La morte e la vita dopo la morte 8827200096, 9788827200094

Nel campo della ricerca sulla morte, la dottoressa Elizabeth Kübler-Ross si è meritatamente conquistata grande fama. Le

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 8827200096, 9788827200094

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NEWAGE -iiii#iiiflllli+41IIII.. Elisabeth l(iihler- Ross

La Morte e la Vita dopo la Morte

la nascita ad una nuova vita G

Edizioni Mediterranee

ELISABETH KUBLER-ROSS

La Morte e la Vita dopo la Morte La nascita ad una nuova vita

Traduzione di Maria Fogliani Sanguinetti

Prefazione di Paola Giovetti



EDIZIONI MEDITERRANEE - ROMA

Indice

Pag. New Age: la Coscienza del 2000

7

Prefazione di Paola Giovetti

11

l. Vivere e morire

15

2. La morte non esiste

31

3. La vita, la morte e la vita dopo la morte

51

New Age: la Coscienza del 2000

Come ct znsegna l'astronomia, un'era volge alla fi­ ne e una nuova si avvicina. All'epoca di Gesu il sole entrò nel segno dei Pesci e ora, a duemila anni di di­ stanza, sta entrando in quello dell'Acquario. I duemila anni dell'era dei Pesci si concludono lasciando una pe­ sante eredità all'era successiva: deterioramento dell'am­ biente, opposizione politica e ideologia tra i popoli, crisi dei valori etici e spirituali, dei rapporti sociali e interpersonali. Tutto questo potrà essere sanato solo da un to­ tale ribaltamento interiore, che necessariamente porte­ rà con sé anche quello esteriore: un ribaltamento che non potrà essere imposto dall'alto, ma dovrà comincia­ re dal singolo. Il termine New Age è già noto in molti paesi, spe­ nuocie quelli anglosassoni. Significa nuova era 11

11,

11

8 l La Morte e la Vita dopo la Morte

va età", ed è inteso come un cambiamento sia tem­ porale che spirituale: temporale nel senso che Stiamo appunto entrando nell'età dell'Acquario, spirituale nel senso che a questo cambiamento dovrà corrispondere una nuova coscienza, un rinnovamento interiore. New Age indica quindi l'epoca futura che ci attende e tut­ ti i movimenti sociali e spirituali tesi a favorire il suo sviluppo positivo e la sua concreta realizzazione. Il New Age ha già i suoi rappresentanti, come ha avuto i suoi precursori, e si manifesta fin d'ora in molti cam­ pi, dall'economia (diverso rapporto uomo/ ambiente, uso di energie pulite, movimenti per la pace) alla politica e alla sociologia (superamento della concezione materialistico-meccanicistica, cooperazione invece che competitività, visione cosmica invece che planetaria, sviluppo di una coscienza collettiva), alla medicina (concezione olistica della persona, riscoperta della me­ dicina naturale), alla psicologia (attenzione ai valori transpersonali, integrazione dei fenomeni " paranorma­ li"), fino alla religione e alla spiritualità (superamento delle concezioni parziali e dogmatiche, apertura alle fi­ losofie orientali, ricerca del " guru in noi", coscienza di essere tutti figli dello stesso Padre). Aprirsi alla nuova coscienza è ormai una necessità improrogabile - e rendersene conto significa già com­ piere il primo passo verso il cambiamento. È questo lo scopo della collana New Age : diffondere, attraverso testi significativi a firma dei suoi piu autorevoli rap-

New Age: la Coscienza del 2000 / 9

presentanti, i fondamenti di quella che potrà essere la coscienza degli anni Duemila. Le nuove idee si diffon­ dono anche attraverso la carta stampata. PAOLA GIOVETTI

Prefazione di Paola Giovetti

La dottoressa Elisabeth Kiibler-Ross è una delle mi­ gliori rappresentanti della

«

nuova coscienza » di cui

questa collana si occupa, in quanto attraverso di lei e il suo appassionato lavoro pionieristico siamo giunti a una nuova, piu ampia e profonda comprensione della morte - il grande appuntamento che ci attende tutti e di cui la nostra società moderna, razionalista e im­ postata materialisticamente, ha fatto, nella sua incapa­ cità a spiegarla, un tabu insuperabile. Elisabeth Kiibler-Ross ha infranto questo tabu,

e

con lavoro instancabile e paziente ha fatto partecipi tut­ ti coloro che hanno voluto ascoltarla non di ciò che

crede sulla morte, ma di ciò che su di essa sa: le sue consapevolezze derivano, oltre che da esperienze perso­ nali, da migliaia di ore trascorse al capezzale dei mo­ renti ascoltando quello che essi hanno da dire. Fin dagli inizi della sua carriera di medico-psichia-

12 / La morte e la Vita dopo la Morte

tra presso la clinica universitaria di Chicago, la dotto­ ressa Kiibler-Ross si era resa conto che persino per i medici il dolore e la morte costituiscono aspetti da esorcizzare piuttosto che da accettare, e che oggi non siamo piu capaci di prestare aiuto autentico a un ma­ lato grave. Un tempo si moriva in casa, circondati da­ gli affetti piu cari; oggi si muore in ospedale, dove si viene assistiti con grande efficienza dal punto di vista tecnico, ma dove quasi nessuno si occupa della

«

per­

sona » . Fin dagli anni Sessanta Elisabeth Kiibler-Ross co­ minciò a prestare assistenza ai pazienti allo stadio ter­ minale, i casi disperati, e si rese conto che chi si tro­ va a questo stadio può essere molto aiutato da un'as­ sistenza umana e psicologica adeguata. Il modo in cui questa donna coraggiosa affrontò il grande problema dei morenti e la sua dimostrazione della possibilità di un approccio tutto diverso nei loro confronti, ha fatto scuola. A buon diritto la dottoressa Kiibler-Ross può es­ sere definita una innovatrice, che ha fatto per la com­ prensione umana della morte piu di quanto sia mai sta­ to fatto da altri. Il lavoro coi morenti ha dato alla Kiibler-Ross an­ che un atteggiamento religioso nei confronti della vita (e della mort� che ne fa parte), nonché solidissime con­ vinzioni su ciò che avviene dopo il trapasso. Analiz­ zando i racconti delle persone che erano state in coma ed erano state riportate alla vita, la dottoressa si ac­ corse infatti che questi

«

ritornati » avevano spesso qual-

Prefazione l 13

cosa da raccontare:

qualcosa che stranamente era si­

mile per tutti. Le esperienze piu comuni che venivano riferite erano queste: Quasi tutti coloro che erano

«

morti » non

avrebbero voluto tornare indietro. - Dopo questa esperienza si perde del tutto la paura di morire. - Ogni persona che muore viene accolta da un essere amoroso che la sta attendendo, spesso un pa­ rente. -La morte costituisce un'esperienza bellissima, for­ se la piu bella di tutta la nostra esistenza. - Nell'altra dimensione ognuno è in grado di giu­ dicarsi e di dirigersi da solo. Tutti questi dati sono stati in seguito confermati da altri ricercatori. Infatti, sull'esempio della dottoressa Ki.i­ bler-Ross, altri studiosi hanno portato avanti la ricerca tanatologica (cioè la ricerca sulla morte), che in questi anni si è ampiamente sviluppata grazie ad inchieste ap­ profondite che hanno contribuito a meglio inquadrare il tema ampliandone la conoscenza. L'iniziatrice è stata comunque lei, Elisabeth Ki.ibler­ Ross, questa piccola signora piena di coraggio che non ha esitato a mettere a repentaglio la sua buona repu­ tazione di scienziata affermando che la morte in sé non

14 l La Morte e la Vita dopo la Morte

esiste e che quella che tanti considerano la fine di tut­ to altro non è che il passaggio a una

la », altro non è che la suo bozzolo ».

«

«

casa piu bel­

liberazione della farfalla dal

l. Vivere e monre

Molti dicono:

« È chiaro che la dottoressa Ross

ha visto troppi pazienti moribondi. Sta diventando un po' ridicola ». Quello che gli altri pensano di voi è un problema loro, non vostro. È importante ricordarsene. Se si ha la coscienza pulita e si svolge il proprio lavoro con amore, diranno tutto il male di voi e tenteranno di rovinarvi la vita, salvo poi onorarvi dieci anni dopo e conferirvi diciotto lauree per lo stesso lavoro. È ciò che è capitato a me. Dopo esser stati per molti anni al letto di morte di bambini e vecchi e aver ascoltato ciò che essi di­ cono, ci si rende conto che essi sanno quando la morte si avvicina. All'improvviso vi dicono addio, quando non avete idea che la morte sia imminente. Se non ignorate questo fatto, e continuate ad ascoltare, allora il mo-

16 l La Morte e la Vita dopo la Morte

rente vi dirà tutto ciò che vuol farvi sapere. Dopo la morte di quel paziente, vi sentirete in pace perché po­ treste essere la sola persona che ha preso seriamente le sue parole. Abbiamo studiato ventimila casi in tutto il mon­ do di persone che erano state dichiarate clinicamente morte e che sono poi ritornate alla vita. Alcune si ri­ svegliarono naturalmente, altre a seguito di rianima­ ziOne. Voglio riassumere in breve quello che ogni essere umano dovrà sperimentare al momento della morte. È un'esperienza che tutti devono vivere, indipendentemen­ te dal fatto che siano Australiani, Indu, Musulmani, Cristiani o non credenti. Non dipende nemmeno dal­ l'età o dalla condizione sociale. La morte infatti è un processo umano, come la nascita. L'esperienza della morte è quasi identica a quella della nascita. È come nascere a un'esistenza diversa che può essere dimostrata molto semplicemente. Da migliaia d'anni ci hanno indotto a

«

credere »

in ciò che riguarda l'aldilà. Per me non è piu questione di credere, ma di sa­ pere. E sono disposta a dirvi come potete arrivare an­ che voi a questa conoscenza, purché vi interessi vera­ mente. Se non vi interessa, non fa nulla: tanto, dopo la morte, lo saprete comunque. E io sarò là, tutta fe­ lice, specie per coloro che ora dicono:

«

Povera dot­

toressa Ross! ». Al momento della morte vi sono tre stadi. Se riu-

Vivere e morire / 17

scite ad accettare il linguaggio che uso nelle mie con­ versazioni con i bambini morenti e che ho applicato ad esempio nella lettera a Dougy, accetterete che io vi dica che la morte di un essere umano è identica a ciò che accade quando la farfalla esce dal bozzolo. Il bozzolo può essere paragonato al corpo umano. Que­ st'ultimo non è il nostro vero io, è solo una dimora in cui vivere per un po' di tempo. Morire è solo trasfe­ rirsi da una dimora in un'altra piu bella, per usare un paragone simbolico. Non appena il bozzolo è in condizioni disperate - a causa di suicidio, di assassinio, di attacco cardia­ co, oppure di una malattia cronica, non importa qual è la causa - esso lascia libera la farfalla, l'anima, per cosi dire. In questo secondo stadio, dopo che la far­ falla simbolica ha lasciato il suo corpo materiale, si sperimentano cose importanti che si dovrebbero cono­ scere per non aver piu paura della morte. A questo secondo stadio si dispone di energia psi­ chica, mentre al primo stadio si dispone di energia fi­ sica. Allora si aveva ancora bisogno di un cervello fun­ zionante, di una coscienza vigile, per comunicare con i propri simili. Appena questo cervello o questo boz­ zolo è troppo danneggiato, non si ha piu coscienza. Nel momento in cui questa viene a mancare e, per cosf dire, il bozzolo è in condizioni tali che manca la facoltà di respirare ed è impossibile misurare le pul­ sazioni o le onde cerebrali, la farfalla ha già lasciato il bozzolo. Ciò non significa necessariamente che si è

18 / La Morte e la Vita dopo la Morte

già morti, ma piuttosto che il bozzolo non funziona piu. Lasciando il bozzolo si raggiunge il secondo sta­ dio, che è caratterizzato dall'energia psichica. Le ener­ gie fisica e psichica sono le sole che l'uomo può ge­ stire. Il dono piu grande che Dio ha fatto all'uomo è il libero arbitrio. E fra tutti gli esseri viventi l'uomo è l'unico dotato di libero arbitrio, col quale può deci­ dere di usare quelle energie in modo positivo o ne­ gativo. Appena l'anima lascia il corpo, ci si rende con­ to immediatamente che si può percepire tutto quello che accade nel luogo della morte, sia in ospedale, sia nel luogo dell'incidente o dovunque si sia abbandona­ to il corpo. Non si registrano gli avvenimenti con la consapevolezza terrena, ma con una nuova consapevo­ lezza. Si registra tutto, ma solo durante il periodo in cui non c'è piu pressione sanguigna, in cui mancano le pulsazioni e il respiro e in alcuni casi anche le onde cerebrali. Ci si rende conto di ciò che ognuno dice, di ciò che pensa e di come agisce. E in seguito si sarà in grado di riferire nei piu minuti dettagli che, ad esem­ pio, il nostro corpo fu estratto dall'auto con la fiamma ossidrica. È perfino accaduto che qualcuno sia stato in grado di ricordare la targa dell'auto che l'aveva investi­ to e il cui pilota aveva deciso di andarsene. Scientifi­ camente è impossibile spiegare come qualcuno privo di onde cerebrali sia in grado di leggere una targa. Oc­ corre molta umiltà agli scienziati. Si deve umilmente

Vivere e morire / 19

accettare il fatto che vi sono milioni di cose che an­ cora non siamo in grado di capire. Ciò non significa che quello che non siamo in grado di capire non esi­ ste o non è reale. Se io soffiassi dentro un fischietto per cani voi non potreste udire, mentre qualunque cane sentirebbe be­ nissimo. Il motivo è che l'orecchio umano non è in grado di percepire frequenze cosf alte. Allo stesso mo­ do l'uomo medio è incapace di vedere un'anima fuori dal corpo fisico mentre invece l'anima uscita dal corpo può percepire vibrazioni terrene e capire quello che accade sul luogo dell'incidente o in qualsiasi altro luogo. Molte persone hanno esperienze extracorporee du­ rante un intervento chirurgico, infatti osservano il chi­ rurgo al lavoro. Questo fatto deve essere tenuto pre­ sente da tutto il personale medico ed infermieristico, e mentre il paziente è fuori coscienza dovrebbero par­ lare solo di cose che anche il paziente può udire. In­ fatti le persone prive di coscienza possono udire tutto. Tutti dobbiamo sapere, quando ci accostiamo al let­ to di nostro padre o di nostra madre già in coma profondo, che quest'uomo o questa donna possono udi­ re tutto quello che diciamo. In questi momenti non è troppo tardi per dire:

«

Perdono » o

«

Ti voglio be­

ne » o qualsiasi altra cosa si voglia dire. Per dire que­ ste parole non è mai troppo tardi, nemmeno per dirle ai morti, perché possono ancora udirei. Anche allora si possono concludere

«

cose lasciate in sospeso » che pos-

20 / La Morte e la Vita dopo la Morte

sono risalire anche a dieci o venti anni prima. Ci si può cosi liberare del peso dei propri debiti per po­ ter ricominciare a vivere. A questo secondo stadio il « morto», se cosi si può dire, si accorgerà di essere di nuovo integro. Gen­ te che prima era cieca sarà in grado di vedere. Gente non pm

m

grado di udire o di parlare potrà farlo

di nuovo. I miei pazienti sofferenti di sclerosi multi­ pla e capaci di muoversi solo sulla sedia a rotelle, in­ capaci di pronunciare una frase completa, dopo essere ritornati da un'esperienza di pre-morte mi dicono con gioia: « Dottoressa Ross, ero di nuovo in grado di bal­ lare». E sono migliaia quelli sulla sedia a rotelle che so­ no stati di nuovo in grado di ballare. Naturalmente, una volta tornati, ritrovarono il loro corpo dolorante. Perciò questa esperienza extracorporea è un fatto piacevole e benedetto. Le ragazze che hanno perso i capelli a causa di una cura contro il cancro mi dico­ no per prima cosa dopo tale esperienza:

« Avevo di

nuovo i miei riccioli». Le donne a cui era stata am­ putata una mammella l'avevano di nuovo. Molto sem­ plicemente, ci si ritrova integri, perfetti. Molti miei colleghi scettici dicono: « Questi casi possono essere considerati proiezioni di desideri». Il cinquantun per cento di tutti i miei casi furono espe­ rienze di pre-morte improvvise. E credo che nessuno che stia andando al lavoro, sogni, attraversando la strada, che resterà in possesso dei propri arti. Per quanto l'in­ cidente sia improvviso ed egli veda la sua gamba sul-

Vivere e morire / 21

la strada, staccata dal corpo, malgrado tutto egli si vede in possesso delle sue due gambe. Naturalmente questa non è una prova per gli scet­ tici. Appunto per tacitare gli scettici iniziammo un pro­ getto scientifico con persone cieche. La nostra intenzio­ ne era di coinvolgere soltanto non vedenti che non percepivano la luce da dieci anni almeno. Ebbene, i ciechi che ebbero una esperienza extracorporea e ri­ tornarono poi nel corpo, possono dire in dettaglio quali colori e gioielli portavate se eravate presenti, e an­ che descrivere il disegno del vostro maglione e della vostra cravatta. È chiaro che queste affermazioni si ri­ feriscono a fatti che non si possono inventare. Si pos­ sono controllare fatti come questi purché non si abbia paura delle risposte. Tuttavia, se si ha paura delle risposte, mi si può dire, come fanno alcuni scettici, che quelle esperienze extracorporee sono il risultato di mancanza di ossige­ no. Naturalmente, se fosse solo questione di mancan­ za di ossigeno, io prescriverei per tutti i miei pazienti ciechi deficienza di ossigeno. Capite cosa intendo? Se a qualcuno non piace una certa verità, troverà mille argomenti contro di essa. Comunque, ancora una volta questo è un problema suo. Non si dovrebbe cerca­ re di convincere gli altri, perché in ogni caso, una vol­ ta morti, anche gli scettici sapranno. In questo secondo stadio si noterà pure che nes­ suno muore solo. Quando si lascia il corpo fisico, ci si trova in un'esistenza senza tempo. Questo significa

22 / La Morte e la Vita dopo la Morte

semplicemente che il tempo non esiste piu. Allo stes­ so modo non si può piu parlare di spazio e di di­ stanze nel senso corrente della parola, perché questi sono fenomeni terreni. Se ad esempio un giovane ame­ ricano muore in Asia e pensa a sua madre a Wa­ shington, coprirà le migliaia di miglia con la forza del pensiero e in mezzo secondo sarà con lei. In questo secondo stadio le distanze non esistono. Questo feno­ meno fu sperimentato da molte persone che si videro comparire davanti qualcuno che si trovava lontanissi­ mo. E il giorno dopo ricevettero una telefonata o un telegramma che li informava della morte della perso­ na che avevano visto e che viveva a centinaia o mi­ gliaia di miglia. Queste persone sono molto percettive, poiché normalmente questo genere di visitatori non vie­ ne notato. A questo stadio ci si rende anche conto che non soltanto nessuno muore solo, ma che il morto può far visita a chiunque voglia e che ad aspettarlo vi sono persone che sono morte prima di lui e che lo amava­ no molto. E siccome il tempo non esiste, qualcuno che ha perso un bambino quando aveva vent'anni po­ trebbe rivedere suo figlio bambino anche se morisse a novantanove anni di età. Infatti, per coloro che stan­ no dall'altra parte, un minuto potrebbe equivalere ad esempio a cent'anni deJ nostro tempo terreno. Quello che la Chiesa insegna ai bambini con rife­ rimento agli angeli custodi, si basa su fatti reali, per­ ché abbiamo la prova che ogni essere umano, dalla na-

Vivere e morire / 23

scita alla morte, è guidato da un'entità spirituale. Tutti hanno tale spirito guida, che ci si creda oppure no, che si sia Ebrei, Cattolici o appartenenti ad altro cul­ to. L'amore è incondizionato, ed è per questo che ognu­ no riceve il dono di uno spirito guida. Sono quelli che i miei bambini chiamano

«

compagni di gioco

».

Essi

parlano con loro e sono pienamente consapevoli della loro presenza. Ma piu o meno all'epoca in cui essi co­ minciano ad andare a scuola i genitori dicono loro: «

Ora sei grande e devi andare a scuola, perciò non

puoi piu fare giochi troppo infantili

».

Cosi ci si di­

mentica di avere degli spiriti compagni di giochi finché si è sul letto di morte. Ed ecco allora che una vec­ chia signora mi confida:

«

Eccolo di nuovo!

».

Poiché

non so di che cosa stia parlando, le chiedo se può far sapere anche a me quello che ha visto. E allora lei mi dice

«

Deve sapere che quando ero bambina mi sta­

va sempre attorno. Avevo del tutto dimenticato la sua esistenza ». Il giorno seguente ella muore, felice di sa­ pere che qualcuno che l'ama teneramente la sta aspet­ tando. In genere chi ci aspetta nell'aldilà è qualcuno che ci ha amato piu degli altri. Sono queste le prime per­ sone che si incontrano. Nel caso di bambini molto pic­ coli - due o tre anni soltanto - i cui genitori e gli altri membri della famiglia sono ancora sulla terra, so­ no gli angeli custodi che li accolgono o perfino Gesu o altre figure religiose. Non mi è mai capitato di sen­ tire che un bimbo protestante abbia visto Maria negli

24 / La Morte e la Vita dopo la Morte

ultimi istanti, mentre è accaduto di frequente che l'ab­ biano vista bambini cattolici. Non si tratta di discri­ minazione, ma del fatto che si è ricevuti da coloro che hanno significato di piu per noi.

Al secondo stadio, dopo essersi resi conto che si è integri di nuovo nel corpo e dopo aver incontrato i propri cari, si capirà che è solo un passaggio ad una forma diversa di vita. Si lasciano indietro le forme fi­ siche terrene perché non se ne ha piu bisogno. Ma prima di uscire dal corpo fisico per assumere le forme che si conserveranno per l'eternità, si passa attraverso una fase che ha tutte le caratteristiche del mondo fi­ sico. Potrebbe trattarsi di volare attraverso un tunnel, o di oltrepassare un cancello o attraversare un ponte. Essendo nata in Svizzera, a me capitò di attraversare una zona alpina piena di fiori. Si, mi fu concesso di sperimentare questo passaggio attraversando una zona

di montagna di grande bellezza, con prati coperti di fiori colorati che potrei paragonare solo a un tappeto persiano. Poi, dopo aver superato il tunnel, il monte, o il passo di montagna, si è avvolti dalla luce. Questa lu­ ce è piu candida del bianco. È estremamente lumino­ sa. Man mano che ci si avvicina a questa luce, si è cir­ condati dall'amore piu grande, piu indescrivibile e piu incondizionato che si possa immaginare. Non ci sono parole adatte a descriverlo. Se si ha soltanto un'esperienza di pre-morte,

s1

può vedere questa luce solo per un attimo. Dopo di

Vivere e morire l 25

che si deve ritornare. Ma quando si muore, quando cioè si muore davvero, il legame fra il bozzolo e la farfalla, che si potrebbe paragonare al cordone ombe­ licale, sarà spezzato. Dopo di che, non vi sarà piu la possibilità di ritornare nel corpo terreno. Ma non si vorrebbe ritornare in nessun caso, poiché dopo che si è vista la luce nessuno vuoi tornare indietro. In que­ sta luce si capisce per la prima volta come avrebbe potuto essere l'uomo. Qui c'è comprensione e non giu­ dizio, qui si trova un amore incondizionato che supera ogni descrizione. E alla presenza di questo amore, che molti paragonano a Cristo o a Dio, con l'amore e con la luce si arriva a capire che la vita sulla terra non è stata altro che una scuola che si è dovuta frequen­ tare per superare certe prove e per imparare alcune le­ zioni speciali. Appena finito di imparare le lezioni si ha il permesso di ritornare a casa. Qualcuno potrebbe chiedere: « Perché devono mo­ rire dei bimbi cosi carini? ». La risposta è semplice: essi hanno imparato in pochissimo tempo quello che c'era da imparare. E potrebbe trattarsi di cose diverse per le diverse persone. C'è però una cosa che tutti debbono imparare prima di ritornare da dove si è ve­ nuti - e questa è l'amore incondizionato. Se si è im­ parato e messo in pratica questo, si è superata la pro­ va piu grande. In questa luce, alla presenza di Cristo, di Dio, o comunque lo si voglia chiamare, si deve riconsiderare l'intera propria vita - dal primo all'ultimo giorno. Il

26 / La Morte e la Vita dopo la Morte

terzo stadio consiste appunto nel rivedere la propria vita. A questo livello non si possiede piu la coscienza del primo stadio o la consapevolezza del secondo. Ora si ha la conoscenza. Ora si conosce nei piu minuti detta­ gli ogni pensiero che si è avuto durante tutta la vita terrena, si è consapevoli di ogni gesto, di ogni paro­ la che si è pronunciata. Ma questa ricapitolazione è solo una piccolissima parte della conoscenza generale. Poiché nel momento stesso che si riconsidera la pro­ pria vita, si conoscono anche tutte le conseguenze dei propri pensieri, delle proprie azioni e delle proprie pa­ role. Dio è amore incondizionato. Durante il riesame del­ la nostra vita terrena sapremo che non è Dio che è da biasimare per il nostro destino, ma saremo ben con­ sci che proprio noi siamo stati i peggiori nemici di noi stessi, e ci accuseremo di aver trascurato tante op­ portunità di crescere. Capiremo che tanto tempo fa, quando la nostra casa bruciò o quando mod il nostro bambino, quando nostro marito si ferf, o noi stessi avemmo un attacco di cuore, tutti quei durissimi colpi del destino, altro non erano se non possibilità di cre­ scere, di crescere in comprensione, di crescere in amo­ re, di crescere in tutte quelle cose che dovevamo impa­ rare. « E invece di usare saggiamente questa opportu­ nità», diremo con rammarico, « dopo ogni colpo sono divenuto sempre piu amaro, crescevano solo la mia rab­ bia e la mia negatività . . . ». Siamo creati per una vita bella, semplice, meravi-

Vivere e morire / 27

gliosa. E devo sottolineare che non ci sono bimbi mal­ trattati o abbandonati solo in America, ma dappertut­ to. Il mio piu grande desiderio è che si cominci a considerare la vita in un modo diverso. Se si accetta il fatto che la vita è qualcosa per cui si è stati crea­ ti, allora non ci si chiederà piu quali vite debbano es­ sere prolungate e quali no. Allora nessuno si chiedereb­ be piu se è il caso di dare un'overdose per accorciare una vita. La morte non deve necessariamente compor­ tare sofferenze. La scienza medica ha fatto tali progres­ si oggi che è possibile evitare ai pazienti di soffrire. Se si può evitare che i morenti soffrano, se si assistono con amore e si ha il coraggio di tenerli a casa - sem­ pre che sia possibile - allora nessuno di loro chiederà un'overdose. Negli ultimi vent'anni solo un uomo mi ha chiesto un'overdose. Non capivo perché, mi sedetti accanto a lui e gli chiesi :

« Perché la vuole? ». Ed egli mi

confidò : « Non sono io che la voglio, ma mia madre : non è piu capace di reggere la mia situazione. Per que­ sto le ho promesso di chiedere un'iniezione ». Natural­ mente parlammo a quella madre e riuscimmo ad aiutar­ la. È chiaro che non era l'odio che la ispirava. Sem­ plicemente non aveva piu la forza di andare avanti a quel modo. Nessun morente chiederà un'overdose se sa­ rà curato e assistito con amore e aiutato a concludere ciò che ha lasciato in sospeso. Allo stesso modo voglio far capire che per molti sa­ rebbe una benedizione avere il cancro. Non voglio mi-

28 / La Morte e la Vita dopo la Morte

nimizzare gli aspetti negativi che accompagnano il can­ cro, ma voglio che sappiate che vi sono migliaia di altre cose che sono peggiori del cancro. Ho dei pazien­ ti affetti da sclerosi amiotrofica laterale, una delle molte malattie neurologiche per le quali non si può far altro che osservare il processo di paralisi avanzare finché non si può piu muovere nemmeno il collo. Alla fine non si può piu respirare o parlare. Non so se riuscite ad immaginare come ci si sente ad essere paralizzati dalla testa ai piedi. Non si può scrivere o parlare, non si può fare nulla. Se conoscete qualcuno in queste condi­ zioni fatemelo sapere. Noi abbiamo ideato un partico­ lare e utile cartellone che mette il paziente in grado di comunicare . . . Quello che mi auguro è che tutti imparino a tra­ smettere un po' piu d'amore. Basterebbe pensare al fatto che le persone per le quali si scelgono le stren­ ne natalizie piu costose sono spesso le persone che si temono di piu e nei confronti delle quali si nutrono i sentimenti piu negativi. Capite il messaggio? Credo che sarebbe meglio offrire amore incondizionato piutto­ sto che un grosso regalo. Nel mondo vi sono venti milioni di bambini che muoiono di fame. Adottiamo uno di quei bambini e comperiamo regali meno impor­ tanti. Pensiamo poi che vi sono molti poveri anche in Europa occidentale. Dividiamo con loro ciò che abbia­ mo. E quando le tempeste si abbatteranno sulla no­ stra vita ricordiamo che esse sono un dono non visibile immediatamente, ma lo diventeranno dieci o vent'an-

Vivere e morire l 29

ni dopo. Infatti ci consentono di imparare cose che altrimenti non avremmo mai imparato. Volendoci espri­ mere per simboli, se fossimo una pietra e venissimo gettati dentro una tagliatrice, dipenderebbe da noi es­ serne del tutto schiacciati o uscirne come un diamante scintillante. Per concludere, voglio assicurarvi che è un pnvt­ legio trovarsi al capezzale di un morente e che la mor­ te in quanto tale non deve essere una cosa triste e orribile. Al contrario, si possono sperimentare cose me­ ravigliose. E se trasmetteremo ai nostri figli, ai no­ stri nipoti e ai nostri conoscenti ciò che abbiamo im­ parato dai morenti, allora il mondo ridiventerà un pa­ radiso. Credo che sia veramente tempo di cominciare a farlo.

2. La morte non esiste

Era già tanto che pensavo all'argomento di cui par­ larvi oggi ( l). Vi vorrei raccontare come io, che non sono niente, ho trovato la mia strada nella vita, come ho imparato quello che voglio condividere con voi e come anche voi potete convincervi che questa vita, que­ sto periodo di tempo che si trascorre nel nostro cor­ po fisico, è solo un tratto brevissimo della nostra esi­ stenza globale. È un periodo importante della nostra esi­ stenza poiché siamo qui per uno scopo che è nostro e soltanto nostro. Se viviamo bene non dovremo mai preoccuparci della morte, anche se si vive solo un gior­ no. La questione tempo non è importante, è solo un concetto artificiale, creato dall'uomo. Vivere bene significa soprattutto imparare ad ama(l) Questo capitolo

è, come gli altri, il testo di una conferenza.

32 / La Morte e la Vita dopo la Morte

re. Ieri mi sono commossa quando il relatore disse « Fede, amore e speranza, ma il piu grande dei tre è l'amore». In Svizzera (2) si va alla cresima all'età di sedici anni, e in questa occasione ci viene data una parola che ci guiderà per tutta la vita. Siccome noi era­ vamo tre gemelle, dovettero cercare una parola per cia­ scuna di noi, e scelsero amore, fede, e speranza. A me toccò « amore». Oggi vi parlerò dell'amore. Che è vita e morte; è tutto la stessa cosa. Ho accennato che io fui una bambina « non desi­ derata ». Non che i miei genitori non volessero figli. Anzi desideravano tanto una bambina, bella, graziosa. Non si aspettavano tre gemelle, e quando nacqui, io ero brutta e pesavo solo l chilo. Ero pelata e fui una terribile delusione. Un quarto d'ora dopo nacque la se­ conda, e dopo venti minuti una bimba che pesava 3 chili e mezzo, e loro ne furono felici, ma avrebbero voluto restituirne due. Credo che nella vita non esistano coincidenze. Per tutta la vita ho avuto la sensazione di dover dimostra­ re che anche una cosina che pesa solo due chili ha il diritto di vivere. Perciò ho lavorato molto, come al­ cuni ciechi che pensavano di poter conservare il loro posto solo se lavorano dieci volte piu degli altri. Quando ero adolescente, alla fine della guerra, sen­ tii il bisogno di fare qualcosa per questo mondo cosi (2) Elisabeth Kiibler·Ross è di nazionalità svizzera e ha due sorelle gemelle.

La morte

non

esiste l 33

sconvolto. Mi ero ripromessa che, se e quando la guer­ ra fosse finita, sarei andata in Polonia per dedicarmi al pronto soccorso e alle necessità piu impellenti. Man­ tenni la promessa ed è cosf, credo, che è cominciato questo mio lavoro sulla morte e il morire. Ho visto personalmente i campi di concentramento. Ho visto di persona treni pieni di scarpe di bambini,

di capelli delle vittime dei campi di concentramento portati in Germania per farne guanciali. Dopo aver vi­ sto i forni crematori, dopo aver sentito il puzzo dei campi di concentramento all'età che io avevo allora, l'età di una adolescente, non si può mai piu essere gli stessi. Poiché ciò che si è visto è l'inumanità dell'uo­ mo, e si capisce che ciascuno di noi può diventare un mostro nazista. Bisogna prendere atto di questa parte di noi. Però ciascuno di noi può anche diventare una Madre Teresa, e certo sapete chi è. Per me è una San­ ta che in India raccoglie bambini morenti, gente che muore di tame, e crede fermamente che anche se una voha fra le sue braccia muoiono, anche se ha potuto amarli solo per pochi minuti, per loro è valsa la pena di vivere. È un essere umano meraviglioso che mi au­ guro abbiate occasione di incontrare. Io ho avuto que­ sta fortuna. Quando sono venuta in questo paese, dopo essere stata medico di campagna in Svizzera, attività che mi ha reso felice, mi ero preparata ad andare in India a fare il medico, come Schweitzer andò in Africa. Ma due settimane prima della partenza mi informarono che

34 l La Morte e la Vita dopo la Morte

il progetto era caduto. Cosf, invece delle giungle india­ ne finii per trovare le giungle di New York, perché ho sposato un americano che mi ha portato nel luo­ go che figurava all'ultimo posto della lista dei luoghi in cui avrei voluto vivere. Nemmeno questa fu una coincidenza, perché è facile andare in un luogo che si ama, ma è veramente duro andare in un luogo che si detesta. Si ha cosf l'opportunità di vedere se è vera­ mente detestabile. Finii nell'ospedale statale di Manhattan, che è un altro luogo spaventoso. Non essendo ferrata in psichia­ tria, sentendomi sola e infelice e non volendo rendere infelice mio marito, mi confidai con i pazienti. Mi im­ medesimai nella loro sofferenza e nella loro solitudine e disperazione, e all'improvviso i miei pazienti comin­ ciarono a parlare, perfino gente che non parlava da ven­ t'anni. Cominciarono ad esprimersi, a mettermi a parte dei loro sentimenti, e improvvisamente mi resi conto che non ero sola nella mia infelicità. E trovai meno depri­ mente lavorare in un ospedale statale. Per due anni non feci altro che vivere e lavorare con questi pazienti, an­ che a Natale e a Pasqua, solo per condividere la loro so­ litudine, non sapendo molto sulla psichiatria teorica che avrei dovuto conoscere. Capivo appena il loro inglese, ma ci amavamo veramente. Dopo due anni il 94 per cento di quei pazienti furono dimessi, autosufficienti, a New York City, molti di loro in buona forma e con il loro lavoro.

La morte non esiste l 35

Quello che sto tentando di dirvi è che la cono­ scenza è utile, ma la sola conoscenza non è in grado

di aiutare nessuno. Senza usare la testa, il cuore e l'anima non si può aiutare nessuno. Questo mi hanno insegnato i cosf detti pazienti inguaribili o schizofreni­ ci. Nel mio lavoro con i pazienti, fossero schizofrenici cronici, bambini gravemente ritardati o moribondi ho capito che ognuno di loro ha uno scopo: non solo può imparare ed essere aiutato, ma può in effetti divenire insegnante. Questo è vero anche per i bambini ritar­ dati di sei mesi che non sono in grado di parlare; è vero anche per gli schizofrenici incurabili che a un pri­ mo sguardo sembrano comportarsi come animali. Ma gli insegnanti migliori sono i moribondi. I moribondi, quando dedicate loro un po' del vo­ stro tempo, vi insegnano gli stadi del morire. Vi inse­ gnano come si superano le fasi del rifiuto e dell'ira, del

«

perché proprio io?

». I morenti discutono Dio e

lo respingono per un poco; contrattano con lui, poi attraversano depressioni terribili, e possono arrivare ad accettare, se hanno accanto qualcuno che li ama. Ma questo non è tipico del morire, in realtà non ha nulla a èhe fare col morire. Diciamo « stadi del morire » perché non troviamo parole migliori. Se si perde il fi­ danzato o la fidanzata, o se si perde il lavoro, o set si è mandati via dalla casa dove si vive da 5 0 anni per essere ricoverati in un ospizio, alcuni anche se per­ dono solo il loro pappagallino o le lenti a contatto:

36 / La Morte e la Vita dopo la Morte

tutti costoro passano attraverso gli stessi stadi del mo­ rire. Questo, credo, è il significato della sofferenza. La maggior parte delle persone considera le diffi­ coltà, le prove e le tribolazioni della vita, gli incubi e la perdita di persone care come un castigo di Dio, come qualcosa di negativo. Se solo ci si potesse con­ vincere che niente di quello che ci accade è negativo, niente assolutamente! Tutte le prove e le tribolazioni, tutte le perdite, anche le piu gravi, anche quelle che vi fanno dire:

«

Se l'avessi saputo non sarei mai sta­

ta capace di affrontarlo », sono in realtà doni. È come temprare l'acciaio. È un'opportunità di crescere che ci viene offerta. Questo è l 'unico scopo della nostra esi­ stenza sul pianeta terra. Non si cresce se si sta in un bel giardino fiorito dove ci servono dell'ottimo cibo su un piatto d'argento. Invece si cresce se si è mala­ ti, se si soffre, se si subiscono delle perdite, se non si nasconde il capo sotto la sabbia,

ma

si impara ad

accettare il dolore, non come una punizione, ma come un

dono che ha uno scopo ben preciso. Vi darò un esempio clinico. In uno dei miei se­

minari della durata di una settimana, durante i quali i partecipanti vivono insieme, vi era anche una giovane donna. Non aveva dovuto affrontare la morte di un fi­ glio, ma qualcosa di molto simile, e per lei era stato terribile. Quando le era nata la seconda bambina che ella aveva molto desiderato, le fu detto in modo bru­ tale che la sua bambina era gravemente ritardata, tan­ to che non sarebbe mai stata in grado di riconoscer-

La morte

non

esiste / 37

la come mamma. Quando si rese conto della situa­ zione, il marito la lasciò ed ella rimase con due bam­ bine bisognose del suo aiuto, senza denaro e senza ap­ poggi. Attraversò un momento di rifiuto. Non riusciva nem­ meno a pronunciare la parola

«

ritardata mentale ». Poi

maledf Dio, ora negandone l'esistenza, ora rivolgendosi a lui con gli insulti piu volgari. Poi passò alla fase della contrattazione, che la bambina fosse almeno edu­ cabile, o in grado di riconoscerla come mamma. Infine trovò un significato piu profondo nell'aver una bambi­ na come quella, ed ora vi dirò come ci arrivò. Dapprima si rese vagamente conto che nella vita nulla avviene a caso. Considerò la bambina e cercò di immaginare che scopo potesse avere sulla terra un es­ serino simile a un vegetale. Trovò la soluzione, e io la dirò a voi sotto forma di una poesia scritta da lei. Non è una poetessa, ma la poesia è commovente. Ella si identifica con la sua bambina e parla alla sua madrina. Ha intitolato la poesia

«

Alla mia ma­

drina». Che cos'è una madrina? So che tu sei speciale, Mi hai aspettata per molti mesi. Tu eri là e mi hai visto quando avevo solo po­ chi minuti di vita, E mi hai cambiato i pannolini quando avevo so­ lo pochi giorni.

38 / La Morte e la Vita dopo la Morte

Tu avevi sognato la tua prima figlioccia. Sarebbe stata speciale come tua sorella, Col pensiero l'avresti accompagnata a scuola, al­ l'università, all'altare. Come sarai stata? Un onore per chi mi aveva? Dio aveva altri progetti per me. Sono solo me stessa. Nessuno ha mai usato la parola " speciale" per me. Qualcosa non ha funzionato bene nella mia mente: Sarò figlia di Dio per sempre. Sono felice. Amo tutti, ed essi mi amano. Non so dire molte parole. Ma posso comunicare e capire l'affetto, il calore, la dolcezza e l'amore. Ci sono persone speciali nella mia vita. A volte sorrido e a volte piango, non so perché. Sono felice e amata da alcune persone. Cosa potrei desiderare di piu? Certo, non andrò mai all'università, né mi sposerò. Ma non doletevene. Dio mi ha fatta speciale. Non posso ferire. Solo amare. E forse Dio ha bisogno dì bambini che sappiano solo amare. Ricordi quando fui battezzata, e mi reggevi spe­ rando che io non piangessi e che tu non mi lasciassi cadere?

La morte

non

esiste l 39

Non accadde nulla del genere e fu un giorno molto felice. È per questo che sei la mia madrina? So che sei dolce e affettuosa e che mi dai amore, ma c'è qualcosa di speciale nei tuoi occhi. Vedo quello sguardo e avverto quell'amore an­ che da altri. Devo essere speciale per avere tante mamme. No, agli occhi del mondo non sarò mai un suc­ cesso. Ma ti prometto quello che pochissime persone possono promettere. Dato che tutto quello che conosco è amore, bontà e innocenza, noi condivideremo l'eternità, madrina mia. Questa è la stessa madre che pochi mesi prima voleva abbandonare questo esserino accanto alla pisci­ na fingendo di dover andare in cucina, sicché la bam­ bina sarebbe annegata cadendovi dentro. Spero che vi rendiate conto del cambiamento avvenuto in questa madre.

È quello che avviene in tutti purché si consideri ciò che ci accade nella vita da tutti i possibili punti di vista. Non ce n'è mai soltanto uno. Si può essere mo­ ribondi, si può soffrire terribilmente, si può non aver nessuno con cui confidarsi. Si può pensare che è in­ giusto doversene andare ancora giovani, prima di avere

40 / La Morte e la Vita dopo la Morte

veramente vissuto. Allora bisogna considerare la cosa da un altro punto di vista. A questo punto si è una delle poche persone fortu­ nate che può lasciar perdere tutte le sciocchezze che si porta dietro. Si può andare da qualcuno e dire «

ti amo », quando ancora possiamo essere uditi, senza

che le nostre parole siano considerate uno sdolcinato panegirico. Infatti è evidente che siamo qui ancora per poco tempo, cosi possiamo fare ciò che desideriamo real­ mente. Quanti di voi, che siete qui, non fanno realmen­ te quello che vorrebbero fare con tutto il cuore? Do­ vreste andare a casa e cambiare il vostro lavoro. Capi­ te che cosa intendo? Nessuno dovrebbe fare qualcosa solo perché qualcuno dice che dovrebbe farla. È come costringere un bambino ad imparare un mestiere che non fa per lui. Se si ascoltano i suggerimenti del no­ stro intimo, della nostra saggezza interiore che è mol­ to superiore a quella di chiunque altro per quanto riguarda la nostra persona, non ci sbaglieremo e sa­ premo esattamente che cosa fare della nostra vita. A questo punto il tempo non conta piu. Dopo aver lavorato per molti anni con malati mo­ renti e dopo aver imparato da loro che cosa è real­ mente la vita, quali sono i rimpianti che si hanno quan­ do sembra ormai troppo tardi per averne, cominciai a chiedermi che cosa è realmente la morte. Nel mio gruppo una certa signora Schwarz fu la prima paziente che ci fece il resoconto di una espe­ rienza extracorporea. Questo ci indusse a raccogliere

La morte non esiste / 41

esperienze analoghe in tutto il mondo. Ora ne abbiamo centinaia, dall'Australia alla California. Tutti hanno lo stesso denominatore comune. Sono tutti consci di di­ sfarsi del proprio corpo fisico. E la morte, cosi come la intendiamo noi nel linguaggio scientifico, non esiste realmente. Morire significa solo perdere il proprio cor­ po fisico come la farfalla esce dal bozzolo. È una tran­ sizione a un piu alto stadio di coscienza in cui si con­ tinua a percepire, a ridere, a capire, a crescere, e in cui l'unica cosa che si perde è qualcosa di cui non si ha piu bisogno, il nostro corpo fisico. È come smettere il cappotto invernale all'arrivo della primavera, sapendo che quel cappotto è troppo logoro per indossarlo an­ cora. La morte praticamente è cosi. Nessuno dei pazienti che ha avuto questa esperien za ha mai piu avuto paura di morire. Nemmeno uno. Molti dei nostri pazienti dissero anche che, oltre alla sensazione di pace che tutti ebbero

e oltre alla sicu­

rezza di vedere senza essere visti, essi provarono anche una sensazione di completezza: ad esempio chi era sta­ to investito da un'automobile e aveva perso una gam­ ba sulla strada, una volta uscito dal corpo fisico le aveva entrambe al loro posto. Una delle nostre pazienti perse la vista in una esplosione in laboratorio, e ap­ pena usd dal suo corpo riusd a vedere e poté descri­ vere l'incidente e la gente che si era precipitata nel la­ boratorio. Quando fu riportata in vita era di nuovo completamente cieca. Capite perché tanti di loro non

42 / La Morte e la Vita dopo la Morte

vorrebbero essere riportati indietro, quando si trovano in un luogo tanto piu splendido e perfetto? Forse la parte piu impressionante del mio lavoro, è aver a che fare con bambini moribondi. Ora quasi tutti i miei pazienti sono bambini. Li porto a casa a morire. Preparo le famiglie ad accoglierli, perché vo­ glio che essi muoiano a casa. La piu grande paura dei bambini è essere soli, non aver nessuno con loro. Nel momento del trapasso non si è mai soli, anche se non lo sappiamo, perché in quel momento le nostre guide,

i nostri angeli custodi saranno là per aiutarci. Abbia­ mo verificato questo fatto al di là di ogni dubbio e lo affermo come scienziata. Ci sarà sempre qualcuno ad aiutarci nel trapasso, il piu delle volte si tratterà dei genitori o dei nonni, o di un bambino, se ne abbiamo perso uno. A volte si tratta di persone che nemmeno sapevamo che erano già morte. Abbiamo avuto il caso di una bambina di 12 anni che non voleva raccontare alla madre che bella espe­ rienza fosse morire, perché nessuna madre vuoi sentirsi dire dalla sua bambina che esistono luoghi piu belli della propria casa, ed è anche comprensibile. Ma que­ sta bambina aveva avuto un'esperienza cosf unica che voleva farne parte a qualcuno e un giorno si confidò con suo padre. Gli disse che morire era stato cosi

bello che non avrebbe voluto tornare indietro. La cosa piu stupenda, oltre l'atmosfera di amore e di luce, era il fatto che c'era suo fratello a sorreggerla con tenerezza e comprensione. Dopo aver raccontato tutto questo a

La morte non esiste / 43

suo padre, ella aggiunse : « L'unico problema è che io non ho un fratello ». Allora suo padre si mise a pian­ gere, e confessò che c'era stato un fratello, ma che era morto prima che lei nascesse e non gliel'avevano mai detto. Capite perché vi porto questi esempi? Perché molti dicono che questa gente in realtà non era morta e al momento di morire naturalmente si pensa ai propri ca­ ri e si finisce per vederli. La bambina non poteva evo­ care un fratello di cui non conosceva l'esistenza. Chiedo a tutti i miei piccoli pazienti morenti chi gradirebbero maggiormente avere accanto a loro in que­ sto momento. ( Molti dei miei pazienti adulti sono non credenti e non potrei parlar loro della vita dopo la morte. Non lo faccio mai). Cosi chiedo ai bambini chi vorrebbero aver sempre con loro se potessero scegliere qualcuno. Il novantanove per cento, ad eccezione dei bambini negri, nomina la mamma o il papà. ( I bambi­ ni negri nominano spesso le zie o le nonne, perché queste sono le persone che forse li amano di piu o stanno piu tempo con loro. Sono però differenze cul­ turali). La maggior parte dei bambini nominano il pa­ pà o la mamma, ma nessuno dei bimbi che è stato in punto di morte li ha visti, a meno che i genitori fos­ sero morti prima di loro. Molti dicono che si tratta di proiezioni di deside­ ri. Chi sta per morire è disperato, solo, spaventato, co­ si immagina di avere qualcuno che ama accanto a sé. Se ciò fosse vero, il 99 per cento dei miei bambini

44 / La Morte e la Vita dopo la Morte

moribondi, che hanno 5, 6 o 7 anni, vedrebbero le loro mamme o i loro papà. Ma nessuno di quei bam­ bini, durante tutti gli anni in cui ho raccolto casi, vi­ de la mamma o il papà in punto di morte, perché le mamme e i papà erano ancora vivi. Ciò che le perso­ ne che si vedono in questi casi hanno in comune è che sono sicuramente morte prima di noi, anche se solo di un minuto, e che le abbiamo amate sinceramen­ te. Ciò significa che molti dei miei bambini vedono Gesu. Un bambino ebreo non vede Gesti, perché un bambino ebreo in genere non ama Gesu. Sono solo dif­ ferenze religiose. Il denominatore comune è semplice­ mente l'amore autentico. Non ho finito di raccontarvi la storia della signora Schwarz. Voglio aggiungere che essa mori due settima­ ne dopo che suo figlio ebbe finito la scuola. Era stata una delle mie moltissime pazienti e sono certa che l'avrei dimenticata se non fosse ritornata a farmi visita. Circa dieci mesi dopo che era morta e sepolta, io ero un po' preoccupata. Sono sempre preoccupata, ma quella volta era peggio del solito. Il mio seminario sulla morte e il morire si stava deteriorando: il pasto­ re col quale lavoravo se ne era andato; il nuovo pa­ store teneva molto all'impatto col pubblico e ricorreva spesso ai mass-media. Ogni settimana dovevamo parlare delle stesse cose, perché il mio seminario era nel frattempo diventato quasi uno spettacolo famoso. lo però non intendevo af­ fatto continuare a portarlo avanti. Era come prolunga-

La morte non esiste / 45

re la vita quando non vale pm la pena di viverla, e non ne valeva piu la pena. Non era quello che vole­ vo e decisi che l'unico modo per smetterla era di an­ darmene dall'università di Chicago. Mi si spezzava il cuore a pensarci, perché amavo quel lavoro, ma non quel modo di farlo. Cosf presi l'eroica decisione:

«

Lascerò l'università di Chicago e

oggi stesso, dopo il seminario sulla morte e il mori­ re ne darò la comunicazione ». Il pastore e io avevamo una specie di rituale: do­ po il seminario andavamo all'ascensore e, aspettando che l'ascensore arrivasse, finivamo di parlare dei no­ stri affari. Poi lui se ne andava e io ritornavo al mio ufficio che era allo stesso piano, in fondo a un lungo corridoio. Il guaio era che il pastore ci sentiva molto poco, per cui fra l'aula e l'ascensore tentai tre volte di dirgli che stava a lui continuare il corso e che io me ne andavo, ma lui non mi udf e continuò a par­ lare d'altro. Ero disperata e quando sono disperata divento mol­ to energica. Prima che arrivasse l'ascensore - il pasto­ re era un omone - mi decisi ad afferrarlo per il colletto, e dissi :

«

Lei ora si ferma qui un attimo.

Ho preso un'importante decisione e lei deve conoscer­ la ». Mi sentivo quasi un'eroina per essere riuscita a fare una cosa simile. Lui non disse una parola. In quel momento una donna apparve davanti al­ l 'ascensore. lo la fissai involontariamente. Non so dir­ vi che aspetto avesse, ma sapete di certo come ci si

46 / La Morte e la Vita dopo la Morte

sente quando non si riesce a ricordare il nome di qual­ cuno che si sa di conoscere benissimo. Dissi al pastore: « Dio mio, chi è ? lo conosco questa donna e lei mi sta fissando e aspetta per avvicinarsi a me che lei se ne sia andato». Ero cosi impegnata a cercare di ricor­ dare chi fosse la donna, che dimenticai che avevo afferra­ to il pastore per il colletto. La sua apparizione mi fece mollare la presa. La figura della donna era trasparente, ma non abbastanza da permettermi di vedere bene die­ tro di lei. Chiesi di nuovo al pastore chi. fosse la don­ na, ma egli non rispose, cosi rinunciai a far domande. L'ultima cosa che gli dissi fu: « Accidenti, ora la rag­ giungo e le dico che proprio non ricordo il suo no­ me». Queste furono le mie ultime parole prima che lui se ne andasse. Nell'attimo in cui lui entrò nell'ascensore, la don­ na venne direttamente verso di me e disse:

« Dotto­

ressa Ross, dovevo ritornare. Le dispiace se vengo nel suo ufficio? Ci vorranno solo due minuti». E siccome lei sapeva dove era il mio ufficio e sapeva anche il mio nome, ero salva, non dovevo confessare che non sapevo chi era. È stato il momento piu difficile della mia carriera. Sono una psichiatra, lavoro con gli schi­ zofrenici e li amo. Ogni volta che i miei pazienti avevano allucinazioni visive, io dicevo loro:

« So che

lei vede la Madonna sul muro, ma io non la vedo». Questa volta dovetti dire a me stessa: « Elisabeth, so che vedi questa donna, ma è impossibile». Riuscite a mettervi al mio posto? Per tutto il tra-

LA

morte non esiste / 47

gitto dall'ascensore al mio ufficio continuai a chiedermi se quello che vedevo poteva essere vero. Mi dissi : « So­ no stanca, ho bisogno di una vacanza. Ho visto troppi schizofrenici. Comincio ad avere delle visioni. Se è reale debbo poterla toccare ». Infatti la toccai per vedere se la donna spariva al contatto e per sentire se la sua pelle era calda o fredda. Fu il tragitto piu incredibile della mia vita, durante il quale non sapevo perché fa­ cevo quello che facevo. Ero allo stesso tempo una psi­ chiatra e una paziente. Non sapevo perché facevo quel­ lo che facevo o chi pensavo che fosse. Respinsi anche il pensiero che potesse veramente trattarsi della signo­ ra Schwarz, che era morta e sepolta da mesi. Quando raggiungemmo la porta del mio ufficio, lei me l'apri come se io fossi un'ospite in casa mia. L'apri con incredibile gentilezza, tenerezza e amore e disse: « Dottoressa Ross, dovevo ritornare per due motivi. Una è ringraziare lei e il Reverendo Gaines . . . ( era quel meraviglioso sacerdote negro col quale ero stata in simbiosi ideale) per quello che avete fatto per me. Ma il vero motivo per cui sono ritornata è per dirle di non sospendere questo lavoro sulla morte e il morire, non ancora ». La guardai, e non so se pensai :

« Potrebbe esse­

re la signora Schwarz »; voglio dire che quella donna era sepolta da dieci mesi e io non credevo che fos­ se una cosa possibile. Finalmente andai alla scrivania e toccai tutto quello che era reale. Toccai la penna, la scrivania, la sedia, sempre sperando che lei sparisse.

48 l lA Morte e la Vita dopo la Morte

Ma non spari, stava là, e ripeté affettuosamente, ma caparbiamente: « Dottoressa Ross, mi sente? Il suo lavoro non è finito. Noi l 'aiuteremo e le faremo sape­ re quando sarà il momento, ma non smetta adesso, lo prometta. Il suo vero lavoro è appena cominciato». Pensai: « Mio Dio, nessuno mi crederebbe se lo raccontassi, nemmeno il mio amico piu caro». Non sapevo ancora che lo avrei raccontato a centinaia di persone. Allora la scienziata che è in me prevalse, e le dis­ si una grossa, astuta bugia: « Lei sa che il reverendo Gaines è in Urbana ora». ( Questo era vero; aveva rilevato una chiesa là). Dissi: « Gradirebbe avere due parole da lei. Le dispiace? ». E le diedi un pezzo di carta e una matita. Capitemi bene: non avevo inten­ zione di mandar nulla al mio amico, ma mi occorreva una prova scientifica. In altre parole:

chi è sepolto

non può scrivere lettere. E questa donna, col piu af­ fettuoso dei sorrisi, poiché consapevole di quello che stavo pensando, - e io sapevo che era trasmissione del pensiero, come se l'avessi già sperimentata - pre­ se la carta e scrisse la nota che naturalmente abbiamo messo in cornice sotto vetro e conserviamo come un tesoro. Poi disse, ma senza muovere le labbra: « Con­ tenta ora? ». La guardai e pensai:

« Non potrò mai raccontar­

lo a nessuno, ma ci credo». Poi lei si alzò, pronta ad andarsene e ripeté:

« Dottoressa Ross, prometta ». E

intendeva che non dovevo sospendere il mio lavoro.

La morte

Dissi:

«

Prometto

».

non

esiste l 49

E appena ebbi promesso scom­

parve. Conserviamo ancora il suo seritto. Un anno e mezzo fa mi hanno detto che il mio lavoro con i moribondi era finito - ora

�i

sono mol­

te persone che possono dedicarvisi - che questa non era la vera attività per la quale ero venuta sulla terra. Tutto il lavoro sulla morte e il morire era solo una prova per me, per vedere se ero in grado di affrontare delle resistenze e dei contrasti, e avevo superato la pro­ va. La seconda prova era vedere se la fama mi davll! alla testa. E siccome la fama non mi toccava, avevo superato anche quella. Ma il mio vero compito è, ed è per questo che mi occorre il vostro aiuto, dire alla gente che la morte non esiste. È importante che l'umanità lo sappia, per­ ché siamo all'inizio di un'era molto difficile. Non solo per questo paese, ma per il pianeta terra. Questo

a

causa della nostra distruttività, delle armi nucleari, della nostra avidità, del nostro materialismo. Perché siamo degli inquinatori, perché abbiamo distrutto tante risorse naturali, perché abbiamo perso ogni spiritualità autentica. Forse sto esagerando, ma non tanto. L'unica cosa che può provocare un cambiamento e l'inizio di una nuova era è che la terra tremi, che noi tremiamo, e certamente lo faremo. Abbiamo già cominciato. Dobbiamo imparare a non averne paura. Se solo si conserva apertura mentale, senza alcuna paura, potre­ mo avere grande capacità d'introspezione e grandi ri-

50 l La Morte e la Vita dopo la Morte

velazioni. Può accadere a ciascuno di voi che siete qui. Non occorre che andiate da un guru,

o

in India, o che

seguiate un corso di meditazione trascendentale. Non dovete far altro che imparare a mettervi in contatto con il vostro sé, il che non costa una lira. Entrate in contatto con il vostro sé e imparate a non avere paura. E un modo per non aver paura è sapere che la morte non esiste, che tutto nella vita ha uno scopo positivo. Liberatevi della vostra negati­ vità e cominciate a considerare la vita come una sfida, una prova per accertare le vostre risorse interiori e la vostra forza. Il caso non esiste. Dio non è un essere che giu­ dica e punisce. Dopo il trapasso si arriva a quello che viene descritto come inferno o paradiso, il che comun­ que non ha nulla a che fare col giudizio finale. Quello che abbiamo saputo dai nostri amici tra­ passati, dalle persone che sono ritornate per raccontar­ ci, è che ogni essere umano, dopo questo trapasso ( che è pace, giustizia, interezza e amore per chi ci aiuta nel trapasso), ripeto, ogni essere umano si troverà da­ vanti qualcosa che è molto simile ad uno schermo te­ levisivo, nel quale si avrà l'opportunità . non di esse­ re giudicati da

un

Dio giudicante, ma di giudicarsi

da sé, rivedendo ogni singola azione, ogni parola, ogni pensiero della nostra vita. A seconda di come avremo vissuto assegneremo a noi stessi l'inferno o il paradiso.

3. La vita, la morte e la vita dopo la morte

Condividerò con voi alcune delle esperienze e del­ le scoperte sulla vita, la morte e la vita dopo la morte degli ultimi dieci anni, da quando cominciammo a stu­ diare seriamente il problema della morte e della vita dopo la morte. Dopo aver lavorato per tanti anni con molti pazienti moribondi, ci fu chiaro che mal­ grado l'uomo esista da milioni di anni, non si è an­ cora pervenuti alla comprensione di quello che è for­ se il problema piu importante, ossia la definizione, il significato e lo scopo della vita e della morte. Ho voluto condividere con voi una parte delle mie ricerche sulla morte e la vita dopo la morte, e pen­ so che sia ora di mettere insieme tutto ciò che abbia­ mo scoperto, in un linguaggio che possa aiutare la gen­ te a capire e che la aiuti anche ad affrontare la mor­ te di una persona cara, specialmente se la morte è

52 l La Morte e la Vita dopo la Morte

improvvisa e non capiamo perché una simile tragedia debba colpire proprio noi. È importante anche per tentare di consolare i morenti e le loro famiglie. Si sente ripetere continuamente la domanda « Che cos'è la vita, che cos'è la morte e perché debbono morire dei bambini piccoli ? ». Non abbiamo pubblicato le nostre ricerche per mol­ ti motivi. Studiavamo le esperienze pre-morte da de­ cenni, ma eravamo consci che erano solo esperienze « pre » morte. E sapevamo che non potevamo raccon­ tare mezze verità finché non avessimo saputo anche che cosa sarebbe accaduto a quelle persone dopo il trapasso. L'unica cosa che la casa editrice Shanti Nilaya ha pub­ blicato fino ad ora è una lettera che io scrissi e illu­ strai per rispondere a un bambino malato di cancro che mi aveva scritto dal sud degli Stati Uniti ponendo­ mi questa domanda:

« Che cos'è la vita e che cos'è

la morte e perché i bambini debbono morire? ». Presi i pennarelli di mia :figlia e scrissi una lette­ rina illustrata in un linguaggio semplice che qualunque bambino della scuola elementare sarebbe stato in gra­ do di capire. La sua reazione non solo fu positiva, ma inutile dire che l'ometto fu orgoglioso di avere

un

libriccino illustrato da me proprio per lui e lo mo­ strò non solo ai suoi genitori, ma anche ai genitori di altri bambini moribondi. Per farmi un favore spe­ ciale ci permise di stamparlo e autorizzò Shanti Ni­ laya ad aiutare altri bambini a capire questa importan­ tissima faccenda. Se vi interessa averne una copia, seri-

La vita, la morte e la vita dopo la morte / 53

vete a Shanti Nilaya e chiedete la lettera a Dougy. Molto tempo fa la gente aveva piu dimestichezza con il problema della morte e credeva al paradiso e in una vita dopo la morte. È solo da un centinaio d'anni che sempre meno persone sanno dell'esistenza di una vita dopo la morte. Inutile chiederci come mai. Ora attraversiamo una nuova èra e si spera che si sia passati da un'età di scienza e tecnologia e materiali­ smo a una nuova età di autentica spiritualità, non re­ ligiosità, ma spiritualità, cioè consapevolezza del fatto che esiste qualcosa di piu grande di noi che ha creato l'universo, che ha creato la vita e che noi siamo una parte autentica e importante di questa vita e possiamo contribuire alla sua evoluzione. Tutti noi, quando siamo nati dalla Fonte, da Dio, siamo stati dotati di questo aspetto divino e questo significa letteralmente che dentro di noi c'è parte di quella fonte. Questo ci permette di sapere che siamo immortali. E molti cominciano a convincersi che il corpo è solo la dimora o tempio, o come lo si può chiamare, il bozzolo, in cui dimoriamo per un certo numero di mesi o anni finché affrontiamo il passo chia­ mato morte. Allora, al momento della morte, lasciamo cadere questo bozzolo e siamo di nuovo liberi come la farfalla, per usare il linguaggio simbolico che usia­ mo con i bambini morenti. Lavoro con pazienti morenti da vent'anni e quando cominciai a lavorare debbo ammettere che non avevo particolare interesse per la vita dopo la morte, né ave-

54 / La Morte e la Vita dopo la Morte

vo le idee chiare per quanto riguardava la definizione della morte. Studiando la definizione della parola mor­ te si vede che essa include solo la morte del corpo fisico, come se dell'uomo esistesse solo il bozzolo. Io ero uno di quei medici o scienziati che non aveva dub­ bi su questo fatto. E immagino che sia divenuto un argomento veramente importante negli anni Sessanta so­ lo quando il trapianto di organi, specie del cuore e dei reni, sollevò il problema di quando si è moralmente, eticamente e legalmente autorizzati a prelevare un orga­ no da un paziente per salvare un'altra vita. Di recente, è diventato anche un problema legale, poiché il nostro materialismo ci ha portati a farci cau­ sa nei casi in cui il prolungare la vita ha sollevato molti problemi spinosi e si può -essere perseguiti o per aver prelevato un organo con troppa precipitazione da un paziente che la famiglia sostiene essere ancora in vi­ ta o per aver atteso troppo a lungo prolungando la vita senza necessità. Le compagnie di assicurazione sul­ la vita hanno contribuito ad aumentare le difficoltà, perché in un incidente che coinvolga una famiglia è spesso importantissimo sapere quale membro della fa­ miglia è morto per primo anche se si tratta solo di pochi minuti. Si tratta sempre di denaro, e di chi ne beneficierà. È inutile che vi dica che tutti questi aspet­ ti mi riguardavano ben poco, se non fosse stato per le mie esperienze soggettive al capezzale dei miei ma­ lati moribondi. Per natura sono una credente tiepida e scettica, per

La vita, la morte e la vita dopo la morte l 55

esprimermi in modo pacato. Perciò non avevo alcun in­ teresse per l'eventualità di una vita dopo la morte. Tuttavia fui costretta a considerare fatti che si verifica­ vano cosi di frequente da indurmi a chiedermi perché nessuno avesse mai studiato ciò che accade veramente nella morte, non dico per motivi scientifici particolari né per motivi legali, ma almeno per semplice curiosità. L'uomo esiste da 4 7 milioni di anni e da milioni di anni esiste nella sua attuale forma, che include la . scintilla del divino. Ogni giorno muore gente in tutto il mondo. E tuttavia

in una società che è riuscita a

mandare un uomo sulla luna e a riportarlo indietro sa­ no e salvo, non si è mai fatto alcuno sforzo per stu­ diare una definizione moderna e definitiva della morte dell'uomo. Non è strano? Cosi, mentre mi prendevo cura dei miei pazienti terminali, e mentre facevo lezione ai miei studenti, un giorno decidemmo all'improvviso di arrivare ad una nuo­ va, completa definizione della morte. Qualcuno ha det­ to : to

« ».

dente

Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aper­ O in altre parole :

«

Ogni volta che c'è uno stu­

pronto ad imparare, apparirà un

insegnante

».

Questo s i dimostrò vero una settimana dopo esserci posti questo importante interrogativo e aver preso l'im­ pegno di trovargli una risposta: fummo contattati da alcune infermiere che ci raccontarono l'esperienza che avevano avuto con una donna che era stata in sala di rianimazione quindici volte. Ogni volta si era creduto che sarebbe morta e ogni volta essa riusd a lasciare il

56 / La Morte e la Vita dopo la Morte

reparto con le proprie gambe, per vivere qualche altra settimana o qualche altro mese. Questo fu il nostro primo caso di esperienza pre-morte. Ciò accadde contemporaneamente a un aumento della mia sensitività e all'osservazione di altri fenome­ ni inspiegabili verificatisi quando assistevo pazienti ter­ minali. Molti di loro ebbero allucinazioni e dissero di vedere accanto a sé alcuni dei loro cari con i quali comunicavano in qualche modo, sebbene io non vedessi e non udissi nulla. Notai anche che perfino i pazienti piu difficili nell'imminenza della morte riuscivano a ri­ lassarsi, provando una sensazione di serenità e non sof­ frendo piu, malgrado il loro corpo fosse pieno di me­ tastasi. E appena morti il loro volto si distendeva in una espressione serena che non mi riusciva di capire visto che spesso la morte li coglieva in uno stato d'ani­ mo di rifiuto , ira o depressione. La mia terza e forse piu soggettiva osservazione fu il fatto che ero sempre stata molto vicina ai miei pa­ zienti, !asciandomi coinvolgere profondamente. Essi av­ vertivano in modo molto significativo questo mio coin­ volgimento, e tuttavia, un attimo dopo la morte, io non sentivo piu nulla per loro tanto che mi chiedevò se in me non vi fosse qualcosa che non andasse. Quando li guardavo avevo l'impressione che si trattasse del cap­ potto invernale che ci togliamo a primavera quando sappiamo che non ne abbiamo piu bisogno. Avevo que­ sta incredibile immagine chiarissima di

un

guscio e

La vita, la morte e la vita dopo la morte l 51

sentivo che il mio amato paziente non era piu in quel letto. Naturalmente come scienziata non ero in grado di spiegarmi questo fatto e avrei finito per non pensarci piu, se non fosse stato per la signora Schwarz. Suo ma­ rito era un noto schizofrenico, e ogni volta che aveva un attacco tentava di uccidere il figlio minore, l'ulti­ mo di molti figli e il solo che ancora vivesse con i genitori. La signora Schwarz era convinta che se ella fosse morta prima del marito, lui avrebbe perso il con· trollo e la vita del figlio minore sarebbe stata in pe­ ricolo. Con l'aiuto dell'associazione Willy Giade fum­ mo in grado di aiutarla a far trasferire la custodia del bambino ad alcuni parenti e quindi lasciò l'ospedale con un gran senso di sollievo e di liberazione, poiché sapeva che anche se non avesse potuto vivere a lungo, almeno suo figlio sarebbe stato al sicuro. Fu proprio la signora Schwarz che quasi un anno piu tardi ritornò in ospedale e ci raccontò quello che fu il nostro primo caso di esperienza pre-morte. Molti libri e riviste pubblicano ormai da qualche anno espe­ rienze di questo tipo

che ormai il pubblico conosce.

La signora Schwarz ci raccontò un'esperienza avuta du­ rante un ricovero d'urgenza in un ospedale dell'India­ na. Era stata tanto grave che non era stato possibile portarla fino a Chicago; ricordava di essere stata mes­ sa in una stanza privata in quell'ospedale in condizioni ormai gravissime. Proprio mentre stava chiedendosi se avrebbe dovuto lottare ancora una volta per amore del

58 / La Morte e la Vita dopo la Morte

figlio minore, o se invece poteva lasciarsi andare, ap­ poggiarsi al guanciale e uscire dal bozzolo, si rese con­ to che un'infermiera era entrata nella stanza, le aveva dato un'occhiata e si era precipitata fuori. A questo punto la signora Schwarz si era vista fluttuare lenta­ mente e tranquillamente fuori dal corpo fisico, qualche decina di centimetri al di sopra del letto. Guardò il suo corpo che era terribilmente pallido e provò una sensazione di sbalordimento, ma non di ansia o paura. Poi osservò l'équipe di rianimazione entrare nella stan­ za, ricordando bene in seguito chi era entrato per pri­ mo e chi per ultimo. Percepiva perfettamente non so­ lo tutte le loro parole, ma anche i loro pensieri, e avrebbe voluto dir loro di rilassarsi, di non agitarsi, perché lei stava bene. Ma piu disperatamente cercava di comunicare con loro, piu freneticamente essi lavora­ vano sul suo corpo, finché ella sospettò che mentre lei li percepiva benissimo loro non percepissero lei. La si­ gnora Schwarz decise di rinunciare e, queste sono pa­ role sue,

«

perse conoscenza ». Dopo 45 minuti di inu­

tili tentativi per rianimarla, la signora Schwarz fu di­ chiarata morta, ma poi, tra lo stupore di tutto l'ospe­ dale, diede di nuovo segni di vita e infatti visse an­ cora per un anno e mezzo. Questo ci raccontò la si­ gnora Schwarz. Inutile dire che per me era un fatto assolutamente nuovo . Non avevo mai sentito parlare di esperienze di pre-morte, nonostante fossi medico da molti anni. I miei studenti furono scossi dal fatto che io non chiamassi

La vita, la morte e la vita dopo la morte l 59

questo fenomeno allucinazione, illusione o spersonaliz­ zazione. Sentivano il bisogno di etichettarlo in qualche modo, per identificarlo e poi dimenticarlo. Eravamo certi che l'esperienza della signora Schwarz non poteva essere un fatto isolato. Speravamo di trova­ re altri casi simili a questo e magari di poter racco­ gliere altri dati per verificare se si trattasse di un'espe­ rienza comune, rara o unica. Ora è noto che molti ricercatori, medici, psicologi e studiosi di parapsicologia hanno tentato di raccoglie­ re casi come questo. Negli ultimi dieci anni sono stati raccolti piu di 25 .000 casi in tutto il mondo. La cosa migliore è riassumere quello che tutte que­ ste persone sperimentano nel momento in cui il loro corpo cessa di funzionare. Noi lo definiamo esperienza di pre-morte, poiché tutti questi pazienti sono tornati in­ dietro e hanno raccontato il fatto dopo essere guariti. Piu avanti parleremo di ciò che accade ai pazienti che non ritornano. È importante sapere che di tutti i pa­ zienti che hanno arresti cardiaci e che vengono richia­ mati in vita, solo uno su dieci ricorda l'esperienza avu­ ta durante il periodo in cui le funzioni vitali erano temporaneamente sospese. Questo è facilmente compren­ sibile se si pensa alla media della popolazione. Tutti sognamo ogni notte, ma solo una piccola percentuale è consapevole di sognare. Raccogliemmo casi non solo degli Stati Uniti, ma dell'Australia, del Canada, e di altri paesi. Si trattava di persone di ambienti culturali e religiosi diversi, fra

60

/ La Morte e la Vita dopo la Morte

i quali eschimesi, hawaiani,

aborigeni dell'Australia,

indu, buddhisti, protestanti, cattolici, ebrei e varie per­ sone senza religione dichiarata, compresi alcuni che si definivano agnostici o atei. Per noi era importante rac­ cogliere dati relativi alla maggior varietà possibile di persone, poiché volevamo essere sicurissimi non solo che il nostro materiale fosse vario, ma che fosse una esperienza umana che non avesse nulla a che fare con condizionamenti religiosi o di altra natura. Dopo tutti questi anni durante i quali abbiamo rac­ colto dati, abbiamo stabilito che esistono denominatori comuni in tutte le esperienze di pre-morte. È rilevante il fatto che queste esperienze si verificarono dopo un in­ cidente, o un tentato omicidio, o un tentato suicidio, o una morte lenta. Oltre la metà dei nostri casi fu­ rono esperienze di morte improvvisa, perciò i nostri pazienti non avrebbero potuto elaborare l'esperienza in anticipo. Al momento della morte tutti sperimentere­ mo la separazione del nostro lo immortale dalla di­ mora temporanea, ossia il corpo fisico. Chiameremo que­ sta parte immortale anima o entità, oppure, usando il linguaggio simbolico che adoperiamo per comunicare con i bambini, parleremo della farfalla che lascia il bozzolo. Al momento di lasciare il corpo non proveremo asso­ lutamente panico, timore o ansia. Proveremo sempre una sensazione di integrità fisica, saremo perfettamente consci del luogo in cui avviene l'incidente mortale, si tratti di una stanza d'ospedale, oppure del nostro let­ to dopo un attacco di cuore, oppure dopo un tragico

La vita, la morte e la vita dopo la morte / 61

incidente d'auto, o il crollo di un aereo. Saremo per­ fettamente consci delle persone che compongono l'équi­ pe di rianimazione o della gente che si dà da fare per estrarre un corpo ferito e forse mutilato da un'auto. Osserveremo tutto ciò dalla distanza di pochi passi, in uno stato d'animo piuttosto distaccato, quasi fossi­ mo del tutto separati dalla mente o dal cervello, se cosf si può dire. Tutto questo avviene durante il pe­ riodo in cui l'elettroencefalogramma è piatto, e i me­ dici non riscontrano segni di vita. Durante il periodo di osservazione della scena di morte potremo udire la conversazione, potremo vedere il comportamento e il vestiario della gente intorno a noi, potremo conoscere i loro pensieri senza provare alcun effetto negativo. Il corpo che sperimentiamo durante questo perio­ do non è il nostro corpo fisico, ma è un corpo ete­ reo. E piu avanti parleremo delle differenze fra le ener­ gie fisica, psichica e spirituale che creano queste forme. Come ho già detto, nel nostro corpo etereo ci trovia­ mo di nuovo perfettamente completi, cioè, se ci era stata amputata una gamba, riavremo la gamba, se era­ vamo sordi potremo di nuovo udire, cantare, parlare, se eravamo affetti da sclerosi multipla che ci rendeva incapaci di muoverei, di parlare o di vedere con chia­ rezza, ora potremo di nuovo fare tutte queste cose. Perciò è facile capire come molti dei nostri pa­ zienti che vengono riportati alla vita non ci siano sem­ pre grati di aver rimesso la farfalla nel bozzolo, dato che la ripresa delle funzioni del corpo significa anche

62 / La Morte e la Vita dopo la Morte

il ritorno al dolore o alle limitazioni di prima. Nel cor­ po etereo non vi sono sofferenze o limitazioni. Molti dei miei colleghi si chiedono se non si trat­ ti semplicemente di proiezione dei nostri desideri, il che sarebbe perfettamente comprensibile:

se si è pa­

ralizzati, muti, ciechi o handicappati da molti anni, cer­ tamente si sogna il momento in cui le nostre soffe­ renze avranno fine. È facile valutare se si tratta o meno di proiezione dei nostri desideri. Prima di tutto, in metà dei nostri casi si trattò di incidenti o di esperienze pre-morte improvvise in cui la gente non poteva prevedere quello che sarebbe acca­ duto, come nel caso di un incidente stradale in cui un nostro paziente ebbe amputata una gamba, e, mentre era fuori dal corpo fisico vedeva la sua gamba ampu­ tata sulla strada, ma aveva la netta sensazione che il suo corpo etereo avesse entrambe le gambe. Cosi non si può pensare che questo tipo di paziente abbia la possibilità di prevedere la perdita di una gamba e che perciò proietti il suo desiderio di riaverla al suo posto. Ma c'è un modo piu semplice per escludere l'idea della proiezione del desiderio. E consiste nel lavorare con persone cieche, che non hanno mai percepito la lu­ ce. Chiedemmo loro di descrivere quello che avevano provato durante l'esperienza di pre-morte. Se si fosse trattato di un sogno esse non sarebbero mai state in grado di dirci ciò che avevano visto, ossia il colore del nostro maglione, il disegno di una cravatta, o molti dettagli della forma, del colore e del disegno degli abi-

La vita, la morte e la vita dopo la morte l 63

ti delle persone intorno a loro. Abbiamo interrogato molte persone cieche che ci raccontarono la loro espe­ rienza di pre-morte. Non solo ci seppero dire chi era en­ trato per primo nella stanza, chi si diede da fare per la rianimazione, ma ci seppero descrivere in dettaglio il vestiario dei presenti, cosa che un cieco non sareb­ be mai in grado di fare. Oltre alla sensazione di benessere e di completez­ za che si sperimenta in quello che possiamo chiamare il corpo eterico, si avrà anche la consapevolezza che è impossibile morire da soli. Vi sono tre motivi per i quali nessuno muore solo. E quando dico nessuno, intendo anche chi muore di sete in un deserto a cen­ tinaia di miglia dal piu vicino essere umano o un astro­ nauta spedito da solo in una capsula nell'universo, e che, mancata la sua destinazione, continui a ruotare finché non muore per cause naturali. Quando ci si prepara lentamente alla morte, co­ me spesso accade ai bambini malati di cancro, subito prima della morte essi cominciano a rendersi conto che sono in grado di lasciare il loro corpo fisico, ed han­ no quelle che noi chiamiamo esperienze extra-corporee. Tutti abbiamo questo tipo di esperienza in certi sta­ di del sonno, ma pochissimi di noi ne sono consapevo­ li. I bambini moribondi sono molto piu spirituali dei bambini sani della stessa età, e sono consci di queste brevi sortite dal corpo fisico che li aiutano nel trapas­ so, che li familiarizzano col luogo nel quale stanno per recarsi.

64

l La Morte e la Vita dopo la Morte

È durante queste uscite dal corpo che i pazienti moribondi, giovani e vecchi, si rendono conto della pre­ senza di esseri che li circondano, che li guidano e li aiutano. I bambini spesso ne parlano come di loro com­ pagni di gioco. La Chiesa li chiama angeli custodi, la maggior parte dei ricercatori li chiamerebbe guide. Non importa come li chiamiamo, è importante che si sap­ pia che ogni singolo essere umano, dal momento in cui trae il primo respiro fino al momento della fine dell'esistenza terrena, è accompagnato da queste guide o angeli custodi che lo aiuteranno nel passaggio dalla vita alla vita dopo la morte. Inoltre saremo ricevuti da coloro che ci hanno pre­ ceduto nella morte e che abbiamo amato, come il bam­ bino che abbiamo perduto, una nonna, un padre o una madre, o altre persone che hanno significato molto per noi. Il terzo motivo per il quale non possiamo morire soli è che quando lasciamo, anche temporaneamente, il nostro corpo fisico prima della morte, ci troviamo in una condizione in cui non c'è spazio e non c'è tempo, e in questa condizione possiamo andare dovunque ci piaccia, alla velocità del pensiero. Una piccola Susy morente di leucemia all'ospedale, può essere assistita dalla mamma per settimane e set­ timane. La bambina morente capisce che diventa sem­ pre piu difficile per lei lasciare la mamma che si china sul lettino e implicitamente o esplicitamente le dice: «

Tesoro mio, non !asciarmi, non posso vivere senza

La vita, la morte e la vita dopo la morte / 65

di te » . Quello che a volte facciamo con questi pazien­ ti è in realtà di colpevolizzarli perché ci lasciano. E Susy, che è sempre piu sintonizzata con la vita inte­ grale, consapevole della continuazione della vita dopo la morte, la Susy, che è stata fuori dal corpo e ha ca­ pito che può spostarsi e letteralmente volare dovunque voglia, chiede semplicemente alla mamma di andarsene dall'ospedale. I bambini dicono spesso : « Mamma, sem­ bri cosf stanca, perché non vai a casa a fare una doc­ cia e a riposare un poco ? Io sto bene » . E la madre va. Mezz'ora dopo può accadere che l'infermiera tele­ foni dall'ospedale e dica : « Sono dolente, signora Smith, sua figlia è appena spirata » . Sfortunatamente questi genitori provano un terribi­ le senso di colpa e di vergogna e si rimproverano di non essere rimasti a fianco del loro bambino fino al­ l'ultimo. Non sanno che nessuno muore solo. Poiché Susy, su cui non pesano piu le nostre esigenze, è per­ fettamente in grado di liberarsi del suo bozzolo. Al­ lora, alla velocità del pensiero, ella sarà col papà o con la mamma o con chiunque voglia stare. Come ho già detto, siamo stati tutti dotati di una scintilla divina. Abbiamo ricevuto questo dono sette mi­ lioni di anni fa, e questo include non solo il libero arbitrio, ma anche la capacità di liberarci del corpo fi­ sico non solo al momento della morte, ma anche in momenti di crisi, di stanchezza, in circostanze eccezio­ nali, e in un certo tipo di sonno. È importante sapere che ciò accade prima della morte.

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Victor Frankl, che nel suo bellissimo libro La rzcer­

ca del significato scrisse delle sue esperienze nei campi di concentramento, fu forse uno dei piu famosi scien­ ziati che studiarono le esperienze extracorporee molti de­ cenni fa, quando esse non erano ancora molto cono­ sciute. Egli studiò persone cadute dalle montagne in Eu­ ropa, che sperimentarono una revisione della propria vi­ ta. Egli studiò quanto della loro vita passò per la loro mente durante il periodo brevissimo, forse solo di po­ chi secondi, di una caduta in montagna, e si rese con­ to che durante le esperienze extracorporee il tempo non esiste. Molte persone ebbero esperienze simili men­ tre stavano per annegare o in un momento di grande pericolo. Il nostro studio fu verificato da ricerche di labora­ torio con la collaborazione di Robert Monroe, autore del libro I miei viaggi fuori dal corpo. Io non solo ho avuto esperienze extracorporee spontanee, ma ne ebbi di indotte in laboratorio sotto il controllo di Monroe e l'osservazione di vari scienziati della Fondazione Men­ ninger di Topeka. Sono sempre piu nume.rosi gli scien­ ziati e i ricercatori che si dedicano a questo tipo di studi scoprendo che essi portano a investigare una di­ mensione che è difficile concepire col nostro approccio tridimensionale alla vita. Spesso viene messa in dubbio la realtà delle guide o angeli custodi, come pure la presenza di affettuosi esseri umani, in genere membri della nostra famiglia morti prima di noi, venuti ad incontrarci e a darci il

La vita, la morte e la vita dopo la morte / 67

benvenuto al momento del nostro trapasso. L'interroga­ tivo è naturale : come si può verificare scientificamen­ te questo tipo di avvenimento? Per me come psichiatra, è interessante che migliaia di persone in tutto il globo abbiano le stesse allucina­ zioni prima della morte, ossia la percezione della pre­ senza di parenti o amici che li precedettero nella mor­ te. Se questo non è reale, deve avere una spiegazione. E cosi continuammo, tentando di trovare dei mezzi e dei metodi per studiare il fenomeno, per verificarlo o magari anche per concludere che è solo una proiezio­ ne di desideri. Il modo migliore per far questo fu forse di stare accanto a bambini moribondi in seguito a incidenti avu­ ti insieme alla famiglia. Di solito accadeva dopo il 4 di luglio, o dopo il fine settimana, o dopo ricorrenze in cui le famiglie uscivano in auto e troppo spesso avevano scontri frontali che uccidevano alcuni membri della famiglia e spedivano in vari ospedali i sopravvissu­ ti feriti. Mi sono assunta il compito di assistere i bam­ bini feriti gravemente, poiché sono la mia specialità, sapendo bene che nessuno li aveva informati del nu­ mero e dei nomi dei parenti uccisi nell'incidente. Mi ha sempre colpito il fatto che essi sapevano benissimo chi li aveva preceduti nella morte. Sedevo accanto a loro, li vegliavo in silenzio, tenevo loro la mano, os­ servavo la loro agitazione; poi, spesso subito prima del­ la morte, potevo riscontrare una serenità che è sempre cattivo segno. A questo punto chiedevo loro di dirmi

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che cosa stava succedendo loro, e la risposta era qua­ si sempre : « Va tutto bene » . Una volta un piccolo pa­ ziente mi disse :

« Mamma e Peter mi stanno aspet­

tando ». Sapevo che la madre era morta nell'incidente, ma non sapevo nulla di Peter. Dieci minuti dopo rice­ vetti una telefonata dall'ospedale dei bambini che mi avvertiva che Peter era appena spirato. In tutti gli anni durante i quali abbiamo raccolto questo tipo di dati non ci è mai capitato un bambino che, nell'imminenza della morte, nominasse qualcuno che non era già morto, anche se solo da qualche mi­ nuto. Non so come spiegare questo fatto se non con la consapevolezza che i morenti hanno della presenza dei loro cari in attesa di accoglierli dopo la morte per riunirsi a loro in una forma di vita che per molti è difficile accettare. Un'altra esperienza forse mi commosse anche piu di quelle fatte con i bambini e fu il caso di una in­ diana americana. Sugli indiani americani abbiamo pochis­ simi dati poiché essi non parlano facilmente della morte. Questa giovane donna indiana fu investita da un pi­ rata della strada. Quando uno sconosciuto si fermò per portarle aiuto, lei gli disse con molta calma che non c'era niente che lui potesse fare per lei, salvo forse re­ carsi un giorno alla riserva indiana dove viveva sua madre, che era a circa 700 miglia dalla scena dell'in­ cidente. Ella aveva un messaggio per sua madre, � for­ se un giorno egli avrebbe potuto recarglielo. Il mes­ saggio diceva che lei stava bene, non solo, che era

La vita, la morte e la vita dopo la morte / 69

molto felice perché aveva raggiunto papà. Poi ella spi­ rò fra le braccia dello sconosciuto, il quale fu tanto commosso all'idea di essersi trovato là al momento giu­ sto che guidò per 700 miglia per far visita alla madre dell'indiana nella riserva, solo per sentirsi dire che il marito di lei, il padre della vittima della strada, era morto un'ora prima dell'incidente. Abbiamo molti casi come questo, in cui gente in punto di morte, che non sapeva della morte

di un

congiunto, veniva da lui accolto e salutato. Ci rendemmo anche conto che il compito di que­ ste persone nel raccontare le loro esperienze non era convincere altri che la morte non esiste, ma semplice­ mente raccontare. Se si è disposti ad ascoltare e si ha la mente aperta, si potranno avere esperienze personali. Sono facili da avere, se le si desidera. In ogni gruppo di 800 ascoltatori vi sono per lo meno 1 2 casi autentici di persone che hanno avuto questo tipo di esperienza e che sono disposte a par­ larvene, se avete la mente disposta ad ascoltare, se non assumete atteggiamenti critici, negativi o da giudici

e

non sentite l'esigenza di dare definizioni di tipo psi­ chiatrico. L'unico motivo che scoraggia queste persone dal raccontare le loro esperienze è la nostra incredi­ bile tendenza ad etichettare, sminuire o negare le sto­ rie che ci mettono a disagio perché non rientrano nei nostri schemi scientifici o religiosi. Tutte le esperienze che mi sono state raccontate fi­ no ad ora sono le stesse che avremo quando saremo

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in condizioni critiche o in prossimità della morte. È chiaro che tutti coloro che ci riferirono queste loro esperienze sopravvissero e furono in grado di parlarcene. Il caso piu drammatico e indimenticabile di dete e vi sarà dato

»

«

chie­

che mi capitò, fu quello di un

uomo che aspettava di essere caricato in auto dalla sua famiglia per una gita festiva fuori città per far visita ad alcuni parenti. Durante il tragitto verso il luogo do­ ve lui lavorava e dove l'avrebbero caricato, i suoi suo­ ceri, sua moglie e i suoi 8 figli che viaggiavano in un

furgone, vennero investiti da un'autobotte piena di

benzina. La benzina inondò il furgone che si incendiò e l'intera famiglia mod fra le fiamme. Dopo aver sa­ puto quello che era accaduto, l'uomo rimase in stato di shock per varie settimane, smise di lavorare, era incapace di comunicare. In breve, divenne un vero va­ gabondo che beveva mezzo gallone di whisky al gior­ no, che tentò perfino la droga per attutire il suo tre­ mendo dolore, divenendo incapace di conservare un la­ voro per piu di alcuni giorni e finendo letteralmente in una fogna. Fu durante uno dei miei frenetici spostamenti e quan­ do avevo appena finito la seconda conferenza sulla vi­ ta dopo la morte, che un ospizio di Santa Barbara mi chiese un'altra conferenza. Appena cominciai a parlare mi resi conto di essere stanca di ripetere le stesse co­ se e mi dissi : « Signore, perché non mi mandi qual­ cuno dell'uditorio che abbia avuto un'esperienza di pre­ morte e che desideri farne parte agli altri? Potrei cosi

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prendermi un intervallo ed essi udrebbero un'esperien­ za di prima mano invece di riascoltare le mie vecchie storie ». In quel momento l'organizzazione dell'ospizio mi die­ de un pezzetto di carta che conteneva il messaggio ur­ gente di un uomo che alloggiava in una locanda. Egli mi chiedeva di potermi raccontare la sua esperienza di pre-morte. Feci un breve intervallo e gli feci avere un messaggio di invito. Pochi minuti dopo l'uomo arrivò. Invece di essere un vagabondo come aveva scritto nel suo biglietto, era un uomo distinto e ben vestito, che sali subito sul palco; senza indugio lo incoraggiai a far partecipe l'uditorio di ciò che desiderava dire. Egli raccontò come avesse atteso con impazienza la riunione di famiglia, come tutti i suoi si fossero sti­ pati nel furgone e come, mentre si recavano al suo luogo di lavoro per caricare anche lui, avessero avuto un terribile incidente nel quale erano morti fra le :fiam­ me. Raccontò di essere rimasto stravolto e intontito, di non esser stato capace di credere di essere ormai un uomo solo, che aveva avuto dei :figli e che ora non ne aveva piu nemmeno uno e doveva vivere senza piu nessuno della sua famiglia. Raccontò che era diventato un relitto umano, ubriaco dalla mattina alla sera, che aveva usato ogni possibile droga e che aveva tentato di suicidarsi in tutti i modi senza mai riuscirei. Dopo due anni di vagabondaggio, ricordava di essersi trovato ai bordi di una foresta lungo una strada sporca, ubria­ co come al solito e solo, desideroso di riunirsi alla

72 / La Morte e la Vita dopo la Morte

sua famiglia, quando un grosso camion sopraggiunse e gli passò letteralmente sopra. Fu in quell'attimo che egli si vide gravemente fe­ rito sulla strada, a osservare la scena dell'incidente dal­ l'altezza di qualche metro. E nello stesso istante la sua intera famiglia gli ap­ parve in un bagliore di luce :

nei loro sorrisi c'era

un incredibile amore, e loro si limitavano a manifestar­ gli la loro presenza, senza comunicare a parole, ma ren­ dendolo partecipe con la trasmissione del pensiero, del­ la gioia e della felicità della loro nuova esistenza. L'uomo non ci seppe dire per quanto tempo durò quella sua riunione con la famiglia. Ma fu tanto sba­ lordito dal fatto che erano sani, belli, radiosi, dalla con­ statazione che accettavano la sua attuale condizione di vita, che lo amavano incondizionatamente, che fece vo­ to di non toccarli, di non raggiungerli, ma di rientrare nel suo corpo ( fisico) e promise che avrebbe raccontato a tutti la sua esperienza, per redimersi dal peccato di due anni trascorsi a tentare di suicidarsi. Dopo aver fatto questo voto, vide il camionista trasportare il suo corpo, vide arrivare l'ambulanza, si vide portare al re­ parto rianimazione dell'ospedale e deporre su una ba­ rella. E fu in rianimazione che rientrò finalmente nel suo corpo, si liberò delle cinghie che lo legavano e usd dal reparto con le sue gambe, senza soffrire di delirium tremens o di qualunque altro effetto dell'abuso di dro­ ga o di alcool. Si senti guarito e integro e fece il pro­ posito di non morire prima di aver condiviso la sua

La vita, la morte e la vita dopo la morte / 73

certezza dell'esistenza di una vita dopo la morte con quante persone volessero ascoltarlo. Dopo aver letto un articolo di giornale che parlava della mia presenza a Santa Barbara, mi aveva mandato la sua richiesta. E quando gli permisi di raccontare la sua esperienza, egli poté mantenere la promessa fatta quando aveva potuto riunirsi felicemente alla sua famiglia, anche se per po­ co tempo. Non sappiamo che ne sia stato di quest'uomo, ma non dimenticherò mai la sua gioia, la sua gratitudine

e

la luce nei suoi occhi quando gli fu permesso di en­ trare nell'auditorio senza problemi, senza che si diffidas­ se di lui, consentendogli di raccontare a centinaia di persone che egli sapeva per certo che il nostro corpo fisico è solo il guscio che racchiude il nostro io im­ mortale.

È naturale chiedersi che cosa accade dopo la morte. Abbiamo studiato bambini molto piccoli, che non avevano ancora letto il libro di Moody, né avevano avu­ to l'opportunità di leggere articoli o di ascoltare rac­ conti come quello di quest'uomo. Anche il nostro pa­ ziente piu piccino, un bimbo di due anni, ci raccontò quello che aveva sperimentato e che chiamava il mo­ mento della morte. La sola differenza fra persone di diversa formazione religiosa è la presenza di certe fi­ gure religiose, e il bimbo di due anni è forse il no­ stro esempio migliore. Egli ebbe una violenta reazione a un medicamento somministratogli da un medico in ambulatorio e fu dichiarato morto. Mentre il medico e

74 / La Morte e la Vita dopo la Morte

la madre aspettavano l'arrivo del padre, la madre ca­ rezzava disperatamente il suo piccolo, piangeva, singhioz­ zava, si disperava. Dopo quella che parve un'eternità, il piccino di due anni apri gli occhi e disse con paro­ le che sarebbero state piu adatte ad un vecchio saggio: « Mammina, ero morto. Ero in un luogo bellissimo e non volevo ritornare. Ero con Gesu e Maria. E Maria mi ripeteva che per me non era ancora giunta l'ora, che dovevo ritornare, ma io cercavo di ignorarla e lei lo capi, mi prese dolcemente per mano e mi allonta­ nò da Gesu dicendo:

" Devi ritornare indietro, Peter,

devi salvare la tua mamma dal fuoco "

».

Fu in quel

momento che Peter apri gli occhi e disse con voce piena di gioia: « Sai, mamma, quando mi fu detto que­ sto, sono tornato a casa di corsa

».

Questa madre non riusd a raccontare questo fatto per tredici anni ed era molto depressa perché aveva frainteso quello che Maria aveva detto a suo figlio. Ave­ va capito che suo figlio era colui che doveva salvarla dal fuoco dell'inferno. Non riusciva a capire perché fosse destinata ad andare all'inferno, dato che era una buona credente e lavorava sodo. Tentai di spiegarle che lei non capiva il linguaggio simbolico, che questo era un dono speciale di Maria che, come tutti gli esseri del regno spirituale, ama incondizionatamente, non condan­ na e non critica, come invece fanno gli esseri umani. Le chiesi di smettere per un attimo di pensare e di permettere al suo lato intuitivo di rispondere, poi le chiesi: « Che cosa avrebbe fatto se Maria non le aves-

La vita, la morte e la vita dopo la morte l 75

se rimandato indietro Peter tredici anni fa? ». Si mise le mani nei capelli e gridò: « Oh, mio Dio, mi sarei trovata fra le fiamme dell'inferno ». Non occorre che vi dica che non ci fu bisogno di chiederle: « Ora ca­ pisce che Maria l'ha salvata dal fuoco ? ». Le Scritture sono piene di esempi di linguaggio sim­ bolico, e se la gente ascoltasse di piu il proprio lato intuitivo spirituale e non ostacolasse la comprensione di questi bellissimi messaggi con la propria negatività, le proprie paure, i propri sensi di colpa, la propria esi­ genza di punirsi, comincerebbe a capire lo splendido linguaggio simbolico che i moribondi usano quando vo­ gliono metterei a parte delle loro necessità, della loro conoscenza, della loro consapevolezza. Non occorre dire che un bambino ebreo probabil­ mente non vedrebbe Gesu, che un bimbo protestante non vedrebbe Maria, non perché loro si disinteressano di questi bambini, ma perché ci viene dato sempre ciò di cui abbiamo maggior bisogno. Coloro che d vengono incontro sono quelli che abbiamo amato e che ci han­ no preceduto nella morte. Dopo aver incontrato le persone che abbiamo ama­ to e la nostra guida, o angelo custode, passiamo at­ traverso un ' passaggio simbolico, spesso descritto come un

tunnel. Per alcune persone si tratta di un fiume,

per altre di un cancello, ma ad ognuno toccherà quel­ lo che per lui è piu simbolicamente appropriato. Nel mio caso personale si trattò naturalmente di un passo di montagna con fiori selvatici, solo perché la mia con-

76 / La Morte e la Vita dopo la Morte

cezione del paradiso include montagne e fiori selvatici, che mi davano tanta felicità quando da bambina vivevo in Svizzera. Dipende dalla nostra formazione.

Dopo questo passaggio adatto a ciascuno, che per semplificare possiamo chiamare tunnel, ci avviciniamo ad una fonte di luce che molti dei nostri pazienti de­ scrivono ed io stessa sperimentai

come una esperien­

za bellissima e indimenticabile di trasformazione del­ l'esistenza, chiamata coscienza cosmica. Alla presenza di questa luce che la maggior parte delle persone del no­ stro emisfero occidentale ha definito Cristo, Dio, amo­ re, o anche Grande Luce, noi siamo circondati da amore, compassione e comprensione incondizionati. E in presenza di questa luce, che è fonte di pura energia spirituale e non piu di energia fisica o psi­ chica, ( l'energia spirituale non può essere né creata né manipolata dagli esseri umani. È una condizione in cui non esiste negatività. Ciò significa che per quanto cat­ tivi siamo stati nella nostra esistenza terrena, per quan­ to colpevoli ci sentiamo, non siamo capaci di sperimen­ tare sentimenti negativi. È anche impossibile essere condannati da quella luce che molti chiamano Cristo o Dio, poiché si tratta di amore totale e incondizio­ nato), è, ripeto, in presenza di questa luce che dive­ niamo consapevoli del nostro potenziale, di come po­ tremmo essere, di come avremmo potuto vivere.

È in questa presenza che ci circonda di compas­ sione, di amore e di comprensione che ci viene chie­ sto di riesaminare e valutare la nostra vita, ora che

La

vita, la morte e la vita dopo la morte / 77

non siamo pm legati alla nostra mente o al nostro cer­ vello fisico, né limitati da un corpo terreno. Ancora una volta percepiamo e giudichiamo ogni pensiero, ogni pa­ rola e ogni gesto della nostra esistenza terrena. E con­ temporaneamente siamo anche consci di che cosa essi abbiano significato per gli altri. In presenza dell'energia spirituale non ci

serve

piu una forma fisica e allora lasciamo il corpo eterico e ridiventiamo ciò che eravamo prima di nascere e che saremo per l'eternità, ciò che siamo stati fra le sin­ gole vite terrene, e che saremo quando ci riuniremo alla fonte, a Dio, in una parola quando avremo rag­ giunto la nostra destinazione.

È importante capire che dal momento della nasci­ ta fino a quando ci riuniremo a Dio, noi manteniamo la nostra identità e la nostra struttura energetica, e che nei miliardi di persone esistenti in questo universo e in questo mondo non vi sono due strutture energetiche uguali, nemmeno nei gemelli identici. Se qualcuno du­ bita della grandezza del nostro Creatore, dovrebbe con­ siderare che genio ci vuole per creare miliardi di strut­ ture energetiche fra le quali non ve ne sono due ugua­ li. Questa è l'unicità dell'essere umano. L'unica cosa a cui potrei paragonare questo miracolo è il numero di fiocchi di neve, sapendo che non ve ne sono due uguali. Ho avuto il privilegio di constatare con i miei oc­ chi in pieno giorno la presenza di centinaia di queste strutture energetiche, simili al fluttuare di una serie

78 / La Morte e la Vita dopo la Morte

di diversissimi fiocchi di neve, con le loro luci diverse, i diversi colori, forme e dimensioni. Ecco come siamo dopo morti, e come eravamo prima di nascere. Non occorre né spazio né tempo per andare da una stella all'altra, dal pianeta terra a un'altra galassia. E le strutture energetiche possono persino essere qui con noi. Se solo avessimo occhi capaci di vederle, ci ren­ deremmo conto che non siamo mai soli, che siamo cir­ condati da queste entità che ci guidano, ci amano, ci proteggono, tentano di dirigerci, per aiutarci a restare sulla strada giusta che ci porta a raggiungere la no­ stra destinazione. Forse in momenti di grande sofferenza, di grande dolore o di grande solitudine riusciamo a sintonizzar­ ci e ci accorgiamo della loro presenza. Possiamo co­ municare con loro di notte, prima di addormentarci, chiedendo loro di risponderei in sogno, alle domande che avremo posto prima di prender sonno. Coloro che sono riusciti a sintonizzarsi sanno che a molte doman­ de è stato risposto in questo modo. E man mano che ci sintonizziamo meglio con la nostra entità interiore, con la nostra componente spirituale, è facile capire che possiamo ottenere aiuto e guida dal nostro Io che tut­ to sa, quella componente immortale che chiamiamo far­ falla. Permettetemi ora di raccontarvi alcune delle mie esperienze mistiche che mi hanno aiutata veramente non a credere, ma a sapere, che tutte queste esistenze oltre il regno della nostra conoscenza scientifica sono auten-

La

vita, la morte e la vita dopo la morte / 79

tiche, sono realtà, sono qualcosa alla portata di tutti gli esseri umani. Debbo chiarire che nei miei anni gio­ vanili io non avevo akuna nozione di una coscienza superiore. Non ho mai avuto un guru, anzi, non sono mai stata capace di meditare, fatto che è fonte di grande pace e comprensione per molte persone, non solo in Oriente, ma anche e sempre piu nel mondo occiden­ tale. È vero che mi interiorizzo completamente quando comunico con pazienti moribondi, e forse quelle mi­ gliaia di ore durante le quali sedevo accanto a loro senza che niente e nessuno potesse distrarci, erano qual­ cosa che potrebbe essere definita meditazione. Se è co­ sf, allora ho meditato per moltissime ore. Ma sincera­ mente non credo che occorra salire sulla cima di un monte, o vivere come un eremita, o andare in India o avere un guru per avere queste esperienze mistiche. Credo sinceramente che ogni essere umano consista in un lato fisico, uno emotivo, uno intellettuale e uno spirituale. Credo pure che se riusciamo ad imparare ad esteriorizzare i nostri sentimenti e le nostre emozioni innaturali, il nostro odio, la nostra angoscia, i nostri tormenti irrisolti e gli oceani di lacrime non versate, allora potremo ridiventare ciò che avremmo dovuto es­ sere, cioè esseri umani consistenti di quattro aspetti che lavorano insieme in perfetta armonia. Ciò avviene solo se impariamo ad accettare la parte fisica che è in noi, se amiamo e accettiamo il nostro corpo fisico, se siàmo capaci di esprimere le nostre emozioni natu-

80 / La Morte e la Vita. dopo la Morte

1\

rali senza essere ostacolati dal nostro corpo, senza es­ serne sminuiti, quando piangiamo, quando esprimiamo collera, quando siamo gelosi e ci sforziamo di emula­ re l'altrui comportamento, gli altrui talenti o doti. Dob­ biamo capire che esistono solo due paure naturali, quel­ la di cadere e quella dei rumori forti e che tutte le altre paure ci sono state indotte dagli adulti che proiet­ tavano su di noi le loro ansie, trasmettendole da una generazione all'altra. La cosa piu importante è imparare ad amare incon­ dizionatamente e ad essere amati allo stesso modo. La maggior parte di noi è stata allevata come una mere­ trice. Ti amo

«

se ». E questo

«

se » ha rovinato e

distrutto piu vite di qualsiasi altra cosa sul pianeta terra. Ci prostituisce, ci fa sentire che possiamo com­ perare l'amore col buon comportamento o con i buoni voti. In questo modo non riusciremo mai a sviluppare un senso di amore e gratificazione per noi stessi. E quando non siamo stati capaci di soddisfare gli adulti, siamo stati puniti

invece di ricevere un insegnamento

a far meglio dettato dali' affetto. I nostri maestri spirituali ci hanno fatto notare che se fossimo stati allevati con amore incondizionato e affettuosa disciplina non avremmo mai temuto le tem­ peste della vita. Non avremmo avuto paura, sensi di colpa, ansie, che sono i soli nemici autentici dell'uomo. Come ho già detto, non cercavo un guru, e non ten­ tavo di meditare o di raggiungere uno stato di coscien­ za superiore. Ma ogni volta che un paziente o una si-

La

vita, la morte e la vita dopo la morte l 81

tuazione della vita mi facevano constatare una negati­ vità in me stessa, cercavo di liberarmene. Cosi finalmente raggiungevo l'armonia fra i miei lati fisico, emotivo, spi­ rituale e intellettuale. E mentre facevo le faccende di casa e tentavo di mettere in pratica quello che inse­ gno, venivo gratificata con sempre piu numerose espe­ rienze mistiche, il che significa entrare in contatto con

il mio sé intuitivo spirituale che tutto sa e tutto com­ prende. Ma ero anche in grado di entrare in contatto con le guide che provengono dal mondo etereo e aspet­ tano solo un'occasione non solo di offrirei conoscenza e direttive, ma anche di aiutarci a capire il senso del­

l

la nostra vita e del nostro destino, per metterei in

l

condizioni di assolvere i nostri compiti nel corso di una sola vita, cosi da non dover ritornare per imparare le lezioni che non siamo riusciti ad imparare in que­ sta esistenza. Una delle mie prime esperienze avvenne durante una

ricerca scientifica in cui mi fu concesso di avere espe­ rienze extracorporee, indotte da mezzi iatrogeni in un laboratorio della Virginia, sotto l'osservazione e il con­ trollo di vari scienziati scettici. Fu durante una di queste esperienze extracorporee che venni richiamata dal direttore degli esperimenti che pensava che fossi uscita dal mio corpo troppo ve­ locemente e troppo presto. Con mio grande sgomento egli interfed con le mie esigenze e con la mia perso­ nalità. Al secondo tentativo di avere un'esperienza extra­ corporea, ero decisa ad evitare un intervento estraneo

82 / La Morte e la Vita dopo la Morte

autoinducendomi ad uscire dal corpo piu veloce della ·

luce e ad andare piu lontano di quanto

un

essere uma­

no fosse mai andato in un'esperienza del genere. Im­ mediatamente, nell'attimo stesso in cui l'esperimento iniziò, lasciai letteralmente il mio corpo e mi mossi a velocità incredibile. L'unico ricordo che avevo al mio rientro nel corpo fisico era la parola Shanti Nilaya. Non avevo idea di che cosa significasse, né avevo idea di dove fossi stata. L'unica sensazione che avevo era di essere stata curata e guarita da un'occlusione intestinale e anche da un'er­ nia del disco dolorosissima che m'impediva perfino di raccogliere un libro dal pavimento.

Quando l'espe­

rienza si concluse, l'occlusione era guarita e io ero in grado di sollevare dal pavimento un sacco di zucchero di 50 chili senza avvertire alcun dolore. Mi dissero che ero raggiante, che sembravo piu giovane di vent'anni e tutti i presenti volevano farmi delle domande sulla mia esperienza. Io non avevo idea di dove fossi stata fi­ no alla notte dopo l'esperimento. Trascorsi quella notte da sola in una locanda soli­ taria nella foresta delle Blue Ridge Mountains, e gra­ dualmente e non senza paura fui pervasa dalla consa­ pevolezza che nella mia esperienza extracorporea ero an­ data troppo lontano e che ora dovevo accettare le con­ seguenze delle mie scelte. Tentai di combattere il son­ no durante la notte, perché avevo quasi la sensaziOne interiore che la

«

cosa » sarebbe accaduta, pur senza

sapere che cosa potesse essere la

«

cosa ».

La vita, la morte e la vita dopo la morte / 83

Nell'attimo in cui mi lasciai andare, ebbi probabil­ mente la piu dolorosa e solitaria esperienza che un es­ sere umano possa avere. Rivissi nel senso piu vero del­ la parola le migliaia di morti dei miei mille pazienti, quelli che avevo assistito fino a quel momento. Fu un'agonia totale, fisica, spirituale, emotiva e intellettua­ le, con incapacità di respirare, con un ripiegamento to­ tale del mio corpo, un terribile dolore fisico e una totale conoscenza e coscienza di essere lontana da ogni essere umano in grado di aiutarmi. Dovevo quindi su­ perare quella notte da sola. Durante quelle ore terribili ebbi soltanto tre pause. Era come avere dolori da travaglio, senza un istante di respiro fra l'uno e faltro. Nei tre brevi momenti in cui potei respirare accaddero alcuni fatti simbolici che capii solo piu tardi. Durante la prima sosta implorai una spalla a cui appoggiarmi. E mi aspettavo che apparisse la spalla si­ nistra di un uomo su cui avrei potuto appoggiare il capo per sopportare meglio i miei dolori. Nello stesso istante in cui chiedevo una spalla a cui appoggiarmi una voce profonda, compassionevole e severa disse sem­ plicemente:

« Non ti sarà concessa ».

Un'infinità di tempo dopo ebbi un'altra pausa, e questa volta chiesi una mano da stringere. Di nuovo mi aspettavo che apparisse una mano alla destra del mio letto. Avrei potuto aggrapparmici e sopportare me­ glio la sofferenza. E la stessa voce disse: « Non ti sa­ rà concessa ».

84 l La Morte e la Vita dopo la Morte

La terza ed ultima volta che potei respirare presi per un attimo in considerazione l'idea di chiedere la punta di un dito. Ma dato il mio temperamento dissi : « No, se non posso avere la mano, non voglio nemme­ no la punta del dito ». Per punta del dito intendevo naturalmente la consapevolezza della presenza di un es­ sere umano con la sicurezza di non potermi aggrappa­ re nemmeno alla punta del dito. Per la prima volta nella mia vita divenne un fatto di fede, e la fede ave­ va a che fare con la profonda certezza interiore di ave­ re la forza e il coraggio di sopportare quella sofferenza da sola. Ma ero anche sicura che non ci viene mai in­ flitto piu di quanto possiamo sopportare. Capii improv­ visamente che tutto ciò che dovevo fare era smettere di lottare, smettere di ribellarmi, e passare dalla ribel­ lione a una positiva sottomissione pacifica, alla capa­ cità di dire solo « Sf ». Nell'attimo in cui feci questo, il dolore scomparve, il respiro divenne piu facile. Il dolore fisico cessò nel­ l'attimo stesso in cui dissi « Sf », non con la voce, ma col pensiero. E invece delle mille morti vissi un'espe­ rienza di rinascita che è al di là di ogni descrizione possibile. Cominciò con una pulsazione o vibrazione rapidis­ sima della mia zona addominale, che si diffuse a tutto il corpo, poi si estendeva a tutto ciò che i miei oc­ chi sfioravano, al soffitto, alla parete, ai pavimenti, al mobilio, al letto, alla finestra, · al cielo fuori dalla fi­ nestra, a tutti gli alberi, e infine a tutto il pianeta

La vita, la morte e la vita dopo la morte / 85

terra. Era come se la terra intera vibrasse velocissima­ mente in ogni molecola. Nello stesso momento davan­ ti a me apparve qualcosa che sembrava un bocciolo di fiore di loto che si apriva in un bel fiore colorato. E dietro al fiore apparve la luce di cui i miei pazienti parlavano cosf spesso. Mentre mi avvicinavo a quella luce attraverso il fiore di loto, gradualmente e lenta­ mente mi fusi con quell'incredibile amore incondiziona­ to, con quella luce, e divenni tutt'uno con essa. Nel momento in cui mi fusi con quella fonte di luce, le vibrazioni cessarono. Fui avvolta da una gran­ de pace e caddi in un sonno profondo, simile alla tran­ ce, dal quale mi risvegliai sapendo che dovevo indos­ sare un abito, mettere i sandali e camminare giu per la collina e che questo sarebbe accaduto quando il sole fosse spuntato all'orizzonte. Circa un'ora e mezza dopo mi svegliai da un bre­ ve riposo, mi misi l'abito e i sandali, scesi la collina e sperimentai forse la piu grande estasi che esseri uma­ ni possano mai sperimentare sul piano fisico. Ero in uno stato di amore e ammirazione totale della vita in­ torno a me. Amavo ogni foglia, ogni nuvola, ogni filo d'erba, ogni creatura vivente. Sentivo il pulsare dei sas­ solini sul sentiero, e camminavo al di sopra dei sas­ solini, dicendo loro : « Non posso poggiare i piedi su di voi, non posso farvi male » . Quando raggiunsi la base della collina, mi resi conto che percorrendo quel sentiero non avevo mai toccato terra. Ma non c'erano dubbi sulla autenticità di questa esperienza, era sempli-

86 / La Morte e la Vita dopo la Morte

cemente un rendersi conto di una coscienza di vita esi­ stente in ogni cosa viva e di un amore che non si può descrivere a parole. Mi ci vollero vari giorni per ritornare ad una esi­ stenza fisica fatta di banalità come lavare i piatti, fare il bucato, cuocere un pasto per la mia famiglia. E ci vollero vari mesi prima che potessi tradurre in parole la mia esperienza e farne partecipe un gruppo compren­ sivo e non critico, un gruppo che mi invitò a tenere una conferenza sulla psicologia transpersonale a Berkeley, Ca­ lifornia. Dopo che ebbi raccontato la mia esperienza le venne data una definizione. Fu chiamata coscienza co­ smica e come sempre dovetti andare in biblioteca, cer­ care un libro che avesse lo stesso titolo per capire il livello intellettuale, il significato di tale condizione. Mi dissero anche che la parola Shanti Nilaya che mi era stata data quando mi ero fusa con l'energia spirituale, la fonte di tutta la luce, significa la dimora finale della pace, dove tutti ritorneremo quando avremo superato tutti i dolori, tutte le sofferenze e dove potremo libe­ rarci del dolore e divenire quello per cui eravamo sta­ ti creati : esseri i cui vari aspetti sono in armonia, esseri che capiscono e che amano. Il vero amore non ha esi­ genze e non ha

«

se ». Se potessimo capire questo tipo

di amore, allora tutti saremmo integri e sani e tutti saremmo in grado di realizzare il nostro destino nel­ l'arco di una sola vita. Questa esperienza ha segnato e cambiato la mia vi­ ta in un modo che è difficile esprimere a parole. Ma

LA

vita, la morte e la vita dopo la morte / 87

penso che sia stato grazie a questa esperienza che ho capito che anche se dovessi trasmettere ad altri la mia conoscenza della vita dopo la morte, dovrei letteralmen­ te passare per mille morti, perché la società in cui vivo tenterebbe di distruggermi. Tuttavia l'esperienza e la conoscenza, la gioia, l'amore e l'emozione successi­ ve a questi timori sarebbero ricompense di gran lun­ ga superiori a qualunque dolore .

«

New Age » /

La

coscienza del

2000

Collana diretta da Paola Giovetti Jacob von Uexkiill

Il Premio Nobel alternativo Le

soluzioni per i grandi problemi del nostro

tempo

Il Premio Nobel alternativo è stato ideato alla fine de­ gli anni settanta da J. v. Uexkiill, il quale si è reso conto che il Nobel tradizionale era in gran parte collegato ai progetti legati all'economia e alla guerra. Egli allora sugged che fosse istituito un premio per la salvaguardia del­ l 'ambiente e la crescita spirituale, un premio per le per­ sone, le organizzazioni e i movimenti che lavorano per un'esistenza degna dell'uomo ed elaborano soluzioni e mo­ delli pratici, specie con riferimento ai paesi a diverso svi­ luppo. Non scoperte e soluzioni di punta utili solo a poche persone, ma soluzioni e progetti che aiutino molte persone a vivere nel modo giusto. Il Nobel alternativo viene assegnato ogni anno a chi contribuisce a creare un giusto modo di vivere per il maggior numero possi­ bile di persone; l 'idea di base è contribuire a risanare il pianeta su cui viviamo e rendere la vita piu calda, utile, ricca di qualità spirituali, piu meritevole di essere vissuta. La soluzione ormai urgente ai grandi problemi di oggi ha bisogno di iniziative come queste, che propongo­ no alternative alle concezioni materialistico-meccanicistiche che dominano attualmente la società e contribuiscono a creare la nuova coscienza dell'umanità del Duemila.

Edizioni Mediterranee - Roma - Via Flaminia,

158

«

New Age » / La coscienza del

2000

Collana diretta da Paola Giovetti

Frédéric Lione!

I p o tesi per il

2000

L'alba di un nuovo Rinascimento

Quest'opera è dedicata alla ricerca dell'età nuova, della nuova coscienza, quella con la quale ci troviamo attual­ mente confrontati e che appare piu importante, piu pro­ fonda e piu

risolutiva delle altre . L'uomo è in

crisi

profonda, e piu che mai si impone una svolta. Frédéric Lione! analizza lucidamente questa crisi, indicando però subito le vie per uscirne e conducendo passo dopo pas­ so il lettore verso l'intuizione di quella che potrà essere la coscienza del Duemila: un altro modo di intendere la scienza, che non dovrà piu essere separata da filosofia e religione, e un diverso e piu rispettoso approccio alla na­ tura, un piu generoso rapporto col prossimo, una mag­ giore vicinanza a Dio. Questo libro è un'opera stimolan­ te, realistica e positiva, il cui significato è compiutamente espresso dalle parole dell'Autore:

«

Possa il nuovo Rina­

scimento smentire i profeti che si compiacciono di pre­ dire prossime catastrofi!

».

Edizioni Mediterranee - Roma - Via Flaminia,

1 58

«

New Age » / La coscienza del

2000

Collana diretta da Paola Giovetti Jean E. Charon

Il Tutto Lo Spirito la Materia

Jean E . Charon ha compiuto un importante passo in avan­ ti, nel confermare ancora una volta la sua Relatività com­ plessa utilizzando i computers dell'Università Concordia, a Montréal. La Relatività complessa è, innanzitutto, la « grande

unificazione

»

che,

dopo

l'obiettivo sostanziale della Fisica:

Einstein,

è

divenuta

le interazioni deboli,

elettromagnetiche, forti e gravitazionali, vengono « unifi­ cate

»

all'interno di uno stesso modello della Teoria, nello

sviluppo dei modelli « a dimensioni nascoste

»

proposti

recentemente da Abdus Salam (Premio Nobel per l'unifi­ cazione delle interazioni deboli, elettromagnetiche) e John Schwarz. La Relatività complessa dimostra tuttavia un fat­ to importante: l'unificazione non sembra possibile (la gra­ vitazione aveva fin qui eluso tutti gli sforzi) senza che si attribuiscano al modello della Materia delle proprietà di memoria

cumulativa e

previsionale.

Viviamo,

insomma,

secondo l'esperienza, in un Universo non soltanto « ma­ teriale

»,

ma anche spirituale. Si tratta di un risultato di

estrema importanza, che non mancherà di avere, negli an­ ni futuri, una profonda influenza su tutte le discipline della Conoscenza : la Vita e ciò che siamo nell'Universo. Edizioni Mediterranee - Roma - Via Flaminia, 1 58

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New Age » / La cosczenza del

2000

Collana diretta da Paola Giovetti Hugo Makibi Enomiya Lassalle

Vivere in una nuova coscienza L'incontro tra Est e Ovest La spiritualità del Terzo Millennio

Questo volume contiene testi scelti tra le opere,

saggi

e le conferenze del Padre gesuita e Maestro Zen Hugo Makibi Enomiya Lassalle ;

è un'opera che può favorire

la nascita della nuova coscienza verso la quale l'umanità si sta muovendo . L 'Autore delinea un quadro grandioso e permeato di religiosità profonda:

l'uomo, che è pas­

sato dalla conoscenza magica a quella mitica, e quindi a quella mentale, attualmente sta facendo sua la quarta dimensione, che è mistica e a-temporale, e porta con sé la consapevolezza fondamentale dell'aldilà, del trascenden­ te e del divino. Padre Lassalle disegna l'immagine del­ l'uomo nuovo, che auspica schietto, libero e senza pre­ giudizi; capace di pensare in termini mistici, cioè intui­ tivi e diretti, senza costrizioni né intermediari. Che tutto questo si realizzi è d'importanza fondamentale per l 'uma­ nità, se vuole progredire nella sua evoluzione e coope­ rare al progetto divino . Come San Paolo, anche Padre Lassalle dice infatti ai suoi lettori : mezzo di un nuovo pensiero!

«

Trasformatevi per

».

Edizioni Mediterranee - Roma - Via Flaminia,

1 58

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New Age

/

»

La

coscienza del

2000

Collana diretta da Paola Giovetti Paola Giovetti

Findhorn Un modello di vita per l'uomo del Duemila

La storia di Findhorn in Scozia dagli inizi fino ad og­ gi :

una Comunità sorta in un modo che ricorda molto

da vicino le fiabe di antica memoria, cioè attraverso la collaborazione con gli

«

spiriti della natura

».

L'incontro

con questi mitici Esseri nei quali l'uomo ha sempre cre­ duto, ha dato risultati reali e concreti, poiché sulla sab­ bia spazzata dal vento della costa scozzese si è verificata la crescita strabiliante dei prodotti dell'orto e del giardi­ no, a significare il fatto che se si tratta la natura con rispetto e si collabora con lei si può coltivare anche nel deserto. Questo miracolo agricolo ha avuto lo scopo di attirare l'attenzione del mondo su quanto stava avvenen­ do su quel piccolo lembo di terra; una volta raggiunto tale scopo Findhorn si è gradualmente

avviata per la

sua strada autentica, quella che doveva trasformarla in una scuola di

vita

dove si mostra e si insegna quale

potrebbe essere la coscienza degli anni Duemila:

una co­

scienza caratterizzata da un diverso, piu profondo e sen­ tito rapporto con la natura, col prossimo, col Trascen­ dente. Un insegnamento importante, un progetto educa­ tivo che sta riscuotendo un interesse crescente e attira un numero sempre maggiore di persone.

Edizioni Mediterranee - Roma - Via Flaminia, 158

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New Age » /

coscienza del

La

2000

Collana diretta da Paola Giovetti Manuel David Coudris

Vi sto parlando Colloqui tra madre

e figlio prima della nascita

Un nascituro parla a tutte le madri e a tutti i padri del mondo . Il presente libro racconta questa unica, insolita esperienza di una madre in attesa, avvenuta nella prima­ vera del 1984 in Austria.

Il nucleo centrale del libro

è rappresentato dalle annotazioni quotidiane effettuate du­ rante la

meditazione,

della comunicazione interiore

tra

Mirabelle Coudris e suo figlio nascituro. Qui per la pri­ ma volta,

un

embrione



informazioni

sulle proprie

esperienze e possibilità nel grembo materno . Per rende­ re possibile una migliore comprensione, i genitori han­ no corredato in numerosi messaggi di Manuji (in sanscri­ to: ornino) di un commento cronologico. Un notevole do­ cumento della letteratura sulla psicologia prenatale nonché dell'orientamento spirituale della Nuova Era. Un'esperien­ za profonda per ogni lettore aperto ai fenomeni spirituali.

Edizioni Mediterranee - Roma - Via Flaminia,

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NEW AGE ..Uil,.illiiDili+41Iiii.. Collana diretta da Paola Giovetti La collana New Age è dedicata a coloro i quali sipongono ilproblema di come potrà e dovrà essere il nostro prossimo futuro e destderano assumersene la loro parte di responsabilità ELISABETH KÙBLER-ROSS Svizzera di nascita, Elisabeth Kiibler Ross vive da molti anni negli Stati Uniti. È psichiatra e ha svolto un lavoro pionieristico nel campo dell'assistenza ai malati terminali e della ricerca sulla morte e il morire. Per questi suoi lavori scientifici le sono state conferite da varie università lauree ad honorem. Grazie al suo impegno e alla sua instancabile attività, l'assistenza ai morenti e la ricerca sulla morte sono divenuti di grande attualità.



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1.0 1.0 o 1.0 o !D :J ::.::

LA MORTE E LA VITA DOPO LA MORTE La nascita ad una nuova vita Nel campo della ricerca sulla morte, la dottoressa Elisabeth Kiibler-Ross si è meritatamente conquistata molta fama. Le innumerevoli ore che ha trascorso accanto a pazienti allo stadio terminale le hanno consentito di fare « scoperte che sono in seguito state confermate da altri ricercatori e che sono ormai patrimonio acquisito di questo campo di studio. Elisabeth Kiibler Ross non ha esitato a mettere a repentaglio il suo buon nome di scienziata affermando ciò che le esperienze dei morenti le avevano insegnato: cioè che la morte in realtà non esiste. « La morte », dice, « è un passaggio a un altro stato di coscienza, in cui si continua a sentire, a percepire, a vedere, a udire, a capire, a ridere e in cui si è impegnati a continuare a crescere psichicamente e spiritualmente ». « Per tanti secoli » , dice anche Elisabeth Kiibler Ross, « si è cercato di convincere la gente a credere alle cose ultra terrene. Per me non è più questione di credere, ma di sapere: la morte è soltanto il passaggio ad una casa più bella! »

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9 788890 850554

L. 1 5 .000