Sintassi normativa della lingua latina. Teoria [reprint ed.] 8855533088, 9788855533089

Nata in tre volumi (poi ridotti a due, Teoria ed Esercizi) in anni lontani e in un diverso clima culturale, il volume ha

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Sintassi normativa della lingua latina. Teoria [reprint ed.]
 8855533088, 9788855533089

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ALFONSO TRAINA

TULLIO BERTOTTI

SINTASSINORMATIVA DELLALINGUALATINA Teoria Terza edizione ristampa anastatica

Pàtron Editore Bologna

PREFAZIONE È dove,-oso di,-e che non siamo oggi in grado di fare più o meglio della grammaticfl lf'adizionale.

G.R. Cardona, I, 1987, p. 105

t

Aufidus

t,

Questa nuova edizione non presenta novità sostanziali, ma solo una diversa, e più pratica, distribuzione della materia in due volumi: uno per la teoria e un altro per gli esercizi (che essendo, ci si consenta di ricordarlo, tutti e integralmente d'autore, costituiscono un supplemento di esemplificazione e non soltanto uno strumento di applicazione). Qualcuno si stupirà che, dopo vent'anni, sia rimasto immutato l'assetto metodologico. Appunto: dopo vent'anni o si scrive un libro nuovo, o si lascia il vecchio così com'è; tanto più se, così com'è, il libro si dimostra ancora vitale, sia pure a un livello diverso da quello per cui era stato programmato. Altrimenti si rischiano compromessi di dubbia validità, scientifica e didattica. Una grammatica non è che un modello più o meno approssimativo di una data realtà linguistica. Come nelle scienze esatte, il modello migliore è quello che dà ragione della maggiore quantità di fatti. Affermarlo., per il latino, della grammatica generativa o dipendenziale ci sembra prematuro, almeno a giudicare da recenti approcci (1 ). Tuttavia qualche ritocco l'abbiamo apportato anche noi, chiarendo o rettificando norme e definizioni, rinnovando e arricchendo l'esemplificazione (anche, qua e là., negli esercizi). Sugli incoativi, in partico- lare, abbiamo accolto le conclusioni di A. Traina [e G. Bernardi Perini], Propedeutica al latino universitario, Bologna x992•, cap. V, § 5 II, alla quale rimandiamo anche per l'aggiornamento bibliografico e per rapprofondimento dei capitoli sul locativo, i pronomi indefiniti, il causa~

tivo, l'aspetto, la paratassi e l'ipotassi. ALFONSO TRAINA

(1) Gli autori di questi approcci, sempre pronti a levare il dito accusatore contro la grammatica tradizionale, farebbero bene a curare di più la correttezza non solo grammatica.le, ma anche semantica (che non è meno importante) del loro latino. e a non insegnare che •foglia• è /olia (non attestato prima del V sec.), advena vuol dire • viandante ,, il femminile di 11terqueè utrtfque (per ut,&que ?), destitune significa

collocare, deporre• (perché Livio dice: alvn,n .•• in siceo aq11C1m destituisse). ,Pef'gette •dirigere•• conuerlere • tornare indietro•• luppite, • padre del cielo•• semovere e andarsene, allontanarsi• (ambiguità di quel se• I), consistne • s\are, trovarsi•• o che potis non è attestato negli autori latini (cito da un manuale, di c-ui preferico tacere gli autori. Si dice il peccato. non il peccatore). t

p. 3

PREFAZIONE

ALLA PRIMA EDIZIONE

Difficile

est p,,op,-i,e comm1.1nia tlicsrs

Questa sintassi fu pensata e impostata qualche anno fa, per l'insegnamento secondario, ed è venuta crescendo per strada. Pubblicarla oggi, è un atto di fede nel futuro del latino. Ma affrettiamoci ad aggiungere, per non sembrare troppo ottimisti, che è in progetto una sua rid-qzione e adattamento alle nuove esigenze della scuola. Il titolo -ne dichiara i limiti, scientifici e didattici. La struttura e l'articolazione è tradizionale (anche là dove avemmo la tentazione di sfrondare, come nella sintassi di concordanza). Ma cercammo di ripensare e documentare ogni norma, e facemmo appello alla nostra esperienza di grammatici per conciliare il massimo di chiarezza col massimo di precisione, ben consapevoli degli inevitabili compromessi e lacune, che la benevolenza dei Colleghi ci aiuterà a colmare. Particolare attenzione abbiamo dedicato agli esempi, sia aumentandone il numero in omaggio al principio che un buon esempio dice più di una regola, sia, quand'era possibile, rinnovando il materiale e preferendo frasi in sé compiute e significative, senza scrupoli puristici (Publilio Siro (1) e Seneca «morale • ci perdonino il sistematico saccheggio delle loro massime), sia, infine, aggiungendo a ogni esempio la citazione controllata, non per ostentazione, ma per garantire rautenticità della frase e dar modo ai Colleghi di reinserirla nel suo contesto, che in un libro come questo non era lecito né dilatare né commentare. Anche le frasi degli esercizi, da entrambe le Citato, in mancanza di un'edizione canonica, su quella comoda di Bickford-Smith, London 1895. · ( 1)

p. 4

lingue, sono tutte di autore, e modificate il meno possibile, cos{ da costituire un supplemento di esempi. Tra doppie parentesi quadre abbiamo racchiuso tutto quanto ci sembrava superasse il livello di un insegnamento elementare, ma giovasse ad approfondire o a chiarire la norma enunciata, sia sul piano della esegesi (ma con discrezione) che della diacronia (ma con prudenza). Sottolineiamo che le parti fra parentesi non hanno nessun riferimento negli esercizi e possono quindi essere resecate senza conseguenze: il nostro scopo era di fare una sintassi a due livelli, di cui l'inferiore, pur integrandosi col superiore, fosse del tutto indipendente. Bisognerà attendere il nuovo assestamento scolastico per giudicare se questa dicotomia abhìa ancora una ragione. Nell'originaria distribuzione dd lavoro erano affidati a Tullio Bertotti, oltre agli esercizi, le concordanze, i casi (eccetto le determinazioni di tempo e di luogo e le particolarità sintattiche) e i modi non finiti; il resto ad Alfonso Traina. l\fa la coJiaborazionc fra i due Autori è stata cosi stretta e cosi numerosi i casi di rielaborazione comune, che entrambi si dichiarano responsabili in solido di tutta l'opera. Disarmonie e sfasamenti sono il prezzo di ogni collaborazione, e lo saranno anche della nostra: ne chiediamo scusa al Lettore. Fummo a lungo incerti sul problema della bibliografia: ci sarebbe piaciuto citare i libri (manuali, repertori, monografie) a cui piti. dovevamo. Ma la lista era lunga, e la scelta arbitraria. In un'opera scolastica abbiamo preferito tacere (1): ma riconosciamo ogni debito ed esprimiamo a tutti la nostra gratitudine. Naturalmente abbiamo utilizzato, talora alla lettera, i nostri studi anteriori (1 ). Da un·oculata revisione del Dott. Paolo Barboni abbiamo tratto molti emenda. menti e suggerimenti.

(1) A questo silenzio abbiamo cercato di rimediare, almeno in parte, pubblicando in Scuola , Didattica, A. IX, N. 3-7 (1963-64) un articolo su La sintassi latina e la, lin,g1,i.1ticamodeYna, che può valere da introduzione storicometodologica alla presente sintassi. ( 3 ) A evitare equivoci, sarà bene precisare che talune limitate convergenze letterali fra la nostra sintassi e la Synta:te latine di ERNOUT-THOMAS vengono dalla recensione che uno di noi fece alla l edizione dell'opera francese e. che gli illustri Autori ebbero la compiacenza di tener presente nella li edizione.

p. s

PREFAZIONE ALLA TERZA EDIZIONE

Non disperiamo: che una sintassi di questo tipo, concepita e scritta per una scuola che oggi ci appare preistorica, e sopravvissuta a tanti terremoti didattici e metodologici (e a tante depredazioni) si ri• · stampi puntualmente, è segno che c'è ancora - ma per quanto? - chi il latino lo insegna e lo studia sul serio. Per questi abbiamo preferito a un'ennesima ristampa una terza edizione che, lasciando intatto, anche per motivi pratici, l'assetto tipografico, usufruisse di una breve Appendice di aggiunte (certo meno di quante ci si aspetterebbe, ma è sempre valido il rimando ai Problemi di sintassi della Propedeutica, giunta nel 1998 alla VI edizione)~. Uno dei due autori non potrà vederla.

Alfonso Traina

Bologna,J 1 maggio2003

p.

6

PREFAZIONE ALLA RISTAMPAANASTATICA

Sic vos non vobis

È proprio vero che habent sua fata libelli. E i fata di questa Sintassi sono stati particolarmente travagliati. Nata in tre volumi (poi ridotti a due, Teoria ed Esercizi) in anni lontani e in un diverso clima culturale, hs attraversato innumerevoli crisi metodologiche e didattiche, alimentando di sé molte e più o meno effimere competitrici e perdendo per strada gli Esercizi, ma sempre conservando, a giudicare dalla continuità delle richieste, la sua validità per chi voglia studiare seriamente, a ogni livello, il latino. Dopo tre editori (Cappelli, Nuova Cappelli - Milani, La Scuola) e dopo falliti tentativi di diluirla e fonderla con la Morfologia (a cura di A. T. - L. Pasqualini) è approdata alla Casa Editrice Pàtron, benemerita degli studi classici, che ha deciso per la ristampa anastatica, meno impegnativa per l'autore e meno dispendiosa per l'editore. Il libro è sopravvissuto a uno degli autori. L'augurio è che sopravviva anche all'altro. Alfonso Traina Bologna, aprt'le 201.5

p.7

PREMESSA 1. Ogni lingua comprende un sistema di suoni, un sistema di fonne e un sistema di rapporti. Il sistema dei suoni (vocali, semivocali, dittonghi, consonanti) in quanto si combinano nelle parole, e quindi la pronunzia, la grafia, la quantità e l'accento sono oggetto della fonetica: il sistema delle forme, cioè le modificazioni subite dalle singole parole per esprimere le varie categorie grammaticali (numero, genere, tempo, modo, etc.), e quindi la flessione nominale {declinazione) e quella verbale (coniugazione) sono oggetto della morfologia; il sistema dei rapporti che intercorrono fra le parole nel discorso, e quindi il loro associarsi in gruppi vìeppiu complessi come la pro .. posizione e il periodo, è oggetto della sintassi. La fonetica, la morfo .. logia e la sintassi, in opposizione al lessico, costituiscono la grammatica di una lingua. [(Nota. Il nome di •sintassi• è derivato dal greco GVY1'«;~,• associazione. collegamento •• e risale ad Apollonio Discolo. grammatico greco del II sec. d. Cl'.]]

§ 1 / p. 9

Parte prima

LE CONCORDANZE · IL NOME

Capitolo I

ELEMENTIDELLAPROPOSIZIONE

La proposizione 2. La proposizione è l'unità elementare del discorso che ha senso compiuto. Costituisce quindi proposizione qualsiasi enunciato, purché abbia senso compiuto, anche se composto di una sola parola: è il caso delle interiezioni (edlpol, «per Polluce •; malu.m, • diamine I .t), delle esclamazioni (o tempora,o moresI), dei titoli (lupus etagnu.s),etc., che esprimono in modo adeguato i sentimenti o le intenzioni del parlante e sono perfettamente conclusi in se stessi. Gli elementi essenziali della proposizione nella sua forma tipica, fissata dalla tradizione grammaticale, sono il predicato e il soggetto. Tuttavia tanto l'italiano che il latino conoscono una particolare categoria di verbi che denotano fenomeni atmosferici e che, benché non abbiano usualmente soggetto (ma lo avevano all'origine, ed era il cielo divinizzato), costituiscono proposizione (((tuona&, tonat; «nevica », ningit; «piove •, pluit; etc.): si tratta sempre di enunciati che hanno senso compiuto. Inoltre frasi gnomiche italiane come «nessuna nuova, buona nuova• o latine come quot homines, tot sententiae(TEL, Phorm., 454: it. «quante teste, tanti pareri•) sono originariamente realizzate senza l'aiuto del predicato (frasi nominali). Ma ci sono casi nei quali la proposizione non può non considerarsi ellittica, cioè incompleta, in quanto priva del soggetto o del predicato o di entrambi questi elementi; perché si abbia un senso compiuto, occorre quindi sottintendere gli elementi mancanti desumendoli dal contesto:

Chi ha parlato? - Io [ho parlato] Quo agis te? - • (Me ago]domum Dove te ne vai? (PLAUT., Amph., 450) p.121§2

A casa

Accanto al soggetto e al predicato altri elementi possono concorrerea formare la proposizione: l'attributo, l'apposizione, i complementi predicativi (degli altri complementi si dirà nella sintassi dei casi).

Il predicato 3. In una proposizioneil predicatoè l'evento o lo stato che si enunzia. È convenzionalmente distinto in verbalee nominale:il predicato verbale è costituito da un verbo, il predicato nominale da un sostantivo o da un aggettivo o da un avverbio uniti a una voce del verbo sum, che è chiamata copula('):

Fort,s /orluM aditlvat {TER., Pho,m.. 203) lustitia o,n,nium ut domina et regina virtutum (C1c., 0//., 3, 28) N-umquam est fidelis cum ,polentesociètas(PHAEDR., I, 5, I) Formosa/a.ciesmuta commendotio est (PUBL. SYR., 194) Procu.l,o procul este, ;,o/ani! (VERG.,Aen., 6, 258)

La fortuna aiuta i coraggiosi La giustizia è signora e regina di tutte le virtu

Non è mai sicura l'alleanza col potente Una bella presenza è una muta raccomandazione Lontano, state lontano, profani!

Il soggetto 4. In una proposizioneil soggetto è il nome o l'espressionenominale a cui si riferisceil predicato:

Volat aetas (Ctc.. Tc,sc., I, 76) Fuit llium et ingens gloria Teucr01um (VERG.,Aen.,2,325 sg.)

Il tempo vola

Non è pili Ilio e la grande gloria dei Troiani

Può costituire soggetto di una proposizione anche una parola indeclinabile, un insieme di parole strettamente congiunte tra loro o una (1) Il termine, che in latino significa • legame, mezzo per unire,, à di origine medievale (Abelardo). Vengono quindi chiamati eoplllail'f'Iquei verbi che si trovano quasi sempre uniti a sostantivi e aggettivi che ne completano il significato e che vanno posti in latioo in caso nominativo. Di essi si parlerà nel capitolo dedicato all'uso del nominativo (cfr. I 24).

§ 3-4 / p. 13

intera proposizione(detta •sostantiva• perché equivale a un sostantivo, cfr. § 312): A ,Primumest (LucIL., 35I :Marx)

A è la prima lettera

Diu est «iam • id mihi Most., 338)

Questo "subito» per me significa molto tempo

(PLAUT.,

Ad duo milio et trecentl occisi [sunt] (LIV., IO, I7, 8)

Circa duemila e trecento uomini furono uccisi

Omnibus bonis expldit solvam esse rem publicam (C1c., Phil., 13, 16)

A tutti i buoni cittadini giova che lo stato sia salvo (la salvezza dello stato)

5. Se il soggetto è rappresentato da un pronome personale, il latino in genere ne omette l'indicazione (anche l'italiano dice semplice• mente:• sono andato a casa•), bastando allo scopo le varie desinenze verbali: Homo sum: humani nil a me alienum P·uto(TER.,Heai,t., 77)

Sono uomo: niente di ciò che è umano ritengo estraneo a me

Lo esprime però quando gli vuol conferire un rilievo particolare,

come nelle antitesi:

Homo ego sum, homo tu es {PLAUT., Trin., 447) Ego euludo,, ille recipitur(TER., Eun., 159) Sulla potuit, ego non poteroì (C1c.,Att., 9, 10, 2) llla cantat,nos tacemus:quando vervenietmeumì (Perv.Yen., 89)

Uomo sono io, uomo sei tu

Io sono messo alla porta, lui è fatto entrare Lo poté Silla, e io non lo potrò?

Essa canta, noi taciamo: quando verrà la mia primavera?

[[Nota. Nella lingua parlata il pronome personale è impiegato anche senza particolari ragioni espressive.]]

L'attributo 6. i definito attributo un aggettivo che qualifica o determina ( un sostantivo, Indipendentemente dal predicato: 1

)

( 1}

Perla differenzafra attributoqualificativoe determinativodr. § 127.

p. 14 I §5-6

Graeciacaptajerum victoremce- La Grecia conquistata conquistò il rozzo vincitore ,pit (HoR., Ep., 2, I, 156) Due muli procedevano gravati Muli gravati.saf'clnis ibant duo dalle some (PHAEDR., 2, 7, I) A gesiliius eUam a,puà ba,ba:ros Agesilao anche in terra straniera rispettò con grandissimo scrusumma ,eligioneomnia simupolo tutte le statue e gli allacra aYasqueconseroavit(NEP., 17, 4, 7)

tari

Note. [(1) Il sostantivo può essere determinato anche da un avverbio con funzione attributiva (grecismo): Se~ militi ab u.-be abbai tmr.plum LaeiaillS lunonis, sanetum omnihs circo populis (Liv., 24. 3. 3), •sei miglia distava dalla città il tempio di Giunone Lacinia. venerato da tutte le popolazioni alrintomo •: Non tu nunc Jumiiaummores videsJ (PLAUT., Pers., 385), tnon vedi i costumi degli uomini d,oggi? •; Omnes r&trop,-incipes (Pan. Lat. 12, I, 2), « tutti gli imperatori precedenti t.]] 2) La. funzione attributiva

è largamente impiegata in latino: attributi latini corrispondono spesso a. sostantivi italiani accompagnati da preposizione: Marathonio pugna (1) (Ctc., A.li., 9, 10, 3), da. battaglia. di Maratona•; Acritica victoria (Su:&T., .Aug., 18, 2). eia vittoria di Azio•; Themistocles Athetdensi• (NEP., 2, 1. 1), «Temistocle di Atene•; Gallica btlla (CAES., Goll., 4, 20, 1), cle guerre contro la Galliat; Meas littet-ae Menturnenses (Ctc., Att., 5, 3, 2), tla mia lettera. da Minturno•; Tumultus .rflr1'llis (CAES., Gall., I, 40, S), tla sollevazione degli schiavi t; Alnlu.r ,pus (C1c•• 0/f.. 3, 38), • un cavallo di bronzot; Erill8 JilitU (TER., Eu•., 289). dl figlio del padrone• (cfr. § 50).

L'apposizione 7. L'apposizione è un sostantivo che specificaun altro sostantivo (1) indipendentemente dal predicato, e può a sua volta essere accompagnata da un attributo: . Gallos ab Aqu,itanis G11rumna Il fiume Garonna divide i Galli /lumen dividit (CAEs., Gall.., dagli Aquitani I, I, 2)

M .. Marcellus S'Y1'11cusas, urbem

o,Mtissim"m, cefril(C1c.,Ve"., II, I, 55)

Marco Marcello sì impadroni di Siracusa, città riccb.ìsmna dì opere d'arte

Nota. Per la differenza tra l'apposizione epesegetica ed epitetica cfr. § Mase l,aggettivo manca,si domi necessariameate cfr. I 107, n. =i. . ( 1)

126 •

dire,,.,,,., •f,t,4 (u) e i-accusativo,

[[(2) O ~pressicme sostantivata, come Ul1.infinito o anchftun'intera~:

Pri,_,

l•rmas invuit .Aené'CIS., omen pugnae(t auspicio di vittoria•, VBao., Aen.,

10,

311).)]

. § 7 I p..15

Legatiab Ptokmaeo et Cleopatra, regibus A.egypti, vene,unt (LIV.,37, 3, 9)

Vennero degli ambasciatori da parte di Tolomeo e Cleopatra, sovrani dell'Egitto

Il complementopredicativo 8. Prendiamo in esame queste due proposizioni: «il valoroso generale mori in battaglia • e f,4t) dell'Attica t. Jn questo caso, se la proposizionerelativa è accessoria,il pronomesi accorda col nome del predicato o col compl. predicativo; se inveceè necessariaal senso dell'enunciato,si accorda con l'antecedente: Ve-rcingetiJris A lesiam, quod est oppidum Mandubiorum, iter jacere coe-pit(CAES.,Gall., 7,

Vercingetorlgecominciò a marciare verso Alesia, che è una

A nimal hocp,ovidum, saga%,mul-

Questo essere preveggente, accorto, versatile, perspicace, dotato di memoria, che chiamiamo uomo Curione approda in quel luogo che è chiamato Anguillaria

68, I}

tipkx, acutum, memo,, quem vocamus hominem (C1c.,Leg., I, 22)

Curioa,ppellitad eum locum qui appellatu, Anguilla,ia (CAEs., Ci11.,2, 23. I) Urbe quae ca,putinsuJaeest biàut,m nequaqw,111op/>ug,uzt,, (Liv., 22, 20, 7)

Leucade urbe, quod caput est Aca,1'4num, exfrugnata (Per. Lio., 33) Ind,,cta [est]A/ranii togato quoe Incendium inscribi,tu, (StraT., Ne,., II, 2)

città dei Mandubi

Essendo stata attaccata invano per due giorni la città che è capitale dell'isola

Dopo che fu espugnata 1a città di Léucade, che è capitale del1'Acarnania Fu messa in scena la togata di Afranio che si intitola I nuntlium

[[Note.. 1) Quando l'antecedente del pronome e il nome del predicato si trovano in due periodi differenti. la concordanza classicamente avviene col nome del predicato: Lutetiam [LobinlusJ profieuciltl~. Id Hl op/Jid11• Po~ (CAES., Gall .• 7, S1, 1). 2) Quando l'antecedente è costituito da un nome rio di persona e la relativa contiene un verbo a p p e 1I a t i v o (a.P,Pello, , r,oeo, etc.), la concordanza si fa con l'antecedente: Sdpion.em Naricam qui nt CorctUtlfll (testa fina} appellattu (CJc., B,111 •• 79): M. Cethlgum, quem '"" • S"""'1# flUdullam • (midolla della Persuasione) duit Ewniu.s (C1c•• Ctd. M., 50). Invece: PDMpeiopalY1, quod impmo ptJ/Hl,li ROtlUlffilumen juil, amfldl> (C1c., PAil., 5, 39),D

li.

Costruzionea senso.Ci sono esempidi pronomi concordatia

senso con i loro antecedenti: p. 30 I§ 21

Ubt IUe est •cehu q,,i .e pmliditi' (TER., Andr., 6o7) B11e& oda a lilntlifl.tbtls t,rUfllÙI, est td eorum wg~t iflllustna (C1c., 0/1., x. i:22)

Dov'è quel farabutto che mi ha rovinato? Questa età (la giovinezza) deve essere tenuta lontana dai piaceri, affinché di essi (cioè dei giovani) alacre sia l'operosità

§ 211 p. 31

Sintassi dei casi Premessa 22. Ogni nome adempie, nella frase in cui si trova, a una funzione sintattica (soggetto, complemento, etc.). Questa funzione è diversamente indicata in italiano e in latino: a) Il tetto della casa è pericolante Ho dato dei libri al tuo amico Sono tormentato dalla sete Andate con lui in città Ho preso coraggio

Excrucio, sit•l Abile cum ill-o in urb-em Cepi anim-um

6) I tiranni temono i servi I cittadini odiano i tiranni

Tyrann•i timent serv-os Civ-es oderunt tyrann-os

Tect-um aedi-um labat Dedi, libf ..os amic--o tu-o

Dal confronto risulta che ritaliano indica la funzione sintattica: ,i) con la presenza o l'assenza delle preposizioni semplici e articolate; b) con la posizione delle parole nella frase (il soggetto precede nonnal1nente il predicato e il complemento oggetto lo segue). Le desinenze t lefiniscono solo il genere (((maestr-o ». «maestr-a •) e il numero («maestr-o•, «maestr-1»). In latino invece la funzione è indicata dalle desinenze da sole (tect-um aedi-um} o insieme alle preposizioni (in urb-em), mentre la posizione delle parole è libera (1 ) (tyranni ti.mene servos o servos timent tyranni). Dunque per indicare le varie funzioni sintattiche il nome ]atino modifica la propria desinenza. Ma le funzioni sintattiche sono molte e le desinenze disponibili poche. Si chiama e a so ogni modificazione

morfologica subita dal nome per indicare un gruppo di funzioni sintattiche affini (per es. il genitivo è il caso del complemento di specificazione, di qualità, di appartenenza, etc.). L'insieme dei casi costituisce la declinazione. I casi in latino sono sei: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo, ablativo. Originariamente erano otto, aggiungendosi ai precedenti lo strumentale, caso del complemento di mezzo, e il locativo, caso del complemento di stato in luogo. Poi questi due casi si fusero con l'ablativo, ma il locativo è parzialmente sopravvissuto

(cfr. § 107, n. 1).

f[C1) Ma non Jndifferente, in quanto serve a esprimere il maggiore o minore rilievo che ha la parola neJJa frase (vaJore stilistico e non sintattico: Non eq,,&tem,nmapedit~,,. sustin,q,e

Prerior e invenior (• si trova che io,): B,utum el Cassium lawlavi.sse dicor (TAC.,Ann., 4, 34) Quot an11,0S Mt'a. [esse] diciturr (PLAur., Cist., 754) Adventa,e CaesenniusPaetus audiebatur (TAC.,Ann., 15, 6)

Eodemfe,e te,n,po,e;ons in Hibé,.o p,ope eflect11s[esse]nuntiabatu, (CAEs.,Civ., I, 62, 3) Amulium ,egem [Romulus] inleremisseJertur (C1c••Rep.,2, 4) Lycurgi tempO'libusHomerus etiam Juisse tradltur (C1c., Tusc., 5, 7) p. 421 § 27

Si dice che io abbia elogiato Bruto e Cassio Quanti anni si dice che ab-bia? Correva voce (si sentiva dire) che stesse arrivando in tutta fretta Cesennio Peto Press'a poco nel medesimo tempo giungeva notizia (si annunciava) che il ponte sull'Ebro era stato quasi ultimato. Si dice che [Romolo] abbia ucciso il re Amulio È tradizione che anche Omero sia vissuto ai tempi di Licurgo

Luna solislumine colltlst,ariputatur (C1c., Div., 2, 91) Narratur et ;tisci Ctnonissae;e ,n,e,o caluisse vinus {Hoa., Ceirm., 3, 21, 11 sg.) Piso dolo caesus [esse]habetur (TAC.,Ann., 4, 45) Nulli ,Perisse nisl in ,P,oelioreperientur {Sun., Caes., 75, 3)

Si crede che la luna venga illuminata dalla luce del sole Si narra che anche la virtu delrantico Catone spesso si riscaldasse col vino Si ritiene che Pisone sia stato ucciso con l'inganno Si troverà che nessuno peri se non in battaglia

Nota. Per loeeor, t mi si insegna•• a,gwo,, • sono accusato•• dtmlw. • sono condannato •• cfr. rispettivamente § 46. n. 1; § 6o, n. 2.

28. I verbi, che abbiamo ricordato, preferiscono la costruzione impersonale, cioè rimangono fissi alla terza persona singolare,mentre la proposizione che segue ha l'accusativo e l'infinito: a) Nelle fonne composte: In MC habitasse 'f>latiadictum ut Chrysldem (TEL, Anl1'., 7g6) Roma• nuntialum est Veios Cll,Ptos [esse]{Lxv.,5, 23, 1:) Tradftum est etiam Homemm caecflm /visse (C1c., Tt1Sc.. 5, xx4) Ub, t'.}'t'aff'KUSest, ibi diundum ut f>Za,n,e flMl.lamesserem publicam {C1c.., Re;., 3, 43)

Mi è stato detto che Crlside abitava in questa piazza A Roma giunse notizia che Veio era stata espugnata È stato tramandato che anche Omero fosse cieco U dove c'è un tiranno, si deve dire che non esiste affatto uno stato

b) Con i verbi servili:

Ut facile emffmari IH)sset •ibil eos de eventu.eius tliei titnuisse (CAEs.,Civ., 3, g6, 1) Vere did potesi magislrtltu.1# le-

gemesset~, legematdem (C1c.,Leg., ,wutumma.gistratu.m 3, 2)

Di modo che si poteva facilmente pensare che essi non avevano avuto alcun timore sull'esito di quella giornata Si può veramente dire che il magistrato è una legge parlante la legge un magistrato muto § 28 / p. 43

e) Nelle proposizioni incidentali:

Germaniatl eum t1enet111", ul dicebotur, sui purgtlntli. causi (CAEs.,Gall., 4, 13, S)

I Gennani vennero da lui, come si diceva, per giustificarsi

{[Note. 1) Si aggiunga che il nominativo con rinfinito non si estende di solito oltre un periodo; se seguono altre proposizioni infinitive, si passa all'accusativo con ti'infinito; Àd T~ f11Ìllam doelw J,om,o flUIJSSiss& di&ilur .••; li Thnnistklnt respo.lisse .•• (C1c., De "'·• 2, a99). 2) I limiti fra la costruzione impersonale e quella personale non sono netti neppure nella prosa cla.1sica. In Cicerone ci sono esempi di •unliat•, e awlilw unpersonali; di di&ilw solo (ma non sempre} se è accompagnato da un dativo o da un'espressione avverbiale (non sine causa; merilo. vulgo non in Cicerone). Anche con le forme composte e coi verbi servili si hanno oscillazioni (ma tf'ad!tum est sempre impersonale, mentre è facilmente personale la perifrastica p1ssiva di existimo e puto): Dlcitur Romu ,pepe,-isse mulam (YARR•• Rust., 2, I, 27); Ecce repente nuntiatur pirata.rum esse ,iaves in pot"tu (C1c., Ve,,,,., II, 5, 87); Verri dlcltur habere eum perbòna to,-sumata (C1c., Ver,-., Il, 4, 38), • si riferisce a Verre che quell'uomo J)'lssiede dei pregevoli vasi cesellati•; Et Sp. Cassi1.1set M. Manlius et Sp. Maelius regnum occupare voluisse dic:tl sunt (C1c., Rep., 2, 49); Consociati /Jomines e11,n dis putandi mmu, (C1c., Leg., 1, 23); Si dici posslt ex hostibus equus e.~secaptus (C1c., Inv., I, 85), • se si possa dire che il cavallo (di cui si è parlato nel periodo precedente) è una preda di guerra •· Dall'esame degli esempi sembra potersi concludere che, nei casi oscillanti, la costruzione psrsonale mette in rilievo il soggetto dell'infinito. quella impersonale l'affermazione nella sua totalità.]]

Iubeor,vetor,etc. 29. Anche alcuni verbi che significano• comandare, permettere, vietare t e cioè iubeo, (« io sono comandato•: «mi si comanda •J, 11eto,(• mi si vieta•), prohibeor(«misi proibisce t), sino, («misi permette •), cogor(«mi si costringe ») si costruiscono personalmente, ossia assumono come soggetto la persona o la cosa a cui si riferisce il comando o il divieto: Ai soldati si comanda di levare il campo I soldati sono comandati di levare il campo Milites iubentur movère castra A differenza dei precedenti. questi verbi conservano la costruzione personale anche nelle forme composte:

p. 44 I§ 29

Non adesse eram iu1sus (C1c., Mi era stato ordinato di non presentarmi Dom., 62) Si ordinò che fossero inviate trenTriginta quinqne,é1nesmitti iusta quinqueremi sae [s1,nt] (Liv., 27, 7, 15) lussi sunt omnes aegri in j>u}JU- Si comandò che tutti gli ammacam ,Porlic1.tm de/erri, (SUET., lati fossero portati in un porTib., II, 2) tico pubblico

Qtiod iu.asi su.nt facitint {CAEs., GaU., 3, 6, I) Aperte Simoniqes vetitus est navigare (C1c., Div.,

2,

134)

Pa,entes prohibentur adire ad liberos (C1c., Verr., II, 5, 117) [Fic#s] in dolium conditu, et ilH

sinitur /e-rmentari(COLUM.,

12,

Fanno quel che è stato loro comandato Simònide ebbe 1•aperto divieto di navigare Si pro1b1sce ai gen1ton 01 v1s1tare i loro figli Si ripongono [fichi] nelle botti e vi si lasciano fermentare

17, 1) Note. 1) Come si vede, soggetto di iub6or non è solo chi deve eseguire il comando, ma. anche chi deve subirlo: Sawtlpes Aspastes interftci iussus ut (CuttT .• 9, 10. 29), , si comandò che il sàtra.po Aspa.ste fosse messo a morte•· ([2) Per analogia., si trova, ma di rado, impéror personale (in Cicerone con infinito passivo, Vffl'., II, S, 68: In has lciwtu.mia.sàsàuoi imj>ff'ant1i,:).]]

§29 I p. 4S

Capitolo IV

IL VOCATIVO

30. Il vocativo (da 11ocare, •chiamare•) è il caso della persona (reale o figurata) alla quale ci si rivolge e dei suoi attributi e apposizioni. Si trova generalmente all'interno della frase; ma quando ha un tono di particolare affettività o solennità, si pone all'inizio, spesso preceduto dall'interiezione o:

CYedoego vos, iudice,, mirari Credo che voi, o giudici, vi mera(C1c.,Rose. Am., I} vigliate O rus, quando ego te (,1$piciam,JO campagna, quando ti rivedrò? 6, 60) O mi Fu,ni (Cxc.,Fam., 10, 26, 2) O vane j,utlor! (SEN., Phaedr., 761) {HoR., Sat.,

2,

O mio caro Fumio O vana ·moralità!

Il vocativo può essere preceduto da altre interiezioni come Aeus (• ehi t), heu («ahimé t), pro («o»): Heus, Staphyla,prodi atque ostiuna aperi (PI.AUT.,Aul., 350), ccehi, Stàfila, vieni avanti e apri la porta•; Beu miser indignè frater adempte mihi (CATULL., :101, 6), • ahimé, infelice fratello, crudelmente tolto a me,; Pro supreme Iuppite, (TER., Ad., 196), • o sommo Giove•· [[Note. 1) 11vocativo, che i grammatici greci inclusero tra i casi, non può, a rigore, essere considerato tale (cfr. § 22, n. 2). Infatti sul piano morfologico non è caratterizzato da alcuna desinenza J>ropria e present& o il tema puro (domitu) o una forma. identica al nominativo (Hecltw), mentre sul piano sin• tattico non ha alcun legame col resto della frase e costituisce un enunciato autonomo e di senso compiuto, cioè una proposizione: per questo è sempre racchiuso tra. due virgole.

p. 461 §30

2) L'allineamento morfologico tra il vocativo, caso in manifesta dissoluzione, e il nominativo. determina, specie nella lingua parlata e in quella rituale, ruso del nominativo in luogo del vocativo anche per i temi in -o. gJi unici che dispongono di una forma propria per il vocativo: Da, meru ocellru, mea rosa, ml . anime. mea 110lu.ptas,Leonrda, •gsntum mihi (PLA.u-r., .A.s., 664 sg.); .tl.gltlutn, pontl/es ·publiCUB poJmli Romani (LIV., 8; 9, 4). 3) Due temi iri -o mancano classicamente di vocativo, deus e popuhu: il primo probabilmente per motivi fonetici (come meus e f'dus), il secondo perché la lingua rifuggiva dalrusare un vocativo s~olare per rivolgersi a una collet• tività, preferendo Qui,-ites, eives, etc. Nell'antica formula della dichiarazione di g11erra, riportata da. Livio (1, 24, 7: .A.udi,Iuppite,. audi, patw pat,ate populi Albani, audi tu, populus A.lbanu.s),il nomjnativo avrà funzione di predicativo piuttosto che di vocativo: • odi tu [che sei] il popolo di Alba.».)]

§30 I p. 47

CapitoloV L'ACCUSATIVO

31. Il caso accusativo è comunemente definito U caso del complemento oQgetto. Tuttavia l'accusativo indica altre e ben diverse funzioni, come il termine del movimento (Connth11• ve,aù). l'estensione nello spazio (11igintipeàes altus), l'estensione nel tempo (t,igfnti annos wsit), l'esclamazione (neu 111e miserum/). La materia di questo capitolo verrà cosf suddivisa:

•) Accusativo semplice: b) Doppio accusativo; e) Accusativo di estensione nello spazio; 4) Accusativo di esclamazione .. L'accusativo di estensione nel tempo (con il complemento di età) e l'accusativo del termine del movimento verranno trattati nel capitolo IX insieme alle determinazioni di tempo e di luogo. [[Note. 1) k difficile ridurre a unità i vari valori deU·accusativo. Ma è possibile che questa unità sia. da vedere nel dinamismo del processo verbale, che trova nen•a.ccusativo il termine. piu immediato e generico, della sua estrinsecazione. Tale dinamismo può esplicarsi come attività psichica {llfflOt,atrm,,.NX çaudeo) o fisica (.scriboepislula.M, 114dìfieo nello spazio (,o RO'IIUIMI.ma •ili• ;a&suum GUCUn'i) o nel tempo (vizil wgitdi antWs): in tutti questi casi la funzione sintattica dell'accusativo sembra essere la medesima, estrinsecare il processo verbale che altrimenti si esaurirebbe in se stesso (t.l#IO,gauàea. seribo. eo, etc.}. Nei ca.ai come stwùo tìbi. insitlior tibi, il tennine del processo verbale non è pio immediato e generico, perché nel dativo si aggiunge l'idea del vantaggio e dello svantaggio. 2) Pi6 propriamente quel processo verbale che pub esbinsecarsi nel complemento oggetto si chiama transitivo, perché razione passa (lransil) au di esso; se non può estrinseca.rsi nel complemento oggetto, si chiama

'°"'""')•

p. 481 § 31

Intransitivo. ÀMD, scriba sono tra.Jl!iitivi perché ammettono il complemento oggetto. indipendentemente dal fatto che i •abbiano o no; sedea, sum sono intransitivi perché non lo ammettono mai. Ma ci sono molti punti di contatto fra le due categorie. I transitivi usati• assolutamente•• cioè senza complemento oggetto(• egli ama t), si avvicinano agli intransitivi (t egli soffre 1); a loro volta gli intransitivi possono diventare transitivi mediante i prefissi ($35). l'oggetto interno (§ 36) e l'accusativo di relazione(§ 37-38). Alcuni verbi, 1n italiano e in latino, hanno entrambi i valori: • egli aumenta. il suo capitale • e • il suo capitale aumenta•: ila r,s s, habel e ittJ res habet. ccosf sta la cosa• (dr. § 204 b). 3) La denominazione di accusativus risale ai grammatici latini. i quali ~t~ collegando erroneamente intesero tradurre cosi il greco it cd-rL2.T1.KT\ «tTL2nx.iJ con cxt·nà.a0C1L (accus•,e} anziché con ~[T(-z(causa}. Piu esatta sarebbe stata la traduzione &a1'Sati"14S,citata da Prisciano.J]

Accusativo semplice 32. La maggior parte dei verbi transitivi latini corrispondono ad altrettanti transitivi italiani:

Agno,co veteris 11estigiaflammae (VERG•• Aen., 4, 23)

Conosco i segni dell'antica fiamma (DANTE)

Tuttavia ci sono verbi che in latino vengonousati transitivamente, cioè sono seguiti da un complemento oggetto, mentre in italiano si accompagnano ad altri complementi.

33. Citiamo i principali tra questi verbi, aggiungendo in nota le eventuali altre costruzioni:

I) luvo, adiiavo, • giovo a,; iuvat, • piace a 1: lmbres arva iuvontes (Ov •• A,-s,

647 sg.) Non omnea arbusla iuvont humilesque my,icae (VERG.,Ecl., 4, 2) Me iuvat in prima coluisseHeli.cona iuventa (PROP.,3, 5, 19) I,

Le pio~ge che sono utili ai campi Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici

'.Miè gradito aver coltivato il Parnaso nella prima gioventti

§ 32-33 I p. 49

II) Fugio. elfugio, re/ugio, «sfuggo a, cifuggo da •:

HtU sernpe,Jugi nuptias (TER., And,., 767)

Multa effugisti, te nondft1n (SEN., Nat. quaest., I, ,p,.6)

Rifuggii sempre da questo ma.trimonio Sei sfuggito a molti mali., ma non ancora a te

Nota. Fugio. 1/Jugio ab. '" aliq1,o, aliqua r,, • sfuggo. scampo da•: HtUc ab ipsis cognoscltequi e# lpsa caede Jugerunl (CAES., Gall., 7, 38, 3), •accerta• tevi di queste cose da quelli che sono scampati al massacro stessot; Re~ ipse e manlbus eJJii.gil (Ctc., Imp. Pomp .• 22), •proprio il re sfuggilorodallemanh. Per /ugit impersonale cfr. § 42.

III) De/icio, t vengo meno a ,:

Hostes ,es /rumenta,ia deficere coepit (CAEs•• Gall., 2, 10, 4) T emj,t,s te citius quam oratiodeJiceret (C1c.,Rose.Am., 89)

Ai nemici cominciarono a venir meno le vettovaglie Ti verrebbe a mancare prima il tempo che la parola

Note. 1) Deficio ab aliquo (ad aliquem). • abbandono uno (per un altro). passo da uno (a un altro), mi ribello a uno t: [Manlius] primus a patribus ad plebem def eclt (Ltv., 6, 20, 3), • ?tfanlio fu il primo a passare dal senato alla plebe t; Dejecere ad Poeno1 hi populi (LIV., 22 1 61, 11), tpassarono ai Cartaginesi questi popoli•; Lepidus &eteriquequi una cum illo a re publica de/ecerunt (C1c., Fam., 12. 10, 1). «Lepido e tutti gli altri che insieme con lui si ribellarono allo stato•. Osserva anche le seguenti- accezioni: A11imo non dejiciam (C1c., Rose. AM., 10), tnon mi perderò d'animo•; Si luna dejecl1set (C1c., Div .• 1, 121), •se la luna si fosse eclissata•; Progenies Caesarum in Nerone dejeclt (SUET., Galb., 1, 1), da stirpe dei Cesari si estinse in Nerone,, 2) Distingui fra aliquitl medefteit, «mi viene a mancare qualche cosa (in questo momento) • e a.liquid mihi 41,s#, • mi manca qualche cosa, non ce l'ho••

IV) Ulcisco,, «mi vendico di •:

A mbi61i," N ervi.osho,tat-,,,,ne ulciscendi Romano, occasionem dtmittant (CAEs.,GaU.,5. 38, 2) Statuerunt istius iniu rias pe, vos ulciscl (C1c., Verr., II, 2, 9) p. SO I §33

Ambiorlge esorta i Nervii a non lasciar perdere l'occasione di vendicarsi dei Romani Decisero di vendicarsi dei torti di costui per mezzo vostro

Nota. Ulciseor IIIÌf/Ufll, llliquid significa tanto • mi vendico di qualcuno, di qualche cosa t, quanto • vendico qualcuno, qualche cosa t: Ukl•ciru potn,,i "'""1ml {C1c., Rab. f>tJrtl.,14}, tvendichi la morte di tuo ziot. Ukiseor ha anche il senso di • punisco t: Sed iUu,n ulcùcentur mcwes sui (Ctc.• .All., 9. 12, 2), tma saranno 1 suoi costumi a punirlo•.

V) SeqtMW, subsitzuo,,«tengo dietro a t:

Aestotem autu.,n.nus sequitur (ENN., A.nn.• 4o6 Vabl. 'J Subsiquor te (PLAOT.,A.,nph., 551)

All'estate tien dietro l'autunno Ti vengo subito dietro

VI) Ablleo, • abdico, rinunzio a t: Abdicando dictatu.ram (Liv.., 6., 18, 4)

Col rinunziare alla dittatura

Ma in Cicerone e Cesare si ba solo me abdicoaliqua re:

Caesar d.ictatu.ra se abdlcat (CAEs., Civ., 3, 2, 1)

Cesare si dimette dalla carica di dittatore

VII) Spero,e spero in qualche cosa •; des,piro,e disperodi qualche cosa t:

His omnibus 1'ictoriam sperantibus pacisnomen ad/eremus? (C1c., Phil .., i:2, 10) Pacem desperaoi (C1c., Alt., 7, zo, I)

A tut~ costoro che sperano nella vittoria recheremo un messaggio di pace? Ho disperato della pace

([Note. 1) Spwo. tlespero llliqtlid significa • mi attendo, non mi attendo qualche cosa t; despero de aliq1MJ,.. de aliq1,o significa invece • dispero del buon esito di qualche cosa, di qualcuno t; in questo senso anche desp.ro alu;ui (rei): Galli de omni saltlle despnanl (CAES., Gtlll., 7, 85, 3); Suis jMtunis àespe,-are coeperant {ibid .• 3. 12, 2); Sibi àespe,ans (ibid., 7, 50. 4). 2) • Sperare in uno• si dice spnn i,a aliquo Ju,,bae, /JMIM•: lt1 •o muimam spem habebal (Liv .• 37, 34, 3); In se it,se omnem spem reponel (C1c., Tusc .• 5, 36). Sper4re deos di Plauto (Cos., 346, etc.) sottintende propitios. Despe,-a,y aliquem è rarissimo, tranne al participio tlesperatus, detto di persona su cui non si hanno pili speranze (ammalati, delinquenti, etc.).)]

§ 33 I p. 51

34. Hanno solit~ente raccusativo anche alcuni verbi che espri.. mono: a) sentimenti (verba affectuum); b) sensazioni fisiche: a) Doleo, «mi dolgo di»; maereo, • mi affliggo di•; quero,, conqul,oY, « mi lamento dì»; fastidio,• provo fastidio di•; ho,,eo, • ho orrore di, per»; ho,.,esco (poet.), pe,-horresco,«rabbrividisco, tremo di fronte a 1; deploro, « piango su t; gratulor, «mi congratulo di•; miro,, ccmi stupisco di >>;indignor, «provo indignazione per» (in Cic. solo con pronome neutro); ,ideo, derideo, «rido di»; ludo, tM,1,S Offlflia sua praeri4ia circu.mdudt (CAES., Ci,., 3, 61.,I) ==circum ;,aesi-

Pompeo li condusse a visitare (li condusse intorno a) tutti i suoi trinceramenti

dit,, d11sit

[Caesa,-Jequitum tntignam partem jlumen traiedt (CAEs•• Civ., J., 55, I} = lratJS/lumen

[Cesare] fece passare al di làdel fiume gran parte dei ca- . valieri

iedt

([Note. t) Al passivo resta naturalmente il solo accusativo del luogo: Traducto e:cercitu ffumen Geniisum (CA.ES., Civ., 3, 76, 1), • fatto passare resercito al di là del fiume Génuso t, con la possibilità di ripetere la preposizione (cfr. eserc. 39, frase 3). [[La ripetizione della preposizione si incontra soprattutto quando è aggiunto il luogo in cui si trasporta: Ne quam multitudinem homimml amplius trans Rhenum in Galliam trad'UUl'et (CiES., Gall., 1, 35, 3). Comunemente si ba poi transf lro trans.: qualche eccezione nella lingua poetica {CATULI.., 61, 166 sg.), che è incline a estendere il doppio accusativo, cfr. VxRG., Aen .• 12, 508: TYamadlgit &0slasensem,. • spinge il ferro oltre le costole•· 2) Il doppio accusativo si incontra anche con altri verbi in frasi fatte

come aliquem iusiurandum adigere, • obbligare uno al giuramento• (meno spessoad i.i., da Livio in poi anche iure iuf'ando), e aliquitl ~nimum adverlet, (pili spesso fuso in una sola parola.: anitnad11me,e, • accorgersi, notare t).]]

p. 62 I §43-44

Doppio accusatlt,o dtll' oggttto e dt:l co111ple11eento ,Prcdi'cativo 45. Molti sono i V(~rbideterminati dall'accusativo dell'oggetto e predicativo dell'oggetto: i verbi che nella forma pasdel co1nplc111ento siva si costruiscono col doppio non1inativo (appellativi, elettivi, cstin1a.tivi. cfr. § 24 b); i verbi che significano il• mente avverso•· 3) Non si dimentichino le seguenti locuzioni: r,e,tiorem aliquem facer, de ali.qua re, a.licuius t'ei, • informare uno di una cosa• e w:orem aliquam ducer,, e prendere una. in moglie, sposarsi •· [[4) In casi come C1c., Sest., 79: S, abucit exanimalus; VERG.,Aen., 9, 53: [Turnus] campo sesea,-duus infert; Liv., 3, 26, 3: Minucius castris se pavidus knebal. l'aggettivo, nonostante la presenza del pronome in accusativo, concorda

§45 I p. 63

col soggetto come suo predicativo, forse perché il verbo e il complemento pro. nomina.le si presentano alla. mente dello scrittore unitariamente, come un processo verbale equivalente a un intransitivo: s, abiecit = concfàit; sese inj6rt•

Jertu,; s, tembal = lalebat, manebat. 5) Me gero, • mi comporto,, è generalmente determinato non da un aggettivo in funzione predicativa, ma da un avverbio (Lxv., 41, 10, 5: Ineonsult,us se f?tssit)o da p,o e l'ablativo (C1c., A,ch., u: Se gessissep,o eive,• ... CO• me cittadino, senza esserlo•). Solo eccezionalmente si ha l'aggettivo (Liv., 2, 27, 3; Medium s, ge,endo, già citato a § 8; l'avverbio medi, è rarissimo). 6) Il passaggio da una condizione a un'altra si rende in latino con Jacere, Yeddere ,~ (dr. § 24 a, n. I), cfr. C1c., Fam., J,S, 4, 14: Sum eonsecutsu ut ,~ t1lienissimis so,iis amicissimos, ,~ ìn/idelissimis Jit-missimos ,edderem.J]

Doppio accusativodella persona e della cosa 46. Il doppio accusativo della persona e della cosa si trova in latino con i verbi doceo,edoceo,celoe con alcuni verbi che significano • chiedere, interrogare t (ve,-ba ,ogandi). aliq1'em, • ammaestro

uno•

a) Doceo,edoceo aliquitl, • insegno una

cosat Quid nunc te. llSine,litteras doceamr (C1c., Pis., 73) [Catilina] iuventutem mala Jacinora edocebat (SALL.,Cat., I6, I)

aliquem aliquitl, «insegno a uno una cosa •• raramen-

te • informo uno di qualche cosa•

Perché mai ora, asino, dovrei insegnarti a leggere?

[Catilina] insegnava ai giovani imprese delittuose

Note. 1) Anche al passivo si ha doceor, edoceor aliquid (soprattutto con pronomi neutri); tuttavia tali forme passive sono piuttosto rare, tranne i participi do&tus, edoctus (aliqua re, id: SALL .• Cat., 25, 2: [Sempronial littnis Graecis ,t Latinis docta, multa. ali• qua ... , • [Sempronia] istruita nelle lettere greche e latine ed esperta di molte altre cose che ..• •· In luogo di douor, edoceor si adoperano solitamente altri verbi (nudior, imbuor. instituor aliqua t'e; disco aliquid): •agli scolari viene insegnata la grammatica•, discipuli erudiuntur grammati~; anche: discipuli discunl granm,alicam. Quindi: A Diogène Carneades dial8eti&tm1didiu,,al (C1c., .Acad., 2, 98), t a Carnéade era stata insegnata la dialettica da Diogene •· 2) • Informare uno di qualche cosa• si dice piti comunemente d~ceo aliquem de aliqua re: Pollicetur L. Piso cewsor sese iturum ad Coesarem, al~ L. Roseius P,,Mtor, qui de his rebw eum doceant (CAES., Ciu•• 1. 3, 6), ul

p. 64 / §46

censore Lucio Pisone e parimenti il pretore Ludo Roscio promettono che andranno da Cesare per informarlo di questi fatti•; Adeo ul mori mallel quam de his rebus Sullam docerl (Ctc., Rose. Am., 26), ta tal punto che egli preferiv-ct. morire piuttosto che Silla fosse informato di queste cose•. 3) Se ciò che si insegna è rappresentato da un verbo, questo va all'in .. .finito (Cane,, [• a suon;µ-e •] ipse doceat. C1c., Tusc., I, 41), se da una proposizione. si rende con l'accusativo e· l'infinito o con l'interrogativa indiretta (P-rinium dount esss deos. tùinde qual,s sint, C1c., Nat. deo,., 2, 3). [[Con ellissi dell'infinito: Soc,ate.m fidibus [canere] docMit nobilissimus fidlcen (Cxc., Fam., 9, :22, 3), «a Socrate un notissimo musicista insegnò a suonare la cetra•· Per doceo ut cfr. § 340. n. 4. ]]

l aliqttem, «tengo 1 uno : b) eel.o ) . .

all'oscuro \ ~ aliq.ztemaliquid, «nascondo una f aliquid, «nascondo una co- \' cosa a uno • ,

J

sa»

·:.tonte celavi sermonem T. .:hn.pii {Cic., Fa1n.,

2,

16, 3)

O vir•umsimplicem qui noi nihil celet/ (C1c., Or., 230)

~on ti ho tenuto nascosta la conversazione di Tito Ampio

Che uomo ingenuo che non ci nasconde nulla I

Questo costrutto è peraltro raramente attestato; pili frequente è

celo aliquem de aliq1.tare: Bassus noster me de hoc libro celavit (C1c., Fam., 7, 20, 3)

Il nostro Basso mi ha tenuto al1'oscuro di questo libro

Nota. Al passivo, il soggetto è sempre rappresentato dalla persona; la cosa si indica con tle e l'ablativo o con l'accusativo di un pronome neutro: Non est de ilio veneno celata mater (Crc., Cluent., 189), • la madre non fu tenuta all'oscuro di quel veleno•; Id Alcibiides diutius cela'Yi non potuit (NEP., 7, 5. 2), • questo non poté più a lungo essere tenuto nascosto ad Alcibiade•·

e). Verba roganài (1):

in-l

I) Posco, • chiedo t; reposco, «chiedo aliquem alifltlid · dietro, reclamo»; jlaglto, • chiedo in- aliquid ab ali.quo(pili spessistentemente • . . so, specie con jlagito): .

(1) Per opportunità didattica verranno qui segnalati anche i verbi che, usualmente, non si costruiscono con il doppio accusativo della persona e della cosa.

§46 I p. 65

Claves portar1im c1tm magistratus poposcisset (Liv., 27, 24, 8)

Aulam a.zerite reposco

(PLA'UT.,

A1tl., 763)

Unicum miser obs te filium jlagitat (Cxc.,Verr., II, 5, 128)

Avendo chiesto ai governanti della città le chiavi delle por.. te È la pentola di, huiusumodi),

Genitivo partitivo 55. Le locuzioni italiane • molti dei concorrenti ,, • un chilo di pane t, e il piu diligente tra gli scolari • delimitano in una totalità (i concorrenti, il pane, gli scolari) una sua parte. In latino la totalità

p. 78 I§ 55

è indicata solitamente col genitivo (t1enltivo partitivo) (1). Il genitivo partitivo, largamente usato in latino, determina non soltanto sostantivi, ma anche aggettivi, pronomi e avverbi:

a) Sostantivi che indicano quantità o numero:

Maximapars vatum (HoR.,Ars,

La maggior parte dei poeti

24)

M a:ximus numerus hostlum (CAES.,Gall., 5, 43, 5)

Un grandissimo numero di .ne-miei

Nota. Collegato al genitivo partitivo è il cosiddetto genitivo di materia: Sebi oc pici.r glebae (CAES., Gall., 7. 25, 2), «palle di sego e di pece&; Montes auri pollieens (TER., Phcwm., 68), • promettendo montagne d'oro •· Per l'ablativo di materia cfr. § 90.

b) Aggettivi e pronomi maschili e femminili:

Paucaebestiarum ingentemst,a- · Poche di [quelle] bestie facevano gem edebant {LIV., 30, 33, 14) grande strage Gallia est omnis divisa in pa,ytes Tutta la Gallia è divisa in tre tres, quarum unam incolunt parti, delle quali una l'abitano Belgae (CAEs., Gall., I, 1; I) i Belgi Sicuti ,P/erique vestrum sciunt Come la maggior parte di voi sa (C1c., Cluent., 117) (vestrum e non lJest,-i,che è genitivo oggettivo, cfr. § 52; cosi nostrum e non nost1'i)

Quis vestrum illum, quem ille vestrum non oderit? .(C1c., Phil., 7, 21)

Chi di- voi non lo (Antonio) odierà, eh.i di voi egli non odierà?

Note. 1) Nella _prosa.classica unus è costruito col genitivo quasi unicamente se questo è rappresentato da. un pronome relativo o dimostrativo; altrimenM

si ha , (ex) o de e l'ablativo: unus , multis (C1c., Tusc., 1, 17), • uno dei tanti, · uno qualunquet. ,_

2) Plsrique, pleraeque,pleraquesi costruiscono col genitivo del pronome; quando però il p'lrtitivo è rappresentato da un sostantivo, accanto al genitivo

(1) Con sostantivi indicanti quantità viene denominato genlUvo di ,uantt~

§ 55 I p. 79

(pllritJw hominum) si può avere raccordo col sostantivo (J,lsriqw homines}•

uterque, utw e neutsr hanno il genitivo del pronome. mentre si accordano coi sostantivo: ute,que nost,um (Ctc., Sull., 13), ma uterque exwcitus (CABS.,Gall. 7, 35, 1); uter nostrum (Cic., Rab. p,rd., II), m.a"'"" ùx (C1c., Inv., 2 1 145); ,uut,,, eorum (CAEs., Ciu., r, 35, 5), m.a,uutram in parlnn movm (C1c., .A.ciii!., 2, 130). • non lasciarsi trascinare né in una direzione né nell'altra t. [(3) Si noti che utsrqw ha il genitivo del sostantivo quando questo è accompagnato da un relativo o da un dimostrativo: Quan1m civitatum utr,",ue_ foederata est (C1c., Vm'., II, 5, 56); Eewum ,-m,1,n uwamqw a ecwù P,ofieisci (C1c., Div., 1, 119); mentre quando è impiegato al plurale e seguito da un pronome, si accorda con esso: ab utrisq-,u1Wbis(Cxc., Fam., II, 20. 3). 4) Raro, ma attestato anche in età classica, l'impiego di nostnmt e r,eswum con valore non partitivo: Is splsndor al """""' fil ••• (C1c., .A.li., 7, 13, 3).]]

· e) Comparativi e superlativi:

Maior Neronum fwoeUum-com- Il maggiore dei [due] Neroni attaccò battaglia misit (HoR., Carm., 4. 14, 14) La foresta delle Ardenne che è Aràue-nnasilva, qùae est totius la piu vasta di tutta la Gallia Galliae maxi,na,(CAEs.,Gall., 6, 29, 4) Nota. Accanto al genitivo si incontra anche 11(u), da e l'ablativo: E# duobus ftliis ma.io, (CA.ES.,Civ., 3, 108, 3); Minim11 de ffltllis (Ctc., 0//., 3, 102), • i minori dei mali•: e, molto raro nel latino classico, inter e l'accusativo; Ille C,ossus inter rege1 opulentissimus (SEN., Conk., 2, I, 7).

tl) Aggettivi neutri, pronomi neutri e avverbi indicanti quantità:

M ultum tibi esse animi scio . So che tu hai molta forza d'a. {SEN.,Ep., 13.,I) rumo Lucelli aUquitl (C1c., Ve,r., II., Una sommetta 3, 72)

Nihil humanarum rerum (C1c., Tusc.., -4,37) Dimidium Jacti qui coepithabet (HOR.,Ep.,·I, 2, 40) Slltis eloquentioe, sapientioe pa,um (1) (SALL.,Cat., 5, 4)

(1J Chiasmo.cfr.

p. 80 I §55

f

15, nota in calce.

Nessuna (lett.: niente) delle cose umane

Chi ha cominciato è alla metà dell'opera Abbastanza eloquenza, troppo poco senno (lett.: abbastanza di eloquenza, troppo poco di senno) .

Note. I} Con gli aggettivi della I classe si può dire tanto aliquià noi~ quanto aliquid not'14tn, mentre con gli aggettivi della II classe e con al,ud è obbligatoria la concordanza col pronome (alaquid t'tun.s): nel primo caso l'aggettivo è sostantivato. nel secondo è attributo: Nihil Inopinati, nìhil mali (C1c.• Tu.se., 3. 76), cruente di inatteso, niente di male,; ..Vshìl improvisum, tsìhìl inoplnatum, nihil novum (C1c., Tusc., 4, 37), • niente di impreveduto, niente di inatteso, niente di nuovot (propr.: niente che sia impreveduto, etc.); iYihil Incolume dcmum rettulisti (C1c., Pis., 53), cnon hai riportato in patria .niente di intatto,; Aliquid aliud videbimus (C1c., AU., 3, 10, 1), •penseremo a qual-

cosa d'altro•. Se gli aggettivi sono due o pili e appartengono a classi differenti, prevale in genere il costrutto della seconda classe: Si doceas ipsas pnturbt:1'ìones per se esse vitiosas nec haberequicquam aut naturale a.ul nece.rsarlum (C1c., Tusc .• ◄, 6o). cse tu insegni che le passioni sono per se stesse malsane e non hanno niente di naturale o di necessario,; Nihil abiectum, ,nihil humlle cocilanl (C1c.,Fin., 5, 57), ,non pensa.no nulla di abietto, nulla di ignobile,. ([2) L'aggettivo della I classe accompagnato da un complemento si accorda col pronome: N ihil ,xspectalio-u r,eslra dipum 1 tJihil aw i'IUHUliltfflf vobis aut cuìquam novum (C1c., D, m-., 1, 137). 3) Qualche volta, per attrazione, un aggettivo della Il cla.sse figura in genitivo: Species quaedam tùoYum qutU nihil concreti Mibtal, nil&il solidi, flìhìl sxfwsssi, nihil eminetstis (C1c., Nat. deO'I'.,I, 75). Nella frase di Livio (5. 3. 9): Si quicquam in vobis non dico cìvilis s,d humani uset, e civilis •• che precede. è attratto da humani, che è il termine piu importante.]]

e) Pronomi neutri dimostrativi, relativi, interrogativi: Tiln idem consilii do quod mihimet ipsi (Cxc.,Fam., 9, 2, 2)

Ti do il medesimo consiglio che do a me stesso

Veneti navium quoà ubique fue-

I Veneti avevano raccolto in un solo luogo tutte le navi che erano sparse dappertutto

f'at in unum locum coege,ant

(CAES.,Gall., 3, 16, 2) Quitl mulieris u~orem habes/ (TER., Hec., 643 s.)

Che razza di donna hai per moglie?

Nota. Si confrontino anche le locuzioni già citate ul lm&poris. i4 IJllan.s(§ 40) ..

/) Avverbi di luogo:

Non eàl,Polnunc ubi terrarum sim scio {PLAUT., Amph., 336) F,.at,em nusquam invenio gen.. tium (TER., Ad., 540)

Per Polluce, non so pili in che parte del mondo mi trovi In nes:;una parte del mondo trovo mio fratello

§ 55 I p. 81

Haec contentio eo vecordiae (1) processit ut ••. (SALL.,]µg., S, 2)

Questa contesa giunse a t~ punto di follia che ...

Il partitivo, anche fuori dei casi già accennati, subisce la concorrenza di altri costrutti, soprattutto dell'ablativo con e (ex), .dee del costrutto attributivo: pauci hominum, ma anche pauci es hominibuse pauci,homines. Inoltre, a volte, la nozionE> partitiva si desume soltanto dal contesto: vinum bibo, • bevo del vino•· ITNote. 1) Il genitivo ~tivo è raramente impiegato con valore predicativo: 'Fies nobilium tu quoque fontium (HoR., Carm., 3, 13, 14), • sarai anche tu tra le fonti rinomate •· In funzione predicativa si trovano invece usati, con una certa frequenza, numerali e aggettivi denotanti quantità: Nostri eircite, septfUI-. ginta ucidervnl (CAES., Civ., I, 46. 4), • i nostri caddero in numero di circa

settanta•· 2) Un tipo di genitivo partitivo è quello che figura come complemento di aggettivi e participi neutri sostantivati non indicanti quantità: opaca loco,um (VERG., Aen., 2, 725); prima, viYo,um (LucR., I, 86), probabile grecism9, cfr. HEROD., 6, 100: TCÌ npoo-c«ri>v 'EpE-rp~Ca>v; serum diei (Liv., 7, 8, 4), «la sera t, P.ropr. e il tardi del giorno•; cuncta terrarum (Hoa., Ct1nn., 2, 1, 23); ficla f'eru,n (Hoa., Sai., 2, 8, 83).])

Genitivo con aggettivi 56. Molti aggettivi accolgono una determinazione in caso genitivo. Essi possono essere raggruppati nelle seguenti categorie:

a) Aggettivi indicanti desiderio o avversione (cupidus, avid1.ts; st1,d'i()s-us, e appassionato per», jastidi,0s11,s,. «maldisposto, infastidito di ,. etc.): Studfosi dicendi ad11lescentes I giovani appassionati per l'eloquenza (Crc., De or., I, 251).

C. J.t,ft·mmit,s /astidiosus Latinarum [litterarum] (C1c.,Brut., 247).

Gaio l\lemmio maldisposto verso la [I~tteratura] latina

(1) Questo costrutto è estraneo a Ciceronee a Cesare.

p. 82 / §56

b) Aggettivi indicanti capacità, perizia, consapevolezza, ricordo e i loro contrari (peritus, «perito, esperto• [anche aliquare], imperitus; conscius, • consapevole •; ignarus, inscius, nescius, «ali' oscuro di •; p,udens, • pratico di• [anche in aliqua re], imprudens;memor,immemor; rudis, •inesperto• [anche in aliqua re]; ins6lens, insuetus, • non avvezzo

a•, etc.): Ad-1,lescenfulosim,peritos rerum in fraudem inlicis (TER., Andr., 910 s.)

Irretisci ragazzi mondo

inesperti

del

omnino omnis e ru1\'IarcoAntonio fu assolutamente ditionis expers atque ignaru.s privo e ignaro di ogni cul/11-it(C1c.., De or., 2, 1) tura Socrates se omnium rerum inSocrate si finge ignaro e inesperto sciuni fingit et rude,n (Crc., di tutto Brtd., 292) Capti consilii mem,orem 11w-nes Tu rinfreschi la memoria di uno che ben ricorda la decisione (PLAUT., Stie/I., 578) presa Homines ins11eti laboris (CAEs., Uomini non avvezzi alla fatica Gall., 7, 30, 4) A\,[. A ntonius

[[Nota. Conscius ha anche il dativo della cosa di cui si è consapevoli (Facin6ri tanto, C1c., Cael., 52) e della persona che è consapevole (Cum sibi nullius esseni con.s,ti culpa,e, , avendo coscienza di non aver commesso nessuna colpa t, Cxc., 0//., J, 73).]]

e) Aggettivi indicanti partecipazione, abbondanza, proprietà, padronanza e i loro contrari (Partlceps,• partecipe t, expe,s, •privo•; pknus, ,efertus, • pieno, colmo•; inanis, inops, • povero, privo,, p,oprius, • proprio, caratteristico &, alienus, • non appartenente a, estraneo•, sa.ce,,t consacrato a•• communis; compos,•padrone• [mentre il suo sinonimo potens e i loro contrari impose impotens col genitivo non sono classici]):

Fac participesWJS tulle •apientiae (PLAUT., Ep., 266) Plena res nummorum (C1c., Quint.. Jr., 2, 7, 2) M emo,ia communis est multorum ortium

(C1c., Or., 54)

Facci partecipi della tua saggezza Un affare La memoria è comune a molte attività intellettuali

§561 p. 83

Omnia quaeessentalienaJirmae et constanti, assensionis a sapientia removebat (C1c., Acad., I, 42) Non sum, mihi crede, mentia compos(C1c., Att., 9, 6, 3) lm,Pos.suiamorecaeco(SEN.,Ag., 117)

Sottraeva alla filosofi.a tutto ciò che non rispondesse a un assenso convinto e coerente Credimi, sono fuori di me (propr.: non padrone della mia mente) Non padrona di sé, nell'accecamento della passione

Note. 1) Refe,-tusha anche, e piu spesso, l'ablativo della cosa; plenus invece ha.

scarsi esempi classici di ablativo: Plenus sum e~spsetations de Pompeio, e sono pieno di attesa su Pompeo• (C1c., Att .• 3, 14, I). [[2) Inops e inanis anche con l'ablativo

(cfr. § 84); communis col dativo l'ablativo semplice o con ab (quest'ultima costruzione sempre quando alienus significa t con l'animo alieno da, maldisposto verso,: Illum alieno animo a nobis esse res ipsa indicai, TER., Ad., 338). cfr. § 83 b, n.; sacer col dativo, costante nelle iscrizioni arcaiche (per es. CIL 11, 607), nei testi è poetico e postclassico.]]

(§ 80 e); alienus, piu spesso che il genitivo, ha il dativo e soprattutto

d) Aggettivi indicanti somiglianza e dissomiglianza (~imilis,àissimiUs; pa,, • uguale, pari t, àis,Par,«differente•, etc.):

Scias multosnostri similesin ci.vitate Rmnana esse (Liv., 26,

Sappi che fra i cittadini di Roma ci sono molti simili a noi

50, 7)

Metelli pauèos pares haec civitas . tulit (C1c., Pis., 8)

Questa città produsse pochi uomini uguali a Metello

Note. 1) Questi aggettivi hanno anche il dativo: Ita ut isti àissimillimus esse videa, (C1c., Verr., II, 3, 5), t. in modo che io sembri totalmente diverso da costui (Verre} t. Il genitivo, originario, si è però mantenuto nella locuzione veYi similis e coi pronomi personali (mei, tui, sui, nostri, vestri similis). In Cicerone predomina ancora il genitivo, mentre nell'età imperiale prevarrà il dativo. 2) Per t-eus cfr. § 59, n. 3.

57. Anche alcuni participi presenti di verbi transitivi, usati con valore di aggettivi, e quindi indicanti una qualità permanente, possono essere determinati da genitivi:

Sui negotii bene gtrens (Cxc.~ Quinct., 62) p. 84 / § 57

Abile uomo d'affari

Legum, rei publicae, 1oclorum atque amicorum neglegenlio, (C1c.., Ver,., II, 3,143) F1,gienslaborls (CAES.,Civ., I,

Poco curnnte. delle lc~ggi. dello stato, degli alfoati e amici Restio alla fatica, scansafatiche

09, 3)

Sempe, appetentesgloriae /uistis (C1c., Imp. Pomp., 7)

Siete sempre !,tati desiderosi della gloria (cioè ambiziosi)

Oltre a quelli riportati negli esempi,.si costruiscono comunemente col genitivo i participi amans, cupiens;elficiens, «produttore di »,metuens, • timoroso di •• sciens, • pratico di •, fetinens, >; insidio, (sto alla posta), • insirlio •; inv1:deo(getto i1 malocchio), ; medeor (porto rimedio), «curo»; minor, minitor (incombo, cfr. -imminco), «minaccio»; nubo (prendo il velo di sposa.). •sposo• (detto della donna) ( obtrecto, «denigro•; parco (mi trattengo), 2

);

(r) D perfetto di ir11Scor,non attestato, à sostituito dal perfetto di S11Sun.seo (susceM11i); JJparticipio iratws ha valore di aggettivo (perciò irfllN&s••• • sono adirato •, e non • mi adirai •). '2) •Sposare•, detto deJruomo, si dice wxorem alaqwim 4ucere (dr. § -.s,n. 3) e aliquam in matrimonium duure.

§ 72 I p. 101

« risparmio, p; persuadeo, «persuado, convinco-; studeo (mi applico, tendo), •studio»; supplico (piego le ginocchia da vanti), • supplico >>: l\ 1e

t,api,lem, ti bi

assentabor

(PLAUT., Afost., 246)

Suis q1,inescit parcere, ini mids favet (PUBL. SYR., 653) E/ficit hoc philosophia: medetur animis (C1c., Ti,sc., 2, 11) Cum hac dote poteris vel mendico nubere (PLAUT., Pers., 396) Philosophiae servias oportet, ut tibi contingat vera hbertas (SEN., Ep., 8, 7)

Per non buscarle_, ti darò ragione Chi non sa perdonare i suoi, favorisce i nemici La filosofia raggiunge questo risultato: cura gli animi Con una dote simile potrai sposare anche un mendicante Devi servire la filosofia, perché ti tocchi la vera libertà

Nota. Alcuni di questi verbi possono avere anche altri costrutti: adii.lor aliquem (sempre in Cicerone); illudo aliquem e in aliquem; obtrecto aliquem (non in Cicerone). Con minor e minitor si ha l'accusativo della cosa (bellum) e, soprattutto con minito,, il dativo della persona e l'accusativo della cosa (minita,i mortem alicui); cosi si dice suadeo aliquid, e consiglio qualche cosa • e suadeo t.Uiquid alicui, • consiglio qualcosa a qualcuno•· Esempi negli esercizi.

73. Questi verbi, nella forma passiva, possono essere usati soltanto alla terza persona singolare (costrutto •impersonale»), mentre il soggetto italiano si pone in dativo (cfr. § 199, n. 2):

i ricchi sono invidiati (da tutti); ai ricchi si porta invidia (da tutti); divitibus invidetu, (ab omnibus).

Multis ,p,,optersapientiam, multis ,p,,opte, iustitiam in vide tu r (SEN~,Ep., 87, 34)

Molti sono invidiati per la loro saggezza, molti per la loro giustizia

E con i verbi servili (§24, n. 3): tu puoi essere invidiato (da molti); a te può portarsi invidia (da molti);

tibi potest in1Jideri(a multis). p. 102 I§ 73

Note. 1) ~ lo sono persuaso•

indica quasi sempre, in italiano, una convinzione raggiunta e non equivale perciò a • io vengo persuaso •· ma a t io resto persu~ t (cfr. § 225): in latino dovremo quindi dire mihi persuasum est e non mihi pn-suadetur, oppure anche mihi persuasi o persuasum kabeo (cfr. § 214, n.). 2) Poiché parco non ha supino, per le forme composte del passivo si impiega tempero che si costruisce pure col dativo (Templis decwumtetnperalum est, Liv., I, 29, 6, e i templi degli dei furono risparmiati t). Per gli altri significati e gli altri costrutti di tempero, cfr. § 74. [[3) Ci sono esempi, ma rari, di sostantivi verbali determinati da un dativo: Obtemperatioscriptis legibus (C1c., Leg., 1, 42) ed Eius bonari essefautores (Ctc., Planc., 1).])

Verbi che in latino si costruiscono in pio modi in rapporto a significati differenti. 74. Alcuni verbi, accanto al costrutto col dativo, ammettono anche altri costrutti, con diversità di significato. I piu importanti sono:

caveo

consulo

~

alicui (rei), • sto in guardia per (cfr. cautus), provvedo a• aliquid, aliquem, • mi guardo da, evito • ab aliquo, ab aliqua re, • mi guardo da t alicui (rei), «penso a, provvedo a• aliquem, • domando consiglio a, consulto • in aliquem, • prendo provvedimenti contro, punisco • (non in Cicerone)

alicui, •temo.per uno• ali'quem, aUquid, «temo• metuo,timeo ab aliquo, «temo da parte di• de aliquo, de aliqua re, t temo pensando

P,,ospicio, P,ovideo

tempero(1 )

a•

l

alicui (rei), • provvedo a • aliquid, «provvedo, prevedo•

alicui. (rei), «freno, modero, risparmio• aliquid, «mescolo nella giusta proporzione, regolo, governo• (ab) aliqua ,e, e mi astengo da •

(r) Propriamente e conservo la giusta misura•·

§ 741 p. 103

vaco

alicui (rei), • sono libero per (cfr. vacuus), attendo, Dli dedico a • (ab) aliqua ,e, • sono libero da, non ho•

l

Qua ,e, pat'ft-Sconscripti, consuli-

vobis, prospicite patriae (C1c., Cat., 4, 3) Cymeam consuluistis anum (Ov., Fast., 4, 158) Vultis cruàeliter consulerein deditos victosquer (Lxv., 8, 13, 15) te

Per questo, o senatori, pensate a voi, provvedete alla patria Voi consultaste la vecchia (Si..

bilia) di Cuma crudeli provvedimenti contro uomini che dopo la sconfitta si sono arresi?

Volete prendere

[[Nota. Oltre a questi verbi segnaliamo anche: aemiUor alicui. e sono gelosodi, invidio •, aliquem, «emulo. cerco di imitare ,; ausculto alicui, • do retta a 1, aliquem, •ascolto• (non class.); comitor alicui, « vado congiunto con•• aliquem • accompagno •; convenio alic•i, e convengo, sono adatto a •• aliquem, • mi incontro con t, cum aliquo, e sono d'accordo con•; cupio alicui • .• sono ben disposto verso•• aliquid. « desidero t; malo alic1'i, e ho preferenza per uno,, ali. quid, • preferisco q. cosa•; moderM alicui. «freno, modero•· aliquem. • regolo. governo •· Il dativo. con tutti questi verbi. è di vantaggio.]] 1

Dativo specifi,co Dativo di interesse 75. Il dativo di interesse indica~ in linea generale, la per.. sona o la cosa che è in qualche modo interessata al processo verbale del predicato. Esso si specifica nei seguenti valori: a) Dativus commodi et incommodi: indie~ la persona o la cosa a vantaggio o svantaggio della quale va l'enunciato del predicato («l'ho fatto per te», cioè «nel tuo interesse>>):

Alteri vivas oportet, si vis tibi vivere (SEN., Ep., 48, 3) Sibi quisque ruri metit (PLAUT., Most., 799)

p. 104 I§ 75

Devi vivere per gli altri, se vuoi vivere per te Ciascuno in campagna miete per sé (in ital.: ciascuno tira l'ac* qua al suo mulino)

Si quid peccai,mihi' peccat(TER., Ad .• 115 s.)

Se fa qualche sproposito, lo fa a mio danno

Note. 1) Un dativo di svantaggio è quello delle esclamazio1ù: ,i mihi !; vae libi!, etc. (cfr. § 4-8, n. 1). :z) Quando• per, significa« in difesa di,, si traduce con p,o e l'ablativo:

Hirf,u vir patriae naJu.rusquam nisi in pat,-ia morietu,, aut, si fo,te, pro patrla1 (Ctc.• },fi~ .• 104), • 9uest'uomo, n~to per la p1tria, dovrà :morire in altro luogo che non sia Ja patna, o, caso mai, per la patria?•

b) Datiws ethict1s (dal gr. ~&oç,disposizione d'animo): esprime la partecipazione affettiva di chi parla o di chi ascolta a quanto viene enunciato (in ital.: e stammi bene; che ti combina Claudio? t):

Tu mihi istius audaciam defendis? (Cic., Ve,,., II, 3, 213) Hic tibi rostra Cato advòlat (C1c., Att .• I, 14. 5)

Tu mi difendi l'improntitudine di costui? A questo punto ti si precipita alla tribuna Catone

Il dativo etico~ proprio della lingua parlata, si usa con i pronomi di prima e di seconda persona, prevalentemente singolari. e) Dativus iuàicantis (o del punto di vista): indica relativamente a chi vale l'affermazione contenuta nel predicato (in ital.: • per me questo puzza d'imbroglio•)- È usato frequentemente con i participi: Suum cuique pulchrum est (Ctc., Tusc., 5, 63) Vere aestimanti Aetolicum magis ad Thermopylas beltum quam ,egium /uit (Liv., 37, 58, 8)

Agli occhi di ognuno le proprie cose sono belle A considerar (lett.: per chi cons.) la cosa secondo verità, la battaglia delle Termopili fu piu contro gli Etòli che contro il re (Antioco)

Dativo d'agente 76. Il dativo d'agente (dativusa11,ctoris) si usa, nella prosa classica, principahnente con i gerundivi (coniugazione perifrastica passiva):

§76 I p.105

Caesari omnia uno tempo,e erant agenda (CAEs.,Gall., 2, 20, 1)

Cesare doveva fare ogni cosacon. temporaneamente (propr.: per Cesare ogni cosa era da farsi cont.)

Note. 1) Per ragioni di chiarezza, il dativo d'agente è sostituito dall'ablativo con a o ab (di agente, § 87): Supplicatiab eo qi,i ante dixit decernenda1JOJ1 fuìt (C1c., Pliil., 14, n), • la supplicatio (1) non avrebbe dovuto essere decretata da colui che ha parlato prima• {ei avrebbe potuto significare anche • per colui•). [(Ma se il senso non è ambiguo, si possono trova.re anche due dativi: Ge,e11dus est tibi mos ad1tlesc-entibus (C1c., De or •• 1, 105), • devi compiacere questi giovani,.)) 2) Il dath~o di agente si trova anche usato:

a) con alcuni participi perfetti passivi (spesso con valore aggettivale), come cognitus, compert-us,•accertato•• attditus. deliberat11s,decrettts. pnspectus, etc.: Tibi perspectum (1) esse iudiciu,m de te mem11laetor (C1c., Att., 1, 19, 1), i mi rallegro che ti sia. ben noto il mio giudizio su di te•; l'uélla an1ata nobis quantmn a.,1iabitur ,mila (CATULL., 8, 4 s.). , la. donna. a.n1ata da noi (cara a noi) quanto nessuna sarà amata,; b) con le forme derivate dai verbi probari, • riuscire gradito •1q1tani, • esse-re ricercato, e qualche altro: J-loc consiliitm Caesaris plerisque 1101 p,robal>af1tr (CAES., Civ., 1, 72, 4), • questa decisione di Cesare non andava. a genio alla maggior parte (dei soldati] I); Cum qttaeraet11r gener Tarquinio (Liv., 1, 39, 4), tcercq,ndosi un genero da T.1.rquinio,. Ma pr()ba,·i ab aliquo = essere approvato da qualcuno: Consilium rima cunctis probabatur (CAES., Cfo., 1, 7-h 7). • la sua decisione riscuoteva l'apprt.,. vazione di tutti•·

fLd L'ablativo d'agente indica la persona da cui parte l'azione, i1 dath-o, impropriamente detto d'agente, indiéa la persona a cui l'azione è giunta. (mih1 audit11.s,cog11.U1,s·, • giunto alle mie orecchie, alla mia conoscenza•) o nel cui interesse o secondo il cui punto di vista essa si è compiuta o deve compiersi (mihi dtliberalrmi est, «per me è deiciso t; mihi faciendttm est, • per me è da farsi•). In particolare con quaeror si ha un dativo di interesse, comune alla forma attiva: aliquid milii qm,~ro, • cerco qualcosa pe-r me-., diventa al passì,·o aliqttid niilii qnaerit·ur. do,·e l'idea dell'intei;esse prooomina su quella dell'agrnte, rappresentata dalla stessa pt,rsona (ma quando e in rilieYo la _volontà o l'atti\'ità dl"ll'agente si ha ab e l'ablativo, cfr. C1c., A.ti., 8, II, 2: l>ominatio ab ttlroq1,e quaesita est, ripreso poco dopo da uterque regnaYBvult). La doppia costruzione probor ab aliquo e alicui si spiega perché l'attivo ha due significati: p,-oboaliquid, • approvo qualche cosa•• e pyobo aliquid alicui. • faccio approvare qual· cosa a qualcuno• (causativo,cfr. § 196). Il primo al passivo ha il regola.reablativo d'agente, il secondo conserva il dativo dell'attivo: una cosa è fatta approvare a uno. Confronta C1c., Att., 4, 14, 1: Libros ... tibi valde probabo, con ibid., 6, 1, 8: Quos [libros] tibi tam valde probari gaudeo. Nella poesia e nella prosa postclassica

Il,

(1) Solenne timuset mihi amicissimus (açg.). 4) Utilis, inutilis e gli aggettivi indicanti attitudine e propensione non solo ammettono il costrutto con ad e l'accusativo, ma in qualche cnso lo preferiscono (s1 veda i1 vocabolario): Natura propensi ad libcralitatem smuus (C1c., Lael., .li), • sìamo p~r n:itura inclini alla generosità• (1). A loro volt ..1. coniunctus, consentaneus, cvngruens, communis possono avere anche l'ablativo con cum: .4/terum nobis c1,m di,;, alterum cum beluis cominune est (SALL., Cat., 1, 2), • l'una cosa (cìoè lo spirito) l'abbiamo in comune con gli dei, l'altra (cioè il corpo) con gli animali •· [[5) Propior e pro:fimus si trovano anche, ma molto pili raramente. con l'accusativo semplice (per influsso di prope) e con a e l'ablativo. . 6) Avverbi derivati da aggettivi si costruiscono, come questi, col dativo: Congruente, naturae convenienlerque vive,~ (C1c•• Fin., 3, 26), e vivere in perfetta armonia con la natura ,.]]

(1) Cfr. l'aJtcrnauza ccs.:iriana: ad ht:llum i1Jutiles (Gall., 7, 77, 12); bello it,utiles (ibid., 78, 1).

§ 80 I p. 111

Capitolo VIII

L'ABLATIVO

81. L'ablativo, come dice il suo nome (ablativus da au/bo), è il caso del punto di partenza, ma congloba in sé anche le funzioni di altri due casi quasi del tutto scomparsi in latino, il caso del complemento di mezzo e di compagnia (strumentale-sociativo) e il casodel complemento di stato in luogo e di tempo determinato (locadvo), Perciò l'ablativo è il caso piu ricco di funzioni sintattiche, che vengono distinte e specificate da preposizioni (ex, ab e de per l'ablativo propriamente detto; cum per lo strumentale-sociativo; in e sub per il locativo, etc.). Ecco il prospetto della nostra trattazione (l'ablativo locativo sarà trattato sotto le determinazioni di luogo e di tempo, cap. IX):

A) Ablativo propriamente detto: I) allontanamento e separazione (privazione); II) origine e provenienza; III) agente (e causa efficiente); IV) paragone; V) argomento; VI) materia. B) Strumentale-sociativo:

I) Jru(lf, etc.; II) III) IV) V) VI)

mezzo o strumento (abbondanza; dignus e indignus; t,tor, opus est);

p. 112 I§ 81

causa; limitazione; misura; compagnia e unione; modo.

([Nota. Il termine• ablativo• non è tradotto dal greco, come i nomi di tutti gli a.Itri ca.si. perché manca in greco: perciò fu chiamato anche ca.sus se.dus o LatiflU.S. Il valore strumentale dell'ablativo era già stato osservato da Quintiliano, 1, 4, 26: Cum dico basta p~rcussi, non ut>; dall'ablativo preceduto o no da. a, ab, che è il costrutto piu frequente e l'unico ammesso quando alienus significa. • maldisposto, ostile 1>: Alieno a te animo quo modo [fuit]l {C1c., Deiot., 24), tinche modo [fu] d'anico ostile a te? ».

e) Con avverbi (classic. con a, ab): procul, separatim, longe, etc.:

Procul ab omni metu (C1c., Tusc., 5, 41)

Lontano da ogni timore (solo a partire da Lucrezio e Livio la formula procul dubio)

§ 83 / p. 115

84. Rientra nell'ablativo separativo anche l'ablativo di privazione, con o senza a, ab, che ricorre con verbi e aggettivi indicanti • privazione, mancanza, bisogno •: prit 10, nudo, orbo, ext,o, spolio; vaco (cfr. § 74); careo, egeo,·indigeo,• manco, ho bisogno• (egeoe soprattutto indigeo anche col genitivo) (1); orbus, n11dus, vacuus (generalmente ab aliq,,o, {ab) aliqua re), inanis (ablativo semplice o genitivo), expe,s e ìnops (pili frequenti col genitivo, cfr. § 56 e), etc.:

Aeg·ypta rnihi tutntiavit te piane Jebri carére (CIC., Fani., 16, 15, I) Chrysip,pt,s ait sapiente1n nulla re egere (SEN., Ep., 9, 14) Tan, inops ego eram ab amicis aut tam n11da 1'esp-ublicaa magistratibus't (C1c., Dom., 58) Quae est in hac 1,rbe domus ab ista suspicione ta,n vac-ua et pura? lCIC., Har. rcsp., 11)

Egjtta mi ha riferito che tu eri completamente sfebbrato Crisippo dice che il saggio non ha bisogno di nulla Cosi povero ero io di amici o cosi privo lo stato di magistrati? Quale casa vi è, a Roma, cosi priva e monda da questo sospetto?

[Nota. Propri della lingua poetica o postclassici sono cassus, egenus, indigus, uumus, etc. Con i sostantivi verbali indicanti privazione si usa il genitivo (oggettivo): spoliatio dignìtatis (Czc., Phil., 2, 27).J]

A blati·vo di origine e provenienza 85. L'ablativo di origine si ha in latino con i verbi nasco, (molto frequente il participio natus) e orior, con genitus, procreatus, p,ognat1,s, oriundus, etc.: a) Si impiega l'ablativo semplice quando viene designata la famiglia o la condizione sociale e, in prevalenza, coi nomi propri e comuni dei genitori:

Adulescens honesto loco natus (C1c., Flacc., 18)

Un giovane glia

di

buona

fami-

(1) Careo significa non avere qualcosa, egeo (e ituiigeo) sentirne il bisogno, cfr. SBN., ViJ. b., 1, 2: [Voluptate] trirtus saepe caret, numquam indlget.

p. 116 I§ 84-85

Alt~, filius, Papia natus (C1c., Cluent., 27)

L'altro figlio, nato da Papia

Rvmulus, deo prognatU,s, deus ipse (LIV., I, 40, 3)

Romolo, di origine divina, dio egli pure

Nota. Il nome comune che indica la madre è spesso preceduto dalla preposizione: Cuius es Jilia natus est L. Sestius (C1c., Fam., 13, 8, 1), • dalla figlia del qua.le è nato Lucio Sestio ,.

b) L'ablativo è normalmente accompagnato dalla preposizione:

I) Ex coi pronomi: Ex hoc Domiti-usnascit'ltr (SUET., Ser., 4, 1)

Da questi nasce Domizio

II) A (ab, coi nomi di popolo anche ex) per indicare origine remota: .4mitae meae I u,liae maternum gentts ab regibus ortum [est] (SUET., liti., 6, I)

La famiglia di mia zia Giulia, per parte di madre, ha una ascendenza di re

(~Nota. Si noti la locuzione: homo a se ortus, • un uomo senza antenati, si è fatto da sé &. ]]

che

III) A (ab), ex per indicare origine figurata (anche di fiumi e altri nomi geografici): .V,z1,lla tam detestabilis pestis est, q-uaenon homini ab homine nascatur (C1c., Olf., 2, 16)

Padus ab imis radicibus Vesuli montisexortus (MEL.,2, 4, 62) Verba declinata sunt, quae ab olio quo orùtntur (VARR., Ling. lat., 6, 37)

Non c'è nessun flagello cosi detestabile, che non nasca all'uomo dall'uomo Il Po, . nato dalle falde del MonVlSO

Sono «derivate» le parole che traggono origine da qualche altra parola

Note. 1) La preposizione si trova ancora: a) con verbi transitivi attivi (gigno, pario, concipio, • genero, concepisco•;

§ 8S I p. 117

habeo, etc.): Cum [Oppianicus] habe,-et e~ Novla infantem filium (Cxc., Cluent 27), • avendo [Oppiànico] un figlio piccolo da Novia »; ·• [[b) col verbo sum: Hic familia consulari est, ille praetcwia: reliquos video esse ,x equestri loco (Cxc., Planc., 14), «questi è di una famiglia di consoli, quello di una famiglia di pretori: tutti gli altri vedo che provengono dal ceto equestre• (familia con$ulari,... praetoria sono ablativi di qualità); Primigenia dieuntu, vtrba quu non sunt ab alio quo ve,.bo (VARR., Ling. Lat., 6, 37), • sono dette •primitive• le parole che non derivano da qualche altra parola• (cfr. sopra, III, 3° esempio). 2) Di uso prevalentemente poetièo sono altri participi come edftus1 satus, cretus: Panddrus et Bitias, Idaeo Alcan6re creti (VERG., Aen., 9, 672), 3) Per indicare la patria, si adopera l'ablativo semplice o con preposizione: Cato ortus municipio Tuscu,lo (NEP., 24, I, I} e o-riundi a Zacyntho insula (Liv., 21, 7, 2): peraltro, coi nomi di città, senza appellativo, è preferito l'ablativo semplice: N. Magius C,-emona (CAES., Civ., r, 24, 4), «Numerio Magio di Cremona•• coi nomi di regione l'ablativo con preposizione: Q. Iunius ex Hispania quidam (CAES., Gall., S, 27, 1). Ma la. lingua tende a. sostituire alla determinazione ablativale l'aggettivo corrispondente (etnico): Timotheus, ConDnisfilius, Atheniensis (NEP., 13, I, 1).])

86. L'ablativo di provenienza (1) sempre accompagnato dalle preposizioni ab, e~, de, si incontra con i verbi che significano «cono scere, udire, apprendere, imparare; conseguire, derivare; ricevere prendere, ottenere, comperare, prendere a prestito, attendere », etc.:

Apud forum modoe Davo audivi (TER., Andr., 302)

Accipe nunc Danaum insidias et crimine ab uno disce omnes (VERG.,Aen., 2, 65 s.) E~ quo intellegiturnon in natura, sed in o,pinioneesse aegritudinem (C1c., Tusc., 3, 71) Illud e vita ductum ab Afranio (Cxc., Tusc., 4, 45) Ab eo laus imperatoria non exspectabatitr(C1c.,Acad., 2, 2)

L'ho sentito dire or ora in piazza da Davo Ascolta ora le insidie dei Grecie da una sola colpa impara a conoscerli tutti Da ciò si comprende che il dolore è un fatto non oggettivo, ma soggettivo Quella. scena di Afranio presa dalla vita Da lui (Lucullo) non si attendeva che conseguisse .il titolo di imperato,

(t) Chedistinguiamo dall'ablativo di origine soltanto per ragioni di chiarezza didattica,

p. 118 I§ 86

Note. r) Si notino le seguenti locuzioni: ù ctulo laNgi. «esser colpito dal fulmine t; vidoriam (triumphum) ferr,, ref'_ortar, u, d, (ab) alìqw.>, • riportar ,·ittoria su qualcuno•: ù plebe mullitudo (Liv., 5, 39, 13), « la folla plebea• e are"• sai.wtù ple~ (C1c., Brut., r31), • un accusatore plebeo•: sia,,, ab alìquo, ab aliqu re, «stare dalla parte di qualcuno, di qualche cosa•· 2) Per peloab, quaMo e~.ab, cfr. § 46 e II. [[3) L'ablativo di provenienza si riscontra anche nel tipo u t~tttdà dfo,s fio (cfr. § 24 a, n. 1), nella locuzione partitiva unus u, d, multis (cfr. § b, n. 1), • uno dei molti, uno qualunque•• nel costrutto con ex, ù e l'ablativo ìn dipendenza da comparativi e superlativi (cfr. § 55 e, n.). 4) In casi come cai1eo, titmo ab aliquo {cfr. § 74), all'idea della prove• nienza si congiunge un valore causale: « mi guardo, temo [per quel che può venirmi] da qualcuno•; per l'ablativo causale con ex, ab, ù, cir. § 97 a.

55

5) In età imperiale a (ab) designa il compito affidato a una persona, generalmente uno schiavo o un liberto: Libtrtorum [Cla1"1i14S]s14Sp~xit anl4 omnes Na,cissum ab epistulis et Pallantem a ratlonibus (SuttT., Cl,uid., 28). • tra i liberti [Claudio] ebbe cari soprattutto Narciso, suo segretario e Pallante, suo amministratore t; in Cicerone quest'uso è attestato una sola volta: Pollicem servum a pedibus meum Romam misi (Alt., 8, 5, 1), • ho mandato a. Roma Pollice, uno dei miei corrieri t. 6) Il significato originario dell'ablativo separativo (• a partire da•). è altresi riconoscibile in numerose locuzioni come a lefgo, • alle spalle••, ,.~g10,u, • di fronte, dirimpetto •• etc. (cfr. § 105); ex co-HSUlatu, «dopo il consolato•• ex P,,aetura, ex dictatu1'a, etc.; ex (mea) -sententia, • secondo il, conforme al (mio) parere t, ex senatus consulto, ex lege, ex ediclo, u foedMe, u C()ffStUtudi,u, e re publica, • nell'interesse dello stato•• etc.]]

Ablativo di agente 87. L'ablativo di agente, sempre accompagnato da a (ab), designa, con verbi passivi (o intransitivi di senso passivo come ,Pereo, veneo,etc., cfr. § 198, n.), l'essere animato che compie l'azione:

~v aves ab

Aristodemo tyranno retentae s·unt (LIV., 2, 34, 4) M agorummos est non h1,marecorpora suor'ltm,nisi a f eris sint ante laniata (C1c., Tusc., r, 1ò8)

Respondita cive se spoliari malle q,ztamab hoste venire(QUINT., I2, I,

43)

Le navi furono trattenute dal tiranno .Aristodemo È costume dei Magi (sacerdoti dei Medi) non seppellire i corpi dei loro familiari, se non sono stati prima dilaniati dalle fiere Rispose che preferiva essere spogliato da un cittadino che venduto come schiavo da un ne. m1co

§ 87 / p. 119

Coi nomi di cosa si ha l'ablativo semplice (di causa efficiente): Biduiitn tempestate retent11s (CAES., Civ., 3. 102, 5)

Trattenuto per due giorni dal cattivo tempo

Note. 1) Con alcuni sostantivi astt"atti personificati (natura, fortuna, ratio, etc.) e con nomi collettivi indicanti gruppi di persone (exet'citus,senatus, plebs, equitatus, etc.) l'ablativo è preceduto dalla preposizione: Qui appetitus non satis

a ratione ,etinentu,, ii sine dubio modum transeunt (Cic., Off,

I, 102),

«quegli

istinti che non sono sufficientemente frenati dalla ragione, senz~ dubbio oltrepass~p.o la misura•; [Lucullus] ad lvfithridaticum bellum missus a senatu (C1c., Acaà., 2, 1), «[Lucullo] mandato alla guerra contro Mitridate dal senato•. [[2) È chiaro che l'ablativo di agente indica il punto di partenza dell'azione, menti:e l'ablativo della cosiddetta causa efficiente, di natura strumentale, indica il mezzo o la causa. cfr. § 96. n. 2. Perciò si userà l'ablativo di agente,

anche con le cose, quando: a) il verbo implica privazione: Ab omni non modo lzonestate,sed etiamsimulatione /wnestalis ,elictus (C1c., Rab. perd.., 23); A mente non deserar(C1c.,Att., 3, 15, 2): Destituti ab omni spe (LIV., 36, 33, 3), etc.: b) la cosa è considerata tome fonte di attività: Lapides quoquevinci ce,. ab aevo (dalla forza del tempo, LUCR., 5, 306); Stellae vaporibus aluntu, iisquiasoleexagrisete:iaquisexcitantur(') (C1c., Nat. deor., 2, u8; ~fr. invece lo strumentale in C1c., Rep., 6, 17: Luna radli$ solis accensa);[Stipes, e il tizzo. ne •l lnvltis correptusab lgnibus (Ov.• Met., 8, 514: l'aggettivo anima le fiamme; cfr. invece VERG., Aen., 4, 2: Caeco carpitur igni). S~arq.bi fra i due costrutti erano inevitabili: cfr. per es. Deserot'coniuge (Ov., Her., 12, 161) di contro al regolare Deseritur a suis (CAES., Civ., 1, 13. 4); e) c•è un parallelismo: Simul ab hostilnu simul ab lniquitate locorum Poeni oppugnabantur (Liv., 21, 33, 5).]]

KÌS

Per il dativo di agente cfr. § 76.

Ablativodi paragone 88. Il secondo termine di paragone si rende in latino con l'abla· tivo sempliceo con quam e il caso del primo termine, senza apprezza.

([(1) Lo stesso avviene con qualsiasi intransitivo che possa equivalere a un passivo: [M11re], qua a sole conl&d, albesc:itet vibrat (C1c., Acaà., 2, 105), • il mare, .là dove prende luce {= è illuminato) dal sole .•• •· Con alternanza: Quae spi.ritu (fiato) in j>ulmcmes a,,ima •(aria) 411&itw,ea. c:alescit(prende calore) f,rimum ipso ab spiritu, deinde contagione ;tdmonvm (C1c., N41. """·• 2, 138). Ab e l'ablativo della .cosa ricorre anche con aggettivi di origine verbale suscettibili di senso passivo: [Zona, • Ìa zona tropicale •1sole rubens et lortid4 (= fUtU lorrdvr) sempe, al, igni (VERO., Georg., I, 234); cfr. § 97 a, n. I.])

p. 120 I§ 88

bile differenza; ma normalmente l'ablativo si può impiegare solo se il primo termine è in caso nominativo o accusativo (1 ): nemo diligentior est Paulo o quam Paulus; neminem cognovi diligentiorem Paulo o quam Paulum; ma soltanto:

nemini similio, sum quam Paulo.

In particolare si usa l'ablativo: a) sempre quando il secondo termine è rappresentato pronome relativo:

Quo populus Romanus nihil vidit indignius (C1c., Rose. Am., 33)

da un

Della qual cosa il popolo romano non vide niente di piu indegno

b) sempre in alcune locuzioni come plus iusto, aequo, «pili del giusto, (anche plus nimio, propr. ), plus necessario, «più del necessario», magis solito, «più del solito>>, exspectatione, opinione, spe celerius,

(moto da luogo): il latino

risponde nonnalmrnte

con e, cx e l'ablativo: Eritpit e senatu tri-umphansgauSi precipitò fuori del senato esuldio (Cxc., Alur., 51) tante di gioia Sol excùlisse milti e niundo videl\Ii Sugnabam, oppidum munitissl.mum Pindenissum (C1c., F am., 2, 10, 3) Cinna collegae ml, consulis Cn. Octavii, praecidi caput iussit (C1c., Tu.se., 5, 55)

Ho fatto come il nostro dio Platone Da 24 giorni sto investendo la città fortificatissima di Pindenisso Cinna fece tagliare la testa al suo collega, il console Gneo Ottavio

[[Nota. L'apposizione ,che riprende. e specifica un sostantivo generico precedente, si chiama dichiarativa o epesegetlca: Duae res, quae languo,-sm affbunt cete,-is.illum acuebant, .otlum et solltudo, «due cose, che infiacchì• scono gli altri, ~ lui acuivano l'ingegno, il riposo e la solitudine • (C1c., Otf ., 3. 1); Amamus rem fugaeissimam, corpus, «amiam.o una cosa molto labile, il corpo• (SEN., Ep., 58, 23): Hoc fructi (= fructus) pro labors ab eis fero. odiu.m (TER., Ad., 870 s.) (1). In italiano l'appesi.zione epesegetica può essere introdotta da• cioè• (• cioè il riposo e la solitudine t); in latino o non si trova nulla come ne.gli esempi precedenti, o si usa dico: la parola ripresa da dico conserva il suo caso (solo il nominativo passa in accusativo): Quid est dulcius otio litteratoJ lù dico lltterl•, quùnls infinitatem rerum et natu-rae eognoscimus (Cxc•• Tusc .• 5, 105); Hae mentis pmurbationes sunt, aegritudinem dico et metum (ibid., ◄, 36) (2). l\fa cfr. § 23, n. 1]] [((1) Non si confonda l'apposizione epesegetica con l'apposizione epitetica anteposta del tipo t>Hitlum m11nilissiwum Pindenissuw: nel caso dell'apposizione epesegetica vi sono due ideazioni successive, di cui la seconda si aggiunge alla prima per meglio specificarla, mentre nel caso dell'apposizione epitetica anteJ)OStasi ha un'ideazione unica, il cui elemento base • rappresentato dal secondo ·sostantivo.]) . [[(2} ll pi'd letterale corrispondente del nostro •cioà•, illesi, serve non tanto a riprendere quanto a spiegare un concetto precedente (espressione figurata, termine straniero, etc.) attra•

§ 126 I p. 157

127. Noi diciamo t un grande pericolo t, ·ma un« pericolo pubblico •• t r eroico soldato •• ma «il soldato italiano •: cioè ora preponiamo l'aggettivo, ora lo posponiamo. In generale lo preponiamo quando indica una qualificazione dipendente dal nostro apprezzamento (grande, eroico: aggettivo· qualificativo), lo posponiamo quando indica una determinazione fondata su caratteri oggettivi (pubblico, italiano: aggettivo determinativo). La medesima distinzione è in latino:

[Verres] a Dolabella magnam pecuniam avertit (C1c., Verr.,

[Verre] sottrasse a Dolabella una grande somma di denaro

II, 3, 177)

[Verres] devorare omnem pecuniam publicam non dubitavit (ibid.) · [Catilina] strenui militis et boni imperatoris officia simul exseq'll,ebatur (SALL.,Cat., 6o, 4)

Milites Romani arma capere (SALL., Ii,g., 38, 5)

[Verre] non esitò a divorare tut.. to il denaro pubblico [Catilina] adempiva contempora• neamente le funzioni di valoroso soldato e di buon gene• raie I sold~ti romani prendevano le armi

Note. I) La posposizione del determinativo è costante nelle locuzioni formulari -,es publica, e lo stato t, ssnatus populusque Romanus, etc. 2) Uno stesso aggettivo può avere secondo i contestj valore qualificativo (come bcmus impet'ator nel terzo esempio} o determinativo (vi, bonus, «il galantuomo t, locuzione formulare): Virum bonum cum laudabant, ita laudabant, bonum agricolam bonumque colonum (CATO,Ag,., prooem., 4). Questo avviene soprattutto con gli aggettivi indicanti materia, determinativi in senso proprio (anulus au7eus), qualificativi al figurato (aurea aetas). 3) Gli aggettivi indicanti la P.Osizione nello spazio e nel tempo banno significato diverso, secondo che si riferiscano a una parte o alla totalità. del concetto che determinano: Extremum oppidum Allolwògum (CAES., Gall., I, 6, 3), «l'ultima città degli Allòbrogi •; In e~trema ot'atione (Cxc., De o, .• 1, 4r). • alla fine del discorso t; Regio totiuYGalliae media (CAES., Gall., 6, 13, 10), « la regione di mezzo dell'intera. Gallia•: In 'foro medio (PI.AUT., Cure., 476), «in mezzo al foro t; Infimo loco natus (C1c., Flacc., 24), «nato da umilissima. famiglia•; Sub Infimo colle (CAES.,Gall., 7, 49, 1), «ai piedi del colle»; Mensem extremum anni, Decemb'Yem(C1c., Leg., 2, 54}, « l'ultimo mese dell'anno, dicem• bre ,; Ab extremo mense (Ov10., Fast., 2, 686), «,a partire dalla fine del mese•·

128. Quando l'attributo è in rilievo, si inverte la sua collocazione abituale (quindi il qualificativo segue e il determinativo precede) (1): verso uno equivalente: Scilo me vmisse cum fJeteribusamicis, id est cum Zibris, in gratia• (C1c., Fam., 9, I, 2); Apuà Amphictyitnas, id e,t apuà commu11,1 G,,aeciae~mum (id., lnv •• 2, 69); Rem ,Publicam, id est rem populi (id., Re,P.,1, 48),J] (((1) Si tenga però presente che la collocazione delle parole ubbidisce a criteri non solo semantici, ma anche fonici e ritmici, che sono di pertinenza della stilistica,]]

p.158 I§

127-128

Divitiae grande, nomini sunt vivere,pa,ce(Luca., 5, 1118) Quid est 7'ellquum,nisi ut /ateare te publicam pecuniam domum tuam convertisse?(Ctc., Ve"., II, 3, 176) Dicam quod dignum est senatore et Romano homlne (Cxc.,

La ricchezza veramente grande ~r l'~omo è il vivere con parsunon1a Che altro ti resta se non confessare che hai stornato a casa tua il pubblico denaro? Dirò quello che è degno di un

senatore e di un Romano

Phil., 7, 14)

129. Mentre in italiano l'attributo può determinare direttamente un nome proprio (il buon Barbarossa; il beli' Antonio; la ridente Campania), nella prosa letteraria latina l'attributo si appoggia a un'apposizione o al pronome dimostrativo ille (cfr. § 139, n. 2): Diodorus, Epicureu, philosophus, finem vitae suae manu

sua imposuit (SEN., Vit. beat.,

L•epicureo Diodòro pose fine di sua mano alla sua vita

19, I)

Graviterolim ista vindi'cabat vetus illa Graecia (C1c., Leg., 2,

39)

Placftit Ostiam petere, amoenissimam ci11itatem (MIN. FEL., 2, 3)

Un tempo l'antica Grecia pu .. niva severamente coteste ar• ti Si decise di recarci nella ridente Ostia

Note. 1) Non rientrano in tale norma gli epiteti divenuti parte delrantroponimo o del toponimo (Alexander Magnus, Laelius Sapiens; Ca,thago Nova, Arabia felix, etc.). [[2) Normale è nella lingua poetica e familiare il tipo magnti Roma (Hoa .• Sat., 1. 5, Iì, Surrentum amoenum (HoR., Ep., I, 17, 52). mise,- Catulle (CATtJLL., 8, 1), dulcissime Attice (C1c., Att., 6, 2, 9). Nella prosa letteraria ciceroniana l'apposizione manca solo se si tratta di due o piu aggettivi, specie ·se misti a participi o determinati da sostantivi (che è il caso comune con jwaeditus): Asdepiddes,fortuna egens, vita turpis, existimati