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Italian Pages 179 [89] Year 2007
Tiziano Dorandi
Nell'officina dei classici Come lavoravano gli autori antichi
I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore via Sardegna 50, 00187Roma, telefono 06 42 818417, fax 06 42 74 79 31
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Carocci editore
Indice
Premessa
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I.
Lo stilo e le tavolette
2.
Letture, note, estratti
3.
Tra autografia e dettato
4.
«Queste opere non sono scritte per la pubblicazione»
5.
La pubblicazione di un libro
6.
«Voce dal sen fuggita/ più richiamar non vale»
103
7.
Anche i libri hanno il loro destino
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Bibliografia
141
Indice dei passi citati
159
ra edizione, marzo 2007 © copyright 2007 by Carocci editore S.p.A., Roma
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Realizzazioneeditoriale: Omnibook, Bari Finito di stampare nel marzo 2007 dalle Arti Grafiche Editoriali Srl, Urbino ISBN 978-88-430-4088-9
Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico.
Indice dei nomi antichi Indice dei nomi moderni Indice analitico
175 7
Premessa
a Jaap e Margot
Sono trascorsi già quasi due decenni da quando ho cominciato a interessarmi al problema affascinante delle pratiche de!Ja composizione di un'opera letteraria e al metodo di lavoro deg]j autori antichi. Agli inizi degli anni Novanta, avevo pubblicato le prime conclusioni delle mie ricerche in due articoli: Den Autoren uber die Schulter geschaut. Arbeitsweise und Autographie bei den antiken Schrz/tsteller, in "zPE", 87, 1991, pp. n-33 e Zwischen Autographie und Diktat: Momente der Textualitiit in der antiken Welt, in W. Kullmann, J. Althoff (hrsg.), Vermittlung und Tradierung von Wissen in der griechischen Ku!tur, Narr, Tiibingen 1993, pp. 71-83; una sintesi ne avevo anche presentato nel primo capitolo della Einleitung in die griechiscbe Philologù: &retta da H.-G. Nesselrath, Teubner, Stuttgart-Leipzig 1997, pp. 3-13, intitolato Tradierung der Texte im Altertum; Buchwesen, ora disponibile anche in traduzione italiana con il titolo Trasmissione dei testi nell'antichità: Storia del libro, in H.-G. Nesselrath, Introduzione alla filologia classica, ed. it. a cura di S. Fornaro, Salerno, Roma 2004, pp. 23-40. L'insieme dei miei argomenti aveva trovato un'accoglienza favorevole; ad esempio, Hans Christian Giinther aveva tentato di ricostruire il metodo di lavoro di Virgilio (Ùberlegungen zur Entstehung von Vergils Aeneis, Vandenhoeck & Ruprecht, Gottingen 1996, pp. 63-84: VergilsArbeitsweise und die Ausgabe des Varius) a partire dai miei risultati (cfr. anche N. Horsfall, in "RFrc",125, 1997, p. 470). Alcuni aspetti particolari, tuttavia, non avevano convinto tutti i lettori: Valérie Naas proponeva un'interpretazione diversa del metodo di lavoro di Plinio il Vecchio e David Blank criticava la mia esegesi del termine v1roµvriµaT1K6v nelle subscriptiones dei rotoli della Retorica di Filodemo. Avevo dunque ragioni sufficienti per mettere alla prova i miei risultati alla luce dei progressi della ricerca. L'opportunità mi venne offerta dal professor Alain Blanchard, quando mi chiese di tenere cinque seminari all'Istituto di papirologia della Sorbona durante l'anno accademico 1998-99; in questa occasione prepa9
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PREMESSA
DEI CLASSICI
do di lavoro o su quello di altri scrittori - e ho cercato anche di presentare alcuni esempi di documenti originali - papiri, tavolette di cera o di legno, pergamene - che conservano resti di veri o presunti testi autografi, di brogliacci, di redazioni di un'opera non destinata alla pubblicazione, di "edizioni". Nonostante lo sforzo e la volontà di essere esaustivo, come scriveva Plinio il Vecchio, «non dubito che anche a me molto sia sfuggito», nec dubitamus multa esse quae et nos praeterierint (Nat. hist., prae/ 18). Sarebbe stato interessante allargare l'indagine e chiedersi se queste pratiche abbiano lasciato tracce nel mondo moderno. In un articolo intitolato Humanisme et culture de la note, Jean-Marc Chatelain (in "Revue de la Bibliothèque nationale de France", 2, 1999, pp. 26-36) ha studiato «l'operazione tecnica della nota» nel Rinascimento e nel mondo moderno. L'abitudine di riunire estratti, incontestabilmente assai antica, trovò la sua "razionalizzazione" a cominciare dal XVI secolo, momento in cui «Le guide degli studi [ ...] accordano in generale una estrema attenzione alla tecnica che noi chiameremmo "prendere appunti" e che si chiamava allora ars excerpendi, cioè l'arte o piuttosto la tecnica dell' estratto» (p. 27). Vennero pubblicati i manuali di padre Francesco Sacchini, De ratione libros cum pro/ectu legendi libellus (ap. Joan. Abelem, Lugduni 1614), di padre Jeremias Drexel, Aurifodina artium et scientiarum omniurn (ap. uiduam J. Cnobbari, Antverpiae 1638), di Vincentius Placcius, De arte excerpendi (Liebezeit, Holmiae et Hamburgi 1689) e di Daniel Georg Morhof, Tractatus polystoricus de excerpendi ratione (ap. P. Boeckmannum, Lubecae 1708), che spiegano e insegnano l'arso ratio excerpendi. Ciò che per Filodemo, Plinio il Vecchio, Aulo Gellio e altri autori antichi era una pratica innata e naturale diveniva un metodo razionalizzato, che si impara artificialmente. Questo libro è stato concepito per un pubblico che va al di là degli specialisti; è per questo motivo che tutti i passi in greco e in latino sono stati tradotti in italiano. Ho deciso di proporre una mia traduzione che, senza pretese letterarie, dia un'idea di come leggo e interpreto quei testi, talora controversi o ambigui. Per ragioni indipendenti dalla mia volontà, ho rinunciato a un apparato di immagini, ma ho segnalato dove è possibile consultare unariproduzione dei principali documenti scritti oggetto di discussione. Non mi resta, infine, che ringraziare Alain Blanchard per l'invito ad animare i cinque seminari papirologici. Con lui siano ringraziati anche tutti coloro che parteciparono attivamente a quei seminari, senza din1enticare Guglielmo Cavallo, Riccardo Chiaradonna, Pierre-Paul Corsetti, Cristina D'Ancona, Angelo Giavatto, Richard Goulet, Emidio Spinelli, Philippe Vachoux e Bernard Vitrac. Un grazie particolare
rai il testo di cinque lezioni cui detti il titolo provvisorio Écrire au temps de l'Antiquité classique. Il testo delle cinque lezioni rappresentò la redazione "ipomnematica" di un libro pubblicato nel 2000 in francese presso la casa editrice Les Belles Lettres e intitolato Le Stylet et la Tablette. Dans le secret des auteurs antiques. Grazie all'intervento e alla sollecitazione di diversi amici, ho infine deciso di riprendere in mano, per l'ultima volta, l'insieme delle mie indagini e di preparare questo nuovo volumetto che si ispira, in larga misura, all'edizione francese. Non si tratta di una traduzione (anche se diverse pagine sono rimaste immutate), ma di una vera e propria "seconda edizione" rivista e corretta, frutto di lunghi e proficui ripensamenti e della riorganizzazione dei miei risultati. Il lettore paziente che abbia voglia di confrontare le due versioni si renderà conto dei numerosi ritocchi, delle soppressioni, delle aggiunte e delle rielaborazioni che ho apportato al testo e alle note, talvolta indicandoli, talvolta in maniera tacita. Questa redazione rappresenta lo stadio ultimo delle mie ricerche e rimpiazza, nelle mie intenzioni, tutto quanto avevo finora scritto su questo soggetto: deve essere pertanto considerata come l'espressione definitiva delle mie riflessioni. Nel primo capitolo mi soffermo sull'uso di foglietti di papiro o di pergamena e di tavolette per riunire appunti e per redigere brogliacci. Il secondo capitolo ha come oggetto la preparazione di raccolte di estratti in vista della composizione di un'opera letteraria. Vi analizzo, in particolare, il metodo di lavoro di Plinio il Vecchio e di Aulo Gellio alla luce della testimonianza del PHerc. I02I di Filodemo. Il terzo capitolo affronta la questione se, nell'antichità greca e latina, un autore scriveva personalmente i propri testi. almeno nella prima fase della loro composizione, oppure se li dettava. Il quarto capitolo studia la pratica comune a diversi autori antichi di riservare una parte della loro produzione letteraria a una circolazione ristretta, limitata a uno o più amici o compagni di studio, pratica che li portava a rinunciare a pubblicare quegli scritti. Era tuttavia in vista di una pubblicazione, cioè di una diffusione fra un vasto pubblico, che un autore antico componeva i propri libri (quinto capitolo). Il sesto capitolo è consacrato al divenire di un'opera dopo la sua pubblicazione: questione dei diritti di autore e di editore; casi di libri pubblicati da un autore in due o più esemplari; possibilità di preparare una "seconda edizione" di un'opera. Nel settimo e ultimo capitolo ho infine ripreso l'annoso problema delle varianti d'autore. Ho analizzato le testimonianze che ci vengono dalle fonti letterarie - passi di autori che contengono osservazioni e note sul proprio metoIO
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DEI CLASSICI
I
va ad Alain Segonds per la fiducia che mi aveva accordato accettando Le Stylet et la Tablette nella collezione "L' .Àne d' or" da lui diretta: non dispero di vedere un giorno pubblicata una ristampa, anch'essa rivista e corretta, di quel libro ormai da tempo non più disponibile. Le Stylet et la Tablette era dedicato a Jaap e Margot Mansfeld. Che la dedica sia rinnovata nel rimpianto profondo di Margot. Ancora una volta, non ho bisogno di spiegare i motivi, splendidiores uitro, che mi hanno dettato questo gesto. Chartres, 6 giugno
Lo stilo e le tavolette
2006
In un articolo apparso nel 1930, How Thucydides Wrote His History, William K. Prentice si chiedeva come Tucidide avesse composto i libri della storia della guerra del Peloponneso'. Ci potremmo porre la stessa domanda, ma in maniera più generale,· e chiederci come gli scrittori antichi scrivevano le loro opere, quale era il loro metodo cli lavoro. Alcuni anni fa avevo già tentato di dare una risposta a questa domanda Negli ultimi tempi ho avuto di nuovo l'occasione di riflettere, a più riprese, sul soggetto, e le mie riflessioni mi hanno portato a modificare talune ipotesi e ad ampliare il campo della mia indagine. Vorrei tentare oggi di presentare una sintesi dei miei risultati: essa dà un'idea del problema tiù larga di quella che avevo schizzato nelle mie precedenti ricerche, organizzate in maniera piuttosto analitica. Una premessa è fin d'ora necessaria: le conclusioni che presento sono spesso fondate su convinzioni e idee personali che mi sono fatto leggendo le fonti antiche e possono talora mancare di una certezza assoluta a causa della scarsità delle testimonianze, del loro dettato non sempre evidente e anche delle distanze cronologiche che le separano. Vorrei prendere le mosse dalla soluzione che Prentice proponeva per Tucidide 3: 2
•
Ma come fu possibile a Tucidide rivedere e ampliare continuamente il suo libro [il libro VIII], come avrebbe potuto acquisire certi "documenti mano a mano e incollarli insieme nel suo manoscritto per rielaborarli più tardi", se il suo manoscritto era su rotoli di papiro? Possiamo immaginarci una tale procedura solo se un autore scriveva su fogli di papiro volanti che conservava insieme in un fascio o in una scatola. Né c'è motivo di rifiutare una tale supposizione; essa spiegherebbe molti fenomeni imbarazzanti che il lungo studio di questo libro incompiuto ha messo in luce. Il manoscritto originale consisteva in una pila di fogli con molte correzioni, cambiamenti e inserzioni. Da questi fogli il testo venne trasferito su un rotolo dopo la morte dell'autore, quando il libro venne pubblicato e ne vennero fatte copie per la vendita. I2
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DEI CLASSICI
Ho citato per intero questo passo di Prentice perché esso contiene in nuce un vero e proprio tentativo di capire il metodo di lavoro di uno scrittore antico - nel suo caso, Tucidide - e perché presenta anche alcuni elementi che sono stati considerati comuni a molti altri autori. Se partiamo dalle conclusioni di Prentice, si potrebbe supporre che gli scrittori antichi utilizzassero per la redazione dei loro testi singoli fogli di papiro, riuniti insieme in fasci o conservati in una o più scatole; il manoscritto di un'opera letteraria si sarebbe dunque presentato come una pila di fogli che sarebbero stati poi trascritti in bella copia su rotoli di papiro interi nel momento in cui l'autore decideva di pubblicare il proprio testo. Non si trattava di un'ipotesi nuova, ma è nella formulazione proposta da Prentice che essa ha conosciuto un largo successo 4 • Una procedura simile è stata postulata per spiegare la presenza di specifiche anomalie nella tradizione manoscritta di talune opere letterarie, in particolare alcuni spostamenti erronei di pericopi testuali, individuati, ad esempio, nella trasmissione di Aristofane, Demostene, Platone, Senofonte, dell'autore anonimo della Costituzione degli Ateniesi e nel De rerum natura di Lucrezio, e che si è presunto risalissero a un'epoca antica. Si è fatto ricorso a questa ipotesi per risolvere anche alcuni problemi connessi con la composizione di testi complessi come le Vite dei filosofi' di Diogene Laerzio 5 e la Storia naturale di Plinio il Vecchio 6. Io stesso l'avevo applicata, in un primo momento, alla trasmissione della Storia dell'Accademia di Filodemo di Gadara 7 • Soffermiamoci su alcuni di questi casi. Carlo Ferdinando Russo ha messo in evidenza come nei manoscritti bizantini delle Vespe di Aristofane ci siano almeno due passi che sembrano fuori luogo: i vv. 1265-1291 si trovano infatti al posto che spetterebbe piuttosto ai vv. 1450-1473equesti ultimi al posto dei vv. 1265-1291.La stessa situazione si ripete per i vv. 290-316, che bisognerebbe inserire tra i vv. 265 e 266: i vv. 266-289 (corifeo e coro) avrebbero occupato infine il posto dei vv. 290-316 (corifeo e bambino) e i vv. 290-316 quello dei vv. 266-289 8 • Luciano Canfora ha fatto notare che una serie importante di passi della TerzaFilippicadi Demostene sembrano trasmessi in un ordine erroneo 9. Eccone un solo esempio 10:nei manoscritti di Demostene, i parr. 36-40 sono seguiti dai parr. 41-45 [46]. Canfora ha tuttavia mostrato che nel § 36: où yàp avEv Àoyou Kaì 01Ka(as aìT(as ovTE To0' ovTws
I. LO STILO E LE TAVOLETTE
com prendere questa frase e quella che segue - c'era nei Greci di una volta (ToT') qualcosa che sconfisse l'oro persiano ("Hv TI TOT' [ ...I, ò KaÌ TWV TTEpowv ÈKpaTTJOE TI'AovTov) - solo se la si traspone dopo i parr. 41-45. La successione di questi paragrafi quale venne concepita da Demostene sarebbe stata dunque la seguente: 41-45 [46] ➔ 36-40". Friedrich Solmsen ha supposto che, nelle pagine che Platone consacra alla critica dei poeti nei libri 11e III de.lla Repubblica, ci sia un passo (m 389b2-d6) fuori posto 12. Si tratta del brano in cui Platone sostiene che i governanti (Toìs apxoumv) della città, ed essi soltanto, hanno il diritto di dire il falso per ingannare nemìci o concittadini nell'interesse dello Stato. Solmsen ipotizza che Platone avesse scritto questo capitolo in un'epoca in cui pensava di inserire nella sua Repubblica una sezione sulla condotta dei cittadini e sui loro rapporti con i governanti. Poiché nella redazione della Repubblicache ci è giunta non troviamo traccia di questa rubrica, è possibile concluderne che essa faceva parte di una prima redazione dell'opera e che Platone l'aveva eliminata n~l momento in cui aveva preparato la redazione finale della Repubblz'ca.E difficile im°:aginare che Platone stesso abbia collocato questo passo al posto sbagliato: «Probabilmente dobbiamo pensare a un editore che ebbe accesso alla stesura che Platone aveva abbandonato»'l. L'errore si sarebbe prodotto verisimilmente nel!' edizione che i membri dell'Accademia avevano preparato dell'opera di Platone dopo la sua morte' 4 • Anche un passo (II 9-10) della Costituzione degli Ateniesi, falsamente attribuita a Senofonte, ci sarebbe giunto fuori posto: Ben sapendo ìl popolo che per quanto riguarda sacrifici, vittime: feste, r~ci1:1ri sacri non è possibile - a ciascuno dei poveri individualmente - fare sacrifici e banchetti sacri e procurarsi vittime e abitare una bella e grande cinà, ha trovato in che modo avere tutto questo. Sacrificano dunque a spese pubbliche, in quanto città, molte vittime: è il popolo che consuma il banchetto e ~i spartis.ce le vittime. E ginnasi e bagni e spogliami, alcuni ricchi li posseggono m prnpn~: il popolo invece costruisce per sé, per proprio uso, molte palestre, spogliat01, bagni. E di queste cose si giova più la massa che non i pochi e i benestanti.
riferisce esplicitamente all'episodio raccontato neiparr. 41-45.Possiamo
Canfora ha suggerito che II 9-ro dovrebbe precedere I 13: «Dopo KaÌ yvµvéxma KTÀ di Il, 9 segue infatti in modo del tutto naturale, TOÙSoÈ yvµvaçoµÉvovs KTÀ (I 13). In questo modo i due contesti in cui si parla di ginnasi e palestre vengono a ricongiungersi»' 5• Più complesso è il caso della cosiddetta "apologia" di Alcibiade nelle Elleniche (I 4, 13-20) di Senofonte"'. Questo passo è evidentemente corrotto e si è tentato in diverse occasioni di correggerlo anche a prezzo di interventi radicali. La soluzione proposta da Canfora ha il vantaggio
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Eìxov ÉTo(µws npòs ÈÀEV0Ep(av o\ "E°AÀTJVES ovTE npòs TÒ oouÀEVEtv,«poiché, non senza ragione e un motivo adeguato, i Greci allora erano tanto inclini alla libertà e ora a servire», la frase To0' ovTWS Eìxov ÉTo(µws npòs ÈÀEV0Eptav («allora erano tanto inclini alla libertà») si
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I. LO STILO E LE TAVOLETTE
DEI CLASSICI
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di non intervenire sul testo in maniera troppo congetturale. Lo studioso suppone che qui Senofonte riferisca brevemente le posizioni favorevoli e contrarie degli Ateniesi nei confronti di Alcibiade, la notizia del suo sbarco ad Atene nel 408 a.C., quella dei due discorsi che costui aveva tenuto dinanzi a1Consiglio e all'Assemblea per difendersi dall'accusa di empietà (I 4, 13 fino a KaÌ µ6vos più 17-20). Nell'ambito di questa narrazione leggiamo un brano (da I 4, 13 CITIEÀoytj6T] ws alla fine di 16 oÙK eìxov xpfJa0at) che non ha legami né con quello che precede né con queUo che segue e che cos6tuisce una spede di "apologia" di Alcibiade che Senofonte riferisce in forma di discorso indiretto. Canfora spiega questa anomalia supponendo la presenza di una scheda errante maldestramente inserita in questo contesto. Anche il prologo al primo libro del De rerum natura di Lucrezio (I 1-148) sarebbe stato trasmesso in maniera confusa. Ancora una volta, Canfora ne propone una lettura frutto dell'inversione di alcune pericopi testuali: 1-43; 62-79; 44-61; 136-145; 80-136; 146-148 17 • La conclusione generale che possiamo trarre da ques6 esempi non si distingue molto da quella alla quale Canfora era giunto a proposito del "manuscritto d'autore" della TerzaFilippicadi Demostene: il manoscritto di un autore antico si presentava spesso sotto forma di una pila di fogli di papiro, e non di tavolette, «poiché solo con dei fogli - e non già con tavolette (adatte ad appunti fugaci o a brevissimi componimenti) e tanto meno con il rotolo - possiamo spiegarci lo spostamento di un'intera unità di una quaran6na di righi>> '8 • A parte questi esempi che restano, più o meno, nel dominio della speculàzione, sono riuscito a trovarne un altro che non può effettivamente spiegarsi se non ammettendo lo spostamento erroneo di una "scheda'' (sia essa un foglietto di papiro, pergamena o una tavoletta). Mi riferisco alla colonna IV del papiro di Ercolano 1021 (Filodemo, Storia dell'Accademia).La sua collocazione attuale tra le colonne III e v è sicuramente erronea, come risulta evidente già a una prima lettura. Gli editori sono d'accordo che la prima parte della colonna IV (1-25) deve essere sistemata dopo la colonna vm e prima della colonna IX, e la seconda parte (IV 25-45) tra le colonne XII e XJIJ19. Nelle colonne III e V, Filodemo narra l'ultima notte di Platone seguendo il racconto che ne aveva fatto Filippo di Opunte (IV secolo a.C.) trasmesso da Neante di Cizico (seconda metà del IV secolo a.C.): Platone malato riceve la visita di un caldeo accompagnato da una suonatrice tracia che cerca di addolcire gli ultimi momenti di vita del filosofo con il canto. Se teniamo conto della sintassi e del contenuto del testo, si nota , senza difficoltà che alla fine della colonna III segue direttamente l'inizio 1.dellacolonna V:
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EyripaKws 178T]TIÀénwv l;Év[ov] VTTE8é!;[aT]o Xaì..8a[io]v E[ì8' T]µÉpas] 'T1vàs' èm'.,pÈl;E[v. 'EKEìlllv[o]s 8' Ì:mò 8p6:1TTTJSèyyE[vÈs] µÉÀos ÌlpoTTE 86:KTvÀ[w1] èv8Ì8où[sl pv_8µ6v.
Platone, ormai vecchio, ebbe come ospite un caldeo, poi per alcuni giorni [Pla- ' tane] ebbe la febbre. E quello, accompagnato da una [schiava] tracia, voleva intonare un canto della sua terra dando un ritmo con un dito 2°.
Ora, sul papiro, tra le due colonne, se ne legge un'altra (la colonna IV) che niente ha a che fare con le due restanti. Dal punto di vista del contenuto, la colonna IV si compone di due brani di testo fra loro indipendenti. Il primo (li. 1-25) conserva la fine del racconto della vittoria di Senocrate a una gara simpatica alla corte del tiranno Dionisio II di Siracusa e si ricongiunge con la fine della colonna V1II 21
:
VIII 45 rv r
Kaì v1Kfioas f[E]voKpO:TTJSEÀa[l3E]v· aù[TÒV Kà]llTTÌTòv 'Epµf)v àTT,É8eTo,Ka86:mp Eiw8El To0ç [à]v81VOVS.
E Senocrate quando ebbe vinto la prese [la corona d'oro] e la pose sulla testa della statua di Ermes come era solito fare con quelle di fiori 22
•
Il secondo testo (Il. 25-45) deriva dalla Vita di Palemone e risale alle Biografie di Antigono di Caristo. Esso si ricongiunge con l'inizio della colonna xnr: IV 45
XIII I
'loTopEÌTat OÈKa[Ì] VEOVIK[wsl éiK[6Àao]TOS yEV[fo]Sm TIJV TTpw[TT]V, 11 é.::lOTEJ°KaÌ 81à T[o]ù KEpaµE1[Koù TIO]TE µE80ovTa KW-· [µao]m µE6' f]'µ{pav. 0
Si racconta che [Palemone] all'inizio era stato un giovane sfrenato nella maniera più audace, al punto che una volta era anche andato in giro ubriaco attraverso il Ceramico in pieno giorno 23 .
Il caso del PHerc. 1021 è estremamente importante perché-lo
vedremo meglio nel secondo capitolo - questo rotolo tramanda, se non una priI7
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DEI CLASSICI
I. LO STILO E LE TAVOLETTE
ma raccolta di note messe insieme da Filodemo, almeno il brogliaccio della sua Storia dell'Accademia24. Si tratta pertanto di uno dei rari esempi di "manoscritto d'autore" che ci sia stato trasmesso dall'antichità, una caratteristica che spiega l'anomala posizione della colonna JV 25. L'ipotesi di Prentice, se usata con cautela, può dunque rivelarsi utile per spiegare alcune tipologie di errori nella primissima fase della redazione di un'opera letteraria (come nel caso, almeno, di Filodemo). In uno studio sulla trasmissione del testo della Storia dell'Accademia di Filodemo, Cronert 26aveva già avanzato una teoria per certi aspetti simile a quella di Prentice, ma molto più aleatoria. Lo studioso tedesco, a partire dallo studio del PHerc. 1021,presumeva che fossero i singoli fogli che contenevano la prima redazione scritta di un' ooera letteraria a essere infine incollati insieme a formare un rotolo inter~. L'esame di diversi papiri scoperti in Egitto e a Ercolano ha invalidato questa teoria fantasiosa: vi scorgiamo infatti senza difficoltà un gran numero di kolléseis (punti in cui due fogli di papiro si sovrappongono) coperte di scrittura, un fenomeno che non si spiegherebbe affatto con il metodo postulato da Cronert. Eccone qualche esempio. Tra i papiri di Ercolano, proprio il PHerc. 1021:si intravedono kolléseis coperte di scrittura a livello della colonna VII e forse della colonna X:X:27. Tra i papiri di provenienza egiziana, se ne ritrovano frequenti esempi nel papiro di Bacchilide (PLitLond. 46 [MP3 175= LDAB 438]: seconda metà del II secolo d.C.) e in quello di Eronda (PLitLond. 96 [MP3 485 = LDAB n64]: II secolo d.C.) 28 ; ma è possibile segnal_areanche il PSorb. inv. 2272b (fine del III secolo a.C.: Menandro, I Sicioni); il POxy. XXIV 2399 ([MP 3 2194 = LDAB 823]: metà del I secolo a.C.: Duride di Samo?) e il POxy. IX n76 ([MP 3 1473= LDAB 3929]: II secolo d.C.: Sofocle, I segugi) 9. Questo dimostra in maniera indiscutibile che un rotolo antico non era formato incollando insieme singoli fogli già scritti, ma che usciva compiuto dalla manifattura e come tale era venduto e utilizzato 3°.Possiamo rilevare una conferma complementare di questa pratica nel fatto che quando si aveva bisogno di un foglio di papiro, più o meno grande (ad esempio, per prendere un appunto o scrivere un biglietto o una lettera), lo si ritagliava da un rotolo e non da un singolo foglio volante, venduto singolarmente, e lo si utilizzava spesso transversacharta(girato cioè di 90 gradi) 31. Nelle pagine che seguono, vedremo che l'uso seppur occasionale e non sistematico di foglietti di papiro o di pergamena oppure di tavolette di cera o di legno è ben documentato fra gli scrittori antichi; bisogna tuttavia, fin d'ora, escluderne un uso massiccio quale è stato presupposto da Prentice. Non è difficile citare la testimonianza, di nume-
rosi autori che confermano un ricorso alquanto frequente a foglietti o tavolette, almeno nella prima fase della composizione di un'opera letteraria, come supporto per gli appunti presi leggendo le fonti e talora anche per la stesura di brogliacci o per stesure iniziali di testi di estensione limitata. Esaminando la questione delle fonti di Diogene Laerzio, Mejer 32ha criticato l'ipotesi di Wilamowitz 33e di Schwartz 34 che Diogene raccogliesse note su foglietti (Zetteln), a partire dal presupposto che non ci sarebbero esempi di questa pratica fra gli autori antichi. Riprendendo un'idea di Lloyd W Daly 35,Mejer afferma che, in greco e in latino, non esiste un termine specifico per designare un pezzetto di carta o una scheda, e sostiene inoltre che tale pratica non avrebbe apportato un vero vantaggio, tenuto conto che i libri antichi si presentavano sotto forma di rotoli. Questa affermazione non è corretta. Sia in greco sia in latino troviamo una serie di parole che designano fogli di papiro (xapTiov, xapTtb1ov, xapT6:p1ov, xapTap(S1ov, chartula)36e di pergamena (S1 in un senso metaforico: le Leggi di Platone erano ancora in una stesura provvisoria, non avevano cioè ancora ricevuto l'ul-· tima mano 69 • Possiamo dunque tradurre: «Alcuni raccontano che Filippo di Opunte ricopiò le Leggi di Platone quando erano ancora in una stesura provvisoria». Filippo avrebbe pertanto messo in circolazione, "pubblicato", le Leggi, che Platone aveva lasciato incompiute al momento della sua morte. L'ipotesi che le Leggi fossero realmente scritte nella loro totalità su migliaja di tavolette di cera mi sembra insostenibile, così çome quella di Bergk secondo cui ci sarebbe qui un'allusione alla pratica dell'arte plastica, al sistema cioè della fusione del bronzo detta en cire perdue 70. Non posso tuttavia trascurare il fatto che non sembrano attestati altri esempi di Èv KTJ pé;':> nel senso metaforico di "ancora in una stesura provvisoria". Il poeta Marziale (I secolo d.C.) descrive nei suoiApophoreta alcune "edizioni" di autori greci e latini che venivano offerti come presenti (apophoreton) in occasione dei Saturnali. Per alcuni libri dà solo il nome dell'autore (ad esempio, Sallustio e Tibullo) 71 talora accompagnato dal titolo (ad esempio, il Culex di Virgilio e la Thais di Menandro) 72 . È stato suggerito che in questi casi Marziale indichi "edizioni" copiate su rotoli di papiro 7 3. Ci sono tuttavia nello stesso libro quattro altri epigrammi nei quali Marziale sembra descrivere "edizioni" di Virgilio, Cicerone, Tito Livio e Ovidio (Metamorfosi) su pergamena (in membranis) 74e un quinto dove è questione di un esemplare dei poemi di Omero in pugillaribus membraneis75. Gli esempi più interessanti sono quelli di Omero e Tito Livio. Di Omero leggiamo 76 : 0
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I. LO STILO E LE TAVOLETTE
Ilias et Priami regnis inimicus Vlixes multiplici pariter condita pelle latent.
!;Iliade e la storia di Ulisse, il nemico del regno di Priamo, sono conservati insieme in numerosi fogli di pergamena.
E di Tito Livio 77 : Pellibus exiguis artatur Liuius ingens, quem mea non totum bibliotheca capit. Queste piccole pelli condensano l'enorme Tito Livio, che la mia biblioteca non può contenere tutto intero.
Nei primi quattro esempi manca la menzione pugillares, ma la _lettura delle due poesie appena analizzate porta a ipotizzare che anche m questi casi si possano presupporre pugillares membranei: Quam breuis inmensum cepit membrana Maronem! ipsius uultus prima tabella gerit. Quale piccola pergamena richiude l'immenso Virgilio! Sulla prima pagina c'è anche il suo ritratto 7 8; Haec tibi, multiplici quae structa est massa tabella, carmina Nasonis quinque decemque gerit. Questa grande opera, preparata per te in molteplici pagine, racchiude quindici libri dei poemi di Ovidio 7 9 •
Marziale sembra alludere qui a codici di pergamena (in membranis, pels~le, pellibus) e sembr_autilizz_areil te_rmin~pugtllares me:nbraneico1,12e nonimo di codex 80. E sotto forma d1 codice che aveva visto la luce 1 edizione" degli Epigrammi di Marziale (quos artat breuibus membrana tabellis), codice che aveva le dimensioni dipugillares 8': Qui tecum cupis esse meos ubicumque libellos et comites longae quaeris habere uiae, hos eme, quos artat breuibus membrana tabellis: scrinia da magnis, me manus una capit. Tu che vuoi avere con te dovunque i miei libretti e che desideri la loro compagnia per un lungo viaggio, compra questi qui, che la pergamena condensa in piccole pagine. Riserva gli scaffali ai grandi libri: io tengo in una sola mano.
Un'interpretazione diversa, assai interessante, del primo di q~~sti apophoreta ha dato di recente Radiciotti 82 . Lo studioso propone d1 mterpreta23
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DEI CLASSICI
I. LO STILO E LE TAVOLETTE
re la testimonianza dell'"edizione" di Omero «come riferita all'uso di rivestire i uolumina papiracei di guaine membranacee (questo indica il ver~o latere) per fav?~rne la conservazione (si tratterebbe dunque solo d1 ~a normale edmone di Omero in più libri-uolumina)». In questo caso, il secondo verso va tradotto: «sono rutti ricoperti di guaine di pergamena». ~ È con piena coscienza che non affronto il problema assai dibattuto dei rapporti fra pugillarese codex, se si possa cioè individuare nei pugillares una forma rudimentale di codex, né quello del ruolo che i pugillares svolsero nel passaggio dal rotolo al codice. Tutto questo mi porterebbe troppo lontano dal contenuto e dagli intenti del mio libro 8 i. Per concludere, non posso che ribadire la mia opinione che si debba abbandonare definitivamente l'ipotesi che afferma che un manoscritto d'autore consistesse in una pila di fogli già scritti che sarebbero stati poi ~collari insieme in modo da formare un rotolo oppure copiati su un p~piro sol~ ~ momento della pubblicazione. Il ricorso a pugillares era piuttosto limitato alla primissima fase dell'attività compositiva di uno s~ri:tore, alla r_accoltadi appunti e di estratti, alla redazione di brogliacci di un_testo di breve estensione, oppure per apportare qualche aggiunta sporadica. Le fasi de~a composizione di un'opera letteraria erano più complesse e sfumate d1 quanto non lascerebbe credere l'ipotesi di Prentice. Ma "su tutto questo mi soffermerò nei prossimi capitoli.
8. C. F. Russo, Le «Vespe» spaginate e un modulo di tetrametri r8x2, in "Belfagor", 23, 1968, pp. 317-24 (ora in Id., Aristofane autore di teatro, Sansoni, Firenze 19842, pp. 379-92). Cfr. anche Canfora, Trasloca::.wmtestuali, cit., p. 303. 9. L. Canfora, Per una storia della « Terza Filippica» di Demostene, in "Belfagor", 22, 1967, pp. 1r1.-65; Id., Traslocaziom testuali, cìt., p. 303. 10. Id., Trasù:icazionedi« Ter,.a Filippia1» 3640, in "RFIC", 100, 1972, pp. 129-31. rr. Per altri esempi tratti dal Corpus Demosthenicum cfr. Id., Traslocazioni testuali, cit., pp. 302-3. 12. F. Sohnsen, Republic III, 389 b 2-d 6· Plato's Dra/t and the Editor's Mistake, in "Philologus", 109, 1965, pp. 182-5. 13. Ivi, p. 184. 14. Cfr. Canfora, Per una storia della «Terza Filippica», cit., p. 164, nota 4. Vedi anche
il caso del Cratzlo secondo l'interpretazione di Sedley (m/ra, pp. 133-4). 15. Canfora, Traslocazioni testuali, cit., pp. 307-8. Non ne è convinto T. Gargiulo, Tre note all'Athenaion polite,a p5eudoseno/ontea ( r,II; 1,14; 2,n), in "Eikasmos", IO, 1999, p. 76, nota 69. 16. Canfora, Traslocazioni testuali, cit., pp. 308-14. 17. Id., Il proemio del «De rerum natura», in "Belfagor", 28, 1973, pp. 161-7; Id., Traslocazioni testuali, cit., p. 304. 18. Id., Per una storia della «Terza Fiftj,pica», cit., p. 164. 19. K. Gaiser, Phzlodems Academica. Die Berichte iiber Platon und die Alte Akademie in zwei herkulanensischen Papyri, Frommann-Holzboog, Stuttgart-Bad Cannstatt 1988, pp. 80-2; G. Cavallo, Testo, libro, lettura, in G. Cavallo, P. Fedeli, A. Giardina (a cura di), Lo spazio letterario di Roma antica, vol. II, La circolazione del testo, Salerno, Roma 1989, pp. 3r3-420. Riproduco il testo nuovamente costituito da E. Puglia, Platone e l'ospite caldeo nella «Storia dell'Academia» di Filodemo (PHerc ro2r, col!. III 39-V r9), in "Studi di Egittologia e di Papirologia", 2, 2005, pp. 123-7. La ricostruzione di Puglia è intelligente e costituisce un sicuro progresso, ma non mi convince in tutti i dettagli. 21. T. Dorandi (a cura di), Filodemo. Storia dei filoso/i. Platone e l'Academia (PHerc. I02I e r64), Bibliopolis, Napoli 1991, p. 46. 22. Ivi, p. 139. 23. Ivi, p. 144 (= Antig. Car. fr. 9A Dorandi). 24. Cfr. infra, pp. 40-2. 25. Cfr. infra, CAP. 3. 26. W Criinert, Die Uberlie/erung des «Index Academicorum», in "Hermes", 38, 1903, pp. 398-405 (ora in E. Livrea, a cura di, Studi Ercolanesi, Morano, Napoli 1975, pp. 195-202). Ne accetta i risultati Th. Birt, Kritik und Hermenetilik nebst Ahriss des Antiken Buchwesen, Beck, Miinchen 1913, p. 270. 27. Cfr. Dorandi, Sulla trasmissione del testo, cit., p. 141. L'identificazione delle kolléseis □ on è sempre facile: cfr.E. ç;.Tumer, The Terms :Recto" and "Verso". The Anatomy o/ the Papynis Roll. Fondation Egypwlogique Reine Elisabeth, Bruxelles 1978, pp. 15-6 (trad. it..'Redo" e "Verso" Anatomia de! rotolo di papiro, a cura di G. Menci, G. Messeri Savorelli. Note di M. Manfredi, Cadmo, Firenze 1994, pp. 10-1). Altre kollésezs nei papiri di Ercolano sono state individuare da M. Capasso, Volumen. Aspetti dellatipologia del rotolo librario antico, Procaccini, Napoli 1995, pp. 55-71. . 28. Una riproduzione fotografica completa dei due rotoli è disponibile: The Poems o/ Bacchylides. Facsimile o/ Papyrus DCCXXXIIIin the British Museum, British Museum, London 1897 e Herondas. Facsimile o/Papyrus CXXXVin the British Museum, British Museum, London 1892 (una riproduzione parziale di quest'ultimo in E. G. Turner, Greek Manuscripts o/ the Ancient World, Institute of Classical Studies, London 19872 , tav. 39). 29. E. G. Tumer, Sni/fing Glue, in "cErc", 13, 1983, pp. 12-4. Una riproduzione fotografica in Id., Greek Manuscripts, cit., taw. 40, 55, 34.
Note r. W. K. Premice, How Thucydides Wrote H15 History, in "CPh ", 25, 1930, pp. n7-27.
T. Dorandi, Den Autoren r1berdie Schulter geschaut. Arheilsweise und Autographie oei den antrken Scbrr/tsteller. rn "ZPE", 87, r991, pp. u-33: Id .. Zw1schen Autograph1e rmd D,zktat. Momente der TextualiMt in der ,111/Jken\f.'elt,in W. Kullmann. J Alrhoff (hrsg.). 'vemuttlimg und Tradieru,:g von \Vissen in der griechische,1 Kultur, Narr, Tubingen 19 , 93 pp. 71-83. 3. Prentice, How Thucydìdes Wrote HIS Htstory, cit.. p. 125. .. 4. L. Canfora, Traslocazioni testuali in testi greci e latini, in E. Flores (a cura di), La mt1ca testuale greco-latina, og_g;,\.fetodi e problemi, Edizioni dell'Ateneo. Roma 1981, pp. ,
.
2.
299-315.
5· Cfr.1 S. N. Mouraviev, La Vie d'Héraclite de Dìogène Laerce (anafrse stratrg,raphique, /;:texte de fase'. u~ 11om,eau/ragment d'Ariston de Céos?), in "Phroncsis", 32, 1987 , pp. 32. : 3 Id., La «Ìcze d Heracbte,, de Drogène Laera: Reconstruction d'un pro;et - Méthodes de travail e: ':'ohr:ahons -Slmctun- d.utexte, in Studi F Adomo, Olschki, Firenze 1996. p. 6. 37 6. Ctr. m;ra. CAP. 2. 7. T. Dornndi. Sulla trasmisstone del testo del!'«Index Acadermcorum JJb1losoohorum Herculanem::1" (PHerc 1021 e tti4!, in Proceedì11gso/ the xvr 1h fotematio,;al Co;gress o/ Pap_wology,:::-cholarsPress. Ch1co (Ud 1980, pp. 139-44,
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DEI CLASSICI
49. Degni, Usi delle tavolette, cit., pp. 25-7, 29-31 (Grecia), 40-4, 55-9 (Roma). 50. Roberts, Skeat, The Birth o/ the Codex, cit., pp. 22 e 60. 51.Paul. Tim. II 4, 13. . . Per la traduzione di µéxÀtoTa cfr. T. C. Skeat, «Especzally the Parchments»: A 52 Note on 2 Timothy N. I3, in "JThs", n.s., 30, 1979, pp. 273-7. . 3. Gal. De comp. medie. sec. !oc. (XII, p. 423, 13-5Kiihn). Cfr. Roberts, Skeat, TheBzrth 5 o/ the Codex, cit., p. 22, nota 4. 54. Sen. Ad Luc. ro8, 6. 55.Plin. Epist. I 6, 1 (test. 313Degni). 56. Apul. Metam VI 15 (test. 258 Degnil. . . CaU. Aitùi. fr. 1. 21-22 Pfeiffer (test. 92 Degni). La lettura del testo e stata legger57 mente migliorata da G. Massimilla (a cura di), Callimaco, Artza. Ltbn przmo e secondo, Giardini, Pisa 1996, fr. 1. Callimaco venne imitato da!l'aut_ore anonimo della _Batr~chomyomachia (Gue"a delle rane e dei topr), 2.-3(test. 91 Degni; cfr. il commen,m d1 fer a Call. Aitra fr. 1 , 2.1Éw e 2
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idiographus:essi apportano una conferma ulterior~ del fatt? ch_e1~:_crittura autografa di opere letterarie era alquanto limitata nell ant1ch!t_a. . Se escludiamo gli esempi di mJT6ypaq>oç e autographusutilizzati 80 come aggettivi qualificativi riferiti a ÈmoToÀJi o epistuU: , mi è occorso un solo caso in cui Tà aÙT6ypo:q>a potrebbe essere rnteso nel senso di testo letterario scritto della mano stessa del suo autore: mi riferisco a un passo della Vita di Plotino di Porfirio 81 : El yéxp Ttva Kaì aÀÀa, KaÌ TÒ nap' 'AµEÀIOU Otwp0WTO WS CXV ÈK TWV OIJTOypaq>WV µETEIÀTJµµÉVa,«Poiché se c'erano delle copie meglio corrette [delle neadi di Plotino] erano proprio quelle di Amelio, riprese direttamente , , , • sugli autographa»82 • Alcuni interpreti hanno tradotto Ta aUToypaq>a con ·~e~e~es1 p1~ d1 convincente è quella di Carlini, che dà a ouÀÀa{3at 11s1gn_1f1cato_ "nessi significativi", "unità di senso", e così parafrasa: «Plonn~ s~nve piuttosto male e, non preoccupandosi per di più di app?rre segm di le~tura, distinguendo le parti del discorso [le ouÀÀa{3atl genera ambiguità non lievi» 87. . . . . . Nel passo di Svetonio già citato a proposito de1 brogliacci a~t?graf1 di Nerone e in altri due 88, troviamo il termine chirographumutilizzato nel senso di "manoscritto autografo" ma sembra sia una peculiarità linguistica di questo autore. ~-Il quadro che ho tracciato è abbastanza chiaro'. ma è i:nio dovere mettere in guardia, ancora una volta, contro la tentazione di esten,::1er·equesti risultati a tutti gli autori e a tutte le epoche della letteratura greca e latina. La scelta dell~ scrittura autografa o del dettato dipendeva spesso da esigenze pratiche e situazioni personali e soggettive proprie di ciascuno
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scrittore, che fosse poeta o prosatore 90. Abbiamo visto che uno stesso autore poteva ricorrere ali' autografia o al dettato in epoche differenti della sua vita. Il caso di Gerolamo che, per ragioni di salute, praticò il dettato a partire di una certa data, ha valore paradigmatico. Non bisogna neppure credere che il ricorso all'uno o all'altro dei due metodi dipendesse dal fatto che un autore scriveva in prosa o in versi, né dal livello cui era giunta la composizione di un'opera letteraria: un autore avrebbe potuto riservare l'autografia ai brogliacci e il dettato alla redazione finale. La difesa accanita che Quintiliano fa dell'autografia delle opere in prosa 91è un dato indicativo del fatto che la pratica del dettato rimaneva un fenomeno assai diffuso. Quintiliano cercava di evitare un ricorso eccessivo a questa procedura. Il dettato, infatti, più della scrittura autografa, richiedeva una revisione attenta, soprattutto nei giovani che non avevano ancora troppa esperienza, e poteva produrre testi sciatti e improvvisati. Anche l'autografia dei testi poetici nella Roma repubblicana dei circoli letterari influenzati dal neoterismo e dai poeti alessandrini è stata in larga misura messa in dubbio negli studi consacrati al significato del verbo dictare di Norden 92, Ernout 93e Quinn 94. Ernout, in particolare, sostiene che il sistema della dettatura dei testi poetici era il più diffuso nel mondo greco-latino e costituiva il processo abituale di composizione. Egli indica una conferma a questa ipotesi nello slittamento semantico, nel corso dei secoli, del verbo latino dictare, dal senso originale di "dettare'.' a quello di "comporre"; un'ipotesi che sarebbe, a suo avviso, confortata ulteriormente dal significato che il verbo dictare assume nelle parole tedesche dichten, Dichter, Gedicht95_ A queste tesi obiettò, con argomenti poco convincenti, Herescu9 6_ Lo studioso non nega che i Romani avessero ricors_oal dettato in determinate occasioni: venivano spesso dettati atti (uffi~iali o privati), memorie, relazioni, lettere. Gli uomini politici, gli avvocati, gli scienziati ricorrevano anch'essi al dettato, ma non possiamo affermare lo stesso per i letterati. Dobbiamo rinunciare a una parte almeno delle testimonianze riunite da Norden e da Ernout e interpretare le restanti diversamente. Attraverso un'analisi puntuale di queste ultime, Herescu giunge alla conclusione che «il dettato non era la pratica normale di composizione almeno per le opere propriamente letterarie e per gli autori più conosciuti, soprattutto ali' epoca classica» 97; gli autori antichi ricorrevano al dettato solo «nel momento in cui la composizione era finita o quasi finita»98. Nel processo di elaborazione di un'opera letteraria possiamo distinguere, a suo dire, tre tappe: la prima è quella in cui si prendono appunti o si preparano schizzi (notare, enotare); la seconda corrisponde al-
3- TRA AUTOGRAFIA E DETTATO
l'elaborazione del materiale raccolto, alla formazione dell'opera (formare o componere); la terza, infine, è quella del dettato (dictare) del testo in una maniera «quasi meccanica». «Notare - formare - dictare, ecco qui, · senza dubbio, le tappe che percorre normalmente un'opera letteraria, dalla sua concezione alla sua pubblicazione» 99. In una nota dei suoi aggiornamenti della Antike Kunstprosa di Norden, Gualtiero Calboli si è posto una domanda ricca di conseguenze per un reale progresso nella soluzione di questo annoso dibattito: c'era un rapporto, nell'antichità, tra la pratica della composizione sotto dettatura di un testo letterario e l'abitudine di leggere i libri a voce alta? 100 Per rispondere a questa domanda bisogna porsene un'altra, non meno spinosa: come venivano letti i testi letterari nell'antichità? Predominava la lettura ad alta voce o una lettura silenziosa? 101 Balogh difese, più di ogni altro, la tesi che la lettura ad alta voce predominasse sulla lettura silenziosa 102 . Egli mise in evidenza, in particolare, la grande frequenza, nella letteratura latina, di casi in cui l'aggettivo tacitus ("silenzioso") accompagna il verbo legere ("leggere") e ne concluse che gli antichi praticavano d'abitudine la lettura ad alta voce. Questa ipotesi, dopo aver goduto a lungo di un largo favore 103,venne rimessa in dubbio, alla fine degli anni Sessanta, da Knox 104 . Più di recente, Calboli è ritornato alla posizione di Balogh 105 • Egli ha riesaminato a fondo le testimonianze che avevano fatto l'oggetto di un'interpretazione controversa tra Balogh e Knox - derivate da Cicerone, Orazio, Svetonio, Quintiliano e Agostino - 106,alle quali ha aggiunto un luogo della Retorica a Erennio 107 , e ne ha concluso che «la lettura a voce era propria dell'insegnamento retorico, della pratica (scolastica e retorica) della pronunciatio [. ..]. La cultura letteraria in genere si serviva normalmente, seppure non esclusivamente, della lettura a voce» 108 . L'opinione che nell'antichità la lettura ad alta voce predominasse su quella silenziosa è stata di nuovo contestata da Gavrilov 109e Burnyeatn°. Gavrilov esamina in maniera interessante le fonti antiche e soprattutto la testimonianza delle Confessioni di Agostino dove il vescovo di lppona mostra una grande sorpresa nel vedere il proprio maestro Ambrogio leggere in silenziom. Questa sorpresa non dipenderebbe dal fatto che Ambrogio leggesse in silenzio, ma dal fatto che lo facesse in pubblico, davanti ai suoi discepoli che si aspettavano di udirne la voce. Burnyeat pensa di aver trovato una prova supplementare a favore della tesi di Gavrilov in un passo in cui Claudio Tolemeo spiega, grazie alla pratica della lettura silenziosa, la differenza fra "discorso interiore" e "discorso espresso" m. Contro i due studiosi, e ancora una volta in difesa del fenomeno della lettura ad alta voce, si è ora schierato anche Stephan Busch n3_ 57
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3.
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I progressi più sostanziali nella ricostruzione delle pratiche della lettura nel mondo antico (e bizantino) sono stati raggiunti da Cavallou 4 • Lo studioso ritiene, con argomenti concreti e sostanziali, che la pratica più diffusa fosse quella della lettura ad alta voce, anche se la lettura silenziosa non era sconosciuta. Non possiamo dire - afferma Cavallo - che nell'antichità la lettura silenziosa fosse considerata come una tecnica più avanzata rispetto alla lettura ad alta voce; era possibile optare tra i due modi di lettura e la scelta poteva dipendere dallo stato d'animo del lettore; non possiamo neppure escludere che la stessa persona facesse ricorso ai due sistemi in momenti e situazioni diverse: La lettura non è un'invariante antropologica. Essa è invece una pratica che muta secondo i tempi, i luoghi, i contesti, e si dimostra strettamente legata da una parte alle competenze culturali di chi legge, le quali determinano maniere di letture differenziate, e da un'altra parte alle intenzioni, consuetudini, situazioni entro cui si iscrive l'atto della lettura e che vengono ad esprimersi e a definirsi come modalità, positure fisiche, gesti"5.
Nei risultati di Cavallo trova una risposta affermativa la domanda di Calboli: c'è una relazione tra la pratica della composizione sotto dettatura di un testo letterario e l'abitudine di leggere i libri ad alta voce: «La composizione del testo accompagnata dal sussurro della voce se autografa, o attraverso la dettatura, o ancora la lettura-saggio del testo fatta dall' autore agli amici, erano funzionali ad uno scritto sostanzialmente destinato ali' ascolto» nG. . · Né si devono, infine, dimenticare le innovative conclusioni cui è ! giunto Schenkeveld a proposito dell'espressione greca T]Kovoa Toù OEÌva ÀÉyovTOS n 7 : questa espressione deve essere intesa nel senso che «un tale ha letto qualcosa in un libro di qualcuno»; e questo evidentemente in considerazione del fatto che nell'antichità la lettura ad alta vo. ce di un testo letterario era pratica corrente.
Note 1. La questione dell'autografia dei testi letterari antichi ha fatto l'oggetto di uno studio recente di G. Cavallo, Écriture et pratiques intellectuelles dans le monde antique, in "Genesis", 15, 2000, pp. 97-107. 2. D. Reinsch, Bemerkungen zu byzantinischen Autorenhandschri/ten, in D. Harlfinger (hrsg. ), Griechzsche Kodikologie und Textiiberlieferung, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 1980, pp. 629-44. Cfr. anche la bibliografia segnalata da D. Bianconi, Qualcosa di nuovo su Giovanni Catrario, in "Medioevo Greco", 6, 2006, pp. 74-5, nota 15. 3. Cfr. soprattutto P. Chiesa, L. Pinelli (a cura di), Gli autografi medievali: problemi paleografici e filologici, Centro italiano di studi sull'Alto Medioevo, Spoleto 1994;
TRA AUTOGRAFIA E DETTATO
M.-C. Garand, Pratique de l'écriture et autographes au Moyen Àge (nouvelles observations), in "S&C", 20, 1996, pp. 137-52. 4. L. Hay, Les m,muscrits des écnvains, Hachette, Paris 1993. 5. A. Petrucci, Minuta, autografo, libro d'autore, in Atti del Convegno «Il libro e zl testo», Università degli studi dì Urbino, Urbino 1984, pp. 397-414 (citazione da p. 413). Cfr. Id., Dal manoscritto antico ,il manoscrtfto moderno, in "ASNP. Classe di lettere filo· sofia. Quaderni", serie IV, 1998, 1, pp. 3'13 e A11togra/i,in "Quaderni di Storia", 63, 2006. pp. m-25. 6. I suoi versi sono stati di recente ripubblicati da J.-L. Fournet, Hellénisme dans l'Égypte du VIe siècle. La bibliothèque et l' ceuvre de Dioscore d'Aphrodité, lnstitut français d'archéologie orientale, Le Caire 1999, pp. 373-458. 7. J. Maspero, Un dermer poète grec d'Egypte: DìoscoreJi!s d'Apo!Los, in "REG". 2.4, 1911, pp. 454-6; G. Cavallo, H. Machler,Greek Bookhands o/ the Earl-yByzantìne Period A.D. 300-800, lnstitute of Oassical Studies, London 1987, pp. 72-3 e tav. 32:a. 8. Li elenco nelle pagine che seguono. Una lista era stata pubblicata anche da M. Parca, Ptoche-iaor Odysseus in Dlsgu:se at Troy (P.KolnVI 2,f5}, Scholars Press. Atlanta 1991, pp. 3-4. nota 7. 9. 11metodo di lavoro di Dioscoro è stalO analizzato da Foumet. Hel!énùme dans l'Égypte. cit.. pp. 291-316 (I.e poète au travm[). m. MP' 348 (LDAB 810). Foumet, Hellénlsme dam l'Égyptc, cit., nn. rn (pp. 390-3), 39 (pp. 442-3), 40 (pp. 444-5). Una riproduzione fotografica in PCairoMasp. l, tavv. xxvmXXIX; M. Norsa, La scrittura letteraria greca dal secofu IV a.C all'rn1 d.C, Tip. Ariani, Firenze 1939, tav. XV!l; L. MacCoull, D1òscorus of Aphrodito, University of California Press, Berkeley-LosAngeles-London 1988, tavv. 9-rn; Fournet, Hcllénisme dans f'Égypte, cit., tavv. XLVII 2-XLVIII. 11. MP' 348 (LDAfl 6244). Fournet, Hellénisme dans l'Égypte, cit., nn. 12 (pp. 400-2) e 23 (pp. 420-1). Una riproduzione fotografica ivi. tav. u. 12. L'uso di papiri palinsesti è documentato d,1 Catuli. 22, 4-6. I documenti antichi e la pratica della riscrittura sono stati riesaminati, dopo C. H. Roberts. T. C. Skeat, Tho• Birth o/ the Codex, C!arendon Press, Oxford 1985', pp. 16-8, da G. Cavallo, L'immagine ri• trovata. Tnmargine ai paltnsesti, in "Quinio", 3, 2001, pp. 5-16 e da E. Crisci, "Ratio dele,rdi" Pratiche di mcrittura nel mondo antico, in "Aegyprus", 83, 2003, pp. >3-80. 13.LDAB 6250. Fournet, Hellénìsme dans l'Égypte, cit., n. 6 ipp. 383-5).Una riproduzione fotografica ivi, tavv. XLlV-XLV. r+ MP' 2084 (LDAB 6987). Riproposto da I. Gallo in CPF r 1***, 1999. pp. 720-53 (con la collaborazione dei membri della redazione del CPF). Secondo A. Carlini, Il Cnrptisdei papiri filoso/id greci e latini, in Atti del XXII Congreno internazionale di papirologia, voi. !, Istituto papirologico G. VitelJi, Firenze 2001, p. 193, «alcune correzioni e aggiunte della stessa mano tra le colonne, alcuni righi lasciati in parte bianchì potrebbero farpensare a una identità tra scriba e autore del testo, cioè a un autografo». 15. LDAB 6823. 16. LDAB4297. Cfr. A. Carlini, in V. Bartoletti et al., Nuovi papiri fiorentini, in "ASNP", s. II, 25, 1966, pp. pr e tav. II; F. Uebel, in "APF", 24-25, 1976, pp. 219-20. 17. MP' 2495 (LDAB 4409). 18. MP' 1762 (LDAB 4324). Pubblicato nel SH 982 = Page, FGE 1800-1813: «poetae fort. autographon habemus», Lloyd-Jones/Parsons, ad loc., p. 496. Ulteriore bibliografi.a è se-
gnalata da Lloyd-Jones nel SSH, p. 117.Cfr. anche M. Ca passo, P. Radiciotti, Lafa/Ja falsi/ica:::ionedel «De beli.oActù1co»(PHerc. 81?), in "Papyrologica Lupiensia", 8, 1999, p. 134,nota 51. 19. MP' 1748 (LDAB 4688). H. Maehler, Fragmente antrker Homer-Handschrzften aus Àgypten, in Festschrzft zum I501cihrigenBestehen des Berlù1er iigyptischen Museimts, Alcademie-Verlag, Berlin 1974, p. 363, notar.
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20. MP 3 2207 (LDAB 4557). W. Schubart, Das Buch bei den Griechen und Romern, Vereinigung Wissenschaftlicher Verleger, Berlin-Leipzig 19212,p. 90 e tav. 19. 21. LDAB 4830. 22. Il testo latino del recto(= BGU II 696) è stato riedito da R. Marichal in ChartaeLatinae Antiquiores, vol. X, Urs Graf, Ziirich 1979, n. 411. 23. LDAB 4985. Cfr. A. Bélis, Un «Ajax» et deux Timothée (PBerol. n° 6870), in "REG", rrr, 1998, p. 80 (con la tav. I) e Le «Péan de Berlin»: une relecture,in "REG", u6, 2003, pp. 537-58.Il testo è accessibile anche nella raccolta di E. Pohlman, M. L. West (eds.), Documents o/ Ancient Greek Music, Clarendon Press, Oxford 2oor, nn. 50-52, pp. 166-73. 24. LDAB 5ro3. 25. MP' 1861 (LDAB 49n). Pubblicato da E. Heitsch, Die griechischenDichterfragmente der romischenKaiserzeit,Vandenhoeck & Ruprecht, Gottingen 19632,fr. LVI. Il testo di Heitsch è riproposto e commentato da D. Ferrin Sutton, PapyrologicalStudies in Diony-
siac Literature (PLit. Lond. 71-"A PostclassicalSatyrplay,and PRoss. Georg I. II: A Hymn to Dionysos), Bolchazy-Carducci, Oak Park 1987, pp. 61-ro6, e da A. Zumbo, PRoss. Georg. I II: Hymnus in Dionysum (jr. LVI Heitsch), in Akten des 2I. Internationalen Papyrologenkongresses,"APF Beiheft", 3, Teubner, Stuttgart-Leipzig 1997, pp. ro68-78. 26. LDAB 5095. Pubblicato in SH 938 (cfr. SSH, p. ro9). 27. LDAB 5291.Cfr. Parca, Ptocheia or Odysseus, cit., con la tav. I. Il frammento è stato riedito da R. Kannicht in appendice ai TragicorumGraecorumFragmenta,vol. v, Euripides, Vandenhoeck & Ruprecht, Gottingen 2004, n. 672, pp. 1442-4. 28. MP3 1847 (LDAB 5218).Heitsch, Die griechischenDichter/ragmente,cit., fr. XVI. Cfr. E. G. Turner, Greek Manuscripts o/ the Ancient World, Institute of Classica! Studies, London 19872 , p. 90 e tav. 50. 29. LDAB 5556.J.-L. Fournet, Une éthopée de Cain dans le codex des Visions de la Fondation Bodmer, in "ZPE", 92, 1992, pp. 262-3: «Si tratta ancora una volta della composizione di un ypaµµaTtKOS oppure dello schizzo di un poeta amatore, lontano da qualsiasi contesto di scuola?» (p. 263). 30. LDAB 5559. 31.Accolgo la datazione proposta da M. Manfredi nell'introduzione a PSI XV 1, 14671468, p. 2. · 32. MP' 1608 (LDAB 6901). T. Lodi, PSI I, pp. 35-41e tav. III; D. L. Page, Greek Literary Papyri,vol. I, Poetry, Harvard University Press, Cambridge (MA)-London 1942, n. rr7. 33. MP' 2518 (LDAB 6ro2). Il testo è stato di nuovo pubblicato da V. Bartoletti, Postille papirologiche,in Studi U. E Paoli, Le Monnier, Firenze 1956, pp. 74-80 con la tav. V e nei PSI XIV, pp. 84-9. Cfr. anche E. Crisci, in AA.VV.,Scrivere libri e documenti nel mondo antico, Gonnelli, Firenze 1998, p. 161,n. 80 con la tav. LXX. Bartoletti ha correttamente individuato in questo testo un brogliaccio di discorso in onore di un certo Appion. 34. Sul verso un documento= PWash. Univ. II ro4. 35. LDAB 6493. PWash. Univ. II, pp. 29-31 e tav. VI. 36. MP' 420 (LDAB 946). M. Norsa, G. Vitelli, Da papiri della Società Italiana: rifacimento di una scena delle «Fenicie»di Euripide, in "ASNP", s. II, 4, 1935,pp. 14-6. 37. Page, Greek Literary Papyri,vol. I, cit., pp. 172-81. 38. A. Garzya, Rifacimento di una scena delle «Fenicie» di Euripide (PSI I303), in "Aegyptus", 32, 1952, pp. 389-98 (ora in Id., La parola e la scena, Bibliopolis, Napoli 1997, pp. 335-46). 39. MP' 1436 (LDAB 3850). Pubblicato in SH 705 (cfr. SSH, p. 88). Una riproduzione fotografica in W. Schubart, Papyri GraecaeBerolinenses, Marcus et Weber, Bonnae 19n, tav. I7 e nell'articolo di H. Lloyd-J ones, The Seal o/ Poseidippus,in "J ournal of Hellenic Studies", 83, 1963,tavv. 5-6 (ora in Id., Greek Comedy,HellenisticLiterature,Greek Religion, and Miscellanea. The Academic Papers o/ Sir H. Lloyd-]ones, Clarendon Press, Oxford 1990, pp. 162-3).
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3- TRA AUTOGRAFIA E DETTATO
40. Come supponeva H. Diels, Die Elegie des Poseidipposaus Theben, in "Sitzungsberichte der Preussischen Akademie der Wissenschaften zu Berlin", 1898, pp. 847-56. 41. Lloyd-Jones, The Seal o/ Poseidippus,cit., p. 77 (ora in Id., Greek Comedy, Hellenistic Literature, cit., p. 164); A. Barigazzi, Il testamento di Posidippodi Pella, in "Hermes", 96, 1968. p. 193. 42. D. Com paretti,Relaz1onesuipapiriercolanesi,in D. Com paretti, G. De Petra, La villa ercolanesedei Pisani l suoi monumenti e la sua biblioteca,Loescher, Torino 1883(ristampa anastatica. Centro internazionale per lo studio dei papiri ercolanesi, Napoli 1972), p. 17~. 4,. W. Croncrt, Abkiin:.ungenin einigengriechischroPapyrimìt besondererBerr;cksichtig:mgderherkul.mensischm Rollen, in • Archiv fur Stenographie", 54, 1902, PJ:l;74-5 (ora in E. Livrea. a cura di, Studi Erco!anest,Morano, Napoli 1975,pp. 128-30);Id .. Die UhLoµchwv proposta da Kaibel invece di mh6ypaqia \jfllq>ioµaTa dei codici.
3- TRA AUTOGRAFIA E DETTATO
81. Porpb. Vita Plot. 20. 7-9. 82. Non bisogna tenere conto del passo di Galeno, In Hrpp. De artic. !Il 61 (}\"Vili A, p. 574, 4-6 Kiihn): féypalTTOI Év TOÌS àt [Miiller] yvµvécçwv), allo stesso modo che aveva preparato per se stesso (ȵavTé;°)napaoKEvécoas) alcuni trattati su ogni settore della dottrina medica 8 • Avendo un giorno sentito una persona approvare una spiegazione erronea di un aforisma di Ippocrate 9, Galeno aveva preso la decisione di redigere i suoi commenti non preoccupandosi solo delle esigenze di coloro ai quali erano stati destinati, ma in vista di una vera e propria pubblicazione (npòs Ko1vrivEKOomvànol3ÀÉnwv, oùK ìoiav El;tv ÈKEivwvµovwv Twv Àal36vTwv) Nei Commenti di Galeno a Ippocrate ritroviamo a più riprese considerazioni simili. Miiller aveva attirato l'attenzione su un passo del Commento al Prognostico: «Sappiate», dice Galeno ai suoi amici, «che ho scritto questi commenti non per pubblicarli, ma come se fossero solo per voi>>(ioTE 6' 0T1 Kal miTàs oùx ws ÈKoo0riooµÉvaç. àÀÀ. ws Tiap' ùµìv µ6vots Éypa41a) ". Testimonianze più significative sono comunque presenti in altri commenti. Eccone alcuni esempi tratti dalla parte conservata in greco del r,=,,,.,,,~.,,.n \!7 libro delle «Epidernie» Ippocrate". Già nella premessa al Commento al VI libro Galeno ci informa che Ippocrate aveva concepito solo il primo e il terzo libro delle Epidemie come un testo definitivo, destinato alla pubblicazione, npòs (Ko1vriv) EKoomv;i libri V e VII erano invece falsi evidenti; per quanto riguarda i libri II e VI, Ippocrate si era limitato a prepararne una stesura provvisoria destinata al proprio uso personale (ÉavTé;°)napEOKEvécoaTo); era stato il figliodi Ippocrate, Tessalo, che li aveva infine pubblicati (p. 5, 3-12). Il libro VI delle Epidemie «non è un vero e proprio trattato destinato a es10
66
•
4.
«QUESTE OPERE NON SONO SCRITTE PER LA PUBBLICAZIONE»
sere pubblicato, ma un canovaccio o uno schizzo, quale noi abbiamo l'abitudine di preparare a nostro uso personale» (où yàp ouyypaµµéc ÈOTITÒ !31!3ÀiovTOVTOTTpòs EKOOOIV yEyovos, ÒÀÀà 1TapaoKEvai TIVESÌÌ VTIOTVTTWOEIS, OTTOtaçÉaVTOLSEÌw0aµEV TIOIEto0at)(p. 118, 24-6). Ippocrate non si era proposto di pubblicare questi due libri (ovyypéc41m 1rpòs froomv: p. 207, 27-208, 4), ma aveva preparato uno schiz13• zo per se stesso (ÉavTé;°)Ttva Ù1TOTV1Twmv) Quello che è interessante notare è che Galeno attribuisce a IppÒcrate stesso (circa 460-370? a.C.) la pratica di comporre trattati non destinati alla pubblicazione. Se si potesse dimostrare l'autenticità delle affermazioni di Galeno a proposito del metodo di lavoro di Ippocrate, recupereremmo un testimonianza assai antica di questa pratica. Ho comunque la netta impressione che essa non risalga all'epoca di Ippocrate e che Galeno attribuisca al suo illustre predecessore un metodo che gli era proprio o diffuso al suo tempo 4 • _ .., Una traccia ancora più antica di questa maniera di lavorare si è voluta scorgere nella ½"tapitagorica di Giamblico (circa 240-325 d.C.) 15• Giamblico l'attribuisce esplicitamente a Pitagora (VI secolo a.C.) e ai suoi discepoli 16 • I membri della scuola pitagorica - scrive Giamblico rifiutavano di utilizzare la lingua comune, ordinaria e comprensibile a tutti per evitare in tal modo di rendere immediatamente accessibili «le loro discussioni e i loro incontri reciproci (TCISTE 01aÀÉ/;EtSKaì TÒS 1rpòs àÀÀ17Àovs 6µ1Àias), i loro appunti e le loro note (Kaì Toùs vnoµvriµaTtoµous TE Kaì VTTOOT]µEIWOEIS), e anche i loro scritti e tutte le pubblicazioni (KaÌ aùTà l70T]Tà ovyypécµµaTa KaÌ ÈKOOOEIS nécoaç)». Come nel caso di Galeno e Ippocrate, credo che anche qui ci troviamo di fronte a un anacronismo 17 • Quello su cui dobbiamo portare l'attenzione nel passo di Giamblico è semmai la distinzione tra una categoria di scritti sotto forma di appunti e note (ùnoµvriµaT1oµoì Kaì V1TOOT]µE1woE1ç), riservati a una diffusione limitata, e una categoria di composizioni finite, destinate alla pubblicazione (ovyypécµµaTa Kaì ÈKOOOEtç). La testimonianza più antica di questa pratica resta, a quanto mirisulta, quella che leggiamo nel proemio al primo libro delle Coniche di Apollonio di Perge (m/rr secolo a.C.). Apollonio scrive al suo amico Eudemo per presentargli una stesura corretta del primo libro delle Coniche e per prevenirlo che gli spedirà gli altri libri appena saranno pronti. In precedenza, Apollonio aveva già composto una prima stesura degli otto libri dell'opera, per esporre in tutta fretta, su richiesta del suo ospite ad Alessandria, il geometra Naucrate, i risultati che aveva raggiunto in questo dominio. Preparando la prima stesura delle Coniche, Apollonio non si era preoccupato di rive1
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dere con cura il testo (où 01aKa86:pavTEs), ma aveva preso nota di tutto quello che gli era venuto in mente pensando a una revisione ulteriore (TIO:VTa Tà V1T01Tl1TTOVTO fjµÌv 0évTESws foxaTOV È1TEÀEvo6µEvo1).
Dopo aver sistemato l'insieme della materia in maniera corretta, aveva reso pubblica la sua opera rivista (o0Ev Katpòv vùv Àal36vTEs àEì TÒ n'.ryxavov 01op8w0Ews ÈKoiooµEv). Alcuni dei suoi runici avevano comunque già:ricevuto i primi due libri non ancora corretti; un dato di to che spiega alcune differenze tra la stesura definitiva e il testo della prima redazione di quei due libri '8 • A quanto sembra, la stessa sorte era capitata a un altro trattato di Apollonio oggi perduto, dedicato al problema del confronto fra un dodecaedro e un isocaedro inscritti nella stessa sfera. Ipside (circa 175 a.C.) racconta che suo padre (m/n secolo a.C.) e Basilide di Tiro (circa 245-175 a.C.) ne avevano avuto fra le mani una prima redazione ancora imperfetta (µii òp0é::>syEypaq>rJKÉvm) e l'avevano ritoccata (Ka0apavTES Éypmpav). In seguito, Ipside aveva trovato un'altra stesura del libro pubblicata da Apollonia (mp1ÉTTEOOVÉTÉp~ !31!3Ài~ vrrò 'ATToÀÀwv1ou ÈKoEooµÉv~), che conteneva una dimostrazione esatta della questione; una "edizione" facile a consultare perché in circolazione un po' dovunque (Tò µÈv oùv ÙTIÒ 'ArroÀÀwv(ou ÈKoo0èv ÉOLKEKOI\TIJ OKOTTEÌV} "'· Qualche pagina dopo, Ipsicle presenta questa redazione come una "seconda edizione" (ùrrò 'AnoÀÀwviov èv Tij oEuTÉpçx ÈKo6cm) preparata dallo stesso Apollonio 20 • Una descrizione dettagliata di questa duplice pratica si ritrova presso i commentatori neoplatonici di Aristotele del V e V1 secolo d.C. A cominciare da Ammonio, tutti i commenti greci alle Categoriedi Aristotele che ci sono giunti (quelli di Ammonio, Filopono, Olimpiodoro, Simplicio ed Elia) sono introdotti da una premessa che si compone di dieci punti (KEq>a:Àma)". Nel secondo di questi punti ci si chiede: qual è la classificazione degli scritti di Aristotele? I commentatori neoplatonici classificano le opere aristoteliche in scritti particolari (µEptK6:), intermediari (µETaçv) e generali (Ka86Àov); gli scritti generali sono, a loro volta, suddivisi in scritti "ipomnematici" {Ù7ToµvriµaTIKO:) e "sintagmati• ci" (ouvTayµaTtK6:). Le informazioni che più ci interessano si trovano in questa sezione. Parto da una pagina dei Prolegomenialle «Categorie»di Aristotele di Ammonio di Alessandria (V-VIsecolo d.C.) 22 :
Twv oÈ Ka86Àov Tà µÉv ÈoTt ovvTayµaTtKà Tà oè l'.moµvnµaT1Ka· ÙTTOµVT]µOTIKÒOÈKaÀOVVTat ÈV OÌS TÒ KEtKWV (Gli Stoici) di Filodemo, tramandato dal PHerc.339 e dal PHerc. 155.È verisimile che il PHerc. 339 restituisca la versione provvisoria (o "brutta copia") e il PHerc. 155la vera e propria "edizione" (o "bella copia") del medesimo testo 68 . I due papiri vennero copiati alla stessa epoca; la scrittura del PHerc. 339 è trascurata e mostra caratteri corsiveggianti; il rotolo è privo di subscriptio,ma un titolo (provvisorio?), TTpòs Toùs LTc.:>tKoùs(Contro gli Stoici), fu scritto sul verso (apparentemente senza l'indicazione vnoµv1iµaT1Kov) 69 • Il PHerc. 155è copiato in una scrittura assai accurata ed è provvisto di una subscriptio:1ÀooiJµov TTEpÌTWV 2Tc.:>lKWV (Filodemo, Sugli Stoici)7°. Cavallo ha suggerito che anche il PHerc.182 (Filodemo, Sull'ira),vergato dallo stesso anonimo (IX) che ha copiato il PHerc.1506 e il PHerc.1674 della Retorica7 ', tramandi una prima stesura di quel trattato; nella subTTepì- - - o EOTlTTE]pìòpyiìs (Filodemo, scriptio,leggiamo 1Àoo]~µ[ov Su [...J cioèsull'ira)72 • Se questa ipotesi è corretta, manca.no finora tracce del rotolo che conteneva la stesura definitiva dd TTEpÌòpyiìs (Sull'ira). I papiri di Filodemo - e in particolare quelli dei primi tre libri della Retorica - offrono, anche se in diversa misura, una prova concreta del1'esistenza di pratiche compositive differenti di un'opera letteraria, non
dissimili da quelle descritte in particolare da Galeno. Nel caso di Filodemo, siamo in grado di provare che la prima redazione della Retorica e:a già in sé e per sé compiuta e, in larga misura, definitiva dal punto di vista testuale. Quello che distingueva la stesura definitiva era, in particolare, la presentazione del testo dal punto di vista tecnico-librario: un tipo di scrittura più elegante, una messa in colonna più accurata una revisione (016p8wms) 73 • Le due redazioni erano destinate a fin/ diversi. Per riprendere la terminologia di Galeno, una (quella che Filodemo qualifica come vnoµv1iµaT1Kov) era stata concepita où npòs ÉKoomv («non destinata alla pubblicazione»), l'altra npòs ÉKoomv («destinata alla pubblicazione»). Se teniamo conto dell'insieme di tutti questi elementi, arriviamo a spiegare in maniera più convincente il significato dell'aggettivo vnoµv1iµaT1Kov nelle subscriptionesdei papiri di Filodemo. C'è tuttavia un punto in cui la pratica testimoniata nei papiri di Ercolano si allontana apparentemente da quella conosciuta grazie a Galeno. In un passo dell'introduzione al De librispropriis di Galeno, già citato, leggiamo: «Davo i miei libri a amici e discepoli senza titolo (xwpìs Èlnypaqrfis) perché non li destinavo alla pubblicazione (npòs EKOomv),ma solo ad uso di quelli che li avevano richiesti come promemoria delle lezioni» 74 ; e un po' più oltre: «Io invece semplicemente li davo [i miei libri] ai miei allievi senza metterci alcun titolo (oùoÈv ÈnÉypmpa). Ecco perché quando poi sono stati pubblicati, hanno ricevuto titoli diversi» 7 5. Se ne è dedotto che gli scritti "ipomnematici" erano sprovvisti di titolo perché erano destinati a «restare in un ambito privato, non dovevano essere diffusi: l'edizione comporta, infatti, che si faccia una copia in bella della prima redazione - il m'.ryypaµµa - con il titolo che le attribuisce il suo autore» 7 6 . I papiri di Filodemo sono testimoni di una realtà affatto diversa: tutti sono infatti forniti di un titolo che corrisponde al contenuto dell' opera, spesso accompagnato da una nota sticometrica 77 • Anche se non bisogna, a mio avviso, dare troppa importanza alla presenza o meno di titoli, non dobbiamo sopravvalutare la testimonianza di Galeno. Non possiamo escludere infatti che le abitudini fossero mutate nell'arco di tempo che va da Filodemo a Galeno; né possiamo escludere che certi autori abbiano indipendentemente fatto ricorso alle due pratiche (apposizione o meno di un titolo) in momenti e occasioni diverse7 8 •
Note 1.
p. 76.
R. Devreesse, Introduction à l'étude des manuscrits grecs, Klincksieck, Paris 1954,
':1
2. Gal. In HiJ:P ~pid. comm. II (CMG V 10.2.2, p. n8, 24-6 Wenkebach) citato infra, pp. 66-7. Sul termme VTIOTUTIWCTIS cfr. A. Le Boulluec, Extraits d'ceuvres de Clément d'A-
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lexandrie:la transmissionet le sens de leurs titres, in].-C. Fredouille, M.-O. Goulet-Cazé, Ph. Hoffmann, P. Petitmengin /éds. l, Titres et arhculations du texte dans les a:uvresantiques, Institut d'Études A_ugustiniennes. Paris 1997,pp. 295-300 (ora in Alexandrie antique et chrétiemze,Institut d'Erudes Augustiniennes, Paris 2006, pp. n7-22). 3. Gal. In Hipp. Epzd. III comm. II (CMG V 10.2.1, p. 60, 3-6 Wenkebach): 'Eµoì µÈv OV0' O:ÀÀoTl i31i3À1oveypéxcpT]XWPÌS TOV 0ET]8fiva[ TlVOSÌÌ cp[ÀOVS ÌÌ ÉTatpOVS KOÌ µa:À10Ta Toùs eis éx1ro8T]µiav µaKpOTÉpav oTeÀÀoµÉvovs, «Non ho mai scritto un libro che non mi sia stato richiesto da qualche amico o discepolo e soprattutto da coloro che si preparavano a lunghi viaggi»; ivi (CMG V 10.2.1, p. 61, 12-3Wenkebach) e In Hipp. Epid. vrcomm. I (CMG V ro.2.2, p. 5, 1 Wenkebach). 4. Alcuni passi erano già stati segnalati da K. Dziatzko, Untersuchungen iiber ausgewahlte Kapitel des antiken Buchwesens, Teubner, Leipzig 1900, pp. 163-6. Molto più utile l'articolo (di cui non avevo potuto tenere conto nel mio Le Stylet et la Tablette. Dans le secret des auteurs antiques, Les Belles Lettres, Paris 2000) di A E. Hanson, Galen:Author and Critic, in G. W. Most (hrsg.), Editing Texts/Texte edieren, Vandenhoeck & Ruprecht, Gottingen 1998, pp. 22-53.Sugli scritti autobiografici di Galeno dr. V. Boudon, Galien par lui-meme. Les écritsbiobliographiques(De ordine librorum suorum et De librispropriis),in D. Manetti (a cura di), Studi su Galeno Scienza,filosofia, retoricae filologia, Olschki, Firenze 2000, pp. n9-33. La Boudon prepara una nuova edizione di queste opere, con traduzione francese e note, per la "Collection Budé" (Les Belles Lettres, Paris). 5. Gal. De libr.pr., prae/ (pp. 92, 5-93, 4 Miiller). 6. Gal. De libr.pr. 6 (pp. m, 10-n4, 7 Miiller). J.Mansfeld, Prolegomena Questions to Be Settled be/ore the Study o/ an Author, or a Text, Brill, Leiden 1994, pp. 131-4. 7. I. Miiller (ed.), Claudii Galeni PergameniScripta minora, vol. II, Teubner, Leipzig 1891,p. LXXXII. 8. Gal. De libr.pr. 6 (p. m, 13-8Miiller). 9. Gal. De lzbr.pr. 6 (p. m, 17-27Miiller). Cfr. D. Manetti, A. Roselli, Galeno commentatore di Ippocrate,in ANRW Il 37.2, De Gruyter, Berlin-New York 1994, pp. 1560 e 1568-9. 10. Alla fine del De arte medica (p. 392, 12-7 Boudon = I, pp. 4n, 16-412,3 Kiihn), Galeno annuncia la pubblicazione del De libris propriis, nel quale si propone di elencare i suoi ovyypéxµµaTa e i suoi ÙTioµvfiµaTa. rr. Gal. In Hipp. Progn. Comm. III 6(CMG V 9.2, p. 328, 6-7 Heeg). 12. Edizione di Wenkebach (CMG V ro.2.2) citata con l'indicazione della pagina e del rigo. Per un'altra testimonianza interessante, estratta dal commento al De articulis (Sulle articolazioni)di Ippocrate, cfr. infra, p. 70. 13. Galeno ripete spesso queste informazioni: In Hipp Epid. II comm. II (CMG V 10.1, pp. 213,20-214, r Pfaff) e comm. N (CMG V ro.r, p. 310, 23-31Pfaff); In Hipp. Epid. VI comm. Il (CMG V ro.2.2, p. 76, 1-5Wenkebach) e comm. V (CMG V 10.2.2, p. 272, 5-9 Wenkebach). I due primi passi sono conservati solo nella traduzione araba di I:Iunain ibn Is]:iaq. Cfr. anche Gal. In Hipp. Epzd. vrcomm. I (CMG V ro.2.2, p. 19, 5-8 Wenkebach) e comm. II (CMG v 10.2.2, pp. 75, 23-76, r Wenkebach). 14. Cfr. anche Hanson, Galen, cit., pp. 34-5. 15. M.-O. Goulet-Cazé, L'arrière-planscolairede la «Vie de Plotin», in L. Brisson et al. (éds.), Porphyre La «½"ede Plotin», vol. I, Vrin, Paris 1982, p. 272. 16. Iambl. V Pyth. XXIII 104. 17. Cfr. ora anche C. Macris, Jamblique et la littératurepseudo-platonicienne,in S. C. Mimouni (éd.), Apocriphyté, Brepols, Turnhout 2002, pp. n4-5. 18.Apoll. Perg. Con. !praef (I, pp. 2-4Heiberg). Cfr. A Carneron, Calltmachusand His Crztics,Princeton University Press, Princeton 1995,p. n5; J.Mansfeld, Prolegomenamathematica.From Apollonios o/Perga to the Late Neoplatonists,Brill, Leiden 1998,pp. 36-8. 19. Cfr. Hyps. [Eucl.], Elem. XIVpraef (pp. 1-2, 6 Heiberg-Stamatis). 20. Cfr. Hyps. [Eucl.], Elem XIV2 (p. 4, 4-14 Heiberg-Starnatis). Discuto delle "seconde edizioni" infra, CAP. 6.
4. «QUESTE OPERE NON SONO SCRl'lTE PEK LA
l-'UbbLlLAL.1UNc»
21.Il piano di questa introdU7jone era stato definito, secondo EliasIn Cat. p. 107, 24-6 Cfr. L. G. WesBusse (CAG xvm 1l, da Proda nella sua opera intitolata 2vvavayvwo1ç. tcrink, Prolégomènesà la ph1losophiede Platon, texte établi et traduit par L. G. Westerink. J.Trouillard avec la collaboration de A. Ph. Segonds, Les BellesLetrres,Paris 1990, pp. LVII-LIX: L Hadot (éd ), Szmplicius,Commentaire s:,r !es Gitégones, introduction. prernière partie (p. 1-9, 3 Kalbfleich), traduetion de Ph. Hoffrnann (avec la collaboration de I. et P. Hadotl, commentaire et notes à la trad par L Hadot ave.e des appcndices de P. Hadot et J.-P. Mahé, voi. I, Brill,Leìden 1990, p. 26, nora 22 e Mansfeld, Prolegomena,cit., p. 22. n. Amm. In Cat , p. 4, 3-13Busse (C-tG IV 4). 1.3.G. Avenarius, Lukians Schr1/tzur Gerch1chtnchreib1mg.Hain, Meisenheim am Gian 1956, pp. 86-7 mette in evidenza i punti di contatto con un passo di Luciano, Hist. conscr.47-48 (citato infra, p. 87). 24. Olymp. In Git. p. 6, 21-35 Busse fc.1G XII rl. 2.5.Philop. Jn Cat. p. 3. n-3 Busse (CIIG XID il. 26. Simpl. In Cat p. 4, 14-20 Kalbfleisch (c4G vm). Cfr. anche p. 18, 25-6. 27. Elias In Cat. p. II4, 1-3Busse (C.4G .X"VTIJ 1). 28. Ph. Hoffmann, La prob[é,rnitiquedu titre des trmtés d'Aristote selon les comme11tateurs grecs. Que/ques exemples, in Fredouille, Goulet·Cazé, Hoffmann, Petitmengin (éds.), Titres et articulations,cit .. pp. 78-81. 29. Letteratura recente: Westerink. ProlégomhzesJ I.aphilosophie de Platon, cit., pp. :X1.JIHVI; I. Hador, Simplicius. cit., pp. 63-93; E. Schiitrurnpf, Form und Stil anstote!lscber Pragmatien,in "Philologus ". 133, 1989,pp. 177-91;Id., Hermagoraso/]èmnos and the Classificatio,1o/ Arìstotle's Wbrks m thé'NeoplatonicCommentan"es,in "Mnemosyne''. 44, 1991. pp. 96-w5: Hoffmann, La probltmalique du titre, ciL. p. 79. nota 20. p. 80. 30. Gouler-Cazé. L'arrière-p!an. cit., pp. 272. 284-5. 315-6. 31. I. Diiring, Ariston or Hermippus, in "Classica et Mediaevalia". 17, 1956, p. 17 e Schiitrumpf, Hermagoraso/ Temnos, cit. 32. L. Taran, in "Gnomon", 53, 1981,p. 737. 33. Gal. In Hipp artic. comm. 1Il 32 (XVTIIA,pp. 529, 13-530,2 Kiihn). Mi sembra evidente che si debba leggere vevpwv per µepwv dell'edizione di Kiihn. Galeno si riferisce a H.ipp. Epid. n 4. 2 (v. p. 124 Littrél. 34. Accolgo la nuova lerrura della subscriptiodi D. Delattre ..En relis11nt!es "subscrìp-tiones" des PHerc 1065 et LfZ7, in "ZPI-;", 109, 199~,pp. 39-41;Id .. Les titres des a:uvresphilosophiques de l'épicun"enPhilodème de Gadara et des ouvragesqz/11ate, in Fredouille, Goulet-Cru:é, Hoffmann, Petirmengin (éds.), TitrCJet artimlations, cit., pp. 109-10.Finora si leggeva ùrroµVT]µéITwv invece di [u]1roµfvJ1wa,[l]K6[vl. Per le conseguenze che possono derivareda questo nuovo dato dr. infra, pp. 74-5. Una riproduzione fotografica del papiro in G. Cavallo, Libri, scritture,scribia Ercolano.Macchiaroli, Napoli 1983,tav. x·u 35. L'integrazione [ÙTioJµv[riµaTt]K[6v] venne proposta da D. Comparerti, Rela::.io,,e sui papiri ercolanesi,in D. Comparetti. G. De Petra. La villa ercola11ese dei Pisani. I suoi monumenti e la sua biblioteca, Loesché'.r. Torino 1883(ristampa anastatica, Centro internazionale per lo studio dei papiri ercolanesi, Napoli 1972). p. 68. Essa fu confecmata da W. Scott, Fragmt'nltlHerculanensia.Clarendon Press, Oxford r885, p. 81 e da D. Bassi, La sticometria nei Papìn Ercolanesi,in "RFIC". J7, 1909. pp. 350-1. Nella subscriptiodi questo rotolo non c'è l'indicazione del numero del libro. Una riproduzione fotografica del papÌ• n.:>in Cavallo, Lìbri. scritture, scribi,cit., tav. XIX. 36. Nella subsmptio di questo rotolo e m quella del Pl-Jerc 1426 manca il numero del libro. Che si tratti del terzo libro della Retonca è ipotesi di G. Cavallo, I rotoli di Ercolano come prodow scritti Quattro ri/lessw111, in "S&C", 8, 1984. p. 18, confermata da J. Harnmerstaedt, Der Sch!tissteilvon Philodem.1drittem B11chii.berRhetorik, in "cErc", 22, 1992, pp. II-2. 37. Una riproduzione fotografica del papiro in Cavallo, Libri, scritture,scribi,cit., tav. XLIII.
79
NELL'OFFICINA
DEI CLASSICI
4. «QUESTE OPERE NON SONO SCRITTE PER LA PUBBLICAZIONE»
38. S. Sudhaus, Exkurse zu Philodem. I. Ein !iterarischer Streit in der epikureischen Schule, in "Philologus", 54, 1895,pp. 80-5; Id., Ph1lodemi Volmnina Rhetorica, voL I, Teubner, Leipzig 1892, p. XV;Supplementrmt, 1895,p. 44, nota; voi. II, 1896. pp. Vlll-X!. 39. Phld. Rhet. Il (PHerc 1674), coll. Ll1 n-LIII 14 (= Zen. Sid. fr. 18Angeli-Colaizzo). 40. T. Dorandi, Lucrèce et /es Épicunens de Gimpanie, in K. A. AJgra, M. H. Koenen. E H. Schrijvers (eds.), Lucretù,s ,md His ln1t·llect11al Background. North-Holland, Amsterdam 1997, pp. 43-5 (con le indicationi bibliografiche citate nella nota 60). 41. Id., Per una ricomposizione dello scritto di Filodemo sulla «Retorica», in "ZPE", 82, 1990, p. 66, nota 42. 42. R Philippson, Philodemos, in RE XIX 2, 1938,coli. 2453-4. 43. Cavallo, Librz; scritture, scribi, cit., pp. 63-4; Id., I rotoli di Ercolano, cit., pp. 18-20. 44. Id., I rotoli di Ercolano, cit., p. 18, con una citazione da D. Comparetti, La Bibliothèque de Philodème, in Mélanges Chatelain, Champion, Paris 19ro, p. 121. 45. Cavallo, I rotoli di Ercolano, cit., p. 19. 46. Cavallo richiamava i PHerc. 89, 168, roor e 1427,nelle cui subscriptiones erano state individuate tracce del sostantivo vTT6µvriµa. In realtà, nella subscriptio del PHerc. 1427 non si legge ùrr6µvriµa, ma vrroµvriµaTtKÒV, e probabilmente Io sresso termine si deve leggere nella subscriptio del PHerc 168 (Delanre, Les titres des a·uvres philosophiqul!s. dr., p. no. nota 19.ln questa nota si scriva «mor» invece di «24o»l e forse in quella dd PHerc. 89 (dr. in/ra.p. 76ì. Il testo della subscriptio del PHerc. 1001è troppo malconcio per dire qualcosa di sicuro: dr. Dorandi, Per una ricomposi1.ione d(•lloscritto di Filodemo sulla«Retorica», dr., pp. 6)-4 e F. Longo Aurkchio, Nuovi elementi per la ricostruzione dell.t1«Retorica» di Filodemo, in "C:Erc", 26, 1996, p. 170, nota 12 (= Neu: Eleme11ts/or the Reconstruction o/ Philodemus' «Rhetorica», in Akten des 2I. Internationalen Papyrologenkongresses, "APf Bciheft", 3, Teubner, Stuttgart,Leipzig 1997, p. 633, nota n). 47. F. Bomer, Der Commentarius, in "Hermes", 81, 1953,pp. 2.10-50;J. E. Skydsgaard, Varro the Scho!ar, Munksgaard, Copcnhagen 1968,pp. 107-16. M. Capasso, Pl:Ierc 671·un altro libro del «De szgnis»'. in "are", 10, 1980, pp. 12.5-6,nota 3 e Id., I «Problemi difilologui filosofica» di M.arioUntc.rsteiner, in "Elenchos", z.,1981,pp. 394-5 hanno completato il dossier tenendo conto delle testimonianze dei papiri di Ercolano. .48. Dorandi, Per una ricomposizio11e dello scritto di Filodemo sulla «Retorica», cit., pp. 78-9; Id., Den Autoren iiber die Scbulter geschaut. Arbeitsweise und Autographie bei den antiken Schri/tsteller, in "zPE", 87, 1991,pp. 25-9. 49. Cfr. supra, pp. 68-70. 50. Delattre, En relisant !es "subscriptiones", cit., pp. 40-1; Id., Les titres des ceuvres pbilosophiques, cit .. pp. 109-10. 51. Seguono due linee con ìnovÀeve1vùn68010 &v, TOVTO µETOTE8ÉvTa Tij ÀÉl;et ÉyKwµ1a y1yvq:m. 'E TTEÌoùv exoµev & OEÌ 1rpa:TTEIVKaì 1roì6v Ttva eìvm oeì, TauTa ws 0no8T)Kaç ÀÉyovTaç Tij ÀÉl;e1 µETaT18Évm 8eì KaÌ 0TpÉcpe1v,oìov 0T1 où oeì µÉya cppoveìv ÈTIÌ TOÌS 81à ovvaTm, w8ì TVXTJVàUà TOÌS 01'aÙTOV. Oihw µÈv oùv ÀEX8Èvl1TT08T}KT]V 8' ETTatVOV«µÉya cppovwv ov TOÌS 81à TVXTJVÙTTa:pxovmv ÒÀÀÒ TOÌS 81' mh6v». "WoTE OTOV ÈTTatVEÌVl?>ovÀTJ,opa TI àv tm68010, KOÌ OTOV, tmo8fo8m, opa TI àv ÉTTatVÉoElaç. 'H H ÀÉl;ts EOTat ÒVTIKElµÉVT] ÈI; àva:yKT]S, oTav TÒ µÈv KwÀvov TÒ 8È µT) KwÀvov µnaTe8fji 17 •
L'elogio è un discorso che mette in luce la grandezza della virtù. Deve dunq~e dimostrare che le azioni sono virtuose. [Il panegirico riguarda le azioni]. Le circostanze concorrono alla persuasione; ad esempio, la nobiltà e l'educazione: è verisimile infatti che da genitori buoni nascano figli buoni e che il carattere risponda ali'educazione ricevuta. [Ecco perché facciamopanegiricianche di uomini d'azione]. Gli atti sono indici dell'indole; potremmo dunque fare l'elogio di un uomo che non avrà compiuto belle azioni se avessimo l'assicurazione che ha il carattere per compierle. [L'elogiodella felicitàe la reputazionedi felicitàsono identici fra loro, ma differisconodai precedenti; allo stesso modo che la felicità ingloba la virtù. l'elogiodellafelicità comprendei casiche precedono]. e i consigli hanno in comw1e la specie; se, restando lo stesso il fondo dei consigli, la forma cambia, essi divengono panegirici. Poiché dW1que sappiamo quali azioni si devono compiere e quale carattere si deve avere, bisogna, parlando di questo fondo, mutare l'espressione e convertirla; dire, ad esempio, che non dobbiamo essere orgogliosi di quello che ci viene dalla fortuna, ma di ~uello che non ~o_bbiamo che a noi stessi; ciò che è detto in questi termini eqmvale a un consiglio; si farà un elogio dicendo: «Non si inorgogliva di quello che doveva alla fortuna, ma a lui stesso» 18 • Quando dunque vuoi lodare, guarda qu~llo che puoi consigliare, e quando vuoi consigliare, guarda quello che puoi lodare. L'espressione sarà necessariamente contraria, quando a una difesa si sostituisce quello che non è una difesa. Nesselrath ha scorto tracce di una doppia redazione, che risalirebbe all'autore stesso, nel par. 15 del MÉVnrrro) iì NeKvoµécvTEta, Menippo o la negromanzia, di Luciano' 9 • In questo capitolo leggiamo due versioni della stessa idea cinica che tutti i morti sono uguali. Nel corso della trasmissione del testo, si è tentato congetturalmente di ridurle a una sola: 127
NELL'OFFICINA
DEI CLASSICI
una volta (nella famiglia y) inserendo, fra le due sezioni, un àµÉÀEI («certamente»); una seconda (nella famiglia (3),un WCTTE ( «in modo che»). Riproduco le due versioni del par. 15 nella loro integralità. Nella seconda redazione, le parole in comune con la prima sono stampate in corsivo. 1ÌtEÀ86vTE5 OÈ KOÌ TOVTOVS Eis TÒ moiov Eiol30:ÀÀoµEv TÒ 'AxEpovo1ov, EVptOKOµÉVTE OVT08t TOÙS T]µ18Éov5 TE KOÌ TÒS T]pwfoa5 KOÌ TÒV aÀÀOV 0µ1Àov TWV VEKpwv KOTà rnvT] KOÌ KaTà cpvÀa OtatTWµÉvovs, TOÙS µÈv TTaÀatovs TIVOS KaÌ EÙpc.ùTIWVTOS KOÌ ws > du Musée du Caire), Institut français d'archéologie orientale, Le Caire 1956. SCHLUMBERGER J., «Non scriba sed dieta» (HA, T 33, 8): Hat der Autor der Historia Augusta mit Stenographen gearbeitet?, in Banner Historia-Augusta-Colloquium I972-I974,Habelt, Bonn 1976, pp. 221-38. SCHOFIELDM., A Displacement in the Text o/ the Cratylus, in "cQ", 22, 1972, pp. 246-53. SCHRODERB.-J., Titel und Text. Zur Entwicklung lateinischer Gedichtiiberschrif
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2
•
157
Indice dei passi citati
Autori Agostino
Apollonia di Perge
Con/essiones
Conica I prae/ (I, pp. 2-4): 78 nota 18
VI
3, 3-4: 64 nota in
De dialectica Apollonia Rodio
5, n: 64 nota 106
Argonautica
Epistulae
285-286a: 108, n9 nota 34; I 516-523: 108, n9 nota 34; I 543:n9 nota 34; I 725: n9 nota 34; I 788-789a: n9 nota 34; I post 800: n9 nota 34
174: 100 nota 91
I
Retractationes I 18: 100 nota 90; I 2y: 100 nota 90; II 13 (40): 100 nota 90; II 15 (41): 100 no-
ta 91 Apuleio Ammiano Marcellino XXVIII 4, 13:26 nota 38
Florida 16: 99 nota 55
Metamorphoses Ammonio
VI
25: 27 nota 56
In Aristotelis Categorias p. 4, 3-13:79 nota 82 Anonimo
Archimede
De spiralibus praef (p. 8, 6-10): 98 nota 41
Batrachomyomachia 2-r 27 nota 57
Aristofane
Autolicus Anonimo
test. 2: n9 nota 45 fr. 596: 137nota 10
Rhetorica ad Herennium III 30: 64 nota 107
Nubes 520-525: 120 nota 47; 553-556:120 no-
Anonimo
Vita Euripidis test. IA c. 8: 100 nota 93
ta 49 Nubes I
fr. 392-401:120 nota 50 Ranae
Antigono di Carysto fr. 9A: 25 nota 23; fr. 39: n8 nota 6
994: 125; 1408: 125; 1435-1436:137 nota 9; 1437-1466:125
1 59
NELL'OFFICINA
Vespae
INDICE DEI PASSI CITATI
DEI CLASSICI
Epicuro
Brutus
265-266: 14; 266-289: 14; 290-316: 14; 1265-1291:14; 1450-1473:14
De natura XN (PHerc. II48): 50
5=64 nota 106
De inuentione
Euforione fr. 18T 27 nota 61
II 4: 43 nota 6 Aristotele
De o/ficiis
Rhetorica
II 21: 134; II 22: 134
1367b26-1368a10: 126-7
Eupoli test. 1: 120 nota 48
De oratore I 94: 100 nota 86
Arriano
Orator
In Epicteti Dissertationes
Eusebio di Cesarea
29: 99 nota 72
1-2: 101 nota 100; 4: 100 nota 83
Historia ecclesiastica
Pro Ligario
VI 36, 1: 62 nota 71
33: 99 nota 73
Ateneo(= Posidonio) V 214 e: 62 nota 80
Eutocia Cornelio Nepote
Aulo Gellio praef 2-3: 44 nota 44; praef II: 44 nota 44; XVII 21, 1: 44 nota 47
In Apoll. Conica
Atticus
I p. 168, 5-12: 100 nota 84
13, 3: 99 nota 61
CorpusglossariorumLatinorum
Filemone test. T 99 nota 55
V, p. 5II, 5T 26 nota 41
Ausonio
Ephemeris
Filippo di Opunte test. VI= fr. 14b: 27 nota 67
Demostene
VIII 32-ff 138nota 36
Griphus praef 23: 138nota 34
Philippica
Callimaco
Diodoro Siculo I 4, 6: 97 nota II; XL 8: 100 nota 82
III 36-40: 14-5; III 41-45 [46]: 14-5
Aitia fr. 1, 21-22: 27 nota 57; fr. 112:109
Diogene Laerzio III 37: 27 note 61 e 67, 97 nota 12; III 56: 99 nota 53;III 66: II8 nota 6; V 73: 97 nota 10; X 8: 120 nota 78; X 24: 120 nota 78
SH 254-269: II9 nota 38
Catullo 42, 5, II-12: 26 nota 40; 50, 1-5: 27 nota 63; 68b: 120 nota 71
Dionigi di Alicarnasso
AdAmmaeum
Cicerone
AdAtticum
6 (vol. I, p. 263, 18-20): II9 nota 29
I 20, T 26 nota 36; III 12, 2: 100 nota 85; XII 6, 3: 99 nota 72; XII 40, 1: 97 nota 6; XII 44, 1: 97 nota 6; XII 45, 2: 97 nota 6; XII 48, 1: 97 nota 6; XIII 12, 3: 120 nota 56; XIII 13, 1: 120 nota 56; XIII 16, 1: 120 nota 56; XIII 19, r 120 nota 57; XIII 19, 5: 120 nota 55; XIII 21, 4: 100 nota 85; XIII 21a, 1: 97 nota 13; XIII 22, 3: 97 nota 3; XIII 32, 3: 120 nota 54; XIII 44, 3: 99 nota 73; XIII 44, 4: 120 nota 53;XV 13, 1: 97 nota 3; XVI 3, 1: 98 nota 45; XVIII, 1: 98 nota 46; XVI II, 2: 98 nota 36
Ad Quintum /ratrem III 5, 6: 9 nota 71
160
De compositione uerborum VI 25, 33 (II, p. 133,7-13): 27 nota 59
De Thucydide 1 (vol. I, p. 325, 3-5): II9 nota 28 II5
'ATTtKà 6v6µaTa:
Dioscoro di Aphrodito,
PHerc. 1677A: II7 De Stoicis - PHerc. 155et 339: 76 Epicureorum historia - PHerc. 1780: II6 Opus incertum PHerc. 168 subscriptio:76 PHerc. 32T II6 PHerc. 862: 107 PHerc. 986 (inedito): II9 nota 23 PHerc. 1001: 80 nota 46 PHerc. 1485: 107 PHerc. 1508: II6 Pragmateiai- PHerc. 310 et 1418:II6 Rhetorica I - PHerc. 1427 subscriptio:73 Rhetorica II PHerc. 1672 subscriptio:71 PHerc. 1674
cfr. PCairoMa-
spero Elia
In Aristotelis Categorias p. 107, 24-26: 79 nota 21; p. II4, 1-3: 79 nota 27; p. II4, 5=97 nota 12; p. II4, 68: 98 nota 29; p. II4, 8-II: 98 nota 32
col. LII II -LIII 14: 80 nota 30
subscriptio:71 Rhetorica III Filodemo di Gadara (cfr. anche PHerc.) PHerc. 1426 Academicorum historia - PHerc. 164 et subscriptio:71 1021 PHerc. 1506 col. II 38: 46 nota 68; col. III 39-V 1: 17; subscriptio:71 col. IV: 17-8, 46 nota 67; col. IV 45-XIII Rhetorica N 3: 17; col. VII: 18; col. VIII 45-IV 3: 17; PHerc. 1007/r673= 75, II7 col. XX: 18 PHerc. 1077A: 117 De bono rege secundum Homerum PHerc. 1423: 75, 106, II7 PHerc. 1507: 106 RhetoricaVIII - PHerc. 832/1015:75 De dis II - PHerc. 152/r5T 50 RhetoricaX - PHerc. 1669: 75 De dis, liber incertus (?)- PHerc. 89 Rhetorica, liber incertus subscriptio:76 PHerc. 221: II7, II9 nota 23 De Epicuro - PHerc. 1232:II6 PHerc. 224: II7 De ira - PHerc. 182: 76 PHerc. 232: II7, II9 nota 23 De pietate PHerc. 245=II7, II9 nota 23 PHerc. 229 PHerc. 426: II7 fr. 5=117 PHerc. 46r II9 nota 23 PHerc. 242: II7 PHerc. 1004: 75 PHerc. 24r 50 PHerc. II14: 117 PHerc. 24T II7 Stoicorum historia - PHerc. 1018:II6 PHerc. 248: 117 Vita Socratis- PHerc. 495 et 558: 50, II6 PHerc. 452: 117 PHerc. 1077C: II7 Fozio PHerc. 1648: II7 De poematis N - PHerc. 207: II9 nota 23 Bibliotheca cod. 152,p. 99b 21-40: 120 nota 75; cod. De poematis, liber incertus 175,p. II9b 27-32 (= Panfila): 45 nota 49 PHerc. 1275 (inedito): II9 nota 23 161
NELL'OFFICINA
Frinico fr. 77: 120 nota 48
comm. II p. 75, 23-76, 1: 78 nota 13;p. 76, 1-5=27 nota 62, 78 nota 13;p. 83, 15-16:67; p. II8, 24-26: 77 nota 2; pp. 207, 27-208, 4: 67
Galeno
Ars medica
comm. V p. 272, 5-9: 78 nota 13
I, p. 4n, 16-412, 3: 78 nota IO
De anatomicis administrationibus II 9 (II, p. 326, 15-327,IO= p. n7, 24-n9,
22): II9 nota 31
De compositione medicamentorum genera
per
XIII, p. 362, 1-363, 5: n9 nota 46
De compositione medicamentorum cundum locos
se-
XII, p. 423, 13-15:27 nota 53
De libris propriis praef (p. 92, 5-93, 4): 78 nota 5, 98 nota 27; praef (p. 92, 13-16): 81 nota 74; 1 (p. 93, II-15): 81 nota 75; r (p. 95, 21-96, 1): 62 nota 67; 6 (p. III, 10-II4, 7): 78 nota 6; 6 (p. m, 13-18): 78 nota 8; 6 (p. n2, 17-27): 78 nota 9, 98 nota 28
INDICE
DEI CLASSICI
In Hippocratis librum De articulis commentarium III 32 (XVIIIA,p. 529, 13-530,2): 79 nota 33; III 61 (XVIIIA,p. 574, 4-6): 63 nota 82
In Hippocratis Prognosticon comm. III p. 328, 6-7= 78 nota II
In Hipp. Vict. rat. in morb. acut. comm. I 4 p. 120, 5-15=II9 nota 44 Giamblico
De uita Pythagorica XXIII 104: 78 nota 16
DE! l'Aool
Licone fr. 15: 97 nota 10 Longo Sofista
C11Al1
Sermones I 4, 9-10: 61 nota 62; I 6, 122-123=64
110
ta 106; I 10, 70-74: 61 nota 56; I 13, (,_, 66: 64 nota 106; II 3, 1-2: 27 nota 64
Daphnis et Chloe I 19, r: 129-30; II 2, 1: 130; IV 12, r: 130
Ovidio
Amores Luciano
De historia conscribenda 47-48: 87
Menippus 15: 127-8
I r: n3; II 18: II3
Ars amatoria II 745-746: 120 nota 63
Epistulae ex Ponto IV 12, 25: 98 nota 38
Fasti Lucrezio I I-148: 16; I 44-49: 136; II 646-651: 136
I 93-94: 27 nota 57
Metamorphoses VIII 595-6006:
Macrobio
Saturnalia prae/ 3: 38
139 nota 58; VIII 6516566: 139 nota 59; IX 521-529:61 nota 54 Remedia amoris: 138
Tristia I 7, 23-26: II8 nota 18
Giovanni Filopono
Marcellino
In Aristotelis Categorias
Vita Thucydidis
p. 3, II-13: 79 nota 25
47= 87
Panezio (Alesse) test. 149: 27 nota 61
De musculorum dissectione xvmb, p. 1024, 10: 107-8
Giovenale VII 22-26: 61 nota 60
De ordine librorum suorum praef (pp. 80-1): 98 nota 26 De praenotionibus ad Epigenem
Ippocrate
Acut.
5 (p. r, 20-21): 62 nota 67
I-III: II9 nota 43
De respiratione
Epidemiae
III r (VII, pp. 890-1): 27 nota 62
De uenae sectzone aduersus Erasistrateos Romae degentes 1 (XI, pp. 194, 16-195, r): 62 nota 67 In Hippocratis Epidemias II
II 4, 2 (V, p. 124): 79 nota 33; VI 2, 6 (v,
p. 280, 9 e 10): 67 Ipsicle [Euclide]
Elementa XIV praef (pp. 1-2, 6): 78 nota 19; XIV
comm. II pp. 213, 20-214, r: 78 nota 13
2 (p. 4, 4-14): 78 nota 20
comm.N p. 310, 23-31:78 nota 13
Isidoro
In Hippocratis Epidemias III comm. II
Etymologiae
p. 60, 3-6: 78 nota 3; p. 61, 12-13:78 nota 3
In Hippocratis Epidemias VI comm. I
VI 14, 8: 26 nota 36
Isocrate
Euagoras (or. 9) 45: 138nota 18
p. 5, 1: 78 nota 3; p. 5, 3-12: 66; p. 19, 58: 78 nota 13
162
Panathenaicus (or. 12) 231: 98 nota 40; 233: 98 nota 40
Marziale I r: 120 nota 74; I 2, 1-4: 23; I 2, 4: 26 nota 41; IV 89, 4: 26 nota 36; VII II: 62 nota 65; VII II, 2: 98 nota 39; VII 17, 5-7: 62 nota 65; X 2, 1-4: 120 nota 71; XIV 3: 26 nota 42; XIV 5: 26 nota 43; XIV 7=26 nota 44; XIV 184: 27 note 75 e 76; XIV 185= 27 nota 72; XIV 186: 27 nota 71, 28 nota 78; XIV 187=27 nota 72; XIV 188: 27 nota 71; XIV 190: 28 nota 78; XIV 192: 28 nota 79; XIV 193: 27 nota 71
Panfila, cfr. Fozio Paolo di Alessandria
Elementa apotelesmatica p. r, 5: 120 nota 51 Paolo di Tarso
Epistula ad Timotheum II 4, 13=19 Petronio
Satiricon Olirnpiodoro
II5, 2: 52-3
In Aristotelis Categorias p. 6, 21-35:79 nota 25
Platone
Cratylus Orazio
Ars poetica 345: 99 nota 67; 386-389: 27 nota 64; 389-390: n8 notar; 438: 98 nota 38; 438444: 98 nota 47
Epistulae I 20, 1-2: 99 nota 67
437d10-438b: 131-2
Respublica I 327a 1-2: 27 nota 59; III 3896 2-d 6: 15
Plauto
Miles gloriosus 200-207, 214-215:52
NELL'OFFICINA
INDICE DEI PASSI CITATI
DEI CLASSICI
Plinio il Giovane
Rufino
Sinesio
Tacito
Epistulae
Apologia aduersusHieronynum
Epistulae
Dialogus de oratoribus
I 1, 1: 97 nota 4; I 2, 1: 98 nota 39; I 2, 6:
97 nota 5; I 6, 1: 27 nota 55; I 13: 99 nota 56; I 22, u: 26 nota 47; III 5: 43 nota 7; V 5, 6: 26 nota 48; V 12, 2: 98 nota 39; VI 16, 10: 43 nota 9; VII 17, 7-8: 98 nota 49; VII 17, 13: 98 nota 49; VIII 21, 4: 98 nota 39; IX 6, n: 26 nota 47; IX 36, 1-3: 62 nota 67; IX 40, 2: 62 nota 67
2-3: 99 nota 57 Tertulliano
154 (p. 277, 1): 97 nota II
II 48, 22-24: 26 nota 36
Scholia in Apollonii Rhodii Argonautica (scholiauetera) p. 33, 8: II9 nota 33; p. 45, 18: II9 nota 33; p. 46, 27: II9 nota 33; p. 60, 21: II9 nota 33; p. 69, f II9 nota 33; p. 70, 3: II9 nota 33
Stazio
Aduersus Marcionem
Siluae
I 1-2: 120 nota 76
II 1: 99 nota 60
Suda e 3695 (vol.
II, p. 469, 3-4): 100 nota 93
Naturalis Historia praef 18: u; praef 28: 137;XIII 74-82: 27 nota 30; XIII 83: 62 nota 75
Scholia in Aristophanis Ranas 67 (p. 2766 43-46): 100 nota 93
5, 1-2 (p. 8, 13-21):64 nota u2
VI 71: 120 nota 67; X 1: 120 nota 67
Georgica IV 351:120 nota 67; IV 454-486: 120 no-
Domitianus
Plutarco 464f'-465A: 29
Eclogae
Svetonio 39: 64 nota 106; 87, 3: 63 nota 89
R 214: 98 nota 28
De tranquillitate animi
Virgilio
III: 100 nota 92
Augustus
Scholiain Homeri Iliadem
ta 67
1, 1: 63 nota 88
Seneca
Nero
De bene/iciis
Zenone di Sidone fr. 18: So nota 39
52: 61 nota 59
VII 6, 1: 99 nota 68
Porfirio
Vita Platini 4, 9-II: 101 nota 103; 4, 17-21: 101 nota 105; 8, 1-4: 63 nota 85; 8, 4-6: 63 nota 86; 20, 7-9: 63 nota 81; 24, 5-6: 98 nota 23
Epistulae morales ad Lucilium 15, 6: 26 nota 46; 108, 6: 26 nota 54
Manoscritti
Senofonte
Hellenica
Laurentianus V 3: 45 nota 62 Laurentianus Conventi Soppressi 62T
I 4, 13-20: 15-6
128 Posidippo SH 705, 5-6: 20 nota 50
De iudicandiJacultate
Sulpicio Severo
Epistulae Plinio il Vecchio
Tolemeo
VaticanusGr. 1348: 128 Vindobonensis Suppi. Gr. T 131 VossianusLat. f III: 130
Senofonte (pseudo-)
Athenaion Politeia I 13: 15; II 9-10: 15
Posidonio fr. 253 = 24T 62 nota So
Papiri Servio
In VergiliiEclogas Prudenzio
Liber peristephanon IX 15: 26 nota 39
X 1 (p. II8, 1-9): 120 nota 65 IV r (p. 320, 1-10): 120 nota
Simmaco
Institutio oratoria Epistula ad Tryphonem:99 nota 70 I praef 6-T 93, 98 nota 23; I prae/ T
Epistulae
66
I 31, 2: 104
PBerol. inv. PBerol. inv. PBerol. inv. PBerol. inv. PBerol. inv. PBerol. inv.
6870 + inv. 14097 verso:49 9780: 46 nota 70 7358/9 (inedito): 26 nota 45 II632: 49 14283 (= Posidippo): 50 10559/ro558: 51
Simplicio
In Aristotelis Categorias p. 4, 14-20: 79 nota 25; p. 4, 17-18: 98 nota 29; p. 18, 22-26: 98 nota 31
In Epicteti Enchiridion p. 193, 1-9: 101 nota 101
PCairoMasperoII 67184 recto et verso (= Dioscoro): 48
In VergiliiGeorgica
Quintiliano
100 nota 87; I 1, 32-34: 64 nota 101; I 7, 20: 62 nota 76; I 8, w 26 nota 36; III 6, 68: 100 nota 87; VII 2, 24: 100 nota 87; VIII 6, 64: 27 nota 60; X 3, 18-22: 63 nota 91; X 3, 32-33: 98 nota 34; X 4, 1: 98 note 34 e 41; X 4, 3: 98 nota 39
Bcu II 696 (= ChLA x 4II): 60 nota 22
PCairoJ 8874T 39-40 PCairoMasperoI 67097 verso (= Dioscoro): 38
PCairoMasperoII 67131verso (= Dioscoro): 48
PCairoZenon 59532: 51 PGiss. r 49 PHerc. 89, cfr. Filodemo, De dis, liber incertus (?) PHerc. 152/r57, cfr. Filodemo, De dis III PHerc. 155,cfr. Filodemo, De Stoicis PHerc. 164, cfr. Filodemo, Academicorum historia PHerc. 168, cfr. Filodemo, opus incertum PHerc. 182, cfr. Filodemo, De ira PHerc. 207, cfr. Filodemo, De poematisIV
NELL'OFFICINA
PHerc. 221,cfr. Filodemo, Rhetorica PHerc. 224, cfr. Filodemo, Rhetorica PHerc. 229, cfr. Filodemo, De pietate PHerc. 232, cfr. Filodemo, Rhetorica PHerc. 242, cfr. Filodemo, De pietate PHerc. 243, cfr. Filodemo, De pietate PHerc. 245, cfr. Filodemo, Rhetorica PHerc. 247, cfr. Filodemo, De pietate PHerc. 248, cfr. Filodemo, De pietate PHerc. 310, cfr. Filodemo, Pragmateiai PHerc. 339, cfr. Filodemo, De Stoicis PHerc. 426, cfr. Filodemo, Rhetorica PHerc. 452, cfr. Filodemo, De pietate PHerc. 463, cfr. Filodemo, Rhetorica PHerc. 495, cfr. Filodemo, Vita Socratis? PHerc. 558,cfr. Filodemo, Vita Socratis? PHerc. 832/1015,cfr. Filodemo, Rhetorica PHerc. 862, cfr. Filodemo, opus incertum PHerc. 986, cfr. Filodemo, opus incertum PHerc. 1001, cfr. Filodemo, opus incertum PHerc. 1004, cfr. Filodemo, Rhetorica PHerc. 1007h673, cfr. Filodemo, RhetorzcaN PHerc. 1018,cfr. Filodemo, Stoicorum historìa PHerc. 1021, cfr. Filodemo, Academicorum historia PHerc. 1077A, cfr. Filodemo, RhetoricaN PHerc. 1077C, cfr. Filodemo, De pietate PHerc. m4, cfr. Filodemo, Rhetorica PHerc. u48, cfr. Epicuro, De natura XN PHerc. 1232,cfr. Filodemo, De Epicuro PHerc. 1275,cfr. Filodemo, De poematis PHerc. 1418,cfr. Filodemo, Pragmateiai PHerc. 1423,cfr. Filodemo, Rhetorica N PHerc. 1426, cfr. Filodemo, Rhetorica III PHerc. 1427, cfr. Filodemo; Rhetorica I PHerc. 1485, cfr. Filodemo, opus incertum PHerc. 1506, cfr. Filodemo, Rhetorica III PHerc. 1507, cfr. Filodemo, De bono rege secundum Homerum
DEI CLASSICI
PHerc. 1508, cfr. Filodemo, Philosophorum historia PHerc. 1648, cfr. Filodemo, De pietate PHerc. 1669, cfr. Filodemo, Rhetorica X PHerc. 1672, cfr. Filodemo, Rhetorica II PHerc. 1674, cfr. Filodemo, Rhetorica II PHerc.1677A, cfr. Filodemo, De poematis PHerc. 1780, cfr. Filodemo, Epicureorum historia
Indice dei nomi antichi
PKoln III 128:48 PKoln VI 245: 49 PLitLond. 46: 18 PLitLond. 62: 49 PLitLond. 96: 18 PLitLond. 16r 50 POxy. I 9 + POxy. xxxv 2687: n6 POxy. III 409 + XXXIII 265r 45 nota 60 POxy. VII 1015:49 POxy. IX 1176:24 POxy. X l24T u6 POxy. XXIV 2399: 24 POxy. XXXVII 2816:49 POxy. L 3537:49 POxy. L 3539:49 POxy LIII 3702: 49 POxy. LIV 3723:49 PRoss. Georg. I u verso:49 PSI I 17: 49 PSI XIII 1303:50 PSI XIV 1399:49 PSI Carlini: 48
PSorb. inv. 2272b: 18 PWash. Univ. II 70 recto:50 PWash. Univ. II 70 verso: 50 PYale II IOf 48
166
Adriano, imperatore, 49 Agostino, santo, 54, 57, 94 Ambrogio, santo, 54, 57, 62 Ammonio d'Alessandria, 54, 68, 69, 70, 86 Anastasio I, imperatore, 49 Anonimo di Londra, 50 Antigono di Caristo, 17, 103-4, u8 Apollonia di Filadelfia, 51 Apollonia di Perge, 67-8, 78, 93 Appion (praefectuspraetorio per Orientem), 49 Archimede (di Siracusa), 93 Aristofane (di Atene), 14, 25, 105, m, 124 Aristotele (di Stagira), 68-9, 70, 86, 107, 126 Arriano (di Nicomedia), 93, 100, 101 Atanasio, duca della Tebaide, 48 Atedio Melior, protettore di Stazio, 90 Attico Tito Pomponio, 88, 89, 90, 91, 93, II2, 124 Augusto, imperatore, 54, u4 Aula Gellio, 10, u, 36-8, 63 Ausonio, 104, 130 Bassula (suocera di Sulpicio Severo), 94 Berenice II, regina, 109 Biktor (praesesdella Tebaide), 48 Callimaco (di Cirene), 20, 27, 109 Catullo Caio Valerio, 21, 26, 27, 59 Cefisofonte (amico di Euripide), 124,126 Cicerone Marco Tullio, 22, 30, 54, 62, 87, 88,89, 90,91,93, 112,124,134 Clemente Alessandrino, 39, 40, 42, 45 Costantino, imperatore, 92
Critoboulo d'Imbro, 47 Demetrio Poliorcete, 49 Demostene, 14, 16, 26 Diodoro Siculo, 84, 93 Diogene Laerzio, 14, 19, 21, 22, 28, 94, 104 Dionigi di Alicarnasso, 21, 107, n5 Dioscoro di Afrodito, 48, 59 Doro (editore), 91 Doroteo il Silenziario, 48 Elia, 68, 69, 70, 79, 84, 86 Epitteto, 93, 95, 100, 101 Euforione (di Calcide), 21 Eupoli, 91, no, III Euprepio (sconosciuto), 49 Euripide, 50, 94, 124 Eusebio di Cesarea, 92 Eustazio di Tessalonica, 47 Eustachio (editore? di Plotino), 101 Filippo di Opunte, 16, 22 Filodemo di Gadara, 9, 10, u, 14, 16, 18, 33, 40, 41, 50, 70-7, 83, 90, 106-7, n5-9 Filopono Giovanni, 68 Fazio, patriarca di Costantinopoli, 37, n5 Galeno (di Pergamo), 21, 51,54, 65-7, 70, 77, 83-6, 95, 98 Gallo Cornelio, n3-4 Gerolamo, santo, 54, 56 Giamblico (di Calcide), 67, 70 Giorgio Cherobosco, 54 Giovenale Decimo Giunio, 53, 124 Giustino II, imperatore, 48 Gracco Caio, 54
NELL'OFFICINA
Gracco Tiberio, 54 Igino (grammatico), 62 Iperbolo, III Ippocrate (di Cos), 21, 66-7, 70, 73, 86, 95 Ipsicle (matematico), 68 Isocrate, 87 Licone (di Troade), 83, 89 Longo (Sofista), 128-9 Lucano Marco Anneo, 123-4 Luciano (di Samosata), 14, 79, 87-8, 127 Lucilio Caio, 53 Lucrezio Caro Tito, 14, 16, 136
Plinio il Giovane, 19, 20, 54, 87, 89-90, 98 Plinio il Vecchio, 9, 10, n, 14, 20, 30-44, 54 Plotino, 55, 84, 95-6 Plutarco (di Cheronea), 29-30 Porfirio (di Tiro), 55, 95-6 Posidippo di Pella, 20, 50 Prudenzio Aurelio Clemente, 123
Indice dei nomi moderni
Quintiliano Marco Fabio, 21, 56, 57, 84, 87, 88, 89
Rufino, 26
Macrobio Ambrosia Teodosio, 38 Marcellino (sconosciuto), 87-8 Marziale Marco Valerio, 22-3, 53, 87, 89, 91, II4, 123-4
Matteo di Efeso, 47 Neante di Cizico, 16 Nerone, imperatore, 53, 55, 98 Olinipiodoro, 54, 68-9 Omero, 22, 24 Orazio Fiacco Quinto, 10, 21, 22, 27, 47, 52, 53, 56, 57, 88,91,103
Origene (di Alessandria), 26, 39-40, 54 Ovidio Publio Nasone, 22, 23, 28, 51-2, 87, I06, II3, 135
Panezio (di Rodi), 21 Panfila, 37 Pansa Caio, 74,106 Paolo, santo, 19 Paolo di Alessandria, III Pappo (di Alessandria), 94 Petronio Caio Arbitro, 52 Pisone Cneo Calpurnio, 106 Pisone Lucio Calpurnio Cesonino, II9 Pitagora (di Samo), 67, II6 Platone, 14, 15, 16-7, 21-2, 40, 84, 89, 93, 103, 104, 105, 131-4 Plauto Tito Maccio, 52
DEI CLASSICI
Seneca Lucio Anneo, 19, 20 Senofonte (di Atene), 14-6 Senofonte (pseudo-), 25 Sergio (condiscepolo di Timoteo I), 92 Simplicio, 69, 86 Sosii (editori), 91 Stazio Publio Papinio, 90 Stefano di Alessandria, 54 Sulpicio Severo, 94 Svetonio Caio Tranquillo, 53, 55, 57 Teodoro (sconosciuto), 48 Teone (sconosciuto), 49 Tertulliano Settimio Fiorente, 93 Tessalo (figlio di Ippocrate), 21, 47, 66, 95
Timoteo I, patriarca di Baghdad, 92 Tito Livio, 22-3, 91 Tolemeo Claudio, 57 Tolemeo V Epifane, 105 Trasillo (di Alessandria), 89 Trifone (editore), 91 Tucidide, 13-4, 87 Valerio Quinto Pollione (editore), 91 Virgilio Publio Marone, 9, 22-3, 28, 54, n3-4
Zenone Zenone Zenone Zenone
168
di Cauno, 51 di Cizio, 105 di Elea, 93 di Sidone, 71, 73-5
Adler A., 100 Aland K., 45 Alesse F., 27 Algra K., 80, 99 Althoff J., 9 AndréJ., 33, 32, 36 Angeli A., 80 Armstrong A. H., 63 ArnsE., 62 Arrighetti G., 41, 46, 121 Astarita M. L., 44, 45 Atzert C., 135, 139 Austin C., 27, 99, n9, 120, 137 Avenarius G., 79, 98 Bachli A., 120 Bajoni M. J., 61 BaloghJ., 57, 63 Barigazzi A., 61 Barnes J., 81 Bartoletti V., 59, 60 Bassi D., 79 Bastiani G., 27 Bekker I., 45, 120 Bélis A., 60 Berg M. van der, 63 Bergk Th., 22, 27 Besnier B., 81 Bianconi D., 58 Bignone E., 76, 81 Binder G., 99 Birt Th., 25 Blanchard A., 9, II Blank D., 9, 73, 74, 80, 81 Boer E., 120
BogeH., 62 Bolkestein A. M., 80 Bollansé J., 46 Bomer F., 80 Bonazzi M., 42, 45 Boudon V., 78 Bowman A. K., 44 Braun R., roo Brink C. O., 22, 27 Brisson L., 27, 63, 78, 98, 101 Burnyeat M. F., 57, 64 Busch St., 57, 64 Busse A., 79, 97, 98 Cagnazzi S., 45 Calboli G., 57, 63, 64 Cameron A., 62, 78, II9, 120 Cameron Av., 100 Canfora L., 14, 15, 16, 24, 25, II9 Capasso M., 25, 26, 59, 80, n9 Carlini A., 48, 55, 59, 63, 133, 138 Casaglia M., 63 Casanova A., 120 Cavalieri M. C., 121 Cavallo G., II, 25, 40, 45, 50, 51, 58, 59, 61, 62,63,64,72,73,76,79,80,81,99,106, 107, II6, II7, n8, n9, 121 Chartier R., 64
ChatelainJ.-M., II Chiaradonna R., II Chiesa P., 58 Cilento V., 63 Citroni M., 28, 99 Clark W. P., 63 Clausen W., 99
NELL'OFFICINA
Colaizzo M., 80 Comparetti D., 50, 61, 79, 80 Corsetti P.-P., II Courtney E., 139 CrawfordJ. W., 100 Crisci E., 59, 60 Cri:inert W., 18, 25, 50, 61, 76, 81 Cugusi P., 44, 62 Daly L. W., 19, 26 D'Ancona C., II Degni P., 26, 27, 28 Dekkers E., 62, 94, 100 Delattre D., 76, 79, 80, 81 Delvigo M. L., 98, 99, n4, 120 De Petra G., 61, 79 Deufert M., 136, 139 Devreesse R., 77, 81, 96, 100, 101 Diels H., 61, 100 Dorandi T., 24, 25, 26, 27, 33, 43, 44, 46, 61, 80, 81, 97, 99, 101, II8, II9, 121 Dover K. J., III, 125, 137 Drexel J., II Drossart-Lulofs H. J., 137 Di.iring I., 79 Duke E. A., 131,138 Dyck A. R., 134, 139 Dziatzko K., 62, 78, 104, II8 Edelstein L., 62 Ehlich K., 99 Emonds H., 109 Erbse H., 98, 131,138 Erler M., 120 Emout A., 56, 63 Fantuzzi M., n9 Fedeli P., 25, 39, 45, 61, 99 Ferrin Sutton D., 60 Flashar H., 120 Flusin B., 92, 100 Fomaro S., 9, 28 FournetJ.-L., 48, 59, 60 FredouilleJ.-C., 45, 78, 79, 98 Gaiser K., 25, 40, 45 Gallo I., 59, 121 Garand M.-C., 59
170
INDICE DEI NOMI MODERNI
DEI CLASSICI
Gargiulo T., 25 Garofalo I., n9 Garzya A., 50, 60, 97 Gascou J., 61 Gavrilov A. K., 57, 64 Giardina A., 25, 45, 61, 64, 99 Giavatto A., II Gigandet A., 81 Gigante M., 100, II8 Giuliano F. M., m Goldbacher A., 100 Gomme A. W., 45 Goulet R., II Goulet-Cazé M.-O., 27, 45, 78, 79, 98,101 Graeser A., 120 Green R. P. H., 130, 131,138 Griffin M., 81, 120 Groningen B. A. van, 27, 84, 85, 97, 98, 105, II8, n9 Guillemin A.-M., 89, 99 Gi.inther H. Chr., 9, 137 Hadot I., 79, 101 Hadot P., 79 Hagendal H., 62 Hahm D. E., 45 Hall St. G., 100 Halm C., 100 Hamesse J., roo Hammerstaedt J., 79, 81 Hanson A. E., 78, II9 Harder R., 63 Harding Ph., 46 Harlfinger D., 58 Hase K. B., 63 Hay L., 59 HeegJ., 78 HeibergJ. L., 78, roo Heitsch E., 60, 61 Hemmerdinger B., 50, 61 Hendrikson G. L., 63 Herescu I., 56, 63 Heyworth S., II8, II9, 120, 137, 139 Hicken W. F., 138 Hoek A. van den, 39, 40, 42, 45 Hoffmann Ph., 45, 78, 79, 81, 98 Holford-Strevens L., 9, 44, 45 Hollis A. S., 120
Holwerda F., m Horsfall N., 9, 44, 63, 99 Indelli G., 81 Inwood B., 120 Jachmann G., 124, 130, 137, 138 Jacoby F., 46 Johnson W. A., 64 JongJ. R. de, 80 JouannaJ., II9 Kaibel G., 62 Kalbfleisch K., 79, 98 Kannicht R., 60, roo Kapp E., 131,133,138 Kassel R., 63, 99, II9, 120, 137 Kenney E. J., 99 Kidd I. G., 62 Kleberg T., 99, roo Klotz A., 31, 33, 43 Knox B. M. W., 57, 63 Koenen M. H., 80, 99 Koster S., 61 Kruiger J. D., 26 Ki.ihn J. H., 27, 62, 78, 79, II9 Kullmann W., 9 Lammert F., 64 Lasserre F., 27 Leary T. J., 28 Le Boulluec A., 45, 77 Legras B., ro5, II8 Leonardi C., 139 Lévy C., 81 Lewis, 26 Littré É., 79 Livrea E., 25, 61, 99 Lloyd-Jones H., 19, 59, 60, 61, Locher A., 31, 32, 33, 34, 36, 43, 44 Lodi T., 60 Long A. A., ror Longo Auricchio F., 80, 81, II9, 121 Lossau H. J., 61 Lukaszewicz A., 26
Maehler H., 59 MahéJ.-P., 79 Manetti D., 61, 78 Manfredi M., 25, 46, 60 MansfeldJ., 12, 78, 79, 84, 97, 98, 99, roo, I0I, 105, II8, 120 Marichal R, 60 Mariotti S., 63, 139 Marrou H. I., 97 Maspero J., 59 Massimilla G., 27, II9 McCartney E. S., 63 McDonnell M., 62 McNamee K., 81 Méhat A., 98 Mejer J., 19, 26, 38, 45 MenciG., 25 Messeri Savorelli G., 25, 26 Militello C., 121 Mimoumi S. C., 78 Moeliano B. M., 26 Morhof D. G., II Most G., 78, 80, II9 Mouraviev S., 24 Mugler C., 98 Mi.ihll P. Von der, roo Mi.iller I., 62, 66, 78, 81, 98 Mi.inzer F., 38, 45 Mutzenbecher A., roo Murgia C. E., u3, 120 Naas V., 9, 26, 33, 34, 35, 43, 44 NagyG., 64 Nautin P., 45 Nesselrath H.-G., 9, 28, 127, 138 Nicoll W. S. M., 131,138 Norden E., 56, 63 Ni:irrE., II8 Norsa M., 50, 59, 60, 61 Nutton V., 62 Obbink D., II7, 121 Orlandi G., 139 Page D. L., 59, 60, 61 Palmieri N., 62 Papanghelis Th. D., n9 ParcaM., 60
MacCoull L., 59 Macris C., 78 171
NELL'OFFICINA
Parsons P., 59, 109, II9, 121 Pasquali G., 51, 61, 123,124, 137 Pecere O., 120 Pernot L., 99, 100 Petitmengin P., 45, 78, 79, 92, 98, 100 Petrucci A., 47, 59 Pfaff F., 78 Pfeiffer R., 27, 97, 109 Philippson R., 72, 80 Pinelli L., 58 Pintaudi R., 26 Placcius V., II Plasberg O., 120 Pohlman E., 60 Prentice W. K., 13, 14, 18, 24 Preuschen E., 62 Puglia E., 25 Quinn K., 56, 63 Radermacher L., 27, II9 Radiciotti P., 23, 28, 59, 62 Radicke J., 100 Radt St., 100 Reeve M. D., 120, 129, 130, 138 Reinsch D., 58 Rengakos A., n9 Richard M., 54, 62 Richter C., 27 Ricks Chr., II8 Risselanda R. 80 Roberts C. H., 19, 22, 26, 27, 28, 59, 61 Robinson D. B., 138 RohdeE., 99 Rosato C., 98 Roselli A., 78 Ross D., 137 Rottlander R. C. A., 31, 32, 33, 36, 43, 44 Rudd N., 22, 27 Russo C. F., 14, 25 Sacchini F., II Saffrey H. D., 101 Salvadori Baldascino L., 81 Sandbach H., 45 Sbordone F., II9 Schaaber O., 36, 43, 43 Schade G., II9
DEI CLASSICI
Schaublin C., 120 Schenkeveld D. M., 58, 64 Scherer J., 45 Schlumberger J., 62 Schofield M., 134,139 Schrijvers P. H., 80, 99 Schroder B.-J., 81 Schubart W, 60, 61 Schiitrumpf E., 79 Schwartz E., 19, 26, 100 Scott W., 79 Sedley D., 25, 121,133,134, 138,139 Segonds A. Ph., 12, 79 Setaioli A., 120 Shackleton Bailey D. R., 28 Skeat T. C., 19, 22, 26, 27, 28, 59, 61, 91, 92, 99 Skydsgaard E., 33, 38, 44, 45, 80 Solmsen F., 15, 25, II8, 137, 139 Sommer R., 99 Spinelli E., II Stamatis E., 78 Starr R. J., 44, 63 Stockt L. van der, 29, 43 StrachanJ. C. G., 138 Sudhaus S., 71, 72, 75, 80, II9
INDICE DEI NOMI MODERNI
Wehrli F., 46, 97 Wendel C., 100, II9 WenkebachE.,27, 77,78 West L. M., 60 Westerink L. G., 79 Wilamowitz-MoellendorffU. von, 19, 26 Wilson, II8, n9, 120, 137, 139 Winterbottom M., 134, 135,139
WisseJ., 80 Wolke H., 27 Young D. C. C., 128,
11•1.,
'"·,
Ziegler K., n8 ZumboA., 60 Zwierlein O., 62, 120, 11·,.
, ,.,
Taran L., 27, 62, 79 Tepedino Guerra A., 121 Thion A., 100 ThomasJ. D., 44 Timpanaro S., 62 Trouillard J., 79 TuerkE., 45 Turner E. G., 25, 60 Uebel F., 59 Usener H., 27, II9 Vachoux Ph., II Valk H. L. M. van der, 99 Valenti V., 133,138 Valley G., 130, 138 Visky K., II8 Vitelli G., 50, 59, 60 Vitrac B., II Wallert A., 26 Walzer R., 137
173
111
Indice analitico
adnotare, 31-41 Agostino dettava talvolta le sue opere, 54 Ambrogio dettava talvolta le sue opere, 54 anagnostae (optimi), 90-1
mh6ypacpos,
Biblioteca di Ercolano (o di 1:il.,,l,·11,,,1 72, 76, 79-80, 90, 106-7, 115(,
avÉKOOTOS,83-4
Antigono di Caristo sull'"edizione" dei Dialoghi di Platone disponibile nell'Accademia, 104-5 c'x-rròcpwvfis, 54
Arriano pubblica le Diatribe e l' Enchiridion del suo maestro Epitetto, 93, 95 Attico (Tito Pomponio) "editore" di Cicerone, 90-1 Aulo Gellio e Macrobio, 38 e Panfila, 37 e Plinio il Vecchio, 36-8 Ausonio dettava i suoi versi, 53 autografi (manoscritti) di Augusto, 54 di Cicerone, 54 di Critoboulo d'Imbro, 47 di Dioscoro di Afroditopoli, 48 di Eustazio di Tessalonica, 47 (presunti) di Filodemo, 50 di Matteo di Efeso, 47 di Tiberio e Caio Gracco, 54 di Virgilio, 54 di una partitura musicale, 49 mhoypmpÉw,
54
autografia (dei testi letterari) Orazio e l', 52-3 Ovidio e l', 51-2 Plauto e l', 52 Quintiliano e l', 56
54-5
autographus, 54
Callimaco scriveva i suoi brogli.,,,, tavolette, 20 Catullo scriveva i suoi brogli:ll 1, ·.111., volette, 21 cerae, 19 xapTaptotOV, 19 xapTO:plOV,19 xapT!ÒIOV,19 XCTPTIOV, 19
chartula, 19 XEtpoypacpÉw,
54
XEtp6ypacpov,54
chirographum, 54 Cicerone aveva l'abitudine di ri1111in· , ...,, ,,11, ,, , 111: 11:,"·t "edizione" su pcrg:1111