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Italian Pages 164 Year 2023
INDICE
Prefazione di Francesco Fronterotta Introduzione di Ludovica Boi
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DIONISO, COMPRENSIONE TRAGICA DELL'ESSERE,
STil,E MISTO
Nietzsche e l'effetto della tragedia di Gherardo Ugolini
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Dioniso owero l'uno diveniente di Ludovica Boi
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Nietzsche sul «carattere misto» di Platone di Max Bergamo
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FILOLOGIA, STORIA DELL'INDIVIDUO, STORIA DEI POPOLI
Filologia e identità: riflessioni sul pensiero del giovane Nietzsche di Valeria Castagnini
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Nietzsche e l'autenticità dei Greci negli ultimi anni a Basilea di Edmondo Lisena
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La formazione degli «spiriti liberi» in un'epoca di transizione di Andrea Orsucci
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Indice dei nomi
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PREFAZIONE
È da sempre tratto caratteristico delle molteplici attività scientifiche dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, per tradizione e per convinta scelta, suscitare e favorire il dialogo e la collaborazione fra studiosi affe1mati e giovani ricercatori, collocando il valore proprio dei processi di fo1mazione delle nuove leve della ricerca nell'orizzonte di un'interazione viva e feconda con coloro i quali, per età ed esperienza, possono e devono fo1nire gli indispensabili spunti critici e metodologici capaci di produrre esiti filologicamente, storicamente e concettualmente rigorosi. Non si tratta certo di seguire l'ideale tutto sommato ingenuo di una concezione "paritaria" della cultura - la cultura non è "democratica", come più volte è stato detto, ma come altrettanto spesso si tende a dimenticare; "democratiche" e "paritarie" dovrebbero essere semmai le condizioni di accesso alla cultura. Si tratta invece di promuovere possibilità e occasioni di confronto e di scambio autentici, nelle quali la trasmissione della cultura, con le sue dinamiche dell'insegnamento e dell'ap-
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prendimento, si realizzi nella forma più spontanea e più efficace possibile. Questo indirizzo generale, che guida da sempre l'intera attività seminariale ed editoriale dell'Istituto, ha ricevuto nuovo impulso, negli ultimi anni, dalla sapiente ispirazione di Fiorinda Li Vigni, cui si deve fra l'altro, nel caso specifico, l'idea di un ciclo di incontri dedicati alla ricezione, all'interpretazione e al ripensamento dei saperi classici in alcuni momenti cruciali della riflessione filosofica moderna. I Greci nello specchio dei moderni: con l'obiettivo non tanto di riaccendere una qualche versione dell'ormai desueta querelle des anciens et des modernes, quanto di porre al centro dell'attenzione il fenomeno del "rispecchiamento", a indicare a un tempo le modalità secondo cui, per un verso, i moderni recepiscono e comprendono gli antichi e, per altro verso, si collocano e si rappresentano rispetto a essi. In tale quadro, mi è stato affidato il compito di organizzare, nell'ottobre del 2019, un seminario dedicato a "Nietzsche e i Greci" cui hanno partecipato gli runici e colleghi Andrea Orsucci e Gherardo Ugolini, con il fine di ricostruire, seppur schematicamente, i diversi aspetti di questo complesso e variegato rapporto, sul piano storico, letterario e filosofico. Dal nucleo originario degli interventi tenuti nel seminario, nel quale si sono felicemente integrati alcuni articoli di più giovani studiosi, deriva il presente volume curato da Ludovica Boi, la cui Introduzione fornisce al lettore le coordinate essenziali dei suoi contenuti. Si può plausibilmente sostenere, per quanto, come è inevitabile, non senza una certa semplificazione, che il filo conduttore che unisce gli studi raccolti qui consiste nell' individuazione di un terreno comune, appunto quello del rapporto con i Greci, sul quale misurare il peculiare approccio
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PREFAZIONE
di Nietzsche al mondo greco, basato sulla necessaria e intrinseca connessione di ricostruzione filologica e comprensione filosofica, che a sua volta contribuisce in modo significativo a superare l'immagine ormai inaccettabile di un brillante giovane filologo che, a un tratto stanco e insoddisfatto della sua professione, ne abbandona gli abiti per dedicarsi alla filosofia in piena libertà di spirito. Philosophia /acta est qua e philologi,a fuit: non vi è, nel capovolgimento di Nietzsche del celebre motto senechiano, nessuna rottura, bensì l'esigenza manifesta di una visione prospettica e collaborativa, diremmo noi "interdisciplinare", delle due discipline e dei rispettivi universi cui schiudono l'accesso. Non posso concludere se non esprimendo nuovamente il mio apprezzamento e la mia gratitudine all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, che, anche in questi anni difficili, si è impegnato a garantire l'intensità e la continuità della sua azione per conservare e valorizzare il patrimonio culturale che la ricerca filosofica, innanzitutto in Italia, non cessa nonostante tutto di rappresentare.
FrancescoFronterotta
INTRODUZIONE
Wenn wir von den Griechen reden, reden wir unwillki.irlichzugleich von Heute und Gestem: ihre allbekannte Geschichte ist ein blanker Spiegel, der immer Etwas wiederstrahlt, das nicht im Spiegel selbst ist. (F. Nietzsche, Vermischte Meinungen und Spriiche, 218)
Il volume cui, attraverso brevi osservazioni, voITei in questa sede introdmTenasce dall'interesse suscitato da due intense giornate di studio suFriedrich Nietzsche e i Greci, inserite all'interno di un ampio ciclo di seminari dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofi.ci, a tema J Greci nello specchio dei moderni. Articolato su due diversi anni accademici e ospitato in tre città italiane (Roma, Pisa e, ovviamente, Napoli), questo vasto e ricco progetto ha compreso seminari su varie letture della grecità sviluppate da filosofi moderni e contemporanei: Martin Heidegger, Hannah Arendt, Michel F oucault, Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Il 21 e 22 ottobre 2019, presso la storica sede di Palazzo SeITa di Cassano, protagonista è stato Nietzsche: il seminario, curato da Francesco Fronterotta, ha previsto le relazioni, oltre che del curatore, di Andrea Orsucci e di Gherardo Ugolini. Quest'ultimo si è concentrato sull'interpretazione nietzschiana della tragedia greca, ponendone in luce l'importanza storico-filologica, riconosciuta, sebbene sempre in modo implicito e indiretto,
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soltanto a partire dagli anni Venti del Novecento, una volta ridimensionata l'eco della stroncatura da paiie di Wilamowitz: con questo intento ha indagato non soltanto la Geburt der Tragodie, ma anche conferenze e lezioni universitarie a essa coeve. All'attività accademica del filosofo tedesco ha dedicato ampio spazio anche Francesco Fronterotta, che ha preso in esame le lezioni basileesi sui Preplatonici, facendone emergere il tratto di originalità che Nietzsche attribuisce ai primi creatori di filosofia Essi vengono caratterizzati come una solia di inventori, che dovettero trovare la via dal mythos al logos, dall'immagine al concetto, dalla fede all'argomentazione razionale: in particolare, Fronterotta ha presentato inedite chiavi di lettura relative all'interpretazione nietzschiana di Democrito. Andrea Orsucci si è invece focalizzato su un successivo periodo della produzione nietzschiana, i complessi anni tra il 1875 e il 1887, dimostrando come la riflessione sui Greci subisca allora significative torsioni. Facendo dialogare Nietzsche con le sue fonti antropo-etnosociologiche, ha fo1nito fondamentali strumenti per problematizzai·e il complesso rappolio che lo lega ai contemporanei, criticati anche attraverso il riflesso del modello antico, per un progetto di ridefinizione dell'umano. Da tutti e tre gli interventi è emersa un'impoliante lezione di metodo - cui si ispirano i saggi presentati in questo volume -, la quale consiste nel rigettare l'immagine di un Nietzsche che, a un celio punto della propria caiTiera, avrebbe dismesso i panni del filologo per abbracciare la causa di un'eterea e astratta filosofia, presumibilmente distante dal dato storico. Come è stato esemplarmente argomentato negli ultimi decenni da vari interpreti, non è possibile penetrare nel pen-
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siero nietzschiano se non si riconosce che sempre, in ogni tratto del percorso biografico, Nietzsche è stato al contempo filologo e filosofo. D'altra paiie, la stessa famosissima critica alla filologia accademica, malata di ipertrofia storicistica, si capovolge facilmente nel suo opposto speculare, la critica di una filosofia priva di storia e di dati, che sosti oziosa nel tranquillo giardino del sapere, imperturbabile e distante dalla vita. Se è innegabile che Nietzsche non ha mai concesso lodi al metodo storicistico - fatta eccezione per i suoi primissimi articoli, prodotti sotto la guida di Friedrich Ritschl -, è altrettanto vero che l'habitus filologico si radica in lui sin dagli anni giovanili e mai lo abbandona, divenendo una fo1ma di vita e uno stile di pensiero, una sorta di "seconda natura". Possiamo notare, cioè, come l'autore dispieghi costantemente l'attitudine a scavare con pazienza nelle vai·ie forme della realtà che lo circonda, secondo un senso ampio di filologia, per cui ai fenomeni è dovuta la stessa attenzione, la stessa meticolosa analisi che ai testi antichi. Il più autentico senso di filologia in Nietzsche si può trarre dalle sue stesse indicazioni: èun'arte lenta, una tecnica della riflessione e della pazienza, una perizia da orafi che contrasta l'accelerazione della tarda mode1nità, la frenesia dell'epoca dei consumi con le sue letture superficiali e affrettate. Il filologo si sofferma sui fatti come fossero testi di ardua interpretazione, passa al vaglio molteplici prospettive ermeneutiche e perciò diviene l'ai·chetipo di ogni pensatore critico- di ogni filosofo in quanto tale. Le sollecitazioni che Nietzsche ricevette dai Greci sono notoriamente molteplici e iiriducibili a un unico "ambito disciplinare", sia esso l'estetica, la gnoseologia, la filosofia pratica, la politica, la storia della
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:filosofia. Non solo maestri della trasfigurazione tragica dell'essere, sensibili creatori di fo1me, ma anche rivelatori di quanto è propriamente umano, portatori di una conoscenza più libera, nonché abili politici che seppero assorbire usi e costumi stranieri, i Greci appaiono come il simbolo o il riflesso del pensiero nietzschiano nella sua globalità. Non a caso, molti dei saggi qui presentati si concentrano su vasti intervalli cronologici dell'opera dell'autore e intrecciano temi estetico-teoretici o etico-politici ad argomentazioni storico-filosofiche. Una simile impostazione aspira a divergere da alcuni "vizi" attualmente diffusi nella storiografia :filosofica: la troppo rigida distinzione di presunte "fasi" di pensiero in ciascun filosofo e l' eccessiva parcellizzazione delle discipline. Nello specifico, riguardo al caso di Nietzsche, come risulta fuorviante una formale soluzione di continuità tra prospettiva :filologica e prospettiva :filosofica, sembra inadeguata anche la schematica semplificazione per cui a un ''Nietzsche greco" sarebbe seguito un "Nietzsche illuminista", e via discorrendo. Si è parlato del rispecchiamento di Nietzsche nei Greci - dei Greci nello specchio di Nietzsche. Imprescindibile ricordare che la metafora dello specchio inscrive anche una sostanziale alterità nello stesso movimento di identificazione, per cui il riflesso mai coincide con la cosa Pur ambendo al modus vivendi ellenico, il pensiero di Nietzsche ci appare talvolta irrevocabilmente intriso di soggettivismo mode1no. Vivono in esso due forze antitetiche: un'istanza mitopoietica, che mira al potenziamento della vita, al ringiovanimento dello spirito, all'esperienza eleusina, che viene contrastata dalla volontà di fondare una logica in grado di operare il disincanto, la dissacrazione,
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la demitizzazione. In parte per la volontà cosciente di superare l'orizzonte di senso greco -«Ach! Meine Freunde, wir miissen auch die Griechen iiberwinden!» - , in parte per l'inevitabile frattura storica che si dà tra l'uomo contemporaneo e il suo modello antico, quello tra Nietzsche e i Greci è anche un rapporto costituito da divergenze e da allontanamenti. È lungo questo crinale, traaffinità e distacco, emulazione e superamento, discepolato ed emancipazione, che i seguenti interventi cercano di situarsi. Nel saggio Nietzsche e! 'effetto della tragedia, Gherardo Ugolini ricostruisce, a partire dalla già citata stroncatura di Wilamowitz - distintamente polemica, ma per vari aspetti lucida-, un tratto essenziale della Geburt: l'aperto schieramento del suo autore contra Aristotele e la sua moralistica lettura della tragedia greca. Analizzando con perizia filologica le occonenze del lemma "katharsis" nell'opera dello Stagirita e lesue più celebri ricezioni nella cultura tedesca della tarda modernità, Ugolini riconosce nello stato dionisiaco estatico il vero fulcro dell'interpretazione nietzschiana, che disconosce qualsiasi scioglimento positivo della condizione tragica. Non lontano da questi temi, le argomentazioni sviluppate nel mio saggio tentano di rinvenire proprio in Dioniso il simbolo di una sorta di unitarietà comprendente in sé i dualismi. Dal primo senso di questa configurazione, come unità originaria (das Ur-eine) e trascendente, il pensiero di Nietzsche si muove verso la teoria di un'immanente unità di essere e divenire, attimo ed eternità, mondo apparente e mondo vero, la quale, se da una parte perde la connotazione di "originaria", dall'altra parie mantiene un sostanziale riferimento a Dioniso.
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Il testo di Max Bergamo si confron~ invece, con fonti inedite (gli appunti di Jakob Wackemagel, brillante allievo di Nietzsche) e con opere sia giovanili sia della maturità, al fine di analizzare l'attribuzione di un Mischcharakter, ossia di un «carattere misto», a Platone. Con tale locuzione Nietzsche non intende soltanto una progressiva emancipazione dell'Ateniese dalla cosiddetta "originalità" preplatonica, ma anche un suo peculiare stile letterario. Tramite un accurato esame di fonti antiche Bergamo avanza l'ipotesi di una dipendenza di questa teoria da Diogene Laerzio. Ne risulta, inoltre, un poliedrico e affascinante profilo del rapporto che lega Nietzsche a Platone. Il contributo di Valeria Castagnini affronta i primi anni dello studio antichistico nietzschiano da un particolare punto di vista: focalizzandosi, cioè, sulla vita dello studioso, esponendo la connessione tra la scelta della professione accademica, nello specifico filologica, e il temperamento proprio del giovane Nietzsche. Il ricorso alle lettere degli anni Sessanta è uno dei principali strumenti di un'indagine che muove da interessi biografici. Nel fare ciò, l'autrice accoglie l'insegnamento nietzschiano riguardo alla stretta relazione tra scienza e vita, alla cui base giace un impulso conoscitivo che non può non essere radicato in un sentire . . e 1n un espenre. Edmondo Lisena prende in esame la lettura nietzschiana dei Greci attorno al 1875. Questo si presenta come un anno cruciale per Nietzsche, che si interessa ampiamente di contemporanei studi etnologici e antropologici, al punto da presentare i Greci come coloro che maggiormente hanno saputo apprendere dal divenire storico, plasmando i propri usi e costumi su modello di quelli stranieri, inglobando e dando una
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Il'fIRODUZIONE
veste istituzionale all'oscurità pre-omerica. Lisena si concentra, in particolare, sugli appuntiperNoi.filologi e sull servizio divino dei Greci, doveil filosofo tedesco mette a fuoco la necessità di un «pensiero impuro», che consiste nella reazione umana all'illogicità del reale. L'indagine su questo tema prosegue, quasi naturalmente, nel contributo di Andrea Orsucci, che analizza ampie sezioni di Umano, troppo umano, accanto a frammenti coevi. Il saggio prende avvio dall'esame della situazione storica di fine Ottocento, un'epoca di sconvolgimenti epocali, di terremoti che cosfl·ingono a ripensare ogni fondamento e certezza precostituita. Nella diagnosi storica dello sgretolamento dei concetti fondamentali, l'autore riconosce la genealogia dello spirito libero: essa- dimostra- consiste nelle letture di testi di EdwardB. Tylor e di JohnLubbock, nei quali vive un'eco della filosofia di August Comte. Ringrazio l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, nelle persone di Massimiliano Biscuso, FiorindaLi Vigni e Wolfgang Kaltenbacher, per l'organizzazione dei seminari, di cui ringrazio anche Francesco Fronterotta, e per il sostegno al conseguente progetto editoriale.
Ludovica Boi
Avvertenza editoriale
I riferimenti alle opere di Nietzsche, ove non altrimenti specificato, faranno uso delle seguenti abbreviazioni: OFN = Opere di Friedrich Nietzsche, a cura di G. Colli e M. Montinari, Adelphi, Milano 1964 sgg. La sigla FP sta per Frammenti postumi; EN = Epistolario, a cura di G. Colli e M. Montinari, Adelphi, Milano 1976 sgg.; KGW = Werke: Kritische Gesamtausgabe, hrsg. von G. Colli und M. Montinari, weitergefiihrt von W Mfiller-Lauter und K. Pestalozzi, ab Abt. IX/4 von V. Gerhardt, N. Miller, W. Muller-Lauter und K. Pestalozzi, de Gruyter, Berlin-New York 1967 sgg.; KSA = Kritische Studienausgabe, hrsg. von G. Colli und M. Montinari, DTV u. de Gruyter, Munchen u. Berlin-New Yorlc 1980 sgg.
Dioniso, comprensione tragica dell'essere, stile misto
NIETZSCHE E L'EFFETTO DELLA TRAGEDIA* Gherardo Ugo lini
l. Niet=sche antiaristotelico
In un passaggio di Filologia dell'avvenire! - caustico pamphlet scritto per disconoscere ogni legittimità scientifica alle teorie di Nietzsche sulla tragedia greca - il giovane Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff affe1ma: La stessa arte a buon mercato il signor N. [scii. Nietzsche] la esercita con Aristotele nel medesimo
* Questo saggio scaturisce dalla rielaborazione di conferenze tenute a Berlino (Technische Universitat Berlin, "Berliner Nietzsche Colloquium", 27 giugno 2018), a Padova (Scuola Galileiana di Studi Superiori, convegno "Nietzsche e la filologia", 8-9 ottobre 2018) e a Jena (Friedrich-Schiller-Universitat, 18 giugno 2019). Esprimo la mia gratitudine verso tutti coloro che sono intervenuti nella discussione con domande, integrazioni e sollecitazioni. In particolare ringrazio i colleghi Carlotta Santini, Rainer Thiel e Luciano Bossina.
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passo, perché questi apprezza proprio il trattamento sofocleo del coro (Poet. 1456a 27). Ma generalmente la polemica contro Aristotele è latente. Gli "amici" dovrebbero pure sentire un po' di sfiducia, se si accorgessero del dissidio tra il loro mistagogo e il filosofo la cui Poetica aveva per un Lessing la forza probante dei teoremi euclidei. Achi si diverte ancora a edificarsi col signor N., io consiglio di seguire i salti che fa con la catarsi [die Sprilnge, [..] die er mit der katharsis macht] 1•
Quando Wilamowitzredige queste righe è animato da un'eccessiva foga polemica, come avrà a riconoscere egli stesso ripensando a quell'episodio della sua vita nelle memorie autobiografiche2. Naturalmente è vero che molte delle critiche di Wilamowitz, al di là dei toni sarcastici, delle incomprensioni e delle esagerazioni, avevano e mantengono un fondamento più che legittimo; tuttavia vale la pena di ricordare che il von Wilamowitz-Moellendorff,Filologia dell'avvenire!, in F. Serpa (a cura di), La polemica sull'arte tragica, Sansoni, Firenze 1972, p. 239, nota 1. La stroncatura di Wilamowitz era stata stampata a spese dell'autore nel 1872, pochi mesi dopo l 'uscitadel libro di Nietzsche, con titolo Zukunftsphilologie!. 2 «Il mio saggio non avrebbe dovuto essere pubblicato [... ]. Ero un ragazzo ottuso, del tutto inconsapevole della sua arrogante comparsa in pubblico» (U. von Wilamowitz-Moellendorff,Filologia e memoria, Guida, Napoli 1986, pp. 172-173). Wilamowitz ammette per altro, in quella medesima pagina, di essere stato indotto alla stroncatura di Nietzsche da Rudolf Scholl, filologo classico legato all'entourage di Theodor Mommsen, che aveva appena ottenuto a Berlino l'abilitazione all'insegnamento universitario e che non era stato preso in considerazione nel 1869 per la cattedra di Basilea, assegnata a Nietzsche grazie all'interessamento del suo maestro Ritschl. 1 U.
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giovane Nietzsche, da pochi anni professore di Filologia classica all'università di Basilea, non si muoveva affatto al di fuori della scienza, avendo alle spalle un ragguardevole numero di lavori filologici pubblicati su riviste specializzate di antichistica, lavori concepiti e poliati avanti secondo i parametri del più rigoroso approccio filologico, da lui imparato alla Banner Schule, la scuola filologica dell'università di Bonn, dove aveva studiato nei primi semestri sotto la guida del grande Friedrich Ritschl3. A ogni modo, ciò che conta osservare in questa sede è che Wilamowitz coglieva un punto nodale della Nascita della tragedia, ovvero la prospettiva antiaristotelica che sta alla base dell'intera interpretazione nietzscheana della tragedia greca e, in particolare, il rifiuto di adottare il concetto di catarsi per indicare l'effetto che lo spettacolo tragico doveva produrre sugli spettatori. Il riferimento a Lessing, a tale proposito, non è certamente casuale, giacché proprio lo scrittore e drammaturgo tedesco aveva sostenuto, sulla scia di Aristotele, un'interpretazione della catarsi tragica che si era imposta come paradigma dominante. Avremo modo di to1nare più oltre sul modello lessinghiano. Ciò che conta è innanzi tutto precisare lo sfondo antiaristotelico di Nietzsche, un aspetto che ha concorso in modo dete1minante alla persistente condanna della Nascita della tragedia da palie degli antichisti. Come ho avuto modo di esporre in altre sedi, quella
Sulla scuola :filologica di Bonn, i suoi principali esponenti e l'importanza che ebbe per la formazione del giovane Nietzsche, cfr. la documentata monografia di C. Benne, Nietzsche und die historisch-kritische Philologie, de Gruyter, Berlin-New York 2005, pp. 20-95. 3
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di Nietzsche può essere interpretata come una vera e propria Anti-Poetica, un modello di spiegazione della tragedia che ripudia in toto le categorie aristoteliche mettendo in gioco altre categorie e soprattutto spostando ilfocus della tragedia sul momento originario (considerato quello autentico) e non su quello della sua "fmma compiuta"4• Questaprospettiva anti-aristotelica nel testo di Nietzsche è per lo più occultata, ma emerge con chiarezza in vari appunti postumi. Appare inoltre dichiarata in un'annotazione che originariamente sarebbe dovuta comparire nel testo della Nascita della tragedia, ma che poi venne cassata. Vi si legge: In particolare ho potuto pe1mettermi adesso di compiere alcuni passi senza l'accompagnamento di Aristotele, che ancora porta la :fiaccola nella cavema della poetica greca. Ma ora si cesserà finalmente di chiedere
Rimando in particolare a G. U golini, Nietzsche. La tragedia senza la Poetica, in D. Lanza (a cura di), La poetica di Aristotele e la sua storia, Atti della Giornata internazionale di studio organizzata dal Seminario di greco in memoria di Viviana Cessi (Pavia, 22 febbraio 2002), ETS, Pisa 2003, pp. 9-29. Cfr., inoltre, su questa tematica, B. von Reibnitz, Vom ,Sprachkunstwerk' zur ,Leseliteratur'. Nietzsches Blickauf die griechische Literatw-geschichte als Gegenentwurfzur aristotelischen Poetik, in T. Borsche, F. Gerratana, A. Venturelli (Hrsg.),,, Centauren-Geburt". Wissenschaft, Kunst und Philosophie beim jungen Nietzsche, de Gruyter, Berlin-New Yorlc 1994, pp. 47-66; E. Miiller, ,,Àsthetische Lust" und ,,Dionysische Weisheit". Nietzsches Deutung der griechischen Tragodie, «Nietzsche-Studien», 31 (2002), pp. 134-153; G.W. Most,Nietzsche gegenAristoteles mit Aristoteles, in M. Vohler, D. Linck (Hrsg.), Grenzen der Katharsis in den modernen Kiinsten. Transformationen des aristotelischen Modells seit Bernays, Nietzsche und Freud, de Gruyter, Berlin-NewYork 2009, pp. 51-62. 4
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di continuo i suoi consigli anche per i problemi più profondi della poetica greca, mentre si tratta soltanto di raccogliere dall'esperienza e dalla natura quelle che sono le leggi ete1ne e semplici della creazione artistica, valide anche per i Greci. Tali leggi si possono studiare in ogni ai1ista intero, in carne e ossa~ meglio e più fruttuosamente che non in quella civetta di Minerva che è Aristotele, il quale già in se stesso è estraneo al grande istinto artistico, posseduto ancora dal suo maestro Platone, almeno nella maturità. La vita di Aristotele è inoltre troppo lontana dai periodi rigogliosi in cui sorsero le primitive forme poetiche, perché egli potesse avvertire qualcosa dell'incalzante desiderio di vivere di quei tempi. Nel frattempo si era già sviluppato l'artista imitativo quasi erudito, nel quale il fenomeno artistico primordiale non si poteva più considerare nella sua purezza5 •
Queste considerazioni rivelano chiaramente un valore programmatico. Nietzsche vi denuncia l'inadeguatezza del modello aristotelico per la comprensione di un universo - quello del teatro tragico - a causa della distanza temporale che separa l'autore della Poetica dall'età del fiorire della tragedia. Con la sua teoria della tragedia, Aristotele si dimostra un tipico rappresentante della civiltà moderna, una civiltà irrimediabilmente contaminata dal socratismo e dall'alessandrinismo, una civiltà che tratta i testi tragici come testi letterari, da leggere. All'interno della prospettiva anti-aristotelica ha una certa importanza la questione dell'effetto che la tragedia F. Nietzsche, La nascita della tragedia, in OFN III, 1, pp. 515-516. 5
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produce sugli spettatori. A tale riguardo si pongono due domande alle quali si cercherà di dare risposta: 1) quale sia la posizione assunta da Nietzsche rispetto alla teoria aristotelica della catarsi, e 2) se Nietzsche stesso abbia elaborato una teoria della catarsi opposta o comunque differente rispetto al modello aristotelico. Per inquadrare la posizione del professore di Basilea su questa quanto mai vexata quaestio, è importare ricordare come, a partire dal passaggio del sesto capitolo dellaPoetica (1449b 24-28), contenente una tanto sommaria quanto celeberrima definizione di tragedia, si era andata sviluppando nei secoli un'incessante discussione ermeneutica, con un ventaglio di esegesi e posizioni alquanto copioso. La cosiddettaKatharsis-Frage, come dicono gli studiosi tedeschi, era nella cultura filologica e letteraria dell'Ottocento tedesco una problematica ancor più complessa, perché nel corso dei secoli si era verificata, per così dire, una doppia decontestualizzazione: da una parte quella del trattato aristotelico sull'arte poetica rispetto all'ambito culturale in cui era stato scritto e al corpus delle altre opere aristoteliche; dall'altra quella della celebre definizione formale di tragedia dal resto della Poetica. Ciò ha inevitabilmente favorito il sovrapporsi di categorie moderne di tipo religioso-spirituale ("purificazione", "espiazione", "redenzione dell'anima") o psicologico ("sublimazione", "nobilitazione"). Oltretutto tale questione non ha riguardato soltanto il versante della ricerca filologica o antichistica, bensì anche quello degli studi letterari in senso più ampio, delle pratiche drammaturgiche e delle interpretazioni di natura estetico-filosofica: un terreno che Nietzsche poteva ben ritenere congeniale per i propri disegni di una filologia rinnovata nel segno della riflessione estetico-filosofica.
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Il passo cruciale della Poetica, quello contenente la definizione f01male di tragedia con la cosiddetta "clausola catartica" suona così: Tragedia è dunque imitazione di un'azione seria e compiuta, avente una propria grandezza, con parola 01nata, distintamente per ciascun elemento nelle sue pa11i, di persone che agiscono e non tramite una narrazione, la quale per mezzo di pietà e paura [ot' èÀéou Kaì cp6~ou] po11a a compimento la catarsi di tali emozioni [titv -rrov -rotoun.ov na811µan.ov K