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Italian Pages 192 [111] Year 2004
PHILIP GOYRET
L'UNZIONE NELLO SPIRITO Il Battesimo e la Cresima Presentazione del Card. DARÍO CASTRILLÓN HOYOS LIBRERIA EDITRICE VATICANA In copertina: Miniatura del sec. X tratta dal Pontificale beneventano Benedictio fontis, appartenuto all'Arcivescovo Landolfo I (957-983), conservato nella Biblioteca Casanatense di Roma, rotolo 724/I. Per gentile concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. © Copyright 2004 - Libreria Editrice Vaticana - 00120 Città del Vaticano Tel. 06.6988.5003 - Fax 06.6988.4716 ISBN 88-209-7536-X www.libreriaeditricevaticana.com
ABBREVIAZIONI AA
Decr. Apostolicam Actuositatem, 18.11.65
AAS
Acta Apostolicae Sedis
AG
Decr. Ad gentes, 7.12.65
AnTh
Annales Theologici
CCC
Catechismo della Chiesa Cattolica
CCEO
Codice dei Canoni delle Chiese Orientali
CCSL
Corpus Christianorum. Series latina
ChL
Esort. Apost. Christifideles Laici, 30.12.88
CIC
Codice di Diritto Canonico (1983)
Con
Concilium
CSEL
Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum
DCB
Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento, Bologna 2000
DH
Enchiridion symbolorum definitionum et declarationum de rebus fidei et morum (H. Denzinger - P. Hünermann)
DI
Dichiarazione Dominus Iesus, 6.8.2000
DThC
Dictionnaire de Théologie Catholique
EE
Enchiridion delle Encicliche
EO
Enchiridion Oecumenicum
EphLit
Ephemerides Liturgicae
EV
Enchiridion Vaticanum
FZPhTh
Freiburger Zeitschrift für Philosophie und Theologie
Gr
Gregorianum
GS
Cost. Gaudium et spes, 7.12.65
Lat
Lateranum
JAC
Jahrbuch für Antike und Christentun
LG
Cost. Lumen Gentium, 21.11.64
LTK
Lexikon für Theologie und Kirche.
Mansi
Sacrorum Conciliorum Nova et Amplissima Collectio (Mansi, J.D.) -2-
MD
La Maison-Dieu
NDT
Nuovo Dizionario di Teologia, Cinisello Balsamo 2000
Nic
Nicolaus
NRT
Nouvelle Revue Théologique
OE
Decr. Orientalium Ecclesiarum, 21.11.64
PG
Migne. Patrologia greca (Paris)
PL
Migne. Patrologia latina (Paris)
PO
Decr. Presbyterorum ordinis, 7.12.65
PR
Pontificale Romano, Città del Vaticano 1980
RAC
Reallexikon für Antike und Christentun
RAPC
Rito dell'ammissione alla piena comunione della Chiesa cattolica (in appendice al RICA)
RBB
Rito del battesimo dei bambini, CEI, Città del Vaticano 1995
RC
Rito della confermazione, CEI, Città del Vaticano 1989
RICA
Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti, CEI, Città del Vaticano 1992
RivLit
Rivista Liturgica
RTL
Rivista Teologica di Lugano
ScEc
Sciences Ecclésiastiques
ScrTh
Scripta Theologica
Sent.
In quattuor libros Sententiarum P. Lombardi (S. Tommaso d'Aquino)
StEc
Studi Ecumenici
S.Th.
Summa theologiae (S. Tommaso d'Aquino)
UR
Decr. Unitatis redintegratio, 21.11.64.
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PRESENTAZIONE « Ciò che era visibile nel nostro Salvatore è passato nei suoi sacramenti », affermava san Leone Magno in un suo testo omiletico,1 per indicare che l'economia salvifica divina, con la venuta di Cristo, diviene economia sacramentale. Iniziano, nell'evento dell'Incarnazione del Verbo, gli ultimi tempi (cf Eb 1,2), l'ultima ora (cf 1 Gv 2,18): sono i tempi della testimonianza della Chiesa, è l'ora dei segni sacramentali istituiti da Cristo, è il kairos di grazia e di misericordia divine che durerà fino alla parusia, quando Dio sarà « tutto in tutti » (1 Cor 15,28). L'umanità di Cristo, in cui abita la pienezza della divinità, è il sacramento fontale dal quale deriva la Chiesa, epifania di Cristo nel mondo. Con la Chiesa e nella Chiesa che perdura da duemila anni, Cristo, quale lievito divino, come nella parabola evangelica (cf Mt 13,33), si unisce sempre più profondamente nel presente della vita dell'umanità diffondendo, mediante i sette sacramenti della Nuova Alleanza, l'opera della Salvezza da Lui compiuta nel Mistero pasquale. La Chiesa, « segno e strumento dell'unione intima con Dio e dell'unità di tutto il genere umano » (LG 1), « sacramento universale di salvezza » (LG 48) e, come scriveva san Cipriano, « sacramento inseparabile di unità »,2 ravvisa il suo compito fondamentale nel far sì che tale unione possa continuamente attuarsi e rinnovarsi. Il momento storico attuale lo richiede, e tutto il Popolo di Dio viene ripetutamente convocato e spronato « a continuare, sotto la guida dello Spirito Paraclito, l'opera stessa di Cristo, il quale è venuto nel mondo a rendere testimonianza alla verità, a salvare e non a condannare, a servire e non ad essere servito » (GS 3). Ogni fedele cristiano, ogni figlio della Chiesa dovrebbe sentirsi interpellato da questa comune ed urgente responsabilità, ma in modo particolare i sacerdoti, scelti, consacrati ed inviati per far emergere, soprattutto mediante l'amministrazione dei sacramenti, la contemporaneità di Cristo, di cui diventano autentici rappresentanti e messaggeri.3 I sacramenti sono, infatti, « ordinati alla santificazione degli uomini, all'edificazione del Corpo di Cristo, e, infine a rendere culto a Dio » (SC 59): sono i segni di vittoria di Dio nel mondo. È in questa prospettiva che si colloca l'opera del Reverendo Professor Philip Goyret: egli offre agli studiosi di teologia ed ai catechisti, con una sintesi teologica compiuta e profonda, il contenuto di quel culto spirituale di adorazione che tutti gli uomini sono chiamati ad offrire a Dio e che San Paolo chiamava logike latreia: il culto di adorazione, elevato « in spirito e verità » (Gv 4,23) e celebrato secondo le prescrizioni di Dio. L'autore analizza il culto del cielo aperto dove Dio distende le sue braccia verso la terra mediante la Croce e Resurrezione di suo Figlio Unigenito. Il lettore viene così guidato a contemplare il procedere dell'umanità verso Cristo, l'unico Salvatore, che le viene incontro sulla via sacrametale. Le pagine del libro pongono così in risalto il fondamento del mistero e della sacralità della liturgia sacramentale: l'iniziativa di Dio, che si manifesta in modo particolare nei primi due sacramenti dell'iniziazione cristiana, il battesimo e la cresima. Non posso, dunque, non dare il benvenuto a questo libro, frutto di un ripensamento della manualistica sacramentaria postconciliare che recupera la « dimensione discendente » del progetto salvifico divino e contemporaneamente è attenta a rifiutare con fermezza l'eterodossia di una visone piatta e orizzontale della liturgia sacramentale intesa come celebrazione di un culto realizzato a misura d'uomo, di un culto teso alla ricerca unicamente di ciò che soddisfa l'uomo, soffocandolo in una sorta di banale autosoddisfazione mondana. Da più parti si sostiene che i tempi attuali non siano i più felici per la teologia sacramentaria. Da -4-
una manualistica impostata prevalentemente in chiave giuridico-moralista, si è passati, dopo il Concilio Vaticano II, ad un'altra che ha voluto recuperarne la dimensione liturgicoantropologica, con la pretesa di liberarla da un presunto immobilismo che la chiudeva – sostenevano in molti – entro i confini di un arido formalismo. Si è trattato di una svolta che ha portato, in non pochi casi, a sviluppare una teologia sacramentaria costruita « dal basso », rivolta a considerare maggiormente gli sforzi dell'uomo per ascendere a Dio piuttosto che gli interventi di Dio verso l'uomo. La teologia sacramentaria non può, comunque, prescindere dalla priorità temporale ed ontologica dell'agire di Dio. Il cristianesimo è religione rivelata: il Dio trascendente irrompe nella storia degli uomini, va loro incontro, manifestando con parole ed eventi il suo amore salvifico. Questo avvicinamento di Dio agli uomini è progressivo e arriva al suo culmine con l'Incarnazione del suo Figlio. In Cristo, Dio non solamente parla all'uomo ma lo cerca e gli mostra la via sulla quale è possibile raggiungerlo. Il « tempo del- l'ignoranza », quando gli uomini cercavano Dio « come a tentoni » (At 17,27), è svanito perché in Cristo ogni uomo è reso capace di conoscere la verità su se stesso e su Dio, e può vivere di questa Verità. In Cristo l'uomo risponde a Dio, con una risposta di fede, resa possibile proprio dal Dio-Uomo, in quanto Figlio dell'uomo e Verbo consustanziale al Padre. In Cristo tutta la creazione risponde a Dio, venendo ricapitolata (cf Ef 1,10) dall'uomo ai piedi di Colui per mezzo del quale tutte le cose sono state create. Pertanto non esiste vera teologia sacramentaria che non sia cristocentrica. E ciò è posto in evidenza dall'opera dell'autore che sottolinea la presenza della logica divina dell'Incarnazione nei due sacramenti del battesimo e della cresima ed in questo modo ricompone quelle due dimensioni, ascendente e discendente, del fare teologia sacramentaria: l'unità della teologia si radica sul solido fondamento cristologico della nostra fede. Anche l'intreccio fra i diversi aspetti ecclesiologici, liturgici, pastorali, e spirituali con il nucleo cristologico-pneumatologico dei due sacramenti trattati, mette in luce il carattere unitario della teologia e, più in particolare, il legame essenziale fra rivelazione e salvezza. La nostra fede, che è fede salvifica, è stile di vita. La scienza teologica trova, poi, nelle pagine del libro la sua unità anche dal punto di vista dell'uso delle fonti. Il dato biblico iniziale è continuamente confrontato con la stessa vita della Chiesa, ricavata dalla patristica, dalla liturgia, dalla prassi pastorale e dal Magistero. Si usa una metodologia che privilegia il filo sistematico del trattato, ma senza separare l'aspetto storico da quello speculativo. Il discorso è reso scorrevole e facilita la comprensione del contenuto. La fedeltà al Magistero della Chiesa, infine, non impedisce all'autore di affrontare i diversi argomenti con spirito creativo e aperto, lontano da qualsiasi atteggiamento apologeticopolemista. I nodi più difficili vengono studiati con serenità e senza tralasciare le questioni di particolare problematicità; si cerca la soluzione con criteri scientifici che non permettono di condizionare la verità dalla pressione dell'ambiente. Il mio augurio, pertanto, è rivolto all'autore e al suo libro: che il buon teologo e la buona teologia possano farsi conoscere e « leggere » sempre più diffusamente presso gli studiosi e tutti coloro che nella Chiesa sono impegnati nella pastorale dell'iniziazione cristiana. + Darío Card. Castrillón Hoyos Prefetto della Congregazione per il Clero Domenica 11 gennaio 2004 Battesimo del Signore -5-
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INTRODUZIONE Il modo di raggruppare i sacramenti trova impostazioni diverse nella manualistica sacramentaria. Molto spesso si presentano insieme il battesimo, la cresima e l'eucaristia, per meglio sottolineare l'unità dell'iniziazione cristiana. In altri casi i primi due si trovano abbinati all'ordine, in un contesto squisitamente ecclesiologico. Alcuni autori preferiscono invece non raggrupparli affatto, ma semplicemente esporli l'uno dopo l'altro, in modo da evidenziare la specificità di ogni singolo sacramento. Si tratta, in definitiva, di impostazioni diverse ma legittime, in funzione dell'approccio teologico che si ritiene più adeguato. Il raggruppamento battesimo-cresima scelto in queste pagine, oltre che per motivi circostanziali di didattica, vuole inserirsi nel flusso naturale della riflessione teologica, che nel pensare i sacramenti si pone spontaneamente il quesito sull'unità e sulla distinzione fra questi due. Si percepisce che non si tratta di una questione secondaria, e si intuisce che dalla maniera in cui essa verrà sciolta dipenderà anche la successiva relazione del battesimo e della cresima con gli altri sacramenti. Ciò risulta evidente rispetto all'eucaristia, nel quadro dell'intera iniziazione cristiana e, più specificamente, nel modo di impostare l'itinerario catecumenale. Anche in relazione all'ordine sacro ne seguono conseguenze non indifferenti, visto che dal trinomio battesimo-cresima-ordine trae la sua origine il rapporto sacerdozio comune-sacerdozio ministeriale e la conseguente dinamica missionaria della Chiesa. L'interrelazione battesimocresima incide anche nel modo di pensare i sacramenti di guarigione, quelli che riportano l'uomo peccatore allo stato primigenio di innocenza battesimale o lo preparano in vista del traguardo definitivo, inciso in nuce nel cuore del fedele dal battesimo. Infine, la questione ha la sua importanza anche rispetto al sacramento del matrimonio: basta pensare che il conferimento della confermazione (e, ovviamente, del battesimo) è raccomandato come condizione previa la sua celebrazione. Tutto ciò consiglia di affrontare lo studio dei sacramenti partendo dalla relazione unitàdistinzione fra i primi due, e contemporaneamente rende obbligato il riferimento agli altri sacramenti, anche perché tutti partecipano alla stessa nozione teologica racchiusa nella categoria sacramentale. Inoltre, visto che la teologia è un sapere unitario, occorre allargare la visuale più in là e attingere dall'intero patrimonio del mistero rivelato tutto quanto incide sull'argomento. Lo studio della teologia battesimale e cresimale, perciò, è continuamente permeato dal trattato de sacramentis in genere e dalla liturgia, dall'antropologia soprannaturale e dalla cristologia. Più particolarmente, queste pagine s'inquadrano in una cornice di stampo prevalentemente ecclesiologico, che tenta di accentuare il posto e la funzione del fedele nella missione della Chiesa di Cristo. Anche se l'impostazione generale di questo studio privilegia la dogmatica, gli aspetti morali ricevono una trattazione che vuol essere completa. La dimensione liturgica, quella pastorale e quella spirituale trovano anche un loro spazio; esse non si presentano, tuttavia, in modo separato – non costituiscono sezioni speciali –, ma si trovano integrate e fra loro intrecciate nei diversi temi sviluppati, in modo tale da rispettare, anche da questo punto di vista, l'unità della teologia.
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PARTE PRIMA IL SACRAMENTO DEL BATTESIMO Non è facile esprimere con nozioni umane le realtà soprannaturali; nel racchiudere la verità rivelata entro gli stretti confini del nostro linguaggio, si rischia di ridurne la portata. Raramente si trova un'unica parola che riesca ad esprimere l'intero contenuto teologico della realtà significata. Il battesimo, perciò, riceve diverse denominazioni, ognuna delle quali sottolinea aspetti specifici dell'unica ricchezza sottostante. Il termine « battesimo » (dalla voce greca ba*psx, « l'atto dell'abluzione », e più in concreto, « dell'immersione ») 4 richiama la sua forma celebrativa ottimale, nella quale è simboleggiato il seppellimento del catecumeno nella morte di Cristo e la sua partecipazione alla risurrezione di Cristo (Rm 6, 3-4); l'espressione « lavacrum regenerationis », di origine biblica (Tt 3,5), sottolinea l'effetto sacramentale della rinascita alla vita della grazia. Il battesimo è anche chiamato « illuminazione », perché il battezzato diventa « figlio della luce » (1 Ts 5,5); con parole di S. Giustino, « questo lavacro si chiama “illuminazione”, poiché sono illuminati nella mente coloro che imparano queste cose »,5 e percepiscono la realtà alla luce della fede. Perciò è anche denominato « il sacramento della fede », perché la esige, la esprime e la perfeziona. Infine, come « porta della vita spirituale », il battesimo è premessa indispensabile per i successivi sviluppi della vita cristiana.6 Quest'abbondanza di risvolti rende piuttosto impegnativa l'esposizione dell'intera dottrina sul battesimo. In queste pagine si desidera comunque presentare la teologia battesimale in modo piuttosto sintetico, ma senza tradirne la sua completezza. Il punto di partenza – obbligato – è lo studio del battesimo nella Scrittura (cap. 1). La stessa rivelazione neotestamentaria ci presenta la prima elaborazione teologica del battesimo specialmente nel corpus paulinum, nei brani sulla partecipazione battesimale del cristiano al mistero pasquale (cap. 2). Ciò ci porta successivamente a parlare della sua necessità (cap. 3); infatti, « se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio » (Gv 3,5). Segue poi lo studio del rito liturgico e del segno sacramentale (cap. 4). L'esposizione della teologia battesimale si conclude con la considerazione del ministro (cap. 5) e dei battezzandi (cap. 6).
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Capitolo I IL BATTESIMO NELLA RIVELAZIONE BIBLICA Pur trattandosi di un sacramento della Nuova Legge istituito da Gesù Cristo – avente quindi solo da Lui in poi una efficacia salvifica –, il battesimo cristiano si trova comunque ampiamente prefigurato e profetizzato nella rivelazione veterotestamentaria; addirittura, con Giovanni Battista gli uomini ricevono un'ulteriore istruzione immediatamente prima dell'istituzione del battesimo. Sulla scia di questa pedagogia divina, studieremo prima quanto si trova nella rivelazione che precede la vita pubblica del Signore, perché ci conduca ad una retta comprensione degli elementi forniti dalla rivelazione neotestamentaria. 1. La rivelazione veterotestamentaria Occorre ricordare che alcune delle prefigurazioni di cui parleremo furono interventi divini configurati come veri eventi di salvezza e non solo come annuncio della realtà futura, in quanto significavano o la santità di Cristo in se stesso o questa stessa santità come causa della nostra santificazione,7 e con l'esercizio delle prescrizioni cultuali l'uomo si giustificava testimoniando la sua fede nel Salvatore che sarebbe venuto.8 In questo contesto, la letteratura cristiana è ricca nel cercare indizi del battesimo nell'Antico Testamento; ci limiteremo, però, a passare in rassegna quelli più classici, molti dei quali si trovano ribaditi esplicitamente nel Nuovo Testamento. Nel diluvio universale, nel quale morirono tutti quelli che vivevano nel peccato, troviamo una prima prefigurazione del valore purificatore del battesimo. Ciò è evocato nell'attuale liturgia della benedizione dell'acqua battesimale (« e anche nel diluvio hai prefigurato il battesimo, perché oggi come allora, l'acqua segnasse la fine del peccato e l'inizio della vita nuova »); 9 nella prima lettera di Pietro (3,20-21), proprio nel contesto di una catechesi battesimale, viene poi esplicitamente indicato: « Essi avevano un tempo rifiutato di credere quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l'arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell'acqua. Figura, questa, del battesimo, che ora salva voi; non è rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo ». La corrispondenza tra Noè, il diluvio e il battesimo è basata su tre elementi: l'acqua, l'arca e le otto persone. Mentre l'acqua è il luogo biblico privilegiato di raffronto tra la potenza di Dio e quella del male, l'arca che si dibatte tra le onde prefigura la Chiesa come strumento di salvezza. Il numero otto richiama l'ottavo giorno, il giorno pasquale, nel quale s'inseriscono i battezzati.10 Ciò si trova spesso simboleggiato negli antichi battisteri, costruiti in forma ottagonale. La liberazione dalla schiavitù del peccato, conferita nel battesimo, è prefigurata dalla liberazione dall'Egitto attraverso il passaggio del Mar Rosso. Si tratta di un evento frequentemente evocato dai Padri nelle loro catechesi battesimali; per Gregorio di Nissa, « il popolo ebreo, nell'attraversare il Mar Rosso, annuncia la salvezza che l'acqua conferirà ».11 La liturgia battesimale fa eco a questa tradizione quando invoca da Dio Padre la benedizione dell'acqua: « tu hai liberato dalla schiavitù i figli di Abramo, facendoli passare illesi attraverso il Mar Rosso, perché fossero immagine del futuro popolo dei battezzati... ».12 Questa figura è presente in 1 Cor 10,1-6.11, nonché nel contesto di tutta la vita cristiana: « Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto. Ora ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono (...). Tutte -9-
queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi ». Siamo così esortati a non considerare la ricezione del battesimo come garanzia di salvezza, bensì come il suo inizio, « la porta della vita spirituale »; al traguardo finale ci si arriva attraverso il conseguimento della perfezione nella carità. Il solo possesso dei « mezzi di salvezza » non la garantisce magicamente; il testo mette in rilievo il contrasto tra i « tutti » che attraversarono il mare, mangiarono lo stesso cibo, bevvero dalla stessa roccia; e i « pochi » che arrivarono a destinazione. Con parole severe riguardanti la condizione ecclesiale dei battezzati, la Cost. Lumen gentium ci ricorda che « non si salva, però, anche se incorporato alla Chiesa, colui che, non perseverando nella carità, rimane sì in seno alla Chiesa col “corpo”, ma non col “cuore” » (LG 14/2). Perciò, dopo il battesimo è necessaria la crescita continua della vita cristiana; « in tutti i battezzati (...) la fede deve crescere dopo il battesimo (...). La preparazione al battesimo conduce soltanto alla soglia della vita nuova. Il battesimo è la sorgente della vita nuova in Cristo, dalla quale fluisce l'intera vita cristiana » (CCC 1254). Questa tipologia del battesimo presenta anche altri aspetti interessanti. La suddetta ripetizione del « tutti » sottolinea la dimensione collettiva dell'evento, figura della dimensione altrettanto collettiva della futura Chiesa battesimale. L'immagine dell'Esodo permette anche di presentare il battesimo come evento di salvezza nel quale Cristo è il nuovo Mosè.13 Infine, l'esodo racconta che gli Egiziani morirono tutti, come anche nel battesimo verranno cancellati tutti i peccati. Dal canto suo, la circoncisione, istituita come rito d'incorporazione al popolo d'Israele, « era una professione di fede, tanto che mediante la circoncisione gli antichi venivano integrati nella comunità dei fedeli. È chiaro così che la circoncisione fu una preparazione e prefigurazione del battesimo, poiché agli antichi Patriarchi, secondo l'espressione di S. Paolo, “tutto accadeva in figura” (1 Cor 10,11), così come la loro stessa fede si riferiva al futuro »; 14 un futuro dove troviamo il battesimo come professione di fede, come incorporazione al nuovo Popolo di Dio – la Chiesa – e come eliminazione dell'uomo carnale. È menzionata in Col 2,11-12: « In lui voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano di uomo, mediante la spoliazione del nostro corpo di carne, ma della vera circoncisione di Cristo. Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti ». Il battesimo diventa così il rito cristiano che porta a compimento ciò che preannunziava la circoncisione ebrea, per cui i cristiani diventano eredi delle promesse fatte ad Abramo. Anche le acque primordiali sulle quali aleggia lo spirito (Gn 1,1) sono in rapporto con il battesimo, in quanto sono presentate dalla Scrittura come « covate » dallo Spirito di Dio (cf CCC 1218). A proposito di questo testo commenta Tertulliano: « già allora nella sua stessa disposizione prefigurava il battesimo in quanto lo Spirito, che alle origini si librava sulle acque, sulle acque sarebbe rimasto per infondere in esse fecondità e vita ».15 I Padri parlano altresì delle acque del fiume Giordano come tipologia del battesimo: attraverso il passaggio del Giordano il Popolo di Israele riceve il dono della terra promessa, immagine della vita eterna (cf CCC 1222). Il fatto poi che siano state usate nel battesimo del Signore porta i Padri a intravedere il suo annuncio profetico in Giosuè (correlato anche dal nome, dirige la traversata: Gs 3), in Elia ed Eliseo (traversata del Giordano: 2 Re 2,7-14), in Naaman (guarigione dalla lebbra: 2 Re 5,14): personaggi tutti legati al fiume Giordano in un contesto di liberazione.16 « Tu hai preannunziato con il messaggio dei profeti i misteri che oggi si compiono », prega la Chiesa nella veglia pasquale.17 Dai diversi vaticini profetici, infatti, emerge un legame misterioso tra l'acqua, la purificazione e lo Spirito. Zc 13,1 annuncia il giorno in cui « vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e - 10 -
l'impurità », allusione profetica all'acqua battesimale, come ribadito dal Catechismo di Trento, sulla scia di una lunga tradizione.18 I vaticini profetici parlano altresì della gratuità di quest'acqua purificatrice; essi si rivolgono a tutti gli « assetati » con parole d'incoraggiamento: « venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente » (Is 55,1); ciò si fa in una cornice – quella dell'alleanza eterna – che rimanda ai tempi messianici. In Ez 47,1-9, proprio nel contesto della Gerusalemme messianica, il profeta vede « che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente (...); queste acque scendono nell'Arabia ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque (...); perché quelle acque dove giungono, risanano e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà ». Il simbolismo dell'acqua di mare come segno di caos e di morte, in contrasto con quello dell'acqua di fonte o di fiume come segno di vita è ricorrente nel testo biblico; « se l'acqua di fonte è simbolo di vita, l'acqua del mare è un simbolo della morte. Per questo poteva essere figura del mistero della croce. Per mezzo di questo simbolismo il battesimo significa la comunione alla morte di Cristo » (CCC 1220). Questi testi indicano così un certo legame, annunciato per i tempi messianici, tra l'acqua gratuita e la purificazione. Tuttavia, e come già anticipato, la purificazione avviene a causa dello Spirito vivificante « covato » nelle acque. La rivelazione veterotestamentaria pone lo Spirito in relazione con l'acqua vivificante e purificatrice: nel libro di Ezechiele, subito dopo avere parlato dell'aspersione con l'acqua che purifica (Ez 36,25), si aggiunge: « vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei precetti... » (v. 26). Si veda che, pur senza un riferimento esplicito a questi testi, l'immagine dell'acqua zampillante permeata dallo Spirito è presente anche nel Nuovo Testamento: « Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: “Chi ha sete venga a me e beva. Chi crede in me, come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato » (Gv 7,37-39). E nel dialogo di Gesù con la Samaritana compare esplicitamente il legame dell'acqua con la vita eterna, e più indirettamente – nell'intero contesto – con lo Spirito: « Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna ».19 2. Il battesimo di Giovanni S. Giovanni Battista ebbe la missione di preparare i cuori per l'arrivo del Salvatore. In questa cornice si intende il senso del suo battesimo: pur senza perdonare i peccati, induceva alla penitenza. Il rito battesimale in quanto tale non era una novità per gli Israeliti: esisteva già nell'Antico Testamento per certe purificazioni rituali, per l'iniziazione dei proseliti convertiti al giudaismo, e presso la setta degli Esseni e quella del Qumran figurava come rito d'incorporazione. Non sembra che questa prassi veterotestamentaria abbia avuto un valore al di là della mera purezza legale; richiamava piuttosto la purezza di cuore, senza però conferirla.20 Il battesimo di Giovanni, tuttavia, non va considerato in semplice continuità con gli antichi riti,21 sebbene abbia in essi il suo modello. Pur condividendo la debolezza e l'impotenza di tutti i segni precristiani, la realtà promessa è così vicina che « solo una sottile parete la separa da colui che crede nella promessa di Dio ».22 Esso si trova inserito nella cornice della rivelazione veterotestamentaria sui tempi messianici con una sua peculiarità: non è conferito al modo di una semplice purificazione ritualelegalista, né come solo rito d'iniziazione; è invece permeato da un impegno morale, che chiede il cambio di vita, la conversione. È incoativo dell'« aspersione di acque pure » (Ez 26,35) - 11 -
profetizzata per i tempi messianici. La prospettiva escatologica è fortemente presente,23 come preparazione immediata all'avvento del regno di Dio: il Battista esorta alla conversione, « perché il regno dei cieli è vicino » (Mt 3,2), e con esso avviene il giudizio (Mt 3,10: « Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco »). Il battesimo di Giovanni fu inoltre voluto da Dio; almeno, così si evince dal contesto di due brani del Vangelo. Quando i farisei si avvicinano a Gesù per tentarlo, il Signore a sua volta domanda loro: « “Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?”. Ed essi riflettendo tra loro dicevano: “Se diciamo: dal Cielo, ci risponderà: perché dunque non gli avete creduto?; se diciamo dagli uomini, abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta” » (Mt 21,25-26). Loro non rispondono, ma dall'insieme del testo si intravede che Gesù lo riteneva venuto « dal cielo ». Ciò è ulteriormente confermato da Gv 1,6, che toglie ogni dubbio riguardo all'origine divina della missione di Giovanni, e all'interno di essa, anche del suo battesimo: « Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni ». Tuttavia, pur essendo il suo battesimo d'origine divina, il Vangelo afferma anche la sua distinzione e inferiorità rispetto al battesimo di Cristo. In Mt 3,11 si legge, infatti: « Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non sono degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco ». In questo brano vengono ben differenziati gli effetti dell'uno e dell'altro; il primo è un battesimo « per la conversione » – muove cioè il cuore alla penitenza e all'accoglienza di Cristo –, mentre il secondo è un battesimo « in Spirito Santo e fuoco »: parole che indicano la grazia battesimale come effusione dello Spirito.24 La differenza tra questi due battesimi è affermata nel Concilio di Trento, nel primo canone de sacramento baptismi: « se qualcuno afferma che il battesimo di Giovanni aveva la stessa efficacia del battesimo del Cristo, sia anatema ».25 La definizione tridentina non fa altro che riprendere la dottrina tradizionale della Chiesa, che troviamo già presso i primi scrittori cristiani; Tertulliano, ad es., scrive: « Egli non conferiva nulla di celeste, semplicemente svolgeva un servizio in preparazione alle vere realtà celesti, vale a dire aveva il compito di predicare la conversione che è appunto un atteggiamento della volontà dell'uomo ».26 Sulla scia del pensiero patristico, l'Aquinate insiste sulla stessa idea: « Il battesimo di Giovanni non conferiva la grazia, ma preparava ad essa gli animi in tre modi: prima per mezzo della dottrina di Giovanni, che induceva gli uomini alla fede in Cristo; in secondo luogo abituandoli al rito del battesimo di Cristo; e infine preparandoli, mediante la penitenza, ad accogliere l'effetto del battesimo cristiano ».27 Quest'ultimo testo ci porta a cogliere un certo collegamento tra il battesimo di Giovanni e il catecumenato cristiano. Risulta illuminante la testimonianza di Giovanni Scoto Eriugena, riportata da S. Tommaso 28 a questo proposito: « quanto è salutare per i catecumeni non ancora battezzati la dottrina della fede, tanto giovò il battesimo di Giovanni prima di quello di Cristo. Poiché, come quegli predicava la penitenza, prediceva il battesimo di Cristo, e attirava alla conoscenza della verità apparsa nel mondo; così i ministri della Chiesa, prima insegnano, poi rimproverano i peccati, e infine promettono la remissione dei peccati col battesimo di Cristo ».29 La figura di Giovanni non va dunque vista solo come « l'ultimo dei profeti »; nel riportarlo nel Nuovo Testamento, la Scrittura colloca il suo ministero come prologo necessario alla missione di Gesù. Sia l'esortazione alla conversione che l'incitamento della volontà (di seguire Cristo), presenti nel ministero battesimale di Giovanni, trovano la loro continuità nel tempus Ecclesiae. Così come fu necessaria una preparazione del popolo d'Israele per l'accoglienza fruttuosa del Redentore, anche per la partecipazione piena agli effetti del battesimo cristiano si renderà - 12 -
necessaria una certa preparazione: sarà questo lo scopo del catecumenato, di cui ci occuperemo più avanti. 3. Il battesimo nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli Il Vangelo ci racconta che lo stesso Signore ha voluto ricevere il battesimo dalle mani di Giovanni, proprio all'inizio del suo ministero pubblico; non perché ne avesse bisogno, ma « poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia ». Il testo completo aggiunge più particolari (Mt 3,13-17): « In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”. Ma Gesù gli disse: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia”. Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto” ». Il fatto che Gesù sia stato battezzato – mentre non ne aveva bisogno – si spiega per la sua intenzione di rendersi solidale con tutti gli uomini: 30 egli « doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo » (Eb 2,17). Facendo così, il Signore « voleva purificare le acque, affinché esse, lavate con la carne di Cristo che non ha mai conosciuto il peccato, ricevessero il potere di battezzare »,31 e si indica l'elemento materiale che diventa segno sacramentale. Il brano accenna altresì che « si aprirono i cieli »; un'immagine già presente nell'Antico Testamento (cf Ez 1,1; Is 63,19) per indicare una speciale rivelazione divina, ma che adesso segna una nuova tappa della storia della salvezza: la via d'accesso al Padre, chiusa dopo il peccato originale, viene riaperta con la grazia battesimale. Ed infine, non va dimenticata la teofania trinitaria; il battesimo è una effusione dello Spirito Santo, che ci incorpora ai misteri della vita di Cristo per portarci verso il Padre; come azione dove ogni Persona della Santissima Trinità ha il proprio ruolo, tutte e tre verranno incluse nel segno verbale del sacramento. Così S. Ireneo di Lione può dire, dopo aver esposto i tre articoli riguardanti la Trinità: « Per questo nella nostra rigenerazione il battesimo procede per questi tre articoli elargendoci la grazia della rinascita in Dio Padre mediante il Figlio per opera dello Spirito Santo ».32 La voce del Padre che dichiara Gesù « il Figlio mio prediletto » riprende quasi letteralmente la profezia messianica di Is 42,1. Essa mette al centro la filiazione divina in rapporto al battesimo. La questione ha la sua importanza, perché ci permette di distinguere, nella Teofania del Giordano, ciò che si rapporta all'istituzione del battesimo cristiano (la determinazione dell'acqua come il segno sacramentale) da ciò che del mistero di Cristo si partecipa attraverso il battesimo: la filiazione divina. Perciò, sebbene il battesimo sia anzitutto incorporazione al mistero pasquale di Cristo (cf Rm 6,3- 4) – da cui riceve la sua forza salvifica, come verrà studiato nelle pagine successive –, dal punto di vista della correlazione fra la vita di Cristo e la vita soprannaturale degli uomini il battesimo cristiano ci rende partecipi all'Incarnazione del Signore: poiché ciò che allora avvenne nell'umanità di Cristo (l'essere assunta dal Figlio di Dio) si riscontra negli uomini – sebbene in modo partecipato – nel momento del battesimo (diventare figli addottivi di Dio). È ciò che sin dalla prima patristica è stato coniato con l'assioma di San Ireneo: « Dio si è fatto quello che siamo noi perché noi diventassimo quello che Egli è ».33 La nascita del Figlio di Dio nell'umanità è così fondamento della nascita degli uomini alla divinità. La Teofania del Giordano considerata non nel suo momento istituzionale, ma come l'unzione di Gesù dallo Spirito all'inizio della sua vita pubblica, trova invece il suo riscontro nella vita del singolo cristiano nella cresima,34 come studieremo più avanti. Negli anni di predicazione del Signore, i suoi discepoli cominciarono già a battezzare (cf Gv - 13 -
4,2); tuttavia, non sarebbe teologicamente coerente considerare questo battesimo alla stregua del posteriore battesimo cristiano, perché non si era ancora realizzato il mistero pasquale: sembra piuttosto che si trattasse di un certo rito d'iniziazione al discepolato di Gesù.35 Un altro brano giovanneo di grande importanza per la dottrina sul battesimo è Gv 3,5. Nel contesto del dialogo con Nicodemo, Gesù risponde: « In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio ». Ci sono stati alcuni autori propensi a vedere nel « nascere dall'acqua » solo un'allusione al battesimo di Giovanni (sarebbe il battesimo conosciuto da Nicodemo); per Calvino addirittura « l'acqua » sarebbe una semplice metafora per indicare l'azione purificatrice dello Spirito, che si eserciterebbe senza alcun rito esteriore.36 L'esegesi cattolica di questo versetto è stata tuttavia costante nell'interpretare « l'acqua » come il battesimo cristiano, e l'analisi letteraria del testo condotto dai biblisti toglie ogni dubbio sull'autenticità dell'espressione.37 Inoltre, l'espressione « nascere dallo Spirito », anche dal suo paragone con i rispettivi paralleli sinottici, indica essenzialmente il « nascere a una vita nuova che è una vita di fede; questa vita di fede suppone realmente una nuova nascita, una nuova maniera d'essere e d'agire; soltanto lo Spirito può suscitarla in noi ».38 Si indicano così le due condizioni fondamentali dell'iniziazione cristiana: la fede e il battesimo, non come vie parallele e indipendenti, ma che si richiamano reciprocamente. In definitiva, si « mette a fuoco la partecipazione del credente alla vita sacramentale. La nuova nascita non è soltanto l'effetto di un rito: oltre l'azione oggettiva del sacramento, Gv 3,5 evidenzia anche la parte soggettiva di colui che riceve il battesimo, cioè l'attitudine di fede ».39 Si parla dunque di una nascita, e cioè, di una nuova vita a cui si accede attraverso l'acqua: è la nuova vita in Cristo, che trasforma la vita naturale. Questa rinascita si afferma come assolutamente indispensabile per « entrare nel regno di Dio »; chi non rinasce, non può entrare. La questione trova il suo pieno senso alla luce del versetto precedente (v. 3): « In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio ». Gesù insegna che ciò che importa prima di tutto non è l'opera dell'uomo o l'adempimento della legge, ma la « nascita dall'alto ». Quest'annuncio era quanto mai importante per tutto il cristianesimo delle origini (proprio nei confronti del giudaismo) perché offriva motivazione e spiegazione al battesimo cristiano, come principio di salvezza,40 visto che il testo giovanneo considera necessaria una purificazione che viene da Dio ed una totale trasformazione dell'uomo per poter entrare nel Regno di Dio.41 L'incapacità dell'uomo di arrivare da solo al regno di Dio deriva dalla differenza sostanziale delle due realtà, ra*qn (carne) e pmet&la (spirito), di cui si parla nel versetto successivo: « Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito ».42 Altri spunti su quest'argomento verranno considerati più avanti, a proposito della necessità del battesimo per la salvezza. Il mistero pasquale è al centro della teologia battesimale paolina, e come tale verrà considerato nella sezione successiva. Già nei vangeli Cristo parla della sua morte come di un battesimo (cf Mc 10,38-39; Lc 12,50), e nell'acqua che sgorgò dal fianco trafitto di Gesù crocifisso (cf Gv 20,34) la Chiesa vede un segno del battesimo (cf CCC 1225). L'intera vita di Cristo ha il suo centro nel mistero pasquale, e anche tutti gli eventi salvifici compiuti nella Chiesa si fondano sullo stesso mistero, donato agli uomini per la loro salvezza. Ma mentre il mistero pasquale è configurato come causa dell'efficacia della grazia battesimale, il mistero dell'Incarnazione, come accennato in precedenza, contiene ciò che costituisce l'effetto più radicale della grazia battesimale e cioè la filiazione divina. Più complessivamente potremmo dire che nell'Incarnazione il Figlio di Dio nasce nella sua umanità, nel mistero pasquale nasce la Chiesa di Cristo, nel battesimo rinascono gli uomini come figli di Dio. Finalmente, in Mt 28,19-20, immediatamente prima della sua ascensione, il Signore risorto dà - 14 -
agli apostoli il precetto missionario: « Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo ». Va sottolineata la solennità delle sue parole: Egli parla come l'inviato del Padre e da Lui glorificato, inaugurando un nuovo stadio della storia della salvezza. L'obbligo del battesimo ha inizio, nella logica dell'economia salvifica, dopo il mistero pasquale – da quell'evento, come tutti gli altri sacramenti, prende la sua virtù il battesimo – e dopo l'ascensione, quando i sacramenti diventano necessari come presenza visibile dell'umanità di Gesù Cristo. L'incarico di battezzare si trova inoltre inscindibilmente unito a quello di « ammaestrare » e di « insegnare »; i due sono legati l'uno all'altro: parola e battesimo altro non sono che due momenti di un unico itinerario salvifico.43 L'autenticità del mandato missionario è stata messa in dubbio in ambito modernista, perché sarebbe l'unica occasione in cui Gesù parla esplicitamente del battesimo; nella sua predicazione è invece sottolineata, come condizione di appartenenza al Regno, la conversione, l'adempimento dei comandamenti, e la fede. Tuttavia, le testimonianze dell'intera rivelazione neotestamentaria sulla prassi e sulla dottrina del battesimo sono così schiaccianti da rendere innocua una tale teoria.44 A ragione, perciò, la Chiesa respinse la posizione secondo la quale « la comunità cristiana introdusse la necessità del battesimo, adottandolo come rito necessario e annettendogli gli obblighi della professione cristiana ».45 Ci possiamo chiedere in che momento è stato istituito il battesimo. Il magistero della Chiesa al riguardo afferma che tutti i sacramenti sono stati istituiti da Cristo 46 ma per il battesimo non si pronuncia sul momento preciso. Su quest'argomento si sono sviluppate due opinioni. Quella che raccoglie un consenso più vasto nella patristica sostiene l'istituzione del battesimo nel momento in cui Gesù stesso lo ricevette nel Giordano. Altri autori, tra cui il B. Duns Scoto e S. Bonaventura, trovano l'istituzione nel mandato missionario. La posizione più ragionevole al riguardo sembra, però, quella di S. Tommaso, scritta nel suo Commento alle Sentenze: 47 « L'istituzione del battesimo fu molteplice. Fu dapprima istituito per ciò che riguarda la materia nel battesimo di Cristo. Ma la sua necessità fu affermata in Gv 3,5. L'uso si iniziò quando mandò i discepoli a predicare e a battezzare. L'efficacia la ottenne dalla passione di Cristo. La divulgazione quando fu imposto a tutte le genti in Mt 28,18 ». Gli apostoli, però, non cominciarono subito a battezzare: attesero ancora la discesa dello Spirito Santo, anch'essa annunciata dal Signore come un battesimo (At 1,5). Il dato ha la sua importanza, poiché il battesimo che verrà poi conferito alle successive generazioni di cristiani è anche incorporazione a questo evento salvifico. Così come non avrebbe un senso pieno il battesimo prima della passione di Cristo – perché è dalla croce che proviene la virtù salvifica del sacramento –, lo stesso si deve dire rispetto al periodo anteriore alla Pentecoste. Subito dopo, invece, si trovano già costituito l'intero patrimonio degli eventi salvifici a cui, attraverso il battesimo, vengono incorporati gli uomini. Negli Atti degli Apostoli, infatti, troviamo il battesimo tra le prime cose che si fanno all'inizio della vita della Chiesa, insieme all'annunzio del messaggio salvifico. Gli abitanti di Gerusalemme, radunati attorno agli apostoli – li avevano sentiti parlare in lingue diverse –, chiedono loro che cosa dovevano fare. Pietro rispose (At 2,38): « Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo ». Il battesimo è dunque ciò che significa e realizza l'incorporazione alla comunità di salvezza, la Chiesa, che così cresce visibilmente: « Allora quelli che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone » (At 2,41). - 15 -
La stessa prassi si ritrova spesso nel libro degli Atti. Dopo l'annunzio della dottrina di Gesù Cristo, coloro che credono sono battezzati. Così succede in Samaria con la predicazione di Filippo,48 nella conversione dell'eunuco,49 e in quella della famiglia di Cornelio.50 Perfino nella conversione di Paolo Apostolo, che si era incontrato direttamente con Gesù Cristo, non manca il rito battesimale: « E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato » (At 9,18). Evidentemente, la rivelazione biblica sul battesimo è contenuta anche negli altri libri del Nuovo Testamento. Di questo ci occuperemo nel capitolo successivo, per legare meglio il dato biblico con la considerazione sistematica degli effetti sacramentali.
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Capitolo II GLI EFFETTI DEL BATTESIMO Anche se la categoria teologica « sacramento » ha percorso un lungo cammino finché ha trovato il suo assetto definitivo, le testimonianze neotestamentarie sul segno e sugli effetti del battesimo sono tali da non aver impedito alla Chiesa primitiva di sviluppare una sua « concezione sacramentale »,51 pur non usando ancora questa terminologia. Il signum sacramenti è stato già accennato e verrà successivamente approfondito; occorre ora studiare la res sacramenti nei suoi diversi risvolti. 1. La rigenerazione battesimale È stata anteriormente menzionata l'espressione « lavacro di rigenerazione » (Tt 3,5) come denominazione neotestamentaria del battesimo. La nozione « rigenerazione » è particolarmente adatta ad indicare il suo effetto principale, visto che si tratta di una vera e propria rinascita (cf Gv 3,3), un passaggio dalla morte alla vita: la vita naturale si trasforma nella vita nuova in Cristo, e il neo-cristiano diventa « una creatura nuova » (2 Cor 5,17). Questo carattere di rinascita proprio del battesimo è indicato nell'era patristica con espressioni simboliche molto chiare, in forte parallelismo con la nascita carnale: il battesimo è un « uterus maternus » (Ambrogio); « vulva matris acqua baptismatis » (Agostino); e il rito battesimale, per Tertulliano, è un vero e proprio natale.52 Leone Magno si spinge addirittura a dire che « l'acqua battesimale è come il seno di Maria, poiché il fonte è ripieno dello stesso Spirito, di cui fu piena la Vergine ».53 Come generazione (e non « fabbricazione ») di una nuova vita, il generato ha la stessa natura del generante. Così come i figli degli uomini non possono non avere una natura umana, in modo analogo, la generazione spirituale del battesimo eleva le potenze dell'anima su un piano soprannaturale, che è uguale per tutti i cristiani, in quella uguaglianza che accomuna la totalità delle membra del corpo mistico di Cristo. Prende così un senso assai realistico la nozione di Ecclesia Mater, mentre emerge con chiarezza la radicale uguaglianza fra tutti i suoi figli. In che cosa consiste questa nuova vita in Cristo? Qual è la differenza tra chi l'ha ricevuto e chi non è ancora rinato spiritualmente? Rispondere a queste domande non è altro che parlare degli effetti del battesimo, l'argomento che affronteremo in seguito. Non occorre tuttavia affrontare direttamente l'individuazione di tali effetti; se non si vuole arrivare ad una dottrina impoverita e isolata dal suo contesto, conviene studiare prima una realtà precedente (anche se non temporalmente) che è come il sostrato delle altre: l'incorporazione ai misteri salvifici di Cristo. 1.1. Partecipazione alla morte e risurrezione di Cristo La soteriologia cattolica afferma il carattere salvifico dell'intera vita di Cristo; non esiste un solo momento senza valore redentore. Tuttavia, al centro della vita di Cristo troviamo il mistero della sua morte e risurrezione, ed è per questo che i testi biblici che parlano della nostra incorporazione in Christo lo fanno accennando a queste due realtà. Mentre i vangeli sinottici e gli Atti presentano prevalentemente i fondamenti storici della liturgia primitiva, nel corpus paulinum troviamo la prima riflessione teologica sulla realtà battesimale nel suo insieme. La dottrina si trova particolarmente esplicitata in due testi paolini. Nella Lettera ai Romani (6,35) si legge: « O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione ». La forma dei verbi usati ha un carattere integrativo; si parla di « essere sepolti insieme a lui », « - 17 -
essere uniti a lui con una morte simile alla sua... », e tutto questo in un contesto battesimale (« per mezzo del battesimo... »).54 Non si parla, cioè, della nostra morte fisica né della nostra sepoltura materiale, ma si afferma che per mezzo del battesimo l'uomo si inserisce in tal modo in Christo che la sua morte e risurrezione diventano anche eventi del battezzato. L'espressione « essere completamente uniti a lui » ha un senso forte; in traduzioni precedenti (la Volgata) la si rendeva come compiantati, nel senso di « piantare insieme »: analogamente a come dal corpo di Cristo, sepolto sotto la terra, proviene come frutto la salvezza del mondo, così anche il nostro corpo, sepolto nel battesimo, matura in frutti di giustizia e santità. Qualche esegeta preferisce leggere l'espressione greca originale (rt*lutsoi) nel senso di « crescere insieme », che comunque sottolinea sempre l'idea di una stretta unità.55 Anche l'originale greco della parola « o