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Italian Pages 742 [760] Year 2014
Il r 2 aprile r 204 i crociati conquistarono e presero a sac cheggiare Costantinopoli.
È l'evento che, insieme alla
narrazione drammatica della cosiddetta quarta Crociata,
Grandezza Narrazione cronologica - di
domina questo terzo e ultimo volume della
e catastrofe di Bisanzio
-
la
Niceta Coniata, che ne è stato testimone oculare. Gli efferati Latini - i normanni, i tedeschi, i francesi, i ve neziani - non conoscono pietà. Entrano a Bisanzio con furia peggiore di quella dei barbari: mostrando un di sprezzo senza pari per gli abitanti sconfitti, e vendican dosi dell'immane massacro che nel
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82 era stato com
piuto degli abitanti cattolici della città, non risparmiano né vecchi né bambini. Separano le famiglie, rapiscono, violentano, uccidono. La popolazione, stremata, emer ge dalle sue case «avvolta in stracci, emaciata dal di giuno, mutata di colore, con l'aspetto cadaverico e gli occhi iniettati di sangue». Non sa, neppure, dove fug gire, perché gli invasori non tralasciano di perlustrare un solo angolo, né rispettano luogo sacro che possa of frire rifugio: «dovunque uno corresse, veniva tirato via dai nemici che irrompevano ed era portato dove quel li volevano». Niceta stesso, grande logoteta, già cancel liere e segretario dell'imperatore, fugge verso Nicea. Uno spettacolo desolante si fissa nella sua mente, che lo rievocherà con accenti furibondi ed echi continui dei grandi scrittori classici. Gli occidentali irridono i costu mi dei «Romani», prendono in giro la loro cultura tra vestendosi da scribi e letterati, vestono il laticlavio per scherno. Bevono tutto il giorno, usano le immagini sa cre per farne sedie e sgabelli, si servono dei veli e degli arredi sacri per le necessità corporali. Rubano le opere d'arte, fondono le statue per farne monete. La Narrazione cronologica di Niceta è accompagnata ap punto da un'operetta che descrive le tante statue che i crociati distrussero. Tra le ultime descritte in questo volume è un'immagine bronzea che lo storico sostiene essere di Elena, colei che, «essenza stessa della bellez za», aveva scatenato la guerra di Troia. La donna con la quale la civiltà greca era iniziata duemila anni prima non riuscì a piegare gli inflessibili Latini dal cuore di ferro, benché conservasse sul volto, «persino nel bron zo», l'aspetto della rugiada.
J an-Louis van Dieten (Aarle-Rixtel, Olanda 12. r. 1924Nettetal-Breyell, Germania 26. r 2.2003) compì studi teologici e filosofici nei seminari dell'ordine dei Cap puccini (di cui fece parte dal l 942 al l 96 5); dal l 9 5 o al l
9 5 5 studiò filologia classica a Nimega. Trasferitosi a
Monaco, dal l 966 al l 973 attese all'edizione dell'ope ra retorica e storica di Niceta Coniata. Dal 1973 co minciò a occuparsi della tradizione dell'opera storica di Niceforo Gregora, di cui pubblicò la traduzione te desca con ampio commento in cinque volumi (1973-
2003; il sesto e ultimo fu curato nel 2007 da F. Tinne feld). Fu professore all'Università di Amsterdam fino al pensionamento nel 1989. A lui si devono numerosi studi di filologia bizantina, esemplari per acume criti co e rigore metodologico. Anna Pontani insegna filologia bizantina all'Università di Padova. Studiosa dell'umanesimo greco in Italia e di storia dell'arte bizantina, ha curato l'edizione critica e il commento di testi di Giano Lascaris, Demetrio Mosco, Michele Sofianos, e ha dedicato numerosi studi mono grafici ai temi cruciali di quel periodo. Novità rilevan ti hanno portato i suoi contributi alla storia dell'esege si e iconografia del titulus crucis trilingue e al catalogo di iscrizioni greche nell'arte occidentale. Filippomaria Pontani insegna filologia classica all'Uni versità Ca' Foscari di Venezia. Studioso della grecità perenne, da Omero agli scrittori e poeti contempora nei, è autore di molte monografie e saggi, nonché tra duttore in prosa e in versi. Si ricordano in particolare l'edizione degli scoli greci all'Odissea (Scholia Graeca
in Homeri Odysseam I e II, Roma 2007 e 2010) e Poeti greci del Novecento, a cura di N. Crocetti e F. Ponta ni, traduzioni di F.M. Pontani, N. Crocetti e F. Panta ni, Milano 2010.
In sopracoperta: Arrivo dei Crociati a Costantinopoli, miniatura da La Conquete de Constantinople di Geoffroy de Villehardouin, Venezia 1330 MS. Laud. Mise. 587, fol. rr © The Bodleian Libraries, The University of Oxford
NICETA CONIATA
GRANDEZZA E CATASTROFE DI BISANZIO (Narrazione cronologica) Volume III (Libri XV-XIX) a cura di Anna Pontani Testo critico diJan-Louis van Dieten Traduzione di Anna e Filippomaria Pontani
FONDAZIONE LORENZO VALLA ARNOLDO MONDADORI EDITORE
Questo volume è stato pubblicato grazie alla collaborazione di
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GENERALI
ISBN 978-88-04-63498-0
Nicetae Choniatae Historia vol. III Hrsg. by ]an-Louis van Dieten, Berlin-New York 1975 (ed. Lorenzo Valla) © Walter de Gruyter GmbH Ber/in-Boston. All rights reserved ©Fondazione Lorenzo Valla 2014 I edizione ottobre 2014
www.librimondadori.it
INDICE
IX
Avvertenza
XIX Bibliografia LV LXXXI
Sommario dei libriXV-XIX Cartine
XCI Tavole genealogiche
TESTO E 1RADUZIONE 3 Sigla 7 LibroXV 1 1 5 LibroXVI
21 1 LibroXVII 245 LibroXVIII 283 LibroXIX 417 De statuis
439 COMMENTO APPENDICE 65 5
Elenco delle varianti presenti nelle altre redazioni
AVVERTENZA
Il terzo volume della Xeovtx� �tfiy'Yj>, che rielabora e ap profondisce il saggio del 2006; meno rilevante in questo contesto è larticolo «From the Workshop of Niketas Choniates: The Autho rity of Tradition and Literary Mimesis», in Authority in Byzantium, ed. by Pamela Armstrong, Ashgate 2013, pp. 259-68). Di questa monografia ho approntato una recensione in corso di stampa e a essa farò riferimento nella nuova edizione del primo volume, do ve il lettore troverà anche la Nota suddetta di van Dieten, il quale, ancorché ignaro del lavoro di Alicia Simpson (ancora dottoranda al King's College di Londra all'epoca della sua morte), affronta al cune discrasie che il suo stemma del l 975, messo alla prova del la lettura del testo che ne derivava, aveva a lui medesimo rivelato. Da un punto di vista pratico, per ragioni redazionali, l'apparato critico non poteva essere sistemato nella pagina di sinistra se non in un'unica sezione, ignorando la distinzione tra redazione b (breuis) e a (aucta). La scelta delle lezioni da includere in questo apparato, concettualmente immetodico, non poteva essere che del tutto di screzionale. Invece gli inserti significativi che caratterizzano le due redazioni be LO, non inclusi nel testo di van Dieten e da lui rele gati nelle molteplici sezioni dell'apparato critico, in questo volume sono stampati in Appendice, come Elenco delle varianti presenti nelle altre redazioni. Le varianti elencate hanno il riferimento alla pagina del commento in cui si trova la loro traduzione italiana, in serita nella nota relativa al passo rispettivo della redazione a, che vanno a integrare con notizie nuove o con versioni diverse da quan to si legge nel testo.
XIV
ANNA PONTANI
La redazione dell'apparato delle fonti segue i criteri che han no ispirato quella del secondo volume. Occorre tuttavia ricorda re che l'ampliamento dei testi inclusi nella banca-dati TLG on li ne, iniziato dopo il 1999 e ancora in progress, ha determinato un ampliamento sensibile delle sue dimensioni. Ancora una volta, per ragioni di opportunità pratica, non espongo in questa sede i prin cipi che hanno guidato le mie scelte; basti ricordare che essi deri vano da un'attenta considerazione di quanto sul piano della teoria della citazione è stato osservato negli ultimi anni da D.R. Reinsch (soprattutto «Zum Edieren von Text: Ùber Zitate», in Proceedings o/ the 21'1 International Congress o/Byzantine Studies [London, 2126 August, 2006], I. Plenary Papers, Ashgate 2006, pp. 299-309) e da altri qualificati studiosi (p. es., Foteini Kolovou, «Die Quelleni dentifizierung als Hilfsmittel zur Textkonstitution der Briefe des Michael Choniates», in Lesarten. Festschrzft fiir A. Kambylis, Ber lin-New York 1998, pp. 129-36). Essi hanno esposto i motivi del le loro scelte a conclusione del lavoro di edizione di importanti te sti prosastici bizantini, sicuramente presenti a livello di fonti nella scrittura di Niceta. La traduzione appare a quattro mani, configurando rispetto agli altri due volumi un'eccezione che va brevemente spiegata. Filippo maria Pontani, filologo classico e studioso eclettico, ha sempre mo strato interesse per la filologia bizantina come anche per la lette ratura neogreca; nell'ambito di quest'ultima ha dato prova di una facilità traduttoria, in prosa e in poesia, di cui non si può non pren dere atto. Nelle ultime duecento pagine della Xeovi-xij �tfjy'Yjcr1Jç), 1I ua-rau-rriari -rijç v6uaç °EÀÀabaç
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NARRAZIONE CRONOLOGICA
XV, 13
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lungo senza far niente, ma che o, secondo l'editto di suo marito178, le nomine fossero inalienabili o fosse il tesoro imperiale a ospita re le ricchezze così raccolte. All'inizio l'imperatrice si prese come aiutante Costantino Mesopotamita: si trattava di colui che era sta to l'uomo più potente al tempo di Isacco Angelo, come abbiamo detto nel libro dedicato a quel sovrano179. Poi lo riconciliò con suo marito, che prima di salire al trono gli era ostile e anche dopo aver raggiunto il potere continuava a tenerlo a distanza, in quanto mi nava la stabilità di molte delle istituzioni dei Romani e non cessa va affatto di turbare e sconvolgere progressivamente ogni cosa180. 13, 7. Quando dunque l'amministrazione della cosa pubblica
inclinò di nuovo verso il Mesopotamita, si spense la potenza degli altri, ma in particolare si offuscò la luce di coloro che stavano in collati all'imperatore e al suo potere: e colui che prima per il sovra no era un reietto, ora era considerato perfetto181, ed egli lo ritene va un corno di Amaltea 182, un cratere molteplice di beni183, ciò che Giobbe chiama l'erba della terra, l'uomo che sapeva come far anda re tutto a tutti nel modo più adeguato e opportuno, luce dispiegata per gli occhi, aria vivificante che fluisce nelle nari, vera perla di Pe roze184 sempre appesa all'orecchio del sovrano, uomo ritenuto de gno dell'intero impero, onnipresente Artemone185, Argo dai molti occhi, o Briareo centimano186. 13, 8. Questa inattesa piega degli eventi mal la tollerarono quanti
persero il loro precedente potere o, come le lucciole, furono offu scati dal sorriso del giorno, ma in particolare i congiunti della sovra-
52. Ò.JtQL>) 66. XÉQaç... 'Aµaì.-frElaç: cf. Zenob. 2, 48; Diogen. I 64; Pa roem. Athon. 5, 27b etc. 67. rroÀuµLy�ç - àya-frwv: cf. Horn. Il. XXIV 52733 67-8. tò-Ò.yQoii: cf. lob 5, 25 70. tò- µ ' R'À€'t"O, .tWVOC o€ "tJ XOC't"OC ..twopOVLXOV 't"OV KOV't"Ol'.r't"€CflOCVOV OC7t"€t-'OC �V yévecrLV Ècpe7toµév"f), 't"cJ} aÈ xiiÀÀ€L 7tpO't"€peuoucroc, 'foococxtcp cruv�xeL 't"c'ì} KoµV"f)Vc'ì), &e; XOC't"OC Mucrlocv ÈVOC7té&ocve 't"O'i:c; aecrµo'i:c;, 1 ' ' I Cì , - ,, ' ' wc; ev 't"OLc; eµ7tpocrvev Àoymc; eLp"f)'I xeLµev. emÀoyocL 't"OLVUV xocL �"f)Cfl"f)CflOptocL 't"WV &pç6v't"WV 1:J..ÀÀOCL 't"€ 7tocp' 1:J..ÀÀCùV ÈytvOV't"O xocl 7t"OCl'.rOCL 7tpÒc; 't"Ò 't"WV 7tpo�ocÀ6V't"WV È't"€ÀOUV't"O XP�crLµov, 't"OU a' ' t:'' ' I I ,, ' ' ' Qovlxou: itaQ"AvèìQovlxou tu(jJÀ.lù'frÉVtEç B 59. :n;awì.: itooì. APW om.
NARRAZIONE CRONOLOGICA X:V,
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pubblica: così quegli stupidi sceglievano per il trono bambini che erano ancora allattati e avvolti nelle fasce. Tra coloro che erano in vista per stirpe e ricchezza, il protostràtore Manuele Camitza si op� poneva a suo zio per parte di madre, il sebastocràtore Giovanni, e costui a sua volta lo guardava ostile264• I fratelli dell'imperatore, che erano tre ed erano stati tutti accecati da Andronico265, nonché Giovanni Cantacuzeno, genero per parte della loro sorella Irene e anch'egli privato della vista266, arruolavano [uomini] per dare l'im pero ai propri figli. Alcuni poi, masticando da gran tempo ghiande di quercia e avendo ancora sulla bocca il lardo del Ponto267, bra mavano e insidiavano la dignità imperiale in modo del tutto pale se e la fissavano con i loro avidi occhi, servendosi come mezzani e lenoni di quanti della plebe si potevano comprare con denaro ed erano schiavi del ventre, talché era molto peggiore il voto popola re rispetto a quello dei singoli. 16, 4. O impero romano, realtà celeberrima, dignità invidiata268
e venerata da tutti i popoli, che gente violenta hai dovuto soffrire! Che bruti si sono rivoltati contro di te! Che amanti sono impazzi ti per te! Quali hai abbracciato, e a quali hai concesso i tuoi favo ri mettendoli a parte del tuo amore, quali hai redimito della coro na, hai cinto del diadema e hai calzato con la scarpa purpurea! Le tue vicende sono più dolorose in confronto a quelle patite da Pe nelope, e in nulla sei dissimile da una donna regale fortunatissima, di nobile beltà, di alta statura e aspetto piacente, ma ghermita dal le mani di amanti svergognati e privi di qualsivoglia credito presso i saggi, gente incapace anche di comprendere la tua grandezza, di nutrire timore reverenziale per la tua sublimità o retrocedere pieni di rispetto dinanzi alla tua nobiltà, ma pronta talvolta a trascinarti con la forza e a condurti su un letto illecito.
5I-2. Èvycili.a!;Lv-mmgycivOLç: cf. Aelian. Var. hist. VIII 8, 4; supra 8, 5 6r. i;à é>Q1JOKUQJtU: scii. tamquamporci, cf. Nic. Chon. Or. 7, p. 60, II-2 68. s'l]À.ùl'l:ÒV... à!;lwµa: cf. Plut. Mor. 3I6e I I otouç um]veyxaç: cf. fort. 2 Ep. Tim. 3, II 69. �Lam:ciç: cf. Eu. Matth. II, I2 73. ol ç IlT]VEÀ.OJt'I]: cf. Nic. Chon. Or. 5, p. 76-7. µT] " (.). 7tE7tOLYJXEV OCl-"OC't'OC OC"ÀÀWç 't'E XOCL 't'OLç ..:.XU'lTOCLç OC7tELpYJ't'OC , 't'EL'
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NARRAZIONE CRONOLOGICA XVI,
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dimora contro i Romani, vi raccolse dentro tutti i suoi abitanti na tivi, allevati in mezzo alle armi, la circondò di catapulte e la riempì di abbondanti vettovaglie, mandando a pascolare sulle cime peco re e vacche in piccole mandrie: infatti il perimetro di questa for tezza non è piccolo, ma si estende moltissimo in larghezza e lun ghezza, è lussureggiante di boschi grazie alle piogge e rigoglioso di luoghi selvosi; di un solo bene - ma del tutto indispensabile e vi tale - scarseggia la piazzaforte: nelle vicinanze non sgorga nemme no la benché minima fonte d'acqua, né vi sono pozzi scavati, ma bisogna scendere al fiume e attingere l'acqua da bere con anfore. Divenuto dunque signore di questa piazzaforte, Criso non fu per nulla turbato dal fatto che l'imperatore lo attaccasse, ma si prepa rò a schierarglisi contro. 1, 3. Ai Romani esperti di cose belliche - se mai ne era rimasto
ancora qualcuno - e non ignari della geografia di quei luoghi, sem brava opportuno (e così consigliarono all'imperatore) passare oltre Pròsaco, muovere verso le altre cittadine e verso i villaggi4 che erano sottomessi a Criso e, dopo la loro conquista, attaccare appunto Prò saco: in tal modo lesercito sarebbe stato più ardimentoso, avendo precedentemente assoggettato i luoghi facili da conquistare e aven done ricavato bottino, e lo stesso Criso, pressato dalla forza delle cose, avrebbe preso una decisione migliore, astenendosi dall'ecces so o addirittura disperando delle proprie sorti. Invece, lattaccare subito al primo assalto luoghi inoppugnabili e cimentarsi con rie pide montagne, dicevano che non solo era vano, ma che anzi già vedevano molto sudore misto a sangue e molto dolore incomben te, e immaginavano già le teste senza collo5 dei futuri combattenti. 1, 4. Costoro davano tali consigli. Ma si opposero con grande
fermezza gli eunuchi cubiculari dell'imperatore (tra i quali primeg-
45-6. 45. ll>Q&i:aç-atµm:oevmç: cf. Q. Smym. IV 35 5; sirn. Aesch. Supp. 1044 3lQOXElµevov 3lOVOV: cf. Eur. Aie. l 149; Herod. VII 26 46. XOQ