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Italian Pages 64 [66] Year 2005
Carlo Scarpa
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia Architetture e progetti [1948 • 1968]
Gangemi editore
[Carlo Scarpa]
Desenhos de Carlo Scarpa para a Bienal de Veneza Arquitetura e Projetos [1948 – 1968]
Ministero per i Beni e le Attività Culturali DARC Direzione generale per l’architettura e l’arte contemporanee
© Proprietà letteraria riservata
Gangemi Editore Piazza San Pantaleo 4, Roma w w w. g a n g e m i e d i t o re . i t
Nessuna parte di questa pubblicazione può essere memorizzata, fotocopiata o comunque riprodotta senza le dovute autorizzazioni; chiunque favorisca questa pratica commette un illecito perseguibile a norma di legge.
ISBN 88-492-368-
Regione Veneto Giunta regionale
Carlo Scarpa
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia Architetture e progetti [1948 • 1968]
Gangemi editore
[Carlo Scarpa]
Drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale Architecture and projects [1948 • 1968]
Venezia Giardini di Castello Padiglione Venezia 8 settembre • 3 novembre 2002 Roma Centro Nazionale per le arti contemporanee Via Guido Reni 8/10 13 dicembre 2002 • 8 febbraio 2003
La mostra è promossa dal:
Comitato paritetico per la conoscenza e la promozione del patrimonio legato a Carlo Scarpa Pio Baldi Direttore generale per l’architettura e l’arte contemporanee Margherita Guccione Direttore del Servizio Architettura DARC Giorgio Rossini Soprintendente per i beni architettonici, il paesaggio e per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Venezia e laguna Roberto Sordina Presidente del Comitato scientifico dell’Archivio progetti IUAV
Angelo Tabaro Direttore generale Direzione Cultura - Regione Veneto Guido Beltramini Direttore del Centro Internazionale di studi Andrea Palladio Paola Marini Dirigente del settore Musei e Gallerie Comune di Verona Aldo Businaro Presidente della Società La Rocca di Monselice
Segreteria tecnico-scientifica Erilde Terenzoni Servizio architettura DARC Responsabile del settore archivi
Coordinamento generale
Margherita Guccione, Giorgio Rossini
Progetto e direzione dei lavori di allestimento
Stefano Filippi
Selezione del materiale documentario e cura degli aspetti museografici e archivistici Coordinamento ricerche d’archivio e ricerche in ASAC e nelle Teche RAI Catalogo a cura di Redazione delle schede Traduzioni Comunicazione e relazioni istituzionali DARC Ufficio stampa Progetto grafico Realizzazione materiale video Segreteria operativa Referenze fotografiche
Ringraziamenti
Renata Codello, Orietta Lanzarini Erilde Terenzoni
Erilde Terenzoni
Margherita Guccione, Erilde Terenzoni Alessandra Vittorini, Esmeralda Valente Orietta Lanzarini, DSA - IUAV Venezia Darragh Henegan Lorenza Bolelli
Francesca Martinotti Isabella Iodice Stefano Pistolini, Massimo Salvucci Antonella Iacobone, Elvira Raponsoli ASAC - Biennale di Venezia Archivio Edizioni del Cavallino (Padiglione del Libro) La Biennale, L’archivio Storico della Biennale Le Teche RAI, Paolo Cardazzo, Tobia Scarpa
Carlo Scarpa: architetture e progetti per la Biennale di Venezia Giuliano Urbani Giancarlo Galan Il Comitato per la conoscenza e la promozione del patrimonio legato a Carlo Scarpa. Dall’archivio al restauro delle opere Pio Baldi Angelo Tabaro
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Progetti in mostra Progetto padiglione provvisorio, Lido di Venezia
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Modifica padiglione provvisorio, Lido di Venezia Padiglione del Libro Progetto per il Padiglione dell’Ungheria Nuovo ingresso e biglietteria della Biennale Cortile interno al Padiglione Italia Padiglione del Venezuela Installazione provvisoria sulla facciata del Padiglione Italia Primo progetto di rinnovo del Padiglione Italia
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Secondo progetto di rinnovo del Padiglione Italia
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Modifiche interne al padiglione Italia e installazione provvisoria
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Contributi
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L’Archivio di Carlo Scarpa Margherita Guccione, Erilde Terenzoni
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Carlo Scarpa e il Veneto Giorgio Rossini
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Il pensiero, il disegno, la pietra Roberto Sordina
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Andrea Palladio e Carlo Scarpa Guido Beltramini, Howard Burns
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Venti anni con Carlo Scarpa Paola Marini
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Ricordando Carlo Scarpa Aldo Businaro
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Architetture e allestimenti di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia
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I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia. Architetture e Progetti [1948 • 1968]
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Carlo Scarpa: architetture e progetti per la Biennale di Venezia
Giuliano Urbani, Ministro per i Beni e le Attività culturali
La mostra sancisce un’importante intesa fra il Ministero per i Beni e le Attività culturali e la Regione del Veneto. Una collaborazione che nasce attorno a un progetto di promozione dell’architettura contemporanea e di conoscenza (divulgazione) della straordinaria documentazione lasciata da uno dei più grandi architetti del Novecento italiano: Carlo Scarpa. L’architettura è Cultura, soprattutto quando a “farla” è uno dei maestri del pensiero progettuale del ventesimo secolo, che ha sempre saputo conciliare perfettamente l’uso di materiali contemporanei, come ferro, acciaio e cemento, con la struttura storica dell’edificio e una cura certosina del dettaglio architettonico. Il suo sempre lucido rapporto fra architettura e paesaggio è diventato un modello per un’intera generazione di architetti. L’intesa tra Stato e Regione nasce quindi dalla consapevolezza che per far conoscere e promuovere appieno l’immenso patrimonio culturale italiano, così frammentato in ogni angolo del territorio del nostro Paese, c’è bisogno di cooperazione sia nella programmazione che nella gestione delle istituzioni culturali pubbliche e private. Il valore universale delle opere e dei disegni di Carlo Scarpa, non è confinabile nell’ambito di uno specifico museo, ma è necessario che viva attraverso mostre che, come questa, nell’ambito della Biennale, godono di una cornice internazionale. Ringrazio coloro che hanno preparato questo evento: la Direzione Generale per l’architettura e l’arte contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività culturali, la Soprintendenza per i beni architettonici, il paesaggio e per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Venezia e Laguna e la Regione del Veneto. Mi piace ricordare che è grazie alla costituzione di un Comitato paritetico Stato-Regione che si sono potute creare le adeguate condizioni per la fruizione e la conservazione delle opere di questo grande maestro dell’architettura italiana.
Giancarlo Galan, Presidente della Regione del Veneto Una mostra di disegni di Carlo Scarpa può non essere in sé una grande novità; è ancora viva infatti la memoria dei momenti di riflessione offerti in contemporanea a Vicenza e Verona nel 2000. Pur tuttavia questa esposizione alla Biennale Architettura assume un significato particolare. Innanzitutto perché essa rappresenta la prima uscita pubblica di alcuni disegni dell’Archivio scarpiano passato recentemente in mano pubblica. La selezione, volutamente rivolta al solo corpus dei lavori di Scarpa alla Biennale di Venezia, quasi a significare alcune priorità d’intervento nel complesso tema della manutenzione delle realizzazioni scarpiane, ci fa capire quale miniera di ricerca e documentazione si trovi, per chi vuol meglio comprendere il contemporaneo in architettura, nell’eredità di disegni, oggetti, opere e memorie che sono ancora vive attorno a Scarpa. L’altro aspetto che mi preme sottolineare è la collaborazione tra la Regione del Veneto e il Ministero per i Beni e le Attività culturali su Scarpa. Una collaborazione che va oltre l’evento espositivo ma sancisce l’avvio di un lavoro comune tra Governo e Regione per la conoscenza, la promozione e la valorizzazione dell’intera attività di questo maestro il cui valore è riconosciuto a livello internazionale, anche se il suo lavoro si concretizza quasi interamente all’interno del Veneto, ove tuttavia la sua esperienza progettuale, confrontandosi con una ricchezza di patrimonio storico architettonico incredibile, è diventata punto di riferimento sui temi del rapporto “antico-nuovo” e più in generale sul significato della storia e del passato nella progettualità del presente. Il primo atto di questo lavoro comune è la costituzione, con decreto ministeriale, di un Comitato paritetico Stato-Regione chiamato a mettere assieme energie, professionalità, esperienze e capacità di ricerca e di organizzazione presenti a tutti i livelli . Desidero ringraziare il Ministro Urbani per la sensibilità dimostrata verso il patrimonio culturale del Veneto e auguro al comitato scarpiano un lavoro proficuo che permetta di identificare in tempi brevi uno strumento stabile per la conservazione, lo studio e la valorizzazione di Carlo Scarpa in Italia e nel mondo.
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia. Architetture e Progetti [1948 • 1968]
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Carlo Scarpa: Architecture and Projects for the Venice Biennale
Giuliano Urbani, Ministro per i Beni e le Attività culturali
This exhibition is the result of an important understanding between the Italian Ministry of Culture and the Veneto Region; a collaboration born of a project promoting contemporary architecture and the study (dissemination) of the extraordinary documentary legacy left behind by one of the greatest of Italian architects of the 20th century – Carlo Scarpa. Architecture is Culture, especially when it is “made” by one of the masters of 20th century design thought, who was always perfectly able to reconcile the use of contemporary materials – iron, steel and concrete – with the traditional structure of the building and a painstaking attention to architectural detail. The ever lucid relationship he nurtured between architecture and the landscape has become a model for an entire generation of architects. Thus this understanding between State and Region arises from the awareness that, in order to fully know and promote the immense Italian cultural heritage, scattered far and wide into every corner of this country of ours, there must be co-operation both in the programming as well as in the management of public and private cultural institutions. The universal value of the drawings and works of Carlo Scarpa cannot be contained within the context of a specific museum, but must live through exhibitions which, like this one in the context of the Biennale, enjoy the benefit of an international framework. I would like to thank all those who worked to prepare this event: The General Direction for Contemporary Architecture and Art of the Ministry, the Bureau of Architectural and Landscape Treasures and Historic and Folkloristic Heritage of Venice and Lagoon and the Veneto Region. I am happy to point out that, thanks to the constitution of a joint State/Regional Commission, it has been possible to create the appropriate conditions for the study and conservation of the works of this great Italian master of architecture.
Giancarlo Galan, Presidente della Regione del Veneto An exhibition of drawings by Carlo Scarpa is, in itself, no great novelty; still fresh, in fact, remains the memory of those moments of reflection offered by contemporaneous exhibitions in Vicenza and Verona in 2000. Nevertheless, this exposition at the Architecture Biennale does assume special significance. First of all because it represents the first public showing of some drawings from the Carlo Scarpa Archives, which has only recently passed into public hands. The selection, intentionally restricted to the body of works done by Scarpa for the Venice Biennale, almost as if to underline a set of intervention priorities in the complex issue of the maintenance of Scarpa’s built works, shows us what a gold mine of research and documentation awaits those seeking a better understanding of contemporary architecture in this legacy of drawings, objects, works and memories being kept alive around Carlo Scarpa. Another aspect that I would like to foreground is the collaboration in the context of this architect between the Veneto Region and the Ministry of Culture. A collaboration that goes well beyond this exhibition event to confirm the launch of a common involvement of the Region and the Government in the awareness, promotion and appreciation of the entire oeuvre of this master whose importance has been recognised internationally. Although he worked almost exclusively within the Veneto Region Scarpa’s design approach, in its dialogue with an incredibly rich historic architectural patrimony, has become a point of reference on issues such as the relationship between the ancient and the new and, more generally, what history and the past mean for today’s design approach. The first act of this common enterprise was the establishment, by ministerial decree, of a State-Regional Commission called upon to combine their energies, professional skills and capacities for research and organisation on every level. I would like to thank Minister Urbani for the sensitivity he has demonstrated for the cultural patrimony of the Veneto Region and hope that the fruit of the efforts of the Scarpa Commission will lead to the timely identification of a reliable instrument for the conservation, study and appreciation of Carlo Scarpa in both Italy and throughout the world. 8
Drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale. Architecture and projects [1948 • 1968]
Il Comitato per la conoscenza e la promozione del patrimonio legato a Carlo Scarpa. Dall’archivio al restauro delle opere. Pio Baldi, Angelo Tabaro
L’acquisizione dei disegni e dei documenti dell'archivio di Carlo Scarpa, oltre ad aprire nuove prospettive per l'approfondimento degli studi dell'opera complessiva dell'architetto, avrà anche effetti positivi sulla conservazione delle opere da lui realizzate. Chi si occupa di restauro dei monumenti sa bene infatti quanto sia importante disporre di un apparato di informazioni storiche e di documentazione iconografica che sia il più ampio possibile. I disegni autografi (e completi) dell'autore sono la fonte certamente più accreditata per individuarne il tragitto progettuale: la concezione iniziale dell'opera, gli sviluppi successivi, le addizioni, i "pentimenti", gli approfondimenti e la ideazione dei particolari costruttivi, costituiscono materiali preziosi per definire e calibrare gli interventi di restauro. Tutto ciò scontando, naturalmente, il sistema di lavoro di Carlo Scarpa e la sua abitudine al controllo continuo, alle varianti ed alla riscrittura in corso d'opera. Mettere in prima linea l'importanza della conservazione delle opere di Scarpa ha un preciso riferimento con il senso dell'operazione che si realizza con questa mostra veneziana e con la più complessiva operazione culturale sul pensiero e l'attività di questo grande protagonista dell'architettura del secolo appena trascorso. L’acquisizione dei disegni di Scarpa al patrimonio pubblico, infatti, è inscritta nella volontà di farne strumento operativo per la preparazione e la realizzazione di interventi non più rinviabili. I materiali e i componenti delle architetture di Scarpa hanno ormai completato, e in qualche caso superato, il loro tempo fisiologico di durata. Intervenire oggi con leggeri ed estesi interventi di manutenzione può consentire di evitare, fra qualche anno, operazioni più pesanti ed invasive. Il Comitato paritetico Stato-Regione per la valorizzazione dell'opera di Carlo Scarpa, organizzando questa mostra nella Biennale di architettura, si propone di mettere al centro della prossima attività, in accordo con il Comune di Venezia, la conservazione delle opere realizzate, a partire da quelle costruite all'interno del recinto della Biennale nei Giardini di Castello. L’Amministrazione dello Stato e quelle dei poteri locali intendono, in questo modo, impostare programmi comuni in vista del raggiungimento degli obiettivi condivisi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale contemporaneo.
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia. Architetture e Progetti [1948 • 1968]
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The Committee for the Awareness and Promotion of the Legacy of Carlo Scarpa. From archives to restoration of the works. Pio Baldi, Angelo Tabaro
The acquisition of the drawings and documents of the Carlo Scarpa archives, in addition to opening new perspectives in the study of the architect’s complete works, will also have positive effects on the conservation of his built architecture. Anyone dealing with the restoration of monuments, in fact, knows very well how important the availability of historic information and image documentation is, and that it must be as extensive as possible. The architect’s complete drawings are surely the most authoritative source for identifying his design approach: the initial concept, subsequent developments, additions, “second thoughts”, in-depth development and the creation of construction details, all constitute precious material for the definition and calibration of restoration interventions; all this, naturally, with Carlo Scarpa’s working method well in mind, and his habit of constant verification, of variations and reworking in the course of the work. Foregrounding the importance of the conservation of Scarpa’s works has a precise connection with the reasoning behind this exhibition in Venice and with the overall approach to the thought and activity of this great protagonist of the architecture of the century just past. The acquisition of Scarpa’s drawings as public patrimony, in fact, is evidence of the desire to make of them an operative instrument in the preparation and execution of interventions that can be postponed no longer. The materials and components of Scarpa’s architecture have by now reached the end of, and in some cases gone beyond, their foreseen physical duration. Intervening today with subtle and pervasive maintenance interventions can save later more complex and invasive ones. In the organisation of this exhibition, within the context of the Architecture Biennale the joint State-Region Commission for the enhancement of the work of Carlo Scarpa, proposes to focus its up-coming activities, in agreement with the City of Venice, on the conservation of the architect’s built works, beginning with those realised within the confines of the Biennale in the Castello Gardens. In this way the State and local administrations intend to set up common programmes aimed at the achievement of the shared goals of preservation and enhancement of contemporary cultural heritage.
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Drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale. Architecture and projects [1948 • 1968]
Progetti in mostra Projects exhibited
1948
Design for a temporary pavilion, Venice Lido not built
Drawings exhibited 1_Plan, section and detail sketches of the pavilion 357x500. Graphite on paper; mechanically drawn, details in free-hand. This drawing shows in plan and section a solution different from the one finally built: the position of the building is rotated 90° as compared with the final one, while the triangular stairway connecting the pavilion to the “Bevilacqua La Masa” building is a shape that recurs in other drawings. The exhibition pavilion – with its tie-beam roof – has sloped walls and is divided into three sections by V-shaped pilasters.
On the occasion of the IX Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica the Venice Biennale decided to expand its exhibition spaces to the Lido with the addition of a temporary pavilion connected to the “Bevilacqua La Masa” building. Carlo Scarpa drafted a design for the new building, which was not accepted; he only supervised the mounting of the wood and eternit (asbestos cement) shed structure ordered in advance by the exhibition organisers, establishing its location and designing the triangular stairway connecting it with the pre-existing building. The pavilion was later demolished. On this occasion the architect also handled the mounting of the Prima Esposizione Tecnica Internazionale della Cinematografia. Conserved in the Carlo Scarpa Archives are project drawings by the architect that illustrate the new temporary pavilion in plans and very effective interior and exterior perspectives, as well as drawings concerning the mounting of the above-mentioned exhibition.
2_Perspective view of the pavilion’s exterior 350x495. Coloured pastels on paper; free-hand. Showing the exterior of the pavilion whose slopes walls are supported by slim stanchions acting as buttresses; the continuous envelope to the left corresponds with the stairway. 3_Perspective view of the pavilion’s interior 346x497. Graphite and coloured pastel on paper; free-hand. The drawing emphasises the transparency of the building designed by Scarpa and how it interacts with the external subsidiary spaces. In the background is the stairway created to connect the pavilion
3
with the “Bevilacqua La Masa” building. 4_Elevation perspective of the entrance to the exhibition Prima Esposizione Tecnica Internazionale della Cinematografia 285x225. Graphite and coloured pastels on paper; free-hand. Perspective
of
the
facade
of
the
“Bevilacqua La Masa” building, distinguished by its special moulded columns, is screened by the mounting structures leading into the areas where the Prima Esposizione is mounted. The cross logo decorating the curved panel on the left is the symbol of the Cinemeccanica of Milan, producer of the cinema sound equipment whose products were displayed at the exposition.
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Drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale. Architecture and projects [1948 • 1968]
1948
Progetto di padiglione provvisorio, Lido di Venezia non realizzato
In occasione della IX Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, la Biennale decide di ampliare la sede espositiva al Lido con l’aggiunta di un padiglione provvisorio collegato al palazzetto Bevilacqua La Masa. Carlo Scarpa elabora un progetto per la nuova struttura, che non viene accettato. Sovrintende solo al montaggio del capannone in legno e eternit preordinato dalla segreteria della mostra, stabilendone la collocazione e realizzando la scala triangolare di connessione con il palazzetto preesistente. Il padiglione viene in seguito demolito. In questa occasione, l’architetto veneziano si occupa anche dell’allestimento della Prima Esposizione Tecnica Internazionale della Cinematografia, tenutasi dal 19 agosto al 4 settembre ‘48 nel palazzetto Bevilacqua La Masa e nel nuovo padiglione annesso. Nell’Archivio Carlo Scarpa sono conservati disegni autografi che illustrano il progetto del nuovo padiglione provvisorio attraverso piante e efficaci vedute prospettiche interne e esterne, nonché documenti grafici che riguardano l’allestimento della mostra. Bibliografia Catalogo della I Esposizione Tecnica Internazionale della Cinematografia, edizioni “C.I.R.C.E.”, s.l., s.d. (1948). L’Undicesima Mostra. Quaderni della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Roma 1950, pp. 36–40, 59–63. B. Albertini, S. Bagnoli, C. Scarpa. I musei e le esposizioni, Roma 1992, p. 255. 4
I disegni in mostra 1_Pianta, sezione e studi di particolari del padiglione 357x500. Grafite su carta; a riga e squadra, particolari a mano libera. Questo disegno mostra in pianta e sezione una soluzione per il padiglione diversa da quanto realizzato: la posizione della struttura è ruotata di novanta gradi rispetto a quella finale, mentre la scala triangolare, che la collega al palazzetto Bevilacqua La Masa, ha una conformazione che ricorre in altri fogli. L’edificio espositivo - coperto da una sequenza di capriate - presenta pareti inclinate ed è partito in tre settori da pilastri a V. 2_Veduta prospettica dell’esterno del padiglione 350x495. Pastelli colorati su carta; a mano libera. Il documento grafico mostra l’esterno del padiglione, le cui pareti inclinate sono sostenute da sottili montanti con funzione di contrafforti; l’involucro continuo sulla sinistra corrisponde alla scala. 3_Veduta prospettica dell’interno del padiglione 346x497. Grafite e pastelli colorati su carta; a mano libera. Questa prospettiva, di grande dinamismo grafico, evidenzia la trasparenza della struttura ideata da Scarpa e l’interazione con gli spazi sussidiari esterni. Sul fondo è sistemata la rampa che collega il padiglione al palazzetto Bevilacqua La Masa. 4_Alzato prospettico dell’ingresso alla Prima Esposizione Tecnica Internazionale della Cinematografia 285x225. Grafite e pastelli colorati su carta; a mano libera. La prospettiva illustra la facciata del palazzetto Bevilacqua La Masa, riconoscibile dalle particolari colonne modanate, schermata dagli apparati che introducono ai locali dove è allestita la Prima Esposizione. Il logo a croce che decora il pannello curvo sulla sinistra è il simbolo della Cinemeccanica di Milano, produttrice di apparecchi cinematografici sonori, presente con i propri prodotti alla mostra.
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1950
Modification of the temporary pavilion, Venice Lido built
a
In order to accommodate the first Mostra del Libro e del Periodico Cinematografico, some modifications had to made to the temporary wood and eternit (asbestos cement) pavilion mounted in 1948, which were once again commissioned from Carlo Scarpa. A summary of the work done reports: «the side facing the Palazzo del Cinema was changed radically in order to open up a new entrance. A short decorative portico was created using the pavilion’s framework to support a lightweight wooden cantilevered canopy that penetrated the interior of the small building. The paving of the area in front of the facade, executed in large slabs of rustic cement, alternating with flower beds and a lateral pool, added a very interesting decorative note. Two low brick side walls enclosed the entire area, creating a sort of patio. The interior surface of the walls exposed to the sun, but insulated with sheets of “eraclit”, was covered in vertical panels of that wood fabric used for shades» (L’Undicesima Mostra, op. cit., p. 63). Of this project only a small corpus of drawings by the architect remains.
Drawings exhibited 1_Studies in plan for the pavilion [possible first solution] 210x295. Graphite on paper; free-hand. Great attention is placed in this plan on the treatment of the corners and the arrangement of the triangular shapes studied in other drawings. 2_Perspective and studies of the pavilion’s exterior [possible first solution] 210x295. Graphite on paper; free-hand. This drawing underlines two of the pavilion’s nerve centres: the point of attachment to the pre-existing building, where one side of the triangular stairway is indicated, and the corner solution, articulated by jutting triangular shapes. 3_Plan of the Palazzo del Cinema, “Bevilacqua la Masa” building and the annexed pavilion; length-wise section of the pavilion [semi-definitive solution] 750x590. Black ink on vellum; drawn mechanically and free-hand. The upper margin of the plan shows the
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Drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale. Architecture and projects [1948 • 1968]
1950
Modifica del padiglione provvisorio, Lido di Venezia realizzato
Per accogliere la prima Mostra del Libro e del Periodico Cinematografico vengono apportate alcune modifiche al padiglione provvisorio in legno e eternit montato nel ’48, affidate nuovamente a Carlo Scarpa. Un resoconto dei lavori riporta: «la fronte verso il Palazzo del Cinema è stata trasformata radicalmente per aprire un ingresso su quel lato. Si è provveduto alla sistemazione decorativa di un breve portico ricavato dalla struttura del padiglione, portante una leggera pensilina in legno che penetrava all’interno del piccolo edificio. Una pavimentazione adeguata dello spazio antistante, eseguita con grandi piastre di cemento rustico posate sul terreno alternativamente con le aiuole per i fiori e una piscina laterale componevano un accordo decorativo assai interessante. Due muretti di cotto ai lati chiudevano questo insieme come un patio. All’interno la superficie delle pareti esposte al sole ma isolate con lastre di “eraclit”, venne ricoperta di teli verticali di quel tessuto di legno che si usa per le persiane» (L’Undicesima Mostra, op.cit., p. 63). Del progetto rimane un piccolo corpus di disegni autografi. Bibliografia Catalogo della I Esposizione Tecnica Internazionale della Cinematografia, edizioni “C.I.R.C.E.”, s.l., s.d. (1948). L’Undicesima Mostra. Quaderni della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Roma 1950, pp. 36–40, 59–63. B. Albertini, S. Bagnoli, C. Scarpa. I musei e le esposizioni, Roma 1992, p. 255. 1 I disegni in mostra 1_Studi di pianta del padiglione [prima soluzione ?] 210x295. Grafite su carta; a mano libera. Nella pianta grande attenzione è rivolta al trattamento degli angoli e alla sistemazione delle strutture triangolari in mezzeria, studiate in altri disegni. 2_Prospettiva e studi dell’esterno del padiglione [prima soluzione ?] 210x295. Grafite su carta; a mano libera. Questo disegno sottolinea due zone nevralgiche del padiglione: il punto di aggancio all’edificio preesistente, dove è delineato un lato della scala triangolare, e la soluzione d’angolo, articolata da strutture triangolari sporgenti. 3_Pianta
del
Palazzo
del
Cinema,
Palazzetto Bevilacqua La Masa e padiglione annesso; sezione longitudinale del padiglione [soluzione semi - definitiva] 750x590. Inchiostro nero su lucido; a riga e squadra e mano libera. La pianta mostra al margine superiore del foglio il Palazzo del Cinema, mentre al
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia. Architetture e Progetti [1948 • 1968]
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1950
Modification of the temporary pavilion, Venice Lido built
Palazzo del Cinema, while the pavilion,
4_Perspective view of the interior of
the triangular stairway, with a flower box
connected to the small existing building,
the
e
filling its central void, is visible on the left.
is drawn at the centre complete with
Propaganda exhibition mounted [1949]
5_Perspective view of one of the stands
mounted exhibition. The side facing the
190x303. Graphite and coloured pastel on
of the Stampa e Propaganda exhibition
large Cinema building has been opened
cardboard; free-hand.
[1949]
up and equipped with a triangular wood-
The perspective’s point of view, from
197x302. Graphite and coloured pastel on
en canopy, visible also in the section
above and central with respect to the spine
cardboard; free-hand.
shown below.
of pilasters, gives an idea of the overall
The drawing shows one of the sections of
An elongated hexagonal pool of water is
exhibition space - illuminated by suspend-
the pavilion, delineated by low wooden
placed alongside it. The exhibition struc-
ed globes of coloured glass - whose design
flower boxes painted blue and by panels
tures are positioned perpendicular to the
is almost the same as that realized in 1950
decorated in bands of green and red.
building’s central spine of pilasters. A
for the Mostra del Libro e del Periodico
Photos taken at the time
length-wise section of the pavilion can be
Cinematografico. Panels decorated with
a_1950 Temporary pavilion, Venice
seen in the lower margin of the drawing;
red and green bands define the various
Lido: facade
visible also are the four square stanchions
areas, while flower boxes, chairs and
b_1950 Temporary pavilion, Venice
that divide the rectangular plan of the
tables are painted blue; the chromatic
Lido: garden
building in two, and the large window
effect of these components is enhanced by
c_1950 Temporary pavilion, Venice
located on one of the larger sides.
the black floor treatment. The entrance to
Lido: canopy
pavilion
with
the
Stampa
b
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Drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale. Architecture and projects [1948 • 1968]
1950
Modifica del padiglione provvisorio, Lido di Venezia realizzato
centro è delineato il padiglione, collega-
4_Veduta prospettica dell’interno del
Sulla sinistra è visibile l’ingresso alla scala
to al palazzetto, completato dall’allesti-
padiglione con l’allestimento Stampa e
triangolare, dotata, in corrispondenza del
mento.
Propaganda [1949]
vuoto centrale, di una fioriera.
Il lato della struttura verso l’edificio cine-
190x303. Grafite e pastelli colorati su
5_Veduta prospettica di una delle
matografico è stato aperto e dotato di
cartoncino; a mano libera.
postazioni dell’allestimento Stampa e
una pensilina triangolare sospesa, visibile
Il punto di vista, alto e centrale rispetto
Propaganda [1949]
anche nella sezione sottostante. Accanto
alla spina dei pilastri, in base al quale è
197x302. Grafite e pastelli colorati su
è sistemata una vasca d’acqua esagonale
impostata la prospettiva, permette di
cartoncino; a mano libera.
allungata.
cogliere con completezza lo spazio allestito
Il disegno mostra uno degli ambiti del padi-
Le strutture d’allestimento sono disposte
- illuminato da globi sospesi di vetro colo-
glione, definito da basse fioriere lignee tin-
perpendicolarmente alla spina centrale di
rato - la cui composizione risulta del tutto
teggiate di azzurro, e da pannelli decorati
pilastri dell’edificio.
simile a quanto realizzato per la Mostra del
da bande rosse e verdi.
Al margine inferiore del foglio è delinea-
Libro e del Periodico Cinematografico nel
Foto d’epoca
ta invece la sezione longitudinale del
1950. Definiscono i vari ambiti dei pannelli
a_1950 Padiglione provvisorio, Lido di
padiglione; sono visibili i quattro montan-
decorati da fasce rosse e verdi, mentre fio-
Venezia: facciata
ti quadrati che dividono in due la pianta
riere, sedie e tavoli risultano tinteggiati di
b_1950 Padiglione provvisorio, Lido di
rettangolare dell’edificio, e la grande
azzurro; il cromatismo di questi componen-
Venezia: giardino
finestra posta su uno dei lati maggiori.
ti è esaltato dalla pavimentazione nera.
c_1950 Padiglione provvisorio: pensilina
c
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia. Architetture e Progetti [1948 • 1968]
17
1950
The Bookshop Pavilion destroyed
b
c a
In December of 1949 Carlo Cardazzo, owner of the “Il Cavallino” art gallery in Venice, entrusted his friend Carlo Scarpa with the design of a stand for the exposition and sale of art books, to be located in the Biennale Gardens. The Pavilion, inaugurated on 24 June 1950, was abandoned over time and, its already precarious wooden part having been destroyed in a fire on May 1984, finally demolished altogether in 1988. The small building was located opposite and to the right of the Italian Pavilion; its arrow-shaped plan, pointing towards the exhibition pavilion, was composed of two sections: a triangular head section in brick for the sale of published materials, and a trapezoidal section for the exposition of books. This latter space consisted of a skeleton of wooden beams of varying thickness, with a curved panel on one side with two information boards, and vertical exposition panels on the other side. The exclusively natural lighting was made possible by four almondshaped windows cut out of the curved panel and other windows on the opposite wall. Underlying this design is an extremely complex set of influences: Scarpa integrates figurative sources – Klee, Kandinsky – with specific architectural models – Wright, Rietveld – maintaining the project’s dominant theme of the “book”, expressed by means of an eloquent three-dimensional space. The drawings displayed are from the Archivio della Galleria del Cavallino, Venice.
18
Drawings exhibited 1_Plan, section and detail studies of the pavilion 540x680. Photo engraving reworked in graphite and coloured pastel; free-hand. The plan in 1:50 scale, reproduced in a photo engraving shows Scarpa’s handdrawn corrections. The head section has been slightly enlarged, while the display cases at the curved wall – conceived as four triangular cases – are linked in pairs. 2_Plan, section, view of one of the parts of the pavilion’s curved partition 340x108. Photo engraving reworked in graphite and coloured pastel; free-hand. The drawing shows one of the four almond-shaped windows in the curved “Hocumé” plywood partition, where one of the display cases is located, now corrected in accordance with the variation recorded in the previous description. Photos taken at the time a.b.c_1950 Bookshop Pavilion: side facing the gardens
Drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale. Architecture and projects [1948 • 1968]
1950
Padiglione del Libro distrutto
Nel dicembre del 1949 Carlo Cardazzo, proprietario della galleria d’arte “Il Cavallino” di Venezia, affida all’amico Carlo Scarpa l’ideazione di uno ‘stand’ per l’esposizione e la vendita di libri d’arte, da realizzare ai Giardini. Il padiglione, inaugurato il 24 giugno 1950, cade nel tempo in uno stato di abbandono; la parte lignea – già in condizioni precarie – viene distrutta da un incendio nel maggio 1984, e infine ciò che resta della costruzione è demolito nel 1988. Il piccolo edificio era situato nei pressi del Padiglione Italia, spostato sulla destra; la pianta, a forma di freccia con la punta rivolta verso la struttura espositiva citata, risultava composta da due settori: una testata triangolare in muratura, adibita alla vendita di materiale editoriale, e un ambiente trapezoidale per l’esposizione dei libri. Quest’ultima sala, costituita da uno scheletro di capriate lignee di differente ampiezza, presentava su un lato un pannello incurvato, presso il quale erano sistemate due bacheche, mentre l’altro lato appariva dotato di pannelli espositivi verticali. L’illuminazione, esclusivamente naturale, avveniva attraverso quattro finestre a forma di ‘mandorla’, ritagliate nel pannello curvo, e altre vetrate aperte nella parete opposta. La ricerca che sottende all’opera è estremamente complessa: Scarpa integra fonti figurative - Klee, Kandinsky - con precisi modelli architettonici - Wright, Rietveld - tenendo come filo conduttore del progetto il tema del “libro”, espresso attraverso la composizione di uno spazio plastico eloquente continuamente precisato. I disegni esposti provengono dall’Archivio della Galleria del Cavallino, Venezia.
I disegni in mostra 1_Pianta, sezione e studi di particolari del padiglione 540x680. Eliocopia rielaborata grafite e pastelli colorati; a mano libera. La pianta in scala 1:50, riprodotta in eliocopia, reca correzioni autografe di Scarpa. La testata in muratura viene leggermente ampliata, mentre gli espositori presso la parete curva – concepiti come quattro teche triangolari in una prima
Bibliografia
ipotesi – vengono collegati a due a due.
Eupalinos (Gigi Scarpa), Sperimentalismo architettonico al Padiglione del Libro, in “La Fiera Letteraria”, 17 settembre 1950.
2_Pianta, sezione, prospetto di una
Padiglione dei libri d’arte, in “Metron”, n. 38, ottobre 1950 pp. 17-20 (ripubblicato in “L’Architettura. Cronache e Storia”, 471, anno XLI, n. 1, gennaio 1995, pp. 47-48).
340x108. Eliocopia rielaborata a grafite e
F. Dal Co, G. Mazzariol, Carlo Scarpa. Opera Completa, Milano 1984, scheda 84, p. 111.
Il disegno delinea una delle quattro
M. Mulazzani, I padiglioni della Biennale. Venezia 1887-1993, Milano 1993, pp. 86-88.
finestre a mandorla, aperte nella parete
D. Assante, La ricostruzione di un’idea. Carlo Scarpa: il Padiglione del Libro alla Biennale di Architettura di Venezia, tesi di laurea, relatore F. Bertan, Istituto Universitario di Architettura di Venezia, 1995-96.
curva in compensato Hocumé, presso la
parte della parete curva del padiglione pastelli colorati; a mano libera.
quale è sistemato uno degli espositori, già corretto in base alla variazione registrata
F. Franco, Carlo Scarpa. Padiglioni espositivi (1950, 1954, 1961), Milano 1998.
nella pianta descritta in precedenza.
D. Assante, F. Bertan, Carlo Scarpa. Il Padiglione del Libro alla Biennale di Venezia - La Galleria del Cavallino, 1942 e 1949, Venezia 2000.
Foto d’epoca a.b.c_1950 Padiglione del Libro: facciata verso i giardini 1
19
1951
Design for the Hungarian Pavilion not built
The Hungarian Pavilion, designed in 1909 by Géza Maróti had fallen into a precarious state and remained so until the end of the war. The problem was reviewed once the Biennale resumed its activities. In 1948/49 architect Agostino Jacuzzi – in charge of the Gardens exhibition structures for the XXIV art exhibition in 1948 – drafted a project for the renovation of the pavilion which was, however, rejected. In 1951 architects La Padula, Marchini and Scarpa were consulted and the project was assigned to Alfio Marchini. A drawing by Scarpa, found in the Carlo Scarpa Archives, may have been drafted on that occasion. It is a perspective of a ‘portico’ facade articulated by a three-dimensional triforium crowned by a sculpture, possibly intended for insertion into the already existing arch of the facade of the Hungarian Pavilion.
20
Drawings exhibited 1.Perspective of the facade of the Hungarian Pavilion 333x500. Graphite on paper; free-hand. In this unusual facade Scarpa explicitly quotes an ancient source – Andrea Palladio’s Villa Pojana – while at the same time maintaining a decorative taste similar to that of the Hungarian Pavilion’s entrance arch designed by Géza Maróti at the beginning of the century.
Drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale. Architecture and projects [1948 • 1968]
1951
Progetto per il Padiglione dell’Ungheria realizzato
1
Il Padiglione dell’Ungheria, progettato nel 1909 da Géza Maróti, versava già negli anni ’30 in uno stato precario, rimasto tale durante la sospensione bellica; dopo la ripresa delle attività alla Biennale il problema si ripropone. Nel 1948-49 l’architetto Agostino Jacuzzi responsabile della sistemazione delle strutture espositive ai Giardini per la XXIV mostra d’arte del ’48 - elabora un progetto di ristrutturazione dell’edificio ungherese, che viene però rifiutato. In seguito, nel ‘51, vengono richieste consulenze a La Padula, Marchini e Scarpa e il progetto viene poi affidato ad Alfio Marchini. Un disegno, rintracciato nell’Archivio Carlo Scarpa, potrebbe essere stato redatto in tale occasione. Si tratta della veduta prospettica di una facciata ‘a portico’, articolata da una serliana tridimensionale coronata alla sommità da una scultura, destinata forse ad essere inserita all’interno dell’arco già esistente nel prospetto del Padiglione ungherese.
I disegni in mostra 1_Prospettiva di facciata del Padiglione dell’Ungheria 333x500. Grafite su carta; a mano libera. In questa singolare facciata Scarpa cita esplicitamente una fonte antica - è evidente il richiamo a villa Pojana progettata da Andrea Palladio - mantenendo allo stesso tempo un gusto per la decorazione vicino a quanto presentava l’arco d’ingresso al padiglione ungherese progettato da Géza Maróti a inizio secolo.
Bibliografia M. Mulazzani, I padiglioni della Biennale. Venezia 1887-1993, Milano 1993, pp. 41-45.
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia. Architetture e Progetti [1948 • 1968]
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1951-2
New entrance and ticket office of the Biennale built
On the occasion of the XXVI Venice Biennale Scarpa created the entrance and enclosures for the Biennale Gardens; these included the perimeter enclosure, the ticket office and a canopy, which was never built. The enclosure is built in pre-fabricated concrete slabs, used in some sections to form flower boxes. The ticket office cabin is assembled over one third of a circular base of the same material. This structure is made up of two straight walls and one curved of glass framed in a wood casement that connects the cement base to the level of the ticket sales counter. The ticket office has a cantilevered leaf-shaped roof supported by three iron stanchions clad in strips of various types of wood and bolted to the base on three-lobed plates integral with the foundation. During the Biennale’s inactive period the mobile part of the structure is dismantled. In this case as well the various design phases are documented by the architect’s drawings conserved in the Carlo Scarpa Archives.
Drawings exhibited 1_Axonymetric,
perspective
and
details of the ticket office and canopy [possible first solution] 216x276. Graphite on paper; free-hand. The ticket office, shown above to the right and in the centre to the left, is made up of a cabin in the form of a partially open parallelepiped completed by a cantilevered canopy overhanging both sides. The perspective at the centre shows all the elements making up the concrete slab entrance including the canopy composed of a simple plane supported by stanchions. 2_Studies in plan, perspective, details of the ticket office [possible first solution] 216x276. Graphite on paper; free-hand. The ticket office plan drawn shows some
a
analogies with the built solution. The cabin occupies three-fourths of the circular platform containing it and is covered by a rhomboid structure supported by three pairs of stanchions connected to a canopy with a similar form and possibly cantilevered. The twin pilasters, drawn in elevation at the upper margin of the sheet, anticipate a solution that was to reappear in the Venezuelan Pavilion [1953-56]. 3_Plan of the entrance area to the Gardens [final solution] 519x622. Photo engraving reworked in graphite, coloured pastels, red and green ink; drawn mechanically and freehand. The plan in 1:200 scale shows the entire entrance structure including the ticket office in its definitive version. These studies traced by the architect over the photo engraving show, nevertheless, how Scarpa went on reworking solutions for the entire access area to the Gardens. Photos taken at the time a_New entrance and ticket office
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Drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale. Architecture and projects [1948 • 1968]
1951-2
Nuovo ingresso e biglietteria della Biennale realizzato
I disegni in mostra 1_Assonometria, prospettiva e particolari della biglietteria e della pensilina [soluzione iniziale ?] 216x276. Grafite su carta; a mano libera. La biglietteria, delineata in alto a destra e al centro a sinistra, risulta composta da una cabina a forma di parallelepipedo, in parte aperta, completata da una copertura sporgente da entrambi i lati. La prospettiva al centro mostra gli elementi che formano l’ingresso, realizzato in lastre di cemento, inclusa la pensilina costituita da un semplice piano sostenuto da montati. 2_Studi di pianta, prospettiva e particolari della biglietteria [soluzione iniziale ?] 216x276. Grafite su carta; a mano libera. La pianta della biglietteria delineata mostra delle analogie con la soluzione realizzata. La cabina occupa tre quarti della piattaforma circolare che la contiene, ed è coperta da una struttura a rombo 1
sostenuta da tre montanti binati connessa a una pensilina di forma simile, forse a sbalzo. I pilastrini gemini, delineati in
In occasione della XXVI Biennale di Venezia, Scarpa realizza le strutture di chiusura e d’ingresso all’area della Biennale ai Giardini; tra queste sono comprese la recinzione, la biglietteria e anche una pensilina, mai realizzata. La recinzione è costruita in lastre di cemento lavato prodotte fuori opera e montate in modo da formare delle fioriere. Dello stesso materiale è il basamento circolare fisso sul quale è installata, su un settore pari a un terzo, la cabina smontabile della biglietteria. Questa struttura si compone di due pareti rette e di un cristallo curvo, fissato al serramento in legno posto a connettere la base di cemento al piano del banco di vendita dei biglietti. Sulla biglietteria è sistemata una copertura sospesa, a forma di mandorla o foglia, sostenuta da tre montanti - composti da un’anima in ferro in parte rivestita di listelli lignei di varie essenze - imbullonati alla base su piastre trilobate solidali con il blocco di fondazione. Durante il periodo di inattività della Biennale, la parte mobile della struttura viene smontata. Anche in questo caso, le varie fasi progettuali sono testimoniate dai disegni autografi conservati nell’Archivio Carlo Scarpa.
alzato al margine superiore del foglio, anticipano una soluzione che tornerà nel progetto per il Padiglione del Venezuela [1953-56]. 3_Pianta della zona d’ingresso ai Giardini [soluzione finale] 519x622. Eliocopia rielaborata a grafite, pastelli colorati, inchiostro rosso e verde; a riga e squadra e mano libera. La planimetria, in scala 1:200, mostra integralmente le strutture d’ingresso, compresa la biglietteria nella versione definitiva. Gli studi autografi tracciati sull’eliocopia dimostrano però come Scarpa continui a rielaborare soluzioni per la sistemazione dell’intera area di accesso ai Giardini. Foto d’epoca a_Nuovo ingresso e biglietteria
Bibliografia G. Mazzariol, Opere di Carlo Scarpa, in “L’Architettura. Cronache e Storia”, n. 3, settembre-ottobre 1955, pp. 344-345. F. Dal Co, G. Mazzariol, Carlo Scarpa. Opera Completa, Milano 1984, scheda 94, p. 112. M. Mulazzani, I padiglioni della Biennale. Venezia 1887-1993, Milano 1993, pp. 128-130.
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia. Architetture e Progetti [1948 • 1968]
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1952
Internal courtyard of the Italian Pavilion built
In 1952 a small courtyard was created in the Italian Pavilion in order to improve ventilation and to create an area for sculpture exhibitions and where visitors could rest. The roof of the area chosen was demolished and the brick of the high pre-existing walls exposed; a reinforced concrete canopy was installed over the rectangular space supported by three steel spheres attached to the same number of almond-section pilasters covered in a pink-tinted plaster finish. The upper cavity of these loadbearing structures, each with its own orientation, doubles as a flower-holder. The paving is in per-fabricated concrete slabs and the low enclosures around the flower beds and pool and of the sculpture bases are in exposed brick. The canopy, conceived as an autonomous sculptural object, still acts as a connection between the exit from the main central building to the entrance to the north wing. The drawings conserved show the various design phases. The first envisages several circular platforms intended perhaps for exhibitions, while a later one already shows an early version of the canopy, conceived as a sort of bridge between the two nuclei of the Italian Pavilion.
Drawings exhibited 1_Plan and elevation study for the courtyard [possibly the initial solution] 223x284. Graphite on paper; free-hand. As can be inferred from the plan above, the idea on the right-hand side consists of the use of two symmetrical circular platforms alongside the entrance, the effect of which is seen in the perspective by means of the transparent superimposition of the elements, a way Scarpa used for representing space up until the late 1970s. 2_Study in plan, elevation and perspective of the courtyard [possibly the second solution] 223x284. Graphite on paper; free-hand. The right-hand side of this rich drawing illustrates the plan of the area meant for the small court and a room, divided by partitions, of the north wing. Inserted between the exit of the Italian Pavilion [right] and the entrance to the north wing [above] is the curved canopy, supported by a large partition. As shown in the two perspective views, the interior of the exhibition area can be seen through a circular or semi-circular window. The perspective in the upper left corner clearly illustrates the lightweight three-dimen-
a
sional canopy structure which directs the spectator’s sight-line down towards the rooms. Photos taken at the time a.b_1960 XXX Biennale. Internal courtyard of the Italian Pavilion
b
1952
Cortile interno al Padiglione Italia realizzato
I disegni in mostra 1_Studi di pianta e alzato prospettico del cortile [prima soluzione ?] 223x284. Grafite su carta; a mano libera. Come si evince dalla pianta in alto, la particolare ipotesi del recto consiste nell’uso di due piattaforme circolari simmetriche, accostate all’ingresso. La prospettiva ne mostra l’effetto tridimensionale attraver1
so la sovrapposizione in trasparenza degli elementi; questo modo di rappresentare lo
Nel ‘52 viene ricavato uno spazio per un piccolo cortile nel Padiglione Italia allo scopo di migliorarne l’aerazione e da adibire all’esposizione di opere scultoree e al riposo del visitatore. Dell’area prescelta viene demolita la copertura, mentre gli alti muri preesistenti sono privati dell’intonaco in modo da mettere a vista i corsi di mattoni; all’interno di tale spazio rettangolare viene inserita una pensilina in cemento armato, sostenuta da tre sfere d’acciaio agganciate ad altrettanti pilastri in calcestruzzo, caratterizzati da una sezione “a mandorla” e ricoperti di intonaco rosato. L’incavo superiore di queste strutture portanti, ognuna con un proprio orientamento, funziona anche da portafiori. Il pavimento è composto da lastre di calcestruzzo lavato costruite fuori opera, mentre i muretti che delimitano le aiuole, la vasca d’acqua e i basamenti per le sculture sono in mattoni a vista. La pensilina, concepita come un oggetto scultoreo autonomo, collega tuttora l’uscita dal corpo principale del Padiglione Italia all’entrata dell’ala nord. I disegni conservati mostrano le diverse fasi progettuali. La prima prevede alcune piattaforme circolari destinate forse all’esposizione, mentre una successiva mostra una prima versione della pensilina, concepita come una sorta di ponte tra i due nuclei del Padiglione Italia.
spazio è utilizzato da Scarpa fino agli anni ‘70. 2_Studi di pianta, alzato, prospettiva del cortile [seconda soluzione ?] 223x284. Grafite su carta; a mano libera. Il recto di questo ricco disegno illustra a destra la pianta dell’area destinata al cortiletto e della sala dell’ala nord ad essa adiacente, articolata da setti. Tra l’uscita dal Padiglione Italia [a destra] e l’entrata all’ala nord [in alto], è inserita la pensilina curvilinea sostenuta da un grosso setto. Come mostrano le due vedute prospettiche, l’ambiente espositivo è aperto da una finestra circolare o semicircolare, che consente di vedere lo spazio interno allestito. La prospettiva all’angolo sinistro in alto illustra con efficacia la pensilina, che, come una plastica struttura aerea, guida l’approfondimento della visuale dello spettatore verso le sale. Foto d’epoca a.b_1960 XXX Biennale. Cortile interno al Padiglione Italia
Bibliografia G. Mazzariol, Opere di Carlo Scarpa, in “L’Architettura. Cronache e Storia”, n. 3, settembre-ottobre 1955, pp. 342-343. F. Dal Co, G. Mazzariol, Carlo Scarpa. Opera Completa, Milano 1984, scheda 94, p. 112. M. Mulazzani, I padiglioni della Biennale. Venezia 1887-1993, Milano 1993, p. 21.
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia. Architetture e Progetti [1948 • 1968]
25
1953-6
Venezuelan Pavilion built
Drawings exhibited 1_Layout in plan of the Gardens with the pavilion and studies in elevation and section 733x536. Reworked photo engraving and graphite studies; free-hand. The 1:500 scale plan was, in all probability, worked on over time. Marked are the footprints of the Austrian Pavilion by Hoffman [1934], the Bookshop Pavilion by Scarpa [1950], the Israeli Pavilion by Rechter [1952] and finally, superimposed over the old Dutch Pavilion by Boberg [1912] is the new one designed by
In 1953 Carlo Scarpa was commissioned by the Venezuelan government, in the person of painter/architect Graziano Gasparini – one of Scarpa’s former students – to design the pavilion in the Gardens. Construction began in April of 1954 and, after many difficulties, was completed in June of 1956. The pavilion built is situated between the Swiss Pavilion (to the right) and that of Russia (to the left), and consists of three exhibition spaces. The Sala dei Disegni (the Drawings Room), accessed by crossing the open entrance patio, is covered by a reinforced concrete canopy supported by six sets of small twin steel pilasters. This space, marked off on the Lagoon side by a large fixed panel, can be closed off by means of panels, glazed partitions and a sort of mobile, elliptically-rotating six metre high partition. This first area leads into two rectangular exhibition areas, analogous but different in size, called the Sala Maggiore (the Large Room) and the Sala Minore (the Small Room) whose concrete construction is left unfinished; the smaller sides are characterised by a ribbon of window openings in the walls and the ceiling bringing light into the rooms. The three exhibition spaces are united by a long wood and iron canopy. A copper map of Republic of Venezuela marks the exterior of the Sala Maggiore. Many of the original elements present, such as panels, decorations and colours, have now been removed. The pavilion’s design development was described by Giuseppe Mazzariol as follows: «the project underwent four phases of elaboration, from an early Wrightian one, to a second recalling Mies, a third in which three rectangular halls appeared, and finally the current solution» (Mazzariol, op. cit., p. 352), and the corpus of drawings by Scarpa relative to this project accurately reflect this subdivision.
Rietveld [1953-54], with detailed metric indications. The plan of the Venezuelan Pavilion is very similar to the final definitive one. In the drawing Scarpa also verifies the building’s exposure to the sun, which was an issue considered from the project’s earliest phases. 2_Studies in plan, elevation and section of the pavilion [possible first solution] 482x663. Graphite and red pastel on cardboard; drawn mechanically and free-hand. The plan in the centre is arranged on a modular rhomboid grid. The building is set between the Russian and Swiss Pavilions and flanked by existing trees. These elements are marked in all the drawings for the pavilion. The building plan has a indented profile with some left-over areas that are not completely resolved; the internal layout is accomplished by means of slim partitions that create a sequence of oblique views. The upper left of the plan – possibly the Sala dei Disegni [Drawings Room] – is covered by a pyramid-shaped structure, specified in the elevation and section studies. 3_Plan, elevation, section and perspective of the pavilion [possible second solution] 372x374. Graphite on translucent paper; free-hand. In the main central plan Scarpa adopts a layout solution very similar to that of Rietveld’s Dutch Pavilion; in elevation, however, he goes back to Wright-inspired forms. The arrangement of the main plan – intersected by a second, lightly outlined, rotated square – and the type of roof, recall Wright’s Tahoe summer colony in California situated on the lake of the same name.
26
Drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale. Architecture and projects [1948 • 1968]
1953-6
Padiglione del Venezuela realizzato
Nell’ottobre del 1953 Carlo Scarpa viene incaricato dal Governo Venezuelano, nella persona del pittore e architetto Graziano Gasparini - ex allievo del maestro veneziano – di progettare il padiglione ai Giardini. Nel ‘54 è avviato il cantiere e l’opera, dopo molte difficoltà, viene terminata nel giugno del ‘56. Il padiglione costruito è collocato tra l’edificio della Svizzera (a destra) e quello della Russia (a sinistra); è composto da tre ambiti espositivi. La Sala dei Disegni, alla quale si accede superato il patio aperto d’ingresso, è coperta da una soletta in cemento armato, sostenuta da sei pilastrini gemini d’acciaio. Questo spazio, limitato verso la Laguna da un grande pannello fisso, può essere chiuso mediante pannelli, parti vetrate e una sorta di parete mobile, di sei metri di lunghezza, rotante ellitticamente. Da questo primo ambito, si accede a due spazi espositivi di impianto rettangolare analogo ma differenti per dimensione, detti Sala Maggiore e Sala Minore, realizzati in calcestruzzo lasciato a vista esternamente; i lati minori sono aperti, sia verso l’interno che verso l’esterno, da un sequenza di nastri di cristallo ultraforte che girano ad angolo sul soffitto dando luce alle sale. I tre spazi espositivi sono uniti da una lunga pensilina di legno e ferro. Sulla parete esterna della Sala Maggiore, è collocato il profilo geografico in rame della Repubblica venezuelana. Molti degli elementi qui descritti - pannelli, decorazioni, cromatismo - presenti in origine, sono stati rimossi. L’iter compositivo del padiglione risulta così descritto da Giuseppe Mazzariol: «il progetto ha subito quattro diverse fasi di elaborazione, da una prima di gusto wrightiano, ad una seconda che richiamava Mies, a una terza in cui apparivano tre sale rettangolari, fino all’attuale» (Mazzariol, op.cit., p. 352). Il corpus di disegni autografi di Carlo Scarpa relativo a questa opera rispecchia puntualmente tale suddivisione.
I disegni in mostra 1_Planimetria dei Giardini con i padiglioni e studi di alzato e sezione 733x536. Eliocopia rielaborata e studi a grafite; a mano libera. La planimetria, in scala 1:500, viene appuntata graficamente da Scarpa forse in momenti diversi. Vengono segnalate le piante dei padiglioni dell’Austria di Hoffmann [1934], del Libro di Scarpa [1950], di Israele di Rechter [1952] ed infine, sopra il vecchio Padiglione dell’Olanda di Boberg [1912], viene disegnato il nuovo impianto elaborato da Rietveld [1953 - 54], con dettagliate indicazioni metriche. Il Padiglione del Venezuela mostra un’impostazione planimetrica vicina a quella definitiva. Nel disegno Scarpa verifica anche le condizioni di insolazione della struttura, curate fin dalle prime fasi progettuali.
Bibliografia
2_Studi di pianta, alzato, sezione del
G. Mazzariol, Opere di Carlo Scarpa, in “L’Architettura. Cronache e Storia”, n. 3, settembre-ottobre 1955, pp. 352-353, 362-367.
padiglione [prima soluzione ?]
Il Padiglione del Venezuela alla Biennale, in “Domus”, n. 323, 1956, pp. 11-14.
toncino; a riga e squadra e mano libera.
F. Tentori, Un padiglione di Carlo Scarpa alla Biennale di Venezia, in “Casabella Continuità”, n. 212, settembre-ottobre 1956, pp. 19-30.
La pianta al centro risulta organizzata a
482x663. Grafite e pastello rosso su car-
partire da una griglia modulare a rombi.
F. Dal Co, G. Mazzariol, Carlo Scarpa. Opera Completa, Milano 1984, scheda 105, p. 115.
L’edificio è stretto tra il padiglione russo e
B. Albertini, S. Bagnoli, Scarpa. I musei e le esposizioni, Roma 1992, pp. 191-192.
quello svizzero e limitato dai tre alberi in
M. Mulazzani, I padiglioni della Biennale. Venezia 1887-1993, Milano 1993, pp. 94-99.
sito; questi elementi – vincolanti per Scarpa
F. Rovetta (a cura di), Carlo Scarpa. Padiglione del Venezuela a Venezia-Il Progetto di Restauro, Venezia 1996.
padiglione. L’impianto mostra un profilo
F. Franco, Carlo Scarpa. Padiglioni espositivi (1950, 1954, 1961), Milano 1998.
frastagliato che genera una serie di spazi di
- sono segnalati in ognuno dei disegni per il
risulta, non del tutto risolti; la distribuzione interna viene articolata attraverso sottili tramezzi che creano una sequenza di visuali oblique. La zona in alto a sinistra nella pianta - forse la Sala dei Disegni - è coperta da una struttura piramidale, precisata negli studi di alzato e sezione.
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia. Architetture e Progetti [1948 • 1968]
27
1953-6
Venezuelan Pavilion built
10
4_Plan, partial elevation and perspec-
supported – as the axonymetric along-
ette and volumes of the side facing the
tive studies of the interior and exterior
side the plan shows – by two tower-like
lagoon, squeezed between the Russian
of the pavilion [possible second solu-
structures placed at the extreme rear of
and Swiss Pavilions and animated by a
tion]
the right side and in the middle of the
perforated screen.
373x376. Graphite and brown pastel on
left side.
7_Plan, elevation, exterior perspective
translucent paper; drawn mechanically
6_Plan, exterior and interior perspec-
studies of the pavilion [possible semi-
and free-hand.
tive studies of the pavilion [possible
definitive solution]
This plan is in direct relation to the pre-
semi-definitive solution]
450x375. Graphite on translucent paper;
vious one, with which it shares a square
454x376. Graphite and coloured pastel on
drawn mechanically and free-hand.
layout and the presence of a wedge ele-
translulcent paper; drawn mechanically
The layout of the rooms is identical to
ment in the centre of each of the three
and free-hand.
that in drawing no.6, but a transversal
sides. Noted also should be its similarity
The plan is very close to the definitive
canopy was added in the final built solu-
in plan with the British Pavilion in the
one – with two facing but off-set rooms –
tion. Access to the pavilion is from a
Gardens.
with which it also shares the treatment of
raised platform where sculture all’aperto
5_Studies in plan, elevation, section,
the entrance area to the left. The short
[open-air sculptures] could be displayed;
perspective and axonymetric drawings
side of the juxtaposed rooms is open
one continues into the three exhibition
of the pavilion’s exterior [possible third
towards the interior and interrupted by a
rooms which, conceived as independent
solution]
stanchion; this spatial solution is illustrat-
organisms, each closed off by means of a
439x740. Graphite on translucent paper;
ed in the interior perspective on the left.
separate panel. The perspective study at
drawn mechanically and free-hand.
In the three-dimensional views, Scarpa
the top of the sheet indicates in just a
This solution adds new ideas to the
continues to carefully check the connec-
few brief graphic marks, the Swiss
design process. Scarpa considers the
tion between the individual parts and the
Pavilion and the three volumes of the
possibility of covering the central sec-
whole: the perspective at the upper mar-
Venezuelan Pavilion opened up by ribbon
tion of the pavilion with a single slab
gin of the drawing investigates the silhou-
windows on the garden side.
28
Drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale. Architecture and projects [1948 • 1968]
1953-6
Padiglione del Venezuela realizzato
3_Studi di pianta, alzato, sezione, pro-
tipo di copertura ideata da Scarpa, richia-
pianto quadrato, e la presenza di un ele-
spettiva del padiglione [seconda solu-
mano gli oggetti architettonici progettati
mento a cuneo sulla mezzeria di ciascuno
zione ?]
da Wright per la colonia estiva Tahoe, sul-
dei tre lati. Va segnalata anche una ana-
372x374. Grafite su carta vegetale; a
l’omonimo lago, in California.
logia di pianta con l’edificio espositivo
mano libera.
4_Pianta, alzato parziale e studi pro-
della Gran Bretagna ai Giardini.
Nella pianta maggiore al centro, la distri-
spettici dell’interno e dell’esterno del
5_Studi di pianta, alzato, sezione, e
buzione adottata da Scarpa è molto vici-
padiglione [seconda soluzione ?]
studi prospettici e assonometrici dell’e-
na a quella del padiglione olandese di
373x376. Grafite e pastello marrone su
sterno del padiglione [terza soluzione ?]
Rietveld; in alzato però torna a forme
carta vegetale; a riga e squadra e mano
439x740. Grafite su carta vegetale; a riga
wrightiane. L’organizzazione dell’impian-
libera.
e squadra e mano libera.
to principale - intersecato da un secondo
Questa pianta è in relazione diretta con
Questa soluzione aggiunge nuove idee al
quadrato ruotato appena delineato - e il
la precedente, della quale condivide l’im-
processo progettuale.
3
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia. Architetture e Progetti [1948 • 1968]
29
1953-6
Venezuelan Pavilion built
a
8_Plan of the pavilion [definitive solu-
sheet show the panels - vertically-hinged
11_Plan, elevation and details of the
tion]
screens inserted into the interior of the
partition decorated with the geographi-
538x723. Black ink and traces of green ink
rooms and anchored to the more than 20-
cal outline of Venezuela
on vellum; mechanical drawing.
metre long canopy. In the built version a
690x295. Graphite on tracing paper;
This is the definitive version of the plan in
series of narrow panels were installed
drawn mechanically and free-hand.
1:50 scale. The layout consists of two
which gave rhythm to extended perspec-
This is a good quality drawing that illus-
fixed exhibition rooms with the possible
tive created by the canopy, which has
trates a study for the geographical out-
creation of a third one by means of the
since been removed.
line in copper of the pavilion’s commis-
movement of the two panels.
10_Elevation and three panel studies
sioning State, to be placed in a space cre-
9_Partial plan of the canopy, elevation
375x573. Graphite on translucent paper;
ated especially for it on the exterior wall
and perspective studies and details of
drawn mechanically and free-hand.
of the main room alongside the entrance.
the interior movable partition
This 1:10 scale drawing can probably be
Its articulation plays off varying thick-
295x757. Graphite and coloured pastel on
traced to the rotating partition that clos-
nesses and intersecting materials; this
tracing paper; drawn mechanically and
es the Sala dei Disegni [Drawings Room].
element no longer exists today.
free-hand.
Its frame, perhaps in wood, is completed
Photos taken at the time
This drawing, of excellent graphic quali-
by a transparent, glazed part, as the
a_1956. Venezuelan Pavilion. Main
ty, shows the plan of the end portion of
female figurine looking out demon-
Hall
the canopy on the Swiss Pavilion side. The
strates; Scarpa animates the scene with a
b_1956. Venezuelan Pavilion. Hall of
perspectives in the upper part of the
skeleton.
Drawings
30
Drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale. Architecture and projects [1948 • 1968]
1953-6
Padiglione del Venezuela realizzato
Scarpa considera la possibilità di coprire
8_Pianta del padiglione [soluzione defi-
10_Alzato e tre studi di pannello
la sezione centrale del padiglione con
nitiva]
375x573. Grafite su carta vegetale; a riga
un unico solaio, sostenuto - come
538x723. Inchiostro nero e tracce di inchio-
e squadra e mano libera.
mostra lo schema assonometrico accan-
stro verde su lucido ; a riga e squadra.
Questo disegno, in scala 1:10, è da riferi-
to alla pianta - da due strutture, una
Si tratta della pianta – in scala 1:50 - della
re probabilmente alla parete girevole che
sorta di torri, posizionate al limite
versione definitiva.
chiude la Sala dei Disegni. Il telaio, forse
posteriore del lato destro e a metà del
L’impianto è composto dalle due sale
in legno, è completato da una parte tra-
lato sinistro.
espositive fisse integrate da una terza
sparente, vetrata, come dimostra la figu-
6_Pianta, studi prospettici dell’esterno
ottenuta grazie all’articolazione dei due
rina femminile che dall’interno guarda
e dell’interno del padiglione [soluzione
pannelli.
fuori; ad animare la scena, Scarpa aggiun-
semi - definitiva ?]
9_Pianta parziale della pensilina, alzato
ge uno scheletro.
454x376. Grafite e pastelli colorati su
e studi prospettici e di particolari della
11_Pianta, alzato e particolari della
carta vegetale; a riga e squadra e mano
parete interna girevole
parete decorata con il profilo geografico
libera.
295x757. Grafite e pastelli colorati su
del Venezuela
L’impianto si avvicina decisamente a
velina; a riga e squadra e mano libera.
690x295. Grafite su velina; a riga e squa-
quello finale - con le due sale affacciate
Il disegno, di ottima qualità grafica, illu-
dra e mano libera.
e reciprocamente slittate - del quale con-
stra la pianta della parte terminale della
Il disegno di buona qualità mostra uno stu-
divide anche il trattamento della zona
pensilina
dio per il profilo geografico in rame dello
d’ingresso a sinistra; una terza sala com-
Svizzera.
stato committente del padiglione, da posi-
pleta la composizione.
Le prospettive al margine superiore del
zionare in una nicchia appositamente crea-
Le sale contrapposte hanno il lato minore
foglio mostrano i pannelli – dei veri e pro-
ta sul lato esterno della Sala Maggiore,
aperto verso l’interno e inframmezzato
pri schermi, incernierati ad un perno ver-
accanto all’ingresso. L’articolazione è gio-
da un montante; questa soluzione spazia-
ticale - inseriti all’interno delle sale,
cata sui diversi spessori e materiali connes-
le è illustrata nella prospettiva interna in
ancorati alla pensilina lunga oltre 20
si. Questo elemento non è più esistente.
alto a sinistra.
metri.
Foto d’epoca
Nelle vedute tridimensionali, Scarpa con-
Nel costruito erano state realizzate delle
a_1956. Padiglione del Venezuela. Sala
tinua a verificare attentamente la con-
strette ante che ritmavano questo esteso
Maggiore
nessione delle singole parti con l’insieme:
cannocchiale prospettico; attualmente
b_1956. Padiglione del Venezuela. Sala
nella prospettiva al margine superiore del
risultano rimosse.
dei disegni
verso
il
Padiglione
della
foglio indaga la silhouette e la volumetria del fronte verso la Laguna, stretto tra i due padiglioni svizzero e russo, animato da una transenna traforata. 7_Pianta, alzato, studi prospettici dell’esterno del padiglione [soluzione semi
b
- definitiva ?] 450x375. Grafite su carta vegetale; a riga e squadra e mano libera. La disposizione delle sale è identica a quella del precedente n. 6, ma appare maggiormente definita la pensilina trasversale adottata nella soluzione costruita. Al padiglione si accede da una piattaforma soprelevata dove – come indica la nota autografa - possono essere sistemate delle sculture all’aperto; si passa quindi nelle tre sale espositive, concepite come organismi indipendenti e dotate ciascuna di un pannello di chiusura. La prospettiva in alto nel foglio mostra, con straordinaria abbreviazione grafica, il padiglione svizzero e i tre volumi di quello venezuelano, aperti dalle finestre angolari sui lati verso il giardino.
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia. Architetture e Progetti [1948 • 1968]
31
Temporary installation on the facade of the Italian Pavilion
1962
built
Drawings exhibited 1_Plan and installation studies for the Italian Pavilion 650x588. Photo engraving reworked in graphite; free-hand. In 1962 Scarpa handled the installation of exhibitions in approximately forty rooms of the Italian Pavilion. The plan shows a series of studies by the architect for individual rooms, in addition to a solution for the composition of the facade consisting of a series of low brick partitions, pools of water and green areas.
For the XXXI edition of the Mostra d’Arte ai Giardini Scarpa designed an installation intended to create a polemic dialogue with the static facade of the Italian Pavilion, designed in the early 1930s by Duilio Torres. With this aim in mind, Scarpa designed «a series of “active” masonry blocks something alive, human and in a scale that [negates] the silly entrance to the building» (Cantiere, op.cit., p. 391) – a sort of declaration of the urgent need to renovate the pavilion. He was, nevertheless, highly criticised for this. In his composition Scarpa underlines the close connection between this installation and the head section of the Bookshop Pavilion, and how they form a true open-air architectural environment enriched by the presence of sculpture. The Carlo Scarpa Archives contains only a few drawings related to this project.
2_Plan and studies for the temporary
a
b
32
installation on the Italian Pavilion facade 292x639. Photo engraving reworked in graphite; free-hand. The plan, with accurate dimensions noted, illustrates the position of the brick partitions around the columns of the Italian Pavilion. In the composition Scarpa underlines the close connection between this installation and the head section of the Bookshop Pavilion. Photos taken at the time a.b_1962 XXXI Biennale. Installation on the facade of the Italian Pavilion. Lorenzo Guerrini, Amerigo Tot
Drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale. Architecture and projects [1948 • 1968]
Installazione provvisoria sulla facciata del Padiglione Italia
1962
realizzato
I disegni in mostra 1_Pianta e studi di allestimento del Padiglione Italia 650x588. Eliocopia rielaborata a grafite; a mano libera. Nel ‘62 Scarpa si occupa dell’allestimento di circa quaranta sale del padiglione ita2
In occasione della XXXI edizione della Mostra d’Arte ai Giardini, Scarpa realizza una installazione destinata a dialogare polemicamente con la statica impostazione della facciata del Padiglione Italia, elaborata all’inizio degli anni ‘30 da Duilio Torres. A tale scopo, l’architetto veneziano progetta «una serie di blocchi murari “in azione”, qualcosa di vivo, umano e in scala che [smentisce] la sciocca entrata della costruzione» (Cantiere, op.cit., p. 391), una sorta di denuncia della necessità impellente di ricostruire la struttura espositiva. L’opera, tuttavia, gli procura non poche critiche. Scarpa sottolinea nella composizione la stretta connessione tra questa installazione e la testata del Padiglione del Libro, tale da formare un vero e proprio ambiente architettonico a cielo aperto, arricchito dalla presenza di sculture. Nell’Archivo Carlo Scarpa sono presenti solo pochi disegni relativi all’intervento.
liano. La planimetria mostra una serie di studi autografi per la sistemazione dei singoli ambienti, oltre a riportare una soluzione per l’articolazione della facciata realizzata mediante bassi setti in muratura, vasche d’acqua e aree a giardino. 2_Pianta e studi di allestimento dell’installazione provvisoria sulla facciata del Padiglione Italia 292 x 639. Eliocopia rielaborata a grafite; a mano libera. La planimetria, accuratamente quotata, illustra la posizione dei setti di mattoni intorno alle colonne del padiglione italiano. Scarpa sottolinea nella composizione la stretta connessione tra questa installazione e la testata del Padiglione del Libro, tale da formare un vero e proprio ambiente architettonico a cielo aperto.
Bibliografia
Foto d’epoca
Cantiere di Carlo Scarpa, in “L’Architettura. Cronache e Storia”, 84, anno VIII, n. 6, ottobre 1962, p. 391.
a.b_1962 XXXI Biennale. Installazione
F. Dal Co, G. Mazzariol, Carlo Scarpa. Opera Completa, Milano 1984, scheda 140, p. 125.
Lorenzo Guerrini, Amerigo Tot
sulla facciata del Padiglione Italia.
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia. Architetture e Progetti [1948 • 1968]
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1962-3
First renovation project for the Italian Pavilion not built
Following the closing of the XXXI Biennale in 1962 Scarpa drafted – with the collaboration with his son Tobia – an initial idea for the renovation of the Italian Pavilion, something which had been the object of debate and architectural competitions since the 1950s. The new building had to be flexible from the exhibition point of view, adequately lighted and ventilated, as well as having all the warehouse facilities necessary for the storage of art works. Scarpa separates and translates the compact body of the original pavilion into a series of linear and square nuclei connected by a central axis which, following the main entrance route, reach the point of reshaping the rear passage along the rio dei Giardini. Each of these buildings is supported by a minimal number of pilasters so as the retain a maximum versatility in the exhibition space. The rigid plane to the original facade is replaced by an organic active one in which architecture, gardens and pre-existing context are dialectically integrated. Interior access to the pavilion, just as in that for Venezuela, is across a patio where the box office and stairways are located. The spaces are lighted by special truncated cone-shaped skylights.
34
Drawings exhibited 1_Section of one of the linear buildings of the Italian Pavilion 695x997. Graphite and coloured pastel on cardboard; drawn mechanically and freehand. Scarpa concentrates his attention on the room’s lighting and ventilation systems, enlivened by the presence of the art works and visitors. Scarpa took particular care in the treatment of these aspects, which were always a source of criticism of the pavilion.
Drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale. Architecture and projects [1948 • 1968]
1962-3
Primo progetto di rinnovo del Padiglione Italia non realizzato
1
All’indomani della chiusura della XXXI Biennale del ‘62, Scarpa elabora - in collaborazione con il figlio Tobia - una prima ipotesi di rinnovo del Padiglione Italia, la cui sistemazione era stata oggetto di dibattiti e concorsi fin dall’inizio degli anni ‘50. Il nuovo edificio doveva essere flessibile da un punto di vista espositivo, dotato di adeguata ventilazione e illuminazione, nonché di tutte le strutture di servizio necessarie al deposito delle opere d’arte. Scarpa disarticola e traduce il corpo compatto del padiglione originario in una serie di nuclei - lineari e quadrangolari - connessi a un asse centrale che, proseguendo il viale principale d’ingresso, giunge sino a riconfigurare il passaggio posteriore sul rio dei Giardini. Ognuno di questi corpi di fabbrica è sostenuto da un numero minimo di pilastri, di modo che lo spazio mantenga la massima versatilità espositiva. Il rigido piano di facciata originario viene sostituito con una fronte organica - attiva nella quale architettura, parti a giardino e contesto preesistente si integrano dialetticamente. All’interno del padiglione si accede - come in quello venezuelano - superato un patio, presso il quale sono sistemate la biglietteria e le scale di collegamento. Gli ambienti risultano illuminati da speciali lucernari di forma tronco conica, aperti nella copertura.
I disegni in mostra 1_Sezione di uno dei corpi lineari del Padiglione Italia 695x997. Grafite e pastelli colorati su cartoncino; a riga e squadra e mano libera. Scarpa centra la propria attenzione sui dispositivi di illuminazione e ventilazione della sala, animata dalla presenza di opere e visitatori. Questo aspetto del padiglione, da sempre oggetto di critiche, è particolarmente curato nella redazione progettuale scarpiana.
Bibliografia S. Los, Progetti per il Padiglione Centrale della Biennale, in F. Dal Co, G. Mazzariol, Carlo Scarpa. Opera Completa, Milano 1984, pp. 164-169. M. Mulazzani, La storia del Padiglione Italia (fa parte di: Dodici progetti per il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia, scritti di J.-L. Cohen, M. Mulazzani, M. De Giorgi), in “Casabella”, anno LII, n. 551, novembre 1988, pp. 10-14. M. Mulazzani, I padiglioni della Biennale. Venezia 1887-1993, Milano 1993, pp. 19-36.
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia. Architetture e Progetti [1948 • 1968]
35
1964-5
Second renovation project for the Italian Pavilion not built
In 1964-65, along with Sergio Los, Scarpa worked out a new renovation design for the Central Pavilion. A lack of funding sources for the project this time imposed the reuse of a good part of the existing building. The main motif of this second design consisted in the creation of an articulated sequence of rooms, each intended for an individual artist. This idea was not executed either, but a discreet corpus of drawings for it, especially tracing-paper sketches by Scarpa, has been conserved.
Drawings exhibited 1_Studies in plan, plan layouts and sections of the pavilion 448x625. Graphite and coloured pastel on tracing paper; free-hand. The drawing shows a layout in plan of the pavilion with precise written indications on the use of each nucleus. The architect’s study in the lower section synthetically illustrates the project, conceived around a large axis which, like a sort of internal street, penetrates from the entrance path of the Gardens and continues beyond the canal, splitting the building in two parts. 2_Plan of the pavilion 300x341. Graphite and coloured pastel on tracing paper; free-hand. This plan delineates the sequence of rooms, conceived as individual nuclei, and related circulation routes. 3_Plan of the pavilion, section studies and perspective 299x350. Graphite and coloured pastel on tracing paper; free-hand. In the plan the exhibition rooms – arranged in groups around common areas – are identified by sequential numbers. Particular attention is paid once again to the passageways through the exhibition spaces.
36
Drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale. Architecture and projects [1948 • 1968]
1964-5
Secondo progetto di rinnovo del Padiglione Italia non realizzato
Nel 1964-65 Scarpa studia, con Sergio Los, un nuovo progetto di trasformazione del Padiglione Centrale. La ristrettezza delle risorse finanziarie stanziate per l’opera, impone stavolta il recupero di buona parte dell’edificio esistente. Motivo conduttore di questa seconda elaborazione progettuale, è la creazione di una sequenza articolata di sale da destinare ciascuna ad un unico artista. Anche questa ipotesi non trova compimento, ma se ne conserva un discreto corpus di disegni, soprattutto veline con studi autografi di Scarpa. Bibliografia
I disegni in mostra
S. Los, Progetti per il Padiglione Centrale della Biennale, in F. Dal Co,G. Mazzariol, Carlo Scarpa. Opera Completa, Milano 1984, pp. 164- 169.
1_Studio di pianta, schemi planimetrici
M. Mulazzani, La storia del Padiglione Italia (fa parte di: Dodici progetti per il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia, scritti di J.-L. Cohen, M. Mulazzani, M. De Giorgi), in “Casabella”, anno LII, n. 551, novembre 1988, pp. 10-14.
448x625. Grafite e pastelli colorati su
M. Mulazzani, I padiglioni della Biennale. Venezia 1887-1993, Milano 1993, pp. 19-36.
del padiglione con precise indicazioni
e di sezione del padiglione velina; a mano libera. Il disegno mostra una pianta schematica scritte relative alle destinazioni d’uso di ciascun nucleo. Lo studio autografo in basso illustra schematicamente il progetto, concepito intorno a un grande asse che - come una sorta di strada interna penetra dal viale d’ingresso ai Giardini e prosegue oltre il canale spezzando in due parti l’edificio. 2_Pianta del padiglione 300x341. Grafite e pastelli colorati su velina; a mano libera. Questa pianta delinea la sequenza delle sale, concepite come nuclei indipendenti, e relativi percorsi di fruizione degli spazi. 3_Pianta del padiglione, studi di sezione e prospettiva 299x350. Grafite e pastelli colorati su velina; a mano libera. Nella planimetria le sale espositive organizzate a gruppi intorno a spazi comuni - risultano identificate da un numero progressivo. Particolare attenzione è riservata ancora una volta ai sistemi di passaggio attraverso gli spazi espositivi.
1
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia. Architetture e Progetti [1948 • 1968]
37
Interior modification of the Italian Pavilion and temporary installation
1968
built
Drawings exhibited 1_Section of the central areas of the Italian Pavilion 225x525. Graphite on paper; free-hand. This good quality drawing shows the loft area created by Scarpa, complete with the exhibited works and visitors passageway. The effect is decidedly lively. The flat plan of the old pavilion acquires new threedimensional quality and, after many attempts, renewed exhibition functionality. 2_Cross-section of the Carlo Scarpa Ambiente 700x1000. Graphite and coloured pastel on cardboard; drawn mechanically and free-hand. This is a section of the Ambiente [room] designed by Scarpa for the exhibition of his own works in which a series of sculptures designed by him were displayed. Photos taken at the time a_1968 XXXIV Biennale. Interior of the Italian Pavilion
a
For the XXXIV Biennale Scarpa designed several modifications of the Italian Pavilion which enlarged the exhibition area by means of the insertion of a raised area connected by stairways. The 1968 edition also presented the exhibition Linee della ricerca contemporanea: dall’informale alle nuove strutture in the context of which the architect was called upon – along with Kahn, Rudolph and Albini – to present his own architectural works. For the second time Scarpa hides the Italian Pavilion’s facade behind a temporary screen. High ribbed partitions are arranged at an angle opposite the columns, rendering them completely invisible, thus plastically animating the facade. Entrance is through a low, off-centre portal with a grid canopy. Many drawings remain in Scarpa’s corpus of works relative, above all, to the arrangement of the Ambiente (room) designed for his own works, while few drawings remain of the design for the temporary installation.
38
Drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale. Architecture and projects [1948 • 1968]
Modifiche interne al Padiglione Italia e installazione provvisoria
1968
realizzato
I disegni in mostra 1_Sezione degli ambienti centrali del Padiglione Italia 225x525. Grafite su carta; a mano libera. Questo disegno, di buona qualità, mostra lo spazio soprelevato da Scarpa completato dalle opere esposte e percorso dai visitatori. L’effetto è decisamente viva-
In occasione della XXXIV Biennale, Scarpa elabora alcune modifiche interne al Padiglione Italia, riuscendo ad ampliare la superficie espositiva, mediante l’inserimento di un soppalco collegato da rampe di scale. L’edizione del ‘68 presenta anche la mostra Linee della ricerca contemporanea: dall’informale alle nuove strutture, nell’ambito della quale l’architetto veneziano è chiamato - con Kahn, Rudolph, Albini - a presentare la propria opera architettonica. Per la seconda volta Scarpa nasconde - dietro uno schermo non permanente - la fronte del padiglione italiano. Alti setti nervati in verticale vengono disposti, in posizione angolata, di fronte alle colonne, rendendole totalmente invisibili e animando plasticamente il prospetto. L’ingresso avviene attraverso un portale decentrato ribassato, coperto da una pensilina a griglia. Nel corpus scarpiano rimangono molti disegni, relativi soprattutto alla sistemazione dell’Ambiente progettato da Scarpa per sé, mentre sono pochi gli elaborati del progetto per l’installazione provvisoria.
ce. Il piatto dispositivo planimetrico del vecchio edificio ai Giardini acquista nuove qualità plastiche e, dopo molti tentativi, una rinnovata funzionalità espositiva. 2_Sezione trasversale dell’Ambiente di Carlo Scarpa 700x1000. Grafite e pastelli colorati su cartoncino; a riga e squadra e mano libera. Si tratta di una sezione dello spazio allestito da Scarpa per mostrare il proprio lavoro, nel quale erano disposte una serie di sculture da lui progettate. Foto d’epoca a_1968 XXXIV Biennale. Interno del Padiglione Italia
Bibliografia F. Dal Co, G. Mazzariol, Carlo Scarpa. Opera Completa, Milano 1984, scheda 169, p. 132. B. Albertini, S. Bagnoli, Scarpa. I musei e le esposizioni, Roma 1992, pp. 187-189. G. Pietropoli, Mostra Linee della ricerca contemporanea: dall’informale alle nuove strutture, Biennale di Venezia, 1968, in Carlo Scarpa. Mostre e Musei 1944/1976-Case e paesaggi 1972/1978 (a cura di G. Beltramini, K. W. Forster, P. Marini), Milano 2000, pp. 200-211. 1
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia. Architetture e Progetti [1948 • 1968]
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Contributi Contributions
L’Archivio di Carlo Scarpa 1927-1978 Margherita Guccione, Erilde Terenzoni L’Archivio di Carlo Scarpa è un complesso documentario che testimonia l’opera e il modo di lavorare di una personalità di estremo rilievo nel panorama della cultura architettonica del Novecento. Il fondo, di natura prevalentemente tecnica e progettuale, è costituito da circa 230 progetti che vanno dal 1927 al 1978. La parte di materiale ancora da identificare costituisce all’incirca il 10% di tutto l’archivio. Vi si trovano anche provini di foto, negativi, schizzi, promemoria e appunti di lavoro, molti disegni e schizzi sono colorati a pastello. Tre scatole raccolgono la documentazione cartacea, tutta da identificare. Il corpus completo è molto interessante anche dal punto di vista museale, ne fanno parte anche alcuni oggetti, manufatti d’arte in vetro, legno o metallo, campioni e prototipi di soluzioni particolari. La consistenza di massima dell’archivio, in attesa del lavoro di riordino e inventariazione, è oggi stimata in circa 31.400 unità documentarie (disegni, schizzi, foto, videocassette, audiovisivi, schedari). È inoltre presente una documentazione fotografica di corredo piuttosto consistente e, in buona parte, inedita: foto a colori o in bianco e nero e diapositive, molte delle quali riguardano i viaggi compiuti da Carlo Scarpa. Il buono stato di conservazione testimonia la cura di cui l’archivio è stato oggetto. I disegni sono ordinati in cassettiere e cartelle di legno e tela realizzate appositamente, le foto in scatole metalliche. Un’idea della ricchezza del materiale è data da questa mostra, che ha selezionato alcuni dei disegni più significativi, tra gli oltre 500 relativi al lavoro di Scarpa per la Biennale. L’archivio sarà presto ordinato, informatizzato e reso fruibile in riproduzione digitale. In questo modo sarà possibile garantire la conservazione dei materiali in condizioni di sicurezza, sottraendoli al deterioramento causato dalla consultazione diretta. La riproduzione digitale oltre a consentire una conoscenza approfondita delle fonti, permetterà di ricostituire l’unità dell’archivio, collegando virtualmente le documentazioni conservate dai diversi istituti pubblici e privati. In questa ottica l’ordinamento e la digitalizzazione del patrimonio documentario dell’archivio di Carlo
42
Scarpa costituiscono un progetto pilota. È un primo passo per la valorizzazione della cultura architettonica del Novecento, nel quadro delle attività del prossimo Museo nazionale di architettura e dei Centri regionali di documentazione ad esso collegati.
Carlo Scarpa Archives 1927-1978 Margherita Guccione, Erilde Terenzoni The Carlo Scarpa Archives bears witness to the work and approach of an extremely important personality on the panorama of 20th century architectural practice. This source, predominately technical and design-oriented in nature, consists of approximately 230 projects dating to the years between 1927 and 1978. About 10% of the archives is made up of material which has yet to be examined. There are photo proofs, negatives, sketches, memos and working notes, and many drawings and sketches are coloured in pastel. Three boxes of documentation in paper form, all of which is still unidentified. The complete works are also very interesting from the museum point of view, and include objects in glass, wood and metal, as well as samples and prototypes of unusual solutions. A rough estimate of the size of the archives, in advance of a reorganisation and inventory of its holdings, is today estimated at approximately 31,400 documentary units (drawings, sketches, photos, video-cassettes, audiovisuals, files). The photographic documentation is quite extensive and for the most part unpublished, consisting of colour and black/white photos and slides, many of which are related to Carlo Scarpa’s travels. The good condition in which the archives have been found is testimony to the care to which they have been subject; the drawings are filed in custom-made wood and canvas drawers and folders, and the photos in metal boxes. Some idea of the richness of this material is provided by this exhibition, which has selected some of the most significant of the over 500 drawings related to Scarpa’s work on the Venice Biennale. The archives will soon be organised, computerised and made available in digital reproduction, thus guaranteeing the safe conservation of the materials and avoiding deterioration resulting from their direct consultation. In addition to allowing a more
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia. Architetture e Progetti [1948 • 1968]
in-depth study of the works, digital reproduction will also permit the reconstruction of a given unit from the archives by linking it virtually with the documentation conserved by various public and private institutions. In this sense, the organisation and digitalisation of the documentary legacy of the Carlo Scarpa Archives is a pilot project in the enhancement of 20th architectural practice, within the context of the future National Museum of Architecture in the Centre for Contemporary arts in Rome, and within the intranet of documentation centres.
Carlo Scarpa e il Veneto Giorgio Rossini La Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Venezia rivolge da tempo una particolare attenzione alle opere di Carlo Scarpa promuovendone il riconoscimento, la catalogazione e la conservazione. Quasi tutte le architetture del Maestro, presenti sul territorio veneziano, sono sottoposte a vincolo e oggetto di una seria attività di catalogazione. Ciò rende possibili adeguati interventi di conservazione prima che i fenomeni di degrado dei materiali e delle strutture diventino tali da richiedere radicali operazioni di restauro. In questo senso, va sottolineata l’importanza che assume il contesto storico, materiale e ambientale che circonda le opere architettoniche sottoposte a tutela e che, nondimeno, merita tutta la nostra attenzione. Gli interventi di conservazione e l’attività di catalogazione delle opere sono due aspetti strettamente connessi perchè attivano ricerche e schedature e soprattutto perchè contribuiscono a rendere disponibile quel patrimonio culturale. Si tratta di rispondere alle aspettative di un pubblico sempre più attento con azioni efficaci di tutela e valorizzazione dei beni che, appunto, appartengono alla collettività. La mostra dei disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia - resa possibile con l’acquisizione dell’archivio al patrimonio pubblico - è un’occasione straordinaria di conoscenza e di approfondimento dell’opera del Maestro che merita, ancor più oggi, il massimo impegno nell’opera di conservazione e valorizzazione.
Carlo Scarpa and the Veneto Giorgio Rossini The Bureau of Architectural and Landscape Treasures of Venice has been particularly concerned with the work of Carlo Scarpa for some time now and with promoting the recognition, cataloguing and conservation of his work. Almost all of the architecture by this Master present in the territory of Venice is protected by law and subject to a series of cataloguing activities, thus making possible adequate conservation interventions before material and structural deterioration reaches the point of requiring radical restoration operations. In this sense it is necessary to underline the importance assumed by the historic, material and environmental context surrounding the architectural works subject to preservation, and which is itself also deserving of our attention. These conservation and cataloguing activities are very closely connected since they both activate research and indexing and, above all, because they contribute to making this cultural legacy available, responding to the expectations of an increasingly aware public with the effective preservation and enhancement of treasures which, in fact, belong to everyone. The exhibition of drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale – made possible by the acquisition of his archives as part of the public patrimony – is an extraordinary occasion for reaching a deeper awareness of this Master’s work which deserves, even more today, the maximum commitment to its conservation and appreciation.
Il pensiero, il disegno, la pietra Roberto Sordina Carlo Scarpa: stupore, coinvolgente bellezza, attrazione, ma anche domande, dubbi, distacchi. Il Maestro attraversa il suo tempo nella lucida lontananza del perenne ricercatore, dell’instancabile scopritore, del meticoloso osservatore. Ogni sua azione creativa è segnata dal rovello della ridefinizione di un personale, unico, irraggiungibile modello di palpabile
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perfezione figurativa, spaziale, cromatica, materiale. Un lavoro continuo segnato dal provare e riprovare: questo ci è tramandato da quanti lo ebbero come indiretto committente o maestro. Mastri vetrai, fabbri, falegnami, stuccatori, capomastri, allievi, collaboratori ci parlano di un comune lavoro, di una continua ricerca interrotta solo dalle contingenze temporali, dall’essere necessariamente ogni opera, un determinato giorno, sottratta a chi l’ha concepita. C’è in questo, al di là delle domande, dei dubbi, dei distacchi, il segno di un’etica altissima, di un’idealità e di un amore non quantificabili e monetizzabili ed è in tal senso che l’opera di Carlo Scarpa travalica il suo più intrinseco valore, la sua capacità di stupire, di coinvolgere, di attrarre. Come quella di pochi altri protagonisti del secolo, la sua opera non è riducibile a modello per presunti intenditori o affezionati estimatori e copisti, ma assurge a paradigma per il fare dell’architetto sapiente: analogamente a poche altre esperienze, infatti, l’opera di Carlo Scarpa coniuga in una irripetibile sintesi distacco e radicamento, modernità e tradizione, manualità e ingegno.Tutto ciò assume un significato alto ora che non solo le sue opere, ma anche i suoi disegni, i suoi modelli, quanto è dimostrativo del suo continuo esperire e sta alla base del suo fare, possono divenire un bene accessibile a quanti, studenti e studiosi, sono interessati all’architettura, e possono essere trasformati in strumenti per la diffusione della cultura architettonica. Carlo Scarpa, attento lettore e sileziosissimo interprete di altri maestri, potrà così rinnovare il suo lungo magistero, dando forma a nuovi pensieri, a nuovi disegni, a nuove pietre.
His endless pursuit was one of trials and retrials; so we are told by those who worked directly with the Master himself: glaziers, smiths, carpenters and master masons. Students and assistants recount a communal activity, a constant quest, interrupted only by temporal contingencies – by each project’s necessarily being taken, in the end, out of the hands of its generator. There is here - beyond the issues, doubts and detachments - the mark of a very high ethical stance, of ideals and love that cannot be quantified or estimated in monetary value, and it is in this sense that the work of Carlo Scarpa surpasses its own most intrinsic value, the capacity to astonish, to compel, to attract. Like that of few other protagonists of the century, his work is not reducible to a model for presumed experts or affectionate admirers and imitators, but is elevated to a paradigm for making better architects. In a way that many others have been unable to do, Carlo Scarpa married modernity with tradition, manual skill with ingenuity, in a unique synthesis of detachment and rootedness. It is therefore highly significant that not only his buildings, but his drawings, models and everything else that demonstrates his approach, can now become a resource accessible to all those interested in architecture, students and scholars alike, and can be transformed into tools for the dissemination of architectural practice. Thus the long-lived mission of Carlo Scarpa, attentive and silent interpreter of other masters, can be renewed to give form to new thoughts, new designs, new stones.
Thought, design, stone
Andrea Palladio e Carlo Scarpa: il segno di una continuità nel tempo
Roberto Sordina
Guido Beltramini, Howard Burns
Carlo Scarpa: astonishing, attractive, compelling beauty, issues, doubts and detachments. The Master traversed his times in the lucid detachment of the perennial seeker, the untiring explorer, the meticulous observer. Each of his creative acts was distinguished by its obsessive redefinition of his personal, unique, unattainable model of palpable figurative, spatial, chromatic, material perfection.
Dal XVI secolo in avanti molti rinomati architetti lavorarono in Veneto. Fra questi, i più conosciuti oggi sono Andrea Palladio (1508-1580) e Carlo Scarpa (1906-1978). Nonostante i secoli che li separano, Scarpa e Palladio appartengono essenzialmente allo stesso lungo periodo storico, che probabilmente oggi si è definitivamente (ma solo recentemente) concluso: entrambi furono praticamente autodidatti, ese-
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guirono la maggior parte dei propri disegni personalmente, ebbero pochi assistenti e nessuno “studio” in senso moderno. Entrambi furono profondamente influenzati dalle tradizioni architettoniche del Veneto, e la maggior parte della loro opera costruita si trova qui, sebbene la fama e l’eredità di entrambi si siano diffuse ben oltre il territorio in cui vissero e lavorarono. Naturalmente, non ha alcun significato riferirsi ad essi esclusivamente in termini regionali, o amplificare le loro affinità. Il paragone fra i due comunque è illuminante, non solo sotto l’aspetto del modo con cui entrambi tennero conto delle tradizioni locali, ma delle concrete differenze: dei due, per esempio, paradossalmente è Palladio a rivelarsi più radicale, più “moderno”, mentre Scarpa appare più tradizionale, più intuitivo, meno preoccupato di Palladio di strutturare il proprio approccio in termini di principi e di regole, e quindi di trasmettere un metodo progettuale ad altri architetti. Dai primi anni Ottanta, durante la presidenza di André Chastel, il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio ha ampliato il proprio raggio d’interesse e d’azione da Palladio alla storia dell’architettura di ogni tempo, dall’Antichità al Novecento, con particolare attenzione al secolo appena trascorso, cui abbiamo dedicato diversi approfondimenti scientifici, dai “Classicismi fra le due guerre” (1991) a Giuseppe Terragni (1994), poi sfociato nella grande mostra alla Triennale di Milano nel 1996. Nel quadro degli interessi del Centro palladiano, lo studio dell’opera di Carlo Scarpa riveste un ruolo particolare, e non solamente perché egli visse bambino per molti anni a Vicenza - dove amava ricordare essere stato “afferrato” dall’architettura, giocando fra le colonne di palazzo Chiericati di Andrea Palladio - o perché vi tornò a risiedere nel 1972, per trascorrevi gli ultimi fecondi anni sino alla morte in Giappone nel 1978, tanto che “Vicenza apre idealmente e chiude la parabola dell’esistenza di Carlo Scarpa” (MazzariolBarbieri). La ragione è che riteniamo che l’architetto veneto costituisca, per il Novecento italiano (e non solo), un punto di riferimento sicuro e durevole, e che la sua grande lezione di architettura rischi di andare dispersa senza un baricentro scientifico e cul-
turale in grado di promuoverne la conoscenza, valorizzare i risultati e soprattutto tutelare le opere. Riteniamo imprescindibile procedere alla individuazione sistematica di tutte le fonti utili a ricostruire la sua opera completa e del contesto in cui si inserisce, e a documentarne lo stato attuale, siano esse grafiche, documentali, e orali - nel caso della testimonianza di collaboratori, committenti e artefici. Su tale archivio di conoscenze sarà possibile basare efficaci politiche di tutela sia del corpus grafico, sia delle opere realizzate, e mettere in atto un sistema di iniziative didattiche, espositive e di ricerca. A ciò il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza, si rende disponibile con tutta l’esperienza maturata in oltre quarant’anni di attività dedicata allo studio dell’architettura, indirizzata da un Consiglio Scientifico raccoglie grandi specialisti internazionali nel campo e garantisce all’Istituto una solida credibilità internazionale e saldi legami con Istituzioni e Musei italiani e stranieri che faciliteranno sinergie e progetti comuni.
Andrea Palladio and Carlo Scarpa, a sign of continuity over time Guido Beltramini, Howard Burns There were many renowned architects working in Italy’s Veneto region from the 17th century on. The best known among these are Andrea Palladio (15081580) and Carlo Scarpa (1906-1978). Despite the centuries that separate them, Scarpa and Palladio belong essentially to the same long period in history which has probably, by now, finally come to an end (but only recently). Both were practically selftaught, executed the majority of their drawings personally, had few assistants and no “studio” in the modern sense. Both were profoundly influenced by the architectural traditions of the Veneto – and the greater part of their built works are to be found there – even though the fame and legacy of both have spread well beyond the borders of the territory in which they lived and worked. Naturally it would be pointless to refer exclusively to them in regional terms or to overly stress their affini-
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ties. Comparison of the two is, in any case, illuminating, not only from the point of view of how each dealt with local traditions, but also in terms of the differences between them: paradoxically, Palladio was the more radical, more “modern”, of the two while Scarpa appears more traditional, intuitive, and less preoccupied than Palladio with basing his approach on principles and rules and, therefore, with transmitting his design method to other architects. Since the early 1980s, during the presidency of André Chastel, the International Centre for the Study of the Architecture of Andrea Palladio has widened the scope of its interests and activities from Palladio to the whole of the history of architecture, from Antiquity to the 20th Century. Particular focus has been placed on the century just concluded, to which we have dedicated various scientific analyses, ranging from the “Classicisms between the Two Wars” (1991) to Giuseppe Terragni (1994), which later led to the large exhibition held at the 1986 Triennale di Milano. The study of the work of Carlo Scarpa plays a special role in the context of the interests of the Palladio Study Centre, and not only because Scarpa lived for many years as a child in Vicenza – where he loved to recall having been “gripped” by the architecture while playing amongst the columns of Palladio’s Palazzo Chiericati – or because he went back there to live in 1972, where he passed the last fertile years leading up to his death in Japan in 1978, such that “Vicenza ideally opens and closes the parabola of Carlo Scarpa’s existence” (Mazzariol-Barbieri). The reason is that we believe that this architect of the Veneto is, for 20th century Italy (and not exclusively), a sure and lasting reference point, and that his great architectural lesson risks being lost without a scientific and cultural centre of gravity capable of promoting its knowledge, underlining its results and, above all, protecting its works. We believe that it is indispensable to proceed in the systematic identification of all sources useful in reconstructing his complete oeuvre and the context into which it is to be inserted, as well as the documentation of their present state, be they graphic, documentary or oral, as in the case of the testimonials of colleagues, clients
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and artisans. With such a knowledge archives as a base it will then be possible to generate effective policies for the preservation of his body of drawings, as well as built projects, and to set up a system of learning, exhibition and research-related initiatives. To this end the International Centre for the Study of the Architecture of Andrea Palladio makes available all the experience it has gained over forty years of activities dedicated to the study of architecture. The Institute is steered by a Scientific Committee of important international specialists in the field, guaranteeing solid international credibility and strong bonds with Italian and foreign Institutes and Museums which will facilitate future synergies and common projects.
Venti anni con Carlo Scarpa Paola Marini Nel documentario che accompagna questa mostra, Un’ora con Carlo Scarpa, a cura di Maurizio Cascavilla, RAI 1972, è possibile uno straordinario incontro con l’architetto e con sensibili e autorevoli testimoni del suo lavoro. Tra questi, Paolo Portoghesi, Bruno Zevi, Licisco Magagnato. Portoghesi parla nel suo soggiorno sullo sfondo del paesaggio, Zevi sfogliando libri in biblioteca, Magagnato offre la sua testimonianza nella biblioteca del Museo di Castelvecchio, commentando i disegni eseguiti da Scarpa per il restauro e riallestimento del museo veronese (1958-1964, 1972, 1976). Forte di questa idea “vasariana” del disegno come nucleo generatore del pensiero progettuale, il direttore dei Musei e Gallerie d’Arte del Comune di Verona, storico dell’arte e grande committente di Scarpa, provvide a concordare tempestivamente con l’architetto nel 1975 l’acquisizione al museo dei seicentocinquanta disegni che lo riguardano. Essi costituiscono il più vasto nucleo al di fuori dell’Archivio Scarpa. La mostra Carlo Scarpa a Castelvecchio organizzata da Magagnato nel 1982 e ordinata da Luciana Miotto l’anno successivo all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, è incentrata proprio sulla presentazione analitica e ragionata di centottanta campioni significativi di quel vastissimo corpus, in capo ad
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un’impegnativa precatalogazione da lui condotta con Arrigo Rudi, il principale collaboratore del professor Scarpa a Castelvecchio, e con Alba Di Lieto. Poco dopo quest’ultima entrava stabilmente nell’organico museale a seguito di un concorso bandito per coprire il ruolo di funzionario culturale addetto al fondo Carlo Scarpa. In tale veste ella seguì nel 1987 il rilievo di Castelvecchio realizzato dall’Università di Edimburgo presentato in una mostra presso l’Università stessa nel 1987 e nel maggio 1988 a Londra presso il Building Centre. Alba Di Lieto con Arrigo Rudi e Richard Murphy seguì in tutte le sue fasi (direzione, allestimento e cura del catalogo) l’edizione veronese della mostra Carlo Scarpa a Castelvecchio, 1991, poi trasferita nel 1993 a Ginevra, all’Ecole des Arts Decoratifs. Valga solo notare il parallelismo con alcune delle azioni di conservazione e valorizzazione che la Fondazione Querini Stampalia di Venezia ha svolto sui suoi ottanta disegni scarpiani a partire dal 1996. Con il mio arrivo alla direzione di Castelvecchio, si decise di condurre una sistematica campagna di restauri - che nei successivi sette anni ha riguardato centodieci fogli per la spesa di sessantacinque milioni di lire, circa il cinquanta per cento dei quali sostenuti dalla Regione Veneto - e di concludere la catalogazione informatica dell’intero fondo, eseguita tra 1997 e 1999 da Alba Di Lieto, Lara Andretta e Marina Toffoli secondo i criteri dell’I.C.C.D. e grazie al finanziamento della Regione. Contemporaneamente si svolgeva la catalogazione dei disegni di villa Ottolenghi a Bardolino e dal 1995 il lungo dialogo con il Centre Canadien d’Architecture di Montreal, in preparazione della mostra Carlo Scarpa: composer avec l’histoire, dove sono stati esposti cinquanta disegni di Castelvecchio. La mostra del 2000 Carlo Scarpa. Mostre e musei, case e paesaggi, ideata con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza e con la Regione era l’occasione per contestualizzare l’esperienza di Castelvecchio nell’ambito dell’importantissima attività museografica ed allestitiva di Carlo Scarpa. Con tale intento il museo si è dedicato ad una ricognizione sistematica e alla precatalogazione dei circa duemila disegni dell’Archivio Scarpa di Trevignano riguardanti le mostre e i musei, sui
quali, dopo aver escluso intenzionalmente gli interventi per la Biennale di Venezia, si era concentrata l’attenzione dei curatori e dai quali sono stati selezionati e scansionati digitalmente i duecento fogli esposti, appartenenti a diciotto progetti, dal 1944 al 1976. Da almeno vent’anni i nostri materiali scarpiani vengono conservati, consultati e prestati con criteri in tutto rispondenti al recente indirizzo ministeriale sugli standard museali. Circa il 50% degli 80.000 visitatori annuali di Castelvecchio è interessato, talvolta prevalentemente, all’intervento di Scarpa, che costituisce motivo di interazione didattica con moltissime scuole, università, singoli artisti e ricercatori. Da due anni esiste anche una proposta didattica indirizzata alla scuola media. In base a tutto ciò, al fatto che la presenza del grande architetto rappresenta un’imprescindibile caratteristica del nostro museo e che la conservazione e valorizzazione del suo legato sono parte integrante della nostra missione, abbiamo richiesto di poter partecipare al lavoro di questo Comitato paritetico e siamo lieti e onorati ora di farne parte.
Twenty years with Carlo Scarpa Paola Marini The documentary film accompanying this exhibition – An Hour with Carlo Scarpa – made by Maurizio Cascavilla for the RAI (Italian State Television) in 1972, is an extraordinary encounter with the architect along with the sensitive and authoritative commentary of, among others, Paolo Portoghesi, Bruno Zevi and Licisco Magagnato. Portoghesi speaks from his sitting room against the backdrop of a natural landscape, Zevi leafing through books in a library; Magagnato’s testimony is spoken from the Museum of Castelvecchio in Verona, where he comments on the drawings Scarpa made for its restoration and display design. Basing himself on Vasari’s notion of the drawing as nuclear generator of the design process, the thendirector of the Verona Municipal Museums and Art Galleries – an art historian and major client of
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Scarpa’s – arranged with the artist for the museum’s timely acquisition of the six hundred and fifty drawings pertaining to it. These presently constitute the largest concentration of works by the architect outside the Carlo Scarpa Archives. In 1982 Magagnato organised the exhibition Carlo Scarpa at Castelvecchio, which was curated by Luciana Miotto the following year at the Italian Institute of Culture in Paris. The exhibition focused mainly on the logical, analytic presentation of one hundred and eighty significant examples of that vast body of work, within the context of an ambitious pre-cataloguing carried out by Magagnato along with Arrigo Rudi – Scarpa’s main assistant at Castelvecchio – and Alba Di Lieto. This latter joined the museum staff shortly afterwards following a public competition for the position of cultural official assigned to the Carlo Scarpa Collection, and in 1987 supervised the University of Edinburgh’s survey on Castelvecchio, presented in an exhibition at the University itself in 1987 and at the Building Centre in London in May of 1988. Alba Di Lieto, along with Arrigo Rudi and Richard Murphy, supervised all the phases (organisation, exhibition design and catalogue) of the Verona edition of the exhibition Carlo Scarpa at Castelvecchio in 1991, which travelled to the Ecole des Arts Decoratifs in Geneva in 1993. It is interesting to note the parallel conservation and enhancement activities begun in 1996 by the Fondazione Querini Stampalia in Venice on its eighty Scarpa drawings. With my arrival as Director at Castelvecchio, it was decided that a systematic restoration campaign would be carried out; in the seven years that followed, one hundred and ten drawings were restored at a cost of approximately Euro33,500, about one half of which was underwritten by the Veneto Region. A computerised cataloguing of the entire collection was also carried out between 1997 and 1999 by Alba Di Lieto, Lara Andretta and Marina Toffoli in accordance with I.C.C.D. criteria and thanks to Regional funding; a contemporaneous cataloguing involved the drawings of Villa Ottolenghi in Bardolino. A lengthy dialogue began in 1995 with the Centre Canadien d’Architecture in Montreal in preparation for the exhibition Carlo Scarpa: composer avec l’histoire, in
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which fifty Castelvecchio drawings were displayed. The exhibition in 2000, Carlo Scarpa. Exhibitions and Museums, Houses and Landscapes, arranged in conjunction with the Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio in Vicenza and the Veneto Region, offered an opportunity to locate Castelvecchio within the context of Carlo Scarpa’s extremely important museum and exhibition design activities. With this intention the museum dedicated itself to the systematic identification and pre-cataloguing of approximately two thousand drawings from the Carlo Scarpa Archives of Trevignano pertaining to museums and exhibition designs. Out of these the curators, after intentionally excluding his projects for the Venice Biennale, selected and digitally scanned the two hundred pieces exhibited which pertained to eighteen projects dating from 1944 to 1976. Our Scarpa materials have been conserved, consulted and loaned for at least twenty years now according to criteria entirely in accordance with the recent ministerial directive on museum standards. Approximately fifty percent of the eighty thousand annual visitors to Castelvecchio are interested – and sometimes almost exclusively – in Scarpa’s intervention here, which constitutes the motive behind the activities of many schools, universities, individual artists and researchers. For the last two years there has also been a learning proposal directed at the middle school level. In light of all this, and the fact that the presence of this great architect is an indispensable feature of our museum and that the continuing conservation and appreciation of his legacy are an integral part of our mission, we requested the opportunity to participate in the work of this joint State/Regional Commission and are pleased and honoured now to be part of it.
Ricordando Carlo Scarpa Aldo Businaro Quella dell’acquisto da parte del Ministero per i Beni e le Attività culturali dell’Archivio Carlo Scarpa è stata un’opera di grande saggezza amministrativa e via via che il tempo passerà grande merito verrà rico-
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nosciuto, dalla critica e dagli studiosi, a chi questa iniziativa ha portato a termine. La mia presenza nel Comitato Paritetico mi ha dapprima stupito, oltre che onorato. Poi ho pensato che un ruolo potevo averlo: quello non solo dell’approfondimento della conoscenza del Professore come architetto e anche come uomo, ma di ricercatore di una serie di testimonianze del Professore presso le persone per le quali Egli aveva lavorato e progettato senza che purtroppo alla fine fosse portata a termine l’opera. A me piacerebbe essere ricordato nei rapporti avuti con il Prof. Carlo Scarpa come Paul Eluard lo fu con Matisse e altri impressionisti, come Sborowski fu l’amico di Modigliani, o forse meglio ancora come il personaggio Pass Partout di Filei-Flos nel romanzo di Giulio Verne “Il giro del mondo in 80 giorni”. Certo la mia amicizia con il Professore fu un’amicizia di straordinaria intensità. Non voglio ricordare i momenti più tristi, quando l’ho assistito nei dolorosi giorni a Sendai sino al 28/11/78 giorno del suo decesso, mi piace ricordarlo nei momenti in cui viaggiando qua e là mi diceva: “il mediocre non ci interessa, il bello lo conosciamo, andiamo solo alla ricerca del sublime” e il sublime lo trovavamo nel drammatico abbandono di Badia Sant’Antimo, in un segno rembrandiano in una acquaforte del Museo Albertino a Vienna, oppure in un tramonto che aveva ispirato Paul Klee sulle dune sabbiose fuori della città di Kairuan in Tunisia, o nel religioso incanto contemplativo di un giardino di Kioto o nello sguardo purissimo di una processante scolpita nei templi di Arko-vat in Cambogia, o in tante altre occasioni dove si compartiva l’emozione di uno stupore o la curiosità premiata dopo la ricerca e il ritrovamento di un particolare prezioso in architettura, scultura o dipinto. Del Professore ho ancora il ricordo dei due occhi che trasmettevano simpatia e un profondo senso di umanità, ma soprattutto una capacità di guardare le cose e capirne la sostanza, vedere in un filo d’acqua o in un filo d’erba dei suoi giardini l’espressione di quella natura che era alla base del suo pensiero creativo.
Remembering Carlo Scarpa Aldo Businaro The acquisition of the Carlo Scarpa Archives by the Ministry of Cultural Treasures was an act of great administrative wisdom, and in the future critics and scholars will acknowledge the great merit of those who have carried out this initiative. My presence on the Joint Committee was, at first, a surprise for me as well as an honour. But then I thought that I could, in fact, play a role: not only in offering a deeper understanding of Professor Scarpa as an architect and as a man, but in gathering the testimonials of persons for whom he had worked and designed, even though the project may never have been executed. I would prefer my relationship with Prof. Scarpa to be likened to that of Paul Eluard with Matisse and other Impressionists, like Sborowski’s friendship with Modigliani or, perhaps even better yet, Pass Partout’s with Filei-Flos in Jules Verne’s novel “Around the World in 80 Days”. My friendship with the Professor was certainly an extraordinarily intense one. I do not wish to recall the sadder, more painful moments such as those of his death on 28 November 1978 in Sendai. I like to remember him in moments when, travelling here and there, he would say to me “the mediocre does not interest us, the beautiful we already know, our pursuit is only of the sublime”; and we found the sublime in a tragically abandoned Sant’Antimo Abbey, in a Rembrandt etching in the Museum of Vienna, in a sunset that had inspired Paul Klee over the sandy dunes outside of Kairuan in Tunisia, in religious meditative chanting in a Kyoto garden, and in the purest gaze of the processional faces sculpted into the temples of Arko-vat in Cambodia; and on many other occasions in which we shared astonished emotions or sated our curiosity in search of some precious detail in architecture, sculpture or painting. Of the Professor I remember his eyes, which transmitted friendship and a profound sense of humanity but which, above all, were able to look at things and understand their substance, to see in a simple stream of water or blade of grass in his gardens the expression of that Nature underlying his creative thought.
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Architetture e allestimenti di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia Architecture and exhibition installations by Carlo Scarpa for the Venice Biennale
Architecture and exhibition installations by Carlo Scarpa for the Venice Biennale
1932
XVIII Biennale: exhibition for the mosaic Il Bagno, created by Scarpa in 1929 with painter Mario Deluigi.
1942
XXIII Biennale: exhibition Arturo Martini, Italian Pavilion, with Mario Deluigi.
1948
XXIV Biennale: exhibition Tre pittori italiani tra il 1910 e il 1920: Carrà, De Chirico, Morandi; Salvatore Fancello; Paul Klee (1879-1940), Italian Pavilion. Exhibition: La Collezione Peggy Guggenheim, Greek Pavilion. Exhibition: Prima Esposizione Tecnica Internazionale della Cinematografia, “Bevilacqua La Masa” building and pavilion annex, Venice Lido. Exhibition design: Stampa e Propaganda Cinematografica, “Bevilacqua La Masa” building and pavilion, Venice Lido.
1949 1950
The Bookshop Pavilion in the Gardens, commissioned by Carlo Cardazzo. XXV Biennale: exhibition I Fauves; Quattro Maestri del Cubismo; I firmatari del primo Manifesto Futurista; Disegni di George Seurat, Italian Pavilion. Exhibition: I manifesti della Biennale, Napoleon Wing of the Correr Museum, Venice. Exhibition: Mostra del Libro e del Periodico Cinematografico, “Bevilacqua La Masa” building and pavilion annex, Venice Lido.
1951
Consultation and design of the facade for the Hungarian Pavilion. Exhibition: Giovan Battista Tiepolo, Italian Pavilion.
1951–52
New entrance and ticket office for the Biennale at the Castello Gardens.
1952
Internal courtyard of the Italian Pavilion. XXVI Biennale: exhibition Alberto Viani, Italian Pavilion. Exhibition: L’opera grafica di Henri de Toulouse–Lautrec, Napoleon Wing of the Correr Museum, Venice.
1953–56
Venezuelan Pavilion in the Gardens, commissioned by the Republic of Venezuela.
1958
XXIX Biennale: exhibitions mounted in 44 rooms of the Italian Pavilion; poster graphics.
1960
XXX Biennale: exhibitions mounted in 37 rooms of the Italian Pavilion, in particular the exhibition: Erich Mendelsohn. Bozzetti immaginari.
1962
XXXIX Biennale: exhibition mounted in the Italian Pavilion. And temporary installation on the facade.
1962–63
First renovation project for the Italian Pavilion, with Tobia Scarpa.
1964
XXXII Biennale: exhibition mounted in the Italian Pavilion, in particular the exhibition Arte oggi nei musei. Exhibition Giacomo Manzù, Napoleon Wing of the Correr Museum, Venice.
1964–65
Second renovation project for the Italian Pavilion, with Sergio Los.
1966
XXXIII Biennale: consulting on the Italian Pavilion.
1968
XXXIV Biennale: interior modifications to the Italian Pavilion and temporary installation on the facade. Exhibitions Linee della ricerca contemporanea.
1972
Exhibitions mounted in 14 rooms of the Italian Pavilion, in particular the exhibition Quattro progetti per Venezia illustrating design hypotheses for Venice by Kahn, Le Corbusier, Noguchi, Wright. Exhibition: Capolavori della pittura del XX secolo, Napoleon Wing of the Correr Museum,Venice.
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Drawings by Carlo Scarpa for the Venice Biennale. Architecture and projects [1948 • 1968]
Architetture e allestimenti di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia
1932
XVIII Biennale: esposizione del mosaico Il Bagno, realizzato da Scarpa nel ’29 con il pittore Mario Deluigi.
1942
XXIII Biennale: mostra Arturo Martini, Padiglione Italia, con Mario Deluigi.
1948
XXIV Biennale: mostre Tre pittori italiani tra il 1910 e il 1920: Carrà, De Chirico, Morandi; Salvatore Fancello; Paul Klee (1879–1940), Padiglione Italia. Mostra La Collezione Peggy Guggenheim, Padiglione della Grecia. Prima Esposizione Tecnica Internazionale della Cinematografia, palazzetto Bevilacqua La Masa e padiglione annesso, Lido di Venezia.
1949
Allestimento Stampa e Propaganda Cinematografica, palazzetto Bevilacqua La Masa e padiglione annesso, Lido di Venezia.
1950
Padiglione del Libro ai Giardini, su commissione di Carlo Cardazzo. XXV Biennale: mostre I Fauves; Quattro Maestri del Cubismo; I firmatari del primo Manifesto Futurista; Disegni di George Seurat, Padiglione Italia. Mostra I manifesti della Biennale, Ala Napoleonica del Museo Correr, Venezia. Mostra del Libro e del Periodico Cinematografico, palazzetto Bevilacqua La Masa e padiglione annesso, Lido di Venezia.
1951
Consulenza e progetto per il prospetto del Padiglione dell’Ungheria. Mostra Giovan Battista Tiepolo, Padiglione Italia.
1951–52
Nuovo ingresso e biglietteria della Biennale ai Giardini di Castello.
1952
Cortile interno al Padiglione Italia. XXVI Biennale: mostra Alberto Viani, Padiglione Italia. Mostra L’opera grafica di Henri de Toulouse–Lautrec, Ala Napoleonica del Museo Correr, Venezia.
1953–56
Padiglione del Venezuela ai Giardini, su commissione della Repubblica del Venezuela.
1958
XXIX Biennale: allestimento di quarantaquattro sale del Padiglione Italia; grafica del manifesto.
1960
XXX Biennale: allestimento di trentasette sale del Padiglione Italia, in particolare della mostra Erich Mendelsohn. Bozzetti immaginari.
1962
XXXI Biennale: allestimento del Padiglione Italia e installazione provvisoria sulla facciata.
1962–63
Primo progetto di rinnovo del Padiglione Italia, con Tobia Scarpa.
1964
XXXII Biennale: allestimento del Padiglione Italia. Mostra Giacomo Manzù, Ala Napoleonica del Museo Correr, Venezia.
1964–65
Secondo progetto di rinnovo del Padiglione Italia, con Sergio Los.
1966
XXXIII Biennale: consulenza per l’allestimento del Padiglione Italia.
1968
XXXIV Biennale: modifiche interne al Padiglione Italia e installazione provvisoria sulla facciata. Allestimento della mostra Linee della ricerca contemporanea: dall’informale alle nuove strutture, Padiglione Italia.
1972
XXXVI Biennale: allestimento di quattordici sale del Padiglione Italia, in particolare della mostra Quattro progetti per Venezia che illustra le ipotesi progettuali di Kahn, Le Corbusier, Noguchi, Wright per la città lagunare. Mostra Capolavori della pittura del XX secolo, Ala Napoleonica del Museo Correr, Venezia.
I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia. Architetture e Progetti [1948 • 1968]
53
1942 XXIII Biennale: Opere di Arturo Martini 1942 XXIII Biennale: Works by Arturo Martini
1948 XXIV Biennale: La Collezione Peggy Guggenheim 1948 XXIV Biennale: The Peggy Guggenheim Collection
1950 XXV Biennale: I Fauves – Quattro Maestri del Cubismo - I Firmatari del Primo Manifesto Futurista 1950 XXV Biennale: The Fauves – Four Masters of Cubism – The Signers of the First Futurist Manifesto
1958 XXIX Biennale: Opere di Alberto Viani 1958 XXIX Biennale: Works by Alberto Viani
1962 XXXI Biennale: Opere di Arturo Martini 1962 XXXI Biennale: Works by Arturo Martini
1962 XXXI Biennale: Opere di Alberto Giacometti 1962 XXXI Biennale: Works by Alberto Giacometti
1966 XXXIII Biennale: Opere di Lucio Fontana 1966 XXXIII Biennale: Works by Lucio Fontana
1972 XXXVI Biennale: Opere di Nino Franchina 1972 XXXVI Biennale: Works by Nino Franchina
I Padiglioni nei Giardini della Biennale * The Pavilions to the Biennale Gardens *
1_Italy 2_Belgium 3_Hungary 4_Germany 5_Great Britain 6_France 7_Holland 8_Russia 9_Spain 10_Czechoslovakia 11_Unites States 12_Denmark 13_Venice 14_Austria 15_Greece 16_Israel 17_Switzerland
18_Venezuela 19_Japan 20_Finland 21_Canada 22_Uruguay 23_Scandinavia 24_Brazil 25_Australia 26_Korea 27_Site of the Bookshop Pavilion (now demolished) 28_Entrance and Ticket Office * works by Carlo Scarpa in red
1_Italia 2_Belgio 3_Ungheria 4_Germania 5_Gran Bretagna 6_Francia 7_Olanda 8_Russia 9_Spagna 10_Cecoslovacchia 11_Stati Uniti 12_Danimarca 13_Venezia 14_Austria 15_Grecia 16_Israele 17_Svizzera
18_Venezuela 19_Giappone 20_Finlandia 21_Canada 22_Uruguay 23_Paesi Nordici 24_Brasile 25_Australia 26_Corea 27_Sito del Padiglione del Libro (demolito) 28_Ingresso e biglietteria * in rosso gli interventi di Carlo Scarpa
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A mostra “Desenhos de Carlo Scarpa para a Bienal de Veneza. Arquitetura e Projetos [1948 – 1968]” apresenta as obras comissionadas para a Bienal de Veneza a Carlo Scarpa nos anos 1948 a 1968. Os projetos estão expostos em ordem cronológica e os desenhos, provenientes do Arquivo Carlo Scarpa e quase todos inéditos, foram escolhidos entre os mais significativos e expressivos. A exposição é completada por imagens fotográficas do Arquivo da Bienal, que documentam as realizações e as montagens temporâneas; e por um filme montado com documentários, entrevistas e fotografias da época das realizações, resultando una atraente descrição na qual o Scarpa ilustra pessoalmente as suas obras, o seu traballho, a sua pesquisa projetual. Em seguida à primeira apresentação em Veneza, em ocasião da 8ª Mostra Internacional de arquitetura (8 de setembro a 3 de novembro 2002) a exposição será montada em Roma no “MAXXI - Museo nazionale delle arti contemporanee” (13 de dezembro de 2002 a 8 de fevereiro 2003).