Epistemologie del Sud. Giustizia contro l'epistemicidio 9788832827996


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Epistemologie del Sud. Giustizia contro l'epistemicidio
 9788832827996

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EPISTEMOLOGIE

DEL SUD

CASTELVECCHI

Titolo originale: Epistemologies o/ the South. Justice against Epistemicide Traduzione dall'inglese di Samuele Mazzolini

© 2014 Boaventura de Sousa Santos © All Rights Reserved. Authorised translation from the English language edition published by Routledge, a member of the Taylor & Francis Group LLC I edizione: agosto 2021 © 2021 Lit Edizioni s.a.s. Tutti i diritti riservati Castelvecchi è un marchio di Lit Edizioni s.a.s. Via Isonzo 34, 00198 Roma Te!. 06.8412007 [email protected] · www.castelvecchieditore.com ristampa 87654321

anno

2021 2022 2023 2024

Prefazione

Tre idee di fondo stanno alla base di questo libro. La prima è che la comprensione del mondo supera di gran lunga la comprensione occidentale del mondo. In secondo luogo, non c'è giustizia sociale globale senza giustizia cognitiva globale. Per quanto riguarda la terza idea, le trasformazioni emancipatrici nel mondo possono seguire grammatiche e sceneggiature diverse da quelle sviluppate dalla teoria critica occidentocentrica, e tale diversità dovrebbe essere valorizzata. Una teoria critica fa leva sull'idea che non ci sia modo di conoscere il mondo meglio di quanto non si pm) fare prefigurando un mondo migliore. Tale prefigurazione fornisce sia gli strumenti intellettuali per smascherare le pericolose menzogne istituzionalizzate che sostengono e legittimano l'ingiustizia sociale, sia l'impulso politico a lottare contro di esse. La teoria critica è quindi priva di senso senza una ricerca della verità e della guarigione, per quanto alla fine non esista una verità finale o una cura definitiva. La Storia dimostra che le menzogne sociali più radicate hanno portata e durata limitate, anche se, nel momento in cui sono vigenti e occupano una posizione dominante, sembrano essere la fonte stessa della verità e della guarigione. Vista dal punto di vista degli esclusi e dei discriminati, la storia del capitalismo globale, del colonialismo e del patriarcato è piena di pericolose menzogne istituzionalizzate. -È una storia di regolamentazione sociale in nome dell'emancipazione sociale, di appropriazione in nome della liberazione, di violenza in nome della pace; di distruzione della vita in nome della santità della vita, di violazione dei diritti umani in nome dei diritti umani, di fascismo sociale in nome della democrazia politica, di saccheggio illegale in nome dello stato di diritto, di assimilazione in nome della

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diversità, di vulnerabilità individuale in nome dell'autonomia individuale, di costituzione di soggetti subumani in nome dell'umanità, di imposizione di prezzi sulle convinzioni in nome di valori inestimabili, di mercificazione in nome della redenzione, di standardizzazione in nome della scelta, di massificazione in nome della libertà, di razzismo in nome della tolleranza, di torti costituzionali in nome dei diritti costituzionali, di ontologie dell'inferiorità in nome del Was ist die Aufkliirung? (Cos'è l'Illuminismo?) di Immanuel Kant, di disuguaglianze davanti alla legge in nome dell'uguaglianza davanti alla legge, di consumo compulsivo in nome della felicità, e di ipocrisia nel proclamare i principi (l'habitus principiorum di san Tommaso) per coprire le più esecrabili negazioni della recta vita. Data la peculiare pervasività e l'intensità di queste pericolose menzogne istituzionalizzate che caratterizzano il nostro mondo contemporaneo, il riconoscimento adeguato dell'ingiustizia e il possibile superamento dell'oppressione possono essere ottenuti solo attraverso una rottura ,epistemologica. L'importanza che tale tipo di rottura riveste è ciò che meglio distingue la teoria esposta in questo libro dalla tradizione critica occidentocentrica. Quest'ultima, di cui l'esempio più brillante è la Scuola di Francoforte, non ha tenuto debito conto delle lotte emancipatrici del nostro tempo: ciò, almeno in parte, accade perché condivide con il pensiero borghese gli stessi fondamenti epistemologici che sopprimono la dimensione cognitiva dell'ingiustizia sociale, rendendo così universale la comprensione e la trasformazione del mondo da parte dell'Occidente. Inoltre, essa si considera una teoria d'avanguardia che eccelle nel conoscere, nello spiegare e nel guidare piuttosto che nel "conoscere con", nel comprendere, nel facilitare, nel condividere e nel camminare a fianco. Questo libro prende le distanze da questa tradizione critica eurocentrica. Propone una teoria povera, una teoria di retroguardia basata sulle esperienze di grandi minoranze e di maggioranze marginalizzate che lottano contro la marginalità e l'inferiorità che sono loro ingiustamente imposte, con lo scopo di rafforzare la loro resistenza. La teorizzazione critica esposta in questo libro cerca di essere non eurocentrica in quanto prepara il terreno sia per valorizzare concezioni non eurocentriche dell'emancipazione o della liberazione, sia per proporre concezioni e usi controegemonici delle concezioni eurocentriche, come i diritti umani, lo stato di diritto, la democrazia e il socialismo. Questo volume inizia con un preambolo presentato in modo contrappuntistico, un contrappunto tra un manifesto immaginato per il buen vivir e un "minifesto", così chiamato per sfidare i grandiosi propositi sot-

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tesi ai manifesti modernisti. Il manifesto presenta le voci immaginate dei movimenti sociali con cui ho lavorato nel corso degli anni. Il minifesto presenta la mia risposta, mettendo in evidenza i limiti della scrittura in un momento di impossibile radicalismo, come questo libro intende dimostrare. Per meglio visualizzare la struttura del contrappunto, il manifesto è stampato sulle pagine pari, il minifesto sulle pagine dispari. Nell'introduzione difendo la necessità di prendere distanza dall'immaginazione politica occidentale e dalla teoria critica. illustro le ragioni per cui la tradizione critica occidentocentrica (marxismo incluso) non tiene conto delle forme di lotta, degli attori sociali e delle grammatiche di liberazione che si sono sviluppate negli ultimi vent'anni. Nell'ultimo decennio il Forum Sociale Mondiale ha fornito un'illustrazione drammatica di questo fallimento. Il libro è diviso in due parti. Nella prima parte mostro che, per essere solida e convincente, la critica della modernità occidentale deve prendere in considerazione la complessità e la diversità interna di questo paradigma sociale, politico e culturale. Quella che di solito viene chiamata modernità occidentale è un insieme molto complesso di fenomeni in cui coesistono prospettive dominanti e subalterne che costituiscono modernità rivali. Le critiche alla modernità occidentale predominante tendono a ignorare questo fatto. In tal senso, corrono il rischio di diventare riduzioniste e di comportarsi come le stesse concezioni della modernità che criticano, cioè semplici caricature. Nel capitolo 1, attingendo a un famoso saggio dell'intellettuale-attivista cubano del XIX secolo, José Marti, identifico alcuni punti di vista "calibaneschi" sull'America e sulla modernità occidentale. Nel capitolo 2, ricorro all'Angelus Novus di Walter Benjamin per analizzare la turbolenza che sta attualmente scuotendo una delle metafore di fondo alla base delle identità moderne (o, meglio, dei moderni processi di identificazione): la doppia metafora delle radici e delle opzioni. Nel capitolo 3, avanzo la domanda se un Occidente non occidentalista sia possibile o meno. Ricorrendo a due dei primi filosofi moderni, Nicola Cusano e Blaise Pascal, mostro come le concezioni alternative alla modernità occidentale siano state messe da parte perché non si adattavano all'impresa capitalistica-coloniale. Nella seconda parte, attraverso vari itinerari, espongo le mie critiche alle epistemologie dominanti (le epistemologie del Nord) e presento la mia proposta epistemologica, che ho chiamato epistemologie del Sud, un insieme di indagini sulla costruzione e la convalida della conoscenza nata nella lotta, di modi di conoscere sviluppati dai gruppi sociali come parte della loro resistenza contro le ingiustizie e le oppressioni sistematiche causate dal

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capitalismo, dal colonialismo e dal patriarcato. Nel capitolo 4, il capitolo centrale del mio approccio postcoloniale o decoloniale, analizzo le linee abissali tracciate dal pensiero abissale dominante del nostro tempo, attraverso le quali le realtà umane e non umane che esistono dall'altra parte della linea sono rese invisibili o addirittura prodotte attivamente come inesistenti. Ne risultano le forme più radicali dell'esclusione sociale. Nel capitolo 5, abbordo il tema dell'invisibilità da un'altra angolazione, che chiamo epistemologia della cecità. Prendendo i fondamenti epistemologici dell'economia moderna come esempio estremo, mostro i diversi meccanismi attraverso i quali si genera l'immensa quantità di ciò che non si vede. Nel capitolo 6, e ancora da un altro punto di vista che chiamo sociologia delle assenze e sociologia delle emergenze, mostro come la pigrizia delle moderne forme della ragione dominante porta a un enorme spreco di esperienza sociale che potrebbe altrimenti essere utile per identificare possibilità di emancipazione. Nel capitolo 7, mi concentro sulle ecologie delle conoscenze; traccio i contorni delle epistemologie del Sud, mostrando come la sociologia delle assenze e la sociologia delle emergenze aprono la possibilità sia delle ecologie delle conoscenze, sia della traduzione interculturale. Infine, nel capitolo 8, mi occupo della traduzione interculturale che concepisco come alternativa sia all'universalismo astratto alla base delle teorie generali occidentocentriche, sia all'idea di incommensurabilità tra culture. Si tratta di un libro intriso di tragico ottimismo, lontano tanto dal pessimismo radicale quanto dalla speranza radicale. Nulla è così opprimente quanto l'eliminazione del senso di un'alternativa non opprimente. Ma, d'altra parte, nessuna di queste alternative è abbastanza forte o convincente da evitare il rischio di fondersi essa stessa con l'oppressione. Se la condizione umana fosse la schiavitù, non ci sarebbe bisogno dell'istituzione della schiavitù. Al contrario, se la condizione umana fosse la libertà, non ci sarebbe bisogno di costituzioni e di diritti umani. La condizione umana è la condizione di esseri che portano un pesante carico di Storia sulle proprie spalle e che scelgono, quasi ciecamente, di rendere il carico più facile da trasportare. Ho lavorato a questo libro per molti anni. Sono in debito per il prezioso sostegno di molti colleghi e collaboratori ricevuto nel corso di questo tempo. Temo di non poterli citare tutti. Questo libro deve molto a Maria Irene Ramalho, ai nostri numerosi e stimolanti dialoghi e agli interessanti scambi interdisciplinari, così come alla sua ispirazione per quanto riguarda le mie incursioni nella critica letteraria. A volte ho anche ricevuto il suo aiuto per rendere alcune delle mie idee in inglese. La mia dedita assistente di ricerca

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per molti anni, Margarida Gomes, ha apportato ancora una volta competenza e professionalità per sostenere la mia ricerca e preparare il manoscritto per la sua pubblicazione. Nel corso degli anni i miei libri in inglese hanno beneficiato dell'inestimabile sostegno di Mark Streeter in qualità di eccezionale revisore. La mano invisibile della mia devota segretaria, Lassalete Simòes, si rende presente, direttamente o indirettamente, in tutto ciò che ho scritto negli ultimi vent'anni. I miei colleghiJoao Arriscado Nunes e Maria Paula Meneses sono stati preziosi collaboratori in momenti cruciali della mia ricerca. Nel corso degli anni, i miei student!i dottorali e postdottorali presso le università di Coimbra, Wisconsin-Màdison, Warwick e Londra sono stati per me una costante fonte di ispirazione per esplorare nuovi temi e prospettive. In diversi momenti della mia ricerca, ho sempre potuto contare sull'immancabile supporto di collaboratori, colleghi e amici: Agustin Grijalva, Alison Phipps, Allan Hunter, Ana Cristina Santos, Antonio Casimiro Ferreira, Antonio Sousa Ribeiro, Armando Muylema, Bill Whitford, Carlos Lema, Cesar Baldi, César Rodriguez-Garavito, Claire Cutler, Conceiçao Gomes, Cristiano Gianolla, David Larraz, David Schnei- derrnan, Diane Soles, Efua Prah, Élida Lauris, Emilios Christodoulidis, Erik O. Wright, Gavin Anderson, Heinz Klug, Immanuel Wallerstein, Ivan Nunes, James Tully, Javier Couso, Jeremy Webber, Joao Pedroso, Joaquin Herrera Flores, John Harrington, José Luis Exeni, José Manuel Mendes, Joseph Thome, Juan Carlos Monedero, Juan José Tamayo, Len Kaplan, Liliana Obregon, Luis Carlos Arenas, Mare Galanter, Margarida Calafate Ribeiro, Maria José Canelo, Mario Melo, Mary Layoun, Michael Burawoy, Michael Wall, Neil Komesar, Raul Llasag, Raza Saeed, Rebecca Johnson, Sara Araujo, Silvia Ferreira, Tiago Ribeiro e Upendra Baxi. I miei più sentiti ringraziamenti a tutti loro: spero solo che il risultato finale non li deluda. Infine, ma non per questo meno importante, una parola di gratitudine molto speciale a Dean Birkenkamp della Paradigm Publishers per lo straordinario incentivo che mi ha dato per il rapido completamento di questo libro e la sua tempestiva pubblicazione1 .

1 Questo libro è stato completato nell'ambito del progetto di ricerca ALICE-Strange Mirrors, Unsuspected Lessons" (alice.ces.uc.pt), da me coordinato presso il Centro di Studi Sociali (CES) dell'Università di Coimbra, Portogallo. Il progetto ha ricevuto un finanziamento dal Consiglio Europeo della Ricerca nell'ambito del Settimo Programma Quadro dell'Unione Europea (FP/2007-2013 )/ERC Grant Agreement n. 269807.

Manifesto per il buen vivir1

È ora di voltar pagina. È meglio che il passato sia ampio ed esiga poco. È meglio che il futuro si avvicini. Ampliamo il presente e lo spazio del mondo. Andiamo avanti. Viaggiamo con mappe grezze. Tra teoria e azione può esserci corrispondenza, ma non c'è sequenza. Non raggiungeremo necessariamente lo stesso posto e molti di noi non raggiungeranno nemmeno un luogo riconoscibile, ma condividiamo lo stesso punto di partenza e questo è abbastanza. Non siamo tutti diretti allo stesso indirizzo, ma crediamo di poter camminare insieme per un tratto molto lungo. Alcuni di noi parlano lingue coloniali; la grande maggioranza di noi parla altre lingue. Poiché solo pochi dinoi hanno voce, ricorriamo ai ventriloqui, che chiamiamo intellettuali di retroguardia, perché continuano a fare quello che hanno sempre fatto bene: guardarsi indietro. Ma ora hanno ri.cevuto una nuova missione da parte nostra: prendersi cura di quelli di noi che sono rimasti indietro per riportarli a lottare e a identificare chiunque continui a tradirci alle spalle, aiutandoci a scoprire il perché. Conosciamo Marx, anche se Marx potrebbe non conoscerci. Le teorie grandiose sono un ricettario per persone affamate. Non siamo né universali né eterni.· Scartiamo tutte le filosofie che non danno valore. a ciò che siamo. Conosciamo Gandhi e Gandhi ci conosce. Conosciamo Fanone Fanon ci conosce. Conosciamo Toussaint L'Ouverture e

1 Il concetto di buen vivir deriva dalla parola quechua sumak kawsay e occupa una posizione centrale nella concezione dell'emancipazione sociale i cui fondamenti epistemologici trovano esposizione in questo libro.

Minifesto per intellettuali-attivisti

Questo libro inizia riconoscendo la sua limitata capacità di contribuire al successo di tutti coloro che sostengono il buen vivir, se non altro perché è scritto da questo lato della linea. Certo, il suo pensiero è rivolto all'altro lato della linea, ma la sua vita in quanto libro non può che essere da questo lato della linea. Sarà letto da chi ne ha meno bisogno. Coloro che, a mio giudizio, potrebbero trarne beneficio, non saranno in grado di leggerlo. Se potessero, probabilmente non avrebbero alcun interesse a farlo, e se lo facessero, molto probabilmente non lo capirebbero. Questo libro è quindi, nella migliore delle ipotesi, un alleato riluttante, anche se la solidarietà che esprime non è affatto riluttante. In ogni caso, un alleato è, al massimo, un parente. La seconda ragione del suo scarso contributo è che, a differenza di altre epoche - ad esempio, gli straordinari secoli XVII e XVIII in Europa - nel Nord globale ai giorni nostri le idee radicali non si traducono in pratiche radicali e viceversa: le pratiche radicali non si riconoscono nelle idee radicali disponibili. Questa doppia opacità· è dovuta a diverse ragioni che saranno analizzate nel libro. Una delle più importanti è senza dubbio il fatto che i poteri consolidati oggi dispongono di mezzi efficaci con cui impedire l'incontro tra idee e pratiche al di là di quanto si addice al codice genetico dello status quo. Il radicalismo è diventato contro natura, aberratio entis. È passato molto tempo dal 1677, quando le potenze europee si mobilitarono (per esempio, ingaggiando delle spie) per scoprire se, nei suoi ultimi istanti di vita, Spinoza avesse rinunciato al suo "ateismo panteista" e si fosse convertito al cristianesimo; l'impatto della capitolazione di

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Toussaint L'Ouverture ci conosce. Conosciamo Patrice Lumumba e Patrice Lumumba ci conosce. Conosciamo Bartolina Sisa e Bartolina Sisa ci conosce. Conosciamo Catarina Eufémia e Catarina Eufémia ci conosce. Conosciamo Rosa Parks e Rosa Parks ci conosce. Ma la stragrande maggioranza di coloro che ci conoscono non è ben conosciuta. Siamo rivoluzionari senza documenti. Abbiamo sentito dire che ci sono molti intellettuali riconosciuti che si specializzano nella certificazione di idee che in teoria ci 'riguardano. Abitano da una parte della linea, vale a dire nei quartieri inaccessibili e nelle istituzioni fortificate che chiamano università. Sono libertini eruditi e amano l'impunità. Chi siamo noi? Siamo il Sud globale, quell'ampio insieme di creazioni e creature che è stato sacrificato alla voracità infinita del capitalismo, del colonialismo, del patriarcato e di tutte le loro oppressioni-satellite. Siamo presenti in ogni punto cardinale perché la nostra geografia è la geografia dell'ingiustizia e dell'oppressione. Non siamo tutti; siamo quelli che non si rassegnano al sacrificio e quindi resistono. Abbiamo dignità. Siamo tutti popoli indigeni perché siamo dove siamo sempre stati, prima ancora di avere proprietari, padroni o capi, o perché siamo dove siamo stati portati contro la nostra volontà e dove ci sono stati imposti proprietari, padroni o capi. Vogliono imporci la paura di avere un capo e la paura di non avere un capo, in modo· da non poterci immaginare privi di paura. Resistiamo. Siamo esseri umani molto diversi tra loro, uniti dall'idea che la comprensione del mondo è molto più ampia della comprensione occidentale del mondo. Crediamo che la trasformazione del mondo possa avvenire anche in modi non previsti dal Nord del mondo. Siamo animali e piante, biodiversità e acqua, terra e pachamama, antenati e generazioni future - la cui sofferenza appare meno nelle notizie rispetto alla sofferenza degli umani, ma è strettamente legata alla loro, anche se potrebbero non esserne consapevoli. I più fortunati di noi oggi sono vivi ma hanno paura di essere uccisi domani; oggi hanno cibo ma hanno paura di non averne domani; coltivano la terra che hanno ereditato dai loro antenati oggi, ma temono di vedersela espropriata domani; oggi parlano con i loro amici per le strade ma hanno paura che domani ci saranno solo macerie; si prendono cura delle loro famiglie oggi ma hanno paura di essere violentati

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Spinoza alla "prova" che gli esseri umani sono credenti naturali era atteso con impazienza. Nel nostro tempo, un vero radicalismo non sembra essere più possibile nel Nord globale. Coloro che si proclamano pensatori radicali si prendono in giro da soli o prendono in giro qualcun altro, poiché le loro pratiche sono destinate a contraddire le loro teorie. La maggior parte di loro lavora in istituzioni come le università che hanno bisogno di cappelli e guanti protettivi per affrontare la realtà. Uno dei trucchi che la modernità occidentale gioca agli intell~ttùali è quello di permettere loro di produrre idee rivoluzionarie solo all'interno di istituzioni reazionarie. D'altra parte, coloro che agiscono in modo radicale sembrano tacere. O non hanno nulla di intelligibile da dire, o, se dovessero parlare, nessuno li capirebbe al di fuori del loro cerchio d'azione, o potrebbero addirittura essere sbattuti in prigione o uccisi. Date le circostanze di cui sopra, come si fa a scrivere sull'emancipazione sociale? Per evitare di fuorviare qualcuno rimanendo fuorviati a propria volta, sarebbe meglio riconoscere l'impossibilità di essere radicali e scrivere a partire da tale riconoscimento. Il riconoscimento radicale di tale impossibilità è tutto ciò che rimane del radicalismo della modernità occidentale. Ciò che rimane non _è trascurabile e quindi non deve essere visto con nostalgia. È, ·al contrario, l'unico modo di immaginare il nuovo. Davanti a noi ci sono più rovine che piani ben definiti. Ma anche le rovine possono essere creative. Ripartire da capo significa rendere possibile la creatività e l'interruzione in condizioni ostili che favoriscono la riproduzione e la ripetizione. Il punto non è tanto immaginare nuove teorie, nuove pratiche e nuove relazioni tra loro. Il punto è soprattutto immaginare nuovi modi di teorizzar~ e di generare un'azione collettiva trasformativa. Riconoscendo quanto è potente l'impossibilità costituita del radicalismo, saremo meglio attrezzati per immaginare nuove possibilità costituenti. Scrivere dalla, prospettiva dell'impossibilità del radicalismo significa iniziare a riconoscere due impossibilità e continuare a scrivere tra di esse: l'impossibilità di comunicare Nndicibile e l'impossibilità

dell' autorialità collettiva. L'impossibilità _di comunicare l'indicibile. Negli ~ltimi duecento anni, il rapporto tra il sapere e l'agire ha perso il suo carattere generale e _si è ri_dotro al rapporto tra il sapere convalidato dalla scienza mo-

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domani; hanno un lavoro oggi ma hanno paura di essere licenziati domani; sono esseri umani oggi ma hanno paura di essere trattati come animali domani; oggi bevono acqua pura e godono delle foreste vergini, ma temono che domani non ci saranno né acqua né foreste. I meno fortunati sono quelli le cui paure sono diventate realtà da tempo. Alcuni di noi hanno potuto partecipare agli incontri del Forum Sociale Mondiale nel primo decennio del terzo millennio. Siamo solidali con i partecipanti, anche se non hanno detto tutto di noi, per non parlare delle cose più importanti. In ogni caso, hanno dimostrato che siamo molti di più di quanto pensino i nostri nemici, che pensiamo meglio di loro sul loro mondo e sul nostro, e che siamo abbastanza coraggiosi da agire nella convinzione che, in certe circostanze, è possibile combattere idee-portaerei con idee-aquiloni, anche se una portaerei è una portaerei e un aquilone è un aquilone. Questo è esattamente ciò che alcuni di noi hanno dimostrato sfogando la propria indignazione all'inizio del secondo decennio del millennio, nelle strade del Cairo e di Tunisi, di Madrid e di Atene, di New York e diJohannesburg - in una parola, nelle strade del mondo dove si è recentemente scoperto che i Paesi ricchi sono solo i Paesi dei ricchi (mentre il 99%, i poveri e le loro famiglie, vivono al di fuori delle enclave neofeudali che appartengono all'l %, le famiglie super-ricche). Molti di quelli che si sono offesi e indignati non sono, come noi, dall'altra parte della linea, ma speriamo di poter costruire alleanze con loro. Dove andiamo? Alcuni di noi sono orientati all'emancipazione sociale, altri al socialismo del XXI secolo, il socialismo del buen vivir, altri al comunismo, altri al sumak kawsay o sumak qamaiia, altri alla pachamama o umma, altri ali' ubuntu, altri ai diritti umani, altri alla democrazia vera e propria, altri alla dignità e al rispetto, altri alla plurinazionalità, altri all'interculturalità, altri alla giustizia sociale, altri allo swadeshi, altri alla demokaraasi, altri al minzhu, altri alla sovranità alimentare, altri ali' economia solidale, altri ancora ali' ecosocialismo e alla lotta contro le grandi dighe e i megaprogetti. Siamo stati avvertiti che ogni concetto tende a diventare un mostro concettuale. Non abbiamo paura. · Ciò che abbiamo tutti in comune è che tutti noi dobbiamo lottare contro molti ostacoli per vivere con dignità, cioè per vivere bene. Ci sono molti ostacoli, ma tutti hanno una somiglianza familiare: il

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derna e l'ingegneria sociale razionale1 . Di conseguenza, tutto ciò che è stato arbitrariamente concepito conte al di fuori di questo campo altamente intellettualizzato e razionalizzato è stato ignorato o stigmatizzato. Fuori c'erano il mondo oscuro delle passioni, delle intuizioni, dei sentimenti, delle emozioni, degli affetti, delle credenze, delle fedi, dei valori, dei miti e il mondo dell'indicibile, che non può essere comunicato se non indirettamente, come direbbe Kierkegaard. Diversi tipi di positivismo sono riusciti a dimostrare che ciò che era rimasto fuori o non esisteva (era un'illusione), o era irrilevante o pericoloso. Tali riduzionismi consentivano corrispondenze geometriche tra teoria e pratica. Tuttavia, poiché sia la teoria sia la pratica sono state separate dalle loro indicibili "metà", si è reso impossibile rendere conto della complessità e della contingenza delle relazioni reciproche. Essendo immaginate come riflesse nello stesso specchio, sia la teoria sia la pratica sono diventate reciprocamente cieche. Ora, i ciechi guidati da ciechi non sono doppiamente ciechi, ma non vedono neanche meglio. I teorici e gli intellettuali in generale non sono preparati né per le gioie né per i dolori, né per il lutto né per l'esaltazione di cui parlano i sostenitori del buen vivir. I primi sanno dare un nome a questi affetti, come li chiàmava Spinoza, ma non li vivono; inoltre, sono incapaci di trasformare l'assenza di tali affetti in un problema di pensiero o di ragione. Non sono disposti a integrare ciò che il pensiero ha separato, cioè la vita stessa. Se la vita potesse operare delle.distinzioni, ne fa~ rebbe molte, ma non certo questa tra affetti e ragione, per non negare se stessa come vita. Ciò vale in particolare per la vita dell'azione trasformativa, in cui la realtà consiste nel dare vita a ciò che ancora non esiste e che può avvenire solo con affetti ragionevoli e ragioni affettive. La preoccupazione degli intellettuali è la vita del pensiero e questo ha poco a che fare con la vita della vita. Si ritiene che la vita vissuta - così come la natura naturata di Spinoza - sia inferiore al pensiero, ma vivere la vita e la natura naturans valgono sicuramente più del pensiero. Definendomi.intellettuale-attivista, voglio suggerire un modo possibile di vivere l'impossibilità di comunicare l'indicibile in modo produttivo, creando così nuove possibilità. Questo libro ricorre spesso

1 B.d.S. Santos (a cura di), Cognitive Justice in a .Global World: Prudent Knowledge /or · a Decent Li/e, Lexington, 2007.

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capitalismo tra gli esseri umani e tra gli ~sseri umani e la natura, il colonialismo, il patriarcato, il feticismo delle merci, la monocultura della conoscenza, il tempo lineare del progresso, le disuguaglianze naturalizzate, la scala e il produttivismo della crescita economica e dello sviluppo capitalista. Gli ostacoli a una vita dignitosa sono molto diversi, ma hanno tutti qualcosa in comune: l'accumulazione infinita di differenze disuguali per conto di pochi. Siamo i diseredati della terra perché siamo considerati ignoranti, inferiori, locali, particolari, arretrati, improduttivi o pigri. Le enormi sofferenze e lo spreco di esperienza del mondo che ne derivano sono ingiusti, ma non sono fatti ineluttabili. Noi li combattiamo nella convinzione che possano essere eliminati. Ma la nostra lotta dipende meno dai nostri obiettivi che dalla qualità delle nostre azioni e delle nostre emozioni nel cercare di raggiungerli. Che cosa vogliamo? Il mondo è pieno di opportunità per vivere bene, sia per quanto riguarda noi stessi, sia per la madre terra. Vogliamo avere l'opportunità di approfittarne. Conosciamo meglio ciò che non vogliamo di ciò che vogliamo. Quelli che vivono in quello che loro stessi chiamano "questo lato della linea" pensano molto a noi. Per i più fortunati tra noi, organizzano fiere nei nostri paesi con molti bazar e bancarelle per la consulenza. Espongono alimenti transgenici, bibbie, diritti di proprietà intellettuale, consulenti certificati, ricette per l' empowerment, adeguamenti strutturali, diritti umani, proprietà privata, democrazia ben confezionata, acqua in bottiglia e preoccupazioni ambientali. Abbiamo letto una volta che Socrate, passeggiando in una piazza e vedendo molti prodotti di lusso, osservò: «Quante cose al mondo che non voglio!». Socrate sarebbe oggi un sostenitore del buen vivir. Non vogliamo che si parli per noi. Vogliamo parlare per noi stessi. Non vogliamo essere visti dall'altra parte della linea. Vogliamo eliminare la linea. Dove viviamo? Viviamo in Chiapas, sulle Ande, in Amazzonia, negli insediamenti abusivi delle grandi città, nelle terre ambite dai nuovi. e vecchi colonizzatori in Africa e in Asia, nei ghetti delle città globali, sulle rive dei fiumi dove vogliono costruire dighe e sulle colline dove vogliono estrarre minerali e distruggere la vita, nelle nuove piantagioni che utilizzano il lavoro degli schiavi negli Stati Uniti, in Brasile e in Bangladesh, nelle maquiladoras del mondo, dove produciamo, con

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alla comunicazione indiretta; esso stesso è stato pensato sulla base di molta comunicazione indiretta. I:impossibilità dell'autorialità collettiva. Per quanto riguarda l'autorialità, questo libro ha dei limiti diffusi. Negli ultimi anni sono stato un attivista all'interno del processo ,del Forum Sociale Mondiale e sono stato profondamente coinvolto nelle lotte dei popoli indigeni dell'America Latina. Non sono in grado di determinare fino a che punto i miei pensieri siano parte di un collettivo senza nome e senza un chiaro contorno. Di mio c'è solo quello che è esprdsso individualmente e con piena consapevolezza di una doppia assenza: l'assenza di ciò che potrebbe essere formulato solo collettivamente, se fosse suscettibile di una formulazione razionale, e l'assenza di ciò che non può essere formulato razionalmente, né individualmente né collettivamente. Metà di questo libro rimarrà per sempre non scritto. Scrivo ciò che sono in grado di scrivere tenendo presente questo. Faccio parte di un collettivo, rimanendo consapevole della mia separazione da esso per poter scrivere. Scrivere dal punto di vista dell'impossibilità del radicalismo è oggi più promettente di prima in virtù di tre fattori: la fine del gioco dei dogmi; la missione della teoria della retroguardia assegnata dai sostenitori del buen vivir agli intellettuali, e l'inesauribile diversità del mondo e di ciò che mostra, o che lascia vedere, indipendentemente dalla possibilità di essere verbalizzato. La fine del gioco dei dogmi. Negli ultimi duecento anni le lotte sociali contro i vecchi dogmi sono state quasi sempre combattute in nome di nuovi dogmi. Di conseguenza, l'emancipazione sociale è diventata una nuova regolamentazione sociale e la vecchia ortodossia è stata sostituita dalla nuova. Ciò che era un mezzo è diventato un fine, ciò che era ribellione è diventato conformità. Ora i movimenti sociali che sostengono il buen vivir. dimostrano che è possibile combattere contro i vecchi dogmi senza farlo in nome di nuovi dogmi. Secondo tali movimenti, l'emancipazione sociale presuppone la regolamentazione sociale; una società emancipata non regolamentata non è concepibile. Ma c'è una differenza tra regolamentare l'emancipazione e la regolamentazione emancipatrice. Regolamentare l'emancipazione consiste nell'applicare alle nuove condizioni la stessa logica di regolamentazione (se non necessariamente lo stesso tipo di regola-

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sudore e dolore, il piacere consumistico dei padroni. In realtà viviamo dove i turisti non vanno mai o, se lo fanno, non si degnerebbero mai di viverci. Il mondo è diviso da due tipi di frontiere: quelle che accettiamo con riserva e quelle che rifiutiamo senza riserva. Il primo tipo è quello dei confini nazionali entro i quali siamo nati o cresciuti. Li accettiamo per risparmiare le nostre energie e perché pensiamo che siano un ostacolo minore rispetto agli altri confini. Gli altri sono i muri, le trincee, i fossati, le recinzioni a filo spinato, i cordoni delle auto della polizia, i posti di blocco; sono soprattutto le mappe che hanno tracciato le linee abissali nella mente della gente, nel diritto, nella politica, confinandoci dall'altra parte della linea. I confini peggiori sono quelli che non possono essere visti, letti, sentiti o percepiti da questa parte della linea, cioè in Cacania, la cui capitale è Escrementia. Noi viviamo dall'altra parte della linea che qualcuno ha tracciato pensando a noi con l'obiettivo di non dover pensare più a noi. Siamo invisibili, inudibili e illeggibili perché il successo delle rivoluzioni precedenti ha deciso di non includerci. Se il nostro qui è invisibile, il nostro ora lo è ancora di più. Secondo quelle rivoluzioni, abbiamo al massimo un passato, ma nessun futuro. Non ci è mai stato permesso di scrivere i libri di Storia. Come viviamo? Sempre a rischio di morire per cause diverse dalla malattia, di essere feriti o uccisi ma non in giochi amichevoli; sul punto di perdere la casa, la terra, l'acqua, i territori sacri, i figli, i nonni; sempre a rischio di essere sfollati per fuggire alla guerra o di essere confinati nei nostri barrios o nei campi di concentramento; a rischio di scoprire che i nostri risparmi popolari, solidali, cooperativi possono non valere nulla perché non contano per il PIL; a rischio di vedere i nostri fiumi contaminati e le nostre foreste disboscate in nome di quello che chiamano sviluppo; a rischio di essere umiliati, senza il potere di rispondere perché siamo di genere, razza, classe o casta inferiore; a rischio di essere il bersaglio dei tiri mancini dei ragazzetti ricchi, che per noi possono rivelarsi fatali; a rischio di impoverimento, di essere aiutati come poveri senza poter far sentire in colpa chi ci aiuta; a rischio di essere considerati terroristi per voler difendere la nostra madre terra; a rischio, anzi, proprio a forza di affrontare tanti rischi, di finire per conformarci. Quale passione ci spinge? La passione più soggettiva e diversa perché fondata sulla verità vissuta più intensamente e diversamente:

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mentazione) che presiedeva alle vecchie condizioni, ora superate; la regolamentazione emancipatrice, invece, consiste nello stabilire come nuovo tipo di regolamentazione la condizione per ciò che si vuole regolamentare. Se lo scopo dell'emancipazione sociale è quello di costruire una democrazia-senza-fine, la regolamentazione emancipatrice comporta l'approfondimento e la diversificazione delle soluzioni democratiche, poiché le pratiche trasformative ne creano la necessità. Solo così si eviterà che i mezzi diventino fini; che nuovi idoli rimpiazzino i vecchi imponendo ai cittadini lo stesso tipo di sottomissione di prima; che nuove regole vengano naturalizzate come necessità di vita, come aweniva con le vecchie regole; che le lotte contro l'eliminazione delle alternative portino a una società senza alternative; che le azioni politiche adottate per ripristinare la supremazia della politica sulle soluzioni tecniche diventino una soluzione di tecnica politica; che i limiti alla libertà d'azione e di creatività diventino esattamente uguali a quelli vecchi; che l'anticonformismo, che aveva reso possibile il cambiamento, si trasformi in un conformismo che ostacola il cambiamento; che le emozioni, le fantasie e le aspirazioni investìte nel cambiamento sociale siano condannate per quello che sono; che le nuove funzioni che hanno rotto con quelle precedenti diventino strutture che bloccano nuove funzioni; che la storicizzazione di ciò che era considerato astorico si trasformi in una nuova verità astorica; che l'incoscienza necessariamente relativa di tutti coloro che sono impegnati nel cambiamento comporti il rischio di diventare la massima coscienza possibile di coloro che beneficiano del cambiamento. L'obiettivo è, in sintesi, quello di evitare che le armi degli oppressi diventino le armi dei nuovi oppressori. Credo che, secondo i sostenitori del buen vivir, questo sia l'unico modo per trasformare il viaggio verso la fine in un viaggio senza fine. · Questa nuova posizione rappresenta una grande sfida per gli intellettuali-attivisti. Soprattutto nel Nord globale, il protagÒnismo degli intellettuali è stato in gran parte dovuto a giochi di dogmi e· di ortodossie. I dogmi sòno intensi tantq per ciò che riguarda la formulazione (parole precise) quanto la direzione (istruzioni precise e vincolanti perl'azione e il comportamento). Sono così intensamente direttivi che confondono la realtà della direzione con la direzione della realtà. Essi creano forme di vita autonome. Gli intellettuali che vivono dentro e

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quella di meritarci una vita dignitosa, una vita libera dalla paura della violenza e dell'espropriazione, una vita a cui abbiamo diritto, per la quale è possibile lottare e farlo con successo. Siamo figli di una verità appassionata e di una passione sincera. Sappiamo con passione che la realtà non si riduce a ciò che esiste e che la maggior parte di ciò che non esiste potrebbe e merita di esistere. Il tempo non placa la nostra passione. Il nostro fratello Evo Morales ha dovuto aspettare cinque secoli per diventare presidente dopo che Papa Paolo III aveva stabilito nella bolla del 1537 che gli indiani hanno un'anima. Era una bolla piena di astuzia da cui abbiamo cominciato il cammino che ci ha condotto dove siamo ora. Contro chi combattiamo? Da questo lato della linea tutto è seducente; dall'altro lato della linea tutto è spaventoso. Siamo gli unici a sapere, per esperienza, che ci sono due lati della linea, gli unici che sanno immaginare ciò che non vivono. Il nostro contesto è l'urgenza di una vita dignitosa come condizione affinché tutto il resto sia possibile. Sappiamo che solo un cambiamento di civiltà può garantirlo, ma sappiamo anche che la nostra urgenza può portare a tale cambiamento. Dobbiamo vivere oggi per poter vivere a lungo e viceversa: dobbiamo vivere a lungo per poter vivere oggi. Le nostre du,rées e i nostri tempi mettono in evidenza solo ciò che è utile per le nostre lotte. I nostri tempi non sono piatti o concentrici, sono passaggi tra il Non Più e il Non Ancora. In una certa misura, l'età del nostro lato della linea coincide con l'età del loro lato della linea, ma le due età non vanno confuse. Noi e loro siamo contemporanei in modi diversi. La nostra età è potenzialmente più rivoluzionaria di tutte le precedenti. Mai così ingiuste sofferenze sono state causate agli esseri umani e non umani, mai le fonti di potere e di oppressione sono state così diverse e potenti. Mai come oggi è stato possibile per gli esseri umani su questo pianeta avere un'idea, per quanto vaga e distorta, di ciò che sta accadendo. Questo è il momento di regolare i conti a livello planetario, coin- · volgendo tanto l'uomo quanto la madre terra. È il momento di fare i conti senza regole. Da un lato, il capitalismo, il colonialismo, il patriarcato e tutte le loro oppressioni-satellite. Questo è ciò che chiamiamo il Nord globale, un luogo politico, non geografico, sempre più specializzato nella trans-nazionalizzazione della sofferenza: lavoratori che

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fuori da tali giochi non hanno bisogno di altre forme di vita. Sono stati addèstrati per questo tipo di vita e là loro missione è di riprodurla. In queste condizioni, la sfida che i sostenitori del buen vivir pongono agli intellettuali è quasi dilemmatica: o disapprendono il proprio repertorio e si reinventano, o continueranno ad essere ciò che già sono: irrilevanti. Prima di scegliere di disapprendere, gli intellettuali si interrogano su questo dilemma: come è possibile combattere i dogmi senza ricorrere ad altri e più pòtenti dogmi? Lasciare tutto aperto non equivarrebbe a lasciare libero il nemico? Il tentativo di 1ntegrare vita e pensiero non può portare alla disintegrazione di entrambi? L' antidogma non è un ~ltro tipo di dogma in fin' dei conti? Ciò che è promettente all'inizio del nuovo millennio è che i sostenitori del buen vivir hanno creato possibilità non previste o non ritenute teoricamente ammissibili in precedenza. Queste nuove possibilità mostrano che l'irrazionalità non è l'unica alternativa a ciò che attualmente è considerato razionale, che il caos non è l'unica alternativa all'ordine e che la preoccupazione per ciò che è meno che vero (le ragioni disordinate e gli affetti alla base delle lotte dai risultati incerti) deve essere bilanciata dalla preoccupazione per ciò che è più che vero (l'habitus delle grandi teorie ormai smentite di rivendicare veridicità nelle loro spiegazioni dei fallimenti precedenti). Le nuove possibilità emergono da nuove azioni messe in atto da nuovi attori con nuovi discorsi e concezioni. In realtà non sono nuove, alcune di esse sono molto antiche: sono ancestrali. Sono diventate più visibili perché il repertorio dell'emancipazione sociale che era stato intellettualmente certificato è crollato, perché la sfilata del nuovo, che in realtà è il vecchio-in-forme-nuove, ha fallito del tutto. L'assenza di dogmi non è facile da descrivere, ma si sente nel battito ed è facile da vedere. La si vede nel desiderio di non sprecare azioni, energie, aspirazioni o conoscenze. Si può vedere nei cambiamenti di conversazione e nel silenzio concordato per facilitare l'azione comune. Riconoscere la novità dei sostenitori del buen vivir non significa molto. È solo un modo solidale per -proteggerli dal silenzio. A dire il vero, essi conoscono per esperienza personale la misura in cui la modernità occidentale si è specializzatà nelle tecniche per mettere a tacere le azioni insorgenti. Secondo il senso comune dominante, essi

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perdono il posto di lavoro in stabilimenti dislocati; contadini in India, Africa e America Latina espropriati dai megaprogetti, dall'agrobusiness e dall'industria mineraria; popolazioni indigene delle Americhe e dell'Australia sopravvissute al genocidio; donne assassinate a Ciudad Juarez; gay e lesbiche dell'Uganda e del Malawi; gente del Darfur, così povera eppure così ricca; afrodiscendenti assassinati e sfollati ai confini del Pacifico colombiano; la madre terra colpita nei suoi cicli vitali; le persone accusate di terrorismo, torturate in prigioni segrete in tutto il mondo; gli immigrati senza documenti che rischiano la deportazione; i palestinesi, gli iracheni, gli afghani e i pakistani che vivono, lavorano e festeggiano sotto costanti bombardamenti; i nordamericani impoveriti, scioccati dal fatto che il capitalismo e il colonialismo li trattano esattamente con lo stesso disprezzo e la stessa arbitrarietà con cui hanno trattato tutti gli altri popoli del mondo; i pensionati, i disoccupati e gli inabili al lavoro che sono preda della legge del saccheggio dei pirati della finanza. Dall'altro lato, il nostro tempo è il tempo del ritorno degli umiliati e dei degradati. Questo è quello che chiamiamo il Sud globale. Non siamo vittime, siamo perseguitati e opponiamo resistenza. Siamo in molti e usiamo i nostri nuovi apprendimenti in modi molto diversi. Non sempre siamo d'accordo e sospettiamo persino che ci siano dei traditori tra di noi. Siamo degli esperti nell'esporli. Nonostante tutto, abbiamo problemi in comune con i nostri nemici poiché i nostri destini hanno alcune affinità. Le sofferenze che ci infliggono e che sono recentemente aumentate finiranno per rivoltarsi contro di loro. I più assennati di loro hanno già capito tutto. Come diceva il saggio Voltaire, la causa di tutte le guerre è il furto. Chi ha imparato a rubare fuori casa ruba ora alle persone al suo interno. Se la sofferenza, l'omicidio, l'umiliazione e la distruzione continuano ad aumentare, la sopravvivenza stessa del pianeta potrebbe essere a rischio. Magari i nostri nemici stanno già pensando di colonizzare· un altro pianeta dove non avranno bisogno di condomini chiusi? Sappiamo che la prima delle nostre lotte è contro noi stessi. Il saggio Marx diceva che i filosofi, una volta finito di interpretare il mondo, avrebbero dovuto cambiarlo. Ma non c'è cambiamento senza cambiamento di sé, perché gli ostacoli a una vita con dignità, o al vivere bene, risiedono in noi stessi, nella misura in cui ci conformiamo all'indegni-

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meritano di essere messi a tacere perché sono persone ignoranti, inferi ori, arretrate, retrograde, locali, improduttive - in pratica, persone che si suppone siano ostacoli al progresso e allo sviluppo. Come contrastare questa potente macchina del silenzio senza dare origine a un'altra macchina del silenzio: questa è la sfida più grande che gli intellettuali-attivisti devono affrontare. Qui sta il loro "disapprendimento" e la loro autoreinvenzione. La teoria della retroguardia. La seconda ragione per cui ritengo che scrivere dal punto di vista dell'impossibilità del radicalismo sia promettente ha a che fare con la missione attribuita agli intellettuali-attivisti dai sostenitori del buen vivir: contribuire all'elaborazione delle teorie della retroguardia (mi soffermerò più avanti su questo punto). Questa missione è quasi impossibile, ma nella misura in cui può essere compiuta, costituisce la più grande novità dell'inizio del millennio ed è la migliore notizia per chi crede veramente che il capitalismo, il colonialismo, il patriarcato e tutte le altr.e oppressioni-satellite possano essere superate. Queste esperienze politiche testimoniate dai sostenitori del buen vivir suscitano sorpresa perché non sono state concepite, né tanto meno previste, dalle teorie politiche della modernità occidentale, compresi il marxismo e il liberismo. Particolarmente significativo, tra i tanti altri esempi, è il caso dei movimenti dei popoli indigeni in America Latina e del loro contributo ai recenti cambiamenti politici in alcuni Paesi. La sorpresa è dovuta al fatto che sia il marxismo sia il liberismo hanno ignorato i popoli indigeni, tanto come attori sociali quanto politici. Il grande marxista peruviano José Mariategui venne stigmatizzato come "romantico" e "populista'' dall'Internazionale Comunista per aver attribuito un ruolo agli indigeni nella costruzione delle società latinoamericane. Una tale sorpresa pone un nuovo interrogativo ai teorici e agli intellettuali in generale, ossia se sono disposti a sperimentare la sorpresa e la meraviglia. Questa domanda non ha una risposta facile. I teorici critici scino intrappolati in questa difficoltà, poiché sono stati addestrati nelle teorie d'avanguardia. La teoria d'avanguardia, per sua natura, non si lascia sorprendere e cogliere dallo sbalordimento. Tutto ciò che non si adatta alle previsioni o alle proposizioni degli avanguardisti non esiste o non è rilevante. Rispondere positivamente alla sfida di lasciarsi sorprendere pre-

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tà e neghiamo che la differenza tra ciò che ci viene imposto e ciò che desideriamo sia molto più piccola di quanto pensiamo. Quali certezze abbiamo? Come tutti gli animali umani e non umani, siamo specializzati in possibilità, passaggi tra il Non Più e il Non Ancora. Le uniche certezze che abbiamo riguardano la possibilità e la scommessa. Tutte le altre certezze sono paralizzanti. Abbiamo una conoscenza parziale delle condizioni che ci permettono di procedere e riteniamo che tali condizioni siano esse stesse parziali. Seguiamo il saggio Fanon, secondo il quale ogni generazione deve trovare la propria missione entro l'opacità relativa e poi andare a compierla o tradirla. Le nostre possibilità sono lungi dall'essere infinite e diventano definitive solo in base a come ci muoviamo. Riflettiamo mentre corriamo. La nostra strada è semi-invisibile e semicieca. La certezza stessa delle catene da cui vogliamo liberarci è insidiosa perché, con il tempo, le catene possono diventare comode e trasformarsi in ornamenti. E possono anche indurci a metterle a chi ci sta vicino. Che tipi di conoscenza abbiamo a disposizione? La nostra conoscenza è intuitiva: va dritta a ciò che è urgente e necessario. È fatta di parole e di silenzi-con-azioni, ragioni-con-emozioni. La nostra vita non ci permette di distinguere la vita dal pensiero. Tutta la nostra quotidianità è pensata ogrii giorno nel dettaglio. Pensiamo al nostro domani come se fosse oggi. Non abbiamo domande importanti, solo domande produttive. La nostra conoscenza vola a bassa quota perché è attaccata al corpo. Sentiamo-pensiamo e sentiamo-agiamo. Pensare senza passione è come produrre delle bare per le idee, agire senza passione è come riempire quelle bare. Siamo voraci nell'ottenere la diversità delle conoscenze a cui siamo interessati. Ci sono molte conoscenze che cercano persone desiderose di conoscerle. Non sprechiamo le conoscenze che potrebbero aiutarci nella nostra lotta per vivere bene. Mescoliamo le conoscenze e le combiniamo secondo logiche che non si limitano a· esse. Non vogliamo diritti d'autore, vogliamo essere autori di diritti. Il nostro tipo di conoscenza è esistenziale ed esperienziale: è quindi sia resiliente sia flessibile, disturbata da tutto ciò che é::i accade. A · differenza di quanto accade in Cacania, qui tra noi le idee sono persone, hanno un peso e pagano multe per il peso in eccesso; indossano

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suppone che il processo di disapprendimento e di reinvenzione sia in corso e proceda con successo. Gli intellettuali disposti a lasciarsi prendere dalla sorpresa sono quelli che non si sorprendono più delle novità immaginate, per quanto stravaganti e seducenti, delle teorie d'avanguardia, essendo giunti alla conclusione che il tempo delle teorie d'avanguardia (il tempo della linearità, della semplicità, dell'unità, della totalità e della determinazione) è finito. Una volta che gli intellettuali entrano nel processo di disapprendimento, il carattere accademico, sovraintellettualizzato e stagnante delle teorid d'avanguardia diventa gradualmente più evidente. Ho scritto 'questo libro tenendo a mente la creazione di un orizzonte affettivo-intellettuale in cui le teorie di retroguardia possano emergere attraverso il loro contributo al successo delle lotte dei sostenitori del buen vivir. Le teorie di retroguardia non possono che convalidarsi con i loro risultati pratici, con la valutazione delle modifiche apportate da tutti i loro protagonisti, tr,a i quali l'intellettuale-attivista è sempre una :figura minore. Vale a dire, le teorie di retroguardia sono, prendendo spunto da Schopenhauer, parerga e paralipomena, parti minori di forme di vita non teoriche. Sono azioni di intervento teorico intrecciate all'interno di forme di vita. Non si lavano le mani come Ponzio Pilato, né sono un coro greco. Sono specializzate in abbozzi, disegni, registrazioni, buste e indirizzi postali - cose importanti ma non abbastanza importanti. I..: esperienza inesauribile del mondo e la comunicazione indiretta. La terza ragione per cui considero il momento attuale promettente per la scrittura dal punto di vista dell'impossibilità del radicalismo è la maggior consapevolezza odierna che la diversità culturale, cognitiva, sociale, etnico-razziale, produttiva, politica e religiosa del mondo è immensa; oltre alla sua capacità di essere descritta e rappresentata, tale diversità può essere vista, mostrata, sentita ed espressa poeticamente. Molti fat ~ tori spiegano tutto ciò e alcuni di essi saranno analizzati nel libro, ma il più importante èla recente -visibilità dei sostenitori del buen vivir, e la diversità interna che rivelano e tengono in gran conto. Si tratta di una sorta di diversità che sovverte totalmeri.te la diversità monoculturale del «National Geographic» o del turismo eco-etno-culturale. È la diversità con i suoi propri criteri di diversità, che, a differenza della diversità monoculturale, trasforma la simultaneità inerte in una complessa con-

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vestiti e possono essere incarcerate per atti osceni; fanno appelli e per questo vengono anche uccise. Come ci educhiamo? Siamo gli educatori con il minor numero di credenziali al mondo. I nostri corpi e le nostre vite sono la conoscenza sprecata del mondo, conoscenza che è oggettiva rispetto a noi stessi e soggettiva rispetto ai nostri nemici. Tutto ciò che sappiamo di loro è loro e nostro, tutto ciò che sanno di noi è loro. Le università hanno un inventario completo di dipartimenti, libri, carriere, computer, risme di carta, uniformi, privilegi, discorsi eruditi, cancellieri e funzionari; eppure non educano affatto. La loro missione è quella di trasformarci in ignoranti, in modo tale da poter essere trattati coscientemente come ignoranti. Al massimo ci insegnano a scegliere tra due mali. Noi ci educhiamo imparando a non scegliere tra l'uno e l'altro. Quando un giorno entreremo nell'università - cioè quando la occuperemo e la decolonizzeremo - non ci limiteremo ad aprire le porte e a ridecorare le pareti. Distruggeremo entrambe le cose, in modo da poterci entrare tutti. Quali sono le nostre armi? Tutte armi di vita, nessuna di morte. In verità, ci appartengono solo quelle armi con nomi propri nelle nostre lingue. Tutte le altre sono prese dai nostri nemici come trofei di guerra o cimeli involontari: democrazia, diritti umani, scienza, filosofia, teologia, diritto, università, Stato, società civile, costituzionalismo e così via. Abbiamo imparato che, quando le brandiamo in modo autonomo, spaventano il nemico. Tuttavia, le armi prese in prestito sono efficaci solo se usate insieme alle nostre armi. Siamo ribelli competenti. Seguiamo il saggio Subcomandante Insurgente Marcos, secondo il quale i politici di spicco non capiscono nulla; soprattutto non capiscono l'essenziale: che il loro tempo è finito. Gioia ed esaltazione sono ciò che le vittime provano quando smettono di essere vittime, quando la loro sofferenza si trasforma in resistenza e lotta. Siamo artisti incarnati nella vita, e la nostra arte. è ascendente. Le uniche verità brutte e tristi sono quelle che ci vengono · imposte. Le verità con cui offriamo resistenza sono belle e gioiose. Su quali tipi di alleati possiamo contare? Anche se siamo una grande maggioranza, siamo in pochi. Dobbiamo riunirci prima che altri cerchino di unirsi a noi. Chiediamo aiuto, ma lo usiamo solo per diventare indipendenti da esso. Mentre liberiamo noi stessi dall'aiuto, liberiamo

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temporaneità. A differenza dello sguardo turistico o di intrattenimento, che crea atti di simultaneità tra persone lion contemporanee, la diversità dei sostenitori del buen vivir crea incontri tra diverse contemporaneità, cioè tra diverse forme di essere contemporanei. Essa rivela la policromia e la polifonia del mondo senza trasformarle in una eterogeneità radicale discontinua e incommensurabile. · L'unità non radica in alcuna essenza. Sta nel compito di costruire il buen vivir. Qui risiede la novità e l'imperativo politico: ampliare la contemporaneità significa amplificare il campo di reciprocità tra il principio di uguaglianza e il principio di riconoscimento della dif. ferenza. Così la lotta per la giustizia sociale si espande in modi insospettabili. All'ingiustizia della distribuzione della ricchezza, basata sul concetto convenzionale di giustizia sociale, si aggiungono molte altre dimensioni dell'ingiustizia, che hanno durate temporali diverse e quindi hanno modalità di contemporaneità distinte: l'ingiustizia storica del colonialismo e della schiavitù; l'ingiustizia sessuale del patriarcato, della ginofobia e dell'omofobia; l'ingiustizia intergenerazionale dell'odio contro i giovani e contro i modelli di sviluppo sostenibile; l'ingiustizia etnico-razziale del razzismo e della xenofobia; e l'ingiustizia cognitiva commessa contro la saggezza del mondo in nome del monopolio della scienza e delle tecnologie sancite dalla scienza. La diversità strutturale (non funzionale) è tanto seducente quanto minacciosa. È seducente per coloro che vedono in essa la ragione della fine dei dogmi, e l'opportunità di immaginate e creare altre possibilità di vita. Se la diversità del mondo è inesauribile, allora l'utopia è possibile. Tutte le possibilità sono finite, ma il loro numero è infinito. L' esperienza costituita non è altro che una concretizzazione provvisoria e localizzata dell'esperienza costituente. Il fatto che la realtà esistente sia così lontana dagli ideali non prova l'impossibilità di questi ultimi, ma dimostra solo che la realtà attuale è priva di ideali. Tuttavia, tale diversità è anche minacciosa, soprattutto per il Nord globale, perché rivela· l'isolamento dell'Occidente. L'affermazione della diversità del mondo segna una svolta nell' eccezionalismò occidentale. Una volta considerato originale (archetypus) e ascendente, una sorta di esempid da seguire per tutto il "resto", è diventato derivativo (ectypus) e discendente, una concezione del mondo e un modo di esperire la società e la natura che si stanno dimostrando insostenibili. ·

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l'aiuto stesso. Chiediamo aiuto alla democrazia per liberare la democrazia. La democrazia è stata inventata per paura di noi e noi ne abbiamo sempre avuto paura. Oggi non abbiamo paura, ma non ci facciamo illusioni. Sappiamo che quando prenderemo possesso della democrazia, i nostri nemici torneranno alle loro vecchie invenzioni: dittatura, violenza, furto, manipolazione arbitraria della legalità e dell'illegalità. Lotteremo per la democratizzazione della democrazia finché non si libererà dalla frode in cui l'hanno trasformata. Chiederemo l'aiuto dei diritti umani per renderli inutili. Ci hanno trasformato in una moltitudine globale di oggetti di discorsi sui diritti umani. Quando diventeremo tutti soggetti dei diritti umani, chi ricorderà il concetto di diritti umani? Può l'umano contenere il non umano? Chiediamo l'aiuto della teologia della liberazione per liberarci dalla teologia. I nostri alleati sono tutti coloro che ci sono solidali e hanno una voce perché non sono dalla nostra parte della linea. Sappiamo che "solidarietà" è una parola-trappola. Decidere unilateralmente con chi si è solidali e come si è solidali è essere solidali con se stessi. A differenza di quanto è stato fatto finora, noi poniamo delle condizioni alla solidarietà. L'alleanza con noi è impegnativa perché i nostri alleati devono combattere contro tre tipi di nemico: i nostri nemici, i loro nemici e l'opinione comune che non c'è alcuna connessione tra i due precedenti tipi di nemico .. Tra i nemici specifici vi sono la comodità e il disagio, un tempo certificati dalla stessa fabbrica produttrice di indifferenza; la pigrizia e la sua sorella maggiore, la pigrizia di chiunque sia al comando; l'apatia temporanea e l'entusiasmo altrettanto temporaneo; il paradosso di correre rischi solo per non correre rischi; la mancanza di argomenti e l'eccesso di argomenti per giustificare tanto l'azione quanto l'inazione; il pensiero astratto senza corpo né passione; i cataloghi di principi da leggere piuttosto che da vivere; la comprensione e le rappresentazioni orientate all'omogeneità statistica; la critica senza ironia, satira o commedia; la convinzione che sia normale essere pensato nell'insieme e agire solo individualmente; il desiderio di compiacere chi ci disprezza, mentre si disprezza tutti gli altri; la preferenza per la natura morta e il terrore della natura vivente; la duplice ossessione di essere cliente o di avere clienti; la duplice paura di perdere la ricchezza o di perdere la povertà; la duplice incertezza di sapere se il peggio sia passato o stia per arrivare; l'ossessione dell'ossessione, l'incertezza dell'incertezza, la pau-

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Riconoscere questa diversità autonoma e abilitante è forse la caratteristica cruciale del processo di disapprendimento, come in parte riportato in questo libro. È da questa prospettiva che propongo le epi~temologie del Sud. Tale riconoscimento funziona come una rete di sicurezza contro gli abissi in cui si cade quando si perde la certezza che il sapere scientifico è l'unico tipo di sapere valido e che al di là di esso c'è solo l'ignoranza. È l'antidoto più efficace contro il silenziamento wittgensteiniano, che è in preda al monolinguaggio e alla monocultura. Ciò che non può essere detto, o detto qhiaramente, in una lingua o cultura può essere detto, e detto chiaramente, in un'altra lingua o cultura. Il riconoscimento di altri tipi di conoscenza e di altri partner in conversazione per altri tipi di conversazione apre il campo a infiniti scambi discorsivi e non discorsivi con codificazioni e orizzontalità insondabili. Le tre ragioni sopra menzionate, che favoriscono la scrittura dal punto di vista dell'impossibilità del radicalismo, possono indirettamente facilitare l'emergere di intellettuali-attivisti o intellettuali di retroguardia, come li chiamano i sostenitori del buen vivir. D'altra parte, alcuni di questi potrebbero alla fine leggere questo libro e diventarne persino interessati. Per quanto mi riguarda, tuttavia, ciò che rimane scritto in questo libro è un esperimento di pensiero-azione, una palestra di idee in cui mi preparo a diventare un intellettuale di retroguardia, ciòè un ribelle competente. Ciò che i sostenitori del buen vivir possono imparare da me non è altro che lo specchio fedele di ciò che continuo a imparare da loro. Spero che questo libro venga letto da altri oltre che da questi sostenitori. Questi ultimi potrebbero non essere in grado di comprarlo o, in ogni caso, avere un intere~se sufficiente per farlo. Anche se questo libro è stato scritto da questo lato della linea, è stato generato dall'altro lato della linea. Sarà intelligibile e promettente solo per coloro che possono immaginare la fine della linea abissale di cui scriverò nelle pagine seguenti. Il tentativo di contribuire all' en_1ergere delle teorie di retroguardia richiede ripetuti esercizi di autoriflessività sulla continua mancanza di disapprendimento e reinvenzione. Il contesto è simile all'eloquente affermazione di sant' Agostino mentre scriveva le sue Confessioni:

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ra della paura. Solo dopo arrivano i nostri nemici, quelli contro i quali dobbiamo ribellarci insieme. In parte, i nemici contro i quali i nostri alleati devono combattere sono loro stessi, come sono diventati ciò che sono. Devono smettere di essere se stessi se vogliono essere nostri onesti alleati. Come disse una volta il nostro compagno Amflcar Cabral, dovranno suicidarsi come classe, il che può non essere facile. Come costruiamo le nostre alleanze? Il mondo è sovradimensionato per gli esseri umani e la natura. Il mondo oppressivo è sovradimensionato per gli oppressi. Non importa quanti siano gli oppressi, saranno sempre pochi e saranno sempre di meno se non saranno uniti. L'unità fa la forza, ma la forza migliore è quella che costruisce l'unità. Non abbiamo né leader né seguaci. Ci organizziamo, ci mobilitiamo, riflettiamo e agiamo. Non siamo una moltitudine, ma aspiriamo a essere una moltitudine di organizzazioni e movimenti. Seguiamo il saggio Spinoza, ma solo nella misura in cui non contraddice i saggi Gandhi e Rosa Luxemburg: la spontaneità disorganizza lo status quo solo nella misura in cui si organizza per non trasformarsi in un nuovo status quo, Partiamo dallo scopo e dall'azione. I nostri problemi sono pratici, le nostre domande produttive. Condividiamo due premesse: la nostra sofferenza non si riduce alla parola "sofferenza" e non accettiamo la sofferenza ingiusta; combattiamo invece per qualcosa di meglio a cui abbiamo diritto. L'ambiguità non ci paralizza. Non dobbiamo coincidere, dobbiamo convergere. Non dobbiamo unificare, dobbiamo generalizzare. Ci traduciamo l'uno nell'altro reciprocamente e siamo molto attenti affinché alcuni non si impegnino più di altri nella traduzione. Non è importante essere d'accordo su cosa significhi cambiare il mondo. Basta essere d'accordo sulle azioni che contribuiscono a cambiarlo. A tale accordo concorrono molte emozioni e sensazioni, che affermano e criticano senza parole. La traduzione ci aiutaadefinire i limiti e le possibilità dell'azione collettiva. Comunichiamo direttamente e indirettamente attraverso i sorrisi e gli affetti, attraverso il calore delle mani e delle braccia, attraverso la danza, fino a raggiungere la soglia dell'azione comune. La decisione è sempre autonoma; motivi diversi possono portare a decisioni convergenti. Niente è irreversibile, tranne i rischi che corriamo.

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«Quaestio mihifactus sum» ('Io stesso sono divenuto domanda'). La differenza è che la domanda non è pìù la confessione degli errori del passato, ma piuttosto la partecipazione alla costruzione di un futuro personale e collettivo, senza mai essere sicuri che gli errori del passato non si ripetano più. I lettori sono senza dubbio consapevoli del fatto che il mio scritto, dal punto di vista dell'impossibilità del radicalismo, è ancora un tentativo, seppur disperato o disperatamente onesto, di recuperare il radicalismo con modalità che colgano i poteri stabiliti distratti o alla sprovvista. Permettetemi di aggiungere subito: non ho modo di sapere se ci sono riuscito. Non so quindi se sono un ribelle competente. Non sento l'urgenza di scrivere ciò che scrivo, il che non è fastidioso. Ciò che è fastidioso è non sentire il bisogno di mettere a tacere ciò che dovrebbe essere messo a tacere. L'ultima frase dell'Etica di Spinoza è terrificante: ~, n. 57, voL 3, 2005: · Brunkhorst H., Rò-manticism and Cultural çriticism, in «Praxis lnternational», n . .6, 1987.

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EPISTEMOLOGIE DEL SUD

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Indice analitico

Abeele, Georges van der, 118 accaparramento della terra, 38, 125,198 Accordo Nordamericano per il Libero Scambio (NAFTA), 82 Acosta, Alberto, 48 acqua potabile, 46 acqua, accesso ali', 47; privatizazione del, 196, 271 adeguatezza cerimoniale, 207 Adorno, Theodor, 180, 350 adozione, 128 Africa Water Network, 47 afrodiscendenti, 22, 36, 44, 54, 98, 125,162,266,269,303 agenti assenti, 237, 241-243, 246 agenti, 180, 183, 196, 207, 230232, 234, 236-237, 241-243, 246, 268, 273, 277, 280, 287, 289,329,333,341,351 agenzie di rating, 199, 298 aggettivi, 53, 205 ALBA (vedi Alleanza Bolivariana per le Americhe) Al berti, Leon Battista, 219, 244

Alleanza Bolivariana per le Americhe, (ALBA), 55 Allende, Salvador, 97 America Latina, 22-23, 36, 47-48, 55, 86, 91, 101, 188, 303, 336; movimenti sociali in, 17, 54, 66, 334; popoli indigeni in, 17, 23, 36, 289, 342; postcapitalismo e,

41 americanizzazione dell'Europa, 74 americanizzazione, 74, amity lines, 182, 187 analisi su piccola scala, 217, 222, 226 Andrade, Oswald de, 78-79, 81-82, 84-85, 90-91, 94,96, 100,102 Angelus Novus (Klee), 105, 111, 113 Angelus Novus (Paul Klee), 105, 111,325 antichità, 149, 153 anticonformismo, 51, 112, 132, 135,351,353,357-358 anti-imperialismo, 42, 82, 283, 336 antropofagia, 79, 91, 100

396 apartheid globale, 138-139, 142 apartheid sociale, 7 6, 195 archeologia, 89, 144,212, 222-223, 227-230, 233 Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA), 55 Argentina, 62, 97 Ariel (La Tempesta), 102-104 arroganza, 81,127,154,165,258, artefatti, 296, 324 artificio, 91-92 Ashmore, Wendy, 229 aspettative sociali, 209 assiologia della cura, 184,277, 320 astronomia, 212 atomismo, 253 attivismo istituzionale, 47 attori non statali, 68, 195,201 autonomia, 68, 74, 83, 85,210,292 autoreinvenzione, 23 autorialità collettiva, 13, 17 autorialità collettiva, 13, 17, autoriflessività, 29, 145, 237, 300, 315 Aymara, 62 azione sociale, 235, 357 azione-con-clinamen, 146 Bachelard, Gaston, 118, 226, 313 Bachtin, Mikhail, 331 Balibar, Etienne, 262 Banca Mondiale, 100, 226, 228, 257,262,268,299 Banuri, Tariq, 314 Benjamin, Walter, 7, 75, 111-113, 121, 131-134, 142-143, 146, 257-258, 274,325

EPISTEMOLOGIE DEL SUD

Bergson, Henri, 120, 315 Bernal, Martin, 126,255 Bernini, Gian Lorenzo, 89 Bhabha, I-Iomi, 205, 326-327, 340 biforcazione, 63, 89,122,250,350 biodiversità, 12, 49, 101, 142, 184, 281,301,309,344 biologia, 293-294 Bloch, Ernst, 133, 250, 275-278, 315,351 Bloom, Harold, 127, 146-147 Bolivar, Simon, 79, 101 Bolivia, 41-42, 55, 62, 66-67, 87, 97, 196-197, 342 Bonnor de Condillac, Etienne, 145 Borges, Jorge Luis, 214 borghesia, 60, 93, 98, 109-110, 154, Bourdieu, Pierre, 121 Bowles, Sam, 224 Brasile, 16, 40, 42-43, 46-47, 54-55, 62, 76, 80, 82, 92, 97, 196-197, 216,300,303,333 Brunelleschi, Fillipo, 219 buen vivir, 6, 10-17, 19, 21, 23, 25, 27, 29, 281, 356-357 Cabral, Amilcar, 30, 187 Calibano (La Tempesta), 78, 81, 84, 98, 102-104 cambiamento di civiltà, 20, 44, 47 Camus, Albert, 354, 357 cancellazione del debito, 46 Canguilhem, Georges, 313 canone(i), 37, 87-88, 93, 101, 127, 145,149,157,178,261 caos,21, 76, 89, 92,125, 157,211212,252

INDICE ANALITICO

capitalismo, 5, 8, 12, 20, 22-23, 34, 38-42, 57-58, 77, 86, 95, 101, 109-110, 120, 125, 140, 149150, 153, 158, 162, 180, 200, 206, 209, 228, 249, 256, 262, 271, 290, 299-300, 303, 313, 320, 334, 341, 356; alternative al, 39, 321; distruzione creativa e, 228, 230; globale, 41-42, 69, 50,141,163, 171,200,204-204, 211, 269, 272-273, 284, 340, 350, 356; modernità e, 153; neoliberista, 57; razionalità e, 95; resistenza al, 289; senza fine, 34, 40,42 carnevale, 93 Cartesio, Renato, 94, 163,241 cartoografia, 114, 183, 165, 187, 192,212,214,215,223 Cassirer, Ernst, 96, 108, 144 Castro, Viveiros de, 327 cecità della teoria, 55 cecità, 8, 55-56, 66, 207-208, 230, 234,237,242,246 Central Intelligence Agency (CIA), 194 centrismo, 69 Césaire, Aimé, 102-103, 188,262, Chavez, Hugo, 46, 55 Chevron, 49 città globali, 16, 196 cittadinanza, 122,200,205,269,273, 344 classe oparai, 59, 63,133,206; 320 classificazione sessuale, 262 classificazione sociale, 262, 268 classificazioni-razziali, 262

397 clinamen, 146-147, 242 Codovilla, Victorio, 60 Colombia, 22, 55, 62, 91, 97, 197198 colonialismo iberico, 43 colonialismo interno, 43 colonialismo, 5, 8, 12, 16, 20, 2223, 27, 33-34, 41-43, 62, 68-69, 104, 106, 138, 1149, 152, 162163, 180, 188, ·194, 198, 204, 206, 211-212, 235-237, 249, 251, 254, 256, 262, 270-271, 283, 290, 298-300, 303, 313314, 320, 328, 334, 340-341, 354,356 colonialità ontologica, 269 colonialità, 254, 268-269 Comaroff, Jean, 355 Comaroff, J ohn L., 355 combattente nemico illegale, 192 compresenza radicale, 287 comunicazione indiretta, 17, 25 comunicazione indiretta, 17, 25 confini, 18,22, 139,194,206,216, 255,260,313,321,325,350 conformismo, 19, 131, 232, 242, 278 Congresso Pànamericano, 82 conoscenza(e), 7-8, 16, 24, 26, 29, 47, 64-65, 78, 80-81, 94-95, 97, 101, 104, 108, 118, 128, 131, 138, 144-146, 149, 154, 158cl60, 163-167, 170, 172173, 178-179, 183-185, 187, 208-213, 220, 229-231, 233, 23?-242, 244, 246, 251, 253254, 261, 269, 278, 280, 283-

398 293, 295-305, 307-313, 315317, 319, 321-322, 330, 338, 341-343, 347-348, 351-352, 355-356; come emancipazione, 209-212, 235-237, 239-241, 283; come regolamentazione, 209-212, 235-237; distruzione della, 231; diversi tipi di, 64, 163, 286, 319, 355; ecologie della, 149, 172, 313; forme di, ,158, 172, 179, 210-211, 238, 284,292, 302-303, 317,356; incompletezza di tutte, 284; limiti della, 165; monocultura della, 16, 261; nata nella lotta, 7, 104; pluralità di, 208, 301, 304; produzione di, 300; prudente, 160, 239, 244, 246, 309-310; rigore della, 233, 261; scientifica, 64, 108, 144, 231, 233, 239, 254, 284, 290, 293-294, 298, 312313; situata, 80-81, 1O1; sociale, 311; spazzatura, 159; struttura di, 253; tradizionale, 254 conoscenze assenti, 237-239, 243, 246 conservatorismo, 51-52 contemporaneità, 27, 137, 183, 226, 232, 236, 245-246, 258, 262,268,287,347,358;delnon contemporaneo, 245,258; fallacia della falsa, 226, 232 contingenza, 15, 109, 114, 128, 130 continuità vittima-aggressore, 337 338 contratto di diritto civile, 196 contratto di lavoro, 196

EPISTEMOLOGIE DEL SUD

COf!.tratto sociale, 75-76, 116-117, 124-125, 140, 183, 195-196, 200 contrattualismo individuale, 68 controepistemologia, 287 controriformismo, 46 cooperazione internazionale, 50, 141 corpi docili, 231-232, 234, 236, 241-242 Correa, Rafael, 55 corrente calda, 278,326 corrente fredda, 278 corruzione, 69 cosmopolitismo insorgente, 102, 135,206 cosmopolitismo subalterno, 53, 189, 204-206 cosmopolitismo, 53, 102, 135, 197, 205-206; idea di, 205; subalterno, 53, 189,204-206 costituzionalismo trasformativo, 55 Costituzione dell'Africa Water Network, 47 Costituzione di Montecristi, 97 costituzione ecuadoriana, 39 costruzione di coalizioni, 48 crisi economica, 86 crisi finanziaria. 86 cultura politica transnazionale, 73, 77, 101-102 Dallmayr, F red, 319, 322 Das, Veena, 337 debolezza, 85-87, 167, 256, 338 decanonizzazione, 93 decolonizzazione, 123

INDICE ANALITICO

deculturazione, 91, 99 Deleuze, Gilles, 129 democrazia partecipative, 61, 281 democrazia popolare, 61 democrazia, 5-6, 14, 16, 19, 26, 28, 37,53, 61,63, 69,73) 124,150, 153, 186, 194, 200, 273, 281, 357; liberale, 138, 200-201, 203, 257, 281; razziale, 43; fascismo sociale e, 203 deregolamentazione, 107, 234 determinismo, 94, 155-156, 168, 251-253 Dewey, John, 240, 286, 295, 301 dharma, 137, 343-344 dicotomia appropriazione/violenza, 178, 180 dicotomia regolamentazione/ emancipazione, 17 8 dignità umana, 35, 39, 87,139,162, 183, 205, 301, 320-321, 329, 343 dilemma dello scavo, 229 Dioup, Cheik Anta, 126,336 diritti politici, 343 diritti umani, 5-6, 8, 14, 16, 26, 28, 35-38, 53, 63, 69, 89, 97, 105, 137,186,193,343,357 diritto coloniale, 202 diritto di proprietà, 200 diritto internazionale, 123, 13 5, 139-141, 143,181 diritto, 5-6, 18, 20, 26, 30, 38, 49, 53, 73, 77, 83, 85, 90, 96,105, 1.16, 121, 123-125, 127-128, 135, 139-141, 143, 153, 156, 160, 178-181, 183-187, 193,196,

399 200-203, 210, 218, 257, 298, 314, 342, 351; coloniale, 202; di proprietà, 200; internazionale, 123, 135, 139-141, 143, 181; naturale, 116 disincanto, 93,256 dispotismo decentrato, 201 distruzione creativa, 228, 230-231 disuguaglianze di potere, 196 diversità monoculturale, 25 diversità strutturale, 27 divisione sessuale del lavoro, 119 dogmi, 17, 19, 21, 27, 59 domandeforti,34-35, 158-159, 171 dotta ignoranza, 149, 163-164, 166-167, 172-173, 284,317 Du Bois, William Edward Burghardt, 358 due culture, 252,261,292,331 Dunnell, Robert, 229-230 durata, impÒssibilità della, 225; rappresentazione della, 245 Durkheim, Émile, 119 Dussel, Enrique, 180, 188, 254, 263,300 eccezionalismo occidentale, 27, 33, 150 Echeverria, Bolivar, 85, 113 ecologia(e), 265-266, 273, 293, 337; delle conoscenze, 8, 65, 149, 167, 170, 172-173, 177, 266, 273, 283-290, 299, 302303, 305, 307-317, 319, 341, 349, 356; delle produttività, 271, 273; di riconoscimento, 268-269, 273; delle temporali-

400 tà, 266,273; di trans-scala, 270, 273 economia classica, 207 economia globale, 196 economia, 8, 14, 39, 41, 48, 62, Q6, 76,102,105, 123-124, 138,153, 162, 180, 196, 199, 201, 207, 212-213, 217, 219, 221, 224227, 229-236, 241-243, 246, 256, 271-272 Ecuador, 39, 41-42, 48-50, 55, 62, 97,342 Einstein, Albert, 299 emancipazione (vedi emancipazione sociale) emancipazione sociale, 5, 10, 1314, 17, 19, 21, 37, 59, 64, 67, 77, 93, 95, 106-107, 110-111, 154, 160, 168, 170, 172, 178, 206, 209-211, 235, 241, 269, 279,301, 321, 350; conoscenza come, 209-212, 235-237, 239241, 283; reinvenzione dell', 93, 279 emissioni di carbonio, 49 epistemicidio(i), 138, 231-233, 314,331,356 epistemologia,64-65, 108,126,160, 166, 227, 229, 252, 288-289, 291, 297, 307, 310, 313, 335; delle assenze, 237, 243; degli agenti assenti, 237, 241-242; della cecità, 8, 207, 234, 237, 242; delle conoscenze assenti, 237-239; del vedere, 234, 237, 241-243, 245-246; politica e, 108; soggettività e, 108

EPISTEMOLOGIE DEL SUD

epistemologie del Nord, 7, 356, 358, epistemologie del Sud, 7, 8, 29, 70, 249, 283, 319, 321, 335, 337338, 349, 355-356, 358-359 epistemologie femministe, 284, 290 equazione radice/opzione, 121, 129 equivoco, 327-328 ermeneutica diatopica, 329, 332, 344 esclusione, 8, 35-36, 57, 70, 125, 138, 159, 185-187, 191, 200, 203-204,206,268,270 Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), 55 esistenza di Dio, 168 esistenzialismo, 251 esperienze sociali, 162, 209, 250, 258,268,278,280,314,326 espropriazione, 68 Estasi di Santa Teresa d'Avila (Gian Lorenzo Bernini), 89 esternalizzazione, 202 estrernismo(i), 59, 66, 88-89, 91, 139 eterogeneità, 27, 259, 294 ethos barocco, 77, 84-85, 96, 102 etica, 108,160,210,217, 278-279, 322 eurocentrismo, 139, 150 evidenza negativa, 23 3 evoluzione, 110 Facebook, 128 Falk, Richard, 138 fallacia dell'esogeneità, 224-225, 235-236

INDICE ANALITICO

401

fallacia della falsa contemporanei- fotografia, 212, 222-223, 245 tà, 226,232 Foucault, Michel, 159,313 Fanon, Frantz, 10, 24, 43, 99, 104, Fourier, Charles, 105-106 180, 185, 187, 254, 339-340, franchising concettuale, 53 358-359 Freud, Sigmund, 79, 119-120, 126, fascismo, 5, 45, 73, 75-76, 131, 275 196, 198-200, 257; contrattua- Friedman, Thomas, 199 le, 76, 196-197; finanziario, 76, frontiere, 18, 84, 127, 135, 294, 198-199; dell'insicurezza, 76; 297-298, 342 I dell'apartheid, 76, 195; sociale, . Fukuyama, Francis: 109, 160 5, 45, 73, 75-76, 195, 197-198, futuro, 10, 18, 31, 39-40, 45, 50200, 202-203; territoriale, 76, 51, 56-58, 64, 74, 76, 105, 108197-198 112, 114, 116-117, 120, 127, fatalismo, 13 2, 251 129-130, 132-133, 145, 150, faziosità, 66 163, 170-171, 183, 198, 208, femminismo, 162, 290 227, 232, 234, 247, 250, 251, fermento, 315 256, 259, 265, 267, 273-277, festa, 91-94 279, 281, 296, 301, 348, 351, Filippo IV, 86 358; come progresso, 110-111; filologia vivente, 323-324, 326 orientamento al, 110; per il pasfilosofia, 26, 66, 75, 96, 108, 112, ·sato, 131; teleologia del, 149, 131, 144, 155-157, 159, 178152 179, 254-255, 263, 274-276, 287-288, 290, 300-301, 304-307, Gadamer, Hans-Georg, 245 314; africana, 304-306, 314; Gandhi, Mahatma, 10, 30, 185, dei saggi, 306-307 187-188, 204,254, 338-339, 344 Findlen, Paula, 292 Garda de Le6n, Antonio, 91, 93 finitudine, 152, 164-166 Garda Linera, Alvaro, 66 firma, 230, 232-233 geografia, 12,215-216 fondamentalismo, 125, gerarchia sociale, 262 Fondo Fiduciario Multi-partner, 50 gerarchia, 95, 116, 156, 213, 253· Fondo Monetario Internazi_onale, 254, 258, 262, 268-269, 286, 57,100,124,257,299 300,:307-308, 311 forme sociali di, 264 Germania,50, 62, 75,121,164,191 Forum Sociale Mondiale (FSM), 7, Giddens, Anthony, 121, 127 14, 17, 42, 46, 54-55, 97, 101, Gieryp, Thomas, 313 270, 300, 3-33 Gilman, Ernest B., 220,231,244

402

EPISTEMOLOGIE DEL SUD

Gilroy, Paul, 90, 127 giustizia cognitiva, 5, 64, 187,203, 284,290,310,319, 350-51, 354355 giustizia sociale, 5, 14, 27, 35~ 64, 187, 203, 271, 310, 320-231, 350-351, 354-355 globalismo(i) localizzato(i), 206, 270, globalizzazione, 64, 82, 96, 124, 136, 139, 162, 205, 262-263, 268, 270, 299-300, 333, 349; controegemonica, 42, 73, 100101, 135, 205, 270, 289, 320321, 324,337,341,348; egemonica, 73-75, 77, 100-102, 136, 270, 298-299 Goody,Jack, 149-155, 171 Gordon, Linda, 126, 340 governance umana, 138-139 governo indiretto, 184, 200-201, 203 gradualismo giuridico, 47 Gramsci, Antonio, 104, 320, 323326, 348 Grosfoguel, Ramon, 180, 188, 263 Grotius, Hugo, 116 Groussac, Paul, 102 Guantanamo, 186, 194 Guarani, 62 Guatemala, 97 · Guha, Ranajit, 337 Gutiérrez, Gustavo, 340 C

habitus, 21, 33, 121 Haiti, 97, 123 Haraway, Donna, 126

Hardin, Garrett, 95 Harding, Sandra, 142, 291, 297298 Hardt, Michael, 60 Hegel, Georg Wilhelm Friedrich, 73-74, 142,255,276,287,337 hegemony, 74, 109, 149-150, 158159, 242, 268, 299, 310, 325, 345-346 Heidegger, Martin, 245 Hermans, Theo, 342 Hindi, 62 Hirschman, Albert, 95 Hitler, Adolf, 198 HIV/AIDS, 46 Hobbes, Thomas, 75, 182, 195, 210,257 Holloway, J ohn, 45, 60 Homans, Peter, 120 homo economicus, 225,234 homo sociologicus, 234 Horkheimer, Max, 180, 350 Huntington, Samuel, 111 ibridazione, 99 Idea Universale, 74 idealismo, 252 identificazione, determinazione dell', 222-223, 226; limiti dell', 245 ignoranza, 29, 51, 101, 149, 163167, 172-172, 210-212, 231, 235-237 ,261,283-285, 296,313, 315,317 illuminismo, 6, 96, 108, 116-118, 144,180 immaginazione democratica, 273, 315,352

403

INDICE ANALITICO

imperi, 74, 105 imperialismo, 38, 42, 59, 139, 152, 181, 206, 251, 320, 336, 339, 346,354 incommensurabilità , 8, 319 inconscio, 120 independentistas, 78 India, 22, 46-47, 54, 62, 184, 191, 255,271,327,332-333,337 indignados, 54, 56, 59, 65, 75, 162, 289,333 Induismo, 343-344 infìnitudine, 162, 165-166 ingegneria genetica, 101, 126 ingiustizia, 5-6, 12, 27, 57, 160, 187,284,352-353,355 innovazione, 48, 58, 77, 293, 329, 339 insicurezza, 7 6 instabilità politica, 123 intellettuali, 10, 12-13, 15, 17, 19, 21, 23, 25, 27, 29, 55, 81, 96, 103, 149, 208, 331-332, 345, 347 interconoscenza, 351 interculturalità, 153 interdisciplinarità, 294 Internazionale Comunista (Comintern), 60 Internet, 128 interpretazione, 45, 166-167, 193, 222,232;329 interruzione, 13, 87-88 intersoggettività, 297 intertemporalità, 268, 303 interventi veloci, 228 iperspazalizzazione, 227

IsiZulu, 63 Islam, 111,343 Jacquemond, Richard, 345-346 James, William, 243,301,315 Jaspers, Karl, 179,255 Jesus, Gualdino, 76 Jung, Carl, 120 Kafka, Franz, 120, 190, 259 Kelsen, Hans, 257 Kikongo, 63 Kiss, Alexandra, 141 Kiswahili, 63 Koselleck, Reinhart, 108,245,256, 258,267 Kuhn, Thomas, 312 laicizzazione. 256 Lame, Quintin, 97 Lapòuge, Georges Vacher de, 208 Lash, Scott, 85, 94 Latour, Bruno, 290,293,296 lavoratori migranti senza documenti, 191-193 lavoro di frontiera, 294 lavoro forzato, 184 leggi antiterrorismo, 191 Leibniz, Gottfried Wilhelm, 249-251 Leopoldo II, 185 liberalismo, 69, 79, 155, 242, 273 libero arbitrio, 155-156, 251,253 linea(e) abissale, 8, 18, 29, 106, 129130, 178-181, 183, 185-187, 192, 194, 203-204,. 235, 261, 287, 290, 298, 303, 321, 341, 355, 358

404

EPISTEMOLOGIE DEL SUD

marxismo, 7, 23, 39, 60, 69, 125, 155,204,251,272,276,325 Masolo, David A., 305,349 materialismo storico, 120, 132 materialismo, 252 maternità, 128 Memmi, Albert, 188, 254, 339 mercati, 225, 317 Merleau-Ponty, Maurice, 131-133 Messico, 46, 82, 91, 194, 197, 333 mestizaje, 43, 85-86, 89-90, 92, 96, 98-100, 103-104, 326-327 Methodenstreit, 252 metodologia, 223 Michelangelo, 88 miglioramento, 110 Maier, Charles, 115 Mignolo,. Walter, 180, 188, 254, Majid, Ibn, 184 263,300 Maldonado-Torres, Nelson, 180, mimetismo, 326-327 modalità del palinsesto, 227, 266 263,339 modalità di Pompei, 227 Mamdani, Mahmood, 195,201 manifesto per gli intellettuali-atti- modelli di sviluppo, 27 modello epistemologico cartesiavisti, 11 no, 38 manifesto per il buen vivir, 10, 357 Maravall, José Antonio, 86, 88-89, modernità occidentale, 7, 13, 21, 23, 37, 67, 69-70, 106-107; 113, 92 Marcos, subcomandante, 26, 45, 117, 127, 143-144, 149, 155, 163, 165, 167, 172, 177, 183, 60,359 marginalizzazione, 86 192-193, 204, 209-210, 219, Mari:hegui,José, 23, 43-44, 60, 78, 237, 249, 254-255,. 262-263, 266, 271, 279, 284, 319, 346, 93 Marramao, Giacomo, 255-256, 350,353,356 modernità, e capitalismo, 153; oc267,274 cidentale, 7, 13, 21, 23, 37, 67, Marti,José, 7, 78, 80-85, 96-99, 101, 69-70, 106-107, 113, 117, 127, 104,254 Marx, Karl, 10, 22, 58, 110; 119143-144, 149, 155, 163, 165, 120, 126-127,206,299 167, 172, 177, 183, 192-193,

lingua inglese, 136, 270, 349 lingua(e), 10, 29, 54, 62-63, 113, 125, 136, 184, 270, 321, 324, 346, 348-349, 356 lingue coloniali, 10, 54, 63, 35(, lingue non coloniali, 62 localismi globalizzati, 125,136,206 localismi, 125, 136, 206 Locke,John, 144-145, 182,210 lotta di classe, 43, 53, 58-59 Luciano di Samosata, 149, 153157, 160-161, 171 Lugo, Fernando, 55 Lula da Silva, Luiz, 40 Luxemburg, Rosa, 30, 58, 342

INDICE ANALITICO

204, 209-210, 219, 237, 249, 254-255, 262-263, 266, 271, 279, 284, 319, 346, 350, 353, 356; paradigma della, 106-107, 144, 165, 210-211, 236; storia della, 108, 131-132 momento della ribellione, 337-338 Monmonier, Mark, 214-215, 223 monocultura, 16, 29, 261; della conoscenza scientifica e del rigore, 261, 266, 283, 285, 310; della logica capitalistica della produttività, 263; della logica della scala dominante, 263; della naturalizzazione di differen ze, 262; di tempo lineare, 261, 266,273,346 Montaigne, Michel de, 95-96, 118 Moody's, 1399 Morales,Evo,20,55,97 movemento Occupy, 54-55, 66, 75, 162,289,333,354 movemento Rio Narmada, 333 movimenti dei popoli indigeni, 23, 36,98,266 movimenti sociali, 7, 17, 39, 53-54, 66-67, 92, 143, 162, 170, 258, 260, 265-266, 281, 288, 313, 320, 322, 333-334, 341, 344, 346-347, 354 Movimento dei Lavoratori senza Terra (MST), 47, 55, 97, 3Q3, 333 movimento sandinista, 97 movimento zapatista, 60, 97, 334 MST (vedi Movimento dei Lavoratori Senza Terrà) Mujica,José, 55

405 multiculturalismo reazionario, 346 multiculturalismo, 103,252,346 multinazionali, 41,191,202 Muro di Berlino, 40, 46 Nandy, Ashis, 204,301, 338-339 Nasr, Seyyed Hossein, 304 nazionalismo economico, 41 nazismo, 257 I Needham, Joseph, · 150, 154, 255, 304,332 Negri, Toni, 60 neo-colonialismo, 314 neo-culturazione, 91 neo-liberismo, 57, 139 neo-orientalismo, 190 neoplatonismo, 165 neozapatismo, 46 neuroscienze, 126 Nicaragua, 97. Nicola Cusano, 7, 149, 154-155, 163-168, 172,284, 315-317 Nietzsche, Friedrich, 109, 120-121, 129,145,179,241,254,257 Non Ancora, 20, 24, 52, 275-277, non contemporaneità, 183, 226, 246,262 non esistenza, 262-264; modi di produzione di, 261-263; Nord America, 55, 62, 74, 103, 251,287 Nord globale, 11, 13, 19-20, 27, 33, 36,39,62,66,70, 100, 124-125, 159,163,272, 335-336, 354-356 normalità avanzata, 247 Nuest!'aAmerica, 73, 77-85, 96-104, 332; deterritorializzazione di,

406 100; idee fondanti di, 78, 100; limiti di, 97; secolo di, 73, 77-78, 97, 100, 103-104 Nuovo Mondo, 105, 181-182, 192, 200,257,287 nuovo storicismo, 126 nuovo/vecchio, 48 Occidentalismo, 149-151, 154-155 Occidente non occidentalista, 7, 149, 171, Odera Oruka, Henry, 306-307, 347 Odissea (Omero), 119 oikos, 118-119 olismo, 251,256 oppressione, 7, 12, 20, 23, 62, 69, 105,135,269,321,343 organizzazione centralizzata, 61 Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), 82 organizzazione, 61, 333 orientalismo, 158, 17 i', 288 Ortega y Gasset, José, 105, 114, 191-192 Ortiz, Fernando, 78-79, 90-91, 99 pacchetto di azioni, 216-217 Pachamama, 12, 14, 49 Palencia-Roth, Michael, 331,345 Palestina, 123, 186, 255 Panikkar, Raymond, 329-330 Paolo III (papa), 20, 183, 196 paradosso della finitudine e dell'infinitudine, 162, 255 Parco Nazionale Amazzonico, 49 Pardo, Arvid, 139-140 pari opportunità, 286, 311

EPISTEMOLOGIE DEL SUD

Pascal, Blaise, 7, 149, 155, 163164, 167-170, 179,182 patriarcato, 5, 8, 12, 16, 20, 23, 27, 313,320,334, 340-341, 356 patrimonio comune dell'umanità, 139-143 pensiero abissale, 8, 143, 164, 177178, 181, 185, 193, 201, 203205, 260, 288, 290, 320, 340341 pensiero ortopedico, 158-160, 162167, 171-172 pensiero postabissale, 187, 203204, 283,301,341,351 periodo assiale, 255 peronismo, 97 piqueteros, 54-55 pluralità esterna, 299, 304, 305, 307 pluralità interna, 290, 299, 304305, 307 poesia, 146, 313 Polanyi, Karl, 76-77 polarizzazioni politiche, 46, 57 politica di intermovimento, 321322, 329,341 politica trasformativa, 58, 115 politica, epistemologia e, 108; dell'identità, 134; di intermovimento, 170, 321-322, 329, 341 politiche cosmopolite, 84 politiche identitarie, 138 Ponce, Anibal, 103 popoli amerindi, 78 Portogallo, 9, 86, 181 positivismo, 15, 121,159,291 postcapitalismo, 41

407

INDICE ANALITICO

postcolonialismo, 150, 155, 188 postcontrattualismo, 200 postmodernismo, 98, 150, 155 potenza, 256,275,277 pragmatismo, 155,252,254,301,307 pratica(e), 13; artigianato delle, 149; azione scientifica e, 235; cecità della, 55-56; concreta, 286, 308 pratiche scientifiche, 284,291,294, 297-299, 304, 310-311 precolonialismo, 52, 336 precontrattualismo, 200 Prigogine, Ilya, 89,122,250,350 principio di precauzione, 308m 312 privatizzazione, 46, 125, 196, 198, 271 produttività, 257, 263-264, 271273, 302,309 progetto Yasunf, 48-49 Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, 50 programmi di aggiustamento strutturale, 124 Prospero (La Tempesta), 81, 98, 102-102 prospettiva a un punto di fuga, 219,231 prospettiva, 13, 29, 33, 38, 43, 81, 144,200,204,213-214,219-223, 225-227, 231,233,235, 243-246, 270, 295-296, 301, 307, 310, 320-321, 328,338,349 protesta sociale, 46, 69 Protocollo di Kyoto, 49

Quechua, 10, 62 Quijano, Anibal, 180, 254, 262 radicalismo, 7, 11, 13, 17, 23, 25, 29,31, 185 radicalizzazione, 17 0-171 ragione arrogante, 251-253 ragione cosmopolita subalterna, 204, 260, 301, 321 ragione, 8, 15,51, 74,101, 116-117, 126, 132, 144, 160, 170-172, 179, 188, 200, 204, 210, 247, 249,258,317,326,343; arrogante, 251; cosmopolita subalterna, 204, 260, 301, 321; impotente, 251-252; metonimica, 251-261, 264-266, 274, 277, 283, 320, 331; pigra, 247, 249, 251-253, 273, 276; prolettica, 251-256, 273-274, 279 rappresentazione, 89, 207-208, 212, 214, 216-218, 226, 231, 237, 243-244, 311, 338; dei limiti, 209, 212; limiti della, 213, 222,230,233,235-236,243-245 razionalità, 94-95, 106, 160, 165, 168-170, 172, 210, 240, 249251, 254-255, 313 razzismo, 6, 27, 78, 100, 103, 260, 339,358 Real Democracy Now!, 55-56 realìsmopromiscuo, 1295 reciprocità, 27, 39, n7, 141, 152, 269,301,322,338,344-345 regolamentazione sociale, 5, 17, 106-107, 160, 178, 195, 197, 209-211, 234,236,241,269; CO-

408 noscenza come, 209-212, 235237 reificazione, 244 relativismo, 109, 118, 155, 285286, 295,330 relazioni internazionali, 68, 75, 140 religione,37-38, 115-117, 120,131, 268,281,312,353 Renner, Karl, 201 Retamar, Roberto, 78, 99, 103, 287 Ribeiro, Antonio Sousa, 9, 113, 323,349 Ribeiro, Darcy, 78-80, 103 rifiuto, 35, 60, 161-163, 168, 205, 217,296,357 Rifkin,Jeremy,232 riflessività, 88, 137 Riforma luterana, 116 riformismo, 46, 111 rifugiati, 100, 191 rilevamento, 222-223 rilevanza, gradi di, 219, 227, 244; determinazione di, 23 5 Rinascimento, 87, 96, 108, 144, 154,206,212,315 ripetizione storica, 109 risata, 92-93 risoluzione multicontrasto, 245246 risorse naturali, 38, 44, 49, 68-69, 140, 142-143, 184,271,309 risposta(e) debole(i), 34-36, 38, 158-159, 171 ritorno del coloniale, 189, 191 ritorno del colonizzatore, 189, 194 Rivoluzione Industriale, 251 Rivoluzione Messicana, 97

EPISTEMOLOGIE DEL SUD

rizomi, 129 Rodo, José Enrique, 103 Romanticismo, 117,144,251 rottura epistemologica, 6, 203, 231,240,247; doppia, 239; prima, 238-239 Rousseau, Jean-Jacques, 117-118, 210,257 Roussef, Dilma, 40 Ruskin, J ohn, 220 Russia, 62, 123 Saarinen, Esa, 129-130 saggio filosofico, 347 Said, Edward, 150, 190, 301, 335 Sansahauris, 49 Sant' Agostino, 29 Santos, Leonel, 316 Sarmiento, Domingo, 81, 98 scala(e), 212-219; di analisi, 215216, 231; di azione, 215; dominante, 263; trans-scale, 243246, 270, 273, 303; turbolenza delle, 122 Schiebinger, Landa, 292 Schmitt, Carl, 181, 242, 257 Schopenhauer, Arthur, 25,255 Schumpeter,Joseph, 76,228 scienza, 13, 26-27, 82, 101, 107, 116, 120, 138, 149-150, 152, 154, 158- 159, 166, 178-181, 185, 207-210, 213, 219-221, 223, 226, 228-241, 243, 245246, 252, 255, 261, 265, 276, 285-299, 301-302, 304, 309313, 315, 332, 353; credenza nella, 288; critici della, 291;

INDICE ANALITICO

egemonia della, 158-159; pluralità interna della, 290, 299, 304 scienze sociali, 106-108, 119-120, 146, 207, 212-213, 217, 221, 224, 226, 229, 233-234, 241, 243,245-246,260,297,337 scommessa di Pascal, 163, 167, 169-170 Scuola di Francoforte, 6, 62, 106 Scuola iberica, 143 secolarizzazione, 37, 255-256, 266 secolo americano, 74, 77 secolo europeo-americano, 73-74, 77, 84 segregazione urbana, 195 senso comune, 21, 93, 107, 143, 231,238-241,253,273,301 serbi, 123 Serequeberhan, Tsena½314 sfumato, 89-91, 96, 99 Sharer, Robert J., 229 simultaneità,25,27, 137,183,226, 287,347 sindacati, 61, 92, 201, 218 sinistra politica, 54 Slim, Carlos, 39 Smith, Adam, 210 Snow, Charles Percy, 252 socialdemocrazia, 40-41, 13 3 socialismo comunitàrio, 41 socialismo, 6, 14, 41, 53, 56-58, 60, 63, 77,272,357 socialità, 68, 73, 77, 84-88, 91, 9394, 96, 102, 108, 122, 127-128, 140,147,196,198,242,262,267 società alternativa, 39, 45, 55, 163, 289

409 società civile, 26, 117, 121, 182183, 202-203 società coloniali, 129 società del rischio, 85 società medievale, 115 società metropolitane, 106, 178, 189, 191-192, 194 sociologia delle assenze, 8, 145, 166, 233-234, '. 237, 249-250, 260-261, 264-265, 267-268, 270-275, 277-280, 283, 310, 314, 326, 335, 343, 346, 350351, 356-358 sociologia delle emergenze, 8, 249250, 274-275, 277-280, 310, 314-315, 326, 335, 350-351, 356-358 sociologia trasgressiva, 70, 260 sociologia, 8, 67, 70, 84, 107-108, 118, 120-121, 127, 145, 152, 166, 233-234, 237, 249-250, 252,256,260,278 Socrate, 16, 156, 165 sofferenza, 12, 20, 22, 26, 30, 56, 68, 70, 132,135,204, 334-335, 337-338, 358 so/t law, 201-202 soggettività barocca, 87-91, 94-95, 327 soggettività destabilizzanti, 143, 242,315,351 solidarietà, 11, 28, 210-213, 236238,-241, 247, 271-272, 283 sovranità, 14, 50, 68, 141, 143, 182 sovversione, 77, 87, 92-94, 327 Sowe{o, 46 Spagna,50,82,86, 181-182

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EPISTEMOLOGIE DEL SUD

Spencer, Herbert, 110 strutturalismo, 155,251 Spinoza, Baruch, 11, 13, 15, 30-31 studi postcoloniali, 126,188, 297, spiritualità, 37, 271, 281, 315 328 spostamento, 184 · Suarez, Francisco, 143 sproporzione, 92, 161, 167 subumanità, 185 stati postcoloniali, 123 Sud globale, 12, 22, 33, 36, 40, 45, 48,62-63,65-66, 111,124,159, Stati Uniti, 16, 40, 60, 62-63, 66, 74-75, 81-82, 84, 115, 123, 164, 191, 204, 272, 287, 297, 193.194, 199,268,289, 299, 303, 332, 335-337, 352, stato d'eccezione, 193, 203 354-355 stato di diritto, 5-6, 53 153, 186, Sudan, 123 203,257, sviluppo sostenibile, 27, 38 stato di natura, 75,117,124, 182- sviluppo, 16, 18, 23, 27 37-38, 40, 183, 195,200, 202-203 48-50, 53, 58, 69, 75, 86, 106, stato plurinazionale, 41 108, 140, 144, 167, 188, 210, stato sociale, 40, 110-111, 126,197, 224-225, 241, 251, 257, 262, 267-268, 271, 281, 289, 291, 243 Stato-nazione, 60, 121, 123, 140 293-294,298,301,305,314,324 stereotipi, 152 Stone, Glenn, 23 3 Taylor, Mark, 129-130 storia globale, 150, 152 tecnoscienza, 293 storia, 5, 8, 18, 33, 65-68, 73-75, teleologia, 149, 152, 154-155 80, 86, 101, 107-113, 121, 127, tempo lineare, 16, 51, 256, 261, 131-132, 144-145, 149-152 154266-267, 273-274, 346-347, 358 155, 160-161, 168, 171, 188, temporalità, 44-48, 87, 232, 234, 204, 209, 214, 250, 252, 254245-246, 249, 266-268, 273, 255, 261, 274, 286-287, 290, 303,346 294, 297, 300, 312-214, 333, teologia della liberazione, 28, 55, 162,340 335-337, 345, 347, 350, 357; allegoria della, 111; della mo- teologia, 26, 28, 55, 115, 159, 162, dernità, 108, 131, 132; fine del178-179, 340 la, 109, 131, 168; globale, 150, teoria critica occidentocentrica,. 5, · 152; teoria della, 107-110, 113, 33-34,37,39,48,52-54,58,62131,171 63, 120,152,242 storicismo, 126, 252 teoria del sistema-mondo, 188 strategia a breve termine, 45 teoria della dipendenza, 188 strategia a lungo termine, 45, 47 teoria della retroguardia, 17, 23

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INDICE ANALITICO

teoria della storia, 107-110, 113, 131-132, 171 teroria d'avanguardia, 6, 23, 25, 67 territori ancestrali, 46 terrorismo, 22, 123 terzo spazio, 327 Tetete, 49 Texaco,49 Todorov, Tzvetan, 322 Tolstoy, Leo, 354 totus orbis, 135, 140, 143 Toulmin, Stephen, 94, 96, 144, 179,301 traduzione (vedi traduzione interculturale) traduzione interculturale, 8, 42, 62;65, 136,249,269,283,305, 319-324, 326-327, 329, 331, 333-334, 337, 341, 349, 356357; come traduzione vivente, 323-324; condizioni e procedure per, 305,341; imparare il Sud attraverso, 334-335, 337, 340 transculturazione, 79, 90-91, 99100, 103 trans-scala, 243-246, 270,273,303 trasformazione sociale, 44, 59, 65, 67, 70,110,118,120,122,129, 167,169,286,354,357,359 trasversalismo, 331 tratta degli schiavi, 119, 141, 184, 303 Trattato di Tordesillas, 181 Tuck, Richard, 116 Tucker, Vincent, 335-336 \

Umanesimo, 103 umma, 14, 137, 343-344 Unione Sovietica, 123 universalismo europeo, 62, 77, 106 universalismo negativo, 331, 341 universalismo, 8, 62, 77-79, 87, 106, 108-109, 125, 139, 155, 205, 263, 270-271, 298-299, 319-320, 330-331, 341 università americana, 80, 99 università, 9, 12-13, 26, 76, 80, 99, 104, 114, 170, 185, 255, 313, 317 Urbano II, 74 Urdu, 63 urgenza,20,31,37,44-45,57, 170, 267 utopia, 27, 39, 45, 50, 79, 85, 87, 113,134,141,163,171,204,276, 284, 357-359 valutazione, 230, 232-234, 237, 243,246,302,311 Veblen, Thorstein, 207 -208 Venezuela, 41-42, 46, 55, 97 Veracruz, 91, 93, 95 Vico, Giambattista, 116 violenza urbana, 122 Visvanathan, Shiv, 300,315,332 vita vissuta, 15 Vitoria, Francisco de, 135, 143,

181 vivere bene, 14, 16; 22, 24 Voltaire, 22, 53, 118, 144, 206 Wallerstein, Immanuel, 9, 153, 180,188,250,262,292,350

412 Weber, Max, 93, 210, 255-256 Wiredu, Kwasi, 306 Wittgenstein, Ludwig, 240 Wolf, Michaela, 323 Wolfflin, Heinrich, 87 -88

EPISTEMOLOGIE DEL SUD

xenofobia, 27, 103 zona(e) di contatto, 37, 81, 328329, 335, 340-349, 351

Indice

Prefazione Manifesto per il buen vivir Minifesto per intellettuali-attivisti Introduzione. Creare una distanza rispetto all'immaginazione politica e alla teoria critica occidentocentriche

5 10 11 33

PARTE I. MODERNITÀ CENTRIFUGHE E OCCIDENTI SUBALTERNI: GRADI DI SEPARAZIONE

Capitolo 1. Nuestra America. Identità postcoloniali e mestizajes Capitolo 2. Un altro Angelus Novus. Oltre il gioco moderno delle radici e delle opzioni Capitolo 3. C'è un Occidente non occidentalista?

71 73 105 149

PARTE II. VERSO LE EPISTEMOLOGIE DEL SUD. CONTRO LO SPRECO DELLE ESPERIENZE

Capitolo 4. Oltre il pensiero abissale. Dalle linee globali alle ecologie delle conoscenze Capitolo 5. Verso un'epistemologia della cecità. Perché le nuove forme di "adeguatezza certmoniale" non regolano né emancipano Capitolo 6. Una critica della ragione pigra. Contro lo spreco di esperienza e verso la ~odologia delle assenze e la sociologia delle emergenze

175 177

207

249

283

Capitolo 7. Ecologie delle conoscenze Capitolo 8. Traduzione interculturale. Dissentire e condividere "con-passionalità"

319

Conclusione Bibliografia Indice analitico

353 361 395