Semantica del linguaggio biblico
 8810407512, 9788810407516

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James

Barr

Semantica del linguaggio biblico

. Edizioni Deh oniane Bologna

Titolo originale

The Semantics of Biblica/ Language

Traduzione dall'inglese di PAOLO SACCHI Questa traduzione della t• ed. inglese (1961) è stata pubblicata in ba­ se ad un accordo con la Clarendon Press di Oxford

© 1961 Oxford University Press London © 1980 Centro Editoriale Dehoniano Via Nosadella, 6 40123 Bologna -

ISBN 88-10-40751-2

Stampa:

Grafiche Dehoniane, Bologna 1990

Introduzione all'edizione italiana

di Paolo Sacchi

Problemi teologici e problemi linguistici nell'opera del Barr

l. Il pro fessor James Barr è nato a Glasgow nel 1924 1• Ha studiato ad Edimbu rgo dove divenne first in Letters negli anni 1941 -42 e 1945-48 . Ebbe poi il degree

of masters in arts in classics ( Latino e greco) nel 1948.

Seguono poi gli studi teologici veri e propri col Bacca­ laureato of Divinity ottenuto nel 1951 . In seguito fu pastore della Chiesa Scozzese a Tiberiade in · Palestina fino al 19 53, poi professore di Nuovo Testamento a Montreai in Canada fino al 1 955, anno in cui passò ad insegnare Antico Testa-mento ad Edimb urgo dove restò fino al 1961. Dal 1 96 1 al 1965 ha insegnato sempre Antico Testamento al Princeton Theological Seminary negli Stati Uniti d 'America . Dal 1965 è professore di Lingue e letterature semitiche alrUniversità di Man­ chester in Inghilterra. Fra le altre sue attività, va ricor­ data quella di direttore della rivista c cJournal of Semitic Studies" edita a Manchester, nella quale compaiono nu­ merosi articoli con la sua firma. Quattro sono le opere del B a.rr fino ad oggi pub­ blicate: The Semantics of Biblica! Language (Londra, 1961 ), che è ropera che qui presentiamo. Segue Biblica! Words jor Time CcStudies in Biblica! Theology", n. 33, Londra, 1 962 ), nella quale è contenuto molto materiale filolo­ gico che è stato alla base della prima opera di carattere piu generale, meno tecnico della seconda. Segue ancora t Per le notizie biografiche del Barr, cfr. ftNew Testament Abstracts•,

VII (1962-6.3), p. 124. Inoltre ho ricewto anche una breve lettera

dal Barr stesso, il quale ha avuto la ·gentilezza di inviarmi anche un elenco delle sue principali pubblicazioni.

Paolo Sacchi

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Old and New in Interpretation Testaments (Londra, 1965).

- A

tudy o/ the Two

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Mi raggiunge poi ora che ho già tradotto Semantica la sua quarta opera: Comparative Philology and the Text of the Old Testament, edita ad Oxford quest'anno stesso. II. Il libro del Barr che presentiamo al pubblico ita­ liano è un'opera nuova in quanto cerca di applicare alla esegesi biblica un metodo solido, preciso, nel quale essa riposi su di una filologia ispirata ai piu moderni criteri della linguistica strutturale. Questi criteri str.utturalistici, come vedremo in se­ guito e come è logico attendersi, finiscono con l'evadere nel Barr dai limiti strettamente filologico-linguistici per investire le stesse prospettive ·storiche. Comunque que­ sta fase, diciamo cosi, positiva del pensiero del Barr non è ancora nata nella Semantica. L'autore è ben conscio della novità della sua posi­ zione, o meglio delle conseguenze che un metodo lingui­ stico serio può avere su tutta una serie di concezioni teo­ logiche che egli chiama nel loro insieme di ccteologia bi­ blica" 2• L'autore sottolinea il proprio pensiero con un vigore che qualche volta supera i limiti di una serena discussione per farsi ironia e sarcasmo. Mi sembra che l'opera derivi da un'esigenza di fondo di applicare alla teologia nuove tecniche di conoscenza eh� permettano di superare lo spaventoso imbroglio nel 2 Al problema che cosa sia la teologia biblica, ha dedicato un interessante articolo G. Ebeling, The Meaning of Biblical Theology, in ftJournal of Theological Studies", N.S., VI (19.5.5), pp. 210-225. Qui si può vedere anche una storia dell'evoluzione del termine attra­ verso i secoli. Oggi, comunque, con questo nome si indicano due cose diverse. Un cattolico, con l'espressione «teologia biblica" indica una teologia che descriva gli aspetti del pensiero religioso della Bibbia. Cosi può essere anche per i protestanti. Ma altri intendono, con questa espressione, una teologta che fondi la sua autorità esclusivamente sulla rivelazione. Non è raro poi, come mostra qualche volta il Barr, che si tenda alla confusione fra i due metodi e le due discipline. In questa introduzione il termine va inteso sempre in questa seconda e terza accezione.

Problemi teologici e linguistici nell'opera del Barr

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quale si .trova oggi il pensiero teologico, avvolto come è in. costruzioni fumose e contraddittorie. Questa esi­ genza viene di fatto soddisfatta, nel Barr, con l'assun­ zione nella ricerca filologica dei criteri di una sana lin­ guistica. In molti casi infatti, ho l'impressione che qual­ siasi linguistica (per non dire qualsiasi persona di buon senso) si schiererebbe senz'altro col Barr. I.n altri ter­ mini, credo che gran parte di quanto è detto nel libro abbia il suo valore indipendentemente dai criteri della linguistica strutturale che hanno fornito al Barr la lucida tecnica con cui smonta tutta una serie di opinioni molte volte diffusissime, tanto che la citazione di un autore di cui criticare il pensiero poteva essere sostituita da quella di molti a1tri. Non per nulla il Barr ha potuto citare esempi di predicatori. Quando tutto un modo di pre­ sentare le cose è arrivato ormai al pulpito, è ovvio che si deve trattare di idee molto diffuse. E posso aggiun­ gere che non si tratta di idee diffuse solo nel mondo anglosassone, ma anche in quello italiano, ·perché sarei in grado anch'io di fornire esempi del genere. Si tratta di un'opera dai caratteri volutamente ed esclu­ sivamente negativi. ccll mio scopo è stato solo quello di mostrare come il materiale linguistico si opponga alla applicazione di certi metodi ... , (p. 40 l ). I metodi di cui parla il Barr sono quelli con cui la teologia biblica usa il materiale linguistico. Sembrerebbe a prima vista un lavoro puramente tecnico destinato aà interessare solo i =linguisti e qualche teologo in vena di slargare il campo delle proprie conoscenze. Il Barr stesso sembra quasi voler avallare questa idea, in quanto dichiara che egli non ·in­ tende, dimostrando che il materiale linguistico è stato male usato, dichiarare che tutta la costruzione teologica legata all'osservazione linguistica criticata sia errata. Il Barr insomma vuole fare un discorso esclusivamente ne­ gativo: si nota nell'autore una viva cura .nell'evitare prese di posizione di fondo, cosicché talvolta si resta per­ plessi circa le idee effettivamente sostenute dall'autore. Quando, per usare un'espressione che ha accettato lo

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stesso Barr, al metodo scientifico si aggiunge uuna stra­ tegia", cioè un controllo siste-matico della propria parola in vista di un fine da raggiungere, si crea nel lettore, che non si limiti a prendere nota della singola osserva­ zione, l'impressione di star giocando una strana partita con un giocatore che ti dà sempre l'impressione di aver l'asso in mano, ma che tiene sempre alcune carte rigi­ damente coperte. Ché non è chiaro molte volte fino a ·che punto il suo non dire sia semplicemente un tacere, fino ·a che punto (dato il contesto) un udire di no". L'im­ pressione che ha avuto uno studioso, lo Hill3 che il Barr neghi l'importanza dell'area semantica della parola e quindi il rapporto fra ccparola" e ((concetto"' è stata anche mia. E, nell'insieme, questo mi è anche sembrato uno dei pochi punti negativi della metodologia del Barr. Ora il Barr dice che non è vero, sempre che io abbia capito bene il suo pensiero: « I held it possible to point to certain harmful confusions in the use of ccword" and uconcept'', without bein . g forced into the conclusion that no progress could be made until a ((positive" affirmation about the relation of the two had been reached » 4• Può darsi che il Barr ·si sia limitato a dire che qualcuno ha fatto pericolose confusioni ·fra uparola" e uconcetto": a me sembra, nel capitolo -specialmente dedicato al Theo­ logisches Worterbuch zum Neuen Testament che abbia detto qualcosa di piu: giudicherà il lettore. Lo stesso dicasi per un altro aspetto del metodo del Barr. Si ha l'impressione (si può notare presso piu di un recensore, anche linguista) che egli escluda dal proce­ dimento linguistico le dimensioni psicologica e sociolo­ gica. Il Barr respinge anche questa accus-a che ritiene 3 Cfr. D. Hill, Greek Words and Hebrew Meanings, Studies in the Semantics of Soteriological Terms, Society for New Testament Studies, Monograph Series, n. 5, p. 7 e ss.

4 «Mi è sembrato possibile mettere in evidenza certe dannose con­ fusioni nell'uso dei termini cparola' e cconcetto', anche senza aver formulato la conclusione che non si possa avere nessun progresso finché non si giunga ad un'affermazione cpositiva' circa la relazione &a i due", •Biblica", XLIX ( 1968), p. 377.

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infondata, perché evidentemente mostra di ritenere im­ portante nello studio della linguistica le conoscenze so­ ciologiche e psicologiche 5• Peccato che .non sempre dal­ l' opera resulti chiara l'applicazione di queste conoscenze. Questa impostazione massimamente tecnica, formale, del discorso si .nota in quasi tutta l'opera, ma non le nuoce, dato il ca·rattere volutamente negativo della stessa. Se essa nuoce, ciò avviene nella fase positiva del di­ scorso che il Barr ha iniziato in un'opera seguente e che non mi sembra saper ricostruire con la ·stessa chiarezza con cui la Semantica ha saputo distruggere. In questo caso infatti la rigida applicazione di una tecnica lingui­ stica non serve piu, e si avverte_ allora la conseguenza di avere escluso, o almeno messo in disparte, certi ele­ menti di carattere genericamente umano, che andavano affrontati ( e rivissuti) non con l'arma della linguistica, ma con quella della sociologia e della psicologia. Ora, questa voluta limitazione del proprio pensiero, questa ccstrategia" si fa sentire molesta nel campo delle implicanze teologiche. Il Barr giustifica questa sua stra­ tegia negativa con lo scopo di salvare u.the freedom of biblica! scholarship from the contro! of an explicit prior comm1tment, of a kind which would be at least partly philosophical in character'' 6• Se sia possibile o meno fare un discorso filologico, in qualunque disciplina, indipendentemente da una vi­ sione di insieme, è problema di fondo risolto dalla no­ stra tradizione culturale in senso opposto a quello voluto dal Barr; ma non escludo che il Barr possa dire che il fatto di tacerlo, non significa che egli non sia ben conscio che tutta la sua impostazione è legata a detta visione di insieme. s «Biblica", XLIX (1968), p. 378: « If l excluded or limited the sociological, how then did I write such sentences as « semantic state­ ments must be based on the social linguistic consciousness "? ». 6 la libertà degli studiosi btblici dal controllo di un impegno dichiarato e aprioristico, che, almeno in parte, non avrebbe potuto non avere carattere filosofico". ...

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Ma a parte ques·te osservazioni di carattere generale dovute forse all'incontro di due diverse tradizioni cultu­ rali, quella italiana e quella inglese, si tratta di opera interessantissima, e le idee sostenute sono destinate in genere ad affermarsi. Essa liquida tutta una serie di fumose metafisiche che in quest'ultimo secolo, fino ai nostri giorni, si sono andate formando non piu sulla base aristotelica o kantiana, ma sulla base di una strana logica che dovrebbe derivare dalla .struttura stessa della lingua ebraica, o almeno su questa fortemente appoggiarsi. III. Poiché ho parlato di una filologia del Barr, senza che egli si dichiari filologo, giova dire qualcosa sul motivo che mi ha spinto ad usare questa parola piuttosto che un'altra, ché forse un teologo avrebbe preferito par­ lare di H esegesi" o di uermeneutica". In Italia però trova vasto impiego il termine cc:filologia" che, in seguito all'esperienza crociana è .passato ad indicare non solo la ricerca erudita come al tempo del positivismo, ma ogni ·ricerca di carattere storico o letterario condotta con l'au­ silio di qualsiasi disciplina: essa infatti mira a una cono­ scenza storica integrale 7• La filologia è disciplina essenzialmente mediana, meto­ dologica. Chiunque affronti il problema della compren­ sione di un testo non può fare a meno di essere filologo: solo che vi sono filologi che pensano di avere esaurito il loro compito quando hanno curato una buona ripro­ duzione di un documento o spiegato una .parola, e filologi che applicano qualunque tecnica conoscano al fine di raggiungere una conoscenza dell'uomo che non può esau­ rirsi nella conoscenza del documento. uora chiunque abbia esperienza della guisa in cui si svolge un'indagine di storia che sia di storia, sa che la mente filosofica, ancorché le si metta innanzi tutta la massa dei fatti sco­ perti e ripuliti e ordinati dai filologi, pure accettandone 7 Cfr. B. Miglio rini , Linguistica, Firenze, 1946: "Sono discipline filologiche tutte quelle che mirano alla conoscenza storica integrale qualunque documento o monumento".

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Problemi teologici e linguistici nell'opera del Barr

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ni suoi fini, con la dovuta gratitudine, una parte grande o piccola e verificandola per suo conto, non si soddisfa mai in essa p erché il corso stesso dell'indagi ne sua pro· pone nuovi problemi di filologi a ai quali deve provvedere facendosi essa stessa filologica " 8• In questo brano del Croce si coglie benissimo, mi pare, l'evoluzione del termine, quale si è avuta in Italia

almeno. In altri termini, ogni indagine filologica non può che essere un momento del fare la storia e non può trovare la sua verifica che nel campo stesso della storia. Perfino la storia del testo non ha piu, oggi, il valore che poteva avere per il Lachmann. Per il Pasqu ali non con­ tano soltant o le recensioni chiuse, ma anche quelle a-perte; anzi que s t 'ul time , con •tutte ·le incertezze che lasciano al critico, aprono la via alla meditazione dello storico e alla conoscenza di determinati ambienti e modi di pensare del passato. La filologia du nque - (e non dico certo niente di origi­ nale) è intesa solo come un momento della ricerca, di qualsiasi ricerca. Le conoscenze linguistiche sono fonda­ mentali per il filologo ed ha perfettamente ragione il Barr ad insistere sul fa�to che ciò che conta n on è tanto la conoscenza dell'etimologia della parola singol a, quanto la comprensione del valore che la parola aveva per chi la usava.

Ma vi è un'·altra filologia , o meglio, una filologia che deve usare mezzi diversi da quella .piu propriamente sto­ rica. Il Croce degli srudi danteschi (valgano i suoi giu­ dizi quello che valgano ) indaga nel campo del pensiero e della struttura della Divina Commedia per mezzo di tecniche filologiche diverse da quelle con le qu ali può avere indagato un proble ma storico vero e proprio. E la cosa non dipende solo dal fatto che una è la filologia applicata alla storia e un'altra è la filologia applicata alla letteratura; ché anche nella letteratura la filologia •

B. Croce, Il concetto moderno deilll storia, Bari, 1947, p. 19.

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deve incessantemente adeguarsi a quelli che sono gli interrogativi posti àallo studioso i quali poi dipen­ dono da concezioni generali che questi ha dell'uni­ verso e in questo dei fenomeni ai quali si applica. Fra la filologia letteraria del Croce, tutta rivolta alla deter­ minazione di valori estetici, (rapporto fra forma e con­ tenuto), la filologia del Russo, rivolta soprattutto a deter­ minare il rapporto fra quadro storico e .personalità del singolo, e la :filologia dello Spitzer, !'ivolta a mostrare il testo nella sua pura struttura, vi sono notevoli differenze. La filologia è disciplina essenzialmente strumentale, o meglio, un momento dell'indagine stessa, sia essa storica in senso stretto o piu genericamente umana. In ogni caso essa deve adeguarsi agli interrogativi, cioè agli interessi, in definitiva alle concezioni di fondo del ricercatore. E proprio perché oggetto della ricerca, di qualsiasi ricerca storica o letteraria, non può essere in definitiva altro che l'uomo, penso che la filologia finirà con l'essere il crogiuolo in cui confluirà qualsiasi disciplina capace di illustrare fatti umani; e la scelta fra le varie discipline a disposizione non può dipendere che dall'obbiettivo del ricercatore, in definitiva dalla domanda che egli pone a se stesso e al documento; ma qualsiasi domanda che riguardi l'uomo esige necessariamente che nella risposta si eviti di mettere da parte qualsiasi tecnica conoscitiva che riguardi l'uomo. E, dall'altra parte, è impossibile che queste ricerche, fondate sul maggior numero possi­ bile di discipline, non vengano guidate dalla concezione, piu o meno coscientemente motivata, relativa ad alcuni problemi di fondo, di carattere generale, ma capaci di determinare nel particolare concreto l'indirizzo filologico. È certo che senza una concezione generale del mondo, almeno implicita, non è possibile alcuna ricerca, né l'em­ pirismo o il positivismo possono rinunciarvi, se non in quanto rinunciano a una qualsiasi costruzione. Il fram­ mento, una volta interpretato, per il fatto stesso di essere stato interpretato, cessa di essere frammento, per farsi parte di un tutto organico.

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Ora problemi di questo genere soggiacciono anche alle recenti impostazioni della ·teologia biblica e a quelle dei detrattori della teologia biblica. Ogni conclusione particolare finisce col ripercuotersi su tutto il sistema e viceversa è il singolo sistema che pone i vari problemi concreti. Per questo non sarà male, mi sembra, toccare brevemente i problemi che .piu hanno affaticato Ja cul­ tura di oggi e che si sono riflessi nelle impostazioni teologiche. Sarà utile anche teher presente le principali scoperte che col loro apparire hanno modificato le costruzioni di insieme e posto nuovi problemi alle singole discipline. Si è chiesto alla Bibbia la soluzione di problemi eli fondo della vita umana e questa soluzione non sempre è stata domandata alla Bibbia in quanto testo, ma anche alla Bibbia in quanto mentalità biblica. Ciò è legato alla crisi di tutto un sistema di valori che spinge gli uomini a cercare luce in direzioni -nuove e diverse. Il Barr mostra l'incertezza di questi tentativi, che talvolta sono caduti nel grottesco: ma non tutto è da disperdere.

IV. Fra i problemi suscitati dalla filosofia contem­ poranea o meglio, divenuti coscienti all'uomo attraverso il pensiero dei filosofi contemporanei, e che sembrano avere influito sulla problematica della teologia biblica, mi pare che abbia un posto rutto particolare per vastità di ripercussioni il problema dell'essere, quale è stato posto da Heidegger. Heidegger avverte infatti non l'in­ sufficienza particolare di un sistema filosofico, ma l'insuf­ ficienza di tutti i sistemi filosofici nel loro stesso fonda­ mento, in quanto tutti derivanti da un equivoco iniziale che va ricercato nel mondo greco, equivoco che consiste nell'aver prospettato la verità dell'essere per poi essersi rivolti all'ente, dimenticando precisamente l'essere. Hei­ degger avverte chiaramente l'insufficienza .per l'uomo di oggi di tutte le forme :razionalistiche siano esse di tipo illuministico o di tipo romantico, che tentano di porre l'essere a disposizione del singolo, come qualcosa di com-

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prensibile, almeno negativamentè, come Uno, Primo, Semplice, che non è poi che la totalità di tutte le sintesi, concezione che è chiarissimamente espressa dallo Hegel con la sua concezione del ccvero come il Tutto e quindi come risultato". Ma il P.roblema del rapporto fra l'essere e l'ente quale è posto dallo Heidegger, presuppone tutta una pro;. blematica circa la possibilità di una metafisica, che era già .presente a Kant; solo che Kant aveva risolto il pro­ blema sostituendo alla metafisica dell'essere una meta­ fisica della conoscenza che, in definitiva, sul piano psico­ logico, non cambiava molto le cose, pur aprendo la via alla frattura esistenziale. Ora, anche questo problema di una conoscenza di Dio che non proceda attraverso le vie della speculazione astratta, è aspirazione piu o meno cosciente della teologia biblica. Mentre l'uomo avverte l'insicurezza di una metafisica, cioè di una ricerca di Dio fondata sulla riflessione logica, su forze umane insomma, la sua attenzione si sposta necessariamente verso altre soluzioni del problema di Dio: ecco cosi che la storia sembra offrire una valida alternativa alla metafisica. Nella Bibbia non esiste una metafisica di Dio: nella Bibbia Dio è una realtà che agisce nella storia. L'uomo che cerca Dio evita cosi lo scoglio de1Ja problematica kantiana e ritrova l'essere di Dio come componente della storia, ma ecco che la parola ccesse.re, comincia a suonare falsa, ché la Bibbia non parla mai di «