122 81 7MB
Italian Pages 377 [402] Year 2021
La presente edizione è stata chiusa in redazione il 2 novembre 2021
ISBN 978.88718.7498.2
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Sommario Introduzione di Michele Rizzo ...................................................................................................................................................... XVII Gli Autori.................................................................................................................................................................. XIX 1. CHIAVE DI LETTURA.................................................................................................................................... 1 ȯȯ di Michele Rizzo 2. L’ASSETTO DELLA NORMATIVA EDILIZIA POST-PANDEMIA, TRA ATTUAZIONE DELLA RIFORMA MADIA (CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL REGOLAMENTO EDILIZIO TIPO E AL GLOSSARIO UNICO DELLE OPERE E INTERVENTI EDILIZI) E PROVVEDIMENTI DI CONTRASTO ALLA DIFFUSIONE DEL COVID E DI RILANCIO DELL’ECONOMIA ȯȯ di Maria Cristina Colombo e Roberto Ragozzino 1. Introduzione al tema: liberalizzazione e titoli dopo la Legge Madia.......................................... 3 2. Il Nuovo Regolamento Edilizio................................................................................................................... 4 3. Il Glossario Unico........................................................................................................................................... 8 4. Interventi edilizi e norme di rilancio nei decreti semplificazione................................................ 14 3. LE MISURE TRANSITORIE PER IL PHASE-OUT DEL COMPARTO COSTRUZIONI DALLA PANDEMIA: LE NORME RELATIVE AI TERMINI (GENERALI E SPECIFICHE IN MATERIA DI EDILIZIA) ȯȯ di Federica Campolo 1. Premessa........................................................................................................................................................... 18 2. L’art. 103, comma 1 del Decreto Cura Italia: il tempo del procedimento................................. 19 3. L’art. 103, comma 2 e 2-bis del Decreto Cura Italia: l’efficacia degli atti amministrativi in scadenza....................................................................................................................................................... 21 4. L’art. 103, comma 2-ter del Decreto Cura Italia: estensione della proroga ai contratti tra privati in materia edilizia ............................................................................................................................ 24 5. Le esigenze di accelerazione e stabilità nel Decreto Rilancio...................................................... 25 6. Le modifiche ai termini nel Decreto Semplificazioni........................................................................ 25 7. Le deroghe poste dalla legislazione regionale: l’art. 28 della legge della Regione Lombardia n. 18 del 2020.................................................................................................................................................. 26 4. LE MISURE GENERALI PER LA RIPRESA POST-PANDEMIA DEL COMPARTO EDILIZIO: LE INNOVAZIONI ALLA LEGGE N. 241/1990 IMPATTANTI SUL SETTORE EDILIZIA ȯȯ di Viviana Cavarra 1. Le misure generali in materia di limiti all’autotutela della PA ed il loro impatto in materia edilizia................................................................................................................................................................. 28 2. Innovazioni in materia di silenzio assenso e di potere sostitutivo e loro impatto su disciplina edilizia....................................................................................................................................... 32 5. LE MISURE GENERALI PER LA RIPRESA POST-PANDEMICA DEL COMPARTO EDILIZIA/2: LA NUOVA DISCIPLINA IN MATERIA DI STATO LEGITTIMO DEGLI IMMOBILI E TOLLERANZE COSTRUTTIVE ȯȯ di Matteo Micheletti 1. Il “nuovo” stato legittimo delle costruzioni.......................................................................................... 36 1.1 Determinazione dello stato legittimo dell’immobile.................................................................. 36
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1.2 Immobili realizzati quando non era necessario il titolo edilizio e stato legittimo........ 38 1.3 Assenza della copia del titolo edilizio e stato legittimo......................................................... 39 1.4 Stato legittimo e destinazione d’uso.............................................................................................. 39 2. Le “nuove” tolleranze costruttive............................................................................................................. 39 2.1 La tolleranza del 2% per singola unità immobiliare ................................................................. 39 2.2 Ulteriori tolleranze per immobili non sottoposti a vincolo ai sensi del D.Lgs. 42/2004 40 2.3 L’onere dichiarativo del tecnico abilitato nelle pratiche edilizie.......................................... 40 2.4 La dichiarazione del tecnico in occasione di negozi tra privati........................................... 41 2.5 Esenzione dall’obbligo di dichiarazione dello stato legittimo per gli interventi di cui al c.d. Superbonus del 110% ............................................................................................................. 42 2.6 Tolleranze e tempus regit actum...................................................................................................... 42 6. INQUADRAMENTO DELLE RECENTI NOVITÀ IN MATERIA DI REGIME AUTORIZZATORIO DELL’ATTIVITÀ EDILIZIA E FOCUS SULLE DISPOSIZIONI RELATIVE AGLI INTERVENTI DI RIGENERAZIONE, EFFICIENTAMENTO ENERGETICO ED ADEGUAMENTO SISMICO DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE ȯȯ di Michele Rizzo 1. Le innovazioni al regime autorizzatorio dell’attività edilizia introdotte dal legislatore per la ripresa post-Covid: uno sguardo d’insieme............................................................................ 43 2. Le norme introdotte per tentare di dare certezza in merito alla disciplina in materia di altezze minime e requisiti igienico-sanitari applicabile agli immobili ante-1975 o tutelati ex D.Lgs. 42/2004 o privi di agibilità ................................................................................ 47 3. La modifica delle definizioni di manutenzione straordinaria e ristrutturazione edilizia c.d. “pesante” e le altre novità volte a semplificare sul piano autorizzativo i cambi d’uso non impattanti sul carico urbanistico e la modifica dei prospetti............................................. 48 4. La nuova disciplina della demolizione e ricostruzione di edifici.................................................. 51 5. La nuova disciplina del permesso di costruire in deroga.............................................................. 56 6. Le novità in materia di contributo di costruzione, con particolare riferimento ai cambi di destinazione d’uso e agli incentivi per gli interventi di rigenerazione urbana e di riqualificazione/decarbonizzazione del patrimonio immobiliare esistente ................... 57 7. Le misure in materia di efficienza energetica degli immobili introdotte dal legislatore in sede di recepimento della direttiva EPBD (cfr. D.Lgs. n. 48/2020) e le altre misure introdotte per incentivare l’adeguamento sismico e la sostenibilità dell’ambiente costruito. 58 8. I regimi autorizzativi speciali per gli interventi incentivati con il c.d. Superbonus e per la realizzazione e/o riqualificazione delle c.d. infrastrutture sociali et similia....................... 64 7. ANALISI DELLA DISCIPLINA DEGLI INTERVENTI DI EFFICIENTAMENTO ENERGETICO E DI RIDUZIONE DEL RISCHIO SISMICO INCENTIVABILI CON IL MECCANISMO DEL C.D. SUPERBONUS 110% CON FOCUS SULLA NUOVA CILAS ȯȯ di Erika Baldassarre e Marco Groppo 1. Il meccanismo del c.d. Superbonus 100%: elementi essenziali e ambito di applicazione oggettivo e soggettivo ................................................................................................................................ 66 1.1 L’ambito di applicazione oggettivo.................................................................................................. 66 1.1.1 Interventi di isolamento termico........................................................................................... 66 1.1.2 Interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione nei condomini............... 67 1.1.3 Interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione negli edifici unifamiliari. 67 1.1.4 Tipologie di immobili che possono beneficiare del Superbonus 110%.................. 68 1.1.5 La nozione di intervento trainante ..................................................................................... 68 1.1.6 Limiti quantitativi per l’accesso al Superbonus.............................................................. 70 1.2 L’ambito di applicazione soggettivo: i soggetti che possono accedere al Superbonus 110% 71 1.3 Profili temporali e scadenze............................................................................................................... 72 1.4 Lo sconto in fattura e la cessione del credito........................................................................... 73 2. La CILAS introdotta dal D.L. Semplificazioni 2021............................................................................ 77 2.1 L’ambito di applicazione della nuova CILAS................................................................................ 78 2.1.1 Il perimetro degli interventi eseguibili con la CILAS e le esclusioni....................... 78 2.1.2 CILAS e collegamento ad interventi in corso di esecuzione prima del relativo avvento............................................................................................................................................ 80 2.1.3 Interventi Superbonus 110 e opere miste ....................................................................... 81
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2.1.4 Regime delle varianti in corso d’opera............................................................................... 81 3. Cause di decadenza dal beneficio fiscale............................................................................................. 81 4. Spunti di riflessione sulle conseguenze applicative connesse alla CILAS............................... 82 8. L’AMPLIAMENTO DEL NOVERO DEGLI INTERVENTI DI “EDILIZIA LIBERA” E LE ULTERIORI SEMPLIFICAZIONI PER LE OPERE EDILIZIE MINORI ȯȯ di Luana Posella 1. Premessa ........................................................................................................................................................... 83 2. Le opere edilizie per le quali non è richiesto un titolo abilitativo e le modifiche all’art. 6 T.U. Edilizia ....................................................................................................................................................... 83 3. Le opere stagionali e quelle dirette a soddisfare obiettive esigenze, contingenti e temporanee................................................................................................................................................... 85 4. La semplificazione in materia di installazione di opere amovibili all’aria aperta in zone sottoposte a tutela paesaggistica........................................................................................................... 87 5. L’installazione di pannelli solari, fotovoltaici e impianti radiolettrici......................................... 88 9. LE MISURE IN MATERIA DI INSTALLAZIONE DI COLONNINE PER LA RICARICA ELETTRICA DEGLI AUTOVEICOLI ȯȯ di Marco Fontana 1. 2. 3. 4. 5.
Mobilità elettrica e transizione ecologica............................................................................................. 90 Il quadro normativo di riferimento.......................................................................................................... 90 2.1 La normativa europea........................................................................................................................... 90 2.2 La normativa nazionale........................................................................................................................ 92 Le variabili da considerare: tipologia di ricarica, proprietà, accessibilità, modalità di gestione del punto di ricarica.............................................................................................................. 95 Le novità introdotte dall’articolo 57 del D.L. n. 76/2020............................................................... 96 4.1 Le novità relative alle infrastrutture non accessibili al pubblico......................................... 96 4.2 Le novità relative a tutte le infrastrutture................................................................................... 96 4.3 Le novità relative alle infrastrutture accessibili al pubblico e il ruolo dei Comuni...... 97 Le diverse sfide della transizione............................................................................................................ 98
10. LE SEMPLIFICAZIONI IN MATERIA DI AUTORIZZAZIONE ALL’INSTALLAZIONE E REVAMPING DI IMPIANTI PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA RINNOVABILE ȯȯ di Michele Rizzo 1. 2. 3. 4. 5.
L’importanza delle fonti rinnovabili per la transizione ecologica e il PNRR............................ 99 L’installazione di pannelli su edifici come attività libera (previa comunicazione)................ 100 L’introduzione della dichiarazione di inizio lavori asseverata....................................................... 103 L’estensione dell’applicazione della procedura abilitativa semplificata (PAS)....................... 104 Le modifiche riguardanti il procedimento ordinario di autorizzazione unica, le competenze della Soprintendenza e la valutazione di impatto ambientale...................................................... 105 6. Conclusioni ..................................................................................................................................................... 106 11. LE SEMPLIFICAZIONI SULL’INSTALLAZIONE DELLE RETI DI COMUNICAZIONE ELETTRONICA E SULL’INFRASTRUTTURAZIONE DIGITALE ȯȯ di Domenico Ielo e Paola Iatì 1. La finalità dell’intervento legislativo....................................................................................................... 108 2. La materia oggetto dell’intervento legislativo: l’installazione delle reti di comunicazioni elettroniche ...................................................................................................................................................... 110 3. Le procedure sull’installazione ................................................................................................................ 111 3.1 In particolare: la modifica dell’art. 8 della legge quadro (reti mobili)................................ 112 3.2 Le modifiche all’art. 86 del codice ................................................................................................. 114 3.3 Le modifiche all’art. 87 del codice................................................................................................... 116 3.4 Le modifiche all’art. 87-ter del codice........................................................................................... 119 3.5 L’introduzione dell’art. 87-quater del codice............................................................................... 120 3.6 Le modifiche all’art. 88 del codice ................................................................................................. 120
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12. LE MISURE VOLTE A FAVORIRE IL CONTRASTO ALLE BARRIERE ARCHITETTONICHE ȯȯ di Eleonora M. P. Ruggieri 1. Cosa sono le barriere architettoniche? Le leggi e i decreti sull’accessibilità in Italia........ 125 2. L’abbattimento delle barriere architettoniche nel condominio, dalla Legge n. 13/1989 alle novità del Decreto semplificazioni 2020...................................................................................... 128 3. Le novità in materia di agevolazioni per opere dirette all’abbattimento delle barriere architettoniche................................................................................................................................................ 131 3.1 Il Fondo speciale per l’eliminazione e il superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati.................................................................................................................................. 131 3.2 Le agevolazioni fiscali: dalla detrazione fiscale del TUIR al Superbonus 110% con il Decreto Semplificazioni 2021................................................................................................ 132
APPENDICE NORMATIVA LEGGE 7 AGOSTO 1990 N. 241 Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi Introduzione............................................................................................................................................................. 137 Preambolo................................................................................................................................................................. 137 Capo I – Princìpi Articolo 1 – Principi generali dell’attività amministrativa....................................................................... 137 Articolo 2 – Conclusione del procedimento................................................................................................ 138 Articolo 2-bis – Conseguenze per il ritardo dell’amministrazione nella conclusione del procedimento........................................................................................................................................................... 139 Articolo 3 – Motivazione del provvedimento.............................................................................................. 140 Articolo 3-bis – Uso della telematica............................................................................................................ 140 Capo II – Responsabile del procedimento Articolo 4 – Unità organizzativa responsabile del procedimento....................................................... 140 Articolo 5 – Responsabile del procedimento............................................................................................ 141 Articolo 6 – Compiti del responsabile del procedimento...................................................................... 141 Articolo 6-bis – Conflitto di interessi............................................................................................................ 142 Capo III – Partecipazione al procedimento amministrativo Articolo 7 – Comunicazione di avvio del procedimento......................................................................... 142 Articolo 8 – Modalità e contenuti della comunicazione di avvio del procedimento................... 142 Articolo 9 – Intervento nel procedimento................................................................................................... 143 Articolo 10 – Diritti dei partecipanti al procedimento............................................................................ 143 Articolo 10-bis – Comunicazione dei motivi ostativi all’accoglimento dell’istanza...................... 143 Articolo 11 – Accordi integrativi o sostitutivi del provvedimento...................................................... 144 Articolo 12 – Provvedimenti attributivi di vantaggi economici............................................................ 144 Articolo 13 – Ambito di applicazione delle norme sulla partecipazione.......................................... 145 Capo IV – Semplificazione dell’azione amministrativa Articolo 14 – Conferenze di servizi................................................................................................................. 145 Articolo 14-bis – Conferenza semplificata................................................................................................... 146 Articolo 14 ter – Conferenza simultanea...................................................................................................... 147 Articolo 14-quater – Decisione della conferenza di servizi................................................................... 148 Articolo 14-quinquies – Rimedi per le amministrazioni dissenzienti................................................. 148 Articolo 15 – Accordi fra pubbliche amministrazioni............................................................................... 149 Articolo 16 – Attività consultiva....................................................................................................................... 149 Articolo 17 – Valutazioni tecniche................................................................................................................... 150 Articolo 17-bis – Effetti del silenzio e dell’inerzia nei rapporti tra amministrazioni pubbliche e tra amministrazioni pubbliche e gestori di beni o servizi pubblici................................................. 150 Articolo 18 – Autocertificazione....................................................................................................................... 151 Articolo 18-bis – Presentazione di istanze, segnalazioni o comunicazioni..................................... 152
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Articolo Articolo Articolo Articolo
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19 – Segnalazione certificata di inizio attività - SCIA............................................................ 152 19-bis – Concentrazione dei regimi amministrativi................................................................. 154 20 – Silenzio assenso......................................................................................................................... 154 21 – Disposizioni sanzionatorie....................................................................................................... 155
Capo IV-bis – Efficacia ed invalidità del provvedimento amministrativo Articolo 21-bis – Efficacia del provvedimento limitativo della sfera giuridica dei privati......... 156 Articolo 21-ter – Esecutorietà........................................................................................................................... 156 Articolo 21-quater – Efficacia ed esecutività del provvedimento...................................................... 156 Articolo 21-quinquies – Revoca del provvedimento................................................................................ 156 Articolo 21-sexies – Recesso dai contratti.................................................................................................. 157 Articolo 21-septies – Nullità del provvedimento....................................................................................... 157 Articolo 21-octies – Annullabilità del provvedimento.............................................................................. 158 Articolo 21-novies – Annullamento d’ufficio............................................................................................... 158 Articolo 21-decies – Riemissione di provvedimenti annullati dal giudice per vizi inerenti ad atti endoprocedimentali............................................................................................................................................... 158 Capo V – Accesso ai documenti amministrativi Articolo 22 – Definizioni e principi in materia di accesso..................................................................... 159 Articolo 23 – Ambito di applicazione del diritto di accesso................................................................. 160 Articolo 24 – Esclusione dal diritto di accesso......................................................................................... 160 Articolo 25 – Modalità di esercizio del diritto di accesso e ricorsi.................................................... 161 Articolo 26 – Obbligo di pubblicazione......................................................................................................... 163 Articolo 27 – Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi........................................... 163 Articolo 28 – Modifica dell’articolo 15 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, in materia di segreto di ufficio.................................................... 164 Capo VI – Disposizioni finali Articolo 29 – Ambito di applicazione della legge...................................................................................... 165 Articolo 30 – Atti di notorietà.......................................................................................................................... 165 Articolo 31 – Disposizioni finali........................................................................................................................ 166 DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, 6 GIUGNO 2001, N. 380 Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia [Testo unico Edilizia] Preambolo................................................................................................................................................................. 167 Parte I Attività edilizia Titolo I Disposizioni generali Capo I – Attività edilizia Articolo 1 – (L) - Ambito di applicazione..................................................................................................... 168 Articolo 2 – (L) - Competenze delle regioni e degli enti locali............................................................ 168 Articolo 2-bis – (L) Deroghe in materia di limiti di distanza tra fabbricati.................................... 168 Articolo 3 – (L) - Definizioni degli interventi edilizi................................................................................ 169 Articolo 3-bis – Interventi di conservazione............................................................................................... 171 Articolo 4 – (L) - Regolamenti edilizi comunali......................................................................................... 171 Articolo 5 – (R) - Sportello unico per l’edilizia........................................................................................... 172 Articolo 6 – (L) - Attività edilizia libera........................................................................................................ 174 Titolo II Titoli abilitativi Capo I – Disposizioni generali Articolo 6-bis – Interventi subordinati a comunicazione di inizio lavori asseverata.................. 176 Articolo 7 – (L) - Attività edilizia delle pubbliche amministrazioni................................................... 177
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Articolo 8 – (L) - Attività edilizia dei privati su aree demaniali.......................................................... 177 Articolo 9 – (L) - Attività edilizia in assenza di pianificazione urbanistica..................................... 177 Articolo 9-bis – Documentazione amministrativa e stato legittimo degli immobili.................... 178 Capo II – Permesso di costruire Sezione I – Nozione e caratteristiche Articolo 10 – (L) - Interventi subordinati a permesso di costruire................................................... 178 Articolo 11 – (L) - Caratteristiche del permesso di costruire.............................................................. 179 Articolo 12 – (L) - Presupposti per il rilascio del permesso di costruire........................................ 179 Articolo 13 – (L) - Competenza al rilascio del permesso di costruire.............................................. 180 Articolo 14 – (L) - Permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici............................ 180 Articolo 15 – (R) - Efficacia temporale e decadenza del permesso di costruire......................... 180 Sezione II – Contributo di costruzione Articolo 16 – (L) - Contributo per il rilascio del permesso di costruire.......................................... 181 Articolo 17 – (L) - Riduzione o esonero dal contributo di costruzione............................................ 183 Articolo 18 – (L) - Convenzione-tipo............................................................................................................. 184 Articolo 19 – (L) - Contributo di costruzione per opere o impianti non destinati alla Residenza. 184 Sezione III – Procedimento Articolo 20 – (R) - Procedimento per il rilascio del permesso di costruire................................... 185 Articolo 21 – (R) - Intervento sostitutivo regionale................................................................................. 187 Capo III – Segnalazione certificata di inizio di attività Articolo 22 – (L) - Interventi subordinati a segnalazione certificata di inizio di attività.......... 187 Articolo 23 – (L comma 3 e 4 - R comma 1, 2, 5, 6 e 7) - Interventi subordinati a segnalazione certificata di inizio di attività in alternativa al permesso di costruire.............................................. 189 Articolo 23-bis – Autorizzazioni preliminari alla segnalazione certificata di inizio attività e alla comunicazione dell’inizio dei lavori................................................................................................................. 191 Articolo 23 ter – Mutamento d’uso urbanisticamente rilevante......................................................... 192 Articolo 23-quater – Usi temporanei............................................................................................................. 192 Titolo III Agibilità degli edifici Capo I – Certificato di agibilità Articolo 24 – (L) - Agibilità................................................................................................................................ 193 Articolo 25 – (R) - Procedimento di rilascio del certificato di agibilità........................................... 194 Articolo 26 – (L) - Dichiarazione di inagibilità............................................................................................ 195 Titolo IV Vigilanza sull’attività urbanistico edilizia, responsabilità e sanzioni Capo I – Vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia e responsabilità Articolo 27 – (L) - Vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia................................................................ 195 Articolo 28 – (L) - Vigilanza su opere di amministrazioni statali....................................................... 196 Articolo 28-bis – Permesso di costruire convenzionato........................................................................ 196 Articolo 29 – (L) - Responsabilità del titolare del permesso di costruire, del committente, del costruttore e del direttore dei lavori, nonché anche del progettista per le opere subordinate a segnalazione certificata di inizio attività................................................................................................... 197 Capo II – Sanzioni Articolo 30 – (L) - Lottizzazione abusiva..................................................................................................... 198 Articolo 31 – (L) - Interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali.................................................................................................................................. 199 Articolo 32 – (L) - Determinazione delle variazioni essenziali............................................................. 200 Articolo 33 – (L) - Interventi di ristrutturazione edilizia in assenza di permesso di costruire o in totale difformità................................................................................................................................................ 200 Articolo 34 – (L) - Interventi eseguiti in parziale difformità dal permesso di costruire........... 201 Articolo 34-bis – Tolleranze costruttive....................................................................................................... 201 Articolo 35 – (L) - Interventi abusivi realizzati su suoli di proprietà dello Stato o di enti pubblici. 202
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Articolo 36 – (L) - Accertamento di conformità....................................................................................... 202 Articolo 37 – (L) - Interventi eseguiti in assenza o in difformità dalla segnalazione certificata di inizio attività e accertamento di conformità.......................................................................................... 203 Articolo 38 – (L) - Interventi eseguiti in base a permesso annullato.............................................. 203 Articolo 39 – (L) - Annullamento del permesso di costruire da parte della regione................. 204 Articolo 40 – (L) - Sospensione o demolizione di interventi abusivi da parte della regione.. 204 Articolo 41 – (L) - Demolizione di opere abusive..................................................................................... 205 Articolo 42 – (L) - Ritardato od omesso versamento del contributo di costruzione................. 205 Articolo 43 – (L) - Riscossione......................................................................................................................... 206 Articolo 44 – (L) - Sanzioni penali.................................................................................................................. 206 Articolo 45 – (L) - Norme relative all’azione penale................................................................................ 206 Articolo 46 – (L) - Nullità degli atti giuridici relativi ad edifici la cui costruzione abusiva sia iniziata dopo il 17 marzo 1985.......................................................................................................................... 207 Articolo 47 – (L) - Sanzioni a carico dei notai........................................................................................... 207 Articolo 48 – (L) - Aziende erogatrici di servizi pubblici....................................................................... 207 Capo III – Disposizioni fiscali Articolo 49 – (L) - Disposizioni fiscali........................................................................................................... 208 Articolo 50 – (L) - Agevolazioni tributarie in caso di sanatoria.......................................................... 209 Articolo 51 – (L) - Finanziamenti pubblici e sanatoria............................................................................ 209 Parte II Normativa tecnica per l’edilizia Capo I – Disposizioni di carattere generale Articolo 52 – (L) - Tipo di strutture e norme tecniche.......................................................................... 210 Articolo 53 – (L) - Definizioni........................................................................................................................... 210 Articolo 54 – (L) - Sistemi costruttivi........................................................................................................... 210 Articolo 55 – (L) - Edifici in muratura........................................................................................................... 211 Articolo 56 – (L) - Edifici con struttura a pannelli portanti................................................................. 211 Articolo 57 – (L) - Edifici con strutture intelaiate.................................................................................... 211 Articolo 58 – (L) - Produzione in serie in stabilimenti di manufatti in conglomerato normale e precompresso e di manufatti complessi in metallo............................................................................. 211 Articolo 59 – (L) - Laboratori............................................................................................................................ 212 Articolo 60 – (L) - Emanazione di norme tecniche.................................................................................. 212 Articolo 61 – (L) - Abitati da consolidare.................................................................................................... 212 Articolo 62 – (L) - Utilizzazione di edifici..................................................................................................... 213 Articolo 63 – (L) - Opere pubbliche............................................................................................................... 213 Capo II – Disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica Sezione I – Adempimenti Articolo 64 – (L) - Progettazione, direzione, esecuzione, responsabilità........................................ 213 Articolo 65 – (R) - Denuncia dei lavori di realizzazione e relazione a struttura ultimata di opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica......... 214 Articolo 66 – (L) - Documenti in cantiere.................................................................................................... 214 Articolo 67 – (L, comma 1, 2, 4 e 8; R, i commi 3, 5, 6 e 7) - Collaudo statico........................... 215 Sezione II – Vigilanza Articolo 68 – (L) - Controlli............................................................................................................................... 215 Articolo 69 – (L) - Accertamenti delle violazioni...................................................................................... 216 Articolo 70 – (L) - Sospensione dei lavori................................................................................................... 216 Sezione III – Norme penali Articolo 71 – (L) - Lavori abusivi..................................................................................................................... 216 Articolo 72 – (L) - Omessa denuncia dei lavori......................................................................................... 216 Articolo 73 – (L) - Responsabilità del direttore dei lavori..................................................................... 216 Articolo 74 – (L) - Responsabilità del collaudatore................................................................................. 217 Articolo 75 – (L) - Mancanza del certificato di collaudo........................................................................ 217 Articolo 76 – (L) - Comunicazione della sentenza.................................................................................... 217
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Capo III – Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati, pubblici e privati aperti al pubblico Sezione I – Eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati Articolo 77 – (L) - Progettazione di nuovi edifici e ristrutturazione di interi edifici................... 217 Articolo 78 – (L) - Deliberazioni sull’eliminazione delle barriere architettoniche......................... 218 Articolo 79 – (L) - Opere finalizzate all’eliminazione delle barriere architettoniche realizzate in deroga ai regolamenti edilizi........................................................................................................................ 218 Articolo 80 – (L) - Rispetto delle norme antisismiche, antincendio e di prevenzione degli infortuni 218 Articolo 81 – (L) - Certificazioni...................................................................................................................... 218 Sezione II – Eliminazione o superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico Articolo 82 – (L) - Eliminazione o superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico................................................................................................................ 219 Capo IV – Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche Sezione I – Norme per le costruzioni in zone sismiche Articolo 83 – (L) - Opere disciplinate e gradi di sismicità.................................................................... 220 Articolo 84 – (L) - Contenuto delle norme tecniche............................................................................... 220 Articolo 85 – (L) - Azioni sismiche................................................................................................................. 220 Articolo 86 – (L) - Verifica delle strutture................................................................................................... 221 Articolo 87 – (L) - Verifica delle fondazioni................................................................................................ 221 Articolo 88 – (L) - Deroghe............................................................................................................................... 221 Articolo 89 – (L) - Parere sugli strumenti urbanistici............................................................................. 221 Articolo 90 – (L) - Sopraelevazioni................................................................................................................. 221 Articolo 91 – (L) - Riparazioni........................................................................................................................... 222 Articolo 92 – (L) - Edifici di speciale importanza artistica................................................................... 222 Sezione II – Vigilanza sulle costruzioni in zone sismiche Articolo 93 – (R) - Denuncia dei lavori e presentazione dei progetti di costruzioni in zone sismiche..................................................................................................................................................................... 222 Articolo 94 – (L) - Autorizzazione per l’inizio dei lavori......................................................................... 223 Articolo 94-bis – Disciplina degli interventi strutturali in zone sismiche....................................... 223 Sezione III – Repressione delle violazioni Articolo 95 – (L) - Sanzioni penali.................................................................................................................. 224 Articolo 96 – (L) - Accertamento delle violazioni..................................................................................... 224 Articolo 97 – (L) - Sospensione dei lavori................................................................................................... 224 Articolo 98 – (L) - Procedimento penale..................................................................................................... 225 Articolo 99 – (L) - Esecuzione d’ufficio........................................................................................................ 225 Articolo 100 – (L) - Competenza della Regione........................................................................................ 225 Articolo 101 – (L) - Comunicazione del provvedimento al competente ufficio tecnico della regione 225 Articolo 102 – (L) - Modalità per l’esecuzione d’ufficio.......................................................................... 225 Articolo 103 – (L) - Vigilanza per l’osservanza delle norme tecniche............................................... 226 Sezione IV – Disposizioni finali Articolo 104 – (L) - Costruzioni in corso in zone sismiche di nuova classificazione................. 226 Articolo 105 – (L) - Costruzioni eseguite col sussidio dello Stato.................................................... 227 Articolo 106 – (L) - Esenzione per le opere eseguite dal genio militare......................................... 227 Capo V – Norme per la sicurezza degli impianti (abrogato) Capo VI – Norme per il contenimento del consumo di energia negli edifici Articolo 122 – (L) - Ambito di applicazione................................................................................................ 227 Articolo 123 – (L) - Progettazione, messa in opera ed esercizio di edifici e di impianti.......... 227 Articolo 124 – (L) - Limiti ai consumi di energia...................................................................................... 228 Articolo 125 – (L - R, commi 1 e 3) - Denuncia dei lavori, relazione tecnica e progettazione degli impianti e delle opere relativi alle fonti rinnovabili di energia, al risparmio e all’uso razionale dell’energia............................................................................................................................................ 228
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Articolo Articolo Articolo Articolo Articolo Articolo Articolo Articolo Articolo Articolo Articolo
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126 – (R) - Certificazione di impianti............................................................................................ 229 127 – (R) - Certificazione delle opere e collaudo..................................................................... 229 128 – (L) - Certificazione energetica degli edifici.................................................................... 229 129 – (L) - Esercizio e manutenzione degli impianti.............................................................. 229 130 – (L) - Certificazioni e informazioni ai consumatori...................................................... 229 131 – (L) - Controlli e verifiche....................................................................................................... 230 132 – (L) - Sanzioni.............................................................................................................................. 230 133 – (L) - Provvedimenti di sospensione dei lavori.............................................................. 230 134 – (L) - Irregolarità rilevate dall’acquirente o dal conduttore...................................... 231 135 – (L) - Applicazione (legge 9 gennaio 1991, n. 10, art. 37).......................................... 231 135-bis – Norme per l’infrastrutturazione digitale degli edifici......................................... 231
Parte III Disposizioni finali Capo I – Disposizioni finali Articolo 136 – (L, commi 1 e 2, lettere a), b), c), d), e), f), g), h), i), l) - R comma 2, lettera m) Abrogazioni............................................................................................................................................................... 232 Articolo 137 – (L) - Norme che rimangono in vigore............................................................................... 232 Articolo 138 – (L) - Entrata in vigore del testo unico............................................................................ 233 DECRETO LEGISLATIVO 25 NOVEMBRE 2016 N. 222 Individuazione di procedimenti oggetto di autorizzazione, segnalazione certificata di inizio di attività (SCIA), silenzio assenso e comunicazione e di definizione dei regimi amministrativi applicabili a determinate attività e procedimenti, ai sensi dell’articolo 5 della legge 7 agosto 2015, n. 124. Preambolo................................................................................................................................................................. 243 Articolo 1 – Oggetto............................................................................................................................................. 243 Articolo 2 – Regimi amministrativi delle attività private........................................................................ 244 Articolo 3 – Semplificazione di regimi amministrativi in materia edilizia........................................ 244 Articolo 4 – Semplificazione di regimi amministrativi in materia di pubblica sicurezza........... 247 Articolo 5 – Livelli ulteriori di semplificazione........................................................................................... 248 Articolo 6 – Disposizioni finali.......................................................................................................................... 248 Tabella A – Attività e procedimenti................................................................................................................ 248 Sezione I – Attività commerciali e assimilabili (omissis) Sezione II – Edilizia DECRETO LEGISLATIVO 19 AGOSTO 2005 N. 192 Attuazione della direttiva (UE) 2018/844, che modifica la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia e la direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, della direttiva 2010/31/UE, sulla prestazione energetica nell’edilizia, e della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia Preambolo................................................................................................................................................................. 281 Titolo I Principi generali...................................................................................................................................................... 282 Articolo 1 – Finalità............................................................................................................................................... 282 Articolo 2 – Definizioni........................................................................................................................................ 282 Articolo 3 – Ambito di intervento................................................................................................................... 286 Articolo 3-bis – Strategia di ristrutturazione a lungo termine............................................................ 288 Articolo 4 – Adozione di criteri generali, di una metodologia di calcolo e requisiti della prestazione energetica......................................................................................................................................... 289 Articolo 4-bis – Edifici ad energia quasi zero............................................................................................ 291 Articolo 4-ter – Strumenti finanziari e superamento delle barriere di mercato........................... 291 Articolo 4-quater – Portale Nazionale sulla prestazione energetica degli edifici......................... 293 Articolo 5 – Meccanismi di cooperazione..................................................................................................... 294 Articolo 6 – Attestato di prestazione energetica, rilascio e affissione............................................ 294 Articolo 7 – Esercizio, conduzione, controllo, ispezione e manutenzione degli impianti termici per la climatizzazione invernale e estiva, e per la preparazione dell’acqua calda sanitaria..... 296
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Articolo 8 – Relazione tecnica, accertamenti e ispezioni...................................................................... 297 Articolo 9 – Funzioni delle regioni e degli enti locali.............................................................................. 298 Articolo 10 – Monitoraggio, analisi, valutazione e adeguamento della normativa energetica nazionale e regionale............................................................................................................................................ 300 Titolo II Norme transitorie................................................................................................................................................... 301 Articolo 11 – Norme transitorie........................................................................................................................ 301 Articolo 12 – Esercizio, manutenzione e ispezione degli impianti termici...................................... 302 Titolo III Disposizioni finali................................................................................................................................................... 302 Articolo 13 – Misure di accompagnamento................................................................................................. 302 Articolo 14 – Copertura finanziaria................................................................................................................. 303 Articolo 15 – Sanzioni.......................................................................................................................................... 303 Articolo 16 – Abrogazioni e disposizioni finali........................................................................................... 305 Articolo 17 – Clausola di cedevolezza............................................................................................................ 305 DECRETO LEGGE 17 MARZO 2020 N. 18 Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19. [Decreto Cura Italia] Convertito in legge, con modifiche, dalla L. 24.04.2020, n. 27, con decorrenza dal 30.04.2020. Titolo V Ulteriori disposizioni ............................................................................................................................................ 307 Articolo 103 – Sospensione dei termini nei procedimenti amministrativi ed effetti degli atti amministrativi in scadenza................................................................................................................................. 307 DECRETO LEGGE 19 MAGGIO 2020 N. 34 Misure urgenti in materia di salute, Sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19. [decreto Rilancio] Convertito in legge, con modifiche, dalla L. 17.07.2020, n. 77 con decorrenza dal 19.07.2020. Titolo VI Misure fiscali............................................................................................................................................................ 309 Articolo 119 – Incentivi per l’efficienza energetica, sisma bonus, fotovoltaico e colonnine di ricarica di veicoli elettrici.................................................................................................................................... 309 DECRETO LEGISLATIVO 10 GIUGNO 2020 N. 48 Attuazione della direttiva (UE) 2018/844 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia e la direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica Preambolo................................................................................................................................................................. 317 Capo I – Finalità e modifiche al decreto legislativo 19 agosto 2005 n. 192 Articolo 1 – Finalità e modifiche al titolo del decreto legislativo n. 192 del 2005.................... 317 Articolo 5 – Introduzione dell’articolo 3-bis del decreto legislativo n. 192 del 2005. Strategia di ristrutturazione a lungo termine................................................................................................................. 318 Capo IV – Abrogazioni e disposizioni finali Articolo 17 – Abrogazioni.................................................................................................................................... 319 Articolo 18 – Disposizioni finali ed entrata in vigore.............................................................................. 319 DECRETO LEGGE 16 LUGLIO 2020 N. 76 Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale. [Decreto semplificazioni] Convertito in legge, con modifiche, dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. Preambolo................................................................................................................................................................. 320
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Titolo I Semplificazioni in materia di contratti pubblici ed edilizia Capo II – Semplificazione e altre misure in materia edilizia e per la ricostruzione pubblica nelle aree colpite da eventi sismici Articolo 10 – Semplificazioni e altre misure in materia edilizia.......................................................... 320 Titolo II Semplificazioni procedimentali e responsabilità Capo I – Semplificazioni procedimentali Articolo 12 – Modifiche alla legge 7 agosto 1990, n. 241...................................................................... 326 Articolo 12-bis – Semplificazione delle procedure di competenza dell’Ispettorato nazionale del lavoro................................................................................................................................................................... 328 Articolo 13 – Accelerazione del procedimento in conferenza di servizi.......................................... 329 Titolo IV Semplificazioni in materia di attività di impresa, ambiente e green econom Capo III – Semplificazioni in materia di green economy Articolo 56 – Disposizioni di semplificazione in materia di interventi su progetti o impianti alimentati da fonti di energia rinnovabile e di taluni nuovi impianti, nonché di spalma incentivi. 329 Articolo 57 – Semplificazione delle norme per la realizzazione di punti e stazioni di ricarica di veicoli elettrici.................................................................................................................................................... 332 Articolo 62 – Semplificazione dei procedimenti per l’adeguamento di impianti di produzione e accumulo di energia.......................................................................................................................................... 334 DECRETO LEGGE 31 MAGGIO 2021 N. 77 Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure. [Decreto Semplificazioni]. Convertito in legge, con modifiche, dalla L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. Preambolo................................................................................................................................................................. 336 Parte II Disposizioni di accelerazione e snellimento delle procedure e di rafforzamento della capacità amministrativa Titolo I Transizione ecologica e accelerazione del procedimento ambientale e paesaggistico Capo VI – Accelerazione delle procedure per le fonti rinnovabili Articolo 30 – Interventi localizzati in aree contermini............................................................................ 337 Articolo 31 – Semplificazione per gli impianti di accumulo e fotovoltaici e individuazione delle infrastrutture per il trasporto del GNL in Sardegna................................................................................ 337 Articolo 31-bis – Misure di semplificazione per gli impianti di biogas e di biometano............. 339 Articolo 31 ter – Misure per la promozione dell’economia circolare nella filiera del biogas... 339 Articolo 31-quater – Impianti di produzione e pompaggio idroelettrico......................................... 339 Articolo 31-quinquies – Semplificazione del sistema di tenuta delle scorte di sicurezza petrolifere 340 Articolo 32 – Norme di semplificazione in materia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e semplificazione delle procedure di repowering................................................................ 340 Articolo 32-bis – Semplificazione dei procedimenti per impianti idroelettrici di piccole dimensioni 341 Articolo 32 ter – Norme di semplificazione in materia di infrastrutture di ricarica elettrica.. 341 Articolo 32-quater – Semplificazioni in materia di sistemi di qualificazione degli installatori 342 Capo VII – Disposizioni in materia di efficienza energetica Articolo 33 – Misure di semplificazione in materia di incentivi per l’efficienza energetica e rigenerazione urbana........................................................................................................................................ 342 Articolo 33-bis – Ulteriori misure in materia di incentivi di cui all’articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34.......................................................................................................................................... 343
XIV
SOMMARIO
Titolo II Transizione digitale Articolo 40 – Semplificazioni del procedimento di autorizzazione per l’installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica e agevolazione per l’infrastrutturazione digitale degli edifici e delle unità immobiliari............................................................................................................. 344 Titolo IV Contratti pubblici Articolo 56 – Disposizioni in materia di semplificazione per l’attuazione dei programmi del Ministero della salute ricompresi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza................................ 347 Articolo 56-bis – Iniziative di elevata utilità sociale nel campo dell’edilizia sanitaria valutabili dall’INAIL.................................................................................................................................................................... 347 Titolo VI Modifiche alla legge 7 agosto 1990 n. 241 Articolo 61 – Modifiche alla disciplina del potere sostitutivo.............................................................. 348 Articolo 62 – Modifiche alla disciplina del silenzio assenso................................................................. 348 Articolo 63 – Annullamento d’ufficio............................................................................................................. 348 DECRETO LEGISLATIVO 29 DICEMBRE 2003 N. 387 Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità. Articolo 12 – Razionalizzazione e semplificazione delle procedure autorizzative........................ 349 DECRETO LEGISLATIVO 3 MARZO 2011 N. 28 Attuazione della Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE. Preambolo................................................................................................................................................................. 351 Titolo I Finalità e obiettivi Articolo 1 – Finalità............................................................................................................................................... 352 Articolo 2 – Definizioni........................................................................................................................................ 352 Articolo 3 – Obiettivi nazionali......................................................................................................................... 353 Titolo II Procedure amministrative, regolamentazioni e codici Capo I – Autorizzazioni e procedure amministrative Articolo 4 – Principi generali............................................................................................................................. 354 Articolo 5 – Autorizzazione Unica................................................................................................................... 354 Articolo 6 – Procedura abilitativa semplificata e comunicazione per gli impianti alimentati da energia rinnovabile................................................................................................................................................ 356 Articolo 6-bis – Dichiarazione di inizio lavori asseverata...................................................................... 357 Articolo 7 – Regimi di autorizzazione per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili... 358 Articolo 7-bis – Semplificazione delle procedure autorizzative per la realizzazione di interventi di efficienza energetica e piccoli impianti a fonti rinnovabili............................................................... 359 Articolo 8 – Disposizioni per la promozione dell’utilizzo del biometano......................................... 360 Articolo 8-bis – Regimi di autorizzazione per la produzione di biometano................................... 360 Articolo 9 – Disposizioni specifiche in materia di energia geotermica............................................ 360 Capo II – Regolamentazione tecnica Articolo 10 – Requisiti e specifiche tecniche............................................................................................. 361 Articolo 11 – Obbligo di integrazione delle fonti rinnovabili negli edifici di nuova costruzione e negli edifici esistenti sottoposti a ristrutturazioni rilevanti.............................................................. 362 Articolo 12 – Misure di semplificazione........................................................................................................ 362 Articolo 13 – Certificazione energetica degli edifici................................................................................. 363
SOMMARIO
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Titolo IV Reti energetiche Capo III – Reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento Articolo 22 – Sviluppo dell’infrastruttura per il teleriscaldamento e il teleraffrescamento.... 364 DECRETO LEGISLATIVO 1 AGOSTO 2003 N. 259 Codice delle comunicazioni elettroniche Preambolo................................................................................................................................................................. 365 Titolo II Reti e servizi di comunicazione elettronica ad uso pubblico Capo V – Disposizioni relative a reti ed impianti Articolo 86 – Infrastrutture di comunicazione elettronica e diritti di passaggio......................... 366 Articolo 87 – Procedimenti autorizzatori relativi alle infrastrutture di comunicazione elettronica per impianti radioelettrici................................................................................................................................... 367 Articolo 87-bis – Procedure semplificate per determinate tipologie di impianti......................... 368 Articolo 87-ter – Variazioni non sostanziali degli impianti................................................................... 369 Articolo 87-quater – Impianti temporanei di telefonia mobile............................................................ 369 Articolo 88 – Opere civili, scavi ed occupazione di suolo pubblico.................................................. 369 Articolo 89 – Coubicazione e condivisione di infrastrutture................................................................ 372 Articolo 90 – Pubblica utilità - Espropriazione.......................................................................................... 373 Articolo 91 – Limitazioni legali della proprietà........................................................................................... 373 Articolo 92 – Servitù............................................................................................................................................. 374 Articolo 93 – Divieto di imporre altri oneri................................................................................................. 374 LEGGE 9 GENNAIO 1989 N. 13 Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati. Preambolo................................................................................................................................................................. 376 Articolo 1 – Tecniche per garantire l’accessibilità, visibilità, adattabilità degli edifici privati e dell’edilizia residenziale pubblica.................................................................................................................. 376 Articolo 2 – Approvazione condominiale delle delibere......................................................................... 376 Articolo 3 – Deroghe alle norme sulle distanze........................................................................................ 377 Articolo 4 – Domanda per il rilascio dell’autorizzazione ad intervenire sugli immobili vincolati.... 377 Articolo 5 – Termine per provvedere sulla domanda di autorizzazione........................................... 377 Articolo 6 – Autorizzazioni, preavviso ed invio del progetto................................................................ 377 Articolo 7 – Esecuzione di opere interne..................................................................................................... 377
Introduzione di Michele Rizzo
Lo scoppio della pandemia da Covid-19 agli inizi del 2020 e le conseguenti misure restrittive delle libertà e delle attività economiche e sociali volte a contenere la diffusione del virus hanno soffocato la timida ripresa del settore delle costruzioni, il quale – messo in ginocchio dalla crisi economica globale del 2008 – a partire dal 2015 aveva iniziato a registrare un primo reincremento del proprio volume di affari, trainato dalla crescente attenzione per il recupero del patrimonio immobiliare esistente ed in particolare dai primi incentivi fiscali introdotti a tal fine nel nostro ordinamento (sebbene il valore della produzione del settore registrato nel 2019 fosse comunque inferiore del 17,8% rispetto al 2008). La prima ondata pandemica, collocabile cronologicamente nel primo semestre del 2020, ha infatti determinato il rallentamento delle attività di cantiere e dei procedimenti autorizzativi e, per alcuni tratti, addirittura la sospensione totale delle stesse. La ripartenza dopo la paralisi totale del sistema economico causata dalla fase più acuta della pandemia è stata ostacolata nei mesi successivi da significative incertezze, riconducibili sia ad avvenimenti di carattere sanitario (le successive ondate pandemiche) sia a contingenze di carattere economico: su tutti, il significativo ed inaspettato aumento dei costi delle materie prime e dell’energia. In tale contesto congiunturale, si inseriscono le novità dei provvedimenti adottati dal legislatore per “traghettare” il sistema Paese e con esso il settore delle costruzioni italiane fuori dalla pandemia, avviando un effettivo e significativo processo di riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente in Italia, auspicabilmente più efficiente sotto il profilo energetico-ambientale e decarbonizzato ed in grado di prevenire quindi anche ulteriore consumo di suolo. Il riferimento è in particolare all’articolo 119 del D.L. 19 maggio 2020, n. 34, conv. con modificazioni con L. 17 luglio 2020, n. 77 (il “Decreto Rilancio”) e s.m.i., all’art. 10 del Decreto-Legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito con L. 11 settembre 2020, n. 120 (cd. “DL Semplificazioni 2020”) e s.m.i. ed al più recente Decreto-Legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito con L. 29 luglio 2021, n. 108 (cd. “DL Semplificazioni-bis” o “DL Semplificazioni 2021”). Accanto ad essi si pone il D.Lgs. 10 giugno 2020, n. 48, non legato direttamente alle contingenze determinate dalla pandemia ma adottato dal legislatore per recepire nell’ordinamento italiano la Direttiva UE 2018/844 (c.d. Direttiva EPBD) in materia di prestazione energetica degli edifici. Tali interventi legislativi hanno fortemente inciso sulla fisionomia della disciplina dell’attività edilizia, sia attraverso le innovazioni alla disciplina degli istituti generali di semplificazione dell’azione amministrativa di cui alla l. n. 241/1990 s.m.i. sia attraverso misure settoriali volte ad agevolare i procedimenti autorizzativi ed in particolare quelli relativi agli interventi di rigenerazione del patrimonio immobiliare esistente. Questi ultimi poi sono stati promossi attivamente dal legislatore del Decreto Rilancio attraverso l’introduzione di un nuovo incentivo fiscale di entità particolarmente significativa quale l’ormai arcinoto “Superbonus 110%” (ma anche attraverso la sostanziale generalizzazione della possibilità di cedere qualsiasi credito di imposta generato da interventi di rigenerazione immobiliare, che in precedenza era ammissibile soltanto in ipotesi limitate). Questo volume ambisce a fornire una panoramica organica dei provvedimenti richiamati, cercando di trovare una linea di continuità tra gli stessi e più in generale con il percorso di razionalizzazione della normativa edilizia cui aspirava la c.d. riforma Madia del 2016 s.m.i., rimasta inattuata in numerosi suoi elementi essenziali. In ultima analisi, il curatore vorrebbe restituire al lettore un’istantanea del nuovo assetto della disciplina, ponendo particolare attenzione – sebbene in via non esclusiva – alle misure di interesse per la riqualificazione del vetusto parco immobiliare italiano, in larga parte inadeguato sotto il profilo dell’efficienza energetica e della sicurezza sismica ma anche sotto il profilo dell’infrastrutturazione digitale e della capacità di garantire la piena accessibilità e fruizione da parte dei disabili.
Gli autori Michele Rizzo Avvocato esperto di diritto amministrativo e contrattualistica, fondatore dell’omonimo studio legale con sedi a Milano ed Atene, si occupa prevalentemente di questioni relative al settore delle costruzioni e del real estate, degli appalti e dei servizi pubblici locali, dell’energia e del turismo. Collabora con il Politecnico di Milano, Dipartimento Architettura e Studi Urbani – ove svolge anche il ruolo di coordinatore didattico-scientifico del Master in Appalti e Contratti pubblici (MAC) – ed è dottorando di ricerca presso l’European Law & Governance School (ELGS) di Atene su tematiche di diritto pubblico nel settore delle costruzioni, con focus in particolare sulla ristrutturazione ecosostenibile degli immobili pubblici e privati. È anche autore di pubblicazioni e docente a corsi di formazione in tali materie. Maria Cristina Colombo Avvocato amministrativista, è partner dello Studio legale Galbiati, Sacchi e Associati di Milano, ove è responsabile del Dipartimento di Diritto Amministrativo. Dottore di Ricerca in Diritto Urbanistico e dell’Ambiente presso l’Università degli Studi di Firenze, Professore a contratto di diritto amministrativo presso il Politecnico di Milano e Docente al Master Appalti e Contratti del Politecnico di Milano. Dal 1998 svolge attività di docenza a corsi di formazione organizzati da Università, Unioni ed Associazioni di Comuni, Amministrazioni Comunali, Società Pubbliche, Ordini Professionali, Partecipa a convegni scientifici in qualità di relatore nel settore dei lavori pubblici e dell’urbanistica ed è autore di pubblicazioni in materia. È Direttore scientifico della piattaforma Smart24 Appalti de Il Sole 24 Ore. Erika Baldassarre Legal specialist di Leroy Merlin Italia (società del Gruppo Adeo) responsabile dell’area giuridica litigation, insurance e contrattualistica commerciale. Specializzata nella gestione del contenzioso, delle tematiche di natura assicurativa nonché di progetti specifici di sviluppo aziendale. Federica Campolo Dottoranda in Business & Law – Istituzioni e impresa: valore, regole e responsabilità sociale – presso l’Università degli Studi di Brescia, dove svolge attività di ricerca nell’ambito del Diritto amministrativo. È abilitata all’esercizio della professione forense e ha conseguito il Master di II livello in Appalti e contratti pubblici (MAC) presso il Politecnico di Milano. Viviana Cavarra Avvocato presso lo Studio legale Galbiati, Sacchi e Associati di Milano, svolge attività di docenza al Master in Appalti e Contratti pubblici (MAC) del Politecnico di Milano. È inoltre autrice di contributi in pubblicazioni monografiche e riviste di diritto amministrativo. È esperta di diritto amministrativo, con particolare riguardo al settore dei contratti pubblici, delle società pubbliche e dei servizi pubblici. Marco Fontana Avvocato con esperienza in diritto amministrativo, maturata grazie alla collaborazione con primari studi legali ed enti pubblici. È attualmente dottorando di ricerca in scienze giuridiche presso l’Università degli Studi di Pisa, con un progetto di ricerca sull’applicazione dell’intelligenza artificiale nell’attività della pubblica amministrazione. Collabora con lo studio legale Michele Rizzo e con il Politecnico di Milano, in particolare nell’ambito dei Master Universitari in Appalti e Contratti Pubblici (MAC) e Data Protection Officer (DPO). Marco Groppo Legal counsel di Leroy Merlin Italia (società del Gruppo Adeo) responsabile dell’area giuridica real estate, supply chain e M&A. Specializzato in operazioni di sviluppo immobiliare ed aziendale e in contrattualistica immobiliare e societaria. Paola Iatì Avvocato nel settore del diritto dell’economia e dei mercati regolati, associata dello studio legale Ielo & Associati. Docente al Master in Appalti e Contratti pubblici (MAC) del Politecnico di Milano.
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GLI AUTORI
Domenico Ielo Avvocato nel settore del diritto dell’economia e dei mercati regolati, socio dello studio legale Ielo & Associati. Professore a contratto di e-democracy, e-participation all’Università degli studi di Milano. Docente al Master in Appalti e Contratti pubblici (MAC) e al Master Data Protection Officer (DPO) del Politecnico di Milano. Matteo Micheletti Avvocato amministrativista, opera prevalentemente nei campi del diritto urbanistico, degli appalti pubblici, dell’ambiente e degli Enti locali. Dottore di ricerca in Istituzioni e Organizzazioni, è stato anche Professore a contratto di diritto amministrativo per l’architettura nel Politecnico di Milano e cultore della materia in Istituzioni di Diritto Pubblico e Diritto dell’economia nell’Università Cattolica di Milano. È autore di varie pubblicazioni in materia di diritto pubblico, amministrativo, urbanistico e dei contratti pubblici. Luana Posella Avvocato amministrativista, titolare di studio legale specializzato in diritto amministrativo, con particolare riferimento al diritto urbanistico, ambientale e alla materia dell’antimafia. Roberto Ragozzino Avvocato amministrativista presso lo studio legale Galbiati, Sacchi e Associati di Milano. Specializzato in diritto urbanistico e dell’edilizia. Docente a corsi ed autore di pubblicazioni in materia. Eleonora M.P. Ruggieri Avvocato civilista in Milano. Esperta in diritto immobiliare, con particolare focus sui rapporti tra soggetti di diritto privato. Autrice di pubblicazioni in materia di diritto civile e commerciale per il quotidiano di informazione giuridica DirittoeGiustizia.
L’assetto normativo post-pandemia
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di Michele Rizzo Lo scopo del presente volume è quello di fornire ai professionisti tecnici e più in generale agli operatori del settore immobiliare e delle costruzioni una panoramica organica degli interventi legislativi omnibus succedutisi in maniera incessante dall’avvio dell’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di covid-2019 fino al 31 luglio 2021 (data di entrata in vigore della legge n. 108/2021 di conversione del D.L. n. 77/2021, il c.d. “Decreto Semplificazioni 2021” o “Decreto Semplificazioni-bis”) che hanno ridisegnato anche la fisionomia della disciplina dell’edilizia privata. La struttura dell’opera e lo stile argomentativo utilizzato tentano di riflettere l’approccio pragmatico che ha guidato l’analisi di tutti gli autori che sono stati coinvolti (a cui va un sentito ringraziamento per il contributo), sviluppatasi idealmente lungo due linee di indagine, distinte seppur connesse tra loro: i) la comparazione sistematica tra il quadro normativo che regolamentava la materia il 1° marzo 2020, da una parte, e le norme specificamente dedicate all’edilizia e le disposizioni di carattere generale impattanti sul settore introdotte dal legislatore per gestire la fase più acuta dell’emergenza sanitaria e per rilanciare l’economia (almeno in teoria) secondo un modello di sviluppo maggiormente sostenibile sotto il profilo ambientale e sociale, dall’altra; ii) la ricerca del fil rouge che lega le norme via via introdotte dal legislatore, interpretate secondo un criterio teleologico o finalistico. Proprio in ossequio a questo tentativo di individuare continuità e (sperabilmente) qualche certezza in un contesto – non solo giuridico – alquanto confuso, il volume si apre con un capitolo introduttivo (Colombo-Ragozzino) volto ad inquadrare le norme introdotte dal legislatore dell’era pandemica nell’ambito del più generale percorso di razionalizzazione della normativa edilizia cui aspirava la c.d. riforma Madia. Seguono poi i tre capitoli del Titolo I, dedicati alle disposizioni di carattere generale introdotte dal legislatore per far uscire gradualmente il comparto edilizio e, con esso, l’intero sistema economico nazionale dalla crisi economica conseguente al c.d. lockdown e porre le basi per la ripresa. Il Capitolo 3 (Campolo) è infatti dedicato all’analisi delle norme di carattere transitorio con le quali viene prorogata l’efficacia dei provvedimenti amministrativi e degli altri atti negoziali di interesse per l’attività edilizia, introdotti dall’art. 103 del c.d. “Decreto Cura Italia”, il D.L. n. 18/2020 conv. con l. n. 27/2020 e s.m.i. allo scopo di ovviare alla inattesa paralisi delle attività amministrative e di cantiere e al loro difficile ed incerto riavvio. Il Capitolo 4 ed il Capitolo 5 invece, analizzano le misure di carattere strutturale introdotte dal legislatore, per favorire la “ricostruzione”. In quelle sedi, più precisamente, vengono esaminate le innovazioni alla disciplina degli istituti generali di semplificazione dell’azione amministrativa di cui alla l. n. 241/1990 s.m.i. impattanti sul settore (Cavarra) – silenzio-assenso, potere sostitutivo e limiti in materia di autotutela – e le modifiche alle norme del d.P.R. n. 380/2021 dedicate alla disciplina delle tolleranze costruttive e dell’accertamento dello stato legittimo degli immobili (Micheletti). I capitoli del Titolo II immediatamente successivi si occupano invece delle innovazioni che il legislatore dell’età pandemica ha introdotto al regime autorizzatorio dell’attività edilizia, sia in relazione agli interventi di nuova costruzione ma anche soprattutto in relazione alla rigenerazione del patrimonio immobiliare. Nel capitolo 6 (Rizzo), infatti, dopo un inquadramento generale delle disposizioni introdotte dall’art. 10 del Decreto Semplificazioni 2020 s.m.i., vengono esaminate in dettaglio le innovazioni al d.P.R. n. 380/2021 volte a facilitare e promuovere, anche sotto il profilo autorizzativo, gli interventi edilizi sugli edifici esistenti (incluso, ad esempio, il cambiamento d’uso). Uno sguardo viene rivolto anche alle novità normative in materia di sicurezza sismica e soprattutto
CHIAVE DI LETTURA
1. Chiave di lettura
CHIAVE DI LETTURA
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L’assetto normativo post-pandemia
di efficientamento energetico in ambito immobiliare, attraverso la disamina delle prescrizioni di più immediato impatto per il settore introdotte dal D.lgs. 10 giugno 2020, n. 48, di recepimento della c.d. Direttiva EPBD III ovvero la direttiva europea 2018/844/UE sul rendimento energetico degli edifici, entrate in vigore in data 11 giugno 2020. La tematica della riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare esistente è invece protagonista esclusiva del Capitolo 7 (Groppo-Baldassari), dedicato infatti alla disamina della disciplina del meccanismo del c.d. Superbonus 110% previsto all’articolo 119 del c.d. “Decreto Rilancio” (D.L. 19 maggio 2020, n. 34, conv. con modificazioni con l. 17 luglio 2020, n. 77) ed in particolare dello speciale titolo edilizio semplificato - la c.d. CILAS - che il Decreto Semplificazioni-bis ha recentemente introdotto per favorirne l’attuazione. Il Capitolo 8 (Posella) è dedicato invece all’esame delle previsioni del Decreto Semplificazioni-bis che hanno ampliato il novero degli interventi di “edilizia libera” e disposto ulteriori semplificazioni per le opere edilizie c.d. minori. Infine, nel Titolo III, vengono analizzate le norme introdotte dal Decreto Semplificazioni 2020 e dal Decreto Semplificazioni-bis allo scopo di favorire lo sviluppo ecosostenibile, la digitalizzazione, l’accessibilità e l’inclusione sociale, con una prospettiva che nella maggior parte dei casi non coincide con la dimensione dell’edificio ma abbraccia un contesto territoriale più ampio e generale. In particolare, il Capitolo 9 (Fontana) è dedicato alla disamina delle norme di recente introduzione volte a promuovere la mobilità sostenibile attraverso la razionalizzazione e semplificazione della disciplina in materia di installazione di colonnine per la ricarica elettrica degli autoveicoli. Nel Capitolo 10 (Rizzo), invece, vengono analizzate le misure per l’installazione ed il revamping di impianti per la produzione di energia rinnovabile, con particolare riferimento agli impianti fotovoltaici a servizio di edifici e agli impianti di piccole dimensioni (non a servizio di impianti industriali). Subito dopo, il Capitolo 11 (Ielo/Iatì) è dedicato alle norme finalizzate a promuovere, o comunque agevolare, indirettamente la digitalizzazione dell’ambiente costruito e più in generale dell’economia nazionale attraverso la semplificazione dei procedimenti autorizzativi per l’installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica e le infrastrutturazioni digitali degli edifici e delle unità immobiliari. Last but not least, il Capitolo 12 (Ruggieri) offre una panoramica generale della vigente normativa di contrasto alle barriere architettoniche, alla luce delle modifiche apportate alla disciplina della l. n. 13/1989 dal Decreto Semplificazioni 2020.
L’assetto normativo post-pandemia
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di Maria Cristina Colombo e Roberto Ragozzino Sommario: 1. Introduzione al tema: liberalizzazione e titoli dopo la Legge Madia; 2. Il Nuovo Regolamento Edilizio; 3. Il glossario unico; 4. Interventi edilizi e norme di rilancio nei decreti semplificazione.
1. Introduzione al tema: liberalizzazione e titoli dopo la Legge Madia La nozione di governo del territorio venne a suo tempo elaborata dalla dottrina (Morbidelli – Stella Richter) ancora prima della riforma costituzionale per indicare l’insieme degli istituti relativi alla regolazione, al controllo e all’uso del territorio. L’ampiezza della definizione ha fatto sì che la stessa, oltre ad urbanistica ed edilizia, potesse ricomprendere materie trasversali, quali l’ambiente ed il paesaggio, i beni culturali ed anche la tutela della concorrenza e del mercato. Del resto, il territorio è punto di convergenza di interessi eterogenei ancorché interferenti (Videtta) e la stessa pianificazione urbanistica è divenuta oggi il principale vettore a scala locale delle politiche ambientali e paesaggistiche e per altro verso il principale strumento di programmazione del welfare municipale (Boscolo). Alcuni da tempo osservano come la materia governo del territorio dovrebbe essa stessa divenire oggetto di riforma (Mantini). Ciò in quanto la sua definizione ha creato, a far tempo dal 2001, numerosi conflitti di attribuzione avanti la Corte Costituzionale bloccando lo sviluppo di politiche nazionali in settori importanti quali l’housing sociale, la rigenerazione urbana e il consumo del suolo. Ciò a voler tacere del proliferare di teorie sulla stessa nozione di governo del territorio: da quella evoluzionista, che tende a far coincidere territorio ed urbanistica (Stella Richter – Urbani), a quella separazionista (Cerulli Irelli) secondo cui l’urbanistica riguarderebbe unicamente l’assetto delle città, mentre il territorio riguarderebbe il restante spazio territoriale, a quella intermedia (Assini – Mantini) che porta a ritenere il governo del territorio come qualche cosa di più e di diverso rispetto alle più aggiornate definizioni di urbanistica, così passando da un’idea di government a quella di governance (Mantini). Ma al di là delle definizioni e dei rapporti tra contenente e contenuto, quello che è evidente è che anche tale materia è stata travolta dalla legislazione italiana degli ultimi anni, nel nome di una pretesa semplificazione. Legislazione che nasce dalla convergenza di due spunti diversi: la liberalizzazione come strumento di politica economica da un lato, e come imperativo comunitario, dall’altro (Tropea). Semplificazione che, attraverso la riforma Madia, è da ultimo approdata ai recenti Decreti di semplificazione del 2020 e 2021. Si ricorda come la c.d. Madia abbia operato su tre livelli principali (Vesperini): la ridotta specialità degli interessi sensibili, il rafforzamento dei poteri dell’amministrazione e la riduzione della sua discrezionalità, con procedimenti soggetti ad istituti semplificati come la SCIA. Tre le indicazioni fondamentali: semplificare, accelerare, accentrare. Nel contesto attuale, i casi in cui è necessario acquisire un titolo abilitativo sono diventati davvero troppo pochi. Ma la poca chiarezza della normativa e, a volte, l’eccessiva responsabilizzazione del privato hanno il solo effetto, anziché di semplificare davvero, di creare diffidenza nell’utilizzo di strumenti liberalizzanti.
SEMPLIFICARE DOPO LA LEGGE MADIA
2. L’assetto della normativa edilizia post-pandemia, tra attuazione della Riforma Madia (con particolare riferimento al Regolamento edilizio tipo e al Glossario Unico delle opere e interventi edilizi) e provvedimenti di contrasto alla diffusione del Covid e di rilancio dell’economia
IL NUOVO REGOLAMENTO EDILIZIO
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L’assetto normativo post-pandemia
2. Il Nuovo Regolamento Edilizio Il generale riassetto della normativa edilizia ed urbanistica dell’ultimo periodo ha interessato anche il regolamento edilizio, tradizionalmente ritenuto come lo strumento normativo generale ed astratto finalizzato a disciplinare le concrete modalità dell’attività edilizia (Crosetti). Mentre l’abrogato art. 33 della legge urbanistica statale del 1942 attribuiva ai Comuni una piena competenza a regolare la materia, con il Testo Unico dell’edilizia del 2001 la stessa è stata per così dire temperata. Ed anche i contenuti della regolamentazione edilizia vengono oggi ripartiti dall’art. 4 del T.U. in obbligatori e facoltativi, facendo rientrare nei primi, ad esempio, le modalità costruttive e nei secondi gli interventi soggetti a parere della commissione edilizia, ove prevista. Rimane l’indiscusso ruolo del regolamento edilizio che, accanto alla normativa tecnica contenuta nei piani urbanistici, deve disciplinare l’attività edilizia con regole tendenzialmente omogenee. Da qui la creazione di regolamenti edilizi tipo, che stringono la auto regolamentazione comunale tra legislazione statale e regionale. L’eterogeneità anche dal punto di vista terminologico delle definizioni contenute nei diversi regolamenti edilizi comunali ha del resto spesso creato incertezze e problemi applicativi. Ciò è stato letto come un ostacolo alla semplificazione ed allo snellimento dei procedimenti edilizi. L’intesa Stato-Regioni del 20 ottobre 2016 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 16 novembre 2016 n. 268) ha introdotto il nuovo regolamento edilizio tipo: da quella data le regioni italiane hanno avviato e per lo più completato gli iter di approvazione dei regolamenti regionali, da recepire poi da parte dei comuni nei tempi previsti da ciascuna regione. Cosa accade se un comune non adegua il proprio regolamento nei termini assegnati a livello regionale? A tale proposito, era intervenuto il TAR Puglia che, con sentenza 58 del 21 gennaio 2020, aveva affermato che dopo la scadenza dei termini i fissati a livello regionale – in tal caso il 31 dicembre 2017 per la Puglia – il comune ha l’obbligo di valutare i progetti alla luce delle indicazioni del RET e non quelle del regolamento regionale. Il Consiglio di Stato in sede di appello ha invece affermato che il recepimento delle definizioni uniformi non comporta la modifica delle previsioni dimensionali degli strumenti urbanistici vigenti (Consiglio di Stato 15 febbraio 2021 n. 1339/2021) precisando che la disciplina edilizia e urbanistica dei Comuni pugliesi resta (quanto meno in relazione al fondamentale dato del “dimensionamento urbanistico”) inalterata nelle more della modifica dei relativi strumenti di governo del territorio, procedimento cui gli Enti locali sono comunque tenuti al fine di pervenire ad un’armonizzazione del relativo contenuto con il RET recepito a livello regionale.
FOCUS CONSIGLIO DI STATO 15 FEBBRAIO 2021 N. 1339 Il Consiglio di Stato ha accolto l’appello proposto dal Comune di Corato ed ha riformato la sentenza del TAR Puglia-Bari, concernente un annullamento in autotutela di una SCIA rilasciata in alternativa al permesso di costruire relativamente ad un intervento straordinario di demolizione e ricostruzione. L’annullamento era stato disposto poiché “il conteggio della volumetria era stato effettuato sulla scorta della definizione fornita dal RET Regolamento edilizio tipo regionale (definizione uniforme n. 46 “Volume edificabile”), che esclude dal conteggio stesso del volume edificabile le superfici accessorie (che non determinerebbero volumetria), le quali, invece, nella definizione del regolamento edilizio comunale sono incluse. In prima battuta il TAR aveva dato ragione all’impresa sostenendo che il Comune doveva valutare l’intervento in base alle definizioni contenute nel Regolamento edilizio-tipo. Il Consiglio di Stato in sede di appello ha ribaltato la posizione ritenendo che “in mancanza di una espressa previsione nella normativa di settore, non è possibile ritenere che il mancato rispetto di un termine – quello fissato per l’adeguamento del proprio Regolamento edilizio da parte del Comune -, che sembra chiaramente ordinatorio, possa avere effetti così radicalmente eversivi sulla autonomia pianificatoria degli enti locali”.
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L’assetto normativo post-pandemia
TABELLA DEFINIZIONI STANDARDIZZATE DEI PARAMETRI EDILIZI VOCE
ACRONIMO
DEFINIZIONE
1 – Superficie territoriale
ST
Superficie reale di una porzione di territorio oggetto di intervento di trasformazione urbanistica. Comprende la superficie fondiaria e le aree per dotazioni territoriali ivi comprese quelle esistenti.
2 – Superficie fondiaria
SF
Superficie reale di una porzione di territorio destinata all’uso edificatorio. È costituita dalla superficie territoriale al netto delle aree per dotazioni territoriali ivi comprese quelle esistenti.
3 – Indice di edificabilità territoriale
IT
Quantità massima di superficie o di volume edificabile su una determinata superficie territoriale, comprensiva dell’edificato esistente.
4 – Indice di edificabilità fondiaria
IF
Quantità massima di superficie o di volume edificabile su una determinata superficie fondiaria, comprensiva dell’edificato esistente.
5 – Carico urbanistico
CU
Fabbisogno di dotazioni territoriali di un determinato immobile o insediamento in relazione alla sua entità e destinazione d’uso. Costituiscono variazione del carico urbanistico l’aumento o la riduzione di tale fabbisogno conseguenti all’attuazione di interventi urbanistico-edilizi ovvero a mutamenti di destinazione d’uso.
6 – Dotazioni Territoriali
DT
Infrastrutture, servizi, attrezzature, spazi pubblici o di uso pubblico e ogni altra opera di urbanizzazione e per la sostenibilità (ambientale, paesaggistica, socioeconomica e territoriale) prevista dalla legge o dal piano.
7 – Sedime
Impronta a terra dell’edificio o del fabbricato, corrispondente alla localizzazione dello stesso sull’area di pertinenza.
8 – Superficie coperta
SC
Superficie risultante dalla proiezione sul piano orizzontale del profilo esterno perimetrale della costruzione fuori terra, con esclusione degli aggetti e sporti inferiori a 1,50 m.
9 – Superficie permeabile
SP
Porzione di superficie territoriale o fondiaria priva di pavimentazione o di altri manufatti permanenti, entro o fuori terra, che impediscano alle acque meteoriche di raggiungere naturalmente la falda acquifera.
10 – Indice di permeabilità
IPT/IPF
Rapporto tra la superficie permeabile e la superficie territoriale (indice di permeabilità territoriale) o fondiaria (indice di permeabilità fondiaria).
11 – Indice di copertura
IC
Rapporto tra la superficie coperta e la superficie fondiaria.
12 – Superficie totale
ST
Somma delle superfici di tutti i piani fuori terra, seminterrati ed interrati comprese nel profilo perimetrale esterno dell’edificio.
13 – Superficie lorda
SL
Somma delle superfici di tutti i piani comprese nel profilo perimetrale esterno dell’edificio escluse le superfici accessorie.
14 – Superficie utile
SU
Superficie di pavimento degli spazi di un edificio misurata al netto della superficie accessoria e di murature, pilastri, tramezzi, sguinci e vani di porte e finestre.
DEFINIZIONI PARAMETRI EDILIZI
Il Regolamento edilizio tipo approvato – oltre ad introdurre prescrizioni concernenti l’attuazione ed il recepimento da parte degli enti territoriali (Regioni e Comuni) – è mosso dalla finalità di evitare duplicazioni di disposizioni. Da un lato, si limita, quindi, a richiamare la disciplina vigente in certe materie, quali le definizioni dei parametri urbanistici ed edilizi, i procedimenti di rilascio dei titoli, i limiti inderogabili di altezza e distanza; dall’altro, introduce regole per le procedure interne in tema di qualità, sicurezza e sostenibilità delle opere edilizie, anche attraverso l’individuazione di requisiti tecnici integrativi e complementari rispetto alla normativa generale uniforme. Il Regolamento contiene inoltre 42 definizioni standardizzate, uniformi per tutti i comuni che dovranno dunque adottarle come allegato ai propri regolamenti. La finalità è creare un glossario di riferimento unico ed omogeneo su tutto il territorio nazionale, riportato nella tabella che segue.
DEFINIZIONI PARAMETRI EDILIZI
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VOCE
L’assetto normativo post-pandemia
ACRONIMO
DEFINIZIONE
15 – Superficie accessoria
SA
Superficie di pavimento degli spazi di un edificio aventi carattere di servizio rispetto alla destinazione d’uso della costruzione medesima, misurata al netto di murature, pilastri, tramezzi, sguinci, vani di porte e finestre. La superficie accessoria ricomprende: • i portici e le gallerie pedonali; • i ballatoi, le logge, i balconi e le terrazze; • le tettoie con profondità superiore a m 1,50; le tettoie aventi profondità inferiore a m. 1,50 sono escluse dal computo sia della superficie accessoria sia della superficie utile; • le cantine poste al piano interrato, seminterrato o al primo piano fuori terra e i relativi corridoi di servizio; • i sottotetti accessibili e praticabili per la sola porzione con altezza pari o superiore a m 1,80, ad esclusione dei sottotetti aventi accesso diretto da una unità immobiliare e che presentino i requisiti richiesti per i locali abitabili che costituiscono superficie utile; • i vani scala interni alle unità immobiliari computati in proiezione orizzontale, a terra, una sola volta; • gli spazi o locali destinati alla sosta e al ricovero degli autoveicoli ad esclusione delle autorimesse che costituiscono attività imprenditoriale; • le parti comuni, quali i locali di servizio condominiale in genere, i depositi, gli spazi comuni di collegamento orizzontale, come ballatoi o corridoi. Gli spazi comuni di collegamento verticale e gli androni condominiali sono esclusi dal computo sia della superficie accessoria sia della superficie utile.
16 – Superficie complessiva
SC
Somma della superficie utile e del 60% della superficie accessoria (SC=SU+60% SA).
17 – Superficie calpestabile
Superficie risultante dalla somma delle superfici utili (SU) e delle superfici accessorie (SA) di pavimento.
18 – Sagoma
Conformazione planivolumetrica della costruzione fuori terra nel suo perimetro considerato in senso verticale ed orizzontale, ovvero il contorno che viene ad assumere l’edificio, ivi comprese le strutture perimetrali, nonché gli aggetti e gli sporti superiori a 1,50 m.
19 – Volume totale o volumetria complessiva
Volume della costruzione costituito dalla somma della superficie totale di ciascun piano per la relativa altezza lorda.
20 – Piano fuori terra
Piano dell’edificio il cui livello di calpestio sia collocato in ogni sua parte ad una quota pari o superiore a quella del terreno posto in aderenza all’edificio.
21 – Piano seminterrato
Piano di un edificio il cui pavimento si trova a una quota inferiore (anche solo in parte) a quella del terreno posto in aderenza all’edificio e il cui soffitto si trova ad una quota superiore rispetto al terreno posto in aderenza all’edificio.
22 – Piano interrato
Piano di un edificio il cui soffitto si trova ad una quota inferiore rispetto a quella del terreno posto in aderenza all’edificio.
23 – Sottotetto
Spazio compreso tra l’intradosso della copertura dell’edificio e l’estradosso del solaio del piano sottostante.
24 – Soppalco
Partizione orizzontale interna praticabile, ottenuta con la parziale interposizione di una struttura portante orizzontale in uno spazio chiuso.
25 – Numero dei piani
È il numero di tutti i livelli dell’edificio che concorrono, anche parzialmente, al computo della superficie lorda (SL).
26 – Altezza lorda
Differenza fra la quota del pavimento di ciascun piano e la quota del pavimento del piano sovrastante. Per l’ultimo piano dell’edificio si misura l’altezza del pavimento fino all’intradosso del soffitto o della copertura.
L’altezza del fronte o della parete esterna di un edificio e delimitata: • all’estremità inferiore, dalla quota del terreno posta in aderenza all’edificio prevista dal progetto; • all’estremità superiore, dalla linea di intersezione tra il muro perimetrale e la linea di intradosso del solaio di copertura, per i tetti inclinati, ovvero dalla sommità delle strutture perimetrali, per le coperture piane.
27 – Altezza del fronte
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L’assetto normativo post-pandemia
ACRONIMO
DEFINIZIONE
28 – Altezza dell’edificio
Altezza massima tra quella dei vari fronti.
29 – Altezza utile
Altezza del vano misurata dal piano di calpestio all’intradosso del solaio sovrastante, senza tener conto degli elementi strutturali emergenti. Nei locali aventi soffitti inclinati o curvi, l’altezza utile si determina calcolando l’altezza media ponderata.
30 – Distanze
Lunghezza del segmento minimo che congiunge l’edificio con il confine di riferimento (di proprietà, stradale, tra edifici o costruzioni, tra i fronti, di zona o di ambito urbanistico, ecc.), in modo che ogni punto della sua sagoma rispetti la distanza prescritta.
31 – Volume tecnico
Sono volumi tecnici i vani e gli spazi strettamente necessari a contenere ed a consentire l’accesso alle apparecchiature degli impianti tecnici al servizio dell’edificio (idrico, termico, di condizionamento e di climatizzazione, di sollevamento, elettrico, di sicurezza, telefonico, ecc.).
32 – Edificio
Costruzione stabile, dotata di copertura e comunque appoggiata o infissa al suolo, isolata da strade o da aree libere, oppure separata da altre costruzioni mediante strutture verticali che si elevano senza soluzione di continuità dalle fondamenta al tetto, funzionalmente indipendente, accessibile alle persone e destinata alla soddisfazione di esigenze perduranti nel tempo.
33 – Edificio Unifamiliare
Per edificio unifamiliare si intende quello riferito un’unica unità immobiliare urbana di proprietà esclusiva, funzionalmente indipendente, che disponga di uno o più accessi autonomi dall’esterno e destinato all’abitazione di un singolo nucleo familiare.
34 – Pertinenza
Opera edilizia legata da un rapporto di strumentalità e complementarietà rispetto alla costruzione principale, non utilizzabile autonomamente e di dimensioni modeste o comunque rapportate al carattere di accessorietà.
35 – Balcone
Elemento edilizio praticabile e aperto su almeno due lati, a sviluppo orizzontale in aggetto, munito di ringhiera o parapetto e direttamente accessibile da uno o più locali interni.
36 – Ballatoio
Elemento edilizio praticabile a sviluppo orizzontale, e anche in aggetto, che si sviluppa lungo il perimetro di una muratura con funzione di distribuzione, munito di ringhiera o parapetto.
37 – Loggia/Loggiato
Elemento edilizio praticabile coperto, non aggettante, aperto su almeno un fronte, munito di ringhiera o parapetto, direttamente accessibile da uno o più vani interni.
38 – Pensilina
Elemento edilizio di copertura posto in aggetto alle pareti perimetrali esterne di un edificio e priva di montanti verticali di sostegno.
39 – Portico/Porticato
Elemento edilizio coperto al piano terreno degli edifici, intervallato da colonne o pilastri aperto su uno o più lati verso i fronti esterni dell’edificio.
40 – Terrazza
Elemento edilizio scoperto e praticabile, realizzato a copertura di parti dell’edificio, munito di ringhiera o parapetto, direttamente accessibile da uno o più locali interni.
41 – Tettoia
Elemento edilizio di copertura di uno spazio aperto sostenuto da una struttura discontinua, adibita ad usi accessori oppure alla fruizione protetta di spazi pertinenziali.
42 – Veranda
Locale o spazio coperto avente le caratteristiche di loggiato, balcone, terrazza o portico, chiuso sui lati da superfici vetrate o con elementi trasparenti e impermeabili, parzialmente o totalmente apribili.
D’altra parte, il regolamento edilizio tipo è diviso in due parti: la prima denominata Principi generali e disciplina generale dell’attività edilizia che dovrà richiamare, ma non riprodurre (Petrulli), la disciplina generale dell’attività edilizia in modo uniforme su tutto il territorio nazionale e regionale. La seconda parte, invece, rubricata Disposizioni regolamentari comunali in materia edilizia, ha per oggetto appunto le norme che attengono all’organizzazione e alle procedure interne all’ente, anche al fine di incrementare la sostenibilità ambientale ed energetica, armonizzare i rapporti di vicinato tra i privati, incrementare sicurezza pubblica e recupero urbano. Più in dettaglio, la prima parte si limita a richiamare, con apposita formula di rinvio, la disciplina
DEFINIZIONI PARAMETRI EDILIZI
VOCE
IL GLOSSARIO UNICO
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L’assetto normativo post-pandemia
relativa alle materie di seguito elencate, la quale pertanto opera direttamente senza la necessità di un atto di recepimento nei regolamenti edilizi: a) le definizioni uniformi dei parametri urbanistici ed edilizi; b) le definizioni degli interventi edilizi e delle destinazioni d’uso; c) il procedimento per il rilascio e la presentazione dei titoli abilitativi edilizi e le modalità di controllo degli stessi; d) la modulistica unificata edilizia, gli elaborati e la documentazione da allegare alla stessa; e) i requisiti generali delle opere edilizie; f) la disciplina relativa agli immobili soggetti a vincoli e tutele di ordine paesaggistico, ambientale, storico culturale e territoriale; g) le discipline settoriali aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia, tra cui la normativa sui requisiti tecnici delle opere edilizie e le prescrizioni specifiche stabilite dalla normativa statale e regionale per alcuni insediamenti o impianti. La seconda, invece, ha per oggetto le norme regolamentari comunali che attengono all’organizzazione e alle procedure interne dell’ente nonché alla qualità, sicurezza, sostenibilità delle opere edilizie realizzate, dei cantieri e dell’ambiente urbano, anche attraverso l’individuazione di requisiti tecnici integrativi o complementari, rispetto alla normativa uniforme sovraordinata richiamata nella prima parte. I requisiti tecnici integrativi devono essere espressi attraverso norme prestazionali, che fissino risultati da perseguirsi nelle trasformazioni edilizie. I Comuni, nella definizione della disciplina regolamentare relativa a questa parte, osservano i seguenti principi generali: a) semplificazione, efficienza e efficacia dell’azione amministrativa; b) perseguire un ordinato sviluppo edilizio riguardo la funzionalità, l’estetica, e l’igiene pubblica; c) incrementare la sostenibilità ambientale e energetica; d) armonizzazione della disciplina dei rapporti privati nei rapporti di vicinato; e) applicazione della Progettazione Universale e superamento delle barriere architettoniche per garantire una migliore qualità della vita e la piena fruibilità dell’ambiente, costruito e non costruito, per tutte le persone e in particolare per le persone con disabilità e le fasce deboli dei cittadini; f) incrementare la sicurezza pubblica e il recupero urbano, la riqualificazione sociale e funzionale delle aree e/o degli edifici abbandonati e/o dismessi, quali valori di interesse pubblico da tutelare mediante attività a difesa della qualità urbana, del decoro e dell’incolumità pubblica; g) incentivare lo sviluppo sostenibile, fondato su un rapporto equilibrato tra i bisogni sociali, l’attività economica e l’ambiente; rispetto del paesaggio che rappresenta un elemento chiave del benessere individuale e sociale, anche secondo i principi della Convenzione Europea del Paesaggio 20 ottobre 2000; h) garantire il diritto di accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali in materia edilizia e ambientale, anche secondo i principi stabiliti dalla Convenzione di Århus, Danimarca, 25 giugno 1998 per contribuire a tutelare il diritto di ogni persona, nelle generazioni presenti e future, a vivere in un ambiente atto ad assicurare la sua salute e il suo benessere. Le amministrazioni comunali, nella propria autonomia, possono individuare requisiti tecnici integrativi e complementari, non disciplinati dalla normativa uniforme sovraordinata operante sul territorio nazionale e regionale di competenza, anche attraverso ulteriori specificazioni e dettagli, nei limiti previsti dalla normativa sovraordinata.
3. Il Glossario Unico Sotto un ulteriore profilo di semplificazione, nel 2018 è entrato in vigore su tutto il territorio nazionale il Glossario Unico per gli interventi di edilizia libera.
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L’assetto normativo post-pandemia
ELENCO NON ESAUSTIVO DELLE PRINCIPALI OPERE REGIME GIURIDICO
CATEGORIA DI INTERVENTO
Edilizia Libera (D.P.R. n. 380/2001, art. 6 comma 1, lett. a); art. 3, comma 1, lett. a)
Manutenzione ordinaria Interventi edilizi che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti (D.Lgs. n. 222/2016, Tab. A, Sezione II – Edilizia – attività 1)
PRINCIPALI OPERE
N.
OPERA
ELEMENTO
Riparazione, sostituzione, rinnovamento (comprese le opere correlate quali guaine, sottofondi, ecc.)
Pavimentazione esterna e interna
1
Rifacimento, riparazione, tinteggiatura (comprese le opere correlate)
Intonaco interno e esterno
2
Riparazione, sostituzione, rinnovamento
Elemento decorativo delle facciate (es. marcapiani, modanature, corniciature, lesene)
3
Riparazione, sostituzione, rinnovamento
Opera di lattoneria (es. grondaie, tubi, pluviali) e impianto di scarico
4
IL GLOSSARIO UNICO
Si tratta del Decreto del Ministero delle Infrastrutture e trasporti 2 marzo 2018, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 81 del 7 aprile 2018. Il decreto specifica quali interventi non necessitano di titolo abilitativo. Non si tratta di un elenco esaustivo ed è suddiviso in 58 tipologie di intervento. La tabella allegata al decreto individua in dettaglio le principali opere che possono essere eseguite senza alcun titolo abilitativo, nel rispetto delle prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali e di tutte le normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia (in particolare, delle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, di quelle relative all’efficienza energetica, di tutela dal rischio idrogeologico, delle disposizioni contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al D.Lgs. n. 42/2004). La tabella, nello specifico, riporta: 1. il regime giuridico dell’attività edilizia libera ex art. 6, comma 1, lettere da a) a e-quinquies), del D.P.R. n. 380/2001 ed ex art. 17 del D.Lgs. n. 128/2006; 2. l’elenco delle categorie di intervento che il D.P.R. n. 380/2001 ascrive all’edilizia libera (art. 6 comma 1), specificato da quanto previsto dalla tabella A del D.Lgs. n. 222/2016; 3. l’elenco, non esaustivo, delle principali opere che possono essere realizzate per ciascun elemento edilizio come richiesto dall’art. 1, comma 2 del D.Lgs. n. 222/2016; 4. l’elenco, non esaustivo, dei principali elementi oggetto di intervento, individuati per facilitare la lettura della tabella da cittadini. La tabella allegata individua le principali opere che possono essere eseguite senza alcun titolo abilitativo, nel rispetto delle prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali e di tutte le normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia (in particolare, delle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, di quelle relative all’efficienza energetica, di tutela dal rischio idrogeologico, delle disposizioni contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al D.Lgs. n. 42/2004). La tabella, nello specifico, riporta: 1. Il regime giuridico dell’attività edilizia libera ex art. 6, comma 1, lettere da a) a e-quinquies), del D.P.R. n. 380/2001 e ex art. 17 del D.Lgs. n. 128/2006. 2. L’elenco delle categorie di intervento che il D.P.R. n. 380/2001 ascrive all’edilizia libera (art. 6 comma 1), specificato da quanto previsto dalla tabella A del D.Lgs. n. 222/2016. 3. L’elenco, non esaustivo, delle principali opere che possono essere realizzate per ciascun elemento edilizio come richiesto dall’art. 1, comma 2 del D.Lgs. n. 222/2016. 4. L’elenco, non esaustivo, dei principali elementi oggetto di intervento, individuati per facilitare la lettura della tabella da cittadini, imprese e PA.
IL GLOSSARIO UNICO
10
REGIME GIURIDICO
L’assetto normativo post-pandemia
CATEGORIA DI INTERVENTO
PRINCIPALI OPERE
N.
OPERA
ELEMENTO
Riparazione, sostituzione, rinnovamento
Rivestimento interno e esterno
5
Riparazione, sostituzione, rinnovamento
Serramento e infisso interno e esterno
6
Installazione comprese le opere correlate, riparazione, sostituzione, rinnovamento
Inferriata/Altri sistemi anti intrusione
7
Riparazione, sostituzione, rinnovamento, inserimento eventuali elementi accessori, rifiniture necessarie (comprese le opere correlate)
Elemento di rifinitura delle scale
8
Riparazione, sostituzione, rinnovamento, inserimento eventuali elementi accessori, rifiniture necessarie (comprese le opere correlate)
Scala retrattile e di arredo
9
Riparazione, sostituzione, rinnovamento, messa a norma
Parapetto e ringhiera
10
Riparazione, rinnovamento, sostituzione nel rispetto delle caratteristiche tipologiche e dei materiali (comprese le opere correlate quali l’inserimento di strati isolanti e coibenti)
Manto di copertura
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Riparazione, sostituzione, installazione
Controsoffitto non strutturale
12
Riparazione, rinnovamento
Controsoffitto strutturale
13
Riparazione, sostituzione, rinnovamento, realizzazione finalizzata all’integrazione impiantistica e messa a norma
Comignolo o terminale a tetto di impianti di estrazione fumi
14
Riparazione, rinnovamento o sostituzione di elementi tecnologici o delle cabine e messa a norma
Ascensore e impianti di sollevamento verticale
15
Riparazione e/o sostituzione, realizzazione di tratto di canalizzazione e sottoservizi e/o messa a norma
Rete fognaria e rete dei sottoservizi
16
Riparazione, integrazione, efficientamento, rinnovamento e/o messa a norma
Impianto elettrico
17
Riparazione, integrazione, efficientamento, rinnovamento, compreso il tratto fino all’allacciamento alla rete pubblica e/o messa a norma
Impianto per la distribuzione e l’utilizzazione di gas
18
Riparazione, integrazione, efficientamento, rinnovamento, sostituzione e integrazione apparecchi sanitari e impianti di scarico e/o messa a norma
Impianto igienico e idro-sanitario
19
11
L’assetto normativo post-pandemia
CATEGORIA DI INTERVENTO
PRINCIPALI OPERE
N.
OPERA
ELEMENTO
Installazione, riparazione, integrazione, rinnovamento, efficientamento e/o messa a norma
Impianto di illuminazione esterno
20
Installazione, adeguamento, integrazione, rinnovamento, efficientamento, riparazione e/o messa a norma
Impianto di protezione antincendio
21
Installazione, adeguamento, integrazione, efficientamento (comprese le opere correlate di canalizzazione) e/o messa a norma
Impianto di climatizzazione
22
Riparazione, adeguamento, integrazione, efficientamento (comprese le opere correlate di canalizzazione) e/o messa a norma
Impianto di estrazione fumi
23
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento e/o messa a norma
Antenna/parabola e altri sistemi di ricezione e trasmissione
24
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento e/o messa a norma
Punto di ricarica per veicoli elettrici
25
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento e/o messa a norma
Pompa di calore aria-aria
26
Edilizia Libera (D.P.R. n. 380/2001, art. 6, comma 1, lett. a-bis)
Pompe di calore di potenza termica utile nominale inferiore a 12 kW
Edilizia Libera D.Lgs. n. 128/2006, art. 17
Depositi di gas di petrolio liquefatti di capacità complessiva non superiore a 13 mc (D.Lgs. n. 128/2006, art. 17)
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento e/o messa a norma
Deposito di gas di petrolio liquefatti
27
Edilizia Libera (D.P.R. n. 380/2001, art. 6, comma 1, lett. b)
Eliminazione delle barriere architettoniche
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento, messa a norma, purché non incida sulla struttura portante
Ascensore, montacarichi
28
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento, messa a norma
Servoscala e assimilabili
29
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento
Rampa
30
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento
Apparecchio sanitario e impianto igienico e idro-sanitario
31
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento
Dispositivi sensoriali
32
Interventi di installazione delle pompe di calore aria-aria di potenza termica utile nominale inferiore a 12 kW (D.Lgs. n. 222/2016, Tab. A, Sezione II –Edilizia- attività 2)
Interventi volti all’eliminazione di barriere architettoniche che non comportino la realizzazione di ascensori esterni, ovvero di manufatti che alterino la sagoma dell’edificio. (D.Lgs. n. 222/2016, Tab. A, Sezione II – Edilizia – attività 21)
IL GLOSSARIO UNICO
REGIME GIURIDICO
IL GLOSSARIO UNICO
12
L’assetto normativo post-pandemia
REGIME GIURIDICO
CATEGORIA DI INTERVENTO
Edilizia Libera (D.P.R. n. 380/2001, art. 6, comma 1, lett. c)
Attività di ricerca nel sottosuolo
Edilizia Libera (D.P.R. n. 380/2001, art. 6, comma 1, lett. d)
Movimenti di terra
PRINCIPALI OPERE OPERA
ELEMENTO
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento
Opere strumentali all’attività di ricerca nel sottosuolo attraverso carotaggi, perforazioni e altre metodologie
33
Manutenzione, gestione e livellamento
Terreno agricolo e pastorale
34
Manutenzione e gestione
Vegetazione spontanea
35
Manutenzione e gestione
Impianti di irrigazione e di drenaggio, finalizzati alla regimazione ed uso dell’acqua in agricoltura.
36
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento
Serra compresi elementi di appoggio e/o ancoraggio
37
Opere temporanee per attività di ricerca nel sottosuolo che abbiano carattere geognostico, ad esclusione di attività di ricerca di idrocarburi, e che siano eseguite in aree esterne al centro edificato. (D.Lgs. n. 222/2016, Tab. A, Sezione II – Edilizia – attività 23)
Movimenti di terra strettamente pertinenti all’esercizio dell’attività agricola e le pratiche agro-silvo-pastorali, compresi gli interventi su impianti idraulici agrari. (D.Lgs. n. 222/2016, Tab. A, Sezione II – Edilizia – attività 24)
N.
Edilizia Libera Edilizia Libera (D.P.R. n. 380/2001, art. 6, comma 1, lett. e)
Serre mobili stagionali
Edilizia Libera (D.P.R. n. 380/2001, art. 6, comma 1, lett. e-ter)
Pavimentazione di aree pertinenziali
Realizzazione, riparazione, sostituzione, rifacimento
Intercapedine
38
Opere di pavimentazione e di finitura di spazi esterni, anche per aree di sosta, che siano contenute entro l’indice di permeabilità, ove stabilito dallo strumento urbanistico comunale, ivi compresa la realizzazione di intercapedini interamente interrate e non accessibili, vasche di raccolta delle acque, locali tombati. (D.Lgs. n. 222/2016, Tab. A, Sezione II – Edilizia – attività 27)
Realizzazione, riparazione, sostituzione, rifacimento
Locale tombato
39
Realizzazione, riparazione, sostituzione, rifacimento
Pavimentazione esterna, comprese le opere correlate, quali guaine e sottofondi
40
Realizzazione, riparazione, sostituzione, rifacimento
Vasca di raccolta delle acque
41
Pannelli fotovoltaici a servizio degli edifici
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento
Pannello solare, fotovoltaico e generatore microeolico
42
Edilizia Libera (D.P.R. n. 380/2001, art. 6, comma 1, lett. e-quater)
Serre mobili stagionali, sprovviste di strutture in muratura, funzionali allo svolgimento dell’attività agricola. (D.Lgs. n. 222/2016, Tab. A, Sezione II – Edilizia – attività 25)
Pannelli solari, fotovoltaici, a servizio degli edifici, da realizzare al di fuori della zona A) di cui al decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444. (D.Lgs. n. 222/2016, Tab. A, Sezione II – Edilizia – attività 28)
13
L’assetto normativo post-pandemia
CATEGORIA DI INTERVENTO
OPERA
ELEMENTO
Edilizia Libera (D.P.R. n. 380/2001, art. 6, comma 1, lett. equinquies)
Aree ludiche ed elementi di arredo delle aree di pertinenza
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento
43
Aree ludiche senza fini di lucro ed elementi di arredo delle aree pertinenziali degli edifici. (D.Lgs. n. 222/2016, Tab. A, Sezione II – Edilizia – attività 29)
Opera per arredo da giardino (es. barbecue in muratura/ fontana/muretto/scultura/ fioriera, panca) e assimilate
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento
Gazebo, di limitate dimensioni e non stabilmente infisso al suolo
44
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento
Gioco per bambini e spazio di gioco in genere, compresa la relativa recinzione
45
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento
Pergolato, di limitate dimensioni e non stabilmente infisso al suolo
46
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento
Ricovero per animali domestici e da cortile, voliera e assimilata, con relativa recinzione
47
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento
Ripostiglio per attrezzi, manufatto accessorio di limitate dimensioni e non stabilmente infisso al suolo
48
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento
Sbarra, separatore, dissuasore e simili, stallo biciclette
49
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento
Tenda, Tenda a Pergola, Pergotenda, Copertura leggera di arredo
50
Installazione, riparazione, sostituzione, rinnovamento
Elemento divisorio verticale non in muratura, anche di tipo ornamentale e similare
51
Installazione, riparazione e rimozione
Manufatti leggeri in strutture ricettive all’aperto (roulottes, campers, case mobili, imbarcazioni) e assimilati
52
Installazione, previa Comunicazione Avvio Lavori, nonché interventi di manutenzione, riparazione e rimozione per i quali non è necessaria la Comunicazione
Gazebo
53
Edilizia Libera (D.P.R. n. 380/2001, art. 3 comma 1, lett. e.5)
Manufatti leggeri in strutture ricettive
Edilizia Libera (D.P.R. n. 380/2001, art. 6, comma 1, lett. e-bis) – previa Comunicazione Avvio Lavori
Opere contingenti temporanee
PRINCIPALI OPERE
Installazione di manufatti leggeri, anche prefabbricati, e di strutture di qualsiasi genere, quali roulottes, campers, case mobili, imbarcazioni, in strutture ricettive all’aperto per la sosta e il soggiorno dei turisti, previamente autorizzate sotto il profilo urbanistico, edilizio e, ove previsto, paesaggistico, in conformità alle normative regionali di settore. (D.Lgs. n. 222/2016, Tab. A, Sezione II – Edilizia – attività 16)
Opere dirette a soddisfare obiettive esigenze contingenti e temporanee e ad essere immediatamente rimosse al cessare della necessità e, comunque, entro un termine non superiore a novanta giorni. (D.Lgs. n. 222/2016, Tab. A, Sezione II – Edilizia – attività 26)
N.
IL GLOSSARIO UNICO
REGIME GIURIDICO
INTERVENTI EDILIZI
14
REGIME GIURIDICO
L’assetto normativo post-pandemia
CATEGORIA DI INTERVENTO
PRINCIPALI OPERE OPERA
N. ELEMENTO
Installazione, previa Comunicazione Avvio Lavori, nonché interventi di manutenzione, riparazione e rimozione per i quali non è necessaria la Comunicazione
Stand fieristico
54
Installazione, previa Comunicazione Avvio Lavori, nonché interventi di manutenzione, riparazione e rimozione per i quali non è necessaria la Comunicazione
Servizi igienici mobili
55
Installazione, previa Comunicazione Avvio Lavori, nonché interventi di manutenzione, riparazione e rimozione per i quali non è necessaria la Comunicazione
Tensostrutture, pressostrutture e assimilabili
56
Installazione, previa Comunicazione Avvio Lavori, nonché interventi di manutenzione, riparazione e rimozione per i quali non è necessaria la Comunicazione
Elementi espositivi vari
57
Installazione, previa Comunicazione Avvio Lavori, nonché interventi di manutenzione, riparazione e rimozione per i quali non è necessaria la Comunicazione
Aree di parcheggio provvisorio, nel rispetto dell’orografia dei luoghi e della vegetazione ivi presente
58
4. Interventi edilizi e norme di rilancio nei decreti semplificazione La Legge Madia si era dunque imposta l’obiettivo (Boscolo) di restituire più spazi di libertà di iniziativa economica e rimuovere gli ostacoli che si frappongono all’avvio di attività economiche, focalizzandosi più che altro su ridisegnare i modelli dichiarativi contenuti nella legge sul procedimento amministrativo. Su questa impostazione hanno inciso anche decreti di semplificazione successivi e, in particolare, il Decreto Legge 16 luglio 2020, n. 76 (il “D.L. Semplificazioni”), convertito, con modificazioni, dalla Legge 11 settembre 2020, n. 120, che ha introdotto una serie di disposizioni aventi lo scopo di “semplificare e accelerare le procedure edilizie e ridurre gli oneri a carico dei cittadini e delle imprese, nonché di assicurare il recupero e la qualificazione del patrimonio edilizio esistente e lo sviluppo di processi di rigenerazione urbana, decarbonizzazione, efficientamento energetico, messa in sicurezza sismica e contenimento del consumo di suolo”. Si tratta quindi di una serie di modifiche al D.P.R. n. 380/2001 (T.U. Edilizia) nel tentativo di semplificare l’attività dei privati e dare nuovo impulso ad un settore anch’esso colpito dalle inevitabili conseguenze della pandemia. Uno dei primi interventi ha riguardato la modifica della disciplina dettata in tema di distanze tra le costruzioni in casi di interventi di demolizione e ricostruzione di edifici, con attenzione quindi al recupero del patrimonio edilizio esistente. Il nuovo art. 2-bis, comma 1-ter del T.U. Edilizia consente oggi il mantenimento delle distanze preesistenti anche nel caso in cui le dimensioni del lotto non con-
L’assetto normativo post-pandemia
15
INTERVENTI EDILIZI
sentano la variazione del sedime ai fini del rispetto delle distanze tra edifici e dai confini. Viene inoltre prevista la possibilità che gli incentivi volumetrici possano essere realizzati anche con ampliamenti fuori sagoma e con il superamento dell’altezza massima dell’edificio demolito, sempre fermo restando il rispetto delle distanze legittimamente preesistenti. Per quanto riguarda, invece, gli interventi all’interno delle zone omogenee A o ad esse assimilabili (nuclei storici o di particolare pregio storico-architettonico), gli interventi di demolizione e ricostruzione risultano consentiti esclusivamente nell’ambito di specifici Piani attuativi. Il D.L. Semplificazioni ha poi operato una revisione delle definizioni degli interventi edilizi, che meglio verrà analizzata nei seguenti capitoli del presente manuale. In particolare: (i) sono stati ricondotti agli interventi di manutenzione straordinaria anche quelli di mutamento della destinazione d’uso non urbanisticamente rilevante nonché le modifiche ai prospetti degli edifici legittimamente realizzati necessarie per mantenere o acquisire l’agibilità dell’edificio ovvero per l’accesso allo stesso, che non pregiudichino il decoro architettonico dell’edificio, purché l’intervento risulti conforme alla vigente disciplina urbanistica ed edilizia e non abbia ad oggetto immobili sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio; (ii) è stata ampliata anche la nozione di ristrutturazione edilizia che, oggi, ricomprende gli interventi di demolizione e ricostruzione di edifici esistenti con diversa sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche e tipologiche, con le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica, per l’applicazione della normativa sull’accessibilità, per l’installazione di impianti tecnologici e per l’efficientamento energetico. L’intervento può prevedere altresì, nei soli casi espressamente previsti dalla legislazione vigente o dagli strumenti urbanistici comunali, incrementi di volumetria anche per promuovere interventi di rigenerazione urbana. Costituiscono inoltre ristrutturazione edilizia gli interventi volti al ripristino di edifici, o parti di essi, eventualmente crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione, purché sia possibile accertarne la preesistente consistenza. Rimane fermo che, con riferimento agli immobili sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, nonché, fatte salve le previsioni legislative e degli strumenti urbanistici, a quelli ubicati nelle zone omogenee A di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, o in zone a queste assimilabili in base alla normativa regionale e ai piani urbanistici comunali, nei centri e nuclei storici consolidati e negli ulteriori ambiti di particolare pregio storico e architettonico, gli interventi di demolizione e ricostruzione e gli interventi di ripristino di edifici crollati o demoliti costituiscono interventi di ristrutturazione edilizia soltanto ove siano mantenuti sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche e tipologiche dell’edificio preesistente e non siano previsti incrementi di volumetria; (iii) è stata ricondotta agli interventi di nuova costruzione “l’installazione di manufatti leggeri, anche prefabbricati, e di strutture di qualsiasi genere, quali roulotte, camper, case mobili, imbarcazioni, che siano utilizzati come abitazioni, ambienti di lavoro, oppure come depositi, magazzini e simili, ad eccezione di quelli che siano diretti a soddisfare esigenze meramente temporanee o delle tende e delle unità abitative mobili con meccanismi di rotazione in funzione, e loro pertinenze e accessori, che siano collocate, anche in via continuativa, in strutture ricettive all’aperto per la sosta e il soggiorno dei turisti previamente autorizzate sotto il profilo urbanistico, edilizio e, ove previsto, paesaggistico, che non posseggano alcun collegamento di natura permanente al terreno e presentino le caratteristiche dimensionali e tecnico-costruttive previste dalle normative regionali di settore ove esistenti”. Infine, sempre con riferimento agli interventi edilizi, il D.L. Semplificazioni ha operato una riscrittura della lettera e-bis) dell’art. 6 del T.U. Edilizia, stabilendo oggi che rientrino tra le attività libere “le opere stagionali e quelle dirette a soddisfare obiettive esigenze, contingenti e temporanee, purché destinate ad essere immediatamente rimosse al cessare della temporanea necessità e, comunque, entro un termine non superiore a centottanta giorni comprensivo dei tempi di allestimento e smontaggio del manufatto, previa comunicazione di avvio dei lavori all’amministrazione comunale”. Sempre in tema di attività edilizia libera, poi, è intervenuto anche l’art. 31, comma 2-ter, del D.L. 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla Legge 29 luglio 2021, n. 108.
INTERVENTI EDILIZI
16
L’assetto normativo post-pandemia
Con tale disposizione, infatti, è stato precisato che rientrano nell’attività edilizia libera “i pannelli solari, fotovoltaici, a servizio degli edifici, come definiti alla voce 32 dell’allegato A al regolamento edilizio-tipo, adottato con intesa sancita in sede di Conferenza unificata 20 ottobre 2016, n. 125/CU, ai sensi dell’articolo 4, comma 1-sexies, del presente testo unico, o degli impianti di cui all’articolo 87 del codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, posti su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici o collocati a terra in adiacenza, da realizzare al di fuori della zona A) di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444”. Sempre al fine di rendere più agevoli gli interventi sugli immobili esistenti, soprattutto quando di realizzazione molto risalente nel tempo, il D.L. Semplificazioni ha introdotto la definizione di “stato legittimo dell’immobile o dell’unità immobiliare” cioè “quello stabilito dal titolo abilitativo che ne ha previsto la costruzione o che ne ha legittimato la stessa e da quello che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o unità immobiliare, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali. Per gli immobili realizzati in un’epoca nella quale non era obbligatorio acquisire il titolo abilitativo edilizio, lo stato legittimo è quello desumibile dalle informazioni catastali di primo impianto, o da altri documenti probanti, quali le riprese fotografiche, gli estratti cartografici, i documenti d’archivio, o altro atto, pubblico o privato, di cui sia dimostrata la provenienza, e dal titolo abilitativo che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o unità immobiliare, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali. Le disposizioni di cui al secondo periodo si applicano altresì nei casi in cui sussista un principio di prova del titolo abilitativo del quale, tuttavia, non sia disponibile copia”. Di conseguenza, è stata modificata anche la definizione di destinazione urbanistica che, oggi, non è più quella prevalente in termini di superficie utile ma “quella stabilita dalla documentazione di cui all’articolo 9-bis, comma 1-bis”, vale a dire quella relativa allo stato legittimo dell’immobile o dell’unità immobiliare.
FOCUS TOLLERANZE COSTRUTTIVE Il D.L. Semplificazioni ha abrogato l’art. 34, comma 2-ter del D.P.R. n. 380/2001, ai sensi del quale non costituivano parziale difformità del titolo abilitativo le violazioni di altezza, distacchi, cubatura o superficie coperta che non eccedessero, per singola unità immobiliare, il 2 per cento delle misure progettuali. È stato, invece, introdotto l’art. 34-bis che amplia e specifica la nozione di tolleranza costruttiva, stabilendo che il mancato rispetto dell’altezza, dei distacchi, della cubatura, della superficie coperta e di ogni altro parametro delle singole unità immobiliari non costituisce violazione edilizia se contenuto entro il limite del 2 per cento delle misure previste nel titolo abilitativo. Inoltre, limitatamente agli immobili non sottoposti a tutela ai sensi del D.Lgs. n. 42/2004, costituiscono tolleranze esecutive le irregolarità geometriche e le modifiche alle finiture degli edifici di minima entità, nonché la diversa collocazione di impianti e opere interne, eseguite durante i lavori per l’attuazione di titoli abilitativi edilizi, a condizione che non comportino violazione della disciplina urbanistica e edilizia e non pregiudichino l’agibilità dell’immobile. Infine, viene introdotta una sorta di “sanatoria” per le tolleranze esecutive appena richiamate realizzate nel corso di precedenti interventi edilizi: non costituendo violazioni edilizie, sono dichiarate dal tecnico abilitato, ai fini dell’attestazione dello stato legittimo degli immobili, nella modulistica relativa a nuove istanze, comunicazioni e segnalazioni edilizie ovvero, con apposita dichiarazione asseverata allegata agli atti aventi per oggetto trasferimento o costituzione, ovvero scioglimento della comunione, di diritti reali.
Infine, la Legge n. 120/2020, di conversione del D.L. Semplificazioni, ha aggiunto al T.U. Edilizia l’art. 23-ter, avente ad oggetto gli usi temporanei – diversi da quelli previsti dal vigente strumento
L’assetto normativo post-pandemia
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INTERVENTI EDILIZI
urbanistico, che possono essere consentiti dal Comune allo scopo di attivare processi di rigenerazione urbana, di riqualificazione di aree urbane degradate, di recupero e valorizzazione di immobili e spazi urbani dismessi o in via di dismissione e favorire, nel contempo, lo sviluppo di iniziative economiche, sociali, culturali o di recupero ambientale, il comune può consentire l’utilizzazione temporanea di edifici ed aree per usi diversi da quelli previsti dal vigente strumento urbanistico. In particolare, l’uso temporaneo (che non comporta il mutamento della destinazione d’uso dei suoli e delle unità immobiliari interessate) può riguardare immobili legittimamente esistenti ed aree sia di proprietà privata che di proprietà pubblica, purché si tratti di iniziative di rilevante interesse pubblico o generale correlate agli obiettivi urbanistici, socio-economici ed ambientali sopra richiamati. La concessione dell’uso temporaneo deve avvenire a fronte della stipula di un’apposita convenzione che ne regoli: (i) la durata e le eventuali modalità di proroga; (ii) le modalità di utilizzo temporaneo degli immobili e delle aree; (iii) le modalità, i costi, gli oneri e le tempistiche per il ripristino una volta giunti alla scadenza della convenzione; (iv) le garanzie e le penali per eventuali inadempimenti agli obblighi convenzionali. La stipula della convenzione costituisce titolo per l’uso temporaneo e per l’esecuzione di eventuali interventi di adeguamento che si rendano necessari per esigenze di accessibilità, di sicurezza negli ambienti di lavoro e di tutela della salute, da attuare comunque con modalità reversibili, secondo quanto stabilito dalla convenzione medesima. I criteri e gli indirizzi per la Giunta comunale per dare attuazione alle disposizioni sugli usi temporanei vengono definiti dal Consiglio Comunale. In assenza di tale atto consiliare, lo schema di convenzione che regola l’uso temporaneo deve essere approvato con deliberazione del Consiglio Comunale. Nel caso in cui l’immobile sia di proprietà pubblica, il soggetto gestore deve essere individuato mediante procedure di evidenza pubblica: in tali casi la convenzione deve specificare le cause di decadenza dall’assegnazione per gravi motivi.
LE PROROGHE DEI TERMINI RILEVANTI PER L’EDILIZIA
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La fase transitoria
3. Le misure transitorie per il phase-out del comparto costruzioni dalla pandemia: le norme relative ai termini (generali e specifiche in materia di edilizia) di Federica Campolo Sommario: 1. Premessa; 2. L’art. 103, comma 1 del Decreto Cura Italia: il tempo del procedimento; 3. L’art. 103, comma 2 e 2-bis del Decreto Cura Italia: l’efficacia degli atti amministrativi in scadenza; 4. L’art. 103, comma 2-ter del Decreto Cura Italia: estensione della proroga ai contratti tra privati in materia edilizia; 5. Le esigenze di accelerazione e stabilità nel Decreto Rilancio; 6. Le modifiche ai termini nel Decreto Semplificazioni; 7. Le deroghe poste dalla legislazione regionale: l’art. 28 della legge della Regione Lombardia n. 18 del 2020.
1. Premessa La pandemia globale, che ha così duramente colpito l’Italia negli ultimi due anni, ha provocato profondi cambiamenti nel nostro modo di vivere, condizionando come mai in precedenza la nostra libertà di movimento e, di conseguenza, tutte le possibili interazioni con l’esterno. Fin dal febbraio del 2020 un susseguirsi frenetico di decreti emergenziali ha costretto la popolazione, dapprima solamente quella residente in talune zone del nord Italia, ma in breve tempo dell’intera penisola, all’isolamento nelle proprie abitazioni, ammettendo spostamenti unicamente per comprovate esigenze lavorative o per motivi di salute. In un simile contesto, anche l’attività edilizia ha subito forti limitazioni, dovute all’impossibilità di assicurare nei cantieri condizioni di sicurezza e di tutela della salute dei lavoratori. Con il D.P.C.M. 22 marzo 2020 è stato disposto un parziale blocco dei cantieri, riguardante, in special modo, le nuove costruzioni e tutti i lavori qualificabili come non urgenti. L’entrata in vigore del D.P.C.M. 26 aprile 2020 ha determinato la ripartenza dell’attività edilizia, in concomitanza con l’avvio della c.d. “fase due”, subordinandola, tuttavia, all’adozione di uno stringente protocollo volto al contenimento del virus. Lo smart working è divenuto una delle misure chiave della lotta al Covid-19, fino ad essere adottato come forma organizzativa ordinaria per le pubbliche amministrazioni. Tale situazione – complice l’impreparazione degli uffici pubblici a mutare così radicalmente la gestione delle proprie attività quotidiane – ha reso più complesso il funzionamento del nostro apparato burocratico. Le modalità massive di lavoro a distanza per i pubblici dipendenti sono state gradualmente abbandonate solamente a partire dall’aprile 2021, in considerazione dell’avvio della campagna di vaccinazione e della conseguente riduzione del numero di contagi e decessi, che ha consentito il ritorno a una nuova normalità. In parallelo con l’evolversi della situazione epidemiologica, le evidenti ricadute sul tessuto economico e sociale determinate dalle pressanti restrizioni hanno indotto il legislatore a individuare strumenti idonei a gestire e salvaguardare le situazioni e i rapporti giuridici incagliati nel tempo sospeso della pandemia. Nella materia del governo del territorio, in particolare, sono risultati di estremo rilievo gli interventi, aventi carattere generale e temporaneo, volti, da un lato, a sospendere i termini dei procedimenti amministrativi, dall’altro, a prorogare l’efficacia degli atti in scadenza. Inoltre, sono state dettate, con specifico riferimento al settore edilizio, proroghe di taluni termini, ottenibili a determinate condizioni e presupposti. In questo modo si è voluto porre un freno agli effetti negativi che la pandemia, tenendo bloccata l’intera società, avrebbe potuto avere sia in relazione al buon andamento della pubblica amministrazione sia per la tutela e certezza dei rapporti giuridici dei privati.
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2. L’art. 103, comma 1 del Decreto Cura Italia: il tempo del procedimento L’art. 103 del Decreto Cura Italia, rubricato “sospensione dei termini nei procedimenti amministrativi ed effetti degli atti amministrativi in scadenza” detta, al suo primo comma, una disciplina generale di sospensione di tutti i termini relativi ai procedimenti amministrativi – siano stati essi avviati d’ufficio o a istanza di parte – pendenti alla data del 23 febbraio 2020 o iniziati successivamente ad essa. Anche i termini che ineriscono ai procedimenti edilizi risultano, pertanto, oggetto della presente normativa. L’originaria versione della norma prevedeva che non si sarebbe dovuto tenere conto del periodo intercorrente tra il 23 febbraio 2020 e il 15 aprile 2020. Il termine finale è stato nei mesi seguenti oggetto di ulteriori dilatazioni che hanno esteso la parentesi, in via generale, fino al 15 maggio 2020. Similmente e per il medesimo lasso di tempo, sono stati prorogati i termini per la formazione del silenzio c.d. “significativo” delle pubbliche amministrazioni. Tali disposizioni, come appare chiaramente dalla lettura della relazione illustrativa al decreto, avevano il precipuo obiettivo di evitare che la pubblica amministrazione, nella fase di riorganizzazione della propria attività in risposta alla crisi pandemica, potesse incorrere in ritardi o che la sua inerzia potesse assumere il significato di provvedimento negativo o positivo, secondo quanto previsto dalle diverse norme attributive del potere. Sul punto, giova ricordare che la L. n. 241 del 1990 disciplina dettagliatamente i termini di conclusione dei procedimenti, nonché le conseguenze in caso di loro violazione, ciò al fine di garantire la certezza dei tempi, in un’ottica di tutela del privato e di un’amministrazione che con questi dialoga all’insegna dell’efficienza e della trasparenza. In particolare, l’art. 2, comma 9 della legge sul procedimento sancisce che “la mancata o tardiva emanazione del provvedimento nei termini costituisce elemento di valutazione della performance individuale, nonché di responsabilità disciplinare e amministrativo-contabile del dirigente e del funzionario inadempiente”, mentre il suo art. 2-bis, rubricato “conseguenze per il ritardo dell’amministrazione nella conclusione del procedimento” definisce, al comma 1, il caso in cui la PA è tenuta, nei confronti del privato, al risarcimento del danno ingiusto da questa colposamente o dolosamente causato in ragione della sua inerzia, nonché, al comma 1-bis, l’innovativa ipotesi del diritto a un indennizzo in taluni casi di mero ritardo. Si precisa che l’art. 103 in esame, allo scopo di garantire la massima estensione della sospensione alle diverse tipologie di termini procedimentali, effettua un’elencazione, nella quale sono richiamati i “termini ordinatori o perentori, propedeutici, endoprocedimentali, finali ed esecutivi”, che è stata ritenuta dalla prima dottrina che ha esaminato tale normativa emergenziale di dubbia chiarezza, in particolare con riferimento ai termini propedeutici o esecutivi, per i quali si è parlato di una “fantasiosa aggettivazione” dalla difficile traduzione in chiave concreta (Giani). Ciò che il legislatore dell’emergenza ha mirato a fare, invero, è semplicemente estendere la sospensione di ogni termine procedimentale, ad esclusione delle ipotesi espressamente contemplate nei successivi commi 3 e 4.
LE PROROGHE DEI TERMINI RILEVANTI PER L’EDILIZIA
La normativa maggiormente incidente sulla disciplina dei termini nel settore edilizia è la seguente: • l’art. 103 del D.L. n. 18 del 17 marzo 2020, c.d. Decreto Cura Italia, convertito con modificazioni dalla L. 24 aprile 2020, n. 27; • l’art. 264 del D.L. 19 maggio 2020 n. 34, c.d. Decreto Rilancio, convertito con modificazioni dalla L. n. 17 luglio 2020, n. 77; • l’art. 10 del D.L. 16 luglio 2020 n. 76, c.d. Decreto Semplificazioni, convertito con modificazioni dalla L. n. 120 dell’11 settembre 2020; • la legislazione regionale, come, ad esempio, l’art. 28 della legge della Regione Lombardia n. 18 del 7 agosto 2020. I paragrafi che seguono saranno volti ad analizzare gli aspetti più rilevanti e le criticità interpretative di tale normativa.
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A tal proposito, anche la SCIA, quale istituto di “liberalizzazione temperata”, benché, come noto, privo del carattere provvedimentale, risulta sottoposta alla disciplina in esame con riferimento alla fase successiva all’avvio dell’attività da parte del privato, in cui l’amministrazione è chiamata a svolgere una serie di controlli sulla sua regolarità. Con l’intervento dell’amministrazione, infatti, si innesta una vera e propria attività procedimentale, segnata dal necessario rispetto di taluni termini, la quale può scaturire nell’esercizio di poteri inibitori. Si ricorda, più precisamente, che ai sensi dell’art. 19, comma 3 della legge sul procedimento la PA può adottare motivati provvedimenti di divieto di prosecuzione dell’attività e di rimozione degli eventuali effetti dannosi entro sessanta giorni (trenta per la SCIA edilizia) dal ricevimento della segnalazione. Il successivo comma 4 dell’art. 19, invece, prevede l’esperimento dei medesimi provvedimenti in presenza delle condizioni e dei termini di cui all’art. 21 nonies della L. n. 241 del 1990. Come anticipato, il meccanismo sospensivo di cui all’articolo in esame opera anche con riferimento all’inerzia dell’amministrazione, determinante la formazione di un silenzio significativo. Sul punto giova ricordare che l’art. 20 della L. n. 241 del 1990 detta come regola generale per il silenzio formatosi in procedimenti a istanza di parte volti al rilascio di un provvedimento amministrativo la sua equiparazione a un provvedimento di accoglimento. Questa non opera nelle ipotesi espressamente previste dal comma 4 del medesimo articolo, tra le quali rientrano – per quanto di particolare interesse in ambito edilizio – gli atti e i procedimenti riguardanti il patrimonio culturale e paesaggistico, l’ambiente e la tutela dal rischio idrogeologico. In dottrina sono state sollevate alcune criticità in merito all’applicazione della sospensione di cui al comma 1 dell’art. 103 in esame alle ipotesi di silenzio con significato di assenso. È stato osservato, infatti, che la normativa emergenziale potrebbe determinare un nocumento per quei soggetti che avevano fatto affidamento sulla formazione del silenzio assenso e che, invece, si sono visti privati retroattivamente degli effetti positivi per la loro sfera giuridica in forza del suo operare (Sandulli, Posteraro). A completamento del regime delle sospensioni, lo stesso comma 1 dell’art. 103 – attraverso una disposizione ritenuta caratterizzata da una valenza squisitamente programmatica, quale manifesto di un’amministrazione efficiente (Otranto) – impone alle PPAA di adottare tutte le misure organizzative capaci di “assicurare comunque la ragionevole durata e la celere conclusione dei procedimenti, con priorità per quelli da considerarsi urgenti, anche sulla base di motivate istanze degli interessati”. Questo periodo sembra voler alleggerire il peso della previsione della generalizzata sospensione dei termini, dando la possibilità alle amministrazioni di portare avanti quei procedimenti che, secondo il loro prudente apprezzamento, richiedano una pronta soluzione, evitandone un blocco totale e incondizionato. Attenta dottrina ha osservato che il richiamo alle eventuali istanze dei soggetti interessati a evitare il generale meccanismo sospensivo dimostrerebbe come il comma in esame non sia rivolto alle sole amministrazioni, ma anche ai privati che da un automatico e indifferenziato differimento dei termini procedurali potrebbero subire un pregiudizio (ancora Giani). Questa riflessione induce a considerare con sguardo critico il generico riferimento all’urgenza, in parte perché rende eccessivamente ampia la libertà di scelta dell’amministrazione, in parte perché la mancanza di parametri di riferimento per l’esercizio di simile potere discrezionale rende più forti i dubbi sulla sua effettiva applicabilità da parte delle amministrazioni. In accordo con tale lettura, pertanto, si ritiene corretta l’interpretazione secondo cui un implicito freno alla discrezionalità dell’amministrazione sarebbe posto dal consenso dei soggetti coinvolti: una decisione volta a derogare alla sospensione dei termini che arrecasse pregiudizio ai privati – limitandone la possibilità di partecipazione al procedimento – potrebbe essere considerata illegittima in un ipotetico giudizio, poiché in violazione dell’art. 103, comma 1 del Cura Italia. Un solo cenno merita, in questa sede, il successivo comma 1-bis dell’art. 103 che estende il periodo di sospensione di cui al comma 1 anche “ai termini relativi ai processi esecutivi e alle procedure concorsuali, nonché ai termini di notificazione dei processi verbali, di esecuzione del pagamento in misura ridotta, di svolgimento di attività difensiva e per la presentazione dei ricorsi giurisdizionali”.
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L’art. 103 del Decreto Cura Italia al suo comma 2 presenta un ulteriore disposizione che coinvolge significativamente il settore edilizio, dettando una proroga a “tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, compresi i termini di inizio e di ultimazione dei lavori di cui all’art. 15 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380”. Più precisamente, per risultare oggetto di proroga questi devono essere in scadenza tra il 31 gennaio 2020 e la data della dichiarazione di cessazione dello stato di emergenza epidemiologica, mentre l’estensione della loro efficacia è prevista per i novanta giorni successivi alla cessazione dello stato di emergenza. Sembra opportuno precisare che, nonostante il legislatore abbia fatto espresso riferimento alla proroga della “validità”, comunemente intesa quale conformità di un atto al suo modello legale, deve ritenersi che egli volesse indicare – così come emerge dalla rubrica dell’articolo – l’efficacia degli atti o, in altri termini, la capacità degli stessi di produrre effetti giuridici. Giova segnalare che, ad oggi, lo stato di emergenza è stato esteso al 31 dicembre 2021, a seguito dell’entrata in vigore del D.L. 23 luglio 2021 n. 105 e che, pertanto, gli atti amministrativi sopra indicati manterranno la propria efficacia fino al 31 marzo 2022. Va notato che la proroga dell’efficacia dettata dal comma in esame opera ex lege, senza che sia necessaria la presentazione di un’apposita istanza da parte dei soggetti interessati, a differenza, come meglio si vedrà, delle previsioni dettate dall’art. 10, comma 4 del Decreto Semplificazioni. Appaiono opportune alcune precisazioni con riferimento alla proroga dei termini di efficacia dei permessi di costruire, così come previsti dall’art. 15 del T.U. edilizia, rubricato “efficacia temporale e decadenza del permesso di costruire (L. 28 gennaio 1977, n. 10, art. 4, commi 3, 4 e 5; L. 17 agosto 1942, n. 1150, art. 31, comma 11)”. Il comma 2 dell’art.15 del T.U. edilizia prevede che il termine per l’inizio dei lavori non può essere superiore a un anno dal rilascio del titolo, quello di ultimazione, invece, non può superare i tre anni dall’inizio dei lavori. Con il decorrere di tali termini, il permesso di costruire deve intendersi decaduto, a meno che, prima della loro scadenza, sia stata presentata un’istanza di proroga. In particolare, la proroga può essere concessa, ai sensi del comma 2 dell’art. 15 T.U. edilizia con motivato provvedimento “per fatti sopravvenuti, estranei alla volontà del titolare del permesso, oppure in considerazione della mole dell’opera da realizzare, delle sue particolari caratteristiche tecnico-costruttive, o di difficoltà tecnico-esecutive emerse successivamente all’inizio dei lavori, ovvero quando si tratti di opere pubbliche il cui funzionamento sia previsto in più esercizi finanziari”. Il successivo comma 2-bis dell’art. 15 prevede che tale proroga viene accordata “qualora i lavori non possano essere iniziati o conclusi per iniziative dell’amministrazione o dell’autorità giudiziaria rivelatesi poi infondate”. La possibilità di ottenere una proroga dei termini dei permessi di costruire, pertanto, era già ammessa in via ordinaria dall’art. 15 del T.U. edilizia. La differenza principale rispetto al regime dettato dalla disciplina emergenziale sta nel fatto che la proroga di cui all’art. 103, comma 2 opera automaticamente, senza che sia necessaria la presentazione di un’apposita istanza da parte degli interessati, mentre quella prevista dall’art. 15 del T.U. edilizia, come anticipato, è subordinata alla richiesta del privato, che deve pervenire anteriormente alla scadenza dei termini stabiliti. Va osservato che in giurisprudenza si è affermata un’interpretazione strettamente letterale dell’art. 15 del T.U. edilizia per cui, anche in presenza di un c.d. factum principis o di una causa di forza maggiore – situazioni in cui certamente è ricompresa una pandemia globale – il soggetto interessato ad ottenere una proroga dei termini sarebbe tenuto a presentare apposita domanda all’amministrazione competente, chiamata a svolgere una valutazione caso per caso, caratterizzata da discrezionalità amministrativa (cfr., ex multis, TAR Calabria, Reggio di Calabria, Sez. I, 25 agosto 2015, n. 864; TAR Friuli-Venezia Giulia, Sez. I, 22 aprile 2015, n. 186; TAR Lombardia, Milano, Sez. I, 29 gennaio 2016, n. 201. Per l’orientamento contrario si veda, ad esempio, TAR Campania, Salerno, Sez. II,10 febbraio 2012, 188).
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3. L’art. 103, comma 2 e 2-bis del Decreto Cura Italia: l’efficacia degli atti amministrativi in scadenza
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Questa considerazione ci permette di comprendere perché il legislatore dell’emergenza abbia ritenuto opportuno richiamare espressamente i termini per i permessi di costruire di cui all’art. 15 del T.U. edilizia. La proroga accordata dall’art. 103, comma 2 del D.L. n. 18 del 2020, infatti, garantisce una generale e automatica applicazione a tutti i permessi di costruire, rientranti nell’arco temporale indicato, poiché la valutazione discrezionale relativa alla meritevolezza di un’estensione dei termini, determinati da forza maggiore o factum principis, è stata già svolta, a monte, dal legislatore. Risulta significativo come recentissima giurisprudenza, chiamata a pronunciarsi sull’ambito oggettivo di applicazione dell’art. 103, comma 1 del Cura Italia, abbia chiarito la portata meramente esemplificativa della sua elencazione, la quale non può in nessun modo essere considerata un numerus clausus. Pertanto, questa disposizione – nella sua elencazione generale – non sarebbe passibile di interpretazioni restrittive o deroghe, in ragione della sua portata di principio, che “esprime univocamente la voluntas legis di prescindere dal dato estrinseco formale e dal sotteso nome iuris, affasciando nella sua portata regolatoria l’intera gamma di fattispecie il cui dato sostanziale è costituito da un effetto ampliativo della sfera giuridica del privato in conseguenza di una scelta in tal senso operata dall’autorità pubblica” (Cfr. TAR Valle d’Aosta, Sez. unica, 29 luglio 2021, n. 52). Un’ulteriore interessante pronuncia riguarda i termini di inizio e di ultimazione dei lavori di cui all’art. 15 del T.U. edilizia. Più precisamente, un privato lamentava l’illegittimità di un provvedimento di diniego di un permesso di costruire – motivato dall’amministrazione con la sopravvenienza di una disciplina urbanistica con esso contrastante – sostenendo che la proroga di cui all’art. 103, comma 2 del D.L. n. 18 del 2020 apportasse una deroga all’art. 15, comma 4 del D.P.R. n. 380 del 2001 (T.U. edilizia) e che, pertanto, il suo titolo edilizio doveva ritenersi comunque efficace per i novanta giorni successivi alla cessazione della pandemia. Va rammentato che l’art. 15, comma 4 del T.U. edilizia stabilisce che il permesso di costruire decade con l’entrata in vigore di contrastanti previsioni urbanistiche, salvo che i lavori siano già iniziati e vengano completati entro il termine di tre anni dalla data di inizio. Il TAR Liguria, chiamato a esprimersi sulla questione, ha sostenuto che “la legislazione emergenziale approvata in ragione della pandemia da Covid-19, pur recando una disciplina eccezionale in materia di termini dei procedimenti amministrativi, di efficacia dei provvedimenti abilitativi e di termini per l’inizio e la conclusione dei lavori, non ha previsto alcuna deroga all’art. 15, comma 4, del D.P.R. n. 380 del 2001”. Ha chiarito, poi, che nessuna deroga implicita può essere dedotta dall’articolo in esame, poiché trattasi di norma eccezionale di stretta interpretazione (cfr. TAR Liguria, Sez. II, 2 agosto 2021, n. 739). Dopo aver delineato l’ambito generale di applicazione della presente proroga, il comma 2 dell’art. 103 introduce alcune precisazioni, volte a estenderne il campo di esercizio anche a casi che avrebbero potuto destare dubbi interpretativi. In particolare, rientrano nel suo ambito oggettivo di applicazione anche le segnalazioni certificate di inizio attività e le segnalazioni certificate di agibilità. In questo caso, la loro espressa menzione pare dovuta alle ragioni già esplicitate nel paragrafo precedente, riferite essenzialmente alla natura non provvedimentale delle stesse. L’utilizzo del plurale per identificare le segnalazioni certificate di inizio attività non lascia adito a dubbi sulla sua applicabilità sia alla SCIA edilizia di cui all’art. 19 della legge sul procedimento e all’art. 22 del T.U. edilizia sia alla SCIA alternativa al permesso di costruire, definita all’art. 23 del T.U. edilizia. Più precisamente, risulta prorogato, in entrambi i casi, il termine massimo di tre anni entro cui i lavori possono essere eseguiti, decorrente dalla data della segnalazione. Si segnala, in proposito, che in giurisprudenza, pur in assenza di un esplicito riferimento al termine di decadenza per la SCIA c.d. semplice, si ritiene che sia possibile estendere ad essa il termine di tre anni indicato per la SCIA alternativa al permesso di costruire dal comma 2 dell’art. 23 del T.U. edilizia (cfr. TAR Molise, Sez. I, 23 aprile 2018, n. 226). Passando alla segnalazione certificata di agibilità, disciplinata all’art. 24 del T.U. edilizia, si ricorda che – per talune tipologie di interventi elencate al secondo comma dell’articolo citato – i soggetti interessati sono tenuti a presentare tale segnalazione entro quindici giorni dall’ultimazione dei lavori, pena l’irrogazione di una sanzione amministrativa. In questo caso deve ritenersi che l’applicazione
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dell’art. 103, comma 2 del D.L. n. 18 del 2020 comporta un’estensione proprio del termine di quindici giorni entro cui è possibile presentare la segnalazione, sì da evitare l’esborso patrimoniale. Per completezza, va osservato che la CILA, comunicazione di inizio lavori asseverata, di cui all’art. 6-bis del T.U. edilizia, non è interessata dall’intervento del Cura Italia. Si ricorda che la CILA – istituto intermedio tra l’attività a edilizia libera e la SCIA – è un atto del privato, di carattere residuale, che si sostanzia in una semplice comunicazione all’amministrazione competente, indicante la decisione di iniziare determinati lavori, corredata dalle necessarie informazioni tecniche elencate al comma 2 dell’art. 6-bis del T.U. edilizia. La sua esclusione è dovuta al differente funzionamento rispetto alla SCIA, in quanto la CILA non prevede né un intervento sistematico di controllo entro termini predefiniti da parte dell’amministrazione, né un termine entro il quale i lavori a essa assoggettati devono essere portati a compimento (cfr. TAR Calabria, Catanzaro, Sez. II, 29 novembre 2018, n. 2052). Oggetto di esplicita menzione, ancora, sono tutte le autorizzazioni paesaggistiche e ambientali. Invero, tali categorie di atti si sarebbero potute ritenere comprese pacificamente già dalla lettura dell’elencazione generale in apertura all’articolo. La disciplina delle autorizzazioni paesaggistiche è contenuta all’art. 146 del D.Lgs. n. 42 del 2004. Queste – che, come noto, costituiscono atti autonomi che possono affiancarsi ai permessi di costruire o agli altri titoli abilitativi – hanno una validità di cinque anni, il cui termine decorre dal giorno in cui acquista efficacia il titolo edilizio eventualmente necessario per effettuare gli interventi. L’interessato dovrà concludere i lavori oggetto di autorizzazione paesaggistica entro un anno dalla conclusione del quinquennio. È proprio questo termine di cinque anni che risulta certamente toccato dalla proroga dettata dal Cura Italia. Tuttavia, della normativa in esame è stata fornita anche un’interpretazione estensiva, grazie alla quale la proroga di cui all’art. 103, comma 2 sarebbe applicabile anche al termine di un anno previsto per la conclusione dei lavori (ancora Otranto). Le autorizzazioni ambientali, invece, sono regolate dal D.Lgs. n. 152 del 2006 e presentano disciplina e termini differenti, che risultano tutti oggetto di tale proroga. A conclusione del comma oggetto d’esame il legislatore dell’emergenza ha previsto l’applicazione della proroga anche “al ritiro dei titoli abilitativi edilizi comunque denominati rilasciati fino alla dichiarazione di cessazione dello stato di emergenza”. Si chiarisce che il D.P.R. n. 380 del 2001 non regola espressamente il ritiro del titolo edilizio, né tanto meno stabilisce per esso un termine di decadenza. Una simile precisazione da parte del legislatore dell’emergenza risulta dotata, tuttavia, di un reale utilità pratica, correlata all’interpretazione giurisprudenziale che i tribunali amministrativi regionali hanno fornito in merito. Innanzitutto, va precisato che per “ritiro” si crede debba intendersi la materiale consegna del titolo edilizio presso gli uffici competenti. Parte della giurisprudenza ha sostenuto che, in mancanza di un’espressa previsione sul punto, non possa ritenersi che l’omesso ritiro del titolo edilizio determini la decadenza dello stesso. Il titolo edilizio, infatti, sarebbe produttivo di effetti in conseguenza del suo semplice rilascio (cfr. TAR Lazio, Roma, Sez. II-quater, Sent., 17 maggio 2021, n. 5753; TAR Lombardia, Milano, Sez. II, 14 novembre 2017, n. 2173; TAR Marche, Sez. I, 9 gennaio 2015, n. 5; Cons. St., Sez. IV, 21 dicembre 2015, n. 5791). È presente, invero, un opposto orientamento giurisprudenziale, che ritiene la consegna materiale del titolo edilizio, e quindi il ritiro, presupposto necessario per il suo perfezionamento, invocando la natura recettizia dei permessi di costruire (cfr. TAR Napoli, Sez. VIII, n. 666 del 4 febbraio 2016). Il termine “rilascio” presente all’art. 15, comma 2, del T.U. edilizia dovrebbe essere interpretato, infatti, non come semplice emanazione del titolo edilizio, ma come consegna al destinatario. Con l’estensione della proroga anche al ritiro, oltre che ai termini di inizio e conclusione dei lavori, pertanto, il legislatore si crede abbia voluto fornire la più ampia tutela possibile ai soggetti richiedenti un permesso di costruire, così da scongiurare eventuali interpretazioni restrittive da parte delle pubbliche amministrazioni e dei giudici amministrativi. A completamento dell’esame dell’art. 103, comma 2 del Cura Italia va fatto cenno al correlato com-
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ma 2-sexies, che prevede per tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, scaduti tra il 1° agosto 2020 e il 4 dicembre 2020 e non rinnovati, l’estensione della loro validità e l’assoggettamento alla disciplina di cui al comma 2. Con la conversione in legge del D.L. n. 18 del 2020 è stato introdotto all’art. 103 il comma 2-bis, che estende la proroga dell’efficacia anche ai “termini di inizio e fine lavori previsti dalle convenzioni di lottizzazione, di cui all’art. 28 della legge 17 agosto 1942, n. 1150, ovvero dagli accordi similari comunque denominati dalla legislazione regionale, nonché i termini dei relativi piani attuativi e di qualunque altro atto ad esso propedeutico. La presente disposizione si applica anche ai diversi termini delle convenzioni di lottizzazione di cui all’articolo 28 della legge 17 agosto 1942, n. 1150, ovvero degli accordi similari comunque denominati dalla legislazione regionale nonché dei relativi piani attuativi che hanno usufruito della proroga di cui all’articolo 30, comma 3-bis, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98”. L’ampia formulazione è intesa a ricomprendere nel meccanismo di estensione dell’efficacia ogni tipo di convenzione di lottizzazione e ogni atto a queste propedeutico. Il legislatore – dettando una deroga alla disciplina generale di cui al precedente comma 2 – precisa che è applicabile una proroga di novanta giorni agli atti in scadenza tra il 31 gennaio 2020 e il 31 luglio 2020. Viene meno, dunque, per questa peculiare ipotesi, il riferimento alla flessibile data della “cessazione dello stato di emergenza”. I termini correlati alle convenzioni di lottizzazione rientranti nel range indicato devono pertanto ritenersi estesi di novanta giorni, decorrenti dalla differente data di scadenza prevista caso per caso. La logica per cui a questa tipologia di atti non è stato accordato il medesimo meccanismo di proroga dettato dal comma 2 dell’art. 103 non risulta di facile comprensione ed è stata tacciata, da taluni interpreti, di irragionevolezza (ancora Otranto).
4. L’art. 103, comma 2-ter del Decreto Cura Italia: estensione della proroga ai contratti tra privati in materia edilizia Il comma 2-ter dell’art. 103 del decreto Cura Italia introduce un’ulteriore importante previsione in materia edilizia: i contratti tra privati, in corso di validità tra il 31 gennaio 2020 e il 31 luglio 2020, con oggetto qualsivoglia lavoro edile, vedono automaticamente prorogati i termini di inizio e fine lavori per i novanta giorni successivi alla data di cessazione dello stato di emergenza. Siamo di fronte, con evidenza, a una previsione di coordinamento con l’art. 103, comma 2, che proroga l’efficacia della generalità degli atti amministrativi e, in particolare, delle date di inizio e ultimazione lavori di cui all’art. 15 del T.U. edilizia. La proroga dei termini contrattuali costituisce un utile strumento per raggiungere uno degli obiettivi del legislatore dell’emergenza, cioè scongiurare il rischio che il blocco dettato dalla pandemia possa incidere negativamente sui rapporti giuridici ed economici tra i privati. Inoltre, l’automatismo di questo sistema previene l’instaurazione di possibili conteziosi tra le parti, che potrebbero essere determinati dal mancato rispetto dei termini contrattuali, e che sarebbero causa di un’ulteriore dilatazione delle tempistiche per gli interventi edilizi. La seconda parte del comma in esame statuisce, inoltre, che il committente, nei casi sopra indicati, sarà tenuto al pagamento dei lavori eseguiti fino alla data della loro sospensione, indipendentemente dall’introduzione di una diversa previsione tra i contraenti. Questa disposizione è stata introdotta allo scopo di bilanciare la precedente, così da impedire che una sospensione a tempo indefinito dei contratti privati – perché collegata all’andamento dell’emergenza sanitaria – possa rivelarsi dannosa per le imprese e i soggetti comunque operanti nel settore edilizio, che potrebbero vedersi bloccata la possibilità di percepire il corrispettivo loro dovuto fino alla indeterminata data di ultimazione dei lavori. In questo modo viene assicurata liquidità ai professionisti del settore. Va ricordato, infatti, che l’art. 1665 del codice civile stabilisce come regola generale per gli appalti
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5. Le esigenze di accelerazione e stabilità nel Decreto Rilancio L’art. 264 del D.L. 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla L. 17 luglio 2020, n. 77, rubricato “liberalizzazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi in relazione all’emergenza Covid-19”, ha introdotto una disciplina volta a garantire la massima semplificazione e accelerazione dei procedimenti. Questo ha previsto una serie di misure di carattere temporaneo, operanti dall’entrata in vigore del decreto e fino al 31 dicembre 2020. L’obiettivo del legislatore dell’emergenza era evidentemente quello di attribuire una maggiore stabilità ai provvedimenti adottati dalle amministrazioni in ragione della pandemia. Per quanto attiene alle modifiche dei termini incidenti sulla materia edilizia, si segnalano i seguenti interventi: • la limitazione della possibilità per le amministrazioni di annullare d’ufficio i propri provvedimenti adottati in relazione all’emergenza solamente entro tre mesi dalla loro adozione, in deroga a quanto previsto dall’art. 21 nonies della L. n. 241 del 1990; • la limitazione dell’esercizio dei poteri inibitori della pubblica amministrazione, a seguito della presentazione di una SCIA, ai soli tre mesi successivi alla stessa, in deroga a quanto previsto dall’art. 19 della legge sul procedimento. Ciò sempre a condizione che l’attività sia stata avviata in ragione dell’emergenza.
6. Le modifiche ai termini nel Decreto Semplificazioni Il c.d. Decreto Semplificazioni, convertito con modificazioni dalla L. n. 120 dell’11 settembre 2020, introduce ulteriori fondamentali strumenti volti a sbloccare e rimettere in moto l’edilizia, favorendo così la ripresa. L’art. 10 del D.L. 16 luglio 2020 n. 76, rubricato “semplificazioni e altre misure in materia edilizia”, al suo comma 4 prevede una disciplina derogatoria in relazione ai termini di inizio e ultimazione dei lavori di cui all’art. 15 del T.U. edilizia, già oggetto di proroga ai sensi del Decreto Cura Italia. In particolare, è prevista la possibilità che, previa comunicazione del soggetto interessato di volersi avvalere di tale norma, siano prorogati di uno e di tre anni rispettivamente i termini di inizio e fine lavori, così come indicati nei permessi di costruire. Tale disciplina è applicabile per i soli titoli edilizi rilasciati o formatisi fino al 31 dicembre 2020. Ulteriori requisiti necessari per poter usufruire della presente estensione dei termini sono: che la comunicazione venga presentata prima del decorso dei termini previsti in ciascun permesso di costruire; che i titoli abilitativi, al momento della stessa, non contrastino con nuovi strumenti urbanistici. La disciplina in esame risulta di particolare interesse e utilità per poter realmente riattivare il settore dell’edilizia. Se, infatti, la normativa emergenziale del Cura Italia, che opera automaticamente ed estende i termini fino alla cessazione dell’emergenza, è necessaria per superare le immediate criticità conseguenti al fermo di ogni attività non essenziale, il Decreto Semplificazioni inserisce uno strumento il cui utilizzo spetta alla libera volontà degli interessati, in grado di superare gli strascichi lasciati dalla pandemia, in una fase di ripartenza. La relazione illustrativa al Decreto Semplificazioni emblematicamente sostiene che con tale normativa ci si è posti l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli burocratici allo sviluppo della rigenerazione urbana nonché di rimettere in moto l’edilizia con positivi effetti anche sui settori ad essa collegati.
LE PROROGHE DEI TERMINI RILEVANTI PER L’EDILIZIA
privati che l’appaltatore ha diritto al pagamento quando l’opera è accettata dal committente e, quindi, a seguito dell’ultimazione dei lavori e della verifica sulla stessa. Anche questa disposizione è stata oggetto di analisi critiche, che ne hanno evidenziato i possibili profili problematici. Un esempio è dato dalla mancata considerazione dell’insorgere di difficoltà in termini di liquidità in capo al committente, che poteva non aver previsto l’eventualità di dover anticipare il pagamento a una data anteriore rispetto all’ultimazione dei lavori (Sangiovanni).
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È noto, infatti, che l’edilizia sta subendo rilevanti rallentamenti a causa della carenza di materie prime – e del conseguente abnorme rincaro dei costi – determinati in gran parte dalla chiusura forzata degli stabilimenti produttivi e dal blocco dei trasporti nella prima fase di emergenza, ma anche dallo straordinario numero di nuovi cantieri, incentivati dai nuovi appetibili bonus statali. Il secondo periodo dell’articolo chiarisce che questa disposizione è applicabile anche ai permessi di costruire per i quali sia già intervenuta una proroga, ex art. 15, comma 2 del T.U. edilizia. Infine, questa disciplina viene estesa anche alle segnalazioni certificate di inizio attività, che – sempre su istanza di parte e secondo i medesimi presupposti previsti per i permessi di costruire – possono giovare dell’estensione di tre anni del loro termine di efficacia. Il successivo comma 4-bis, introdotto in sede di conversione in legge, detta una proroga di tre anni dei termini di validità e di inizio e di fine lavori per le convenzioni urbanistiche di approvazione di piani urbanistici attuativi, formatesi al 31 dicembre 2020. Più precisamente, gli atti coinvolti sono “le convenzioni di lottizzazione di cui all’art. 28 della legge 17 agosto 1942, n. 1150, dagli accordi similari comunque denominati dalla legislazione regionale, nonché i termini dei relativi piani attuativi e di qualunque altro atto ad essi propedeutico”. “La presente disposizione si applica anche ai diversi termini delle convenzioni di lottizzazione di cui all’art. 28 della legge 17 agosto 1942, n. 1150, o degli accordi similari comunque denominati dalla legislazione regionale nonché dai relativi piani attuativi che hanno usufruito della proroga di cui all’articolo 30, comma 3-bis, del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98”. Da segnalare, inoltre, che il Decreto Semplificazioni ha modificato l’art. 20 del T.U. edilizia, rubricato “procedimento per il rilascio del permesso di costruire”, incidendo sulla disciplina relativa alla formazione del silenzio assenso. Più precisamente, l’art. 10, comma 1, lett. i) del D.L. n. 76 del 2020 ha inserito, al termine del comma 8 dell’art. 20, il seguente periodo “fermi restando gli effetti comunque prodotti dal silenzio, lo sportello unico per l’edilizia rilascia anche in via telematica, entro quindici giorni dalla richiesta dell’interessato, un’attestazione circa il decorso dei termini del procedimento, in assenza di richieste di integrazione documentale o istruttorie inevase e di provvedimenti di diniego; altrimenti, nello stesso termine, comunica all’interessato che tali atti sono intervenuti”. L’obiettivo di questa riforma è quello di superare uno dei limiti insiti nella disciplina del silenzio assenso e, in particolare, la difficoltà per il soggetto interessato di far valere nei confronti dei terzi il significato di provvedimento di accoglimento attribuito dal legislatore all’inerzia dell’amministrazione. È utile ricordare fin d’ora che il Decreto Semplificazioni-bis, D.L. n. 77 del 2021, convertito con modificazioni in L. n 108 del 2021, ha esteso questa disciplina – ideata inizialmente per il solo settore edilizio – a tutti i procedimenti amministrativi per i quali è prevista la formazione del silenzio assenso, andando ad introdurre il comma 2-bis all’art. 20 della L. n. 241 del 1990. Il Decreto Semplificazioni introduce, inoltre, alcune modifiche alla L. n. 241 del 1990 inerenti ai termini del procedimento, che verranno meglio approfondite nel successivo paragrafo. In questa sede è sufficiente ricordare che l’art. 12 della L. n. 120 del 2020 modifica l’art. 2 della legge sul procedimento introducendo i commi 4-bis e 8-bis, i quali incidono, da un lato, sulla conoscibilità dei termini di conclusione del procedimento, dall’altro, sulla disciplina del silenzio assenso e, in particolare, sull’efficacia dei c.d. “atti tardivi”. Con riferimento alla particolare attenzione dedicata dal legislatore dell’emergenza alle esigenze di accelerazione e di certezza dei termini, si è emblematicamente parlato, in dottrina, di “un’ossessione per il tempo procedimentale” (Fracchia, Pantalone).
7. Le deroghe poste dalla legislazione regionale: l’art. 28 della legge della Regione Lombardia n. 18 del 2020 L’edilizia, come noto, costituisce materia di legislazione concorrente tra Stato e regioni, ai sensi dell’art. 117 della Costituzione, che fa riferimento alla più ampia nozione di “governo del territorio”.
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LE PROROGHE DEI TERMINI RILEVANTI PER L’EDILIZIA
A conclusione di questa disamina, è utile ricordare che, durante l’emergenza, diverse regioni hanno esercitato la propria potestà legislativa al fine di tutelare le posizioni giuridiche dei privati, sbloccare il settore e incentivare la ripartenza. Sono state così dettate ulteriori disposizioni, che vanno ad integrare – e in alcuni casi a derogare – la disciplina statale fino ad ora analizzata. Di seguito si accennerà alla principale novità apportata dall’art. 28 della L.R. del 7 agosto 2020, n. 18, rubricato “differimento dei termini e sospensione dell’efficacia di atti in materia di governo del territorio in considerazione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19”. A norma dell’articolo sopra menzionato – considerato nella sua formulazione attuale – Regione Lombardia dispone, in particolare, la proroga di tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti o titoli abilitativi, comunque denominati, in scadenza dal 31 gennaio 2020 e fino al 31 dicembre 2021, per tre anni dalla data di relativa scadenza. Attraverso questa disposizione viene dettata una proroga dei diversi titoli edilizi difforme rispetto a quanto previsto dalla legislazione statale e, in particolare, dall’art. 103, comma 2 del Decreto Cura Italia e dall’art. 10, comma 4 del Decreto Semplificazioni. La disciplina regionale, infatti, si distingue da quella nazionale sotto due fondamentali profili: presenta termini di proroga maggiori; non subordina l’applicazione della proroga alla comunicazione del soggetto interessato. Si tratta con tutta evidenza di divergenze non irrilevanti che potranno avere un effetto significativo nella realtà applicativa. Sul punto, occorre segnalare che l’articolo in esame è stato oggetto di ricorso da parte del Presidente del Consiglio dei ministri dinnanzi alla Corte Costituzionale, finalizzato ad ottenere la dichiarazione della sua illegittimità costituzionale, a causa dell’asserita invasione della competenza statale da parte della Regione. In particolare, lo Stato ha sostenuto che la disciplina dei termini di validità dei titoli abilitativi attiene al contenuto sostanziale dello stesso e non può essere considerata un dettaglio meramente esecutivo. Il Consiglio dei ministri, con delibera del 7 ottobre 2020, ha così argomentato l’incompatibilità della previsione regionale con quella statale: “l’articolo 28 della legge regionale nel prevedere, al comma 10, lettera a), che la validità di attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti o titoli abilitativi, comunque denominati, in scadenza dal 31 gennaio 2020 e fino al 31 dicembre 2021, è tre anni dalla data di relativa scadenza, si pone in contrasto con la previsione contenuta nell’articolo 103, comma 2, del decreto-legge n. 18 del 2020, che, individua un meccanismo di proroga automatica dei titoli in scadenza tra il 31 gennaio 2020 e il 31 luglio 2020, e fissa il termine finale della stessa al novantesimo giorno successivo alla dichiarazione di cessazione dello stato di emergenza. Peraltro, la medesima disposizione, diversamente sia dal testo dell’articolo 10, comma 4, del decreto-legge n. 76 del 2020 vigente alla data di approvazione della disposizione regionale che dal testo del medesimo articolo 10, comma 4, del citato decreto-legge, come modificato dalla legge di conversione: – individua un termine di proroga diverso disponendo, per quelli in scadenza dal 31 gennaio 2020 e fino al 31 dicembre 2021, la proroga per tre anni dalla data di relativa scadenza. Al riguardo, si sottolinea che l’articolo 10, comma 4, del decreto semplificazioni (anche prima delle modifiche apportate della legge di conversione), stabilisce la proroga, rispettivamente di un anno e di tre anni dei termini di inizio e di ultimazione dei lavori di cui all’articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, come indicati nei permessi di costruire rilasciati o comunque formatisi fino al 31 dicembre 2020; – non ancora l’operatività della proroga alla comunicazione del soggetto interessato di volersene avvalere; – non contiene la previsione che fa salva la compatibilità dei titoli abilitativi, con nuovi strumenti urbanistici approvati o adottati”. Pertanto, la legislazione regionale non avrebbe potuto disciplinare tali termini e le relative proroghe in modo difforme a quella statale, che si atteggerebbe a legislazione di principio. Si è al momento in attesa della pronuncia del giudice costituzionale sulla presente questione di legittimità. Queste, dunque, brevemente, le principali misure emergenziali che hanno inciso sulla disciplina dei termini in materia edilizia e che condurranno questo settore verso il tempo ritrovato della nostra nuova normalità.
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Le novità della L. n. 241 rilevanti per l’edilizia
4. Le misure generali per la ripresa post-pandemia del comparto edilizio: le innovazioni alla legge n. 241/1990 impattanti sul settore edilizia di Viviana Cavarra Sommario: 1. Le misure generali in materia di limiti all’autotutela della PA ed il loro impatto in materia edilizia; 2. Innovazioni in materia di silenzio assenso e di potere sostitutivo e loro impatto su disciplina edilizia.
1. Le misure generali in materia di limiti all’autotutela della PA ed il loro impatto in materia edilizia Le novità introdotte dal Decreto Semplificazioni-bis (D.L. n. 77/2021) in merito all’azione amministrativa sono destinate ad avere un impatto anche nel settore dell’edilizia privata. La finalità dell’iniziativa legislativa è volta, da un lato, ad accelerare l’attività della pubblica amministrazione e, d’altro lato, a garantire, dal punto di vista del soggetto privato, una maggiore certezza sul destino dei procedimenti amministrativi. In tale contesto, con particolare riguardo al potere di autotutela della pubblica amministrazione, l’art. 63, comma 1, del D.L. n. 77/2021, modificando l’art. 21-nonies della L. n. 241/1990, ha ulteriormente ridotto da diciotto mesi a dodici mesi il termine entro cui la PA può esercitare il potere di annullamento in autotutela di provvedimenti di autorizzazione. Pertanto, oltre al rispetto di determinate condizioni, la possibilità di esercitare tale potere, noto anche con l’espressione “potere di secondo grado”, viene ancor di più irrigidita con una riduzione di sei mesi del termine entro cui la pubblica amministrazione può manifestare un ripensamento su un precedente provvedimento di autorizzazione dalla stessa emanato. Appare utile ricordare quali siano le ulteriori condizioni in presenza delle quali risulta ammissibile l’esercizio del potere in autotutela. In particolare, oltre al suddetto limite temporale, il citato art. 21-nonies richiede che sussistano i seguenti requisiti: • un vizio di annullamento dell’atto che ne inficia la legittimità; • una o più ragioni concrete ed attuali di interesse pubblico che prevalgono su quelle del soggetto privato destinatario del provvedimento. L’illegittimità deve essere originaria nel senso che il provvedimento nasce già viziato, seppure lo stesso sia in grado di produrre effetti nella sfera giuridica del soggetto privato. Ciò si verifica ad esempio nel caso in cui l’attività edilizia, in precedenza autorizzata per errore dall’amministrazione, risulta in evidente contrasto con la disciplina urbanistica del sito, sia per tipologia di intervento che per indice di edificabilità (cfr. Cons. Stato, Sez. II, 19 gennaio 2021, n. 592). Con riguardo alla valutazione dell’interesse pubblico, la stessa non può tramutarsi in una discrezionalità pura in quanto la pubblica amministrazione è tenuta a svolgere un giudizio di opportunità che tenga conto non solo dell’interesse pubblico, ma anche degli interessi dei soggetti destinatari del provvedimento. In proposito, pertanto, un titolo edilizio può essere annullato in autotutela se effettivamente sussiste un interesse pubblico concreto ed attuale alla sua rimozione. Tale interesse non può considerarsi in re ipsa nel mero ripristino della legalità violata, ma deve risultare dai fatti, dagli atti del procedimento e soprattutto dalla motivazione espressa dell’atto di secondo grado e deve prevalere sulla posizione giuridica soggettiva, eventualmente già consolidatasi, del destinatario del provvedimento.
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GIURISPRUDENZA CONSIGLIO DI STATO SEZ. IV, 18 GIUGNO 2019, N. 4133 “I presupposti dell’esercizio del potere di annullamento d’ufficio dei titoli edilizi sono costituiti dall’originaria illegittimità del provvedimento, dall’interesse pubblico concreto ed attuale alla sua rimozione (diverso dal mero ripristino della legalità violata), tenuto conto anche delle posizioni giuridiche soggettive consolidate in capo ai destinatari; l’esercizio del potere di autotutela è dunque espressione di una rilevante discrezionalità che non esime, tuttavia, l’Amministrazione dal dare conto, sia pure sinteticamente, della sussistenza dei menzionati presupposti e l’ambito di motivazione esigibile è integrato dall’allegazione del vizio che inficia il titolo edilizio, dovendosi tenere conto, per il resto, del particolare atteggiarsi dell’interesse pubblico in materia di tutela del territorio e dei valori che su di esso insistono, che possono indubbiamente essere prevalenti, se spiegati, rispetto a quelli contrapposti dei privati, nonché dall’eventuale negligenza o malafede del privato che ha indotto in errore l’Amministrazione” (cfr. Cons. Stato, sez. IV, 29 marzo 2018, n. 1991).
Alle sopra ricordate condizioni, come anticipato, si aggiunge il profilo temporale. La norma in discorso, nella versione precedente alla modifica introdotta dalla L. n. 124/2015, anche nota come la Legge Madia, richiedeva unicamente la ragionevolezza del termine entro cui la pubblica amministrazione poteva intervenire in autotutela. Se, da un lato, tale condizione avrebbe potuto portare le amministrazioni ad una maggiore responsabilizzazione nell’adottare atti di ritiro che fossero tendenzialmente fondati su un attento esame delle pratiche di permesso di costruire già rilasciato, ben si può comprendere, d’altro lato, quale sia stata la difficoltà dei tecnici comunali nel momento in cui, di fronte a titoli edilizi viziati, gli stessi venivano chiamati a valutare la sussistenza di tale condizione per poter considerare non aggredibile il provvedimento in autotutela.
AUTOTUTELA, SILENZIO-ASSENSO E POTERE SOSTITUTIVO
Se, da un lato, alla luce del riconoscimento alla pubblica amministrazione del potere di annullamento d’ufficio è certamente giustificabile l’intento di agevolare le pubbliche amministrazioni nel contrastare, anche dopo il rilascio di un titolo concessorio, l’abusivismo edilizio, come già chiarito dall’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato (cfr. sentenza 17 ottobre 2017, n. 8), dall’altro lato, non emergono invece ragioni che possano legittimare la sostanziale deresponsabilizzazione delle amministrazioni stesse attraverso una radicale e indistinta esenzione dal generale obbligo di motivazione. Anche, dunque, nel settore dell’edilizia, valgono le medesime regole e principi che governano l’esercizio del potere di annullamento in autotutela. In effetti, l’adesione alla tesi che considera sufficiente la sussistenza di un vizio del titolo edilizio, come aveva avuto modo di precisare l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato nella citata sentenza, potrebbe portare a conclusioni del tutto inaccettabili e produrre effetti distorsivi della norma in esame in quanto, nell’ipotesi estrema, l’amministrazione ben potrebbe essere indotta a restare inerte anche per un lungo lasso di tempo e poi ad adottare un provvedimento di ritiro del titolo edilizio privo di alcuna motivazione, in tal modo restando pienamente deresponsabilizzata. Ed ancora, l’omessa specificazione di un interesse pubblico ulteriore a quello volto a ripristinare la legalità violata potrebbe portare la pubblica amministrazione a valorizzare l’annullamento del titolo edilizio illegittimo, perfino anche sulla base di un mero vizio di illegittimità di carattere formale o procedimentale. Ipotesi, quest’ultima, che non sarebbe praticabile in quanto non pare ex se capace di superare l’interesse soggettivo del privato, in assenza di una motivazione del provvedimento che evidenzi un effettivo contrasto, in termini sostanziali, della disciplina edilizia. In tal caso, dunque, è come affermare che il provvedimento di annullamento d’ufficio sia del tutto privo di motivazione.
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Le novità della L. n. 241 rilevanti per l’edilizia
Sul profilo della ragionevolezza del termine, ancora una volta era stata la citata pronuncia dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato a far chiarezza sulla portata applicativa di tale requisito. In particolare, come giustamente è stato fatto notare dai Giudici di Palazzo Spada, la locuzione “termine ragionevole” richiama un concetto non parametrico ma relazionale. Ciò significa che la valutazione circa la ragionevolezza del termine entro cui può intervenire il provvedimento di annullamento d’ufficio deve essere compiuta in stretta connessione con il complesso di tutte le circostanze rilevanti nel caso concreto. Ad ogni modo, con la ricordata Legge Madia il concetto, apparentemente sfuggente, di ragionevolezza ha subito un ridimensionamento con l’indicazione espressa di un termine finale entro cui sarebbe stato possibile per la pubblica amministrazione intervenire con un provvedimento di secondo grado. Ciò evidentemente con l’intento di offrire una maggiore garanzia alla tutela dell’affidamento del privato. In realtà, si è trattato di un vero e proprio cambio di prospettiva. Appare utile riportare le parole espresse dal Consiglio di Stato nel proprio parere 30 marzo 2016, n. 839: “tale confine temporale introduce un ‘nuovo paradigma’ nei rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione: nel quadro di una regolamentazione attenta ai valori della trasparenza e della certezza, il legislatore del 2015 ha fissato termini decadenziali di valenza nuova, non più volti a determinare l’inoppugnabilità degli atti nell’interesse dell’amministrazione, ma a stabilire limiti al potere pubblico nell’interesse dei cittadini, al fine di consolidare le situazioni soggettive dei privati”. Ne consegue che, qualora l’annullamento in autotutela intervenga oltre il termine ultimo, indicato espressamente dall’art. 21-nonies della L. n. 241/1990, il provvedimento di secondo grado potrebbe essere contestato dal privato interessato per violazione della citata disposizione normativa. Nell’ottica del legislatore, dunque, il termine espressamente riportato nella norma è considerato ragionevole e, per l’effetto, risulta compatibile con l’interesse del privato che si trova in una posizione di affidamento incolpevole, formatosi a seguito dell’emanazione del provvedimento autorizzativo. Ci si trova di fronte, dunque, ad una presunzione di non ragionevolezza del termine decorso il quale non sarebbe più consentito l’esercizio del potere di autotutela. In realtà, come è stato evidenziato in dottrina, non è escluso che, sebbene il provvedimento di ritiro sia intervenuto entro il termine indicato dalla norma, sarà comunque possibile, evidentemente per il soggetto privato, dimostrare che, in relazione alle peculiarità del caso concreto, persino un termine più breve di quello pari a diciotto mesi (rectius oggi di dodici mesi) potrebbe in concreto rivelarsi irragionevole (Contessa). Tale termine, come anticipato, è stato ridotto a dodici mesi con il Decreto Semplificazioni 2021. È evidente che l’intento della riforma non può che risiedere nel dare una forte accelerazione all’azione amministrativa a favore chiaramente di una maggiore certezza dei rapporti giuridici e, pertanto, di una più ampia garanzia di tutela del soggetto privato. Proprio con riguardo all’incidenza del decorso del tempo sulle posizioni giuridiche dei privati nei rapporti di diritto pubblico, si deve comunque ricordare che detto termine di dodici mesi non è sempre assoluto. Anche dopo la riforma introdotta dal Decreto Semplificazioni 2021, resta infatti salva l’eccezione prevista dall’art. 21-nonies, comma 2-bis, della L. n. 241/1990 relativa agli atti amministrativi ottenuti sulla base di false rappresentazioni dei fatti o di dichiarazioni sostitutive false e mendaci per effetto di condotte costituenti reato che sono state accertate con sentenza definitive e, dunque, passata in giudicato. Non si tratta dell’unica deroga che consentirebbe alla pubblica amministrazione di esercitare il potere di annullamento del titolo edilizio anche dopo la scadenza del termine ragionevole dall’adozione del titolo medesimo. Si pensi ad esempio al potere sostitutivo della regione di intervenire su un provvedimento abilitativo illegittimo. Tale deroga è prevista nell’art. 39 del D.P.R. n. 380/2001 che consente alla regione di annullare, entro dieci anni dalla loro adozione, le deliberazioni ed i provve-
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GIURISPRUDENZA CONSIGLIO DI STATO SEZ. VI, 26 MARZO 2021, N. 2575 “Il limite temporale dei 18 mesi [oggi ulteriormente ridotto a 12 mesi] per l’esercizio del potere di autotutela, introdotto dall’art. 21-nonies, l. n. 241 del 1990, in ossequio al principio del legittimo affidamento con riguardo alla posizione di colui che abbia ottenuto un atto ad esso favorevole, trova applicazione solo se il comportamento della parte interessata, nel corso del procedimento di formazione dell’atto, non abbia indotto in errore l’amministrazione distorcendo la realtà fattuale oppure determinando una non veritiera percezione della realtà o della sussistenza dei presupposti richiesti dalla legge e se tale comportamento abbia contribuito in modo determinante alla formazione dell’atto favorevole. Infatti, non potendo l’ordinamento tollerare lo sviamento del pubblico interesse imputabile alla prospettazione della parte interessata, non può trovare applicazione il limite temporale di 18 [rectius 12] mesi oltre il quale è impedita la rimozione dell’atto ampliativo della sfera giuridica del destinatario (v. in tal senso, ex plurimis, Cons. Stato, Sez. n. 3192/2019; id. n. 2645/2019); […] con la conseguente inconfigurabilità della dedotta violazione del citato art. 21-nonies l. n. 241/1990”.
Ad ogni modo, anche a voler ritenere vincolante il limite temporale per l’esercizio dell’autotutela amministrativa, è principio costante in giurisprudenza (da ultimo espresso dal Consiglio di Stato nella sentenza n. 343 dell’11 gennaio 2021) considerare come dies a quo del termine di dodici mesi il momento in cui la pubblica amministrazione ha avuto conoscenza della falsità nella rappresentazione dei fatti da parte del privato. In tal caso l’amministrazione potrà dunque legittimamente fondare il proprio atto di annullamento d’ufficio sulla accertata non veridicità delle circostanze a suo tempo rappresentate dal soggetto interessato senza poter quest’ultimo vantare la titolarità di alcuna posizione di affidamento legittimo rispetto al prevalente interesse pubblico. Nonostante la riduzione del termine per l’intervento in autotutela, sulla scorta della citata giurisprudenza viene in evidenza la percezione che, nell’ambito dell’edilizia, sarebbe comunque sempre consentito l’intervento in autotutela quando lo stesso è motivato dalla necessità di ripristinare l’ordine del territorio violato.
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dimenti comunali che autorizzano interventi non conformi a prescrizioni degli strumenti urbanistici o dei regolamenti edilizi o comunque in contrasto con la normativa urbanistico-edilizia vigente al momento della loro adozione. Tornando, all’ipotesi della falsa prospettazione di fatti o dichiarazioni, si deve segnalare che, come ribadito anche dalla recente giurisprudenza, la possibilità di derogare al termine di dodici mesi, può concretizzarsi anche indipendentemente dall’eventuale rilevanza sotto il profilo penale della vicenda. In effetti, nel caso di abusivismo edilizio, non è inusuale l’ipotesi in cui il titolo edilizio sia stato emanato a seguito di una errata o falsa rappresentazione dei fatti e dei luoghi (ad esempio, anche solo mediante la presentazione di elaborati grafici) da parte del soggetto privato che abbia avuto un effetto rilevante ai fini del rilascio del titolo stesso da parte della Pubblica Amministrazione. In tal caso, al fine di ripristinare la legalità violata, secondo la giurisprudenza, il termine entro cui la Pubblica Amministrazione può adottare il provvedimento in autotutela è da considerarsi ragionevole anche se intervenuto oltre quello prescritto dall’art. 21-nonies della L. n. 241/1990 nel caso di falsa rappresentazione dei fatti ad opera del privato. Tale conclusione vale soprattutto nei casi in cui, come quello affrontato dal Consiglio di Stato nella sentenza n. 2575 del 26 marzo 2021, l’interesse pubblico a sostegno dell’annullamento d’ufficio abbia rilevanza sotto il profilo costituzionale e ricopra una posizione prioritaria e sovrastante su qualunque interesse privato (ad esempio, gli interessi a tutela della sicurezza e della salute pubblica).
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Le novità della L. n. 241 rilevanti per l’edilizia
2. Innovazioni in materia di silenzio assenso e di potere sostitutivo e loro impatto su disciplina edilizia Gli artt. 61 e 62 del Decreto Semplificazioni-bis hanno introdotto importati novità anche in materia di silenzio assenso e di potere sostitutivo per la conclusione del procedimento volte, ancora una volta, ad accelerare l’azione amministrativa. Anche le nuove disposizioni normative sono destinate ad incidere nel settore dell’edilizia. In materia di permesso di costruire, come è noto, l’art. 20, comma 8, del D.P.R. n. 380/2001 prevede che “decorso inutilmente il termine per l’adozione del provvedimento conclusivo, ove il dirigente o il responsabile dell’ufficio non abbia opposto motivato diniego, sulla domanda di permesso di costruire si intende formato il silenzio-assenso, fatti salvi i casi in cui sussistano vincoli relativi all’assetto idrogeologico, ambientali, paesaggistici o culturali, per i quali si applicano le disposizioni di cui agli articoli 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241”. Si rammenta che il Decreto Semplificazioni ha aggiunto a detta disposizione normativa un’importante novità volta a valorizzare la formazione, nei casi consentiti, del silenzio assenso attraverso il rilascio di un’attestazione da parte dello sportello unico per l’edilizia avente ad oggetto l’avvenuta formazione del silenzio assenso sull’istanza di permesso di costruire. In particolare, per effetto della novella operata dall’art. 10, comma 1, lett. i), del Decreto Semplificazioni-bis, l’art. 20, comma 8, del D.P.R. n. 380/2001 prevede oggi che “fermi restando gli effetti comunque prodotti dal silenzio, lo sportello unico per l’edilizia rilascia anche in via telematica, entro quindici giorni dalla richiesta dell’interessato, un’attestazione circa il decorso dei termini del procedimento, in assenza di richieste di integrazione documentale o istruttorie inevase e di provvedimenti di diniego; altrimenti, nello stesso termine, comunica all’interessato che tali atti sono intervenuti”. Per equiparare il silenzio assenso al rilascio del permesso di costruire la norma da ultimo citata richiede la contestuale sussistenza di tre condizioni. Anzitutto, deve essere decorso il termine entro cui avrebbe dovuto concludersi il procedimento di rilascio del permesso di costruire. In secondo luogo, è richiesto che non vi sia la necessità da parte dello sportello unico dell’edilizia di integrare l’istruttoria attraverso, ad esempio, nuovi documenti rispetto a quelli allegati dal privato alla richiesta di permesso di costruire. Infine, non deve essere intervenuto entro lo stesso termine di quindici giorni un provvedimento di diniego.
GIURISPRUDENZA CONSIGLIO DI STATO, SEZ. IV, 8 SETTEMBRE 2021, N. 6235 “In materia edilizia il silenzio assenso, di cui all’art. 20 del D.P.R. n. 380/2001, costituisce uno strumento di semplificazione amministrativa e non di liberalizzazione, con la conseguenza che la formazione del titolo abilitativo per silentium “non si perfeziona con il mero decorrere del tempo, ma richiede la contestuale presenza di tutte le condizioni, i requisiti e i presupposti richiesti dalla legge per l’attribuzione del bene della vita richiesto, di modo che esso non si configura, ad esempio, in difetto di completezza della documentazione occorrente (Cons. Stato, sez. IV, 24 gennaio 2020, n. 569, e 7 gennaio 2019, n. 113)…” (Consiglio di Stato, sez. IV, 20 agosto 2020, n. 5156)”.
Pertanto, una volta accertata la presenza delle sopra descritte condizioni, lo sportello unico per l’edilizia è tenuto ad emettere, entro lo stesso termine di quindici giorni decorrenti dalla richiesta del privato, una certificazione che attesti il decorso del termine del procedimento e, dunque, la formazione del silenzio assenso.
Le novità della L. n. 241 rilevanti per l’edilizia
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CONSIGLIO DI STATO, SEZ. IV, 25 FEBBRAIO 2021, N. 1629 “La formazione del silenzio assenso previsto dall’art. 20 D.P.R. 380/2001 si ha solo laddove l’Amministrazione sia stata messa in grado dall’interessato di conoscere nella sua completezza tutti gli elementi necessari al fine di valutare l’assentibilità dell’intervento richiesto, in particolare mediante produzione di tutta la documentazione all’uopo occorrente. […] Il silenzio assenso non si forma ai sensi del più volte menzionato art. 20 se l’intervento edilizio non è conforme agli strumenti urbanistici ed alle altre disposizioni di legge, nonostante la natura tendenzialmente vincolata del permesso di costruire”.
In tale contesto, si inserisce il Decreto Semplificazioni-bis che, con l’intento di rafforzare il silenzio assenso, ha introdotto su un piano generale, intervenendo infatti sull’art. 20 della L. n. 241/1990, uno strumento simile a quello appositamente previsto per il permesso di costruire e che vale per tutti i casi di procedimenti ad istanza di parte per il rilascio di provvedimenti amministrativi.
DISPOSIZIONE NORMATIVA ART. 20, COMMA 2-BIS, DELLA L. N. 241/1990 “Nei casi in cui il silenzio dell’amministrazione equivale a provvedimento di accoglimento ai sensi del comma 1, fermi restando gli effetti comunque intervenuti del silenzio assenso, l’amministrazione è tenuta, su richiesta del privato, a rilasciare, in via telematica, un’attestazione circa il decorso dei termini del procedimento e pertanto dell’intervenuto accoglimento della domanda ai sensi del presente articolo. Decorsi inutilmente dieci giorni dalla richiesta, l’attestazione è sostituita da una dichiarazione del privato ai sensi dell’art. 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445”.
Come esplicitato nella relazione illustrativa di accompagnamento dell’ultima novità normativa, la finalità della disposizione è infatti di “consentire la piena operatività e il rafforzamento dell’efficacia del silenzio assenso”, evidenziando l’esigenza di formalizzare in un documento l’attività frutto dell’intervenuto silenzio assenso e dare dunque maggiore garanzia al legittimo affidamento del privato. In particolare, viene previsto che, nei casi in cui il silenzio dell’amministrazione equivale a provvedimento di accoglimento, fermi restando gli effetti comunque intervenuti del silenzio assenso, l’amministrazione è tenuta, su richiesta del privato, a rilasciare, in via telematica, un’attestazione circa il decorso dei termini del procedimento e pertanto dell’intervenuto accoglimento della domanda dallo stesso presentata. Decorsi inutilmente dieci giorni dalla richiesta del privato, l’attestazione è sostituita da una dichiarazione di quest’ultimo ai sensi dell’art. 47 del D.P.R. n. 445/2000 (Testo unico sulla documentazione amministrativa). Tale novità, introdotta senz’altro per velocizzare, nel settore dell’edilizia, l’iter di approvazione dei lavori e ridurre la burocratizzazione degli adempimenti amministrativi, è stata evidentemente pensata per dare maggiore certezza a chi, ad esempio, per avviare dei lavori, necessita delle relative autorizzazioni. La ragione dell’intervento normativo, in fin dei conti, è dunque puramente pratica. Lo riconosce anche il Dipartimento della Funzione Pubblica che in una nota esplicativa sul punto aveva affermato che si tratta di “una semplificazione che affronta un problema da tempo segnalato da cittadini e imprese. Con il silenzio assenso sinora era impossibile chiedere il mutuo od ottenere un finanziamento per la ristrutturazione di una casa. Grazie alla norma, il cittadino potrà richiedere e ottenere per via telematica l’attestazione dell’accoglimento della domanda o potrà autocertificarla”.
AUTOTUTELA, SILENZIO-ASSENSO E POTERE SOSTITUTIVO
GIURISPRUDENZA
AUTOTUTELA, SILENZIO-ASSENSO E POTERE SOSTITUTIVO
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Le novità della L. n. 241 rilevanti per l’edilizia
In effetti, in questo modo, si fornisce ai privati la possibilità di ottenere l’accoglimento, sotto il profilo sostanziale, della propria domanda originaria mediante il riconoscimento esplicito del silenzio assenso. E non solo. Qualora l’Amministrazione si mostri ancora inerte, il privato potrà agire da sé in sostituzione della prima. In proposito, il Decreto Semplificazioni-bis fa un passo ulteriore rispetto all’omonimo strumento pensato solo per i permessi di costruire. La novità normativa, infatti, consente al privato di utilizzare lo strumento dell’autodichiarazione sostitutiva di atto notorio per concretizzare l’intervenuto silenzio assenso da parte dell’ente. Vero è che a tale dichiarazione non possa essere riconosciuta la stessa identica portata dell’attestazione rilasciata dall’Amministrazione ovvero la qualifica di provvedimento in senso stretto. Ma è anche vero che si tratta di una novità senza precedenti, se si tiene conto che prima di adesso la certezza circa l’effettivo funzionamento del meccanismo del silenzio assenso il più delle volte si otteneva solo con una pronuncia del giudice amministrativo, presupponendo l’instaurazione di un contenzioso tra il privato e l’Amministrazione. In effetti, da un lato, sebbene la nuova disciplina dell’istituto del silenzio assenso consenta al privato di ottenere maggiore certezza in merito alla valutazione positiva della propria istanza da parte dell’amministrazione competente, l’applicazione della norma deve comunque fare i conti con le ipotesi in cui non venga soddisfatta nel caso concreto una o più condizioni necessarie per la formazione del silenzio assenso, come ad esempio il caso dell’istruttoria non ancora completa ovvero della presentazione di una istanza di provvedimento che non sia corredata della necessaria documentazione. In dette ipotesi, peraltro, potrebbe rientrare anche il caso del sopravvenuto provvedimento di diniego, potendo ritenere non operativo l’istituto dell’inefficacia automatica del provvedimento tardivo di cui all’art. 2, comma 8-bis, della L. n. 241/1990. Pertanto, potrebbe ben capitare che di fronte alla richiesta del privato di rilasciare l’attestazione del silenzio assenso, l’ufficio risponda con un atto negativo. Ciò in ragione del fatto che non vi sarebbero nemmeno i presupposti per attivare il meccanismo del silenzio assenso. D’altro lato, il decorso del termine di dieci giorni senza che l’Amministrazione rilasci l’attestazione, così come (si dovrebbe ritenere) anche il caso opposto in cui l’Ente si attivi a formalizzare l’avvenuta costituzione del silenzio assenso, non sono tuttavia ipotesi assolute ed insuperabili. In effetti, ai sensi dell’art. 20, comma 3, della L. n. 241/1990 (disposizione, quest’ultima, che non è stata toccata dalla novità normativa in esame), resta in ogni caso ferma la possibilità per l’ente di assumere determinazioni in autotutela nel rispetto delle condizioni previste dal successivo art. 21-nonies. Con riguardo poi al tipo di efficacia da riconoscere all’attestazione dell’amministrazione ovvero all’autocertificazione del privato, sembra potersi affermare che la stessa non sia di tipo costitutivo. La norma, infatti, con l’espressione “fermi restando gli effetti comunque intervenuti del silenzio assenso”, fa intendere che il silenzio assenso non si forma per il tramite della citata attestazione o autocertificazione, bensì in ragione del verificarsi di determinate condizioni tra cui il decorso del termine entro cui l’amministrazione avrebbe dovuto pronunciarsi sull’istanza del privato. Tale precisazione è stata evidentemente voluta dal Legislatore proprio al fine di interrompere sul nascere ogni possibile dubbio circa il ruolo che potrebbe avere lo strumento in discorso all’interno dell’iter di formazione del silenzio assenso. Pertanto, ancora una volta viene confermata la finalità puramente pratica dello strumento in discorso volta, per l’appunto, ad assicurare maggiore certezza alla tutela dell’interesse del privato il quale si troverà più rassicurato nel vedere cristallizzato in un’attestazione l’effettivo decorso del termine per la formazione del silenzio assenso. Si è accennato al fatto che la novità normativa in esame, riguardando tutti i procedimenti amministrativi su istanza di parte per il rilascio di provvedimenti, ha una portata generale. In tale ottica, non si esclude che detto strumento possa avere una rilevanza anche nel settore dell’edilizia.
Le novità della L. n. 241 rilevanti per l’edilizia
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GIURISPRUDENZA CONSIGLIO DI STATO, SEZ. IV, 20 MAGGIO 2021, N. 3904 “il silenzio assenso sulla domanda di condono edilizio non si forma in conseguenza della mera consumazione del termine per provvedere, occorrendo, altresì, che vengano posti in essere gli ulteriori adempimenti richiesti dalla norma, quali il pagamento dell’oblazione, la presentazione della documentazione da allegare alla domanda e la denuncia catastale, ciò al fine di consentire all’amministrazione di esercitare utilmente i propri poteri di verifica (ex plurimis Cons. Stato, Sez. VI, 20/4/2021 n. 3208; 11/1/2021, n. 352)”.
In tale contesto, occorrerà certamente attendere le prime applicazioni nella prassi del nuovo istituto prima di poter effettivamente riconoscere allo strumento della certificazione del silenzio la funzione di deflazione del contenzioso. L’altra novità introdotta dal Decreto Semplificazioni-bis, come sopra anticipato, riguarda l’esercizio del potere sostitutivo interno nella conclusione del procedimento amministrativo. Si tratta in particolare della possibilità, riconosciuta ad un organo dell’amministrazione, di sostituirsi ad un altro organo in caso di inadempimento, per l’emanazione di un provvedimento, ad esempio un’autorizzazione o un permesso. La norma, destinata ad impattare sul profilo dell’organizzazione interna della pubblica amministrazione, è contenuta nell’art. 2 della Legge n. 241/1990 che, come è noto, prevede i termini entro cui il procedimento amministrativo dovrà concludersi. Con il primo Decreto Semplificazioni, che aveva introdotto per la prima volta il potere sostitutivo, quest’ultimo poteva essere attivato su richiesta dell’istante, cioè del privato interessato ad ottenere l’emanazione del provvedimento. Con l’intento di rafforzare i poteri sostitutivi, il Decreto Semplificazioni-bis ha aggiunto la possibilità che il potere sostitutivo venga esercitato d’ufficio, vale a dire anche su autonoma iniziativa dell’organo dell’amministrazione cui tale potere è attribuito. Inoltre, è stato previsto che l’individuazione, da parte dell’organo di governo, del soggetto che potrà esercitare l’intervento sostitutivo può ricadere anche su un’unità organizzativa (vale a dire un ufficio) che, attraverso le strutture competenti o con la nomina di un commissario, dovrà concludere il procedimento entro un termine pari alla metà di quello originariamente previsto.
AUTOTUTELA, SILENZIO-ASSENSO E POTERE SOSTITUTIVO
In effetti, sebbene il Decreto Semplificazioni, come sopra visto, abbia introdotto l’obbligo per l’amministrazione di rilasciare, su richiesta dell’interessato, un’attestazione sul decorso dei termini del procedimento con riguardo solo ai permessi di costruire, la novità introdotta dal D.L. n. 77/2021 è destinata ad impattare anche su altre vicende di silenzio assenso del settore edilizio, come ad esempio quelle di condono ovvero, più in generale, di istanze di sanatoria. Anche in tali casi, ai fini del rilascio della certificazione, il silenzio assenso potrà formarsi solo in presenza di tutti i requisiti, formali e sostanziali, che sono necessari per l’accoglimento dell’istanza del privato.
I NUOVI ART. 9-BIS E 34-BIS DEL TESTO UNICO EDILIZIA
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Stato legittimo degli immobili e tolleranze costruttive: le novità
5. Le misure generali per la ripresa post-pandemica del comparto edilizia/2: la nuova disciplina in materia di stato legittimo degli immobili e tolleranze costruttive di Matteo Micheletti Sommario: 1. Il “nuovo” stato legittimo delle costruzioni; 1.1 Determinazione dello stato legittimo dell’immobile; 1.2 Immobili realizzati quando non era necessario il titolo edilizio e stato legittimo; 1.3 Assenza della copia del titolo edilizio e stato legittimo; 1.4 Stato legittimo e destinazione d’uso; 2. Le “nuove” tolleranze costruttive; 2.1 La tolleranza del 2% per singola unità immobiliare; 2.2 Ulteriori tolleranze per immobili non sottoposti a vincolo ai sensi del D.Lgs. 42/2004; 2.3 L’onere dichiarativo del tecnico abilitato nelle pratiche edilizie; 2.4 La dichiarazione del tecnico in occasione di negozi tra privati; 2.5 Esenzione dall’obbligo di dichiarazione dello stato legittimo per gli interventi di cui al c.d. Superbonus del 110%; 2.6 Tolleranze e tempus regit actum.
1. Il “nuovo” stato legittimo delle costruzioni La disciplina del c.d. stato legittimo delle costruzioni (e della sua dimostrazione) è contenuta ora nell’art. 9-bis del D.P.R. 380/2001 (introdotto dall’art. 13, comma 2, lett. b), del D.L. 22.6.2012, n. 83, conv. con L. 7.8.2012, n. 134), cui ora viene aggiunto l’ulteriore comma 1-bis dall’art. 10, comma 1, lett. d), numero 2), del D.L. 16.7.2020, n. 76, (conv. con L. 11.9.2020, n. 120; in argomento, vedi anche Chiacchio). In particolare, il comma inserito statuisce che: • lo stato legittimo dell’immobile o dell’unità immobiliare è quello stabilito dal titolo abilitativo che ne ha previsto la costruzione o che ne ha legittimato la stessa e da quello che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o unità immobiliare, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali; • per gli immobili realizzati in un’epoca nella quale non era obbligatorio acquisire il titolo abilitativo edilizio, lo stato legittimo è quello desumibile dalle informazioni catastali di primo impianto ovvero da altri documenti probanti, quali le riprese fotografiche, gli estratti cartografici, i documenti d’archivio, o altro atto, pubblico o privato, di cui sia dimostrata la provenienza, e dal titolo abilitativo che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o unità immobiliare, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali; • queste ultime disposizioni si applicano altresì nei casi in cui sussista un principio di prova del titolo abilitativo del quale, tuttavia, non sia disponibile copia. Di seguito si avanzeranno quindi considerazioni sulle previsioni di cui si compone il citato art. 9-bis.
1.1 Determinazione dello stato legittimo dell’immobile Venendo quindi alla prima delle prescrizioni sopra individuate, da essa si evince che lo stato legittimo dell’immobile si determina sulla base dell’insieme dei titoli edilizi che lo hanno interessato, anche in sanatoria. Lo stato legittimo come indicato dalla norma, può avere quale riferimento l’intero edificio, oppure singole unità immobiliari. La formulazione della norma non è del tutto perspicua, in quanto ad una prima lettura potrebbe essere interpretata nel senso che rilevino solo il primo e l’ultimo titolo edilizio che hanno interessato l’intero immobile, e poi i titoli edilizi relativi ad interventi parziali. La giurisprudenza che si è pronunciata sul punto ha precisato tuttavia come il legislatore abbia inteso semplicemente chiarire che lo “stato legittimo dell’immobile” è quello corrispondente ai contenuti dei sottesi titoli abilitativi, relativi non solo alla sua originaria edificazione, ma anche alle sue successive vicende trasformative. Si è infatti sottolineato che in caso contrario il legislatore avrebbe superato la corrispondenza tra chiesto e pronunciato valevole anche per dei procedimenti ampliativi della sfera giuridica dei privati e surrettiziamente in-
Stato legittimo degli immobili e tolleranze costruttive: le novità
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FOCUS L’opzione interpretativa sposata dal TAR, è la soluzione più coerente con il tradizionale insegnamento giurisprudenziale per cui l’opera realizzata su di un immobile abusivo partecipa della sua abusività, anche se in astratto sarebbe ammissibile (v., ad es., Cons. Stato, Sez. II, 5.12.2019, n. 8314; TAR Campania, Napoli, Sez. VI, 4.3.2021, n. 1495; TAR Veneto, Sez. II, 16.12.2019, n. 1368, secondo cui tuttavia può fare eccezione l’opera realizzata su una parte che sia chiaramente non abusiva dell’edificio; Cass. pen., Sez. III, 9.10.2020, n. 648; Cass. pen., Sez. III, 10.10.2019, n. 48026), così come con le previsioni sull’accertamento di conformità per cui esso può conseguire solo a domanda avanzata dal privato con le modalità prescritte dal D.P.R. 380/2001 (v. spec. artt. 36 e 37), ovvero da eventuali normative speciali di condono. La stessa è conforme altresì al principio che l’Amministrazione, nel definire la pratica, secondo buona fede deve guardare a quanto realmente richiesto e non ad eventuali errori facilmente riconoscibili (v. TAR Lazio, Latina, 4.10.1992, n. 817; Cons. Stato, Sez. V, 24.10.2006, n. 6347), quindi ciò vale anche per le tavole, e se nella domanda o nella relazione non sono inserite determinate variazioni allo stato autorizzato che sono elemento sostanziale della domanda, non si può ritenere né che il privato le abbia volute e richieste perché introdotte “surrettiziamente” nelle tavole grafiche senza adeguata evidenziazione (gli obblighi di collaborazione di agire in buona fede si applicano anche al privato: art. 1, comma 2-bis, L. 241/1990), né si può conseguentemente ritenere che l’Amministrazione le abbia assentite. Non si può dire tuttavia che, sulla base della formulazione letterale dell’art. 9-bis qui in commento, la lettura di cui sopra sia incontrovertibile: in effetti, in ottica “semplificatoria”, potrebbe sembrare che la norma sia da leggere nel senso che si deve guardare solo al primo ed all’ultimo intervento integrali, e quindi ai titoli parziali successivi all’ultimo intervento integrale: tuttavia, come segnalato dal TAR, in questo modo – con riferimento ai titoli che non verrebbero considerati – si introdurrebbe di fatto una sanatoria “occulta” rispetto alle difformità realizzate (che diverrebbero irrilevanti), ponendosi in contrasto con tutto il sistema di cui si è detto sopra e creando altresì disparità di trattamento irragionevoli (violando l’art. 3 Cost.) tra soggetti che avrebbero commesso abusi rispetto ai titoli autorizzatori integrali e parziali intermedi (del tutto irrilevanti) e soggetti che viceversa – per le più varie ragioni – non abbiano operato più interventi integrali, per cui gli abusi sarebbero tutti rilevanti, e senza che – per quanto detto sopra – l’Amministrazione abbia comunque voluto assentire o regolarizzare le variazioni non dichiarate nei vari passaggi trai i titoli. L’art. 9-bis fa riferimento ai titoli abilitativi che abbiano abilitato la costruzione, ovvero la abbiano legittimata: pertanto fanno fede anche le varie forme di sanatoria, ivi compresi i c.d. condoni. Sembrerebbero viceversa esulare dall’ambito di applicazione della norma, e quindi non contribuire alla determinazione dello stato legittimo della costruzione, gli atti con cui si irrogano le sanzioni pecuniarie, quantomeno nei casi in cui sia prevista l’alternatività con procedimenti di accertamento di conformità (cfr. artt. 36 e 37 TUED) che tuttavia non possono trovare in concreto applicazione: ed in effetti in questi casi la giurisprudenza ritiene che l’effetto della irrogazione della sanzione sia semplicemente quello di consentire il mantenimento della costruzione, e non di produrre la sua regolarizzazione (v., ad es., Cass. pen., Sez. III, 11.5.2018, n. 28747; Cass. pen., Sez. III, 22.4.2010, n. 19538; Cass. pen., Sez. III, 25.02.2004, n. 13978; nel senso che viceversa si produrrebbe una regolarizzazione, seppure non una sanatoria, v. TAR Liguria, Sez. I, 19.8.2020, n. 589, nonché TAR Lombardia, Brescia, Sez. II, 07.11.2019, n. 963). Deve comunque segnalarsi, rispetto allo stato legittimo dell’immobile, che vi è giurisprudenza per cui le opere abusive minori non sarebbero ostative ad ulteriori interventi legittimi sull’immobile: TAR Lazio, Roma, Sez. II-bis, 14.6.2021, n. 7116, sulla base dall’art. 9-bis qui in commento, ha ritenuto da escludersi che abusi non riferiti all’immobile nel suo complesso, bensì a singole opere, possano determinare un effetto preclusivo al rilascio del titolo edilizio e che tale norma non è compatibile con l’assunto secondo cui qualsivoglia abuso, anche minore ed in ipotesi sanzionabile attraverso l’irrogazione di una sanzione pecuniaria, sia idoneo a fondare il rigetto della domanda di permesso di costruire.
I NUOVI ART. 9-BIS E 34-BIS DEL TESTO UNICO EDILIZIA
trodotto una sorta di sanatoria implicita per tutti i manufatti assistiti da (qualsivoglia) titolo abilitativo, seppure non riferibile alla loro integrale consistenza e conformazione (TAR Campania, Salerno, Sez. II, 31.5.2021, n. 1358).
I NUOVI ART. 9-BIS E 34-BIS DEL TESTO UNICO EDILIZIA
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Stato legittimo degli immobili e tolleranze costruttive: le novità
1.2 Immobili realizzati quando non era necessario il titolo edilizio e stato legittimo La norma si occupa anche degli immobili realizzati in un’epoca nella quale non era obbligatorio acquisire il titolo abilitativo edilizio, individuando gli strumenti con cui si dimostra lo stato legittimo. In primo luogo la disposizione fa quindi riferimento alle informazioni catastali di primo impianto, e poi menziona altri documenti probanti, quali le riprese fotografiche, gli estratti cartografici, i documenti d’archivio, o altro atto, pubblico o privato, di cui sia dimostrata la provenienza, nonché al titolo abilitativo che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o unità immobiliare, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali. Si pone quindi il problema del valore da dare all’espressione “ovvero”, e quindi di stabilire se la norma sia da interpretate nel senso che le informazioni catastali di primo impianto debbano prevalere sugli altri elementi, o meno. Considerato che il catasto ha prevalentemente valenza fiscale (v., ancora di recente, ad es., TAR Campania, Napoli, Sez. VII, 22.3.2021, n. 1901, con richiami di giurisprudenza, che ne fa menzione in un contesto in cui viene in considerazione anche l’art 9-bis TUED), appare preferibile ritenere che, qualora sussistano elementi probanti in senso contrario rispetto al catasto, si debba dare prevalenza a questi ultimi anche sulle risultanze catastali di primo impianto (sia pure a diversi fini, sulla prevalenza degli elementi fattuali reali rispetto a quelli catastali, con riferimento ad interventi edilizi, cfr. Cass. pen., Sez. III. 31.1.2017, n. 15228). Ciò che aggiunge la norma è semmai che, in assenza di altri elementi in senso contrario reperiti dall’Amministrazione, il catasto diventa probante in senso favorevole al privato che lo invochi al fine della determinazione dello stato legittimo. Si noti ancora che l’elenco dei mezzi di prova ammessi non è chiuso, in quanto si arriva ad ammettere l’utilizzabilità di qualsiasi “atto, pubblico o privato, di cui sia dimostrata la provenienza”. All’adozione di un elenco aperto si ricollega anche la mancata individuazione precisa dei caratteri che debbono avere gli elementi che si invocano ai fini della prova dello stato legittimo: da questo punto di vista potrà rinviarsi alla varia giurisprudenza sul punto della dimostrazione dello stato dell’immobile, richiamata ancora di recente dal sopra citato TAR Napoli 1901/2021, e per cui “il privato dispone, ed è normalmente in grado di esibire, la documentazione idonea al fine di fornire utili elementi di valutazione quali fotografie con data certa dell’immobile, estratti delle planimetrie catastali, il progetto originario e i suoi allegati, ecc. (Cons. di Stato IV n. 425/2017, Cons. di Stato IV 4208/2014)”. Da questo punto di vista appare altresì opportuno rilevare che le ordinarie fotografie da sole non sono probanti, in quanto di per sé normalmente prive di data certa, e ben difficilmente sono in grado di dimostrare la consistenza dimensionale esatta dell’immobile (cfr. TRGA Trento, 27.10.2020, n. 182). Per quanto di necessità dovrebbe ritenersi applicabile in materia l’art. 47 del D.P.R. 445/2000 nei rapporti con l’Amministrazione, ai fini del perfezionamento della documentazione probatoria (cfr. Cons. Stato, Sez. II, 13.11.2020, n. 6979). Anche nel caso di immobile originariamente realizzato quando non era necessario il previo titolo edilizio, lo stato legittimo – oltre che dagli elementi di cui si è detto sopra – si determina sempre ulteriormente anche sulla base dei titoli edilizi comunque presenti, atteso che lo stato legittimo deriva altresì dal titolo abilitativo che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o unità immobiliare, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali (v. anche TAR Campania, Napoli, Sez. VIII, 26.11.2020, n. 5564, per cui il catasto ha valore meramente indiziario e su di esso prevale il titolo edilizio).
FOCUS Tradizionalmente si ritiene che il titolo edilizio sarebbe diventato obbligatorio per tutte le costruzioni, anche al di fuori dei centri abitati solo nel 1967, con la c.d. Legge ponte (L. 765/1967). Tuttavia, si rinviene anche giurisprudenza in ragione della quale un simile obbligo poteva essere imposto anche in precedenza, ove previsto dai Piani regolatori o dai Regolamenti edilizi comunali (cfr. TAR Lazio, Roma, Sez. II, 19.2.2018, n. 1877; TAR Campania, Napoli, Sez. IV, 7.7.2017, n. 3669; in senso contrario, v. però, Cons. Stato, Sez. VI, 13.1.2020, n. 293; TAR Toscana, Sez. III, 29.5.2014, n. 899). La giurisprudenza appare comunque costante nell’affermare che compete al privato la prova della data dell’ultimazione dell’edificio (v. ancora di recente TAR Liguria, Sez. I, 2.1.2021, n. 3; Cons. Stato, Sez. VI, 12.10.2020, n. 6112).
Stato legittimo degli immobili e tolleranze costruttive: le novità
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La norma si chiude quindi con la previsione che le disposizioni di cui si è detto si applicano altresì nei casi in cui sussista un principio di prova del titolo abilitativo del quale, tuttavia, non sia disponibile copia.
1.4 Stato legittimo e destinazione d’uso Infine, è da ricordare che l’art. 23-ter, comma 2, del D.P.R. 380/2001 prevede che la destinazione d’uso dell’immobile o dell’unità immobiliare è quella stabilita dalla documentazione dal comma 1-bis dell’art. 9-bis sin qui commentato.
2. Le “nuove” tolleranze costruttive Il secondo argomento che interessa questo commento è quello della nuova disciplina delle tolleranze (su cui vedi anche qui Chiacchio). In particolare, il nuovo art. 34-bis del D.P.R. 380/2001 va a sostituire il vecchio comma 2-ter dell’art. 34, che tuttavia aveva una portata applicativa più ristretta (su di esso, cfr., ad es., Pagliari). Secondo la norma vigente: • il mancato rispetto dell’altezza, dei distacchi, della cubatura, della superficie coperta e di ogni altro parametro delle singole unità immobiliari non costituisce violazione edilizia se contenuto entro il limite del 2% delle misure previste nel titolo abilitativo; • per gli immobili non sottoposti a tutela ai sensi D.Lgs. 42/2004, costituiscono inoltre tolleranze esecutive le irregolarità geometriche e le modifiche alle finiture degli edifici di minima entità, nonché la diversa collocazione di impianti e opere interne, eseguite durante i lavori per l’attuazione di titoli abilitativi edilizi, a condizione che non comportino violazione della disciplina urbanistica ed edilizia e non pregiudichino l’agibilità dell’immobile; • le tolleranze di cui sopra, realizzate nel corso di precedenti interventi edilizi, non costituendo violazioni edilizie, sono dichiarate dal tecnico abilitato, ai fini dell’attestazione dello stato legittimo degli immobili, nella modulistica relativa a nuove istanze, comunicazioni e segnalazioni edilizie, ovvero con apposita dichiarazione asseverata allegata agli atti aventi per oggetto trasferimento o costituzione, ovvero scioglimento della comunione, di diritti reali.
2.1 La tolleranza del 2% per singola unità immobiliare La prima delle previsioni sopra riportate si inerisce nel solco del previgente disposto dell’art. 34, di cui si conferma la percentuale (2%) in cui le variazioni poste in essere in sede esecutiva, discostandosi quindi dal progetto per cui si è ottenuto il titolo edilizio, sono irrilevanti. Appare tuttavia significativa l’estensione dell’ambito applicativo delle previsioni delle tolleranze, in quanto: • la precedente previsione dell’art. 34 riferiva le tolleranze solo a violazioni di altezza, distacchi, cubatura o superficie coperta, mentre l’attuale art. 34-bis aggiunge anche il riferimento a “ogni altro parametro delle singole unità immobiliari”; • in questo modo si prevede anche qui un elenco aperto, poiché ogni altro parametro rilevante (individuato anche dai Piani regolatori comunali o Regolamenti edilizi, quale che sia il nome assunto da ciascuno di essi, a seconda delle Regioni; lamenta tuttavia la genericità del riferimento Chiacchio) può beneficiare della tolleranza. Ciò può costituire un aiuto significativo al privato “vittima incolpevole” a volte della mancata limitata corrispondenza tra progettato e realizzato, anche ad opera delle maestranze (v. pure TAR Veneto, Sez. II, 20.9.2019, n. 1013, che fa riferimento altresì al fisiologico scarto tra la precisione del disegno e la realizzazione, o alla consistenza dei materiali, oppure
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1.3 Assenza della copia del titolo edilizio e stato legittimo
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ancora alla necessità di modesti adeguamenti in sede esecutiva), che purtroppo spesso si verifica e rispetto alla quale il committente – specie se semplice persona fisica – molto spesso non ha neppure le conoscenze adeguate per rendersene conto ed adottare tempestive iniziative, in quanto la nuova norma sancisce un ampio ambito di irrilevanza delle difformità nel limite del 2%; • come detto sopra, solo le piccole difformità beneficano della previsione, in quanto la giurisprudenza ha sottolineato come il calcolo del 2% debba effettuarsi solo con riferimento alla singola unità immobiliare, non potendo esso calcolarsi sulla totalità dell’immobile (TAR Lazio, Roma, Sez. II-bis, 15.4.2021, n. 4412). Nel caso, quindi, venga in considerazione un parametro complessivo, esso deve essere rapportato alla quota di pertinenza della singola unità: TAR Puglia, Bari, Sez. III, 1.4.2021, n. 563 (che, ai fini delle tolleranze, in un immobile il cui volume di riferimento era 995 mc, divide lo stesso per due, con riferimento alla unità immobiliare di cui si discuteva che occupava un intero piano, al fine di ottenere il valore, mc 497,5, rispetto al quale andava calcolata la tolleranza del 2%).
2.2 Ulteriori tolleranze per immobili non sottoposti a vincolo ai sensi del D.Lgs. 42/2004 Per gli immobili che non siano sottoposti a vincolo ai sensi del D.Lgs. 42/2004, si prevede inoltre che siano considerate tolleranze esecutive anche le irregolarità geometriche e le modifiche alle finiture degli edifici di minima entità, nonché la diversa collocazione di impianti e opere interne, eseguite durante i lavori per l’attuazione di titoli abilitativi edilizi, con ciò risolvendosi anche sotto questo profilo molti dei problemi che affliggono il privato e che non hanno un apprezzabile rilievo sotto il profilo urbanistico ed edilizio. Sul punto, tuttavia, si rileva che il riferimento in alcuni casi alla “minima entità”, anziché a parametri numerici, rischi di determinare incertezze e condotte non univoche sul piano applicativo, prima da parte dell’Amministrazione e poi del Giudice, cui viene riconosciuto uno spazio interpretativo non irrilevante. L’applicabilità di questo ulteriore tipo di tolleranze è comunque condizionata al fatto che il fabbricato che risulta dalle modifiche non deve essere in contrasto con la disciplina urbanistica ed edilizia (quindi piani urbanistici e normativa sostanziale), e le modifiche debbono essere tali da non essere ostative per l’agibilità dell’immobile. L’esclusione tout court da questo ulteriore tipo di tolleranza degli immobili soggetti a tutela ai sensi del D.Lgs. 42/2004 può suscitare qualche perplessità. In questo modo, infatti, vengono esclusi anche fabbricati che non sono tutelati in sé (si pensi ad es. alle bellezze di insieme, per il vincolo paesistico), e rispetto ai quali le difformità di cui si tratta molto difficilmente possono avere un qualunque rilievo rispetto ai profili oggetto di protezione del bene, con l’effetto che la radicale esclusione dal beneficio finisce per apparire alquanto irrazionale. Sul punto, si potrebbe forse cercare di rivalutare un vecchio indirizzo interpretativo della Cassazione, in base al quale norme limitative del tipo di quella ora in commento dovrebbero essere interpretate nel senso di intendersi riferite a immobili singolarmente sottoposti a vincolo (cfr. Cass. pen., Sez. III, 5.5.1992, Ferrero), anche se si deve dire che esso non sembra avere avuto molto seguito. In alternativa non appare preclusa la possibilità di proporre, all’interno di eventuali ricorsi al Giudice amministrativo, la questione di legittimità costituzionale della norma, sotto il profilo della sua (ir)ragionevolezza, e quindi quantomeno per contrasto con l’art. 3 Cost., anche se appare difficile dire quale accoglienza potrà trovare visto che non sempre la Corte si mostra sensibile alle esigenze del privato in materia di edilizia.
2.3 L’onere dichiarativo del tecnico abilitato nelle pratiche edilizie La norma contiene infine una previsione tesa comunque al “riallineamento” tra stato di fatto e di diritto, in quanto – pur precisando che non si tratta di violazioni edilizie – pone a carico del tecnico abilitato (che evidentemente curi la pratica edilizia) l’onere di dichiarare – nella modulistica relativa a nuove istanze, comunicazioni e segnalazioni edilizie – il verificarsi delle tolleranze di cui si tratta nel corso di precedenti interventi edilizi, ai fini dell’attestazione dello stato legittimo degli immobili. Di fatto si introducono quindi due obblighi dichiarativi in capo al tecnico: il primo è quello del
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2.4 La dichiarazione del tecnico in occasione di negozi tra privati Ulteriore previsione che riguarda il tecnico abilitato è quella di avanzare apposita dichiarazione asseverata (evidentemente in ordine alle tolleranze ed allo stato legittimo) da allegare agli atti aventi per oggetto trasferimento o costituzione, ovvero scioglimento della comunione, di diritti reali. Al di là della formulazione, la disposizione pare intanto potersi ricondurre solo a negozi del tipo di quelli indicati rispetto a beni immobili per cui si sia già verificata l’edificazione. Anche qui, tuttavia, sembra di essere di fronte a complicazione e ad attribuzione di costi ulteriori in capo al privato, che a questo punto dovrebbe munirsi di tecnico per il compimento di uno qualunque degli affari sopra indicati. Non sembra quindi di essere di fronte ad una reale semplificazione; anzi, una lettura estensiva della norma potrebbe indurre a rendere di fatto incommerciabili beni che altrimenti lo sarebbero. In effetti Cass. civ., SS..UU., 22.3.2019, n. 8230 (cfr. anche Cass. civ., Sez. III, 15.1.2020, n. 538), ha ritenuto
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verificarsi delle tolleranze esecutive (circostanziandole rispetto ai precedenti interventi edilizi), ed il secondo diventa quello di dichiarare lo stato legittimo dell’immobile, apparentemente quale nuova ulteriore condizione che deve essere presente ai fini della procedibilità della pratica edilizia. Per come è concepita la norma, non sembra che sia richiesta necessariamente una dichiarazione ai sensi dell’art. 47 del D.P.R. 445/2000, con relativa assunzione di responsabilità anche di tipo penale (v. art. 76, D.P.R. 445 cit.). Tuttavia, di fatto, un simile obbligo appare essere imposto in via indiretta: le tolleranze si individuano infatti tendenzialmente per raffronto tra quanto effettivamente realizzato e quanto in progetto, per verificare che si rimanga nell’ambito dei rapporti consentiti, e qui si onera – nella sostanza – il tecnico di individuare rispetto a quale intervento sono state effettuate le modifiche, per poter attestare che esse sono state nei margini di tolleranza consentiti (e l’immobile quindi è nello stato legittimo). Anche per questioni legate all’idonea prova, difficilmente quindi la riconduzione della modifica ad un dato intervento potrà essere attestata in assenza di una dichiarazione ai sensi dell’art. 47 cit., a meno di ipotizzare una dissociazione sul punto, con una dichiarazione ai sensi dell’art. citato da parte del proprietario (soggetto meglio a conoscenza del reale sviluppo subito dalla costruzione), cui seguirebbe una dichiarazione del tecnico che semplicemente rileverebbe la sussistenza dei limiti di tolleranza ammessi nelle modifiche, ed attesterebbe per conseguenza lo stato legittimo (senza tuttavia necessariamente operare con il modulo della dichiarazione sostitutiva, ed assumersi responsabilità intorno a fatti di cui personalmente può avere una ben limitata conoscenza). Un problema estremo potrebbe essere dato dalla circostanza per cui, in caso di pluralità di interventi su di un edificio, non si riesca ad individuare a quale di essi la modifica aderisca in sede di esecuzione, rendendo di fatto del tutto aleatoria la verifica sul rispetto delle tolleranze. Una apparente misura di semplificazione si trasforma quindi di fatto nell’introduzione di nuovi oneri e nuove responsabilità in capo ai privati ed ai loro tecnici, aumentando i costi sui medesimi, e per verifiche che per la verità sarebbero forse spettate istituzionalmente all’Amministrazione (cfr. artt. 5 TUED, sullo sportello unico per l’edilizia e le relative competenze nonché 27 TUED, sulla vigilanza sulle costruzioni; v. anche art. 6, L. 241/1990, in base al quale compete al Responsabile del procedimento di valutare, ai fini istruttori, le condizioni di ammissibilità, i requisiti di legittimazione ed i presupposti che siano rilevanti per l’emanazione di provvedimento, nonché di accertare di ufficio i fatti, disponendo il compimento degli atti all’uopo necessari, ed adottando ogni misura per l’adeguato e sollecito svolgimento dell’istruttoria – anche richiedendo il rilascio di dichiarazioni e la rettifica di dichiarazioni o istanze erronee o incomplete ed esperendo accertamenti tecnici ed ispezioni, o ordinando esibizioni documentali). In conclusione, la previsione di cui si tratta sembra più complicare la vita del privato interessato e dei tecnici liberi professionisti (con aggravio di prestazioni a costi) e semplificare la vita all’Amministrazione, piuttosto che il contrario (quindi con messaggi simbolici privi di contenuto reale, che – sia pure per altre evenienze – ha spinto la dottrina a discorrere di uno “Stato di pubblicità”: per la definizione, cfr. Bin.
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che siano nulli ai sensi dell’art. 46 del D.P.R. 380/2001 solo gli atti in cui non siano indicati gli estremi del titolo edilizio (che deve essere comunque esistente), essendo poi irrilevante a tali fini che quanto edificato non corrisponda esattamente a quanto autorizzato. Con la nuova norma, viceversa, il bene non è formalmente incommerciabile, ma potrebbe divenirlo di fatto, ove si ritenesse che essa contempli un vero obbligo di allegazione dell’attestazione, in quanto – ove vi fossero difformità – nessun tecnico in tali casi potrebbe attestare lo stato legittimo del fabbricato oggetto del negozio. Si registrano comunque interpretazioni, che paiono al momento prevalenti anche a livello notarile, nel senso che la dichiarazione non deve intendersi prevista a pena di nullità o irricevibilità dell’atto da parte del Notaio (vedi Chiacchio, per cui l’assenza di dichiarazione del tecnico non incide sulla validità del negozio). Sarebbe stata comunque opportuna una formulazione più chiara, in ragione delle conseguenze che si possono produrre, perché al momento appare in qualche misura incerto il coordinamento tra l’art. 46 del D.P.R. 380 cit. e la norma qui in commento.
2.5 E senzione dall’obbligo di dichiarazione dello stato legittimo per gli interventi di cui al c.d. Superbonus del 110% Appare altresì opportuno segnalare che il D.L. 19 maggio 2020, n. 34, conv. con L. 17 luglio 2020, n. 77, all’art. 119, comma 13-ter stabilisce che la presentazione della CILA ai fini degli interventi di cui al c.d. Superbonus 110% (v. comma 1 e segg. del medesimo art. 119 e art. 14 del D.L. 4 giugno 2013, n. 63, conv. con L. 3 agosto 2013, n. 90) non richiede l’attestazione dello stato legittimo di cui all’art. 9-bis, comma 1-bis, qui in commento, con ciò introducendo una significativa fattispecie di esenzione.
2.6 Tolleranze e tempus regit actum Deve essere infine osservato che, in passato, TAR Sardegna, Sez. II, 3.2.2016, n. 637, sia pure occupandosi di contrasto tra normative, aveva ritenuto che in materia di tolleranze si applicasse il principio tempus regit actum: se si portasse questo principio alle estreme conseguenze, dovrebbe concludersi che le nuove prescrizioni sulle tolleranze si applicherebbero solo alle costruzioni realizzate dopo la sua entrata in vigore, anche se in questo modo la portata applicativa della norma si ridurrebbe e si introdurrebbero margini di incertezza. In effetti TAR Lombardia, Milano, Sez. II, 27.11.2020, n. 2327, ha ritenuto non applicabile alla fattispecie sottoposta al suo esame il disposto di cui all’art. 34-bis, solo in quanto entrato in vigore successivamente all’adozione del provvedimento impugnato, con ciò dimostrando a contrario di reputare che esso trovi applicazione anche alle costruzioni realizzate prima della sua entrata in vigore, purché l’Amministrazione non abbia già emesso un provvedimento repressivo; sia pure implicitamente, anche TAR Campania, Napoli, 26.7.2021, n. 5200, sembra convenire che le nuove tolleranze dell’art. 34-bis si applichino anche alle costruzioni realizzate prima della sua entrata in vigore. Pure la relazione illustrativa del D.L. 76/2020 si è espressa nel senso dell’applicabilità delle nuove tolleranze anche al patrimonio edilizio già esistente (“[...] si amplia il novero delle c.d. ‘tolleranze costruttive’, avendo riguardo a limitate difformità dal titolo abilitativo edilizio presenti in quote significative del patrimonio edilizio esistente e realizzate in epoche nelle quali le stesse venivano considerate prive di rilevanza dalle amministrazioni comunali. Partendo dal dato storicizzato dell’esistenza delle difformità in parola nel patrimonio edilizio esistente, la disposizione consente di recuperare i relativi immobili ai processi di rigenerazione urbana”). Da altro canto, in linea generale si rinvengono indirizzi che affermano come la normativa urbanistica ed edilizia sopravvenuta più favorevole sia giovevole per il privato, applicandosi anche alle situazioni pregresse: cfr., ad es., Cass. civ., Sez. II, 14.5.2018, n. 11681; Cass. civ., Sez. II, 8.9.2017, n. 20940; Cass. civ., Sez. II, 22.3.2007, n. 4980 (con richiami di giurisprudenza); Cass. civ., Sez, II, 12.2.2000, n. 1565; Cass. civ., Sez. II, 3.2.1998, n. 1047; Cass. civ., Sez. II, 20.4.1995, n. 4464. Per le ragioni sin qui indicate, appare pertanto preferibile concludere che le nuove tolleranze si applichino anche al patrimonio edilizio preesistente.
Le novità in tema di regime autorizzatorio dell’attività edilizia
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di Michele Rizzo Sommario: 1. Le innovazioni al regime autorizzatorio dell’attività edilizia introdotte dal legislatore per la ripresa post-Covid: uno sguardo d’insieme; 2. Le norme introdotte per tentare di dare certezza in merito alla disciplina in materia di altezze minime e requisiti igienico-sanitari applicabile agli immobili ante-1975 o tutelati ex D.Lgs. 42/2004 o privi di agibilità; 3. La modifica delle definizioni di manutenzione straordinaria e ristrutturazione edilizia c.d. “pesante” e le altre novità volte a semplificare sul piano autorizzativo i cambi d’uso non impattanti sul carico urbanistico e la modifica dei prospetti; 4. La nuova disciplina della demolizione e ricostruzione di edifici; 5. La nuova disciplina del permesso di costruire in deroga; 6. Le novità in materia di contributo di costruzione, con particolare riferimento ai cambi di destinazione d’uso e agli incentivi per gli interventi di rigenerazione urbana e di riqualificazione/decarbonizzazione del patrimonio immobiliare esistente; 7. Le misure in materia di efficienza energetica degli immobili introdotte dal legislatore in sede di recepimento della direttiva EPBD (D.Lgs. n. 48/2020) e le altre misure introdotte per incentivare l’adeguamento sismico e la sostenibilità dell’ambiente costruito; 8. I regimi autorizzativi speciali per gli interventi incentivati con il c.d. Superbonus e per la realizzazione e/o riqualificazione delle c.d. infrastrutture sociali et similia.
1. Le innovazioni al regime autorizzatorio dell’attività edilizia introdotte dal legislatore per la ripresa post-Covid: uno sguardo d’insieme Lo schema del regime autorizzativo dell’attività edilizia, come risultante dal D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 (“Testo unico dell’edilizia” o semplicemente “T.U.”), non è stato radicalmente modificato dalla normativa – straordinaria o meno – degli ultimi due anni (per un’analisi generale della disciplina dell’attività edilizia a seguito del D.L. Semplificazioni, il rinvio è d’obbligo al Manuale di Diritto del Governo del Territorio curato da M.A. Cabiddu e pubblicato da Giappichelli nel novembre 2020 ed in particolare al contributo di D. Caldirola; sullo specifico tema oggetto del presente Capitolo, vedi anche R. Greco). Le categorie di titoli abilitativi sono le stesse risultanti dall’ultima modifica generale del sistema, avvenuta in occasione della riforma legislativa dell’organizzazione e delle funzioni delle pubbliche amministrazioni italiane tra 2015 e 2016, in particolare, con la Legge n. 124/2015 (c.d. legge Madia) e i decreti delegati “SCIA 1” e “SCIA 2” (rispettivamente, il Decreto Legislativo 30 giugno 2016, n. 126 e il Decreto Legislativo 25 novembre 2016, n. 222). Con tali interventi normativi il legislatore della riforma Madia ha, da un lato, integrato la disciplina generale in materia di segnalazione di inizio attività (“SCIA”) e sulle modalità di presentazione di istanze e segnalazioni alle amministrazioni competenti, contenuta nella legge fondamentale sul procedimento amministrativo (Legge 7 agosto 1990, n. 241), e, dall’altro lato, ha introdotto alcune novità specifiche in materia di edilizia. Sotto quest’ultimo profilo, la riforma Madia è intervenuta con una serie di innovazioni volte soprat-
GLI INTERVENTI DEL LEGISLATORE PER FAVORIRE E SEMPLIFICARE GLI INTERVENTI DI RIGENERAZIONE IMMOBILIARE
6. Inquadramento delle recenti novità in materia di regime autorizzatorio dell’attività edilizia e focus sulle disposizioni relative agli interventi di rigenerazione, efficientamento energetico ed adeguamento sismico del patrimonio immobiliare
GLI INTERVENTI DEL LEGISLATORE PER FAVORIRE E SEMPLIFICARE GLI INTERVENTI DI RIGENERAZIONE IMMOBILIARE
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Le novità in tema di regime autorizzatorio dell’attività edilizia
tutto alla standardizzazione delle definizioni e delle procedure in ambito edilizio: solo per ricordare gli aspetti più importanti, sono frutto della riforma del 2015-2016 la mappatura dei titoli abilitativi corrispondenti a centocinque ipotesi di intervento edilizio (contenute nell’Allegato A del D.Lgs. n. 222/2016), il Glossario unico delle opere edilizie (poi attuato per la sola attività edilizia libera – su cui si veda il Capitolo 8 del presente volume), il regolamento edilizio tipo valido come riferimento per gli enti locali su tutto il territorio nazionale, nonché la sostituzione del certificato di agibilità con una specifica segnalazione certificata di inizio attività. L’assetto del regime autorizzatorio degli interventi edilizi derivante dalla Legge Madia è lo stesso che risulta, come detto, ancora oggi leggendo il T.U. Esso si articola come segue: 1. l’attività edilizia libera, la quale ricomprende gli interventi che non necessitano di alcun titolo abilitativo; 2. la comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA), che si applica, ai sensi dell’art. 6-bis del Testo unico, agli interventi che non rientrano nelle altre categorie, quale titolo di valore residuale; 3. la SCIA ordinaria, applicabile in generale agli interventi di manutenzione straordinaria, restauro o risanamento conservativo di tipo “pesante” (ossia su parti strutturali dell’edificio), nonché in caso di ristrutturazione edilizia quando non sia richiesto il permesso di costruire e in caso di varianti “minime” o non essenziali al permesso di costruire; 4. la SCIA alternativa al permesso di costruire (super-SCIA), che comporta, rispetto all’ipotesi di SCIA ordinaria, il differimento di trenta giorni dell’inizio lavori e si applica alle ipotesi identificate dall’art. 23 del Testo unico: ristrutturazione edilizia “pesante”, nuova costruzione o ristrutturazione urbanistica in attuazione di piani attuativi o in diretta esecuzione di strumenti urbanistici generali con previsioni dettagliate; 5. il permesso di costruire, che si applica agli interventi di nuova costruzione, ristrutturazione urbanistica o ristrutturazione edilizia pesante, nonché alle ipotesi ulteriori individuate dalle Regioni, in relazione alla particolare incidenza sul territorio e sul carico urbanistico degli interventi (art. 10, comma 3). In questo quadro si inseriscono le novità dei provvedimenti legislativi adottati dal legislatore per “traghettare” il sistema Paese ed il settore delle costruzioni italiane fuori dalla pandemia, avviando un effettivo e significativo processo di riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente in Italia, auspicabilmente più efficiente sotto il profilo energetico-ambientale e decarbonizzato e in grado di prevenire quindi anche ulteriore consumo di suolo. Il riferimento è in particolare, per i profili oggetto del presente capitolo, all’articolo 119 del D.L. 19 maggio 2020, n. 34, conv. con modificazioni con L. 17 luglio 2020, n. 77 (il “Decreto Rilancio”) e s.m.i., all’art. 10 del Decreto-Legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito con L. 11 settembre 2020, n. 120 (cd. “D.L. Semplificazioni 2020”) e s.m.i. ed il più recente Decreto-Legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito con L. 29 luglio 2021, n. 108 (cd. “D.L. Semplificazioni-bis” o “D.L. Semplificazioni 2021”). Accanto ad essi si pone il D.Lgs. 10 giugno 2020, n. 48, non legato direttamente alle contingenze determinate dalla pandemia ma adottato dal legislatore per recepire nell’ordinamento italiano la Direttiva UE 2018/844 (c.d. Direttiva EPBD) in materia di prestazione energetica degli edifici (“D.Lgs. n. 48/2020”). Tali provvedimenti, pur non sconvolgendo il quadro delle categorie dei titoli edilizi previsto dal T.U. come sopra schematicamente descritto, introducono comunque una serie di innovazioni al regime autorizzatorio dell’attività edilizia rilevanti sotto il profilo delle semplificazioni procedurali e della rigenerazione immobiliare, le quali possono essere riepilogate nei termini che seguono. Sotto il profilo delle semplificazioni procedurali di carattere generale, si possono individuare almeno tre linee di intervento. In primis, il legislatore è intervenuto sulla disciplina del silenzio-assenso con una disposizione di carattere generale ed una specificamente dedicata al silenzio-assenso sull’istanza di permesso di co-
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struire (il riferimento è in particolare alle versioni vigenti dell’art. 20, comma 2-bis, della l. n. 241/1990 e dell’art. 20, comma 8, del T.U., per la cui analisi si rinvia al Capitolo 4). La medesima finalità è alla base della revisione e ampliamento dell’elenco delle opere c.d. di attività edilizia libera (per la cui analisi di dettaglio si rinvia al Capitolo 8 e, per profili più limitati, ai Capitoli 9, 10 e 11). L’intento semplificatorio è, poi, evidente dall’esame delle misure introdotte per la ricostruzione post-sismica e l’eliminazione delle barriere architettoniche (mentre non sarà possibile per esigenze editoriali esaminare in questo volume le prime, le seconde saranno invece oggetto del Capitolo 12). Altrettanto rilevanti ma decisamente più numerose sono le innovazioni introdotte dal legislatore dell’emergenza pandemica nella prospettiva di creare le basi o comunque favorire la riqualificazione del patrimonio immobile esistente. Lo spostamento dell’attenzione degli operatori del settore dagli interventi di nuova costruzione a quelli di rigenerazione del patrimonio immobiliare esistente è un fenomeno precedente alla crisi pandemica e può essere fatto risalire al 2015, anno che conclude di fatto la fase recessiva del settore avviata nel 2008 con contestuale avvio del c.d. “primo ciclo dell’ambiente costruito” (CRESME 2016). Per effetto di questa inversione di tendenza, gli interventi volto al rinnovo, manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici esistenti nel 2019 sono arrivati a raggiungere il 73,1% del valore della produzione dell’intero settore delle costruzioni, mentre le nuove costruzioni sono calate al 24,5% (nel 2008, infatti, queste ultime rappresentavano il 41,7% del totale). Tale cambio di tendenza era stato determinato dal significativo aumento degli interventi di manutenzione straordinaria (passati complessivamente dal 39,1% al 50,3% del totale), in particolare in ambito residenziale (+15,5%), trainati dalla crescente domanda ma anche dagli incentivi che nel corso degli anni sono stati attivati (CRESME 2020). Il trend (timidamente) positivo della rigenerazione immobiliare, auspicabilmente in grado di far recuperare terreno all’intero settore delle costruzioni (il valore della produzione registrato nel 2019 era comunque inferiore del 17,8% rispetto al 2008), è stato però interrotto bruscamente dallo scoppio della pandemia (CRESME 2020). In attesa di conoscere i dati definitivi del 2020, le stime di ANCE per l’anno scorso evidenziano una riduzione del 10,1% rispetto ai valori di produzione del comparto registrati nel 2019. In tale contesto congiunturale, è intervenuto il legislatore che, in particolare con il D.L. Semplificazioni 2020, ha introdotto numerose previsioni finalizzate al rinnovo e alla riqualificazione dell’ambiente costruito, considerato elemento centrale i) per la ripresa economica del comparto edilizia e immobiliare, ma anche ii) per la riduzione dei consumi energetici e la mitigazione del cambiamento climatico (secondo la Commissione Europea, infatti, gli immobili sono responsabili del 40% dei consumi di energia e del 36% di gas climalteranti a livello UE) ed iii) per il contenimento del rischio sismico (secondo il Consiglio Nazionale Ingegneri, il 40% delle abitazioni in Italia si trovano in territori a rischio sismico molto o abbastanza elevato). Sotto quest’ultimo profilo, occorre infatti rilevare che almeno il 73,4% degli immobili italiani è stato costruito prima del 1980 ed addirittura il 57,5% prima del 1970 (ISTAT), prima quindi dell’entrata in vigore delle prime norme in materia di risparmio energetico – 1977 – ovvero in materia di sismica, 1974 (il Consiglio Nazionale Ingegnere rileva che almeno il 50% degli immobili residenziali sia costruito prima del 1974 e quindi in assenza di qualsiasi normativa sismica; a questo numero devono aggiungersi tutti gli edifici costruiti tra il 1974 ed il 2008, anno di entrata in vigore di una normativa più stringente). Le norme introdotte dal Decreto Semplificazioni 2020 e dagli altri provvedimenti legislativi intervenuti a partire dal marzo 2020, allo scopo di favorire la rigenerazione immobiliare possono essere idealmente raggruppate in quattro cluster. Il primo gruppo è rappresentato dalle disposizioni volte a creare condizioni di certezza giuridica alla disciplina applicabile in materia di requisiti igienico-sanitari e verifica di stato legittimo di immobili costruiti ante-1975 o caratterizzati da irregolarità tollerabili o privi di agibilità, nella
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prospettiva di futuri interventi edilizi di riqualificazione sugli stessi ovvero di future transazioni immobiliari. Il riferimento è alle i) disposizioni contenute nella versione vigente dell’art. 10 del D.L. Semplificazioni 2020 con le quali, ad esempio, è stata introdotta una norma di interpretazione autentica che esonera transitoriamente gli edifici costruiti in zona omogenea A e B prima del 5 luglio 1975 dal rispetto dei requisiti igienico sanitari e di altezza minima dettati dal decreto del Ministro della Sanità del 5 luglio 1975 ed è stata introdotta una disciplina speciale in relazione ai medesimi profili per gli immobili tutelati dal codice dei beni culturali (per l’analisi di dettaglio di tali disposizioni, si rinvia al paragrafo 2 che segue). Alle medesime esigenze rispondono ii) la norma che riconosce – subordinatamente all’approvazione di apposito decreto attuativo – la possibilità di fare ricorso al meccanismo della SCIA per ottenere l’agibilità di edifici esistenti anche in assenza di nuove opere, ma anche le disposizioni in materia di stato legittimo degli edifici e tolleranze costruttive previste rispettivamente dal nuovo comma 1-bis dell’art. 9-bis, il nuovo articolo 34-bis ed il nuovo art. 23-bis, comma 2, del Testo Unico. Quest’ultimo fornisce finalmente indicazioni – più o meno – puntuali in merito alla metodologia attraverso cui ricostruire la destinazione d’uso di un immobile (per l’analisi di tali disposizioni, si rinvia al paragrafo 2 che segue, ad esclusione delle norme su tolleranze costruttive e stato legittimo già analizzate al Capitolo 5 che precede). Il secondo cluster è rappresentato dalle norme di razionalizzazione introdotte per tentare di risolvere le principali criticità riscontrate dagli operatori e dagli uffici comunali nell’ambito di iniziative volte all’attuazione di interventi di riqualificazione e alla riconversione di edifici esistenti (si pensi ad esempio, ai cambi di destinazione d’uso, modifica dei prospetti nell’ambito di frazionamento di unità immobiliari, interventi di demolizione e ricostruzione). Il riferimento è – anche qui – alle previsioni dell’art. 10 del Decreto Semplificazioni 2020 che modificano la definizione degli interventi edilizi sul patrimonio edilizio esistente, ed in particolare della manutenzione straordinaria, della ristrutturazione edilizia e degli interventi realizzabili con il permesso di costruire in deroga, agendo sui requisiti, limiti e condizioni che li connotano. Tra esse, deve essere inclusa anche la nuova formulazione dell’art. 2-bis, comma 3-ter, dedicato alla disciplina delle distanze tra fabbricati nelle ipotesi di interventi di demolizione e ricostruzione (sul punto, si rinvia ai paragrafi che seguono). Il terzo gruppo di norme è costituito dalle disposizioni che promuovono con diversi livelli di intensità e cogenza l’ecosostenibilità, la digitalizzazione, l’accessibilità e la sicurezza sotto il profilo sismico dell’ambiente costruito e più in generale del territorio (per la cui analisi si rinvia al paragrafo 7 che segue e ad i Capitoli 11 e 12). Infine, il quarto gruppo di disposizioni specificamente dedicato al patrimonio immobiliare esistente è costituito da quelle norme volte a promuovere riqualificazioni immobiliari nel settore privato più incisive e ambiziose, finalizzate all’ottenimento di prestazioni elevatissime sotto il profilo del rendimento energetico-ambientale, ovvero a coinvolgere investitori istituzionali nella riconversione di immobili esistenti. Infatti, i D.L. del 2020 e 2021 qui in commento individuano un regime autorizzatorio speciale per gli interventi propri della misura straordinaria di incentivo prevista dall’articolo 119 del Decreto Rilancio e conosciuta come Superbonus 110% ma anche per le riqualificazioni di immobili da destinare alle c.d. infrastrutture sociali (es. scuole, carceri, social housing, studentati e RSA) eseguite “sotto il controllo pubblico” da amministrazioni pubbliche, da società partecipate ed investitori istituzionali (entrambe le tematiche sono analizzate nel paragrafo 7 di questo Capitolo, fermo restando l’approfondimento specifico dedicato al Superbonus nel Capitolo 7). Per completezza, è necessario evidenziare come alcune disposizioni, per la loro intrinseca attitudine plurifunzionale, potrebbero essere collocate in due o più gruppi tra quelli evidenziate sopra. A metà strada tra le norme del secondo e quelle del secondo gruppo, ad esempio, possono essere collocate le disposizioni in materia di oneri di urbanizzazione, analizzate in dettaglio al paragrafo 6 che segue.
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Come già anticipato sopra, il Decreto Semplificazioni 2020 tenta di creare i presupposti per futuri interventi di riqualificazione ovvero la ricollocazione sul mercato del patrimonio immobiliare esistente. Tale scopo è perseguito attraverso l’introduzione di una serie di ambiziose disposizioni volte a risolvere criticità assai ricorrenti nella prassi del settore. Tra esse, l’individuazione delle prescrizioni in materia di altezza minima e requisiti igienico-sanitari applicabili ai (numerosi) edifici costruiti prima dell’entrata in vigore del noto decreto del Ministro della Salute del 5 luglio 1975 che individua gli stessi e che – per motivi (forse) ovvi – non sono state spesso rispettate al momento della loro edificazione. La medesima problematica riguarda evidentemente gli immobili di interesse culturale tutelati ai sensi del D.Lgs. n. 42/2004 (il “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”). Nelle intenzioni del legislatore delegato a dare attuazione alla c.d. Riforma Madia, tuttavia, tali tematiche avrebbero dovuto essere già risolte in maniera definitiva con l’adozione da parte del Ministero della Salute, previo raggiungimento di un’intesa in sede di Conferenza unificata Stato Regioni ed enti locali, del decreto previsto dall’art. 20, comma 1-bis, del T.U., come modificato dall’art. 3 del D.Lgs. n. 222/2016 (uno dei decreti attuativi della Riforma Madia), che deve individuare i requisiti igienico-sanitari degli edifici da considerare sotto il profilo autorizzativo edilizio. Tale decreto attuativo, che avrebbe dovuto sostituire le previsioni del DM del 1975 e individuare anche la disciplina applicabile agli edifici preesistenti, non è stato però adottato nonostante la scadenza del termine fissato dal legislatore (90 giorni dall’entrata in vigore del D.Lgs. n. 222/2016). Per effetto di quanto sopra, l’altezza minima ed i requisiti igienico-sanitari dei locali di abitazione sul territorio nazionale continuano ad essere disciplinati dal decreto del Ministero della Salute del 5 luglio 1975, con conseguente permanere delle criticità segnalate per gli immobili ante 1975 e gli immobili tutelati. I due decreti semplificazione del 2020 e 2021 tentano di porre rimedio a tale situazione di fatto. In relazione agli immobili ante 1975, il comma 2 dell’articolo 10 del Decreto Semplificazioni introduce una norma di interpretazione autentica secondo cui, in attesa del decreto attuativo dell’art. 20, comma 1-bis, del T.U., le disposizioni del DM 5 luglio 1975 che fissano l’altezza minima e i requisiti igienico sanitari dei locali di abitazione non si intendono riferite agli edifici preesistenti ubicati nelle zone A e B e nelle zone ad essi assimilate ai sensi della normativa regionale e degli strumenti urbanistici comunali. Per questi immobili, dunque, si fa riferimento alle dimensioni legittimamente preesistenti all’entrata in vigore del medesimo decreto del 1975, ai fini della verifica dello stato legittimo per il rilascio dei titoli edilizi e ai fini della agibilità. In relazione agli immobili di interesse culturale tutelati, invece, l’art. 51, comma 1, della legge di conversione del Decreto Semplificazioni 2021 (la Legge n. 108/2021), nell’introdurre un nuovo comma 2-bis nel corpo dell’art. 10 del Decreto Semplificazioni 2020, ha individuato disposizioni puntuali in materia di altezza minima interna dei locali e di ampiezza delle finestre per i locali adibiti ad abitazione. Al riguardo, il comma 2-bis sopra richiamato prevede infatti che: “In deroga alle disposizioni del decreto del Ministro per la sanità 5 luglio 1975, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 190 del 18 luglio 1975, con riferimento agli immobili di interesse culturale, sottoposti a tutela ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42: a) l’altezza minima interna utile dei locali adibiti ad abitazione è fissata in 2,4 metri, riducibili a 2,2 metri per i corridoi, i disimpegni in genere, i bagni, i gabinetti e i ripostigli; b) per ciascun locale adibito ad abitazione, l’ampiezza della finestra deve essere proporzionata in modo
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2. Le norme introdotte per tentare di dare certezza in merito alla disciplina in materia di altezze minime e requisiti igienico-sanitari applicabile agli immobili ante-1975 o tutelati ex D.Lgs. 42/2004 o privi di agibilità
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da assicurare un valore di fattore luce diurna medio non inferiore all’1 per cento e, comunque, la superficie finestrata apribile non deve essere inferiore a un sedicesimo della superficie del pavimento; c) ai fini della presentazione e del rilascio dei titoli abilitativi per il recupero e per la qualificazione edilizia degli immobili di cui al presente comma e della segnalazione certificata della loro agibilità, si fa riferimento alle dimensioni legittimamente preesistenti anche nel caso di interventi di ristrutturazione e di modifica di destinazione d’uso.” Altra annosa criticità che l’art. 10, comma 1, lett. n), del Decreto Semplificazioni 2020 tenta di risolvere è quella degli immobili non abusivi o comunque legittimamente edificati che sono privi di certificazione di agibilità pur presentando adeguati requisiti (almeno) sotto il profilo della sicurezza e quello igienico-sanitari. Con tale finalità, ha quindi introdotto nel corpo dell’articolo 24 del T.U. un nuovo comma 7-bis che estende la possibilità di presentare la segnalazione certificata di agibilità agli “immobili legittimamente realizzati privi di agibilità”, in assenza di lavori. Anche in questo caso, tuttavia, l’efficacia della disposizione è subordinata all’adozione di un decreto interministeriale (MIT, Salute, PA, MIBACT) previa intesa in Conferenza Unificata diretta ad individuare i requisiti minimi (presumibilmente sicurezza, igienico-sanitari, di abbattimento delle barriere architettoniche e di risparmio energetico) che gli immobili sopra richiamati devono possedere ai fini dell’ottenimento dell’agibilità e che non è stato però adottato (nonostante anche qui il termine per l’adozione di tale decreto – 90 giorni dall’entrata in vigore del Decreto Semplificazioni 2020 – sia ampiamente spirato).
3. La modifica delle definizioni di manutenzione straordinaria e ristrutturazione edilizia c.d. “pesante” e le altre novità volte a semplificare sul piano autorizzativo i cambi d’uso non impattanti sul carico urbanistico e la modifica dei prospetti Nel previgente regime disegnato dai decreti attuativi della c.d. Riforma Madia del 2016, secondo la definizione di manutenzione straordinaria individuata dall’art. 3, comma 1, lett. b), del Testo Unico, tale categoria di interventi comprendeva “le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino la volumetria complessiva degli edifici e non comportino modifiche delle destinazioni di uso”. Veniva altresì precisato che nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria “sono ricompresi anche quelli consistenti nel frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari con esecuzione di opere anche se comportanti la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari nonché del carico urbanistico purché non sia modificata la volumetria complessiva degli edifici e si mantenga l’originaria destinazione d’uso” (gli “Interventi Di Frazionamento/Accorpamento Di Unità Immobiliari”). Gli interventi di manutenzione straordinaria, come sopra definiti, venivano autorizzati di norma tramite CILA, fatti salvi i casi più significativi ed impattanti di manutenzione straordinaria riguardanti le parti strutturali dell’edificio che – secondo quanto previsto dal previgente art. 23, comma 1, lett. a) del T.U. – dovevano essere preceduti da una SCIA. Il T.U. prevede poi due differenti ipotesi di ristrutturazione edilizia: • gli interventi di “ristrutturazione edilizia leggera”, rientranti nella nozione dettata dall’art. 3, comma 1, lettera c) che li definisce in termini generali come “gli interventi rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente.” Tali interventi comprendono il “ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell’edificio, l’eliminazione, la modifica e l’inserimento di nuovi elementi ed impianti e, nel rispetto di determinate condizioni, anche gli interventi di demolizione” (su cui si tornerà ampiamente nel paragrafo che segue). • gli interventi di “ristrutturazione edilizia pesante” identificati dall’art. 10, comma 1, lett. c), primo periodo, del T.U. negli “interventi di ristrutturazione edilizia che portino ad un organismo edilizio in
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tutto o in parte diverso dal precedente e che comportino modifiche della volumetria complessiva degli edifici o dei prospetti”. Il legislatore precisa (nel secondo e terzo periodo della lettera c) che rientrano comunque nella definizione di ristrutturazione edilizia pesante anche i) gli interventi di ristrutturazione su immobili localizzati in ZTO A che comportano cambio di uso (gli “Interventi di Cambio d’Uso su Immobili ZTO A”), e ii) gli interventi su immobili tutelati ai sensi del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio che comportano la modifica della sagoma. Sotto il profilo autorizzativo, le norme previgenti del T.U. assoggettavano gli interventi di ristrutturazione leggera a SCIA (cfr. art. 22) e gli interventi di ristrutturazione edilizia pesante al permesso di costruire o SCIA alternativa al permesso di costruire (cfr. art. 10, comma 1, lett. c) e art. 23, comma 1). Gli interventi di manutenzione straordinaria come sopra definiti venivano invece autorizzati di norma tramite CILA, fatti salvi i casi più significativi ed impattanti di manutenzione straordinaria riguardanti le parti strutturali dell’edificio che – secondo quanto previsto dal previgente art. 23, comma 1, lett. a) del T.U. – dovevano essere preceduti da una SCIA. Per effetto di quanto sopra, pertanto, l’ordinamento escludeva dalla disciplina della manutenzione straordinaria due fattispecie assai rilevanti e diffuse nella prassi dell’ambiente costruito. Il riferimento è in particolare: 1) agli interventi di modifica delle destinazioni d’uso senza aumento del carico urbanistico, le quali venivano equiparate sotto il profilo autorizzatorio – in maniera irragionevole ed in ogni caso ingiustificata – alle modifiche impattanti sul carico urbanistico e pertanto erano assoggettate anch’esse a SCIA. 2) qualsiasi modifica relativa ai prospetti degli edifici, le quali venivano considerate dalla giurisprudenza prevalente – cfr. ex multis Cons. Stato, sez. III, 18 maggio 2020, n. 3164 e Cass. pen, sez. III, 10 ottobre 2017, n. 921 – interventi di “ristrutturazione edilizia pesante” e in quanto tali eseguibili solo previo ottenimento del permesso di costruire. Un orientamento del giudice amministrativo più sensibile ai principi di proporzionalità e ragionevolezza, tuttavia, riteneva necessario un accertamento caso per caso e pertanto ammetteva che, a determinate condizioni interventi, sui prospetti che non incidano sugli elementi strutturali – inclusa l’apertura di nuove finestre o luci o la loro modifica (cfr. TAR Lazio, sez. II-bis, 21 settembre 2012, n. 7971, TAR Palermo, sez. II, 30 gennaio 2013, n. 241) – non richiedessero invece l’ottenimento del permesso, generando quindi un’oggettiva incertezza negli operatori. In tale quadro, è intervenuto il legislatore che con l’art. 10 del D.L. Semplificazioni 2020 e s.m.i. ha novellato (oltre all’art. 10, comma 1, lett. d) T.U. recante la nozione di ristrutturazione edilizia, nella parte in cui disciplina gli interventi di demolizione e ricostruzione che rientrano nella stessa, su cui si dirà meglio nel paragrafo che segue): a) l’art. 3, comma 1, lett. b), modificando la definizione di interventi di manutenzione straordinaria allo scopo di includervi: • i lavori che (oltre a non incidere la volumetria complessiva dell’edificio) non comportano “mutamenti urbanisticamente rilevanti delle destinazioni d’uso implicanti incremento del carico urbanistico”, in precedenza esclusi; • le modifiche dei prospetti di un edificio finalizzate a mantenimento o ottenimento agibilità e/o a garantire accessibilità, purché riguardanti interventi conformi a norme urbanistico-edilizie, che non incidano su decoro immobile e non abbiano ad oggetto immobili abusivi o tutelati (le “Modifiche dei Prospetti Funzionali all’Agibilità/Accessibilità”); b) l’art. 10, comma 1, lett. c), sotto due profili: • eliminando dalla nozione di interventi di ristrutturazione edilizia pesante il riferimento alle modifiche ai prospetti; • estendendo il novero degli interventi sugli immobili tutelati dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio qualificati come ristrutturazione “pesante” anche a quelli che incidono su volumetria complessiva degli edifici o sui prospetti (oltre che sulla sagoma, com’era già previsto).
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b) l’art. 22, comma 1, lett. a) del T.U., allo scopo di assoggettare a SCIA anche gli interventi di manutenzione straordinaria che coinvolgono i prospetti. Sotto il profilo autorizzatorio, pertanto, per effetto delle modifiche apportate dal D.L. Semplificazioni 2020 al T.U. Edilizia: 1) se non comportano aumenti volumetrici, costituiscono interventi di manutenzione straordinaria assoggettati a CILA: • le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici purché – allo stesso tempo – non comportino mutamenti urbanisticamente rilevanti delle destinazioni d’uso implicanti incremento del carico urbanistico (cambi di uso sono quindi ammissibili, ma senza aumento del carico urbanistico); • gli Interventi di Frazionamento/Accorpamento di Unità Immobiliari (le cui opere possono comportare la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari e del carico urbanistico ma senza che venga cambiata l’originata destinazione, oltre che la volumetria). 2) le Modifiche Dei Prospetti Funzionali All’Agibilità/Accessibilità costituiscono interventi di manutenzione straordinaria assoggettati a SCIA ex art. 22, comma 1, lett. a); 3) gli interventi di cui al punto 1 che comportano cambi di destinazione d’uso urbanisticamente rilevanti con aumento carico urbanistico ovvero un aumento della volumetria costituiscono ora interventi di ristrutturazione edilizia c.d. leggera ex art. 3, comma 1, lett. c) assoggettati a SCIA ai sensi dell’art. 22, comma 1, lett. c). Gli altri interventi di ristrutturazione edilizia c.d. leggera - ivi inclusi gli interventi di ristrutturazione costruttiva, vale a dire gli interventi con contestuale demolizione e ricostruzione ovvero di ricostruzione di immobili anche parzialmente crollati o demoliti, con le limitazioni che verranno precisate al paragrafo che segue – continuano ovviamente ad essere assoggettati a SCIA; 4) gli interventi di ristrutturazione edilizia c.d. pesante ex art. 10, comma 1, lett. 1, lett. c) T.U. – comprensivi quindi degli interventi sugli immobili tutelati ex D.Lgs. n. 42/2004 impattanti su prospetti, sagoma e volumetria ma anche degli Interventi di Cambio d’Uso su Immobili ZTO A – sono assoggettati a permesso di costruire (o SCIA alternativa). Art. 3, comma 1, lett. b) T.U. Edilizia Versione previgente
Versione attuale (agg. a L. n. 120/2020 di conv. D.L. n. 76/2020)
1. Ai fini del presente testo unico si intendono per: […] b) “interventi di manutenzione straordinaria”, le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino la volumetria complessiva degli edifici e non comportino modifiche delle destinazioni di uso. Nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono ricompresi anche quelli consistenti nel frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari con esecuzione di opere anche se comportanti la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari nonché del carico urbanistico purché non sia modificata la volumetria complessiva degli edifici e si mantenga l’originaria destinazione d’uso.
1. Ai fini del presente testo unico si intendono per: […] b) “interventi di manutenzione straordinaria”, le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino la volumetria complessiva degli edifici e non comportino ((mutamenti urbanisticamente rilevanti delle destinazioni d’uso implicanti incremento del carico urbanistico)). Nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono ricompresi anche quelli consistenti nel frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari con esecuzione di opere anche se comportanti la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari nonché del carico urbanistico purché non sia modificata la volumetria complessiva degli edifici e si mantenga l’originaria destinazione d’uso. ((Nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono comprese anche le modifiche ai prospetti degli edifici legittimamente realizzati necessarie per mantenere o acquisire l’agibilità dell’edificio ovvero per l’accesso allo stesso, che non pregiudichino il decoro architettonico dell’edificio, purché l’intervento risulti conforme alla vigente disciplina urbanistica ed edilizia e non abbia ad oggetto immobili sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42));
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Versione previgente
Versione attuale (agg. a L. n. 120/2020 di conv. D.L. n. 76/2020)
1. Costituiscono interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio e sono subordinati a permesso di costruire: […] c) gli interventi di ristrutturazione edilizia che portino ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente e che comportino modifiche della volumetria complessiva degli edifici o dei prospetti, ovvero che, limitatamente agli immobili compresi nelle zone omogenee A, comportino mutamenti della destinazione d’uso nonché gli interventi che comportino modificazioni della sagoma di immobili sottoposti a vincoli ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni (1).
1. Costituiscono interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio e sono subordinati a permesso di costruire: […] c) gli interventi di ristrutturazione edilizia che portino ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso ((dal precedente, nei casi in cui comportino anche modifiche della volumetria complessiva degli edifici)) ovvero che, limitatamente agli immobili compresi nelle zone omogenee A, comportino mutamenti della destinazione d’uso, nonché gli interventi che comportino modificazioni della sagoma o della volumetria complessiva degli edifici ((o dei prospetti)) di immobili sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.
Art. 22, comma 1, lett. a) T.U. Edilizia Versione previgente
Versione attuale (agg. a L. n. 120/2020 di conversione D.L. 76/2020)
“1. Sono realizzabili mediante la segnalazione certificata di inizio di attività di cui all’articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241, nonché in conformità alle previsioni degli strumenti urbanistici, dei regolamenti edilizi e della disciplina urbanistico-edilizia vigente: a) gli interventi di manutenzione straordinaria di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), qualora riguardino le parti strutturali dell’edificio;
“1. Sono realizzabili mediante la segnalazione certificata di inizio di attività di cui all’articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241, nonché in conformità alle previsioni degli strumenti urbanistici, dei regolamenti edilizi e della disciplina urbanistico-edilizia vigente: a) gli interventi di manutenzione straordinaria di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), qualora riguardino le parti strutturali dell’edificio ((o i prospetti));
4. La nuova disciplina della demolizione e ricostruzione di edifici I due recenti Decreti Semplificazioni incidono anche sulla disciplina della demolizione e ricostruzione, la quale costituisce una delle modalità costruttive più veloci ed efficaci per il raggiungimento degli obiettivi di riqualificazione dell’ambiente costruito. Come si avrà modo di vedere nel paragrafo 7 che segue, infatti, la normativa settoriale in materia di efficienza energetica prevede che gli immobili risultanti dagli interventi di demolizione e ricostruzione debbano essere ricostruiti secondo i parametri previsti per i cosiddetti “near zero energy building” o “nZEB”. Anche in considerazione di quanto sopra, quindi, il legislatore ha inserito gli interventi di demolizione e ricostruzione tra gli interventi incentivati con il meccanismo del c.d. Superbonus 110% (per la cui analisi, si rinvia al Capitolo che segue). Sotto il profilo autorizzatorio, tuttavia, la disciplina degli interventi di c.d. demolizione e ricostruzione e degli “interventi volti al ripristino di edifici, o parti di essi, eventualmente crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione” – congiuntamente individuati come interventi di ristrutturazione ricostruttiva, in alcune leggi regionali (cfr. l.r. Toscana n. 65/2014, art. 134), o interventi demo-ricostruttivi – è assai tormentata. Due sono le criticità applicative che hanno finora frenato la diffusione dell’istituto e quindi inciso negativamente sul processo di rigenerazione del patrimonio immobiliare italiano: 1) le limitazioni alla possibilità di introdurre variazioni rispetto all’edificio originario in sede di ricostruzione; 2) la possibilità o meno per gli edifici dei centri storici (la c.d. ZTO A) originariamente e legittimamente edificati a distanze da altri fabbricati inferiori rispetto alle distanze minime previste dall’art. 9 del d.m. n. 1444/1968 di essere ricostruiti alle distanze preesistenti.
GLI INTERVENTI DEL LEGISLATORE PER FAVORIRE E SEMPLIFICARE GLI INTERVENTI DI RIGENERAZIONE IMMOBILIARE
Art. 10, comma 1, lett. c) T.U. Edilizia
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Vediamo in che modo il legislatore dell’era Covid è intervenuto per tentare di risolvere tali criticità, avendo cura di precisare tuttavia che la materia della demolizione e ricostruzione era stato oggetto della nota sentenza della Corte Costituzionale 24 aprile 2020, n. 70 i cui principi hanno condizionato – almeno in parte – le norme del Decreto Semplificazioni 2020 sul tema. Preliminarmente, occorre evidenziare che nella sua versione originaria, l’art. 3, comma 1, lett. d) del T.U. Edilizia includeva nella nozione di ristrutturazione edilizia gli interventi demo-ricostruttivi che si concludevano con un immobile che rappresentava la “fedele ricostruzione di un fabbricato identico”: in sintesi, il nuovo fabbricato doveva avere identità di sagoma, volume, area di sedime e caratteristiche dei materiali rispetto al fabbricato preesistente. Soltanto al ricorrere di queste condizioni, la demolizione e ricostruzione era possibile facendo ricorso alla SCIA; in tutti gli altri casi, essa doveva essere considerata nuova costruzione e assoggettata quindi al previo ottenimento di permesso di costruire. I successivi interventi del legislatore – art. 5, comma 9, del D.L. n. 70/2011 s.m.i. e art. 30, comma 1, lettera a), del D.L. n. 69/2013 s.m.i. – avevano condotto ad un progressivo allentamento dei vincoli a cui era assoggettato l’edificio risultante da un intervento di demolizione e ricostruzione, ammettendo deroghe all’identità di volumetria realizzate con finalità di riqualificazione edilizia e imponendo il rispetto della sagoma preesistente soltanto nell’ipotesi di interventi su immobili vincolati ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Tale tendenza aveva subito un arresto ad opera dell’art. 5, comma 1, lett. b) del D.L. n. 32/2019 conv. con l. n. 56/2019 (c.d. “Decreto Sbloccacantieri”), attraverso l’introduzione di un nuovo comma 1-ter all’art. 2-bis del T.U. diretto ad individuare la disciplina generale in materia di distanze tra fabbricati applicabile a tutte le ipotesi di demolizione e ricostruzione (e quindi non solo a quelle astrattamente rientranti nella nozione di ristrutturazione edilizia assentibili tramite SCIA): secondo tale norma, era ammissibile la ricostruzione a seguito di demolizione nel rispetto delle distanze legittimamente preesistenti solo nei casi in cui l’immobile ricostruito avesse la medesima volumetria dell’immobile demolito e venisse eretto sulla preesistente area di sedime (in tutti gli altri casi, il nuovo immobile avrebbe dovuto essere riedificato nel rispetto delle distanze minime imposte dall’art. 9 del D.M. n. 1444/1968). Nel quadro vigente a seguito dal c.d. D.L. Sbloccacantieri del 2019, per effetto del combinato disposto dell’art. 10, comma 1 e dell’art. 2-bis, comma 1-ter, del T.U. – come confermato peraltro dalla Corte Costituzionale con la nota sentenza 70/2020 sopra richiamata – gli interventi di demolizione e/o ricostruzione ovvero di ricostruzione da considerare “ristrutturazione edilizia leggera” ed in quanto tali realizzabili ai sensi dell’art. 22 con SCIA erano solo quelli in esito ai quali il nuovo edificio rispettasse i volumi, l’area di sedime e l’altezza del manufatto originario e, per gli immobili vincolati, la sagoma. All’assetto sopra richiamato conseguiva la necessità di assoggettare alla disciplina prevista per le nuove costruzioni e quindi al previo ottenimento del permesso di costruire tutti quegli interventi di demolizione e ricostruzione che conducevano ad edifici localizzati su diversa area di sedime e con aumenti volumetrici, con ciò frustrando almeno in parte gli obiettivi di rigenerazione urbana e territoriale alla base di numerose prescrizioni statali e soprattutto regionali. Si pensi ad esempio alle previsioni dei vari Piani Casa adottati dalle Regioni in attuazione dell’art. 11 del D.L. n. 112/2008, conv. con mod. in L. n. 133/2008, che promuovevano la demolizione e ricostruzione del patrimonio immobiliare esistente con finalità di riqualificazione dello stesso attraverso il riconoscimento di significativi aumenti volumetrici. In tale contesto, è intervenuto il legislatore del Decreto Semplificazioni 2020 che, con l’art. 10, commi 1, lett. a) e b), ha integralmente riscritto il testo del comma 1-ter all’art. 2-bis sopra richiamato e integrato la nozione di ricostruzione individuata dall’art. 1, lett. d), del T.U., innovando significativamente la disciplina degli interventi di demolizione e ricostruzione.
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Versione attuale (agg. a L. n. 120/2020 di conv. D.L. n. 76/2020)
1-ter. In ogni caso di intervento di demolizione e ricostruzione, quest’ultima è comunque consentita nel rispetto delle distanze legittimamente preesistenti purché sia effettuata assicurando la coincidenza dell’area di sedime e del volume dell’edificio ricostruito con quello demolito, nei limiti dell’altezza massima di quest’ultimo.
((1-ter. In ogni caso di intervento che preveda la demolizione e ricostruzione di edifici, anche qualora le dimensioni del lotto di pertinenza non consentano la modifica dell’area di sedime ai fini del rispetto delle distanze minime tra gli edifici e dai confini, la ricostruzione è comunque consentita nei limiti delle distanze legittimamente preesistenti. Gli incentivi volumetrici eventualmente riconosciuti per l’intervento possono essere realizzati anche con ampliamenti fuori sagoma e con il superamento dell’altezza massima dell’edificio demolito, sempre nei limiti delle distanze legittimamente preesistenti. Nelle zone zone omogenee A di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, o in zone a queste assimilabili in base alla normativa regionale e ai piani urbanistici comunali, nei centri e nuclei storici consolidati e in ulteriori ambiti di particolare pregio storico e architettonico, gli interventi di demolizione e ricostruzione sono consentiti esclusivamente nell’ambito dei piani urbanistici di recupero e di riqualificazione particolareggiati, di competenza comunale, fatti salvi le previsioni degli strumenti di pianificazione territoriale, paesaggistica e urbanistica vigenti e i pareri degli enti preposti alla tutela)).
Art. 3, comma 1, lett. d) T.U. Edilizia Versione previgente
Versione attuale (agg. a L. n. 120/2020 di conv. D.L. n. 76/2020)
d) “interventi di ristrutturazione edilizia”, gli interventi rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente. Tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell’edificio, l’eliminazione, la modifica e l’inserimento di nuovi elementi ed impianti. Nell’ambito degli interventi di ristrutturazione edilizia sono ricompresi anche quelli consistenti nella demolizione e ricostruzione con la stessa volumetria [e sagoma] di quello preesistente, fatte salve le sole innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica nonché quelli volti al ripristino di edifici, o parti di essi, eventualmente crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione, purché sia possibile accertarne la preesistente consistenza. Rimane fermo che, con riferimento agli immobili sottoposti a vincoli ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni, gli interventi di demolizione e ricostruzione e gli interventi di ripristino di edifici crollati o demoliti costituiscono interventi di ristrutturazione edilizia soltanto ove sia rispettata la medesima sagoma dell’edificio preesistente; […]
d) “interventi di ristrutturazione edilizia”, gli interventi rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente. Tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell’edificio, l’eliminazione, la modifica e l’inserimento di nuovi elementi ed impianti. ((Nell’ambito degli interventi di ristrutturazione edilizia sono ricompresi altresì gli interventi di demolizione e ricostruzione di edifici esistenti con diversi sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche e tipologiche, con le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica, per l’applicazione della normativa sull’accessibilità, per l’istallazione di impianti tecnologici e per l’efficientamento energetico. L’intervento può prevedere altresì, nei soli casi espressamente previsti dalla legislazione vigente o dagli strumenti urbanistici comunali, incrementi di volumetria anche per promuovere interventi di rigenerazione urbana. Costituiscono inoltre ristrutturazione edilizia gli interventi volti al ripristino di edifici, o parti di essi, eventualmente crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione, purché sia possibile accertarne la preesistente consistenza. Rimane fermo che, con riferimento agli immobili sottoposti a tutela ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, nonché, fatte salve le previsioni legislative e degli strumenti urbanistici, a quelli ubicati nelle zone omogenee A di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, o in zone a queste assimilabili in base alla normativa regionale e ai piani urbanistici comunali, nei centri e nuclei storici consolidati e negli ulteriori ambiti di particolare pregio storico e architettonico, gli interventi di demolizione e ricostruzione e gli interventi di ripristino di edifici crollati o demoliti costituiscono interventi di ristrutturazione edilizia soltanto ove siano mantenuti sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche e tipologiche dell’edificio preesistente e non siano previsti incrementi di volumetria;[…]))
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Art. 2-bis, comma 1-ter, T.U. Edilizia
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Le novità in tema di regime autorizzatorio dell’attività edilizia
In particolare, per effetto della modifica della nozione di “ristrutturazione edilizia” apportata dalla novella dell’art. 3, comma 1, lett. d), del T.U., sono considerati interventi di ristrutturazione edilizia assoggettabili a SCIA quelli di demolizione e ricostruzione di edifici esistenti con diversa sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche e caratteristiche tipologiche: a) con le innovazioni necessarie per l’adeguamento sismico e alla normativa antisismica, per l’applicazione della normativa sull’accessibilità, per l’installazione di impianti tecnologici e per l’efficientamento energetico; b) che godono degli incentivi volumetrici riconosciuti per la rigenerazione urbana, previsti da disposizioni di legge o dagli strumenti urbanistici generali. In attesa delle prime pronunce del giudice amministrativo sul tema, secondo la circolare del Ministero per le Infrastrutture ed i Trasporti e il Ministero per la PA con la circolare congiunta del 2 dicembre 2020 (la “Circolare MIT-MPA 2.12.2020”) le variazioni sopra illustrate ed in particolare anche gli aumenti volumetrici sono ammissibili purché giustificati dal rispetto delle normative summenzionate o per godere di incentivi funzionali alla rigenerazione urbana. Pur con questa limitazione, la principale novità introdotta dal Decreto Semplificazioni 2020 rispetto all’assetto previgente è costituita quindi dall’allargamento in termini generali delle maglie degli interventi di demolizione e ricostruzione assentibili con SCIA per ricomprendervi anche interventi che portano ad immobili diversi nei casi indicati sopra. L’ambito di applicazione della nuova disciplina generale come sopra descritta è però fortemente depotenziato dalla (discutibile) scelta del legislatore di estendere – almeno in linea teorica – la disciplina sostanzialmente più stringente per gli interventi eseguiti su immobili vincolati anche agli edifici ubicati nelle zona omogenea A di cui al d.m. n. 1444/1968 e in zone a queste assimilate dai piani urbanistici comunali (la norma fa riferimento anche a centri e nuclei storici ovvero nelle aree comunque di particolare pregio storico o architettonico). Anche in relazione a tali edifici, eventuali interventi di demolizione e ricostruzione costituiscono “ristrutturazione edilizia” soltanto laddove siano mantenuti “sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche e tipologiche dell’edificio preesistente e non siano previsti incrementi di volumetria” (sebbene – diversamente dagli immobili tutelati – gli interventi su ZTO A e zone assimiliate sono consentiti esclusivamente nell’ambito dei piani urbanistici di recupero e di riqualificazione particolareggiati di competenza comunale, come vedremo di seguito). Si è detto che l’estensione della disciplina più restrittiva prevista per gli immobili vincolati agli edifici situati in ZTO A e assimilate è però teorica: secondo la condivisibile interpretazione fornita dalla Circolare MIT-MPA 2.12.2020, infatti, limitatamente agli immobili ubicati nelle ZTO A ed assimilate la norma mantiene salve la validità e/o la legittimità di leggi regionali contenenti eventuali previsioni degli strumenti urbanistici (sia generali che attuativi) con cui si consentano interventi di ristrutturazione edilizia mediante demolizione e ricostruzione entro limiti meno stringenti di quelli ordinariamente stabiliti dalla norma statale sopra riferita. Passando invece all’esame del vigente comma 1-ter all’art. 2-bis, occorre rilevare anzitutto che esso individua la disciplina in materia di rispetto delle distanze minime applicabili a tutti gli interventi di demolizione e ricostruzione di edifici preesistenti (a prescindere quindi dal loro inquadramento nell’ambito della ristrutturazione edilizia o a quella della nuova). Con una formulazione poco felice, il comma in questione sembra esprimere il principio secondo cui il mantenimento delle distanze preesistenti seppur inferiori a quelle minime previste dall’art. 9 del DM 1444/1968 nell’ambito di un intervento di demolizione e ricostruzione è ammissibile soltanto nell’ipotesi in cui, allo stesso tempo: i) l’edificio oggetto dell’intervento sia stato “legittimamente realizzato” (accertamento sulla legittimità dell’immobile preesistente da compiere sulla base della nuova disciplina in materia di stato legittimo degli immobili, per la cui analisi si rinvia al Capitolo 5 che precede); ii) non sia possibile modificare l’originaria area di sedime.
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In sintesi, qualora sussistano i presupposti oggettivi e spaziali per far “arretrare” l’immobile interessato in misura tale da garantire il rispetto della distanza minima dall’edificio adiacente, non sarà consentita la nuova edificazione con le precedenti distanze inferiori a quelle contemplate dal DM sopra richiamato (anche nel caso in cui esse siano “legittimamente” preesistenti). Allo stesso modo, il comma 1-ter precisa che sempre nel rispetto delle distanze legittimamente preesistenti possono essere realizzati incentivi volumetrici “anche con ampliamenti fuori sagoma e con il superamento dell’altezza massima dell’edificio demolito”. Infine, come già anticipato in precedenza, la disposizione in questione si chiude con una prescrizione generale relativa agli interventi di demolizione e ricostruzione di edifici situati in zone omogenea A e nelle altre c.d. aree sensibili come sopra individuate, precisando che gli stessi sono consentiti esclusivamente nell’ambito dei piani urbanistici di recupero e di riqualificazione particolareggiati di competenza comunale. Una volta completata questa rapida panoramica delle novità introdotte dal D.L. Semplificazioni 2020 alla disciplina della c.d. demolizione e ricostruzione, non si può però fare meno di segnalare come essa stia generando negli operatori del settore significative difficoltà in relazione all’esatta individuazione dei beni “tutelati” ai sensi del codice dei beni culturali rientranti nell’ambito di applicazione della nuova definizione di “ristrutturazione edilizia” e quindi assoggettati ai vincoli sopra riferiti (identità di sagoma, prospetti, volume, sedime e caratteristiche planimetria). In particolare, stante il dato letterale dell’art. 3, comma 1, lett. d), l’incertezza nasce dall’inserimento o meno tra gli immobili tutelati ex D.Lgs. 42/2004 s.m.i. assoggettati alle stringenti limitazioni sopra riferite anche quegli immobili il cui vincolo deriva esclusivamente dal fatto di trovarsi nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico ai sensi dell’art. 143. Secondo il parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (“CSLP”) dell’11 agosto 2021, la disciplina più restrittiva per gli immobili soggetti a vincolo riguarderebbe unicamente agli immobili sottoposti a tutela paesaggistica ex se per il loro valore intrinseco e non anche a quegli immobili privi di riconosciuto valore storico, artistico o architettonico intrinseco localizzati in aree vincolate. Su quest’ultima tipologia di immobili, sarebbe consentito intervenire attraverso demolizione e ricostruzione classificabili nella “ristrutturazione edilizia” e quindi anche con modifiche alla sagoma, al sedime, ai prospetti ed al volume preesistente. Sul tema è però intervenuto successivamente il Ministero dei Beni Culturali che, con parere del 22 settembre 2021, ha raggiunto conclusioni diametralmente opposte, sostenendo che l’obbligo di ricostruzione “fedele” a seguito di eventuale demolizione si applica non solo “[a]gli edifici aventi caratteri intrinseci di pregio architettonico ma anche [a]gli edifici, ricadenti in ambiti tutelati, che potrebbero apparire privi di pregio”. Quindi, non c’è distinzione tra beni paesaggistici e culturali. Come puntualmente segnalato da G. Latour e G. Saporito nelle pagine del Sole24Ore, tali difficoltà interpretative si riverberano “a cascata” in fase di applicazione del c.d. Superbonus 110% e necessitano evidentemente di un intervento chiarificatore che – auspicabilmente – confermi la correttezza della tesi del CSLP. Infine, il legislatore non ha precisato il regime autorizzatorio delle varie tipologie di demolizioni e ricostruzione, il quale appare tuttavia ricostruibile in via ermeneutica nei seguenti termini: • le demolizioni e ricostruzioni rientranti nella nuova definizione di “ristrutturazione edilizia” come sopra illustrata ma che non comportino aumenti di volumetria sono realizzabili con SCIA; • la medesima tipologia di intervento, se accompagnata da un aumento volumetrico, integra la fattispecie di una “ristrutturazione edilizia pesante” ex art. 10, comma 1, lett. c) ed in quanto tale può essere autorizzata alternativamente con permesso di costruire ovvero con SCIA alternativa al permesso di costruire; • le demolizioni e ricostruzioni di immobili in zona A devono essere autorizzate nell’ambito di un piano di recupero o particolareggiato, il quale dovrà individuare in dettaglio il titolo edilizio;
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• in tutti gli altri casi di demolizione e ricostruzione, astrattamente rientranti nella ipotesi di nuova costruzione, risulta necessario il previo ottenimento del permesso di costruire. È doveroso comunque osservare che la giurisprudenza anche recente, pur facendo riferimento alla normativa previgente, ha stabilito che “quando un manufatto viene stravolto nelle sue caratteristiche essenziali, così come autorizzate, l’intervento è da qualificare non di ‘ristrutturazione’ bensì di ‘nuova costruzione’” (Consiglio di Stato, Sez. VI, 13 gennaio 2021, n. 423). Lo “stravolgimento” nel caso in esame corrispondeva ad una trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio attraverso opere di “rimodellamento della morfologia del terreno”. Se si vuole rimanere entro i confini della ristrutturazione, le ricostruzioni di edifici demoliti non possono quindi probabilmente risultare in edifici completamente diversi (es. due edifici dove ne sorgeva uno).
5. La nuova disciplina del permesso di costruire in deroga Altra novità potenzialmente di grande impatto per l’avvio del percorso di rigenerazione del patrimonio immobiliare esistente è quella apportata dal legislatore del D.L. Semplificazioni 2020 alla disciplina del permesso di costruire in deroga di cui all’art. 14 del T.U., ovvero di quella particolare species di titolo edilizio i) che consente l’esecuzione di interventi edilizi di interesse pubblico o comunque generale non previsti dagli strumenti urbanistici e/o ai regolamenti comunali senza dover preventivamente adottare una variante agli stessi (vedi G. Pagliari) e ii) che – proprio per la sua astratta idoneità ad operare mediante un provvedimento amministrativo singolo una modifica di carattere strutturale rispetto al più generale assetto urbanistico del territorio – presuppone una definizione puntuale a livello legislativo dei presupposti applicativi sia in termini sostanziali che procedurali. Il D.L. Semplificazioni 2020 non ha inciso sui profili procedurali dell’istituto come disegnato dall’art. 14 come risultante dalla novella operata dal D.L. n. 133/2014 conv. con mod. con L. n. 164/2014 (il “Decreto Sbloccaitalia”), confermando quindi la necessità che: 1) il permesso di costruire in deroga venga rilasciato soltanto previa deliberazione favorevole del Consiglio Comunale ovvero dell’organo comunale che, ai sensi dell’art. 42, lett. a) del D.Lgs. n. 267/200, è competente all’adozione dei piani territoriali urbanistici e delle relative deroghe; 2) in presenza di controinteressati, debba essere comunicato loro l’avvio del procedimento e garantita la partecipazione allo stesso ai sensi della l. n. 241/1990. Il legislatore del 2020 ha modificato sensibilmente la disciplina del permesso in deroga sotto il profilo i) dell’individuazione degli interventi autorizzabili e ii) dei parametri edilizi derogabili attraverso tale provvedimento. In relazione agli interventi autorizzabili, nella versione previgente dell’art. 14 T.U., il ricorso a questa modalità eccezionale di permesso di costruire era previsto per “edifici ed impianti pubblici, o di interesse pubblico” e per gli interventi di ristrutturazione edilizia dichiarati di “interesse pubblico” con delibera del Consiglio Comunale. Questi ultimi, tuttavia, ai sensi del comma 1-bis potevano contemplare il mutamento della destinazione d’uso ma non anche l’ampliamento della superficie coperta antecedente la ristrutturazione. Il D.L. Semplificazioni 2020, nel sostituire il precedente comma 1-bis, da una parte ha ampliato le ipotesi di ristrutturazione edilizia astrattamente autorizzabili con permesso di costruire in deroga, eliminando le precedenti limitazioni in materia. Sotto altro profilo, tuttavia, ha circoscritto il potere del Consiglio Comunale di dichiarare di interesse pubblico un intervento di ristrutturazione edilizia soltanto se ai casi in cui esso è funzionale al perseguimento di “finalità di rigenerazione urbana, di contenimento del consumo di suolo e di recupero sociale e urbano dell’insediamento”.
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1. Il permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici generali è rilasciato esclusivamente per edifici ed impianti pubblici o di interesse pubblico, previa deliberazione del consiglio comunale, nel rispetto comunque delle disposizioni contenute nel decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, e delle altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia. 1-bis. Per gli interventi di ristrutturazione edilizia, attuati anche in aree industriali dismesse, è ammessa la richiesta di permesso di costruire anche in deroga alle destinazioni d’uso, previa deliberazione del Consiglio comunale che ne attesta l’interesse pubblico, a condizione che il mutamento di destinazione d’uso non comporti un aumento della superficie coperta prima dell’intervento di ristrutturazione, fermo restando, nel caso di insediamenti commerciali, quanto disposto dall’articolo 31, comma 2, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e successive modificazioni. 2. Dell’avvio del procedimento viene data comunicazione agli interessati ai sensi dell’articolo 7 della legge 7 agosto 1990, n. 241. 3. La deroga, nel rispetto delle norme igieniche, sanitarie e di sicurezza, può riguardare esclusivamente i limiti di densità edilizia, di altezza e di distanza tra i fabbricati di cui alle norme di attuazione degli strumenti urbanistici generali ed esecutivi, nonché, nei casi di cui al comma 1-bis, le destinazioni d’uso, fermo restando in ogni caso il rispetto delle disposizioni di cui agli articoli 7, 8 e 9 del decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444.
1. Il permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici generali è rilasciato esclusivamente per edifici ed impianti pubblici o di interesse pubblico, previa deliberazione del consiglio comunale, nel rispetto comunque delle disposizioni contenute nel decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, e delle altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia. 1-bis. Per gli interventi di ristrutturazione edilizia, ((la richiesta di permesso di costruire in deroga è ammessa previa deliberazione del consiglio comunale che ne attesta l’interesse pubblico limitatamente alle finalità di rigenerazione urbana, di contenimento del consumo del suolo e di recupero sociale e urbano dell’insediamento)), fermo restando, nel caso di insediamenti commerciali, quanto disposto dall’articolo 31, comma 2, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214. 2. Dell’avvio del procedimento viene data comunicazione agli interessati ai sensi dell’articolo 7 della legge 7 agosto 1990, n. 241. 3. La deroga, nel rispetto delle norme igieniche, sanitarie e di sicurezza, può riguardare esclusivamente i limiti di densità edilizia, di altezza e di distanza tra i fabbricati di cui alle norme di attuazione degli strumenti urbanistici generali ed esecutivi, ((nonché le destinazioni d’uso ammissibili, fermo restando in ogni caso il rispetto delle disposizioni di cui agli articoli 7, 8 e 9 del decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444)).
6. Le novità in materia di contributo di costruzione, con particolare riferimento ai cambi di destinazione d’uso e agli incentivi per gli interventi di rigenerazione urbana e di riqualificazione/decarbonizzazione del patrimonio immobiliare esistente Come già evidenziato sopra, il D.L. Semplificazioni 2020, allo scopo di promuovere la rigenerazione urbana e più in generale la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, incide sulla disciplina degli oneri di urbanizzazione ed in particolare sulla disciplina del contributo di costruzione, sotto due profili. a) eliminazione del contributo straordinario per i cambi d’uso. Da una parte, esso incide sulla determinazione del predetto contributo ed in particolare sui casi in cui essa debba ricomprendere la componente relativa al c.d. contributo straordinario introdotto dal D.L. n. 133/2014, vale a dire quella quota del contributo di costruzione diretta a riservare all’Amministrazione comunale almeno la metà del plusvalore di cui beneficia il privato a seguito dell’approvazione di una variante urbanistica ovvero per effetto del rilascio di un permesso in deroga. L’interpretazione della previgente versione dell’art. 16 comma 4, lett. d-ter), del T.U., infatti, aveva generato dubbi sull’applicazione del predetto contributo anche ai meri cambiamenti di destinazione d’uso considerati ammissibili dal piano urbanistico generale, i quali sono stati risolti da una serie di pronunce giurisprudenziali che ne hanno chiarito finalità e portata. Al fine di recepire tali indicazioni pretorie ed in linea con alcune normative regionali che già disponevano in tal senso, il legislatore è intervenuto sulla norma eliminando il riferimento espresso alla doverosità della quota parte di contributo straordinaria in relazione ai cambi di destinazione d’uso. Si precisa, per mero tuziorismo, che a quanto sopra non consegue la gratuità di tutte le mutazioni urbanistiche ed in particolare dei c.d. cambi di destinazione urbanisticamente rilevanti (questi ultimi,
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Art. 14 T.U. Edilizia
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infatti, sono assoggettati al pagamento della differenza del contributo di costruzione dovuto tra l’uso originario e quello di progetto). b) riduzione e/o esonero dal contributo di costruzione per gli interventi di riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente. Il D.L. Semplificazioni 2020 ha inoltre modificato il comma 1-bis dell’art. 16, ovvero quella norma che – in combinato disposto con il successivo comma 10 – disciplina i poteri dei Comuni in materia di riduzione o esonero dal contributo di costruzione per gli interventi di riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente. Nella versione previgente della norma, infatti, introdotta dal già richiamato D.L. n. 133/2014 s.m.i., i Comuni potevano ridurre di almeno il 20% il contributo di costruzione rispetto alle tabelle parametriche regionali per una serie di interventi la cui individuazione e le cui finalità erano espressi in maniera vaga e poco chiara, ricomprendendo anche ad esempio gli “interventi di densificazione edilizia” ed escludendo – irragionevolmente – tutti quegli interventi che prevedevano varianti urbanistiche, deroghe o mutamenti di destinazione d’uso. Il legislatore del 2020 è intervenuto sul punto, andando a definire con maggiore precisione gli interventi di ristrutturazione edilizia che godono di tale forma di incentivazione, individuandoli negli interventi di “rigenerazione urbana, di decarbonizzazione, efficientamento energetico, messa in sicurezza sismica e contenimento del consumo di suolo, di ristrutturazione, nonché di recupero e riuso degli immobili dismessi o in via di dismissione.”. È stata inoltre rimossa l’esclusione dall’incentivazione per gli interventi di variante, cambio d’uso e permesso in deroga. Da ultimo, il legislatore ha esplicitato il principio secondo cui i Comuni possono deliberare ulteriori riduzioni del contributo e arrivare addirittura a disporre la completa esenzione dal versamento del predetto contributo in relazione a tali interventi.
7. Le misure in materia di efficienza energetica degli immobili introdotte dal legislatore in sede di recepimento della direttiva EPBD (D.Lgs. n. 48/2020) e le altre misure introdotte per incentivare l’adeguamento sismico e la sostenibilità dell’ambiente costruito Il quadro delle novità introdotte nell’ultimo biennio dal legislatore di interesse per il settore delle costruzioni è completato dal D.Lgs. n. 48/2020, attraverso il quale è stata recepita nel nostro ordinamento la Direttiva UE 2018/844 in materia di prestazione energetica degli edifici (la c.d. Direttiva EPBD). Più precisamente, il D.Lgs. n. 48/2020 ha novellato il D.Lgs. 19 agosto 2005, n. 192 s.m.i. ovvero il testo legislativo fondamentale a livello statale in materia di obblighi e interventi di efficientamento energetico sugli edifici (a sua volta introdotto per dare attuazione alle previgenti direttive dell’UE dedicate all’efficienza energetica negli edifici, le Direttive 2002/91/CE e le Direttive 2010/31/UE, conosciute tra gli operatori del settore rispettivamente con il nome di EPBD I e EPBD II). Come noto, la normativa settoriale in materia di efficienza energetica dettata dal D.Lgs. n. 192/2005 e dai suoi decreti attuativi accompagna categorie di norme speciali più “consuete”, come ad esempio quelle igienico-sanitarie o antisismiche, come insieme di regole fondamentale da rispettare per l’esercizio di qualsiasi tipo di attività edilizia (anche l’edilizia libera, in linea teorica). Nel rinviare ad altra sede un’analisi complessiva del nuovo D.Lgs. n. 48/2020, per questioni di pertinenza e spazio in questo paragrafo ci si limiterà a svolgere qualche considerazione sui profili maggiormente rilevanti sotto il profilo autorizzatorio. In primis, il D.Lgs. n. 48/2020, nel modificare l’art. 4 del D.Lgs. 192/2005, i) individua nuovi criteri generali per metodologia di calcolo delle prestazioni (sottintendendo nuove alternative per incremento efficienza energetica) e ii) innova la disciplina relativa alle dotazioni minime di infrastrutture per la mobilità elettrica, lasciando tuttavia a successivi decreti ministeriali l’attuazione di entrambe le previsioni. Ne consegue che, in attesa dei decreti attuativi che dovrebbero introdurre criteri per il raggiungi-
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FAQ Quali sono le caratteristiche di un intervento di ristrutturazione perché sia soggetto al rispetto dei requisiti previsti dal D.M. 26 giugno 2015 (“Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici”)? La ristrutturazione soggetta alla disciplina di cui al D.M. 26 giugno 2015 è la c.d. ristrutturazione “importante”, la quale richiede la sussistenza di entrambe le seguenti condizioni: - i lavori devono insistere su più del 25% dell’involucro dell’edificio, indipendentemente dalla loro qualificazione dal punto di vista del diritto dell’edilizia; - l’oggetto concreto del lavoro edilizio deve riguardare l’esterno dell’edificio e può consistere (a titolo meramente esemplificativo) nel “rifacimento di pareti esterne, di intonaci esterni, del tetto o dell’impermeabilizzazione delle coperture”. La definizione è ulteriormente specificata nel D.M. 26 giugno 2015, che distingue tra ristrutturazione importante di primo e secondo livello, con conseguenze dal punto di vista della parte (più o meno consistente) di edificio da considerare per valutare il rispetto dei requisiti di efficienza energetica.
Da ultimo, i requisiti prescritti per la “riqualificazione energetica”, che l’art. 2, comma 1, lett. l-vicies ter) del D.Lgs. n. 192/2005, identifica in via residuale rispetto alla definizione di “ristrutturazione importante”, comprendendo dunque tutti “i lavori in qualunque modo denominati” che ricadono in tipologie diverse da quelle della definizione di cui sopra. Il Decreto Requisiti Minimi (al punto 1.4.2) contiene tuttavia alcune provvidenziali specificazioni al riguardo per identificare l’ambito di applicazione degli standard per gli interventi di riqualificazione energetica.
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mento di prestazioni energetiche più elevate, continua a trovare applicare il sistema disegnato dal D.Lgs. n. 192/2005 e dai suoi decreti attuativi, in particolare il D.M. 26 giugno 2015 (c.d. “Decreto Requisiti Minimi”), relativo i) alle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici e ii) alle prescrizioni in termini requisiti minimi di efficienza energetica degli edifici e ai requisiti prestazionali specifici per definire un edificio come “ad energia quasi zero” continua ad essere vigente. Conseguentemente, per gli “edifici a energia quasi zero” o “nZeb” (paragrafo 3.4 dell’Allegato 1 al D.M.) continua ad essere richiesta, oltre al rispetto di parametri di efficienza energetica previsti dal Decreto, anche l’ottemperanza degli obblighi di approvvigionamento da fonti rinnovabili previsti dal D.Lgs. n. 28/2011, Allegato 3. Il Decreto Requisiti Minimi fissa poi gli standard di efficienza energetica in relazione all’“edificio di nuova costruzione”, “ristrutturazione importante” e “riqualificazione energetica”. Stante l’entrata in vigore dell’obbligo a partire dal 1° gennaio 2021 per tutti gli edifici di nuova costruzione privati sul territorio nazionale di essere in possesso dei requisiti “nZeb”, i requisiti fissati per gli edifici dal Decreto Requisiti per le “nuove costruzioni” trovano applicazione – salvo diverse prescrizioni più rigorose a livello regionale – soltanto alle seguenti ipotesi: • agli edifici sottoposti a demolizione e ricostruzione; • all’ampliamento di edifici esistenti, ovvero nuovi volumi edilizi con un volume lordo climatizzato superiore al 15% di quello esistente o comunque superiore a 500 m3. L’ampliamento in questione può anche consistere in un’unità immobiliare separata da quella originaria e il rispetto dei parametri viene valutato solo con riferimento alla nuova porzione di edificio (ad eccezione della prestazione energetica degli impianti tecnici comuni, che viene necessariamente valutata nel suo complesso). In relazione agli interventi c.d. di “ristrutturazione importante” di cui all’art. 2, comma 1, lett. l-vicies quater) del D.Lgs. n. 192/2005 (diversa dalla alla nozione “classica” di ristrutturazione come contenuta nel Testo unico dell’edilizia, dalla quale si discosta espressamente), il Decreto Requisiti distingue requisiti diversi per le ristrutturazioni importanti di primo livello e ristruturazioni importanti di secondo livello.
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Le novità in tema di regime autorizzatorio dell’attività edilizia
In tale quadro, pur in assenza del relativo decreto attuativo che modificherà o sostituirà il Decreto Requisiti Minimi vigente, si può comunque segnalare da subito che il legislatore ha perso l’occasione del recepimento della direttiva EPBD III per facilitare gli operatori nell’individuazione della disciplina applicabile attraverso l’adozione di una nozione uniforme di “ristrutturazione” rilevante sia ai fini dell’applicazione della normativa in materia di efficienza sia ai fini edilizi (ma anche ai fini dell’individuazione della disciplina in materia di obblighi di approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili ex D.Lgs. n. 28/2011, che fa riferimento alla nozione di “ristrutturazione rilevante”). Come già anticipato sopra, il D.Lgs. n. 48/2020 innova anche le previsioni previgenti in materia di integrazione tra edificio e infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici ed in particolare l’art. 4, comma 1-ter, s.m.i. del T.U. Edilizia (che viene abrogato), il quale contemplava infatti l’obbligo per i Comuni di inserire, entro il 31 dicembre 2017, nei regolamenti edilizi una disposizione sulla necessità, ai fini dell’ottenimento del titolo abilitativo edilizio applicabile, di prevedere “la predisposizione all’allaccio per la possibile installazione di infrastrutture elettriche per la ricarica dei veicoli idonee a permettere la connessione di una vettura” nei seguenti casi: • nuova costruzione e ristrutturazione edilizia “di primo livello” di edifici non residenziali con superficie utile superiore ai 500 metri (con una predisposizione di allaccio per ciascun parcheggio e ciascun box) • nuova costruzione e ristrutturazione edilizia “di primo livello” di edifici residenziali con almeno dieci unità abitative (in questo caso per un numero di spazi a parcheggio e box non inferiore al 20%). Il D.Lgs. n. 48/2020, nell’abrogare la disposizione appena sopra richiamata, introduce con il nuovo art. 4, comma 1-bis del D.Lgs. n. 192/2005 obblighi di installazione di punti di ricarica e infrastrutture di canalizzazione (intesa come predisposizione per ulteriori punti di ricarica) in edifici nuovi o con ristrutturazioni importanti, sulla base del tipo di edificio (residenziale o meno) e del numero di posti auto previsti. In particolare, viene previsto: a) in relazione agli immobili residenziali di nuova costruzione o sottoposti a ristrutturazione importante, dotati di più di dieci posti auto, l’obbligo di installare in ogni posto auto infrastrutture di canalizzazione per la successiva installazione di punti di ricarica; b) in relazione agli immobili non residenziali di nuova costruzione o sottoposti a ristrutturazione importante, dotati di più di dieci posti auto: • almeno una colonnina di ricarica; • infrastrutture di canalizzazione, vale a dire condotti per cavi elettrici, per almeno un posto auto ogni cinque. Il legislatore ha tuttavia precisato che gli obblighi di cui sopra si applicano nell’ipotesi il cui parcheggio sia situato all’interno o nelle adiacenze dell’edificio e, nei casi di ristrutturazione, quando essa interessi il parcheggio o le infrastrutture elettriche dell’edificio. Sono comunque esonerati dal rispetto di tali prescrizioni gli interventi per i quali siano state presentate domande di permesso a costruire o domande equivalenti entro il 10 marzo 2021. Assai rilevante e impattante è l’ulteriore obbligo, valido per tutti gli immobili con più di 20 posti auto (a prescindere dal fatto che essi siano di nuova costruzione o ristrutturati), di dotarsi di almeno un punto di ricarica entro il 1° gennaio 2025. Il legislatore ha poi disposto con il nuovo art. 4, comma 1-bis, lett. f) del D.Lgs. n. 192/2005 una serie di (ampie) deroghe generali agli obblighi sopra richiamati per: • edifici di proprietà di piccole e medie imprese; • canalizzazioni basate su microsistemi isolati che comportino problemi sostanziali per il funzionamento del sistema locale di energia e stabilità della rete locale; • costo misure superiore al 7% dell’intera ristrutturazione; • edifici pubblici che rispettano requisiti comparabili. Come già anticipato in precedenza, l’efficacia dei predetti obblighi è subordinata dal legislatore all’adozione di un decreto interministeriale previa intesa con la Conferenza Unificata Stato-Regioni
Le novità in tema di regime autorizzatorio dell’attività edilizia
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GLI INTERVENTI DEL LEGISLATORE PER FAVORIRE E SEMPLIFICARE GLI INTERVENTI DI RIGENERAZIONE IMMOBILIARE
volto a definire le modalità di installazione punti di ricarica e le caratteristiche tecniche delle infrastrutture di canalizzazione, “tenendo conto del rapporto tra costi e benefici per il destinatario dell’obbligo”. Entro 180 giorni dall’entrata in vigore del predetto decreto, i Comuni dovranno poi modificare i propri regolamenti edilizi precisando che il rispetto degli obblighi in termini di colonnine e/o allacciamenti per mobilità elettrica sopra riferiti costituisce presupposto per il rilascio del titolo edilizio nei casi ivi previsti (con disposizione analoga a quella dell’abrogato art. 4, comma 1-ter, del T.U.) In realtà, ad avviso di chi scrive, gli obblighi sopra richiamati di cui l’art. 4, comma 1-bis – tenuto conto che lo stesso riproduce prescrizioni della direttiva EPBD III (art. 1, n. 5) di carattere sufficientemente chiaro e preciso da essere considerabili self-executing ai sensi della giurisprudenza comunitaria (il termine per il recepimento è scaduto il 10 marzo 2020) – sono già vigenti nel nostro ordinamento e dovrebbero essere applicati da parte delle amministrazioni (comunali) coinvolte. Terminata questa veloce quanto sommaria analisi delle disposizioni del D.Lgs. n. 48/2020 rilevanti sotto il profilo autorizzatorio, è doveroso svolgere qualche considerazione in merito alle previsioni recentemente introdotte dal legislatore dell’era Covid di interesse sotto il profilo della normativa antisismica. Nel segnalare che tale disciplina è stata profondamente innovata nel 2018 con l’introduzione delle nuove “Norme Tecniche per le Costruzioni” (le “NTC2018”) approvate con decreto del MIT del 17 gennaio 2018 ed in vigore dal 22 marzo 2018 in sostituzione delle previgenti norme tecniche (approvate con decreto ministeriale del 14 gennaio 2008) e che il meccanismo del c.d. Superbonus 110% incentiva anche interventi di adeguamento sismico (sul punto, vedi il Capitolo 7 che segue), è importante sottolineare anche qui che le modifiche introdotte dal D.L. Semplificazioni 2020 alla definizione di “ristrutturazione edilizia” di cui all’art. 1, comma 1, lett. d) del T.U. Edilizia (vedi paragrafo 4 che precede) includono l’adeguamento alla normativa sismica tra le ipotesi al ricorrere delle quali gli interventi di demolizione e ricostruzione possono portare ad un edificio sostanzialmente diverso dal preesistente, anche sotto il profilo volumetrico. L’art. 10, comma 1, lettere p-bis, p-ter e p-quater, del Decreto Semplificazioni 2020, tuttavia, è intervenuto significativamente sulla materia anche con diverse previsioni relative alla c.d. autorizzazione sismica disciplinata dagli art. 94 ss. del T.U., la quale peraltro era stata recentemente oggetto di una significativa operazione di restyling ad opera del c.d. Decreto Sbloccantieri del 2019. In sintesi, quest’ultimo, nel novellare il T.U. Edilizia con l’inserimento dell’art. 94-bis, aveva infatti semplificato notevolmente la disciplina sia sotto il profilo documentale ma anche e soprattutto limitando l’obbligo di acquisire la preventiva autorizzazione sismica dal competente ufficio regionale alle sole ipotesi di interventi “rilevanti” nei confronti della pubblica incolumità individuati in linea generale dall’art. 94-bis, comma 1, e poi in dettaglio dalla Regioni, sulla base delle linee guida per l’individuazione degli interventi strutturali nelle zone sismiche (e delle varianti di carattere non sostanziale per le quali non occorre il preavviso) approvate dal MIT con decreto del 15 maggio 2020 in attuazione del comma 2 dell’art. 94-bis. Per effetto delle modifiche inserite dal Decreto Semplificazioni all’art. 94 e all’art. 94-bis sopra richiamato, infatti, il termine per il rilascio della predetta autorizzazione – necessaria per una serie evidentemente più limitata di interventi rispetto al periodo antecedente l’entrata in vigore delle norme del D.L. Sbloccacantieri in materia (1.1.2020), quando era sostanzialmente prevista per tutti gli interventi in zona sismica 1, 2 e 3 – è stato anzitutto ridotto da 60 a 30 giorni dalla data di presentazione della domanda. Ancora più rilevante è però l’introduzione di un meccanismo di silenzio assenso rispetto all’ottenimento dell’autorizzazione sismica, per effetto del nuovo comma 2-bis dell’art. 94. Anche in questo caso, come già avvenuto in termini generali ai sensi dell’art. 20 della l. n. 241/1990 e per il permesso di costruire (per cui si rinvia, rispettivamente, al Capitolo 4 e al paragrafo 1 che precede), il Decreto Semplificazioni ha introdotto la possibilità per il privato di ottenere dal SUE un’attestazione circa il maturare del silenzio assenso.
GLI INTERVENTI DEL LEGISLATORE PER FAVORIRE E SEMPLIFICARE GLI INTERVENTI DI RIGENERAZIONE IMMOBILIARE
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Le novità in tema di regime autorizzatorio dell’attività edilizia
Art. 94 T.U. Edilizia Versione previgente (in vigore da 1.1.2020)
Versione attuale (agg. a L. n. 120/2020 di conversione D.L. 76/2020)
1. Fermo restando l’obbligo del titolo abilitativo all’intervento edilizio, nelle località sismiche, ad eccezione di quelle a bassa sismicità all’uopo indicate nei decreti di cui all’articolo 83, non si possono iniziare lavori senza preventiva autorizzazione scritta del competente ufficio tecnico della regione. 2. L’autorizzazione è rilasciata entro sessanta giorni dalla richiesta, ed entro quaranta giorni dalla stessa in riferimento ad interventi finalizzati all’installazione di reti di comunicazione elettronica a banda ultralarga, e viene comunicata al comune, subito dopo il rilascio, per i provvedimenti di sua competenza.
1. Fermo restando l’obbligo del titolo abilitativo all’intervento edilizio, nelle località sismiche, ad eccezione di quelle a bassa sismicità all’uopo indicate nei decreti di cui all’articolo 83, non si possono iniziare lavori senza preventiva autorizzazione del competente ufficio tecnico della regione. ((2. L’autorizzazione è rilasciata entro trenta giorni dalla richiesta)).
3. Avverso il provvedimento relativo alla domanda di autorizzazione, o nei confronti del mancato rilascio entro il termine di cui al comma 2, è ammesso ricorso al presidente della giunta regionale che decide con provvedimento definitivo. 4. I lavori devono essere diretti da un ingegnere, architetto, geometra o perito edile iscritto nell’albo, nei limiti delle rispettive competenze.
((2-bis. Decorso inutilmente il termine per l’adozione del provvedimento conclusivo, ove il dirigente o il responsabile dell’ufficio non abbia opposto motivato diniego, sulla domanda di autorizzazione si intende formato il silenzio assenso. Fermi restando gli effetti comunque prodotti dal silenzio assenso ai sensi del primo periodo, lo sportello unico per l’edilizia rilascia, anche in via telematica, entro quindici giorni dalla richiesta dell’interessato, un’attestazione circa il decorso dei termini del procedimento, in assenza di richieste di integrazione documentale o istruttorie inevase e di provvedimenti di diniego; altrimenti, nello stesso termine, comunica all’interessato che tali atti sono intervenuti)). 3. Avverso il provvedimento relativo alla domanda di autorizzazione, è ammesso ricorso al presidente della giunta regionale che decide con provvedimento definitivo. 4. I lavori devono essere diretti da un ingegnere, architetto, geometra o perito edile iscritto nell’albo, nei limiti delle rispettive competenze.
Art. 94-bis T.U. Edilizia Versione previgente (L. n. 156/2019 di conversione D.L. n. 32/2019)
Versione attuale (agg. a L. n. 120/2020 di conversione D.L. 76/2020)
1. Ai fini dell’applicazione delle disposizioni di cui a capi I, II e IV della parte seconda del presente testo unico, sono considerati, nel rispetto di quanto previsto agli articoli 52 e 83: a) interventi “rilevanti” nei riguardi della pubblica incolumità: (lettera così modificata dall’art. 9-quater delle legge n. 156 del 2019) 1) gli interventi di adeguamento o miglioramento sismico di costruzioni esistenti nelle località sismiche ad alta sismicità (Zona 1) e a media sismicità (Zona 2, limitatamente a valori di accelerazione ag compresi fra 0,20g e 0,25g); 2) le nuove costruzioni che si discostino dalle usuali tipologie o che per la loro particolare complessità strutturale richiedano più articolate calcolazioni e verifiche, situate nelle località sismiche, ad eccezione di quelle a bassa sismicità (zone 3 e 4); 3) gli interventi relativi ad edifici di interesse strategico e alle opere infrastrutturali la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile, nonché relativi agli edifici e alle opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un loro eventuale collasso, situati nelle località sismiche, ad eccezione di quelle a bassa sismicità (zone 3 e 4); b) interventi di “minore rilevanza” nei riguardi della pubblica incolumità: 1) gli interventi di adeguamento o miglioramento sismico di
1. Ai fini dell’applicazione delle disposizioni di cui a capi I, II e IV della parte seconda del presente testo unico, sono considerati, nel rispetto di quanto previsto agli articoli 52 e 83: a) interventi “rilevanti” nei riguardi della pubblica incolumità: 1) gli interventi di adeguamento o miglioramento sismico di costruzioni esistenti nelle località sismiche ad alta sismicità (Zona 1) e a media sismicità (Zona 2, limitatamente a valori di accelerazione ag compresi fra 0,20g e 0,25g); 2) le nuove costruzioni che si discostino dalle usuali tipologie o che per la loro particolare complessità strutturale richiedano più articolate calcolazioni e verifiche, situate nelle località sismiche, ad eccezione di quelle a bassa sismicità (zone 3 e 4); 3) gli interventi relativi ad edifici di interesse strategico e alle opere infrastrutturali la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile, nonché relativi agli edifici e alle opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un loro eventuale collasso, situati nelle località sismiche, ad eccezione di quelle a bassa sismicità (zone 3 e 4); b) interventi di “minore rilevanza” nei riguardi della pubblica incolumità: 1) gli interventi di adeguamento o miglioramento sismico di costruzioni esistenti nelle località sismiche a media sismicità (zona 2, limitatamente a valori di ag compresi fra 0,15 g e 0,20 g) e zona 3);
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Versione previgente (L. n. 156/2019 di conversione D.L. n. 32/2019)
Versione attuale (agg. a L. n. 120/2020 di conversione D.L. 76/2020)
costruzioni esistenti nelle località sismiche a media sismicità (zona 2, limitatamente a valori di ag compresi fra 0,15 g e 0,20 g) e zona 3); 2) le riparazioni e gli interventi locali sulle costruzioni esistenti, compresi gli edifici e le opere infrastrutturali di cui alla lettera a), numero 3); 3) le nuove costruzioni che non rientrano nella fattispecie di cui alla lettera a), n. 2); 3-bis) le nuove costruzioni appartenenti alla classe di costruzioni con presenza solo occasionale di persone e edifici agricoli di cui al punto 2.4.2 del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 17 gennaio 2018; c) interventi “privi di rilevanza” nei riguardi della pubblica incolumità: 1) gli interventi che, per loro caratteristiche intrinseche e per destinazione d’uso, non costituiscono pericolo per la pubblica incolumità. 2. Per i medesimi fini del comma 1, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, d’intesa con la Conferenza Unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, definisce, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, le linee guida per l’individuazione, dal punto di vista strutturale, degli interventi di cui al medesimo comma 1, nonché delle varianti di carattere non sostanziale per le quali non occorre il preavviso di cui all’articolo 93. Nelle more dell’emanazione delle linee guida, le regioni possono confermare le disposizioni vigenti. Le elencazioni riconducibili alle categorie di interventi di minore rilevanza o privi di rilevanza, già adottate dalle regioni, possono rientrare nelle medesime categorie di interventi di cui al comma 1, lettere b) e c). A seguito dell’emanazione delle linee guida, le regioni adottano specifiche elencazioni di adeguamento alle stesse. 3. Fermo restando l’obbligo del titolo abilitativo all’intervento edilizio, non si possono iniziare lavori relativi ad interventi “rilevanti”, di cui al comma 1, lettera a), senza preventiva autorizzazione scritta del competente ufficio tecnico della regione, in conformità all’articolo 94. 4. Fermo restando l’obbligo del titolo abilitativo all’intervento edilizio, e in deroga a quanto previsto all’articolo 94, comma 1, le disposizioni di cui al comma 3 non si applicano per lavori relativi ad interventi di “minore rilevanza” o “privi di rilevanza” di cui al comma 1, lettera b) o lettera c). 5. Per gli stessi interventi, non soggetti ad autorizzazione preventiva, le regioni possono istituire controlli anche con modalità a campione. 6. Restano ferme le procedure di cui agli articoli 65 e 67, comma 1, del presente testo unico.
2) le riparazioni e gli interventi locali sulle costruzioni esistenti, compresi gli edifici e le opere infrastrutturali di cui alla lettera a), numero 3); 3) le nuove costruzioni che non rientrano nella fattispecie di cui alla lettera a), n. 2); 3-bis) le nuove costruzioni appartenenti alla classe di costruzioni con presenza solo occasionale di persone e edifici agricoli di cui al punto 2.4.2 del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 17 gennaio 2018; c) interventi “privi di rilevanza” nei riguardi della pubblica incolumità: 1) gli interventi che, per loro caratteristiche intrinseche e per destinazione d’uso, non costituiscono pericolo per la pubblica incolumità. 2. Per i medesimi fini del comma 1, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, d’intesa con la Conferenza Unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, definisce, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, le linee guida per l’individuazione, dal punto di vista strutturale, degli interventi di cui al medesimo comma 1, nonché delle varianti di carattere non sostanziale per le quali non occorre il preavviso di cui all’articolo 93. Nelle more dell’emanazione delle linee guida, le regioni possono confermare le disposizioni vigenti. Le elencazioni riconducibili alle categorie di interventi di minore rilevanza o privi di rilevanza, già adottate dalle regioni, possono rientrare nelle medesime categorie di interventi di cui al comma 1, lettere b) e c). A seguito dell’emanazione delle linee guida, le regioni adottano specifiche elencazioni di adeguamento alle stesse. 3. Fermo restando l’obbligo del titolo abilitativo all’intervento edilizio, non si possono iniziare lavori relativi ad interventi “rilevanti”, di cui al comma 1, lettera a), senza preventiva autorizzazione del competente ufficio tecnico della regione, in conformità all’articolo 94. 4. Fermo restando l’obbligo del titolo abilitativo all’intervento edilizio, e in deroga a quanto previsto all’articolo 94, comma 1, le disposizioni di cui al comma 3 non si applicano per lavori relativi ad interventi di “minore rilevanza” o “privi di rilevanza” di cui al comma 1, lettera b) o lettera c). 5. Per gli stessi interventi, non soggetti ad autorizzazione preventiva, le regioni possono istituire controlli anche con modalità a campione. 6. Restano ferme le procedure di cui agli articoli 65 e 67, comma 1, del presente testo unico.
Art. 103 T.U. Edilizia Versione previgente
Versione attuale (agg. a L. n. 120/2020 di conversione D.L. 76/2020)
1. Nelle località di cui all’articolo 61 e in quelle sismiche di cui all’articolo 83 gli ufficiali di polizia giudiziaria, gli ingegneri e geometri degli uffici tecnici delle amministrazioni statali e degli uffici tecnici regionali, provinciali e comunali, le guardie doganali e forestali, gli ufficiali e sottufficiali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e in generale tutti gli agenti giurati a servizio dello
1. Nelle località di cui all’articolo 61 e in quelle sismiche di cui all’articolo 83 gli ufficiali di polizia giudiziaria, gli ingegneri e geometri degli uffici tecnici delle amministrazioni statali e degli uffici tecnici regionali, provinciali e comunali, le guardie doganali e forestali, gli ufficiali e sottufficiali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e in generale tutti gli agenti giurati a servizio dello
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Art. 94-bis T.U. Edilizia
GLI INTERVENTI DEL LEGISLATORE PER FAVORIRE E SEMPLIFICARE GLI INTERVENTI DI RIGENERAZIONE IMMOBILIARE
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Le novità in tema di regime autorizzatorio dell’attività edilizia
Art. 103 T.U. Edilizia Versione previgente
Versione attuale (agg. a L. n. 120/2020 di conversione D.L. 76/2020)
Stato, delle province e dei comuni sono tenuti ad accertare che chiunque inizi costruzioni, riparazioni e sopraelevazioni sia in possesso dell’autorizzazione rilasciata dal competente ufficio tecnico della regione a norma degli articoli 61 e 94. 2. I funzionari di detto ufficio debbono altresì accertare se le costruzioni, le riparazioni e ricostruzioni procedano in conformità delle presenti norme.
Stato, delle province e dei comuni sono tenuti ad accertare che chiunque inizi costruzioni, riparazioni e sopraelevazioni sia in possesso dell’autorizzazione rilasciata dal competente ufficio tecnico della regione a norma degli articoli 61 e 94. 2. I funzionari di detto ufficio debbono altresì accertare se le costruzioni, le riparazioni e ricostruzioni procedano in conformità delle presenti norme. ((Ai fini dell’esercizio dell’attività prevista dal presente articolo, sono individuati come prioritari i lavori avviati o effettuati sulla base di autorizzazione rilasciata secondo le modalità di cui all’articolo 94, comma 2-bis)). 3. Eguale obbligo spetta agli ingegneri e geometri degli uffici tecnici succitati quando accedano per altri incarichi qualsiasi nei comuni danneggiati, compatibilmente coi detti incarichi.
3. Eguale obbligo spetta agli ingegneri e geometri degli uffici tecnici succitati quando accedano per altri incarichi qualsiasi nei comuni danneggiati, compatibilmente coi detti incarichi.
8. I regimi autorizzativi speciali per gli interventi incentivati con il c.d. Superbonus e per la realizzazione e/o riqualificazione delle c.d. infrastrutture sociali et similia In aggiunta alle previsioni di carattere generale descritte nel presente capitolo, il Decreto Semplificazioni 2020, nel tentativo di favorire gli interventi di efficientamento energetico e l’adeguamento sismico degli immobili attraverso il meccanismo del c.d. Superbonus 110% ovvero erogato sotto forma di detrazione fiscale cedibile a terzi previsti dall’art. 119 ss. del Decreto Rilancio ha introdotto uno disciplina speciale e a carattere temporaneo per tali interventi. Nel rinviare al Capitolo 7 che segue per l’esame approfondito di tale disciplina, in questa sede basterà evidenziare che gli interventi ammissibili all’incentivo di cui sopra vengono qualificati ex lege come interventi di manutenzione straordinaria e la loro esecuzione viene subordinata ad un regime autorizzatorio speciale, caratterizzato dalla sottoposizione di una comunicazione di inizio lavori semplificata conforme al modello adottato con DM del MIT (la c.d. CILAS). L’unica eccezione al regime semplificato sopra descritto è quello degli interventi di demolizione e ricostruzione ammissibili all’incentivo del Superbonus 110%, i quali – almeno sotto il profilo autorizzativo – soggiacciono alla disciplina della demolizione e ricostruzione che si è cercato di ricostruire nelle pagine precedenti. Un’ulteriore disposizione di carattere eccezionale e temporaneo, efficace attualmente fino 31 dicembre 2022, è quella prevista dall’art. 10, comma 7-ter, del D.L. Semplificazioni 2020. Tale norma, introdotta in sede di conversazione del predetto D.L., disciplina interventi edilizi di ristrutturazione urbanistica e/o edilizia nonché di demolizione e ricostruzione – eseguiti da enti pubblici e/o da società partecipate dagli stessi ma anche da c.d. investitori istituzionali individuati attraverso il rinvio all’art. 1, lettere k), l), o) e r), del D.Lgs.n. 58/1998, il c.d. Testo Unico della Finanza – TUF (ad esempio, le società di gestione del risparmio e le banche di investimento) per la realizzazione o la riqualificazione di edifici esistenti da destinare “ad infrastrutture sociali, strutture scolastiche e universitarie, residenze per studenti, strutture e residenze sanitarie o assistenziali, ostelli, strutture sportive di quartiere ed edilizia residenziale sociale”. In particolare, la norma consente a tali soggetti di realizzare “sotto controllo pubblico” (e quindi previa stipula di una convenzione) i predetti interventi con SCIA, se iniziati entro il 31.12.2022, usufruendo di una serie di interessanti incentivi, quali: • il possibile incremento fino a un massimo del 20% per cento della volumetria o della superficie lorda esistente; • la possibilità di realizzare tali interventi attraverso il mutamento di destinazione d’uso degli edifici, a prescindere dalla destinazione funzionale dell’immobile di “partenza” con un’unica eccezione (la
Le novità in tema di regime autorizzatorio dell’attività edilizia
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GLI INTERVENTI DEL LEGISLATORE PER FAVORIRE E SEMPLIFICARE GLI INTERVENTI DI RIGENERAZIONE IMMOBILIARE
norma infatti esclude espressamente dal suo ambito di applicazione solo il cambio d’uso nell’ipotesi di immobili rurali). Sono comunque fatte salve le norme dell’art. 7 del T.U. in materia di attività edilizia delle PP.AA.e le norme del codice dei beni culturali. La norma prevedeva che la sua effettiva applicazione fosse subordinata all’adozione di apposite disposizioni leggi regionali entro 60 giorni dalla sua entrata in vigore (e quindi entro il 15 novembre 2020), decorsi inutilmente i quali essa è direttamente applicabile.
SINTESI DEGLI ELEMENTI ESSENZIALI E FOCUS SULLA NUOVA CILAS
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Superbonus 110%
7. Analisi della disciplina degli interventi di efficientamento energetico e di riduzione del rischio sismico incentivabili con il meccanismo del c.d. Superbonus 110% con focus sulla nuova CILAS di Erika Baldassarre e Marco Groppo Sommario: 1. Il meccanismo del c.d. Superbonus 100%: elementi essenziali e ambito di applicazione oggettivo e soggettivo; 1.1 L’ambito di applicazione oggettivo; 1.2 L’ambito di applicazione soggettivo: i soggetti che possono accedere al Superbonus 110%; 1.3 Profili temporali e scadenze; 1.4 Lo sconto in fattura e la cessione del credito; 2. La CILAS introdotta dal D.L. Semplificazioni 2021; 2.1 L’ambito di applicazione della nuova CILAS; 3. Cause di decadenza dal beneficio fiscale; 4. Spunti di riflessione sulle conseguenze applicative connesse alla CILAS.
1. Il meccanismo del c.d. Superbonus 100%: elementi essenziali e ambito di applicazione oggettivo e soggettivo Con il c.d. Decreto Rilancio – vale a dire il Decreto Legge n. 34/2020 come convertito con L. 77/2020 – e successivamente con il “Decreto Semplificazioni 2021” (D.L. 77/2021, conv. con L. 108/2021), sono state introdotte e disciplinate le nuove misure di detrazione fiscale del 110% (c.d. Superbonus 110%) per gli interventi di riqualificazione energetica e di riduzione del rischio sismico nell’ambito delle misure di sostegno all’economia previste per fronteggiare le difficoltà economiche e finanziarie connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19. Le nuove agevolazioni, inserite all’interno dell’art. 119 del Decreto Rilancio, rappresentano di certo una significativa opportunità per tutti gli attori coinvolti nella filiera edilizia e delle costruzioni: i committenti, le imprese, i fornitori, professionisti fiscali e legali e soprattutto i tecnici che, in virtù dei requisiti previsti per accedere al Superbonus, giocano un ruolo chiave in questo ambito. Infatti, con l’articolo 119 del Decreto Rilancio è stata incrementata alla misura del 110% l’aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 per specifici interventi di efficientamento energetico (isolamento termico e sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale) e di riduzione del rischio sismico nei condomini e nelle abitazioni singole. Ciò ha comportato sin da subito un intenso dibattito tra tutti gli operatori del settore ed istituzioni a differenti livelli (Ministeri, Agenzia delle Entrate, Comuni ed ENEA) nonché associazioni di categoria e di enti (tra le tante, l’ANCI) scaturito in una serie di modifiche sostanziali del testo originario del decreto. Le principali modifiche introdotte in merito alle agevolazioni previste dal c.d. Superbonus 110% e inserite nell’art. 119 del Decreto Rilancio sono le seguenti. Per quanto concerne la tipologia di interventi, il legislatore ha previsto la necessaria sussistenza di almeno un intervento edilizio cd. “trainante” per avere diritto ad accedere al Superbonus 110% nonché ha stabilito i limiti di spesa per i tre interventi trainanti (definiti dal comma 1 dell’art.119) differenziandoli in funzione della tipologia di edificio interessato. Nel prosieguo viene fornita una rappresentazione degli interventi che consentono l’accesso al beneficio fiscale del Superbonus 110% unitamente alla descrizione che degli stessi viene data dal Decreto Rilancio.
1.1 L’ambito di applicazione oggettivo 1.1.1 Interventi di isolamento termico La prima tipologia di intervento trainante previsto dal comma 1 lettera a) dell’art. 119 consiste nella
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1.1.2 Interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione nei condomini Il secondo intervento trainante disciplinato dal comma 1 lettera b) dell’art. 119 è la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti nei condomini e in particolare la loro sostituzione con impianti centralizzati per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria con caldaie a condensazione (almeno di classe A), pompe di calore, sistemi ibridi, microcogeneratori, collettori solari, caldaie a biomassa 5 stelle e teleriscaldamento (per aree non metanizzate o comuni montani non soggetti a procedura di infrazione comunitaria). Per i suddetti interventi l’ammontare complessivo delle detrazioni passa dai 30.000 euro per ogni unità immobiliare (previsti dal D.L. Rilancio) a: • 20.000 euro per ogni unità immobiliare negli edifici fino ad 8 unità; • 15.000 euro per ogni unità immobiliare negli edifici con più di 8 unità. La sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti (condomini) dovrà inoltre riguardare: • gli impianti di climatizzazione invernale anche se si tratta del solo generatore (Circolare 24/e dell’Agenzia delle Entrate dell’8 agosto 2020); • le sostituzioni delle parti comuni dell’impianto; • l’impianto da sostituire deve essere quello asservito alla climatizzazione invernale degli ambienti e il nuovo impianto deve essere scelto tra quelli elencati (non sono previsti gli impianti a biomassa).
1.1.3 Interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione negli edifici unifamiliari Il terzo intervento trainante previsto dal Decreto Rilancio è la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti per gli edifici unifamiliari (comma 1 lettera c), che dovrà riguardare: • gli impianti di climatizzazione invernale esistenti anche se si tratta del solo generatore (Circolare 24/e Agenzia entrate); • l’impianto da sostituire, che deve essere asservito alla climatizzazione invernale e estiva degli ambienti e il nuovo impianto deve essere scelto tra quelli elencati (sono previsti gli impianti a biomassa).
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lavorazione concernente l’isolamento termico per cui l’ammontare complessivo delle detrazioni è passato dai 60.000 euro per ogni unità immobiliare (previsti dal D.L. Rilancio) ai: • 50.000 euro per gli edifici unifamiliari; • 40.000 euro per gli immobili comprendenti da 2 a 8 unità immobiliari; • 30.000 euro per gli edifici con più di 8 unità immobiliari. L’intervento di isolamento termico oggetto del beneficio deve riguardare: • pareti verticali, interventi sulle parti comuni solo dall’esterno (risposta n. 408 del 22 settembre 2020 dell’Agenzia delle Entrate); • soffitti e pavimenti orizzontali verso esterno, ambienti non climatizzati o terreno; • coperture inclinate verso l’esterno (le coperture inclinate sono state ricomprese dalla conversione in legge del decreto che nella sua prima stesura non aveva considerato questa tipologia di elemento); • la coibentazione del tetto. L’intervento sull’isolamento termico dovrà inoltre comprendere più del 25% della superficie disperdente e i materiali isolanti impiegati per l’involucro dovranno essere conformi ai criteri ambientali minimi indicati nel Decreto Rilancio. Questi criteri ambientali suddetti possono essere indicati, a titolo esemplificativo, quali: utilizzo di prodotti con un quantitativo di materia riciclata; il pannello isolante non dovrà emettere inquinanti come per esempio la formaldeide; l’applicazione dell’isolante dovrà consentire la capacità di essere disassemblato. Inoltre, l’intervento di isolamento termico dovrà consentire il raggiungimento dei requisiti minimi di trasmittanza termica, che in base alla zona climatica sono indicati nell’allegato e del decreto del 6 agosto 2020 e in vigore dal 6 ottobre 2020.
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Inoltre gli interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione su edifici unifamiliari (comma 1 lettera c) si applicheranno anche agli impianti a collettori solari e alle caldaie a biomasse con classe di qualità 5 stelle (per aree non metanizzate e comuni non soggetti a procedura di infrazione comunitaria). Per questi interventi l’ammontare complessivo delle detrazioni non potrà essere superiore ai 30.000 euro comprensive anche delle spese relative allo smaltimento e alla bonifica dell’impianto sostituito.
1.1.4 Tipologie di immobili che possono beneficiare del Superbonus 110% Gli immobili che possono beneficiare della detrazione maggiorata sono pertanto sia gli edifici plurifamiliari (condomini) che gli edifici unifamiliari (abitazioni singole). I primi (gli edifici plurifamiliari) devono essere costituiti da due o più unità immobiliari ma non devono necessariamente essere costituiti in condomini (Circolare Agenzia delle Entrate 24/E, cfr. punto 1.1). In ogni caso, è stato chiarito (sempre dalla Circolare 24/E Agenzia Entrate) che il Superbonus 110% agli edifici plurifamiliari non si applica nei seguenti casi: • nel caso in cui la superficie delle unità immobiliari ad uso residenziale sia inferiore al 50% dell’intera superficie; • per gli interventi realizzati sulle parti comuni a due o più unità immobiliari distintamente accatastate di un edificio interamente posseduto da un unico proprietario o in comproprietà fra più soggetti. Per edificio unifamiliare si intende invece quello riferito ad un’unica unità immobiliare di proprietà esclusiva, funzionalmente indipendente, che disponga di uno o più accessi autonomi dall’esterno e destinato all’abitazione di un singolo nucleo familiare. Un’unità immobiliare può ritenersi come “funzionalmente indipendente” qualora sia dotata di installazioni o manufatti di qualunque genere quali impianti per l’acqua, per il gas, per l’energia elettrica, per il riscaldamento di proprietà esclusiva (ad uso/ autonomo esclusivo) e la presenza di un “accesso autonomo dall’esterno” (Circolare 24/E Agenzia Entrate). Per ‘’accesso autonomo dall’esterno’’ si intende un accesso indipendente, non comune ad altre unità immobiliari, chiuso da cancello o portone d’ingresso che consenta l’accesso dalla strada o da cortile o giardino anche di proprietà non esclusiva (Decreto Legge 14 agosto 2020 n. 104 art. 80 Comma 5-bis). In ogni caso è stato chiarito che il Superbonus 110% agli edifici unifamiliari e plurifamiliari non si applica alle unità immobiliari appartenenti alle categorie catastali: • A1 (abitazioni di tipo signorile); • A8 (abitazioni in ville); • A/9 (castelli, palazzi di eminenti pregi storici o artistici per le unità immobiliari non aperte al pubblico). Inoltre accedono al Superbonus 110% anche gli edifici senza attestato di prestazione energetica in quanto sprovvisti di copertura o di muri perimetrali (oppure di entrambi) purché al termine degli interventi raggiungano la classe energetica di fascia A.
1.1.5 La nozione di intervento trainante Il comma 2 dell’art. 119 del Decreto Rilancio, introducendo il concetto di intervento trainante e intervento trainato, prevede la possibilità di usufruire del Superbonus 110% anche per gli interventi di cui all’articolo 14 del decreto legge 4 giugno 2013, n. 63 vale a dire per tutti gli interventi che anche in precedenza beneficiavano delle detrazioni fiscali di efficienza energetica. Pertanto tali interventi possono essere oggetto di detrazione al 110% se eseguiti insieme ad almeno uno degli interventi trainanti di cui al comma 1 art. 119 del Decreto Rilancio.
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Sono da considerarsi interventi trainati: • l’installazione di impianti solari fotovoltaici e di sistemi di accumulo integrati. In ogni caso la detrazione al 110% è subordinata alla cessione al GSE dell’energia prodotta e non consumata. La detrazione non è cumulabile con altre agevolazioni previste in materia e in ogni caso il Superbonus 110% per gli impianti solari fotovoltaici vale sia per quelli installati su edifici che per quelli realizzati su strutture pertinenziali agli edifici; • l’installazione di colonnine elettriche per la ricarica dei veicoli elettrici; • la sostituzione degli infissi. Inoltre sempre in virtù della previsione di cui al comma 2 dell’art. 119 del Decreto Rilancio, in presenza di edifici soggetti ai vincoli paesaggistici, paesistici o culturali, previsti dal “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (D.Lgs. 42/2004,) o di strumenti di governo del territorio, regolamenti edilizi, piani regolatori e disposizioni ambientali, che impediscono di effettuare uno degli interventi trainanti, sarà possibile accedere alla detrazione del 110% esclusivamente a seguito dell’esecuzione degli interventi “trainati” (es. infissi, schermature, ecc.) purché sia garantito il miglioramento di 2 classi energetiche o il conseguimento della classe energetica più alta (art. 119 comma 3 del Decreto Rilancio) comprovata con dichiarazione asseverata di un tecnico abilitato. In questo caso pertanto gli interventi trainati daranno diritto alla detrazione anche senza essere legati ad un intervento trainante atteso che, proprio per particolari caratteristiche degli asset (es. vincoli urbanistici e culturali ecc.) negli edifici sottoposti a vincolo bisogna considerare che in non poche fattispecie di realizzazione di lavorazioni è possibile intervenire su tutti gli elementi del costruito da variare, impianto e di effettuare interventi di isolamento delle pareti verticali. La conversione in legge del Decreto Rilancio consente quindi a questa particolare tipologia di edifici di accedere al Superbonus 110% anche con i soli interventi trainati – come la sostituzione dei serramenti o l’installazione delle schermature mobili – previo rispetto delle caratteristiche sopra indicate. Il Decreto Rilancio (comma 3 dell’art. 119) definisce poi i requisiti che il progetto di riqualificazione dell’edificio, costruito con l’insieme degli interventi di cui ai commi 1 e 2, deve rispettare ai fini dell’accesso alla detrazione al Superbonus 110%. Si tratta dei requisiti minimi di cui decreto ministeriale 26 giugno 2015, che regola le verifiche di progetto per gli interventi energetici degli edifici e le specifiche previste all’interno del decreto requisiti ecobonus (pubblicato sulla G.U.R.I. n. 246 del 5 ottobre 2020). In questi decreti sono disciplinate le verifiche di trasmittanza, le verifiche di efficienza, le verifiche relative agli indici di prestazione energetica a seconda della tipologia dei lavori affrontati. La Conversione in legge del Decreto Rilancio annovera inoltre tra gli interventi ammessi all’agevolazione Superbonus 110% anche quelli che implichino demolizione e ricostruzione: la ricostruzione può avvenire anche fuori sagoma e in una sede diversa all’interno del medesimo lotto, ma deve rispettare il volume lordo precedente la demolizione o al più un volume minore confrontato con quello di partenza (comma 3 art. 119 del Decreto Rilancio). Peraltro, come si vedrà nel paragrafo che segue, questi interventi non rientrano nel perimetro delle lavorazioni che possono essere eseguite attraverso la cd. “CILA Superbonus” o “CILAS” a seguito dell’entrata in vigore e conversione in legge del Decreto Semplificazioni 2021 e, pertanto, gli stessi potranno essere posti in essere a seguito della presentazione di apposita SCIA o dell’ottenimento di un permesso di costruire, a seconda dello specifico intervento da eseguire. Le nuove misure di detrazione fiscale del 110% oltre che per gli interventi di riqualificazione energetica sopra esaminati sono state introdotte anche per gli interventi di riduzione del rischio sismico. In particolare, l’art. 119 comma 4 del Decreto Rilancio prevede l’applicazione della detrazione nella misura del 110% anche per gli interventi antisismici degli edifici in classe sismica 1 – 2 e 3 mediante un rinvio “diretto” agli interventi previsti dall’art. 16, commi da 1-bis a 1-septies del D.L. 63/2013. Tali interventi possono essere portati in detrazione nella misura del 110% senza che sia necessa-
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rio che le opere di messa in sicurezza statica determinino anche una modifica della classe di rischio dell’edificio essendo invece sufficiente che gli interventi effettuati migliorino la rigidezza o il comportamento statico dell’edificio (Circolare 24/E Agenzia Entrate). È invece necessaria l’asseverazione della valutazione sismica prima dell’intervento e successivamente allo stesso, che dovrà essere allegata alla richiesta del titolo abilitativo, quale requisito per accedere al c.d. Sismabonus. Nel caso di realizzazione di interventi antisismici, il Superbonus 110% è riconosciuto anche per la realizzazione di interventi di monitoraggio strutturale continuo (art. 119, comma 4-bis del D.L. Rilancio).
1.1.6 Limiti quantitativi per l’accesso al Superbonus Gli importi di spesa ammessi al Superbonus per questi interventi sono pari a: • 96.000 euro nel caso di interventi realizzati su singole unità immobiliari; • 96.000 euro nel caso di acquisto di “case antisismiche”; • 96.000 euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari di ciascun edificio, per gli interventi sulle parti comuni di edifici in condominio. Il limite di spesa ammesso alla detrazione è da intendersi annuale e riguarda il singolo immobile. Nell’ipotesi in cui gli interventi realizzati in ciascun anno consistano nella mera prosecuzione di lavori iniziati negli anni precedenti sulla stessa unità immobiliare, ai fini della determinazione del limite massimo delle spese ammesse in detrazione, occorrerà tenere conto anche delle spese sostenute negli anni pregressi. Si avrà, quindi, diritto all’agevolazione solo se la spesa per la quale si è già fruito della relativa detrazione nell’anno di sostenimento non ha superato il limite complessivo. In caso di più soggetti aventi diritto alla detrazione (comproprietari, ecc.), tale limite dovrà essere ripartito tra gli stessi per ciascun periodo d’imposta in relazione alle spese sostenute ed effettivamente rimaste a carico. L’ammontare massimo di spesa ammessa alla detrazione andrà riferito all’unità abitativa e alle sue pertinenze unitariamente considerate, anche se accatastate separatamente. Passando ad analizzare il limite di spesa massimo ammissibile per il Superbonus 110%, ogni spesa dovrà rispettare i massimali di costo specifici per ogni singola tipologia di intervento. In pratica, se una ristrutturazione prevede la redazione di un’asseverazione da parte del tecnico abilitato questa dovrà rientrare nei costi massimi per tipologia di intervento e rispettare i seguenti criteri: • i costi per tipologia di intervento dovranno essere inferiori o uguali ai prezzi medi delle opere compiute riportate nei prezzari predisposti dalle regioni e dalle province autonome territorialmente competenti di concerto con le articolazioni territoriali del Ministero dei trasporti relativi alla regione in cui si trova l’immobile; • se i prezzari non riportano le voci relative agli interventi o a parte di essi, il tecnico abilitato dovrà determinare i nuovi prezzi per tali interventi in maniera analitica; • sono detraibili gli oneri per le prestazioni professionali connesse alla realizzazione degli interventi, per la redazione dell’attestazione di prestazione energetica e per l’asseverazione, secondo i valori massimi stabiliti dal decreto del Ministero della giustizia del 17 giugno 2016. In sostanza, il tecnico incaricato di sottoscrivere l’asseverazione dovrà allegare il computo metrico garantendo in questo modo che siano rispettati i costi massimi per tipologia di intervento in ottemperanza ai criteri sopra indicati. Se i costi risulteranno maggiori rispetto ai massimali indicati per il tipo di intervento in causa la detrazione sarà possibile solo nel limite individuato dalla normativa. È espressamente previsto che i tecnici abilitati suddetti debbano stipulare una polizza di assicurazione della responsabilità civile, con massimale adeguato al numero delle attestazioni o asseverazioni rilasciate e agli importi degli interventi oggetto delle predette attestazioni o asseverazioni e, comunque, non inferiore a 500.000 euro, al fine di garantire ai propri clienti e al bilancio dello Stato il risarcimento dei danni eventualmente provocati dall’attività prestata.
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L’ACCESSO AL SUPERBONUS 110% IN SINTESI In sintesi, per accedere al Superbonus 110%: • è necessario effettuare almeno un intervento trainante; • gli interventi devono rispettare i costi massimi previsti dai vari preziari o, in alternativa, nel caso in cui sia necessaria l’analisi di prezzi, i costi massimi devono essere quelli stabiliti dalla normativa; • gli interventi, nel loro complesso, devono perseguire l’aumento di almeno di due classi energetiche o, qualora questo non fosse possibile, il conseguimento della classe energetica più alta; • l’aumento delle due classi o il raggiungimento della classe superiore e i costi devono essere asseverati da professionisti abilitati.
1.2 L’ambito di applicazione soggettivo: i soggetti che possono accedere al Superbonus 110% I soggetti che possono usufruire del Superbonus 110% sono: • i condomini; • le persone fisiche che sono uniche proprietarie (anche in comproprietà indivisa, ad esempio per successione ereditaria) di edifici composti da due a quattro unità immobiliari, singolarmente accatastate e non funzionalmente indipendenti ovvero prive di accesso autonomo (modifica introdotta dalla legge di bilancio 2021 che ha modificato l’articolo 119 del decreto Rilancio). • gli istituti autonomi case popolari e altri enti con le medesime finalità sociali, che rispettino i requisiti europei dell’in-house providing, per gli immobili di loro proprietà e per quelli gestiti per conto dei comuni; • le cooperative di abitazioni per gli immobili da esse posseduti o assegnati in godimento ai propri soci; • gli enti del terzo settore (organizzazioni non lucrative di utilità sociale ex D.lgs 460/1997), organizzazioni di volontariato iscritte nei registri, associazioni di promozione sociale registrate; • le associazioni e le società sportive dilettantistiche registrate sulle parti di immobili destinati a spogliatoi. Per le persone fisiche pertanto, l’agevolazione spetta anche se: • gli interventi sono realizzati sulle parti comuni di edifici non in condominio, se composti da 2 a 4 unità immobiliari appartenenti ad un unico proprietario o in comproprietà tra persone fisiche; • riferita alle spese sostenute a partire dal 1° gennaio 2021, anche se in tale ultima ipotesi i predetti soggetti potranno beneficiare del Superbonus 110% per gli interventi di efficienza energetica realizzati su un numero massimo di due unità immobiliari. Ai fini della verifica del limite delle quattro “unità immobiliari”, invece, in assenza di specifiche indicazioni nella norma i lavori parlamentari hanno portato a evincere che “si ritiene che le pertinenze non debbano essere considerate autonomamente anche se distintamente accatastate” (risposta all’interrogazione in Commissione Finanze n. 5-05839 del 29 aprile 2021). Pertanto, a titolo di esempio, potrà fruire del Superbonus 110% anche l’unico proprietario di un edificio composto da 4 unità immobiliari abitative e 4 pertinenze, che realizza interventi finalizzati al risparmio energetico sulle parti comuni del predetto edificio. Per usufruire della detrazione si dovrà possedere o detenere l’immobile in base a un titolo idoneo. In particolare, la detrazione spetta: • ai proprietari e nudi proprietari; • ai titolari di un diritto reale di godimento quali usufrutto, uso, abitazione o diritto di superficie; • ai locatari o comodatari (previo consenso del legittimo possessore); • ai familiari conviventi del possessore o detentore dell’immobile ristrutturato, a condizione che sostenga le spese e siano intestati a lui bonifici e fatture; • al convivente more uxorio del proprietario dell’immobile anche in assenza di un contratto di comodato.
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NOTA BENE
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Non occorre pertanto essere titolari del diritto di proprietà dell’edificio oggetto dell’intervento, potendo infatti beneficiare dell’agevolazione fiscale anche: i titolari di diritto reale di godimento (usufrutto, uso e abitazione o diritto di superficie), i nudi proprietari, i detentori con contratto di locazione o comodato regolarmente registrato purché muniti del consenso all’esecuzione dei lavori da parte sia del proprietario che dei familiari del possessore o detentore. Per i lavori effettuati sulle parti comuni di un condominio nel quale si trovino esercenti attività di impresa o arte o professione, anche questi ultimi soggetti potranno beneficiare dell’agevolazione fiscale. La spesa massima detraibile è riferita all’immobile da dividere tra gli aventi diritto in base alla quota parte di spesa sostenuta. In caso di cessione dell’immobile su cui sono stati eseguiti interventi, le quote residue di Superbonus 110% passeranno all’acquirente salvo diverso accordo tra le parti; in caso di successione invece passeranno all’erede che materialmente dispone dell’immobile. Qualora su di uno stesso immobile vengano eseguiti più interventi che diano diritto al Superbonus 110%, la spesa massima detraibile sarà data dalla somma dei limiti di spesa fissati per ogni intervento. In pratica, ogni intervento effettuato manterrà il proprio massimale di spesa ma dovranno essere contabilizzate distintamente le spese riferite ai diversi interventi. Nel caso in cui gli interventi agevolati comportino l’accorpamento di più unità abitative o la suddivisione in più immobili di un’unica unità, per individuare il limite di spesa si farà riferimento alla situazione di partenza desumibile dalla situazione catastale originaria attraverso la consultazione di una visura catastale storica dell’immobile. Per gli interventi condominiali, la spesa detraibile che spetta ad ogni condomino sarà fissata in base ai millesimi di parti comuni di sua competenza risultanti dal regolamento di condominio. Per il calcolo della spesa massima agevolabile per uno specifico intervento, quando vengono considerate il numero di unità immobiliari coinvolte, devono essere considerate anche le pertinenze. Ad esempio, in un condominio di 4 abitazioni e 4 pertinenze il calcolo della spesa massima ammissibile è fatto moltiplicando per 8 il valore base dell’intervento. Qualora ci siano soggetti proprietari esclusivamente di pertinenze in un condominio che accede al Superbonus 110%, questi avranno diritto alla detrazione in base alla spesa sostenuta per i millesimi di proprietà risultanti dal regolamento di condominio. La detrazione del 110% si applica anche alle spese funzionali all’esecuzione dell’intervento, quali l’acquisto di materiali, la progettazione e le spese professionali, perizie, installazione di ponteggi, smaltimento dei materiali rimossi, Iva, imposta di bollo, diritti sui titoli abilitativi edilizi. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che l’eventuale contributo pagato all’amministratore di condominio non rientra tra le spese detraibili (cfr. Risposta n. 480/2021). Allo stesso modo anche la spesa per il cd. general contractor, intesa quale impresa edile che in forza di unitario contratto di appalto coordina un pacchetto “chiavi in mano” di opere, non è detraibile per tali costi in quanto trattasi di spese non direttamente correlate all’intervento di efficientamento energetico.
1.3 Profili temporali e scadenze Per quanto riguarda invece la validità temporale, la detrazione fiscale del 110% vale per i lavori effettuati a partire dal 1° luglio 2020 con scadenze differenziate in base ai soggetti che li attuano. L’applicazione della detrazione del 110% è attualmente prorogata nei seguenti termini: • edifici unifamiliari: 30 giugno 2022; • edifici plurifamiliari/condomini: 31 dicembre 2022; • interventi eseguiti da persone fisiche su edifici composti da 2 a 4 unità immobiliari, anche se posseduti in esclusiva o in comproprietà: 31 dicembre 2022 se al 30 giugno dello stesso anno si è raggiunto almeno il 60% dei lavori, altrimenti 30 giugno 2022; • interventi eseguiti da IACP: 31 dicembre 2023 se al 30 giugno 2023 si è raggiunto almeno il 60% dei lavori, altrimenti 30 giugno 2023.
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1.4 Lo sconto in fattura e la cessione del credito L’articolo 121 del Decreto Rilancio ha, inoltre, previsto, per gli interventi espressamente elencati nel comma 2 (ivi compresi quelli che danno diritto al Superbonus 110%), la possibilità di optare, in luogo della fruizione diretta della detrazione, per; • un contributo sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto e anticipato dai fornitori che hanno effettuato gli interventi (c.d. sconto in fattura); o, in alternativa, • per la cessione a soggetti terzi (compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari) del credito corrispondente alla detrazione spettante. Pertanto, il Decreto Rilancio, tra le tante misure adottate per favorire la ripresa economica del paese per far fronte alla situazione pandemica dovuta alla diffusione del Coronavirus, ha introdotto il regime che consente di cedere a terzi le posizioni che emergono da determinate agevolazioni in alternativa all’utilizzo da parte di chi è soggetto beneficiario della detrazione. Peraltro, questa tipologia (sperimentale), adottata nel contesto di emergenza epidemiologica, viene mutuata dalla disciplina in materia di “ecobonus” e “sismabonus” di cui agli artt. 14 e 16 del D.L. 4 giugno 2013, n. 63, in base alla quale il soggetto identificato come beneficiario della detrazione, in alternativa alla fruizione diretta di quest’ultima, può esercitare opzioni simili a quelle sopra descritte (Cfr. Brunello, Fasola). Prima dell’introduzione del Decreto Rilancio, tuttavia, la cessione a terzi di tali incentivi di natura fiscali erano sottoposti a rilevanti limitazioni.
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Tuttavia, come si legge dalle prime informazioni relative alla nota di aggiornamento al DEF (la cd. “NADEF”) recentissimamente approvata dal Governo il 29 settembre 2021 potrebbe comportare un generale slittamento dei termini suddetti al 31 dicembre 2023, ovvero ad altra differente data e con possibili mutamenti rispetto all’attuale impostazione normativa. Tuttavia, occorre monitorare le possibili variazioni a questa determinazione inserita nella NADEF. Si ricordi che la NADEF rientra nei documenti di finanza pubblica contengono le politiche economiche e finanziarie decise dal Governo, documenti programmatici che nel corso degli ultimi decenni hanno assunto sempre di più un ruolo chiave nella definizione ed esposizione delle linee guida di politica economica del Paese. I loro contenuti vengono di norma poi recepiti nella legge di bilancio annuale, da approvare entro il 31 dicembre. Appare quindi ragionevole attendersi – come auspicato dalla maggioranza degli operatori del settore – delle novità sul punto entro la fine dell’anno in corso. In attesa della possibile variazione suddetta, per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2021, la detrazione dovrà essere ripartita in 5 quote annuali di pari importo, mentre per la parte di spesa sostenuta nel 2022 andrà ripartita in 4 quote annuali di pari importo. Solo per gli Istituti autonomi case popolari (IACP) e per gli altri enti aventi le medesime finalità sociali, il Superbonus 110% è stato prorogato fino al 31 dicembre 2022 (il precedente termine era il 30 giugno 2022) con ripartizione in 4 quote annuali di pari importo della parte di spesa sostenuta a partire dal 1° luglio 2022. Si tenga in considerazione che nella fattispecie trova applicazione il “criterio di cassa” dei pagamenti e quindi le spese si considerano sostenute nell’anno in cui sono state pagate, a prescindere dalla data della fattura emessa. Per i pagamenti condominiali farà invece fede la data del bonifico del condominio e non quella di versamento delle rate dei singoli condomini. È inoltre prevista un’ulteriore possibilità di proroga del Superbonus 110% in caso di stato avanzato dei lavori (almeno il 60% dell’intervento complessivo): • per gli interventi effettuati dai condomìni per i quali al 30 giugno 2022 viene raggiunta la percentuale del 60%, il Superbonus 110% spetterà anche per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2022; • per gli interventi effettuati dagli Iacp per i quali al 31 dicembre 2022 viene raggiunta la percentuale del 60%, il Superbonus 110% spetterà anche per le spese sostenute fino al 30 giugno 2023.
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Le relative modalità attuative sono disciplinate dal provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate dell’8 agosto 2020, prot. n. 283847/2020. L’esercizio dell’opzione di cessione del credito prevista dall’art. 121 è molto vantaggioso per due tipologie di situazioni (non necessariamente alternative). Infatti, l’opzione in essa integrata consente: • a soggetti che in via prospettica abbiano un debito di imposta non sufficientemente ampio per poter usufruire integralmente della detrazione (e a ciò si aggiunga che le quote di Superbonus 110% non detratte dall’imposta lorda di ciascun anno non sono recuperabili dal contribuente); • a soggetti che vogliano beneficiare da subito della detrazione senza attendere le modalità ordinarie di dichiarazione fiscale. Per gli interventi che danno diritto al Superbonus 110%, in caso di esercizio dell’opzione per lo sconto in fattura o nell’ipotesi di cessione del credito d’imposta, in aggiunta agli adempimenti ordinariamente previsti, il legislatore richiede espressamente l’apposizione del visto di conformità – ai sensi dell’articolo 35 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241 – su un’apposita comunicazione da inoltrare all’Agenzia delle entrate, che attesti la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d’imposta. Tale visto potrà essere rilasciato solo dai soggetti abilitati (principalmente commercialisti e consulenti del lavoro abilitati alla trasmissione telematica delle dichiarazioni). Si evidenzia che le due alternative previste – sconto in fattura o cessione del credito di imposta a terzi – presentano alcune differenze rilevanti, che possono incidere sulla scelta del contribuente di avvalersi dell’una o dell’altra opzione prevista. In caso di sconto in fattura vi è una relazione prestabilita tra l’importo dello sconto praticato e l’ammontare della detrazione “ceduta”, che non sembra lasciare spazio all’autonomia privata delle parti coinvolte. Nel caso del c.d.“Superbonus” al 110%, infatti il contribuente “esaurisce” la detrazione fruendo di uno sconto pari al 100% del corrispettivo dovuto, mentre il fornitore diviene titolare di un credito d’imposta pari al 110% del corrispettivo stesso. La previsione in questione risulta pertanto particolarmente interessante – oltre che per il contribuente – anche per il fornitore, che a fronte del possibile “svantaggio” finanziario, dovuto alla non immediata utilizzabilità del credito in compensazione, potrà però realizzare un ulteriore provento del 10%. La formulazione del provvedimento attuativo (e dello stesso art. 121, comma 1, lett. a) del Decreto Rilancio) consente di ritenere, peraltro, che l’opzione per lo sconto possa essere parziale, cioè possa riguardare anche solo una parte della detrazione spettante. Le peculiarità del meccanismo dello sconto in fattura, infine, inducono a ritenere che il contribuente debba avvalersi di tale opzione entro la data di pagamento della fattura, potendo eventualmente ricorrere, in seguito, solo alla cessione del credito. In merito a questa seconda opzione va precisato che la cessione del credito a terzi può essere disposta, per espressa previsione di legge, in favore di “altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari”. La platea dei potenziali cessionari è dunque molto vasta. Si noti, oltretutto, che fra di essi sono ricompresi anche gli stessi fornitori, ai quali, quindi, la detrazione può essere trasferita sia mediante lo sconto in fattura, sia mediante la cessione. Ciò premesso, a differenza di quanto accade per lo sconto in fattura, la determinazione del corrispettivo della cessione non è soggetta ad alcun automatismo, e può quindi essere negoziata dalle parti. Pertanto il cessionario potrà anche acquistare il credito a sconto, dunque a un prezzo inferiore al valore nominale. A prescindere dal corrispettivo concordato, il credito d’imposta sarà in ogni caso pari all’importo della detrazione spettante. Sulla base della formulazione del provvedimento attuativo, inoltre, sembra pertanto da ritenere che l’opzione non possa essere parziale, ma debba riguardare l’intera detrazione spettante. Tuttavia, l’opzione per la cessione del credito d’imposta può essere esercitata anche per le rate resi-
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NOTA BENE OBIETTIVI DEL DECRETO SEMPLIFICAZIONI 2021 E PNRR Il nuovo Decreto Semplificazioni 2021 si propone, di fatto, i seguenti macro-obiettivi: 1) definire la strategia e il sistema di governance nazionali per l’attuazione degli interventi relativi al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e al Piano Nazionale per gli Investimenti Complementari (PNC); 2) imprimere un impulso decisivo allo snellimento delle procedure amministrative in tutti i settori incisi dalle previsioni dei predetti piani per consentire un’efficace, tempestiva ed efficiente realizzazione degli interventi ad essi riferiti. In particolare, l’intervento normativo apporta semplificazioni finalizzate alla transizione energetica ed all’innovazione tecnologica, così come semplificazioni delle procedure di appalto, implementazione dell’istituto silenzio assenso e dei poteri sostitutivi per accelerare i procedimenti amministrativi. Le più importanti novità introdotte relativamente alla detrazione spettante nella misura del 110% a fronte della effettuazione di determinati interventi edilizi riguardano: • gli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche; • l’estensione dei benefici del Superbonus 110% alle categorie catastali B/1, B/2 e D/4; • l’introduzione di una comunicazione di inizio dei lavori in forma semplificata (CILAS); • la deroga sulle distanze del cappotto termico; • l’ampliamento del termine per il trasferimento della residenza e l’agevolazione prima casa per la cessione delle unità immobiliari ai fini della fruizione del sismabonus; • la non decadenza dall’agevolazione nei casi di mere violazioni formali. Analizzando le singole novità introdotte con il Decreto Semplificazioni 2021, in primo luogo emerge che per gli interventi realizzati con l’obiettivo di eliminare le barriere architettoniche è ora prevista l’inclusione tra gli interventi trainati. Pertanto l’intervento in questione seguirà la regola generale dell’agevolazione, vale a dire la neces-
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due non fruite delle detrazioni riferite alle spese sostenute negli anni 2020 e 2021; l’opzione si riferisce a tutte le rate residue ed è irrevocabile. Nel caso del Superbonus 110% il visto di conformità attesterà pertanto, in base alla documentazione prodotta dal contribuente afferente all’intervento, la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d’imposta. I soggetti che rilasceranno il visto di conformità dovranno anche verificare la presenza delle asseverazioni e delle attestazioni rilasciate dai tecnici incaricati in quanto obbligatorie. Anche per le spese sostenute nel 2022 sarà possibile optare in luogo dell’utilizzo diretto della detrazione del 110% per: • un contributo sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto fino a un importo massimo pari al corrispettivo stesso anticipato dai fornitori che hanno effettuato gli interventi e da questi ultimi recuperato sotto forma di credito d’imposta, pari alla detrazione spettante, con facoltà di successiva cessione ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e altri intermediari finanziari; • la cessione di un credito d’imposta di pari ammontare con facoltà di successiva cessione ad altri soggetti compresi istituti di credito e altri intermediari finanziari. L’introduzione dei meccanismi sopra indicati è stata accolta con particolare favore, in quanto, ampliando le possibilità di fruizione delle agevolazioni fiscali ha incentivato anche sotto questo profilo il sostenimento delle spese e degli investimenti agevolati, con ciò contribuendo al rilancio dell’economia del Paese. Gli artt. 33 e 33-bis del Decreto Semplificazioni 2021, come modificati in sede di conversione dalla Legge n. 108/2021 hanno infine ampiamente modificato le disposizioni contenute nell’art. 119 del D.L. n. 34/2020 in relazione al c.d. Superbonus 110%.
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sità che sia effettuato congiuntamente con un intervento “trainante”, per poter usufruire dell’agevolazione pari al 110%. Va inoltre ricordato che, in relazione alla fattispecie riconducibile all’eliminazione delle barriere architettoniche, gli interventi in questione riguardano interventi quali l’installazione di ascensori o montacarichi nonché interventi che hanno come finalità la realizzazione di ogni strumento che, attraverso la comunicazione o la robotica ed ogni altro mezzo di tecnologia più avanzata, sia adatto a favorire la mobilità interna ed esterna all’abitazione in relazione a persone portatrici di handicap secondo le definizioni di cui alla Legge n. 104/1992 o che comunque abbiano un’età superiore a 65 anni. Tra le modifiche introdotte dal Decreto Semplificazioni 2021 vi è poi l’inserimento del comma 10-bis dove viene specificato che sono ammesse alla super agevolazione anche le categorie catastali B/1, B/2 e D/4. Rientrano tra questi immobili: i collegi, i convitti, gli educandati, i ricoveri, gli orfanotrofi, i seminari, i conventi, gli ospizi e le caserme, le case di cura e gli ospedali (con e senza fine di lucro). È necessario però che i possessori siano in possesso di determinati requisiti ovvero: • svolgano attività di prestazione di servizi socio-sanitari e assistenziali; • i membri del consiglio di amministrazione non percepiscano alcun compenso o indennità di carica e abbiano un contratto regolarmente registrato di proprietà, usufrutto (da cui discenda un titolo di nuda proprietà) o comodato d’uso gratuito. In tali casi, il limite di spesa ammesso alle detrazioni verrà moltiplicato per il rapporto tra la superficie complessiva dell’immobile oggetto degli interventi di efficientamento energetico, di miglioramento o di adeguamento antisismico e la superficie media di una unità abitativa immobiliare, come ricavabile dal Rapporto Immobiliare pubblicato dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate (i.e. OMI). Tra le novità, c’è parimenti da segnalare la deroga sulle distanze per gli interventi di dimensionamento del cappotto termico e del cordolo sismico. In particolate in materia di distanze minime tra edifici, con una modifica al comma 3, viene previsto che in deroga a quanto disciplinato dall’art. 873 del Codice Civile, gli interventi che riguardano il dimensionamento del cappotto termico e del cordolo sismico non concorreranno al conteggio della distanza e dell’altezza sia in relazione agli interventi di recupero del patrimonio edilizio di cui all’art. 16-bis del T.U.I.R. che per gli interventi rientranti nel Superbonus 100%. Vi è poi l’ampliamento dei termini per il trasferimento della residenza e in particolare – ai fini della fruizione dell’agevolazione “prima casa” in relazione a quegli immobili che sono sottoposti ad uno o più interventi trainanti previsti dal comma 1 del medesimo art. 119 – il nuovo termine passa da 18 a 30 mesi. Pertanto chi acquista una prima casa oggetto di interventi di ristrutturazione relativi al Superbonus 110% avrà 30 mesi di tempo, e non 18, per stabilire la residenza nel Comune. Più tempo dunque per cambiare la residenza in caso di acquisto della prima casa oggetto di lavori di riqualificazione energetica trainanti e che rientrano nel Superbonus 110% con il fine di non perdere le agevolazioni. Anche il termine di 18 mesi entro il quale le imprese devono procedere alla cessione delle unità immobiliari al fine di consentire al soggetto acquirente di fruire del sismabonus è stato elevato a 30 mesi (come previsto dal comma 10-quater dell’art. 119 del D.L. n. 34/2020, introdotto anch’esso in sede di conversione del D.L. n. 77/2021 con l’art. 33-bis). Il nuovo comma 5-bis, introdotto in sede di conversione in legge del D.L. n. 77/2021, disciplina invece l’ipotesi della non decadenza dall’agevolazione nei casi di mere violazioni formali. Viene introdotta una previsione con cui si stabilisce che le violazioni meramente formali, vale a dire quelle violazioni che non arrecano pregiudizio all’esercizio delle azioni di controllo in merito alla tipologia di intervento per accedere all’incentivo, non comporteranno la decadenza delle agevolazioni fiscali limitatamente alla irregolarità od omissione riscontrata. Nel caso in cui, invece, le violazioni riscontrate nell’ambito dei controlli da parte delle autorità
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2. La CILAS introdotta dal D.L. Semplificazioni 2021 Sulla scia della normativa emergenziale avviata con l’emanazione del Decreto Rilancio, il Decreto Semplificazioni 2021 ha introdotto alcuni correttivi in ambito edilizio al meccanismo di accesso al Superbonus 110, inteso quale misura di incentivazione fiscale dalla chiara rilevanza per il settore dell’edilizia italiano. Come noto, il PNRR prevede interventi di semplificazione per l’edilizia e l’urbanistica nonché per la rigenerazione urbana volti ad accelerare l’efficienza energetica e la rigenerazione urbana. In particolare, tali interventi hanno la finalità di “rimuovere gli ostacoli burocratici all’utilizzo del Superbonus 110%, la cui attuazione ha incontrato molti ostacoli connessi alla necessità di attestare la conformità edilizia dei fabbricati, particolarmente complessa per gli edifici più risalenti nel tempo” (cfr. Quaderno ANCI del 28.07.2021). Questa misura ha lo scopo di intervenire al fine di superare (o, quanto meno, mitigare) alcune zone d’ombra inerenti a tematiche della disciplina stessa quali lo stato di conformità urbanistica-edilizia degli edifici nel nostro paese, l’eterogeneità delle normative regionali e delle prassi locali unite alla necessità della Pubblica Amministrazione di “transizione digitale”. Su quest’ultimo argomento, peraltro, giova ricordare che una significativa porzione delle risorse (40,32 miliardi di Euro proprio per “digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo”) del PNRR sono destinate proprio alla transizione digitale con la conseguenza che, sul punto, gli operatori assisteranno – ad implementazione del PNRR – ad una vera rivoluzione digitale della PA che, per l’effetto, impatterà anche sul modo di operare in edilizia.
NOTA BENE SEPARAZIONE DEGLI ASPETTI FISCALI E GIURIDICI: NON NECESSITÀ DELLO STATO LEGITTIMO PER IL BENEFICIO FISCALE Il Decreto Semplificazioni 2021 ha operato una netta scissione tra i risvolti fiscali e quelli giuridico-edilizi eliminando, come si vedrà in dettaglio, la necessità di provare lo stato legittimo dell’immobile (cfr. art. 9-bis del Testo Unico dell’Edilizia) il quale non costituisce un motivo di decadenza dal beneficio fiscale e, tuttavia, lascia impregiudicata la facoltà delle Pubbliche Amministrazioni (non solo i Comuni ma anche la Regione e gli enti preposti alla tutela dei vincoli quali Soprintendenze, ministeri, enti Parco) a vario titolo coinvolte nell’iter edilizio di intervenire nelle fattispecie di abuso (sul punto, vedi Saporito). In concreto, il razionale del legislatore in tema si fonda sulla necessità di evitare che il bonus fiscale integri una prassi (patologica) idonea a generare gravi criticità di pianificazione e funzionali sulle effettive prestazioni degli asset. Con tale innovazione il legislatore ha voluto semplificare l’accesso al beneficio fiscale prendendo atto delle difficoltà per lo stato dell’ambiente costruito italiano in generale, unitamente alle problematiche per gli Sportelli Unici Edilizia di gestire una rilevantissima mole di pratiche edilizie (anche in sanatoria). Pertanto, il comma 13-ter dell’art. 119 prevede che non sia nemmeno necessario rappresentare graficamente lo stato dei luoghi ma solo una “mera descrizione, in forma sintetica, dell’intervento da realizzare” e l’eventuale abuso (ancorché rilevabile dai SUE) non osta all’accesso al beneficio del Superbonus.
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competenti risultassero rilevanti ai fini dell’erogazione degli incentivi, la decadenza dal beneficio si applicherà limitatamente al singolo intervento oggetto di irregolarità od omissione. Tra le novità più importanti vi è infine l’introduzione di un nuovo modello di comunicazione di inizio lavori semplificata per i lavori del Superbonus 110%, la cd. CILA Superbonus o CILAS. La presentazione della CILAS consentirà l’avvio dei lavori per i quali non è più necessaria l’attestazione dello stato legittimo dell’immobile. Viene agevolato l’accesso al Superbonus 110% con la presentazione al Comune della sola CILAS senza bisogno di ulteriori certificazioni di regolarità. Per la dettagliata trattazione di questo argomento si rimanda al paragrafo che segue.
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La presentazione della CILAS costituisce il presupposto per realizzare tutti gli interventi previsti dall’art. 119 del Decreto Rilancio per l’accesso al Superbonus fiscale, “con esclusione di quelli comportanti la demolizione e la ricostruzione degli edifici” (art. 119, comma 13-ter del Decreto Rilancio, come modificato dal Decreto Semplificazioni 2021), essendo espressamente qualificati dalla legge come interventi di manutenzione straordinaria. Questa soluzione operativa stabilita dal Legislatore è stata definita a seguito delle numerose istanze pervenute da molteplici operatori del settore i quali ritenevano ostacolo sostanziale all’accesso al beneficio del Superbonus la necessità di provare la conformità edilizia dell’immobile (appunto attraverso la rappresentazione dello stato legittimo) spostando l’attenzione sullo stato di fatto dello stesso piuttosto che sullo stato di diritto (cfr. Quaderno ANCI del 28.07.2021), stabilito dal titolo abilitativo che ne ha previsto la costruzione o che ne ha legittimato la stessa.
NOTA BENE IL MECCANISMO DELLA CILAS A seguito della rivisitazione della disciplina per beneficiare dell’accesso al Superbonus, gli interessati possono avviare gli interventi edilizi a ciò finalizzati il giorno stesso della presentazione di una comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA) attestando gli estremi del titolo abilitativo o del provvedimento in forza del quale l’immobile, a seconda dei casi e del periodo realizzativo, è stato edificato o ne è stata legittimata la costruzione. Il modello di CILAS da utilizzare è un formulario ad hoc adottato in seno alla Conferenza Unificata tra Governo, le Regioni e gli Enti locali (Repertorio n. 88 /CU del 4 agosto 2021) efficace a partire dal 5 agosto 2021. Nel prosieguo vengono pertanto analizzate le principali caratteristiche fondanti la CILAS e gli interventi che possono essere eseguiti con questa modalità. In linea generale, l’’istituto della CILA è espressamente previsto dal Testo Unico dell’Edilizia (D.P.R. 380/2001, art. 6-bis) e costituisce l’acronimo di “comunicazione di inizio lavori asseverata” con la quale il soggetto avente diritto comunica l’inizio lavori all’amministrazione competente e deve essere corredata dalla attestazione da parte di un tecnico abilitato, sotto la relativa responsabilità, che i lavori da eseguire siano in conformità rispetto agli strumenti urbanistici approvati ed ai regolamenti edilizi, compatibili con la normativa in materia sismica e con quella sul rendimento energetico e che non interessano parti strutturali dell’edificio. La comunicazione contiene anche i dati identificativi dell’impresa esecutrice dei lavori. La CILA (cfr. Consiglio di Stato, parere n. 1784 del 4.08.2016) viene ordinariamente qualificata come “un istituto intermedio tra l’attività edilizia libera e la SCIA”. Essa, infatti, ha carattere residuale poiché applicabile agli interventi non riconducibili all’edilizia libera, le opere subordinate, il permesso di costruire e le iniziative edilizie sottoposte a SCIA. L’attività assoggettata a CILA deve intendersi libera e non sottoposta ad un controllo sistematico dovendo “essere soltanto conosciuta dall’amministrazione affinché essa possa verificare che effettivamente le opere progettate importano un impatto modesto sul territorio”. La CILA viene inoltre ritenuta un atto del privato in quanto è quest’ultimo che la presenta alla Pubblica Amministrazione e come tale non suscettibile di autonoma impugnazione innanzi al giudice amministrativo (cfr. TAR Catanzaro, sent. 29 novembre 2018, n. 2052; TAR Catania, Sez. I, 16 luglio 2018 n. 1497).
2.1 L’ambito di applicazione della nuova CILAS 2.1.1 Il perimetro degli interventi eseguibili con la CILAS e le esclusioni Con specifico riferimento alla CILAS, occorre soffermarsi sul perimetro degli interventi edilizi ese-
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guibili in forza della medesima, ossia gli interventi edilizi previsti dall’art. 119 del Decreto Rilancio “anche qualora riguardino le parti strutturali degli edifici o i prospetti, con esclusione di quelli comportanti la demolizione e la ricostruzione degli edifici” (comma 13-ter). Con la CILAS possono essere posti in essere tutti gli interventi edilizi previsti dall’art. 119 sopra richiamato, per la cui specifica indicazione nel dettaglio si rimanda al paragrafo 1 che precede, i quali vengono espressamente qualificati come interventi di manutenzione straordinaria ossia, ai sensi del Testo Unico dell’Edilizia (art. 3, comma 1, lett. b), come “le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino la volumetria complessiva degli edifici e non comportino mutamenti urbanisticamente rilevanti delle destinazioni d’uso implicanti incremento del carico urbanistico” e “non abbia ad oggetto immobili sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42”. La CILAS è quindi destinata a trovare applicazione esclusivamente agli interventi tassativamente collegati alla normativa del Superbonus al 110% e, pertanto, sembra di potere escludere che possa essere utilizzata come strumento per la comunicazione/esecuzione di interventi edilizi che, sebbene assimilabili dal punto di vista sostanziale-edilizio, non rientrino nel novero degli interventi presi inconsiderazione dall’art. 119 del Decreto Rilancio (vedi Zanetti). Tuttavia, differenti interventi edilizi potranno, se del caso, essere oggetto di differenti agevolazioni fiscali previste dall’ordinamento (es. ecobonus, sismabonus, bonus facciate o detrazione per il recupero edilizio). In tale contesto, si rende necessario comprendere quali siano gli interventi esclusi dal perimetro di applicazione. Sul punto, emerge quanto segue: • le misure di semplificazione non possono essere applicate agli interventi realizzati mediante demolizione e ricostruzione integrale; • in caso di immobili assoggettati a vincolo culturale ai sensi del D.Lgs. 42/04, resta ferma la necessità di acquisire l’assenso della Soprintendenza o ente assimilato competente; • qualora la realizzazione degli interventi del c.d. Superbonus 110% preveda la richiesta di atti od autorizzazioni di enti sovraordinati rispetto alle Amministrazioni comunali, la CILAS non supera ovviamente la vigente normativa in materia; • se le opere oggetto di Superbonus 110% sono soggette alla disciplina in materia di prevenzione incendi sarà necessario ottenere le relative autorizzazioni e certificati. • la detrazione fiscale del Superbonus si applica anche per gli interventi volti alla eliminazione delle barriere architettoniche, aventi ad oggetto ascensori e montacarichi, eseguiti congiuntamente ad interventi antisismici (cfr. 1, comma 66, lettera d), legge di bilancio 2021); • anche le ONLUS hanno la possibilità di avvalersi dell’agevolazione fiscale per gli interventi realizzati su immobili rientranti nelle categorie catastali B/1, B/2 e D/4 (ad esempio: ospedali, case di cura e conventi) e ne determina il limite di spesa per le singole unità immobiliari. La disposizione chiarisce che tali interventi possano fruire della detrazione a condizione che i soggetti beneficiari svolgano attività di prestazione di servizi socio-sanitari e assistenziali e i cui membri del consiglio di amministrazione non percepiscano alcun compenso o indennità di carica; • consente di realizzare il cappotto termico o il cordolo sismico in deroga alla normativa sulle distanze minime con gli edifici vicini o sulla crescita in altezza che l’intervento potrebbe comportare, venendo così “sterilizzata” tale realizzazione (cfr. Latour); • in caso di opere già classificate come attività di edilizia libera (ai sensi del D.P.R. 380/2001 o della normativa regionale) nella CILA è richiesta la sola descrizione dell’intervento; • l’utilizzo della CILAS è consentito anche per gli interventi su parti strutturali; dell’edificio, considerati manutenzione; • non è richiesta, alla conclusione dei lavori, la segnalazione certificata di agibilità di cui all’articolo 24 del Testo Unico dell’Edilizia.
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NOTA BENE MODELLO DI CILAS, SUO CONTENUTO E RELATIVA COMPILAZIONE La CILAS deve essere presentata mediante compilazione del modello ad hoc approvato dalla Conferenza Unificata tra Governo, le Regioni e gli Enti locali del 29 luglio 2021 (Repertorio n. 88 /CU del 4 agosto 2021) efficace a partire dal 5 agosto 2021. Detta Conferenza Unificata si è determinata per l’approvazione del modello unificato di CILAS in ottica di semplificazione delle formalità necessarie per l’accesso al Superbonus e per dotare gli operatori del settore di un format omogeneo di presentazione delle relative pratiche edilizie. In linea generale, la CILAS come rappresentata nel modello ufficiale approvato dalla Conferenza Unificata: • deve contenere gli estremi del titolo abilitativo che ha previsto la costruzione dell’immobile oggetto d’intervento o del provvedimento che ne ha consentito la legittimazione ovvero è attestato che la costruzione è stata completata in data antecedente al 1° settembre 1967; • non richiede l’attestazione dello stato legittimo di cui all’articolo 9-bis, comma 1-bis, del Testo Unico dell’Edilizia; • non obbliga la presentazione di elaborati progettuali e, tuttavia, come si vede nel “Quadro riepilogativo della documentazione”, ai fini di prudenza nella compilazione risulta opportuno allegare un elaborato progettuale consistente nella mera descrizione, in forma sintetica, dell’intervento da realizzare. A discrezione del professionista incaricato della progettazione possono essere allegati elaborati grafici illustrativi. Tale semplificazione emerge con riferimento all’edilizia libera dove può essere sufficiente una sintetica descrizione dell’intervento inserita direttamente nella modulistica; • in caso di interventi strutturali deve essere corredata dalla denuncia dei lavori presentata o dell’autorizzazione sismica ai sensi del Testo Unico dell’Edilizia.
2.1.2 CILAS e collegamento ad interventi in corso di esecuzione prima del relativo avvento La CILAS come strumento per la realizzazione dei suddetti interventi di manutenzione straordinaria fa il suo ingresso nell’ordinamento a seguito delle già avviate pratiche edilizie per l’accesso al Superbonus 110% e pertanto è opportuno chiarire l’operatività temporale del relativo meccanismo. Sui cantieri già avviati prima della pubblicazione del nuovo modulo CILAS è necessario soffermarsi sulle due seguenti date: • 1° giugno 2021 (data di entrata in vigore del Decreto Semplificazioni 2021); • il 5 agosto 2021 (data di efficacia del nuovo modulo CILAS approvato da parte della Conferenza Unificata tra Governo, le Regioni e gli Enti locali del 29 luglio 2021). In relazione ai cantieri avviati prima del 1° giugno 2021 si potrà continuare a mantenere le procedure previgenti e, quindi, se si è già presentato un permesso di costruire o una segnalazione certificata di inizio attività si potrà continuare ad operare atteso che le disposizioni del Decreto Semplificazioni 2021 non sono retroattive. Per tutti i cantieri avviati dopo l’1° giugno 2021 e prima del 5 agosto 2021, si segnala che il legislatore non ha previsto un periodo transitorio ex lege, la CILA (ben potendosi utilizzare il modello di CILA ordinario) deve essere presentata o ripresentata anche per i lavori in corso. Questo in considerazione del fatto che la mancata presentazione della CILAS è causa di decadenza dal Superbonus 110%. Pertanto, la soluzione pratica da perseguire è quella di allegare alla pratica anche la nuova CILAS. Per i lavori avviati dopo il 5 agosto 2021, il modello da utilizzare è quello della CILAS. In sostanza, la presentazione del nuovo modello è necessaria per due tipologie di contribuente differenti: (i) il contribuente che ha atteso di presentare il modello di CILA pre-CILAS nell’incertezza di aver commesso abusi e rischiare la revoca del bonus e (ii) il contribuente che desidera effettuare varianti rispetto alla CILA già presentata. Dunque, le CILA già presentate sono pienamente valide e le opere possono essere eseguite senza mettere di nuovo mano al titolo abilitativo. Se, quindi, tutti i lavori sono fatti senza alcuna modifica rispetto alla CILA iniziale, non serve presentare la CILAS (cfr. Fossati-G. Latour).
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Con “opere miste” si pone riferimento a quegli interventi che accedono al Superbonus 110% ma che possono anche rientrare nel perimetro di differenti bonus fiscali o di nessuno. In queste fattispecie, il soggetto che intende accedere al Superbonus 110%, al fine di non perdere tale diritto, deve presentare la CILAS (escluse, ovviamente, le opere di demolizione e ricostruzione) per quelle opere che riguardano gli interventi che ne legittimano l’accesso. Quanto agli interventi non ricompresi nel perimetro del Superbonus 110%, dovranno seguire le inerenti previsioni e procedure del D.P.R. n. 380/2001 (Testo Unico Edilizia). Tra i punti da tenere in considerazione dal punto di vista pratico vi è quello relativo agli interventi sulle parti strutturali o sui prospetti, anche per i quali è espressamente prevista la presentazione della CILAS. Per tale fattispecie, nella compilazione del nuovo modulo CILAS nelle dichiarazioni del progettista, nel caso di interventi strutturali, il tecnico dovrà indicare nel quadro 2 o 3, rispettivamente, ove previste, la denuncia dei lavori presentata o l’autorizzazione sismica di cui al D.P.R. n. 380/2001, di cui si richiede il rilascio con la CILAS ai fini degli interventi di cui all’art. 119 del Decreto Rilancio. In conclusione, per interventi misti (comportanti sia interventi che legittimano l’accesso al Superbonus 110% che esterni a tale perimetro) occorre presentare sia la CILAS per le opere di cui all’art. 119 del Decreto Rilancio (escluse le opere di demolizione/ricostruzione), sia attivare il procedimento edilizio relativo per le opere non comprese, anche contemporaneamente.
2.1.4 Regime delle varianti in corso d’opera In tema di varianti in corso d’opera, il comma 13-quienquies dell’art. 119 del Decreto Rilancio (inserito dalla legge di conversione del Decreto Semplificazioni 2021) prevede che “[…] In caso di varianti in corso d’opera, queste sono comunicate alla fine dei lavori e costituiscono integrazione della CILA presentata”. Pertanto, rispetto alla fattispecie delle cd. “opere miste”, la conseguenza pratica è stabilita espressamente dalla stessa norma che ammette la CILA in variante a fine lavori, oltre che una comunicazione semplificata anche per le parti strutturali degli edifici. Il modello della CILAS prevede espressamente la possibilità di presentarla come variante della CILA già in corso. In caso invece caso di interventi che prevedano contemporaneamente lavori che rientrino nel perimetro del Superbonus come intervento trainante e lavorazioni per opere con una connotazione differente (es. permesso di costruire. Sul punto, la Circolare della Regione Emilia-Romagna del 4 agosto 2021 fornisce alcuni spunti sulla compilazione del nuovo modello e nel capitolo in materia di “interventi complessi” indica che “in tali casi, insieme alla CILAS deve essere presentato l’altro titolo abilitativo (sia esso PdC, SCIA o CILA) richiesto, secondo le regole ordinarie, per la realizzazione di questi ulteriori lavori”.
3. Cause di decadenza dal beneficio fiscale Ricordando che la presenza di un abuso o difformità edilizi non comporta l’impossibilità di accesso al Superbonus, la decadenza da tale beneficio fiscale ricorre nei seguenti casi tassativi: a) mancata presentazione della CILAS; b) interventi realizzati in difformità dalla CILAS; c) assenza dell’attestazione dei dati di cui al secondo periodo; d) non corrispondenza al vero delle attestazioni rilasciate dai tecnici incaricati necessarie per l’accesso al Superbonus (comma 14 dell’art. 119 del Decreto Rilancio). A tale ultimo proposito, in caso di dichiarazioni infedeli, l’art. 119 del Decreto Rilancio prevede per i soggetti che rilascino attestazioni e asseverazioni infedeli la sanzione amministrativa pecuniaria da
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2.1.3 Interventi Superbonus 110 e opere miste
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euro 2.000 a euro 15.000 per ciascuna attestazione o asseverazione infedele resa. In ogni caso, fatta salva l’applicazione delle sanzioni penali ove il fatto costituisca reato. A tal fine viene espressamente previsto che i tecnici suddetti debbano stipulare una polizza di assicurazione della responsabilità civile, con massimale adeguato al numero delle attestazioni o asseverazioni rilasciate e agli importi degli interventi oggetto delle predette attestazioni o asseverazioni e, comunque, non inferiore a 500.000 euro, al fine di garantire ai propri clienti e al bilancio dello Stato il risarcimento dei danni eventualmente provocati dall’attività prestata. Si è già avuto modo di dire, nel precedente paragrafo 2 che precede, come l’art. 119 (comma 5-bis, introdotto in sede di conversione in legge del Decreto Semplificazioni 2021), escluda la decadenza dall’agevolazione nei casi di mere violazioni formali, da intendersi come le violazioni che non arrecano pregiudizio all’esercizio delle azioni di controllo in merito alla tipologia di intervento per accedere all’incentivo.
4. Spunti di riflessione sulle conseguenze applicative connesse alla CILAS Il Decreto Semplificazioni 2021 ha apportato nell’ordinamento un’evidente semplificazione delle procedure per l’accesso al Superbonus privilegiando la prerogativa per i soggetti legittimati al beneficio fiscale di non vedersi esclusi da tale incentivo a causa di eccessivi bloccanti burocratici che avrebbero ostacolato anche gli operatori professionali del settore. La CILAS, come approvata dalla Conferenza Unificata, apporta un’armonizzazione opportuna laddove consente agli operatori di usufruire di un modello unico nazionale per la comunicazione di interventi edilizi rientranti nel beneficio del Superbonus. Tra le riflessioni conclusive, si conceda di trarre i seguenti spunti operativi che potranno costituire un’integrazione sui ragionamenti già raccolti dagli operatori e dalle associazioni attive sul territorio. In primo luogo, ancorché il beneficio fiscale non venga meno in caso di abusi edilizi esistenti al momento della presentazione della CILAS è anche vero che la Pubblica Amministrazione mantiene il proprio potere sanzionatorio volto a censurare tali abusi. Una possibile soluzione a tale criticità, tra le altre, potrebbe essere costituita da un intervento del Legislatore volto a ulteriormente semplificare l’accesso alla regolarizzazione dello stato di fatto degli immobili prevedendo incentivi o sconti rispetto alle attuali sanzioni. Questo in un’ottica di ravvedimento che è propria della disciplina fiscale ma che potrebbe essere utilizzata quale “driver” anche in abito edilizio. In secondo luogo, occorre, ancora una volta, considerare che l’avvento della pandemia su scala mondiale ha portato gli Stati membri dell’Unione europea a formulare una risposta coordinata a livello sia congiunturale, con la sospensione del Patto di Stabilità e ingenti pacchetti di sostegno all’economia, sia strutturale. In particolare dal luglio 2020, con il programma Next Generation EU (NGEU) è stata enucleata da parte del Comitato interministeriale per gli Affari Europei (CIAE) la proposta di linee guida per la redazione del PNRR. In questo complesso e variegato contesto di misure per il rafforzamento e la tutela dell’economia, uno spunto di riflessione può essere quello di rendere “parlanti” le differenti tipologie di incentivo al fine di prevedere o escludere, a seconda dei casi, una cumulabilità tra benefici fiscali (Superbonus, ecobonus, sismabonus, bonus facciate o detrazione per il recupero edilizio) nonché una semplificazione nella presentazione dei necessari titoli (magari con modulistica interconnessa). Una tale misura potrebbe essere implementata attraverso un intervento del legislatore indicando con chiarezza se e in che misura vi siano le prospettive per una “coabitazione” di eventuali benefici fiscali. Tale iniziativa potrebbe peraltro costituire una spinta rispetto ad alcune riforme di cui l’ordinamento necessita, tra le quali la riforma del catasto attualmente allo studio.
Edilizia libera ed interventi edilizi “minori”
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di Luana Posella Sommario: 1. Premessa; 2. Le opere edilizie per le quali non è richiesto un titolo abilitativo e le modifiche all’art. 6 T.U. Edilizia; 3. Le opere stagionali e quelle dirette a soddisfare obiettive esigenze, contingenti e temporanee; 4. La semplificazione in materia di installazione di opere amovibili all’aria aperta in zone sottoposte a tutela paesaggistica; 5. L’installazione di pannelli solari, fotovoltaici e impianti radiolettrici.
1. Premessa Tra le misure adottate a seguito della diffusione pandemica, il Legislatore italiano è intervenuto in un settore nevralgico per la ripresa, quello dell’edilizia. Anche la trama del D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 ha visto una serie di modifiche finalizzate ad attuare misure di semplificazione che perseguono una duplice finalità, quella di incentivare l’edilizia attraverso il recupero del patrimonio esistente e quella di dare nuovo impulso alla ripresa sociale ed economica, mediante i riverberi sull’occupazione dei settori edilizi. Il disegno voluto attraverso le novelle legislative è quello di creare misure volte ad agevolare gli interventi sull’edificato esistente (ristrutturazione, manutenzione straordinaria, demolizione e ricostruzione), in luogo dell’espansione insediativa, senza consumo di suolo. Il Legislatore – conscio di come l’alleggerimento burocratico, inteso quale rimozione degli ostacoli procedimentali amministrativi, sia speculare all’accelerazione e alla semplificazione, in un’ottica di raggiungimento di obiettivi di promozione, potenziamento e sviluppo della rigenerazione urbana – ha dedicato l’art. 10 del D.L. n. 76 del 16 luglio 2020 “Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale” (Decreto Semplificazioni 2020) convertito in Legge n. 120 dell’11 settembre 2020, alla semplificazione in materia edilizia, intervenendo anche sulla disciplina dell’edilizia libera e delle opere minori. La normativa urbanistico-edilizia sottende la necessità di regolare le trasformazioni dell’assetto del territorio, perché le scelte e gli insediamenti antropici con incidenza stabile o permanente siano ricondotti a un corretto uso del territorio in cui l’uomo e le formazioni sociali si sviluppano, al fine di garantire una pianificazione programmata e un buon governo da parte della pubblica amministrazione. Da qui la necessità che l’attività edilizia sia sottoposta a un regime autorizzatorio. Viceversa, rientrano nell’edilizia libera le opere che non conservano una idoneità a impattare significativamente e creare un aumento di carico sul territorio, per cui diventa giustificabile che quelle opere siano sostanzialmente lasciate alla libertà del privato.
2. Le opere edilizie per le quali non è richiesto un titolo abilitativo e le modifiche all’art. 6 T.U. Edilizia L’art. 6 T.U. Edilizia, a seguito degli interventi legislativi dovuti all’emergenza epidemiologia, è stato modificato dall’art. 10 del Decreto Semplificazioni 2020 – la disposizione dedicata alle misure in materia edilizia – il cui comma 1, lettera c) ne ha riscritto la lettera e-bis) del primo comma. Il successivo D.L. n. 77 del 31 maggio 2021 (“Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure”) convertito, con modificazioni, dalla L. n. 108 del 29 luglio 2021 ha, invece, modificato la lettera e-quater) dell’art. 6.
LE MODIFICHE ALL’ART. 6 DEL TESTO UNICO EDILIZIA E LE ULTERIORI SEMPLIFICAZIONI PER LE C.D. OPERE EDILI MINORI
8. L’ampliamento del novero degli interventi di “edilizia libera” e le ulteriori semplificazioni per le opere edilizie minori
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L’art. 6 del T.U. Edilizia contiene un elenco di interventi che possono essere eseguiti senza alcun titolo abilitativo edilizio. Come chiarito dalla giurisprudenza amministrativa, tale elenco, a prescindere dalla natura esemplificativa o tassativa che si voglia riconoscere, “comprende voci di per sé abbastanza generiche, tali da poter ricomprendere anche opere non espressamente nominate” (Consiglio di Stato, sez. VI, n. 7 maggio 2018 n. 2715). Secondo la versione vigente dell’art. 6 sopra richiamato, non richiedono acquisizione di titolo edilizio: a) “gli interventi di manutenzione ordinaria di cui all’articolo 3, comma 1, lettera a)” (gli interventi di manutenzione ordinaria sono “gli interventi edilizi che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti”, il cui elenco delle principali opere è contenuto nell’Allegato – Tabella A del D.Lgs. n. 222 del 25 novembre 2016); a-bis) “gli interventi di installazione delle pompe di calore aria-aria di potenza termica utile nominale inferiore a 12 Kw”. b) “gli interventi volti all’eliminazione di barriere architettoniche che non comportino la realizzazione di ascensori esterni, ovvero di manufatti che alterino la sagoma dell’edificio” (gli interventi relativi alla eliminazione delle barriere architettoniche di cui alla Legge n. 13 del 9 gennaio 1989 è contenuta nel T.U. Edilizia, capo III dall’art. 77 a 81; ai sensi dell’art. 6, dunque, non richiedono l’acquisizione di titolo abilitativo, quando non comportino la realizzazione di ascensori esterni o alterazione della sagoma); c) “le opere temporanee per attività di ricerca nel sottosuolo che abbiano carattere geognostico, ad esclusione di attività di ricerca di idrocarburi, e che siano eseguite in aree esterne al centro edificato”; d) “i movimenti di terra strettamente pertinenti all’esercizio dell’attività agricola e le pratiche agro-silvo-pastorali, compresi gli interventi su impianti idraulici agrari” (le altre tipologie di movimenti di terra, quali scavi o sbancamenti finalizzati alla costruzione di un immobile, essendo connessi all’attività edificatoria e costituendo un unicum con essa, sono, invece, esclusi dal regime di edilizia libera); e) “le serre mobili stagionali, sprovviste di strutture in muratura, funzionali allo svolgimento dell’attività agricola”; e-bis) “le opere stagionali e quelle dirette a soddisfare obiettive esigenze, contingenti e temporanee, purché destinate ad essere immediatamente rimosse al cessare della temporanea necessità e, comunque, entro un termine non superiore a centottanta giorni comprensivo dei tempi di allestimento e smontaggio del manufatto, previa comunicazione di avvio dei lavori all’amministrazione comunale”; e-ter) “le opere di pavimentazione e di finitura di spazi esterni, anche per aree di sosta, che siano contenute entro l’indice di permeabilità, ove stabilito dallo strumento urbanistico comunale, ivi compresa la realizzazione di intercapedini interamente interrate e non accessibili, vasche di raccolta delle acque, locali tombati”. e-quater) “I pannelli solari, fotovoltaici, a servizio degli edifici, come definiti alla voce 32 dell’allegato A al regolamento edilizio-tipo, adottato con intesa sancita in sede di Conferenza unificata 20 ottobre 2016, n. 125/CU, ai sensi dell’articolo 4, comma 1-sexies, del presente testo unico, o degli impianti di cui all’articolo 87 del codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, posti su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici o collocati a terra in adiacenza, da realizzare al di fuori della zona A) di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444”. e-quinquies)“Le aree ludiche senza fini di lucro e gli elementi di arredo delle aree pertinenziali degli edifici”. Sono fatte sempre salve, le prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali, il rispetto delle altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia e, in particolare, delle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, di quelle relative all’efficienza energetica, di tutela dal rischio idrogeologico, nonché delle disposizioni contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, che tutti gli interventi di edilizia libera devono in ogni caso rispettare.
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3. Le opere stagionali e quelle dirette a soddisfare obiettive esigenze, contingenti e temporanee Il novellato comma 1 lettera e-bis) dell’art. 6 T. U. Edilizia, come anticipato, prevede che possano essere eseguite senza titolo abilitativo – ma previa comunicazione di avvio dei lavori al Comune – le opere stagionali e quelle dirette a soddisfare obiettive esigenze, contingenti e temporanee, purché destinate a essere immediatamente rimosse al cessare della temporanea necessità e, comunque, entro un termine non superiore a 180 giorni. Il Decreto Semplificazioni 2020 ha innalzato il termine massimo di installazione dell’opera in 180 giorni (previsto in 90 giorni nella precedente formulazione dell’art. 6), precisando che esso è comprensivo dei giorni necessari all’esecuzione delle attività di montaggio e smontaggio; termine decorso il quale, dunque, l’insistenza dell’opera richiederà l’acquisizione del titolo abilitativo. Quanto al profilo procedurale, la comunicazione all’amministrazione comunale prevista dall’art. 6 comma 1 lettera e-bis) è una semplice comunicazione preventiva che non richiede alcuna asseverazione da parte di tecnico abilitato (quindi non assoggettata al regime della comunicazione di inizio lavori, CILA di cui all’art. 6-bis del T.U. Edilizia). Lo scopo perseguito dalla previsione della comunicazione preventiva (unica ipotesi di comunicazione che residua a seguito dell’abrogazione della CIL ad opera del D.Lgs. 25 novembre 2016, n. 222) è quello di assicurare all’ufficio comunale cognizione delle opere eseguite sul territorio e consentire il controllo anche in ordine ai termini temporali massimi di installazione. Orbene, le opere che non richiedono titolo abilitativo sono quelle caratterizzate dalla incapacità a incidere in maniera stabile o permanente sull’assetto urbanistico-edilizio del territorio e perciò caratterizzate dalla precarietà in quanto, una volta rimosse, garantiscono l’integrale ripristino dello stato dei luoghi, con la conseguente garanzia che quell’impatto sul territorio che la normativa urbanistica regola, non si verifica. È consolidato in giurisprudenza che il carattere precario di un manufatto debba essere valutato non con riferimento al tipo di materiali utilizzati o delle caratteristiche costruttive o, ancora, alla modalità di ancoraggio al suolo ma avendo riguardo all’uso cui lo stesso è destinato. Se le opere, cioè, sono dirette al soddisfacimento di esigenze stabili e permanenti, deve escludersi la natura precaria dell’opera, a prescindere dai materiali utilizzati e dalla tecnica costruttiva applicata (cfr., ex multis Cons. Stato, VI, 27 marzo 2020 n. 2141; Cons. St., VI, 11 gennaio 2018 n. 150; id., II, 19 marzo 2020 n. 1948). Non è, dunque, di per sé l’astratta amovibilità a fungere da criterio qualificante della precarietà dell’opera e a conferire al manufatto la destinazione al soddisfacimento di esigenze eccezionali e contingenti: “i manufatti non precari, ma funzionali a soddisfare esigenze permanenti, vanno considerati come idonei ad alterare lo stato dei luoghi, con un sicuro incremento del carico urbanistico, a nulla rilevando la precarietà strutturale del manufatto, la rimovibilità della struttura e l’assenza di opere murarie, posto che il manufatto non precario non è deputato ad un suo uso per fini contingenti, ma è destinato ad un utilizzo destinato ad essere reiterato nel tempo in quanto stagionale (cfr, tra le molte, Cons. Stato, Sez. VI, 3 giugno 2014 n. 2842)” (Consiglio di Stato, VI, n. 6346 del 19 luglio 2021). Infatti, il discrimine per distinguere l’assoggettamento dell’opera edilizia a regime concessorio (permesso di costruire) da quella liberamente realizzabile (edilizia libera), è la destinazione dell’opera, se essa cioè sia oggettivamente volta a soddisfare esigenze provvisorie, con utilizzo temporaneo e contingente o meno. La nuova formulazione dell’art. 6 contempla le “opere stagionali” le quali, sino alla novella legisla-
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Dunque, a prescindere dalla necessità del titolo abilitativo, rimane salvo il rispetto delle normative urbanistiche e settoriali di carattere sostanziale disciplinanti l’uso del territorio. Tale previsione è diretta ad assicurare che l’intervento realizzato – per quanto libero dalla necessità di acquisire un titolo – sia conforme alle disposizioni legislative dettate per assicurare l’ordinato assetto del territorio.
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tiva, erano invece escluse, per giurisprudenza costante, dalle opere precarie e da esse distinte perché destinate a soddisfare non già esigenze contingenti ma ricorrenti e, quindi, con una funzione permanente nel tempo, essendo il rinnovo annuale indicativo della stabilità. La ripetitività (stagionale) dell’opera, segnale della permanenza nel tempo della sua funzione, cioè, ha rappresentato il parametro per escludere la precarietà dell’opera e la conseguente necessità dell’acquisizione del titolo edilizio. È stato sinora pacifico che il carattere stagionale dell’uso del manufatto non implica la provvisorietà dell’attività, né di per sé la precarietà del manufatto, “anzi il rinnovarsi dell’attività con frequenza stagionale è indicativo della stabilità dell’attività e dell’opera a ciò necessaria” (TAR Abruzzo, I, 27 maggio 2019 n. 273. Cfr, ex multis, Consiglio di stato, VI, 21 febbraio 2017, n. 795; Consiglio di Stato, VI, 3 giugno 2014, n. 2842; TAR Calabria, Catanzaro, I, 13 marzo 2017 n. 409; Cass. pen. sez. III, 30 giugno 2016 n. 36107). Le opere stagionali, oggi, rientrano espressamente nell’edilizia libera e sono equiparate, ai sensi del nuovo art. 6, in termini di disciplina ed effetti, a quelle dirette a soddisfare esigenze obiettivamente contingenti e temporanee. La previsione delle opere stagionali – intese come opere destinate al rinnovo annuale – nel novero delle opere liberamente installabili, comporterebbe la necessità di una netta cesura rispetto all’impostazione tradizionalmente fatta propria dalla giurisprudenza, apportando una novità importante, di grande rilievo per gli operatori. Tale conclusione sembra agevolmente desumibile dalla Relazione Illustrativa al D.L. n. 76/2020. Si legge, infatti: “l’importanza che queste strutture amovibili assumono per talune importanti attività che si svolgono soprattutto nella stagione estiva (bar, trattorie, stabilimenti balneari) e la necessità che la realizzazione e la rimozione di dette strutture sia puntualmente regolamentata dalla legge piuttosto che affidata alla valutazione del singolo Comune, in carenza di una disciplina univoca”. Il riferimento all’importanza rivestita dalle strutture leggere per bar, ristoranti e soprattutto gli stabilimenti balneari che, per natura, annualmente ripropongono le strutture all’arrivo della stagione estiva, fortifica un’interpretazione delle “strutture stagionali” contemplate dall’art. 6, di rottura rispetto all’impostazione tradizionale. Certo, la lettera legis consente all’interprete di ancorare il concetto di opera stagionale al dato temporale: le opere stagionali sono quelle destinate a essere rimosse al termine del periodo di necessità dell’uso, non superiore comunque ai 180 giorni, oltre il quale, per presunzione iuris et de iure, la necessità dell’uso è da considerarsi permanente, con conseguente necessità di acquisizione del titolo edilizio. In ordine al limite temporale, la disposizione per come originariamente introdotta con il D.Lgs. n. 222 del 25 novembre 2016, aveva già fatto suscitare incertezze e quesiti in dottrina (A. Fiale, E. Fiale) sia circa l’eccessiva brevità del termine, sia circa la sua perentorietà, in mancanza di espressa qualificazione come tale. Quanto al primo aspetto, il termine oggi raddoppiato, superando le incertezze sollevate, appare idoneo a soddisfare le esigenze temporanee sottese all’installazione di tale tipologia di opere, contemperandole con la necessità di limitare allo stretto necessario l’impatto paesaggistico, rimane aperta la questione circa la perentorietà del tempo massimo di installazione e la possibilità di chiedere eventuali proroghe. Una ulteriore specificazione riguarda un’ipotesi di disapplicazione del limite temporale di 180 giorni. L’art. 9-ter, comma 5 del D.L. n. 137 del 28 ottobre 2020 (“Ulteriori misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno ai lavoratori e alle imprese, giustizia e sicurezza, connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19”), conv. con modificazioni dalla L. 18 dicembre 2020, n. 176, – disposizione finalizzata al sostegno delle imprese di pubblico esercizio e delle attività turistiche – ha previsto la disapplicazione del limite temporale di cui all’art. 6, comma 1, lettera e-bis), per la posa in opera su vie, piazze, strade e altri spazi aperti di interesse culturale o paesaggistico, da parte dei soggetti titolari di concessioni o di autorizzazioni concernenti l’utilizzazione del suolo pubblico, delle strutture amovi-
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4. La semplificazione in materia di installazione di opere amovibili all’aria aperta in zone sottoposte a tutela paesaggistica Connessa al tema è una ulteriore misura di semplificazioni adottata dal Legislatore, con l’art. 10, comma 5 del D.L. n. 76/2020. Secondo tale disposizione, non è subordinata alle autorizzazioni del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo o del Soprintendente (di cui agli artt. 21, 106, comma 2-bis, e 146 del D.Lgs. 42/2004, il Codice dei beni culturali e del paesaggio) la posa in opera di elementi o strutture amovibili sulle pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani di interesse artistico o storico (sono le aree contemplate dall’art. 10, comma 4 lettera g) del Codice), quando tali spazi aperti urbani non siano “adiacenti a siti archeologici o ad altri beni di eccezionale valore storico o artistico”. L’esclusione della necessità dell’autorizzazione riguarda la posa di opere amovibili su aree pubbliche di interesse artistico o storico – quando tali aree non siano adiacenti a siti e beni di eccezionale valore artistico, potendosi così ricavare, dalla lettera legis – che, appunto, esplicita il proprio campo di applicazione in “pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani” – la liberalizzazione dell’installazione di opere su aree private vincolate, non contemplate dalla norma, purché vengano rispettati i requisiti della amovibilità e della non adiacenza dell’area privata a siti o beni di valore storico o artistico “eccezionale”. Aderendo a tale impostazione, si possono delineare, perciò, i primi due profili autorizzatori, esplicitamente contemplati dalla disposizione e un terzo relativo alle aree private: • sulle aree pubbliche di interesse artistico o storico, sarà libera la posa di opere amovibili se non sono “adiacenti a siti archeologici o ad altri beni di eccezionale valore storico o artistico”; • sulle aree pubbliche di interesse artistico o storico “adiacenti a siti archeologici o ad altri beni di eccezionale valore storico o artistico”, sarà possibile la posa in opera previa autorizzazione paesaggistica; • sulle aree private di interesse artistico e storico, la posa di opere amovibili sarà libera e possibile senza richiedere autorizzazione paesaggistica, quando esse non siano “adiacenti a siti archeologici o ad altri beni di eccezionale valore storico o artistico”. La novità legislativa è importante, impattante per il privato e, al pari, in termini di semplificazione e snellezza amministrativa ma la sua applicazione – in una formulazione della disposizione che appare eccessivamente generica – è subordinata all’adozione di un decreto del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo che ne definisca le modalità di attuazione. La disposizione lascia aperto, ancora, l’interrogativo in ordine ai profili procedurali, ai controlli, a eventuali termini temporali e al ripristino ex ante dei luoghi, considerata la natura amovibile delle opere oggetto della disposizione.
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bili – quali dehors, elementi di arredo urbano, attrezzature, pedane, tavolini, sedute e ombrelloni – se funzionali alle attività di ristorazione, somministrazione di alimenti e bevande di cui all’art. 5 della legge n. 287 del 1991. Per tali tipologie di strutture, inoltre, nella finestra temporale compresa tra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2021, la posa in opera temporanea non è subordinata alle autorizzazioni di cui agli articoli 21 e 146 del codice di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42. Gli interventi legislativi in oggetto contemperano la necessità di contenere gli effetti negativi dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 sulle attività commerciali, nello specifico i pubblici esercizi, assicurando la possibilità di rispettare le misure di distanziamento sociale attraverso l’ampliamento dello spazio a disposizione da adibire per lo svolgimento dell’attività. Una misura certamente di rilievo che incrocia l’interesse alla tutela della salute, la necessità di dare sostegno all’economia e la necessità di scongiurare la mortificazione degli interessi sottesi alla disciplina a tutela dei beni culturali e del paesaggio – che trova un sacrificio ma del tutto temporaneo ed evidentemente possibile per la tipologia di installazioni (opere leggere) oggetto della disposizione – frutto di un importante bilanciamento e contemperamento.
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Sarà essenziale, al fine di comprendere la reale portata applicativa della norma, l’attuazione dell’ultimo inciso della stessa, la quale prevede che “con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono definite le modalità di attuazione del presente comma”. Il Decreto di attuazione – nonostante, è da evidenziare, sia spirato il termine di 30 giorni dalla legge di conversione, entro il quale avrebbe dovuto essere adottato – consenta una individuazione chiara e agevole delle ipotesi che rientrano nel regime di esenzione dalla previa autorizzazione di cui al Codice dei beni culturali e del paesaggio. Diversamente, in assenza di certezze in ordine alle ipotesi che rientrano nell’art. 10 comma 5, i valori oggetto di tutela culturale e paesaggistica da una parte e l’interesse, al pari perseguito dal Legislatore, di esimere il privato dall’acquisizione della predetta autorizzazione, in un’ottica di snellezza e semplificazione, rischiano di scontrarsi. L’auspicio è, in altri termini, che la fattispecie in oggetto non divenga, in futuro, fonte di contenzioso, riducibile tanto più quanto maggiore sarà chiaro il campo di applicazione della norma.
5. L’installazione di pannelli solari, fotovoltaici e impianti radiolettrici Il Legislatore, inoltre, è intervenuto in materia di installazione di impianti di piccole dimensioni sugli edifici o su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici. L’art. 31 comma 2-ter del Decreto Semplificazioni 2021 ha modificato la lettera e-quater) dell’art. 6 T.U. Edilizia, introdotta nel 2016: “i pannelli solari, fotovoltaici, a servizio degli edifici, come definiti alla voce 32 dell’ allegato A al regolamento edilizio-tipo, adottato con intesa sancita in sede di Conferenza unificata 20 ottobre 2016, n. 125/CU, ai sensi dell’ articolo 4, comma 1-sexies, del presente testo unico, o degli impianti di cui all’ articolo 87 del codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, posti su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici o collocati a terra in adiacenza, da realizzare al di fuori della zona A) di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444”. Rispetto alla precedente formulazione, l’attuale art. 6 contempla, tra le opere che non richiedono l’acquisizione di un titolo edilizio, anche l’installazione di infrastrutture per impianti radioelettrici, nonché la modifica delle caratteristiche di emissione di questi ultimi (cfr. Capitolo 11 del presente volume). La disposizione richiama la definizione di edificio, a servizio del quale è libera l’installazione di pannelli solari, fotovoltaici o gli impianti radioelettrici, contenuta nel regolamento edilizio-tipo (adottato con intesa sancita in sede di Conferenza unificata 20 ottobre 2016, n. 125/CU al fine di una disciplina nazionale omogenea che si trasfonde, poi, in sede di recepimento a livello regionale e quindi comunale) ovvero la “costruzione stabile, dotata di copertura e comunque appoggiata o infissa al suolo, isolata da strade o da aree libere, oppure separata da altre costruzioni mediante strutture verticali che si elevano senza soluzione di continuità dalle fondamenta al tetto, funzionalmente indipendente, accessibile alle persone e destinata alla soddisfazione di esigenze perduranti nel tempo”. Rimane fermo che il regime di edilizia libera non è applicabile nei centri storici, agglomerati urbani che rivestono carattere storico, artistico o di particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le aree circostanti, che possono considerarsi parte integrante, per tali caratteristiche, degli agglomerati stessi. Accanto alla modifica dell’art. 6 T.U. Edilizia, in una lettura armonizzata e coordinata, l’articolo 31 del Decreto Semplificazioni 2021 ha modificato anche l’articolo 7-bis del D.Lgs. n. 28/2011. Nel rinviare al Capitolo 10 che segue per una più approfondita disamina delle novità in materia di installazione e ammodernamento di impianti fotovoltaici introdotte con il Decreto Semplificazioni 2021, in questa sede ci si limiterà a segnalare come tali modifiche riguardano anzitutto il comma 5 dell’articolo 7-bis del D.Lgs. n. 28/2011, che ora esclude la necessità di atti di assenso per gli impianti
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solari fotovoltaici e termici di piccole dimensioni (e disciplinati dall’articolo 11, comma 3, dal D.Lgs. 30 maggio 2008, n. 115 sull’efficienza energetica). In ordine al “luogo” di installazione, anche in tale disposizione, viene fatto rinvio alla definizione di edificio contenuta nel c.d. regolamento edilizio tipo (sul punto, si rinvia al Capitolo 2); viene inoltre precisato che la stessa norma si applica anche all’installazione di piccoli impianti su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici. Rimane ferma l’esclusione dei casi in cui gli immobili considerati siano di notevole interesse pubblico, ai sensi delle lettere b) e c) dell’articolo 136 del D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio).
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Le infrastrutture per la mobilità elettrica
9. Le misure in materia di installazione di colonnine per la ricarica elettrica degli autoveicoli di Marco Fontana Sommario: 1. Mobilità elettrica e transizione ecologica; 2. Il quadro normativo di riferimento; 2.1 La normativa europea; 2.2 La normativa nazionale; 3. Le variabili da considerare: tipologia di ricarica, proprietà, accessibilità, modalità di gestione del punto di ricarica; 4. Le novità introdotte dall’articolo 57 del D.L. n. 76/2020; 4.1 Le novità relative alle infrastrutture non accessibili al pubblico; 4.2 Le novità relative a tutte le infrastrutture; 4.3 Le novità relative alle infrastrutture accessibili al pubblico e il ruolo dei Comuni; 5. Le diverse sfide della transizione.
1. Mobilità elettrica e transizione ecologica Lo sviluppo della mobilità basata su veicoli elettrici (battery electric vehicles – BEV) è considerato un passaggio imprescindibile per la decarbonizzazione del settore dei trasporti e quindi un tassello importante nella lotta ai cambiamenti climatici, a livello europeo e globale. In Italia, l’importanza della “elettromobilità” è stata sottolineata, come componente dell’efficienza dei trasporti, dal Piano nazionale per l’energia e il clima (PNIEC) ed è anche una delle componenti della Missione 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR, per qualche dettaglio in più su tale capitolo del piano si veda il Capitolo 10, paragrafo 1). Lo stesso PNRR indica come attualmente i veicoli elettrici rappresentino solo lo 0,1% del totale dei veicoli (che al 2020 risultano circa 43 milioni), a fronte di un obiettivo di 6 milioni di veicoli BEV entro il 2030. Ovviamente un presupposto imprescindibile per l’aumento drastico della diffusione dei veicoli elettrici previsto come obiettivo dal PNRR è lo sviluppo di un’infrastruttura adeguata per la ricarica. Il PNRR prevede che servano 31.500 punti di ricarica pubblici (si vedrà infra come la qualifica rilevante riguardi non tanto la proprietà ma l’accessibilità o meno per il pubblico) e punta allo sviluppo di 7.500 punti di ricarica rapida in autostrada e 13.755 in centri urbani, oltre a 100 stazioni di ricarica sperimentali con tecnologie per lo stoccaggio dell’energia (investimento 4.3 della misura M2C2). Nel contesto descritto, il legislatore italiano ha cercato di favorire questo cambio di paradigma infrastrutturale non solo con l’allocazione di fondi ed incentivi, ma anche con la regolamentazione del settore, con l’obiettivo della certezza normativa e della semplificazione. L’ultimo intervento in questo senso è contenuto all’articolo 57 del Decreto-Legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito in legge dalla L. 11 settembre 2020, n. 120 (cd. Decreto Semplificazioni 2020), poi modificato dal recente Decreto-Legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito in legge dalla L. 29 luglio 2021, n. 108 (cd. Decreto Semplificazioni 2021). Nel presente contributo analizzeremo dunque le modifiche intervenute, dopo aver ricostruito il contesto normativo fondamentale per il settore a livello europeo e nazionale.
2. Il quadro normativo di riferimento 2.1 La normativa europea A livello europeo, si possono citare alcuni riferimenti normativi fondamentali per l’evoluzione della produzione legislativa sulla promozione della mobilità elettrica e – più in generale – a basse emissioni. La Direttiva 2009/33/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2009, relativa alla promozione di veicoli puliti e a basso consumo energetico nel trasporto su strada, ha previsto obblighi di acquisto di veicoli a basse emissioni da parte delle pubbliche amministrazioni (o, più precisamen-
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te, amministrazioni aggiudicatrici ed altri soggetti tenuti all’applicazione delle procedure ad evidenza pubblica), con l’indicazione di considerare l’impatto ambientale del veicolo nell’intero suo “arco di vita”. I Regolamenti del Parlamento europeo e del Consiglio (CE) n. 443/2009 del 23 aprile 2011, e (UE) n. 510/2011 dell’11 maggio 2011, stabilivano invece i livelli di prestazione in materia di emissioni, rispettivamente, delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali nuovi. Oggi entrambi i Regolamenti sono stati sostituiti dal Regolamento (UE) 2019/631 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 aprile 2019. Il nuovo Regolamento, come i precedenti, prevede obiettivi specifici su base annuale sia per le emissioni medie di ciascun costruttore sia in generale per l’intero parco veicoli UE, con una graduale riduzione delle emissioni veicolari. Con la Direttiva 2014/94/UE sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi (c.d. Direttiva “DAFI”) l’Unione europea ha stabilito il quadro comune per la realizzazione dell’infrastruttura per i combustibili alternativi, tra cui ovviamente i punti di ricarica dei veicoli elettrici. A tal proposito, la direttiva include le definizioni di riferimento con riguardo alla tipologia di punto di ricarica, sia rispetto alla potenza (“potenza standard” – da 3,7 kW a 22 kW e “potenza elevata” – oltre i 22 kW), sia rispetto all’accessibilità della stessa. In particolare, la definizione di “punto di ricarica accessibile al pubblico” è caratterizzata dall’accesso non discriminatorio a tutti gli utenti, anche se con condizioni diverse di autenticazione, uso e pagamento. La Direttiva ha previsto l’adozione da parte degli Stati membri di un quadro strategico relativo ai combustibili alternativi, con l’individuazione di obiettivi riferiti, tra l’altro, al numero di punti di ricarica accessibili al pubblico sul territorio dello Stato membro e le misure per perseguirli. La direttiva prevede inoltre le specifiche tecniche minime, ai fini dell’interoperabilità dei punti di ricarica con potenza standard e con potenza elevata: per i punti di ricarica con potenza standard a corrente alternata (AC), l’allegato II della direttiva fa riferimento a prese fisse o connettori per veicoli del tipo 2 (descritti nella norma EN62196-2), per i punti di ricarica con potenza elevata a corrente alternata, l’allegato prevede i connettori del tipo 2, mentre per i punti di ricarica con potenza elevata a corrente continua (DC), l’allegato indica il sistema di ricarica combinato “Combo 2” (descritti nella norma EN62196-3). La Commissione è autorizzata dalla Direttiva ad emettere regolamenti delegati per dettagliare maggiormente le specifiche tecniche relative alla ricarica dei veicoli. La Direttiva DAFI prevede inoltre alcuni principi sulla libertà di accesso al servizio di ricarica e la libera gestione del servizio di ricarica: gli operatori dei punti di ricarica devono essere liberi di acquistare energia elettrica da qualsiasi fornitore dell’Unione, sono autorizzati a concludere contratti con i clienti finali per la fornitura di servizi di ricarica (anche a nome e per conto di altri fornitori) e devono poter accedere ai sistemi di distribuzione senza discriminazione dei relativi operatori; gli utilizzatori di veicoli elettrici devono poter usufruire dei punti di ricarica accessibili al pubblico secondo modalità ad hoc, senza la necessità di dover concludere contratti con i fornitori di energia elettrica o gli operatori interessati, con prezzi ragionevoli, facilmente e chiaramente comparabili, trasparenti e non discriminatori; deve essere garantita la possibilità che il fornitore di energia elettrica a un punto di ricarica sia diverso rispetto a quello dell’abitazione o della sede in cui sono ubicati gli stessi punti di ricarica. Viene inoltre prevista un’adeguata informazione per gli utenti con riferimento, ad esempio, alle modalità di svolgimento della ricarica all’interno dei manuali dei veicoli o all’ubicazione dei punti di ricarica accessibili al pubblico, i cui dati devono essere accessibili su base aperta e non discriminatoria. Più di recente, la Direttiva (UE) 2019/944 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 giugno 2019, dedicata a norme comuni per il mercato interno dell’energia, contiene una disposizione specifica (articolo 33) relativa all’integrazione dell’elettromobilità nella rete elettrica. La previsione dispone in particolare la necessità per gli Stati membri di definire il quadro normativo necessario per agevolare la connessione dei punti di ricarica alla rete di distribuzione, riaffermando il divieto di discriminazioni da parte dei gestori dei sistemi di distribuzione di energia elettrica, nonché il principio per cui i distributori stessi non possono possedere, sviluppare, gestire o esercire punti di ricarica. Gli Stati membri possono prevedere una deroga a tale ultimo principio solo in presenza di precise circostanze: vi è stata una procedura di appalto per l’affidamento dei servizi menzionati relativi ai punti di ricarica, che non è andata a buon fine (per assenza
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di operatori o incapacità degli stessi di fornire il servizio in maniera tempestiva e a costi ragionevoli), l’autorità di regolazione nazionale ha esaminato e approvato le condizioni della procedura di appalto prima della sua pubblicazione, viene comunque garantito l’accesso ai punti di ricarica da parte di terzi (secondo i principi generali dell’accesso alla rete di distribuzione) e il distributore non pone in essere discriminazioni tra gli utenti o le categorie di utenti (in particolare a favore di proprie società collegate).
2.2 La normativa nazionale Sul piano nazionale, il Decreto-Legge 9 febbraio 2012, n. 5, con la legge di conversione 4 aprile 2012, n. 35, prevedeva al comma 2-bis dell’articolo 23 la sottoposizione a segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), di cui all’articolo 19 della Legge 7 agosto 1990, n. 241, la realizzazione di infrastrutture di ricarica di veicoli elettrici. La previsione era inserita, con una scelta che poteva generare qualche confusione sul campo di applicazione soggettivo della SCIA, in un articolo dedicato all’autorizzazione unica in materia ambientale per le piccole e medie imprese. Oggi, come si vedrà, tale disposizione risulta abrogata dal D.L. n. 76/2020. Il capo IV-bis del Decreto-Legge 22 giugno 2012, n. 83 (introdotto dalla legge di conversione 7 agosto 2012, n. 134) ha introdotto invece una prima disciplina articolata – e in gran parte ancora vigente – sulla mobilità sostenibile, con particolare riguardo ai veicoli alimentati ad energia elettrica. Il D.L. ha disposto, tra l’altro, indirizzi di coordinamento con le Regioni e le Province autonome per l’attuazione degli obiettivi europei in materia di dotazione di veicoli a basse emissioni da parte della pubblica amministrazione (sul punto, si rinvia al paragrafo che precede) e lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica, la prima definizione degli obblighi di installazione di punti di ricarica negli edifici di nuova costruzione o soggetti a rilevante ristrutturazione, da inserire nei regolamenti edilizi comunali (sulla cui successiva evoluzione si rinvia al Capitolo 6, paragrafo 7, che precede), il principio per cui le infrastrutture pubbliche e private destinate alla ricarica dei veicoli elettrici sono da considerarsi dal punto di vista urbanistico opere di urbanizzazione primaria realizzabili in tutto il territorio comunale, gli incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici e a basse emissioni, poi riproposti dal legislatore negli anni successivi, fino ai tempi attuali (vedi infra). Inoltre, il Decreto ha introdotto regole di favore sulle maggioranze condominiali per l’approvazione degli interventi di installazione di infrastrutture di ricarica: l’articolo 17-quinquies prevede infatti l’applicazione delle maggioranze dell’articolo 1136 del codice civile, secondo comma (successivamente il riferimento è stato aggiornato ai primi tre commi dell’articolo) per l’installazione delle infrastrutture di ricarica di veicoli elettrici in condominio. Non si applica quindi la maggioranza prevista per le innovazioni (maggioranza degli intervenuti e due terzi del valore dell’edificio) ma quella ordinariamente prevista dall’articolo 1136 (maggioranza degli intervenuti e almeno la metà del valore dell’edificio, che scende ad un terzo in caso di seconda convocazione dell’assemblea). Inoltre, l’articolo 17-quinquies ultimo comma prevede che, se il condominio non delibera favorevolmente (o non delibera affatto entro tre mesi dalla richiesta scritta del condomino interessato), il singolo condomino interessato può installare a sue spese l’infrastruttura, la quale può essere eventualmente utilizzata successivamente anche dagli altri condomini con partecipazione alla spesa (ai sensi dell’articolo 121, terzo comma, codice civile). Il D.L. n. 83/2012 ha anche introdotto, con la previsione di cui all’articolo 17-septies, lo strumento del Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica (“PNIRE”), il cui scopo generale è quello di garantire i livelli minimi uniformi di accessibilità del servizio di ricarica dei veicoli elettrici sul territorio nazionale. Il PNIRE riguarda dunque la strategia di realizzazione di reti infrastrutturali per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica, nonché interventi di recupero del patrimonio edilizio finalizzati allo sviluppo delle medesime reti, e fornisce le linee guida per lo sviluppo uniforme delle reti sulla base dei fabbisogni concreti nelle diverse aree territoriali. Il PNIRE è stato adottato con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 26 settembre 2014
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e successivamente aggiornato – in attuazione dell’obbligo di aggiornamento annuale inizialmente previsto dal D.L. n. 83/2012 – dal D.P.C.M. 18 aprile 2016. Il Piano individua le caratteristiche tecniche e gestionali dei punti di ricarica per veicoli elettrici (specialmente se “accessibili al pubblico”), promuovendone lo sviluppo anche come indirizzo per la pianificazione regionale e locale. Nel PNIRE, infatti, si punta all’integrazione con gli strumenti regionali di pianificazione sulla mobilità e i trasporti e si “richiamano” le Regioni all’adozione di Piani regionali per la mobilità elettrica. In conformità alle indicazioni del PNIRE, il D.P.C.M. 1 febbraio 2018 ha approvato uno schema di accordo di programma tra Governo centrale e Regioni, in base a cui possono essere finanziati piani di intervento con attività che possono comprendere la redazione del programma della mobilità elettrica, la progettazione dei siti di ricarica, l’acquisto e l’installazione degli impianti (comprese le opere necessarie alla messa in opera), la campagna di comunicazione mirata ad informare l’utenza sul servizio. L’investimento per l’acquisto e l’installazione degli impianti deve valere almeno il 70% dell’importo complessivo. La quota di cofinanziamento pubblico prevista dall’accordo di programma è uguale o minore al 35% del valore del progetto per la realizzazione di impianti di ricarica lenta o accelerata (potenza di almeno una presa pari a 22 kW), uguale o minore al 50% del valore del progetto per gli impianti di ricarica veloce o per la ricarica di tipo domestico. Con il Decreto Legislativo 16 dicembre 2016, n. 257, lo Stato italiano ha poi provveduto a recepire – in alcuni casi pedissequamente – le previsioni della Direttiva DAFI analizzata nel paragrafo precedente. Al di là delle previsioni che riprendono direttamente i contenuti della Direttiva, il D.Lgs. n. 257/2016 contiene alcune definizioni che precisano termini già presenti in sede europea (cfr. Box 1), come veicolo elettrico, punto di ricarica (con ulteriori suddivisioni nell’ambito della definizione di punto di ricarica “con potenza standard” o “con potenza elevata”) e accessibilità al pubblico. Inoltre, il D.Lgs. n. 257/2016 ha modificato le previsioni relative alla installazione obbligatoria di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici in edifici nuovi o soggetti a importante ristrutturazione, come condizione per l’ottenimento del permesso di costruire da inserire all’interno dei regolamenti edilizi comunali (previsione poi, come già detto sopra, sostituita dalla disciplina di attuazione dell’ultima direttiva EPBD – cfr. capitolo 8). Il D.Lgs. attuativo della DAFI ha poi modificato la previsione del Codice della strada sul divieto di fermata e di sosta (articolo 158, comma 1, D.Lgs. 30 aprile 1992, n. 285), prevedendo l’estensione di detti divieti anche agli spazi riservati alla ricarica di veicoli elettrici. Il Decreto ha inoltre aggiunto il comma 2-ter al già citato articolo 23 del D.L. n. 5/2012, prevedendo un decreto attuativo con la documentazione di dettaglio da presentare a corredo della SCIA per la realizzazione di punti di ricarica. Tale decreto è stato emanato nel 2017 (per l’esattezza con Decreto direttoriale Ministero Infrastrutture e Trasporti 3 agosto 2017): come previsto, l’atto ha indicato la documentazione necessaria da presentare insieme alla SCIA (documento di inquadramento del progetto, progetto tecnico, relazione sulle caratteristiche tecniche dell’infrastruttura, copia della domanda di connessione alla rete di distribuzione o della modifica della connessione), ma ha anche individuato i requisiti specifici per ritenere non necessaria la SCIA, qualificando l’installazione del punto di ricarica come attività libera. In particolare, l’attività poteva considerarsi libera quando non era necessaria la connessione alla rete o la modifica della connessione stessa. Come anticipato, la previsione in questione e il relativo decreto attuativo sono stati abrogati e superati dal D.L. Semplificazioni n. 76/2020, che si illustrerà nel paragrafo 4. Infine, l’articolo 18 del D.Lgs. n. 257/2016 contiene l’obbligo per le Regioni di prevedere, per le autorizzazioni per l’installazione di nuovi impianti di rifornimento di carburante o ristrutturazione totale di impianti esistenti, l’inclusione obbligatoria di un punto di ricarica almeno di tipo veloce. Per quanto riguarda le autostrade, il Decreto Legislativo ha disposto l’obbligo per i concessionari di predisporre entro il 2018 un piano di diffusione dei servizi di ricarica elettrica, garantendo un numero adeguato di punti di ricarica e la tutela del principio di neutralità tecnologica degli impianti, nonché il rispetto delle procedure competitive previste dall’articolo 11, comma 5-ter, della Legge 23 dicembre 1992, n. 498 in caso di affidamento dei servizi a terzi.
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Tale norma ha portato però alla realizzazione di un numero inadeguato di punti di ricarica nella rete autostradale: per fine 2020 era prevista l’installazione di 107 “infrastrutture”, stando a quanto riferito dal Governo in risposta ad un’interrogazione parlamentare il 4 novembre 2020, ma i dati più recenti sembrano anche inferiori, soprattutto per quanto riguarda la ricarica veloce. Un importante operatore di settore ha segnalato di recente, infatti, l’esistenza di 75 punti di ricarica veloce o ultra-veloce, all’interno di sole 11 stazioni di servizio. Per questo, il legislatore è intervenuto con una nuova disposizione (art. 1, comma 697, della Legge 30 dicembre 2020, n. 178 - Legge di bilancio per il 2021), prevedendo l’obbligo per i concessionari autostradali di installare entro giugno 2021 un “numero adeguato” di punti di ricarica ultra-veloce, tali da garantire gli stessi tempi di attesa dei veicoli a combustione interna. A livello amministrativo, l’installazione dovrebbe avvenire a seguito di avvisi (il cui termine di pubblicazione è scaduto a inizio marzo 2021) predisposti dagli stessi concessionari con le caratteristiche tecniche minime degli impianti e, dopo il termine del 30 giugno 2021, consentendo agli operatori di presentare una richiesta di candidatura per l’installazione degli impianti. A fronte di tale richiesta, i concessionari sono tenuti a pubblicare entro trenta giorni un avviso di manifestazione di interesse con i criteri di selezione degli operatori, sulla base delle “caratteristiche tecniche della soluzione proposta, delle condizioni commerciali che valorizzino l’efficienza, la qualità e la varietà dei servizi nonché dei modelli contrattuali idonei ad assicurare la competitività dell’offerta in termini di qualità e disponibilità dei servizi”. Ad oggi, tuttavia, anche queste previsioni risultano in gran parte inattuate. Alcuni concessionari sembrano voler attendere la definizione di “bandi-tipo” da parte dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, la cui emissione è prevista però entro il 28 febbraio 2022 (delibera Autorità del 27 maggio 2021, n. 77). Il procedimento avviato dall’Autorità non riguarda per la verità nello specifico l’installazione di punti di ricarica e non sembra impedire - come precisato dall’Autorità stessa - l’avvio di procedure per l’installazione di queste ultime anche prima del 28 febbraio, in assenza quindi dei bandi-tipo. Altre misure legislative incentivano l’acquisto di BEV e l’installazione di punti di ricarica da parte di privati. Come accennato, sono tuttora vigenti incentivi all’acquisto di veicoli a basse emissioni di CO2 (con i contributi maggiori per i veicoli con emissioni tra 0 e 20 CO2 g/km, ossia i veicoli elettrici): la disciplina attualmente vigente è contenuta all’articolo 1, comma 1031, della Legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio per il 2019), come modificata da ultimo dall’articolo 8 del D.L. 10 settembre 2021, n. 121, che riconosce un contributo fino a 6.000 euro per i veicoli con emissioni della fascia più bassa. A tale incentivo si aggiunge un ulteriore contributo (fino a 4.000 euro) legato allo sconto riconosciuto dal venditore del veicolo, previsto attualmente dall’articolo 1, commi 652 e ss., della Legge di bilancio per il 2021). In senso opposto, è previsto il pagamento di un’imposta per i veicoli più inquinanti: attualmente l’articolo 1, comma 1042-bis della Legge di bilancio per il 2019 (introdotto dalla legge di bilancio per il 2021) prevede il pagamento di un’imposta dai 1.100 euro in su per veicoli che emettono più di 191 CO2 g/km.
LEGGE DECRETO LEGISLATIVO 16 DICEMBRE 2016, N. 257 ARTICOLO 2 – DEFINIZIONI [ESTRATTO] […] b) veicolo elettrico: un veicolo a motore dotato di un gruppo propulsore contenente almeno una macchina elettrica non periferica come convertitore di energia con sistema di accumulo di energia ricaricabile, che può essere ricaricato esternamente; c) punto di ricarica: un’interfaccia in grado di caricare un veicolo elettrico alla volta o sostituire la batteria di un veicolo elettrico alla volta; d) punto di ricarica di potenza standard: un punto di ricarica, che consente il trasferimento di elettricità a un veicolo elettrico di potenza pari o inferiore a 22 kW, esclusi i dispositivi di potenza pari o inferiore a 3,7 kW, che sono installati in abitazioni private o il cui scopo principale non è
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Sul fronte dei veicoli delle pubbliche amministrazioni, la Legge 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio per il 2020), prevede all’articolo 1, commi 107-109, l’obbligo per le PA di acquistare o noleggiare, in occasione del rinnovo del parco auto (che comprende quindi l’acquisto o il noleggio di almeno due auto), veicoli elettrici, ibridi o ad idrogeno in misura pari ad almeno il 50%. Da ultimo, come visto in precedenza nel Capitolo 7, la detrazione fiscale per (super)ecobonus si applica anche all’installazione di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici, nella misura del 50% ai sensi dell’articolo 16-ter del Decreto-Legge 4 giugno 2013, n. 63 (convertito in legge, con modificazioni, dalla Legge 3 agosto 2013, n. 90) e del 110% se l’intervento è “trainato” da uno di quelli previsti dall’articolo 119 del D.L. n. 34/2020. La detrazione riguarda punti di ricarica di potenza standard non accessibili al pubblico (così recita l’articolo 16-ter citato, al comma 2) ed esclude quindi, in modo non del tutto ragionevole considerate anche le finalità della previsione, i dispositivi di potenza minore o uguale a 3,7 kW. Gli impianti che risultano esclusi, in particolare, sono i cosiddetti wallbox, particolarmente diffusi tra gli utenti data la loro compatibilità con contratti di fornitura elettrica di tipo domestico e la possibilità di dedicare alla ricarica anche tempi lunghi nell’ambito di residenze e luoghi di lavoro.
3. Le variabili da considerare: tipologia di ricarica, proprietà, accessibilità, modalità di gestione del punto di ricarica Sulla base della ricostruzione normativa effettuata, si possono individuare alcune distinzioni fondamentali, di cui tenere conto in ragione della loro rilevanza nella disciplina di regolamentazione dei punti di ricarica, come innovata dal D.L. n. 76/2020. Tali variabili riguardano innanzitutto la tipologia di ricarica, con punti di ricarica che possono avere, come visto, una potenza e – di conseguenza – una velocità di ricarica diversa: potenza standard (normal charge), elevata (fast charge) o ultra-veloce (ultra-fast charge). Una seconda distinzione può riguardare la proprietà dell’infrastruttura e dell’area o edificio in cui essa sorge, con una distinzione tra proprietari di natura pubblica e proprietari di natura privata.
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ricaricare veicoli elettrici, e che non sono accessibili al pubblico. Il punto di ricarica di potenza standard è dettagliato nelle seguenti tipologie: 1) lenta = pari o inferiore a 7,4 kW; 2) accelerata = superiore a 7,4 kW e pari o inferiore a 22 kW; e) punto di ricarica di potenza elevata: un punto di ricarica che consente il trasferimento di elettricità a un veicolo elettrico di potenza superiore a 22 kW. Il punto di ricarica di potenza elevata è dettagliato nelle seguenti tipologie: 1) veloce: superiore a 22 kW e pari o inferiore a 50 kW; 2) ultra-veloce: superiore a 50 kW; g) punto di ricarica o di rifornimento accessibile al pubblico: un punto di ricarica o di rifornimento per la fornitura di combustibile alternativo che garantisce un accesso non discriminatorio a tutti gli utenti. L’accesso non discriminatorio può comprendere condizioni diverse di autenticazione, uso e pagamento. A tal fine, si considera punto di ricarica aperto al pubblico: 1) un punto di ricarica la cui area di stazionamento è accessibile al pubblico, anche mediante autorizzazione e pagamento di un diritto di accesso; 2) un punto di ricarica collegato a un sistema di autovetture condivise e accessibile a terzi, anche a seguito del pagamento del servizio di ricarica; h) punto di ricarica non accessibile al pubblico: 1) un punto di ricarica installato in un edificio residenziale privato o in una pertinenza di un edificio residenziale privato, riservato esclusivamente ai residenti; 2) un punto di ricarica destinato esclusivamente alla ricarica di veicoli in servizio all’interno di una stessa entità, installato all’interno di una recinzione dipendente da tale entità; 3) un punto di ricarica installato in un’officina di manutenzione o di riparazione, non accessibile al pubblico.
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Un ulteriore elemento rilevante è l’accessibilità del punto di ricarica al pubblico, che significa, come visto, l’esistenza o meno di una garanzia di apertura non discriminatoria all’intera utenza. Un ultimo importante fattore riguarda le modalità di gestione del punto di ricarica: come visto la normativa europea ed italiana favoriscono la libertà di soluzioni nella gestione del servizio, per cui si rileva nella prassi la distinzione per lo meno tra proprietario dell’area, proprietario dell’infrastruttura, gestore del punto di ricarica (manutenzione e funzionamento dell’infrastruttura – charging point operator, CPO) e gestore del servizio di ricarica (rapporto con l’utente, accesso alla ricarica e pagamento – e-mobility service provider, EMP o MSP). Ovviamente uno stesso soggetto può svolgere più di una di queste funzioni, per cui si avrà un livello di “integrazione verticale” (stesso soggetto titolare di più fasi della filiera) più o meno accentuato a seconda dei casi. Nella prassi la distinzione quantomeno tra CPO e EMP è molto frequente, con la possibilità degli EMP di utilizzare punti di ricarica di altri CPO attraverso piattaforme che garantiscono l’interoperabilità dei sistemi. Tenendo conto di queste chiavi di lettura possiamo analizzare le novità introdotte dal D.L. n. 76/2020, così come modificato dal D.L. n. 77/2021.
4. Le novità introdotte dall’articolo 57 del D.L. n. 76/2020 L’articolo 57 del Decreto Semplificazioni del 2020 contiene per prima cosa una definizione di “infrastruttura di ricarica di veicoli elettrici” che si distingue rispetto a quella di “punto di ricarica” già vista sopra: la nozione di infrastruttura è infatti più ampia, in quanto comprende tutti gli elementi (“strutture, opere e impianti”) necessari per la realizzazione di aree di sosta con “uno o più” punti di ricarica. Il secondo comma dell’articolo distingue poi quattro ipotesi di collocazione delle infrastrutture: a) aree ed edifici pubblici e privati (sembra sottinteso senza accesso del pubblico); b) strade private non aperte all’uso pubblico; c) strade pubbliche e private aperte all’uso pubblico; d) aree di sosta, parcheggio e servizio, pubbliche e private, aperte all’uso pubblico. Al di là delle differenze di terminologia rispetto alle definizioni della normativa viste al paragrafo precedente, la distinzione fondamentale (e considerata rilevante nel resto dell’articolo) riguarda l’accessibilità al pubblico. Gran parte delle previsioni dell’articolo 57 riguardano infatti le infrastrutture accessibili al pubblico (ipotesi di cui alle lettere b) e c) del secondo comma citato), con particolare riferimento alle aree di competenza dei Comuni. Alcune novità riguardano invece le infrastrutture senza distinzione e altre solo le infrastrutture non accessibili al pubblico. Vediamole di seguito, partendo da quest’ultima categoria.
4.1 Le novità relative alle infrastrutture non accessibili al pubblico Per quanto riguarda le modifiche relative alle sole infrastrutture non accessibili al pubblico, il comma 2-bis precisa che la ricarica del veicolo è da considerarsi in questo caso, comunque, come un servizio e non una fornitura di energia elettrica, così come accade per la “ricarica pubblica”. Effettivamente anche in caso di infrastruttura di ricarica in ambito privato (non accessibile liberamente) si può riscontrare un servizio di “e-mobility” sopra descritto, fornito da un EMP, che ha dunque caratteristiche diverse dalla mera fornitura di energia elettrica. Il comma 3 ricorda la necessità di osservare anche per le infrastrutture “private” le norme relative alla segnaletica previste dal codice della strada, oltre alle norme applicabili sulla sicurezza e sulla conformità degli impianti.
4.2 Le novità relative a tutte le infrastrutture Come anticipato, alcune previsioni del Decreto Semplificazioni riguardano sia le infrastrutture accessibili al pubblico che quelle non accessibili.
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4.3 Le novità relative alle infrastrutture accessibili al pubblico e il ruolo dei Comuni Il comma 3 dell’articolo 57 rinvia alle norme del Codice della strada e del relativo regolamento attuativo (D.P.R. 16 dicembre 1992, n. 495) per la disciplina dell’installazione di infrastrutture su strade e aree aperte al pubblico, con riferimento alle dimensioni e alla segnaletica, ma anche all’eventuale necessità di richiedere un’autorizzazione o una concessione all’ente proprietario della strada. Il comma 14-bis, aggiunto dal D.L. n. 77/2021, prevede l’applicazione della disciplina della conferenza di servizi semplificata, di cui all’articolo 14-bis della Legge n. 241/1990, per la richiesta di realizzazione delle opere necessarie all’installazione dell’infrastruttura, incluse le opere di connessione concordate con il distributore competente, e la relativa occupazione di suolo pubblico. L’ente che effettua la valutazione rilascia entro trenta giorni un provvedimento di autorizzazione alla costruzione e all’occupazione del suolo pubblico per le infrastrutture di ricarica, con una durata minima di dieci anni, e un provvedimento di durata illimitata, intestato al gestore della rete, per le relative opere di connessione. I commi 4 e 5 disciplinano la sosta per la ricarica: viene precisato che l’accesso all’infrastruttura deve essere garantito unicamente per la ricarica e viene integrata la lettera h-bis dell’articolo 158, comma 1, del Codice della strada, dedicata al divieto di fermata e di sosta, come già visto al paragrafo 2.2: la modifica alla norma riguarda la possibilità di prevedere tariffe mirate che penalizzino una sosta superiore all’ora oltre il tempo di ricarica (e comunque al di fuori della fascia oraria 23.00-7.00, salvo che per gli impianti di ricarica veloce e ultra-veloce), per disincentivare la sosta dei veicoli elettrici negli appositi spazi anche oltre al tempo di ricarica. Sulle infrastrutture di ricarica nelle autostrade, viene prevista dal comma 13 l’introduzione della dotazione di colonnine elettriche nelle aree di servizio come obbligo da inserire nelle nuove concessioni autostradali o nei rinnovi di quelle già in essere. Viene di conseguenza aggiornato il PNIRE. Diverse previsioni riguardano poi i Comuni. Il comma 6 dispone l’adozione di provvedimenti entro sei mesi dall’entrata in vigore del Decreto Semplificazioni, ai sensi delle norme sulla regolamentazione della circolazione nei centri abitati incluse nel Codice della strada, che disciplinino la realizzazione
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In particolare, il comma 11 dell’articolo 57 prevede la sostituzione del nulla osta ministeriale sulle interferenze con le linee di comunicazione di cui all’articolo 95 del Codice delle telecomunicazioni (D.Lgs. 1° agosto 2003, n. 259) con una dichiarazione sottoscritta dai soggetti interessati, per le infrastrutture di ricarica di veicoli BEV e ibridi “plug-in” (PHEV). La dichiarazione va presentata al Ministero con l’indicazione delle eventuali interferenze e l’attestazione del rispetto delle norme su trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica. In tal caso, non è necessaria la stipula degli atti di sottomissione previsti dalla normativa in materia. Il comma 12 prevede invece una revisione delle tariffe per la fornitura di energia elettrica da parte dell’Autorità di settore (ARERA) applicabili ai punti di prelievo in ambito privato e pubblico, così da assicurare un costo dell’energia elettrica non superiore a quello previsto per i clienti domestici residenti. Tale previsione è volta soprattutto a diminuire la differenza tra il costo di ricarica in ambito privato e quello (più alto) in ambito pubblico. L’attuazione della norma, come osservato dalla stessa ARERA nell’ambito della conversione in legge del D.L., si traduce di fatto in un incentivo, per cui bisognerebbe tenere conto anche delle differenze nella tipologia (potenza e rapidità) della ricarica. Al momento non risulta peraltro che l’Autorità abbia dato attuazione alla previsione. Il comma 14 dell’articolo 57 abroga invece, come già anticipato sopra al paragrafo 2.2, le disposizioni sull’applicazione della SCIA per la realizzazione delle infrastrutture di ricarica. L’articolo 32-ter del D.L. n. 77/2021 ha poi aggiunto la precisazione per cui l’installazione di infrastrutture di ricarica ad accesso pubblico è da considerarsi attività edilizia libera. Non si comprende esattamente perché tale aggiunta limiti la precisazione alle infrastrutture ad accesso pubblico; va ricordato però che il Glossario edilizia libera di cui al D.M. 8 marzo 2018 (sull’attività edilizia libera, si veda il Capitolo 8) comprende tra le attività da considerarsi tali anche l’installazione (e la modifica) di punti di ricarica per veicoli elettrici.
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e la gestione delle infrastrutture di ricarica a pubblico accesso. I provvedimenti devono stabilire la localizzazione e la quantificazione dei punti di ricarica in funzione della domanda, con l’indicazione (non tassativa) di almeno un punto di ricarica ogni mille abitanti. La realizzazione e gestione delle infrastrutture può essere oggetto di un regime di “autorizzazione o concessione” a favore di soggetti pubblici o privati, anche mediante una suddivisione in lotti (comma 7). In assenza dei provvedimenti che disciplinino in generale l’installazione di infrastrutture di ricarica sul territorio comunale, i singoli interessati possono comunque richiedere l’autorizzazione o la concessione per la realizzazione e la gestione delle infrastrutture, anche solo per singole strade (comma 8). Come misura di incentivazione, i Comuni possono prevedere una riduzione o esenzione del canone di occupazione del suolo pubblico e della tassa per l’occupazione di spazi e aree pubbliche (COSAP e TOSAP), ma solo nel caso in cui l’energia elettrica utilizzata per i punti di ricarica sia di provenienza certificata da fonte rinnovabile. In caso di violazioni delle condizioni di cui sopra accertate da parte dei Comuni, questi possono richiedere l’intero canone maggiorato del trenta per cento a titolo sanzionatorio. Il calcolo del canone non deve comunque comprendere gli stalli di sosta degli autoveicoli che rimangono nella disponibilità del pubblico.
5. Le diverse sfide della transizione L’articolo 57 del Decreto Semplificazioni 2020 prevedeva l’adeguamento del regolamento attuativo del Codice della strada, oltre che, come visto, un atto di regolazione da parte di ARERA. Al momento non risulta che tali provvedimenti siano stati adottati nei tempi previsti dalla norma, mentre invece nuovi obiettivi di sviluppo infrastrutturale (in conformità a quanto previsto dal PNRR) e nuovi strumenti per raggiungerli potrebbero derivare dalla legge annuale sulla concorrenza, oltre che dall’aggiornamento del PNIRE. Sul fronte dei Comuni, tenuti come visto ad adottare provvedimenti a disciplina dello sviluppo delle infrastrutture di ricarica nei propri territori, si possono rilevare iniziative di vario tipo (anche precedenti al D.L. n. 76/2020), riconducibili a tre ipotesi fondamentali (che possono anche sovrapporsi): una regolamentazione generale dell’attività di installazione di infrastrutture di ricarica (con individuazione di aree adibite, numeri previsti, disciplina delle modalità di richiesta al Comune, ecc.); la stipula di protocolli di intesa con operatori interessati, che concede l’occupazione di suolo pubblico e disciplina le modalità di gestione delle infrastrutture in conformità alle esigenze e alle previsioni; il ricorso a procedure ad evidenza pubblica con criteri di selezione competitiva degli operatori per l’installazione in zone e con condizioni predeterminate. Per citare un esempio, il Comune di Milano ha adottato nel 2019 le nuove linee di indirizzo per la localizzazione delle infrastrutture per la ricarica dei veicoli alimentati a energia elettrica sul suolo pubblico e ad uso pubblico da parte dei privati, ma lo sviluppo dell’infrastruttura è favorito anche da altri atti: il Piano Aria Clima approvato nel 2021, ad esempio, prevede la realizzazione di infrastrutture di ricarica da parte dei gestori di distributori di carburante. Tale novità che non è piaciuta ad un’associazione di categoria dei distributori di carburante, la quale ha presentato un ricorso al giudice amministrativo. La sfida della transizione non è quindi, ovviamente, immune dalla generazione di conflitti, che non riguardano solo la parte “hardware” ma anche quella “software”: a riprova di ciò vi è la sanzione pesantissima (102 milioni di euro) inflitta nel maggio scorso dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) a Google, per non avere consentito l’interoperabilità tra il sistema Android Auto e una app di servizi funzionali alla ricarica dei veicoli elettrici. Nelle motivazioni l’AGCM osserva come la condotta di Google comporti, oltre ad una limitazione della scelta dei consumatori ed un ostacolo al progresso tecnologico, anche il rischio di conseguenze negative sullo sviluppo delle infrastrutture di ricarica per auto elettriche e, in ultima analisi, sulla transizione verso la mobilità più sostenibile. Sfide complesse attendono dunque il legislatore e i regolatori nel percorso verso la transizione dell’elettromobilità, in cui agli obiettivi di sostenibilità si sovrappongono considerazioni sull’evoluzione tecnologica, la libera concorrenza e la tutela dei consumatori.
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Gli impianti per la produzione di energia da rinnovabili, stand alone e su edifici
di Michele Rizzo Sommario: 1. L’importanza delle fonti rinnovabili per la transizione ecologica e il PNRR; 2. L’installazione di pannelli su edifici come attività libera (previa comunicazione); 3. L’introduzione della dichiarazione di inizio lavori asseverata; 4. L’estensione dell’applicazione della procedura abilitativa semplificata (PAS); 5. Le modifiche riguardanti il procedimento ordinario di autorizzazione unica, le competenze della Soprintendenza e la valutazione di impatto ambientale; 6. Conclusioni.
1. L’importanza delle fonti rinnovabili per la transizione ecologica e il PNRR L’aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili è una delle voci fondamentali all’interno della “Missione 2” del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) presentato dal Governo alla Commissione europea nell’ambito del programma per la ripresa dell’Ue post-pandemia NextGeneration EU. In particolare, la componente “M2C2” del PNRR, dedicata a “Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile” prevede un investimento totale di 23,78 miliardi di euro (Tabella 1), di cui 5,90 miliardi dedicati proprio all’incremento della quota di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile (Tabella 2). Le previsioni del PNRR si inseriscono in un contesto già avviato da decenni e che vede come obiettivo ultimo la lotta ai cambiamenti climatici tramite la riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Negli ultimi anni l’impulso internazionale (Accordo di Parigi 2015) ed europeo (pacchetto Clean energy for all Europeans e European Green Deal) hanno portato l’Italia a porsi l’obiettivo del 30% del consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. Tale obiettivo è stato formalizzato dall’Italia già nel 2019 con il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), uno strumento introdotto sempre in sede europea, dal Regolamento (Ue) 2018/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio dell’11 dicembre 2018 sulla governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima, parte del pacchetto Clean energy for all Europeans. L’obiettivo del 30% entro il 2030 è confermato dal PNRR e assunto come riferimento per le misure di “investimento e riforma” dedicate al settore delle rinnovabili. La linea di intervento dedicata all’incremento delle rinnovabili, con l’allocazione dei già citati 5,90 miliardi di euro, comprende lo sviluppo di impianti di medie-grandi dimensioni (utility scale) in particolare nel settore agricolo, l’accelerazione della diffusione delle comunità energetiche e dei sistemi di generazione distribuita di piccola taglia, la promozione di soluzioni innovative, incluse soluzioni integrate e offshore, il rafforzamento dello sviluppo del biometano. Tabella 1 – Componenti Missione 2 PNRR “Rivoluzione verde e transizione ecologica” MISSIONE 2: RIVOLUZIONE VERDE E TRANSIZIONE ECOLOGICA COMPONENTE
IMPORTO RISORSE (MLD €)
M2C1 – Economia circolare e agricoltura sostenibile
5,27
M2C2 – Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile
23,78
M2C3 – Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici
15,36
M2C4 – Tutela del territorio e della risorsa idrica
15,05
TOTALE
59,46
IL NUOVO REGIME AUTORIZZATORIO PER L’INSTALLAZIONE ED IL REVAMPING DEGLI IMPIANTI FER
10. Le semplificazioni in materia di autorizzazione all’installazione e revamping di impianti per la produzione di energia rinnovabile
IL NUOVO REGIME AUTORIZZATORIO PER L’INSTALLAZIONE ED IL REVAMPING DEGLI IMPIANTI FER
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Gli impianti per la produzione di energia da rinnovabili, stand alone e su edifici
Tabella 2 – Dettaglio componente M2C2 PNRR “Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile” AMBITI DI INTERVENTO – MISURE
IMPORTO RISORSE (MLD €)
1. Incrementare la quota di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile
5,90
2. Potenziare e digitalizzare infrastrutture di rete
4,11
3. Promuovere la produzione, la distribuzione e gli usi finali dell’idrogeno
3,19
4. Sviluppare un trasporto locale più sostenibile
8,58
5. Sviluppare una leadership internazionale industriale e di ricerca sviluppo nelle principali filiere della transizione
2,00
TOTALE
23,78
Le riforme previste dal PNRR per il perseguimento degli obiettivi in materia di energia da fonti rinnovabili vedono come baricentro fondamentale la semplificazione delle procedure di autorizzazione, citando espressamente come punto di riferimento da cui proseguire con le modifiche normative il decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito in legge dalla l. 11 settembre 2020, n. 120 (Decreto Semplificazioni 2020). L’indicazione del PNRR è stata già in parte attuata dal decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito in legge dalla l. 29 luglio 2021, n. 108 (Decreto Semplificazioni 2021), dedicato, come evidenziato nei precedenti contributi, alla “Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure”. Il testo del decreto contiene, infatti, diverse previsioni innovative riguardanti gli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, di diversa taglia e tipologia: modifiche che si inseriscono nel solco di quelle tracciate dal Decreto Semplificazioni 2020, in chiave di accelerazione, unificazione e semplificazione delle procedure autorizzatorie. Vediamo dunque in questo contributo quali sono le modifiche fondamentali introdotte dai due decreti-legge. Si tratta, come si vedrà, di modifiche che riguardano molto spesso – a volte anche in modo molto specifico – l’ambito di applicazione, i passaggi e i termini procedurali dei regimi di autorizzazione. Tali aspetti comportano quindi una modifica “verticale” del regime autorizzatorio su tutto il territorio nazionale: pur essendo il settore delle rinnovabili soggetto anche alla competenza legislativa regionale, in quanto riconducibile alla materia “produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia” in cui Stato e Regioni detengono una competenza legislativa concorrente, da tempo gli elementi fondamentali dei procedimenti (soglie di potenza degli impianti rientranti nell’ambito di applicazione delle procedure, termini, atti di assenso necessari) sono considerati dalla Corte costituzionale prerogativa dello Stato centrale (cfr., ex multis, Corte cost., 26 marzo 2010, n. 119).
2. L’installazione di pannelli su edifici come attività libera (previa comunicazione) Il regime di autorizzazione per l’installazione e le modifiche agli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili può essere messo in relazione, specialmente dopo le modifiche introdotte dai Decreti Semplificazioni 2020 e 2021, con l’attuale quadro dei titoli abilitativi edilizi, analizzato per grandi linee nel Capitolo 6 di questo volume. Vi è infatti, come schematizzato nella Tabella 3, una procedura di autorizzazione “ordinaria” – l’autorizzazione unica disciplinata dall’articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 (integrata dall’articolo 5 del D.Lgs. 3 marzo 2011, n. 28 – cd. Decreto Romani) per l’installazione di impianti con dimensioni e potenza rilevanti, che corrisponde al permesso di costruire, quale provvedimento amministrativo espresso rilasciato all’esito di un procedimento amministrativo complesso.
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Gli impianti per la produzione di energia da rinnovabili, stand alone e su edifici
Tabella 3 – Corrispondenza tra regime titoli abilitativi edilizi e regime autorizzatorio impianti da fonti rinnovabili TITOLO ABILITATIVO IMPIANTI RINNOVABILI
CORRISPONDENTE EDILIZIA
AMBITO APPLICAZIONE
MODIFICHE PIÙ IMPORTANTI DECRETI SEMPLIFICAZIONE
Comunicazione
Attività libera (con o senza comunicazione)
Impianti di piccole dimensioni su edifici/altre strutture; revamping senza modifiche dimensionali
Individuazione ipotesi specifiche in D.L. n. 28/2011 prima soggette a PAS
Dichiarazione inizio lavori asseverata (DILA)
Comunicazione inizio lavori asseverata (CILA)
Modifiche impianti o nuovi impianti con modifiche scarsamente rilevanti dal punto di vista ambientale e urbanistico
Introduzione e precisazione ipotesi
Procedura autorizzatoria semplificata (PAS)
Segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) edilizia
Varianti non sostanziali (ma con possibile impatto urbanistico/ambientale), nuovi impianti entro soglie
Estensione ipotesi di applicazione rispetto ad autorizzazione unica
Autorizzazione unica
Permesso di costruire
Varianti sostanziali, nuovi impianti sopra soglie di legge
Modifiche procedurali (parere soprintendenza, valutazione impatto ambientale su varianti)
Le prime modifiche da segnalare riguardano infatti una precisazione relativa all’installazione di impianti di piccole dimensioni (microeolico e fotovoltaico aderente o integrato ai tetti degli edifici) sugli edifici o su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici. L’articolo 31 del Decreto Semplificazioni 2021 modifica infatti l’articolo 7-bis del D.Lgs. n. 28/2011, disposizione con cui nel 2014 si era introdotto il modello unico nazionale e la procedura semplificata per l’installazione di piccoli impianti. Le modifiche riguardano in particolare il comma 5, che esclude la necessità di atti di assenso per gli impianti di piccole dimensioni menzionati sopra (e disciplinati dall’articolo 11, comma 3, dal D.Lgs. 30 maggio 2008, n. 115 sull’efficienza energetica). Per precisare l’identificazione delle sedi di installazione dei piccoli impianti cui si applica la previsione, viene fatto rinvio alla definizione di edificio contenuta nel regolamento edilizio tipo adottato con intesa sancita in sede di Conferenza unificata 20 ottobre 2016, n. 125/CU, ai sensi dell’articolo 4, comma 1-sexies, del D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico dell’edilizia – cfr. Box 1). Viene inoltre precisato che la stessa norma si applica anche all’installazione di piccoli impianti su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici. Rimane l’esclusione dei casi in cui gli immobili considerati siano di notevole interesse pubblico, ai sensi delle lettere b) e c) dell’articolo 136 del D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio).
IL NUOVO REGIME AUTORIZZATORIO PER L’INSTALLAZIONE ED IL REVAMPING DEGLI IMPIANTI FER
La SCIA (come prima la DIA) edilizia può invece corrispondere alla procedura autorizzatoria semplificata di cui all’articolo 6 dello stesso Decreto Romani. La nuova “dichiarazione di inizio lavori asseverata” (DILA), introdotta dal D.L. n. 76/2020, ha caratteristiche invece simili alla CILA edilizia, come si vedrà meglio nel paragrafo 3 che segue. Da ultimo, anche nell’ambito della produzione di energia da fonti rinnovabili, la legge individua espressamente casi in cui l’installazione e la modifica di impianti può avvenire come attività libera, senza particolari adempimenti a livello amministrativo al di fuori di una comunicazione al Comune competente. Iniziamo proprio da quest’ultima ipotesi per analizzare le modifiche introdotte dai D.L. 76/2020 e 77/2021.
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Gli impianti per la produzione di energia da rinnovabili, stand alone e su edifici
BOX 1 DEFINIZIONE EDIFICIO DA REGOLAMENTO EDILIZIO TIPO ADOTTATO CON INTESA SANCITA IN SEDE DI CONFERENZA UNIFICATA 20 OTTOBRE 2016, N. 125/CU, (ALLEGATO A, VOCE 32) Costruzione stabile, dotata di copertura e comunque appoggiata o infissa al suolo, isolata da strade o da aree libere, oppure separata da altre costruzioni mediante strutture verticali che si elevano senza soluzione di continuità dalle fondamenta al tetto, funzionalmente indipendente, accessibile alle persone e destinata alla soddisfazione di esigenze perduranti.
L’articolo 31 del D.L. n. 77/2021 modifica in termini analoghi l’articolo 6 del Testo unico dell’edilizia (su cui si veda il Capitolo 8), comma 1, lett. e-quater, che identifica l’installazione di pannelli solari fotovoltaici a servizio di edifici (sempre secondo la definizione di cui al Regolamento edilizio tipo) o di impianti radioelettrici ai sensi del codice delle comunicazioni elettroniche (D.Lgs. 1° agosto 2003, n. 259), posti su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici o collocati a terra in adiacenza, come attività edilizia libera. Da ultimo, per coordinamento, l’articolo 31 del D.L. 77/2021 introduce un riferimento analogo anche al decreto attuativo del modello unico previsto dall’articolo 7-bis del Decreto Romani, ossia il D.M. del Ministero dello Sviluppo Economico 19 maggio 2015, dedicato ora al “modello unico per la realizzazione, la connessione e l’esercizio di piccoli impianti fotovoltaici integrati sui tetti degli edifici o su strutture o manufatti diversi dagli edifici o a terra”. Altre novità riguardano alcuni interventi di modifica a impianti esistenti (revamping e revamping), che vengono inclusi dai Decreti Semplificazione all’interno del regime dell’attività libera, sempre con l’adempimento della comunicazione al Comune prima di procedere. L’articolo 56 del D.L. n. 76/2020 (dopo la conversione in legge) ha sostituito il comma 3 dell’articolo 5 del Decreto Romani, prevedendo espressamente il regime semplificato della comunicazione per le modifiche a impianti fotovoltaici e idroelettrici che non comportano variazioni delle dimensioni fisiche degli apparecchi, della volumetria delle strutture e dell’area destinata ad ospitare gli impianti stessi, né delle opere connesse. Per tali ipotesi, la disciplina previgente al Decreto Semplificazioni 2020 prevedeva l’applicazione della disciplina della procedura autorizzatoria semplificata. Il Decreto Semplificazioni 2021 è intervenuto nuovamente sullo stesso comma del D.Lgs. n. 28/2011, specificando che l’applicazione della comunicazione vale indipendentemente dal cambio di tecnologia e dalla generazione di nuova potenza. Le ultime modifiche (dopo la conversione in legge del D.L. n. 77/2021) dispongono che lo stesso principio vale per interventi di sostituzione di impianti eolici nello stesso sito dell’impianto precedente che comportino una riduzione minima del numero di aerogeneratori utilizzati, con la precisazione però che è necessario comunque rispettare: a) la disciplina sulle distanze minime rispetto ad edifici regolarmente abitati e centri abitati individuati dagli strumenti urbanistici vigenti; b) la disciplina su smaltimento e recupero dei precedenti aerogeneratori; c) un parametro specifico per l’altezza massima delle pale (che non deve essere superiore all’altezza precedente moltiplicata per il rapporto tra il diametro dell’aerogeneratore precedente e il diametro del rotore del nuovo aerogeneratore). Sempre con riguardo al revamping degli impianti eolici, l’articolo 32 del Decreto Semplificazioni 2021 introduce anche nuovi commi (3-bis, 3-ter e 3-quater), che contengono delle definizioni precise per l’applicazione della disciplina appena descritta. Vi è innanzitutto la definizione di “sito dell’impianto eolico”, con distinzione di: a) impianti su unica direttrice, per cui, affinché il nuovo impianto sia considerato nello stesso sito del precedente, deve esservi identità rispetto alla linea esistente (con deviazione massima del
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3. L’introduzione della dichiarazione di inizio lavori asseverata Come accennato, una rilevante modifica prevista dal Decreto Semplificazioni 2020, come integrato, nei termini che vedremo, dal D.L. n. 77/2021, consiste nell’introduzione dell’articolo 6-bis al D.Lgs. 3 marzo 2011, n. 28 (cd. “Decreto Romani”). Il Decreto Romani reca l’attuazione della Direttiva 2009/28/ CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, tuttora – come noto – riferimento normativo fondamentale per il regime di autorizzazione dei diversi impianti. L’articolo 6-bis, aggiunto al D.Lgs. n. 28/2011 introduce e disciplina la “dichiarazione asseverata di inizio lavori” (DILA), una nuova tipologia di titolo abilitativo per modifiche su impianti alimentati da fonti rinnovabili già esistenti, anche con interventi di revamping per incrementarne la performance ma che non ne alterino significativamente le caratteristiche sostanziali, o per limitati casi di realizzazione di nuovi impianti. Per espressa ammissione della relazione illustrativa del D.L. n. 76/2020, la nuova dichiarazione asseverata dovrebbe equivalere, nel regime autorizzatorio degli impianti da fonti rinnovabili, alla comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA). La ratio della novità, confermata anche in questo caso dalla relazione illustrativa del Decreto Semplificazioni 2020, è di prevedere un regime semplificato per le ipotesi di intervento su impianti esistenti o realizzazione di nuovi impianti che abbiano un impatto ambientale nullo o scarsamente rilevante e nessun effetto di natura urbanistica. Il nuovo regime semplificato riguarda infatti le seguenti ipotesi: 1. interventi su impianti esistenti o modifiche a progetti autorizzati (articolo 6-bis, comma 1), anche nel corso del procedimento autorizzatorio (comma 2) che non comportino l’aumento dell’area occupata dagli impianti e dalle opere connesse e a prescindere dalla potenza elettrica risultante a seguito dell’intervento, che ricadono in una di queste categorie: a. modifiche a impianti eolici (comma 1, lett. a), consistenti nella sostituzione della tipologia di rotore che comportino una variazione in aumento delle dimensioni fisiche delle pale e delle volumetrie di servizio non superiore in ciascun caso al 15 per cento e in interventi che comportino una riduzione di superficie o di volume, anche senza sostituzione di aerogeneratori (quest’ultima ipotesi è stata aggiunta dal D.L. n. 77/2021); b. modifiche a impianti fotovoltaici con moduli a terra (comma 1, lett. b), che possono comprendere anche la sostituzione dei moduli, degli altri componenti e un diverso layout dell’impianto, ma che devono comportare una variazione delle volumetrie di servizio non superiore al 15 per cento e una variazione dell’altezza massima dal suolo non superiore al 20 per cento;
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15°) e alla lunghezza autorizzata, calcolata rispetto ad assi di due aerogeneratori estremi (con tolleranza massima del 15%); b) impianti su più direttrici, per cui invece il limite è la superficie planimetrica autorizzata, calcolata considerando un perimetro individuato dalla linea che unisce gli assi degli aerogeneratori alle estremità, formando sempre angoli convessi, con tolleranza complessiva del 15%. La “riduzione minima del numero di aerogeneratori” si traduce invece nell’individuazione del numero massimo di nuovi aerogeneratori ammessi, secondo diverse formule: a) se i generatori esistenti o autorizzati hanno un diametro inferiore o uguale a 70 metri, il numero dei nuovi aerogeneratori non potrà superare il minore tra i due numeri ottenuti secondo le seguenti formule: • n1*2/3 • n1*d1/(d2-d1) b) se i generatori esistenti o autorizzati hanno diametro superiore a 70 metri, il numero dei nuovi aerogeneratori non può superare n1*d1/d2 arrotondato per eccesso. Per entrambe le formule, n1 è il numero di aerogeneratori già esistenti o autorizzati, d1 è il diametro dei rotori già esistenti o autorizzati e d2 è il diametro del rotore dei nuovi aerogeneratori.
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c. modifiche a impianti fotovoltaici con moduli su edifici (comma 1, lett. c), consistenti nella sostituzione dei moduli fotovoltaici, in caso di edifici a uso produttivo, o in interventi in generale sull’impianto, in caso di edifici ad uso residenziale, che non comportino però variazioni in aumento dell’angolo tra il piano dei moduli e il piano della superficie su cui i moduli sono collocati; d. modifiche ad impianti idroelettrici (comma 1, lett. d) che, senza incremento della portata derivata, comportano una variazione delle dimensioni fisiche dei componenti e della volumetria delle strutture che li ospitano non superiore al 15 per cento. 2. progetti di nuovi impianti fotovoltaici (comma 3) con moduli collocati sulle coperture di fabbricati rurali (o in sostituzione delle stesse), sulle coperture di edifici a uso produttivo e di edifici residenziali, nonché in sostituzione di coperture di edifici interessati da completa rimozione di eternit o amianto, purché gli edifici coinvolti non ricadano in zona centrale (zona A di cui al decreto ministeriale 2 aprile 1968 n. 1444) e non siano vincolati ai sensi del codice dei beni culturali (D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42). La DILA consiste nella presentazione al Comune competente, in formato cartaceo o in via telematica, di una dichiarazione con relazione sottoscritta da un progettista abilitato e i relativi elaborati progettuali, che attesti il rispetto delle norme di sicurezza, antisismiche e igienico sanitarie. In caso di nuovi impianti, occorre allegare anche gli elaborati tecnici relativi alla connessione alla rete redatti da parte del gestore di quest’ultima (comma 4). Gli interventi soggetti a DILA, per espressa previsione della norma (comma 1), non sono soggetti a valutazione di impatto ambientale o paesaggistico, né ad atti di assenso di alcun tipo, Le modifiche possono essere effettuate anche su impianti che godono di incentivi; in questo caso l’incremento di produzione derivante da un aumento di potenza che ecceda la soglia prevista dalla normativa relativa agli incentivi (decreto ministeriale 23 giugno 2016) è considerato come ottenuto da potenziamento non incentivato, secondo i termini meglio definiti dalla normativa attuativa del Gestore dei Servizi Energetici (GSE S.p.A.). L’introduzione della DILA può essere vista come un elemento di semplificazione che copre un novero di ipotesi rilevanti, in quanto l’ammodernamento e il miglioramento degli impianti in base all’evoluzione tecnologica – oltre che l’installazione di moduli fotovoltaici sulle coperture degli edifici – sono per ovvie ragioni componenti fondamentali del perseguimento (efficiente) degli obiettivi di produzione di energia da fonti rinnovabili. La nuova norma può nascondere però qualche dubbio interpretativo, in particolare in relazione all’individuazione delle ipotesi di modifiche progettuali o su impianti esistenti in cui è possibile ricorrere alla DILA: come visto sopra, l’articolo 6-bis parla di “categorie” di interventi, ma individua poi un elenco di ipotesi con dettagli molto specifici, che rischia di essere interpretato come tassativo ed esaustivo, escludendo dunque qualsiasi altro intervento con caratteristiche paragonabili in termini di impatto ambientale e urbanistico ma non incluso espressamente nell’elenco.
4. L’estensione dell’applicazione della procedura abilitativa semplificata (PAS) L’articolo 6 del D.Lgs. n. 28/2011 disciplina – fin dalla prima versione del decreto – la procedura abilitativa semplificata per l’installazione degli impianti individuati dalle linee guida previste dal D.Lgs. n. 387/2003 (ossia il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico 10 settembre 2010). La procedura consiste in una dichiarazione da parte del proprietario o dell’avente diritto, corredata dalla relazione di un progettista abilitato e dai relativi elaborati, che attesti la compatibilità del progetto con gli strumenti urbanistici approvati e i regolamenti edilizi vigenti e la non contrarietà agli strumenti urbanistici adottati, nonché il rispetto delle norme di sicurezza e di quelle igienico-sanitarie. La dichiarazione va presentata almeno trenta giorni prima dell’inizio effettivo dei lavori (elemento che corrispondeva alla disciplina della DIA edilizia precedentemente vigente). Rispetto alla nuova DILA, la procedura abilitativa semplificata si distingue evidentemente per la tipologia di interventi coinvolti, i quali possono avere una rilevanza urbanistica, ambientale e paesaggistica, così da richiedere la partecipazione nel procedimento delle amministrazioni di riferimento
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5. Le modifiche riguardanti il procedimento ordinario di autorizzazione unica, le competenze della Soprintendenza e la valutazione di impatto ambientale Alcune novità riguardano infine anche i procedimenti ordinari di “autorizzazione unica”, in cui, come anticipato, la pubblica amministrazione emette (o nega) un provvedimento espresso per la costruzione di un impianto o una variante sostanziale allo stesso, in particolare ai sensi dell’articolo 4 del Decreto Romani e dell’articolo 12 del D.Lgs. n. 387/2003. Proprio in questo articolo viene aggiunto, dall’articolo 30 del D.L. n. 77/2021 un nuovo comma, secondo cui il Ministero della cultura partecipa al procedimento unico in relazione ai progetti di impianti alimentati da fonti rinnovabili, comprese le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli stessi impianti, localizzati in aree sottoposte a tutela, anche in itinere,
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nonché i relativi passaggi sub-procedimentali (valutazione di impatto ambientale). Inoltre, a livello procedurale, è previsto comunque il menzionato termine dilatorio di trenta giorni prima di poter avviare i lavori di costruzione. In tale contesto, il Decreto Semplificazioni 2021 è intervenuto, con il già citato articolo 31, inserendo il comma 9-bis nel testo dell’articolo 6 del Decreto Romani: il nuovo comma prevede l’applicazione della PAS per l’attività di costruzione ed esercizio di impianti fotovoltaici di potenza sino a 20 MW (soglia aumentata in sede di conversione in legge del decreto, che inizialmente aveva previsto 10 MW) connessi alla rete elettrica di media tensione e localizzati in area a destinazione industriale, produttiva o commerciale nonché in discariche o lotti di discarica chiusi e ripristinati ovvero in cave o lotti di cave non suscettibili di ulteriore sfruttamento, per i quali l’autorità competente al rilascio dell’autorizzazione abbia attestato l’avvenuto completamento delle attività di recupero e di ripristino ambientale previste nel titolo autorizzatorio nel rispetto delle norme regionali vigenti. La norma prevede inoltre, per gli stessi impianti, un innalzamento a 10 MW delle soglie per l’applicazione della procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale (previste dall’Allegato IV, punto 2, lettera b), alla Parte seconda del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 – cd. Codice dell’ambiente), purché il proponente dichiari che l’impianto in questione non si trova all’interno delle aree individuate dalla Regione competente come non idonee all’edificazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Il nuovo comma specifica che nei casi menzionati si può procedere direttamente alla costruzione degli impianti fotovoltaici, senza necessità di piano attuativo, anche qualora il piano urbanistico di riferimento richieda la pianificazione attuativa. I Decreti Semplificazioni non hanno invece modificato il meccanismo fondamentale per l’individuazione delle varianti sostanziali – autorizzabili mediante procedura di autorizzazione unica ordinaria – e delle varianti non sostanziali – soggette invece, quando non si applica la comunicazione o la nuova “DILA”, alla PAS. Il già citato comma 3 dell’articolo 5 del D.Lgs. n. 28/2011 continua infatti a rinviare ad un decreto ministeriale attuativo (del Ministero dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministero dell’Ambiente – ora Ministero della Transizione Ecologica – e previa intesa in Conferenza Unificata), che però era già previsto dalla versione originaria del Decreto Romani e si fa dunque attendere dal 2011. Come già evidenziato sopra, le modifiche introdotte dai Decreti Semplificazioni 2020 e 2021 (e dalle relative leggi di conversione) hanno invece determinato sostanzialmente il passaggio delle ipotesi previste esplicitamente dal comma dalla sfera di applicazione della PAS a quella della comunicazione di inizio attività (cfr. paragrafo 2). L’articolo 30 del Decreto Semplificazioni 2021 modifica invece una norma più specifica, dedicata ai sistemi di accumulo associati ad impianti già esistenti (articolo 1, comma 2-quater, lett. c) del decreto-Legge 7 febbraio 2002, n. 7, recante “misure urgenti per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale”), estendendo espressamente i casi di applicazione della procedura semplificata anche all’ipotesi di impianto già autorizzato ma non ancora realizzato.
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ai sensi del Codice dei beni culturali. La medesima regola vale per le aree contermini ai beni sottoposti a tutela ai sensi dello stesso Codice. In quest’ultimo caso, però, se il procedimento riguarda impianti di produzione di energia elettrica, la Soprintendenza del Ministero della cultura partecipa all’interno di una conferenza di servizi con parere obbligatorio ma non vincolante; se il parere del Ministero non viene emesso entro il termine previsto, l’amministrazione competente provvede comunque sulla domanda di autorizzazione. Inoltre, il Ministero non può esperire i rimedi per le amministrazioni dissenzienti di cui all’articolo 14-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241. La disposizione rientra nella generale tendenza a considerare l’installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili – e l’interesse alla sostenibilità ambientale e all’autonomia energetica ad essi sotteso – più rilevante rispetto all’interesse alla tutela paesaggistica. Nella stessa tendenza si inserisce l’orientamento consolidato del giudice amministrativo, secondo cui il diniego di autorizzazione paesaggistica per la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili sconta un onere di motivazione particolarmente rigoroso.
GIURISPRUDENZA “ […] Le motivazioni dell’eventuale diniego (seppur parziale) di autorizzazione paesaggistica alla realizzazione di un impianto di produzione di energia da fonte rinnovabile devono essere particolarmente stringenti, non potendo ritenersi sufficiente che l’autorità preposta alla tutela del vincolo paesaggistico rilevi una generica minor fruibilità del paesaggio sotto il profilo del decremento della sua dimensione estetica. Infatti, il giudizio di compatibilità paesaggistica non può limitarsi a rilevare l’oggettività del novum sul paesaggio preesistente, posto che in tal modo ogni nuova opera, in quanto corpo estraneo rispetto al preesistente quadro paesaggistico, sarebbe di per sé non autorizzabile. Di conseguenza, occorre una severa comparazione tra i diversi interessi coinvolti nel rilascio dei titoli abilitativi — ivi compreso quello paesaggistico — alla realizzazione ed al mantenimento di un impianto di energia elettrica da fonte rinnovabile”. ȯȯ (sentenza TAR Lombardia – Brescia, sez. I, 29 marzo 2021, n. 296)
Ulteriori novità che incidono anche sul procedimento di autorizzazione unica riguardano le procedure di valutazione di impatto ambientale. L’articolo 56 del D.L. n. 76/2020 ha introdotto il comma 6-bis all’articolo 4 del Decreto Romani, precisando che nel caso di progetti di modifica, anche consistente, ad impianti alimentati da fonti rinnovabili (si parla di “integrali ricostruzioni, rifacimenti, riattivazioni e potenziamenti”), la valutazione di impatto ambientale ha ad oggetto solo l’esame delle variazioni dell’impatto sull’ambiente indotte dal progetto. Una modifica più puntuale, oltre a quella relativa agli impianti fotovoltaici entro i 20 MW di cui al nuovo articolo 6, comma 9-bis, del Decreto Romani ed analizzata nel paragrafo precedente, riguarda gli impianti di accumulo elettrochimico di tipo “stand-alone” e le relative connessioni alla rete elettrica: questi interventi sono esclusi dalle procedure di valutazione di impatto ambientale o dalla relativa verifica di assoggettabilità, a meno che le opere di connessione non rientrino nelle ipotesi rientranti nel loro ambito di applicabilità.
6. Conclusioni In termini generali, i recenti interventi del legislatore analizzati brevemente in questo Capitolo contengono qualche elemento idoneo a semplificare sotto il profilo autorizzatorio l’installazione e l’ammodernamento degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Tuttavia, nei dettagli delle previsioni si nascondono elementi problematici che rischiano di riproporre incertezze interpretative ed elementi di complessità nei procedimenti autorizzativi.
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Il riferimento è, ad esempio, alla scelta del legislatore di confermare il ricorso ad un decreto ministeriale attuativo per la distinzione specifica tra “varianti sostanziali” soggette a nuova autorizzazione e “varianti non sostanziali”, soggette a PAS (articolo 5, comma 3, del D.Lgs. n. 28/2011). Tale decreto ministeriale, come già evidenziato, si fa attendere invano dal 2011 e l’attuazione effettiva della norma – molto rilevante nella pratica per garantire certezza agli operatori sulla possibilità di ricorrere ad un procedimento semplificato – richiede dunque un cambio di passo all’interno dei Ministeri competenti (Sviluppo Economico e Transizione Ecologica), oltre che degli enti territoriali coinvolti in sede di Conferenza unificata. Altre possibili problematiche riguardano la riduzione “ex lege” – senza quindi una valutazione concreta delle caratteristiche dell’impianto e del luogo in cui è installato o progettato – dei casi di applicazione della valutazione di impatto ambientale, sempre esclusa ad esempio in caso di dichiarazione di inizio lavori asseverata o impianti sotto i 10 MW previsti dall’articolo 6, comma 9-bis, del Decreto Romani. Data l’origine europea della disciplina sulla VIA, l’individuazione di ipotesi di esclusione a priori, senza nemmeno previa valutazione di assoggettabilità, va maneggiata con cura. La relazione al D.L. n. 76/2020 indica che la scelta è compatibile con il diritto UE in quanto gli interventi coinvolti rientrano nell’ambito in cui gli Stati membri sono liberi di scegliere o meno quali progetti siano soggetti a VIA. Anche in questo caso, però, le caratteristiche concrete e di dettaglio degli impianti coinvolti nella pratica potrebbero rendere tale assunto non sempre condivisibile. Come rilievo più generale, si può osservare che le nuove norme risentono di una tendenza comune agli interventi di “semplificazione” del legislatore negli ultimi anni (se non decenni): le modifiche estendono infatti la possibilità per il privato di ricorrere a procedure semplificate (come la comunicazione o la PAS) in quanto non coinvolgono l’amministrazione in una fase di controllo preventivo, per il rilascio di un provvedimento espresso, ma solo in una fase di controllo successivo ed eventuale. Si interviene quindi riducendo i passaggi procedurali ma non la complessità delle norme che comunque il privato, sotto la propria responsabilità, deve attestare di rispettare: tali norme possono riguardare, ovviamente, non solo l’ambito strettamente “energetico” ma anche quello urbanistico, edilizio ed ambientale. Un intervento di semplificazione dunque soprattutto formale, che riduce gli oneri procedurali soprattutto per l’amministrazione, senza intervenire con un approccio complessivo per coordinare e rendere più razionale tutto l’apparato normativo che riguarda l’installazione di impianti da fonti rinnovabili. In assenza di un tale approccio, gli interventi puntuali di semplificazione rischiano di nascondere sempre – vecchie e nuove – incertezze.
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11. Le semplificazioni sull’installazione delle reti di comunicazione elettronica e sull’infrastrutturazione digitale1 di Domenico Ielo e Paola Iatì Sommario: 1. La finalità dell’intervento legislativo; 2. La materia oggetto dell’intervento legislativo: l’installazione delle reti di comunicazioni elettroniche; 3. Le procedure sull’installazione; 3.1 In particolare: la modifica dell’art. 8 della legge quadro (reti mobili); 3.2 Le modifiche all’art. 86 del codice; 3.3 Le modifiche all’art. 87 del codice; 3.4 Le modifiche all’art. 87-ter del codice; 3.5 L’introduzione dell’art. 87-quater del codice; 3.6 Le modifiche all’art. 88 del codice.
1. La finalità dell’intervento legislativo2 Sono note le opportunità offerte dall’utilizzo delle tecnologie dell’informazione, che abbracciano tutti i rapporti economici e sociali: l’istruzione; la sanità; i servizi bancari; i servizi delle amministrazioni; le attività industriali; la catena del valore (che si sposta dalle realtà fisiche a quelle logiche); i processi di produzione e distribuzione di beni e servizi. Tali opportunità sono vanificate dal divario tecnologico (c.d. spread tecnologico) che l’Italia soffre rispetto ai Paesi maggiormente industrializzati. Il divario riguarda soprattutto la scarsa diffusione nel nostro Paese delle tecnologie informatiche e telematiche, derivante da una forte deficienza impiantistica, infrastrutturale, culturale e dalla modesta interoperabilità dei sistemi digitali; laddove, al crescere della curva di utilità dell’accesso alle tecnologie dell’informazione corrisponde simmetricamente l’aumento del divario tra chi utilizza – e può utilizzare queste tecnologie – e chi, invece, è tagliato fuori. Osserva lucidamente Pardolesi “L’innovazione non è un gioco a somma zero. Porta benefici dinamici di straordinario rilievo. Ma nuoce a chi si trova sul versante pretermesso”3. Danneggiando tutte le componenti del Paese (imprese, istituzioni e cittadini), tale divario tecnologico costituisce una delle cause della crisi di competitività del nostro sistema economico. Da anni si invoca un’inversione di rotta. Tra le diverse falle, una più delle altre ha messo in luce la debolezza del nostro sistema: la mancanza di reti a banda larga. I servizi digitali sono essenziali per competere, per crescere, per comunicare, per conoscere, per esprimere il proprio consenso ecc. Ma i preziosi segnali digitali sono veicolati non tramite le parole o le ampollose formule della “digital transformation”. Viaggiano tramite fibre ottiche, antenne, amplificatori, rigeneratori, ricevitori, tralicci o shelter. Insomma, la diffusione di tali sistemi presuppone reti di comunicazione efficienti, in grado di garantire l’uso della banda larga. Come accennato, da anni l’Italia soffre di un marcato deficit di reti digitali. Poiché le reti pubbliche di comunicazione sono infrastrutture necessarie a soddisfare bisogni essenziali4, a livello legislativo ne viene incentivata in diversi modi la realizzazione. L’incentivazione si sostanzia in norme fortemente premiali: i) le reti pubbliche di comunicazione elettronica sono (ex Tutte le ricostruzioni, osservazioni e considerazioni degli autori sono esclusivamente frutto di idee e convinzioni proprie, espresse nell’esercizio della libertà di manifestazione tecnico-scientifica. Come tali, non sono mai e in alcun modo anche solo lontanamente riconducibili all’attività professionale che gli stessi svolgono.
1
2 Nel presente capitolo ci si sofferma sulle principali modifiche alle procedure autorizzatorie disciplinate dal codice delle comunicazioni elettroniche. 3 A. Palmieri, R. Pardolesi, Prezzi predatori e antitrust europeo: spiragli che non si schiudono; inutile aggiungere che le molte asperità della traiettoria indicata non scuotono la serenità del Tribunale di commercio di Parigi, in Foro it., 2009, IV, c. 274. G. De Michelis, Agenda digitale: di che cosa si sta parlando?, in Amministrare, 2013, p. 59. 4
Corte cost., sent. 27 luglio 2005, n. 336, Reg. Marche e Reg. Toscana c. Presidenza del consiglio.
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5
F. Merusi, Sentieri interrotti della legalità, in Quaderni costituzionali, 2006.
Non a caso, ai sensi dell’art. 82, D.L. n. 18 del 17 marzo 2020 (decreto “Cura Italia”), le imprese che forniscono reti e servizi di comunicazioni elettroniche accessibili al pubblico sono imprese di pubblica utilità (comma 5), tenute a: a) intraprendere misure e iniziative idonee a potenziare le infrastrutture e a garantire il funzionamento delle reti e l’operatività e continuità dei servizi (comma 2); b) adottare tutte le misure necessarie per potenziare e garantire l’accesso ininterrotto ai servizi di emergenza (comma 3); c) soddisfare le richieste ragionevoli di miglioramento della capacità di rete e della qualità del servizio da parte degli utenti; d) assicurare interventi di potenziamento e di manutenzione della rete (comma 5). 6
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lege) opere di pubblica utilità (art. 90 del Codice); ii) gli operatori sono (ex lege) autorità esproprianti (art. 3, legge n. 166/2002); iii) le stesse reti sono opere di urbanizzazione primaria (art. 86, comma 3, del Codice); iv) l’occupazione di suolo pubblico preordinata all’installazione di tali infrastrutture avviene con tariffe fortemente agevolate. Tale regime è applicabile – in modo intersettoriale – alle reti televisive, alle reti per la telefonia mobile, alle reti via cavo, alle reti radiofoniche e persino alle reti elettriche, se utilizzate per veicolare segnali. Sembrerebbe tutto chiaro e lineare: un sistema normativo che ci consegna su un piatto d’argento normativo la realizzazione delle infrastrutture digitali. Ma, come insegna un vecchio detto, è più facile cambiare una legge che una prassi. La prassi, invalsa a livello infrastatale, è la frequente (se non sistematica) disapplicazione della normativa sull’installazione delle reti. Dal 16 settembre del 2003 (data di entrata in vigore del codice delle comunicazioni), una strenua resistenza di molti enti territoriali impedisce l’attuazione della normativa sull’installazione delle reti e rallenta lo sviluppo digitale del paese (e del tessuto produttivo). In questa materia sembra trovare plasticamente attuazione un ennesimo “sentiero interrotto” della legalità, per riprendere la pregevole opera di Merusi5. Una gigantesca interruzione (tra regole e realtà) che apre un abisso rispetto al conseguimento degli obiettivi legislativi. Ciò che non brilla è non la legge, ma la sua applicazione. Nessuno – Parlamento, Governo, Unione europea, organi di giustizia – ha potuto “sbloccare” questa situazione incagliata. Lo dimostrano anche le evidenze giudiziarie. Ma proprio quando tutti avevano perso le speranze di una ricomposizione del “sentiero interrotto della legalità”, è avvenuto un evento (tragico) che potrebbe segnare la svolta: la pandemia mondiale. Per effetto del dramma mondiale, si è percepita l’importanza cruciale delle reti e della banda larga. Ognuno di noi ha testato empiricamente la rilevanza delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica. Più reti consentono a bambini e ragazzi di svolgere lezioni da remoto; ai pazienti di essere a contatto con le strutture sanitarie; ai lavoratori pubblici e privati di lavorare in smart working; ai servizi di pubblica utilità di essere allertati. E agli avvocati e giudici di svolgere udienze da remoto6. Oggi, interprete di questa basilare esigenza è l’attuale compagine governativa. Il Governo ha elaborato un documento importantissimo – tra i più importanti degli ultimi decenni – da cui evincere l’interesse pubblico alla diffusione delle reti di comunicazione elettronica: il piano nazionale di ripresa e resilienza. Il 30 aprile 2021 l’Italia ha presentato all’Unione europea il Piano (in cui sono proposte 48 riforme). Il piano si articola in sei missioni. La prima missione è la “Digitalizzazione”. Vi si afferma, tra l’altro, che: a) “Tra le cause del deludente andamento della produttività c’è l’incapacità di cogliere le molte opportunità legate alla rivoluzione digitale. Questo ritardo è dovuto sia alla mancanza di infrastrutture adeguate, sia alla struttura del tessuto produttivo” (PNRR, p. 2); b) “La rivoluzione digitale rappresenta un’enorme occasione per aumentare la produttività, l’innovazione e l’occupazione, garantire un accesso più ampio all’istruzione e alla cultura e colmare i divari territoriali. Nonostante i recenti miglioramenti, l’Italia è ancora in ritardo in termini di adozione digitale e innovazione tecnologica [...] Il governo intende recuperare il terreno perduto [...] Per farlo è necessario utilizzare tutte le tecnologie più avanzate (Fibra, FWA, 5G) e adattare il quadro normativo in modo da facilitarne l’implementazione” (PNRR, p. 16). Il compito di dare forma e sostanza – soprattutto applicativa – al PNRR è consegnato al c.d. secondo de-
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creto semplificazioni. Vi sono contenute norme preposte a consentire tempi e costi certi nell’installazione di quelle autostrade digitali essenziali alla collettività che, per funzionare, devono (poter) essere installate. Per tale ragione, anche al fine di perseguire gli obiettivi fissati dal PNRR, il legislatore dell’emergenza ha introdotto modifiche al codice delle comunicazioni elettroniche (D.Lgs. 259/2003): a) ribadendo l’inapplicabilità della disciplina edilizia e urbanistica all’installazione di reti di comunicazione elettronica; b) semplificando ulteriormente i procedimenti speciali di autorizzazione previsti per l’installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica; c) rafforzando il regime del silenzio assenso previsto in relazione a tali procedimenti. Le principali modifiche hanno avuto a oggetto gli artt. 86, 87 e 88 del codice. Vale a dire, le norme sull’installazione delle reti di comunicazione elettronica7. Particolare rilievo assume la modifica dell’art. 8 della legge quadro sull’inquinamento elettromagnetico (modifica attuata dal primo decreto semplificazioni). Tale modifica è finalizzata a evitare (soprattutto) la pratica dei c.d. limiti distanziali dalle antenne. Questa preclusione deriva da una precisa scelta del legislatore nazionale: tutelare le persone non tramite la distanza dalla fonte emissiva, ma tramite la fissazione di limiti rigorosissimi (tra i più rigorosi al mondo) all’emissione in quanto tale (non si è tutelati in quanto si è distanti dalla fonte emissiva, ma si è tutelati perché si controllano le emissioni). Di qui l’insussistenza di limiti distanziali nella normativa8. Tramite tale modifica, il legislatore ha tracciato una prescrizione precisa: i) il regolamento non può riguardare aree, ma solo siti sensibili; ii) il regolamento può riguardare i siti (e non l’intorno dei siti, ovverosia fasce di rispetto); iii) i siti devono essere individuati in modo specifico; iv) ai Comuni non è consentito adottare misure che – anche indirettamente – possano incidere sui limiti di esposizione fissati dallo Stato né attraverso il formale utilizzo degli strumenti di natura edilizia-urbanistica (es. norme regolamentari che introducono limiti distanziali dai siti sensibili) né attraverso l’adozione di provvedimenti contingibili e urgenti (es. ordinanze che vietino l’utilizzo e la sperimentazione del 5G). Le modifiche in materia di installazione di reti sono tante. Si tratta di modifiche dirette ad aprire la strada degli interventi del PNRR. A un progetto così ambizioso e importante, sembrano attagliarsi perfettamente le parole del libro “Una volta il futuro era migliore” di Sabino Cassese. Vi si afferma che “Per intendere passato, presente e futuro, bisogna fare come la volpe, che segue molte piste, non come il riccio, che scava sempre nella medesima direzione”9. Ci si augura che, a proposito degli interventi del PNRR, tutte le parti sociali – imprese, istituzioni, università, centri di ricerca, cittadini – sappiano adottare responsabilmente i comportamenti della volpe (e non del riccio).
2. La materia oggetto dell’intervento legislativo: l’installazione delle reti di comunicazioni elettroniche Si premettono sintetiche notazioni sulla materia oggetto dell’intervento: l’installazione di reti di 7 L’art 38, comma 1, del D.L. 76/2020 e l’art. 40, comma 1, del D.L. 77/2021 hanno modificato i commi 1, 3 e 4 dell’art. 86 del D.Lgs. 259/2003. Le modifiche riguardano: i) le tempistiche dei procedimenti; ii) l’ambito di applicazione delle procedure speciali previste dagli articoli 87, 88 e 89; iii) il rapporto tra le procedure speciali previste dagli art. 87 e 88 e le previsioni contenute in altri corpi normativi. 8 Recependo la giurisprudenza consolidata, l’art. 38, comma 6 del D.L. n. 76 del 2020 ha integrato il comma 6 dell’art. 8 della legge n. 36 del 2001, precisando che “I comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici con riferimento a siti sensibili individuati in modo specifico, con esclusione della possibilità di introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tipologia e, in ogni caso, di incidere, anche in via indiretta o mediante provvedimenti contingibili e urgenti, sui limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sui valori di attenzione e sugli obiettivi di qualità, riservati allo Stato ai sensi dell’articolo 4”. 9
S. Cassese, Una volta il futuro era migliore. Lezioni per invertire la rotta; 2021, 83.
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3. Le procedure sull’installazione L’installazione di reti di comunicazione elettronica è di preminente interesse generale. Semplificazione, non discriminazione e trasparenza sono alla base di tale disciplina autorizzatoria. Ma una cosa è essere autorizzati a esercitare l’attività di installazione delle reti (autorizzazione generale) e ben altra cosa è posare le reti nel territorio. Per far questo, occorre il benestare dei titolari della gestione del territorio (sovente questi titolari sono Comuni). Di qui apposite procedure che dovrebbero essere certe e rapide, ma che, non di rado, si trasformano in sabbie mobili per l’operatore. Questa situazione, protrattasi per anni, ha comportato la vanificazione di quell’interesse pubblico che oggi il PNRR rimarca con forza: “Si deve inoltre migliorare la connettività, anche tramite un’ampia diffusione di reti di telecomunicazione (TLC) ad altissima capacità. I costi per gli utenti devono essere sostenibili e la velocità di realizzazione della rete deve essere aumentata.” (PNRR, p. 12). “Il PNRR considera come fondamentale linea di azione la “rapida diffusione delle connessioni a banda ultra-larga sia con reti in fibra, sia con FWA, utilizzando anche le tecnologie radio 5G ora disponibili” (PNRR, p. 30).
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11
Sul punto, F. Cintioli, Le reti come beni pubblici e la gestione dei servizi, in Dir. amm., 2007, p. 293.
12
N. Irti, L’ordine giuridico del mercato, Bari, 2004, p. 7.
13
Sul punto, F. Cintioli, Giudice amministrativo, tecnica e mercato – Poteri tecnici e “giurisdizionalizzazione”, Milano, 2005, p. 120.
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comunicazioni elettroniche10. È rete di comunicazione elettronica ogni mezzo idoneo a trasmettere segnali; qualunque sia la consistenza fisica della portante. Ai tempi del monopolio la gestione della rete era considerata una semplice attività strumentale rispetto all’erogazione del servizio11. Posto che un solo soggetto (pubblico) poteva erogare il servizio di telefonia, l’installazione e la gestione della rete era vista come una mera (ma necessaria) appendice del servizio. Con la liberalizzazione si volta pagina. Un operatore economico può agire non solo nel mercato della fornitura dei servizi all’utenza (telefonia mobile, telefonia vocale, ecc.). Può, al contrario, trarre un utile economico installando una rete e affittandola a terzi. Questi ultimi, a loro volta, potranno penetrare nei mercati della fornitura dei servizi affittando l’infrastruttura trasmissiva, senza, quindi, disporre necessariamente della rete. L’installazione di una rete di comunicazione elettronica rientra nel concetto di fornitura di rete, che comprende “la realizzazione, la gestione, il controllo o la messa a disposizione di una siffatta rete” (art. 1, lett. l), D.Lgs. n. 259/2003). Tutte queste attività (racchiuse nel concetto di fornitura), oggi, rimangono assoggettate alle medesime regole ordinamentali eurounitarie. Quali sono queste regole? Se ne può identificare una. La più importante. Si tratta della liberalizzazione. La parola “liberalizzazione” ha un preciso significato giuridico ed economico: l’eliminazione di restrizioni giuridiche all’esercizio di attività economiche. Liberalizzare un’attività economica vuol dire sottoporla alla concorrenza. A un sistema, cioè, in cui, come osserva Irti, più soggetti lottano tra loro per conseguire la preferenza nella domanda di beni o servizi proveniente dai consumatori 12. Dalla liberalizzazione derivano due corollari. Il primo, più intuitivo, è l’eliminazione dei monopoli legali (con cui ex lege si dispone che solo alcuni soggetti possono esercitare alcune attività economiche). Ma la liberalizzazione non è solo de-monopolizzazione. È anche garanzia di pari condizioni competitive tra le imprese coinvolte nel gioco concorrenziale. Ecco, allora, il secondo corollario: la garanzia di pari condizioni nella lotta, non essendo ammesso che l’impresa A abbia più diritti dell’impresa B, sua concorrente. Alla luce di queste considerazioni, si può cogliere il significato della liberalizzazione delle regole sulle reti13. Tutti i soggetti (rispettando le prescrizioni specifiche per tali attività) possono installare reti o fornire servizi di comunicazione elettronica.
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3.1 In particolare: la modifica dell’art. 8 della legge quadro (reti mobili) L’installazione delle antenne radiobase (reti mobili) avviene sulla base di un procedimento che presuppone un assenso comunale. Ai fini dell’attivazione dell’impianto, è necessario il parere positivo dell’ARPA. Da anni, come accennato, è sorto un acceso dibattito in ordine alle competenze degli enti territoriali e, in particolare, dei Comuni. Il Governo è intervenuto con una norma finalizzata a dare certezza applicativa: la modifica dell’art. 8 della legge quadro. Si tratta di un intervento che riguarda una materia delicata e complessa, quale è quella dei poteri delle autonomie territoriali in ordine ai criteri localizzativi delle antenne. Per comprenderla, occorre muovere da alcune considerazioni di contesto. Le stazioni radio base sono sorgenti di campi elettromagnetici. Emettono fasci di energia molto stretti nella direzione verticale, ma abbastanza larghi in quella orizzontale (per tale ragione, al di sotto dell’antenna l’intensità è generalmente bassa). Nel 1998 la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP) – un’organizzazione non governativa formalmente accreditata dall’OMS – ha emanato alcune linee guida per la limitazione dell’esposizione umana ai campi elettromagnetici fino alla frequenza di 300 GHz in ambiente di vita e di lavoro14; le normative interne successivamente emanate dalle nazioni più avanzate hanno spesso fatto esplicito riferimento a tali linee, considerandole quali condizioni minime di sicurezza. In ambito nazionale, è stata approvata la c.d. legge quadro sull’elettrosmog (legge 22 febbraio 2001, n. 36). Nel contesto di una nuova distribuzione dei poteri tra Stato ed enti locali, tale legge ha dettato le linee guida per la protezione dalle esposizioni a campi elettromagnetici, allo scopo di assicurare la tutela dei lavoratori e della popolazione nel suo complesso e di promuovere la ricerca scientifica per la valutazione degli effetti a lungo termine delle esposizioni, assicurando la tutela dell’ambiente e del paesaggio. La legge: i) accentra in capo all’esecutivo un insieme di decisioni in tema, tra l’altro, di limiti di esposizione, valori di attenzione ed obiettivi di qualità; ii) assegna alle Regioni competenze di tipo urbanistico e ai Comuni poteri di regolamentazione degli insediamenti e di minimizzazione dell’esposizione della popolazione, nonché il controllo e la vigilanza sanitaria ed ambientale. In ambito internazionale, la disciplina del fenomeno è esplicativa di tre principi: il principio di precauzione, il principio c.d. “prudent avoidance” ed il principio ALARA15. Sul punto è fondamentale la ricostruzione della ripartizione dei poteri effettuata dalla sentenza della Corte cost. 7 ottobre 2003, n. 307. I giudici della Consulta hanno precisato che, nell’ambito del regime prefigurato dalla legge sull’inquinamento elettromagnetico (legge n. 36/2001), gli standard di protezione si distinguono in due tipologie: a) “limiti di esposizione”: valori di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico che non devono essere superati in alcuna condizione di esposizione della popolazione e dei lavoratori per assicurare la tutela della salute; ICNIRP, Guidelines for limiting exposure to time-varying electric, magnetic qnd electromagnetic fields, in Health Physics Journal, vol. 74, 1998, n. 4 oppure, online, sul sito web dell’IROE cit. o direttamente sul sito web dell’ICNIRP: http://www.icnirp.de.
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Il principio di precauzione impone di adottare idonee contromisure di fronte ad un pericolo potenzialmente grave senza attendere risposte scientifiche definitive e certe. Esso ha trovato consacrazione nell’art. 174, paragrafo 2, del Trattato istitutivo della Comunità europea, la cui politica ambientale si fonda espressamente “[...] sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché sul principio ‘chi inquina paga’”. Non meno rilevanti sono gli altri principi della “prudent avoidance” ed ALARA. Il primo mira a garantire interventi il più possibile semplici e a basso costo onde assicurarne la più estesa applicazione possibile. Il secondo rappresenta l’acronimo inglese dell’espressione as low as reasonably achievable ed è rivolto alla massima riduzione dei rischi conosciuti compatibilmente con altre esigenze e fattori come il costo economico e sociale in termini di progresso scientifico; G. Grosso, Campi elettromagnetici e tutela collettiva, cit., p. 33.
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Cons. Stato, sez. VI, ordd. 6 febbraio 2001, n. 865, 25 settembre 2001, n. 5376 e 2 ottobre 2001, n. 5442; TAR Toscana, 8 marzo 2001, n. 412.
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b) “valori di attenzione”: valori di campo da non superare, a titolo di cautela rispetto ai possibili effetti a lungo termine, negli ambienti abitativi e scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze prolungate; e “obiettivi di qualità”. I valori di attenzione, a loro volta sono distinguibili in: a) valori di campo definiti “ai fini della progressiva minimizzazione dell’esposizione” (art. 3, comma 1, lett. d, n. 2); b) criteri localizzativi, “[...] standard urbanistici, [...] prescrizioni e [...] incentivazioni per l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili” (art. 3, comma 1, lett. d, n. 1). I valori-soglia (limiti di esposizione, valori di attenzione, obiettivi di qualità definiti come valori di campo), la cui fissazione è rimessa allo Stato, non possono essere modificati dalla Regione tramite regole più rigorose o tempi più ravvicinati per la loro adozione. Ricomponendo il quadro, il riparto delle competenze è il seguente: a) allo Stato spetta la fissazione di principi fondamentali sul governo del territorio; ed è principio fondamentale l’assimilazione delle antenne alle opere di urbanizzazione; b) alle Regioni spettano le attribuzioni in materia di tutela del territorio e programmazione urbanistica che gli artt. 87 e 88 impegnano ad esercitare all’interno dell’unico procedimento previsto dalla normativa nazionale; pertanto, le competenze delle Regioni in materia riguardano l’individuazione dei siti trasmissione e l’emanazione di direttive ai Comuni per l’adozione dei regolamenti; c) in generale, i Comuni possono disciplinare esclusivamente profili urbanistici e non la materia di compatibilità degli impianti con la tutela della salute umana al fine di prevenire i rischi derivanti dall’esposizione a campi elettromagnetici 16. Su queste basi, in giurisprudenza si afferma che: a) i Comuni hanno competenza a emanare norme regolamentari con valenza urbanistico-edilizia e non regolamenti a valenza radioprotezionistica e sanitaria; b) sono inammissibili prescrizioni regolamentari tese a imporre un generalizzato divieto di installazione delle stazioni radio base per la telefonia cellulare in tutte le zone territoriali omogenee a destinazione residenziale; in tal modo, infatti, si sovrapporrebbe una determinazione cautelativa comunale alla normativa statale che ha fissato i limiti di radiofrequenza, con conseguente elusione della legge quadro sull’inquinamento elettromagnetico, che non ha previsto il divieto di installazione in zone residenziali. È frequente, tuttavia, l’espressione del diniego alle procedure localizzative delle stazioni radiobase, da parte dei Comuni, invocando ragioni radioprotezionistiche. A tal fine, si invoca il testo dell’art. 8, comma 6, della legge 22 febbraio 2001, n. 36, ai sensi del quale “I comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici”. Sulla base di tale previsione, molti Comuni hanno utilizzato lo strumento regolamentare per introdurre limitazioni in relazione alla localizzazione degli impianti di telefonia mobile. La misura più frequente è la previsione in via regolamentare di distanze da c.d. “siti sensibili”. Al riguardo, si evidenzia che, secondo l’elaborazione giurisprudenziale: a) l’ente locale non può identificare le aree esclusive in cui è consentita l’installazione, determinando in tal modo un confinamento delle antenne incompatibile con l’esigenza di capillarità della rete (illegittimo limite localizzativo); b) a determinate condizioni, l’ente locale può identificare specifici siti (i siti sensibili) in cui, in via di principio e salva l’applicazione di deroghe, non è consentita l’installazione (legittimo criterio localizzativo espresso in negativo).
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Pertanto: a) non è possibile escludere dall’installazione zone urbanistiche omogenee (limite localizzativo); b) è possibile escludere dall’installazione siti delimitati o edifici, quali scuole, aree gioco, asili nido, ospedali ecc. (criterio localizzativo in negativo). Laddove l’operatore intenda installare su siti sensibili, scatta un’inversione dell’onere della prova: non può installare, salvo che dimostri che non esistono localizzazioni alternative. Dopo un pluriennale scontro in sede giudiziale tra enti territoriali e operatori, è intervenuto il legislatore con il primo “decreto semplificazioni”. Il legislatore ha chiarito che il regolamento comunale può riguardare solo “siti sensibili individuati in modo specifico, con esclusione della possibilità di introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate”. Di seguito il confronto tra le due norme. Testo originario dell’art. 8, comma 6
Testo dell’art. 8, comma 6, modificato dal D.L. 76/2020
“I comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici”.
“I comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici con riferimento a siti sensibili individuati in modo specifico, con esclusione della possibilità di introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tipologia e, in ogni caso, di incidere, anche in via indiretta o mediante provvedimenti contingibili e urgenti, sui limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sui valori di attenzione e sugli obiettivi di qualità, riservati allo Stato ai sensi dell’articolo 4”.
Occorre muovere dalla finalità sostanziale della norma, muovendo dal concetto di “sito sensibile”. La sensibilità del sito dipende dalla particolare sensibilità (intesa come delicatezza) delle persone che risiedono in un edificio o in un ambito delimitato: bambini, anziani, soggetti affetti da patologie, donne in stato di gravidanza ecc. Per questo, sensibili sono o particolari edifici (ospedali, scuole, asili nido) o spazi delimitati (aree gioco, bocciofile) in cui tipicamente stanno o si recano tali “persone sensibili”. È “sensibile” il sito occupato da persone “sensibili”. Si vuole comprensibilmente esprimere un’attenzione particolare verso “soggetti sensibili”. In applicazione del dovere di solidarietà sociale (art. 2 Cost.), oltre al rispetto dei (rigorosi) limiti, il legislatore ha inteso sancire un ulteriore sacrificio agli operatori per esprimere una particolare attenzione nei confronti dei “soggetti sensibili”. In presenza di un sito (e non di un’area) sensibile, in via di principio (a meno che non esistano alternative), non si installa e si verifica se esistano installazioni alternative (rispetto all’installazione in sito) idonee a garantire che il segnale arrivi anche in quel sito. Di qui il concetto di sito sensibile (luogo in cui tipicamente stanno le persone “sensibili”). Il riferimento al sito, e non all’area, esclude la possibilità di imporre aree di rispetto e distanze. La norma introdotta dal decreto semplificazioni chiarisce che i Comuni possono introdurre limiti all’installazione solo “con riferimento a siti sensibili individuati in modo specifico”.
3.2 Le modifiche all’art. 86 del codice L’art. 86 sancisce i principi base in materia di installazione delle reti e di diritti di passaggio. Per comprendere lo scopo e la portata delle modifiche introdotte, occorre confrontare il “prima” e il “dopo”, affiancando il testo delle singole norme vigenti prima delle modifiche introdotte dai due decreti semplificazioni e il testo delle stesse norme attualmente vigente.
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Testo dell’art. 86, commi 1, 3 e 4 modificato dal D.L. 76/2020 e dal D.L. 77/2021
comma 1: “Le autorità competenti alla gestione del suolo pubblico adottano senza indugio e, in ogni caso, entro sei mesi dalla richiesta, salvo per i casi di espropriazione, le occorrenti decisioni e rispettano procedure semplici, efficaci, trasparenti, pubbliche e non discriminatorie, ai sensi degli articoli 87, 88 e 89, nell’esaminare le domande per la concessione del diritto di installare infrastrutture: a) su proprietà pubbliche o private ovvero al di sopra o al di sotto di esse, ad un operatore autorizzato a fornire reti pubbliche di comunicazione; b) su proprietà pubbliche ovvero al di sopra o al di sotto di esse, ad un operatore autorizzato a fornire reti di comunicazione elettronica diverse da quelle fornite al pubblico”.
comma 1: “Le autorità competenti alla gestione del suolo pubblico adottano senza indugio e, in ogni caso, entro ((novanta giorni)) dalla richiesta, salvo per i casi di espropriazione, le occorrenti decisioni e rispettano procedure semplici, efficaci, trasparenti, pubbliche e non discriminatorie, ai sensi degli articoli 87, 88 e 89, nell’esaminare le domande per la concessione del diritto di installare infrastrutture: a) su proprietà pubbliche o private ((, compresi i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi)), ovvero al di sopra o al di sotto di esse, ad un operatore autorizzato a fornire reti pubbliche di comunicazione; b) su proprietà pubbliche ovvero al di sopra o al di sotto di esse, ad un operatore autorizzato a fornire reti di comunicazione elettronica diverse da quelle fornite al pubblico”.
comma 3: “Le infrastrutture di reti pubbliche di comunicazione, di cui agli articoli 87 e 88, e le opere di infrastrutturazione per la realizzazione delle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in fibra ottica in grado di fornire servizi di accesso a banda ultralarga, effettuate anche all’interno degli edifici sono assimilate ad ogni effetto alle opere di urbanizzazione primaria di cui all’articolo 16, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, pur restando di proprietà dei rispettivi operatori, e ad esse si applica la normativa vigente in materia. Gli elementi di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità e le altre infrastrutture di reti pubbliche di comunicazione, di cui agli articoli 87 e 88, nonché le opere di infrastrutturazione per la realizzazione delle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in fibra ottica in grado di fornire servizi di accesso a banda ultralarga, effettuate anche all’interno di edifici, da chiunque posseduti, non costituiscono unità immobiliari ai sensi dell’articolo 2 del decreto del Ministro delle finanze 2 gennaio 1998, n. 28, e non rilevano ai fini della determinazione della rendita catastale”.
comma 3: “Le infrastrutture di reti pubbliche di comunicazione, di cui agli articoli 87 e 88, e le opere di infrastrutturazione per la realizzazione delle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in fibra ottica in grado di fornire servizi di accesso a banda ultralarga, effettuate anche all’interno degli edifici sono assimilate ad ogni effetto alle opere di urbanizzazione primaria di cui all’articolo 16, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, pur restando di proprietà dei rispettivi operatori, e ad esse si applica la normativa vigente in materia, ((fatto salvo quanto previsto dagli articoli 87 e 88 con riferimento alle autorizzazioni per la realizzazione della rete di comunicazioni elettroniche e degli elementi ad essa collegati per le quali si attua il regime di semplificazione ivi previsto. Alla installazione di reti di comunicazione elettronica mediante posa di fibra ottica non si applica la disciplina edilizia e urbanistica)). Gli elementi di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità e le altre infrastrutture di reti pubbliche di comunicazione, di cui agli articoli 87 e 88, nonché le opere di infrastrutturazione per la realizzazione delle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in fibra ottica in grado di fornire servizi di accesso a banda ultralarga, effettuate anche all’interno di edifici, da chiunque posseduti, non costituiscono unità immobiliari ai sensi dell’articolo 2 del decreto del Ministro delle finanze 2 gennaio 1998, n. 28, e non rilevano ai fini della determinazione della rendita catastale”.
comma 4: “Restano ferme le disposizioni a tutela dei beni ambientali e culturali contenute nel decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, nonché le disposizioni a tutela delle servitù militari di cui al titolo VI, del libro II, del codice dell’ordinamento militare”.
comma 4: “Restano ferme le disposizioni a tutela dei beni ambientali e culturali contenute nel decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, nonché le disposizioni a tutela delle servitù militari di cui al titolo VI, del libro II, del codice dell’ordinamento militare, ((nel rispetto del procedimento autorizzatorio semplificato di cui agli articoli 87 e 88 del presente codice))”.
Il termine massimo di conclusione delle procedure di autorizzazione all’installazione di infrastrutture di comunicazioni elettroniche (previsto dall’art. 86, comma 1) è stato ridotto da 6 mesi a 90 giorni. La modifica ha lo scopo di garantire il perseguimento dell’interesse (anche e soprattutto) pubblico alla massima celerità nell’installazione delle reti, poiché il settore delle comunicazioni elettroniche è caratterizzato da una forte spinta alla continua innovazione e alla pressione concorrenziale. Quanto all’ambito di applicazione delle procedure e dei termini previsti dagli art. 86, 87, 88 e 89, la norma distingue: a) il caso in cui la domanda sia presentata da un operatore autorizzato a fornire reti pubbliche di comunicazione; b) il caso in cui la domanda sia presentata da un operatore autorizzato a fornire reti di comunicazione elettronica diverse da quelle fornite al pubblico.
IL NUOVO REGIME AUTORIZZATORIO PER L’INSTALLAZIONE ED IL REVAMPING DELLE RETI TLC
Testo originario dell’art. 86, commi 1, 3 e 4
IL NUOVO REGIME AUTORIZZATORIO PER L’INSTALLAZIONE ED IL REVAMPING DELLE RETI TLC
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Le infrastrutture di comunicazione elettronica
Segnatamente: a) per le procedure attivate da operatori autorizzati a fornire reti di comunicazione elettronica diverse da quelle fornite al pubblico, i termini e le procedure speciali troveranno applicazione laddove l’operatore richieda di potere installare su proprietà pubbliche o al di sopra o al di sotto di proprietà pubbliche; b) per quelle attivate da operatori autorizzati a fornire reti pubbliche di comunicazione, i termini e le procedure speciali previste dal codice troveranno applicazione sempre – senza se e senza ma – sia che l’operatore chieda di installare su proprietà pubbliche (o al di sopra o al di sotto di esse) sia che l’operatore chieda di installare su proprietà private (o al di sopra o al di sotto di esse); c) in quest’ultimo caso, l’inciso introdotto dal decreto semplificazioni (“compresi i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi”) chiarisce che gli enti dovranno attenersi ai tempi e alle procedure speciali previsti dal codice anche laddove l’operatore richieda di installare all’interno o nelle vicinanze di parchi e riserve nazionali e regionali. Quanto al rapporto tra le procedure speciali previste dagli art. 87 e 88 e le previsioni contenute in altri corpi normativi, l’art. 86 affronta la questione relativa all’applicabilità o meno della normativa edilizio-urbanistica (comma 3). La norma codifica quell’orientamento giurisprudenziale in base al quale l’autorizzazione (e la realizzazione) di reti (con particolare riferimento alle stazioni radio base) è subordinata: a) non al permesso di costruire (né al procedimento preordinato al rilascio di tale titolo); ma b) esclusivamente al procedimento autorizzatorio e all’autorizzazione unica previsti dall’art. 87 del D.Lgs. 259/2003; c) di conseguenza, non ai termini e alle regole procedimentali previsti dal D.P.R. 380/2001, ma unicamente a quelli speciali previsti dall’art. 87 del codice delle comunicazioni. La giurisprudenza afferma che tali impianti: a) non possono essere assimilati alle normali costruzioni edilizie, in quanto: i) non sviluppano volumetria o cubatura; ii) non determinano ingombro visivo paragonabile a quello delle costruzioni né hanno un impatto sul territorio paragonabile a quello degli edifici in cemento armato o muratura; iii) sono strutture che, per esigenze di irradiamento del segnale, sono collocate normalmente in altezza, agganciate a strutture metalliche, pali o tralicci, a volte montate su strutture preesistenti, su lastrici solari, su tetti, a ridosso di pali; b) di conseguenza, devono essere oggetto di una valutazione separata che deve essere compiuta con specifico riferimento alle infrastrutture di radiocomunicazione, escludendosi la legittimità dell’applicazione di una normativa edilizia concepita per altri scopi e diretta a regolamentare altre forme di utilizzazione del territorio. Nell’ottica di ribadire l’inderogabilità del regime di semplificazione previsto dagli art. 87 e 88, è stato modificato anche il comma 4 dell’art. 86. Nel testo attualmente in vigore, la norma precisa che – ferme restando le disposizioni poste a tutela dei beni ambientali e culturali e le disposizioni poste tutela delle servitù militari – dovrà in ogni caso essere assicurato il rispetto dei procedimenti autorizzatori semplificati previsti dagli articoli 87 e 88.
3.3 Le modifiche all’art. 87 del codice L’art. 87 del codice delle comunicazioni disciplina il procedimento autorizzativo speciale previsto per l’installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica per impianti radioelettrici e la modifica delle caratteristiche di emissione di tali impianti. La norma: a) prevede un procedimento autorizzatorio semplificato nel quale – oltre alle valutazioni radioprotezionistiche – confluiscono le valutazioni di tutte le amministrazioni compenti all’esame dei diversi
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Testo originario dell’art. 87, commi 4, 6, 7, 8 e 9
Testo dell’art. 87, commi 4, 6, 7, 8 e 9 modificato dal D.L. 77/2021
comma 4: “Copia dell’istanza ovvero della denuncia viene inoltrata contestualmente all’Organismo di cui al comma 1, che si pronuncia entro trenta giorni dalla comunicazione. Lo sportello locale competente provvede a pubblicizzare l’istanza, pur senza diffondere i dati caratteristici dell’impianto.”.
comma 4: “Copia dell’istanza ovvero della ((segnalazione)) viene inoltrata contestualmente all’Organismo di cui al comma 1, che si pronuncia entro trenta giorni dalla comunicazione. Lo sportello locale competente provvede a pubblicizzare l’istanza, pur senza diffondere i dati caratteristici dell’impianto. ((L’istanza ha valenza di istanza unica effettuata per tutti i profili connessi agli interventi e per tutte le amministrazioni o enti comunque coinvolti nel procedimento. Il soggetto richiedente dà notizia della presentazione dell’istanza a tutte le amministrazioni o enti coinvolti nel procedimento))”
comma 6: “Nel caso una Amministrazione interessata abbia espresso motivato dissenso, il responsabile del procedimento convoca, entro trenta giorni dalla data di ricezione della domanda, una conferenza di servizi, alla quale prendono parte i rappresentanti delle Amministrazioni degli Enti locali interessati, nonché dei soggetti preposti ai controlli di cui all’articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36, ed un rappresentante dell’Amministrazione dissenziente”.
comma 6: “((Quando l’installazione dell’infrastruttura è subordinata all’acquisizione di uno o più provvedimenti, determinazioni, pareri, intese, concerti, nulla osta o altri atti di concessione, autorizzazione o assenso, comunque denominati, ivi comprese le autorizzazioni previste dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, da adottare a conclusione di distinti procedimenti di competenza di diverse amministrazioni o enti, inclusi i gestori di beni o servizi pubblici)), il responsabile del procedimento convoca, entro ((cinque)) giorni ((lavorativi)) dalla ((presentazione dell’istanza)), una conferenza di servizi, alla quale prendono parte ((tutte le amministrazioni, enti e gestori di beni o servizi pubblici interessati dall’installazione, nonché un rappresentante dei soggetti preposti ai controlli di cui all’articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36))”
Cfr.: Cons. Stato, sez. VI, sent. 11 gennaio 2005, n. 100; Cons. Stato, sez. VI, sent. 5 agosto 2005, n. 4159; Cons. Stato, sez. VI, sent. 26 luglio 2005, n. 4000; Cons. Stato, sez. VI, sent. 9 giugno 2005, n. 3040; Corte cost., sent. 28 marzo 2006, n. 129.
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TAR Campania, Napoli, sez. VII, sent. 26 maggio 2020, n. 2005.
Il modello A dell’allegato 13 elenca le informazioni e le dichiarazioni che devono essere inserite nell’istanza e la documentazione che occorre allegare all’istanza.
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Ai sensi del comma 3 dell’art. 87: “L’istanza, conforme al modello dell’allegato n. 13, realizzato al fine della sua acquisizione su supporti informatici e destinato alla formazione del catasto nazionale delle sorgenti elettromagnetiche di origine industriale, deve essere corredata della documentazione atta a comprovare il rispetto dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità, relativi alle emissioni elettromagnetiche, di cui alla legge 22 febbraio 2001, n. 36, e relativi provvedimenti di attuazione, attraverso l’utilizzo di modelli predittivi conformi alle prescrizioni della CEI, non appena emanate”.
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profili implicati17 (ivi comprese le valutazioni relative alla compatibilità urbanistico-edilizia dell’impianto18); b) indica puntualmente i documenti che occorre allegare all’istanza, prevedendo che l’istanza debba essere conforme all’allegato n. 13 del codice19 e corredata dalla documentazione idonea a dimostrare il rispetto dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità previsti dalla normativa radioprotezionistica20; c) stabilisce che il provvedimento debba concludersi entro il termine perentorio di 90 giorni, decorso il quale si forma il silenzio assenso; d) precisa che il silenzio-assenso non si forma solo se – entro il termine di 90 giorni – non sia intervenuto: i) un provvedimento di diniego; ii) un atto di dissenso, congruamente motivato, da parte di una amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale o dei beni culturali; iii) un parere negativo dell’ARPA competente; e) riconosce la possibilità per gli enti di prevedere termini più brevi e ulteriori forme di semplificazione ma non di derogare ai termini e alle disposizioni previste dall’art. 87. Di seguito la tabella di confronto dei commi oggetto di modifica.
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Testo originario dell’art. 87, commi 4, 6, 7, 8 e 9
Testo dell’art. 87, commi 4, 6, 7, 8 e 9 modificato dal D.L. 77/2021
comma 7: “La conferenza di servizi deve pronunciarsi entro trenta giorni dalla prima convocazione. L’approvazione, adottata a maggioranza dei presenti, sostituisce ad ogni effetto gli atti di competenza delle singole Amministrazioni e vale altresì come dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori. Della convocazione e dell’esito della conferenza viene tempestivamente informato il Ministero”
comma 7: “((La determinazione positiva della conferenza)) sostituisce ad ogni effetto ((tutti i provvedimenti, determinazioni, pareri, intese, concerti, nulla osta o altri atti di concessione, autorizzazione o assenso, comunque denominati, necessari per l’installazione delle infrastrutture di cui al comma 1, di competenza di tutte le amministrazioni, enti e gestori di beni o servizi pubblici interessati)) e vale altresì come dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori. Della convocazione e dell’esito della conferenza viene ((comunque)) informato il Ministero”
comma 8: “Qualora il motivato dissenso, a fronte di una decisione positiva assunta dalla conferenza di servizi, sia espresso da un’Amministrazione preposta alla tutela ambientale, alla tutela della salute o alla tutela del patrimonio storicoartistico, la decisione è rimessa al Consiglio dei Ministri e trovano applicazione, in quanto compatibili con il Codice, le disposizioni di cui agli articoli 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni”.
comma 8: “Alla predetta conferenza di servizi si applicano le disposizioni di cui agli articoli 14, 14-bis, 14-ter, 14-quater e 14-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241, con il dimezzamento dei termini ivi indicati, ad eccezione dei termini di cui al suddetto articolo 14-quinquies, e fermo restando l’obbligo di rispettare il termine perentorio finale di conclusione del presente procedimento indicato al comma 9 del presente articolo”
comma 9: “Le istanze di autorizzazione e le denunce di attività di cui al presente articolo, nonché quelle relative alla modifica delle caratteristiche di emissione degli impianti già esistenti, si intendono accolte qualora, entro novanta giorni dalla presentazione del progetto e della relativa domanda, fatta eccezione per il dissenso di cui al comma 8, non sia stato comunicato un provvedimento di diniego o un parere negativo da parte dell’organismo competente ad effettuare i controlli, di cui all’articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36. Gli Enti locali possono prevedere termini più brevi per la conclusione dei relativi procedimenti ovvero ulteriori forme di semplificazione amministrativa, nel rispetto delle disposizioni stabilite dal presente comma”.
comma 9: “Le istanze di autorizzazione si intendono accolte qualora, entro ((il termine perentorio)) di novanta giorni dalla presentazione del progetto e della relativa domanda non sia stato comunicato un provvedimento di diniego o un parere negativo da parte dell’organismo competente ad effettuare i controlli, di cui all’articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36, ((e non sia stato espresso un dissenso, congruamente motivato, da parte di un’Amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale o dei beni culturali. Nei predetti casi di dissenso congruamente motivato, ove non sia stata adottata la determinazione decisoria finale nel termine di cui al primo periodo, si applica l’articolo 2, comma 9-ter, della legge 7 agosto 1990, n. 241)). Gli Enti locali possono prevedere termini più brevi per la conclusione dei relativi procedimenti ovvero ulteriori forme di semplificazione amministrativa, nel rispetto delle disposizioni stabilite dal presente comma. ((Decorso il suddetto termine, l’amministrazione procedente comunica, entro il termine perentorio di sette giorni, l’attestazione di avvenuta autorizzazione, scaduto il quale è sufficiente l’autocertificazione del richiedente. Sono fatti salvi i casi in cui disposizioni del diritto dell’Unione europea richiedono l’adozione di provvedimenti espressi))”
Il D.L. 77/2021 ha modificato i commi 4, 6, 7, 8 e 9 dell’art. 87: i) esplicitando il carattere unitario e onnicomprensivo del procedimento; ii) prevedendo un’ulteriore semplificazione del procedimento e una riduzione dei termini endoprocedimentali; iii) rafforzando il regime del silenzio-assenso. Sotto il primo profilo (carattere unitario e onnicomprensivo del procedimento), il comma 4 dell’art. 87 è stato integrato, prevedendo che l’operatore debba presentare un’unica istanza per tutti i profili connessi all’intervento, informando tutte le amministrazioni e gli enti coinvolti nel procedimento della presentazione dell’istanza. Sotto il secondo profilo (ulteriore semplificazione del procedimento e riduzione dei termini endoprocedimentali), sono stati riscritti i commi 6, 7 e 8, prevedendo che, laddove l’installazione sia subordinata all’acquisizione di uno o più provvedimenti di competenza di diverse amministrazioni o enti (compresi i gestori di beni o servizi pubblici):
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3.4 Le modifiche all’art. 87-ter21 del codice Il D.L. 76/2020 ha modificato anche l’art. 87-ter del codice che prevede una procedura semplificata per l’autorizzazione delle modifiche delle caratteristiche degli impianti già autorizzati che comportino aumenti delle altezze non superiori a 1 metro e aumenti della superficie di sagoma non superiori a 1,5 metri quadrati. L’art. 40, comma 5, del D.L. 77/2021 stabilisce che “Al fine di consentire il tempestivo raggiungimento degli obiettivi di trasformazione digitale di cui al regolamento (UE) 2021/240 del Parlamento europeo e del Consiglio del 10 febbraio 2021 e al regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021, fino al 31 dicembre 2026, gli interventi di cui agli articoli 87-bis e 87-ter del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, e gli interventi di modifica previsti dal punto A.24 dell’allegato A annesso al regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 2017, n. 31, sono realizzati previa comunicazione di avvio dei lavori all’amministrazione comunale, corredata da un’autocertificazione descrittiva degli interventi e delle caratteristiche tecniche degli impianti e non sono richieste le autorizzazioni di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, purché non comportino aumenti delle altezze superiori a 1,5 metri e aumenti della superficie di sagoma superiori a 1,5 metri quadrati. Gli impianti sono attivabili qualora, entro trenta giorni dalla richiesta di attivazione all’organismo competente di cui all’articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36, non sia stato comunicato dal medesimo un provvedimento negativo”.
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IL NUOVO REGIME AUTORIZZATORIO PER L’INSTALLAZIONE ED IL REVAMPING DELLE RETI TLC
a) entro cinque giorni lavorativi dalla presentazione dell’istanza, il responsabile del procedimento convochi una conferenza di servizi alla quale prendono parte tutte le amministrazioni, gli enti e i gestori di beni o servizi pubblici interessati dall’installazione e un rappresentante dell’ARPA competente; b) alla conferenza di servizi si applichino le disposizioni previste dagli articoli 14, 14-bis, 14ter, 14-quater e 14-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241, con il dimezzamento dei relativi termini (ad eccezione dei termini indicati dall’articolo 14-quinquies) e fermo restando l’obbligo di rispettare il termine perentorio di 90 giorni previsto dal comma 9 per la conclusione del procedimento; c) la determinazione positiva della conferenza: i) sostituisca tutti i provvedimenti necessari per l’installazione di competenza delle amministrazioni, degli enti e dei gestori di beni o servizi pubblici interessati; ii) valga come dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori. Sul piano del regime del silenzio assenso, è stato modificato il comma 9. La norma è stringente: a) il termine di 90 giorni previsto per la conclusione del procedimento è perentorio e decorre dalla presentazione del progetto e della relativa istanza; b) il silenzio assenso non si forma solo se – entro il termine di 90 giorni dalla presentazione dell’istanza – siano intervenuti: i) un provvedimento di diniego; ii) un atto di dissenso, congruamente motivato, da parte di una amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale o dei beni culturali; iii) un parere negativo dell’ARPA competente; c) laddove sia intervenuto un atto di dissenso congruamente motivato da parte di una amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale o dei beni culturali, ma non sia stata adottata la determinazione decisoria finale entro il termine di 90 giorni dalla presentazione dell’istanza, si applicano le disposizioni dell’articolo 2, comma 9-ter, della legge 7 agosto 1990, n. 241 sull’esercizio del potere sostitutivo. Quanto alle conseguenze della formazione del silenzio assenso, l’ultimo periodo del comma 9 – introdotto dal D.L. 77/2021 – prevede che: a) decorso il termine di 90 giorni dalla presentazione dell’istanza la stessa amministrazione procedente debba comunicare l’attestazione di avvenuta autorizzazione entro il termine perentorio di sette giorni; b) se l’amministrazione non provvede entro tale termine, è sufficiente l’autocertificazione del richiedente, ad eccezione dei soli casi rispetto ai quali le disposizioni del diritto dell’Unione europea richiedono l’adozione di provvedimenti espressi.
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La realizzazione di tali interventi è subordinata alla presentazione di una autocertificazione descrittiva della variazione dimensionale e del rispetto dei limiti, dei valori e degli obiettivi previsti dall’art. 87. L’autocertificazione deve essere inviata contestualmente all’attuazione dell’intervento ai medesimi organismi che hanno rilasciato i titoli. In seguito alle modifiche introdotte dal D.L. 76/2020, la norma prevede che: i) la procedura semplificata si applichi anche alle modifiche che riguardino il solo profilo radioelettrico; ii) gli organismi competenti ai quali è presentata l’autocertificazione debbano pronunciarsi entro 30 giorni dal ricevimento dell’autocertificazione.
3.5 L’introduzione dell’art. 87-quater del codice Il D.L. 76/2021 ha inoltre inserito nel codice delle comunicazioni elettroniche il nuovo art.87-quater (“Impianti temporanei di telefonia mobile”) che disciplina l’autorizzazione all’installazione dei c.d. impianti provvisori. La norma distingue due ipotesi: a) installazione di impianti temporanei di telefonia mobile necessari per il potenziamento delle comunicazioni mobili in situazioni di emergenza, o per esigenze di sicurezza, esigenze stagionali, manifestazioni, spettacoli o altri eventi e destinati ad essere rimossi al cessare di tali situazioni di necessità e, in ogni caso, per un periodo massimo di 120 giorni dalla installazione; b) installazione di impianti di telefonia mobile destinati a rimanere in esercizio per un periodo massimo di 7 giorni dalla installazione. Nel primo caso, gli impianti possono essere installati previa comunicazione dell’avvio dei lavori all’amministrazione comunale e possono essere attivati qualora l’ARPA non esprima un provvedimento di diniego entro 30 giorni dalla presentazione della richiesta di attivazione. Nel secondo caso, si applica un regime ulteriormente semplificato22. Fermo restando il rispetto dei vigenti limiti di campo elettromagnetico, l’installazione è soggetta solo alla presentazione di una autocertificazione di attivazione (che deve essere inviata, contestualmente alla realizzazione dell’intervento, all’ente locale, all’ARPA e agli eventuali ulteriori enti competenti).
3.6 Le modifiche all’art. 88 del codice L’art. 88 del codice delle comunicazioni disciplina il procedimento autorizzativo speciale previsto per la realizzazione di opere civili, l’effettuazione di scavi e l’occupazione di suolo pubblico funzionali all’installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica. La norma: a) prevede un procedimento autorizzatorio semplificato nel quale confluiscono le valutazioni di tutte le amministrazioni e di tutti gli enti compenti all’esame dei diversi profili implicati; b) stabilisce che l’istanza debba essere conforme ai modelli predisposti dagli enti locali o, laddove tali modelli non siano stati predisposti, all’allegato n. 13 del codice23; c) stabilisce che il provvedimento debba concludersi entro il termine di 30 giorni (laddove non sia stata indetta la conferenza di servizi) o di 90 giorni (laddove sia stata indetta la conferenza di servizi) dalla presentazione dell’istanza, decorso il quale si forma il silenzio assenso; d) prevede un termine ridotto di: i) 10 giorni, nel caso di attraversamenti di strade e comunque di lavori di scavo di lunghezza inferiore ai duecento metri; ii) 8 giorni, nel caso di apertura buche, apertura chiusini per infilaggio cavi o tubi, posa di cavi o tubi aerei o altri elementi di rete su infrastrutture e siti esistenti, allacciamento utenti; Il comma 2 dell’art. 87-quater prevede espressamente che le disposizioni ivi previste operino in deroga ai vincoli previsti dalla normativa vigente.
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Il modello C dell’allegato 13 elenca in modo puntuale le informazioni e le dichiarazioni che devono essere inserite nell’istanza e la documentazione che occorre allegare all’istanza.
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Testo originario dell’art. 88, commi 1, 3, 4, 5, 7, 7-bis e 9
Testo dell’art. 88, commi 1, 3, 4, 5, 7, 7-bis e 9 modificato dal D.L. 76/2020 e dal D.L. 77/2021 e il nuovo art. 9-bis introdotto dal D.L. 77/2021
comma 1: “Qualora l’installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica presupponga la realizzazione di opere civili o, comunque, l’effettuazione di scavi e l’occupazione di suolo pubblico, i soggetti interessati sono tenuti a presentare apposita istanza conforme ai modelli predisposti dagli Enti locali e, ove non predisposti, al modello C di cui all’allegato n.13, all’Ente locale ovvero alla figura soggettiva pubblica proprietaria delle aree un’istanza unica”.
comma 1: “Qualora l’installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica presupponga la realizzazione di opere civili o, comunque, l’effettuazione di scavi e l’occupazione di suolo pubblico, i soggetti interessati sono tenuti a presentare apposita istanza conforme ai modelli predisposti dagli Enti locali e, ove non predisposti, al modello C di cui all’allegato n. 13, all’Ente locale ovvero alla figura soggettiva pubblica proprietaria delle aree. ((L’istanza così presentata avrà valenza di istanza unica effettuata per tutti i profili connessi agli interventi di cui al presente articolo. Il richiedente dà notizia della presentazione dell’istanza a tutte le amministrazioni o enti coinvolti nel procedimento)).”
comma 3: “Entro il termine di trenta giorni dalla data di ricezione dell’istanza, il responsabile del procedimento può convocare, con provvedimento motivato, una conferenza di servizi, alla quale prendono parte le figure soggettive direttamente interessate dall’installazione”.
comma 3: “((Quando l’installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica è subordinata all’acquisizione di uno o più provvedimenti, determinazioni, pareri, intese, concerti, nulla osta o altri atti di concessione, autorizzazione o assenso, comunque denominati, ivi incluse le autorizzazioni previste dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, da adottare a conclusione di distinti procedimenti di competenza di diverse amministrazioni o enti, inclusi i gestori di beni o servizi pubblici, l’amministrazione procedente che ha ricevuto l’istanza, convoca, entro cinque giorni lavorativi dalla presentazione dell’istanza,)) una conferenza di servizi, alla quale prendono parte ((tutte le amministrazioni, enti e gestori di beni o servizi pubblici interessati dall’installazione)).”
comma 4: “La conferenza di servizi deve pronunciarsi entro trenta giorni dalla prima convocazione. L’approvazione, adottata a maggioranza dei presenti, sostituisce ad ogni effetto gli atti di competenza delle singole Amministrazioni e vale altresì come dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori”.
comma 4: “((La determinazione positiva della conferenza)) sostituisce ad ogni effetto ((tutti i provvedimenti, determinazioni, pareri, intese, concerti, nulla osta o altri atti di concessione, autorizzazione o assenso, comunque denominati, necessari per l’installazione dell’infrastruttura, di competenza di tutte le amministrazioni, degli enti e dei gestori di beni o servizi pubblici interessati)) e vale altresì come dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori.”
comma 5: “Qualora il motivato dissenso, a fronte di una decisione positiva assunta dalla conferenza di servizi, sia espresso da un’Amministrazione preposta alla tutela ambientale, alla tutela della salute o alla tutela del patrimonio storicoartistico, la decisione è rimessa al Consiglio dei Ministri e trovano applicazione, in quanto compatibili con il Codice, le disposizioni di cui all’articolo 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni”.
comma 5: “((Alla predetta conferenza di servizi si applicano le disposizioni di cui agli articoli 14, 14-bis, 14-ter, 14-quater e 14-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241, con il dimezzamento dei termini ivi indicati, ad eccezione dei termini di cui all’articolo 14-quinquies, fermo restando quanto previsto al comma 7 del presente articolo e l’obbligo di rispettare il termine perentorio finale di conclusione del presente procedimento indicato al comma 9 del presente articolo))”
IL NUOVO REGIME AUTORIZZATORIO PER L’INSTALLAZIONE ED IL REVAMPING DELLE RETI TLC
e) precisa che il silenzio-assenso non si forma solo se – entro il termine perentorio di 90 giorni – sia intervenuto: i) un provvedimento di diniego; o ii) un atto di dissenso, congruamente motivato, da parte di una amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale o dei beni culturali; f) riconosce la possibilità per gli enti di prevedere termini più brevi e ulteriori forme di semplificazione ma non di derogare ai termini ai termini e alle disposizioni previste dall’art. 88. Di seguito la tabella di confronto dei commi oggetto di modifica.
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Le infrastrutture di comunicazione elettronica
Testo originario dell’art. 88, commi 1, 3, 4, 5, 7, 7-bis e 9
Testo dell’art. 88, commi 1, 3, 4, 5, 7, 7-bis e 9 modificato dal D.L. 76/2020 e dal D.L. 77/2021 e il nuovo art. 9-bis introdotto dal D.L. 77/2021
comma 7: “Trascorso il termine di trenta giorni dalla presentazione della domanda, senza che l’Amministrazione abbia concluso il procedimento con un provvedimento espresso ovvero abbia indetto un’apposita conferenza di servizi, la medesima si intende in ogni caso accolta. Nel caso di attraversamenti di strade e comunque di lavori di scavo di lunghezza inferiore ai duecento metri, il termine è ridotto a dieci giorni. Nel caso di apertura buche, apertura chiusini per infilaggio cavi o tubi, posa di cavi o tubi aerei su infrastrutture esistenti, allacciamento utenti il termine è ridotto a otto giorni.”.
comma 7: “Trascorso il termine di trenta giorni dalla presentazione della domanda, senza che l’Amministrazione abbia concluso il procedimento con un provvedimento espresso ovvero abbia indetto un’apposita conferenza di servizi, la medesima si intende in ogni caso accolta. Nel caso di attraversamenti di strade e comunque di lavori di scavo di lunghezza inferiore ai duecento metri, il termine è ridotto a dieci giorni. Nel caso di apertura buche, apertura chiusini per infilaggio cavi o tubi, posa di cavi o tubi aerei ((o altri elementi di rete)) su infrastrutture ((e siti)) esistenti, allacciamento utenti il termine è ridotto a otto giorni. ((I predetti termini si applicano anche alle richieste di autorizzazione per l’esecuzione di attraversamenti e parallelismi su porti, interporti, aree del demanio idrico, marittimo, forestale e altri beni immobili appartenenti allo Stato, alle Regioni, agli enti locali e agli altri enti pubblici ivi compreso il sedime ferroviario e autostradale. Decorsi i suddetti termini, l’amministrazione procedente comunica, entro il termine perentorio di sette giorni, l’attestazione di avvenuta autorizzazione, scaduto il quale è sufficiente l’autocertificazione del richiedente))”
comma 7-bis: “In riferimento ad interventi per l’installazione di reti di comunicazione elettronica a banda ultralarga, in deroga a quanto previsto dall’articolo 22, comma 1, del codice di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, l’autorizzazione prevista dall’articolo 21, comma 4, relativa agli interventi in materia di edilizia pubblica e privata, ivi compresi gli interventi sui beni di cui all’articolo 10, comma 4, lettera g), del medesimo decreto legislativo n. 42 del 2004, è rilasciata entro il termine di novanta giorni dalla ricezione della richiesta da parte della soprintendenza a condizione che detta richiesta sia corredata di idonea e completa documentazione tecnica”.
comma 7-bis: Abrogato
comma 9: “Nei casi di cui al comma 8, la conferenza di servizi deve pronunciarsi entro trenta giorni dalla prima convocazione. L’approvazione, adottata a maggioranza dei presenti, sostituisce ad ogni effetto gli atti di competenza delle singole amministrazioni e vale altresì come dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori, anche ai sensi degli articoli 12 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327. Della convocazione e dell’esito della conferenza viene tempestivamente informato il Ministero. Qualora il motivato dissenso sia espresso da un’Amministrazione preposta alla tutela ambientale, alla tutela della salute o alla tutela del patrimonio storico-artistico, la decisione è rimessa al Consiglio dei Ministri e trovano applicazione, in quanto compatibili con il Codice, le disposizioni di cui all’articolo 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni”.
comma 9: “(Fermo restando quanto previsto al comma 7)), la conferenza di servizi deve ((concludersi entro il termine perentorio massimo di novanta giorni dalla data di presentazione dell’istanza. Fatti salvi i casi in cui disposizioni del diritto dell’Unione europea richiedono l’adozione di provvedimenti espressi, la mancata comunicazione della determinazione decisoria della conferenza entro il predetto termine perentorio equivale ad accoglimento dell’istanza, salvo che non sia stato espresso un dissenso, congruamente motivato, da parte di un’Amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale o dei beni culturali. Nei predetti casi di dissenso congruamente motivato, ove non sia stata adottata la determinazione decisoria finale nel termine di cui al primo periodo, si applica l’articolo 2, comma 9-ter, della legge 7 agosto 1990, n. 241. L’accoglimento dell’istanza sostituisce ad ogni effetto gli atti di assenso, comunque denominati e necessari per l’effettuazione degli scavi e delle eventuali opere civili indicate nel progetto, di competenza delle amministrazioni, degli enti e dei gestori di beni o servizi pubblici interessati)) e vale altresì come dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori, anche ai sensi degli articoli 12 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327. Della convocazione e dell’esito della conferenza viene tempestivamente informato il Ministero. ((Decorso il termine di cui al primo periodo, l’amministrazione procedente comunica, entro il termine perentorio di sette giorni, l’attestazione di avvenuta autorizzazione, scaduto il quale è sufficiente l’autocertificazione del richiedente))”.
Le infrastrutture di comunicazione elettronica
Testo dell’art. 88, commi 1, 3, 4, 5, 7, 7-bis e 9 modificato dal D.L. 76/2020 e dal D.L. 77/2021 e il nuovo art. 9-bis introdotto dal D.L. 77/2021 ((comma 9-bis: “Per i progetti già autorizzati ai sensi del presente articolo, sia in presenza di un provvedimento espresso, sia in caso di accoglimento dell’istanza per decorrenza dei termini previsti dal comma 7 e dal comma 9, per i quali siano necessarie varianti in corso d’opera fino al dieci per cento delle infrastrutture e degli elementi accessori previsti nell’istanza unica, l’operatore comunica la variazione all’amministrazione procedente che ha ricevuto l’istanza originaria e a tutte le amministrazioni e gli enti coinvolti, con un preavviso di almeno quindici giorni, allegando una documentazione cartografica dell’opera che dia conto delle modifiche. L’operatore avvia il lavoro se, entro quindici giorni dalla data di comunicazione della variazione, i soggetti e gli enti coinvolti non abbiano comunicato un provvedimento negativo. Gli enti locali possono prevedere termini più brevi per la conclusione dei relativi procedimenti ovvero ulteriori forme di semplificazione amministrativa nel rispetto delle disposizioni stabilite dal presente articolo”))
Il D.L. 76/2020 e il D.L. 77/2021 hanno modificato i commi 1, 3, 4, 5, 7, 7-bis e 9 dell’art. 88: i) esplicitando il carattere unitario e onnicomprensivo del procedimento; ii) prevedendo un’ulteriore semplificazione del procedimento e una riduzione dei termini procedimentali; iii) rafforzando il regime del silenzio-assenso. Sul fronte del carattere unitario e onnicomprensivo del procedimento, è stato aggiunto al comma 1 un ultimo periodo nel quale si prevede che: i) l’istanza presentata dall’operatore valga come istanza unica per tutti i profili connessi all’intervento; ii) l’operatore debba informare tutte le amministrazioni e gli enti coinvolti nel procedimento della presentazione dell’istanza. Sul versante dell’ulteriore semplificazione del procedimento e riduzione dei termini endoprocedimentali, sono stati riscritti i commi 3, 4 e 5, prevedendo che, laddove l’installazione sia subordinata all’acquisizione di uno o più provvedimenti di competenza di diverse amministrazioni o enti (compresi i gestori di beni o servizi pubblici): a) entro cinque giorni lavorativi dalla presentazione dell’istanza, l’amministrazione procedente convochi una conferenza di servizi alla quale prendono parte tutte le amministrazioni, gli enti e i gestori di beni o servizi pubblici interessati dall’installazione; b) alla conferenza di servizi si applichino le disposizioni previste dagli articoli 14, 14-bis, 14-ter, 14-quater e 14-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241, con il dimezzamento dei relativi termini (ad eccezione dei termini indicati dall’articolo 14-quinquies) e fermo restando l’obbligo di rispettare il termine perentorio di 90 giorni previsto dal comma 9 per la conclusione del procedimento; c) la determinazione positiva della conferenza: i) sostituisca tutti i provvedimenti necessari per l’installazione di competenza delle amministrazioni, degli enti e dei gestori di beni o servizi pubblici interessati; ii) valga come dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori. Sotto il profilo del regime del silenzio-assenso, sono stati modificati il comma 7 e il comma 9. Quanto al comma 7, è stato inserito un ultimo periodo che: a) estende i termini previsti dalla norma alle richieste di autorizzazione per l’esecuzione di attraversamenti e parallelismi su porti, interporti, aree del demanio idrico, marittimo, forestale e altri beni immobili appartenenti allo Stato, alle Regioni, agli enti locali e agli altri enti pubblici ivi compreso il sedime ferroviario e autostradale; b) stabilisce che, decorsi i termini previsti dalla norma (senza che sia stato concluso il procedimento o che sia stata indetta la conferenza di servizi): i) l’amministrazione procedente comunichi, entro il
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Testo originario dell’art. 88, commi 1, 3, 4, 5, 7, 7-bis e 9
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termine perentorio di sette giorni, l’attestazione di avvenuta autorizzazione; ii) laddove l’amministrazione non provveda entro tale termine, sia sufficiente l’autocertificazione del richiedente. Quanto al comma 9, nel testo vigente, la norma prevede che: a) il termine di 90 giorni previsto per la conclusione della conferenza di servizi è perentorio e decorre dalla presentazione dell’istanza; b) ad eccezione dei casi in cui disposizioni del diritto dell’Unione europea richiedano l’adozione di provvedimenti espressi, decorso il termine senza che sia stata comunicata la determinazione decisoria della conferenza, l’istanza si intende accolta; c) il silenzio assenso non si forma solo se – entro il termine di 90 giorni dalla presentazione dell’istanza – siano intervenuti: i) un diniego; o ii) un atto di dissenso, congruamente motivato, da parte di una amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale o dei beni culturali; d) laddove sia intervenuto un atto di dissenso congruamente motivato da parte di una amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale o dei beni culturali, ma non sia stata adottata la determinazione decisoria finale entro il termine di 90 giorni dalla presentazione dell’istanza, si applicano le disposizioni dell’articolo 2, comma 9-ter, della legge 7 agosto 1990, n. 241 sull’esercizio del potere sostitutivo; e) decorso il termine di 90 giorni dalla presentazione dell’istanza l’amministrazione procedente è tenuta a comunicare l’attestazione di avvenuta autorizzazione entro il termine perentorio di sette giorni; f) se l’amministrazione non provvede entro tale termine, è sufficiente l’autocertificazione del richiedente. Inoltre, con il D.L. 77/2021 è stato introdotto il nuovo comma 9-bis che prevede specifiche misure di semplificazione con riferimento alla necessità di apportare varianti in corso d’opera a progetti già autorizzati (anche per silenzio assenso). La norma stabilisce che – laddove le varianti da apportare al progetto non superino il 10 per cento delle infrastrutture e degli elementi accessori previsti nell’istanza unica presentata dall’operatore – si applichi una procedura particolarmente semplificata: a) l’operatore comunica la variazione all’amministrazione procedente e a tutte le amministrazioni e gli enti coinvolti, con un preavviso di almeno 15 giorni, allegando la documentazione cartografica dell’opera che dia evidenza delle modifiche; b) entro 15 giorni dalla comunicazione, l’amministrazione e gli enti coinvolti possono comunicare un provvedimento negativo; c) decorso il termine di 15 giorni, senza che sia stato comunicato alcun provvedimento negativo, l’operatore avvia i lavori. Anche in questo caso, la norma riconosce la possibilità per gli enti di prevedere termini più brevi e ulteriori forme di semplificazione ma non di derogare ai termini e alle disposizioni previste dall’art. 88.
Il contrasto alle barriere architettoniche
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di Eleonora M. P. Ruggieri Sommario: 1. Cosa sono le barriere architettoniche? Le leggi e i decreti sull’accessibilità in Italia; 2. L’abbattimento delle barriere architettoniche nel condominio, dalla Legge n. 13/1989 alle novità del Decreto semplificazioni 2020; 3. Le novità in materia di agevolazioni per opere dirette all’abbattimento delle barriere architettoniche; 3.1 Il Fondo speciale per l’eliminazione e il superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati; 3.2 Le agevolazioni fiscali: dalla detrazione fiscale del TUIR al Superbonus 110% con il Decreto Semplificazioni 2021.
1. Cosa sono le barriere architettoniche? Le leggi e i decreti sull’accessibilità in Italia Le barriere architettoniche sono tutte quelle condizioni ambientali che rendono difficoltoso (o addirittura impediscono) il trasporto e lo spostamento delle persone con disabilità permanente alla capacità motoria o sensoriale, nonché la loro integrazione nella vita sociale e lavorativa. Il concetto di barriera architettonica è, quindi, molto più esteso e articolato di quanto può apparire a prima vista e comprende elementi della più svariata natura, che possono essere causa di limitazioni percettive oltre che fisiche, o particolari conformazioni degli oggetti e dei luoghi che possono risultare fonte di disorientamento, di affaticamento, di disagio o di pericolo. Sono quindi barriere architettoniche non solo i gradini o i passaggi troppo angusti, ma anche i percorsi con pavimentazione sdrucciolevole, irregolare o sconnessa, le scale prive di corrimano, le rampe con forte pendenza o troppo lunghe, i luoghi d’attesa privi di sistemi di seduta o di protezione dagli agenti atmosferici se all’aperto, i terminali degli impianti posizionati troppo in alto o troppo in basso, la mancanza di indicazioni che favoriscano l’orientamento o l’individuazione delle fonti di pericolo, ecc. La normativa, in tema di barriere architettoniche è piuttosto ricca e affonda le sue radici già nella Carta Costituzionale. Ovviamente l’approccio è cambiato nel tempo, essendo mutata la sensibilità sociale sul tema dell’abbattimento delle barriere architettoniche. La Costituzione italiana riconosce tra i Principi Fondamentali che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale” e che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3). Inoltre, riferendosi ai Rapporti Civili (titolo I) nell’ambito dei diritti e dei doveri dei cittadini, viene sancito che “ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale” (art. 16). Infine, la Costituzione a riguardo dei Rapporti Economici (titolo III) afferma che “i lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria” (art. 38). In sostanza, le basi per un intervento al fine di eliminare le barriere esistenti e di impedire la costruzione di ulteriori ostacoli sono stabilite già nel 1947. Solo nel 1967, però, con la Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici del 29 gennaio 1967 n. 425 “Standards residenziali”, riguardante l’edilizia residenziale pubblica, si ha una prima attenzione delle istituzioni politiche al tema delle barriere architettoniche. Questa Circolare, pur senza fornire indicazioni tecniche né vincoli di sorta, ritiene “indispensabile richiamare fin d’ora l’attenzione sulla esigenza di tener conto, sia nelle progettazioni di natura urbanistica, sia particolarmente in quelle di natura edilizia, del problema delle così dette ‘barriere architettoniche’ e cioè degli ostacoli che incontrano individui fisicamente menomati nel muoversi nell’ambito degli spazi urbani e degli edifici”. Successivamente, con la Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici del 19 giugno 1968 n. 4809 “Norme per assicurare la utiliz-
LE MODIFICHE ALLA L. N. 13/1989 E LE ALTRE MISURE PER FAVORIRE L’ACCESSIBILITÀ AGLI EDIFICI
12. Le misure volte a favorire il contrasto alle barriere architettoniche
LE MODIFICHE ALLA L. N. 13/1989 E LE ALTRE MISURE PER FAVORIRE L’ACCESSIBILITÀ AGLI EDIFICI
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Il contrasto alle barriere architettoniche
zazione degli edifici sociali da parte dei minorati fisici e per migliorarne la godibilità generale” vengono indicati precisi elementi tecnico-costruttivi per l’eliminazione delle barriere architettoniche. L’attenzione del legislatore al tema della disabilità e delle barriere architettoniche inizia con l’emanazione della Legge 30 marzo 1971, n. 118 che disciplina le norme in favore dei mutilati e invalidi civili. La normativa, tuttavia, tratta principalmente di aspetti legati alle cure e all’assistenza sanitaria delle persone con disabilità e solo nell’art. 27 si trova un riferimento al tema dell’accessibilità: “Per facilitare la vita di relazione dei mutilati e invalidi civili gli edifici pubblici o aperti al pubblico e le istituzioni scolastiche, prescolastiche o di interesse sociale di nuova edificazione dovranno essere costruiti in conformità alla circolare del Ministero dei lavori pubblici del 15 giugno 1968 riguardante l’eliminazione delle barriere architettoniche anche apportando le possibili e conformi varianti agli edifici appaltati o già costruiti all’entrata in vigore della presente legge; i servizi di trasporto pubblici ed in particolare i tram e le metropolitane dovranno essere accessibili agli invalidi non deambulanti; in nessun luogo pubblico o aperto al pubblico può essere vietato l’accesso ai minorati; in tutti i luoghi dove si svolgono pubbliche manifestazioni o spettacoli, che saranno in futuro edificati, dovrà essere previsto e riservato uno spazio agli invalidi in carrozzella; gli alloggi situati nei piani terreni dei caseggiati dell’edilizia economica e popolare dovranno essere assegnati per precedenza agli invalidi che hanno difficoltà di deambulazione, qualora ne facciano richiesta.” Le norme di attuazione del citato art. 27, Legge n. 118/1971 sono arrivate sette anni dopo, con il D.P.R. n. 384 del 27 aprile 1978. Il provvedimento si sofferma in particolare proprio sul superamento delle barriere architettoniche e fornisce, per la prima volta, indicazioni dimensionali per l’accessibilità delle strutture pubbliche con particolare riguardo a quelle di carattere collettivo-sociale (il testo sarà poi abrogato dal D.P.R. n. 503/1996 di cui si parlerà in seguito). Con la Legge finanziaria 1986 (Legge 28 febbraio 1986, n. 41) entrano nell’ordinamento altre disposizioni in tema di barriere architettoniche: si introduce per la prima volta il concetto di PEBA – piano di abbattimento delle barriere architettoniche (art. 32) e viene previsto l’obbligo per gli enti pubblici di dotarsi di tale piano. Inoltre, viene stabilito il divieto di erogare fondi pubblici per le progettazioni non conformi al superamento delle barriere architettoniche. Finalmente, con l’approvazione della Legge n. 13 del 9 gennaio 1989, viene colmato un vuoto legislativo in materia di eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici residenziali pubblici e privati. A partire dalla scadenza di 6 mesi dall’entrata in vigore della Legge n. 13/1989, vige l’obbligo per tutti i progetti relativi alla costruzione di nuovi edifici, oppure alla ristrutturazione di interi edifici, compresi quelli di edilizia residenziale pubblica, sovvenzionata e agevolata, di prevedere accorgimenti tecnici idonei alla installazione di meccanismi per l’accesso ai piani superiori, ivi compresi i servoscala; idonei accessi alle parti comuni degli edifici e alle singole unità immobiliari; almeno un accesso in piano, rampe prive di gradini o idonei mezzi di sollevamento; l’installazione, nel caso di immobili con più di tre livelli fuori terra, di un ascensore per ogni scala principale raggiungibile mediante rampe prive di gradini. L’aspetto più innovativo consiste nella prescrizione che, in caso di ristrutturazione o di costruzione di nuovi edifici, “è fatto obbligo di allegare al progetto la dichiarazione del professionista abilitato di conformità degli elaborati alle disposizioni adottate ai sensi della presente legge” (Legge n. 13/1989, art. 1, quarto comma). La legge prevede poi: norme ad hoc per agevolare il superamento dello scoglio di assemblee condominiali eventualmente contrarie (art. 2), la derogabilità delle norme sulle distanze previste dai regolamenti edilizi (art. 3), una particolare disciplina per l’autorizzazione necessaria relativamente agli immobili vincolati ai sensi della legge n. 1497 del 1939 sulle bellezze naturali (art. 4) e per quelli di interesse storico e artistico (art. 5), le modalità relative all’esecuzione delle opere (artt. 6/8), la possibilità di erogare contributi a fondo perduto (art. 9) e l’istituzione, a tal fine, di un fondo speciale presso il Ministero dei lavori pubblici (artt. 10/12). Successivamente il Ministero dei Lavori Pubblici ha emanato il Decreto Ministeriale 14 giugno 1989 n. 236, che detta le “Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del
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superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche”, e la Circolare esplicativa del 22 giugno 1989 n. 1669/U.L. Il decreto ministeriale n. 236/1989 rappresenta, tuttora, il testo normativo di riferimento per la progettazione che contempli il superamento delle barriere architettoniche. Nei vari articoli che lo compongono si parla di criteri generali di progettazione (per accessibilità, visitabilità e adattabilità); si presentano le specifiche funzionali e dimensionali e le soluzioni tecniche conformi alla progettazione inclusiva. È il primo testo che scende nel dettaglio della progettazione, proponendo dimensioni e specifiche tecniche di ambienti e arredi (fissi e mobili) con il supporto di disegni e schemi illustrativi delle varie soluzioni proposte. Ai fini della corretta applicazione della normativa, il D.M. n. 236/1989 specifica nel dettaglio ciò che viene inteso per barriere architettoniche, ovvero: a) gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea; b) gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di parti, attrezzature o componenti; c) la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i ciechi, per gli ipovedenti e per i sordi. Molto importante è il principio, richiamato più volte nella definizione normativa, che le barriere architettoniche sono un ostacolo per “chiunque”, quindi non solo per particolari categorie di persone in condizioni di disabilità, ma per tutti i potenziali fruitori di un bene. Da sottolineare, anche, il riferimento nella definizione normativa alle “attrezzature o componenti”: gli interventi per il superamento delle barriere architettoniche non devono limitarsi agli ostacoli architettonici, ma vanno presi in considerazione anche gli arredi e qualsiasi altro componente o attrezzatura indispensabile per la fruibilità degli ambienti. Altro concetto è, invece, la differenza tra i diversi livelli qualitativi di fruibilità degli spazi: nelle disposizioni normative attualmente in vigore sono stati introdotti al riguardo i termini di accessibilità, visitabilità e adattabilità: • “accessibilità”: possibilità, anche per le persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l’edificio e le sue singole unità immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruirne spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia; • “visitabilità”: possibilità, anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di accedere agli spazi di relazione e ad almeno un servizio igienico di ogni unità immobiliare. Sono spazi di relazione gli spazi di soggiorno o pranzo dell’alloggio e quelli dei luoghi di lavoro, servizio ed incontro, nei quali il cittadino entra in rapporto con la funzione ivi svolta; • “adattabilità”: possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a costi limitati, allo scopo di renderlo completamente ed agevolmente fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale. Per ciascuno dei tre gradi di fruibilità le normative fissano i criteri di progettazione e le caratteristiche prestazionali che le varie unità ambientali (porte, servizi igienici, ascensori, spazi esterni, ecc.) devono soddisfare. Anche la Legge n. 104 del 5 febbraio 1992 “Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate” si occupa del tema delle barriere architettoniche, in particolare nell’art. 24 (eliminazione o superamento delle barriere architettoniche). La norma rappresenta un ulteriore passo in avanti per ciò che attiene le prescrizioni finalizzate ad agevolare l’accessibilità urbana e l’eliminazione degli ostacoli fisici, apportando alcune modifiche ed integrazioni sia alla Legge n. 118/1971 che alla Legge n. 13/1989 ed ai relativi decreti di attuazione. Il D.P.R. 24 luglio 1996, n. 503 denominato “Regolamento recante norme per l’eliminazione del-
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le barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici”, sostituisce il precedente D.P.R. n. 384/1978 coordinandosi con le disposizioni normative del D.M. n. 236/1989 ed estendendo il campo di applicazione anche agli spazi urbani. Si riprende la definizione di barriere architettoniche già inserita nella Legge n. 13/1989 stabilendo che agli edifici o spazi pubblici esistenti, debbano essere apportati tutti gli accorgimenti finalizzati all’abbattimento di barriere architettoniche al fine di garantire la completa fruibilità dello spazio anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale. Il Decreto precisa inoltre che non potranno essere erogati contributi o agevolazioni da parte dello Stato e di altri enti pubblici per la realizzazione di opere o servizi pubblici non conformi alle norme inserite nel Regolamento stesso. Infine, il Testo unico dell’edilizia (TUE), il D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 “Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia”, ha raccolto e organizzato quanto previsto dalla normativa precedente in materia di abbattimento barriere architettoniche. La disciplina in tema di barriere architettoniche è contenuta nella parte II “Normativa Tecnica”, Capo III “Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati, pubblici e privati aperti al pubblico”, precisamente negli artt. da 77 a 82, organizzati in due sezioni. Nella Sezione I “Eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati”, costituita dagli artt. da 77 a 81, sono confluiti, con alcuni coordinamenti ed aggiornamenti necessari, gli art. 1, 2, 3, 6 e 8 della Legge 9 gennaio 1989, n. 13; nella Sezione II “Eliminazione o superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico” è confluito l’art. 24 della Legge 5 febbraio 1992, n. 104, con i dovuti adattamenti normativi. Anche il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 e successive modifiche ed integrazioni), pur non richiamando esplicitamente le barriere architettoniche, pone in vari articoli l’accento sulla fruizione pubblica, e di conseguenza sull’accessibilità, quale scopo primario della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico. Per una completa disamina si rimanda alle “Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale” del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (oggi Ministero della Cultura), pubblicate con il Decreto Ministeriale 28 marzo 2008.
2. L’abbattimento delle barriere architettoniche nel condominio, dalla Legge n. 13/1989 alle novità del Decreto semplificazioni 2020 L’art. 2 della Legge n. 13/1989, sin dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, si è occupato di stabilire con quali maggioranze nei Condomini fosse possibile deliberare lo svolgimento di lavori atti all’eliminazione delle barriere architettoniche. Infatti, solo per quanto riguarda gli edifici di nuova costruzione e per quelli che vengono ristrutturati la legge speciale impone che essi siano progettati in modo tale da escludere la presenza di barriere architettoniche (vedi art. 1); per quanto riguarda, invece, tutti gli edifici già esistenti non è stato attribuito ai disabili il diritto di ottenere dal gruppo dei condomini l’eliminazione degli ostacoli che limitano la loro mobilità, ma sono state soltanto facilitate le modalità per la deliberazione delle opere necessarie da parte dell’assemblea condominiale. Secondo l’art. 2, primo comma, della Legge n. 13/1989 “le deliberazioni che hanno per oggetto le innovazioni da attuare negli edifici privati dirette ad eliminare le barriere architettoniche di cui all’articolo 27, primo comma, della legge 30 marzo 1971, n. 118, ed all’articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503, nonché la realizzazione di percorsi attrezzati e la installazione di dispositivi di segnalazione atti a favorire la mobilità dei ciechi all’interno degli edifici privati, sono approvate dall’assemblea del condominio, in prima o in seconda convocazione, con le maggioranze previste dal secondo comma dell’articolo 1120 del codice civile”. Tale ultima disposizione riguarda le c.d. innovazioni agevolate – tra cui rientrano anche le opere e gli interventi previsti per eliminare le barriere architettoniche – e stabilisce che le relative deliberazioni assembleari sono valide se approvate con un numero di voti
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che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno la metà del valore dell’edificio. Si tratta di un quorum inferiore rispetto a quello richiesto, in generale, per le innovazioni, che devono essere approvate dall’assemblea con un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti ed almeno i due terzi del valore dell’edificio. L’attuale formulazione dell’art. 2, primo comma, della Legge n. 13/1989 è il risultato degli interventi sulla norma ad opera, prima, dell’art. 78 del TUE – Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, D.P.R. 6 giugno 2001 n. 380, e, successivamente, della Riforma del Condominio, in particolare dell’art. 27 della Legge 11 dicembre 2012 n. 220. È interessante notare come con le modifiche apportate dalla Riforma del Condominio – necessarie per coordinare il testo dell’art. 2 della Legge n. 13/1989 con il nuovo testo dell’art. 1120 c.c. – sia stato innalzato il quorum richiesto; infatti, nella versione originaria dell’art. 2 della Legge n. 13/1989 era stabilito che le delibere aventi ad oggetto le innovazioni dirette ad eliminare le barriere architettoniche erano approvate “con le maggioranze previste dall’articolo 1136, secondo e terzo comma, del codice civile” e, pertanto, in seconda convocazione era ben possibile approvare validamente una delibera sul punto con la sola “maggioranza degli intervenuti e con un numero di voti che rappresenti almeno un terzo del valore dell’edificio”. La Riforma del Condominio, tuttavia, attraverso l’introduzione degli attuali commi 2 e 3 all’art. 1120 c.c. ha favorito le opere e gli interventi previsti per eliminare le barriere architettoniche prevedendo al nuovo terzo comma anche che “L’amministratore è tenuto a convocare l’assemblea entro trenta giorni dalla richiesta anche di un solo condomino interessato all’adozione delle deliberazioni di cui al precedente comma” tra cui rientrano anche le delibere aventi ad oggetto le opere gli interventi previsti per eliminare le barriere architettoniche. L’art. 2, secondo comma, delle Legge n. 13/1989, poi, stabilisce che, se il condominio rifiuta di assumere la delibera relativa alle opere o non l’assume entro tre mesi dalla richiesta formulata per iscritto, i portatori di handicap hanno il diritto di realizzare, a loro spese, servoscala e strutture mobili facilmente rimovibili e possono anche modificare l’ampiezza delle porte di accesso. Restano però fermi alcuni limiti dettati all’interno del Codice Civile e che riguardano le innovazioni in generale; l’art. 2, terzo comma, della Legge n. 13/1989 richiama, in particolare, i limiti stabiliti dall’art. 1120, secondo comma [oggi quarto comma, dopo la Riforma del Condominio], il quale stabilisce che sono vietate le innovazioni: a) che possano recare pregiudizio alla stabilità o alla sicurezza del fabbricato, b) che ne alterino il decoro architettonico o c) che rendano talune parti comuni dell’edificio inservibili all’uso o al godimento anche di un solo condomino. Inoltre, secondo quanto stabilito dall’art. 1121 c.c., qualora l’innovazione importi una spesa molto gravosa o abbia carattere voluttuario rispetto alle particolari condizioni e all’importanza dell’edificio, e consista in opere, impianti o manufatti suscettibili di utilizzazione separata, i condomini che non intendono trarne vantaggio sono esonerati da qualsiasi contributo nella spesa (primo comma). Viene fatta comunque salva la possibilità per detti condomini, nonché per i loro eredi e aventi causa di partecipare successivamente ai vantaggi della innovazione, contribuendo alle spese di esecuzione e manutenzione dell’opera (terzo comma). Tuttavia, se l’utilizzazione separata non è possibile, l’innovazione non è consentita, salvo che la maggioranza dei condomini che l’ha deliberata o accettata intenda sopportarne integralmente la spesa (secondo comma). Si noti che l’art. 2 della Legge n. 13/1989 fa espressamente salvo l’art. 1121, terzo comma, c.c. e, quindi, si potrebbe mettere in dubbio l’applicabilità del primo e del secondo comma dell’art. 1121 c.c.; tuttavia, il terzo comma di tale norma fa espresso rinvio al primo comma delle medesima, rendendo anche tale parte dell’articolo perfettamente applicabile in caso di deliberazioni assembleari autorizzanti innovazioni volte al superamento di barriere architettoniche. Il dubbio, pertanto, permane unicamente sull’applicabilità del secondo comma dell’art. 1121 c.c. Non è quindi affatto scontato per i soggetti direttamente interessati ottenere dal condominio l’approvazione di una delibera avente ad oggetto innovazioni dirette all’eliminazione delle barriere architettoniche, anche perché non sempre i condòmini si dimostrano favorevoli a realizzare tali interventi. Nella
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realtà condominiale, infatti, gli egoismi spesso prevalgono sulla solidarietà e accade che all’interesse del condòmino portatore di handicap, che chiede all’assemblea di realizzare interventi atti all’eliminazione di barriere architettoniche, si contrappone quello degli altri condòmini, che preferiscono evitare di sostenere spese straordinarie piuttosto che migliorare l’accessibilità e la fruibilità dello stabile. Il legislatore, pertanto, con l’intento di favorire l’abbattimento delle barriere architettoniche nei condomini nonché l’approvazione delle relative delibere, è recentemente intervenuto, con specifiche disposizioni contenute del Decreto semplificazioni 2020 (D.L. 16 luglio 2020, n. 76 convertito, con modificazioni, dalla Legge 11 settembre 2020, n. 120). In primo luogo, l’articolo 10, terzo comma, del D.L. Semplificazioni n. 76/2020 ha stabilito che “Ciascun partecipante alla comunione o al condominio può realizzare a proprie spese ogni opera di cui agli articoli 2 della legge 9 gennaio 1989, n. 13, e 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, anche servendosi della cosa comune nel rispetto dei limiti di cui all’articolo 1102 del codice civile”. Tale norma recepisce quanto già statuito negli anni passati dalla Giurisprudenza, la quale si è già espressa affermando l’applicabilità dell’art. 1102 c.c. anche alle fattispecie riguardanti la realizzazione di opere dirette all’eliminazione delle barriere architettoniche nel condominio. Sul punto può essere citata Cassazione civile, sez. II, 28/03/2017, n. 7938 secondo cui “L’eliminazione delle barriere architettoniche – nella specie, mediante la sopraelevazione del preesistente impianto di ascensore e della scala condominiale al piano superattico – corrisponde a finalità di carattere pubblicistico volte a favorire l’accessibilità agli edifici; può, quindi, realizzarsi a spese del condomino interessato nel rispetto dei limiti previsti dall’art. 1102 c.c. (da definirsi tenendo conto del principio di solidarietà condominiale), e non può essere preclusa da una disposizione del regolamento di condominio che subordini all’autorizzazione dell’assemblea qualunque opera che interessi le strutture portanti, modifichi impianti generali od alteri comunque l’aspetto architettonico dell’edificio” (si vedano poi altre pronunce conformi: Cassazione civile, sez. VI, 09/03/2017, n. 6129, Cassazione civile, sez. II, 30/06/2014, n.14809, Cassazione civile, sez. II, 03/08/2012, n. 14096). Secondo l’art. 1102 c.c. ciascun partecipante può servirsi della cosa comune, purché non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri partecipanti di farne parimenti uso secondo il loro diritto; prosegue la norma affermando che il partecipante, a tale fine, può apportare a proprie spese le modificazioni necessarie per il miglior godimento della cosa. Ecco, quindi, che con il Decreto Semplificazioni 2020 viene espressamente e definitivamente confermato il diritto di ciascun condòmino di procedere in piena autonomia, a proprie spese e senza il necessario coinvolgimento (e benestare) degli altri condòmini, al fine di porre in essere opere dirette all’abbattimento di barriere architettoniche presenti nel proprio condominio. In merito agli effetti di tale nuova disposizione legislativa sul disposto dell’art. 2, secondo comma, Legge n. 13/1989, si può ritenere che non vi sia incompatibilità tra le due disposizioni, afferendo le stesse a due fattispecie differenti. In tal senso può essere richiamata una pronuncia che si era espressa in tema di rapporti tra la predetta norma e l’art. 1102 c.c.: secondo Cassazione civile, sez. II, 21/12/2010, n. 25872 “In tema di condominio negli edifici, l’installazione di un servoscala nel vano scala condominiale da parte di un condomino, a sue spese e con l’assenso dei condomini, non è soggetta alla disciplina dell’’art. 1120 c.c., che si riferisce alle innovazioni comportanti oneri di spesa per tutti i condomini, ma a quella dell’art. 1102 c.c., in quanto dalla facoltà, ivi prevista, per ciascun partecipante, di servirsi della cosa comune a condizione che non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri condomini di farne uguale uso secondo il loro diritto, deriva la possibilità di apportare a proprie spese le modificazioni necessarie per il miglior godimento della cosa comune, senza che rilevi la previsione dell’art. 2 l. 9 gennaio 1989 n. 13 che, nel consentire ai portatori di handicap di installare un servoscala a proprie spese in difetto di delibera condominiale trascorsi tre mesi dalla loro richiesta, implicitamente si riferisce alla deliberazione di cui all’art. 1120 c.c., trattandosi di situazione legittimante l’installazione che non assorbe, ma concorre, con quella di cui all’art. 1102 c.c., in quanto si riferisce ai portatori di handicap, ancorché non condomini, e non a qualunque condomino”. In secondo luogo, l’articolo 10, terzo comma, del D.L. Semplificazioni n. 76/2020, ha aggiunto due
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3. Le novità in materia di agevolazioni per opere dirette all’abbattimento delle barriere architettoniche 3.1 Il Fondo speciale per l’eliminazione e il superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati La Legge n. 13/1989 ha istituito presso il Ministero dei lavori pubblici (oggi Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili) il Fondo speciale per l’eliminazione e il superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati al fine di erogare agli aventi diritto contributi a fondo perduto per la realizzazione di opere direttamente finalizzate al superamento e all’eliminazione di barriere architettoniche in edifici già esistenti. Con il Decreto interministeriale numero 67 del 27 febbraio 2018 sono stati stanziati in favore delle Regioni 180 milioni di euro per gli anni 2017-2021 (il Fondo non veniva rifinanziato dal 2003). Hanno diritto ai contributi i portatori di menomazioni o limitazioni funzionali permanenti, ivi compresa la cecità, ovvero quelle relative alla deambulazione e alla mobilità, coloro i quali abbiano a carico i citati soggetti, nonché i condomini ove risiedano le suddette categorie di beneficiari.
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periodi alla fine del primo comma dell’art. 2 della Legge n. 13/1989, stabilendo che: “Le innovazioni di cui al presente comma non sono considerate in alcun caso di carattere voluttuario ai sensi dell’articolo 1121, primo comma, del codice civile. Per la loro realizzazione resta fermo unicamente il divieto di innovazioni che possano recare pregiudizio alla stabilità o alla sicurezza del fabbricato, di cui al quarto comma dell’articolo 1120 del codice civile”. Lo scopo della norma è quello di facilitare l’approvazione delle delibere condominiali riguardanti le innovazioni dirette all’eliminazione delle barriere architettoniche, conferendo alla maggioranza il potere di deliberare su tali interventi anche oltre i limiti stabiliti in generale dal Codice Civile. Rispetto ai divieti di cui all’art. 1120, quarto comma, c.c., resta applicabile unicamente il divieto riguardante le innovazioni che possano arrecare un pregiudizio alla stabilità o alla sicurezza del fabbricato, con la conseguenza che oggi devono ritenersi valide le deliberazioni che approvino innovazioni aventi ad oggetto opere e interventi previsti per eliminare le barriere architettoniche anche qualora le stesse alterino il decoro architettonico del fabbricato e/o rendano talune parti comuni dell’edificio inservibili all’uso o al godimento di uno o più condòmini. Si deve però sottolineare che il Legislatore, per un probabile difetto di coordinamento, si è dimenticato del terzo comma dell’art. 2 della Legge n. 13/89, il quale rimanda proprio ai divieti di cui al secondo comma dell’art. 1120 c.c. (che corrisponde al quarto comma dell’attuale disposizione, come modificata a seguito della Legge n. 220/2012 di riforma del condominio). Questa “svista” potrebbe generare del contenzioso, in quanto eventuali condomini dissenzienti potrebbero optare per l’impugnazione per nullità delle delibere di approvazione delle innovazioni in tema di abbattimento delle barriere architettoniche quando le stesse alterino il decoro architettonico dell’edificio oppure rendano talune parti comuni dell’edificio inservibili all’uso o al godimento di uno o più condomini. Per quanto riguarda, invece, i limiti posti dall’art. 1121 c.c., a tutela dei condomini dissenzienti resta la gravosità dell’intervento. Si tratta di un’ipotesi che può ricorrere frequentemente in caso di abbattimento delle barriere architettoniche. In questi casi, come sopra già descritto, la norma consente ai condòmini che ritengano eccessivamente costoso l’intervento approvato dall’assemblea di dissociarsi da esso, impegnandosi a non utilizzare l’opera in cui consiste l’innovazione e non sostenendo le relative spese. Questo, tuttavia, è possibile solo ove l’intervento sulle parti comuni si sia tradotto in un’opera che possa essere effettivamente utilizzata in maniera separata dai condomini. In caso contrario, la realizzazione dell’intervento non è possibile, nemmeno con eventuali maggioranze più elevate, a meno che i condomini favorevoli si impegnino a sostenerne integralmente le spese (ugualmente come avviene nell’ipotesi delineata dall’art. 1102 c.c. per il singolo condòmino).
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Le procedure per l’accesso al Fondo sono determinate dagli articoli 10 e 11 della Legge n. 13/1989. In particolare, gli interessati devono presentare domanda al sindaco del comune in cui è sito l’immobile con indicazione delle opere da realizzare e della spesa prevista entro il 1° marzo di ciascun anno. Il sindaco, nel termine di trenta giorni successivi alla scadenza del termine per la presentazione delle domande, stabilisce il fabbisogno complessivo del comune sulla base delle domande ritenute ammissibili e le trasmette alla regione. La regione determina il proprio fabbisogno complessivo e trasmette entro i successivi trenta giorni al Ministero dei lavori pubblici (oggi Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili) la richiesta di partecipazione alla ripartizione del Fondo. Il Fondo è quindi annualmente ripartito tra le regioni richiedenti con decreto ministeriale, in proporzione al fabbisogno dalle stesse indicato. Le regioni ripartiscono le somme assegnate tra i comuni richiedenti. I sindaci, entro trenta giorni dalla comunicazione delle disponibilità attribuite ai comuni, assegnano i contributi agli interessati che ne abbiano fatto tempestiva richiesta. Nell’ipotesi in cui le somme attribuite al comune non siano sufficienti a coprire l’intero fabbisogno, il sindaco le ripartisce con precedenza per le domande presentate da portatori di handicap riconosciuti invalidi totali con difficoltà di deambulazione dalle competenti unità sanitarie locali e, in subordine, tenuto conto dell’ordine cronologico di presentazione delle domande. Le domande non soddisfatte nell’anno per insufficienza di fondi restano valide per gli anni successivi. I contributi devono essere erogati entro quindici giorni dalla presentazione delle fatture dei lavori, debitamente quietanzate. In tale contesto, il Decreto semplificazioni 2020 (D.L. 16 luglio 2020, n. 76 convertito, con modificazioni, dalla Legge 11 settembre 2020, n. 120) è intervenuto per ridurre il carico amministrativo a carico dei promotori degli interventi di cui alla Legge n. 13/1989, abrogando l’art. 8 di quest’ultima. Per effetto di tale abrogazione, a partire dalla data di entrata in vigore del Decreto Semplificazioni 2020 alle domande e alle comunicazioni al sindaco relative alla realizzazione di interventi di cui alla Legge n. 13/1989 non è più necessario allegare né il certificato medico in carta libera attestante l’handicap, né la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, ai sensi dell’articolo 4 della legge 4 gennaio 1968 n. 15, dalla quale risultino l’ubicazione della propria abitazione, nonché le difficoltà di accesso.
3.2 L e agevolazioni fiscali: dalla detrazione fiscale del TUIR al Superbonus 110% con il Decreto Semplificazioni 2021 La detrazione delle spese per interventi di recupero del patrimonio edilizio La detrazione fiscale per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio è stata introdotta dall’articolo 1, commi 5 e 6, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, che aveva previsto, per le spese sostenute nel periodo d’imposta in corso alla data del 1° gennaio 1998 e in quello successivo, una detrazione pari al 41 per cento delle stesse e, per quelle sostenute nei periodi d’imposta in corso alla data del 1° gennaio degli anni 2000 e 2001, una detrazione pari al 36 per cento. La detrazione al 41 per cento è stata successivamente ripristinata per il solo anno 2006. La norma è stata successivamente modificata e prorogata e, infine, resa stabile dall’art. 4, comma 1, lett. c) del D.L. n. 201 del 2011, che ha inserito nel D.P.R. n. 917 del 1986 (Testo unico delle imposte sui redditi - TUIR) il nuovo articolo 16-bis. Tale disposizione ha confermato non solo l’ambito, soggettivo ed oggettivo, di applicazione delle detrazioni, ma anche le condizioni di spettanza del beneficio fiscale consolidando l’orientamento di prassi formatosi in materia. Tra le opere aventi diritto alla detrazione sono inseriti gli interventi “finalizzati alla eliminazione delle barriere architettoniche, aventi ad oggetto ascensori e montacarichi, alla realizzazione di ogni strumento che, attraverso la comunicazione, la robotica e ogni altro mezzo di tecnologia più avanzata, sia adatto a favorire la mobilità interna ed esterna all’abitazione per le persone portatrici di handicap in situazione di gravità, ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104” (art. 16-bis TUIR, primo comma, lett. e)). L’art. 16-bis del TUIR prevede una detrazione IRPEF del 36 per centro per le spese di ristruttura-
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Il Superbonus 110% Come già evidenziato in precedenza nel Capitolo 7 del presente volume (a cui si rinvia per una disamina completa del meccanismo), l’articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020 – Misure urgenti in materia di salute e di sostegno al lavoro e all’economia (cd. decreto Rilancio) introduce una detrazione pari al 110% (c.d. Superbonus 110%) delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica (anche attraverso interventi di demolizione e ricostruzione) e di misure antisismiche sugli edifici (anche per la realizzazione di sistemi di monitoraggio strutturale continuo a fini antisismici) sostenute dal 1° luglio 2020 e fino al 30 giugno 2022. Nella sua versione originaria, tale norma estendeva l’agevolazione anche ad altri interventi, c.d. interventi trainati, tra i quali però inizialmente erano previsti solo gli interventi “ordinari” di efficientamento energetico (di cui all’art. 14 del D.L. n. 63/2013) e l’installazione di impianti fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo, con esclusione quindi degli interventi diretti all’eliminazione delle barriere architettoniche. Tuttavia, il legislatore è (fortunatamente) intervenuto sull’art. 119 sopra richiamato ampliando la categoria degli interventi c.d. trainati, tra i quali sono state inserite anche le opere finalizzate all’eliminazione delle barriere architettoniche, che ora compaiono tra gli interventi trainati sia nell’ambito degli interventi incentivati di efficientamento energetico sia nell’ambito delle misure antisismiche sugli edifici.
LE MODIFICHE ALLA L. N. 13/1989 E LE ALTRE MISURE PER FAVORIRE L’ACCESSIBILITÀ AGLI EDIFICI
zione edilizia sostenute per un importo non superiore a 48.000 euro per ciascuna unità immobiliare. Tuttavia, sia la percentuale di detrazione sia il massimale di spesa sono stati oggetto di numerosi interventi che hanno innalzato entrambi i parametri. Per le spese sostenute dal 26 giugno 2012 fino al 30 giugno 2013, l’articolo 11, comma 1, del D.L. n. 83 del 2012 ha aumentato la misura della detrazione dal 36 per cento al 50 per cento ed ha innalzato il limite di spesa massima agevolabile da 48.000 a 96.000 euro per unità immobiliare. Con l’articolo 16, comma 1, del D.L. n. 63 del 2013 il termine di scadenza dell’innalzamento della percentuale di detrazione IRPEF dal 36 al 50 per cento e del limite dell’ammontare complessivo da 48.000 a 96.000 euro in relazione alle spese di ristrutturazione edilizia è stato prorogato al 31 dicembre 2013. Le leggi di bilancio, poi, hanno via via prorogato per i rispettivi anni la detrazione. Da ultimo, il comma 58 della legge di stabilità 2021, modifica l’articolo 16 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, in materia di interventi di ristrutturazione edilizia, prorogando al 31 dicembre 2021 la misura della detrazione al 50 per cento, fino ad una spesa massima di 96.000 euro, per gli interventi di ristrutturazione edilizia indicati dall’articolo 16-bis, comma 1, del TUIR. La detrazione è ripartita in dieci quote annuali costanti e di pari importo nell’anno di sostenimento delle spese e in quelli successivi. Per gli aspetti applicativi la disposizione in esame rinvia alle norme sulla detrazione delle spese per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici, di cui all’art. 16-bis, commi 5, 6 e 8 del TUIR. In merito alla possibilità di esercitare l’opzione per un contributo sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, anticipato dai fornitori (cosiddetto sconto in fattura) o per la cessione del credito corrispondente alla predetta detrazione, l’art. 121, secondo comma, lett. a) del D.L. n. 34/2020 richiama unicamente le lettere a) e b) dell’art. 16-bis, prima comma, del TUIR, con la conseguenza che gli interventi finalizzati alla eliminazione delle barriere architettoniche di cui alla lettera e) dell’art. 16-bis, prima comma, del TUIR non godono della possibilità di cedere il relativo credito di imposta. Si precisa, però, che il Governo, in risposta all’interrogazione in Commissione Finanze n. 5-04996 del 13 novembre 2020, ha chiarito che “tuttavia, se, tra gli interventi finalizzati all’eliminazione delle barriere architettoniche, ve ne sono alcuni che possono qualificarsi, ai sensi dell’articolo 16-bis, lettere a) e b) del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, come interventi di manutenzione straordinaria su singole unità immobiliare o di manutenzione sulle parti comuni dell’edificio, in relazione agli stessi è possibile avvalersi, a prescindere dalle specifiche finalità dell’intervento, dell’opzione prevista dall’articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020”.
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In particolare, l’art. 1, comma 66, della Legge di stabilità 2021 (Legge 30 dicembre 2020, n.178) – modificando il secondo comma dell’art. 119 del D.L. n. 34/2020 – ha inserito tra gli interventi trainati da quelli trainanti di efficientamento energetico, gli “interventi previsti dall’articolo 16-bis, comma 1, lettera e), del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, anche ove effettuati in favore di persone di età superiore a sessantacinque anni”. Successivamente, l’art. 33 del Decreto Semplificazioni 2021 – modificando il quarto comma dell’art. 119 del D.L. n. 34/2020 – ha inserito i medesimi interventi tra gli interventi trainati da quelli trainanti di misure antisismiche sugli edifici, stabilendo in particolare che l’aliquota del 110% “si applica anche agli interventi previsti dall’articolo 16-bis, comma 1, lettera e), del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, anche ove effettuati in favore di persone di età superiore a sessantacinque anni ed a condizione che siano eseguiti congiuntamente ad almeno uno degli interventi indicati nel primo periodo e che non siano già richiesti ai sensi del comma 2 della presente disposizione”. Il testo è pressoché identico a quello aggiunto al secondo comma dell’art. 119 D.L. n. 34/2020 per gli interventi di efficientamento energetico. Unica differenza sostanziale è data dall’ultima parte del periodo, che prevede come condizione che gli interventi non siano già stati “richiesti ai sensi del comma 2”, cioè quali interventi trainati da quelli di efficientamento energetico. Il Governo nella risposta all’interrogazione in Commissione Finanze n. 5-05839 del 29 aprile 2021 ha precisato che la presenza nell’edificio oggetto degli interventi di “persone di età superiore a sessantacinque anni”, sia, in ogni caso, irrilevante ai fini dell’applicazione del beneficio, atteso che, come ribadito con la circolare dell’Agenzia delle entrate n. 19/E dell’8 luglio 2020, la detrazione di cui al citato articolo 16-bis, comma 1, lettera e), del TUIR spetta per le spese sostenute per gli interventi che presentano le caratteristiche previste dalla specifica normativa di settore applicabile ai fini dell’eliminazione delle barriere architettoniche, anche in assenza di disabili nell’unità immobiliare o nell’edificio oggetto degli interventi. La predetta detrazione spetta, in sostanza, qualora l’intervento presenti le caratteristiche di cui al decreto ministeriale del 14 giugno 1989, n. 236, a prescindere dalla sussistenza di ulteriori requisiti, quali, tra gli altri, la presenza nell’immobile o nell’edificio di persone di età superiore a sessantacinque anni. In effetti l’inciso “anche ove effettuati in favore di persone di età superiore a 65 anni”, inserito nell’art. 119 del D.L. 34/2020, commi 2 e 4, è poco comprensibile. Forse l’obiettivo del legislatore era quello di limitare a tali casi la norma, ma allora non si comprende il motivo per cui aggiungere la parola “anche”. È importante sottolineare, poi, che le opere dirette all’eliminazione di barriere architettoniche, qualora siano inserite come interventi trainati nell’ambito degli interventi trainanti, godono come questi della possibilità di esercitare l’opzione per lo sconto in fattura o per la cessione del credito, ai sensi di quanto stabilito dall’art. 121 del D.L. n. 34/2020. A tal proposito, nella risposta alla predetta interrogazione, è stato anche chiarito che per gli interventi finalizzati alla eliminazione delle barriere architettoniche di cui all’art. 16-bis, primo comma, lettera e) del TUIR, in alternativa alla fruizione diretta del Superbonus 110%, può essere esercitata l’opzione per un contributo sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, anticipato dai fornitori (cosiddetto sconto in fattura), o per la cessione del credito corrispondente alla predetta detrazione che, ai sensi dell’articolo 16, primo comma , del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, si applica su un ammontare massimo di spesa attualmente pari a 96.000 euro.
Appendice normativa
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Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi Introduzione Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi. Assicura, a chiunque abbia interesse alla tutela di situazioni giuridicamente rilevanti, il diritto di accesso ai documenti amministrativi, secondo modalità ben precise. Tale diritto va esercitato nei confronti delle amministrazioni dello Stato, aziende autonome, enti pubblici e concessionari di pubblici servizi. Indica i casi in cui il diritto di accesso viene a cadere. Stabilisce che l’accesso si eserciti mediante esame gratuito di copia dei documenti amministrativi. Disciplina i casi di rifiuto della domanda di accesso ai documenti e il ricorso conseguente. Indica i documenti amministrativi che devono essere pubblicati al fine di garantirne la libertà di accesso. Istituisce presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri la Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi. Artt. 22-27. Riferimenti legislativi: – L. 24/10/77, 801 - Art. 12. In materia di documenti coperti dal segreto di Stato per i quali è escluso il diritto di accesso. – L. 02/04/79, 97 - In materia di personale componente la Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi. – L. 01/04/81, 121 - Art. 9. In materia di accesso ai documenti amministrativi. – L. 11/12/84, 839 - In materia di pubblicazione di documenti sulla Gazzetta Ufficiale. – L. 10/10/86, 668 - L’art. 26 modifica l’art. 9 della L. 121/81, in materia di accesso ai documenti amministrativi. – L. 23/08/88, 400 - Disciplina dell’attività di governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri. Art. 17. – D.P.R. 27/06/92, 352 - Regolamento per la disciplina delle modalità di esercizio e dei casi di esclusione del diritto di accesso ai documenti amministrativi. Artt. 2-6, 11, 12. – D.M. 10/05/94, 415 - In materia di accesso alle informazioni e di documenti sottratti all’accesso. – D.M. 07/09/94, 604 - In materia di accesso alle informazioni e di documenti sottratti all’accesso. – Del. 08/05/97 - Regolamento di attuazione dell’art. 24 della L. 07/08/90, n. 241, relativamente ai documenti amministrativi formati o comunque rientranti nell’ambito delle attribuzioni dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica.
Preambolo La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato; Il Presidente della Repubblica promulga la seguente legge:
I Capo I Princìpi
Articolo 1 – Principi generali dell’attività amministrativa Testo in vigore dal 15 settembre 2020 1. L’attività amministrativa persegue i fini determinati dalla legge ed è retta da criteri di economicità, di efficacia, di imparzialità, di pubblicità e di trasparenza secondo le modalità previste dalla presente legge e dalle altre disposizioni che disciplinano singoli procedimenti, nonché dai principi dell’ordinamento comunitario. (1) 1-bis. La pubblica amministrazione, nell’adozione di atti di natura non autoritativa, agisce secondo le norme di diritto privato salvo che la legge disponga diversamente. (2) 1-ter. I soggetti privati preposti all’esercizio di attività amministrative assicurano il rispetto dei criteri e dei principi di cui al comma 1, con un livello di garanzia non inferiore a quello cui sono tenute le pubbliche amministrazioni in forza delle disposizioni di cui alla presente legge. (4) 2. La pubblica amministrazione non può aggravare il procedimento se non per straordinarie e motivate esigenze imposte dallo svolgimento dell’istruttoria. (3)
APPENDICE NORMATIVA
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2-bis. I rapporti tra il cittadino e la pubblica amministrazione sono improntati ai princìpi della collaborazione e della buona fede. (5) 1. Il presente comma, prima modificato dall’art. 1, L. 11.02.2005, n. 15, è stato poi così modificato dall’art. 7, L. 18.06.2009, n. 69 (G.U. 19.06.2009, n. 140 - S.O. n. 95) con decorrenza dal 04.07.2009. 2. Il presente comma è stato inserito dall’art. 1, L. 11.02.2005, n. 15. 3. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15 con decorrenza dal 08.03.2005. 4. Il presente comma inserito dall’art. 1, L. 11.02.2005, n. 15 è stato poi così modificato prima dall’art. 7 L. 18.06.2009, n. 69 con decorrenza dal 04.07.2009 e poi dall’art. 1, comma 37, L. 06.11.2012, n. 190 con decorrenza dal 28.11.2012. 5. Il presente comma è stato inserito dall’art. 12, comma 1, lett. 0a), D.L. 16.07.2020, n. 76, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 2 – Conclusione del procedimento Testo in vigore dal 1 giugno 2021 1. Ove il procedimento consegua obbligatoriamente ad un’istanza, ovvero debba essere iniziato d’ufficio, le pubbliche amministrazioni hanno il dovere di concluderlo mediante l’adozione di un provvedimento espresso. Se ravvisano la manifesta irricevibilità, inammissibilità, improcedibilità o infondatezza della domanda, le pubbliche amministrazioni concludono il procedimento con un provvedimento espresso redatto in forma semplificata, la cui motivazione può consistere in un sintetico riferimento al punto di fatto o di diritto ritenuto risolutivo. (7) 2. Nei casi in cui disposizioni di legge ovvero i provvedimenti di cui ai commi 3, 4 e 5 non prevedono un termine diverso, i procedimenti amministrativi di competenza delle amministrazioni statali e degli enti pubblici nazionali devono concludersi entro il termine di trenta giorni. 3. Con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, adottati ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta dei Ministri competenti e di concerto con i Ministri per la pubblica amministrazione e l’innovazione e per la semplificazione normativa, sono individuati i termini non superiori a novanta giorni entro i quali devono concludersi i procedimenti di competenza delle amministrazioni statali. Gli enti pubblici nazionali stabiliscono, secondo i propri ordinamenti, i termini non superiori a novanta giorni entro i quali devono concludersi i procedimenti di propria competenza. 4. Nei casi in cui, tenendo conto della sostenibilità dei tempi sotto il profilo dell’organizzazione amministrativa, della natura degli interessi pubblici tutelati e della particolare complessità del procedimento, sono indispensabili termini superiori a novanta giorni per la conclusione dei procedimenti di competenza delle amministrazioni statali e degli enti pubblici nazionali, i decreti di cui al comma 3 sono adottati su proposta anche dei Ministri per la pubblica amministrazione e l’innovazione e per la semplificazione normativa e previa deliberazione del Consiglio dei ministri. I termini ivi previsti non possono comunque superare i centottanta giorni, con la sola esclusione dei procedimenti di acquisto della cittadinanza italiana e di quelli riguardanti l’immigrazione. 4-bis. Le pubbliche amministrazioni misurano e pubblicano nel proprio sito internet istituzionale, nella sezione “Amministrazione trasparente”, i tempi effettivi di conclusione dei procedimenti amministrativi di maggiore impatto per i cittadini e per le imprese, comparandoli con i termini previsti dalla normativa vigente. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione, previa intesa in Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definiti modalità e criteri di misurazione dei tempi effettivi di conclusione dei procedimenti, nonché le ulteriori modalità di pubblicazione di cui al primo periodo. (8) 5. Fatto salvo quanto previsto da specifiche disposizioni normative, le autorità di garanzia e di vigilanza disciplinano, in conformità ai propri ordinamenti, i termini di conclusione dei procedimenti di rispettiva competenza. 6. I termini per la conclusione del procedimento decorrono dall’inizio del procedimento d’ufficio o dal ricevimento della domanda, se il procedimento è ad iniziativa di parte. 7. Fatto salvo quanto previsto dall’articolo 17, i termini di cui ai commi 2, 3, 4 e 5 del presente articolo possono essere sospesi, per una sola volta e per un periodo non superiore a trenta giorni, per l’acquisizione di informazioni o di certificazioni relative a fatti, stati o qualità non attestati in documenti già in possesso dell’amministrazione stessa o non direttamente acquisibili presso altre pubbliche amministrazioni. Si applicano le disposizioni dell’articolo 14, comma 2. 8. La tutela in materia di silenzio dell’amministrazione è disciplinata dal codice del processo amministrativo, di cui al decreto legislativo 2 luglio 2010, n.104. Le sentenze passate in giudicato che accolgono il ricorso proposto avverso il silenzio inadempimento dell’amministrazione sono trasmesse, in via telematica, alla Corte dei conti. (2) 8-bis. Le determinazioni relative ai provvedimenti, alle autorizzazioni, ai pareri, ai nulla osta e agli atti di assenso comunque denominati, adottate dopo la scadenza dei termini di cui agli articoli 14-bis, comma 2, lettera c), 17-bis, commi 1 e 3, 20, comma 1, ovvero successivamente all’ultima riunione di cui all’articolo 14-ter, comma 7, nonché i
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1. Il presente articolo, prima modificato dagli artt. 2 e 21 L. 11.02.2005, n. 15, è stato, poi, sostituito dall’art. 3, D.L. 14.03.2005, n. 35 come modificato dall’allegato alla L. 14.05.2005, n. 80, è stato da ultimo sostituito dall’art. 7, L. 18.06.2009, n. 69 con decorrenza dal 04.07.2009. 2. Il presente comma è stato così sostituito prima dall’art. 3 dell’allegato al D.Lgs. 02.07.2010, n. 104 con decorrenza dal 16.09.2010 e poi dall’art. 1 D.L. 09.02.2012, n. 5 con decorrenza dal 10.02.2012 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 04.04.2012, n. 35 con decorrenza dal 07.04.2012. 3. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 1 D.L. 09.02.2012, n. 5 con decorrenza dal 10.02.2012 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 04.04.2012, n. 35 con decorrenza dal 07.04.2012. 4. Il presente comma aggiunto dall’art. 1 D.L. 09.02.2012, n. 5 con decorrenza dal 10.02.2012, è stato poi così sostituito dall’art. 61, comma 1, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, convertito in legge dalla L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 5. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 1 D.L. 09.02.2012, n. 5 con decorrenza dal 10.02.2012 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 04.04.2012, n. 35 con decorrenza dal 07.04.2012. 6. Il presente comma, prima aggiunto dall’art. 1 D.L. 09.02.2012, n. 5 con decorrenza dal 10.02.2012 è poi così modificato prima dall’art. 13, comma 01, D.L. 22.06.2012, n. 83 come premesso dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 11.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012, e poi dall’art. 61, comma 1, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, convertito in legge dalla L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 7. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 1, comma 38, L. 06.11.2012, n. 190 con decorrenza dal 28.11.2012. 8. Il presente comma è stato inserito dall’art. 12, comma 1, lett. a), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 2-bis – Conseguenze per il ritardo dell’amministrazione nella conclusione del procedimento Testo in vigore dal 4 luglio 2009 1. Le pubbliche amministrazioni e i soggetti di cui all’articolo 1, comma 1-ter, sono tenuti al risarcimento del danno ingiusto cagionato in conseguenza dell’inosservanza dolosa o colposa del termine di conclusione del procedimento.
APPENDICE NORMATIVA
provvedimenti di divieto di prosecuzione dell’attività e di rimozione degli eventuali effetti, di cui all’articolo 19, commi 3 e 6-bis, primo periodo, adottati dopo la scadenza dei termini ivi previsti, sono inefficaci, fermo restando quanto previsto dall’articolo 21-nonies, ove ne ricorrano i presupposti e le condizioni. (8) 9. La mancata o tardiva emanazione del provvedimento costituisce elemento di valutazione della performance individuale, nonché di responsabilità disciplinare e amministrativo-contabile del dirigente e del funzionario inadempiente. (3) 9-bis. L’organo di governo individua un soggetto nell’ambito delle figure apicali dell’amministrazione o una unità organizzativa cui attribuire il potere sostitutivo in caso di inerzia. Nell’ipotesi di omessa individuazione il potere sostitutivo si considera attribuito al dirigente generale o, in mancanza, al dirigente preposto all’ufficio o in mancanza al funzionario di più elevato livello presente nell’amministrazione. Per ciascun procedimento, sul sito internet istituzionale dell’amministrazione è pubblicata, in formato tabellare e con collegamento ben visibile nella homepage, l’indicazione del soggetto o dell’unità organizzativa a cui è attribuito il potere sostitutivo e a cui l’interessato può rivolgersi ai sensi e per gli effetti del comma 9-ter. Tale soggetto, in caso di ritardo, comunica senza indugio il nominativo del responsabile, ai fini della valutazione dell’avvio del procedimento disciplinare, secondo le disposizioni del proprio ordinamento e dei contratti collettivi nazionali di lavoro, e, in caso di mancata ottemperanza alle disposizioni del presente comma, assume la sua medesima responsabilità oltre a quella propria. (6) 9-ter. Decorso inutilmente il termine per la conclusione del procedimento o quello superiore di cui al comma 7, il responsabile o l’unità organizzativa di cui al comma 9-bis, d’ufficio o su richiesta dell’interessato, esercita il potere sostitutivo e, entro un termine pari alla metà di quello originariamente previsto, conclude il procedimento attraverso le strutture competenti o con la nomina di un commissario. (4) 9-quater. Il responsabile individuato ai sensi del comma 9-bis, entro il 30 gennaio di ogni anno, comunica all’organo di governo, i procedimenti, suddivisi per tipologia e strutture amministrative competenti, nei quali non è stato rispettato il termine di conclusione previsto dalla legge o dai regolamenti. Le Amministrazioni provvedono all’attuazione del presente comma, con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. (5) 9-quinquies. Nei provvedimenti rilasciati in ritardo su istanza di parte sono espressamente indicati il termine previsto dalla legge o dai regolamenti [di cui all’articolo 2] e quello effettivamente impiegato. (5) (1)
APPENDICE NORMATIVA
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1-bis. Fatto salvo quanto previsto dal comma 1 e ad esclusione delle ipotesi di silenzio qualificato e dei concorsi pubblici, in caso di inosservanza del termine di conclusione del procedimento ad istanza di parte, per il quale sussiste l’obbligo di pronunziarsi, l’istante ha diritto di ottenere un indennizzo per il mero ritardo alle condizioni e con le modalità stabilite dalla legge o, sulla base della legge, da un regolamento emanato ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400. In tal caso le somme corrisposte o da corrispondere a titolo di indennizzo sono detratte dal risarcimento. (3) [2. Le controversie relative all’applicazione del presente articolo sono attribuite alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo. Il diritto al risarcimento del danno si prescrive in cinque anni.] (1) (2) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 7, L. 18.06.2009, n. 69 (G.U. 19.06.2009, n. 140 - S.O. n. 95) con decorrenza dal 04.07.2009. 2. Il presente comma è stato abrogato dall’All. 4, art. 4, D.Lgs. 02.07.2010, n. 104, (G.U. 07.07.2010, n. 156, S.O. n. 148/L), con decorrenza dal 16.09.2010. 3. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 28, D.L. 21.06.2013, n. 69, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 09.08.2013, n. 98, con decorrenza dal 21.08.2013; ai sensi del medesimo articolo modificante le presenti disposizioni si applicano, in via sperimentale e dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del succitato decreto, ai procedimenti amministrativi relativi all’avvio e all’esercizio dell’attività di impresa iniziati successivamente alla medesima data di entrata in vigore.
Articolo 3 – Motivazione del provvedimento Testo in vigore dal 2 settembre 1990 1. Ogni provvedimento amministrativo, compresi quelli concernenti l’organizzazione amministrativa, lo svolgimento dei pubblici concorsi ed il personale, deve essere motivato, salvo che nelle ipotesi previste dal comma 2. La motivazione deve indicare i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione dell’amministrazione, in relazione alle risultanze dell’istruttoria. 2. La motivazione non è richiesta per gli atti normativi e per quelli a contenuto generale. 3. Se le ragioni della decisione risultano da altro atto dell’amministrazione richiamato dalla decisione stessa, insieme alla comunicazione di quest’ultima deve essere indicato e reso disponibile, a norma della presente legge, anche l’atto cui essa si richiama. 4. In ogni atto notificato al destinatario devono essere indicati il termine e l’autorità cui è possibile ricorrere. (1) 1.
La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005.
Articolo 3-bis – Uso della telematica Testo in vigore dal 17 luglio 2020 1. Per conseguire maggiore efficienza nella loro attività, le amministrazioni pubbliche agiscono mediante strumenti informatici e telematici, nei rapporti interni, tra le diverse amministrazioni e tra queste e i privati. (2) (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 3, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. 2. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 12, comma 1, lett. b), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
I Capo II
Responsabile del procedimento
Articolo 4 – Unità organizzativa responsabile del procedimento Testo in vigore dal 2 settembre 1990
Legge 7 agosto 1990 n. 241
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1. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005.
Articolo 5 – Responsabile del procedimento Testo in vigore dal 17 luglio 2020 1. Il dirigente di ciascuna unità organizzativa provvede ad assegnare a sé o ad altro dipendente addetto all’unità la responsabilità della istruttoria e di ogni altro adempimento inerente il singolo procedimento nonché, eventualmente, dell’adozione del provvedimento finale. 2. Fino a quando non sia effettuata l’assegnazione di cui al comma 1, è considerato responsabile del singolo procedimento il funzionario preposto alla unità organizzativa determinata a norma del comma 1 dell’articolo 4. 3. L’unità organizzativa competente, il domicilio digitale e il nominativo del responsabile del procedimento sono comunicati ai soggetti di cui all’articolo 7 e, a richiesta, a chiunque vi abbia interesse. (2) (1)
1. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. 2. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 12, comma 1, lett. c), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 6 – Compiti del responsabile del procedimento Testo in vigore dall’8 marzo 2005 1. Il responsabile del procedimento: a) valuta, ai fini istruttori, le condizioni di ammissibilità, i requisiti di legittimazione ed i presupposti che siano rilevanti per l’emanazione di provvedimento; b) accerta di ufficio i fatti, disponendo il compimento degli atti all’uopo necessari, e adotta ogni misura per l’adeguato e sollecito svolgimento dell’istruttoria. In particolare, può chiedere il rilascio di dichiarazioni e la rettifica di dichiarazioni o istanze erronee o incomplete e può esperire accertamenti tecnici ed ispezioni ed ordinare esibizioni documentali; c) propone l’indizione o, avendone la competenza, indice le conferenze di servizi di cui all’articolo 14; d) cura le comunicazioni, le pubblicazioni e le modificazioni previste dalle leggi e dai regolamenti; e) adotta, ove ne abbia la competenza, il provvedimento finale, ovvero trasmette gli atti all’organo competente per l’adozione. L’organo competente per l’adozione del provvedimento finale, ove diverso dal responsabile del procedimento, non può discostarsi dalle risultanze dell’istruttoria condotta dal responsabile del procedimento se non indicandone la motivazione nel provvedimento finale. (1) (2)
1. La presente lettera è stata così modificata dall’art. 4, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. Si riporta di seguito il testo previgente: “e) adotta, ove ne abbia la competenza, il provvedimento finale, ovvero trasmette gli atti all’organo competente per l’adozione.”. 2. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005.
APPENDICE NORMATIVA
1. Ove non sia già direttamente stabilito per legge o per regolamento, le pubbliche amministrazioni sono tenute a determinare per ciascun tipo di procedimento relativo ad atti di loro competenza l’unità organizzativa responsabile della istruttoria e di ogni altro adempimento procedimentale, nonché dell’adozione del provvedimento finale. 2. Le disposizioni adottate ai sensi del comma 1 sono rese pubbliche secondo quanto previsto dai singoli ordinamenti. (1)
APPENDICE NORMATIVA
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Legge 7 agosto 1990 n. 241
Articolo 6-bis – Conflitto di interessi Testo in vigore dal 28 novembre 2012 1. Il responsabile del procedimento e i titolari degli uffici competenti ad adottare i pareri, le valutazioni tecniche, gli atti endoprocedimentali e il provvedimento finale devono astenersi in caso di conflitto di interessi, segnalando ogni situazione di conflitto, anche potenziale. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 1, comma 41, L. 06.11.2012, n. 190 con decorrenza dal 28.11.2012.
I Capo III
Partecipazione al procedimento amministrativo
Articolo 7 – Comunicazione di avvio del procedimento Testo in vigore dal 2 settembre 1990 1. Ove non sussistano ragioni di impedimento derivanti da particolari esigenze di celerità del procedimento, l’avvio del procedimento stesso è comunicato, con le modalità previste dall’articolo 8, ai soggetti nei confronti dei quali il provvedimento finale è destinato a produrre effetti diretti ed a quelli che per legge debbono intervenirvi. Ove parimenti non sussistano le ragioni di impedimento predette, qualora da un provvedimento possa derivare un pregiudizio a soggetti individuati o facilmente individuabili, diversi dai suoi diretti destinatari, l’amministrazione è tenuta a fornire loro, con le stesse modalità, notizia dell’inizio del procedimento. 2. Nelle ipotesi di cui al comma 1 resta salva la facoltà dell’amministrazione di adottare, anche prima della effettuazione delle comunicazioni di cui al medesimo comma 1, provvedimenti cautelari. (1) 1. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005.
Articolo 8 – Modalità e contenuti della comunicazione di avvio del procedimento Testo in vigore dal 17 luglio 2020 1. L’amministrazione provvede a dare notizia dell’avvio del procedimento mediante comunicazione personale. 2. Nella comunicazione debbono essere indicati: a) l’amministrazione competente; b) l’oggetto del procedimento promosso; c) l’ufficio, il domicilio digitale dell’amministrazione e la persona responsabile del procedimento; (3) c-bis) la data entro la quale, secondo i termini previsti dall’articolo 2, commi 2 o 3, deve concludersi il procedimento e i rimedi esperibili in caso di inerzia dell’amministrazione; (1) c-ter) nei procedimenti ad iniziativa di parte, la data di presentazione della relativa istanza; (1) d) le modalità con le quali, attraverso il punto di accesso telematico di cui all’articolo 64-bis del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82 o con altre modalità telematiche, è possibile prendere visione degli atti, accedere al fascicolo informatico di cui all’articolo 41 dello stesso decreto legislativo n. 82 del 2005 ed esercitare in via telematica i diritti previsti dalla presente legge; (4) d-bis) l’ufficio dove è possibile prendere visione degli atti che non sono disponibili o accessibili con le modalità di cui alla lettera d). (5) 3. Qualora per il numero dei destinatari la comunicazione personale non sia possibile o risulti particolarmente gravosa, l’amministrazione provvede a rendere noti gli elementi di cui al comma 2 mediante forme di pubblicità idonee di volta in volta stabilite dall’amministrazione medesima. 4. L’omissione di taluna delle comunicazioni prescritte può esser fatta valere solo dal soggetto nel cui interesse la comunicazione è prevista. (2)
Legge 7 agosto 1990 n. 241
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Articolo 9 – Intervento nel procedimento 1. Qualunque soggetto, portatore di interessi pubblici o privati, nonché i portatori di interessi diffusi costituiti in associazioni o comitati, cui possa derivare un pregiudizio dal provvedimento, hanno facoltà di intervenire nel procedimento. (1) 1. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005.
Articolo 10 – Diritti dei partecipanti al procedimento Testo in vigore dal 2 settembre 1990 1. I soggetti di cui all’articolo 7 e quelli intervenuti ai sensi dell’articolo 9 hanno diritto: a) di prendere visione degli atti del procedimento, salvo quanto previsto dall’articolo 24; b) di presentare memorie scritte e documenti, che l’amministrazione ha l’obbligo di valutare ove siano pertinenti all’oggetto del procedimento. (1) 1. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005.
Articolo 10-bis – Comunicazione dei motivi ostativi all’accoglimento dell’istanza Testo in vigore dal 17 luglio 2020 1. Nei procedimenti ad istanza di parte il responsabile del procedimento o l’autorità competente, prima della formale adozione di un provvedimento negativo, comunica tempestivamente agli istanti i motivi che ostano all’accoglimento della domanda. Entro il termine di dieci giorni dal ricevimento della comunicazione, gli istanti hanno il diritto di presentare per iscritto le loro osservazioni, eventualmente corredate da documenti. La comunicazione di cui al primo periodo sospende i termini di conclusione dei procedimenti, che ricominciano a decorrere dieci giorni dopo la presentazione delle osservazioni o, in mancanza delle stesse, dalla scadenza del termine di cui al secondo periodo. Qualora gli istanti abbiano presentato osservazioni, del loro eventuale mancato accoglimento il responsabile del procedimento o l’autorità competente sono tenuti a dare ragione nella motivazione del provvedimento finale di diniego indicando, se ve ne sono, i soli motivi ostativi ulteriori che sono conseguenza delle osservazioni. In caso di annullamento in giudizio del provvedimento così adottato, nell’esercitare nuovamente il suo potere l’amministrazione non può addurre per la prima volta motivi ostativi già emergenti dall’istruttoria del provvedimento annullato. Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano alle procedure concorsuali e ai procedimenti in materia previdenziale e assistenziale sorti a seguito di istanza di parte e gestiti dagli enti previdenziali. Non possono essere addotti tra i motivi che ostano all’accoglimento della domanda inadempienze o ritardi attribuibili all’amministrazione. (2) (1) 1. Il presente articolo inserito dall’art. 6, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005, è stato poi così modificato dall’art. 9, L. 11.11.2011, n. 180, con decorrenza dal 15.11.2011. 2. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 12, comma 1, lett. e), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
APPENDICE NORMATIVA
1. La presente lettera è stata aggiunta dall’art. 5, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. 2. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. 3. La presente lettera è stata così modificata dall’art. 12, comma 1, lett. d), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 4. La presente lettera è stata così sostituita dall’art. 12, comma 1, lett. d), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 5. La presente lettera è stata inserita dall’art. 12, comma 1, lett. d), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
APPENDICE NORMATIVA
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Articolo 11 – Accordi integrativi o sostitutivi del provvedimento Testo in vigore dall’8 marzo 2005 1. In accoglimento di osservazioni e proposte presentate a norma dell’articolo 10, l’amministrazione procedente può concludere, senza pregiudizio dei diritti dei terzi, e in ogni caso nel perseguimento del pubblico interesse, accordi con gli interessati al fine di determinare il contenuto discrezionale del provvedimento finale ovvero in sostituzione di questo. (2) 1-bis. Al fine di favorire la conclusione degli accordi di cui al comma 1, il responsabile del procedimento può predisporre un calendario di incontri cui invita, separatamente o contestualmente, il destinatario del provvedimento ed eventuali controinteressati. (1) 2. Gli accordi di cui al presente articolo debbono essere stipulati, a pena di nullità, per atto scritto, salvo che la legge disponga altrimenti. Ad essi si applicano, ove non diversamente previsto, i princìpi del codice civile in materia di obbligazioni e contratti in quanto compatibili. Gli accordi di cui al presente articolo devono essere motivati ai sensi dell’articolo 3. (6) 3. Gli accordi sostitutivi di provvedimenti sono soggetti ai medesimi controlli previsti per questi ultimi. 4. Per sopravvenuti motivi di pubblico interesse l’amministrazione recede unilateralmente dall’accordo, salvo l’obbligo di provvedere alla liquidazione di un indennizzo in relazione agli eventuali pregiudizi verificatisi in danno del privato. 4-bis. A garanzia dell’imparzialità e del buon andamento dell’azione amministrativa, in tutti i casi in cui una pubblica amministrazione conclude accordi nelle ipotesi previste al comma 1, la stipulazione dell’accordo è preceduta da una determinazione dell’organo che sarebbe competente per l’adozione del provvedimento. (2) [5. Le controversie in materia di formazione, conclusione ed esecuzione degli accordi di cui al presente articolo sono riservate alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo.] (5) (4) 1. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 3-quinquies, D.L. 12.05.1995, n. 163 (G.U. 27.03.1996, n. 73), convertito, con modificazioni, in L. 11.07.1995, n. 273 (G.U. 11.07.1995, n. 160). 2. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 7, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. Si riporta di seguito il testo previgente: “1. In accoglimento di osservazioni e proposte presentate a norma dell’articolo 10, l’amministrazione procedente può concludere, senza pregiudizio dei diritti dei terzi, e in ogni caso nel perseguimento del pubblico interesse, accordi con gli interessati al fine di determinare il contenuto discrezionale del provvedimento finale ovvero, nei casi previsti dalla legge, in sostituzione di questo.”. 3. Il presente comma è stato inserito dall’art. 7, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. 4. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. 5. Il presente comma è stato così abrogato dall’All. 4, art. 4, D.Lgs. 02.07.2010, n. 104, (G.U. 07.07.2010, n. 156, S.O. n. 148/L), con decorrenza dal 16.09.2010. 6. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 1, comma 47, L. 06.11.2012, n. 190 con decorrenza dal 28.11.2012. Si riporta di seguito il testo previgente: “2. Gli accordi di cui al presente articolo debbono essere stipulati, a pena di nullità, per atto scritto, salvo che la legge disponga altrimenti. Ad essi si applicano, ove non diversamente previsto, i princìpi del codice civile in materia di obbligazioni e contratti in quanto compatibili.”.
Articolo 12 – Provvedimenti attributivi di vantaggi economici Testo in vigore dal 2 settembre 1990 1. La concessione di sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari e l’attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati sono subordinate alla predeterminazione [ed alla pubblicazione] da parte delle amministrazioni procedenti, nelle forme previste dai rispettivi ordinamenti, dei criteri e delle modalità cui le amministrazioni stesse devono attenersi. (2) 2. L’effettiva osservanza dei criteri e delle modalità di cui al comma 1 deve risultare dai singoli provvedimenti relativi agli interventi di cui al medesimo comma 1. (1) 1. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. 2. Le parole riportate tra parentesi quadre sono state soppresse dall’art. 52 D.Lgs. 14.03.2013, n. 33 con decorrenza dal 20.04.2013.
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Testo in vigore dal 2 settembre 1990 1. Le disposizioni contenute nel presente capo non si applicano nei confronti dell’attività della pubblica amministrazione diretta alla emanazione di atti normativi, amministrativi generali, di pianificazione e di programmazione, per i quali restano ferme le particolari norme che ne regolano la formazione. 2. Dette disposizioni non si applicano altresì ai procedimenti tributari per i quali restano parimenti ferme le particolari norme che li regolano, nonché ai procedimenti previsti dal decreto legge 15 gennaio 1991, n. 8 convertito, con modificazioni, dalla legge 15 marzo 1991, n. 82 e successive modificazioni, e dal decreto legislativo 29 marzo 1993, n. 119 e successive modificazioni. (1) (2) 1. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 23, L. 13.02.2001, n. 45. Si riporta di seguito il testo precedente alla modifica: “2. Dette disposizioni non si applicano altresì ai procedimenti tributari per i quali restano parimenti ferme le particolari norme che li regolano.”. 2. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005.
I Capo IV
Semplificazione dell’azione amministrativa
Articolo 14 – Conferenze di servizi Testo in vigore dal 21 luglio 2017 1. La conferenza di servizi istruttoria può essere indetta dall’amministrazione procedente, anche su richiesta di altra amministrazione coinvolta nel procedimento o del privato interessato, quando lo ritenga opportuno per effettuare un esame contestuale degli interessi pubblici coinvolti in un procedimento amministrativo, ovvero in più procedimenti amministrativi connessi, riguardanti medesime attività o risultati. Tale conferenza si svolge con le modalità previste dall’articolo 14-bis o con modalità diverse, definite dall’amministrazione procedente. 2. La conferenza di servizi decisoria è sempre indetta dall’amministrazione procedente quando la conclusione positiva del procedimento è subordinata all’acquisizione di più pareri, intese, concerti, nulla osta o altri atti di assenso, comunque denominati, resi da diverse amministrazioni, inclusi i gestori di beni o servizi pubblici. Quando l’attività del privato sia subordinata a più atti di assenso, comunque denominati, da adottare a conclusione di distinti procedimenti, di competenza di diverse amministrazioni pubbliche, la conferenza di servizi è convocata, anche su richiesta dell’interessato, da una delle amministrazioni procedenti. 3. Per progetti di particolare complessità e di insediamenti produttivi di beni e servizi l’amministrazione procedente, su motivata richiesta dell’interessato, corredata da uno studio di fattibilità, può indire una conferenza preliminare finalizzata a indicare al richiedente, prima della presentazione di una istanza o di un progetto definitivo, le condizioni per ottenere, alla loro presentazione, i necessari pareri, intese, concerti, nulla osta, autorizzazioni, concessioni o altri atti di assenso, comunque denominati. L’amministrazione procedente, se ritiene di accogliere la richiesta motivata di indizione della conferenza, la indice entro cinque giorni lavorativi dalla ricezione della richiesta stessa. La conferenza preliminare si svolge secondo le disposizioni dell’articolo 14-bis, con abbreviazione dei termini fino alla metà. Le amministrazioni coinvolte esprimono le proprie determinazioni sulla base della documentazione prodotta dall’interessato. Scaduto il termine entro il quale le amministrazioni devono rendere le proprie determinazioni, l’amministrazione procedente le trasmette, entro cinque giorni, al richiedente. Ove si sia svolta la conferenza preliminare, l’amministrazione procedente, ricevuta l’istanza o il progetto definitivo, indice la conferenza simultanea nei termini e con le modalità di cui agli articoli 14-bis, comma 7, e 14-ter e, in sede di conferenza simultanea, le determinazioni espresse in sede di conferenza preliminare possono essere motivatamente modificate o integrate solo in presenza di significativi elementi emersi nel successivo procedimento anche a seguito delle osservazioni degli interessati sul progetto definitivo. Nelle procedure di realizzazione di opere pubbliche o di interesse pubblico, la conferenza di servizi si esprime sul progetto di fattibilità tecnica ed economica, al fine di indicare le condizioni per ottenere, sul progetto definitivo, le intese, i pareri, le concessioni, le autorizzazioni, le licenze, i nullaosta e gli assensi, comunque denominati, richiesti dalla normativa vigente. 4. Qualora un progetto sia sottoposto a valutazione di impatto ambientale di competenza regionale, tutte le au-
APPENDICE NORMATIVA
Articolo 13 – Ambito di applicazione delle norme sulla partecipazione
APPENDICE NORMATIVA
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torizzazioni, intese, concessioni, licenze, pareri, concerti, nulla osta e assensi comunque denominati, necessari alla realizzazione e all’esercizio del medesimo progetto, vengono acquisiti nell’ambito di apposita conferenza di servizi, convocata in modalità sincrona ai sensi dell’articolo 14-ter, secondo quanto previsto dall’articolo 27-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. (2) 5. L’indizione della conferenza è comunicata ai soggetti di cui all’articolo 7, i quali possono intervenire nel procedimento ai sensi dell’articolo 9. (1) 1. Il presente articolo, prima sostituito dall’art. 9, L. 24.11.2000, n. 340, con decorrenza dal 09.12.2000, poi modificato prima dagli artt. 8 e 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005, poi dall’art. 49, D.L. 31.05.2010, n. 78, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 30.07.2010, n. 122, con decorrenza dal 31.07.2010, è stato da ultimo nuovamente sostituito dall’art. 1, D.Lgs. 30.06.2016, n. 127 con decorrenza dal 28.07.2016 ed applicazione ai procedimenti avviati successivamente alla data di entrata in vigore del suddetto decreto. 2. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 24, D.Lgs. 16.06.2017, n. 104 con decorrenza dal 21.07.2017.
Articolo 14-bis – Conferenza semplificata 1. La conferenza decisoria di cui all’articolo 14, comma 2, si svolge in forma semplificata e in modalità asincrona, salvo i casi di cui ai commi 6 e 7. Le comunicazioni avvengono secondo le modalità previste dall’articolo 47 del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82. 2. La conferenza è indetta dall’amministrazione procedente entro cinque giorni lavorativi dall’inizio del procedimento d’ufficio o dal ricevimento della domanda, se il procedimento è ad iniziativa di parte. A tal fine l’amministrazione procedente comunica alle altre amministrazioni interessate: a) l’oggetto della determinazione da assumere, l’istanza e la relativa documentazione ovvero le credenziali per l’accesso telematico alle informazioni e ai documenti utili ai fini dello svolgimento dell’istruttoria; b) il termine perentorio, non superiore a quindici giorni, entro il quale le amministrazioni coinvolte possono richiedere, ai sensi dell’articolo 2, comma 7, integrazioni documentali o chiarimenti relativi a fatti, stati o qualità non attestati in documenti già in possesso dell’amministrazione stessa o non direttamente acquisibili presso altre pubbliche amministrazioni; c) il termine perentorio, comunque non superiore a quarantacinque giorni, entro il quale le amministrazioni coinvolte devono rendere le proprie determinazioni relative alla decisione oggetto della conferenza, fermo restando l’obbligo di rispettare il termine finale di conclusione del procedimento. Se tra le suddette amministrazioni vi sono amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, dei beni culturali, o alla tutela della salute dei cittadini, ove disposizioni di legge o i provvedimenti di cui all’articolo 2 non prevedano un termine diverso, il suddetto termine è fissato in novanta giorni; d) la data della eventuale riunione in modalità sincrona di cui all’articolo 14-ter, da tenersi entro dieci giorni dalla scadenza del termine di cui alla lettera c), fermo restando l’obbligo di rispettare il termine finale di conclusione del procedimento. 3. Entro il termine di cui al comma 2, lettera c), le amministrazioni coinvolte rendono le proprie determinazioni, relative alla decisione oggetto della conferenza. Tali determinazioni, congruamente motivate, sono formulate in termini di assenso o dissenso e indicano, ove possibile, le modifiche eventualmente necessarie ai fini dell’assenso. Le prescrizioni o condizioni eventualmente indicate ai fini dell’assenso o del superamento del dissenso sono espresse in modo chiaro e analitico e specificano se sono relative a un vincolo derivante da una disposizione normativa o da un atto amministrativo generale ovvero discrezionalmente apposte per la migliore tutela dell’interesse pubblico. 4. Fatti salvi i casi in cui disposizioni del diritto dell’Unione europea richiedono l’adozione di provvedimenti espressi, la mancata comunicazione della determinazione entro il termine di cui al comma 2, lettera c), ovvero la comunicazione di una determinazione priva dei requisiti previsti dal comma 3, equivalgono ad assenso senza condizioni. Restano ferme le responsabilità dell’amministrazione, nonché quelle dei singoli dipendenti nei confronti dell’amministrazione, per l’assenso reso, ancorché implicito. 5. Scaduto il termine di cui al comma 2, lettera c), l’amministrazione procedente adotta, entro cinque giorni lavorativi, la determinazione motivata di conclusione positiva della conferenza, con gli effetti di cui all’articolo 14-quater, qualora abbia acquisito esclusivamente atti di assenso non condizionato, anche implicito, ovvero qualora ritenga, sentiti i privati e le altre amministrazioni interessate, che le condizioni e prescrizioni eventualmente indicate dalle amministrazioni ai fini dell’assenso o del superamento del dissenso possano essere accolte senza necessità di apportare modifiche sostanziali alla decisione oggetto della conferenza. Qualora abbia acquisito uno o più atti di dissenso che non ritenga superabili, l’amministrazione procedente adotta, entro il medesimo termine, la determinazione di conclusione negativa della conferenza che produce l’effetto del rigetto della domanda. Nei procedimenti a istanza di parte la suddetta determinazione produce gli effetti della comunicazione di cui all’articolo 10-bis. L’amministrazione
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1. Il presente articolo aggiunto dall’art. 17, L. 15.05.1997, n. 127 (G.U. 17.05.1997, n. 113, S.O. n. 98-L), poi sostituito dall’art. 10, L. 24.11.2000, n. 340 con decorrenza dal 09.12.2000, poi modificato prima dagli artt. 9 e 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005, poi dall’art. 3, D.L. 22.06.2012, n. 83 con decorrenza dal 26.06.2012, è stato da ultimo nuovamente sostituito dall’art. 1, D.Lgs. 30.06.2016, n. 127 con decorrenza dal 28.07.2016 ed applicazione ai procedimenti avviati successivamente alla data di entrata in vigore del suddetto decreto.
Articolo 14-ter – Conferenza simultanea Testo in vigore dal 28 luglio 2016 1. La prima riunione della conferenza di servizi in forma simultanea e in modalità sincrona si svolge nella data previamente comunicata ai sensi dell’articolo 14-bis, comma 2, lettera d), ovvero nella data fissata ai sensi dell’articolo 14-bis, comma 7, con la partecipazione contestuale, ove possibile anche in via telematica, dei rappresentanti delle amministrazioni competenti. 2. I lavori della conferenza si concludono non oltre quarantacinque giorni decorrenti dalla data della riunione di cui al comma 1. Nei casi di cui all’articolo 14-bis, comma 7, qualora siano coinvolte amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, dei beni culturali e della salute dei cittadini, il termine è fissato in novanta giorni. Resta fermo l’obbligo di rispettare il termine finale di conclusione del procedimento. 3. Ciascun ente o amministrazione convocato alla riunione è rappresentato da un unico soggetto abilitato ad esprimere definitivamente e in modo univoco e vincolante la posizione dell’amministrazione stessa su tutte le decisioni di competenza della conferenza, anche indicando le modifiche progettuali eventualmente necessarie ai fini dell’assenso. 4. Ove alla conferenza partecipino anche amministrazioni non statali, le amministrazioni statali sono rappresentate da un unico soggetto abilitato ad esprimere definitivamente in modo univoco e vincolante la posizione di tutte le predette amministrazioni, nominato, anche preventivamente per determinate materie o determinati periodi di tempo, dal Presidente del Consiglio dei ministri, ovvero, ove si tratti soltanto di amministrazioni periferiche, dal Prefetto. Ferma restando l’attribuzione del potere di rappresentanza al suddetto soggetto, le singole amministrazioni statali possono comunque intervenire ai lavori della conferenza in funzione di supporto. Le amministrazioni di cui all’articolo 14-quinquies, comma 1, prima della conclusione dei lavori della conferenza, possono esprimere al suddetto rappresentante il proprio dissenso ai fini di cui allo stesso comma. 5. Ciascuna regione e ciascun ente locale definisce autonomamente le modalità di designazione del rappresentante unico di tutte le amministrazioni riconducibili alla stessa regione o allo stesso ente locale nonché l’eventuale partecipazione delle suddette amministrazioni ai lavori della conferenza. 6. Alle riunioni della conferenza possono essere invitati gli interessati, inclusi i soggetti proponenti il progetto eventualmente dedotto in conferenza. 7. All’esito dell’ultima riunione, e comunque non oltre il termine di cui al comma 2, l’amministrazione procedente adotta la determinazione motivata di conclusione della conferenza, con gli effetti di cui all’articolo 14-quater, sulla base delle posizioni prevalenti espresse dalle amministrazioni partecipanti alla conferenza tramite i rispettivi rappresentanti. Si considera acquisito l’assenso senza condizioni delle amministrazioni il cui rappresentante non abbia partecipato alle riunioni ovvero, pur partecipandovi, non abbia espresso ai sensi del comma 3 la propria posizione, ovvero abbia espresso un dissenso non motivato o riferito a questioni che non costituiscono oggetto della conferenza. (1) 1. Il presente articolo aggiunto dall’art. 17, L. 15.05.1997, n. 127 (G.U. 17.05.1997, n. 113, S.O. n. 98-L), poi sostituito dall’art. 11, L. 24.11.2000, n. 340 con decorrenza dal 09.12.2000, poi modificato dagli artt.
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procedente trasmette alle altre amministrazioni coinvolte le eventuali osservazioni presentate nel termine di cui al suddetto articolo e procede ai sensi del comma 2. Dell’eventuale mancato accoglimento di tali osservazioni è data ragione nell’ulteriore determinazione di conclusione della conferenza. 6. Fuori dei casi di cui al comma 5, l’amministrazione procedente, ai fini dell’esame contestuale degli interessi coinvolti, svolge, nella data fissata ai sensi del comma 2, lettera d), la riunione della conferenza in modalità sincrona, ai sensi dell’articolo 14-ter. 7. Ove necessario, in relazione alla particolare complessità della determinazione da assumere, l’amministrazione procedente può comunque procedere direttamente in forma simultanea e in modalità sincrona, ai sensi dell’articolo 14-ter. In tal caso indice la conferenza comunicando alle altre amministrazioni le informazioni di cui alle lettere a) e b) del comma 2 e convocando la riunione entro i successivi quarantacinque giorni. L’amministrazione procedente può altresì procedere in forma simultanea e in modalità sincrona su richiesta motivata delle altre amministrazioni o del privato interessato avanzata entro il termine perentorio di cui al comma 2, lettera b). In tal caso la riunione è convocata nei successivi quarantacinque giorni. (1)
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Legge 7 agosto 1990 n. 241 10 e 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005, poi dall’art. 9, L. 18.06.2009, n. 69 (G.U. 19.06.2009, n. 140 - S.O. n. 95) con decorrenza dal 04.07.2009, poi dall’art. 49, D.L. 31.05.2010, n. 78, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 30.07.2010, n. 122, con decorrenza dal 31.07.2010, poi dall’art. 25, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, è stato da ultimo nuovamente sostituito dall’art. 1, D.Lgs. 30.06.2016, n. 127 con decorrenza dal 28.07.2016 ed applicazione ai procedimenti avviati successivamente alla data di entrata in vigore del suddetto decreto.
Articolo 14-quater – Decisione della conferenza di servizi Testo in vigore dal 28 luglio 2016 1. La determinazione motivata di conclusione della conferenza, adottata dall’amministrazione procedente all’esito della stessa, sostituisce a ogni effetto tutti gli atti di assenso, comunque denominati, di competenza delle amministrazioni e dei gestori di beni o servizi pubblici interessati. 2. Le amministrazioni i cui atti sono sostituiti dalla determinazione motivata di conclusione della conferenza possono sollecitare con congrua motivazione l’amministrazione procedente ad assumere, previa indizione di una nuova conferenza, determinazioni in via di autotutela ai sensi dell’articolo 21-nonies. Possono altresì sollecitarla, purché abbiano partecipato, anche per il tramite del rappresentante di cui ai commi 4 e 5 dell’articolo 14-ter, alla conferenza di servizi o si siano espresse nei termini, ad assumere determinazioni in via di autotutela ai sensi dell’articolo 21-quinquies. 3. In caso di approvazione unanime, la determinazione di cui al comma 1 è immediatamente efficace. In caso di approvazione sulla base delle posizioni prevalenti, l’efficacia della determinazione è sospesa ove siano stati espressi dissensi qualificati ai sensi dell’articolo 14-quinquies e per il periodo utile all’esperimento dei rimedi ivi previsti. 4. I termini di efficacia di tutti i pareri, autorizzazioni, concessioni, nulla osta o atti di assenso comunque denominati acquisiti nell’ambito della conferenza di servizi decorrono dalla data della comunicazione della determinazione motivata di conclusione della conferenza. (1) 1. Il presente articolo aggiunto dall’art. 17, L. 15.05.1997, n. 127 (G.U. 17.05.1997, n. 113, S.O. n. 98-L), poi sostituito dall’art. 12, L. 24.11.2000, n. 340 con decorrenza dal 09.12.2000, poi modificato dagli artt. 11 e 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005, poi dall’art. 49, D.L. 31.05.2010, n. 78 con decorrenza dal 31.05.2010, poi dall’art. 5, D.L. 13.05.2011, n. 70 con decorrenza dal 14.05.2011, poi dall’art. 33-octies, D.L. 18.10.2012, n. 179 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 17.12.2012, n. 221 con decorrenza dal 19.12.2012, poi dall’art. 25, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, è stato da ultimo nuovamente sostituito dall’art. 1, D.Lgs. 30.06.2016, n. 127 con decorrenza dal 28.07.2016 ed applicazione ai procedimenti avviati successivamente alla data di entrata in vigore del suddetto decreto.
Articolo 14-quinquies – Rimedi per le amministrazioni dissenzienti Testo in vigore dal 28 luglio 2016 1. Avverso la determinazione motivata di conclusione della conferenza, entro 10 giorni dalla sua comunicazione, le amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, dei beni culturali o alla tutela della salute e della pubblica incolumità dei cittadini possono proporre opposizione al Presidente del Consiglio dei ministri a condizione che abbiano espresso in modo inequivoco il proprio motivato dissenso prima della conclusione dei lavori della conferenza. Per le amministrazioni statali l’opposizione è proposta dal Ministro competente. 2. Possono altresì proporre opposizione le amministrazioni delle regioni o delle province autonome di Trento e di Bolzano, il cui rappresentante, intervenendo in una materia spettante alla rispettiva competenza, abbia manifestato un dissenso motivato in seno alla conferenza. 3. La proposizione dell’opposizione sospende l’efficacia della determinazione motivata di conclusione della conferenza. 4. La Presidenza del Consiglio dei ministri indice, per una data non posteriore al quindicesimo giorno successivo alla ricezione dell’opposizione, una riunione con la partecipazione delle amministrazioni che hanno espresso il dissenso e delle altre amministrazioni che hanno partecipato alla conferenza. In tale riunione i partecipanti formulano proposte, in attuazione del principio di leale collaborazione, per l’individuazione di una soluzione condivisa, che sostituisca la determinazione motivata di conclusione della conferenza con i medesimi effetti.
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1. Il presente articolo inserito dall’art. 12, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005, è stato poi così sostituito dall’art. 1, D.Lgs. 30.06.2016, n. 127 con decorrenza dal 28.07.2016 ed applicazione ai procedimenti avviati successivamente alla data di entrata in vigore del suddetto decreto.
Articolo 15 – Accordi fra pubbliche amministrazioni Testo in vigore dal 19 dicembre 2012 1. Anche al di fuori delle ipotesi previste dall’articolo 14, le amministrazioni pubbliche possono sempre concludere tra loro accordi per disciplinare lo svolgimento in collaborazione di attività di interesse comune. 2. Per detti accordi si osservano, in quanto applicabili, le disposizioni previste dall’articolo 11, commi 2, 3. (2) 2-bis. A fare data dal 30 giugno 2014 gli accordi di cui al comma 1 sono sottoscritti con firma digitale, ai sensi dell’articolo 160; del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, con firma elettronica avanzata, ai sensi dell’articolo 1, comma 1, lettera q-bis), del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, ovvero con altra firma elettronica qualificata, pena la nullità degli stessi. Dall’attuazione della presente disposizione non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato. All’attuazione della medesima si provvede nell’ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie previste dalla legislazione vigente. (3) (4) (1) 1. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. 2. Le parole “commi 2, 3 e 5” del presente comma sono state così sostituite dall’art. 3 dell’allegato al D.Lgs. 02.07.2010, n. 104 con decorrenza dal 16.09.2010. 3. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 6, comma 2, D.L. 18.10.2012, n. 179 con decorrenza dal 20.10.2012 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 17.12.2012, n. 221 con decorrenza dal 19.12.2012. 4. Le parole “1° gennaio 2013” contenute nel presente comma sono state così sostituite dalle parole “30 giugno 2014” dall’art. 6, D.L. 23.12.2013, n. 145 con decorrenza dal 24.12.2013.
Articolo 16 – Attività consultiva Testo in vigore dal 17 luglio 2020 1. Gli organi consultivi delle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29 sono tenuti a rendere i pareri ad essi obbligatoriamente richiesti entro venti giorni dal ricevimento della richiesta. Qualora siano richiesti di pareri facoltativi, sono tenuti a dare immediata comunicazione alle amministrazioni richiedenti del termine entro il quale il parere sarà reso, che comunque non può superare i venti giorni dal ricevimento della richiesta. (3) 2. In caso di decorrenza del termine senza che sia stato comunicato il parere o senza che l’organo adito abbia rappresentato esigenze istruttorie, l’amministrazione richiedente procede indipendentemente dall’espressione del parere. Salvo il caso di omessa richiesta del parere, il responsabile del procedimento non può essere chiamato a rispondere degli eventuali danni derivanti dalla mancata espressione dei pareri di cui al presente comma. (4)
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5. Qualora alla conferenza di servizi abbiano partecipato amministrazioni delle regioni o delle province autonome di Trento e di Bolzano, e l’intesa non venga raggiunta nella riunione di cui al comma 4, può essere indetta, entro i successivi quindici giorni, una seconda riunione, che si svolge con le medesime modalità e allo stesso fine. 6. Qualora all’esito delle riunioni di cui ai commi 4 e 5 sia raggiunta un’intesa tra le amministrazioni partecipanti, l’amministrazione procedente adotta una nuova determinazione motivata di conclusione della conferenza. Qualora all’esito delle suddette riunioni, e comunque non oltre quindici giorni dallo svolgimento della riunione, l’intesa non sia raggiunta, la questione è rimessa al Consiglio dei ministri. La questione è posta, di norma, all’ordine del giorno della prima riunione del Consiglio dei ministri successiva alla scadenza del termine per raggiungere l’intesa. Alla riunione del Consiglio dei ministri possono partecipare i Presidenti delle regioni o delle province autonome interessate. Qualora il Consiglio dei ministri non accolga l’opposizione, la determinazione motivata di conclusione della conferenza acquisisce definitivamente efficacia. Il Consiglio dei ministri può accogliere parzialmente l’opposizione, modificando di conseguenza il contenuto della determinazione di conclusione della conferenza, anche in considerazione degli esiti delle riunioni di cui ai commi 4 e 5. 7. Restano ferme le attribuzioni e le prerogative riconosciute alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano dagli statuti speciali di autonomia e dalle relative norme di attuazione. (1)
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3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 non si applicano in caso di pareri che debbano essere rilasciati da amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistica, territoriale e della salute dei cittadini. (1) 4. Nel caso in cui l’organo adito abbia rappresentato esigenze istruttorie, i termini di cui al comma 1 possono essere interrotti per una sola volta e il parere deve essere reso definitivamente entro quindici giorni dalla ricezione degli elementi istruttori da parte delle amministrazioni interessate. (1) 5. I pareri di cui al comma 1 sono trasmessi con mezzi telematici. (6) 6. Gli organi consultivi dello Stato predispongono procedure di particolare urgenza per l’adozione dei pareri loro richiesti. 6-bis. Resta fermo quanto previsto dall’articolo 127 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e successive modificazioni. (7) (2) 1. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 17, L. 15.05.1997, n. 127 (G.U. 17.05.1997, n. 113, S.O. n. 98-L). 2. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. 3. Il presente comma, prima sostituito dall’art. 17, L. 15.05.1997, n. 127 (G.U. 17.05.1997, n. 113, S.O. n. 98-L), è stato poi così modificato dall’art. 8, L. 18.06.2009, n. 69 (G.U. 19.06.2009, n. 140 - S.O. n. 95) con decorrenza dal 04.07.2009. 4. Il presente comma, prima sostituito dall’art. 17, L. 15.05.1997, n. 127 (G.U. 17.05.1997, n. 113, S.O. n. 98-L), poi dall’art. 8, L. 18.06.2009, n. 69 (G.U. 19.06.2009, n. 140 - S.O. n. 95) con decorrenza dal 04.07.2009, è stato da ultimo così modificato dall’art. 12, comma 1, lett. f), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 5. Il presente comma, prima sostituito dall’art. 17, L. 15.05.1997, n. 127 (G.U. 17.05.1997, n. 113, S.O. n. 98-L), è stato poi così modificato dall’art. 8, L. 18.06.2009, n. 69 (G.U. 19.06.2009, n. 140 - S.O. n. 95) con decorrenza dal 04.07.2009. 6. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 8, L. 18.06.2009, n. 69 (G.U. 19.06.2009, n. 140 - S.O. n. 95) con decorrenza dal 04.07.2009. 7. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 8, L. 18.06.2009, n. 69 (G.U. 19.06.2009, n. 140 - S.O. n. 95) con decorrenza dal 04.07.2009.
Articolo 17 – Valutazioni tecniche Testo in vigore dal 1 luglio 2009 1. Ove per disposizione espressa di legge o di regolamento sia previsto che per l’adozione di un provvedimento debbano essere preventivamente acquisite le valutazioni tecniche di organi od enti appositi e tali organi ed enti non provvedano o non rappresentino esigenze istruttorie di competenza dell’amministrazione procedente nei termini prefissati dalla disposizione stessa o, in mancanza, entro novanta giorni dal ricevimento della richiesta, il responsabile del procedimento deve chiedere le suddette valutazioni tecniche ad altri organi dell’amministrazione pubblica o ad enti pubblici che siano dotati di qualificazione e capacità tecnica equipollenti, ovvero ad istituti universitari. 2. La disposizione di cui al comma 1 non si applica in caso di valutazioni che debbano essere prodotte da amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico territoriale e della salute dei cittadini. 3. Nel caso in cui l’ente od organo adito abbia rappresentato esigenze istruttorie all’amministrazione procedente, si applica quanto previsto dal comma 4 dell’articolo 16. (1) 1. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005.
Articolo 17-bis – Effetti del silenzio e dell’inerzia nei rapporti tra amministrazioni pubbliche e tra amministrazioni pubbliche e gestori di beni o servizi pubblici Testo in vigore dal 17 luglio 2020 1. Nei casi in cui è prevista l’acquisizione di assensi, concerti o nulla osta comunque denominati di amministrazioni pubbliche e di gestori di beni o servizi pubblici, per l’adozione di provvedimenti normativi e amministrativi di competenza di altre amministrazioni pubbliche, le amministrazioni o i gestori competenti comunicano il proprio assenso, concerto o nulla osta entro trenta giorni dal ricevimento dello schema di provvedimento, corredato della relativa documentazione, da parte dell’amministrazione procedente. Esclusi i casi di cui al comma 3, quando per l’a-
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1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 3, L. 07.08.2015, n. 124 con decorrenza dal 28.08.2015. 2. La rubrica del presente articolo è stata così modificata dall’art. 12, comma 1, lett. g), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 3. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 12, comma 1, lett. g), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 18 – Autocertificazione Testo in vigore dal 17 luglio 2020 1. Le amministrazioni adottano le misure organizzative idonee a garantire l’applicazione delle disposizioni in materia di autocertificazione e di presentazione di atti e documenti da parte di cittadini a pubbliche amministrazioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445. (3) 2. I documenti attestanti atti, fatti, qualità e stati soggettivi, necessari per l’istruttoria del procedimento, sono acquisiti d’ufficio quando sono in possesso dell’amministrazione procedente, ovvero sono detenuti, istituzionalmente, da altre pubbliche amministrazioni. L’amministrazione procedente può richiedere agli interessati i soli elementi necessari per la ricerca dei documenti. (2) 3. Parimenti sono accertati d’ufficio dal responsabile del procedimento i fatti, gli stati e le qualità che la stessa amministrazione procedente o altra pubblica amministrazione è tenuta a certificare. 3-bis. Nei procedimenti avviati su istanza di parte, che hanno ad oggetto l’erogazione di benefici economici comunque denominati, indennità, prestazioni previdenziali e assistenziali, erogazioni, contributi, sovvenzioni, finanziamenti, prestiti, agevolazioni, da parte di pubbliche amministrazioni ovvero il rilascio di autorizzazioni e nulla osta comunque denominati, le dichiarazioni di cui agli articoli 46 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero l’acquisizione di dati e documenti di cui ai commi 2 e 3, sostituiscono ogni tipo di documentazione comprovante tutti i requisiti soggettivi ed oggettivi richiesti dalla normativa di riferimento, fatto comunque salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159. (4) (1) 1. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005.
APPENDICE NORMATIVA
dozione di provvedimenti normativi e amministrativi è prevista la proposta di una o più amministrazioni pubbliche diverse da quella competente ad adottare l’atto, la proposta stessa è trasmessa entro trenta giorni dal ricevimento della richiesta da parte di quest’ultima amministrazione. Il termine è interrotto qualora l’amministrazione o il gestore che deve rendere il proprio assenso, concerto o nulla osta rappresenti esigenze istruttorie o richieste di modifica, motivate e formulate in modo puntuale nel termine stesso. In tal caso, l’assenso, il concerto o il nulla osta è reso nei successivi trenta giorni dalla ricezione degli elementi istruttori o dello schema di provvedimento; lo stesso termine si applica qualora dette esigenze istruttorie siano rappresentate dall’amministrazione proponente nei casi di cui al secondo periodo. Non sono ammesse ulteriori interruzioni di termini. (3) 2. Decorsi i termini di cui al comma 1 senza che sia stato comunicato l’assenso, il concerto o il nulla osta, lo stesso si intende acquisito. Esclusi i casi di cui al comma 3, qualora la proposta non sia trasmessa nei termini di cui al comma 1, secondo periodo, l’amministrazione competente può comunque procedere. In tal caso, lo schema di provvedimento, corredato della relativa documentazione, è trasmesso all’amministrazione che avrebbe dovuto formulare la proposta per acquisirne l’assenso ai sensi del presente articolo. In caso di mancato accordo tra le amministrazioni statali coinvolte nei procedimenti di cui al comma 1, il Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, decide sulle modifiche da apportare allo schema di provvedimento. (3) 3. Le disposizioni dei commi 1 e 2 si applicano anche ai casi in cui è prevista l’acquisizione di assensi, concerti o nulla osta comunque denominati di amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, dei beni culturali e della salute dei cittadini, per l’adozione di provvedimenti normativi e amministrativi di competenza di amministrazioni pubbliche. In tali casi, ove disposizioni di legge o i provvedimenti di cui all’articolo 2 non prevedano un termine diverso, il termine entro il quale le amministrazioni competenti comunicano il proprio assenso, concerto o nulla osta è di novanta giorni dal ricevimento della richiesta da parte dell’amministrazione procedente. Decorsi i suddetti termini senza che sia stato comunicato l’assenso, il concerto o il nulla osta, lo stesso si intende acquisito. 4. Le disposizioni del presente articolo non si applicano nei casi in cui disposizioni del diritto dell’Unione europea richiedano l’adozione di provvedimenti espressi. (1) (2)
APPENDICE NORMATIVA
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Legge 7 agosto 1990 n. 241 2. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 3, D.L. 14.03.2005, n. 35 come modificato dall’allegato alla L. 14.05.2005, n. 80 con decorrenza dal 15.05.2005. 3. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 1 D.P.R. 02.08.2007, n. 157 con decorrenza dal 06.10.2007, e poi dall’art. 12, comma 1, lett. h), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 4. Il presente comma è stato inserito dall’art. 12, comma 1, lett. h), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 18-bis – Presentazione di istanze, segnalazioni o comunicazioni Testo in vigore dal 28 luglio 2016 1. Dell’avvenuta presentazione di istanze, segnalazioni o comunicazioni è rilasciata immediatamente, anche in via telematica, una ricevuta, che attesta l’avvenuta presentazione dell’istanza, della segnalazione e della comunicazione e indica i termini entro i quali l’amministrazione è tenuta, ove previsto, a rispondere, ovvero entro i quali il silenzio dell’amministrazione equivale ad accoglimento dell’istanza. Se la ricevuta contiene le informazioni di cui all’articolo 8, essa costituisce comunicazione di avvio del procedimento ai sensi dell’articolo 7. La data di protocollazione dell’istanza, segnalazione o comunicazione non può comunque essere diversa da quella di effettiva presentazione. Le istanze, segnalazioni o comunicazioni producono effetti anche in caso di mancato rilascio della ricevuta, ferma restando la responsabilità del soggetto competente. 2. Nel caso di istanza, segnalazione o comunicazione presentate ad un ufficio diverso da quello competente, i termini di cui agli articoli 19, comma 3, e 20, comma 1, decorrono dal ricevimento dell’istanza, segnalazione o della comunicazione da parte dell’ufficio competente. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 3, D.Lgs. 30.06.2016, n. 126 con decorrenza dal 28.07.2016.
Articolo 19 – Segnalazione certificata di inizio attività - SCIA Testo in vigore dal 28 luglio 2016 1. Ogni atto di autorizzazione, licenza, concessione non costitutiva, permesso o nulla osta comunque denominato, comprese le domande per le iscrizioni in albi o ruoli richieste per l’esercizio di attività imprenditoriale, commerciale o artigianale il cui rilascio dipenda esclusivamente dall’accertamento di requisiti e presupposti richiesti dalla legge o da atti amministrativi a contenuto generale, e non sia previsto alcun limite o contingente complessivo o specifici strumenti di programmazione settoriale per il rilascio degli atti stessi, è sostituito da una segnalazione dell’interessato, con la sola esclusione dei casi in cui sussistano vincoli ambientali, paesaggistici o culturali e degli atti rilasciati dalle amministrazioni preposte alla difesa nazionale, alla pubblica sicurezza, all’immigrazione, all’asilo, alla cittadinanza, all’amministrazione della giustizia, all’amministrazione delle finanze, ivi compresi gli atti concernenti le reti di acquisizione del gettito, anche derivante dal gioco, nonché di quelli previsti dalla normativa per le costruzioni in zone sismiche e di quelli imposti dalla normativa comunitaria. La segnalazione è corredata dalle dichiarazioni sostitutive di certificazioni e dell’atto di notorietà per quanto riguarda tutti gli stati, le qualità personali e i fatti previsti negli articoli 46 e 47 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, nonché, ove espressamente previsto dalla normativa vigente, dalle attestazioni e asseverazioni di tecnici abilitati, ovvero dalle dichiarazioni di conformità da parte dell’Agenzia delle imprese di cui all’articolo 38, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, relative alla sussistenza dei requisiti e dei presupposti di cui al primo periodo; tali attestazioni e asseverazioni sono corredate dagli elaborati tecnici necessari per consentire le verifiche di competenza dell’amministrazione. Nei casi in cui la normativa vigente prevede l’acquisizione di atti o pareri di organi o enti appositi, ovvero l’esecuzione di verifiche preventive, essi sono comunque sostituiti dalle autocertificazioni, attestazioni e asseverazioni o certificazioni di cui al presente comma, salve le verifiche successive degli organi e delle amministrazioni competenti. La segnalazione, corredata dalle dichiarazioni, attestazioni e asseverazioni nonché dei relativi elaborati tecnici, può essere presentata a mezzo posta con raccomandata con avviso di ricevimento; in tal caso la segnalazione si considera presentata al momento della ricezione da parte dell’amministrazione. (4) 2. L’attività oggetto della segnalazione può essere iniziata, anche nei casi di cui all’articolo 19-bis, comma 2, dalla data della presentazione della segnalazione all’amministrazione competente. (10) 3. L’amministrazione competente, in caso di accertata carenza dei requisiti e dei presupposti di cui al comma 1, nel termine di sessanta giorni dal ricevimento della segnalazione di cui al medesimo comma, adotta motivati provvedimenti di divieto di prosecuzione dell’attività e di rimozione degli eventuali effetti dannosi di essa. Qualora sia possibile conformare l’attività intrapresa e i suoi effetti alla normativa vigente, l’amministrazione competente, con atto motivato, invita il
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1. Il presente articolo prima sostituito dall’art. 2, L. 24.12.1993, n. 537, poi modificato dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, poi sostituito dall’art. 3, D.L. 14.03.2005, n. 35, poi modificato dall’art. 9, L. 18.06.2009, n. 69, poi modificato dall’art. 85 D.Lgs. 26.03.2010, n. 59, è stato da ultimo così sostituito dall’art. 49, D.L. 31.05.2010, n. 78, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 30.07.2010, n. 122, con decorrenza dal 31.07.2010. 2. Il presente comma è stato inserito dall’art. 2 D.L. 05.08.2010, n. 125 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 01.10.2010, n. 163 con decorrenza dal 06.10.2010. 3. Il termine di 60 giorni previsto nel primo periodo del presente comma è stato ridotto a 15 giorni dall’art. 1, comma 9, Ord. 26.02.2011, n. 3926 (G.U. 12.03.2011, n. 59) con decorrenza dal 27.03.2011. 4. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 5 D.L. 13.05.2011, n. 70 con decorrenza dal 14.05.2011, poi dall’art. 2 D.L. 09.02.2012, n. 5 con decorrenza dal 10.02.2012 e da ultimo dall’art. 13, comma 1, D.L. 22.06.2012, n. 83 con decorrenza dal 26.06.2012. 5. Il presente comma aggiunto dall’art. 5, D.L. 13.05.2011, n. 70 con decorrenza dal 14.05.2011, è stato così modificato dall’art. 6, D.L. 13.08.2011, n. 138, con decorrenza dal 13.08.2011. 6. Ai sensi dell’art. 5, comma 2, lett. c), D.L. 13.05.2011, n. 70 le disposizioni di cui al presente articolo si interpretano nel senso che le stesse si applicano alle denunce di inizio attività in materia edilizia disciplinate dal decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, con esclusione dei casi in cui le denunce stesse, in base alla normativa statale o regionale, siano alternative o sostitutive del permesso di costruire. Le disposizioni di cui al presente articolo si interpretano altresì nel senso che non sostituiscono la disciplina prevista dalle leggi regionali che, in attuazione dell’articolo 22, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, abbiano ampliato l’ambito applicativo delle disposizioni di cui all’articolo 22, comma 3, del medesimo decreto e nel senso che, nei casi in cui sussistano vincoli ambientali, paesaggistici o culturali, la SCIA non sostituisce gli atti di autorizzazione o nulla osta, comunque denominati, delle amministrazioni preposte alla tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale. 7. Il presente comma prima modificato dall’art. 6, D.L. 13.08.2011, n. 138, con decorrenza dal 13.08.2011, poi dall’art. 19-bis, D.L. 24.06.2014, n. 91, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.08.2014, n. 116 con decorrenza dal 21.08.2014, è stato poi così sostituito dall’art. 6, L. 07.08.2015, n. 124 con decorrenza dal 28.08.2015.
APPENDICE NORMATIVA
privato a provvedere prescrivendo le misure necessarie con la fissazione di un termine non inferiore a trenta giorni per l’adozione di queste ultime. In difetto di adozione delle misure da parte del privato, decorso il suddetto termine, l’attività si intende vietata. Con lo stesso atto motivato, in presenza di attestazioni non veritiere o di pericolo per la tutela dell’interesse pubblico in materia di ambiente, paesaggio, beni culturali, salute, sicurezza pubblica o difesa nazionale, l’amministrazione dispone la sospensione dell’attività intrapresa. L’atto motivato interrompe il termine di cui al primo periodo, che ricomincia a decorrere dalla data in cui il privato comunica l’adozione delle suddette misure. In assenza di ulteriori provvedimenti, decorso lo stesso termine, cessano gli effetti della sospensione eventualmente adottata. (3) (9) 4. Decorso il termine per l’adozione dei provvedimenti di cui al comma 3, primo periodo, ovvero di cui al comma 6-bis, l’amministrazione competente adotta comunque i provvedimenti previsti dal medesimo comma 3 in presenza delle condizioni previste dall’articolo 21-nonies. (7) 4-bis. Il presente articolo non si applica alle attività economiche a prevalente carattere finanziario, ivi comprese quelle regolate dal testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, e dal testo unico in materia di intermediazione finanziaria di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58. (2) 5. Il presente articolo non si applica alle attività economiche a prevalente carattere finanziario, ivi comprese quelle regolate dal testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, e dal testo unico in materia di intermediazione finanziaria di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58. Ogni controversia relativa all’applicazione del presente articolo è devoluta alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo. Il relativo ricorso giurisdizionale, esperibile da qualunque interessato nei termini di legge, può riguardare anche gli atti di assenso formati in virtù delle norme sul silenzio assenso previste dall’articolo 20. 6. Ove il fatto non costituisca più grave reato, chiunque, nelle dichiarazioni o attestazioni o asseverazioni che corredano la segnalazione di inizio attività, dichiara o attesta falsamente l’esistenza dei requisiti o dei presupposti di cui al comma 1 è punito con la reclusione da uno a tre anni. 6-bis. Nei casi di SCIA in materia edilizia, il termine di sessanta giorni di cui al primo periodo del comma 3 è ridotto a trenta giorni. Fatta salva l’applicazione delle disposizioni di cui al comma 4 e al comma 6, restano altresì ferme le disposizioni relative alla vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia, alle responsabilità e alle sanzioni previste dal decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, e dalle leggi regionali. (5) (6) 6-ter. La segnalazione certificata di inizio attività, la denuncia e la dichiarazione di inizio attività non costituiscono provvedimenti taciti direttamente impugnabili. Gli interessati possono sollecitare l’esercizio delle verifiche spettanti all’amministrazione e, in caso di inerzia, esperire esclusivamente l’azione di cui all’art. 31, commi 1, 2 e 3 del decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104. (8) (11) (12) (1)
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Legge 7 agosto 1990 n. 241 8. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 6, D.L. 13.08.2011, n. 138, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 14.09.2011, n. 148, con decorrenza dal 17.09.2011. 9. Il presente comma prima modificato dall’art. 25, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, poi sostituito dall’art. 6, L. 07.08.2015, n. 124 con decorrenza dal 28.08.2015, è stato poi nuovamente modificato dall’art. 3, D.Lgs. 30.06.2016, n. 126 con decorrenza dal 28.07.2016. 10. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 30.06.2016, n. 126 con decorrenza dal 28.07.2016. 11. Non sono fondate, nei sensi di cui in motivazione, le questioni di legittimità costituzionale dell’art. 19, comma 6-ter, della legge 7 agosto 1990, n. 241 (Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi), sollevate, in riferimento agli artt. 3, 11, 97, 117, primo comma – quest’ultimo in riferimento all’art. 1 del Protocollo addizionale alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), firmata a Roma il 4 novembre 1950, ratificata e resa esecutiva con legge 4 agosto 1955, n. 848, e all’art. 6, paragrafo 3, del Trattato sull’Unione europea (TUE), firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992, entrato in vigore il 1° novembre 1993 – e secondo comma, lettera m), della Costituzione, dal Tribunale amministrativo regionale per la Toscana, con l’ordinanza indicata in epigrafe (C.Cost. 13.03.2019, n. 45, sentenza). 12. Sono inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell’art. 19, comma 6-ter, della legge 7 agosto 1990, n. 241 (Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi), sollevate, in riferimento agli artt. 3, 24, 103 e 113 della Costituzione, dal Tribunale amministrativo regionale per l’Emilia-Romagna, sezione staccata di Parma, con l’ordinanza indicata in epigrafe. (C.Cost. 20.07.2020, n. 153 sentenza).
Articolo 19-bis – Concentrazione dei regimi amministrativi Testo in vigore dal 28 luglio 2016 1. Sul sito istituzionale di ciascuna amministrazione è indicato lo sportello unico, di regola telematico, al quale presentare la SCIA, anche in caso di procedimenti connessi di competenza di altre amministrazioni ovvero di diverse articolazioni interne dell’amministrazione ricevente. Possono essere istituite più sedi di tale sportello, al solo scopo di garantire la pluralità dei punti di accesso sul territorio. 2. Se per lo svolgimento di un’attività soggetta a SCIA sono necessarie altre SCIA, comunicazioni, attestazioni, asseverazioni e notifiche, l’interessato presenta un’unica SCIA allo sportello di cui al comma 1. L’amministrazione che riceve la SCIA la trasmette immediatamente alle altre amministrazioni interessate al fine di consentire, per quanto di loro competenza, il controllo sulla sussistenza dei requisiti e dei presupposti per lo svolgimento dell’attività e la presentazione, almeno cinque giorni prima della scadenza dei termini di cui all’articolo 19, commi 3 e 6-bis, di eventuali proposte motivate per l’adozione dei provvedimenti ivi previsti. 3. Nel caso in cui l’attività oggetto di SCIA è condizionata all’acquisizione di atti di assenso comunque denominati o pareri di altri uffici e amministrazioni, ovvero all’esecuzione di verifiche preventive, l’interessato presenta allo sportello di cui al comma 1 la relativa istanza, a seguito della quale è rilasciata ricevuta ai sensi dell’articolo 18-bis. In tali casi, il termine per la convocazione della conferenza di cui all’articolo 14 decorre dalla data di presentazione dell’istanza e l’inizio dell’attività resta subordinato al rilascio degli atti medesimi, di cui lo sportello dà comunicazione all’interessato. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 3, D.Lgs. 30.06.2016, n. 126 con decorrenza dal 28.07.2016.
Articolo 20 – Silenzio assenso Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Fatta salva l’applicazione dell’articolo 19, nei procedimenti ad istanza di parte per il rilascio di provvedimenti amministrativi il silenzio dell’amministrazione competente equivale a provvedimento di accoglimento della domanda, senza necessità di ulteriori istanze o diffide, se la medesima amministrazione non comunica all’interessato, nel termine di cui all’articolo 2, commi 2 o 3, il provvedimento di diniego, ovvero non procede ai sensi del comma 2. Tali termini decorrono dalla data di ricevimento della domanda del privato. (5) 2. L’amministrazione competente può indire, entro trenta giorni dalla presentazione dell’istanza di cui al comma 1, una conferenza di servizi ai sensi del capo IV, anche tenendo conto delle situazioni giuridiche soggettive dei controinteressati. 2-bis. Nei casi in cui il silenzio dell’amministrazione equivale a provvedimento di accoglimento ai sensi del comma 1, fermi restando gli effetti comunque intervenuti del silenzio assenso, l’amministrazione è tenuta, su richiesta
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1.
2. 3.
4.
5. 6.
Il presente articolo prima modificato dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, è stato, poi, così sostituito dall’art. 3, D.L. 14.03.2005, n. 35, come modificato dall’allegato alla L. 14.05.2005, n. 80 con decorrenza dal 15.05.2005. A norma del medesimo art. 3 del D.L. 35/2005, le disposizioni contenute nel presente articolo non si applicano ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto (15.05.2005). Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 7, L. 18.06.2009, n. 69 (G.U. 19.06.2009, n. 140 - S.O. n. 95) con decorrenza dal 04.07.2009. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 9, L. 18.06.2009, n. 69 (G.U. 19.06.2009, n. 140 - S.O. n. 95) con decorrenza dal 04.07.2009, e poi dall’art. 54, L. 28.12.2015, n. 221 con decorrenza dal 02.02.2016. Il presente comma aggiunto dall’art. 2 D.L. 05.08.2010, n. 125 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 01.10.2010, n. 163 con decorrenza dal 06.10.2010 è stato abrogato dall’all.4, art. 4, D.Lgs. 02.07.2010, n. 104 così come modificato dall’art. 1, comma 3, D.Lgs. 15.11.2011, n. 195 con decorrenza dal 08.12.2011. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 30.06.2016, n. 126 con decorrenza dal 28.07.2016. Il presente comma è stato inserito dall’art. 62, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 21 – Disposizioni sanzionatorie Testo in vigore dal 28 luglio 2016 1. Con la segnalazione o con la domanda di cui agli articoli 19 e 20 l’interessato deve dichiarare la sussistenza dei presupposti e dei requisiti di legge richiesti. In caso di dichiarazioni mendaci o di false attestazioni non è ammessa la conformazione dell’attività e dei suoi effetti a legge o la sanatoria prevista dagli articoli medesimi ed il dichiarante è punito con la sanzione prevista dall’articolo 483 del codice penale, salvo che il fatto costituisca più grave reato. (3) [2. Le sanzioni attualmente previste in caso di svolgimento dell’attività in carenza dell’atto di assenso dell’amministrazione o in difformità di esso si applicano anche nei riguardi di coloro i quali diano inizio all’attività ai sensi degli articoli 19 e 20 in mancanza dei requisiti richiesti o, comunque, in contrasto con la normativa vigente.] (4) 2-bis. Restano ferme le attribuzioni di vigilanza, prevenzione e controllo su attività soggette ad atti di assenso da parte di pubbliche amministrazioni previste da leggi vigenti, anche se è stato dato inizio all’attività ai sensi degli articoli 19 e 20. 2-ter. La decorrenza del termine previsto dall’articolo 19, comma 3, e la formazione del silenzio assenso ai sensi dell’articolo 20 non escludono la responsabilità del dipendente che non abbia agito tempestivamente nel caso in cui la segnalazione certificata o l’istanza del privato non fosse conforme alle norme vigenti. (5) (1) (2) 1. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. 2. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 3, D.L. 14.03.2005, n. 35 come modificato dall’allegato alla L. 14.05.2005, n. 80 con decorrenza dal 15.05.2005. 3. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 6, L. 07.08.2015, n. 124 con decorrenza dal 28.08.2015. 4. Il presente comma è stato abrogato dall’art. 6, L. 07.08.2015, n. 124 con decorrenza dal 28.08.2015. 5. Il presente comma è stato inserito dall’art. 3, D.Lgs. 30.06.2016, n. 126 con decorrenza dal 28.07.2016.
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del privato, a rilasciare, in via telematica, un’attestazione circa il decorso dei termini del procedimento e pertanto dell’intervenuto accoglimento della domanda ai sensi del presente articolo. Decorsi inutilmente dieci giorni dalla richiesta, l’attestazione è sostituita da una dichiarazione del privato ai sensi dell’articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445. (6) 3. Nei casi in cui il silenzio dell’amministrazione equivale ad accoglimento della domanda, l’amministrazione competente può assumere determinazioni in via di autotutela, ai sensi degli articoli 21-quinquies e 21-nonies. 4. Le disposizioni del presente articolo non si applicano agli atti e procedimenti riguardanti il patrimonio culturale e paesaggistico, l’ambiente, la tutela dal rischio idrogeologico, la difesa nazionale, la pubblica sicurezza e l’immigrazione, l’asilo e la cittadinanza, la salute e la pubblica incolumità, ai casi in cui la normativa comunitaria impone l’adozione di provvedimenti amministrativi formali, ai casi in cui la legge qualifica il silenzio dell’amministrazione come rigetto dell’istanza, nonché agli atti e procedimenti individuati con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la funzione pubblica, di concerto con i Ministri competenti. (3) 5. Si applicano gli articoli 2, comma 7, e 10-bis. (2) [5-bis. Ogni controversia relativa all’applicazione del presente articolo è devoluta alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo (4)]. (1)
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I Capo IV-bis
Efficacia ed invalidità del provvedimento amministrativo
Articolo 21-bis – Efficacia del provvedimento limitativo della sfera giuridica dei privati Testo in vigore dal 8 marzo 2005 1. Il provvedimento limitativo della sfera giuridica dei privati acquista efficacia nei confronti di ciascun destinatario con la comunicazione allo stesso effettuata anche nelle forme stabilite per la notifica agli irreperibili nei casi previsti dal codice di procedura civile. Qualora per il numero dei destinatari la comunicazione personale non sia possibile o risulti particolarmente gravosa, l’amministrazione provvede mediante forme di pubblicità idonee di volta in volta stabilite dall’amministrazione medesima. Il provvedimento limitativo della sfera giuridica dei privati non avente carattere sanzionatorio può contenere una motivata clausola di immediata efficacia. I provvedimenti limitativi della sfera giuridica dei privati aventi carattere cautelare ed urgente sono immediatamente efficaci. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 14, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005.
Articolo 21-ter – Esecutorietà Testo in vigore dal 8 marzo 2005 1. Nei casi e con le modalità stabiliti dalla legge, le pubbliche amministrazioni possono imporre coattivamente l’adempimento degli obblighi nei loro confronti. Il provvedimento costitutivo di obblighi indica il termine e le modalità dell’esecuzione da parte del soggetto obbligato. Qualora l’interessato non ottemperi, le pubbliche amministrazioni, previa diffida, possono provvedere all’esecuzione coattiva nelle ipotesi e secondo le modalità previste dalla legge. 2. Ai fini dell’esecuzione delle obbligazioni aventi ad oggetto somme di denaro si applicano le disposizioni per l’esecuzione coattiva dei crediti dello Stato. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 14, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005.
Articolo 21-quater – Efficacia ed esecutività del provvedimento Testo in vigore dal 28 agosto 2015 1. I provvedimenti amministrativi efficaci sono eseguiti immediatamente, salvo che sia diversamente stabilito dalla legge o dal provvedimento medesimo. 2. L’efficacia ovvero l’esecuzione del provvedimento amministrativo può essere sospesa, per gravi ragioni e per il tempo strettamente necessario, dallo stesso organo che lo ha emanato ovvero da altro organo previsto dalla legge. Il termine della sospensione è esplicitamente indicato nell’atto che la dispone e può essere prorogato o differito per una sola volta, nonché ridotto per sopravvenute esigenze. La sospensione non può comunque essere disposta o perdurare oltre i termini per l’esercizio del potere di annullamento di cui all’articolo 21-nonies. (2) (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 14, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. 2. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 6, L. 07.08.2015, n. 124 con decorrenza dal 28.08.2015.
Articolo 21-quinquies – Revoca del provvedimento Testo in vigore dal 2 febbraio 2007 1. Per sopravvenuti motivi di pubblico interesse ovvero nel caso di mutamento della situazione di fatto non prevedibile al momento dell’adozione del provvedimento o, salvo che per i provvedimenti di autorizzazione o di attribuzione di vantaggi economici, di nuova valutazione dell’interesse pubblico originario, il provvedimento amministrativo ad effica-
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1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 14, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. 2. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 13 D.L. 31.01.2007, n. 7, come modificato dall’allegato alla L. 02.04.2007, n. 40 con decorrenza dal 03.04.2007. Successivamente l’art. 12, D.L. 25.06.2008, n. 112, ha modificato l’art. 13, D.L. 31.01.2007, n. 7, abrogando la parte in cui veniva inserito il presente comma. Infine, la L. 06.08.2008, n. 133 ha modificato l’art. 12, D.L. 25.06.2008, n. 112, abrogando la parte in cui veniva abrogato il presente comma. 3. Il presente comma prima aggiunto dall’art. 12, D.L. 25.06.2008, n. 112, come modificato dall’allegato alla L. 06.08.2008, n. 133, con decorrenza dal 22.08.2008, è stato poi abrogato dall’art. 62, D.L. 09.02.2012, n. 5, così come modificato dalla legge di conversione L. 04.04.2012, n. 35 con decorrenza dal sessantesimo giorno successivo al 07.04.2012. 4. Il presente comma è stato così modificato prima dall’All. 4, art. 4, D.Lgs. 02.07.2010, n. 104, (G.U. 07.07.2010, n. 156, S.O. n. 148/L), con decorrenza dal 16.09.2010, e poi dall’art. 25, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. Si riporta di seguito il testo previgente: “1. Per sopravvenuti motivi di pubblico interesse ovvero nel caso di mutamento della situazione di fatto o di nuova valutazione dell’interesse pubblico originario, il provvedimento amministrativo ad efficacia durevole può essere revocato da parte dell’organo che lo ha emanato ovvero da altro organo previsto dalla legge. La revoca determina la inidoneità del provvedimento revocato a produrre ulteriori effetti. Se la revoca comporta pregiudizi in danno dei soggetti direttamente interessati, l’amministrazione ha l’obbligo di provvedere al loro indennizzo. [Le controversie in materia di determinazione e corresponsione dell’indennizzo sono attribuite alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo.]”.
Articolo 21-sexies – Recesso dai contratti Testo in vigore dal 8 marzo 2005 1. Il recesso unilaterale dai contratti della pubblica amministrazione è ammesso nei casi previsti dalla legge o dal contratto. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 14, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005.
Articolo 21-septies – Nullità del provvedimento Testo in vigore dal 8 marzo 2005 1. È nullo il provvedimento amministrativo che manca degli elementi essenziali, che è viziato da difetto assoluto di attribuzione, che è stato adottato in violazione o elusione del giudicato, nonché negli altri casi espressamente previsti dalla legge. [2. Le questioni inerenti alla nullità dei provvedimenti amministrativi in violazione o elusione del giudicato sono attribuite alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo.] (1) (2) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 14, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005.
APPENDICE NORMATIVA
cia durevole può essere revocato da parte dell’organo che lo ha emanato ovvero da altro organo previsto dalla legge. La revoca determina la inidoneità del provvedimento revocato a produrre ulteriori effetti. Se la revoca comporta pregiudizi in danno dei soggetti direttamente interessati, l’amministrazione ha l’obbligo di provvedere al loro indennizzo. (4) 1-bis. Ove la revoca di un atto amministrativo ad efficacia durevole o istantanea incida su rapporti negoziali, l’indennizzo liquidato dall’amministrazione agli interessati è parametrato al solo danno emergente e tiene conto sia dell’eventuale conoscenza o conoscibilità da parte dei contraenti della contrarietà dell’atto amministrativo oggetto di revoca all’interesse pubblico, sia dell’eventuale concorso dei contraenti o di altri soggetti all’erronea valutazione della compatibilità di tale atto con l’interesse pubblico. (1) (2) [1-ter. Ove la revoca di un atto amministrativo ad efficacia durevole o istantanea incida su rapporti negoziali, l’indennizzo liquidato dall’amministrazione agli interessati è parametrato al solo danno emergente e tiene conto sia dell’eventuale conoscenza o conoscibilità da parte dei contraenti della contrarietà dell’atto amministrativo oggetto di revoca all’interesse pubblico, sia dell’eventuale concorso dei contraenti o di altri soggetti all’erronea valutazione della compatibilità di tale atto con l’interesse pubblico.] (3)
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Legge 7 agosto 1990 n. 241 2. Il presente articolo è stato così abrogato dall’All. 4, art. 4, D.Lgs. 02.07.2010, n. 104, (G.U. 07.07.2010, n. 156, S.O. n. 148/L), con decorrenza dal 16.09.2010.
Articolo 21-octies – Annullabilità del provvedimento Testo in vigore dal 17 luglio 2020 1. È annullabile il provvedimento amministrativo adottato in violazione di legge o viziato da eccesso di potere o da incompetenza. 2. Non è annullabile il provvedimento adottato in violazione di norme sul procedimento o sulla forma degli atti qualora, per la natura vincolata del provvedimento, sia palese che il suo contenuto dispositivo non avrebbe potuto essere diverso da quello in concreto adottato. Il provvedimento amministrativo non è comunque annullabile per mancata comunicazione dell’avvio del procedimento qualora l’amministrazione dimostri in giudizio che il contenuto del provvedimento non avrebbe potuto essere diverso da quello in concreto adottato. La disposizione di cui al secondo periodo non si applica al provvedimento adottato in violazione dell’articolo 10-bis. (2) (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 14, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. 2. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 12, comma 1, lett. i), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 21-novies – Annullamento d’ufficio Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Il provvedimento amministrativo illegittimo ai sensi dell’articolo 21 octies, esclusi i casi di cui al medesimo articolo 21-octies, comma 2, può essere annullato d’ufficio, sussistendone le ragioni di interesse pubblico, entro un termine ragionevole, comunque non superiore a dodici mesi dal momento dell’adozione dei provvedimenti di autorizzazione o di attribuzione di vantaggi economici, inclusi i casi in cui il provvedimento si sia formato ai sensi dell’articolo 20, e tenendo conto degli interessi dei destinatari e dei controinteressati, dall’organo che lo ha emanato, ovvero da altro organo previsto dalla legge. Rimangono ferme le responsabilità connesse all’adozione e al mancato annullamento del provvedimento illegittimo. (2) 2. È fatta salva la possibilità di convalida del provvedimento annullabile, sussistendone le ragioni di interesse pubblico ed entro un termine ragionevole. 2-bis. I provvedimenti amministrativi conseguiti sulla base di false rappresentazioni dei fatti o di dichiarazioni sostitutive di certificazione e dell’atto di notorietà false o mendaci per effetto di condotte costituenti reato, accertate con sentenza passata in giudicato, possono essere annullati dall’amministrazione anche dopo la scadenza del termine di dodici mesi di cui al comma 1, fatta salva l’applicazione delle sanzioni penali nonché delle sanzioni previste dal capo VI del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445. (3) (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 14, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. 2. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 25, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, poi dall’art. 6, L. 07.08.2015, n. 124 con decorrenza dal 28.08.2015, e da ultimo dall’art. 63, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 3. Il presente comma aggiunto dall’art. 6, L. 07.08.2015, n. 124 con decorrenza dal 28.08.2015, è stato poi così modificato dall’art. 63, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 21-decies – Riemissione di provvedimenti annullati dal giudice per vizi inerenti ad atti endoprocedimentali Testo in vigore dal 15 settembre 2020 1. In caso di annullamento di un provvedimento finale in virtù di una sentenza passata in giudicato, derivante da vizi inerenti ad uno o più atti emessi nel corso del procedimento di autorizzazione o di valutazione di impatto am-
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1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 12, comma 1, lett. i-bis), D.L. 16.07.2020, n. 76, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
I Capo V
Accesso ai documenti amministrativi
Articolo 22 – Definizioni e principi in materia di accesso Testo in vigore dal 4 luglio 2009 1. Ai fini del presente capo si intende: a) per “diritto di accesso”, il diritto degli interessati di prendere visione e di estrarre copia di documenti amministrativi; b) per “interessati”, tutti i soggetti privati, compresi quelli portatori di interessi pubblici o diffusi, che abbiano un interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale è chiesto l’accesso; c) per “controinteressati”, tutti i soggetti, individuati o facilmente individuabili in base alla natura del documento richiesto, che dall’esercizio dell’accesso vedrebbero compromesso il loro diritto alla riservatezza; d) per “documento amministrativo”, ogni rappresentazione grafica, fotocinematografica, elettromagnetica o di qualunque altra specie del contenuto di atti, anche interni o non relativi ad uno specifico procedimento, detenuti da una pubblica amministrazione e concernenti attività di pubblico interesse, indipendentemente dalla natura pubblicistica o privatistica della loro disciplina sostanziale; e) per “pubblica amministrazione”, tutti i soggetti di diritto pubblico e i soggetti di diritto privato limitatamente alla loro attività di pubblico interesse disciplinata dal diritto nazionale o comunitario. 2. L’accesso ai documenti amministrativi, attese le sue rilevanti finalità di pubblico interesse, costituisce principio generale dell’attività amministrativa al fine di favorire la partecipazione e di assicurarne l’imparzialità e la trasparenza. (2) 3. Tutti i documenti amministrativi sono accessibili, ad eccezione di quelli indicati all’articolo 24, commi 1, 2, 3, 5 e 6. 4. Non sono accessibili le informazioni in possesso di una pubblica amministrazione che non abbiano forma di documento amministrativo, salvo quanto previsto dal decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 in materia di accesso a dati personali da parte della persona cui i dati si riferiscono. 5. L’acquisizione di documenti amministrativi da parte di soggetti pubblici, ove non rientrante nella previsione dell’articolo 43, comma 2, del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 si informa al principio di leale cooperazione istituzionale. 6. Il diritto di accesso è esercitabile fino a quando la pubblica amministrazione ha l’obbligo di detenere i documenti amministrativi ai quali si chiede di accedere. (1) 1. Il presente articolo è stato così sostituito dall’art. 15, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005 ed effetto dalla data di entrata in vigore del regolamento di cui al comma 2 dell’articolo 23, della medesima legge. Si riporta di seguito il testo previgente: “1. Al fine di assicurare la trasparenza dell’attività amministrativa e di favorirne lo svolgimento imparziale è riconosciuto a chiunque vi abbia interesse per la tutela di situazioni giuridicamente rilevanti il diritto di accesso ai documenti amministrativi, secondo le modalità stabilite dalla presente legge.”. È considerato documento amministrativo ogni rappresentazione grafica, fotocinematografica, elettromagnetica o di qualunque altra specie del contenuto di atti, anche interni, formati dalle pubbliche amministrazioni o, comunque, utilizzati ai fini dell’attività amministrativa.
APPENDICE NORMATIVA
bientale, il proponente può richiedere all’amministrazione procedente e, in caso di progetto sottoposto a valutazione di impatto ambientale, all’autorità competente ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, l’attivazione di un procedimento semplificato, ai fini della riadozione degli atti annullati. Qualora non si rendano necessarie modifiche al progetto e fermi restando tutti gli atti e i provvedimenti delle amministrazioni interessate resi nel suddetto procedimento, l’amministrazione o l’ente che abbia adottato l’atto ritenuto viziato si esprime provvedendo alle integrazioni necessarie per superare i rilievi indicati dalla sentenza. A tal fine, entro quindici giorni dalla ricezione dell’istanza del proponente, l’amministrazione procedente trasmette l’istanza all’amministrazione o all’ente che ha emanato l’atto da riemettere, che vi provvede entro trenta giorni. Ricevuto l’atto ai sensi del presente comma, o decorso il termine per l’adozione dell’atto stesso, l’amministrazione riemette, entro i successivi trenta giorni, il provvedimento di autorizzazione o di valutazione di impatto ambientale, in attuazione, ove necessario, degli articoli 14-quater e 14-quinquies della presente legge e dell’articolo 25, commi 2 e 2-bis, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. (1)
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Legge 7 agosto 1990 n. 241 Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge le amministrazioni interessate adottano le misure organizzative idonee a garantire l’applicazione della disposizione di cui al comma 1, dandone comunicazione alla Commissione di cui all’articolo 27.”. 2. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 10, L. 18.06.2009, n. 69 (G.U. 19.06.2009, n. 140 - S.O. n. 95) con decorrenza dal 04.07.2009. Si riporta, di seguito, il testo previgente: “2. L’accesso ai documenti amministrativi, attese le sue rilevanti finalità di pubblico interesse, costituisce principio generale dell’attività amministrativa al fine di favorire la partecipazione e di assicurarne l’imparzialità e la trasparenza, ed attiene ai livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione. Resta ferma la potestà delle regioni e degli enti locali, nell’ambito delle rispettive competenze, di garantire livelli ulteriori di tutela.”
Articolo 23 – Ambito di applicazione del diritto di accesso Testo in vigore dal 21 agosto 1999 1. Il diritto di accesso di cui all’articolo 22 si esercita nei confronti delle pubbliche amministrazioni, delle aziende autonome e speciali, degli enti pubblici e dei gestori di pubblici servizi. Il diritto di accesso nei confronti delle Autorità di garanzia e di vigilanza si esercita nell’ambito dei rispettivi ordinamenti, secondo quanto previsto dall’articolo 24. (1) (2) 1. Il presente articolo è stato così sostituito dall’art. 4, L. 03.08.1999, n. 265 (G.U. 06.08.1999 n. 183 S.O. n. 149/L) con decorrenza dal 21.08.1999. Si riporta di seguito il testo originario: “Il diritto di accesso di cui all’art. 22 si esercita nei confronti delle amministrazioni dello Stato, ivi compresi le aziende autonome, gli enti pubblici ed i concessionari di pubblici servizi”. 2. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005.
Articolo 24 – Esclusione dal diritto di accesso Testo in vigore dal 8 marzo 2005 1. Il diritto di accesso è escluso: a) per i documenti coperti da segreto di Stato ai sensi della legge 24 ottobre 1977, n. 801 e successive modificazioni, e nei casi di segreto o di divieto di divulgazione espressamente previsti dalla legge, dal regolamento governativo di cui al comma 6 e dalle pubbliche amministrazioni ai sensi del comma 2 del presente articolo; b) nei procedimenti tributari, per i quali restano ferme le particolari norme che li regolano; c) nei confronti dell’attività della pubblica amministrazione diretta all’emanazione di atti normativi, amministrativi generali, di pianificazione e di programmazione, per i quali restano ferme le particolari norme che ne regolano la formazione; d) nei procedimenti selettivi, nei confronti dei documenti amministrativi contenenti informazioni di carattere psicoattitudinale relativi a terzi. 2. Le singole pubbliche amministrazioni individuano le categorie di documenti da esse formati o comunque rientranti nella loro disponibilità sottratti all’accesso ai sensi del comma 1. 3. Non sono ammissibili istanze di accesso preordinate ad un controllo generalizzato dell’operato delle pubbliche amministrazioni. 4. L’accesso ai documenti amministrativi non può essere negato ove sia sufficiente fare ricorso al potere di differimento. 5. I documenti contenenti informazioni connesse agli interessi di cui al comma 1 sono considerati segreti solo nell’ambito e nei limiti di tale connessione. A tale fine le pubbliche amministrazioni fissano, per ogni categoria di documenti, anche l’eventuale periodo di tempo per il quale essi sono sottratti all’accesso. 6. Con regolamento, adottato ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, il Governo può prevedere casi di sottrazione all’accesso di documenti amministrativi: a) quando, al di fuori delle ipotesi disciplinate dall’articolo 12 della legge 24 ottobre 1977, n. 801, dalla loro divulgazione possa derivare una lesione, specifica e individuata, alla sicurezza e alla difesa nazionale, all’esercizio della sovranità nazionale e alla continuità e alla correttezza delle relazioni internazionali, con particolare riferimento alle ipotesi previste dai trattati e dalle relative leggi di attuazione; b) quando l’accesso possa arrecare pregiudizio ai processi di formazione, di determinazione e di attuazione della politica monetaria e valutaria;
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1. Il presente articolo prima modificato dall’art. 23, L. 13.02.2001, n. 45, poi modificato dall’art. 176 D.Lgs 30.06.2003, n. 196 (successivamente il citato art. 176 è stato abrogato dall’art. 27 D.Lgs. 10.08.2018, n. 101 con decorrenza dal 19.09.2018) è stato, poi, così sostituito dall’art. 16, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005 ed effetto dalla data di entrata in vigore del regolamento di cui al comma 2 dell’articolo 23, della medesima legge. Si riporta di seguito il testo previgente: “1. Il diritto di accesso è escluso per i documenti coperti da segreto di Stato ai sensi dell’articolo 12 della legge 24 ottobre 1977, n. 801, per quelli relativi ai procedimenti previsti dal decreto legge 15 gennaio 1991, n. 8 convertito, con modificazioni, dalla legge 15 marzo 1991, n. 82 e successive modificazioni, e dal decreto legislativo 29 marzo 1993, n. 119 e successive modificazioni nonché nei casi di segreto o di divieto di divulgazione altrimenti previsti dall’ordinamento. 2. Il Governo è autorizzato ad emanare, ai sensi del comma 2 dell’art. 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti intesi a disciplinare le modalità di esercizio del diritto di accesso e gli altri casi di esclusione del diritto di accesso in relazione alla esigenza di salvaguardare: a) la sicurezza, la difesa nazionale e le relazioni internazionali; b) la politica monetaria e valutaria; c) l’ordine pubblico e la prevenzione e repressione della criminalità; d) la riservatezza di terzi, persone, gruppi ed imprese, garantendo peraltro agli interessati la visione degli atti relativi ai procedimenti amministrativi, la cui conoscenza sia necessaria per curare o per difendere i loro interessi giuridici. 3. Con i decreti di cui al comma 2 sono altresì stabilite norme particolari per assicurare che l’accesso ai dati raccolti mediante strumenti informatici , fuori dei casi di accesso a dati personali da parte della persona cui i dati si riferiscono, avvenga nel rispetto delle esigenze di cui al medesimo comma 2. 4. Le singole amministrazioni hanno l’obbligo di individuare, con uno o più regolamenti da emanarsi entro i sei mesi successivi, le categorie di documenti da esse formati o comunque rientranti nella loro disponibilità sottratti all’accesso per le esigenze di cui al comma 2. 5. Restano ferme le disposizioni previste dall’articolo 9, L. 1° aprile 1981, n. 121, come modificato dall’articolo 26, L. 10 ottobre 1986, n. 668, e dalle relative norme di attuazione, nonché ogni altra disposizione attualmente vigente che limiti l’accesso ai documenti amministrativi. 6. I soggetti indicati nell’articolo 23 hanno facoltà di differire l’accesso ai documenti richiesti sino a quando la conoscenza di essi possa impedire o gravemente ostacolare lo svolgimento dell’azione amministrativa. Non è comunque ammesso l’accesso agli atti preparatori nel corso della formazione dei provvedimenti di cui all’articolo 13, salvo diverse disposizioni di legge.”.
Articolo 25 – Modalità di esercizio del diritto di accesso e ricorsi Testo in vigore dal 4 luglio 2009 1. Il diritto di accesso si esercita mediante esame ed estrazione di copia dei documenti amministrativi, nei modi e con i limiti indicati dalla presente legge. L’esame dei documenti è gratuito. Il rilascio di copia è subordinato soltanto al rimborso del costo di riproduzione, salve le disposizioni vigenti in materia di bollo, nonché i diritti di ricerca e di visura. 2. La richiesta di accesso ai documenti deve essere motivata. Essa deve essere rivolta all’amministrazione che ha formato il documento o che lo detiene stabilmente.
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c) quando i documenti riguardino le strutture, i mezzi, le dotazioni, il personale e le azioni strettamente strumentali alla tutela dell’ordine pubblico, alla prevenzione e alla repressione della criminalità con particolare riferimento alle tecniche investigative, alla identità delle fonti di informazione e alla sicurezza dei beni e delle persone coinvolte, all’attività di polizia giudiziaria e di conduzione delle indagini; d) quando i documenti riguardino la vita privata o la riservatezza di persone fisiche, persone giuridiche, gruppi, imprese e associazioni, con particolare riferimento agli interessi epistolare, sanitario, professionale, finanziario, industriale e commerciale di cui siano in concreto titolari, ancorché i relativi dati siano forniti all’amministrazione dagli stessi soggetti cui si riferiscono; e) quando i documenti riguardino l’attività in corso di contrattazione collettiva nazionale di lavoro e gli atti interni connessi all’espletamento del relativo mandato. 7. Deve comunque essere garantito ai richiedenti l’accesso ai documenti amministrativi la cui conoscenza sia necessaria per curare o per difendere i propri interessi giuridici. Nel caso di documenti contenenti dati sensibili e giudiziari, l’accesso è consentito nei limiti in cui sia strettamente indispensabile e nei termini previsti dall’articolo 60 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, in caso di dati idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale. (1)
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3. Il rifiuto, il differimento e la limitazione dell’accesso sono ammessi nei casi e nei limiti stabiliti dall’articolo 24 e debbono essere motivati. 4. Decorsi inutilmente trenta giorni dalla richiesta, questa si intende respinta. In caso di diniego dell’accesso, espresso o tacito, o di differimento dello stesso ai sensi dell’articolo 24, comma 4, il richiedente può presentare ricorso al tribunale amministrativo regionale ai sensi del comma 5, ovvero chiedere, nello stesso termine e nei confronti degli atti delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali, al difensore civico competente per ambito territoriale, ove costituito, che sia riesaminata la suddetta determinazione. Qualora tale organo non sia stato istituito, la competenza è attribuita al difensore civico competente per l’ambito territoriale immediatamente superiore. Nei confronti degli atti delle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato tale richiesta è inoltrata presso la Commissione per l’accesso di cui all’articolo 27 nonché presso l’amministrazione resistente. Il difensore civico o la Commissione per l’accesso si pronunciano entro trenta giorni dalla presentazione dell’istanza. Scaduto infruttuosamente tale termine, il ricorso si intende respinto. Se il difensore civico o la Commissione per l’accesso ritengono illegittimo il diniego o il differimento, ne informano il richiedente e lo comunicano all’autorità disponente. Se questa non emana il provvedimento confermativo motivato entro trenta giorni dal ricevimento della comunicazione del difensore civico o della Commissione, l’accesso è consentito. Qualora il richiedente l’accesso si sia rivolto al difensore civico o alla Commissione, il termine di cui al comma 5 decorre dalla data di ricevimento, da parte del richiedente, dell’esito della sua istanza al difensore civico o alla Commissione stessa. Se l’accesso è negato o differito per motivi inerenti ai dati personali che si riferiscono a soggetti terzi, la Commissione provvede, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, il quale si pronuncia entro il termine di dieci giorni dalla richiesta, decorso inutilmente il quale il parere si intende reso. Qualora un procedimento di cui alla sezione III del capo I del titolo I della parte III del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 o di cui agli articoli 154, 157, 158, 159 e 160 del medesimo decreto legislativo n. 196 del 2003 relativo al trattamento pubblico di dati personali da parte di una pubblica amministrazione, interessi l’accesso ai documenti amministrativi, il Garante per la protezione dei dati personali chiede il parere, obbligatorio e non vincolante, della Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi. La richiesta di parere sospende il termine per la pronuncia del Garante sino all’acquisizione del parere, e comunque per non oltre quindici giorni. Decorso inutilmente detto termine, il Garante adotta la propria decisione. (1) 5. Le controversie relative all’accesso ai documenti amministrativi sono disciplinate dal codice del processo amministrativo. (2) [5-bis. Nei giudizi in materia di accesso, le parti possono stare in giudizio personalmente senza l’assistenza del difensore. L’amministrazione può essere rappresentata e difesa da un proprio dipendente, purché in possesso della qualifica di dirigente, autorizzato dal rappresentante legale dell’ente. (3)] (6) [6. Il giudice amministrativo, sussistendone i presupposti, ordina l’esibizione dei documenti richiesti. (4)] (5) (6) 1. Il presente comma prima sostituito dall’art. 15, L. 24.11.2000, n. 340, poi sostituito dall’art. 17, L. 11.02.2005, n. 15, è stato da ultimo così modificato dall’art. 8, L. 18.06.2009, n. 69 (G.U. 19.06.2009, n. 140 - S.O. n. 95) con decorrenza dal 04.07.2009. Si riporta, di seguito, il testo previgente: “4. Decorsi inutilmente trenta giorni dalla richiesta, questa si intende respinta. In caso di diniego dell’accesso, espresso o tacito, o di differimento dello stesso ai sensi dell’articolo 24, comma 4, il richiedente può presentare ricorso al tribunale amministrativo regionale ai sensi del comma 5, ovvero chiedere, nello stesso termine e nei confronti degli atti delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali, al difensore civico competente per ambito territoriale, ove costituito, che sia riesaminata la suddetta determinazione. Qualora tale organo non sia stato istituito, la competenza è attribuita al difensore civico competente per l’ambito territoriale immediatamente superiore. Nei confronti degli atti delle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato tale richiesta è inoltrata presso la Commissione per l’accesso di cui all’articolo 27. Il difensore civico o la Commissione per l’accesso si pronunciano entro trenta giorni dalla presentazione dell’istanza. Scaduto infruttuosamente tale termine, il ricorso si intende respinto. Se il difensore civico o la Commissione per l’accesso ritengono illegittimo il diniego o il differimento, ne informano il richiedente e lo comunicano all’autorità disponente. Se questa non emana il provvedimento confermativo motivato entro trenta giorni dal ricevimento della comunicazione del difensore civico o della Commissione, l’accesso è consentito. Qualora il richiedente l’accesso si sia rivolto al difensore civico o alla Commissione, il termine di cui al comma 5 decorre dalla data di ricevimento, da parte del richiedente, dell’esito della sua istanza al difensore civico o alla Commissione stessa. Se l’accesso è negato o differito per motivi inerenti ai dati personali che si riferiscono a soggetti terzi, la Commissione provvede, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, il quale si pronuncia entro il termine di dieci giorni dalla richiesta, decorso inutilmente il quale il parere si intende reso. Qualora un procedimento di cui alla sezione III del capo I del titolo I della parte III del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 o di cui agli articoli 154, 157, 158, 159 e 160 del medesimo decreto legislativo n. 196 del 2003 relativo al trattamento pubblico di dati personali da parte di una pubblica amministrazione, interessi l’accesso ai documenti amministrativi, il Garante per la protezione dei dati personali chiede il parere, obbligatorio e non vincolante, della Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi. La richiesta di parere sospende il termine per la
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Articolo 26 – Obbligo di pubblicazione [1. Fermo restando quanto previsto per le pubblicazioni nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana dalla legge 11 dicembre 1984, n. 839, e dalle relative norme di attuazione, sono pubblicati, secondo le modalità previste dai singoli ordinamenti, le direttive, i programmi, le istruzioni, le circolari e ogni atto che dispone in generale sulla organizzazione, sulle funzioni, sugli obiettivi, sui procedimenti di una pubblica amministrazione ovvero nel quale si determina l’interpretazione di norme giuridiche o si dettano disposizioni per l’applicazione di esse.] (2) 2. Sono inoltre pubblicate, nelle forme predette, le relazioni annuali della Commissione di cui all’articolo 27 e, in generale, è data la massima pubblicità a tutte le disposizioni attuative della presente legge e a tutte le iniziative dirette a precisare ed a rendere effettivo il diritto di accesso. 3. Con la pubblicazione di cui al comma 1, ove essa sia integrale, la libertà di accesso ai documenti indicati nel predetto comma 1 s’intende realizzata. (1) 1. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. 2. Il presente comma è stato abrogato dall’art. 53 D.Lgs. 14.03.2013, n. 33 con decorrenza dal 20.04.2013.
Articolo 27 – Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi 1. È istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri la Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi. 2. La Commissione è nominata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito il Consiglio dei Ministri. Essa è presieduta dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è composta da dieci membri, dei quali due senatori e due deputati, designati dai Presidenti delle rispettive Camere, quattro scelti fra il personale di cui alla legge 2 aprile 1979, n. 97 anche in quiescenza, su designazione dei rispettivi organi di autogoverno, e uno scelto fra i professori di ruolo in materie giuridiche. È membro di diritto della Commissione il capo della struttura della Presidenza del Consiglio dei Ministri che costituisce il supporto organizzativo per il funzionamento della Commissione. La Commissione può avvalersi di un numero di esperti non superiore a cinque unità, nominati ai sensi dell’articolo 29 della legge 23 agosto 1988, n. 400. (4) 2-bis. La Commissione delibera a maggioranza dei presenti. L’assenza dei componenti per tre sedute consecutive ne determina la decadenza. 3. La Commissione è rinnovata ogni tre anni. Per i membri parlamentari si procede a nuova nomina in caso di scadenza o scioglimento anticipato delle Camere nel corso del triennio.
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pronuncia del Garante sino all’acquisizione del parere, e comunque per non oltre quindici giorni. Decorso inutilmente detto termine, il Garante adotta la propria decisione.”. 2. Il presente comma prima modificato dall’art. 17, L. 11.02.2005, n. 15, è stato, poi, modificato dall’art. 3, D.L. 14.03.2005, n. 35 come modificato dall’allegato alla L. 14.05.2005, n. 80 con decorrenza dal 15.05.2005 e da ultimo sostituito dall’art. 3 dell’allegato D.Lgs. 02.07.2010, n. 104 (G.U. 07.07.2010, n. 156 - S.O. n.148/L) con decorrenza dal 16.09.2010. Si riporta di seguito il testo previgente: “5. Contro le determinazioni amministrative concernenti il diritto di accesso e nei casi previsti dal comma 4 è dato ricorso, nel termine di trenta giorni, al tribunale amministrativo regionale, il quale decide in camera di consiglio entro trenta giorni dalla scadenza del termine per il deposito del ricorso, uditi i difensori delle parti che ne abbiano fatto richiesta. In pendenza di un ricorso presentato ai sensi della legge 6 dicembre 1971, n. 1034 e successive modificazioni, il ricorso può essere proposto con istanza presentata al presidente e depositata presso la segreteria della sezione cui è assegnato il ricorso, previa notifica all’amministrazione o ai controinteressati, e viene deciso con ordinanza istruttoria adottata in camera di consiglio. La decisione del tribunale è appellabile, entro trenta giorni dalla notifica della stessa, al Consiglio di Stato, il quale decide con le medesime modalità e negli stessi termini. Le controversie relative all’accesso ai documenti amministrativi sono attribuite alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo 3. Il presente comma è stato inserito dall’art. 17, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. 4. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 17, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. Si riporta di seguito il testo previgente: “6. In caso di totale o parziale accoglimento del ricorso il giudice amministrativo, sussistendone i presupposti, ordina l’esibizione dei documenti richiesti.”. 5. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. (1) Il presente comma è stato così abrogato dall’All. 4, art. 4, D.Lgs. 02.07.2010, n. 104, (G.U. 07.07.2010, n. 156, S.O. n. 148/L), con decorrenza dal 16.09.2010
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[4. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, a decorrere dall’anno 2004, sono determinati i compensi dei componenti e degli esperti di cui al comma 2, nei limiti degli ordinari stanziamenti di bilancio della Presidenza del Consiglio dei Ministri.] (3) 5. La Commissione adotta le determinazioni previste dall’articolo 25, comma 4; vigila affinché sia attuato il principio di piena conoscibilità dell’attività della pubblica amministrazione con il rispetto dei limiti fissati dalla presente legge; redige una relazione annuale sulla trasparenza dell’attività della pubblica amministrazione, che comunica alle Camere e al Presidente del Consiglio dei Ministri; propone al Governo modifiche dei testi legislativi e regolamentari che siano utili a realizzare la più ampia garanzia del diritto di accesso di cui all’articolo 22. 6. Tutte le amministrazioni sono tenute a comunicare alla Commissione, nel termine assegnato dalla medesima, le informazioni ed i documenti da essa richiesti, ad eccezione di quelli coperti da segreto di Stato. [7. In caso di prolungato inadempimento all’obbligo di cui al comma 1 dell’articolo 18, le misure ivi previste sono adottate dalla Commissione di cui al presente articolo.] (1) (2) 1. Il presente articolo è stato così sostituito dall’art. 18, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. Si riporta di seguito il testo previgente: “1. È istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri la Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi. 2. La Commissione è nominata con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio dei ministri. Essa è presieduta dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed è composta da sedici membri, dei quali due senatori e due deputati designati dai Presidenti delle rispettive Camere, quattro scelti fra il personale di cui alla legge 2 aprile 1979, n. 97 su designazione dei rispettivi organi di autogoverno, quattro fra i professori di ruolo in materie giuridico-amministrative e 4 fra i dirigenti dello Stato e degli altri enti pubblici. 3. La Commissione è rinnovata ogni tre anni. Per i membri parlamentari si procede a nuova nomina in caso di scadenza o scioglimento anticipato delle Camere nel corso del triennio. 4. Gli oneri per il funzionamento della Commissione sono a carico dello stato di previsione della Presidenza del Consiglio dei ministri. 5. La Commissione vigila affinché venga attuato il principio di piena conoscibilità dell’attività della pubblica amministrazione con il rispetto dei limiti fissati dalla presente legge; redige una relazione annuale sulla trasparenza dell’attività della pubblica amministrazione, che comunica alle Camere e al Presidente del Consiglio dei ministri; propone al Governo modifiche dei testi legislativi e regolamentari che siano utili a realizzare la più ampia garanzia del diritto di accesso di cui all’articolo 22. 6. Tutte le amministrazioni sono tenute a comunicare alla Commissione, nel termine assegnato dalla medesima, le informazioni ed i documenti da essa richiesti, ad eccezione di quelli coperti da segreto di Stato. 7. In caso di prolungato inadempimento all’obbligo di cui al comma 1 dell’articolo 18, le misure ivi previste sono adottate dalla Commissione di cui al presente articolo.”. 2. Il presente comma è stato abrogato dall’art. 1 D.P.R. 02.08.2007, n. 157 con decorrenza dal 06.10.2007. 3. Il presente comma è stato abrogato dall’art. 2 D.P.R. 02.08.2007, n. 157 con decorrenza dal 06.10.2007. 4. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 47-bis, D.L. 21.06.2013, n. 69, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione L. 09.08.2013, n. 98, con decorrenza dal 21.08.2013. Si riporta, di seguito, il testo previgente: “2. La Commissione è nominata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito il Consiglio dei Ministri. Essa è presieduta dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è composta da dodici membri, dei quali due senatori e due deputati, designati dai Presidenti delle rispettive Camere, quattro scelti fra il personale di cui alla legge 2 aprile 1979, n. 97 su designazione dei rispettivi organi di autogoverno, due fra i professori di ruolo in materie giuridiche e uno fra i dirigenti dello Stato e degli altri enti pubblici. È membro di diritto della Commissione il capo della struttura della Presidenza del Consiglio dei Ministri che costituisce il supporto organizzativo per il funzionamento della Commissione. La Commissione può avvalersi di un numero di esperti non superiore a cinque unità, nominati ai sensi dell’articolo 29 della legge 23 agosto 1988, n. 400.”. 5. Il presente comma è stato inserito dall’art. 47-bis, D.L. 21.06.2013, n. 69, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione L. 09.08.2013, n. 98, con decorrenza dal 21.08.2013.
Articolo 28 – Modifica dell’articolo 15 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, in materia di segreto di ufficio 1. L’art. 15 del testo unico delle disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello Stato, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3 è sostituito dal seguente: “Art. 15 (Segreto d’ufficio). - 1. L’impiegato deve mantenere il segreto d’ufficio. Non può trasmettere a chi non ne
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1. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005.
I Capo VI
Disposizioni finali
Articolo 29 – Ambito di applicazione della legge Testo in vigore dal 17 luglio 2020 1. Le disposizioni della presente legge si applicano alle amministrazioni statali e agli enti pubblici nazionali. Le disposizioni della presente legge si applicano, altresì, alle società con totale o prevalente capitale pubblico, limitatamente all’esercizio delle funzioni amministrative. Le disposizioni di cui agli articoli 2-bis, 11, 15 e 25, commi 5, 5-bis e 6, nonché quelle del capo IV-bis si applicano a tutte le amministrazioni pubbliche. (2) 2. Le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle rispettive competenze, regolano le materie disciplinate dalla presente legge nel rispetto del sistema costituzionale e delle garanzie del cittadino nei riguardi dell’azione amministrativa, così come definite dai principi stabiliti dalla presente legge. 2-bis. Attengono ai livelli essenziali delle prestazioni di cui all’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione le disposizioni della presente legge concernenti gli obblighi per la pubblica amministrazione di garantire la partecipazione dell’interessato al procedimento, di individuarne un responsabile, di concluderlo entro il termine prefissato, di misurare i tempi effettivi di conclusione dei procedimenti e di assicurare l’accesso alla documentazione amministrativa, nonché quelle relative alla durata massima dei procedimenti. (5) 2-ter. Attengono altresì ai livelli essenziali delle prestazioni di cui all’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione le disposizioni della presente legge concernenti la presentazione di istanze, segnalazioni e comunicazioni, la dichiarazione di inizio attività e il silenzio assenso e la conferenza di servizi, salva la possibilità di individuare, con intese in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, casi ulteriori in cui tali disposizioni non si applicano. (4) 2-quater. Le regioni e gli enti locali, nel disciplinare i procedimenti amministrativi di loro competenza, non possono stabilire garanzie inferiori a quelle assicurate ai privati dalle disposizioni attinenti ai livelli essenziali delle prestazioni di cui ai commi 2-bis e 2-ter, ma possono prevedere livelli ulteriori di tutela. (3) 2-quinquies. Le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano adeguano la propria legislazione alle disposizioni del presente articolo, secondo i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione. (3) (1) 1. Il presente articolo è stato così sostituito dall’art. 19, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005. 2. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 10, L. 18.06.2009, n. 69 (G.U. 19.06.2009, n. 140 S.O. n. 95) con decorrenza dal 04.07.2009. 3. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 10, L. 18.06.2009, n. 69 con decorrenza dal 04.07.2009. 4. Il presente comma aggiunto dall’art. 10, L. 18.06.2009, n. 69 con decorrenza dal 04.07.2009 è stato così modificato prima dall’art. 49 D.L. 31.05.2010, n. 78 con decorrenza dal 31.05.2010, e poi dall’art. 3, D.Lgs. 30.06.2016, n. 126 con decorrenza dal 28.07.2016. 5. Il presente comma aggiunto dall’art. 10, L. 18.06.2009, n. 69 con decorrenza dal 04.07.2009, è stato poi così modificato dall’art. 12, comma 1, lett. l), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 30 – Atti di notorietà 1. In tutti i casi in cui le leggi e i regolamenti prevedono atti di notorietà o attestazioni asseverate da testimoni altrimenti denominate, il numero dei testimoni è ridotto a due. 2. È fatto divieto alle pubbliche amministrazioni e alle imprese esercenti servizi di pubblica necessità e di pubblica utilità di esigere atti di notorietà in luogo della dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà prevista dall’articolo
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abbia diritto informazioni riguardanti provvedimenti od operazioni amministrative, in corso o concluse, ovvero notizie di cui sia venuto a conoscenza a causa delle sue funzioni, al di fuori delle ipotesi e delle modalità previste dalle norme sul diritto di accesso. Nell’ambito delle proprie attribuzioni, l’impiegato preposto ad un ufficio rilascia copie ed estratti di atti e documenti di ufficio nei casi non vietati dall’ordinamento”. (1)
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4 della legge 4 gennaio 1968, n. 15, quando si tratti di provare qualità personali, stati o fatti che siano a diretta conoscenza dell’interessato. (1) 1. La rubrica del presente articolo è stata apposta dall’art. 21, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005.
Articolo 31 – Disposizioni finali Rubrica non ufficiale [1. Le norme sul diritto di accesso ai documenti amministrativi di cui al capo V hanno effetto dalla data di entrata in vigore dei decreti di cui all’articolo 24.] (1) 1. Il presente articolo è stato abrogato dall’art. 20, L. 11.02.2005, n. 15, con decorrenza dal 08.03.2005.
Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380
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Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia [Testo unico Edilizia] Il termine di entrata in vigore è stato prorogato al 30.06.2003 dall’art. 2 D.L. 20.06.2002, n. 122, convertito dalla L. 01/08.2002 n. 185, ad esclusione del capo V che al contrario entra in vigore a decorrere dal 01.07.2005 in virtù dell’art. 19-quater, D.L. 09.11.2004, n. 266, convertito dalla L. 27.12.2004 n. 306
Preambolo Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Visti gli articoli 76 e 87 della Costituzione; Visti gli articoli 16 e 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400; Visto l’articolo 7 della legge 8 marzo 1999, n. 50 come modificato dall’art. 1, comma 6, lettere d) ed e), della legge 24 novembre 2000, n. 340; Visto il punto 2 dell’allegato n. 3 della legge 8 marzo 1999, n. 50; Visto l’articolo 20 della legge 15 marzo 1997, n. 59 allegato 1, n. 105 e n. 112-quinquies; Visto l’articolo 1 della legge 16 giugno 1998, n. 191; Vista la legge 24 novembre 2000, n. 340 allegato A, numeri 12, 14, 46, 47, 48, 51 e 52; Visti gli articoli 14, 16, 19 e 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni; Visto il decreto legislativo recante testo unico delle disposizioni legislative in materia di edilizia; Visto il decreto del Presidente della Repubblica recante testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di edilizia; Vista la legge 17 agosto 1942, n. 1150, e successive modificazioni; Vista la legge 28 gennaio 1977, n. 10, e successive modificazioni; Vista la legge 28 febbraio 1985, n. 47, e successive modificazioni; Visto il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; Visto il decreto legge 23 gennaio 1982, n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 marzo 1982, n. 94; Visto l’articolo 4 del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 493, e successive modificazioni; Visto il decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490; Visto il regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, e successive modificazioni; Vista la legge 5 novembre 1971, n. 1086, e successive modificazioni; Vista la legge 2 febbraio 1974, n. 64, e successive modificazioni; Vista la legge 9 gennaio 1989, n. 13, e successive modificazioni; Visto l’articolo 24 della legge 5 febbraio 1992, n. 104 e successive modificazioni; Vista la legge 5 marzo 1990, n. 46, e successive modificazioni; Viste le preliminari deliberazioni del Consiglio dei Ministri, adottate nelle riunioni del 16 febbraio 2001 e del 4 aprile 2001; Sentita la Conferenza unificata ai sensi dell’art. 9, comma 3, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281; Udito il parere del Consiglio di Stato espresso nella sezione consultiva per gli atti normativi nell’adunanza generale del 29 marzo 2001; Acquisito il parere della competente commissione della Camera dei deputati e decorso inutilmente il termine per il rilascio del parere da parte della competente commissione del Senato della Repubblica; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 24 maggio 2001; Su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro per la funzione pubblica, di concerto con i Ministri per gli affari regionali, per i lavori pubblici e per i beni e le attività culturali; Emana il seguente decreto:
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Parte I
Attività edilizia Titolo I
Disposizioni generali
I CAPO I
Attività edilizia
Articolo 1 – (L) - Ambito di applicazione Testo in vigore dal 2 febbraio 2016 1. Il presente testo unico contiene i principi fondamentali e generali e le disposizioni per la disciplina dell’attività edilizia. 2. Restano ferme le disposizioni in materia di tutela dei beni culturali e ambientali contenute nel decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, la normativa di tutela dell’assetto idrogeologico e le altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia. (1) 3. Sono fatte salve altresì le disposizioni di cui agli articoli 24 e 25 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, ed alle relative norme di attuazione, in materia di realizzazione, ampliamento, ristrutturazione e riconversione di impianti produttivi. 1. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 54, L. 28.12.2015, n. 221 con decorrenza dal 02.02.2016.
Articolo 2 – (L) - Competenze delle regioni e degli enti locali Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 1. Le regioni esercitano la potestà legislativa concorrente in materia edilizia nel rispetto dei principi fondamentali della legislazione statale desumibili dalle disposizioni contenute nel testo unico. 2. Le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano esercitano la propria potestà legislativa esclusiva, nel rispetto e nei limiti degli statuti di autonomia e delle relative norme di attuazione. 3. Le disposizioni, anche di dettaglio, del presente testo unico, attuative dei principi di riordino in esso contenuti, operano direttamente nei riguardi delle regioni a statuto ordinario, fino a quando esse non si adeguano ai principi medesimi. 4. I comuni, nell’ambito della propria autonomia statutaria e normativa di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, disciplinano l’attività edilizia. 5. In nessun caso le norme del presente testo unico possono essere interpretate nel senso della attribuzione allo Stato di funzioni e compiti trasferiti, delegati o comunque conferiti alle regioni e agli enti locali dalle disposizioni vigenti alla data della sua entrata in vigore.
Articolo 2-bis – (L) Deroghe in materia di limiti di distanza tra fabbricati Testo in vigore dal 15 settembre 2020 1. Ferma restando la competenza statale in materia di ordinamento civile con riferimento al diritto di proprietà e alle connesse norme del codice civile e alle disposizioni integrative, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano possono prevedere, con proprie leggi e regolamenti, disposizioni derogatorie al decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, e possono dettare disposizioni sugli spazi da destinare agli insediamenti residenziali, a quelli produttivi, a quelli riservati alle attività collettive, al verde e ai parcheggi, nell’ambito della definizione o revisione di strumenti urbanistici comunque funzionali a un assetto complessivo e unitario o di specifiche aree territoriali. 1-bis. Le disposizioni del comma 1 sono finalizzate a orientare i comuni nella definizione di limiti di densità edilizia, altezza e distanza dei fabbricati negli ambiti urbani consolidati del proprio territorio. (1)
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1. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 5, D.L. 18.04.2019, n. 32, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 14.06.2019, n. 55, con decorrenza dal 18.06.2019. 2. Il presente comma aggiunto dall’art. 5, D.L. 18.04.2019, n. 32, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 14.06.2019, n. 55, con decorrenza dal 18.06.2019, è stato poi così sostituito dall’art. 10, comma 1, lett. a), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 3 – (L) - Definizioni degli interventi edilizi Testo in vigore dal 15 settembre 2020 (legge 5 agosto 1978, n. 457, art. 31) 1. Ai fini del presente testo unico si intendono per: a) “interventi di manutenzione ordinaria”, gli interventi edilizi che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti; b) “interventi di manutenzione straordinaria”, le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino la volumetria complessiva degli edifici e non comportino mutamenti urbanisticamente rilevanti delle destinazioni d’uso implicanti incremento del carico urbanistico. Nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono ricompresi anche quelli consistenti nel frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari con esecuzione di opere anche se comportanti la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari nonché del carico urbanistico purché non sia modificata la volumetria complessiva degli edifici e si mantenga l’originaria destinazione d’uso. Nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono comprese anche le modifiche ai prospetti degli edifici legittimamente realizzati necessarie per mantenere o acquisire l’agibilità dell’edificio ovvero per l’accesso allo stesso, che non pregiudichino il decoro architettonico dell’edificio, purché l’intervento risulti conforme alla vigente disciplina urbanistica ed edilizia e non abbia ad oggetto immobili sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42; (4) c) “interventi di restauro e di risanamento conservativo”, gli interventi edilizi rivolti a conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentano anche il mutamento delle destinazioni d’uso purché con tali elementi compatibili, nonché conformi a quelle previste dallo strumento urbanistico generale e dai relativi piani attuativi. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio; (2) d) “interventi di ristrutturazione edilizia”, gli interventi rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente. Tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell’edificio, l’eliminazione, la modifica e l’inserimento di nuovi elementi ed impianti. Nell’ambito degli interventi di ristrutturazione edilizia sono ricompresi altresì gli interventi di demolizione e ricostruzione di edifici esistenti con diversi sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche e tipologiche, con le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica, per l’applicazione della normativa sull’accessibilità, per l’istallazione di impianti tecnologici e per l’efficientamento energetico. L’intervento può prevedere altresì, nei soli casi espressamente previsti dalla legislazione vigente o dagli strumenti urbanistici comunali, incrementi di volumetria anche per promuovere interventi di rigenerazione urbana. Costituiscono inoltre ristrutturazione edilizia gli interventi volti al ripristino di edifici, o parti di essi, eventualmente crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione, purché
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1-ter. In ogni caso di intervento che preveda la demolizione e ricostruzione di edifici, anche qualora le dimensioni del lotto di pertinenza non consentano la modifica dell’area di sedime ai fini del rispetto delle distanze minime tra gli edifici e dai confini, la ricostruzione è comunque consentita nei limiti delle distanze legittimamente preesistenti. Gli incentivi volumetrici eventualmente riconosciuti per l’intervento possono essere realizzati anche con ampliamenti fuori sagoma e con il superamento dell’altezza massima dell’edificio demolito, sempre nei limiti delle distanze legittimamente preesistenti. Nelle zone omogenee A di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, o in zone a queste assimilabili in base alla normativa regionale e ai piani urbanistici comunali, nei centri e nuclei storici consolidati e in ulteriori ambiti di particolare pregio storico e architettonico, gli interventi di demolizione e ricostruzione sono consentiti esclusivamente nell’ambito dei piani urbanistici di recupero e di riqualificazione particolareggiati, di competenza comunale, fatti salvi le previsioni degli strumenti di pianificazione territoriale, paesaggistica e urbanistica vigenti e i pareri degli enti preposti alla tutela. (2)
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sia possibile accertarne la preesistente consistenza. Rimane fermo che, con riferimento agli immobili sottoposti a tutela ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, nonché, fatte salve le previsioni legislative e degli strumenti urbanistici, a quelli ubicati nelle zone omogenee A di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, o in zone a queste assimilabili in base alla normativa regionale e ai piani urbanistici comunali, nei centri e nuclei storici consolidati e negli ulteriori ambiti di particolare pregio storico e architettonico, gli interventi di demolizione e ricostruzione e gli interventi di ripristino di edifici crollati o demoliti costituiscono interventi di ristrutturazione edilizia soltanto ove siano mantenuti sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche e tipologiche dell’edificio preesistente e non siano previsti incrementi di volumetria; (1) e) “interventi di nuova costruzione”, quelli di trasformazione edilizia e urbanistica del territorio non rientranti nelle categorie definite alle lettere precedenti. Sono comunque da considerarsi tali: e.1) la costruzione di manufatti edilizi fuori terra o interrati, ovvero l’ampliamento di quelli esistenti all’esterno della sagoma esistente, fermo restando, per gli interventi pertinenziali, quanto previsto alla lettera e.6); e.2) gli interventi di urbanizzazione primaria e secondaria realizzati da soggetti diversi dal comune; e.3) la realizzazione di infrastrutture e di impianti, anche per pubblici servizi, che comporti la trasformazione in via permanente di suolo inedificato; e.4) l’installazione di torri e tralicci per impianti radio-ricetrasmittenti e di ripetitori per i servizi di telecomunicazione; e.5) l’installazione di manufatti leggeri, anche prefabbricati, e di strutture di qualsiasi genere, quali roulotte, camper, case mobili, imbarcazioni, che siano utilizzati come abitazioni, ambienti di lavoro, oppure come depositi, magazzini e simili, ad eccezione di quelli che siano diretti a soddisfare esigenze meramente temporanee o delle tende e delle unità abitative mobili con meccanismi di rotazione in funzione, e loro pertinenze e accessori, che siano collocate, anche in via continuativa, in strutture ricettive all’aperto per la sosta e il soggiorno dei turisti previamente autorizzate sotto il profilo urbanistico, edilizio e, ove previsto, paesaggistico, che non posseggano alcun collegamento di natura permanente al terreno e presentino le caratteristiche dimensionali e tecnico-costruttive previste dalle normative regionali di settore ove esistenti; (3) e.6) gli interventi pertinenziali che le norme tecniche degli strumenti urbanistici, in relazione alla zonizzazione e al pregio ambientale e paesaggistico delle aree, qualifichino come interventi di nuova costruzione, ovvero che comportino la realizzazione di un volume superiore al 20 per cento del volume dell’edificio principale; e.7) la realizzazione di depositi di merci o di materiali, la realizzazione di impianti per attività produttive all’aperto ove comportino l’esecuzione di lavori cui consegua la trasformazione permanente del suolo inedificato; f) gli “interventi di ristrutturazione urbanistica”, quelli rivolti a sostituire l’esistente tessuto urbanistico-edilizio con altro diverso, mediante un insieme sistematico di interventi edilizi, anche con la modificazione del disegno dei lotti, degli isolati e della rete stradale. 2. Le definizioni di cui al comma 1 prevalgono sulle disposizioni degli strumenti urbanistici generali e dei regolamenti edilizi. Resta ferma la definizione di restauro prevista dall’articolo 34 del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490. 1. La presente lettera è stata così modificata prima dall’art. 1, D.Lgs. 27.12.2002, n. 301, poi dall’art. 30, D.L. 21.06.2013, n. 69, con decorrenza dal 22.06.2013 e con applicazione dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del D.L. 21.06.2013, n. 69 fermo restando quanto previsto dall’articolo 22, comma 6, del presente Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, e da ultimo dall’art. 10, comma 1, lett. b), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 2. La presente lettera è stata così modificata dall’art. 65-bis, D.L. 24.04.2017, n. 50, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 21.06.2017, n. 96 con decorrenza dal 24.06.2017. 3. La presente lettera prima modificata dall’art. 41, comma 4, D.L. 21.06.2013, n. 69 (G.U. 21.06.2013, n. 144 - S.O. n. 50), così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 09.08.2013, n. 98, con decorrenza dal 21.08.2013, a sua volta dichiarato costituzionalmente illegittimo (C.Cost. 24.07.2015, n. 189, sentenza), poi dall’art. 10-ter, D.L. 28.03.2014, n. 47 con decorrenza dal 29.03.2014, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 23.05.2014, n. 80 con decorrenza dal 28.05.2014, dall’art. 52, L. 28.12.2015, n. 221 con decorrenza dal 02.02.2016, è stata da ultimo così sostituita dall’art. 10, comma 1, lett. b), D.L. 16.07.2020, n. 76, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 4. La presente lettera è stata così modificata prima dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, e poi dall’art. 10, comma 1, lett. b), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
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Testo in vigore dal 13 settembre 2014 1. Lo strumento urbanistico individua gli edifici esistenti non più compatibili con gli indirizzi della pianificazione. In tal caso l’amministrazione comunale può favorire, in alternativa all’espropriazione, la riqualificazione delle aree attraverso forme di compensazione incidenti sull’area interessata e senza aumento della superficie coperta, rispondenti al pubblico interesse e comunque rispettose dell’imparzialità e del buon andamento dell’azione amministrativa. Nelle more dell’attuazione del piano, resta salva la facoltà del proprietario di eseguire tutti gli interventi conservativi, ad eccezione della demolizione e successiva ricostruzione non giustificata da obiettive ed improrogabili ragioni di ordine statico od igienico sanitario. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014.
Articolo 4 – (L) - Regolamenti edilizi comunali Testo in vigore dal 11 giugno 2020 (legge 17 agosto 1942, n. 1150 art. 33) 1. Il regolamento che i comuni adottano ai sensi dell’articolo 2, comma 4, deve contenere la disciplina delle modalità costruttive, con particolare riguardo al rispetto delle normative tecnico-estetiche, igienico-sanitarie, di sicurezza e vivibilità degli immobili e delle pertinenze degli stessi. [1-bis. A decorrere dal 1° gennaio 2011, nel regolamento di cui al comma 1, ai fini del rilascio del permesso di costruire, deve essere prevista, per gli edifici di nuova costruzione, l’installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in modo tale da garantire una produzione energetica non inferiore a 1 kW per ciascuna unità abitativa, compatibilmente con la realizzabilità tecnica dell’intervento. Per i fabbricati industriali, di estensione superficiale non inferiore a 100 metri quadrati, la produzione energetica minima è di 5 kW]. (1) (2) (3) [1-ter. Entro il 31 dicembre 2017, i comuni adeguano il regolamento di cui al comma 1 prevedendo, con decorrenza dalla medesima data, che ai fini del conseguimento del titolo abilitativo edilizio sia obbligatoriamente prevista, per gli edifici di nuova costruzione ad uso diverso da quello residenziale con superficie utile superiore a 500 metri quadrati e per i relativi interventi di ristrutturazione edilizia di primo livello di cui all’allegato 1, punto 1.4.1 del decreto del Ministero dello sviluppo economico 26 giugno 2015, nonché per gli edifici residenziali di nuova costruzione con almeno 10 unità abitative e per i relativi interventi di ristrutturazione edilizia di primo livello di cui all’allegato 1, punto 1.4.1 del decreto del Ministero dello sviluppo economico 26 giugno 2015, la predisposizione all’allaccio per la possibile installazione di infrastrutture elettriche per la ricarica dei veicoli idonee a permettere la connessione di una vettura da ciascuno spazio a parcheggio coperto o scoperto e da ciascun box per auto, siano essi pertinenziali o no, in conformità alle disposizioni edilizie di dettaglio fissate nel regolamento stesso e, relativamente ai soli edifici residenziali di nuova costruzione con almeno 10 unità abitative, per un numero di spazi a parcheggio e box auto non inferiore al 20 per cento di quelli totali.] (6) [1-quater. Decorso inutilmente il termine di cui al comma 1-ter del presente articolo, le regioni applicano, in relazione ai titoli abilitativi edilizi difformi da quanto ivi previsto, i poteri inibitori e di annullamento stabiliti nelle rispettive leggi regionali o, in difetto di queste ultime, provvedono ai sensi dell’articolo 39.] (4) [1-quinquies. Le disposizioni di cui ai commi 1-ter e 1-quater non si applicano agli immobili di proprietà delle amministrazioni pubbliche.] (4) 1-sexies. Il Governo, le regioni e le autonomie locali, in attuazione del principio di leale collaborazione, concludono in sede di Conferenza unificata accordi ai sensi dell’articolo 9 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, o intese ai sensi dell’articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131, per l’adozione di uno schema di regolamento edilizio-tipo, al fine di semplificare e uniformare le norme e gli adempimenti. Ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettere e) e m), della Costituzione, tali accordi costituiscono livello essenziale delle prestazioni, concernenti la tutela della concorrenza e i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Il regolamento edilizio-tipo, che indica i requisiti prestazionali degli edifici, con particolare riguardo alla sicurezza e al risparmio energetico, è adottato dai comuni nei termini fissati dai suddetti accordi, comunque entro i termini previsti dall’articolo 2 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni. (5) 2. Nel caso in cui il comune intenda istituire la commissione edilizia, il regolamento indica gli interventi sottoposti al preventivo parere di tale organo consultivo.
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Articolo 3-bis – Interventi di conservazione
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Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380 1. Il presente comma aggiunto dall’art. 1, comma 350, L. 27.12.2006, n. 296 è stato così sostituito dall’art. 1, c. 289, L. 24.12.2007, n. 244 (G.U. 28.12.2007, n. 300, S.O. n. 285), con decorrenza dal 1° gennaio 2008. 2. Le originarie parole “1° gennaio 2009” di cui al presente comma sono state così sostituite prima dall’art. 29, D.L. 30.12.2008, n. 207 così come modificato dalla legge di conversione, L. 27.02.2009, n. 14 con decorrenza dal 01.03.2009 e poi dall’art. 8 D.L. 30.12.2009, n. 194 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 26.02.2010, n. 25 con decorrenza dal 28.02.2010. 3. Il presente comma è stato abrogato dall’art. 11, D.Lgs. 03.03.2011, n. 28 (G.U. 28.03.2011, n.71, s.o. n. 81). 4. Il presente comma inserito dall’art. 17-quinquies, D.L. 22.06.2012, n. 83, come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 11.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012, è stato poi abrogato dall’art. 16, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 5. Il presente comma è stato inserito dall’art. 17-bis , D.L. 12.09.2014, n. 133, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. 6. Il presente comma prima inserito dall’art. 17-quinquies, D.L. 22.06.2012, n. 83, come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 11.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012, poi sostituito dall’art. 15, D.Lgs. 16.12.2016, n. 257 con decorrenza dal 14.01.2017, è stato da ultimo abrogato dall’art. 16, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020.
Articolo 5 – (R) - Sportello unico per l’edilizia Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 (decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 art. 4, commi 1, 2, 3, 4, 5 e 6, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 493; art. 220, regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265) 1. Le amministrazioni comunali, nell’ambito della propria autonomia organizzativa, provvedono, anche mediante esercizio in forma associata delle strutture ai sensi del capo V, Titolo II del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ovvero accorpamento, disarticolazione, soppressione di uffici o organi già esistenti, a costituire un ufficio denominato sportello unico per l’edilizia, che cura tutti i rapporti fra il privato, l’amministrazione e, ove occorra, le altre amministrazioni tenute a pronunciarsi in ordine all’intervento edilizio oggetto della richiesta di permesso o di segnalazione certificata di inizio attività. (1) 1-bis. (L) Lo sportello unico per l’edilizia costituisce l’unico punto di accesso per il privato interessato in relazione a tutte le vicende amministrative riguardanti il titolo abilitativo e l’intervento edilizio oggetto dello stesso, che fornisce una risposta tempestiva in luogo di tutte le pubbliche amministrazioni, comunque coinvolte. Acquisisce altresì presso le amministrazioni competenti, anche mediante conferenza di servizi ai sensi degli articoli 14, 14-bis, 14-ter, 14-quater e 14-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni, gli atti di assenso, comunque denominati, delle amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, del patrimonio storico-artistico, dell’assetto idrogeologico o alla tutela della salute e della pubblica incolumità. Resta comunque ferma la competenza dello sportello unico per le attività produttive definita dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 160. (6) 1-ter. Le comunicazioni al richiedente sono trasmesse esclusivamente dallo sportello unico per l’edilizia; gli altri uffici comunali e le amministrazioni pubbliche diverse dal comune, che sono interessati al procedimento, non possono trasmettere al richiedente atti autorizzatori, nulla osta, pareri o atti di consenso, anche a contenuto negativo, comunque denominati e sono tenuti a trasmettere immediatamente allo sportello unico per l’edilizia le denunce, le domande, le segnalazioni, gli atti e la documentazione ad esse eventualmente presentati, dandone comunicazione al richiedente. (5) 2. (L) Tale ufficio provvede in particolare: a) alla ricezione delle denunce di inizio attività e delle domande per il rilascio di permessi di costruire e di ogni altro atto di assenso comunque denominato in materia di attività edilizia, ivi compreso il certificato di agibilità, nonché dei progetti approvati dalla Soprintendenza ai sensi e per gli effetti degli articoli 36, 38 e 46 del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490; b) a fornire informazioni sulle materie di cui alla lettera a), anche mediante predisposizione di un archivio informatico contenente i necessari elementi normativi, che consenta a chi vi abbia interesse l’accesso gratuito, anche in via telematica, alle informazioni sugli adempimenti necessari per lo svolgimento delle procedure previste dal presente testo unico, all’elenco delle domande presentate, allo stato del loro iter procedurale, nonché a tutte le possibili informazioni utili disponibili; c) all’adozione, nelle medesime materie, dei provvedimenti in tema di accesso ai documenti amministrativi in favore di chiunque vi abbia interesse ai sensi degli articoli 22 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241, nonché delle norme comunali di attuazione; d) al rilascio dei permessi di costruire, nonché delle certificazioni attestanti le prescrizioni normative e le determi-
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nazioni provvedimentali a carattere urbanistico, paesaggistico-ambientale, edilizio, idrogeologico e di qualsiasi altro tipo comunque rilevanti ai fini degli interventi di trasformazione edilizia del territorio; (10) e) alla cura dei rapporti tra l’amministrazione comunale, il privato e le altre amministrazioni chiamate a pronunciarsi in ordine all’intervento edilizio oggetto dell’istanza o denuncia, con particolare riferimento agli adempimenti connessi all’applicazione della parte II del presente testo unico. (7) 3. Lo sportello unico per l’edilizia acquisisce ai sensi degli articoli 14, 14-bis, 14-ter, 14-quater e 14-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni, gli atti di assenso, comunque denominati, necessari ai fini della realizzazione dell’intervento edilizio. Nel novero di tali assensi rientrano, in particolare: (8) [a) il parere dell’azienda sanitaria locale (ASL), nel caso in cui non possa essere sostituito da una dichiarazione ai sensi dell’articolo 20, comma 1;] (11) b) il parere dei vigili del fuoco, ove necessario, in ordine al rispetto della normativa antincendio; c) le autorizzazioni e le certificazioni del competente ufficio tecnico della regione, per le costruzioni in zone sismiche di cui agli articoli 61, 62 e 94; d) l’assenso dell’amministrazione militare per le costruzioni nelle zone di salvaguardia contigue ad opere di difesa dello Stato o a stabilimenti militari, di cui all’articolo 333 del codice dell’ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66; e) l’autorizzazione del direttore della circoscrizione doganale in caso di costruzione, spostamento e modifica di edifici nelle zone di salvaguardia in prossimità della linea doganale e nel mare territoriale, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 19 del decreto legislativo 8 novembre 1990, n. 374; f) l’autorizzazione dell’autorità competente per le costruzioni su terreni confinanti con il demanio marittimo, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 55 del codice della navigazione; g) gli atti di assenso, comunque denominati, previsti per gli interventi edilizi su immobili vincolati ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42; (9) h) il parere vincolante della Commissione per la salvaguardia di Venezia, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 6 della legge 16 aprile 1973, n. 171, e successive modificazioni, salvi i casi in cui vi sia stato l’adeguamento al piano comprensoriale previsto dall’articolo 5 della stessa legge, per l’attività edilizia nella laguna veneta nonché nel territorio dei centri storici di Chioggia e di Sottomarina e nelle isole di Pellestrina, Lido e Sant’Erasmo; i) il parere dell’autorità competente in materia di assetti e vincoli idrogeologici; l) gli assensi in materia di servitù viarie, ferroviarie, portuali e aeroportuali; m) il nulla osta dell’autorità competente ai sensi dell’articolo 13 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, in materia di aree naturali protette. (3) 3-bis. Restano ferme le disposizioni in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro di cui all’articolo 67 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81. (12) [4. L’ufficio cura altresì gli incombenti necessari ai fini dell’acquisizione, anche mediante conferenza di servizi ai sensi degli articoli 14, 14-bis, 14-ter, 14-quater della legge 7 agosto 1990, n. 241 degli atti di assenso, comunque denominati, necessari ai fini della realizzazione dell’intervento edilizio. Nel novero di detti assensi rientrano, in particolare: a) le autorizzazioni e certificazioni del competente ufficio tecnico della regione, per le costruzioni in zone sismiche di cui agli articoli 61, 94 e 62; b) l’assenso dell’amministrazione militare per le costruzioni nelle zone di salvaguardia contigue ad opere di difesa dello Stato o a stabilimenti militari, di cui all’articolo 333 del codice dell’ordinamento militare; c) l’autorizzazione del direttore della circoscrizione doganale in caso di costruzione, spostamento e modifica di edifici nelle zone di salvaguardia in prossimità della linea doganale e nel mare territoriale, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 19 del decreto legislativo 8 novembre 1990, n. 374; d) l’autorizzazione dell’autorità competente per le costruzioni su terreni confinanti con il demanio marittimo, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 55 del codice della navigazione; e) gli atti di assenso, comunque denominati, previsti per gli interventi edilizi su immobili vincolati ai sensi degli articoli 21, 23, 24, e 151 del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490 fermo restando che, in caso di dissenso manifestato dall’amministrazione preposta alla tutela dei beni culturali, si procede ai sensi dell’articolo 25 del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490; f) il parere vincolante della Commissione per la salvaguardia di Venezia, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 6 della legge 16 aprile 1973, n. 171, e successive modificazioni, salvi i casi in cui vi sia stato l’adeguamento al piano comprensoriale previsto dall’articolo 5 della stessa legge, per l’attività edilizia nella laguna veneta, nonché nel territorio dei centri storici di Chioggia e di Sottomarina e nelle isole di Pellestrina, Lido e Sant’Erasmo; g) il parere dell’autorità competente in tema di assetti e vincoli idrogeologici; h) gli assensi in materia di servitù viarie, ferroviarie, portuali ed aeroportuali; i) il nulla-osta dell’autorità competente ai sensi dell’articolo 13 della legge 6 dicembre 1991, n. 394 in tema di aree naturali protette.] (2) 4-bis. Lo sportello unico per l’edilizia accetta le domande, le dichiarazioni, le segnalazioni, le comunicazioni e i relativi elaborati tecnici o allegati presentati dal richiedente con modalità telematica e provvede all’inoltro telematico della documentazione alle altre amministrazioni che intervengono nel procedimento, le quali adottano modalità telematiche di ricevimento e di trasmissione in conformità alle modalità tecniche individuate ai sensi dell’articolo
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34-quinquies del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 marzo 2006, n. 80. Tali modalità assicurano l’interoperabilità con le regole tecniche definite dal regolamento ai sensi dell’articolo 38, comma 3, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni. Ai predetti adempimenti si provvede nell’ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. (4) 1. Il presente comma, prima rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264, è stato così modificato dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014. 2. Il presente comma, prima modificato dall’art. 2127, D.Lgs. 15.03.2010, n. 66 (G.U. 08.05.2010, n. 106 - S.O. n. 84) con decorrenza dal 09.10.2010 è stato da ultimo abrogato dall’art. 13, comma 2, D.L. 22.06.2012, n. 83 come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 11.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012. 3. Il presente comma, prima modificato dall’art. 5, D.L. 13.05.2011, n. 70 come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 12.07.2011, n. 106 (G.U. 12.07.2011, n. 160), con decorrenza 13.07.2011, è stato da ultimo così sostituito dall’art. 13, comma 2, D.L. 22.06.2012, n. 83 come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 11.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012. 4. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 5, D.L. 13.05.2011, n. 70 come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 12.07.2011, n.106 (G.U. 12.07.2011, n. 160), con decorrenza 13.07.2011. 5. Il presente comma è stato inserito dall’art. 13, comma 2, D.L. 22.06.2012, n. 83 come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 11.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012. 6. Il presente comma, inserito dall’art. 13, comma 2, D.L. 22.06.2012, n. 83, come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 11.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012, è stato poi così sostituito dall’art. 54, L. 28.12.2015, n. 221 con decorrenza dal 02.02.2016. 7. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 54, L. 28.12.2015, n. 221 con decorrenza dal 02.02.2016. 8. Il presente alinea è stato così modificato prima dall’art. 2, D.Lgs. 30.06.2016, n. 127 con decorrenza dal 28.07.2016 ed applicazione ai procedimenti avviati successivamente alla data di entrata in vigore del suddetto decreto, dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. 9. La presente lettera è stata così modificata dall’art. 2, D.Lgs. 30.06.2016, n. 127 con decorrenza dal 28.07.2016 ed applicazione ai procedimenti avviati successivamente alla data di entrata in vigore del suddetto decreto. 10. La presente lettera è stata così modificata dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. 11. La presente lettera è stata soppressa dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. 12. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016.
Articolo 6 – (L) - Attività edilizia libera Testo in vigore dal 31 luglio 2021 (legge 28 gennaio 1977, n. 10 art. 9, lettera c); legge 9 gennaio 1989, n. 13, art. 7, commi 1 e 2; decreto legge 23 gennaio 1982, n. 9 art. 7, comma 4, convertito in legge 25 marzo 1982, n. 94). 1. Fatte salve le prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali, e comunque nel rispetto delle altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia e, in particolare, delle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, di quelle relative all’efficienza energetica, di tutela dal rischio idrogeologico, nonché delle disposizioni contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, i seguenti interventi sono eseguiti senza alcun titolo abilitativo: (13) a) gli interventi di manutenzione ordinaria di cui all’articolo 3, comma 1, lettera a); (12) a-bis) gli interventi di installazione delle pompe di calore aria-aria di potenza termica utile nominale inferiore a 12 Kw; (14) b) gli interventi volti all’eliminazione di barriere architettoniche che non comportino la realizzazione di ascensori esterni, ovvero di manufatti che alterino la sagoma dell’edificio; (15) c) le opere temporanee per attività di ricerca nel sottosuolo che abbiano carattere geognostico, ad esclusione di attività di ricerca di idrocarburi, e che siano eseguite in aree esterne al centro edificato; d) i movimenti di terra strettamente pertinenti all’esercizio dell’attività agricola e le pratiche agro-silvo-pastorali, compresi gli interventi su impianti idraulici agrari; e) le serre mobili stagionali, sprovviste di strutture in muratura, funzionali allo svolgimento dell’attività agricola; e-bis) le opere stagionali e quelle dirette a soddisfare obiettive esigenze, contingenti e temporanee, purché desti-
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1. Il presente articolo è stato così sostituito prima dal testo inserito nella formulazione originaria dell’art. 5, D.L. 25.03.2010, n. 40 con decorrenza dal 26.03.2010 e poi dal nuovo art. 5, D.L. 25.03.2010, n. 40 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 22.05.2010, n. 73 con decorrenza dal 26.05.2010;
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nate ad essere immediatamente rimosse al cessare della temporanea necessità e, comunque, entro un termine non superiore a centottanta giorni comprensivo dei tempi di allestimento e smontaggio del manufatto, previa comunicazione di avvio dei lavori all’amministrazione comunale; (17) e-ter) le opere di pavimentazione e di finitura di spazi esterni, anche per aree di sosta, che siano contenute entro l’indice di permeabilità, ove stabilito dallo strumento urbanistico comunale, ivi compresa la realizzazione di intercapedini interamente interrate e non accessibili, vasche di raccolta delle acque, locali tombati; (14) e-quater) i pannelli solari, fotovoltaici, a servizio degli edifici, come definiti alla voce 32 dell’allegato A al regolamento edilizio-tipo, adottato con intesa sancita in sede di Conferenza unificata 20 ottobre 2016, n. 125/CU, ai sensi dell’articolo 4, comma 1-sexies, del presente testo unico, o degli impianti di cui all’articolo 87 del codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, posti su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici o collocati a terra in adiacenza, da realizzare al di fuori della zona A) di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444; (18) e-quinquies) le aree ludiche senza fini di lucro e gli elementi di arredo delle aree pertinenziali degli edifici. (14) [2. Nel rispetto dei medesimi presupposti di cui al comma 1, previa comunicazione, anche per via telematica, dell’inizio dei lavori da parte dell’interessato all’amministrazione comunale, possono essere eseguiti senza alcun titolo abilitativo i seguenti interventi: a) gli interventi di manutenzione straordinaria di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), ivi compresa l’apertura di porte interne o lo spostamento di pareti interne, sempre che non riguardino le parti strutturali dell’edificio; (7) b) le opere dirette a soddisfare obiettive esigenze contingenti e temporanee e ad essere immediatamente rimosse al cessare della necessità e, comunque, entro un termine non superiore a novanta giorni; c) le opere di pavimentazione e di finitura di spazi esterni, anche per aree di sosta, che siano contenute entro l’indice di permeabilità, ove stabilito dallo strumento urbanistico comunale, ivi compresa la realizzazione di intercapedini interamente interrate e non accessibili, vasche di raccolta delle acque, locali tombati; d) i pannelli solari, fotovoltaici, a servizio degli edifici, da realizzare al di fuori della zona A) di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444; (2) e) le aree ludiche senza fini di lucro e gli elementi di arredo delle aree pertinenziali degli edifici; e-bis) le modifiche interne di carattere edilizio sulla superficie coperta dei fabbricati adibiti ad esercizio d’impresa, sempre che non riguardino le parti strutturali, ovvero le modifiche della destinazione d’uso dei locali adibiti ad esercizio d’impresa. (4)] (16) [3. L’interessato agli interventi di cui al comma 2 allega alla comunicazione di inizio dei lavori le autorizzazioni eventualmente obbligatorie ai sensi delle normative di settore e, limitatamente agli interventi di cui alla lettera a) del medesimo comma 2, i dati identificativi dell’impresa alla quale intende affidare la realizzazione dei lavori.] (5) [4. Limitatamente agli interventi di cui al comma 2, lettere a) ed e-bis), l’interessato trasmette all’amministrazione comunale l’elaborato progettuale e la comunicazione di inizio dei lavori asseverata da un tecnico abilitato, il quale attesta, sotto la propria responsabilità, che i lavori sono conformi agli strumenti urbanistici approvati e ai regolamenti edilizi vigenti, nonché che sono compatibili con la normativa in materia sismica e con quella sul rendimento energetico nell’edilizia e che non vi è interessamento delle parti strutturali dell’edificio; la comunicazione contiene, altresì, i dati identificativi dell’impresa alla quale si intende affidare la realizzazione dei lavori.] (6) 5. Riguardo agli interventi di cui al presente articolo, l’interessato provvede, nei casi previsti dalle vigenti disposizioni, alla presentazione degli atti di aggiornamento catastale ai sensi dell’articolo 34-quinquies, comma 2, lettera b), del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 marzo 2006, n. 80. (8) 6. Le regioni a statuto ordinario: a) possono estendere la disciplina di cui al presente articolo a interventi edilizi ulteriori rispetto a quelli previsti dal comma 1, esclusi gli interventi di cui all’articolo 10, comma 1, soggetti a permesso di costruire e gli interventi di cui all’articolo 23, soggetti a segnalazione certificata di inzio-attività in alternativa al permesso di costruire; (15) b) disciplinano con legge le modalità per l’effettuazione dei controlli. (9) [c) possono stabilire ulteriori contenuti per la relazione tecnica di cui al comma 4, nel rispetto di quello minimo fissato dal medesimo comma.] (10) [7. La mancata comunicazione dell’inizio dei lavori di cui al comma 2, ovvero la mancata comunicazione asseverata dell’inizio dei lavori di cui al comma 4, comportano la sanzione pecuniaria pari a 1.000 euro. Tale sanzione è ridotta di due terzi se la comunicazione è effettuata spontaneamente quando l’intervento è in corso di esecuzione.] (11) [8. Al fine di semplificare il rilascio del certificato di prevenzione incendi per le attività di cui ai commi 1 e 2, il certificato stesso, ove previsto, è rilasciato in via ordinaria con l’esame a vista. Per le medesime attività, il termine previsto dal primo periodo del comma 2 dell’articolo 2 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 12 gennaio 1998, n. 37, è ridotto a trenta giorni.] (3) (1)
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13. 14. 15. 16. 17.
18.
restano validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base del citato art. 5 originario. Le parole “e termici, senza serbatoio di accumulo esterno” della presente lettera sono state soppresse dall’art. 7, D.Lgs. 03.03.2011, n. 28 (G.U. 28.03.2011, n. 71, S.O. n. 81). Il presente comma è stato abrogato dall’art. 12, D.P.R. 01.08.2011, n. 151, con decorrenza dal 07.10.2011. La presente lettera aggiunta dall’art. 13-bis, D.L. 22.06.2012, n. 83, come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 11.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012, è stata poi così modificata dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. Il presente comma è stato abrogato dall’art. 13-bis, D.L. 22.06.2012, n. 83, come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 11.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012. Il presente comma, prima sostituito dall’art. 13-bis, D.L. 22.06.2012, n. 83, come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 11.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012, poi modificato dall’art. 30, D.L. 21.06.2013, n. 69, con decorrenza dal 22.06.2013 e con applicazione dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del D.L. 21.06.2013, n. 69 fermo restando quanto previsto dall’articolo 22, comma 6, del presente Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, poi nuovamente sostituito dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, è stato da ultimo abrogato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. La presente lettera è stata così modificata dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. Il presente comma, prima sostituito dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, poi abrogato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016, è stato da ultimo nuovamente sostituito dall’art. 1, comma 172, L. 04.08.2017, n. 124 con decorrenza dal 29.08.2017. La presente lettera è stata così sostituita dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. La presente lettera è stata soppressa dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. Il presente comma prima modificato dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, è stato poi abrogato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. La presente lettera è stata così modificata prima dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, e poi dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. Il presente alinea è stato così modificato dall’art. 54, L. 28.12.2015, n. 221 con decorrenza dal 02.02.2016. La presente lettera è stata aggiunta dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. La presente lettera è stata così modificata dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. Il presente comma è stato abrogato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. La presente lettera aggiunta dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016, è stata poi così sostituita dall’art. 10, comma 1, lett. c), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. La presente lettera aggiunta dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016, è stata poi così modificata dall’art. 31, comma 2-ter, D.L. 31.05.2021, n. 77, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Titolo II
Titoli abilitativi
I CAPO I
Disposizioni generali
Articolo 6-bis – Interventi subordinati a comunicazione di inizio lavori asseverata Testo in vigore dal 11 dicembre 2016
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1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016.
Articolo 7 – (L) - Attività edilizia delle pubbliche amministrazioni Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 17 agosto 1942, n. 1150 art. 31, comma 3; decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 art. 34; decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 art. 81; decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 383; decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 art. 4, comma 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 493) 1. Non si applicano le disposizioni del presente titolo per: a) opere e interventi pubblici che richiedano per la loro realizzazione l’azione integrata e coordinata di una pluralità di amministrazioni pubbliche allorché l’accordo delle predette amministrazioni, raggiunto con l’assenso del comune interessato, sia pubblicato ai sensi dell’articolo 34, comma 4, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; b) opere pubbliche, da eseguirsi da amministrazioni statali o comunque insistenti su aree del demanio statale e opere pubbliche di interesse statale, da realizzarsi dagli enti istituzionalmente competenti, ovvero da concessionari di servizi pubblici, previo accertamento di conformità con le prescrizioni urbanistiche ed edilizie ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 383, e successive modificazioni; c) opere pubbliche dei comuni deliberate dal consiglio comunale, ovvero dalla giunta comunale, assistite dalla validazione del progetto, ai sensi dell’articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 554.
Articolo 8 – (L) - Attività edilizia dei privati su aree demaniali Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 17 agosto 1942, n. 1150 art. 31, comma 3) 1. La realizzazione da parte di privati di interventi edilizi su aree demaniali è disciplinata dalle norme del presente testo unico.
Articolo 9 – (L) - Attività edilizia in assenza di pianificazione urbanistica Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge n. 10 del 1977 art. 4, ultimo comma; legge n. 457 del 1978, art. 27, ultimo comma) 1. Salvi i più restrittivi limiti fissati dalle leggi regionali e nel rispetto delle norme previste dal decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, nei comuni sprovvisti di strumenti urbanistici sono consentiti:
APPENDICE NORMATIVA
1. Gli interventi non riconducibili all’elenco di cui agli articoli 6, 10 e 22, sono realizzabili previa comunicazione, anche per via telematica, dell’inizio dei lavori da parte dell’interessato all’amministrazione competente, fatte salve le prescrizioni degli strumenti urbanistici, dei regolamenti edilizi e della disciplina urbanistico-edilizia vigente, e comunque nel rispetto delle altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia e, in particolare, delle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, di quelle relative all’efficienza energetica, di tutela dal rischio idrogeologico, nonché delle disposizioni contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42. 2. L’interessato trasmette all’amministrazione comunale l’elaborato progettuale e la comunicazione di inizio dei lavori asseverata da un tecnico abilitato, il quale attesta, sotto la propria responsabilità, che i lavori sono conformi agli strumenti urbanistici approvati e ai regolamenti edilizi vigenti, nonché che sono compatibili con la normativa in materia sismica e con quella sul rendimento energetico nell’edilizia e che non vi è interessamento delle parti strutturali dell’edificio; la comunicazione contiene, altresì, i dati identificativi dell’impresa alla quale si intende affidare la realizzazione dei lavori. 3. Per gli interventi soggetti a CILA, ove la comunicazione di fine lavori sia accompagnata dalla prescritta documentazione per la variazione catastale, quest’ultima è tempestivamente inoltrata da parte dell’amministrazione comunale ai competenti uffici dell’Agenzia delle entrate. 4. Le regioni a statuto ordinario: a) possono estendere la disciplina di cui al presente articolo a interventi edilizi ulteriori rispetto a quelli previsti dal comma 1; b) disciplinano le modalità di effettuazione dei controlli, anche a campione e prevedendo sopralluoghi in loco. 5. La mancata comunicazione asseverata dell’inizio dei lavori comporta la sanzione pecuniaria pari a 1.000 euro. Tale sanzione è ridotta di due terzi se la comunicazione è effettuata spontaneamente quando l’intervento è in corso di esecuzione. (1)
APPENDICE NORMATIVA
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a) gli interventi previsti dallelettere a), b) e c) del primo comma dell’articolo 3 che riguardino singole unità immobiliari o parti di esse; b) fuori dal perimetro dei centri abitati, gli interventi di nuova edificazione nel limite della densità massima fondiaria di 0,03 metri cubi per metro quadro; in caso di interventi a destinazione produttiva, la superficie coperta non può comunque superare un decimo dell’area di proprietà. 2. Nelle aree nelle quali non siano stati approvati gli strumenti urbanistici attuativi previsti dagli strumenti urbanistici generali come presupposto per l’edificazione, oltre agli interventi indicati al comma 1, lettera a), sono consentiti gli interventi di cui alla lettera d) del primo comma dell’articolo 3 del presente testo unico che riguardino singole unità immobiliari o parti di esse. Tali ultimi interventi sono consentiti anche se riguardino globalmente uno o più edifici e modifichino fino al 25 per cento delle destinazioni preesistenti, purché il titolare del permesso si impegni, con atto trascritto a favore del comune e a cura e spese dell’interessato, a praticare, limitatamente alla percentuale mantenuta ad uso residenziale, prezzi di vendita e canoni di locazione concordati con il comune ed a concorrere negli oneri di urbanizzazione di cui alla sezione II del capo II del presente titolo.
Articolo 9-bis – Documentazione amministrativa e stato legittimo degli immobili Testo in vigore dal 15 settembre 2020 1. Ai fini della presentazione, del rilascio o della formazione dei titoli abilitativi previsti dal presente testo unico, le amministrazioni sono tenute ad acquisire d’ufficio i documenti, le informazioni e i dati, compresi quelli catastali, che siano in possesso delle pubbliche amministrazioni e non possono richiedere attestazioni, comunque denominate, o perizie sulla veridicità e sull’autenticità di tali documenti, informazioni e dati. (1) 1-bis. Lo stato legittimo dell’immobile o dell’unità immobiliare è quello stabilito dal titolo abilitativo che ne ha previsto la costruzione o che ne ha legittimato la stessa e da quello che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o unità immobiliare, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali. Per gli immobili realizzati in un’epoca nella quale non era obbligatorio acquisire il titolo abilitativo edilizio, lo stato legittimo è quello desumibile dalle informazioni catastali di primo impianto, o da altri documenti probanti, quali le riprese fotografiche, gli estratti cartografici, i documenti d’archivio, o altro atto, pubblico o privato, di cui sia dimostrata la provenienza, e dal titolo abilitativo che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o unità immobiliare, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali. Le disposizioni di cui al secondo periodo si applicano altresì nei casi in cui sussista un principio di prova del titolo abilitativo del quale, tuttavia, non sia disponibile copia. (3) (2) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 13, comma 2, D.L. 22.06.2012, n. 83, come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.20121, n. 134 (G.U: 07.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012. 2. La rubrica del presente articolo è stata così sostituita dall’art. 10, comma 1, lett. d), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 3. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 10, comma 1, lett. d), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
I CAPO II
Permesso di costruire
Sezione I
Nozione e caratteristiche Articolo 10 – (L) - Interventi subordinati a permesso di costruire Testo in vigore dal 17 luglio 2020 (legge n. 10 del 1977 art. 1; legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 25, comma 4)
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1. La presente lettera prima modificata dall’art. 1, D.Lgs. 27.12.2002, n. 301, poi dall’art. 30, D.L. 21.06.2013, n. 69, con decorrenza dal 22.06.2013 e con applicazione dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del D.L. 21.06.2013, n. 69 fermo restando quanto previsto dall’articolo 22, comma 6, del presente Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, poi dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, è stata da ultimo così sostituita dall’art. 10, comma 1, lett. e), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 2. Le parole “denuncia di inizio attività” contenute nel presente comma sono state così sostituite dalle parole “segnalazione certificata di inizio attività” dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014.
Articolo 11 – (L) - Caratteristiche del permesso di costruire Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 28 gennaio 1977, n. 10 art. 4, commi 1, 2 e 6; legge 23 dicembre 1994, n. 724 art. 39, comma 2, come sostituito dall’art. 2, comma 37, della legge 23 dicembre 1996, n. 662) 1. Il permesso di costruire è rilasciato al proprietario dell’immobile o a chi abbia titolo per richiederlo. 2. Il permesso di costruire è trasferibile, insieme all’immobile, ai successori o aventi causa. Esso non incide sulla titolarità della proprietà o di altri diritti reali relativi agli immobili realizzati per effetto del suo rilascio. È irrevocabile ed è oneroso ai sensi dell’articolo 16. 3. Il rilascio del permesso di costruire non comporta limitazione dei diritti dei terzi.
Articolo 12 – (L) - Presupposti per il rilascio del permesso di costruire Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (art. 4, comma 1, legge n. 10 del 1977; art. 31, comma 4, legge n. 1150 del 1942; articolo unico legge 3 novembre 1952, n. 1902) 1. Il permesso di costruire è rilasciato in conformità alle previsioni degli strumenti urbanistici, dei regolamenti edilizi e della disciplina urbanistico-edilizia vigente. 2. Il permesso di costruire è comunque subordinato alla esistenza delle opere di urbanizzazione primaria o alla previsione da parte del comune dell’attuazione delle stesse nel successivo triennio, ovvero all’impegno degli interessati di procedere all’attuazione delle medesime contemporaneamente alla realizzazione dell’intervento oggetto delpermesso. 3. In caso di contrasto dell’intervento oggetto della domanda di permesso di costruire con le previsioni distrumenti urbanistici adottati, è sospesa ogni determinazione in ordine alla domanda. La misura di salvaguardia non ha efficacia decorsi tre anni dalla data di adozione dello strumento urbanistico, ovvero cinque anni nell’ipotesi in cui lo strumento urbanistico sia stato sottoposto all’amministrazione competente all’approvazione entro un anno dalla conclusione della fase di pubblicazione. 4. A richiesta del sindaco, e per lo stesso periodo, il presidente della giunta regionale, con provvedimento motivato
APPENDICE NORMATIVA
1. Costituiscono interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio e sono subordinati a permesso di costruire: a) gli interventi di nuova costruzione; b) gli interventi di ristrutturazione urbanistica; c) gli interventi di ristrutturazione edilizia che portino ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente, nei casi in cui comportino anche modifiche della volumetria complessiva degli edifici ovvero che, limitatamente agli immobili compresi nelle zone omogenee A, comportino mutamenti della destinazione d’uso, nonché gli interventi che comportino modificazioni della sagoma o della volumetria complessiva degli edifici o dei prospetti di immobili sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42. (1) 2. Le regioni stabiliscono con legge quali mutamenti, connessi o non connessi a trasformazioni fisiche, dell’uso di immobili o di loro parti, sono subordinati a permesso di costruire o a segnalazione certificata di inizio attività. (2) 3. Le regioni possono altresì individuare con legge ulteriori interventi che, in relazione all’incidenza sul territorio e sul carico urbanistico, sono sottoposti al preventivo rilascio del permesso di costruire. La violazione delle disposizioni regionali emanate ai sensi del presente comma non comporta l’applicazione delle sanzioni di cui all’articolo 44.
APPENDICE NORMATIVA
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da notificare all’interessato, può ordinare la sospensione di interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio che siano tali da compromettere o rendere più onerosa l’attuazione degli strumenti urbanistici.
Articolo 13 – (L) - Competenza al rilascio del permesso di costruire Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 28 gennaio 1977, n. 10 art. 4, comma 1; decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 articoli 107 e 109; legge 17 agosto 1942, n. 1150 art. 41-quater) 1. Il permesso di costruire è rilasciato dal dirigente o responsabile dello sportello unico nel rispetto delle leggi, dei regolamenti e degli strumenti urbanistici. (1) 2. La regione disciplina l’esercizio dei poteri sostitutivi di cui all’articolo 21, comma 2, per il caso di mancato rilascio del permesso di costruire entro i termini stabiliti. 1. Le parole “del competente ufficio comunale” contenute nel presente comma, sono state così sostituite dalla parole “dello sportello unico” dall’art. 13, comma 2, D.L. 22.06.2012, n. 83, come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 11.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012.
Articolo 14 – (L) - Permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici Testo in vigore dal 15 settembre 2020 (legge 17 agosto 1942, n. 1150 art. 41-quater, introdotto dall’art. 16 della legge 6 agosto 1967, n. 765; decreto legislativo n. 267 del 2000 art. 42, comma 2, lettera b); legge 21 dicembre 1955, n. 1357 art. 3) 1. Il permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici generali è rilasciato esclusivamente per edifici ed impianti pubblici o di interesse pubblico, previa deliberazione del consiglio comunale, nel rispetto comunque delle disposizioni contenute nel decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, e delle altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia. 1-bis. Per gli interventi di ristrutturazione edilizia, la richiesta di permesso di costruire in deroga è ammessa previa deliberazione del consiglio comunale che ne attesta l’interesse pubblico limitatamente alle finalità di rigenerazione urbana, di contenimento del consumo del suolo e di recupero sociale e urbano dell’insediamento, fermo restando, nel caso di insediamenti commerciali, quanto disposto dall’articolo 31, comma 2, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214. (1) 2. Dell’avvio del procedimento viene data comunicazione agli interessati ai sensi dell’articolo 7 della legge 7 agosto 1990, n. 241. 3. La deroga, nel rispetto delle norme igieniche, sanitarie e di sicurezza, può riguardare esclusivamente i limiti di densità edilizia, di altezza e di distanza tra i fabbricati di cui alle norme di attuazione degli strumenti urbanistici generali ed esecutivi, nonché le destinazioni d’uso ammissibili, fermo restando in ogni caso il rispetto delle disposizioni di cui agli articoli 7, 8 e 9 del decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444. (2) 1. Il presente comma inserito dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, è stato poi così sostituito dall’art. 10, comma 1, lett. f), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 2. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, e poi dall’art. 10, comma 1, lett. f), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 15 – (R) - Efficacia temporale e decadenza del permesso di costruire Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 28 gennaio 1977, n. 10 art. 4, commi 3, 4 e 5; legge 17 agosto 1942, n. 1150 art. 31, comma 11) 1. Nel permesso di costruire sono indicati i termini di inizio e di ultimazione dei lavori.
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1. Ai sensi dall’art. 30, commi 3 e 4, D.L. 21.06.2013, n. 69 (G.U. 21.06.2013, n. 144 - S.O. n. 50), così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 09.08.2013, n. 98, con decorrenza ed effetto dal 21.08.2013, salva restando la diversa disciplina regionale, previa comunicazione del soggetto interessato, sono prorogati di due anni i termini di inizio e di ultimazione dei lavori di cui al presente articolo come indicati nei titoli abilitativi rilasciati o comunque formatisi antecedentemente all’entrata in vigore del D.L. 21.06.2013 (22.06.2013), purché i suddetti termini non siano già decorsi al momento della comunicazione dell’interessato e sempre che i titoli abilitativi non risultino in contrasto, al momento della comunicazione dell’interessato, con nuovi strumenti urbanistici approvati o adottati. 2. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. Si riporta di seguito il testo previgente: “2. Il termine per l’inizio dei lavori non può essere superiore ad un anno dal rilascio del titolo; quello di ultimazione, entro il quale l’opera deve essere completata non può superare i tre anni dall’inizio dei lavori. Entrambi i termini possono essere prorogati, con provvedimento motivato, per fatti sopravvenuti estranei alla volontà del titolare del permesso. Decorsi tali termini il permesso decade di diritto per la parte non eseguita, tranne che, anteriormente alla scadenza venga richiesta una proroga. La proroga può essere accordata, con provvedimento motivato, esclusivamente in considerazione della mole dell’opera da realizzare o delle sue particolari caratteristiche tecnico-costruttive, ovvero quando si tratti di opere pubbliche il cui finanziamento sia previsto in più esercizi finanziari.”. 3. Il presente comma è stato inserito dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. 4. Le parole “denuncia di inizio attività” contenute nel presente comma sono state così sostituite dalle parole “segnalazione certificata di inizio attività” dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. 5. Ai sensi dell’art. 10, comma 4, D.L. 16.07.2020, n. 76, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020 per effetto della comunicazione del soggetto interessato di volersi avvalere del presente comma, sono prorogati rispettivamente di un anno e di tre anni i termini di inizio e di ultimazione dei lavori di cui al presente articolo, come indicati nei permessi di costruire rilasciati o comunque formatisi fino al 31 dicembre 2020, purché i suddetti termini non siano già decorsi al momento della comunicazione dell’interessato e sempre che i titoli abilitativi non risultino in contrasto, al momento della comunicazione dell’interessato, con nuovi strumenti urbanistici approvati o adottati. Le suddette disposizioni di cui al primo periodo si applicano anche ai permessi di costruire per i quali l’amministrazione competente abbia già accordato una proroga ai sensi del comma 2 del presente articolo.
Sezione II
Contributo di costruzione Articolo 16 – (L) - Contributo per il rilascio del permesso di costruire Testo in vigore dal 17 luglio 2020
APPENDICE NORMATIVA
2. Il termine per l’inizio dei lavori non può essere superiore ad un anno dal rilascio del titolo; quello di ultimazione, entro il quale l’opera deve essere completata, non può superare tre anni dall’inizio dei lavori. Decorsi tali termini il permesso decade di diritto per la parte non eseguita, tranne che, anteriormente alla scadenza, venga richiesta una proroga. La proroga può essere accordata, con provvedimento motivato, per fatti sopravvenuti, estranei alla volontà del titolare del permesso, oppure in considerazione della mole dell’opera da realizzare, delle sue particolari caratteristiche tecnico-costruttive, o di difficoltà tecnico-esecutive emerse successivamente all’inizio dei lavori, ovvero quando si tratti di opere pubbliche il cui finanziamento sia previsto in più esercizi finanziari. (2) 2-bis. La proroga dei termini per l’inizio e l’ultimazione dei lavori è comunque accordata qualora i lavori non possano essere iniziati o conclusi per iniziative dell’amministrazione o dell’autorità giudiziaria rivelatesi poi infondate. (3) 3. La realizzazione della parte dell’intervento non ultimata nel termine stabilito è subordinata al rilascio di nuovo permesso per le opere ancora da eseguire, salvo che le stesse non rientrino tra quelle realizzabili mediante segnalazione certificata di inizio attività ai sensi dell’articolo 22. Si procede altresì, ove necessario, al ricalcolo del contributo di costruzione. (4) 4. Il permesso decade con l’entrata in vigore di contrastanti previsioni urbanistiche, salvo che i lavori siano già iniziati e vengano completati entro il termine di tre anni dalla data di inizio. (1) (5)
APPENDICE NORMATIVA
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(legge 28 gennaio 1977, n. 10 articoli 3; 5, comma 1; 6, commi 1, 4 e 5; 11; legge 5 agosto 1978, n. 457, art. 47; legge 24 dicembre 1993, n. 537 art. 7; legge 29 settembre 1964, n. 847 articoli 1, comma 1, lettere b) e c), e 4; legge 22 ottobre 1971, n. 865, art. 44; legge 11 marzo 1988, n. 67 art. 17; decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 art. 58, comma 1; legge 23 dicembre 1998, n. 448 art. 61, comma 2) 1. Salvo quanto disposto dall’articolo 17, comma 3, il rilascio del permesso di costruire comporta la corresponsione di un contributo commisurato all’incidenza degli oneri di urbanizzazione nonché al costo di costruzione, secondo le modalità indicate nel presente articolo. (4) 2. La quota di contributo relativa agli oneri di urbanizzazione, nel rispetto dell’articolo 2 comma 5, della legge 11 febbraio 1994, n. 109 e successive modificazioni, è corrisposta al comune all’atto del rilascio del permesso di costruire e, su richiesta dell’interessato, può essere rateizzata. A scomputo totale o parziale della quota dovuta, il titolare del permesso può obbligarsi a realizzare direttamente le opere di urbanizzazione con le modalità e le garanzie stabilite dal comune, con conseguente acquisizione delle opere realizzate al patrimonio indisponibile del comune. (2) 2-bis. Nell’ambito degli strumenti attuativi e degli atti equivalenti comunque denominati nonché degli interventi in diretta attuazione dello strumento urbanistico generale, l’esecuzione diretta delle opere di urbanizzazione primaria di cui al comma 7, di importo inferiore alla soglia di cui all’articolo 28, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, funzionali all’intervento di trasformazione urbanistica del territorio, è a carico del titolare del permesso di costruire e non trova applicazione il decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163. (3) 3. La quota di contributo relativa al costo di costruzione, determinata all’atto del rilascio, è corrisposta in corso d’opera, con le modalità e le garanzie stabilite dal comune, non oltre sessanta giorni dalla ultimazione della costruzione. 4. L’incidenza degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria è stabilita con deliberazione del consiglio comunale in base alle tabelle parametriche che la regione definisce per classi di comuni in relazione: a) all’ampiezza ed all’andamento demografico dei comuni; b) alle caratteristiche geografiche dei comuni; c) alle destinazioni di zona previste negli strumenti urbanistici vigenti; d) ai limiti e rapporti minimi inderogabili fissati in applicazione dall’articolo 41-quinquies, penultimo e ultimo comma, della legge 17 agosto 1942, n. 1150 e successive modifiche e integrazioni, nonché delle leggi regionali; d-bis) alla differenziazione tra gli interventi al fine di incentivare, in modo particolare nelle aree a maggiore densità del costruito, quelli di ristrutturazione edilizia di cui all’articolo 3, comma 1, lettera d), anziché quelli di nuova costruzione; (5) d-ter) alla valutazione del maggior valore generato da interventi su aree o immobili in variante urbanistica o in deroga. Tale maggior valore, calcolato dall’amministrazione comunale, è suddiviso in misura non inferiore al 50 per cento tra il comune e la parte privata ed è erogato da quest’ultima al comune stesso sotto forma di contributo straordinario, che attesta l’interesse pubblico, in versamento finanziario, vincolato a specifico centro di costo per la realizzazione di opere pubbliche e servizi da realizzare nel contesto in cui ricade l’intervento, cessione di aree o immobili da destinare a servizi di pubblica utilità, edilizia residenziale sociale od opere pubbliche. (9) 4-bis. Con riferimento a quanto previsto dal secondo periodo della lettera d-ter) del comma 4, sono fatte salve le diverse disposizioni delle legislazioni regionali e degli strumenti urbanistici generali comunali. (8) 5. Nel caso di mancata definizione delle tabelle parametriche da parte della regione e fino alla definizione delle tabelle stesse, i comuni provvedono, in via provvisoria, con deliberazione del consiglio comunale, secondo i parametri di cui al comma 4, fermo restando quanto previsto dal comma 4-bis. (6) 6. Ogni cinque anni i comuni provvedono ad aggiornare gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria, in conformità alle relative disposizioni regionali, in relazione ai riscontri e prevedibili costi delle opere di urbanizzazione primaria, secondaria e generale. 7. Gli oneri di urbanizzazione primaria sono relativi ai seguenti interventi: strade residenziali, spazi di sosta o di parcheggio, fognature, rete idrica, rete di distribuzione dell’energia elettrica e del gas, pubblica illuminazione, spazi di verde attrezzato. 7-bis. Tra gli interventi di urbanizzazione primaria di cui al comma 7 rientrano i cavedi multiservizi e i cavidotti per il passaggio di reti di telecomunicazioni, salvo nelle aree individuate dai comuni sulla base dei criteri definiti dalle regioni. (1) 8. Gli oneri di urbanizzazione secondaria sono relativi ai seguenti interventi: asili nido e scuole materne, scuole dell’obbligo nonché strutture e complessi per l’istruzione superiore all’obbligo, mercati di quartiere, delegazioni comunali, chiese e altri edifici religiosi, impianti sportivi di quartiere, aree verdi di quartiere, centri sociali e attrezzature culturali e sanitarie. Nelle attrezzature sanitarie sono ricomprese le opere, le costruzioni e gli impianti destinati allo smaltimento, al riciclaggio o alla distruzione dei rifiuti urbani, speciali, pericolosi, solidi e liquidi, alla bonifica di aree inquinate. 9. Il costo di costruzione per i nuovi edifici è determinato periodicamente dalle regioni con riferimento ai costi massimi ammissibili per l’edilizia agevolata, definiti dalle stesse regioni a norma della lettera g) del primo comma
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1. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 40, L. 01.08.2002, n. 166. 2. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 1 D.Lgs. 27.12.2002, n. 301 con decorrenza dal 05.02.2003. 3. Il presente comma prima inserito dall’art. 5 D.L. 13.05.2011, n. 70 con decorrenza dal 14.05.2011, poi soppresso in sede di conversione dall’allegato alla L.12.07.2011, n. 106 con decorrenza 13.07.2011, poi reinserito dall’art. 45, comma 1, D.L. 06.12.2011, n. 201 così come modificato dalla legge di conversione L. 22.12.2011, n. 214, poi modificato dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, è stato ripristinato nel suo testo previgente in virtù dell’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. 4. Il presente comma prima modificato dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, è stato ripristinato nel suo testo previgente in virtù dell’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. 5. La presente lettera è stata aggiunta dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. 6. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. 7. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. 8. Il presente comma è stato inserito dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. 9. La presente lettera aggiunta dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, è stata poi così modificata dall’art. 10, comma 1, lett. g), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 17 – (L) - Riduzione o esonero dal contributo di costruzione Testo in vigore dal 15 settembre 2020 (legge 28 gennaio 1977, n. 10 articoli 7, comma 1; 9; decreto legge 23 gennaio 1982, n. 9 articoli 7 e 9, convertito in legge 25 marzo 1982, n. 94; legge 24 marzo 1989, n. 122 art. 11; legge 9 gennaio 1991, n. 10 art. 26, comma 1; legge n. 662 del 1996 art. 2, comma 60) 1. Nei casi di edilizia abitativa convenzionata, relativa anche ad edifici esistenti, il contributo afferente al permesso di costruire è ridotto alla sola quota degli oneri di urbanizzazione qualora il titolare del permesso si impegni, a mezzo di una convenzione con il comune, ad applicare prezzi di vendita e canoni di locazione determinati ai sensi della convenzione-tipo prevista dall’articolo 18. 2. Il contributo per la realizzazione della prima abitazione è pari a quanto stabilito per la corrispondente edilizia residenziale pubblica, purché sussistano i requisiti indicati dalla normativa di settore. 3. Il contributo di costruzione non è dovuto: a) per gli interventi da realizzare nelle zone agricole, ivi comprese le residenze, in funzione della conduzione del fondo e delle esigenze dell’imprenditore agricolo a titolo principale, ai sensi dell’articolo 12 della legge 9 maggio 1975, n. 153; b) per gli interventi di ristrutturazione e di ampliamento, in misura non superiore al 20 per cento, di edifici unifamiliari;
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dell’articolo 4 della legge 5 agosto 1978, n. 457. Con lo stesso provvedimento le regioni identificano classi di edifici con caratteristiche superiori a quelle considerate nelle vigenti disposizioni di legge per l’edilizia agevolata, per le quali sono determinate maggiorazioni del detto costo di costruzione in misura non superiore al 50 per cento. Nei periodi intercorrenti tra le determinazioni regionali, ovvero in eventuale assenza di tali determinazioni, il costo di costruzione è adeguato annualmente, ed autonomamente, in ragione dell’intervenuta variazione dei costi di costruzione accertata dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT). Il contributo afferente al permesso di costruire comprende una quota di detto costo, variabile dal 5 per cento al 20 per cento, che viene determinata dalle regioni in funzione delle caratteristiche e delle tipologie delle costruzioni e della loro destinazione ed ubicazione. 10. Nel caso di interventi su edifici esistenti il costo di costruzione è determinato in relazione al costo degli interventi stessi, così come individuati dal comune in base ai progetti presentati per ottenere il permesso di costruire. Al fine di incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente, per gli interventi di ristrutturazione edilizia di cui all’articolo 3, comma 1, lettera d), i comuni hanno comunque la facoltà di deliberare che i costi di costruzione ad essi relativi siano inferiori ai valori determinati per le nuove costruzioni. (7)
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c) per gli impianti, le attrezzature, le opere pubbliche o di interesse generale realizzate dagli enti istituzionalmente competenti nonché per le opere di urbanizzazione, eseguite anche da privati, in attuazione di strumenti urbanistici; d) per gli interventi da realizzare in attuazione di norme o di provvedimenti emanati a seguito di pubbliche calamità; e) per i nuovi impianti, lavori, opere, modifiche, installazioni, relativi alle fonti rinnovabili di energia, alla conservazione, al risparmio e all’uso razionale dell’energia, nel rispetto delle norme urbanistiche, di tutela dell’assetto idrogeologico, artistico-storica e ambientale. (3) 4. Per gli interventi da realizzare su immobili di proprietà dello Stato, nonché per gli interventi di manutenzione straordinaria di cui all’articolo 6, comma 2, lettera a), qualora comportanti aumento del carico urbanistico, il contributo di costruzione è commisurato alla incidenza delle sole opere di urbanizzazione, purché ne derivi un aumento della superficie calpestabile. (1) 4-bis. Al fine di agevolare gli interventi di rigenerazione urbana, di decarbonizzazione, efficientamento energetico, messa in sicurezza sismica e contenimento del consumo di suolo, di ristrutturazione, nonché di recupero e riuso degli immobili dismessi o in via di dismissione, il contributo di costruzione è ridotto in misura non inferiore del 20 per cento rispetto a quello previsto dalle tabelle parametriche regionali. I comuni hanno la facoltà di deliberare ulteriori riduzioni del contributo di costruzione, fino alla completa esenzione dallo stesso. (2) 1. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. 2. Il presente comma aggiunto dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, è stato poi così sostituito dall’art. 10, comma 1, lett. h), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 3. La presente lettera è stata così modificata dall’art. 54, L. 28.12.2015, n. 221 con decorrenza dal 02.02.2016.
Articolo 18 – (L) - Convenzione-tipo Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 28 gennaio 1977, n. 10 art. 8; legge 17 febbraio 1992, n. 179 art. 23, comma 6) 1. Ai fini del rilascio del permesso di costruire relativo agli interventi di edilizia abitativa di cui all’articolo 17, comma 1, la regione approva una convenzione-tipo, con la quale sono stabiliti i criteri nonché i parametri, definiti con meccanismi tabellari per classi di comuni, ai quali debbono uniformarsi le convenzioni comunali nonché gli atti di obbligo in ordine essenzialmente a: a) l’indicazione delle caratteristiche tipologiche e costruttive degli alloggi; b) la determinazione dei prezzi di cessione degli alloggi, sulla base del costo delle aree, così come definito dal comma successivo, della costruzione e delle opere di urbanizzazione, nonché delle spese generali, comprese quelle per la progettazione e degli oneri di preammortamento e di finanziamento; c) la determinazione dei canoni di locazione in percentuale del valore desunto dai prezzi fissati per la cessione degli alloggi; d) la durata di validità della convenzione non superiore a 30 e non inferiore a 20 anni. 2. La regione stabilisce criteri e parametri per la determinazione del costo delle aree, in misura tale che la sua incidenza non superi il 20 per cento del costo di costruzione come definito ai sensi dell’articolo 16. 3. Il titolare del permesso può chiedere che il costo delle aree, ai fini della convenzione, sia determinato in misura pari al valore definito in occasione di trasferimenti di proprietà avvenuti nel quinquennio anteriore alla data della convenzione. 4. I prezzi di cessione ed i canoni di locazione determinati nelle convenzioni ai sensi del primo comma sono suscettibili di periodiche variazioni, con frequenza non inferiore al biennio, in relazione agli indici ufficiali ISTAT dei costi di costruzione intervenuti dopo la stipula delle convenzioni medesime. 5. Ogni pattuizione stipulata in violazione dei prezzi di cessione e dei canoni di locazione è nulla per la parte eccedente.
Articolo 19 – (L) - Contributo di costruzione per opere o impianti non destinati alla Residenza Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 28 gennaio 1977, n. 10 art. 10) 1. Il permesso di costruire relativo a costruzioni o impianti destinati ad attività industriali o artigianali dirette alla
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Sezione III
Procedimento Articolo 20 – (R) - Procedimento per il rilascio del permesso di costruire Testo in vigore dal 17 luglio 2020 (decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 art. 4, commi 1, 2, 3 e 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 493) 1. La domanda per il rilascio del permesso di costruire, sottoscritta da uno dei soggetti legittimati ai sensi dell’articolo 11, va presentata allo sportello unico corredata da un’attestazione concernente il titolo di legittimazione, dagli elaborati progettuali richiesti, e quando ne ricorrano i presupposti, dagli altri documenti previsti dalla parte II. La domanda è accompagnata da una dichiarazione del progettista abilitato che asseveri la conformità del progetto agli strumenti urbanistici approvati ed adottati, ai regolamenti edilizi vigenti, e alle altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia e, in particolare, alle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, alle norme relative all’efficienza energetica. (2) 1-bis. Con decreto del Ministro della salute, da adottarsi, previa intesa in Conferenza unificata, entro 90 giorni dall’entrata in vigore della presente disposizione, sono definiti i requisiti igienico-sanitari di carattere prestazionale degli edifici. (10) 2. Lo sportello unico comunica entro dieci giorni al richiedente il nominativo del responsabile del procedimento ai sensi degli articoli 4 e 5 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni. L’esame delle domande si svolge secondo l’ordine cronologico di presentazione. 3. Entro sessanta giorni dalla presentazione della domanda, il responsabile del procedimento cura l’istruttoria e formula una proposta di provvedimento, corredata da una dettagliata relazione, con la qualificazione tecnico-giuridica dell’intervento richiesto. Qualora sia necessario acquisire ulteriori atti di assenso, comunque denominati, resi da amministrazioni diverse, si procede ai sensi degli articoli 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241. (3) 4. Il responsabile del procedimento, qualora ritenga che ai fini del rilascio del permesso di costruire sia necessario apportare modifiche di modesta entità rispetto al progetto originario, può, nello stesso termine di cui al comma 3, richiedere tali modifiche, illustrandone le ragioni. L’interessato si pronuncia sulla richiesta di modifica entro il termine fissato e, in caso di adesione, è tenuto ad integrare la documentazione nei successivi quindici giorni. La richiesta di cui al presente comma sospende, fino al relativo esito, il decorso del termine di cui al comma 3. 5. Il termine di cui al comma 3 può essere interrotto una sola volta dal responsabile del procedimento, entro trenta giorni dalla presentazione della domanda, esclusivamente per la motivata richiesta di documenti che integrino o completino la documentazione presentata e che non siano già nella disponibilità dell’amministrazione o che questa non possa acquisire autonomamente. In tal caso, il termine ricomincia a decorrere dalla data di ricezione della documentazione integrativa. [5-bis. Se entro il termine di cui al comma 3 non sono intervenute le intese, i concerti, i nulla osta o gli assensi, comunque denominati, delle altre amministrazioni pubbliche, o è intervenuto il dissenso di una o più amministrazioni interpellate, qualora tale dissenso non risulti fondato sull’assoluta incompatibilità dell’intervento, il responsabile dello sportello unico indice la conferenza di servizi ai sensi degli articoli 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni. Le amministrazioni che esprimono parere positivo possono non intervenire alla conferenza di servizi e trasmettere i relativi atti di assenso, dei quali si tiene conto ai fini dell’individuazione delle posizioni prevalenti per l’adozione della determinazione motivata di conclusione del procedimento, di cui all’articolo 14-ter, comma 6-bis, della citata legge n. 241 del 1990, e successive modificazioni.] (4)
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trasformazione di beni ed alla prestazione di servizi comporta la corresponsione di un contributo pari alla incidenza delle opere di urbanizzazione, di quelle necessarie al trattamento e allo smaltimento dei rifiuti solidi, liquidi e gassosi e di quelle necessarie alla sistemazione dei luoghi ove ne siano alterate le caratteristiche. La incidenza di tali opere è stabilita con deliberazione del consiglio comunale in base a parametri che la regione definisce con i criteri di cui al comma 4, lettere a) e b) dell’articolo 16, nonché in relazione ai tipi di attività produttiva. 2. Il permesso di costruire relativo a costruzioni o impianti destinati ad attività turistiche, commerciali e direzionali o allo svolgimento di servizi comporta la corresponsione di un contributo pari all’incidenza delle opere di urbanizzazione, determinata ai sensi dell’articolo 16, nonché una quota non superiore al 10 per cento del costo documentato di costruzione da stabilirsi, in relazione ai diversi tipi di attività, con deliberazione del consiglio comunale. 3. Qualora la destinazione d’uso delle opere indicate nei commi precedenti, nonché di quelle nelle zone agricole previste dall’articolo 17, venga comunque modificata nei dieci anni successivi all’ultimazione dei lavori, il contributo di costruzione è dovuto nella misura massima corrispondente alla nuova destinazione, determinata con riferimento al momento dell’intervenuta variazione.
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6. Il provvedimento finale, che lo sportello unico provvede a notificare all’interessato, è adottato dal dirigente o dal responsabile dell’ufficio, entro il termine di trenta giorni dalla proposta di cui al comma 3. Qualora sia indetta la conferenza di servizi di cui al medesimo comma, la determinazione motivata di conclusione del procedimento, assunta nei termini di cui agli articoli da 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni, è, ad ogni effetto, titolo per la realizzazione dell’intervento. Il termine di cui al primo periodo è fissato in quaranta giorni con la medesima decorrenza qualora il dirigente o il responsabile del procedimento abbia comunicato all’istante i motivi che ostano all’accoglimento della domanda, ai sensi dell’articolo 10-bis della citata legge n. 241 del 1990, e successive modificazioni. Dell’avvenuto rilascio del permesso di costruire è data notizia al pubblico mediante affissione all’albo pretorio. Gli estremi del permesso di costruire sono indicati nel cartello esposto presso il cantiere, secondo le modalità stabilite dal regolamento edilizio. (5) 7. I termini di cui ai commi 3 e 5 sono raddoppiati nei soli casi di progetti particolarmente complessi secondo la motivata risoluzione del responsabile del procedimento. (8) 8. (L) Decorso inutilmente il termine per l’adozione del provvedimento conclusivo, ove il dirigente o il responsabile dell’ufficio non abbia opposto motivato diniego, sulla domanda di permesso di costruire si intende formato il silenzio-assenso, fatti salvi i casi in cui sussistano vincoli relativi all’assetto idrogeologico, ambientali, paesaggistici o culturali, per i quali si applicano le disposizioni di cui agli articoli 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241. Fermi restando gli effetti comunque prodotti dal silenzio, lo sportello unico per l’edilizia rilascia anche in via telematica, entro quindici giorni dalla richiesta dell’interessato, un’attestazione circa il decorso dei termini del procedimento, in assenza di richieste di integrazione documentale o istruttorie inevase e di provvedimenti di diniego; altrimenti, nello stesso termine, comunica all’interessato che tali atti sono intervenuti. (9) [9. (L) Qualora l’immobile oggetto dell’intervento sia sottoposto a vincoli di assetto idrogeologico, ambientali, paesaggistici o culturali, il termine di cui al comma 6 decorre dal rilascio del relativo atto di assenso, il procedimento è concluso con l’adozione di un provvedimento espresso e si applica quanto previsto dall’articolo 2 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni. In caso di diniego dell’atto di assenso, eventualmente acquisito in conferenza di servizi, decorso il termine per l’adozione del provvedimento finale, la domanda di rilascio del permesso di costruire si intende respinta. Il responsabile del procedimento trasmette al richiedente il provvedimento di diniego dell’atto di assenso entro cinque giorni dalla data in cui è acquisito agli atti, con le indicazioni di cui all’articolo 3, comma 4, della legge 7 agosto 1990, n. 241. Per gli immobili sottoposti a vincolo paesaggistico, resta fermo quanto previsto dall’articolo 146, comma 9, del codice di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni.] (7) [10. Qualora l’immobile oggetto dell’intervento sia sottoposto ad un vincolo la cui tutela non compete all’amministrazione comunale, il competente ufficio comunale acquisisce il relativo assenso nell’ambito della conferenza di servizi di cui al comma 5-bis. In caso di esito non favorevole, sulla domanda di permesso di costruire si intende formato il silenzio-rifiuto.] (6) 11. Il termine per il rilascio del permesso di costruire per gli interventi di cui all’articolo 22, comma 7, è di settantacinque giorni dalla data di presentazione della domanda. 12. Fermo restando quanto previsto dalla vigente normativa in relazione agli adempimenti di competenza delle amministrazioni statali coinvolte, sono fatte salve le disposizioni contenute nelle leggi regionali che prevedano misure di ulteriore semplificazione e ulteriori riduzioni di termini procedimentali. 13. Ove il fatto non costituisca più grave reato, chiunque, nelle dichiarazioni o attestazioni o asseverazioni di cui al comma 1, dichiara o attesta falsamente l’esistenza dei requisiti o dei presupposti di cui al medesimo comma è punito con la reclusione da uno a tre anni. In tali casi, il responsabile del procedimento informa il competente ordine professionale per l’irrogazione delle sanzioni disciplinari. (1) 1. Il presente articolo, prima modificato dall’art. 1, D.Lgs. 27.12.2002, n. 301, è stato poi così sostituito dall’art. 5, D.L. 13.05.2011, n. 70 con decorrenza dal 14.05.2011. 2. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 13, comma 2, D.L. 22.06.2012, n. 83 come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 11.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012, e poi dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. 3. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 13, comma 2, D.L. 22.06.2012, n. 83 come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 11.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012, e poi dall’art. 2, D.Lgs. 30.06.2016, n. 127 con decorrenza dal 28.07.2016 ed applicazione ai procedimenti avviati successivamente alla data di entrata in vigore del suddetto decreto. 4. Il presente comma inserito dall’art. 13, comma 2, D.L. 22.06.2012, n. 83 come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 11.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012, è stato poi abrogato dall’art. 2, D.Lgs. 30.06.2016, n. 127 con decorrenza dal 28.07.2016 ed applicazione ai procedimenti avviati successivamente alla data di entrata in vigore del suddetto decreto. 5. Il presente comma prima sostituito dall’art. 13, comma 2, D.L. 22.06.2012, n. 83 come modificato
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dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 11.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012, è stato poi così modificato dall’art. 2, D.Lgs. 30.06.2016, n. 127 con decorrenza dal 28.07.2016 ed applicazione ai procedimenti avviati successivamente alla data di entrata in vigore del suddetto decreto. Il presente comma prima sostituito dall’art. 13, comma 2, D.L. 22.06.2012, n. 83 come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 11.08.2012, n. 187, S.O. n. 171), è stato da ultimo abrogato dall’art. 30, D.L. 21.06.2013, n. 69, con decorrenza dal 22.06.2013 e con applicazione dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, fermo restando quanto previsto dall’articolo 22, comma 6, del presente Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia. Il presente comma così sostituito prima dall’art. 30, D.L. 21.06.2013, n. 69, con decorrenza dal 22.06.2013 e con applicazione dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, fermo restando quanto previsto dall’articolo 22, comma 6, del presente Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia e poi dall’art. 54, L. 28.12.2015, n. 221 con decorrenza dal 02.02.2016, è stato abrogato dall’art. 2, D.Lgs. 30.06.2016, n. 127 con decorrenza dal 28.07.2016 ed applicazione ai procedimenti avviati successivamente alla data di entrata in vigore del suddetto decreto. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. Il presente comma prima sostituito dall’art. 30, D.L. 21.06.2013, n. 69, con decorrenza dal 22.06.2013 e con applicazione dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, fermo restando quanto previsto dall’articolo 22, comma 6, del presente Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, poi dall’art. 54, L. 28.12.2015, n. 221 con decorrenza dal 02.02.2016, è stato poi così modificato prima dall’art. 2, D.Lgs. 30.06.2016, n. 127 con decorrenza dal 28.07.2016 ed applicazione ai procedimenti avviati successivamente alla data di entrata in vigore del suddetto decreto, e poi dall’art. 10, comma 1, lett. i), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. Il presente comma è stato inserito dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016.
Articolo 21 – (R) - Intervento sostitutivo regionale Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 art. 4, commi 5 e 6, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 493) 1. Le regioni, con proprie leggi, determinano forme e modalità per l’eventuale esercizio del potere sostitutivo nei confronti dell’ufficio dell’amministrazione comunale competente per il rilascio del permesso di costruire. (1) 1. Il presente articolo è stato così sostituito dall’art. 5 D.L. 13.05.2011, n. 70 con decorrenza dal 14.05.2011. Si riporta di seguito il testo previgente: “1. In caso di mancata adozione, entro i termini previsti dall’articolo 20, del provvedimento conclusivo del procedimento per il rilascio del permesso di costruire, l’interessato può, con atto notificato o trasmesso in piego raccomandato con avviso di ricevimento, richiedere allo sportello unico che il dirigente o il responsabile dell’ufficio di cui all’articolo 13, si pronunci entro quindici giorni dalla ricezione dell’istanza. Di tale istanza viene data notizia al sindaco a cura del responsabile del procedimento. Resta comunque ferma la facoltà di impugnare in sede giurisdizionale il silenzio-rifiuto formatosi sulla domanda di permesso di costruire. 2. Decorso inutilmente anche il termine di cui al comma 1, l’interessato può inoltrare richiesta di intervento sostitutivo al competente organo regionale, il quale, nei successivi quindici giorni, nomina un commissario ad acta che provvede nel termine di sessanta giorni. Trascorso inutilmente anche quest’ultimo termine, sulla domanda di intervento sostitutivo si intende formato il silenzio-rifiuto.”.
I CAPO III
Segnalazione certificata di inizio di attività
Articolo 22 – (L) - Interventi subordinati a segnalazione certificata di inizio di attività Testo in vigore dal 17 luglio 2020
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(decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 art. 4 , commi 7, 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 493, come modificato dall’art. 2, comma 60, della legge 23 dicembre 1996, n. 662 nel testo risultante dalle modifiche introdotte dall’art. 10 del decreto legge 31 dicembre 1996, n. 669; decreto legge 25 marzo 1997, n. 67, art. 11, convertito, con modifiche, dalla legge 23 maggio 1997, n. 135; decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490 in part. articoli 34 ss., e 149) 1. Sono realizzabili mediante la segnalazione certificata di inizio di attività di cui all’articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241, nonché in conformità alle previsioni degli strumenti urbanistici, dei regolamenti edilizi e della disciplina urbanistico-edilizia vigente: a) gli interventi di manutenzione straordinaria di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), qualora riguardino le parti strutturali dell’edificio o i prospetti; (11) b) gli interventi di restauro e di risanamento conservativo di cui all’articolo 3, comma 1, lettera c), qualora riguardino le parti strutturali dell’edificio; c) gli interventi di ristrutturazione edilizia di cui all’articolo 3, comma 1, lettera d), diversi da quelli indicati nell’articolo 10, comma 1, lettera c. (4) 2. Sono, altresì realizzabili mediante segnalazione certificata di inizio attività le varianti a permessi di costruire che non incidono sui parametri urbanistici e sulle volumetrie, che non modificano la destinazione d’uso e la categoria edilizia, non alterano la sagoma dell’edificio qualora sottoposto a vincolo ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni, e non violano le eventuali prescrizioni contenute nel permesso di costruire. Ai fini dell’attività di vigilanza urbanistica ed edilizia, nonché ai fini dell’agibilità tali segnalazioni certificate di inizio attività costituiscono parte integrante del procedimento relativo al permesso di costruzione dell’intervento principale e possono essere presentate prima della dichiarazione di ultimazione dei lavori. (2) 2-bis. Sono realizzabili mediante segnalazione certificata d’inizio attività e comunicate a fine lavori con attestazione del professionista, le varianti a permessi di costruire che non configurano una variazione essenziale, a condizione che siano conformi alle prescrizioni urbanistico-edilizie e siano attuate dopo l’acquisizione degli eventuali atti di assenso prescritti dalla normativa sui vincoli paesaggistici, idrogeologici, ambientali, di tutela del patrimonio storico, artistico ed archeologico e dalle altre normative di settore. (5) [3. In alternativa al permesso di costruire, possono essere realizzati mediante denuncia di inizio attività: a) gli interventi di ristrutturazione di cui all’articolo 10, comma 1, lettera c); b) gli interventi di nuova costruzione o di ristrutturazione urbanistica qualora siano disciplinati da piani attuativi comunque denominati, ivi compresi gli accordi negoziali aventi valore di piano attuativo, che contengano precise disposizioni plano-volumetriche, tipologiche, formali e costruttive, la cui sussistenza sia stata esplicitamente dichiarata dal competente organo comunale in sede di approvazione degli stessi piani o di ricognizione di quelli vigenti; qualora i piani attuativi risultino approvati anteriormente all’entrata in vigore della legge 21 dicembre 2001, n. 443 il relativo atto di ricognizione deve avvenire entro trenta giorni dalla richiesta degli interessati; in mancanza si prescinde dall’atto di ricognizione, purché il progetto di costruzione venga accompagnato da apposita relazione tecnica nella quale venga asseverata l’esistenza di piani attuativi con le caratteristiche sopra menzionate; c) gli interventi di nuova costruzione qualora siano in diretta esecuzione di strumenti urbanistici generali recanti precise disposizioni plano-volumetriche.] (9) 4. Le regioni a statuto ordinario con legge possono ampliare o ridurre l’ambito applicativo delle disposizioni di cui ai commi precedenti. Restano, comunque, ferme le sanzioni penali previste all’articolo 44. [5. Gli interventi di cui al comma 3 sono soggetti al contributo di costruzione ai sensi dell’articolo 16. Le regioni possono individuare con legge gli altri interventi soggetti a denuncia di inizio attività diversi da quelli di cui al comma 3, assoggettati al contributo di costruzione definendo criteri e parametri per la relativa determinazione.] (9) 6. La realizzazione degli interventi di cui al presente Capo che riguardino immobili sottoposti a tutela storico-artistica, paesaggistico-ambientale o dell’assetto idrogeologico, è subordinata al preventivo rilascio del parere o dell’autorizzazione richiesti dalle relative previsioni normative. Nell’ambito delle norme di tutela rientrano, in particolare, le disposizioni di cui al decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490. (6) 7. È comunque salva la facoltà dell’interessato di chiedere il rilascio di permesso di costruire per la realizzazione degli interventi di cui al presente Capo, senza obbligo del pagamento del contributo di costruzione di cui all’articolo 16, salvo quanto previsto dall’ultimo periodo del comma 1 dell’articolo 23. In questo caso la violazione della disciplina urbanistico-edilizia non comporta l’applicazione delle sanzioni di cui all’articolo 44 ed è soggetta all’applicazione delle sanzioni di cui all’articolo 37. (10) (1) (3) (7) (8) (12) 1. Il presente articolo è stato così sostituito dall’art. 1, D.Lgs. 27.12.2002, n. 301, con decorrenza dal 05.02.2003. 2. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 30, D.L. 21.06.2013, n. 69, con decorrenza dal
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22.06.2013 e con applicazione dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, poi dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, e da ultimo dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. La rubrica del Capo III cui il presente articolo appartiene è stata così sostituita dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. Il presente comma prima modificato dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, è stato poi così sostituito dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. Il presente comma è stato inserito dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 54, L. 28.12.2015, n. 221 con decorrenza dal 02.02.2016, e poi dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. La rubrica del Capo cui il presente articolo appartiene è stata così sostituita dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. La rubrica del presente articolo appartiene è stata così sostituita dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. Il presente comma è stato abrogato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. La presente lettera è stata così modificata dall’art. 10, comma 1, lett. l), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. Ai sensi dell’art. 10, comma 4, D.L. 16.07.2020, n. 76, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020, per effetto della comunicazione del soggetto interessato di volersi avvalere del presente comma, sono prorogati rispettivamente di un anno e di tre anni i termini di inizio e di ultimazione dei lavori di cui all’articolo 15 del presente decreto, come indicati nei permessi di costruire rilasciati o comunque formatisi fino al 31 dicembre 2020, purché i suddetti termini non siano già decorsi al momento della comunicazione dell’interessato e sempre che i titoli abilitativi non risultino in contrasto, al momento della comunicazione dell’interessato, con nuovi strumenti urbanistici approvati o adottati. La medesima proroga si applica alle segnalazioni certificate di inizio attività presentate entro lo stesso termine ai sensi del presente articolo.
Articolo 23 – (L comma 3 e 4 - R comma 1, 2, 5, 6 e 7) - Interventi subordinati a segnalazione certificata di inizio di attività in alternativa al permesso di costruire Testo in vigore dal 17 luglio 2020 (legge 24 dicembre 1993, n. 537 art. 2, comma 10, che sostituisce l’art. 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241; decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 art. 4, commi 8-bis, 9, 10, 11, 14, e 15, come modificato dall’art. 2, comma 60, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, nel testo risultante dalle modifiche introdotte dall’art. 10 del decreto legge 31 dicembre 1996, n. 669). 01. In alternativa al permesso di costruire, possono essere realizzati mediante segnalazione certificata di inizio di attività: a) gli interventi di ristrutturazione di cui all’articolo 10, comma 1, lettera c); b) gli interventi di nuova costruzione o di ristrutturazione urbanistica qualora siano disciplinati da piani attuativi comunque denominati, ivi compresi gli accordi negoziali aventi valore di piano attuativo, che contengano precise disposizioni plano-volumetriche, tipologiche, formali e costruttive, la cui sussistenza sia stata esplicitamente dichiarata dal competente organo comunale in sede di approvazione degli stessi piani o di ricognizione di quelli vigenti; qualora i piani attuativi risultino approvati anteriormente all’entrata in vigore della legge 21 dicembre 2001, n. 443, il relativo atto di ricognizione deve avvenire entro trenta giorni dalla richiesta degli interessati; in mancanza si prescinde dall’atto di ricognizione, purché il progetto di costruzione venga accompagnato da apposita relazione tecnica nella quale venga asseverata l’esistenza di piani attuativi con le caratteristiche sopra menzionate; c) gli interventi di nuova costruzione qualora siano in diretta esecuzione di strumenti urbanistici generali recanti precise disposizioni plano-volumetriche. Gli interventi di cui alle lettere precedenti sono soggetti al contributo di costruzione ai sensi dell’articolo 16. Le regioni possono individuare con legge gli altri interventi soggetti a segnalazione certificata di inizio attività, diversi da quelli di cui alle lettere precedenti, assoggettati al contributo di costruzione definendo criteri e parametri per la relativa determinazione. (10) 1. Il proprietario dell’immobile o chi abbia titolo per presentare la segnalazione certificata di inizio attività almeno trenta giorni prima dell’effettivo inizio dei lavori, presenta allo sportello unico la segnalazione, accompagnata da una dettagliata relazione a firma di un progettista abilitato e dagli opportuni elaborati progettuali, che asseveri la
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conformità delle opere da realizzare agli strumenti urbanistici approvati e non in contrasto con quelli adottati ed ai regolamenti edilizi vigenti, nonché il rispetto delle norme di sicurezza e di quelle igienico-sanitarie. (11) 1-bis. Nei casi in cui la normativa vigente prevede l’acquisizione di atti o pareri di organi o enti appositi, ovvero l’esecuzione di verifiche preventive, con la sola esclusione dei casi in cui sussistano vincoli relativi all’assetto idrogeologico, ambientali, paesaggistici o culturali e degli atti rilasciati dalle amministrazioni preposte alla difesa nazionale, alla pubblica sicurezza, all’immigrazione, all’asilo, alla cittadinanza, all’amministrazione della giustizia, all’amministrazione delle finanze, ivi compresi gli atti concernenti le reti di acquisizione del gettito, anche derivante dal gioco, nonché di quelli previsti dalla normativa per le costruzioni in zone sismiche e di quelli imposti dalla normativa comunitaria, essi sono comunque sostituiti dalle autocertificazioni, attestazioni e asseverazioni o certificazioni di tecnici abilitati relative alla sussistenza dei requisiti e dei presupposti previsti dalla legge, dagli strumenti urbanistici approvati o adottati e dai regolamenti edilizi, da produrre a corredo della documentazione di cui al comma 1, salve le verifiche successive degli organi e delle amministrazioni competenti. (7) 1-ter. La denuncia, corredata delle dichiarazioni, attestazioni e asseverazioni nonché dei relativi elaborati tecnici, può essere presentata mediante posta raccomandata con avviso di ricevimento, ad eccezione dei procedimenti per cui è previsto l’utilizzo esclusivo della modalità telematica; in tal caso la denuncia si considera presentata al momento della ricezione da parte dell’amministrazione. (3) 2. La destinazione d’uso dell’immobile o dell’unità immobiliare è quella stabilita dalla documentazione di cui all’articolo 9-bis, comma 1-bis. (12) 3. Nel caso dei vincoli e delle materie oggetto dell’esclusione di cui al comma 1-bis, qualora l’immobile oggetto dell’intervento sia sottoposto ad un vincolo la cui tutela compete, anche in via di delega, alla stessa amministrazione comunale, il termine di trenta giorni di cui al comma 1 decorre dal rilascio del relativo atto di assenso. Ove tale atto non sia favorevole, la denuncia è priva di effetti. (4) 4. Nel caso dei vincoli e delle materie oggetto dell’esclusione di cui al comma 1-bis, qualora l’immobile oggetto dell’intervento sia sottoposto ad un vincolo la cui tutela non compete all’amministrazione comunale, ove il parere favorevole del soggetto preposto alla tutela non sia allegato alla segnalazione, il competente ufficio comunale convoca una conferenza di servizi ai sensi degli articoli 14, 14-bis, 14-ter, 14-quater, della legge 7 agosto 1990, n. 241. Il termine di trenta giorni di cui al comma 1 decorre dall’esito della conferenza. In caso di esito non favorevole, la segnalazione è priva di effetti. (5) 5. La sussistenza del titolo è provata con la copia della segnalazione certificata di inizio attività da cui risulti la data di ricevimento della segnalazione, l’elenco di quanto presentato a corredo del progetto, l’attestazione del professionista abilitato, nonché gli atti di assenso eventualmente necessari. (11) 6. Il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, ove entro il termine indicato al comma 1 sia riscontrata l’assenza di una o più delle condizioni stabilite, notifica all’interessato l’ordine motivato di non effettuare il previsto intervento e, in caso di falsa attestazione del professionista abilitato, informa l’autorità giudiziaria e il consiglio dell’ordine di appartenenza. È comunque salva la facoltà di ripresentare la denuncia di inizio attività con le modifiche o le integrazioni necessarie per renderla conforme alla normativa urbanistica ed edilizia. 7. Ultimato l’intervento, il progettista o un tecnico abilitato rilascia un certificato di collaudo finale, che va presentato allo sportello unico, con il quale si attesta la conformità dell’opera al progetto presentato con la segnalazione certificata di inizio attività. Contestualmente presenta ricevuta dell’avvenuta presentazione della variazione catastale conseguente alle opere realizzate ovvero dichiarazione che le stesse non hanno comportato modificazioni del classamento. In assenza di tale documentazione si applica la sanzione di cui all’articolo 37, comma 5. (11) (1) (6) (8) (9) (13) 1. Il presente articolo è stato così sostituito dall’art. 1, D.Lgs. 27.12.2002, n. 301. 2. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 1, comma 558, L. 30.12.2004, n. 311, con decorrenza dal 01.01.2005. 3. Il presente comma, inserito dall’art. 13, comma 2, lett. e), D.L. 22.06.2012, n. 83 con decorrenza dal 26.06.2012 come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 07.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012, è stato così modificato dall’art. 2, D.Lgs. 22.01.2016, n. 10 con decorrenza dal 29.01.2016. 4. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 13, comma 2, lett. e), D.L. 22.06.2012, n. 83, come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 07.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012. 5. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 13, comma 2, lett. e), D.L. 22.06.2012, n. 83 come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 07.08.2012, n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012, e poi dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. 6. La rubrica del Capo III cui il presente articolo appartiene è stata così sostituita dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. 7. Il presente comma inserito dall’art. 13, comma 2, lett. e), D.L. 22.06.2012, n. 83 con decorrenza dal 26.06.2012 come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134 (G.U. 07.08.2012,
Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380
9. 10. 11. 12.
13.
n. 187, S.O. n. 171) con decorrenza dal 12.08.2012, è stato poi così modificato dall’art. 54, L. 28.12.2015, n. 221 con decorrenza dal 02.02.2016. La rubrica del Capo cui il presente articolo appartiene è stata così sostituita dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. La rubrica del presente articolo appartiene è stata così sostituita dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. Il presente comma è stato inserito dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. Il presente comma prima modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016, è stato poi così sostituito dall’art. 10, comma 1, lett. m), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. Ai sensi dell’art. 10, comma 4, D.L. 16.07.2020, n. 76, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020, per effetto della comunicazione del soggetto interessato di volersi avvalere del presente comma, sono prorogati rispettivamente di un anno e di tre anni i termini di inizio e di ultimazione dei lavori di cui all’articolo 15 del presente decreto, come indicati nei permessi di costruire rilasciati o comunque formatisi fino al 31 dicembre 2020, purché i suddetti termini non siano già decorsi al momento della comunicazione dell’interessato e sempre che i titoli abilitativi non risultino in contrasto, al momento della comunicazione dell’interessato, con nuovi strumenti urbanistici approvati o adottati. La medesima proroga si applica alle segnalazioni certificate di inizio attività presentate entro lo stesso termine ai sensi del presente articolo.
Articolo 23-bis – Autorizzazioni preliminari alla segnalazione certificata di inizio attività e alla comunicazione dell’inizio dei lavori Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 1. Nei casi in cui si applica la disciplina della segnalazione certificata di inizio attività di cui all’articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241, prima della presentazione della segnalazione, l’interessato può richiedere allo sportello unico di provvedere all’acquisizione di tutti gli atti di assenso, comunque denominati, necessari per l’intervento edilizio, o presentare istanza di acquisizione dei medesimi atti di assenso contestualmente alla segnalazione. Lo sportello unico comunica tempestivamente all’interessato l’avvenuta acquisizione degli atti di assenso. Se tali atti non vengono acquisiti entro il termine di cui all’articolo 20, comma 3, si applica quanto previsto dal comma 5-bis del medesimo articolo. 2. In caso di presentazione contestuale della segnalazione certificata di inizio attività e dell’istanza di acquisizione di tutti gli atti di assenso, comunque denominati, necessari per l’intervento edilizio, l’interessato può dare inizio ai lavori solo dopo la comunicazione da parte dello sportello unico dell’avvenuta acquisizione dei medesimi atti di assenso o dell’esito positivo della conferenza di servizi. 3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 , si applicano anche alla comunicazione dell’inizio dei lavori di cui all’articolo 6-bis, qualora siano necessari atti di assenso, comunque denominati, per la realizzazione dell’intervento edilizio. (3) 4. All’interno delle zone omogenee A) di cui al decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, e in quelle equipollenti secondo l’eventuale diversa denominazione adottata dalle leggi regionali, i comuni devono individuare con propria deliberazione, da adottare entro il 30 giugno 2014, le aree nelle quali non è applicabile la segnalazione certificata di inizio attività per interventi di demolizione e ricostruzione, o per varianti a permessi di costruire, comportanti modifiche della sagoma. Senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, decorso tale termine e in mancanza di intervento sostitutivo della regione ai sensi della normativa vigente, la deliberazione di cui al primo periodo è adottata da un Commissario nominato dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Nelle restanti aree interne alle zone omogenee A) e a quelle equipollenti di cui al primo periodo, gli interventi cui è applicabile la segnalazione certificata di inizio attività non possono in ogni caso avere inizio prima che siano decorsi trenta giorni dalla data di presentazione della segnalazione. Nelle more dell’adozione della deliberazione di cui al primo periodo e comunque in sua assenza, non trova applicazione per le predette zone omogenee A) la segnalazione certificata di inizio attività con modifica della sagoma. (1) (2) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 30, D.L. 21.06.2013, n. 69, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 09.08.2013, n. 98, con decorrenza ed effetto dal 21.08.2013, fermo restando quanto previsto dall’articolo 22, comma 6, del presente Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6
APPENDICE NORMATIVA
8.
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Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380 giugno 2001, n. 380. 2. La rubrica del Capo III cui il presente articolo appartiene è stata così sostituita prima dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, e poi dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. 3. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016.
Articolo 23-ter – Mutamento d’uso urbanisticamente rilevante Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 1. Salva diversa previsione da parte delle leggi regionali, costituisce mutamento rilevante della destinazione d’uso ogni forma di utilizzo dell’immobile o della singola unità immobiliare diversa da quella originaria, ancorché non accompagnata dall’esecuzione di opere edilizie, purché tale da comportare l’assegnazione dell’immobile o dell’unità immobiliare considerati ad una diversa categoria funzionale tra quelle sotto elencate: a) residenziale; a-bis) turistico-ricettiva b) produttiva e direzionale; c) commerciale; d) rurale. 2. La destinazione d’uso di un fabbricato o di una unità immobiliare è quella prevalente in termini di superficie utile. 3. Le regioni adeguano la propria legislazione ai princìpi di cui al presente articolo entro novanta giorni dalla data della sua entrata in vigore. Decorso tale termine, trovano applicazione diretta le disposizioni del presente articolo. Salva diversa previsione da parte delle leggi regionali e degli strumenti urbanistici comunali, il mutamento della destinazione d’uso all’interno della stessa categoria funzionale è sempre consentito. (1) (2) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. 2. La rubrica del Capo cui il presente articolo appartiene è stata così sostituita dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016.
Articolo 23-quater – Usi temporanei Testo in vigore dal 15 settembre 2020 1. Allo scopo di attivare processi di rigenerazione urbana, di riqualificazione di aree urbane degradate, di recupero e valorizzazione di immobili e spazi urbani dismessi o in via di dismissione e favorire, nel contempo, lo sviluppo di iniziative economiche, sociali, culturali o di recupero ambientale, il comune può consentire l’utilizzazione temporanea di edifici ed aree per usi diversi da quelli previsti dal vigente strumento urbanistico. 2. L’uso temporaneo può riguardare immobili legittimamente esistenti ed aree sia di proprietà privata che di proprietà pubblica, purché si tratti di iniziative di rilevante interesse pubblico o generale correlate agli obiettivi urbanistici, socio-economici ed ambientali indicati al comma 1. 3. L’uso temporaneo è disciplinato da un’apposita convenzione che regola: a) la durata dell’uso temporaneo e le eventuali modalità di proroga; b) le modalità di utilizzo temporaneo degli immobili e delle aree; c) le modalità, i costi, gli oneri e le tempistiche per il ripristino una volta giunti alla scadenza della convenzione; d) le garanzie e le penali per eventuali inadempimenti agli obblighi convenzionali. 4. La stipula della convenzione costituisce titolo per l’uso temporaneo e per l’esecuzione di eventuali interventi di adeguamento che si rendano necessari per esigenze di accessibilità, di sicurezza negli ambienti di lavoro e di tutela della salute, da attuare comunque con modalità reversibili, secondo quanto stabilito dalla convenzione medesima. 5. L’uso temporaneo non comporta il mutamento della destinazione d’uso dei suoli e delle unità immobiliari interessate. 6. Laddove si tratti di immobili o aree di proprietà pubblica il soggetto gestore è individuato mediante procedure di evidenza pubblica; in tali casi la convenzione specifica le cause di decadenza dall’assegnazione per gravi motivi. 7. Il consiglio comunale individua i criteri e gli indirizzi per l’attuazione delle disposizioni del presente articolo da
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1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 10, comma 1, lett. m-bis), D.L. 16.07.2020, n. 76, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Titolo III
Agibilità degli edifici
I CAPO I
Certificato di agibilità
Articolo 24 – (L) - Agibilità Testo in vigore dal 17 luglio 2020 1. La sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati, valutate secondo quanto dispone la normativa vigente, nonché la conformità dell’opera al progetto presentato e la sua agibilità sono attestati mediante segnalazione certificata. 2. Ai fini dell’agibilità, entro quindici giorni dall’ultimazione dei lavori di finitura dell’intervento, il soggetto titolare del permesso di costruire, o il soggetto che ha presentato la segnalazione certificata di inizio di attività, o i loro successori o aventi causa, presenta allo sportello unico per l’edilizia la segnalazione certificata, per i seguenti interventi: a) nuove costruzioni; b) ricostruzioni o sopraelevazioni, totali o parziali; c) interventi sugli edifici esistenti che possano influire sulle condizioni di cui al comma 1. 3. La mancata presentazione della segnalazione, nei casi indicati al comma 2, comporta l’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria da euro 77 a euro 464. 4. Ai fini dell’agibilità, la segnalazione certificata può riguardare anche: a) singoli edifici o singole porzioni della costruzione, purché funzionalmente autonomi, qualora siano state realizzate e collaudate le opere di urbanizzazione primaria relative all’intero intervento edilizio e siano state completate e collaudate le parti strutturali connesse, nonché collaudati e certificati gli impianti relativi alle parti comuni; b) singole unità immobiliari, purché siano completate e collaudate le opere strutturali connesse, siano certificati gli impianti e siano completate le parti comuni e le opere di urbanizzazione primaria dichiarate funzionali rispetto all’edificio oggetto di agibilità parziale. 5. La segnalazione certificata di cui ai commi da 1 a 4 è corredata dalla seguente documentazione: a) attestazione del direttore dei lavori o, qualora non nominato, di un professionista abilitato che assevera la sussistenza delle condizioni di cui al comma 1; b) certificato di collaudo statico di cui all’articolo 67 ovvero, per gli interventi di cui al comma 8-bis del medesimo articolo, dichiarazione di regolare esecuzione resa dal direttore dei lavori; c) dichiarazione di conformità delle opere realizzate alla normativa vigente in materia di accessibilità e superamento delle barriere architettoniche di cui all’articolo 77, nonché all’articolo 82; d) gli estremi dell’avvenuta dichiarazione di aggiornamento catastale; e) dichiarazione dell’impresa installatrice, che attesta la conformità degli impianti installati negli edifici alle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico prescritte dalla disciplina vigente ovvero, ove previsto, certificato di collaudo degli stessi. 6. L’utilizzo delle costruzioni di cui ai commi 2 e 4 può essere iniziato dalla data di presentazione allo sportello unico della segnalazione corredata della documentazione di cui al comma 5. Si applica l’articolo 19, commi 3 e 6-bis, della legge 7 agosto 1990, n. 241. 7. Le Regioni, le Province autonome, i Comuni e le Città metropolitane, nell’ambito delle proprie competenze, disciplinano le modalità di effettuazione dei controlli, anche a campione e comprensivi dell’ispezione delle opere realizzate. 7-bis. La segnalazione certificata può altresì essere presentata, in assenza di lavori, per gli immobili legittimamente realizzati privi di agibilità che presentano i requisiti definiti con decreto del Ministro delle infrastrutture e
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parte della giunta comunale. In assenza di tale atto consiliare lo schema di convenzione che regola l’uso temporaneo è approvato con deliberazione del consiglio comunale. 8. Le leggi regionali possono dettare disposizioni di maggior dettaglio, anche in ragione di specificità territoriali o di esigenze contingenti a livello locale. (1)
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dei trasporti, di concerto con il Ministro della salute, con il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo e con il Ministro per la pubblica amministrazione, da adottarsi, previa intesa in Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione. (2) (1) 1. Il presente articolo prima rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264, poi modificato prima dall’art. 30, D.L. 21.06.2013, n. 69, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 09.08.2013, n. 98, con decorrenza ed effetto dal 21.08.2013, fermo restando quanto previsto dall’articolo 22, comma 6, del presente Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, poi dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, è stato da ultimo così sostituito dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. 2. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 10, comma 1, lett. n), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Abrogato
Articolo 25 – (R) - Procedimento di rilascio del certificato di agibilità Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 al 10 dicembre 2016 [(decreto del Presidente della Repubblica 22 aprile 1994, n. 425; legge 5 novembre 1971, n. 1086 articoli 7 e 8) 1. Entro quindici giorni dall’ultimazione dei lavori di finitura dell’intervento, il soggetto di cui all’articolo 24 , comma 3, è tenuto a presentare allo sportello unico la domanda di rilascio del certificato di agibilità, corredata della seguente documentazione: a) richiesta di accatastamento dell’edificio, sottoscritta dallo stesso richiedente il certificato di agibilità, che lo sportello unico provvede a trasmettere al catasto; b) dichiarazione sottoscritta dallo stesso richiedente il certificato di agibilità di conformità dell’opera rispetto al progetto approvato, nonché in ordine alla avvenuta prosciugatura dei muri e della salubrità degli ambienti; c) dichiarazione dell’impresa installatrice che attesta la conformità degli impianti installati negli edifici adibiti ad uso civile alle prescrizioni di cui agli articoli 113 e 127 , nonché all’articolo 1 della legge 9 gennaio 1991, n. 10 ovvero certificato di collaudo degli stessi, ove previsto, ovvero ancora certificazione di conformità degli impianti prevista dagli articoli 111 e 126 del presente testo unico. 2. Lo sportello unico comunica al richiedente, entro dieci giorni dalla ricezione della domanda di cui al comma 1, il nominativo del responsabile del procedimento ai sensi degli articoli 4 e 5 della legge 7 agosto 1990, n. 241. 3. Entro trenta giorni dalla ricezione della domanda di cui al comma 1, il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, previa eventuale ispezione dell’edificio, rilascia il certificato di agibilità verificata la seguente documentazione: a) certificato di collaudo statico di cui all’articolo 67 ; b) certificato del competente ufficio tecnico della regione, di cui all’articolo 62 , attestante la conformità delle opere eseguite nelle zone sismiche alle disposizioni di cui al capo IV della parte II; c) la documentazione indicata al comma 1; d) dichiarazione di conformità delle opere realizzate alla normativa vigente in materia di accessibilità e superamento delle barriere architettoniche di cui all’articolo 77, nonché all’articolo 82. 4. Trascorso inutilmente il termine di cui al comma 3, l’agibilità si intende attestata nel caso sia stato rilasciato il parere dell’ASL di cui all’articolo 5, comma 3, lettera a). In caso di autodichiarazione, il termine per la formazione del silenzio assenso è di sessanta giorni. (1) 5. Il termine di cui al comma 3 può essere interrotto una sola volta dal responsabile del procedimento, entro quindici giorni dalla domanda, esclusivamente per la richiesta di documentazione integrativa, che non sia già nella disponibilità dell’amministrazione o che non possa essere acquisita autonomamente. In tal caso, il termine di trenta giorni ricomincia a decorrere dalla data di ricezione della documentazione integrativa. 5-bis. Ove l’interessato non proponga domanda ai sensi del comma 1, fermo restando l’obbligo di presentazione della documentazione di cui al comma 3, lettere a), b) e d) del presente articolo, e all’articolo 5, comma 3, lettera a), presenta la dichiarazione del direttore dei lavori o, qualora non nominato, di un professionista abilitato, con la quale si attesta la conformità dell’opera al progetto presentato e la sua agibilità, corredata dalla seguente documentazione: a) richiesta di accatastamento dell’edificio che lo sportello unico provvede a trasmettere al catasto; b) dichiarazione dell’impresa installatrice che attesta la conformità degli impianti installati negli edifici alle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico valutate secondo la normativa vigente. (2)
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1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264. 2. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 30, D.L. 21.06.2013, n. 69, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 09.08.2013, n. 98, con decorrenza ed effetto dal 21.08.2013, fermo restando quanto previsto dall’articolo 22, comma 6, del presente Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380. 3. Il presente comma aggiunto dall’art. 30, D.L. 21.06.2013, n. 69, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 09.08.2013, n. 98, con decorrenza ed effetto dal 21.08.2013, fermo restando quanto previsto dall’articolo 22, comma 6, del presente Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, è stato poi così modificato dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, convertito in legge dalla L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. Si riporta di seguito il testo previgente: “5-ter. Le Regioni a statuto ordinario disciplinano con legge le modalità per l’attuazione delle disposizioni di cui al comma 5-bis e per l’effettuazione dei controlli.”. 4. Il presente articolo è stato abrogato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016.
Articolo 26 – (L) - Dichiarazione di inagibilità Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 (regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, art. 222) 1. La presentazione della segnalazione certificata di agibilità non impedisce l’esercizio del potere di dichiarazione di inagibilità di un edificio o di parte di esso ai sensi dell’articolo 222 del regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265. (1) 1. Il presente articolo è stato così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016.
Titolo IV
Vigilanza sull’attività urbanistico edilizia, responsabilità e sanzioni
I CAPO I
Vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia e responsabilità
Articolo 27 – (L) - Vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia Testo in vigore dal 1 gennaio 2008 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 4; decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 articoli 107 e 109) 1. Il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale esercita, anche secondo le modalità stabilite dallo statuto o dai regolamenti dell’ente, la vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia nel territorio comunale per assicurarne la rispondenza alle norme di legge e di regolamento, alle prescrizioni degli strumenti urbanistici ed alle modalità esecutive fissate nei titoli abilitativi. 2. Il dirigente o il responsabile, quando accerti l’inizio o l’esecuzione di opere eseguite senza titolo su aree assoggettate, da leggi statali, regionali o da altre norme urbanistiche vigenti o adottate, a vincolo di inedificabilità, o destinate ad opere e spazi pubblici ovvero ad interventi di edilizia residenziale pubblica di cui alla legge 18 aprile 1962, n. 167, e successive modificazioni ed integrazioni, nonché in tutti i casi di difformità dalle norme urbanistiche e alle prescrizioni degli strumenti urbanistici, provvede alla demolizione e al ripristino dello stato dei luoghi. Qualora si tratti di aree assoggettate alla tutela di cui al regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267, o appartenenti ai beni disciplinati dalla legge 16 giugno 1927, n. 1766, nonché delle aree di cui al decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, il dirigente provvede alla demolizione ed al ripristino dello stato dei luoghi, previa comunicazione alle amministrazioni competenti le quali possono eventualmente intervenire, ai fini della demolizione, anche di propria iniziativa. Per le opere abusivamente realizzate su immobili dichiarati monumento nazionale con provvedimenti aventi forza di legge
APPENDICE NORMATIVA
5-ter. Le Regioni a statuto ordinario disciplinano con legge le modalità per l’effettuazione dei controlli.] (3) (4)
APPENDICE NORMATIVA
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o dichiarati di interesse particolarmente importante ai sensi degli articoli 6 e 7 del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, o su beni di interesse archeologico, nonché per le opere abusivamente realizzate su immobili soggetti a vincolo o di inedificabilità assoluta in applicazione delle disposizioni del titolo II del d.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 490 il Soprintendente, su richiesta della regione, del comune o delle altre autorità preposte alla tutela, ovvero decorso il termine di 180 giorni dall’accertamento dell’illecito, procede alla demolizione, anche avvalendosi delle modalità operative di cui ai commi 55 e 56 dell’articolo 2 della legge 23 dicembre 1996, n. 662. (1) 3. Ferma rimanendo l’ipotesi prevista dal precedente comma 2, qualora sia constatata, dai competenti uffici comunali d’ufficio o su denuncia dei cittadini, l’inosservanza delle norme, prescrizioni e modalità di cui al comma 1, il dirigente o il responsabile dell’ufficio, ordina l’immediata sospensione dei lavori, che ha effetto fino all’adozione dei provvedimenti definitivi di cui ai successivi articoli, da adottare e notificare entro quarantacinque giorni dall’ordine di sospensione dei lavori. Entro i successivi quindici giorni dalla notifica il dirigente o il responsabile dell’ufficio, su ordinanza del sindaco, può procedere al sequestro del cantiere. (2) 4. Gli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria, ove nei luoghi in cui vengono realizzate le opere non sia esibito il permesso di costruire, ovvero non sia apposto il prescritto cartello, ovvero in tutti gli altri casi di presunta violazione urbanistico-edilizia, ne danno immediata comunicazione all’autorità giudiziaria, al competente organo regionale e al dirigente del competente ufficio comunale, il quale verifica entro trenta giorni la regolarità delle opere e dispone gli atti conseguenti. 1. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 32, D.L. 30.09.2003, n. 269, come modificato dall’allegato alla L. 24.11.2003, n. 326, a sua volta dichiarato incostituzionale nella parte in cui non prevede che la legge regionale di cui al comma 26 dello stesso articolo, debba essere emanata entro un congruo termine da stabilirsi dalla legge statale (C. Cost. 28.06.2004, n. 196), con decorrenza dal 24.11.2003. Si riporta di seguito il testo previgente: “2. Il dirigente o il responsabile, quando accerti l’inizio di opere eseguite senza titolo su aree assoggettate, da leggi statali, regionali o da altre norme urbanistiche vigenti o adottate, a vincolo di inedificabilità, o destinate ad opere e spazi pubblici ovvero ad interventi di edilizia residenziale pubblica di cui alla legge 18 aprile 1962, n. 167, e successive modificazioni ed integrazioni, provvede alla demolizione e al ripristino dello stato dei luoghi. Qualora si tratti di aree assoggettate alla tutela di cui al regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267, o appartenenti ai beni disciplinati dalla legge 16 giugno 1927, n. 1766, nonché delle aree di cui al decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, il dirigente provvede alla demolizione ed al ripristino dello stato dei luoghi, previa comunicazione alle amministrazioni competenti le quali possono eventualmente intervenire, ai fini della demolizione, anche di propria iniziativa.” 2. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 2, c. 341, L. 24.12.2007, n. 244 (G.U. 28.12.2007, n. 300, S.O. n. 285), con decorrenza dal 1° gennaio 2008. Si riporta di seguito il testo previgente: “3. Ferma rimanendo l’ipotesi prevista dal precedente comma 2, qualora sia constatata, dai competenti uffici comunali d’ufficio o su denuncia dei cittadini, l’inosservanza delle norme, prescrizioni e modalità di cui al comma 1, il dirigente o il responsabile dell’ufficio, ordina l’immediata sospensione dei lavori, che ha effetto fino all’adozione dei provvedimenti definitivi di cui ai successivi articoli, da adottare e notificare entro quarantacinque giorni dall’ordine di sospensione dei lavori.”
Articolo 28 – (L) - Vigilanza su opere di amministrazioni statali Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 5; decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 articoli 107 e 109) 1. Per le opere eseguite da amministrazioni statali, qualora ricorrano le ipotesi di cui all’articolo 27, il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, informa immediatamente la regione e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al quale compete, d’intesa con il presidente della giunta regionale, la adozione dei provvedimenti previsti dal richiamato articolo 27. (1) 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
Articolo 28-bis – Permesso di costruire convenzionato Testo in vigore dal 13 settembre 2014
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1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014.
Articolo 29 – (L) - Responsabilità del titolare del permesso di costruire, del committente, del costruttore e del direttore dei lavori, nonché anche del progettista per le opere subordinate a segnalazione certificata di inizio attività Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 6; decreto legge 23 aprile 1985, n. 146 art. 5-bis, convertito con modificazioni, in legge 21 giugno 1985, n. 298; decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 art. 4, comma 12, convertito con modificazioni dalla legge 4 dicembre 1993, n. 493; decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 articoli 107 e 109) 1. Il titolare del permesso di costruire, il committente e il costruttore sono responsabili, ai fini e per gli effetti delle norme contenute nel presente capo, della conformità delle opere alla normativa urbanistica, alle previsioni di piano nonché, unitamente al direttore dei lavori, a quelle del permesso e alle modalità esecutive stabilite dal medesimo. Essi sono, altresì, tenuti al pagamento delle sanzioni pecuniarie e solidalmente alle spese per l’esecuzione in danno, in caso di demolizione delle opere abusivamente realizzate, salvo che dimostrino di non essere responsabili dell’abuso. 2. Il direttore dei lavori non è responsabile qualora abbia contestato agli altri soggetti la violazione delle prescrizioni del permesso di costruire, con esclusione delle varianti in corso d’opera, fornendo al dirigente o responsabile del competente ufficio comunale contemporanea e motivata comunicazione della violazione stessa. Nei casi di totale difformità o di variazione essenziale rispetto al permesso di costruire, il direttore dei lavori deve inoltre rinunziare all’incarico contestualmente alla comunicazione resa al dirigente. In caso contrario il dirigente segnala al consiglio dell’ordine professionale di appartenenza la violazione in cui è incorso il direttore dei lavori, che è passibile di sospensione dall’albo professionale da tre mesi a due anni. 3. Per le opere realizzate dietro presentazione di segnalazione certificata di inizio attività, il progettista assume la qualità di persona esercente un servizio di pubblica necessità ai sensi degli articoli 359 e 481 del codice penale. In caso di dichiarazioni non veritiere nella relazione di cui all’articolo 23, comma 1, l’amministrazione ne dà comunicazione al competente ordine professionale per l’irrogazione delle sanzioni disciplinari. (1) (2) 1. Le parole “denuncia di inizio attività” contenute nel presente comma sono state così sostituite dalle parole “segnalazione certificata di inizio attività” dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. 2. La rubrica del presente articolo è stata così modificata dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014. Si riporta di seguito il testo previgente:
APPENDICE NORMATIVA
1. Qualora le esigenze di urbanizzazione possano essere soddisfatte, con una modalità semplificata, è possibile il rilascio di un permesso di costruire convenzionato. 2. La convenzione, approvata con delibera del consiglio comunale, salva diversa previsione regionale, specifica gli obblighi, funzionali al soddisfacimento di un interesse pubblico, che il soggetto attuatore si assume ai fini di poter conseguire il rilascio del titolo edilizio, il quale resta la fonte di regolamento degli interessi. 3. Sono, in particolare, soggetti alla stipula di convenzione: a) la cessione di aree anche al fine dell’utilizzo di diritti edificatori; b) la realizzazione di opere di urbanizzazione fermo restando quanto previsto dall’articolo 32, comma 1, lettera g), del decreto legislativo 12 aprile 2006, n.163; c) le caratteristiche morfologiche degli interventi; d) la realizzazione di interventi di edilizia residenziale sociale. 4. La convenzione può prevedere modalità di attuazione per stralci funzionali, cui si collegano gli oneri e le opere di urbanizzazione da eseguire e le relative garanzie. 5. Il termine di validità del permesso di costruire convenzionato può essere modulato in relazione agli stralci funzionali previsti dalla convenzione. 6. Il procedimento di formazione del permesso di costruire convenzionato è quello previsto dal Capo II del Titolo II della presente parte. Alla convenzione si applica altresì la disciplina dell’articolo 11 della legge 7 agosto 1990, n. 241. (1)
APPENDICE NORMATIVA
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Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380 “(L) - Responsabilità del titolare del permesso di costruire, del committente, del costruttore e del direttore dei lavori, nonché anche del progettista per le opere subordinate a denuncia di inizio attività”.
I CAPO II Sanzioni
Articolo 30 – (L) - Lottizzazione abusiva Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 18; decreto legge 23 aprile 1985, n. 146 articoli 1, comma 3-bis, e 7-bis; decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 articoli articoli 107 e 109) 1. Si ha lottizzazione abusiva di terreni a scopo edificatorio quando vengono iniziate opere che comportino trasformazione urbanistica od edilizia dei terreni stessi in violazione delle prescrizioni degli strumenti urbanistici, vigenti o adottati, o comunque stabilite dalle leggi statali o regionali o senza la prescritta autorizzazione; nonché quando tale trasformazione venga predisposta attraverso il frazionamento e la vendita, o atti equivalenti, del terreno in lotti che, per le loro caratteristiche quali la dimensione in relazione alla natura del terreno e alla sua destinazione secondo gli strumenti urbanistici, il numero, l’ubicazione o la eventuale previsione di opere di urbanizzazione ed in rapporto ad elementi riferiti agli acquirenti, denuncino in modo non equivoco la destinazione a scopo edificatorio. 2. Gli atti tra vivi, sia in forma pubblica sia in forma privata, aventi ad oggetto trasferimento o costituzione o scioglimento della comunione di diritti reali relativi a terreni sono nulli e non possono essere stipulati né trascritti nei pubblici registri immobiliari ove agli atti stessi non sia allegato il certificato di destinazione urbanistica contenente le prescrizioni urbanistiche riguardanti l’area interessata. Le disposizioni di cui al presente comma non si applicano quando i terreni costituiscano pertinenze di edifici censiti nel nuovo catasto edilizio urbano, purché la superficie complessiva dell’area di pertinenza medesima sia inferiore a 5.000 metri quadrati. 3. Il certificato di destinazione urbanistica deve essere rilasciato dal dirigente o responsabile del competente ufficio comunale entro il termine perentorio di trenta giorni dalla presentazione della relativa domanda. Esso conserva validità per un anno dalla data di rilascio se, per dichiarazione dell’alienante o di uno dei condividenti, non siano intervenute modificazioni degli strumenti urbanistici. 4. In caso di mancato rilascio del suddetto certificato nel termine previsto, esso può essere sostituito da una dichiarazione dell’alienante o di uno dei condividenti attestante l’avvenuta presentazione della domanda, nonché la destinazione urbanistica dei terreni secondo gli strumenti urbanistici vigenti o adottati, ovvero l’inesistenza di questi ovvero la prescrizione, da parte dello strumento urbanistico generale approvato, di strumenti attuativi. 4-bis. Gli atti di cui al comma 2, ai quali non siano stati allegati certificati di destinazione urbanistica, o che non contengano la dichiarazione di cui al comma 3, possono essere confermati o integrati anche da una sola delle parti o dai suoi aventi causa, mediante atto pubblico o autenticato, al quale sia allegato un certificato contenente le prescrizioni urbanistiche riguardanti le aree interessate al giorno in cui è stato stipulato l’atto da confermare o contenente la dichiarazione omessa. (2) 5. I frazionamenti catastali dei terreni non possono essere approvati dall’agenzia del territorio se non è allegata copia del tipo dal quale risulti, per attestazione degli uffici comunali, che il tipo medesimo è stato depositato presso il comune. [6. I pubblici ufficiali che ricevono o autenticano atti aventi per oggetto il trasferimento, anche senza frazionamento catastale, di appezzamenti di terreno di superficie inferiore a diecimila metri quadrati devono trasmettere, entro trenta giorni dalla data di registrazione, copia dell’atto da loro ricevuto o autenticato al dirigente o responsabile del competente ufficio del comune ove è sito l’immobile.] (1) 7. Nel caso in cui il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale accerti l’effettuazione di lottizzazione di terreni a scopo edificatorio senza la prescritta autorizzazione, con ordinanza da notificare ai proprietari delle aree ed agli altri soggetti indicati nel comma 1 dell’articolo 29, ne dispone la sospensione. Il provvedimento comporta l’immediata interruzione delle opere in corso ed il divieto di disporre dei suoli e delle opere stesse con atti tra vivi, e deve essere trascritto a tal fine nei registri immobiliari. 8. Trascorsi novanta giorni, ove non intervenga la revoca del provvedimento di cui al comma 7, le aree lottizzate sono acquisite di diritto al patrimonio disponibile del comune il cui dirigente o responsabile del competente ufficio deve provvedere alla demolizione delle opere. In caso di inerzia si applicano le disposizioni concernenti i poteri sostitutivi di cui all’articolo 31, comma 8. 9. Gli atti aventi per oggetto lotti di terreno, per i quali sia stato emesso il provvedimento previsto dal comma 7, sono nulli e non possono essere stipulati, né in forma pubblica né in forma privata, dopo la trascrizione di cui allo stesso comma e prima della sua eventuale cancellazione o della sopravvenuta inefficacia del provvedimento del dirigente o del responsabile del competente ufficio comunale.
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1. Il presente comma è stato prima rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264, è stato, poi, abrogato dall’art. 1 D.P.R. 09.11.2005, n. 304. 2. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 12 L. 28.11.2005, n. 246, con decorrenza dal 16.12.2005.
Articolo 31 – (L) - Interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 7; decreto legge 23 aprile 1985, n. 146 art. 2, convertito, con modificazioni, in legge 21 giugno 1985, n. 298; decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 articoli 107 e 109) 1. Sono interventi eseguiti in totale difformità dal permesso di costruire quelli che comportano la realizzazione di un organismo edilizio integralmente diverso per caratteristiche tipologiche, planovolumetriche o di utilizzazione da quello oggetto del permesso stesso, ovvero l’esecuzione di volumi edilizi oltre i limiti indicati nel progetto e tali da costituire un organismo edilizio o parte di esso con specifica rilevanza ed autonomamente utilizzabile. 2. Il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, accertata l’esecuzione di interventi in assenza di permesso, in totale difformità dal medesimo, ovvero con variazioni essenziali, determinate ai sensi dell’articolo 32, ingiunge al proprietario e al responsabile dell’abuso la rimozione o la demolizione, indicando nel provvedimento l’area che viene acquisita di diritto, ai sensi del comma 3. 3. Se il responsabile dell’abuso non provvede alla demolizione e al ripristino dello stato dei luoghi nel termine di novanta giorni dall’ingiunzione, il bene e l’area di sedime, nonché quella necessaria, secondo le vigenti prescrizioni urbanistiche, alla realizzazione di opere analoghe a quelle abusive sono acquisiti di diritto gratuitamente al patrimonio del comune. L’area acquisita non può comunque essere superiore a dieci volte la complessiva superficie utile abusivamente costruita. 4. L’accertamento dell’inottemperanza alla ingiunzione a demolire, nel termine di cui al comma 3, previa notifica all’interessato, costituisce titolo per l’immissione nel possesso e per la trascrizione nei registri immobiliari, che deve essere eseguita gratuitamente. 4-bis. L’autorità competente, constatata l’inottemperanza, irroga una sanzione amministrativa pecuniaria di importo compreso tra 2.000 euro e 20.000 euro, salva l’applicazione di altre misure e sanzioni previste da norme vigenti. La sanzione, in caso di abusi realizzati sulle aree e sugli edifici di cui al comma 2 dell’articolo 27, ivi comprese le aree soggette a rischio idrogeologico elevato o molto elevato, è sempre irrogata nella misura massima. La mancata o tardiva emanazione del provvedimento sanzionatorio, fatte salve le responsabilità penali, costituisce elemento di valutazione della performance individuale nonché di responsabilità disciplinare e amministrativo-contabile del dirigente e del funzionario inadempiente. (2) 4-ter. I proventi delle sanzioni di cui al comma 4-bis spettano al comune e sono destinati esclusivamente alla demolizione e rimessione in pristino delle opere abusive e all’acquisizione e attrezzatura di aree destinate a verde pubblico. (2) 4-quater. Ferme restando le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano, le regioni a statuto ordinario possono aumentare l’importo delle sanzioni amministrative pecuniarie previste dal comma 4-bis e stabilire che siano periodicamente reiterabili qualora permanga l’inottemperanza all’ordine di demolizione. (2) 5. L’opera acquisita è demolita con ordinanza del dirigente o del responsabile del competente ufficio comunale a spese dei responsabili dell’abuso, salvo che con deliberazione consiliare non si dichiari l’esistenza di prevalenti interessi pubblici e sempre che l’opera non contrasti con rilevanti interessi urbanistici, ambientali o di rispetto dell’assetto idrogeologico. (3) 6. Per gli interventi abusivamente eseguiti su terreni sottoposti, in base a leggi statali o regionali, a vincolo di inedificabilità, l’acquisizione gratuita, nel caso di inottemperanza all’ingiunzione di demolizione, si verifica di diritto a favore delle amministrazioni cui compete la vigilanza sull’osservanza del vincolo. Tali amministrazioni provvedono alla demolizione delle opere abusive ed al ripristino dello stato dei luoghi a spese dei responsabili dell’abuso. Nella ipotesi di concorso dei vincoli, l’acquisizione si verifica a favore del patrimonio del comune. 7. Il segretario comunale redige e pubblica mensilmente, mediante affissione nell’albo comunale, i dati relativi agli immobili e alle opere realizzati abusivamente, oggetto dei rapporti degli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria e delle relative ordinanze di sospensione e trasmette i dati anzidetti all’autorità giudiziaria competente, al presidente della giunta regionale e, tramite l’ufficio territoriale del governo, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
APPENDICE NORMATIVA
10. Le disposizioni di cui sopra si applicano agli atti stipulati ed ai frazionamenti presentati ai competenti uffici del catasto dopo il 17 marzo 1985, e non si applicano comunque alle divisioni ereditarie, alle donazioni fra coniugi e fra parenti in linea retta ed ai testamenti, nonché agli atti costitutivi, modificativi od estintivi di diritti reali di garanzia e di servitù.
APPENDICE NORMATIVA
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8. In caso d’inerzia, protrattasi per quindici giorni dalla data di constatazione della inosservanza delle disposizioni di cui al comma 1 dell’articolo 27, ovvero protrattasi oltre il termine stabilito dal comma 3 del medesimo articolo 27, il competente organo regionale, nei successivi trenta giorni, adotta i provvedimenti eventualmente necessari dandone contestuale comunicazione alla competente autorità giudiziaria ai fini dell’esercizio dell’azione penale. 9. Per le opere abusive di cui al presente articolo, il giudice, con la sentenza di condanna per il reato di cui all’articolo 44, ordina la demolizione delle opere stesse se ancora non sia stata altrimenti eseguita. 9-bis. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche agli interventi edilizi di cui all’articolo 23, comma 01. (1) 1. Il presente comma aggiunto dall’art. 1 D.Lgs. 27.12.2002, n. 301, è stato poi così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. 2. Il presente comma è stato inserito dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. 3. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 54, L. 28.12.2015, n. 221 con decorrenza dal 02.02.2016.
Articolo 32 – (L) - Determinazione delle variazioni essenziali Testo in vigore dal 2 febbraio 2016 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 8) 1. Fermo restando quanto disposto dal comma 1 dell’articolo 31, le regioni stabiliscono quali siano le variazioni essenziali al progetto approvato, tenuto conto che l’essenzialità ricorre esclusivamente quando si verifica una o più delle seguenti condizioni: a) mutamento della destinazione d’uso che implichi variazione degli standards previsti dal decreto ministeriale 2 aprile 1968, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 97 del 16 aprile 1968; b) aumento consistente della cubatura o della superficie di solaio da valutare in relazione al progetto approvato; c) modifiche sostanziali di parametri urbanistico-edilizi del progetto approvato ovvero della localizzazione dell’edificio sull’area di pertinenza; d) mutamento delle caratteristiche dell’intervento edilizio assentito; e) violazione delle norme vigenti in materia di edilizia antisismica, quando non attenga a fatti procedurali. 2. Non possono ritenersi comunque variazioni essenziali quelle che incidono sulla entità delle cubature accessorie, sui volumi tecnici e sulla distribuzione interna delle singole unità abitative. 3. Gli interventi di cui al comma 1, effettuati su immobili sottoposti a vincolo storico, artistico, architettonico, archeologico, paesistico, ambientale e idrogeologico, nonché su immobili ricadenti sui parchi o in aree protette nazionali e regionali, sono considerati in totale difformità dal permesso, ai sensi e per gli effetti degli articoli 31 e 44. Tutti gli altri interventi sui medesimi immobili sono considerati variazioni essenziali. (1) 1. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 54, L. 28.12.2015, n. 221 con decorrenza dal 02.02.2016.
Articolo 33 – (L) - Interventi di ristrutturazione edilizia in assenza di permesso di costruire o in totale difformità Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 9; decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 articoli 107 e 109) 1. Gli interventi e le opere di ristrutturazione edilizia di cui all’articolo 10, comma 1, eseguiti in assenza di permesso o in totale difformità da esso, sono rimossi ovvero demoliti e gli edifici sono resi conformi alle prescrizioni degli strumenti urbanistico-edilizi entro il congruo termine stabilito dal dirigente o del responsabile del competente ufficio comunale con propria ordinanza, decorso il quale l’ordinanza stessa è eseguita a cura del comune e a spese dei responsabili dell’abuso. 2. Qualora, sulla base di motivato accertamento dell’ufficio tecnico comunale, il ripristino dello stato dei luoghi non sia possibile, il dirigente o il responsabile dell’ufficio irroga una sanzione pecuniaria pari al doppio dell’aumento di valore dell’immobile, conseguente alla realizzazione delle opere, determinato, con riferimento alla data di ultimazione dei lavori, in base ai criteri previsti dalla legge 27 luglio 1978, n. 392, e con riferimento all’ultimo costo di produzione determinato con decreto ministeriale, aggiornato alla data di esecuzione dell’abuso, sulla base dell’indice ISTAT del costo di costruzione, con la esclusione, per i comuni non tenuti all’applicazione della legge medesima, del
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1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264. 2. Il presente comma aggiunto dall’art. 1 D.Lgs. 27.12.2002, n. 301, è stato poi così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016.
Articolo 34 – (L) - Interventi eseguiti in parziale difformità dal permesso di costruire Testo in vigore dal 17 luglio 2020 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 12; decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 articoli 107 e 109) 1. Gli interventi e le opere realizzati in parziale difformità dal permesso di costruire sono rimossi o demoliti a cura e spese dei responsabili dell’abuso entro il termine congruo fissato dalla relativa ordinanza del dirigente o del responsabile dell’ufficio. Decorso tale termine sono rimossi o demoliti a cura del comune e a spese dei medesimi responsabili dell’abuso. 2. Quando la demolizione non può avvenire senza pregiudizio della parte eseguita in conformità, il dirigente o il responsabile dell’ufficio applica una sanzione pari al doppio del costo di produzione, stabilito in base alla legge 27 luglio 1978, n. 392, della parte dell’opera realizzata in difformità dal permesso di costruire, se ad uso residenziale, e pari al doppio del valore venale, determinato a cura della agenzia del territorio, per le opere adibite ad usi diversi da quello residenziale. 2-bis. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche agli interventi edilizi di cui all’articolo 23, comma 01, eseguiti in parziale difformità dalla denuncia di inizio attività. (1) [2-ter. Ai fini dell’applicazione del presente articolo, non si ha parziale difformità del titolo abilitativo in presenza di violazioni di altezza, distacchi, cubatura o superficie coperta che non eccedano per singola unità immobiliare il 2 per cento delle misure progettuali.] (2) 1. Il presente comma aggiunto dall’art. 1 D.Lgs. 27.12.2002, n. 301, è stato poi così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. 2. Il presente comma aggiunto dall’art. 5 D.L. 13.05.2011, n. 70 con decorrenza dal 14.05.2011, è stato poi abrogato dall’art. 10, comma 1, lett. o), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 34-bis – Tolleranze costruttive Testo in vigore dal 15 settembre 2020 1. Il mancato rispetto dell’altezza, dei distacchi, della cubatura, della superficie coperta e di ogni altro parametro delle singole unità immobiliari non costituisce violazione edilizia se contenuto entro il limite del 2 per cento delle misure previste nel titolo abilitativo. 2. Fuori dai casi di cui al comma 1, limitatamente agli immobili non sottoposti a tutela ai sensi del decreto legisla-
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parametro relativo all’ubicazione e con l’equiparazione alla categoria A/1 delle categorie non comprese nell’articolo 16 della medesima legge. Per gli edifici adibiti ad uso diverso da quello di abitazione la sanzione è pari al doppio dell’aumento del valore venale dell’immobile, determinato a cura dell’agenzia del territorio. 3. Qualora le opere siano state eseguite su immobili vincolati ai sensi del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, l’amministrazione competente a vigilare sull’osservanza del vincolo, salva l’applicazione di altre misure e sanzioni previste da norme vigenti, ordina la restituzione in pristino a cura e spese del responsabile dell’abuso, indicando criteri e modalità diretti a ricostituire l’originario organismo edilizio, ed irroga una sanzione pecuniaria da 516 a 5.164 euro. (1) 4. Qualora le opere siano state eseguite su immobili, anche se non vincolati, compresi nelle zone omogenee A, di cui al decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444, il dirigente o il responsabile dell’ufficio richiede all’amministrazione competente alla tutela dei beni culturali ed ambientali apposito parere vincolante circa la restituzione in pristino o la irrogazione della sanzione pecuniaria di cui al precedente comma. Qualora il parere non venga reso entro novanta giorni dalla richiesta il dirigente o il responsabile provvede autonomamente. 5. In caso di inerzia, si applica la disposizione di cui all’articolo 31, comma 8. 6. È comunque dovuto il contributo di costruzione di cui agli articoli 16 e 19. 6-bis. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche agli interventi di ristrutturazione edilizia di cui all’articolo 23, comma 01, eseguiti in assenza di denuncia di inizio attività o in totale difformità dalla stessa. (2)
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tivo 22 gennaio 2004, n. 42, costituiscono inoltre tolleranze esecutive le irregolarità geometriche e le modifiche alle finiture degli edifici di minima entità, nonché la diversa collocazione di impianti e opere interne, eseguite durante i lavori per l’attuazione di titoli abilitativi edilizi, a condizione che non comportino violazione della disciplina urbanistica ed edilizia e non pregiudichino l’agibilità dell’immobile. 3. Le tolleranze esecutive di cui ai commi 1 e 2 realizzate nel corso di precedenti interventi edilizi, non costituendo violazioni edilizie, sono dichiarate dal tecnico abilitato, ai fini dell’attestazione dello stato legittimo degli immobili, nella modulistica relativa a nuove istanze, comunicazioni e segnalazioni edilizie ovvero con apposita dichiarazione asseverata allegata agli atti aventi per oggetto trasferimento o costituzione, ovvero scioglimento della comunione, di diritti reali. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 10, comma 1, lett. p), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 35 – (L) - Interventi abusivi realizzati su suoli di proprietà dello Stato o di enti pubblici Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 14; decreto legge 13 maggio 1991, n. 152 art. 17-bis, convertito in legge 12 luglio 1991, n. 203; decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 articoli 107 e 109) 1. Qualora sia accertata la realizzazione, da parte di soggetti diversi da quelli di cui all’articolo 28, di interventi in assenza di permesso di costruire, ovvero in totale o parziale difformità dal medesimo, su suoli del demanio o del patrimonio dello Stato o di enti pubblici, il dirigente o il responsabile dell’ufficio, previa diffida non rinnovabile, ordina al responsabile dell’abuso la demolizione ed il ripristino dello stato dei luoghi, dandone comunicazione all’ente proprietario del suolo. 2. La demolizione è eseguita a cura del comune ed a spese del responsabile dell’abuso. 3. Resta fermo il potere di autotutela dello Stato e degli enti pubblici territoriali, nonché quello di altri enti pubblici, previsto dalla normativa vigente. 3-bis. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche agli interventi edilizi di cui all’articolo 23, comma 01, eseguiti in assenza di denuncia di inizio attività ovvero in totale o parziale difformità dalla stessa. (1) 1. Il presente comma aggiunto dall’art. 1 D.Lgs. 27.12.2002, n. 301, è stato poi così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016.
Articolo 36 – (L) - Accertamento di conformità Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 13) 1. In caso di interventi realizzati in assenza di permesso di costruire, o in difformità da esso, ovvero in assenza di denuncia di inizio attività nelle ipotesi di cui all’articolo 23, comma 01, o in difformità da essa, fino alla scadenza dei termini di cui agli articoli 31, comma 3, 33, comma 1, 34, comma 1, e comunque fino all’irrogazione delle sanzioni amministrative, il responsabile dell’abuso, o l’attuale proprietario dell’immobile, possono ottenere il permesso in sanatoria se l’intervento risulti conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente sia al momento della realizzazione dello stesso, sia al momento della presentazione della domanda. (1) 2. Il rilascio del permesso in sanatoria è subordinato al pagamento, a titolo di oblazione, del contributo di costruzione in misura doppia, ovvero, in caso di gratuità a norma di legge, in misura pari a quella prevista dall’articolo 16. Nell’ipotesi di intervento realizzato in parziale difformità, l’oblazione è calcolata con riferimento alla parte di opera difforme dal permesso. 3. Sulla richiesta di permesso in sanatoria il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale si pronuncia con adeguata motivazione, entro sessanta giorni decorsi i quali la richiesta si intende rifiutata. 1. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 1 D.Lgs. 27.12.2002, n. 301, e poi dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016.
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Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (art. 4, comma 13 del decreto legge n. 398 del 1993; art. 10 della legge n. 47 del 1985) 1. La realizzazione di interventi edilizi di cui all’articolo 22, commi 1 e 2, in assenza della o in difformità dalla segnalazione certificata di inizio attività comporta la sanzione pecuniaria pari al doppio dell’aumento del valore venale dell’immobile conseguente alla realizzazione degli interventi stessi e comunque in misura non inferiore a 516 euro. (1) (2) (4) 2. Quando le opere realizzate in assenza di segnalazione certificata di inizio attività consistono in interventi di restauro e di risanamento conservativo, di cui alla lettera c) dell’articolo 3, eseguiti su immobili comunque vincolati in base a leggi statali e regionali, nonché dalle altre norme urbanistiche vigenti, l’autorità competente a vigilare sull’osservanza del vincolo, salva l’applicazione di altre misure e sanzioni previste da norme vigenti, può ordinare la restituzione in pristino a cura e spese del responsabile ed irroga una sanzione pecuniaria da 516 a 10.329 euro. (1) (4) 3. Qualora gli interventi di cui al comma 2 sono eseguiti su immobili, anche non vincolati, compresi nelle zone indicate nella lettera A dell’articolo 2 del decreto ministeriale 2 aprile 1968, il dirigente o il responsabile dell’ufficio richiede al Ministero per i beni e le attività culturali apposito parere vincolante circa la restituzione in pristino o la irrogazione della sanzione pecuniaria di cui al comma 1. Se il parere non viene reso entro sessanta giorni dalla richiesta, il dirigente o il responsabile dell’ufficio provvede autonomamente. In tali casi non trova applicazione la sanzione pecuniaria da 516 a 10.329 euro di cui al comma 2. (1) 4. Ove l’intervento realizzato risulti conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente sia al momento della realizzazione dell’intervento, sia al momento della presentazione della domanda, il responsabile dell’abuso o il proprietario dell’immobile possono ottenere la sanatoria dell’intervento versando la somma, non superiore a 5164 e non inferiore a 516 euro, stabilita dal responsabile del procedimento in relazione all’aumento di valore dell’immobile valutato dall’agenzia del territorio. (1) 5. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 23, comma 6, la segnalazione certificata di inizio di attività spontaneamente effettuata quando l’intervento è in corso di esecuzione, comporta il pagamento, a titolo di sanzione, della somma di 516 euro. (1) (4) 6. La mancata segnalazione certificata di inizio attività non comporta l’applicazione delle sanzioni previste dall’articolo 44. Resta comunque salva, ove ne ricorrano i presupposti in relazione all’intervento realizzato, l’applicazione delle sanzioni di cui agli articoli 31, 33, 34, 35 e 44 e dell’accertamento di conformità di cui all’articolo 36. (4) (3) 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264. 2. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 1 D.Lgs. 27.12.2002, n. 301. 3. La rubrica del presente articolo è stata così modificata dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014. Si riporta di seguito il testo previgente: “(L) - Interventi eseguiti in assenza o in difformità dalla denuncia di inizio attività e accertamento di conformità”. 4. L’espressione “segnalazione certificata di inizio attività” ha sostituito la precedente “denuncia di inizio attività” ai sensi dell’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014.
Articolo 38 – (L) - Interventi eseguiti in base a permesso annullato Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 11; decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 articoli 107 e 109) 1. In caso di annullamento del permesso di costruire, qualora non sia possibile, in base a motivata valutazione, la rimozione dei vizi delle procedure amministrative o la restituzione in pristino, il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale applica una sanzione pecuniaria pari al valore venale delle opere o loro parti abusivamente eseguite, valutato dall’agenzia del territorio, anche sulla base di accordi stipulati tra quest’ultima e l’amministrazione comunale. La valutazione dell’agenzia è notificata all’interessato dal dirigente o dal responsabile dell’ufficio e diviene definitiva decorsi i termini di impugnativa. 2. L’integrale corresponsione della sanzione pecuniaria irrogata produce i medesimi effetti del permesso di costruire in sanatoria di cui all’articolo 36.
APPENDICE NORMATIVA
Articolo 37 – (L) - Interventi eseguiti in assenza o in difformità dalla segnalazione certificata di inizio attività e accertamento di conformità
APPENDICE NORMATIVA
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2-bis. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche agli interventi edilizi di cui all’articolo 23, comma 01, in caso di accertamento dell’inesistenza dei presupposti per la formazione del titolo. (1) 1. Il presente comma aggiunto dall’art. 1 D.Lgs. 27.12.2002, n. 301, è stato poi così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016.
Articolo 39 – (L) - Annullamento del permesso di costruire da parte della regione Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 (legge 17 agosto 1942, n. 1150 art. 27, come sostituito dall’art. 7, legge 6 agosto 1967, n. 765; decreto del Presidente della Repubblica 15 gennaio 1972, n. 8 art. 1) 1. Entro dieci anni dalla loro adozione le deliberazioni ed i provvedimenti comunali che autorizzano interventi non conformi a prescrizioni degli strumenti urbanistici o dei regolamenti edilizi o comunque in contrasto con la normativa urbanistico-edilizia vigente al momento della loro adozione, possono essere annullati dalla regione. 2. Il provvedimento di annullamento è emesso entro diciotto mesi dall’accertamento delle violazioni di cui al comma 1, ed è preceduto dalla contestazione delle violazioni stesse al titolare del permesso, al proprietario della costruzione, al progettista, e al comune, con l’invito a presentare controdeduzioni entro un termine all’uopo prefissato. 3. In pendenza delle procedure di annullamento la regione può ordinare la sospensione dei lavori, con provvedimento da notificare a mezzo di ufficiale giudiziario, nelle forme e con le modalità previste dal codice di procedura civile, ai soggetti di cui al comma 2 e da comunicare al comune. L’ordine di sospensione cessa di avere efficacia se, entro sei mesi dalla sua notificazione, non sia stato emesso il decreto di annullamento di cui al comma 1. 4. Entro sei mesi dalla data di adozione del provvedimento di annullamento, deve essere ordinata la demolizione delle opere eseguite in base al titolo annullato. 5. I provvedimenti di sospensione dei lavori e di annullamento vengono resi noti al pubblico mediante l’affissione nell’albo pretorio del comune dei dati relativi agli immobili e alle opere realizzate. 5-bis. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche agli interventi edilizi di cui all’articolo 23, comma 01, non conformi a prescrizioni degli strumenti urbanistici o dei regolamenti edilizi o comunque in contrasto con la normativa urbanistico-edilizia vigente al momento della scadenza del termine di 30 giorni dalla presentazione della denuncia di inizio attività. (1) 1. Il presente comma aggiunto dall’art. 1 D.Lgs. 27.12.2002, n. 301, è stato poi così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016.
Articolo 40 – (L) - Sospensione o demolizione di interventi abusivi da parte della regione Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 (legge 17 agosto 1942, n. 1150 art. 26, come sostituito dall’art. 6, legge 6 agosto 1967, n. 765; decreto del Presidente della Repubblica 15 gennaio 1972, n. 8 art. 1) 1. In caso di interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire o in contrasto con questo o con le prescrizioni degli strumenti urbanistici o della normativa urbanistico-edilizia, qualora il comune non abbia provveduto entro i termini stabiliti, la regione può disporre la sospensione o la demolizione delle opere eseguite. Il provvedimento di demolizione è adottato entro cinque anni dalla dichiarazione di agibilità dell’intervento. 2. Il provvedimento di sospensione o di demolizione è notificato al titolare del permesso o, in mancanza di questo, al committente, al costruttore e al direttore dei lavori. Lo stesso provvedimento è comunicato inoltre al comune. 3. La sospensione non può avere una durata superiore a tre mesi dalla data della notifica entro i quali sono adottate le misure necessarie per eliminare le ragioni della difformità, ovvero, ove non sia possibile, per la rimessa in pristino. 4. Con il provvedimento che dispone la modifica dell’intervento, la rimessa in pristino o la demolizione delle opere è assegnato un termine entro il quale il responsabile dell’abuso è tenuto a procedere, a proprie spese e senza pregiudizio delle sanzioni penali, alla esecuzione del provvedimento stesso. Scaduto inutilmente tale termine, la regione dispone l’esecuzione in danno dei lavori. 4-bis. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche agli interventi edilizi di cui all’articolo 23, comma 01, realizzati in assenza di denuncia di inizio attività o in contrasto con questa o con le prescrizioni degli strumenti urbanistici o della normativa urbanistico-edilizia vigente al momento della scadenza del termine di 30 giorni dalla presentazione della denuncia di inizio attività. (1)
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Articolo 41 – (L) - Demolizione di opere abusive Testo in vigore dal 15 settembre 2020 1. In caso di mancato avvio delle procedure di demolizione entro il termine di centottanta giorni dall’accertamento dell’abuso, la competenza è trasferita all’ufficio del prefetto che provvede alla demolizione avvalendosi degli uffici del comune nel cui territorio ricade l’abuso edilizio da demolire, per ogni esigenza tecnico-progettuale. Per la materiale esecuzione dell’intervento, il prefetto può avvalersi del concorso del Genio militare, previa intesa con le competenti autorità militari e ferme restando le prioritarie esigenze istituzionali delle Forze armate. 2. Entro il termine di cui al comma 1, i responsabili del comune hanno l’obbligo di trasferire all’ufficio del prefetto tutte le informazioni relative agli abusi edilizi per provvedere alla loro demolizione. (1) 1. Il presente articolo è stato così sostituito prima dall’art. 32, comma 49-ter, D.L. 30.09.2003, n. 269 come inserito dall’allegato alla L. 24.11.2003, n. 326, a sua volta dichiarato incostituzionale (C. Cost. 28.06.2004, n. 196), con decorrenza dal 26.11.2003, e poi dall’art. 10-bis, D.L. 16.07.2020, n. 76, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 42 – (L) - Ritardato od omesso versamento del contributo di costruzione Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 3) 1. Le regioni determinano le sanzioni per il ritardato o mancato versamento del contributo di costruzione in misura non inferiore a quanto previsto nel presente articolo e non superiore al doppio. 2. Il mancato versamento, nei termini stabiliti, del contributo di costruzione di cui all’articolo 16 comporta: a) l’aumento del contributo in misura pari al 10 per cento qualora il versamento del contributo sia effettuato nei successivi centoventi giorni; (1) b) l’aumento del contributo in misura pari al 20 per cento quando, superato il termine di cui alla lettera a), il ritardo si protrae non oltre i successivi sessanta giorni; (2) c) l’aumento del contributo in misura pari al 40 per cento quando, superato il termine di cui alla lettera b), il ritardo si protrae non oltre i successivi sessanta giorni. (3) 3. Le misure di cui alle lettere precedenti non si cumulano. 4. Nel caso di pagamento rateizzato le norme di cui al secondo comma si applicano ai ritardi nei pagamenti delle singole rate. 5. Decorso inutilmente il termine di cui alla lettera c) del comma 2, il comune provvede alla riscossione coattiva del complessivo credito nei modi previsti dall’articolo 43. 6. In mancanza di leggi regionali che determinino la misura delle sanzioni di cui al presente articolo, queste saranno applicate nelle misure indicate nel comma 2. 1. La presente lettera è stata così sostituita dall’art. 27, L. 28.12.2001, n. 448 con decorrenza dal 01.01.2002. Si riporta di seguito il testo previgente: “a) l’aumento del contributo in misura pari al 20 per cento qualora il versamento del contributo sia effettuato nei successivi centoventi giorni;” 2. La presente lettera è stata così sostituita dall’art. 27, L. 28.12.2001, n. 448 con decorrenza dal 01.01.2002. Si riporta di seguito il testo previgente: “b) l’aumento del contributo in misura pari al 50 per cento quando, superato il termine di cui alla lettera a), il ritardo si protrae non oltre i successivi sessanta giorni;” 3. La presente lettera è stata così sostituita dall’art. 27, L. 28.12.2001, n. 448 con decorrenza dal 01.01.2002. Si riporta di seguito il testo previgente: “c) l’aumento del contributo in misura pari al 100 per cento quando, superato il termine di cui alla lettera b), il ritardo si protrae non oltre i successivi sessanta giorni.”
APPENDICE NORMATIVA
1. Il presente comma aggiunto dall’art. 1 D.Lgs. 27.12.2002, n. 301, è stato poi così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016.
APPENDICE NORMATIVA
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Articolo 43 – (L) - Riscossione Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 16) 1. I contributi, le sanzioni e le spese di cui ai titoli II e IV della parte I del presente testo unico sono riscossi secondo le norme vigenti in materia di riscossione coattiva delle entrate dell’ente procedente.
Articolo 44 – (L) - Sanzioni penali Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, articoli 19 e 20; decreto legge 23 aprile 1985, n. 146 art. 3, convertito, con modificazioni, in legge 21 giugno 1985, n. 298) 1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato e ferme le sanzioni amministrative, si applica: a) l’ammenda fino a 10.329 euro per l’inosservanza delle norme, prescrizioni e modalità esecutive previste dal presente titolo, in quanto applicabili, nonché dai regolamenti edilizi, dagli strumenti urbanistici e dal permesso di costruire; b) l’arresto fino a due anni e l’ammenda da 5.164 a 51.645 euro nei casi di esecuzione dei lavori in totale difformità o assenza del permesso o di prosecuzione degli stessi nonostante l’ordine di sospensione; c) l’arresto fino a due anni e l’ammenda da 15.493 a 51.645 euro nel caso di lottizzazione abusiva di terreni a scopo edilizio, come previsto dal primo comma dell’articolo 30. La stessa pena si applica anche nel caso di interventi edilizi nelle zone sottoposte a vincolo storico, artistico, archeologico, paesistico, ambientale, in variazione essenziale, in totale difformità o in assenza del permesso. (1) 2. La sentenza definitiva del giudice penale che accerta che vi è stata lottizzazione abusiva, dispone la confisca dei terreni, abusivamente lottizzati e delle opere abusivamente costruite. Per effetto della confisca i terreni sono acquisiti di diritto e gratuitamente al patrimonio del comune nel cui territorio è avvenuta la lottizzazione. La sentenza definitiva è titolo per la immediata trascrizione nei registri immobiliari. (4) 2-bis. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche agli interventi edilizi suscettibili di realizzazione mediante denuncia di inizio attività ai sensi dell’articolo 23, comma 01, eseguiti in assenza o in totale difformità dalla stessa. (2) (3) 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264. 2. Il presente comma aggiunto dall’art. 1, D.Lgs. 27.12.2002, n. 301, è stato poi così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. 3. Le sanzioni pecuniarie contenute nel presente articolo sono incrementate del 100 per cento, in virtù di quanto disposto dall’art. 32, D.L. 30.09.2003, n. 269 con decorrenza dal 02.10.2003. 4. È inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’art. 44, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, recante “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia (Testo A)”, sollevata, in riferimento all’art. 117, primo comma, della Costituzione e in relazione all’art. 1 del Protocollo addizionale alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, firmato a Parigi il 20 marzo 1952, ratificato e reso esecutivo con legge 4 agosto 1955, n. 848, dalla Corte d’appello di Bari, con l’ordinanza indicata in epigrafe. (C. Cost. 08.07.2021, n. 146 sentenza).
Articolo 45 – (L) - Norme relative all’azione penale Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 22) 1. L’azione penale relativa alle violazioni edilizie rimane sospesa finché non siano stati esauriti i procedimenti amministrativi di sanatoria di cui all’articolo 36. [2. Nel caso di ricorso giurisdizionale avverso il diniego del permesso in sanatoria di cui all’articolo 36, l’udienza viene fissata d’ufficio dal presidente del tribunale amministrativo regionale per una data compresa entro il terzo mese dalla presentazione del ricorso.] (1) 3. Il rilascio in sanatoria del permesso di costruire estingue i reati contravvenzionali previsti dalle norme urbanistiche vigenti.
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Articolo 46 – (L) - Nullità degli atti giuridici relativi ad edifici la cui costruzione abusiva sia iniziata dopo il 17 marzo 1985 Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 17; decreto legge 23 aprile 1985, n. 146 art. 8) 1. Gli atti tra vivi, sia in forma pubblica, sia in forma privata, aventi per oggetto trasferimento o costituzione o scioglimento della comunione di diritti reali, relativi ad edifici, o loro parti, la cui costruzione è iniziata dopo il 17 marzo 1985, sono nulli e non possono essere stipulati ove da essi non risultino, per dichiarazione dell’alienante, gli estremi del permesso di costruire o del permesso in sanatoria. Tali disposizioni non si applicano agli atti costitutivi, modificativi o estintivi di diritti reali di garanzia o di servitù. 2. Nel caso in cui sia prevista, ai sensi dell’articolo 38, l’irrogazione di una sanzione soltanto pecuniaria, ma non il rilascio del permesso in sanatoria, agli atti di cui al comma 1 deve essere allegata la prova dell’integrale pagamento della sanzione medesima. 3. La sentenza che accerta la nullità degli atti di cui al comma 1 non pregiudica i diritti di garanzia o di servitù acquisiti in base ad un atto iscritto o trascritto anteriormente alla trascrizione della domanda diretta a far accertare la nullità degli atti. 4. Se la mancata indicazione in atto degli estremi non sia dipesa dalla insussistenza del permesso di costruire al tempo in cui gli atti medesimi sono stati stipulati, essi possono essere confermati anche da una sola delle parti mediante atto successivo, redatto nella stessa forma del precedente, che contenga la menzione omessa. 5. Le nullità di cui al presente articolo non si applicano agli atti derivanti da procedure esecutive immobiliari, individuali o concorsuali. L’aggiudicatario, qualora l’immobile si trovi nelle condizioni previste per il rilascio del permesso di costruire in sanatoria, dovrà presentare domanda di permesso in sanatoria entro centoventi giorni dalla notifica del decreto emesso dalla autorità giudiziaria. 5-bis. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche agli interventi edilizi realizzati mediante denuncia di inizio attività ai sensi dell’articolo 23, comma 01 , qualora nell’atto non siano indicati gli estremi della stessa. (1) 1. Il presente comma aggiunto dall’art. 1, D.Lgs. 27.12.2002, n. 301, è stato poi così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016.
Articolo 47 – (L) - Sanzioni a carico dei notai Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art.21) 1. Il ricevimento e l’autenticazione da parte dei notai di atti nulli previsti dagli articoli 46 e 30 e non convalidabili costituisce violazione dell’articolo 28 della legge 16 febbraio 1913, n. 89, e successive modificazioni, e comporta l’applicazione delle sanzioni previste dalla legge medesima. 2. Tutti i pubblici ufficiali, ottemperando a quanto disposto dall’articolo 30, sono esonerati da responsabilità inerente al trasferimento o alla divisione dei terreni; [l’osservanza della formalità prevista dal comma 6 dello stesso articolo 30 tiene anche luogo del rapporto di cui all’articolo 331 del codice di procedura penale]. (1) (2) 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264. 2. Le parole tra parentesi quadre contenute nel presente comma sono state soppresse dall’art. 1 D.P.R. 09.11.2005, n. 304.
Articolo 48 – (L) - Aziende erogatrici di servizi pubblici Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 45) 1. È vietato a tutte le aziende erogatrici di servizi pubblici somministrare le loro forniture per l’esecuzione di opere
APPENDICE NORMATIVA
1. Il presente comma è stato abrogato dall’art. 4, all.4, D.Lgs. 02. 07. 2010, n. 104, (G.U. 07.07. 2010, n. 156 - S.O. n. 148) con decorrenza dal 16.09.2010.
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prive di permesso di costruire, nonché ad opere in assenza di titolo iniziate dopo il 30 gennaio 1977 e per le quali non siano stati stipulati contratti di somministrazione anteriormente al 17 marzo 1985. 2. Il richiedente il servizio è tenuto ad allegare alla domanda una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 recante il Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, indicante gli estremi del permesso di costruire, o, per le opere abusive, gli estremi del permesso in sanatoria, ovvero copia della domanda di permesso in sanatoria corredata della prova del pagamento delle somme dovute a titolo di oblazione per intero nell’ipotesi dell’articolo 36 e limitatamente alle prime due rate nell’ipotesi dell’articolo 35 della legge 28 febbraio 1985, n. 47. Il contratto stipulato in difetto di tali dichiarazioni è nullo e il funzionario della azienda erogatrice, cui sia imputabile la stipulazione del contratto stesso, è soggetto ad una sanzione pecuniaria da 2.582 a 7.746 euro. Per le opere che già usufruiscono di un servizio pubblico, in luogo della documentazione di cui al precedente comma, può essere prodotta copia di una fattura, emessa dall’azienda erogante il servizio, dalla quale risulti che l’opera già usufruisce di un pubblico servizio. (1) 3. Per le opere iniziate anteriormente al 30 gennaio 1977, in luogo degli estremi della licenza edilizia può essere prodotta una dichiarazione sostitutiva di atto notorio rilasciata dal proprietario o altro avente titolo, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 recante il Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, attestante che l’opera è stata iniziata in data anteriore al 30 gennaio 1977. Tale dichiarazione può essere ricevuta e inserita nello stesso contratto, ovvero in documento separato da allegarsi al contratto medesimo. 3-bis. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche agli interventi edilizi suscettibili di realizzazione mediante denuncia di inizio attività ai sensi dell’articolo 23, comma 01, eseguiti in assenza della stessa. (2) 3-ter. AI fine di consentire una più penetrante vigilanza sull’attività edilizia, è fatto obbligo alle aziende erogatrici di servizi pubblici ed ai funzionari cui sia imputabile la stipulazione dei relativi contratti di somministrazione di comunicare al sindaco del comune ove è ubicato l’immobile le richieste di allaccio ai pubblici servizi effettuate della autorizzazione ovvero degli altri titoli abilitativi, ovvero della istanza di concessione in sanatoria presentata, corredata dalla prova del pagamento per intero delle somme dovute a titolo di oblazione. L’inosservanza di tale obbligo comporta, per ciascuna violazione, la sanzione pecuniaria da euro 10.000 ad euro 50.000 nei confronti delle aziende erogatrici di servizi pubblici, nonché la sanzione pecuniaria da euro 2.582 ad euro 7.746 nei confronti del funzionario della azienda erogatrice cui sia imputabile la stipulazione dei contratti. (3) 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264. 2. Il presente comma aggiunto dall’art. 1, D.Lgs. 27.12.2002, n. 301, è stato poi così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. 3. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 32, D.L. 30.09.2003, n. 269, come modificato dall’allegato alla L. 24.11.2003, n. 326, a sua volta dichiarato incostituzionale nella parte in cui non prevede che la legge regionale di cui al comma 26 dello stesso articolo, debba essere emanata entro un congruo termine da stabilirsi dalla legge statale (C. Cost. 28.06.2004, n. 196) con decorrenza dal 26.11.2003.
I CAPO III
Disposizioni fiscali
Articolo 49 – (L) - Disposizioni fiscali Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 (legge 17 agosto 1942, n. 1150 art. 41-ter) 1. Fatte salve le sanzioni di cui al presente titolo, gli interventi abusivi realizzati in assenza di titolo o in contrasto con lo stesso, ovvero sulla base di un titolo successivamente annullato, non beneficiano delle agevolazioni fiscali previste dalle norme vigenti, né di contributi o altre provvidenze dello Stato o di enti pubblici. Il contrasto deve riguardare violazioni di altezza, distacchi, cubatura o superficie coperta che eccedano per singola unità immobiliare il due per cento delle misure prescritte, ovvero il mancato rispetto delle destinazioni e degli allineamenti indicati nel programma di fabbricazione, nel piano regolatore generale e nei piani particolareggiati di esecuzione. 2. È fatto obbligo al comune di segnalare all’amministrazione finanziaria, entro tre mesi dall’ultimazione dei lavori o dalla segnalazione certificata di cui all’articolo 24, ovvero dall’annullamento del titolo edilizio, ogni inosservanza comportante la decadenza di cui al comma precedente. (1) 3. Il diritto dell’amministrazione finanziaria a recuperare le imposte dovute in misura ordinaria per effetto della
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1. Il presente comma prima rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264, è stato poi così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016.
Articolo 50 – (L) - Agevolazioni tributarie in caso di sanatoria Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 46) 1. In deroga alle disposizioni di cui all’articolo 49, le agevolazioni tributarie in materia di tasse ed imposte indirette sugli affari si applicano agli atti stipulati dopo il 17 marzo 1985, qualora ricorrano tutti i requisiti previsti dalle vigenti disposizioni agevolative ed a condizione che copia conforme del provvedimento di sanatoria venga presentata, contestualmente all’atto da registrare, all’amministrazione cui compete la registrazione. In mancanza del provvedimento definitivo di sanatoria, per conseguire in via provvisoria le agevolazioni deve essere prodotta, al momento della registrazione dell’atto, copia della domanda di permesso in sanatoria presentata al comune, con la relativa ricevuta rilasciata dal comune stesso. L’interessato, a pena di decadenza dai benefici, deve presentare al competente ufficio dell’amministrazione finanziaria copia del provvedimento definitivo di sanatoria entro sei mesi dalla sua notifica o, nel caso che questo non sia intervenuto, a richiesta dell’ufficio, dichiarazione del comune che attesti che la domanda non ha ancora ottenuto definizione. (1) 2. In deroga alle disposizioni di cui all’articolo 49, per i fabbricati costruiti senza permesso o in contrasto con la stesso, ovvero sulla base di permesso successivamente annullato, si applica la esenzione dall’imposta comunale sugli immobili, qualora ricorrano i requisiti tipologici di inizio e ultimazione delle opere in virtù dei quali sarebbe spettata, per il periodo di dieci anni a decorrere dal 17 marzo 1985. L’esenzione si applica a condizione che l’interessato ne faccia richiesta all’ufficio competente del suo domicilio fiscale, allegando copia della domanda indicata nel comma precedente con la relativa ricevuta rilasciata dal comune. Alla scadenza di ogni anno dal giorno della presentazione della domanda suddetta, l’interessato, a pena di decadenza dai benefici, deve presentare, entro novanta giorni da tale scadenza, all’ufficio competente copia del provvedimento definitivo di sanatoria, o in mancanza di questo, una dichiarazione del comune, ovvero una dichiarazione sostitutiva di atto notorio, attestante che la domanda non ha ancora ottenuto definizione. (1) 3. La omessa o tardiva presentazione del provvedimento di sanatoria comporta il pagamento dell’imposta comunale sugli immobili e delle altre imposte dovute nella misura ordinaria, nonché degli interessi di mora stabiliti per i singoli tributi. (1) 4. Il rilascio del permesso in sanatoria, per le opere o le parti di opere abusivamente realizzate, produce automaticamente, qualora ricorrano tutti i requisiti previsti dalle vigenti disposizioni agevolative, la cessazione degli effetti dei provvedimenti di revoca o di decadenza previsti dall’articolo 49. 5. In attesa del provvedimento definitivo di sanatoria, per il conseguimento in via provvisoria degli effetti previsti dal comma 4, deve essere prodotta da parte dell’interessato alle amministrazioni finanziarie competenti copia autenticata della domanda di permesso in sanatoria, corredata della prova del pagamento delle somme dovute fino al momento della presentazione della istanza di cui al presente comma. 6. Non si fa comunque luogo al rimborso dell’imposta comunale sugli immobili e delle altre imposte eventualmente già pagate. 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
Articolo 51 – (L) - Finanziamenti pubblici e sanatoria Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 23 dicembre 1996, n. 662 art. 2, comma 50) 1. La concessione di indennizzi, ai sensi della legislazione sulle calamità naturali, è esclusa nei casi in cui gli immobili danneggiati siano stati eseguiti abusivamente in zone alluvionali; la citata concessione di indennizzi è altresì esclusa per gli immobili edificati in zone sismiche senza i prescritti criteri di sicurezza e senza che sia intervenuta sanatoria.
APPENDICE NORMATIVA
decadenza stabilita dal presente articolo si prescrive col decorso di tre anni dalla data di ricezione della segnalazione del comune. 4. In caso di revoca o decadenza dai benefici suddetti il committente è responsabile dei danni nei confronti degli aventi causa.
APPENDICE NORMATIVA
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Parte II
Normativa tecnica per l’edilizia
I CAPO I
Disposizioni di carattere generale
Articolo 52 – (L) - Tipo di strutture e norme tecniche Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, articoli 1 e 32, comma 1) 1. In tutti i comuni della Repubblica le costruzioni sia pubbliche sia private debbono essere realizzate in osservanza delle norme tecniche riguardanti i vari elementi costruttivi fissate con decreti del Ministro per le infrastrutture e i trasporti, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici che si avvale anche della collaborazione del Consiglio nazionale delle ricerche. Qualora le norme tecniche riguardino costruzioni in zone sismiche esse sono adottate di concerto con il Ministro per l’interno. Dette norme definiscono: a) i criteri generali tecnico-costruttivi per la progettazione, esecuzione e collaudo degli edifici in muratura e per il loro consolidamento; b) i carichi e sovraccarichi e loro combinazioni, anche in funzione del tipo e delle modalità costruttive e della destinazione dell’opera, nonché i criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni; c) le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le precisazioni tecniche per la progettazione, esecuzione e collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione; i criteri generali e le precisazioni tecniche per la progettazione, esecuzione e collaudo di opere speciali, quali ponti, dighe, serbatoi, tubazioni, torri, costruzioni prefabbricate in genere, acquedotti, fognature; d) la protezione delle costruzioni dagli incendi. 2. Qualora vengano usati sistemi costruttivi diversi da quelli in muratura o con ossatura portante in cemento armato normale e precompresso, acciaio o sistemi combinati dei predetti materiali, per edifici con quattro o più piani entro e fuori terra, l’idoneità di tali sistemi deve essere comprovata da una dichiarazione rilasciata dal presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici su conforme parere dello stesso Consiglio. 3. Le norme tecniche di cui al presente articolo e i relativi aggiornamenti entrano in vigore trenta giorni dopo la pubblicazione dei rispettivi decreti nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Articolo 53 – (L) - Definizioni Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 5 novembre 1971, n. 1086 art. 1, primo, secondo e terzo comma) 1. Ai fini del presente testo unico si considerano: a) opere in conglomerato cementizio armato normale, quelle composte da un complesso di strutture in conglomerato cementizio ed armature che assolvono ad una funzione statica; b) opere in conglomerato cementizio armato precompresso, quelle composte di strutture in conglomerato cementizio ed armature nelle quali si imprime artificialmente uno stato di sollecitazione addizionale di natura ed entità tali da assicurare permanentemente l’effetto statico voluto; c) opere a struttura metallica quelle nelle quali la statica è assicurata in tutto o in parte da elementi strutturali in acciaio o in altri metalli.
Articolo 54 – (L) - Sistemi costruttivi Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 2 febbraio 1974, n. 64 art. 5, art. 6, primo comma, art. 7, primo comma, art. 8, primo comma) 1. Gli edifici possono essere costruiti con: a) struttura intelaiata in cemento armato normale o precompresso, acciaio o sistemi combinati dei predetti materiali; b) struttura a pannelli portanti; c) struttura in muratura; d) struttura in legname.
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Articolo 55 – (L) - Edifici in muratura Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 6, secondo comma) 1. Le costruzioni in muratura devono presentare adeguate caratteristiche di solidarietà fra gli elementi strutturali che le compongono, e di rigidezza complessiva secondo le indicazioni delle norme tecniche di cui all’articolo 83.
Articolo 56 – (L) - Edifici con struttura a pannelli portanti Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 7, secondo, terzo, quarto e quinto comma) 1. Le strutture a pannelli portanti devono essere realizzate in calcestruzzo pieno od alleggerito, semplice, armato normale o precompresso, presentare giunzioni eseguite in opera con calcestruzzo o malta cementizia, ed essere irrigidite da controventamenti opportuni, costituiti dagli stessi pannelli verticali sovrapposti o da lastre in calcestruzzo realizzate in opera; i controventamenti devono essere orientati almeno secondo due direzioni distinte. 2. Il complesso scatolare costituito dai pannelli deve realizzare un organismo statico capace di assorbire le azioni sismiche di cui all’articolo 85. 3. La trasmissione delle azioni mutue tra i diversi elementi deve essere assicurata da armature metalliche. 4. L’idoneità di tali sistemi costruttivi, anche in funzione del grado di sismicità, deve essere comprovata da una dichiarazione rilasciata dal presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, su conforme parere dello stesso Consiglio.
Articolo 57 – (L) - Edifici con strutture intelaiate Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 8, secondo periodo del primo comma, secondo, terzo e quarto comma) 1. Nelle strutture intelaiate possono essere compresi elementi irrigidenti costituiti da: a) strutture reticolate in acciaio, calcestruzzo armato normale o precompresso; b) elementi-parete in acciaio, calcestruzzo armato normale o precompresso. 2. Gli elementi irrigidenti devono essere opportunamente collegati alle intelaiature della costruzione in modo che sia assicurata la trasmissione delle azioni sismiche agli irrigidimenti stessi. 3. Il complesso resistente deve essere proporzionato in modo da assorbire le azioni sismiche definite dalle norme tecniche di cui all’articolo 83. 4. Le murature di tamponamento delle strutture intelaiate devono essere efficacemente collegate alle aste della struttura stessa secondo le modalità specificate dalle norme tecniche di cui all’articolo 83.
Articolo 58 – (L) - Produzione in serie in stabilimenti di manufatti in conglomerato normale e precompresso e di manufatti complessi in metallo Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 5 novembre 1971, n. 1086 art. 9) 1. Le ditte che procedono alla costruzione di manufatti in conglomerato armato normale o precompresso ed in metallo, fabbricati in serie e che assolvono alle funzioni indicate negli articoli 53, comma 1 e 64, comma 1, hanno l’obbligo di darne preventiva comunicazione al Servizio tecnico centrale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con apposita relazione nella quale debbono: a) descrivere ciascun tipo di struttura indicando le possibili applicazioni e fornire i calcoli relativi, con particolare riguardo a quelli riferentisi a tutto il comportamento sotto carico fino a fessurazione e rottura; b) precisare le caratteristiche dei materiali impiegati sulla scorta di prove eseguite presso uno dei laboratori di cui all’articolo 59;
APPENDICE NORMATIVA
2. Ai fini di questo testo unico si considerano: a) costruzioni in muratura, quelle nelle quali la muratura ha funzione portante; b) strutture a pannelli portanti, quelle formate con l’associazione di pannelli verticali prefabbricati (muri), di altezza pari ad un piano e di larghezza superiore ad un metro, resi solidali a strutture orizzontali (solai) prefabbricate o costruite in opera; c) strutture intelaiate, quelle costituite da aste rettilinee o curvilinee, comunque vincolate fra loro ed esternamente.
APPENDICE NORMATIVA
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c) indicare, in modo particolareggiato, i metodi costruttivi e i procedimenti seguiti per la esecuzione delle strutture; d) indicare i risultati delle prove eseguite presso uno dei laboratori di cui all’articolo 59. (1) 2. Tutti gli elementi precompressi debbono essere chiaramente e durevolmente contrassegnati onde si possa individuare la serie di origine. 3. Per le ditte che costruiscono manufatti complessi in metallo fabbricati in serie, i quali assolvono alle funzioni indicate negli articoli 53, comma 1 e 64, comma 1, la relazione di cui al comma 1 del presente articolo deve descrivere ciascun tipo di struttura, indicando le possibili applicazioni e fornire i calcoli relativi. 4. Le ditte produttrici di tutti i manufatti di cui ai commi precedenti sono tenute a fornire tutte le prescrizioni relative alle operazioni di trasporto e di montaggio dei loro manufatti. 5. La responsabilità della rispondenza dei prodotti rimane a carico della ditta produttrice, che è obbligata a corredare la fornitura con i disegni del manufatto e l’indicazione delle sue caratteristiche di impiego. 6. Il progettista delle strutture è responsabile dell’organico inserimento e della previsione di utilizzazione dei manufatti di cui sopra nel progetto delle strutture dell’opera. 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
Articolo 59 – (L) - Laboratori Testo in vigore dal 18 giugno 2019 (legge 5 novembre 1971, n. 1086 art. 20) 1. Agli effetti del presente testo unico sono considerati laboratori ufficiali: a) i laboratori degli istituti universitari dei politecnici e delle facoltà di ingegneria e delle facoltà o istituti universitari di architettura; b) il laboratorio di scienza delle costruzioni del centro studi ed esperienze dei servizi antincendi e di protezione civile (Roma); b-bis) il laboratorio dell’Istituto sperimentale di rete ferroviaria italiana spa; (1) b-ter) il Centro sperimentale dell’Ente nazionale per le strade (ANAS) di Cesano (Roma), autorizzando lo stesso ad effettuare prove di crash test per le barriere metalliche. (1) 2. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti può autorizzare, con proprio decreto, ai sensi del presente capo, altri laboratori ad effettuare: a) prove sui materiali da costruzione; c) prove di laboratorio su terre e rocce. (2) c-bis) prove e controlli su materiali da costruzione su strutture e costruzioni esistenti. (3) 3. L’attività dei laboratori, ai fini del presente capo, è servizio di pubblica utilità. 1. La presente lettera è stata aggiunta dall’art. 5, L. 01.08.2002, n. 166, con decorrenza dal 18.08.2002. 2. Il presente comma prima modificato dall’art. 5 D.L. 13.05.2011, n. 70 con decorrenza dal 14.05.2011 è stato poi così sostituito dall’art. 7, D.L. 22.06.2012, n. 83, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134, con decorrenza dal 12.08.2012. 3. La presente lettera è stata inserita dall’art. 3, comma 1, lett. 0a), D.L. 18.04.2019, n. 32, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 14.06.2019, n. 55, con decorrenza dal 18.06.2019.
Articolo 60 – (L) - Emanazione di norme tecniche Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 5 novembre 1971, n. 1086 art. 21) 1. Il Ministro per le infrastrutture e i trasporti, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici che si avvale anche della collaborazione del Consiglio nazionale delle ricerche, predispone, modifica ed aggiorna le norme tecniche alle quali si uniformano le costruzioni di cui al capo secondo.
Articolo 61 – (L) - Abitati da consolidare Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 2)
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Articolo 62 – (L) - Utilizzazione di edifici Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 28) 1. Il rilascio della licenza d’uso per gli edifici costruiti in cemento armato da parte dei comuni e l’attestazione di cui all’articolo 24, comma 1, sono condizionati all’esibizione di un certificato da rilasciarsi dall’ufficio tecnico della regione, che attesti la perfetta rispondenza dell’opera eseguita alle norme del capo quarto. (1) 1. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016.
Articolo 63 – (L) - Opere pubbliche Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 1. Quando si tratti di opere eseguite dai soggetti di cui all’articolo 2 della legge 11 febbraio 1994, n. 109 le norme della presente parte si applicano solo nel caso in cui non sia diversamente disposto dalla citata legge n. 109 del 1994, dal decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 1999, n. 544, dal decreto del Presidente della Repubblica 25 gennaio 2000, n. 34 e dal d.m. 19 aprile 2000 n. 145.
I
CAPO II
Disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica
Sezione I
Adempimenti Articolo 64 – (L) - Progettazione, direzione, esecuzione, responsabilità Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge n. 1086 del 1971 art. 1, quarto comma; art. 2, primo e secondo comma; art. 3, primo e secondo comma) 1. La realizzazione delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica, deve avvenire in modo tale da assicurare la perfetta stabilità e sicurezza delle strutture e da evitare qualsiasi pericolo per la pubblica incolumità. 2. La costruzione delle opere di cui all’articolo 53, comma 1, deve avvenire in base ad un progetto esecutivo redatto da un tecnico abilitato, iscritto nel relativo albo, nei limiti delle proprie competenze stabilite dalle leggi sugli ordini e collegi professionali. 3. L’esecuzione delle opere deve aver luogo sotto la direzione di un tecnico abilitato, iscritto nel relativo albo, nei limiti delle proprie competenze stabilite dalle leggi sugli ordini e collegi professionali. 4. Il progettista ha la responsabilità diretta della progettazione di tutte le strutture dell’opera comunque realizzate. 5. Il direttore dei lavori e il costruttore, ciascuno per la parte di sua competenza, hanno la responsabilità della rispondenza dell’opera al progetto, dell’osservanza delle prescrizioni di esecuzione del progetto, della qualità dei materiali impiegati, nonché, per quanto riguarda gli elementi prefabbricati, della posa in opera.
APPENDICE NORMATIVA
1. In tutti i territori comunali o loro parti, nei quali siano intervenuti od intervengano lo Stato o la regione per opere di consolidamento di abitato ai sensi della legge 9 luglio 1908, n. 445 e successive modificazioni ed integrazioni, nessuna opera e nessun lavoro, salvo quelli di manutenzione ordinaria o di rifinitura, possono essere eseguiti senza la preventiva autorizzazione del competente ufficio tecnico della regione. 2. Le opere di consolidamento, nei casi di urgenza riconosciuta con ordinanza del competente ufficio tecnico regionale o comunale, possono eccezionalmente essere intraprese anche prima della predetta autorizzazione, la quale comunque dovrà essere richiesta nel termine di cinque giorni dall’inizio dei lavori.
APPENDICE NORMATIVA
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Articolo 65 – (R) - Denuncia dei lavori di realizzazione e relazione a struttura ultimata di opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica Testo in vigore dal 18 giugno 2019 (legge n. 1086 del 1971, articoli 4 e 6) 1. Le opere realizzate con materiali e sistemi costruttivi disciplinati dalle norme tecniche in vigore, prima del loro inizio, devono essere denunciate dal costruttore allo sportello unico tramite posta elettronica certificata (PEC). (1) 2. Nella denuncia devono essere indicati i nomi ed i recapiti del committente, del progettista delle strutture, del direttore dei lavori e del costruttore. 3. Alla denuncia devono essere allegati: a) il progetto dell’opera firmato dal progettista, dal quale risultino in modo chiaro ed esauriente le calcolazioni eseguite, l’ubicazione, il tipo, le dimensioni delle strutture, e quanto altro occorre per definire l’opera sia nei riguardi dell’esecuzione sia nei riguardi della conoscenza delle condizioni di sollecitazione; b) una relazione illustrativa firmata dal progettista e dal direttore dei lavori, dalla quale risultino le caratteristiche, le qualità e le prestazioni dei materiali che verranno impiegati nella costruzione. (5) 4. Lo sportello unico, tramite PEC, rilascia al costruttore, all’atto stesso della presentazione, l’attestazione dell’avvenuto deposito. (1) 5. Anche le varianti che nel corso dei lavori si intendano introdurre alle opere di cui al comma 1, previste nel progetto originario, devono essere denunciate, prima di dare inizio alla loro esecuzione, allo sportello unico nella forma e con gli allegati previsti nel presente articolo. 6. Ultimate le parti della costruzione che incidono sulla stabilità della stessa, entro il termine di sessanta giorni, il direttore dei lavori deposita allo sportello unico, tramite PEC, una relazione sull’adempimento degli obblighi di cui ai commi 1, 2 e 3, allegando: (3) a) i certificati delle prove sui materiali impiegati emessi da laboratori di cui all’articolo 59; b) per le opere in conglomerato armato precompresso, ogni indicazione inerente alla tesatura dei cavi ed ai sistemi di messa in coazione; c) l’esito delle eventuali prove di carico, allegando le copie dei relativi verbali firmate per copia conforme. 7. All’atto della presentazione della relazione di cui al comma 6, lo sportello unico, tramite PEC, rilascia al direttore dei lavori l’attestazione dell’avvenuto deposito su una copia della relazione e provvede altresì a trasmettere tale relazione al competente ufficio tecnico regionale. (2) 8. Il direttore dei lavori consegna al collaudatore la relazione, unitamente alla restante documentazione di cui al comma 6. 8-bis. Per gli interventi di cui all’articolo 94-bis, comma 1, lettera b), n. 2) e lettera c), n. 1), non si applicano le disposizioni di cui ai commi 6, 7 e 8. (4) 1. Il presente comma, rettificato con avviso pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 25.02.2002, n. 47, è stato poi così sostituito dall’art. 3, comma 1, lett. a), D.L. 18.04.2019, n. 32, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 14.06.2019, n. 55, con decorrenza dal 18.06.2019. 2. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 3, comma 1, lett. a), D.L. 18.04.2019, n. 32, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 14.06.2019, n. 55, con decorrenza dal 18.06.2019. 3. Il presente alinea è stato così sostituito dall’art. 3, comma 1, lett. a), D.L. 18.04.2019, n. 32, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 14.06.2019, n. 55, con decorrenza dal 18.06.2019. 4. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 3, comma 1, lett. a), D.L. 18.04.2019, n. 32 con decorrenza dal 19.04.2019, convertito in legge, con modifiche, dalla L. 14.06.2019, n. 55 con decorrenza dal 18.06.2019. 5. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 3, comma 1, lett. a), D.L. 18.04.2019, n. 32 con decorrenza dal 19.04.2019, convertito in legge, con modifiche, dalla L. 14.06.2019, n. 55 con decorrenza dal 18.06.2019.
Articolo 66 – (L) - Documenti in cantiere Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge n. 1086 del 1971 art. 5) 1. Nei cantieri, dal giorno di inizio delle opere, di cui all’articolo 53, comma 1, a quello di ultimazione dei lavori, devono essere conservati gli atti indicati all’articolo 65, commi 3 e 4, datati e firmati anche dal costruttore e dal direttore dei lavori, nonché un apposito giornale dei lavori. 2. Della conservazione e regolare tenuta di tali documenti è responsabile il direttore dei lavori. Il direttore dei lavori è anche tenuto a vistare periodicamente, ed in particolare nelle fasi più importanti dell’esecuzione, il giornale dei lavori.
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Testo in vigore dal 18 giugno 2019 (legge 5 novembre 1971, n. 1086, articoli 7 e 8) 1. Tutte le costruzioni di cui all’articolo 53, comma 1, la cui sicurezza possa comunque interessare la pubblica incolumità devono essere sottoposte a collaudo statico, fatto salvo quanto previsto dal comma 8-bis. (1) 2. Il collaudo deve essere eseguito da un ingegnere o da un architetto, iscritto all’albo da almeno dieci anni, che non sia intervenuto in alcun modo nella progettazione, direzione, esecuzione dell’opera. 3. Contestualmente alla denuncia prevista dall’articolo 65, il direttore dei lavori è tenuto a presentare presso lo sportello unico l’atto di nomina del collaudatore scelto dal committente e la contestuale dichiarazione di accettazione dell’incarico, corredati da certificazione attestante le condizioni di cui al comma 2. 4. Quando non esiste il committente ed il costruttore esegue in proprio, è fatto obbligo al costruttore di chiedere, anteriormente alla presentazione della denuncia di inizio dei lavori, all’ordine provinciale degli ingegneri o a quello degli architetti, la designazione di una terna di nominativi fra i quali sceglie il collaudatore. 5. Completata la struttura con la copertura dell’edificio, il direttore dei lavori ne dà comunicazione allo sportello unico e al collaudatore che ha 60 giorni di tempo per effettuare il collaudo. 6. In corso d’opera possono essere eseguiti collaudi parziali motivati da difficoltà tecniche e da complessità esecutive dell’opera, fatto salvo quanto previsto da specifiche disposizioni. 7. Il collaudatore redige, sotto la propria responsabilità, il certificato di collaudo che invia tramite posta elettronica certificata (PEC) al competente ufficio tecnico regionale e al committente, dandone contestuale comunicazione allo sportello unico. Il deposito del certificato di collaudo statico equivale al certificato di rispondenza dell’opera alle norme tecniche per le costruzioni previsto dall’articolo 62. (3) 8. La segnalazione certificata è corredata da una copia del certificato di collaudo. (1) 8-bis. Per gli interventi di riparazione e per gli interventi locali sulle costruzioni esistenti, come definiti dalla normativa tecnica, il certificato di collaudo è sostituito dalla dichiarazione di regolare esecuzione resa dal direttore dei lavori. (2) 8-ter. Per gli interventi di cui all’articolo 94-bis, comma 1, lettera b), numero 2), e lettera c), numero 1), il certificato di collaudo è sostituito dalla dichiarazione di regolare esecuzione resa dal direttore dei lavori. (4) 1. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. 2. Il presente comma è stato inserito dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016. 3. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016, e poi dall’art. 3, comma 1, lett. b), D.L. 18.04.2019, n. 32, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 14.06.2019, n. 55, con decorrenza dal 18.06.2019. 4. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 3, comma 1, lett. b), D.L. 18.04.2019, n. 32, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 14.06.2019, n. 55, con decorrenza dal 18.06.2019.
Sezione II Vigilanza
Articolo 68 – (L) - Controlli Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 5 novembre 1971, n. 1086 art. 10) 1. Il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, nel cui territorio vengono realizzate le opere indicate nell’articolo 53, comma 1, ha il compito di vigilare sull’osservanza degli adempimenti preposti dal presente testo unico: a tal fine si avvale dei funzionari ed agenti comunali. (1) 2. Le disposizioni del precedente comma non si applicano alle opere costruite per conto dello Stato e per conto delle regioni, delle province e dei comuni, aventi un ufficio tecnico con a capo un ingegnere. 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
APPENDICE NORMATIVA
Articolo 67 – (L, comma 1, 2, 4 e 8; R, i commi 3, 5, 6 e 7) - Collaudo statico
APPENDICE NORMATIVA
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Articolo 69 – (L) - Accertamenti delle violazioni Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 5 novembre 1971, n. 1086 art. 11) 1. I funzionari e agenti comunali che accertino l’inosservanza degli adempimenti previsti nei precedenti articoli, redigono processo verbale che, a cura del dirigente o responsabile del competente ufficio comunale, verrà inoltrato all’Autorità giudiziaria competente ed all’ufficio tecnico della regione per i provvedimenti di cui all’articolo 70.
Articolo 70 – (L) - Sospensione dei lavori Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 5 novembre 1971, n. 1086 art. 12) 1. Il dirigente dell’ufficio tecnico regionale, ricevuto il processo verbale redatto a norma dell’articolo 69 ed eseguiti gli opportuni accertamenti, ordina, con decreto notificato a mezzo di messo comunale, al committente, al direttore dei lavori e al costruttore la sospensione dei lavori. 2. I lavori non possono essere ripresi finché il dirigente dell’ufficio tecnico regionale non abbia accertato che sia stato provveduto agli adempimenti previsti dal presente capo. 3. Della disposta sospensione è data comunicazione al dirigente del competente ufficio comunale perché ne curi l’osservanza.
Sezione III
Norme penali Articolo 71 – (L) - Lavori abusivi Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 5 novembre 1971, n. 1086 art. 13) 1. Chiunque commette, dirige e, in qualità di costruttore, esegue le opere previste dal presente capo, o parti di esse, in violazione dell’articolo 64, commi 2, 3 e 4, è punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda da 103 a 1.032 euro. (1) 2. È soggetto alla pena dell’arresto fino ad un anno, o dell’ammenda da 1.032 a 10.329 euro, chi produce in serie manufatti in conglomerato armato normale o precompresso o manufatti complessi in metalli senza osservare le disposizioni dell’articolo 58. (1) 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
Articolo 72 – (L) - Omessa denuncia dei lavori Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 5 novembre 1971, n. 1086 art. 14) 1. Il costruttore che omette o ritarda la denuncia prevista dall’articolo 65 è punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda da 103 a 1.032 euro. (1) 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
Articolo 73 – (L) - Responsabilità del direttore dei lavori Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 5 novembre 1971, n. 1086 art. 15)
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1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
Articolo 74 – (L) - Responsabilità del collaudatore Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 5 novembre 1971, n. 1086 art. 16) 1. Il collaudatore che non osserva gli obblighi di cui all’articolo 67, comma 5, è punito con l’ammenda da 51 a 516 euro. (1) 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
Articolo 75 – (L) - Mancanza del certificato di collaudo Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 5 novembre 1971, n. 1086 art. 17) 1. Chiunque consente l’utilizzazione delle costruzioni prima del rilascio del certificato di collaudo è punito con l’arresto fino ad un mese o con l’ammenda da 103 a 1.032 euro. (1) 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
Articolo 76 – (L) - Comunicazione della sentenza Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 5 novembre 1971, n. 1086 art. 18) 1. La sentenza irrevocabile, emessa in base alle precedenti disposizioni, deve essere comunicata, a cura del cancelliere, entro quindici giorni da quello in cui è divenuta irrevocabile, al comune e alla regione interessata ed al consiglio provinciale dell’ordine professionale, cui eventualmente sia iscritto l’imputato.
I
CAPO III
Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati, pubblici e privati aperti al pubblico
Sezione I
Eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati Articolo 77 – (L) - Progettazione di nuovi edifici e ristrutturazione di interi edifici Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 9 gennaio 1989, n. 13, art. 1) 1. I progetti relativi alla costruzione di nuovi edifici privati, ovvero alla ristrutturazione di interi edifici, ivi compresi quelli di edilizia residenziale pubblica, sovvenzionata ed agevolata, sono redatti in osservanza delle prescrizioni tecniche previste dal comma 2. 2. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti fissa con decreto, adottato ai sensi dell’articolo 52, le prescrizioni
APPENDICE NORMATIVA
1. Il direttore dei lavori che non ottempera alle prescrizioni indicate nell’articolo 66 è punito con l’ammenda da 41 a 206 euro. (1) 2. Alla stessa pena soggiace il direttore dei lavori che omette o ritarda la presentazione al competente ufficio tecnico regionale della relazione indicata nell’articolo 65, comma 6.
APPENDICE NORMATIVA
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tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica, sovvenzionata ed agevolata. 3. La progettazione deve comunque prevedere: a) accorgimenti tecnici idonei alla installazione di meccanismi per l’accesso ai piani superiori, ivi compresi i servoscala; b) idonei accessi alle parti comuni degli edifici e alle singole unità immobiliari; c) almeno un accesso in piano, rampe prive di gradini o idonei mezzi di sollevamento; d) l’installazione, nel caso di immobili con più di tre livelli fuori terra, di un ascensore per ogni scala principale raggiungibile mediante rampe prive di gradini. 4. È fatto obbligo di allegare al progetto la dichiarazione del professionista abilitato di conformità degli elaborati alle disposizioni adottate ai sensi del presente capo. 5. I progetti di cui al comma 1 che riguardano immobili vincolati ai sensi del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, devono essere approvati dalla competente autorità di tutela, a norma degli articoli 23 e 151 del medesimo decreto legislativo.
Articolo 78 – (L) - Deliberazioni sull’eliminazione delle barriere architettoniche Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 9 gennaio 1989, n. 13, art. 2) 1. Le deliberazioni che hanno per oggetto le innovazioni da attuare negli edifici privati dirette ad eliminare le barriere architettoniche di cui all’articolo 27, primo comma, della legge 30 marzo 1971, n. 118 ed all’articolo 1, del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503 nonché la realizzazione di percorsi attrezzati e la installazione di dispositivi di segnalazione atti a favorire la mobilità dei ciechi all’interno degli edifici privati, sono approvate dall’assemblea del condominio, in prima o in seconda convocazione, con le maggioranze previste dall’articolo 1136, secondo e terzo comma, del codice civile. (1) 2. Nel caso in cui il condominio rifiuti di assumere, o non assuma entro tre mesi dalla richiesta fatta per iscritto, le deliberazioni di cui al comma 1, i portatori di handicap, ovvero chi ne esercita la tutela o la potestà di cui al titolo IX del libro primo del codice civile, possono installare, a proprie spese, servoscala nonché strutture mobili e facilmente rimovibili e possono anche modificare l’ampiezza delle porte d’accesso, al fine di rendere più agevole l’accesso agli edifici, agli ascensori e alle rampe delle autorimesse. 3. Resta fermo quanto disposto dagli articoli 1120, secondo comma, e 1121, terzo comma, del codice civile. 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
Articolo 79 – (L) - Opere finalizzate all’eliminazione delle barriere architettoniche realizzate in deroga ai regolamenti edilizi Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 9 gennaio 1989, n. 13, art. 3) 1. Le opere di cui all’articolo 78 possono essere realizzate in deroga alle norme sulle distanze previste dai regolamenti edilizi, anche per i cortili e le chiostrine interni ai fabbricati o comuni o di uso comune a più fabbricati. 2. È fatto salvo l’obbligo di rispetto delle distanze di cui agli articoli 873 e 907 del codice civile nell’ipotesi in cui tra le opere da realizzare e i fabbricati alieni non sia interposto alcuno spazio o alcuna area di proprietà o di uso comune.
Articolo 80 – (L) - Rispetto delle norme antisismiche, antincendio e di prevenzione degli infortuni Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 9 gennaio 1989, n. 13, art. 6) 1. Fermo restando l’obbligo del preavviso e dell’invio del progetto alle competenti autorità a norma dell’articolo 94, l’esecuzione delle opere edilizie di cui all’articolo 78, da realizzare in ogni caso nel rispetto delle norme antisismiche, di prevenzione degli incendi e degli infortuni, non è soggetta alla autorizzazione di cui all’articolo 94. L’esecuzione non conforme alla normativa richiamata al comma 1 preclude il collaudo delle opere realizzate.
Articolo 81 – (L) - Certificazioni Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 9 gennaio 1989, n. 13, art. 8; decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 articoli 107 e 109)
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Sezione II
Eliminazione o superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico Articolo 82 – (L) - Eliminazione o superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 (legge 5 febbraio 1992, n. 104 art. 24; decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, art. 62, comma 2; decreto legislativo n. 267 del 2000 articoli 107 e 109). 1. Tutte le opere edilizie riguardanti edifici pubblici e privati aperti al pubblico che sono suscettibili di limitare l’accessibilità e la visitabilità di cui alla sezione prima del presente capo, sono eseguite in conformità alle disposizioni di cui alla legge 30 marzo 1971, n. 118, e successive modificazioni, alla sezione prima del presente capo, al regolamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503, recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche, e al decreto del Ministro dei lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236. (1) 2. Per gli edifici pubblici e privati aperti al pubblico soggetti ai vincoli di cui al decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, nonché ai vincoli previsti da leggi speciali aventi le medesime finalità, nel caso di mancato rilascio del nulla osta da parte delle autorità competenti alla tutela del vincolo, la conformità alle norme vigenti in materia di accessibilità e di superamento delle barriere architettoniche può essere realizzata con opere provvisionali, come definite dall’articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 7 gennaio 1956, n. 164 sulle quali sia stata acquisita l’approvazione delle predette autorità. (2) 3. Alle comunicazioni allo sportello unico dei progetti di esecuzione dei lavori riguardanti edifici pubblici e aperti al pubblico, di cui al comma 1, rese ai sensi dell’articolo 22, sono allegate una documentazione grafica e una dichiarazione di conformità alla normativa vigente in materia di accessibilità e di superamento delle barriere architettoniche, anche ai sensi del comma 2 del presente articolo. 4. Il rilascio del permesso di costruire per le opere di cui al comma 1 è subordinato alla verifica della conformità del progetto compiuta dall’ufficio tecnico o dal tecnico incaricato dal comune. Il comune, nell’ambito dei controlli della segnalazione certificata di cui all’articolo 24, per le opere di cui al comma 1, deve accertare che le opere siano state realizzate nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia di eliminazione delle barriere architettoniche. (3) 5. La richiesta di modifica di destinazione d’uso di edifici in luoghi pubblici o aperti al pubblico è accompagnata dalla dichiarazione di cui al comma 3. I controlli della segnalazione certificata di cui all’articolo 24 prevedono la verifica della dichiarazione allo stato dell’immobile. (3) 6. Tutte le opere realizzate negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico in difformità dalle disposizioni vigenti in materia di accessibilità e di eliminazione delle barriere architettoniche, nelle quali le difformità siano tali da rendere impossibile l’utilizzazione dell’opera da parte delle persone handicappate, sono dichiarate inagibili. 7. Il progettista, il direttore dei lavori, il responsabile tecnico degli accertamenti per l’agibilità ed il collaudatore, ciascuno per la propria competenza, sono direttamente responsabili, relativamente ad opere eseguite dopo l’entrata in vigore della legge 5 febbraio 1992, n. 104, delle difformità che siano tali da rendere impossibile l’utilizzazione dell’opera da parte delle persone handicappate. Essi sono puniti con l’ammenda da 5.164 a 25.822 euro e con la sospensione dai rispettivi albi professionali per un periodo compreso da uno a sei mesi. (1) 8. I piani di cui all’articolo 32, comma 21, della legge n. 41 del 1986 sono modificati con integrazioni relative all’accessibilità degli spazi urbani, con particolare riferimento all’individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili, all’installazione di semafori acustici per non vedenti, alla rimozione della segnaletica installata in modo da ostacolare la circolazione delle persone handicappate. 9. I comuni adeguano i propri regolamenti edilizi alle disposizioni di cui all’articolo 27 della citata legge n. 118 del 1971 all’articolo 2 del citato regolamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica n. 384 del 1978 alle disposizioni di cui alla sezione prima del presente capo, e al citato decreto del Ministro dei lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236. Le norme dei regolamenti edilizi comunali contrastanti con le disposizioni del presente articolo perdono efficacia. 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
APPENDICE NORMATIVA
1. Alle domande ovvero alle comunicazioni al dirigente o responsabile del competente ufficio comunale relative alla realizzazione di interventi di cui al presente capo è allegato certificato medico in carta libera attestante l’handicap e dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, ai sensi dell’art. 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 recante il testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, dalla quale risultino l’ubicazione della propria abitazione, nonché le difficoltà di accesso.
APPENDICE NORMATIVA
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Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380 2. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 5 D.L. 13.05.2011, n. 70 con decorrenza dal 14.05.2011. 3. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 3, D.Lgs. 25.11.2016, n. 222 con decorrenza dal 11.12.2016.
I CAPO IV
Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche
Sezione I
Norme per le costruzioni in zone sismiche Articolo 83 – (L) - Opere disciplinate e gradi di sismicità Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 3; articoli 54, comma 1, lettera c), 93, comma 1, lettera g), e comma 4 del decreto legislativo n. 112 del 1998) 1. Tutte le costruzioni la cui sicurezza possa comunque interessare la pubblica incolumità, da realizzarsi in zone dichiarate sismiche ai sensi dei commi 2 e 3 del presente articolo, sono disciplinate, oltre che dalle disposizioni di cui all’articolo 52, da specifiche norme tecniche emanate, anche per i loro aggiornamenti, con decreti del Ministro per le infrastrutture ed i trasporti, di concerto con il Ministro per l’interno, sentiti il Consiglio superiore dei lavori pubblici, il Consiglio nazionale delle ricerche e la Conferenza unificata. 2. Con decreto del Ministro per le infrastrutture ed i trasporti, di concerto con il Ministro per l’interno, sentiti il Consiglio superiore dei lavori pubblici, il Consiglio nazionale delle ricerche e la Conferenza unificata, sono definiti i criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e dei relativi valori differenziati del grado di sismicità da prendere a base per la determinazione delle azioni sismiche e di quant’altro specificato dalle norme tecniche. 3. Le regioni, sentite le province e i comuni interessati, provvedono alla individuazione delle zone dichiarate sismiche agli effetti del presente capo, alla formazione e all’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone e dei valori attribuiti ai gradi di sismicità, nel rispetto dei criteri generali di cui al comma 2.
Articolo 84 – (L) - Contenuto delle norme tecniche Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 4) 1. Le norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche di cui all’articolo 83, da adottare sulla base dei criteri generali indicati dagli articoli successivi e in funzione dei diversi gradi di sismicità, definiscono: a) l’altezza massima degli edifici in relazione al sistema costruttivo, al grado di sismicità della zona ed alle larghezze stradali; b) le distanze minime consentite tra gli edifici e giunzioni tra edifici contigui; c) le azioni sismiche orizzontali e verticali da tenere in conto del dimensionamento degli elementi delle costruzioni e delle loro giunzioni; d) il dimensionamento e la verifica delle diverse parti delle costruzioni; e) le tipologie costruttive per le fondazioni e le parti in elevazione. 2. Le caratteristiche generali e le proprietà fisico-meccaniche dei terreni di fondazione, e cioè dei terreni costituenti il sottosuolo fino alla profondità alla quale le tensioni indotte dal manufatto assumano valori significativi ai fini delle deformazioni e della stabilità dei terreni medesimi, devono essere esaurientemente accertate. 3. Per le costruzioni su pendii gli accertamenti devono essere convenientemente estesi al di fuori dell’area edificatoria per rilevare tutti i fattori occorrenti per valutare le condizioni di stabilità dei pendii medesimi. 4. Le norme tecniche di cui al comma 1 potranno stabilire l’entità degli accertamenti in funzione della morfologia e della natura dei terreni e del grado di sismicità.
Articolo 85 – (L) - Azioni sismiche Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 9) 1. L’edificio deve essere progettato e costruito in modo che sia in grado di resistere alle azioni verticali e orizzon-
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Articolo 86 – (L) - Verifica delle strutture Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 10) 1. L’analisi delle sollecitazioni dovute alle azioni sismiche di cui all’articolo 85 è effettuata tenendo conto della ripartizione di queste fra gli elementi resistenti dell’intera struttura. 2. Si devono verificare detti elementi resistenti per le possibili combinazioni degli effetti sismici con tutte le altre azioni esterne, senza alcuna riduzione dei sovraccarichi, ma con l’esclusione dell’azione del vento.
Articolo 87 – (L) - Verifica delle fondazioni Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 11) 1. I calcoli di stabilità del complesso terreno-opera di fondazione si eseguono con i metodi ed i procedimenti della geotecnica, tenendo conto, tra le forze agenti, delle azioni sismiche orizzontali applicate alla costruzione e valutate come specificato dalle norme tecniche di cui all’articolo 83.
Articolo 88 – (L) - Deroghe Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 12) 1. Possono essere concesse deroghe all’osservanza delle norme tecniche, di cui al precedente articolo 83, dal Ministro per le infrastrutture e i trasporti, previa apposita istruttoria da parte dell’ufficio periferico competente e parere favorevole del Consiglio superiore dei lavori pubblici, quando sussistano ragioni particolari, che ne impediscano in tutto o in parte l’osservanza, dovute all’esigenza di salvaguardare le caratteristiche ambientali dei centri storici. 2. La possibilità di deroga deve essere prevista nello strumento urbanistico generale e le singole deroghe devono essere confermate nei piani particolareggiati.
Articolo 89 – (L) - Parere sugli strumenti urbanistici Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 13) 1. Tutti i comuni nei quali sono applicabili le norme di cui alla presente sezione e quelli di cui all’articolo 61, devono richiedere il parere del competente ufficio tecnico regionale sugli strumenti urbanistici generali e particolareggiati prima della delibera di adozione nonché sulle lottizzazioni convenzionate prima della delibera di approvazione, e loro varianti ai fini della verifica della compatibilità delle rispettive previsioni con le condizioni geomorfologiche del territorio. 2. Il competente ufficio tecnico regionale deve pronunciarsi entro sessanta giorni dal ricevimento della richiesta dell’amministrazione comunale. 3. In caso di mancato riscontro entro il termine di cui al comma 2 il parere deve intendersi reso in senso negativo.
Articolo 90 – (L) - Sopraelevazioni Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 14)
APPENDICE NORMATIVA
tali, ai momenti torcenti e ribaltanti indicati rispettivamente alle successive lettere a), b), c) e d) e definiti dalle norme tecniche di cui all’articolo 83. a) azioni verticali: non si tiene conto in genere delle azioni sismiche verticali; per le strutture di grande luce o di particolare importanza, agli effetti di dette azioni, deve svolgersi una opportuna analisi dinamica teorica o sperimentale; b) azioni orizzontali: le azioni sismiche orizzontali si schematizzano attraverso l’introduzione di due sistemi di forze orizzontali agenti non contemporaneamente secondo due direzioni ortogonali; c) momenti torcenti: ad ogni piano deve essere considerato il momento torcente dovuto alle forze orizzontali agenti ai piani sovrastanti e in ogni caso non minore dei valori da determinarsi secondo le indicazioni riportate dalle norme tecniche di cui all’articolo 83 ; d) momenti ribaltanti: per le verifiche dei pilastri e delle fondazioni gli sforzi normali provocati dall’effetto ribaltante delle azioni sismiche orizzontali devono essere valutati secondo le indicazioni delle norme tecniche di cui all’articolo 83.
APPENDICE NORMATIVA
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Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380
1. È consentita, nel rispetto degli strumenti urbanistici vigenti: a) la sopraelevazione di un piano negli edifici in muratura, purché nel complesso la costruzione risponda alle prescrizioni di cui al presente capo; b) la sopraelevazione di edifici in cemento armato normale e precompresso, in acciaio o a pannelli portanti, purché il complesso della struttura sia conforme alle norme della presente legge. 2. L’autorizzazione è consentita previa certificazione del competente ufficio tecnico regionale che specifichi il numero massimo di piani che è possibile realizzare in sopraelevazione e l’idoneità della struttura esistente a sopportare il nuovo carico.
Articolo 91 – (L) - Riparazioni Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 15) 1. Le riparazioni degli edifici debbono tendere a conseguire un maggiore grado di sicurezza alle azioni sismiche di cui ai precedenti articoli. 2. I criteri sono fissati nelle norme tecniche di cui all’articolo 83.
Articolo 92 – (L) - Edifici di speciale importanza artistica Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 16) 1. Per l’esecuzione di qualsiasi lavoro di natura antisismica in edifici o manufatti di carattere monumentale o aventi, comunque, interesse archeologico, storico o artistico, siano essi pubblici o di privata proprietà, restano ferme le disposizioni di cui al decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490.
Sezione II
Vigilanza sulle costruzioni in zone sismiche Articolo 93 – (R) - Denuncia dei lavori e presentazione dei progetti di costruzioni in zone sismiche Testo in vigore dal 18 giugno 2019 (legge n. 64 del 1974, articoli 17 e 19) 1. Nelle zone sismiche di cui all’articolo 83, chiunque intenda procedere a costruzioni, riparazioni e sopraelevazioni, è tenuto a darne preavviso scritto allo sportello unico, che provvede a trasmetterne copia al competente ufficio tecnico della regione, indicando il proprio domicilio, il nome e la residenza del progettista, del direttore dei lavori e dell’appaltatore. 2. Alla domanda deve essere allegato il progetto, in doppio esemplare e debitamente firmato da un ingegnere, architetto, geometra o perito edile iscritto nell’albo, nei limiti delle rispettive competenze, nonché dal direttore dei lavori. 3. Il contenuto minimo del progetto è determinato dal competente ufficio tecnico della regione. In ogni caso il progetto deve essere esauriente per planimetria, piante, prospetti e sezioni, relazione tecnica e accompagnato dagli altri elaborati previsti dalle norme tecniche. (1) 4. I progetti relativi ai lavori di cui al presente articolo sono accompagnati da una dichiarazione del progettista che asseveri il rispetto delle norme tecniche per le costruzioni e la coerenza tra il progetto esecutivo riguardante le strutture e quello architettonico, nonché il rispetto delle eventuali prescrizioni sismiche contenute negli strumenti di pianificazione urbanistica. (1) 5. Per tutti gli interventi il preavviso scritto con il contestuale deposito del progetto e dell’asseverazione di cui al comma 4, è valido anche agli effetti della denuncia dei lavori di cui all’articolo 65. (1) 6. In ogni comune deve essere tenuto un registro delle denunzie dei lavori di cui al presente articolo. 7. Il registro deve essere esibito, costantemente aggiornato, a semplice richiesta, ai funzionari, ufficiali ed agenti indicati nell’articolo 103. 1. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 3, comma 1, lett. c), D.L. 18.04.2019, n. 32, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 14.06.2019, n. 55, con decorrenza dal 18.06.2019.
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Testo in vigore dal 15 settembre 2020 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 18) 1. Fermo restando l’obbligo del titolo abilitativo all’intervento edilizio, nelle località sismiche, ad eccezione di quelle a bassa sismicità all’uopo indicate nei decreti di cui all’articolo 83, non si possono iniziare lavori senza preventiva autorizzazione del competente ufficio tecnico della regione. (2) 2. L’autorizzazione è rilasciata entro trenta giorni dalla richiesta. (1) 2-bis. Decorso inutilmente il termine per l’adozione del provvedimento conclusivo, ove il dirigente o il responsabile dell’ufficio non abbia opposto motivato diniego, sulla domanda di autorizzazione si intende formato il silenzio assenso. Fermi restando gli effetti comunque prodotti dal silenzio assenso ai sensi del primo periodo, lo sportello unico per l’edilizia rilascia, anche in via telematica, entro quindici giorni dalla richiesta dell’interessato, un’attestazione circa il decorso dei termini del procedimento, in assenza di richieste di integrazione documentale o istruttorie inevase e di provvedimenti di diniego; altrimenti, nello stesso termine, comunica all’interessato che tali atti sono intervenuti. (3) 3. Avverso il provvedimento relativo alla domanda di autorizzazione è ammesso ricorso al presidente della giunta regionale che decide con provvedimento definitivo. (2) 4. I lavori devono essere diretti da un ingegnere, architetto, geometra o perito edile iscritto nell’albo, nei limiti delle rispettive competenze. 1. Il presente comma prima modificato dall’art. 8-bis, comma 5, D.L. 14.12.2018, n. 135, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.02.2019, n. 12, con decorrenza dal 13.02.2019, è stato poi così sostituito dall’art. 10, comma 1, lett. p-bis), D.L. 16.07.2020, n. 76, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 2. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 10, comma 1, lett. p-bis), D.L. 16.07.2020, n. 76, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 3. Il presente comma è stato inserito dall’art. 10, comma 1, lett. p-bis), D.L. 16.07.2020, n. 76, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 94-bis – Disciplina degli interventi strutturali in zone sismiche Testo in vigore dal 15 settembre 2020 1. Ai fini dell’applicazione delle disposizioni di cui ai capi I, II e IV della parte seconda del presente testo unico, sono considerati, nel rispetto di quanto previsto agli articoli 52 e 83: a) interventi “rilevanti” nei riguardi della pubblica incolumità: 1) gli interventi di adeguamento o miglioramento sismico di costruzioni esistenti nelle località sismiche ad alta sismicità (zona 1) e a media sismicità (zona 2, limitatamente a valori di accelerazione ag compresi fra 0,20 g e 0,25 g); (2) 2) le nuove costruzioni che si discostino dalle usuali tipologie o che per la loro particolare complessità strutturale richiedano più articolate calcolazioni e verifiche, situate nelle località sismiche, ad eccezione di quelle a bassa sismicità (zone 3 e 4); (2) 3) gli interventi relativi ad edifici di interesse strategico e alle opere infrastrutturali la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile, nonché relativi agli edifici e alle opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un loro eventuale collasso, situati nelle località sismiche, ad eccezione di quelle a bassa sismicità (zone 3 e 4); (2) b) interventi di “minore rilevanza” nei riguardi della pubblica incolumità: 1) gli interventi di adeguamento o miglioramento sismico di costruzioni esistenti nelle località sismiche a media sismicità (zona 2, limitatamente a valori di ag compresi fra 0,15 g e 0,20 g) e zona 3; (2) 2) le riparazioni e gli interventi locali sulle costruzioni esistenti, compresi gli edifici e le opere infrastrutturali di cui alla lettera a), numero 3); (2) 3) le nuove costruzioni che non rientrano nella fattispecie di cui alla lettera a), n. 2); 3-bis) le nuove costruzioni appartenenti alla classe di costruzioni con presenza solo occasionale di persone e edifici agricoli di cui al punto 2.4.2 del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 17 gennaio 2018; c) interventi “privi di rilevanza” nei riguardi della pubblica incolumità: 1) gli interventi che, per loro caratteristiche intrinseche e per destinazione d’uso, non costituiscono pericolo per la pubblica incolumità.
APPENDICE NORMATIVA
Articolo 94 – (L) - Autorizzazione per l’inizio dei lavori
APPENDICE NORMATIVA
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2. Per i medesimi fini del comma 1, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, d’intesa con la Conferenza Unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, definisce, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, le linee guida per l’individuazione, dal punto di vista strutturale, degli interventi di cui al medesimo comma 1, nonché delle varianti di carattere non sostanziale per le quali non occorre il preavviso di cui all’articolo 93. Nelle more dell’emanazione delle linee guida, le regioni possono confermare le disposizioni vigenti. Le elencazioni riconducibili alle categorie di interventi di minore rilevanza o privi di rilevanza, già adottate dalle regioni, possono rientrare nelle medesime categorie di interventi di cui al comma 1, lettere b) e c). A seguito dell’emanazione delle linee guida, le regioni adottano specifiche elencazioni di adeguamento alle stesse. 3. Fermo restando l’obbligo del titolo abilitativo all’intervento edilizio, non si possono iniziare lavori relativi ad interventi “rilevanti”, di cui al comma 1, lettera a), senza preventiva autorizzazione del competente ufficio tecnico della regione, in conformità all’articolo 94. (3) 4. Fermo restando l’obbligo del titolo abilitativo all’intervento edilizio, e in deroga a quanto previsto all’articolo 94, comma 1, le disposizioni di cui al comma 3 non si applicano per lavori relativi ad interventi di “minore rilevanza” o “privi di rilevanza” di cui al comma 1, lettera b) o lettera c). 5. Per gli stessi interventi, non soggetti ad autorizzazione preventiva, le regioni possono istituire controlli anche con modalità a campione. 6. Restano ferme le procedure di cui agli articoli 65 e 67, comma 1, del presente testo unico. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 3, comma 1, lett. d), D.L. 18.04.2019, n. 32, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 14.06.2019, n. 55, con decorrenza dal 18.06.2019. 2. Il presente numero è stato così modificato dall’art. 9-quater, D.L. 24.10.2019, n. 123, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 12.12.2019, n. 156, con decorrenza dal 24.12.2019. 3. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 10, comma 1, lett. p-ter), D.L. 16.07.2020, n. 76, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Sezione III
Repressione delle violazioni Articolo 95 – (L) - Sanzioni penali Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 20) 1. Chiunque violi le prescrizioni contenute nel presente capo e nei decreti interministeriali di cui agli articoli 52 e 83 è punito con l’ammenda da L. 400.000 a L. 20.000.000.
Articolo 96 – (L) - Accertamento delle violazioni Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 21) 1. I funzionari, gli ufficiali ed agenti indicati all’articolo 103 , appena accertato un fatto costituente violazione delle presenti norme, compilano processo verbale trasmettendolo immediatamente al competente ufficio tecnico della regione. 2. Il dirigente dell’ufficio tecnico regionale, previ, occorrendo, ulteriori accertamenti di carattere tecnico, trasmette il processo verbale all’autorità giudiziaria competente con le sue deduzioni.
Articolo 97 – (L) - Sospensione dei lavori Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 22) 1. Il dirigente del competente ufficio tecnico della regione, contemporaneamente agli adempimenti di cui all’articolo 96, ordina, con decreto motivato, notificato a mezzo di messo comunale, al proprietario, nonché al direttore o appaltatore od esecutore delle opere, la sospensione dei lavori. 2. Copia del decreto è comunicata al dirigente o responsabile del competente ufficio comunale ai fini dell’osservanza dell’ordine di sospensione. (2)
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1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
Articolo 98 – (L) - Procedimento penale Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 23) 1. Se nel corso del procedimento penale il pubblico ministero ravvisa la necessità di ulteriori accertamenti tecnici, nomina uno o più consulenti, scegliendoli fra i componenti del Consiglio superiore dei lavori pubblici o tra tecnici laureati appartenenti ai ruoli del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti o di altre amministrazioni statali. 2. Deve essere in ogni caso citato per il dibattimento il dirigente del competente ufficio tecnico della regione, il quale può delegare un funzionario dipendente che sia al corrente dei fatti. 3. Con il decreto o con la sentenza di condanna il giudice ordina la demolizione delle opere o delle parti di esse costruite in difformità alle norme del presente capo o dei decreti interministeriali di cui agli articoli 52 e 83, ovvero impartisce le prescrizioni necessarie per rendere le opere conformi alle norme stesse, fissando il relativo termine.
Articolo 99 – (L) - Esecuzione d’ufficio Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 24) 1. Qualora il condannato non ottemperi all’ordine o alle prescrizioni di cui all’articolo 98, dati con sentenza irrevocabile o con decreto esecutivo, il competente ufficio tecnico della regione provvede, se del caso con l’assistenza della forza pubblica, a spese del condannato.
Articolo 100 – (L) - Competenza della Regione Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 25) 1. Qualora il reato sia estinto per qualsiasi causa, la Regione ordina, con provvedimento definitivo, sentito l’organo tecnico consultivo della regione, la demolizione delle opere o delle parti di esse eseguite in violazione delle norme del presente capo e delle norme tecniche di cui agli articoli 52 e 83, ovvero l’esecuzione di modifiche idonee a renderle conformi alle norme stesse. (1) 2. In caso di inadempienza si applica il disposto dell’articolo 99. 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
Articolo 101 – (L) - Comunicazione del provvedimento al competente ufficio tecnico della regione Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 26) 1. Copia della sentenza irrevocabile o del decreto esecutivo emessi in base alle precedenti disposizioni deve essere comunicata, a cura del cancelliere, al competente ufficio tecnico della regione entro quindici giorni da quello in cui la sentenza è divenuta irrevocabile o il decreto è diventato esecutivo.
Articolo 102 – (L) - Modalità per l’esecuzione d’ufficio Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 27)
APPENDICE NORMATIVA
3. L’ufficio territoriale del governo, su richiesta del dirigente dell’ufficio di cui al comma 1, assicura l’intervento della forza pubblica, ove ciò sia necessario per l’esecuzione dell’ordine di sospensione. 4. L’ordine di sospensione produce i suoi effetti sino alla data in cui la pronuncia dell’autorità giudiziaria diviene irrevocabile.
APPENDICE NORMATIVA
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1. Per gli adempimenti di cui all’articolo 99 le regioni iscrivono annualmente in bilancio una somma non inferiore a 25.822 euro. (1) 2. Al recupero delle somme erogate su tale fondo per l’esecuzione di lavori di demolizione di opere in contravvenzione alle norme tecniche di cui al presente capo, si provvede a mezzo del competente ufficio comunale, in base alla liquidazione dei lavori stessi fatta dal competente ufficio tecnico della regione. (1) 3. La riscossione delle somme dai contravventori, per il titolo suindicato e con l’aumento dell’aggio spettante al concessionario, è fatta mediante ruoli resi esecutivi. (1) 4. Il versamento delle somme stesse è fatto con imputazione ad apposito capitolo del bilancio dell’entrata. 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
Articolo 103 – (L) - Vigilanza per l’osservanza delle norme tecniche Testo in vigore dal 15 settembre 2020 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 29) 1. Nelle località di cui all’articolo 61 e in quelle sismiche di cui all’articolo 83 gli ufficiali di polizia giudiziaria, gli ingegneri e geometri degli uffici tecnici delle amministrazioni statali e degli uffici tecnici regionali, provinciali e comunali, le guardie doganali e forestali, gli ufficiali e sottufficiali del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e in generale tutti gli agenti giurati a servizio dello Stato, delle province e dei comuni sono tenuti ad accertare che chiunque inizi costruzioni, riparazioni e sopraelevazioni sia in possesso dell’autorizzazione rilasciata dal competente ufficio tecnico della regione a norma degli articoli 61 e 94. 2. I funzionari di detto ufficio debbono altresì accertare se le costruzioni, le riparazioni e ricostruzioni procedano in conformità delle presenti norme. Ai fini dell’esercizio dell’attività prevista dal presente articolo, sono individuati come prioritari i lavori avviati o effettuati sulla base di autorizzazione rilasciata secondo le modalità di cui all’articolo 94, comma 2-bis. (1) 3. Eguale obbligo spetta agli ingegneri e geometri degli uffici tecnici succitati quando accedano per altri incarichi qualsiasi nei comuni danneggiati, compatibilmente coi detti incarichi. 1. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 10, comma 1, lett. p-quater), D.L. 16.07.2020, n. 76, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Sezione IV
Disposizioni finali Articolo 104 – (L) - Costruzioni in corso in zone sismiche di nuova classificazione Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 30; articoli 107 e 109 del decreto legislativo n. 267 del 2000) 1. Tutti coloro che in una zona sismica di nuova classificazione abbiano iniziato una costruzione prima dell’entrata in vigore del provvedimento di classificazione sono tenuti a farne denuncia, entro quindici giorni dall’entrata in vigore del provvedimento di classificazione, al competente ufficio tecnico della regione. 2. L’ufficio tecnico della regione, entro 30 giorni dalla ricezione della denunzia, accerta la conformità del progetto alle norme tecniche di cui all’articolo 83 e l’idoneità della parte già legittimamente realizzata a resistere all’azione delle possibili azioni sismiche. 3. Nel caso in cui l’accertamento di cui al comma 2 dia esito positivo, l’ufficio tecnico autorizza la prosecuzione della costruzione che deve, in ogni caso, essere ultimata entro due anni dalla data del provvedimento di classificazione; nel caso in cui la costruzione possa essere resa conforme alla normativa tecnica vigente mediante le opportune modifiche del progetto, l’autorizzazione può anche essere rilasciata condizionatamente all’impegno del costruttore di apportare le modifiche necessarie. In tal caso l’ufficio tecnico regionale rilascia apposito certificato al denunciante, inviandone copia al dirigente o responsabile del competente ufficio comunale per i necessari provvedimenti. 4. La Regione può, per edifici pubblici e di uso pubblico, stabilire, ove occorra, termini di ultimazione superiori ai due anni di cui al comma 3. (1) 5. Qualora l’accertamento di cui al comma 2 dia esito negativo e non sia possibile intervenire con modifiche idonee
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1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
Articolo 105 – (L) - Costruzioni eseguite col sussidio dello Stato Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 33) 1. L’inosservanza delle norme del presente capo, nel caso di edifici per i quali sia stato già concesso il sussidio dello Stato, importa, oltre alle sanzioni penali, anche la decadenza dal beneficio statale, qualora l’interessato non si sia attenuto alle prescrizioni di cui al presente capo.
Articolo 106 – (L) - Esenzione per le opere eseguite dal genio militare Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 33) 1. Per le opere che si eseguono a cura del genio militare l’osservanza delle disposizioni di cui alle sezioni II e III del presente capo è assicurata dall’organo all’uopo individuato dal Ministero della difesa.
I CAPO V
Norme per la sicurezza degli impianti Abrogato
I CAPO VI
Norme per il contenimento del consumo di energia negli edifici
Articolo 122 – (L) - Ambito di applicazione Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 9 gennaio 1991, n. 10 art. 25) 1. Sono regolati dalle norme del presente capo i consumi di energia negli edifici pubblici e privati, qualunque ne sia la destinazione d’uso, nonché, mediante il disposto dell’articolo 129, l’esercizio e la manutenzione degli impianti esistenti. 2. Nei casi di recupero del patrimonio edilizio esistente, l’applicazione del presente capo è graduata in relazione al tipo di intervento, secondo la tipologia individuata dall’articolo 3, comma 1, del presente testo unico. (1) 1. Le disposizioni del presente articolo hanno effetto dal 01.01.2004, in virtù dell’art. 4, d.l. 24.06.2003, n. 147. La proroga non si applica agli edifici scolastici di ogni ordine e grado.
Articolo 123 – (L) - Progettazione, messa in opera ed esercizio di edifici e di impianti Testo in vigore dal 2 febbraio 2016 (legge 9 gennaio 1991, n. 10 art. 26) 1. Ai nuovi impianti, lavori, opere, modifiche, installazioni, relativi alle fonti rinnovabili di energia, alla conservazione, al risparmio e all’uso razionale dell’energia, si applicano le disposizioni di cui all’articolo 17, commi 3 e 4, nel rispetto delle norme urbanistiche, di tutela artistico-storica, ambientale e dell’assetto idrogeologico. Gli interventi di
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a rendere conforme il progetto o la parte già realizzata alla normativa tecnica vigente, il dirigente dell’ufficio tecnico annulla la concessione ed ordina la demolizione di quanto già costruito. 6. In caso di violazione degli obblighi stabiliti nel presente articolo si applicano le disposizioni della parte II, capo IV, sezione III del presente testo unico.
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utilizzo delle fonti di energia di cui all’articolo 1 della legge 9 gennaio 1991, n. 10 in edifici ed impianti industriali non sono soggetti ad autorizzazione specifica e sono assimilati a tutti gli effetti alla manutenzione straordinaria di cui all’articolo 3, comma 1, lettera a). L’installazione di impianti solari e di pompe di calore da parte di installatori qualificati, destinati unicamente alla produzione di acqua calda e di aria negli edifici esistenti e negli spazi liberi privati annessi, è considerata estensione dell’impianto idrico-sanitario già in opera. (1) 2. Per gli interventi in parti comuni di edifici, volti al contenimento del consumo energetico degli edifici stessi ed all’utilizzazione delle fonti di energia di cui all’articolo 1 della legge 9 gennaio 1991, n. 10 ivi compresi quelli di cui all’articolo 8 della legge medesima, sono valide le relative decisioni prese a maggioranza delle quote millesimali. 3. Gli edifici pubblici e privati, qualunque ne sia la destinazione d’uso, e gli impianti non di processo ad essi associati devono essere progettati e messi in opera in modo tale da contenere al massimo, in relazione al progresso della tecnica, i consumi di energia termica ed elettrica. 4. Ai fini di cui al comma 3 e secondo quanto previsto dal comma 1 dell’articolo 4 della legge 9 gennaio 1991, n. 10 sono regolate, con riguardo ai momenti della progettazione, della messa in opera e dell’esercizio, le caratteristiche energetiche degli edifici e degli impianti non di processo ad essi associati, nonché dei componenti degli edifici e degli impianti. 5. Per le innovazioni relative all’adozione di sistemi di termoregolazione e di contabilizzazione del calore e per il conseguente riparto degli oneri di riscaldamento in base al consumo effettivamente registrato, l’assemblea di condominio decide a maggioranza, in deroga agli articoli 1120 e 1136 del codice civile. 6. Gli impianti di riscaldamento al servizio di edifici di nuova costruzione, il cui permesso di costruire, sia rilasciato dopo il 25 luglio 1991, devono essere progettati e realizzati in modo tale da consentire l’adozione di sistemi di termoregolazione e di contabilizzazione del calore per ogni singola unità immobiliare. 7. Negli edifici di proprietà pubblica o adibiti ad uso pubblico è fatto obbligo di soddisfare il fabbisogno energetico degli stessi favorendo il ricorso a fonti rinnovabili di energia o assimilate salvo impedimenti di natura tecnica od economica. 8. La progettazione di nuovi edifici pubblici deve prevedere la realizzazione di ogni impianto, opera ed installazione utili alla conservazione, al risparmio e all’uso razionale dell’energia. 1. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 54, L. 28.12.2015, n. 221 con decorrenza dal 02.02.2016.
Articolo 124 – (L) - Limiti ai consumi di energia Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 9 gennaio 1991, n. 10 art. 27) 1. I consumi di energia termica ed elettrica ammessi per gli edifici sono limitati secondo quanto previsto dai decreti di cui all’articolo 4 della legge 9 gennaio 1991, n. 10 in particolare in relazione alla destinazione d’uso degli edifici stessi, agli impianti di cui sono dotati e alla zona climatica di appartenenza.
Articolo 125 – (L - R, commi 1 e 3) - Denuncia dei lavori, relazione tecnica e progettazione degli impianti e delle opere relativi alle fonti rinnovabili di energia, al risparmio e all’uso razionale dell’energia Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 9 gennaio 1991, n. 10 art. 28) 1. Il proprietario dell’edificio, o chi ne ha titolo, deve depositare presso lo sportello unico, in duplice copia la denuncia dell’inizio dei lavori relativi alle opere di cui agli articoli 122 e 123, il progetto delle opere stesse corredato da una relazione tecnica, sottoscritta dal progettista o dai progettisti, che ne attesti la rispondenza alle prescrizioni del presente Capo. 2. Nel caso in cui la denuncia e la documentazione di cui al comma 1 non siano state presentate prima dell’inizio dei lavori, il Comune, fatta salva la sanzione amministrativa di cui all’articolo 133, ordina la sospensione dei lavori sino al compimento del suddetto adempimento. (1) 3. La documentazione deve essere compilata secondo le modalità stabilite con proprio decreto dal Ministro delle attività produttive. Una copia della documentazione è conservata dallo sportello unico ai fini dei controlli e delle verifiche di cui all’articolo 132. Altra copia della documentazione, restituita dallo sportello unico con l’attestazione dell’avvenuto deposito, deve essere consegnata a cura del proprietario dell’edificio, o di chi ne ha titolo, al direttore dei lavori ovvero, nel caso l’esistenza di questi non sia prevista dalla legislazione vigente, all’esecutore dei lavori. Il direttore ovvero l’esecutore dei lavori sono responsabili della conservazione di tale documentazione in cantiere. (1) 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
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Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 1. Il committente è esonerato dall’obbligo di presentazione del progetto di cui all’articolo 125 se, prima dell’inizio dei lavori, dichiari di volersi avvalere della facoltà di cui all’articolo 111, comma 2.
Articolo 127 – (R) - Certificazione delle opere e collaudo Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 9 gennaio 1999, n. 10, art 29) 1. Per la certificazione e il collaudo delle opere previste dal presente capo si applicano le corrispondenti disposizioni di cui al capo quinto della parte seconda.
Articolo 128 – (L) - Certificazione energetica degli edifici Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 9 gennaio 1991, n. 10 art. 30) 1. Con decreto del Presidente della Repubblica, adottato previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro delle attività produttive, sentito il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Consiglio superiore dei lavori pubblici e l’ENEA, sono emanate norme per la certificazione energetica degli edifici. Tale decreto individua tra l’altro i soggetti abilitati alla certificazione. (1) 2. Nei casi di compravendita o di locazione il certificato di collaudo e la certificazione energetica devono essere portati a conoscenza dell’acquirente o del locatario dell’intero immobile o della singola unità immobiliare. 3. Il proprietario o il locatario possono richiedere al comune ove è ubicato l’edificio la certificazione energetica dell’intero immobile o della singola unità immobiliare. Le spese relative di certificazione sono a carico del soggetto che ne fa richiesta. 4. L’attestato relativo alla certificazione energetica ha una validità temporale di cinque anni a partire dal momento del suo rilascio. 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
Articolo 129 – (L) - Esercizio e manutenzione degli impianti Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 9 gennaio 1991, n. 10 art. 31) 1. Durante l’esercizio degli impianti il proprietario, o per esso un terzo, che se ne assume la responsabilità, deve adottare misure necessarie per contenere i consumi di energia, entro i limiti di rendimento previsti dalla normativa vigente in materia. 2. Il proprietario, o per esso un terzo, che se ne assume la responsabilità, è tenuto a condurre gli impianti e a disporre tutte le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria secondo le prescrizioni della vigente normativa UNI e CEI. 3. I comuni con più di quarantamila abitanti e le province per la restante parte del territorio effettuano i controlli necessari e verificano con cadenza almeno biennale l’osservanza delle norme relative al rendimento di combustione, anche avvalendosi di organismi esterni aventi specifica competenza tecnica, con onere a carico degli utenti. 4. I contratti relativi alla fornitura di energia e alla conduzione degli impianti di cui al presente capo, contenenti clausole in contrasto con essa, sono nulli. Ai contratti che contengono clausole difformi si applica l’articolo 1339 del codice civile.
Articolo 130 – (L) - Certificazioni e informazioni ai consumatori Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 9 gennaio 1991, n. 10 art. 32) 1. Ai fini della commercializzazione, le caratteristiche e le prestazioni energetiche dei componenti degli edifici e degli impianti devono essere certificate secondo le modalità stabilite con proprio decreto dal Ministro delle attività produttive, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. (1)
APPENDICE NORMATIVA
Articolo 126 – (R) - Certificazione di impianti
APPENDICE NORMATIVA
230
Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380
2. Le imprese che producono o commercializzano i componenti di cui al comma 1 sono obbligate a riportare su di essi gli estremi dell’avvenuta certificazione. 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
Articolo 131 – (L) - Controlli e verifiche Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 9 gennaio 1991, n. 10 art. 33; decreto legislativo n. 267 del 2000 articoli 107 e 109) 1. Il comune procede al controllo dell’osservanza delle norme del presente capo in relazione al progetto delle opere in corso d’opera ovvero entro cinque anni dalla data di fine lavori dichiarata dal committente. 2. La verifica può essere effettuata in qualunque momento anche su richiesta e a spese del committente, dell’acquirente dell’immobile, del conduttore, ovvero dell’esercente gli impianti. 3. In caso di accertamento di difformità in corso d’opera, il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale ordina la sospensione dei lavori. 4. In caso di accertamento di difformità su opere terminate il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale ordina, a carico del proprietario, le modifiche necessarie per adeguare l’edificio alle caratteristiche previste dal presente capo. 5. Nei casi previsti dai commi 3 e 4 il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale irroga le sanzioni di cui all’articolo 132.
Articolo 132 – (L) - Sanzioni Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 9 gennaio 1991, n. 10 art. 34) 1. L’inosservanza dell’obbligo di cui al comma 1 dell’articolo 125 è punita con la sanzione amministrativa non inferiore a 516 euro e non superiore a 2.582 euro. (1) 2. Il proprietario dell’edificio nel quale sono eseguite opere difformi dalla documentazione depositata ai sensi dell’articolo 125 e che non osserva le disposizioni degli articoli 123 e 124 è punito con la sanzione amministrativa in misura non inferiore al 5 per cento e non superiore al 25 per cento del valore delle opere. 3. Il costruttore e il direttore dei lavori che omettono la certificazione di cui all’articolo 127, ovvero che rilasciano una certificazione non veritiera nonché il progettista che rilascia la relazione di cui al comma 1 dell’articolo 126 non veritiera, sono puniti in solido con la sanzione amministrativa non inferiore all’1 per cento e non superiore al 5 per cento del valore delle opere, fatti salvi i casi di responsabilità penale. 4. Il collaudatore che non ottempera a quanto stabilito dall’articolo 127 è punito con la sanzione amministrativa pari al 50 per cento della parcella calcolata secondo la vigente tariffa professionale. 5. Il proprietario o l’amministratore del condominio, o l’eventuale terzo che se ne è assunta la responsabilità, che non ottempera a quanto stabilito dall’articolo 129, commi 1 e 2, è punito con la sanzione amministrativa non inferiore a 516 euro e non superiore a 2.582 euro. Nel caso in cui venga sottoscritto un contratto nullo ai sensi del comma 4 dell’articolo 129, le parti sono punite ognuna con la sanzione amministrativa pari a un terzo dell’importo del contratto sottoscritto, fatta salva la nullità dello stesso. (1) 6. L’inosservanza delle prescrizioni di cui all’articolo 130 è punita con la sanzione amministrativa non inferiore a 25.82 euro e non superiore a 25.822 euro, fatti salvi i casi di responsabilità penale. (1) 7. Qualora soggetto della sanzione amministrativa sia un professionista, l’autorità che applica la sanzione deve darne comunicazione all’ordine professionale di appartenenza per i provvedimenti disciplinari conseguenti. 8. L’inosservanza, della disposizione che impone la nomina, ai sensi dell’articolo 19 della legge 9 gennaio 1991, n. 10 del tecnico responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia, è punita con la sanzione amministrativa non inferiore a 5.164 euro e non superiore a 51.645 euro. (1) 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
Articolo 133 – (L) - Provvedimenti di sospensione dei lavori Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 9 gennaio 1991, n. 10 art. 35; decreto legislativo n. 267 del 2000 articoli 107 e 109)
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Articolo 134 – (L) - Irregolarità rilevate dall’acquirente o dal conduttore Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 9 gennaio 1991, n. 10 art. 36) 1. Qualora l’acquirente o il conduttore dell’immobile riscontra difformità dalle norme del presente testo unico, anche non emerse da eventuali precedenti verifiche, deve farne denuncia al comune entro un anno dalla constatazione, a pena di decadenza dal diritto di risarcimento del danno da parte del committente o del proprietario. (1) 1. Il presente comma è stato così rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. 13.11.2001, n. 264.
Articolo 135 – (L) - Applicazione (legge 9 gennaio 1991, n. 10, art. 37) Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 (legge 9 gennaio, n. 10, art. 37) 1. I decreti ministeriali di cui al presente capo entrano in vigore centottanta giorni dopo la data della loro pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e si applicano alle denunce di inizio lavori presentate ai comuni dopo tale termine di entrata in vigore. 2. Il decreto del Presidente della Repubblica 28 giugno 1977, n. 1052, si applica, in quanto compatibile con il presente capo e il comma 1 degli articoli 128 e 130, nonché con il titolo I della legge 9 gennaio 1991, n. 10, fino all’adozione dei decreti di cui ai commi 1, 2 e 4 dell’articolo 4 della legge medesima.
Articolo 135-bis – Norme per l’infrastrutturazione digitale degli edifici Testo in vigore dal 12 novembre 2014 1. Tutti gli edifici di nuova costruzione per i quali le domande di autorizzazione edilizia sono presentate dopo il 1º luglio 2015 devono essere equipaggiati con un’infrastruttura fisica multiservizio passiva interna all’edificio, costituita da adeguati spazi installativi e da impianti di comunicazione ad alta velocità in fibra ottica fino ai punti terminali di rete. Lo stesso obbligo si applica, a decorrere dal 1º luglio 2015, in caso di opere che richiedano il rilascio di un permesso di costruire ai sensi dell’articolo 10, comma 1, lettera c). Per infrastruttura fisica multiservizio interna all’edificio si intende il complesso delle installazioni presenti all’interno degli edifici contenenti reti di accesso cablate in fibra ottica con terminazione fissa o senza fili che permettono di fornire l’accesso ai servizi a banda ultralarga e di connettere il punto di accesso dell’edificio con il punto terminale di rete. 2. Tutti gli edifici di nuova costruzione per i quali le domande di autorizzazione edilizia sono presentate dopo il 1º luglio 2015 devono essere equipaggiati di un punto di accesso. Lo stesso obbligo si applica, a decorrere dal 1º luglio 2015, in caso di opere di ristrutturazione profonda che richiedano il rilascio di un permesso di costruire ai sensi dell’articolo 10. Per punto di accesso si intende il punto fisico, situato all’interno o all’esterno dell’edificio e accessibile alle imprese autorizzate a fornire reti pubbliche di comunicazione, che consente la connessione con l’infrastruttura interna all’edificio predisposta per i servizi di accesso in fibra ottica a banda ultralarga. 3. Gli edifici equipaggiati in conformità al presente articolo possono beneficiare, ai fini della cessione, dell’affitto o della vendita dell’immobile, dell’etichetta volontaria e non vincolante di “edificio predisposto alla banda larga”. Tale etichetta è rilasciata da un tecnico abilitato per gli impianti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera b), del regolamento di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 22 gennaio 2008, n. 37, e secondo quanto previsto dalle Guide CEI 306-2 e 64-100/1, 2 e 3. (1) 1. Il presente articolo è stato aggiunto dall’art. 6-ter, D.L. 12.09.2014, n. 133, così come aggiunto dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014.
APPENDICE NORMATIVA
1. Il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, con il provvedimento mediante il quale ordina la sospensione dei lavori, ovvero le modifiche necessarie per l’adeguamento dell’edificio, deve fissare il termine per la regolarizzazione. L’inosservanza del termine comporta l’ulteriore irrogazione della sanzione amministrativa e l’esecuzione forzata delle opere con spese a carico del proprietario.
APPENDICE NORMATIVA
232
Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380
Parte III
Disposizioni finali
I CAPO I
Disposizioni finali
Articolo 136 – (L, commi 1 e 2, lettere a), b), c), d), e), f), g), h), i), l) - R comma 2, lettera m) - Abrogazioni Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 1. Ai sensi dell’articolo 20, comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59 dalla data di entrata in vigore del presente testo unico sono abrogate le seguenti disposizioni: a) legge 17 agosto 1942, n. 1150 limitatamente all’articolo 31; b) legge 21 dicembre 1955, n. 1357 limitatamente all’articolo 3; c) legge 28 gennaio 1977, n. 10 limitatamente agli articoli 1 , 4, commi 3, 4 e 5; 9 , lettera c); d) legge 5 agosto 1978, n. 457, limitatamente all’articolo 48; e) decreto legge 23 gennaio 1982, n. 9 limitatamente agli articoli 7 e 8 , convertito, con modificazioni, in legge 25 marzo 1982, n. 94; f) Legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 15 ; 25 , comma 4, come modificato dal decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 , art. 4 , comma 7, lettera g), convertito con modificazioni dalla legge 4 dicembre 1993, n. 493 nel testo sostituito dall’art. 2, comma 60, della legge 23 dicembre 1996, n. 662; (1) g) decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 , limitatamente all’articolo 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 493 , nel testo sostituito dall’art. 2, comma 60, della legge 23 dicembre 1996, n. 662 come modificato dal decreto legge 25 marzo 1997, n. 67 , articolo 11 , convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 1997, n. 135. (1) 2. Ai sensi dell’articolo 7 della legge 8 marzo 1999, n. 50 dalla data di entrata in vigore del presente testo unico sono altresì abrogate le seguenti disposizioni: a) regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, limitatamente agli articoli 220 e 221, comma 2; (1) b) legge 17 agosto 1942, n. 1150 limitatamente agli articoli 26 , 27 , 33 , 41-ter , 41-quater , 41-quinquies , ad esclusione dei commi 6, 8 e 9; (1) c) legge 28 gennaio 1977, n. 10 limitatamente agli articoli 1 , 3 , 4 , 5 , 6 , 7 , 8 , 9 , 10 , 11 , 12 , 16; (1) d) legge 3 gennaio 1978, n. 1 limitatamente all’articolo 1 , commi 4 e 5, come sostituiti dall’articolo 4 , legge 18 novembre 1998, n. 415; (1) e) decreto legge 23 gennaio 1982, n. 9 convertito, con modificazioni, dalla legge 25 marzo 1982, n. 94 , limitatamente all’articolo 7; (1) f) legge 28 febbraio 1985, n. 47, limitatamente agli articoli 3 , 4 , 5 , 6 , 7 , 8 , 9 , 10 , 11 , 12 , 13 , 14 , 15 , 16 , 17 , 18 , 19 , 20 , 21 , 22 , 25 , comma 4, 26 , 27 , 45 , 46 , 47 , 48 , 52 , comma 1; (1) g) legge 17 febbraio 1992, n. 179 limitatamente all’articolo 23 , comma 6; (1) h) decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 articolo 4 , convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 493 , come modificato dall’art. 2 , comma 60, della legge 23 dicembre 1996, n. 662 nel testo risultante dalle modifiche introdotte dall’art. 10 del decreto legge 31 dicembre 1996, n. 669; decreto legge 25 marzo 1997, n. 67 articolo 11 , convertito, con modifiche, dalla legge 23 maggio 1997, n. 135; (1) i) legge 23 dicembre 1996, n. 662 limitatamente all’articolo 2 , commi 50 e 56; (1) l) legge 23 dicembre 1998, n. 448 limitatamente al comma 2 dell’articolo 61; (1) m) decreto del Presidente della Repubblica 22 aprile 1994, n. 425. 1. La presente lettera è stata così corretta con errata corrige, pubblicato sulla G.U. 10.11.2001, n. 262.
Articolo 137 – (L) - Norme che rimangono in vigore Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 1. Restano in vigore le seguenti disposizioni: a) legge 17 agosto 1942, n. 1150 e successive modificazioni ad eccezione degli articoli di cui all’articolo 136 , comma
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1. Le parole “denuncia di inizio attività” contenute nel presente comma sono state così sostituite dalle parole “segnalazione certificata di inizio attività” dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014.
Articolo 138 – (L) - Entrata in vigore del testo unico Testo in vigore dal 1 gennaio 2002 1. Le disposizioni del presente testo unico entrano in vigore a decorrere dal 1 gennaio 2002. (1)
TAVOLA DI CORRISPONDENZA DEI RIFERIMENTI NORMATIVI DEL TESTO UNICO DELLE DISPOSIZIONI LEGISLATIVE E REGOLAMENTARI IN MATERIA DI EDILIZIA PARTE I ARTICOLATO DEL TESTO UNICO
RIFERIMENTI NORMATIVI PREVIGENTI
articolo 1 (Ambito di applicazione)
-
articolo 2 (Competenze delle regioni e degli enti locali)
-
articolo 3 (Definizioni degli interventi edilizi)
articolo 31 della legge 5 agosto 1978, n. 457
articolo 4 (Regolamenti edilizi comunali)
comma 1
articolo 33 della legge 17 agosto 1942, n. 1150
comma 2
-
articolo 5 (Sportello unico per l’edilizia)
-
articolo 6 (Attività edilizia libera)
comma 1, lettera a)
articolo 9, lett. c), della legge 28 gennaio 1977, n. 10
comma 1, lettera b)
articolo 7, commi 1 e 2, legge 9 gennaio 89, n. 13
comma 1, lettera c)
articolo 7, comma 4, del decreto legge 23 gennaio 1982, n. 9 convertito in legge 25 marzo 1982, n. 94
articolo 7 (Attività edilizia delle pubbliche amministrazioni)
comma 1 lett. a), b)
-
APPENDICE NORMATIVA
2, lettera b); b) legge 5 agosto 1978, n. 457 e successive modificazioni; c) legge 28 febbraio 1985, n. 47 ad eccezione degli articoli di cui all’articolo 136 , comma 2, lettera f); d) legge 24 marzo 1989, n. 122; e) articolo 17-bis del decreto legge 13 maggio 1991, n. 152 convertito in legge 12 luglio 1991, n. 203; f) articolo 2 , comma 58, della legge 23 dicembre 1996, n. 662. 2. Restano in vigore, per tutti i campi di applicazione originariamente previsti dai relativi testi normativi e non applicabili alla parte I di questo testo unico, le seguenti leggi: a) legge 5 novembre 1971, n. 1086; b) legge 2 febbraio 1974, n. 64; c) legge 9 gennaio 1989, n. 13; d) legge 5 marzo 1990, n. 46; e) legge 9 gennaio 1991, n. 10; f) legge 5 febbraio 1992, n. 104; 3. All’articolo 9 della legge 24 marzo 1989, n. 122, il comma 2 è sostituito dal seguente: “2. L’esecuzione delle opere e degli interventi previsti dal comma 1 è soggetta a segnalazione certificata di inizio attività.”. (1)
APPENDICE NORMATIVA
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Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380
ARTICOLATO DEL TESTO UNICO
RIFERIMENTI NORMATIVI PREVIGENTI
comma 1 lett. c)
articolo 4, comma 16, primo periodo, D.L. 398/1993 convertito in legge n. 493 /1993 e succ. mod.
articolo 8 (Attività edilizia dei privati su aree demaniali)
terzo comma dell’articolo 31 della legge 17 agosto 1942, n. 1150
articolo 9 (Attività edilizia in assenza di pianificazione urbanistica)
comma 1, lett. a)
articolo 27, quarto comma, primo periodo della legge n. 457 del 1978
comma 1 lett. b)
articolo 4, comma ottavo, lett. a) della legge n. 10 del 1977
comma 2
articolo 27, quarto comma, secondo periodo della legge n. 457 del 1978
articolo 10 (Interventi subordinati a permesso di costruire)
comma 1
articolo 1 della legge n. 10 del 1977
comma 2
articolo 25, comma 4, della legge 28 febbraio 1985, n. 47
comma 3
-
articolo 11 (Caratteristiche del permesso di costruire)
comma 1
Primo e secondo comma dell’articolo 4 della legge n. 10 del 1977
comma 2
Comma sesto dell’articolo 4, della legge n. 10 del 1977
comma 3
Comma 2 dell’articolo 39 della legge 23 dicembre 1994, n. 724 come sostituito dall’articolo 2, comma 37, della legge 23 dicembre 1996, n. 662
articolo 12 (Presupposti per il permesso di costruire)
comma 1
Primo comma dell’articolo 4 della legge n. 10 del 1977
comma 2
Quarto comma dell’articolo 31 della legge n. 1150 del 1942
comma 3
Primo, terzo e quarto comma dell’articolo unico della legge 3 novembre 1952, n. 1902
comma 4
Secondo comma dell’articolo unico della legge 3 novembre 1952, n. 1902
articolo 13 (Competenza al rilascio del permesso di costruire)
comma 1
Primo comma dell’articolo 4, legge n. 10 del 1977
comma 2
articolo 4, comma 6, del D.L. 398/1993 convertito in legge n. 493/1993
articolo 14 (Permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici)
comma 1
articolo 41-quater della legge 17 agosto 1942, n. 1150 introdotto dall’articolo 16, della legge 6 agosto 1967, n. 765
comma 2
-
comma 3
-
articolo 15 (Efficacia temporale e decadenza del permesso di costruire)
comma 1
Terzo comma dell’articolo 4, legge 28 gennaio 1977, n. 10
comma 2
Quarto comma dell’articolo 4, legge 28 gennaio 1977, n. 10
Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380
RIFERIMENTI NORMATIVI PREVIGENTI
comma 3
Quinto comma dell’articolo 4, legge 28 gennaio 1977, n. 10
comma 4
articolo 31, undicesimo comma, della legge 17 agosto 1942 n. 1150
articolo 16 (Contributo per il rilascio del permesso dì costruire)
comma 1
articolo 3 della legge n. 10 del 1977
comma 2
primo comma dell’articolo 11 della legge n. 10 del 1977 e articolo 47 della legge 5 agosto 1978, n. 457
comma 3
Secondo comma dell’articolo 11 della legge n. 10 del 1977
comma 4
Primo comma dell’articolo 5 della legge n. 10 del 1977
comma 5
Terzo comma dell’articolo 5 della legge n. 10 del 1977
comma 6
articolo 7, comma 1, della legge 24 dicembre 1993, n. 537
comma 7
articolo 4, primo comma della legge 29 settembre 1964, n. 847 e successive modificazioni
comma 8
articolo 4, secondo comma della legge 29 settembre 1964, n. 847 e successive modificazioni
comma 9
Primo, secondo, terzo e quarto comma dell’articolo 6 della legge n. 10 del 1977
comma 10
Quinto comma dell’articolo 6 della legge n. 10 del 1977
articolo 17 (Riduzione o esonero dal contributo di costruzione)
comma 1
primo comma dell’articolo 7 della legge n. 10 del 1977
comma 2
comma 1 dell’articolo 9 del decreto legge 23 gennaio 1982, n. 9 convertito in legge 25 marzo 1982, n. 94.
comma 3, lettera a)
lettera a) del primo comma dell’articolo 9 della legge n. 10 del 1977
comma 3, lettera b)
lettera d) del primo comma, dell’articolo 9 legge n. 10 del 1977
comma 3, lettera c)
Lettera f) del primo comma, dell’articolo 9, legge n. 10 del 1977
comma 3, lettera d)
Lettera g) del primo comma, dell’articolo 9, legge n. 10 del 1977
comma 3, lettera e)
primo periodo del comma 1 dell’articolo 26, legge n. 10 del 1991
comma 4
secondo comma dell’articolo 9 della legge n. 10 del 1977
articolo 18 (Convenzione-tipo)
articolo 8 della legge n. 10 del 1977 come modificato dall’articolo 23, comma 6, della legge 17 febbraio 1992, n. 179
articolo 19 (Contributo di costruzione per opere o impianti non destinati alla residenza)
articolo 10 della legge n. 10 del 1977
articolo 20 (Procedimento per il rilascio del permesso di costruire)
articolo 4, commi da 1 a 6, del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 conv. con modificazioni in legge n. 493 del 1993
articolo 21 (Intervento sostitutivo regionale)
articolo 4, commi 5 e 6, del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 convertito con modificazioni dalla legge 4 dicembre 1993, n. 493
articolo 22 (Interventi subordinati a denuncia di inizio attività)
comma 1
articolo 4, comma 7, lettere a), b), c), d), e), f), ed h), del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 conv. con modificazioni in legge n. 493 del 1993
APPENDICE NORMATIVA
ARTICOLATO DEL TESTO UNICO
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APPENDICE NORMATIVA
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Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380
ARTICOLATO DEL TESTO UNICO
RIFERIMENTI NORMATIVI PREVIGENTI
comma 2
articolo 4, comma 7, lettera g), del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 conv. con modificazioni in legge n. 493 del 1993
comma 3
articolo 4, comma 8, del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 conv. con modificazioni in legge n. 493 del 1993
comma 4
-
comma 5
-
articolo 23 (Disciplina della denuncia di inizio attività)
comma 1
Comma 11 dell’articolo 4 del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 conv. con modificazioni in legge n. 493 del 1993, e successive modificazioni
comma 2
Commi 8-bis e 9 dell’articolo 4 del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 conv. con modificazioni in legge n. 493 del 1993
comma 3
-
comma 4
-
comma 5
Comma 14 dell’articolo 4 del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 conv. con modificazioni in legge n. 493 del 1993, e successive modificazioni
comma 6
Comma 15 dell’articolo 4 del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 conv. con modificazioni in legge n. 493 del 1993, e successive modificazioni
comma 7
Secondo periodo del comma 11 dell’articolo 4 del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 conv. con modificazioni in legge n. 493 del 1993, e successive modificazioni
articolo 24 (Certificato di agibilità)
comma 1
-
comma 2
articolo 220 del R.D. 27 luglio 1934, n. 1265 e successive modifiche
comma 3
articolo 221, secondo comma R.D. 27 luglio 1934, n. 1265 e successive modifiche
comma 4
articolo 52, primo comma legge 28 febbraio 1985, n. 47.
articolo 25 (Procedimento per il rilascio del certificato di agibilità)
articoli 1, 3 e 4 D.P.R. 22 aprile 1994, n. 425; legge 5 novembre 1971, n. 1086 artt. 7 e 8
articolo 26 (Dichiarazione di inagibilità)
-
articolo 27 (Vigilanza sull’attività urbanistica-edilizia)
articolo 4 della legge 28 febbraio 1985, n. 47
articolo 28 (Vigilanza su opere di amministrazioni statali)
articolo 5 della legge 28 febbraio 1985, n. 47
articolo 29 (Responsabilità del titolare del permesso di costruire, del committente, del costruttore e del direttore dei lavori, nonché anche del progettista per le opere subordinate a segnalazione certificata di inizio attività) (2)
commi 1 e 2
articolo 6 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, come modificato dall’articolo 5-bis del decreto legge 23 aprile 1985, n. 146 convertito, con modificazioni, in legge 21 giugno 1985, n. 298
comma 3
comma 12 dell’articolo 4 del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 convertito con modificazioni dalla legge 4 dicembre 1993, n. 493.
articolo 30 (Lottizzazione abusiva)
articolo 8 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, come modificato dagli articoli 1, comma 3-bis, e 7-bis del decreto legge 23 aprile 1985, n. 146 convertito, con modificazioni, in legge 21 giugno 1985, n. 298
Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380
237
RIFERIMENTI NORMATIVI PREVIGENTI
articolo 31 (Interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali)
articolo 7 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, come modificato dall’articolo 2 del decreto legge 23 aprile 1985, n. 146 convenite, con modificazioni, in legge 21 giugno 1985, n. 298
articolo 32 (Determinazione delle variazioni essenziali)
articolo 8 della legge 28 febbraio 1985, n. 47
articolo 33 (Interventi di ristrutturazione edilizia in assenza di permesso di costruire o in totale difformità)
articolo 9 della legge 28 febbraio 1985, n. 47
articolo 34 (Interventi eseguiti in parziale difformità dal permesso di costruire)
articolo 12 della legge 28 febbraio 1985, n. 47
articolo 35 (Interventi abusivi realizzati su suoli di proprietà dello Stato o di enti pubblici)
commi 1 e 2
articolo 14 della legge 28 febbraio 1985, n. 47
comma 3
-
articolo 36 (Accertamento di conformità)
articolo 13 della legge 28 febbraio 1985, n. 47
articolo 37 (Interventi eseguiti in assenza o in difformità dalla segnalazione certificata di inizio attività e accertamento di conformità) (2)
comma 1
Primo periodo del comma 13 dell’articolo 4 del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 convertito con modificazioni dalla legge 4 dicembre 1993, n. 493
comma 2
Comma 3 dell’articolo 10 della legge n. 47 del 1985
comma 3
Comma 4 dell’articolo 10 della legge n. 47 del 1985
comma 4
-
comma 5
Secondo periodo del comma 13 dell’articolo 4 del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 convertito con modificazioni dalla legge 4 dicembre 1993, n. 493
comma 6
Terzo periodo del comma 13 dell’articolo 4 del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 398 convertito con modificazioni dalla legge 4 dicembre 1993, n. 493
articolo 38 (Interventi eseguiti in base a permesso annullato)
articolo 11 della legge 28 febbraio 1985, n. 47
articolo 39 (Annullamento del permesso di costruire da parte della Regione)
Legge 17 agosto 1942, n. 1150 articolo 27, come sostituito dall’articolo 7, legge 6 agosto 1967, n. 765
articolo 40 (Sospensione o demolizione di opere abusive da parte della regione)
articolo 26 della legge n. 1150 del 1942 come sostituito dall’articolo 6 della legge n. 765 del 1967
articolo 41 (Demolizione di opere abusive)
commi 1, 2 e 3
articolo 27 della legge 28 febbraio 1985, n. 47.
comma 4
articolo 2, comma 56 della legge 23 dicembre 1996, n. 662
comma 5
-
articolo 42 (Ritardato od omesso versamento del contributo di costruzione)
articolo 3 della legge 28 febbraio 1985, n. 47
articolo 43 (Riscossione)
articolo 16 della legge 28 febbraio 1985, n. 47
articolo 44 (Sanzioni penali)
articolo 20 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, come modificato dall’articolo 3 del decreto legge 23 aprile 1985, n. 146 convertito, con modificazioni, in legge 21 giugno 1985, n. 298
articolo 45 (Norme relative all’azione penale)
articolo 22 della legge 28 febbraio 1985, n. 47
articolo 46 (Nullità degli atti giuridici relativi ad edifici la cui costruzione abusiva sia iniziata dopo il 17 marzo 1985)
articolo 17 della legge 28 febbraio 1985; n. 47, come modificato dall’articolo 8 del decreto legge 23 aprile 1985, n. 146 convertito, con modificazioni, in legge 21 giugno 1985, n. 298
APPENDICE NORMATIVA
ARTICOLATO DEL TESTO UNICO
APPENDICE NORMATIVA
238
Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380
ARTICOLATO DEL TESTO UNICO
RIFERIMENTI NORMATIVI PREVIGENTI
articolo 47 (Sanzioni a carico dei notai)
articolo 21 della legge 28 febbraio 1985, n. 47
articolo 48 (Aziende erogatrici di servizi pubblici)
articolo 45 della legge 28 febbraio 1985, n. 47
articolo 49 (Disposizioni fiscali)
articolo 41-ter della legge 17 agosto 1942, n. 1150
articolo 50 (Agevolazioni tributarie in caso di sanatoria)
articolo 46 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, e successive modificazioni
articolo 51 (Finanziamenti pubblici e sanatoria)
comma 50 dell’articolo 2 della legge 23 dicembre 1996, n. 662
PARTE II ARTICOLATO DEL TESTO UNICO
NORME DI RIFERIMENTO
articolo 52 (Tipo di strutture e norme tecniche)
comma 1
Primo e terzo comma dell’art. 1 della legge n. 64 del 1974
comma 2
Quarto comma dell’articolo 1 della legge n. 64 del 1974
comma 3
Primo comma dell’articolo 32 della legge n. 64 del 1974
articolo 53 (Definizioni)
Primo, secondo e terzo comma dell’articolo 1 della legge n. 1086 del 1971
articolo 54 (Sistemi costruttivi)
comma 1
articolo 5 della legge n. 64 del 1974
comma 2, lettera a)
Primo comma dell’articolo 6 della legge n. 64 del 1974
comma 2, lettera b)
Primo comma dell’articolo 7 della legge n. 64 del 1974
comma 2, lettera c)
Primo periodo del primo comma dell’articolo 8 della legge n. 64 del 1974
articolo 55 (Edifici in muratura)
Secondo comma dell’articolo 6 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 56 (Edifici con struttura a pannelli pananti)
comma 1
Secondo comma dell’articolo 7 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
comma 2
Terzo comma dell’articolo 7 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
comma 3
Quarto comma dell’articolo 7 della legge 3, febbraio 1974, n. 64
comma 4
Quinto comma dell’articolo 7 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 57 (Edifici con strutture intelaiate)
comma 1
Secondo periodo del primo comma dell’articolo 8 della legge n. 64 del 1974
comma 2
Secondo comma dell’articolo 8 della legge n. 64 del 1974
comma 3
Terzo comma dell’articolo 8 della legge n. 64 del 1974
comma 4
Quarto comma dell’articolo 8 della legge n. 64 del 1974
articolo 58 (Produzione in serie in stabilimenti di manufatti in conglomerato normale e precompresso e di manufatti complessi in metallo)
articolo 9 della legge n. 1086 del 1971
articolo 59 (Laboratori)
articolo 20 della legge 5 novembre 1971, n. 1086
articolo 60 (Emanazione di norme tecniche)
articolo 21 della legge 5 novembre 1971, n. 1086
Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380 NORME DI RIFERIMENTO
articolo 61 (Abitati da consolidare)
Commi 1 e 2 dell’articolo 2 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 62 (Utilizzazione di edifici)
articolo 28 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 63 (Opere pubbliche)
-
articolo 64 (Progettazione, direzione, esecuzione, responsabilità)
comma 1
Quarto comma dell’articolo 1 della legge n. 1086 del 1971
comma 2
Primo comma dell’articolo 2 della legge n. 1086 del 1971
comma 3
Secondo comma dell’articolo 2 della legge n. 1086 del 1971
comma 4
Primo comma dell’articolo 3 della legge n. 1086 del 1971
comma 5
secondo comma dell’articolo 3 della legge n. 1086 del 1971
articolo 65 (Denuncia dei lavori di realizzazione e relazione a struttura ultimata di opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica)
commi da 1 a 5
Primo, secondo, terzo, quarto e quinto comma dell’articolo 4 della legge n. 1086 del 1971
commi 6, 7 e 8
Primo e secondo comma dell’articolo 6 della legge n. 1086 del 1971
articolo 66 (Documenti in cantiere)
articolo 5 della legge n. 1086 del 1971
articolo 67 (Collaudo statico)
comma 1
Primo comma dell’articolo 7 della legge n. 1086 del 1971
comma 2
Secondo comma dell’articolo 7 della legge n. 1086 del 1971
comma 3
Comma 1 dell’articolo 2 del D.P.R. 22 aprile 1994, n. 425
comma 4
Quarto comma dell’articolo 7 della legge n. 1086 del 1971
comma 5
Comma 2 dell’articolo 2 del D.P.R. n. 425 del 1994
comma 6
-
comma 7
Quinto comma dell’articolo 7 della legge n. 1086 del 1971
comma 8
Primo comma dell’articolo 8 della legge n. 1086 del 1971
articolo 68 (Controlli)
articolo 10 della legge 5 novembre 1971, n. 1086
articolo 69 (Accertamenti delle violazioni)
articolo 11 della legge 5 novembre 1971, n. 1086
articolo 70 (Sospensione dei lavori)
articolo 12 della legge 5 novembre 1971, n. 1086
articolo 71 (Lavori abusivi)
articolo 13 della legge 5 novembre 1971, n. 1086
articolo 72 (Omessa denuncia dei lavori)
articolo 14 della legge 5 novembre 1971, n. 1086
articolo 73 (Responsabilità del direttore dei lavori)
articolo 15 della legge 5 novembre 1971, n. 1086
articolo 74 (Responsabilità del collaudatore)
articolo 16 della legge 5 novembre 1971, n. 1086
articolo 75 (Mancanza del certificato di collaudo)
articolo 17 della legge 5 novembre 1971, n. 1086
articolo 76 (Comunicazione della semenza)
articolo 18 della legge 5 novembre 1971, n. 1086
articolo 77 (Progettazione di nuovi edifici e ristrutturazione di interi edifici)
articolo 1 della legge 9 gennaio 1989, n. 13
articolo 78 (Deliberazioni sull’eliminazione delle barriere architettoniche)
articolo 2 della legge 9 gennaio 1989, n. 13
articolo 79 (Opere finalizzate all’eliminazione delle barriere architettoniche realizzate in deroga ai regolamenti edilizi)
articolo 3 della legge 9 gennaio 1989, n. 13
articolo 80 (Rispetto delle norme antisismiche, antincendio e di prevenzione degli infortuni)
articolo 6 della legge 9 gennaio 1989, n. 13
APPENDICE NORMATIVA
ARTICOLATO DEL TESTO UNICO
239
APPENDICE NORMATIVA
240
Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380 ARTICOLATO DEL TESTO UNICO
NORME DI RIFERIMENTO
articolo 81 (Certificazioni)
articolo 8 della legge 9 gennaio 1989, n. 13
articolo 82 (Eliminazione o superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico)
articolo 24 della legge 5 febbraio 1992, n. 104
articolo 83 (Opere disciplinate e gradi di sismicità)
comma 1
Primo comma dell’articolo 3 della legge n. 64 del 1974
comma 2
Secondo comma dell’articolo 3 della legge n. 64 del 1974
comma 3
Primo comma dell’articolo 32 della legge n. 64 del 1974
articolo 84 (Contenuto delle norme tecniche)
articolo 4 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 85 (Azioni sismiche)
articolo 9 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 86 (Verifica delle strutture)
articolo 10 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 87 (Verifica delle fondazioni)
articolo 11 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 88 (Deroghe)
articolo 12 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 89 (Parere sugli strumenti urbanistici)
articolo 13 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 90 (Sopraelevazioni)
articolo 14 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 91 (Riparazioni)
articolo 15 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 92 (Edifici di speciale importanza artistica)
articolo 16 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 93 (Denuncia dei lavori e presentazione dei progetti di costruzioni in zone sismiche)
articoli 17 e 19 della legge 2 febbraio 1974, n. 64
articolo 94 (Autorizzazione per l’inizio dei lavori)
articolo 18 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 95 (Sanzioni penali)
articolo 20 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 96 (Accertamento delle violazioni)
articolo 21 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 97 (Sospensione dei lavori)
articolo 22 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 98 (Procedimento penale)
articolo 23 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 99 (Esecuzione d’ufficio)
articolo 24 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 100 (Competenza del presidente della giunta regionale)
articolo 25 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 101 (Comunicazione del provvedimento al competente ufficio tecnico della regione)
articolo 26 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 102 (Modalità per l’esecuzione d’ufficio)
articolo 27 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 103 (Vigilanza per l’osservanza delle norme tecniche)
articolo 29 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 104 (Costruzioni in corso in zone sismiche di nuova classificazione)
articolo 30 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 105 (Costruzioni eseguite col sussidio dello Stato)
articolo 33 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 106 (Esenzione per le opere eseguite dal genio militare)
articolo 34 della legge 3 febbraio 1974, n. 64
articolo 107 (Ambito di applicazione)
articolo 1, comma 1, della legge 18 maggio 1990, n. 46
articolo 108 (Soggetti abilitati)
commi 1 e 2
articolo 2 della legge 18 maggio 1990, n. 46
comma 3
articolo 22 della legge 30 aprile 1999, n. 136
articolo 109 (Requisiti tecnico-professionali)
articolo 3 della legge 18 maggio 1990, n. 46
articolo 110 (Progettazione degli impianti)
articolo 6 della legge 18 maggio 1990, n. 46
articolo 111 (Misure di semplificazione per il collaudo degli impianti installati)
-
Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380 NORME DI RIFERIMENTO
articolo 112 (Installazione degli impianti)
articolo 7 della legge 18 maggio 1990, n. 46
articolo 113 (Dichiarazione di conformità)
articolo 9 della legge 18 maggio 1990, n. 46
articolo 114 (Responsabilità del committente o del proprietario)
articolo 10 della legge 18 maggio 1990, n. 46
articolo 115 (Certificato di agibilità)
articolo 11 della legge 18 maggio 1990, n. 46
articolo 116 (Ordinaria manutenzione degli impianti e cantieri)
articolo 12 della legge 18 maggio 1990, n. 46
articolo 117 (Deposito presso lo sportello unico della dichiarazione di conformità o del certificalo di collaudo)
articolo 13 della legge 18 maggio 1990, n. 46
articolo 118 (Verifiche)
articolo 14 della legge 18 maggio 1990, n. 46
articolo 119 (Regolamento di attuazione)
articolo 15 della legge 18 maggio 1990, n. 46
articolo 120 (Sanzioni)
articolo 16 della legge 18 maggio 1990, n. 46
articolo 121 (Abrogazione e adeguamento dei regolamenti comunali e regionali)
articolo 17 della legge 18 maggio 1990, n. 46
articolo 122 (Ambito di applicazione)
articolo 25 della legge 9 gennaio 1991, n. 10
articolo 123 (Progettazione, messa in opera ed esercizio di edifici e di impianti)
articolo 26 della legge 9 gennaio 1991, n. 10
articolo 124 (Limiti ai consumi di energia)
articolo 27 della legge 9 gennaio 1991, n. 10
articolo 125 (Denuncia dei lavori, relazione tecnica e progettazione degli impianti e delle opere relativi alle fonti rinnovabili di energia, al risparmio e all’uso razionale dell’energia)
articolo 28 della legge 9 gennaio 1991, n. 10
articolo 126 (Certificazione di impiantì)
-
articolo 127 (Certificazione delle opere e collaudo)
articolo 29 della legge 9 gennaio 1991, n. 10
articolo 128 (Certificazione energetica degli edifici)
articolo 30 della legge 9 gennaio 1991, n. 10
articolo 129 (Esercizio e manutenzione degli impianti)
articolo 31 della legge 9 gennaio 1991, n. 10
articolo 130 (Certificazioni e informazioni ai consumatori)
articolo 32 della legge 9 gennaio 1991, n. 10
articolo 131 (Controlli e verifiche)
articolo 33 della legge 9 gennaio 1991, n. 10
articolo 132 (Sanzioni)
articolo 34 della legge 9 gennaio 1991, n. 10
articolo 133 (Provvedimenti di sospensione dei lavori)
articolo 35 della legge 9 gennaio 1991, n. 10
articolo 134 (Irregolarità rilevate dall’acquirente o dal conduttore)
articolo 36 della legge 9 gennaio 1991, n. 10
articolo 135 (Applicazione)
articolo 37 della legge 9 gennaio 1991, n. 10
articolo 136 (Abrogazioni) comma 1
abrogazioni conseguenti alle delegificazioni operate ai sensi dell’articolo 20 della legge n. 59 del 1997
comma 2
abrogazioni di leggi e atti aventi forza di legge confluiti nel testo unico, ai sensi dell’articolo 7 della legge n. 50 del 1999
articolo 137 (Norme che rimangono in vigore)
articolo 138 (Entrata in vigore del testo unico)
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare. 1. Il termine di entrata in vigore del presente Testo unico, prima prorogato al 30.06.2002, in virtù dell’art. 5-bis, D.L. 23.11.2001, n. 411 è stato, poi, ulteriormente prorogato al 30.06.2003, in virtù dell’art. 2 D.L. 20.06.2002, n. 122. 2. Le parole “denuncia di inizio attività” contenute nel presente comma sono state così sostituite dalle
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Decreto del Presidente della Repubblica, 6 giugno 2001, n. 380
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parole “segnalazione certificata di inizio attività” dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, 1. Restano in vigore le seguenti disposizioni: a) legge 17 agosto 1942, n. 1150 e successive modificazioni ad eccezione degli articoli di cui all’articolo 136 , comma 2, lettera b); b) legge 5 agosto 1978, n. 457 e successive modificazioni; c) legge 28 febbraio 1985, n. 47 ad eccezione degli articoli di cui all’articolo 136 , comma 2, lettera f); d) legge 24 marzo 1989, n. 122; e) articolo 17-bis del decreto legge 13 maggio 1991, n. 152 convertito in legge 12 luglio 1991, n. 203; f) articolo 2 , comma 58, della legge 23 dicembre 1996, n. 662.
2. Restano in vigore, per tutti i campi di applicazione originariamente previsti dai relativi testi normativi e non applicabili alla parte I di questo testo unico, le seguenti leggi: a) legge 5 novembre 1971, n. 1086; b) legge 2 febbraio 1974, n. 64; c) legge 9 gennaio 1989, n. 13; d) legge 5 marzo 1990, n. 46; e) legge 9 gennaio 1991, n. 10; f) legge 5 febbraio 1992, n. 104; 3. All’ articolo 9 della legge 24 marzo 1989, n. 122, il comma 2 è sostituito dal seguente: “2. L’esecuzione delle opere e degli interventi previsti dal comma 1 è soggetta a segnalazione certificata di inizio attività.”. (1) 1. Le parole “denuncia di inizio attività” contenute nel presente comma sono state così sostituite dalle parole “segnalazione certificata di inizio attività” dall’art. 17, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014.
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Individuazione di procedimenti oggetto di autorizzazione, segnalazione certificata di inizio di attività (SCIA), silenzio assenso e comunicazione e di definizione dei regimi amministrativi applicabili a determinate attività e procedimenti, ai sensi dell’articolo 5 della legge 7 agosto 2015, n. 124. Preambolo Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Visti gli articoli 76 e 87, quinto comma, della Costituzione; Visto l’articolo 5 della legge 7 agosto 2015, n. 124, recante delega al Governo per la precisa individuazione dei procedimenti oggetto di segnalazione certificata di inizio attività o di silenzio assenso, ai sensi degli articoli 19 e 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241, nonché di quelli per i quali è necessaria l’autorizzazione espressa e di quelli per i quali è sufficiente una comunicazione preventiva; Visto il decreto legislativo 30 giugno 2016, n. 126, recante attuazione della delega in materia di segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), a norma dell’articolo 5 della legge 7 agosto 2015, n. 124; Vista la legge 7 agosto 1990, n. 241, recante nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi; Visto il regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, recante approvazione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza; Visto il regio decreto 6 maggio 1940, n. 635, recante approvazione del regolamento per l’esecuzione del testo unico 18 giugno 1931, n. 773, delle leggi di pubblica sicurezza; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, recante testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia. (Testo A); Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 15 giugno 2016; Vista l’intesa intervenuta in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, nella riunione del 29 settembre 2016; Udito il parere del Consiglio di Stato, espresso dalla Commissione speciale nell’adunanza del 21 luglio 2016; Acquisito il parere della Commissione parlamentare per la semplificazione e delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari; Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 24 novembre 2016; Sulla proposta del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell’interno in relazione alle autorizzazioni previste dal testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773; EMANA il seguente decreto legislativo:
Articolo 1 – Oggetto Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 1. Il presente decreto, in attuazione della delega di cui all’articolo 5 della legge 7 agosto 2015, n. 124 e anche sulla base dei principi del diritto dell’Unione europea relativi all’accesso alle attività di servizi e dei principi di ragionevolezza e proporzionalità, provvede alla precisa individuazione delle attività oggetto di procedimento, anche telematico, di comunicazione o segnalazione certificata di inizio di attività (di seguito “SCIA”) o di silenzio assenso, nonché quelle per le quali è necessario il titolo espresso e introduce le conseguenti disposizioni normative di coordinamento. 2. Con riferimento alla materia edilizia, al fine di garantire omogeneità di regime giuridico in tutto il territorio nazionale, con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro delegato per la semplificazione e la pubblica amministrazione, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, previa intesa con la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, è adottato un glossario unico, che contiene l’elenco delle principali opere edilizie, con l’individuazione della categoria di intervento a cui le stesse appartengono e del conseguente regime giuridico a cui sono sottoposte, ai sensi della tabella A di cui all’articolo 2 del presente decreto. 3. Le amministrazioni procedenti forniscono gratuitamente la necessaria attività di consulenza funzionale all’i-
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struttoria agli interessati in relazione alle attività elencate nella tabella A, fatto salvo il pagamento dei soli diritti di segreteria previsti dalla legge. 4. Per le finalità indicate dall’articolo 52 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, il comune, d’intesa con la regione, sentito il competente soprintendente del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, può adottare deliberazioni volte a delimitare, sentite le associazioni di categoria, zone o aree aventi particolare valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico in cui è vietato o subordinato ad autorizzazione rilasciata ai sensi dell’articolo 15 del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, l’esercizio di una o più attività di cui al presente decreto, individuate con riferimento al tipo o alla categoria merceologica, in quanto non compatibile con le esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. I Comuni trasmettono copia delle deliberazioni di cui al periodo precedente alla competente soprintendenza del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e al Ministero dello sviluppo economico, per il tramite della Regione. Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e il Ministero dello sviluppo economico assicurano congiuntamente il monitoraggio sugli effetti applicativi delle presenti disposizioni.
Articolo 2 – Regimi amministrativi delle attività private Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 1. A ciascuna delle attività elencate nell’allegata tabella A, che forma parte integrante del presente decreto, si applica il regime amministrativo ivi indicato. 2. Per lo svolgimento delle attività per le quali la tabella A indica la comunicazione, quest’ultima produce effetto con la presentazione all’amministrazione competente o allo Sportello unico. Ove per l’avvio, lo svolgimento o la cessazione dell’attività siano richieste altre comunicazioni o attestazioni, l’interessato può presentare un’unica comunicazione allo Sportello di cui all’articolo 19-bis della legge n. 241 del 1990. Alla comunicazione sono allegate asseverazioni o certificazioni ove espressamente previste da disposizioni legislative o regolamentari. 3. Per lo svolgimento delle attività per le quali la tabella A indica la SCIA, si applica il regime di cui all’articolo 19 della legge n. 241 del 1990. Nei casi in cui la tabella indica il regime amministrativo della SCIA unica, si applica quanto previsto dall’articolo 19-bis, comma 2, della stessa legge n. 241 del 1990. Nei casi in cui la tabella indica il regime amministrativo della SCIA condizionata ad atti di assenso comunque denominati, si applica quanto previsto dall’articolo 19-bis, comma 3, della stessa legge n. 241 del 1990. 4. Nei casi del regime amministrativo della SCIA, il termine di diciotto mesi di cui all’articolo 21-nonies, comma 1, della legge n. 241 del 1990, decorre dalla data di scadenza del termine previsto dalla legge per l’esercizio del potere ordinario di verifica da parte dell’amministrazione competente. Resta fermo quanto stabilito dall’articolo 21, comma 1, della legge n. 241 del 1990. 5. Per lo svolgimento delle attività per le quali la tabella A indica l’autorizzazione, è necessario un provvedimento espresso, salva l’applicazione del silenzio-assenso, ai sensi dell’articolo 20 della legge n. 241 del 1990, ove indicato. Ove per lo svolgimento dell’attività sia necessaria l’acquisizione di ulteriori atti di assenso comunque denominati, si applicano le disposizioni di cui agli articoli 14 e seguenti della stessa legge n. 241 del 1990. 6. Le amministrazioni, nell’ambito delle rispettive competenze, possono ricondurre le attività non espressamente elencate nella tabella A, anche in ragione delle loro specificità territoriali, a quelle corrispondenti, pubblicandole sul proprio sito istituzionale. 7. Con i successivi decreti recanti disposizioni integrative e correttive, adottati ai sensi dell’articolo 5, comma 3, della legge n. 124 del 2015, la tabella A può essere integrata e completata. Successivamente, con decreto del Ministro delegato per la semplificazione e la pubblica amministrazione, previa intesa con la Conferenza unificata di cui all’articolo 3 del decreto legislativo n. 281 del 1997, si procede periodicamente all’aggiornamento e alla pubblicazione della tabella A, con le modifiche strettamente conseguenti alle disposizioni legislative successivamente intervenute.
Articolo 3 – Semplificazione di regimi amministrativi in materia edilizia Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 1. Al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 sono apportate le seguenti modificazioni: a) all’articolo 5: 1) al comma 2, lettera d), le parole “dei certificati di agibilità” sono soppresse; 2) al comma 3, le parole “Ai fini del rilascio del permesso di costruire,” sono soppresse; 3) al comma 3, la lettera a) è soppressa; 4) dopo il comma 3, è aggiunto il seguente: “3- bis. Restano ferme le disposizioni in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro di cui all’articolo 67 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.”; b) all’articolo 6: 1) al comma 1, lettera a), le parole “, ivi compresi gli interventi di installazione delle pompe di calore aria-aria di potenza termica utile nominale inferiore a 12 kW” sono soppresse;
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2) al comma 1, dopo la lettera a), è aggiunta la seguente: “a-bis) gli interventi di installazione delle pompe di calore aria-aria di potenza termica utile nominale inferiore a 12 Kw;”; 3) al comma 1, lettera b) le parole “di rampe o” sono soppresse e, dopo la lettera e), sono aggiunte le seguenti: “e-bis) le opere dirette a soddisfare obiettive esigenze contingenti e temporanee e ad essere immediatamente rimosse al cessare della necessità e, comunque, entro un termine non superiore a novanta giorni, previa comunicazione di avvio lavori all’amministrazione comunale; e-ter) le opere di pavimentazione e di finitura di spazi esterni, anche per aree di sosta, che siano contenute entro l’indice di permeabilità, ove stabilito dallo strumento urbanistico comunale, ivi compresa la realizzazione di intercapedini interamente interrate e non accessibili, vasche di raccolta delle acque, locali tombati; e-quater) i pannelli solari, fotovoltaici, a servizio degli edifici, da realizzare al di fuori della zona A) di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444; e-quinquies) le aree ludiche senza fini di lucro e gli elementi di arredo delle aree pertinenziali degli edifici.”; 4) i commi 2, 4, 5 e 7 sono abrogati; 5) al comma 6, lettera a), le parole: “dai commi 1 e 2” sono sostituite con le seguenti: “dal comma 1, esclusi gli interventi di cui all’articolo 10, comma 1, soggetti a permesso di costruire e gli interventi di cui all’articolo 23, soggetti a segnalazione certificata di inizio-attività in alternativa al permesso di costruire;”; c) dopo l’articolo 6 è inserito il seguente: “Art. 6-bis. (Interventi subordinati a comunicazione di inizio lavori asseverata). - 1. Gli interventi non riconducibili all’elenco di cui agli articoli 6, 10 e 22, sono realizzabili previa comunicazione, anche per via telematica, dell’inizio dei lavori da parte dell’interessato all’amministrazione competente, fatte salve le prescrizioni degli strumenti urbanistici, dei regolamenti edilizi e della disciplina urbanistico-edilizia vigente, e comunque nel rispetto delle altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia e, in particolare, delle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, di quelle relative all’efficienza energetica, di tutela dal rischio idrogeologico, nonché delle disposizioni contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42. 2. L’interessato trasmette all’amministrazione comunale l’elaborato progettuale e la comunicazione di inizio dei lavori asseverata da un tecnico abilitato, il quale attesta, sotto la propria responsabilità, che i lavori sono conformi agli strumenti urbanistici approvati e ai regolamenti edilizi vigenti, nonché che sono compatibili con la normativa in materia sismica e con quella sul rendimento energetico nell’edilizia e che non vi è interessamento delle parti strutturali dell’edificio; la comunicazione contiene, altresì, i dati identificativi dell’impresa alla quale si intende affidare la realizzazione dei lavori. 3. Per gli interventi soggetti a CILA, ove la comunicazione di fine lavori sia accompagnata dalla prescritta documentazione per la variazione catastale, quest’ultima è tempestivamente inoltrata da parte dell’amministrazione comunale ai competenti uffici dell’Agenzia delle entrate. 4. Le regioni a statuto ordinario: a) possono estendere la disciplina di cui al presente articolo a interventi edilizi ulteriori rispetto a quelli previsti dal comma 1; b) disciplinano le modalità di effettuazione dei controlli, anche a campione e prevedendo sopralluoghi in loco. 5. La mancata comunicazione asseverata dell’inizio dei lavori comporta la sanzione pecuniaria pari a 1.000 euro. Tale sanzione è ridotta di due terzi se la comunicazione è effettuata spontaneamente quando l’intervento è in corso di esecuzione.” d) all’articolo 20: 1) al comma 1, le parole “nel caso in cui la verifica in ordine a tale conformità non comporti valutazioni tecnico-discrezionali” sono soppresse; 2) dopo il comma 1 è inserito il seguente: “1-bis. Con decreto del Ministro della salute, da adottarsi, previa intesa in Conferenza unificata, entro 90 giorni dall’entrata in vigore della presente disposizione, sono definiti i requisiti igienico-sanitari di carattere prestazionale degli edifici.”. e) il Capo III è così ridenominato: “Segnalazione certificata di inizio di attività”; f) all’articolo 22: 1) la rubrica è sostituita dalla seguente: “Interventi subordinati a segnalazione certificata di inizio di attività”; 2) il comma 1 è sostituito dal seguente: “1. Sono realizzabili mediante la segnalazione certificata di inizio di attività di cui all’articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241, nonché in conformità alle previsioni degli strumenti urbanistici, dei regolamenti edilizi e della disciplina urbanistico-edilizia vigente: a) gli interventi di manutenzione straordinaria di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b), qualora riguardino le parti strutturali dell’edificio; b) gli interventi di restauro e di risanamento conservativo di cui all’articolo 3, comma 1, lettera c), qualora riguardino le parti strutturali dell’edificio; c) gli interventi di ristrutturazione edilizia di cui all’articolo 3, comma 1, lettera d), diversi da quelli indicati nell’articolo 10, comma 1, lettera c); 3) al comma 2, secondo periodo, le parole “del rilascio del certificato di agibilità” sono sostituite dalle seguenti: “dell’agibilità”; 4) i commi 3 e 5 sono abrogati;
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5) al comma 6, le parole “di cui ai commi 1, 2 e 3” sono sostituite dalle seguenti: “di cui al presente Capo”; 6) al comma 7, le parole “di cui ai commi 1 e 2” sono sostituite dalle seguenti: “di cui al presente Capo” e le parole “dal secondo periodo del comma 5” sono sostituite dalle seguenti: “dall’ultimo periodo del comma 1 dell’articolo 23”; g) all’articolo 23: 1) la rubrica è sostituita dalla seguente: “Interventi subordinati a segnalazione certificata di inizio di attività in alternativa al permesso di costruire”; 2) prima del comma 1 è inserito il seguente: “01. In alternativa al permesso di costruire, possono essere realizzati mediante segnalazione certificata di inizio di attività: a) gli interventi di ristrutturazione di cui all’articolo 10, comma 1, lettera c); b) gli interventi di nuova costruzione o di ristrutturazione urbanistica qualora siano disciplinati da piani attuativi comunque denominati, ivi compresi gli accordi negoziali aventi valore di piano attuativo, che contengano precise disposizioni plano-volumetriche, tipologiche, formali e costruttive, la cui sussistenza sia stata esplicitamente dichiarata dal competente organo comunale in sede di approvazione degli stessi piani o di ricognizione di quelli vigenti; qualora i piani attuativi risultino approvati anteriormente all’entrata in vigore della legge 21 dicembre 2001, n. 443, il relativo atto di ricognizione deve avvenire entro trenta giorni dalla richiesta degli interessati; in mancanza si prescinde dall’atto di ricognizione, purché il progetto di costruzione venga accompagnato da apposita relazione tecnica nella quale venga asseverata l’esistenza di piani attuativi con le caratteristiche sopra menzionate; c) gli interventi di nuova costruzione qualora siano in diretta esecuzione di strumenti urbanistici generali recanti precise disposizioni plano-volumetriche. Gli interventi di cui alle lettere precedenti sono soggetti al contributo di costruzione ai sensi dell’articolo 16. Le regioni possono individuare con legge gli altri interventi soggetti a segnalazione certificata di inizio attività, diversi da quelli di cui alle lettere precedenti, assoggettati al contributo di costruzione definendo criteri e parametri per la relativa determinazione.” 3) ai commi 1, 2, 4, 5 e 7 le parole: “denuncia di inizio attività” e “denuncia” sono sostituite, rispettivamente, dalle seguenti: “segnalazione certificata di inizio attività” e “segnalazione”; h) all’articolo 23-bis, le parole: “articolo 6, comma 2” sono sostituite dalle seguenti: “articolo 6-bis”; i) l’articolo 24 è sostituito dal seguente: “Art. 24 (L) (Agibilità). - 1. La sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati, valutate secondo quanto dispone la normativa vigente, nonché la conformità dell’opera al progetto presentato e la sua agibilità sono attestati mediante segnalazione certificata. 2. Ai fini dell’agibilità, entro quindici giorni dall’ultimazione dei lavori di finitura dell’intervento, il soggetto titolare del permesso di costruire, o il soggetto che ha presentato la segnalazione certificata di inizio di attività, o i loro successori o aventi causa, presenta allo sportello unico per l’edilizia la segnalazione certificata, per i seguenti interventi: a) nuove costruzioni; b) ricostruzioni o sopraelevazioni, totali o parziali; c) interventi sugli edifici esistenti che possano influire sulle condizioni di cui al comma 1. 3. La mancata presentazione della segnalazione, nei casi indicati al comma 2, comporta l’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria da euro 77 a euro 464. 4. Ai fini dell’agibilità, la segnalazione certificata può riguardare anche: a) singoli edifici o singole porzioni della costruzione, purché funzionalmente autonomi, qualora siano state realizzate e collaudate le opere di urbanizzazione primaria relative all’intero intervento edilizio e siano state completate e collaudate le parti strutturali connesse, nonché collaudati e certificati gli impianti relativi alle parti comuni; b) singole unità immobiliari, purché siano completate e collaudate le opere strutturali connesse, siano certificati gli impianti e siano completate le parti comuni e le opere di urbanizzazione primaria dichiarate funzionali rispetto all’edificio oggetto di agibilità parziale. 5. La segnalazione certificata di cui ai commi da 1 a 4 è corredata dalla seguente documentazione: a) attestazione del direttore dei lavori o, qualora non nominato, di un professionista abilitato che assevera la sussistenza delle condizioni di cui al comma 1; b) certificato di collaudo statico di cui all’articolo 67 ovvero, per gli interventi di cui al comma 8-bis del medesimo articolo, dichiarazione di regolare esecuzione resa dal direttore dei lavori; c) dichiarazione di conformità delle opere realizzate alla normativa vigente in materia di accessibilità e superamento delle barriere architettoniche di cui all’articolo 77, nonché all’articolo 82; d) gli estremi dell’avvenuta dichiarazione di aggiornamento catastale; e) dichiarazione dell’impresa installatrice, che attesta la conformità degli impianti installati negli edifici alle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico prescritte dalla disciplina vigente ovvero, ove previsto, certificato di collaudo degli stessi. 6. L’utilizzo delle costruzioni di cui ai commi 2 e 4 può essere iniziato dalla data di presentazione allo sportello unico della segnalazione corredata della documentazione di cui al comma 5. Si applica l’articolo 19, commi 3 e 6-bis, della legge 7 agosto 1990, n. 241. 7. Le Regioni, le Province autonome, i Comuni e le Città metropolitane, nell’ambito delle proprie competenze,
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Articolo 4 – Semplificazione di regimi amministrativi in materia di pubblica sicurezza Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 1. Al regio decreto 6 maggio 1940, n. 635, recante “Approvazione del regolamento per l’esecuzione del testo unico 18 giugno 1931, n. 773, delle leggi di pubblica sicurezza, sono apportate le seguenti modificazioni: a) il primo comma dell’articolo 110 è sostituito dal seguente: “L’installazione di impianti provvisori elettrici per straordinarie illuminazioni pubbliche in occasione di festività civili o religiose o in qualsiasi altra contingenza è soggetta a comunicazione da trasmettere al Comune corredata dalla certificazione di conformità degli impianti di cui all’articolo 7 del decreto del Ministro dello sviluppo economico 22 gennaio 2008, n. 37.”; b) il secondo comma dell’articolo 110 è abrogato; c) al secondo comma dell’articolo 141, dopo le parole “inferiore a 200 persone”, sono aggiunte le seguenti: “il parere,”. 2. Per le attività sottoposte ad autorizzazione di pubblica sicurezza ai sensi del regio decreto n. 773 del 1931, ove
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disciplinano le modalità di effettuazione dei controlli, anche a campione e comprensivi dell’ispezione delle opere realizzate.”; j) l’articolo 25 è abrogato; k) all’articolo 26, le parole: “Il rilascio del certificato” sono sostituite dalle seguenti: “La presentazione della segnalazione certificata”; l) all’articolo 31, comma 9-bis, le parole “all’articolo 22, comma 3” sono sostituite dalle seguenti: “all’articolo 23, comma 01”; m) all’articolo 33, comma 6-bis, le parole “all’articolo 22, comma 3” sono sostituite dalle seguenti: “all’articolo 23, comma 01”; n) all’articolo 34, comma 2-bis, le parole “all’articolo 22, comma 3” sono sostituite dalle seguenti: “all’articolo 23, comma 01”; o) all’articolo 35, comma 3-bis, le parole “all’articolo 22, comma 3” sono sostituite dalle seguenti: “all’articolo 23, comma 01”; p) all’articolo 36, comma 1, le parole “all’articolo 22, comma 3” sono sostituite dalle seguenti: “all’articolo 23, comma 01”; q) all’articolo 38, comma 2-bis, le parole “all’articolo 22, comma 3” sono sostituite dalle seguenti: “all’articolo 23, comma 01”; r) all’articolo 39, comma 5-bis, le parole “all’articolo 22, comma 3” sono sostituite dalle seguenti: “all’articolo 23, comma 01”; s) all’articolo 40, comma 4-bis, le parole “all’articolo 22, comma 3” sono sostituite dalle seguenti: “all’articolo 23, comma 01”; t) all’articolo 44, comma 2-bis, le parole “all’articolo 22, comma 3” sono sostituite dalle seguenti: “all’articolo 23, comma 01”; u) all’articolo 46, comma 5-bis, le parole “all’articolo 22, comma 3” sono sostituite dalle seguenti: “all’articolo 23, comma 01”; v) all’articolo 48, comma 3-bis, le parole “all’articolo 22, comma 3” sono sostituite dalle seguenti: “all’articolo 23, comma 01”; w) all’articolo 49, comma 2, le parole “dalla richiesta del certificato di agibilità” sono sostituite dalle seguenti: “dalla segnalazione certificata di cui all’articolo 24”; x) all’articolo 62, comma 1, le parole “e dei certificati di agibilità da parte dei comuni è condizionato” sono sostituite dalle seguenti: “da parte dei comuni e l’attestazione di cui all’articolo 24, comma 1, sono condizionati”; y) all’articolo 67 sono apportate le seguenti modificazioni: 1) al comma 1, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole “, fatto salvo quanto previsto dal comma 8-bis”; 2) al comma 7, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: “Il deposito del certificato di collaudo statico equivale al certificato di rispondenza dell’opera alle norme tecniche per le costruzioni previsto dall’articolo 62.”; 3) al comma 8, le parole da “Per il rilascio” a “comunale” sono sostituite dalle seguenti: “La segnalazione certificata è corredata da”; 4) dopo il comma 8, è inserito il seguente: “8-bis. Per gli interventi di riparazione e per gli interventi locali sulle costruzioni esistenti, come definiti dalla normativa tecnica, il certificato di collaudo è sostituito dalla dichiarazione di regolare esecuzione resa dal direttore dei lavori.”; z) all’articolo 82 sono apportate le seguenti modificazioni: 1) al comma 4, le parole “Il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, nel rilasciare il certificato di agibilità” sono sostituite dalle seguenti: “Il comune, nell’ambito dei controlli della segnalazione certificata di cui all’articolo 24,”; 2) al comma 4, l’ultimo periodo è soppresso; 3) al comma 5, le parole “Il rilascio del certificato di agibilità è condizionato alla verifica tecnica della conformità” sono sostituite dalle seguenti: “I controlli della segnalazione certificata di cui all’articolo 24 prevedono la verifica”.
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l’allegata tabella A preveda un regime di SCIA, quest’ultima produce anche gli effetti dell’autorizzazione ai fini dello stesso regio decreto.
Articolo 5 – Livelli ulteriori di semplificazione Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 1. Le regioni e gli enti locali, nel disciplinare i regimi amministrativi di loro competenza, fermi restando i livelli di semplificazione e le garanzie assicurate ai privati dal presente decreto, possono prevedere livelli ulteriori di semplificazione.
Articolo 6 – Disposizioni finali Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 1. L’articolo 126 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, è abrogato. 2. Le regioni e gli enti locali si adeguano alle disposizioni del presente decreto entro il 30 giugno 2017.
Tabella A – Attività e procedimenti Rubrica non ufficiale | Testo in vigore dal 11 dicembre 2016 TABELLA A La presente tabella individua, per ciascuna delle attività elencate, il regime amministrativo, l’eventuale concentrazione dei regimi e i riferimenti normativi. Con riferimento al regime amministrativo: • Quando la tabella indica la Comunicazione, quest’ultima produce effetto con la presentazione allo Sportello unico di cui all’articolo 19-bis della legge n. 241 dei 1990 o all’amministrazione competente. Qualora per l’avvio, lo svolgimento o la cessazione dell’attività siano richieste altre comunicazioni o attestazioni, l’interessato può presentare un’unica comunicazione allo Sportello unico. • Quando la tabella indica la SCIA, si applica l’art. 19 della legge n. 241 del 1990: l’attività può essere avviata immediatamente. Entro 60 giorni (30 nel caso dell’edilizia) l’amministrazione effettua i controlli sulla sussistenza dei requisiti e dei presupposti richiesti per lo svolgimento dell’attività. Qualora venga accertata la carenza di tali requisiti, l’amministrazione può vietare la prosecuzione dell’attività o richiedere all’interessato di conformare le attività alla normativa vigente. • Quando la tabella indica la SCIA unica, si applica l’art. 19-bis, comma 2 della legge n. 241 del 1990: qualora per lo svolgimento di un’attività soggetta a SCIA siano necessarie altre SCIA o comunicazioni e notifiche, l’interessato presenta un’unica SCIA allo Sportello unico del Comune, che la trasmette immediatamente alle altre amministrazioni interessate per i controlli di loro competenza. Entro 60 giorni (30 nel caso dell’edilizia), qualora venga accertata la carenza dei requisiti e dei presupposti richiesti per lo svolgimento dell’attività, l’amministrazione può vietare la prosecuzione dell’attività o richiedere all’interessato di conformarla alla normativa vigente. • Quando la tabella indica la SCIA condizionata ad atti di assenso, si applica quanto previsto dall’art. 19-bis, comma 3 della legge n. 241 del 1990: qualora l’attività oggetto di SCIA sia condizionata all’acquisizione di autorizzazioni, atti di assenso comunque denominati, l’interessato presenta la relativa istanza allo Sportello unico, contestualmente alla SCIA. Entro 5 giorni è convocata la Conferenza di servizi. L’avvio delle attività è subordinato al rilascio delle autorizzazioni, che viene comunicato dallo Sportello unico all’interessato. • Quando la tabella indica l’Autorizzazione, è necessario un provvedimento espresso, salvo i casi in cui è previsto il silenzio-assenso ai sensi dell’art. 20 della legge n. 241 del 1990. Qualora per lo svolgimento dell’attività sia necessaria l’acquisizione di ulteriori atti di assenso, si applicano le disposizioni in materia di Conferenza di servizi di cui agli artt. 14 e seguenti della legge n. 241 del 1990. Entro 5 giorni è convocata la Conferenza di servizi per acquisire le autorizzazioni, il cui rilascio viene comunicato dallo Sportello unico all’interessato. • Quando la tabella indica l’Autorizzazione più la SCIA, la SCIA unica o la Comunicazione, alla domanda per l’Autorizzazione l’interessato può allegare una semplice SCIA, una SCIA unica o una Comunicazione per le attività che le prevedono (ad esempio, è il caso di una SCIA per la prevenzione incendi allegata all’istanza per l’avvio di un’attività produttiva soggetta ad Autorizzazione oppure di una notifica sanitaria allegata all’istanza per una media struttura di vendita). Le istanze, le segnalazioni e le comunicazioni indicate nella presente tabella vanno presentate utilizzando la modulistica pubblicata sul sito del Comune. L’amministrazione non può chiedere informazioni o documenti diversi da quelli pubblicati sul sito, nonché informazioni o documenti già in possesso dell’amministrazione pubblica. La SCIA, la SCIA unica o condizionata e la comunicazione sono corredate dalle attestazioni e asseverazioni di tecnici abilitati ove espressamente previsto dalla normativa vigente. Nella Sezione II - Attività edilizia viene effettuata anche una ricognizione completa degli interventi edilizi, dei relativi regimi amministrativi e della loro concentrazione, descritta in un’apposita legenda.
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Attività commerciali e assimilabili (omissis)
Sezione II Edilizia
La sottosezione 1 effettua la ricognizione degli interventi edilizi e dei relativi regimi amministrativi, indicando nell’apposita colonna l’eventuale concentrazione di regimi. Nelle sottosezioni successive vengono individuati, per le attività soggette a permesso di costruire, a SCIA, a CILA e per le attività libere, i casi in cui è necessario acquisire altri titoli di legittimazione o atti di assenso comunque denominati. Per ciascuno di essi, nelle apposite colonne, viene individuato il regime amministrativo e viene descritta l’eventuale concentrazione dei regimi. In particolare, nel caso in cui per la CILA e la SCIA sia necessario acquisire altri atti di assenso, nell’apposita colonna è indicato “CILA e SCIA più autorizzazioni” o “SCIA unica”, anzichè SCIA condizionata come nelle altre tabelle. La scelta nasce dall’esigenza di contemplare in un unico prospetto “comunicazioni” con diversa denominazione (la CILA, appunto, ovvero la SCIA ad efficacia differita) che caratterizzano esclusivamente gli interventi in materia edilizia. Resta chiara la sostanziale efficacia “condizionata” del titolo, anche per le fattispecie in questione.
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Attuazione della direttiva (UE) 2018/844, che modifica la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia e la direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, della direttiva 2010/31/UE, sulla prestazione energetica nell’edilizia, e della direttiva 2002/91/ CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia Il Titolo del presente provvedimento è stato così sostituito dall’art. 1, comma 2, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020.
Preambolo Testo in vigore dal 8 ottobre 2005 IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Visti gli articoli 76 e 87 della Costituzione; Vista la legge 31 ottobre 2003, n. 306 ed in particolare l’articolo 1, commi 1, e 5 e l’allegato “A”; Vista la direttiva 2002/91/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2002, sul rendimento energetico nell’edilizia; Vista la legge 9 gennaio 1991, n. 10 ed in particolare il titolo II, recante norme per il contenimento dei consumi di energia negli edifici; Visto il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112; Visto il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42; Vista la legge 1° giugno 2002, n. 120; Vista la legge 23 agosto 2004, n. 239; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412 di attuazione della legge 9 gennaio 1991, n. 10; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 15 novembre 1996, n. 660; Vista la delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica n. 1233 del 19 dicembre 2002, recante revisione delle linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle emissioni dei gas serra, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - serie generale - n. 68 del 22 marzo 2003; Considerato che l’articolo 1 comma 1, della legge 23 agosto 2004, n. 239, stabilisce che gli obiettivi e le linee della politica energetica nazionale, nonché i criteri generali per la sua attuazione, sono elaborati e definiti dallo Stato che si avvale anche dei meccanismi esistenti di raccordo e di cooperazione con le autonomie regionali; Considerato che le norme concernenti l’efficienza energetica degli edifici integrano esigenze di diversificazione delle fonti, flessibilità e sicurezza degli approvvigionamenti, sviluppo e qualificazione dei servizi energetici, concorrenza tra imprese, incolumità delle persone e delle cose, sicurezza pubblica e tutela dell’ambiente; Considerato che la legge 9 gennaio 1991, n. 10 ed il decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412 attuano, per una parte, la direttiva 2002/91/CE; Ritenuto di dover procedere, ai fini dell’attuazione della direttiva 2002/91/CE a introdurre modifiche, integrazioni e aggiornamenti alla disciplina vigente in materia, al fine di evitare disarmonie con le nuove normative, fatte salve le materie oggetto di delegificazione ovvero i procedimenti oggetto di semplificazione amministrativa; Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 27 maggio 2005; Acquisito il parere della Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, reso nella seduta del 30 giugno 2005; Acquisito il parere delle competenti Commissioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica; Vista deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 29 luglio 2005; Sulla proposta del Ministro per le politiche comunitarie e del Ministro delle attività produttive, di concerto con i Ministri degli affari esteri, della giustizia, dell’economia e delle finanze, dell’ambiente e della tutela del territorio, delle infrastrutture e dei trasporti e per gli affari regionali; Emana il seguente decreto legislativo: (1) (2) 1. Ai sensi dell’art. 18, comma 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013, nel presente
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Decreto legislativo 19 agosto 2005 n. 192 decreto, ovunque ricorrano le parole: “attestato di certificazione energetica” sono sostituite dalle parole: “attestato di prestazione energetica”. 2. Il Titolo del presente provvedimento è stato così sostituito dall’art. 1, comma 2, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. Si riporta di seguito il testo previgente: “Attuazione della Direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia.”.
Titolo I
Principi generali Articolo 1 – Finalità Testo in vigore dal 11 giugno 2020 1. Il presente decreto promuove il miglioramento della prestazione energetica degli edifici tenendo conto delle condizioni locali e climatiche esterne, nonché delle prescrizioni relative al clima degli ambienti interni e all’efficacia sotto il profilo dei costi. 2. Il presente decreto definisce e integra criteri, condizioni e modalità per: a) migliorare le prestazioni energetiche degli edifici anche tramite l’applicazione di requisiti minimi alla prestazione di edifici nuovi, nonché edifici esistenti sottoposti a ristrutturazione ed elementi edilizi o sistemi tecnici per l’edilizia rinnovati o sostituiti; (2) b) favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l’integrazione delle fonti rinnovabili negli edifici; b-bis) determinare i criteri generali per il calcolo della prestazione energetica, per la certificazione della prestazione energetica degli edifici e per il trasferimento delle relative informazioni in sede di compravendita e locazione; (2) b-ter) definire le modalità di esercizio, conduzione, controllo, ispezione e manutenzione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva e per la preparazione dell’acqua calda sanitaria al fine di ridurre il consumo energetico e le emissioni di biossido di carbonio; (2) c) sostenere la diversificazione energetica; d) promuovere la competitività dell’industria nazionale attraverso lo sviluppo tecnologico; e) coniugare le opportunità offerte dagli obiettivi di efficienza energetica con lo sviluppo di materiali, di tecniche di costruzione, di apparecchiature e di tecnologie sostenibili nel settore delle costruzioni e con l’occupazione; f) conseguire gli obiettivi nazionali in materia energetica e ambientale nel settore degli edifici, definendo le strategie nazionali di lungo termine per la ristrutturazione del parco immobiliare nazionale; (2) g) razionalizzare le procedure nazionali e territoriali per l’attuazione delle normative energetiche al fine di ridurre i costi complessivi, per la pubblica amministrazione e per i cittadini e per le imprese; h) applicare in modo omogeneo e integrato la normativa su tutto il territorio nazionale; h-bis) assicurare l’attuazione e la vigilanza sulle norme in materia di prestazione energetica degli edifici, anche attraverso la raccolta e l’elaborazione di informazioni e dati; h-ter) promuovere l’efficienza energetica e l’uso razionale dell’energia anche attraverso l’informazione e la sensibilizzazione degli utenti finali. (2) h-quater) perseguire la conoscenza dettagliata del parco immobiliare nazionale, della sua prestazione energetica e dei suoi consumi, anche attraverso l’implementazione, la valorizzazione ed il collegamento tra le banche dati, mettendo tali informazioni a disposizione dei cittadini, delle imprese e della pubblica amministrazione anche al fine di sviluppare strumenti che incrementino il tasso di riqualificazione energetica degli edifici; (3) h-quinquies) promuovere la diffusione delle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici e definire gli obblighi di integrazione di tali sistemi negli edifici. (3) (1) 1. Il presente articolo prima modificato dall’art. 13, D.Lgs. 03.03.2011, n. 28 con decorrenza dal 29.03.2011, è stato poi così sostituito dall’art. 1 D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013 così come modifcato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 con decorrenza dal 04.08.2013. 2. La presente lettera è stata così modificata dall’art. 2, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 3. La presente lettera è stata aggiunta dall’art. 2, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020.
Articolo 2 – Definizioni Testo in vigore dal 11 giugno 2020
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1. Ai fini del presente decreto si definisce: a) “edificio” è un sistema costituito dalle strutture edilizie esterne che delimitano uno spazio di volume definito, dalle strutture interne che ripartiscono detto volume e da tutti gli impianti e dispositivi tecnologici che si trovano stabilmente al suo interno; la superficie esterna che delimita un edificio può confinare con tutti o alcuni di questi elementi: l’ambiente esterno, il terreno, altri edifici; il termine può riferirsi a un intero edificio ovvero a parti di edificio progettate o ristrutturate per essere utilizzate come unità immobiliari a sè stanti; b) “edificio di nuova costruzione” è un edificio per il quale la richiesta di permesso di costruire o denuncia di inizio attività, comunque denominato, sia stata presentata successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto; c) “prestazione energetica di un edificio”: quantità annua di energia primaria effettivamente consumata o che si prevede possa essere necessaria per soddisfare, con un uso standard dell’immobile, i vari bisogni energetici dell’edificio, la climatizzazione invernale e estiva, la preparazione dell’acqua calda per usi igienici sanitari, la ventilazione e, per il settore terziario, l’illuminazione, gli impianti ascensori e scale mobili. Tale quantità viene espressa da uno o più descrittori che tengono conto del livello di isolamento dell’edificio e delle caratteristiche tecniche e di installazione degli impianti tecnici. La prestazione energetica può essere espressa in energia primaria non rinnovabile, rinnovabile, o totale come somma delle precedenti; (2) [d) “attestato di certificazione energetica o di rendimento energetico dell’edificio” è il documento redatto nel rispetto delle norme contenute nel presente decreto, attestante la prestazione energetica ed eventualmente alcuni parametri energetici caratteristici dell’edificio;] (7) [e) “cogenerazione” è la produzione e l’utilizzo simultanei di energia meccanica o elettrica e di energia termica a partire dai combustibili primari, nel rispetto di determinati criteri qualitativi di efficienza energetica;] (7) [f) “sistema di condizionamento d’aria” è il complesso di tutti i componenti necessari per un sistema di trattamento dell’aria, attraverso il quale la temperatura è controllata o può essere abbassata, eventualmente in combinazione con il controllo della ventilazione, dell’umidità e della purezza dell’aria;] (7) g) “generatore di calore”: la parte di un impianto termico che genera calore utile avvalendosi di uno o più dei seguenti processi: 1) la combustione di combustibili, ad esempio in una caldaia; 2) l’effetto Joule che avviene negli elementi riscaldanti di un impianto di riscaldamento a resistenza elettrica; 3) la cattura di calore dall’aria ambiente, dalla ventilazione dell’aria esausta, dall’acqua o da fonti di calore sotterranee attraverso una pompa di calore; 4) la trasformazione dell’irraggiamento solare in energia termica con impianti solari termici; (8) h) “potenza termica utile di un generatore di calore” è la quantità di calore trasferita nell’unità di tempo al fluido termovettore; l’unità di misura utilizzata è il kW; i) “pompa di calore” è un dispositivo o un impianto che sottrae calore dall’ambiente esterno o da una sorgente di calore a bassa temperatura e lo trasferisce all’ambiente a temperatura controllata; l) “valori nominali delle potenze e dei rendimenti” sono i valori di potenza massima e di rendimento di un apparecchio specificati e garantiti dal costruttore per il regime di funzionamento continuo. “l-bis) “attestato di prestazione energetica dell’edificio”: documento, redatto nel rispetto delle norme contenute nel presente decreto e rilasciato da esperti qualificati e indipendenti che attesta la prestazione energetica di un edificio attraverso l’utilizzo di specifici descrittori e fornisce raccomandazioni per il miglioramento dell’efficienza energetica; (1) l-ter) “attestato di qualificazione energetica”: il documento predisposto ed asseverato da un professionista abilitato, non necessariamente estraneo alla proprietà, alla progettazione o alla realizzazione dell’edificio, nel quale sono riportati i fabbisogni di energia primaria di calcolo, la classe di appartenenza dell’edificio, o dell’unità immobiliare, in relazione al sistema di certificazione energetica in vigore, ed i corrispondenti valori massimi ammissibili fissati dalla normativa in vigore per il caso specifico o, ove non siano fissati tali limiti, per un identico edificio di nuova costruzione; (1) l-quater) “cogenerazione”: produzione simultanea, nell’ambito di un unico processo, di energia termica e di energia elettrica e/o meccanica rispondente ai requisiti di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 4 agosto 2011, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 218 del 19 settembre 2011; (3) l-quinquies) “confine del sistema” o “confine energetico dell’edificio”: confine che include tutte le aree di pertinenza dell’edificio, sia all’interno che all’esterno dello stesso, dove l’energia è consumata o prodotta; (3) l-sexies) “edificio adibito ad uso pubblico”: edificio nel quale si svolge, in tutto o in parte, l’attività istituzionale di enti pubblici; (1) l-septies) “edificio di proprietà pubblica”: edificio di proprietà dello Stato, delle regioni o degli enti locali, nonché di altri enti pubblici, anche economici ed occupati dai predetti soggetti; (1) l-octies) “edificio a energia quasi zero”: edificio ad altissima prestazione energetica, calcolata conformemente alle disposizioni del presente decreto, che rispetta i requisiti definiti al decreto di cui all’articolo 4, comma 1. Il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo è coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili, prodotta in situ; (3) l-novies) “edificio di riferimento” o “target per un edificio sottoposto a verifica progettuale, diagnosi, o altra va-
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lutazione energetica”: edificio identico in termini di geometria (sagoma, volumi, superficie calpestabile, superfici degli elementi costruttivi e dei componenti), orientamento, ubicazione territoriale, destinazione d’uso e situazione al contorno, e avente caratteristiche termiche e parametri energetici predeterminati; (3) l-decies) “elemento edilizio”: sistema tecnico per l’edilizia o componente dell’involucro di un edificio; (1) l-undecies) “energia consegnata o fornita”: energia espressa per vettore energetico finale, fornita al confine dell’edificio agli impianti tecnici per produrre energia termica o elettrica per i servizi energetici dell’edificio; (1) l-duodecies) “energia da fonti rinnovabili”: energia proveniente da fonti rinnovabili non fossili, vale a dire energia eolica, solare, aerotermica, geotermica, idrotermica e oceanica, idraulica, biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas; (1) l-ter decies) “energia esportata”: quantità di energia, relativa a un dato vettore energetico, generata all’interno del confine del sistema e ceduta per l’utilizzo all’esterno dello stesso confine; (3) l-quater decies) “energia primaria”: energia, da fonti rinnovabili e non, che non ha subito alcun processo di conversione o trasformazione; (1) l-quinquies decies) “energia prodotta in situ”: energia prodotta o captata o prelevata all’interno del confine del sistema; (1) l-sexies decies) “fabbisogno annuale globale di energia primaria”: quantità di energia primaria relativa a tutti i servizi considerati nella determinazione della prestazione energetica, erogata dai sistemi tecnici presenti all’interno del confine del sistema, calcolata su un intervallo temporale di un anno; (1) l-septies decies) “fabbricato”: sistema costituito dalle strutture edilizie esterne, costituenti l’involucro dell’edificio, che delimitano un volume definito e dalle strutture interne di ripartizione dello stesso volume. Sono esclusi gli impianti e i dispositivi tecnologici che si trovano al suo interno; (3) l-octies decies) “fattore di conversione in energia primaria”: rapporto adimensionale che indica la quantità di energia primaria impiegata per produrre un’unità di energia fornita, per un dato vettore energetico; tiene conto dell’energia necessaria per l’estrazione, il processamento, lo stoccaggio, il trasporto e, nel caso dell’energia elettrica, del rendimento medio del sistema di generazione e delle perdite medie di trasmissione del sistema elettrico nazionale e nel caso del teleriscaldamento, delle perdite medie di distribuzione della rete. Questo fattore può riferirsi all’energia primaria non rinnovabile, all’energia primaria rinnovabile o all’energia primaria totale come somma delle precedenti; (1) l-novies decies) “involucro di un edificio”: elementi e componenti integrati di un edificio che ne separano gli ambienti interni dall’ambiente esterno; (1) l -vicies) “livello ottimale in funzione dei costi”: livello di prestazione energetica che comporta il costo più basso durante il ciclo di vita economico stimato, dove: 1) il costo più basso è determinato tenendo conto dei costi di investimento legati all’energia, dei costi di manutenzione e di funzionamento e, se del caso, degli eventuali costi di smaltimento; 2) il ciclo di vita economico stimato si riferisce al ciclo di vita economico stimato rimanente di un edificio nel caso in cui siano stabiliti requisiti di prestazione energetica per l’edificio nel suo complesso oppure al ciclo di vita economico stimato di un elemento edilizio nel caso in cui siano stabiliti requisiti di prestazione energetica per gli elementi edilizi; 3) il livello ottimale in funzione dei costi si situa all’interno della scala di livelli di prestazione in cui l’analisi costi-benefici calcolata sul ciclo di vita economico è positiva; (1) l-vicies semel) “norma tecnica europea”: norma adottata dal Comitato europeo di normazione, dal Comitato europeo di normalizzazione elettrotecnica o dall’Istituto europeo per le norme di telecomunicazione e resa disponibile per uso pubblico; (1) [l-vicies-bis) “prestazione energetica di un edificio”: quantità annua di energia primaria effettivamente consumata o che si prevede possa essere necessaria per soddisfare, con un uso standard dell’immobile, i vari bisogni energetici dell’edificio, la climatizzazione invernale e estiva, la preparazione dell’acqua calda per usi igienici sanitari, la ventilazione e, per il settore terziario, l’illuminazione. Tale quantità viene espressa da uno o più descrittori che tengono anche conto del livello di isolamento dell’edificio e delle caratteristiche tecniche e di installazione degli impianti tecnici. La prestazione energetica può essere espressa in energia primaria non rinnovabile, rinnovabile, o totale come somma delle precedenti;] (4) l-vicies ter) “riqualificazione energetica di un edificio” un edificio esistente è sottoposto a riqualificazione energetica quando i lavori in qualunque modo denominati, a titolo indicativo e non esaustivo: manutenzione ordinaria o straordinaria, ristrutturazione e risanamento conservativo, ricadono in tipologie diverse da quelle indicate alla lettera l -vicies-quater) ; (3) l-vicies-quater) “ristrutturazione importante di un edificio”: un edificio esistente è sottoposto a ristrutturazione importante quando i lavori in qualunque modo denominati (a titolo indicativo e non esaustivo: manutenzione ordinaria o straordinaria, ristrutturazione e risanamento conservativo) insistono su oltre il 25 per cento della superficie dell’involucro dell’intero edificio, comprensivo di tutte le unità immobiliari che lo costituiscono, e consistono, a titolo esemplificativo e non esaustivo, nel rifacimento di pareti esterne, di intonaci esterni, del tetto o dell’impermeabilizzazione delle coperture; (3) l-vicies-quinquies) “sistema di climatizzazione estiva” o “impianto di condizionamento d’aria”: complesso di tutti
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1. La presente lettera è stata inserita dall’art. 2 D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013. 2. La presente lettera è stata così sostituita dall’art. 2 D.L. 04.06.2013, n. 63 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 con decorrenza dal 04.08.2013. 3. La presente lettera è stata inserita dall’art. 2 D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 con decorrenza dal 04.08.2013. 4. La presente lettera prima inserita dall’art. 2 D.L. 04.06.2013, n. 63 è stata poi soppressa dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 con decorrenza dal 04.08.2013. 5. La presente lettera inserita dall’art. 2 D.L. 04.06.2013, n. 63 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 con decorrenza dal 04.08.2013, è stata poi così sostituita dall’art. 3, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 6. Ai sensi dell’art. 18, comma 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013, nel presente decreto, ovunque ricorrano le parole: “attestato di certificazione energetica” sono sostituite dalle parole: “attestato di prestazione energetica”. 7. La presente lettera è stata abrogata dall’art. 18, D.L. 04.06.2013, n. 63 come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 con decorrenza dal 04.08.2013. 8. La presente lettera è stata così sostituita dall’art. 3, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 9. La presente lettera inserita dall’art. 2 , D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 con decorrenza dal 04.08.2013, è stata poi così sostituita dall’art. 3, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 10. La presente lettera è stata aggiunta dall’art. 3, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020.
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i componenti necessari a un sistema di trattamento dell’aria, attraverso il quale la temperatura è controllata o può essere abbassata; (3) l-vicies sexies) “sistema tecnico per l’edilizia”: apparecchiatura tecnica di un edificio o di un’unità immobiliare per il riscaldamento o il raffrescamento di ambienti, la ventilazione, la produzione di acqua calda sanitaria, l’illuminazione integrata, l’automazione e il controllo, la produzione di energia in loco o una combinazione degli stessi, compresi i sistemi che sfruttano energie da fonti rinnovabili. Un sistema tecnico può essere suddiviso in più sottosistemi; (9) l-vicies septies) “teleriscaldamento” o “teleraffrescamento”: distribuzione di energia termica in forma di vapore, acqua calda o liquidi refrigerati da una o più fonti di produzione verso una pluralità di edifici o siti tramite una rete, per il riscaldamento o il raffrescamento di spazi, per processi di lavorazione e per la fornitura di acqua calda sanitaria; (1) l-duodetricies) “unità immobiliare”: parte, piano o appartamento di un edificio progettati o modificati per essere usati separatamente; (1) l-undetricies) “vettore energetico”: sostanza o energia fornite dall’esterno del confine del sistema per il soddisfacimento dei fabbisogni energetici dell’edificio; (1) l-tricies) “impianto termico”: impianto tecnologico fisso destinato ai servizi di climatizzazione invernale o estiva degli ambienti, con o senza produzione di acqua calda sanitaria, o destinato alla sola produzione di acqua calda sanitaria, indipendentemente dal vettore energetico utilizzato, comprendente eventuali sistemi di produzione, distribuzione, accumulo e utilizzazione del calore nonché gli organi di regolazione e controllo, eventualmente combinato con impianti di ventilazione. Non sono considerati impianti termici i sistemi dedicati esclusivamente alla produzione di acqua calda sanitaria al servizio di singole unità immobiliari ad uso residenziale ed assimilate; (5) l- tricies semel) “contratto di rendimento energetico o di prestazione energetica (EPC)”: contratto di cui all’articolo 2, comma 2, lettera n), del decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102, e successive modificazioni; (10) l- tricies-bis) “microsistema isolato”: il microsistema isolato quale definito dall’articolo 2, punto 27, della direttiva 2009/72/CE del Parlamento europeo e del Consiglio; (10) l- tricies ter) “sistema di automazione e controllo dell’edificio (BACS)”: sistema comprendente tutti i prodotti, i software e i servizi tecnici che contribuiscono al funzionamento sicuro, economico ed efficiente sotto il profilo dell’energia dei sistemi tecnici per l’edilizia tramite controlli automatici e facilitando la gestione manuale di tali sistemi; (10) l- tricies-quater) “sistema o impianto di climatizzazione invernale” o “impianto di riscaldamento”: complesso di tutti i componenti necessari a un sistema di trattamento dell’aria, attraverso il quale la temperatura è controllata o può essere aumentata; (10) l- tricies-quinquies) “sistemi alternativi ad alta efficienza”: sistemi tecnici per l’edilizia ad alta efficienza tra i quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo, i sistemi di produzione di energia rinnovabile, la cogenerazione, il teleriscaldamento e il teleraffrescamento, le pompe di calore, i sistemi ibridi e i sistemi di monitoraggio e controllo attivo dei consumi, nonché il free cooling aerotermico, geotermico o idrotermico. (10) 2. Ai fini del presente decreto si applicano, inoltre, le definizioni dell’allegato A. (6)
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Decreto legislativo 19 agosto 2005 n. 192
Articolo 3 – Ambito di intervento Testo in vigore dal 11 giugno 2020 [1. Salve le esclusioni di cui al comma 3, il presente decreto si applica, ai fini del contenimento dei consumi energetici: a) alla progettazione e realizzazione di edifici di nuova costruzione e degli impianti in essi installati, di nuovi impianti installati in edifici esistenti, delle opere di ristrutturazione degli edifici e degli impianti esistenti con le modalità e le eccezioni previste ai commi 2 e 3; b) all’esercizio, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici degli edifici, anche preesistenti, secondo quanto previsto agli articoli 7 e 9; (4) c) alla certificazione energetica degli edifici, secondo quanto previsto all’articolo 6.] (1) (7) [2. Nel caso di ristrutturazione di edifici esistenti, e per quanto riguarda i requisiti minimi prestazionali di cui all’articolo 4, è prevista un’applicazione graduale in relazione al tipo di intervento. A tale fine, sono previsti diversi gradi di applicazione: a) una applicazione integrale a tutto l’edificio nel caso di: 1) ristrutturazione integrale degli elementi edilizi costituenti l’involucro di edifici esistenti di superficie utile superiore a 1000 metri quadrati; 2) demolizione e ricostruzione in manutenzione straordinaria di edifici esistenti di superficie utile superiore a 1000 metri quadrati; b) una applicazione integrale, ma limitata al solo ampliamento dell’edificio nel caso che lo stesso ampliamento risulti volumetricamente superiore al 20 per cento dell’intero edificio esistente; (2) c) una applicazione limitata al rispetto di specifici parametri, livelli prestazionali e prescrizioni, nel caso di interventi su edifici esistenti, quali: 1) ristrutturazioni totali o parziali, manutenzione straordinaria dell’involucro edilizio e ampliamenti volumetrici all’infuori di quanto già previsto alle lettere a) e b); (3) 2) nuova installazione di impianti termici in edifici esistenti o ristrutturazione degli stessi impianti; 3) sostituzione di generatori di calore.] (6) (7) 2-bis. Il presente decreto si applica all’edilizia pubblica e privata. (5) 2-ter. Il presente decreto disciplina in particolare: a) la metodologia per il calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici; b) le prescrizioni e i requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche degli edifici quando sono oggetto di: 1) nuova costruzione; 2) ristrutturazioni importanti; 3) riqualificazione energetica; b-bis) l’integrazione negli edifici di impianti tecnici per l’edilizia e di infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici; (10) c) la definizione di una strategia di lungo termine per la ristrutturazione del parco immobiliare nazionale e di un Piano di azione per la promozione degli edifici a “energia quasi zero”; (11) d) l’attestazione della prestazione energetica degli edifici e delle unità immobiliari; e) lo sviluppo di strumenti finanziari e la rimozione di barriere di mercato per la promozione dell’efficienza energetica degli edifici; f) l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili negli edifici; g) la realizzazione di un sistema coordinato di ispezione periodica degli impianti termici negli edifici; h) i requisiti professionali e di indipendenza degli esperti o degli organismi cui affidare l’attestazione della prestazione energetica degli edifici e l’ispezione degli impianti di climatizzazione; i) la realizzazione e l’adozione di strumenti comuni allo Stato e alle regioni e province autonome per la gestione degli adempimenti a loro carico; l) la promozione dell’efficienza energetica e dell’uso razionale dell’energia anche attraverso l’informazione e la sensibilizzazione degli utenti finali, la formazione e l’aggiornamento degli operatori del settore; (11) m) la raccolta delle informazioni e delle esperienze, delle elaborazioni e degli studi necessari all’orientamento della politica energetica del settore e all’incremento del tasso di riqualificazione energetica degli edifici tramite maggiori strumenti informativi dedicati ai cittadini, alle imprese e alla pubblica amministrazione. (11) (5) 3. Sono escluse dall’applicazione del presente decreto le seguenti categorie di edifici: a) gli edifici ricadenti nell’ambito della disciplina della parte seconda e dell’articolo 136, comma 1, lettere b) e c), del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante il codice dei beni culturali e del paesaggio, fatto salvo quanto disposto al comma 3-bis e al comma 3-bis.1; (11) b) gli edifici industriali e artigianali quando gli ambienti sono riscaldati per esigenze del processo produttivo o utilizzando reflui energetici del processo produttivo non altrimenti utilizzabili; c) edifici rurali non residenziali sprovvisti di impianti di climatizzazione;
Decreto legislativo 19 agosto 2005 n. 192
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1. Il presente comma, prima sostituito dall’art. 1 D.Lgs. 29.12.2006, n. 311, con decorrenza dal 02.02.2007, poi modificato dall’art.3, D.L. 04.06.2013, n. 63 (G.U. 05.06.2013, n. 130), con decorrenza dal 06.06.2013 con la sostituzione, alla lettera b), delle previgenti parole “agli articoli 7, 9 e 12,” con le attuali parole “agli articoli 7 e 9”, ed anche abrogato dall’art. 18 del medesimo D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dalla data di entrata in vigore dei decreti di cui all’articolo 4, comma 1, del presente decreto legislativo, come da ultimo modificato dall’art. 4 dello stesso D.L. 04.06.2013, n. 63, è stato da ultimo abrogato dall’art. 17, comma 1, lett. a), D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 2. La presente lettera è stata così modificata dall’art. 1 D.Lgs. 29.12.2006, n. 311, con decorrenza dal 02.02.2007. 3. Il presente numero è stato così sostituito dall’art. 1 D.Lgs. 29.12.2006, n. 311, con decorrenza dal 02.02.2007. 4. Le parole “agli articoli 7 e 9” di cui alla presente lettera hanno così sostituito le previgenti “agli articoli 7, 9 e 12,” in virtù dell’art.3, D.L. 04.06.2013, n. 63 (G.U. 05.06.2013, n. 130), con decorrenza dal 06.06.2013. 5. Il presente comma è stato inserito dall’art. 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 (G.U. 05.06.2013, n. 130), con decorrenza dal 06.06.2013. 6. Il presente comma prima sostituito dall’art. 1 D.Lgs. 29.12.2006, n. 311, con decorrenza dal 02.02.2007, poi modificato dall’art. 1 D.Lgs. 29.12.2006, n. 311, con decorrenza dal 02.02.2007, e dall’art. 1 D.Lgs. 29.12.2006, n. 311, con decorrenza dal 02.02.2007, poi nuovamente sostituito dall’art.3, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 con decorrenza dal 04.08.2013, è stato da ultimo abrogato dall’art. 17, comma 1, lett. a), D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 7. L’art. 18, comma 2, D.L. 04.06.2013, n. 63 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 con decorrenza dal 04.08.2013, così dispone: “2. Alla data di entrata in vigore dei decreti di cui all’articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, come modificato dal presente decreto, sono abrogati i commi 1 e 2 dell’articolo 3 del decreto legislativo stesso.”. 8. Ai sensi dell’art. 18, comma 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013, nel presente decreto, ovunque ricorrano le parole: “attestato di certificazione energetica” sono sostituite dalle parole: “attestato di prestazione energetica”. 9. Il presente comma è stato inserito dall’art. 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 con decorrenza dal 04.08.2013. 10. La presente lettera è stata inserita dall’art. 4, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 11. La presente lettera è stata così modificata dall’art. 4, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 12. La presente lettera è stata così sostituita dall’art. 4, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020.
APPENDICE NORMATIVA
c-bis) gli edifici dichiarati inagibili o collabenti; (10) d) i fabbricati isolati con una superficie utile totale inferiore a 50 metri quadrati; e) gli edifici che risultano non compresi nelle categorie di edifici classificati sulla base della destinazione d’uso di cui all’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, quali box, cantine, autorimesse, parcheggi multipiano, depositi, strutture stagionali a protezione degli impianti sportivi, il cui utilizzo standard non prevede l’installazione e l’impiego di sistemi tecnici di climatizzazione, resta fermo in ogni caso quanto previsto in materia di integrazione delle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici negli edifici secondo quanto previsto al decreto di cui all’articolo 4, comma 1; (12) f) gli edifici adibiti a luoghi di culto e allo svolgimento di attività religiose. (6) 3-bis. Per gli edifici di cui al comma 3, lettera a), il presente decreto si applica limitatamente alle disposizioni concernenti: a) l’attestazione della prestazione energetica degli edifici, di cui all’articolo 6; b) l’esercizio, la conduzione, il controllo, la manutenzione e le ispezioni degli impianti tecnici, di cui all’articolo 4, comma 1-ter e all’articolo 7. (11) (5) 3-bis. 1. Gli edifici di cui al comma 3, lettera a) , sono esclusi dall’applicazione del presente decreto ai sensi del comma 3-bis , solo nel caso in cui, previo giudizio dell’autorità competente al rilascio dell’autorizzazione ai sensi del codice di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, il rispetto delle prescrizioni implichi un’alterazione sostanziale del loro carattere o aspetto, con particolare riferimento ai profili storici, artistici e paesaggistici. (9) 3-ter. Per gli edifici di cui al comma 3, lettera d), il presente decreto si applica limitatamente alle porzioni eventualmente adibite ad uffici e assimilabili, purché scorporabili ai fini della valutazione di efficienza energetica. (5) (8)
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Articolo 3-bis – Strategia di ristrutturazione a lungo termine Testo in vigore dal 11 giugno 2020 1. Su proposta del Ministro dello sviluppo economico, acquisito il parere della Conferenza unificata, è adottata, entro trenta giorni dall’entrata in vigore della presente disposizione, la strategia di lungo termine per sostenere la ristrutturazione del parco nazionale di edifici residenziali e non residenziali, sia pubblici che privati, al fine di ottenere un parco immobiliare decarbonizzato e ad alta efficienza energetica entro il 2050, facilitando la trasformazione, efficace in termini di costi, degli edifici esistenti in edifici a energia quasi zero. La strategia di ristrutturazione a lungo termine è recepita nel Piano nazionale integrato per l’energia e il clima e comprende: a) una ricognizione del parco immobiliare nazionale fondata, se del caso, su campionamenti statistici e sulla quota di edifici ristrutturati prevista nel 2020; b) l’individuazione di approcci alla ristrutturazione efficace in termini di costi in base al tipo di edificio e alla zona climatica, tenendo conto, ove possibile, dei momenti più opportuni, nel ciclo di vita degli edifici, per la realizzazione di interventi di riqualificazione energetica, anche valutando l’introduzione di obblighi di ristrutturazione, e promuovendo l’utilizzo di tecniche che implichino maggior uso di elementi prefabbricati e la riduzione del tempo dei lavori di cantiere; c) una rassegna delle politiche e delle azioni in vigore, nonché delle modifiche rivolte a migliorarne l’efficacia, rivolte: 1) ai segmenti del parco immobiliare nazionale caratterizzati dalle prestazioni peggiori; 2) ad alleviare la povertà energetica; 3) a rimuovere le barriere alla diffusione degli interventi di riqualificazione energetica, quali ad esempio le differenze tra i soggetti titolari di interessi contrapposti sul medesimo immobile; 4) a superare le inefficienze, quali ad esempio i casi in cui agli investimenti sostenuti per la riqualificazione energetica degli edifici non corrispondono adeguati benefici economici, energetici e ambientali; 5) a promuovere le tecnologie intelligenti, ivi comprese quelle che favoriscono l’interconnessione tra edifici; 6) a promuovere le competenze e la formazione nei settori edile e dell’efficienza energetica; d) la proposta di politiche e azioni, anche di lungo termine, volte a stimolare le ristrutturazioni importanti ed efficaci in termini di costi, valutando la promozione delle ristrutturazioni importanti ottenibili per fasi successive, ad esempio attraverso l’introduzione di un sistema facoltativo di “passaporto” di ristrutturazione degli edifici, tenendo conto delle risultanze dello studio della Commissione europea di cui all’articolo 19-bis della direttiva 2010/31/UE e individuando le modalità per garantire risorse finanziarie adeguate anche attraverso meccanismi che consentano l’utilizzo di agevolazioni fiscali anche qualora gli interventi siano integralmente realizzati e finanziati da società di servizi energetici o altri soggetti finanziatori; e) la proposta di politiche e azioni, anche di lungo termine, rivolte ad accelerare la riqualificazione energetica di tutti gli edifici pubblici; f) l’integrazione degli interventi di efficientamento energetico degli edifici con gli interventi per la riduzione del rischio sismico e di incendio, volta ad ottimizzare la sicurezza, i costi di investimento e la durata degli edifici, tramite la proposta di requisiti, anche aggiuntivi rispetto a quelli di cui all’articolo 4, comma 1, numero 3-quinquies), ai fini dell’accesso agli incentivi; g) una stima affidabile del risparmio energetico atteso, nonché dei benefici in senso lato come, a titolo esemplificativo e non esaustivo, quelli connessi alla salute, alla sicurezza e alla qualità dell’aria. 2. La strategia di cui al comma 1 prevede la fissazione di obiettivi indicativi periodici per il 2030, il 2040 e il 2050, ivi incluso il raggiungimento di un tasso annuale di ristrutturazione degli edifici, al fine del miglioramento della prestazione energetica, pari almeno al 3 per cento, la definizione di indicatori di progresso misurabili, e specifica il modo in cui il conseguimento di tali obiettivi contribuisce al conseguimento degli obiettivi di efficienza energetica stabiliti nel Piano integrato per l’energia e il clima. 3. Lo schema di strategia di cui al comma 1 è sottoposto, dopo la sua elaborazione, a consultazione pubblica e i risultati di tale consultazione sono inclusi, in forma sintetica, nella versione definitiva della strategia stessa. Durante l’attuazione della strategia sono svolte periodicamente, e in modo inclusivo, delle consultazioni pubbliche per valutare l’aggiornamento del documento. 4. Nei successivi aggiornamenti della strategia di ristrutturazione a lungo termine nell’ambito del Piano integrato per l’energia e il clima, nonché nelle relazioni nazionali intermedie integrate sull’energia e il clima, sono inclusi i dettagli relativi all’attuazione della strategia stessa, ivi comprese le politiche e le azioni in essa previste, i costi sostenuti e i risultati ottenuti. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 5, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020.
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Testo in vigore dal 11 giugno 2020 1. Con uno o più decreti del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e, per i profili di competenza, con il Ministro della salute e con il Ministro della difesa, acquisita l’intesa con la Conferenza unificata, sono definiti: a) le modalità di applicazione della metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche e l’utilizzo delle fonti rinnovabili negli edifici, in relazione all’allegato I della direttiva 2010/31/UE e successive modificazioni, sulla prestazione energetica nell’edilizia, tenendo conto dei seguenti criteri generali, oltre a quelli già esplicitati nel suddetto allegato I: 1) la prestazione energetica degli edifici è determinata in conformità alla normativa tecnica UNI e CTI, allineate con le norme predisposte dal CEN a supporto della direttiva 2010/31/CE, su specifico mandato della Commissione europea; 2) il fabbisogno energetico annuale globale si calcola per singolo servizio energetico, espresso in energia primaria, su base mensile. Con le stesse modalità si determina l’energia rinnovabile prodotta all’interno del confine del sistema; 3) si opera la compensazione mensile tra i fabbisogni energetici e l’energia rinnovabile prodotta all’interno del confine del sistema, per vettore energetico e fino a copertura totale del corrispondente vettore energetico consumato; 4) ai fini della compensazione di cui al numero 3, è consentito utilizzare l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili all’interno del confine del sistema ed esportata, secondo le modalità definite dai decreti di cui al presente comma; (6) b) l’applicazione di prescrizioni e requisiti minimi, aggiornati ogni cinque anni, in materia di prestazioni energetiche degli edifici e unità immobiliari, siano essi di nuova costruzione, oggetto di ristrutturazioni importanti o di riqualificazioni energetiche, sulla base dell’applicazione della metodologia comparativa di cui all’articolo 5 della direttiva 2010/31/UE, secondo i seguenti criteri generali: 1) i requisiti minimi rispettano le valutazioni tecniche ed economiche di convenienza, fondate sull’analisi costi benefici del ciclo di vita economico degli edifici; 2) in caso di nuova costruzione e di ristrutturazione importante, i requisiti sono determinati con l’utilizzo dell’“edificio di riferimento”, in funzione della tipologia edilizia e delle fasce climatiche; 3) per le verifiche necessarie a garantire il rispetto della qualità energetica prescritta, sono previsti dei parametri specifici del fabbricato, in termini di indici di prestazione termica e di trasmittanze, e parametri complessivi, in termini di indici di prestazione energetica globale, espressi sia in energia primaria totale che in energia primaria non rinnovabile. 3-bis) in fase di progettazione per la realizzazione di nuovi edifici o per la ristrutturazione importante degli edifici esistenti, si tiene conto della fattibilità tecnica, funzionale, ambientale ed economica dei sistemi alternativi ad alta efficienza, se disponibili; (7) 3-ter) i nuovi edifici e gli edifici esistenti, in occasione della sostituzione del generatore di calore, ove tecnicamente ed economicamente fattibile, sono dotati di dispositivi autoregolanti che controllino separatamente la temperatura in ogni vano o, ove giustificabile, in una determinata zona riscaldata o raffrescata dell’unità immobiliare; (7) 3-quater) nel caso di nuova installazione, sostituzione o miglioramento dei sistemi tecnici per l’edilizia, i requisiti minimi comprendono il rendimento energetico globale, assicurano la corretta installazione e il corretto dimensionamento e prevedono inoltre adeguati sistemi di regolazione e controllo, eventualmente differenziandoli per i casi di installazione in edifici nuovi o esistenti; (7) 3-quinquies) per i nuovi edifici e gli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti, i requisiti rispettano i parametri del benessere termo-igrometrico degli ambienti interni, della sicurezza in caso di incendi e dei rischi connessi all’attività sismica; (7) 3-sexies) ove tecnicamente ed economicamente fattibile, entro il 1° gennaio 2025 gli edifici non residenziali, dotati di impianti termici con potenza nominale superiore a 290 kW, sono dotati di sistemi di automazione e controllo di cui all’articolo 14, paragrafo 4, e all’articolo 15, paragrafo 4, della direttiva 2010/31/UE, e successive modificazioni; (7) (1) 1-bis. Negli edifici di nuova costruzione, negli edifici sottoposti a ristrutturazione importante e negli edifici non residenziali dotati di più di venti posti auto sono rispettati i seguenti criteri di integrazione delle tecnologie per la ricarica dei veicoli elettrici: a) negli edifici non residenziali di nuova costruzione e negli edifici non residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti, dotati di più di dieci posti auto, sono installati: 1) almeno un punto di ricarica ai sensi del decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257, di recepimento della direttiva 2014/94/UE; 2) infrastrutture di canalizzazione, vale a dire condotti per cavi elettrici, per almeno un posto auto ogni cinque, al fine di consentire anche in una fase successiva di installare ulteriori punti di ricarica per veicoli elettrici; b) l’obbligo di cui alla lettera a) si applica qualora: 1) il parcheggio sia situato all’interno dell’edificio e, nel caso di ristrutturazioni importanti, le misure di ristrutturazione riguardino il parcheggio o le infrastrutture elettriche dell’edificio; o 2) il parcheggio sia adiacente all’edificio e, nel caso di ristrutturazioni importanti, le misure di ristrutturazione riguardino il parcheggio o le infrastrutture elettriche del parcheggio;
APPENDICE NORMATIVA
Articolo 4 – Adozione di criteri generali, di una metodologia di calcolo e requisiti della prestazione energetica
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Decreto legislativo 19 agosto 2005 n. 192
c) entro il 1° gennaio 2025, negli edifici non residenziali dotati di più di venti posti auto, è installato almeno un punto di ricarica ai sensi del decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257, di recepimento della direttiva 2014/94/UE; d) negli edifici residenziali di nuova costruzione e negli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti, dotati di più di dieci posti auto, sono installate, in ogni posto auto, infrastrutture di canalizzazione, vale a dire condotti per cavi elettrici, al fine di consentire anche in una fase successiva di installare punti di ricarica per veicoli elettrici ai sensi del decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257, di recepimento della direttiva 2014/94/UE; e) l’obbligo di cui alla lettera d) si applica qualora: 1) il parcheggio è situato all’interno dell’edificio e, nel caso di ristrutturazioni importanti, le misure di ristrutturazione comprendono il parcheggio o le infrastrutture elettriche dell’edificio; o 2) il parcheggio è adiacente all’edificio e, nel caso di ristrutturazioni importanti, le misure di ristrutturazione comprendono il parcheggio o le infrastrutture elettriche del parcheggio; f) le disposizioni di cui alle lettere da a) a e) non si applicano nel caso in cui: 1) l’obbligo insista su edifici di proprietà di piccole e medie imprese, quali definite al titolo I dell’allegato della raccomandazione 2003/361/CE della Commissione europea, e da esse occupati; 2) con riguardo esclusivo alle lettere a) e d), siano state presentate domande di permesso a costruire o domande equivalenti entro il 10 marzo 2021; 3) le infrastrutture di canalizzazione necessarie si basino su microsistemi isolati e ciò comporti problemi sostanziali per il funzionamento del sistema locale di energia e comprometta la stabilità della rete locale; 4) il costo delle installazioni di ricarica e di canalizzazione superi il 7 per cento del costo totale della ristrutturazione importante dell’edificio; 5) l’obbligo insista su edifici pubblici che già rispettino requisiti comparabili conformemente alle disposizioni di cui al decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257, di recepimento della direttiva 2014/94/UE. (2) 1-ter. I decreti di cui al comma 1 definiscono le modalità attuative degli obblighi di cui al comma 1-bis, nonché le caratteristiche tecniche dei punti di ricarica e delle infrastrutture di canalizzazione, tenendo conto del rapporto tra costi e benefici per il destinatario dell’obbligo e inoltre definiscono: a) le modalità con cui sono raccolti i dati relativi ai punti di ricarica installati, con particolare riferimento a quelli accessibili al pubblico, al fine di favorirne e promuoverne l’utilizzo da parte della collettività, anche sfruttando la Piattaforma unica nazionale (PUN) di cui all’articolo 8, comma 5, del decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257; b) misure volte a favorire la semplificazione dell’installazione di punti di ricarica negli edifici residenziali e non residenziali nuovi ed esistenti e il superamento di eventuali ostacoli normativi, anche relativi a procedure di autorizzazione e di approvazione; c) misure per la promozione della mobilità dolce e verde e la pianificazione urbana. (8) 1-quater. Con decreto del Presidente della Repubblica, ai sensi dell’articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, acquisita l’intesa della Conferenza unificata, sono aggiornati, in relazione all’articolo 17 della direttiva 2010/31/UE, e successive modificazioni, i requisiti professionali e i criteri di accreditamento per assicurare la qualificazione e l’indipendenza degli esperti e degli organismi a cui affidare l’attestazione della prestazione energetica degli edifici. (8) 1-quinquies. Con decreto del Presidente della Repubblica, ai sensi dell’articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, acquisita l’intesa della Conferenza unificata, sono armonizzate nonché aggiornate, anche ai sensi di quanto previsto dagli articoli 14 e 15 della direttiva 2010/31/UE, come modificati dall’articolo 1 della direttiva (UE) 2018/844, le modalità di esercizio, conduzione, controllo, manutenzione, accertamento e ispezione degli impianti termici degli edifici, nonché le disposizioni in materia di requisiti, soggetti responsabili e criteri di accreditamento per assicurare la qualificazione e l’indipendenza degli esperti e degli organismi cui affidare i compiti di ispezione degli impianti stessi. Il decreto di cui al presente comma tiene conto dei seguenti criteri e contenuti: 1) le disposizioni introdotte tengono conto della necessità di ottimizzare il rapporto tra costi e benefici per la collettività; 2) le disposizioni introdotte tengono conto della necessità di semplificare l’attività di ispezione degli impianti termici di piccola taglia, anche ai fini di identificare la soglia di potenza, comunque non superiore a 70 kW, al di sotto della quale non è prevista attività ispettiva ai fini del controllo dell’efficienza energetica, la soglia di potenza al di sotto della quale è sufficiente l’accertamento del rapporto di controllo di efficienza energetica inviato dal manutentore o terzo responsabile, nonché la soglia di potenza al di sopra della quale è obbligatoria l’ispezione periodica delle parti accessibili dell’impianto; 3) le disposizioni introdotte sono differenziate, se del caso, in base alla tipologia di vettore energetico utilizzato per l’alimentazione dell’impianto termico, fornendo indicazioni puntuali per quanto riguarda gli impianti alimentati da biomassa; 4) sono individuati i casi in cui, in sede di ispezione, è obbligatorio consentire l’accesso all’impianto termico per controllarne le caratteristiche e le condizioni di normale funzionamento, anche attraverso i residui del prodotto della combustione; 5) sono definite le modalità per l’integrazione delle informazioni sul controllo, sulla manutenzione, sull’accerta-
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1. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 4 D.L. 04.06.2013, n. 63 (G.U. 05.06.2013, n. 130), con decorrenza dal 06.06.2013. 2. Il presente comma inserito dall’art. 4 D.L. 04.06.2013, n. 63 (G.U. 05.06.2013, n. 130), con decorrenza dal 06.06.2013 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 con decorrenza dal 04.08.2013, è stato poi così sostituito dall’art. 6, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 3. Il presente comma, prima modificato dall’art. 4 D.L. 04.06.2013, n. 63 (G.U. 05.06.2013, n. 130), con decorrenza dal 06.06.2013, è stato poi così sostituito dall’art. 6, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 4. Ai sensi dell’art. 18, comma 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013, nel presente decreto, ovunque ricorrano le parole: “attestato di certificazione energetica” sono sostituite dalle parole: “attestato di prestazione energetica”. 5. La presente lettera è stata così modificata dall’art. 6, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 6. Il presente numero è stato aggiunto dall’art. 6, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 7. Il presente comma è stato inserito dall’art. 6, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020.
Articolo 4-bis – Edifici ad energia quasi zero Testo in vigore dal 6 giugno 2013 1. A partire dal 31 dicembre 2018, gli edifici di nuova costruzione occupati da pubbliche amministrazioni e di proprietà di queste ultime, ivi compresi gli edifici scolastici, devono essere edifici a energia quasi zero. Dal 1° gennaio 2021 la predetta disposizione è estesa a tutti gli edifici di nuova costruzione. 2. Entro il 30 giugno 2014, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con i Ministri per la pubblica amministrazione e la semplificazione, della coesione territoriale, dell’economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministro della salute e il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, ognuno per i profili di competenza, sentita la Conferenza unificata è definito il Piano d’azione destinato ad aumentare il numero di edifici a energia quasi zero. Tale Piano, che può includere obiettivi differenziati per tipologia edilizia, è trasmesso alla Commissione europea. 3. Il Piano d’azione di cui al comma 2 comprende, tra l’altro, i seguenti elementi: a) l’applicazione della definizione di edifici a energia quasi zero alle diverse tipologie di edifici e indicatori numerici del consumo di energia primaria, espresso in kWh/m2 anno; b) le politiche e le misure finanziarie o di altro tipo previste per promuovere gli edifici a energia quasi zero, comprese le informazioni relative alle misure nazionali previste per l’integrazione delle fonti rinnovabili negli edifici, in attuazione della direttiva 2009/28/CE, tenendo conto dell’esigenza prioritaria di contenere il consumo del territorio; c) l’individuazione, sulla base dell’analisi costi-benefici sul costo di vita economico, di casi specifici per i quali non si applica quanto disposto al comma 1; d) gli obiettivi intermedi di miglioramento della prestazione energetica degli edifici di nuova costruzione entro il 2015, in funzione dell’attuazione del comma 1. (1) 1. Il presente articolo è stato aggiunto dall’art. 5 D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 con decorrenza dal 04.08.2013.
Articolo 4-ter – Strumenti finanziari e superamento delle barriere di mercato Testo in vigore dal 11 giugno 2020
APPENDICE NORMATIVA
mento e sull’ispezione degli impianti termici degli edifici con quelle presenti nel catasto degli attestati di prestazione energetica di cui all’articolo 6, comma 12, lettera d). (8) 2. Al fine di adeguare la metodologia di calcolo di cui al comma 1, lettera a), alle norme tecniche di cui all’allegato I, paragrafo 1, della direttiva 2010/31/UE, e successive modificazioni, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), in collaborazione con il Comitato Termotecnico italiano (CTI), predispone e sottopone al Ministero dello sviluppo economico uno studio che evidenzi l’impatto energetico, economico e amministrativo conseguente al suddetto adeguamento. (3) (4)
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1. Gli incentivi adottati dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali per promuovere l’efficienza energetica degli edifici, a qualsiasi titolo previsti, sono concessi nel rispetto di requisiti di efficienza commisurati alla tipologia, al tipo di utilizzo e contesto in cui è inserito l’immobile, nonché all’entità dell’intervento. 1-bis. Gli incentivi di cui al comma 1, qualora siano volti a migliorare l’efficienza energetica in occasione della ristrutturazione degli edifici, sono commisurati ai risparmi energetici perseguiti o conseguiti. Gli strumenti di incentivazione favoriscono inoltre la sinergia tra i fondi nazionali e i fondi strutturali europei. Il monitoraggio dei risparmi energetici perseguiti o conseguiti, è effettuato dalla medesima autorità che concede l’incentivo, tenendo conto di almeno uno dei seguenti criteri: 1) la prestazione energetica dell’apparecchiatura o del materiale utilizzato per la ristrutturazione; 2) i valori standard per il calcolo dei risparmi energetici negli edifici; 3) il confronto degli attestati di prestazione energetica rilasciati prima e dopo la ristrutturazione; 4) una diagnosi energetica; 5) un altro metodo pertinente, trasparente e proporzionato che indichi il miglioramento della prestazione energetica. (2) 1-ter. Con decreto del Presidente della Repubblica, ai sensi dell’articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, acquisita l’intesa della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono stabiliti i requisiti degli operatori che provvedono all’installazione degli elementi edilizi e dei sistemi tecnici per l’edilizia, tenendo conto della necessità di garantire l’adeguata competenza degli operatori che provvedono all’installazione degli elementi edilizi e dei sistemi tecnici per l’edilizia, considerando tra l’altro il livello di formazione professionale, conseguito anche attraverso corsi specialistici e certificazioni. Decorsi centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del predetto decreto, gli incentivi di cui al comma 1 sono concessi a condizione che i predetti sistemi siano installati da un operatore in possesso dei requisiti prescritti. (2) [2. Al fine di promuovere la realizzazione di servizi energetici e di misure di incremento dell’efficienza energetica degli edifici di proprietà pubblica, con particolare attenzione agli edifici scolastici e agli ospedali, anche attraverso le ESCO, il ricorso a forme di partenariato tra pubblico e privato, società private appositamente costituite o lo strumento del finanziamento tramite terzi, il fondo di garanzia cui all’articolo 22, comma 4, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, è utilizzato anche per il sostegno della realizzazione di progetti di miglioramento dell’efficienza energetica nell’edilizia pubblica, ivi inclusa l’attestazione della prestazione energetica dell’intervento successiva a tale realizzazione, entro i limiti delle risorse del fondo stesso. La dotazione del fondo è incrementata attraverso i proventi delle aste delle quote di emissione di CO2 di cui all’articolo 19 del decreto legislativo 13 marzo 2013, n.30, destinati ai progetti energetico ambientali, con le modalità e nei limiti di cui ai commi 3 e 6 dello stesso articolo 19. Con il decreto di cui all’articolo 22, comma 5, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, sono definite le modalità di gestione e accesso del fondo stesso.] (4) 3. L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile - ENEA, entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, mette a disposizione un contratto-tipo per il miglioramento del rendimento energetico dell’edificio, analogo al contratto di rendimento energetico europeo EPC,che individui e misuri gli elementi a garanzia del risultato e che promuova la finanziabilità delle iniziative. (3) 4. Entro il 31 dicembre 2013 il Ministero dello sviluppo economico, sentito il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e la Conferenza unificata, redige un elenco delle misure finanziarie atte a favorire l’efficienza energetica negli edifici e la transizione verso gli edifici a energia quasi zero. Tale elenco è aggiornato ogni tre anni e inviato alla Commissione nell’ambito del Piano d’azione nazionale per l’efficienza energetica di cui all’articolo 24, paragrafo 2, della direttiva 2012/27/UE. 4-bis. Al fine di sostenere la mobilitazione degli investimenti per la riqualificazione energetica necessaria a conseguire gli obiettivi indicativi di cui all’articolo 3-bis, e sfruttando le potenzialità del Portale Nazionale di cui all’articolo 4-quater, l’ENEA e il Gestore Servizi Energetici S.p.a. (GSE) predispongono congiuntamente, e trasmettono al Ministero dello sviluppo economico e alla Conferenza Unificata, ognuno avvalendosi delle proprie competenze, un rapporto contenente proposte finalizzate a: 1) aggregare i progetti, anche mediante la promozione di piattaforme, gruppi di investimento e consorzi di piccole e medie imprese, per consentire l’accesso degli investitori, nonché lo sviluppo di soluzioni standard differenziate in base al tipo di potenziali clienti; 2) ridurre il rischio percepito dagli investitori privati, nelle operazioni di finanziamento degli interventi di efficienza energetica negli edifici; 3) ottimizzare, in collaborazione con i Comuni, l’utilizzo degli strumenti pubblici di promozione degli interventi di efficienza energetica negli edifici, con l’obiettivo di stimolare investimenti privati supplementari o superare le inefficienze del mercato; 4) orientare gli investimenti privati verso la riqualificazione energetica del parco immobiliare pubblico, anche attraverso lo sviluppo del mercato dei servizi energetici e la diffusione dell’adozione di contratti EPC; 5) fornire, in collaborazione con i Comuni, strumenti e servizi di consulenza accessibili e trasparenti, come sportelli unici a supporto dei consumatori, denominati “one-stop-shop”, in materia di ristrutturazioni edilizie e di strumenti finanziari per l’efficienza energetica negli edifici. (2) (1)
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Articolo 4-quater – Portale Nazionale sulla prestazione energetica degli edifici Testo in vigore dal 11 giugno 2020 1. È istituito, presso ENEA, il Portale Nazionale sulla prestazione energetica degli edifici, con lo scopo di fornire ai cittadini, alle imprese e alla pubblica amministrazione informazioni sulla prestazione energetica degli edifici, sulle migliori pratiche per le riqualificazioni energetiche efficaci in termini di costi, sugli strumenti di promozione esistenti per migliorare la prestazione energetica degli edifici, ivi compresa la sostituzione delle caldaie a combustibile fossile con alternative più sostenibili, e sugli attestati di prestazione energetica. 2. Per lo svolgimento delle attività di cui al comma 1, secondo le modalità previste dal decreto di cui al comma 4, ENEA istituisce uno sportello unico finalizzato a fornire assistenza ed ogni informazione utile: a) ai cittadini e alle imprese relativamente: alla mappatura energetica degli edifici, alla conformità alla normativa di settore, alla valutazione del potenziale di efficientamento e alla selezione delle priorità di intervento, ivi compresi i piani di riqualificazione per fasi successive, alla selezione degli strumenti di promozione più adeguati allo scopo, alla formazione delle competenze professionali; b) alla pubblica amministrazione relativamente: alla mappatura energetica degli edifici, alla conformità alla normativa di settore, alla valutazione del potenziale di efficientamento e alla selezione delle priorità di intervento, ivi compresi i piani di riqualificazione per fasi successive, alla selezione degli strumenti di promozione più adeguati allo scopo, anche tramite l’utilizzo dei contratti EPC, alla formazione delle competenze tecniche. 3. Le attività di cui al comma 1 sono fornite a seguito dell’acquisizione e dell’elaborazione, da parte del Portale, delle informazioni di cui al comma 4 relative alla consistenza del parco immobiliare nazionale, alla sua prestazione energetica e ai suoi consumi energetici, nonché agli interventi già eseguiti di riqualificazione energetica degli edifici. 4. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell’economia e delle finanze e il Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, sentita la Conferenza Unificata, individua, con apposito decreto, le modalità di funzionamento del portale di cui al comma 1, sia in termini di erogazione del servizio che di gestione dei flussi informativi, oltre alle opportune forme di collaborazione e raccordo tra le amministrazioni interessate, per le quali risulti prioritario il ricorso a dati organizzati dei catasti regionali, laddove esistenti, che alimentino il portale nazionale mediante meccanismi di interoperabilità tra i sistemi, per assicurare un celere e compiuto afflusso per via telematica dei dati presenti: a) nel catasto degli attestati di prestazione energetica di cui all’articolo 6, comma 12, lettera d), ivi comprese le informazioni sugli impianti termici; b) nella banca dati di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 2 maggio 2018, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 14 maggio 2018, n. 110, recante “Modalità di gestione dei flussi informativi alla banca dati istituita presso il Gestore Servizi Energetici GSE S.p.a. relativa agli incentivi nei settori dell’efficienza energetica e della produzione di energia da fonti rinnovabili”; c) nel database “Progetto Patrimonio della PA”, ai sensi dell’articolo 2, comma 222, della legge 23 dicembre 2009, n. 191; d) nel Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici (SIOPE), relativi alle sole informazioni di spesa per i consumi energetici, di cui all’articolo 28 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e all’articolo 14, commi da 6 a 11, della legge 31 dicembre 2009, n. 196; e) nel Sistema informatico integrato di cui al decreto-legge 8 luglio 2010, n. 105, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 agosto 2010, n. 129, e relativi alle utenze intestate agli utenti privati e alle Pubbliche amministrazioni, previa stipula di un protocollo d’intesa tra l’ENEA e l’Acquirente Unico S.p.A., sentiti l’Autorità di Regolazione per l’Energia Reti e Ambiente e il Garante per la protezione dei dati personali. 5. Il portale di cui al comma 1 è alimentato da ogni altra informazione relativa alla consistenza del parco immobiliare, ai consumi energetici e agli interventi di riqualificazione energetica degli edifici pubblici, già in possesso della pubblica amministrazione, nonché dai dati relativi all’adozione di contratti EPC per gli edifici della pubblica amministrazione stessa, ove disponibili, dei quali tiene apposito registro. 6. Il portale di cui al comma 1 fornisce supporto e ogni informazione utile al Ministero dello sviluppo economico, al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e, previa richiesta, alla Conferenza
APPENDICE NORMATIVA
1. Il presente articolo è stato aggiunto dall’art. 5 D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 con decorrenza dal 04.08.2013. 2. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 7, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 3. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 7, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 4. Il presente comma è stato abrogato dall’art. 17, comma 1, lett. b), D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020.
APPENDICE NORMATIVA
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Unificata, necessari ad assicurare il monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi nazionali in materia di efficienza energetica e integrazione delle energie rinnovabili negli edifici, per l’elaborazione delle strategie e dei programmi di promozione in materia di efficienza energetica negli edifici, nonché per le attività di cui all’articolo 10, comma 2. 7. Il portale di cui al comma 1 fornisce, per finalità statistiche e di studio, anche in forma aggregata e nel rispetto della normativa in materia di trattamento dei dati personali, i dati e le elaborazioni realizzate secondo le modalità definite con il decreto di cui al comma 4. Inoltre, rende disponibili anche ai singoli proprietari degli immobili i dati del sistema informativo di cui all’articolo 6, comma 12, lettera d), confluiti nel portale. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 8, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020.
Abrogato
Articolo 5 – Meccanismi di cooperazione Testo in vigore dal 8 ottobre 2005 al 5 giugno 2013 [1. Il Ministro delle attività produttive, di concerto con i Ministri dell’ambiente e della tutela del territorio e delle infrastrutture e dei trasporti, acquisita l’intesa con la Conferenza unificata, promuove, senza nuovi o ulteriori oneri a carico del bilancio dello Stato, iniziative di raccordo, concertazione e cooperazione per l’attuazione dei decreti di cui all’articolo 4, comma 1, anche con il supporto dell’ENEA e del CNR, finalizzati a: a) favorire l’integrazione della questione energetico ambientale nelle diverse politiche di settore; b) sviluppare e qualificare i servizi energetici di pubblica utilità; c) favorire la realizzazione di un sistema di ispezione degli impianti all’interno degli edifici, minimizzando l’impatto e i costi di queste attività sugli utenti finali; d) sviluppare un sistema per un’applicazione integrata ed omogenea su tutto il territorio nazionale della normativa; e) predispone progetti mirati, atti a favorire la qualificazione professionale e l’occupazione.] (1) (2) 1. Il presente articolo è stato abrogato dall’art. 18, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013. 2. Ai sensi dell’art. 18, comma 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013, nel presente decreto, ovunque ricorrano le parole: “attestato di certificazione energetica” sono sostituite dalle parole: “attestato di prestazione energetica”.
Articolo 6 – Attestato di prestazione energetica, rilascio e affissione Testo in vigore dal 11 giugno 2020 1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, l’attestato di prestazione energetica degli edifici è rilasciato per gli edifici o le unità immobiliari costruiti, venduti o locati ad un nuovo locatario e per gli edifici indicati al comma 6. Gli edifici di nuova costruzione e quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti, sono dotati di un attestato di prestazione energetica prima del rilascio del certificato di agibilità. Nel caso di nuovo edificio, l’attestato è prodotto a cura del costruttore, sia esso committente della costruzione o società di costruzione che opera direttamente. Nel caso di attestazione della prestazione degli edifici esistenti, ove previsto dal presente decreto, l’attestato è prodotto a cura del proprietario dell’immobile. 2. Nel caso di vendita, di trasferimento di immobili a titolo gratuito o di nuova locazione di edifici o unità immobiliari, ove l’edificio o l’unità non ne sia già dotato, il proprietario è tenuto a produrre l’attestato di prestazione energetica di cui al comma 1. In tutti i casi, il proprietario deve rendere disponibile l’attestato di prestazione energetica al potenziale acquirente o al nuovo locatario all’avvio delle rispettive trattative e consegnarlo alla fine delle medesime; in caso di vendita o locazione di un edificio prima della sua costruzione, il venditore o locatario fornisce evidenza della futura prestazione energetica dell’edificio e produce l’attestato di prestazione energetica entro quindici giorni dalla richiesta di rilascio del certificato di agibilità. 3. Nei contratti di compravendita immobiliare, negli atti di trasferimento di immobili a titolo oneroso e nei nuovi contratti di locazione di edifici o di singole unità immobiliari soggetti a registrazione è inserita apposita clausola con la quale l’acquirente o il conduttore dichiarano di aver ricevuto le informazioni e la documentazione, comprensiva dell’attestato, in ordine alla attestazione della prestazione energetica degli edifici; copia dell’attestato di prestazione energetica deve essere altresì allegata al contratto, tranne che nei casi di locazione di singole unità immobiliari. In
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APPENDICE NORMATIVA
caso di omessa dichiarazione o allegazione, se dovuta, le parti sono soggette al pagamento, in solido e in parti uguali, della sanzione amministrativa pecuniaria da euro 3.000 a euro 18.000; la sanzione è da euro 1.000 a euro 4.000 per i contratti di locazione di singole unità immobiliari e, se la durata della locazione non eccede i tre anni, essa è ridotta alla metà. Il pagamento della sanzione amministrativa non esenta comunque dall’obbligo di presentare alla regione o provincia autonoma competente la dichiarazione o la copia dell’attestato di prestazione energetica entro quarantacinque giorni. L’Agenzia delle entrate, sulla base di apposite intese nell’ambito della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, individua, nel quadro delle informazioni disponibili acquisite con la registrazione nel sistema informativo dei contratti di cui al presente comma, quelle rilevanti ai fini del procedimento sanzionatorio di cui alla legge 24 novembre 1981, n. 689, e le trasmette, in via telematica, alla regione o provincia autonoma competente per l’accertamento e la contestazione della violazione. (3) 4. L’attestazione della prestazione energetica può riferirsi a una o più unità immobiliari facenti parte di un medesimo edificio. L’attestazione di prestazione energetica riferita a più unità immobiliari può essere prodotta solo qualora esse abbiano la medesima destinazione d’uso, la medesima situazione al contorno, il medesimo orientamento e la medesima geometria e siano servite, qualora presente, dal medesimo impianto termico destinato alla climatizzazione invernale e, qualora presente, dal medesimo sistema di climatizzazione estiva. 5. L’attestato di prestazione energetica di cui al comma 1 ha una validità temporale massima di dieci anni a partire dal suo rilascio ed è aggiornato a ogni intervento di ristrutturazione o riqualificazione che modifichi la classe energetica dell’edificio o dell’unità immobiliare. La validità temporale massima è subordinata al rispetto delle prescrizioni per le operazioni di controllo di efficienza energetica dei sistemi tecnici dell’edificio, in particolare per gli impianti termici, comprese le eventuali necessità di adeguamento, previste dai regolamenti di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 74, e al decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 75 e dalle disposizioni del decreto di cui all’articolo 4, comma 1-quater. Nel caso di mancato rispetto di dette disposizioni, l’attestato di prestazione energetica decade il 31 dicembre dell’anno successivo a quello in cui è prevista la prima scadenza non rispettata per le predette operazioni di controllo di efficienza energetica. A tali fini, i libretti di impianto previsti dai decreti di cui all’articolo 4, comma 1, lettera b), sono allegati, in originale o in copia, all’attestato di prestazione energetica. (5) 6. Nel caso di edifici utilizzati da pubbliche amministrazioni e aperti al pubblico con superficie utile totale superiore a 500 m2, ove l’edificio non ne sia già dotato, è fatto obbligo al proprietario o al soggetto responsabile della gestione, di produrre l’attestato di prestazione energetica entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione e di affiggere l’attestato di prestazione energetica con evidenza all’ingresso dell’edificio stesso o in altro luogo chiaramente visibile al pubblico. A partire dal 9 luglio 2015, la soglia di 500 m2 di cui sopra, è abbassata a 250 m2. Per gli edifici scolastici tali obblighi ricadono sugli enti proprietari di cui all’articolo 3 della legge 11 gennaio 1996, n. 23. [6-bis. Il fondo di garanzia di cui all’articolo 22, comma 4, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, è utilizzato entro i limiti delle risorse del fondo stesso anche per la copertura delle spese relative alla certificazione energetica e agli adeguamenti di cui al comma 6 del presente articolo.] (10) 7. Per gli edifici aperti al pubblico, con superficie utile totale superiore a 500 m2, per i quali sia stato rilasciato l’attestato di prestazione energetica di cui ai commi 1 e 2, è fatto obbligo, al proprietario o al soggetto responsabile della gestione dell’edificio stesso, di affiggere con evidenza tale attestato all’ingresso dell’edificio o in altro luogo chiaramente visibile al pubblico. 8. Nel caso di offerta di vendita o di locazione, ad eccezione delle locazioni degli edifici residenziali utilizzati meno di quattro mesi all’anno, i corrispondenti annunci tramite tutti i mezzi di comunicazione commerciali riportano gli indici di prestazione energetica dell’involucro e globale dell’edificio o dell’unità immobiliare e la classe energetica corrispondente. (4) 9. Tutti i contratti, nuovi o rinnovati, relativi alla gestione degli impianti termici o di climatizzazione degli edifici pubblici, o nei quali figura come committente un soggetto pubblico, devono prevedere la predisposizione dell’attestato di prestazione energetica dell’edificio o dell’unità immobiliare interessati. 10. L’obbligo di dotare l’edificio di un attestato di prestazione energetica viene meno ove sia già disponibile un attestato in corso di validità, rilasciato conformemente alla direttiva 2002/91/CE. 10-bis. Quando un sistema tecnico per l’edilizia è installato, sostituito o migliorato, è analizzata la prestazione energetica globale della parte modificata e, se del caso, dell’intero sistema modificato. I risultati sono documentati e trasmessi al proprietario dell’edificio, in modo che rimangano disponibili e possano essere utilizzati per la verifica di conformità ai requisiti minimi di cui al presente decreto e per il rilascio degli attestati di prestazione energetica. In tali casi, ove ricorra quanto previsto al comma 5, è rilasciato un nuovo attestato di prestazione energetica. (6) 11. L’attestato di qualificazione energetica, al di fuori di quanto previsto all’articolo 8, comma 2, è facoltativo ed è predisposto al fine di semplificare il successivo rilascio dell’attestato di prestazione energetica. A tale fine, l’attestato di qualificazione energetica comprende anche l’indicazione di possibili interventi migliorativi delle prestazioni energetiche e la classe di appartenenza dell’edificio, o dell’unità immobiliare, in relazione al sistema di certificazione energetica in vigore, nonché i possibili passaggi di classe a seguito della eventuale realizzazione degli interventi stessi. L’estensore provvede ad evidenziare opportunamente sul frontespizio del documento che il medesimo non costituisce attestato di prestazione energetica dell’edificio, ai sensi del presente decreto, nonché, nel sottoscriverlo, quale è od è stato il suo ruolo con riferimento all’edificio medesimo. 12. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con i Ministri dell’ambiente e della tutela
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del territorio e del mare, delle infrastrutture e dei trasporti e per la pubblica amministrazione e la semplificazione, d’intesa con la Conferenza unificata, sentito il CNCU, avvalendosi delle metodologie di calcolo definite con i decreti di cui all’articolo 4, è predisposto l’adeguamento del decreto del Ministro dello sviluppo economico 26 giugno 2009, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 158 del 10 luglio 2009, nel rispetto dei seguenti criteri e contenuti: a) la previsione di metodologie di calcolo semplificate, da rendere disponibili per gli edifici caratterizzati da ridotte dimensioni e prestazioni energetiche di modesta qualità, finalizzate a ridurre i costi a carico dei cittadini; b) la definizione di un attestato di prestazione energetica che comprende tutti i dati relativi all’efficienza energetica dell’edificio che consentano ai cittadini di valutare e confrontare edifici diversi. Tra tali dati sono obbligatori: 1) la prestazione energetica globale dell’edificio sia in termini di energia primaria totale che di energia primaria non rinnovabile, attraverso i rispettivi indici; 2) la classe energetica determinata attraverso l’indice di prestazione energetica globale dell’edificio, espresso in energia primaria non rinnovabile; 3) la qualità energetica del fabbricato a contenere i consumi energetici per il riscaldamento e il raffrescamento, attraverso gli indici di prestazione termica utile per la climatizzazione invernale ed estiva dell’edificio; 4) i valori di riferimento, quali i requisiti minimi di efficienza energetica vigenti a norma di legge; 5) le emissioni di anidride carbonica; 6) l’energia esportata; 7) le raccomandazioni per il miglioramento dell’efficienza energetica dell’edificio con le proposte degli interventi più significativi ed economicamente convenienti, separando la previsione di interventi di ristrutturazione importanti da quelli di riqualificazione energetica; 8) le informazioni correlate al miglioramento della prestazione energetica, quali diagnosi e incentivi di carattere finanziario; 8-bis) la data del sopralluogo obbligatorio e del relativo verbale sottoscritto dal proprietario dell’immobile o un suo delegato; (9) c) la definizione di uno schema di annuncio di vendita o locazione, per esposizione nelle agenzie immobiliari, che renda uniformi le informazioni sulla qualità energetica degli edifici fornite ai cittadini; d) la definizione di un sistema informativo comune per tutto il territorio nazionale, di utilizzo obbligatorio per le regioni e le province autonome, che comprenda la gestione di un catasto degli edifici, degli attestati di prestazione energetica e dei relativi controlli pubblici. 12-bis. Il sistema informativo di cui al comma 12, lettera d), consente la raccolta dei dati relativi al consumo di energia degli edifici pubblici e privati, misurato o calcolato, per i quali è stato rilasciato un attestato di prestazione energetica in conformità del presente articolo. (6) (1) (2) 1. Il presente articolo, prima modificato dall’art. 2 D.Lgs. 29.12.2006, n. 311 con decorrenza dal 02.02.2007, dall’art. 35 D.L. 25.06.2008, n.112 con decorrenza 22.08.2008 e dall’art. 13, D.Lgs. 03.03.2011, n. 28 con decorrenza dal 29.03.2011, è stato sostituito dall’art. 6, D.L.04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 con decorrenza dal 04.08.2013. 2. Ai sensi dell’art. 18, comma 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013, nel presente decreto, ovunque ricorrano le parole: “attestato di certificazione energetica” sono sostituite dalle parole: “attestato di prestazione energetica”. 3. Il presente comma prima sostituito dall’art. 1, D.L. 23.12.2013, n. 145, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 21.02.2014, n. 9 con decorrenza dal 22.02.2014, poi modificato dall’art. 34, D. Lgs. 21.11.2014, n. 175 con decorrenza dal 13.12.2014, è stato da ultimo nuovamente sostituito dall’art. 9, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 4. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 1, D.L. 23.12.2013, n. 145, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 21.02.2014, n. 9 con decorrenza dal 22.02.2014. 5. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 9, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 6. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 9, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 7. Il presente numero è stato aggiunto dall’art. 9, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 8. Il presente comma è stato abrogato dall’art. 17, comma 1, lett. c), D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020.
Articolo 7 – Esercizio, conduzione, controllo, ispezione e manutenzione degli impianti termici per la climatizzazione invernale e estiva, e per la preparazione dell’acqua calda sanitaria Testo in vigore dal 11 giugno 2020
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1. Ai sensi dell’art. 18, comma 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013, nel presente decreto, ovunque ricorrano le parole: “attestato di certificazione energetica” sono sostituite dalle parole: “attestato di prestazione energetica”. 2. La rubrica del presente articolo è stata così modificata dall’art. 10, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 3. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 10, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020.
Articolo 8 – Relazione tecnica, accertamenti e ispezioni Testo in vigore dal 11 giugno 2020 1. Il progettista o i progettisti, nell’ambito delle rispettive competenze edili, impiantistiche termotecniche, elettriche e illuminotecniche, devono inserire i calcoli e le verifiche previste dal presente decreto nella relazione tecnica di progetto attestante la rispondenza alle prescrizioni per il contenimento del consumo di energia degli edifici e dei relativi impianti termici, che il proprietario dell’edificio, o chi ne ha titolo, deve depositare presso le amministrazioni competenti, in doppia copia, contestualmente alla dichiarazione di inizio dei lavori complessivi o degli specifici interventi proposti, o alla domanda di acquisizione del titolo abilitativo. Tali adempimenti, compresa la relazione, non sono dovuti in caso di installazione di pompa di calore avente potenza termica non superiore a 15 kW e di sostituzione del generatore di calore dell’impianto di climatizzazione avente potenza inferiore alla soglia prevista dall’articolo 5, comma 2, lettera g), del regolamento di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 22 gennaio 2008, n. 37. Gli schemi e le modalità di riferimento per la compilazione della relazione tecnica di progetto sono definiti con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e per la pubblica amministrazione e la semplificazione, sentita la Conferenza unificata, in funzione delle diverse tipologie di lavori: nuove costruzioni, ristrutturazioni importanti, interventi di riqualificazione energetica. (3) 1-bis. In relazione all’articolo 6, paragrafo 1, della direttiva 2010/31/UE, in caso di nuova costruzione, nell’ambito della relazione di cui al comma 1, è prevista una valutazione, da effettuarsi in fase di progettazione, della fattibilità tecnica, ambientale ed economica per l’inserimento di sistemi alternativi ad alta efficienza tra i quali, a titolo puramente esemplificativo, sistemi di fornitura di energia rinnovabile, cogenerazione, teleriscaldamento e teleraffrescamento, pompe di calore e sistemi di misurazione intelligenti (4) 2. La conformità delle opere realizzate rispetto al progetto e alle sue eventuali varianti ed alla relazione tecnica di cui al comma 1, nonché l’attestato di qualificazione energetica dell’edificio come realizzato, devono essere asseverati dal direttore dei lavori e presentati al comune di competenza contestualmente alla dichiarazione di fine lavori senza alcun onere aggiuntivo per il committente. La dichiarazione di fine lavori è inefficace a qualsiasi titolo se la stessa non è accompagnata da tale documentazione asseverata. (1) 3. Una copia della documentazione di cui ai commi 1 e 2 è conservata dal comune, anche ai fini degli accertamenti di cui al comma 4. A tale scopo, il comune può richiedere la consegna della documentazione anche in forma informatica. (2) 4. Il Comune, anche avvalendosi di esperti o di organismi esterni, qualificati e indipendenti, definisce le modalità di controllo, ai fini del rispetto delle prescrizioni del presente decreto, accertamenti e ispezioni in corso d’opera, ovvero entro cinque anni dalla data di fine lavori dichiarata dal committente, volte a verificare la conformità alla documentazione progettuale di cui al comma 1. 5. I Comuni effettuano le operazioni di cui al comma 4 anche su richiesta del committente, dell’acquirente o del conduttore dell’immobile. Il costo degli accertamenti ed ispezioni di cui al presente comma è posto a carico dei richiedenti. (5)
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1. Il proprietario, il conduttore, l’amministratore di condominio, o per essi un terzo, che se ne assume la responsabilità, mantiene in esercizio gli impianti e provvede affinchè siano eseguite le operazioni di controllo e di manutenzione secondo le prescrizioni della normativa vigente. 2. L’operatore incaricato del controllo e della manutenzione degli impianti per la climatizzazione invernale ed estiva, esegue dette attività a regola d’arte, nel rispetto della normativa vigente. L’operatore, al termine delle medesime operazioni, ha l’obbligo di redigere e sottoscrivere un rapporto di controllo tecnico conformemente ai modelli previsti dalle norme del presente decreto e dalle norme di attuazione, in relazione alle tipologie e potenzialità dell’impianto, da rilasciare al soggetto di cui al comma 1 che ne sottoscrive copia per ricevuta e presa visione. 2-bis. Ai fini dell’esercizio, conduzione, controllo, manutenzione, accertamento e ispezione degli impianti termici degli edifici, nonché in materia di requisiti professionali e di criteri di accreditamento per assicurare la qualificazione e l’indipendenza degli esperti e degli organismi cui affidare i compiti di ispezione degli impianti stessi, si applicano le disposizioni di cui all’articolo 4, commi 1-quater e 1-quinquies. (3) (1) (2)
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1. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 3 D.Lgs. 29.12.2006, n. 311, con decorrenza dal 02.02.2007. 2. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 2 D.Lgs. 29.12.2006, n. 311, con decorrenza dal 02.02.2007. 3. Il presente comma prima sostituito dall’art. 7, D.L. 04.06.2013, n. 63, (G.U. 05.06.2013,n. 130), con decorrenza dal 06.06.2013, è stato poi così modificato prima dall’art. 30, D.L. 24.06.2014, n. 91, con decorrenza dal 25.06.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.08.2014, n. 116 con decorrenza dal 21.08.2014, e poi dall’art. 11, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 4. Il presente comma inserito all’art. 7, D.L. 04.06.2013, n. 63, (G.U. 05.06.2013,n. 130), con decorrenza dal 06.06.2013, è stato poi così modificato dall’art. 11, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 5. Ai sensi dell’art. 18, comma 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013, nel presente decreto, ovunque ricorrano le parole: “attestato di certificazione energetica” sono sostituite dalle parole: “attestato di prestazione energetica”.
Articolo 9 – Funzioni delle regioni e degli enti locali Testo in vigore dal 11 giugno 2020 1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono all’attuazione del presente decreto. 2. Le autorità competenti realizzano, con cadenza periodica, privilegiando accordi tra gli enti locali o anche attraverso altri organismi pubblici o privati di cui sia garantita la qualificazione e l’indipendenza, gli accertamenti e le ispezioni necessarie all’osservanza delle norme relative al contenimento dei consumi di energia nell’esercizio e manutenzione degli impianti di climatizzazione e assicurano che la copertura dei costi avvenga con una equa ripartizione tra tutti gli utenti finali e l’integrazione di questa attività nel sistema delle ispezioni degli impianti all’interno degli edifici previsto all’articolo 1 comma 44, della legge 23 agosto 2004, n. 239, così da garantire il minor onere e il minor impatto possibile a carico dei cittadini; tali attività, le cui metodologie e requisiti degli operatori sono previsti dal presente decreto e dai relativi decreti attuativi, sono svolte secondo principi di imparzialità, trasparenza, pubblicità, omogeneità territoriale e sono finalizzate a: (11) a) ridurre il consumo di energia e i livelli di emissioni inquinanti; b) correggere le situazioni non conformi alle prescrizioni del presente decreto; c) rispettare quanto prescritto all’articolo 7; d) monitorare l’efficacia delle politiche pubbliche. 3. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, allo scopo di facilitare e omogeneizzare territorialmente l’impegno degli enti o organismi preposti agli accertamenti e alle ispezioni sugli edifici e sugli impianti, nonché per adempiere in modo più efficace agli obblighi previsti al comma 2, possono promuovere la realizzazione di programmi informatici per la costituzione dei catasti degli impianti termici presso le autorità competenti, senza nuovi o maggiori oneri per gli enti interessati. A tali fini: (11) a) i soggetti di cui all’articolo 7, comma 1, comunicano entro centoventi giorni all’ente competente in materia di controlli sugli impianti termici l’ubicazione e le principali caratteristiche degli impianti di proprietà o dai medesimi gestiti nonché le eventuali successive modifiche significative; (5) b) le società di distribuzione dei diversi tipi di combustibile, a uso degli impianti termici, comunicano all’ente competente in materia di controlli sugli impianti termici l’ubicazione e la titolarità delle utenze da esse rifornite al 31 dicembre di ogni anno; c) l’ente competente in materia di controlli sugli impianti termici trasmette annualmente alle regioni e alle province autonome i dati di cui alle lettere a) e b) per via informatica, avvalendosi del sistema informativo di cui all’articolo 6, comma 12, come modificato secondo le modalità individuate ai sensi dell’articolo 4, comma 1-quinquies, n. 5). (2) 3-bis. Le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano in accordo con gli enti locali, predispongono entro il 31 dicembre 2008 un programma di sensibilizzazione e riqualificazione energetica del parco immobiliare territoriale, sviluppando in particolare alcuni dei seguenti aspetti: (6) a) la realizzazione di campagne di informazione e sensibilizzazione dei cittadini, anche in collaborazione con le imprese distributrici di energia elettrica e gas, in attuazione dei decreti del Ministro delle attività produttive 20 luglio 2004 concernenti l’efficienza energetica negli usi finali; b) l’attivazione di accordi con le parti sociali interessate alla materia; c) l’applicazione di un sistema di attestazione della prestazione energetica degli edifici coerente con i principi generali del presente decreto legislativo; (12) d) la realizzazione di diagnosi energetiche a partire dagli edifici presumibilmente a più bassa efficienza; e) la definizione di regole coerenti con i principi generali del presente decreto legislativo per eventuali sistemi di incentivazione locali;
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f) la facoltà di promuovere, con istituti di credito, di strumenti di finanziamento agevolato destinati alla realizzazione degli interventi di miglioramento individuati con le diagnosi energetiche nell’attestato di certificazione energetica. (12) (1) 3-ter. Ai fini della predisposizione del programma di cui al comma 3-bis, i comuni possono richiedere ai proprietari e agli amministratori degli immobili nel territorio di competenza di fornire gli elementi essenziali, complementari a quelli previsti per il catasto degli impianti di climatizzazione di cui al comma 3, per la costituzione di un sistema informativo relativo agli usi energetici degli edifici. A titolo esemplificativo, tra detti elementi, si segnalano: il volume lordo climatizzato, la superficie utile corrispondente e i relativi consumi di combustibile e di energia elettrica. (1) 3-quater. Su richiesta delle regioni e dei comuni, le aziende di distribuzione dell’energia rendono disponibili i dati che le predette amministrazioni ritengono utili per i riscontri e le elaborazioni necessarie alla migliore costituzione del sistema informativo di cui al comma 3-ter. (1) 3-quinquies. I dati di cui ai commi 3, 3-ter e 3-quater possono essere utilizzati dalla pubblica amministrazione esclusivamente ai fini dell’applicazione del presente decreto legislativo. (1) 4. Per gli impianti che sono dotati di generatori di calore di età superiore a quindici anni, le autorità competenti effettuano, con le stesse modalità previste al comma 2, ispezioni dell’impianto termico nel suo complesso comprendendo una valutazione del rendimento medio stagionale del generatore e una consulenza su interventi migliorativi che possono essere correlati. 5. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano riferiscono periodicamente alla Conferenza unificata e ai Ministeri delle attività produttive, dell’ambiente e della tutela del territorio e delle infrastrutture e dei trasporti, sullo stato di attuazione del presente decreto. 5-bis. Le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti locali considerano, nelle normative e negli strumenti di pianificazione ed urbanistici di competenza, le norme contenute nel presente decreto, ponendo particolare attenzione alle soluzioni tipologiche e tecnologiche volte all’uso razionale dell’energia e all’uso di fonti energetiche rinnovabili, con indicazioni anche in ordine all’orientamento e alla conformazione degli edifici da realizzare per massimizzare lo sfruttamento della radiazione solare e con particolare cura nel non penalizzare, in termini di volume edificabile, le scelte conseguenti. (1) 5-ter. In tale contesto, fermo restando il divieto di aggravamento degli oneri e degli adempimenti amministrativi previsti dal presente decreto in conformità alla direttiva 2010/31/UE, le regioni e le province autonome possono adottare provvedimenti migliorativi di quelli disposti dal presente decreto, in termini di: (7) a) flessibilità applicativa dei requisiti minimi, anche con l’utilizzo di soluzioni alternative, in relazione a specifiche situazioni di impossibilità o di elevata onerosità, che comunque garantiscano un equivalente risultato sul bilancio energetico regionale; b) semplificazioni amministrative in materia di esercizio, manutenzione controllo e ispezione degli impianti termici, soprattutto in relazione all’integrazione dei controlli di efficienza energetica con quelli in tema di qualità dell’aria. (3) 5-quater. I provvedimenti di cui al comma 5-ter devono essere compatibili con il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, con la direttiva 2010/31/UE, con il presente decreto legislativo e devono essere notificati alla Commissione europea. (3) 5-quinquies. Le regioni e le province autonome , in conformità a quanto previsto dai regolameti di cui al decreti del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 74, e 16 aprile 2013, n. 75 e dai decreti di cui all’articolo 4, provvedono inoltre a: (8) a) istituire un sistema di riconoscimento degli organismi e dei soggetti cui affidare le attività di ispezione sugli impianti termici e di attestazione della prestazione energetica degli edifici, promuovendo programmi per la loro qualificazione, formazione e aggiornamento professionale, tenendo conto dei requisiti previsti dalle norme nazionali e nel rispetto delle norme comunitarie in materia di libera circolazione dei servizi. b) avviare programmi di verifica annuale della conformità dei rapporti di ispezione e degli attestati emessi mediante attività di accertamento documentale e ispezione in sito, tenendo conto dei criteri di cui all’allegato II della direttiva 2010/31/UE e successive modificazioni; (12) (3) b-bis) avviare programmi di verifica del rispetto dei requisiti definiti con i provvedimenti di cui all’articolo 4, comma 1, e del rispetto delle disposizioni di cui all’articolo 4, comma 1-bis, i cui risultati sono comunicati, a fini statistici, al Ministero dello sviluppo economico. (13) 5-sexies. Le regioni e le province autonome, anche attraverso propri enti o agenzie, collaborano con il Ministero dello sviluppo economico e, per la sola lettera c) anche con il Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per la definizione congiunta: a) di metodologie di calcolo della prestazione energetica degli edifici; b) di metodologie per la determinazione dei requisiti minimi di edifici e impianti; c) di sistemi di classificazione energetica degli edifici, compresa la definizione del sistema informativo comune dicui all’articolo 6, comma 12, lettera d); d) del Piano d’azione destinato ad aumentare il numero di edifici a energia quasi zero, di cui all’articolo 4-bis, comma 2; (10) e) dell’azione di monitoraggio, analisi, valutazione e adeguamento della normativa energetica nazionale e regionale di cui agli articoli 10 e 13. (3) (4) (9)
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1. Il presente comma è stato inserito dall’art. 4 D.Lgs. 29.12.2006, n. 311, con decorrenza dal 02.02.2007. 2. La presente lettera è stata così modificata prima dall’art. 8, D.L. 04.06.2013, n. 63, (G.U. 05.06.2013, n. 130), con decorrenza dal 06.06.2013, come modificato dall’ allegato alla legge di conversione L.03.08.2013, n.90 (G.U. 03.08.2013, n.181), con decorrenza dal 04.08.2013, e poi dall’art. 12, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 3. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 8, D.L. 04.06.2013, n. 63, (G.U. 05.06.2013, n. 130), con decorrenza dal 06.06.2013. 4. Ai sensi dell’art. 18, comma 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013, nel presente decreto, ovunque ricorrano le parole: “attestato di certificazione energetica” sono sostituite dalle parole: “attestato di prestazione energetica”. 5. Le parole “entro centoventi giorni” sono state inserite dall’art. 8, comma 1, lett. a), D.L. 04.06.2013, n. 63, come modificato dall’ allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 (G.U. 03.08.2013, n. 181), con decorrenza dal 04.08.2013. 6. Le parole contenute nelle parentesi quadre sono state soppresse dall’art. 8, comma 1, lett. a-bis, D.L. 04.06.2013, n. 63, come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 (G.U. 03.08.2013, n. 181), con decorrenza dal 04.08.2013. 7. Le parole “le regioni possono provvedere o prendere provvedimantri migliorativi” sono state così sostituite dall’art. 8, comma 1, lett. b), D.L. 04.06.2013, n. 63, come modificato dall’ allegato alla legge di conversione L.03.08.2013, n. 90 (G.U. 03.08.2013, n. 181), con decorrenza dal 04.08.2013. 8. Il presente alinea è stato così modificato prima dall’art. 8, comma 1, lett. b), D.L. 04.06.2013, n. 63, come modificato dall’ allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 (G.U. 03.08.2013, n. 181), con decorrenza dal 04.08.2013, e poi dall’art. 12, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 9. Nell’alinea del presente comma le parole “con il Ministero per la pubblica amministrazione e la semplificazione”, sono state così sostituite dall’art. 8, comma 1, lett. b), D.L. 04.06.2013, n. 63, come modificato dall’ allegato alla legge di conversione L.03.08.2013, n.90 (G.U. 03.08.2013, n.181), con decorrenza dal 04.08.2013. 10. Le parole “Piano nazionale” sono state cosi sostituite dall’art. 8, comma 1, lett. b), D.L. 04.06.2013, n. 63, come modificato dall’ allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 (G.U. 03.08.2013, n. 181), con decorrenza dal 04.08.2013. 11. Il presente alinea è stato così modificato dall’art. 12, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 12. La presente lettera è stata così modificata dall’art. 12, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 13. La presente lettera è stata aggiunta dall’art. 12, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020.
Articolo 10 – Monitoraggio, analisi, valutazione e adeguamento della normativa energetica nazionale e regionale Testo in vigore dal 11 giugno 2020 1. Il Ministero dello sviluppo economico promuove forme di monitoraggio in collaborazione con le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, per quanto di rispettiva competenza ed anche avvalendosi di accordi con enti tecnico-scientifici e agenzie, pubblici e privati, nonché del portale di cui all’articolo 4-quater, al fine di rilevare il grado di attuazione del presente decreto, valutando i risultati conseguiti e proponendo eventuali interventi di adeguamento normativo. (2) 2. In particolare, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono alle seguenti attività: a) raccolta e aggiornamento dei dati e delle informazioni relativi agli usi finali dell’energia in edilizia e la loro elaborazione su scala regionale per una conoscenza del patrimonio immobiliare esistente nei suoi livelli prestazionali di riferimento; b) monitoraggio dell’attuazione della legislazione regionale e nazionale vigente, del raggiungimento degli obiettivi e delle problematiche inerenti; c) valutazione dell’impatto sugli utenti finali dell’attuazione della legislazione di settore in termini di adempimenti burocratici, oneri posti a loro carico e servizi resi; d) valutazione dell’impatto del presente decreto e della legislazione di settore sul mercato immobiliare regionale, sulle imprese di costruzione, di materiali e componenti per l’edilizia e su quelle di produzione e di installazione e manutenzione di impianti di climatizzazione; e) studio per lo sviluppo e l’evoluzione del quadro legislativo e regolamentare che superi gli ostacoli normativi e di altra natura che impediscono il conseguimento degli obiettivi del presente decreto; f) studio di scenari evolutivi in relazione alla domanda e all’offerta di energia del settore civile;
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1. Ai sensi dell’art. 18, comma 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013, nel presente decreto, ovunque ricorrano le parole: “attestato di certificazione energetica” sono sostituite dalle parole: “attestato di prestazione energetica”. 2. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 13, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 3. Il presente comma è stato abrogato dall’art. 17, comma 1, lett. d), D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020.
Titolo II
Norme transitorie Abrogato
Articolo 11 – Norme transitorie Testo in vigore dal 4 agosto 2013 al 10 giugno 2020 [1. Nelle more dell’aggiornamento delle specifiche norme europee di riferimento per l’attuazione della direttiva 2010/31/UE, le metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici, di cui all’articolo 3, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59, predisposte in conformità alle norme EN a supporto delle direttive 2002/91/CE e 2010/31/UE, sono quelle di seguito elencate: a) raccomandazione CTI 14/2013 “Prestazioni energetiche degli edifici - Determinazione dell’energia primaria e della prestazione energetica EP per la classificazione dell’edificio”, o normativa UNI equivalente e successive norme tecniche che ne conseguono; b) UNI/TS 11300 - 1 Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 1: Determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva e invernale; c) UNI/TS 11300 - 2 Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 2: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale, per la produzione di acqua calda sanitaria, la ventilazione e l’illuminazione; d) UNI/TS 11300 - 3 Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 3: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione estiva; e) UNI/TS 11300 - 4 Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 4: Utilizzo di energie rinnovabili e di altri metodi di generazione per riscaldamento di ambienti e preparazione acqua calda sanitaria. e-bis) UNI EN 15193 - Prestazione energetica degli edifici - Requisiti energetici per illuminazione]. (3) (1) (2) (4) 1. Il presente articolo, prima modificato dall’art. 5 D.Lgs. 29.12.2006, n. 311, con decorrenza dal 02.02.2007, è stato da ultimo così sostituito dall’art. 9, D.L.04.06. 2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013. 2. Ai sensi dell’art. 18, comma 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013, nel presente decreto, ovunque ricorrano le parole: “attestato di certificazione energetica” sono sostituite dalle parole: “attestato di prestazione energetica”. 3. La presente lettera è stata aggiunta dall’art. 9, comma 1, D.L. 04.06.2013, n. 63 come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 (G.U. 03.08.2013, n. 181), con decorrenza dal 04.08.2013.
APPENDICE NORMATIVA
g) analisi e valutazione degli aspetti energetici e ambientali dell’intero processo edilizio, con particolare attenzione alle nuove tecnologie e ai processi di produzione, trasporto, smaltimento e demolizione; h) proposta di provvedimenti e misure necessarie a uno sviluppo organico della normativa energetica nazionale per l’uso efficiente dell’energia nel settore civile. [3. I risultati delle attività di cui al comma 2 sono trasmessi al Ministero delle attività produttive ed al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, che provvedono a riunirli, elaborarli ed integrarli con i risultati di analoghe attività autonome a livello nazionale, al fine di pervenire ad un quadro conoscitivo unitario da trasmettere annualmente al Parlamento ad integrazione della relazione prevista ai sensi dell’articolo 20 della legge 9 gennaio 1991, n. 10, nonché alla Conferenza unificata. Il Ministero delle attività produttive ed il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio provvedono altresì al monitoraggio della legislazione negli Stati membri dell’Unione europea, per lo sviluppo di azioni in un contesto di metodologie ed esperienze il più possibile coordinato, riferendone al Parlamento ed alla Conferenza unificata nell’ambito del quadro conoscitivo di cui al periodo precedente.] (3) (1)
APPENDICE NORMATIVA
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Decreto legislativo 19 agosto 2005 n. 192 4. Il presente articolo è stato abrogato dall’art. 17, comma 1, lett. e), D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020.
Abrogato
Articolo 12 – Esercizio, manutenzione e ispezione degli impianti termici Testo in vigore dal 8 ottobre 2005 al 5 giugno 2013 [1. Fino alla data di entrata in vigore dei decreti di cui all’articolo 4, comma 1, il contenimento dei consumi di energia nell’esercizio e manutenzione degli impianti termici esistenti per il riscaldamento invernale, le ispezioni periodiche, e i requisiti minimi degli organismi esterni incaricati delle ispezioni stesse sono disciplinati dagli articoli 7 e 9, dal decreto del Presidente della Repubblica del 26 agosto 1993, n. 412 e successive modificazioni, e dalle disposizioni di cui all’allegato L.] (1) (2) 1. Il presente articolo è stato abrogato dall’art. 18, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013. 2. Ai sensi dell’art. 18, comma 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013, nel presente decreto, ovunque ricorrano le parole: “attestato di certificazione energetica” sono sostituite dalle parole: “attestato di prestazione energetica”.
Titolo III
Disposizioni finali Articolo 13 – Misure di accompagnamento Testo in vigore dal 11 giugno 2020 1. Il Ministero delle attività produttive, predispone programmi, progetti e strumenti di informazione, educazione e formazione al risparmio energetico. 2. I programmi e i progetti di cui sopra privilegiano le sinergie di competenza e di risorse dei pertinenti settori delle amministrazioni regionali e possono essere realizzati anche avvalendosi di accordi con enti tecnico scientifici e agenzie, pubblici e privati. Gli stessi programmi e progetti hanno come obiettivo: a) la piena attuazione del presente decreto attraverso nuove e incisive forme di comunicazione rivolte ai cittadini, e agli operatori del settore tecnico e del mercato immobiliare; b) la sensibilizzazione degli utenti finali e della scuola con particolare attenzione alla presa di coscienza che porti a modifiche dei comportamenti dei cittadini anche attraverso la diffusione di indicatori che esprimono l’impatto energetico e ambientale a livello individuale e collettivo. Tra questi indicatori, per immediatezza ed elevato contenuto comunicativo, si segnala l’impronta ecologica; c) l’aggiornamento del circuito professionale e la formazione di nuovi operatori per lo sviluppo e la qualificazione di servizi, anche innovativi, nelle diverse fasi del processo edilizio con particolare attenzione all’efficienza energetica e alla installazione e manutenzione degli impianti di climatizzazione e illuminazione; d) la formazione di esperti qualificati e indipendenti a cui affidare il sistema degli accertamenti e delle ispezioni edili ed impiantistiche. [3. Le attività di cui al comma 2, lettere a) e b), sono condotte in sinergia con le misure di accompagnamento previste dall’articolo 16 del decreto del Ministro dello sviluppo economico 28 dicembre 2012, recante disposizioni in materia di incentivazione della produzione di energia termica da fonti rinnovabili ed interventi di efficienza energetica di piccole dimensioni, e all’articolo 15 del decreto del Ministro dello sviluppo economico 28 dicembre 2012, recante disposizioni in materia di determinazione degli obiettivi quantitativi nazionali di risparmio energetico che devono essere perseguiti dalle imprese di distribuzione dell’energia elettrica e il gas per gli anni dal 2013 al 2016 e per il potenziamento del meccanismo dei certificati bianchi, pubblicati nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, n. 1 del 2 gennaio 2013.] (1) 4. Le attività per il raggiungimento degli obiettivi di cui al comma 2, lettere c) e d) competono alle regioni e alle province autonome di Trento e Bolzano, che possono provvedervi nell’ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente. (2)
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Articolo 14 – Copertura finanziaria Testo in vigore dal 4 agosto 2013 1. All’attuazione del presente decreto, fatta salva l’implementazione degli strumenti finanziari di cui all’articolo 4-ter, si provvede con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.(1) (2) (3) 1. Il presente articolo è stato così sostituito dall’art. 10, D.L. 04.06.2013, n. 63, (G.U. 05.06.2013,n. 130), con decorrenza dal 06.06.2013 Si riporta di seguito il testo previgente: “1. All’attuazione del presente decreto, fatta eccezione per le misure di accompagnamento di cui all’articolo 13, comma 3, si dovrà provvedere con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. 2. Agli oneri derivanti dalle misure di accompagnamento di cui all’articolo 13, comma 3, pari a euro 400.000 per ciascuno degli anni 2005 e 2006, si provvede mediante utilizzo delle risorse dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 119, lettera a), della legge 24 agosto 2004, n. 239.” 2. Ai sensi dell’art. 18, comma 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013, nel presente decreto, ovunque ricorrano le parole: “attestato di certificazione energetica” sono sostituite dalle parole: “attestato di prestazione energetica”. 3. La parola “si” è stata inserita dall’art. 10, comma 1, D.L. 04.06.2013, n. 63 come modificato dall’allegato alla legge di conversione L.03.08.2013, n.90 (G.U. 03.08.2013, n.181), con decorrenza dal 04.08.2013.
Articolo 15 – Sanzioni Testo in vigore dal 4 agosto 2013 1. L’attestato di prestazione energetica di cui all’articolo 6, il rapporto di controllo tecnico di cui all’articolo 7, la relazione tecnica, l’asseverazione di conformità e l’attestato di qualificazione energetica di cui all’articolo 8, sono resi in forma di dichiarazione sostitiva di atto notorio ai sensi dell’articolo 47, del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445. 2. Le autorità competenti che ricevono i documenti di cui al comma 1 eseguono i controlli periodici e diffusi con le modalità di cui all’articolo 71 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, e applicano le sanzioni amministrative di cui ai commi da 3 a 6. Inoltre, qualora ricorrano le ipotesi di reato di cui all’articolo 76, del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, si applicano le sanzioni previste dal medesimo articolo. (3) 3. Il professionista qualificato che rilascia la relazione tecnica di cui all’articolo 8, compilata senza il rispetto degli schemi e delle modalità stabilite nel decreto di cui all’articolo 8, comma 1 e 1-bis, o un attestato di prestazione energetica degli edifici senza il rispetto dei criteri e delle metodologie di cui all’articolo 6, è punito con una sanzione amministrativa non inferiore a 700 euro e non superiore a 4.200 euro. L’ente locale e la regione o la provincai autonoma, che applicano le sanzioni secondo le rispettive competenze, danno comunicazione ai relativi ordini o collegi professionali per i provvedimenti disciplinari conseguenti. (4) 4. Il direttore dei lavori che omette di presentare al comune l’asseverazione di conformità delle opere e l’attestato di qualificazione energetica, di cui all’articolo 8, comma 2, prima del rilascio del certificato di agibilità, è punito con la sanzione amministrativa non inferiore a 1.000 euro e non superiore a 6.000 euro. Il comune che applica la sanzione deve darne comunicazione all’ordine o al collegio professionale competente per i provvedimenti disciplinari conseguenti. (5) 5. Il proprietario o il conduttore dell’unità immobiliare, l’amministratore del condominio, o l’eventuale terzo che se ne è assunta la responsabilità, qualora non provveda alle operazioni di controllo e manutenzione degli impianti di climatizzazione secondo quanto stabilito dall’articolo 7, comma 1, è punito con la sanzione amministrativa non inferiore a 500 euro e non superiore a 3.000 euro. 6. L’operatore incaricato del controllo e manutenzione, che non provvede a redigere e sottoscrivere il rapporto di
APPENDICE NORMATIVA
1. Il presente comma prima sostituito dall’art. 11, D.L. 04.06.2013, n. 63, con decorrenza dal 06.06.2013, è stato poi abrogato dall’art. 17, comma 1, lett. f), D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020. 2. Ai sensi dell’art. 18, comma 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013, nel presente decreto, ovunque ricorrano le parole: “attestato di certificazione energetica” sono sostituite dalle parole: “attestato di prestazione energetica”.
APPENDICE NORMATIVA
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controllo tecnico di cui all’articolo 7, comma 2, è punito con la sanzione amministrativa non inferiore a 1.000 euro e non superiore a 6.000 euro. L’ente locale, o la regione competente in materia di controlli, che applica la sanzione comunica alla camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di appartenenza per i provvedimenti disciplinari conseguenti. 7. In caso di violazione dell’obbligo di dotare di un attestato di prestazione energetica gli edifici di nuova costruzione e quelli sottoposti a ristrutturazioni importanti, come previsto dall’articolo 6, comma 1, il costruttore o il proprietario è punito con la sanzione amministrativa non inferiore a 3.000 euro e non superiore a 18.000 euro. 8. In caso di violazione dell’obbligo di dotare di un attestato di prestazione energetica gli edifici o le unità immobiliari nel caso di vendita, come previsto dall’articolo 6, comma 2, il proprietario è punito con la sanzione amministrativa non inferiore a 3.000 euro e non superiore a 18.000 euro. 9. In caso di violazione dell’obbligo di dotare di un attestato di prestazione energetica gli edifici o le unità immobiliari nel caso di nuovo contratto di locazione, come previsto dall’articolo 6, comma 2, il proprietario è punito con la sanzione amministrativa noninferiore a 300 euro e non superiore a 1.800 euro. 10. In caso di violazione dell’obbligo di riportare i parametri energetici nell’annuncio di offerta di vendita o locazione, come previsto dall’articolo 6, comma 8, il responsabile dell’annuncio è punito con la sanzione amministrativa non inferiore a 500 euro e non superiore a 3.000 euro. (1) (2) 1. Il presente articolo, prima modificato dall’art. 6 D.Lgs. 29.12.2006, n. 311 con decorrenza dal 02.02.2007, poi dall’art. 35 D.L. 25.06.2008, n.112 con decorrenza 22.08.2008, è stato da ultimo così sostituito dall’art. 12, D.L. 04.06.2013, n. 63, (G.U. 05.06.2013, n. 130), con decorrenza dal 06.06.2013. Si riporta di seguito il testo previgente: “1. Il professionista qualificato che rilascia la relazione di cui all’articolo 8 compilata senza il rispetto delle modalità stabilite nel decreto di cui all’articolo 8, comma 1, o un attestato di certificazione o qualificazione energetica senza il rispetto dei criteri e delle metodologie di cui all’articolo 4, comma 1, è punito con la sanzione amministrativa pari al 30 per cento della parcella calcolata secondo la vigente tariffa professionale. 2. Salvo che il fatto costituisca reato, il professionista qualificato che rilascia la relazione di cui all’articolo 8 o un attestato di certificazione o qualificazione energetica non veritieri, è punito con la sanzione amministrativa pari al 70 per cento della parcella calcolata secondo la vigente tariffa professionale; in questo caso l’autorità che applica la sanzione deve darne comunicazione all’ordine o al collegio professionale competente per i provvedimenti disciplinari conseguenti. 3. Il direttore dei lavori che omette di presentare al Comune l’asseverazione di conformità delle opere e dell’attestato di qualificazione energetica, di cui all’articolo 8, comma 2, contestualmente alla dichiarazione di fine lavori, è punito con la sanzione amministrativa pari al 50 per cento della parcella calcolata secondo vigente tariffa professionale; l’autorità che applica la sanzione deve darne comunicazione all’ordine o al collegio professionale competente per i provvedimenti disciplinari conseguenti. 4. Salvo che il fatto costituisca reato, il direttore dei lavori che presenta al comune la asseverazione di cui all’articolo 8, comma 2, nella quale attesta falsamente la correttezza dell’attestato di qualificazione energetica o la conformità delle opere realizzate rispetto al progetto o alla relazione tecnica di cui all’articolo 28 comma 1, della legge 9 gennaio 1991, n. 10, è punito con la sanzione amministrativa di 5000 euro. 5. Il proprietario o il conduttore dell’unità immobiliare, l’amministratore del condominio, o l’eventuale terzo che se ne è assunta la responsabilità, che non ottempera a quanto stabilito dell’articolo 7, comma 1, è punito con la sanzione amministrativa non inferiore a 500 euro e non superiore a 3.000 euro. 6. L’operatore incaricato del controllo e manutenzione, che non ottempera a quanto stabilito all’articolo 7, comma 2, è punito con la sanzione amministrativa non inferiore a 1.000 euro e non superiore a 6.000 euro. L’autorità che applica la sanzione deve darne comunicazione alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di appartenenza per i provvedimenti disciplinari conseguenti. 7. Il costruttore che non consegna al proprietario, contestualmente all’immobile, l’originale della certificazione energetica di cui all’articolo 6, comma 1, è punito con la sanzione amministrativa non inferiore a 5.000 euro e non superiore a 30.000 euro. [8. In caso di violazione dell’obbligo previsto dall’articolo 6, comma 3, il contratto è nullo. La nullità può essere fatta valere solo dal compratore.] [9. In caso di violazione dell’obbligo previsto dall’articolo 6, comma 4, il contratto è nullo. La nullità può essere fatta valere solo dall’acquirente.]”. 2. Ai sensi dell’art. 18, comma 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013, nel presente decreto, ovunque ricorrano le parole: “attestato di certificazione energetica” sono sostituite dalle parole: “attestato di prestazione energetica”. 3. Le parole “periodici e diffusi” sono state inserite dall’art. 12, comma 1, D.L. 04.06.2013, n. 63 come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 (G.U. 03.08.2013, n. 181), con decorrenza dal 04.08.2013.
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Articolo 16 – Abrogazioni e disposizioni finali Testo in vigore dal 4 agosto 2013 1. Sono abrogate le seguenti norme della legge 9 gennaio 1991, n. 10: a) l’articolo 4, commi 1, 2 e 4; l’articolo 28, commi 3 e 4; l’articolo 29; l’articolo 30; l’articolo 31, comma 2, l’articolo 33, commi 1 e 2; l’articolo 34, comma 3. (1) 1-bis. Il comma 2 dell’articolo 26 della legge 9 gennaio 1991, n. 10, è sostituito dal seguente: “2. Per gli interventi sugli edifici e sugli impianti volti al contenimento del consumo energetico ed all’utilizzazione delle fonti di energia di cui all’articolo 1, individuati attraverso un attestato di certificazione energetica o una diagnosi energetica realizzata da un tecnico abilitato, le pertinenti decisioni condominiali sono valide se adottate con la maggioranza semplice delle quote millesimali.”. (1) (3) 2. Il decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412 si applica, in quanto compatibile con il presente decreto legislativo, e può essere modificato o abrogato con i decreti di cui all’articolo 4. Di tale decreto sono abrogate le seguenti norme: a) l’articolo 5, commi 1, 2, 3 e 4; l’articolo 7, comma 7; l’articolo 8; l’articolo 11, commi 4, 12, 14, 15, 16, 18, 19, 20. (2) 3. È abrogato l’articolo 1 del decreto del Ministro dell’industria commercio e artigianato in data 6 agosto 1994, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 197 del 24 agosto 1994, recante recepimento delle norme UNI attuative del decreto del Presidente della Repubblica del 26 agosto 1993, n. 412 recante il regolamento per il contenimento dei consumi di energia degli impianti termici degli edifici, e rettifica del valore limite del fabbisogno energetico normalizzato. 4. Gli allegati, che costituiscono parte integrante del presente decreto, sono modificati con decreto del Ministro delle attività produttive, di concerto con i Ministri dell’ambiente e della tutela del territorio e delle infrastrutture e trasporti, sentita la Conferenza unificata, in conformità alle modifiche tecniche rese necessarie dal progresso ovvero a quelle introdotte a livello comunitario a norma dell’articolo 13 della legge 4 febbraio 2005, n. 11. 4-bis. Dalla data di entrata in vigore dei decreti di cui all’articolo 4, comma 1, è abrogato il decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59; (2) 1. Il presente comma ha così sostituito l’originale comma 1, in virtù dell’art. 7 D.Lgs. 29.12.2006, n. 311, con decorrenza dal 02.02.2007. Si riporta di seguito il testo previgente: “1. Sono abrogate le seguenti norme della legge 9 gennaio 1991, n. 10: a) l’articolo 4, commi 1 e 2; l’articolo 28, commi 3 e 4; l’articolo 29; l’articolo 30; l’articolo 33, commi 1 e 2; l’articolo 34, comma 3. 2. Sono abrogate le seguenti norme del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412: a) l’articolo 5, commi 1, 2 e 4; l’articolo 7, comma 7; l’articolo 8.”. (2) Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 7 D.Lgs. 29.12.2006, n. 311, con decorrenza dal 02.02.2007. Si riporta di seguito il testo previgente: “2. Sono abrogate le seguenti norme del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412: a) l’articolo 5, commi 1, 2 e 4; l’articolo 7, comma 7; l’articolo 8.”. 2. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 13, D.L. 06.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013. 3. Le parole: “attestato di certificazione energetica” contentute nel presente comma. sono state così sostituite dalle parole: “attestato di prestazione energetica” dall’art. 18, comma 3, D.L. 04.06.2013, n. 63, con decorrenza dal 06.06.2013.
Articolo 17 – Clausola di cedevolezza Testo in vigore dal 11 giugno 2020 1. In relazione a quanto disposto dall’articolo 117, quinto comma, della Costituzione, le disposizioni di cui al presente decreto si applicano alle regioni e alle province autonome che non abbiano ancora provveduto al recepimento della direttiva 2010/31/ UE, come modificata dalla direttiva 2018/844/UE, fino alla data di entrata in vigore della normativa di attuazione adottata da ciascuna regione e provincia autonoma. Nel dettare la normativa di attuazione le
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4. Le parole “o la provincia autonoma” sono state inserite dall’art. 12, comma 1, D.L. 04.06.2013, n. 63 come modificato dall’allegato alla legge di conversione L.03.08.2013, n.90 (G.U. 03.08.2013, n. 181), con decorrenza dal 04.08.2013. 5. Le parole “contestualmenete alla dichiarazione di fine lavori” sono state sostituite dalle parole “prima del rilascio del certificato di agibilità” dall’art. 12, comma 1, D.L. 04.06.2013, n. 63 come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 (G.U. 03.08.2013, n. 181), con decorrenza dal 04.08.2013.
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regioni e le province autonome sono tenute al rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento europeo e dei princìpi fondamentali desumibili dal presente decreto. Sono fatte salve, in ogni caso, le norme di attuazione delle regioni e delle province autonome che, alla data di entrata in vigore della normativa statale di attuazione, abbiano già provveduto al recepimento. (3) (1) (2) 1. Ai sensi dell’art. 18, comma 3, D.L. 04.06.2013, n. 63 con decorrenza dal 06.06.2013, nel presente decreto, ovunque ricorrano le parole: “attestato di certificazione energetica” sono sostituite dalle parole: “attestato di prestazione energetica”. 2. Il presente articolo è stato sostituito dall’art. 13-bis, D.L. 04.06.2013, n. 63 come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 03.08.2013, n. 90 (G.U. 03.08.2013, n.181), con decorrenza dal 04.08.2013. 3. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 14, D.Lgs. 10.06.2020, n. 48 con decorrenza dall’11.06.2020.
Allegati (omissis)
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Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19. [Decreto Cura Italia] Convertito in legge, con modifiche, dalla L. 24.04.2020, n. 27, con decorrenza dal 30.04.2020. Titolo V
Ulteriori disposizioni Articolo 103 – Sospensione dei termini nei procedimenti amministrativi ed effetti degli atti amministrativi in scadenza Testo in vigore dal 4 dicembre 2020 1. Ai fini del computo dei termini ordinatori o perentori, propedeutici, endoprocedimentali, finali ed esecutivi, relativi allo svolgimento di procedimenti amministrativi su istanza di parte o d’ufficio, pendenti alla data del 23 febbraio 2020 o iniziati successivamente a tale data, non si tiene conto del periodo compreso tra la medesima data e quella del 15 aprile 2020. Le pubbliche amministrazioni adottano ogni misura organizzativa idonea ad assicurare comunque la ragionevole durata e la celere conclusione dei procedimenti, con priorità per quelli da considerare urgenti, anche sulla base di motivate istanze degli interessati. Sono prorogati o differiti, per il tempo corrispondente, i termini di formazione della volontà conclusiva dell’amministrazione nelle forme del silenzio significativo previste dall’ordinamento. (1) 1-bis. Il periodo di sospensione di cui al comma 1 trova altresì applicazione in relazione ai termini relativi ai processi esecutivi e alle procedure concorsuali, nonché ai termini di notificazione dei processi verbali, di esecuzione del pagamento in misura ridotta, di svolgimento di attività difensiva e per la presentazione di ricorsi giurisdizionali. (2) 2. Tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, compresi i termini di inizio e di ultimazione dei lavori di cui all’articolo 15 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, in scadenza tra il 31 gennaio 2020 e la data della dichiarazione di cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19, conservano la loro validità per i novanta giorni successivi alla dichiarazione di cessazione dello stato di emergenza. La disposizione di cui al periodo precedente si applica anche alle segnalazioni certificate di inizio attività, alle segnalazioni certificate di agibilità, nonché alle autorizzazioni paesaggistiche e alle autorizzazioni ambientali comunque denominate. Il medesimo termine si applica anche al ritiro dei titoli abilitativi edilizi comunque denominati rilasciati fino alla dichiarazione di cessazione dello stato di emergenza. (3) 2-bis. Il termine di validità nonché i termini di inizio e fine lavori previsti dalle convenzioni di lottizzazione di cui all’articolo 28 della legge 17 agosto 1942, n. 1150, ovvero dagli accordi similari comunque denominati dalla legislazione regionale, nonché i termini dei relativi piani attuativi e di qualunque altro atto ad essi propedeutico, in scadenza tra il 31 gennaio 2020 e il 31 luglio 2020, sono prorogati di novanta giorni. La presente disposizione si applica anche ai diversi termini delle convenzioni di lottizzazione di cui all’articolo 28 della legge 17 agosto 1942, n. 1150, ovvero degli accordi similari comunque denominati dalla legislazione regionale nonché dei relativi piani attuativi che hanno usufruito della proroga di cui all’articolo 30, comma 3-bis, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98. (2) 2-ter. Nei contratti tra privati, in corso di validità dal 31 gennaio 2020 e fino al 31 luglio 2020, aventi ad oggetto l’esecuzione di lavori edili di qualsiasi natura, i termini di inizio e fine lavori si intendono prorogati per un periodo pari alla durata della proroga di cui al comma 2. In deroga ad ogni diversa previsione contrattuale, il committente è tenuto al pagamento dei lavori eseguiti sino alla data di sospensione dei lavori. (2) Comma 2-quater (omissis) Comma 2-quinquies (omissis) 2-sexies. Tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, di cui al comma 2, scaduti tra il 1° agosto 2020 e la data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, e che non sono stati rinnovati, si intendono validi e sono soggetti alla disciplina di cui al medesimo comma 2. (7) 3. Le disposizioni di cui ai commi precedenti non si applicano ai termini stabiliti da specifiche disposizioni del
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presente decreto e dei decreti-legge 23 febbraio 2020, n. 6, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2020, n. 13, e 25 marzo 2020, n. 19, nonché dei relativi decreti di attuazione. (4) Comma 4 (omissis). Comma 5 (omissis) Comma 6 (omissis) Comma 6-bis (omissis) (5) 1. Il termine del 15.04.2020, di cui al presente comma, prima prorogato all’11.05.2020 dall’art. 37, D.L. 08.04.2020, n. 23, convertito in legge dalla L. 05.06.2020, n. 40 con decorrenza dal 07.06.2020; ai sensi dell’art. 1, comma 2, della suddetta legge restano validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base degli articoli 17, 49, 53, 62, comma 7, e 70 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, è stato ulteriormente prorogato al 30.11.2020 dall’art. 41, comma 1, D.L. 19.05.2020, n. 34, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 17.07.2020, n. 77 con decorrenza dal 19.07.2020. 2. Il presente comma è stato inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 24.04.2020, n. 27, con decorrenza dal 30.04.2020. 3. Il presente comma prima sostituito dall’allegato alla legge di conversione, L. 24.04.2020, n. 27, con decorrenza dal 30.04.2020, è stato poi così modificato dall’art. 3-bis, comma 1, lett. a), D.L. 07.10.2020, n. 125 così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 27.11.2020, n. 159 con decorrenza dal 04.12.2020. 4. Il presente comma è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 24.04.2020, n. 27, con decorrenza dal 30.04.2020. 5. La partizione “Capo I” e la relativa rubrica del presente Titolo V sono state soppresse dall’allegato alla legge di conversione, L. 24.04.2020, n. 27, con decorrenza dal 30.04.2020. 6. Il presente comma è stato così modificato prima dall’allegato alla legge di conversione, L. 24.04.2020, n. 27, con decorrenza dal 30.04.2020, e poi dall’art. 17-bis, D.L. 19.05.2020, n. 34, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 17.07.2020, n. 77 con decorrenza dal 19.07.2020. 7. Il presente comma è stato inserito dall’art. 3-bis, comma 1, lett. b), D.L. 07.10.2020, n. 125 così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 27.11.2020, n. 159 con decorrenza dal 04.12.2020. 8. Ai sensi dell’art. 3-bis, comma 3, D.L. 07.10.2020, n. 125 così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 27.11.2020, n. 159 con decorrenza dal 04.12.2020, e poi modificato prima dall’art. 5, D.L. 14.01.2021, n. 2 con decorrenza dal 14.01.2021, convertito in legge dalla L. 12.03.2021, n. 29 con decorrenza dal 13.03.2021, poi dall’art. 2, comma 2, D.L. 30.04.2021, n. 56 con decorrenza dal 30.04.2021, poi ripristinato nel testo vigente antecedente l’ultima modifica a seguito dell’abrogazione del citato D.L. 56/2021 disposta dall’art. 1, comma 2, L. 17.06.2021, n. 87 con decorrenza dal 22.06.2021, ai sensi della quale restano validi gli atti ed i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base del suddetto decreto-legge, e della mancata conversione disposta con Comunicato pubblicato nella G.U. 30.06.2021, n. 154; e da ultimo modificato dall’art. 11-ter, comma 2, D.L. 22.04.2021, n. 52, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 17.06.2021, n. 87 con decorrenza dal 22.06.2021, i permessi di soggiorno e i titoli di cui al presente comma, compresi quelli aventi scadenza sino al 31 luglio 2021, conservano la loro validità fino alla medesima data. 9. Ai sensi dell’art. 13, comma 13, D.L. 31.12.2020, n. 183 con decorrenza dal 31.12.2020, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 26.02.2021, n. 21 con decorrenza dal 02.03.2021, la sospensione dell’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche ad uso non abitativo, prevista dal presente comma, è prorogata sino al 30 giugno 2021 limitatamente ai provvedimenti di rilascio adottati per mancato pagamento del canone alle scadenze e ai provvedimenti di rilascio conseguenti all’adozione, ai sensi dell’articolo 586, secondo comma, del codice di procedura civile, del decreto di trasferimento di immobili pignorati ed abitati dal debitore e dai suoi familiari. 10. Ai sensi dell’art. 40-quater, D.L. 22.03.2021, n. 41, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 21.05.2021, n. 69 con decorrenza dal 22.05.2021, la sospensione dell’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche ad uso non abitativo, prevista dal presente comma, limitatamente ai provvedimenti di rilascio adottati per mancato pagamento del canone alle scadenze e ai provvedimenti di rilascio conseguenti all’adozione, ai sensi dell’articolo 586, secondo comma, del codice di procedura civile, del decreto di trasferimento di immobili pignorati ed abitati dal debitore e dai suoi familiari, è prorogata: a) fino al 30 settembre 2021 per i provvedimenti di rilascio adottati dal 28 febbraio 2020 al 30 settembre 2020; b) fino al 31 dicembre 2021 per i provvedimenti di rilascio adottati dal 1° ottobre 2020 al 30 giugno 2021.
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Misure urgenti in materia di salute, Sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19. [decreto Rilancio] Convertito in legge, con modifiche, dalla L. 17.07.2020, n. 77 con decorrenza dal 19.07.2020. Titolo VI
Misure fiscali Articolo 119 – Incentivi per l’efficienza energetica, sisma bonus, fotovoltaico e colonnine di ricarica di veicoli elettrici Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. La detrazione di cui all’articolo 14 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, si applica nella misura del 110 per cento per le spese documentate e rimaste a carico del contribuente, sostenute dal 1° luglio 2020 fino al 30 giugno 2022, da ripartire tra gli aventi diritto in cinque quote annuali di pari importo e in quattro quote annuali di pari importo per la parte di spesa sostenuta nell’anno 2022, nei seguenti casi: (7) a) interventi di isolamento termico delle superfici opache verticali, orizzontali e inclinate che interessano l’involucro dell’edificio con un’incidenza superiore al 25 per cento della superficie disperdente lorda dell’edificio o dell’unità immobiliare situata all’interno di edifici plurifamiliari che sia funzionalmente indipendente e disponga di uno o più accessi autonomi dall’esterno. Gli interventi per la coibentazione del tetto rientrano nella disciplina agevolativa, senza limitare il concetto di superficie disperdente al solo locale sottotetto eventualmente esistente. La detrazione di cui alla presente lettera è calcolata su un ammontare complessivo delle spese non superiore a euro 50.000 per gli edifici unifamiliari o per le unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari che siano funzionalmente indipendenti e dispongano di uno o più accessi autonomi dall’esterno; a euro 40.000 moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio per gli edifici composti da due a otto unità immobiliari; a euro 30.000 moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio per gli edifici composti da più di otto unità immobiliari. I materiali isolanti utilizzati devono rispettare i criteri ambientali minimi di cui al decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare 11 ottobre 2017, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 259 del 6 novembre 2017; (8) b) interventi sulle parti comuni degli edifici per la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti centralizzati per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria, a condensazione, con efficienza almeno pari alla classe A di prodotto prevista dal regolamento delegato (UE) n. 811/2013 della Commissione, del 18 febbraio 2013, a pompa di calore, ivi compresi gli impianti ibridi o geotermici, anche abbinati all’installazione di impianti fotovoltaici di cui al comma 5 e relativi sistemi di accumulo di cui al comma 6, ovvero con impianti di microcogenerazione o a collettori solari, nonché, esclusivamente per i comuni montani non interessati dalle procedure europee di infrazione n. 2014/2147 del 10 luglio 2014 o n. 2015/2043 del 28 maggio 2015 per l’inottemperanza dell’Italia agli obblighi previsti dalla direttiva 2008/50/CE, l’allaccio a sistemi di teleriscaldamento efficiente, definiti ai sensi dell’articolo 2, comma 2, lettera tt), del decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102. La detrazione di cui alla presente lettera è calcolata su un ammontare complessivo delle spese non superiore a euro 20.000 moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio per gli edifici composti fino a otto unità immobiliari ovvero a euro 15.000 moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio per gli edifici composti da più di otto unità immobiliari ed è riconosciuta anche per le spese relative allo smaltimento e alla bonifica dell’impianto sostituito; c) interventi sugli edifici unifamiliari o sulle unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari che siano funzionalmente indipendenti e dispongano di uno o più accessi autonomi dall’esterno per la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria, a condensazione, con efficienza almeno pari alla classe A di prodotto prevista dal regolamento delegato (UE) n. 811/2013 della Commissione, del 18 febbraio 2013, a pompa di calore, ivi compresi gli impianti ibridi o geotermici, anche abbinati all’installazione di impianti fotovoltaici di cui al comma 5 e relativi sistemi di accumulo di cui al comma 6, ovvero con impianti di microcogenerazione, a collettori solari o, esclusivamente per le aree non
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metanizzate nei comuni non interessati dalle procedure europee di infrazione n. 2014/2147 del 10 luglio 2014 o n. 2015/2043 del 28 maggio 2015 per l’inottemperanza dell’Italia agli obblighi previsti dalla direttiva 2008/50/CE, con caldaie a biomassa aventi prestazioni emissive con i valori previsti almeno per la classe 5 stelle individuata ai sensi del regolamento di cui al decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare 7 novembre 2017, n. 186, nonché, esclusivamente per i comuni montani non interessati dalle procedure europee di infrazione n. 2014/2147 del 10 luglio 2014 o n. 2015/2043 del 28 maggio 2015 per l’inottemperanza dell’Italia agli obblighi previsti dalla direttiva 2008/50/CE, l’allaccio a sistemi di teleriscaldamento efficiente, definiti ai sensi dell’articolo 2, comma 2, lettera tt), del decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102. La detrazione di cui alla presente lettera è calcolata su un ammontare complessivo delle spese non superiore a euro 30.000 ed è riconosciuta anche per le spese relative allo smaltimento e alla bonifica dell’impianto sostituito. 1-bis. Ai fini del presente articolo, per “accesso autonomo dall’esterno” si intende un accesso indipendente, non comune ad altre unità immobiliari, chiuso da cancello o portone d’ingresso che consenta l’accesso dalla strada o da cortile o da giardino anche di proprietà non esclusiva. Un’unità immobiliare può ritenersi “funzionalmente indipendente” qualora sia dotata di almeno tre delle seguenti installazioni o manufatti di proprietà esclusiva: impianti per l’approvvigionamento idrico; impianti per il gas; impianti per l’energia elettrica; impianto di climatizzazione invernale. (4) 1-ter. Nei comuni dei territori colpiti da eventi sismici, l’incentivo di cui al comma 1 spetta per l’importo eccedente il contributo previsto per la ricostruzione. (6) 1-quater. Sono compresi fra gli edifici che accedono alle detrazioni di cui al presente articolo anche gli edifici privi di attestato di prestazione energetica perché sprovvisti di copertura, di uno o più muri perimetrali, o di entrambi, purché al termine degli interventi, che devono comprendere anche quelli di cui alla lettera a) del comma 1, anche in caso di demolizione e ricostruzione o di ricostruzione su sedime esistente, raggiungano una classe energetica in fascia A. (9) 2. L’aliquota prevista al comma 1, alinea, del presente articolo si applica anche a tutti gli altri interventi di efficienza energetica di cui all’articolo 14 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, nei limiti di spesa previsti, per ciascun intervento di efficienza energetica, dalla legislazione vigente, nonché agli interventi previsti dall’articolo 16-bis, comma 1, lettera e), del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, anche ove effettuati in favore di persone di età superiore a sessantacinque anni, a condizione che siano eseguiti congiuntamente ad almeno uno degli interventi di cui al citato comma 1. Qualora l’edificio sia sottoposto ad almeno uno dei vincoli previsti dal codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, o gli interventi di cui al citato comma 1 siano vietati da regolamenti edilizi, urbanistici e ambientali, la detrazione si applica a tutti gli interventi di cui al presente comma, anche se non eseguiti congiuntamente ad almeno uno degli interventi di cui al medesimo comma 1, fermi restando i requisiti di cui al comma 3. (10) 3. Ai fini dell’accesso alla detrazione, gli interventi di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo devono rispettare i requisiti minimi previsti dai decreti di cui al comma 3-ter dell’articolo 14 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, e, nel loro complesso, devono assicurare, anche congiuntamente agli interventi di cui ai commi 5 e 6 del presente articolo, il miglioramento di almeno due classi energetiche dell’edificio o delle unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari le quali siano funzionalmente indipendenti e dispongano di uno o più accessi autonomi dall’esterno, ovvero, se ciò non sia possibile, il conseguimento della classe energetica più alta, da dimostrare mediante l’attestato di prestazione energetica (APE), di cui all’articolo 6 del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, prima e dopo l’intervento, rilasciato da un tecnico abilitato nella forma della dichiarazione asseverata. Nel rispetto dei suddetti requisiti minimi, sono ammessi all’agevolazione, nei limiti stabiliti per gli interventi di cui ai citati commi 1 e 2, anche gli interventi di demolizione e ricostruzione di cui all’articolo 3, comma 1, lettera d), del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380. Gli interventi di dimensionamento del cappotto termico e del cordolo sismico non concorrono al conteggio della distanza e dell’altezza, in deroga alle distanze minime riportate all’articolo 873 del codice civile, per gli interventi di cui all’articolo 16-bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e al presente articolo. (20) 3-bis. Per gli interventi effettuati dai soggetti di cui al comma 9, lettera c), le disposizioni dei commi da 1 a 3 si applicano anche alle spese, documentate e rimaste a carico del contribuente, sostenute dal 1° gennaio 2022 al 30 giugno 2023. Per le spese sostenute dal 1° luglio 2022 la detrazione è ripartita in quattro quote annuali di pari importo. (15) 4. Per gli interventi di cui ai commi da 1-bis a 1-septies dell’articolo 16 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, l’aliquota delle detrazioni spettanti è elevata al 110 per cento per le spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022. Tale aliquota si applica anche agli interventi previsti dall’articolo 16-bis, comma 1, lettera e), del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, anche ove effettuati in favore di persone di età superiore a sessantacinque anni ed a condizione che siano eseguiti congiuntamente ad almeno uno degli interventi indicati nel primo periodo e che non siano già richiesti ai sensi del comma 2 della presente disposizione. Per la parte di spesa sostenuta nell’anno 2022, la detrazione è ripartita in quattro quote annuali di pari importo. Per gli interventi di cui al primo periodo, in caso di cessione del corrispondente credito ad un’impresa di assicurazione e di contestuale stipulazione di una polizza che copre il rischio di eventi
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calamitosi, la detrazione prevista nell’articolo 15, comma 1, lettera f-bis), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, spetta nella misura del 90 per cento. Le disposizioni del primo e del secondo periodo non si applicano agli edifici ubicati nella zona sismica 4 di cui all’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, pubblicata nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 105 dell’8 maggio 2003. (18) 4-bis. La detrazione spettante ai sensi del comma 4 del presente articolo è riconosciuta anche per la realizzazione di sistemi di monitoraggio strutturale continuo a fini antisismici, a condizione che sia eseguita congiuntamente a uno degli interventi di cui ai commi da 1-bis a 1-septies dell’articolo 16 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, nel rispetto dei limiti di spesa previsti dalla legislazione vigente per i medesimi interventi. 4-ter. I limiti delle spese ammesse alla fruizione degli incentivi fiscali eco bonus e sisma bonus di cui ai commi precedenti, sostenute entro il 30 giugno 2022, sono aumentati del 50 per cento per gli interventi di ricostruzione riguardanti i fabbricati danneggiati dal sisma nei comuni di cui agli elenchi allegati al decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229, e di cui al decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, nonché nei comuni interessati da tutti gli eventi sismici verificatisi dopo l’anno 2008 dove sia stato dichiarato lo stato di emergenza. In tal caso, gli incentivi sono alternativi al contributo per la ricostruzione e sono fruibili per tutte le spese necessarie al ripristino dei fabbricati danneggiati, comprese le case diverse dalla prima abitazione, con esclusione degli immobili destinati alle attività produttive. (11) 4-quater. Nei comuni dei territori colpiti da eventi sismici verificatisi a far data dal 1° aprile 2009 dove sia stato dichiarato lo stato di emergenza, gli incentivi di cui al comma 4 spettano per l’importo eccedente il contributo previsto per la ricostruzione. (9) 5. Per l’installazione di impianti solari fotovoltaici connessi alla rete elettrica su edifici ai sensi dell’articolo 1, comma 1, lettere a), b), c) e d), del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, ovvero di impianti solari fotovoltaici su strutture pertinenziali agli edifici, la detrazione di cui all’articolo 16-bis, comma 1, del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, spetta, per le spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021, nella misura del 110 per cento, fino ad un ammontare complessivo delle stesse spese non superiore a euro 48.000 e comunque nel limite di spesa di euro 2.400 per ogni kW di potenza nominale dell’impianto solare fotovoltaico, da ripartire tra gli aventi diritto in cinque quote annuali di pari importo e in quattro quote annuali di pari importo per la parte di spesa sostenuta nell’anno 2022, sempreché l’installazione degli impianti sia eseguita congiuntamente ad uno degli interventi di cui ai commi 1 o 4 del presente articolo. In caso di interventi di cui all’articolo 3, comma 1, lettere d), e) e f), del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, il predetto limite di spesa è ridotto ad euro 1.600 per ogni kW di potenza nominale. (10) 5-bis. Le violazioni meramente formali che non arrecano pregiudizio all’esercizio delle azioni di controllo non comportano la decadenza delle agevolazioni fiscali limitatamente alla irregolarità od omissione riscontrata. Nel caso in cui le violazioni riscontrate nell’ambito dei controlli da parte delle autorità competenti siano rilevanti ai fini dell’erogazione degli incentivi, la decadenza dal beneficio si applica limitatamente al singolo intervento oggetto di irregolarità od omissione. (21) 6. La detrazione di cui al comma 5 è riconosciuta anche per l’installazione contestuale o successiva di sistemi di accumulo integrati negli impianti solari fotovoltaici agevolati con la detrazione di cui al medesimo comma 5, alle stesse condizioni, negli stessi limiti di importo e ammontare complessivo e comunque nel limite di spesa di euro 1.000 per ogni kWh di capacità di accumulo del sistema di accumulo. 7. La detrazione di cui ai commi 5 e 6 del presente articolo è subordinata alla cessione in favore del Gestore dei servizi energetici (GSE), con le modalità di cui all’articolo 13, comma 3, del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, dell’energia non autoconsumata in sito ovvero non condivisa per l’autoconsumo, ai sensi dell’articolo 42-bis del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, e non è cumulabile con altri incentivi pubblici o altre forme di agevolazione di qualsiasi natura previste dalla normativa europea, nazionale e regionale, compresi i fondi di garanzia e di rotazione di cui all’articolo 11, comma 4, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, e gli incentivi per lo scambio sul posto di cui all’articolo 25-bis del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 116. Con il decreto di cui al comma 9 del citato articolo 42-bis del decreto-legge n. 162 del 2019, il Ministro dello sviluppo economico individua i limiti e le modalità relativi all’utilizzo e alla valorizzazione dell’energia condivisa prodotta da impianti incentivati ai sensi del presente comma. 8. Per le spese documentate e rimaste a carico del contribuente, sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022, per gli interventi di installazione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici di cui all’articolo 16-ter del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, la detrazione è riconosciuta nella misura del 110 per cento, da ripartire tra gli aventi diritto in cinque quote annuali di pari importo e in quattro quote annuali di pari importo per la parte di spesa sostenuta nell’anno 2022, sempreché l’installazione sia eseguita congiuntamente a uno degli interventi di cui al comma 1 del presente articolo e comunque nel rispetto dei seguenti limiti di spesa, fatti salvi gli interventi in corso di esecuzione: euro 2.000 per gli edifici unifamiliari o per le unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari che siano funzionalmente indipendenti e dispongano di uno o più accessi autonomi dall’esterno secondo la definizione di cui al comma 1-bis del presente articolo; euro
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1.500 per gli edifici plurifamiliari o i condomìni che installino un numero massimo di otto colonnine; euro 1.200 per gli edifici plurifamiliari o i condomìni che installino un numero superiore a otto colonnine. L’agevolazione si intende riferita a una sola colonnina di ricarica per unità immobiliare. (12) 8-bis. Per gli interventi effettuati dalle persone fisiche di cui al comma 9, lettera a), per i quali alla data del 30 giugno 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 60 per cento dell’intervento complessivo, la detrazione del 110 per cento spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022. Per gli interventi effettuati dai condomini di cui al comma 9, lettera a), la detrazione del 110 per cento spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022. Per gli interventi effettuati dai soggetti di cui al comma 9, lettera c), per i quali alla data del 30 giugno 2023 siano stati effettuati lavori per almeno il 60 per cento dell’intervento complessivo, la detrazione del 110 per cento spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2023. (16) 9. Le disposizioni contenute nei commi da 1 a 8 si applicano agli interventi effettuati: a) dai condomini e dalle persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arte o professione, con riferimento agli interventi su edifici composti da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate, anche se posseduti da un unico proprietario o in comproprietà da più persone fisiche; (8) b) dalle persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arti e professioni, su unità immobiliari, salvo quanto previsto al comma 10; c) dagli istituti autonomi case popolari (IACP) comunque denominati nonché dagli enti aventi le stesse finalità sociali dei predetti istituti, istituiti nella forma di società che rispondono ai requisiti della legislazione europea in materia di “in house providing” per interventi realizzati su immobili, di loro proprietà ovvero gestiti per conto dei comuni, adibiti ad edilizia residenziale pubblica; d) dalle cooperative di abitazione a proprietà indivisa, per interventi realizzati su immobili dalle stesse posseduti e assegnati in godimento ai propri soci; d-bis) dalle organizzazioni non lucrative di utilità sociale di cui all’articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, dalle organizzazioni di volontariato iscritte nei registri di cui all’articolo 6 della legge 11 agosto 1991, n. 266, e dalle associazioni di promozione sociale iscritte nel registro nazionale e nei registri regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano previsti dall’articolo 7 della legge 7 dicembre 2000, n. 383; e) dalle associazioni e società sportive dilettantistiche iscritte nel registro istituito ai sensi dell’articolo 5, comma 2, lettera c), del decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, limitatamente ai lavori destinati ai soli immobili o parti di immobili adibiti a spogliatoi. 9-bis. Le deliberazioni dell’assemblea del condominio aventi per oggetto l’approvazione degli interventi di cui al presente articolo e degli eventuali finanziamenti finalizzati agli stessi, nonché l’adesione all’opzione per la cessione o per lo sconto di cui all’articolo 121, sono valide se approvate con un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno un terzo del valore dell’edificio. Le deliberazioni dell’assemblea del condominio, aventi per oggetto l’imputazione a uno o più condomini dell’intera spesa riferita all’intervento deliberato, sono valide se approvate con le stesse modalità di cui al periodo precedente e a condizione che i condomini ai quali sono imputate le spese esprimano parere favorevole. (2) 9-ter. L’imposta sul valore aggiunto non detraibile, anche parzialmente, ai sensi degli articoli 19, 19-bis, 19-bis.1 e 36-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, dovuta sulle spese rilevanti ai fini degli incentivi previsti dal presente articolo, si considera nel calcolo dell’ammontare complessivo ammesso al beneficio, indipendentemente dalla modalità di rilevazione contabile adottata dal contribuente. (17) 10. Le persone fisiche di cui al comma 9, lettere a) e b), possono beneficiare delle detrazioni di cui ai commi da 1 a 3 per gli interventi realizzati sul numero massimo di due unità immobiliari, fermo restando il riconoscimento delle detrazioni per gli interventi effettuati sulle parti comuni dell’edificio. (10) 10-bis. Il limite di spesa ammesso alle detrazioni di cui al presente articolo, previsto per le singole unità immobiliari, è moltiplicato per il rapporto tra la superficie complessiva dell’immobile oggetto degli interventi di incremento dell’efficienza energetica, di miglioramento o di adeguamento antisismico previsti ai commi 1, 2, 3, 3-bis, 4, 4-bis, 5, 6, 7 e 8, e la superficie media di una unità abitativa immobiliare, come ricavabile dal Rapporto Immobiliare pubblicato dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate ai sensi dell’articolo 120-sexiesdecies del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, per i soggetti di cui al comma 9, lettera d-bis), che siano in possesso dei seguenti requisiti: a) svolgano attività di prestazione di servizi socio-sanitari e assistenziali, e i cui membri del Consiglio di Amministrazione non percepiscano alcun compenso o indennità di carica; b) siano in possesso di immobili rientranti nelle categorie catastali B/1, B/2 e D/4, a titolo di proprietà, nuda proprietà, usufrutto o comodato d’uso gratuito. Il titolo di comodato d’uso gratuito è idoneo all’accesso alle detrazioni di cui al presente articolo, a condizione che il contratto sia regolarmente registrato in data certa anteriore alla data di entrata in vigore della presente disposizione. (19) 10-ter. Nel caso di acquisto di immobili sottoposti ad uno o più interventi di cui al comma 1, lettere a), b) e c), il termine per stabilire la residenza di cui alla lettera a) della nota II-bis) all’articolo 1 della tariffa, parte prima, allegata al testo unico delle disposizioni concernenti l’imposta di registro, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, è di trenta mesi dalla data di stipulazione dell’atto di compravendita. (21) 10-quater. Al primo periodo del comma 1-septies dell’articolo 16 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito,
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con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, le parole: “entro diciotto mesi” sono sostituite dalle seguenti: “entro trenta mesi”. (21) 11. Ai fini dell’opzione per la cessione o per lo sconto di cui all’articolo 121, il contribuente richiede il visto di conformità dei dati relativi alla documentazione che attesta la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d’imposta per gli interventi di cui al presente articolo. Il visto di conformità è rilasciato ai sensi dell’articolo 35 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, dai soggetti indicati alle lettere a) e b) del comma 3 dell’articolo 3 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322, e dai responsabili dell’assistenza fiscale dei centri costituiti dai soggetti di cui all’articolo 32 del citato decreto legislativo n. 241 del 1997. 12. I dati relativi all’opzione sono comunicati esclusivamente in via telematica, anche avvalendosi dei soggetti che rilasciano il visto di conformità di cui al comma 11, secondo quanto disposto con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate, che definisce anche le modalità attuative del presente articolo, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. 13. Ai fini della detrazione del 110 per cento di cui al presente articolo e dell’opzione per la cessione o per lo sconto di cui all’articolo 121: a) per gli interventi di cui ai commi 1, 2 e 3 del presente articolo, i tecnici abilitati asseverano il rispetto dei requisiti previsti dai decreti di cui al comma 3-ter dell’articolo 14 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, e la corrispondente congruità delle spese sostenute in relazione agli interventi agevolati. Una copia dell’asseverazione è trasmessa, esclusivamente per via telematica, all’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA). Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono stabilite le modalità di trasmissione della suddetta asseverazione e le relative modalità attuative; b) per gli interventi di cui al comma 4, l’efficacia degli stessi al fine della riduzione del rischio sismico è asseverata dai professionisti incaricati della progettazione strutturale, della direzione dei lavori delle strutture e del collaudo statico, secondo le rispettive competenze professionali, iscritti agli ordini o ai collegi professionali di appartenenza, in base alle disposizioni del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti n. 58 del 28 febbraio 2017. I professionisti incaricati attestano altresì la corrispondente congruità delle spese sostenute in relazione agli interventi agevolati. Il soggetto che rilascia il visto di conformità di cui al comma 11 verifica la presenza delle asseverazioni e delle attestazioni rilasciate dai professionisti incaricati. 13-bis. L’asseverazione di cui al comma 13, lettere a) e b), del presente articolo è rilasciata al termine dei lavori o per ogni stato di avanzamento dei lavori sulla base delle condizioni e nei limiti di cui all’articolo 121. L’asseverazione rilasciata dal tecnico abilitato attesta i requisiti tecnici sulla base del progetto e dell’effettiva realizzazione. Ai fini dell’asseverazione della congruità delle spese si fa riferimento ai prezzari individuati dal decreto di cui al comma 13, lettera a). Nelle more dell’adozione del predetto decreto, la congruità delle spese è determinata facendo riferimento ai prezzi riportati nei prezzari predisposti dalle regioni e dalle province autonome, ai listini ufficiali o ai listini delle locali camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura ovvero, in difetto, ai prezzi correnti di mercato in base al luogo di effettuazione degli interventi. 13-ter. Gli interventi di cui al presente articolo, anche qualora riguardino le parti strutturali degli edifici o i prospetti, con esclusione di quelli comportanti la demolizione e la ricostruzione degli edifici, costituiscono manutenzione straordinaria e sono realizzabili mediante comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA). Nella CILA sono attestati gli estremi del titolo abilitativo che ha previsto la costruzione dell’immobile oggetto d’intervento o del provvedimento che ne ha consentito la legittimazione ovvero è attestato che la costruzione è stata completata in data antecedente al 1° settembre 1967. La presentazione della CILA non richiede l’attestazione dello stato legittimo di cui all’articolo 9-bis, comma 1-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380. Per gli interventi di cui al presente comma, la decadenza del beneficio fiscale previsto dall’articolo 49 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 opera esclusivamente nei seguenti casi: a) mancata presentazione della CILA; b) interventi realizzati in difformità dalla CILA; c) assenza dell’attestazione dei dati di cui al secondo periodo; d) non corrispondenza al vero delle attestazioni ai sensi del comma 14. (5) 13-quater. Fermo restando quanto previsto al comma 13-ter, resta impregiudicata ogni valutazione circa la legittimità dell’immobile oggetto di intervento. (19) 13-quinquies. In caso di opere già classificate come attività di edilizia libera ai sensi dell’articolo 6 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 2 marzo 2018, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 81 del 7 aprile 2018, o della normativa regionale, nella CILA è richiesta la sola descrizione dell’intervento. In caso di varianti in corso d’opera, queste sono comunicate alla fine dei lavori e costituiscono integrazione della CILA presentata. Non è richiesta, alla conclusione dei lavori, la segnalazione certificata di inizio attività di cui all’articolo 24 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380. (21) 14. Ferma restando l’applicazione delle sanzioni penali ove il fatto costituisca reato, ai soggetti che rilasciano attestazioni e asseverazioni infedeli si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 2.000 a euro 15.000 per ciascuna attestazione o asseverazione infedele resa. I soggetti di cui al primo periodo stipulano una polizza di
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assicurazione della responsabilità civile, con massimale adeguato al numero delle attestazioni o asseverazioni rilasciate e agli importi degli interventi oggetto delle predette attestazioni o asseverazioni e, comunque, non inferiore a 500.000 euro, al fine di garantire ai propri clienti e al bilancio dello Stato il risarcimento dei danni eventualmente provocati dall’attività prestata. L’obbligo di sottoscrizione della polizza si considera rispettato qualora i soggetti che rilasciano attestazioni e asseverazioni abbiano già sottoscritto una polizza assicurativa per danni derivanti da attività professionale ai sensi dell’articolo 5 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 agosto 2012, n. 137, purché questa: a) non preveda esclusioni relative ad attività di asseverazione; b) preveda un massimale non inferiore a 500.000 euro, specifico per il rischio di asseverazione di cui al presente comma, da integrare a cura del professionista ove si renda necessario; c) garantisca, se in operatività di claims made, un’ultrattività pari ad almeno cinque anni in caso di cessazione di attività e una retroattività pari anch’essa ad almeno cinque anni a garanzia di asseverazioni effettuate negli anni precedenti. In alternativa il professionista può optare per una polizza dedicata alle attività di cui al presente articolo con un massimale adeguato al numero delle attestazioni o asseverazioni rilasciate e agli importi degli interventi oggetto delle predette attestazioni o asseverazioni e, comunque, non inferiore a 500.000 euro, senza interferenze con la polizza di responsabilità civile di cui alla lettera a). La non veridicità delle attestazioni o asseverazioni comporta la decadenza dal beneficio. Si applicano le disposizioni della legge 24 novembre 1981, n. 689. L’organo addetto al controllo sull’osservanza della presente disposizione ai sensi dell’articolo 14 della legge 24 novembre 1981, n. 689, è individuato nel Ministero dello sviluppo economico. (10) 14-bis. Per gli interventi di cui al presente articolo, nel cartello esposto presso il cantiere, in un luogo ben visibile e accessibile, deve essere indicata anche la seguente dicitura: “Accesso agli incentivi statali previsti dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, superbonus 110 per cento per interventi di efficienza energetica o interventi antisismici”. (9) 15. Rientrano tra le spese detraibili per gli interventi di cui al presente articolo quelle sostenute per il rilascio delle attestazioni e delle asseverazioni di cui ai commi 3 e 13 e del visto di conformità di cui al comma 11. 15-bis. Le disposizioni del presente articolo non si applicano alle unità immobiliari appartenenti alle categorie catastali A/1, A/8, nonché alla categoria catastale A/9 per le unità immobiliari non aperte al pubblico. (3) 16. Al fine di semplificare l’attuazione delle norme in materia di interventi di efficienza energetica e di coordinare le stesse con le disposizioni dei commi da 1 e 3 del presente articolo, all’articolo 14 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, sono apportate le seguenti modificazioni, con efficacia dal 1° gennaio 2020: a) il secondo, il terzo e il quarto periodo del comma 1 sono soppressi; b) dopo il comma 2 è inserito il seguente: “2.1. La detrazione di cui ai commi 1 e 2 è ridotta al 50 per cento per le spese, sostenute dal 1° gennaio 2018, relative agli interventi di acquisto e posa in opera di finestre comprensive di infissi, di schermature solari e di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione con efficienza almeno pari alla classe A di prodotto prevista dal regolamento delegato (UE) n. 811/2013 della Commissione, del 18 febbraio 2013. Sono esclusi dalla detrazione di cui al presente articolo gli interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione con efficienza inferiore alla classe di cui al periodo precedente. La detrazione si applica nella misura del 65 per cento per gli interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione, di efficienza almeno pari alla classe A di prodotto prevista dal citato regolamento delegato (UE) n. 811/2013, e contestuale installazione di sistemi di termoregolazione evoluti, appartenenti alle classi V, VI oppure VIII della comunicazione 2014/C 207/02 della Commissione, o con impianti dotati di apparecchi ibridi, costituiti da pompa di calore integrata con caldaia a condensazione, assemblati in fabbrica ed espressamente concepiti dal fabbricante per funzionare in abbinamento tra loro, o per le spese sostenute per l’acquisto e la posa in opera di generatori d’aria calda a condensazione”. 16-bis. L’esercizio di impianti fino a 200 kW da parte di comunità energetiche rinnovabili costituite in forma di enti non commerciali o da parte di condomìni che aderiscono alle configurazioni di cui all’articolo 42-bis del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, non costituisce svolgimento di attività commerciale abituale. La detrazione prevista dall’articolo 16-bis, comma 1, lettera h), del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, per gli impianti a fonte rinnovabile gestiti da soggetti che aderiscono alle configurazioni di cui al citato articolo 42-bis del decreto-legge n. 162 del 2019 si applica fino alla soglia di 200 kW e per un ammontare complessivo di spesa non superiore a euro 96.000. 16-ter. Le disposizioni del comma 5 si applicano all’installazione degli impianti di cui al comma 16-bis. L’aliquota di cui al medesimo comma 5 si applica alla quota di spesa corrispondente alla potenza massima di 20 kW e per la quota di spesa corrispondente alla potenza eccedente 20 kW spetta la detrazione stabilita dall’articolo 16-bis, comma 1, lettera h), del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, nel limite massimo di spesa complessivo di euro 96.000 riferito all’intero impianto. 16-quater. Agli oneri derivanti dall’attuazione del presente articolo, valutati in 63,6 milioni di euro per l’anno 2020, in 1.294,3 milioni di euro per l’anno 2021, in 3.309,1 milioni di euro per l’anno 2022, in 2.935 milioni di euro per l’anno 2023, in 2.755,6 milioni di euro per l’anno 2024, in 2.752,8 milioni di euro per l’anno 2025, in 1.357,4 milioni di euro per l’anno 2026, in 27,6 milioni di euro per l’anno 2027, in 11,9 milioni di euro per l’anno 2031 e in 48,6 milioni di euro per l’anno 2032, si provvede ai sensi dell’articolo 265. (1) (13) (14)
Decreto legge 19 maggio 2020 n. 34
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1. Il presente articolo è stato così sostituito dall’allegato alla legge di conversione, L. 17.07.2020, n. 77 con decorrenza dal 19.07.2020. 2. Il presente comma inserito dall’art. 63, D.L. 14.08.2020, n. 104 con decorrenza dal 15.08.2020, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 13.10.2020, n. 126 con decorrenza dal 14.10.2020, è stato così modificato dall’art. 1, comma 66, L. 30.12.2020, n. 178 con decorrenza dal 01.01.2021 ed efficacia indicata all’art. 1, comma 74, della medesima legge modificante. 3. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 80, comma 6, D.L. 14.08.2020, n. 104 con decorrenza dal 15.08.2020, convertito in legge dalla L. 13.10.2020, n. 126 con decorrenza dal 14.10.2020. 4. Il presente comma inserito dall’art. 51, comma 3-quater, D.L. 14.08.2020, n. 104, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 13.10.2020, n. 126 con decorrenza dal 14.10.2020, è stato così modificato dall’art. 1, comma 66, L. 30.12.2020, n. 178 con decorrenza dal 01.01.2021 ed efficacia indicata all’art. 1, comma 74, della medesima legge modificante. 5. Il presente comma inserito dall’art. 51, comma 3-quinquies, D.L. 14.08.2020, n. 104, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 13.10.2020, n. 126 con decorrenza dal 14.10.2020, così come corretto con errata-corrige pubblicata nella G.U. 22.10.2020, n. 262, è stato poi così sostituito dall’art. 33, comma 1, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 6. Il presente comma è stato inserito dall’art. 57-bis, D.L. 14.08.2020, n. 104, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 13.10.2020, n. 126 con decorrenza dal 14.10.2020, così come rettificato con comunicato pubblicato nella G.U. 22.10.2020, n. 262. 7. Il presente alinea è stato così modificato dall’art. 1, comma 66, L. 30.12.2020, n. 178 con decorrenza dal 01.01.2021 ed efficacia indicata all’art. 1, comma 74, della medesima legge modificante. 8. La presente lettera è stata così modificata dall’art. 1, comma 66, L. 30.12.2020, n. 178 con decorrenza dal 01.01.2021 ed efficacia indicata all’art. 1, comma 74, della medesima legge modificante. 9. Il presente comma è stato inserito dall’art. 1, comma 66, L. 30.12.2020, n. 178 con decorrenza dal 01.01.2021 ed efficacia indicata all’art. 1, comma 74, della medesima legge modificante. 10. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 1, comma 66, L. 30.12.2020, n. 178 con decorrenza dal 01.01.2021 ed efficacia indicata all’art. 1, comma 74, della medesima legge modificante. 11. Il presente comma inserito dall’art. 57-bis, D.L. 14.08.2020, n. 104, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 13.10.2020, n. 126 con decorrenza dal 14.10.2020, così come rettificato con comunicato pubblicato nella G.U. 22.10.2020, n. 262, è stato così modificato dall’art. 1, comma 66, L. 30.12.2020, n. 178 con decorrenza dal 01.01.2021 ed efficacia indicata all’art. 1, comma 74, della medesima legge modificante. 12. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 1, comma 66, L. 30.12.2020, n. 178 con decorrenza dal 01.01.2021 ed efficacia indicata all’art. 1, comma 74, della medesima legge modificante. 13. Ai sensi dell’art. 1, comma 72, L. 30.12.2020, n. 178 con decorrenza dal 01.01.2021 ed efficacia indicata all’art. 1, comma 74, della medesima legge modificante, gli oneri di cui al presente articolo, sono rideterminati, anche per effetto dei minori oneri connessi alla parziale applicazione, nell’anno 2020, del medesimo articolo 119, in 893,7 milioni di euro per l’anno 2021, in 3.099,9 milioni di euro per l’anno 2022, in 4.590,4 milioni di euro per l’anno 2023, in 4.224,5 milioni di euro per l’anno 2024, in 4.128,9 milioni di euro per l’anno 2025, in 3.361,1 milioni di euro per l’anno 2026 e in 37,78 milioni di euro per l’anno 2033. 14. Ai sensi dell’art. 6, comma 5, Ord. 23.12.2020, n. 111 (G.U. 12.02.2021, n. 36) con riferimento agli interventi edilizi su edifici con danni lievi, per i quali si intende fruire degli incentivi fiscali di cui ai commi 1, 2, 4-bis, 5, 6 e 8 del presente articolo, il termine di esecuzione dei lavori è ulteriormente prorogato di sei mesi; in caso di interventi edilizi su edifici con danni lievi che comportano lavorazioni finalizzate al miglioramento sismico dell’edificio che rientrino nelle previsioni di cui al comma 4, del presente articolo, il medesimo termine è equiparato a quello previsto per gli interventi sugli edifici con danni gravi, fermi restando i termini individuati dalla vigente normativa fiscale. 15. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 1, comma 66, L. 30.12.2020, n. 178 con decorrenza dal 01.01.2021 ed efficacia indicata all’art. 1, comma 74, della medesima legge modificante, e poi dall’art. 1, comma 3, D.L. 06.05.2021, n. 59 con decorrenza dal 08.05.2021, convertito in legge dalla L. 01.07.2021, n. 101 con decorrenza dal 07.07.2021. 16. Il presente comma inserito dall’art. 1, comma 66, L. 30.12.2020, n. 178 con decorrenza dal 01.01.2021 ed efficacia indicata all’art. 1, comma 74, della medesima legge modificante, è stato poi così sostituito dall’art. 1, comma 3, D.L. 06.05.2021, n. 59 con decorrenza dal 08.05.2021, convertito in legge dalla L. 01.07.2021, n. 101 con decorrenza dal 07.07.2021. 17. Il presente comma è stato inserito dall’art. 6-bis, D.L. 22.03.2021, n. 41, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 21.05.2021, n. 69 con decorrenza dal 22.05.2021. 18. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 1, comma 66, L. 30.12.2020, n. 178 con de-
315
APPENDICE NORMATIVA
316
Decreto legge 19 maggio 2020 n. 34 correnza dal 01.01.2021 ed efficacia indicata all’art. 1, comma 74, della medesima legge modificante, e poi dall’art. 33, comma 1, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, convertito in legge dalla L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 19. Il presente comma è stato inserito dall’art. 33, comma 1, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 20. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 33-bis, D.L. 31.05.2021, n. 77, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 21. Il presente comma è stato inserito dall’art. 33-bis, D.L. 31.05.2021, n. 77, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Decreto legislativo 10 giugno 2020 n. 48
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Attuazione della direttiva (UE) 2018/844 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia e la direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica. Preambolo Testo in vigore dal 11 giugno 2020 IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Visti gli articoli 76 e 87 della Costituzione; Vista la legge 4 ottobre 2019, n. 117, recante delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea- Legge di delegazione europea 2018, e in particolare l’articolo 23; Vista la direttiva (UE) 2018/844 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, che modifica la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia e la direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica; Visto il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 74, recante regolamento recante definizione dei criteri generali in materia di esercizio, conduzione, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici e per la preparazione dell’acqua calda per usi igienici sanitari, a norma dell’articolo 4, comma 1, lettere a) e c), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192; Visto il decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, recante disposizioni urgenti per il recepimento della direttiva 2010/31/ UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell’edilizia per la definizione delle procedure d’infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, recante Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia; Visto l’articolo 1 della legge 24 aprile 2020, n. 27, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, e in particolare il comma 3, il quale dispone che i termini per l’adozione di decreti legislativi con scadenza tra il 10 febbraio 2020 e il 31 agosto 2020, che non siano scaduti alla data di entrata in vigore della legge, sono prorogati di tre mesi, decorrenti dalla data di scadenza di ciascuno di essi; Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 29 gennaio 2020; Acquisito il parere della Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, reso nella seduta del 12 marzo 2020; Acquisito il parere delle competenti Commissioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 9 giugno 2020; Sulla proposta del Ministro per gli affari europei e del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della giustizia, dell’economia e delle finanze, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare; EMANA il seguente decreto legislativo:
I Capo I
Finalità e modifiche al decreto legislativo 19 agosto 2005 n. 192
Articolo 1 – Finalità e modifiche al titolo del decreto legislativo n. 192 del 2005 Testo in vigore dal 11 giugno 2020 1. Il presente decreto attua la direttiva (UE) 2018/844 e promuove il miglioramento della prestazione energetica degli edifici, tenendo conto delle condizioni locali e climatiche esterne, nonché delle prescrizioni relative al clima degli ambienti interni e all’efficacia sotto il profilo dei costi delle azioni previste, ottimizzando il rapporto tra oneri e benefici per la collettività.
APPENDICE NORMATIVA
Decreto legislativo 10 giugno 2020 n. 48
APPENDICE NORMATIVA
318
Decreto legislativo 10 giugno 2020 n. 48
2. Il titolo del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, è sostituito dal seguente: “Attuazione della direttiva (UE) 2018/844, che modifica la direttiva 2010/31/ UE sulla prestazione energetica nell’edilizia e la direttiva 2012/27/ UE sull’efficienza energetica, della direttiva 2010/31/UE, sulla prestazione energetica nell’edilizia, e della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia”. Articoli 2 – 4 (omissis)
Articolo 5 – Introduzione dell’articolo 3-bis del decreto legislativo n. 192 del 2005. Strategia di ristrutturazione a lungo termine Testo in vigore dal 11 giugno 2020 1. Al decreto legislativo 19 agosto 2005 n. 192, dopo l’articolo 3 è inserito il seguente: “Articolo 3-bis (Strategia di ristrutturazione a lungo termine). - 1. Su proposta del Ministro dello sviluppo economico, acquisito il parere della Conferenza unificata, è adottata, entro trenta giorni dall’entrata in vigore della presente disposizione, la strategia di lungo termine per sostenere la ristrutturazione del parco nazionale di edifici residenziali e non residenziali, sia pubblici che privati, al fine di ottenere un parco immobiliare decarbonizzato e ad alta efficienza energetica entro il 2050, facilitando la trasformazione, efficace in termini di costi, degli edifici esistenti in edifici a energia quasi zero. La strategia di ristrutturazione a lungo termine è recepita nel Piano nazionale integrato per l’energia e il clima e comprende: a) una ricognizione del parco immobiliare nazionale fondata, se del caso, su campionamenti statistici e sulla quota di edifici ristrutturati prevista nel 2020; b) l’individuazione di approcci alla ristrutturazione efficace in termini di costi in base al tipo di edificio e alla zona climatica, tenendo conto, ove possibile, dei momenti più opportuni, nel ciclo di vita degli edifici, per la realizzazione di interventi di riqualificazione energetica, anche valutando l’introduzione di obblighi di ristrutturazione, e promuovendo l’utilizzo di tecniche che implichino maggior uso di elementi prefabbricati e la riduzione del tempo dei lavori di cantiere; c) una rassegna delle politiche e delle azioni in vigore, nonché delle modifiche rivolte a migliorarne l’efficacia, rivolte: 1) ai segmenti del parco immobiliare nazionale caratterizzati dalle prestazioni peggiori; 2) ad alleviare la povertà energetica; 3) a rimuovere le barriere alla diffusione degli interventi di riqualificazione energetica, quali ad esempio le differenze tra i soggetti titolari di interessi contrapposti sul medesimo immobile; 4) a superare le inefficienze, quali ad esempio i casi in cui agli investimenti sostenuti per la riqualificazione energetica degli edifici non corrispondono adeguati benefici economici, energetici e ambientali; 5) a promuovere le tecnologie intelligenti, ivi comprese quelle che favoriscono l’interconnessione tra edifici; 6) a promuovere le competenze e la formazione nei settori edile e dell’efficienza energetica; d) la proposta di politiche e azioni, anche di lungo termine, volte a stimolare le ristrutturazioni importanti ed efficaci in termini di costi, valutando la promozione delle ristrutturazioni importanti ottenibili per fasi successive, ad esempio attraverso l’introduzione di un sistema facoltativo di “passaporto” di ristrutturazione degli edifici, tenendo conto delle risultanze dello studio della Commissione europea di cui all’articolo 19-bis della direttiva 2010/31/UE e individuando le modalità per garantire risorse finanziarie adeguate anche attraverso meccanismi che consentano l’utilizzo di agevolazioni fiscali anche qualora gli interventi siano integralmente realizzati e finanziati da società di servizi energetici o altri soggetti finanziatori; e) la proposta di politiche e azioni, anche di lungo termine, rivolte ad accelerare la riqualificazione energetica di tutti gli edifici pubblici; f) l’integrazione degli interventi di efficientamento energetico degli edifici con gli interventi per la riduzione del rischio sismico e di incendio, volta ad ottimizzare la sicurezza, i costi di investimento e la durata degli edifici, tramite la proposta di requisiti, anche aggiuntivi rispetto a quelli di cui all’articolo 4, comma 1, numero 3-quinquies), ai fini dell’accesso agli incentivi; g) una stima affidabile del risparmio energetico atteso, nonché dei benefici in senso lato come, a titolo esemplificativo e non esaustivo, quelli connessi alla salute, alla sicurezza e alla qualità dell’aria. 2. La strategia di cui al comma 1 prevede la fissazione di obiettivi indicativi periodici per il 2030, il 2040 e il 2050, ivi incluso il raggiungimento di un tasso annuale di ristrutturazione degli edifici, al fine del miglioramento della prestazione energetica, pari almeno al 3 per cento, la definizione di indicatori di progresso misurabili, e specifica il modo in cui il conseguimento di tali obiettivi contribuisce al conseguimento degli obiettivi di efficienza energetica stabiliti nel Piano integrato per l’energia e il clima. 3. Lo schema di strategia di cui al comma 1 è sottoposto, dopo la sua elaborazione, a consultazione pubblica e i risultati di tale consultazione sono inclusi, in forma sintetica, nella versione definitiva della strategia stessa. Durante l’attuazione della strategia sono svolte periodicamente, e in modo inclusivo, delle consultazioni pubbliche per valutare l’aggiornamento del documento. 4. Nei successivi aggiornamenti della strategia di ristrutturazione a lungo termine nell’ambito del Piano integrato
Decreto legislativo 10 giugno 2020 n. 48
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I Capo IV
Abrogazioni e disposizioni finali
Articolo 17 – Abrogazioni Testo in vigore dal 11 giugno 2020 1. Sono abrogate le disposizioni del decreto legislativo 19 agosto 2005 n. 192, di seguito indicate: a) articolo 3, commi 1 e 2; b) articolo 4-ter, comma 2; c) articolo 6, comma 6-bis; d) articolo 10, comma 3; e) articolo 11; f) articolo 13, comma 3. 2. All’articolo 4 del decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102, i commi 1, 2 e 3 sono abrogati. 3. L’articolo 28 della legge 9 gennaio 1991, n. 10, è abrogato. 4. Alla data di entrata in vigore del decreto di cui all’articolo 4, comma 1-quinquies, del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, è abrogato il decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 74.
Articolo 18 – Disposizioni finali ed entrata in vigore Testo in vigore dal 11 giugno 2020 1. Nei successivi aggiornamenti del decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444, recante “Limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati e rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi da osservare ai fini della formazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti, ai sensi dell’articolo 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765”, si tiene conto delle disposizioni di cui al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e della necessità di promuovere l’efficienza energetica e il miglioramento della prestazione energetica degli edifici. 2. All’attuazione del presente decreto, fatte salve le coperture finanziare espressamente previste per l’attuazione dell’articolo 8, si provvede con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. 3. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
APPENDICE NORMATIVA
per l’energia e il clima, nonché nelle relazioni nazionali intermedie integrate sull’energia e il clima, sono inclusi i dettagli relativi all’attuazione della strategia stessa, ivi comprese le politiche e le azioni in essa previste, i costi sostenuti e i risultati ottenuti.”. Articoli 6 – 16 (omissis)
APPENDICE NORMATIVA
320
Decreto legge 16 luglio 2020 n. 76
Decreto legge 16 luglio 2020 n. 76 Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale. [Decreto semplificazioni] Convertito in legge, con modifiche, dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. Preambolo Testo in vigore dal 17 luglio 2020 IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione; Visto il decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2020, n. 13; Visto il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27; Visto il decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35; Visto il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40; Visto il decreto-legge 10 maggio 2020, n. 30, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 luglio 2020, n. 72; Visto il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34; Vista la legge 7 agosto 1990, n. 241; Visto il decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50; Ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di realizzare un’accelerazione degli investimenti e delle infrastrutture attraverso la semplificazione delle procedure in materia di contratti pubblici e di edilizia, operando senza pregiudizio per i presidi di legalità; Ritenuta altresì la straordinaria necessità e urgenza di introdurre misure di semplificazione procedimentale e di sostegno e diffusione dell’amministrazione digitale, nonché interventi di semplificazione in materia di responsabilità del personale delle amministrazioni, nonché di adottare misure di semplificazione in materia di attività imprenditoriale, di ambiente e di green economy, al fine di fronteggiare le ricadute economiche conseguenti all’emergenza epidemiologica da Covid-19; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 6 luglio 2020; Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro per la pubblica amministrazione di concerto con i Ministri dell’interno, della giustizia, dell’economia e delle finanze, dello sviluppo economico, delle politiche agricole alimentari e forestali, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, delle infrastrutture e dei trasporti, per i beni e le attività culturali e per il turismo, della salute, per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, per gli affari regionali e le autonomie e per gli affari europei; EMANA il seguente decreto-legge: Articoli 1- 9 (omissis)
Titolo I
Semplificazioni in materia di contratti pubblici ed edilizia
I
Capo II
Semplificazione e altre misure in materia edilizia e per la ricostruzione pubblica nelle aree colpite da eventi sismici
Articolo 10 – Semplificazioni e altre misure in materia edilizia Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Al fine di semplificare e accelerare le procedure edilizie e ridurre gli oneri a carico dei cittadini e delle imprese, nonché di assicurare il recupero e la qualificazione del patrimonio edilizio esistente e lo sviluppo di processi di rigenerazione urbana, decarbonizzazione, efficientamento energetico, messa in sicurezza sismica e contenimento del consumo di suolo al testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del
Decreto legge 16 luglio 2020 n. 76
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APPENDICE NORMATIVA
Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, sono apportate le seguenti modificazioni: (1) a) all’articolo 2-bis, il comma 1-ter è sostituito dal seguente: “1-ter. In ogni caso di intervento che preveda la demolizione e ricostruzione di edifici, anche qualora le dimensioni del lotto di pertinenza non consentano la modifica dell’area di sedime ai fini del rispetto delle distanze minime tra gli edifici e dai confini, la ricostruzione è comunque consentita nei limiti delle distanze legittimamente preesistenti. Gli incentivi volumetrici eventualmente riconosciuti per l’intervento possono essere realizzati anche con ampliamenti fuori sagoma e con il superamento dell’altezza massima dell’edificio demolito, sempre nei limiti delle distanze legittimamente preesistenti. Nelle zone omogenee A di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, o in zone a queste assimilabili in base alla normativa regionale e ai piani urbanistici comunali, nei centri e nuclei storici consolidati e in ulteriori ambiti di particolare pregio storico e architettonico, gli interventi di demolizione e ricostruzione sono consentiti esclusivamente nell’ambito dei piani urbanistici di recupero e di riqualificazione particolareggiati, di competenza comunale, fatti salvi le previsioni degli strumenti di pianificazione territoriale, paesaggistica e urbanistica vigenti e i pareri degli enti preposti alla tutela”; (2) b) all’articolo 3, comma 1: 1) alla lettera b), primo periodo, le parole “e non comportino modifiche delle destinazioni di uso” sono sostituite dalle seguenti: “e non comportino mutamenti urbanisticamente rilevanti delle destinazioni d’uso implicanti incremento del carico urbanistico” e, dopo il secondo periodo, è aggiunto il seguente: “. Nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono comprese anche le modifiche ai prospetti degli edifici legittimamente realizzati necessarie per mantenere o acquisire l’agibilità dell’edificio ovvero per l’accesso allo stesso, che non pregiudichino il decoro architettonico dell’edificio, purché l’intervento risulti conforme alla vigente disciplina urbanistica ed edilizia e non abbia ad oggetto immobili sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42”; (3) 2) alla lettera d), il terzo e il quarto periodo sono sostituiti dai seguenti: “Nell’ambito degli interventi di ristrutturazione edilizia sono ricompresi altresì gli interventi di demolizione e ricostruzione di edifici esistenti con diversi sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche e tipologiche, con le innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica, per l’applicazione della normativa sull’accessibilità, per l’istallazione di impianti tecnologici e per l’efficientamento energetico. L’intervento può prevedere altresì, nei soli casi espressamente previsti dalla legislazione vigente o dagli strumenti urbanistici comunali, incrementi di volumetria anche per promuovere interventi di rigenerazione urbana. Costituiscono inoltre ristrutturazione edilizia gli interventi volti al ripristino di edifici, o parti di essi, eventualmente crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione, purché sia possibile accertarne la preesistente consistenza. Rimane fermo che, con riferimento agli immobili sottoposti a tutela ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, nonché, fatte salve le previsioni legislative e degli strumenti urbanistici, a quelli ubicati nelle zone omogenee A di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, o in zone a queste assimilabili in base alla normativa regionale e ai piani urbanistici comunali, nei centri e nuclei storici consolidati e negli ulteriori ambiti di particolare pregio storico e architettonico, gli interventi di demolizione e ricostruzione e gli interventi di ripristino di edifici crollati o demoliti costituiscono interventi di ristrutturazione edilizia soltanto ove siano mantenuti sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche e tipologiche dell’edificio preesistente e non siano previsti incrementi di volumetria”; (3) 2-bis) alla lettera e), il capoverso e.5) è sostituito dal seguente: “e.5) l’installazione di manufatti leggeri, anche prefabbricati, e di strutture di qualsiasi genere, quali roulotte, camper, case mobili, imbarcazioni, che siano utilizzati come abitazioni, ambienti di lavoro, oppure come depositi, magazzini e simili, ad eccezione di quelli che siano diretti a soddisfare esigenze meramente temporanee o delle tende e delle unità abitative mobili con meccanismi di rotazione in funzione, e loro pertinenze e accessori, che siano collocate, anche in via continuativa, in strutture ricettive all’aperto per la sosta e il soggiorno dei turisti previamente autorizzate sotto il profilo urbanistico, edilizio e, ove previsto, paesaggistico, che non posseggano alcun collegamento di natura permanente al terreno e presentino le caratteristiche dimensionali e tecnico-costruttive previste dalle normative regionali di settore ove esistenti”. (4) c) all’articolo 6, comma 1, la lettera e-bis) è sostituita dalla seguente: “e-bis) le opere stagionali e quelle dirette a soddisfare obiettive esigenze, contingenti e temporanee, purché destinate ad essere immediatamente rimosse al cessare della temporanea necessità e, comunque, entro un termine non superiore a centottanta giorni comprensivo dei tempi di allestimento e smontaggio del manufatto, previa comunicazione di avvio dei lavori all’amministrazione comunale;”; d) all’articolo 9-bis: 1) dopo il comma 1 è aggiunto il seguente: “1-bis. Lo stato legittimo dell’immobile o dell’unità immobiliare è quello stabilito dal titolo abilitativo che ne ha previsto la costruzione o che ne ha legittimato la stessa e da quello che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o unità immobiliare, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali. Per gli immobili realizzati in un’epoca nella quale non era obbligatorio acquisire il titolo abilitativo edilizio, lo stato legittimo è quello desumibile dalle informazioni catastali di primo impianto, o da altri documenti probanti, quali le riprese fotografiche, gli estratti cartografici, i documenti d’archivio, o altro atto, pubblico o privato, di cui sia dimostrata la provenienza, e dal titolo abilitativo che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha
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interessato l’intero immobile o unità immobiliare, integrati con gli eventuali titoli successivi che hanno abilitato interventi parziali. Le disposizioni di cui al secondo periodo si applicano altresì nei casi in cui sussista un principio di prova del titolo abilitativo del quale, tuttavia, non sia disponibile copia”; 2) la rubrica è sostituita dalla seguente: “Documentazione amministrativa e stato legittimo degli immobili.”; (2) e) all’articolo 10, comma 1, la lettera c) è sostituita dalla seguente: “c) gli interventi di ristrutturazione edilizia che portino ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente, nei casi in cui comportino anche modifiche della volumetria complessiva degli edifici ovvero che, limitatamente agli immobili compresi nelle zone omogenee A, comportino mutamenti della destinazione d’uso, nonché gli interventi che comportino modificazioni della sagoma o della volumetria complessiva degli edifici o dei prospetti di immobili sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.”; f) all’articolo 14: 1) il comma 1-bis è sostituito dal seguente: “1-bis. Per gli interventi di ristrutturazione edilizia, la richiesta di permesso di costruire in deroga è ammessa previa deliberazione del consiglio comunale che ne attesta l’interesse pubblico limitatamente alle finalità di rigenerazione urbana, di contenimento del consumo del suolo e di recupero sociale e urbano dell’insediamento, fermo restando, nel caso di insediamenti commerciali, quanto disposto dall’articolo 31, comma 2, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214”; (5) 2) al comma 3, le parole “nonché, nei casi di cui al comma 1-bis, le destinazioni d’uso” sono sostituite dalle seguenti: “nonché le destinazioni d’uso ammissibili”; g) all’articolo 16, comma 4, lettera d-ter), le parole “, in deroga o con cambio di destinazione d’uso” sono sostituite dalle seguenti: “o in deroga”; h) all’articolo 17, il comma 4-bis è sostituito dal seguente: “4-bis. Al fine di agevolare gli interventi di rigenerazione urbana, di decarbonizzazione, efficientamento energetico, messa in sicurezza sismica e contenimento del consumo di suolo, di ristrutturazione, nonché di recupero e riuso degli immobili dismessi o in via di dismissione, il contributo di costruzione è ridotto in misura non inferiore del 20 per cento rispetto a quello previsto dalle tabelle parametriche regionali. I comuni hanno la facoltà di deliberare ulteriori riduzioni del contributo di costruzione, fino alla completa esenzione dallo stesso.”; (6) i) all’articolo 20, comma 8, dopo il primo periodo, è aggiunto, in fine, il seguente: “Fermi restando gli effetti comunque prodotti dal silenzio, lo sportello unico per l’edilizia rilascia anche in via telematica, entro quindici giorni dalla richiesta dell’interessato, un’attestazione circa il decorso dei termini del procedimento, in assenza di richieste di integrazione documentale o istruttorie inevase e di provvedimenti di diniego; altrimenti, nello stesso termine, comunica all’interessato che tali atti sono intervenuti.”; l) all’articolo 22, comma 1, lettera a), dopo le parole “parti strutturali dell’edificio”, sono inserite le seguenti “o i prospetti”; m) all’articolo 23-ter, il comma 2 è sostituito dal seguente: “2. La destinazione d’uso dell’immobile o dell’unità immobiliare è quella stabilita dalla documentazione di cui all’articolo 9-bis, comma 1-bis.”; m-bis) nel capo III del titolo II della parte I, dopo l’articolo 23-ter è aggiunto il seguente: “Art. 23-quater. (Usi temporanei) - 1. Allo scopo di attivare processi di rigenerazione urbana, di riqualificazione di aree urbane degradate, di recupero e valorizzazione di immobili e spazi urbani dismessi o in via di dismissione e favorire, nel contempo, lo sviluppo di iniziative economiche, sociali, culturali o di recupero ambientale, il comune può consentire l’utilizzazione temporanea di edifici ed aree per usi diversi da quelli previsti dal vigente strumento urbanistico. 2. L’uso temporaneo può riguardare immobili legittimamente esistenti ed aree sia di proprietà privata che di proprietà pubblica, purché si tratti di iniziative di rilevante interesse pubblico o generale correlate agli obiettivi urbanistici, socio-economici ed ambientali indicati al comma 1. 3. L’uso temporaneo è disciplinato da un’apposita convenzione che regola: a) la durata dell’uso temporaneo e le eventuali modalità di proroga; b) le modalità di utilizzo temporaneo degli immobili e delle aree; c) le modalità, i costi, gli oneri e le tempistiche per il ripristino una volta giunti alla scadenza della convenzione; d) le garanzie e le penali per eventuali inadempimenti agli obblighi convenzionali. 4. La stipula della convenzione costituisce titolo per l’uso temporaneo e per l’esecuzione di eventuali interventi di adeguamento che si rendano necessari per esigenze di accessibilità, di sicurezza negli ambienti di lavoro e di tutela della salute, da attuare comunque con modalità reversibili, secondo quanto stabilito dalla convenzione medesima. 5. L’uso temporaneo non comporta il mutamento della destinazione d’uso dei suoli e delle unità immobiliari interessate. 6. Laddove si tratti di immobili o aree di proprietà pubblica il soggetto gestore è individuato mediante procedure di evidenza pubblica; in tali casi la convenzione specifica le cause di decadenza dall’assegnazione per gravi motivi. 7. Il consiglio comunale individua i criteri e gli indirizzi per l’attuazione delle disposizioni del presente articolo da parte della giunta comunale. In assenza di tale atto consiliare lo schema di convenzione che regola l’uso temporaneo è approvato con deliberazione del consiglio comunale.
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8. Le leggi regionali possono dettare disposizioni di maggior dettaglio, anche in ragione di specificità territoriali o di esigenze contingenti a livello locale”; (7) n) all’articolo 24, dopo il comma 7 è aggiunto il seguente: “7-bis. La segnalazione certificata può altresì essere presentata, in assenza di lavori, per gli immobili legittimamente realizzati privi di agibilità che presentano i requisiti definiti con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro della salute, con il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo e con il Ministro per la pubblica amministrazione, da adottarsi, previa intesa in Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione.”; o) all’articolo 34, il comma 2-ter è abrogato; p) dopo l’articolo 34 è inserito il seguente: “Art. 34-bis (Tolleranze costruttive) 1. Il mancato rispetto dell’altezza, dei distacchi, della cubatura, della superficie coperta e di ogni altro parametro delle singole unità immobiliari non costituisce violazione edilizia se contenuto entro il limite del 2 per cento delle misure previste nel titolo abilitativo. 2. Fuori dai casi di cui al comma 1, limitatamente agli immobili non sottoposti a tutela ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, costituiscono inoltre tolleranze esecutive le irregolarità geometriche e le modifiche alle finiture degli edifici di minima entità, nonché la diversa collocazione di impianti e opere interne, eseguite durante i lavori per l’attuazione di titoli abilitativi edilizi, a condizione che non comportino violazione della disciplina urbanistica ed edilizia e non pregiudichino l’agibilità dell’immobile. 3. Le tolleranze esecutive di cui ai commi 1 e 2 realizzate nel corso di precedenti interventi edilizi, non costituendo violazioni edilizie, sono dichiarate dal tecnico abilitato, ai fini dell’attestazione dello stato legittimo degli immobili, nella modulistica relativa a nuove istanze, comunicazioni e segnalazioni edilizie ovvero con apposita dichiarazione asseverata allegata agli atti aventi per oggetto trasferimento o costituzione, ovvero scioglimento della comunione, di diritti reali.”. (6) p-bis) all’articolo 94: 1) al comma 1, la parola: “scritta” è soppressa; 2) il comma 2 è sostituito dal seguente: “2. L’autorizzazione è rilasciata entro trenta giorni dalla richiesta”; 3) dopo il comma 2 è inserito il seguente: “2-bis. Decorso inutilmente il termine per l’adozione del provvedimento conclusivo, ove il dirigente o il responsabile dell’ufficio non abbia opposto motivato diniego, sulla domanda di autorizzazione si intende formato il silenzio assenso. Fermi restando gli effetti comunque prodotti dal silenzio assenso ai sensi del primo periodo, lo sportello unico per l’edilizia rilascia, anche in via telematica, entro quindici giorni dalla richiesta dell’interessato, un’attestazione circa il decorso dei termini del procedimento, in assenza di richieste di integrazione documentale o istruttorie inevase e di provvedimenti di diniego; altrimenti, nello stesso termine, comunica all’interessato che tali atti sono intervenuti”; 4) al comma 3, le parole: “, o nei confronti del mancato rilascio entro il termine di cui al comma 2,” sono soppresse; (7) p-ter) all’articolo 94-bis, comma 3, la parola: “scritta” è soppressa; (7) p-quater) all’articolo 103, comma 2, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: “Ai fini dell’esercizio dell’attività prevista dal presente articolo, sono individuati come prioritari i lavori avviati o effettuati sulla base di autorizzazione rilasciata secondo le modalità di cui all’articolo 94, comma 2-bis”; (7) 2. Nelle more dell’approvazione del decreto del Ministro della salute di cui all’articolo 20, comma 1-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, le disposizioni di cui al decreto del Ministro per la sanità 5 luglio 1975, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 190 del 18 luglio 1975, si interpretano nel senso che i requisiti relativi all’altezza minima e i requisiti igienico-sanitari dei locali di abitazione ivi previsti non si considerano riferiti agli immobili che siano stati realizzati prima della data di entrata in vigore del medesimo decreto e che siano ubicati nelle zone A o B, di cui al decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444, o in zone a queste assimilabili, in base alla normativa regionale e ai piani urbanistici comunali. Ai fini della presentazione e del rilascio dei titoli abilitativi per il recupero e la qualificazione edilizia dei medesimi immobili e della segnalazione certificata della loro agibilità, si fa riferimento alle dimensioni legittimamente preesistenti. (8) 2-bis. In deroga alle disposizioni del decreto del Ministro per la sanità 5 luglio 1975, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 190 del 18 luglio 1975, con riferimento agli immobili di interesse culturale, sottoposti a tutela ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42: a) l’altezza minima interna utile dei locali adibiti ad abitazione è fissata in 2,4 metri, riducibili a 2,2 metri per i corridoi, i disimpegni in genere, i bagni, i gabinetti e i ripostigli; b) per ciascun locale adibito ad abitazione, l’ampiezza della finestra deve essere proporzionata in modo da assicurare un valore di fattore luce diurna medio non inferiore all’1 per cento e, comunque, la superficie finestrata apribile non deve essere inferiore a un sedicesimo della superficie del pavimento; c) ai fini della presentazione e del rilascio dei titoli abilitativi per il recupero e per la qualificazione edilizia degli immobili di cui al presente comma e della segnalazione certificata della loro agibilità, si fa riferimento alle dimensioni legittimamente preesistenti anche nel caso di interventi di ristrutturazione e di modifica di destinazione d’uso. (11)
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3. Ciascun partecipante alla comunione o al condominio può realizzare a proprie spese ogni opera di cui agli articoli 2 della legge 9 gennaio 1989, n. 13, e 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, anche servendosi della cosa comune nel rispetto dei limiti di cui all’articolo 1102 del codice civile. Alla legge n. 13 del 1989 sono apportate le seguenti modificazioni: a) all’articolo 2, comma 1, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: “Le innovazioni di cui al presente comma non sono considerate in alcun caso di carattere voluttuario ai sensi dell’articolo 1121, primo comma, del codice civile. Per la loro realizzazione resta fermo unicamente il divieto di innovazioni che possano recare pregiudizio alla stabilità o alla sicurezza del fabbricato, di cui al quarto comma dell’articolo 1120 del codice civile.”; b) l’articolo 8 è abrogato. 4. Per effetto della comunicazione del soggetto interessato di volersi avvalere del presente comma, sono prorogati rispettivamente di un anno e di tre anni i termini di inizio e di ultimazione dei lavori di cui all’articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, come indicati nei permessi di costruire rilasciati o comunque formatisi fino al 31 dicembre 2020, purché i suddetti termini non siano già decorsi al momento della comunicazione dell’interessato e sempre che i titoli abilitativi non risultino in contrasto, al momento della comunicazione dell’interessato, con nuovi strumenti urbanistici approvati o adottati. Le disposizioni di cui al primo periodo del presente comma si applicano anche ai permessi di costruire per i quali l’amministrazione competente abbia già accordato una proroga ai sensi dell’articolo 15, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380. La medesima proroga si applica alle segnalazioni certificate di inizio attività presentate entro lo stesso termine ai sensi degli articoli 22 e 23 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380. (8) 4-bis. Il termine di validità nonché i termini di inizio e fine lavori previsti dalle convenzioni di lottizzazione di cui all’articolo 28 della legge 17 agosto 1942, n. 1150, dagli accordi similari comunque denominati dalla legislazione regionale, nonché i termini dei relativi piani attuativi e di qualunque altro atto ad essi propedeutico, formatisi al 31 dicembre 2020, sono prorogati di tre anni. La presente disposizione si applica anche ai diversi termini delle convenzioni di lottizzazione di cui all’articolo 28 della legge 17 agosto 1942, n. 1150, o degli accordi similari comunque denominati dalla legislazione regionale nonché dei relativi piani attuativi che hanno usufruito della proroga di cui all’articolo 30, comma 3-bis, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98. (9) 5. Non è subordinata alle autorizzazioni di cui agli articoli 21, 106, comma 2-bis, e 146 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, la posa in opera di elementi o strutture amovibili sulle aree di cui all’articolo 10, comma 4, lettera g), del medesimo Codice, fatta eccezione per le pubbliche piazze, le vie o gli spazi aperti urbani prospicienti a siti archeologici o ad altri beni di eccezionale valore storico o artistico. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono definite le modalità di attuazione del presente comma. (10) 6. All’articolo 12, comma 2, del decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229, dopo le parole “titolo edilizio” sono aggiunte le seguenti: “ai sensi dell’articolo 20 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, ovvero verifica i titoli edilizi di cui agli articoli 22 e 23 del medesimo decreto. La conformità urbanistica è attestata dal professionista abilitato o dall’Ufficio comunale tramite i titoli edilizi legittimi dell’edificio preesistente, l’assenza di procedure sanzionatorie o di sanatoria in corso, l’inesistenza di vincoli di inedificabilità assoluta. Nei comuni indicati negli allegati 1, 2 e 2-bis gli interventi di ricostruzione di edifici privati in tutto o in parte lesionati, crollati o demoliti, od oggetto di ordinanza di demolizione per pericolo di crollo, sono in ogni caso realizzati con SCIA edilizia, ai sensi e nei limiti di cui all’articolo 3-bis, comma 2, del decreto-legge 24 ottobre 2019, n. 123, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 dicembre 2019, n. 156, anche con riferimento alle modifiche dei prospetti senza obbligo di speciali autorizzazioni.”. (8) 7. All’articolo 12 del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni. dalla legge 5 giugno 2020, n. 40, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 2-ter, lettera a-bis), le parole “alle quote di mutuo relative alle unità immobiliari appartenenti alle cooperative edilizie a proprietà indivisa adibite ad abitazione principale e alle relative pertinenze dei soci assegnatari che si trovino” sono sostituite dalle seguenti: “alle cooperative edilizie a proprietà indivisa, per mutui ipotecari erogati alle predette cooperative, di importo massimo pari al prodotto tra l’importo di cui alla lettera b) e il numero dei rispettivi soci, qualora almeno il 20 per cento dei soci assegnatari di immobili residenziali e relative pertinenze si trovi, al momento dell’entrata in vigore della presente disposizione,”; b) al comma 2-ter, dopo la lettera a-bis) sono inserite le seguenti: “a-ter) la sospensione delle rate del mutuo di cui al comma a-bis) può essere concessa nella misura di: 1) 6 mesi, qualora gli eventi di cui all’articolo 2, comma 479, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, verificatisi successivamente al 31 gennaio 2020, riguardano un numero di assegnatari pari ad almeno il 10 per cento dei soci; 2) 12 mesi, qualora gli eventi di cui all’articolo 2, comma 479, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, verificatisi successivamente al 31 gennaio 2020, riguardano un numero di assegnatari compreso tra un valore superiore al 20 per cento e fino al 40 per cento dei soci; 3) 18 mesi, qualora gli eventi di cui all’articolo 2, comma 479, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, verificatisi successivamente al 31 gennaio 2020, riguardano un numero di assegnatari superiore al 40 per cento dei soci;
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a-quater) l’istanza di sospensione è presentata dalla società cooperativa mutuataria alla banca, attraverso il modulo pubblicato, entro 30 giorni dall’entrata in vigore del presente comma, nel sito internet del Gestore del Fondo di cui all’articolo 2, comma 475 e seguenti della legge 24 dicembre 2007, n. 244, che riporta l’indicazione dei documenti probatori degli eventi che determinano la richiesta di sospensione, previa delibera assunta dai rispettivi organi deliberativi, con le modalità e nei termini previsti dall’atto costitutivo, dallo statuto o da altri regolamenti interni della medesima società. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze possono essere stabilite ulteriori modalità di attuazione delle disposizioni di cui al comma 2-ter.”; (6) c) il comma 2-quater è abrogato. 7-bis. All’articolo 5 del decreto-legge 28 maggio 2004, n. 136, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 luglio 2004, n. 186, dopo il comma 2-bis sono aggiunti i seguenti: “2-ter. Al fine di ridurre i tempi di realizzazione dei progetti di lavori pubblici di interesse statale o comunque finanziati per almeno il 50 per cento dallo Stato, la verifica preventiva di cui all’articolo 26 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, accerta anche la conformità dei progetti alle norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 17 gennaio 2018, pubblicato nel supplemento ordinario n. 8 alla Gazzetta Ufficiale n. 42 del 20 febbraio 2018, ovvero alle norme tecniche per la progettazione e la costruzione degli sbarramenti di ritenuta (dighe e traverse), di cui al decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 26 giugno 2014, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 156 dell’8 luglio 2014. L’esito positivo della verifica di cui al primo periodo esclude l’applicazione delle previsioni di cui all’articolo 4 della legge 5 novembre 1971, n. 1086, al capo III del titolo II della legge 2 febbraio 1974, n. 64, e alla sezione II del capo IV della parte II del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380. I progetti corredati dalla verifica di cui al primo periodo sono depositati, con modalità telematica, presso l’archivio informatico nazionale delle opere pubbliche-AINOP, di cui all’articolo 13, comma 4, del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 novembre 2018, n. 130. Con la stessa modalità di cui al terzo periodo sono depositati le varianti di carattere sostanziale regolarmente approvate e i documenti di cui agli articoli 6 e 7 della legge 5 novembre 1971, n. 1086, nonché agli articoli 65, comma 6, ove applicabile, e 67, commi 7 e 8-ter, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380. 2-quater. In relazione ai progetti di lavori pubblici di interesse statale o comunque finanziati per almeno il 50 per cento dallo Stato, approvati nel periodo compreso tra la data di entrata in vigore delle norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto del Ministro delle infrastrutture 14 gennaio 2008, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 29 del 4 febbraio 2008, e la data di entrata in vigore del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 17 gennaio 2018, l’accertamento della conformità di detti progetti alle norme tecniche di cui al decreto del Ministro delle infrastrutture 14 gennaio 2008 è effettuato entro il 31 dicembre 2021, previa richiesta da parte delle stazioni appaltanti da presentare entro il 31 dicembre 2020 e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, dal Consiglio superiore dei lavori pubblici per i lavori di importo superiore a 50 milioni di euro e dai comitati tecnici amministrativi istituiti presso i provveditorati interregionali per le opere pubbliche per i lavori di importo inferiore a 50 milioni di euro. Qualora il lavoro pubblico di importo inferiore a 50 milioni di euro presenti elementi di particolare rilevanza e complessità, l’accertamento di cui al primo periodo è effettuato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici su richiesta motivata del provveditore interregionale per le opere pubbliche. 2-quinquies. In caso di esito positivo, l’accertamento di cui al comma 2-quater produce i medesimi effetti degli adempimenti e dell’autorizzazione previsti dagli articoli 93 e 94 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, dall’articolo 4 della legge 5 novembre 1971, n. 1086, e dagli articoli 17, 18 e 19 della legge 2 febbraio 1974, n. 64. I progetti corredati dall’accertamento positivo di cui al comma 2-quater sono depositati, con modalità telematica, presso l’archivio informatico nazionale delle opere pubbliche-AINOP, di cui all’articolo 13, comma 4, del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 novembre 2018, n. 130. Con la stessa modalità di cui al secondo periodo sono depositati le varianti di carattere sostanziale regolarmente approvate e i documenti di cui agli articoli 6 e 7 della legge 5 novembre 1971, n. 1086, nonché agli articoli 65, comma 6, ove applicabile, e 67, comma 7 o comma 8-ter, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380”. (9) 7-ter. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, le opere edilizie finalizzate a realizzare o qualificare edifici esistenti da destinare ad infrastrutture sociali, strutture scolastiche e universitarie, residenze per studenti, strutture e residenze sanitarie o assistenziali, ostelli, strutture sportive di quartiere ed edilizia residenziale sociale comunque denominata, realizzate da pubbliche amministrazioni, da società controllate o partecipate da pubbliche amministrazioni o enti pubblici ovvero da investitori istituzionali di cui all’articolo 1, comma 1, lettere k), l), o) e r), del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, sono sempre consentite con SCIA, purché iniziate entro il 31 dicembre 2022 e realizzate, sotto controllo pubblico, mediante interventi di ristrutturazione urbanistica o edilizia o di demolizione e ricostruzione. Tali interventi possono prevedere un incremento fino a un massimo del 20 per cento della volumetria o della superficie lorda esistente. I diritti edificatori di cui al presente comma non sono trasferibili su aree diverse da quella di intervento. I predetti interventi sono sempre consentiti sugli edifici che rientrano nelle categorie funzionali di cui all’articolo 23-ter, comma 1, lettere a), a-bis), b) e c), del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, ferme restando le disposizioni di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444. Le regioni adeguano la propria legislazione ai princìpi di cui al presente articolo entro sessanta giorni; decorso tale termine trovano applicazione diretta le dispo-
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sizioni del presente articolo. Restano comunque ferme le disposizioni del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42. (9) 1. Il presente alinea è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 2. La presente lettera è stata così sostituita dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 3. Il presente numero è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 4. Il presente numero è stato aggiunto dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 5. Il presente numero è stato così sostituito dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 6. La presente lettera è stata così modificata dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 7. La presente lettera è stata inserita dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 8. Il presente comma è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 9. Il presente comma è stato inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 10. Il presente comma è stato così modificato prima dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020, e poi dall’art. 9-ter, comma 8, D.L. 28.10.2020, n. 137, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 18.12.2020, n. 176 con decorrenza dal 25.12.2020. 11. Il presente comma è stato inserito dall’art. 51, comma 1, lett. f-bis), D.L. 31.05.2021, n. 77, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articoli 10-bis – 11-bis (omissis)
Titolo II
Semplificazioni procedimentali e responsabilità
I Capo I
Semplificazioni procedimentali
Articolo 12 – Modifiche alla legge 7 agosto 1990, n. 241 Testo in vigore dal 15 settembre 2020 1. Alla legge 7 agosto 1990, n. 241 sono apportate le seguenti modificazioni: 0a) all’articolo 1, dopo il comma 2 è aggiunto il seguente: “2-bis. I rapporti tra il cittadino e la pubblica amministrazione sono improntati ai princìpi della collaborazione e della buona fede”; (1) a) all’articolo 2: 1) dopo il comma 4, è inserito il seguente: “4-bis. Le pubbliche amministrazioni misurano e pubblicano nel proprio sito internet istituzionale, nella sezione “Amministrazione trasparente”, i tempi effettivi di conclusione dei procedimenti amministrativi di maggiore impatto per i cittadini e per le imprese, comparandoli con i termini previsti dalla normativa vigente. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione, previa intesa in Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definiti modalità e criteri di misurazione dei tempi effettivi di conclusione dei procedimenti, nonché le ulteriori modalità di pubblicazione di cui al primo periodo.”; (2) 2) dopo il comma 8, è inserito il seguente: “8-bis. Le determinazioni relative ai provvedimenti, alle autorizzazioni, ai pareri, ai nulla osta e agli atti di assenso comunque denominati, adottate dopo la scadenza dei termini di cui agli articoli 14-bis, comma 2, lettera c), 17-bis, commi 1 e 3, 20, comma 1, ovvero successivamente all’ultima riunione di cui all’articolo 14-ter, comma 7, nonché i
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APPENDICE NORMATIVA
provvedimenti di divieto di prosecuzione dell’attività e di rimozione degli eventuali effetti, di cui all’articolo 19, commi 3 e 6-bis, primo periodo, adottati dopo la scadenza dei termini ivi previsti, sono inefficaci, fermo restando quanto previsto dall’articolo 21-nonies, ove ne ricorrano i presupposti e le condizioni.”; (2) b) all’articolo 3-bis, le parole “incentivano l’uso della telematica” sono sostituite dalle seguenti: “agiscono mediante strumenti informatici e telematici”; c) all’articolo 5, comma 3, dopo le parole “L’unità organizzativa competente” sono inserite le seguenti: “, il domicilio digitale”; d) all’articolo 8, comma 2: 1) alla lettera c), dopo le parole “l’ufficio” sono inserite le seguenti: “, il domicilio digitale dell’amministrazione”; 2) la lettera d) è sostituita dalla seguente: “d) le modalità con le quali, attraverso il punto di accesso telematico di cui all’articolo 64-bis del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82 o con altre modalità telematiche, è possibile prendere visione degli atti, accedere al fascicolo informatico di cui all’articolo 41 dello stesso decreto legislativo n. 82 del 2005 ed esercitare in via telematica i diritti previsti dalla presente legge;”; 3) dopo la lettera d), è inserita la seguente: “d-bis) l’ufficio dove è possibile prendere visione degli atti che non sono disponibili o accessibili con le modalità di cui alla lettera d).”; e) all’articolo 10-bis, comma 1, il terzo e il quarto periodo sono sostituiti dai seguenti: “La comunicazione di cui al primo periodo sospende i termini di conclusione dei procedimenti, che ricominciano a decorrere dieci giorni dopo la presentazione delle osservazioni o, in mancanza delle stesse, dalla scadenza del termine di cui al secondo periodo. Qualora gli istanti abbiano presentato osservazioni, del loro eventuale mancato accoglimento il responsabile del procedimento o l’autorità competente sono tenuti a dare ragione nella motivazione del provvedimento finale di diniego indicando, se ve ne sono, i soli motivi ostativi ulteriori che sono conseguenza delle osservazioni. In caso di annullamento in giudizio del provvedimento così adottato, nell’esercitare nuovamente il suo potere l’amministrazione non può addurre per la prima volta motivi ostativi già emergenti dall’istruttoria del provvedimento annullato.”; f) all’articolo 16, comma 2: 1) il primo periodo è soppresso; 2) al secondo periodo la parola: “facoltativo” è soppressa; g) all’articolo 17-bis: 1) alla rubrica, le parole “Silenzio assenso” sono sostituite dalle seguenti: “Effetti del silenzio e dell’inerzia nei rapporti”; 2) al comma 1, dopo il primo periodo è inserito il seguente: “Esclusi i casi di cui al comma 3, quando per l’adozione di provvedimenti normativi e amministrativi è prevista la proposta di una o più amministrazioni pubbliche diverse da quella competente ad adottare l’atto, la proposta stessa è trasmessa entro trenta giorni dal ricevimento della richiesta da parte di quest’ultima amministrazione.”; 3) al comma 1, come modificato dalla presente lettera, quarto periodo, dopo le parole “dello schema di provvedimento;” sono inserite le seguenti: “lo stesso termine si applica qualora dette esigenze istruttorie siano rappresentate dall’amministrazione proponente nei casi di cui al secondo periodo.” e le parole “non sono ammesse” sono sostituite dalle seguenti: “Non sono ammesse”; 4) al comma 2, dopo il primo periodo è inserito il seguente: “Esclusi i casi di cui al comma 3, qualora la proposta non sia trasmessa nei termini di cui al comma 1, secondo periodo, l’amministrazione competente può comunque procedere. In tal caso, lo schema di provvedimento, corredato della relativa documentazione, è trasmesso all’amministrazione che avrebbe dovuto formulare la proposta per acquisirne l’assenso ai sensi del presente articolo.”; h) all’articolo 18: 1) al comma 1, le parole da “Entro sei mesi” fino a “interessate” sono sostituite dalle seguenti: “Le amministrazioni”, e le parole “di cui alla legge 4 gennaio 1968, n. 15 e successive modificazioni e integrazioni” sono sostituite dalle seguenti: “di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445”; 2) dopo il comma 3, è inserito il seguente: “3-bis. Nei procedimenti avviati su istanza di parte, che hanno ad oggetto l’erogazione di benefici economici comunque denominati, indennità, prestazioni previdenziali e assistenziali, erogazioni, contributi, sovvenzioni, finanziamenti, prestiti, agevolazioni, da parte di pubbliche amministrazioni ovvero il rilascio di autorizzazioni e nulla osta comunque denominati, le dichiarazioni di cui agli articoli 46 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero l’acquisizione di dati e documenti di cui ai commi 2 e 3, sostituiscono ogni tipo di documentazione comprovante tutti i requisiti soggettivi ed oggettivi richiesti dalla normativa di riferimento, fatto comunque salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.”; i) all’articolo 21-octies, comma 2, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: “La disposizione di cui al secondo periodo non si applica al provvedimento adottato in violazione dell’articolo 10-bis.”; i-bis) nel capo IV-bis, dopo l’articolo 21-nonies è aggiunto il seguente: “Art. 21-decies. (Riemissione di provvedimenti annullati dal giudice per vizi inerenti ad atti endoprocedimentali) - 1. In caso di annullamento di un provvedimento finale in virtù di una sentenza passata in giudicato, derivante da vizi inerenti ad uno o più atti emessi nel corso del procedimento di autorizzazione o di valutazione di impatto ambientale, il proponente può richiedere all’amministrazione procedente e, in caso di progetto sottoposto a valutazione di impatto ambientale, all’autorità competente ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, l’attivazione di un
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procedimento semplificato, ai fini della riadozione degli atti annullati. Qualora non si rendano necessarie modifiche al progetto e fermi restando tutti gli atti e i provvedimenti delle amministrazioni interessate resi nel suddetto procedimento, l’amministrazione o l’ente che abbia adottato l’atto ritenuto viziato si esprime provvedendo alle integrazioni necessarie per superare i rilievi indicati dalla sentenza. A tal fine, entro quindici giorni dalla ricezione dell’istanza del proponente, l’amministrazione procedente trasmette l’istanza all’amministrazione o all’ente che ha emanato l’atto da riemettere, che vi provvede entro trenta giorni. Ricevuto l’atto ai sensi del presente comma, o decorso il termine per l’adozione dell’atto stesso, l’amministrazione riemette, entro i successivi trenta giorni, il provvedimento di autorizzazione o di valutazione di impatto ambientale, in attuazione, ove necessario, degli articoli 14-quater e 14-quinquies della presente legge e dell’articolo 25, commi 2 e 2-bis, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”. (1) l) all’articolo 29, comma 2-bis, dopo le parole “il termine prefissato” sono inserite le seguenti: “, di misurare i tempi effettivi di conclusione dei procedimenti”. 2. Entro il 31 dicembre 2020 le amministrazioni e gli enti pubblici statali provvedono a verificare e a rideterminare, in riduzione, i termini di durata dei procedimenti di loro competenza ai sensi dell’articolo 2 della legge 7 agosto 1990, n. 241. 3. Gli enti locali possono gestire in forma associata in ambito provinciale o metropolitano l’attuazione delle disposizioni di cui all’articolo 18 della legge 7 agosto 1990, n. 241. Le province e le città metropolitane definiscono nelle assemblee dei sindaci delle province e nelle conferenze metropolitane appositi protocolli per organizzare lo svolgimento delle funzioni conoscitive, strumentali e di controllo, connesse all’attuazione delle norme di semplificazione della documentazione e dei procedimenti amministrativi. 1. La presente lettera è stata inserita dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 2. Il presente numero è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 12-bis – Semplificazione delle procedure di competenza dell’Ispettorato nazionale del lavoro Testo in vigore dal 15 settembre 2020 1. Le autorizzazioni di cui all’articolo 4, comma 2, della legge 17 ottobre 1967, n. 977, e all’articolo 15, secondo comma, della legge 22 febbraio 1934, n. 370, nonché gli ulteriori provvedimenti autorizzativi di competenza dell’Ispettorato nazionale del lavoro individuati con provvedimento del direttore, si intendono rilasciati decorsi quindici giorni dalla relativa istanza. 2. Le istruttorie finalizzate al rilascio delle convalide di cui all’articolo 55, comma 4, del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, e all’articolo 35, comma 4, del codice di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, nonché le altre procedure amministrative o conciliative di competenza dell’Ispettorato nazionale del lavoro che presuppongono la presenza fisica dell’istante, individuate con provvedimento del direttore, possono essere effettuate attraverso strumenti di comunicazione da remoto che consentano in ogni caso l’identificazione degli interessati o dei soggetti dagli stessi delegati e l’acquisizione della volontà espressa. In tali ipotesi il provvedimento finale o il verbale si perfeziona con la sola sottoscrizione del funzionario incaricato. 3. Al decreto legislativo 23 aprile 2004, n. 124, sono apportate le seguenti modificazioni: a) all’articolo 12: 1) al comma 1 è aggiunto, in fine, il seguente periodo: “La diffida trova altresì applicazione nei confronti dei soggetti che utilizzano le prestazioni di lavoro, da ritenersi solidalmente responsabili dei crediti accertati”; 2) al comma 2, il secondo periodo è sostituito dai seguenti: “In caso di accordo, risultante da verbale sottoscritto dalle parti, il provvedimento di diffida perde efficacia e, per il verbale medesimo, non trovano applicazione le disposizioni di cui all’articolo 2113, commi primo, secondo e terzo, del codice civile. Entro il medesimo termine, in alternativa, il datore di lavoro può promuovere ricorso avverso il provvedimento di diffida al direttore dell’ufficio che ha adottato l’atto. Il ricorso, notificato anche al lavoratore, sospende l’esecutività della diffida ed è deciso nel termine di sessanta giorni dalla presentazione”; 3) al comma 3, dopo le parole: “attestato da apposito verbale,” sono inserite le seguenti: “oppure in caso di rigetto del ricorso,” e le parole: “, con provvedimento del direttore della Direzione provinciale del lavoro, valore di accertamento tecnico, con” sono soppresse; 4) il comma 4 è abrogato; b) l’articolo 14 è sostituito dal seguente: “Art. 14. (Disposizioni del personale ispettivo) - 1. Il personale ispettivo dell’Ispettorato nazionale del lavoro può adottare nei confronti del datore di lavoro un provvedimento di disposizione, immediatamente esecutivo, in tutti i casi in cui le irregolarità rilevate in materia di lavoro e legislazione sociale non siano già soggette a sanzioni penali o amministrative.
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1. Il presente articolo è stato inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 13 – Accelerazione del procedimento in conferenza di servizi Testo in vigore dal 1 giugno 2021 1. Fino al 30 giugno 2023, in tutti i casi in cui debba essere indetta una conferenza di servizi decisoria ai sensi dell’articolo 14, comma 2, della legge 7 agosto 1990, n. 241, è in facoltà delle amministrazioni procedenti adottare lo strumento della conferenza semplificata di cui all’articolo 14-bis della medesima legge, con le seguenti modificazioni: (1) a) tutte le amministrazioni coinvolte rilasciano le determinazioni di competenza entro il termine perentorio di sessanta giorni; b) al di fuori dei casi di cui all’articolo 14-bis, comma 5, l’amministrazione procedente svolge, entro trenta giorni decorrenti dalla scadenza del termine per il rilascio delle determinazioni di competenza delle singole amministrazioni, con le modalità di cui all’articolo 14-ter, comma 4, della legge n. 241 del 1990, una riunione telematica di tutte le amministrazioni coinvolte nella quale prende atto delle rispettive posizioni e procede senza ritardo alla stesura della determinazione motivata conclusiva della conferenza di servizi verso la quale può essere proposta opposizione dalle amministrazioni di cui all’articolo 14-quinquies, della legge n. 241 del 1990, ai sensi e nei termini ivi indicati. Si considera in ogni caso acquisito l’assenso senza condizioni delle amministrazioni che non abbiano partecipato alla riunione ovvero, pur partecipandovi, non abbiano espresso la propria posizione, ovvero abbiano espresso un dissenso non motivato o riferito a questioni che non costituiscono oggetto della conferenza. 2. Nei casi di cui agli articoli 1 e 2, ove si renda necessario riconvocare la conferenza di servizi sul livello successivo di progettazione tutti i termini sono ridotti della metà e gli ulteriori atti di autorizzazione, di assenso e i pareri comunque denominati, eventualmente necessari in fase di esecuzione, sono rilasciati in ogni caso nel termine di sessanta giorni dalla richiesta. 1. Il presente alinea è stato così modificato prima dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020, e poi dall’art. 51, comma 1, lett. g), D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, convertito in legge dalla L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articoli 14 – 55-bis (omissis)
Titolo IV
Semplificazioni in materia di attività di impresa, ambiente e green economy
I Capo III
Semplificazioni in materia di green economy
Articolo 56 – Disposizioni di semplificazione in materia di interventi su progetti o impianti alimentati da fonti di energia rinnovabile e di taluni nuovi impianti, nonché di spalma incentivi Testo in vigore dal 15 settembre 2020 1. Al decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, sono apportate le seguenti modificazioni:
APPENDICE NORMATIVA
2. Contro la disposizione di cui al comma 1 è ammesso ricorso, entro quindici giorni, al direttore dell’Ispettorato territoriale del lavoro, il quale decide entro i successivi quindici giorni. Decorso inutilmente il termine previsto per la decisione il ricorso si intende respinto. Il ricorso non sospende l’esecutività della disposizione. 3. La mancata ottemperanza alla disposizione di cui al comma 1 comporta l’applicazione della sanzione amministrativa da 500 euro a 3.000 euro. Non trova applicazione la diffida di cui all’articolo 13, comma 2, del presente decreto”. (1)
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a) all’articolo 4, dopo il comma 6 è aggiunto il seguente: “6-bis. Nel caso di progetti di modifica di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili afferenti a integrali ricostruzioni, rifacimenti, riattivazioni e potenziamenti, la valutazione di impatto ambientale ha ad oggetto solo l’esame delle variazioni dell’impatto sull’ambiente indotte dal progetto proposto.”; b) all’articolo 5, il comma 3 è sostituito dal seguente: “3. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, previa intesa con la Conferenza unificata, di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono individuati, per ciascuna tipologia di impianto e di fonte, gli interventi di modifica sostanziale degli impianti da assoggettare ad autorizzazione unica, fermo restando il rinnovo dell’autorizzazione unica in caso di modifiche qualificate come sostanziali ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Gli interventi di modifica diversi dalla modifica sostanziale, anche relativi a progetti autorizzati e non ancora realizzati, sono assoggettati alla procedura abilitativa semplificata di cui all’articolo 6, fatto salvo quanto disposto dall’articolo 6-bis. Non sono considerati sostanziali e sono sottoposti alla disciplina di cui all’articolo 6, comma 11, gli interventi da realizzare sui progetti e sugli impianti fotovoltaici ed idroelettrici che non comportano variazioni delle dimensioni fisiche degli apparecchi, della volumetria delle strutture e dell’area destinata ad ospitare gli impianti stessi, né delle opere connesse. Restano ferme, laddove previste, le procedure di verifica di assoggettabilità e valutazione di impatto ambientale di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.”; c) all’articolo 6, comma 11, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: “, fermi restando l’articolo 6-bis e l’articolo 7-bis, comma 5.”; (1) d) dopo l’articolo 6, è inserito il seguente: “Articolo 6-bis (Dichiarazione di inizio lavori asseverata) 1. Non sono sottoposti a valutazioni ambientali e paesaggistiche, né sottoposti all’acquisizione di atti di assenso comunque denominati, e sono realizzabili a seguito del solo deposito della dichiarazione di cui al comma 4, gli interventi su impianti esistenti e le modifiche di progetti autorizzati che, senza incremento di area occupata dagli impianti e dalle opere connesse e a prescindere dalla potenza elettrica risultante a seguito dell’intervento, ricadono nelle seguenti categorie: a) impianti eolici: interventi consistenti nella sostituzione della tipologia di rotore che comportano una variazione in aumento delle dimensioni fisiche delle pale e delle volumetrie di servizio non superiore in ciascun caso al 15 per cento; b) impianti fotovoltaici con moduli a terra: interventi che, anche a seguito della sostituzione dei moduli e degli altri componenti e mediante la modifica del layout dell’impianto, comportano una variazione delle volumetrie di servizio non superiore al 15 per cento e una variazione dell’altezza massima dal suolo non superiore al 20 per cento; c) impianti fotovoltaici con moduli su edifici: interventi di sostituzione dei moduli fotovoltaici su edifici a uso produttivo, nonché, per gli edifici a uso residenziale, interventi che non comportano variazioni o comportano variazioni in diminuzione dell’angolo tra il piano dei moduli e il piano della superficie su cui i moduli sono collocati; d) impianti idroelettrici: interventi che, senza incremento della portata derivata, comportano una variazione delle dimensioni fisiche dei componenti e della volumetria delle strutture che li ospitano non superiore al 15 per cento. 2. Qualora, nel corso del procedimento di autorizzazione di un impianto, intervengano varianti consistenti negli interventi elencati al comma 1, il proponente presenta all’autorità competente per la medesima autorizzazione la comunicazione di cui al comma 4. La dichiarazione non comporta alcuna variazione dei tempi e delle modalità di svolgimento del procedimento autorizzativo e di ogni altra valutazione già avviata, ivi incluse quelle ambientali. 3. Con le medesime modalità previste al comma 1, al di fuori delle zone A di cui al decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, e ad esclusione degli immobili tutelati ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, sono altresì realizzabili i progetti di nuovi impianti fotovoltaici con moduli collocati sulle coperture di fabbricati rurali, di edifici a uso produttivo e di edifici residenziali, nonché i progetti di nuovi impianti fotovoltaici i cui moduli sono installati in sostituzione di coperture di fabbricati rurali e di edifici su cui è operata la completa rimozione dell’eternit o dell’amianto. 4. Il proprietario dell’immobile o chi abbia la disponibilità degli immobili interessati dall’impianto e dalle opere connesse presenta al Comune, in formato cartaceo o in via telematica, una dichiarazione accompagnata da una relazione sottoscritta da un progettista abilitato e dagli opportuni elaborati progettuali, che attesti il rispetto delle norme di sicurezza, antisismiche e igienico-sanitarie. Per gli impianti di cui al comma 3, alla dichiarazione sono allegati gli elaborati tecnici per la connessione alla rete elettrica redatti dal gestore della rete. 5. Gli interventi di cui al comma 1, possono essere eseguiti anche su impianti in corso di incentivazione. L’incremento di produzione energetica derivante da un aumento di potenza superiore alle soglie di cui all’articolo 30 del decreto del Ministro dello sviluppo economico 23 giugno 2016, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 150 del 29 giugno 2016, è qualificato come ottenuto da potenziamento non incentivato. Il GSE adegua conseguentemente le procedure adottate in attuazione dell’articolo 30 del citato decreto del Ministro dello sviluppo economico 23 giugno 2016, e, ove occorra, le modalità di svolgimento delle attività di controllo ai sensi dell’articolo 42.”. (1) 2. All’articolo 12, comma 3, del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, dopo le parole “nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli impianti stessi,” sono inserite le seguenti: “ivi inclusi gli interventi, anche consistenti in demolizione di manufatti o in interventi di ripristino ambientale, occorrenti per la riqualificazione delle aree di insediamento degli impianti,”.
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2-bis. Al fine di semplificare le procedure autorizzative e di usufruire di una disciplina più favorevole alla loro effettiva diffusione, gli impianti di accumulo elettrico connessi ad impianti di produzione di energia elettrica sono classificati come opere connesse ai sensi dell’articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387. (2) 3. I produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili, titolari di impianti che beneficiano o che hanno beneficiato degli incentivi di cui all’articolo 1, comma 3, lettera a), del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, possono partecipare, con progetti di intervento sullo stesso sito dei predetti impianti, ai bandi pubblicati dal GSE successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto, in applicazione dei provvedimenti attuativi di cui all’articolo 24, comma 5, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, nonché ad eventuali ulteriori strumenti incentivanti a carico dei prezzi o delle tariffe dell’energia elettrica successivamente approvati, anche in esecuzione del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima. (3) 4. Gli impianti inseriti in posizione utile nelle graduatorie di cui al comma 3, sono ammessi agli incentivi nel limite della potenza che, in ciascuna procedura e per ciascun gruppo di impianti, non dovesse essere assegnata agli impianti diversi da quelli di cui allo stesso comma 3, e con l’applicazione di una decurtazione percentuale della tariffa di riferimento, pari ad un’ulteriore riduzione di 5 punti percentuali rispetto a quella offerta dal produttore. Per gli impianti a registri, la tariffa di riferimento è ridotta di 3 punti percentuali. 5. I soggetti che hanno esercitato l’opzione di cui all’articolo 1, comma 3, lettera b), del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, possono partecipare, con progetti di intervento sullo stesso sito, ai bandi di cui al comma 3, senza l’applicazione delle condizioni di cui al medesimo comma 3 e al comma 4. (3) 6. Resta fermo, per gli impianti di cui ai commi 3 e 5, il rispetto delle altre condizioni di partecipazione ai bandi e di formazione delle graduatorie stabilite nei provvedimenti attuativi dell’articolo 24, comma 5, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28. 6-bis. All’articolo 24, comma 2, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, sono aggiunte, in fine, le seguenti lettere: “i-bis) deve essere assicurata prioritaria possibilità di partecipazione agli incentivi a chi installi impianti fotovoltaici a seguito di rimozione dell’amianto, con agevolazioni premiali e modalità di partecipazione quanto più possibile ampie. A tali fini: 1) non è necessario che l’area dove è avvenuta la sostituzione dell’amianto coincida con quella dove viene installato l’impianto, purché l’impianto sia installato sullo stesso edificio o in altri edifici catastalmente confinanti nella disponibilità dello stesso soggetto; 2) gli impianti fotovoltaici potranno occupare una superficie maggiore di quella dell’amianto sostituito, fermo restando che in tale caso saranno decurtati proporzionalmente in modo forfettario i benefici aggiuntivi per la sostituzione dell’amianto; i-ter) qualora nel corso delle procedure di assegnazione degli incentivi si verifichi un eccesso di offerta per gli impianti sopra o sotto una determinata soglia di potenza, con il decreto di cui al comma 5, la parte degli incentivi non assegnati può essere destinata ad altre procedure per impianti di potenza diversa dove vi sia eccesso di domanda”. (2) 7. All’articolo 42 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, sono apportare le seguenti modificazioni: 0a) al comma 1, le parole: “incentivi nel settore elettrico e termico” sono sostituite dalle seguenti: “incentivi nei settori elettrico, termico e dell’efficienza energetica”; (4) a) al comma 3, dopo le parole “Nel caso in cui le violazioni riscontrate nell’ambito dei controlli di cui ai commi 1 e 2 siano rilevanti ai fini dell’erogazione degli incentivi, il GSE” sono aggiunte le seguenti: “in presenza dei presupposti di cui all’articolo 21-nonies della legge 7 agosto 1990, n. 241”. a-bis) al comma 3, secondo periodo, le parole: “al fine di salvaguardare la produzione di energia da fonti rinnovabili degli impianti” sono sostituite dalle seguenti: “al fine di salvaguardare la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’energia termica e il risparmio energetico, conseguente agli interventi di efficientamento, degli impianti”; (4) b) il comma 3-bis è sostituito dal seguente: “3-bis. Nei casi in cui, nell’ambito delle istruttorie di valutazione delle richieste di verifica e certificazione dei risparmi aventi ad oggetto il rilascio di titoli di efficienza energetica di cui all’articolo 29 ovvero nell’ambito di attività di verifica, il GSE riscontri la non rispondenza del progetto proposto e approvato alla normativa vigente alla data di presentazione del progetto e tali difformità non derivino da documenti non veritieri ovvero da dichiarazioni false o mendaci rese dal proponente, è disposto il rigetto dell’istanza di rendicontazione o l’annullamento del provvedimento di riconoscimento dei titoli in ottemperanza alle condizioni di cui al comma precedente, secondo le modalità di cui al comma 3-ter”; (1) c) al comma 3-ter dopo le parole “Per entrambe le fattispecie indicate sono fatte salve le rendicontazioni già approvate” sono aggiunte le seguenti: “relative ai progetti standard, analitici o a consuntivo” e le parole “relative ai progetti medesimi” sono soppresse. 8. Le disposizioni di cui al comma 7 si applicano anche ai progetti di efficienza energetica oggetto di procedimenti amministrativi di annullamento d’ufficio in corso e, su richiesta dell’interessato, a quelli definiti con provvedimenti del GSE di decadenza dagli incentivi, oggetto di procedimenti giurisdizionali pendenti nonché di quelli non definiti con sentenza passata in giudicato alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge, compresi i ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica per i quali non è intervenuto il parere di cui all’articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre 1971, n. 1199. Il GSE, preso atto della documentazione già nella propria disponibilità e di eventuale documentazione integrativa messa a disposizione dal proponente, dispone la revoca del provvedimento
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di annullamento entro il termine di 60 giorni consecutivi dalla data di presentazione dell’istanza a cura del soggetto interessato. Le disposizioni di cui al comma 7 non si applicano nel caso in cui la condotta dell’operatore che ha determinato il provvedimento di decadenza del GSE è oggetto di procedimento penale in corso concluso con sentenza di condanna, anche non definitiva. 8-bis. All’articolo 65 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, dopo il comma 1 sono inseriti i seguenti: “1-bis. Il comma 1 non si applica agli impianti solari fotovoltaici da realizzare su aree dichiarate come siti di interesse nazionale purché siano stati autorizzati ai sensi dell’articolo 4, comma 2, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, e in ogni caso l’accesso agli incentivi per tali impianti non necessita di ulteriori attestazioni e dichiarazioni. 1-ter. Il comma 1 non si applica altresì agli impianti solari fotovoltaici da realizzare su discariche e lotti di discarica chiusi e ripristinati, cave o lotti di cave non suscettibili di ulteriore sfruttamento per le quali l’autorità competente al rilascio dell’autorizzazione abbia attestato l’avvenuto completamento delle attività di recupero e ripristino ambientale previste nel titolo autorizzatorio nel rispetto delle norme regionali vigenti, autorizzati ai sensi dell’articolo 4, comma 2, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, e in ogni caso l’accesso agli incentivi per tali impianti non necessita di ulteriori attestazioni e dichiarazioni”. (2) 8-ter. La scadenza per la presentazione della comunicazione di cui all’articolo 36, comma 5, del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 2019, n. 157, è differita al 31 dicembre 2020. (2) 1. La presente lettera è stata così modificata dall’allegato alla con decorrenza dal 15.09.2020. 2. Il presente comma è stato inserito dall’allegato alla legge decorrenza dal 15.09.2020. 3. Il presente comma è stato così modificato dall’allegato alla con decorrenza dal 15.09.2020. 4. La presente lettera è stata inserita dall’allegato alla legge decorrenza dal 15.09.2020.
legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con
Articolo 57 – Semplificazione delle norme per la realizzazione di punti e stazioni di ricarica di veicoli elettrici Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Ai fini del presente articolo, per infrastruttura di ricarica di veicoli elettrici si intende l’insieme di strutture, opere e impianti necessari alla realizzazione di aree di sosta dotate di uno o più punti di ricarica per veicoli elettrici. 2. La realizzazione di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici può avvenire: a) all’interno di aree e edifici pubblici e privati, ivi compresi quelli di edilizia residenziale pubblica; b) su strade private non aperte all’uso pubblico; c) lungo le strade pubbliche e private aperte all’uso pubblico; d) all’interno di aree di sosta, di parcheggio e di servizio, pubbliche e private, aperte all’uso pubblico. 2-bis. Nei casi di cui al comma 2, lettere a) e b), la ricarica del veicolo elettrico, in analogia con quanto previsto dal decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257, per la ricarica pubblica, è da considerare un servizio e non una fornitura di energia elettrica. (1) 3. Nei casi di cui al comma 2, lettere c) e d), la realizzazione di infrastrutture di ricarica, fermo restando il rispetto della normativa vigente in materia di sicurezza, è effettuata in conformità alle disposizioni del codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e del relativo regolamento di esecuzione e di attuazione di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, in relazione al dimensionamento degli stalli di sosta ed alla segnaletica orizzontale e verticale. In tali casi, qualora la realizzazione sia effettuata da soggetti diversi dal proprietario della strada, si applicano anche le disposizioni in materia di autorizzazioni e concessioni di cui al citato codice della strada e al relativo regolamento di esecuzione e attuazione. Nei casi di cui al comma 2, lettere a) e b), resta ferma l’applicazione delle vigenti norme in materia di sicurezza e dell’articolo 38 del citato codice della strada. Resta fermo, in ogni caso, il rispetto delle norme per la realizzazione degli impianti elettrici, con particolare riferimento all’obbligo di dichiarazione di conformità e di progetto elettrico, ove necessario, in base alle leggi vigenti. 4. Le infrastrutture di ricarica di cui al comma 2, lettere c) e d), sono accessibili, in modo non discriminatorio, a tutti gli utenti stradali esclusivamente per la sosta di veicoli elettrici in fase di ricarica al fine di garantire una fruizione ottimale dei singoli punti di ricarica. 5. All’articolo 158, comma 1, del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, la lettera h-bis) è sostituita dalla seguente: “h-bis) negli spazi riservati alla fermata e alla sosta dei veicoli elettrici. In caso di sosta a seguito di completamento
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di ricarica, possono essere applicate tariffe di ricarica mirate a disincentivare l’impegno della stazione oltre un periodo massimo di un’ora dal termine della ricarica. Tale limite temporale non trova applicazione dalle ore 23 alle ore 7, ad eccezione dei punti di ricarica di potenza elevata di cui all’articolo 2, comma 1, lettera e), del decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257”. (2) 6. Con propri provvedimenti, adottati in conformità ai rispettivi ordinamenti, i comuni, ai sensi dell’articolo 7 del codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, disciplinano, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, l’installazione, la realizzazione e la gestione delle infrastrutture di ricarica a pubblico accesso, di cui al presente articolo, stabilendo la localizzazione e la quantificazione in coerenza con gli strumenti di pianificazione regionali e comunali, al fine di garantire un numero adeguato di stalli in funzione della domanda e degli obiettivi di progressivo rinnovo del parco dei veicoli circolanti, prevedendo, ove possibile, l’installazione di almeno un punto di ricarica ogni 1.000 abitanti. (4) 7. I comuni possono consentire, in regime di autorizzazione o concessione, anche a titolo non oneroso, la realizzazione e gestione di infrastrutture di ricarica a soggetti pubblici e privati sulla base della disciplina di cui ai commi 3 e 4, anche prevedendo una eventuale suddivisione in lotti. 8. Un soggetto pubblico o privato può richiedere al comune che non abbia provveduto alla disciplina di cui al comma 6 ovvero all’ente proprietario o al gestore della strada, anche in ambito extraurbano, l’autorizzazione o la concessione per la realizzazione e l’eventuale gestione delle infrastrutture di ricarica di cui al comma 2, lettere c) e d), anche solo per una strada o un’area o un insieme di esse. (3) 9. I comuni possono prevedere la riduzione o l’esenzione del canone di occupazione di suolo pubblico e della tassa per l’occupazione di spazi e aree pubbliche per i punti di ricarica, nel caso in cui gli stessi eroghino energia di provenienza certificata da energia rinnovabile. In ogni caso, il canone di occupazione di suolo pubblico deve essere calcolato sullo spazio occupato dalle infrastrutture di ricarica senza considerare gli stalli di sosta degli autoveicoli che rimarranno nella disponibilità del pubblico. 10. In caso di applicazione della riduzione o dell’esenzione di cui al comma 9, se a seguito di controlli non siano verificate le condizioni previste, i comuni possono richiedere il pagamento, per l’intero periodo per cui è stata concessa l’agevolazione, del canone di occupazione di suolo pubblico e della tassa per l’occupazione di spazi e aree pubbliche, applicando una maggiorazione a titolo sanzionatorio fino al 30 per cento dell’importo. (3) 11. Per le infrastrutture di ricarica di veicoli elettrici e ibridi plug-in, quanto previsto dai commi 2 e 2-bis dell’articolo 95 del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, è sostituito da una dichiarazione sottoscritta dai soggetti interessati, da comunicare all’Ispettorato del Ministero competente per territorio, da cui risulti l’assenza o la presenza di interferenze con linee di telecomunicazione e il rispetto delle norme che regolano la materia della trasmissione e distribuzione di energia elettrica. In tali casi i soggetti interessati non sono tenuti alla stipula degli atti di sottomissione previsti dalla normativa vigente. 12. L’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA), entro centottanta giorni decorrenti dalla data di entrata in vigore del presente decreto, definisce le tariffe per la fornitura dell’energia elettrica destinata alla ricarica dei veicoli, applicabili ai punti di prelievo in ambito privato e agli operatori del servizio di ricarica in ambito pubblico secondo quanto previsto dall’articolo 4, comma 9, del decreto legislativo del 16 dicembre 2016, n. 257, in modo da favorire l’uso di veicoli alimentati ad energia elettrica e da assicurare un costo dell’energia elettrica non superiore a quello previsto per i clienti domestici residenti. 13. Le concessioni rilasciate a partire dalla data di entrata in vigore del presente decreto, ivi compreso il rinnovo di quelle esistenti, prevedono che le aree di servizio di cui all’articolo 61 del decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, vengano dotate delle colonnine di ricarica per i veicoli elettrici. Conseguentemente, sono aggiornati il Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica, di cui all’articolo 17-septies del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, e il Piano di ristrutturazione delle aree di servizio autostradali. 13-bis. All’articolo 17-terdecies, comma 1, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, dopo le parole: “ad esclusiva trazione elettrica,” sono inserite le seguenti: “ovvero a trazione ibrida con l’installazione di motori elettrici,”. (1) 14. All’articolo 23 del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 aprile 2012, n. 35, i commi 2-bis e 2-ter sono abrogati. In conseguenza di quanto disposto dal primo periodo, l’installazione delle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici ad accesso pubblico non è soggetta al rilascio del permesso di costruire ed è considerata attività di edilizia libera. (5) 14-bis. Ai fini della semplificazione dei procedimenti, il soggetto che effettua l’installazione delle infrastrutture per il servizio di ricarica dei veicoli elettrici su suolo pubblico presenta all’ente proprietario della strada l’istanza per l’occupazione del suolo pubblico e la realizzazione dell’infrastruttura di ricarica e per le relative opere di connessione alla rete di distribuzione concordate con il concessionario del servizio di distribuzione dell’energia elettrica competente. Le procedure sono soggette all’obbligo di richiesta semplificata e l’ente che effettua la valutazione, come previsto dall’articolo 14-bis della legge 7 agosto 1990, n. 241, rilascia entro trenta giorni un provvedimento di autorizzazione alla costruzione e all’occupazione del suolo pubblico per le infrastrutture di ricarica, che ha una durata minima di dieci anni, e un provvedimento di durata illimitata, intestato al gestore della rete, per le relative opere di connessione. (6)
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15. Il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 3 agosto 2017, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 290 del 13 dicembre 2017, cessa di avere efficacia. (3) 16. Con regolamento da emanarsi entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto sono adottate le disposizioni integrative e modificative del decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, in coerenza con le disposizioni del presente articolo. 17. Dall’attuazione del presente articolo non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni pubbliche interessate provvedono alle attività previste con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente. 1. Il presente comma è stato inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 2. Il presente comma è stato così sostituito dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 3. Il presente comma è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 4. Il presente comma è stato così modificato prima dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020, e poi dall’art. 1, comma 727, L. 30.12.2020, n. 178 con decorrenza dal 01.01.2021. 5. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 32-ter, D.L. 31.05.2021, n. 77, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 6. Il presente comma è stato inserito dall’art. 32-ter, D.L. 31.05.2021, n. 77, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articoli 58 – 61 (omissis)
Articolo 62 – Semplificazione dei procedimenti per l’adeguamento di impianti di produzione e accumulo di energia Testo in vigore dal 15 settembre 2020 1. All’articolo 1 del decreto-legge 7 febbraio 2002, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2002, n. 55, dopo il comma 2, sono inseriti i seguenti: “2-bis. Si intendono interventi di modifica sostanziale di impianto esistente soggetti all’autorizzazione unica di cui al presente articolo quelli che producono effetti negativi e significativi sull’ambiente o una variazione positiva di potenza elettrica superiore al 5 per cento rispetto al progetto originariamente autorizzato. Tutti gli altri interventi sono considerati modifica non sostanziale o ripotenziamento non rilevante e la loro esecuzione è subordinata alla sola comunicazione preventiva al Ministero dello sviluppo economico, da effettuare sessanta giorni prima della data prevista dell’intervento, fermo restando il pagamento del contributo di cui all’articolo 1, comma 110, della legge 23 agosto 2004, n. 239. È fatta salva l’acquisizione, ove necessario, dell’autorizzazione di cui all’articolo 146 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.42. 2-ter. Ferma restando, ove necessario, l’acquisizione dell’autorizzazione di cui all’articolo 146 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.42, gli interventi concernenti nuove opere civili o modifica di opere civili esistenti, ivi compresi gli interventi di smontaggio di apparecchiature e parti di impianto o di demolizione di strutture civili qualora relativi a singole sezioni di centrali termoelettriche per le quali sia già intervenuto il provvedimento di definitiva messa fuori servizio, da effettuare all’interno dell’area di centrale che non risultano connessi al funzionamento dell’impianto produttivo e che non comportino un aumento superiore al 30 per cento delle cubature delle opere civili esistenti, sono realizzabili mediante segnalazione certificata di inizio attività. Il gestore, almeno sessanta giorni prima dell’inizio dei lavori, presenta al Ministero dello sviluppo economico, inviandone copia al Comune interessato, la segnalazione certificata di inizio attività, accompagnata da una dettagliata relazione a firma di un progettista abilitato e dai relativi elaborati progettuali, da una dichiarazione del progettista che attesti la compatibilità del progetto con gli strumenti urbanistici approvati e i regolamenti edilizi vigenti nonché il rispetto delle norme di sicurezza e igienico-sanitarie e dagli eventuali atti di assenso in caso di intervento in aree sottoposte a vincolo. Il Ministero dello sviluppo economico, ove riscontri l’assenza in tutto o in parte della documentazione necessaria ai fini della segnalazione certificata di inizio attività, invita il gestore all’integrazione, con sospensione del termine. Qualora il gestore non ottemperi nel termine perentorio di trenta giorni dalla comunicazione del Ministero dello sviluppo economico, la segnalazione si intende ritirata definitivamente. Il Ministero dello sviluppo economico, ove riscontri l’assenza di una o più delle condizioni stabilite, notifica al gestore l’ordine motivato di non effettuare il previsto intervento e, in caso di falsa attestazione del professionista abilitato, informa l’autorità giudiziaria e il consiglio dell’ordine professionale di appartenenza. È comunque fatta salva la facoltà di ripresentare la dichiarazione, con le modifiche o le integrazioni necessarie per
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1. Il presente comma è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articoli 62-bis – 65 (omissis) Allegati (omissis)
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renderla conforme alla normativa. Qualora entro i termini sopra indicati non intervengano comunicazioni di non effettuazione dell’intervento, l’attività si intende consentita. Ultimato l’intervento, il soggetto incaricato del collaudo trasmette al Ministero dello sviluppo economico il certificato di collaudo finale dell’opera. La sussistenza del titolo a effettuare l’intervento è provata con la copia della segnalazione certificata di inizio attività da cui risultino la data di ricevimento della segnalazione stessa, l’elenco dei documenti presentati a corredo del progetto, l’attestazione del professionista abilitato nonché gli atti di assenso eventualmente necessari. 2-quater. La realizzazione degli impianti di accumulo elettrochimico funzionali alle esigenze del settore elettrico, ivi inclusi i sistemi di conversione di energia, i collegamenti alla rete elettrica e ogni opera connessa e accessoria, è autorizzata in base alle seguenti procedure: a) gli impianti di accumulo elettrochimico ubicati all’interno di aree ove sono situati impianti industriali di qualsiasi natura, anche non più operativi o in corso di dismissione, o ubicati all’interno di aree ove sono situati impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonte fossile di potenza inferiore ai 300 MW termici in servizio, o ubicati presso aree di cava o di produzione e trattamento di idrocarburi liquidi e gassosi in via di dismissione, i quali non comportino estensione delle aree stesse, né aumento degli ingombri in altezza rispetto alla situazione esistente, né richiedano variante agli strumenti urbanistici adottati, sono autorizzati mediante la procedura abilitativa semplificata comunale di cui all’articolo 6 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28. In assenza di una delle condizioni sopra citate, si applica la procedura di cui alla lettera b); b) gli impianti di accumulo elettrochimico ubicati all’interno di aree già occupate da impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonte fossile di potenza maggiore o uguale a 300 MW termici in servizio, nonché gli impianti “stand-alone” ubicati in aree non industriali e le eventuali connessioni alla rete, sono autorizzati mediante autorizzazione unica rilasciata dal Ministero dello sviluppo economico, secondo le disposizioni di cui al presente articolo. Nel caso di impianti ubicati all’interno di aree ove sono presenti impianti per la produzione o il trattamento di idrocarburi liquidi e gassosi, l’autorizzazione è rilasciata ai sensi della disciplina vigente; c) gli impianti di accumulo elettrochimico da esercire in combinato o meno con impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili sono considerati opere connesse ai predetti impianti, ai sensi della normativa vigente, e sono autorizzati mediante: 1) autorizzazione unica rilasciata dalla regione o dalle province delegate o, per impianti con potenza termica installata superiore a 300 MW termici, dal Ministero dello sviluppo economico, secondo le disposizioni di cui all’articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, ove l’impianto di produzione di energia elettrica alimentato da fonti rinnovabili sia da realizzare; 2) procedura di modifica ai sensi dell’articolo 12, comma 3, del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, ove l’impianto di produzione di energia elettrica alimentato da fonti rinnovabili sia già realizzato e l’impianto di accumulo elettrochimico comporti l’occupazione di nuove aree rispetto all’impianto esistente; 3) procedura abilitativa semplificata comunale di cui all’articolo 6 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, se l’impianto di produzione di energia elettrica alimentato da fonti rinnovabili è già esistente e l’impianto di accumulo elettrochimico non comporta occupazione di nuove aree; d) la realizzazione di impianti di accumulo elettrochimico inferiori alla soglia di 10 MW, ovunque ubicati, è attività libera e non richiede il rilascio di un titolo abilitativo, fatta salva l’acquisizione degli atti di assenso previsti dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, nonché dei pareri, autorizzazioni o nulla osta da parte degli enti territorialmente competenti, derivanti da specifiche previsioni di legge vigenti in materia ambientale, di sicurezza e di prevenzione degli incendi, e del nulla osta alla connessione da parte del gestore del sistema di trasmissione nazionale o da parte del gestore del sistema di distribuzione elettrica di riferimento. I soggetti che intendono realizzare gli stessi impianti sono tenuti a inviare copia del relativo progetto al Gestore del sistema di trasmissione nazionale che, entro trenta giorni, può formulare osservazioni nel caso in cui sia richiesta una connessione alla rete elettrica nazionale, inviandole anche agli enti individuati per il rilascio delle autorizzazioni, che devono essere comunicate allo stesso gestore, ai fini del monitoraggio del grado di raggiungimento degli obiettivi nazionali in materia di accumuli di energia previsti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. I soggetti che realizzano gli stessi impianti di accumulo sono tenuti a comunicare al gestore della rete di trasmissione nazionale la data di entrata in esercizio degli impianti.”. (1)
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Decreto legge 31 maggio 2021 n. 77
Decreto legge 31 maggio 2021 n. 77 Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure. [Decreto Semplificazioni] Il Titolo del presente provvedimento è stato così rettificato con comunicato pubblicato nella G.U. 01.06.2021, n. 130. Convertito in legge, con modifiche, dalla L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. Preambolo Testo in vigore dal 1 giugno 2021 IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA VISTI gli articoli 77 e 87, quinto comma, della Costituzione; VISTO il regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 febbraio 2021, che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza; VISTO il decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, recante “’Misure urgenti relative al Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza e altre misure urgenti per gli investimenti”; RITENUTA la straordinaria necessità e urgenza di definire la strategia e il sistema di governance nazionali per l’attuazione degli interventi relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza e al Piano nazionale per gli investimenti complementari; CONSIDERATA la straordinaria necessità e urgenza di imprimere un impulso decisivo allo snellimento delle procedure amministrative in tutti i settori incisi dalle previsioni dei predetti Piani, per consentire un’efficace, tempestiva ed efficiente realizzazione degli interventi ad essi riferiti; RITENUTA, in particolare, l’urgenza di introdurre misure relative all’accelerazione dei procedimenti relativi agli interventi in materia di transizione ecologica e digitale e di contratti pubblici; VISTA la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 28 maggio 2021; SULLA PROPOSTA del Presidente del Consiglio dei ministri e dei Ministri dell’economia e delle finanze, per la pubblica amministrazione, per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, della transizione ecologica, della cultura e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili; EMANA il seguente decreto-legge: (1) 1. Il Titolo del presente provvedimento è stato così rettificato con comunicato pubblicato nella G.U. 01.06.2021, n. 130 con decorrenza dal 01.06.2021. Si riporta di seguito il testo previgente: “Governance del Piano nazionale di rilancio e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure.”.
Articoli 1 – 29 (omissis)
Parte II
Disposizioni di accelerazione e snellimento delle procedure e di rafforzamento della capacità amministrativa Titolo I
Transizione ecologica e accelerazione del procedimento ambientale e paesaggistico
Decreto legge 31 maggio 2021 n. 77
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Accelerazione delle procedure per le fonti rinnovabili
Articolo 30 – Interventi localizzati in aree contermini Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Al fine del raggiungimento degli obiettivi nazionali di efficienza energetica contenuti nel PNIEC e nel PNRR, con particolare riguardo all’incremento del ricorso alle fonti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, all’articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, dopo il comma 3 è inserito il seguente: “3-bis. Il Ministero della cultura partecipa al procedimento unico ai sensi del presente articolo in relazione ai progetti aventi ad oggetto impianti alimentati da fonti rinnovabili, comprese le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli stessi impianti, localizzati in aree sottoposte a tutela, anche in itinere, ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, nonché nelle aree contermini ai beni sottoposti a tutela ai sensi del medesimo decreto legislativo.”. (2) 2. Nei procedimenti di autorizzazione di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, localizzati in aree contermini a quelle sottoposte a tutela paesaggistica, il Ministero della cultura si esprime nell’ambito della conferenza di servizi con parere obbligatorio non vincolante. Decorso inutilmente il termine per l’espressione del parere da parte del Ministero della cultura, l’amministrazione competente provvede comunque sulla domanda di autorizzazione. In tutti i casi di cui al presente comma, il rappresentante del Ministero della cultura non può attivare i rimedi per le amministrazioni dissenzienti di cui all’articolo 14-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241. (1) 1. La rubrica del Titolo cui il presente articolo appartiene è stata così modificata dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 2. Il presente capoverso è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 31 – Semplificazione per gli impianti di accumulo e fotovoltaici e individuazione delle infrastrutture per il trasporto del GNL in Sardegna Testo in vigore dal 8 agosto 2021 1. All’articolo 1 del decreto-legge 7 febbraio 2002, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2002, n. 55, sono apportate le seguenti modificazioni: 0a) al comma 2-quater, lettera c), il numero 3) è sostituito dal seguente: “3) procedura abilitativa semplificata comunale di cui all’articolo 6 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, se l’impianto di produzione di energia elettrica alimentato da fonti rinnovabili è già esistente o autorizzato, anche se non ancora in esercizio, e se l’impianto di accumulo elettrochimico non comporta occupazione di nuove aree”; (4) a) dopo il comma 2-quater è inserito il seguente: “2-quinquies. Gli impianti di accumulo elettrochimico di tipo “stand-alone” e le relative connessioni alla rete elettrica di cui al comma 2-quater lettere a), b) e d) non sono sottoposti alle procedure di valutazione di impatto ambientale e di verifica di assoggettabilità di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, salvo che le opere di connessione non rientrino nelle suddette procedure.”; b) dopo il comma 3-bis è inserito il seguente: “3-ter. In caso di mancata definizione dell’intesa con la regione o le regioni interessate per il rilascio dell’autorizzazione di cui al comma 1 entro i novanta giorni successivi al termine di cui al comma 2, si applicano le disposizioni di cui all’articolo 1-sexies, comma 4-bis, del decreto-legge 29 agosto 2003, n. 239, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre 2003, n. 290.”. 2. All’articolo 6 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, dopo il comma 9 è inserito il seguente: “9-bis. Per l’attività di costruzione ed esercizio di impianti fotovoltaici di potenza sino a 20 MW connessi alla rete elettrica di media tensione e localizzati in area a destinazione industriale, produttiva o commerciale nonché in discariche o lotti di discarica chiusi e ripristinati ovvero in cave o lotti di cave non suscettibili di ulteriore sfruttamento, per i quali l’autorità competente al rilascio dell’autorizzazione abbia attestato l’avvenuto completamento delle attività di recupero e di ripristino ambientale previste nel titolo autorizzatorio nel rispetto delle norme regionali vigenti, si applicano le disposizioni di cui al comma 1. Le soglie di cui all’Allegato IV, punto 2, lettera b), alla Parte seconda del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, per la procedura di verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale di cui all’articolo 19 del medesimo decreto, si intendono per questa tipologia di impianti elevate a 10 MW purché il proponente alleghi alla dichiarazione di cui al comma 2 una autodichiarazione dalla quale risulti che l’impianto
APPENDICE NORMATIVA
I Capo VI
APPENDICE NORMATIVA
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Decreto legge 31 maggio 2021 n. 77
non si trova all’interno di aree fra quelle specificamente elencate e individuate dall’Allegato 3, lettera f), al decreto del Ministro dello sviluppo economico 10 settembre 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 219 del 18 settembre 2010. Si potrà procedere a seguito della procedura di cui sopra con edificazione diretta degli impianti fotovoltaici anche qualora la pianificazione urbanistica richieda piani attuativi per l’edificazione.”. (5) 2-bis. All’articolo 7-bis, comma 5, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, dopo le parole: “su edifici” sono inserite le seguenti: “, come definiti alla voce 32 dell’allegato A al regolamento edilizio-tipo, adottato con intesa sancita in sede di Conferenza unificata 20 ottobre 2016, n. 125/CU, ai sensi dell’articolo 4, comma 1-sexies, del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, o su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici, nonché l’installazione, con qualunque modalità, di impianti solari fotovoltaici su strutture e manufatti diversi dagli edifici”. (6) 2-ter. All’articolo 6, comma 1, lettera e-quater), del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, dopo le parole: “a servizio degli edifici,” sono inserite le seguenti: “come definiti alla voce 32 dell’allegato A al regolamento edilizio-tipo, adottato con intesa sancita in sede di Conferenza unificata 20 ottobre 2016, n. 125/CU, ai sensi dell’articolo 4, comma 1-sexies, del presente testo unico, o degli impianti di cui all’articolo 87 del codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, posti su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici o collocati a terra in adiacenza,”. (6) 2-quater. Al decreto del Ministro dello sviluppo economico 19 maggio 2015, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 121 del 27 maggio 2015, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al titolo sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: “o su strutture o manufatti diversi dagli edifici o a terra”; b) dopo l’articolo 4 è aggiunto il seguente: “Art. 4-bis (Piccoli impianti su strutture e manufatti diversi dagli edifici o collocati a terra). - 1. Le disposizioni degli articoli precedenti si applicano alla realizzazione, alla connessione e all’esercizio di piccoli impianti fotovoltaici al servizio degli impianti di cui all’articolo 87 del codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, posti su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici, come definiti alla voce 32 dell’allegato A al regolamento edilizio-tipo, adottato con intesa sancita in sede di Conferenza unificata 20 ottobre 2016, n. 125/CU, ai sensi dell’articolo 4, comma 1-sexies, del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, o collocati a terra in adiacenza”. (6) 3. Al fine di realizzare il rilancio delle attività produttive nella regione Sardegna anche in attuazione dell’articolo 60, comma 6, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della transizione ecologica, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, sono individuate le opere e le infrastrutture necessarie al phase out dell’utilizzo del carbone nell’Isola. (7) 4. All’articolo 60, comma 1, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, le parole “individuate nei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al comma 2-bis dell’articolo 7-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, introdotto dall’articolo 50 del presente decreto,” sono sostituite dalle seguenti: “di cui all’articolo 8, comma 2-bis, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152,”. 5. All’articolo 65 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, dopo il comma 1-ter sono inseriti i seguenti: “1-quater. Il comma 1 non si applica agli impianti agrovoltaici che adottino soluzioni integrative innovative con montaggio dei moduli elevati da terra, anche prevedendo la rotazione dei moduli stessi, comunque in modo da non compromettere la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale, anche consentendo l’applicazione di strumenti di agricoltura digitale e di precisione. 1-quinquies. L’accesso agli incentivi per gli impianti di cui al comma 1-quater è inoltre subordinato alla contestuale realizzazione di sistemi di monitoraggio che consentano di verificare l’impatto sulle colture, il risparmio idrico, la produttività agricola per le diverse tipologie di colture e la continuità delle attività delle aziende agricole interessate. 1-sexies. Qualora dall’attività di verifica e controllo risulti la violazione delle condizioni di cui al comma 1-quater, cessano i benefìci fruiti”. (8) 6. All’Allegato II alla Parte seconda del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, al paragrafo 2), è aggiunto, in fine, il seguente punto: “- impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica con potenza complessiva superiore a 10 MW.”. (2) 7. La Tabella A allegata al decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 è sostituita dalla tabella di cui all’allegato II al presente decreto. 7-bis. Per la costruzione e l’esercizio di impianti fotovoltaici nonché delle opere connesse indispensabili alla costruzione e all’esercizio di tali impianti all’interno delle aree dei siti di interesse nazionale, in aree interessate da impianti industriali per la produzione di energia da fonti convenzionali ovvero in aree classificate come industriali, le soglie di cui alla lettera b) del punto 2 dell’allegato IV alla parte seconda del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, per la verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale di cui all’articolo 19 del medesimo decreto si intendono elevate a 10 MW. (6) (1) (3)
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Articolo 31-bis – Misure di semplificazione per gli impianti di biogas e di biometano Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Al fine di semplificare i processi di economia circolare relativi alle attività agricole e di allevamento, nonché delle filiere agroindustriali, i sottoprodotti utilizzati come materie prime per l’alimentazione degli impianti di biogas compresi nell’allegato 1, tabella 1. A, punti 2 e 3, al decreto del Ministro dello sviluppo economico 23 giugno 2016, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 150 del 29 giugno 2016, utilizzati al fine di produrre biometano attraverso la purificazione del biogas, costituiscono materie prime idonee al riconoscimento della qualifica di biocarburante avanzato ai sensi del decreto del Ministro dello sviluppo economico 2 marzo 2018, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 65 del 19 marzo 2018. 2. Le disposizioni dell’articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, si applicano anche a tutte le opere infrastrutturali necessarie all’immissione del biometano nella rete esistente di trasporto e di distribuzione del gas naturale, per le quali il provvedimento finale deve prevedere anche l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio dei beni in esso compresi nonché la variazione degli strumenti urbanistici ai sensi del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 31-ter – Misure per la promozione dell’economia circolare nella filiera del biogas Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Al fine di consentire la piena ed efficace attuazione delle disposizioni in materia di tutela della fertilità dei suoli e di favorire lo sviluppo dell’economia circolare in ambito agricolo, all’articolo 1, comma 954, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, dopo le parole: “e materie derivanti” è inserita la seguente: “prevalentemente” e dopo la parola: “realizzatrici” sono inserite le seguenti: “, nel rispetto del principio di connessione ai sensi dell’articolo 2135 del codice civile,”. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 31-quater – Impianti di produzione e pompaggio idroelettrico Testo in vigore dal 31 luglio 2021
APPENDICE NORMATIVA
1. La rubrica del presente articolo è stata così rettificata con comunicato pubblicato nella G.U. 01.06.2021, n. 130 con decorrenza dal 01.06.2021. 2. Ai sensi dell’art. 17 undecies, comma 1, D.L. 09.06.2021, n. 80, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 06.08.2021, n. 113 con decorrenza dal 08.08.2021, il presente comma si applica alle istanze presentate a partire dal 31 luglio 2021. 3. La rubrica del Titolo cui il presente articolo appartiene è stata così modificata dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 4. La presente lettera è stata inserita dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 5. Il presente capoverso è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 6. Il presente comma è stato inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 7. Il presente comma è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 8. Il presente comma è stato così sostituito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
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1. Al decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, sono apportate le seguenti modificazioni: a) all’articolo 2, comma 1, lettera b), dopo le parole: “dalla fonte idraulica,” sono inserite le seguenti: “anche tramite impianti di accumulo idroelettrico attraverso pompaggio puro”; b) all’articolo 12, comma 3, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: “Per gli impianti di accumulo idroelettrico attraverso pompaggio puro l’autorizzazione è rilasciata dal Ministero della transizione ecologica, sentito il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e d’intesa con la regione interessata, con le modalità di cui al comma 4”. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 31-quinquies – Semplificazione del sistema di tenuta delle scorte di sicurezza petrolifere Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. All’articolo 7 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 249, è aggiunto, in fine, il seguente comma: “16-bis. Con uno o più decreti del Ministro della transizione ecologica può essere conferita all’OCSIT la facoltà di chiedere ai soggetti obbligati una garanzia a copertura del mancato versamento del contributo di cui al comma 5 del presente articolo, può essere delegata all’OCSIT l’autorizzazione alla tenuta delle scorte all’estero e per l’estero ai sensi del comma 1 dell’articolo 8, possono essere apportate modifiche all’elenco dei prodotti costituenti le scorte specifiche di cui al comma 3 dell’articolo 9 e al loro livello e la stipulazione di opzioni contrattuali di acquisto di prodotto dell’OCSIT per la detenzione di scorte petrolifere”. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 32 – Norme di semplificazione in materia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e semplificazione delle procedure di repowering Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. All’articolo 5 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 3, il terzo periodo, è sostituito dai seguenti: “Non sono considerati sostanziali e sono sottoposti alla disciplina di cui all’articolo 6, comma 11, gli interventi da realizzare sui progetti e sugli impianti fotovoltaici ed idroelettrici che, anche se consistenti nella modifica della soluzione tecnologica utilizzata, non comportano variazioni delle dimensioni fisiche degli apparecchi, della volumetria delle strutture e dell’area destinata ad ospitare gli impianti stessi, né delle opere connesse a prescindere dalla potenza elettrica risultante a seguito dell’intervento. Restano ferme, laddove previste, le procedure di verifica di assoggettabilità e valutazione di impatto ambientale di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Non sono considerati sostanziali e sono sottoposti alla disciplina di cui all’articolo 6, comma 11, gli interventi da realizzare sui progetti e sugli impianti eolici, nonché sulle relative opere connesse, che a prescindere dalla potenza nominale risultante dalle modifiche, vengono realizzati nello stesso sito dell’impianto eolico e che comportano una riduzione minima del numero degli aerogeneratori rispetto a quelli già esistenti o autorizzati. Fermi restando il rispetto della normativa vigente in materia di distanze minime di ciascun aerogeneratore da unità abitative munite di abitabilità, regolarmente censite e stabilmente abitate, e dai centri abitati individuati dagli strumenti urbanistici vigenti, nonché il rispetto della normativa in materia di smaltimento e recupero degli aerogeneratori, i nuovi aerogeneratori, a fronte di un incremento del loro diametro, dovranno avere un’altezza massima, intesa come altezza dal suolo raggiungibile dalla estremità delle pale, non superiore all’altezza massima dal suolo raggiungibile dalla estremità delle pale dell’aerogeneratore già esistente moltiplicata per il rapporto fra il diametro del rotore del nuovo aerogeneratore e il diametro dell’aerogeneratore già esistente.”; (3) b) dopo il comma 3 sono inseriti i seguenti: “3-bis. Per “sito dell’impianto eolico” si intende: a) nel caso di impianti su una unica direttrice, il nuovo impianto è realizzato sulla stessa direttrice con una deviazione massima di un angolo di 10°, utilizzando la stessa lunghezza più una tolleranza pari al 15 per cento della lunghezza dell’impianto autorizzato, calcolata tra gli assi dei due aerogeneratori estremi; b) nel caso di impianti dislocati su più direttrici, la superficie planimetrica complessiva del nuovo impianto è all’interno della superficie autorizzata, definita dal perimetro individuato, planimetricamente, dalla linea che unisce,
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1. La rubrica del presente articolo è stata così rettificata con comunicato pubblicato nella G.U. 01.06.2021, n. 130 con decorrenza dal 01.06.2021. 2. La rubrica del Titolo cui il presente articolo appartiene è stata così modificata dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 3. La presente lettera è stata così modificata dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 4. Il presente capoverso è stato così sostituito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 5. Il presente comma è stato inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 32-bis – Semplificazione dei procedimenti per impianti idroelettrici di piccole dimensioni Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Al fine di assicurare la piena attuazione delle misure finalizzate a contrastare i cambiamenti climatici e a perseguire, entro l’anno 2030, gli obiettivi stabiliti dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima 2030, al punto ii. della lettera a) del punto 12.7 della parte II delle Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, di cui all’allegato annesso al decreto del Ministro dello sviluppo economico 10 settembre 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 219 del 18 settembre 2010, le parole: “compatibile con il regime di scambio sul posto” sono sostituite dalle seguenti: “non superiore a 500 kW di potenza di concessione”. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 32-ter – Norme di semplificazione in materia di infrastrutture di ricarica elettrica Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. All’articolo 57 del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 14 è aggiunto, in fine, il seguente periodo: “In conseguenza di quanto disposto dal primo periodo, l’installazione delle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici ad accesso pubblico non è soggetta al rilascio del permesso di costruire ed è considerata attività di edilizia libera”;
APPENDICE NORMATIVA
formando sempre angoli convessi, i punti corrispondenti agli assi degli aerogeneratori autorizzati più esterni, con una tolleranza complessiva del 15 per cento. 3-ter. Per “riduzione minima del numero di aerogeneratori” si intende: a) nel caso in cui gli aerogeneratori esistenti o autorizzati abbiano un diametro di inferiore o uguale a 70 metri, il numero dei nuovi aerogeneratori non deve superare il minore fra n1*2/3 e n1*d1/(d2-d1); b) nel caso in cui gli aerogeneratori esistenti o autorizzati abbiano un diametro di superiore a 70 metri, il numero dei nuovi aerogeneratori non deve superare n1*d1/d2 arrotondato per eccesso dove: 1) d1: diametro rotori già esistenti o autorizzati; 2) n1: numero aerogeneratori già esistenti o autorizzati; 3) d2: diametro nuovi rotori; 4) h1: altezza raggiungibile dalla estremità delle pale rispetto al suolo (TIP) dell’aerogeneratore già esistente o autorizzato. 3-quater. Per “altezza massima dei nuovi aerogeneratori” h2 raggiungibile dall’estremità delle pale si intende, per gli aerogeneratori di cui alla lettera a) del comma 3-ter, due volte e mezza l’altezza massima dal suolo h1 raggiungibile dall’estremità delle pale dell’aerogeneratore già esistente e, per gli aerogeneratori di cui alla lettera b) del citato comma 3-ter, il doppio dell’altezza massima dal suolo h1 raggiungibile dall’estremità delle pale dell’aerogeneratore già esistente”. (4) 1-bis. Alla lettera a) del comma 1 dell’articolo 6-bis del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: “e interventi che comportano una riduzione di superficie o di volume, anche quando non vi sia sostituzione di aerogeneratori”. (5) (1) (2)
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b) dopo il comma 14 è inserito il seguente: “14-bis. Ai fini della semplificazione dei procedimenti, il soggetto che effettua l’installazione delle infrastrutture per il servizio di ricarica dei veicoli elettrici su suolo pubblico presenta all’ente proprietario della strada l’istanza per l’occupazione del suolo pubblico e la realizzazione dell’infrastruttura di ricarica e per le relative opere di connessione alla rete di distribuzione concordate con il concessionario del servizio di distribuzione dell’energia elettrica competente. Le procedure sono soggette all’obbligo di richiesta semplificata e l’ente che effettua la valutazione, come previsto dall’articolo 14-bis della legge 7 agosto 1990, n. 241, rilascia entro trenta giorni un provvedimento di autorizzazione alla costruzione e all’occupazione del suolo pubblico per le infrastrutture di ricarica, che ha una durata minima di dieci anni, e un provvedimento di durata illimitata, intestato al gestore della rete, per le relative opere di connessione”. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 32-quater – Semplificazioni in materia di sistemi di qualificazione degli installatori Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Il comma 7 dell’articolo 15 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, è sostituito dal seguente: “7. A decorrere dal 1° gennaio 2022, i titoli di qualificazione di cui al presente articolo sono inseriti nella visura camerale delle imprese dalle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura competenti per territorio, che li ricevono dai soggetti che li rilasciano. Le amministrazioni interessate provvedono all’attuazione del presente comma nell’ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
I Capo VII
Disposizioni in materia di efficienza energetica
Articolo 33 – Misure di semplificazione in materia di incentivi per l’efficienza energetica e rigenerazione urbana Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. All’articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 4, dopo il primo periodo, è inserito il seguente: “Tale aliquota si applica anche agli interventi previsti dall’articolo 16-bis, comma 1, lettera e), del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, anche ove effettuati in favore di persone di età superiore a sessantacinque anni ed a condizione che siano eseguiti congiuntamente ad almeno uno degli interventi indicati nel primo periodo e che non siano già richiesti ai sensi del comma 2 della presente disposizione.”; b) dopo il comma 10, è inserito il seguente: “10-bis. Il limite di spesa ammesso alle detrazioni di cui al presente articolo, previsto per le singole unità immobiliari, è moltiplicato per il rapporto tra la superficie complessiva dell’immobile oggetto degli interventi di incremento dell’efficienza energetica, di miglioramento o di adeguamento antisismico previsti ai commi 1, 2, 3, 3-bis, 4, 4-bis, 5, 6, 7 e 8, e la superficie media di una unità abitativa immobiliare, come ricavabile dal Rapporto Immobiliare pubblicato dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate ai sensi dell’articolo 120-sexiesdecies del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, per i soggetti di cui al comma 9, lettera d-bis), che siano in possesso dei seguenti requisiti: a) svolgano attività di prestazione di servizi socio-sanitari e assistenziali, e i cui membri del Consiglio di Amministrazione non percepiscano alcun compenso o indennità di carica; b) siano in possesso di immobili rientranti nelle categorie catastali B/1, B/2 e D/4, a titolo di proprietà, nuda pro-
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1. La rubrica del Titolo cui il presente articolo appartiene è stata così modificata dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 2. La rubrica del Capo cui il presente articolo appartiene è stata così sostituita dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 3. Il presente capoverso è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 4. Il presente alinea è stato così sostituito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 5. Il presente capoverso è stato inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 6. Il presente comma è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 33-bis – Ulteriori misure in materia di incentivi di cui all’articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. All’articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 3 è aggiunto, in fine, il seguente periodo: “Gli interventi di dimensionamento del cappotto termico e
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prietà, usufrutto o comodato d’uso gratuito. Il titolo di comodato d’uso gratuito è idoneo all’accesso alle detrazioni di cui al presente articolo, a condizione che il contratto sia regolarmente registrato in data certa anteriore alla data di entrata in vigore della presente disposizione.”; (3) c) il comma 13-ter è sostituito dai seguenti: (4) “13-ter. Gli interventi di cui al presente articolo, anche qualora riguardino le parti strutturali degli edifici o i prospetti, con esclusione di quelli comportanti la demolizione e la ricostruzione degli edifici, costituiscono manutenzione straordinaria e sono realizzabili mediante comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA). Nella CILA sono attestati gli estremi del titolo abilitativo che ha previsto la costruzione dell’immobile oggetto d’intervento o del provvedimento che ne ha consentito la legittimazione ovvero è attestato che la costruzione è stata completata in data antecedente al 1° settembre 1967. La presentazione della CILA non richiede l’attestazione dello stato legittimo di cui all’articolo 9-bis, comma 1-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380. Per gli interventi di cui al presente comma, la decadenza del beneficio fiscale previsto dall’articolo 49 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 opera esclusivamente nei seguenti casi: a) mancata presentazione della CILA; b) interventi realizzati in difformità dalla CILA; c) assenza dell’attestazione dei dati di cui al secondo periodo; d) non corrispondenza al vero delle attestazioni ai sensi del comma 14. (3) 13-quater. Fermo restando quanto previsto al comma 13-ter, resta impregiudicata ogni valutazione circa la legittimità dell’immobile oggetto di intervento.” (5) 2. Restano in ogni caso fermi, ove dovuti, gli oneri di urbanizzazione. 3. Il Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all’articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, è incrementato di 3,9 milioni di euro per l’anno 2027, 0,3 milioni di euro per l’anno 2028, 0,4 milioni di euro per ciascuno degli anni 2029, 2030 e 2031 e 0,3 milioni di euro per l’anno 2032. 4. Agli oneri derivanti dal comma 1, lettere a) e b), valutati in 0,1 milioni di euro per l’anno 2021, 1,4 milioni di euro per l’anno 2022, 11,3 milioni di euro per l’anno 2023, 9,3 milioni di euro per l’anno 2024, 8,8 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026, 0,2 milioni di euro per l’anno 2033, e dal comma 3, pari a 3,9 milioni di euro per l’anno 2027, 0,3 milioni di euro per l’anno 2028, 0,4 milioni di euro per ciascuno degli anni 2029, 2030 e 2031 e 0,3 milioni di euro per l’anno 2032, si provvede quanto a 0,1 milioni di euro per l’anno 2021, 0,4 milioni di euro per l’anno 2022, 1,2 milioni di euro per l’anno 2023, 3,9 milioni di euro per l’anno 2027, 0,3 milioni di euro per l’anno 2028, 0,4 milioni di euro per ciascuno degli anni 2029, 2030 e 2031 e 0,3 milioni di euro per l’anno 2032, mediante le maggiori entrate derivanti dal medesimo comma 1, lettere a) e b), e, quanto a 1 milione di euro per l’anno 2022, 10,1 milioni di euro per l’anno 2023, 9,3 milioni di euro per l’anno 2024, 8,8 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026 e 0,2 milioni di euro per l’anno 2033, mediante corrispondente riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all’articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307. (6) (1) (2)
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del cordolo sismico non concorrono al conteggio della distanza e dell’altezza, in deroga alle distanze minime riportate all’articolo 873 del codice civile, per gli interventi di cui all’articolo 16-bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e al presente articolo”; b) dopo il comma 5 è inserito il seguente: “5-bis. Le violazioni meramente formali che non arrecano pregiudizio all’esercizio delle azioni di controllo non comportano la decadenza delle agevolazioni fiscali limitatamente alla irregolarità od omissione riscontrata. Nel caso in cui le violazioni riscontrate nell’ambito dei controlli da parte delle autorità competenti siano rilevanti ai fini dell’erogazione degli incentivi, la decadenza dal beneficio si applica limitatamente al singolo intervento oggetto di irregolarità od omissione”; c) dopo il comma 10-bis, introdotto dall’articolo 33 del presente decreto, sono inseriti i seguenti: “10-ter. Nel caso di acquisto di immobili sottoposti ad uno o più interventi di cui al comma 1, lettere a), b) e c), il termine per stabilire la residenza di cui alla lettera a) della nota II-bis) all’articolo 1 della tariffa, parte prima, allegata al testo unico delle disposizioni concernenti l’imposta di registro, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, è di trenta mesi dalla data di stipulazione dell’atto di compravendita. 10-quater. Al primo periodo del comma 1-septies dell’articolo 16 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, le parole: “entro diciotto mesi” sono sostituite dalle seguenti: “entro trenta mesi”; d) dopo il comma 13-quater, introdotto dall’articolo 33 del presente decreto, è inserito il seguente: “13-quinquies. In caso di opere già classificate come attività di edilizia libera ai sensi dell’articolo 6 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 2 marzo 2018, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 81 del 7 aprile 2018, o della normativa regionale, nella CILA è richiesta la sola descrizione dell’intervento. In caso di varianti in corso d’opera, queste sono comunicate alla fine dei lavori e costituiscono integrazione della CILA presentata. Non è richiesta, alla conclusione dei lavori, la segnalazione certificata di inizio attività di cui all’articolo 24 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380”. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articoli 33-ter – 39-septies (omissis)
Titolo II
Transizione digitale Articolo 40 – Semplificazioni del procedimento di autorizzazione per l’installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica e agevolazione per l’infrastrutturazione digitale degli edifici e delle unità immobiliari Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. All’articolo 86 del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, sono apportate le seguenti modificazioni: (1) a) al comma 1, alinea, le parole “sei mesi” sono sostituite dalle seguenti: “novanta giorni’; (2) a-bis) al comma 1, lettera a), dopo le parole: “proprietà pubbliche e private” sono inserite le seguenti: “, compresi i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi,”; (3) b) al comma 4, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: “, nel rispetto del procedimento autorizzatorio semplificato di cui agli articoli 87 e 88 del presente codice”. (2) 2. All’articolo 87 del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 4, primo periodo, la parola “denuncia” è sostituita dalla seguente: “segnalazione” e sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: “L’istanza ha valenza di istanza unica effettuata per tutti i profili connessi agli interventi e per tutte le amministrazioni o enti comunque coinvolti nel procedimento. Il soggetto richiedente dà notizia della presentazione dell’istanza a tutte le amministrazioni o enti coinvolti nel procedimento.”; (2) b) i commi 6, 7, 8 e 9 sono sostituiti dai seguenti: “6. Quando l’installazione dell’infrastruttura è subordinata all’acquisizione di uno o più provvedimenti, determinazioni, pareri, intese, concerti, nulla osta o altri atti di concessione, autorizzazione o assenso, comunque denominati, ivi comprese le autorizzazioni previste dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, da adottare a conclusione di distinti procedimenti di competenza di diverse amministrazioni o enti, inclusi i gestori di beni o servizi pubblici,
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il responsabile del procedimento convoca, entro cinque giorni lavorativi dalla presentazione dell’istanza, una conferenza di servizi, alla quale prendono parte tutte le amministrazioni, enti e gestori di beni o servizi pubblici interessati dall’installazione, nonché un rappresentante dei soggetti preposti ai controlli di cui all’articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36. 7. La determinazione positiva della conferenza sostituisce ad ogni effetto tutti i provvedimenti, determinazioni, pareri, intese, concerti, nulla osta o altri atti di concessione, autorizzazione o assenso, comunque denominati, necessari per l’installazione delle infrastrutture di cui al comma 1, di competenza di tutte le amministrazioni, enti e gestori di beni o servizi pubblici interessati e vale altresì come dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori. Della convocazione e dell’esito della conferenza viene comunque informato il Ministero. 8. Alla predetta conferenza di servizi si applicano le disposizioni di cui agli articoli 14, 14-bis, 14-ter, 14-quater e 14-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241, con il dimezzamento dei termini ivi indicati, ad eccezione dei termini di cui al suddetto articolo 14-quinquies, e fermo restando l’obbligo di rispettare il termine perentorio finale di conclusione del presente procedimento indicato al comma 9 del presente articolo. (4) 9. Le istanze di autorizzazione si intendono accolte qualora, entro il termine perentorio di novanta giorni dalla presentazione del progetto e della relativa domanda non sia stato comunicato un provvedimento di diniego o un parere negativo da parte dell’organismo competente ad effettuare i controlli, di cui all’articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36, e non sia stato espresso un dissenso, congruamente motivato, da parte di un’Amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale o dei beni culturali. Nei predetti casi di dissenso congruamente motivato, ove non sia stata adottata la determinazione decisoria finale nel termine di cui al primo periodo, si applica l’articolo 2, comma 9-ter, della legge 7 agosto 1990, n. 241. Gli Enti locali possono prevedere termini più brevi per la conclusione dei relativi procedimenti ovvero ulteriori forme di semplificazione amministrativa, nel rispetto delle disposizioni stabilite dal presente comma. Decorso il suddetto termine, l’amministrazione procedente comunica, entro il termine perentorio di sette giorni, l’attestazione di avvenuta autorizzazione, scaduto il quale è sufficiente l’autocertificazione del richiedente. Sono fatti salvi i casi in cui disposizioni del diritto dell’Unione europea richiedono l’adozione di provvedimenti espressi”. (4) 3. All’articolo 88 del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al primo comma, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: “Il richiedente dà notizia della presentazione dell’istanza a tutte le amministrazioni o enti coinvolti nel procedimento.”; b) i commi 3, 4 e 5 sono sostituiti dai seguenti: “3. Quando l’installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica è subordinata all’acquisizione di uno o più provvedimenti, determinazioni, pareri, intese, concerti, nulla osta o altri atti di concessione, autorizzazione o assenso, comunque denominati, ivi incluse le autorizzazioni previste dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, da adottare a conclusione di distinti procedimenti di competenza di diverse amministrazioni o enti, inclusi i gestori di beni o servizi pubblici, l’amministrazione procedente che ha ricevuto l’istanza, convoca, entro cinque giorni lavorativi dalla presentazione dell’istanza, una conferenza di servizi, alla quale prendono parte tutte le amministrazioni, enti e gestori di beni o servizi pubblici interessati dall’installazione. 4. La determinazione positiva della conferenza sostituisce ad ogni effetto tutti i provvedimenti, determinazioni, pareri, intese, concerti, nulla osta o altri atti di concessione, autorizzazione o assenso, comunque denominati, necessari per l’installazione dell’infrastruttura, di competenza di tutte le amministrazioni, degli enti e dei gestori di beni o servizi pubblici interessati e vale altresì come dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori. 5. Alla predetta conferenza di servizi si applicano le disposizioni di cui agli articoli 14, 14-bis, 14-ter, 14-quater e 14-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241, con il dimezzamento dei termini ivi indicati, ad eccezione dei termini di cui all’articolo 14-quinquies, fermo restando quanto previsto al comma 7 del presente articolo e l’obbligo di rispettare il termine perentorio finale di conclusione del presente procedimento indicato al comma 9 del presente articolo.”; (4) c) al comma 7, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: “ivi compreso il sedime ferroviario e autostradale. Decorsi i suddetti termini, l’amministrazione procedente comunica, entro il termine perentorio di sette giorni, l’attestazione di avvenuta autorizzazione, scaduto il quale è sufficiente l’autocertificazione del richiedente”; d) il comma 7-bis è abrogato; e) il comma 9 è sostituito dal seguente: “9. Fermo restando quanto previsto al comma 7, la conferenza di servizi deve concludersi entro il termine perentorio massimo di novanta giorni dalla data di presentazione dell’istanza. Fatti salvi i casi in cui disposizioni del diritto dell’Unione europea richiedono l’adozione di provvedimenti espressi, la mancata comunicazione della determinazione decisoria della conferenza entro il predetto termine perentorio equivale ad accoglimento dell’istanza, salvo che non sia stato espresso un dissenso, congruamente motivato, da parte di un’Amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale o dei beni culturali. Nei predetti casi di dissenso congruamente motivato, ove non sia stata adottata la determinazione decisoria finale nel termine di cui al primo periodo, si applica l’articolo 2, comma 9-ter, della legge 7 agosto 1990, n. 241. L’accoglimento dell’istanza sostituisce ad ogni effetto gli atti di assenso, comunque denominati e necessari per l’effettuazione degli scavi e delle eventuali opere civili indicate nel progetto, di competenza delle amministrazioni, degli enti e dei gestori di beni o servizi pubblici interessati e vale altresì come dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori, anche ai sensi degli articoli 12 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327. Della convocazione e dell’esito della conferenza viene tempestivamente informato il Ministero. Decor-
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so il termine di cui al primo periodo, l’amministrazione procedente comunica, entro il termine perentorio di sette giorni, l’attestazione di avvenuta autorizzazione, scaduto il quale è sufficiente l’autocertificazione del richiedente.”. e-bis) dopo il comma 9 è inserito il seguente: “9-bis. Per i progetti già autorizzati ai sensi del presente articolo, sia in presenza di un provvedimento espresso, sia in caso di accoglimento dell’istanza per decorrenza dei termini previsti dal comma 7 e dal comma 9, per i quali siano necessarie varianti in corso d’opera fino al dieci per cento delle infrastrutture e degli elementi accessori previsti nell’istanza unica, l’operatore comunica la variazione all’amministrazione procedente che ha ricevuto l’istanza originaria e a tutte le amministrazioni e gli enti coinvolti, con un preavviso di almeno quindici giorni, allegando una documentazione cartografica dell’opera che dia conto delle modifiche. L’operatore avvia il lavoro se, entro quindici giorni dalla data di comunicazione della variazione, i soggetti e gli enti coinvolti non abbiano comunicato un provvedimento negativo. Gli enti locali possono prevedere termini più brevi per la conclusione dei relativi procedimenti ovvero ulteriori forme di semplificazione amministrativa nel rispetto delle disposizioni stabilite dal presente articolo”. (3) 4. Al fine di consentire il tempestivo raggiungimento degli obiettivi di trasformazione digitale di cui al regolamento (UE) 2021/240 del Parlamento europeo e del Consiglio del 10 febbraio 2021 e al regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021, fino al 31 dicembre 2026, in deroga agli articoli 5 e 7 del decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 33, nonché ai regolamenti adottati dagli enti locali, qualora sia tecnicamente fattibile per l’operatore, la posa in opera di infrastrutture a banda ultra larga viene effettuata con la metodologia della micro trincea, attraverso l’esecuzione di uno scavo e contestuale riempimento di ridotte dimensioni (larghezza da 2,00 a 4,00 cm, con profondità variabile da 10 cm fino a massimo 35 cm), in ambito urbano ed extraurbano, anche in prossimità del bordo stradale o sul marciapiede. Per i predetti interventi di posa in opera di infrastrutture a banda ultra larga effettuati con la metodologia della micro trincea, nonché per quelli effettuati con tecnologie di scavo a basso impatto ambientale con minitrincea, non sono richieste le autorizzazioni di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e non si applicano le previsioni di cui all’articolo 7, commi 2-bis e 2-ter, del decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 33. Resta ferma, in ogni caso, l’applicazione dell’ulteriore semplificazione di cui all’articolo 20 del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2021, n. 21. L’operatore di rete si limita a comunicare, con un preavviso di almeno quindici giorni e di otto giorni per i lavori di scavo di lunghezza inferiore a duecento metri, l’inizio dei lavori alla soprintendenza competente, allegando la documentazione cartografica prodotta dall’operatore medesimo relativamente al proprio tracciato e, nel caso la posa in opera interessi spazi aperti nei centri storici, un elaborato tecnico che dia conto delle modalità di risistemazione degli spazi oggetto degli interventi. L’ente titolare o gestore della strada o autostrada, ferme restando le caratteristiche di larghezza e profondità stabilite dall’operatore in funzione delle esigenze di posa dell’infrastruttura a banda ultra larga, può concordare con l’operatore stesso accorgimenti in merito al posizionamento dell’infrastruttura allo scopo di garantire le condizioni di sicurezza dell’infrastruttura stradale. (5) 5. Al fine di consentire il tempestivo raggiungimento degli obiettivi di trasformazione digitale di cui al regolamento (UE) 2021/240 del Parlamento europeo e del Consiglio del 10 febbraio 2021 e al regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021, fino al 31 dicembre 2026, gli interventi di cui agli articoli 87-bis e 87-ter del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, e gli interventi di modifica previsti dal punto A.24 dell’allegato A annesso al regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 2017, n. 31, sono realizzati previa comunicazione di avvio dei lavori all’amministrazione comunale, corredata da un’autocertificazione descrittiva degli interventi e delle caratteristiche tecniche degli impianti e non sono richieste le autorizzazioni di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, purché non comportino aumenti delle altezze superiori a 1,5 metri e aumenti della superficie di sagoma superiori a 1,5 metri quadrati. Gli impianti sono attivabili qualora, entro trenta giorni dalla richiesta di attivazione all’organismo competente di cui all’articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36, non sia stato comunicato dal medesimo un provvedimento negativo. (5) 5-bis. Dopo il comma 2 dell’articolo 91 del codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, è inserito il seguente: “2-bis. Il proprietario o l’inquilino, in qualità di utente finale di un servizio di comunicazione elettronica, deve consentire all’operatore di comunicazione di effettuare gli interventi di adeguamento tecnologico della rete di accesso, volti al miglioramento della connessione e dell’efficienza energetica. Tale adeguamento non si configura come attività avente carattere commerciale e non costituisce modifica delle condizioni contrattuali per l’utente finale, purché consenta a quest’ultimo di continuare a fruire di servizi funzionalmente equivalenti, alle medesime condizioni economiche già previste dal contratto in essere”. (6) 5-ter. Dopo il comma 831 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2019, n. 160, è inserito il seguente: “831-bis. Gli operatori che forniscono i servizi di pubblica utilità di reti e infrastrutture di comunicazione elettronica di cui al codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, e che non rientrano nella previsione di cui al comma 831 sono soggetti a un canone pari a 800 euro per ogni impianto insistente sul territorio di ciascun ente. Il canone non è modificabile ai sensi del comma 817 e ad esso non è applicabile alcun altro tipo di onere finanziario, reale o contributo, comunque denominato, di qualsiasi natura e per qualsiasi ragione o a qualsiasi titolo richiesto, ai sensi dell’articolo 93 del decreto legislativo n. 259 del 2003. I relativi importi sono rivalutati annualmente in base all’indice ISTAT dei prezzi al consumo rilevati al 31 dicembre dell’anno precedente. Il versamento del canone è effettuato entro il 30 aprile di ciascun anno in unica soluzione attraverso la piattaforma di cui all’articolo 5 del codice di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82”. (6)
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Articoli 41 – 55-ter (omissis)
Titolo IV
Contratti pubblici Articolo 56 – Disposizioni in materia di semplificazione per l’attuazione dei programmi del Ministero della salute ricompresi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Per i programmi di edilizia sanitaria indicati nel PNRR di competenza del Ministero della salute e riconducibili alle ipotesi di cui all’articolo 10, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, nonché per il programma pluriennale di interventi in materia di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico, di cui all’articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67, limitatamente al periodo di attuazione del PNRR, il permesso di costruire può essere rilasciato in deroga alla disciplina urbanistica ed alle disposizioni di legge statali e regionali in materia di localizzazione delle opere pubbliche; i medesimi programmi, ove riconducibili alle ipotesi di cui all’articolo 22 del medesimo decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, possono essere eseguiti in deroga alle disposizioni di cui al citato decreto del Presidente della Repubblica, delle leggi regionali, dei piani regolatori e dei regolamenti edilizi locali, fermo restando il rispetto delle disposizioni, nazionali o regionali, igienico sanitarie, antisismiche, di prevenzione incendi e di statica degli edifici, di tutela del paesaggio e dei beni culturali, di quelle sui vincoli idrogeologici nonché di quelle sul risparmio energetico. (1) 2. Gli istituti della programmazione negoziata di cui all’articolo 2, comma 203, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, nonché la disciplina del contratto istituzionale di sviluppo di cui agli articoli 1 e 6 del decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 88 e all’articolo 7 del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2017, n. 123, si applicano ai programmi indicati nel PNRR di competenza del Ministero della salute e al programma pluriennale di interventi in materia di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico, di cui all’articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67. (1) 1. Il presente comma è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 56-bis – Iniziative di elevata utilità sociale nel campo dell’edilizia sanitaria valutabili dall’INAIL Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. In relazione alle esigenze di ammodernamento delle strutture sanitarie e di ampliamento della rete sanitaria territoriale, anche conseguenti all’emergenza epidemiologica da COVID-19, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro il 30 settembre 2021, su proposta del Ministro della salute, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, possono essere individuate iniziative di investimento immobiliare di elevata utilità sociale nel campo dell’edilizia sanitaria, ulteriori rispetto a quelle di cui all’articolo 25-quinquies del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8.
APPENDICE NORMATIVA
1. Il presente alinea è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 2. La presente lettera è stata così modificata dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 3. La presente lettera è stata inserita dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 4. Il presente capoverso è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 5. Il presente comma è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 6. Il presente comma è stato aggiunto dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
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Decreto legge 31 maggio 2021 n. 77
2. Le iniziative di cui al comma 1 sono valutate dall’INAIL nell’ambito dei propri piani triennali di investimento, a valere sulle risorse allo scopo autorizzate, ai sensi dell’articolo 8, comma 15, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articoli 56-ter – 60-bis (omissis)
Titolo VI
Modifiche alla legge 7 agosto 1990 n. 241 Articolo 61 – Modifiche alla disciplina del potere sostitutivo Testo in vigore dal 1 giugno 2021 1. All’articolo 2 della legge 7 agosto 1990, n. 241, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 9-bis: 1) il primo periodo è sostituito dal seguente: “L’organo di governo individua un soggetto nell’ambito delle figure apicali dell’amministrazione o una unità organizzativa cui attribuire il potere sostitutivo in caso di inerzia.”; 2) al terzo periodo, dopo le parole “l’indicazione del soggetto” sono inserite le seguenti: “o dell’unità organizzativa”; b) il comma 9-ter è sostituito dal seguente: “9-ter. Decorso inutilmente il termine per la conclusione del procedimento o quello superiore di cui al comma 7, il responsabile o l’unità organizzativa di cui al comma 9-bis, d’ufficio o su richiesta dell’interessato, esercita il potere sostitutivo e, entro un termine pari alla metà di quello originariamente previsto, conclude il procedimento attraverso le strutture competenti o con la nomina di un commissario.”.
Articolo 62 – Modifiche alla disciplina del silenzio assenso Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. All’articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241, dopo il comma 2, è inserito il seguente: “2-bis. Nei casi in cui il silenzio dell’amministrazione equivale a provvedimento di accoglimento ai sensi del comma 1, fermi restando gli effetti comunque intervenuti del silenzio assenso, l’amministrazione è tenuta, su richiesta del privato, a rilasciare, in via telematica, un’attestazione circa il decorso dei termini del procedimento e pertanto dell’intervenuto accoglimento della domanda ai sensi del presente articolo. Decorsi inutilmente dieci giorni dalla richiesta, l’attestazione è sostituita da una dichiarazione del privato ai sensi dell’articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445.”. (1) 1. Il presente comma è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 63 – Annullamento d’ufficio Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. All’articolo 21-nonies, comma 1 e comma 2-bis, della legge 7 agosto 1990, n. 241, la parola “diciotto” è sostituita dalla seguente: “dodici”. (1) 1. Il presente comma è stato così modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articoli 63-bis – 67 (omissis) Allegati (omissis)
Decreto legislativo 29 dicembre 2003 n. 387
349
Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità. Articolo 12 – Razionalizzazione e semplificazione delle procedure autorizzative Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli stessi impianti, autorizzate ai sensi del comma 3, sono di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti. 2. Restano ferme le procedure di competenza del Mistero dell’interno vigenti per le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi. 3. La costruzione e l’esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, gli interventi di modifica, potenziamento, rifacimento totale o parziale e riattivazione, come definiti dalla normativa vigente, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli impianti stessi, ivi inclusi gli interventi, anche consistenti in demolizione di manufatti o in interventi di ripristino ambientale, occorrenti per la riqualificazione delle aree di insediamento degli impianti, sono soggetti ad una autorizzazione unica, rilasciata dalla regione o dalle province delegate dalla regione, ovvero, per impianti con potenza termica installata pari o superiore ai 300 MW, dal Ministero dello sviluppo economico, nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell’ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, che costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico. A tal fine la Conferenza dei servizi è convocata dalla regione o dal Ministero dello sviluppo economico entro trenta giorni dal ricevimento della domanda di autorizzazione. Resta fermo il pagamento del diritto annuale di cui all’articolo 63, commi 3 e 4, del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 e successive modificazioni. Per gli impianti offshore l’autorizzazione è rilasciata dal Ministero dei trasporti, sentiti il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, con le modalità di cui al comma 4 e previa concessione d’uso del demanio marittimo da parte della competente autorità marittima. Per gli impianti di accumulo idroelettrico attraverso pompaggio puro l’autorizzazione è rilasciata dal Ministero della transizione ecologica, sentito il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e d’intesa con la regione interessata, con le modalità di cui al comma 4. (2) 3-bis. Il Ministero della cultura partecipa al procedimento unico ai sensi del presente articolo in relazione ai progetti aventi ad oggetto impianti alimentati da fonti rinnovabili, comprese le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli stessi impianti, localizzati in aree sottoposte a tutela, anche in itinere, ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, nonché nelle aree contermini ai beni sottoposti a tutela ai sensi del medesimo decreto legislativo. (7) 4. L’autorizzazione di cui al comma 3 è rilasciata a seguito di un procedimento unico, al quale partecipano tutte le Amministrazioni interessate, svolto nel rispetto dei principi di semplificazione e con le modalità stabilite dalla legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni e integrazioni. [In caso di dissenso, purché non sia quello espresso da una amministrazione statale preposta alla tutela ambientale, paesaggistico territoriale, o del patrimonio storico-artistico, la decisione, ove non diversamente e specificamente disciplinato dalle regioni, è rimessa alla Giunta regionale ovvero alle Giunte delle province autonome di Trento e di Bolzano.] Il rilascio dell’autorizzazione costituisce titolo a costruire ed esercire l’impianto in conformità al progetto approvato e deve contenere [, in ogni caso,] l’obbligo alla rimessa in pristino dello stato dei luoghi a carico del soggetto esercente a seguito della dismissione dell’impianto o, per gli impianti idroelettrici, l’obbligo alla esecuzione di misure di reinserimento e recupero ambientale. Fatto salvo il previo espletamento, qualora prevista, della verifica di assoggettabilità sul progetto preliminare, di cui all’articolo 20 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, il termine massimo per la conclusione del procedimento unico non può essere superiore a novanta giorni, al netto dei tempi previsti dall’articolo 26 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, per il provvedimento di valutazione di impatto ambientale. (3) 4-bis. Per la realizzazione di impianti alimentati a biomassa, ivi inclusi gli impianti a biogas e gli impianti per produzione di biometano di nuova costruzione, e per impianti fotovoltaici, ferme restando la pubblica utilità e le procedure conseguenti per le opere connesse, il proponente deve dimostrare nel corso del procedimento, e comunque prima dell’autorizzazione, la disponibilità del suolo su cui realizzare l’impianto. (6)
APPENDICE NORMATIVA
Decreto legislativo 29 dicembre 2003 n. 387
APPENDICE NORMATIVA
350
Decreto legislativo 29 dicembre 2003 n. 387
5. All’installazione degli impianti di fonte rinnovabile di cui all’articolo 2, comma 1, lettere b) e c) per i quali non è previsto il rilascio di alcuna autorizzazione, non si applicano le procedure di cui ai commi 3 e 4. Ai medesimi impianti, quando la capacità di generazione sia inferiore alle soglie individuate dalla tabella A allegata al presente decreto, con riferimento alla specifica fonte, si applica la disciplina della denuncia di inizio attività di cui agli articoli 22 e 23 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 e successive modificazioni. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, d’intesa con la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, possono essere individuate maggiori soglie di capacità di generazione e caratteristiche dei siti di installazione per i quali si procede con la medesima disciplina della denuncia di inizio attività. (4) 6. L’autorizzazione non può essere subordinata né prevedere misure di compensazione a favore delle regioni e delle province. 7. Gli impianti di produzione di energia elettrica, di cui all’articolo 2, comma 1, lettere b) e c), possono essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici. Nell’ubicazione si dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale di cui alla legge 5 marzo 2001, n. 57 articoli 7 e 8, nonché del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228 articolo 14. [8. Gli impianti di produzione di energia elettrica di potenza complessiva non superiore a 3 MW termici, sempre che ubicati all’interno di impianti di smaltimento rifiuti, alimentati da gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas, nel rispetto delle norme tecniche e prescrizioni specifiche adottate ai sensi dei commi 1, 2 e 3 dell’articolo 31 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, sono, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 2, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203, attività ad inquinamento atmosferico poco significativo ed il loro esercizio non richiede autorizzazione. È conseguentemente aggiornato l’elenco delle attività ad inquinamento atmosferico poco significativo di cui all’allegato I al decreto del Presidente della Repubblica 25 luglio 1991.] (1) 9. Le disposizioni di cui ai precedenti commi si applicano anche in assenza della ripartizione di cui all’articolo 10, commi 1 e 2, nonché di quanto disposto al comma 10. 10. In Conferenza unificata, su proposta del Ministro delle attività produttive, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del Ministro per i beni e le attività culturali, si approvano le linee guida per lo svolgimento del procedimento di cui al comma 3. Tali linee guida sono volte, in particolare, ad assicurare un corretto inserimento degli impianti, con specifico riguardo agli impianti eolici, nel paesaggio. In attuazione di tali linee guida, le regioni possono procedere alla indicazione di aree e siti non idonei alla installazione di specifiche tipologie di impianti. Le regioni adeguano le rispettive discipline entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore delle linee guida. In caso di mancato adeguamento entro il predetto termine, si applicano le linee guida nazionali. (5) 1. Il presente comma è stato abrogato, fermo restando quanto stabilito dall’art. 14 D.Lgs. 04.08.1999, n. 351, dall’art. 280 D.Lgs. 03.04.2006, n. 152, con decorrenza dal 29.04.2006. 2. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 2, c. 158, L. 24.12.2007, n. 244 (G.U. 28.12.2007, n. 300, S.O. n. 285), con decorrenza dal 1° gennaio 2008, poi dall’art. 31, D.Lgs. 04.03.2014, n. 46 con decorrenza dal 11.04.2014, poi dall’art. 56, comma 2, D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020, e da ultimo dall’art. 31-quater, comma 1, lett. b), D.L. 31.05.2021, n. 77, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 3. Il presente comma prima modificato dall’art. 2, c. 158, L. 24.12.2007, n. 244 (G.U. 28.12.2007, n. 300, S.O. n. 285), con decorrenza dal 1° gennaio 2008, poi modificato dall’art. 27, L. 23.07.2009, n. 99 (G.U. 31.07.2009, n. 176, S.O. 136), con decorrenza 15.08.2009, è stato da ultimo modificato dall’art. 5, D.Lgs. 03.03.2011, n. 28 (G.U. 28.03.2011, n. 71, S.O. n. 81), con decorrenza dal 29.03.2011. Sempre in virtù dell’art. 5, D.Lgs. 03.03.2011, n. 28, le disposizioni del presente comma si applicano ai procedimenti avviati dopo la data di entrata in vigore dello stesso D.Lgs. 03.03.2011, n. 28. 4. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 2, c. 158, L. 24.12.2007, n. 244 (G.U. 28.12.2007, n. 300, S.O. n. 285), con decorrenza dal 1° gennaio 2008. 5. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 2, c. 158, L. 24.12.2007, n. 244 (G.U. 28.12.2007, n. 300, S.O. n. 285), con decorrenza dal 1° gennaio 2008. 6. Il presente comma inserito dall’art. 27, L. 23.07.2009, n. 99 (G.U. 31.07.2009, n. 176, S.O. 136), con decorrenza 15.08.2009, è stato così modificato dall’art. 8-bis, D.Lgs. 03.03.2011, n. 28, come inserito dall’art. 30, D.L. 24.06.2014, n. 91 con decorrenza dal 25.06.2014. 7. Il presente comma è stato inserito dall’art. 30, comma 1, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Decreto legislativo 3 marzo 2011 n. 28
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Attuazione della Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE. Preambolo Testo in vigore dal 29 marzo 2011 IL PRESIDENTE DELLA REPUBLICA Visti gli articoli 76 e 87 della Costituzione; Vista la direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2009, sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE; Vista la direttiva 2009/30/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2009, che modifica la direttiva 98/70/CE per quanto riguarda le specifiche relative a benzina, combustibile diesel e gasolio, nonché l’introduzione di un meccanismo inteso a controllare e ridurre le emissioni di gas a effetto serra, modifica la direttiva 99/32/CE per quanto concerne le specifiche relative al combustibile utilizzato dalle navi adibite alla navigazione interna ed abroga la direttiva 93/12/CEE; Vista la Comunicazione n. 2010/C160/01 della Commissione, del 19 giugno 2010, sui sistemi volontari e i valori standard da utilizzare nel regime UE di sostenibilità per i biocarburanti e i bioliquidi; Vista la Comunicazione n. 2010/C160/02 della Commissione, del 19 giugno 2010, sull’attuazione pratica del regime UE di sostenibilità per i biocarburanti e i bioliquidi e sulle norme di calcolo per i biocarburanti; Vista la Decisione della Commissione n. 2010/335/UE, del 10 giugno 2010 relativa alle linee direttrici per il calcolo degli stock di carbonio nel suolo ai fini dell’allegato V della direttiva 2009/28/CE [notificata con il numero C(2010) 3751]; Vista la Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sui criteri di sostenibilità relativamente all’uso di fonti da biomassa solida e gassosa per l’elettricità, il riscaldamento ed il raffrescamento - COM(2010); Vista la legge 4 giugno 2010, n. 96, concernente disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2009, ed in particolare l’articolo 17, comma 1, con il quale sono dettati criteri direttivi per l’attuazione della direttiva 2009/28/CE; Vista la legge 9 gennaio 1991, n. 10; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412; Vista la legge 14 novembre 1995, n. 481; Visto il decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79; Visto il decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164; Vista la legge 1° giugno 2002, n. 120; Visto il decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387; Vista la legge 23 agosto 2004, n. 239; Visto il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e successive modificazioni; Visto il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni; Vista la legge 27 dicembre 2006, n. 296; Visto il decreto legislativo 8 febbraio 2007, n. 20; Vista la legge 3 agosto 2007, n. 125; Visto il decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 201; Vista la legge 24 dicembre 2007, n. 244; Visto il decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115; Vista la legge 23 luglio 2009, n. 99; Visto il Piano d’azione sulle fonti rinnovabili trasmesso dal Ministro dello sviluppo economico alla Commissione europea nel mese di luglio 2010, redatto dall’Italia in attuazione dell’articolo 4 della direttiva 2006/32/CE e della decisione 30 giugno 2009, n. 2009/548/CE; Visto il decreto in data 10 settembre 2010 del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con i Ministri dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e per i beni e le attività culturali, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 219 del 18 settembre 2010; Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 30 novembre 2010; Acquisito il parere della Conferenza unificata, di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, reso nella seduta del 25 gennaio 2011; Acquisito i pareri espressi dalle competenti commissioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 3 marzo 2011;
APPENDICE NORMATIVA
Decreto legislativo 3 marzo 2011 n. 28
APPENDICE NORMATIVA
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Decreto legislativo 3 marzo 2011 n. 28
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con i Ministri degli affari esteri, della giustizia, dell’economia e delle finanze, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, per i beni e le attività culturali, delle politiche agricole alimentari e forestali e per la semplificazione normativa; Emana il seguente decreto legislativo:
Titolo I
Finalità e obiettivi Articolo 1 – Finalità Testo in vigore dal 29 marzo 2011 1. Il presente decreto, in attuazione della direttiva 2009/28/CE e nel rispetto dei criteri stabiliti dalla legge 4 giugno 2010 n. 96, definisce gli strumenti, i meccanismi, gli incentivi e il quadro istituzionale, finanziario e giuridico, necessari per il raggiungimento degli obiettivi fino al 2020 in materia di quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia e di quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti. Il presente decreto inoltre detta norme relative ai trasferimenti statistici tra gli Stati membri, ai progetti comuni tra gli Stati membri e con i paesi terzi, alle garanzie di origine, alle procedure amministrative, all’informazione e alla formazione nonché all’accesso alla rete elettrica per l’energia da fonti rinnovabili e fissa criteri di sostenibilità per i biocarburanti e i bioliquidi.
Articolo 2 – Definizioni Testo in vigore dal 12 maggio 2017 1. Ai fini del presente decreto legislativo si applicano le definizioni della direttiva 2003/54/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 giugno 2003. Si applicano inoltre le seguenti definizioni: a) “energia da fonti rinnovabili”: energia proveniente da fonti rinnovabili non fossili, vale a dire energia eolica, solare, aerotermica, geotermica, idrotermica e oceanica, idraulica, biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas; b) “energia aerotermica”: energia accumulata nell’aria ambiente sotto forma di calore; c) “energia geotermica”: energia immagazzinata sotto forma di calore nella crosta terrestre; d) “energia idrotermica”: energia immagazzinata nelle acque superficiali sotto forma di calore; e) “biomassa”: la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, gli sfalci e le potature provenienti dal verde pubblico e privato, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani; f) “consumo finale lordo di energia”: i prodotti energetici forniti a scopi energetici all’industria, ai trasporti, alle famiglie, ai servizi, compresi i servizi pubblici, all’agricoltura, alla silvicoltura e alla pesca, ivi compreso il consumo di elettricità e di calore del settore elettrico per la produzione di elettricità e di calore, incluse le perdite di elettricità e di calore con la distribuzione e la trasmissione; g) “teleriscaldamento” o “teleraffrescamento”: la distribuzione di energia termica in forma di vapore, acqua calda o liquidi refrigerati, da una o più fonti di produzione verso una pluralità di edifici o siti tramite una rete, per il riscaldamento o il raffreddamento di spazi, per processi di lavorazione e per la fornitura di acqua calda sanitaria; h) “bioliquidi”: combustibili liquidi per scopi energetici diversi dal trasporto, compresi l’elettricità, il riscaldamento ed il raffreddamento, prodotti dalla biomassa; i) “biocarburanti”: carburanti liquidi o gassosi per i trasporti ricavati dalla biomassa; l) “garanzia di origine”: documento elettronico che serve esclusivamente a provare ad un cliente finale che una determinata quota o un determinato quantitativo di energia sono stati prodotti da fonti rinnovabili come previsto all’articolo 3, paragrafo 6, della direttiva 2003/54/ CE e dai provvedimenti attuativi di cui all’articolo 1, comma 5, del decreto-legge 18 giugno 2007, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007, n. 125; m) “edificio sottoposto a ristrutturazione rilevante”: edificio che ricade in una delle seguenti categorie: i) edificio esistente avente superficie utile superiore a 1000 metri quadrati, soggetto a ristrutturazione integrale degli elementi edilizi costituenti l’involucro; ii) edificio esistente soggetto a demolizione e ricostruzione anche in manutenzione straordinaria; n) “edificio di nuova costruzione”: edificio per il quale la richiesta del pertinente titolo edilizio, comunque denominato, sia stata presentata successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto; o) “biometano”: gas ottenuto a partire da fonti rinnovabili avente caratteristiche e condizioni di utilizzo corrispondenti a quelle del gas metano e idoneo alla immissione nella rete del gas naturale;
Decreto legislativo 3 marzo 2011 n. 28
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1. La presente lettera è stata aggiunta dall’art. 12, D.Lgs. 21.03.2017, n. 51 con decorrenza dal 12.05.2017.
Articolo 3 – Obiettivi nazionali Testo in vigore dal 12 maggio 2017 1. La quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia da conseguire nel 2020 è pari a 17 per cento. 2. Nell’ambito dell’obiettivo di cui al comma 1, la quota di energia da fonti rinnovabili in tutte le forme di trasporto dovrà essere nel 2020 pari almeno al 10 per cento del consumo finale di energia nel settore dei trasporti nel medesimo anno. 2-bis: L’obiettivo nazionale, da conseguire nel 2020, è almeno pari a 0,5 per cento, in contenuto energetico, di immissione in consumo di biocarburanti avanzati, espresso come percentuale della quota di energia da fonti rinnovabili in tutte le forme di trasporto nel 2020. (1) 3. Gli obiettivi di cui ai commi 1 e 2 sono perseguiti con una progressione temporale coerente con le indicazioni dei Piani di azione nazionali per le energie rinnovabili predisposti ai sensi dell’articolo 4 della direttiva 2009/28/CE. 4. Le modalità di calcolo degli obiettivi di cui ai commi 1, 2 e 3 sono indicate nell’allegato 1. 1. Il presente comma è stato inserito dall’art. 13, D.Lgs. 21.03.2017, n. 51 con decorrenza dal 12.05.2017.
APPENDICE NORMATIVA
p) “regime di sostegno”: strumento, regime o meccanismo applicato da uno Stato membro o gruppo di Stati membri, inteso a promuovere l’uso delle energie da fonti rinnovabili riducendone i costi, aumentando i prezzi a cui possono essere vendute o aumentando, per mezzo di obblighi in materia di energie rinnovabili o altri mezzi, il volume acquistato di dette energie. Comprende, non in via esclusiva, le sovvenzioni agli investimenti, le esenzioni o gli sgravi fiscali, le restituzioni d’imposta, i regimi di sostegno all’obbligo in materia di energie rinnovabili, compresi quelli che usano certificati verdi, e i regimi di sostegno diretto dei prezzi, ivi comprese le tariffe di riacquisto e le sovvenzioni; q) “centrali ibride”: centrali che producono energia elettrica utilizzando sia fonti non rinnovabili, sia fonti rinnovabili, ivi inclusi gli impianti di co-combustione, vale a dire gli impianti che producono energia elettrica mediante combustione di fonti non rinnovabili e di fonti rinnovabili. q-bis) “rifiuti”: rifiuti di cui all’articolo 183, comma 1 lettera a) del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, ad esclusione delle sostanze che sono state deliberatamente modificate o contaminate per soddisfare tale definizione; (1) q-ter) “colture amidacee”: colture comprendenti principalmente cereali (indipendentemente dal fatto che siano utilizzati solo i semi ovvero sia utilizzata l’intera pianta, come nel caso del mais verde), tuberi e radici (come patate, topinambur, patate dolci, manioca e ignami) e colture di bulbo-tuberi (quali la colocasia e la xantosoma); (1) q-quater) “materie ligno-cellulosiche”: materie composte da lignina, cellulosa ed emicellulosa quali la biomassa proveniente da foreste, le colture energetiche legnose e i residui e rifiuti della filiera forestale; (1) q-quinquies) “materie cellulosiche di origine non alimentare”: materie prime composte principalmente da cellulosa ed emicellulosa e aventi un tenore di lignina inferiore a quello delle materie ligno-cellulosiche. Comprendono residui di colture alimentari e foraggere (quali paglia, steli di granturco, pule e gusci), colture energetiche erbacee a basso tenore di amido (quali loglio, panico verga, miscanthus, canna comune e colture di copertura precedenti le colture principali e ad esse successive), residui industriali (anche residui di colture alimentari e foraggere dopo che sono stati estratti gli olii vegetali, gli zuccheri, gli amidi e le proteine) e materie derivate dai rifiuti organici; (1) q-sexies) “residuo della lavorazione”: sostanza diversa dal prodotto o dai prodotti finali cui mira direttamente il processo di produzione; non costituisce l’obiettivo primario del processo di produzione, il quale non è stato deliberatamente modificato per ottenerlo; (1) q-septies) “carburanti per autotrazione rinnovabili liquidi e gassosi di origine non biologica”: i carburanti liquidi o gassosi diversi dai biocarburanti il cui contenuto energetico proviene da fonti energetiche rinnovabili diverse dalla biomassa e che sono utilizzati nei trasporti; (1) q-octies) “residui dell’agricoltura, dell’acquacoltura, della pesca e della silvicoltura”: residui generati direttamente dall’agricoltura, dall’acquacoltura, dalla pesca e dalla silvicoltura; non comprendono i residui delle industrie connesse o della lavorazione; (1) q-nonies) “biocarburanti e bioliquidi a basso rischio di cambiamento indiretto di destinazione dei terreni”: biocarburanti e bioliquidi le cui materie prime sono state prodotte nell’ambito di sistemi che riducono la delocalizzazione della produzione a scopi diversi dalla fabbricazione di biocarburanti e bioliquidi e che sono stati prodotti conformemente ai criteri di sostenibilità per i biocarburanti e i bioliquidi stabiliti nell’articolo 38; (1) q-decies) “biocarburanti avanzati”: biocarburanti da materie prime e altri carburanti rinnovabili di cui all’allegato I, parte 2-bis, parte A. (1)
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Decreto legislativo 3 marzo 2011 n. 28
Titolo II
Procedure amministrative, regolamentazioni e codici
I Capo I
Autorizzazioni e procedure amministrative
Articolo 4 – Principi generali Testo in vigore dal 17 luglio 2020 1. Al fine di favorire lo sviluppo delle fonti rinnovabili e il conseguimento, nel rispetto del principio di leale collaborazione fra Stato e Regioni, degli obiettivi di cui all’articolo 3, la costruzione e l’esercizio di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili sono disciplinati secondo speciali procedure amministrative semplificate, accelerate, proporzionate e adeguate, sulla base delle specifiche caratteristiche di ogni singola applicazione. 2. L’attività di cui al comma 1 è regolata, secondo un criterio di proporzionalità: a) dall’autorizzazione unica di cui all’articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, come modificato dall’articolo 5 del presente decreto; b) dalla procedura abilitativa semplificata di cui all’articolo 6, ovvero c) dalla comunicazione relativa alle attività in edilizia libera di cui all’articolo 6, comma 11. 3. Al fine di evitare l’elusione della normativa di tutela dell’ambiente, del patrimonio culturale, della salute e della pubblica incolumità, fermo restando quanto disposto dalla Parte quinta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, e, in particolare, dagli articoli 270, 273 e 282, per quanto attiene all’individuazione degli impianti e al convogliamento delle emissioni, le Regioni e le Province autonome stabiliscono i casi in cui la presentazione di più progetti per la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili e localizzati nella medesima area o in aree contigue sono da valutare in termini cumulativi nell’ambito della valutazione di impatto ambientale. 4. I gestori di rete, per la realizzazione di opere di sviluppo funzionali all’immissione e al ritiro dell’energia prodotta da una pluralità di impianti non inserite nei preventivi di connessione, richiedono l’autorizzazione con il procedimento di cui all’articolo 16, salvaguardando l’obiettivo di coordinare anche i tempi di sviluppo delle reti e di sviluppo degli impianti di produzione. 5. Per gli impianti di incenerimento e coincenerimento dei rifiuti, è fatto salvo quanto disposto dall’articolo 182, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive modificazioni. 6. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sono stabilite specifiche procedure autorizzative, con tempistica accelerata ed adempimenti semplificati, per i casi di realizzazione di impianti di produzione da fonti rinnovabili in sostituzione di altri impianti energetici, anche alimentati da fonti rinnovabili. 6-bis. Nel caso di progetti di modifica di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili afferenti a integrali ricostruzioni, rifacimenti, riattivazioni e potenziamenti, la valutazione di impatto ambientale ha ad oggetto solo l’esame delle variazioni dell’impatto sull’ambiente indotte dal progetto proposto. (1) 1. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 56, comma 1, lett. a), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 5 – Autorizzazione Unica Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Fatto salvo quanto previsto dagli articoli 6 e 7, la costruzione e l’esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli impianti, nonché le modifiche sostanziali degli impianti stessi, sono soggetti all’autorizzazione unica di cui all’articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 come modificato dal presente articolo, secondo le modalità procedimentali e le condizioni previste dallo stesso decreto legislativo n. 387 del 2003 e dalle linee guida adottate ai sensi del comma 10 del medesimo articolo 12, nonché dalle relative disposizioni delle Regioni e delle Province autonome. 2. All’articolo 12, comma 4, del decreto legislativo n. 387 del 2003, l’ultimo periodo è sostituito dal seguente: “Fatto salvo il previo espletamento, qualora prevista, della verifica di assoggettabilità sul progetto preliminare, di cui all’articolo 20 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, il termine massimo per la conclusione
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1. Il presente comma prima sostituito dall’art. 56, comma 1, lett. b), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020, è stato poi
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del procedimento unico non può essere superiore a novanta giorni, al netto dei tempi previsti dall’articolo 26 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, per il provvedimento di valutazione di impatto ambientale”. 3. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, previa intesa con la Conferenza unificata, di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono individuati, per ciascuna tipologia di impianto e di fonte, gli interventi di modifica sostanziale degli impianti da assoggettare ad autorizzazione unica, fermo restando il rinnovo dell’autorizzazione unica in caso di modifiche qualificate come sostanziali ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Gli interventi di modifica diversi dalla modifica sostanziale, anche relativi a progetti autorizzati e non ancora realizzati, sono assoggettati alla procedura abilitativa semplificata di cui all’articolo 6, fatto salvo quanto disposto dall’articolo 6-bis. Non sono considerati sostanziali e sono sottoposti alla disciplina di cui all’articolo 6, comma 11, gli interventi da realizzare sui progetti e sugli impianti fotovoltaici ed idroelettrici che, anche se consistenti nella modifica della soluzione tecnologica utilizzata, non comportano variazioni delle dimensioni fisiche degli apparecchi, della volumetria delle strutture e dell’area destinata ad ospitare gli impianti stessi, né delle opere connesse a prescindere dalla potenza elettrica risultante a seguito dell’intervento. Restano ferme, laddove previste, le procedure di verifica di assoggettabilità e valutazione di impatto ambientale di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Non sono considerati sostanziali e sono sottoposti alla disciplina di cui all’articolo 6, comma 11, gli interventi da realizzare sui progetti e sugli impianti eolici, nonché sulle relative opere connesse, che a prescindere dalla potenza nominale risultante dalle modifiche, vengono realizzati nello stesso sito dell’impianto eolico e che comportano una riduzione minima del numero degli aerogeneratori rispetto a quelli già esistenti o autorizzati. Fermi restando il rispetto della normativa vigente in materia di distanze minime di ciascun aerogeneratore da unità abitative munite di abitabilità, regolarmente censite e stabilmente abitate, e dai centri abitati individuati dagli strumenti urbanistici vigenti, nonché il rispetto della normativa in materia di smaltimento e recupero degli aerogeneratori, i nuovi aerogeneratori, a fronte di un incremento del loro diametro, dovranno avere un’altezza massima, intesa come altezza dal suolo raggiungibile dalla estremità delle pale, non superiore all’altezza massima dal suolo raggiungibile dalla estremità delle pale dell’aerogeneratore già esistente moltiplicata per il rapporto fra il diametro del rotore del nuovo aerogeneratore e il diametro dell’aerogeneratore già esistente. Restano ferme, laddove previste, le procedure di verifica di assoggettabilità e valutazione di impatto ambientale di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. (1) 3-bis. Per “sito dell’impianto eolico” si intende: a) nel caso di impianti su una unica direttrice, il nuovo impianto è realizzato sulla stessa direttrice con una deviazione massima di un angolo di 10°, utilizzando la stessa lunghezza più una tolleranza pari al 15 per cento della lunghezza dell’impianto autorizzato, calcolata tra gli assi dei due aerogeneratori estremi; b) nel caso di impianti dislocati su più direttrici, la superficie planimetrica complessiva del nuovo impianto è all’interno della superficie autorizzata, definita dal perimetro individuato, planimetricamente, dalla linea che unisce, formando sempre angoli convessi, i punti corrispondenti agli assi degli aerogeneratori autorizzati più esterni, con una tolleranza complessiva del 15 per cento. (2) 3-ter. Per “riduzione minima del numero di aerogeneratori” si intende: a) nel caso in cui gli aerogeneratori esistenti o autorizzati abbiano un diametro di inferiore o uguale a 70 metri, il numero dei nuovi aerogeneratori non deve superare il minore fra n1*2/3 e n1*d1/(d2-d1); b) nel caso in cui gli aerogeneratori esistenti o autorizzati abbiano un diametro di superiore a 70 metri, il numero dei nuovi aerogeneratori non deve superare n1*d1/d2 arrotondato per eccesso dove: 1) d1: diametro rotori già esistenti o autorizzati; 2) n1: numero aerogeneratori già esistenti o autorizzati; 3) d2: diametro nuovi rotori; 4) h1: altezza raggiungibile dalla estremità delle pale rispetto al suolo (TIP) dell’aerogeneratore già esistente o autorizzato. (2) 3-quater. Per “altezza massima dei nuovi aerogeneratori” h2 raggiungibile dall’estremità delle pale si intende, per gli aerogeneratori di cui alla lettera a) del comma 3-ter, due volte e mezza l’altezza massima dal suolo h1 raggiungibile dall’estremità delle pale dell’aerogeneratore già esistente e, per gli aerogeneratori di cui alla lettera b) del citato comma 3-ter, il doppio dell’altezza massima dal suolo h1 raggiungibile dall’estremità delle pale dell’aerogeneratore già esistente. (3) 4. Qualora il procedimento di cui all’articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 sia delegato alle Province, queste ultime trasmettono alle Regioni, secondo modalità stabilite dalle stesse, le informazioni e i dati sulle autorizzazioni rilasciate. 5. Le disposizioni di cui al comma 4 dell’articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 come modificato dal comma 2 del presente articolo, si applicano ai procedimenti avviati dopo la data di entrata in vigore del presente decreto.
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Decreto legislativo 3 marzo 2011 n. 28 così modificato dall’art. 32, comma 1, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 2. Il presente comma è stato inserito dall’art. 32, comma 1, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, convertito in legge dalla L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 3. Il presente comma è stato inserito dall’art. 32, comma 1, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 6 – Procedura abilitativa semplificata e comunicazione per gli impianti alimentati da energia rinnovabile Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Ferme restando le disposizioni tributarie in materia di accisa sull’energia elettrica, per l’attività di costruzione ed esercizio degli impianti alimentati da fonti rinnovabili di cui ai paragrafi 11 e 12 delle linee guida, adottate ai sensi dell’articolo 12, comma 10 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 si applica la procedura abilitativa semplificata di cui ai commi seguenti. 2. Il proprietario dell’immobile o chi abbia la disponibilità sugli immobili interessati dall’impianto e dalle opere connesse presenta al Comune, mediante mezzo cartaceo o in via telematica, almeno trenta giorni prima dell’effettivo inizio dei lavori, una dichiarazione accompagnata da una dettagliata relazione a firma di un progettista abilitato e dagli opportuni elaborati progettuali, che attesti la compatibilità del progetto con gli strumenti urbanistici approvati e i regolamenti edilizi vigenti e la non contrarietà agli strumenti urbanistici adottati, nonché il rispetto delle norme di sicurezza e di quelle igienicosanitarie. Alla dichiarazione sono allegati gli elaborati tecnici per la connessione redatti dal gestore della rete. Nel caso in cui siano richiesti atti di assenso nelle materie di cui al comma 4 dell’articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e tali atti non siano allegati alla dichiarazione, devono essere allegati gli elaborati tecnici richiesti dalle norme di settore e si applica il comma 5. 3. Per la procedura abilitativa semplificata si applica, previa deliberazione del Comune e fino alla data di entrata in vigore dei provvedimenti regionali di cui al comma 9, quanto previsto dal comma 10, lettera c), e dal comma 11 dell’articolo 10 del decreto-legge 18 gennaio 1993, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 marzo 1993, n. 68. 4. Il Comune, ove entro il termine indicato al comma 2 sia riscontrata l’assenza di una o più delle condizioni stabilite al medesimo comma, notifica all’interessato l’ordine motivato di non effettuare il previsto intervento e, in caso di falsa attestazione del professionista abilitato, informa l’autorità giudiziaria e il consiglio dell’ordine di appartenenza; è comunque salva la facoltà di ripresentare la dichiarazione, con le modifiche o le integrazioni necessarie per renderla conforme alla normativa urbanistica ed edilizia. Se il Comune non procede ai sensi del periodo precedente, decorso il termine di trenta giorni dalla data di ricezione della dichiarazione di cui comma 2, l’attività di costruzione deve ritenersi assentita. 5. Qualora siano necessari atti di assenso, di cui all’ultimo periodo del comma 2, che rientrino nella competenza comunale e non siano allegati alla dichiarazione, il Comune provvede a renderli tempestivamente e, in ogni caso, entro il termine per la conclusione del relativo procedimento fissato ai sensi dell’articolo 2 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni. Se gli atti di assenso non sono resi entro il termine di cui al periodo precedente, l’interessato può adire i rimedi di tutela di cui all’articolo 117 del decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104. Qualora l’attività di costruzione e di esercizio degli impianti di cui al comma 1 sia sottoposta ad atti di assenso di competenza di amministrazioni diverse da quella comunale, e tali atti non siano allegati alla dichiarazione, l’amministrazione comunale provvede ad acquisirli d’ufficio ovvero convoca, entro venti giorni dalla presentazione della dichiarazione, una conferenza di servizi ai sensi degli articoli 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241 e successive modificazioni. Il termine di trenta giorni di cui al comma 2 è sospeso fino alla acquisizione degli atti di assenso ovvero fino all’adozione della determinazione motivata di conclusione del procedimento ai sensi dell’articolo 14-ter, comma 6-bis, o all’esercizio del potere sostitutivo ai sensi dell’articolo 14-quater, comma 3, della medesima legge 7 agosto 1990, n. 241. 6. La realizzazione dell’intervento deve essere completata entro tre anni dal perfezionamento della procedura abilitativa semplificata ai sensi dei commi 4 o 5. La realizzazione della parte non ultimata dell’intervento è subordinata a nuova dichiarazione. L’interessato è comunque tenuto a comunicare al Comune la data di ultimazione dei lavori. 7. La sussistenza del titolo è provata con la copia della dichiarazione da cui risulta la data di ricevimento della dichiarazione stessa, l’elenco di quanto presentato a corredo del progetto, l’attestazione del professionista abilitato, nonché gli atti di assenso eventualmente necessari. 8. Ultimato l’intervento, il progettista o un tecnico abilitato rilascia un certificato di collaudo finale, che deve essere trasmesso al Comune, con il quale si attesta la conformità dell’opera al progetto presentato con la dichiarazione, nonché ricevuta dell’avvenuta presentazione della variazione catastale conseguente alle opere realizzate ovvero dichiarazione che le stesse non hanno comportato modificazioni del classamento catastale. 9. Le Regioni e le Province autonome possono estendere la soglia di applicazione della procedura di cui al comma 1 agli impianti di potenza nominale fino ad 1 MW elettrico, definendo altresì i casi in cui, essendo previste autoriz-
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1. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 56, comma 1, lett. c), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 2. Il presente comma è stato inserito dall’art. 31, comma 2, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 6-bis – Dichiarazione di inizio lavori asseverata Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Non sono sottoposti a valutazioni ambientali e paesaggistiche, né sottoposti all’acquisizione di atti di assenso comunque denominati, e sono realizzabili a seguito del solo deposito della dichiarazione di cui al comma 4, gli interventi su impianti esistenti e le modifiche di progetti autorizzati che, senza incremento di area occupata dagli impianti e dalle opere connesse e a prescindere dalla potenza elettrica risultante a seguito dell’intervento, ricadono nelle seguenti categorie: a) impianti eolici: interventi consistenti nella sostituzione della tipologia di rotore che comportano una variazione in aumento delle dimensioni fisiche delle pale e delle volumetrie di servizio non superiore in ciascun caso al 15 per cento e interventi che comportano una riduzione di superficie o di volume, anche quando non vi sia sostituzione di aerogeneratori; (2) b) impianti fotovoltaici con moduli a terra: interventi che, anche a seguito della sostituzione dei moduli e degli altri componenti e mediante la modifica del layout dell’impianto, comportano una variazione delle volumetrie di servizio non superiore al 15 per cento e una variazione dell’altezza massima dal suolo non superiore al 20 per cento; c) impianti fotovoltaici con moduli su edifici: interventi di sostituzione dei moduli fotovoltaici su edifici a uso produttivo, nonché, per gli edifici a uso residenziale, interventi che non comportano variazioni o comportano variazioni in diminuzione dell’angolo tra il piano dei moduli e il piano della superficie su cui i moduli sono collocati; d) impianti idroelettrici: interventi che, senza incremento della portata derivata, comportano una variazione delle dimensioni fisiche dei componenti e della volumetria delle strutture che li ospitano non superiore al 15 per cento. 2. Qualora, nel corso del procedimento di autorizzazione di un impianto, intervengano varianti consistenti
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zazioni ambientali o paesaggistiche di competenza di amministrazioni diverse dal Comune, la realizzazione e l’esercizio dell’impianto e delle opere connesse sono assoggettate all’autorizzazione unica di cui all’articolo 5. Le Regioni e le Province autonome stabiliscono altresì le modalità e gli strumenti con i quali i Comuni trasmettono alle stesse Regioni e Province autonome le informazioni sui titoli abilitativi rilasciati, anche per le finalità di cui all’articolo 16, comma 2. Con le medesime modalità di cui al presente comma, le Regioni e le Province autonome prevedono la corresponsione ai Comuni di oneri istruttori commisurati alla potenza dell’impianto. 9-bis. Per l’attività di costruzione ed esercizio di impianti fotovoltaici di potenza sino a 20 MW connessi alla rete elettrica di media tensione e localizzati in area a destinazione industriale, produttiva o commerciale nonché in discariche o lotti di discarica chiusi e ripristinati ovvero in cave o lotti di cave non suscettibili di ulteriore sfruttamento, per i quali l’autorità competente al rilascio dell’autorizzazione abbia attestato l’avvenuto completamento delle attività di recupero e di ripristino ambientale previste nel titolo autorizzatorio nel rispetto delle norme regionali vigenti, si applicano le disposizioni di cui al comma 1. Le soglie di cui all’Allegato IV, punto 2, lettera b), alla Parte seconda del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, per la procedura di verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale di cui all’articolo 19 del medesimo decreto, si intendono per questa tipologia di impianti elevate a 10 MW purché il proponente alleghi alla dichiarazione di cui al comma 2 una autodichiarazione dalla quale risulti che l’impianto non si trova all’interno di aree fra quelle specificamente elencate e individuate dall’Allegato 3, lettera f), al decreto del Ministro dello sviluppo economico 10 settembre 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 219 del 18 settembre 2010. Si potrà procedere a seguito della procedura di cui sopra con edificazione diretta degli impianti fotovoltaici anche qualora la pianificazione urbanistica richieda piani attuativi per l’edificazione. (2) 10. I procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo sono regolati dalla previgente disciplina, ferma restando per il proponente la possibilità di optare per la procedura semplificata di cui al presente articolo. 11. La comunicazione relativa alle attività in edilizia libera, di cui ai paragrafi 11 e 12 delle linee guida adottate ai sensi dell’articolo 12, comma 10 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 continua ad applicarsi, alle stesse condizioni e modalità, agli impianti ivi previsti. Le Regioni e le Province autonome possono estendere il regime della comunicazione di cui al precedente periodo ai progetti di impianti alimentati da fonti rinnovabili con potenza nominale fino a 50 kW, nonché agli impianti fotovoltaici di qualsivoglia potenza da realizzare sugli edifici, fatta salva la disciplina in materia di valutazione di impatto ambientale e di tutela delle risorse idriche, fermi restando l’articolo 6-bis e l’articolo 7-bis, comma 5. (1)
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negli interventi elencati al comma 1, il proponente presenta all’autorità competente per la medesima autorizzazione la comunicazione di cui al comma 4. La dichiarazione non comporta alcuna variazione dei tempi e delle modalità di svolgimento del procedimento autorizzativo e di ogni altra valutazione già avviata, ivi incluse quelle ambientali. 3. Con le medesime modalità previste al comma 1, al di fuori delle zone A di cui al decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, e ad esclusione degli immobili tutelati ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, sono altresì realizzabili i progetti di nuovi impianti fotovoltaici con moduli collocati sulle coperture di fabbricati rurali, di edifici a uso produttivo e di edifici residenziali, nonché i progetti di nuovi impianti fotovoltaici i cui moduli sono installati in sostituzione di coperture di fabbricati rurali e di edifici su cui è operata la completa rimozione dell’eternit o dell’amianto. 4. Il proprietario dell’immobile o chi abbia la disponibilità degli immobili interessati dall’impianto e dalle opere connesse presenta al Comune, in formato cartaceo o in via telematica, una dichiarazione accompagnata da una relazione sottoscritta da un progettista abilitato e dagli opportuni elaborati progettuali, che attesti il rispetto delle norme di sicurezza, antisismiche e igienico-sanitarie. Per gli impianti di cui al comma 3, alla dichiarazione sono allegati gli elaborati tecnici per la connessione alla rete elettrica redatti dal gestore della rete. 5. Gli interventi di cui al comma 1, possono essere eseguiti anche su impianti in corso di incentivazione. L’incremento di produzione energetica derivante da un aumento di potenza superiore alle soglie di cui all’articolo 30 del decreto del Ministro dello sviluppo economico 23 giugno 2016, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 150 del 29 giugno 2016, è qualificato come ottenuto da potenziamento non incentivato. Il GSE adegua conseguentemente le procedure adottate in attuazione dell’articolo 30 del citato decreto del Ministro dello sviluppo economico 23 giugno 2016, e, ove occorra, le modalità di svolgimento delle attività di controllo ai sensi dell’articolo 42. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 56, comma 1, lett. d), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 2. La presente lettera è stata così modificata dall’art. 32, comma 1-bis, D.L. 31.05.2021, n. 77, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 7 – Regimi di autorizzazione per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili Testo in vigore dal 21 agosto 2014 1. Gli interventi di installazione di impianti solari termici sono considerati attività ad edilizia libera e sono realizzati, ai sensi dell’articolo 11, comma 3, del decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115, previa comunicazione, anche per via telematica, dell’inizio dei lavori da parte dell’interessato all’amministrazione comunale, qualora ricorrano congiuntamente le seguenti condizioni: a) siano installati impianti aderenti o integrati nei tetti di edifici esistenti con la stessa inclinazione e lo stesso orientamento della falda e i cui componenti non modificano la sagoma degli edifici stessi; b) la superficie dell’impianto non sia superiore a quella del tetto su cui viene realizzato; c) gli interventi non ricadano nel campo di applicazione del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni. 2. Ai sensi dell’articolo 6, comma 2, lettera a), e dell’articolo 123, comma 1, del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, gli interventi di installazione di impianti solari termici sono realizzati previa comunicazione secondo le modalità di cui al medesimo articolo 6, qualora ricorrano congiuntamente le seguenti condizioni: a) gli impianti siano realizzati su edifici esistenti o su loro pertinenze, ivi inclusi i rivestimenti delle pareti verticali esterne agli edifici; b) gli impianti siano realizzati al di fuori della zona A), di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444. 3. All’articolo 6, comma 2, lettera d), del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, sono soppresse le parole: “e termici, senza serbatoio di accumulo esterno”. 4. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da adottare, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, previa intesa con la Conferenza unificata, di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono stabilite le prescrizioni per la posa in opera degli impianti di produzione di calore da risorsa geotermica, ovvero sonde geotermiche, destinati al riscaldamento e alla climatizzazione di edifici, e sono individuati i casi in cui si applica la procedura abilitativa semplificata di cui all’articolo 6.
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1. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 30, D.L. 24.06.2014, n. 91, con decorrenza dal 25.06.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.08.2014, n. 116 con decorrenza dal 21.08.2014. Si riporta di seguito il testo previgente: “5. Ai sensi dell’articolo 6, comma 2, lettera a), e dell’articolo 123, comma 1, del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 gli interventi di installazione di impianti di produzione di energia termica da fonti rinnovabili diversi da quelli di cui ai commi da 1 a 4, realizzati negli edifici esistenti e negli spazi liberi privati annessi e destinati unicamente alla produzione di acqua calda e di aria per l’utilizzo nei medesimi edifici, sono soggetti alla previa comunicazione secondo le modalità di cui al medesimo articolo 6.”.
Articolo 7-bis – Semplificazione delle procedure autorizzative per la realizzazione di interventi di efficienza energetica e piccoli impianti a fonti rinnovabili Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Dal 1° ottobre 2014, la comunicazione per la realizzazione, la connessione e l’esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, soggetti alla previsione del comma 11 dell’articolo 6, e la comunicazione per l’installazione e l’esercizio di unità di microcogenerazione, come definite dall’articolo 2, comma 1, lettera e), del decreto legislativo 8 febbraio 2007, n. 20, disciplinata dal comma 20 dell’articolo 27 della legge 23 luglio 2009, n. 99, sono effettuate utilizzando un modello unico approvato dal Ministro dello sviluppo economico, sentita l’Autorità per l’energia elettrica e il gas ed il sistema idrico, che sostituisce i modelli eventualmente adottati dai Comuni, dai gestori di rete e dal GSE SpA. Con riferimento alle comunicazioni di competenza del Comune, di cui agli articoli 6, comma 11, e 7, commi 1, 2 e 5, il modulo contiene esclusivamente: a) i dati anagrafici del proprietario o di chi abbia titolo per presentare la comunicazione, l’indirizzo dell’immobile e la descrizione sommaria dell’intervento; b) la dichiarazione del proprietario di essere in possesso della documentazione rilasciata dal progettista circa la conformità dell’intervento alla regola d’arte e alle normative di settore. 2. Le dichiarazioni contenute nella comunicazione di cui al comma 1 sono rese ai sensi degli articoli 46 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445. Il Comune e le autorità competenti effettuano i controlli sulla veridicità delle predette dichiarazioni, applicando le sanzioni previste dall’articolo 76 del medesimo decreto. 3. Nei casi in cui sia necessario acquisire atti amministrativi di assenso, comunque denominati, l’interessato può: a) allegarli alla comunicazione di cui al comma 1, ovvero b) richiedere allo sportello unico per l’edilizia di acquisirli d’ufficio, allegando la documentazione strettamente necessaria allo scopo. In tale caso, il Comune provvede entro il termine di quarantacinque giorni dalla presentazione della comunicazione, decorsi inutilmente i quali si applica l’articolo 20, comma 5-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380. L’inizio dei lavori è sospeso fino all’acquisizione dei medesimi atti. Lo sportello unico per l’edilizia comunica tempestivamente all’interessato l’avvenuta acquisizione degli atti di assenso. 4. I soggetti destinatari della comunicazione resa con il modello unico di cui al comma 1 non possono richiedere documentazione aggiuntiva. 5. Ferme restando le disposizioni tributarie in materia di accisa sull’energia elettrica, l’installazione di impianti solari fotovoltaici e termici con le modalità di cui all’articolo 11, comma 3, del decreto legislativo n. 115 del 2008, su edifici, come definiti alla voce 32 dell’allegato A al regolamento edilizio-tipo, adottato con intesa sancita in sede di Conferenza unificata 20 ottobre 2016, n. 125/CU, ai sensi dell’articolo 4, comma 1-sexies, del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, o su strutture e manufatti
APPENDICE NORMATIVA
5. Ai sensi dell’articolo 6, comma 2, lettera a), e dell’articolo 123, comma 1, del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 gli interventi di installazione di impianti di produzione di energia termica da fonti rinnovabili, ivi incluse le pompe di calore destinate alla produzione di acqua calda e aria o di sola acqua calda con esclusione delle pompe di calore geotermiche diversi da quelli di cui ai commi da 1 a 4, e dagli interventi di installazione di pompe di calore geotermiche, realizzati negli edifici esistenti e negli spazi liberi privati annessi e destinati unicamente alla produzione di acqua calda e di aria per l’utilizzo nei medesimi edifici, sono soggetti alla previa comunicazione secondo le modalità di cui al medesimo articolo 6. (1) 6. I procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore del presente decreto sono regolati dalla previgente disciplina, ferma restando per il proponente la possibilità di optare per la procedura semplificata di cui al presente articolo. 7. L’installazione di pompe di calore da parte di installatori qualificati, destinate unicamente alla produzione di acqua calda e di aria negli edifici esistenti e negli spazi liberi privati annessi, è considerata estensione dell’impianto idrico-sanitario già in opera.
APPENDICE NORMATIVA
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Decreto legislativo 3 marzo 2011 n. 28
fuori terra diversi dagli edifici, nonché l’installazione, con qualunque modalità, di impianti solari fotovoltaici su strutture e manufatti diversi dagli edifici non ricadenti fra quelli di cui all’articolo 136, comma 1, lettere b) e c), del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, non è subordinata all’acquisizione di atti amministrativi di assenso, comunque denominati. (2) (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 30, D.L. 24.06.2014, n. 91 con decorrenza dal 25.06.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.08.2014, n. 116 con decorrenza dal 21.08.2014. 2. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 31, comma 2-bis, D.L. 31.05.2021, n. 77, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 8 – Disposizioni per la promozione dell’utilizzo del biometano Testo in vigore dal 21 agosto 2014 1. Al fine di favorire l’utilizzo del biometano nei trasporti, le regioni prevedono, entro e non oltre il 31 ottobre 2014, specifiche semplificazioni per il procedimento di autorizzazione alla realizzazione di nuovi impianti di distribuzione di metano e di adeguamento di quelli esistenti ai fini della distribuzione del metano. (1) 2. Al fine di incentivare l’utilizzo del biometano nei trasporti, gli impianti di distribuzione di metano e le condotte di allacciamento che li collegano alla rete esistente dei metanodotti sono dichiarati opere di pubblica utilità e rivestono carattere di indifferibilità e di urgenza. 1. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 30, D.L. 24.06.2014, n. 91, con decorrenza dal 25.06.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.08.2014, n. 116 con decorrenza dal 21.08.2014. Si riporta di seguito il testo previgente: “1. Al fine di favorire l’utilizzo del biometano nei trasporti, le regioni prevedono specifiche semplificazioni per il procedimento di autorizzazione alla realizzazione di nuovi impianti di distribuzione di metano e di adeguamento di quelli esistenti ai fini della distribuzione del metano.”.
Articolo 8-bis – Regimi di autorizzazione per la produzione di biometano Testo in vigore dal 25 giugno 2014 1. Ferme restando le disposizioni tributarie in materia di accisa sul gas naturale, per l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio degli impianti di produzione di biometano e delle relative opere di modifica, ivi incluse le opere e le infrastrutture connesse, si applicano le procedure di cui agli articoli 5 e 6. A tali fini si utilizza: a) la procedura abilitativa semplificata per i nuovi impianti di capacità produttiva, come definita ai sensi dell’articolo 21, comma 2, non superiore a 100 standard metri cubi/ora, nonché per le opere di modifica e per gli interventi di parziale o completa riconversione alla produzione di biometano di impianti di produzione di energia elettrica alimentati a biogas, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione, che non comportano aumento e variazione delle matrici biologiche in ingresso; b) l’autorizzazione unica nei casi diversi da quelli di cui alla lettera a). 2. Nel comma 4-bis dell’articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003 n. 387, dopo la parola “biomassa, sono inserite le seguenti: “, ivi inclusi gli impianti a biogas e gli impianti per produzione di biometano di nuova costruzione,”. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 30, D.L. 24.06.2014, n. 91 con decorrenza dal 25.06.2014, convertito il legge dalla L. 11.08.2014, n. 116 con decorrenza dal 21.08.2014.
Articolo 9 – Disposizioni specifiche in materia di energia geotermica Testo in vigore dal 29 marzo 2011 1. Al decreto legislativo 11 febbraio 2010, n. 22, sono apportate le seguenti modificazioni:
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I Capo II
Regolamentazione tecnica
Articolo 10 – Requisiti e specifiche tecniche Testo in vigore dal 25 marzo 2012 1. Decorso un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto, gli impianti alimentati da fonti rinnovabili accedono agli incentivi statali a condizione che rispettino i requisiti e le specifiche tecniche di cui all’allegato 2. Sono fatte salve le diverse decorrenze indicate nel medesimo allegato 2. 2. Entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, e successivamente con frequenza almeno biennale, UNI e CEI trasmettono al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare una rassegna della vigente normativa tecnica europea, tra cui i marchi di qualità ecologica, le etichette energetiche
APPENDICE NORMATIVA
a) all’articolo 1: 1) dopo il comma 3, è aggiunto il seguente: “3-bis. Al fine di promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuove centrali geotermoelettriche a ridotto impatto ambientale di cui all’articolo 9 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, sono altresì di interesse nazionale i fluidi geotermici a media ed alta entalpia finalizzati alla sperimentazione, su tutto il territorio nazionale, di impianti pilota con reiniezione del fluido geotermico nelle stesse formazioni di provenienza, e comunque con emissioni nulle, con potenza nominale installata non superiore a 5 MW per ciascuna centrale, per un impegno complessivo autorizzabile non superiore ai 50 MW; per ogni proponente non possono in ogni caso essere autorizzati più di tre impianti, ciascuno di potenza nominale non superiore a 5 MW”; 2) il comma 4 è sostituito dal seguente: “4. Fatto salvo quanto disposto ai comma 3, 3-bis e 5, sono di interesse locale le risorse geotermiche a media e bassa entalpia, o quelle economicamente utilizzabili per la realizzazione di un progetto geotermico, riferito all’insieme degli impianti nell’ambito del titolo di legittimazione, di potenza inferiore a 20 MW ottenibili dal solo fluido geotermico alla temperatura convenzionale dei reflui di 15 gradi centigradi.”; b) all’articolo 3 sono apportate le seguenti modificazioni: 1) dopo il comma 2, è aggiunto il seguente: “2-bis. Nel caso di sperimentazione di impianti pilota di cui all’articolo 1, comma 3-bis, l’autorità competente è il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, che acquisiscono l’intesa con la regione interessata; all’atto del rilascio del permesso di ricerca, l’autorità competente stabilisce le condizioni e le modalità con le quali è fatto obbligo al concessionario di procedere alla coltivazione dei fluidi geotermici in caso di esito della ricerca conforme a quanto indicato nella richiesta di permesso di ricerca.”; 2) il comma 7 è sostituito dal seguente: “7. Sono considerate concorrenti le domande, riferite esclusivamente alla medesima area della prima domanda, fatte salve le domande relative agli impianti sperimentali di potenza nominale non superiore a 5 MW, pervenute all’autorità competente non oltre sessanta giorni dalla pubblicazione della prima domanda nel Bollettino ufficiale regionale o in altro strumento di pubblicità degli atti indicato dalla Regione stessa o, in caso di competenza del Ministero dello sviluppo economico, nel Bollettino ufficiale degli idrocarburi, di cui all’articolo 43 della legge 11 gennaio 1957, n. 6, e successive modificazione. Alla denominazione del Bollettino ufficiale degli idrocarburi sono aggiunte in fine le parole “e delle georisorse” (BUIG).”; c) all’articolo 6, dopo il comma 3, è aggiunto il seguente: “3-bis. Nel caso di sperimentazione di impianti pilota di cui all’articolo 1, comma 3-bis, l’autorità competente è il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, che acquisiscono l’intesa con la Regione interessata.”; d) all’articolo 8, il comma 2 è sostituito dal seguente: “2. Trascorso inutilmente tale termine, la concessione può essere richiesta, in concorrenza, da altri operatori con l’esclusione di quelli relativi agli impianti sperimentali di cui all’articolo 1, comma 3-bis. Sono considerate concorrenti le domande, riferite esclusivamente alla medesima area della prima domanda, pervenute all’autorità competente non oltre sessanta giorni dalla pubblicazione della prima domanda nel Bollettino ufficiale regionale o in altro strumento di pubblicità degli atti indicato dalla regione stessa o, in caso di competenza del Ministero dello sviluppo economico, nel Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse.”; e) all’articolo 12, dopo il comma 2, è aggiunto il seguente: “2-bis. La concessione rilasciata per l’utilizzazione di risorse geotermiche può essere revocata qualora risulti inattiva da almeno due anni e sia richiesto il subentro nella concessione di coltivazione per la realizzazione di impianti sperimentali di cui all’articolo 1, comma 3-bis, con esclusione dei soggetti che direttamente abbiano realizzato o stiano realizzando altre centrali geotermoelettriche, anche di tipo convenzionale, con potenza nominale installata superiore ai 5 MW. Il subentrante sarà tenuto al pagamento, in unica soluzione, di un indennizzo equivalente al doppio del canone annuo di cui al comma 2 dell’articolo 16.”; f) all’articolo 16, dopo il comma 5, è aggiunto il seguente: “5-bis. Limitatamente alla sperimentazione di impianti pilota a ridotto impatto ambientale, di cui all’articolo 1, comma 3-bis, non sono dovuti i contributi di cui al precedente comma 4 per la produzione di energia elettrica sino a 5 MW per ciascun impianto”.
APPENDICE NORMATIVA
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e gli altri sistemi di riferimento tecnico creati da organismi europei di normalizzazione, applicabili ai componenti, agli impianti e ai sistemi che utilizzano fonti rinnovabili. La rassegna include informazioni sulle norme tecniche in elaborazione. 3. Sulla base della documentazione di cui al comma 2, l’allegato 2 è periodicamente aggiornato con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. La decorrenza dell’efficacia del decreto è stabilita tenendo conto dei tempi necessari all’adeguamento alle norme tecniche con riguardo alle diverse taglie di impianto e non può essere fissata prima di un anno dalla sua pubblicazione. [4. Dalla data di entrata in vigore del presente decreto, per gli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole, l’accesso agli incentivi statali è consentito a condizione che, in aggiunta ai requisiti previsti dall’allegato 2: a) la potenza nominale di ciascun impianto non sia superiore a 1 MW e, nel caso di terreni appartenenti al medesimo proprietario, gli impianti siano collocati ad una distanza non inferiore a 2 chilometri; b) non sia destinato all’installazione degli impianti più del 10 per cento della superficie del terreno agricolo nella disponibilità del proponente. ] (1) [5. I limiti di cui al comma 4 non si applicano ai terreni abbandonati da almeno cinque anni. ] (1) [6. Il comma 4 non si applica agli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole che hanno conseguito il titolo abilitativo entro la data di entrata in vigore del presente decreto o per i quali sia stata presentata richiesta per il conseguimento del titolo entro il 1° gennaio 2011, a condizione in ogni caso che l’impianto entri in esercizio entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto.] (1) 1. Il presente comma è stato abrogato dall’art. 65, D.L. 24.01.2012, n. 1, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 24.03.2012, n. 27 con decorrenza dal 25.03.2012, salvo quanto disposto dal secondo periodo del comma 2, del citato art. 65.
Articolo 11 – Obbligo di integrazione delle fonti rinnovabili negli edifici di nuova costruzione e negli edifici esistenti sottoposti a ristrutturazioni rilevanti Testo in vigore dal 29 marzo 2011 1. I progetti di edifici di nuova costruzione ed i progetti di ristrutturazioni rilevanti degli edifici esistenti prevedono l’utilizzo di fonti rinnovabili per la copertura dei consumi di calore, di elettricità e per il raffrescamento secondo i principi minimi di integrazione e le decorrenze di cui all’allegato 3. Nelle zone A del decreto del Ministero dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, le soglie percentuali di cui all’Allegato 3 sono ridotte del 50 per cento. Le leggi regionali possono stabilire incrementi dei valori di cui all’allegato 3. 2. Le disposizioni di cui al comma 1 non si applicano agli edifici di cui alla Parte seconda e all’articolo 136, comma 1, lettere b) e c), del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni, e a quelli specificamente individuati come tali negli strumenti urbanistici, qualora il progettista evidenzi che il rispetto delle prescrizioni implica un’alterazione incompatibile con il loro carattere o aspetto, con particolare riferimento ai caratteri storici e artistici. 3. L’inosservanza dell’obbligo di cui al comma 1 comporta il diniego del rilascio del titolo edilizio. 4. Gli impianti alimentati da fonti rinnovabili realizzati ai fini dell’assolvimento degli obblighi di cui all’allegato 3 del presente decreto accedono agli incentivi statali previsti per la promozione delle fonti rinnovabili, limitatamente alla quota eccedente quella necessaria per il rispetto dei medesimi obblighi. Per i medesimi impianti resta ferma la possibilità di accesso a fondi di garanzia e di rotazione. 5. Sono abrogati: a) l’articolo 4, comma 1-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380; b) l’articolo 4, commi 22 e 23, del decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59. 6. Nei piani di qualità dell’aria previsti dalla vigente normativa, le regioni e le province autonome possono prevedere che i valori di cui all’allegato 3 debbano essere assicurati, in tutto o in parte, ricorrendo ad impieghi delle fonti rinnovabili diversi dalla combustione delle biomasse, qualora ciò risulti necessario per assicurare il processo di raggiungimento e mantenimento dei valori di qualità dell’aria relativi a materiale particolato (PM10 e PM 2,5) e ad idrocarburi policiclici aromatici (IPA). 7. Gli obblighi previsti da atti normativi regionali o comunali sono adeguati alle disposizioni del presente articolo entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Decorso inutilmente il predetto termine, si applicano le disposizioni di cui al presente articolo.
Articolo 12 – Misure di semplificazione Testo in vigore dal 29 marzo 2011 1. I progetti di edifici di nuova costruzione e di ristrutturazioni rilevanti su edifici esistenti che assicurino una
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Articolo 13 – Certificazione energetica degli edifici Testo in vigore dal 29 marzo 2011 1. Al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, sono apportate le seguenti modificazioni: a) all’articolo 1, comma 2, la lettera c) è sostituita dalla seguente: “c) i criteri generali per la certificazione energetica degli edifici e per il trasferimento delle relative informazioni in sede di compravendita e locazione;” b) all’articolo 6, comma 1-bis, sono soppresse le parole: “con riferimento al comma 4”; c) all’articolo 6, dopo il comma 2-bis, sono inseriti i seguenti: “2-ter. Nei contratti di compravendita o di locazione di edifici o di singole unità immobiliari è inserita apposita clausola con la quale l’acquirente o il conduttore danno atto di aver ricevuto le informazioni e la documentazione in ordine alla certificazione energetica degli edifici. Nel caso di locazione, la disposizione si applica solo agli edifici e alle unità immobiliari già dotate di attestato di certificazione energetica ai sensi dei commi 1, 1-bis, 1-ter e 1-quater. 2-quater. Nel caso di offerta di trasferimento a titolo oneroso di edifici o di singole unità immobiliari, a decorrere dal 1° gennaio 2012 gli annunci commerciali di vendita riportano l’indice di prestazione energetica contenuto nell’attestato di certificazione energetica.”. Articoli 14 – 21 (omissis)
APPENDICE NORMATIVA
copertura dei consumi di calore, di elettricità e per il raffrescamento in misura superiore di almeno il 30 per cento rispetto ai valori minimi obbligatori di cui all’allegato 3, beneficiano, in sede di rilascio del titolo edilizio, di un bonus volumetrico del 5 per cento, fermo restando il rispetto delle norme in materia di distanze minime tra edifici e distanze minime di protezione del nastro stradale, nei casi previsti e disciplinati dagli strumenti urbanistici comunali, e fatte salve le aree individuate come zona A dal decreto del Ministero dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444. I progetti medesimi non rientrano fra quelli sottoposti al parere consultivo della commissione edilizia eventualmente istituita dai Comuni ai sensi dell’articolo 4, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380. 2. I soggetti pubblici possono concedere a terzi superfici di proprietà per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nel rispetto della disciplina di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163. Le disposizioni del presente comma si applicano anche ai siti militari e alle aree militari in conformità con quanto previsto dall’articolo 355 del codice dell’ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66. 3. Entro il 31 dicembre 2012, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministro della semplificazione, previa intesa con la Conferenza unificata, di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, si provvede al riordino degli oneri economici e finanziari e delle diverse forme di garanzia richiesti per l’autorizzazione, la connessione, la costruzione, l’esercizio degli impianti da fonti rinnovabili e il rilascio degli incentivi ai medesimi impianti. Il riordino è effettuato sulla base dei seguenti criteri: a) coordinare ed unificare, laddove possibile, i diversi oneri e garanzie al fine di evitare duplicazioni o sovrapposizioni; b) rendere proporzionato e razionale il sistema complessivo di oneri e garanzie; c) rendere efficiente l’intero processo amministrativo ed accelerare la realizzazione degli impianti, corrispondendo agli obiettivi di cui all’articolo 3 e, al contempo, contrastando attività speculative nelle diverse fasi di autorizzazione, connessione, costruzione, esercizio degli impianti e rilascio degli incentivi; d) prevedere la possibilità di diversificare gli oneri e le garanzie per fonti e per fasce di potenza, tenendo conto dell’effetto scala; e) coordinare gli oneri previsti dall’articolo 24, comma 4, lettera b), per l’assegnazione degli incentivi, quelli previsti dall’articolo 1-quinquies del decreto-legge 8 luglio 2010, n. 105, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 agosto 2010, n. 129, ai fini dell’autorizzazione, e quelli a garanzia della connessione degli impianti disposti anche in attuazione dell’articolo 1-septies, comma 2, del medesimo decreto-legge n. 105 del 2010; f) per gli oneri e le garanzie a favore di Regioni o di enti locali, prevedere principi minimi generali che restano validi fino all’emanazione di un’apposita normativa regionale; g) definire i casi in cui l’acquisizione del nulla osta minerario, previsto dall’articolo 120 del testo unico delle disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrici, di cui al regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, può essere sostituito da dichiarazione del progettista circa l’insussistenza di interferenze con le attività minerarie, prevedendo la pubblicazione delle informazioni necessarie a tal fine da parte dalla competente autorità di vigilanza mineraria ed eventualmente coinvolgendo le Regioni interessate; h) definire, con riferimento all’obbligo di rimessa in pristino del sito di cui all’articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 le modalità e le garanzie da rispettare per assicurare il corretto smaltimento dei componenti dell’impianto.
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Titolo IV
Reti energetiche
I Capo III
Reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento
Articolo 22 – Sviluppo dell’infrastruttura per il teleriscaldamento e il teleraffrescamento Testo in vigore dal 4 agosto 2013 1. Le infrastrutture destinate all’installazione di reti di distribuzione di energia da fonti rinnovabili per il riscaldamento e il raffrescamento sono assimilate ad ogni effetto, esclusa la disciplina dell’imposta sul valore aggiunto, alle opere di urbanizzazione primaria di cui all’articolo 16, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, nei casi e alle condizioni definite con il decreto di cui al comma 5. 2. In sede di pianificazione e progettazione, anche finalizzate a ristrutturazioni di aree residenziali, industriali o commerciali, nonché di strade, fognature, reti idriche, reti di distribuzione dell’energia elettrica e del gas e reti per le telecomunicazioni, i Comuni verificano la disponibilità di soggetti terzi a integrare apparecchiature e sistemi di produzione e utilizzo di energia da fonti rinnovabili e di reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento, anche alimentate da fonti non rinnovabili. 3. Al fine di valorizzare le ricadute dell’azione di pianificazione e verifica di cui al comma 2, i Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti definiscono, in coordinamento con le Province e in coerenza con i Piani energetici regionali, specifici Piani di sviluppo del teleriscaldamento e del teleraffrescamento volti a incrementare l’utilizzo dell’energia prodotta anche da fonti rinnovabili. I Comuni con popolazione inferiore a 50.000 abitanti possono definire i Piani di cui al periodo precedente, anche in forma associata, avvalendosi dell’azione di coordinamento esercitata dalle Province. 4. È istituito presso la Cassa conguaglio per il settore elettrico un fondo di garanzia a sostegno della realizzazione di reti di teleriscaldamento, alimentato da un corrispettivo applicato al consumo di gas metano, pari a 0,05 cEuro/ Sm3, posto a carico dei clienti finali. L’Autorità per l’energia elettrica e il gas disciplina le modalità di applicazione e raccolta del suddetto corrispettivo. 5. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, previa intesa con la Conferenza unificata, sono definite le modalità di gestione e accesso del fondo di cui al comma 4, nonché le modalità per l’attuazione di quanto previsto ai commi 1 e 2, tenendo conto: a) della disponibilità di biomasse agroforestali nelle diverse regioni, ovvero nelle diverse sub-aree o bacini, ove individuati dalla pianificazione regionale o sub-regionale; b) delle previsioni dei piani regionali per il trattamento dei rifiuti e in particolare degli impianti di valorizzazione energetica a valle della riduzione, del riuso e della raccolta differenziata, nel rispetto della gerarchia comunitaria di trattamento dei rifiuti; c) della disponibilità di biomasse di scarto in distretti agricoli e industriali; d) della fattibilità tecnica ed economica di reti di trasporto di calore geotermico; e) della presenza di impianti e progetti di impianti operanti o operabili in cogenerazione; f) della distanza dei territori da reti di teleriscaldamento esistenti. Articoli 23 – 47 (omissis) Allegati (omissis)
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Codice delle comunicazioni elettroniche Preambolo Testo in vigore dal 16 settembre 2003 IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Visti gli articoli 76 e 87 della Costituzione; Vista la legge 1° agosto 2002, n. 166, ed, in particolare, l’articolo 41; Vista la direttiva 2002/19/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002, relativa all’accesso alle reti di comunicazione elettronica e alle risorse correlate, e all’interconnessione delle medesime (direttiva accesso); Vista la direttiva 2002/20/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002, relativa alle autorizzazioni per le reti e i servizi di comunicazione elettronica (direttiva autorizzazioni); Vista la direttiva 2002/21/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002, che istituisce un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica (direttiva quadro); Vista la direttiva 2002/22/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002, relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica (direttiva servizio universale); Vista la direttiva 2002/77/CE della Commissione, del 16 settembre 2002, relativa alla concorrenza nei mercati delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica; Visto il codice della navigazione; Vista la legge 5 giugno 1962, n. 616; Vista la legge 11 febbraio 1971, n. 50; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 29 marzo 1973, n. 156; Vista la Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare (SOLAS), firmata a Londra nel 1974 e resa esecutiva con legge 23 maggio 1980, n. 313, e i successivi emendamenti; Vista la legge 21 giugno 1986, n. 317, come modificata dal decreto legislativo 23 novembre 2000, n. 427; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 8 novembre 1991, n. 435; Visto il decreto legislativo 9 febbraio 1993, n. 55; Visto il decreto legislativo 2 maggio 1994, n. 289; Visto il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 103; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 1995, n. 420; Vista la legge 31 gennaio 1996, n. 61; Visto il decreto legislativo 11 febbraio 1997, n. 55; Vista la legge 1° luglio 1997, n. 189; Vista la legge 31 luglio 1997, n. 249; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 19 settembre 1997, n. 318; Visto il decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 191; Visto il decreto legislativo 15 novembre 2000, n. 373; Visto il decreto legislativo 23 novembre 2000, n. 427; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 11 gennaio 2001, n. 77; Vista la legge 20 marzo 2001, n. 66, ed, in particolare, l’articolo 2-bis, 0; Visto il decreto legislativo 9 maggio 2001, n. 269; Vista la legge 3 agosto 2001, n. 317; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2001, n. 447; Visto il Regolamento delle radiocomunicazioni (edizione 2001), dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni (UIT), che integra le disposizioni della costituzione e della convenzione dell’UIT, adottata a Ginevra il 22 dicembre 1992, e ratificata con legge 31 gennaio 1996, n. 313; Visto il decreto legislativo 4 marzo 2002, n. 21; Vista la decisione n. 676/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 7 marzo 2002, relativa ad un quadro normativo per la politica in materia di spettro radio nella Comunità europea (Decisione spettro radio); Visto il Piano nazionale di ripartizione delle frequenze, approvato con decreto ministeriale 8 luglio 2002, e successive modificazioni; Visto il decreto legislativo 4 settembre 2002, n. 198; Vista la legge 27 dicembre 2002, n. 289; Vista la legge 16 gennaio 2003, n. 3, ed in particolare l’articolo 41; Vista la legge 8 luglio 2003, n. 172; Viste le preliminari deliberazioni del Consiglio dei Ministri adottate nelle riunioni del 23 maggio e 19 giugno 2003;
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Acquisito il parere del Consiglio superiore delle comunicazioni in data 16 luglio 2003; Acquisito, sui Titoli I e II, il parere della Conferenza Unificata, di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, espresso nella seduta del 3 luglio 2003; Acquisiti i pareri delle competenti Commissioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata nella riunione del 31 luglio 2003; Sulla proposta del Ministro delle comunicazioni e del Ministro per le politiche comunitarie, di concerto con i Ministri degli affari esteri, della giustizia, dell’economia e delle finanze, della difesa, delle attività produttive, della salute, delle infrastrutture e dei trasporti, dell’ambiente e della tutela del territorio, per l’innovazione e le tecnologie, e per gli affari regionali; Emana il seguente decreto legislativo: Articoli 1 – 85 (omissis)
Titolo II
Reti e servizi di comunicazione elettronica ad uso pubblico
I CAPO V
Disposizioni relative a reti ed impianti
Articolo 86 – Infrastrutture di comunicazione elettronica e diritti di passaggio Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Le autorità competenti alla gestione del suolo pubblico adottano senza indugio e, in ogni caso, entro novanta giorni dalla richiesta, salvo per i casi di espropriazione, le occorrenti decisioni e rispettano procedure semplici, efficaci, trasparenti, pubbliche e non discriminatorie, ai sensi degli articoli 87, 88 e 89, nell’esaminare le domande per la concessione del diritto di installare infrastrutture: (2) a) su proprietà pubbliche o private, compresi i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi, ovvero al di sopra o al di sotto di esse, ad un operatore autorizzato a fornire reti pubbliche di comunicazione; (4) b) su proprietà pubbliche ovvero al di sopra o al di sotto di esse, ad un operatore autorizzato a fornire reti di comunicazione elettronica diverse da quelle fornite al pubblico. 2. Sono, in ogni caso, fatti salvi gli accordi stipulati tra gli Enti locali e gli operatori, per quanto attiene alla localizzazione, coubicazione e condivisione delle infrastrutture di comunicazione elettronica. 3. Le infrastrutture di reti pubbliche di comunicazione, di cui agli articoli 87 e 88, e le opere di infrastrutturazione per la realizzazione delle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in fibra ottica in grado di fornire servizi di accesso a banda ultralarga, effettuate anche all’interno degli edifici sono assimilate ad ogni effetto alle opere di urbanizzazione primaria di cui all’articolo 16, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, pur restando di proprietà dei rispettivi operatori, e ad esse si applica la normativa vigente in materia, fatto salvo quanto previsto dagli articoli 87 e 88 con riferimento alle autorizzazioni per la realizzazione della rete di comunicazioni elettroniche e degli elementi ad essa collegati per le quali si attua il regime di semplificazione ivi previsto. Alla installazione di reti di comunicazione elettronica mediante posa di fibra ottica non si applica la disciplina edilizia e urbanistica. Gli elementi di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità e le altre infrastrutture di reti pubbliche di comunicazione, di cui agli articoli 87 e 88, nonché le opere di infrastrutturazione per la realizzazione delle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in fibra ottica in grado di fornire servizi di accesso a banda ultralarga, effettuate anche all’interno di edifici, da chiunque posseduti, non costituiscono unità immobiliari ai sensi dell’articolo 2 del decreto del Ministro delle finanze 2 gennaio 1998, n. 28, e non rilevano ai fini della determinazione della rendita catastale. (3) 4. Restano ferme le disposizioni a tutela dei beni ambientali e culturali contenute nel decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, nonché le disposizioni a tutela delle servitù militari di cui al titolo VI, del libro II, del codice dell’ordinamento militare, nel rispetto del procedimento autorizzatorio semplificato di cui agli articoli 87 e 88 del presente codice. (1) 5. Si applicano, per la posa dei cavi sottomarini di comunicazione elettronica e dei relativi impianti, le disposizioni di cui alla legge 5 maggio 1989, n. 160, ed al codice della navigazione. 6. L’Autorità vigila affinché, laddove le amministrazioni dello Stato, le Regioni, le Province, i Comuni o gli altri Enti locali, ai sensi dell’articolo 6, comma 1, mantengano la proprietà o il controllo di imprese che forniscono reti o servizi di comunicazione elettronica, vi sia un’effettiva separazione strutturale tra la funzione attinente alla concessione dei diritti di cui al comma 1 e le funzioni attinenti alla proprietà od al controllo. 7. Per i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità si applicano le disposizioni di attuazione di cui all’articolo 4, comma 2, lettera a), della legge 22 febbraio 2001, n. 36.
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1. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 2127 D.Lgs. 15.03.2010, n. 66 (G.U. 08.05.2010, n. 106 - S.O. n. 84) con decorrenza dal 09.10.2010, e poi dall’art. 40, comma 1, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 2. Il presente alinea è stato così modificato prima dall’art. 66 D.Lgs. 28.05.2012, n. 70 con decorrenza dal 01.06.2012, e poi dall’art. 40, comma 1, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 3. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 6, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014, poi dall’art. 12, D.Lgs. 15.02.2016, n. 33 con decorrenza dal 10.03.2016 ed applicazione a decorrere dal 1° luglio 2016 ai sensi di quanto disposto dall’art. 15 del medesimo decreto modificante, e da ultimo dall’art. 38, comma 1, lett. a), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020. 4. La presente lettera è stata così modificata dall’art. 40, comma 1, D.L. 31.05.2021, n. 77, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 87 – Procedimenti autorizzatori relativi alle infrastrutture di comunicazione elettronica per impianti radioelettrici Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. L’installazione di infrastrutture per impianti radioelettrici e la modifica delle caratteristiche di emissione di questi ultimi e, in specie, l’installazione di torri, di tralicci, di impianti radio-trasmittenti, di ripetitori di servizi di comunicazione elettronica, di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche mobili GSM/UMTS, per reti di diffusione, distribuzione e contribuzione dedicate alla televisione digitale terrestre, per reti a radiofrequenza dedicate alle emergenze sanitarie ed alla protezione civile, nonché per reti radio a larga banda punto-multipunto nelle bande di frequenza all’uopo assegnate, viene autorizzata dagli Enti locali, previo accertamento, da parte dell’Organismo competente ad effettuare i controlli, di cui all’articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36, della compatibilità del progetto con i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità, stabiliti uniformemente a livello nazionale in relazione al disposto della citata legge 22 f ebbraio 2001, n. 36, e relativi provvedimenti di attuazione. 2. L’istanza di autorizzazione alla installazione di infrastrutture di cui al comma 1 è presentata all’Ente locale dai soggetti a tale fine abilitati. Al momento della presentazione della domanda, l’ufficio abilitato a riceverla indica al richiedente il nome del responsabile del procedimento. 3. L’istanza, conforme al modello di cui al modello A dell’allegato n. 13, realizzato al fine della sua acquisizione su supporti informatici e destinato alla formazione del catasto nazionale delle sorgenti elettromagnetiche di origine industriale, deve essere corredata della documentazione atta a comprovare il rispetto dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità, relativi alle emissioni elettromagnetiche, di cui alla legge 22 febbraio 2001, n. 36, e relativi provvedimenti di attuazione, attraverso l’utilizzo di modelli predittivi conformi alle prescrizioni della CEI, non appena emanate. In caso di pluralità di domande, viene data precedenza a quelle presentate congiuntamente da più operatori. Nel caso di installazione di impianti, con tecnologia UMTS od altre, con potenza in singola antenna uguale od inferiore ai 20 Watt, fermo restando il rispetto dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità sopra indicati, è sufficiente la denuncia di inizio attività, conforme ai modelli predisposti dagli Enti locali e, ove non predisposti, al modello B di cui all’allegato n. 13. 3-bis. Al fine di accelerare la realizzazione degli investimenti per il completamento della rete di telecomunicazione GSM-R dedicata esclusivamente alla sicurezza ed al controllo del traffico ferroviario, nonché al fine di contenere i costi di realizzazione della rete stessa, all’installazione sul sedime ferroviario ovvero in area immediatamente limitrofa dei relativi impianti ed apparati si procede con le modalità proprie degli impianti di sicurezza e segnalamento ferroviario, nel rispetto dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità, stabiliti uniformemente a livello nazionale in relazione al disposto della legge 22 febbraio 2001, n. 36 e relativi provvedimenti di attuazione. (1) 4. Copia dell’istanza ovvero della segnalazione viene inoltrata contestualmente all’Organismo di cui al comma 1, che si pronuncia entro trenta giorni dalla comunicazione. Lo sportello locale competente provvede a pubblicizzare l’istanza, pur senza diffondere i dati caratteristici dell’impianto. L’istanza ha valenza di istanza unica effettuata per tutti i profili connessi agli interventi e per tutte le amministrazioni o enti comunque coinvolti nel procedimento. Il soggetto
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8. Gli operatori di reti radiomobili di comunicazione elettronica ad uso pubblico provvedono ad inviare ai Comuni ed ai competenti ispettorati territoriali del Ministero la descrizione di ciascun impianto installato, sulla base dei modelli A e B dell’allegato n. 13. I soggetti interessati alla realizzazione delle opere di cui agli articoli 88 e 89 trasmettono al Ministero copia dei modelli C e D del predetto allegato n. 13. Il Ministero può delegare ad altro Ente la tenuta degli archivi telematici di tutte le comunicazioni trasmessegli.
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richiedente dà notizia della presentazione dell’istanza a tutte le amministrazioni o enti coinvolti nel procedimento. (4) 5. Il responsabile del procedimento può richiedere, per una sola volta, entro quindici giorni dalla data di ricezione dell’istanza, il rilascio di dichiarazioni e l’integrazione della documentazione prodotta. Il termine di cui al comma 9 riprende a decorrere dal momento dell’avvenuta integrazione documentale. (3) 6. Quando l’installazione dell’infrastruttura è subordinata all’acquisizione di uno o più provvedimenti, determinazioni, pareri, intese, concerti, nulla osta o altri atti di concessione, autorizzazione o assenso, comunque denominati, ivi comprese le autorizzazioni previste dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, da adottare a conclusione di distinti procedimenti di competenza di diverse amministrazioni o enti, inclusi i gestori di beni o servizi pubblici, il responsabile del procedimento convoca, entro cinque giorni lavorativi dalla presentazione dell’istanza, una conferenza di servizi, alla quale prendono parte tutte le amministrazioni, enti e gestori di beni o servizi pubblici interessati dall’installazione, nonché un rappresentante dei soggetti preposti ai controlli di cui all’articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36. (5) 7. La determinazione positiva della conferenza sostituisce ad ogni effetto tutti i provvedimenti, determinazioni, pareri, intese, concerti, nulla osta o altri atti di concessione, autorizzazione o assenso, comunque denominati, necessari per l’installazione delle infrastrutture di cui al comma 1, di competenza di tutte le amministrazioni, enti e gestori di beni o servizi pubblici interessati e vale altresì come dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori. Della convocazione e dell’esito della conferenza viene comunque informato il Ministero. (5) 8. Alla predetta conferenza di servizi si applicano le disposizioni di cui agli articoli 14, 14-bis, 14-ter, 14-quater e 14-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241, con il dimezzamento dei termini ivi indicati, ad eccezione dei termini di cui al suddetto articolo 14-quinquies, e fermo restando l’obbligo di rispettare il termine perentorio finale di conclusione del presente procedimento indicato al comma 9 del presente articolo. (5) 9. Le istanze di autorizzazione si intendono accolte qualora, entro il termine perentorio di novanta giorni dalla presentazione del progetto e della relativa domanda non sia stato comunicato un provvedimento di diniego o un parere negativo da parte dell’organismo competente ad effettuare i controlli, di cui all’articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36, e non sia stato espresso un dissenso, congruamente motivato, da parte di un’Amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale o dei beni culturali. Nei predetti casi di dissenso congruamente motivato, ove non sia stata adottata la determinazione decisoria finale nel termine di cui al primo periodo, si applica l’articolo 2, comma 9-ter, della legge 7 agosto 1990, n. 241. Gli Enti locali possono prevedere termini più brevi per la conclusione dei relativi procedimenti ovvero ulteriori forme di semplificazione amministrativa, nel rispetto delle disposizioni stabilite dal presente comma. Decorso il suddetto termine, l’amministrazione procedente comunica, entro il termine perentorio di sette giorni, l’attestazione di avvenuta autorizzazione, scaduto il quale è sufficiente l’autocertificazione del richiedente. Sono fatti salvi i casi in cui disposizioni del diritto dell’Unione europea richiedono l’adozione di provvedimenti espressi. (2) 10. Le opere debbono essere realizzate, a pena di decadenza, nel termine perentorio di dodici mesi dalla ricezione del provvedimento autorizzatorio espresso, ovvero dalla formazione del silenzio-assenso. 1. Il presente comma prima inserito dall’art. 4, D.L. 14.11.2003, n. 315, come modificato dall’allegato alla L. 16.01.2004, n. 5 è stato, poi, così sostituito dall’art. 1, comma 560, L. 23.12.2005, n. 266, con decorrenza dal 01.01.2006 ed effetto anche sui procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della 266/2005, riguardanti sia le installazioni già realizzate, sia quelle in corso di realizzazione ovvero non ancora attivate, comunque avviati ai sensi della previgente normativa. 2. Il presente comma prima modificato dall’art. 35, D.L. 06.07.2011, n. 98 (G.U. 06.07.2011, n. 155) con decorrenza dal 06.07.2011, è stato poi così sostituito dall’art. 40, comma 2, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 3. Le parole “inizia nuovamente” del presente comma sono state così sostituite dall’art. 14, comma 2, D.L. 18.10.2012, n. 179 con decorrenza dal 20.10.2012. 4. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 40, comma 2, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 5. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 40, comma 2, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 87-bis – Procedure semplificate per determinate tipologie di impianti Testo in vigore dal 1 giugno 2012 1. Al fine di accelerare la realizzazione degli investimenti per il completamento della rete di banda larga mobile, nel caso di installazione di apparati con tecnologia UMTS, sue evoluzioni o altre tecnologie su infrastrutture per impianti radioelettrici preesistenti o di modifica delle caratteristiche trasmissive, fermo restando il rispetto dei limiti, dei valo-
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1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 5-bis D.L. 25.03.2010, n. 40 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 22.05.2010, n. 73 con decorrenza dal 26.05.2010. 2. Le parole “denuncia di inizio attività” del presente comma sono state così sostituite ai sensi dell’art. 80 D.Lgs. 28.05.2012, n. 70 con decorrenza dal 01.06.2012.
Articolo 87-ter – Variazioni non sostanziali degli impianti Testo in vigore dal 17 luglio 2020 1. Al fine di accelerare la realizzazione degli investimenti per il completamento delle reti di comunicazione elettronica, nel caso di modifiche delle caratteristiche degli impianti già provvisti di titolo abilitativo, ivi incluse le modifiche relative al profilo radioelettrico, che comportino aumenti delle altezze non superiori a 1 metro e aumenti della superficie di sagoma non superiori a 1,5 metri quadrati, è sufficiente un’autocertificazione descrittiva della variazione dimensionale e del rispetto dei limiti, dei valori e degli obiettivi di cui all’articolo 87, da inviare contestualmente all’attuazione dell’intervento ai medesimi organismi che hanno rilasciato i titoli. I medesimi organismi di cui al primo periodo si pronunciano entro trenta giorni dal ricevimento dell’autocertificazione. (2) (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 6, D.L. 12.09.2014, n. 133 con decorrenza dal 13.09.2014, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. 2. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 38, comma 1, lett. b), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 87-quater – Impianti temporanei di telefonia mobile Testo in vigore dal 15 settembre 2020 1. Gli impianti temporanei di telefonia mobile, necessari per il potenziamento delle comunicazioni mobili in situazioni di emergenza, o per esigenze di sicurezza, esigenze stagionali, manifestazioni, spettacoli o altri eventi, destinati ad essere rimossi al cessare delle anzidette necessità e comunque entro e non oltre centoventi giorni dalla loro collocazione, possono essere installati previa comunicazione di avvio lavori all’amministrazione comunale. L’impianto è attivabile qualora, entro trenta giorni dalla presentazione della relativa richiesta di attivazione all’organismo competente ad effettuare i controlli di cui all’articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36, non sia stato comunicato dal medesimo un provvedimento di diniego. 2. L’installazione di impianti di telefonia mobile, la cui permanenza in esercizio non superi i sette giorni, è soggetta ad autocertificazione di attivazione, da inviare contestualmente alla realizzazione dell’intervento, all’ente locale, agli organismi competenti a effettuare i controlli di cui all’articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36, nonché ad ulteriori enti di competenza, fermo restando il rispetto dei vigenti limiti di campo elettromagnetico. La disposizione di cui al presente comma opera in deroga ai vincoli previsti dalla normativa vigente. (1) 1. Il presente articolo è stato inserito dall’art. 38, comma 1, lett. c), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
Articolo 88 – Opere civili, scavi ed occupazione di suolo pubblico Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Qualora l’installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica presupponga la realizzazione di opere
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ri e degli obiettivi di cui all’articolo 87 nonché di quanto disposto al comma 3-bis del medesimo articolo, è sufficiente la segnalazione certificata di inizio attività, conforme ai modelli predisposti dagli enti locali e, ove non predisposti, al modello B di cui all’allegato n. 13. Qualora entro trenta giorni dalla presentazione del progetto e della relativa domanda sia stato comunicato un provvedimento di diniego da parte dell’ente locale o un parere negativo da parte dell’organismo competente di cui all’articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36, la denuncia è priva di effetti. (2) (1)
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civili o, comunque, l’effettuazione di scavi e l’occupazione di suolo pubblico, i soggetti interessati sono tenuti a presentare apposita istanza conforme ai modelli predisposti dagli Enti locali e, ove non predisposti, al modello C di cui all’allegato n. 13, all’Ente locale ovvero alla figura soggettiva pubblica proprietaria delle aree. L’istanza così presentata avrà valenza di istanza unica effettuata per tutti i profili connessi agli interventi di cui al presente articolo. Il richiedente dà notizia della presentazione dell’istanza a tutte le amministrazioni o enti coinvolti nel procedimento. (5) 2. Il responsabile del procedimento può richiedere, per una sola volta, entro dieci giorni dalla data di ricezione dell’istanza, il rilascio di dichiarazioni e la rettifica od integrazione della documentazione prodotta. Il termine di cui al comma 7 inizia nuovamente a decorrere dal momento dell’avvenuta integrazione documentale. 3. Quando l’installazione di infrastrutture di comunicazione elettronica è subordinata all’acquisizione di uno o più provvedimenti, determinazioni, pareri, intese, concerti, nulla osta o altri atti di concessione, autorizzazione o assenso, comunque denominati, ivi incluse le autorizzazioni previste dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, da adottare a conclusione di distinti procedimenti di competenza di diverse amministrazioni o enti, inclusi i gestori di beni o servizi pubblici, l’amministrazione procedente che ha ricevuto l’istanza, convoca, entro cinque giorni lavorativi dalla presentazione dell’istanza, una conferenza di servizi, alla quale prendono parte tutte le amministrazioni, enti e gestori di beni o servizi pubblici interessati dall’installazione. (7) 4. La determinazione positiva della conferenza sostituisce ad ogni effetto tutti i provvedimenti, determinazioni, pareri, intese, concerti, nulla osta o altri atti di concessione, autorizzazione o assenso, comunque denominati, necessari per l’installazione dell’infrastruttura, di competenza di tutte le amministrazioni, degli enti e dei gestori di beni o servizi pubblici interessati e vale altresì come dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori. (6) 5. Alla predetta conferenza di servizi si applicano le disposizioni di cui agli articoli 14, 14-bis, 14-ter, 14-quater e 14-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241, con il dimezzamento dei termini ivi indicati, ad eccezione dei termini di cui all’articolo 14-quinquies, fermo restando quanto previsto al comma 7 del presente articolo e l’obbligo di rispettare il termine perentorio finale di conclusione del presente procedimento indicato al comma 9 del presente articolo. (8) 6. Il rilascio dell’autorizzazione comporta l’autorizzazione alla effettuazione degli scavi e delle eventuali opere civili indicati nel progetto, nonché la concessione del suolo o sottosuolo pubblico necessario all’installazione delle infrastrutture. Il Comune può mettere a disposizione, direttamente o per il tramite di una società controllata, infrastrutture a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie. (3) 7. Trascorso il termine di trenta giorni dalla presentazione della domanda, senza che l’Amministrazione abbia concluso il procedimento con un provvedimento espresso ovvero abbia indetto un’apposita conferenza di servizi, la medesima si intende in ogni caso accolta. Nel caso di attraversamenti di strade e comunque di lavori di scavo di lunghezza inferiore ai duecento metri, il termine è ridotto a dieci giorni. Nel caso di apertura buche, apertura chiusini per infilaggio cavi o tubi, posa di cavi o tubi aerei o altri elementi di rete su infrastrutture e siti esistenti, allacciamento utenti il termine è ridotto a otto giorni. I predetti termini si applicano anche alle richieste di autorizzazione per l’esecuzione di attraversamenti e parallelismi su porti, interporti, aree del demanio idrico, marittimo, forestale e altri beni immobili appartenenti allo Stato, alle Regioni, agli enti locali e agli altri enti pubblici ivi compreso il sedime ferroviario e autostradale. Decorsi i suddetti termini, l’amministrazione procedente comunica, entro il termine perentorio di sette giorni, l’attestazione di avvenuta autorizzazione, scaduto il quale è sufficiente l’autocertificazione del richiedente. (1) [7-bis. In riferimento ad interventi per l’installazione di reti di comunicazione elettronica a banda ultralarga, in deroga a quanto previsto dall’articolo 22, comma 1, del codice di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, l’autorizzazione prevista dall’articolo 21, comma 4, relativa agli interventi in materia di edilizia pubblica e privata, ivi compresi gli interventi sui beni di cui all’articolo 10, comma 4, lettera g), del medesimo decreto legislativo n. 42 del 2004, è rilasciata entro il termine di novanta giorni dalla ricezione della richiesta da parte della soprintendenza a condizione che detta richiesta sia corredata di idonea e completa documentazione tecnica.] (4) 8. Qualora l’installazione delle infrastrutture di comunicazione elettronica interessi aree di proprietà di più Enti, pubblici o privati, l’istanza di autorizzazione, conforme al modello D di cui all’allegato n. 13, è presentata allo sportello unico individuato nel comune di maggiore dimensione demografica. In tal caso, l’istanza è sempre valutata in una conferenza di servizi convocata dal comune di cui al periodo precedente. (2) 9. Fermo restando quanto previsto al comma 7, la conferenza di servizi deve concludersi entro il termine perentorio massimo di novanta giorni dalla data di presentazione dell’istanza. Fatti salvi i casi in cui disposizioni del diritto dell’Unione europea richiedono l’adozione di provvedimenti espressi, la mancata comunicazione della determinazione decisoria della conferenza entro il predetto termine perentorio equivale ad accoglimento dell’istanza, salvo che non sia stato espresso un dissenso, congruamente motivato, da parte di un’Amministrazione preposta alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale o dei beni culturali. Nei predetti casi di dissenso congruamente motivato, ove non sia stata adottata la determinazione decisoria finale nel termine di cui al primo periodo, si applica l’articolo 2, comma 9-ter, della legge 7 agosto 1990, n. 241. L’accoglimento dell’istanza sostituisce ad ogni effetto gli atti di assenso, comunque denominati e necessari per l’effettuazione degli scavi e delle eventuali opere civili indicate nel progetto, di competenza delle amministrazioni, degli enti e dei gestori di beni o servizi pubblici interessati e vale altresì come dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori, anche ai sensi degli articoli 12 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327. Della convocazione e dell’esito della conferenza viene tempestivamente informato il Ministero. Decorso il termine di cui al primo periodo, l’amministrazione procedente
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1. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 14, comma 4, D.L. 18.10.2012, n. 179 con decorrenza dal 20.10.2012 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 17.12.2012, n. 221 con decorrenza dal 19.012.2012, poi dall’art. 7, D.Lgs. 15.02.2016, n. 33 con decorrenza dal 10.03.2016 ed applicazione a decorrere dal 1° luglio 2016 ai sensi di quanto disposto dall’art. 15 del medesimo decreto modificante, poi dall’art. 38, comma 1, lett. d), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020, e da ultimo dall’art. 40, comma 3, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, convertito in legge dalla L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 2. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 7, D.Lgs. 15.02.2016, n. 33 con decorrenza dal 10.03.2016 ed applicazione a decorrere dal 1° luglio 2016 ai sensi di quanto disposto dall’art. 15 del medesimo decreto modificante. 3. Il presente comma è stato così modificato dall’art. 8-bis, comma 2, D.L. 14.12.2018, n. 135, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.02.2019, n. 12, con decorrenza dal 13.02.2019. 4. Il presente comma inserito dall’art. 8-bis, comma 2, D.L. 14.12.2018, n. 135, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.02.2019, n. 12, con decorrenza dal 13.02.2019, è stato abrogato dall’art. 40, comma 3, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, convertito in legge dalla L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 5. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 8-bis, comma 2, D.L. 14.12.2018, n. 135, così come inserito dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.02.2019, n. 12, con decorrenza dal 13.02.2019, poi dall’art. 38, comma 1, lett. d), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020, e da ultimo dall’art. 40, comma 3, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, convertito in legge dalla L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 6. Il presente comma prima modificato dall’art. 38, comma 1, lett. d), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020, è stato poi così sostituito dall’art. 40, comma 3, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, convertito in legge dalla L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 7. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 40, comma 3, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, convertito in legge dalla L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 8. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 40, comma 3, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021. 9. Il presente comma è stato inserito dall’art. 40, comma 3, D.L. 31.05.2021, n. 77, con decorrenza dal 01.06.2021, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
APPENDICE NORMATIVA
comunica, entro il termine perentorio di sette giorni, l’attestazione di avvenuta autorizzazione, scaduto il quale è sufficiente l’autocertificazione del richiedente. (6) 9-bis. Per i progetti già autorizzati ai sensi del presente articolo, sia in presenza di un provvedimento espresso, sia in caso di accoglimento dell’istanza per decorrenza dei termini previsti dal comma 7 e dal comma 9, per i quali siano necessarie varianti in corso d’opera fino al dieci per cento delle infrastrutture e degli elementi accessori previsti nell’istanza unica, l’operatore comunica la variazione all’amministrazione procedente che ha ricevuto l’istanza originaria e a tutte le amministrazioni e gli enti coinvolti, con un preavviso di almeno quindici giorni, allegando una documentazione cartografica dell’opera che dia conto delle modifiche. L’operatore avvia il lavoro se, entro quindici giorni dalla data di comunicazione della variazione, i soggetti e gli enti coinvolti non abbiano comunicato un provvedimento negativo. Gli enti locali possono prevedere termini più brevi per la conclusione dei relativi procedimenti ovvero ulteriori forme di semplificazione amministrativa nel rispetto delle disposizioni stabilite dal presente articolo. (9) 10. Salve le disposizioni di cui all’articolo 93, nessuna altra indennità è dovuta ai soggetti esercenti pubblici servizi o proprietari, ovvero concessionari di aree pubbliche, in conseguenza di scavi ed occupazioni del suolo, pubblico o privato, effettuate al fine di installare le infrastrutture di comunicazione elettronica. 11. Le figure giuridiche soggettive alle quali è affidata la cura di interessi pubblici devono rendere noto, con cadenza semestrale, i programmi relativi a lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, al fine di consentire ai titolari di autorizzazione generale una corretta pianificazione delle rispettive attività strumentali ed, in specie, delle attività di installazione delle infrastrutture di comunicazione elettronica. I programmi dei lavori di manutenzione dovranno essere notificati in formato elettronico al Ministero, ovvero ad altro Ente all’uopo delegato, con le stesse modalità di cui all’articolo 89, comma 3, per consentirne l’inserimento in un apposito archivio telematico consultabile dai titolari dell’autorizzazione generale. 12. Le figure soggettive esercenti pubblici servizi o titolari di pubbliche funzioni hanno l’obbligo, sulla base di accordi commerciali a condizioni eque e non discriminatorie, di consentire l’accesso alle proprie infrastrutture civili disponibili, a condizione che non venga turbato l’esercizio delle rispettive attività istituzionali.
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Articolo 89 – Coubicazione e condivisione di infrastrutture Testo in vigore dal 1 giugno 2012 1. Quando un operatore che fornisce reti di comunicazione elettronica ha il diritto di installare infrastrutture su proprietà pubbliche o private ovvero al di sopra o al di sotto di esse, oppure può avvalersi di disposizioni in materia di limitazioni legali della proprietà, servitù ed espropriazione di cui al presente Capo, l’Autorità, anche mediante l’adozione di specifici regolamenti, può imporre la condivisione di tali infrastrutture o proprietà, nel pieno rispetto del principio di proporzionalità, ivi compresi tra l’altro edifici o accesso a edifici, cablaggio degli edifici, piloni, antenne, torri e altre strutture di supporto, condotti, guaine, pozzetti e armadi di distribuzione. (1) 2. Fermo quanto disposto in materia di coubicazione e condivisione di infrastrutture e di coordinamento di lavori dalla legge 1° agosto 2002, n. 166, e dal comma 3 del presente articolo, l’Autorità può richiedere ed eventualmente imporre ai titolari dei diritti di cui al comma 1 di condividere le strutture o la proprietà, compresa la coubicazione fisica, o di adottare misure volte a facilitare il coordinamento di lavori pubblici per tutelare l’ambiente, la salute pubblica, la pubblica sicurezza o per realizzare obiettivi di pianificazione urbana o rurale e soltanto dopo un adeguato periodo di pubblica consultazione ai sensi dell’articolo 11 nel corso del quale tutte le parti interessate devono poter esprimere il proprio parere. Tali disposizioni su condivisione o coordinamento possono comprendere regole sulla ripartizione dei costi della condivisione delle strutture o delle proprietà. (2) 3. Qualora l’installazione delle infrastrutture di comunicazione elettronica comporti l’effettuazione di scavi all’interno di centri abitati, gli operatori interessati devono provvedere alla comunicazione del progetto in formato elettronico al Ministero, o ad altro Ente delegato, per consentire il suo inserimento in un apposito archivio telematico, affinché sia agevolata la condivisione dello scavo con altri operatori e la coubicazione dei cavi di comunicazione elettronica conformi alle norme tecniche UNI e CEI. L’avvenuta comunicazione in forma elettronica del progetto costituisce un presupposto per il rilascio delle autorizzazioni di cui all’articolo 88. 4. Entro il termine perentorio di trenta giorni, a decorrere dalla data di presentazione e pubblicizzazione del progetto di cui al comma 3, gli operatori interessati alla condivisione dello scavo o alla coubicazione dei cavi di comunicazione elettronica, possono concordare, con l’operatore che ha già presentato la propria istanza, l’elaborazione di un piano comune degli scavi e delle opere. In assenza di accordo tra gli operatori, l’Ente pubblico competente rilascia i provvedimenti abilitativi richiesti, in base al criterio della priorità delle domande. 5. Nei casi di cui ai commi 3 e 4 si adottano le disposizioni e le procedure stabilite all’articolo 88. 5-bis. L’Autorità, previo adeguato periodo di consultazione pubblica nel corso del quale tutte le parti interessate hanno la possibilità di esprimere le proprie opinioni, può imporre obblighi in relazione alla condivisione del cablaggio all’interno degli edifici o fino al primo punto di concentrazione o di distribuzione, qualora esso si trovi al di fuori dell’edificio, ai titolari dei diritti di cui al comma 1 o al proprietario di tale cablaggio, se ciò è giustificato dal fatto che la duplicazione di tale infrastruttura sarebbe economicamente inefficiente o fisicamente impraticabile. Tra queste disposizioni in materia di condivisione o coordinamento possono rientrare norme sulla ripartizione dei costi della condivisione delle strutture o delle proprietà, adattate se del caso in funzione dei rischi. (3) 5-ter. Il Ministero, tenendo informata l’Autorità, può richiedere alle imprese di fornire le informazioni necessarie per elaborare un inventario dettagliato della natura, disponibilità e ubicazione geografica delle strutture di cui al comma 1, e metterlo a disposizione delle parti interessate e dell’Autorità medesima. (3) 5-quater. I provvedimenti adottati dall’Autorità o dal Ministero conformemente al presente articolo sono obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati. (3) 1. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 67 D.Lgs. 28.05.2012, n. 70 con decorrenza dal 01.06.2012. Si riporta di seguito il testo previgente: “1. Quando un operatore che fornisce reti di comunicazione elettronica ha il diritto di installare infrastrutture su proprietà pubbliche o private ovvero al di sopra o al di sotto di esse, in base alle disposizioni in materia di limitazioni legali della proprietà, servitù ed espropriazione di cui al presente Capo, l’Autorità, anche mediante l’adozione di specifici regolamenti, incoraggia la coubicazione o la condivisione di tali infrastrutture o proprietà.” 2. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 67 D.Lgs. 28.05.2012, n. 70 con decorrenza dal 01.06.2012. Si riporta di seguito il testo previgente: “2. Fermo quanto disposto in materia di coubicazione e condivisione di infrastrutture e di coordinamento di lavori dalla legge 1° agosto 2002, n. 166, e dal comma 3 del presente articolo, quando gli operatori non dispongano di valide alternative a causa di esigenze connesse alla tutela dell’ambiente, alla salute pubblica, alla pubblica sicurezza o alla realizzazione di obiettivi di pianificazione urbana o rurale, l’Autorità può richiedere ed eventualmente imporre la condivisione di strutture o proprietà, compresa la coubicazione fisica, ad un operatore che gestisce una rete di comunicazione elettronica od adottare ulteriori misure volte a facilitare il coordinamento dei lavori, soltanto dopo un adeguato periodo di pubblica consulta-
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Articolo 90 – Pubblica utilità - Espropriazione Testo in vigore dal 1 giugno 2012 1. Gli impianti di reti di comunicazione elettronica ad uso pubblico, ovvero esercitati dallo Stato, e le opere accessorie occorrenti per la funzionalità di detti impianti hanno carattere di pubblica utilità, ai sensi degli articoli 12 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327. 2. Gli impianti di reti di comunicazioni elettronica e le opere accessorie di uso esclusivamente privato possono essere dichiarati di pubblica utilità con decreto del Ministro dello sviluppo economico, ove concorrano motivi di pubblico interesse. (1) 3. Per l’acquisizione patrimoniale dei beni immobili necessari alla realizzazione degli impianti e delle opere di cui ai commi 1 e 2, può esperirsi la procedura di esproprio prevista dal decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327. Tale procedura può essere esperita dopo che siano andati falliti, o non sia stato possibile effettuare, i tentativi di bonario componimento con i proprietari dei fondi sul prezzo di vendita offerto, da valutarsi da parte degli uffici tecnici erariali competenti. 1. Le parole “Ministro delle comunicazioni” del presente comma sono state sostituite dalle parole “Ministro dello sviluppo economico” ai sensi dell’art. 80 D.Lgs. 28.05.2012, n. 70 con decorrenza dal 01.06.2012.
Articolo 91 – Limitazioni legali della proprietà Testo in vigore dal 31 luglio 2021 1. Negli impianti di reti di comunicazione elettronica di cui all’articolo 90, commi 1 e 2, i fili o cavi senza appoggio possono passare, anche senza il consenso del proprietario, sia al di sopra delle proprietà pubbliche o private, sia dinanzi a quei lati di edifici ove non siano finestre od altre aperture praticabili a prospetto. 2. Il proprietario od il condominio non può opporsi all’appoggio di antenne, di sostegni, nonché al passaggio di condutture, fili o qualsiasi altro impianto, nell’immobile di sua proprietà occorrente per soddisfare le richieste di utenza degli inquilini o dei condomini. 2-bis. Il proprietario o l’inquilino, in qualità di utente finale di un servizio di comunicazione elettronica, deve consentire all’operatore di comunicazione di effettuare gli interventi di adeguamento tecnologico della rete di accesso, volti al miglioramento della connessione e dell’efficienza energetica. Tale adeguamento non si configura come attività avente carattere commerciale e non costituisce modifica delle condizioni contrattuali per l’utente finale, purché consenta a quest’ultimo di continuare a fruire di servizi funzionalmente equivalenti, alle medesime condizioni economiche già previste dal contratto in essere. (3) 3. I fili, cavi ed ogni altra installazione debbono essere collocati in guisa da non impedire il libero uso della cosa secondo la sua destinazione. 4. Il proprietario è tenuto a sopportare il passaggio nell’immobile di sua proprietà del personale dell’esercente il servizio che dimostri la necessità di accedervi per l’installazione, riparazione e manutenzione degli impianti di cui sopra. 4-bis. L’operatore di comunicazione durante la fase di sviluppo della rete in fibra ottica può, in ogni caso, accedere a tutte le parti comuni degli edifici al fine di installare, collegare e manutenere gli elementi di rete, cavi, fili, riparti, linee o simili apparati privi di emissioni elettromagnetiche a radiofrequenza. Il diritto di accesso è consentito anche nel caso di edifici non abitati e di nuova costruzione. L’operatore di comunicazione ha l’obbligo, d’intesa con le proprietà condominiali, di ripristinare a proprie spese le parti comuni degli immobili oggetto di intervento nello stato precedente i lavori e si accolla gli oneri per la riparazione di eventuali danni arrecati. (1) 4-ter. L’operatore di comunicazione, durante la fase di sviluppo della rete in fibra ottica, può installare a proprie spese gli elementi di rete, cavi, fili, ripartilinee o simili, nei percorsi aerei di altri servizi di pubblica utilità sia esterni sia interni all’immobile e in appoggio ad essi, a condizione che sia garantito che l’installazione medesima non alteri l’aspetto esteriore dell’immobile né provochi alcun danno o pregiudizio al medesimo. Si applica in ogni caso l’ultimo periodo del comma 4-bis. (2) 5. Nei casi previsti dal presente articolo al proprietario non è dovuta alcuna indennità. 6. L’operatore incaricato del servizio può agire direttamente in giudizio per far cessare eventuali impedimenti e turbative al passaggio ed alla installazione delle infrastrutture.
APPENDICE NORMATIVA
zione ai sensi dell’articolo 11, stabilendo altresì i criteri per la ripartizione dei costi della condivisione delle strutture o delle proprietà.”. 3. Il presente comma è stato aggiunto dall’art. 67 D.Lgs. 28.05.2012, n. 70 con decorrenza dal 01.06.2012.
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1. Il presente comma è stato inserito dall’art. 14, comma 7, D.L. 18.10.2012, n. 179 con decorrenza dal 20.10.2012 così come modificato dall’allegato alla legge di conversione L. 17.12.2012, n. 221 con decorrenza dal 19.012.2012. 2. Il presente comma è stato inserito dall’art. 6-ter, D.L. 12.09.2014, n. 133, così come aggiunto dall’allegato alla legge di conversione, L. 11.11.2014, n. 164 con decorrenza dal 12.11.2014. 3. Il presente comma è stato inserito dall’art. 40, comma 5-bis, D.L. 31.05.2021, n. 77, così come modificato dall’allegato alla legge di conversione, L. 29.07.2021, n. 108 con decorrenza dal 31.07.2021.
Articolo 92 – Servitù Testo in vigore dal 16 settembre 2010 1. Fuori dei casi previsti dall’articolo 91, le servitù occorrenti al passaggio con appoggio dei fili, cavi ed impianti connessi alle opere considerate dall’articolo 90, sul suolo, nel sottosuolo o sull’area soprastante, sono imposte, in mancanza del consenso del proprietario ed anche se costituite su beni demaniali, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327 e della legge 1° agosto 2002, n. 166. 2. Se trattasi di demanio statale, il passaggio deve essere consentito dall’autorità competente ed è subordinato all’osservanza delle norme e delle condizioni da stabilirsi in apposita convenzione. 3. La domanda, corredata dal progetto degli impianti e del piano descrittivo dei luoghi, è diretta all’autorità competente che, ove ne ricorrano le condizioni, impone la servitù richiesta e determina l’indennità dovuta ai sensi dell’articolo 44 del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327. 4. La norma di cui al comma 3 è integrata dall’articolo 3, comma 3, della legge 1° agosto 2002, n. 166. 5. Contro il provvedimento di imposizione della servitù è ammesso ricorso ai sensi dell’articolo 53 del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327. 6. Fermo restando quanto stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001, n. 327 la servitù deve essere costituita in modo da riuscire la più conveniente allo scopo e la meno pregiudizievole al fondo servente, avuto riguardo alle condizioni delle proprietà vicine. 7. Il proprietario ha sempre facoltà di fare sul suo fondo qualunque innovazione, ancorché essa importi la rimozione od il diverso collocamento degli impianti, dei fili e dei cavi, né per questi deve alcuna indennità, salvo che sia diversamente stabilito nella autorizzazione o nel provvedimento amministrativo che costituisce la servitù. 8. Il proprietario che ha ricevuto una indennità per la servitù impostagli, nel momento in cui ottiene di essere liberato dalla medesima, è tenuto al rimborso della somma ricevuta, detratto l’equo compenso per l’onere già subito. [9. La giurisdizione in materia di imposizione di servitù spetta in via esclusiva al giudice amministrativo.] (1) 1. Il presente comma è stato abrogato dall’art. 4, all.4, D.Lgs. 02. 07. 2010, n. 104, (G.U. 07.07. 2010, n. 156 - S.O. n. 148) con decorrenza dal 16.09.2010.
Articolo 93 – Divieto di imporre altri oneri Testo in vigore dal 2 febbraio 2016 1. Le Pubbliche Amministrazioni, le Regioni, le Province ed i Comuni non possono imporre per l’impianto di reti o per l’esercizio dei servizi di comunicazione elettronica, oneri o canoni che non siano stabiliti per legge. 1-bis. Il soggetto che presenta l’istanza di autorizzazione per l’installazione di nuove infrastrutture per impianti radioelettrici ai sensi dell’articolo 87 del presente decreto è tenuto al versamento di un contributo alle spese relative al rilascio del parere ambientale da parte dell’organismo competente a effettuare i controlli di cui all’articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36, purché questo sia reso nei termini previsti dal citato articolo 87, comma 4. (2) 1-ter. Il soggetto che presenta la segnalazione certificata di inizio attività di cui all’articolo 87-bis del presente decreto è tenuto, all’atto del rilascio del motivato parere positivo o negativo da parte dell’organismo competente a effettuare i controlli di cui all’articolo 14 della legge 22 febbraio 2001, n. 36, purché questo sia reso nei termini previsti dal citato articolo 87-bis, al versamento di un contributo per le spese. (2) 1-quater. Il contributo previsto dal comma 1-bis, per le attività che comprendono la stima del fondo ambientale come previsto dal modello A di cui all’allegato n. 13, e il contributo previsto al comma 1-ter sono calcolati in base a un tariffario nazionale di riferimento adottato con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, anche sulla base del principio del miglioramento dell’efficienza della pubblica
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1. Il presente articolo è stato così sostituito dall’art. 68, D.Lgs. 28.05.2012, n. 70 con decorrenza dal 01.06.2012. 2. Il presente comma è stato inserito dall’art. 64, L. 28.12.2015, n. 221 con decorrenza dal 02.02.2016. 3. Ai sensi dell’art. 12, D.Lgs. 15.02.2016, n. 33, il presente comma si interpreta nel senso che gli operatori che forniscono reti di comunicazione elettronica possono essere soggetti soltanto alle prestazioni e alle tasse o canoni espressamente previsti dal medesimo comma 2.
Articoli 94 – 221 (omissis) Allegati (omissis)
APPENDICE NORMATIVA
amministrazione tramite l’analisi degli altri oneri applicati dalle agenzie ambientali delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano. In via transitoria, fino alla data di entrata in vigore del decreto di cui al primo periodo, i contributi previsti ai commi 1-bis e 1-ter sono pari a 250 euro. (2) 1-quinquies. Le disposizioni dei commi da 1-bis a 1-quater non si applicano ai soggetti di cui all’articolo 14, comma 3, della legge 22 febbraio 2001, n. 36. (2) 2. Gli operatori che forniscono reti di comunicazione elettronica hanno l’obbligo di tenere indenne la Pubblica Amministrazione, l’Ente locale, ovvero l’Ente proprietario o gestore, dalle spese necessarie per le opere di sistemazione delle aree pubbliche specificamente coinvolte dagli interventi di installazione e manutenzione e di ripristinare a regola d’arte le aree medesime nei tempi stabiliti dall’Ente locale. Nessun altro onere finanziario, reale o contributo può essere imposto, in conseguenza dell’esecuzione delle opere di cui al Codice o per l’esercizio dei servizi di comunicazione elettronica, fatta salva l’applicazione della tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche di cui al capo II del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, oppure del canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche di cui all’articolo 63 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, e successive modificazioni, calcolato secondo quanto previsto dal comma 2, lettere e) ed f), del medesimo articolo, ovvero dell’eventuale contributo una tantum per spese di costruzione delle gallerie di cui all’articolo 47, comma 4, del predetto decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507. (3) (1)
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Legge 9 gennaio 1989 n. 13
Legge 9 gennaio 1989 n. 13 Disposizioni per favorire il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati. Preambolo La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato; Il Presidente della Repubblica; Promulga la seguente legge:
Articolo 1 – Tecniche per garantire l’accessibilità, visibilità, adattabilità degli edifici privati e dell’edilizia residenziale pubblica Rubrica non ufficiale 1. I progetti relativi alla costruzione di nuovi edifici, ovvero alla ristrutturazione di interi edifici, ivi compresi quelli di edilizia residenziale pubblica, sovvenzionata ed agevolata, presentati dopo sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge sono redatti in osservanza delle prescrizioni tecniche previste dal comma 2. 2. Entro tre mesi dall’entrata in vigore della presente legge, il Ministro dei lavori pubblici fissa con proprio decreto le prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica, sovvenzionata ed agevolata. 3. La progettazione deve comunque prevedere: a) accorgimenti tecnici idonei alla installazione di meccanismi per l’accesso ai piani superiori, ivi compresi i servoscala; b) idonei accessi alle parti comuni degli edifici e alle singole unità immobiliari; c) almeno un accesso in piano, rampe prive di gradini o idonei mezzi di sollevamento; d) l’installazione, nel caso di immobili con più di tre livelli fuori terra, di un ascensore per ogni scala principale raggiungibile mediante rampe prive di gradini. 4. È fatto obbligo di allegare al progetto la dichiarazione del professionista abilitato di conformità degli elaborati alle disposizioni adottate ai sensi della presente legge.
Articolo 2 – Approvazione condominiale delle delibere Rubrica non ufficiale | Testo in vigore dal 17 luglio 2020 1. Le deliberazioni che hanno per oggetto le innovazioni da attuare negli edifici privati dirette ad eliminare le barriere architettoniche di cui all’articolo 27, primo comma, della legge 30 marzo 1971, n. 118, ed all’articolo 1, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1978, n. 384, nonché la realizzazione di percorsi attrezzati e la installazione di dispositivi di segnalazione atti a favorire la mobilità dei ciechi all’interno degli edifici privati, sono approvate dall’assemblea del condominio, in prima o in seconda convocazione, con le maggioranze previste dal secondo comma dell’articolo 1120 del codice civile. Le innovazioni di cui al presente comma non sono considerate in alcun caso di carattere voluttuario ai sensi dell’articolo 1121, primo comma, del codice civile. Per la loro realizzazione resta fermo unicamente il divieto di innovazioni che possano recare pregiudizio alla stabilità o alla sicurezza del fabbricato, di cui al quarto comma dell’articolo 1120 del codice civile. (1) 2. Nel caso in cui il condominio rifiuti di assumere, o non assuma entro tre mesi dalla richiesta fatta per iscritto, le deliberazioni di cui al comma 1, i portatori di handicap, ovvero chi ne esercita la tutela o la potestà di cui al titolo IX del libro primo del codice civile, possono installare, a proprie spese, servoscala nonché strutture mobili e facilmente rimovibili e possono anche modificare l’ampiezza delle porte d’accesso, al fine di rendere più agevole l’accesso agli edifici, agli ascensori e alle rampe dei garages. 3. Resta fermo quanto disposto dagli articoli 1120, secondo comma, e 1121, terzo comma, del codice civile. 1. Il presente comma è stato così modificato prima dall’art. 27 L. 11.12.2012, n. 220 con decorrenza dal 18.06.2013, e poi dall’art. 10, comma 3, lett. a), D.L. 16.07.2020, n. 76 con decorrenza dal 17.07.2020, convertito in legge dalla L. 11.09.2020, n. 120 con decorrenza dal 15.09.2020.
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Rubrica non ufficiale 1. Le opere di cui all’articolo 2 possono essere realizzate in deroga alle norme sulle distanze previste dai regolamenti edilizi, anche per i cortili e le chiostrine interni ai fabbricati o comuni o di uso comune a più fabbricati. (1) 2. È fatto salvo l’obbligo di rispetto delle distanze di cui agli articoli 873 e 907 del codice civile nell’ipotesi in cui tra le opere da realizzare e i fabbricati alieni non sia interposto alcuno spazio o alcuna area di proprietà o di uso comune. 1. Il presente comma è stato così sostituito dall’art. 1, L. 27.02.1989, n. 62 (G.U. 27.02.1989, n. 48).
Articolo 4 – Domanda per il rilascio dell’autorizzazione ad intervenire sugli immobili vincolati Rubrica non ufficiale 1. Per gli interventi di cui all’articolo 2, ove l’immobile sia soggetto al vincolo di cui all’art. 1 della legge 29 giugno 1939, n. 1497, le regioni, o le autorità da esse subdelegate, competenti al rilascio dell’autorizzazione di cui all’art. 7 della citata legge, provvedono entro il termine perentorio di novanta giorni dalla presentazione della domanda, anche impartendo, ove necessario, apposite prescrizioni. 2. La mancata pronuncia nel termine di cui al comma 1 equivale ad assenso. 3. In caso di diniego, gli interessati possono, entro i trenta giorni successivi, richiedere l’autorizzazione al Ministro per i beni culturali e ambientali, che deve pronunciarsi entro centoventi giorni dalla data di ricevimento della richiesta. 4. L’autorizzazione può essere negata solo ove non sia possibile realizzare le opere senza serio pregiudizio del bene tutelato. 5. Il diniego deve essere motivato con la specificazione della natura e della serietà del pregiudizio, della sua rilevanza in rapporto al complesso in cui l’opera si colloca e con riferimento a tutte le alternative eventualmente prospettate dall’interessato.
Articolo 5 – Termine per provvedere sulla domanda di autorizzazione Rubrica non ufficiale Nel caso in cui per l’immobile sia stata effettuata la notifica ai sensi dell’art. 2 della legge 1° giugno 1939, n. 1089, sulla domanda di autorizzazione prevista dall’art. 13 della predetta legge la competente soprintendenza è tenuta a provedere entro centoventi giorni dalla presentazione della domanda, anche impartendo, ove necessario, apposite prescrizioni. Si applicano le disposizioni di cui all’articolo 4, commi 2, 4 e 5.
Articolo 6 – Autorizzazioni, preavviso ed invio del progetto Rubrica non ufficiale 1. L’esecuzione delle opere edilizie di cui all’articolo 2, da realizzare nel rispetto delle norme antisismiche e di prevenzione degli incendi e degli infortuni, non è soggetta all’autorizzazione di cui all’art. 18 della legge 2 febbraio 1974, n. 64. 2. Resta fermo l’obbligo del preavviso e dell’invio del progetto alle competenti autorità, a norma dell’art. 17 della stessa legge 2 febbraio 1974, n. 64.
Articolo 7 – Esecuzione di opere interne Rubrica non ufficiale 1. L’esecuzione delle opere edilizie di cui all’articolo 2 non è soggetta a concessione edilizia o ad autorizzazione. Per la realizzazione delle opere interne, come definite dall’art. 26 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, contestualmente all’inizio dei lavori, in luogo di quella prevista dal predetto articolo 26, l’interessato presenta al sindaco apposita relazione a firma di un professionista abilitato. 2. Qualora le opere di cui al comma 1 consistano in rampe o ascensori esterni ovvero in manufatti che alterino la sagoma dell’edificio, si applicano le disposizioni relative all’autorizzazione di cui all’articolo 48 della legge 5 agosto 1978, n. 457, e successive modificazioni ed integrazioni. Articoli 8 – 12 (omissis)
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Articolo 3 – Deroghe alle norme sulle distanze