Credo nello Spirito Santo


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CREDO NELLO SPIRITO SANTO

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Lo Spirito come vita

EDITRICE QUERINIANA

Alla Badessa e alle monache di Pradines

Titolo originale ]e crois en l'Esprit Saint Tome II: «Il est Seigneur et Il donne la vie»

© 1979 by Les éditions du Cerf, Paris © 1982 by Editrice Queriniana, Brescia via Piamarta, 6 Traduzione dal francese di PIETRO CRESPI Stampato dalla Tipolitografia Queriniana, Brescia

PARTE PRIMA

LO SPIRITO ANIMA LA CHIESA

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1 INTRODUZIONE

All'inizio di questa prima parte, è cosa dolce per nm nportare un passo della prima omelia di s. Giovanni Crisostomo sulla Pentecoste, n. 4 (PG 50, 458-59), nella traduzione di M.C. Portelette (in S. }EAN CHRYSOSToME, Oeuvres complètes, a cura di M. Jeannin, t. III, Bar-le-Due, 1869, p. 263-264 ). È una bella introduzione a quello che abbiamo da dire, e che ne manifesta in anticipo il carattere tradizionale. [La traduzione italiana è condotta sul testo originale greco NdT.].

Dove sono ora coloro che bestemmiano la maestà dello Spirito? Perché se egli non rimette i peccati, invano lo riceviamo nel battesimo; ma se li rimette, invano gli eretici lo bestemmiano. Se lo Spirito non esistesse, noi non potremmo dire che Gesù è Signore: «Nessuno può dire 'Gesù è Signore' se non sotto l'azione dello Spirito santo» (1 Cor 12,3 ). Se lo Spirito santo non esistesse, noi fedeli non potremmo pregare Dio: infatti diciamo: «Padre nostro che sei nei cieli» (Mt 6,9). Ma come non potremmo chiamare Gesù Signore, allo stesso modo non potremmo chiamare Dio nostro Padre. Chi ce lo dimostra? Lo stesso Apostolo quando dice: «E poiché siete suoi figli, Dio ha inviato nei vostri cuor1 lo Spirito di suo Figlio che esclama: 'Abbà', ossia 'Padre'» (Gal 4,6). Per questo, quando invochi il Padre, ricordati che ti è stato dato di chiamarlo con tale nome grazie alla mozione dello Spirito santo sulla tua anima. Se lo Spirito santo non esistesse, non ci sarebbe nella Chiesa né il discorso della sapienza né quello della scienza: «A uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; ad un altro, invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio della scienza» (1 Cor 12,8). Se lo Spirito santo non esistesse, non ci sarebbero nella Chiesa né pastori né dottori, perché è lo Spirito santo che li fa tali, secondo quanto dice s. Paolo: «Nel quale lo Spirito santo vi ha posti come vescovi e pastori» (Atti 20,28). Vedi che anche questo avviene grazie all'azione dello Spirito? Se lo Spirito non fosse presente in quest'uomo che è nostro comune padre e maestro, quando poco fa è salito su questo sacro pulpito e ha dato a tutti voi la pace, voi non gli avreste risposto tutti insieme: «E con il tuo spirito»; per

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questo voi gli rivolgete tali parole non solo quando sale all'altare, o si intrattiene con voi, o prega per voi, ma anche quando sta presso questa sacra mensa, quando sta per offrire questo sacrificio venerando, come sanno bene coloro che sono iniziati ai sacri misteri. Egli non tocca le sacre offerte se prima non ha implorato per voi la grazia del Signore, se prima voi non gli avete risposto tutti insieme: «E con il tuo spirito», e questa stessa risposta vi ricorda che colui che è là, non fa nulla da se stesso, che i doni presentati non sono affatto opera umana; ma che solo la grazia presente dello Spirito, discesa su tutti, compie questo mistico sacrificio. Anche se là c'è presente un uomo, è Dio che agisce per mezzo di lui. Non badare quindi alla natura di quello che vedi, ma pensa alla sua grazia invisibile. Non c'è nulla che viene dall'uomo nelle cose che si compiono nel santuario. Se lo Spirito non fosse presente, la Chiesa non formerebbe un'unità ben salda; se la Chiesa è salda nella sua unità, è segno che lo Spirito è presente.

CAPITOLO PRIMO

LA CHIESA È FATTA DALLO SPIRITO SANTO EGLI NE È IL CO-ISTITUENTE

Per quanto indietro possiamo risalire nella serie delle confessioni di fede, troviamo l'articolo della Chiesa unito a quello dello Spirito santo: «Credo allo Spirito santo, nella santa Chiesa, per la resurrezione della carne» 1• Verso il 200, T ertulliano esprime così questa unità profonda: «Poiché la testimonianza della fede e la garanzia della salvezza hanno come cauzione le Tre Persone, necessariamente vi si trova aggiunta la menzione della Chiesa. Infatti, ove sono i Tre, Padre, Figlio e Spirito santo, là si trova anche la Chiesa, la quale è il corpo dei Tre» 2 • Non ci sorprende quindi di vedere il concilio del 381 aggiungere al Simbolo di Nicea dopo le parole «e nello Spirito santo», sia la frase «che è Signore e dà la vita e procede dal Padre, con il Padre e il Figlio adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti», sia l'articolo sulla Chiesa «una, santa, cattolica e apostolica». S. Agostino, il quale non ha conosciuto il testo del 381, unisce sempre la santa Chiesa allo Spirito santo, di cui essa è il tempio 3 • Era questo certamente il senso della confessione di fede apostolica e battesimale, con la sua struttura trinitaria: se la creazione viene attribuita al Padre, la Redenzione è opera del Verbo fatto carne, la santificazione è opera dello Spirito santo 4 : è il terzo articolo che ingloba la Chiesa, il battesimo, la remissione dei peccati, la comunione dei santi (sancta e sancti-sanctae), la resurrezione, la vita del mondo a vemre ... In Occidente però è stata omessa, in linea generale, la preposizione eis, in, davanti ad «ecclesiam», e a questo fatto è stato attribuito un va1 Je crois à l'Esprit Saint, dans la Sainte Église, pour la résurrection de la chair è il titolo del breve libro di P. NAUTIN, che porta per sottotitolo: Étude sur l'histoire et la théologie du Symbole (Unam Sanctam 17), Parigi 1947. 2 De baptismo 6 (CSEL 20, p. 206); tr. francese F. REFOULÉ, SChr 35 (1952), p. 75. 3 De fide et symbolo, nel 393, c. X (P-L 40, 193 ); De symbolo ad catechumenos 6, 14 (col. 635); Enchiridion, c. LVI (col. 258·59, nel 421). 4 ].A. ]UNGMANN, Die Gnadenlehre im apostolichen Glaubensbekenntnis, in Gewordene· Liturgie, Innsbruck-Leipzig 1941, p. 173-189.

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lore teologico: si può credere in Dio, prenderlo per fine della propria vita, ma non si può, allo stesso modo, credere nella Chiesa 5 • Così, quando i grandi Scolastici incontravano nel simbolo Niceno-Costantinopolitano, la formula «Credo in Spiritum Sanctum ... et in unam ... Ecclesiam», la commentavano dandole questo significato: Io credo nello Spirito santo, non solo in se stesso, ma come colui che unifica, santifica, cattolicizza e apostolicizza la Chiesa. Così Alessandro di Hales 6 , Alberto Magno 7 , Pietro di Tarantasia 8 , Tommaso d'Aquino 9 , Riccardo di Mediavilla 10 ... Citiamo un passo molto bello di Alberto: Si dice «la santa Chiesa». Ora, ogni articolo di fede si fonda sulla verità divina ed eterna, non sulla verità creata, perché ogni creatura è vana e non ha alcuna verità ben salda. Così questo articolo deve essere ricondotto all'opera specifica dello Spirito santo, cioè a «lo credo nello Spirito santo», non solo in se stesso come questo articolo enuncia, ma io credo in lui anche per quanto riguarda la sua opera specifica, che è quella di santificare la Chiesa. Questa santità egli la comunica nei sacramenti, nelle virtù e nei doni che distribuiscé per perfezionare la santità, e infine nei miracoli e nelle grazie di tipo carismatico (et donis gratis datis) quali la sapienza, la scienza, la fede, il discernimento degli spiriti, le guarigioni, la profezia e tutto ciò che lo Spirito dona per manifestare la santità della Chiesa 11 •

La Chiesa, certamente, è oggetto di fede: noi la crediamo una, santa, cattolica e apostolica. Ma riportiamo questi attributi alla loro causa propriamente divina e dell'ordine della grazia. Il Catechismo detto del Concilio di Trento, un testo che fa onore ai suoi redattori, unisce questi due aspetti della credenza e della fede:

La Chiesa è fatta dallo Spirito santo

santa Chiesa. Così, perfino mediante questa differenza di linguaggio, Dio, autore di tutte le cose viene distinto da tutte le sue creature, e tutti i beni preziosi che egli ha conferiti alla Chiesa, noi ricevendoli li riferiamo alla sua divina bontà 12,

Noi vediamo, della Chiesa, tutto ciò che è fatto con la materia di questo mondo. Questo lo vedono anche i non credenti, i sociologi e i politici. Ma noi crediamo che in essa Dio opera secondo il suo disegno di grazia. Ecco quindi la Chiesa è - e lo era già stato Gesù 13 - insieme realtà terrena, consegnata alla staticità, e opera di Dio, «mistero» che solo la fede conosce. Tuttavia Dio opera in ciò stesso che è terreno e storico, sicché la trascendenza è significata in ciò che è visibile e si offre alla percezione dell'uomo razionale stesso. La Chiesa è segno, oltre che strumento, dell'intervento di Dio nel nostro mondo e nella nostra storia. L'apologetica ha fatto di ciò un uso che vale quel che vale: non di più, ma neanche di meno. Le quattro proprietà che il simbolo enuncia sono state sfruttate in apologetica appunto come «note» atte a far conoscere e discernere la vera Chiesa. Questo sforzo è stato compiuto con esiti diversi 14 • Non è su questo piano che ci collocheremo noi, bensì su quello della fede. Non si dà opposizione, anzi neanche soluzione di continuità tra i due: credere nello Spirito santo che rende la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, significa di fatto credere alla realizzazione della promessa di Dio nella Chiesa, in questa realtà concreta e complessa, «risultante di un duplice elemento, umano e divino» di cui parla il concilio Vaticano II il quale aggiunge: Come la natura assunta serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza, a Lui indissolubilmente unito, in modo non dissimile, l'organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del corpo (cf Ef 4,16 ). Questa è l'unica Chiesa di Cristo, che nel simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica, e che il Salvatore nostro, dopo la sua resurrezione, consegnò a Pietro perché la pascesse (G v 21,17) ... 15 •

t!: necessario credere che esiste una Chiesa una, santa e cattolica. Per quanto riguarda le tre Persone della Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo, noi le crediamo sì da collocare in esse la nostra fede. Ma ora, mutando il nostro modo di dire, noi professiamo di credere la santa Chiesa e non nella 5 Questa storia è stata riperçorsa da }1P.L. OuLTON, The Apostles' Creed and Belief concerning the Church, in ]ournal of Theol. St. 39 (1938) 239-243; S. TROMP, Corpus Christi quod est Ecclesia, I. 2' ed., Roma 1946, p. 97 s; H. DE LuBAC, La Poi chrétienne. Essai sur la structure du Sybole des Apotres, Parigi 1969, cap. IV-VI. 6 Summa, lib. III, pars III, inq. 2, tract. 2, q. 2, tit l, n. XVI: ed. Quaracchi IV, 1948, p. 1131. 7 In III Sent. d. 25 q. 2 a. 2 c. s Id. 9 In II Sent. d. 25 q. l a. 2 ad 5 con attribuzione della precisazione a s. Leone e a s. Anselmo; Sum. theol. 2a 2ae q. l a. 9 ad 5, con citazione di s. Leone: in realtà Rufina, In Symb. Apost., 36 (PL 21, 373). Si veda anche Compendium theologiae I, c. 147. to In III Sent. d. 25 a. l q. 2. Il De sacrificio Missae II c. 9 art. 9 (ed. BoRGNET, XXVIII, p. 65); confr. In III Sent. d. 21 b a. 6 s; J. DE GHELLINK, L'explication du Credo par s. Albert, in Studia Albertina (Beitr. Suppl. Bt. 4), Miinster 1952, p. 148 s.

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Si tratta proprio della Chiesa storica e visibile, quella di cui Gesù è il «fondatore» (ma, sempre vivo e attivo, egli ne è il fondamento permaPrima Pars, art. 9, n. 23. Donde il tema, in s. Giovanni, «egli vide e credette». Cf O. CuLLMANN, Eiden kaz' episteusen, in Aux sources de la Tradition chrétienne, Mélanges. Maurice Goguel, Neuchatel-Parigi 1950, p. 52-61. Per s. Giovanni, credere è una maniera di vedere, significa percepire il significato e la realtà profonda di quello stesso che si vede corporalmente. Questa lettura profonda si fa grazie allo Spirito (p. 58). 14 G. THILS, Les notes de l'Eglise dans l'apologétique catholique depuis la Réforme, Gembloux 1937; il nostro L'Eglise une, sainte, catholique et apostolique (Mysterium sa• lutis 15), Parigi 1970 [ trad. it., Mysterium salutis, vol. 7, Queriniana, Brescia]. 15 Cost. dogm. Lumen Gentium, n. 8. 12

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nente). Lo Spirito le dà vita e la fa crescere proprio in quanto essa è il Corpo del Cristo. La Chiesa, nella sua vita e anche nella sua sorgente, è il frutto di due «missioni divine», nel senso esatto e tanto profondo in cui ne parla s. Tommaso e che ora vogliamo richiamare. La Chiesa è nata e vive di due «mtsswni». Lo 5 pirito è il co-istituente della Chiesa. «Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge ... perché ricevessimo l'adozione a figli» (Gal 4,4). Il tema della missione del Figlio da parte di Dio è attest~lto in tutti i nostri Vangeli, ma con maggiore insistenza e ponendolo sulla bocca di Gesù, nel vangelo di Giovanni 16 • In questi enunciati e in quelli che si riferiscono all'invio dello Spirito, i verbi pempein e apostellein vengono usati più o meno indifferentemente 17 • «Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio» (Gal 4,6). Questo invio, nel vangelo di Giovanni, Gésù lo annuncia come un invio che il Padre deve fare nel suo nome (14,26) o che lui stesso deve comp!ere (15,26; 16,7; Le 24,49). Che lo Spirito è Spirito del Figlio, lo vedremo a suo tempo, ma già da ora possiamo notare che lo Spirito era disceso su Gesù al momento del suo battesimo - senza che qui venga usato il verbo «inviare» - e la voce celeste in quell'occasione aveva dichiarato: «Tu sei il Figlio mio prediletto» (Mc 1,11; Mt 3,17: «Questi è il Figlio mio prediletto»). La missione dello Spirito s'è resa manifesta a Pentecoste (Atti), per essere poi coestensiva alla vita della Chiesa e a quella dei cristiani (Paolo). I teologi classici hanno interpretato questi dati in un capitolo di grande profondità, «Le missioni divine». Tommaso d'Aquino ne ha fatto il legame tra la sua teologia di Dio in se stesso e la sua teologia dell'azione di Dio che pone fuori di Sé un mondo e riconduce a Sé gli uomini fatti a sua immagine 18 • Dalla sua elaborazione prenderemo due punti: la nozione di missione, il legame tra le Processioni trinitarie. 16 Cf Mt 10,40; Mc 9,37 e 12,6; Le 9,48; 10,16; Gv 3,17 e 34; 5,37; 6,57; 7,28; 8,42; 10,36; 17,18; 20,21. ~ 7 K.H. RENGSTORF, nel Grande Lessico del Nuovo Testamento (GLNT) di Kittel, vol. I, col. 1063 s. Tutt'al più, si dice (col. 1063 e 1079), pempein significa semplicemente l'invio in quanto tale, il fatto di inviare, apostellein un invio preciso che connota una missione, un mandato, e tale da qualificare colui che viene mandato. ll8 Sum. theol. la q. 43; I Sent. d. 14-16. H. DoNDAINE, La Trinité, t. II, Parigi 1946, p. 423-454 (bibliografia}. Questa teologia era già acquisita in s. Agostino (J.-L. MAIER, Les missions divines selon S. Augustin: coli. Paradosis XVI, Friburgo 1960} e anche in Origene (G. AEBY, Les mission divines. De S. Justin à Origène: coli. Paradosis XII, Friburgo 1958).

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«Missione» suppone un rapporto a colui che invia - il Padre, Principio senza principio, invia ma non può essere inviato - e un rapporto a coloro ai quali si è inviati: sia nel senso che, prima assenti, si inizia a stare con loro, presso di loro, sia nel senso che pur essendo già presenti si inizia una nuova maniera di esserlo. Così il V erba era già e fin dai suoi inizi nel mondo (Gv 1,10), ma viene nel mondo (1,11 e 14). Anche lo Spirito era già. presente (cf Gen 1,2), e viene. Dire che il Verbo e lo Spirito vengono non significa affatto che essi si spostano: significa che fanno esistere una creatura in una relazione nuova con loro due. Significa che la Processione che li pone nell'eternità dell'Uni-Trinità termina liberamente ed efficacemente in un effetto creato. L'individualità umana suscitata nel seno di Maria dallo Spirito è, nello stesso istante, assunta dal Verbo-Figlio e inizia ad esistere mediante la Persona di questo Figlio 19 • È una missione visibile perché il Verbo-Figlio, espressione dell'essere di Dio Padre (Eh l ,3 ), è veramente un'apparizione umana di Dio: e non una semplice teofania, bensì la realtà personale e sostanziale del Verbo fatto carne: «Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo» (Cv 16,28). Esistono delle missioni invisibili del Verbo negli effetti di grazia mediante i quali Dio si fa conoscere ed esprimere. E anche missioni invisibili dello Spirito, negli effetti di grazia mediante i quali Dio si dona per farsi amare e per farci amare ogni cosa del Suo amore: «l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo che ci è stato dato» (Rom 5 ,5). E la Chiesa, come organismo di conoscenza e di amore, è tutta sospesa a queste missioni. Essa è la fecondità, fuori di Dio, delle Processioni trinitarie. Noi vediamo la Chiesa nelle manifestazioni del suo ministero ordinato, del suo culto, delle sue assemblee, delle sue iniziative ed opere. Noi crediamo che la vita profonda di questo grande corpo, disperso e nello stesso tempo uno, è il risultato e il frutto del~ vita stessa di Dio, Padre, Figlio e Spirito santo. L'espressione di s. Cipriano, ripresa dal Concilio, sulla Chiesa come «popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito santo» 20 dice la realtà segreta che noi affermiamo nella fede. Così tra i popoli, nell'infinita diversità dell'umanità, il Dio tre volte santo raduna e unifica, un popolo che è il Suo popolo. Estenderemo questa convinzione a tutto ciò che nel Movimento ecumenico è esigenza e real19 L'espressione «è disceso dal cielo» esprime soltanto il fatto che l'umanità (pienamente umana!} che la Persona del Verbo fa esistere resta in questo mondo e di questo mondo. Qualcosa di analogo (soltanto analogo) è vero per l'Eucarestia. 20 S. CIPRIANO, De orat. domin. 23 (,PL 4, 553; CSEL, 3, p. 285). Lumen Gentium n. 4 fine, dà referenze anche a s. Agostino e a s. Giovanni Damasceno. Questa teo-log:ila della Chiesa è sviluppata in modo particolare da CH. JouRNET, L'Eglise du Verbe incarné. Essai de théologie spéculative. II. Sa structure interne et son unité catholique, Parigi 1951.

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egli ne è in senso proprio «Co-istituente». Ci sono molti fatti e molte dichiarazioni formali a dimostrarlo. Si tratta dei sacramenti? Il Cristo ha dato a certe azioni una significazione di grazia, ma la determinazione dei riti sacramentali è stata precisata lungo la storia. I dottori francescani del XIII secolo, Alessandro di Hales e s. Bonaventura, attribuiscono allo Spirito santo, alla sua inspiratio attiva nei concili e nella Chiesa, l'istituzione definitiva dei sacramenti della confermazione, dell'ordine, del matrimonio e dell'unzione degli infermi 26 • La questione ha preoccupato gli apologisti e i teologi cattolici chiamati a rispondere alle critiche di Lutero il quale vedeva attestati nella Scrittura soltanto il battesimo, l'Eucarestia e la penitenza. Essi hanno pensato che il Cristo ha determinato la comunicazione delle grazie sacramentali ma che la forma dei segni sacramentali è stata precisata ed eventualmente modificata dalla Chiesa sotto la guida o l'ispira· zione dello Spirito 27 • Non si potrebbe dire altrettanto delle forme del ministero derivato dagli apostoli? Se Gesù ha incontestabilmente istituito i Dodici - e già con la cooperazione dello Spirito santo: Atti 1,2 - , la successione nel loro ministero non è stata iniziata dietro la spinta dello Spirito, almeno per quanto riguarda la forma storica del monoepiscopato? 28 • Non si può attribuire a Gesù la determinazione dei gradi del ministero sacramentale: non gliela attribuiscono né Trento né il Vaticano II. L'intervento dello Spirito è patente quando si tratta della designazione concreta e dell'istituzione o ordinazione dei ministri. Il Nuovo Testamento lo testimonia in modo suggestivo anche se non chiarissimo 29 • Le testimonianze della storia, invece, sono chiare: lo Spirito ispira le scelte e dà all'eletto le ca-

tà di autentica unità, apostolicità, cattolicità e santità: in quanto è di Dio, anche il Movimento ecumenico è sospeso alla SS. Trinità ed è frutto o termine, fuori di Dio, delle Processioni del Verbo e dello Spirito. Missioni visibili dello Spirito? Ci sono delle venute dello Spirito accompagnate da segni sensibili che le (e Lo) manifestano: vento, colomba, lingue di fuoco, miracoli, parlare in lingue, fenomeni sensibili della vita mistica ... La Spirito santo non è unito a queste realtà nella sua esistenza. e sostanzialmente. Sono solo segni o manifestazioni della sua venuta, della sua azione e quindi della sua Processione eterna. Segni come questi possono essere ambigui: la manifestazione pentecostale è stata fraintesa (Atti 2,13) e i fenomeni mistici hanno dei paralleli esteriormente nell'ordine puramente «psichico», per non dire «carnale». Che la Chiesa venga da due missioni, quella del Verbo e quella del Soffio, s. Ireneo lo ha espresso poeticamente nell'immagine delle due mani di Dio. Egli l'applica soprattutto alla formazione dell'uomo ad immagine di Dio - come non pensare a questo punto alla scultura del portale sud di Chartres? - , ma quello è so)o l'inizio di un'Economia che il Padre compie «secondo il suo beneplacito» mediante il suo VerboFiglio e il suo Spirito-Sapienza 21 • Dio sarà glorificato nell'opera da lui modellata, quando l'avrà resa conforme e simile al suo Figlio. Poiché, ad opera delle Mani del Padre, cioè ad opera del Figlio e dello Spir.ito, l'uomo diventa a immagine e somiglianza di Dio22. Durante tutto questo tempo, l'uomo modellato all'inizio dalle Mani di Dio, intendo dire dal Figlio e dallo Spirito santo ... 23.

Questo stesso grande e caro s. Ireneo si compiace di mostrare gli apostoli che istituiscono e fondano la Chiesa comunicando ai credenti lo Spirito che essi avevano ricevuto dal Signore: «Essi istituirono e fondarono la Chiesa partecipando e distribuendo ai credenti quello stesso Spirito santo che essi avevano ricevuto dal Signore» 24 • Sulla fine del rv secolo, Didimo di Alessandria scrive che ogni progresso nella verità è dovuto al «divino e magnjfico Spiritq, autore, guida e promotore della Chiesa» 25 • Il che significa nient'altro che lo Spirito non viene solo ad animare un'istituzione totalmente detetminata nelle sue strutture, ma che

J. MAMBRINO, Les deux mains du Père dans l'oeuvre de S. Irénée, in NoutA Rev. théol. 79 (1957) 355-370. Sullo Spirito santo = Sapienza, cf A.H. IV, 20, l e 3 (S. Otr. 100, p. 627 e 633); Dimostrazione della predicazione apostolica; 5 e 10 (S. Chr. 62, p. 36 e la n. 8, p. 46}. 22 A.H. V, 6,1 (S. Chr. 153, p. 73). 23 A.H. V, 28,4 (p. 361). 24 Dimostr. 41 (S. Chr. 62, p. 96 e la n. 4). 25 Enarr. in Ep. 2 S. Petri 3, 5 (PG 39, 1774). 21

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26 Cf J, BITTREMIEUX, L'institution des sacrements d'après Alexandre de Halès, in Ephem. Theol. Lovan., 1932, p. 234-251; FR. ScHOLZ, Die Lehre von der Einsetzung der Sakramente nach Alexander von Hales, Breslavia 1940. J. BITTREMIEUX, L'institution des sacrements d'après S. Bonaventure, in Étude Franciscaines, 1923, p. 129-152; 337-355; H. BARIL, La doctrine de S. Bonaventure sur l'institution des sacrements, Monttéal 1954; V. FAGIOLO, L'istituzione del sacramento del matrimonio nella dottrina di S. Bonaventura, in Antonianum 33 (1958) 241-262. rr A. PoYER, Nouveaux propos sur le «salva illorum substantia», in Divus Thomas (Piac.) 57 (1954) 3-24, cita, p. 5-6, S. John Fisher, Clichtove, Bustinger, Contarini, Gropper, Giovanni Eck, Alberto Pigghe, altri ancora, poi, a Trento, Salmeron e altri. 28 Al concilio di Costantinopoli 869-70, il patriarca di Gerusalemme ELIA e quello di Alessandria, NILO, attribuivano allo Spirito santo l'istituzione dei patriarchi: MANSI 16, 35 A e 317 E; BG 132, 1097 C. - E. RucKSTUHL (Einmaligkeit und Nachfolge der Apostel, in Erbe und Auftrag 47 (1971) 240-253, scrive, p. 247: «Si potrebbe ... riconoscere che l'episcopato monarchico è collegato al ministero apostolico neotestamentario e in conseguenza di ciò gli è succeduto, anche se con notevole ritardo. Potremmo forse chiamare l'episcopato monarchico una creazione analogica pneumatica derivata dal ministero apostolico?» ). 29 Cf Atti 13,1-3; 20,28; 1 Tim 1,18; 4,14; 2 Tim 1,6 s.

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pacità che la sua funzione esige. Le ordinazioni sono implorazioni e comunicazioni dello Spirito santo, un' «unzione» operata da lui. Non è forse un fatto significativo che la liturgia parli dello Spirito santo in modo tutto particolare a proposito dei tre sacramenti a «carattere», quelli che strutturano il popolo di Dio (battesimo, confermazione, ordine)? 30 • La disgiunzione che spesso è stata operata tra funzioni istituzionali e fenomeni di tipo «carismatico» risponde a determinati fatti storici. Una tensione tra le due realtà è nella natura delle cose. Quasi tutte le epoche ne offrono esempi. Sistematizzare, fare di ciò un'opposizione di principio significherebbe votarsi ad un'operazione molto discutibile. Una simile posizione veniva favorita da un'ispirazione segretamente confessionale e polemica: in un'epoca in cui i cattolici insitèvano pesantemente sul sostanziale contro il funzionale, sull'istituzionale ~ il giuridico contro l'attualismo e la libertà della grazia, i protestanti escludevano dal Nuovo Testamento autentico ogni traccia di «pre-cattolicesimo» e opponevano libero carisma a ministero istituito 31 • Ma tutto ciò non regge né biblicamente, né storicamente, né teologicamente. Non tutti quelli (quelle) che hanno dei doni dello Spirito vengono ·istituiti, ma vengono istituiti alcuni fedeli che hanno simili doni: cf Atti 6,3; 16,2 da mettere in rapporto con i testi citati supra n. 29; 1 Cor 16,15-16 raffrontato con 1 Tess 5,12-13. Clemente Alessandrino riferisce quanto segue dell'apostolo Giovanni: «Dopo la morte del tiranno, Giovanni lasciò Patmos e tornò ad Efeso; visitò, dietro loro domanda, le popolazioni vicine, ora per stabilire in mezzo a loro degli episcopi, ora per costituire e porre le basi delle chiese; ora per scegliere come «clero» coloro che lo Spirito aveva designati» 32 • L'epoca apostolica e quella dei martiri hanno conosciuto una presidenza dell'Eucarestia da parte di carismatici, profeti e dottori (Atti 13,1-2; Didache 9 e 10; 14,1 e 15,2), o fedeli che avevano confessato la fede tra le torture 33 • Si è continuato ad ordinare coloro che 30 Cf F. VANDENBROUCKE, Esprit Saint et structure ecclésiale selon la liturgie, in Les Questions liturg. et paroiss. 1958, p. 115-131; M .D. KosTER, Ekklesiologie in Werden, Paderborn 1940 e in vari articoli. 31 Cosi A. HARNACK dopo la scoperta della Didache (Die Lehere der zwolf Apostel, Lipsia 1884). R. SoHM, in disaccordo del resto con Harnack sul posto del diritto nella Chiesa (Kirecbenrecht I. Lipsia 1892); ancora recentemente H. VON CAMPENHAUSEN (Kirchliches Amt und geistliche Volkmacht in den ersten drei Jahrhunderten, Tubinga 1953). Eccellente cronistoria e messa a punto di questa costruzione in U. BROCKHAUS, Charisma

und Amt. Die paulinische Charismenlehre auf dem Hintergrund der friihchristlichen Gemeinde funktionen, Wuppertal 1972 cf H. LEGRAND in Rev. Se. phil. théol. 59 [1975] 669-671). 32

Quis dives salvetur (v. 208-210): BG 9, 648; STAHLIN 3, p. 188. C. VoGEL, Le ministère charismatique de l'Eucharistie: approche rituelle, in Ministères et célébration de l'Eucharistie (Studia Anselmiana 61), Roma 1973, p. 181-209; già O. CASEL, Prophetie und Eucharistie, in Jahrb. f. Liturgiewiss. 9 (1929) 1-19. Recentemen33

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si pensava possedessero le qualità di un uomo di Dio 34 • La Scolastica ha addirittura caratterizzato l'episcopato come «stato di perfezione», votato al dono assoluto di sé a Dio e agli uomini. Dal punto di vista teologico, accettare la falsa opposizione, la rovinosa disgiunzione tra carisma e istituzione significherebbe mandare in frantumi l'unità della Chiesa Corpo del Cristo: gli uni pretenderebbero di manipolare e regolare ogni cosa nel nome del solo potere, senza spiritualità, gli altri, anarchicamente, nel nome dello Spirito. Si avrebbe anche una teologia falsata dell'ordinazione che verrebbe vista come pura trasmis.sione del «potere». Infine, mancherebbe la necessaria dimensione pneumatologica dell'ecclesiologia, quella che tentiamo almeno di suggerire e di fondare in questa opera. Oggi, l'opposizione tra carismi e istituzione è generalmente abbandonata. Si riconosce che ci sono due tipi di operazioni, diverse per il loro modo di proporsi, per il loro stile, anche se concorrono allo stesso scopo: la costruzione dell'opera del Cristo. Sono quindi operazioni complementari 35 • Dopo aver visto dominare una tendenza a subordinare strettamente, se non addirittura a ridurre i carismi all'autorità istituita 36 , si è constatata presso alcuni una tendenza contraria: l'organismo ecclesiale sarebbe di struttura carismatica, in quanto l'istituzionale non avrebbe che una funzione secondaria di supplenza 37 • Bisogna riconoscere a ciascun tipo di dono e di operazione il suo posto nell'edificazione della Chiesa. Tempo fa avevamo proposto una visione delle cose che esige una revisione. L'intenzione era quella di dare la sua verità e il suo posto ad una missione dello Spirito santo che non si riducesse a una semplice funzione semplice nei confronti del Cristo. Ma eravamo rimasti ancora troppo in un contesto di dualismo che distingueva tra istituzione che viene dal Cristo e liberi interventi dello Spirito. C'era l'apostolato e i mezzi di te H. LEGRAND, La présidence de l'Eucharistie selon la tradition ancienne, in Spiritus n. 69, 1977, p. 409-431. 34 Si veda il trattato sul Sacerdozio di s. Giovanni Crisostomo; H. HocQUARD, L'idéal du pasteur d'ames selon S. Grégoire le Grand, in La tradition sacerdotale, Le Puy 1959, p. 143-167; il nostro I tomo, p. 81 ecc. 35 Citiamo per esempio W. BERTRAMS, De constitutione Ecclesiae simul charismatica et institutionali, in Quaestiones fundamentales Juris canonici, Roma 1969, p. 260-299; C. GARCIA ExTREMENO, Iglesia, Jerarquia y Carisma, in La Ciencia Tomista 89 (1959) 3-64; Ed. O'CoNNOR, Charisme et institution, in Nouv. Rev. théol. 96 (1974) p. 3-19; E. lsERLOH, Charisma und Institution im Leben der Kirche dargestellt and Franz von Assisi und der Armutsbewegung seiner Zeit, Wiesbaden 1977 (opuscolo). 36 Avevamo trovato questa tendenza non solo nei De Ecclesia apologetici, ma in J, BROSCH, Charismen und Aemter in der Urkirche, Bonn 1951; F. MALMBERG, op. e loc. cit. infra (n. 39). 37 G. HASENHUTTL, Charisma Ordnungsprinzip der Kirche, Friburgo/Br. 1970; H. KDNG, La Chiesa, tr. it., Queriniana, 1969, p. 203 s (Ki.ing distingue tra carismi temporanei e carismi permanenti all'interno di una struttura fondamentalmente carismatica della Chiesa).

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grazia di cui Gesù aveva posto i principi e che erano accompagnati dall'azione dello Spirito, e c'era una specie di settore libero in cui lo Spirito operava 38 • Siamo stati criticati sia da esegeti protestanti che da teologi cattolici, ciascuno a partire dal suo punto di vista 39 • Io penso ancora che quello che ho chiamato, forse in maniera poco adatra, un settore libero, è qualcosa di ben reale. L'enciclica lvfystici Corporis di Pio XII lo ammette. Dopo aver parlato dell'istituzione dei poteri del corpo episcopale succeduto a quello degli apostoli, l'enciclica aggiunge: «Ma il nostro divin Salvatore dirige e governa anche direttamente da sé la Chiesa da lui fondata (... ) sia quando illumina e corrobora i suoi pastori (. .. ) sia quando suscita dal grembo della Madre Chiesa uomini e donne che, spiccando col fulgore della santità, siano di esempio agli altri • • • 40 cnstlam ... » . Naturalmente sono solo esempi. Quella direzione «invisibile e straordinaria» conosce forme e manifestazioni indefinitamente varie. Il mio torto è stato - seguendo più gli Atti che s. Paolo, e volendo in più attribuire tutta la sua parte allo Spirito santo - quello di non aver sottolineato sufficientemente l'unità della sua 'azione con quella del Cristo glorificato, «perché il Signore è lo Spirito e dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà» (2 Cor 3,17). Secondo s. Paolo, se sono distinti in Dio, il Signore glorificato e lo Spirito sono funzionalmente così uniti che noi li esperimentiamo insieme e possiamo prenderli uno per l'altro: «il Cristo in noi», «lo Spirito nei nostri cuori», «(noi) nel Cristo», «nello Spirito», sono intercambiabili. Il Signore è ormai «spirito che dà la vita» (1 Cor 15,45). Secondo Giovanni, è nel e per il suo Spirito-Paraclito che Gesù torna e non ci lascia orfani (cf Gv 14,3 e 18 ). Questa azione del Signore con e mediante il suo Spirito 41 non è riducibile ad una semplice attualizzazione delle strutture dell'alleanza poste in essere dal Cristo terreno, prima cioè che fosse cessata la sua presenza sensibile. È un'azione che è fonte di novità nella storia. Ma si tratta sempre di fare l'o38 Le Saint-Esprit et le Corps apostolique, réalisateur de l'oeuvre du Christ, in Esquisses du mystère de l'Eglise, 2" ed., Parigi 1953, p. 129-179. Confrontare W. KASPER che parla di un'azione dello Spirito nella Chiesa, dapprima carne «Spirito del Cristo», poi come «operante nella libertà che gli è propria» (Dogme et Evangile, Casterrnan, 1967, p. 88-90). 39 Esegeti: P. BoNNARD, L'Esprit et l'Eglise selon le N.T., in ~ev. Hist. Philos. Rel. 37 (1957) 81-90; M.-A. CHEVALLIER, Esprit de Dieu et paroles d'hommes, NeuchatelParigi 1966, p. 212 n. 3 - Teologi: E. MALMBERG, Ein Leib - ein Geist. Vom Myste'rium der Kirche, Friburgo/Br. 1960, p. 192 s. 40 AAS 35 (1943) 209-210 = n. 38 nell'edizione del p. Trornp. 41 «Quidquid fit per Spiritum Sanctum etiam fit per Christum»: ToMMASO n'AQUINO, Com. in Ephes. c. 2 lect. 5; «Salus generis humani quae perficitur per Filium incarnaturo et per donum Spiritus Sancti: Sum. theol. la q. 32 a. 1 ad 3.

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pera del Cristo, di realizzare e di edificare il Corpo del Cristo. Sicché quegli interventi debbono essere sempre conformi al Vangelo e al kerigma apostolico (P. Bonnard). Abbiamo visto e avremo occasione di vedere. ancora che la pneumatologia è sana se fa riferimento all'opera del Cnsto e alla Parola di Dio.

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CAPITOLO SECONDO

LO SPIRITO SANTO FA LA CHIESA UNA EGLI È PRINCIPIO DI COMUNIONE

Lo Spirito è dato alla Chiesa. È stato promesso agli Apostoli, ma in vista del nuovo popolo di cui essi erano le primizie 1• È stato dato prima agli apostoli (Gv 20,22), ma in seguito è stato dato a tutto l'insieme della prima comunità, a Pentecoste 2• Qui troviamo due termini significativi: epi to auto, riuniti insieme, nello stesso luogo 3 ; homothumadon, unanimi, unanimemente 4• Da ciò l'osservazione di Mèihler, così espressiva della sua ispirazione profonda: Quando ricevettero la forza e la luce dall'alto, i capi e i membri della Chiesa nascente non erano separati e dispersi, erano invece riuniti in un medesimo luogo e uniti come un cuore solo, e formavano un'unica assemblea di fratelli ( ... ). Così, ciascun discepolo fu colmato dei doni celesti in quanto formava un'unità morale con tutti gli altri discepoli 5 •

Così, lo Spirito santo, principio di unità, suppone una prima unità - che egli già suscita segretamente-, unità che è data dall'acconsentire l Cv 14,26; 15,26; 16,12-13. I Padri hanno sostenuto abbastanza generalmente l'applicazione di queste promesse agli apostoli: Dict. Théol. cath. I, col. 2124-25. Gli esegeti in genere ammettono che esse sono riferite, al di là degli apostoli, alla Chiesa di tutti i tempi (refer. in E. DHANIS, Gregorianum 34 (1953) 207. 2 J. CAMPANY,. La comunicaci on del Espiritu Santo a la Iglesia-Cuerpo mistico, come principio de su unidad segun S. Cirilo de Alejandria, in Rev. Espaii. de Teol. 17 (1957) 173-204. 3 Atti 1,15; 2,1; poi 2,47. Ruolo di questo termine nell'ideale di unità della Chiesa antica: P.S. ZANETTI, Enosis - epi to auto. I. Un «dossier» preliminare per lo studio dell'unità cristiana all'inizio del II secolo, Bologna 1969 (su epi to auto, p. 154 s). 4 Atti 1,14; 2,1; 2,46; ulteriormente 4,24; 5,12; 15,25; Rom 15,6. 5 ].A. MoHLER, La Simbolica, par. 37 (tr. it., Napoli 1850, p. 349). Cf L'unità della Chiesa, par. 63 (tr. it., Città Nuova Editrice, 1969, p. 269): la divinità di Cristo fu riconosciuta «al concilio di Nicea. Lì, per la prima volta, tutti i fedeli furono riuniti nelle persone dei vescovi, immagini del loro amore». Idea analoga in S. PIETRO CRISOLOGO (t v. 450): «Deo non singularitas, sed accepta est unitas. Spiritus sanctus apostolis in unum congregatis ubertate tota sui fontis itlabitur ... » (Sermo 132: BL 52, 653; cf Sermo 139, col. 574).

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a stare insieme e dall'assumere atteggiamenti in tal senso. S. Agostino ne parla spesso usando le espressioni «fraterna caritas», «caritas unitatis», «pacifica mens», amore per la pace, per la concordia vicendevole, per l'unità, il contrario dello spirito particolaristico, settario, scismatico 6 • È per questo che egli può dire, da una parte che per avere lo Spirito del Cristo bisogna essere nel Corpo del Cristo 7 , dall'altra, che si ha lo Spirito del Cristo, che se ne vive veramente, quando si è nel Corpo del Cristo 8 • Questo è decisivo. Se infatti, si riceve lo Spirito quando si è insieme, non si deve dire che c'è un solo Spirito perché c'è un solo corpo: ma c'è un solo corpo, che è il Corpo del Cristo, per il fatto che c'è un solo Spirito del Cristo. Ciò perché lo Spirito agisce per far entrare nel corpo, ma è dato al Corpo, ed è in questo corpo che lo Spirito ci viene donato. «Siamo stati tutti battezzati in un solo Spirito per essere un solo corpo» (1 Cor 12,13; Ef 4,4). «Lo Spirito viene dato alla comunità nella quale l'individuo viene ricevuto mediante il battesimo» 9 • I Padri non si stancano di affermarlo, di spiegarlo, di cantarlo 10 • Lo Spirito santo è dato alla comunità ed è dato alle persone. H.B. Swete ha fatto notare, nei capitoli 14 e 16 di Giovanni, la costanza con la quale il Cristo dice «Vi darà», «Vi guiderà alla verità ... vi annunzierà le cose future» ... Il «voi» ripetuto significa e le persone e la comunità. La Chiesa non è un grande sistema nel quale, come diceva Arthur Koestler di un altro sistema, l'individuo non sarebbe altro che una somma di un milione diviso un milione. La Chiesa è una comunione, una fraternità di persone. In essa si uniranno quindi un principio personale e un principio di unità ..È lo Spirito santo che li armonizza. La grande ricchezza sono le persone. Ciascuna di esse è un principio 6 Si veda la nostra nota «Pax chez S. Augustin», in Oeuvres de S. Augustin. Traités antidonatistes, I, DDB, 1963, p. 711 s; S. TROMP, Corpus Christi quod est Ecclesia. I. 2" ed., Roma 1946, p. 135 s. 7 Epist. 185, 9,42 e 11,50 (PL 33, 811 e 815). In Ioann. tr. XXVI, 6, 13 (35, 161213). Cf 0RIGENE: «Solo nella comunità dei fedeli il Figlio di Dio può essere trovato, e questo perché egli vive solo in mezzo a coloro che sono uniti» (Comm. in Mat. t. XIV, n. 1: PG 13, 1188). s In Ioann. tr. XXVII, 6,6 (PL 35, 1618), ecc. 9 R. BuLTMANN, Theologie des Neuen Testaments, 4" ed., Tubinga 1961, p. 162-63. Tema sviluppato da L.S. THORNTON, The common life in the Body o/ Christ, Westminster 1943, p. 137-142. to J.A. MoHLER, Die Einheit in der Kirche oder das Prinzip des Katholizismus, dargestellt im Geist der Kirchenvater der drei ersten Jahrhunderte, ed. a cura di J.R. Geiselmann, Colonia-Olten 1957; tr. it., L'unità della Chiesa, cioè il principio del cattolicesimo nello spirito dei Padri della Chiesa dei primi tre secoli, Città Nuova, Roma 1969; tr. fr., L'unité dans l'Eglise ou le principe du Catholicisme d'après les Pères des trois premiers siècles (Coll. «Unam Sanctam» 2), Parigi 1937; P. NAUTIN, Je crois à l'Esprit Saint dans la sainte Eglise ... , Parigi 1947; H.J. }ASCHKE, Der Heilige Geist im Bekenntnis der Kirche. Bine Studie zur Pneumatologie des Irenaus von Lyon ..., Miinster 1976, par. 23, p. 265-277.

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originale e autonomo di sensibilità, di esperienza, di relazioni, di iniziative. Che varietà infinita! Che illimitate possibilità! Ne abbiamo addirittura dei segni di carattere materiale: per esempio l'individuazione delle impronte digitali. Se nel vasto mondo, non ci sono due alberi identici, che dire degli uomini attraverso lo spazio e i secoli? E quante lingue esistono nel mondo? Dicono all'incirca 5 mila. Ora, in ciascuna di esse, le possibilità di espressione e di combinazioni sono propriamente infinite. Questo è il segno delle attitudini dell'intelligenza, e quindi dell'estensione delle imprese possibili all'uomo. Il cattolicesimo, a causa di una sopravvalutazione del ruolo dell'autorità e di una tendenza giuridica pronta a ricondurre l'ordine alla regola imposta e l'unità all'uniformità, ha diffidato, almeno nell'epoca moderna, delle espressioni del principio personale. Ha sviluppato un sistema di sorveglianza che ha avuto la sua efficacia nel mantenere una linea e un quadro di ortodossia, ma questo è avvenuto a prezzo di una marginalizzazione di persone che sono spesso state ridotte al silenzio e all'inazione mentre avevano qualcosa da dire. Talvolta lo hanno detto nonostante tutto, ma in condizioni ingrate, per non dire irregolari. Ma le persone vogliono essere i soggetti dei loro atti. Questa esigenza si fa sentire più fortemente quando si passa da una situazione di pratica religiosa sociologicamente solida ad una situazione di fede volontaria personalmente assunta. Questa situazione è oggi particolarmente difficile. È dato constatare una svalutazione delle categorie e delle strutture teologico-filosofiche nelle quali il cristianesimo si è proposto ed espresso fin dal Medio Evo, non esclusi i documenti del «magistero» da Pio IX a Pio XII. Certo dovremmo analizzare la cosa più da vicino. Comunque sono numerosi i cristiani e i teologi che cercano di ricostruire e riesprimere la loro fede nelle categorie di un ambiente culturale e di una razionalità piuttosto estranei alla tradizione cattolica ma che sono ampiamente rappresentativi della nostra epoca. Come non parlare di una esplosione e di uno spostamento della teologia? Si parla anche di protestantizzazione del cattolicesimo e dell'instaurazione di un regime di libero esame ... È evidente che, nello spirito del mondo, il demonio, colui che si oppone al regno di Dio, cerca di trovare il suo tornaconto, e c'è il rischio che qualche volta ci riesca. Soltanto lo Spirito di Dio è capace di ricondurre all'unità tante realtà diverse, e ciò rispettando, anzi animando la loro diversità. Certo, non a qualsiasi condizione. Questa azione dello Spirito ha colpito molto i Padri, Ireneo, già Origene 11 ... Certamente lo Spirito sostiene la gerarchia 11 Cf hENEO, Adv. Haer. I, 10, 1-5 (PG 7,551 s); 0RIGENE, Peri ArchOn I, 4,3 (PG 11, 122-123; KoETSCHAU, p. 18-19). Cf TEODORETO, Eranistes, I (,:RG 83, 80 GD).

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pastorale e dirige per me'zzo di essa le comunità, ma fa molto di più di tutto questo. Egli non garantisce l'unità facendo pressione e riducendo tutto ad una copia conforme, ma seguendo la via più sottile della comunione. La Chiesa non è soltanto «recinto» (aulè), ma «gregge» di pecore individuali (poimè) che il pastore chiama ciascuna col proprio nome: Gv 10,1-3 e 16. «La comunione dello Spirito santo non deve essere considerata identica alla nostra comunione con il Cristo, anche se ne è inseparabile. Il Figlio è stato inviato nel mondo, lo Spirito nei cuori (Gal 4,4-6). La comunione dello Spirito con lo spirito umano è immediata e diretta. Lui che scruta le profondità di Dio (l Cor 2,10 s) entra anche nelle profondità del nostro uomo interiore. I nostri corpi divengono il suo tabernacolo (1 Cor 6,19; cf 3,16); ma la sua presenza sfugge alla vista nei penetralia (il più profondo) dei nostri spiriti, ove egli raggiunge, con la sua luce penetrante, i nostri pensieri e i nostri desideri inespressi. Il suo scopo è quello di portare avanti l'opera della divina Filantropia iniziata nell'Incarnazione, di farla giungere fino al centro del nostro essere, tigenerando e rinnovando le energie della nostp vita (Tito 3,4-6 )... » 12 • Lo Spirito, trascendente e unico, può tutto penetrare senza violare né violentare nulla. Non per niente il libro della Sapienza dice: «Lo Spirito del Signore riempie l'universo, e tenendo unite tutte le cose, conosce ogni voce» (1,7) e, della sapienza stessa che svolge il medesimo ruolo: «pt (AAS 35 (1943) 219 e 230); CoNCILIO VATICANO II, Lumen Gentium n. 7, par. 7. E cf S. TROMP, Corpus Christi quod est Ecclesia. III. De Spiritu Christi Anima, Roma 1960, p. 119 s; G.W.H. LAMPE, Christ, Faith and HistoryJ Cambridge 1972, p. 111 s. 22 Gv 17,22: S. GREGORIO, Hom. 15 in Cant. (PG 44, 1117 A). 23 Testi in questo senso di cui abbiamo dato' le referenze (p. 636 n. 93) nel nostro articolo La personne «Eglise», in Rev. Thomiste 71 (1971) 613-670. Aggiungere P. FAYNEL, L'Eglise, Parigi 1971, t. I, p. 189 s e 190-191. 24 Per E. KLEMROTH, per esempio, lo Spirito santo è «iiberempirische Ich der Kirche» [l'Io super-empirico della Chiesa]: Lutherischer Glaube im Denken der Gegenwart, Berlino 1953, p. 137.

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portata all'unicità assoluta di Dio, del Cristo, dello Spirito santo 25 • È anche riportata al «mistero della volontà» di Dio (Ef l ,9 s; 3,3 e 9), al suo «disegno», la sua prothesis (Rom 8,28; Ef 1,9 e 11; 2 Tìm 1,9), al suo progetto di salvezza. La persona-Chiesa è la realtà una e totale a cui mira efficacemente questo progetto o disegno; essa è il termine della sua realizzazione. Questo termine, questa realtà non è altro che il Corpo «mistico» del Cristo, frutto delle due «missioni» di cui abbiamo parlato: del Verbo-Figlio, quella visibile dell'Incarnazione e quelle invisibili; dello Spirito santo, quella visibile della Pentecoste e quelle invisibili. Ma le due missioni, in rapporto al Corpo mistico hanno una condizione diversa. Lo Spirito santo è - per appropriazione: vedremo più avanti che cosa s'intenda con ciò - il soggetto che effettua tutto ciò che dipende dalla grazia o, come dice Ch. Journet, la personalità efficiente suprema e trascendente della Chiesa 26 • Non è a noi consunstanziale. Nel Cristo, invece, il Verbo-Figlio di Dio assume un'umanità consustanziale alla nostra: è il termine di Calcedonia. Egli se la unisce nell'essere, con una unione personale e sostanziale. Da quel momento, Dio non governa più la sua creazione, nel naturale e nel soprannaturale, dal suo cielo e dalla sua divinità soltanto, ma per e in quest'uomo, Gesù-Cristo, àssunto nella gloria sua. L'umanità del Cristo, tutta santificata dallo Spirito, è la causa strumentale, non inerte, come una cosa, bensì intelligente e libera, in breve l'organo volontario delle comunicazioni di grazia: egli dona la grazia, dona lo Spirito volontariamente, essendo costituito Capo in quest'ordine di cose 27 • Quindi il Signore Gesù e lo Spirito santo sono insieme gli autori del Corpo, cioè della Chiesa nella sua unità, ma il Cristo lo è come Testa di questo Corpo, omogenea alle sue membra, in maniera assolutamente propria e strettamente personale. Ecco perché la Chiesa è il Corpo, non dello Spirito santo, e neppure del Verbo, ma del Cristo.

Nella vita concreta e quotidiana dei fedeli La comunione così come ne abbiamo parlato è veramente una realtà, ma molto sublime, tanto sublime che potrebbe restare un ideale tra cielo e terra, senza tradursi nel quotidiano concreto della nostra vita. In uno 25 Cf Ef 4,4-6; 1 Cor 8,6; 12,6 s; 10,1 (un solo pane); 2 Cor 11,2 (promessi ad un unico sposo); Gv 10,16 (un solo gregge perché Un solo pastore). Al che corrisponde molto bene la sequenza del simbolo: noi crediamo «eis hena Theon, eis hena Kurion, eis hen hagion Pneuma, eis hen baptisma, eis mian hagian katholikèn ekklèsiam>. 26 Cf CH. JouRNET, L'Eglise du Verbe incarné, t. II, p. 96, 232-34, 490-508. E cf S. ToMMASo, Compend. theol. I, 147. 27 s. ToMMASO, Sum. theol. III, q. 8 a. l ad l. Cf Ef 1,23; Col. 1,15-20.

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studio preciso e pieno di numeri, il sociologo Jean Séguy si è chiesto 28 : come mai la Chiesa cattolica degli Stati Uniti che nel XIX secolo era la meno segregazionista, conta un numero relativamente basso di Neri, mentre questi sono molto più numerosi nelle comunità battiste o metodiste? Il fatto è - risponde - che da noi esisteva sì una comunità a livello di fede, di pratica liturgica, ma mancava ciò che Séguy chiama la comunione sociologica: potremmo dire una comunione umana effettiva e concreta. Il Nero e il Bianco si comunicavano uno accanto all'altro allo stesso altare, ma ritornavano al posto con le braccia incrociate, con gli occhi bassi e uscivano dalla chiesa senza parlarsi, senza stringersi la mano, senza scambiare una parola. Insomma, la comunione mistica, di cui lo Spirito santo è il principio sovrano, esige delle traduzioni concrete sul piano dei rapporti umani personali. Diamo qualche altro esempio. Un ingegnere di cinquant'anni, battezzato a ventitre, diceva: T u, o Szgnore, sei tra noi e il tuo nome è stato invocato su di noi. Bisogna quindi vegliare a che noi, così santificati, non macchiamo con il peccato la. nostra anima che è tempio di Dio: l'Apostolo dice, l Cor 3,17, Se uno dzstrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui 7.

. ~ Tema molto frequente. Testi in H. DE LuBAC, Catholicisme (Unam Sanctam, 3), Pangt 1938, soprattu~to p. 151_s [tr. it., Il Cattolicesimo, Studium, 2• ed., 1964]; CL. C~AVASSE, ~be Brt~e of Chrzst (infra, n. 17); .E. DASSMANN, Ecclesia vel anima. Die Ktrche ~nd th~e Glzeder in der Hoheliedgkliirung bei Hippolyt, Origenes und Ambrosius von Matland, m Rom. Quart., 61 (1966) 121-144. ' 5 N~merosi e~~mpi nella liturgia ispano-visigotica (R. ScHULTE, Die Messe als Opfer dt;r Kzrche ... , Munster 1959, p. 71, 72, 75). Si veda anche il piccolo e profondo trattato dt s. PIER DAMIANI, Dominus vobiscum ( tr. parziale in francese in La Maison Dì 'U ru. 21, 1/1950, 174-181). ' } 6 K. DELAHAYE, Ecclesia mater chez les Pères des trois premiers siècles (Unam Sanctam, 46), .Parigi 1964. 7 ToMMASO n'AQUINO, Collationes' de «Credo in Deum», quaresima 1273, art. IX: Opera, ed. di Parma, t. XVI, p. 147-148.

Lo Spirito, principio di santità

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A proposito del tema della Chiesa-tempio santo, Tommaso cita l Cor 3 16-17; non trattando espressamente questo tema, egli non cita gli altri t~sti in cui il Corpo del Cristo (Gv 2,19-22), la Chiesa, viene presentata come il tempio, la casa in cui è reso a Dio un culto spirituale. Ecco i principali di questi testi: Per mezzo di lui (il Cristo nella sua pasqua) possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. Così dunque _v?i _no~ si~te pi~ stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e famtllan dt Dw, e~l­ ficati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti e avendo come p1e: tra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello

Spirito Anche edificio graditi

. . (Ef 2,18-22). voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione d1 un spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali a Dio, per mezzo di Gesù Cristo (l Pt 2,5). .

Questi testi insistono sul culto spirituale, e soprattutto sul fatto che noi abbiamo accesso al Padre: «la nostra comunione è con il Padre» (l Gv 1,3 ). Gesù aveva dichiarato: «È giunto il momento - ed è questo - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità ... Dio è spirito e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito ~ verità» (Gv 4,23-24). Che Dio sia spirito, non è esattamente un enunciato sulla suac natura: si tratta della verità del nostro rapporto religioso. Che il culto cristiano debba essere spirituale, non vuoi dire che esso non possa essere sensibile corporale: significa che deve procedere dalla fede8 ed esprimere la realtà' teologale della fede, della speranza e della carità • Ciò è opera: dello Spirito santo: cf Fil 3,3; Giuda 20. Non è possibile professare «Gesù è Signore» se non sotto l'azione dello Spirito (l Cor 12,3 ). L'unzione: 9 che è effetto e contrassegno dello Spirito in noi, è unzione della fede • s·i tratta dell'originalità e -della verità del culto cristiano. È l'atto nel quale la Chiesa è nel senso più puro se stessa. Essa è il tempio santo di Dio nel quale, per la forza dell'acqua viva che è lo Spirito, santo, la fede· viene celebrata nel battesimo e l'amore-agapè nell'Eucarestia !j). Ah! 8 In consonanza profonda con il NT, ·e nella linea di s. Ago~tino