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Italian Pages 128 [123] Year 2013
I ST I T U T O NA Z I O N A L E D I S T UDI SU L RI NA SC I MEN T O M E R I D I O N A L E st u d i · x i i.
Le edizioni dell’opera Di giovan battista della porta ANTONELLA ORLANDI
PIS A · R OMA F ABRIZ IO SERRA E D IT O RE MMXI I I
I ST I T U T O NA Z I O N A L E D I S T UDI SU L RI NA SC I MEN T O M E R I D I O N A L E st u d i · x i i. co l lana d i retta da ma rco s a n toro
Direttore Marco Santoro Comitato scientifico Michele Cataudella, Renata D’Agostino, Girolamo De Miranda, Cettina Lenza, Milena Montanile, Carmela Reale, Paola Zito
Le edizioni dell’opera Di giovan battista della porta ANTONELLA ORLANDI pre se n tazi on e d i marco s a n toro
PIS A · R OMA F ABRIZ IO SERRA E D IT O RE MMXI I I
Sono rigorosamente vietati la riproduzione, la traduzione, l’adattamento, anche parziale o per estratti, per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, compresi la copia fotostatica, il microfilm, la memorizzazione elettronica, ecc., senza la preventiva autorizzazione scritta della Fabrizio Serra editore®, Pisa · Roma. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge. * Proprietà riservata · All rights reserved © Copyright 2013 by Fabrizio Serra editore, Pisa · Roma. Fabrizio Serra editore incorporates the Imprints Accademia editoriale, Edizioni dell’Ateneo, Fabrizio Serra editore, Giardini editori e stampatori in Pisa, Gruppo editoriale internazionale and Istituti editoriali e poligrafici internazionali. * www.libraweb.net i s b n 978- 88 - 62 2 7- 59 9 - 6 i s b n e l ett ron i co 9 78 - 8 8 - 62 2 7- 6 0 0 - 9
SOMMARIO Marco Santoro, Presentazione
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Introduzione
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Catalogo
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Indice degli autori secondari Indice dei dedicatari Indice dei luoghi di stampa e dei tipografi/editori/librai Indice dei nomi citati nell’introduzione
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PRESENTAZIONE Marco Santoro
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apubblicazione di questo volume da parte dell’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento Meridionale matura in virtù di una triplice motivazione dalle palesi interconnessioni culturali e umane : in primo luogo costituisce l’approdo di una ricerca su un personaggio di particolare e suggestivo spicco nell’ambito della realtà rinascimentale partenopea, Giambattista Della Porta; in secondo luogo è il frutto qualificato di una studiosa di alto profilo, da anni partecipe della nostra attività; in terzo e fondamentale luogo rappresenta un doveroso quanto sentito e commosso omaggio ad una Collega e Amica che non si può esitare a considerare oltremodo meritevole della stima e dell’affetto da parte non solo del sottoscritto e dell’intero Consiglio direttivo ma anche dei molteplici soci dell’Istituto nonché di tanti che hanno avuto la fortuna di conoscerla e di apprezzarne le non comuni doti umane e scientifiche. Antonella ci ha prematuramente lasciati il 16 dicembre 2011. Ricercatrice nell’ambito delle scienze del libro presso l’Università di Roma “La Sapienza”, da anni ricopriva l’insegnamento di “Storia della stampa periodica”. Se non trascurava di coltivare interessi culturali personali, e si pensi ai suoi studi su Pasolini, a lei particolarmente caro, oppure a quelli sulla grafologia, e se parimenti in più riprese aveva evidenziato spiccate sensibilità bibliografiche, confortate da acutezza speculativa, e anche qui bastino pochi esempi, quali gli Indici approntati a più riprese per « La Bibliofilia » oppure gli stimolanti capitoli curati per l’Avviamento alla bibliografia, le prove di maggiore acribia metodologica, di più solida sistematicità, di più collaudata capacità di utilizzo delle fonti e di più raffinato stile critico è agevole coglierle nelle molteplici incursioni sullo scenario editoriale cinque/secentesco, saggiato ora nelle sue significative implicazioni paratestuali, ora nelle sue estrinsecazioni repertoriali ora nei suoi messaggi artistici, culturali e sociali di non semplice e certo di non univoca decodificazione. Da Toppi a Mandosio, da Calvi a Picinelli, ecc., numerosi sono stati i bio-bibliografi cinquesecenteschi, ora più ora meno noti, investigati da Antonella nel solco di un ampio e articolato progetto scientifico volto a dipanare con sapiente maestria matasse bibliografiche complesse in ottemperanza a personali e virtuose sollecitazioni ermeneutiche, disposte in un quadro dinamico quanto persuasivo di organici approfondimenti non solo di componenti e aspetti “tecnici” ma anche, e direi soprattutto, socio-culturali, saggiamente calibrati sulla contestualizzazione e sulla funzionale e redditizia utilizzazione delle fonti. Fra questi personaggi non può sorprendere che il Della Porta, proprio per la sua poliedricità umana e intellettuale e per il suo paradigmatico “valore” testimoniale, abbia provocato per anni in Antonella un intrigante e intrigato interesse, offrendosi quale ghiotto e certo non pretestuoso territorio di sperimentazione ; una sperimentazione, si badi, corroborata da montante acribia critica e confortata da esemplare maturità metodologica, ortodossamente impostata sulla sistematica e ineludibile ricognizione documentaria, sulla irreprensibile padronanza bibliologica, segnata in certi passaggi da innovative quanto pienamente condivisibili soluzioni analitico-descrittive, e sulla costruttiva finalizzazione dei dati acquisiti nella prospettiva dell’interpretazione e della sintesi storica, emancipata da stantii quanto noiosi vincoli pervicacemente eruditi.
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Da molto tempo, dunque, Antonella raccoglieva materiale di e su Della Porta, esaminava cataloghi tradizionali e opac, controllava e schedava edizioni ed esemplari (in Italia e all’estero), contattava biblioteche e istituzioni, allertava colleghi e amici, analizzava con passione e competenza la personalità e l’opera del partenopeo. L’esito ? Una ricchissima raccolta di dati, strutturati secondo rigorose procedure di archiviazione, e, nel contempo, una crescente padronanza dell’argomento che, come accade per tutti gli studiosi di razza, poteva sì garantire risposte ma soprattutto provocava ulteriori domande e una costante istanza di approfondimento e di comprensione a tutto tondo. Questa, in parte, la ragione per la quale Antonella non considerava del tutto “chiusa” la sua ricerca e avvertiva ancora la necessità di attivare ulteriori controlli e di valutare l’ipotesi di inoltrarsi in altri inesplorati percorsi interpretativi. Purtroppo non ha potuto realizzare in pieno il suo progetto ; mancava poco, davvero poco. Al momento della sua prematura scomparsa il cospicuo materiale raccolto, custodito nel suo computer, aveva comunque una sua precisa fisionomia e gli esiti del poderoso ed esemplare lavoro critico erano agevolmente enucleabili. Nel rispetto quindi dell’originaria impostazione strutturale prevista da Antonella e nel solco delle sue scelte bibliografico-bibliologiche e catalografiche, Samanta Segatori, Valentina Sestini e Paola Zito hanno curato la raccolta del materiale, hanno effettuato controlli (in specie per quelle pubblicazioni per le quali era agevole dedurre il desiderio di Antonella di verifiche definitive) e, quest’ultima, ha approntato i quattro preziosi Indici finali. Alle tre studiose va il nostro doveroso ringraziamento, come per altro doverosamente vanno ricordati e ringraziati bibliotecari, studiosi e colleghi che a vario titolo hanno agevolato con la loro affettuosa e competente disponibilità gli ultimi indispensabili controlli. In specie vanno menzionati Daniela Scialanga della Biblioteca Angelica, Pasqualino Avigliano della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e Marco Guardo della Biblioteca Corsiniana. Gratitudine, infine, va espressa a coloro che con affetto hanno sostenuto questa pubblicazione, doverosamente menzionati nella Tabula gratulatoria. A chiusura di questa pagina mi preme chiedere licenza per una breve annotazione del tutto personale. Ho conosciuto Antonella nel lontano 1986, appena giunto a Roma per ricoprire la cattedra di Bibliografia presso la Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari dell’Università “La Sapienza”. Fra gli studenti del mio primo corso c’era appunto Antonella, già in possesso di una laurea in Lettere conseguita col punteggio di 110 e lode, la cui vivacità intellettuale e il cui spessore culturale mi colpirono subito. Da allora la nostra collaborazione su vari fronti tematici è stata ininterrotta (dai molteplici progetti prin a Italinemo, da « Esperienze letterarie » ai « Nuovi Annali della ssab » ad altre numerose riviste, dall’organizzazione di convegni alla promozione di cicli seminariali, incontri di studio, ecc.) e ho avuto il privilegio non solo di apprezzare le sue doti umane, come tanti che hanno avuto la fortuna di conoscerla, ma altresì di comprendere e ammirare, “da vicino” e, credo, come nessun altro, vista la nostra assidua e pluriennale frequentazione, le sue straordinarie doti scientifiche e intellettuali. Posso quindi affermare, non per rituale retorica, che con la sua scomparsa il comparto della ricerca ha davvero perso una protagonista che nel corso degli anni avrebbe potuto continuare a recare un contributo di alto profilo e di encomiabile originalità speculativa.
TABULA GRATULATORIA Annalisa Antonelli Arigraf Lorenzo Baldacchini Edoardo Barbieri Biblioteca Statale Isontina, Gorizia Rosa Marisa Borraccini Casa Editrice Leo S. Olschki Paola Castellucci Anna Giulia Cavagna Marcello Ciocchetti Giovanni Colucci Gianfranco Crupi Gianluca D’Elia Attilio De Luca Giovanni Di Domenico Paolo Di Giovine Rosa Francesca Farina Federica Formiga Rita Gianfelice Rita Giuliani Giovanna Granata Marco Guardo Mauro Guerrini Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento Meridionale Giuseppe Lipari Marina Maggi Cristina Mantegna Francesca Manzari Stefano Marcelli Massimo Marini
Guido Melis Antonella Meniconi Giuseppe Motta Paola Pagano Loredana Palma Giovanni Papuli Giovanni Paoloni Tiziana Pesenti Alberto Petrucciani Alberta Pettoello Marina Raffaeli Carmen Reale Alfonso Ricca Beatrice Romiti Roberto Salsano Francesca Santoni Marco Santoro Elena Scrima Samanta Segatori Valentina Sestini Lavinia Spalanca Adele Spedicati Giovanni Solimine Maria Gioia Tavoni Federica Tinti Paolo Tinti Alessandra Tramontana Vincenzo Trombetta Daria Verzilli Maurizio Vivarelli Giancarlo Volpato Silvia Zanini Ida Zara Paola Zito
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INTRODUZIONE
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mb edue le edizioni in latino della Magiae, in 4 e in 20 libri, escono in prima istanza a Napoli, rispettivamente per i tipi di Cancer (1558) e di Salviani (1589) con eleganti formati in-folio, successivamente l’opera emigra in Europa per assumere un carattere più spiccatamente divulgativo. Oltre a circolare nella lingua dotta, il trattato è tradotto in diverse lingue, in italiano, in francese, in olandese e in tedesco, 1 a beneficio di una ricezione in ampi strati della popolazione alfabetizzata, culturalmente predisposta alla comunicazione scientifica. Gabrieli cita una fantomatica edizione del 1555 che risulta irreperibile. 2 La versione del 1558 è la base delle successive edizioni latine e delle traduzioni, che propongono un ridimensionamento significativo della confezione editoriale per un’opera che accentua gradualmente una vocazione manualistica e risente delle censure ecclesiastiche. 3 Le due versioni in latino ebbero una grande fortuna nel mercato europeo. Che Della Porta fosse autore coraggioso e persuaso del suo valore – oppure un adolescente con sindrome di onnipotenza come si direbbe oggi – capace di puntare in alto, lo dimostra la dedica della prima Magiae (1558) alla massima autorità secolare e cioè a Filippo II il Cattolico, di cui è invocata l’accettazione per conseguire un « fortissimo presidio e patrocinio ». È un atto piuttosto ardito per un esordiente coinvolgere un così alto patronato, ma il giovane scienziato appare davvero convinto e quasi invadente dato che torna alla fine del quarto libro, irritualmente, a rivolgersi al re di Spagna e di Napoli, scusandosi per omissioni ed eventuali lacune legati a processi di stampa. Lo scrittore si recò in Spagna per farne dono personale, insieme al De furtivis, dedicato, come vedremo, a Giovanni Soto, segretario napoletano di Filippo II « e dal Re fu molto ben visto », secondo una testimonianza di Cesi. 4 Anche agli “studiosi lettori” Della Porta chiede accettazione. Ed ha ragione perché sarà il pubblico il suo vero mecenate, chiamato anche a confrontrasi con gli strali dell’Inquisizione. Nella prefazione l’erudito spiega le motivazioni compositive e la natura della sua opera “precoce” – pubblicata a soli 23 anni, cominciata a 14 e ultimata a 15 – frutto di un’indefessa sperimentazione diurna e notturna di quanto tramandato dalla tradizione orale e scritta e promette di svelare i segreti. Un’opera enciclopedica basata sulla collazione delle fonti, sulla tecnica citazionale, è esito di una scrittura erudita che slitta talvolta nell’aneddotico, nel racconto del meraviglioso, nell’autobiografico. Si differenzia dai te
1 La Magia in 4 libri fu tradotta nel 1560 in italiano, nel 1565 in francese, nel 1566 in olandese e nel 1612 in tedesco ; l’edizione revisionata ed ampliata in 20 libri fu tradotta nel 1611 in italiano, nel 1606 in francese, nel 1658 in inglese e nel 1680 in tedesco. 2 Giuseppe Gabrieli, Bibliografia lincea, vol. i, Roma, Bardi, 1932. Cfr. Guglielmo Libri, Histoire des sciences mathématiques en Italie : depuis la renaissance des lettres jusqu’a a la fin du 17. siècle, Bologna, Forni, 1966. 3 Come è noto le vicende inquisitoriali e processuali per l’esigua documentazione sono state parzialmente ricostruite ; si rinvia ai contributi fondamentali di Luigi Amabile, Il Santo Officio della Inquisizione in Napoli, Città di Castello, tip. S. Lapi, 1892, p. 357 ; Francesco Fiorentino, Studi e ritratti della Rinascenza, Bari, Laterza, 1911, pp. 235-293 ; Giovanni Aquilecchia, Appunti su G. B. Della Porta e l’Inquisizione, « Studi Secenteschi », ix, 1968, pp. 4-31 ; Pasquale Lopez, Inquisizione, stampa e censura nel Regno di Napoli, Napoli, Delfino, 1974, pp. 153-160 ; Michaela Valente, Della Porta e l’Inquisizione. Nuovi documenti dell’Archivio del Sant’Uffizio, « Bruniana & Campanelliana », 1999, 5, pp. 415.434 ; Oreste Trabucco, Il corpus fisiognomico dellaportiano tra censura e autocensura, « Rinascimento », xliii, 2003, pp. 569-599 ; Paolo Piccari, Giovan Battista Della Porta : il filosofo, il retore, lo scienziato, Milano, Franco Angeli, 2007. 4 Si veda, a cura di Giuseppe Gabrieli, Il carteggio linceo della vecchia Accademia di Federico Cesi 1603-1630, Roma, Bardi, 1938, p. 236.
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sti dell’epoca che prediligono una struttura dialogica. Con una certa veemenza censura l’atteggiamento degli antichi, interessati a sentenze più che ad accertamemti empirici ; e tuttavia nel testo, infarcito di citazioni di auctoritates, Della Porta non tradisce la sua formazione umanistica e blandisce un certo furore iconoclasta. 1 La volontà di giovare ai posteri e di condividere con la comunità i risultati della sua laboriosa ricerca hanno vinto sul timore dell’ostilità dei detrattori, che cercheranno di confutare le sue verità. A conclusione della prefazione l’autore ci consegna il concetto sotteso alla sua visione della magia intesa come filosofia della natura, non certo come mera scienza artigianale o addirittura esoterica : «Qui enim naturae miraculis fidem non adhibent, ii modo quodam philosophiam conantur abolere». A tale precoce approdo era giunto quindi Della Porta, che confermerà in tarda età questo pensiero nel libro della sua vita, ceppo da cui germineranno i suoi studi particolari. Colpisce per la Magia di prima generazione la fioritura delle edizioni plantiniane, ben 7 dal 1560 al 1585, 2 a testimonianza della sua risonanza nella Repubblica dei letterati. Più emissioni per il 1560, con una nuova impressione delle pagine preliminari e del frontespizio in cui, in una variante, il sottotitolo diventa eccezionalmente titolo, De miraculis, come sarà nella traduzione in volgare. Il testo in corsivo è paragrafato con parole chiavi o frasi centrate in tondo, come si conviene ai trattati. Nel frontespizio la cornice a grottesche, con interpolazione di figure vegetali, cariatidi, sirene e l’incastonatura della marca del Plantin diventa un modello ; l’edizione dello Steels segue pedissequamente il dispositivo editoriale plantiniano, quasi da sembrare una contraffazione. Nel 1564 cambia il frontespizio. Le ultime edizioni (1576, 1585) appaiono meno curate con uno specchio di stampa più invasivo e compatto per l’adozione del carattere romano. Nel sec. xvii l’opera in tale versione non viene più pubblicata, cede totalmente il passo alla nuova arricchita Magia. Ma che la reputazione del Della Porta risentisse, oltre che del veleno dei detrattori, anche degli effetti banalizzanti della divulgazione commerciale dell’operetta al di fuori dei circuiti elitari della res publica literaria lo attestano le 15 edizioni, di cui 13 veneziane compresa l’editio princeps, della versione in volgare. De i miracoli è un manualetto destinato a un largo consumo, premiato da un uso precettistico se non addirittura didattico. Il libello, esordiente per i tipi di Avanzi nel 1560 con un nitido elzeviro, due anni dopo l’editio princeps napoletana, si caratterizza per la stabilità del profilo paratestuale, che lo rende immediatamente identificabile. Di questa versione non c’è un’edizione napoletana, probabilmente per motivi censori ; Della Porta, interessato soprattutto al libro in latino, ne affida la sorte alla smaliziata industria veneziana. Un trattato trasmutato in ricettario, potenziato dagli indici (dei capitoli e delle cose più notabili) e alleggerito delle pagine preliminari, ossia della dedica a Filippo II e della prefazione, con uno specchio di stampa via via sempre più compatto e quasi privo di spazi bianchi, diventa fortunata formula editoriale. Non c’è bisogno di appelli per un prodotto commerciale di ampia diffusione, affrancato da logiche mecenatistiche, volto a conquistare lettori e dunque unicamente
1 Così scrive Laura Balbiani, nel suo La Magia naturalis di Giovan Battista Della Porta lingua, cultura e scienza in Europa nella prima età moderna, Berna, Lang, 2001, p. 52 : « A differenza di quanto la prefazione poteva far supporre, le osservazioni critiche hanno un’importanza decisamente secondaria all’interno del testo, contraddistinto da un generale rispetto della tradizione. L’attività di verifica, annunciata come criterio discriminante per la raccolta delle informazioni, appare applicata in modo saltuario e piuttosto casuale, e non secondo criteri logici. Alcuni esperimenti molto semplici e facilmente controllabili (ad esempio il presunto potere di aglio e cipolle di influire sull’ago della bussola) non vengono affatto verificati sperimentalmente e vengono dati per veri, mentre Della Porta si sofferma a riflettere su animali a lui sconosciuti o afferma di avere verificato il potere del magnete di rivelare i tradimenti delle mogli ». 2 Non ho trovato traccia di un’edizione plantiniana del 1570 segnalata da Gabrieli.
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legato a dinamiche di mercato. Con tale veste corriva da libretto popolare sembra quasi inascoltato il monito dell’autore che vuole elevare un sapere applicato a scienza e nel primo capitolo avverte : « Voi dunque, che studiate questo mio libro, non habbiate altro pensiero, se non che l’operationi della Magia naturale, sono opere della natura, e questa arte è sua ministra e serva… e il Mago ministro, et non artefice ». La nuova Magia era stata annunciata al cardinale d’Este in una lettera del 27 giugno 1586 e avrebbe dovuto assumere il titolo Magnalia naturae (poi chiamata Enciclopedia). La Magia in xx libri edita per la prima volta nel 1589 e la Phytognomonica, uscita in due emissioni nel 1588 e nel 1589, ad opera di Salviani, sembrano per somiglianze paratestuali far parte di un progetto editoriale congiunto, mirante forse a promuovere la nuova opera di botanica del Della Porta sotto il tutorato di quella conosciuta. Il frontespizio è il medesimo : una massiccia cornice xilografica composta di quattro legni, utilizzati all’inizio dei capitoli come testate, al cui apice è collocata l’impresa dell’autore scienziato col motto « Aspicit et inspicit », consistente nella lince simbolo di acume visivo, adottata in seguito come emblema dall’Accademia dei Lincei. 1 Nella Magia revisionata l’intitolazione frontespiziale presenta una configurazione indicale che fornisce la nuova mappa dei contenuti dove chiaro appare l’approfondimento della ricerca ; inoltre all’interno fanno la loro comparsa alcune sobrie illustrazioni xilografiche (calamita, macchine per la distillazione, orologio ad acqua), parte integrante del testo, volute dall’autore, incisioni che saranno reiterate nelle edizioni in latino successive, tutte straniere. I nuovi dedicatari eletti da Della Porta sono patroni lontani dal clima controriformistico, colti e desiderosi di fama, esponenti della famiglia dalmata Bobali di Ragusa, Iuno per la Magia, Marino per la Phytognomonica. La prefazione assorbe quella precedente integrandola di nuovi argomenti : la nuova edizione vede la luce trent’anni dopo e fa tesoro di nuovi studi sui segreti della natura effettuati nell’arco di un’intera vita, il primato della modernità è affermato ormai senza indugio sul piano speculativo come esito di una ricerca indefessa impostata con metodo bibliografico ; 2 accalorata e lucida è la difesa dall’accusa di negromanzia recata dall’eretico Jean Bodin, che aveva additato alla pubblica censura dei benpensanti il cap. xxvi del secondo libro, riguardante la preparazione dell’unguento delle streghe, espunto nella nuova ampliata edizione. È mantenuta anche la prefazione con i riferimenti autobiografici, le accuse dei detrattori, la tipologia di scrittura usata. Nel 1611, lo stesso anno in cui Della Porta costituisce l’Accademia degli Oziosi con lo scopo di promuovere le lettere e le scienze, e un anno dopo il suo ingresso nell’Accademia dei Lincei, vede la luce la traduzione italiana della Magia naturale in xx libri, in due versioni a stampa, di cui è arduo cogliere le ‘secrete’ ragioni. Non era ancora spento l’eco del successo della versione in 4 libri con 10 edizioni veneziane già distribuite e una nascente ; l’amicizia con Federico Cesi contribuisce a intensificare l’istanza divulgativa di un’opera, che si era nel frattempo integrata e approfondita, a beneficio di un livello di pubblico più alto. In un’edizione è mantenuta buona parte del paratesto dell’editio princeps in latino (1589), pur nel contenimento della monumentalità di quella versione : l’esplicativa intitolazione frontespiziale, le xilografie, gli elementi esornativi come fregi e capilettera,
1 Giuseppe Olmi (La colonia lincea di Napoli, in Galileo e Napoli. Atti del Convegno (Napoli, 12-14 aprile 1984), a cura di Fabrizio Lomonaco e MaurizioTorrini, Napoli, Guida, 1987) sostiene la tesi del Gabrieli che il Cesi avesse letto la Magia e che « la scelta della lince come emblema accademico fosse in qualche modo collegabile alla presenza di figure di quest’animale nell’edizione del 1589 ». 2 Dalla traduzione italiana : « Noi scrivendo porremo prima l’opinione de nostri antichi, e de’ moderni, poi scriveremo appresso quando l’abbiamo esperimentate, se l’abbiamo ritrovate vere, e false appresso l’inuentioni nostre ; acciò veggano gli uomini dotti quanto la nostra età avanza quella de gli antichi … ».
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la prefazione con i riferimenti autobiografici, la difensiva contro le accuse dei detrattori, l’esposizione della metodologia seguita. Con questo titolo ci imbattiamo comunque nell’ennesimo caso bibliografico della produzione dellaportiana : due edizioni napoletane dell’opera caratterizzate da importanti varianti paratestuali che meritano attenzione. Una, per i tipi di Carlino e Vitale, ripropone l’intitolazione frontespiziale a sommario degli argomenti, è priva di dedica e di indici ; la seconda, per i tipi di Carlino finanziato dallo Scarano – ignota al Gabrieli – reca la dedica a Leonardo de Argensola, firmata dall’intraprendente Salvatore Scarano. La vertenza era forse esplosa per il ritardo del gradimento della dedica, firmata dall’editore, o per conflitti con l’autore che comunque continuò ad affidare i suoi libri al « furfante » Scarano nonostante le riserve. È questo un periodo di pieno fermento in cui Della Porta pensa anche a una nuova edizione lincea di tutte le sue opere e lavora alla summa enciclopedica, una sorta di terza edizione della Magia, la Taumatologia, come testimonia una lettera inviata a Cesi, il 1° giugno 1612 : « … Desidero saper se V. S. ha trattato alcuna cosa de imprimere i miei libri in più volumi ; che se ciò si farà, me ne venne la voglia tutti rifarli di nuovo. Io sto ordendo la tragedia di Ulisse, che per esser difficilissima, e che di sua morte si sa poco, però mi ci affatico ; attenderò ai miei libri, et risederanno nella Taumatologia, degni di me e di V. S... Mi rallegro del primo foglio fatto alla Magia … Ho ricevuto i fogli dell’opre mie et uno di quelli con la Magia. Il Scarano è il maggior furfante che si trovi, et prego Dio che non me li facci romper la testa ; ho fatto far tutte le figure bellissime, e spero di fargli stampare, però dimanda non le stampi ». Scarano è l’editore più importante di Della Porta : pubblica – oltre alla Fisionomia, come si è visto, e alla Magia (1611) – alcune opere teatrali. Georgio, Trappolaria (1611), I duo fratelli, Ulisse (1614), Furiosa (1618). Le incisioni commissionate, “figure bellissime” a cui accenna l’autore non è dato di sapere quali fossero, forse di una Magia mai stampata, ma l’epiteto fa senz’altro pensare a un rapporto problematico tra un autore esigente, co-editore, controllore delle stampe anche attraverso le illustrazioni, e un promotore editoriale, attento soprattutto agli aspetti mercantili dell’impresa. Il giorno dopo scrive al principe : « Qua in Napoli alcuni mercadanti venetiani vorrebbono stampare tutte l’opre mie, con grandissima spesa, ma vogliono per essi le dedicazioni : non m’è paruto conveniente farlo, nè penso farlo ». Chiede poi notizia di esemplari della Magia inviati allo Stelluti, procuratore ed economo dell’Accademia, alludendo ancora una volta a conflitti ambientali : « Desideria sapere che ha fatto il sig.r Francesco delle mie Magie : se l’ha anchora distribuite, e se alcuno volesse quelle restanti per Venetia o altrove, che pur che non restassero in Napoli mi contenteria brusciarle ». 1 Si voleva liberare di copie scomode, Della Porta, forse quelle dello Scarano ? Il mercato comunque sembra preferire le altre versioni della Magia e questa in volgare appare la più sfortunata, quasi la brutta copia di quella in latino, senza la presenza reale di un pubblico che potesse giustificarla e il fondamentale tutorato dell’autore che viene a mancare solo pochi anni dopo. Si attenua tuttavia l’impegno didascalico nell’assetto editoriale del trattato che in questa stampa è privo di indice interno, valendo dunque unicamente la divisione dei secreti in classi del frontespizio, mentre le illustrazioni (calamita, macchine per la distillazione, orologio ad acqua, ecc.) perdono la didascalia. Sono numerosi gli errori occorrenti, inevitabili in un work in progress. I cenacoli élitari dei dotti leggevano l’opera in latino ; questa versione integrata e approfondita si rivolge a un fronte di lettori più eterogeneo, colto, interessato a un sapere moderno di carattere applicativo. Ma è proprio il carattere ancora minoritario di questo pubblico a spiegare il
1 Dal carteggio sappiamo che Della Porta invia a Stelluti, procuratore ed economo dell’Accademia, ben 200 copie della Magia del 1611 « che le smaltisca come a lui pare, et a che prezzo le piace ».
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parziale successo di questa versione della Magia, a cui non seguiranno altre ristampe ed edizioni. Sembra che lo pseudonimo, Giovanni De Rosa, mascherasse la paternità autoriale della traduzione dell’opera. 1 Bisogna aspettare il 1677 per trovare il rilancio filologico di una nuova stampa emendata, ad opera di un editore intellettuale, Antonio Bulifon, e del suo scaltrito consulente, Pompeo Sarnelli, in un contesto ambientale più recettivo. Il libro è impreziosito dall’antiporta recante il ritratto calcografico dello scrittore incastonato in un campo invaso da oggetti che simboleggiano i suoi interessi, solo apparentemente multiformi (arnesi per la distillazione, cannone, cifrari, volti, figure geometriche, specchi e lenti, ecc), da un utile indice, da una Vita stilata da Sarnelli. Nella prefazione il Bulifon spiega la scelta che raccoglie in un’unità editoriale la Magia e l’inedita Chirofisonomia, conservata nella libraria di Lorenzo Crasso : « Il mio Torchio, che ad altro non attende, che a ravvivare le Opere de’ grandi ingegni … stabilì di stampare la Magia Naturale del gran Gio. Battista della Porta Napolitano, quale fu trasportata dalla lingua latina nella volgare Italiana. E questo motivo l’ebbi dal vederla desiderata anco da’ più dotti, non perchè essendo ella nella latina fosse nauseata ; ma solo perché nella volgare si vedeva abbondante di alcune materie curiose, che mancavano nella prima, la quale, così com’era, fu stimata meritevole d’essere tradotta in lingua Spagnuola, Francese, ed Arabica. Hor’io, che riverisco gl’ingegni Napolitani, come applauditi dall’universo, con ogni studio, e diligenza ho procurato farla emendare in quel miglior modo, che si è potuto, d’alcuni errori, che mutavano anco il senso, cagionati dalla stampa di quel tempo... ». Nella dedicatoria Bulifon magnifica, secondo i consueti schemi retorici, la famiglia Capece e chiede l’accettazione scontata del libro di un autore che è stato gloria per la patria. Nella prefazione Sarnelli, come Stelluti quaranta anni prima per la Fisonomia, spiega il movente del suo progetto di restauro della « stampa corrotta » della Magia e traccia la biografia del « celebratissimo Filosofo », ricostruendo tra l’altro il sistema delle relazioni del generoso erudito, tra cui importantissimo il sodalizio con il fratello Gian Vincenzo, le vicende della fondazione dell’Accademia degli Otiosi e dei Secreti, quelle dei rapporti con i lincei, la fama europea, l’iniqua campagna inquisitoriale, la napoletana Villa delle due Porte in cui l’erudito e il collezionista ricevevano i nobili. In attesa di sondaggi mirati sulla presenza effettiva della Magia nelle raccolte seicentesche, uno sguardo alle biblioteche immaginate può essere sintomatico della ricezione del bifrontismo ideologico del suo autore. Non è collocato il napoletano nel canone bibliografico ideale tracciato da Gabriel Naudé nell’Advis, forse per l’influsso dell’interpretazione demonologica di Bodin ; a distanza di due secoli è invece richiamato, anche se con piglio ironico, nel romanzo di Manzoni, dove è considerato più uno scienziato che un mago. Nella biblioteca di Don Ferrante (Promessi Sposi, cap. xxvii) l’opera del Della Porta è collocata nello scaffale della filosofia naturale insieme a Aristotele, a Plinio, a Cardano e ad Alberto Magno, attigua ma separata dalla nicchia dei libri di magia e stregoneria, dominata dall’opera del demonologo Martino Delrio, in cui il pedante secentista Don Ferrante, si era « internato di più, trattandosi … di scienza molto più in voga e più necessaria, e nella quale i fatti sono di molto maggiore importanza, e più a mano, da poterli verificare ». L’imago clipeata del frontespizio inciso dell’editio princeps della De humana physiognomonia pubblicata nel 1586, con il ritratto dell’autore e la cornice euritmica di gusto pre-barocco, ingemmata di figure di uomini e di animali che si richiamano per analogia da un lato all’altro, è il manifesto iconico dell’attività creativa del nostro autore. L’edizione è dedicata al protettore, il Cardinale Luigi d’Este, con argomentazioni originali, che ricorreranno
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Si rinvia all’edizione nazionale per dirimere la questione.
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nelle dediche successive, volte a magnificare non le imprese o il prestigio della stirpe, ma la maestà del’immagine corporea del Principe e i segni esteriori, inimitabili, omologhi di eccezionali doti dell’animo : « … sed quia tanta est oris tui dignitas, decus, maiestas, tanta est tui corporis parttium mutua proportio, ordo, concinnitas, rata, modulatio, ut singulares animi tui dotes, optimique mores vel aspectu solo liquido perlegantur, et solus sine aemulo clarus inter mortales praestes, nemo unquam audebit tuam naturam sperare ». Ci tiene l’autore, nel chiedere il patrocinio, a precisare che la fisiognomia non è invenzione sua, ma dottrina accreditata da studi antichi che vanno da Ermete ad Aristotele ad Avicenna, dottrina che si vuole epurare da interventi di epigoni dilettanti. Nelle successive edizioni in latino e in volgare la dedica cambia segno e diventa un testo a sé, posto sulla soglia dell’opera (Morum interpraetandi modus ex effigie Illustrissimi, & Reverendissimi D. Aloysii Cardinalis Estensis), una sorta di medaglione verbale in cui Della Porta non rinuncia a rendere omaggio al suo patrono, ormai estinto, e arricchisce il ritratto di tanti dettagli fisici, certamente paradigmatici. Come ci ricorda Marco Paoli, 1 in merito al codice delle dediche, un luogo tipico è l’appalesamento del nesso intercorrente tra il contenuto del testo e le peculiarità del patrono, 2 valore di pertinenza che in questo caso si rivela a tutto vantaggio del destinatario, la cui indole trova una rispondenza esemplare nelle tipologie fisionomiche delineate in un libro, destinato a diventare un classico del genere. Alla lode è conferito dunque uno statuto scientifico. Non si scade in sterile adulazione, non si svaluta retoricamente l’opera, ma il libro, per il suo valore intrinseco, diventa dispensatore di fama e di onori per il mecenate con cui l’autore avrà uno scambio quasi paritetico. Nell’attività editoriale Della Porta sembra riproporre le ambivalenze del suo pensiero, sospeso tra antichità e modernità : da una parte è sapiente utilizzatore del sistema mecenatistico delle dediche, dall’altra è conoscitore dei meccanismi del mercato editoriale entro cui è abile promotore delle sue opere. Da una lettera del Cesi (San Polo, 5 luglio, 1612) apprendiamo la ricerca strenua di dedicatari altolocati « Il Porta mi fa quasi disperare col pensar tuttavia ad altri Principi grandi, et trattarne, et poco è mancato non abbia trattato ancora con l’istesso Vicerè », eppure solo a due anni prima risale la dedica a Pietro di Castro, conte di Lemos, firmata dall’editore Scarano. Giovan Battista Della Porta riceve mercede per i suoi libri, esito sia del gradimento dei dedicatari sia del profitto per le buone vendite, come attestato da una lettera inviata al Cesi il 30 marzo 1612 : « … la robba ch’io possiedo è acquistata da me, da presenti che mi sono stati fatti da Principi grandi, dall’ill. mo da Este, e da Sua Maestà, e da altri et altri ; et ho guadagnato con i miei libri più di dodici mila ducati … ». La prassi dedicatoria dà i suoi frutti, ma sono difficili i rapporti con gli operatori del settore. Ritorniamo alla edizione vicana, uscita nello stesso anno della bolla sistina Coeli et Ter
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Marco Paoli, La dedica. Storia di una strategia editoriale (Italia, secoli xvi-xix), Lucca, Pacini Fazzi, 2009, p. 43. Giovan Battista della Porta, De humana physiognomonia: « Qui si dimostra il capo del Can bracco, co’l capo di Platone, il quale habbiam ritratto dalla sua statua di marmo, la qual si conserua nel Museo di Uicenzo della Porta mio fratello dottissimo, e diligentissimo conseruatore delle cose antiche » (p. 30). « Mira nella sottoscritta tauoletta l’effigie di C. Caligola Imperatore, nel quale si vede la larghezza della fronte assai chiaramente, come habbiamo ritratta dalle statue, e medaglie di bronzo di Uicenzo mio fratello » (p. 65) « Habbiamo ancora depinto il naso simo [sic] di Socrate co’l naso del Ceruo, da paragonarsi con quello, la cui effigie habbiam depinta dal museo del mio fratello, dalla sua statua di marmo » (p. 81) « Ci siamo sforzati sottoporui l’imagine della fronte di Asino, acciò si facesse manifesto la fronte rotonda alta, come si fusse fatta a compasso » (p. 67). « Qui si dimostra il capo del Can bracco, co’l capo di Platone, il quale habbiam ritratto dalla sua statua di marmo, la qual si conserua nel Museo di Uicenzo della Porta mio fratello dottissimo, e diligentissimo conseruatore delle cose antiche » (p. 30). E l’esemplificazione potrebbe continuare. 2
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rae. Alla fine dell’epistola stampata in corsivo è inserito un breve avviso in tondo, forse impresso per motivi censori in un secondo momento, 1 volto a certificare l’eticità di una scienza che, scevra da qualsiasi determinismo, non è lesiva del libero arbitrio : la scienza fisiognomica è « coniecturalis », così che i segni naturali indicano unicamente propensioni, mentre le azioni buone o cattive dipendono solo dalla volontà dell’uomo. Anche se forse esito di una soluzione tipografica improvvisata, è da notare che queste righe saranno stabilizzate in questa posizione di ponte tra l’epistola e l’opera, costituendo l’essenziale prefazione delle edizioni tedesche successive. Come attestano le didascalie volte a certificare la fedeltà della riproduzione, la serie delle incisioni, vero e proprio testo iconico in questo trattato, sono state seguite direttamente dal Della Porta che ha utilizzato fonti antiche e moderne di carattere enciclopedico, artistico, antiquario, reperite in collezioni e musei, tra cui, citatissimo, quello del fratello Gian Vincenzo. È presente un articolato proemio dalla funzione prefativa in cui lo scienziato umanista spiega l’utilità della fisiognomica per la formazione dell’uomo e la creazione di sistemi relazionali validi e civili, con un ricco apparato di citazioni di autori antichi. Come è noto, un decreto emanato a Venezia nel 1592 gli proibisce la pubblicazione della traduzione della Physiognomonia e in generale la stampa di opere prive dell’autorizzazione del Tribunale di Roma. In una terra particolarmente recettiva dell’opera dellaportiana, nel 1593 ad Hannover, vede la luce in piccolo formato una Phisignomonia rispettosa della struttura paratestuale della prima edizione (dedica al cardinale d’Este, avviso con intestazione Lectori S, ritratti, corposo apparato iconografico), ma emendata e integrata dagli indici che ben si convengono al carattere divulgativo della pubblicazione. Nel 1598 esce per i tipi del Longo una versione transitoria della Fisionomia dell’uomo in quattro libri, curata da Giovanni De Rosa, che sarà anche traduttore della Magia, come si è visto, probabilmente uno pseudonimo dello stesso autore, utilizzato per aggirare la censura romana del S. Uffizio. Della Porta aveva negli anni precedenti tentato di stampare l’opera a Venezia presso il libraio editore Barezzo Barezzi, incontrando però il veto dei magistrati veneti sulla pubblicazione del « libro de fisionomia in lingua volgate, né altro libro di sua composizione « che fosse privo « dell’espressa licenza del supremo Tribunale del Sant’Offizio di Roma ». 2 Solo dopo una lunga vertenza con Barezzi l’autore ottenne la restituzioni delle matrici in rame di rame” di sua proprietà. 3 La traiettoria redazionale dell’opera, condizionata dalle iniziative inquisitoriali, era tuttavia in pieno corso : solo un anno dopo uscirà per lo stesso editore il testo in latino di sei libri la cui traduzione verrà pubblicata nel 1610. È un work in progress dall’allestimento ingente, in termini di capitale e di lavoro, su cui anche questa volta sono pronte a scommettere, nonostante il rischio di scomuniche e ammende, le forze congiunte dell’officina napoletana (Longo, il binomio Carlino e Vitale, l’editore Scarano) a vantaggio di un prodotto di qualità, che una volta assestato, sarà commercializzato dagli artieri del nord. Un particolare paratestuale segnala la divisa grafica e iconica dei libri dellaportiani che fanno famiglia, ottenuta in virtù della regia dello stesso autore e degli scambi di materiali tra i tipografi : il grande fregio della dedica con la lince, come i capilettera, sembrano gli stessi comparsi nella Phytognomonica e
1 Di questo parere è Giovanni Aquilecchia (In facie prudentis rilucet sapientia. Appunti sulla letteratura metoposcopica tra Cinque e Seicento, « Giornale critico delle filosofia italiana », lxvi (1986), pp. 310-330) : « … un’inserzione preventiva nei confronti dell’Inquisizione poté essere effettuata solo a c. xxiiv, in calce all’epistola dedicatoria al Cardinale Luigi d’Este, nel mezzo della pagina con caratteri tipografici diversi (in tondo, mentre l’epistola è in corsivo) inchiostrati di fresco, su cinque righe che risultano impresse in quel luogo facendo torto all’economia e all’estetica della pagina, evidentemente per profittare di un preliminare spazio bianco ». 2 Il decreto, conservato nell’Archivio di Stato di Venezia, è stato pubblicato dal Fiorentino (p. 265). 3 Cfr. P. Lopez, Inquisizione, stampa e censura, cit., pp. 157-158.
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nella Magia del 1589, stampati da Salviani. L’edizione, che vanta nel frontespizio l’aggiunta di « cento ritratti di rame », è dedicata a Marcello Cavaniglia, il cui ritratto campeggia sul verso del frontespizio con la didascalia encomiastica « Digna Quidem Facies ». Il modulo grafico del testo è sempre lo stesso, con titoli in corsivo centrati ; l’indice delle cose notabili organizzato per soggetti. Nell’epistola, presumibilmente di carattere venale, Della Rosa loda l’intera stirpe illustre dei Cavaniglia, valenti nelle armi, le cui imprese sono narrate puntigliosamente, come nella voce di un repertorio genealogico. L’edizione in folio della versione definitiva dell’opera in sei libri, con data frontespiziale del 1599 ma uscita nel 1601, evoca le fattezze della vicana del 1586 di cui riprende, oltre alle diffuse scorrettezze, il ritratto-emblema dell’autore, quello del Cardinale d’Este, che resta il destinatario morale del libro, oggetto, come si è detto, di un agiografico cammeo fisionomico (Morum interpraetandi modus ex effigie Illustrissimi, et Reverendissimi D. Aloysii Cardinalis Estensis). Il nuovo dedicatario, modello psico-fisico ideale di un’altra tipologia umana, è Giulio Pallavicino ; il proemio diventa una funzionale prefazione. Verrà replicata nel 1602. Il 1610 è un anno intenso per il nostro scienziato ormai settantenne, ma sempre in attività, ascritto il 6 luglio ai Lincei. I torchi gemono e ben quattro opere vedono la luce tra cui la meno allineata, l’ultima redazione della Fisinomia dalla resa tipografica alquanto lacunosa. Alcuni anni dopo Francesco Stelluti, per motivare il suo progetto di realizzare un compendio intellegibile dell’opera, come vedremo, nell’indirizzo ai lettori così si esprime : « vscì assai scorretta, e con molti mancamenti, essendoui errori notabilissimi : onde sì per tal cagione, sì ancora per esser quella assai diffusa, e per le molte contradizioni, che vi si leggono ; essendo gli Autori citati dal Porta in detto Libro in molte cose varij tra loro ; e per le diuerse interpretationi, che si danno alli testi Greci di Polemone, e d’Adamantio, alterati in moti luoghi, e mancanti ; viene la lettura di essa grandemente a confondere la mente de’ Lettori, restandone con tanta perplessità, & ambiguità ; che non san poi ritrarne conclusione alcuna ». L’arduo abbinamento di testo e matrici calcografiche firmate ancora una volta da De Novo, presumibilmente di proprietà dell’autore, incide soprattutto sulla sequenza della foliazione spesso alterata, 1 problema che si era già presentato nell’edizione precedente. Si tenga presente che i lavori dellaportiani risultano di frequente inquinati da errori di varia natura, come denunciò lo stesso Cesi : « I stampatori e librari procuravano con ogni diligenza haver le opere sue, come quelle che da tutti erano desiderate e cercate, piene di cose recondite utili et nuove invenzioni, e andavano a Napoli sin di Germania a trovarlo, e con importunità talvolta gli cavorno di mano sino ad opre imperfette e farraginose, non dandogli tempo nè di ricopiarle in netto nè di rivederle, e per esser frettolosamente e molto abbreviate, dandogli d’intender quelli che l’intendevano bene, nè si curando poi d’altro che del guadagno. Molte poi de l’opre uscirono piene di scorrettioni e alterazioni ». 2 Tra le nuove immagini, « la degnissima faccia di Pico Mirandoliano », prototipo dell’icona dell’umanista (ripetuta due volte, pp. 278-289) ; la monumentale figura di Ercole di Palazzo Farnese in Roma « …doue si possono contemplare tutti i segni della fortezza » (p. 296) e all’inizio del terzo capitolo gli sfuggenti occhi « cavi e piccoli » del duca di Valentino e di Tamerlano. L’editio princeps, in folio, è “accresciuta” di rami per opera dello stesso autore come recita il frontespizio, del quale fornisce descrizione anche il Toppi. Il libro primo replica l’incipit dell’edizione del 1599, aggiunto per difesa dalla censura « che molte scienze divi
1 Cfr. quanto scrive il Gabrieli, che giudica l’edizione « in verità molto scorretta e di molto inferiore per carta, tipi e impressione, a quella di Vico Equense 1586 » (Bibliografia lincea, cit., p. 274). 2 Ivi, pp. 227-228 (in nota). Gabrieli non fa menzione delle due varianti dell’edizione.
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natrici sieno vane, palese e perniciose, e quanta sia grande l’eccellenza della Fisionomia, come nata da prinipij naturali ». La dedica al Vicerè reca la firma dell’editore Scarano, che con il consueto stile della diminutio giustifica l’azzardo di chiedere protezione al più alto patrono – e non poteva certo essere l’autore a osare tanto – con l’offerta, proporzionata, di un’opera ormai affermata che fin dal « suo primo apparire ha ripieno d’incredibile allegrezza l’Italia, e di tante speranze questo Regno di Napoli, che tocco a pena dallo sguardo suo si sente rinvigorito delle già quasi smarrite forze, e illustrato de’ suoi più vaghi splendori ». Difficilmente troviamo nelle dediche esternazioni così convinte sul valore di un testo, che pare un autentico best-seller. Ben quattro sono le edizioni pubblicate da Tozzi tra Padova e Vicenza, caratterizzate da un assortito dispositivo paratestuale, la cui valenza conservativa è garanzia di affermazione editoriale : lo stemma del dedicatario, nella fattispecie Paolo Frassinelli, l’epistola dedicatoria rivolta all’erudito agostiniano, l’icona del cardinale d’Este, con il relativo ritratto fisionomico laudativo, l’indice delle cose notabili, l’errata corrige, il colophon, l’apparato delle illustrazioni xilografiche per un’edizione più economica e divulgativa. Nella stampa del ’13 campeggia il ritratto pure xilografico dell’autore, lo stesso dell’editio princeps di Vico Equense. Per la dedica della ri-edizione di un’opera ormai conosciuta, e ampiamente collaudata sul mercato, entra nuovamente in pista lo stampatore che ha però bisogno di crediti di ortodossia e nella redazione ricalca lo schema dellaportiano. A un predicatore, maestro di teologia, Tozzi sceglie opportunamente di rivolgere « questa curiosa e famosa Opera della Fisionomia…per honorare il suo nome, e valore … e per far palese al Mondo la mia affettione verso di lei, e l’amicitia nostra ». Il fortunato libro non è certo dunque un « picciol dono » ma un vero e proprio gioiello, la cui offerta è segno di sentimenti nobili e dà lustro. Nelle edizioni successive, piuttosto ravvicinate, non muta il dedicatario, ma nel volume del ’22 cambia il testo dell’epistola per un destinatario che intanto accede « alla nuova degnità del Provincialato di cotesta onoratissima Provincia di Romagna » ; nelle pagine preliminari lo stampatore scrive che l’avanzamento della gloria di un « vero Religioso », oltre alla « eccellenza delle virtù sue » e all’« obligo della servitù mia », lo sospinge « a reiterare l’intitulatione in questa Terza impressione, sotto l’istesso suo glorioso nome ». Questa volta, inoltre, il dedicante chiede palesemente il gradimento secondo un rituale motivato dallo scopo più scopertamente venale dell’offerta : « Pregola ad aggradirla, con quell’animo, che li viene offerta : con che facendole riverente inchino ». Tozzi è un piccolo e sagace imprenditore : inventa nel ’15 – anno della morte dell’autore – una formula editoriale, che probabilmente Della Porta non avrebbe del tutto approvato perché lesiva dell’individualità dell’opera, ma è una formula di successo che sarà ripresa per tutto il secolo da Tomasini, Combi, Pezzana : abbina al testo dello scienziato napoletano, integrato dalla Fisonomia celeste, la Fisionomia naturale di Giovanni Ingegneri e nelle successive edizioni del ’22, del ’23 e del ’27 amplia l’offerta enciclopedica inserendo la Fisonomia di Polemone, tradotta dal greco al latino da Carlo Montecuccoli. Il volume plurimo del Tomasini pubblicato nel ’44 emula quelli del Tozzi – in cui l’opera dellaportiana è diventata manuale – incrementando il fortunato paradigma editoriale di due nuovi titoli, il trattato De i nei di Lodovico Settala, il Discorso sopra la natura di Livio Agrippa ; la miscellanea, che assembla testi solo apparentemente affini, sarà riproposta nel ’68 da Pezzana. L’edizione Combi del ’52 sembra ritornare agli antichi fasti paratestuali : è la Fisonomia pubblicata postuma dalla industria veneta, tradizionalmente omologatrice, di fattura più raffinata in cui sono riproposti le chiaroscurate incisioni calcografiche, tra cui in evidenza un ritratto dell’autore (sotto cui si legge « vera effigies Ioannis Baptistae Portae »), nonché
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un solido e arioso specchio di stampa. Anche la dedica, vergata dallo stampatore Giovanni La Noù, esprime l’intenzione operativa e culturale di un ritorno all’originale napoletano. Si fa riferimento alla cifra segreta dell’opera : « occhio più che Linceo da’ segni esterni nel di dentro penetrando, le più occulte inclinazioni dell’uomo distingue » e, come per il cardinale Luigi d’Este, anche per il nuovo ideale destinatario, Ottone Tackenio, nella epistola dedicatoria si inneggia a una personalità speciale in cui la scienza fisionomica e astrologica trova esemplari riscontri. L’indice dei soggetti è un reticolo fitto che avvolge l’intera materia del trattato. L’edizione della Fisonomia del ’37, curata da Francesco Stelluti, è un esemplare libro linceo, fondato sull’“arte sinoptica”, tenuta in gran conto da Federico Cesi, in cui la materia del trattato dellaportiano è compendiata in una rappresentazione spaziale e virtualmente tabellare resa con un simbolismo grafico di immediata visualizzazione. In questo singolare arrangiamento vengono epurate le illustrazioni, la cui funzione esplicativa è presa in carico dall’impianto fortemente didascalico del lavoro. Sappiamo che lo Stelluti, già venticinque anni prima, avrebbe dovuto occuparsi di una riduzione in versione italiana del trattato di matematica Elementorum Curvilineorum libri tres, per incarico di Cesi, ma il lavoro che non vide mai la luce, forse – ci viene da pensare – per l’opposizione dello stesso autore :
Già è finito di stampare il libro del Porta, de Circuli quadratura, ma ancora non gli abbiamo avuti dallo stampatore, sebene ha detto di darle questa sera … Ma il sig. Marchese mi ha ordinato che lo faccia volgare et lo commenti, il che spero fare quanto prima, et ridurlo a facilità tale, che da ogni minimo principiante possa essere inteso : sebene ho havuto difficultà di farlo capire ad alcuni principali Matematici di Roma, richiedendovisi molta speculatione et attenzione ; chè del resto le proposizioni per se stesse sono facilissime, come vedrete poi ancor voi. 1
Nella dedica al cardinale Francesco Barberini, Stelluti parafrasa il proemio del Della Porta : si sofferma sul tema dell’amicizia legato alla vera natura dell’uomo da indagare con strumenti appropriati. Se Socrate desiderava « una finestra nel petto dell’uomo », per scoprire istinti, pensieri e ambiguità, il libro rivela le tante finestre che il sommo Artefice ha aperto nel corpo di ogni singolo « accioche da quei manifesti segni ammoniti, sappiamo i buoni eleggere, e seguirli, e gli empi, e maligni conoscere, e fuggirli ». La Fisionomia è dunque una scienza utile, prosegue l’erudito, che aiuta i Signori a scegliere i servi e i ministri migliori e a perseguire il pubblico bene, argomentazione che fa ben sperare nel gradimento di un mecenate, particolarmente sensibile a questi temi. Nella prefazione il linceo sottolinea il valore storiografico dell’opera, accenna alla sua sfortunata vicenda editoriale e alla volontà di ripristinarne la semantica originaria, tradita dalla stampa, riducendo in « in tavole tutta la materia contenuta in detto Libro », sfrondata dell’apparato bibliografico delle citazioni e del corredo estetico e didascalico delle illustrazioni. Tutto è sacrificato dunque per « la mira della brevità ». Una riscrittura che per certi versi snatura il libro originario : si tratta di un restauro che trasforma un’enciclopedia umanistica in manuale d’uso, non proprio conforme alla volontà del’autore. Stelluti presenta il frontespizio-manifesto del libro con l’immagine correlata di teste e animali, riducendo drasticamente a icona una categoria concettuale portante dell’opera, quella dell’assonanza segreta tra profili umani e animali in nome di una visione sinergica del cosmo – la meno ortodossa rispetto al moderno linguaggio scientifico. Questa affermazione ci fa capire quale fosse il frontespizio scelto da Stelluti dato che l’edizione presenta una variante importante : due frontespizi calcografici incisi, uno, in perfetta sintonia con l’indirizzo ai lettori, propone una finestra
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Il testo è riportato nel carteggio curato dal Gabrieli, a p. 153.
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incorniciata con incastonate coppie simmetriche di volti e animali, l’altra in cui il ritratto dello scienziato napoletano è circondato da oggetti che sono gli emblemi del suo lavoro. L’impresa Scoriggio-Scarano pubblica la Celeste nel 1614. 1 La dedica, firmata da Scarano che si conferma nel bene e nel male l’editore del Della Porta in quegli anni, è rivolta al poeta nonché storico spagnolo Bartolomeo Leonardo de Argensola, cappellano del Vicerè conte di Lemos. Tributati gli onori a lui, continuatore dell’illustre tradizione della scuola aragonese, e al suo casato, il dedicante, dopo aver citato Carlo Giulio Cortese che lo spronò a osare tanto, rivendica a sé l’iniziativa della traduzione e dell’allestimento dell’apparato iconografico dell’edizione dellaportiana. Il registro della dedica manifesta, ancora una volta, una qualche diversione rispetto alla topica del genere, compatibile con un libro predestinato all’ampio consenso del pubblico in cui il dedicatante coglie « l’opportunità di poterle donar cosa proporzionata al suo merito ». Altro che picciol dono, altro che diminutio. Sulla pagina attigua le sestine di Cortese recano il sigillo accademico all’intera operazione. Dopo il battesimo napoletano, l’opera emigra nel Veneto, nella stamperia del solerte Tozzi, già gratificato dalle vendite della Fisionomia umana. Nella dedica dell’edizione del 1616, uscita dopo la morte dell’autore, lo stampatore chiede pegno all’abate Bernardino Guidoni per un’impresa sostenuta con molte spese e dall’esito felice : « la mia diligenza sarà veduta di bon occhio da chi vorrà leggere accuratamente questa mia Edizione, e conferirla con alcun’altra ». Nelle edizioni successive del Tozzi l’opera incrocia la Fisiomomia umana, come è stato notato, e diventa parte di una cospicua miscellanea. La dedica deve aver avuto esito positivo in quanto anche nelle edizioni successive del Tozzi, Benardino Guidoni, eletto a ideale tipo umano, se ne conferma patrono. L’argomentazione cardine verte sull’assoluta pertinenza tra opera e destinatario virtuoso, basata sul valore condiviso della perfezione. Solo nel 1603 è pubblicata dal Sottile a Napoli la Coelestis Physiognomoniae. Della Porta aveva resistito a richieste tedesche perché voleva che anche questo libro uscisse a Napoli con l’imprimatur. La prima edizione, in 4°, è senz’altro meno appariscente della Humana phisiognomonia, ma probabilmente più corretta. Confermata l’impostazione didattica con alcune illustrazioni calcografiche commentate, dal disegno piuttosto semplice, come le figure della luna e del sole e quella finale del mostro. L’edizione francese di Strasburgo, di tre anni più tardi, è più accurata, « perché propone forme latine più corrette », 2 anche se priva di didascalie delle illustrazioni come Della Porta stesso non avrebbe mai voluto. Osserviamo due emissioni vicine per il capostipite della fisionomia più difficile, la Phytognomonica : per i tipi di Salviani esce in prima battuta nel 1588 e in seconda nel 1589, appaiata alla Magia, che replica, come si è detto, la sontuosa monumentalità della confezione paratestuale. Della Porta sperava forse di agevolare il lancio del nuovo libro che si rifaceva alla stessa filosofia della natura e che tuttavia rimase un prodotto di nicchia, circolando solo in latino. L’internazionale mercato veneziano lo abbandonò, forse dopo un iniziale interessamento.
1 Sulla paternità della traduzione non c’è alcuna prova certa, e dunque ogni ipotesi è plausibile, come afferma lo stesso Paolella : « La traduzione napoletana, effettuata quasi certamente sull’edizione di Strasburgo del 1606 … fu probabilmente nota al Della Porta, ma non esiste alcun documento da cui si possa dedurre chi abbia eseguito la traduzione, né se sia stata mai approvata dall’autore … Tuttavia la fedeltà della traduzione, salvo qualche piccola omissione segnalata in apparato … potrebbe adombrare addirittura l’anonima presenza dello stesso autore preoccupato di redigere una versione corretta dell’opera e prevenire, in tal modo, un altro autorevole intervento dell’Inquisizione, come era già avvenuto a proposito delle fastidiose e spiacevoli vicende della pubblicazione in volgare della Humana Physiognomonia nel 1592 » (Giovan Battista Della Porta, Coelestis Physiognomonia, a cura 2 Ivi, p. xix. di Alfredo Paolella, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1996, p. 173).
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Uno stralcio della lettera spedita a Ulisse Aldrovandi, uno dei massimi esperti europei di botanica, conferma l’apprensione con cui il nostro scienziato seguiva la sorte anche di quest’opera per la quale chiedeva un giudizio da apporre in un’edizione veneziana che, a quanto pare, non vide mai la luce : « I giorni adietro mandai fuora un libro de fisonomia delle piante intitolato Physognomonica : dove per nuovo methodo s’investigano i vizii e virtù delle piante, et non ivi adesso intendere il parer d’alcun valent huomo che li ne parà. Sono molti in Alemagna e di colà me vien scritto che piace a moltissimi, ma non me scrivono cosa alcuna in particolare. Prego V. S. quanto posso, se l’ha visto, scrivermelo il suo parer che volendosi ristampar di nuovo in Venezia possa ricommodarlo, e se costi non ve ne fossero, harò pensiero inviargliene uno ». 1 Due anni dopo, una nuova edizione tedesca, l’ennesima francofortese, emendata, come sottolinea enfaticamente l’intitolazione frontespiziale e integrata dall’utile indice di argomenti, chiude la poco brillante vicenda editoriale cinquecentesca di questo testo, fondato sul concetto paracelsiano di “segnatura” e su una concezione organicistica della natura, composto di parole e illustrazioni xilografiche, raffiguranti trame analogiche tra piante e animali. 2 A parziale conclusione di questo complicato caso editoriale e bibliografico, per natura delle stampe e descrizione delle medesime, così paradigmatico dell’epoca cinque-seicentsca, è quanto mai utile proporre la testimonianza del Cesi, già trascritta da Gabrieli :
I stampatori e librari procuravano con ogni diligenza haver le opere sue, come quelle che da tutti erano desidrate e cercate, piene di cose recondite utili et nuove inventioni, e andavano a Napoli sin di Germania a trovarlo, e con importunità talvolta gli cavorno di mano sino ad opre imperfette e farraginose, non dandogli tempo nè di ricopiarle nè di rivederle, e per esser frettolosamente e molto abbreviate, dandogli d’intender quelli che l’intendevano bene, nè si curando poi d’altro che del guadagno. Molte poi de l’opre uscirono piene di scorrettioni e alterationi.
L’opera del Della Porta è essa stessa, tutta intera, un magmatico secretum ricco di zone d’ombra : a dispetto di tante pressioni e istanze contrastanti, censorie e autocensorie, mecenatistiche e mercantili, esoteriche e divulgative, mantiene nel segno di una strutturale e feconda ambivalenza il suo inconfondibile profilo. Al 1563 risale la prima uscita a Napoli, per i tipi di Scoto, dell’ennesima opera in progress e trasmutante, pubblicata con titoli diversi : il De furtivis, manuale in quattro libri di criptologia, con la risorsa di una originale dotazione iconografica composta da scenografici elementi mobili e cioè da ruote girevoli concentriche, con la corrispondenza tra numeri, lettere e segni, ruote in rilievo che il lettore può agilmente manovrare per decriptare cifrari complessi. Che lo scrittore tenesse molto a questa sua pluriennale ricerca, avente origine nella Magia (cap. xvi Delle cifre invisibili), lo dimostrano la scelta dell’uscita napoletana con un dedicatario importante come Giovanni Soto, segretario di Filippo II, e l’incisione del frontespizio con lo stemma del Regno cinto dal collare del Toson d’oro. L’idea di dischi rotanti sembra mutuata dall’arte inventiva e combinatoria di Raimondo Lullo, a cui aveva guardato anche Leon Battista Alberti, fondatore della crittografia occidentale con il De cyfris, pubblicato solo nel 1568 a Venezia. 3 È tuttavia con Giovanni Battista Della
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Faccio ancora riferimento al citato carteggio del Gabrieli (p. 266). Proprio allora – come è noto – Ferrante Imperato, autore della famosa Historia naturale (1599) realizzava a Napoli un museo naturale e, nel suo giardino, un orto botanico, che richiamò visitatori tra i più illustri esponenti della cultura scientifica dell’epoca. Nel novero, oltre a Della Porta, Fabio Colonna, il cui Phytobásanos appare nel 1592, e Ulisse Aldrovandi. 3 Per bibliografia e immagini si veda Paola Urbani, La crittografia dalle origini al secolo xviii in La scrittura segreta. Crittografie, enigmi, profezie. Mostra bibliografica. Roma, Biblioteca Casanatense 28 maggio-13 giugno 2009, Roma, Biblioteca di Orfeo, 2009, a cura di Paola Urbani e Rita Fioravanti, Roma, Biblioteca di Orfeo, 2009, pp. 7-40. 2
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Porta che la crittografia rinascimentale raggiunge il suo apice : « Della Porta fa suoi, integrandoli, i metodi di Tritemio e di Bellaso (che aveva creato una parola o frase-chiave facile da ricordare che andava sovrapposta al testo in chiaro e ripetuta per tutta la sua lunghezza) ». 1 Il crittografo Giovan Battista Bellaso accusa nel 1564 Della Porta di plagio della tavola reciproca di cui rivendica l’invenzione, secondo una prassi – com’è noto – all’epoca decisamente diffusa. Presumibilmente il lavoro di steganografia De furtivis incontra il favore del pubblico, come indirettamente testimoniano la contraffazione inglese di cui fu oggetto nel 1591 ad opera di John Wolf, specialista del genere – falso riconoscibile dal frontespizio con un semplice fregio al posto dell’immagine araldica dell’edizione autentica – e l’interesse del mercato francese già recettivo alla lezione del cifrario polialfabetico del crittografo Blaise de Vigenère, pubblicato nel 1586. La successiva edizione napoletana del 1602, curata dal Sottile, segna il traguardo della redazione dell’opera. Siamo alla vigilia della fondazione della colonia napoletana, in piena fase di rilancio dell’immagine del Della Porta. Il libro esibisce inchiostro rosso per alcune illustrazioni, scritture criptiche riquadrate da cornici tipografiche, un ricco apparato di tabelle, in sintonia con il nuovo corso linceo. Ma già l’edizione stampata a Montebéliard del 1593 rappresenta in tal senso un passaggio importante della composizione dell’opera, le Tabulae summam eorum propongono una sinossi con le parentesi graffe in perfetto stile accademico ; cambia anche il titolo che oltralpe assume stabilmente la dizione De occultis. Nel 1589 vede la luce per i tipi dell’accreditato Salviani, l’editore napoletano della Magia e della Phitognomonica, la prima operetta teatrale del Della Porta, L’Olimpia. La dedica, di taglio prefativo, firmata dal curatore Pompeo Barbarito e rivolta al nobile napoletano Don Giulio Gesualdo, fa riferimento a una prima rappresentazione di « un superbo apparato da virtuosissimi giovani » alla corte napoletana, al cospetto del viceré don Juan de Zuniga, conte di Miranda, e della maggior parte della nobiltà partenopea. Incrociando la data della dedica (15 agosto 1589) con quella dell’arrivo del viceré a Napoli (novembre del 1586) la rappresentazione può considerarsi avvenuta tra il 1587 e il 1588. 2 L’iniziativa editoriale compiuta, pare, senza la licenza dell’autore – così scrive forse simulando il curatore – vuole porre fine alla circolazione di tante copie scorrette e ripristinare la versione originale. Nella presentazione di una commedia « grave e artificiosa », composta dal Della Porta in età giovanile, è sottolineata la fedeltà ai modelli antichi e la presa di distanza dalla commedia dell’arte e cioè dalle « zannesche e disoneste che si fanno all’improvviso ». La formula peritestuale è gradita, se ritorna nella prima edizione della tragicommedia, così definita nel prologo, 3 Penelope, pubblicata dalla officina Cancer nel 1591, arricchita da una prefazione, verosimilmente autorizzata dello stesso Barbarito, che nella breve epistola dedicatoria rinnova a Gesualdo, già persuaso della qualità dell’autore, una nuova richiesta di patrocinio. Il libretto, che addirittura non reca nel frontespizio il nome dell’autore, desumibile dalla dedica, è ricco di elementi paratestuali, come una xilografia finale. L’editore scientifico, incoraggiato dal successo de L’Olimpia, intende proseguire nell’impegno di divulgazione delle « opere di Poesia » del Della Porta, che enumera puntigliosamente, « così poco stimate da lui medesimo » tanto da metterne a rischio integrità e conservazione. Inoltre, nell’avviso, accenna a un trattato « dove si vede l’arte vera di comporle »,
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Vedi supra, p. 9. Cfr. quanto scrive al riguardo Raffaele Sirri in Teatralità del teatro di G.B. della Porta, in L’edizione nazionale e l’opera di G. B. Della Porta. Atti del Convegno (Salerno, 23 maggio 2002), a cura di Milena Montanile, Pisa-Roma, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, 2004, pp. 69-82. 3 Si veda Paola Trivero, L’edizione delle tragedie, in L’edizione nazionale del teatro e l’opera di G. B. Della Porta, cit., pp. 84-90. 2
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ispirato a regole antiche e moderne, trattato che Bartolomeo Zannetti cita con il titolo De arti componendi comoedias nel suo opuscolo bibliografico allegato agli Elementorum. Si enunciano i principi di un’arte compositiva, diversa da quella praticata dai moderni risolta in pure facezie, e dunque strutturalmente originale, con « il ridicolo … sparso » e nella favola e nell’agnizione. La commedia verrà ri-edita a Venezia nel ’97 con alcuni interventi censori, di cui è da stabilire il livello di controllo e di consenso dell’autore, 1 e, priva di dedica, a Siena nel 1613, al momento dell’edizione nazionale solo menzionata e non inserita nello stemma testuale ; sbn ha consentito di rintracciarne una copia, conservata a Milano, presso la Biblioteca dell’Accademia dei Filodrammatici. Scrittore bifronte, caso non raro nell’eclettica accademia letteraria dell’epoca, lo scienziato aveva avuto già modo di farsi apprezzare. La discesa in campo nelle effimere vesti di autore di teatro è, nonostante la scelta partenopea dell’esordio, mimetica e lo sarà quasi sempre : Della Porta si nasconderà dietro curatori ed editori, sodali, autori di dediche e di prefazioni, a cui affiderà i suoi scritti, spesso non rivisti, circolanti nelle corti italiane e nelle accademie e anche nei teatri pubblici. Suoi i prologhi, con personificazioni astratte che offrono chiavi di lettura del testo teatrale che verrà, 2 pur assomigliando a volte a prefazioni-proemi, restano tuttavia in un’area paratestuale incerta, dato lo statuto drammaturgico della scrittura sospesa tra codice verbale e codice scenico. Eppure la lettura di questi testi congiunta a quella delle dediche, intrise di encomi, ma spesso non prive di alcune istanze di poetica, ci fa entrare, a volte, nel laboratorio di un comparto del teatro tardorinascimentale. Anche se per la libellistica teatrale è difficile pensare a un impegno organico sulla stampa da parte dell’autore simile a quello profuso per la trattatistica scientifica – molte di queste stampe, inoltre, sono legate a messinscene – si può ipotizzare in alcuni casi un’attenzione alla confezione delle opere, soprattutto nelle componenti peritestuali, con l’occhio puntato al mercato veneziano. 3 Per quel che riguarda la tradizione testuale le prime edizioni sembrano ovviamente le più affidabili, ma qualche occhiata alle vicende editoriali successive di alcune sue operette, Della Porta probabilmente la diede. Sparisce – e non poteva essere diversamente – il corredo iconografico che connota i trattati, ad eccezione, forse, della sobria decorazione di capilettera e fregi che ravviva la galleria della piatta tessitura tipografica che si snoda dal 1589 al 1628. Questa tipologia di produzione, oscillante tra il formato in 4° e in 12°, quasi sempre graficamente composta e ordinata, è allineata al modello editoriale poco appariscente dell’epoca, con dispositivi che nulla tradiscono di un progetto, seppur moderato, di rinnovamento di una scrittura teatrale marcatamente letteraria. 4 Se nella produzione scientifica rimane prodigiosamente in bilico tra la lince e il cannocchiale, i due emblemi del sapere antico e moderno, in quella teatrale il bipolare letterato si muove in una zona liminare tra Plauto e Terenzio
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A proposito di questa ristampa curata dai Sessa cfr. ivi, pp. 98-99. Cfr. Eugenio Refini, Appunti sull’uso della prosopopea nel prologo teatrale del Cinquecento, « Italianistica », xxxv (2006), 3, pp. 61-95. 3 Si veda il saggio di Marco Santoro, Appunti su alcuni componenti paratestuali delle edizioni dellaportiane, in L’edizione nazionale, cit., pp. 43-68. 4 A proposito della poetica teatrale dellaportiana, quanto mai appropriato è il giudizio critico di Alberto Granese (L’edizione delle commedie in L’edizione nazionale, cit., p. 101) : « La tecnica dell’improvvisa, la finale esigenza della recitazione (ben presente all’istinto teatrale dell’autore), l’equilibrato impasto di motivi della tradizione letteraria e di spunti della commedia dell’arte, l’edonistico virtuosismo verbale, spesso incline al linguaggio popolare (e che induce a ricordare grandi autori, come Pulci e Rabelais), convergono nella composita e duttile struttura della pièce dellaportiana, fino a caratterizzarne profondamente la ricca varietà dei contenuti e delle forme in un caleidoscopio, polifonico e “carnevalizzato” (per dirla con Bachtin) pastiche di elementi picareschi e moralistici, furfanteschi e idealistici, grotteschi e macabri, espressionisticamente deformanti la vita quotidiana e realisticamente rispecchianti un ben preciso momento storico ». 2
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e tecnica dell’improvvisa. Anche su questo fronte, dunque, il moderno passa attraverso l’attualizzazione dell’antico, in ragione della quale l’opera dellaportiana, alle soglie della modernità, rappresenta l’estrema testimonianza del declino di un sistema culturale, vissuto non come canto del cigno, ma con creatività a volte ironica, e a tratti con guizzi di « superiorità infingarda », 1 la cui eco sembra ancora avvertirsi tra le righe di un pensiero composito e ambivalente, per effetto di saturazione di conoscenze. In piena emergenza inquisitoriale Della Porta pubblica a Venezia nel 1592 il suo terzo poema drammatico, La fantesca, per i tipi del veneziano Giovan Battista Bonfadino. La dedica è rivolta dal curatore udinese Lorio Lorii Lauro al patrizio veneziano Luigi Bragadino, figlio di Giovanni, come recita il frontespizio, e come enfaticamente dichiara l’epistola vergata, secondo uno schema topico del genere, in omaggio a una famiglia « feconda di eroi ». Si conferma il dedicatario della prima edizione e anche il gradimento del pubblico con la ristampa dell’operetta nel 1596 per iniziativa della stessa officina, del tutto conforme alla prima pubblicazione. Nello stesso anno, con una produzione scientifica in pieno corso, è pubblicata in periferia, a Bergamo dall’autorevole Comin Ventura, una nuova commedia, La trappolaria. La princeps in 8° presenta una buona fattura editoriale, con i bianchi valorizzati dall’arioso specchio di stampa e un’impostazione grafica ben strutturata. La dedica protocollare è composta dall’editore scientifico Antonio de gl’Antoni, dietro cui si scorge la regia dell’autore, un mecenate locale. Le cinque stampe sono ricche di varianti tanto da far congetturare al curatore dell’edizione nazionale, oltre all’archetipo, da cui deriverebbe direttamente la stampa bergamasca, due copie diverse – forse modificate dalle rappresentazioni – per le altre edizioni. E così si arriva alla triologia del 1597, pubblicata a Venezia dagli intraprendenti editori Sessa, una nuova edizione che mette insieme La Trappolaria, rinnovata con una dedica, dai consueti toni encomiastici, composta da Ottavio Pisano e rivolta a Cesare d’Evoli, L’Olimpia e La fantesca riproposte con lo stesso fortunato apparato peritestuale. Pubblicata varie volte grazie a patrocini locali, questa commedia presenta dediche diverse, tra cui non manca quella, di taglio genealogico, del “fido” Scarano. Nel 1601 Somasco edita La Carbonaria e La Cintia, ambedue con la dizione frontespiziale mendace di ri-stampe, trattasi in verità di prime edizioni. Queste due commedie seguiranno un itinerario parallelo, pubblicate tre volte (1601, 1606, 1628), dagli stessi artieri, con la licenza di stampa, per ambedue, presente nella prima edizione della Cintia. La formula commerciale denunciata, « Novamente data in luce », ritorna anche nella prima edizione di operette successive e pare essere l’avviso di una stampa autorizzata. La prima, « sollazzevole, e morale Comedia », reca anche una nota di curiosità : è dedicata alla Signora Della Porta da Paolo Venturino, scelta senz’altro eccentrica, dellaportiana per l’appunto. La Signora è interpellata perché retoricamente interceda nell’avvicinamento all’Illustre consorte che ancora non vuole uscire allo scoperto con un’assunzione di chiara responsabilità autoriale e agisce sotto mentite spoglie, allestendo una piccola sceneggiatura. La consorte, bella e magnanima, è solo uno schermo, una dote dell’autore. In La Cintia il testo preliminare rientra in una piena logica di servizio, ripetendo il consueto schema inespressivo del dedicatore/servitore genuflesso di fronte all’illustre dedicatario (Giovanni Montoya di Cardona), e tuttavia si impenna in una conclusiva enunciazione di poetica, quando dice che la commedia è « quasi un specchio, e vero essemplare dell’umana vita ». Restiamo a Venezia con l’uscita della commedia Gli duoi fratelli rivali. Osservando a fondo, oltre la cortina artificiosa, alcune epistole preliminari di questi anni, si possono scorgere
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Cfr. Raffaele Sirri, Conclusione, ivi, pp. 103-109 : 103.
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dedicanti meno fintamente perplessi e maggiore persuasione sulla qualità del dono. Nella dedica, non troppo adulatoria, lo stampatore, Giovan Battista Ciotti, scrive ad Alessandro Gambalonga, che dovrebbe compiacersi di un’opera che sebbene « di poche carte e di poco volume » … [è] … « di Autore famoso e di valore » ; e ancora per la prima edizione del 1607 di Il moro il curatore Altobelli ostenta una certa sicurezza nel presentare il suo dono a Stefano Alessandro Segesser. Nel 1604, anno in cui si stringono i rapporti con Federico Cesi, nella dedica della prima edizione di La sorella un solerte editore napoletano, Lucrezio Nucci, rivolgendosi a Francesco Blanco torna alle usurate argomentazioni di Salviani del 1589 : la richiesta di patrocinio è motivata dall’assenza di licenza da parte del Della Porta che non vuole « ch’or nella sua vecchiaia appaiano i scherzi della sua giovinezza ». Ma la certezza della regolarità dell’opera teatrale, negata dai detrattori « moderni ingegni », e l’esigenza di fornire un testo depurato da errori sono i principali capi di difesa : ora come allora. Il programma editoriale annunciato di stampa delle altre commedie non ebbe comunque seguito. Nel 1606 vedono la luce a Venezia, oltre alle ri-edizioni di La carbonaria, La cintia, Gli duo fratelli rivali, due commedie prive di peritesto : Lo astrologo e La turca, autenticamente sconosciute come recita il frontespizio che enfatizza la grafica del lemma « Nuova ». Ma il camuffamento autoriale sembra gradualmente attenuarsi. Nella dedica di La Chiappinaria (1609) firmata dall’editore Bartolomeo Zannetti, i cui torchi gemono per De aeris, destinata al linceo Francesco Stelluti, Della Porta esibisce i suoi crediti non solo nelle scienze ma anche nell’opera drammatica. Con lo scudo dell’accademia nascente e del suo principe, il nostro può uscire allo scoperto e disvelare la sua metamorfica natura. Si rileva il tono diverso di questa dedica « dove da un canto si evidenziano le differenti modalità di ricezione del medesimo testo e, dall’altro, si rivendica la funzione educatrice dell’opera teatrale, che riesce a coniugare ‘utilità e piacere’ » e da cui informazioni preziose possono essere enucleate. Continua a essere stretto, nei fatti, il rapporto con il « furfante » Salvatore Scarano, editore di un altro scrittore eccentrico come Giovan Battista Basile. Sono ben sei le dediche di libri teatrali, editi da lui e da altri, recanti la firma di questo ingombrante mediatore. E torna lo Scarano ad essere menzionato nel frontespizio nel ruolo di editore e in quello acclarato di dedicante a Federico Cesi per la prima redazione di L’Ulisse, libello del 1614 in cui è presente, eccezionalmente, anche un avviso dove si protesta la conformità dei contenuti alla ideologia tridentina. Negli anni in cui tratta con il Cesi la pubblicazione omnia lincea della sua opera, Della Porta lavora alla complessa redazione della tragedia di Ulisse, « che per esser difficilissima, e che di sua morte si sa poco, però mi ci affatico ». 1 L’istanza di Scarano è presente anche nella tragedia Il Georgio, 2 dove però interviene un atto di rottura : la dedica rivolta al giovane Ferrante Rovito, segretario del Re, è firmata dall’autore : la ruffiana preghiera di accettazione riprende i temi consueti della lode con in più l’indicazione di una redazione pregressa, che s’intende onorare. La discesa in campo come dedicatore, ruolo riservato alle pubblicazioni scientifiche, può dipendere da fattori contingenti oppure da una particolare attenzione riservata a questa opera : il libretto presenta il peritesto più interessante con componimenti encomiastici di Basile. Come altrettanto eloquentemente dimostra anche la Penelope, è il suo un teatro squisitamente letterario. 3
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La lettera è nella più volte menzionata opera a cura del Gabrieli, pp. 226-227, n. 123. Si veda P. Trivero, L’edizione delle tragedie, cit., pp. 90-94. 3 Rinvio in proposito ai saggi di Nicoletta Mancinelli, Passione, norma e trasgressione. Gli effetti dell’amore nelle eroine di Giovan Battista della Porta e Françoise Decroisette, Penelope nelle tragedie di Giovan Battista Della Porta : da 2
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Tra le commedie pubblicate postume in prima edizione segnaliamo la ronciglionese Tabernaria (pubblicata senza imprimatur), con una dedica di Antonio Rossetti dove a esser lodato è soprattutto il grande filosofo e drammaturgo il cui ultimo parto non può non essere gradito al destinatario. Ma forse il testo più interessante è quello vergato dal solito Scarano nella edizione napoletana del 1615 di La Chiappinaria, una sorta di necrologio con l’allusione alla intensa frequentazione domestica con il Della Porta e al suo incarico gestionale di « mandar fuori l’opere sue ». Nel 1601 pubblica Fratelli rivali, il cui prologo costituisce, con quello della Carbonaria, il più importante documento di poetica teatrale del Della Porta, che, per altro, ostenta nelle dediche (in quella della Penelope in particolare) una enfatizzata, e dunque poco credibile trascuratezza e noncuranza a proposito delle opere drammatiche. Nel cammino dellaportiano possiamo distinguere un passaggio dal pensiero enciclopedico di filiazione umanistica a studi settoriali esposti in alcuni trattati scientifici la cui pubblicazione si addensa in particolare nel periodo linceo, senza tuttavia che si abiuri all’assunto iniziale di un sapere interconnesso. Lo scienziato lavora nell’ultima parte della sua vita a un’opera omnia, una specie di compendio-summa del suo ardito sapere scientifico 1 a cui fa più volte riferimento nella corrispondenza, con l’ambizione manifesta che Cesi e i lincei se ne facciano promotori di stampa. « … Attenderò poi a miei libri, et risiederanno nella Taumatologia degni di me e di V. S. » – scrive al principe. Questi libri sembrano rappresentare, a livello di fattura editoriale, un altro fronte abbastanza omogeneo dell’editoria dellaportiana, insieme a quello delle opere fondamentali – la Magia, il corpus delle Fisiognomie, il De furtivis – e a quello della produzione teatrale. I formati si ridimensionano nella comune e maneggevole misura dell’in-quarto, scompaiono i fasti scenografici, sostituiti in alcuni casi da immagini xilografiche interpolate con funzione dimostrativa in carte calcate, fitte di scrittura ma impresse con un sapiente uso della grafica e della paragrafazione, a volte con soggettazione a margine. Pubblicati tra Napoli e Roma, con due eccezioni tedesche, la pressoché stabile presenza del peritesto testimonia l’interessamento diretto dell’autore nella promozione e divulgazione delle sue opere che privilegia il mercato locale. Vediamo alcuni titoli. Nel 1566 vede la luce la traduzione del saggio di mnemotecnica l’Arte del ricordare, la versione originale uscirà solo nel 1602. Nel 1583 il trattato di agricoltura Suae Villae Pomarium, e l’anno dopo l’Olivetum, nel 1592 l’edizione integrata tedesca in 12 libri della Villae con un esplicativo titolo indice. Nel 1593 vede la luce il trattato d’ottica De refractione. Dopo alcuni anni nel 1601 è pubblicato in un unico volume napoletano Pneumaticorum e una prima versione in due libri del trattato di geometria Elementorum, la cui seconda edizione integrata del libro sulla quadratura del cerchio, dedicata a Cesi, uscirà a Napoli nel 1608 per i torchi di Carlino & Pace e a Roma nel 1610. Quattro anni prima viene edita a Napoli la rielaborazione in volgare del trattato sulla forza motrice del motore, Pneumaticorum, con il titolo I tre libri de’ spirituali, traduzione curata da Juan Escrivano. Con il De aeris trasmutationibus ci imbattiamo in un’altra vicenda testuale e bibliografica particolare del catalogo dellaportiano : in maniera analoga a quanto accade per gli Elementorum, prima stampa nel 1610 con i tipi dello Zannetti e seconda nel 1614 per Iacobo Mascardi, con un nuovo frontespizio, varianti nelle pagine preliminari e nel proemio. Si tratta verosimilmente di due emissioni di una stessa edizio
mito a personaggio, in La donna nel Rinascimento meridionale. Atti del Convegno internazionale (Roma, 11-13 novembre 2009), a cura di Marco Santoro, Pisa-Roma, Serra, 2010, rispettivamente pp. 91-104 e 169-180. 1 Cfr. al riguardo il non più recente, ma sempre pregnante contributo di Gioacchino Paparelli, Dalla Magia Naturale alla Taumatologia, « Filologia romanza », ii (1955), pp. 418-419.
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ne con un passaggio di materiale da un tipografo all’altro, nella fattispecie dallo Zanetti a Mascardi, secondo una prassi non rara all’epoca della stampa manuale. In tutte e due troneggia lo stemma del dedicatario, con l’arme di Federico Cesi. Il marchese romano in quegli anni sovvenziona diverse stampe : De distillatione, De munitione, Elementa curvilinea e perfino l’Ulisse. Erano anni critici per l’amicizia tra i due, sorretta da affinità e interessi materiali : il progetto di una colonia napoletana dell’accademia da affidare a Della Porta col titolo di Viceprincipe, nella convinzione che la sua fama europea avrebbe avuto significative ricadute positive anche sulla sede romana, di ciò costituisce eloquente testimonianza. La sua biblioteca-museo, inoltre, era tenuta nella massima considerazione dal Cesi (p. xii), sincero estimatore dello scienziato, che – forse fin dal 1589 – mirava ad incamerarla. Sta di fatto – come è noto – che così non accadde. L’edizione, tratta dall’autografo linceo, presenta la particolarità di una tavola sinottica ripiegata, inserita tra il proemio e il primo libro, in perfetto stile stellutiano, e nel fascicolo preliminare dell’emissione del 1610 due componimenti encomiastici, uno in greco del linceo Giovanni Demisiani di Cefalù e un altro in arabo di Marco Dobelio che, nella seconda emissione, vengono epurati. L’imprimatur viene concesso in data 10 luglio 1610 ; è il Cesi ancora una volta dedicatario dell’opera. Se, nel 1593, il De refractione – il trattato di ottica edito con il permesso del sant’Uffizio – veniva dedicato al figlio dell’amico e maestro Antonio Pisano, Ottavio, in segno di gratitudine per la memoria del padre, è ora la figura del Cesi, presidium, et dulce decus meum, a dominare nettamente, come inequivocabilmente attestano le stampe del De distillatione (1608, 1609, che ne richiamano anche la genealogia), del De aeris transmutatione e degli Elementorum (1610, 1614). Ancora a lui verrà offerta, nel 1614, la resa napoletana dei I duo fratelli simili sebbene a firma dello Scarano, e la sua presenza emerge pure nella dedica della Chiappinaria (1609), rivolta in questo caso allo Stelluti. Privi di dedica l’Ars reminiscendi (1602) e il De munitione, il celebre scritto sull’architettura militare.
NOTA AL CATALOGO
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a descrizione delle edizioni, ordinate cronologicamente, prevede la trascrizione diplomatica dei frontespizi, cui seguono le indicazioni di formato, segnatura, consistenza, carattere di stampa, eventuali elementi iconografici ed elenco dettagliato dei contributi paratestuali. Prefazioni, introduzioni, dediche e avvisi al lettore sono stati riportati per intero in calce alle schede la prima volta che compaiono ; si è ritenuto superfluo riproporli nelle rese successive, salvo nei casi in cui vi appaiano significativamente modificati. Al fine di agevolarne la lettura, pur nel rispetto di lessico e sintassi originali, ortografia e punteggiatura dei testi in italiano sono state uniformate all’uso corrente, ad eccezioni delle formule rituali, introduttive e conclusive.
Acronimi biblioteche BG, MAI = Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai BO, ARC = Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio BO, Dip. Astr. = B ologna, Biblioteca “Guido Horn d’Arturo” dell’Università e dell’Osservatorio Astronomico di Bologna BO, Univ = Bologna, Biblioteca Universitaria FI, BNC = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale FI, MAR = Firenze, Biblioteca Marucelliana MI, ACC FILOD = Milano, Biblioteca dell’Accademia dei filodrammatici MI, BR = Milano, Biblioteca Nazionale Braidense MO, STA = Monaco, Bayerische Staatsbibliothek PC, CO = Piacenza, Comunale Passerini-Landi PI, BU = Pisa, Biblioteca Universitaria RM, ALE = Roma, Biblioteca Universitaria Alessandrina RM, ANG = Roma, Biblioteca Angelica RM, CAS = Roma, Biblioteca Casanatense RM, COR = Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana RM, NAZ = Roma, Biblioteca Nazionale Centrale RM, SDM = Roma, Biblioteca del Dipartimento di medicina sperimentale e patologia – Sezione storia della medicina dell’Università degli studi di Roma La Sapienza RM, VAL = Roma, Biblioteca Vallicelliana VAT, APO = Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana
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CATALOGO 1558 1. MAGIAE NATVRALIS, // SIVE // DE MIRACVLIS // RERVM NATVRALIVM // LIBRI IIII. // [fregio] // IO. BAPTISTA // PORTA NEAPOLITANO // AVCTORE. // [fregio] // NEAPOLI // APUD MATTHIAM CANCER. // M. D. LVIII. // CVM GRATIA ET PRIVILEGIO // PER DECENNIVM. 2°, 30,5x21 (s.d.s. 24,6x13,8) ; a4, b4, A-T4, V7 [16] 163 [3] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. a 2r : dedica di Giovan Battista Della Porta a Filippo II il Cattolico ; a2v-a3v : prefazione di Giovan Battista Della Porta ; a4r-b4v : Experimentorum omnium magiae naturalis. Index ; b4v : errata corrige ; A1r-V6r : testo.
Philippo Regi Serenissimo et Catholico, Ioan. Baptista Porta Neapolitanvs. S. D. Eo semper ingenio fui, Invictissime Rex, ut si quid usquam, vel magnum, vel admirabile esset, in quo animi vires frangerentur, et vilefecerent, eo me oblectarem, eique totum addicere vellem. Diu mecum ab ineunte pueritia indefesso quodam studio cogitavi, quaenam esset scientia, neque animo hoc meo indigna, neque non illustris et Regia. Tandem comperi nullum esse maius sapientis opus, quam mirabilia opera efficere, quo quidem non animus solum intelligendo enutritur, sed corporis quoque sensus omnes affectibus alliciuntur et recreantur. Haec sublimis scientia in rerum, causarumque cognitione versatur, et dum naturae arcana persequitur, et investigat non vulgaria solum opera, ut in plerisque apparet, sed omni abdicata superstitione Naturae monstra quaedam, et miracula parit, et ita reliquas omnes excellit (divinam tamen Philosophiam mitto) ut illi caeterae artes, atque scientiae tanquam reginae famulari videantur. Iure ergo ut longe difficillimam, ita quoque excelsam, regiamque prae ceteris statuo. Cicero enim inquit : Neminem apud Persas regno potiri solitum qui prius Magiam non percepisset. Plato vero sic in Alcibiade ait : Imbuuntur Persarum Regum filii, ut ad mundanae Reipublicae exemplar, et ipsi suam Rempublicam administrare, distribuereque condiscant. Quid commemorem toto fere orbe clarissimos, Pythagoram, Democritum, Empedoclem, atque Platonem, cuius illi sic desiderio flagraverunt, ut ad hanc discendam orbem navigationibus peragraverint, exiliis potius, quam navigationibus susceptis, hanc deinde reversi praedicaverint, hanc in arcanis habuerint. Quid Reges Magos narrem ad adorandum Christum venientes, ceterosque multos in hac arte praeclaros, quorum nominibus antiquorum monumenta completa sunt ? In quibus quanto labore, quantisque vigiliis versatus sim, non quaerendo, sed periclitando, non sine familiaris rei iactura, ut te aliquo digno munere aliquando venerari possem, tum ex antiquorum fontibus hauserim multa, tum ex ingenii nostri rivulis nonnulla ipse adiecerim, profecto cogitabis. Hos igitur de naturali Magia libros (quanquam tibi non respondeant, non enim tanti sum, sat tamen erit voluisse) uti tuis auspiciis incoeptos, tibi uni Rex PHILIPPE dedico, tum ut haec nostra antiquis Regibus exculta scientia a tuo nomine, atque a tuo favore splendorem, et ornamentum accipiat, tum ut ab iis qui humiliore ingenio, tardoque sunt, meis studiis iniquiores erunt, per te fortissimum praesidium, et patrocinium consequantur. Vale.
Prefatio ad lectores En praecox opus, Lectores candidi, cui si ornamenti id addidissem, quod sane animo constitueram, fortasse pleniori obsequio abditarum naturae rerum, litterarumque praeavidos demererer. Hæc enim dum experirir cœperunt, non nulli ex aliorum laboribus gloriam aucupantes, cum tali sibi asscriberent munus, diversi undique scripta cudebant : et tam malevolorum potuit livor, ut cum avidius investigarentur, mutilata inordinataque in hominum lucem citius prodirent, quam putaramus, uti studiosus quisque animadvertere poterit : sic multa de philosophorum famigerato pharmaco illo, non iniucunda, inutiliaque omittuntur, pensique maioris, quae cum longum expostulassent tempus,
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in via erant. Multaque praeterea acri censorum virga nimis severe examinata delentur, lacerantur, et tolluntur, non sine meo dolore, quæ potius admiranda, et philosopho ingenioso dignissima, quam profani erant operis : unde cum illud non possim, quod velim, id necesse est velim, quod possum. Mihi cum ab ineunte aetate haec audiendi, cognoscendique innatum fuerit desiderium, adeo crevit, ubi aetas invaluit, ut accuratius pertinaci studio perdius, atque pernox, si qua extarent nostrorum maiorum monumenta revolverim, et si verbum protulerint, denotarim, nec minus aures adhibuimus sedulas, si qui haec percallerent, velea cognosci aliquo modo possent, et lecta, auditaque diuturna experientia explorabam, ne intentatum aliquod remaneret, cum saepe Ciceronis sententiae meminissem, qui sic inquit : Par est eos, qui generi humano res utilissimas, et perpensas, exploratas’que tradere concupierint, cuncta tentare, et nunquid ea experientiae responderent, denotabam : animo potius vera, quam falsa reperiendi : cum plane perspicerem non vana eos lucri spe, aut inanis gloriae affectatione ea futurae posteritati scriptis mandasse, quae perpetuo essent duratura, sed ut vera erverent naturae secreta, patefacerentque, haud sine minimo scribendi, inueniendique labore, et ubi veritati retulisse consona reperiebamus, non sane id mihi tam erat carum, quam quod eandem curam animos illi auxisse, ac sollicitavisse comperierim. At post longum naturalium rerum periculum, crebra est animadversione perspectum, clareque novimus in scribendo potius, quam explorando avidiores eos exitisse, cum a veritate multa longe aliena scribant, ex aliis alio commutuante, ac si ardua esset eorum operatio. Narrat Cato hederaceum vasculum suapte natura vinum propalare, an habeat immixtam aquam, cum vimum id, quod aquam habere putas, eodem mittas si enim dilutum fuerit vinum, effluere, et remanere aquam, cum vinum hederacea materia non contineat : et antiquitus vasa fingi solita, quae dilutum vinum explorarent, ad detegendas vindemiatorum fraudes excogitata. Transscribunt ab eo Plinius, et omnes fere : neque est aliquis tam longa successionis serie, qui id experiatur, nam contarium apparet, nec scimus qua ratione, aut experientia fuerint ducti. Ridet Galenus omnes protulisse, quod tritum ocymum celerrime scorpiones generet. Ipse enim inanibus experiens ollis, quotidie ad Solem concalefaciens ollis, maxima arte falsum deprehendit, et tamen leniter contusum lateribus humido loco, Soli expositum, eos procreat parvulos, qui tum in dies augescunt, nec ibi alios odore allectos accersiri. Quis credat insignes in nostra lingua auctores Plinium, et Albertum sæpissime falli ? quorum alter nobilis, rusticus alter mendax dicatur, cum ille aliorum testimonio fretus transcribat, hic suapte auctoritate mentiatur, nec in dicendo sibi satis constet, nec quae dicat de his noverit, et paginas saepe repleat, cuius modi solent vetulae effutire. Quid ceteros comemorem auctoritate clarissimos viros, qui si quae protulerint, ea non praesenti solum inspectione, res et simplicia noverunt opus subingredientia, sed alienis traditionibus con nato, et importuno quodam adiiciendi studio edocuerint, sic successive errores propagantur, et in immensum postremo angescunt, ut ne vestigium quidem eorum appareat, et aegre a primis cognoscantur, atque ut non solum difficilis experimenti, sed ne sine risu quidem frequenti legi possint. Praeterea multos omittimus, quos in praesentia recensere opus esse non duximus, qui circa salem, fabam, et aenigmatum quibusdam involucris, parabolis, et verborum commentis, data opera maximas tenebras offuderunt, dum mira ad posteros noscenda transmittunt, et montes pollicentur aureos : quis enim sciet, utrum talia noverunt, vel aliud, et diversum saepunumero scribant, quam creditum ab eis sit ? unde ingenia, quae sublimiora, et discendi cupidiora sunt, longissima temporis intercapedine detinentur, et tandem eorum animadvertentes inscitiam, quod se illa assequi posse diffidant, seseque operam, et oleum contrivisse intelligant, desperatione actos, contritos fero poenitet : alii deinde alieno periculo sapientes facti, prius haec odisse discant, quam nosse. Multi quoque dum mira narrant, ne verbum quidem proferunt vnum, unde aliquid occurset lucis, vel ingeniosi habeant, unde investigent : sed uti habent (credo) ex aliis, ita exhibuêre, cauti, ne uno detecti verbo, suam imperitiam prodant. Quod si me tali via usurum existimetis, multa profecto replevissem volumina, et in infinitum excresceret eorum numerus : quare hoc absit, sed quæ ex nostris naturalibus scientiis elegimus, quantulacunque fuerint vobis dedimus, nec tam pro eis utilia, quam ansam maiora excogitandi, conficiendique praebeant : incomprehensarum enim rerum infinita est multitudo ; et in immensum se porrigit, maiorque est, quam ab omnibus considerari possit. Ipsi enim omni ambitione omissa ambiguitateque, sine fuco, et fallaciis ea prodimus, quae tacuerunt diis, vel scientis invidia, vel noscentis inscitia, et quo tegebantur, dilaceravimus velum, ut quae hactenus prodigio
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sae naturae gremio, et promptuaris testatissimorum virorum delituerant, in lucem emergant, et quomodo explorari quaeque possint : ubi non iactantiam, non verborum involucra audietis, non aliorum authoritati confisus sum, nec nobis est visum honeste errare optimos sequendo duces, sed rudius et planius, ut potuimus, sumus loquuti, simplicia circumlocutionibus, et distinctionibus nominavimus. sine quo, multum tenebrarum effundi solet : legant haec omnes, quanquam me scio ex hoc, calumnia non cariturum, sed doctorum aures offensurum.ait enim Plato ad Dionysium : Philosophiam videntur ridiculam facere, qui agrestibus et prophanis viris haec tradere conantur. Sed reiiciatur haec ambitio, profligetur hæc invidia, generosi enim animi non sunt, et vincat posteros iuvandi voluntas : scio enim eis profutura, nec parum fructus studiis allatura. Transfert Cicero a Platone, nobis solùm non esse natos, ortusque nostri partem patriam, partem parentes, partem amicos vendicare. Id tamen non inficior, obticuisse me, aliqua transposuisse, verborumque anfractu celasse, non sic tamen, ut ingeniosus quisque non detegat, et percipiat : nec ab re id me potius fecisse censeatis, ne prophana turba, necdum philosophiae sacris initiata assequi ea possit, neve ad eorum manus dilata vilescat, id praecipue in noxiis, quaeque maioris fuerint ponderis. Vos autem, qui thesaurum prae manibus habetis, addite, demite, et quod facile vobis fuerit, germanum sensum ervite, et si experimenta occurrunt, aut vilia, aut nota, sine nausea praetermittantur, vobis enim non scripsimus, sed aliis, ut quaesitum quisque hauriat sibi cibum. Accipite igitur, studiosi Lectores, labores longos non sine studio, vigiliis, sumptibus, et incommodis plurimis, quo elargiuntur animo, et intellectus, animique ambiguitatem omnem, atque invidiam tollite, quae mentis aciem praestringere solent, et veritatem impedire, rectoque iudicio res perpendite, dum ea periclitamini, quae scripsimus : nam veritatem comperientes, meis fortasse studiis aequiores fueritis. Quamquam me non lateat inscios multos non defore, et omni seria re seriatos, qui haec horrescant, iisque invideant, et haec non solum falsa, sed ne posse quidem fieri temere affirment, dumque argumentis, et infinitis disputationibus verum eruere nituntur, faciunt nae intelligendo, ut nihil intelligant, et eorum prodatur inscitia : isti veluti prophani à Magiae nostrae liminibus arceri debent. Qui enim naturae miraculis fidem non adhibent, ii modo quodam philosophiam conantur abolere, quod si aliqua prraetermisimus, et inconcinne diximus, scio nil esse tam ornatum, quod expoliri non possit, nec tam plenum, quod incrementum recipere nequeat.
VAT, APO Racc. Gen. Scienze III 225 1560 2. MAGIÆ NA-// TVRALIS, // SIVE // DE MIRACVLIS // RERVM NATVRALIVM, // LIBRI IIII. // IO. BAPTISTA POR-// TA NEAPOLITANO // AVCTORE. // ANTVERPIÆ, // EX OFFICINA CHRISTO-// PHORI PLANTINI : // M. D. LX. // PRIVILEGIO REGIS. 8°, 16x9 (s.d.s. 13,9x7,3) ; A8, A-R8 [8] 135 [1] c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi A1v : privilegio ; A2r-A2v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Filippo II il Cattolico (v. p. e. 1558) ; A3r-A4v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. 1558) ; A5r-A8v : Experimentorum magiae naturalis index ; A1r-R7r : testo ; R7v : Haec, quod alioqui pagina vacasset, addidimus ex pictorio ; R8r : colophon (ANTVERPIÆ, //EXCVDEBAT CHRISTOPHO// RVS PLANTINVS KA-// LENDIS IVLII, // M.D.LX.) VAT, APO Racc. Gen. Medic. V 24
3. MAGIÆ NA-// TVRALIS, // SIVE // DE MIRACVLIS // RERVM NATVRALIVM, // LIBRI IIII. // IO. BAPTISTA POR-// TA NEAPOLITANO // AVCTORE. // ANTVERPIÆ, // EX OFFICINA CHRISTO-// PHORI PLANTINI : // M. D. LX. // PRIVILEGIO REGIS. 8°, 16,5x10 (s.d.s. 13,9x7,1) ; ¶8, A-R8 [8], 135, [1] c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi
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¶1v : privilegio ; ¶2r-¶2v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Filippo II il Cattolico (v. p. e. Magiae naturalis, 1558) ; ¶3r-¶4v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. Magiae naturalis, 1558) ¶5r-¶8v : Experimentorum magiae naturalis index ; A1r-R7r : testo ; R7v : Haec, quod alioqui pagina vacasset, addidimus ex pictorio ; R8r : colophon (ANTVERPIÆ, //EXCVDEBAT CHRISTOPHORVS // PLANTINVS KALENDIS // FEBRVARI, // M.D.LX.) PI, BU D.B.8.41.3
4. DE MIRACV-// LIS RERVM NATVRA-// LIVM LIBRI IIII. // IO. BAPTISTA POR= // TA NEAPOLITANO AVCTORE. // ANTVERPIAE, // EX OFFICINA CHRISTO// PHORI PLANTINI : // M. D. LX. // CVM GRATIA // ET PRIVILE- // GIO REGIS. 8°, 16,5x10 (s.d.s. 13,9x7,1) ; ¶8, A-R8 [8], 135, [1] c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi ¶1v : privilegio ; ¶2r-¶2v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Filippo II il Cattolico (v. p. e. Magiae naturalis, 1558) ; ¶3r-¶4v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. Magiae naturalis, 1558) ¶5r-¶8v : Experimentorum magiae naturalis index ; A1r-R7r : testo ; R7v : Haec, quod alioqui pagina vacasset, addidimus ex pictorio ; R8r : colophon (ANTVERPIÆ, //EXCVDEBAT CHRISTOPHORVS // PLANTINVS KALENDIS // FEBRVARI, // M.D.LX.) VAT, APO Racc. Gen. Scienze V. 313
5. D E I MIRACOLI // ET MARAVIGLIOSI EFFETTI // dalla natura prodotti. // LIBRI IIII, // DI GIOVANBATTISTA PORTA // Napolitano, nouamente tradotti di La //tino in lingua uolgare, et con // molta fatica illustrati. // CON DVE TAVOLE, L’VNA DÈ CA// pitoli, l’altra delle cose piu notabili.// COL PRIVILEGIO. // [marca] // IN VENETIA appresso Lodouico Auanzi. // MDLX. 8°, 15,5x10,5 (13x7,1) ; *8, **7, A-V8, X4 [15] 163 [1] c. ; front. con incis. ; cors. ; capilet. *2r-*6v : Tavola de i capitoli ; *7r-**7v : Tavola delle cose notabili ; A1r-X3r : testo. RM, ANG Z XV 14
1561 6. MAGIÆ NA-// TVRALIS, // SIVE // DE MIRACVLIS // RERVM NATVRALIVM, // LIBRI IIII. // IO. BAPTISTA POR-// TA NEAPOLITANO AVCTORE. // ANTVERPIÆ, // EX OFFICINA CHRISTO-// PHORI PLANTINI : // M. D. LXI. // PRIVILEGIO REGIS. 8°, 15,5x10 (s.d.s. 13,6x7,1) ; A8, A-R8 (- O4, O5) [8] 135 (-108,109) [1] c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi A1v : privilegio ; ¶2r-¶2v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Filippo II il Cattolico (v. p. e. 1558) ; A3r-A4v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. 1558) ; A5r-A8v : Experimentorum magiae naturalis index ; A1r-R7r : testo ; R7v : Haec, quod alioqui pagina vacasset, addidimus ex pictorio ; R8r : colophon. FI, BNC Magl. 19.9.213 (MO, STA Phys. m. 204)
7. M AGIAE // NATVRALIS, // SIVE // DE MIRACVLIS RE- // RVM NATVRALIVM // LIBRI IIII. // Ioanne Baptista Porta Nea-// politano Auctore // [marca] // LVGDVNI, // Apud Gulielmum Rouillium, sub Scuto Veneto // 1561.
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16°, 12x7,5 (s.d.s. 9,8x5,3) ; a-z , A-N [1] 2-283 [5] c. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; fregi a2r-a3v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Filippo II il Cattolico (v. p. e. 1558) ; a4r-a7v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. 1558) ; a8r-N3v : testo ; N4r-N8r : Experimentorum magiae natvralis index. MO, STA Phys. m. 205 8
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1562 8. MAGIÆ NATV= // RALIS, SIVE DE MI- // RACVLIS RERVM NA- // turalium, Libri IIII. Io= // anne Baptista Por= // ta Neapolitano // Auctore. // [marca] // COLONIAE APVD IO= // hannem Birckmannum et Wernerum // Richvuinum 1562. 12°, 12,5x7,5 (s.d.s. 9,6x4,8) ; A-Z12, Aa-Cc12 [8], 307 [ma 297], [7] c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. A2r-A4r : dedica di Govan Battista Della Porta a Filippo II il Cattolico (v. p. e. 1558) ; A4vA8v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. 1558) ; A9r-Cc5r : testo ; Cc5v-Cc12v : Experimentorum magiae naturalis index. MO, STA Phys. m. 208
9. MAGIÆ NA-// TVRALIS, // SIVE // DE MIRACVLIS // RERVM NATVRALIVM, // LIBRI IIII. // IO. BAPTISTA POR-// TA NEAPOLITANO AVCTORE. // ANTVERPIÆ, // In ædibus Ioannis Steelsij // M. D. LXII. // PRIVILEGIO REGIS. 8°, 16x10,5 (s.d.s. 13,1x7,1) ; *8, A-R8 [8], 135, [1] c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi *1v : privilegio ; *2r-*2v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Filippo II il Cattolico (v. p. e. 1558) ; *3r-*4v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. 1558) ; *5r-*8v : Experimentorum magiae naturalis index ; A1r-R7r : testo ; R7v : Haec, quod alioqui pagina vacasset, addidimus ex pictorio ; R8 : bianca. MO, STA Phys. m. 206
10. D E I MIRACOLI // ET MARAVIGLIOSI EFFETTI // dalla natura prodotti. // LIBRI I I I I. // DI GIOVANBATTISTA PORTA // Napolitano, nuouamente tradotti di La= // tino in lingua volgare, et con // molta fatica illustrati. // CON DVE TAVOLE, L’VNA DE’ // Capitoli, l’altra delle cose piu notabili. // CON PRIVILEGIO. // [marca] // IN VENETIA, Appresso Lodouico Auanzo. // M D L X I I. 8°, 15,5x10 (s.d.s. 13x17,1) ; a-b8, A-S8, T4 [16], 148 c. ; front. con incis. ; cors. ; capilet. a2r-a6v : Tavola de i capitoli della sapienza naturale ; a7r-b7r : Tavola delle cose notabili ; b8 : bianca ; A1r-T4r : testo. MO, STA Phys. m. 227
1563 11. DE // FVRTIVIS // LITERARVM NOTIS, // VVLGÒ // DE // ZIFERIS // LIBRI IIII· // IOAN. BAPTISTA PORTA // NEAPOLITANO AVTORE. // [stemma] // CVM PRIVILEGIO // NEAPOLI, // Apud Ioa. Mariam Scotum. MDLXIII. 4°, 21x15 (s.d.s. 17,4x10,8) ; †4, *4, †2, A-Z4, Aa-Dd4, Ee6 [20], 228 p. ; front. inciso ; rom. ; capilet., xilog. ; fregi †2r-†2v : dedica di Giovanni Maria Scoto a Giovanni Soto ; †3r- *4r : Eorum quae in opere
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tractantur index ; *4r : registro delle segnature ; *4v : errata corrige ; *4v : licenza di stampa ; †1r- †2r : prefazione di Giovan Battista Della Porta ; A1r-Ee6v : testo ; Ee6v : colophon.
Excellenti viro Ioanni Soto Philippi regis in hoc regno a’ secretis, Ioa. Maria Scotus. Ego quidem Sote clarissime in libris, operibusque dedicandis illud in primis observandum arbitror, ut iis dedicentur, qui sua nos valeant autoritate a quibuscunque obtrectatoribus defendere, ac tueri. Quod facile assequemur, si delectum aliquem habebimus in libris nuncupandis, ne cuiquam nuncupemus, qui non et iis vehementer delectetur, et de eisdem gravissimum ferre iudicium minime posse videatur. Qua in re a compluribus hominibus hac nostra tempestate peccatum esse video, qui haud veriti sunt ingeniorum monimenta quibusdam Principibus consacrare, qui non modo ea non intelligere, aut re vera approbare ; sed ne inspicere quidem unquam potuerunt. Longe aliter ego facere semper decrevi, vir amplissime, in operibus, quotquot meo sumptu typis excusa in lucem prodibunt : deligamque semper aliquem ex gravissimis viris, iisdemque bene merentibus, cui dedicem, quod si unquam antea, nunc certe maxime prestiti qui cum opus Domini Ioa. Baptistae Portae de clandestinis literis, secretisque notis, quas Ziferas vocant, typis meis imprimendum suscepissem, te unum potissimum delegi, cui iure quodam optimo nuncuparem. Tu enim is es, qui eiuscemodi studiis magnopere delectaris, in eisque mirum in modum excellere videris. Accedit ad haec amor ille tuus, atque incredibile studium erga nostram hanc artem Typographicam, quam, cum totus fis in ornanda Neapolitana repubblica, ideoque ; te in nobilissimum huiusce urbis Patritiorum ordinem cooptari volueris, speramus in dies Neapoli auctorem, luculentioremque tua opera, et consilio futuram. Ut interim sileam virtutes illas animi tui egregias, ac vere divinas : quae vel solae me ad hoc vehementissime hortari possent, atque etiam impellere. Tuae igitur partes erunt, pro tua illa singulari humanitate, animique celsitate, quod tibi toto animo, ac sincere nuncupamus, hilari fronte accipere ; et me tui observantissimum in tuorum numero retinere.
Ad lectores praefatio Requirenti mihi veterum in omni rerum genere quaedam manuscripta monumenta, ut arcani quid et abditi inde depromerem (ita me semper ad haec propensum natura tulit) cum non semel contigisset in obscuras quasdam notas, et characteres impingere : quibus scriptores dum legentibus invident rerum cognitionem, ex industria solent sua scripta occultare, ea dimittere saepenumero congebar, ad quae magis cupiditas animum accendebat. Verum cum ea sit hominum conditio, ut quae multum appetimus, eo ardentius appetamus, quo ad ea assequenda maior esse solet difficultas, ea de causa factum est, ut substituerim non prius ab incoepto desistere, quam omnes eiusmodi notas, quae occurrerant interpretater, nec voto fortunae beneficium defuit : characterum enim significationem accuratius perquirenti, et in hoc non parum elaboranti, res ita faeliciter cessit, ut huic mox inquisitioni serio addictus, non paucas eiusmodi notas interpretarer, quod cum de caetero aliquandiu enixus quaesi vissem, ita profeci, ut collectis eiusmodi quam plurimis characteribus, cum multiplex esset ratio interpretandi, et multorum scriptorum collatione comprobata, de illis librum conscribere decreverim, sed quomodo id fieret, recte primum neque ipse satis intelligebam, quare circa initia, ut nonnulla ad hoc oportuna colligerem, quae libro formam traderent, mihi labor fuit non modicus, calamo demum nonnullas praeceptiones, quæ se memoriae statim offerebant, commissi : ne in iis perquirendis, quoties opus esset nimis elaborarem, neque enim sperabam rerum varietate in tantum posse opus excrescere, si quidem cum huic rei intentus operam navarem, (quid enim labor non efficit ?) tantum profeci, ut brevi allatas undique epistolas huiusmodi notis scriptas, amicis rogantibus interpretarer, unde eam de me apud eorum animos admirationem excitavi, ut non defuerint literarum imperiti, qui hoc mihi non aliunde, quam ex arte magica, vel alicuius numinis afflatu provenire existimarent, quod totum ratio contextus ex orthographiae petita fontibus satis aperte indicabat. Sed ut videant, quibus regulis in his progrederer, quas colligeram per hos dies, dum animus gravioribus curis feriatus, levioribus his studiis incumbit, typis excudendum curare statueram. Verum cogitans quam variis hominum indiciis, et zoilorum obtrectationibus, qui sui ingenii acumen in aliorum laboribus solent experiri, illi exponerentur, qui libros in publicum emittunt, statui (lectores humanisimi) hoc opus tandiu apud me reservari, donec illud cum aliorum librorum classe, quorum nomina in nostrae Encyclopediae indice protulimus, simul absolutum
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ederetur. Sed pluribus tandem rationibus necesse fuit consilium mutare, cum enim huius operis fama vulgaretur, dum adhuc sub incude esset, partim amicorum non paucis efflagitationibus, quos magna iamdudum legendi cupido operis incesserat, et partim invidorum motus impulsibus, qui eius rei, cum a nemine hactenus fuisset pertentata, honorem hunc nobis invidebant, commodum duxi rem ulterius non differre, sed diligenter editionem festinare. Nos vero negotium hoc totum in duas partes dividemus : scilicet occulte significare, et significata percipere, uni primum et secundum, alteri tertium et quartum librum dedimus. Signa, quibus significamus, vocalia, semivocalia, et muta, quomodo fiant, ex veterum et recentiorum praeceptionibus, visibilia, quaeque visum effugiant, uniuerso primo libro conscripsimus, scripta vero literis charta exaratis, et quae interceptorem eludant, quae labore, quaeque minime interpretari possunt, postremo, quae non solum intelligi, sed ne suspicionem quidem inferant, secundo libro docuimus. Tertio quomodo interpretari scripta debeant, exempla duo apposuimus, unde lector reliquia valeat interpretari. Demum quarto libro tabulas conscripsimus, quarum auxilio verba facilius quaesita reperiri possent, ne quid facilitatis et diligentiae huic negotio deesse videretur.
RM, ANG IIIII. 2. 27 12. MAGIÆ NATV= // RALIS, SIVE DE MI= // RACVLIS RERVM NA- // turalium, Libri IIII. Io= // anne Baptista Por=// ta Neapolitano // Auctore. // [marca] // COLONIAE APVD IO= // hannem Birckmannum et Wernerum // Richvuinum 1563. 12°, 12x8 (s.d.s. 9,6x4,8) ; A-Z12, Aa-Cc12 [8], 307, [7] c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. A2r-A4r : dedica di Govan Battista Della Porta a Filippo II il Cattolico (v. p. e. 1558) ; A4vA8v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. 1558) ; A9r-Cc5r : testo ; Cc5v-Cc12v : Experimentorum magiae naturalis index. Emissione dell’edizione del 1562. MO, STA Phys. m. 209
1564 13. M AGIÆ NATURALIS, // SIVE // DE MIRACVLIS RERVM // NATURALIVM // LIBRI IIII.// IO. BAPTISTA PORTA NEAPO-// LITANO AVCTORE. // [marca] // ANTVERPIAE, // Ex officina Christophori Plantini, // M. D. LXIIII. // Priuilegio Regis. 16°, 11, 5x7,5 (s.d.s. 9,7x5,9) ; A-V8 [2], 3-319, [1] p. ; front. con incis. ; cor. capilet. A1v : privilegio di stampa ; A2r-A2v dedica di Giovan Battista della Porta a Filippo II il Cattolico (v. p. e. 1558) ; A3r-A5v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. 1558) ; A6r-V8r : testo. MO, STA Phys. m. 210
1566 14. L’ // ARTE DEL // RICORDARE DEL SIGNOR // GIO. BATTISTA // DELLA PORTA // NAPOLITANO // [stemma] // Se vendeno per Marco Antonio Passaro // al Seggio Capuano. 4°, 22x15,5 (s.d.s. 16,8x10,7) ; A-D4 [16] c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. A2r-D4r : testo ; D4r : colophon (in Napoli appresso di Mattia Cancer MDLXVI). Trad. di Dorandino Falcone da Gioia. RM, NAZ Misc. B. 1044. 7
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15. DE I MIRACOLI // ET MARAVIGLIOSI EFFETTI // DA LA NATVRA PRODOTTI. // LIBRI I I I I. // DI GIO. BATTISTA PORTA // NAPOLITANO. // Nuouamente tradotti di Latino in lingua volga-// re, & con molta fatica illustrati. // Con due Tavole, l’una de’ Capitoli, l’altra de // le cose piu notabili. // CON PRIVILEGIO. // [marca] // IN VENETIA, Appresso Lodouico Auanzo. // M DLXVI. 8°, 15,5x10,5 (s.d.s. 13,1x7,3) ; a-b8, A-S8, T4 [16], 148 c. ; front. con incis. ; cors. ; capilet. a2r-a6v : Tavola dei capitoli ; a7r-b7r : Tavola delle cose notabili ; b8 : bianca ; A1r-T4r : testo. MO, STA Phys. m. 225 m
1567 16. MAGIAE NATVRALIS, // SIVE // DE MIRACVLIS RERVM // NATVRALIVM // LIBRI IIII // IO. BAPTISTA PORTA NEA-// POLITANO AVCTORE. // [marca] // ANTVERPIAE, // Ex officina Christophori Plantini, // M.D.LXVII. // Privilegio Regis 16°, 11x7,5 (s.d.s. 9,4x5,6) ; A-T8, V10 [2], 3-324 p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. A1v : privilegio di stampa ; A2r-A2v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Filippo II il Cattolico (v. p. e. 1558) ; A3r-A5v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. 1558) ; A6r-V10r : testo. BO, ARC 11. ec. III. 10
1569 17. MAGIÆ // NATVRALIS, // SIVE // DE MIRACVLIS RE-// RVM NATVRALIVM, // LIBRI IIII. // IO. BAPTISTA PORTA NEAPO-// LITANO AVCTORE. // LVGDVNI, // APVD GVLIELMVM // ROVILLIVM. // 1569 12°, 12x7,5 (s. d. s. 10,4x 5,7) ; A-Y8 [2], 3-344, [8] ; front. con incis. ; rom., capilet., fregi A2r-A2v : dedica di Govan Battista Della Porta a Filippo II il Cattolico (v. p. e. 1558) ; A3rA5v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. 1558) ; A6r-Y4v : testo ; Y5r-Y8v : Experimentorum magiae naturalis index. RM, COR Raccolta Verginelli-Rota 258
1572 18. DE I MIRACOLI // ET MARAVIGLIOSI EFFETTI // DALLA NATVRA PRODOTTI // LIBRI IIII // DI GIO. BATTISTA PORTA // NAPOLITANO. // Nuouamente tradotti di Latino in Volgare, et con // molta diligenza corretti, et illustrati. // Con due Tauole, vna de’ Capitoli, & l’altra delle // cose piu notabili. // [marca] // In Uinegia, Presso Altobello Salicato, M D LXXII. 8°, 14,5x8,5 (s.d.s. 13,3x7,4) ; a-b8 ; A-S8, T4 [16], 148 c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. a2r-a6v : Tavola de capitoli ; a7r-b7v : Tavola delle cose più notabili ; b8 : bianca ; A1r-T4r : testo. Sul frontespizio nota autografa : “Prohibito”. RM, ALE A b 54
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1576 19. M AGIAE NATVRALIS, // SIVE // DE MIRACVLIS RERVM // NATVRALIVM // LIBRI IIII. // IO. BAPTISTA PORTA NEA-// POLITANO AVCTORE. // Cum Indice // [marca] // ANTVERPIAE, // Ex officina Christophori Plantini, // Architypographi Regij. // M. D. LXXVI. // Priuilegio Regis. 16°, 12x8 (s.d.s. 10x6) ; A-T8 [4] 3-300 [4] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. A1v : privilegio di stampa ; A2r-A2v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Filippo II il Cattolico (v. p. e. 1558) ; A3r-A5v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. 1558) ; A6r-T6v : testo ; T7r-T8v : Experimentorum magiae naturalis index. Il catalogo della Würzburg Universitätbibliothek reca questa edizione della Magiae, con la data errata del 1577, come accertato, su mia richiesta, dalla Dr.ssa Angelika Pabel. MO, STA Phys. m. 212
1579 20. DE I MIRACOLI // ET MARAVIGLIOSI EFFETTI // DALLA NATVRA PRODOTTI // LIBRI IIII. // DI GIO. BATTISTA PORTA // NAPOLITANO. // Nuouamente tradotti di Latino in Volgare, et con // molta diligenza corretti, et illustrati. // Con due Tauole, vna de’ Capitoli, & l’altra delle // cose piu notabili. // [marca] // In Venetia, Appresso Valerio Bonelli. 1579. 8°, 15,5x10 (s.d.s.13,6x7,6) ; a-b8, A-S8, T4 [16], 148 c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. a2r-a6v : Tavola de’ capitoli ; a7r-b7v : Tavola delle cose più notabili, che nel presente libro si contengono ; b8 : bianca ; A1r-T4r : testo. RM, ANG XX 9 30
1581 21. DE I MIRACOLI, // ET MARAVIGLIOSI // EFFETTI DALLA NATVRA // PRODOTTI, // LIBRI IIII. // DI GIO. BATTISTA PORTA // NAPOLITANO. // Nuouamente tradotti di Latino in volgare, et // con molta diligenza corretti, et illustrati. // Con due tauole, una de Capitoli, & l’altra delle // cose piu notabili. // [marca] // In Torino, Appresso gl’heredi del Beuilacqua. // M D LXXXI. 8°, 14,5x10 (s. d. s. 13 x 7,6) ; a-b8, A-S8, T4 [16], 147, [1] c. ; frontespizio con incisione ; corsivo ; capilet. a2r-a6r : Tavola de’capitoli ; a6v-b7v : Tavola delle cose piv notabili, che nel presente Libro si contengono ; b8 : bianca ; A1r-T3v : testo ; T4 : bianca. PC, CO 4B.13.065
1582 22. D E I MIRACOLI, // ET MARAVIGLIOSI // EFFETTI DALLA NATVRA // PRODOTTI, // LIBRI IIII. // DI GIO. BATTISTA PORTA // NAPOLITANO. // Nuouamente tradotti di Latino in volgare, et // con molta diligenza corretti, et illustrati. // Con due tauole, una de Capitoli, & l’altra delle // cose piu notabili. // [marca] // In Torino, Appresso gl’heredi del Beuilacqua. // M D LXXXII. 8°, 15x10 (s.d.s. 13x7,6) ; a-b8, A-S8, T4
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[16], 147, [1] c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. a2r-a6r : Tavola de’capitoli ; a6v-b7v : Tavola delle cose piv notabili, che nel presente Libro si contengono ; b8 : bianca ; A1r-T3v : testo ; T4 : bianca. Emissione dell’edizione del 1581. FI, MAR 1. LL. VI. 61
1583 23. L ’ // ARTE DEL // RICORDARE DELL’ECCEL. // SIGNOR GIOVAN= // BATTISTA DELLA // PORTA NAPO= // LITANO. // [marca] // IN NAPOLI // Appresso li Eredi di Mattio Cancer. M.D.LXXXIII. // Si uendeno alla Libraria di Pier Tomase di Maria. 8°, 15x10,5 (s.d.s. 12,6x7,7) ; A-C12 [28] c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi A2r-A3r : prefazione di Giovan Battista Della Porta ; A3v : marca ; A4r-C12r : testo ; C12r : imprimatur ; C12r : colophon.
A’ lettori ECCOVI in preda il mio tesoro, carissimi lettori, che non è altro la memoria, che il tesoro delle scienze. Invano ci affatichiamo nell’intendere delle cose, se dopo intese non abbiam memoria di quelle. Diceva Proco le Muse esser figlie di Gioue e di Nemosine, volendo dimostrare che coloro ch’attendono al sapere han bisogno e d’intender le cose e di ricordarsi dell’intese, prendendo per Giove il conoscere, per Nemosine la memoria. Afranio parlò più chiaro della sapienza. Io son chiamata da greci Sofia, da latini Sapienza, mia madre è la memoria, e mio padre è l’uso. Per la memoria dice Aristotele che noi siam differenti da gli animali bruti, che se ben quelli si ricordano del fatto, non del quando, ma l’uomo tien anco memoria del tempo. Cicerone la chiama forza divina. E come è un di maggior beni c’abbiamo nella vita, così è fragilissimo, ed a cui fa molto danno la vecchiezza, però cerchiamo con ogni nostro sforzo d’accrescerla. Io vi essorto a spender duo mesi nell’essercizio di queste regole per guadagnar le dozzine degli anni nel frutto delle scienze, ch’a mio giudizio è maggior di quel ch’io posso scrivere, ed altri credere, ché se le cose fatte dagli antichi son parse grandi ad alcuni, le fatte da noi con quest’arte parranno a tutti stupende e maravigliose. Si vanta Seneca aver recitato ducento versi latini ch’allora gli fussero stati detti, dove alcuni n’han recitato le migliaia a dritto, a rovescio, e interpellati e di quel modo, che li son stati chiesti, anzi han fatto non poche volte arrossire i compositori, che recitando in presenza di signori versi, orazioni ed altre lor compisizioni, l’han recitati subito e fatto credere che più anni prima l’avean visti altrove. Li sono stati prestati libri per poche ore, che restituendogli, l’hanno recitate due o tre mila cose notabili lette in quelli. E non poche volte per loro spasso han dettato a diece persone lettere di diversi soggetti proposti in pronto in varie lingue e cosi presto ch’a pena bastavano a scriverle, lasciando i periodi e le parole interrotte, e all’ultimo essersi ritrovate a proposito, e poi l’han recitate tutte, e cosi averiano fatto più, se più vi avessero scritti. Direi molte altre cose, se non dubitassi aver poca fede appresso coloro che non sanno la forza di questa scienza. Però chi ne farà la esperienza, conoscerà ben chiaro ch’io dico il vero. Ma non vorrei che ragionando della memoria me ne invaghissi di modo che m’uscisse di memoria il finir tosto e fusse più la prefazione che lo libro.
VAT, APO Capponi V 522 int. 9 1584 24. D E I MIRACOLI // ET MARAVIGLIOSI // EFFETTI // DALLA NATVRA // PRODOTTI. // LIBRI IIII. // Di Gio. Battista Porta Napolitano. // Nuouamente tradotti di Latino in Volgare, & con // molta diligenza corretti, & illustrati. // Con due Tauole, una de’ Capitoli, & l’altra delle // cose piu notabili. // [marca] // In Venetia, appresso Marc’Antonio Zaltieri. // M D LXXXIIII.
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8°, 14,5x10 (s.di s. :13x7,6) ; a-b , A-S , T [16], 148 c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. a2r-a6v : Tavola de’capitoli ; a7r-b7v : Tavola delle cose piv notabili, che nel presente Libro si contengono ; b8 : bianca ; A1r-T4r : testo ; T4v : bianca. BG, MAI CINQ. 1 468
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25. I o· Baptistae // Portae Neapolitani // Svae villae. // Pomarivm. // Expecta propediem candide lector reliquos no-// stræ Villæ libros. Syluas cæduam, & glandariam, // Oliuetum, Vineam, Arbustum, Hortos Corona-// rium, & Olitorium, Segetem, Pascua, Cultum, & // quicquid ad vniuersam agricolationis historiam per-// tinere visum est. // [marca] // Neapoli, // Apud Horatium Saluianum, & Cæsarem Cæsaris. // M. D. LXXXIII. 4°, 21x15 (s.d.s. 17,7x10,8) ; A-Z4, Aa-Qq4, Rr2 [2], 3-323, [1] p. (err. di pag.) ; front. con incis. ; cor. ; capilet., fregi. A2r-A2v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Alfonso di Leve ; A3r-Rr2r : testo ; Rr2r : imprimatur ; Rr2r : registro delle segnature ; Rr2r : colophon (Neapoli. Apud Horatium Saluianum, & Cæsarem Cæsaris, 1584).
Illustrissimo et Amplissimo Adolescenti D. Alfonso Levae. S. D. Statueram magnae virtutis, sed maioris spei adolescens illustrissime non prius pati quemquam in Pomarium meum intromitti, quam illud patefactum cum universa villa iam absoluta omnibus spectandum proponeretur. Persuasum enim habebam minime decere huius villae partes a reliquo corpore distractas aliquem intueri. Verum cum intelligerem quanta cum animi sollicitudine illud videre exoptares, voluntati tuae malui, quam instituto meo morem gerere : unde non solum eius videndi, lustrandi, fructusque decerpendi tibi potestatem fieri volo, sed qualecumque illud est, totum tibi muneri trado, et nuncupo, ut tuo iure illo uti possis. Quid enim dubitem rem tam exiguam tibi committere, cui ob singularem omnibus in rebus perspectam prudentiam tanta Reges nostri maiestas maximarum semper rerum negotia commisit ? ut te vix decimum agentem annum (quod nulli unquam contigit) inter suos a mensa elegerit, atque in clarissimi parentis tui locum subrogauerit ? Qui nunc hispanienses triremes praefectus tano consilio, tantaque moderatione gubernas, ut omnium animo sin tui admirationem traducas, et liceat dicere te non solum tuorum maiorum magnitudini iam satisfecisse, sed illam splendidiorem, augustioremque reddidisse, maioraque in dies nobis polliceri. Non abutar opera in explicandis eorum rebus gestis, ne clarissimis rebus dum conor lumen afferre, tenebras styli deformitate offundam, neque enim cuius libet est tam vastum oceanum ingredi, et materia multum epistolae modum superaret, sed ea fortasse tempore opportuniore persequemur. Interim velim tu Pomario tuo perfruare, eiusque poma a surum, insidiantium, ac malevolorum morsibus vindices. Non enim vereor quin illud tui nominis tutela multo melius quàm Hesperidum hortos, quos solidis moenibus, atque adeo montibus Athlas cinxisse dicitur, pervigil Draco custodia sua defensurus sis, ut etiam adversus venturos Hercules, ne pomarium depopulentur acerrime tuearis : ut sperare debeam sub tui nominis auspiciis faetus faecundiores, et meliores quotidie futuros, eoque nomine Regum Adonis, et Alcinoi, et Semiramis pensilibus hortis minus invisurum. Tu interim me clientium tuorum numero ascribes. Vale Ioannes Baptista Porta Neapolitanus.
RM, ANG TT 11 45 26. I O. BAPT. PORTAE // NEAPOLITANI // SVAE VILLAE // OLIVETVM // SIVE // LIBER SEXTUS. // [marca] // Neapoli. // Apud Hæredes Matthiæ Cancer. // M. D. XXXIIII 4°, 19,5x14,5 (s.d.s. 17,7x10,2) ; A4, †2, B-I 4, K6 [9] 78 p. ; front. con incis. ; cor. ; capilet., fregi. A2r-A2v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Fabrizio Carafa ; †1r-†2v : Index eorum, quae oliveto continentur ; A3r-K6v : testo ; K6v : colophon ; K6v : imprimatur.
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Illustriss. D. Fabritio Carafae, Castriveteris Marchioni. Io. Baptista Porta Neapolitanus S. P. D. Rusticum, et inurbanum me esse haud equidem inficiarer, si rusticam rem describentem ita memoria fefellisset, ut nobiliorem, et nullis non urbaniorem te innominatum omnino praeterirem : quum in uniuscuiusque meae villae, quam construo partis praefatione delectissimorum amicorum meminissem, qui summae doctrinae, aut erga praesignes literatura viros amoris, aut nobilitatis, aut morum castitatis inter caeteros singularitatem quodam modo praetulissent. Mei amoris, et observantiae futurum monumentum. Quis enim nobilium humanissimus, aut humilium nobilissimus ? Quis prudentum literatorum amantissimus, aut literatorum amantium prudentissimus ? nemo quidem nisi tu, cui hae dotes domi vernae sunt : invidendus potius, quam imitandus. Olivetum nostrum iam diu tibi deditum offero, tum quod tui oppidi (prope cadaver antiqui Caulonis) amoeni colles olivetis virent, tum quod apud Olympiam mundi urbem, ludis panathenaeis viventium omnium insuperabili palestra cum inanis gloriae, ambitionis, superbiae, avaritiae, reliquisque monstris continuo luctaris, ac victori tibi a concivibus tuis ea corona debetur, quae ex hac arbore statuitur. E carceribus enim non solum ad oleas pervenisti, sed extra oleas. Et si ob tuam in me benevolentiam properatae huius, et pene abortivae opellae indignum erit munusculum, nihiloque satis nostro desiderio facturum : memorare Epimenidem Phaestium, qui quum Atticam urbem expiasset, leges auxisset, moresque instituisset, spretis Solonis, et Atheniensium praeclaris muneribus, cum solo oleae ramusculo decessisse. Perhumaniore igitur affabilitate, qua te cunctis amabilem reddis,excipies, votoque meo defunctum laetabor, si tuo acri iudicio haec, quantulacunque feriunt, probata sensero. Vale, et me ames.
RM, ANG, TT 11 28** 1585 27. M AGIÆ NATVRALIS, // SIVE // DE MIRACVLIS RERVM // NATVRALIVM // LIBRI IIII. // IO. BAPTISTA PORTA NEA-// POLITANO AVCTORE. // Cum Indice // [marca] // ANTVERPIÆ, // Ex officina Christophori Plantini. // M. D. LXXXV. 16°, 11,5x7,5 (s.d.s. 10x6) ; A-T8 [2] 3-296 [8] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. A2r-A2v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Filippo II il Cattolico (v. p. e. 1558) ; A3rA5v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. 1558) ; A6r-T4v : testo ; T5r-T8r : Experimentorum magiae naturalis index. MO, STA Phys. m. 213
1586 28. IO : BAPTISTÆ PORTÆ // NEAPOLITANI // DE HVMANA PHYSIOGNOMONIA // LIBRI IIII // AD ALOYSIVM CARD. ESTENSEM// UICI Æquensis, Apud Iosephum Cacchium. M. D. LXXXVI. 2°, 33,5 x 23,5 (s.d.s. 28,6x16,8) ; * *2, A-Z4, Aa-Ll4 [4] 272 p. (err. pag.) ; front. inciso con testo tipografico ; cors. ; capilet. ; calcog. ; fregi. * *2r- * *2v : dedica di Giovan Battista Della Porta al Card. Luigi d’Este ; - * *2v : [avviso al lettore] ; A1r-A2r : proemio ; A2v : ritratto calcografico del Card. Luigi d’Este ; A3r- LL4v : testo ; LL4v : imprimatur ; LL4v : colophon.
Ill. mo et Rever. mo Domino Aloysio Estensi S.R.E. Diacono Cardin. Amplissimo Ioan. Bap. Por. Neapolitanus. GymnosophistAE, Maxime Princeps, et Cardinalis amplissime, ad summum regni fastigium quempiam sub rogaturi, haud nobilitatem, haud natalium claritatem, haud ingentes opes, aut summam hominis potentiam expendebant, sed qui eximia oris dignitate, ac decora omnium partium constitutione, et symmetria, naturae liberalitate fuisset conformatus. Etenim qui hanc corporis
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habitudinem sortitus esset, et omni temperie, et omni virtutum excellentia optimum futurum arbitrabantur. Illorum sapientum morem imitatus librum meum de Physiognomonia tibi nuncupo : non quod ex una nobiliorum vetustiorum, ac totius Europae Illustrium Estensiumn familia ortus es, ex qua tot Duces celeberrimi, et Imperatores editi sunt : non quod natales tuos ad regium Gallorum splendorem, et ad Ferrariensium Ducum tot saeculis perpetuo incorruptam seriem impolluta stemmata refers, non denique quod opibus, opulentiis, animi magnificentia excellis, (fortasse enim cum aliquibus principibus haec communia habes) sed quia tanta est oris tui dignitas, decus, maiestas, tanta est tui corporis partium mutua proportio, ordo, concinnitas, rata modulatio, ut singulares animi tui dotes, optimique mores vel aspectu solo liquido perlegantur, et solus sine aemulo clarus inter mortales praestes, nemo unquam audebit tuam naturam sperare. Nulli nisi tibi uni persimilis, ut verum huius seculi Hero a te possint fateri. Et quidem hoc opus dicare tibi necessarium duxi, nec aliter poteram. Polycletus statuam suis numeris absolutam, consummatamque pictoribus proposuit cuius collatione, aliae quae perfectiores futurae essent, constarent. Galenus item saluberrimum corpus statuit, ut ex eius optima temperie, corporis defectus, excessusque in notescerent. Ipse quidem, cum Phisiognomonia ex partium ratione constaret, iure non poteram praestantius, aut nobilius, aut ad rem accommodatius simulachrum huic libro, quam tuam effigiem, tantamque, animam proponere ; ut veluti norma quadam, et exemplo caeterorum corporis partes, tum probi, tum flagitiosi mores apud omnes patefierent. Verum non nemo hic se fortasse ingeret, me facile captandae gratiae suspicionem subire. Sed longe a tuarum aurium modestia turpis adulationis absit nota. Doctrina mea non est, sed veterum scriptorum studiis nobilitata, Hermetis, Zopyri, Philemonis, Loxii, Aristotelis, Trogi, Polemonis, Adamantii, Galeni, Avicennae, et aliorum, et effigies, moresque tui omnibus in propatulo sunt. Intemperantis profecto ingenii foret, ea mendacia literis mandare, quae tam facili testimonio refelli possent. Sed longiori verborum lenocinio munus, quod adversus obtrectatores patrocinium tuum deposcit, non implorabo ne naturam ingenii tui, de quo sit fermo, offendam, qui ut pote diuinus, voluntatem, non rerum magnitudinem considerat. Vale.
Haec scientia coniecturalis est, nec semper optatum assequitur finem : cuius signa naturales tantum propensiones indicare possunt ; non autem actiones nostrae liberae voluntatis, vel quae ex vitioso, vel studioso habitu dependent : nam in bonis, malisque actionibus, quæ in nostra protestate sunt, virtus, et vitium consistunt, non autem in propensionibus, quæ in nostra voluntate non sunt.
RM, ANG f 9 4 1588 29. DE I MIRACOLI // ET MARAVIGLIOSI // EFFETTI // DALLA NATVRA PRODOTTI. // LIBRI IIII. // DI GIO. BATTISTA PORTA // Napolitano. // Nuouamente tradotti di Latino in Uolgare, et con // molta diligenza corretti. // Con due Tauole, una de’ Capitoli, & l’altra delle // cose piu notabili. // [marca] // IN VENETIA, M D LXXXVIII. // Appresso gli Heredi di Iacomo Simbeni. 8°, 15x10 (s.d.s. 13,1x7,7) ; a-b8, A-S8, T4 [16], 148 c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. a2r-a6v : Tavola de’ capitoli del primo libro della Sapienza Naturale ; a7r-b8r : Tavola delle cose più notabili che nel presente libro si contengono ; A1r-T4r : testo. VAT, APO Racc. Gen. Scienze VI. 17
30. P HYTOGNOMONICA // IO. BAPTISTAE // PORTAE NEAP. // OCTO LIBRIS CONTENTA. // IN QUIBUS NOVA, FACILLIMAQVE // affertur methodus, qua plantarum, anima-//lium, metallorũ, rerum deniq ; omniũ // ex prima extimæ faciei inspectio-//ne quiuis abditas vires // assequatur. // ACCEDVNT AD HAEC CONFIR-// manda infinita propemodũ selectiora secre-//ta, summo labore, temporis dispendio, // et impensarum iactura uesti-//gata, explorataq ;. // CVM PRIVILEGIO. // NEAPOLI, Apud Horatium Saluianum. 1588.
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2°, 32x 2 (s.d.s. 26,1x16) ; A-Z , AA-RR4, A-B4, C3 3-320 [22] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. A1v : ritratto xilografico di Giovan Battista Della Porta ; A2r-A3r : dedica di Giovan Battista Della Porta a Marino Bobali ; A3v-A4v : proemio ; B1r-Rr4v : testo ; Rr4v : imprimatur ; Rr4v : colophon ; A1r-C3v : Index eorum, quae in hoc opere continentur. 4
Illustr. Marino Bobali. Andreae Filio Raguseo. Io. Baptista Porta Neapolit. S. P. D. Metus fuit Septentrionalium mos populorum, eques Illustr. nubiles iam filias e patriis laribus foras expellere sine duce, ut diversis in regionibus vagae, erronesque corpus invulgando dotes, et virum ex voto sibi compararent. Idem de mea hac foetura animum induxeram, et horum gentium sequi morem, nam cum idoneam aetatem indeptam cognovissem, peregrinam emittere : suos mores ita componeret, et talem se cunctis praeseferret, ut virum, et patronum suis qualitatibus congruum investigaret. Nova enim forma in lucem prodiens, per novas vias incedens, novaque nec dum visa per multa saecula ferens, verebar ne tanta novitate multorum odium sibi conciliaret, pollicebarque mihi non defuturos, qui clam, vulgoque ipsam sugillationis contagio polluerent, conculcarentque. De iis loquor, qui tanta ingenii secordia laborantes, tam aliorum iudiciis addicti sunt, ut prorsus omni proprio spolientur ; et cum aliquid scire ossequi nequeant, aliena contemnendo se aliquid praestare videri volunt. Nil veritus sum, quin apud doctos gratiam sit consequutura ; qui quotidianarum formarum pertaesi, novas (quantulaecunque fuerint) omnium calculo, et plausu excipiunt. Unde ut infestos istos anteverterem, summa votorum mihi erat, nobilem quendam, generosum, clarum, iudicio et ingenii dotibus praepollentem virum invenire, cuius patrocinio a deplorato illo hominum genere tuta redderetur ut vix tenerae aetatis limina transgressa, vix suo postliminio egressa, nec cuipiam sui videndi, eius fama ad tuas aures delata ; prius a te amari, quam videri ; et prius exopatari, quam cognosci mereretur. Liceat mihi, quae diligentissimi patres in collocandis filiabus exquirunt, de te modo rimari. Dum igitur tuae vitae rationem sciscitor, ingenti fama commotus, maximo perfundor gaudio, quod patronum maiorem, quam pro eius digitate, meritoque sit assequuta. Nam si nobilitatem attentius expendo, nullam maiori singularitate admiror ; antiquam enim famam per tuos atavos, quasi per manus traditam ad haec usque tempora propagatam recolo ; et dum pervetusta literarum monumenta Ragusiae, antiqui Epidauri, summo studio perquiro, maiores tuos e Romanis Fabiis originem traxisse comperio : nam ad universi orbis conquisitionem, ut per diversas mundi partes belligerando magistratus gerebant, et colonias ducebant, diuersae eorum familiae variis in locis distrahebantur, ut incolae fierent. Super sunt adhuc nominis reliquiae : nam bob gentilitio nomine faba dicitur, bobali, de Fabiis : et Plinius Fabios fabis dictos testatur. Ecquis nescit familiae tuae per longam annorum seriem ad haec usque tempora carissima insignia ? Ipsa enim summum magistratum in Republ. summa cum laude et gloria quam saepissime administravit ; quo factum est, ut patriae parentes gentiles tui iure optimo uno ore, et consensu a civibus appellarentur. Si nominis claritatem intueor, longius, latiusque diffunditur, quam ut a tua urbe, et Macedonia illi finitima, Alexandri rebus praeclare gestis illustrata : quin etiam Roma terrarum orbis domina comprehendatur. Fortunae autem bonis cum paucis sis secundus ; iis prudenter dispensandis, erogantisque es omnium facile princeps. Et si tuam intueor effigiem, non umbratilem imaginem, sed perfectam Herois expressam formam exhibes ; manibus, Fabiorum hereditarium robur ; oculis, genii, et igenii dexteritatem ; fronte, Magni Alexandri personam sustinere praefers ; cui, ut finibus, ita munificentia es proximus. Ad extremum, nihil in te conspicor, quod regii animi magnitudinem, singularesque mores, inculpatam vitam, ad omnia feliciter excogitanda, atque adeo tractanda admirabilem solertiam non evidenter innuat. Is es, qui plus in recessu, quam in fronte promittas. Sed redeat, unde discessit oratio. Hanc meam natam praecipitem tectis extrudo. Singulare hoc speciminis et decoris habet, quod nullo exquisito, et affectato ornamento decoratur ; imo nativo colore, non mercato ; aturali forma contenta, lenociniis neglectis, multum sibi placens ad te advolat. Lingua non Romanae aut Atticae matronae est, sed simplicis puellae. Illud spondeo, quae pannis teguntur, multo fore pulchriora, iucundiorque, quam quae, foris conspiciuntur : quo circa, qui altius, penitiusque eam contemplatus fuerit, is uberiorem fructum, et plenius obsequium consequetur : quippe quae ad recessus longe reconditos praestat aditum. Faciem contemplantes ita fallit, ut se falsos nesciant. Si crinium aliquis annulorum peccaverit, et incompositam reddit
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comam ; vel sordidata vestis, aut male praecincta, quae ancillae diligentiam et animaduersionem effugerint (nam oculi tam lyncei esse non possunt) pronus ad veniam sis ; verita enim ne tanti viri amor deferveret, ad te festinantius properavit. Unde si non tuam amasti iam tuam diligas velim ; et eam tuendam, diligendamque suscipias ; et per te contra hos fatua imperitia laborantes tutum patrocinium suscipiat. Quam si tibi acceptam sensero, caeteros qui non admirentur, nihili facio ; et soror ad Iunium fratrem tuum citius properabit. Vale, et me, ut soles, ama.
RM, CORS 138 H 173v 1589 31. IO· BAPT· PORTAE // NEAPOLITANI // MAGIAE NATVRALIS // LIBRI XX. // Ab ipso authore expurgati, et superaucti, in quibus scien-// tiarum Naturalium diuitiæ, et delitiæ // demonstrantur // I De mirabilium rerum causis. // II De varijs animalibus gignendis. // III De nouis plantis producendis. // IIII De augenda supellectili. // V De metallorum transmutatione. // VI De gemmarum adulterijs. // VII De miraculis magnetis. // VIII De portentosis medelis. // IX De mulierum cosmetice. // X De extrahendis rerum essentijs. // XI De myropœia. // XII De incendiarijs ignibus. // XIII De raris ferri temperaturis. // XIIII De miro conuiuiorum apparatu. // XV De capiendis manu feris. // XVI De inuisibilibus literarum notis. // XVII De catoptricis imaginibus. // XVIII De staticis experimentis. // XIX De pneumaticis. // XX Chaos. // Cvm privilegio. // NEAPOLI, Apud Horatium Saluianum. D. D. LXXXVIIII. 2°, 31x22,5 (s.d.s. 26,2x15,8) ; a-b4, A-Z4, Aa-Pp4 [16], 303, [1] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. a1v : ritratto xilografico di Giovan Battista Della Porta ; a2r-a2v : dedica di Giovan Battista della Porta a Giunio Bobali ; a3r-a4v : prefazione di Giovan Battista Della Porta ; b1r-b4v : Index secretorum in libris contentorum ; A1r-Pp4r : testo ; Pp4r : imprimatur ; Pp4r : colophon.
Illustrissimo Iunio Bobali Andreae filio Ragusaeo. Joann. Bapt. Porta Neap. S. P. D. Alteram, quae domi erat filiam Illustr. Iuni incitatam, et ad te properantem vix inhibere potui : ingentes, quas de suo viro soror laudes retulit, adeo generosa invidia eius animum replevere, ut omni abrupto continentiae, et honestatis vinculo nequeat sibi temperare, quin clamitet, non alium, quam te virum expetere, cui si ipse denegatus sis, in suis laribus consenescere potius, quam aliorum velle subire periculum. Etenim si inter se conferantur, non indignior sorore sibi videtur. Si illa causas rimatur, ipsa parit effectus, si illa contemplatur, ipsa satis agens ea, quae sub contemplationem cecidere in hominum lucem venire proponit, et si illa ob inventionem superbit, ipsa ob portentosas operationes non minus ambitiosa est. In quibus non animus solum enutritur intelligendo : sed sensus quoque corporis omnes effectibus alliciuntur, recreanturque. Haec igitur Magia omnes alias scientias excellit, (divinam tamen Philosophiam excipio) ut illi caeterae artes, atque facultates, tanquam reginae, famulari videantur. Scribit Cicero : Neminem apud Persas Regno potiri solitum, qui prius Magiam non percepisset. Et Plato in Alcibiade : Imbuuntur Persarum Regum filii, ut ad mundanae reip. exmplar (sic), et ipsi suam remp. administrare, distribuereque condiscant. Quid commemorem toto fere orbe clarissimos Pythagoram, Empedoclem, Apollonium Tyaneum, ac Platonem, qui illius desiderio sic flagraverunt, ut ad eam discendam orbem peragraverint, exiliis potius, quam navigationibus susceptis, eam reversi praedicaverint, eam in arcanis habuerint ? Quid Reges Magos ad adorandum Christum venientes, caeterosque multos in hac arte praeclaros, quorum nominibus antiquorum monumenta completa sunt ? Sed quis meos labores, vigilias, et impensas, quas in exornanda hac mea filia, ut de digna aliquando videretur, ex aequo perpendet ; ne in nobilium operum aemulatione suae sororis invidia extabesceret ? Summa est, quum sorore non inferior sit, inferiori viro nubere dedignatur. Vos enim ex eodem sanguine prognati, iisdem Naturae, et Fortunae muneribus exornati, eiusdemque animi, et oris indolis, et praestantiae. Si in uno Alexandri, in altero Caesaris magnificentia est. Si in uno Fabiorum, in altero Scipionum robur :
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non tam alter sapiens, quam alter prudens ac tandem, ut uno verbo referam, ita morum integritas, incredibilis humanitas, caeteraeque vestrae virtutes inter se certant : ut dum alia aliam superare nititur, in hoc praeclaro insignium virtutum certamine, unaquaeque se ipsam superans, vos ipsos omni earum pompa, et triumpho coronant. Ipse autem, qui haec fateri cogor, et quum nil votis expetitum magis sit, non invitus pareo. Ad te illam mitto. Sed in tanto amore, ne mei obliviscaris. Vale, ac Marino, et Michaeli fratribus tuis meo nomine salutem dic.
Ad Lectores Praefatio. En lectores candidi, Magiae opus fere absolutum, quod si ab adolescente vix tum quintum et decimum annum agente, vix ex ephebis egresso excussum, tanto omnium plausu et animi alacritate exceptum est, ut in plures linguas translatum, Italicam nempe, Gallicam, Hispanicam, et Arabicam, iisdemque locis sæpenumero typis mandatum, per multorum manus et ora volitaverit, nunc a quinquagenario prodiens spero charius et plausibilius exceptum iri. Etenim quum vidissem operis primitias tam grato animo exceptas, hisce motus auspiciis enixus sum, ut auctius, locupletius, et nobilius excuderetur. Ab eo igitur, quo primum editum est tempore, (iam quintus et trigesimus agitur annus) si ulli umquam gravior incubuit cura, ut Naturae secreta patefaceret : ego eum me esse plane possum profiteri. Toto enim animo, totisque viribus maiorum nostrorum monumenta pervolvi ; et si quid arcani, si quid reconditi scripsissent, defloravi, dein quum Italiam, Galliam et Hispaniam peragrassem, bibliothecas et doctissimos quosque adii, artifices etiam conveni, ut si quid novi curiosique nacti essent, ediscerem quae longo usu verissima et utilissima comprobassent, agnoscerem. Urbes et viros, quos videre non contigit, crebris epistolis sollicitavi, ut reconditorum librorum exemplaria, vel si quid haberent novi, communicarent, non praetermissis precibus, muneribus, commutationibus, arte, et industria. Hinc universo hoc tempore quicquid terrarum ubique eximium erat, aut expetendum, tum librorum, tum praestantissimarum rerum mihi cumulatissime conquisitum est, ut cumulatior auctiorque Naturae haec supellex foret. Itaque intensissimo studio, pertinacique experientia, perdius, atque per nox periclitabar quae legeram, vel audieram, vera ne essent, an falsa, ne intentatum aliquid remaneret. Quum saepius Ciceronis sententiae meminissem, qui sic inquit. Par est eos, qui generi humano res utilissimas et perpensas, exploratasque memoriae tradere concupierint, cuncta tentare. Quibus periclitandis, nullis laboribus, nullis sumptibus peperci, res angustas meas, augusta magnificentia impendi. Nec defuere quoque labor, diligentia, et opes clarissimorum Heroum, magnatum, nobilium, et doctissimorum virorum, et praecipue (quem honoris causa memoro) Illustriss. et Reverendiss. Cardinalis Estensis, qui omnes nostro huic operi gratuitam benignamque operam praestiterunt. Nec domi meae defuit unquam curiosorum hominum Academia, qui in his vestigandis, experiendisque collato aere strenuam alacremque operam navarent, quique hoc opere concinnando, augendoque maximo mihi fuere adiumento. Haec igitur tantis impensis, labore et studio parata, num in lucem venire paterer, iam sarcinulas colligens, anxius animi haerebam : nam multa sunt praestantissima, et summis Heroibus digna, quae si ignari homines, nec dum sacris Philosophiae initiati assequerentur, vilescerent utique et spernerentur. Ait Plato ad Dionysium. Philosophiam videntur ridiculam facere, qui agrestibus et prophanis viris haec tradere conantur. Praeterea multa sunt noxia, et malefica, quae in manus impiorum improborumque hominum pervenientia damnum alicui inferre possent. Quid igitur faciendum ? Profligetur, reiiciatur invidia, vincat posteris iuvandi voluptas, augustissimae Naturae magnalia non occultanda, non reticenda, ut in eis summa Dei potestas, benignitas, et sapientia laudetur, colatur, et veneretur. Quantulacunque fuerint, vobis expono, sedulitatem, et propensissimam voluntatem in vos fuisse agnoscatis, improbi certe viri crimen, si haec occulta subticuissem, subiturum vererer. Transfert Cicero a Platone : non nobis solum nos esse natos, sed partem patria, partem parentes et amici sibi vendicare debent. Unde quae hactenus in prodigiosae Naturae gremio delituerant, è promptuariis testatissimorum virorum in lucem emergant, sine fuco et fallaciis. Ea pandimus quae tacuerunt diu, vel scientis invidia, vel nescentis inscitia, ubi non inanes nugas, non aenigmata audietis, aut meras aliorum authoritates. Nec nobis visum est honeste errare, optimos sequendo duces. Magnifica et praestantissima aliquo artificio obvelavimus, veluti verborum transpositione et depressione ; quae noxia et malefica, obscuravimus, non ita tamen ut igeniosissimus quisque detegere, et percipere non possit, nec tam clare, ut ignarae turbae prostent, non tam occulte, quin ingenium perquirentis accipiant, nec tam aperte, ut in recessu eadem, quae in fronte
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promittant. Utilia et nota aliqua apposuimus, quia verissima. Ex notissimis aliquando et vilissimis ad utilia et excelsa pervenitur, et quae vix mens percipere potest. Intellectus noster, nisi verissimis principiis innitatur, non potest alta, et sublimia speculari. Mathematica scientia, ex tritis et vulgatis quibusdam ad multa ardua, et sublimia supervehitur. Unde vera potius et utilia, quam falsa, et magna scribere visum est. Vera, quantulacunque fuerint, ansam maiora excogitandi praebent. Incomprehensibilis rerum infinita multitudo, et in infinitum se porrigit, maiorque est, quam ut ab hominibus considerari possit. In scribendo, maiorum nostrorum, vel recentiorum scripta apponemus, mox vera, an falsa fuerint, a nobis experta prodimus, post nostra inventa, ut videant docti quam praeclare recentiorum aetas antiquam superaverit : nam multi sunt, qui scripserunt quae nunquam viderant, nec dum simplicia noverant opus subingredientia, sed alienis traditionibus connato, et importuno quodam adiiciendi studio descripserunt. Sic successive errores propagantur, et in immensum postremo augescunt, ut ne vestigia quidem primorum appareant, ut non solum difficilis experimenti, sed ne sine risu quidem frequenti legi possint. Praeterea multos omittimus, qui dum mira ad posteros noscenda transmittunt et montes pollicentur aureos, diversum ab eo scribant, quam creditum ab eis sit. Unde ingenio praeditos sublimiori, discendi cupidiores, longissima temporis intercapedine detentos, (quod se illa assequi posse diffidant, seque operam et oleum contrivisse intelligant) desperatione actos fero poenitet, alii deinde alieno pericolo sapientes facti, prius haec odisse discant, quam nosse. Secreta in suas classes divisimus, ut habeat quisque quod sibi placeat. Tandem libenter vestras aures offendere praeteriissem, si obtrectatorum calumnias invidorumque refellere curae non esset, qui me satis immodeste lancinant, putantes me Magum veneficum esse, quod nomen a teneris unguiculis exhorrui et vanum putavi. Equidem me semper hominem existimavi, fallaciis et erroribus obnoxium, exoravi doctissimos quosque, si quid non fideliter interpretatum, redarguerent, sed quod semper formidavi accidit, ut in vilissimum et perosum quodam genus hominum inciderim, quod ex aliorum iniuria iusta, vel iniusta sordidam gloriolam, plebeiam, et popularem auram captant : quorum virulentis morsibus convulnerati non contabescunt, sed in se virus retorquentes, suam famam potius prosternunt. Gallus quidam in suo libro de Daemonomania, me Magum veneficum putat, librumque hunc meum olim excussum igne dignum putat, quod scripserim lamiarum unguentum, quod ego ad detestandas daemonum, strigumue fraudes attuleram, ut, quae natura ipsa eveniunt, in superstitionibus abuterentur, quod ex satis laudatorum Theologorum libris excerpseram. In hoc quid peccavi, cur venefici nomen merui ? Sed quum multos nobiles et literatos viros Gallos, qui maximo honore me convenire dignantur, percontarer, quis nam homo sit iste ? Responderunt haereticum esse, quique in festo Divi Bartholomaei, qua die cunctis eiusmodi impiis hominibus caedes indicebatur, e specula praeceps periculum evasit. Ego interim Deum opt. max. rogabo (ut virum nobilem, et Christianum decet) ad Catholicam Romanam fidem conversus, ne sit ipse vivus igni damnandus. Alter Gallus, quum omnes sui seculi literatos indigne damnet, me illis adnectit, solos tres Medicos, suos amicos, quasi omnium nostri aevi doctissimos laudandos censet, quos inter se ipsum connumerat, quum ipsius liber authoris nomme circumferatur. Proh Deum immortalem, quale laudis captandae homo iste commentum reperit ? qui quum neminem habebat, qui eum laudet, neque dignus laudari censetur, se ipsum laudat. Alios omitto eiusmodi farinae homines, qui me etiam Magum veneficum existimant, quum nil unquam hic, vel alibi a me tractatum sit, quod inter Naturae pomoeria non contineatur. Accipite igitur studiosi lectores labores longos non sine studio, vigiliis, sumptibus, et incommodis plurimis, quo elargiuntur animo, et mentis, animique caecitatem atque invidiam tollite, quae mentis aciem praestringere, et veritatem impedire solet, rectoque iudicio res perpendite, dum ea periclitamini, quae conscripsimus : nam veritatem et utilitatem simul comperientes, meis fortasse studiis aequiores fueritis, quanquam me non lateat inscios multos non defore, et omni re seria feriatos, qui haec invisent, et invideant, et aliqua non solum falsa, sed ne posse quidem fieri temere affirment, dumque argumentis, et vanis disputationibus verum evertere nituntur, faciunt nae (sic) intelligendo, ut nihil intelligant et sua prodatur inscitia. Isti, veluti prophani a Magiae Naturalis nostrae limitibus arceri debent. Qui enim naturae miraculis fidem non adhibent, ii modo quadam Philosophiam conantur abolere. Quod si aliqua praetermissimus, vel inconcinne diximus. Scio nil esse tam ornatum, quod expoliri non possit, nec tam plenum, quod incrementum recipere nequeat.
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32. PHYTOGNOMONICA // IO. BAPTISTAE // PORTAE NEAP. // OCTO LIBRIS CONTENTA. // IN QVIBUS NOVA, FACILLIMAQVE // affertur methodus, qua plantarum, anima-//lium, metallorũ, rerum deniq ; omniũ // ex prima extimæ faciei inspectio-//ne quiuis abditas vires // assequatur. // ACCEDVNT AD HAEC CONFIR-// manda infinita propemodũ selectiora secre-//ta, summo labore, temporis dispendio, // et impensarum iactura uesti-//gata, explorataq ;. // CVM PRIVILEGIO. // NEAPOLI, Apud Horatium Saluianum. 1589. 2°, 31x22,5 (s.d.s. 26 x15,9) ; A-Z4, AA-RR4, A-C4 [2], 3-320, [24] p. ; front. con incis. ; rom ; capilet. ; xilog. ; fregi. A1v : ritratto xilografico di Giovan Battista Della Porta ; A2r-A3r : dedica di Giovan Battista Della Porta a Marino Bobali (vedi ed. 1588) ; A3v-A4v : proemio ; B1r-Rr4v : testo ; Rr4v : imprimatur ; Rr4v : colophon (Neapoli, apud Horatium Salvianum. M.D.LXXXVIII) ; A1rC3v : Index eorum, quae in hoc opere continentur. Ultima bianca. Nuova emissione della edizione del 1588. RM, NAZ 55. 9. G. 11. 1
33. L’OLIMPIA // COMEDIA // DEL SIGNOR // GIOVAMBATTISTA // DELLA PORTA // NAPOLITANO. // [stemma] // IN NAPOLI, // Appresso Horatio Saluiani. // M.D. LXXXIX. 12°, 13,5x8 (s.d.s.12,5x6,3) ; A-G12 [3] 4-84 c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. A2r-A3r : dedica di Pompeo Barbarito a Giulio Gesualdo ; A3v : Persone, che v’intervengono ; A4r-A5v : prologo ; A6r-G12v : testo ; G12v : errata corrige ; G12v : privilegio ; G12v : imprimatur.
All’Illustr. Sig. Don Giulio Gesualdo mio Signore. Ricordandomi che dispiacque a V. S. illustrissima il non poter sentir l’Olimpia, comedia del s. Gio. Battista della Porta, per ritrovarsi indisposta quando si rappresentò, e che le saria stato caro di leggerla, non avendo per le zannesche e disoneste che si fanno all’improviso (come han quasi gran parte di quelli ch’io conosco) perso il gusto delle comedie gravi ed artificiose, procurai d’averne una copia che fusse la più corretta di quante se n’erano viste per l’innanzi, acciò che le soverchie aggiunzioni fattevi da diversi, non le avessero scemata l’artificiosa semplicità sua e dato occasione a lei di farne altro giudizio di quel che ella merita. Ma astretto poi dalle richieste che me ne facevano gli amici, per non durar fatica ogni giorno in farne far tante copie e per poter così in un tempo sodisfare al desiderio di lei, gratificarmi quelli e defendermi co’l suo favore dal disgusto che sentirà il sig. Giovambattista ch’io ardisca di mandar fuori questa sua composizione, fatta ne’ suoi primi anni, senza sua saputa, mi sono indotto a farla stampare e dedicarla a V. S. illustrissima, sicuro che s’ella ebbe segnalato favor d’esser udita la prima volta dal signor conte di Miranda, vicerè e dalla maggior parte de’ signori e della nobiltà di questo regno, quando con superbo apparato da virtuosissimi giovani fu così ben rappresentata, non minor ne riceverà ora dall’esser letta e favorita da lei, l’uno e l’altro gran testimonio della perfezion sua. Degnisi dunque di riceverla, che gustarà forse, più che in qualsivoglia altra ch’abbia letto fin ora della bellezza dell’intrico, della ben disposta varietà delle persone e dell’arguzie del ragionare, e darà animo a bell’ingegni di rinovar lo stile antico, con esercitarsi più spesso in così onesto e utile trattenimento. E se ‘l dono non è mio, gradischi almeno la prontezza dell’animo in segno della mia servitù. Bacio a V. S. illustriss. la mano e umilmente me le raccomando in grazia. In Napoli à dì 15 d’Agosto 1589. Di V.S. Illustrissima Umilissimo servitore. Pompeo Barbarito.
RM, CAS Comm. 93/1
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1591 34. I o· Baptistae // Portæ Neapolita-//ni, magiæ natvralis // libri viginti. // Ab ipso quidem authore ante biennium ad-//aucti, nunc verò ab infinitis, quibus editio il-//la scatebat mendis, optimè repurgati : in qui-//bus scientiarum Naturalium diuitiæ & deli-//ciæ demonstrantur. // Accessit INDEX, rem omnem dilucidè repræsentans, copiosissimus. // Librorum ordinem, qui in hoc opere continentur, // versa pagina indicabit. // [marca] // FRANCOFVRTI // Apud Andreæ Wecheli heredes, // Claudium Marnium, & Ioann. Aubrium. // M D X CI. 8°, 17x (s.d.s. 13x6,8) ; )(-) :(8, ) : :(2, A-Z8, Aa-Tt8 [36] 669 [3] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; fregi. )(1v : Magiae naturalis qui extant libri, hi sunt ; )(2r-)(3r : dedica di Giovan Battista Della Porta a Iunio Bobali (v. p. e. 1589) ; )(3v-)(6v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. 1589) ; )(7r-) : :(2v : Index secretorum in libris contentorum ; A1r-Tt7r : testo. RM, NAZ 8. 47. C. 3
35. LA // PENELOPE // TRAGICOMEDIA· // [fregio e stemma del dedicatario] // IN NAPOLI, // Appresso gli Eredi di Mattio Cancer. // M. D. XCI. 12°, 14x7,5 (s.d.s.12,3x5) ; A-E12, F11 [2] 3-68 [3] c. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. A1v, Gian Carlo Morelli, Cum noua Penelope tandem a te prodeat ; Idem, Clausa iacebat humi ; A2r : dedica di Pompeo Barbarito a Giulio Gesualdo ; A2v-A3r : prefazione di Pompeo Barbarito ; A3v : Persone che vi si introducono ; A4r-A4v : prologo ; A5r-F8v : testo ; F8v : imprimatur ; F8v : colophon ; F9r : errata corrige ; F10 : bianca ; F11r : xilografia.
All’Illustriss.Signor Don Giulio Gesualdo mio Signore. Ho sentito ragionar tanto V.S. illustrissima della costanza ed incorrotta fede della bella Penelope, in defendersi dall’arroganza de proci, che essendo state spiegate con tanto ordine dal signor Gio. Battista della Porta in questa sua tragicommedia, mi pareva mancar molto al debito e desiderio mio, se volendola dar fuori, non l’avessi fatta uscir sotto il suo nome, accioché tentando alcuni malevoli e poco amatori dell’onorevolezza altrui di darle qualche mancamento (a guisa d’un nuovo Ulisse contra quei lascivi), la defenda e le restituisca l’onor suo. Però si degni di leggerla, che conoscerà non essersi punto ingannata in ammirar le sue rare virtù, e accrescerà l’affezion che porta all’autore, per avergliele tanto leggiadramente rappresentata. Bacio V. S. illustrissima la mano, e me le raccomando in grazia. In Napoli a primo d’Agosto 1591. D. V. S. Illustrissima Devotissimo Servitore Pompeo Barbarito. L’Istesso a Lettori L’opere di poesia di questo valent’uomo son così poco stimate da lui medesimo che compiacendone spesso i suoi amici si veggono disperse per le mani d’ogniuno, però io che l’osservo tanto, cominciai l’anno passato con fatica e contra sua voglia a farvi veder l’Olimpia sua prima comedia, con proponimento che se avessi visto che vi fosse piaciuta, mi sarei risoluto di farvi veder tutte l’altre sue comedie, tragedie e martirii di santi. Già quella è tale che mi persuado v’abbia aguzzato l’appetito di veder l’altre. Ecco ora alle stampe la sua Penelope, la quale si come è vero che potria comparirvi dinanzi più pomposamente, se’l suo primo maestro avesse voluto accommodarle l’abito suo reale fattole molt’anni prima, così voglio sperar che, essendole stato risarcito in un tratto, vi degnarete di mirar tanto la sua dispostezza e gli attributi datili dal principe de’ poeti, che ne lodarate l’autore, ne iscusarete me e ne sentirete voi gusto non poco. Appresso vedrete le altre sue opere spirituali e le comedie, che sono, la Fantesca, lo Spagnuolo, il Negromante, l’Astrologo, l’Alchimista, il Pedante, la Notte, la Cintia e la Stregha, ch’è pur sua, e va stampata sotto nome di Mario Carduino detta la Santa, non facendo conto che’l prologo dell’Olimpia sia stato tolto di peso da un
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galant’uomo ; sperando forse di far stampare anche un trattato dove si vede l’arte vera di comporle, intesa fin ora da pochi, con le regole, cavate non pur d’Aristotele e dalle antiche commedie, ma inventate e osservate da lui in altra maniera di quel che han fatto tanti altri moderni, acciò non ardischi ogni uno di porsi ad una impresa tanto difficile, con lasciarsi ingannar che dal ridiculo che si cava da alcuni motti impiastrati in certe scene le loro composizioni meritino nome di comedie ; non accorgendosi che bisogna che’l ridicolo sia sparso per la comedia, non solo per mezzo di facezie e di motti intramessi e nati legitimamente nella favola, ma che la favola per se stessa sia tale ed abbia talmente proprie le peripezie unite con l’agnizione, che raccontandosi faccia maravigliar e muova riso a chi l’ascolta. Mi son disteso fin quì perché in vero non posso patir ch’altri abbiano per cosa tanto leggiera il comporre un poema tanto difficile ; però confido che per l’affezion ch’io porto all’autore, a quest’arte e a gli intendenti d’essa, per cortesia vostra m’iscusareti. [Nome di Della Porta cancellato a penna nella dedica].
VAT, APO Dramm. Allac. 207 int. 1 36. Phytognomonica // IO. BAPTISTAE // PORTÆ NEAPOL. // Octo libris contenta ; // IN QVIBVS NOVA, FACIL-// LIMAQVE AFFERTVR METHODVS, // qua plantarum, animalium, metallorum ; rerum denique // omnium ex prima extimæ faciei inspectione quiuis // abditas vires assequatur. // ACCEDVNT AD HAEC CONFIR-// manda infinita propemodum selectiora secreta, summo labore, // temporis dispendio, et impensarum iactura uestigata, explo-// rataque. // Nunc primùm ab innumeris mendis, quibus passim Neapolitana // editio scatebat, vindicata ; cum RerVm & Verborvm In-// dice locupletissimo. // 15 [marca] 91 // FRANCOFVRTI // Apud Ioannem Wechelum & Petrum // Fischerum consortes. 8°, 19 x 12 (s.d.s.16,4 x 9,9) ; )( 8, A-Z8, Aa-Ll8, Mm4 [16] 552 p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. )( 1v : ritratto xilografico di Giovan Battista Della Porta ; )( 2r-)(4v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Marino Bobali (vedi p.e.1588) ; )(5r-)(8v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (Ad lectorem) ; A1r-Hh6r : testo ; Hh6v-Mm4v : Index eorum, quae in hoc opere continentur.
Io. Baptistae Portae Neapolitani in Phytognomonica, VIII libris contenta, ad lectorem proemium. Lautioris, et divinioris philosophiae nobilissimum munus semper equidem existimavi, ea solerti indagine sciscitari, quae naturae abdita, et ditissima maiestate laterent. Ingens opus ex maximum, occultumque divinitatis, et quo nullum reperiri possit maius. Existimavi pariter, ut Herophilus quoque medicina clarus existimabat, nihil non herbarum viribus effici posse, et plurimarum esse incognitas : nam si conditorem intuebimur. Magnus est Deus noster, et magna est potentia eius, et potentiae eius non est numerus. Et si quae ab antiquis de herbis posteritatis memoriae mandata sunt, considerabimus, portentuosa videntur. Traditur a Pythagora Coriacesiâ, et Calliciâ aquam glaciari, a Democrito Achemeniden, cuius radice in pastillos digesta, in dieque pota in vino, noxii per cruciatus nocte confiteantur omnia per varias numinum imaginationes. Et adamantida si admoveas, leones resupinari cum hiatu maximo, et Arianidem gigni igneam colore, cuius tactu peruncta oleo ligna accendi. Theangelida pota, divinare facit, Gelotophyllida si bibatur cum myrrha, et vino varias obversari species, ridendi finem non fieri, et herbam esse, cuius omnino tactu redirent amores, vel cum odio depositi, vt ex Plinio habetur. Herbam commemorat Theophrastus apud Indos nascentem, quae sanguinem diffundere, et quasi fugare potest, quodque e diverso eundem colligit, et ad se trahit. Radix Baraas, ex Iosephi traditione, ad vesperas, veluti iubar fulgurat, accedentes refugit, nisi menstruus sanguis super eam fundatur, illos liberat, qui a cacodoemone oppressi sunt. Democritus dixit, credidit Theofrastus esse herbam, cuius contactu illatae ab alite exsiliret cuneus à pastoribus arbori adactus. Aethiopide herba lacus omnes, ac stagna siccari coniectu, tactu omnia aperiri. Archimenide, coniecta in acium hostium, trepidare agmina, ac terga vertere. Tradit Xanthus historiarum author occisum draconis catulum revocatum ad vitam a parente herba Bali, eademque Thylo
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nem, quem draco occiderat, restitutum sanitati : et Iuba Rex Mauritaniae herba revocatum ad vitam hominem tradit. Si igitur maiores nostri in tantillis herbulis tantas virtutes aperto cognoverunt, cur vestigantibus nobis his similia, aut maiora reperiri posse verendum erit ? Fatui prorsus et stolidi iudicii foret, maximum illum rerum conditorem hominibus haec occulta fore evoluisse, nam frustra creasset, praesertim cum animalibus intellectu carentibus haec fecerit manifestissima. Quis dictamnum herbam cervos docuit extrahendis sagittis valere, ut percussi eo telo, eius pastu eiiciant ? Quis hirundines chelidoniam herbam visui saluberrimam esse, ac vexatis pullorum oculis illam mederi ? Testudo cunilae pastu vires contra serpentes refovet. Mustela cum muribus dimicatione conserta, ruta munitur ciconia, origano ; apri, hedera in morbis sibi medentur. Anguis hiberna latebra visu oscurato, marathro herba oculos refovet ; si vero squamae obtorpuere, spinis iuniperi se scabit. Draco vernam nauseam silvestris lactucae succo restinguit. Elephas chamaeleonte devorato, occurrit oleastro huic suo veneno. Cervus herba cinare venenatis pabulis resistit. Palumbes, graculi, merulae, perdices lauri folio annum fastidium purgant. Columbae, turtures, et gallinacei, herba helxine. Anates, anseres, caeteraeque aquaticae, herba siderite. Grues iunco palustri ; corvus occiso chamaeleonte, lauro infestum virus exstinguit, et sexcenta talia. Si igitur animalia ex notis noxias, et sibi proficuas herbas cognoscant, cur homini defuturos typos immaginari debemus, ex quibus ibidem vestigari potuissent ? Nec divinae, et summae sapientiae modum desse imaginari possumus, quo id facile praestare potuerit : non desunt igitur notae, non desunt. Unde avia rura, invia montium culmina, nemora, et silvas peragrando, totis viribus contemplabar multiplicem plantarum formam ; forum variegatam coloriam ; frondium numerum, dissectionem, et effigiem, sic radicum, stipitum, et ramorum, necton a terra prosiliendi, crescendi, et foeticandi modum, tam inter se varia, et diversa ; cogitans nil temere, et casu confectum, sed omnia cum ratione, et ordinata causa, ut maximus inquit Ptolemaeus, et praesertim in his pulcherrimis animantibus, plantis : nec esse tam vilissimum in rerum natura, in quo mirabile aliquod non refulgeat. Considerabam attonitus plantam, tam hilari, vividoque colore renidentem ; tam suavem odorem halantem ; tam denique mirae venustatis et elegantiae, ut caelestem maiestatem redolere videretur, et quasi magnes spectantium oculos ad naturae opulentiam contemplandam provocaret ; hanc eandem homini amicas vires habere, et Medicorum usui receptissimam. Contra altera tam invenusta, et deformi effigiatura, ut foedo odore, coloreve eminus intuenti terrorem incuteret ; hanc ipsam compertam postea funestae dotis, et certissimae internecionis. Mirabar congeneres herbas, in quibus multa intercedebat parilitas, et similitudo, eadem fere praestare remedia, ut Medici alteram pro altera subderent. Contra in quibus nulla cognatio, nec virtutis collationem inesse : et si aliquae forent, quae ex diversis compositae viderentur, compositas utriusque facultates possidere. Accedebat ad id consensus, et tacita quaedam naturalis hominum divinatio, ut herbas quisque ad suos morbos profligandos adsumeret, quae similitudine quadam ad id facere viderentur. Quorum perpensione, divino suggerente auxilio, cecidit in animum ; ut nostri intimi mores ex corporeis extimis notis investigari possunt ; et venatores, equites, pastores ; et aucupes ex animalium effigie morum propensiones cognoscunt, eorumque delectus faciunt ; sic ex plantarum exterioribus signis interiorum virium hominem posse admoneri. His rationibus innixus, coepi animo sciscitari, utrum statis notis constitutae dotes responderent ; et si aliquae nobis virtutes incognitae forent, illas è Medicorum libris perquirebam, quae ipsi casu perdocti scripserant : sic diutina collatione percepi, mirabile in re ea responsum, et consequutionem inesse. Sic postea confirmandae veritatis gratia, si in herbas inciderem incertas adhuc, et incognitas usui medico, multis a nobis periculis factis, nihil inexploratum reliquendo, ad tam utilia, et nobilissima supervectus sum, ut positae operae, et accurationis nunquam poenituerit. Et ex hac veluti racematione numerosa paulatim confluxit mirabilium contemplationum multitudo, ut non solum herbarum, sed animalium, metallorum, gemmarum, et lapidum delitiae, et divitiae possint investigari contemplarique ; et multo latius nostris votis expeditus patuit aditus, quam sperabamus. Et nisi noxia, et malefica scribere divina vertuisset Minerva, fortasse percupida, mirabilium rerum discendi ingenia pleniori obsequio demereremur. Exempla potissimum in Medicina apposuimus, non quod Medicinam profiteri velimus (nan hoc minus intendimus) se ut impiis hominibus ansam non demus malefica excogitandi : docti, et perspicaces ex his alia intelligent. Tandem Deo auspice, eo res perducta est, ut collectas ex disquisitione regulas, etsi non satis nobis concoctas, quantuli sumus cunque, quantulae fuerint cunque, memori aevo donaremus nullidum
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antiquorum, ne dicam recentiorum memoratas ; non fastum, aut vanam iactantiae auram ostendendo (est enim mihi inanis gloriae contemptor animus, ut qui me norint, testantur) sed ut posteritati consulatur, et summa Dei benignitas colatur, venereturque. Hic in causarum vestigationibus non occurrent saepius repetitae, et decantatae a Philosophis, et Medicis calidi, frigidi ; humidi, et sicci qualitates, nec ab aliis tradita, in compendium redacta, vel ampliata, aut varie ordinata ; sed quae a nobis solum comperta. Unde si quid superest noscendum, vel non exacte demonstratum (quis enim hoc audeat polliceri ?) scito quod nobilium et novarum rerum, divinarumque cognitio minus demonstrata, certe, utilior, est et praestantior, quam valium, optime probatorum ; et ingenioli nostri temeritati potius ascribendum, quam rei veritati. Arduum est, et difficultate plenum negotium, cunctis intentatum ; scio post me non defuturos eiusmodi methodo, et cognitione altiora, et cumulatoria prodituros. Nos autem quod potuimus, praestitimus : videbunt lectores voluntatem non defuisse. È il proemio della prima edizione con esplicito riferimento al lettore nel titolo.
RM, ANG XX. 11. 9 37. DE // FVRTIVIS // LITERARVM NOTIS, // VULGÒ // DE // ZIFERIS // LIBRI IIII· // IOAN. BAPTISTA PORTA // NEAPOLITANO AVTORE. // [stemma] // CVM PRIVILEGIO // NEAPOLI, // Apud Ioa. Mariam Scotum. MDLXIII. [ma Londini : apud Iohannem Wolphium, 1591] 4°, 21x15 (s.d.s. 17,4x10,8) ; †6, *4, †2, A-Z4, Aa-Dd4, Ee6 [20], 228 p. ; front. inciso ; rom. ; capilet., xilog. ; fregi †2r-†2v : dedica di Giovanni Maria Scoto a Giovanni Soto (v. p. e. 1563). ; †3r- *4r : Eorum quae in opere tractantur index ; *4r : registro delle segnature ; *4v : errata corrige ; *4v : licenza di stampa ; †1r- †2r : prefazione di Giovan Battista Della Porta ; A1r-Ee6v : testo ; Ee6v : colophon. Contraffazione dell’edizione napoletana del 1563. RM, NAZ 14. 12. N. 9
1592 38. LA FANTESCA // COMEDIA // DI GIOVANBATTISTA // DE LA PORTA // NAPOLITANO // Al Clariss. Sig. LVIGI BRAGADINO // del Illustriss. Sig. GIOVANNI // Sig. mio Colendissimo. // CON PRIVILEGIO. // [marca] // IN VENETIA, M D XCII. // Presso Gio. Battista Bonfadino. // Con licentia de’ Superiori. 12°, 13x6,5 (s.d.s. 11,3x5,6) ; A-G12, H6 [14], 15-173, [3] p. (err. di pag.) ; front. con incis. ; cors. ; capilet. ; fregi. A1r : frontespizio ; A2r-A3v : dedica di Lorio Lorii Lauro a Luigi Bragadino ; A4r-A6v : prologo ; A7r : Persone della Comedia ; A8r-H5r : testo ; H6 : bianca.
Al Clariss.mo Sig.or Luigi Bragadino Dell’Illustr. Sig. Giovanni Sig. mio Colendiss. Essendo antico costume nell’opere che di nuovo si danno alla stampa intitolarle a persone illustri per onorar i libri con l’autorità di quelli et illustrar anco essi signori con la immortalità di questi, ed essendo in me una particolar divozione che sempre ho portato al nome di V. S. clariss., nella cui giovine e prudentissima età si veggono risplender abondantissime virtù con le quali ha dato saggio maraviglioso al mondo di sé seguendo le vestigie delli suoi progenitori e dell’illustriss. sua famiglia madre feconda d’eroi, ed in specie la propria grandezza e magnificenza dell’illustriss. sig suo padre, che mi fa sempre pensare al modo di poterla onorare e gratificare se non secondo i meriti suoi e mio volere, almeno secondo il mio potere, son venuto in opinione di dedicarle la presente comedia intitolata la Fantesca del sig. Gio. Battista de la Porta napolitano. Perciò con serenità di faccia, con prontezza di volontà e con liberalità d’animo, dedico e dono a Vostra Signoria clariss. questo picciolo poema dramatico per una picciola caparra della mia osservanza, e se il presente
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non corrisponderà alli meriti e grandezza sua, l’accetterà l’animo ch’è grande, e alla buona grazia sua riverentemente mi raccomando. Di Venezia à dì 15 Aprile 1592 Di V. S. Clariss. Um, et Devot. Servit Lorio Lorii Laurio d’Udene.
RM, NAZ 34. 1. D. 5 39. VILLAE // IO. BAPTISTAE // PORTAE, NEAPO-//LITANI,// LIBRI XII : // 1, Domus // 2, Sylua cædua // 3, Sylua glandaria // 4, Cultus & insitio // 5, Pomarium // 6, Oliuetum // 7, Vinea //8, Arbustum // 9, Hortus coronarius //10, Hortus olitorius // 11, Seges //12, Pratum. // In quibus maiori ex parte, cùm verus plantarum cultus, certaq ; // insitionis ars, et prioribus seculis non uisos producendi fructus // uia monstrantur ; tum ad frugum, uini ac fructuum moltiplica-//tionem experimenta propemodum infinita exhibentur.// Adiecto INVENTARIO quamcopiosissimo. //MD [marca] XCII. // Francofvrti // Apud Andræ Wecheli heredes, Claudium Marnium, //& Ioannem Aubrium.// Cum S. Cæsareæ Maiestatis privilegio. 4°, 21,5x16 (s.d.s. 18x11,5) ; )(4, A-Z4, Aa-Zz4, AA-ZZ4, AAa-ZZz4, AAA-ZZZ4, AAAa-CCCc4 [8] 914 [48] p. (err. di pag.) ; front. con incis. ; rom. ; capilet. )(2r-)(3v : proemio ; )(4r : prefazione degli eredi di Wechel ; )(4v : privilegio di stampa ; A1rVVV4v : testo ; XXX1r-CCCc4v : Index perspicuus Villae Librorum XII.
Haeredes Wecheli candido lectori s. Huius operis exemplar, benevole lector, antequam ipsum prelo subiiceremus, viro cuidam erudito relegendum tradere nobis operae pretium visum fuit, ut si qua errata in eo velinter describendum vel alia ratione commissa forent, ea cum iudicio corrigerentur, quo opus istud quam fieri posset emendatissimum prodiret : sicut et solemus omni conatu et opera, quantum in nobis est, curare et efficere, ut libri qui a nobis excuduntur, quam emendatissimi in lucem prodeant, nec in eum finem ullis sumptibus parcere. Inventum est autem exemplar ista mendosissimum atque infinitis erratis scatens : quod describentis incuriae potius quam authoris oscitanciae tribuendum censemus. Primum enim Graeca vocabula fere ubique erant misere deformata, literis vel mutatis vel transpositis. Vocibus integris saepe numero corruptis et depravatis, accentibus vel omissis vel male collocatis. In Latinis vero innumerae mendae : nam praeter grammaticalia errata pene infinita, sensus etiam multis in locis vel nullus, vel mutilus, vel inversus : affirmationes pro negationibus, et negationes pro affirmationibus : distinctiones pravae : loca citata et desumpta ab authoribus antiquis pessime descripta, ut in singulis fere locis consulendi fuerint authores ipsi, ut loca citata suo sensui vel nitori redderentur. Qua in re summam fidem et diligentiam ab eo, qui hoc munus a nobis rogatus in se suscepit, adhibitam esse res ipsa testatur. Cuius diligentia tamen tanta esse non potuit, ut omnia loca corrupta restitueret. Sunt enim quedam, quam vis non multa ita depravata, ut ad eorum sensum affequendum plusquam O Edipo coniectore opus foret, quae lectorum iudicio relicta sunt. Caetera quae iudicio et coniectura emendari potuêre, quanta fieri potuit religione iuxta rei naturam et authoris sententiam restituta sunt. In cuius rei fidem conferat, qui volet, librum quintum et sextum, nempe pomarium et olivetum, huius operis et editionis cum editione Neapolitana, (nam duo illi libri iam antea Neapoli seorsim fuerunt excusi) ac videbit, a quot et quantis mendis illi sint repurgati. Nec putandum alios libros huius operis manuscriptos qui nondum in lucem prodierant, emendatiores fuisse, cùm potius mendosiores extitisse vere affirmari possit. Hunc ergo laborem in studiosorum gratiam susceptum speramus multis utilem et ipsi authori gratum futurum. De hisce autem, benevole lector, te monitum voluimus, ut nostram diligentiam in curandis emendationibus librorum, quos excudimus, perspectam habeas, nocque et nostros labores tanto aequiore et gratiore animo prosequaris. Vale.
RM, ANG TT 11 28* 1593 40. DE HVMANA // PHYSIOGNOMONIA // IOANNIS BAPTISTÆ // Portæ Neapolitani // LIBRI IIII ; // QVI ab extimis, quæ in hominum corporibus con-//
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spiciuntur signis, ita eorum naturas, mores & con-// silia (egregiis ad viuum expressis Iconibvs) de-// monstrant, vt intimos animi recessus penetrare vi-//deantur.// Omnibus omnium ordinum studiosis lectu utiles, ma-//ximeque iucundi. // Nunc ab innumeris mendis, quibus passim Neapolitana scate-//bat editio, emendati, primumq ; in Germania in lucem editi.// Cum duplici Rerum et Verborum Indice longe // locupletissimo.// MD [marca] XCIII. // Hanoviæ // Apud Guilielmum Antonium, impensis Petri Fischeri Fr. 8°, 18,5x12 (s.d.s.15,2x8,4) ; )(8, A-Z8, Aa-Oo8 [16], 534, [58] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. )(1v : ritratto xilografico di Giovan Battista Della Porta ; )(2r-)(3r : dedica di Giovan Battista Della Porta al Card. Luigi d’Este (v. e. p. 1586) ; )(3r : avviso al lettore di Giovan Battista Della Porta ; )(3v-)(6r : proemio ; )(6v-)(8r : In Ioannis Baptistae Portae Neapolitani De humana physiognom. lib. IV. index cap. ; )(8v : ritratto xilografico del Card. Luigi d’Este ; A- Ll3v : testo ; Ll4r-Oo8r : In Io. Baptistae Portae Neapolitani De humana physiognomonia libros IIII, rerum & verborum index locupletiss. RM, ANG XX. 11. 10
41. DE // OCCVLTIS // LITERARVM NO·// TIS // SEV // ARTIS ANIMI SENSA // occulte alijs significandi, aut ab alijs si-//gnificata expiscandi enodan-// dique // Libri IııI. // IO. BAPTISTA PORTA // Neapolitano Avctore. // EXPLICANTVR AVTEM INTER // cætera et veterum quoque scriptorum loca, hac // de arte loquentia, indidemq ; petita. // [marca] // MONTISBELIGARDI // Apud Iacobvm Foillet, Expensis La-//zari Zetzneri. // M. D. XCIII. 8°, 18 x10 (s.d.s. 13,9x9,1) ; ()8, a-r8, A-B8, C4 [16], 275, [1], 24, [16] p. (err. di pag.) ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. ()2r-()5r : prefazione del tipografo ; ()6r-()7v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. De furtivis literarum notis, 1563) ; () 8r : nota ; a1r-r8r : testo ; A1r-A7v : Animadversiones viri cuiusdam bonarum literarum artiumque amantissimi, ad libros Portae de occultis seu furtivis literarum notis, obiter inter perlegendum annotatae ; A8r-B4v : Tabulae summam eorum quae in praecedentibus libris tractantur continentes ; B5r-C2r : Eorum quae in opere tractantur Index ; C2r-C4v : Ad lectorem (errata corige).
Typographus Lectori. S. Multo maximum inter cuiusque rei artifices imperitosque discrimen esse, vel ipsa experientia, non contemnenda iis in rebus, quae in agendo faciendove consistunt magistra docemur. Hinc namque et aedificaturi non ad sartores sutoresue confugimus, sed ad caementarios, fabros lignarios, architectos, aliosque artium eam ad rem pertinentium gnaros : et e contra vestes aut calceamenta empturi, faciendave locaturi, non ad hos sed ad illos nos conferimus. Ac licet iis, qui animum non advertum, mechanicis tantum in artibus id obtinere videatur : in reliquis tamen omnibus quarum finis praecipuus est, aut actio aut operis cuiusdam effectio, idem quoque locum habere, et monentibus viris doctis credimus, et in quibusdam nos ipsi pro ingenii tenuitate sic sat manifesto deprehendimus. Sunt autem eius etiam generis ars civilis et militaris eo ipso a veteribus hoc dictae nomine. Nam et has et consimiles alias certis praeceptis comprehendi, certaque doceri discique methodo posse, non libri modo de iisdem scripti, sed et viri maximi tam veteres, quantum scimus audivimusque, quam recentiores multi multis illustrissimisque docuerunt exemplis : quae, cum literatis cum primis, quibus haec eduntur, satis nota sint, in medium nunc afferre opus non esse iudicamus. Est autem politicae, militaris, aliarumque eius generis artium pars non minima, consilia ea, quae hostibus cum innotuerint, nobis obesse possunt, iisdem occultare, atque ita significare posse amicis, ne vel tabellario improbo, vel ipsis mox hostibus, si forte ea, quibus concredita sunt intercepta fuerint, ulla ratione innotescant. Quamobrem et veteres et recentiores quidam viri prudentes eam
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in rem, ut et alia ad animi secreta occulte significanda, solertia aliquot excogitavêre stratagemata. Qui autem plura magisque ingeniosa congesserit, excogitârit, edideritque. Ioan. Baptista Porta, viro doctissimo, hodierna die quantum sciam extat nemo. Quam etiam ob causam, cum viderem libros eius de furtivis literarum notis vulgo de Ziferis inscriptos a bonarum artium studiosis magnopere expepeti, eaque forma editos, ut alia potuerint multo commodiore minorisque parabili, in animum induxi, meo rursum eosdem praelo committere. Posteaquam autem rem ipsam aggressi sumus : quinque haec insuper a nobis deprehensa sunt obtigereque, de quibus te, lector benevole, commonendum duximus. Nam et de utilitate horum librorum, praeter ea quae auctor ipse eadem quoque de re tradidit, nonnulla adiicienda visa sunt : et titulus immutandus et mendae castigandae et de quibusdam exemplis monendi incautiores : et viri cuiusdam bonarum literarum amantissimi obiter quaedam inter perlegendum animadversa, tabulaeque his ex libris confectae adiiciendae. Ad utilitatem igitur quod attinet : Dominus Porta non ut alii, unam atque alteram tantum artis huius rationem attigit sed circiter 180. ea industria diligentiaque pertractavit : ut non infinitis tantum partibus exuperârit hac in re alios : sed et viam rationemque ostenderit, qua vestigia ipsius secuti, infinitos propemodum alios insuper quoque modos excogitare possimus. Id quod nobis uno atque altero exemplo is, cuius animadversiones tabulasque edimus, ostendit. Nec Trithemiana Polygraphia cum his Portae libris vel methodi diligentia, vel generum multitudine, vel explicationis quorundam perspicuitate conferenda est : licet non sine fructu operis utriusque lectionem coniungi posse non eamus inficias. Ac sane si non alia, hac certe de causa rei militaris civilisque cum primis prudentiae studiosis atque adeo omnibus iis quibus secreta aliorum rimari animus, Porta perlegendus est. Quoniam in potestate quidem nostra est, hac arte non uti, sed ne adversarii, hostes, aliique eam usurpent, prohibere non possumus. Atqui si qua evenerit de quo utique rei militaris civilisque studiosis magnopere laborandum ut in manus nostras eius generis hostilia stratagemata aliave scripta perveniant. Portae auxilio eadem agnoscere detegereque poterimus. Est enim et id ipsum quoque in iis numerandum, quibus hi libri aliorum hac de re edita monumenta longissime antecellunt : quod non solum inviendorum huius generis stratagematum, sed et usurpatorum ab aliis, quo ad fieri potest, evolvendorum rationem singulari industria solertiaque explicant. Quid quod veterum scriptorum loca perquam multa hac de arte loquentia, aut ex eadem petita saepeque numero satis obscura quam manifestissima reddunt ? id quod rectis rerum arbitris antiquitatisque studiosis omnibus procul dubio futurum est longe gratissimum. Habebunt autem et mercatores et chimici aliique quibus res suas tenebrarum involucris tegere cordi est, mult ampliorem hinc eius rei quam antehac segetem. Sed cum ipsi sese hi libris satis superque sint commendaturi ; relicta hac parte, de titulo a nobis immutato nunc pauca dicemus. Qua in re non diffitemur quidem, indicatum nobis quam gravibus ex auctoribus ponendi sui occasionem sumpserit D. Porta : quoniam tamen et furtivi tralatio minus grata lectoribus, et Ziferarum titulus haud necessarius, is denique qui nobis placuit, et acceptior futurus, et plenior visus est : illius loco substituendum curavimus. De mendis hoc affirmare possumus : magnum hac nostra editione sublatum numerum. Id quod facile deprehendent, qui eam cum priore contulerint. Quod autem tertio loco de exemplis quibusdam nos monituros diximus, ita sese res habet. Duorum namque generum exempla afferre solet autor : aliena et sua. Et quo ad aliena quidem, veterum puta scriptorum, communi omnium interpretum iure tutus videtur. Ii namque cuiusmodi invenerint talia quoque nec aliter adducere solent debentur. Id enim ni fieret, non interpretum sed auctorum fungerentur munere, aut etiam falsariorum. Ea autem quae ipse confingit, interdum eiusmodi sunt, ut alia omnino malvissemus. Sed cum lex Christianae charitatis meliorem in partem omnia interpretanda praecipiat : non eam ob causam adducta iudicamus, ut quisquam inde consimilia audendi occasionem arripiat : sed ut ab improbis usurpata agnoscat, eosdemque dehortetur atque impediat. Ita namque et aliis quoque optimis quibusdam in libris multa recensentur improba : non ut ea imitemur, sed ut tanto maiore cautione vitare prohibereque discamus. Et iter facturis de via quoque locaque periculosa indicamus, ne alioquin eorundem ignari in dispendium forte periculumve imprudentes incidant, aliosque eo properantes et ipsi quoque praemonere dehortarique possint. Ut certe res sese habeat tollere ea ausus non est is, qui nos hac in editione adornanda iuvit : ne alieno in opere nimium sibi permisisse sumpsisseque videretur. Quamobrem incautiores lectores etiam atque etiam admonitos volumus : ut ipsi quoque quid hac in re muneris ipsorum sit diligenter cogitent, caveantque ne quae
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bono ipsorum eduntur, imprudentia sua ipsi sibi in venenum perniciemque convertant. Sed de his hactenus. Superest ultimum commonitionis nostrae membrum : de iis nimirum quae orae libri sunt adscriptae, inque sine adiectae paucae quaedam animadversiones et schematissimi, breviter quoque rationem uti reddamus. Ea namque inter perlegendum materiae huius quam difficillimae, facilioris intelligentiae memoriaeque causa obiter is cuius ope usi sumus, conscripsit, liberaliterque potestatem fecit una cum his libris edendi : ut si qua forte possint, aliis quoque sint usui : sin autem doctioribus magisque abundantibus ocio, aut D. Portae aliter visum, ab iisdemque certiora deprehensa fuerint : haec pro non scriptis auctore non invito haberi poterunt. Quae cum ita sint, et lectores cuncta aequi bonique cosulturos speramus : et D. quoque Portam nos excusatos habiturum confidimus. Cum et iure vulgo iam a typographis recepto usi simus : nec quicquam de consilio ipsius ob nimiam locorum distantiam suscipere potuerimus. Tu benigne lector, et D. Porta quoque si velit, hac nostra utriusque opera bono vestro fruimini, aeternumque valete.
RM, CORS Verginelli-Rota 259 42. I OAN. BAPTISTAE // PORTAE NEAP· // DE REFRACTIONE // OPTICES PARTE. // Libri Nouem. // 1 De refractione, et eius accidentibus. // 2 De pilæ crystallinæ refractione. // 3 De oculorum partium anatome, et earum munijs. // 4 De uisione. // 5 De visionis accidentibus. // 6 Cur binis oculis rem unam cernamus. // 7 De his, quæ intra oculum fiunt, et foris existimantur. // 8 De Specillis. // 9 De coloribus ex refractione, s. de iride, lacteo circulo, etc. // [marca] // Ex Officina Horatij Saluiani. // NEAPOLI, Apud Io. Iacobum Carlinum, & // Antonium Pacem. 1593. 4°, 20x14,8 (s.d.s.16,6x10,3) ; A-Z4, Aa-Ff4, π4(-π1) [7] 8-230 [8] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. A2r-A3v : prefazione di Giovan Battista Della Porta ; A4r : proemio ; A4r-Ff3v : testo ; Ff4r : imprimatur ; π2r- π2v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Ottavio Pisano.
Ad lectores praefatio REFRACTIONIS libros, totius optices spectatissimam partem, qui sub densioribus umbrarum tenebris hucusque delituerant, Lectores candidi, in lucem adducimus, quae subiecti nobilitate, necessitate, utilitate, admirabilitateque inter caeteras scientias ita sua luce coruscat, ut pleraeque sine ea defectuosae, et obscurae censeantur. A subiecto igitur exordientes. Haec de visu tractat, sensuum omnium nobilissimo, naturalium scientiarum instrumento, quaecumque enim visu cognoscimus, et experimur. De luce, et splendore, de syderum, et coelestium corporum materie. Quomodo enim coelum ab aere diversum esse, ac omnis tenuioris aeris tenuissimum cognoscemus, nisi syderum corpora, alibi, quam sint, nobis videre viderentur ? Refractionis enim lege admonemur, coelum aere, vel hoc aeris conspurcatae colluviei imo lympidius esse, vel quomodo astrorum globosum corpus ex sui orbis densioribus partibus concretum, aut expolitum metallum constitutum, nisi eius ope cognosceretur ? Si necessitatem contemplemur, videbimus scientias fere cunctas sine eius lumine tenebricosas esse. Ex omnibus has praecipuas eligemus Astrologiam, et Physicam. Quid igitur de syderum motu sine refractione sentiemus, quum eorum phaenomena inter se non congruant ? nam sydera, quorum motus observantur, eo loci, quo videntur, non vere sunt, prope enim horizonta simul contigua, eadem coeli medio a se procul divulsa conspiciuntur. Quid enim de eorum aequabili motu ? Quum horizontis imo tardius, in verticis culmine properantius a suis orbibus vectari concernantur, nisi refractione sancitum esset, rem in nebuloso tardioris, in lympido citatioris motus videri ? Quid de syderum corporum quantitatibus, quae dum terrae proprius cernuntur, se ipsis maiora, longius vero dissita minora conspiciuntur, nisi refractionis decreto costitutum esset lucem in rectum ferri, densioris medii occursu refrangi, ac per varios a perpendiculari recessus distrahi, et magnitudinem, locum, lucem, et huiusmodi similia diversari. Ex paralaxis quoque observatione, non solum cometas, sed lacteum orbem in firmamento esse ignoraremus, si refractionis scientia fuissemus ignari. Quis non horret colores in Cometis, et Lunae, Solisque defectibus, cruentos, tetros, lucidos, coeruleos, nisi ex refractione lucis, et diaphani, aere densioris mistione gigni posse doceremur ?
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Coronae, gemini Soles, et tergemini, virgae per nubes extentae, irides solae, et geminatae, adeo obscuris causis involutae sunt, ut maiores nostri Thaumantis filiam, quasi admirationis dixerint. Refractio ancipites Philosophiae quaestiones explicat ; et quid vere sint dignosci largitur. Medicina quomodo irides in oculis, vertigines, et eiusmodi morbos in homine mederetur, nisi ex refractione causas cognosceret ? Eius ope multa in Pictura, et Architectura sublimia sunt inventa. Venio ad utilitatem, et iucunditatem ex ipsa admirabilitate. Haec enim scientia ex Mathematices, et naturalis Philosophiae mixtura orta est, et quicquid utraque in se iucundi, et admirationis habet, in se recipit, et colligit. Hinc Geometricarum speculationum veritas innotescit, nam quae Geometria fingit, et speculatur, ipsa explicat, et in lucem revocat : unde ex his quasi fonte, mirabilium omnium profluit scientia. Ignis ex perspicui corporis obiectu, et Solis radiorum coitu generatur, adeo validus ex refractione, ut longe parabolicae sectionis vim exuperet : nam refractio habet et radiorum unionem, et multiplicitatem, qua caret reflexio, unde multo remotius, et validior ignis potest explicari. Specilla condit, quorum causas ex refractione cognoscit, quae debilibus, et caecutientibus oculis accommodata, longius et perspicacius dat omnia contueri, quibus si privaremur, fere ipso visu orbaremur. Huius ope specilla quoque concinnantur, quae ad miraculum usque elongant visum. Fiunt imagines ut in aere pendulae videantur, tam clare et perspicue ut nisi manibus tangas, vix oculis credas, ut oculorum fallacias, et praestrigia vincant. Multa sunt, quae ne lectores taedio afficiamus, omittimus. De literaria igitur republica benemeriti viri eam sequantur, amplexenturque causa, quae nos de refractione ad scribendum impulit, fuit, quod videremus ea de re maiores nostros breviter, ac satis oscitanter perscripsisse, ut vestigia potius quaedam, quam artis fundamenta iecisse viderentur. Unde indulgendum nobis erit, si humiliora haec tradiderimus : necesse enim fuit, ut quantulacunque haec fuerint nobis placerent, quibus non nisi nova et selectiora placere possunt.
Octavio Pisano Adolescenti Erudito. Io. Baptista Porta Neap. S. D. Tantus erat, Octavi carissime, Ioan. Antonii Pisani, (viri nunquam sine laudum praefatione nominandi) patris tui, vel in studiorum meorum infantia, erga me amor, ut vererer an a quopiam tam vehementer adamarer. Ipse enim, quum publice doceret, scripta mea, quantulacunque fuerint, ad caelum laudibus extollebat, doctissimisque suis in scriptis mei celebrius meminerat, suaque insigni doctrina me studiis confectum, lippitudinibus, vertiginibus, et eiusmodi studiorum alumnis morbis labefactatum ex orci faucibus eripuit. Cumque ego intelligerem a viro in excelso doctrinarum fastigio constituto adeo diligi, quique in celeberrimo Neapolitano Gymnasio duo de quadraginta annos Philosophiam, et Medicinam, non actica modo, sed romana venere professus fuerit, summo advenarum, et incolarum concursu, doctorumque virorum plausu, qui etiam quintum archiatrus, tam insuper nostris Regis vicem gerentibus carus, Sereniss. Ioanni Austriaco, Regnique proceribus, ut eum egregie coluerint, et muneribus condecoraverint, ut mecum ambitiosius gesserim, (magnum est enim a magno viro laudari) et piaculum mihi videretur, si hominem præteriissem, quin quoquomodo possem, officia rependerem, ac me tanto onere pressum reluerem. Itaque librum hunc, qui apud posteros mutui amoris testimonia praestaret, ei nuncupare constitueram, qui tantopere meis nugis delectabatur. Ecce dum liber formis excuditur, moritur, sed quid moritur ? Non enim moriuntur, qui perpetuo vivere digni sunt, sed ad superos evolavit, cuius superstes fama, et inscriptis, et hominum memoriis nunquam consenescet. Aegraeferens viri iacturam, Iulio eius filio nominare decreveram, qui togatus, et armatus nostri Regis amore flagrans suo aere sub auspiciis Invictissimi Ducis Parmensis apud Belgas in quamplurimis bellicis functionibus ita se naviter gesserit, ut ab eo aureis torquibus honestaretur, et literas ad Catholicum Regem eius praestantiam testantes fecerit, et dum liber sub praelo esset, fato et ipse cessit. Mox alter filius. Quare consentaneum duxi tibi superstiti ingenii, et doctrinae tanti viri haeredi dicare, nec meo voto frustratum iri arbitror, si tui patris auspiciis coeptos libros loeto animo susceperis, qui octavum vix decimum agens annum Musarum sacris initiatus, non philosophica modo, sed mathematica complexus es, dum me aliquando de eiusmodi scientiis ratiocinantem audiveris. At si quid ex indole longius prospectare licebit, futurum te nulla quidem ex parte parente inferiorem iudico. Accipe igitur munus, et fruere, meque ut soles ama. Vale.
RM, COR 140 D 14
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antonella orlandi 1596
43. La Fantesca // COMEDIA // DI // GIOVANBATTISTA // de la Porta Napolitano. // Al Clarissimo Signor // LVIGI BRAGADINO // del Illustrissimo Sig. Giouanni // Sig. mio Colendissimo. // CON PRIVILEGIO. // [marca] // IN VENETIA, M D XCVI. // Presso Gio Battista Bonfadino. 12°, 14x7 (s.d.s. 11,4x5,4) A-G12, H6 [14], 15-173, [3] p. (err. pag.) ; front. con incis. ; cors. ; capilet. ; fregi. A2r-A3v : dedica di Lorio Lori Laurio di Udine a Luigi Bragadino (vedi p. e. 1592) ; A4r-A6v : prologo ; A7r : Persone della Comedia ; A8r-H5r : testo. MI, BRA Racc. Dramm. 0152
44. L A // TRAPPOLARIA // COMEDIA // DEL // SIG. GIO. BATTISTA // DELLA PORTA // Napoletano. // [marca] // IN BERGAMO, Per Comin Ventura. 1596 // Con licenza de’ Superiori. // Ad istanza di Antonio de gl’Antonij. 12°, 14,5x9,5 (s.d.s. 12,5x7) ; a8, B-H8, I4 [4] 1-68 c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. a2r-a2v : dedica di Giovanni Antonio Degli Antoni a Bartolomeo Arese ; a3r-a4r : prologo ; a4v : interlocutori ; a5r-I4v : testo : I4v : imprimatur.
Al molto Ill. Signore Il Sig. Bartolomeo Arese mio Padrone osservandissimo. Avendomi io proposto di non lasciar passar occasione che mi si presenti senza far con essa testimonio della divozione ch’io ho alla casa di V. S. mancarei ora al debito mio, se volendo dar alle stampe la presente comedia del sig. Gio. Battista della Porta, non facessi (come fo) uscirla sotto il nome di Lei, perché, oltre questa mia osservanza, vi si aggiunge di più il saper che quel gentiluomo che la mi diede amicissimo suo e dell’autore insieme, sarà per sentirne gusto non poco. Gradisca dunque V. S. il dono che, benche picciolo, corrisponde però con la perfezion sua, alla mia volontà e le bacio la mano. In Milano il 12. di Decembre. 1595. Di V. S. m. Ill. divotissimo servitore Antonio de gli Antonij.
RM, COR 92 C 4/1 1597 45. COMEDIE // DEL // S. GIO. BATTISTA // Della Porta Napolitano. // cioè, // La Trappolaria. // L’Olimpia. et // La Fantesca. // Nouamente poste in luce, & con // diligenza corrette. // CON PRIVILEGIO.// [marca] // IN VINEGIA, // Presso Gio. Battista, & Gio. Bernardo // Sessa. M D XCVII. 12°, 13x7,5 (s. d. s. 11,4x5,5) ; A-F12 [1] 2-71 [1] c. ; front. con incis. ; capilet. ; fregi. A2r-A2v : dedica di Ottavio Pisano a Cesare D’Evoli ; A3r-A4r : prologo ; A4v : Interlocutori ; A5r-F11r : testo ; F11v : colophon ; F12 : bianca.
All’Illustriss.S e mio padrone osservandiss. Il Sig. Cesare D’Evoli. Sforzandomi io, per l’obligo che tengo di servire V. Sign. (poiché la sua virtù obliga a servirla tutto il mondo) come potessi, non dico al suo merito, ma in parte al mio animo sodisfare, le dedico questa comedia del sign. Gio. Battista della Porta tanto osservatore et servitore di V. Sign. con la quale potessi darle alcun diletto, sapendo che come oro fino riceve onore da prezioso diamante inclastatovi, così ella debba ricevere dal suo nome. Come ella ha mostrato valoroso animo in superare i superbi, così usi meco magnanimità in ricevere questo mio umil dono. Con che a V. Sign. bascio le mani, sperando un giorno dedicarle cose maggiori. Di V. S. Illustriss. Servitore affezionatiss. Ottavio Pisano.
MI, BRA Racc. Dramm. U. 053
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46. L’Olimpia // COMEDIA // DEL SIGNOR // GIOVAMBATTISTA // DELLA PORTA // NAPOLITANO. // [fregio] // Di nuovo con diligentia ristampata. // [marca] // IN VINEGIA, // Presso Gio Battista, & Gio. Bernardo // Sessa. MDXCVII. 12°, 13x7,5 (s.d.s. 11,5x5,5) ; A-E12, F6 [1] 2-65 [1] c. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; fregi. A2r-A3r : dedica di Pompeo Barbarito a Giulio Gesualdo (v. p. e. 1589) ; A3v : Persone, che v’intervengono ; A4r-F5v : testo ; F6r : colophon.
47. La Fantesca // COMEDIA // DI GIO. BATTISTA // DELLA PORTA // Napolitano // Al Clarissimo // Signor LVIGI BRAGANDINO del // Illustrissimo Sig. Giouanni // Sig. mio Colendissimo // CON PRIVILEGIO. // [marca] // IN VINEGIA, // Presso Gio. Battista, & Gio. Bernardo // Sessa, M D XCVII. 12°, 13,2 x7 (s.d.s. 11,5x5,5) ; A-G12 [1] 2-82 [1] c. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; fregi. A2r-A3r : dedica di Lorio Lori Laurio di Udine a Luigi Bragadino (vedi p. e. 1592) ; A3v Persone della Comedia ; A4r-G10v : testo ; G11r : colophon ; G12 : bianca. MI, BRA Racc. Dram. U. 053
48. I O. BAPTISTAE // PORTÆ NEAPOLITA-// NI, MAGIÆ NATVRALIS // LIBRI VIGINTI, // IN QVIBVS SCIENTIA-// rum Naturalium diuitiæ, et deliciæ // demonstrantur. // Iam de nouo, ab omnibus mendis repur-// gati, in lucem prodierunt. // Accessit INDEX, rem omnē dilucidè repræsentatis // copiosissimus. // Librorum ordinem, qui in hoc opere conti-// nentur, versa pagina indicabit. // [marca] // FRANCOFVRTI // Apud Andreæ Wecheli heredes, // Claudium Marnium, & Ioann. Aubrium. // M D XCVII. 8°, 17x10,5 (s.d.s.13,9x6,5) ; )(8, ) :(8 ; ) : :(2, A-Z8, Aa-Tt8 [36], 669 p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. A1v : Magiae naturalis qui extant libri, hi sunt ; )(2r-)(3r : dedica di Giovan Battista Della Porta a Iunio Bobali ; )(3v-)(6v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. 1589) ; )(7r) : :(2v : Index secretorum in libris contentorum ; A1r-T7r : testo ; T8 : bianca. VAT, APO Racc. Gen. Scienze V.284
1598 49. D ELLA FISONOMIA // DELL’HVOMO // DI GIO. BATTISTA DELLA PORTA // NAPOLITANO. // LIBRI QVATTRO. // Tradotti da latino in lingua volgare // PER GIOVANNI DI ROSA PROFESSORE // DI L’VNA E L’ALTRA LEGGE. // CON L’AGGIVNTA DI CENTO RITRATTI DI RAME // di più di quelli della prima impressione. // IN NAPOLI, // Appresso Tarqvinio Longo. M. D. XCVIII. 2°, 30x20 (s.d.s.26x17) ; quad4, doppio quad.6, A2, B-Z4, Aa-Hh4 [20] 243 [1] p. (err. di pag.) ; front. tipog. ; rom. ; capilet. ; calcog. ; fregi. quadr1v : ritratto calcog. di Marcello Cavaniglia ; quad2r-quad2v : dedica di Giovanni de Rosa a Marcello Cavaniglia ; quad3r-quad3v : proemio ; quad.4r- doppio quad6r : Tavola delle cose piu notabili dell’opera ; doppio quad.6v : Luigi di Heredia, Quel vivo Fonte, che sì dolce, e pura ; A1r-Hh3r : testo ; Hh3v : registro delle segnature ; Hh3v : marca ; Hh3v : imprimatur ; Hh3v : colophon.
A D. Marcello Cavaniglia Marchese di Santo Marco
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Essendomi oltre modo lodata, illustrissimo signor, e da veri intendenti l’opera di Fisonomia del signor Gio. Battista della Porta, e poi trovatola maggior della fama e conoscendo che a molti principi e dignissime signore avrebbe apportato sodisfazione che l’opera si leggesse in volgare, mi disposi volerla tradurre io, confidatomi nell’amicizia c’avea con l’autore istesso, accio che in qualche parte dubioso, avesse avuto dove ricorrere, così togliendo al sonno et alla quiete quell’ore che si gli doveano, condussi a fine il mio desiderio. Or volendola dare alle stampe e dedicarla ad alcun principe, ho voluto imitare l’autore dell’opera che la dedicò all’illustrissimo cardinal d’Este, un de più degni principi che vivesse a suo tempo, e da chi fu egli sommamente amato e onorato, giudicandolo da lineamenti del volto e da suoi costumi degno che fusse stato posto per degno simulacro di cotal opera, così io volendo in questo seguir l’autore, mi risolsi dedicarla a V. S. illustrissima nella cui casa son stato cosi onorevolmente raccolto e dalla sua cortesia sostenuto, giudicandola di nobiltà di sangue e di dignissime parti ornata. Avvenga che in lei risplendono tutte le tre nobiltà che in uomo si ponno considerare, potendo per la prima V. S. mostrare per lunghissimo tempo le dignità di suoi antecessori, essendo pur chiara, per la seconda, la fama dell’illustriss. loro persone, e per arme e per lettere, com’anco è pur certa la terza, per lo valore e virtù propria, li quali son tanto risplendenti nella sua persona che fanno fede al mondo non aver mancato punto dalli andamenti di suoi maggiori, venuti di Valenza alla conquista di questo regno di Napoli col sereniss. re Alfonso primo, poiche tra li cavalieri di valore e di principalissime famiglie che detto sereniss. re condusse alla conquista predetta fu d. Garzia Cavaniglia, il quale avendo servito in ogni occasione che se l’offerì, così di pace come di guerra, e in particolare in quella di detta conquista servì di maniera che conquistò Benevento, mentre con la cavallaria si ritirava a Montefuscolo e appresso tutta la provincia, e così continuò nell’altre fazioni, adoperando il re predetto per suo ambasciadore a papa Nicola V. nell’anno 1447. et in remunerazione di tanti servizi fu fatto dal detto re conte di Troia e n’ottenne molte altre terre, e mandato di poi per detto sereniss. re appresso la persona di Ferdinando suo figlio con molti altri capitani principalissimi alla guerra contro fiorentini, ivi combattendo morì in servizio di detto re : e seguendo i vestigii di suo padre d. Diego suo figlio servì il sereniss. re Ferdinando a chi fu tanto caro, che stando a servire in Otranto contra turchi, detto sereniss. re sposò in suo nome nell’anno 1477 Margarita Ursina, sorella del duca di Gravina, e li donò il contato di Montella con molte altre terre, quale similmente poi morì combattendo in servizio di detto re in detta guerra contra turchi, et imitando suoi maggiori d. Troiano suo figlio conte di Troia e di Montella sostenne l’impeto de Leutrecco fin che sopragiunse l’esercito imperiale, dove servendo finì la vita come fè d. Garzia suo figlio, mentre con la sua compagnia di cavalli andava a riconoscer l’inimico continuando il medesimo servizio don Giovanni figlio di detto conte, che fu il primo che nella guerra di Patrasso come maestro di campo pose nelle mura il stendardo reale con d. Andronico suo fratello ; avendo servito per ambasciadore del re d’Aragona al re di Francia don Gironimo Cavaniglia nel 1511 come Guicciardino fa menzione al decimo della sua istoria. Ma lasciando tant’altri signori, che questa real corona con le robbe e con la vita han sempre servito, dico solo del sign. don Cesare padre di V. S. illustriss. figlio di detto conte di Troia e di Montella, quale non cedendo ad alcuno di suoi maggiori servì di maniera la maestà cesarea in ogni occorrenza, et in particolare nella guerra del duca d’Albania e di Frusolone e finalmente nella guerra e assedio di Leutrecco, cosi nelle galere come dentro la città di Napoli con sua compagnia di gente d’arme, che in parte di tanti servizii ebbe le terre di Santo Marco e San Giorgio, come tutto appare per privilegio di concessione nel 1528 con l’infrascritte parole. Considerando li segnalati servizi fatti per voi spettabile d. Cesare Cavaniglia capitan di gente d’arme e fanteria, e con molto piacere ricordandoci quanto ben servisti nell’invasione che fè il duca d’Albania in questo regno nell’invasione delle galere contra questa fidelissima città di Napoli, quanto estrenuamente pugnasti nella guerra di Frusolone, e finalmente con quanto valore nell’assedio de Leutrecco e in tutte dal principio fin’ alla fine combattesti contra nostri nemici, per lo che confessiamo dalle vostre mani aver ottenuto la felice vittoria contro di quelli. E non degenerando V. S. dell’animo e valor di tanti signori, non ha lasciato di servire, dove riconoscendo l’inimici morì. E direi molto più della persona e meriti di V. S. illustriss. come n’avrei largo campo della grandezza di suoi meriti, se non dubitasse offendere la modestia delle sue orecchie e si non vedesse esser tanto noti al mondo che ha mosso la maestà sua a donarle titolo di marchese, e come che le qualità di V. S. lo meritano per ogni rispetto molto maggiore, così spero vederlo in persona di
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V. S. e suoi discendenti. La riceva V.S. illustriss. con quell’animo col quale sole ricevere ogni picciol presente da suoi servitori, e s’è poco, faccial parere assai col valore e benignità sua, con che a V. S e a i signori d. Ferrante e don Francesco suoi figli fo mille riverenze, e a d. Pietro e d. Diego suoi fratelli, e priego il Signore l’essalti e prosperi com’io vero servitore gli deseo. In Nap. Il dì 27. di Dicembre 1597. Gio. de Rosa.
RM, NAZ 55. 4. G. 2 1599 50. I O BATIS. PORTAE NEAP // DE HVMANA PHYSIOGNOMIA LI. VI // INQVIBUS DOCETVR QUOMODO ANIMI PROPENTES // NATVRALIBVS REMEDIIS COMPESCI. PO // SSINT // NEAPOLI // Ex Typographia Tarquinii Longhi. M. D. XCIX. 2°, 29,5x21 (s.d.s. 25,7x16,2) ; A-Z4, Aa-Nn4, π6 (err. di segn.) [6] 7-285 [15] p. (err. di pag.) ; front. inciso con testo tipog. (Inc. : Geronimo de Nouo siculo). ; rom. ; capilet. ; calcog ; fregi. A2r-A2v : dedica di Gian Battista Della Porta a Giulio Pallavicino ; A3r-A3v : prefazione di Giovan Battista Della Porta ; A4r-Nn3r : testo ; Nn3v : Morum interpraetandi modus ex effigie Illustrissimi, & Reverendissimi D. Aloysii Cardinalis Estensis ; N4r : imprimatur ; N4r : colophon (Neapoli : apud Tarquinium Longum, 1601) ; π1r- π6r : Tabula eorum quae in opere universo continentur ; π6v : registro delle segnature.
Ill. Domino Iulio Pallavicino Ioan. Baptista Porta Neapolitanus S. P. D. Carissime Iuli, nil viros liberos liberius decere iudicavi, quam qui se ab aliquo adamari sine fuco cognoverint, sese aliquo itidem amoris pignore redempturos, tantoque id decentius praestari debere, quanto ingentioribus beneficiis se astrictos fatebuntur. Et praecellentius id, si ii viri fuerint, qui egregiis gloriae praecellant muneribus. His igitur rationibus adductus et te amare, te colere, atque aliquo obsequii munere me redimendum constitui, ne indecenter mihi ingrati turpis inureretur nota. Mitto hic tuae dignitatis fulgores, nec tuae Pallavicinae familiae antiquitatem meminero, tantorum virorum meritis nobilitatam. Mitto Io. Baptistæ patris tui primatus, et ad varios mundi proceres legationes, Summorum Pontificum, et Caesarum, quantoque suae patriae praefecturis, et tuendae dignitatis toto pectore incubuerit. Praetermitto etiam Grimaldae tuae matris familiae nobilitatem, ab eo Ansaldo oriundae, qui de sua patria benemeritus, adeo Carolo Quinto Imperatori maximo carus extitit, ut eum muneribus, et titulis condecoraverit, cuius quidem nomen nunquam peribit : et tot Cardinales illustres : et ad tuos praecipuos mentis ornatus eloquia convertam, cui librum meum in grati animi monimentum, et amoris pignus affero. Par enim videbatur de Physiognomonia tractaturo, non indecenti viro dicari, sed qui a natura, vultus, et corporis concinnitate largissime fuerit cumulatus. Ex roseo igitur tuae carnis colore, cum tantulo fusci commixto, eiusdemque mollitie, ingenium arguitur quibusuis disciplinis indipiscendis aptum, ut vix primordiis indigitatis, sub quibus praeceptoribus tyrocinium exerceas, eisdem mox te illis praeceptorem exhibeas : brevi enim temporis curriculo matheseos artes omnes transgressus, ad reliquas scientias ita supervectus es, ut ii solus natus viderere : de quibus tam eleganter, tam prompte loquaris, ut quicquid dicas, meram fal, meram sapientam. Ingenii quoque tui incrementa perspiciuntur ex apta sanguinis cum melancholiae modico temperatura : melancholia enim sua frigiditate sanguinis fervorem retundit, et sanguis sua claritate melancholiae atrocem illustrat, exinde vultus indoles, dignitate et maiestate renidet, ut eos, qui te semel viderint, et si non noscant, ad te amandum, et colendum cogas. Ex hoc nam temperamento mentis acumen, spirituum sublimitas, atque heroicarum actionum desiderium pullulat. Oculorum caesius color clarus, mitium morum, comitatis, misericordiae et animi ab ira, superbia, atque humilium contemptu se moti testis est. Ex eorundem vivacitate, ingenii, et spirituum vivacitas arguitur, prudentia, consiliorum, et executionum promptitudo. Ex fronte quadrata, tranquilla, serenaque animi relucet serenitas, et tranquillitas, omni dolo, impostura vacui, nulla labe sorde scentis, nullisque opum contagiis solliciti. Statura iuxtae
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mensurae, gressus longus et tardus, negotiorum efficaciam ostendunt, et magnificentiam, ac denique tot dotibus a natura dotatus, ut invidendus potius, quam imitandus videaris. Dono igitur fuere, et me, sicut soles, ama. Vale. Praefatio ad lectorem Insignium est nonnullorum in Philosophia procerum vulgata sententia : Nullum esse nomine socialius animal. Iure quidem, si eorum mores, quibus ipse familiariter usurus fuerit, cognoscere velit, aut dum sensim pertractando integros eorum mores perscrutari contendit, eum vitam absumere, aut pluries in vita falli oportere, nemo est, opinor, qui ambigat : cum in tam numeroso hominum caetu quam plurimi sint, quorum familiaritas perniciosior, quam multorum, etiam potentum inimicitia sit. Mens enim humana, ut M. Tullius scribit, multis simulationum involucris tegitur ; et quasi velis quibusdam obtenditur uniuscuiusque natura : frons, oculi, vultus persaepe mentiuntur, oratio vero saepissime. Sub hominum effigie, inquit Seneca, latet ferinus animus, imo feris saevior, et immanior. Ob id Socrates fenestratum hominum pectus concupiuit, ne occultiores delitescerent mores : sed eo penitus recluso et patenti, omnibus perspicuum fieri possit, quid sibi vellet, aut meditaretur ; vera ne promeret, an secus. Huic malo opem tulit praestantissima scientia Physiognomoniae, a summis undequaque viris summo studio, summaque inquisitione pertractata. Haec namque ab extimis, quae in hominum corporibus conspiciuntur signis, ita eorum naturas, mores, et consilia demonstrat, ut intimos animi recessus, ac, ut ita dicam, penitissima cordis loca penetrare videatur. Effecit itaque clementissimi Dei benignitas, ut reconditi mores, ac arcanae hominum affectione signis expressae sint, ac in propatulo constitutae, quo propriae saluti quilibet consulendo, fidelibus, probisque moribus insignitis adhaereret ; scelestos, pravosque declinaret. Itemque Sapientiae aeptor nos docuit, dicens : Cum iracundo homine non cohabites, nequem invido comedas ; neque abeas in consilium impiorum, atque vanitates, nec in cathedra pestilentiae sedeas. Si vocaverint te, veni nobiscum, cum ipsis ne proficiscaris. Polemon inquit : Si quid est, quod homines iuvare possit, hoc praestat Physiognomonia. Nec enim depositum quisquam aut thesaurum, aut uxorem cuiquam credere, neque amicitiam cum illo inire, aut vicinum exoptare debet, quem petulantiae, infidelitatis, aut alterius cuiusdam improbitatis notas praeseferre animadverterit : nam nobis haec scientia tum mores, tum vitae propositum, veluti quaedam augurandi ars, aut Deorum oracula, ut ocissimum vaticinandi genus, absque ullo experimento demonstrat, ut proborum proposito inhaerere, scelestorum improbitates, et flagitia devitare possimus. Itaque omni prorsus stodio futuram perdiscere fortunam quem libet satis optimum iudicavit. Ex fronte, et vultu, Adamantius ait, etiam in ipso oris silentio, natura loquitur. Dicebat Cleanthes Philosophus, secundum Zenonem, ex specie mores dignosci posse. Pythagoreis morem fuisse, narrat Iamblicus, venientes ad ipsos discendi gratia, non prius admittere, quam figuram, incessum, et totius corporis motum diligentissime perspexissent ; ut plane e naturae signis, num ad disciplinas apti forent, nec ne cognoscerent. Quoniam natura ipsa, quae animis conformat corpora, instrumenta eis congrua subministrat, imaginesque animorum in corporibus indicat, per quas eorum ingenia deprehendi possint. Socrates item, qui onesta indole praediti videbantur, ad Philosophiae studia rapiebat, ut ex Platone habemus ; et ex specie et optima corporis modulatione Alcibiadem ad supremum Reip. gradum perventurum praedixit, Plutarcho referente. Ipse idem etiam refert, Spartanis morem fuisse nutriendi partum genitori ius non esse, sed eum quendam in locum deportasse, ubi sedentes, qui ex tribulibus maximi natu essent, si quidem infantem animadverterent pulchre effictum, et robustum, educari iubebant ; sin autem ignavum ac deformem, ad locum exponendum demittebant secus Taygetum praecipitem, ac proruptum : perinde quasi eius vita, qui minus pulchra statim ab initio, et ad bonam corporis compositionem, et ad robustitatem naturam productus non esset, neque sibi, neque Repub. utilis foret. Naturam animantibus corpus animi moribus, et actionibus accommodatum dedisse et scripsit Plato, et ab eo Aristoteles. Quondam instrumentum omne alicuius causa sit, partes autem singulae corporis alicuius causa factae sunt, illudque cuius causa aliquid sit, actio quaedam sit ; perspicuum est totum corpus maioris alicuius actionis gratia constitutum fuisse : neque enim sectio serrae, sed serra sectionis gratia inventa est. Quare corpus animi causa conditum est, et partes operum, et munerum causa, ad quae singulae natura conditae sunt. Galenus item libro De partium usu, particulas omnes corporis animae utiles esse demonstravit,
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quippe cuius instrumentum sit corpus : ob eamque causam multum a se diversorum animalium partes differre, quia ipsius animi maxime differunt. Quod Lactantius Firmianus Theologus et Philosophus, libro De opificio Dei usurpavit. Nestor vultus similitudinem Telemachi conspicatus apud Homerum, ita de animo coniicit : Si vera viri, puer optime, talis Es soboles : stupor altus habet me clara tuentem Lumina, et ora patrem referentia. Quid, quod et illi Assimilis fandi tibi copia ? quis queat alter Ista loqui puer ; ingenti nisi cretus Ulysse ? Alexander, cui cognomentum Magni inditum est, id praeclarum edixit, quod imaginem suam noluit a multis artificibus vulgi contaminari ; sed, ut Horatius ait : Edicto cavit, ne quis se, praeter Apellem, Pingeret, aut alius Lysippo duceret aera Fortis Alexandri vultum simulantia, et c. Ut statuis, tabellis, et toreumati idem vigor animi bellatoris, idem ingenium maximi honoris, eadem forma viridis iuventae, eadem gratia relicinae frontis videretur. Poterit etiam huiusmodi scientia non solum ex aliorum, sed etiam nostri inspectione maximi esse adiumenti, ut nosmet ipsi nostri physiognomones evadamus. Nam recte antiquitus memoratum legimus, Socratem philosophum speculo ad morum disciplinam usum esse : quod Seneca item tradit adinventum, ut homo seipsum nosceret : nam ex hoc consequimur nostri notitiam, mox consilium quoddam. Nam si quis semet in speculo contemplabitur corporis optimam constitutionem conspicatus ; procuret, ne corporis dignitatem morum dehonestamento polluat ; qui vero ex signis formae animam minime commendabilem animadverterit, naviter consurgat, ut virtutis exercitio corporis mala signa rependat. Sunt enim eiusmodi animi propensiones et affectus, ut misericordia, iracundia, ut invidia, ut qui constituti sunt, quasi mala animi valetudine, sanabiles tamen, ut de Socrate refert Cicero in Tusculanis, quum multa in conventu collegisset in eum Zopyrus, qui se naturas cuiusque ex forma perspicere profitebatur, derisus est a caeteris, qui illa in Socrate vitia non agnoscerent ; ab ipso tamen Socrate sublevatus est, qui sibi vitia illa inesse, sed ratione a se eiecta diceret. Similem historiam Aristoteles Alexandro Magno recitat de Hippocrate, cuius figuram cum eius discipuli depingere curarent, picta et optime expressa delata fuit Philemoni, qui cum eam adspexisset, et membrum membro comparasset, pronunciavit ipsum esse virum luxuriosum, coitum appetentem, et deceptorem : ob quam causam discipulis eius indignatis, et culpantibus, et flagellis fere Philemonem tundentibus, quod de viro eximio talia iudicasset, ab eis tamen hoc iudicium ad Hippocratem delatum est, qui confessus est Philemonem verum omnino de ipso protulisse : sed amore philosophiae, et honestatis sui cordis concupiscentias omnes eiecisse, et studio & abstinentia conquisisse, quod prius eius naturae negatum fuerat. Hanc scientiam in Pythagoricae et Socraticae philosophiae arcanis sanctissime custoditam legimus ; hanc Aristoteles Alexandro utilem, ac necessariam perdiscendam proponit, et ex vultus inspectione ad sui regni ministeria servos eligendos monet ; hanc Avicenna Medicis utilissimam monstrat, ut ex vultu, et oculis de eius aegritudinibus possint iudicare. Hanc ergo scientiam blande excipiamus, hi lariterque amplectamur, ut vere nostram, et de nobismet ipsis tractantem, quam qui non amat quam qui non amplectitur, nec philosophiam amat, neque suae vitae discrimina curat. Esemplare postillato.
RM, ANG f 9 4* 1600 51. DE’ MIRACOLI // ET MARAVIGLIOSI // EFFETTI // DALLA NATVRA PRODOTTI. // Libri quattro. // DI GIO. BATTISTA PORTA // Napolitano. // Nuouamente tradotti di Latino in Volgare, et con // molta diligenza corretti. // Con due Tauole, vna de’ Capitoli, & l’altra // delle cose più notabili. // [marca] // IN VENETIA, // Appresso Gio. Alberti. M. DC.
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8° ; 15x9,5 (s.d.s. 13,2x7,7) ; a-b , A-S8, T4 [16], 148 c. ; front. con incis. ; cors. ; capilet. a2r-a6v : Tavola de’ capitoli ; a7r-b7v : Tavola delle cose piu notabili ; b8 : bianca ; A1r-T4r : testo. MO, STA Phys. m. 226 b
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1601 52. L A // CARBONARIA // COMEDIA // Dell’Illustre // SIG. GIO. BATTISTA // DELLA PORTA // Napolitano. // Nouamente data in luce. // CON PRIVILEGIO, // & licenza de’ Superiori. // [marca] // IN VENETIA, // Presso Giacomo Antonio Somasco. // M. DCI. 12°, 14x7,5 (s.d.s. 11,7x5,7) ; A-G12 [3], 4-84 c. (err. di pag.) ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. A2r-A2v : dedica di Paolo Venturino alla Sig.ra Porta ; A3r-A4r : prologo ; A4v : Persone che rappresentano la favola ; A5r-G12v : testo.
Alla Molto Illustre Signora La Sig. Portia Gentile. È tale e tanta, nobilissima e graziosissima signora l’osservanza ch’io porto all’onorata persona del molto illustre suo consorte che di continuo mi vado imaginando come potere con qualche mia onesta servitù all’uno ed all’altra gratificarmi et rendermi in qualche parte meritevole d’esser connumenrato tra i suoi servitori affezionati e fedeli. E però avendo ora fatto stampare la Carbonaria sollazzevole e morale comedia, a V. S. molto illustre l’appresento e dedico, confidandomi che si come Dio e la natura gli hanno adornato il corpo di bellezza e di grazia e l’animo di magnanimità e di valore, così per la nobil creanza che porta seco dalle fascie e dalla gentilissima famiglia onde ella nacque, non si sdegnarà di favorirmi di benignamente accettar questo mio picciol dono, e contentarsi che sia veduto dal mondo ornato ed abbellito del suo degno e grazioso nome, accertandola che quando per suo diporto alle volte lo trascorrerà, ne pigliarà non poca dilettazione e spasso. La conservi Dio per molti anni felice. Di Napoli il 1. di Maggio 1601. Di Vostra molto Illustre Signoria Affezionatissimo Servitore Paolo Venturino.
VAT, APO Dramm. Allac. 52 53. LA // CINTIA // COMEDIA // Dell’Illustre // SIG. GIO. BATTISTA // DELLA PORTA // Napolitano. // Nouamente data in luce. // CON PRIVILEGIO, // et licenza de’ Superiori. // [marca] // IN VENETIA, // Presso Giacomo Antonio Somascho. // M. D C I. 12°, 13x7 (s.d.s.12x5,8) ; A-G12, H4 88 c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. A1v : imprimatur ; A2r-A3r : dedica di Paolo Venturino a Giovanni Montoia di Cardona ; A3v : Persone che rappresentano la favola ; A4r-A5v : prologo ; A6r-H4v : testo.
Al molto Illustre Signore Il Sig. Giovanni Montoia Di Cardona, Consigliero Regio per sua Maestà nel Regno di Napoli e Presidente della regia Camera. Paolo Venturino. Desiderai sempre, molto illustre mio signor collendissimo, di trovare qualche lodevole occasione di poter scoprire quanto io abbi l’animo applicato a servire V. S. molto illustre, da quel tempo ch’io primieramente la conobbi, invitato anzi tirato alla sua servitù così dalla nobile origine ch’essa trae da famiglia tanto onorata, e nella quale in ogni tempo hanno fatto onorevoli progressi tanti uomini famosi, e nelle lettere e nell’armi, come eziando da gli onorati gradi ch’essa meritamente tiene in questa città, e come (il che è di maggiore importanza e la fanno ammirare e riverire maggiormente da tutti) dalle sue rari qualità, dolci maniere, benigno procedere e singolare umanità, congiunte con quella maravigliosa gravità, che al suo degno stato e a i suoi alti maneggi, s’acconviene. Onde
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avendo io alli giorni passati fatto stampare in Venezia la Cintia commedia, che quasi è un specchio e vero essemplare dell’umana vita, m’è parso di poter in qualche particella sodisfare al detto mio molto desiderio con a lei dedicarla e lassarla vedere al mondo ornata del suo onorato nome. A lei per tanto l’appresento, con umile affetto, supplicandola che per la sua innata cortesia si degni ad accettare questo mio picciol dono e me porre nel numero dei suoi affezionati servitori, che come tale aspettando buona occasione di poter meglio servirla, riverentemente me le raccomando, pregandole da Dio ogni contento e felicità. Di Napoli alli I. Maggio 1601.
RM, CAS Comm. 431/5 54. GLI DVOI // FRATELLI // RIVALI // Comedia // NVOVAMENTE // data in luce, // DAL SIGNOR // GIO. BAT. DELLA PORTA // Gentil’huomo Napolitano. // CON PRIVILEGIO. // [marca] // IN VENETIA, // Appresso Gio. Batt. Ciotti Sanese, 1601. 12°, 12,5x7 (s.d.s. 10,9x5,5) ; a6, A-F12, G16 [12], 1-174, [2] p. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. a2r-a3r : dedica di Gio. Battista Ciotti ad Alessandro Gambalonga Sanese ; a3v : Il Lvogo dove si rappresenta la fauola, è Salerno ; a4r-a6v : Prologo ; A1r-G15 : testo.
Al molto Illustre Signore e Patron mio Colendissimo il Signor Alessandro Gambalonga. io conosco molto bene che alle rare virtù e singolari qualità di V. S. molto illustre altro presente che questo di questa picciola operetta si converrebbe, ma non permettendomi l’obbligo infinito che le tengo per le molte cortesie ricevute dall’eccesso della sua benignità, senza alcun merito mio nel ritorno che feci dal mio peregrinaggio di Roma per cotesta città, il soprastar più lungo tempo senza darle qualche segno della memoria che tengo di tanta cortesia, nè avendo al presente altra occasione che questa, prego V. S. ad accetare il poco che le do in segno del molto che le devo, assicurandosi che si come l’obbligo mi stringe a tener memoria di lei, cosi io non sia per mancare all’occasione, ogni volta che mi si porgerà. E se bene la presente opera è di poche carte e di poco volume, con tutto ciò, essendo di autore famoso e di valore, non ho giudicato di sconvenirsi in tutto a V. S., la quale è da credere che tal’ora doppo le grate occupazioni degli suoi onoratissimi essercizi dia anco ricreazione all’animo con la lettura di qualche cosa di piacevole, sì come sovente lo pasce di dolci concerti musicali, dando continuamente ricetto nella casa sua e a quelli della patria ed a’ forestieri, purché o per pregio di lettere o di musica o di altra nobile virtù ne siano meritevoli. Io tralascio in questo luogo quelle lodi che a’ meriti suoi di ragione si converrebbeno, perché quando una sola minima parte raccontarne volessi, adulazione piutosto verrebbe giudicata, la mia, che veridica relazione di servitore divoto e affezionato quale io sono, e per tale confermandomele ora con lettere come già a bocca me le dedicai, umilmente le baccio la mano, e le prego da Dio il colmo di ogni sua desiderata felicità. Di Venezia li 28. Maggio 1601. Di V. S. Molto Illustre. Devotissimo Servitore Gio. Batt. Ciotti Sanese.
FI, BNC Palat. 12. 7. 1. 32/1 55. D E HVMANA // PHYSIOGNOMO- // NIA IOANNIS BAPTISTÆ // Portæ Neapolitani. // LIBRI IV. // QVi ab extimis, quæ in hominum corporibus con-//spiciuntur signis, ita eorum naturas, mores & con-//silia (egregiis ad viuum expressis Iconibvs) de-//monstrant, vt intimos animi recessus penetrare vi-//deantur.//Omnibus omnium ordinum studiosis lectu utiles, // maximeque iucundi. // Nunc ab innumeris mendis, quibus passim Neapolitana scate-//bat editio, emendati, primumq ; in Germania in lucem editi.// Cum duplici Rerum et Verborum Indice longe//locupletissimo.// M [marca] DCI // Vrsellis. // Typis Cornelii Sutorii, sumptibus Ionę Rosæ Fr. 8°, 18,5x12 (s.d.s.15,2x8,2) ; )(8, A-Z8, Aa-Oo8 [16], 534, [58] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. )(1v : ritratto xilografico di Giovan Battista Della Porta ; )(2r-)(3r : dedica di Giovan Battista
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Della Porta al Card. Luigi d’Este (v. e. p. 1586) ; )(3r : avviso al lettore di Giovan Battista Della Porta ; )(3v-)(6r : proemio ; )(6v-)(8r : In Ioannis Baptisaae Portae Neapolitani De humana physiognom. Lib. IV. Index Cap. ; )(8v : ritratto xilografico del Card. Luigi d’Este ; A- Ll3v : testo ; Ll4r-Oo8r : In Io. Baptistae Portae Neapolitani De humana physiognomonia libros IV. rerum & verborum index locupletiss. È una contraffazione dell’edizione del 1593. RM, ANG h. 3. 38
56. IO. // BAPT. PORTAE // NEAPOLITANI // PNEVMATICORVM // LIBRI TRES. // QVIBVS ACCESSERVNT // curuilineorum elementorum // LIBRI DVO. // [fregio e marca] // NEAPOLI // Apud Io. Iacobum Carlinum. MDCI. 4°, 20,5x13 (s.d.s.16,6x10) ; π2 A-I4 π2 A-H4 [4], 69, [3], [4], 64 ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; fregi. π2r : dedica ; π2v : proemio al lettore ; A1r-I3r : testo ; I3v : imprimatur ; I4 : bianca ; π2r
Iulio Caesari Garitano Consentino. Io. Bapt. porta Neap. S.P.D. Non possum, Carissime Iuli Caesar, non laudare et admirari sedulitatem tuam, qui vix ex ephebis egressus, exiliis potius, quam peregrinationibus e tua patria susceptis (ut de Phytagora, Platone, et Empedocle antiquitus factitatum legimus) alienas regiones lustrando, si quid varium, novum gens in illis machinarum architectata sit, tum ad bellicos, tum ad necessarios usus, curiosos et literatos viros conveniendo, ut abditum aliquod et mirabile ab eis condisceres, et ut facilius tua vota assequereris : Principum et magnatum confabulationes et familiaritates ineundo, penitus eorum secreta, et abdita perscrutatus es. Interdum vero tuorum itinerum comites semper libri mei soli fuere, ut si ex continuis laboribus aliquid ocii nancisceris, in his perlegendis impenderes, ut de Iulio Caesari, tui cognominis, actum scribitur. “media inter praelia semper // Stellarum, caelique cursus, et c.” Tandem postliminio regressus, Neapolim pertranseundo, mecum commoratus, libros meos imprimendos omnes revisendo, Pneumaticorum maxime cordi fuere : rogasti ut foras emitterem, tuo iussui parvi, hoc tamen testari possum, me in hoc opere emittendo, in aliena studia, et curas distractum, quantum optaram eam operam impendere non potuisse, ut cumulatiores ederentur, spero tamen non parum adiumenti ex hisce laboribus studiosis allatum iri, postquam principia exhibui, ut perfectiora inveniatur, sed ut ut sunt, tibi porrigo. Dixi Consentinum non quod tuae patriae gloriam defraudem, quae non longe a Consentia abest : sed quia ut Brutiorum Metropolis nota, notior vero nobilium et doctorum virorum Academia. Tua enim fulgidium, sive flumen frigidum, quae et si brevi clauditur circuitu, situs amaenitate, fructuum ubertate, ac virorum illustrium feracitate maxima est, ex ea enim ueluti e seminario undequaque faelicia pullulant ingenia, memineris legere, et perlegere, et aliquid novi invenito. Vale.
Proemium ad lectorem. Legimus apud Vitruvium, Ctesibium Alexandrinnm [sic] multas Pneutimacas rationes adinvenisse, videlicet horologia, voces et aquarum expressiones, multaque horum genera. Hunc secutus est Heron, qui multas etiam machina repperit, sed ut reor, Mechanicus non Philosophus ; neque Mathematicus, cum multis horum, dum periclitaremur, infaelix successit experientia, tum sine ratione, et mensuris scripsisse, unde aliquos eius errores annotavimus, nec alibi, quam sicubi eiusmodi studio operam navaturis, errandi ausam praebere potuissent. Nos horum aliqua conscribimus, plura daturi, nisi cuiusdam amici non vulgaris doctrinae, cuius opera et diligentia in experiendo utebamur, iacturam fecissemus, sublato enim eo, destitimus, sed animum nostrum stimulabat investigandi ardor, ac nova aliqua et sublimia reperiendi, quae percupidis hominum ingeniis utilitatem aliquam forent allatura, sed dum cunctando labitur tempus, senectus praevenit, citius quam putaramus, unde cum ea quae prius collegeramus, reconosceremus : invenimus aliqua, quorum labore et diligentia non paeniteret, operepretiuduximus quales quales fuerint, in lucem emittere, et si manca et intercisa, fortasse aliis viam aperient, ornatiora et locupletiora conscripturis. Vale, et fruere nostris laboribus, et vigiliis. Pubblicato con Elementorum curvilineorum. Libri duo
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57. IO· BAPTISTAE // PORTAE NEAP· // ELEMENTORVM. // Libri Duo :- // [stemma] // Svperiorvm Permissv. // NEAPOLI, // Apud Antonium Pacem. MDCI. 4°, 20,5x13 (s.d.s. 16,9x10,2) ; π2, A-H4 [4], 64 p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; fregi. π1r-π1v : prefazione ; A1r-H4v : testo ; H4v : imprimatur.
Ad lectorem praefatio Semper me quidem magna coepit admiratio, candide lector, quod cum triplex sit mathematica, rectilinea, curvilinea, et quae rectilineas in curvilineas, et e contra transmutaret : de prima maximi undequaque viri descripserunt, de secunda, et tertia ne verbum quidem, et maxima demum sum affectus miratione, quod cum multi viri docti de circuli quadratura tractare conati fuerint, vel mathematicas physicis rationibus, vel prodigiosis probare enixi sunt. Ipse quidem, qui potius nova tractare, quam ab aliis transcribere natus, Euclidis propositiones multas in curvilineas converti, et cum nihil fecisse cognoverim, ex multis, et infinitis propemodum demonstrationibus, quas inveni, has elegi, ne me morte praevento perirent. Fortasse doctioribus meliora inveniendi ansam praebebo : aleam iecisse fortasse praestabit. Si vita prorogabitur, multarum figurarum curvilinearum quadrationes ostendam ; interea his fruere : si grata fecisse cognovero, meliora libenter impertiam. Pubblicato con Pneumaticorum libri tres.
RM, NAZ 12. 1. M .36 1602 58. A RS // REMINISCENDI. // IOAN. BAPTISTAE // PORTAE NEAPOLITANI. // [marca] // NEAPOLI, //Apud Ioan.Baptistam Subtilem. MDCII. 4°, 19,5x14,5 (s.d.s. 16,7x9,8) ; π2, A- E4, F2 [4], 42 p. ; front. con inc. ; rom ; capilet. ; xilog. ; fregi. π 2r- π 2v : prefazione ; A1r-F1r : testo ; F1r : imprimatur ; F1v : imprimatur.
Ad Lectores Praefatio En, clarissimi lectores, meum thesaurum vobis impertior (cum memoria nil aliud sit quam scientiarum thesaurus.) frustra enim in percipiendis scriptorum sententiis insudamus nisi praecepta memoriae contineamus. Dicebat Proclus Musas esse Iovis et Mnemosynes filios : ostendere satagens ut iis, qui studiis operam navare debuissent, opus esse, et lecta percipere et perceptorum reminisci. Per Iovem intelligebat intelligentiam, per Mnemosynen memoriam ipsam. Aphranius de sapientia clarius pronunciavit. A Graecis Sophia vocor, a Latinis sapientia, mater memoria, usus pater. Per memoriam, Aristoteles ait nos a brutis differre, nam, si ea factorum memoriam habent, nos et temporis reminiscimur. Cicero memoriam vim divinam vocat. Bonum es nobis totius vitae maximum. sed ex omnibus animi partibus maxime delicatum, et fragile, et in quod primum senectus occurrit. Petrarca. Sicut nulla copiosior, aut ditior animo supellex, sic nulla fragilior, nulla fugacior, casibus, et morbis pluribus exposita est, quin et ipso valetudinis vivente flore, vel curis acribus, vel somno gravi vel perturpatione ridicola. Ob id in ipsius accretione summo studio intendendum est in huius artis exercitatione aliquas temporis morulas monet, ut studiorum fructibus multos annos lucremini. Lucrum supra fidem maximum est : nam si quae ab antiquis factitata, aliquibus magna visa sunt, quae a nobis facta, omnibus admiranda stupendaque visa sunt. Exultat Seneca se plusquam ducentos versus ab ultimo incipiens usque ad primum recitasse, cum aliquem noverim qui plures quam mille ab initio, ab ultimo, interpellatim recitasset eoque ordine quo ab aliis quaereretur. Immo quam saepissime poetas et oratores aliquos verecundos reddidit qui, cum a se compositas orationes, et carmina coram magnatibus recitassent, et doctis, adeo pronto ingenio semel auditas orationes et carmina nunc directo, munc praepostero ordine protinus reddidit, ut a se iam pridem composita vel audita libere faterentur cum hoc ille qui eas composuisset idem facere non valeret. Et cum pluries sibi libri commodarentur, duo, vel tria millia notanda, paucis horis prius quam
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restitueret memoria, recitaverit. Iulius Caesar epistolas de rebus maximis quaternas dictabat aliis, ipse manu propria quintam scribens, ac si calamum eximeres, septenas pariter dictabat. Ipse pluries animi causa denas simul epistolas dictabat, propositis ab astantibus thematibus variisque in linguis, ac ita velociter, ut vix ab exicipientibus scribi possent, verba, et periodos truncas relinquendo, ac postremo omnia memoriter reddidisset, ac plures dictasset, si plures scriptores cactus esset. Plura dicerem, ni vererer fide caratura apud eos qui huius vim artis non noverint. Sed qui periculum fecerint, me vera scripsisse confitebuntur. Sed nollem, dum de memoria verba facio, e memoria labatur prooemio finem impositurum, ne maius, quam liber fieret. Valete.
RM, ANG SS(cap.).8.77 59. DE FVRTIVIS // LITERARVM NOTIS // VVLGO’ // DE ZIFERIS // Libri Quinque. // Altero libro superaucti, et quamplurimis in locis locupletati. // IO. BAPTISTA PORTA NEAPOLITANO // AVCTORE. // [marca] // NEAPOLI, Apud Ioannem Baptistam Subtilem. MDCII. 2°, 29,5x19,5 (24x15,1) ; a6, A-Z4, Aa-Ee4, Ff2 [12] 314 [2] p. (err. pag.) ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. a2r-a2v : dedica di Gian Battista Della Porta a Giovanni Albrizio Salicis Marchioni ; a3r-a3v : prefazione ; a4r-a6r : Index rerum memorandarum ; A1r-Ff2v testo ; Ff2v : registro delle segnature ; Ff2v : imprimatur ; Ff2v : colophon.
Illustrissimo Ioanni Albritio Salicis Marchioni Io. Baptista Porta Neapolitanus. Scriptorum doctissimi (macte puer virtute nova) quempiam laudaturi, cum in eo proprias laudes non offendissent, avos, qui iam exactis longorum seculorum temporibus olim extiterant, aut opibus, aut nobilitate, aliisque gestis laudare soliti sunt, unde vetus illud et laudatum elogium increbuit. Quis parentes laudavit, nisi ipsi filii infaelices ? Eas laudes Themistocles proprias appellat, quae ex privatis meritis conquiruntur, et alienis honoribus virum decorare, haud vituperio carere iure optimo existimavit. Te igitur laudaturi, tam multiplicium et variarum dotium inundas flumen occurrit, ut nos magis copia obrutos, quam inopia pressos iri fateremur : ut non cogamur tuorum res gestas recensere. Relinquamus igitur Ioanni Antonio avo tuo conquisitarum opum gloriam, et oppidorum Salicis, Massapiae, Guagnani, Celini, Vgnani, Vetranea, et Herchie, et natorum suorum Scipionis, et Ioannis Mariae, qui viriliter pugnando in belgicis præliis non sine gloria occubuerunt : unde a Philippi II. Regis nostri maiestate titulos Marchionis obtinuerit. Relinquamus Carolo patri tuo se vetusta suae gentis iactet nobilitate e Como oriundae, nobilissima Italiae urbe, quae clarissimis primum initiis, ingentium mox facinorum gloria insigniter excrevit : quarum rerum gestarum splendor in Mnemosynes sacrario in nunquam peritura vivet tabula. Quod Thomas Albritius domi, forisque clarus sua virtute Crucigerorum Theutonum magnus magister electus. Et Ioanninus contra Musconem Lusignani Comitem praelians, triumphans a suis civibus receptus sit. Et Syluius Regis Ferdinandi custodiae praefectus Neapolitani Regni Regulorum seditiones compresserit, regiis muneribus decoratus. Et Lutius nunc senator Mediolanensis. Magdalena vitae sanctitate, et miraculis effulserit. Arnaldus etiam hoc nomine memorandus a Nicolao IIII. Pont. Max. Cataniae Episcopus electus, Poloniae Regis, et Cypri legatus extiterit, ut Thomas Porcacchius in historiis, et Scipio Ammiratus memoriae commendarunt : ne me aliquis impudentiae accuset, et ad te nostra se convertat oratio, qui absque suorum laudibus privatis meritis nemo illustrior emicuit, qui quintum et decimum vix agens annum, humaniores literas professus, ad celeberrimas Matheseos disciplinas evectus, ad Perspectiuam, bellicam Architecturam : ut alia praeteream, non parum gloriae et laudis ex ea re cumulum assecutus es, omitto equitandi, armorum studia, aliorumque nobilium exercitiorum, in quibus possem longissime spatari. Nunc vero sub faelici Ioannis Amistanzae patrocinio, iustitia et bonitate inter Neapolitanos regios Senatores efflorescentis, ita in christianis virtutibus et moribus efflorescis, ut morum puritate, comitate, et honestae vitae parem habeas neminem. Ex his itaque vitae primordiis quid prouectiore aetate sperandum ? Ipse igitur amore, quo devincior (nec me amor fefellit) quidquid sit operis a te perlectum, exoptatumque tibi expono in quandam mei
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grati animi significationem, nec me lucubrationum mearum paenitebit, genioque meo ditissime satisfactum, si tibi satisfactum iri cognovero. Vale. Ad lectores praefatio. (vedi p. e. 1563, varianti nella parte finale qui di seguito trascritta) Signa quibus significamus, vocalia, semivocalia, et muta, quomodo fiant, ex veterum et recentiorum praeceptionibus, visibiliam, quae qui visum effugiant, uniuerso primo libro conscripsimus, scripta vero literis charta exaratis, et quae interceptorem eludant, quae labore, quaeque numine interpretari possunt, postremo quae non solum intelligi, sed ne suspicionem quidem inferant, quinto libro docuimus. Tertio quomodo simplicia scripta interpretari debeant, quarto orbiculare, et clavi clausum cum suis tabulis conscripsimus, quarum auxilio verba facilius quaesita reperiri possent, ne quid facilitatis et diligentiae huic negotio deesse videretur.
RM, ANG IV 2 2 60. IO BATIS. PORTAE NEAP // DE HVMANA PHYSIOGNOMIA LI. IV // INQVIBUS DOCETVR QUOMODO ANIMI PROPENTES // NATVRALIBVS REMEDIIS COMPESCI. PO // SSINT // NEAPOLI // Ex Typographia Tarquinium Longum. M DCII. 2°, 30,5x21 (s.d.s.25,9x16,3) ; A-Y4, Z2, Aa-Nn4, π6 (err. di segn.) [6] 7-285 [15] p. (err. di pag.) ; front. inciso (Geronimo de Novo siculo) con testo tipog. ; rom. ; capilet. ; calcog. ; fregi. A2r-A2v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Giulio Pallavicino (v. e. 1599) ; A3r-A3v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. e. 1599) ; A4r-N3r : testo ; N3v : Morum interpraetandi modus ex effige Illustrissimi, & Reverendissimi D. Aloysii Cardinalis Estensis ; N4r : imprimatur ; N4r : colophon (Neapoli : apud Tarquinium Longum, 1601) ; π1r-π6r : Tabula eorvm quae in opere universo continentur ; π6v : registro delle segnature. Nuova emissione della edizione del 1599. RM, NAZ 55. 4. G
1603 61. C OELESTIS // PHYSIOGNOMONIAE // LIBRI SEX. // IOAN· BAPTISTAE PORTAE // NEAPOLITANI. // Vnde quis facile ex humani vultus extima inspectione, // poterit ex coniectura futura præsagire. // In quibus etiam Astrologia refellitur, et inanis, et ima-// ginaria demonstratur. // [stemma] // NEAPOLI, Ex Typographia Io. Baptistæ Subtilis. M. DC III. 2°, 25x17,5 (s.d.s. 20,7x13,3) ; a4, A2, B-Z4, Aa4 [8] 191 [1] p. (err. di pag.) ; front. con incis. calcog. ; cor. ; capilet. ; calcog. ; fregi. a2r-a3r : dedica di Giovan Battista Della Porta a Jan Andrzej Prochnicki ; a3v-a4v : proemio ; A1r-Aa4r : testo ; Aa4r : imprimatur.
Illustriss. Ac Reverendiss. IO. Andreae Prochnicio, Prothonotario Apostolico, Praeposito Cracoviensi, Sereniss. Poloniae et Sveciae Regis in Regno Neapolitano Nuncio. Ioan. Baptista Porta, S. Amicitia et consuetudine multorum nationis polonae, quae mihi iucundissima semper fuere ; illectus, tuam quoque Illustriss. Prochnici, statim ab adventu huc tuo, vltro expetere, ad eamque me amitti, cupere non destiti. Volebam nimirum continuatam eam mihi cum Polonis esse : praeterea tua quoque frui, quam mihi non minus gratam fore, tui ipsius mores, illustrium natalium sane indices pollicebantur serio. Ac dum praestarent (non me enim meum de te fefellit iudicium, ) coepi cum meo voluere animo, quanam potissimum ratione meum in te amorem ac observantiam declararem, totique si illud fieri unquam posset, orbi testata facerem. Quare ad perficiendum propositum non incommoda sane obtulit sese occasio. Sub praelum dandus et evulgandus mihi erat liber hic Physiognomiæ Coelestis, non minus utilis, quam curiosus, et cui ex se apud eruditissimum quemque sat spero fore commendationis. Eum sub tuo nomine emittendum decrevi, aequa lance, uti illum
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a te illustratum iri, ita vicissim ad te quoque ab eo aliquid honoris redditurum [rediturum], certo persuasus. Et [cancellata la lezione] licet tuarummet laudum ingens sit cumulus, in iis præcipue, quae ab aetatis nostrae memoria remota. Sed quae tu pro modestia innata, dissimulata velis, et quorum cognitio aliunde nobis habenda fuit. Nam Gentilitiae tuae nobilitatis primordia si in memoriam revocanda sunt, ea fuere apud vestrates Ruthenos semper illustria, antiquissima. Russia etenim prius habuit suos Reges quam Polonia, adeo, ut etiam ante Christum natum. Maiores vero tuos, Duces de Bibel, maximo illic inter suos locos fuisse, nec recenter, ut sic dicam, enatos, facile videre est, tam ex amplissimis bonis haereditariis, quae in terris praemisliensi et leopoliensi possederunt sempre, quam ex rebus praeclare gestis. Nec desse ibidem plurimos audio, qui exactam, et quasi per manus traditam, ea de re habeant notitiam, ac si quis volet uberiorem, habiturus eam facile ex actis inscriptionum, et variarum bonorum haereditariorum dispositionum olim factarum, quae ibidem Praemisliae, ac Praevorcii asservantur nunc quoque. Maiori tamen allud argomento est, maximum fuisse prosapiæ istius etiam apud exter nos celebritatem, quod Bonfinio rerum Pannonicarum scriptore luculentissimo teste, unus ex illis ducibus in regem Ungariae ante sexcentos annos fuerit electus. Qui tamen partis et factionis aduersae perfidia haud diu vivere permissus, sed in spacio paurorum dierum ab iisdem trucidatus est. Cumque ob facinus tam atrox ad arma utrinque concurreretur, illinc ad vindicandam Regis sui mortem ; hin vero ad sese tutandum : asseveratione istius partis, canem se non regem e medio sustulisse, (medium siquidem canem, supra insignia trium fluminum et supra Gallam [Galeam] in schypho tua defert familia). Sic elusa omnia, ut etiam fuerint pacata. Sed tempus rerum edax, qui nihil sint eodem permanere statu, eodemue subsistere loco, immutavit omnia. Divina factum providentia, quod Russia in ditionem cesserit Polonorum, atque ea occasione fidem Catholicam Romanam tota fere nobilitas nobilissimae llius Prouinciae sit amplexa. Maiores tui pertinacius alquanto in suo schysmate graeco perstitere, indignum forte, si non magnitudine, at saltem con stantia sua rati, qui in re tam seria faciliores sese, quam par erat exhiberent. Cessere tamen et illi voluntati Divinae, aliorumque exemplo de obstinatione sua decessere, avita religione sua relicta, et fide Catholica a ducentis fere annis recepita. Sed et alia tuam non minus opibus, quam antiquitate generis illustrem familiam incessit mutatio. Crebris bonorium stabilium in stirpes primum, demum in capita divisionibus ; tum et foeminarum, quae aliquibus fuere unigenitatae in haereditate successionibus ; factum, ut praecipuis ex iis quasi e manibus elapsis ; Prochnicum oppidum cum castello et non paucis villis tantum in stirpem proprie cesserit tuam et a quo iam tua nunc tuorumque denominatio. At hic quoque iterum, multas aedem quas enumeravi causae, nec minores aui tui paterni in curia, intulere progressu temporis mutationes. Illustri tamen loco etiam ex eo, ut sic dicam, nido, tuos maiores fuisse apud suos semper, vel ipse Martinus Cromerus, Annalium polinicorum scriptor accuratissimus, Bernardus demum Vapovius eiusdem Chronicae cum suo fragmento adiunctus, sane mihi et toti orbi testis luculentissimus. Egregiam facit uterque multis in locis mentionem Prochniciorum, Nicolai videlicet Episcopi camenecensis prudentissimi, cuius opera Rex suus in multis legationibus per it temporis usus. Nicolai item Castellani praemissiensis, regni consiliarii, et senatoris magnae ob usum rerum autoritatis, demum et Petri, militia tum clari ut reliquos taceam, cum mihi digito haec commonstrasse intento sit satis. Et iam ad tuam ipsius personam dirigenda mihit esset oratio, deque tuis laudibus dicendum aliquid. Sed ne, vel ego non sim enumerandis illis sufficiens, vel tua modestia non eas velit respuere, silentio potius te veneror et meum cultum unice tibi sane debitum ex animo defero. Non, nisi magno tibi debet esse honori, et apud tuos Polonos, quum tu [quem te] prae caeteris Serenissimus, et prudentissimus rex tuus negociis hoc loci suis destinaverit, et apud nostrates hic, qui tuam in tractandis illis dexteritatem ac solertem diligentiam suspiciunt omnes. Quamuis et multa sint alia, quae tui memoriam haud facile hic e memoria evelli patiantur multorum. Amabilis omnibus es, misericordia in pauperes, benignitate in religiosos, liberalitate in egentes, magnanimitate in pares, hospitalitate, candore, humanitate in omnes : adeo optime tui cum virtutibus ac pietate contemperati mores, ut vel primo aspectu quilibet te iudicaverit, et mobilissimo natum loco, et bonum sacerdotem. Servet te diu incolumen Dominus, loco etiam in Ecclesia sua nobiliori, quo maior, et tibi exercendarum virtutum tuarum sit opportunitas, et in te vicissim ex iisdem redundet honor. [Correzioni a penna nella dedica tra parentesi quadre].
RM, ANG h 6 11
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62. DE // OCCVLTIS // LITERARVM // NOTIS // SEV // ARTIS ANIMI SENSA // OCCVLTE ALIIS SIGNIFICANDI, // aut ab alijs significata expiscandi // enodandique // Libri IV. // IO. BAPTISTA PORTA // Neapolitano Avctore. // Explicantvr avtem inter cætera // et veterum quoque scriptorum loca, hac de arte // loquentia, indidemque petita. // Editio secunda, priore castigatior. // [marca] ARGENTORATI, // Impensis Lazari Zetzneri Bibliop. // MDCIII. 8°, 16,5x11,5 (s.d.s. 14,5x9,4) ; *8, A-V8, X6 [16] 310 [22] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. *2r-*5v : prefazione del tipografo (v. p. e. 1593) ; *6r-*8v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. De furtivis literarum notis, 1563) ; A1r-S6v : testo ; S7r-T6v : Animadversiones viri cuiusdam bonarum literarum artiumque ; T7r-V3v : Tabulae, summam eorum quae in praecedentibus libris tractantur, continentes ; V4r-X3v : Rerum et verborum quae in hoc opere tractantur Index Alphabeticus ; X4 : bianca ; X5v : codici criptici ; X6r : codici criptici. RM, ANG g 2 7
1604 63. LA // SORELLA // COMEDIA // NVOVA // DI GIO. BATTISTA DELLA PORTA // NAPOLITANO. // [vignetta] // IN NAPOLI, // Appresso Lucretio Nucci, à Porta // Reale M. DCIIII. 12°, 14x8 (s.d.s. 11,5x5,9) ; π1, ¶1, A-F12 [4] 139 [5] p. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. π1v : Persone, che s’introducono ; ¶1r-¶1v : dedica di Lucretio Nucci a Francesco Blanco ; A1rF10r : testo ; F10v : imprimatur ; F11 : bianca ; F12 : bianca.
A D. Francesco Blanco L’affezione che so che tiene il sig. Gio. Battista della Porta a V. S. e alla grandezza dell’animo suo, che suole chiamarlo il Gran Francesco e l’Alessandro Magno de’ nostri tempi, e la diligenza che fu ancora usata da V. S. in procurare che si reciti la presente commedia, intitolata la SORELLA, e in onorarla di sontuoso apparato, mi bastaranno a difendermi dall’autore a cui so che spiacerà ch’io abbia voluto stamparla senza sua licenza, avvenga ch’ei non vuole ch’or nella sua vecchiaia appaiano i scherzi della sua giovanezza, oltre che dovrebbe ancora non dispiacergli, avendo io presentito da molti che l’hanno inteso da bocca sua che l’ha fatta a competenza della peripazia ed agnizione dell’Edipo di Sofoche, lodato tanto d’Aristotele e messo per modello delle tragedie, spiacendogli che alcuni moderni ingegni, diffidatisi di poterla uguagliare, dicano che l’istoria portò seco il successo, e non fosse per l’ingegno di Sofoche. Ricevala dunque V. S. con quell’animo col quale gliela dedico, ché col medesimo affetto mi sforzarò ancora di stampare la Foriosa, la Turca e l’Astrologo, dell’istesso, che vanno a torno disperse, scorrette e mal trattate, per non impedirsene egli punto, ed a V. S. con ogni riverenza bacio la mano. Di Napoli a 12. d’Aprile 1604. Di V. S. Servitore Lucretio Nucci.
VAT, APO Dramm. Allac. 232 int. 1 1605 64. CLAVDII // PTOLEMAEI // MAGNÆ CONSTRVCTIONIS // LIBER PRIMVS. // Cum // THEONIS ALEXANDRINI // COMMENTARIIS. // IO : BAPTISTA PORTA NEAP. // Interprete. // [marca] // NEAPOLI // Typis Fœlicis Stelliolæ, ad Portam Regalem. MDCV. // SVPERIORVM PERMISSV. 4°, 19x14 (s.d.s. 17,7x11,1) ; π2, A-Y4, Z4
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[4] 181 [3] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. π 2 : bianca ; A1r-A3v : proemio ; A3v-Z3r : testo ; Z3v : imprimatur ; Z4r : registro delle segnature ; Z4r : impresa della città ; Z4r : colophon. RM, CAS Misc. 828/2
1606 65. L O // ASTROLOGO // COMEDIA // Nuoua // DI GIO. BATTISTA // DALLA PORTA // Napolitano. // CON PRIVILEGIO. // [marca] // IN VENETIA, 1606. // Appresso Pietro Ciera. 12°, 13x7 (s.d.s. 11,3x5,4) ; π2, A-E12, F4 [2], 64 c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. π2r- π2v : Interlocutori ; A1r-F4v : testo. RM, CAS. Comm. 217
66. La // Carbonaria // Comedia // Dell’Illustre // SIG. GIO. BATTISTA // DELLA PORTA // Napoletano. // Nouamente data in luce. // CON PRIVILEGIO, // & licenza de’ Superiori. // [marca] // IN VENETIA. // Presso Giacomo Antonio Somasco. // M.DCVI. 12°, 13x7,4 (s.d.s.11,7x 5,8) ; A-G12 [3], 4-84 c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. A1v : licenza di stampa ; A2r-A2v : dedica di Paolo Venturino alla Sig.ra Porta (v. p. e. 1601) ; A3r-A4r : prologo ; A4v : Persone che rappresentano la favola ; A5r-G12v : testo. RM, NAZ 34. 1. B. 13
67. LA // CINTIA // COMEDIA // Dell’Illustre // SIG. GIO. BATTISTA // DELLA PORTA. // Napolitano // Nouamente data in luce. // CON PRIVILEGIO, // et licenza de’ Superiori. // [marca] // IN VENETIA, // Presso Giacomo Antonio Somascho. // M.DCVI. 12°, 13x7 (s.d.s. 11,8x5,7) ; A-G12, H5 [1] 2-88 [1] c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. A1v : licenza di stampa ; A2r-A3r : dedica di Paolo Venturino a Giovanni Montoia di Cardona (v. p. e. 1601) ; A3v : Persone che rappresentano la favola ; A4r-A5v : prologo ; A6r-H4v : testo ; H5 : bianca. VAT, APO Capponi VI 249 int. 4
68. GLI DVOI // FRATELLI // RIVALI // Comedia // NVOVAMENTE // data in luce, // DAL SIGNOR // GIO. BAT. DELLA PORTA // Gentil huomo Napolitano. // CON PRIVILEGIO. // [marca] // IN VENETIA, M. D. CVI. // Appesso Francesco Ciotti. 12°, 13x7 (s.d.s. 12x5,8) ; A-G12 [12], 7-168 p. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. a2r-a3r : dedica di Gio. Battista Ciotti ad Alessandro Gambalonga ; a3v : Persone della favola ; a4r-a6v : prologo ; a7r-G12v : testo. RM, CAS Comm. 225/1
69. DE // OCCULTIS // LITERARUM // NOTIS, // SEV // ARTIS ANIMI SENSA // OCCVLTE ALIIS SIGNIFICANDI, // aut ab aliis significata expiscandi enodandiqúe, // Libri Quinque : // QUIBUS AUCTARIUM ACCESSIT, // Additamenta quædam continens, ad præcedentes li-// bros, tum novis inventis, tum pluribus exemplis, // auc
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tiores & illustriores reddendos : // JOAN. BAPTISTA PORTA // Neapolitano Autore. // Explicantvr avtem inter // cætera et veterum quoq(gr) ; scriptorum loca, hac de arte // loquentia indidemq ; petita. // Editio postrema, priori castigatior. // [marca] // ARGENTORATI // Impensis Lazari Zetzneri Bibliop. // M. DC. VI. 8°, cm. 17x11 (s.d.s. 14,3x9,2) ; *8, A-Z8, Aa-Pp8, Qq2 [16] 585 [27] p. ; front. con incis. ; capilet. ; xilog. ; fregi. *2r-*5v : prefazione del tipografo (v. p. e. 1593) ; *6r-*8v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. De furtivis literarum notis, 1563) ; A1r-T6v : testo ; T7r-V3v : Tabulae, summam eorum quae in præcedentibus libri tractantur, continentes ; V4r-Ll3v : De furtivis Joannis Baptistae Portae Neapolitani De furtivis literarum notis, liber quintus ; Ll4r-Oo5r : Auctuarium addimenta quaedam ab ipso auctore Jo. Baptista Porta in novissima editione, quibusdam priorum quatuor librorum capitibus adiecta continens ; Oo5v-Qq1v : Rerum et verborum quae in his quinque libris et auctario de occultis literarum notis, tractantur, index alphabeticus. Nuova emissione della edizione del 1603 con aggiunta di nuovi fogli. RM, COR 88 D 20
70. P HYSIOGNOMO-//NIÆ COELESTIS // LIBRI SEX, // IN QUIBUS NON SOLUM, QUO-// MODO QUIS FACILE EX HUMANI VULTUS // extima inspectione ex conjectura præsagire futura possit, // docetur : sed etiam Astrologia refellitur, & // inanis atque immaginaria de-//monstratur : // AUCTORE // JOAN. BAPTISTA POR-//TA NEAPOLITANO. // Nunc primum in Germania typis divulgati. // [marca] // Argentorati // Impensis Lazari Zetzneri Bibliopolæ // M.DC.VI. 8°, 16 (s.d.s. 7x12,5) ; ) :(8, A-N8, O4 [16], 213, [3] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet., xilog. ; fregi. ) :(2r-) :(3v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Jan Andrzej Prochnicki (v. p. e. 1603) ; ) :(5v-) :(8v : Index capitum sex librorum de Physiognomonia Coelesti ; A1r-O3r : testo ; O4 : bianca. RM, NAZ 12. 19. K. 24
71. I TRE LIBRI // DE’ SPIRITUALI // DI GIOVAMBATTISTA // DELLA PORTA // NAPOLITANO. // Cioè // D’inalzar acque per forza dell’aria // [marca] // IN NAPOLI, // Appresso Gio. Iacomo Carlino, // MDCVI. 4°, 19,5x13 (s.d.s. 16,7x10) ; A-L4, M6 [2], 3-98, [2] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. A2r-A2v : dedica di Ivan Escrivano a Giovan Battista Della Porta ; A3r-A3v : prefazione di Giovan Battista Della Porta ; A4r-M5v : testo ; M6r : imprimatur ; M6r : colophon.
A. Gio. Battista Della Porta. Essendomi pervenuto alle mani il libro di V. S. degli Spirituali, composto in lingua latina, e conosciutolo novo d’invenzioni e tassato in molte parti Herone, tenuto infino ad ora principalissimo in questa materia, e dato norma e metodo a questa scienzia alla quale insino ora non l’aveva data tutta l’antiquità, mi è paruto sopra modo bellissimo. Ma conoscendo che essendo in latino, non poteva in Italia essere cosi appreggiato come si dovea, e principalmente da meccanici che quasi sono tutti idioti, l’ho tradotto in italiano e casigliano, acciò si goda di tante invenzioni. Vi ho aggiunto di più tutte quelle cose che ho inteso a bocca da V. S. e però lo dedico a lei medesima. L’opera mia d’inalzar le acque con istromenti ritrovati da me e non scritti da niun altro, spero presto darla in luce, ma non prima che V. S. l’averà vista. E le bacio le mani. oggi a 10. di Gennaro 1606. Ivan Escrivano De Spirituali Proemio a’ lettori Ho letto in Vitruvio che Tesibio Alessandrino trovò molti instrumenti di acque per forza d’aria e
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d’altri, come orologi, voci ed altri esperimenti d’acque. Hierone seguitò questi il quale medesimamente ritrovò molte machine. Ma, come io stimo, più tosto mecanico che matematico o filosofo, percioché a molti di quel suo modo non riuscì l’esperienza quando l’esperimentavamo, non avendovi posto le ragioni e le loro misure. E per questo avemo notati alcuni suoi errori, ne per altra cagione se non che gli altri esperimentandogli, non avesse lor dato occasione di errare. Noi scriveremo alcune cose di quest’arte, e ne avrebbomo assai più scritte se non ci fusse mancato l’aiuto d’un certo mio amico molto ingegnoso, di cui mi serviva nell’esperimentar di queste machine, e mancandomi lui, mi fu bisogno di mancar ancor io dall’impresa, ma mi restò sempre nell’animo impresso un’ardore d’investigar cose nuove e grandi, che avessero apportato agli uomini d’ingegno desiosi utilità e grandezza. Ma tardando, scorreva il tempo, e mi giunse la vecchiezza assai più tosto ch’io stimava ; la onde leggendo alcune cose di quelle che prima avevamo viste, ci ritrovammo alcuni sperimenti da non pentirci della diligenza e fatica che ci abbiamo usata in ricercarli. Si che ho giudicato cosa assai convenevole manifestargli al mondo qualunque si sieno, se ben manchevoli e rozze, che forse potranno aprir la via a gli altri di scriverne più ornata e più abondevolmente. State sani, e godete delle nostre vigilie e fatiche.
RM COR 143 D 18 72. LA // TVRCA // COMEDIA // Nuoua // DI GIO. BATTISTA // DALLA PORTA // Napolitano. // CON PRIVILEGIO. // [marca] // IN VENETIA, 1606. // Appresso Pietro Ciera. 12°, 13x7 (s.d.s. 11,3x5,3) ; π2 ; A-F12, G4 [2] 75 [1] c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. π2r-π2v : Interlocvtori ; A1r-G3v : testo ; G4 : bianca. VAT, APO Dramm. Allac. 253 int. 2
1607 73. IO. BAPTISTÆ // PORTÆ NEAPOLITA-// NI, MAGIÆ NATVRALIS // Libri Viginti, // IN QVIBVS SCIENTIARVM // Naturalium diuitiæ, et deliciæ de-// monstrantur. // IAM DE NOVO, AB OMNIBVS // mendis repurgati, in lucem pro-// dierunt. // Accessit INDEX, rem omnem dilucidè repræsentans, copiosissimus. // Librorum ordinem, qui in hoc opere continen-//tur, versa pagina indicabit. // [marca] // FRANCOFVRTI // Excudebat Samuel Hempelius, // Sumptibus Claudij Marnij, & hæredum // Ioann Aubrij. // M. DC. VII. 8°, 17x10,5 (s.d.s. 14,3x6,8) ; )(8, ) :(8, ) :( ) :(2, A-Z8, Aa-Tt8 [36] 669 [3] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. A1v : Magiae Naturalis qui extant libri, hi sunt ; )(2r-)(3r : dedica di Giovan Battista Della Porta a Iunio Bobali (v. p. e. 1589) ; )(3v-)(6v : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. 1589) ; )(7r-) : ( ) :(2v : Index secretorum in libris contentorum ; A1r-T7r : testo ; T8 bianca. Nuova emissione della edizione del 1597. RM, NAZ 12. 16. E. 9
74. I L MORO // COMEDIA // DEL SIG. // GIOVAMBATTISTA // DALLA PORTA. // [marca] // IN VITERBO, // Per Girolamo Discepolo. 1607. // Con licenza de Superiori. 12°, 13,5x7,5 (s.d.s. 11,4x5) ; A-D12, E10(-E8, E9), H5 [2] 3-188 p. ; (err. di pag.) ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; fregi. “B”2r-A4v : dedica di Giulio Altobelli a Stefano Alessandro Segesser ; A5r : Persone della Comedia ; A5v-H5v : testo ; H5 : bianca.
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Al molto ill. Sig. e Padron mio osservandiss. Il Sig. Stefano Alessandro Segesser Cavaliero, Colonnello e Capitano della guardia Svizzera di N. S. Papa Paolo V. Di tutti i nobili essercizii con che gli antichi prencipi romani in tempo di pace trattenevano il popolo, acciò non si scordasse della fortezza, fu il principale la tragedia, come quella che frequentata suol purgare gli animi dalla soverchia commiserazione, e per averlo ubidiente a suoi comandamenti, fu di non minor efficacia la comedia, per la quale rappresentandosi varie sorti di negozi ed umane inclinazioni, la moltitudine viene ad apprender con diletto la buona maniera di tutto’l vivere civile, senza la quale ben intesa il suddito non è atto ad esser mosso con ragione. Per corrispondere dunque alla prudenza de’ prencipi desiderosi di rendere i suoi popoli atti a seguir senza difficoltà le regole del buon governo, amando la virtù ed odiando’l vizio, si è risoluto di dar in luce la presente comedia, la quale io dedico a V. S. come a quella che nella detta buona intenzione e virtù degna di prencipe a niun’altro cede. Perché se oltre all’esperienza che s’ha delle sue azioni non picciolo argomento porta la nobiltà del sangue ella è nobilissima. E perché sarebbe troppo lunga la serie della sua antichissima famiglia, se fin la dove ne abbiamo la memoria si cominciasse. Qual cavaliero fu mai più degno di Gio. Ridolfo Segesser suo bisavo ? Quale di Gio. Ulrico Segesser suo avo dignissimo cavaliero ? Quale di Iodocco Segesser suo padre cavaliero, capitano e colonnello ? Quale di voi Stefano Alessandro Seggesser suo figliuolo cavaliero, capitano e colonnello ? E come nella dignità de’ gradi di valore e virtù non minor del gran padre. Che diremo del cardinale sedunense suo parente materno valorosissimo signore mandato da papa Giulio a Milano nelle guerre de’ suoi tempi, dove mostrò che nessuno o pochi in dottrina e prudenza allora se gli potevano agguagliare. E se nella diffinizione della vera nobiltà, il maestro di coloro che sanno pone principalmente la virtù e l’antichità de gl’antecessori, chi sarà più nobile di lei essendo gli suoi anticamente stati illustri, con doppia virtù d’arme e di lettere ? e s’egli vi pone la ricchezza, a loro non è mancata, si come anco la giurisdizione che hanno di Boldegge e altri castelli che i suoi antecessori hanno avuti ; e se oltre queste cose può dare illustrezza e splendore la protezione de gli altissimi imperatori (non è stata l’illustrissima sua casa favorita e protetta dalla serenissima d’Austria ? per la quale hanno gli avi suoi fatte tante onoratissime imprese). Vi s’aggiunge ancora la pietà cristiana, avendo per spazio di anni quaranta tutti gli suoi servito la santissima sede apostolica. Questi tanti meriti de’ suoi proprii congiunti mi dovevano (il confesso) muovere, ma più i proprii della persona sua, de’ quali basterà dire che la sua casa tanto riceva splendore da loro quanto essa a loro dia. Che io le dedichi poi opera più tosto altrui che propria l’occasione ed il timore l’hanno cagionato, non avendo io per ora cosa mia che fusse di lei meritevole, e stimando la presente opera per essere di uomo così eccellente in tutte le scienze che viene per giudicio universale reputato splendore ed onore dell’Italia, e parendomi ancor l’opera per se stessa di tale eleganza e dottrina che fusse dignissima, si come le altre di questo grand’autore, di portar con l’immortalità loro ancora il nome di V. S. molt’illustre, mi son mosso a dedicarnela. Accetti dunque il dono come si richiede alla generosità del bello animo suo, e gradisca parimenti il cortese affetto in concedermela del sig. Francesco Fondacci nostro commune amico gentil’uomo non meno per virtù che per gentilezza d’ogni onor degno. e mostri lei quanto a cavaliere compito si conviene accettando con lieta fronte il dono e la pronta volontà di servirla con la mia grande affezione. E pregandole da Dio maggior grandezza e felicità li bacio le mani. Di Roma li 25.d’Ottobre 1 6 0 7. Di V. S. Molto Illustre Servitore affezionatiss. Giulio Altobelli.
RM, CAS Comm. 100/2 75. L A // SORELLA // COMEDIA // NVOVA // DI GIO. BATTISTA DELLA PORTA· // NAPOLITANO. // Dedicata // Al Molto Magnifico Sig. // Giouan Giunio Parisio // CON PRIVILEGIO. // [marca] // IN VENETIA, 1607. // Appresso Giouanni Alberti. 12°, 12x7 (s.d.s. 11,7x5,8) ; π2, A-E12, F10 [4], 139, [1] p. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. π 1v : Persone, che s’introducono ; π2r- π2v : dedica di Giovanni Alberti a Giouan Giunio Parisio ; A1r-F10r : testo.
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Al Molto Magnifico Signor mio Osser. Il Signor. Giovan Giunio Parisio. Io stava pur con desiderio e con speranza di poter un giorno con alcune dell’opere di V.S. di molte che ne ha di poesia ornar le mie stampe : o con la Deiopea della creazione del mondo in ottava rima, tratta della Divina settimana, o col suo volume di rime in quattro parti diviso e con appropriata metafora intitolate le Quattro Stagioni, si come già me ne parlò con gran lode di lei il s. Pietro Petracci, che dice averne gustato in parte, o con altre nobili fatiche di traduzioni de’ migliori poeti latini. Ma, poiché per la sopragiunta turbulenza de’ tempi ciò non m’è stato concesso, ho voluto, col dargliene un picciol segno di cotal desiderio incapparrarmele, dedicando io a lei la presente comedia dell’ill. s. Gianbatista Porta gentiluomo napolitano. Il che tanto più volentieri fo si per donarla a chi di essa si ne diletta avendo piu volte sentito molto lodarla insieme con l’altre sue sorelle del medesimo autore, come per rendita di favore, poscia che da essa è stata ispurgata, per dir cosi, da molti errori nell’altra stampa commessi e restituita nel suo primiero candore, accioché da novo s’appresenti al mondo (sua picciola scena) più graziosa ed amabile. Or gradisca V.S. questo picciol dono di gran valore e di gran desiderio, che per brevità e per modestia non entro nelle sue lodi, essendo ben noto a i più eccellenti ingegni d’Italia il suo merito in ogni sorte di poesia latina e toscana, e le bacio la mano. Di Venezia il 6. di Febraro 1607. Di V. S. Servitor Affezionatiss. Giovanni Alberti.
RM, CAS Comm. 52/5 1608 76. IO·BAP·PORTAE // NEAPOLITANI // DE DISTILLATIONE // LIB· IX· // Quibus certa methodo, multipliciq ; artificio, peni-//tioribus naturæ arcanis detectis, cuiuslibet mixti // in propria elementa resolutio, // perfectè docetur. // [stemma] // Romae M.DC.VIII. // Ex Typographia Reu. Cameræ Apostolicæ. // Svperiorvm Permissv. 4°, 21x15,5 (s.d.s. : 17,5x11), croce greca4, croce greca ; A-V4 [20] 154 [6] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. croce greca42r-croce greca61r : Varia Epigrammata [dall’ebraico, dal greco, dal caldeo, dal persiano, dall’illirico, dall’armeno con trad. in latino] ; croce greca61v : ritratto calcografico di Giovan Battista Della Porta (Inc. : Giacomo Lauri) ; croce greca62r-croce greca64v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Federico Cesi ; croce greca65r-croce greca66v : proemio ; A1r-V1v : testo ; V1v : imprimatur ; V2r-V4r : Index ; V4v : marca ; V4v : colophon.
Ill. mo D. D. Federico Caesio Montis Coelii Marchioni II. ETC. Io. Baptista Porta Neapolitanus foelicitatem. Quo me munere (macte virtute nova, et maiore spe Adolescens illustrissime) a tot tantisque beneficiis, et amore redimam, quibus me quotidie nectis, et distringis, ne ingratitudinis notam, mihi maxime inuram ? Non enim tanti sunt (nosco meas imbecilles vires) ut possint tuis meritis aequari : sed quantuluscumque sim quantulaecumque vires fuerint omni cura, et studio enitar, ut si a proposito signo aberrem saltem in te mei amoris, et observantiae memoria semper extet. Sed tuae fortunae, et naturae magnitudines narraturus, ita me earum exuberans cumulus deterret, ut unde exordiar, non sat sciam : Videor enim eum imitari, qui firma menti stellas enumerare studens, nunc ab insignoribus, nunc a minimis, nunc a fulgentioribus tandem a tanto numero obrutus ab enumeratione desistit. Sed coactus tandem incipiam. DE CAESIA gente dicturus aliquid altius exordiar. Ab Herculuis Thebani Nepote Caeso (Teste Pausania) argivorum rege, cuius posteri e Graecia in eam Italiae partem, quae Magna nuncupabatur, venere, et illinc Romam, Caesiam Gentem nomen, et originem duxisse, graecorum monumenta testantur. Unde si Caesios omnes, qui in romana Rep. domi, forisque tum sacris, tum profanis dignitatibus praestitere, quique tandem in Pannoniis sibi Imperium compararunt, vellem recensere, longe epistolae modum narratio superaret, eorum namque bella, Urbium eversiones, regnorum excidia, temporum longinquitas sub seculorum tenebris aboleverunt memoriam. Sed ad recentiora tempora devenientes ex Aquitania Galliae Provincia Caesios prodiisse vetus eiusdem familiae Chronicon indicat. Hinc primum Probus ille Narniensis Episcopus numeratur, cuius ope Otho il. Imperator a Pyratis captus, Romae Imperioque incolumis
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restitutus est, quo maximo beneficio astrictus Caesar, in causa fuit cur Otho filius Imperii haeres, omni studio contenderit, non solum, ut Gerebertus, qui Sylvester il. fuit appellatus Probi Nepos summus Philosophus, omnibusque ; scientiis eruditus, ad Pontificatus apicem veheretur, verum etiam Federicium eius fratrem Cæsiae Familiae Primum in Italia restitutorem, castris, pagis, dominiis, Cæsareisque muneribus auxerit, et ornaverit. Qui Castrum Aquitanum prope Spoletum in Vmbria, ne Aquitaniæ nomen periret, construxit. Aliud Oppidum ibidem restitutum Caesium a nomine Familiae eius posteri denominarunt. Sed quis, Caesios omnes enumerabit, qui Romae dignitatibus, et praerogativis effulsere ? Petrus Caesius Aquitanus S. Francisci Assisinatis socius vivente Divino illo viro primus Ordinis Minorum Prepositus Generalis electus, adeo sanctitate, et miraculis clarus enituit, ut Beati nomen merverit. Paulum Leo X. P. M. eximiae virtutis ergo inter purpuratos primum adscripsit. Federicus scientiarum ornamentis, prudentiae pariter, ac providentiae insignitus a Paulo iil. Cardinalis creatur, mox, & Petrus Donatus post dignissimas legationes purpureo galero donatur, quorum omnium virtutes, et dignitatem Illustrissimus Cardinalis Bartholomeus Patruus tuus exaequat. Tacebo Episcopos, Archiepiscopos, Apostolicae Camerae Clericos per multos Praeturis, Ecclesiasticisque dignitatibus cohonestatos, strenuos milites, qui propria virtute multorum Oppidorum, et Castrorum dominia sibi, posterisque peperere. Riccardus Beati Petri Frater Federici Imperatoris Camerarius Arnulphae Terrae comitatum obtinuit. Benedictus, et Simonfratres palatini Comites, pro Carolo iiiI. Imperatore Umbriam gubernarunt. Antonius Caesius oppressam a Ladislao Rege, et Bracchio Montono Narniam strenue defendit, atque in Pontificis fidem detinuit, ob id Pontificis publica vectigalia, et immunitates concessere. Pientissimus Petrus ter Urbis Senator Menzani Comes creatur. Ioannes Iacobus Aquae Spartae, et Svillatûm dominium obtinuit, quod modo ab Excellentissimo Duce Federico Patre tuo pluribus Oppidis adauctum, possidetur ; quid Cærae etiam Ducatum, Monticellorum, et Riani Marchionatus, totque alia castra, quae pariter a Cæsiis dominantur ? Quamobrem dici poterit Caesiam familiam, Episcoporum, Cardinalium, Pontificum, summorumque Procerum seminarium extitisse. Omittimus matrimonia cum nobilissimis Italiae familiis contracta, Liviana, Catamelata ex strenuis Venetorum Ducibus Bartholomeo, et Erasmo, Varana, Corbaria, Monaldense, Malatesta, Ballionia, Actia, Anguillaria, Caietana, Ursina, Sabella, & aliis. Omittimus Templa, Cœnobia, Pagos, Arces, Palatia, Viridaria, & Magnifica aedificia ab eisdem constructa. Sed ne videamur in minus necessariis immorari, missa haec faciamus, quae fortasse cum aliis Principibus communia habes : dicamus quae propria sunt, ac perpaucis concessa, vix enim decimum, et nonum agens annum philosophiae, et uniuersae matheseos scientias emensus, ad reliquas assequendas inflammatus, ita te cunctis admirabilem reddis, ut iis solum natus videaris. Quis animi tui mirificum candorem, fraudis inscium, doli expertem, nulla labe commaculatum non laudaverit ? comitatem morum, suauitatem, atque urbanitatem ingenii, geniique ; acumen ? vere non immerito in te quadrare poterit, quod sapientissimus ille vates cecinit.-----bona // In te mixta fluunt, et quae divisa beatos, // Efficiunt collecta tenes. Quibus illecti virtutibus insigniores philosophi, doctioresque viri ita frequenter undique ad te concurrunt, ut ad Lycaeum concedere sibi videantur, quibus cum perpetuo versando tuam domum veluti nobilissimam Academiam illis exhibes, et ita inter eos excellis, ut omnium animos in tui amorem, et admirationem convertas, et virtutum splendore maiorum tuorum decora, vel aeques, vel superes, quæ cum temporum iniuria diu latuerint ex cineribus rediviva immortalia surgunt, nec solum pristinum nomen recipiunt, sed maiore gloriae splendore refulgent. Iure igitur, te in mei libelli de Distillatione Patronum nuncupare non dubitavi ; ille enim, ut spiritus puriores, et quintas rerum essentias modum extrahendi pertractat, mirabiles secretiores naturae vires ostendit, ita foelicissimo ingenio tuo naturalium causarum solertissimo scrutatori, aliquale praebebit pabulum, meaeque erga te devotionis monumentum testabitur. Hoc interim fruere, mox alius a me donaberis. Vale. Neapoli 20. Iulij 1504.
RM, COR 140 H 22 (Variante A) RM, ALE AE c 5 (Variante B) 77. IOAN· BAPTISTAE // PORTAE // Neapolitani // DE MVNITIONE // Libri III. // [marca] // NEAPOLI. // Apud Io. Iacobum Carlinum, & Cõstantinum Vitalem : 1608. //De consensu Superiorum.
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4°, 20,6x14,1 (s.d.s. : 17,3x10) ; π , A-T4 [4], 149, [3] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; fregi. π2r- π2v : prefazione ; A-T3r : testo ; T3v : imprimatur ; T3v : colophon ; T4 : bianca.
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Proemium Ad Lectores. Non ignoro studiose Lector, Commentarios, quos a me de munitione descriptos, quorum tot volumina passim prostrant, dum videris te maxime admiraturum, cum semper eo genio, et ingenio fuerim, ut potius nova excogitare, quam ab aliis inventa transcribere solitus fuerim. Verum si mea vota iusta perpendis lance nil a ratione alienum me fecisse cognosces. Videbam arces constituendi rationem, praestantissimam, nobilissimamque Architecturae partem, tam utillimam, tanquam humanae vitae necessariam, ut ea carere non possimus, ab imperitis fabricatoribus, rudibusque militibus absque methodo, ordine, disciplinaque traditam. Denique cum ars haec a Mathematicis disciplinis ortum habeat, ab omnino mathematicarum ignaris describi, tractarique. Unde discerptam, incomptam, ac suo nitore dehonestam remansisse. Accendebant praeterea animum meum, quod veteribus seculis erat propemodum incognita haec bellandi ars, quod si aliqua extabant eorum volumina, suis temporibus nondum curulia tormenta reperta erant, quae nitrati, ac sulphurei pulveris infarta, collutantibus flammis, radiantibus undique fulgetris horribile fragrore contorquet, unde nihil, quod ad eorum defensonem opponeretur, ad rem poterant continere. At post aeneis tormentis repertis, si aliqua prodierint scripta, nil sani habebant, cum ea tomenta tunc in usum exerceri coeperint. At nostris temporibus, ex continuis urbium quassationibus, quae in Belgio, Gallia, ac denique in ipsa Ungaria cum Turcis habitis, adeo ingenia ex acuta sunt, ut nil intentatum, nil inexpertum relictum sit, ut longe nunc alia sit muniendi ars, quam superioribus temporibus extiterit, atque in dies augetur ; Huius igitur fortis misertus, ne mihi res tanti operis, et laboris esset, optabam ab aliquo mathematices, et huius scientiae studioso, qui longo urbium expugnationum usu, nova et utilia percalleret, efflagitatum auxilium subvertunt iri. Sed interea non nisi vetera emergebant, quae nil novi, aut doctrinae haberent, ut certam muniendi rationem polliceri uiderentur, ut meum votum elusum cognoverim, et haec res me tantopere retardavit, unde si quid boni in aliis erat, elegi, mea addidi, demonstrationes praxi, quam enixe apposui, nullis, ut hoc assequerer, parcitum est diligentiis, studiis, laboribusque, ut quae in multas partes discerpta, et quasi dismembrata in unum corpus contraxi, et mortuo corpori animam addidi, ut corpus simul cum anima constaret. Unde a militibus, et fabricatoribus deformatam in meliorem statum produxi, et si non omnibus meis votis satisfactum, hoc polliceri audeo saltem minus deformem vobis proponete. Quod ars utilis, necessaria, dignaque ut novis laudum auctariis ad coelum evehatur, videmus metropolitanas urbes hac arte munitas, obsidiones, oppugnationes, aggressiones, et minitantium barbarorum exercitus vim, conatusque irritos reddere, qui ferro, igne, e furore armati, tot machinis, tormentisque muros consternere, et propugnacula demoliri, urbes demum depopulari, ac diripere conantur, in viros immanissimam lanienam exercere, uxores, et puellas ante parentum, et coniugum ora stuprare, sacras virgines e templis, et aeris, quas amplexabantur, abstractas ad libidinem adducere. Senes qui patriis laribus, quasi parentum gremio consenverint, et pueros e matrum senu abstractos contrucidare, ut non sine dolore, et dedecore scribi possint, quo horribilius, aut truculentium spectaculum in mortalium vita inveniri aliud impossibile semper existimavi sic metropolitanis urbibus amissis, regnis et principatibus orbantur, ut iure dici possit hanc artem eripere, defendere ac construere regna posse. Hac arte in regnorum finibus arces construitur, quae bases et fundamenta sint perpetuae regnorum conservationis, ne adveniens hostis interius progreditur non enim progreditur hostis, nisi retro omnia tuta habeat, unde ad eas expugnandas, tempus, impensae, et milites servantur. Sunt enim ad continendos hostes frena, ne eruptiones et excursiones fiant. Hac arte a Principum tyrannide tuemur, et ad conservandam civium fidem utiles, quae praesertim de novo conquisita sunt, ut in historiis versatus facile vobis fidem praestabit, haec enim sola urbes servat, prostratas erigit, veteres, et delapsus restaurat, debiles munit, et novas aedificat. Haec balistas, arietes, machinas et tormenta invenit, quae divino potius, quam humano ingenio excogitata iudicabuntur.
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78. Phytognomonica // IO. BAPTISTÆ // PORTÆ NEAPOL. // Octo libris contenta ; // IN QVIBVS NOVA, FACIL-// LIMAQVE AFFERTVR METHODVS, // qua plantarum, animalium, metallorum ; rerum denique // omnium ex prima extimiæ faciei inspectione quiuis // abditas vires assequatur. // ACCEDVNT AD HAEC CONFIRMANDA // infinita propemodum selectiora secreta, summo labore, temporis // dispendio, et impensarum iactura vestigata, explorataque. // Nunc primùm ab innumeris mendis, quibus passim Neapolitana // editio scatebat, vindicata ; cum Rerum & Verborvm In-// dice locupletassimo. // [marca] // FRANCOFVRTI // Apud Nicolaum Hoffmannum, Impensis Ionæ Rhodii. // M. DC. VIII. 8°, 19,5x12 (s.d.s.16,5 x 9,9) ; )( 8, A-Z8, Aa-Ll8, Mm4 [16] 539 p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. )( 2r-)(4v : dedica di Gian Battista Della Porta a Marino Bobali (vedi p.e.1588) ; )(5r-)(8v : proemio ; A1r - Hh6r : testo ; Hh6v-Mm4v : Index eorum, quae in hoc opere continentur. RM, CAS F X 104 C.C
1609 79. IOANNIS BA-// PTISTÆ PORTÆ // NEAPOLITANI, // DE DISTILLATIONIBUS, // Libri IX. // QUIBUS CERTA METHODO, MULTIPLI-// cique artificio, penitioribus naturæ arcanis dete-// ctis, cujus libet mixti in propria elementa // resolutio perfectè docetur. // Nunc primùm in Germania typis euulgati, ac INDICE // Capitum et Materiarum exornati. // [marca] // Cum Gratia et Priuilegio S. Cæsareæ Majestatis. // ARGENTORATI, // Sumptibus Lazari Zetzneri Bibliop. // Anno M DC IX. 4°, 17,5x13 (s.d.s. 14,5x9,5) ; A-Y4 [17] 2-149 [11] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; calcog. ; xilog. ; fregi. A1v : ritratto calcografico di G. Battista Della Porta ; A2r-A4r : dedica di Giovan Battista Della Porta a Federico Cesi (v. p. e. 1608) ; A4v-B2r : componimenti encomiastici (In clarissimum ac doctissimum vrum Jo. Bapt. Portam Neapolitanum varia epigrammata) ; B3r-B4v : proemium ; C1r-X3r : testo ; X3v-Y2r : Index capitum ; Y2v-Y4v : Index materiarvm. MO, STA 4 Chem. 27 n
80. L A // CHIAPPINARIA // COMEDIA. // DEL SIG. // GIO. BATTISTA // DELLA PORTA // NAPOLITANO // All’Illustre Signor // FRANCESCO STELLVTI // T. LINCEO. // [stemma] // IN ROMA, Per Bartolomeo Zannetti. 1609. // CON LICENZA DE’ SVPERIORI. 12°, 14x7,5 (s.d.s. 12x6) ; A-F12 [2], 3-137, [7] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; fregi. A2r-A4r : dedica di Bartolomeo Zannetti a Francesco Stelluti ; A4v : Interlocutori ; A5r-F9r : testo ; F10-F11-F12 : carte bianche.
All’ill.re Sig.r Francesco Stelluti T. Linceo. Tra più delicati cibi che all’intelletto si sogliono porgere da virtuosi ingegni saporitissimi, meritamente paiono i comici componimenti, poiché al gusto e bisogno di qualsivoglia accommodandosi congiunta porgono l’utilità co’l piacere. Pasconsi in essi i più gravi de’ morali documenti e sentenze. I buoni della reprensione de’ vizi. I dotti dell’artificio del soggetto. Dell’avvilupati et ingegnosi avvenimenti i malenconici. Delle facezie gli allegri. Delle burle e ridicoli successi la plebe. Degli inganni e trappole amorose i licenziosi giovani. De scherzi i più vani. Ne è maraviglia che ciascun trovi che goderci, poiché le umane azioni in esse pienamente sogliono per mezzi di personaggi diversissimi rapresentarsi. Quelli però tali e altre prerogative tanto maggiormente ottengono quanto
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sono parto di non vulgari e deboli ingegni : ma di filosofici e sublimi spiriti. Quindi è che con molta ragione io assai stimi la presente comedia CHIAPPINARIA intitolata, che è alle mani per uscire in luce venutami, e degna la reputi d’essere inviata e donata V. S. come ora faccio. E opera del s. Gio. Battista della Porta, del quale assai meglio sarà tacere che dir poco, essendo dovunque son Muse, dovunque sono lettere, non solo da ciascuno conosciuto ed ammirato, ma celebrato e colmato di lodi il suo nome. E che molto maggior glorie merti ben’ dimostrano dodici e più volumi, ne’ quali non ha lasciato cosa rara e curiosa per recondita che si fosse, o nelle naturali o nelle celesti e matematiche scienze, che a prò e utile de’ studiosi non abbia esposto. In altre tante comedie ancora ben si vede quali siano i frutti della sua dottrina, e che in qual si sia opera egli s’è posto, non ha potuto ne saputo lasciar luogo ad altri d’avanzarlo. Ma a chi sono più che a lei tali cose note ? che versatissima ne’matematici studi e filosofici essercizi, non lascia a dietro virtù alcuna della quale non s’adorni, risplendendo in un’istesso tempo e di nobilissimi costumi e di scienza in quella guisa ripieno che a perfetto uomo si conviene. Sanlo i dottissimi Lincei, nella cui compagnia ella amata e onorata tanto si ritrova, procurando con assidue speculazioni l’acquisto della vera sapienza. Conoscelo chiaramente tra essi l’illustrissimo ed eccellentissimo signore Federico Cesi marchese di Monticelli dottissimo principe, anzi eroe del secol nostro, che nelle scienze nobili tra sublimi intelletti suole i suoi più veri solazzi prendere, e della persona di V. S. mostra far stima come di degnissima e a sé carissima. Ma che più ? egli giornalmente dall’autore vien presentato delle sue più eccellenti composizioni, come dall’opra di distillazione, uscita poco fa in luce, e dalle Aere trasmutazioni, che ora alle mie stampe si trovano per venire presto fuori, puol vedersi. E V. S. con gli altri Lincei godonsi d’una vera e virtuosa amicizia con questo autore, e con non men gusto che amore ed osservanza rivolgono i suoi erudittissimi scritti. Gradisca dunque V. S. con la solita sua umanità e gentilezza questa si graziosa comedia, che per le sopradette ragioni parmi meriti di venirle avanti e diale cortesemente occhio, mentre più gravi studi rallenta per sollevar’alquanto e ricreare la mente, e ricevendo in essa l’animo prontissimo a servirla, risolvasi talvolta favorirmi de’ suoi commandi. Di V. S. Illustre divotiss. Servitore Bartolomeo Zannetti.
VAT, APO Dramm. Allac. 61 int.1 81. LA // FVRIOSA // COMEDIA // Del Sig. // GIO. BATTISTA // DELLA PORTA // Napolitano, // DEDICATA, // All’Illustrissimo, & Eccellentissimo // Signor Don Francesco di Castro // Duca di Taurisano, Cõte di Ca// stro, del Conseglio di // S M. C e suo Amba-// sciatore in // Roma. // [fregio] // IN NAPOLI, // Appresso Gio. Giacomo Carlino, // & Costantino Vitale. 1609 // Ad istanza di Saluatore Scarano. 12°, 14x7,5 (s.d.s. 11,6x5,1) ; A-E12, F18 [2] 3-153 [3] p. ; front. con incis ; rom ; capilet. ; fregi. A2r-A3r : dedica di Salvatore Scarano a Francesco di Castro ; A3v : Persone ch’intervengono nella favola ; A4r-A8r : Prologo ; A8v-F17r : testo ; F17v : imprimatur.
All’Illustriss. et Eccellentiss. Signore D. Francesco Di Castro, Duca di Taurisano, Conte di Castro, del Consiglio di S. M. C. e suo Ambasciatore in Roma. Sono così rare e singolari le eroiche virtù e le generose azioni di V. E. che destando, anzi astringendo il mondo tutto a riverirla e osservarla hanno anco in me partorito un ardentissimo desiderio di farle noto almeno in parte quanto io le viva umilissimo servo, ne concedendomi la mia umil fortuna ch’io possa in altra guisa al mio animo sodisfar, vengo a farle umil dono di questa comedia del sig. Gio. Battista della Porta, pur oracapitatami nelle mani, l’autor della quale per esserle tanto devotissimo servidore reputerà a sommo favore ch’ella sia dal suo eccellentissimo nome illustrata, come altre sì mi terrò io felicissimo se farà con la sua solita generosità d’animo gradito, questo (ben che picciol) segno della grande osservanza e revirenza che le porto. Al quale prego il Signore Dio conceda quell’accrescimento di felicità e grandezza ch’ella merita ed ogni suo fedelissimo servo le desia. in Napoli li 8. di Ottobre 1609. D. V. Eccellenza Umiliss. e Fedeliss. Servitore. Salvatore Scarano.
VAT, APO Dramm. Allac. 125 int. 4
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1610 82. IO. BAPTISTAE // PORTAE // NEAPOLITANI // DE AERIS TRANSMVTATIONIBVS // LIBRI IV. // In quo opere diligenter pertractatur de ijs, quæ, vel ex aere, vel // in aere oriuntur. Metewrolovgwn. multiciples opiniones, qua // illustrantur, qua refelluntur. Demum variarum // causæ mutationum aperiuntur. // AD ILLVSTRISS. PRINCIPEM, A C D. // D. FEDERICVM CAESIVM // MONTIS CAELII MARCHION. II. &c. // BARONEM ROMANVM // [stemma] // ROMAE, Apud Bartholomæum Zannettum M.DC.X. // SVPERIORVM PERMISSV. 4°, 21,5x16 (s.d.s. 17,9x11,3) ; (quad.)4, A-N8, O4 [8] 211 [5] p. ; front. con incis ; capilet. ; xilog. ; tav. sinot. ; fregi. (quad.)1v : imprimatur : (quad.)2r-(quad.)2v : componimenti encomiastici di Giovanni Demisiano (in greco) e Marco Dobelli (in arabo) ; (quad.)3r-(quad.)3v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Federico Cesi ; (quad.)4r-(quad.)4v : proemio ; f. p. : Synopsis aeris transmutationum ; A1r-O2r : testo ; O2v-O4r : Index capitum in libris ; O4v : errata corrige ; O4v : registro delle segnature ; O4v : colophon.
Illustriss. mo Principi ACD. D. Federico Caesio Montis Caelii Marchioni II. Io. Baptista Porta Neapolitanus. S. Has quoque philosophicas lucubrationes tibi, Illustrissime Federice, consecro : ut id praestarem, plurima me vel impulerunt, vel coegerunt : tuorum erga me meritorum magnitudo volentem impulit, eximia illa, ac prope divina tua virtus suauissime coegit. Dicavi iam olim Tibi xiguum libellum de Arte Stillandi : modo de Mutationibus Aeris opus, sed magis me ipsum addico. In illo ludentis munia artis, in hoc molientis omnia naturae machinatio, et solertia ; sed utriusque cognatio quaedam, atque consensus agnoscitur ; quemadmodum enim quae primo fusa et extenuata, tum concreta coguntur in nubem, et terram augent imbribus, ita quoque corpuscula ope, et opera nostrae artis a crassiore abstracta materie, in altum abripiuntur, postea in guttas redacta, ubertim excidunt. Tibi ergo munus hoc iamdum debitum refero, illud veluti appendiculam addo. arcm~ivo vero, evsto proswpon ceh fevmzu thlaugev~, inquit Lyricorum Princeps Pindarus. Et quem, obsecro, elegantiorem augustioremque prospectum huic meo libro affiggere possem, quam tuum nomem ? quod ornamentum, et subsidium vel maius, vel optatius mihi comparare, quam Genium tuum ? Atrox, ac diuturnum inter Spartanos, Thebanosque viguit bellum, quod ut Thebani propulsarent, ac ferocientem profligarent hostem, oracula consuluere. Datum responsum, ut Aristomenis invictissimi Herois clypeum, veluti clarum, et exornatum trophaeum statuerent, nihil enim fore aliter, quam cupiant. Quo peracto, optatam consecuti sunt victoriam, et cum victoria fęlicitatem. Scio quamplurimos aperte nostros conatus oppugnasse, sed certe non expugnasse, scio multos adversus me infesta parasse arma, sed iam meum me docuit, ac common fecit Oraculum, ut tui patrocinii Clypeum, aut opponerem adversariis, aut tantum ostenderem ; sic namque facile prosternam illos, mihi vero et securitatem parabo, et gloriam pariam. et quis ita evz adavmanto~, hvev sidavrou kecavlkeuta mevlainan kardivan, qui to iudicio refragari audeat ? Nempe tu ille es, qui suis momentis singola ponderas, et Socratica quadam sapientia examinas. et, quod perrarum est, inter litteras arma, inter arma litteras tractas. Non repetam ambitiotius argumenta rei demonstrandae, cum id omnes quoquot bonarum litterarum, ac imprimis philosophiae gustum habent, confirment. Ac profecto si infinita temporum spatia percurramus animo, vix unum, vel alterum principem virum inveniemus gravioribus disciplinis, veraeque sapientiae deditum. Tibi Dei Opt. Max. concessu, et munere datum, quod de aliis ne fingi quidem iure potest. quamobrem si Tripus ille Sapientum toties huc, atque illuc circumlatus, ac tandem Thaleti veluti doctissimo oblatus, sapientiori nostrae tempestatis Heroi esset donandus, tibi uni sine ulla concertatione deferretur. At enim vero considerandum mihi est, non quid virtutes efflagitant tuae, non quid sapientia, comitas, caeteraeque animi dotes exposcant sibi, nam tuarum laudum, “Si partem tacuisse velim, quodcumque relinquam / maius erit”. // Sed quid ingenuus ille tuus pudor patitur ; patitur autem, imo iubet silentium fieri. Hoc tantum
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verecunde significare libeat. Contingant Romae tui similes Heroes, contingant Italiae, Orbi contingant. Vale praesidium, et dulce decus meum. Neap.vii.Novembris 1609.
RM, COR 88 F 22 83. IO. BAPTISTAE PORTAE // NEAPOLITANI // ELEMENTORVM CVRVILINEORVM // LIBRI TRES. // In quibus altera Geomatriæ parte restituta, agitur de // CIRCVLI QVADRATVRA. // Ad Illustrissimum Principem ac D. // D. FEDERICVM CAESIVM // MONTIS CAELII MARCHION. II. &c. // BARONEM ROMANVM // [stemma] // ROMAE // Apud Bartholomæum Zannettum. M. DC. X. // SUPERIORUM PERMISSV. 4°, 21,5x16 (s.d.s.17,9x11,2) a4, A-M4, N2 [8], 96, [4] p. ; front. con incis. ; rom. ; xilog. ; fregi. a1v : imprimatur ; a2r-a2v : componimenti encomiastici di Giovanni Demisiani di Cefalù e di Francesco Stelluti ; a3r-a4r : dedica di Giovan Battista Della Porta a Federico Cesi ; a4v : prefazione di Giovan Battista Della Porta ; A1r-M4v : testo ; M4v : errata corrige ; M4v : colophon ; N1r-N2r : Typographus amico lectori.
Ill. mo Principi A C D. D. Federico Caesio Montis Caelii Marchioni II. Io. Baptista Porta Neapolitanus. S. Certamus inter nos, illustrissime Vir, tu beneficiis, ego officiis ; quibus aequo animo vel vincar abs te, vil, si fieri posset, vincam te. Et sane gravis ista contentio nullum unquam finem habitura videtur. Summis me ornas laudibus, meos libellos plausu, nedum honore prosequeris, et, quod caput est, iacentes aliquando, ac mox improborum impetu proterendos, erigis et defendis, quae quidem merita ita in memoria insederunt mea, ut mei ipsius potius, quam illorum erga me magnitudinis oblivio capiat. Ego vero si titulos percensere velim, quibus tuum animum virus cohonestavit, splendorem domus, quam “Bellipotens illustrat Avus, Tu sulcis, et ornas.” aliaque ornamenta, quibus te natura mirifice cumulavit ; et vires, et vita me deficeret. quid ? Ipsam Invidiam ad maxima quaeque, ac pulcherrima labefactanda natam, virtute superasti. “Et aliquod meriti spatium, quod nulla furentis // Invidiae mensura capit.” Sed non est animus in praesentia laudes enumerare tuas, maioris id molis est, leviter, at amanter tetigisse satis ; neque enim qui Coelestium Orbium ornatum in parva describunt tabella, de illorum pulchritudine quicquam demunt ; parva, ut ita dicam, sed concinna magnitudo. Quid igitur mirum si certos fines, terminosque huic suavissimæ concertationi non constituo ? Non patitur mea in te observantia Victoriam. Tu, quae tua est magnanimitas, cedere nescis. Esto lis sub te iudice. Tu te vince “Inque animis hominum pompa meliore triumpha meum certe quidem tibi devinxisti, ac devicisti. Non excitabo testes ex monumentis, quae in manus pervenerunt Sapientum. Sit hic liber tuo insignitus nomine, amoris, ac venerationis in te meae pignus sempiternum. Circulum quadrare conatur ; rem scilicet aggressus eruditorum identidem commemoratam comitiis, in Philosophorum agitatam scholis, in Mathematicorum iactatam iudiciis. Multos in hoc Theoremate me labores exantlasse, curas, et cogitationes evigilasse meas, ac pertinaci industria desudasse, non inficias, iuverim. An vero modum quadrandi Circuli inuenerim, sicque praemium, et fructuum meorum coeperim laborum, non facile statuerim. Id saltem affecutus mihi videor. Latissimum aperuisse campum ad meliora vel investiganda, vel invenienda. Verecunde tamen dixerim, plurima nos excogitasse, multa in disquisitionem vocasse, suisque examinasse ponderibus, quae nemo usque in hodiernum diem odoratus quidem est. Immo, ut id quod sentio, aperiam, opus magnis viris tentatum, ac tandem desperatum, aut inchoavimus, aut perfecimus, nihil tamen in tanto, ac tali negotio pro certo affirmarim, te non assentiente, tuae enim Pallavdo~ nero; evrgou provswpon crhv qevmen tuo iudicio, ac patrocinio sultus, non morabor thlaughv~. Tenes, opinor, memoria, incomparabilis vir, Ephesiorum factum. Illi dum ostili vexarentur bello, de rei eventu consuluerunt oraculum datum responsum, si Rempublicam sartam tectam cuperent, ad Tutelaris Numinis Templum Urbem alligarent ; quo peracto, hostes in fugam verterunt, Ephesumque. Obsidione, ac metu liberarunt. Multi iam cogitant nostra obsidere inventa, machinas admovent, ac pene
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labefactant : sed meus Apollo dudum me commonefecit, ut me meaque tui Geni vinculis obstricta, adversariorum impetus reprimam, ac frangam. Tuere igitur, Heros, litterarum, ac litteratorum Censor, quae tibi dicata sunt, eo vultu, quo intuentium allicis animos. Habes a Philosophia non minora clementiae, quam iudicii praesidia, ut illa novos hosce soveas conatus, hoc ut defendas.Vale, tecumque crescat tuae gentis spes, Patriae columen, litterarum decus, meae Neapoleos amores, Italiae gloria. Kal. Iulii M. DC. X.
Ad lectorem praefatio. Non immeritò, Candide Lector, admirari satis non possumus de uiris quibusdam omni doctrinæ genere cumulatis, qui, cum mathematicas tractationes sibi assumpserint, atque in ijs cum laude uersati, sint, de illa parte, quæ curuas complectitur lineas, nihil ferè commentati, aut meditati sint. In quadrando quidem certè Circulo (re scilicet æquè decantata, atque ardua) plerique ingeniosi uiri desudarunt, et elaborarunt rectè ne, an secus ipsi uiderint. Ego qui noui aliquid moliri, non aliorum labores ueluti fucus surripere studeo, eandem quidem subiui aleam. Sed ut legitimè et expeditius id præstarem, multa ex Euclideis elementis ad propositum argumentum transtuli, ac plurimas confeci demonstrationes, ex quibus, aliquas, quæ ad rem facere uidentur se legi, easq. uti curuilinearum figurarum elementa proposui. Hinc ad perdifficilè Theorema de quadrando Circulo, progressus sum. Quid uero effecerim in re multis circumfusa tenebris, et in quà summorum uirorum ingenia errare potius, quam hærere uisa sunt, aliorum esto iudicium. si perfectionem non sum omnino assecutus, conatus certè, et adumbratio tanti Theorematis laudandus. Typographus amico Lectori. Ioannis Baptistae Portae V. Cl. Ingenium Babylonicis palmis consimile semper existimavi, ex illis enim mella conficere, cibos parare, vina colligere, contexere vestes, et sexcenta alia ad vitam vel sustinendam, vel ornandam sibi comparare dicuntur Assyrii. En tibi, amice Lector saecundum ingenium Portae infinita, vel ornamenta, vel adiumenta parturiit, ac elaboravit. Ad excolendum animum philosophicas disputationes, ac mathematicas lucubrationes ; ad recreandum reficiendumque Villam, Pomarium, et lepidissimas Comedias. Ad exornandum Admiranda, et alia multiplicis eruditionis volumina. Uno verbo nihil est in naturae maiestate repositum, nihil in huius universi luce versatur, quod tibi Porta non suppeditet. Plerisque iam olim frui contigit, multa propediem expecta, quae nobis omni disciplinarum genere excultus, ac dignus longiore fœlicioreque aevo Comes Anastasius de Philijs Lyncaeus, et Portae ipsi, quo cum plurima de litteris contulit, pernecessarius, amantissime impertivit. Optandum interea est. Ut Porta diutius sibi, tibi, Reipublice vivat. Ut autem uno oculorum aspectu omnes magni viri lucubrationes agnoscas illorum Catalagum subtexere visum est.
RM, COR F 88 22 84. La Fantesca // COMEDIA // DI // GIO. BATTISTA // della Porta Napolitano // Al Clarissimo Signor // Lvigi Bragadino // dell’Illustrissimo Sig. Giouanni // Sig. mio Colendissimo // CON PRIVILEGIO. // [marca] // IN VENETIA, MDCX. // Presso Gio. Battista Bonfadino. // Con Licenza de’ Superiori. 12°, 12,5x6,3 (s.d.s. 11,2x5,4), A-H12 [1], 2- 96 c. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; fregi. A2rA2v : dedica di Lorio Lori Laurio di Udine a Luigi Bragadino (v. p. e. 1592) ; A3r-A5r : prologo ; A5v : Persone della Comedia ; A6r-H12r : testo. RM, NAZ 34. G. 28
85. DELLA FISONOMIA // DELL’HVOMO // DEL SIG. GIO. BATTISTA DELLA PORTA // NAPOLITANO // Libri Sei // Tradotta da Latino in volgare, e dall’istesso autore, accresciuta di figure, // & di luoghi necessarij à diverse parte dell’opera. // DEDICATA // ALL’ILLVSTRISS. ET ECCELLENTISS. SIGNOR // D. PIETRO FERDINANDO, DI CASTRO, // ET ANDRADA, CONTE DI LEMOS // E D’AN-
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DRADA, MARCHESE DI SARRIA, // E CONTE DI VILLALBA ; // E nel Regno di Napoli Viceré, Luogotenente, e Capitan Generale per Sua Maestà, & c. // [stemma] // IN NAPOLI, // Appresso Gio : Giacomo Carlino, e Costantino Vitale. MDCX. // Ad instanza di Saluatore Scarano. // CON PRIVILEGIO. 2°, 32x22 (s.d.s. 26,2x16,1) ; a4, A-Z6, Aa-Ff6 (err. di segn.). [8] 346 p. (err. di pagin.) ; front. con incis. calcog. ; rom. ; capilet. ; calcog. ; fregi. a1v : ritratto calcografico di Giovan Battista della Porta Napoletano (Inc. Geronimo de Novo) ; a2r-a2v : dedica di Salvatore Scarano a Pietro Ferdinando di Castro ; a3r : ritratto calcografico del Card. Luigi d’Este ; a3v : Esempio, e modo di porre in pratica le regole della Fisonomia nella effigie dell’Illustrissimo, et Reverendissimo Cardinal d’Este ; a4r-a4v : proemio ; A1r-Ff6v : testo ; Ff6v : imprimatur.
All’Ilustriss. et Eccellentiss. Signor D. Pietro Ferdinando Di Castro ed Andrada, Conte di Lemos, e D’Andrada, Marchese di Sarria, e Conte Di Villalba, e nel Regno di Napoli Vicerè, Luogotenente, e Capitan Generale per Sua Maestà, etc. Dedico a V. E. la Fisonomia Naturale del signor Gio. Battista della Porta fatta tradurre per diligenza mia da latina in volgar favella ; ed è ben dovere che a sovrano principe sia presentato sovrano componimento di autore il cui nome sarà pervenuto a gli orecchi di V. E. e per bocca della fama e per la professione di servitù ch’egli ha tenuto con la felice memoria dell’eccellentissimo signor suo padre e che tiene co’l gran Francesco suo figlio e fratello di V. E. ambedue seduti nel seggio ov’ella risiede. Non mi sgomenta la bassezza mia di comparirle innanzi, perche la grande umiltà di chi reca proporzionato dono non suol essere mal gradita dalla real magnificenza de’ pari suoi ; dico proporzionato dono perciò che sotto qual protezione dovea più ragionevolmente uscir fuori questo trattato che de gli aspetti de gli uomini ragiona che sotto’l nome illustrissimo dell’Eccellenza Vostra ? La quale con l’aspetto solo al suo primo apparire ha ripieno d’incredibile allegrezza l’Italia e di tante speranze questo regno di Napoli, che tocco a pena dallo sguardo suo si sente rinvigorito delle già quasi smarrite forze e illustrato de’ suoi più vaghi splendori, che per ricever l’Eccellenza Vostra da cui depende ogni sua luce nobilmente quanto può si riveste. Non sdegni adunque V. E. nella qualità del dono il devotissimo affetto di chi glie’l presenta, e con ogni debita umiltà reverentemente me l’inchino. Di Napoli li 2. di Luglio 1610. Di V. E. Umilissimo, e Fidelissimo servidore Salvatore Scarano.
RM, COR 140. H. 1 1611 86. IL // GEORGIO // TRAGEDIA // DEL SIG. GIO : BATTISTA // Della Porta Napolitano. // Dedicata al molto illust. Sig. // il Signor FERRANTE // ROVITO. // Con Privilegio. // [fregio] // IN NAPOLI, // Nella Stampa di Gio : Battista Gar-// gano, & Lucretio Nucci 1611. // Con licenza de’ Superiori. // Ad instanza di Saluatore Scarano. 12°, 13x7,5 (s.d.s.11,8x6,5) ; †5 ; A-D12 ; E11 [10], 1-116, [2] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; fregi. †2r-†3r : dedica di Giovan Battista della Porta a Ferrante Rovito ; †3v-†4r : componimento encomiastico di Giovan Battista Basile a Giovan Battista Della Porta ; †4v : componimento encomiastico di Giovan Battista Basile a Ferrante Rovito ; †5r : Persone che s’introducono ; A1r-E10v : testo ; E11r : imprimatur.
Al MOLTO ILLUSTRE SIG. IL SIGNOR FERRANTE ROVITO Ancor che l’amicizia di molti m’abbia piaciuta, come piacque eziandio a Plutarco sempre mai più di quella de’ pochi secondo Aristotile pure al grado dell’amistà che con V. S. tenni dal primo giorno che la conobbi pochissimi altri sono appo me saliti, avendo io conosciuta lei così delle virtù dell’intelletto come di quelle della volontà ripiena ed adorna, in modo che sopravanzando co’ meriti di
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gran lunga la sua giovane età, si ha fatto larghissima strada a quella gloria alla quale i più prudenti e temperati non meno che i più savi malagevolmente sogliono pervenire. Quindi è che sì come per le sue morali virtù non posso altro fare ch’amarla, così per l’intellettuali, ov’è più tosto maestro che discepolo devo quanto posso onorarla. Però, ritrovandomi aver formata una tragedia di San GEORGIO quest’anni a dietro, e considerando che V. S. molto lodevolmente scrive e con non meno gusto legge i componimenti, così nel latino fatti come nel volgar idioma, qualora da gli studi faticosi delle leggi prende riposo, ov’ella ha tali avanzamenti già fatto, che se nel padre cader potesse invidia del valor del figlio, avrebbe senza fallo il signor Scipione suo padre, per ciò grandissima cagione d’invidiarla. Ho voluto adunque per questo (essendomi richiesta da’ stampatori) dedicargliela e fargliene dono. Il che fo tanto più volentieri quanto che son sicuro da lei dover essere ricevuto con prontissimo animo, non per la bontà dell’opera, ma per l’amor ch’ella porta a chi gliela dona, il quale molto più, potendo si vorrebbe impiegare in servigio di V.S., come sempre mai è prontissimo ai suoi comandamenti. Da Napoli, il dì 3 di Novembre 1611. // Gio Battista della Porta
FI, BNC Palat. 12. 1. 0. 1 87. DEI MIRACOLI // ET MARAVIGLIOSI // AFFETTI // DALLA NATVRA PRODOTTI. // Libri Quattro. // DI GIOVAN BATTISTA PORTA // NAPOLITANO. // Nuouamente tradotti di Latino in Volgare, // & con molta diligenza corretti, // & illustrati. // Con due Tauole, una de’ Capitoli, et l’altra delle // cose più notabili. // [marca] // IN VENETIA, Appresso Lucio Spineda, 1611. 8°, 14,5x8,5 (s.d.s. 13,5x7,3) ; a-b8, A-S8, T4 [16] 148 c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. a2r-a6v : Tavola de’ capitoli ; a7r-b7v : Tavola delle cose pùv notabili ; b8 : bianca ; A1r-T4v : testo. RM, ALE E e 19
88. D ELLA // mAGIA natvraLE // DEL SIG. GIO. BATTISTA // DELLA PORTA LINCEO // NAPOLITANO // LIBRI xx. // TRADOTTI DI LATINO // in volgare, con l’aggiunta d’infiniti altri // secreti, e con la dichiaratione di // molti, che prima non s’in-// tendeuano. // Trattansi nel Libro // 1 Delle mirabili cagioni delle cose. // 2 Di produrre varij animali. // 3 Di generar noue piante. // Di accrescer le robbe di casa. // 5 Della trasmutazione de’ metalli. // 6 Dell’imitare le gioie. // 7 Delle marauiglie della calamita // 8 Delle stupende medicine. // 9 Dell’ornamento delle donne. // 10 Di cauare l’essenze & estratti delle cose. // 11 Della profumeria. // 12 De’ fochi artificiali. // 13 Di temperar i ferri. // 14 Delli mirabili conuiti. // 15 Di pigliar le fere con le mani. // 16 Delle cifre inuisibili. // 17 Delle imagini de’ specchi. // 18 Delli esperimenti della stadera. // 19 Delli esperimenti spirituali. // 20 Chaos. // CON PRIVILEGIO. // [fregio] // IN NAPOLI, // Appresso Gio. Iacomo Carlino, e Costantino Vitale. 1611· 4°, 19,5x13 (s.d.s. 16,7x9,6) ; Quadrif4, A-Z4, Aa-Zz4, Aaa-Zzz8, Aaaa4 [8] 725 [1] p. (err. di pag.) ; front. con incis. ; cors. ; capilet. ; xilog. ; fregi. quadr2r-quadr4v : prefazione di Giovan Battista Della Porta ; A1r-Aaaa3r : testo ; Aaaa3v : errata ; Aaaa3v : imprimatur ; Aaaa4 : bianca.
Prefazione a’ lettori Eccovi, o benigni lettori il libro della Natural Magia quasi perfetto, che si fu ricevuto con tanto allegro animo e con applauso di tutte le nazioni quando l’ebbi composto, ch’era da quindici anni, appena uscito dalla fanciullezza, e tradotto in varie lingue italiana, francese, spagnola e arabica, e spessissime volte stampato ne’ medesimi luoghi sia andato vagando per le mani de molti e per le bocche, or quanto debbo ora sperar che sia più avidamente raccolto e con miglior animo di 74 anni.
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Perciò che avendo visto io le primizie del mio ingegno esser state ricevute con tanta volontà, mosso da questi auguri mi son sforzato di donarvelo più abondevole, più arricchito e più nobilmente ornato. Da quel tempo dunque che fu la prima volta stampato (che già son passati omai 60 anni) se mai uomo ebbe grandissimo desiderio che fussero al mondo manifesti gli occulti secreti della natura, posso veramente confessare che son quel io che con tutto l’animo e con tutto il mio ingegno ho rivolti i libri de nostri antichi, si havesse ritrovato in quelli alcune cose secrete e nascoste, per raccorle e esperimentarle, e ne’ miei viaggi dell’Italia, Francia, e Spagna son sempre andato visitando le librarie e le case de dottissimi uomini e di eccellentissimi artefici, per saper alcuna cosa curiosa e nuova, e che con lungo uso ed esperienze avesse conosciuto esser vere ed utilissime. E quelle città e quelli uomini dotti, che non ho potuto veder di presenza l’ho visitati con lettere e con messi, per aver copia di libri occulti, o se sapessero cose ch’io non sapessi, non lasciando adietro prieghi, doni, spese, scambi, industria ed arti. Onde in tutto questo tempo ciò che di bello, di recondito e di buono si ritrovava nel mondo cosi di libri come di esperienze, ho procurato di avere e sapere, acciò che queste ricchezze della natura uscisser fuori e fussero più mirabili e abondevoli. Onde con non mai stanchevol animo, con ostinata esperienza di notte e di giorno son stato esperimentando le cose lette ed udite quale fussero, o false o vere, non lasciando cosa che non tentasse, e ricordandomi sempre delle parole di Cicerone, che dice che conviene a coloro che desiderano scrivere nell’umana generazione cose eccellenti ed utilissime scrutar tutte le cose. Io nell’esperimentar di queste cose non ho risparmiato fatica alcuna ne a spese, e le poche mie robbe con assai larga mano l’ho consumate, ne son manchate a questo mio desio fatiche, diligenze e spese di chiarissimi eroi, principi, signori e nobilissimi cavalieri, e principalmente (quale io nomino con ogni onore) l’illustrissimo, e reverendissimo cardinal d’Este, i quali tutti m’han porto alla mia opera molto grato e benigno aiuto, ne ha mancato mai nella mia casa accademia di curiosi uomini, i quali pagando ciascun la sua parte per investigar e far esperienza delle cose investigate molto allegramente e con ogni diligenza han contribuito alle spese per accrescere ed arricchir questa mia opera. Ma queste esperienze con tante fatiche, studio e prezzo comprate, dubitava farle uscire in luce, poiché questo poco tempo di vita che mi avanza sto raccogliendole con molta ansietà d’animo, per esservi cose rarissime e degne de grandissimi principi, le quali se venissero in mano d’ignoranti ne partecipi della sacra filosofia diverebbono vili e di niuno preggio. Disse Platone a Dionisio, coloro fan diventare ridicola la filosofia, che a rozzi e profani uomini manifestano cose cosi degne. Oltre ciò s’inchiudono qui ancora molte cose nocevoli e da poter apportar danno, che venendo nelle mani di cattivi uomini ed empi potrebbero offendere molti, che dunque dovea far io ? Orsù mandisi via questa invidia e vinca la voglia di giovar alla posterità : non si denno in modo alcuno nascondere le grandezze, le ricchezze e magnali della natura, ne tenerle occolte, accioche si lodi, si ringrazi e si riverisca la somma potenza, benignità e sapienza di Dio comunque elle si sono io ve apro dinanzi, voglio che conosciate la diligenza e il gratissimo animo mio, perche dubitarei de incorrere in una grande ingiuria ed ingratitudine si tacessi. Dice Cicerone per la bocca di Platone che noi non siamo nati per noi soli, ma di noi dobbiamo farne parte alla patria, a parenti ed a gli amici ; onde tutte quelle grandezze che sin ora son state nascoste nel seno della gran nostra madre natura e negli ripostigli di dottissimi uomini, venghino in luce, senza inganni e senza bugie. Or si manifestano quelle cose che gran tempo son state taciute o per invidia di chi le sapeva o per ignoranza di chi non le sapeva ; dove non udirete enimmi e vane parole, ne le autorità di altri. Ne m’è paruto onesta cosa seguendo i gran maestri errare. Questo solo dirò, che le cose altissime e degne di grandissimi principi l’abbiam velate con qualche leggiero artificio, come trasponendo le parole, togliendone alcune, e massime in quelle cose che potevano portar danno e maleficio al prossimo, ma non talmente oscurate ch’un ingegnoso non le possa scoprire e servirsene, ne tanto chiaramente ch’ogni ignorante e vil uomo le possa intendere, ma cosi occulte che l’ingegno ingannino dell’investigatore, ne tanto aperte che in nascosto non vegga quel che prometta il fronte, se ben vi sono alcune cose e vili l’ho poste, perche son vere, che spesso da vere e veri principii s’arriva a cose grande e nascoste, che appena n’è capace l’umana mente, l’intelletto nostro se non s’appoggia a veri e conosciuti principii, non può giongere a cose molto alte e sublime, la scienza matematica da assiomi molto volgari e conosciuti, si inalza a cose molto alte e difficilissime ; onde sarà meglio scriver cose basse, vili e vere, che gran cose e magnifiche false. Le cose vere quantunque basse, porgono ben spesso occasione di giongere in cose
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maggiori. Delle cose da sapersi ce n’è una copiosissima moltitudine, e s’estende in infinito e tanto grande che non basta imaginarsi dall’uomo. Noi scrivendo porremo prima l’opinione de nostri antichi e de’ moderni, poi scriveremo appresso quando l’abbiamo esperimentate, se l’abbiamo ritrovate vere e false appresso l’inuenzioni nostre, acciò veggano gli uomini dotti quanto la nostra età avanza quella de gli antichi, perche molti di loro han scritto cose che giamai viddero, sperimentato, ne mai conobbero gli ingredienti della composizione, ma credendo alle cose scritte da loro maggiori, con la smisurata ed importuna voglia di scrivere o di aggiongere alle cose dette, gli errori si sono e le bugie così moltiplicate e cresciute così in infinito che appena si veggono orme o segni delle prime invenzioni che non solo non possono esperimentarsi : ma ne si possono leggere senza riso. Lasciamo star molti altri, i quali mentre mostrano di scrivere a posteri cose alte e miracolose, scrivono contrario di quello che tengono ascosto ne’ cuori, e promettono monti d’oro, la onde i belli ingegni, e desiderosi di sapere trattenuti da lunghissimo spazio di tempo, perché si disperano di poter giongere a penetrar quei secreti e conoscono aver perdute le spese ed il tempo, disperati del tutto, tardi si pentono, gli altri poi fatti savi all’altrui spese, prima imparano a odiarle che a volerle sapere. Noi abbiamo divisi i secreti nelle sue classe, acciò che ogn’uno abbi quel gusto che li piace. Finalmente avrei lasciato di offendere le vostre orecchie, se non avesse risposto ad alcune calunnie oppostemi da ignoranti, vilissimi uomini ed invidiosi, i quali assai immodestamente e barbaramente mi offendono, i quali stimano ch’io sia mago, il quale nome ebbi in orrore ed odio da che nacqui, giudicandolo vanità : io non mi son smenticato mai esser uomo, e che facilmente abbi potuto ingannarmi ed errare, per questo ho pregato sempre dottissimi uomini che se non avessero forse fidelmente inteso gli antichi ed errato mi ammonissero amichevolmente : ma il contrario mi è avvenuto, che i più vili, villani ed ignoranti (gente a me odiosissima) mi contradicono, i quali poco valendo da lor stessi, cercano una vanissima e popular gloria, o giusta o ingiusta che sia, i quali mentre stimano con le lor false lingue ferir altri, le ferite rivolgendosi in lor stessi feriscono e la lor fama. Un certo francese in un certo libro di negromanzia chiama me mago o negromante, e giudica questo mio libro impresso primieramente quando ero putto di quattordici anni, per aver posto l’unguento delle streghe quale io descrissi a dimostrar le frodi del demonio e delle streghe, che quelle cose che vengono per virtù naturali ci inserissero le superstizioni, il quale ho io trascritto da libri di teologi lodatissimi del Malleus maleficarum. Di grazia in che ho io peccato ? perche mi attribuisce quel nome di mago ? Ma io avendo dimandato molti cavalieri cristiani e principi francesi, i quali per lor cortesia venendo in Napoli mi vengono a visitare, che uomo fusse costui, mi risposero essere un eretico il quale nella festa di S. Bartolomeo, nel qual giorno gli volevano uccider tutti, si buttò per una fenestra per non essere ucciso e scampò dal periglio : io in tanto facendo quuell’ufficio che ad un gentil’uomo e cristiano par mio si conviene per questa ingiuria, pregherò l’altissimo DIO che rivolto alla chiesa romana cattolica convertito non sia egli brusciato viuo, come egli condannava il mio libro. Un’altro francese nel suo libro dicendo male di tutti i letterati del suo e mio tempo indegnamente e falsamente e di me con quelli, loda solo dui medici come i più dotti di questi secoli, tra quali pone egli stesso ed un suo amico, e quel libro lo fa stampar senza nome. O’ DIO immortale, che furfantaria ha inventato questo ignorante per esser lodato, che non avendo uomo che dica ben di lui, egli loda se stesso ? Ed ancora un barbaro inglese il quale del mio settimo libro della calamita, essendo io il primo che abbi manifestato al mondo centocinquanta meraviglie di quella, egli trascrivendo tutte le mie come fusser le sue, ne compone un libro, e per non far conoscer il furto che non abbia tolto dal mio, mi va offendendo di passo in passo, che sian false l’esperienze o che egli non intende o con forfantaria mentisce, e si vi è alcuna cosa del suo tutto mentita, vanità e melanconia, all’ultimo da in mattezze e cose da ridere. Lasciando molti altri ignoranti di simil fazione ed ignoranza che mi stimano mago, e pur ne qui ne altrove de’ miei libri si tratta cosa che non sia contenuta dentro i limiti naturali. Ricevete dunque o studiosi lettori le mie lunghe fatiche non senza studio, fatica, vigilie, spese ed infortuni, travagli con quel buon’animo co’l ve le porgo, scacciando da voi la cecità, malignità ed invidia che sogliono offuscar gli occhi dell’intelletto e non far conoscer la verità e giudicar le cose con occhio giudizioso mentre farete esperienza delle cose che scrivo, che vi trovarete gran verità ed utilità, e sarete migliori giudici de miei studii, quantunque conoschi bene che non mancheranno molti ignoranti e fuor d’ogni giudizio che aranno invidia di queste cose e diranno alcune cose non solo esser false ma impossibili, e mentre si sforze
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ranno con vani argomenti e fallacie farle parer false, dimostrando di sapere, mostrano non saper nulla e dimostrano la loro ignoranza : questi come profani si denno scacciare da limiti della nostra magia, perche coloro che non credeno i miracoli della natura, questi si sforzano di tor via la filosofia, ma se noi avemo lasciato di narrar alcune cose o scritte non con quel ordine che si dovea, so ben non esser cosa tanto polita ed ornata che non si possa più polire ed ornare, ne cosa tanto piena che non possa ricevere qualche augumento.
RM, NAZ 12. 2. M. 19 89. DELLA // MAGIA NATVRALE // DEL SIG. GIO. BATTISTA // DELLA PORTA NAPOLITANO // LIBRI XX. // DEDICATI AL MOLTO ILLVSTRE SIG. // IL SIG. LVPERCIO LEONARDO DE ARGENSOLA // Secretario della Maestà della Imperatrice, Cronista mag-// giore dei Re N. S. nella Corona d’Aragona, e del Re-// gno istesso Secretario dell’Eccellentissimo Sig. // CONTE DI LEMOS // Vicerè di Napoli. // CON PRIVILEGIO // Marca // IN NAPOLI, // Appresso Gio. Giacomo Carlino. M. DC. XI. // Ad istanza di Saluatore Scarano 4°, 19,2x14 (s.d.s. 16x9,6) ; Quadrif4, Quadrif4, A-Z4, Aa-Zz4, Aaa-Zzz8, Aaaa4 [14] 725 [1] p. (err. di pag.) ; front. con incis. ; cors. ; capilet. ; xilog. ; fregi. #2r-#2v : dedica di Salvatore Scarano a Lupercio Leonardo de Argensola, #3r-#3v : poesia dedicata di Giulio Cesare Cortese Il pastore Sebeto ; #4r : [indice di argomenti] ; #2r-#4v : prefazione di Giovan Battista Della Porta ; A1r-Aaaa3r : testo ; Aaaa3v : aggiunta ; Aaaa3v : imprimatur ; Aaaa4 : bianca.
Al molto illvstre Sig. Il Sig. Lvpercio Leonardo de Argensola Secretario della Maestà dell’Imperatrice, Cronista maggiore del Rè // N. S. nella Corona d’Aragona, // Et del Regno istesso Secretario dell’Eccellentiss. Sig. // Conte di Lemos // Vicerè di Napoli. Poche opere si danno in luce che siano di tanta dottrina ripiene di quanta sono quelle del sig. Gio. Battista della Porta, tra le quali, a comun giudicio di scienziati uomini, la Magia Naturale tiene un de’ più sublimi luoghi. Ora volendo io darla alle stampe, non ho saputo pensare a chi sia più ragionevole dedicarla che alla persona di V. S. come quella che tra pochi ma savi et famosi ingegni ha luogo così chiaro ed illustre, e a questo modo son sicuro che verranno sommamente l’una cosa per l’altra, e per se stessa amendue onorate e riverite al cospetto del mondo. Degni V. S. ricever questa mia volontà ; e con ciò gli fò riuerenza, con pregarli dal cielo ogni colmo di felicità. // Da Napoli il primo di Maggio 1611. // Di V. S. // fedelissimo servitore // Salvatore Scarano
FI, BNC Magl. 3.2. 505 1613 90. DELLA // FISONOMIA // DELL’HVOMO // Del Sig. Gio. Battista della Porta Napolitano. // LIBRI SEI. // Tradotti di Latino in uolgare, e dall’istesso Autore accresciuti di // figure, et di passi necessarij a diuerse parti dell’opera : // Et hora in quest’vltima Editione migliorati in più di mille luoghi, che // nella stampa di Napoli si leggeuano scorrettissimi. // [vignetta] // In Padoua per Pietro Paolo Tozzi. 1613. // Nella stamparia del Pasquati. 4°, 22x16 (18,4x11,6) ; a-b4, A-Z4, Aa-Zz4, Aaa-Qqq4 [8], 248 c. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. a1v : stemma del dedicatario ; a2r-a3r : dedica di Pietro Paolo Tozzi a F. Paolo Frassinelli ; a3v : ritratto del Cardinal Luigi d’Este ; a4r-b1r : Esempio, e modo di porre in pratica le regole della Fisonomia nella effigie dell’Illustrissimo, & Reverendissimo Cardinal D’Este ; b1v-b3v : proemio ; b4r : imprimatur ; b4v : ritratto xilografico di Giovan Battista della Porta ; A1r-Ppp1v : testo ; Ppp2r-Qqq3v : Tavola delle cose notabili, che si contengono nell’opera ; Qqq4r : errata corrige ; Qqq4v : colophon.
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Al molto R. Padre Maestro F. Paolo Frassinelli da Bologna Dell’ordine di S. Agostino, Reggente dello Studio di San Nicolò in Pisa, Signor mio Osseruandissimo Quei raggi di virtù singolare li quali in V.S.M.R. conobbi ed ammirai quando ella ne gli anni giovenili attendeva in Padova alla religione ed alle lettere mi furono sempre certissimo argomento di quella chiarezza di valore ed eccellenza nell’una e nelle altre, a cui in così fresca età gloriosamente è pervenuta. Perciò che con maravigliosa lode non solo è adorna della musica, potendo adoperare molti de’ suoi musicali stromenti, e non solamente è riguardevole per le belle lettere toscane e latine, si come da molte delle sue orazioni recitate in luoghi famosi si conosce, anzi ne’ studi più gravi delle altre scienze si è avanzata tant’oltre che già molto tempo ornata del grado di dottore o maestro di teologia e stata adoperata nella sua religione nel gravissimo officio di reggente e di predicatore in molte e principali città d’Italia, onorando e la catedra e’l pulpito, se bene queste due professioni difficilmente in un solo soggetto s’accoppiano. Li quali ornamenti, fondati sovra incorrotta fama, incolpata vita e perfezione cristiana, rendono V.S.M.R. un ritratto di vero religioso. Ma che dirò io di quella sua facilità di costumi e riposata e piacevole conversazione, la quale fa che tutti li buoni che la conoscono l’amino sommamente ? Io da che di le ebbi conoscenza, l’ho sempre così affettuosamente amata, che non ho mai restato di cercare occasione di dargliele in qualche modo a divedere. Laonde avendo ristampato questa curiosa e famosa opera della Fisionomia del sig. PORTA, prontamente la dedico e dono a V.S.M.R. e per onorare il suo nome e valore con quello che per me si puote, e per far palese al mondo la mia affezione verso di lei e l’amicizia nostra. E con questo fine le prego grandissimi premi delle sue virtuose fatiche in terra e in cielo, e riverentemente le bacio la mano. Di Padova il di primo de Luglio 1613. Di V.S.M.R. Affezionatiss. Servitore Pietro Paolo Tozzi.
RM, ANG XX.12.38 91. L’OLIMPIA // COMEDIA // DEL SIGNOR // GIOVANBATTISTA // DELLA PORTA // Napolitano. // Di nuovo con diligentia // ristampata. // [fregio] // in Siena, // Alla Loggia del Papa. 1613. // Con licenza de’ Superiori. // 12°, 13x7,5 (s.d.s. 12,2x 6) ; A-E12 119 p. ; front. con incis. ; rom. ; fregi. A1r : Persone che u’interuengono ; A2r-A3r : Prologo ; A3v-E12r : testo. MI, ACC FILOD E.IV.30
92. L A // TRAPPOLARIA // COMEDIA// DEL // SIG. GIO : BATTISTA // DELLA PORTA // NAPOLETANO. // Nouamente ristampata, et con somma diligentia corretta. // CON PRIVILEGIO. // [stemma] // IN NAPOLI, // Nella Stampa di Gio : Battista Gargano, // & di Lucretio Nucci. 1613 // Con licenza de’ Superiori 12°, 12,6x7,2 (s.d.s. 11,7x5,8) ; A-F12 [2], 3-143, [1] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; fregi. A2r-A3r : dedica di Salvatore Scarano a Giuseppe Bernalli ; A3v : Orazio Cataneo, Al Signor Giuseppe Bernalli ; A4r-A5r : prologo ; A5v : Interlocutori ; A6r-F12r : testo ; F12r : imprimatur.
Al Signor Gioseppe Bernalli Desiderando io far nota al mondo la servitù che tengo con V. S. e sapendo quanto ella ama e osserva la somma dottrina e le rare virtù del signor Gio. Battista della Porta, ho giudicato occasione molto al proposito offerirle la presente opera che ho ristampata, assicurandomi che ella come gentilissima l’aggradirà, poiché non può altro sperarsi da lei, dipendendo da nobilissimi progenitori che tanto in pace quanto in guerra sono per le loro virtù, e a i francesi e a gli aragonesi reggi stati carissimi testimonio ne siano. Roberto Bernalli da Lodovico Secondo di Francia l’anno 1390, Donato Bernalli da Ferdinando
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Primo, Bartolomeo Bernalli da Federico d’Aragona onorevolmennte per gli loro meriti rimunerati, come da publiche, ed autentiche scritture si vede, e lasciando da parte per brevità gli splendori de’ suoi antenati, che sarebbe troppo lungo discorso m’assicurano molto più le proprie e particolari virtù della persona sua, quale non contenta di aver generosamente veduta buona parte dell’Europa, ha voluto con le lettere ancora segnalarsi al mondo in ogni fonte di scienza, ed in specieltà nella teologia e nelle discipline matematiche nelle quali pochi in vero gli stimo eguali oltre la sua liberalità e la dolcezza de costumi, che costringono ciascuno ad amarla e reverirla. Del resto poi non è necessario raccomandarle la presente opera che, essendo parto del divino ingegno del signor Porta, so che le sarà sommamente cara, né credo che arrivi tanto oltre l’arroganza de’ zoili e detrattori che ardischino di aprir la bocca contro l’opere di tale autore, e pregandole a gradir l’affetto della mia servitù fo a V. S. riverenza in Napoli li 2. di Novembre 1613 Di V. S. fedelissimo Servitore Salvatore Scarano.
RM, COR 92 B 19 1614 93. IO. BAPTISTAE // PORTÆ LYNCEI // NEAPOLITANI // DE AERIS TRANSMVTATIONIBVS // LIBRI IIII. // In quo opere diligenter pertractatur de ijs, quæ, // vel ex aere, vel in aere oriuntur. Metewrolovgwn. // multiplices opiniones, qua illustrantur, // qua refellentur. Demum variarum // causæ mutationum aperiuntur. // [stemma] // ROMAE, Apud Iacobum Mascardum. MDCXIV. // SVPERIORVM PERMISSV. // Prostat apud Antonium Rossettum Bibliopolam. 4°, 22,5x16 (s.d.s. 17,9x11,3) ; π3, A-N8, O4 [6] 211 [5] p. ; front. con incis ; capilet. ; xilog. ; tav. sinot. ; fregi. π1v : imprimatur ; π2r-π2v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Federico Cesi (v. p. e. 1610) ; π3r-π3v : proemio ; f. p. : Synopsis aeris transmutationum ; A1r-O2r : testo ; O2v-O4r : Index capitum in libris ; O4v : Errata corrige ; O4v : Registro delle segnature ; O4v : colophon (Romae, Apud Bartholomaeum Zannettum, M. DC. X.). Emissione della edizione del 1610 con sostituzione delle pagine preliminari. Varianti nel proemio. RM, COR 345 D 27
94. DELLA CELESTE // FISONOMIA // DI GIO.BATTISTA DELLA PORTA // NAPOLETANO. // Libri Sei. // Al Molto Illustre, et Reuerendo Signore, // Il Signor D. Bartolomeo Leonardo // d’Argensola, Rettor di Villahermosa, Cantor della Cathedral // di Lucera, e Capellano di Sua Maestà. // [stemma] // CON PRIVILEGIO. // In Napoli, Per Lazzaro Scoriggio. M.DC.XIV. 4°, 20,5x15 (s.d.s. 16,7x11,5) ; $4, A-R4 [8], 134, [2] p. ; front. con incis. calcog. ; rom. ; capilet. ; xilogr. ; fregi. $2r-$3v : dedica di Salvatore Scarano a D. Bartolomeo Leonardo d’Argensola ; $4r : componimento encomiastico di Giulio Cesare Cortese ; $4v ritratto xilografico di Giovan Battista Della Porta ; A1r-A1v : proemio ; A2r-R1r : testo ; R1r : imprimatur ; R1v-R3v : Tavola dei capitoli della presente opera.
Al Molto Illustr. e Reverendo Signor, il Signor, D. Bartolomeo Leonardo d’Argensola, Rettor di Villahermosa, Cantor della Cathedral di Lucera, e Capellano di Sua Maestà. Gran tempo prima che V. S. molto illustre e reverenda giungesse a questa città insieme col suo degnissimo fratello sig. Luperzio e col suo non men degno nepote d. Gabriele Leonardo appresso la persona dell’eccellentiss. signor conte di Lemos viceré di questo regno, avea sparso la fama così chiaro grido del loro infinito valore che non era persona alcuna che della loro venuta di tutto cuore
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rallegrandosi, non avesse ogni pensiero lor dedicato, essendo ancora più che mai vive, non solo nelle istorie di Napoli, ma nell’altrui menti le virtuose e non mai apieno lodate azioni di Andrea di Ponzio e di Ramon del medesimo lor nome e casato, e cavalieri aragonesi ch’à servigi di Roberto Rè di Napoli e d’Aragona e di Roberto figliuolo del duca di Calabria e di Carlo figliuolo di detto Roberto, gli andati tempi in questa medesima città sì onorato nome lasciarono. Laonde quasi fatali a questo regno e di somma felicità senza dubio i Leonardi avendo conosciuto, di ardentissimo desiderio di vederle e di servirli avvampando, riputavano il darsi per servidori a persona di tanto merito a somma gloria, dall’essempio de’ quali io parimenti acceso e spronato eziando dal signor Giulio Cesare Cortese giamai non sazio di predicare il loro incomparabile valore, anzi da una occulta forza tirato, disposi in tutto a sì nobilissima casa e di tutte le virtù chiarissimo nido, di dedicarmi. Quindi è che poco dopo il loro arrivo per far palese in parte questo mio desiderio al signor Luperzio, intendentissimo delle cose della natura la Natural Magia del signor Gio. Battista della Porta dedicai indi al signor d. Gabriele vero amatore delle Muse della Fortunia commedia del signor Ottavio d’Isa feci dono. Rimanea solamente che fatto avesse a V. S. molto illustre simile attestazione della volontà ch’io tengo di servirla, la quale vengo al presente a fare col dedicarle la Celeste Fisionomia del medesimo Porta, fatta da me e tradurre e di necessarie figure adornare. Ma non perché sia V. S. ultimo a riconoscere in me questo segno di devozione, anzi di gratitudine, alle molte obligazioni ch’io le tengo, dee men gradire il mio devoto affetto, perciò che dovendo il dono pareggiare colui a chi si dona, non mi è stato fin’ora conceduto di adempiere questo mio desiderio. Onde ho atteso l’opportunità di poterle donar cosa proporzionata al suo merito, perche essendo ella quasi un cielo dove si come ardentissime stelle tante virtù risplendeno, ed essendo celesti i suoi costumi, la bontà e’l ragionar celeste non ho giudicato poterle altro donare di più degno quanto questa Celeste Fisionomia. E perche non disprezza il cielo l’umiltà de’ cuori degnisi V. S. altrettanto l’umile affetto con che glie le rappresento gradire, quanto dall’istesso cielo delle sue grazie ha piovuto sempre in me cari e benigni influssi, e per fine pregando a V. S. dal Signor’Iddio compiuta felicità le bacio riverentemente le mani. In Napoli il dì 20. di Agosto. 1614. Di V. S. molto illustre Affezionatiss. Servidore Salvatore Scarano.
RM, NAZ 12. 33. F. 7 95. I DVO // FRATELLI // SIMILI // comedia // Del S.re Gio : Batta della Porta // Napoletano Linceo. // con Privilegio. // NAPOLI // appresso // Gio : Iacomo // Carlino. 1614 12°, 12x7 (s.d.s. 11,5x6) ; A-D12, E17 [2], 3-128 [2] p. ; front. inciso ; rom. ; capilet. ; fregi. A2r-A3r : dedica di Salvatore Scarano a Federico Cesi ; A3v : Interlocvtori ; A4r-E16v : testo ; E17r : imprimatur.
All’Illustriss. et Eccellentiss. Signore Il Signor Federico Cesio Principe di S. Angelo, e Marchese di Monticelli Sapendo molto bene quanto a V. E. illustrissima sieno care l’opere del signor Gio. Battista della Porta e qual particolar affezione ella porta alle sue già note virtù, e conoscendo altresì quanto all‘incontro sia V. E. illustrissima da lui stimata e reverita, che non lascia uscire niuno de’ suoi cari parti sotto altra ombra che del suo chiarissimo nome, non ho voluto che questi suoi due Fratelli Simili vadano per altre vestigia che per quelle segnate dall’istessi pensieri dell’autore che a lei continuamente s’indrizzano. Si degni dunque V.E. illustrissima gradire (non dirò il dono) che per esser di un tanto suo devoto so che le sarà gratissimo, ma la sincera voluntà di chi glie le presenta ; bacio a V.E. illustrissima umilmente le mani, pregandole dal Signor Iddio compita felicità : da Napoli li 7. di Aprile 1614. Di V. E. Illustriss. umiliss. servidore. Salvatore Scarano.
FI, BNC Palat. 12.3.0.1 96. L’VLISSE // TRAGEDIA // DI // GIO. BATTISTA // della Porta Na-// poletano. // All’Illustrissimo, et Ec-// cellentiss. Signore, // il Signor // FEDERICO CESIO // Princi-
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pe di Sant’An-// gelo, e Marchese // di Monticelli. // Con Privilegio. // [fregio] // In Napoli, Per Lazaro // Scoriggio 1614. // Ad istanza di Saluato-// re Scarano. 12°, 14,5x8 (s.d.s. 12,1x5,1) ; A-D12, E2 [2] 3-100 p. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. A2r-A2v : dedica di Salvatore Scarano a Federico Cesi ; A3r : Avvertimento a’ lettori ; A3v : Persone della tragedia ; A4r-E2v : testo ; E2v : imprimatur.
All’Illustrissimo, Et Eccellentiss. Sig. Il Signor Federico Cesio Prencipe Di S. Angelo, e Marchese di Monticelli. Essendomi risoluto di dare alle stampe l’Ulisse del suo tanto affezionato quanto riconoscitore ed ammiratore insieme de’ suoi meriti, del suo valore e della sua gloria, ne volendo egli che altro nome risplenda nella fronte delle sue opere che quello di V. E. ne che altra gioia s’incastri nelle sue anella, perciò sì per secondare il desiderio dell’autore come per adempiere eziando in parte quella ardente volontà ch’io in particolare o di servirla, vengo a dedicarla a V. E. sicurissimo che non meno abbia da essere a lei caro il dono quanto dal medesimo autore ne averò grazie. Si degni adunque di gradirla, ch’io per fine facendole umilmente riverenza, le priego dal Signor Iddio ogni compiuta felicità. Di Napoli li 14. di Luglio 1614. Di V. E. devotissimo servitore Salvatore Scarano. Avvertimento a’ lettori La presente tragedia è rappresentata da persone gentili, e perciò se vi si trovano dentro queste parole, fato, destino, sorte, fortuna, forza e necessità di stelle, dei ed altre simili, è stato fatto per conformarsi con gli antichi loro costumi e riti : ma queste, conforme alla religione catolica, sono tutte vanità, perché si ha da attribuire a Dio benedetto, causa suprema ed universale, ogni effetto ed evenimento.
VAT, APO Dramm. Allac. 267 int. 4 1615 97. DELLA // FISONOMIA // DELL’HVOMO // Del Signor // GIO. BATTISTA DALLA PORTA NAPOLITANO. // Libri Sei. // Tradotti di Latino in uolgare, e dall’istesso Auttore, accresciuti di // figure, // et di passi necessarij à diuerse parti dell’opera : // Et hora in quest’vltima Editione migliorati in più di mille luoghi, che nella // stampa di Napoli si leggeuano scorrettissimi, & aggiontaui la // Fisonomia Naturale di Monsignor Giouanni Ingegneri. // [vignetta] // IN VICENZA, Per Pietro Tozzi. MDCXV. 4°, 22x16 (19,00x11,8) ; a-b4, A-Z4, Aa-Zz4, Aaa-Iii4, Kkk2 [8] 219 c. (err. di pag.) ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. a1v : stemma del dedicatario ; a2r-a3r : dedica di Pietro Paolo Tozzi a F. Paolo Frassinelli (vedi e. 1613) ; a3v : ritratto xilografico del Cardinal Luigi d’Este ; a4r-b1r : Esempio, e modo di porre in prattica le regole della fisonomia nella effigie dell’Illustrissimo, et Reverendissimo Cardinale D’Este (vedi e. 1610) ; b1v-b3v : proemio ; b4r : imprimatur ; b4v : ritratto xilografico di Giovan Battista della Porta ; A1r-Iii1v : testo ; Iii2r-Kkk2v : Tavola delle cose notabili, che si contengono nell’opera. RM, CAS n XVI 7
98. LA // TRAPPOLARIA, // COMEDIA // DEL S. GIO. BATTISTA // della Porta Napolitano // Recitata in Ferrara il Carnouale // presente. // [ritratto] // IN FERRARA, // Per Vittorio Baldini, Stampator // Camerale. M. DC. XV. // Con licenza de’ Superiori. 12°, 13,5x7,5 (s.d.s. 11,3x5,5) ; A-F12 [4], 5-141, [3] p. ; front. con incis (RITRATTO). ; cor. ; capilet. ; fregi.
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A2r-A2v : dedica del figlio di Vittorio Baldini al Cardinale Serra ; A3r-A4r : prologo ; A4v : Interlocutori ; A5r-F11r : testo ; F11v : colophon ; F12 : bianca.
All’Illustriss.e Reverendiss. S. mio Sig. e padrone Colend. il Sig. Cardinal Serra. Appunto fa l’anno che V. S. illustriss. con somma benignità di ricever da mio padre si compiacque l’Alceo, qui nella gran sala fatto rappresentare dall’illustriss. sig. Enzo Bentiuogli, con gl’intramezzi del s. cavalier Guarini d’eterna memoria, l’uno e gli altri usciti da questa stampa con le dichiarazioni e co’ discorsi dell’Arsiccio. Per quell’atto umanissimo col quale fu da lei gradita l’opera, quanto mio padre si firmò avventuroso e felice, tanto in me d’incaminarmi con lo stesso mezzo delle nostre stampe e nella servitù e nella buona grazia di V. S. illustriss. un vivo e forte, temerario desiderio s’accese. E perciò dovendosi in questo carnovale nella medesima sala recitar la presente commedia, si come di salda protezione maggiormente io abbisogno, così più umilmente al nome glorioso di V. S. illustriss. vengo a dedicarla. La supplico a non mostrare men serena la fronte verso il figlio, mentre la di lui riverenza non è per ceder giammai a quella del padre ; e qui per fine a V. S illustriss. con profonda umilta inchinandomi, le prego da Dio fortunatissima conservazione. Di Ferrara di 20. di Febraio 1615. Di V. S. Illustriss. e Reverendiss. Umilissimo, e divotiss. Servitore. Vittorio Baldini, il Figlio.
VAT, APO Capponi VI 205 int. 2 99. LA // Chiappinaria // Comedia. // del signor // Gio : Battista // Della Porta // Napoletano linceo. // Con privilegio. // stemma // in Napoli, Nella Stampa di Gio : Battista // Gargano, & di Lucrezio Nucci. 1615. // con Licenza De’ Superiori 12° ; A-E12 119 p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; fregi. A2r-A3r : dedica di Salvatore Scarano a Matteo Geronimo Mazza ; A3v : interlocutori ; A4rE12r : testo ; E12v : imprimatur.
A Mattheo Geronimo Mazza Il signor Gio : Battista della Porta, la cui veneranda memoria sarà sempre celebrata per tutti i secoli, mentre visse fra i suoi più cari amici carissimo tenne V. S. il che io da molti segni e demostrazioni potei conoscere in tutto quel tempo che molto domesticamente praticai in casa della felice memoria ed ebbi carico di mandar fuori l’opere sue. Ora dando io alle stampe la presente comedia, mentre che andava meco pensando con qual nome onorato io dovessi onorar le fatiche di un tanto uomo, mi s’appresentò subito innanzi il nome di V.S. onorato e per virtù d’animo e per felicità di benigna fortuna, tanto più che son sicuro che se l’autore vivesse, per lo singulare amore che à V. S. portava, non me l’avrebbe fatta defraudare d’alre più gravi opere sue. Glie la mando dunque con tutto il cuore a memoria perpetua del devoto animo mio, col quale io sempre ho osservato V. S. sperando che ella per la sua cortese natura gradirà con largo e benigno cuore la buona volontà mia. In tano il Signore conservi V. S. in quella tranquillità e in quel felice stato che ella merita e io desidero alle sue rare virtù. // In Napoli 22 di Giugno 1615 // Di V. S. // Perpetuo Servo // Salvatore Scarano.
MI, BRA Racc. Dramm. 6496 1616 100. DELLA CELESTE // FISONOMIA // DI GIO. BATTISTA DELLA PORTA // NAPOLETANO, // LIBRI SEI. // NEI QVALI RIBVTTATA LA VANITÁ // DELL’ASTROLOGIA GIVDICIARIA, // Si dà maniera di essattamente conoscere per via delle cause naturali tutto // quello, che l’aspetto, la presenza, & le fattezze de gl’huomini // possono fisicamente significare, e promettere. // Opera noua, & pie-
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na di dotta curiosità. // [vignetta con stemma] // In Padova per Pietro Paolo Tozzi. 1616 : // CON LICENZA DE’ SVPERIORI. 4°, 23x16,5 (s.d.s. 18,8x12,1) ; $4, $$2, A-S4, T2 [12], 144, [4] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. $2r-$2v : dedica di Pietro Paolo Tozzi a Bernardino Guidoni Padovano ; $3r-$$1v : Indice delle cose più notabili dell’opera ; $$2r : componimento encomiastico di Giulio Cesare Cortese ; $$2v : ritratto xilografico di Giovan Battista Della Porta ; A1r-A1v : proemio ; A2r-S3r : testo ; S3v-T2r : Tavola de i capitoli della presente opera.
A. D. Bernardino Guidoni Padoano Canonico Regolare & Abbate di S. Daniele in Monte. P. P. Tozzi. Mando a V. P. questo libro per la ragione ch’io ho in esso d’averlo a mie spese, con novi caratteri e con qualche diligenza publicato ad utile de’ virtuosi. L’opera porta con se la sua lode, e per essere dell’autore di chi è, e per trattare felicemente soggetto non più spiegato da altri. La mia diligenza sarà veduta di bon occhio da chi vorrà leggere accuratamente questa mia edizione e conferirla con alcun’altra. La risoluzione di mandare il tutto a V. P. e la giudicarà il mondo a proposito per rispetto suo, e io per la mia parte me ne contentarò non leggermente, sapendo che DIO medesimo s’appaga del poco, quando chi dà penetra il suo debito e ne confessa l’obligo, rimanendo senza speranza d’avere ad arrivare alla somma intiera del beneficio ricevuto. Il Signore la guardi da male. Di Padova il di viii : Aprile 1616.
RM, ANG h 3 17 101. LA TABERNARIA // COMEDIA // DEL SIG. // GIO : BATTISTA // DELLA PORTA // NAPOLITANO. // [marca] // IN RONCIGLIONE, // Appresso Domenico Dominici. 1616. // Con licenza de’ Superiori. 12°, 13 x 7,5 (s.d.s. 12x6,1) ; A-E12, F4 [6], 7-126, [2] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; fregi. A2r-A3r : dedica di Antonio Rossetti a Carlo Saracini ; A3v : Interlocvtori ; A4r-F3v : testo ; F4r : marca ; F4r : colophon.
All’Ill. Sig. Carlo Saracini. Il sig. Gio. Battista della Porta napolitano è stato filosofo sì grande e celebrato universalmente nelle scienze matematiche e naturali che non fa bisogno ch’io mi sforzi a persuaderlo altrui, mentre con mille e mille lingue parlano delle sue alte virtù i tanti suoi dottissimi volumi. Questo per sollevarsi alle volte da i suoi più gravi componimenti, si ritirava ne i giorni più caldi e più noiosi dell’estate in una sua amenissima villa, dove perché egli non sapeva viver nell’ozio, si tratteneva spiegando i suoi morali pensieri co’l rappresentare ne’ componimenti comici e tragici l’intricate azioni dell’umana vita, con tanta facilità e felicità d’ingegno che ben si vede in queste sue ricreazioni ancora quanto si estendesse il suo valore, come ci ne dan segno manifesto le sue bellissime comedie e tragedie che sono alle stampe, piene di sentenze, di concetti mirabili, di motti argutissimi e di pellegrine invenzioni. Ora essendomi pervenuta alle mani la presente sua comedia TABERNARIA intitolata, e forse in questo genere suo ultimo parto, e giudicandola degna delle stampe e non punto inferiore all’altre sue sedici sorelle, ho voluto perciò publicarla al mondo e indirizzarla a V. S. persuadendomi di farle cosa gratissima, sapendo quanto lei di simili componimenti prenda gusto e diletto, sì per esser in quelle versatissimo, sì anco per esser ripieno di molt’altre virtù, con che si rende assai chiaro e riguardevole nella sua onorata patria di Fabriano. La gradisca dunque e la riceva con quell’affetto con che or gli la porgo e dono, che offerendomi in avenire a servirla in maggior cose, le bacio le mani. Di Ronciglione il dì 29. di Gennaro 1616. Di V. S. Ill. Servitore Affezionatis. Antonio Rossetti.
RM, CAS Comm. 29. 1
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1618 102. DE I MIRACOLI // & Marauigliosi Affetti // DALLA NATVRA PRODOTTI. // Libri Quattro. // DI GIOVAN BATTISTA PORTA // NAPOLITANO. // Nuouamente tradotti di Latino in Volgare, & con // molta diligenza corretti, & illustrati. // Con due Tauole, vna de’ Capitoli, et l’altra delle cose // più notabili. // [marca] // IN VENETIA, Presso Gio : Battista Bonf. 1618. 8°, 15x9,5 (s.d.s.13,6x8) ; a-b8, A-S8, T4 [16], 148 c. (err. di pag.) ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. a2r-a6v : Tavola de’ capitoli ; a7r-b7v : Tavola delle cose più notabili che nel presente libro si contengono ; b8 : bianca ; A1r-T4v : testo. RM, VAL VI 5 A 33
103. DE HVMANA // PHYSIOGNOMONIA // IOANNIS BAPTISTÆ // PORTÆ NEAPOLITANI // LIBRI IV. // QVI ab extimis, quæ in hominum corporibus con-// spiciuntur signis, ita eorum naturas, mores & con-//silia (egregijs ad viuum expressis ICONIBVS) de-//monstrant, vt intimos animi recessus penetrare vi-//deantur. // Omnibus omnium ordinum studiosis lectu utiles, ma-ximeque iucundi. // Editio postrema priori correctior. // Cum duplici Rerum et Verborum INDICE longe // locupletissimo. // [marca] // FRANCOFVRTI // Apud Nicolaum Hoffmannum, impensis hæredum // Iacobi Fischeri. // ANNO M. DC. XVIII. 8°, 19,5x12 (s.d.s.17,1x8,4) ; )(8, A-Z8, Aa-Ee8 [12] 402 [42] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. )(2r : avviso ai lettori di Giovan Battista Della Porta (v. e. 1593) ; )(2v-)(4r : proemio ; )(4v-) (6v : In Ioannis Baptisae Portae Neapolitani De humana physiognomon. libri IV. Index cap. ; )(7-) (8 : bianche ; A1r-Cc2r : testo ; Cc2v-Ee6v : Jn. Io. Baptistae Portae Neapolitani De humana f hysiognomonia libros IV. rerum & verborum index locupletiss. Ee7-Ee8 : bianche. VAT, APO R. I. IV 748
104. L A // FVRIOSA // COMEDIA // Del Sig. // GIO. BATTISTA // DELLA PORTA // NAPOLITANO. // CON PRIVILEGIO. // [marca] // In Napoli, Appresso Gio. Battista Gar // gano, & Matteo Nucci. 1618. 12°, 13x7,5 (s.d.s. 12x6) ; A-D12, E17 [2] 3-127 [3] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; fregi. A2r-A2v : dedica di Salvatore Scarano a Gio. Francesco Paulella ; A3r : Persone ch’intervengono nella favola ; A3v-A6r : Prologo ; A6v-E16r : testo ; E16v : imprimatur.
Al Molto Illustre Signore, e Padron mio osservandissimo Il Signor Gio. Francesco Paulella. Dalla molta conoscenza di V. S. è nata in me altretanta affezione ; l’una è generata dal suo merito, l’altra dall’obligo mio, ed ambo insieme cagionano in me soprabondanza di desiderio di servirla. E per che l’occasione della presente comedia, da me prima all’eccellenza del sig. d. Francesco di Castro ed ora a V. S. in questa seconda impressione dedicata, mi dà il modo per lo quale io possa farle opportuna dimostranza dell’affetto mio ; non ho voluto altro fraporre in mezo al tempo e l’opera. Oltre a ciò m’assicuro che nè io sarò ritenuto dal dubbio di dispiacerle, nè lei dalla qualità del dono, supponendosi la sua cortesissima natura e il merito dell’opera stessa, l’autor della quale non può da me farsi maggiore di quello ch’è sia, poiché se n’è fatto tromba e ammiratore insieme il mondo tutto. Facendomi dunque strada alla servitù e buona grazia di V. S. m’apparecchio a farle di mano in mano offerta d’altre opere, accompagnate da una devotissima osservanza. Con che fine bacio à
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V. S. le mani pregandole da Dio ogni desiderata prosperità. Di Napoli oggi li 20. di Maggio 1618. Di V. S. Devotissimo servidore Salvatore Scarano.
RM, CAS Comm. 64/1 1619 105. IO. BAPTISTÆ // PORTÆ NEAPOLI-// TANI, MAGIÆ NATVRA-// LIS LIBRI VIGINTI, // IN QVIBVS SCIENTARVM // Naturalium diuitiæ, et deliciæ demon-// strantur. // IAM DE NOVO, AB OMNIBVS // mendis repurgati, in lucem pro-// dierunt. // Accessit INDEX, rem omnem dilucidè repræsentans, co-// piosissimus. // Librorum ordinem, qui in hoc opere continentur, // versa pagina indicabit. // [marca] // Hanoviæ, // Typis Wechelianis, impensis Danielis ac Dauidis // Aubriorum & Clementis // Schleichii. // M. DC. XIX. 8°, 16,5x10 (s.d.s. 14,2x7,3) ; )(-)( )(8, A-Z8, Aa-Pp8, Qq8 [32], 622 p. ; front. con incis. ; rom. ;capilet. ; xilog. ; fregi. )(1v : Magiae Natualis, qui extant libri, hi sunt ; )(2r-)(2v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Giunio Bobali (v. p. e. 1589) ; )(3r-)(5v : prefazione di Giovan Battista della Porta (v. p. e. 1589) ; )(6r-)( )(8r : Index secretorum in libris contentorum ; A1r-Qq7v : testo ; Qq8 : bianca. MO, STA Phys. m. 215 b
1622 106. FISONOMIA // NATVRALE // DI // GIO : BATTISTA DALLA PORTA. // GIOVANNI INGEGNIERI. // POLEMONE. // & // FISONOMIA CELESTE. // DEL // MEDESIMO PORTA. DELLA // FISONOMIA // DELL’HVOMO // DEL SIGNOR // GIO. BATTISTA DALLA PORTA NAPOLITANO // LIBRI SEI. // Tradotti di Latino in Volgare, e dall’istesso Auttore accresciuti di // figure, et di passi necessarij à diuerse parti dell’opera : Et hora in questa Terza, & vltima Editione migliorati in più di mille luoghi, // che nella stampa di Napoli si leggeuano scorrettissimi, & aggiontaui // la Fisonomia Naturale di Monsignor Giouanni Ingegneri. // [vignetta con stemma] // In Padoua per Pietro Paolo Tozzi. 1622. 4°, 23x15,5 (s.d.s. 19,5x11,4) ; *8, A-Z8, Aa-Ee8, Ff6 [8] 222 c. ; front. con incis. calcog. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. *2r-*3r : dedica di Pietro Paolo Tozzi a F. Paolo Frassinelli ; *3v : imprimatur ; *4r : ritratto xilografico del Card. Luigi D’Este ; *4v-*5v : Esempio e modo di porre in pratica le regole della fisonomia nella effigie dell’Illustris. & Reverendiss. Cardinal D’Este ; *6r-*8r : proemio ; *8v : ritratto xilografico di Giovan Battista Della Porta ; A1r-Ff1v : testo ; Ff2r-Ff6v : Tavola delle cose notabili, che si contengono nell’opera.
Al M. Rev. Padre Maestro F. Paolo Frassinelli da Bologna dell’ordine di S. Agostino, Provinciale vigilantiss. della Provincia di Romagna, e Publico Theologo nell’Università di Bologna. Questi anni addietro due furno le principali ragioni che mi mossero a dedicare la presente opera nella sua prima edizione ed anco nella seconda a V.P.M.R. L’una fu l’eccellenza delle virtù sue. L’altra l’obligo della servitù mia : e quelle istesse, ma però fatte tanto maggiori quanto ella da indi in qua si è avanzata in gloria, ora mi sospingono a reiterare l’intitulazione in questa terza impressione sotto l’istesso suo glorioso nome. Ed in oltre, si come l’opera comparisce con nuove aggiunte, cosi a quelle due altre ragioni vi s’aggiungono : la prima è la nuova degnità del provincialato di cotesta onoratissima provincia di Romagna a cui ella ultimamente è stata assunta con tanta gloria, con tant’applauso di tutti e con tanto onore e riputazione de gl’elettori, che avendo eletto un Padre di
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tante virtù ed eccellenze, non si sa chi resti più onorato o lei o loro. E però non era conveniente che una elezione sì gloriosa passasse senza qualche segno di congratulazione da parte mia. Finalmente essendo il soggetto di quest’opera la fisonomia umana, che altro non è che un’essemplare e ritratto dell’omo, non poteva ritrovar soggetto a cui più convenientemente dovessi indrissarsi che a lei, quale è un vero ritratto di perfezione, ritratto di vero religioso nella sua vita essemplare, incorrotti costumi ed innocentissima conversazione. Ritratto d’un vero sapiente nella sua altissima intelligenza, accompagnata da scienzie scolastiche e virtù morali, congiunti insieme in lei è pulpito e la catedra. Ritratto finalmente d’uno eccellente e perfetto superiore e prelato in cotesto suo ottimo governo, in cui accompagnando l’industria all’ingegno, l’ingegno alla gravità, la gravità alla piacevolezza, e la piacevolezza alla dignità, si rende in un’istesso tempo amabile ed amirabile da tutti. A lei donque conveniva quest’opera e però a lei la restituisco e ridono : Pregola ad aggradirla, con quell’animo che li viene offerta : con che facendole riverente inchino, gli prego dal cielo augumento di grazie e di meritati onori. Di Padova il di XV. Agosto 1622. Di V. S. M. R. Affezionatiss. Servitore Pietro Paolo Tozzi.
RM, NAZ 55. 2. D.18.1 107. DELLA CELESTE // FISONOMIA // DI GIO.BATTISTA DELLA PORTA // NAPOLETANO. // LIBRI SEI // NEI QVALI RIBVTTATA LA VANITÀ // DELL’ASTROLOGIA GIVDICIARIA, // Si dà maniera di essattamente conoscere per via delle cause naturali tutto // quello, che l’aspetto, la presenza, & le fattezze de gl’huomini // possono Fisicamente significare, e promettere. // Opera nuoua, & piena di dotta curiosità. // [vignetta con stemma] // In Padoua per Pietro Paolo Tozzi. 1622. 4°, 23x15,5 (s.d.s. 19,5x11,4) ; *6, A-I8, K2 [12] 147 [1] p. ; front. con incis. calcog. ; capilet. ; xilog. ; fregi. *2r-*2v : dedica di Pietro Paolo Tozzi a Bernardino Guidoni ; *3r-*5v : Indice delle cose più notabili dell’opera ; *6r : Giulio Cesare Cortese, Il Pastor Sebeto ; *6v : ritratto xilografico di Giovan Battista Della Porta ; A1r-A1v : proemio ; A2r-I7r : testo ; I7v-K2r : Tavola de i capitoli della presente opera.
Al M. Illustre, e M. Rev. Padre D. Bernardino Guidoni Padovano, Canonico Regolare del Salvatore, e Priore meritissimo di Santa Maria di Trevigi. Dovendo io dare a nuova impressione con nuovi caratteri e nuova stampa il presente volume, ho giudicato convenirsi all’onoratissimo nome di V.S.M. Ill., e M. Rev., e l’opera stessa porta scolpita la cagione in fronte essendo ella intitolata Celeste Fisonomia. E la P.V.M. Rev. a punto è una fisonomia celeste un vivo ritratto ed essemplare di quella perfezione che ciascheduno brama avere in questa vita terrena e l’indirizza a quella che speriamo d’ottenere nella patria del cielo. Mentre che, con le sue rare virtù, singolar bontà ed ottimo governo, incamina ciascheduno che l’imita al dritto sentiero che finalmente ci conduce al cielo. Disse il divin Platone Bonus gubernator est homo divinus, & V.P.M. Rev. essendo ottimo governatore come con vivi effetti ha dimostrato in tanti carichi de principali monasterii della sua religione, può chiamarsi tale, e però la Fisionomia Celeste con molta ragione conviene a lei. Degnasi dunque aggradirla come cosa sua, come tributo debito alle sue virtù ed in oltre come argomento dell’affetto mio, con che fine le bacio riverentemente le mani sacre. Padova’l di VIII. Ottobre622 [sic]. Di V.S.M. Ill. & M. Rev. Umiliss. & obligatiss. servidore Pietro Paolo Tozzi.
RM, NAZ 55. 2. D.18 1623 108. DELLA CELESTE // FISONOMIA // DI GIO. BATTISTA DELLA PORTA // NAPOLETANO. // LIBRI SEI. // NEI QVALI RIBVTTATA LA VANITÀ // DELL’ASTROLOGIA GIVDICIARIA, // Si dà maniera di essattamente conoscere per via delle cause naturali tutto // quello, che l’aspetto, la presenza, & le fattezze de gl’huomini //
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possono Fisicamente significare, e promettere. // Opera nuoua, & piena di dotta curiosità. // [vignetta con stemma] // In Padoua per Pietro Paolo Tozzi. 1623. 4°, 22x15 (s.d.s. 19,6x11,4) ; *6, A-I8, K2 [12] 147 [1] p. ; front. con incis. calcog. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. *2r-*2v : dedica di Pietro Paolo Tozzi a Bernardino Guidoni (v. e. 1622) ; *3r-*5v : Indice delle cose più notabili dell’Opera. ; *6r : Giulio Cesare Cortese, Muse non d’Elicona ; *6v : ritratto xilografico di Giovan Battista Della Porta ; A1r-A1v : proemio ; A2r-I7r : testo ; I7v-K2r : Tavola de i capitoli della presente Opera. pubblicato con : FISIONOMIA // NATVRALE // DI MONSIGNOR // GIOVANNI INGEGNERI // VESCOVO DI CAPOD’ISTRIA. // Nella quale con ragioni tolte dalla Filosofia, dalla Medicina, dall’Anatomia, // SI DIMOSTRA, // Come dalle parti del corpo humano, per la sua naturale complessione, si possa // ageuolmente conietturare quali siano l’inclinationi de gl’huomini. // [vignetta con stemma] // in Padoua per Pietro Paolo Tozzi. 1623. FISONOMIA // DI POLEMONE // TRADOTTA // DI GRECO IN LATINO // Dall’Illustrissimo Signor // CO : CARLO MONTECVCCOLI, // con Annotationi del medemo ; // ET POSCIA DI LATINO FATTA VOLGARE // Dal Co. Francesco suo fratello. // [vignetta con stemma] // In Padoua per Pietro Paolo Tozzi. 1622. Nuova emissione della edizione del 1622. RM, ROM Capitolina 110
109. DELLA // FISONOMIA // DELL’HVOMO // DEL SIGNOR // GIO. BATTISTA DALLA PORTA NAPOLITANO // LIBRI SEI. // Tradotti di Latino in Volgare, e dall’istesso Auttore accresciuti di // figure, et di passi necessarij à diuerse parti dell’opera : // Et hora in questa Terza, & vltima Editione migliorati in più di mille luoghi, // che nella stampa di Napoli si leggeuano scorrettissimi, & aggiontaui // la Fisonomia Naturale di Monsignor Giouanni Ingegneri. // [vignetta con stemma] // In Padoua per Pietro Paolo Tozzi. 1623. 4°, 23x15,5 (s.d.s. 19,1x11) ; *8, A-Z8, Aa-Ee8, Ff6 [8] 222 c. ; front. con incis. calcog. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. *2r-*3r : dedica di Pietro Paolo Tozzi a F. Paolo Frassinelli (v. e. 1622) ; *3v : imprimatur ; *4r : ritratto xilografico del Card. Luigi D’Este ; *4v-*5v : Esempio e modo di porre in pratica le regole della Fisonomia nella effigie dell’Illustris. & Reverendiss. Cardinal D’Este ; *6r-*8r : proemio ; *8v : ritratto xilografico di Giovan Battista Della Porta ; A1r-Ff1v : testo ; Ff2r-Ff6v : Tavola delle cose notabili, che si contengono nell’Opera. Pubblicato con : FISONOMIA // DI POLEMONE // TRADOTTA // DI GRECO IN LATINO // Dall’Illustrissimo Signor // CO : CARLO MONTECVCCOLI, // con Annotationi del medemo ; // ET POSCIA DI LATINO FATTA VOLGARE // Dal Co. Francesco suo fratello. // [vignetta con stemma] // In Padoua per Pietro Paolo Tozzi. 1622. Nuova emissione della edizione del 1622. RM, ALE AE e 40 .2
1627 110. FISONOMIA // NATVRALE // DI // GIO : BATTISTA DALLA PORTA // GIOVANNI INGEGNIERI // POLEMONE. // FISONOMIA CELESTE // DEL // ME
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DESIMO PORTA. // DELLA // FISONOMIA // DELL’HVOMO // DEL SIGNOR // GIO. BATTISTA DALLA PORTA NAPOLITANO // LIBRI SEI. // Tradotti di Latino in Volgare, e dall’istesso Auttore cresciuti di // figure, et di passi necessarij à diuerse parti dell’opera : // Et hora in questa Quarta, & vltima Editione migliorati in più di mille luoghi, // che nella stampa di Napoli si leggeuano scorrettissimi, & aggiontaui // la Fisonomia Naturale di Monsignor Giouanni Ingegneri. // [vignetta con stemma] // In Padoua per Pietro Paolo Tozzi. 1627. 4°, 23x16 (s.d.s. 17,7x11) ; †8, A-Z8, Aa-Ee8, Ff6 [8] 222 c. ; front. tipografico ; front. con incis. calcog. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. †2r : frontespizio con incis. calcog. ; †3r-†3v : dedica di Pietro Paolo Tozzi a F. Paolo Frassinelli ; †4r : imprimatur ; †4v : ritratto xilografico del Cardinale D’Este ; *5r-*6r : Esempio e modo di porre in pratica le regole della Fisonomia nella effigie dell’Illustris. & Reuerendiss. Cardinal D’Este ; †6v-†8r : proemio ; †8v : ritratto xilografico di Giovan Battista Della Porta ; A1r-Ff1v : testo ; Ff2r-Ff6v : Tauola delle cose notabili, che si contengono nell’Opera. FI, BNC Magl. 12.4.157/a
111. DELLA CELESTE // FISONOMIA // DI GIO. BATTISTA DELLA PORTA // NAPOLITANO. // LIBRI SEI. // NEI QVALI RIBVTTATA LA VANITA’ // DELL’ASTROLOGIA GIVDICIARIA, // Si dà maniera di essattamente conoscere per via delle cause naturali tutto // quello, che l’aspetto, la presenza, & le fattezze de gl’huomini // possono Fisicamente significare, e promettere. // Opera nuoua, & piena di dotta curiosità. // [vignetta con stemma della Compagnia di Gesù] // In Padoua per Pietro Paolo Tozzi. M.DC.XXVII. 4°, 23x16 (s.d.s. 17,5x11) ; croce greca 6, A-I8, $2 [12] 1-147 [1] ; front. con incis. ; capilet. ; xilog. ; fregi. croce greca 2r-croce greca2v : dedica di Pietro Paolo Tozzi a Bernardino Guidoni ; croce greca3r-croce greca5v : Indice delle cose piv notabili dell’Opera ; croce greca 6r : Giulio Cesare Cortese, Il Pastor Sebeto ; *croce greca6v : ritratto xilografico di Giovan Battista Della Porta ; A1r-A1v : Proemio ; A2r-I7r : testo ; I7v-$2r : Tavola de i capitoli della presente Opera. Pubblicato con : FISIONOMIA // NATVRALE // DI MONSIGNOR // GIOVANNI INGEGNERI // VESCOVO DI CAPO D’ISTRIA. // Nella quale con ragioni tolte dalla Filosofia, dalla Medicina, et // dall’Anatomia, // SI DIMOSTRA, // Come dalle parti del corpo humano, per la sua naturale complessione, si possa // ageuolmente conietturare quali siano l’inclinationi de gl’huomini. // [vignetta con stemma] // In Padoua per Pietro Paolo Tozzi. M.DC.XXVI. FISONOMIA // DI POLEMONE // TRADOTTA // DI GRECO IN LATINO // Dall’Illustrissimo Signor // CO : CARLO MONTECVCCOLI, // Con Annotationi del medemo ; // ET POSCIA DI LATINO FATTA VOLGARE // Dal Co : Francesco suo fratello. // [vignetta con stemma ] // In Padoua per Pietro Paolo Tozzi. M.DC. XXVI. RM, SDM R.E.2.15
1628 112. LA // CARBONARIA // COMEDIA // Dell’Illustre // SIG. GIO. BATTISTA // DELLA PORTA // Napoletano. // Nouamente data in luce. // CON PRIVILEGIO,
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// & licenza de’ Superiori. // [Marca] // IN VENETIA, MDCXXVIII. // Presso Gio. Battista Combi. 12°, 13x6,7 (s.d.s. 12 x 5,4) ; A-F12 [2], 3- 143, [1] p. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. A2r-A3r : prologo ; A3v : Persone che rappresentano la Favola ; A4r-F12r : testo. RM, NAZ 34. 1. G. 26. 4
113. L A // CINTIA // Comedia // Dell’Illustre // SIG. GIO. BATTISTA // DELLA PORTA. // Napolitano. // Nouamente Ristampata. // CON PRIVILEGIO, // & Licenza de’ Superiori. // [marca] // IN VENETIA, MDCXXVIII. // Presso Gio. Battista Combi. 12°, 13,5 x7,5 (s.d.s. 11,5 x 5) ; A-F12, G6 [2], 151, [5] p. ; front.con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. A2r-A3r : prologo ; A3v-G4r : testo ; G5-G6 : bianche. BO, ARC 16 A III 58
114. DE I MIRACOLI // & Maravigliosi Affetti // DELLA NATVRA PRODOTTI. // Libri Quattro. // I GIO. BATTISTA PORTA // NAPOLITANO. // Nuovamente tradotti di Latino in Volgare, & con molta diligenza corretti, & illustrati. // Con due Tauole, una de’Capitoli, l’altra delle cose più notabili. [marca] // IN VENETIA, M.DC.XXVIII. // Appresso Iseppo Imberti. 8°, 15x10 (s.d.s.13,3x7,5) ; a-b8, A-S8, T4 [16], 148 c. ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. a2r-a6v : Tavola de’ Capitoli ; a7r-b7v : Tavola delle cose piv notabili che nel presente libro si contengono ; A1r-T4v : testo. RM, COR Raccolta Verginelli-Rota 262
115. LA // TRAPPOLARIA // Comedia // DEL S. GIO. BATTISTA // DELLA PORTA // Napolitano. // Recitata ultimamente in Ferrara // CON PRIVILEGIO, // & Licenza de’ Superiori // [marca] // IN VENETIA, MDCXXVIII. // Presso Gio : Battista Combi. 12°, 13,5x7,5 (s.d.s. 11,8x5,5) ; A-F12 [4] 5-131 [3] p. (err. pag.) ; front. con incis. ; cor. ; capilet. ; fregi. A2r-A2v : dedica di Vittorio Baldini al Cardinal Serra (v. e. 1615) ; A3r-A4r : prologo ; A4v : Interlocvtori ; A5r-F11r : testo. MI, BRA Racc. Dramm. T. 058/001
1637 116. Della · Fisonomia // di · tvtto · il · corpo · hvmano // del · S · Gio · Batta · Della · Porta // ACC · Linceo // Libri Qvattro // Ne’ quali si tratta di quanto intorno a questa materia // n’hanno i Greci, Latini, e gli Arabi scritto. // Hora breuemente in tauole sinottiche // ridotta et ordinata // DA FRANCESCO STELLVTI // ACC · LINCEO // DA FABRIANO // All’Emin. mo et Reuer. mo Sig.r Cardinale // Franc· Barberino. // In Roma, per Vitale Mascardi // Anno 1637. con licenza de superiori 4°, 24,5x17,5 (s.d.s 20,3x13) ; quad.4, A-V4 [8], 155, [5] p. ; front. inciso (Inc : Daniel Widman) ; rom. ; capilet. ; fregi. quad.2r-quad.3r : dedica di Francesco Stelluti a Francesco Barberini ; quad3v-quad4r : pre
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fazione di Francesco Stelluti ; quad4v : imprimatur ; A1r-V2r : testo ; V3r-V4r : Indice delle Tavole Contenvte nel presente libro ; V4r : errata corrige (Errori occorsi nello stampare).
All’Emin. mo et rev. mo Signor mio e padrone Colendissimo il Signor Cardinale Francesco Barberino. È detto del miglior poeta lirico c’abbia avuto la Grecia ch’ogni uomo ha dell’altr’uomo bisogno e che fra tutti gli animali nessuno ve ne sia amico e desideroso della compagnia più dell’uomo, è sentenza d’alcuni de’ più illustri filosofi assai nota. Onde dovendo l’uomo con gli altri aver pratica e commercio, o che de’ servi abbia egli bisogno di valersi per sovvenire alle necessità del corpo o che voglia con gli amici accompagnarsi per ricreazione e sollevamento dell’animo, deve ogni mezzo e via possibile procurare per far dei buoni e non de’ rei elezione, accioche egli non incorra in quei danni che sogliono riceversi da gli scelerati servi e da’ simulati e fraudolenti amici. Ma difficile sarà forse stimata da alcuni questa elezione, essendo che non si possa l’uomo conoscere se non con una lunghissima pratica, la quale né meno a poter ciò conseguire è bastante per l’oscurissimo velo della simulazione, in cui si giace egli involto, che per ciò desiderava Socrate una finestra nel petto dell’uomo, per poter da quella chiaramente vedere le voglie e i pensieri de’ cuori altrui, e le lor doppiezze discoprire. Ma l’onnipotente destra del soprano Artefice ha voluto pienamente al desiderio di Socrate soddisfare : poiché non una finestra sola, ma molte e molte n’ha aperte nel volto dell’uomo, non essendo altro gli occhi, la fronte, la bocca e l’altre parti del nostro corpo che tante finestre manifestatrici degli occulti secreti del cuore, avendo il sommo e benigno Dio ciò fatto per nostro singolar beneficio, accioche da quei manifesti segni ammoniti, sappiamo i buoni eleggere e seguirli, e gli empi e maligni conoscere e fuggirli. La fisonomia dunque è quella che n’insegna a conoscere la natura di detti segni, scienza utilissima e necessaria, e specialmente a principi e signori grandi, avendo eglino più degli altri uomini privati di molti servi e ministri bisogno, li quali se di prave qualità saranno, tanto maggiore sarà il numero de’ loro occulti nimici, e per cio devono procurare d’eleggerli buoni e fedeli e spogliati d’ogni interesse. Vostra Eminenza per l’alto grado in che è meritamente collocata e per lo gran peso che ora sostiene, è di simili ministri e servi grandemente bisognosa : onde ( se pur è proprio d’ogni uomo il credere che tutti gli altri sieno come suona l’antico proverbio, eiusdem farinæ) acciò che non resti ella ingannata nell’elezione di quelli, stimando ciascheduno della medema integrità di vita, purità di mente e bontà de costumi de’ quali è V. Eminenza dotata, per ciò mi son’io mosso ad inviarle e dedicarle questo trattato di fisionomia : con ciò sia che arrivando col mezzo di questa scienza a conoscere le nature altrui, potrà i buoni e prudenti ministri eleggere e di quelli solamente servirsi, da che ne doverà poi seguire (operando essi conforme la buona mente di V. Eminenza) oltre il publico bene, l’intero gusto ancora e soddisfazione di lei, con quella quiete e tranquillità d’animo ch’io le desidero, insieme con la continuazione delle sue felicità e contentezze, ch’è la cagione dalla quale son’io stato spinto ad offerirle il presente libro, del quale mentre sto persuadendomi che V. Eminenza sia per compiacersene e per aggradirlo, le fo umilissima riverenza. Di Roma li 4 Maggio 1637. Di V. Eminenza Humilissimo e devotissimo servitore Francesco Stelluti.
Francesco Stelluti A’ benigni lettori. Il sign. Gio. Battista Della Porta ha trattato questa materia della fisonomia così diffusamente che parmi non abbia egli lasciato cosa indietro da desiderarvisi di vantaggio, perché non solo ha raccolto tutto quello che n’hanno gli antichi Greci, i Latini e gli Arabi scritto, ma ancora moltissime osservazioni da lui fatte ne’ marmi e medaglie antiche, ne’ ritratti de’ moderni e ne’ volti ed in altre parti del corpo degli uomini viventi del suo tempo. Publicò egli la prima volta la sua Fisonomia in lingua latina, stampata in foglio in Napoli sua patria con molte figure, la quale essendo poi stata tradotta in lingua volgare, fu di nuovo ristampata in detta città con aggiunta di molte figure ed anche accresciuta in diversi luoghi, : ma uscì assai scorretta e con molti mancamenti, essendovi errori notabilissimi : onde sì per tal cagione, si ancora per esser quella assai diffusa e per le molte contradizioni che vi si leggono, essendo gli autori citati dal Porta in detto libro in molte cose vari tra loro,e per le diverse interpretazioni che si danno alli testi greci di Polemone e d’Adamanzio, alterati in molti luoghi e mancanti, viene la lettura di essa grandemente a confondere la mente de’
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lettori, restandone con tanta perplessità ed ambiguità che non san poi ritrarne conclusione alcuna. Per queste cagioni dunque mi son’io messo a ridurre in tavole tutta la materia contenuta in detto libro, e con quella maggior brevità c’ho potuto, avendo messo le opinioni più communi degli autori e lasciato quei lunghi discorsi istorici e naturali, per la mira c’ho avuto alla brevità. In oltre alcuni capitoli come superflui gli ho lasciati, per essersi le medeme cose accennate altrove ed altri uniti ed altri divisi, secondo che la materia di essi comportava. E per andar più ordinatamente ho ancora in parte variato l’ordine che nel suo libro ha tenuto il Porta, avendo ridotto in quattro soli libri li sei che quello contiene, senza però aver lasciato indietro cosa alcuna a questa materia spettante e necessaria : onde in queste tavole benigni lettori potrete con un solo sguardo e senza confusione alcuna di mente avere il vostro intento, essendosi il tutto chiaramente e brevemente esposto. È ben vero che qui non averete quella quantità di figure che sono nel detto libro ed in altri ristampati in Padova, avendo solamente fatto intagliare alcune poche teste nel frontespicio di questo libro c’hanno somiglianza d’alcuni animali, le quali vi serviranno per imparare a far paragone d’altri aspetti umani parimente simili ad altri animali, nella seconda impressione poi non solo ho pensiero d’aggiungervi molte figure, ma ancora un curioso trattato della mano dell’uomo, paragonata alli piedi d’alcuni animali quadrupedi e di uccelli, che arricchirà grandemente questa materia. Mi resta solo di avvertirvi che essendo questa professione conghietturale, non sempre conseguisce il desiderato fine : perciò che i segni del corpo possono solamente accennarci l’inclinazioni che nel corpo possono haver origine ; ma non già l’azioni della nostra libera volontà, overo quel che dall’abito vizioso o studioso depende : con ciò sia che la virtù ed il vizio consistono nelle buone e cattive opere le quali sono in nostra potestà, ma non l’inclinazioni, se hanno origine da altro che dalla volontà nostra : onde operando l’uomo virtuosamente mediante il suo libero arbitrio, avvalorato dalla divina grazia, viene a spogliarsi di quei vizii a’ quali è egli inclinato per il mal temperamento del suo corpo, i cui segni in tal caso ci potranno solamente additare le sue inclinazioni, ma non l’operazioni ed i costumi, li quali solamente si potranno all’ora conoscere che l’uomo seconderà quelle inclinazioni. Tutto questo ho voluto soggiungere per vostro avvertimento. E vivete felici.
RM, CORS 169. I. 8 1644 117. DELLA // FISIONOMIA // DELL’HVOMO // DEL SIGNOR // GIOVANBATTISTA // DELLA PORTA NAPOLITANO // Libri Sei // Tradotti dal Latino, e dallo stesso Authore accresciuti di Figure, e di passi necessarij // à diuerse parti dell’Opera // Aggiontaui la Fisionomia naturale di Monsignor Giouanni Ingegneri, Polemone, // e la Celeste dello stesso Porta // In questa quinta, & vltima Impressione migliorati in più di due mila luoghi, // che si leggeuano scorrettissimi, // Et aggiontoui il discorso di LIVIO AGRIPPA sopra la natura, e complessione humana // Et il Discorso de’ Nei di LODOVICO SETTALI Gentiluomo Milanese. // Al Molto Illustre, & Reuerendissimo Signor // MONS· GIROLAMO MARCHIORI // Piouano di Santa Fosca, Canonico di S. Marco, & Arciprete. // [marca] // IN VENETIA, Presso Christoforo Tomasini. MDCXLIIII. // Con Licenza de’ Superiori. 4°, 23x16,5 (s.d.s.20x12,7) ; a6, A-X8, Y6 [12] 346 p. (err. di pag.) ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. a2r : dedica di Cristoforo Tomasini a Mons. Girolamo Marchiori ; a2v : ritratto xilografico del Cardinal Luigi d’Este ; a3r-a4r : Esempio, e modo di porre in pratica le regole della fisonomia nella Effigie Dell’Eminentissimo Cardinal d’Este. ; a4v-a6r : proemio ; a6v : ritratto xilografico di Giovan Battista Della Porta ; A1r-Y2v : testo ; Y3r-Y6v : Tavola delle cose notabili, che si contengono in questa fisonomia.
Reverendissimo Signore Qvesto libro ch’è un cumulo di varie lezioni de più pregiati autori dell’età nostra per ben intendere gli affetti e le qualità d’un uomo ad altri che a V.S. reverendissima non si doveva, poiché essendo
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ella essattissimo in tutte le scienze ed un concreto di tutte le dottrine, ha quella consacevolezza con questo libro ch’è l’epilogo di tutte le perfezioni, conoscere a prima fronte con chi si tratta, e se l’uomo, che è conversabile, non intende le qualità dell’altro con chi negozia, non può con prudenza ferma governarsi ; quindi è ch’ella sempre conduce tutte le sue negoziazioni a felice fine perché non erra nel giudicare di chi seco prattica. Potrà dunque V.S. reverendissima approvare nell’altrui dottrine quì radunate le proprie regole estratte dall’uso e dall’esperienza, non essendo cosa più aggradevole all’uomo che il vedere autenticati da savi i proprii consigli ed azioni. Si deve anco per altro capo questo libro a lei medesima, perchè uscendo egli per opra mia dalle mie stampe, ben era convenevole che il dedicassi a lei, che riverentemente osservo, se non a proporzione de suoi meriti, almeno a misura della mia intelligenza e divozione c’ho verso di lei. Dico a proporzione o misura di mia intelligenza, perchè le cose in eccesso non si possono perfettamente conoscere se non da intelligenza angelica. gradisca ella questo mio picciolo segno d’un grandissimo ossequio e riverente l’inchino. Di V. S. Molto Illustre, e Reverendissima Servitore Devotissimo Cristoforo Tomasini.
118. DELLA CELESTE // FISONOMIA // DI GIO· BATTISTA // DELLA PORTA // NAPOLITANO // LIBRI SEI. // NEI QVALI RIBVTTATA LA VANITA’ DELL’ASTROLOGIA GIVDICIARIA. // Si dà maniera di esattamente coscere per via delle cause naturali tutto // quello, che l’aspetto, e la presenza, & le fattezze de gl’huomini // possono Fisicamente significare, e promettere. // Opera nuoua, & piena di dotta curiosità. 4°, 23x16,5 (s.d.s.19,7x12,3) ; Dd4 ; Ee-Ll4 [4] 427-558 p. ; front. tip. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. Dd5r : frontespizio ; Dd6r-Dd8r : Indice delle cose più notabili dell’opera ; Dd8v-Ee1r : proemio ; Ee1v-Ll2v : testo : Ll3r-Ll4v : Tavola dei capitoli della presente opera. RM, NAZ 55. 6. D. 19
119. JO. BAPTISTÆ // PORTÆ NEAPO-//LITANI, MAGIÆ NATV-// RALIS LIBRI VIGINTI, // JN QVIBVS SCIENTIARVM // Naturalium diuitiæ et deliciæ demon-// strantur. // IAM DE NOVO, AB OMNIBVS // mendis repurgati, in lucem pro-// dierunt, // accessit INDEX rem omnem dilucidè repræsentans, co-// piosissimus. // Librorum ordinem, qui in hoc oipere continentur, // versa pagina indicabit. // [marca] // Hanoviae. // Tpys Aubrianis Sumptibus Johannis // Pressii. // M. DC. XLIV. 8°, 17x10 (s.d.s. 14,7x7,4) ; )(8, )( )(8, A-Z8, Aa-Qq8 [32] 622 p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. )(2r-)(2v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Iunio Bobali (v. p. e. 1589) ; )(3r-)(5v : prefazione di Giovan Battista Della Porta ; )(6r-)( )(8r : Index secretorum in libris contentorum ; A1r-Qq7v : testo ; Qq8 : bianca. RM, NAZ 12. 33. E. 26 Nuova emissione della edizione del 1619.
120. I oh. Baptistæ Porta // Neapolitani // MAGIA NATVRALIS // Libri viginti // Lvgd : Batavorvm, // Apud Hieronymum de Vogel. 1644 IOH. BAPTISTÆ // PORTÆ // NEAPOLITANI // MAGIÆ NATURALIS // LIBRI VIGINTI. // Ab ipso quidem authore adaucti, // nunc vero ab infinitis, quibus editio illa scate-// bat mendis ; optime repurgati : in qui-// bus scientiarum Naturalium di// vitiæ & deliciæ demon-// strantur. // Accessit INDEX, rem omnem dilucide repræsen-// tans, copiosissimus. // Librorum ordinem, qui in hoc opere continentur, post
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præfationem inveniet Lector. // [marca] // Lvgd. Batavorvm, // Apud Hieronymum de Vogel. // 1644 12°, 13x8 (s.d.s. 11,7x6,2) ; ( :)8, A-Z12, Aa-Ff12 [17] 2-670 [26] p. ; front. inciso ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. ( :)3r-( :)4r : dedica di Giovan Battista Della Porta a Iunio Bobali (v. p. e. 1589) ; ( :)4v-( :)8r : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. 1589) ; ( :)8v : Magiae naturalis qui extant libri, hi sunt ; A1r-Ee11v : testo ; Ee12r-Ff11r : Index secretorum in viginti his libris contentorum ; Ff12 : bianca. MO, STA Phys. m. 216
1645 121. I. B. Portæ // Neapolitani // PHYSIOGNOMONIÆ // CŒLESTIS // Libri sex. // Lugduni Batavorum, // Apud Hieronymum de Vogel. A°. 1645. 12°, 12,8x7,2 (s.d.s. 10,7x5,2) ; *4, A-L12, M8 [8] 265 [15] p. ; front. inciso ; capilet. ; fregi. *2r-*4v : proemio ; A1r-M1r : testo ; M2r-M7r : Index Capitum ; M7r : colophon ; M8 : bianca. BO, Univ. V. BB. VIII. 38 anche alla cors Verginelli-Rota
1650 122. I . B. PORTÆ // NEAPOLITANI // PHISIOGNOMONIÆ // COELESTIS // LIBRI SEX // [marca] // ROTHOMAGI, // Sumptibus IOANNIS BERTHELIN // Bibliopolæ // M. DC. L. 8°, 10,6x18, 5 (s.d.s. 14,6x9) ; ã6, A-K4, L2 [12] 154 [2] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; fregi. ã 2r- ã3v : proemio ; ã4r-ã 6v : Index Capitum ; A1r-L1v : testo ; L2 : bianca. RM, NAZ 12. 13. N. 20
123. D E HVMANA // PHYSIOGNOMONIA // IOANNIS BAPTISTAE // PORTÆ NEAPOLITANI // LIBRI IV // Qvi ab extimis, quæ in hominum corporibus conspiciuntur signis, ita eorum naturas, mores & // consilia (egregiis ad viuum expressis Iconibvs) demonstrant, vt intimos animi recessus penetra-//re videantur. // Omnibus omnium ordinum studiosis lectu utiles, maxi-// meque iucundi. // Editio postrema priori correctior. // Cum duplici Rerum et Verborum Indice longe // locupletissimo. // [marca] // ROTHOMAGI, // Sumptibus IOANNIS BERTHELIN, Bibliopolæ // M. DC. L. 8°, 10,6x18, 5 (s.d.s. 14,6x9), ã6, A-Z8, Aa- Dd8, Ee4, Ff2 [12] 403 [41] ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. ã2r : avviso ai lettori di G. B. Della Porta (v. e. 1593) ; ã2v- ã4r : proemio ; ã4v- ã6v : In Ioannis Baptistæ Portæ Neapolitani De humana Physiognomon. Lib. IV. index cap. ; A1r-Cc2r : testo ; Cc2v-Ff2v : In Io. Baptistae Portae Neapolitani humana physiognomonia libros IV. rerum et verborum Index locupletiss. RM, NAZ 12.13. N. 20
124. Ioh. Baptistæ Portæ // Neapolitani // MAGIÆ NATVRALIS // Libri viginti. // LVGD : BATAVORVM. // Ex Officina Petri Leffen 1650. JOH. Baptistæ Portæ // Neapolitani // MAGIÆ NATURALIS // Libri viginti. // ab ipso quidem authore adaucti, nunc // vero ab infinitis, quibus editio illa
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scatebat mendis, // optime repurgati : in quibus scientiarum Natu-// ralium divitiæ & deliciæ demonstrantur. // Accessit INDEX, rem omnem dilucide repræsen-// tans, copiosissimus. // Librorum ordinem, qui in hoc opere continentur, pest præ-//fationem inveniet Lector. // [marca] // Lvgd. Batavorvm, // Apud Petrum Leffen Anno 1651. 12°, 14x8,5 (s.d.s.11,6x6,2) ; *8, A-Z12, Aa-Ee12, Ff6, Gg4 [16] 670 [22] p. ; front. inciso ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. *3r-*4v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Iunio Bobali (v. p. e. 1589) ; *5 r-*8r : prefazione di Giovan Battista Della Porta (v. p. e. 1589) ; *8v : Magiae naturalis qui extant libri, hi sunt ; A1r-Ee11v : testo ; Ee12r-Gg4v : Index secretorum in viginti his libris contentorum ; Gg4v : colophon (Lugdvni Batavorvm, // Typis Philippi de Croy, Anno 1651.). MO, STA Phys. m. 217
125. PHYTOGNOMONICA // IO. BAPTISTÆ PORTÆ // NEAPOLITANI, // OCTO LIBRIS CONTENTA ; // in qvibvs nova, facillimaqve // affertur methodus, qua plantarum, animalium, // metallorum ; rerum denique omnium ex prima // extimæ faciei inspectione quiuis abditas vires // assequatur. // Accedunt ad hæc confirmanda infinita propemodum sele-// ctiora secreta, summo labore, temporis dispendio, et // impensarum iactura uestigata, explorataque. // Nunc primùm ab innumeris mendis, quibus passim Neapo-// litana editio scatebat, vindicata ; cum RERVM & VER- // BORVM Indice locupletassimo. // [marca] // ROTHOMAGI, // Sumptibus IOANNIS BERTHELIN, Bibliopolæ. // M. DC. L. 8°, 18x11,5 (s.d.s. 15,4x9) ; ã8, A-Z8, Aa-Pp8 [16], 605, [5] p. ; front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. ã 2r- ã5r : dedica di Giovan Battista Della Porta a Marino Bobali (v. p. e. 1588) ; ã5v- ã8v : prefazione di Giovan Battista Della Porta ; A1r-Mm3r : testo ; Mm3v-Pp6r : Index eorum, quae in hoc opere continentur ; Pp7-Pp8 : bianche. VAT, APO Racc. Gen. Scienze V 236
1652 126. LA // FISONOMIA // DELL’HVOMO, // ET LA CELESTE // DI GIO : BATTISTA DALLA PORTA. // LIBRI SEI. // Tradotti di Latino in Volgare, & hora in questa Noua Forma, & // vltima Editione ricorreta, & postoui le Figure di Rame á // propri suoi luoghi, & cauate le vere Effiggie dalle // Medaglie, e Marmi, che nell’altre // stampe non sono. // Con la Fisonomia Naturale di Monsignor Giouanni // Ingegneri di Polemone, et Adamantio. // [marca] // IN VENETIA, M. DC. LII. // Presso li Eredi di Gio : Battista Combi. // Alla Minerva. DELLA CELESTE // FISONOMIA // DI GIO : BATTISTA DALLA PORTA // Napolitano. // LIBRI SEI. // NEI QVALI RIBVTTATA LA VANITA’ // Dell’Astrologia Giudiciaria. // Si dà maniera di essattamente conoscere per uia delle cause // naturali tutto quello, che l’aspetto, la presenza, et le // fattezze de gl’huomini possono Fisicamente // significare, e promettere. // Opera nuoua, & piena di dotta curiosità. 8°, 16x10 (s.d.s. 14,4x8,2) ; *8, **8, A-Z8, Aa-Oo8, Pp4, a8, A-M8 [32] 598 [2] p. ; [16] 190 [2] ; [2] 3-134 p. ; front. con incis. calcog. ; capilet. ; calcog. ; fregi. *2r : ritratto calcografico di Giovan Battista Della Porta ; *3r-*3v : dedica di Giovanni La Noù a Ottone Tackenio ; *4r- *6v : proemio ; *7r -**8v : Indice della Fisonomia naturale di Gio. Battista Della Porta ; A1r-Pp3v : testo ; P4 : bianca ; a1r : frontespizio di Della celeste fisionomia ;
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a2r-a5v : Indice della Fisonomia Celeste di Gio. Battista Dalla Porta Delle cose più Notabili ; a6ra8v : Tavola de i capitoli della Fisionomia celeste… ; A1r-M7v : testo ; M8 : bianca.
Al molto Illustre et Eccellentissimo Signor, Il Signor Ottone Tackenio mio Signor, e Padron Colendissimo. Rinasce sott’il torchio delle stampe alla luce la Fisonomia di Gio. Battista della Porta, che porta nell’istesso nome un non so che di divino, mentre con occhio più che linceo da’ segni esterni nel di dentro penetrando le più occulte inchinazioni dell’uomo distingue. E se non manca chi dice, il corpo umano esser un libro descritto tutto a ziffre, la fisonomia, penso, sia la chiave che disserrando la porta dell’udienza segreta de’ caratteri, ne da luce a legger quant’in esso misteriosamente contiensi. E se per detto di chi per esser la verità stessa, non può fallire, Eccl. 19 ex visu cognoscitur vir, io, che non da questo libro, ma dall’esser come cieco, ho appreso di conoscer a’ segni, non potevo meglio ch’a V. S. m. illustre ed eccellentiss. dedicarlo, che immobilisca nella sua professione gl’animi per meraviglia, ove quell’altro Ottone Apostolo di Pomerania rendeva immobili per miracolo. In questo libro che favella co’ segni, quasi ch’a dichiarar l’interno d’um animo non siano bastevoli le parole, riconoscerà a V. S. eccellentissima l’idea di quelle sue rare qualità, a commendar le quali sarebbono ben’impiegati diversi linguaggi. So che non isdegnerà in questi segni un segno della mia devozione, che s’un altr’Ottone ripudiò l’astrologia, come quella forse che non voleva riconoscere per superiori ne men le stelle, mi do a credere che V. S. eccellentissima abbia sommamente a gradire questo libro di fisonomia, se non per altro almeno per leggere in esso la somma di quelle doti che perché stiano al paragone, gl’ha impresso la natura sul volto. Arguisca in tanto quale sia il mio riverent’affetto che fra tanti segni non può star ne pure a segno. Mentre mirandolo ed ammirandolo pervenuto a quel segno nella sua professione che stabilisce il Non plus ultra, col Non plus ultra la riverisco. Di V. Sig. Molto Illustre Et Eccellentissima Divotissimo Servitore Giovanni La Noù.
VAT, APO Cicognara III 2460 1664 127. I OH BAPTISTÆ PORTÆ // Neapolitani // MAGIÆ NATVRALIS // Libri viginti // AMSTELODAMI // Apud Elizeum Weyerstraten, 1664 JOH. BAPTISTÆ PORTÆ // NEAPOLITANI // MAGIÆ // NATURALIS // LIBRI VIGINTI. // Ab ipso quidem authore adaucti, // nunc vero ab infinitis, quibus editiones // priores scatebant, mendis, optime repur-// gati : in quibus scientiarum Natura-//lium divitiæ & deliciæ de-// monstrantur·// Accessit INDEX, rem omnem dilucide // repræsentans, copiosissimus. // Librorum ordinem, qui in hoc opere conti- // nentur, post præfationem inveniet Lector. // [marca] // AMSTELODAMI, // Apud Elizeum Weyerstraten, // Anno 1664 12°, 13,5 x8(s.d.s. 11,3x6,1) ; *8, A-Z12, Aa-Ee12, Ff6, Gg4 [16] 670 [22] p. ; front. inciso e front. con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. *3r-*4v : dedica di Giovan Battista Della Porta a Iunio Bobali (v. p. e. 1589) ; *5r-*8r : prefazione ; *8v : Magiae naturalis qui extant libri, hi sunt ; A-Ee11v : testo ; Ee12r- Gg4v : Index secretorum in viginti his libris contentorum. MO, STA Phys. m. 218
1665 128. DE’// Miracoli // et // maravigliosi // effetti, // dalla natVra // prodotti // Libri IV. // di // Gio : Battista // Porta // Napolitano. // Nuouamente tradotti di Latino in // Volgare, & con molta diligenza // corretti, & illustrati. // [fregio] // In Venetia, M.DC.LXV· // Appresso Carlo Conzatti. // Con Licenza, e Privilegio.
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12°, 13,5 (s.d.s. 10,3x5,8) ; † , A-V , X [16], 485, [3] p. ; front. con incis. ; capilet. ; fregi. †1 : bianca ; †2r : occhietto ; †3r : frontespizio ; †4r-†8v : Tavola de’ capitoli che si contengono nella presente opera ; A1r-X3r : testo ; X4 : bianca. RM, NAZ 12. 15. B. 2 8
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1668 129. L A // FISONOMIA // DELL’HVOMO, // ET LA CELESTE. // Del Signor // GIOVAN BATTISTA // DALLA PORTA. // Libri Sei. // Tradotti di Latino in Volgare, & hora in questa Settima, & vltima // Impressione ricorretta, & postoui le figure à propri suoi luoghi. // Con la Fisonomia Naturale di Monsignor Giouanni Ingegneri, di Polemone, di Adamantino, et il Discorso di Liuio Agrippa sopra la Natura, et Complessione, // Humana, con il Trattato di Nei di Lodouico Settali Gentilhuomo Milanese. // Aggiontoui da nuouo la Metoposcopia di // CIRO SPONTONE. // [marca] // IN VENETIA, Per Nicolò Pezzana. M.DCLXVIII. // Con Licenza de’ Superiori, & Privilegio. 4°, 22x16 (s.d.s.20,4x12,7) ; a4, A-V8, X7 [8] 334 p. ; front con incis. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. a2r-a4r : proemio ; a4v : ritratto xilografico di Giovan Battista Della Porta ; A1r-X3v : testo, X4r-X7v : Tavola delle cose notabili, che si contengono in questa fisonomia.
130. DELLA CELESTE // FISONOMIA // DI GIO· BATTISTA // DELLA PORTA // NAPOLITANO. // LIBRI SEI. // NEI QVALI RIBVTTATA LA VANITA. // DELL’ASTROLOGIA GIVDICIARIA. // Si dà maniera di essattamente conoscere per via delle cause naturali tut-// to quello, che l’aspetto, la presenza, & le fattezze de gli huo-// mini possono Fisicamente significare, e promettere. // Opera nuoua, & piena di dotta curiosità. 4°, 22x16 (s.d.s.20,3x12,5) ; Cc7(da CC2), Dd-Hh8, Ii7 [3] 406-510 p. ; front. tip. ; rom. ; capilet. ; xilog. ; fregi. Cc2r : frontespizio ; Cc3r-Cc5r : Indice delle cose più notabili dell’opera ; Cc5v-Cc6r : proemio ; Cc6v-Ii5v : testo ; Ii6r-Ii7v : Tavola dei capitoli della presente Opera. RM, NAZ 55. 6. B. 18
1677 131. CHIROFISONOMIA DEL // Sig. Gio : BATTISTA della Porta // Napolitano // Tradotta dal Sig. Pompeo Sarnelli // All’Illustriss. Sig. e P’ Col.° // Il Sig. Conte GIO. GASPARO Pallotto // Senatore de Grassi // Di Bologna // Napoli 1677 apresso // Ant. Bulifon // Libraro All’insegna // della sirena cõ priuilegio DELLA // CHIROFISONOMIA // Overo // Di quella Parte della Humana Fiso- // nomia, che si appartiene alla Mano // LIBRI DVE // Del Signor // GIO : BATTISTA // DELLA PORTA // Napolitano // Tradotti da un Manoscritto Latino // DAL SIGNOR // POMPEO SARNELLI // Dottor dell’una, e l’altra Legge. // Contro i Chiromanti Impostori, che con // uane osseruationi haueuano sporcato // questa scienza, la quale si mo// stra fondata sopra natu-// rali congetture. // IN NAP. M D C L X VII // Appresso Antonio Bulifon. // All’insegna della Sirena. // Con lic. De’ Sup. e Privilegio. 12°, 13,5x8,5 (s.d.s. 11,1x5,8) ; π1, a12, A-G12, H6 [26] 1-167 [13] p. ; antiporta ; front. tipog. ; rom. ; capilet. ; tav. calcog. ; f. t. ; fregi. a2r-a5r : dedica di Antonio Bulifon a Gasparo Pallotto ; a6r-a12r : Pompeo Sarnelli, Vita di
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Gio. Battista Della Porta ; A1r-A7v : proemio di Pompeo Sarnelli ; A8r-B1v : proemio ; B1vB2r : Avvertimento dell’interprete ; B2r-G12r : testo ; G12v-H1v : Licenze de’ Superiori Ecclesiastici ; H1v-H2v : Licenze de’ Superiori Secolari ; H3r-H6v : Indice delle materie.
Illustrissimo Signore I gravi e domestici affari che di bel nuovo hanno ricondotto V. S. ill. in Napoli non ponno punto distraere il genio suo sensato dall’applicazioni virtuose, onde mi s’è data occasione d’ammirare il magnanimo valore che in V. S. ill. risplende ; quindi, avendo per la prima volta fatta volare fuori de’ miei torchi l’opera curiosa delle linee ed inspezioni sopra delle mani del famoso Gio. Battista della Porta (autore à tutto il mondo letterato accettissimo) da un manoscritto latino tradotta ed adornata dal signor Pompeo Sarnelli, la di cui penna non lascia passar cosa alcuna senza miglioramento, ho stabilito d’accrescerli decoro ed onorevole presidio ponendogli in fronte il pregiato nome di V. S. ill. come germe principale della famiglia de’ signori conti Grassi, che da tanti e tanti secoli è cospicua fra le illustrissime d’Italia e fra l’antiche, e senatorie di Bologna, dignità che tuttavia continua in lei, i cui antenati sempre nella toga e nel sago si vennero a segnalare, poichè tralasciando non solo le sue più lontane imagini, ma anco le più propinque, precise di quelli che anzi illustrarono che furono illustrati dalle mitre, quali sopranvazano il numero delli 25. dirò solo che fin dall’anno della salute 1144. dal pontefice Lucio Secondo fu ornato della vaticana porpora Ildebrando Grassi, che poi da Alessandro Terzo fu eletto vescovo di Bologna e legato d’Italia e vide in oltre da così intrepido papa promosso al cardinalato Lesbio suo fratello. Al medesimo rminentissimo grado fu inalzato dal sommo pontefice Giulio Secondo Achille Grassi, gran respondente della sacra romana rota e parimente vescovo della patria e prencipe ; a questi si deve aggiungere il vostro zio Carlo Grassi, che dal beato Pio V. per le sue rare virtù fu altresì ammesso nel collegio de’ cardinali di santa chiesa. Lascio (per non esser l’angustia d’una lettera teatro capace) d’accennare il nome de’ suoi maggiori, che furono conduttori degli eserciti ecclesiastici, e d’altri prencipi e l’attenenze che V. S. ill. ha con eccellentissime case. Ma aggiungo che non solo affidata nelle antichi imagini, negl’anni più teneri, ella essendosi ornata della sapienza, si rese meritevole d’esser dalli suoi zii materni cardinali Evangelista e Gio. Battista Pallotto non solo sustituita erede delle facoltà ma della fama della loro prudenza e del cognome. Comporti l’innata sua modestia che da me si siano qui contornate alcune delle sue prerogative, mentre vertono a mio vantaggio, notificando a qual cavaliero con questo libro mi sia offerto per servidore. Gradisca dunque con la sua innata gentilezza insieme con il dono, ancor che picciolo, l’animo mio, ch’è grande in dichiararmi. DI. V. S. Ill. Divotissimo Servitore. Antonio Bulifon.
VAT, APO Cicognara II 2461 132. DELLA // MAGIA // NATURALE // DEL SIGNOR // GIO : BATTISTA // DELLA PORTA NAPOLITANO // LIBRI XX // Tradotti dal Latino in uolgare, e dall’istesso Autoe accresciuti, sotto nome di GIO : DE ROSA U. I. P. con l’aggiunta d’infiniti altri secreti, e con la dichiaratione che di molti, che prima non s’intendeuano. // In questa nuova Editione migliorata in molti luoghi, che nella prima stampa // si leggevano scorrettissimi, Accresciuta di un’Indice copiosissimo, e // del Trattato della Chirofisonomia non ancora stampato, // Tradotto da un Manoscritto Latino // DAL SIGNOR POMPEO SARNELLI // Dottor dell’una, e l’altra Legge. // L’ordine de’ Libri l’havrà il Lettore nella pagina seguente. // [marca] // In Napoli, Appresso Antonio Bulifon (fot)…..// Con licenza de’ Superiori, e Priuilegio. 4°, 23x18 (s.d.s.19,5x 13) ; π4, b4, A-Z4, Aa-Zz4, Aaa-Zzz4, Aaaa-Iiii4 [16] 602 [22] p. ; front. con incis. ; rom ; capilet. ; xilog. e calcog. ; fregi. π1r : ritratto calcografico di Giovan Battista Della Porta ; π2r : I Libri della Magia Naturale sono i seguenti… ; π3r-π4r : dedica di Antonio Bulifon a Fabio Capece Galeota ; π4v-b2v : prefazione di Pompeo Sarnelli ; b3r- b4v : prefazione di Giovan Battista della Porta ( v. p. e. 1589) ; b4v : imprimatur ; A1r-Zzz4r : testo ; Zzz4v : imprimatur ; Aaaa1r : frontespizio della
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Chirofisonomia ; Aaaa2r-Aaaa3v : proemio di Pompeo Sarnelli ; Aaaa4r-Bbbb1v : proemio ; Bbbb2r-Gggg1v : testo (555-602) ; Gggg2r-Iiii3r : Indice de’ secreti contenuti in qvesti venti libri della Magia naturale ; Iiii4 : bianca.
All’Illustrissimo, et Eccellentissimo Sig. Il Signor D. Fabio Capece Galeota Duca Della Regina, Ed utile Signore del Passo di Canne, Cavaliere dell’abito di Calatrava, e c. Il mio torchio, che ad altro non attende che a ravvivare le opere de’ grandi ingegni, desiderate dalla republica letteraria, e particolarmente de gl’ingegni napolitani ammirati dal mondo de’ sapienti, stabilì di stampare la Magia Naturale del gran Gio. Battista della Porta napolitano, quale fu trasportata dalla lingua latina nella volgare italiana. E questo motivo l’ebbi dal vederla desiderata anco da’ più dotti, non perchè essendo ella nella latina fosse nauseata, ma solo perche nella volgare si vedeva abbondante di alcune materie curiose che mancavano nella prima la quale, così com’era, fu stimata meritevole d’essere tradotta in lingua spagnuola, francese ed arabica. Or’io che riverisco gl’ingegni napoletani come applauditi dall’universo, con ogni studio e diligenza ho procurato farla emendare in quel miglior modo che si è potuto d’alcuni errori, che mutavano anco il senso, cagionati dalla stampa di quel tempo, e l’ho di più mandato alla luce con l’aggiunta di quella parte della Fisonomia che si appartiene alla mano, che scritta da lo stesso autore, andava a penna, datami dall’eruditissimo signor Lorenzo Crasso nella di cui libraria si conservano molti manoscritti di diversi grand’uomini, e portata dal latino nel volgare dal signor Pompeo Sarnelli che vi ha di più aggiunto un indice copioso di tutti i secreti, desiderato nell’altra edizione, intitolando il già detto trattato Chirofisonomia a differenza delle chiromanzie de gl’impostori che non hanno altri principii che mere vanità, quando questa del nostro autore è fondata sopra la cognizione delle cose naturali. Restava solo di dargli protettore e di non fargli mancare frontispizio glorioso, che tale appunto sono le dedicatorie. E questa Magia, che altro non è che sapienza, a chi meglio si poteva raccomandare insieme e dedicare che a V. E. rampollo d’una casa di sapienti. E qui tralasciando quegli eroi che fiorirono nell’armi, mentre che si tratta di lettere, potrei ben dimostrare che non mentisco solo col rammentare un FABIO CAPECE GALEOTA suo avo paterno regente del supremo conseglio, che nelle materie legali eccellentissimo, fa vedere ne’ suoi preziosi volumi la grandezza del proprio ingegno, ed il signor regente duca di S. Angelo GIACOMO CAPECE GALEOTA suo zio, che al presente vive a beneficio e decoro della sua patria, facendosi conoscere un’epitome non solo delle leggi, ma di tutte le scienze che ponno rendere un uomo glorioso. Potrei dire di quell’altro suo zio d. Francesco, che tanto nella filosofia quanto nella teologia sarebbe stato venerato per unico, se la morte invidiosa non l’avesse tolto dal mondo interrompendo il corso delle sue gloriose fatiche. Non parlo del signor duca della Regina suo padre, che ne le cariche più cospicue si rese non imitabile, ma solo ammirato e per la giustizia e per la sua gran prudenza. Tralascio anco il ragionare de’ suoi signori cugini, che nell’età puerile facendosi conoscere nel sapere canuti il dire a misura de’ loro meriti sarebbe un dare sospetto d’iperboli. Potrei anco rammentare la gloria de gli avi suoi materni, mentre che V. E. ebbe per madre Diana Maria Caracciola figlia di Gio : Battista Caracciolo, cavaliere per ogni capo glorioso come quello che seppe così facilmente accoppiare le lettere all’armi, la bizzarria alla prudenza, alla vivezza dello spirito la magnanimità ed in tutte le sue azioni quella nobile bontà che sa formare un perfetto cavaliere e patrizio, e per compendiarla basta dire l’esser disceso da una famiglia che sa contare tanti eroi quanti discendenti. Ma perché la strettezza alla quale sono condannato da una semplice lettera mi costringe ad esser brieve, farò un epilogo del tutto in V. E. che ha saputo adornare la sua gioventù di tutte quelle virtù che ponno rendere segnalato un cavaliere, e particolarmente di quella affabile liberalità con la quale sa fare suo il cuore d’ogn’uno. A V. E. dunque presento questo libro, acciò che con la sua protezione possa e vaglia a difenderlo e ad onorarlo con la sua lettura, per imitare anco i regi, precise quei della Persia, niuno de’ quali fu solito essere assonto al trono se di questa scienza non fosse stato prima imbevuto, come quei tre notissimi regi che per tale sapienza Magi furono denominati, potendo senza lunghi pellegrinaggi superare i Pitagori, gli Empedocli e gli Apollonii con la sola lettura d’un libro. Oltre che deve farlo per non solo esser nato l’autore in questa sua patria, ma per esserne stato la gloria. L’accetti dunque con la sua solita magnanimità, mentre che io offerendolo con tutto il mio cuore, con questo vengo a fare chiarissima testimonianza al mondo tutto che qual fui, sarò sempre.
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Di Vostra Eccellenza Affezionatiss. e divotiss. servitore obligatiss. Antonio Bulifon Pompeo Sarnelli a’ lettori Volgendo io sempre nell’animo mio quel nobile avviso di Platone, riferito dal romano Demostene : che l’uomo non sia nato solo a se stesso, ma che del suo nascimento parte ne debba alla patria, parte a genitori, partea gli amici, essendo stato da costoro con molte istanze richiesto a dare alla luce la Chirofisonomia del grande e celebratissimo filosofo Gio. Battista Della Porta NapolItano, tradotta nella nostra favella italiana ed adorna di quel tanto la mia debolezza permetteva, ed aggiungerla alla Magia naturale che si ristampava, ho posto ogni mio studio in far cosa che loro grata si fosse ; anzi perche il beneficio fosse maggiore, proposi dare una occhiata alla Magia, la quale trovai tutta dalla stampa corrotta, essendoci luoghi, che appena s’intendevano. È vero che non ho potuto emendarla come desiderava, per non allontanarla da quella volgare stampata nell’anno 1611. in Napoli, alla quale solo è permessa la ristampa, ho rimediato si con la latina, originale dell’autore, quegli errori ch’erano più intolerabili. Ma per quanto avessi io fatto mi pareva pur nulla se in questo luogo non dava un perfetto ragguaglio della vita dell’autore, secondo le verissime notizie avute da scritture ed uomini di gran fede. Nacque il gran filosofo Gio. Battista Della Porta, decoro dell’età sua e lume de’ moderni, nella città di Napoli, nella quale la sua famiglia era antica. Fin dalla fanciullezza anco ne’ primi studii delle umane lettere si fece conoscere vivacissimo, mentre che arrivato a gli acquisti della rettorica e della poetica compose varie orazioni nella volgare e latina lingua, degne d’esser lette, e che presso di me si conservano, ed anco molte comedie e tragedie, delle quali vanno in stampa il Giorgio, la Penelope, i due Fratelli Rivali, la Turca, la Fantesca, la Cintia, la Furiosa, Gl’Intrighi, la Sorella, che ne’ tempi suoi e ne’ correnti sono state e sono per tutta l’Italia non senza gran plauso rappresentate, ed alcune altre in versi che imperfette sono in poter mio. Quale studio delle amene lettere fu così a lui geniale che anco ne’ più seri se ne mostrava amicissimo ; e si conosce dall’aver egli con il marchese Gio. Battista Manso dato principio alla famosa Accademia de gli Oziosi, nella quale fiorirono i più bizzarri ingegni di questa città e regno. Ma non contento di questo, si diede a tutto studio a rendersi illustre con le scienze più grandi e più sode. Eccolo nelle scuole filosofiche. Eccolo non perdonare ne a spese ne a fatica per aver maestri i più grandi che si riverirono nell’età sua, sotto i quali si diede a filosofare non altrimente per arricchirsi, ma bene impiegò i suoi ereditarii beni, che non erano pochi, solo per far acquisto della vera filosofia e rendere illustre la sua patria. E qui è di bisogno che io dica che merita il cedro quello ch’egli scrisse con la propria specolazione sopra le lezioni de’ suoi maestri, le opinioni de’ quali solea chiamar volgari ; la maggior parte di questi scritti di pugno proprio dell’autore ho avuto fortuna d’avergli dalli signori d. Domenico di Costanzo al presente maestro di campo per la Maestà Cattolica, e d. Nicolò di Costanzo suo fratello, nobili eredi non solo delle facoltà ma anco della gentilezza del nostro gran Gio. Battista. Finiti i studii della filosofia, volle attendere a compilare con una dispendiosa esperienza quanto egli aveva studiato. Aveva il nostro Gio. Battista un altro suo fratello, chiamato Gio. Vincenzo della Porta, avido similmente di lettere ma con genio differente. perche questi era facile ad inchiodarsi in un tavolino per sapere con lo studio quello che da gli antichi era stato detto nelle materie filosofiche, quegli era d’un cervello specolativo, che non molto giurava nelle parole de’ maestri se prima una esperimentata evidenza non gliele dava a credere per vere. Fatta col suo fratello una giovevole unità perche cordialmente s’amavano, Gio. Vincenzo studiava, Gio Battista essaminava lo studiato, ed in quella maniera si venne in cognizione di quelle verità che oggi arricchiscono la republica letteraria. Aggiungasi a questo che Gio. Battista non contento del suo proprio ingegno, sommetteva le sue opinioni al giudicio de’ più savii, de’ quali col titolo de’ Secreti aveva eretto nella casa proprio un’Accademia, e questi a gara faticavano d’aggiungere nuove invenzioni a’ suoi ritrovati, che bene essaminate nell’Accademia, godevano poscia di vederle stabilite. Né men pago di questo si diede a pellegrinare e caminò (come egli medesimo riferisce) tutta l’Italia, la Francia e la Spagna, visitando uomini dottissimi e famose biblioteche, per trovare cose di nuovo, e ritornato nella Patria, essaminò tutte le opinioni nella sua accademia, registrando solo quelle che aveva provato per vere. Non mancarono invidiosi al gran
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sapere d’un tant’uomo, così presso de’ stranieri, avendo un inglese usurpatosi tutto il suo libro delle maraviglie della calamita, e per non dare a conoscere il furto cercò d’improbare alcune opinioni del vero autore dal quale in questa Magia volgare li fu saviamente risposto. Si anco nella propria patria, dove i buoni savi di rado sono universalmente accettati, ne potendo superarlo nel sapere, dissero che quanto operava non poteva essere senza assistenza di demoni : perloché denunciato al tribunale della santa inquisizione, ivi fe’ palesamente vedere che solo con termini naturali facea conoscere quelle verità che da gl’ingannati ed ignoranti si stimavano maraviglie fuori della natura. E seppe così bene difendersi che anzi fu lodato che castigato, essendogli stato solo ordinato che si astenesse da giudici astronomici, mentre veniva chiamato l’indovino dell’età sua. Non contenti gli emuli di questo cominciarono ad impugnare anch’essi i suoi scritti, ma egli o per la voce che in lui era essile o perché sdegnava d’impiegarsi a dispute, faceva rispondere da qualche suo scolare, da lui bene istrutto, a gli oppositori. Arrivò a tal grado di sapere che la fama ne portò il grido per tutta l’Europa e fuori in modo che gli oltramontani venivano a riverirlo come un’oracolo della sapienza. E qui tralasciando la stretta amicizia ch’egli ebbe con l’eminentissimo cardinale d’Este, dirò solo che l’istesso imperadore Rodolfo Secondo gl’inviò un suo cappellano con lettera onorevolissima, commendando i di lui meriti e chiedendo alcuno delli suoi familiari che fosse imbevuto del suo sapere per fargli quegli onori che meritava anco un discepolo d’un tant’uomo. Il tenore della lettera che originalmente da me si conserva con il sugello imperiale è il seguente. “Foris. Honorabili, Docto, sincere nobis Dilecto Ioanni Baptistae Portae. Intus vero Rudolphus Secundus Divina favente clementia electus Romanorum Imperator, semper Augustus. Honorabilis, Docte, sincere dilecte. Cum subtili rerum Naturalium, atque Artificialium, qua polles, scienzia (quando per arduas Reipublicæ curas licet) delectemur, Sacellanum nostrum Christianum Harmium ad te mittimus, qui desiderium tibi nostrum aperiat. Ei ut fidem adhibeas, quaeque nobis grata fore existimabis, fidenter aperias, atque explices, benigne cupimus. Et si quem forte in familiaribus tuis, qui artis usum apud te acquisierit, habeas, eum velimus nobis ad tempus mittas. Cuius, uti et prompti studii tui, quae deceat, rationem habituri simus, inclinatae benignae voluntatis in te affectum gerentes. Datum in Arce nostra Regia Pragae, die vigesima Iunii, Anno Domini millesimo seicentesimo quarto. Regnorum nostrorum, Romani vigesimo nono, Hungarici trigesimo secundo, et Bohemici itidem vigesimo nono. Rudolphus. Io. Barvitius.” Per commodamente filosofare, e con gli amici e con se stesso, egli nella città per i primi mantenea nel suo palagio sito nella gran strada oggi detta di Toledo l’accennata accademia ; per se stesso egli avea una dilettosa villa detta delle due Porte, quale credo che prese il nome da questi due gran fratelli, se la sua casa da queste non prese il nome, essendo la villa antichissima nella sua famiglia, del qual luogo egli scrisse, se pure non vi incluse anco un altro suo giardino poco distante dalla città con un’altra bellissima abitazione che anco si possiede da suoi gentilissimi eredi. Nelle virtù morali poi mi vien riferito dall’eruditissimo signor Carlo Celano, canonico della chiesa arcivescovile di Napoli, a relazione del suo padre chiamato Salvator Celano, gran filosofo dell’età sua, discepolo e grande amico del nostro Gio. Battista, ch’egli era imperturbabile in ogni avversità di fortuna. Il suo non era suo, quando si trattava di sovvenire a gli amici. Era pazientissimo di tutto quello che gli veniva opposto, solendo egli dire che si devono amare le contrarietà, perché sono una cote nella quale s’aguzza l’intelletto. Era nelle conversazioni amabile e motteggievole, ma senza livore. Chi una volta era ammesso ad ascoltare i suoi discorsi non mai sazio poteva più allontanarsene, in modo che veniva chiamato le delizie della nostra città, e veramente era tale, mentre la sua casa veniva di continuo frequentata da i primi nobili signori di questo regno. Fu in oltre religiosissimo e molto divoto della immacolata concezione della Regina de’ cieli, ad onor della quale eresse nella maggior chiesa di san Lorenzo di Napoli una elegantissima cappelletta di bianchi marmi, che si scorge a mandritta nell’entrata della porta maggiore, proprio nel pilastro che divide le due prime cappelle e ne’ piedi stalli delle due colonnette che sostengono la volta, vi è l’impresa della sua famiglia ch’è una Porta Aperta. Scrisse varii libri tutti a caratteri d’eternità, che sono la Magia Naturale, il Giardino della Sua Villa. Della Villa lib. 12 la Fisonomia dell’huomo, quella della piante, la Celeste. Varij trattati De Distillatione. de Ziferis. De occultis literarum Notis. De Refractione Optices. De Aeris transmutationibus. De Munitione. De Spiritualibus libri Tres. De Chirophysiognomia libri duo. Molti de’ quali si leggono in
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francese, spagnolo ed arabo, ristampati più e più volte in mille forme. Era per dare altri suoi trattati alla luce che rimasero scritti a penna, e confidatimi da suoi eredi, stanno in poter mio, ma la morte invidiosa non lo permise, poiche rubollo a’ mortali per consacrarlo all’immortalità nell’anno settantesimo della sua vita, e del mondo redento nel 1615. Fu sepellito con pompa grande nella detta sua cappella della chiesa maggiore di San Lorenzo di Napoli.
RM, NAZ 6. 33. L. 27 133. DELLA // CHIROFISONOMIA // OVERO // DI QUELLA PARTE DELLA HVMANA FISO//NOMIA, CHE SI APPARTIENE ALLA MANO // LIBRI DVE // DEL SIG : GIO : BATTISTA // DELLA PORTA NAPOLITANO // Tradotti da vn Manoscritto Latino // DAL SIGNOR POMPEO SARNELLI // Dottor dell’una, e l’altra Legge. // Contro i Chiromanti Impostori, che con uane osseruationi haueuano sporcata // questa Scienza, La quale si mostra fondata sopra natu//rali congetture. // marca // IN NAPOLI, Appresso Antono Bvlifon. // All’insegna della sirena. 12°, 13,5x7 (s.d.s. 11,4x6) ; a1-5, A-G4, 5H6 [24], 167, [13] p. : [2] c. di tav., antip. FI, BNC Magl. 3. 7. 666
1679 134. DE’ // MIRACOLI // ET // MARAVIGLIOSI // EFFETTI, // Dalla Natura Prodotti, // DI // GIO : BATTISTA // PORTA // NAPOLITANO. // LIBRI IIII. // Nuovamente tradotti di Latino in // Volgare, & con molta diligenza // corretti, & illustrati. // [fregio] // IN VENETIA, M. DC. LXXIX // Appresso Benedetto Miloco. // Con Licenza de’ Superiori, e Privilegio. 12°, 13,5x7 (s.d.s. 11,4x6) ; *4, A-N12, O6 [8] 328 p. ; front. con incisione ; rom. ; capilet. ; fregi. * 2r-*4v : Tavola de’ capitoli Che si contengono nella presente Opera ; A1r- O8v : testo. BO, Dip. Astr. DC-8 0047
INDICE DEGLI AUTORI SECONDARI
Agrippa, Livio 117, 129 Alberti, Giovanni 75 Altobelli, Giulio 74
Baldini, Vittorio 98, 115
Barbarito, Pompeo 33, 35, 46 Basile, Giovanni Battista 86 Bulifon, Antonio 131-132
Cataneo, Orazio 92 Ciotti, Giovanni Battista 54, 68 Cortese, Giulio Cesare 89, 94, 100, 107-108, 111
De Heredie, Luigi 49 De Novo, Girolamo 60, 85 Degli Antoni, Giovanni Antonio 44 Demisiano, Giovanni 82-83 Dobelli, Marco 82
Lauri, Giacomo 76 Lori Laurio, Lorio 84
M
ontecuccoli, Carlo 108-109 Montecuccoli, Francesco 108109, 111 Morelli, Gian Carlo 35
Nucci, Lucrezio 63 Pisano, Ottavio 42, 45 Rossetti, Antonio 101 Sarnelli, Pompeo 131-133 Scarano, Salvatore 81, 85, 89, 92, 94-96, 99, 104 Scoto, Giovanni Maria 11, 37 Settala, Ludovico 117, 129 Spontone, Ciro 129 Stelluti, Francesco 83, 116
T
omasini, Cristoforo 117 Tozzi, Pietro Paolo 90, 97, 100, 106-111
Escrivano, Ivan 71 Venturino, Paolo 52-53, 66-67 Falcone Dorandino 14 Wechel 39 Ingegneri, Giovanni Widman, Daniel 116 97, 106, 108-111, 117, 126, 129 Zannetti, Bartolomeo 80 Zetzner, Lazarus 41, 69 La Noù, Giovanni 126
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INDICE DEI DEDICATARI
A
Gambalunga, Alessandro 54, 68
lbrizzi, Giovanni 59 Arese, Bartolomeo 44 Argensola, Leonardo d’ 89, 94
Garitano, Giulio Cesare 56 Gesualdo, Giulio 33, 35, 46 Guidoni, Bernardino 100, 107-108, 111
Barberini, Francesco 116
Bernalli, Giuseppe 92 Blanco, Francesco 63 Bobali, Giunio 31, 34, 48, 73, 105, 119-120, 124-125, 127 Bobali, Marino 30, 32, 36, 78 Bragadino, Luigi 84
Capece Galeota, Fabio 132
Carafa, Fabrizio 26 Castro, Francisco de 81 Castro, Pietro Ferdinando de 85 Cavaniglia, Marcello 49 Cesi, Federico 76, 79, 82-83, 93, 95-96
D
’Evoli, Cesare 45 Della Porta, Giovanni Battista 71 Di Leve, Alfonso 25
M
archiori, Girolamo 117 Mariotti, Elisabetta 52 Mazza, Matteo Girolamo 99 Montoya y Cardona, Giovanni 53, 67
Pallavicino, Giulio 50, 60
Pallotto, Gaspare 131 Paolella, Giovanni Francesco 104 Parisio, Giovanni Giulio 75 Pisano, Ottavio 42 Prochnicki, Jan Andrzej 61, 70
Rovito, Ferrante 86 Saracini, Carlo 101
Segesser, Stefano Alessandro 74 Serra, Giacomo 98, 115 Soto, Giovanni 11, 37 Stelluti, Francesco 80, 83, 116
Este, Luigi d’ 28, 40 Filippo II 1-4, 6-9, 12-13, 16-17, Tackenius, Ottone 126
19, 27 Frassinelli, Paolo 90, 97, 106, 109-110
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INDICE DEI LUOGHI DI STAMPA E DEI TIPOGRAFI/EDITORI/LIBRAI Amsterdam Weyerstraten, Elizaeus 127 Anvesra Plantin, Christophe 2-4, 6, 13, 16, 19, 27 Steels, Ioan 9 Bergamo Degli Antoni, Antonio 44 Ventura, Comino 44 Colonia Birckmann, Johann 8, 12 Richwin, Werner 8, 12 Ferrara Baldini, Vittorio 98 Francoforte Aubry, Johann 34, 39, 48, 73 Fischer, Jakob 98 Fischer, Pieter 36 Hempel, Samuel 73 Hoffmann, Jakob 78 Hoffmann, Nikolaus 78, 98 Marne, Claude 34, 39, 48, 73 Rosa, Ionas 78 Wechel, Andreas 34, 39, 48 Wechel, Johann 36 Hannover Anton, Wilhelm 40 Aubry, Daniel 105, 119 Aubry, David 105, 119 Fischer, Pieter 40 Press, Johann 119 Schleich, Clemens 105 Wechel, Andreas 105 Leida Leffen, Pieter 124 Vogel, Hieronymus de 120-121 Lione Rouillé, Gouillaume 7, 17
Montbeliard Foillet, Jacques 41 Zetzner, Lazarus 41 Napoli Bulifon, Antonio 131-132 Cancer, Mattia 1, 14, 26 Cancer, Mattia 23, 35 Carlino, Gian Giacomo 42, 71, 81, 85, 88-89, 95 Cesari, Cesare 25 De Maria, Pier Tommaso 23 Gargano, Giovanni Battista 86, 92, 99, 104 Longo, Tarquinio 49 Nucci, Lucrezio 63, 86, 92, 99 Nucci, Matteo 104 Pace, Antonio 42, 57 Passaro, Marc’Antonio 14 Salviani, Orazio 25, 30-33, 42 Scarano, Salvatore 81, 85-86, 89, 96 Scoriggio, Lazzaro 94, 96 Scoto, Giovanni Maria 11, 37 Sottile, Giovanni Battista 58-59, 60 Stigliola, Felice 63 Vitale, Costantino 81, 85, 88 Napoli [ma Londra] Wolph, John 37 Padova Tozzi, Pietro Paolo 90, 100, 106-111 Roma Mascardi, Giacomo 93 Mascardi, Vitale 116 Rossetti, Antonio 93 Tipografia della Camera Apostolica 76 Zannetti, Bartolomeo 80, 82-83, 93 Ronciglione Dominici, Domenico 101 Rouen Berthelin, Jean 122-123, 125 Siena Tipografia Alla Loggia del Papa 91-92
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indice dei luoghi di stampa e dei tipografi/editori/librai
Strasburgo Zetzner, Lazarus 62, 69-70, 79 Torino Bevilacqua, Niccolò 21-22 Ursel Rosa, Ionas 55 Sutor, Cornelius 55 Venezia Alberti, Giovanni 51, 75 Avanzi, Ludovico 5, 10, 15 Bonelli, Valerio 20 Bonfadino, Giovanni Battista 34, 43, 84, 102 Ciera, Pietro 65 Ciotti, Francesco 68 Ciotti, Giovanni Battista 54 Combi, Giovanni Battista 112-113, 115 Combi, Giovanni Battista 126
Conzatti, Carlo 128 Imberti, Giuseppe 114 Miloco, Benedetto 134 Pezzana, Nicolò 130 Salicato, Altobello 18 Sessa, Giovanni Battista 45-47 Sessa, Giovanni Bernardo 45-47 Simbeni, Giacomo 29 Somasco, Giovanni Antonio 52-53, 66-67 Spineda, Lucio 87 Tomasini, Cristoforo 117 Zaltieri, Marc’Antonio 24 Vicenza Tozzi, Pietro Paolo 97 Vico Equense Cacchi, Giuseppe 28 Viterbo Discepolo,Girolamo 74
INDICE DEI NOMI CITATI NELL’INTRODUZIONE
A
damanzio 18 Agrippa, Livio 19 Alberti, Leon Battista 23 Alberto Magno 15 Aldrovandi, Ulisse 22 e n Altobelli, Giulio 26 Amabile Luigi 11n Aquilecchia, Giovanni 11n, 17n Argensola, Bartolomeo Leonardo d’ 14, 21 Aristotele 15, 16 Avanzi, Ludovico 12 Avicenna 16
Bachtin, Michail 25n
Balbiani, Laura 12n Barbarito, Pompeo 23 Barberini, Francesco 20 Barezzi, Barezzo 17 Basile, Giovanni Battista 26, 27 Bellaso, Giovanni Battista 23 Blanco, Francesco 26 Bobali di Ragusa, Iunio13 Bobali di Ragusa, Marino 13 Bodin, Jean 13, 15 Bonfadino, Giovan Battista 25 Borgia, Cesare 19 Bragadino, Giovanni 25 Bragadino, Luigi 25 Bulifon, Antonio 15
C
aligola 16n Cancer, Mattia 11, 23 Capece 15 Cardano, Girolamo 15 Carlino, Gian Giacomo 14, 18, 27 Cavaniglia, Marcello 18 Cesi, Federico 11, 13 e n, 14, 17, 18, 20, 26, 27, 28 Ciotti, Giovanni Battista 26 Colonna Fabio 22n Combi, Giovanni 19, 20 Cortese, Carlo Giulio Cortese 21 Crasso, Lorenzo 15
D’Evoli, Cesare 25
De Novo, Girolamo 18 De Rosa, Giovanni 15, 17 Decroisette, Françoise 27n
Degl’Antoni, Antonio 25 Della Porta, Gian Vincenzo 15, 17 Delrio, Martin 15 Demisiani, Giovanni 28 Dobelio, Marco 28
Ermete Trimegisto 16 Escrivano, Juan 27
F
ilippo II 11, 12, 22 Fioravanti, Rita 23n Fiorentino, Francesco 11n, 17n Frassinelli, Paolo 19
Gabrieli, Giuseppe 11 en, 12n, 13n, 14, 18n, 20n, 22 e n, 25n Gambalonga, Alessandro 26 Gesualdo, Giulio 23 Granese, Eugenio 24n Guidoni, Bernardino 21
I
mperato, Ferrante 22n Ingegneri, Giovanni 19
La Noù, Giovanni 20
Libri, Guglielmo 11n Lomonaco, Fabrizio 13n Longo, Tarquinio 17 Lopez, Pasquale 11n, 17n Lorii Lauro, Lorio 25 Luigi d’Este 13, 15, 17 e n, 18, 19, 20 Lull, Ramòn 22
M
ancinelli, Nicoletta 27n Manzoni, Alessandro 15 Mariotti, Elisabetta 25 Mascardi, Giacomo 28 Montanile, Milena 23n Montecuccoli, Carlo 19n Montoya de Cardona, Giovanni 26
N
audé, Gabriel 15n Nucci, Lucrezio 26
Olmi, Giuseppe 13n Pallavicino, Giulio 18
120
indice dei nomi citati nell ’ introduzione
Paolella, Alfredo 21n Paoli, Marco 16 e n Paparelli, Gioacchino 27n Pezzana, Niccolò 19 Piccari, Paolo 11n Pico della Mirandola, Giovanni Francesco 18 Pietro di Castro 16, 21 Pisano, Antonio 28 Pisano, Ottavio 25 Plantin, Christoph 12 Platone 16n Plinio 15 Polemone 18, 19 Pulci, Luigi 24n
R
abelais, François 24n Refini, Eugenio 24n Rossetti, Antonio 27 Rovito, Ferrante 26
S
alviani, Orazio 11, 13, 18, 21, 23, 26 Santoro, Marco 24n, 27n Sarnelli, Pompeo 15 Scarano, Salvatore 14, 16, 18, 19, 21, 25, 26, 27, 28 Scoriggio, Lazzaro 21 Scoto, Giovanni Maria 22 Segesser. Stefano Alessandro 26 Sessa 24n, 25 Settala, Lodovico 19
Sirri, Raffaele 23n, 25n Somasco, Giacomo Antonio 25n Soto, Giovanni 11, 22 Sottile, Giovanni Battista 21, 23 Steels, Johann 12 Stelluti, Francesco 14 en, 15n, 18, 20, 21, 26, 28
T
ackenius, Otto 20 Tamerlano 19 Tomasini, Cristoforo 19 Torrini, Maurizio 13n Tozzi, Pietro Paolo 19, 21 Trabucco, Oreste 11n Trithemius, Johann 23 Trivero, Paola 23n, 26n
Urbani, Paola 23n Valente, Michela 11n
Ventura, Comino 25 Venturino, Paolo 25 Vigenère, Blaise de 23 Vitale, Costantino 14, 18
Wolf, John 23 Zanetti, Bartolomeo 28
Zuniga, Juan de 23
co mposto, in car atter e dan t e m on oty pe, da l la fabr izio serr a editore, p i s a · rom a . imp ress o e r ilegato in i ta l i a n e l la t ipo g r afia di ag nan o, ag na n o p i s a n o ( p i s a ) . * Luglio 2013 (cz2/fg13)
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I ST I T U T O NA Z I O N A L E D I S T UDI SU L RI NA SC I MEN T O M E R I D I O N A L E st u d i co l lana d i retta da ma rco s a n toro * xi. Kyriaci Anconitani Naumachia Regia, edizione critica di Liliana Monti Sabia, 2000, pp. 88. xii. Antonella Orlandi, Le edizioni dell’opera di Giovan Battista della Porta, 2013, pp. 128. xiii. Paola Zito, In carta ed ossa. Le immagini femminili nei libri a stampa del Mezzogiorno rinascimentale, 2013, pp. 124.