval'niki (Taverne e bettolieri) in «Razvlece­ nie», n. 13.

Gorodskie p 'janicy (Ubriachi di città) in «Razvlecenie», n. 22.

Pia desideria. Po povodu knigi N. P. Bocarova (Pia deside­ ria. A proposito del libro di N. P. Bocarov) in «Golos», n. 277.

Lekcii g. Storoienko o Sekspire (Le lezioni del signor Storo­ ienko su Shakespeare) in «Moscovskie gubernskie vedo­ mosti» (Notiziario provinciale moscovita) , n. 3.

1 865 Nravy i obycai Uglica (Usi e costumi a Uglic1 in «SPb. Ve­ domasti», n. 13.

Uglickie jurodivye i predskazateli (S antoni e veggenti a Uglic) in (Annali contemporanei) , n. 13. Cto delalos ' preide, kogda golod postigal narod (Cosa si face­ va prima, quando la fame colpiva il popolo) in «Moskov­ skie vedomosti», n. 68.

Russkie klikusi (Le isteriche russe) in «Vestnik Evropy» (Il messaggero d' Europa) , n. X.

Ventisei personaggi moscoviti tra santoni, falsi-profeti, dementi e mentecatte

I v an J akovlevié

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Ivan Jakovlevié era figlio di un parroco di Smo­ lensk .. , aveva studiato all'Accademia spiritualel di que­ sta stessa città, aveva lavorato in un ufficio ammini­ strativo, e qui deve aver combinato qualcosa di poco lecito ché d'improvviso si ritirò in un bosco, deciso a diventare un santone. I contadini lo trovarono nel bosco mentre frugava in terra con un bastone, senza nulla in testa e sprovvisto di tutto. I contadini gli co­ struirono una piccola izba, cominciarono a frequen­ tarlo e in breve tempo il nome di Ivan Jakovlevic di­ ventò famoso in tutta la regione. Questo inizio della vita ascetica di Ivan Jakovlevié rientra nella più pura tradizione spirituale antico-russa. Nei tempi lontani infatti, gli anacoreti, uomini e donne, erano soliti ri­ tirarsi in un bosco, in luoghi deserti, soprattutto nelle regioni settentrionali del governatorato di Novgorod, dove si costruivano una capanna o una piccola cella. Poi, nella regione, cominciava a diffondersi la voce di fatti straordinari avvenuti e la capanna, o la cella, di­ ventavano meta di pellegrinaggio. Ma al rifugio di Ivan Jakovlevié il destino non riservò una sua storia particolare. Quarantatré anni or sono viveva a Smo­ lensk una donna ricca e illustre: sua figlia era stata promessa in sposa ad un militare che si era particolar" Suo fratello, l]'ja Jakov1evié, era militare. Raggiunto il grado di capitano, andò in pensione e fece poi il maestro di posta. Ora vive a Mosca.

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I v an Gavrilovic Pryiov

mente distinto nella guerra del 1 8 12. La data del ma­ trimonio era già stata fissata ma ecco venire in mente alla promessa sposa di interpellare Ivan Jakovlevic. E allora madre e figlia, accompagnate dalla nutrice e da una ragazza di servizio , s alirono su una carrozza con tre pariglie di robusti . c avalli e si recarono nel bosco . Entrate nell ' eremo di Ivan Jakovlevic gli chiesero : « S arà felice con il marito questa schiava di Dio?». Ivan Jakovlevic, invece di rispondere , s altò giù da dove era seduto e battendo i pugni sul t avolo si mise a gridare : «Briganti ! Ladri ! Via, andate via ! » . Tornata a casa la promessa sposa disse alla madre che non avrebbe sposato il fidanzato perché Ivan Ja­ kovlevic lo aveva definito un brigante . Venuto a co­ noscenza di questa improvvisa decisione , il fidanzato cominciò a interrogare i p arenti della ragazza e venne così a sapere che essa si era recata in visita da I v an Jakovlevic e che questi le aveva detto qualcos a di molto grave sul suo conto . Il fidanzato, si trattava di E . ,·: , si recò immediatamente da Ivan Jakovlevic e , così m i hanno raccontato, gli ruppe l e gambe, poi chiese al governatore di S molensk di liberare la socie­ tà da un simile farabutto e mestatore che amava met­ tere zizzania nelle famiglie . A S molensk, distrutta dalla guerra, non c ' era a quel te�po un manicomio , cosicché il governatore della città scrisse al suo colle­ ga di Mosca e tra i due si intrecciò una fitta corri­ spondenza (queste lettere sono certamente preziose - bisognerebbe pubblicarle ! ) , e fu così che Ivan Ja­ kovlevic venne rinchiuso nel manicomio di Mosca! La fidanzata di E. non prese mai più marito, si ritirò in un convento , diventò bades s a e fu per lungo tem­ po in corrispondenza con Ivan Jakovlevic. Ivan Jako­ vlevic, in viaggio per Mosca, fu preceduto d alla sua " Si narra che il fidanzato non era E . ma K., che successivamen­ te risultò davvero essere un ladro. Possibile che in tutta S molen­ sk non ci sia una persona che raccolga e pubblichi tutti i racconti e gli aneddoti su I van] akovlevic?

Ventisei personaggi moscoviti

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fama, ché essa corse più veloce di lui, e si diffuse così la notizia che stava per arrivare un veggente , che tut­ to indovinava e prevedeva e che era in questo suo fa­ re persona straordinaria. Sono quarantatré anni or­ mai che Ivan Jakovlevic, ugualmente venerato dalla moskvitianki e dalle educande dell 'istituto S mol' nyi, predice sull ' amore , sulla s alute, guarisce ammalati, annuncia imminenti gelate, siccità, tempeste, epide­ mie , guerre , ecc . Tutti lo coprono di doni ma lui, al p ari degli idoli, nulla conserva per sé (cioè non si ar­ ricchisce) e ogni cosa distribuisce a quanti lo attornia­ no . Nella " casa dei pazzi" , in onore di Ivan Jakovle­ vic, era stata messa anche una " cassetta" , dove i be­ nevoli donatori deponevano il loro obolo, dalla mone­ ta di poco valore della povera vecchia alla scarlatta b anconota della ricca mercantessa . . . I doni che il veggente riceveva erano costituiti soli­ tamente da pagnotte, mele e t abacco da fiuto. Una volta arrivati nelle mani di Ivan Jakovlevic, i doni ve­ nivano da lui benedetti e donati poi a coloro che lo visitavano e per i quali questi doni erano la testimo­ nianza dei miracoli che il vecchio aveva compiuto. Una signora, che aveva ascoltato una volta la voce della miscredenza, partì da S molensk e andò a far vi­ sita a Ivan Jakovlevic perché ritenne suo dovere ri­ portare se stessa, miscredente, sulla via della verità, e raccontò allora di come che Ivan Jakovlevic le avesse guarito un dito che i medici, unanimi , avevano deciso che dovesse es sere amputato. I medici dissero anche che se non avesse acconsentito a farsi amputare il di­ to dopo breve tempo s arebbero stati costretti a ta­ gliarle l ' in t ero braccio . Per alcuni giorni il di t o le fece un male terribile e lei non s apeva né cosa fare né a chi rivolgersi. Ma d ' improvviso si ricordò che in un cassetto conservava ancora un piccolo involto con del t abacco che I v an J akovlevic le aveva regalato e sul quale era scritto: Tabacco da parte di Ivan Jakovlevic. Ordinò allora che le fosse portato quel tabacco , lo

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lvan Gavrilovic Pryiov

versò sul dito e - miracolo ! Il dito smise all'istante di farle male e in breve tempo guarì . «Questo signifi­ ca - continuò a raccontare la donna - che i nostri medici sono un branco di ciarlatani e che Ivan Jako­ vlevic è invece un s anto» . Oltre al tabacco da naso, un ulteriore segno, come dire, del suo spirito ultraterreno , possono considerar­ si i bigliettini che il veggente dis tribuisce a coloro che vanno a fargli visita . I bigliet tini di I v an J akovlevic sono miracolo si: essi guariscono persino dal mal di denti, ma la cosa più importante è che da quanto in essi è scritto si può conoscere il proprio destino . I v an J akovlevic scrive molto bene ma al posto delle parole disegna a volte ghirigori e fronzoli, e lo fa di proposi­ to perché la sua scrittura appaia ancor più m agica . Per questo stesso motivo ama adoperare anche parole greche e latine . Le sue profezie e i suoi bigliettini, per la totale mancanza di senso , sono aperti a qualsia­ si interpretazione ; in essi si può vedere tutto e non vedere nulla e così, interpretati in un certo modo, si avverano sempre . C orre voce comunque che negli ul­ timi tempi Ivan Jakovlevic scrivesse ormai di rado questi bigliettini e che alla loro composizione atten­ desse un pio diacono che frequentava quotidianamen­ te la casa del vecchio e che raccoglieva anche mate­ riale per scrivere una vita di I v an J akovlevic. Tra i vari modi usati dal veggente per trasmettere il suo fluido terapeutico , alcuni possono considerarsi esem­ plari : si metteva le fanciulle sulle ginocchia e le face­ va volteggiare e s altellare . Le donne anziane veniva­ no irrorate o spalmate con ogni sorta di porcherie , li­ quide e solide , oppure rivoltava loro gli abiti , poi ur­ lava e si agitava così da dare ai suoi atteggiamenti un significato simbolico . La principessa V . -ja stava morendo e i medici si ri­ fiutarono di curarla. E allora la principessa ordinò di es sere condotta da I v an J akovlevic. S orretta da due servitori la donna entrò nella stanza e chiese quale

Ventisei personaggi moscoviti

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fosse il suo stato di salute. In quel momento Ivan Ja­ kovlevic aveva in mano due grosse mele . Senza prof­ ferire p arola egli colpì la pancia della donna con le due mele , essa si sentì male e cadde svenuta. Con fa­ tica riuscirono a portarla a casa ma - miracolo ! - il giorno dopo era completamente guarita. Le p areti della cella di I v an J akovlevi c sono rico­ perte di icone , proprio come in una cappella. Sul pa­ vimento, davanti alle icone , è posto un grande cande­ labro argentato con una candela. Negli altri bracci del candelabro infilano le loro candele i fedeli che ar­ rivano in visit a . A sinistra un pellegrino , chino e im­ mobile , i cappelli arruffati e con indosso un caffetano scolorito dal sole , prega . A destra, in un angolo , an­ cor più piegata, prega una baba . S ul divano è seduta una giovinetta, sul pavimento, accanto a lui, c ' è la nota mercantessa Z . -j a . Costei, viste entrare delle persone, si alza, lascia scivolare sulla gonna il mantel­ lo che tiene comunque sollevato quanto basta perché non si sporchi toccando il pavimento, avvicina a lui il figlioletto perché gli impartisca la benedizione, poi lei stessa gli si fa vicino, gli bacia la mano e la fronte, lo segna con la sua mano ed esce. A destra, in un angolo , giace I v an J akovlevic, per metà avvolto in una coperta . È in grado di cammina­ re ma da alcuni anni preferisce starsene seduto . Tutti gli altri ammalati indos sano una lunga camicia bianca di cotone , Ivan Jakovlevic ha invece camicia, coperta e federa di indiana scura. Sia il colore del vestito, sia l ' abitudine che I v an J akovlevic ha di compiere tutte le sue funzioni a letto, come pranzare e cenare per esempio (lui mangia ogni cosa con le mani, sia la zup­ pa che la polenta) , e alla fine pulirsi le mani sulla ca­ micia - tutto ciò ha trasformato il suo letto in un in­ forme e nero agglomerato di sporcizia al quale è im­ possibile avvicinarsi. Giace sulla schiena, le mani, solcate da vene gonfie , sono poggiate sul petto . Ha

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I v an Gavrilovic Pryiov

quasi ottant' anni . La fronte è alta, la testa calva, il volto cupo . Tace , oppure risponde con fatica alle do­ mande che gli vengono poste . Il guardiano dice : «l v an J akovlevic, non direte nulla ai signori? Dite lo­ ro qualcosa . . . » . «Sono stanco>> risponde, ma alla fine dice qualcosa, anche se di semplice significato . Ivan Jakovlevic non rispetta il digiuno da una decina d ' an­ ni ormai . È un fatto comprensibile . In occasione dei grandi digiuni ordina pietanze povere e magre (e glie­ le portano ! ) , fa di tutto un miscuglio che poi in parte mangia, in parte offre agli altri. Anche le s antocchie , nella cui casa non mancano mai le caramelle di frutta, mangiano la misera zuppa di Ivan Jakovlevic, sicure di compiere un atto di carit à . In genere la mescolanza dei cibi ha agli occhi di Ivan Jakovlevic un significato mistico . Quando gli portano verza, cipoll a e piselli cotti, ecco cosa fa: strappa una foglia di verza, la in­ tinge nel sugo e se la mette sulla testa calva così che il sugo prende a colargli giù dalla testa; unisce il resto della verza ai piselli caldi e si mette a mangiare, e ne offre anche agli altri : anche se è un cibo repellente tutti lo mangiano . A pranzo e a cena a Ivan Jakovle­ vic è permesso perfino di bere un bicchierino di vodka . Tra i fedeli di I v an J akov levi c sono da ricordare: la già menzionata mercantessa Z . -ja con il marito e la si­ gnora G . - G . -ja. Si racconta che spesso visitasse Ivan J akovlevic il defunto alto funzionario di corte Olsu­ f' ev3 e si dice anche che quando c ' era lui il vegliardo non facesse entrare nessun altro . La signora G . -ja aveva avuto a Mosca un processo e la condanna era stata confermata in tutti i gradi . Nonostante ciò la donna presentò continue petizioni alle autorità che alla fine le fecero firmare un impe­ gno perché non arrecasse loro ulteriori molestie . C osa le restava da fare? Affidarsi a I v an J akovlevic natu­ ralmente . E questi le disse: «Non temere ! Va' a Piter e chiedi del curato Aleksandr». La signora G . -ja andò

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a Pietroburgo, rispettò colà il digiuno, si confessò dal curato Aleksandr e vinse la causa. Per s aldare i molti debiti che aveva contratto le era stata confiscata la te­ nuta. Il giorno dopo si sarebbe dovuta svolgere l' asta: che fare ? Tornare da Ivan Jakovlevic, naturalmente ! «Non aver paura - le disse col suo mis tico linguaggio il vecchio - vedrai che andrà tutto bene , vedrai . >> . Ma la donna, che è in peccato, questa volta non ha molta fiducia, torna a casa e . . . le offrono del denaro in prestito e lei può così pagare tutti i debiti e la tenuta ri­ mane sua! M a non con tutti è generoso Ivan Jakovlevic. Gli sciocchi li caccia via malamente, soprattutto quando gli si rivolgono con richieste assurde . Una volta anda­ rono da lui tre grasse mercantesse con indosso mantelli da mill e rubli e una di queste, incinta , chiese : « S arà maschio o femmina?». Ivan Jakovlevic le cacciò via senza dir loro una p arola. Arrivò da lui una donna che era stata famo s a per la sua bellezza, la mercantessa S . -j a . Gli chiese qualcosa e lui , sollevatale la veste, dis­ se: «Ma non vedi che sei tutta una grinza? Via di qua ! » . . .

Tra i devoti di Ivan Jakovlevic c ' era anche una per­ sona molto in vista la quale , a giudicare dal contenuto di quanto scritto su brandelli di carta grigia, offriva protezione ai parenti del veggente . Per esempio, un ni­ pote di I v an J akovlevic era � tato trasferito dal villa &.gio di Petrovskoe a quello di C erkisovo . I parenti di Cer­ kisovo cercarono allora con ogni mezzo di prendersi in casa Ivan Jakovlevic per avviare in questo modo un' at­ tività commerciale in proprio . Li aiutò in questo un certo signor V . -n di cui si dice che fosse un tempo dia-­ cono , che sposò poi una mercantessa, che fece il mae­ stro, che entrò quindi, per intercessione di una perso­ na vicina al principe G alicyn4 , nel Consiglio dove , gra­ zie alla generosità del principe stesso, raggiunse il gra­ do di assessore di collegio , che s i fece successivamente frate ma che ora è tornato allo stato laico .

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lvan Gavrilovic Pryiov

Costui aveva fatto richiesta perché I v an J akovlevic fosse dimesso dalla "casa dei matti " , ma la richiesta non venne accolta . Ecco trentatré lettere di I v an J ako­ vlevic, autentiche, trenta delle quali furono da lui indi­ rizzate ad una signora con cui era stato in amicizia fin da quando la donna aveva lasciato l ' I s tituto E katerin­ skij5, cioè da venti anni . Questa donna, quando voleva sapere qualcosa che le interessava, si recava di persona da Ivan Jakovlevic e, quando non poteva, mandava da lui una fanciulla con un biglietto . Ogni attimo della sua vita, l' intero destino dei suoi figli , tutto era s t ato preventivamente sottoposto al giudizio di I v an J ako­ vlevic. Le veniva in mente , per esempio, qualcosa che rigua r dava il figlio e allora scriveva a I v an J akovlevic: .

Questo annuncio lessero una mattina i moscoviti su «Policej skie vedomosti>> (Comunicati della polizia) . Ivan Jakovlevic era morto . Tre settimane prima della morte le sue labbra già tacevano senza speranza per i visitatori curiosi e per i devoti che entravano gratui­ tamente nella sua stanza, osservavano in silenzio i suoi sussulti premortali e se ne andavano con il peso · dei loro irrisolti problemi . Di cosa egli fece nelle ore che precedettero la morte , si sa che otto ore prima di morire egli ordinò di comperare otto pesci persici e di preparargli una zuppa . Mangiò un po' di quel pesce e lasciò il resto della zuppa per il mattino seguente . Quando fu notte si spostò nel mezzo della stanza e si coricò con le gambe in direzione delle immagini sa­ cre, come per tradizione viene fatto con i defunti, ma uno zelante guardiano che s ' era per caso risveglia t o lo riportò al suo posto , cioè nell ' angolo della stufa. Poco dopo suonò l ' ora fatale e Ivan Jakovlevic non fu più . La dolorosa novella della sua morte si diffuse in un baleno in tutti gli angoli di Mosca; una moltitudine di fedeli si precipitò da lui , dalle località di J auza, Ta­ ganka, Moskvorec' e e tutti portavano con sé aceto, spirito, unguenti e profumi con cui aspergere il corpo del santo vecchio . Due giorni il corpo di Ivan Jako­ vlevic rimase nella sua stanza, circondato da una folla incredibile . I più devoti versavano profumi e spalma­ vano unguenti sul suo corpo per attenuare il lezzo ca­ daverico che aveva cominciato a impregnare la stan­ za. Nel timore tuttavia che il continuo uso di un­ guenti potesse rovinare il corpo del morto, questo fu trasportato nella cappell a . Quando poi fu deciso di seppellire I v an J akovlevic la domenica , la qualcos a ri­ sultò anche da un annuncio apparso sul giornale «Co­ municati di polizia», quel giorno , prima ancora del­ l' alb a, cominciarono ad affluire al monastero Pokrov-

Ventisei personaggi moscoviti

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skij , numerosissimi, i suoi devoti; m a i l funerale non potè essere celebrato perché sorse una disputa circa il luogo dove fosse giusto seppellirlo . Raccontano che per poco non si arrivò alla rissa, e che moltissime fu­ rono le imprecazioni che si levarono dalle diverse p arti . C ' era chi diceva che bisognava portarlo a Smo­ lensk, sua città natale, altri affermavano che doveva essere seppellito nel cimitero del monastero Pokrov­ skij , dov' era già pronta la fos s a , accanto alla chies a; altri ancora volevano che le sue ceneri fos sero conse­ gnate al monastero femminile Alekseevskij , altri infi­ ne, aggrappati al feretro , cercavano di trascinarlo al villaggio di C erkizovo, dove viveva una nipote del defunto, moglie di un diacono , il quale grazie a que­ sta sua parentela con Ivan Jakovlevic si era guadagna­ to un bel numero di benefattori . Quest ' ultimo p arti­ to era il più forte e infatti finl con l ' imporsi . Per il ti­ more che la s alma di Ivan Jakovlevic, che si trovava nella cappella, venisse trafugata, dapprima fu messa accanto ad essa una sentinella, poi fu deciso di tra­ sportare il corpo del veggente nella chiesa da dove era praticamente impossibile portarlo via. Per tutto quel tempo piovve , e ci fu dappertutto un fango in­ credibile, ma nonostante ciò, durante il trasferimento della s alma dalla stanza alla cappella e dalla cappella alla chiesa , donne , fanciulle e signore in crinolina si prostrarono in terra, strisciando nel fango fino alla bara, e si stesero infine sulla s trada in modo che il fe­ retro passasse sopra di esse. Finalmente la salma fu traslata nella chiesa. Tre cassette che si trovavano chissà come accanto alla cassa da morto , in un baleno si riempirono di monete, che furono poi disseminate sulla bara. N o n poche furono le apparizioni e le visio­ ni. Il giorno dopo la morte di Ivan Jakovlevic giunse , non si sa da dove, un pittore (dicevano si trattasse di un professore di pittura) con l ' intenzione di ritrarre il volto del defunto, ma non appena cominciò il suo la­ voro, d ' improvviso gli occhi del morto cominciarono

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a tumefarsi, le labbra a gonfiarsi e allora i presenti decisero che I van J akovlevic non voleva essere ritrat­ to e così il ritratto non fu fatto. I v an J akovlevic morì a causa di una idropisia, ma non fu questo il motivo se dal suo corpo gonfio cominciò ad uscire , e a scorre­ re lungo il feretro , del liquame . Questo accadde , così almeno si racconta, perché un medico cattolico volle appoggiare la sua mano sulla fronte di I v an J akovle­ vic e questo fatto offese a t al punto il defunto che questi, temendo altri contatti impuri, decise di acce­ lerare il processo di decomposizione del proprio cor­ po . Ma la storia del liquame aveva avuto un prece­ dente . Quando Ivan Jakovlevic era ancora in vita e giaceva immobile nel suo letto , già allora da sotto il materasso cadeva gocciolando del liquido, per cui venne ordinato agli inservienti di spargere sul pavi­ mento , sotto al letto del vecchio , della sabbia. Que­ sta sabbia, intris a dell ' orina di I v an J akovlevic, ve­ niva poi raccolta dalle devote del veggente e portata a casa per e ssere venduta. Risultò infatti che la sab­ biolina di Ivan ]akovlevic possedeva propriet à tera­ peutiche . E quando Ivan Jakovlevic morì , molti giunsero an­ che da lontane regioni per acquistare la sabbiolina mi­ racolosa, la cui quantità un po' alla volta, natural­ mente , diminuì mentre il prezzo aumentò in propor­ zione . Ed ecco allora i previdenti guardiani raccoglie­ re la sabbia del cortile , irrorarla con la propria orina e poi venderla senza che per questo la sabbiolina per­ desse le sue virtù miracolose. Una delle pie donne che aveva acquistato la sabbiolina curò con essa il proprio bambino . Questi si era ammalato di stomaco e la madre decise di fargli mangiare , mescolato alla polenta, mezzo cucchiaio di sabbiolina . . . e il b ambino guarl . Il cotone con il quale furono riempiti il naso e gli orecchi del defunto , dopo la messa funebre , venne suddiviso in tanti minuti batuffoli . Altri invece si ac­ costarono alla cassa contenente le spoglie di I v an J a-

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kovlevic e raccolsero il liquame che colava dal feretro in piccole ampolle . È da supporre che anche questo liquame sia stato utilizzato per curare i bambini . La camicia che Ivan Jakovlevic indossava quando morì fu ridotta in minuti brandelli . Vennero i soldati per lavare il corpo del morto ma le donne li mandarono via ritenendoli indegni e impuri e loro stesse si preoc­ cuparono di lavar lo e bevvero poi, sul posto, l' acqua usata per il lavaggio . Anche chi scrive queste righe pos siede la sabbiolina e alcuni brandelli della camicia ma non l ' acqua con cui fu lavato il corpo di Ivan Ja­ kovlevic. Per tutto il tempo che la s alma rimase espo­ sta furono celebrate, praticamente ogni minuto, delle messe funebri . N arrano che il giorno del funerale , sulla tomba del veggente, furono celebrate oltre set­ tanta messe e che queste fruttarono ai preti più di quattrocento rubli , non si sa però se d ' argento oppu­ re in assegnati. Durante la funzione funebre la gente afferrava le mani del morto e le baciava, le braccia infatti penzolavano fuori dalla cassa mentre tutto il resto del corpo era coperto e tutti baciavano quelle mani così a lungo che sembrava non volessero più !a­ sciarle. Il feretro fu trasportato a spalla fino alla foss a da uomini e donne insieme . Fu sepolto a spese di G . Z alivskij , anche se questi era di fede cattolica (cfr . «L' ape del nord>> * sui fune"' G. Skavronskij , in Quadretti moscoviti, riferisce di altri parti­ colari relativi al funerale di Ivan Jakovleviè'. «Nei cinque giorni in cui il corpo rimase esposto, furono celebrate più di duecento messe funebri . Mentre alcune monache recitavano il salterio, so­ lerti signore passavano del cotone sul corpo del defunto, poi lo tenevano in mano ostentando profonda devozione, e infine lo vendevano . I fiori con cui era stata addobbata la cassa da morto sparirono in un baleno . Alcuni esaltati (sono in molti ad averlo riferito) strapparono con i denti pezzi di feretro . Le vecchie ac­ compagnarono il morto con gemiti e pianti: " Perché, babbino , Ivan Jakovleviè', ci hai abbandonato, ci hai trasformato in poveri orfanelli (questa parola veniva pronunciata con un tono e in mo­ do così prolungato che rimaneva a lungo nelle orecchie) , chi po-

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I v an Gavrilovic Pryiov

rali di Ivan Jakovlevic) . Z alivskij provvide anche ai funerali d.i Semen Mitric. Quando il feretro uscì dal­ la chies a fu assalito da s torpi e folli-in-dio , da s an­ tocchie e baciapile, da pellegrini e pellegrine che, non avendo trovato posto nella chiesa a causa della ressa, erano rimasti ad aspettare in strada. E lì, alla luce del sole, in mezzo ad una folla indescrivibile , venivano recitati sermoni, avvenivano fatti sopran­ naturali come apparizioni e visioni , si pronunciavano profezie e vituperazioni, si raccoglievano denari, si udivano sinistri mugghii. Dopo il funerale l ' inconsolabile folla tornò alla "casa dei pazzi" dove incoronò, dandogli il posto che era stato di Ivan Jakovlevic, un nuovo santone , che il posto già l ' aveva occupato dopo aver bevuto la rituale sorsata dalla copp a funebre . Il nuovo veggente, che quando era in vita Ivan Ja­ kovlevic scriveva i bigliettini, parla ora ininterrotta­ mente e con foga , dice molte cose, ma nessuna di es­ se tiene conto delle reali esigenze di chi va a visit ar­ lo, più di tutto parla di carenze politiche e sociali, cose che comunque nessuno è in grado di risolvere . E i devoti del morto profeta, afflitti per l ' inestima­ bile perdita, non possono dimenticare la sua lumino­ sa figura . Le mercantesse di Mosca avvolgono in pre­ ziosi scialli turchi ceri e laudano , si recano alla tom­ ba di Ivan Jakovlevic e, porgendo i loro doni, di­ cono : «Ceri e laudano al nostro babbino , lo scialle al prete>> .

trà salvarci dalle disgrazie ora che non c i sei più , chi c i spieghe­ rà la vita? ' ' . Molte donne passarono poi la notte nei pressi della chiesa. La tomba fu ricoperta con una pietra, a somiglianza di una spelonca. Per lungo tempo furono officiate sulla tomba fino a venti messe funebri al giorno». (Quadretti moscoviti, p. 2 12 ) .

Ventisei per5anaggi moscoviti

Versi in onore del defunto Ivan Jakovlevié

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Quale solennità prepara la gialla casa? Perché scorre laggiù un fiume di popolo, In carrozza e in landò, in carrozzella o a piedi,

E tutti i cuori son oppressi da cupa angoscia? Dalla Presnj a, da Séipok, verso Sokol 'niki , Per le strade della grande capitale , Corre , la veste sollevata e spruzzando fango La lunga fila della comarelle moscovite . E s'ode tra loro , di tanto in tanto, la cupa voce, Piena di devoto e profondo dolore: "Ivan Jakovlevié, ti sei spento per sempre ! S ' è spento il profeta, che meritava migliore [destino ! » . O h , miseri! I o capisco il vostro pianto e il vostro [dolore, Chi vi accarezzerà più con la sudicia mano? Chi vi gabberà con tanto amore quanto lui? Chi più accarezzerà il vostro orecchio con un [fiume di imprecazioni? Chi vi darà da mangiare la brodaglia di tabacco? Con il cucchiaio sudicio e puzzolente? Chi vi farà assaporare le ciambelline biscottate O la polenta offerta in un piatto bisunto? Ah, mai più rivedrete queste cose meravigliose Ché esse non ci sono più ! E con amare lacrime Vi affrettate a pagare l ' ultimo debito ! Da tutti gli angoli di Mosca, in infinita moltitudine . . . Non c'è più chi per mezzo secolo avete alimentato Con la devozione della vostra anima, E, nella cecità, a ogni cosa, perfino alla più sciocca, Avete dato significati profondi . Sì, piangete, poveracci , ché lui non è più, Lui che fu ugualmente caro ai piccoli come ai grandi . Ma piangete anche perché la luce dell 'istruzione Non ha ancora rischiarato la vostra mente selvaggia!

Semen Mitric

S e poniamo a confronto S eme n Mitric con I v an J a­ kovlevic noi troviamo in quest' ultimo un grande filo­ sofo e pensatore antico-russo che nulla ha in comune con il primo ; essi sono tuttavia tra loro parenti, solo che S emen Mitric è un po' più sincero di Ivan Jako­ vlevic. Se Ivan J akovlevic si trascina sul pavimento, tra polvere , sporcizia e untume, S emen Mitric è un vero e proprio mucchio di sporcizia vivente, t anto che riesce difficile stabilire se si tratta di una figura umana oppure di un animale . Viveva a Mosca una famiglia di mercanti, compo­ sta d al padre e dai figli , vivevano bene , ma dopo la morte del padre i figli litigarono e si divisero i beni; al momento della spartizione il fratello ingannò il fra­ tell o , poi ciascuno andò a vivere per conto proprio, l ' uno maledicendo l ' altro . Uno dei due fratelli dopo poco morì ma riuscì a sistemare la figlia nel convento Nikitinskij , dove essa è rimasta fino alla morte , avve­ nuta non molto tempo fa. L ' altro, dopo aver dilapi­ dato l ' intero suo patrimonio , è diventato un santone con il nome di Semen Mitric. È diventato famoso al mercato di S molensk, cinquan t ' anni fa. In un primo tempo, quand ' era inverno, correva al fiume a lavarsi, andava sempre a piedi scalzi e con la sola camicia in­ dosso, poi si rinchiuse in casa e cominciò a fare pro­ fezie . Ha passato gli ultimi venticinque anni in un appartamento nei pressi di Nikola di Lebedino , in ca­ sa del mercante C amov, dove è anche morto .

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lvan G avrilovié Pryiov

Per andare da lui, una volta entrati nel portone , bi­ sognava percorrere un passaggio sudicio, entrare in un cortile , scendere in uno scantinato e lì, sulla de­ stra, c ' era la cucina dove lui viveva. La cucina era una cantina con il soffitto a volta; di fronte alla por­ ta, una stufa russ a ; a destra, la finestra e la parete con molte immagini s acre e le lampade accese; a sini­ stra, in un angolo , su di un letto , giaceva Semen Mi­ tric; accanto a lui una bigoncia; nella cantina regna­ vano fetore , buio , sporcizia, umidità. Inizialmente se ne stava sdraiato sulla stufa, poi è passato sul letto da dove, negli ultimi anni, non si è più alzato. Lì, diste­ so, compiva tutte le sue funzioni; c ' era una donna che lo accudiva, lo vestiva e lo spogliava e qualche volta anche lo lavava e gli cambiava la biancheria. « S e non ci fossi tu, lui continuerebbe a starsene di­ steso senza mai muoversi ! >>. «Oppure - aggiungeva un' altra - lui si riempie la mano di sudiciume, tu ti avvicini e con quella mano ti benedice . . . >> . Ecco, era questo il grande gesto di Semen Mitric per il quale egli si considerava un grande anacoret a ! Non era soli­ to recarsi in chies a . Non si sa quando pregasse Iddio , si dice che lo facesse a casa sua, e anche a me hanno detto la stessa cos a . Ecco, Ivan Jakovlevic era un grande filosofo . Conosceva le S critture e le citava, e insegnav a l ' antica saggezza ellenica e benediceva con il pastorale . S emen Mitric non conosceva invece nul­ la di tutto questo . E non gli piaceva affatto che gli ri­ volgessero delle domande. Se qualcuno gli chiedeva qualcosa sul fidanzato o su un oggetto smarrito, op­ pure , come fece una volta una signora , che gli chiese dove era fuggita la sua figliola , S emen Mitric o lo ri­ copriva di ingiurie oppure lo irrorava con liquidi puz­ zolenti . Per avere una sua risposta bisognava essere prudenti nel chiedere . S olo così infatti avrebbe parla­ to . «Era un sant ' uomo ! » dicono di lui le donne . E non parlava in modo incomprensibile come il grande saggio Ivan Jakovlevic, ma in modo semplice,

Ventisei personaggi moscoviti

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dicendo quello che al momento gli veniva in mente : «tavola», «ceppo», «puzza», «pidocchi», eccetera, la­ sciando che i suoi fedeli si rompessero la testa per cercare il significato nascosto delle sue parole. Una ricca mercantessa della Rogoiskaja stava per maritare la figlia e pensò così di andare da Semen Mitric per chiedergli : «Com ' è il marito?»,