A oriente di Sumer. Archeologia dei primi stati euroasiatici, 4000-2000 a.C. 8843055976, 9788843055975

Meluhha, Aratta, Marhashi, Dilmun, Tukrish, Lullubum... le tavolette con iscrizioni cuneiformi dell'antica Mesopota

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A oriente di Sumer. Archeologia dei primi stati euroasiatici, 4000-2000 a.C.
 8843055976, 9788843055975

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STUDI SUPERIORI/ 6or ARCHEOLOGIA

I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore via Sardegna 50, oor87 Roma, telefono o6 42 8r 84 q, fax o6 42 74 79 31

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Massimo Vidale

A

oriente di Sumer

Archeologia dei primi stati euroasiatici,

Carocci editore

4ooo-2ooo

a.C.

Attraverso le palpebre, vedeva Babele, il cordone om­ belicale tra cielo e terra; la scala fino al palazzo eccel­ so, i gradini innumerevoli e fiammeggianti, occupati da guardie celesti [ . . ] animali pennuti in forma uma­ na, cherubini, vacche coronate [ . . .] divinità in forma di tori accovacciate con fili di perle sulla fronte e ric­ cioli alle orecchie lunghi come le barbe a frangia. .

Thomas Mann, Le Storie di Giacobbe, 1933 Per quanto brillante sia stata la civiltà di Sumer, biso­ gna capire che essa fu solamente una delle diverse formazioni statali del suo tempo. Wenke (r999, p. 420) Il peggiore mito sugli stati arcaici è che vi sia stato un unico tipo di stato arcaico. Yoffee (2005, p. 194)

r• edizione, ottobre 20ro © copyright 2oro by Carocci editore S.p.A., Roma Finito di stampare nell'ottobre 20ro per i tipi delle Arti Grafiche Editoriali Srl, Urbino

Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 194 1 , n. 63 3 ) Senza regolare autorizzazione,

è vietato riprodurre questo volume

anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico.

Indice

Avvertenza

9

I.

Orientalisti ma non troppo

II

I. I.

II

!.2. !.3. ! .4 .

La storia non comincia a Sumer Scrittura : invenzione ed esattazione Flusso e gradini del cambiamento Una triplice ecologia

2.

Primo sguardo ad est

29

2 .!. 2.2. 2-3· 2 -4· 2 -5 · 2 .6.

Espansione nel periodo di Uruk? Nazioni, città ed etnie orientali nelle fonti storiche La rotta di Dilmun Tribù di Magan Meluhha, il " Paese Nero " Ricercando Aratta

29 38 43 46 51 53



L'Iran sud-occidentale

55

3·!. 3.2. 3·3· 3+

Gerarchie arcaiche Tra IV e m millennio Apogeo di Awan e Shimashki Un altro tipo di stato protostorico?

7

15 18 24



Il nord dell' altopiano iranico

67

4· I . 4.2. 4·3· 4+ 4·5·

La frontiera del Caucaso Le pianure centrali dell'altopiano iranico La piana di Gorgan La pedemontana del Turkmenistan Battriana e Margiana

67 68 72 74 8I



I l versante orientale

89

5.I. 5 .2. 5 · 3· 5+

La civiltà dell'Hilmand Prime scoperte tra Kerman e J azmurian Archeologia di Marhashi Nelle valli del Baluchistan

89 96 99 I06

6.

L a civiltà della valle dell 'lodo

III

6 . I. 6 .2. 6.3. 6+ 6.5 .

" Cenerentola" del mondo antico Evoluzione autonoma L' urbanizzazione Società ed ideologia L'intrigo dei segni scritti

III I I5 I I7 I20 125



In cerca di un epilogo

I29

7.I.

Così si formano inizi e stratificazioni ... L'eclissi dell'est Il cespuglio dai rami invisibili

I29 I30 I35

Bibliografia

I47

Indice dei nomi e delle cose notevoli

I57

7.2. 7·3·

8

Avvertenza

In questo libro, Mesopotamia indica l'intera valle del Tigri e dell'Eu­ frate, cioè l'attuale Iraq e la Siria nord-orientale. Sumer indica ! ' " iso­ la" tra i due fiumi da Baghdad all' antica confluenza, dove oggi inizia l'estuario dello Shatt-el Arab . L'espressione Vicino Oriente antico, più generica, comprende la Mesopotamia, l'Anatolia, la fascia siro­ p alestinese e l'Egitto. "Asia meridionale " accorpa le regioni aride o semiaride della Mesopotamia e della penisola araba, dell'altopiano iranico e dei rilievi afghani fino alla valle dell'lodo; se, per estensione, vi includiamo le regioni centro-asiatiche, il termine coprirà l'intero comparto geografico e culturale trattato nel libro. "Altopiano iranico " e " Iran " in questo volume sono spesso equivalenti, convenzione im­ p ropria dato che il secondo termine dovrebbe essere usato per le cul­ ture del r millennio a.C., ma indubbiamente comoda . Per la prato­ storia indo-pakistana si è parlato semplicemente di " civiltà dell'lodo" . Le datazioni, se non diversamente specificato, si basano sul radiocar­ bonio calibrato; e nei riferimenti alla Mesopotamia si usa la cosiddet­ ta " cronologia bassa " , più consona al quadro archeologico delle re­ gioni orientali di cui si tratta (cfr. TAB. I).

9

I

Orientalisti ma non troppo

I. I La storia non comincia a Sumer Cinquemila anni fa, la Mesopotamia a ovest e la valle dell'lodo a est erano già i due giganti agricoli del globo (FIG. I ) . Per questo vi sorse­ ro grandi città e forme di organizzazione politica che prefigurarono - nella loro diversità - parti significative degli attuali modi di vita. Ciò fu permesso dall'enorme potenziale produttivo delle due valli al­ luvionali, entrambe semiaride ma bagnate da due possenti corsi flu­ viali " gemelli" (ad est dell'attuale corso dell'lodo probabilmente scor­ reva il Sarasvati, oggi inaridito) . Ma la Mesopotamia e l'India occi­ dentale non furono affatto gli unici laboratori della vita civile. Nelle valli interne e attorno ai deserti dell'altopiano iranico e del­ l' Asia centrale, lungo le aride coste del Golfo Persico erano nate altre città e altre potenze politiche . Il grande mare meridionale e le coste dell'Arabia erano stati percorsi da navi commerciali almeno a partire dal VI millennio a.C., in spazi economici che già prefiguravano la grande espansione dei commercianti arabi di settemila anni dopo. Le steppe e i deserti del nord ospitavano le rotte degli allevatori nomadi e dei mercanti, che, tra la fine del III e il n millennio a.C., avrebbero diffuso l' allevamento dei cammelli e del cavallo, con un impatto rivo­ luzionario sull'economia e sulla geo-politica del tempo. In entrambi i casi, si trattava di comunità che in parte dipendeva­ no da risorse non agricole. Esse combinavano le attività pastorali e forme di agricoltura intensiva allo sfruttamento di preziose risorse lo­ cali, quali legname, pesce e conchiglie, rame e pietre dure; sapevano gestire i profitti delle carovane e delle rotte commerciali, ed ebbero con la Mesopotamia e l'lodo rapporti intensi e mutevoli, e anche aspri conflitti . Gran parte della vita urbana nell'Eurasia meridionale si spense misteriosamente poco dopo il 2 ooo a.C., quando molte delle II

A ORIENTE DI SUMER

FIGURA I

Carta dell'Asia meridionale con localizzazione dei principali siti preistorici e pro­ tostorici menzionati nel testo (ca. 5ooo-2 ooo a.C. )

[)

Shahdad .

• Mundigak oH'""

•Shahr-i Sokhta •

Konar Sandal

• Melugarh

• RakiUgarhi •Kalibangan

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IOOOkm

lnn- -l

grandi città furono abbandonate e la popolazione rifluì in oasi e vil­ laggi; la vita civile, in molte regioni, sarebbe ripresa solamente 1 .5 00 anni più tardi, con l 'affermazione dell'Impero Persiano nell'altopiano e dello stato dei Maurya nella valle del Gange. Gli antichi testi della Mesopotamia ci hanno lasciato molti nomi di popoli, città, nazioni - primo tra tutti, quello della favolosa città di Aratta - che ora archeologi e storici cercano di collegare ai dati degli scavi . Civiltà scomparse e dimenticate dell'Età del Bronzo con­ tinuano ad affiorare lungo le coste del Golfo Persico e nell'altopiano iranico, nel Turkmenistan meridionale, in Battriana e nella regione di Kandahar (Afghanistan) , nelle valli del Baluchistan . Alcune avevano p ropri sistemi di scrittura, ancora indecifrati; tutte, propri stili arti­ stici e proprie credenze religiose . Da pochi anni, una nuova civiltà urbana è stata scoperta da scavi illegali nella valle dell'Halil Rud, nel­ l'Iran sud-orientale (PAR. 5 . 3 ) , dimostrando quanto poco esplorata sia ancora questa parte del mondo. La nuova civiltà, e i suoi sistemi di scrittura, sono attualmente accolti con stupore e scetticismo; ma per12

r. ORIENTAL ISTI MA N O N TRO P P O

ché tanta sorpresa, dato che nessuno aveva mai fatto ricerche sul posto? Per gran parte degli orientalisti, ancor oggi «La storia comincia a Sumer». Così si intitolava un libro di Samuel Noah Kramer ( 1 95 9 ) , grande studioso d i testi cuneiformi (l' antico sistema d i scrittura in­ ventato in Mesopotamia e in seguito fatto proprio da buona parte del Vicino Oriente antico) . In queste cinque parole si cela un groviglio di problemi. Si vuole che la storia inizi e si separi dalla preistoria con la comparsa delle prime iscrizioni. Ma perché un oggetto o un fatto te­ stimoniato da un testo dovrebbero essere più reali, quindi più storici degli stessi oggetti e fatti testimoniati da evidenze materiali dirette ? Dopo tutto, un frammento di una pietra ben identificata nella mine­ ralogia e di provenienza nota stabilisce un fatto storico con una og­ gettività ben superiore a quella di un nome di pietra allusivo e diffi­ cilmente traducibile riportato da una tavoletta cuneiforme. Si lamen­ tano l'ambiguità e la limitatezza dei dati di scavo (e sono gli archeo­ logi i primi a farlo, dandosi così la zappa sui piedi), ma in fatto di ambiguità e limiti anche i testi scritti arcaici non sono da meno. In Mesopotamia si tratta di notazioni amministrative (bollette e ricevute di carico e scarico di alcuni beni) , prive di significativi contesti di as­ sociazione . E riguardo ai testi più tardi, ben più informativi, la storia ( anche recente) ci rende cauti nell'accettare come verità le registrazio­ ni dei fatti economici rese da istituzioni e agenzie " di governo" . Ciò vale anche , per esempio, per la Lista Reale Sumerica (J acob­ sen, 1 9 3 9 ; Kramer, 1 9 6 3 ; Marchesi, 2 0 1 0) , le cui diverse versioni ri­ portano cronologie dubbie e in parte assurde e ricostruzioni dei fatti dettate dai contrastanti interessi di propaganda del momento, oppure per non poche iscrizioni reali, impossibili da valutare senza conside­ rarne gli interessi politici contestuali. Se l' archeologia è finalizzata alla ricostruzione del passato delle società umane, ambiguità e incertezze affliggono tanto i resti materiali quanto i testi scritti. Eppure si continua a considerare " storico" solo chi si è specia­ lizzato nella lettura e interpretazione dei testi scritti, elevandolo sul palco accademico, mentre all'archeologo spetterebbe di trattare di cose meno nobili, se non dozzinali (strati e planimetrie, materie pri­ me, manufatti e tecniche) . L'attuale tendenza a rivalutare il ruolo del­ le microstorie, di attori individuali e modelli psicologici e cognitivi, il tutto in forma di "narrazioni" necessariamente accattivanti (recente moda accademica: cfr. Yoffee, 2 005 e molti altri) ha rafforzato la de­ riva. Il paradosso è palese: a meno che non si disponga di fonti con­ temporanee di parti avverse, si usano testi e informazioni scritte del tutto parziali, mentre i veri eventi microstorici, che sono quelli dedu13

A ORIENTE DI SUMER

cibili da stratigrafia e cultura materiale (contra Gates, 2007, p . 65 ) , sono trascurati come " secondari" . Non è quindi strano che molti storici continuino a guardare con nostalgia agli scavi estensivi compiuti prima del 1 950, con eserciti di operai. Allora si disseppellivano in pochi anni intere planimetrie ur­ bane, trovando templi, palazzi e opere d' arte, e testi scritti in quanti­ tà. Tali cantieri, infatti «erano idonei a forme di narrativa le cui pe­ rentorie conclusioni potevano essere facilmente convertite in resocon­ ti storici» (ivi, p. 67 ) . Le stratigrafie e i processi formativi, i contesti, la cultura materiale con le sue sottigliezze e variazioni erano ignorati come ingombri e disturbi. Come diceva André Parrot, lo scavatore di Mari, in Siria, i siti di rilevanza storica «non si possono scavare al microscopio» (cfr. ibid. ) ; anche se di simili scavi analitici a volte par­ lava quasi con invidia (Parrot, 1 970, p. 2 5 ) . Portiamo il discorso a l paradosso. Che importanza può avere s e i vecchi scavi a Telloh (l'antica Girsu, uno dei centri di Lagash) hanno completamente distrutto il tempio in mattone crudo che celebrava le imprese di Gudea? In fondo, le circostanze storiche e persino la pla­ nimetria del tempio sono rivelate dalle iscrizioni di dedica sulle nu­ merose statue dello stesso Gudea, anche se trovate in un edificio po­ steriore di r . 8oo anni (Gates, 2 007 , p . 67; Parrot, 1 970, p. r o6) . L'archeologia del Vicino Oriente è stata dominata da una santa alleanza tra filologi (studiosi di testi scritti) e storici dell'arte, que­ st'ultima considerata l' aspetto più nobile, in quanto puramente esteti­ co, della cultura materiale . Ancor oggi, nel Vicino Oriente vi sono scavi privi di qualsiasi interesse per i processi formativi delle strati­ grafie e per le applicazioni archeometriche che stanno rivoluzionando l'intera disciplina. Ma laddove testi, tesori e statue non sono affiorati nelle stesse quantità, come nei disastrosi sterri francesi dell'acropoli di Susa in Iran (18 84-1912 ) , la distruzione è stata impossibile da ignorare. E senza tornare tanto addietro nel tempo, le stesse idee, estremizzate in prassi dall'archeologo greco-russo Viktor Sarianidi (r99 8 ) , hanno causato gravi danni al patrimonio archeologico del Turkmenistan (cfr. CAPP. 3 e 4) . Nel secolo scorso lo sviluppo dell'archeologia delle prime città e delle prime formazioni statali a oriente di Sumer (vale a dire nell'alto­ piano iranico, nell'Asia centrale, nel Golfo Persico e nel subcontinente indo-pakistano) costrinse gli studiosi a modificare le proprie archeolo­ gie, le quali, esportate ad est, cessavano subito di funzionare. La storia non comincia a Sumer, più di quanto non sia iniziata 5 . 5 00 anni fa in qualsiasi altro punto del già globalizzato mondo della prima Età del Bronzo. Il problema è che oltre Sumer (nello spazio come nel tempo) ci

r. ORIENTAL ISTI MA N O N TRO P P O

smarriamo, perché vengono meno alcune importanti radici che ci piace riconoscere nel pozzo oscuro del passato dell'Eurasia. Il più visibile di questi arcaici legami è il nostro modo di concepire e usare la scrittura.

I.2 Scrittura: invenzione ed esattazione Il mondo moderno usa diversi sistemi per registrare il linguaggio par­ lato su supporti più o meno permanenti, e così imporlo e condivi­ derlo socialmente; oggi quasi tutte le strategie di organizzazione e controllo collettivo si basano sull'uso di questa tecnologia, su carta e su supporti magnetici . A Sumer, la scrittura nacque al volgere del IV millennio a.C. dopo la contabilità numerica con gettoni, e per secoli rimase legata a registrazione, inventariazione e controllo economico. In società sempre più vaste e articolate, con funzioni e ruoli sempre più diversificati e numerosi, le persone cessavano di esistere in fun­ zione di loro stesse e dei legami familiari, per assumere un crescente repertorio di identità virtuali. La scrittura permetteva di stabilire in modo ineludibile impegni, obblighi e prestazioni di ogni identità, come un potente strumento di costrizione e coordinamento. Gli usi con il tempo si ampliarono, separando i segni dai loro originali riferi­ menti semantici e dilatando la capacità del sistema di esprimere suoni (fonemi) da ricombinare in nomi e parole nuove. La scrittura fu infi­ ne usata per la propaganda politica, per documenti legali, per soste­ nere le stesse scuole degli scribi con vocabolari ed esercizi, per la cor­ rispondenza privata e per codificare litanie, rituali e composizioni let­ terarie (Van De Mieroop, 1 999) . Con il termine di esattazione (exaptation) i biologi indicano il processo per cui un organo inizialmente adattato ad una certa funzio­ ne sviluppa con successo, spesso in mutate condizioni, una funziona­ lità del tutto diversa. L'esempio evoluzionista è quello dell'ala degli uccelli, arto usato nell'anatomia di rettili e uccelli primitivi come sta­ bilizzatore della corsa e del salto, e solo in successive fasi mutato in organo specializzato del volo. Come l'ala, la scrittura nell'antica Me­ sopotamia cambiò radicalmente funzione, giungendo nell'arco di un millennio ad applicazioni molto simili alle attuali. Nessuno è ancora in grado di stabilire con certezza se, o in che misura, le scritture arcaiche dell'altopiano iranico, tra le quali quelle dette proto-elamica ( FIG. 2b-dl , elamita lineare ( FIG . 2a ) e la scrittura geometrica da poco scoperta a Jiroft ( FIG. 2C) , siano dovute ad inven­ zioni locali o a prestiti da ovest: ma il sospetto è che i sistemi iranici 15

A ORIENTE DI SUMER

FIGURA 2

Esempi di scritture arcaiche e notazione geometrica su gettoni

a

b

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"re-sacerdote" in combattimento con arco davanti a un edificio a gradoni con file di corna, da Susa Khuzistan (Iran ) ; b: scena di combattimento (?) con edificio a gradoni sovrapposti, da Choga Mish (Khuzistan, Iran ) ; c: musicisti e artigiani all'opera, da Choga Mish; d: possibile scena di laboratorio cera· mica, da Choga Mish; e: "re-sacerdote" in trono su una imbarcazione nell'atto di sottomettere i prigio­ nieri, da Choga Mish; f "re-sacerdote" con arco, da Uruk. Fonte: D. T. Potts ( 1 999); Delougaz, Kantor ( 1 996).

59

A ORIENTE DI SUMER

solo tre, e ne deduce che le organizzazioni amministrative della città erano state introdotte da Sumer. A Susa (FIG. 3, dall' alto), compaiono p rima bullae sferiche con impronte di sigilli a cilindro, contenenti gettoni, poi tavolette con le stesse impronte e segni numerici, poi con i primi segni pittografici, diversi dagli omologhi segni cuneiformi. Ciò suggerisce uno sviluppo locale dei sistemi di contabilità. Sia la forma delle tavolette, sia la disposizione dei numerali sono diverse da quelle dei contemporanei contesti di Uruk, a indicare non una conquista militare , ma un processo di acculturazione. Nel Fars mancano tracce di questo antico impatto occidentale. Il periodo chiamato Susa III corrisponde a quello mesopotamico di Jemdet Nasr (circa v oo-2 900 a.C. ) . Forse in seguito a distruzioni e abbandoni, la città subì una contrazione, e le ceramiche cambiaro­ no nuovamente . Dagli strati di Susa III proviene la maggior parte del­ le tavolette proto-elamiche sinora trovate (FIG. 3, nn . I 6 , I ? ) . Il ter­ mine è dovuto alla convinzione " evoluzionista " che questi testi fosse­ ro i predecessori della scrittura elamita lineare del XXI secolo a . C . (FIG. 2a; PAR. 3 . 3 ) , e che essi esprimessero l a stessa lingua. Oggi molti filologi considerano entrambe le assunzioni false o comunque indimo­ strabili, ma le discussioni continuano, alimentate anche da una conti­ nua incertezza sulla cronologia delle scoperte; né vi è accordo sull'o­ rigine geografica e la genesi di questo sistema scrittorio, che ben po­ trebbe essere stato inventato localmente. La scrittura, come il cuneiforme, è logo-sillabica, e associa ideo­ grammi a segni sillabici. La maggior parte dei segni è oscura, e non sappiamo che lingua essi esprimano. A Susa furono trovate I 5 5 0 tavo­ lette; 32 ad Anshan; 27 a Tepe Yahya (Kerman, PAR. 5 .2 , FIG. 2b, d) , I a Tal-i Ghazir (Khuzistan orientale) , I a Tepe Sialk (pianure nord­ occidentali dell'altopiano) e I a Shahr-i Sokhta (Sistan) . Le iscrizioni resistono a una piena decifrazione, ma sembrano obbedire ad una lo­ gica e organizzazione non dissimili da quelle dei più antichi testi scritti sumerici; riporterebbero quantità variabili di derrate, razioni e capi animali presi in carico da qualche agenzia (a Susa, fino a I 7 .ooo misu­ re di grano e a 2 3 .6oo capi, mentre a Tepe Yahya i numeri sono ben minori) . Recentemente, un saggio di scavo a Tepe Shoghali, nei pressi di Varamin, Tehran, ha fortunosamente portato in luce un gruppo di più di I oo nuove tavolette (ancora in corso di studio) . I segni (ideogrammi) proto-elamici sono molto più astratti di quelli cuneiformi, diversi e indipendenti ; le somiglianze e le identità sinora riconosciute potrebbero dipendere solo dalla natura geometri­ ca dei segni. In contrasto, i sistemi numerali sembrano versioni locali e divergenti di analoghi sistemi proto-sumerici . La scrittura proto-ela6o

' 3 · L IRAN SUD - O C C I D ENTALE

mica potrebbe essere stata innovazione di breve durata, diffusa nel­ l' ultimo scorcio dell"'espansione di Uruk" per scomparire - almeno per quanto se ne sa ora - subito dopo. Anshan , nel frattempo, era diventata una città di almeno 45 ettari. Gli scavi hanno esposto residenze e laboratori per la pietra, la con­ chiglia marina e il rame, una «piccola città abitata da funzionari am­ ministrativi e artigiani a tempo parziale, molti dei quali erano anche coltivatori ed allevatori» (D. T. Potts, 1 9 99, p. 8 1 ) . Le stanze più im­ portanti di alcuni grandi edifici residenziali erano internamente dipin­ te a grandi motivi geometrici curvilineari, floreali e scalariformi. In questo periodo i testi mesopotamici iniziano forse a parlare dell"' Alto paese " , e le menzioni si intensificano nei secoli successivi. Se i livelli pre-akkadici di Susa sono mal conservati, nella prima metà del III millennio Anshan fu cinta da una doppia cortina muraria, per un circuito di 5 km , che giunse a racchiudere un 'area interna di 200 ettari (che però comprendeva vasti vuoti) . Anshan risulta abbandona­ ta per ragioni sconosciute intorno al 2 6oo a.C., per essere rioccupata solo quattro secoli dopo. Una lista di divinità trovata a Fara (2 700-26oo a . C . ) forse menzio­ na un «Re di Aratta», seguito dal «Re dell'Alto paese», e, otto righe dopo, da Inshushinak, il «Signore di Susa», a dimostrare una crescen­ te familiarità con le élite dell'altopiano. La Lista Reale Sumerica regi­ stra l 'attacco di Enmebaragesi, primo re di Kish (XXVII secolo a.C. ? ) contro l ' " Alto paese " ; l a presa d i U r d a parte di Awan (XXV-XXIV se­ colo), che vi fondò una propria dinastia (PAR. 3 . 3 ) ; e un successivo attacco contro Awan, che riportò la regalità a Kish (ivi, p. 88 ) . Fre­ quenti attacchi contro l"' Alto paese " , Arawa e Pashime sono menzio­ nati nelle iscrizioni di altri sovrani tra i quali Eannatum, re di Lagash (xxv secolo a.C.) . In generale, questa città sembra aver interagito in­ tensamente per secoli, per via di terra e di mare, con i prossimi vicini orientali, senza tuttavia portare a termine annessioni territoriali dura­ ture (ivi, p. I Oo) . Il quadro cambiò radicalmente con Sargon (2270-2 2 1 5 a . C . ) il quale, dopo aver unificato la Mesopotamia, iniziò a combattere a est. Le fonti, contemporanee al regno o in copie paleobabilonesi, menzio­ nano i nomi di tredici città o paesi orientali attaccati e conquistati (tra i quali Elam, Marhashi, Awan, Susa e Serihum) e spesso i nomi dei re e dei comandanti vinti . Le campagne di Sargon furono conti­ nuate dai successori Manishtushu e Rimush. Manishtushu afferma di aver conquistato Anshan (cosa dubbia) e Serihum, e installò un suo governatore a Pashime . Il secondo dichiara di essersi spinto più a est, aver sconfitto una potente confederazione orientale, rovesciando Za-

A ORIENTE DI SUMER

hara e l'Elam con Marhashi (PAR. 5 . 3 ) . Naram- Sin (2 1 90-2 1 5 4) attac­ cò e sconfisse Lullubum, e sembra aver combattuto ad est l'Elam e Magan; stipulò un trattato con un re di Awan, il più antico testo cu­ neiforme in lingua elamita, ed è certo che egli costruì un tempio a Susa. La città, al tempo, sembra essere stata un fiorente centro di 5 0 ettari, che intesseva rapporti commerciali con l'Indo, il Golfo Persi­ co, Battriana e Margiana. Sull'acropoli sorgevano un tempio della dea Ninhursag, una torre a gradoni e il tempio di Inshushinak. Da Manishtushu a Sharkalisharri sono menzionati tre " governatori " , vassalli o comandanti akkadici nell' Elam, e Susa sembra cultural­ mente dominata dall'ovest . Anshan risorse intorno al 2 2 00 a . C . , tornando p e r i successivi sei secoli a d essere u n potente centro ur­ bano. A partire da Naram- Sin, e sotto il successore Sharkalisharri lo sta­ to mesopotamico cercò di instaurare rapporti di alleanza con Marhashi, forse perché gli immediati vicini dell'Elam ormai costituivano una crescente minaccia. Questa fu concretizzata quando i Gutei (2083 a . C . ) attaccarono e distrussero la capitale Akkad e diedero inizio ad una propria dinastia regale.

3 ·3 Apogeo di Awan e Shimashki L'inserimento dei re di Awan nella Lista Reale Sumerica mostra l'inten­ sità dell'interferenza orientale nelle politiche mesopotamiche. Al collas­ so akkadico, Awan e Susa entrarono nell'orbita di Puzur-Inshushinak, re contemporaneo del sovrano sumerico Ur-Nammak (2047-2030), il fondatore dello stato di Ur m (Ascalone, 2oo6 ) . Puzur-Inshushinak è noto da una dozzina di iscrizioni come governatore di Susa, comandan­ te dell'Elam e re di Anshan (titolature che forse, tra mille incertezze, potrebbero riassumere la sua carriera politica). n re giunse a controlla­ re le terre di confine tra Sumer e Assiria e importanti città come Esh­ nunna, Tutub e la stessa Akkad. «L'annessione di Susa e le sue conqui­ ste in Mesopotamia parlano di un sovrano di notevole talento, tanto abile da organizzare il sostegno e un contingente militare necessario a impadronirsi di vasti territori sia alla periferia che nel cuore stesso dei suoi vicini occidentali» (D. T. Potts, 1999, p. 1 2 7 ) . n vasto regno di Puzur-Inshushinak sarebbe caduto sotto i colpi di Ur-Nammak e di Gudea, governatore di Lagash e suo alleato, intorno alla metà del XXI secolo.

' 3 · L IRAN SUD - O C C I D ENTALE

Il nome del sovrano è legato al sistema di scrittura detto elamita lineare (FIG. u ; D. T. Potts, 2 o o 8 ) , noto da poco più di venti iscri­ zioni non decifrate trovate a Susa, nei dintorni di Persepoli, a Shah­ dad e a Jiroft (ma il numero sta crescendo) . Alcuni pensano che Pu­ zur- Inshushinak abbia inventato o reintrodotto una scrittura dell'alto­ piano, specificamente elamita, per contrastare uno dei principali sim­ boli di predominio della cultura akkadica. Tutte le iscrizioni del re vengono da Susa; alcune sono bilingui, in akkadico cuneiforme e in elamita lineare, e su questa base sono stati fatti diversi tentativi di decifrazione. Le iscrizioni nel secondo sistema sembrano più corte di quelle akkadiche, e comprendono poco più di cento segni, più di quaranta dei quali compaiono una sola volta, ren­ dendo la traduzione puntuale quasi impossibile. Come si è detto, al­ cuni studiosi considerano l'elamita lineare una evoluzione locale della scrittura proto-elamica, ma il vuoto di oltre settecento anni che sepa­ ra i due sistemi sembra incolmabile. La recente scoperta a Konar Sandal di alcune tavolette che associano linee di una sconosciuta scrittura geometrica a brevi sequenze elamita lineari (FIG. 2C) potreb­ be riaprire la questione, ma la momento le tavolette non sono pub­ blicate e mancano dati affidabili sull'esatta cronologia dei nuovi testi . Dopo il regno "nazionalista " di Puzur-Inshushinak, Susa cadde nuovamente sotto il controllo mesopotamico, questa volta da parte dello stato sumerico di U r III, e vi rimase per quasi un secolo. Il suc­ cessore di Ur-Nammak, Shulgi (2029- 1 9 82 a . C . ) lasciò a Susa diversi oggetti con dedica regale , una figurina di fondazione in bronzo per il tempio di Ninhursag e mattoni che commemoravano la sua ricostru­ zione del tempio di Inshushinak; in un suo inno, il re si vanta di co­ noscere la lingua dell 'Elam come il sumerico. Susa, sotto saldo con­ trollo, forniva agli occidentali la base per nuove pressioni imperialiste verso est, mentre Anshan sembra aver fatto parte di una fascia ester­ na di entità politiche più fluide e meno strettamente legata al potere centrale . Col tempo, lo stato di Ur III si trovò ad affrontare l'insofferenza di diverse genti o nazioni del sud-ovest iranico, soprattutto di quelle di Shimashki e delle terre che questa entità controllava; contempora­ neamente, i sovrani della dinastia contraevano matrimoni dinastici con i re di Marhashi, Anshan, Pashime e Zabshali, per contrastare la crescente instabilità del margine orientale dello stato (con scarso suc­ cesso, dato che ai matrimoni seguivano di regola rivolte, e campagne di aggressione e conquista) . Il quarantasettesimo anno di regno di Shulgi vide una generale sollevazione dei paesi di Shimashki. Il successore Shu- Sin, nel settimo

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FIGURA I O

Il prestigio delle asce battriane

c

Le due asce in bronzo provenienti da scavi clandestini in Battriana, Afghanistan settentrionale (a-b) , so­ no molto simili all'ascia (c) presentata in dono al funzionario Kuk-Sirnut dal re di Shirnashki Idadu 11 (ca. xx secolo a.C.). Fonte: T. Potts ( 1 994) ; D . T. Potts ( r 999).

anno di regno, tornò ad attaccare e razziare le stesse terre, senza tut­ tavia rallentare l' ascesa politica della nazione settentrionale (anzi, se­ condo molti accelerandola) . Shimashki coalizzò una potente confede­ razione elamita, la quale, sotto il comando del re Kindattu e con l'aiuto di un 'altra popolazione iranica chiamata Su, riuscì a dare il colpo di grazia alla dinastia di U r m, saccheggiandone i templi e de­ portando ad Anshan l'ultimo re Ibbi-Sin. Susa entrò nell'orbita di

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Shimashki. Poco dopo, gli Elamiti di Shimashki furono respinti sul­ l' altopiano dai re di Isin, che avrebbero cercato di perpetuare con essi la tradizionale strategia di alleanze basata su matrimoni dinastici; ma, come ha scritto Pierre Amiet ( 1 98 8 , p . 7 7 ) «i conquistatori dami­ ti, re di Shimashki, erano a capo di uno stato complesso che ormai interveniva costantemente negli affari mesopotamici, come rivelano gli archivi dei re di Mari». Un sigillo databile tra il XXI e il xx secolo a.C. mostra un alto funzionario di Shimashki di nome Kuk- Simut nell'atto di ricevere dal suo sovrano Idadu II, sotto protezione divina, un'ascia inconfondibil­ mente battriana (FIG. I O). Il sigillo era un dono regale al funzionario, a dimostrare il prestigio legato ai contatti con le nazioni e le case do­ minanti del margine nord-orientale dell'altopiano. Molti sono gli indi­ zi che confermano, tra la fine del m e i p rimi due secoli del II millen­ nio a . C . , il ruolo di crescente centralità giocato dalle nazioni del ver­ sante orientale degli Zagros e dell'Iran sud-orientale nella realtà glo­ balizzata dell'Asia meridionale - soprattutto in relazione al forte e ra­ pido sviluppo delle vie commerciali che connettevano l'entroterra centro-asiatico alle sponde del mare . Infatti, in questo arco di tempo «l'Elam forniva parte del tanto ricercato stagno che Mari ridistribuiva ai regni della Siria Occidentale e della Palestina. Il coinvolgimento dell'Elam con le regioni del sud e dell'est (Dilmun e Magan nel Gol­ fo Persico, e la regione ricca di risorse minerarie della Battriana, tra Afghanistan settentrionale e Uzbekistan meridionale) è altrettanto ben documentato» (D. T. Potts, 1 999, p. r 6o; zoo8 ) .

3 -4 Un altro tipo di stato protostorico? Alla complessità di queste vicende politiche e alla moltitudine di nomi geografici orientali citati nei testi mesopotamici va accostato il numero elevatissimo di siti segnalati nel territorio elamita, mai scavati e spesso in grave pericolo di distruzione. Un "Alto paese " mai sco­ perto archeologicamente rischia di scomparire per sempre sotto dighe e campi arati . L'archeologia indica che Susa fu , per gran parte della sua storia, un centro mesopotamico; nelle regioni di altura, Anshan mostra come una città-stato di medie dimensioni potesse essere stata una capitale a tratti potente ed aggressiva . Bill Sumner, lo scavatore , descriveva Anshan come la sede di signori autocratici simili ai khan di età storica. Diversi studiosi hanno pensato l'Elam e Shimashki come degli stati federali, capaci di unificare su legami di sangue ,

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spesso in modo effimero, città- stato, case regali e tribù per intrapren­ dere vasti progetti politico-militari . «Il risultato era una nazione co­ struita su linee insolite, complicate e senza confronti con altre realtà» (Walther Hinz, citato in D. T. Potts, 1 999, p. 1 5 6 ) . Per Potts s i tratterebbe d i uno «stato segmentario», una struttura di potere piramidale flessibile e fluttuante, fatta al centro di segmenti che godevano della stessa autorità, e segmenti periferici capaci di strategie mutevoli e appartenenti contemporaneamente a più piramidi politiche . Tali stati segmentari erano distinti da una fondamentale eterogeneità linguistica ed etnica. Sarebbero stati temporaneamente unificati (più sul piano matrimoniale e rituale che su quello della di­ retta gestione politica) quando influenti casate o altre componenti tri­ bali riuscivano a coagulare risorse ed autorità sufficienti. Sarebbero nate in tal modo formazioni protostatali vaste, dinamiche ed aggressi­ ve ma di breve durata, presto disgregate dagli stessi processi di me­ diazione e confronto sociale che ne avevano determinato il sorgere. L'ipotesi può essere applicata sia al frammentario quadro storico, sia alle parzialissime immagini archeologiche di cui disponiamo per ! ' " Al­ to paese " e quindi per l'Elam, anche se è chiaro che le due fonti di informazione storica hanno ben pochi margini di sovrapposizione .

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4 Il nord dell'altopiano iranico

4· 1 La frontiera del Caucaso Uno degli effetti della Rivoluzione Islamica in Iran ( I 9 78) fu sospin­ gere la ricerca archeologica occidentale nelle aree vicine: tra queste vi furono la frontiera nord-orientale dell'altopiano iranico e il Caucaso. Philip L. Kohl ( z oo9) ha recentemente riassunto in una vasta immagi­ ne storico-archeologica l'evoluzione delle locali società protostoriche, creando in tal modo una prima cerniera tra la protostoria dell'Europa sud-orientale e quella del Vicino Oriente antico. Secondo Kohl, le tombe incredibilmente ricche di Varna e gli insediamenti coevi sulla costa ovest del Mar Nero (seconda metà del v millennio a . C . ) sareb­ bero dei «chie/doms individualizzanti» che, sebbene forti dell'accesso a vaste e ricche regioni metallifere, fallirono la transizione a società più gerarchiche e strutturate . In seguito, gli enormi centri fortificati della cultura di Tripol'ye (ca. 4200- 3 5 00 a.C . ) , sulla sponda nord-oc­ cidentale del Mar Nero sarebbero la prova di uno «stato fallito», del­ le «non città» dissoltesi cinquecento anni prima della formazione dei primi centri urbani mesopotamici. Con r oo-400 ettari di estensione, questi centri, difesi con imponenti sforzi collettivi e chiari segni di differenziazione sociale interna, erano abitati da decine di migliaia di allevatori di bovini e capriovini, in parte dediti all'agricoltura . La dissoluzione di questi centri , forse dovuta a gravi crisi politi­ che e ambientali, corrispose, secondo Kohl, a un forte e parallelo svi­ luppo del nomadismo centro- asiatico. Pesanti carri con ruote lignee solide si ritrovano nelle sepolture più ricche, nella regione tra il Don e il Dniester, a partire dalla metà del IV millennio in poi (le valutazio­ ni di Kohl sono stimolanti, ma forse eccessivamente semplificate, con­ siderate le difficoltà interpretative che gli esperti di pre-protostoria europea incontrano nel decifrare il sorgere e la natura stessa di questi anomali e indubbiamente enormi aggregati abitativi ) .

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La frontiera del Caucaso mostra comunque una ciclica alternanza tra temporanee fasi di intensificazione produttiva basate sui bovini, l'a­ gricoltura di tradizione neolitica, e lo sfruttamento dei metalli (società fortemente stratificate ma strutturalmente deboli) , e rapide devoluzioni a più egualitarie società seminomadiche di agricoltori e allevatori misti. Il Caucaso fu il grande filtro tra il mondo degli allevatori delle pia­ nure centro-asiatiche e gli agricoltori sedentari dell'Anatolia e dell'alto­ piano iranico. A nord del Caucaso, la cultura delle Tombe a Pozzo (IV-III millennio) è nota per i suoi insediamenti fortificati, carri a due o quattro ruote trainati da buoi, allevamento intensivo dei bovini, sepol­ ture sotto tumulo di camere contenenti carri, armi e cavalli sacrificati. Più a sud, la cultura di Maikop (ca. 3 750-3500 a.C . ) , durante !'" espan­ sione di Uruk" verso nord ed est, fu capace di accumulare e disperde­ re ritualmente enormi quantità di ricchezza metallica (bronzo arsenica­ le, argento e oro) entro tumuli sepolcrali di tipo regale. L'economia degli abitati di Maikop si basava sui bovini (45 - 5 0 % del totale delle ossa animali) , sui maiali e sui capriovini. In contrasto, presso la cultu­ ra dell'antica Età del Bronzo detta del Kura-Araxes (2 900-2 5 00 a.C.), a sud del Caucaso, contemporanea alla contrazione del fenomeno di U ruk, simili fenomeni di accumulazione-dispersione dei beni metallici sparirono o divennero rari . I gruppi Kura-Araxes, secondo Kohl socialmente egualitari, sareb­ bero stati a loro volta partecipi di un vasto movimento migratorio verso sud, dal Caucaso meridionale al levante e alle valli interne degli Zagros , poi proseguito con le società che seppellirono i propri morti sotto i primi kurgan (tumuli sepolcrali monumentali, tra il 2 5 00 e il 1 5 00 a.C . ) . «Col passare del tempo, gli allevatori di bovini immigrati svilupparono un'economia più mista, con mandrie di composizione più variata, con un maggiore investimento in pecore e capre» (ivi, p . I 2 I ) . Alla fine del III millennio a.C. l'intera Asia meridionale fu cam­ biata dalla rivoluzionaria adozione del cavallo e del cammello battria­ no come cavalcature . Come detto nel PAR. r .4, è proprio da questa soglia cronologica che la pressione delle società nomadiche di lingua semitica si fece più forte e determinante in Mesopotamia.

4-2 Le pianure centrali dell' altopiano iranico Il cuore dell'altopiano iranico è occupato da vasti bacini e depressio­ ni salate desertiche che separano limitate regioni di alta fertilità, ba­ gnate da corsi stagionali che spingono entroterra i propri delta . Vi

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sono Damghan e Semnan a nord-est, le aree di Tehran, Rayy, Karaj e Qom al centro, Kashan al sud e Qazvin a ovest. Sino ad ora, manca qualsiasi traccia di insediamento risalente al VII millennio a.C. o a pe­ riodi precedenti; ma tutte queste regioni ospitarono, dal tardo Neoli­ tico in poi, una fiorente vita di villaggio. Poiché è stato identificato almeno un canale artificiale risalente alle prime fasi del Calcolitico (metà del VI millennio a . C . ) è possibile che il popolamento intensivo delle pianure centrali sia stato reso possibile proprio dall'introduzione dell'irrigazione artificiale . Tra il I 9 3 4 e il r 9 3 6 Eric Schmidt, finito lo scavo di Tepe Hissar (PAR. 4 . 3 ) scavò i monticoli di Chesmeh-Ali e Morteza Gerd, presso l'antica città di Rayy (oggi un sobborgo di Tehran) . Da questi primi scavi emersero soprattutto ceramiche di sorprendente qualità tecnica ed estetica. Tepe Sialk, presso Kashan, fu scavato dal r 9 3 3 al r 9 3 7 da Roman Ghirshman . Le prime occupazioni risalgono Neolitico tardo e al primo Calcolitico. Come a Chesmeh-Ali, le rozze tecniche di scavo non consentirono il recupero delle planimetrie degli edifici (prima in terra battuta, poi in mattone crudo); ma la sequenza ceramica fornì una guida che sarebbe rimasta a lungo affidabile . Tepe Ghabristan, a circa 1 5 0 km a ovest di Tehran, presso Qazvin, scavato negli anni settanta da Y oussef Madjidzadeh, fu occupato dalla fine del v al tar­ do IV millennio. Le trincee esposero gruppi di case private addossate l'una all'altra, affacciate a vicoli, con ambienti usati per la p roduzione ceramica come per fondere oggetti in rame . Recenti ricognizioni e scavi nella piana di Qazvin e a est di Tehran, diretti da Hassan Faze­ li, stanno portando all'identificazione di centinaia di nuovi siti. Saggi di scavo a Zagheh, Tepe Ghabristan, Tepe Sialk ed altri tepe rico­ struiscono la cronologia di questa vasta regione sulla base di consi­ stenti serie di nuove datazioni al radiocarbonio. Gli orizzonti neolitici più antichi (esposti a Tepe Sialk e a Che­ smeh-Ali) risalgono al 6ooo-5 200 a . C . ; segue il periodo detto Calcoli­ tico di Transizione (5200-46oo) . A questo periodo risalgono i resti di un edificio decorato da pitture policrome esposto dagli scavi del tepe di Zagheh, interpretato come possibile luogo di culto; qui, come a Tepe Pardis, a sud-est di Tehran, sono emerse sepolture dotate di vistosi ornamenti (elementi di collana in pietre semipreziose tra le quali cornalina, marmo, turchese, steatite cotta; sono anche presenti perle in /aif!nce silicea, pasta di talco e conchiglia) che sembrano te­ stimoniare una già affermata differenziazione sociale . Questi ed altri centri sembrano ospitare la lavorazione di agata bianca , cornalina e calcedonio azzurro già nel tardo VI millennio a.C.

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Gli scavi a Tepe Pardis ( 5 2 00-46oo a.C.) hanno rivelato una fìla di case a più stanze addossate l'una all'altra, ciascuna contenente una grande fornace quadrangolare a quattro camere per la cottura di vasi rossi dipinti in nero (FIG. I I ; Fazeli et al. , 2007 ) . Agli affascinanti di­ segni neri tracciati sul rosso brillante dei vasi e alla complessità della tecnica di cottura si accompagnano le più antiche prove certe della manifattura al tornio sinora note in Asia meridionale . Le pianure centrali dell'altopiano sembrano interessate da precoci e intensi investimenti nella p roduzione artigianale, sia in ambito di pietre semipreziose, sia di ceramica e di metallurgia . Nelle parole di Christopher Thornton (2009, pp. 3 1 8- 9 ) le pianure centrali rivelano che «quando i processi di raffìnazione mediante fusione del minerale di rame apparvero nel Levante alla fìne del quinto millennio a . C . , le stesse tecniche erano state praticate nell'altopiano iranico da centinaia di anni [ . . . ] in forma di industrie di tipo domestico, che usavano del­ le "prato-fornaci" con crogiolo simili a quelle descritte [nelle aree mi­ nerarie del Levante] . Qui la metallurgia calcoliti ca si basava sulla pro­ duzione di rame relativamente puro a partire da ossidi di rame, men­ tre in Iran il prodotto era sempre rame arsenicale o piombato spesso ottenuto da una combinazione probabilmente intenzionale di ossidi e solfuri». La vita di villaggio proseguì senza interruzione in centri di pochi ettari di estensione dal Calcolitico antico (43 00-4ooo a . C . ) , al Calcoli­ tico medio (4000-3 700 a.C.) (Fazeli Nashli, Abbasnezhad Sereshti, 2005 ) . Le risorse minerali e l'antica competenza di vasai e metallurghi continuarono ad essere un aspetto economicamente rilevante: a Tepe Ghabristan agli inizi del IV millennio metallurghi e vasai sembrano operare in un laboratorio apparentemente segregato entro spesse mura che forse riflette l'interesse delle élite locali per il controllo e lo sfruttamento della produzione specializzata. Dalla metà del IV millen­ nio in poi furono abbandonate le precedenti fornaci "a crogiolo" co­ perto di combustibile, in favore di vere fornaci con catino inferiore per la raccolta del metallo e camino per il tiraggio. A Tepe Sialk, nelle vicinanze di un importante distretto minerario per l'estrazione del rame, intorno alla metà del IV millennio erano at­ tivi piccoli laboratori indipendenti per la raffìnazione del rame e l'e­ strazione dell'argento dal piombo, a dimostrare la probabile compre­ senza per secoli di diverse forme di organizzazione del lavoro. Vere aree o quartieri metallurgici specializzati comparvero a Tepe Sialk solo nel tardo IV millennio. Agli inizi del III millennio sigilli, tavolette impresse con numerali e un'unica tavoletta proto-elamica collegano T epe Sialk agli sviluppi del Khuzistan ( Susa m) e, indirettamente, del 70

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FIGURA I I

Laboratorio ceramico scavato a Tepe Pardis (Iran)

7 )

Fornaci quadrangolari a quattro camere (in alto) e ceramiche dipinte in nero su ingubbiatura rossa (Ca!· colitico di Transizione, ca. 5 2 00·4600 a . C . ) . Fonte: Fazeli e t al. (2007).

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mondo sumerico. Arisman, presso Kashan, fu un centro industriale occupato dal IV agli inizi del m millennio. All'ultima fase si data un complesso di case e laboratori destinato alla lavorazione di ceramica, rame, piombo e argento. Alcune forme di vasi mostrano legami con la sfera degli insediamenti interessati dall"' espansione di Uruk " ; si calcola la presenza in loco di circa 1 8 0 tonnellate di scoria metallica . Se il rame di Arisman era effettivamente commerciato verso Sumer, il sito fornirebbe una delle poche prove archeologiche delle teorie di Guillermo Algaze ( 1 99 3 , 2oo8; cfr. PAR. 2 . 1 ) . I l nuovo sito d i Tepe Shoghali presso Varamin (Tehran ) , con ta­ volette proto-elamiche e materiali di tipo tardo Uruk-Jemdet Nasr (ca. 3400-2900 a . C . , data dedotta dai materiali) si estende per 1 0- 2 0 ettari o più, e d è coperto da residui d i attività industriali ( PAR. 3 . 2 ) . Come i n altri casi, questa occupazione sembra intrusiva . Tra l e ulti­ me occupazioni calcolitiche e i p rimi insediamenti locali dell'antica Età del Bronzo, si verifica un collasso del reticolo insediamentale, forse legato alla diffusione da nord-ovest della cultura del Kura­ Araxes ( PAR. 4 . 1 ) .

4·3 L a piana di Gorgan Le pianure di Gorgan e Misrian formano l'antica Hyrcania delle fonti classiche, e si estendono al contatto tra il margine est degli Elburz e il Kopet Dag, nell 'angolo sud-orientale del Caspio. Vi sfociano i corsi p aralleli del Gorgan e dell'Atrek, tra i quali corre la fortificazione partico-sassanide detta "Muro di Alessandro" , eretta contro le incur­ sioni da nord dei nomadi centro-asiatici. La piana di Gorgan, oggi in territorio iraniano, come la pedemontana a est, è costellata di centi­ naia di grandi tepe di diversi periodi . La regione di Damghan è quel­ la più intensamente esplorata, grazie agli scavi di siti come Shah Tepe (Arne, 1 945 ) , Tureng Tepe (Deshayes, 1 97 7 ) e Tepe Hissar ( Schmidt, 1 9 3 7 ; Dyson, Howard, 1 9 8 9 ; Thornton, 2009) (questi ultimi due era­ no i centri maggiori ) . Nel corso del m millennio nella piana, come nella pedemontana turkmena orientale, si diffuse l'uso di ceramiche cotte in atmosfera ridotta, a corpo grigio, compatte e accuratamente levigate, a imitare vasi metallici. A Shah Tepe furono scavate numerose tombe, datate tra la metà del IV e gli inizi del n millennio a.C., alcune delle quali di una certa ricchezza. Vi erano semplici case in mattone crudo e pali lignei, e la parte orientale del sito era costellata di piattaforme di argilla scottata , 72

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forse basi per fornaci (mal scavate) per ceramica o metallo, a indicare una sorta di quartiere artigianale specializzato. L'insediamento di Tureng Tepe fu fondato durante il Calcolitico e abitato fino al II millennio a.C. Il monticolo principale è una va­ sta massa quadrangolare, con la facciata a sud orientata da est­ nord-est a ovest-sud-ovest, lunga 8o m e almeno 6o m nella direzio­ ne opposta; la struttura, fatta di due gradoni sovrapposti, aveva una rampa di accesso inclinata sul lato sud. Doveva raggiungere i 1 5 m di altezza ed era costruita con enormi mattoni (70 x 45 x 2 0 cm) . La costruzione risale alla seconda metà del III millennio; sul grado­ ne superiore, un ambiente conteneva una " colonna in miniatura " . Oggetti dello stesso tipo sono noti in Margiana, in Battriana, ad Al­ tyn Depe in Turkmenistan, a Shahdad, a Konar Sandal (Jiroft ) , nel Sistan e a Tepe Bissar (PARR. successivi ) . Sono spesso associati a lunghi " scettri" sagomati in cloritoscisto, a pesi scanalati in pietra e a pesanti dischi in alabastro con manico, come se facessero parte di un unico e inspiegato apparato rituale . La costruzione fu abbando­ nata poco dopo il 2 000 a . C . Dalle vicinanze del tepe proveniva for­ se il "Tesoro di Asterabad " , un corredo funerario o ripostiglio re­ gale con molti oggetti in oro e argento rinvenuto e distrutto alla metà del XIX secolo, risalente al tardo III millennio a . C . Tepe Bissar, 3 k m a sud-est dall'attuale Damghan, sito i n origi ­ ne esteso per 1 5 ettari o più, fu abitato senza interruzione dalla fine del v al II millennio. Fu scavato da Eric Schmidt tra il 1 9 3 r e il 1 9 3 2 ; poi nuovamente nel 1 9 7 6 da Robert Dyson e Maurizio Tosi. La sequenza e i principali tipi di ceramica rispecchiano quelli di Tureng Tepe. Da insediamento calcolitico (periodi 1 e inizio n ) Tepe Bissar si mutò i n una piccola città della prima Età del Bron­ zo (periodo n medio e tardo) , affollata di piccole case in mattone crudo addossate le une alle altre , separate da cortiletti e viottoli in terra. Alla fine del IV millennio risale un gruppo di fornaci usate per la raffinazione di minerali polimetallici ( contenenti rame, piom­ bo argentifero, bario, zolfo e arsenico, in ganga ferrosa e magnesia­ ca) . Un terzo del sito risulta coperto da laboratori appositi, separati dalle abitazioni, coperti di scarti di attività artigianale, tra cui sco­ rie, forme di fusione e crogioli per il rame e il piombo-argento e schegge e semifiniti in steatite, calcare, lapislazzuli e turchese. Altre parti del sito effettuavano la produzione intenzionale di rame arse­ nicale (ma non di piombo-argento) all'interno delle abitazioni priva­ te. La scoperta di gettoni di conto, di un sigillo e di tavolette non segnate, ma di forma analoga a quelle proto-elamiche, lega forse il centro al mondo " p roto-elamico " . Nella seconda metà del m mil73

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lennio Tepe Bissar ospitò edifici di élite , nei quali si trovarono di­ versi oggetti in rame e metalli preziosi, e una vasta necropoli con tombe dai ricchi corredi; una casa nota come " Edificio Bruciato " fu attaccata con frecce dalla punta in pietra scheggiata e distrutta dal fuoco. L'ultima fase di occupazione (periodo m , circa 2 000- 1 900 a.C.) vide la diffusione delle " colonnette in miniatura " e degli altri oggetti rituali discussi in precedenza. Nel complesso, lo sviluppo precoce della metallurgia del rame, piombo e argento e in generale delle attività artigianali di lusso nel cuore dell'altopiano iranico dimostra che esso, in quanto «regione di altura con abbondanti risorse minerali, ospitò una produzione di sca­ la notevole di un diverso repertorio di metalli e oggetti metallici dagli inizi del IV millennio a.C. Come regione relativamente fertile per l'a­ gricoltura e le attività pastorali, l'Iran rappresentò l' ambiente ideale per importanti innovazioni tecnologiche, dato che gli specialisti arti­ giani potevano essere sostenuti dalla comunità, e avevano tutto il tempo di sperimentare diversi minerali e diverse tecniche di raffina­ zione e lavorazione secondaria» (Thornton, 2009, p . 3 2 1 ) . Almeno dalla stessa soglia cronologica, le élite locali avevano im­ parato ad estrarre ricchezza dalle attività degli artigiani, imponendo forme di controllo centrale o diffuso sulle comunità di villaggio e sui centri protourbani che dominavano; ma tutto lascia sospettare che esistesse anche un settore produttivo relativamente indipendente , for­ se episodicamente " in concorrenza" con quelli centralizzati.

4-4 La pedemontana del Turkmenistan L'Asia centrale e l'Afghanistan continuano ad essere l'incudine prefe­ rita dal martello delle politiche imperialiste dell'Occidente e della Russia, e in poche parti del mondo come in queste il carretto dell'ar­ cheologia è stato aggiogato agli asini degli eserciti e della politica . Verso la fine dell'Ottocento, il Turkmenistan meridionale fu mili­ tarmente occupato dalle truppe zariste . Presto vi furono i primi scavi da parte di antiquari. Al geologo newyorkese Raphael Pumpelly spet­ ta il merito di avere effettuato nel 1 904 i primi scavi scientifici ad Anau presso Ashkabad (Turkmenistan) . Pumpelly, che allora aveva sessantacinque anni, stabilì la prima sequenza archeologica della re­ gione, che dal Calcolitico si spingeva all'Età del Bronzo e del Ferro. L'impresa è un po' sminuita dalla sua candida ammissione di essere andato alla ricerca della terra d'origine degli "Ariani " , una preoccu74

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pazione centrale negli interessi delle esplorazioni asiatiche delle prime decadi del Novecento (meno ovvio è il fatto che l'interesse per lo stesso tema sia vivissimo anche oggi) . Dopo la seconda guerra mondiale, vi fu in Asia centrale un forte sviluppo dell'archeologia sovietica, con diverse missioni archeologiche ed antropologiche interdisciplinari, ma in pieno isolamento dall'Occi­ dente. Allora il Turkmenistan era in saldo possesso dei russi, impegnati a stravolgerne l'economia e l'ecologia con progetti davvero faraonici, come la diversione delle acque dell'Amu-Darya (Oxus) per trasformarne le steppe in sconfinate coltivazioni di cotone (grazie a questo disastro ambientale in Turkmenistan il cotone non manca, ma il Mar d'Arai è ormai mutato in una pozza maleodorante) . Le accademie russe avevano un totale dominio scientifico e le migliori opportunità logistiche in loco. Nel 1 9 3 7 avevano iniziato a esplorare l'antica Corasmia (la regio­ ne del Mar d'Arai ) ; dieci anni dopo una missione di Leningrado (oggi S. Pietroburgo) , diretta da un grande archeologo russo, Vadim Mikhailovich Masson, iniziò a lavorare lungo la pedemontana del Ko­ pet Dag, lungo il confine russo-persiano, scoprendovi le ramificate ra­ dici di una inedita civiltà protourbana del IV-III millennio a.C. Tra gli anni cinquanta e i primi anni sessanta furono scoperti importanti vil­ laggi calcolitici nell'oasi di Geoksyur, nel delta interno del fiume Ted­ zen; nel 1 9 65 Masson diede inizio allo scavo estensivo del sito pro­ tourbano di Altyn Depe e di altri importanti siti nella pedemontana centro-orientale (IV-III millennio a . C . ) . Agli archeologi sovietici s i prospettava un'occasione straodinaria, ma anche rischiosa: tentare di dimostrare la correttezza delle ipotesi di evoluzione sociale di Karl Marx e Friedrich Engels (Marx, Engels, Lenin , 1 974) in una realtà archeologica che, un secolo prima, non era stata a disposizione dei padri fondatori . Tutte le ricerche furono indi­ rizzate a interpretare l'evoluzione sociale del Turkmenistan meridio­ nale e della Battriana secondo le ipotesi canoniche del materialismo storico: sviluppo ininterrotto delle locali forze produttive, società neolitiche-calcolitiche divise in bande, quindi in tribù - sempre egua­ litarie - poi, una rapida rivoluzione urbana, impoverimento dei più e divisione in classi antagoniste . Tutte le discontinuità nella documenta­ zione archeologica erano facilmente " risolte" postulando migrazioni di massa. Ancor oggi il confine tra Turkmenistan e Iran, lungo la catena del Kopet Dag, è una linea calda che non ha mai favorito l'archeologia, e nella regione le tracce dei cacciatori- raccoglitori della tarda preistoria sono rare (mentre sono abbondanti lungo il Caspio e il Mar d'Arai) . Scenario dei primi villaggi neolitici fu una stretta fascia di terreno al75

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luvionale, lunga 6oo km e ampia fino a 50 km, bagnata da circa cin­ quanta piccoli corsi d'acqua che scendono dal Kopet Dag, prima di perdersi più a nord nelle sabbie del deserto del Kara Kum . La pianu­ ra è costellata di centinaia di te!! di vari periodi, i maggiori dei quali raggiungono altezze di 30 m. La cultura di Djeitun (ca. 65 00-45 00 a.C., cfr. Kohl, 1 9 84 e Hie­ bert, 2 003 ) mancava dalla sequenza di Anau stabilita da Pumpelly. Estesa dalla pedemontana alla piana di Gorgan (Iran nord-orientale) appariva già pienamente neolitica. I villaggi erano piccoli ( r - 2 ettari di estensione) , e formati da gruppi di 2 0 - 3 0 case in mattone crudo. Si praticavano delle forme primitive irrigazione (canalette e piccoli sbar­ ramenti presso le fonti d'acqua) per coltivare farro, orzo e grano, quest'ultimo forse ibrido di specie occidentali con locali varietà di ce­ reali selvatici. Gli scarsi resti ossei suggeriscono la caccia (capre selva­ tiche , gazzelle , cinghiale, asino selvatico) e la domesticazione locale di pecore e capre e, alla fine del vr millennio, dei bovini. I resti archeo­ biologici furono raccolti in modo sporadico e casuale. Sotto l'influen­ za degli studi funzionali e sperimentali degli strumenti in pietra scheggiata di Sergej Semenov i russi si avventurarono in calcoli speri­ colati, deducendo dal grado di consunzione delle lame dei falcetti le dimensioni dei campi e la demografia dei villaggi: infelice commistio­ ne tra materialismo ideologico e ignoranza dei processi formativi del record archeologico. Le case erano quadrate, ad unico ambiente, con nicchie e focola­ ri; i pavimenti erano coperti di intonaco a base di calce, e le pareti interne mostravano spesso tracce di pittura . La cultura materiale (ce­ ramica dipinta con disegni geometrici, macine e mortai, strumenti in selce e in osso, fusaiole per @are la lana, figurine e contatori in argil­ la cruda , perline in conchiglia e turchese) poco si discostano da quelli degli altri centri agricoli del primo neolitico dell'Asia meridionale . File di muri paralleli erano forse basi per piccoli granai; nelle tombe (interne agli abitati) gli scheletri recavano tracce di ocra . In un villag­ gio, una casa con mura più spesse, con semipilastri interni, aveva pit­ ture con disegni di animali e figure geometriche . Simili costruzioni, anche in altri siti, sono considerate club-houses, luoghi di culto o riu­ nione collettiva (o case di capi ) . L'interazione con i pastori semino­ madi fu costante, anche se non ne sono restate tracce archeologiche . Oggi, i nomadi spostano gli animali in senso nord-sud, dalle steppe alle valli interne del Kopet-Dag e, verso est, lungo la valle dell'Oxus. Questi percorsi, nell'antichità, contribuirono certamente all'omogenei­ tà dell'evoluzione sociale nell'intera regione .

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Il rame comparve nella pedemontana intorno al 5 000 a.C. Il pe­ riodo di Anau ra, alla fine del Neolitico, occupa l'intero v millennio a . C . I pochi villaggi scavati sono densi reticoli di case in mattone cru­ do a più stanze, con semplici strumenti in rame, grandi zappe in pie­ tra scheggiata, fusaiole in terracotta, nuove ceramiche a fitti disegni geometrici, e una notevole produzione di vasi e ornamenti in pietre semipreziose, inclusi turchese e lapislazzuli . Le case a più ambienti forse erano residenze di famiglie estese. Le successive fasi prendono il nome dall'enorme sito di Namazga Depe . Alto più di 24 m, il sito fu esplorato con brutali tagli artificiali di 5 0 cm di spessore. Le fasi furono definite sulla base di grandi cam­ biamenti nelle costruzioni e nelle ceramiche . Gli speciali edifici dipinti compaiono anche nella fase Namazga r (ca. 45 00- 3 8oo a . C . ) , con pavimenti dipinti in rosso e pitture murarie che, con intricati motivi a rombo, già ricordano i disegni tradizionali del tappeti turcomanni; simili disegni ricoprono anche vasi e figurine femminili. La metallurgia del rame era in espansione, ed emergeva una prima gerarchia nelle dimensioni degli abitati, i maggiori dei qua­ li superavano i r2 ettari. Nella fase Namazga n (ca. 3 8oo-3 r oo a . C . ) la produzione artigia­ nale divenne più elaborata, con ceramiche policrome decorate a dise­ gni geometrici e figurine antropomorfe stilizzate. Questa fase è stata riconosciuta anche nella valle dell'Atrek e in punti del Khorassan (Iran nord-orientale) , forse anche per l'intensificazione dello sfrutta­ mento delle locali miniere di turchese. Si estese l'uso dell'irrigazione artificiale, mediante diversione parallela dei corsi; l'orzo (più resisten­ te alla salinità) soppiantò il grano, e si pensa che il 90% degli animali consumati fosse domestico. A Kara Depe, nella pedemontana, il vil­ laggio conteneva case a più stanze . In questa fase, i morti si seppelli­ vano in zone dell'abitato temporaneamente disabitate . Essi erano av­ volti in stuoie di giunco o vimini, con corredi che forse esprimevano differenze sociali. Anche i bambini avevano oggetti preziosi: lo status sociale era ereditario e non acquisito in vita. Nell'oasi di Geoksyur gli insediamenti - i maggiori dei quali mi­ suravano r o- r 5 ettari - assunsero forme inaspettate (FIG. 1 2 ) . Sono agglomerati di stanze, con cortili e file di muretti paralleli (granai rial­ zati ? ) protetti da muri di recinzione a pianta poligonale con torri ro­ tonde angolari, a volte circondati da fossati . I nuclei residenziali del­ l'oasi erano fortificati, mettendo in serio imbarazzo i sovietici . Presso tali "organizzazioni tribali egualitarie" , infatti, non erano previste pre­ occupazioni militari o di sicurezza. Inoltre , come era possibile che i siti fortificati apparissero nella remota Turkmenia meridionale mille 77

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FIGURA I 2

Planimetria dei villaggi fortificati (?) di Y alangach Depe e Mullali Dep e

Yalangach Depe, in alto, e Mullali Depe, in basso (oasi di Geoksyur, delta del Tedzen, Turkmenistan). Periodo Namazga n, ca. metà del r v millennio a.C. Fonte: Kohl ( r984).

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anni prima che nell'evolutissimo Sumer? Per il resto, la cultura mate­ riale appariva analoga a quella dei centri pedemontani. A Ilgynly Depe, una casa su 5/6 aveva banchine in legno e argilla, stanze-ripostiglio, enigmatiche file di giare interrare lungo le pareti, p avimenti intonacati e mura dipinte a colori vivaci con simboli astrali e serpenti (FIG. 1 3 ) . Vi erano anche sculture antropomorfe in pietra calcarea. Le case furono spesso distrutte da incendi, seppellendo tra le rovine oggetti di pregio, tra i quali statuette e manufatti in rame . Si tratterebbe, secondo gli studiosi russi, di sacelli di culto che con fre­ quenza erano distrutti col fuoco dalla popolazione durante speciali ri­ tuali (una spiegazione più credibile di questi edifici è proposta nel CAP. 7 ) . Il rame si colava a cera perduta, puro o con piccole quantità di piombo, in oggetti elaborati e lo si lavorava a caldo e a freddo, sbalzando lamine. Come nei contemporanei centri dell'Iran centrale, furono identificati scarti di litargirio (ossido di piombo) , prodotto collaterale della purificazione dell'argento. Nelle sequenze locali, con un leggero attardamento rispetto al qua­ dro generale, le fasi Namazga III e IV corrispondono rispettivamente alla fine del Calcolitico (ca. 3 r oo-2 900 a.C.) e all'Età del Bronzo anti­ ca (ca. 2900-2 5 00 a.C . ) . In questo arco di tempo, i centri maggiori raggiunsero estensioni di 30 ettari o più; mentre i siti minori sem­ brano rarefarsi (Kohl, 1 9 84, p. 2 8 5 ) . La fase Namazga m è nota in una serie di grandi abitazioni a più stanze, affacciate su vicoli stretti e irre­ golari. La ceramica, ricca di disegni animali e geometrie complesse, è legata alle tradizioni contemporanee dell'Iran nord-orientale, del Si­ stan, di Mundigak (PAR. 5 . r ) e del Baluchistan settentrionale . Vi sono sepolture collettive in camere in mattone crudo dette "a tholos" ; ric­ che sepolture infantili suggeriscono una netta differenziazione sociale. Namazga IV, l'antica Età del Bronzo, è distinta da un ulteriore sviluppo dei grandi agglomerati protourbani. La ceramica indica un crescente uso del tornio, ed è fittamente decorata con elaborati dise­ gni geometrici, forse ispirati a modelli tessili o intrecci. Fu trovata sia nei centri maggiori lungo la pedemontana del Kopet Dag, sia in Mar­ giana (sotto diversi metri di alluvio) sia in Battriana, a suggerire con­ tinuità di occupazione tra il Bronzo antico e medio dell'intera regio­ ne. Tale diffusione fu forse dovuta a una intensa agricoltura irrigua. Dagli scavi sono emerse unità residenziali a più stanze, tombe collet­ tive e sepolture doppie e singole, con variabili gradi di ricchezza. A questo periodo risale anche la porta monumentale di Altyn Depe, con un muro di 6 m di spessore affiancato da torri . Malgrado scavi ripetuti lungo il perimetro dello stesso sito, i sovietici non riuscirono a trovare prove certe di un sistema di fortificazione unitario. La cui79

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FIGURA

13

Edifici sacri

o

saune?

a

b a: u

planimetrie dei cosiddetti " edifici di culto" scavati a llgynly Depe (Turkmenistan) , periodo Namazga (ca. 3 800- 3 1 00 a.C.); b: dettaglio di uno di questi ambienti, con panchine di legno combusto, file di giare interrare alle pareti e scarichi di ciottoli combusti e cocci negli spazi contigui. Fonte: Kozintsev, Masson, Solovyova ( 1 994).

So

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tura materiale (ceramica, metallo, pietra) mostra un continuo progres­ so tecnico (il rame, oltre che col piombo, si alligava con l' arsenico), e modellini in terracotta testimoniano carri lignei trainati da cammelli battriani. Il periodo Namazga v (ca. 2 5 00-2000 a.C.) corrisponde alla media Età del Bronzo e al pieno sviluppo della vita urbana, la quale, lungo la pedemontana, sembra subire una brusca contrazione all'inizio del n millennio a.C. Lo scavo principale fu quello di Altyn Depe ( 3 5 -40 ettari) dove gli archeologi sovietici compirono sforzi notevoli per leg­ gere nel terreno i segni della " rivoluzione urbana" tanto evidente in Mesopotamia e canonizzata dal più celebre articolo di Vere Gordon Childe ( 1 9 5 0 ) . Questi sforzi (Masson, 1 9 8 8 ) ebbero un successo piut­ tosto parziale. L'ipotizzata suddivisione in quartieri residenziali segre­ gati, abitati da diverse classi sociali (élite, religiosi in centri di culto, artigiani) è troppo semplicistica. Infatti i supposti edifici cultuali e le mura urbane - con l'eccezione di una porta monumentale con torrio­ ni a pianta quadra - sono molto dubbi (soprattutto la famosa ziggu­ rat, ricostruita sulla carta in perfetto stile sumerico ma forse mai esi­ stita) . Sia le zone cimiteriali delle élite, sia le aree occupate dagli arti­ giani sembrano essersi rapidamente spostate da una parte all'altra del sito, su zone temporaneamente abbandonate, piuttosto che permane­ re a lungo negli stessi quartieri. Che una serie di marchi incisi su fi­ gurine femminili in terracotta fosse una "protoscrittura " è un'altra p alese forzatura . Quelli del tempo erano centri protourbani densa­ mente popolati, con una metallurgia fiorente, che per la prima volta usava lo stagno, e una produzione artigianale molto avanzata. La dif­ ferenziazione sociale è in piena evidenza, soprattutto negli oggetti in argento, oro e pietre semipreziose deposti in grandi tombe a cista o a camera . Ma perché Altyn Depe e gli altri siti della media Età del Bronzo furono abbandonati all 'apice del loro sviluppo? Per gli ar­ cheologi sovietici non vi erano dubbi: la popolazione era emigrata in massa nella Margiana e lungo la valle dell'Oxus.

Battriana

4-5 e

Margiana

Oggi, per designare le culture che, anche lungo i margini meridionali delle grandi steppe centro-asiatiche, svilupparono vita sedentaria, agricoltura, allevamento e vita urbana, usiamo il termine di " civiltà dell'Oxus " . Anche se il riferimento alla valle dell'Amu-Darya o Oxus non copre l'intera estensione geografica della civiltà, esso è parallelo 81

A ORIENTE DI SUMER

ai concetti di valle del Nilo e valle dell'lodo, e comunque preferibile alla brutta e fuorviante etichetta "BMAC " (Bactrian-Margianan Ar­ chaeological Complex) . Grazie agli sforzi di analisi e sintesi di Sandro S alvatori, oggi sappiamo che la civiltà dell'Oxus ebbe uno sviluppo continuo ed unitario, e le necropoli e i palazzi scavati da Sarianidi in Battriana e Margiana risalgono alle fasi mature e tarde della media Età del Bronzo (Namazga v) della pedemontana ( Salvatori, Tosi, 2008; Salvatori, 1 9 95 ; Lamberg-Karlovsky, 2003 ; cfr. PAR. 4-4) . Tra il 1 969 e il 1 9 79, fino alla sciagurata invasione dell'Afghani­ stan, i sovietici avevano effettuato scavi nelle pianure settentrionali del paese (alta valle dell'Oxus, l'antica Battriana) . Contemporaneamente, altri archeologi russi e turkmeni esplorarono sistematicamente il delta interno del Murghab (la Margiana degli Achemenidi, che comprende­ va la grande Merv della Via della Seta) . Furono così individuati grandi complessi fortificati della media e tarda Età del Bronzo ( 2 5 00- 1 700 a.C) . Il complesso di Sapalli Depe, in Battriana settentrionale, e quello di Dashly- 3 , più a sud, sono grandi recinti quadrangolari in mattone crudo con proiezioni esterne a forma di " y " o di " L " che rendevano le fortezze molto simili al disegno di alcuni sigilli geometrici in bronzo (FIG. q ) . Contro i muri interni sia addossavano case e magazzini. Sempre a Dashly-3 , un edificio circolare con doppia cinta di mura e bastioni quadrangolari custodiva un edificio rettangolare a più stanze (un tempio? ) , anch'esso provvisto di magazzini interni . L'edificio cir­ colare sorgeva al centro di un abitato quadrangolare, anch'esso fortifi­ cato, organizzato in tre anelli concentrici di case private. Il materiale è analogo a quello Namazga v della pedemontana; le tombe scavate nel­ le rovine, databili alla fine dell'Età del Bronzo, sono intrusive . Dopo l'invasione sovietica e il feroce conflitto che ne seguì, vaste e ricche necropoli furono saccheggiate per anni in tutto l'Afghani­ stan . Bazar e collezioni private si riempirono di manufatti di straordi­ naria bellezza, per sempre privati di un contesto storico (Ligabue, Salvatori, 1 9 8 8 ) . Alcuni oggetti avevano forti somiglianze con altri trovati in Siria, a Susa, nella regione di Kerman, in Baluchistan, e nel­ la stessa valle dell'lodo, a dimostrare la ramificazione meridionale di una arcaica Via della Seta e gli intensi contatti tra il nord-est e il sud­ ovest dell'altopiano iranico. Secondo i russi, il delta del Murghab sarebbe stato colonizzato alla fine del III millennio, subito dopo l'abbandono dei centri della media Età del Bronzo di Altyn Depe e Namazga Depe. Recenti esplorazioni e scavi hanno invece dimostrato che il delta era già stato abitato nella prima metà del III millennio a.C., e che non vi fu alcuna migrazione di massa.

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FIGURA

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Città e fortezze come sigilli

a

a:

l'insediamento fortificato in mattone crudo di Sapalli Depe, lungo il corso dell'Ulanbulakshai, un affluente dell'Oxus, Battriana settentrionale, Afghanistan; b: il " p alazzo" e c: !'"edificio circolare" di Dashly-3 nell'oasi omonima a sud del corso dell'Oxus, Battriana meridionale (Afghanistan) . Periodo Na­ mazga v o media Età del Bronzo, ca. 2 2 0 0 - 2 000 a.C. Le costruzioni sono paragonate alla geometria di si­ gilli a stampo dello stesso periodo dalla Battriana e da altre regioni centro-asiatiche. Fonte: Kohl ( r 984); Baghestani ( r 997 ) .

A ORIENTE DI SUMER

Le accurate ricognizioni svolte nel delta endoreico del Murghab han­ no permesso a Salvatori di dettagliare le modalità dello sviluppo inse­ diamentale protostorico nella regione. Il controllo del delta, tra il 2 3 00 e il 2ooo a.C., fu esercitato dai centri fortificati di Kelleli- 3 e -4, Adzi Kui-8 e Gonur Nord, esteso per almeno 35 ettari e certamente la capitale politica e amministrativa dell'antica Margiana. Sono città­ palazzo di dimensioni variabili, ma sempre orientate verso i punti car­ dinali , e protette da porte monumentali e doppie mura concentriche, con torri angolari ed altre regolarmente intervallate ai lati. Tali con­ trafforti e torrioni, essendo a pianta quadrangolare, sono poco adatti al mattone crudo, che in tali forme si erode con notevole facilità: questo tratto accomuna gli impianti palaziali e urbanistici di Margia­ na e Battriana a quelli contemporanei della valle dell'Indo. Le archi­ tetture della tarda Età del Bronzo ( 2 ooo- 1 700 a .C . ) , come notò Salva­ tori, avrebbero sostituito questi torrioni con altri a pianta circolare o semicircolare (come in FIG. 1 5 ) . L'architettura difensiva della media Età del Bronzo è analoga a quella dei recinti battriani. La città di Gonur Nord è a pianta ovale, cresciuta intorno a un grande palazzo quadrangolare di 1 5 0 x 140 m. Sarianidi vi riconosce sale con colon­ ne lignee, cortili, corridoi e magazzini, una scalinata e un " complesso cerimoniale " . In questo periodo compaiono a Kelleli le prime ossa di cavalli domestici. Nel 1 9 9 1 l'orso sovietico, già comatoso, fu soppresso a tavolino . L e vecchie Repubbliche Sovietiche dell'Asia centrale riacquistarono totale indipendenza . Per la maggior parte, i russi che avevano lavora­ to in Turkmenistan - in primo luogo gli ottimi archeologi dell'Acca­ demia delle Scienze di San Pietroburgo - si trovarono improvvisa­ mente privi di fondi e ospiti poco graditi in un paese di colpo stra­ niero. Il principale collaboratore di Masson, il greco- russo Viktor Sa­ rianidi, tornò invece in Grecia, e stabilì solidi rapporti con la nuova dirigenza turkmena. In tal modo ebbe via libera per una nuova sta­ gione di grandi scavi estensivi in Margiana, dove negli ultimi vent'an­ ni effettuò vasti scavi, con clamorose scoperte, in primis i centri pala­ ziali fortificati di Togolok-2 1 e Gonur. Lo scopo era apertamente na­ zionalistico: dimostrare che il Turkmenistan, tradizionalmente consi­ derato un territorio reso instabile e marginale dal nomadismo tribale, era stato cinquemila anni fa una delle culle della civiltà mondiale, e soprattutto del pensiero religioso dell'antico Iran . Oltre al palazzo centrale di Gonur Nord, Sarianidi scavò ampie porzioni dell'abitato circostante (individuando tra l'altro un impor­ tante laboratorio metallurgico), parte delle mura e una ricca necro­ poli di circa 3 . ooo tombe, in larga misura saccheggiate in antico; al-

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FIGURA

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L'insediamento fortificato di Togolok-2 1, Margiana, Turkmenistan, tarda Età del Bronzo (ca. 2ooo- 17oo a.C. )

;....�==-...;;.'O.M

Fonte: Sarianidi (I 998).

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FIGURA

r6

Sigillo a cilindro di stile akkadico fabbricato in Margiana, Turkmenistan (ca. 2 3 oo-2 wo a.C.)

o

4 cm

Fonte: Salvatori, Tosi (2oo8).

cune tombe sfuggite ai danni permisero a Salvatori ( 1 9 9 5 ) di datar­ le definitivamente alla media Età del Bronzo. Una tomba conteneva un peso mesopotamico a forma di anatra col becco disteso sul dor­ so (periodo di Ur m ) , un' altra un sigillo a cilindro in conchiglia marina di età antico-akkadica (proveniente da acque indiane) con l'iscrizione di un coppiere . I contatti con la Mesopotamia e le sue ideologie di palazzo sono dimostrati dal rinvenimento di un sigillo a cilindro di ispirazione chiaramente akkadica ma di manifattura mar­ giana (FIG. 1 6 ) . Negli ultimi anni Sarianidi h a scavato alcune tombe costruite come ambienti sotterranei o mausolei che, per quanto danneggiate, avevano corredi di incredibile ricchezza (carri, pareti coperte di ela­ borati mosaici, statuette in steatite, manufatti in bronzo, argento e oro, ornamenti in pietre semipreziose e /ai'ence, sepolture di cammel­ li) . I siti di Togolok- 1 e -2 1 , e Gonur sud si datano ai primi secoli del n millennio a.C. (tarda Età del Bronzo) . Sono complessi fortificati a mura concentriche di minori dimensioni, più compatti, con torrioni semicircolari e ingressi monumentali . S arianidi riconobbe nelle rovine impianti per la lavorazione di stupefacenti (oppio, canapa ed efedra) possibili ingredienti dell' hao­ ma/soma (sacra bevanda inebriante e divinità degli inni dell'Avesta

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zoroastriano e del Rgveda , il più arcaico testo sacro della tradizione religiosa induista, PAR. 6 . 1 ) , altari e templi del fuoco e stanze spe­ ciali destinate alla preparazione rituale dei cadaveri (Sarianidi , 1998). Tutto resta gratuito e non dimostrato ( Salvatori, 2 003 ) . Come André Parrot (PAR. r . 1 ) , infatti, Sarianidi non ha avuto tempo per "le minuzie della stratigrafia" . Ma a differenza del francese (Parrot, 1 970, p. 84) Sarianidi pensa che i palazzi in crudo possano essere scavati con le pale del bulldozer (lo indicano le foto aeree dei suoi scavi e testimonianze dirette) . La pala del mezzo meccanico in Mar­ giana asporta almeno mezzo metro di deposito, prima che gli ope­ rai scendano con badili e picconi sulla testa dei muri. Non è mai stata pubblicata una sezione interna alle architetture scavate , né piante con la disposizione dei reperti negli ambienti degli edifici; non vi sono inventari di scavo; mancano informazioni sulla sequen­ za delle ceramiche. I resti naturalistici, nei suoi lavori, sono del tut­ to ignorati, con l'eccezione delle p untuali scoperte a sostegno delle sue teorie . Queste, al contrario, sono ampiamente divulgate . La costruzio­ ne dei complessi fortificati della Margiana è imputata a grandi mi­ grazioni di massa dall'Anatolia ; e negli stessi palazzi si riconosco­ no impianti cultuali proto-zoroastriani . La teoria dell'Anatolia è as­ surda (Lamberg- Karlovsky, 2 003 , p. 1 2 ) , e l'interpretazione proto­ zoroastriana (quasi certamente falsa) è impostata su una documen­ tazione archeologica così carente che sarà per sempre impossibile accettarla o confutarla (Salvatori, 2 003 ) . La distruzione degli strati superiori di Gonur e Togolok-2 1 ha cancellato per sempre le prove archeologiche dell'interazione tra le società nomadiche delle culture della steppa di Andronovo ( 2 2 00- 1 5 00 a . C . ) e gli abitanti dei com­ plessi palaziali. L'eulogia che uno studioso misurato come Philip L . Kohl ( 2 009, p p . q r - 3 ) fa dell'archeologo greco-russo è incompren­ sibile. In futuro, al di là dei tesori recuperati, Sarianidi sarà ricor­ dato più per i danni (davvero irreparabili) che per le pur impor­ tanti scoperte . Nella tarda Età del Bronzo, il sistema politico del delta del Mur­ ghab collassò in un insieme di villaggi fortificati indipendenti. Ogni centro riproduceva su scala minore l'assetto fortificato dei palazzi più antichi, ed era dotato di propri magazzini. La superficie totale abitata aumentò: il sistema politico si era frammentato, senza una crisi de­ mografica. Si diffusero nuovi stili nella ceramica e soprattutto nei si­ gilli; esempi dei nuovi tipi sono comparsi nel Golfo, nella valle del­ l'Indo e in Baluchistan, ad indicare che la rete degli scambi continua-

A ORIENTE DI SUMER

va ad essere tanto estesa quanto attiva . La fine dell'Età del Bronzo (metà del n millennio a.C.) è segnata dall 'ingresso nelle aree agricole del delta di dune di sabbia e dall'arrivo di gruppi nomadici che usa­ vano nuovi tipi di vasi fatti a mano. Tra queste ceramiche vi sono quelle dette di Andronovo, che molti, a torto o a ragione, associano ai gruppi che avrebbero diffuso in Asia meridionale le lingue indo­ iraniche (PAR. 7 . 2 ) .

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5

Il versante orientale

5·1 La civiltà dell'Hilmand Il termine viene usato per comprendere le città e i villaggi che sorse­ ro tra il v e il n millennio a . C . nel bacino di questo grande fiume dell'Afghanistan meridionale . La valle si estende per 3 5 o .ooo km\ quasi del tutto inesplorati e in larga misura occupati dal deserto del Dasht-i Margo. Mancano tracce di occupazione neolitica, ancora limi­ tate agli strati trovati dall'americano Louis Dupree tra il I 9 5 9 e il I 9 6 6 in due grotte dell'Afghanistan settentrionale (Dupree, I 97Ù Lo sviluppo della vita sedentaria si data intorno al 5 000 a . C . , come rive­ lato da limitati saggi effettuati nelle colline archeologiche di Deh Ma­ rasi Ghundai e Said Qala Tepe, entrambe nei pressi di Kandahar (Dupree, I 9 63 ; Shaffer, I 9 7 8 ) . Per l'Età del Bronzo, i due poli protourbani sinora noti sono Mundigak (presso un affluente dell' Arghandab , nella regione montuo­ sa di Kandahar) , e Shahr-i Sokhta, cresciuta ai margini del delta en­ doreico dell'Hilmand e dei suoi vasti laghi terminali (Hamun-i Hil­ mand) nel Sistan, in territorio iraniano. Mundigak fu scavata dal I 9 5 I al I 9 5 9 dalla missione francese diretta da J ean Marie Casal ( I 96 I ) . Nel I 9 5 I Walter A . Fairservis esplorò la parte meridionale del Sistan afghano, scoprendo Gardan Reg, un grande centro protourbano della seconda metà del m millennio a . C . , e decine di altri insediamenti pro­ tostorici (tra i quali centri specializzati nella lavorazione della cerami­ ca e del rame), in un paesaggio reso fantastico e desolato dall'intensi­ tà dell'erosione eolica (Fairservis, I 9 6 r ) . Mundigak, un vasto insieme di colline archeologiche, sembra ave­ re avuto inizio tra VI e v millennio come un abitato seminomadico, con case in terra battuta e le prime costruzioni in mattone crudo; gli artigiani usavano il tornio da vasaio, lavoravano il rame, l' alabastro e

A ORIENTE DI SUMER

altre pietre semipreziose (periodo r). Nel corso del rv millennio (pe­ riodo n) il centro ospitava un fitto reticolo di case ben costruite in mattone crudo; comparvero i primi sigilli a stampo in pietra . Nel pe­ riodo m (fine del rv millennio a.C.) il centro continuò a crescere. La ceramica mostra forti contatti con produzioni contemporanee della pedemontana del Kopet Dag e del Baluchistan settentrionale (Lam­ berg-Karlovsky, Tosi, I 9 7 3 ) e la presenza di costruzioni rettangolari per sepolture collettive è stata messa in relazione con le analoghe se­ polture collettive del Turkmenistan meridionale (cfr. PAR. 4.4) . Nella prima metà del III millennio a.C. (periodo lVI ) e lungo l'in­ tero corso dello stesso millennio (rv2 -1V3 ) Mundigak fu una città for­ tificata con elaborati bastioni, suddivisa in due contigue partizioni murate ( FIG. Ila-b) . La città sembra essere stata distrutta dal fuoco e ricostruita almeno due volte. Il monticolo p rincipale fu occupato da una grande struttura in mattone crudo dotata di terrazzi artificiali so­ vrapposti e di una facciata monumentale animata da pilastri bianchi, coronati da un fregio di mattoni disposti a zig zag, interpretata come tempio o palazzo (FIG. qc) . Simili costruzioni sono forse riflesse in una classe di contenitori in clorite, comuni a Jiroft (FIG. I 7d! e a Te­ pe Yahya, con motivi architettonici a fasce sovrapposte . Un secondo " tempio " in crudo con proiezioni triangolari lungo i lati sorse in un altro settore urbano (FIG. I 7e) . La ceramica si arricchì di disegni na­ turalistici e la cultura materiale mostra forti contatti con il Baluchi­ stan centro- settentrionale e in senso lato con la valle dell'lodo. Le opere di artigianato figurativo sono molto rare e la scrittura sembra del tutto sconosciuta . La città fu abbandonata alla fine del III millen­ nio per essere ri-occupata intorno alla metà del millennio successivo . La città di Shahr-i Sokhta (in farsi " Città Bruciata " ) fiorì tra la fine del rv e gli inizi del n millennio a.C. Per ragioni ancora ignote, mancano insediamenti più antichi; nemmeno una recente ricognizione in territorio iraniano, con la scoperta di circa I .6oo si ti tra i laghi e il confine afghano, ha risolto il problema. Il Sistan era stato visitato da geografi ed esploratori occidentali tra la fine dell 'Ottocento e i primi due decenni del Novecento, in occasione del tracciato del confine ira­ no-afghano. Dal I 9 67 al 1 9 7 7 Shahr-i Sokhta fu scavata dagli archeo­ logi dell'rSMEO (Tosi, 1 9 68, I 969, 1 9 8 3 ; Biscione, 1 9 74; Biscione et al. , I 974; Salvatori, Vidale, 1 99 7 ; Piperno, Salvatori, 2007 ) . Dal 1 9 9 7 gli scavi sono stati ripresi d a una missione archeologica iraniana gui­ data da S. M. S. Sajjadi (2003 , 2 005 , 2007 ) . All'inizio degli scavi, Shahr-i Sokhta suscitò generale interesse in quanto con Tall-i Iblis, Tepe Bissar, Shahdad e Mundigak dimostrava che il tessuto della vita

5 . IL VERSANTE ORIENTALE 17

FIGURA

Cittadella, mura e bastioni d i Mundigak

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l

a: impianto urbano bipartito di Mundigak (Kandahar, Afghanistan) nel m millennio a.C . ; b: assonome­ tria del bastione angolare della cinta muraria; c: assonometria dell'edificio a gradoni con semicolonne e fregio geometrico in mattone crudo (A nella planimetria generale) ; d: incisione su un vaso cilindrico in clorite di Jiroft, che forse riproduce simili architetture; e: assonometria del cosiddetto " tempio" di Mun­ digak.

Fonte: Dumarçay ( r 984).

A ORIENTE DI SUMER

urbana nell'Età del Bronzo non presentava vuoti dalla Mesopotamia all'India. Di tutti i siti sinora scavati nelle regioni iraniche orientali, Shahr- i Sokhta fu certo i l più permeabile a i contatti con la valle dell'Indo, con la quale gli scambi commerciali, per quanto ininterrotti per buo­ na parte del m millennio a.C., furono piuttosto limitati e sporadici (Cortesi et al. , 2 009) . Circondata da insediamenti rurali, la città giunse ad occupare, nel­ la seconda metà del III millennio a . C . , 8o ettari di abitato, oggi co­ perti da una spessa coltre di milioni di cocci accumulati dall'erosione eolica. A sud, su un vasto pianoro ghiaioso, si sviluppava intanto una vasta area cimiteriale, che oggi - si stima - potrebbe contenere sino a 3 o.ooo sepolture. L'economia - ricostruita grazie all'eccellente conser­ vazione dei resti biologici garantita dalla locale aridità - si basava sul­ la coltivazione di diversi tipi di grano e orzo, integrati da avena, len­ ticchie, lino e meloni. L'abitato e le tombe indicano la coltivazione della vite e la produzione di vino, ma sottolineano anche il ruolo del­ la caccia, della pesca e della raccolta tra la steppa, la foresta fluviale e le sponde dei laghi . L'agricoltura era combinata con l'allevamento di bovini e capriovini; nella prima metà del III millennio vi sono precoci indizi del cammello battriano. Come altre città dell'altopiano orienta­ le, Shahr-i Sokhta e alcuni centri periferici concentravano importanti manifatture : elementi di collana, vasi in calcite alabastrina, legno e rame, ma anche scarpe in cuoio e tessuti . A Shahr-i Sokhta fu trovata l'unica area di lavorazione del lapi­ slazzuli sinora nota nell'intera Asia meridionale, datata al radiocarbo­ nio tra il 2 6 5 0 e il 2 5 5 0 a.C. Le sbozze delle perle erano tagliate con una tecnica simile a quella osservata nel retro delle tessere di mosaico del famoso " stendardo " di Ur. Ciò fece ipotizzare che la città e le sue élite avessero avuto un ruolo importante e interessi economici nel traffico internazionale a lunga distanza della preziosa pietra blu (Tosi, Piperno, 1 9 7 3 ) . Un recente riesame tecnico della sequenza di taglio del lapislazzuli e dell'intero contesto archeologico ha invece suggerito, al contrario, che gli artigiani di Shahr-i Sokhta producessero una ri­ stretta serie di piccoli ornamenti, ben documentata nella necropoli e destinata piuttosto al consumo interno. La tecnica di raffìnazione del rame prevedeva la separazione di lingotti discoidali sul fondo di cavità interne alle fornaci nelle quali si ottenevano, scaldandole dall'alto, pesanti masse tronco-coniche di scorie ricche di metallo (tecnica al momento documentata a Shahr-i Sokhta, a Tepe Hissar, a Shahdad e nell'entroterra amanita) . Poiché le scorie contengono rame praticamente puro, e i manufatti hanno si-

5 . IL VERSANTE ORIENTALE

gnificative tracce di arsenico, si pensa che quest'ultimo elemento, come a Tepe Hissar, fosse intenzionalmente aggiunto in successive fasi di alligazione . Tale crescente esperienza nei processi di alligazio­ ne costituisce un antecedente tecnico alla diffusione nell'altopiano, negli ultimi due secoli del III millennio a . C . , del bronzo binario con stagno e all'invenzione dell'ottone (rame alligato con zinco: Thornton, 2007 ) . Gli oggetti in argento e oro a Shahr-i Sokhta rimasero rari e decisamente preziosi per tutto l'arco di vita della città. Nel periodo r (ca. 3 2 00-2 900 a.C.) Shahr-i Sokhta era stata un piccolo abitato apparentemente legato ai contemporanei centri del Kopet Dag, e marginalmente interessato dalla diffusione verso est di materiali tardo Uruk e Jemdet Nasr (Amiet, Tosi, 1 9 7 8 ) . Negli strati più antichi fu trovata un'unica tavoletta con iscrizione di tipo proto­ elamico. La ceramica era fatta con cercini modificati al tornio, e, nel caso dei vasi di minori dimensioni, al tornio. Nella necropoli, insieme a tombe a fossa e a catacomba, vi sono tombe a tholos in mattone crudo con sepolture collettive e sacrifici animali, simili a sepolture del Turkmenistan meridionale. Nel periodo n (2 900-2 5 00 a . C . ) la scrittura scomparve ; la città crebbe in un fitto agglomerato di case di medie dimensioni, a volte conservate sino al tetto, percorso da viottoli irregolari . In assenza di edifici monumentali e di mura di difesa, Shahr-i Sokhta mostra nei minimi dettagli il suo " universo familiare " . Le case avevano un cortile centrale con l'area di cottura principale, circondato da stanze usate come stalle e magazzini, affollati di vasi dipinti e cesti; le ceramiche comuni erano di color bruno chiaro, quelle di lusso grigie o rosse. All'uso dei cercini e del tornio, nella ceramica, si associa quello degli stampi. Le decorazioni, molto visibili e dipinte in nero, avevano una fortissima variabilità, combinando motivi animali e vegetali a disegni geometrici. Scale in mattone crudo e assi lignee portavano al tetto, sorretto da pali e coperto da frasche, stuoie e intonaco. Centinaia di impronte su argilla e di sigilli a stampo in osso, clori­ te e bronzo mostrano le tecniche di controllo dell'economia dome­ stica . Le sepolture indicano che i sigilli erano usati soprattutto dalle donne. Gli spazi urbani abbandonati ospitavano immondezzai (pre­ ziosi per ricostruire la dieta e le catene trofiche) e il lavoro occasiona­ le degli artigiani. Due aree di lavorazione, quella del lapislazzuli al margine nord-ovest (Tosi, Piperno, 1 9 7 3 ) e una seconda per la fab­ bricazione di perle e sigilli in agata e in conchiglia nei Quartieri Cen­ trali (Salvatori, Vidale, I 9 9 7 ) , rivelano che i lavoratori delle pietre consumavano cibi piuttosto poveri come uccelli, uova e pesce, pro­ cacciati sulle sponde del vicino lago . 93

A ORIENTE DI SUMER

Il rame si usava per ami e scalpelli, spilloni, sigilli, lame, piccoli vasi e specchi. Rarissime sono le opere di artigianato figurativo di pregio (figurine umane e zoomorfe in rame e pietra, lamine d' argento figurato, due frammenti di vasi in clorite incisi) . Malgrado variazioni nel numero e nella qualità degli elementi di corredo, le tombe sem­ brano rispecchiare una società (o un'ideologia) piuttosto egualitaria. Nel periodo III ( 2 5 00-2 3 00 a.C.) molte case private furono abban­ donate, e gran parte dello spazio urbano fu occupato da grandi edifi­ ci a più stanze, a volte con ampie mura di recinzione simili a quelle del " tempio " di Mundigak (FIG. 1 8a; Salvatori, Vidale, 1 9 9 7 ) . Un va­ sto complesso a più stanze chiamato Building I, con un'ampia scala di accesso e file di stanze perimetrali, scavato da S. M. S. Sajjadi ( 2 007 ) , sembra molto simile . Purtroppo tali edifici palaziali sono abrasi dal vento sino al di sot­ to degli originari piani pavimentali e ne restano solo le fondamenta. A questa nuova occupazione del centro si accompagna una esplosio­ ne dei centri rurali e, come ha suggerito Tosi ( 1 9 84 ) , un processo di migrazione degli artigiani della ceramica, della pietra e del metallo dal centro alla periferia della città o in territori esterni. La ceramica del periodo III era fatta al tornio in percentuali crescenti; le forme sono sinuose e arrotondate. La decorazione dipinta subì una contra­ zione rapida e molto sensibile, in un generale processo di raziona­ lizzazione tecnica . Alcune tombe si distinsero dalle altre per la ricchezza e la varietà dei corredi. Sei tombe, in particolare, avevano camere a catacomba più ampie e contenevano decine di vasi in ceramica, più vari oggetti in bronzo, pietra e legno. Tre di queste tombe contenevano coppe dipinte su piede rialzato e ciotoline con presa lunata rialzata e perfo­ rata, due tipi di vaso estranei al Sistan ma ben noti nella regione di Kerman (a Tepe Y ahya e nei si ti di Jiroft) . Una di queste è la famosa tomba IUP 7 3 1 (FIG. r 8/) , con tavola da gioco del tutto analoga a quelle trovate da Leonard Woolley nel Cimi­ tero Reale di Ur, con le pedine e i dadi (FIG. 1 8j-k; Piperno, Salvatori, 1 9 82 e 1 9 8 3 ) . La serpe intrecciata che crea le caselle mediante le spire è identica a quelle che formano le caselle in una tavola da gioco in clorite esposta al Museo di Jiroft. Infine, la famosa coppa a piede rial­ zato trovata nella stessa tomba, con uno stambecco che sale a brucare le fronde di un albero (FIG. 1 8b), è la traduzione "povera" effettuata da un vasaio delle coppe in clorite incisa della raccolta di Jiroft con la stessa forma e motivo (Madjidzadeh, 2003 , pp. 1 8 -3 3 ) . Queste tre tombe, quindi, stabiliscono un legame inequivocabile, cronologico ma anche culturale, tra il periodo III di Shahr-i Sokhta e parte delle tombe

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5. IL VERSANTE ORIENTALE

FIGURA 18

Shahr-i Sokhta (Sistan, Iran), periodo m (ca.

i

2400-2200

a.C.)

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edificio a cinte conC 1 02 , 1 2 4 , 140, 1 4 5 Argonauti (mito d egli), 1 7 Arisman, 7 2 , r 3 8 Arsl an Tepe (Mal atya), 2 1 asce b attriane, 64 ASI (Arc h aeol ogical Survey o f In d ia) , ! !2 Asia centrale, I I , 1 4 , 2 7 , 3 1 , 3 7 , 74-5 , 84, ! 07, 1 3 3 > 1 3 9·40 meri dional e, 9 , n - 2 , 1 7 - 2 3 , 2 5 - 9 , 3 1 , 3 7 , 65 , 68, 70, 7 4 , 76, 8 3 , 88, 9 2 , 96, ! 0 7 , 1 09 , 1 2 5 , 1 2 9 -46 su d -orientale, 5 r asino domestico, 3 5 , 47 selvatico, 76 As-Sa biya (Kuwait) , 32 Asterab a d (tesoro d i) , 73 Atrek , 72, 77 Avesta, 86, 1 3 0 avorio, 3 2 , 43 , 49, 5 1 , n 6 avvoltoio (Gypaetus barbutus) , 1 02 -4 Awan, 3 9 , 6 r - 2 , 1 02 Bah rein, 3 2 , 43-6, 1 1 2 , 1 2 1 , 1 3 8 Bal akot, 1 2 3

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A ORIENTE DI SUMER

Baluc histan, 1 2 , 2 5 , 27, 48, 5 1 , 54, 79, 8 2 , 87, 90, 96, 98, r o6-9, I 1 5 -8 , 1 2 0 Bampur, 9 6 - 7 , r o 8 b an de, r 8 , 75 , r 3 6 Barb ar (tempio di Dilmun), 44-5 , 5 1 Bat, 47 bevelled rim bowls (ciotole a b ordo obliquo) , 3 1 , 34-5, 3 7 , r oo, 109 big men, r 8 b itume ( frammenti con impronte) , 3 2 , 48-50

Cal colitico, r 8 -z r , 56-9, 69-7 3 , 77-9, IOI, 108-9, I I 6- 7 , 1 3 1 , 140 cammell o b attriano, 2 7 , 68, 92 , 140 cassi t a (perio do, dinastia) , 46 Caucaso , 3 2 , 3 7 , 67-8, 1 3 2 cavallo, u , 26-7, 6 8 , 1 3 3 -4, 140 C h ah Husseini, 97 C h anh u-Daro, 5 3 , r r z C h atal Huyu k , 140 C h esmeh-Ali, 69 chiefdom ( forma di organizzazione politico-sociale), r 8- 2 3 , 5 7 , 67, 141, 136 C hild e V . G . , 24-5 , 3 0 , 8 r , I I4 chio di di garo fano, 5 r ch irurgia dentistica arcaica, 2 3 C hoga Mis h , 5 7 - 9 Cimitero Real e (Ur) , 5 1 -3 , ro3 Cina S h ang, 1 7 , 1 3 5 ciotole a bor d o obliquo, cfr. bevelled rim bowls Cipro, 1 3 4 citta delle ( d elle città dell 'lo d o), ro9, 1 1 4, 1 1 9 , 122, 1 4 1 - 2 città-stato, 1 9-20, 2 9 , 3 2 , 5 5 , 65-6, r oo, r z r , 1 3 5 -7 , 1 4 1 -4 territoriali, 1 3 6 , 1 4 1 -2 civiltà d ell 'Hilman d , 89-97, 1 3 0 , 1 3 7 d ell 'In do, 9 , 1 7 , 5 1 - 3 , 8 2 , 84, 1 09-3 1 , 1 4 1 - 3 d ell 'Oxus, 64-5 , 74-88

C leuziou S . , 48 clorite, manufatti in, 22, 3 6 , 4 1 - 7 , 5 0- r , 90-4, 9 8 - r o6, 1 3 7 club houses, 7 6 colonne in miniatura, 7 3 -4, 9 8 comunità a controllo diffuso, 2 3 , 74, 1 3 6 , 1 3 9 -40 domestich e agricole, r 8 Conus sp. , 49-50 Corasmia, 75 cornalina, 43 , 49, 5 1 , 5 3 , 69, r o 8 , 1 1 3 , I I 8 , 1 2 3 -4 cronologia b assa, 9, 1 9 culto dei crani (rimo dell ati), 2 3 cuneiforme (scrittura) , 1 3 - 8 , 3 8 , 6 3 , 127

Dashly, fortezze e "tempio " , 82-3 Dasht-i Kavir, 3 7 Dash t-i Lut, 37-8, 9 7 Deh Morasi G h un d ai, 89 Dhol avira, r z r -2 duhshia, 4 1 Dil mun, 3 2 , 43-6, 65, 1 2 1 , 1 3 3 , 1 3 8 Dinastico antico (o Proto dinastico) , Mesopotamia, 1 9 diorite, 49 Diq diqqah (Ur) , 5 2 disuguaglianza (sociale), r 8 , z r , 2 3 , 3 0 , 5 7 , 1 3 8 , 144-6 Djeitun, 76 Dniester, Don, 67 d rome d ario, 26-7, r 34

Eannatum, 39, 6r e b ano, 5 1 Ebl a, 3 8 , 1 4 1 economia temp l are, 24 E difi cio Bruciato (Tepe Hissar) , 74 E difi cio Ovale (Go din Tepe) , 34 Efe d ra, 86 Egitto, 9, 17, 32, r r z , 1 3 2 , 1 3 5 egualitarismo funerario, 50, 68

I N D I C E DEI NOMI E D E L L E COSE NOTEVOLI

El am, el amiti, I 5 - 6 , 34-9, 50, 5 5 - 6 , 6o-6, 70-3, 9 3 , 98, I O I - 2 , I 0 9 , I36 el amita lineare (scrittura) , I 5 -6 , 6o, 63, 98, I O I elammatum, 5 5 El b urz, 3 7 , 5 4 , 7 2 Engel s F., 3 0 Enki, 43 Enlil , 50, I02 Eri d u, 57 esattazione (exaptation) , I 5 espansione di Uru k , 29-3 I , 3 5 , 3 7 , 5 8 , 6 I , 68, 72 , I 0 9 , I 2 3 -4, I 3 2 (cfr. anche Uruk, periodo di) Etana (mito di), I03-6 etched carnelian beads (perl e incise chimicamente), 5 3 evoluzione sociale, I 8-2 I , 2 7 , 3 0- I , 67, 75-6, Io8, I I I , I34-7, I43-6

Fairservis W. A., jr., 89, I 1 0 , I4I fal cetti in terracotta, 3 6 , I oo Fars, 34, 3 8 , 4 I , 5 3 , 5 5 , 5 8 , 6o, 7 9 , 90, I OO, I 3 7 fascia siro-palestinese, 2 3 , 3 2 , I 3 0 , I32 Fayl ak a, 43-6 fe d erazioni tri b ali, I 3 6 Frangipane M . , 2 3 , I44

gabarband (sistemi di ritenzione del suol o), 107 Ganweriwal a, I 2 I -2 gaur ( bisonte in d iano), I 2 5 Geo ksyur (oasi), 75-8 Gerico, I 9 Gilgames h (epopea di), I o3 , 1 06 Girsu (Lagash) , q, 5 0 Géi b ekli (valle di Urfa), 2 2 - 3 Go d in Tepe, 34, r oo Gol fo Persico, I I -2 , I4, I 8 , 3 8-9, 5 5 , 62 , 9 7 , 9 9 , I 02 , r o 8 , 1 2 3 , 1 3 8

Gonur, r 6 - 7 , 84, 86-7, 9 8 , I 3 4, 140 Gorgan, 8 , 3 7 , 42, 7 2 , 76, 1 3 0 Gran d e Bagno (Mohenjo-Daro), 1 32-3 Gran d e Granaio (Harappa), I I 3 -4 grano, 4 1 , 6o, 76-7, 9 2 , 1 0 7 , I I 6 , I 2 0 , I 34, I 4 I Gu dea, q , 4 3 , 62 Gujarat, 45, 49, 5 1 , I I5 , I I 8, r 2 r , I23, I26 Gutium, Gutei, 2 7 , 39, 62

Habub a Ka bira, 3 1 Hacineb i, 3 I Hafit, 3 2 , 48 ha! Hatamti, 55 Hal af, 1 9-20, 3 I , 98 Halil Ru d , 12, 4I, 54, 9 5 , I O I , 1 04-5 , 1 3 7 halva, 4 8 hammam (stanze su d atorie, saune) , 8o, I 3 9-40 Hammura bi, 19, 56, 1 3 4 haomalsoma, 86 Harappa, I I 2 -27, I 3 r , 142 Hassek Huyuk , 3 r Hassuna, 1 9 , 3 I Hin du kus h , 2 5 , 2 7 , 5 4 , I 3 9 Hormuz (stretto d i) , 46 Hu h nuri, 39, 4 1 Hyrcania, 7 2

Ibbi-Sin, 64 Ibbit-Lim, 3 8 I d a du n , 64-5 Il gynl y Depe, 79-80, r 3 9 -40 im b arcazioni e navi, I I , 3 2 , 3 8 , 4 3 , 4 4 > 47-50, 5 0 , I 2 I Impero Persiano, 1 2 , cfr. anche achemenide inari d imento ( fasi di), 1 3 1 -2 In dia occi dentale, I 2 r in d o-arie, lingue, I 3 0-r

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A ORIENTE DI SUMER

in do-europee, lingue, r 3 0 - r in do-iranic h e, lingue, 1 3 0 - r inon d azione (mito dell a, diluvio) , 105-6 lnshus h ina k ( '' Signore di Susa " ) , 5 8 , 6r Iran, 9 , 8 - r 7 , 2 7 , 30-4 1 , 45 - 8 , 5 3 -77, 79-109, I I4, 1 1 7, 125, 1 3 0-2 , 1 3 6-46 Iraq, 9, 3 1 , 3 9 -40, 5 6 lsin e Larsa (perio do di), 1 9

Ja' l aan, 47-50 Jazmurian, 96-9, ro8 Jeb el Haru d a, 3 1 Jem d et Nasr (perio d o di), 1 9 , 3 2 - 5 , 6 0 , 7 2 , 9 3 , 98, I OO, 109, 1 1 2 Jiroft , 1 5 -6, 34, 3 6 , 6 3 , 7 3 , 90 - r , 94, 1 00-6, 1 3 0 , 1 3 2 , 1 3 7

Kacc hi (pianure di), I I 5 Kan d ahar, 1 2 , 89-9I Kara Depe, 7 7 Kechi Beg (ceramich e), ro9 Kelleli, 84 Kerman, 34, 39-4 1 , 46, 6o, 8 2 , 94- 1 05 , 1 3 0 Kfar HaHoresh , 2 3 Kh afaja, 99 Kh anato, 1 3 1 , 1 34, 1 3 9-40, 145-6 Kh inaman, 96 Kh orassan, 37, 77 Kh uzistan, 3 2 - 9 , 5 5 -60, 70, 1 00 Kile Gh ul Mohamma d , ro8 Kin d attu, 64 Kis h , 4 3 , 6 I , 1 0 1 , 1 0 3 , ! 1 2 Kohl P. L . , 3 7 , 67-8, 76, 8 7 , 99, 1 3 1 -2 Konar San d al (Jiroft), r 6 , 34, 63 , 7 3 , 1 00-2 , I 09, 1 3 7 Kopet Dag, 4 2 , 5 4 , 72-9, 90, 9 3 , 1 3 9 Kot-Diji (perio do di), u 8-2o Kramer S . N., 13

Kroe ber A. (alb ero di), r 3 6 Kuk -Simut, 64-5 Kull ab , Eanna (aree sacre d i Uruk ) , 143 Kulli (cultura di, ceramic h e), n o Kur, 3 3 Kura-Araxes (cul tura d el ) , 6 8 , I 3 2 kurgan, 68 Kutch, 1 2 1 , 123, 133

Lagash, 14, 3 9 , 43 -4, 50, 5 2 , 6 r - 2 , 133 Lamb erg-Karlovsk y C. C . , 87, 98, I 3 9 - 40 l apisl azzuli, 3 2 , 42-3 , 49 . 73 . n , 9 3 . 99- I OO, 1 06, I I 6 l attosio, 2 6 leadership egualitarie, r 8 , 2 1 , 2 3 , I 3 6 ; cfr. anche comunità a control­ lo diffuso lignaggi, 20, 2 2 , 2 6 , 48, 1 2 7 , 1 3 9 , 142 Lista Real e Sumerica, 1 3 , 6 r - 2 , 1 0 3 , 135 Liverani M., 2 1 , 30- r , 3 4 , 143-4 Liwwir-Mittas hu, 42 Loth al , 45 , r 2 r , 1 2 6 Lullub um, Lull ub iti, 2 7 , 39-4 I , 62 Luristan, 3 9 -40, 5 5 , 1 3 7

Mack ay E. }. H . , 5 3 , n 2 - 3 Magan, 42 - 50, 62 , 65 , 1 3 8 Mahtoutab a d (Jiroft), 3 6 , r oo, 1 0 2 , 1 09 Maikop (cultura di), 68 Makran, 38, 4 3 , 49, 5 1 , I 08-9, I 2 3 Manis h tus h u, 6 I -2 Manium, 5 0 Mann T., 6, 1 2 9 mare Caspio, 2 6 , 4 1 - 2 , 7 2 , 7 5 , 1 3 2 d 'Ara bia, r r d 'Arai , 75 Nero, 67

r 6o

I N D I C E DEI NOMI E D E L L E COSE NOTEVOLI

Margiana, r 6-7, 42, 62 , 7 3 , 8 r -7 , 98, 1 02 , 1 3 1 -2 , 140 Marh ashi ( Parh ashum) , 4 1 -2 , 48, 6 1 - 3 , 95 , 9 9 , 1 0 1 - 3 , 1 06 , 1 3 7 marhushu, 4 1 Mari, 14, 2 7 , 65 , 99, 1 02 , 140 Marshall ]., r r 2 -4 Martu (Amorrei) , 2 7 , 46 Marx K., 2 1 , 2 5 , 30, 75, 1 2 9 , 1 3 5 Masson V. M . , 75 , 8o- r , 84 M aurya ( dinastia) , 12 Me di e Persiani, 1 3 1 , 1 3 7 megalitismo , 2 0 , 2 3 Mehrgarh, ro8-9, r r 5 - 7 Mel uhh a, 4 1 , 4 3 , 49-53 Merv, 82 Mesolitico , r 8 -9, 22 Mesopotamia, r r - 3 , 1 7-24, 2 7 -4 1 , 45 , 48-5 3 , 5 7 - 6 2 , 6 8 , 8 r , 86, 9 2 , 9 9 - 1 0 3 , 1 1 2 -5 , 1 2 5 , 1 3 0-7, 1 4 3 militarismo, 1 7 , 5 1 , 1 3 4 Miri Qal at, 34, ro8-9 mleccha, 5 1 Moh enjo-Daro, r 6 , 1 1 2 - 5 , r r 8- 2 2 , 125, 1 3 1 , 141 Mongolia, 26 monsoni, 32 Morteza Ger d , 69 Mull ali Depe, 77-8 Mun digak , 7 9 , 89-9 1 , 94, r o r , 1 3 7 Mureyb et, 1 9 Murgh ab , 54, 8 2 , 84, 1 3 2 , 1 34, 140 Muro d i Alessan d ro, 72 =

N amazga Dep e, 77 Naram- Sin, 41-2, 5 0 , 62 Natufì ano (perio do), 1 9 Naus h aro, r o 8 neo-evoluzionisti, 2 0 , 145-6 Neolitico, 1 9 , 23, 2 7 , 32, 69, 76-7, 9 8 , I O I , I l O- I , 1 1 5 - 6 , 1 2 0- 3 Nevali çori, 2 2 Nim-ki ( '' Alto paese " ) , 3 2 , 34, 3 8-42 , 5 5 , 6 r , 65 , 107, 1 3 7 - 8 Nippur, 4 3 , 9 9

noma d i, r r , 2 4 - 7 , 3 9 , 4 1 , 48, 5 0, 67-8, 72, 76, 84, 87, 89, 109, 1 1 5 , 1 1 7 , 1 2 0 , 1 3 0-4, 1 3 9 -40, 145

oasi fortifi cate, r 34 "occh i di pesce" (perle ? ) , 43 oikoi (tenute agricole, Mesopotamia), 25 olio di sesamo , 5 r Olocene, r 8 -9, ro8 Oman, 30, 32, 46-5 3 , 6 1 -4, 69, 77, 9 2 , 108, I I I , 1 2 1 , 1 2 3 , 1 3 0, 1 3 4 , 143 > 1 4 6 oppio, 8 6 , 9 8 , r r 2 , 140 or d e, 1 3 6 oro, 42 - 3 , 4 9 , 5 1 , 5 3 , 6 8 , 8 r , 8 6 , 9 3 , 1 02 , 1 1 8 , 1 2 4 , 140 orzo, 35, 76-7, 9 2 , 1 07 , r r 6 , 1 2 0, 1 34

Pal azzo Bruciato (Shah r-i So kh ta), 96 Paleolitico superiore, 22 palissan d ro (pipa!) , 5 1 , 5 3 , 95 , 1 2 0 pal ma d a d attero, 2 5 , 47-8, 1 0 2 , 1 0 7 , 1 1 6, 1 2 0 , 1 3 4 Parrot A . , q , 87, 1 2 9 Pas hime, 3 9 , 6 r , 6 3 pesi a forma di anatra, 86 dei leopar di (Sha hi Tump), ro8 di scala in diana, I 2 I piomb o, 3 I , 3 7 , 70, 72-4, 7 9 , 8 r , ro8 Pirak , ro8 piro-tecnol ogia neolitica, 2 o - I Possehl G . , 5 3 , r ro- r , r r 6 progresso tecnico, 30- r proto-el amica (scrittura) , 1 5 , 63, 70 Puzur-lnsh us hinak , r 6 , 62 , 63

Quetta (ceramiche di) , 99, 109

r6r

A ORIENTE DI SUMER

Ra's al -Ha dd , 48 Ra's al -Jinz, 48-50 Ra khigarhi, 1 2 3 rame, r r , r 8 , 2 0 , 3 1 - 2 , 43 , 49-5 1 , 5 6 , 5 8 , 6 r , 69-70, 72-4, 77, 7 9 , 8 r , 86, 89, 92-4, 9 7 - 1 00, 1 08 , I I 6-8, ! 2 1 , 12 4-5 , 1 34, 1 3 8 , 140 Ravi (cultura d el ) , r 1 7 re distrib uzione, 2 3 , 3 5 re-sacer dote, 5 8-9 Rgveda, 86, r r r , 1 3 0 - 1 Rimus h , 4 1 - 2 , 6 r , I O I -2 riso, u 6 rivol uzione urb ana, 75 , 8 r ; cfr. an­ che Childe V. G. Roh ri Hills (sel ce) , u 8 , 1 2 1

S ai d Qala T epe, 89 S amarra, 1 9-20, 3 r S amsuiluna, 1 9 S arasvati, r r , 1 3 3 S argon di Akk a d , 4 1 , 4 3 , 5 1 , 5 3 , 6 r , I 02 Sariani di V., I4, r 6 , 8 2 , 84-7 saune, cfr. hammam scapulimanzia, 1 7 scara beo (sigill o a), 46 scettri in cloritoscisto, 98 scribi, 1 5 , 5 5 -6, 1 3 4 scrittura, 1 2 - 9 , 2 2 , 2 4 , 3 4 , 3 8 , 50, 6o, 63, 8 1 , 90, 93, I I 3 , I I 8, I 2 I , 1 2 7 , I36 d eil 'Jn do, 1 7 , 1 1 3 , I I 8 , 1 2 1 , 1 2 7 Serihum, 3 9 , 6 r sesamo, 5 1 , 1 07 S h a h Tepe, 7 2 - 3 Sha hd a d (Kha bis) , 34, 7 3 , 90, 9 2 , 97-8, IOI, I06, 130, 127-38 Sha hi Tump, 1 0 8 S h ah r-i So kh ta, 34, 6 o , 89, 90-6, 137-8 S h arkalis h arri, 62 S h att-el Ara b , 9-43 Shimas hki, 39, 4 1 , 62-5 S h u dd a- b ani, 39

S h u-il is h u (interprete d i Mel uhh a ) , 52 S hulgi, 3 9 , 4 1 - 2 , 6 3 Sib ri, ro8 Si d gau, r o r sigilli a cil in d ro, 3 2 , 5 2 , 5 8-6o, 86, 103 a stampo in rame/b ronzo, 49, 8 3 , 9 3 , 1 02 a stampo in steatite, r 6 , I 1 2 , 1 2 0 , !26 d el Golfo, 45-6 dil muniti 44-6 Sinai, 2 5, 32 Sin dh , 5 1 , 5 3 , 1 1 2 , u8, r r 9-2 1 Siria, 9 , 14, 2 7 , 3 1 , 3 7 - 8 , 42, 5 1 , 6 2 , 65 , 82 , 98-9, 1 3 0 , 1 3 2 , I 44 Sistan, 3 8 , 54, 6o, 7 3 , 7 9 , 89-90, 94-6, 1 34> 1 3 8 sistemi pastorali, I I , 26-7, 48, 5 0, 74, 1 1 7, 120, 1 3 1 So h r Damp (Nal ) , 1 08-9 sorgo, I 3 4 specializzazione artigianale, r 8 , 2 2 , 24, J38 stagno, 4 3 , 5 1 , 65 , 8 1 , 9 3 , 140 stato, stati, 6, 17, 2 1 - 2 , 5 7 , 62 - 3 , 66-7, 1 1 4, I 2 I , 1 3 3 , I 3 5 -46 dinastico, 1 3 6 oligarchico, r 3 6 secon d ario, r o r segmentario, 6 6 , 1 3 6-7, 145 -6 territorial e, 1 3 5 -6 steatite, r 6 , 4 1 , 45, 47, 49, 69, 7 3 , 86, 1 1 2, 1 1 6-8, 1 2 0 , 1 2 3 - 6 Stein A., 96-7 Steink eller P., 25, 3 8-42 , 5 3 , 58, r o r , qo sten d ar d o in bronzo, 98 "stile interculturale " , 99, IOI, 103 su b continente in do-pakistano, 14, 1 1 5 -6 , 146 Sul aiman Range, 108 Sumer, 6, 9 , u -3 9 , 6o, 1 3 6 surpl us agricolo, 1 9

I N D I C E DEI NOMI E D E L L E COSE NOTEVOLI

Susa, I4-6, 3 3 - 5 , 3 8 -4 I , 5 2 , 5 5 -65 , 70, 82, 9 8 - I oo Su-S hin, 63

Tal -i G h azir, 6o Tali-i I blis, 90, 97 Tali-i Malyan, cfr. Anshan Taram-S hulgi, 3 9 Tarut, 46 Te dzen , 78, I 3 9-40 Tell Mar d ikh, cfr. Ebla T eli Qannas, 3 I Tell -es Sawwan, 2 I T epe Gawra, 2 I Tepe Ghab ristan, 69-70 Tepe Hissar, 69, 72-4, 90-3 , 98, I 3 I , I38 Tepe Pard is, 69-7 I , I 3 8 Tepe S h ogh ali (Varamin, Teh ran), 6o, 72 Tepe Sialk , 34, 6o, 69-70, 98, I 3 I Tepe Yahya, I 6 , 3 3 -4 , 46, 6o, 90, 94, 98-9, I 3 2 T h ar ( d eserto d el ) , I 3 3 Togol ok -2 I , 84-7 tokens, I6 Tom b e a Pozzo (cultura d elle), 68 tom b e collettive, 44, 46-8, 79, 90, 93 Trigger B. G . , I 3 5 - 7 Tripol 'ye ( cul tura di), 67 Tukrish, 42 turch ese, 3 I , 69, 7 3 , 76-7, u 6 Tureng Tepe, 7 2 - 3 , 98, I 3 I , I 3 8 Turkmenistan, 1 2 , I4, 5 3 , 73-5 , 7 8 , 8 o , 84 - 6, 90, 9 3 , I 0 7 , I 34, I46 U b ai d (perio do di), I 8-2o, 3 I - 2 , 98, I OO Umma, 2 5 , J 4 I Umm-an Nar, 4 4 , 47-8 unicorno, I6, I 2 5 uomini-scorpione, I03 Ur, I9, 25, 4 I - 2 , 5 I - 3 , 94, I I 3

U r m (perio d o di) 2 5 , 2 7 , 3 9 , 4 I - 2 , 5 0 , 5 3 , 62-4, I o6, I 3 5 , I 44 Ur-Nammak , 62 Ur-nans h e, 43 Uruk , 29-30, 39, I 07 Uruk ( perio d o di), I 9 , 2 9 , 30-7, 4 3 , 5 8 , 6 I , 68, 72, 9 3 , 9 8 , IOO, I 0 9 , I 2 3 -4> I 3 2 , I43-5 Utuhegal , 3 9 Uzb eki, 3 4 Uzb ekistan, 65 , I 0 2

valle d el Gange, 1 2 , I I I , u6-8, I 2 I , I 3 3 -4 dell 'In d o, 9, n , 1 7 , 20, 3 2 , 4 I , 46, 48, 5 3 > 82, 84, 8 7 , 90, 9 2 , I08, I I I -34 del Nilo, 32, 82; cfr. Egitto di Urfa, 2 2 - 3 , I49 Varna ( cultura di) , 67 "vasi d a fiori" (Blumentopfe) , I oo Veda, 86, I n -2, I 30- I Via dell a Seta, 3 7 , 8 2 , I 40 Vicino Oriente antico, 9, I 3 -24, 3 8 , 4 I , 67, I 0 7 , I 2 I Volga, I 3 3 Wh eel er E. M., I J 4, I I 9 , I 3 I Woolley L . , 5 2 , 94, I I 3 -4 , I 2 9

Yal angach Depe, 7 8

Zab sh ali, 3 9 , 4 I , 6 3 Zagh eh, 69 Zagros, I 8 , 2 7 , 3 3 -4, 3 7 -4 I , 5 5 , 65, 68, 9 9 , I 0 2 , Io6, I34 Zahara, I O I -2 Zarathustra, zoroastrismo, 86, I 3 0 zeb ù (Bos Zndtcus) , 4 8 , I02-6, u o, I I6, I20-I Zeravshan, I 3 2