I vivi e i morti

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I

VIVI E

I

MORTI

OPERE BORGESE

DI G. A. RUurrationi, ed.

PemlU

.

.

.

L.

8_

ROMANZI I.

II.

Rubè, m). Trevo*

• -

/

e»t>»



10

morti, ed. Mondaderì

i



.

POESIA

.....,,

Im CanMOne PaxienU, commercio)

Lu Potiie,

ed.

ed. Ricciardi (fuori

Mondadori

.

.

.

,,

10.

CRITICA E STORIA Storia dtlla Critica Romantica, ed. Treree La Nuova Germania, ed. Trerea . Cabriolè d' Annunzio, ed. Ricciardi («aan-

,,

S_

,,

6.50

rito)

La Vita

e il Libro, ed. Bocca Prima aerie (esaurito) Seconda aerie Tersa lerie

••...,, ......

Mefistofelo, ed. Quattrini (eaaurito)

Studi di letterature moderne, ed, TreTe* Germ€mia, ed. Trevea La guerra delle idee, ed. TreTe* (eaaurito) L'Italia e la nuova alleanxa, ed. Trerea L'Alto Adige contro l'Italia, ed. Trerea Tempo di edificare, ed. Treves Italia e

,,

,, ,,

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,,

.__ 4,

6— ._

8— S_ ,

2.— 4.^

J'^Z^^s

I

VIVI E

I

MORTI

ROMANZO

Gf Af BORGESE

5q

Mdà

EDIZIONI MONDADORI ROMA-MILANO

.1

.

^

FaDi quest'opera è stata fatta un'edizione speciale, in carta di esembriano, di 40 esemplari, numerati a mano dall' 1 al 40, e 10 plari d'autore, numerati a mano dall'I al X.

PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA I diritti di riprodiutton» e tradu*ione lon» riimrvati per tutti i poeti, comprewi la Sverna, la Norvegia e

l'Olanda

Copyright

by

Caea Ed. SO



4



A. 1923

Uoadadori

Si riterrà contraffatto qualunque etemplare di quetta opera che non porti il timbro a tocco della Società Italiana degli Autori.



MIGLIAIO

A

Suor Filomena, a Marino Moretti.

«

Eliseo Caddi. Ricordi nella solitudine.

a

Coi capelli ancora neri, con

quasi intatte abbandonare

le

le forze della

dina e qualunque cosa fa vago e desiderabile trarsi

a

minata

meno

di quarant'anni in questa

la

penna

»

fra

questo congedo, quest'accettazione non so dire

per quanta parte io stesso

me

li

Allora

si

erano aperte,

guardò

la

»

alzò le

e

mosse verso

persiane

chiuse.

la finestra.

Attraverso

Le imposte le

stecche

gran luce di maggio.

— No no — disse

a se stesso percorrendo più volte

lunghezza della stanza

a narrare per filo

abbia voluti, e per quant'altra

li

abbia comandati la necessità, né v'ha necessità

senza dolore.



la perpe-

mormorando

fra le dita, e

ri-

;

ster-

labbra cercava altre parole. « ....

la

futuro

breve tempo d'ogni cosa terrestre

il

Rimase con le

il

campagna

ove non è nulla che non ricordi

e piana,

tuità del cielo e

giovinezza

lusinghe della vita citta-

filo

— È ben stiano ch'io mi metta

e per segno

il

passato.

Un

passato senza

né segno. Ora è tempo finalmente di vivere, non di

scrivere.

E

scrivere per chi,

dopo tutto

?

per che scopo ?

/ vivi e

12

i

morti

Rimemorava la gioventù come una lunga navigazione bruma tepida e cieca, e gli pareva invece di

dentro una

distinguere nitida la linea dell'approdo. Ecco la sua casa

semplice e robusta, non grande,

mamma

sola,

aveva

glielo

ma

troppo grande per

che aveva bisogno — e nelle ultime vicina fatto quasi capire — di sentirsi

Elio che le chiudesse, fra

non molto,

gli occhi.

Ecco

la

lettere al

suo

la

sua

terra alla quale non tornava questa volta per smarrirvisi in una domenica di sognante vagabondaggio, o per muoverne mezzo svogliato a caccia di gallinette d'acqua, ma per

prenderne fermo e operoso possesso.

Guardando un'altra volta

dalla persiana, vide la casa

dei contadini, e Angela, la fìgha del si

podere era piccolo,

e cavalli e Ietti di

la

scalza,

i

che

E subito

pettinava nel portico. Udì muggire una mucca.

sentì la pesantezza del Il

capuomo,

compito che da quel giorno sceglieva.

ma

vi

stavano uomini e donne e bovini

bachi da seta che, certo, frusciavano sui loro

canna. V'erano prato,

gelsi,

frumento. Gli traversò

mente, senza indugio respinto come troppo molesto,

il

pensiero dei contrasti, forse inevitabili, col fratello. Possedere e coltivare la Cascinetta voleva dire reggere uo-

mini e animali, distinguere governare

le

le

qualità e

i

vizi delle piante,

acque, conoscere la terra e

l'aria,

insomma

prendere confidenza coi tre regni della natura e coi quattro elementi. Tutto

un mondo, tutto

il

mondo.

E

non era un

po' tardi ?

Ma vano

i

vent'anni vissuti dopo l'adolescenza

gli

appari-

in scorcio cosi pieni di sentimento e cosi vuoti d'o-

pere! Per eccellere negli studi o nell'azione certo l'ingegno,

ma

anche più

di

questo

gli

gli

era

mancato

era mancata

vhn e

I

la

ì

morti

18

concupiscenza di gloria e di potere.^el giornalismo e

nell'insegnamento non era stato che un passante, assai

Riccardo Parenti, suo compagno di studi, che

distratto.

riusciva bene

come

che in tutto, e

esteta e conferenziere,

degli abiti, egli

realizzava pienamente

a

homme campagnard

-..

E

soleva dirgli

gravità delle mosse e nel taglio

fin nella

che



lui,

il

Caddi,

tipo del gentil-

rispondeva

gli

ridendo che d'agricoltura non s'intendeva né punto né

meno dunque che

poco,

di

tutte l'altre cose delle quali

s'intendeva pochissimo, e ch'era un bel tipo di gentiluomo

campagnolo

chi aveva si e no duecento pertiche al sole. da conoscitore, gli esaminava le mani e le descri- aggiunle falangi sottili da letterato (inedito

Parenti,

veva

;

!

geva Eliseo)

;

nocche tozze, da

le

Per godere poi

gli

era

mancata


rli

i

mano con

l'altra

per sentirsele

:

fatto.

Ciò che dava per fatto, cosi approvandosi, era ciò

che aveva deliberato di

Raccolse da terra

fare.

slegato, e stese le carte sul tavolino. Si

pacco

il

proponeva

di leg-

come se fosse un archivio a preparare una ricerca erudita. La curiosità gli faceva voraci gli occhi, tremanti le mani e di quelle carte si disfece in pochi minuti, buttannon erano che vecchi conti dole alla rhifusa per terra gere in ordine, di studiare metodicamente, in

;

;

su carta

quadrettata,

Prese una ci

scatola

misti

a vecchi

cartone

di

e

l'

compiti di scuola.

aperse sul

tavohno

;

trovò un manoscritto di sua madre, ben cucito quin-

terno per quinterno

:

un

libro di storia per le scuole pri-

marie, che aveva compilato quand'era insegnante.

Saggiò

pacco dopo pacco, scatola dopo scatola, rovistò un erbario lasciato a mezzo, raccolte di lettere sue e di Michele alla

famiglia,

quaderni di Agata, im albo di fotografie ove

gli uomini avevano la tuba non ravvisava nessuno, e in nessun posto rintracciava un ricordo, un indizio di questo zio Alvise, che non aveva mai udito nominare nella sua vita. Ora le mani gli erano divenute così sporche che,

le

in

signore erano in crinolina e

mano.

lavatesele

Ma

egli

catinella,

alla

ebbe

tanto

schifo

dell'acqua

nera da vem'rgli voglia di buttarla subito via. Apri nestra

meno

e cosi fece.

Ma

frequenti, e che

nell'aria

con

gli il

parve che

biancore della neve

un presentimento

adirato ed ansioso,

tomo

la

fi-

le stelle scintillassero

dell'ora

si

propagasse

antelucana;

indietro e affondò

e,

quanto potè

298

il

7

vivi

e

morii

i

braccio nell'armadio per estrame

quello che, scelto da rivelargli

avrebbe dovuto

segreto.

il

Erano anno

un

pacco più nascosto,

il

istinto febbrile,

lettere di

suo padre a sua madre, del primo

matrimonio, 1864, in una bella e leggera carta

di

vergata su cui l'inchiostro nero invecchiando aveva preso

una

tinta rossiccia simile a quella delle macchie ruggi-

nose che qua e

là fiorivano

ed uguale, ben calcata,

i

un

forma del rombo.

vicinarsi

alla

Fondara;

la madre,

La

fogli.

coi tondi

scrittura era fitta

po' acuiti tanto

Il

da rav-

padre era medico a

che allora aveva non molto più

di venti-

cinque anni, era tornata sola a Miriano, certamente (come si

capiva dalle lettere) per riassestare

che cosa

E

soltanto per questo

tere,

ma vi si

?

Non

parlava d'altro nelle

si

accennava a dispute

«

e chiedeva perdono baciando

le

mani

soavissima sposa

e, «

^a

troppa assenza, e minacciava celiando

nottetempo a Miriano e

da quattro

la

di

arrivare di

una spina

di ge-

cui l'eleganza galante e forzata invano nascondeva

punta.

terrore,

H

figlio

quasi s'inteneriva, leggendo con atten-

l'oscura speranza,

scitava davanti a sé

prima

»,

una carrozza nera

di rapirla in

zione via via più diligente e quietata il

pentiva

cavalli neri e focosi, e di tanto in tanto

lasciava trasparire, fra le rose stilistiche, losia di

»

Poi la rampognava per

bocca alla

».

si

con permissione

la

«

let-

acerrime e immeritate

nei primi mesi di matrimonio, delle quali egli

tirata

vedere

affari e

gli

dovesse fare della Chiusa e della Cascinetta.

si

ch'egli

bato, scosso

il

la

;

quasi dimenticava

sete di

padre qual'era

ricerca

nascesse, giovane e già tanto

da apprensioni

indefinite,

;

e risu-

allora, tanti

anni

serio, e tur-

stretto

a impos-

/ vivi e

fedeltà,

sibili

mazziniano,

morti

i

299

adoratore di Foscolo

deista,

badar tanto sottilmente

e dei Sepolcri che citava senza

alla scelta delle occasioni, benefattore dei poveri, giorno

e notte su pei sentieri di montagna,

malato bisognoso, anche a rischio pei suoi

dovunque

fosse

ci

un

troppe scarpe

di logorar

magri proventi, nemico con grandi parole dei ricchi

e dei tiranni, eppure già deluso della scienza e del potere

umani, già avvolto in gioventù d'un'ombra sconsolata in cui

come un

l'entusiasmo morale splendeva cupamente

fuoco di bivacco fra scriveva,

«

di

le

tenebre.

«

Mi prenderebbe vaghezza

chinarmi innanzi alla sacra ombra del Leopardi

avrebbe a far compagnia disse

di

come

disperare

ricolmato di rose.

Poco più Fiora, e

non era passato giorno senza che

tura meriterebbe di avere

ali

per volare, senza molestia di al

balcone

di

scorta reputerà alla tore della terra

tutte

il

figlio

suo petto

il

»

il

vesse due o tre fogli. L'ultima lettera finiva

Minano

il

come

marito «

:



tosto l'avrà

d'essere divenuto felice abita-

Pellegrino.

potè leggere parola per parola

;

di sensualità, caldo

saltava

Egli

perpetuità

filiale

distratti,

non più

dell'amore,

del

si

quei

»

Ma

non

a volte era

sorgente

mezze pagine, con occhi

crea-

mia amorosissima, diligenze e di polvere, da

suo Melanconico

sotterranea.

le scri-

Ninna

la

Fondant da dove non fine

signora

la

fermato da un subito sgorgo

dove l'occhio

ma mi

;

mia Fiora, perchè m'impe-

Ja

quell'infelicissimo

due mesi era stata assente

di

>

pellegrinaggio a Recanati, affine d'in-

far

come una

periodi,

quelle

riprendeva la lettura là turbava. Rifletteva alla

desiderio,

che

vivono

nelle

carte gialle e nei vecchi libri più assai che la mestizia, al

300

vivi e

l

morti

i

sapore dei baci che dura più delle lacrime, e vide se stesso e

Sofronia in lontananze

irrevocabili, Sofronia coronata

madre aveva nome Fiorina, chiamava Fiore, in altre Giulietta. Egli firmava Romeo, il Pellegrino, il Disperato Amatore, e, quando la chiamava Fiore, il Cala brone. Qua e là una frase era cancellata con una forte alcune lettere

di stelle. In

la

Fiorella; in altre la

Fiora,

Fiorita,

sbarra d'inchiostro, certo della madre, per non rivedere

Una

parole troppo cocenti.

che profumi un giardino zare ?

lettera

«Se

Un'altra, scherzevolmente:

»

mi racconsoli della vita

solitaria,

antichi e sacri, a cui per

)ibri

cominciava

attendo

di

solito,

debbo

serate leggo e rileggo

il

:

«

Fiore, a

distante ove io non posso ron-

si

mi

tu,

acciocché

io

prescrivi la lettura di

mio genio, come

ti

è noto,

che in queste mestissime

dirti

sublime Cantico dei Cantici sicché

quasi l'ho mandato, e senza neanche proporlomi, a me-

moria

Qui

».

forbici

il

la

sposa aveva tagliato addirittura con

foglio, e

buttato via

i

le

Can-

versetti libertini del

tico.

Ma

nulla, nulla di Alvise.

pacco quando

me

s'

imbatté

in

Elio già disperava di quel

questo periodo:

«

È

anche per

cagione di meraviglia che tu possa trattenerti

tempo

in codesta

si

lungo

bicocca spiritata, sulle ripe di codesti

canali ove forse s'aggira ancora l'ombra inulta del misero Alvise.

»

Rilesse ansiosamente tutte le lettere, in ordine,

dalla piima gli

procurando solo

all'ultima,

occhi e non con la

mente laddove

di

leggere con

la lettura

sarebbe

parsa a sua madre indiscreta.



Ora



pensò



lume, e passo a un'altra

metto

filza.

dell'altro

petrolio

nel

vivi e

/

Era già

morii

i

301

e le stecche delle pereiane erano nere

l'alba,

colorava di perla.

ancora, ina fra stecca e stecca l'aria

si

Apejse, e non vide più stelle nel cielo.

La neve

— tenebra

Gran tragedia

alla luce, dalla luce alla tenebra,

d'ogni giorno

ne tremano

uomini

Gli

1

le

vedono

era azzurra.

passaggio dalla

queste catastrofi

tutti

giorni, e

i

non

più.

Richiuse

Ma

soffiato sul lume,

aperte

lasciando

vetri,

i

s'avviò all'armadio. e,

— pensò — questo

buttò sul

si

persiane,

le

e

sentì pigro davanti a quel caos,

si

letto,

ebro di stanchezza,

a dormire così vestito com'era.

Però decise

caffè.

il

da camera,

scaletta, in veste

prima delle

svegliarsi

di

Antonia soleva portargli

Quando

quando

otto,

fu

l'ora, salì la

in pantofole, ed entrò inav-

vertito in cucina.

— —

Vergine

Maria

Non mi

portare



!

il

gridò

caffè.

la

Ho

donna voltandosi.

lavorato tutta

la notte.

Voglio dormire.

Questa volta fondo tutta

— la

Elio

madre

la !

Si le

svesti, e

1



chiamò poco prima

dalla scaletta

si

carte sparse,

Si,

di

mezzogiorno

— Non vieni a colazione

Hai dormito bene

Benissimo. lavò e

dormì un sonno unico e pro-

mattina. Elio

sole di maggio.



si

?

C'è un

?

mamma.

vestì in gran fretta, raccolse a e, ficcatele

mani piene

nell'armadio, appoggiò la poi

trona alla serratura forzata.

Parlarono di cose insignificanti durante

il

pasto,

«

302

vivi •

/

morti

»

specialmente del sole e della neve. Era arrivata una lettera di

Agata

egli disse



due

dei

;

Alla

notizie.

figliuoli

che aveva in guerra dava buone

beveva

mentre

fine,

passeggiando,

caffè

il

:

mamma

Strano,

Papà

!

volte

certe

si

firmava

Pellegrino ?



Oh



1

supplichevole.

rispose



trepidando, con benevolenza

lei

qualche

In

lettera

di

tanto vecchia e mi vuoi fare arrossire Egli trasse fuori dalla tasca

— —

Chi era,

Fa poco dopo

E

fece

si

il

l'armadio

11

— Dove

segno della croce.

Che

rispondere



Ah

!

— soggiunse —

povero zio Alvise, Dio l'abbia in pace.

gli

l'hai

trovato ? Nel-



mento.

col

successe ?

viso della vecchia

Il

n'avete mai parlato.

occhiali.

gli

?

Egli fece di



Dammi

Sono

ritratto e glielo mostrò.

mamma ? Non me

vedere.



il

gioventù.

?

Lo

si

scompose.

Ma

trovò

la forza di

:

Non

uccisero.

si

sono mai scoperti

gli

assas-

sini.

vibrò dalle piante ai capelli. Accortosi che

Egli

madre

soffriva,

— più.

troncò dicendo

Ne parleremo

Dio

potè trattenersi

Errò poco più con

il

di

O

non ne parleremo

;

e usci

;

e,

di

casa.

mezz'ora sui prati, sui margini dei

sguardi per terra

gli

qualche cosa sato

un'altra volta.

l'abbia in pace.

Ma non fossi,

la

:

come

senz'awedersene

cancello, tornò a

oi*fi&.

se

avesse perduto

finché

non ebbe pas-

vivi e

/

Xel

«

magazzino

ove

e,

morti

i

non era

ietto

il

QOii

c'era

rifatto,

madre davanti al camino, ove buttava le ultime carte. Ardeva un gran fuoco. L'armadio era spalancato e vuoto. Egli si scagliò con un grido verso il camino, come se la

che ancora

quel

volesse salvare

ginocchio, a mani vuote, e alzando

mordendosi una mano,



Perchè

Ella

gli

mio

:

Perchè



gridò

Ella

gli

— Non E

jx>ltrona



;

donde



Elio

mano

:

!

egli la sorresse,

e la

stese sulla

ella subito si levò barcollando.

Signor professore

cercano.

Bono

ma

stramazzava,

!

sono venuto a Mi-

al... ?

chiuse la bocca con la

mi rinnegare



ancora

lui

riano ? Perchè sono venuto

!

Lo chauffeur

Non ho

temjio



chiamò Antonia



su

di

del conte Seragni.

— gridò

lui fuori di sé.

— Di'

che

fuori.



Ci

ha una

lettera

Aspetta risposta. Io



gli

urgente



a

Caro

quando

professore

»

donna.

insistè la

scriveva

Fiora. ella

Doretta

l'aperse,

Seragni

Silvio è al fronte, Lei s'è fatto prezioso. Se

pranzare con

me

venga a prendere



ho detto che è in casa.



Fa vedere disse la signora Quando la lettera fu consegnata, lessero insieme, madre e figlio.

di

gemette.

sul capo, e

Dio è buono, e non può permettere che

figlio imp...



Lo

Arretrò in

occhi verso la madre,

?

mano

pose una

— Perchè

urlò

le

Perchè

?

poteva.

si

gli

stasera, dica al

alle sette e

,

e la

«

da

ha voglia

mio chauffeur che La

mezzo. Mi farà piacere e avrà

n04

vivi e

/

indulgenza plenaria



Oh

sinistra.



Vai

!

e volgendosi



Vai

!

P. S. Troverà

una grande



sventolando

!

figurati

!



morti

i

gli

fece Elio,

susurrò autorevolmente

ad Antonia

Non

«

:

La

ringrazio, Contessa.

»

rimase tutto

brunì.

madre,

Di' allo chauffeur che tomi alle sette e mezzo.

volentieri.

E

la

»

mano

la

:

Egli scrisse sotto dettatura

Ben

sorpresa.

giorno accanto alla madre, finché im-

il

accesero

il

lume. Per

talvolta tenendosi per

lo

più stettero in silenzio,

mano.

Poi egli andò a Torbassa, e durante

pensando

alla sorpresa

di ritrovare

il

breve viaggio,

promessa, temette con ripugnanza

Eleonora Mancini, e senti voglia che tornasse.

allo chauffeur

Ma

di

ebbe spavento

ordinare della,

so-

litudine nella sua stanza.

Quasi era ancora chino a baciar .Seragni,

— remo

al



mano

la

quando le domandò Cos'è dunque la grande sorpresa

alla contessa

:

?

Non

aspette-

dessert ?



Eccola

Da una

disse

portiera

lei.

grande e straniera come

Arianna Nassim,

apparve

oscura

non credeva d'averla mai

egli

vista.



Ah

!

la

inchinandosi

e

signora Nassim

vanzava lentamente il

braccio e la

!

mano

il

a-

e sorrideva dai denti forti, stendendo

— Vi aspettavamo

Siete venuta finalmente a darci garci

— esclamò, compitamente

movendole incontro, mentr'ella pure

il

filo

Vi

!

si

aspettava

d'Arianna?

mistero della vita e della morte

?

A

!

spie-

vili

/





Sssl

Ed

80B

morti

i

Doretta

lece

stupito,

fc^lio,

e

domandò:



Perchè?



Da un momento

Ferrata. Sa che Mario

verrà

altro

all'

tamente morto. Povero caro

U

povero conte

da troppo tempo. Cer-

è disperso,

Quando parlava

l

di

cacce

aincane...

Tacquero.

conte

(I

entrò

t'errata

subito dopo,

vecchiato. curvo, coi suoi bei favoriti negletti silenzio s

avvide che avevano parlato

di

Peraò non seppe pronunciar

sventura.

iui

;

m-

e dal loro

e della sua

(>aroia

;

e

si

se-

dettero a tavola in silenzio, tanto che per un poco s'udi-

rono

cucchiai battere nelle scodelle

i



Non

s>

ridendo Doretta

come per



può ;

e

dire che il

siamo

allegri

conte Ferrata alzò

gli



osservò sor-

occhi dal piatto

chiedere scusa.

Povero

i'

errata

Chi vuole che non

la

!

— aggiunse la padrona di casa.

capisca

Ma

?

finché

non



c'è la cer-

tezza c'è speranza.



Un

filo

di

speranza, un

filo

di sj)eranza

incoraggiato, ingoiando un sorso di

lui,



disse

minestra. — Che

l'abbiano portato in Galizia, e di là sia passato in Russia.

Amava

i

grandi viaggi, pensava all'Africa,

al Tibet.

Forse

è lu Siberia.



Tornerà

Egli

— disse

appoggiò

il

Arianna.

ai.

-

1

Tln



i

morti

Tutti torneranno.

cucchiaio sull'orlo del

guardarla negli occhi raggianti. petto, senza capire.



E

le

piatto,

per

credette, sollevando

il

X.

seppe animare

Doretta

conversazione

la

;

e

mente don Fausto, che

pochi

i

amici sopravvenuti dopo pranzo furono in vena,

special-

nel '66 era stato coadiutore in

una

parrocchia vicina a Custoza e aveva visto coi suoi occhi

Anche Ferrata a poco a poco

Cialdini.

parlò

appassionatamente

un tratto al

fece coraggio, e

Nini

figlia

che

tutt'a

s'era scoperta musicista sul serio e ora studiava

Conservatorio.

Caddi s'intrattenne in

sua

di

si

un

tono tra

esagerando

punzecchiarla, Russia,

di preferenza

con

la signora

Nassim

e irritante, e cercava occasioni di

futile

nel

chiederle

notizie

sulla

per farle capire che non credeva alla sua nuova

nazionalità e

ricordava

si

di

quand' era austriaca. Ella

invece rispondeva con asseveranza ed esattezza, dicendo vicina la rivoluzione la udissero e

facessero cerchio.

le

mente e vestita

— schi ci

Così



allora alzava la voce perchè gli altri

;

disse

mangeraimo

Era profumata

forte-

nero.

di

qualcuno

in

— resteremo

soli e

i

tede-

un boccone.

Poi tornavano a parlare dei contadini e delle loro mi-

nacce contro

i

signori e del loro odio

contro

la

guerra,

STO

rivi

I

f>

morti

I

mentre tanto denaro non l'avevano mai neppure sognato e

Caddi s'isojava

da

particolare

nuovo con

di

Una

dirle.

;

la straniera, senza nulla di

volta ebbe l'impressione che

il

prete l'osservasse attentamente. Sul tardi Doretta mostrò allo stereoscopio alcune belle fotografie alpine che

era riuscito a



mandare



Arianna

Sihio

dal fronte.

diss'ella,

quando tutti quanti furono le due domie e Caddi,



andati via e non rimasero che vuol fare domattina

un

compagno

venire

Vuol

giro d'istruzione pei campi. L'ac-

anche

professore,

che è

— Competente A che ora — Alle nove Alle Troppo presto — Troppo La mattina bella quand'è

ancora

io.

competente

?

!

dieci ?

?

?

tardi.

è

appannata. Facciamo

— di

lei,

?

Alle otto.

E

alle otto ?

sia



disse Doretta

dopo un gesto

allarmata pigrizia. Egli

non

se ne sarebbe

andato mai, e fu contento

vedere, giunto a casa, ch'era già

notte e che



le

Non

Arianna

sé,

spiriti

e

tocco dopo la mezza-

non

!

c'è

spiriti

!



disse

riso-

buttò nel sonno come in un pozzo.

si

lo accolse alle otto in

sterno della villa Seragni nel

di

ore di solitudine erano poche.

c'è

lutamente fra

il

suo atteggiamento

;

ed

egli

punto

sullo scalone e-

fu sorpreso di notare

un'indefinibile perplessità di

ti-

midezza.

—e

— —

La Contessa

Ha

rise.

detto





?

le

domandò.

di lasciarla tranquilla,

Ci raggiungerà più tardi.

seggiare solo con

me

?

che ha l'emicrania

Le dispiace

di pas-

vivi e

/

— Non con un

prima volta

è la

SII

morti

i



corresse la

e

scortesia

sorriso.



È

la

— precisò

seconda

lei,

alzando

la veletta sul

labbro per mettere a nudo un sorriso tagliente. Egli

trovò ingiustificabili quel lungo abito nero e

come

un'inferriata,

un mattino

quella veletta,

scura

campagnolo

marzo, tranne che pensando a un corpo

]W

un e

di

sgarbato cui avrebbero disdetto

durezza del volto,

alla

strando soltanto

E

sentì

si

in

le vesti

succinte,

quale s'avvantaggiava mo-

il

pupille acute e lo smalto dei denti.

le

debilitato

da un

rimescolio somigliante alla

nausea davanti a quelle attitudini melodrammatiche con cui

donna incedeva

la

e parlava,

alla

che

quasi badando a

La scena

suggeritore e a un'orchestra.

del Lido

memoria, e ne provò pudore e disgusto. la

gli

Gli

un

tornò

pareva

sua vicina fosse una cosa sonante e vuota, un invo-

Ma nemmeno

lucro di metallo.

se avesse

potuto avrebbe

desiderato di allontanarsi.

Le spiegò

ch'egli

conosceva male la tenuta dei Seragni

e che non era punto competente, essendosi distratto, dopo

un primo periodo

Ma

il

credulo noviziato, dalle cure agricole.

di

potevano andare

alla ventura.



S'è stancato della





certo



terra ?

fece lui



domandò Arianna.

ironizzando.



Ho

preferito

cielo.

Andarono a

fianco in silenzio. Ella

coi tacchi la terra dura, e

ritmava

salire della luce si rinvigoriva.

il

godeva percotendo

passo. Anch'egli col

Giunsero davanti a un solco

su cui due cavalli, guidati da un prigioniero, tiravano la rastrellatrice. Di

tanto in tanto l'uno o

l'altro degli

animali

*i^2

s'impigliava con

un piede

fuori a fatica torceva

ove sì

vivi o

1

le nari e la

il

rm-nj

\

nel terreno smosso, e traendolo

collo verso

il

cielo,

alzava

bocca palpitavano senza nitrito e

marmorizzavano momentaneamente in una

la testa

le

cornee

fissità d'a-

gonia.

Ma

intanto, precedendo

contro e più e

i

cavalli o

tornando loro

in-

volte percorrendo innanzi e indietro

pili

tutta la lunghezza libera del solco, correvano, anzi guiz-

zavano, due cani in vacanza, la

fronte bruna e

bianchezza

patinata

scure e lustre, con

un

un pointer le

d'argento

bianco con

fox-terrier

più grande, d'una

setter,

e

da chiazze

interrotta

morbide orecchie pendenti. Avevano

una bellezza rara ed abnorme, come quella

di certi funghi

o di qualche mostruosa orchidea, e ne parevano incon-

sapevolmente orgogliosi saltando l'altro

margine del

solco,

ciclamino,

li

il

nell'aria

code ricurve e

dando spettacolo

vano con tutto dati,

le

sbieco dall'uno al-

inseguendo la piccola nube che

emettevano dalla bocca aperta agitando a tempo

di

le

ancora fredda,

lingue

loro peso sulle ginocchia e,

guardavano talvolta con occhi

Arianna s'accostò

al

colore di

di sé ai cavalli che avanza-

non guar-

dolorosi.

prigioniero e

gli

domandò

in

tedesco di dove fosse.



Ungherese

così vuoti

— —

— rispose

quello

alzando

gli

che pareva durassero fatica a ricordare

I cavalli della

puzta sono diversi

Questi sono belgi

— confermò

il



disse

occhi,

la patria. lei.

prigioniero,

e

si

chinò di nuovo per raddrizzare la rastrellatrice esortando i

cavalli

con un grido che

danzavano

sul solco.

si

spense nell'aria serena.

I cani

vivi e

/

alla il

si

— Vuol

vedere

donna, e

la

eavalli ?

altri

gli

condusse verso

fattore dei Seragni che

li

fermarono davanti a una

313

morti

i

— domandò

Elio

portico e le stalle. C'era

il

salutò. Essi passarono oltre e tre finestre,

fila di

cui fond'

i

erano interamente occupati dalle teste di tre stal-

scuri

che tentavano

loni, foschi, convulsi,

la

sbarra

e dagli occhi sanguigni scagliavano sguardi

chiedevano implorando



Con permesso

!

la libertà.

— esclamò un contadino conducendo

una cavalla ignuda, senza

sella

né finimenti, che

si

fermò

botto, a testa china, quasi radicandosi con le quattro

mezzo

nel bel

musi,

coi

minacciosi o

Un

dello spazio sgombro.

d'

zampe

bergamino spa-

lancò una porta della stalla e un sauro di criniera nera vi

apparve, alto fino all'architrave, gigantesco e feroce.

— ella

Possiamo andare

non

si

— disse

mosse, e solo s'accostò

Elio ad

Arianna

muro per

al

essere

ma

;

men

vista dagli uomini che ridacchiavano di soppiatto.

Intanto Io stallone, di volo, s'era proiettato dal

quadro buio della porta,

in piena luce

con un corto nitrito sordo che

un attimo

di furore, e vi si

muso

la

svasò

il

froge.

Ma

in

concentrò uno spasimo d'avida sofferenza

cuore di Elio tremò di pietà. Carezzava col

groppa della cavalla come se

annaspava con una gamba che per stringerle

le

sparì dalla testa ogni aspetto d'atrocità e

gli

alla cui vista

gli

ri-

accanto alla cavalla,

il

petto, scotcva

cercando invano d'incontrare

La quale, puntata minimo tremore

le

la volesse baciare,

aveva posto

da ogni lato gli

sul collo

la testa quasi

sguardi della femmina.

coi quattro zoccoli a terra, rivelava in

un

del ginocchio l'ansietà con cui aspettava

quel terribile peso. Per un istante

si

vide la testa dello

ni

vivi e

/

i

morti

stallone in profilo, appoggiata alla spalla della femmina,

con l'occhio rutilante come un fuoco nel fresco azzurro; e la febbre, che salendo da quella gran caldaia del suo petto

riboccante di sangue, nella faccia così

da

tragica. Parcvji

che

gli

reboava

farla somigliare a

un'immensa maschera

a sorridere d'amore, a

sforzasse

si

emaciava

agli orecchi, lo

piangere d'amore, e non riuscendovi rattraeva

gengive mettendo fuori

sulle

pensare

Lo

teschio.

ai

una corrida o un

i

spettacolo era insopportabile

a passo

scatto con cui

lo

si



È si

lanciò sopra di

zampe

le

posteriori, e

il

la trattenne.

male armato

che aveva portato stallone

si

sarebbe lanciato a nuoto in una

fiumana. La cavalla scalpitò con

bergamino

come

fino a porsi quasi in

dirittura con la hinghezza della cavalla e

con

pelle

supplizio.

Infine arretrò a passo

lei

la

lunghi denti che facevano



disse l'altro contadino, quello

cavalla e

la

dibatteva ansando, e

si il

teneva a distanza. Lo

bergamino

si

mosse per

aiutarlo.

Allora Arianna distolse fece

due

passi verso l'uscita.

dando ora l'uomo ora



la

gli

H

occhi,

e,

seguita da Gaddi,

fattore s'avvicinò,

Pesa otto quintali, ed è sentimentale.

butta sulla

mucca come un macigno. È un

cavalli sono innamorati

e,

guar-

donna, disse confidenzialmente:

— e rideva. —

H

toro

bruto.

Quello

si

si

Ma

i

chiama

Folo.

Quando furono

all'aperto Elio raccontò

che un altro stallone

come una nuvola

al

di Seragni, più

grande

ad Arianna

di Folo, rosso

tramonto, era impazzito, sicché non

vevano più potuto governare perchè assaliva chiunque

l'a-

gli

e

t'iti

si

accostJisse e lo

vuto scannarlo.



Io

cavalli, più

buttava per terra e alla



ho l'impressione

no

Non

Le

soffre di

umana

bestie soffrono di

non

che tutti

i

so guardarli negli

gli

uomini indemo-

Dei cavalli direi che sono inumanati,

?

che harmo un'anima



avevano do-



soggiunse

o meno, siano pazzi.

ispirati,

fine

chiamava Titano.

Si

occhi senza sentirmi scosso. Ci sono niati,

SI

morti

i

chiusa e prigioniera,

non

essere uomini.

no

?

L'uomo

essere Dio.

Gli dispiacque quella certezza profetica, e prosegui in silenzio.

Su una banda

di terra

nuda

e

bruna accanto a un fosso

d'acqua cheta un contadino andava seminando ladino. di

Il

gesto con cui versava

chi tenesse

Siccome

il

il

un lento discorso persuasivo

fosso

fumava leggermente, una

lava d'azzurro stinto

la terra, e

il

il

trifoglio

seme somigliava a quello all'invisibile.

nebbioli na ve-

seminatore, quando

s'al-

lontanava, pareva con pochi passi dileguarsi favolosamente.

E

sembrava che per chiamarlo

la

voce.

Non

si

si

dovesse adoperare tutta

udiva nulla tutt'intomo.





disse Arianna, senza voltarsi. Ecco Doretta Certo, ella aveva riconosciuto il passo qualche secondo prima di lui ma non c'era bisogno di sfoggiare un ;

piccolo

dono d'attenzione come una prerogativa sopran-

naturale, e Caddi, serrate

tento che la Seragni

gli

le

labbra per dispetto, fu con-

alleviasse in parte

il

peso di quella

compagnia.

— il

viso

Un

salutino appena

acuto e frettoloso.

— disse — Vado

!

Doretta avanzando via

subito subito,

810

/ vivi e

non disturbo.

Affari

grossi

ragni ha lasciato tutto

subito

a

t'aspetto e

per

non

altri sei

col

fattore;

mie spalle

sulle

quando

Vieni

casa.

.norti

i

credi

t'aspetto. Lei, Caddi,

non

mesi,

;

capitano Se-

il

debbo tornare

;

completa

libertà

non

aspetti Silvio e la fine della guerra

per tornare a Torbassa. Se non viene per me, venga per

si

scuota, su

Ma

lei

quattro chiacchiere e una tazza

Non

!

la

Faranno

nostra amica ed alleata, per dovere d'ospitalità.

bene anche a

;

faccia l'incantato

di

tè.

Su,

permesso invecchiare.

è

già mentre pronunciava quest'ultime parole s'era

volta ad Arianna.



Colomba nera



!

e la baciò sulle gote.

professore, a guardarla bene,

direbbe ch'è una spia

? Ci



Dica,

un poco da lontano, non

si

compromette.

Così dicendo e ridendo s'allontanò. Intanto

il

vecchio

seminatore veniva incontro a loro su un nuovo solco, e

nebbia delicata, via via ch'egli avanzava,

si

la

faceva più

bassa.

Senza proporselo riva dell'Adda



e

;

Questo è

si

sedettero sul greto.

mio fiume

il

l'Adda. Di che patria siete



— Vi

passaporto

di

le disse.



Si

una

spia

?



rispose

lei

galiziano, io sono polacca russa,

sangue ebraico.

Non

guasta. Volete vedere

?

— Per questo — Per questo — Perchè dava

siete

venuta a Torbassa

?

?

vi

chiama

dirò quello che ho detto ai poliziotti.

Mio marito era polacco con una vena



?

Volete sapere se sono

francamente.

il

condusse la straniera sulla

Elio

noia sentirvi sorvegliata

?

vivi e

/

— vano

317

morii

i

Anche per questo. Avevo

certe amicizie che da-

nell'occhio... Socialisti...

— Siete Ella

darsi

Non

\iso, disse

il

?

come

sopracciglia

le

poi, allargando

;



Da quando

socialista ?

raccolse

volesse ricor-

se

:

lo so.

Un gabbiano

volò ad angolo sul fìume. Ella lanciò

un sasso che cadde con una percussione secca tra sassi, di qua dall'acqua.

— Voi qui — Dell'Adda, Di Minano. — Come dite con certezza siete di

gii altri

?

sì.

lo

state

Q\ii

!

come

vostra nascita,

ciati alla terra dalla

le

abbrac-

piante. Questa

è la patria. L'occidente è così. L'oriente è diverso.

Sulla

nostra pianura non abbiamo

come

un

qui,

piantato tanti alberi

reticolato per sapere

un

appoggiarsi. Erba, erba,

dove

si

cielo verde.

è,

tanti

patria sterminata. Mi ricordo l'ultimo verso di

che

netta

bambina

da

sapevo

d'erba, fino all'ultima stelluccia



Quando

Invece non mi spesso

Siete

farsi coraggio,

— —





manticheria

;

la

ma

si



una canzo-

all'ultimo

— disse

lui,

impercet-

disse

lui,

sorgendo in piedi per

romantica.

l'ho in odio.

come un

?

Voi invece

la vostra ro-

diadema... Com'è stata la

vostra vita ? -

La mia

vita ?

filo

quando...

ascolta volentieri,

artificiale e

portate

una

vi si ascolta volentieri.

Voi non siete romantico Forse

fino

è

».

dite di queste cose,

tibilmente trasalendo

— —

«

:

per

pali

La steppa



disse

lei

avanzando

il

mento



818

I vivi e

Non

è facile.

La

i

morti

racconterei meglio ai pianoforte....

se

sapessi sonare ancora.

— Con — —

canto e accompagnamento

?

Senza canto.

Ma

io vi pregherei di smettere.

O me

ne andrei. Io

non posso sentire nessuna musica, nemmeno un organetto. Mi torce. Non posso sopportare la musica proseguì ecci-



tandosi.



che tolga si

Mi pare che metta a nudo fondamento solido alla vita i

il

visceri e

come

;

nervi e

i

se la terra

squarciasse. Raccontate in prosa.

— golare.

Curioso

Volete sapere se ho avuto una vita

!

irre-

L'ho avuta irregolare. Mio marito era un uomo

crudele e grossolano.

— — — Vostro — mio

Si capisce. Si capisce.

Mio

figlio

figlio.

Si,

figlio...

!

Che



Non

l'avrei

Non mi

Non m'è mai

passato

?

pensato mai.

per la mente che aveste un

?

sorprendente

c'è di

credevate capace di essere madre

figlio.

Vostro

figlio ?

— Me tolsero quando aveva due anni. — E non ve ne più occupata — Me ne sono occupata quanto ho potuto. lo

siete

?

voialtri esagerate l'importanza della maternità. Ci gli

fra

esseri parentele misteriose

madre



Ma

qui

sono

fra

più importanti dei rapporti

e figlio. Soltanto gl'illuminati le conoscono.

V^oi siete

illuminata

Ella non rispose,

ma

?

disse dopo una pausa non ho mai dato peso a quello che mi accadeva ogni giorno e per questo sento di essermi mantenuta pura.



Io

;

:

/ vivi e

Ho

provato anche

la

i

819

morti

fame per un anno a Roma, ho dormilo

una camera con una ragazza finlandese che avevo conosciuta in un caffè notturno. Ho avuto anche gioielli. C'è chi dice che ho fatto del bene e chi dice che sono senza cuore. Ho \issuto in viaggio. Tutto questo vi pare roin

mantico? Sinceramente



sima e stridula

la

voce divenuta acutis-

dolore, la passione,

il

di averli recitati, in

— disse con

buona

Una

fede.

ho l'impressione

parte di me, la più

profonda, assisteva alla recita. Io mi guardo dentro una fontana, e vedo la

mia

un

faccia,

pieghettine dell'acqua che

le

fiore

sopra

il

mio

che mi camminano addosso.

mia vita vera

È

è un'altra cosa, e

si

muove sopra

collo, gl'insetti acquatici

vero,

non

la

e

non è

vero.

La

posso dire in nes-

suna lingua.

— —

Soltanto in musica ?

Non

più

cortesemente,

;

nemmeno

ma

gli

in

— disse sorridendo freddi come prima. —

musica

occhi erano

Forse vi farebbe bene raccontare la vostra \ita.

romantico scambiarsi confidenze sulla riva

— lare.

Io

non ho avuto una

Non ho

vita

mani

sulla schiena.



si

Io

né regolare, né

molto

irrego-

facendo qualche passo

Ma non

ed alzando la voce, per non udire scienza,

L

un fiume,

vissuto.

Cosi disse Elio pianamente, e tenendo le

di

il

potè contenersi,

rimprovero della co-

sfogò.

non ho vissuto che per pensare

alla morte, per

temerla ed amarla. Questa disposizione c'era già nel mio sangue, da quand'ero fanciullo, fi^ip'aveva svogliato di tutto.

Ma quando mi

sono ritirato qui, con

la

speranza che

la terra mi guarisse, o per sentirmi più caldo

accanto

320

a

/ vivi e

mia

cosa

madre,

terribile.

quattro

Mio

anni

siete

m'è

fa,

morì

fratello

una disputa violenta con me, non

morti

i

il

? )

che cos' è sentirsi

fratelli. Gli

dissonanze di voce quando

le stesse

torto era mio.

Bisogna sentire

è questione di torto o di ragione.

capace

dopo

improvviso

all'

in cui

una

accaduta

s'

stessi

Ma (

ne

gesti,

è in collera, lo stesso

odore, due volumi d'uno stesso libro, due foglie attaccate a

un ramo

invisibile.

cameretta e fatto

i

Da bambini avevamo dormito nella stessa compiti allo stesso tavolino. Quando ac-

compagnai il funerale sentii in un soffio di vento la... putrefazione. Era certo una follia impossibile perchè c'era la cassa di zinco. Ma da quel giorno c'è stato sempre quell'o;

dore fra di

me

e

bambagia

il

mondo pungente, ;

intrisi di

;

penetrante, due batuffoli

morte in fondo

alle narici. Io

non

vìvo, io sono morto. Vedete quel fiume che scorre e pare

perpetuo

?

poco non

si

Ma

se la sorgente è disseccata,

vedranno che

il

letto e

i

sassi

fiume. Certe volte sento altri odori di

;

esausta

!

Fra

lo scheletro del

mio

fratello vivo,

quell'odore di sudore acido e caldo, quand'era affannato dalla corsa e dalla fatica. Ciò che è insopportabile è che

non distinguo più fra me e lui, e non conosco più i confini di me stesso. Che cosa sarebbe una madre che portasse il figlio morto nel ventre e non potesse liberarsene ? Mi trascino come se ima parte di me, una gamba, un braccio, fosse cadaverica e non fosse possibile tagliarla. Se non pensassi a mia madre mi lascerei morire. Queste ultime parole le disse senza voce, ma non volle piangere. Ella lo guardava con occhi ardenti come fiaccole.

— Voi mi fate dir tutto — — È mia madre che mi trattiene a egli

candosi.

riprese, rinfran-

mezz'aria spor-

vivi e

/

con

geiidosi nel vuoto,

^51

nnrtt

i

sue povere iorze, poveia veccaia.

le

lo sono nel vuoto e gli orecchi mi ronzano. Capisco benis-

simo che questa

ma non può

mia ragione

è pazzia, e ia

come me, dovrebbero

pazzi

veglia,

respingere quest'obbrobrioso

inganno della vita. Avete letto Pascal " Storia del genere umano *' ?

dia a

contempla,

intervenire. Direi che tutti dovrebbero essere

scosse

il

capo negando. Ed

Leopardi

?

egli, postosi di

La

?

fronte

che stava seduta su un sasso tenendo un ginocchio

lei,

mani intrecciate

fra le



sperare, odiare

agire,

vivere,

:

uomini sanno che devono morire, e possono

Gli

etema, e

La

notte

uno

zolfanello, e

è

Quale assurdità

!

I

cuore della notte s'accende

nel

spenge prima ancora che

vento

lo

consumato. Uno strepito

di

il

perfino

sia

una luce che fa diventare ironiche le stelle. Ed esse pure morranno. Questa è la nostra vita. La sentenza é pronunciata, e da un mo-

mento

all'altro

vedremo

gionieri nel carcere

Che

il

un

istante,

carnefice.

giochiamo

È

la sfida alla

morte.

perchè hanno scoperta cano.

Non

la

È

diss'egli

bella. Gli

morte,

possono fuggire, e

la

— lo —

la

pri-

ho orrore e mi vergogno.

Le pupille

— — il

1

Ieri ?

gli



l'affrontano, la provo-

il

— vorrei amare destino

;

e

la

morte,

invece

ne

Ieri...

lampeggiarono, e

domandò

uomini, appunto

cercano.

blandamente

perchè tutti dovrebbero amare

21

ntanto noi

anche rissiamo.

cos'è questa guerra ?



che

Ma

alla vita, e

lei

la

voce

gli

scattò;

senza impazienza.

ho scoperto che un mio antenato fu ucciso e suo conio fu steso per l'appunto nella stanza dove Ieri

VIVI e

1

murti.

S22

/ vivi «

io...

i

morti

non furono mai scoperti. Non posso pensare a due cose funeste e contraddit-

vivo. Gli assassini

meno

fare a torie

che

;

di

l'assassinato redivivo, un'altra incar-

io sia lui,

nazione del misero zio

me

accanto a

cordo pensando che

che

Alvise, e

io sia lui nel

Ve

Anche

il

Alvise.

sedette accanto a

Si

lei



perdeva

l'aria é

— esclamò,

Eppure

in

prima

patii

e strinile

i

d'ac-

mascelle.

le

mirando incantato

un segreto translucido

limpida e

di nascere.

denti per non farsi

tremavano

sopraffare dalla commozione. Gli

bella.

metterle

sonno, e un altro quando i

non con quell'atroce violenza che

si

di

confini di me stesso. l'ho detto che ho perduto nome di Eliseo che cos'è ? Un travestimento di Non mi spiego la disperazione della mia vita, se

veglio.

che

suo spirito abiti

il

mia stanza. Cerco

nella

l'altra riva

di tronchi e

rami



pnmavera che giunge pare una cosa

la

Aiutatemi voi ad amare

pensiero della morte.

il

Così dicendo, e senza guardarla in viso, s'alzò. Anch'ella si

alzò,

stando

camminarono accanto, un

e le

foglie secche.

letta di bosco,



ma

La prima

Una

po' discosti, calpe-

grande come una vio-

farfalla

color d'oro, passò innanzi ai loro occhi. farfalla dell'anno

— disse

Elio.



Mia

madre, quand'era giovane, diceva che è buona fortuna incontrare



farfalla e

— ruppe

la

prima

farfalla dell'anno color d'oro.

Bisogna vedere

Una

lui

la

morte

— disse

lei

— come una

non come un vampiro. farfalla

scura! una

farfalla

nera

I



pro-

con ardore arrestandosi un attimo e guardandola

tutta dal capo ai piedi.

Subito ripresero e ritmato

come

se

li

la via

;

e

andavano con un passo lento

accompagnasse una musica d'adagio

/

i

tempo.

— con

Una

porta aperta.

grande, venne a battere sulla



Io la potei guardare

lì.

— narrò

sera dell'estate scorsa

le finestre e la

828

morii

frantumate dai tacchi misuravano

dì cui le foglie rigide il

vìvi e

;

occhi che schizzavano fuori.

Una

campana aveva

La

so,

come

La

lasciai, e si scagliò

— leggevo

del lume, e

molto si fer-

enorme e

la testa

gli

mio pugno,

chiusi nei

una vibrazione robusta, che pareva

sentii

lui

farfalla scura,

elettrica,

e

non

quella delle lampade ad arco che s'accendono.

contro una parete

;

tornò

al

lume

;

balzò contro un'altra parete. Questo accadde parecchie volte, e ogni volta

batteva

la testa

con un tonfo sordo e

violento che pareva se la dovesse spaccare.

La

luce l'affa-

scinava e r inorridiva. Io assistevo palpitando, e sapevo

zona

d'essere crudele. Finalmente usci dalla

traversò una finestra, e

profondo, sapete chiglie.

Un

?,

come

fiJò

di luce,

nell'oscurità con

quello che

si

at-

un ronzio

ode dentro

le

con-

ronzio di violoncello. Mi pare di sentirlo an-

come se volasse ancora, sempre, nella tenebra fresca, e non potesse più sbattere la testa contro nessun muro, non più farsi male. È questa la vita, la morte, no ? Una prigionia nella luce, un timore spaventoso ai ardersi,

cora,

mio

stacco,

scura

No

!

una

—E — Ma

sulle

sonno

?...

fuga,

un balzo nella tenebra,

nella

fre-

?

tenebre

almeno

ci

le stelle

— proclamò

sarà dopo la morte

Voi potete parlare

coi

morti

?

lei.

un lungo lungo Fatemi parlare

coi miei morti.

Ella tacque, ed egli disse, alzando la fronte



Non ho

:

più nessuna curiosità se non di quello che

324

/ vivi e

è eterno.

Non ho

mt^rti

i

né fame se non

sete

di cibi e di

bevande

immortali. Ogni altro desiderio s'è spento.

andarono,

Così l'ebbe

messa

quasi sempre in silenzio, finché egli

sulla via di Torbassa,

proseguì per suo

e

conto, solo, verso la Cascinetta. Fatti alcuni passi,

a guardarla, e

la \'ide alta e diritta,

turno vestito di gramaglie, e anch'ella

con

la

mano, sicché

peva nella memoria

in

di lei

voltò salutando

si

allontanava

si

futilità

giarde, e la voce ricordata gli

mondane

e accelerava

il

corrom-

in pose

bu-

sonava acre e discorde.

nascosto se stesso a tutti quanti ;

gli si

e

pentiva della confidenza e dell'abbandono,

se stesso

not-

ne sentì turbamento e dispetto.

egli

Via via che l'immagine

voltò

si

come un albero

e,

finché

egli

Si

che aveva

aveva potuto, a

passo sentendo d'arrossire.

madre parlò soltanto del pranzo in casa Seragni, nominando appena l'ospite e discorrendo soprattutto Alla

di

Ferrata e del

e la sera

si

scomparso.

figlio

sentì

Ma

tutto

male, con la nuca e

il

pomeriggio

occhi dolenti,

gli

né trovava sollievo che passeg-

incapace d'attenzione

;

giando vanamente su

e giù pel magazzino. Gli pareva ch(

dall'armadio scassinato e vuoto venisse e lo gremì di

libri,

un fuoco

contemplandolo

vampa a

smemorò

di sé. Sull'imbrunire

forte nel camino, e gli sedette di contro in

V'era, venuto chi cui

gran freddo,

compiacendosi dell'occupazione mec-

canica che per un'ora lo accese

ini

ozio

bramoso,

senza

battere

sa donde, anche un ceppo

lingua di drago, cuspidata

ai

ciglio.

d'olivo, la

margini,

si

distingueva dalle altre per un denso e vorace pallore d'in-

vivi e

/

eendio sotterraneo. Egli

i

825

morti

pensò

metalli



uicaiidescenti

nel ventre della terra, ai fuochi fatui alitanti



Ecco

fuoco divorante

il

aveva

l'espressione che

— disse fra

letta nei

sui cimiteri.

sé,

ricordando

di teosofia.

libri

dice che io sia senza peccato mortale ? L'accidia

E, arrovesciato

Chi

il

suo

!

capo, provò a immaginarsi

il

corpo sulle fiamme

;

l'odore d'arso,

dolore del cuore

il



primi morsi del fuoco alla pelle,

i

che

vorrebbe uscir

dì gola.

quando si fu steso, si sentì la testa grossa come quella della farfalla notturna,

Poi, la sera,

e pesajite, smisurata

Volentieri l'avrebbe lasciata spenzolare giù dal guanciale,

giù

verso

ma

obbedendo

materasso,

dal

senza

male

fargli

lo

E, certo, non udiva

la terra!

rumori

che

terra,

di altre notti;

aveva steso palpebre immateriali più im-

orecchi

che chiudono gli occhi. Stava a

|)enetrabili di quelle

nuovo, aprendo quelle palpebre





certo

dall'intimo,

reali dei suoni

gueva la

i

la

era persuaso di non udirli perchè non voleva, perchè

sugli

tli

forza invisibile

alla

teneva pei capelli. Verso

notte e

nare,

la

strappo,

Ed

vita

non per questo erano meno

i

viventi

;

j»li

pareva

di

essere durante

ore di solitudine nel regno dei morti e di tor-

appena per poche ore

dei \nvi.

che

le

lui udirli

suoni che partivano

che sono uditi dai viventi. Oramai distin-

sé ed

fra

ma

ai

in

terrena

come

del giorno, nella

questo pensiero

la

gli

luce

si

compagnia

sprofondava, pensando

sparisse a grado a grado,

diurna

in

senza

un lungo crepuscolo

boreale.

Perciò in casa

il

giorno dopo e tutti

gli

altri

giorni

tornò

Seragni. Qualche volta v\ giunse all'ora del

tè,

826

vivi e

l

tiorti

i

tornò frettolosamente alla Cascinetta e subito dopo pranzo

ricomparve a Torbassa. Qualche altra volta

tratten-

lo

nero dal pomeriggio a mezzanotte. Con Arianna s'incontrava anche fuori, ora, e laggi,

i

dove già s'accendevano

mostrava

le

casamenti

vecchi

le

stufe per

chiese dei

le

Bedra,

di

case

le

bruchi misteriosi dal colore bianco e nero

dei

chiaro di luna velato di caligine, che alzano

ed

afflitte

volare. Poi

da

verso si

fogliame, verso

il

l'ali

come

se

uno

teste brutte

di

bianchi,

fili

guardasse fra

li

e dentro quella prigione

;

le ciglia,

foggiano

si

e la libertà.

Erano

finite

lunghe conversazioni con

le

lunghi silenzi consapevoli

con

le

bosco, e vorrebbero

il

chiudono dentro una trama

cui traspaiono

a palpebre strette

i

Le parlava come un

bachi.

i

vil-

contadine

la

quando

si

madre,

la

parlavano soltanto

mano filiale, più larga ma più debole, abbandomano materna. Chi è |X)i gli domandò una mattina quella

nata nella







forestiera ?

— — — — —

Una maga

rispose lui

Sarà



pure

;

e volle ridere.

forse.

ammise

il

figlio

con indifferenza.

Guardati.

Che vuoi che cerchino da me

Fra poco saremo tutto.



!

Un'avventuriera

al

verde, e

i

La signora Nassim può aspettare toma dalla guerra.

avventuriere

le

contadini

ci il

?

mangeranno

figlio

di

Giu-

seppe quando

Ella lo scrutò con uno sguardo che non lasciava presa.

— (iel

Doretta

marito



aggiunse



al fronte. Si diverte.

non

si

dà gran pensiero

/

— — —

Ma non

vivi e

quella tale ?

lei

ho ben capito, da qualche mese non riceve

se

E

un rublo bucato. Poteva

827

mamma.

diverte affatto,

si

Cos'è venuta a fare da

Ma,

morti

i

dire

sfrutta le amicizie ospitali.

senza

cosi

credersi

falso,

perchè da

lontano non poteva pensare a quella donna senza un sen-

Ma non

timento più forte dell'antipatia. ordinare

i

curava più

suoi sentimenti e di tenerli in riga.

A

di

casa Se-

ragni, quando non c'erano intrusi e specialmente quando non era annunziata la visita di don Fausto, si parlava molto di spiriti e di vita astrale e di reincarnazioni. Do-

retta

diceva ch'era

e

meno

e

un paio

costoso

ma

;

il

vecchio Ferrata

ci

si

appassionava,

non potessero

fornirgli notizie di

crollava la testa, sconsigliando lo spiritismo

minati,

i

quali,

del poker

domandò con voce tremante ad Arianna

di volte

se gli spiriti

un gioco più drammatico

ignorando

le

leggi

e

le

Mario. Ella ai

non

illu-

sdruc-

gerarchie,

ciolano nella magìa nera e nella superstizione. Prestava, ai

pochi degni,

a

libri

sani»,

o libri

seri»,

specialmente quelli

Blavatsky, e ne faceva commissionare,

di Steiner e della

a grossi pacchi, da Doretta nelle librerie di Milano.

In generale esclusi

i

profani

e

visitatori

i

da queste conversazioni, e

dava dal timore che sua moglie o perne qualcosa.

Il

circolo, anzi

mavano, era costituito da Caddi parlava ormai

lui e

il

avventizi

erano

il

conte Ferrata trepi-

le

figlie

venissero a sa-

quadrato, come

lo chia-

Caddi e Doretta ed Arianna.

delle sue ansie, delle sue speranze, e

della curiosità dell'oltretomba, senza

riserbo,

loquacità che lo rendeva irriconoscibile a

lui

e con stesso

;

una sol-

tanto taceva di Michele e di Alvise, e aveva pregato A-

828

/ vivi e

nanna

di

serbare

prove

!

Una di

la fede

Certezza

!

alle dottrine dell'ospite

che non discute, e spesso

palma rovesciata

diceva, battendo la

Prove

Ma

segreto.

il

negava ostinatamente

morti

i

!

sera a fine di pranzo ella

ginocchio

sul

Vedere, sentire

anche prima

alzò

si

Doretta, e con una eccitazione che



:

!

le

era insolita, col

avvampato da uno scuro rossore, pronunciò È tempo di dire le cose come stanno. Nessuno

^^so

:



quelli che

ho conosciuti in

come

zione

lontà per

vocazione.

alla

il

suo

Deve

nome

seo per l'Eliso

;

manca

gli

Il

suo dubbio è

volere,



Lasciate

Non ha

pigrizia. Si ribella

deve volere

il

nome

II

!

nome

suo

codesto

;

Eli-

del sole, per l'isola del sole!

Così dicendo irrigidiva estatica ^

la forza di vo-

stesso rivela la predestinazione

Elio,

di

all'inizia-

che portano l'illuminazione.

gli esercizi

l'attenzione concentrata.

stesso,

Ma

Eliseo Caddi.

chiamato

è

Italia

nome

il



!

collo e lo sguardo.

Caddi,

gridò

che

frattanto s'era alzato, e aveva udito l'apostrofe appoggiandosi con tutte e

voltò

le

spalle

due

mani

le

agli

altri

sulla

tre,

mensa. E, tremante

dirigendosi

verso

non s'avvide che Arianna barcollò

sicché

e

d'ira,

l'uscio

Doretta

;

la

sorresse.



Sono stufo

indietro,

di

nonostante

i

queste favole cenni

— Stufo,

faceva di calmarsi.

si

della

chia-ro-ve-ggenza superiore

come

si

sono

? M

Fio-ri di loto

?

Citeremo...

»

Quando

svi-lu-ppa-no nel si

gli

gli

s'è

organi

E E come

corpo a-strale.

chiamano

!

È Rudolf uno scribacchino qualunque; l'.A-

L'ho imparato a memoria.

Steiner che parla, mica

tornando

disse

stanco, disperato.

ben bene concentrata l'attenzione

chiamano



premurosi che Ferrata

/

mondo

ristotele del

due

astrale.

petali, colloeato

sopracciglia,

laringe

fiore di

Ah

Indigesto.



!

ah

ah

!



a

fiore di loto

il

alle

nelle vicinanze della

petali,

loto in fondo allo

cara,

Sì,

Citeremo

approssimativamente frammezzo

cuore, e inoltre

il

nel cavo dello stomaco.

un quarto organo questo

«

829

morti

a dodici petali presso

fiore

il

;

i

a sedici

fiore

il

vivi e

»

Specialmente

stomaco mi dà

fastidio.

!

diceva frattanto Arianna, seduta in



una bergère, a Doretta che le teneva una mano sulla fronte un sorso d'acqua, forse con una goccia d'arancio. Oh non

!

è nulla.

La

serata fu breve e Caddi

Temeva

scuse.

fino all'alba,

l'insonnia,

quando

congedò mormorando

svegliarono

le

dormì senza sogni

campane con suoni

che ne parevano rapite esse stesse nelle

cosi alacri e volanti

lontananze dei

lo

si

invece

e

cieli.

Egli fu contento di ricordarsi ch'era

domenica, e vestitosi in fretta e salutata

l'aria

candida e

rosata attese con impazienza che fosse l'ora d'andare a

messa con

la

madre, come non faceva più da tempo. Gli

parev'a di star bene.

Ma tino,

si

madre, nella luce sfolgorante del grande mat-

la

a\ vide ch'egli era mutato, e ne

busto nelle viscere come se

mente

egli

si

provò un tram-

sentisse venir

meno. Vera-

era mutato da parecchio, o per meglio dire

mutava insensibilmente di giorno in giorno, sicché la madre s'era fatta velo della consuetudine e dell'averlo sempre d'altri

i)resente per

tempi. Ora

non comparare

la differenza le

rivelazione. Gli occhi di

benevoli,

lui,

il

suo aspetto a quello

balzò innanzi

che erano

stati

come una

umidi,

erano divenuti aridi e erranti, con

le

lenti,

pupille

830

/ vivi e

insospettite e scorie di

cornee

luce giallastra disseminate nelle

guance, che prima scendevano brune e

le

;

morti

i

lisce

dalle tempie agli angoli della bocca, ora erano affossate e

tranne due segni

pallide,

cima

in

come

agli zigomi, rossi

il

belletto.

Ella pensò di venirgli

mente

memoria

— ti

per

te.

Non

frugò perdutala

gli disse

— non devi credere che

mamma

la

qualche cosa ed abbia segreti

t'ho mai parlato del povero Alvise...

il

braccio di

lei,

e subito lo riprese





egli

perchè

ne parlava neanche fra noi vecchi. Era un disgra-

se

ziato,



Elio,

abbandonò non

e

e l'istinto le offrissero.

voglia nascondere

tua

in soccorso,

afferrando la prima occasione che

in se stessa,

un poveretto.

Tossì per continuare

pianamente



;

prevenne dicendo

e

il

i

morti, che ne

figlio la

:

Lasciamo dormire

hanno tanto

bisogno.

Ma,

fino

se

parsi di Alvise e

allora

s'era

forza per

fatto

non parlarne né chiederne

non occu-

notizie ad al-

cuno, quel pomeriggio s'avviò decisamente e senza nessun dibattito o deliberazione interiore

da

don Clemente, e

poi dal maestro comunale, e poi dal vecchio oste Baranza,

ch'era celebre perchè sapeva tutte

Fingeva

di rendere

una

visita, di

guerra, di voler bere un gotto storia di

combinare

;

le

storie di

domandare

ma

Minano.

notizie della

voleva conoscere la

Alvise Caddi, e strada facendo s'industriava a i

modi più naturali

e disinvolti

d'entrare in

discorso.

Memorie sbiadite

e

quasi spente, così poco notevoli

f

anche pei più vecchi

guardo verso

il

vivi e

881

Forse anche vollero tacere per

!

congiunto.

gran che da aggiungere

gliere

morti

i

ri-

quale non riuscì a racco-

Il

pochissimo che già sapeva

al

o aveva indovinato. Sapeva che Alvise era fratello

di

suo

nonno, e s'immaginava che fosse venuto su nella cascina

Po

di cui

il

gran cacciatore, odiator dei francesi, era a quei tempi

Non

tabile.

fit-

sapeva, né apprese neanche quel giorno, se

fosse figlio della stessa

tolto tre mogli, di

sul

suo bisnonno, corpulento, formidabile bevitore,

madre

una dopo

perchè

;

l'altra

il

bisnonno aveva

con l'intervallo d'un anno

vedovanza, sebbene poi dei suoi

uno

figli

solo lasciasse

discendenza. Apprese che Alvise fu chiuso in seminario

contro genio, e ne uscì senza prendere

gli

ingiustamente passò per prete spretato, e

ordini. Perciò

padre non

il

gli

Passava anche per

volle perdonare (o forse lo maledisse ?).

fannullone e strambo, e viveva più di soccorsi procurati dai fratelli che di lavoro, leggendo, senza tutti

libri

i

su cui potesse metter mano,

da poeti e

e libri

capriccio,

libri

proibiti.

non leggere più una

non dar più molestia

A

un

mai da

libri

stancarsi,

professori

un

tratto gli venne

riga, e levarsi di

ai fratelli. S'era fitto in

tomo

capo

per

di di-

ventare analfabeta e di campare d'erbe e d'elemosina, e

andava vestito

pel

piano e pei monti, barbuto,

canterellando,

estate e inverno d'un camiciotto che lavava lui

stesso nei fossi standosene a torso

nudo

finché

il

sole e

il

vento non l'avessero asciugato.

Baranza aveva sentito parlare della borsa che portava all'avambraccio, piena sassi.

Chi lo credeva danaroso e chi carbonaro.

osò

prete

il

«

a

modo

di vimini

d'erl)e, di radici e di

suo era un santo

».

«

Forse

Una mattina

»

lo

8S2

/ vivi e

trovarono

morti

i

bocconi,

raggricciato,

sulla

riva

dei

canale

presso la Cascinetta, trafitto da molte coltellate. Così riordinava Elio

nando a capo chino verso di

le

risultanze dell'inchiesta tor-

casa.

E

fantasticava che la follia

tempo che usciAUan Kardec. Quando a-

Alvise fosse scoppiata su per giù nel

vano

primi

i

persc

il

libri

cancello,

di

spiritici il

crepuscolo era ancora chiaro

;

ed

egli

vide Angela, seduta nel portico, che tesseva neghittosa-

mente una scicava Gli rise

stuoia.

dava

venne voglia

di sederle di fronte,

domandò

le

Hai mai sentito parlare

ed

ella gli sor-

:

di Alvise, quello

che an-

in camiciotto estate e inverno ?



Lo scemo

?



disse Angela senza

mutar

sorriso

Quello che andava a bocca aperta e parlava con

angeli ?

Me

lo

diceva

Allora egli sentì

ma

Diveniva grassa e melensa, e stra-

parole.

a lungo. Subito

— —

le

contenne

si

mosse.

Il

;

e

gli

mamma.

la

un impeto

a casa Seragni, anche nei due giorni seguenti non si

terzo giorno

montò La

strada quasi tutta in volata.

di correre

sulla

bicicletta,

luce della

e fece

la

nuova primavera

era brusca negli anfratti delle nuvole tortuose che gremi-

vano

il

cielo.

Trovò Arianna

e Doretta sole sulla veranda, e alle

due donne raccontò ogni

cosa, sorvegliandosi per

non

in-

trodurre nei fatti la sua commozione.



Una

di (}ueste sere

visitare in commitisione

il

— disse

Doretta

magazzino

— dovremmo —E

spiritato.

disse

833

vivi e i morii

I

né incredulità né passione, come se parlasse d'un

così senza

convegno mondano. Uscirono a passeggio tutti e tre Doretta, per timore della pioggia,



Quello ch'è più caro

al

;

ma

nostro cuore

dovrebb'essere vero. L'abbiamo nel cuore

timento e una promessa. Io sento

mi pare più

quello che



Che cosa

vi

rianna camminando



— disse Elio —

come un

bisogno

il

conoscono

pare più bello

?



anteriore, quel risorgere con il

credere a

domandò A-

gli

in fretta.

Quel vivere e rivivere e reincarnarsi

l'esistenza

di

di cui

non pagati

del-

rimorsi che

non

il

Dio che vuole sovrac-

caricarci cosi ? dite di che ci punisce tutti quanti ?

morti dormano a lungo

i

parlano

peccato da espiare, amica cara, mi sembra una

sorte terribile e infernale. Qual'è

bello che

presen-

bello.

vostri teosofi, quel risuscitare coi debiti

i

levò vento, e

si

lasciò soli fuggendo.

li

il

Mi pare

sonno dei morti e che

un giorno col loro corpo giovane e gli occhi per vedere e le mani per stringere, ciascuno accanto a

si

risveglino

amò, sai>endo il suo nome, ricordando il dolore. pure per un giorno solo, per un'ora sola, ma senza

quelli che

E

fosse

angoscia e fiacchezza, nella luce divina

M| pare

bella la

!

sani,

eroici,

perdersi

!

Resurrezione

fraterni

dimenticare della Carne

!

!

e poi sparire

per l'eternità

A

!

questa vogUo

credere.

Parlava quasi implorando e cantando, sebbene respirasse forte per tenersi a paro di

rava

il

lei

che sempre più accele-

passo. Alcune grosse gocce di pioggia caddero a

una a una «uà. Essi

sul sentiero e sui rami, ciascuna

vedevano vicino

il

con una voce

cascinale grande dei Seragni,

884

/ vìvi e

morti

i

dalle molte tegole che scurivano sotto

il

cielo, già fra

poco

vespertino, ove le nuvole s'allungavano ingoiando la luce.



— disse Elio nel vento che parve prorompere dalla terra — anche voi non avete voluto che Perchè

ci

amore con

donna che mi amò

la

— Perchè amavo per me — — Non vero Non è vero. vi

è

fosse

?

disse

lei

correndo.

1

Giunsero sotto

la

pioggia tempestosa

tettoia nell'attimo

stesso

scatenava. Placarono

si

il

che

la

La

respiro.

pioggia imperversò a scrosci e a sobbalzi, e sotto la tettoia

aperta dall'una e dall'altra parte scattavano frustate di

vento cariche di un'umidità bluastra.

un poco bagnato titi

alle spalle, e

Il

Si

accostarono

muro per

al

Vi ricordate

?



era

ripararsi meglio.

disse Elio,

additando

delle il

vasta

— Ho

freddo





disse

allungavano due pieghe

le si

la

una voce che non serbava nessuna eco Vi ho condotta pronunciate nel vento. domande primo giorno. Vi ricordate dei cavalli, Folo e Titano ?

corte deserta, con

si

lei

erano appiat-

si

sul collo.

— qui

vestito di

capelli le

i

lei

cerchiavano d'occhiaie.

gore, e

un

Ella

rabbrividendo, mentre

ai lati della

La

bocca e

le

le

palpebre

pioggia cantò in tutte

le

altro velario di luce sparì.

si

volse tutt'intorno,

come per

scoprire

un

ri-

paro meno battuto dalla pioggia e dal vento, e vide che sotto la tettoia era di legno



appoggiata

Qui

Quando





un al

per una scala

disse fra le labbra, e salì quasi correndo.

fu giunta

Salite.

fienile cui si saliva

muro.

si

sporse, e

chiamò

:

/ vivi «

Non

si

vedeva se

i

882

morti

sorridesse.

Elio cominciò a salire più lentamente, quasi in cima temette che la scala

Ella con una le

mano tenne ferma

ma quando

fu

pencolasse, ed esitò.

la scala, e

con

l'altra strinse

dita di Elio e lo aiutò. Com'egli fu sull'ultimo scalino,

per tutte e due

lo prese

Non

si

tegole,

udiva che e

il

la

respiro di

mani

le

pioggia Si

lei.

e lo attrasse verso di sé.

correre velocemente

vedeva soltanto

il

sulle

bianco ce-

ruleo dei suoi occhi senza pupille.

La pioggia durò poco terra

apparve un'ultima

;

poi

luce.

si

chetò.

E

sul cielo e sulla

XI.

22.



I vivi e

1

morti.

Ora di

ella

non seppe più

pranzo Elio



le

disse

resistergli,

la fine

:

dobbiamo

Finalmente

quando verso

Domani sera ? Ma vostra madre ?

esplorarlo

magazzino

il

degli spiriti.





esitò

lei,

sfuggendo

al

suo

sguardo.



Allora sarà meglio qui.



Qui

versargli

A

— disse serenamente Doretta,

da

bere.



continuando a

Ammetteremo Ferrata

tavola erano loro tre

soli.

?

Alcuni pochi visitatori

sopraggiunsero alla spicciolata, parlando tutti del mal-

tempo, tra

i

quali Ferrata che Doretta avvertì confiden-

zialmente. Elio cavò fuori dal taschino parecchie volte

l'o-

rologio.

La mattina dopo, per tempo. Arianna gli mandò il non conosceva, con parecchie pagine, qua e là, ripiegate agli angoli, e i passi ch'erano semlibro di Crookes, ch'egli

brati più notevoli alla lettrice distinti

o con unghiate,

cosi forti

su certi versi che l'occulto, e

il

da parere

con

virili.

tratti di

Egli

si

matita

soffermò

professore di chimica, incantato dal-

divenuto poeta, scrisse per

medianica Katie King.

la

sua ispiratrice

840

/ vivi e

morti

i

Intorno a sé creava un'atmosfera di \ita. I suoi oc-

«

chi facevano più splendida l'aria.

sarebbero detti pieni verenza, piedi

non v'era

e

idolatria

belli e soavi e

sentiva

lei si

prostrarsi

nel

ai

si

ri-

suoi

».

Li

rilesse

comparando mentalmente l'immagine

Katie a quella

bionda quanto zione e

cede

Erano

Innanzi a

di cielo.

fremente

di

una trepida-

e provò

simile forse a quella che pre-

sottile,

mare. Tutto

;

giorno notò con una attenzione

il

suoi propri stati d'animo, e gli pareva d'essere

i

doppio e d'avere in sé medesimo un malato e che l'osservasse. sere stato

di

senza dubbio tanto

l'una

oscura

l'altra era

una nausea

mal

il

Arianna,

di

il

Non

si

medico

il

rendeva esattamente conto d'es-

giorno innanzi l'amante di Arianna, e avrebbe

un sogno

preferito di crederlo

;

ma comunque

era certis-

simo che non sarebbe avvenuto mai più. Nel pomeriggio sentì

ondate

di calore

mutarsi a tratti

improvviso scottargli

battito dei polsi e

il

un

le

orecchie e

disordine,

un man-

camento ansioso, turbargli precordi. Credette per breve tempo d'avere la febbre, con quella sensazione del sangue amaro e prigioniero e colori delle cose gli s'intrisero di i

i

;

fulgori rugginosi

e

La

violetti.

sera,

ventilata e buia,

gli

sopraggiunse benefica.



Non

hai

l'aria

di

star troppo bene,

Elio



gli

disse a tavola la madre.

— Così — rispose — Esci stasera — Sono Sarà

lui,

e

non prendeva

cibo.

?

incerto.

Pochi istanti dopo udì si

fermava innanzi

all'uscio.

meglio che gli

resti

a casa.

sbuffi dell'automobile

che

/

— E lino

vivi e



Tornerò presto

scese quasi subito

;

i

841

morti



soggiunse.

ma

ponendo

M'aspetti ?

piede sul predel

il

ebbe l'impressione che non avrebbe visto mai più

la

sua casa. La luna non era ancora sorta nel cielo fresco e

nuovamente gli

sereno, e

ricordò la farfalla

nell'oscurità, sicché





Arianna

i

il

fruscio delle ruote, soffice e veloce,

notturna volante dalla zona di luce

lumi

di casa Seragni lo abbagliarono.

disse Doretta

azzurro, e ho dovuto disporre

i



mobili a

deve credere che tengo una

vitù

coppie

!

ha scelto

modo

festa

il

La

suo.

da

salotto ser-

Due

ballo.

Ferrata ballerà con me, fante de mieux.

Ferrata

s'

inchinò

compitamente,

ma

si

rimise

a

tormentarsi la barba. Aveva gli occhi fuggevoli come queUi d'un cavallo ombroso e si capiva che non prestava attenzione al tono mondano della padrona di casa. La quale presto desistette, e tutti restarono in sie accesi

;

lenzio; finché Elio lasciò nel piattello la sigaretta

appena

cominciata. Allora Arianna, che non aveva ancora pro-

nunciato una parola,

si

alzò e guidò la piccola compagnia.

Egli t»ovò la donnaindicibilmente mutata,

divenuta senza paragone più magra e più

comese fosse con un pal-

alta,

lore virgineo sul viso affilato e gli occhi rimpiccoliti,

perscrutabili, dentro le occhiaie lotto,

ad angolo. Entrata nel

accese una lampadina portatile che stava su

gheridone, e spense la lumiera a

cristalli

con

sa-

un

gesti signifi-

canti e rituali. Egli, traversando la soglia, lottò

ma

im-

contro

donna soffriva e che una volta si portò la mano alla gola come se le mancasse il respiro. Prima di sedersi restò un minuto secondo, dirituna ripugnanza

;

s'accorse che la

ta e impercettibilmente vibrante, nell'atteggiamento

deliri

842

/

canna che aspetta

e

t'ivi

i

morti

ventata o dell'animale che fiuta

la

l'arena.

Molti mobili e tutte

una metà

alla rinfusa in

era disposta per lungo

con quattro seggiole fila,

le

poltrone erano stati raccolti

del salotto, al termine della quale

una tavola cinquecentesca massiccia cuoio ad alta spalliera, tutte in

di

sicché quelli che vi sedessero guardassero l'altra

del salotto.

Questa era sgombra, tranne

tarsiato su cui ardeva

come

il

metà

gheridone

in-

una lampadina a carbone, fiacca d'ombre gli androni e le scale dei

quelle che popolano

casamenti operai. L'uscio

di fronte era

bruno e chiuso.

capiva, guardando Doretta, ch'ella pensava

mincia

rappresentazione.

la

—E

si

:



mordicchiava

Ora il

Si

co-

labbro

per l'impazienza.

a destra

Si sedette

Arianna, alla cui sinistra erano

di

Elio e Ferrata. Ma, dopo poco, Arianna

con

alzarsi, e

obbedendo

di fronte. Ella

quando

festevolezza, e niglia, disse

vi si

Ma

lo

sguardo la

né tutto aperto, finché

di

volontà

cenno

di

indicò l'uscio

impugnando

la

ma-

:

?

Disturbo

Arianna

di lei

la eseguì

le

recò con alacrità, quasi con

fu giunta,

vi

a voce chiara

— Me ne devo andare compresa

le fece

non interamente teso

l'indice

la

fece

?

diventar seria,

e,

che l'uscio non stesse né chiuso

con successive approssimazioni,

rimase uno spiraglio, tanto che un

uomo

vi potesse

passare di fianco. L'altra stanza era buia.



Così ?

tornare.

Non



— Vien

disse a voce più bassa accingendosi

parlarono più. Elio sentì un

di Ferrata e

M

a

freddo.

volse a guardarlo.

Il

momento

curiosità

vecchio stava con

la

/

vivi e

mano,

testa sostenuta dalla

morti

i

'dia

recline sulla tavola, e in atto

piuttosto d'ascoltare che di guardare. Allora egli di le

nuovo dal labbra di

parse,

lei

fossero diverse

non più

da quelle che

diritte e colorite di

sione (così egli

gli

un umido

aveva giudicato)

di

si

volse

vedendo come

lato di Arianna, e fu stupito

erano sempre

rossore, espres-

sensualità piuttosto

un volto modulato da un'enfasi mistica, ma parmezzo da una piega profonda, lievemente secche e rigonfie, agitate da sussulti che le tribolavano agli an goli. Sembrava che da un momento all'altro dovesse prò rozza in tite nel

romperne una rivelazione o un lamento. Egli ne seguiva senza battere palpebre tutte carpire nell'aria e decifrare

i

le

movenze, come se volesse

suoni che

quella bocca spirante e che svanivano finché ella, protendendo sulla tavola la tratta, disse

con una voce tra

— Troppa Ferrata fu

luce

di

si

mano

querimonia e

si

:

fiamme o ;

di di-

di draghi.

e tutti, tranne

quando



Rosso.

Gli

altri

si

scosse sulla seggiola, e disse, con la voce si

ha

sete

:

agitarono pensando

Doretta, dicendo

:

— Ecco —

ch'era nel fondo della stanza

,

e,

si

come

diresse a

strappata

la

accontentarla,

una poltrona fodera di raso

cremisino da un guancialetto, tornò indietro far

comando

udivano respirare.

Arianna

e

di

di seta azzurro-violacea, fitto

Ciò fatto tornò in punta di piedi a sedere

roca di

;

sinistra con-

più pronto ad alzarsi, e stese sulla lam-

il

segni a esse giallognoli, in forme di

si

in

!

padina un fazzoletto

Doretta,

formavano

non pronunciati

badando a

presto senza inciampare. Ma, nel passare accanto ad

844

/ vivi e

Arianna,

si

nuovo a



sentì

ghermita per

manica e costretta

la

di

sedere.

No



mano



disse colei.

Tutti avanzarono della

morti

i

È

rosso.

capo, e Doretta

il

schermo

fece

si

sulle sopracciglia per distinguere meglio.

lampada velata era come un lumicino

La

una nebbia

in

bluastra.

— C'è vento — Ed lasciò

disse

Caddi udendo un

cigolìo.

mano che

Arianna, afferrandogli una

poi subito

:

— Fermo

!

Egli dalla

mano

tutte le vene, che poi

gradevole, in

tamburo,

diaccia di

un torpore

di cui tutto

marmorei

non avrebbe potuto

quel

tremito egli

gelo in

un sordo rullar di empì e la testa echeg-

gli si i

piedi,

comunicato dapprima

staccò le mani

con l'impres-

staccarli dal suolo.

credè di notare che Arianna accanto a

quale

un

saliente con

corpo

il

giò, restandogli freddi e

sione che

sentì passare

lei si

tramutò in un calore blando, quasi

si

tavola

alla

— cospargesse

la

Ancora

tremasse, e che

lui

— dalla

penombra blua-

stra d'innumerevoli pagliette rosse brillanti. Poi disse a se stesso che la coscienza gli sfuggiva e che tutto

era spento, tranne

gli

occhi,

ove l'anima

ardendo come un duplice punto

di

si

di

lui

concentrava

fuoco in cima a un tizzo

nero.

Un dele.

gemito

Fu

contento.

di

Arianna

certo che la

Un

gli

diede

una sensazione

cru-

donna morisse e ch'egli ne fosse come se una mano lo

grido lo destò di colpo,

tirasse pei capelli dall'acqua tepida e scura in cui naufra-

gava.

/ vivi e



Zoroastro

!

morti

i

— esclamò

lei,

con quella voce

piatta insieme e squillante, ch'egli



345

Egli gridò

rame,

altra volta.

suo

fantasma.

Zoroastro! Soltanto Zoroastro vide

Elio - Zoroastro

di

aveva udita il

Figlio del sole!

!

:

— C'è uno specchio — Non uno specchio — disse Doretta. — Io non !

c'è

vedo

nulla.



Bah

!

Nemmen

vedo nulla

io



borbottò Ferrata.

Ma Elio intanto era balzato dall'altra parte della tavola, e s'avanzava a passo a passo verso l'uscio socchiuso, nel-

l'atteggiamento di uno che e a difendersi. la

mano

Quando

sul viso, e se la

si

tenesse pronto ad assalire

fu accanto al gheridone

guardò sotto

il

si

passò

lume per vedere

se

ci fosse sangue.

Non

seppe andare innanzi. Vedeva innanzi a

sé medesimo;

ma le gambe e

di tenebra, e

il

brazioni

Vedeva sotto

da

sé,

a

quattro passi di distanza, un'immagine stupefacente:

tre,

il

scarlatte, le

il

torso

non erano che un grumo da uno sfondo di vi-

viso invece, emergente

era

così

pallido

da parer luminoso.

labbra bianche e serrate, la barba a corona corta

mento com'egli non l'aveva mai portata, bionda dunque certamente non sua ma tutte del volto erano sue, e le guance erano rigate da

trasparire, e

le linee

due gocce s'egli

;

Pensò nettamente che per decidere

di sangue.

vedesse se stesso bisognava che quell'immagine a-

prisse gli occhi, e fece

sato

il

uno sforzo per muoversi

e,

traver-

piccolo spazio, schiacciare col peso della sua viva

realtà l'illusione.

Ma

vide l'immagine muovergli incontro

per aderirgli petto a petto, per trasfondersi in

lui,

e

cadde

846

/ vivi e

riverso con

un

colo mobile e

— ferrato

Aiuto

morti

tonfo, trascinando nella sua caduta

il

!

i

lume, che

si

pic-

il

spense.

— chiamò Doretta — Candele — E, !

af-

un campanello elettrico, lo fece squillare a lungo fmchè un cameriere, spalancato l'uscio dal

nella notte,

quale erano entrati, girò tutte e due

Altra

candida

luce

di

Arianna ritornò subito in

soffitto e le pareti.

ricompose.

chiavette del lam-

le

che s'accese sventagliando

padario,

servitù

il

sensi, e si

sopraggiunse portando

cande-

lieri.

Elio giaceva supino, con fini

gli

le

braccia lunghe, coi capelli

e radi intrisi di freddo sudore, senza respiro. Doretta

s'inginocchiò accanto, auscultandolo, e presogli

ne cercò invano dela, di cui gli

mella,

il

battito. Ferrata

mise

la

labbra

alle

dopo un tempo che parve eterno,

— Sia lodato — Aiutatemi.

Iddio

polso

piegò con una can-

si

cima innanzi

il

si

e la fiam-

;

piegò.

— mormorò Doretta, segnandosi.

Arianna, che fino allora era rimasta dritta ed immobile, s'avviò all'uscio di fronte ch'era rimasto semiaperto

rante l'apparizione,

e

lo

chiuse senza

rumore.

Ferrata e due servitori, guidati da Doretta,

rono Elio in un altro salotto, ove

canapè senza



lo

du-

Intanto

trasporta-

deposero su un largo

spalliera, e lo copersero.

Chiamate





il medico Lei, Ferdisse Doretta. vada dalla signora Caddi, e l'avverta. Con cautela. La conduca qui. Abbia pazienza. Lei può farlo, che è padre. No, aspetti.

rata,

Ora

H

la fronte di

Elio bruciava, e

i

pomelli

medico, che giunse un quarto d'ora dopo,

lucevan o era

quello

/

vivi e

morti

i

347

Tracca, lo stesso che quasi quattr'anni prima aveva

di

visto agonizzare Michele.

esaminato

Egli,

— ma di

Come suo

consenti restar



il

malato, disse



fratello

e non

preghiera che

alla

:

volle

almeno finché non venisse

— Ora vada dalla madre, — disse Doretta

;

pronunciarsi

madre.

la

Ferrata. Faccia per benino

presa a parte Arianna,

e,

;

da Doretta

fu rivolta

gli

le

susurrò



:

Tu va a dormire. Ne avrai bisogno. Non ti far trovare. Quando la signora Fiora udì lo strepito dell'automobile sulla ghiaia, s'affacciò zoppicando sulle

dopo un



po' di

tempo chiamò

scale,

e

:

Elio?





le disse Ferrata salendole incontro Suo figlio e camuffando col respiro grosso della fretta il tremito della voce è un po' indisposto. Mi manda ad avvertirla. — Me lo dovevo aspettare disse lei. Antonia E, avvoltosi il capo in uno scialletto, seguì Ferrata che







le

1

apersp lo sportello.

Mentre filavano sulla strada deserta, sorse mozza, e guardò dentro

— —

È

morto

?

— domandò

Signora Gaddi

deliquio, la febbre.

Non I

lei,

finalmente.

esclamò Ferrata sia nulla.

Si



Ma

sentiva

è

un

male,

?

!

Le maledette

Una madre mi può

parlare col

singhiozzò

luna

stava bene da un pezzo. Ma... com'è accaduto?

maledetti spiriti

anche mia. la verità,



Speriamo

non stava bene, oggi

— —

1

la

vetri.

i

come un

!

È

colpa

perdonare. Volevo sapere

mio Mario. Oh fanciullo.

frenesie

1

oh

I

—E

il

vecchio

848

/ vivi e

— Anche di

lei

I

i

morti

conte Ferrata, un vecchio signore

II

una famiglia pia e devota Suo zio don Lorenzo era un Che vergogna Scusi, che pazzia La sua voce aveva ormai da tempo perduta ogni !

santo.

!

!

nitidezza, e veniva fuori nel rimbrotto ingorgata e scura.

Non

disse più nulla, e seppe entrare quasi

stanza ove giaceva

A

il

figlio.

notte alta la febbre passò

i

pino, terreo,

parevano senza palpebre e senza sguardi. cenno

ma

quaranta,

sul

mat-

non tornò finché il sole fu alto. Egli era sucon le mani scheletriche, e se apriva gli occhi

tino cadde e

fece

nella

diritta

di volere scrivere, e

con

tracciò in lettere grandi e tremanti

Non

parlò,

matita che

la :

a

gli

ma

diedero

Siccome

casa.

il

medico, dopo qualche titubanza, acconsentì, prepararono la partenza.

Ma

per stenderlo

;

l'automobile dei Seragni era troppo stretta

perciò Doretta, fatto trar fuori dalle rimesse

un carro lungo da

fieno,

diede ordine, sorvegliando

lei

che lo imbottissero di materassi e di coperte, e

stessa,

che lo legassero a rimorchio dell'automobile. Quando tutto era quasi pronto, sopraggiunsero, per aiutare. Teresa e suo padre. Questi riusciva malamente a dissimulare riosità spietata

Fiora e jQ

le

;

la

baciò la

donna s'inchinò davanti mano.

una cu-

alla signora

convoglio partì a passo d'uomo, e Doretta, rientrata

nella casa piena di sole, scoppiò in pianto. Arianna le

incontro, e presele tutte e

— Vuoi —



che

me

due

ne vada

le

mani

le disse

venne

:

?

Dove vuoi andare ? Non so... il mondo è grande.

— — Non è tanto grande —

disse Doretta

;

e,

vista l'altra

viri e

/

COSÌ smarrita e



Fiora udì

il

sempre canto

chinò sul



sei...

ci

tragitto, che

nima ad ogni sobbalzo si

349

morti

timorosa per la prima volta, soggiunse:

Resta. Ora che

Durante

i

e

figlio,

Se

ci

fosse Silvio...

durò più

d' un' ora, la signora

d'uccelli e si sentì

tremare

del carro. Passato che fu

labbra una

gli alitò sulle

il

l'a-

cancello,

domanda

:

Su?

Egli, aperti gli occhi,

accennò

di

sì.

Perciò lo traspor-

tarono nella stanza di sopra che aveva abitata nei primi

tempi della sua dimora a Minano. Verso sera riaperse

— Che cosa — Sonno —

gli occhi, e la

madre

gli

domandò;

? egli

rispose,

richiuse le palpebre, fu scosso

abbandonò

soltanto con le labbra

;

da un lungo brivido, e

e, si

nella febbre.

Così stette per quaranta giorni fra la vita e la morte, tra febbri roventi e silenzi esanimi

;

ma

anche quando

febbre era più alta non pareva che delirasse, e e

il

non

sussulto

si

il

la

rantolo

esprimevano in parole. Solo verso la

quarta settimana cominciò ad annaspare con tutte e due le

mani, come salutando o chiamando gente lontana

;

e

qualche volta fu udito ridere, coi denti pietosamente lunghi sulla faccia scamita.

Quando cadde morire, e che gli lì

il

in

casa Seragni ebbe la certezza di

suo spirito fosse l'immagine squallida che

moveva incontro ad per terra

il

abbracciarlo dal fondo. Lasciato

suo corpo, moveva verso

dell'uscio, e vi s'introduceva, e

lo spiraglio scuro

proseguiva

;

ma

quell'o-

850

/ vivi e

come

scurità era infinita

E

— Strano —

morti

i

buio ch'è dentro alle pupille

il

diceva

— ch'io

: non l' abbia capito ; che questa oscurità è la mia pupilla e che dentro la mia pupilla non potevo vedere che il mio fantasma. Non c'è

egli

non c'è nulla nell'oltretomba se non l'oscurità e mio fantasma. Scendeva nella tenebra, senz'altro desiderio che di non toccare mai fondo, e il dolore che sentiva alla nuca gli nulla,

il

pareva benefico e propiziatore del sonno.

una voce che



gli disse all'orecchio

Fratello

A

un

tratto udì

;

!

voltosi al suo fianco, intra vvide

un barlume e dentro il barlume un'immagine simile a quella di pocanzi e pure diversa, di cui non distingueva se non l' ovale, piatto e e,

scialbo, del viso.

— la

Michele



!

egli disse;

e fu sorpreso di notare che

sua voce non sonava.



Ehi

Ma

!

— disse

anche

ne leggeva

— Tu

le

l'altro

— Ci

si

ritrova ?

voce di Michele non

la

parole dal

sei in collera

moto con

Da queste udiva

si

:

parti!

ed

egli

delle labbra.

me



gli disse

Elio

— ma

il

torto è mio, e sono venuto per dirtelo.



E

che

? ci

pensi ancora

?

vecchie baie

!



e rise

largo, tanto che la luce, bigia, gli crebbe sul volto e din-

— Ma piuttosto Ti male — Oh, lassù non che sangue —

torno

tu,

?

desto sangue che hai

sei fatto

è strano che qualche goccia

anche a me. Eh,

E

ti

rideva anche

Cos'è co-

rispose Elio.

c'è

Non

?

?

pare lui.

?

mi

sia



piovuta addosso

I vivi e

— Vieni



giù,

morti

i

851

— t'accompagno

diceva Michele

gli

che son pratico, a lavarti. Vedrai che

io,

Questa è terra

fossi

Poi udiva uno strepito

come di eliche

piombava emergeva allibito, con un confuso ricordo un desiderio smaniante di tornare laggiù; prossimarsi

!

roteanti nel vuoto,

Dalla quale

nell'inconsapevolezza.

a picco

e

che prati

1

!

della visione e e sentendo ap-

freddo febbrile, sentendo alitare sul suo capo

il

l'aura del delirio,

ne godeva come

una promessa

di

di

bene.

Vedeva una Il

cielo era cosi

cielo

;

da fiumi lenti. o non v'era ;

non v'era luce tranne un crepuscolo immutabile

e

che pareva

vevano

distesa piana traversata

basso da toccarsi col capo

il

il

respiro del paesaggio. L'acque dei fiumi a-

ma

colore dell'alba. Traversava solo,

more, un terreno donde sorgevano, in

filari

senza

ti-

simmetrici,

pioppi eccelsi vestiti di fronda più scura che quella del cipresso riva di

;

ne usciva con passo leggero

un fiume

pianura sterminata, senz'alberi. Michele

;

e

questi

— Eèhh — con gava a

Un nel

fior

lo

ritrovava sulla

quale non era che

vedeva

sull'altra riva

chiamava lietamente facendogli

una voce

d'acqua e

Ma

si

;

soffice e largo di là dal

piacevole, cantante, che

di terra,

senza

:

allun-

salire.

barchetto con un solo rematore e un panchetto

mezzo s'accostava, ed

rematore non

si

vedeva

il

egli

viso,

vi

ma

prendeva posto. Del solo

il

vestito, ch'era

bruno con larghi galloni d'argento. Ciò che più era

s'

una sensazione

d'inestinguibile freschezza

gli

agli

piaceva occhi,

tanto che poteva tenerli costantemente aperti e non sentiva bisogno di battere le palpebre.

."52

/

fratello lo

Il



Vieni

morti

i

prendeva per mano e

Vieni

!

vini e

gli

diceva

:

!

Correvano a paro senza

fatica.

moto

loro

Il

susci-

tava un fievole vento senza profumo.

— mai

Che

— diceva

bello...!

Elio

—H

sole

non sorgere

?

— Mai mai — rassicurava — E saremo sempre lo

!

!

il

fratello

soli così ?

Michele accennava col dito a una breve distanza, iCIìo

ec

vedeva, laddove un altro fiume o quello medesimo d

si curvava ad ansa aprendo una specie di porto, una moltitudine immensa di forme umane approdare, forse volando, con un volo tacito e basso Facevano una nube nera, del nero lucente che hanno capelli neri. Ora

dianzi

i

anche accanto a sé Elio vide sorgere forme volanti, a stormi, squadre

a

angolari

come migrazioni

d'uccelli,

farfalle

scure dall'ali macchiate di bianco, pipistrelli, gru volteg gianti

;

ombra,

riempivano di

uno

l'aria di

un odore

slavato, di

pareva giungere da lontananze precluse. Egli dolere

il

cuore e

si

Di dove vengono

?



Toh, dalla guerra

— diceva

terra ?

c'è

Uno

su



voleva

sentiv;

si

stringeva al fratello.



tandosi di scatto. la

ombra

squittio e pigolio, a esatti intervalli, che

Te la

Tanti

n'eri

!

Michele sorpreso, vol-

scordato

Chiusa, uno

la

? della

guerra per

Cascinetta

;

e

qua

spetta giustizia — e gridava — qua chi terra è — Zitto, zitto — faceva Elio blandendolo — Non la

di

gli

!

andare in

collera,

che

meno quanta me

ti

farà male, lo

n'entra

nel

dev'essere tutta di nostra madre.

non voglio terra nem-

pugno. Guarda. La terr

/ viri e

mano

E, aperta la

i

morti

una zolletta di poneva una uiauo sulla spalla.

— Non

terra. Michele sorrideva

male

devi avere a

ti

ne lasciava

allargate le dita,

e

scorrere a granelli gli

853

m'infurio.

se

stato sempre impetuoso, colpa dei nervi.

Ma

;

Sono

cuore non

il

è cattivo.

Ripensava un poco a testa bassa, ed aggiungeva riamente

— Qua non mette conto Le

se-

:

volanti

figure

si

leticare.

diradavano,

svanivano

;

l'aria

tornava del colore d'alba perpetua.

— Dove vanno — Elio domandava levando ?

verso

un ultimo stormo

d'ali

nere che

si

gli

occhi

tuffava, dileguando,

nel bigio.

— Toh — diceva Michele — a dormire — dorme — Se dorme — Tanto Si

1

?

si

!

?

Michele

con mistero

s'accostava all'orecchio, e

gli

mormorava

gli

:

— — Oh —

L'eternità.

Ma

sobbalzava Elio

questo è stupendo.

sempre.

:

Il

orrori

!

Quando

diritto alla



io l'ho

Non ho mai potuto

carnazione dormire.

Ma

l'eternità

1

si

dorme

I

sempre detto, sempre,

credere all'inferno, alla reins'è vissuto,

morte è sacrosanto,

s'ha di-ritto io lo

di

proclamo.

Lo proclamo davanti a Dio. Diceva voce velata

così si

con entusiasmo, dal pieno petto

volgeva di nuovo

— Dov'è Dio

?

al fratello.

;

poi con

{{54

l

— Sss —

faceva

il

mano

labbra, e con l'altra il

vivi e

inorù

i

ponendosi l'indice sulle

fratello

se lo traeva dietro

accelerando

passo.

Ora non si udiva più nulla nell'aria bassa e sulla terra piana, non si vedeva più nulla tranne un prato che finiva all'orizzonte ed era tutto fiorito di piccole cimette bianche.





Oh guarda

Ma



diceva

al fratello.

Michele rispondeva alzando

Che

vedi ch'è

asfodeli

I

la

?

tua terra

?

pure alla Cascinetta, che è tua. Che agricoltore conosci

nemmeno

benedetto

il

asfodeli

Gli

In che libraccio l'hai letto

trifoglio ladino, quello della

il



!

voce, bruscamente.

sei,

Non Ce

lo

l'hai

che non

ladino e t'impicci di quello che non

sai,

veniva rabbonendo e

ce-

figliolo ?

Pur mentre rimbrottava con amorevolezza.

si

liava





Sicuro

curo ch'è

il

— Certo — notte.

che è

Com'è

!

il

leggero loietto.

lino,

!

Fresco

come

lenzuolo grande

no

E



si-

l'avenr

?

lino. fiorita d'azzurro.

— esultava Elio —

bello



ravvedendosi

Elio

senza sole era

la terra

lino

Il

E quello è Ma quello è

ladino.

colore di cincillà.

Tutta

mormorava

il

!

Tutto azzurro in una

Le donne ne tesseranno un luna per avvolgerne

chiaro di

l'universo.

Piangeva consolato, ed apriva

La madre

gli

gli

occhi sul suo Ietto.

stava chinata sul viso rasciugandogli

Alla fine della quarta settimana

favorevolmente

il

decorso del

dir nulla di quello ch'essi

tifo,

i

sudore.

sebbene non sapessero

chiamavano

Pareva che avesse perduto

il

medici giudicarono

il

trauma psichico

la parola, e, se

voleva

esp»-

vivi e

mere un

i

morti

355

chiedeva con un cenno della

desiderio,

carta e matita, e scriveva

il

meno

Nella nuova fase della malattia, quand'era s'agitava

come

non potesse sopportare

se

mano

possibile.

le

in delirio

coperte. Spesso

sentiva d'essere in fondo a un vortice d'acque cupe

deva

i

garretti, alzava le braccia,

ceva tutta forza per rompere

nendo

il

respiro

a un perno,

gli

ma

sgranava

il

gli

;

ten-

occhi, fa-

Saliva conte-

vortice.

come intomo premeva quasi con una punta di tornio la ;

ecco l'acqua, circolando

nuca, e lo ricacciava giù. Ritentava la prova, tagliando l'acqua di sghembo, sostenendone e rovesciandone

con

la spalla sinistra

metteva

e finalmente

;

il

peso

fuori gli oc-

un labbro, e l'altro, e il mento cavava fuori un braccio aggrappandosi all'onda come a una rupe e chi, le narici,

;

;

il

lungo tempo represso, esplodeva in un grido

respiro,

cutissimo a cui

Era ribili, e,

stupito,

ri

memorando

che non ancora

quando sentiva

di partire per

a-

svegliava.

si

la

gli

fosse

quelle visioni dolci e ter-

apparso

il

povero Alvise,

febbre picchiare al suo cuore, sperava

un viaggio più lungo

e d'imbattersi

in lui

nel paese dell'ombra.

Udiva rintronar

di

campane da

torri

alte.

violento lo staccava dalla terra, lo rapiva in su.

paesaggi notturni, celesti. Sapeva, volare,

ma

di librarsi

L'oscurità

Ve n'erano

di

cerulea

il

suono

Vedeva

non propriamente

di

senza né direzione né peso. fioriva

violetti e di

senza tristezza o

Il

d'astri,

rossi,

ma

il

grandi,

colorati.

color di viola era

rosso era stemperato in

una soavità

lusinghiera.

Mi^rrava di zona in zona cercando la luna; ed

essit

850

/ vivi e

sorgeva davanti gli

morti

i

ai suoi occhi,

immensa, prodigiosa, come

uomini viventi non l'hanno mai vista

gere

spandeva una musica,

si

profonda ch'egli

percossi, così strana e

diceva fra sé

;

ed

di metalli cavi

poi,

al

suo sor-

lentamente

ad occhi

chiusi,

:

— Sonno. Sonno. Fatemi sentire Gli riapparivano

il

canto della luna.

viaggianti

globi,

i

sulle loro

invi-

strade nel cielo.

sibili

— Nei raggi

degli astri



gli

diceva una voce



vi-

vono l'anime dei morti. Egli si volgeva chiamando:

— Arianna

!

Ma

non vedeva che un'ombra più nell'ombra saettata di raggi. Guardava in

affondarsi

fitta

giù, e scopriva

bei colori, verde ed azzurra.

la Terra, lucente di

Le campane chiamarono una notte più darono

lan lan

:

cielo, e

lan lan

!

Egli

suono non cessava,

il

come uno le

!

squillo

si

ma

diceva un

risurreaone. Bla

di

forte.

mezzo

ritrovò in

!

nome

Bla

!

Gridel

ch'era

dicevano

campane, e pareva un pianto scrosciante, giubilante

di risurrezione.

E

udiva pure

il

nome

di

Baumann,

pro-

nunciato dai rintocchi più gravi delle campane, simile

a un

riso

gutturale

perchè era certo che

vivevano in

salire

;

ma

riso

benigno senz' amarezza, e lui e tutti gli altri che

adoravano Bla. Era come se da un una forma virginea dovesse apparire fra

cielo

istante all'altro le stelle

ma

Baumann

;

dal fondo tenebroso egli vide rapidamente

una luce mutevole, e riconobbe

Ferrata accendeva fra

—B

di

stelle.

fanale di

Com'

1

Mario!

è bello

1

il

fanale che Mario

pioppi nelle sere d'estate.



esclamò



B

belvedere

7

E

ansando aperse

parve che s'è

il

i

morfi

posato dopo

il

Mamma

!

luce

alle persiane.

chiamò con una voce indicibilmente

chiara e timbrata, simile a quella del fanciullo che nel

si

desta

colmo della notte. Ella era inginocchiata

A

nascosto sul letto.



Com'era bello

prenderle la

— con

Gli

la

maggio tumultuante

di

reale.

rama sottile su cui La camera dove giaceva

volo un uccello.



;>,"

palpebre alla

le

suo letto oscillasse come

vibrava del meriggio



e

rìi'j

mano

Com'è

voce limpida

la







!



accanto, col v\so fra

disse

Mamma, Elio

bello,



le

palme

quell'appello lo levò, trasfigurato.

!

il

figlio

brancolando per

com'era bello

figliol

mio

!



!

corresse

lei,

d'altri tempi.

— riconobbe

lui,

in



un soffio, già stanco. come Dio m'ha protet-

Bello. Qui. Lassù. Tutto. Ti dirò to.

Non

E

posso.

gli

mancarono

le

forze.

Poi,

come

si

fu riavuto,

pianse lungamente, con la guancia appoggiata sul petto della madre.

Molti

altri sfoghi di

pianto ebbe 'durante

malattia e la convalescenza; che fu

della

ed empì

di stenti e di

spesso era sereno, alberi

lente speranze

guardava con

e

il

declinare

lunghissima,

tutta l'estate. Più occhi pacificati

gli

e la luce.

Disse alla



madre

:

Io sono tornato dalla

morte, e voglio vivere

il

tempo che mi resta con pensieri di pietà e di bellezza. Quando fu un poco più forte, la prese per tutte e due le mani e, fìsandola con occhi umidi, le disse Ti dovevo raccontare come Dio m'ha protetto. :



Senti.

358

— lei,

vivi e

i

In tutti

i

i

morti

modi protegge Dio



interruppe

lo

per non farlo soffrire, vedendo che s'affaticava.

— Ma morii —

ho avuto un

io

disse, e gli

quasi senza suono Poi, via via che

occhi,



mancò

l'immagine mia,

vidi

tornavo alla

me

vedevo davanti a

Quella sera che

privilegio.

parlando

la voce, e proseguì

me

vita, ogni volta

oh!

che aprivo

mia mamma,

la

stesso,

gli

mammetta

la

Fifìna.

— Ora che tu credi in Dio, tutto è bene — lei,

calmandolo col carezzargh

— — — Vuoi credo in re. là.

Non



so

spiegò

Dio a modo suo.

Soprattutto non Nulla.



Clemente

Credo ?

Non

sorridendo appena

lui,

Ma

è

un buon uomo

deve sapere

si

è permesso sapere.

granditi e le

— Tutto Il

è santo

sonno.

gli

se

È proibito domandare. con

gli

occhi in-

mani aperte.



concluse.

La grande

Don Clemente pranzo, e

;



fallo veni-

nulla, nulla dell'ai di

Disse queste parole severamente,

rezione.

in Dio.

M'ha detto più

non voleva disturbare.

volte che



don

vedere

disse

gli

tempie.

pensandoci.

diss'egli,



le

gli

— La

vita.

La

risur-

oscurità.

fece spesso

compagnia

nel dopo-

piacque. Anche Doretta venne un paio di

volte a trovarli, e portò

teva in Carnia

;

buone

ma non

notizie di Silvio che

combat-

parlò di Arianna né d'altro che

La madre un giorno gli disse che durante il peggio della malattia, quando medici crollavano il capo, le avevano scritto domandando notizie amici potesse commuoverlo.

i

vivi e

/

morti

nominò tra gli signora Baumann. Egli sorrise.

ed amiche di la

i

e

lui,

Era rimasto malato casa,

di

neanche nei giorni

altri la

cuore e non

vi fu

color di turchese.

Raramente

Agata

di



un

di

piede.

a

braccio di don

guerra.

giorno alla madre



non

? il

marito e

troppi

i

figli



!



ri-

Ora poi che Bartolo è via deve pennipoti. Ha avuto una \ita pesante, e se non

sare anche ai

Ma

ferito di

Povera donna, tra

spose la madre.

fosse

non mise più

spinse,

si

domandò un

rivedremo mai più



dilungava

quasi al cancello, e salutava Angela ch'era

fin

promessa sposa

la

si

qualche ortensia candida ed una

Fino a settembre



signora Artale e

Stava in camera o nel

migliori.

giardinetto innanzi al magazzino, ove

Clemente,

059

dura come un tronco credo che

quest'anno spero che

ci

si

sarebbe spezzata.

vedremo.

Col sopravvenire dell'autunno la salute di Elio peggiorò un'altra volta.

Lo

che volta violente, che

buivano

disordine del cuore e dei reni.

al

Una lo

assalivano febbri saltuarie, qual-

medici non capivano bene e attri-

i

sera che stava

un

po' meglio,

salutava per dormire qualche ora

prese per

il

polso,



mentre

la

accanto,

madre egli

la

e le disse:



Ti ho fatto soffrire.



Non me ne ve

Non

te

— rispose

ne andare. Perdonami. lei

— non

me

ne vo.

Ti starò sempre vicina. Allora,

il

giorno dopo, la signora Fiora scrisse a Fon-

dara pregando Agata

un

di vemre a Miriano per renderle non voleva da altri. Ella obbedì, e la madre, quando fu sola con lei, le disse:

servigio che

860

viri e

7

— Ora che

i

morti

qui posso morire in pace.

sei

Aggiunse mentalmente

:

— Ora che Elio è Una mattina non alzò e — Che mamma — Mi sento scendere — fuori

si

hai,

peccato mortale.

di

chiamare

fece

la figlia.

?

disse

lei.

E

veramente sen

un peso blando che la traesse pei piedi e scivolare lungo una superficie in discesa. Si tiva

ancora per raccomandare

— E

Non non

trattenne

:

dir nulla a Elio.

disse altro.

la facess(

Finché sta

così male.

Prima divenne colore

di terra bruna,

poi fu tutta bianca.

Sul comodino stavano aperti

una «

e

ci

Pensieri di Pascal, con

leggeva

si

tocca

a fondo che bisogna aver perduto ogni senti-

si

essere nell'indifferenza di sapere ciò che n'è.

nostre azioni e

le

direzioni

:

momento

L'immortalità dell'anima è cosa di tanto

mento per Tutte

i

prime pagine ripiegata laddove

delle

così diverse

i

devono prendere

nostri pensieri

secondo che

vi

siano beni etemi da

sperare oppur no, che è impossibile fare un passo con

senso e giudizio se non regolandolo con la vista di questo

punto che dev'essere

il

nostro ultimo oggetto.

Nel pomeriggio giunsero davanti

con

la

lunghi baffi e la mantellina bianca. cauzioni

il

urtò contro

i

le

Non

casa

le

dibatteva con la febbre.

toccate quell'armadio

carte sono arse.

Deve

restare

I



egli

com'è

preti

le

coi

pre-

scale strette

muri giunse nella camera dove si

i

confratelli,

i

Nonostante

rumore della cassa che per

gliato dal medico,



alla

mantellina nera sui merletti, e

»

gridò

Elio, ve-

— Tutte

/ vivi e

Udendo un



Non

Non

Non

bene. Sono

361

!

si

non

— chiamò

sono

deve vedere!

penombra

entrò, e nella

frattanto s'era destato,

Mamma

morti

altro picchio urlò:

aprite.

Poco dopo Agata

— —

i

che

la riconobbe. lui.

mamma. La mamma

la

egli,

poco

sta

io, Elise.

— Somigli — — Sono vecchia,

disse Elio, guardandola bene. fratello.

Qualche giorno dopo, quando

Clemente e

la sorella gli dissero

Egli per quel giorno



si

mamma

era morta.

contenne, e disse solamente

Ora sono proprio senza

radici.

don

potè alzare,

si

che la

:

La prima ventata

Qìi_prende.

Ma

il

suo dolore fu quasi senza lacrime.

E

guarì an-

cora una volta.

Passava gran parte della giornata e,

quand'era stanco di leggere, copiava

coi le

suoi

poeti,

cose più care.

Sul tardi veniva quasi sempre don Clemente a fargli com-

pagnia.

e

Un giorno non fece in tempo a nascondere i fogli, don Clemente festevolmente gli chiese Che scrive di bello, professore ? Vedo fogli grandi. :



Oh, perdoni l'involontaria indiscrezione. voro

?

Me



Nulla di mio

— disse

Pensi che disoccupato se

!

al la-

— Ottimo — Educa

— Copio*

Copio la Divina Commedia, come

mancassero edizioni a stampa. prete.

tornato

Elio, vergognandosi.

esercizio la copia

il

È

ne compiaccio.

—E — osservò rise.

seriamente

la pazienza, svela le bellezze recondite.

862

/

— Se

si

potesse, dica

copiare la vita limare.

vivi e

un

i

morti

po',

— ed Elio s'alzava —

ri

Riscriverla da capo, in pulito, correggere,

!

Considerare questa vita come un abbozzo, una

brutta copia.

— Così

— Ma fine.

in

Ma

Non

un

così.

la

In un certo senso

— mitigò don Clemente.

c'è linea della nostra vita

libro

Non

è.

Provvidenza ha ordinato tutte imperscrutabile,

le

cose ad

un

che non sia scritta

incancellabile.

Eh, proprio

cade foglia



Che Dio non voglia

gli

occhi

gli

si

— completò Elio, leggermente.

empirono

di

quiete e di gratitudine.

Le sue tempie erano ormai bianche.

XII.

In

questa condizione d'anima potè ascoltare con

fermezza

cose

le

che sul

prima

di Caporetto, ferito

a Torbassa, essendo in cura

al

il

Questi era tornato pocc

a una spalla

potuto comparire che un paio e l'una e l'altra volta

Agata e

finire dell'anno

•onte Seragni gli dovettero dire.

di

ma non

;

aveva

volte per qualche ora

padiglione Zonda a Milano,

aveva parlato segretamente con

la

signora Fiora, la quale d'accordo col medico l'aveva pre-

gato di non discorrere ancora col

prolungava volentieri

il

Agata poi non

figlio.

suo soggiorno a Miriano,

con

quelle lettere del marito che perdeva la testa nel disor-

dine familiare, ora che alla tirannide della moglie era suc-

ceduta l'anarchia dei ragazzi e dei bimbi, e stava notte e giorno in allarme per

il

terzo

anni voleva partire pel Piave. alla

Ma

ella

che a quindici

aveva promesso

madre, caso mai questa avesse dovuto

più presto

che

figlio, Ciro,

»,

di

al fratello

vegliare su Elio e di partire

guarito

d'intesa con Seragni,

Quel ferito

giorno

le

si

o

andarsene

non prima

potessero dire senza pericolo, e

cose indispensabili.

d'ottobre che

Doretta

seppe

e vicino al ritomo, assai più che al dolore ed

Silvio al

san-

300

I

vivi e

morti

i

gue pensò aJl'inatteso soccorso che le veniva in un imbarazzo, da cui non sapeva trovare il mezzo d'uscire. Arianna era sempre sua ospite e non lontana dal divenir madre,

come oramai, dopo alcuni mesi di diligente segretezza, ella medesima quasi ostentava girando per casa, ove viveva pressoché reclusa, coi suoi vecchi vestiti neri riadattati e sciolti

cintura.

alla

Doretta temeva

scandalo che

lo

ne sarebbe ricaduto sulla casa, e non osava

liberarsi

met-

tendo fuori senza pietà la straniera, così sprovvista e male in arnese ch'ella aveva dovuto nascostamente rifornirla di biancheria; e

denaro

frirle

non

le

neanche aveva

il

coraggio di of-

Dal confidarsi a Ferrata

per farla partire.

venne alcun giovamento

che

;

quella serata sgomentevole, era

vecchio,

il

dopo

intimorito e sottoposto

a sorveglianza domestica, e le rare volte che si fece vea Torbassa preferì non compromettersi. Arianna

dere

aspettava di giorno in giorno

che

il

nuovo governo

tiera per toglierle il

i

somme

— secondo — tratteneva lei

alla fron-

mezzi di rientrare in paese a demolirne

passato e a rinnovarne dal fondo la vita religiosa e sociale.

Lucidamente, con calma di

cospicue dalla Russia,

fissa e

persuasiva, parlava

cose insensate senza nulla d'inquietante nell'aspetto,

tranne forse

gli

occhi troppo lustri

;

e volentieri alludeva

a un nuovo culto di Zoroastro in cui Caddi guarito avrebbe

avuto gran parte. Silvio,

riparò

senza far piangere più del necessario

sollecitamente

Arianna

risultava

sebbene non di

ci

commercio

al

mal

veramente

fosse

fatto.

La

sospetta

e

la moglie,

nazionalità

di

mutevole,

e,

tanto da accusarla positivamente

col nemico,

il

suo genere di vita e la sua

/

vivi e

67

morii

i

frequenza in certe conventicole, specie durante l'ultimo soggiorno romano, avevano messo e,

ora che

nome

stringevano

si

polizia

la

sull'avviso,

per un riguardo a

freni, solo

i

Seragni la sottoprefettura di Bedra aveva ottenuto

che l'ordine d'internarla fosse tenuto in sospeso. stato civile era in parecchi punti enigmatico

senz'acrimonia, ella

non

ammise che

anche se

gli

morto moralmente e perciò

altri

In ottobre la

non erano

misero

grado

capire

di

diritto

vedova, cose.

tali

che era rozzo e curioso.

Verso

novembre le nacque una bimba settimina, lei, le si dovevano mettere nomi così poetici e

di

a sentir

lunghi che facevano sorridere fra

data

di dirsi

pensione alla Chiusa, ove Teresa

in

tarle la vista del padre;

metà

in

marito il

parlando poco e curando soprattutto di evi-

l'assistette,

e,

suo secondo

il

suo

interrogata

fosse fisicamente morto, sebbene ella avesse

di considerarlo

la

e,

Il

la piccola

nanze, non

Non

ci

a una balia che

pensò più; né

ai

tanta le

Poi,

pietà.

trovarono nelle

nomi né ad

affi-

vici-

altro.

sarebbe stato impossibile farla entrare in una

casa di salute ed evitarle peggiori patimenti

s'oppose con risolutezza, disse che voleva seguire

il

;

che a volte divenne suo destino, che

ma

ella

ostile,

amava

il

e

suo

destino, che voleva soffrire con gli altri. Partì per la Sar-

degna

col

muove per una

volto luminoso di chi

esplora-

zione stupenda. Doretta ne rimase molto scossa, e

non

tornò per gran tempo alla sua chiara gaiezza.

La signora Fiora

incaricò

Àgata

suo nome, ad Elio che riconoscesse ed anche se questo

un atto

di

carità e

gli

di

consigliare,

la creatura,

in

comunque,

dovesse sembrare nient'altro che

un omaggio

alla

memoria materna

868

/

Era anche

i;it;t

e

i

morti

del parere ch'egli soccorresse Arianna di de-

almeno finché

naro, senza sperperi,

fuori del suo paese e la guerra

mantenere

la

promessa fatta

nominò

la Chiusa, e

non

volle

a Teresa

contanti e le cartelle di rendita

equamente a coprire

la

parte

Agata, la quale aveva avuto in più,

come

e la casa di

Non

al figlio di lasciare

erede universale delle terre, cal-

lui

colando che un po' di bastassero

donna rimanesse

la

fosse cessata.

Ma

Fondara.

gli

legittima

di

dote, le vigne

detto ch'era bene

lasciò

confermare l'affitto della Chiusa al padre di Teresa e dargli anche la Cascinetta, serbando per sé solamente l'abitazione,

finché,

campagna In

guarito del tutto,

non potesse

lasciare la

triste e tornare in città.

un pomeriggio poco prima di Natale, Agata, comunicò tutto questo al fratello.

aiutata da Seragni,

Mentre ancora durava

il

rassero cose

faceva di



chiamava Flora Settimia;

si

cambiato

nome

e le diceva,



:

alzò, tenendosi alla

mano

piedi, e gli

tremò

la

accarezzandole

adunando

Mina, guarda

volesse fischiettare

le rise

gli

da molti anni accadute, e di tanto in tanto col capo. D giorno dopo Teresa gli portò la

bimba, che il

don Clerimemo-

colloquio sopravvenne

mente. Elio ascoltò senza sorpresa, come se

di

Agata che

ma

le il

gli

lei le

aveva

labbra

come

se



Egli

si

tato

.

stava accanto in

bocca; ma, chinatosi sulla piccoletta, il

mento.

Agata era divenuta quasi amica

di Teresa,

sebbene

l'una e l'altra fossero di poche parole.



la porto

La

dia a

me

la

bambina

a Fondara dove

l'aria è



le

aveva detto

— che

buona. Ce n'é tanti a casa

morti

869

fa nuraero.

Almeno quando sarà

la tolga, signora,

che mi fa buona com-

I

mia che una

di piìi

vivi e

non

i

svezzata.

E

Teiesa



:

Oh non me Non vede

pagnia.

che

la

guerra s'ingoia

più ragazzini ? Si resterebbe soli se

non

perfino

tutti,

i

fossero queste

ci

creaturine venute dal cielo, che ogni solaio ne ha una, mi

vengono e vanno

creda, con tanti soldati che si

e

le

ragazze

lasciano incantare. Così Agata potè tornare per Natale a Fondara, ed Elio

rimase con Antonia che

gli

curava bene

cheria, coi suoi molti libri, e

la casa e la bian-

con don Clemente che almeno

tre volte la settimana gli faceva per

lunghe ore compagnia.

Questi diceva d'essere un povero prete campagnolo, senza

addimostrando un'umile gratitudine

studi,

che sapeva tante magnifiche cose e dei

poeti,

invitava

lo

né mai tentando d'indurlo

se

non per

chiarimenti sul carne, e

il

iniziativa di Elio,

il

convito

non

delle

s'intrattene-

quale talvolta chiedeva

dogma che promette

prete s'industriava

al

all'esercizio

pratiche religiose. Anzi, di cose supreme

vano

professore

al

la risurrezione della

non già a

parole sue, che temeva di farlo sorridere,

spiegarglielo con

ma

a trovargli

i

più certi. Egli rilesse l'Evangelo di Matteo, godè del

testi

passo

di

Sant'Agostino ove

la risurrezione è

profetata con

splendore di gioventù, imparò con trasporto

versetti di

i

Paolo, sul finire della prima epistola ai Corinti (I

:

Altro è lo splendore del sole, ed altro è lo splendor

della luna, ed altro lo splendor delle stelle

;

perciocché un

astro è differente dall'altro astro in isplendore. «

?4.

1

Così ancora sarà la risurrezione dei morti

VIVI e

(nortl.

;

il

corpo è

870

I

vivi e

morti

i

seminato in corruzione, e risusciterà c
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