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Italian Pages 148 [152] Year 1986
Papiri letterari greci della Bayerische Staatsbibliothek di M o n a c o di Baviera
Die Papyri der Bayerischen Staatsbibliothek München Griechische Papyri Band II (Nr. 19-44) Papiri letterari greci
B.G.Teubner Stuttgart 1986
Papiri letterari greci della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera
A cura di A n t o n i o Carlini con la collaborazione di Giovanna Calvani Mariotti, Pierangiolo Fabrini, Graziella Fanan Grigolini, Daniela Fausti, Gianfranco Fiaccadori, Gabriella Frangini, Serena Funghi, Maria Tanja Luzzatto, Franco Maltomini, Daniela Manetti, Maria Chiara Martinelli, Franco Montanari, Daniela Pacella
E B.G. Teubner Stuttgart 1986
Gedruckt mit Hilfe von Mitteln der Generaldirektion der Bayerischen Staatlichen Bibliotheken
CIP-Kurztitelaufnahme der Deutschen Bibliothek Bayerische Staatsbibliothek { M ü n c h e n ) : Die Papyri der Bayerischen Staatsbibliothek München. Stuttgart : Teubner. NE: HST Griechische Papyri. Bd. 2 : Nr. 19-44. Bayerische Staatsbibliothek (München): Papiri letterari greci della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera. - 1986 NE: Abt. Bayerische Staatsbibliothek ( M ü n c h e n ) : Papiri letterari greci della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera a cura di Antonio Carlini con la collab. di Giovanna Calvani Mariotti . . . Stuttgart : Teubner, 1986. (Die Papyri der Bayerischen Staatsbibliothek München : Griechische Papyri ; Bd. 2 : Nr. 19-44) ISBN 3-519-04501-X NE: Carlini, Antonio [Hrsg.]; HST
© B. G. Teubner Stuttgart 1986 Printed in Germany Satz und Druck des Textteiles: Passavia Druckerei GmbH Passau Lithographie und Druck des Abbildungsteiles: Graphische Anstalt Wartelsteiner, Garching bei München Bindung: Passavia Druckerei GmbH Passau
Prefazione dell'editore La prima occasione di rapporto scientifico con la Handschriftenabteilung della Staatsbibliothek di M o n a c o fu, nel lontano 1972, la revisione diretta sull'originale di Pap. graec. mon. 91* che costituisce la più antica testimonianza indiretta su papiro del Fedone platonico, per molti aspetti ancora problematica: appartenente al f o n d o antico, questo f r a m m e n t o era stato edito da Ulrich Wilcken nel 1901 con altri papiri monacensi letterari e documentari nel n u m e r o inaugurale dell'Archiv für Papyrusforschung und verwandte Gebiete nelle cui pagine introduttive sono indicati obiettivi e metodi della ricerca papirologica. I papiri di M o n a c o ci riportano d u n q u e agli albori della fortunata stagione papirologica. La visita nel 1972 alla Handschriftenabteilung si rivelò per molte ragioni fruttuosa: la Direzione consentì una esplorazione di tutto il materiale papiraceo conservato (sia del f o n d o antico sia delle acquisizioni successive) n o n tutto edito, scampato fortunatamente al disastro bellico e risistemato nella attuale sede nel 1970. L'attenzione critica fu rivolta ai papiri letterari e semiletterari che, d o p o il p r i m o nucleo fatto conoscere dal Wilcken (Pap. graec. mon. 91, 89, 312) e dal Boll (Pap. graec. mon. 92), erano stati in parte editi da A. H a r t m a n n (Pap. graec. mon. 156, 128) e da A. H. Oellacher (Pap. graec. mon. 123), in parte solo trascritti da A. H a r t m a n n ; ma diversi pezzi erano ancora in attesa di trascrizione. Il materiale manoscritto di H a r t m a n n relativo a Pap. graec. mon. 152, 167, 125 + 125 a, 148, 329, conservato nell'archivio, fu subito messo a disposizione dalla Direzione; esso si rivela importante già per le indicazioni che contiene, non altrimenti reperibili, sulla provenienza di alcuni papiri. In una delle periodiche visite a Monaco, una esplorazione delle scatole contenenti frustoli n o n ancora messi sotto vetro consentì il recupero di qualche pezzo letterario interessante (Pap. graec. mon. 338, 336, 333) che subito ebbe un n u m e r o di inventario. La convinzione che il recupero di ogni d o c u m e n t o antico vada sollecitamente fatto conoscere alla comunità degli studiosi f u all'origine della pubblicazione, consentita dalla Direzione della Staatsbibliothek, di alcune editiones principes di papiri omerici (Pap. graec. mon. 125 + 125 a, 93, 88) nel periodico Athenaeum 52 (1974), pp. 3—35. Nel corso dello stesso 1974 si fece strada il progetto di raccogliere in corpus tutti i papiri letterari e semiletterari della raccolta monacense, dando così una continuazione alla serie prestigiosa dei Byzantinische Papyri curata criticamente da A. Heisenberg e L. Wenger nel 1914. Se il Wilcken nel 1901, nel Vorwort dell' Archiv für Papyrusforschung auspicava addirittura un generale corpus papyrorum, sembrava importante riconsiderare unitariamente almeno i papiri della collezione di Monaco. Questo * Nella Prefazione i papiri letterari sono citati secondo il numero di inventario; cfr. a p. 115 la concordanza con i numeri della presente edizione.
VI
Prefazione dell'editore
p r o g e t t o f u incoraggiato dalla Direzione della Staatsbibliothek che presto p o t è contare anche sulla collaborazione del Prof. H a g e d o r n , per la pubblicazione del ben più n u t r i t o C a t a l o g o dei papiri d o c u m e n t a r i conservati a M o n a c o . A n c o r a una volta, n o n f u esclusa la pubblicazione anticipata in particolare di quei pezzi adespoti g r a v e m e n t e mutilati che p o t e v a n o trarre g i o v a m e n t o da u n allargato c o n f r o n t o di idee interpretative, p r o v o c a t o a p p u n t o dalla pubblicazione. N e l 1978, alcuni di questi papiri monacensi (Pap. graec. mon. 338, 152, 123, 216, 125 + 125 a, 148, 93, 160) videro (o rividero) la luce accanto ad altri papiri letterari e semiletterari di varie collezioni e u r o p e e ed extraeuropee nel v o l u m e s t a m p a t o a Pisa Papiri letterari greci. Grazie a questa pubblicazione anticipata, u n piccolo f r a m m e n t o presentato c o m e adespoto (Pap. graec. mon. 160) è stato felicemente identificato, m a la discussione critica, in recensioni su periodici scientifici o in comunicazioni epistolari, ha contribuito in generale a meglio c o m p r e n d e r e c o n t e n u t o di pensiero e f o r m a letteraria dei f r a m m e n t i di autore i g n o t o , ad a p p r o f o n d i r e ogni p r o b l e m a storico-tradizionale e critico per i f r a m m e n t i di autori noti dalla tradizione manoscritta medievale. E' u n gradito d o v e r e ringraziare quanti sono a u t o r e v o l m e n t e intervenuti in questo dibattito scientifico: G. Cavallo, R . Führer, A. E. H a n s o n , M . W. Haslam, J . Lenaerts, W. L u p p e , J. O ' C a l l a g h a n , M . M a n f r e d i , P. Parsons, R . Pintaudi, C . H . Roberts, S. Settis. M a l'obiettivo p r i m a r i o restava il C a t a l o g o generale! Tutti i p r o b l e m i di decifrazione, datazione, attribuzione, interpretazione legati ai pezzi che ora figurano nel Corpus dei papiri letterari e semiletterari di M o n a c o sono stati discussi in c o m u n e da tutti i collaboratori nelle riunioni seminariali presso la Scuola N o r m a l e . In questa fase preparatoria, c o n t i n u o è stato il dialogo diretto o epistolare con la Direzione della H a n d s c h r i f t e n a b t e i l u n g della Bayerische Staatsbibliothek; il D r . K . Dachs e il D r . E. A r n o l d h a n n o dato sempre sollecita risposta ai quesiti posti, h a n n o emesso referti tecnico-scientifici sulle condizioni materiali dei pezzi e su p u n t i di dubbia lettura, h a n n o trasmesso una d o c u m e n t a z i o n e fotografica di alta qualità. Senza il generoso aiuto del Dr. Dachs e del D r . A r n o l d , ai quali e s p r i m i a m o volentieri la nostra riconoscenza, questo lavoro n o n a v r e b b e p o t u t o essere c o n d o t t o a b u o n fine. Le ricerche nei d o c u m e n t i d'archivio h a n n o consentito di individuare per lo più i papiri letterari n o n editi m a solo s o m m a r i a m e n t e indicati dal W i l c k e n nella b r e v e descrizione della collezione che occupa le pagine 468—71 del p r i m o n u m e r o dell'Archiv für Papyrusforschung: è stato così possibile isolare dagli altri i papiri del f o n d o antico che f u creato per iniziativa dell'allora direttore v o n L a u b m a n n . Altri pezzi sono stati sicuramente riconosciuti (sulla base di d o c u m e n t i d'archivio: Registratur Β der Bayer. Staatsbibliothek, Nr. 189 >PapyriPapyrus-Kartell·) c o m e parti di lotti entrati nella Staatsbibliothek in forza del Papyrus-Kartell operante già dal 1906. B e n n o t e sono le vicende recenti della collezione monacense: q u a t t r o testi letterari su papiro e precisamente Pap. graec. mon. 340, 339, 342, 341 sono stati acquistati sul m e r c a t o antiquario nel 1979 e h a n n o così p o t u t o essere integrati nel corpus. Alcuni papiri che figurano in questo C a t a l o g o (Pap. graec. mon. 125 + 125a, 156, 89), preziosi cimeli, sono stati più volte esposti in occasioni celebrative all'attenzione dei visitatori accanto ad altri manoscritti più recenti: essi rappresentano bene la ricchezza di tesori della Bayerische Staatsbibliothek. U n posto a sé merita il papiro figurato (Pap. graec. mon. 128: Abductio di Briseide) che, d o p o la p r i m a pubblicazione a cura di A. H a r t m a n n , ha giustamente richiamato l'attenzione n o n solo dei papirologi, m a anche degli storici dell'arte antica. A questo papiro figurato è stato riservato u n posto di rilievo nell'ultima esposizione del 1983.
Prefazione dell'editore
VII
C o m e ogni collezione di papiri cresciuta nel tempo, formata da reperti di scavo e da pezzi acquistati, provenienti da diversi siti, anche quella monacense è estremamente varia e composita nel suo contenuto: testi letterari, semiletterari e figurati, biblici e classici, da volumen e da codex, adespoti e di autore conosciuto, databili dal sec. Illa al V i p ; anche la singolare densità di testi medici (Pap. graec. mon. 339, 123, 342, 329) è dovuta puramente al caso. Ma questi resti di esemplari antichi, documenti della storia del libro in un arco cronologico che va dall'età tolemaica all'età tardo-antica, ci restituiscono interessanti testimonianze della civiltà letteraria greca. Ci siamo proposti in questo Catalogo di assolvere al compito proprio degli editori di testi papiracei che già il Wilcken nel 1901 indicava con precisione: presentare correttamente tutti i dati testuali, mettere a fuoco i problemi critici senza prospettare troppo facili soluzioni e rinunciando a costruzioni speculative magari ardite e brillanti, ma fragili. Pisa, Giugno 1984
Antonio Carlini
Indice del contenuto Abbreviazioni bibliografiche Segni critici
XI XV
Papiri letterari greci 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44.
Tragedia (Euripide?) Esametri C o m m e n t o al Fedone (?) Lessico Heliodorus, Chirurgumena Testo medico sulla δίαιτα di malati e convalescenti Testo medico Testo scientifico-filosofico Testo astrologico relativo alle καταρχαί Formulario magico Testo con n o m i geografici Testo poetico (?) Testo prosastico Testo prosastico Frammenti prosastici Septuaginta: Psalmi X V 4-ad fìnem; X V I 3 - 1 1 H o m e r u s A 402-35; 481-507; 510-44 H o m e r u s Β 187-92 H o m e r u s Γ 256-61; 295-300 H o m e r u s M 296-303; 335-72 Lycophron, Alexandra 1108-28; 1156-63 Herodotus I 115-16 X e n o p h o n , De Vectigalibus I 5 - 6 X e n o p h o n , Symposium III 9—10 Galenus, De placitis Hippocratis et Piatonis I, p. 88,20-31; 90,12-22 D e Lacy . . . . Papiro figurato: Abductio di Briseide
1 8 10 15 19 25 31 34 38 40 59 60 62 63 64 65 69 74 76 78 84 89 92 95 97 102
X
Indice del contenuto
Indice delle parole
109
A. Testi poetici (19, 20, 30)
109
Β. Testi filosofici (21, 26) C . Testi medici (23, 24, 25) D.Testi astrologici e magici (27, 28) E. Lessico e altri frammenti prosastici (22, 29, 31, 32, 33)
109 110 Ili 113
Concordanza numeri di inventario — numeri dell'edizione Figure
115 117
Abbreviazioni bibliografiche In questa lista figurano le opere di carattere generale e quelle citate nell'introduzione o nelle note a due o più papiri. I periodici sono abbreviati, di norma, secondo le sigle impiegate nelì'Année
Philologique
Audollent, Tabellae
A. Audollent, Defixionum
BGU
Ägyptische Urkunden aus den Staatlichen Museen zu Berlin. Griechische
Tabellae, Paris 1904 (rist. Frankfurt/Main 1967). Urkun-
den, Berlin 1895. Cavallo,
Fenomenologia
G. Cavallo, Fenomenologia
>libraria< della maiuscola greca: stile, canone, mimesi
grafica, B I C S 19 (1972), p. 131 ss. Cavallo, Maiuscola
biblica
G. Cavallo, Ricerche sulla maiuscola biblica, »Studi e testi di papirologia editi dall'Istituto Papirologico G. Vitelli« 2, Firenze 1967.
Cavallo, Osservazioni
paleografiche
G. Cavallo, Osservazioni paleografiche sul canone e la cronologia della cosiddetta »onciale romana«, A S N P Serie II 36 (1967), p. 209ss.
Chantraine, Dictionnaire
P. Chantraine, Dictionnaire étymologique de la langue grecque. Histoire des mots,
CMG
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Crönert, Memoria
W. Crönert, Memoria
Paris 1968-80. Graeca Herculanensis,
Lipsiae 1903 (rist. Hildesheim
1963). Delatte, Anecdota
A. Delatte, Anecdota Atheniensia I, Liège-Paris 1927.
Erbse, Scholia in Iliadem
H. Erbse, Scholia Graeca in Homert Iliadem, I - V I Berolini 1969-83.
Erbse,
H. Erbse, Überlieferungsgeschichte der griechischen, klassischen und hellenistischen
Textüberlieferung
Literatur, in Geschichte der Textüberlieferung
der antiken und
mittelalterlichen
Literatur, Band I, Zürich 1961. Giabbani
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egiziana (Í920-Í945),
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1947. Gignac, Grammar
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Β . P. Grenfell, The Value of Papyri for the Textual Criticism of extant
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ThWb
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medicae
Jutta Kollesch, Untersuchungen zu den pseudogalenischen Berlin 1973.
Definitiones
medicae,
XII
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Laum,
Β. L a u m , Das alexandrinische Akzentuationssystem
Akzentuationssystem
theoretischen Lehren der Grammatiker
unter Zugrundelegung
und mit Heranziehung
der
der praktischen
Verwendung in den Papyri, »Studien zur Geschichte u n d K u l t u r des Altertums« 4. Ergänzungsband, P a d e r b o r n 1928. Lenaerts, C E
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M . - H . M a r g a n n e , Inventaire analytique des papyrus grecs de médecine, G e n è v e 1981.
Mayser,
E. Mayser, Grammatik
Grammatik
schluß der gleichzeitigen
der griechischen Papyri aus der Ptolemäerzeit, Ostraka
und der in Ägypten
verfaßten
I. Laut- und Wortlehre, Leipzig 1906; II. Satzlehre.
1. Analytischer
Hälfte,
Hälfte,
Leipzig 1926. 2. Analitischer
Synthetischer
Teil, Zweite
Teil, Erste
Leipzig 1933. 3.
Teil, Berlin u n d Leipzig 1934. I 2 , 3, Stammbildung,
Leipzig 1936; I 2 , 2 Flexionlehre,
mit EinInschriften.
Berlin u n d
Berlin u n d Leipzig 1938; I 2 , 1 , Einleitung und
Lautlehre, bearb. v o n H . Schmoll, Berlin 1970. Mazzucchi, Sistema di accentazione
C . M . Mazzucchi, Sul sistema di accentazione dei testi greci in età romana e bizantina,
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H . J . Mette, Homer 1971-1977,
Norsa, Scrittura letteraria
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L u s t r u m 19, G ö t t i n g e n 1978, p. 5 ss. d. C., P u b b l i -
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Texts from
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Egypt b y C h . H . Oldfather,
»University of Wisconsin Studies« 9, Madison 1923. Paap, Nomina sacra
A. H . R . E. Paap, Nomina sacra in the Greek Papyri of the First Five A.D.,
Pack 1
Centuries
»Papyrologica Lugduno-Batava« 8, Leiden 1959.
R . A. Pack, The Greek and Latin Literary Texts from Greco-Roman Egypt, A n n A r b o r 1952.
Pack 2
R . A . Pack, The Greek and Latin Literary
Texts from Greco-Roman
Egypt,
Second Revised and Enlarged Edition, A n n A r b o r 1965. Papiri letterari greci editi da A. Carlini, G i o v a n n a Calvani, Rosangela C i n g o t -
Papiri letterari greci
tini, Adele C o n c o l i n o Mancini. P. Fabrini, Graziella Fanan, Daniela Fausti, Tanja Luzzatto, Daniela Manetti, F. M a l t o m i n i , F. M o n t a n a r i , A m n e r i s Roselli, Pisa 1978. Pasquali,
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Preisendanz,
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Papyri Graecae Magicae. Die griechischen Zauberpapyri
Leipzig 1933. herausgegeben u n d
übersetzt v o n K. Preisendanz. Z w e i t e , verbesserte A u f l a g e m i t E r g ä n z u n g e n v o n K. Preisendanz durchgesehen u n d herausgegeben von A. Henrichs, I—II, Stutgardiae 1973-74. RLAC
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Lexikon
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der griechischen und römischen
Mytho-
Abbreviazioni bibliografiche Samml. griech.
XIII Sammlung griechischer
Pap.
Papyri von dritten Jahrhundert vor Chr. bis zum
dritten Jahrhundert nach Chr., Hillsdale s.d. ( = Catal. Corcoran 1979.1). F. Preisigke, F. Bilabel, E. Kiessling, H. A. Rupprecht, Sammelbuch
SB
griechi-
scher Urkunden aus Ägypten, Straßburg, Berlin—Leipzig; Heidelberg, Wiesbaden 1915ss. Schubart, Buch
W. Schubart, Das Buch bei den Griechen und Römern, zweite umgearbeitete Auflage, Berlin und Leipzig 1921.
Schubart, Einführung
W. Schubart, Einführung in die Papyruskunde,
Schubart,
W. Schubart, Griechische
Paläographie
Paläographie,
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Handbuch
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Schwyzer, Griechische Seider,
Papyri Graecae Berolinenses collegit W. Schubart, Bonnae 1911. Supplementum Epigraphicum Graecum, Lugduni Batavorum 1923 ss.
SEG Grammatik
Schwyzer, Griechische Grammatik auf der Grundlage von K. Brugmanns Griechischen Grammatik,
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R . Seider, Paläographie
Paläographie
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M . Wittek, Album de paléographie grecque, Gand 1967. Texte
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Segni critici [
]
[....] 11
Β
{
}
< > αβγδεζ
( I — >
I r V
)
Lacuna dovuta a danneggiamento del papiro Probabile numero delle lettere mancanti nella lacuna Espunzione dovuta allo scriba Espunzione dovuta all'editore Integrazione dell'editore Lettere danneggiate la cui lettura è incerta Resti di lettere non decifrabili Scioglimento di abbreviazioni Inizio di una nuova riga nel papiro Andamento orizzontale delle fibre Andamento verticale delle fibre recto verso
19-
Tragedia (Euripide?)
Pap. graec. m o n . 340
cm. 12,7 χ 16
—>•; I bianco
Prov. scon.
Sec. IIa
Fig. 1
Samml. griech. Pap., nr. 2.
F r a m m e n t o di volumen p r o v e n i e n t e da cartonnage di m u m m i a , acquistato nel 1980. Il papiro, m u t i l o a sinistra e a destra, conserva con o g n i probabilità parte del m a r g i n e superiore (cm. 2,4). E' invece d u b b i o se sia integro in basso: lo spazio tra la irrecuperabile traccia di inchiostro di 117 e il b o r d o v i v o inferiore (cm. 1) è più a m p i o di quello di un interlineo, m a u n t r i m e t r o >corto< (appena più c o r t o del precedente e di 111) poteva n o n e m e r g e r e dalla lacuna. Il papiro conserva resti di due colonne di scrittura. La p r i m a colonna reca le parti finali di 17 righi, per un'altezza di cm. 12,5; la seconda le parti iniziali di 16 righi. Se il papiro è integro si trattava di u n r o t o l o di f o r m a t o relativamente ridotto, il che n o n è per altro i n f r e q u e n t e per papiri letterari di età tolemaica (cfr. Turner, Ptolemaic Bookhands, p. 37). Le misure dell'intercolunnio variano da un m i n i m o di c m . 1,3 ad u n massimo di c m . 4,3. Il papiro appare assai danneggiato: lacune interne, scollamenti di fibre, sbiadimento dell'inchiostro r e n d o n o spesso assai difficile la lettura. 1 ' La scrittura p o c o regolare e curata è una capitale di media grandezza, dritta, r o t o n d a , tendenzialmente bilineare (φ esce dai righi in alto e in basso, ρ in basso, e così talvolta ι, κ, υ; δ e ω talora l e g g e r m e n t e alti sul rigo di base), vergata con un calamo a p u n t a grossa (a partire da II12 il tratto appare m e n o spesso, il che attenua l'impressione di pesantezza della m a n o ) . Le lettere sono tracciate separatamente, m a tratti congiuntivi si p r o i e t t a n o spesso verso le lettere successive da ν (a 114 anche in fine di rigo); talvolta anche da η e da κ. N o t e v o l e soprattutto il ξ a tre tratti paralleli (110); ζ a f o r m a Ζ (113); α triangolare; il μ, a q u a t t r o o tre m o v i m e n t i (nel p r i m o caso la sella centrale è più p r o f o n d a ) , presenta u n uncino m o l t o evidente alla s o m m i t à della seconda g a m b a ; m e n o p r o n u n c i a t o esso c o m p a r e all'estremità superiore di ι e, sempre rivolto verso destra, a quella inferiore di υ; ω ha il tratto m e d i a n o inclinato verso sinistra. La m a n o di Pap. 19, certo tolemaica, pare assegnabile con b u o n a confidenza al sec. Ila. 2 '
') D a tenere presente che l'ampiezza della lacuna verticale interna che interessa la p r i m a colonna da r. 5 a r. 14 è inferiore a quella attuale registrata dalla fotografia: una sua riduzione è stata impossibile in sede di restauro. 2
) Per analogie grafiche significative cfr. P. Tebt. III.l, 697, PI. II; 811, PI. IV (165a); P. Lond. I. 22, PI. I (164-3a);
e anche, sebbene la m a n o sia lì m e n o accurata e più pesante, P. Med. 1 (cfr. Norsa, Scrittura letteraria, Tav. 4).
2
Papiri letterari greci
Il testo è sostanzialmente corretto (un caso di geminazione di -ς a 19: cfr. Mayser, Grammatik I 2 , 1, p. 194.19ss.; Gignac, Grammar I, p. 160). L'elisione, mai indicata (110,11,14), si alterna con la scriptio piena (110; forse anche 113,14). Crasi non realizzata a II13. Iota m u t o omesso nell'unico caso sicuro (111 εν ήμερα; ma cfr. nota a l i l e λαθραι (?) di 118). Mancano accenti e spiriti. C o m e segno di lettura compare a II15, d o p o αιαι, un piccolo tratto obliquo di prima mano, interno al rigo, alto; potrebbe indicare pausa d o p o l'interiezione; ma forse le dimensioni molto ridotte tradiscono l'intenzione di una stigmeß Paragraphoi da 1111/12 a 14/15. Pap. 19 reca un testo poetico, drammatico (leparagraphoi indicano cambio di interlocutore). Metro: trimetri giambici; per col. I possibili, ma del tutto improbabili, tetrametri trocaici catalettici. Si tratta con ogni probabilità di tragedia: cfr. I 13 ώ τάλαιγ[; II 15 alai; il tenore di 113—14; inoltre il metro pare severo. Gli indizi di carattere linguistico-stilistico suggeriscono con insistenza Euripide come autore del testo. U n a paternità sofoclea, c o m u n q u e , potrebbe n o n essere impossibile; Eschilo invece pare, su queste basi, da escludere. Poche le cose sicure che si possono ricavare dal papiro. Sulla scena sono certamente presenti un personaggio femminile (113) e un vecchio (III). La donna si trova in una situazione di dolore (cfr. 113—14). Forse suo figlio è il παις menzionato a 116. A un personaggio maschile si fa riferimento a 19 (ιών); esso è sulla scena se ]ε è l'esito di un imperativo; gli veniva allora rivolto il comando di entrare in casa. In col. I la perdita della parte iniziale dei righi rende impossibile definire i rapporti dialogici. Chi sia il vecchio di II 1 n o n p u ò dirsi con sicurezza, ma n o n è impossibile si possa trattare del τροφός menzionato (se la lettura è esatta) a I16. 2 ' Chi gli si rivolge è forse la donna. La sua rhesis sembra continuare sino a r. 11, ma paragraphoi possono essere andate perdute a 4/5,5/6,8/9; il contenuto di essa pare quasi del tutto irrecuperabile. Segue una rapida sticomitia (rr. 11/12-14/15); poi un personaggio (lo stesso che ha pronunciato la rhesis se non sono andate perdute paragraphoi) esce in una esclamazione di dolore (r. 15) e prosegue probabilmente con una d o m a n d a (r. 16). In una situazione così poco definita, l'unico elemento individuante, e questo se n o n si tratta di una indicazione di passaggio sostanzialmente estranea alla trama della tragedia, pare essere costituito da εις Αίτωλίαγ di 18. D u e soprattutto sono le vicende mitiche ambientate in quella regione che troveranno ospitalità nel teatro greco: quella di Meleagro (cfr. TrGF, vol. II, p. 177; Geffcken, Meleagros, RE XV.l (1931), coli. 452 ss.) e quella di O i n e o (cfr. TrGF, loc. c.; R . Hanslik, Oineus, R E XVII.2 (1937), coli. 2200 s.). Altri personaggi del m i t o naturalmente ebbero occasione di capitare in Etolia: gli eroi che parteciparono alla caccia al cinghiale calidonio (cfr. Apollod. 18,2; O v i d . Met. Vili 300ss.: cfr. Börner a 298-328; H y g . f a b . 173); e poi Eracle, Dioniso, Alcmeone ecc.: cfr. R . Hanslik, Oineus cit., coll. 2197ss.; anche A g a m e n n o n e e Menelao: cfr. nota a 18). M a in nessuna di queste fabulae ci sembra di poter recuperare indicazioni produttive per l'identificazione del nostro testo. Bisogna forse cercare
') Segmenti obliqui e n t r o il testo recano alcuni dei papiri indicati da E. G. Turner presso O . M . Pearl, R . P. W i n n i n g t o n - I n g r a m , J E A 51 (1965), p. 186 n. 2; m a si tratta di linee di dimensioni m o l t o m a g g i o r i della nostra. 2
) C h e τ ρ ο φ ό ς possa dirsi di u n u o m o sembra dimostrato da Eur. El. 409 'έλ&' ώς π α λ α ι ό ν τ ρ ο φ ό ν έμοϋ φ ί λ ο ν
π α τ ρ ό ς (τροφέ' Elmsley, τ ρ ο φ έ α μοι φ ί λ ο υ Diggle, ICS 2, 1977, p. I l l ) ; Eur. HF 45 e Plat. Polit. 268a, c possono non essere significativi: cfr. B o n d a Eur. HF 45 (Euripides. Heracles, w i t h Intr. and C o m m . by G . W . B o n d , O x f o r d 1981, p. 73).
3
19. Tragedia (Euripide?)
altrove. L'Etolia risulta non marginalmente coinvolta nella vicenda di una tragedia perduta di Euripide: il Cresfonte,1' Conosciamo le linee essenziali della trama grazie alla fab. 137 di Igino, 2 ' di cui riporto il testo per la parte che più ci interessa: »Polyphonies Messeniae rex Cresphontem Aristomachi filium cum interfecisset, eius imperium et Meropen uxorem possedit. filium autem eius infantem Merope mater quem ex Cresphonte habebat absconse ad hospitem in Aetoliam mandavit. hunc Polyphontes maxima cum industria quaerebat, aurumque pollicebatur si quis eum necasset. qui postquam ad puberem aetatem venit, capit consilium ut exsequatur patris et fratrum mortem, itaque venit ad regem Polyphontem aurum petitum, dicens se Cresphontis interfecisse filium et Meropes, Telephontem (Cresphontem coni. Müller, FHG
3, p. 377). i n t e r i m rex eum iussit in hospitio manere, ut amplius de eo
perquireret. qui cum per lassitudinem obdormisset, senex qui inter matrem et filium Internuntius erat flens ad Meropen venit, negans eum apud hospitem esse nec comparere.« Il nostro papiro sembra consentire alcuni riscontri: 13 μισ&όν; 14 σύ]μβολον; 19 l'invito(?) a entrare in casa; II 1 ώ πρέσβ[υ. Ma andare oltre la registrazione di questi possibili punti di contatto diventa problematico. N o n è facile immaginare una collocazione del testo del nostro papiro all'interno della tragedia euripidea - per quello che di essa sappiamo — senza doversi rassegnare a un consistente margine di incertezza e di alcatorietà. Verrebbe di pensare che il papiro conservi la parte finale della scena Cresfonte-Polifonte e l'inizio di quella Merope-vecchio: 13: richiesta del compenso (della taglia) 3 '; 14: richiesta di prove (e allora a l i Cresfonte potrebbe assicurare a Polifonìe la sua attendibilità; oppure, meglio, esortarlo a servirsi di persona fidata per verificare il suo racconto). A 19 Polifonie inviterebbe Cresfonte ad entrare in casa mentre egli uscirà (per dare disposizioni relative all'accertamento della notizia riportata?). (Cresfonte e Polifonte escono.) La donna infelice dei righi successivi sarebbe Merope, che ha assistito al colloquio e ora esprime la sua disperazione (a 111, e.g., qualcosa come in Soph. El. 674: Elettra alla notizia della morte di Oreste ο'ί 'γώ τάλαιν', ολωλα τη δ' έν ήμέρα); chiama su di sé la morte (r. 13; su di sé giunta (r. 12) in mezzo a grandi sventure? a r. 12, e.g., qualcosa come ές τάς μεγίστας συμφορά]ς άφιγμένη secondo Eur. ΙΑ 453), non più sentita come male in tanto dolore (r. 14). A 116 un qualche accenno al τροφός del figlio, al quale poi Merope si rivolge a II 1 e ss.: ώ πρέσβ[υ ... ή σώσον . . . »o vecchio . . . o salvami (dalla mia disperazione dicendomi di aver visto mio figlio) vivo (o rovinami confermando la sua morte).« 4 '
') L'edizione dei f r a m m e n t i della tragedia, d o p o la pubblicazione di P. Oxy. 2458 (1962), in C . Austin, Nova fragmenta Euripidea in papyris reperta, Berlin 1968, pp. 41 ss. e in O . Musso, Euripide. Cresfonte, M i l a n o 1974 (qui la bibliografia relativa). 2
) Cfr. O . Musso, Per la ricostruzione del Cresfonte euripideo, Dioniso 44 (1970), p. 69 n. 7.
3
) Se il Cresphontes di E n n i o derivava la sua trama dalla tragedia euripidea (il che è discusso, m a cfr. da u l t i m o
P. Frassinetti, Sul Cresfonte di Ennio, CCC Jocelyn: audi atque auditis hostimentum 4
2, 1981, pp. 15ss.), alla richiesta del c o m p e n s o si riferirebbe il fr. LV
adiungito.
) Questa interpretazione è certo superiore (come pensa anche W. Luppe) ad altre forse n o n impossibili con una
diversa articolazione di r. 2: a) ή σ ώ ς öv
; ούκ οίδα »è salvo colui che . . . ? io n o n lo so«; b) η (/. εί) σ ώ ς öv
ούκ οίδα »se sia salvo colui che . . . (o sia m o r t o ) io n o n lo so«: a) fa sentire il bisogno di una paragraphes a 3/4; b) c o m p o r t a una inverosimile complessità e involuzione del p e r i o d o (e inoltre si d o v r e b b e a m m e t t e r e un errore η per εί; ma cfr. Page a Eur. Med. 493).
4
Papiri letterari greci
N o n sfuggono naturalmente le difficoltà cui va incontro questa ipotesi di ricostruzione. 1 ' L'intervallo che correrebbe tra l'uscita dell'attore che impersona Polifonte (110) e il suo nuovo ingresso come senex (III) 2 ' risulterebbe molto breve (7vv.): ma probabilmente sono da ammettere casi di simili lightning changes (per es. a Aesch. Cho. 886 ss.3'; Eur. Rhes. 642ss.4'). Se poi il papiro è mutilo in basso, il peso della difficoltà diminuirebbe con l'aumentare dell'ampiezza della lacuna. La scena soffrirebbe comunque di eccessiva >costipazioneminore< Merope-vecchio, in cui al vecchio venga dato l'incarico di andare in Etolia ad informarsi: ciò che non pare trovare conforto in Igino). Nella colonna II, per come si presenta il testo, non ci sarebbe spazio per un resoconto del vecchio, del quale forse si sentirebbe l'urgenza: ma, come si è detto, possono essere andate perdute una (non necessariamente i righi 15—16, introdotti dall'interiezione αίαΐ, dovrebbero essere pronunziati da Merope: cfr. Hyg.: senex .. .flens ad Meropen venit) o più paragraphoi; senza contare che il resoconto vero e proprio poteva essere ritardato da ansiosi interventi di Merope. Qualcuno poi potrebbe osservare che nella colonna II dopo il r. 4 più nulla sembra significativamente utilizzabile in funzione della nostra proposta: ma non sarebbe chiedere troppo a dei resti cui abbiamo già chiesto parecchio? Niente comunque vi compare che quella proposta contraddica. Resta naturalmente chiaro il carattere del tutto interlocutorio dell'ipotesi: anche per questo le note puntuali di commento ne prescinderanno completamente.
') La quale è naturalmente inconciliabile con l'opinione di chi ritiene (come Τ. B. L. Webster, The Tragedies of Euripides, L o n d o n 1967, pp. 139 ss.; cfr. anche A n n e Pippin B u r n e t t , Catastrophe Survived.
Euripides' Plays of Mixed
Reversal,
O x f o r d 1971, p. 19) che P. Oxy. 2458, fr. 2 col. I sia da riferire alla scena Cresfonte-Polifonte (in questo caso infatti sarebbe naturale vedere in fr. 2, col. 1, r. 8 ]έστίας Ϊ3ι l'invito di Polifonte a Cresfonte a entrare in casa). D'altra parte l'ipotesi di H . J . Mette, H e r m e s 92 (1964), p. 391, secondo cui le coll. I e II di fr. 2 conservano le parti inferiori rispettivamente delle coll. II e III di fr. 1 e a p p a r t e n g o n o quindi ad una >zona< della tragedia precedente l'incontro Cresfonte-Polifonte (probabilmente al prologo) pare verisimile ed è stata accolta da Austin e da Musso (contra, ma con argomentazioni n o n vincolanti, S . A . Cengarle, Note sul Cresphontes di Euripide, Dioniso 40, 1966, pp. 68ss.) 2
) Al m e d e s i m o attore spettavano i ruoli di Polifonte e del vecchio: cfr. S . A . Cengarle, Note sul Cresphontes,
cit.,
p. 76 e O . Musso, Euripide. Cresfonte, cit., pp. 25s. 3
) Cfr. A. P i c k a r d - C a m b r i d g e , The Dramatic Festivals of Athens,
O x f o r d 1968 2 , p. 140; B . M . W . K n o x , AJPh 93
(1972), p. 109 e η. 10. O . J . T o d d , C Q 32 (1938), p. 31, che fa entrare Pilade insieme ad Oreste a v. 892, considera sufficienti per il c a m b i o di c o s t u m e addirittura 5 versi; m a cfr. O . Taplin, The Stagecraft of Aeschylus,
O x f o r d 1977,
pp. 353 s. 4
) Cfr. P i c k a r d - C a m b r i d g e , The Dramatic Festivals,
cit., p. 148; W . Ritchie, The Authenticity
of the Rhesus of
Euripides, C a m b r i d g e 1964, pp. 126ss. 5
) Cfr., per es., J. A. H ä r t u n g , Euripides restitutus, H a m b u r g 1843-4, II, p. 50; N . C . H o u r m o u z i a d e s , Production and
Imagination
in Euripides, Athens 1965, p. 106; T . B . L . Webster, The Tragedies of Euripides, cit., p. 143; A. Pippin
Burnett, Catastrophe Survived,
cit., p. 20; O . Musso, Euripide. Cresfonte, cit., pp. X X I V - X X V .
5
19. Tragedia (Euripide?)
C o l . II
Col. I (margine}
1
π ι σ τ ο ν ει τις εστι σ ο ι
ω πρεσβ[υ
2
ο...ο
η σ ω σ ο ν .[
3
ς μισ9ον ...ρ.
ζωντα ..[
4
μβολον κ
ουκ οιδα [
5
ιασευφ.[..]. ρικ.
.[.]....[
6
. κυσ
7
,οσηι.ε... ν π[.]..
ανευ δε φ . [
8
.νον εις Αιτωλιαγ
λαθραι
9
ε προς δομους{ς} ιων
σου δη πλα[
.δε επ εξοδοις εμαις
απων εκ.[
10
[.]..
ρ . [. ] . .
]ιδ εν ήμερα
11
12
,α..[
ηκεν ζα[ παντας δι[
]ς αφιγμενη
13
]ανατος ω ταλαιν[
και ουκ ειδ.[
14
] . κ ο ν τοδ ου κακόν
Οαυμαστα ε[
15
].ς μεμνημη9α
αιαι'
].. εμου παιδος τροφον
ποιω π[
16
ξ...[
17 Alkmeon in Psophis< des Euripi-
verso sinistra: questa inclinazione (ma in una zona assai
des, H e r m e s 80, 1952, p. 47 ( = Hellas und Hesperien I,
>disturbata< del papiro) è l'unico e l e m e n t o n o n i m m e -
Z ü r i c h u n d Stuttgart 1970 2 , p. 517).
diatamente c o n g r u o a una lettura τ α λ α ι ν , che c o m u n q u e
10 ].: la parte medio-alta di un'asta appena inclinata
ritengo altamente probabile. Allora, a completare il tri-
verso destra: i? έπ' έ ξ ό δ ο ι ς έ μ α ΐ ς (l'espressione c o m p a r e
m e t r o (la parte finale del verso è andata p e r d u t a in u n o
identica e nella stessa sede metrica in Eur. Pho. 760 e in
scollamento di fibre che attraversa il papiro dalla lacuna
Apollod. Car. fr. 26,1 [III, p. 288 Kock]): »in exitu m e o ,
interna sino alla seconda colonna di scrittura), sarà da
c u m exeam« (cfr. A. Kahle, De έπί praepositionis
integrare ώ τάλανν'[έγώ: nella stessa sede in Ae. Cho. 743;
usu
Euripideo, Diss. M a r b u r g 1888, p. 40). La presenza del
Soph. El. 807, O C 1438; Eur. Hi. 300, Hec. 514, 813, Hel.
possessivo (cfr. anche Eur. Held. 474) rende sicuro che in
791, Or. 131, Hyps. 60, I, 7 (p. 40 B o n d ) .
questi casi έ ξ ο δ ο ς significa »going out« (LSJ, s.v.), n o n
14 ].: traccia p u n t i f o r m e alta. Pare obbligato κ]ακόν
»way out« (ibid. II). M a nel nostro passo resta incerto
τ ό δ ' où κ α κ ό ν : »quel male (la m o r t e di r. 13) n o n è u n
se si indica l'uscire dalla scena verso l'esterno o p p u r e
male« è espressione appropriata a u n personaggio infelice
dall'interno sulla scena (come in Held. 474). P r i m a di έ π '
(cfr., per es., Eur. Andr. 453 s. έμοί μεν θ ά ν α τ ο ς ο ύ χ ο ϋ τ ω
un monosillabo; o p p u r e dieresi mediana con elisione. 11 ]ιδ εν ήμερα: Samml. griech. Pap. suggerisce la possi-
βαρύς I ώς σ ο ι δέδοκται). M a certo un'integrazione del tipo ουκ ε σ τ ί ν ουδείς, φ κ]ακφν τ ό δ ' oò κ α κ ό ν (e.g. W.
bilità τίν]ι δ'έν ή μ έ ρ ρ (secondo Eur. ΙΑ 716 τ ί ν ι δ'έν
Luppe) cambierebbe c o m p l e t a m e n t e il senso del passo. Il
ήμέρςι γαμεϊ; | ). M a si trascura così il ben più probabile
nesso ossimorico in cui il m e d e s i m o sostantivo è ripetuto
e f r e q u e n t e τή]ιδ έν ήμέρςι (nella stessa sede metrica in
preceduto da oò sembra u n tratto p r e c i p u a m e n t e euripi-
Soph. Tr. 740, El. 674; Eur. Med. 1231, Hi. 726, Or. 858).
deo: cfr., per es., Hec. 948 γάμος, ο ύ γάμος; Hel. 1134
Questa integrazione si raccomanda n o n solo per ragioni
γέρας, ού γέρας; Pho. 1495 σ α δ'ερις, ούκ ερις; Or. 904
di ordine statistico. In tragedia (Sofocle e Euripide) l'e-
Ά ρ γ ε ϊ ο ς ουκ Ά ρ γ ε ΐ ο ς ; più vicino al nostro passo sul
spressione »in questo giorno« appare deputata a segnalare
piano sintattico Ale. 802 ού βίος . . . ó βίος; Or. 819 τό
il verificarsi di u n evento (generalmente di rilievo all'in-
κ α λ ό ν ού κ α λ ό ν (e cfr. anche Ba. 395 τό σ ο φ ό ν δ'ού
terno della vicenda drammatica) quasi sempre c o n n o t a t o
σοφία); per Sofocle cfr. Ο Τ 1256 γ υ ν α ί κ α τ ' ο ύ γ υ ν α ί κ α
n e g a t i v a m e n t e (oltre ai passi citati cfr. Soph. O T 1283,
e, con posizione invertita, O C 1698 δ μηδαμά δή φ ί λ ο ν ,
O C 1612; Eur. Ale. 20,232, Hi. 22, Andr. 803, Hec. 44,
ή ν φ ί λ ο ν (indicazione di V. D i Benedetto). C f r . W. Brei-
Pho. 1263, 1579, Or. 440, 948). E i rr. 1 3 - 1 4 del nostro
tenbach, Untersuchungen zur Sprache der euripideischen Ly-
7
19. Tragedia (Euripide?) rik, »Tübinger Beiträge zur Altertumswissenschaft« X X ,
8 Dall'inizio: l'estremità superiore di un tratto o b l i q u o
Stuttgart 1934, p. 238; Κ. R i e c k , De proprietatíbus
quibus-
da sinistra: α, δ, λ; angolo alto: α, δ, λ; la metà superiore
15 μεμνήμτ|9α: nella stessa posizione in Eur. Ale. 53;
scorgere traccia di u n tratto orizzontale: θ; ρ conserva
cfr. Held. 741, Hec. 244, Hel. 723 e fr. 285, 19 N 2 (in tutti
solo l'occhiello, m a β improbabile; a i ravvicinati c o m e
questi casi al pi. g r a m m a t i c a l e corrisponde u n soggetto
in εμαις di 110. D u n q u e λ α θ ρ α ι m o l t o probabile. . α . . [:
sing.). La p r i m a pers. pi. di μέμνημαι n o n c o m p a r e in
p r i m a di a: tratto a p p a r e n t e m e n t e verticale che si incon-
Sofocle e in Eschilo.
tra in alto con u n tratto orizzontale verso destra: della
dam sermonis Euripidei, Diss. Halle 1877, pp. 12s.
di una lettera tonda: al suo interno, in basso, sembra di
16 ] . . : tracce di due lettere: l'estremità superiore di u n
lettera m a n c a la parte inferiore: p r o b a b i l m e n t e γ (non π),
tratto ripiegato a sinistra: ω?; l'arco superiore di una
σ n o n impossibile. D o p o α p r o b a b i l m e n t e ρ (con la parte
lettera tonda; forse ] φς? cfr. Eur. El. 409 ε λ 3 ' ώς π α λ α ι ό ν
superiore dell'occhiello danneggiata), possibile γ e forse
τροιρόν έμου ιρίλον π α τ ρ ό ς , εμου più probabile d i . . σ ο υ .
anche η (in questo caso l'ultima traccia - u n tratto basso
πα: di π si conserva solo la p r i m a verticale (si consideri
incurvato verso l'alto a sinistra - p o t r e b b e appartenere al
che l'ampiezza reale della lacuna è l e g g e r m e n t e inferiore
secondo verticale; altrimenti ε o un'altra lettera tonda),
a q u a n t o appare nella fotografia); α più probabile di δ
γ α ρ . [ è forse la lettura più probabile; in alternativa σαγε[?
δι δος legge Samml. griech. Pap.), φον: asta verticale
9 Per δή d o p o p r o n o m e pers. cfr. Denniston, GP2, pp.
che scende oltre il rigo di base e traccia della base dell'oc-
207 s. πλα[ν- (πλά[νημα?)? Possibile anche δ ' ή (πλά[νη?
chiello (alternative Q, ψ); omicron piccolo e con l'arco
M . W . Haslam).
(
superiore p o c o incurvato: la traccia sarebbe forse più
10 . [: Samml. griech. Pap. legge ε[ (e richiama Eur. El.
n a t u r a l m e n t e conciliabile con la metà inferiore di ε, ma
245 άπών έ κ ε ΐ ν ο ς ) , ma n o n vi è traccia dell'asta orizzon-
questa lettura n o n pare produttiva: τ ρ ο φ ε ΐ n o n dà c o n t o
tale. Forse o (cfr. omicron di μ ι σ 9 ο ν di 13), o p p u r e ω
dell'ultimo tratto verticale, τροφεύς, τ ρ ο φ ε ΐ ς ecc., τρο-
(con la caratteristica inclinazione verso sinistra del tratto
φεϊν impossibili, τ ρ ό φ ' ε ν m o l t o difficile; ν con il secondo
mediano)?
verticale sollevato c o m e in μ ι σ 9 ο ν di 13.
11 ζα[: ζ più probabile di ξ; sembra c o m u n q u e che si debba decidere tra queste due lettere. Se così (e se n o n si
Col. II
deve articolare ή κ ' έν, difficile) p u ò essere significativa l'apposizione del -v mobile: cfr. I. Hilberg, Das Prineip
2 ή σ ώ σ ο ν : per ή anche davanti al p r i m o (?) i m p e r a t i v o cfr. per es., Ae. Cho. 497 (ήτοι); Eur. Rhes. 622; (possibile anche ή; ή esclamativo solo in Eur. HF 906, Aristoph. Nu. 105 (iterato), Ra. 271; ή pare impensabile dinanzi a imperativo). .[: parte inferiore di un'asta verticale: T|? l? (ή[μας? cfr. Eur. Pho. 85 Ζεΰ, σ ώ σ ο ν ή μ δ ς ) . S o n o possibili anche altre articolazioni: ή ο ή (cfr. sopra p. 3, n. 4) e anche ή, ή σ ώ ς δν . [; anche ή σ ω σ ο ν . [. 3 .. [: tratto l e g g e r m e n t e arcuato, a metà un'asta orizzontale verso destra: forse ε, η m e n o probabile; parte superiore di un tratto o b l i q u o da destra: λ probabile. 4 ούκ οίδα: assai frequente in principio di t r i m e t r o e generalmente all'inizio di risposta (cfr. p e r ò Soph. El. 689; Eur. Hi. 904, 1004, Hel. 415, IA 1116 ecc.): ma a 3/ 4 n o n c'è traccia di paragraphos, né il papiro vi appare danneggiato. 7 . [: tratto verticale: η , ι, ρ? δε φ . [ vel δ ' ε φ . [.
der Silbenwägung,
W i e n 1879, p. 206: »Im iambischen
Trimeter u n d C h o l i a m b u s d ü r f e n vocalisch auslautende Endsilben trochäischer W o r t f o r m e n keine H e b u n g bilden« (cfr. anche P. Maas, Metrica greca, trad. it. Firenze 1976, § 125, p. 105): tendenza più che legge: cfr. le n o n poche eccezioni registrate dallo stesso Hilberg, pp. 214 ss., che non è m e t o d i c o ascrivere a una Trübung der Überlieferung. ή κ ε ν da ϊ η μ ι o da ήκω? 13 ε1δε[ς (vel simm.) ο εΐ δε[. 14 ε[: il m o d u l o della lettera è t r o p p o grande per σ (come vuole Samml. griech. Pap.; in ogni caso 9 α υ μ α σ τ α σ[, n o n 9αυμαστας). U n a possibilità è θ α υ μ α σ τ ά ε[λεξας (seriptio plena): nella stessa posizione in Eur. Held. 797 e in JT 340. 16 ποίω? ποίω? ποιώ? Franco M a l t o m i n i
8
20.
Papiri letterari greci
Esametri
Pap. graec. m o n . 338
cm. 4,4 χ 5,1
—>; J, testo documentario
Prov. scon.
Sec. I—Hp Fig. 2
Ed. pr.: F. M a l t o m i n i , Papiri Letterari Greci, nr. 30, pp. 213-15. - Lenaerts, C E , p. 366; F. Della C o r t e , Maia 31 (1979), p. 203; R . Führer, Z P E 36 (1979), p. 60; A. Casanova, P r o m e t h e u s 6 (1980), p. 96; H . Harrauer, W S , Ν . F. 14 (1980), p. 232.
F r a m m e n t o di volumen, mutilo da tre lati, con un lembo del margine superiore (cm. 1,5): nella faccia transfìbrale parti di otto righi di un testo documentario assegnabile al sec. II ρ; nella faccia perfibrale sette righi incompleti di scrittura letteraria, tondeggiante, bilineare, n o n particolarmente accurata: le lettere sono eseguite separatamente; alcune di queste, per es. η, ι, κ, μ, sono sensibilmente inclinate verso sinistra. U n a serie di confronti paleografici (con Turner, Greek Manuscripts, nrr. 17,67 e con Roberts, Literary Hands, pl. 10 a, l i b ) consente di proporre per Pap. 20 una datazione alla fine del sec. I o all'inizio del sec. IIp. r ) U n a stigme alta, probabilmente apposta in un secondo m o m e n t o , al r. 2. U n accento acuto di prima m a n o al r. 6. La parola poetica τριτατοι[ (r. 4) e il ritmo dattilico, unitamente alla coloritura ionica (Άρκαδίη r. 5), fanno pensare ad un testo in esametri. Se il r. 5 aveva la sequenza f o r m u lare Ά ρ κ α δ ί η πο[λύμηλος (cfr. la nota al rigo), il papiro conserverebbe la parte finale dei versi. M a è anche possibile che si tratti della parte centrale (r. Π u u], ης ει και με[ , ecc.: cfr.: R . Führer, Z P E 36 (1979), p. 60; per Ά ρ κ α δ ί η in posizione 2 u u j cfr., per es., Horn. IL 2,603; Horn. Hy. 19,30; Vit. Horn. p. 28,28 W i l a m . [ = p. 30,6 ^ 26,30 = Cert. p. 44,31]; H . W . Parke - D . E . W . Wormell, The Delphic Oracle, II, O x f o r d 1956, nrr. 31.2,33.1; Call. Hy. 17; IV 70). L'esiguità del f r a m m e n t o non consente una individuazione precisa del contenuto, che sembrerebbe c o m u n q u e di carattere mitologico piuttosto che geografico. Certo si faceva menzione dell'Arcadia (r. 5; r. 7 Π]αρράσιον). Al r. 3 u n eventuale riferimento ad un Κύκνος apparirebbe problematico, in quanto nessuno dei personaggi che portano questo n o m e sembra avere qualche rapporto diretto con quella regione: cfr. Adler, Kyknos, RE XI.2 (1922), coli. 2435 ss. A m e n o che non si pensi, come suggerisce in via puramente ipotetica Peter J. Parsons (lettera del 7.2.1978), che a r g o m e n t o del f r a m m e n t o fossero le imprese di Eracle: la sua battaglia con Kyknos (r. 3) e la sua lotta in Arcadia (rr. 5—7) con gli uccelli di Stinfalo (ma anche la caccia alla cerva di Cerinea si svolgeva per lungo tratto in Arcadia; e là abitava il cinghiale di Erimanto); i due avvenimenti apparirebbero nel nostro f r a m m e n t o in successione invertita rispetto a quella tradizionale. O p p u r e : la lotta di Eracle contro Kyknos poteva essere ricordata accanto a quella contro un altro figlio di Ares, Lycaon (come in Eur. Ale. 502), che alcuni potevano aver identificato con il famoso Lycaon, figlio di Pelasgos, re degli Arcadi (Hugh Lloyd-Jones, presso Parsons). Un'altra ipotesi è stata avanzata da Lenaerts, CE, p. 366: Plutarco, Parali, min. 36 A ( = Mor. 314e—f) riferisce una leggenda, la cui fonte è indicata in ') I c o n f r o n t i con le tavole del Roberts, citati nel testo, sono stati suggeriti da H . Maehler (lettera del 9.3.1978), che è incline a datare Pap. 20 alla seconda metà del sec. I p . Alcune particolarità grafiche riscontrabili in papiri del sec. II p ci i n d u c o n o a scendere, sia p u r e di poco, con la cronologia. C i sembra possibile istituire u n c o n f r o n t o paleografico anche con P. Alex. 611 (cfr. Papiri Letterari Greci, nr. 7, p. 85ss.).
9
20. Esametri
Zopyros (FHG 4,531 s.), che fa degli arcadi Parrhasios e Lycastos due gemelli figli di Ares e della ninfa Phylonome; potrebbe allora essere la comune paternità a far comparire Kyknos e Parrhasios nel medesimo contesto. U n riferimento al Kyknos di cui in Anton. Lib. XII (forse derivando da Nicandro) si riferisce che impose all'amico Phylios tre difficili prove, se può dar conto del r. 4, non troverebbe connessioni di alcun tipo con l'Arcadia. 1 ) L'età della composizione resta incerta. H. Maehler non esclude che il frammento »appartenga al Catalogo esiodeo, e più precisamente a quel brano che trattava dei discendenti di Pelasgo e Licaone: cfr. Apoll. III 8.1 e Hes. frr. 160-68 M.-W.« R . Führer, Z P E 36 (1979), p. 60, considera la possibilità che possa trattarsi di poesia ellenistica. 2 ' Ad un recente restauro del papiro si deve che il testo sia qui presentato con qualche lieve differenza rispetto all' ed. pr. margine)
1 2
].ησει και με[ ]μαι· ου γαρ ε.[
3 4
]μοι κύκνειο.[ ]ι τριτατοι[
5
] Αρκαδιη π.[
6
] εχει βαθύδ[
7
]. ρρασιον . [
1 ] . : tratto obliquo da sinistra: λ più probabile di α, μ. 2 . [ : tratto l e g g e r m e n t e obliquo da sinistra; in alto, forse, un piccolo occhiello, m a ρ improbabile; forse ß? 3 . [ : tratto l e g g e r m e n t e arcuato collocato sul rigo i m -
esso n o n ricorreva con frequenza, venisse usato in una parola >difficileLa Scuola di Platone< (Speusippo, Frammenti, a cura di Margherita Isnardi Parente, N a p o l i 1980), pp. 9 - 2 5 . 5
) Cfr. A. Carlini, Studi sulla tradizione cit., p. 6ss. C i ò che trattiene dal definire il papiro monacense e quello di
Heidelberg semplicemente »Epitome del Fedone« è la presenza, accertata in P. Heidelberg (col. I I 1 1 ss.), di una citazione letterale del dialogo platonico (ma anche la paragraphes ornata di Pap. 21 poteva i n t r o d u r r e una citazione dello stesso tipo): n o n si p u ò parlare di veri >lemmiPartikel< che è
ά[νάγκης] ά ν ώ λ ε β ρ ο ν ή [
απ]ερ
estranea alla prosa). Se consideriamo η alla fine del r. 3
ά Μ ν α τ α , [και άνώ]λε3ρά έ σ τ ι ν , ώσ[αύτως] ή
ψυχή
articolo f e m m i n i l e e c o n t r o il W i l c k e n riconosciamo la
έπειδή
ε'ίη.«
continuità testuale (senza segni di interpunzione) fra ζ ω η ς
»Προσ[ομολογ?]ώ, 0τι ή ψ υ χ ή ά®ά[νατόν έσ]τιν« » ' Α ρ ά
e ιδε è possibile p r o p o r r e con il C o p p o l a u n s u p p l e m e n t o
γ[ε κτλ; »... se è i m m o r t a l e , di necessità indistruttibile è
ή |[αύτή γε] τ ή ς ζ ω ή ς 1δέ|[α che segue da vicino Phaed.
] τ η ς ζωής. Ί δ έ [
[άθάνα]τόν έστι, καί
ά[νώλεβ]ρον δ ν
la [sorgente] della vita. Vedi d u n q u e
ciò che è i m m o r -
tale è anche indistruttibile, così l'anima, poiché è i m m o r tale, sarà anche indistruttibile«. »Sono d ' a c c o r d o che l'anima è immortale.« »E allora . . . D a t e le difficoltà della tesi dialogica, considerando la
106 d5 αύτό το τ ή ς ζωής είδος. N o n fa difficoltà una divisione ίδέ|[α. 5—6 Possibile una costruzione ώ σ π ε ρ . . . ώ σ | [ α ύ τ ω ς , m a ώς I [μάλιστα (proposto da Serena Funghi) chiude perentoriamente questa sezione dimostrativa.
probabile larghezza della colonna di c m . 5,5 (16—17 let-
9 - 1 1 S o n o sicuri i due segni di interpunzione (spazi
tere) che risulta anche dal c o n f r o n t o con P. Heidelberg
bianchi d o p o ε ι η e d o p o εστίν) che i n d i v i d u a n o e isolano
28, utilizzando alcuni dei supplementi del C o p p o l a , m a
una proposizione, m a il π ρ ο σ | [ ο μ ο λ ο γ ] ώ del W i l c k e n
tenendo c o n t o degli spazi bianchi, si p u ò p r o p o r r e questa
n o n si concilia con le tracce: la lettera p r i m a di οτι è
ricostruzione: . . . ] 0 λ ε 9 ρ ο ν εϊ |[τι έ σ τ ί ν ά]9άνατον, έξ
piuttosto η. Il s u p p l e m e n t o p r o p o s t o e.g. π ρ ο ς λ ό γ ο ν
ά|[νάγκης] ά ν ώ λ ε θ ρ ο ν ή |[ αυτή γε] τ ή ς ζ ω ή ς ίδέ|[α. εϊ
δ]ή risponde all'esigenza di far progredire la dimostra-
ούν α τ φ ρ ά Μ ν α τ α |[καί άνώ] λ ε 9 ρ ά έ σ τ ι ν , ώς | [μάλιστα]
zione con riferimento a Phaed. 107 c i ss. (se si riconosce
ή Ψ υ Χή έπειδή |[άθάνα]τόν έστι κ α ί ά|[νώλεό]ρ[ο]ν αν
che l'anima è immortale, si deve credere ad u n a r e m u n e -
ε'ίη. π ρ ο ς |[λόγον δ]ή δτι ή ψ υ χ ή ά3ά[νατόν έσ]τιν. άρα
razione ultraterrena). Per l'espressione π ρ ο ς λ ό γ ο ν che
γ [ ε . . . (»se sfugge al) dissolvimento ciò che è i m m o r t a l e ,
ha m o l t e attestazioni in Platone, cfr. E . R . D o d d s , Plato,
di necessità è indistruttibile l'idea stessa della vita. Se
Gorgias, O x f o r d 1959, p. 217.
d u n q u e le entità i m m o r t a l i sono anche indistruttibli, certamente l'anima, dato che è i m m o r t a l e , sarà anche indistruttibile. C h e l'anima sia i m m o r t a l e è ben rilevante ai fini della dimostrazione. Forse che ...« 1 Data l'incertezza delle tracce possibili sia ] ο λ ε θ ρ ο ν sia άν]ώλε9ρον. C o n la p r i m a lettura si sfugge alla difficoltà vista dal Wilcken (p. 477) che aveva supposto qui una trasposizione. 2 Anche qui n o n è possibile escludere θ ά ν α τ ο ν , m a con questa lettura è più difficile costruire. 2 - 3 Quasi sicuro έξ ά | [ ν ά γ κ η ς del W i l c k e n che è anche espressione platonica (es. Phaedr. 246 b4).
Fr.B N o n si vede quale possa essere la collocazione di questo f r a m m e n t o rispetto al maggiore: le poche parole ricostruibili riporterebbero al c o n t e n u t o di Phaed. 71 c 1 ss., cioè a l l ' a r g o m e n t o dei contrari, che in o g n i caso ben poteva figurare fra i t e m i rilevanti da riassumere. 1 Κα9εύδον|[τος? 3 Forse ά π ο 3 α ] ν ε ΐ ν . A n t o n i o Carlini
15
22. Lessico
22.
Lessico
Pap. graec. mon. 152
cm. 3 χ 10,2
j; —• documento
Prov. scon.
Sec. Hip in. Fig. 4
Ed. pr.: F. M o n t a n a r i , Papiri letterari greci, p. 231 ss. (Add. p. 291). - Lenaerts, C E p. 366; H . Harrauer, W S 93, 1980, p. 232.
Frammento di volumen di provenienza ignota: la faccia transfibrale 1 ' è stata utilizzata per un lessico, di cui rimangono le parti iniziali di 16 righi di una colonna, mutila da tre lati, con una striscia di intercolumnio a sinistra. In qualche punto le fibre sono mosse o saltate e la lettura presenta qualche difficoltà. N o n si vedono segni di lettura. Nella scrittura sono riconoscibili elementi dello stile cancelleresco: allungamento artificioso di alcune lettere; contrasto fra lettere grandi allungate e lettere piccole sospese in alto; ripiegamenti alle estremità dei tratti di lettere come κ, χ, τ; i tratti obliqui di ν e δ che sporgono sensibilmente in alto a sinistra; presenza di legamenti o pseudolegamenti, come nel caso di ω; l'occhiello del φ schiacciato e di forma triangolare. Anche se questo tipo di scrittura, affermatosi a partire dalla fine del II sec. d. C., ha una vita piuttosto lunga, il papiro ci sembra assegnabile (considerando anche la datazione della faccia perfibrale, cfr. η. 1) alla prima metà del sec. III p. 2 ' Il frammento fu trascritto da A. Hartmann, che ne identificò ed esaminò il contenuto: rimane testimonianza del suo lavoro in un gruppo di appunti manoscritti, datati 21.3.1919 e depositati presso la Staatsbibliothek. Di questo materiale ci siamo serviti per la presente edizione. Pap. 22 è un frammento di lessico redatto in ordine alfabetico, in cui ad ogni parola doveva seguire una breve spiegazione. L'ordinamento alfabetico tiene conto solo delle prime due lettere di ogni lemma: le successioni ιτεα/ιταμος e ιφυον/ιφικρατ[ trascurano la terza lettera, la successione ισχοφων[/ισχανα.[ trascura la quarta. Sono conservati gli ultimi lemmi della lettera iota ed i primi della kappa: il passaggio da una sezione all'altra è indicato da una paragraphes. Quanto rimane ai rr. 3 e 10 sembra indicare che al lemma doveva seguire immediatamente la spiegazione, senza elementi di separazione come punteggiatura (a meno che sia del tutto svanita) o l'usuale spazio bianco: al r. 7 la separazione fra α e δ parrebbe piuttosto dovuta ad un esagerato prolungarsi della gamba dell'a; al r. 9 non si può sapere, per danneggiamento del papiro, cosa seguiva a ξ. In genere le spiegazioni non dovevano essere
') Sulla faccia perfibrale, per il resto bianca, sono visibili verso il basso (all'altezza del r. 14 della faccia transfìbrale) le finali di due righi: q u a n t o si legge nel p r i m o è p r o b a b i l m e n t e u n n o m e di persona seguito dal patronimico, e n t r a m b i in f o r m a abbreviata; del secondo rigo r i m a n e soltanto la terminazione orizzontale di una lettera (σ, λ soprascritto?). La scrittura è una corsiva che, per q u a n t o si p u ò giudicare dal p o c o superstite, sembra collocabile nella seconda metà del II sec. d. C . Trascrizione: —• 2
]Σωτ( ]·
)Απολ(
)
) Per la descrizione di questa scrittura cfr. G. Cavallo, La scrittura del P. Berol. 11532: contributo allo studio dello stile di
cancelleria nei papiri greci di età romana, A e g y p t u s 45 (1965), p. 216ss. U n parallelo grafico si p u ò istituire con P. Vindob. G. 39880 (Plato, Gorgias), pubblicato in W S 78 (1965), p. 40ss.
16
Papiri letterari greci
ampie: solo in qualche caso la spiegazione di un lemma si prolungava nel rigo successivo, che allora iniziava rientrato, come accade ai rr. 2, 4 e 11. Va notato che il p r i m o l e m m a della lettera kappa inizia per κο-: erano dunque assenti tutte le parole inizianti per κα-, κε-, κη, κι-, κλ-, κν-? In effetti quanto è conservato fa pensare che la scelta dei vocaboli da inserire nel lessico fosse piuttosto ristretta e che la quantità complessiva dei l e m m i dell'intera opera, che n o n doveva essere di grossa mole, non fosse grande. Si tratta in genere di parole rare e la cui interpretazione è spesso per varie ragioni problematica o non univoca: l e m m i che ritroviamo continuamente nelle maggiori opere lessicografiche trasmesse dalla tradizione medievale (Esichio, Suida, gli Etymologika, ecc.), fra le quali è Esichio a fornire il termine di confronto più costante. 1 ' La perdita pressoché totale delle spiegazioni dei lemmi, tuttavia, impedisce di vedere relazioni precise con singole opere o filoni specifici della lessicografia: p u r t r o p p o possiamo soltanto sospettare, a causa della presentazione materiale, che tali spiegazioni fossero brevi e stringate e quindi n o n contenessero né circostanziate trattazioni né citazioni di autori, come capita in altri casi (per es. P. Oxy. 1801-04, P. Oxy. 2087). N o n mancano altri esempi di f r a m m e n t i lessicografici su papiro, 2 ' a partire dal III sec. a. C. (P. Hibeh. 175, il più antico che si conosca): grosso m o d o coevi al nostro sono per esempio P. Oxy. 1802, P. Oxy. 1804, P. Oxy. 2087, P. Sorb. I 7. L'alfabetizzazione limitata alla seconda lettera dei lemmi, che si riscontra in Pap. 22, appare di gran lunga come la più frequente, mentre assai di rado capita di riscontrare una alfabetizzazione completa (come in PSI 892 e in P. Oxy. 3329, attribuiti congetturalmente a Diogeniano). 3 '
') Tutta la problematica relativa ai papiri lessicografici è stata esaminata da M . N a o u m i d e s , The Fragments of Greek Lexicography
in the Papyri, »Classical Studies presented to B . E . Perry«, Illinois Studies 58, U r b a n a 1969, pp. 181 ss.
2
) Cfr. Pack 2 2119ss.; Uebel in A P F 21 (1971), p. 178, nr. 1426ss.; N a o u m i d e s , The Fragments cit., p. 182s.
3
) C f r . N a o u m i d e s , The Fragments cit., p. 187ss.; per questi p r o b l e m i in generale vd. W. Daly, Contributions
History of Alphabetization,
Bruxelles 1967.
to a
17
22. Lessico
i 1
i..[ [ ισοξ
5
.[ [
ισχοφων[ ισχανα. [ ι τ ε α δ[ ιταμός [ ιυγξ [
10
ιφυον
.[
ιφικρατ[ ιχνευτ[ ιωνιδ. [ 15
κορ...[ κ[
1 P r o b a b i l m e n t e ισμ[ ο ιση[; possibile anche ιεμ[ ο ιελ[:
5 1σχόφων[ος vel -φων[ία. La f o r m a usuale è Ι σ χ ν ό -
n o n ci sono elementi sufficienti per tentare di individuare
φωνος: cfr. Hesych. s. ν. ί σ χ ν ό φ ω ν ο ς · λ ε π τ ό φ ω ν ο ς , έπ-
il l e m m a del r. 1, la cui spiegazione d o v e v a proseguire
ε χ ό μ ε ν ο ς τ ή ν φ ω ν ή ν ; Etym. Μ. 191,23 s.v. Β α τ τ α ρ ί ζ ε ι ν
nel r. 2, che iniziava rientrato e di cui n o n è rimasto nulla.
(cfr. anche ί σ χ ν ο μ υ θ ί α et simm. in Suid. s. vv.; Heysch.
3 ϊ σ ο ξ .[: n o m e di pesce, indicante forse il salmone
i. vv.; B a c h m . , An. I 264,15; Etym. M. 479,5). U n a f o r m a
of Greek
ί σ χ ό φ ω ν ο ς si trova c o m e varia lectio in H d t . IV 155, d o v e
Fishes, L o n d o n 1947, p. 95). Hesych. s.v. ϊ σ ο ξ ' ι χ θ ύ ς
nella tradizione si alterna con ί σ χ ν ό φ ω ν ο ς : cfr. Bekker,
π ο ι ο ς κ η τ ώ δ η ς ; T h e o g n . , Canon. 40, 12 (Cramer,
An.
An. Gr. 100,22; cfr. anche il t o r m e n t a t o passo di Galeno,
Ox.
s.v.
Comm. ad Hipp. Epid. I 9, p. 94,4 ss. W e n k e b a c h
(cfr. LSJ s. v.; D . W. T h o m p s o n , A Glossary
II) 'ϊσοξ π ο ι ό ς τις Ιχθύς; diversamente Suid.
(CMG
ϊ σ ο ξ ' ό ν ο μ α ίΦνους. D o p o il l e m m a ϊ σ ο ξ nel papiro
V 10,1 = 17,1 p. 186 K ü h n ) , nel quale s e m b r e r e b b e r o
r i m a n e traccia di una lettera illeggibile: se con questa,
prese in considerzione e discusse le due possibili f o r m e
c o m e sembra, iniziava la spiegazione, n o n pare fosse
ί σ χ ο φ - e ί σ χ ν ο φ - : ma la costituzione del testo da parte
impiegato alcun segno di separazione né che fosse lasciato
dell'editore è f r u t t o di copiosi interventi congetturali e
spazio bianco. Le tracce rimaste si possono conciliare con
n o n p u ò offrire garanzie. Chantraine, Dictionnaire,
9 o p p u r e con ε: in q u e s t ' u l t i m o caso si p o t r e b b e forse
ί σ χ ν ό ς osserva: » ί σ χ ν ό - φ ω ν ο ς . . . rapproché de ϊ σ χ ω
pensare a qualcosa c o m e έ[9νικόν ό ν ο μ α , richiamando
>arrêter< (Arist., Pr. 903a), et c o m p o r t a n t p. ex. chez
Suida, I.e., secondo il testo dei codd. m a n t e n u t o dalla
H d t . dans les mss. une variante ί σ χ ό φ ω ν ο ς : il s'agirait
Adler (sul quale però interveniva S c h m i d t in nota ad
alors de deux m o t s différents«. Il nostro f r a m m e n t o di
s. v.
Hesych., I.e., >regolarizzando< έ θ ν ο υ ς in ι χ θ ύ ο ς , cfr.
lessico, a q u a n t o pare, c o n f e r m a ora positivamente l'esi-
T h o m p s o n , i.e.). Tuttavia, la testimonianza dei codd. di
stenza della f o r m a , o meglio della parola ί σ χ ό φ ω ν ο ς .
Suida è isolata (cfr. le testimonianze riportate da T h o m p -
6 Ι σ χ α ν α . [ : l'identificazione di questo l e m m a p o n e
son, l. e.) e n o n è esente da d u b b i che ϊ σ ο ξ possa essere
qualche d u b b i o . D o v r e b b e trattarsi di una voce di Ι σ χ α -
anche un n o m e etnico (questo significato n o n è accolto
ν ά ω ( Ι σ χ ά ν ω [ι'σχω]: vd. Chantraine, Dictionnaire
nei lessici m o d e r n i ) . A n c h e qui la spiegazione del l e m m a
6χω, p. 3 9 2 b ; Id., Grammaire
doveva continuare nel rigo successivo: n o n è impossibile,
cfr. inoltre ΐ χ α ν ά ω [Ιχαίνω]: Chantraine, Dictionnaire s. v.
s. v.
homér. I 313, 316, 360;
in via p u r a m e n t e ipotetica, che fossero dati d u e significati
attribuisce soltanto a queste f o r m e il valore di »deside-
della parola.
rare«, ritenendo false le f o r m e in ί σ χ - con questo signifi-
18
Papiri letterari greci
cato [cfr. infra i diversi l e m m i di Esichio e Stefano Bizan-
spiegazione del l e m m a ίτέα nel nostro lessico, p o t r e b b e
tino con la nota del M e i n e k e ad loc.]·, diversamente LSJ
suggerire c o m e possibili integrazioni sia δ[ήμος τ ή ς Ά κ α -
s.w.).
Hesych. s.v. ί σ χ α ν ά α ' έπιβυμεϊ. ή Ι σ χ ν ό ν ποιεί,
μ α ν τ ί δ ο ς sia qualcosa in r i f e r i m e n t o all'altro g r u p p o di
κ α τ έ χ ε ι , κρατεί, κωλύει; s. ν. ί σ χ α ν ά α σ δ α ΐ ' ά π έ χ ε σ β α ι .
significati, ex. gr. δ[ένδρον (cfr. Hesych. s.v. ίτέα cit.);
και τα δ μ ο ι α (cfr. anche s. νν. ί σ χ α ν έ ο ν τ α ι , ί σ χ α ν ό ω ν τ ο ;
o p p u r e anche δ[ιά του ι π α ρ ά τό ίέναι (cfr. Etym.
ΐ χ α ν α , ί χ α ν ά ν , ί χ α ν ό ω ν ) ; Etym. Gud. 285,59 Sturz s.v.
cit. e C h o e r o b . , I.e., d o v e è omessa la specificazione
ί σ χ α ν ά ν , ο ί ο ν Ι σ χ α ν ό ω ν φ ι λ ό τ η τ ο ς . σ η μ α ί ν ε ι δέ τό έπι-
φυτόν).
»υμών κτλ. (cfr. ibid. 283,58; 284,1; 286,40; 286,42;
8 ιταμός: aggettivo connesso con il n o m e d'agente
287,55); A p . Soph. 93,8 ί σ χ α ν ό α σ β α ν ά π έ χ ε σ β α ι (cfr.
ϊ τ η ς (cfr. Chantraine, Dictionnaire
ibid. 93,9); Suid. s.w.
Hesych. s.v.
ί σ χ ά ν ε ι e Ι σ χ α ν ό ω σ α (con ί σ χ α -
Gud.
s.v. είμι, p. 322a).
Ιταμός' 9 ρ α σ ύ ς . ά ν α ί σ χ υ ν τ ο ς . ί σ χ υ ρ ό ς ;
ν ό ω σ ι e ί σ χ α ν ό ω ) ; Etym. Ai. 478,42; C h o e r o b . , Orthogr.
Suid. s.v.
222,6 e 223,12 C r a m e r , An. Οχ. II; B a c h m . , An. 1264,10;
ϊ ε σ 3 α ι , ö έ σ τ ι ν ό ρ μ ά ν ' τ ο ι ο ύ τ ο ι γ ά ρ κ α ί οί ά ν α ι δ ε ϊ ς
Steph. Byz. 342,15 (in riferimento a "Ιχανα, piccola città
κτλ.; cfr. P h o t . Lex. s.v.; B a c h m . , An. I 264,18;
della Sicilia). O l t r e alle voci sopra menzionate, in Suida
M. 479,25; Bekker, An. Gr. 267,10.
ίταμός· ά ν α ι δ ή ς , σ κ λ η ρ ό ς , ώμός· π α ρ ά τό Etym.
c o m p a r e un l e m m a ϊ σ χ α ν α , glossato c o m e segue: Suid.
9 P r o b a b i l m e n t e ϊ υ γ ξ è il l e m m a : il papiro in questo
s. ν. ϊ σ χ α ν α ' έξυσα, έλέπτυνα. ' Α ρ ι σ τ ο φ ά ν η ς · ϊ σ χ α ν α
p u n t o è m o l t o danneggiato e la lettura (già negli a p p u n t i
τ ή ν τ έ χ ν η ν κ τ λ . (Ranae 941). La stranezza di questa inter-
di H a r t m a n n ) , benché probabile e consentita dalle tracce
pretazione
si chiarisce
immediatamente,
osservando
visibili, n o n è del tutto sicura. Se ϊ υ γ ξ è stato recuperato
c o m e nel testo di Aristofane si trovi in realtà ϊ σ χ ν α ν α
correttamente, si tratta del n o m e di un uccello, il »torci-
da Ι σ χ ν α ί ν ω ( Ι σ χ ν ό ς ) , che significa infatti »disseccare,
collo«, usato spesso in pratiche m a g i c h e erotiche, per cui
ridurre, assottigliare«. Lo scolio a Ran. 941 (al quale p u ò
la parola assume per estensione a volte il significato di
risalire la voce di Suida) chiosa ϊ σ χ ν α ν α ' έξυσα. Suida
»ruota magica« e m e t a f o r i c a m e n t e quello di »fascino, at-
evidentemente c o m m e t t e o recepisce u n errore di lezione
trazione erotica« (cfr. LSJ s. v.; Chantraine,
nel testo aristofanesco e ne viene f u o r i un l e m m a con falsa
s. v.; l'ampia e ricca voce in D . W. T h o m p s o n , A Glossary
interpretazione. D'altra parte, per le f o r m e di Ι σ χ ν α ί ν ω è
of Greek Birds, O x f o r d 1936, pp. 124-28; G o w , C o m m .
frequente la presenza di una varia lectio Ι σ χ α ί ν ω (cfr.
ad Theocr. II 17, p. 41). Le alternative a ϊ υ γ ξ (conside-
Chantraine, Dictionnaire s. ν. ι σ χ ν ό ς ; LSJ s. w. ι σ χ α ί ν ω e
rando che sono sicuri ι e ξ) n o n sono m o l t e (bisogna
ι σ χ ν α ί ν ω ) , e n o n m a n c a n o anche casi di confusione con
tener conto d e l l ' o r d i n a m e n t o alfabetico fino alla seconda
verbi del g r u p p o considerato in precedenza (ίσχανάω,
lettera, cfr. Introduzione): ϊ ν υ ξ e ϊτυξ, assai probabil-
ecc.: cfr. i lessici citati, s. w.).
m e n t e due altri n o m i per indicare la ϊ υ γ ξ , n o n si racco-
Dictionnaire
7 ίτέα δ[. 1) N o m e di pianta = »salice, vimine« ed
m a n d a n o né per lo spazio n é per le tracce. Hesych. s. v.
anche »scudo di vimini intrecciati«, cfr. A. C a r n o y , Dic-
ϊ υ γ ξ ' φ ί λ τ ρ ο ν ά π ό ΐ υ γ γ ο ς του όρνέου. τ ό γ ά ρ ο ρ ν ε ο ν
tionnaire étymologique
τοϋτό φ α σ ι είναι έ π ι τ ή δ ε ι ο ν είς τ ά ς μ α γ γ α ν ε ί α ς . . . ά π ό
des noms grecs de plantes,
Louvain
1959, p. 155; 2) n o m e di u n d e m o attico (scritto anche
δέ του ό ρ ν έ ο υ κ α ί τα κ α τ α σ κ ε υ α ζ ό μ ε ν α είς έ ρ ω τ α ς ϊυγ-
Είτέα): cfr. LSJ s.v.;
Al
γας κ α λ ο ϋ σ ι ν (cfr. anche s. ν. ϊυγγι); Suid. s.v. ϊ υ γ ξ (760)'
Chantraine, Dictionnaire
s.v.
Gud.
τό ο ρ ν ε ο ν κτλ.; s. ν. ϊ υ γ ξ (761)· τό έ φ έ λ κ ο ν τ ή ν δ ι ά ν ο ι α ν
284,55 Sturz ίτέα, φυτόν, διά του ι π α ρ ά τό ίέναι. και
είς έ π ι δ υ μ ί α ν κ α ί έρωτα; s.v. ϊ υ γ ξ (759); B a c h m . , An. I
γ ά ρ τ α χ έ ω ς αϋξεται κτλ. (cfr. Etym.
264,26; Etym. M. 479,55; Etym. Gud. 285,11; Phot., Lex.
p r i m o g r u p p o di significati si riferiscono: Etym.
Ai. 479,27; O r i o Οχ.
s.v.; Bekker, An. Gr. 265,21. C o n u n accostamento alla
II 451,31); Hesych. s.v. ίτέαΐ' αί
radice di ίύζω (cfr. ί υ γ ή , ίυγμός) si spiega la glossa ϊ υ γ γ ι '
76,25 Sturz; C h o e r o b . , Orthogr. 224,10 C r a m e r , An. II; C r a m e r , An. Οχ.
ά σ π ί δ ε ς · δια τό π ρ ώ τ α ς έκ ταύτης τ η ς ϋ λ η ς έ γ χ ε ι ρ ή σ α -
βοή, φ ω ν ή (ma Hesych. ϊ υ γ γ ι ' έπιδυμία) in Etym.
σ 9 α ι κ α τ α σ κ ε υ α σ 9 ή ν α ι (cfr. Phot., Lex. s.v. ίτέας; Ael.
480,1; Etym. Gud. 285,10 (cfr. ibid. i significati di φ δ ή e
M.
Dionys, apud. Eust. 911,63 ex Aristoph. fr. 65 K. = Ael.
di σύριγξ), Lex. Αίμ. 625,51 Sturz, "ϊυγξ è anche u n
Dionys, p. 124 nr. 19 Erbse, Untersuch, attizistisch.
Lexika,
personaggio mitologico: secondo un c o m u n e schema
Berlin 1950). Sotto u n altro l e m m a Esichio (di cui vd.
mitico, una fanciulla amata da Zeus e trasformata da Era
anche la glossa γιτέα' ίτέα) c o n t e m p l a e n t r a m b i i signifi-
in pietra o in uccello (Suid. s.v. "ϊυγξ 759 e 761; Phot.,
cati: Hesych. s. ν. ίτέα' (sic recte in text. Latte: ίταία in
Lex. s. v.; Sch. Pind. Ν. 4,56). Infine, per ϊ ν υ ξ cfr. Hesych.
text. Schmidt, corr. in adnot.) ε ί δ ο ς δένδρου, καί δ ή μ ο ς
s. ν. ϊ ν υ ξ ' ο ρ ν ε ό ν τι, φ χ ρ ώ ν τ α ι αί φ α ρ μ α κ ί δ ε ς (le stesse
φ υ λ ή ς Ά κ α μ α ν τ ί δ ο ς . Il solo significato di d e m o c o m p a r e
parole per ϊ υ γ ξ in Etym. M. 479,56); per ϊ τ υ ξ cfr. Suid.
in Steph. Byz. s. ν. Ί τ έ α , δ ή μ ο ς τ ή ς Ά κ α μ α ν τ ί δ ο ς φ υ λ ή ς ,
s.v. ϊ τ υ ξ ' ο ρ ν ε ο ν ; Phot., Lex. s.v.; B a c h m . , An. I 264,22.
Ί τ έ α , άφ' ής ό δ η μ ό -
10 ϊφυον: n o m e di pianta che indica u n tipo di lavanda
τ η ς Ί τ ε α ΐ ο ς , et 5. ν. Ί τ ε α ΐ ς ' δήμος τ ή ς Ά κ α μ α ν τ ί δ ο ς ; cfr.
ό δ η μ ό τ η ς Ί τ ε α ι ο ς ; Suid. s.v.
(cfr. LSJ s. v.; Chantraine, Dictionnaire s. v.; C a r n o y , Diet,
Harpocrat. s. ν. Ί τ ε α ϊ ο ς . La lettera δ, con cui iniziava la
plant, cit., p. 154). Hesych. s.v. ϊφυα' ή λ υ χ ν ί ς , α ν 9 ο ς .
22. Lessico
23. Heliodorus,
19
Chirurgumena
ε ν ι ο ι λ ά χ α ν ο ν , δ ή μ ε ϊ ς λ α β α ν τ ί δ α κ α λ ο δ μ ε ν . o i δέ ά ν θ η
τ[ίδης o p p u r e Ί φ ι κ ρ ά τ [ η ς (entrambi in Suid.), m a sem-
α γ ρ ί α των σ π ε ι ρ ο μ έ ν ω ν (la forma plurale del l e m m a si
b r a n o m e n o probabili.
spiega c o m e glossa da Aristoph., fr. 560 K.); Suid. s.v.
13 P r o b a b i l m e n t e 1χνευτ[αί. Hesych. s. ν. ί χ ν ε υ τ α ί ' oí
Ιφύη· ε ί δ ο ς ά γ ρ ι ο υ λ α χ ά ν ο υ . ' Α ρ ι σ τ ο φ ά ν η ς · έγώ δέ Μ ε -
νυν Ι χ ν ε ύ μ ο ν ε ς λ ε γ ό μ ε ν ο ι ; P h o t . , Lex. s.v. Ιχνευταί" oí
νέλεων δ σ ο ν έκ των ίφύων (da Thesmoph.
ί χ ν ε ύ μ ο ν ε ς . E' possibile che il l e m m a si riferisse, piuttosto
910, d o v e si
legge Μ ε ν ε λ έ ω σ ' δ σ α γ'): la falsa forma Ιφύη si p u ò
che al significato di »cercatore di tracce«, al n o m e di u n
spiegare o con un banale errore grafico da u n l e m m a
animale: cfr. Phrynich., Praep. Soph. p. 76,5 D e Borries
ϊ φ υ α (cfr. Hesych.) o p p u r e con un v e r o e p r o p r i o errore
ι χ ν ε υ τ α ί (Hdt. II 67; N i c a n d . Ther. 195): oí κ α τ ' Α ΐ γ υ π -
nel trarre la lexis dall'espressione aristofanesca έκ τ ω ν
τ ο ν κ α λ ο ύ μ ε ν ο ι ; cfr. anche Suid. s. ν. ί χ ν ε ύ -
ίφύων. Cfr. anche Sch. Aristoph. Thesmoph. 910; Phot.,
μονος· είδος ζώου και ι χ θ ύ ο ς ; cfr. LSJ s. νν. ί χ ν ε υ τ ή ς
Lex. s. v. L'ultima lettera p r i m a della frattura p o t r e b b e
e ί χ ν ε ύ μ ω ν ; Chantraine, Dictionnaire
essere δ: se qui iniziava la spiegazione, n o n c'era alcun
testimonianze citate.
s. ν. ϊ χ ν ο ς con le
elemento di separazione. L'esegesi del l e m m a doveva
14 ίωνίδα[ι sembra la lettura più probabile: più difficile
proseguire nel rigo seguente, che iniziava rientrato e di
ίωνίδο[ς (cfr. Hesych. s. ν. Ί ω ν ί δ ο ς ' Ε λ λ η ν ι κ ή ς ) , m e n t r e
cui r i m a n e soltanto 9 . [ .
sembra escluso ίωνίδη[ς (cfr. Hesych. Ί ω ν ί δ η ς · ά π ό
12 P r o b a b i l m e n t e ΐφικρατ[ίδες: u n tipo di calzare che
δήμου, ε ί σ ί γ ά ρ τίνες Ί ω ν ί δ α ι , φ υ λ ή ς Α ί γ η ί δ ο ς ) . Per Ί ω -
prese n o m e dal generale ateniese Ificrate (cfr. D i o d . Sic.
νίδαι cfr. Steph. Byz. s. ν. Ί ω ν ί δ α ι , δ ή μ ο ς τ ή ς ' Α τ τ ι κ ή ς ,
X V 44). Hesych. s.v. ίφικρατίδες 4 ύ π ο δ ή μ α τ ο ς είδος;
τ ή ς Α ί γ η ί δ ο ς φ υ λ ή ς , ό δ η μ ό τ η ς Ί ω ν ί δ η ς κτλ.; Phot.,
Suid. s. ν. ίφικρατίδες· ε ί δ ο ς ύ π ο δ ή μ α τ ο ς , ά π ό Ί φ ι κ ρ ά -
Lex. s. ν. Ί ω ν ί δ α ι ' δ ή μ ο ς Α ί γ η ί δ ο ς φ υ λ ή ς .
τους κτλ.; Phot., Lex. s. v.; Poll., Onom. VII 89; B a c h m . , An. II 319,1 (ex. sch. Luc., Dial. Meretr. 14,2, p. 284,10
Franco M o n t a n a r i
Rabe). N o n si possono escludere l e m m i c o m e Ί φ ι κ ρ α -
23.
Heliodorus, Chirurgumena
Pap. graec. mon. 339 Fr. A cm. 1,9 x 2,2; fr. Β cm. 3,1 x 1,6; fr.C cm. 6,7 x 2,5; fr.D cm. 17,1 x 10,5 —• ; j, bianco Prov. scon. See. IIIp in. Fig. 5 Samml. griech. Pap. nr. 1; M a r g a n n e , Inventaire analytique, n. 77, p. 146.
Quattro frammenti di volumen, di provenienza sconosciuta, acquistati nel 1980,1' che contengono la parte finale del IV libro dei Χειρουργούμενα di Eliodoro, come ci informa la subscriptio nel fr. D. I frammenti A e C conservano le parti finali di alcuni righi, con un pezzo di intercolunnio, 2 ' ma sono mutili negli altri lati; il fr. Β conserva resti di otto righi ed è mutilo da tutti i lati; non si può dire se A, Β e C appartengano o meno alla stessa colonna. Il fr. D è il più esteso e conserva una interna colonna di scrittura (alta cm. 9 e larga cm. 6,5 circa), mutila solo nelle parti iniziali dei rr. 6 ss. Nel margine inferiore compare la subscriptio Ηλιοδώρου Χειρουργουμένων ύπ(όμνημα) Δ. Il margine superiore misura cm. 3; quello inferiore cm. 1, 2; il margine di destra cm. 2,8; non si può stabilire se la fine del libro segnasse anche la fine del rotolo. 3 ' ') In Samml. griech. Pap. nr. 1, si data il papiro alla p r i m a metà del sec. I I p e lo si dice proveniente dall'Egitto. 2
) N e l p u n t o più largo conservato (fr.C), misura c m . 1,4.
3
) N o n o s t a n t e l'indicazione έν τ ω ί α των Χ ε ι ρ ο υ ρ γ ο υ μ έ ν ω ν , contenuta in u n o scolio ad Oribasio, C M C VI 2.1 p.
124,32 (cfr. infra), sembra sicuro che l'opera fosse divisa in 5 libri. C h e nel papiro si debba vedere la fine di u n rotolo, è probabile solo pensando alla possibilità che o g n i libro fosse c o n t e n u t o in u n rotolo.
20
Papiri letterari greci
La scrittura appartiene al tipo »formal m i x e d hand«, 1 ' inclinata leggermente verso destra e caratterizzata dal contrasto, qui in verità n o n accentuato, fra lettere strette (ο, ε, 9, σ) e lettere larghe (α, μ, ν, τ ecc.). Il tratteggio è irregolare ma n o n ricerca effetti chiaroscurali e il bilinearismo è interrotto soprattutto verso il basso dai tratti verticali di φ, υ e ρ (cfr. anche ξ corsiveggiante nel fr. Β r. 2), che si allungano ben al di sotto del rigo e tendono ad incurvarsi verso sinistra alla estremità (il ρ si allunga però in m o d o n o n regolare), α è di forma triangolare; β è di p o c o più alto delle altre lettere; la parte curva di ε e di σ è scritta in due m o v i m e n t i e il tratto orizzontale di ε, c o m e quello di θ, tende ad allungarsi m o l t o verso la lettera seguente; o è m o l t o più piccolo e rialzato sul rigo di base; ω è scritto in un solo t e m p o e ha perduto il tratto centrale; υ è scritto in due tempi con il tratto discendente da destra a sinistra che va fino sotto il rigo di base. Su base paleografica il papiro è databile probabilmente all'inizio del sec. Hip. 2 ' U n i c o segno di lettura è la dieresi su ι e υ iniziali (cfr. fr. D rr. 4, 16, 17, 22); tre elisioni testimoniate nel fr. D rr. 4, 14. Vi sono correzioni di prima m a n o con aggiunte nell'interlineo (fr. C r. 13; f r . D rr. 16, 21; forse anche r. 9). La subscriptio si presenta nella sua forma più semplice: n o m e dell'autore al genitivo, titolo dell'opera, 3 ' indicazione del libro con il m o n o g r a m m a formato dalle prime due lettere di υπόμνημα, 4 ' che qui n o n va inteso c o m e parte del titolo, nel senso più c o m u n e di >trattatosede naturale< (di solito dell'articolazione, ma anche dell'utero), per quanto ben attestato in CH, cfr. p. es. Art. 61, n o n sembra proprio del lessico della medicina tarda, της φύσεως potrebbe anche essere parte di una costruzione al genitivo >assolutoconservazione< (cfr.
titolo περί ρυάδος: si parla qui dell'incontinenza di urina
l'uso del v e r b o ibid. p. 118,33).
d o v u t a ad una lesione della vescica. La malattia è definita
1 1 - 1 3 Si deve far qui r i f e r i m e n t o alla natura specifica
incurabile. Tuttavia in caso di σ κ λ ή ρ ω μ α della vescica è
della malattia che consiste nell'incapacità di controllare
preferibile tagliare anche p r o v o c a n d o l'incontinenza, cfr.
le evacuazioni. Il discorso ha p r o b a b i l m e n t e una costru-
Heliod. ap. O r i b . C M G VI 2.1 p. 165,13 ss. (tratto dal
zione negativa (ού] δύναται r. 12), visto che a r. 13 si
IV libro), φυάς p u ò anche designare una malattia dell'oc-
innesta una d o m a n d a retorica π ώ ς γ ά ρ . . . C o n ] ρ α τ η σ α ι ,
chio che p r o v o c a lacrimazione continua, Leo M e d . III 19
che è certamente da intendersi c o m e f o r m a di κρατέω,
(in Anecdota medica graeca, ed. F. Z . Ermerins, Leiden
semplice o c o m p o s t o , bisogna d u n q u e segnare pausa.
1840, p. 137). 6 Forse α[υτη]ς che si adatta bene allo spazio, ά δ ι ο ρ 3 ω σ ί α è parola n o n attestata, a q u a n t o pare, m a l'aggettivo ά δ ι ό ρ δ ω τ ο ς è usato nella prosa tarda, cfr. D . S. 37.3; A p p . BC 3.90; D . L. 5.66, nel senso di >irrimediabileimminente< (e allora la
22 La f o r m a particípale p u ò essere completata in m a -
frase avrebbe valore prognostico, cfr. p. es. Gal. In Hipp.
niera soddisfacente per il senso con προκειμ]ένης, cfr.
Prog. CMG V 9.2 p. 234,22; 286,15 ecc.), o p p u r e >recente
finire; j. bianco
Prov. scon.
Sec. Hp
Fig. 7
Samml. griech. Pap. nr. 4; M a r g a n n e , Inventaire analytique, η. 78, p. 147.
Frammento di volumen, di provenienza sconosciuta, acquistato nel 1980^; bianco nella faccia transfìbrale, è mutilo da tre lati e conserva solo il margine inferiore. Ha vistose variazioni in larghezza, (da cm. 5,4 a 8) minime in altezza (da cm. 12,3 a 12,8), e nella faccia perfibrale conserva i resti di due colonne, entrambe di 25 righi. La prima, mutila in alto e a sinistra, è attraversata verticalmente da una frattura di forma irregolare, che crea una lacuna larga da una a tre lettere ed ha quasi completamente inghiottito i rr. 18—20, dove le fibre orizzontali sono saltate. Nella seconda colonna fino al r. 19 non si leggono che una o due lettere iniziali. N o n è possibile determinare con precisione l'ampiezza della colonna (cfr. la nota critica al r. 6 della col. I). La scrittura è una maiuscola di modulo abbastanza piccolo, non rigorosamente bilineare, poiché ρ e κ escono rispettivamente sotto e sopra il rigo, lo 1 scende verso il basso solo in legamento con ε ο σ, il φ ha l'asta verticale che sporge sopra e sotto il rigo. Le lettere all'inizio del rigo sono leggermente più grandi, como si può vedere nella seconda colonna, in particolare ai rr. 13—15. Caratteristiche grafiche da segnalare sono: α di forma corsiveggiante, spesso in legamento con ι; ε con il tratto centrale allungato, che si lega alla lettera seguente; η con sbarra orizzontale piuttosto alta. Il λ è schiacciato, con i due tratti quasi della stessa altezza, il μ è piuttosto basso e largo e tracciato in unica sequenza, ξ termina nella parte inferiore con un marcato tratto orizzontale. Da segnalare alla fine del rigo 20 della prima colonna l'abbreviazione di ν finale con un tratto orizzontale. Al r. 21 della seconda colonna abbiamo un caso di itacismo. Le caratteristiche generali della scrittura e i confronti paleografici permettono di assegnare Pap. 25 al pieno sec. II p.2^ Il testo è certamente di carattere medico. Ai rr. 5—8 compaiono termini che indicano due malattie della pelle: ανθραξ, carbonchio, accompagnato dall'aggettivo θερινός, e ερπης, esantema di tipo corrosivo, accompagnato dal participio έσθιόμενος; al r. 4 venivano probabilmente date indicazioni per una cura a base di rimedi vegetali, poiché si nomina l'olio. Doveva poi seguire un brano di contenuto non tecnico, in cui veniva esposta in prima persona (άνερώ r. 7) una teoria o un'esperienza legata all'attività del medico (περιοδεία r. 13) con riferimento a qualcosa di già detto prima (εμπροσθεν r. 14). Al r. 20 si legge l'infinito κενοΰν, termine diffusissimo nella letteratura medica, che indica lo »svuotare« il corpo o per purificarlo degli umori corrotti o, in opposizione a πληρούν, per mantenerne l'equilibrio. Ai rr. 21—25 si fa menzione dell'idropisia e della risoluzione di una malattia nel modo migliore (λύεσθαι τρόπον αρισ[τον). N o n è facile ricollegare questi righi con i precedenti e dalla seconda colonna non
') U n a breve presentazione di Pap. 25 c o m e >Ein Medizinischer Textche lavora da sé (egli stesso)< e φ υ τ ο υ ρ γ ό ς >colui che coltiva le piante< m a anche >genitore< (Eur. Troad. 481) o >creatore< (Plat.
sia indicare un'attività specifica. H a r t m a n n nella sua trascrizione p r o p o n e φυτουργός. 42 ]νομοιων[: si p u ò leggere ]v ομοιων[ da ό μ ο ι ο ς o ό μ ο ι ό ω o p p u r e α]νομοιων[ da ά ν ό μ ο ι ο ς ο ά ν ο μ ο ι ό ω .
Resp. 597 c). In relazione al contesto sembra adattarsi meglio α υ τ ο υ ρ γ ό ς che p u ò sia avere significato generico
27.
Daniela Fausti
Testo astrologico relativo alle καταρχαί
Pap. graec. mon. 92
cm. 6,5 x 7
—>; j testo indeterminato
Fayyûm?
Sec. l i p Fig. 9
Ed. pr.: F. Boll, Astrologisches aus den Münchener Papyri, A P F 1 (1901), p. 500s. - Pack 1 1608; Pack 2 2061. - Wilcken, Griechische Papyri, p. 471; W. C r ö n e r t , A P F 2 (1902), p. 375; O . N e u g e b a u e r - H . B. Van Hoesen, Astrological and Ostraca: bibliographical notes, PAPhS 108 (1964), p. 60, nr. 119; W. G u n d e l - H . G. Gundel, Astrologumena,
Papyri
Sudhoffs
Archiv, H e f t 6, Wiesbaden 1966, p. 168, nr. 12.
Frammento appartenente al fondo antico, proveniente forse dal Fayyûm (si cfr. l'accenno fatto da Wilcken). Sulla faccia perfibrale è conservata la parte finale di 12 righi di scrittura — mutili a sinistra e a destra fino al r. 6 mentre forse già dal rigo 7 si recuperano le lettere finali dei righi di scrittura — che riportano la parte inferiore di una colonna (margine inferiore cm. 1,7) contenente un testo di carattere astrologico 1 ' scritto in una corsiva elegante, fluida, tracciata da una mano esperta, del sec. II p. 2 ' Come indicava Boll, a cui si rimanda per il commento al testo con i relativi passi di confronto, l'autore in questione appartiene probabilmente alla tradizione apotelesmatica egiziana. Infatti alcuni dei termini usati si ritrovano in Vezio Valente, nei frammenti ascritti a Nechepso-Petosiris (ad esempio, r. 6 πρακτικά, r. 10 χρονογραφίας), e ciò ha consentito al Boll un'assai verisimile ricostruzione del testo, soprattutto in base al contenuto e alle espressioni del fr. 21 Riess; Pap. 27 rappresenta forse una >subtile Vorschrift per il calcolo delle καταρχαί. Si noterà in questo frammento la presenza di un termine raro άπορέψη, 3 ' forse introdotto da un κατά τήν κυριολογίαν (ο κυριολεξίαν). Nella faccia transfibrale, contro le fibre, resti di due colonne di prosa di un testo non determinato in una cancelleresca in cui sono presenti anche legature (e.g. δε), del sec. Hp, 4 ' di
') Papiri di carattere astrologico figurano nelle liste di Pack 2 nrr. 2038-2067; Gundel, Astrologumena,
pp. 167-73;
APF, 26, 1978, pp. 146-47. 2
) Per l'impostazione grafica generale si p u ò c o n f r o n t a r e PSI 1322, tav. X (119—120 p); per singole legature (e.g.
απ; ερ, ecc.) e tratteggio, si cfr. P. Lugd. Bat. X I X , 10, tav. IX (136p) e P. Lond. II, 298, tav. XLVIII (124p). 3
) ά π ο ρ έ π ω , in senso analogo a quello di Pap. 27, si trova attestato in AP IX, 746 (Polemo Rex), a t o r t o sospettato
da alcuni studiosi. Nella traduzione latina d e l l ' e p i g r a m m a 746 che leggiamo in Ep. Bob. 18, il t e r m i n e è reso con fugiant. In prosa t r o v i a m o ά π ο ρ ρ έ π ω e ά π ο ρ ρ ε π ή ς ma, sembra, con significato diverso, m e n t r e , c o m e indicava Boll, vi è corrispondenza con ά π ο ρ ρ έ ω (defluere). Tuttavia il significato preciso del testo in questo rigo lascia qualche perplessità. 4
) Affine a BGU V.1210 (170p circa) in Seider, Paläographie, Band I: Urkunden, nr. 37, tav. X X I I .
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27. Testo astrologico relativo alle καταρχαί
mano diversa. E' conservato il margine superiore di cm. 3; l'ampiezza dell'intercolunnio è di cm. 2,2 circa. Per il cattivo stato di conservazione del papiro il testo si presenta lacunoso. Nella colonna di sinistra si legge con qualche difficoltà: ]ος μέρους ουδε | 2 ] . ε ρ ε [ . . ] ν |3 ] 4 5 6 7 8 ... , π α ρ . [ . ] .ε | ] ω ν παραγυ | ]ταφοραν ενα | ].δε τω τρο | ].τικον το | ] , . [ .
1
]
[
του]των των τοπφ[ν μ]αρτυρουσι τουτονς[ ]. αυτόν τροπον[ 5
]ς την πληροφορ[ιαν ]των πρακτικών τω[ ]και των εν βιω συνβαινογ[ ]ν εξ αυτής της τούτων πα ]. περαιουσθαι τας καθ εκαστη(ν)
10
χ]ρονογραφιας οταν ητοι ο πο ]δυσιν η é
π[3/4] d η και ο συν
]την ,υριολ.[3/4]ν απορεψη spessore< erotico sarà da vedere in ύπ' έμου inteso, come è normale quando ύπό è congiunto con un nome di persona, con valore causale: »per merito mio«, »grazie a me«. Il fatto che l'avverbio compaia al grado superlativo fa escludere la possibilità che il passo appartenga ad un άγρυπνητικόν, immaginando un μή scomparso in lacuna: in un contesto di quel tipo si può chiedere che una persona non dorma o anche che non dorma bene, non certo che non dorma benissimo. ιξ[ è problematico: se non c'è pausa nei confronti di ciò che precede, l'unica parola iniziante con queste lettere che abbia una qualche
45 plausibilità in questo contesto sembra essere ίξύς, »fianco«, »vita«; si allude ad una forma di amplesso? Ma è difficile immaginare la strutturazione sintattica del periodo. Non si può escludere un errore itacistico per ηξ[ (ήξ[ει, con soggetto Γάγομένη e non pausa precedente? Cfr. PGM IV 2619). 5 λ Non sappiamo immaginare un'integrazione soddisfacente. Riesce così difficile decidere come siano da articolare le quattro lettere sicuramente recuperabili prima di γη: se τέως ο -τέως ο -τεώς o (-)τε ώς. Tenendo conto del senso generale di tutto il frammento si è tentati di leggere τέως ( = έως) γη και ούρανό[ς: »per tutto il tempo che il cielo e la terra ...«. In questo caso si potrebbe pensare ad un contesto nel quale l'eternità del cielo e della terra venga presa come metro per la durata di una situazione (d'amore) auspicata dal mago: si ricordi Theogn. 252: la memoria di Cimo, consegnata alla poesia, rimarrà 0φρ' äv γή τε και ήέλιος. Del resto, è motivo frequente negli incantamenti amorosi che il mago esprima il desiderio di essere amato per tutto il tempo avvenire (cfr. PGM IV 400ss. ίνα . . . τά άφροδισιακά έαυτής έκτελέση ή δείνα μετ' έμου, του δείνα, είς τόν άπαντα χρόνον του αίώνος) ο per il restante tempo della vita (cfr. PGM IV380s„ VII 650s., 913s., XIc 6ss., XV 19ss., XXXVI288, LXI 17, 18s.). Per l'uso di έως senza äv, cfr. Mayser, Grammatik, II 1, p. 268. Se invece si legge ώς γή καί ούρανό[ς, il mago potrebbe paragonare l'amore che lo legherà all'amata a quello che unì il Cielo e la Terra (per l'unione tra Cielo e Terra, cfr. Fr. Cumont, Recherches sur le symbolisme funéraire des Romains, Paris 1942, rist. 1966, pp. 86 ss. e M. L. West, Hesiod. Theogony, Oxford 1966, p. 199, al v. 133). 5 - 6 E' sicura l'integrazione τελ]έαν έπα | οιδήν, così come è certo che doveva precedere una forma imperativa di τελέω, è impossibile dire se alla seconda pers. sing, o pl. Il nesso è frequente come conclusione di logos: cfr. PGM IK294S. τελέσατέ μοι τήν τελείαν έπαοιδήν, 2939 (= Hy. 22,19) τέλει τελέαν έπαοιδήν, VII 991 s. κ]αλώς μο[ι τέλει ταύτην τήν έπα]οιδήν, X X 2 ss. τ[έλεσον τε]λέαν έπαοιδ[ή]ν (τ[έλει τε]λέαν suppl. Abt, Philologus 69, 1910, p. 152; si tratta del Papiro di Filinna), P. Köln Inv. Nr. 3323,53 (Wortmann, Magische Texte, p. 90) τελείτε τελείαν τήν έπαοιδήν; P. Berol. 21243, col. I, 13 s. (W. Brashear, ZPE 33, 1979, pp. 261 ss.) τέλει τελέαν έπαοιδήν, 27 τέλεσόν μ[οι] τελέαν έπαοιδήν (cfr. anche col. 11,25); cfr. anche Aristoph. fr. 29 Kock: τελέει δ' άγαθήν έπαοιδήν; P. Oxy. 412,17 (Kestoi di Giulio Africano) τελείετε δ' αμμιν άοιδήν. 5υ11'έπωδή cfr. Α. Abt, Die Apologie des Apuleius von Madaura und die antike Zauberei, » R G W « 4,1907-08, pp. 115 ss. e Pfister in PW RE Suppl.-Bd. 4 (1924), i. v. Epode, coli. 323 ss. Lo spazio non scritto dopo οιδην sta ad indicare, dunque, che qui terminava il logos e, con tutta probabilità, una sezione del
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Papiri letterari greci
f o r m u l a r i o . A m m e t t e n d o che d o p o ουρανο[ς vi fosse
raggiunge la misura di c m . 13 ca, che deve essere conside-
pausa (il che è possibile sia con τέως che con (-)τε ώς, con
rata quindi la misura m i n i m a dell'ampiezza del rigo di
ellissi del verbo) e calcolando, fra le possibili integrazioni,
scrittura.
su quella di m i n o r e estensione τελεί τελ]εαν επα |, si
Fr.3 1
]..[
2 3 4
]