Pro e contro Martin Luther King

Unanimemente riconosciuto apostolo instancabile della resistenza non violenta, eroe e paladino dei reietti e degli emarg

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Italian Pages 162 Year 1972

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Pro e contro Martin Luther King

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PRO E CONTRO

M.L.KING a cura di Guido Gerosa

Di prossima pubblicazione:

DE GAULLE HIROHITO

CASTRO

Sono già usciti

STAUN D KENNEDY D MAO D HITLER D CHURCHILL GIOVANNI XXIII D FRANCO D MARX D GANDHI LENIN D ROOSEVELT D MUSSOLINI D BEN GURION

ARNOLDO MONDADORI EDITORE S.p.A.

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I DOSSIER MONDADORI DIRETTORE

Enzo Orlandi REDAZIONE

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IMPAGINAZIONE

Bruno Acqualagna, Giovanni Melada

ICONOGRAFIA VOLUME LUTHER KING Giovanni Melada

© Arnoldo Mondadori Editore 1972 Pubblicazione mensile, registrata al Tribunale di Milano N. 301 del3.9.71 Spedizione in abbonamento a tariffa editoriale ridotta autorizz. N. 12 5 782 / del25.6.1971 Direzione P.T. Verona Direttore Responsabile: Enzo Orlandi

M.L.KING

MONDADORI

MARTIN LUTHER KING Jr . nacque "negro"- come scris­ se lui stesso- illS gennaio 1 929 ad Atlanta (Georgia), nel Profondo Sud degli Stati Uniti . Suo padre era il reverendo Martin Luther King senior, predicatore della Ebenezer Bap.,. tist Church , e sua madre la maestra Alberta Williams . I King erano arrivati in America nella seconda metà dell'Ot­ tocento : un piccolo nucleo sperso fra i molti milioni di schiavi che durante il secolo avevano lasciato le foreste del­ l'Africa per i campi di cotone del Nuovo Mondo . La condi­ zione dei King, a differenza di quella di tanti negri, non fu

Quattordici milioni di anime morte « Tre milioni di negri furono mandati verso il Nuovo Mondo nel diciassette­ simo secolo, sette milioni nel diciot­ tesimo, quattro milioni nel dicianno­ vesimo. Pagine amare vennero scritte nei porti d'imbarco lungo le coste del­ l'Africa occidentale. Scene di dispera­ zione, lotte furiose, tentativi di fuga all'ordine del giorno. Molti prigionieri si gettavano in acqua, preda dei pe­ scecani. Altri morivano di stenti e di malattie durante il viaggio » (Giusep­ pe Josca, Martin Luther King, Della Volpe Editore 1968).

Crolla in America la coltura negra L'operazione schiavismo negli Stati Uniti fu un colpo mortale inferto alla cultura negra. « Le famiglie degli schiavi erano disperse e la continuità della cultura era totalmente interrot­ ta. I negri rapiti e trasportati di forza sulle rive americane non furono sol­ tanto spogliati del loro retaggio cul­ turale, ma rapidamente persero persi­ no la conoscenza delle loro lingue ma-

terne africane. Furono costretti ad a­ dottare la lingua e la cultura dei pa­ droni. In breve, i negri americani so­ no stati vittime di un imperialismo culturale che non ha lasciato sussiste­ re che dei lontani vestigi - essenzial­ mente musicali - delle antiche cul­ ture africane » (Robert L. Alleo, Black Awakening in Capitalist America, Dou­ . bleday 1969).

Il deca l ogo del Profondo Sud Le leggi del Sud decretavano che il negro non poteva entrare nelle scuo­ le, nei teatri, nei parchi, salire sui tram, frequentare gli alberghi dell'uo­ mo bianco. Doveva scendere dal mar­ ciapiede per cedergli il posto, ammuc­ chiarsi in fondo agli autobus, accon­ tentarsi dei posti di lavoro piu umili e piu mal pagati. « Nel 1913 il " Nea­ le's Monthly Magazine " cristallizzò co­ si il " credo " dei bianchi del Sud: l. Il sangue parla da sé. 2. ·La razza bianca deve dominare. 3. I popoli sassoni sono a favore della purezza della razza. 4. II negro è inferiore e tale rimarrà. S. Questa terra è dell'uomo bianco. 6. Nessuna uguaglianza sociale. 7. Nessuna uguagLianza politica. 5

mai disperata . Nel 1 880 James Albert King era mezzadro in una piantagione di Stockbridge, nell'entroterra di Atlanta. Il secondo dei suoi dieci figli fu il padre di. Martin . Egli aveva una mentalità diversa da quella dei negri della vec­ chia generazione . Provava esecrazione per il ghetto : « Noi sgobbiamo in dodici per tutta la settimana, eppure siamo sempre pieni di debiti e viviamo in una capanna . Perché il padrone non lavora eppure abita in una grande casa di mat­ toni e da solo si prende la metà del raccolto ? » A quindici anni decise di sfidare la sorte e parti per Atlanta. Non si ar-

8. Nel campo dell'educazione, lasciate che tocchino al negro le briciole che cadono dalla tavola del bianco. 9. Fate che il piu insignificante dei bianchi conti piu del piu elevato dei negri. 10. Le norme elencate sopra indicano gli insegnamenti della Provvidenza » ( Teresio Bosco, Martin Luther King, Società Editrice Internazionale 1969 ).

KU KLUI KLAN "L'America appartiene ai bianchi per volontà divina"

La famos a organizzazione terroristica nota col nome di Ku Klux Klan sorse nell'anno 1 866 a Pulaski, nel Tennes­ see, per contrastare il passo ai negri. Nel documento costitutivo si dice che il Klan è stato creato « per rigenerare il nostro sfortunato paese e per ri­ sollevare la Razza Bianca dalla umi­ liante condizione nella quale è stata recentemente ridotta in questa Re­ pubblica. Il nostro principale e fonda­ mentale obiettivo è il MANTENI­ MENTO DELLA SUPREMAZIA DEL­ LA RAZZA BIANCA. La Storia e la Fisiologia ci insegnano che noi bian­ chi apparteniamo a una razza che per natura ha una evidente superiorità su 6

tutte le altre. Il Creatore, nell'elevarci cosi al di sopra del comune standard della creazione umana, ha inteso dar­ ci un dominio sulle razze inferiori, che nessuna legge umana può dero­ gare ». Il documento continuava: « Quanto piu una razza si avvicina a quella nero-africana, tanto piu fatal­ mente lo stampo dell'inferiorità è im­ presso sui suoi figli e li condanna ir­ revocabilmente all'eterna imperfezio­ ne e degradazione: L'America è stata fondata dalla Razza Bianca e per la Razza Bianca, e ogni sforzo di passare il controllo alla razza nera è una pa­ tente violazione della Costituzione e della volontà divina » (William Peirce Randel, The Ku Klux Klan. A century of infamy, Chilton Books 1965 ) .

Il campiona dai razzisti: ��siamo 1 tutori dall'ordina fra l selvaggi" Una forte percentuale di bianchi raz­ zisti negli Stati Uniti sono stati sem­ pre convinti che in realtà le ambizio­ ni dei negri per una vita migliore so­ no infondate e prevaricatrici. Uno dei loro vangeli sono le teorie esposte al­ la fine dell'Ottocento dal " travolgen­ te " Albert Beveridge, senatore per l'In-

rese alle diffi.co.l tà e intraprese un'infinità di lavori : inser­ viente, spazzino, facchino . Di sera, tirava fuori dalla cassa­ panca l 'unico vestito nero di cui disponeva e andava a impa­ rare a leggere e a scrivere . Gli ci vollero undici anni di fati­ ca, ma alla fine riusci a conseguire un diploma e a diventare un predicatore . Gli slums , i bassifondi di Atlanta, la città che i nordisti avevano avvolto in un immenso rogo durante la guerra civile, sono spettrali . Ma a differenza dei negri mi­ serabili, i King potevano permettersi di vivere nella Auburn Avenue, soprannominata il "Paradiso nero" . Questa strada

diana dal 1899 al 1911. Il 16 settembre 1898 a Indianapolis Beveridge suscitò una valanga di applausi: « L'opposi­ zione ci dice che non dovremmo go­ vernare un popolo senza il suo con­ senso. Io rispondo: la regola della li­ bertà, secondo la quale tutti i governi giusti derivano la propria autorità dal consenso del governato, si applica solo a coloro che sono capaci di auto­ governo ». Beveridge venne eletto trionfalmente al Senato degli Stati U­ niti e tenne questo discorso di esor­ dio: « Dio non ha protetto per mille anni i popoli di lingua inglese e teuto­ nici per ricavare da essi soltanto vana e inerte autocontemplazione e auto­ ammirazione. No ! Egli ha fatto di noi gli organizzatori capitali del mondo per stabilire un sistema là dove re­ gna il caos... Egli ci ha resi profondi nell'arte del governo perché noi po­ tessimo amministrare il governo in mezzo ai selvaggi e ai popoli senili » (William Peirce Randel, op. cit .).

GLI AMERICANI E IL PROBLEMA NEGRO: ne sono davvero angosciati? Nel suo grande studio sui negri de­ gli Stati Uniti intitolato Un dilemma americano, Gunnar Myrdal scrisse: «

" Quando diciamo che c'è un problema negro in America, ciò che vogliamo significare è che gli americani ne so­ no preoccupati. Esso incombe sulle loro menti e sulle loro coscienze " . Il libro venne pubblicato nel 1944, e allo­ ra molti pensarono che Myrdal fosse eccessivamente ottimista nel ritenere gli americani angosciati per il proble­ ma negro. La discriminazione razziale pesava si sulle coscienze di alcuni a­ mericani bianchi, ma non a sufficien­ za. La maggior parte di essi non pen­ sò mai due volte aJ fatto che in un terzo degli Stati Uniti i loro concitta­ dini di pelle nera erano esclusi dalle scuole migliori e dai ristoranti e dai parchi pubblici, erano confinati sul fondo degli autobus e non potevano votare nelle elezioni importanti, le primarie; che, nel Nord e nel Sud, essi erano largamente confinati al la­ voro servile; che erano obbligati a fa­ re il servizio militare in unità segre­ gate dalle forze armate degli Stati Uniti; che ottant'anni dopo la guerra civile non potevano sedersi al banco di una tavola calda né vedere un film nel centro di Washington, la capitale della nazione » (Anthony Lewis e un gruppo di giornalisti del " New York Times Portrait of a Decade. The Se­ cond American Revolution, Bantam Books 1965). ",

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pittoresca era la Wall Street dell 'America negra, dove vive­ vano i borghesi del ghetto, gli eletti della razza inferiore . I l reverendo Martin Luther King senior abitava qui con la moglie e la piccola Cristina . All 'alba del 1 5 gennaio 1 929, dopo una gravidanza difficile, la moglie gli regalò il secondo­ genito Martin . Era cosi grigio che per un momento pensa­ rono fosse morto : un paio di sculacciate vivificatrici gli strapparono il primo vagito . Martin Luther senior era un prete opulento . Suo suocero, il pastore Alfred Daniel Wil­ liams , gli aveva lasciato la Ebenezer Baptist Church, una

Non c'è sangue per la negra Bessie Smith « Aveva otto anni, Martin, quando suo padre rincasò con la faccia grigia. Gli raccontò una storia triste. Bessie Smith, la famosa cantante negra, era stata vittima di un incidente automo­ bilistico. L'autoambulanza con la can­ tante ferita gravemente volò all'ospe­ dale piu vicino. Era un ospedale dei bianchi, e non la vollero curare. L'am­ bulanza fece il giro di tutti gli ospe­ dali di quella città del Mississippi at­ trezzati per una trasfusione di san­ gue. Nessuno volle !asciarla entrare: erano tutti " ospedali per bianchi " . Bessie Smith mori dissanguata sulla barella. Quella sera, prima di comin­ ciare la cena, la famiglia King si rac­ colse in silenzio. Pregarono per Bessie Smith, e per tutti i loro fratelli negri, dissanguati dal lungo, crudele egoi­ smo dei fratelli bianchi » ( Teresio Bo­ sco, op. cit.).

•ARTIN WTHER lOng jr. negro s� ma privilegiato Tuttavia, nel mondo negro, Martin e­ ra in condizioni di privilegio, come ri­ conoscono tutti i biografi (e i piu cri­ tici gliele rimproverano). « Martin LuR

ther junior si giovava della posizione economica e sociale di suo padre e si alimentava dei sani principi morali e spirituali di entrambi i genitori. Alla base della sua educazione familiare e­ rano l'amore per il prossimo e il sen­ so della giustizia. La sua era indub­ biamente una condizione privilegiata, in confronto a quella di tanti altri bambini negri. Ma prima o poi sareb­ be arrivato anche per lui il momento della verità, il doloroso scontro con una realtà assurda, il giorno in cui qualcuno lo avrebbe fatto riflettere sul colore delle sue mani, del suo vi­ so, e gli avrebbe detto : " Scansati, tu sei un negro " » (Walter Minestrini, Martin Luther King il ribelle per amore, Mursia 1970).

Nonno King collaborava eon i ��padnni" bianchi Secondo lo storico Robert L. Allen (op. cit;), il gruppo sociale negro di cui faceva parte la famiglia: King fu uno dei piu propensi storicamente al compromesso con il "padrone " bian­ co. Anche fra gli schiavi negri, infatti, esistevano differenze di classe: « La piu significativa di tali differenziazio­ ni fu quella che apparve tra " negri domestici " e " negri delle piantagioni " .

chiesa che aveva rilevata carica di ipoteche e che aveva tra­ sformato in prospera . King j r . non ebbe un'infanzia di mi­ seria : « C'era sempre carne sulla nostra tavola » ha raccon­ tato suo padre, « e non abbiamo mai abitato in una casa d'affitto né viaggiato su automobili che non avessimo finito di pagare » . Martin fu mandato a scuola a cinque anni e si accorse subito della condanna che sovrastava la sua razza . Sugli edifici pubblici vedeva cartelli : "Per soli bianchi " . Un poliziotto bloccò l'auto su cui egli si trovava col padre e si rivolse con arroganza al pastore : « Fammi vedere la patente,

I primi, servitori attaccati alla perso­ na dei padroni, leggermente meglio trattati dei secondi, collaboravano spesso con i padroni bianchi. Soprav­ vivenze di questa divisione si possono riscontrare nelle comunità negre an­ cora oggi ». Il nonno mezzadro di Martin Luther King apparteneva in­ dubbiamente a questa classe di privilegiati. ·

Papà King, invece, strigliava i muli... Il padre, invece, era un proletario. Racconta Coretta King, la moçlie di Martin: « Il lavoro che papà Kmg fa­ ceva da ragazzo consisteva nello stri­ gliare i muli, ragione per cui i com­ pagni di scuola a Stockbridge lo accu­ savano di puzzare di mulo, cosa pro­ babilmente vera. " Posso anche puzza­ re di mulo ", rispondeva lui, " ma non ragiono da mulo. " L'odore di questa sua onesta fatica lo rese tuttavia assai timido con le ragazze, e anche molto guardingo ». Martin Luther King se­ nior raccontò solo una volta la ten­ sione dei suoi anni giovanili: la sera in cui, a Osio, con parenti e amici, si trovava ad accompagnare il figlio in­ signito del premio Nobel per la Pace (1964): « Io vengo da non si sa dove.

Mio padre faceva il mezzadro e io non ho avuto la possibilità di frequen­ tare molto le scuole da giovane. Fu solo quando lasciai la campagna e an­ dai ad Atlanta che riuscii a imparare davvero qualcosa. Quando terminai le medie ero già un uomo fatto, con una moglie e tre figli. Volevo che i miei ragazzi avessero tutto quello che io non avevo avuto » ( Co retta Scott King, La mia vita con Martin Luther King, Mondadori 1969). ·

... e sapeva ri/Jellarsl " Il padre di Martin Luther King, di corporatura possente, era un giovane sveglio e fiducioso in se stesso. Una volta si batté contro suo padre, Ja­ mes Albert, perché in stato d'ubria­ chezza maltrattava sua madre, e dopo un'aspra lotta ebbe la meglio. Un'al­ tra volta sbalordi il padrone bianco, verso il quale suo padre si era pesan­ temente indebitato com'era l'usanza dell'epoca e della regione. Si era alla fine della stagione del raccolto, al momento di quadrare i conti, e a James Albert King il padrone disse che il valore del raccolto coincideva esattamente con il suo debito. Il fi. glio, dopo aver lasciato passare un giusto intervallo affinché i due uomini 9

ragazzo!» I l reverendo additò il bambino : « Quello è un ragazzo . Io sono un uomo!». In un grande magazzino una

donna bianca prese a inveire contro Martin j r . : « Mi hai pe­ stato i piedi, ni gger ». Il ragazzo fece cosi conoscenza col termine che esprime il disprezzo dei bianchi per la pelle scura. Nonostante a scuola fosse uno dei migliori, era esclu­ so dai giochi dei ragazzi bianchi del qùartiere . I figli del droghiere gli dissero che evitavano la sua compagnia perché era un colored. Martin domandò alla madre che cosa signi­ ficasse . Lei rispose : « Non !asciarti impressionare . Non

solennizzassero questo avvenimento senza precedenti, li· meravigliò annun­ ciando che secondo i suoi conti per il raccolto del cotone andavano al padre altri mille dollari che il principale ave­ va omesso dal proprio calcolo,. (Da­ vid L. Lewis, King. A critical Biogra­ phy, Praeger Publishers, N. Y. 1970).

I l nonno materno : u n reverendo sgram maticato Anche da parte di madre le origini di King erano "buone" in senso borghe­ se, cioè "compromesse", secondo ira­ dicali negri. Sua madre Alberta era stata una maestra. " L'avevano man­ data alle migliori scuole,. ha scritto suo figlio « ed era stata iil linea di massima protetta dai peggiori eccessi discriminatori.,. Il padre di lei, il rev. dott. Alfred Daniel Williams, ave­ va una forte personalità e un vivace carattere. Nonostante gli studi, non e­ ra mai riuscito a imparare a parlare correttamente, e continuava a espri­ mersi nell'idioma zoppicante della gente di colore. Ma la cosa non lo turbava affatto. " La famiglia ricorda ancora la lezione ch'egli diede a un parrocchiano che lo aveva corretto mentre parlava. Alla fine della raccol­ ta dell'obolo domenicale in chiesa con IO

il piatto, il reverendo Williams osser­ vò: "lo povero sgrammaticato avere dato cento dollari, ma il nobiluomo che mi ha corretto non ha dato un centesimo" " (L. Lewis, op. cit.).

L'avvenire di Martin: medico, avvocato o prete? Martin Luther King fu a lun�o dibat­ tuto sulla scelta della \'ropna attivi­ tà. « Il ministero ecclesiastico lo ten­ tava; a renderlo esitante era una spe­ cie di riluttanza intellettuale. L'ele­ mento chiaro nei suoi propositi era l'urgenza di fare qualcosa per il pros­ simo. Aveva pensato in un primo mo­ mento di dedicarsi agli studi di medi­ cina. Poi una estate trascorsa nel Connecticut e in altri centri del Nord, lontano dal "miasma di paura e di ansietà" che infestava il segregato Sud, gli accese dentro una fiammata di ribellione, inducendolo a pensare che come avvocato avrebbe potuto contribuire piu validamente alla bat­ taglia per il riconoscimento dei diritti della sua gente. Alla fine, fu l'atmosfe­ ra quieta e severa del Morehouse ad avviarlo verso la giusta decisione. Mol­ ti degli insegnanti del College, com­ preso il preside Benjamin Mays, e­ rano pastori e predicatori. Osservan-

pensare di valere meno dei bianchi . Vali quanto chiunque altro, non dimenticarlo » . In casa piovevano telefonate mi­ natorie del Ku Klux Klan, perché il padre di Martin era un leader del Movimento per i diritti civili . Nel settembre 1944 Martin entrò al Morehouse College, una ottima scuola di Atlanta frequentata da soli negri . « Capii subito » ha rac­ contato il preside Benj amin Mays, « che quel ragazzo era dotato di qualità non comuni . Ragionava da uomo, non da adolescente . » Martin era dominato dall'ansia di fare qual­ cosa per i suoi simili : aspirava a diventare medico, oppure

doli, scoprendone la serietà e la pre­ parazione, Martin capi che la pienezza della loro vita si avvicinava piu di ogni altra cosa ai suoi stessi ideali» (Giuseppe Josca, op. cit.).

1 preti neuri

tradiscono il loro popolo Il prete nella comunità negra era una delle figure di maggior rilievo. Ma era anche, secondo gli storici progressisti, una forza del conservatorismo, un e­ sponente del collaborazionismo e del compromesso della borghesia negra in favore della civiltà bianca. Spiega Ro­ bert L. Allen (o,P. cit.): « Storicamen­ te, il prete negro è stato il primo rap­ presentante delle professioni liberali negre, di una élite negra. Egli aveva acquisito una certa cultura, sia pure di basso livello; la sua condizione ma­ teriale gli accordava una semi-indi­ pendenza. Infine, egli aveva accesso alla verità rivelata da Dio, ciò che era rifiutato ai semplici negri. Di conse­ guenza era profondamente rispettato e la comunità negra vedeva in lui il suo dirigente naturale. Se si deve ri­ conoscere che la Chiesa negra ha as­ sicurato il mantenimento della coesio­ ne sociale delle comunità negre du-

rante i decenni di lavoro forzato e di sofferenze, non è meno innegabile che il prete negro è spesso apparso nel ruolo dello zio Tom, del collaborazio­ nista". Egli assume la fisionomia di un traditore nel confronto degli interessi profondi del suo popolo... Adottando il cristianesimo, egli si è già identifi­ cato fino a un certo punto con i va­ lori e le istituzioni essenziali della so­ cietà bianca. Di colpo gli diventa fa­ cile collaborare con i bianchi, anche se ne risulta un autentico tradimento dei suoi fratelli negri».

Lo tradiscono anche i borghesi e i professori Del cupo furore negro contro gli espo­ nenti della borghesia e del clero di colore è portavoce Malcolm X, il lea­ der di tendenze radicali e favorevole all'uso della violenza, che fu l'antago­ nista per eccellenza di King. « Non di­ menticherò mai un professore ne�ro di una certa università "simbolica­ mente integrata". Blaterava definen­ domi un "demagogo che voleva divi­ dere i bianchi dai negri", un " razzi­ sta alla rovescia". Dopo essermi spre­ muto il cervello per trovare il modo di infilzare quello stolto, alzai la ma­ no e Io interruppi: "Sapete come i 11

avvocato, per poter recare un contributo da esperto nella battaglia dei diritti civili. Alla fine, influenzato dall'atmo­ sfera del Morehouse, scelse la carriera ecclesiastica. Il reve­ rendo suo padre decise di sottoporlo alla prova del fuoco : gli consenti di tenere il sermone domenicale nella sua chie­ sa. Il giovane si lanciò nell 'impresa con eloquenza di fuoco : avvenne il miracolo . Mentre stava parlando, si diffuse nel quartiere la voce che c'era un nuovo predicatore ispirato da Dio . I fedeli accorsero a centinaia e Martin fu costretto a spostarsi nella piu ampia navata centrale. •

razzisti bianchi chiamano un negro laureato?" Lui mi rispose pressappo­ co cosi: "Non credo di esserne al cor­ rente". Il tono era quello di uno di quei negri che parlano in modo ultra­ forbito. Allora io gli buttaì in faccia la parola, a voce alta: " Nigger!"» (Mal­ colm X, Autobiografia, Einaudi '67).

Una poesia ��terribile" La rabbia contro i "traditori negri" si sfoga spesso addirittura contro la divinità, il "Gesu Cristo" superbianco, come prova questa terribile poesia di Charles L. Anderson: « Lo so che Ge­ su m'ha sentito - Perché mi ha spu­ tato dritto in un occhio- Ha detto­ Fila via, ragazzo- Non mi va di sen­ tirti piangere» (Negri U.S.A. : nuove

poesie e canti della contestazione ne­

g ro am e rica n a, a cura di Gianni Mena­ rini, Sansoni-Accademia Editori 1970). -

Martin si difende M. L. King fu conscio, durante tutta la sua azione, che la sua figura rischia­ va di essere estremamente indebolita dalle accuse che gli si muovevano di essere un borghese e un moderato. Forse mai come in questo passo egli 12

ha spiegato il suo ripudio dell'educa­ zione borghese: « Ci sono ancora, per tra�ica ironia, degli educatori e dei soC!ologi che tentano di instillare idea­ li borghesi nella gioventu negra, per svilupparne il senso sociale. Fu pro­ prio quando i negri buttarono a mare gli ideali borghesi che essi portarono un contributo storico in campo so­ ciale, e questo avvenne quando consi­ derarono la carriera e la ricchezza co­ me valori secondari. Quando allegra­ mente essi si lasciarono imprigionare e sfidarono la legge, quando si spo­ gliarono degli abiti della domenica e indossarono le tute per lavorare nel Sud lontano dalla civiltà, essi sfida­ rono la gioventu bianca e le chiesero di collaborare. Molti lasciarono le scuole, non per abbandonare la cultu­ ra, ma per cercarla in modo piu di­ retto: e divennero dei falliti positivi, un nuovo tipo di adulti che rafforza la società. Furono questi giovani, ne­ gri e bianchi, a suggerire l'idea del "Corpo della Pace" e ne sperimenta­ rono l'organizzazione prima che fosse lanciata su scala internazionale» (Martin Luther King, Il fronte della coscienza, SEI, Torino 1967).

Il reverendo Martin Luther King nel suo studio

PAESE SCHIETTAMENTE ANT ICOLONIALISTA, che af­ fermò la propria nascita di nazione con l 'affrancamento dallo stato coloniale, gli Stati Uniti non hanno mai consen­ tito alla liberazione della loro unica colonia : il popolo negro all 'interno del Paese . Il movimento di protesta negro è già presente all 'esordio degli Stati Uniti come nazione . Già nel periodo coloniale le insurrezioni e le rivolte di negri si erano susseguite a ritmi serrati . Nel periodo nazionale, le cose non cambiarono . Nella prima metà del XIX secolo al­ meno tre movimenti di rivolta acquistarono una risonanza

La Costituzione del 1788:

..&li schiavi non sono esseri umani" La disuguaglianza giuridica e sociale del negro americano è sancita dalla legge sin dagli inizi della nazione. " Sul piano giuridico, i negri sono sempre stati dipendenti dei bianchi. La Costituzione del 1788 ha decretato che gli schiavi non erano degli esseri umani, e si è stabilito un insieme di leggi ecezionali affinché la " giustizia " fosse resa a detrimento degli sfortu­ nati schiavi che avevano provocato la collera dei loro padroni » (Robert L. Allen , op. cit.).

Le "clausole del nonno" La fine dell'Ottocento fu, per i negri del Sud, il periodo di repressione piu turpe dal tempo della schiavitu. " Do­ po la guerra civile, quando con la pro­ clamazione della emancipazione i ne­ gri acquistarono la libertà e grazie al quattordicesimo e al quindicesimo e­ mendamento della Costituzione ebbe­ ro il diritto al voto e l'uguaglianza giuridica, per un po' le cose andaro­ no meglio. I negri poterono votare e 14

godere di una certa libertà. Ma a un certo punto le truppe federali ven­ nero ritirate e i bianchi del Sud co­ minciarono a sgretolare piano piano i diritti dei negri. Da principio ci an­ darono con cautela, ma negli anni 1880 e 1890, quando a Washington co­ mandavano i repubblicani, i governi locali non ebbero J?il:t alcun ritegno. Fu allora che divers1 Stati del Sud mi­ sero nelle loro costituzioni le cosid­ dette " clausole del nonno " . In base a queste leggi uno non poteva votare se suo nonno non aveva avuto, a suo tempo, il diritto di voto. Siccome na­ turalmente la maggior parte dei non­ ni erano stati schiavi, si venne cosi a togliere questo diritto praticamente a quasi tutta la popolazione negra» (Co­ retta King, op. cit.).

la disparata rivolta dall'Ottocento Dopo un'insurrezione o un complot­ to per una rivolta venivano approva­ te leggi di speciale rigore. Cos1 dopo la congiura di Vesey a Charleston, la Carolina del Sud adottò norme che prescrivevano l'imprigionamento dei marinai negri che arrivavano in città, per tutto il tempo in cui la loro na­ ve si fermava in porto. Dopo l'insur«

notevole: quello di Gabriel nel 1 800 in Virginia, quello di Denmark Vesey, 1 822, nella Carolina del Sud, quello di Nat Turner, 183 1 , ancora in Virginia . Lo schiavo Gabriel, che aveva organizzato la sommossa nella piantagione del suo padrone, Thomas Prosser, non solo voleva liberare gli schia­ vi ma proclamava addirittura di voler creare, attraverso la rivoluzione, uno Stato negro all 'interno del Paese. La sua congiura tuttavia falli per la delazione di uno schiavo fedele ai bianchi . Denmark Vesey, l 'agitatore della Caro­ lina del Sud, era un negro di Charleston, originario di

rezione di Nat Turner in Virginia, l'A­ labama decretò che il tentativo di in­ segnare a un negro a leggere, scrivere o pronunciare esattamente era puoi­ bile con multe da 250 a 500 dollari. Gli effetti dell'insurrezione si facevano sentire ancora due anni dopo. Nel 1 833 il governatore Robert Y. Hayne della Carolina del Sud disse all'assemblea dello Stato: " Una condizione di prepa­ razione militare deve sempre rappre­ sentare per noi la condizione della perfetta sicurezza domestica. Un pe­ riodo di pace profonda e di conse­ guente apatia può esporci al pericolo dell'insurrezione interna". La diffusio­ ne di opuscoli volti a provocare insur­ rezion.e fu resa punibile con la pena di morte » (Protesta negra, a cura di Joanne Grant, Mondadori- 196 � ).

Il primo leader del movimento negro Il primo leader negro a predicare a­ pertamente la rivolta fu Frederick Douglass : « Non ci sarà pace per i malvagi. . . questa nazione coleevole non avrà pace . . . faremo tutto xl pos­ sibile per sconvolgerla... Se non c'è lotta, non c'è progresso. Coloro che professano di favorire la libertà, e tut­ tavia deprecano l'agitazione, sono uo-

mini che vogliono i raccolti senza ara­ re la terra. Essi vogliono la pioggia il lampo e il tuono. Essi vogliono l'o­ ceano senza il tremendo ruggito delle sue acque . . » (Frederick Douglass, Resolution of the National Convention of Colored People and Their Friends, Troy, New York 1 847) . .

.Le astuzie degli schiavi per sopravvivere Nell'ambiente terribile delle piantagio­ ni, Frederick Douglass imparò molto presto le malizie necessarie a resiste­ re nella lotta per la vita, « Ero diven­ tato grande e forte, e avevo comincia­ to a provare orgoglio per il fatto che potevo svolgere un lavoro altrettanto duro di quello degli uomini piu anzia­ ni. C'è molta rivalità fra schiavi, a vol­ te, per vedere chi può produrre la massima quantità di lavoro, e i pa­ droni generalmente cercano d'incorag­ giare tale rivalità. Ma alcuni di noi erano troppo intelligenti per compe­ tere l'uno con l'altro troppo duramen­ te. Sapevamo che se con uno sforzo eccezionale avessimo svolto un'incre­ dibile quantità di lavoro in un solo giorno, quando il padrone lo avesse saputo avrebbe preteso da noi quello stesso lavoro ogni giorno. Questa ri15

Santo Domingo . Aveva comprato la propria libertà nel 1 800, con i soldi della vincita a una lotteria, ed era diven­ tato un falegname rinomato . Il suo progetto era di libe­ rare gli schiavi con l'insurrezione, requisire con la forza il naviglio del porto di Charleston, e salpare con la sua gente verso le Indie Occid�ntali , dove avrebbero potuto vivere in libertà . Anche questo piano falli per la delazione di un negro spia dei bianchi . L'insurrezione di Nat Turner, schiavo di 30 anni , appassionato e misticheggiante lettore della Bibbia, cominciò il 2 1 agosto 1 83 1 nella contea di

flessione era sufficiente a farci compie­ re un brusco arresto ogni volta che ci sentivamo troppo eccitati per la com­ petizione » ( Frederick Douglass, Life and Times of Frederick Douglass, Written by Himself, De Wolfe & Co., Boston 1895).

IL PRESIDENTE LINCOLN e i soldati negri Frederick Douglass si recò dal presi­ dente Lincoln per richiedere uguale paga e trattamento per i soldati ne­ gri. Egli stesso ha raccontato che Lin­ coln fu d'accordo con lui « che i negri dovessero ricevere uguale paga e do­ vessero essere promossi quando lo meritavano », ma disse anche che « dobbiamo aspettare finché la nazio­ ne si sia abituata all'idea dei soldati negri » ( John Hope Franklin, The E­ mancipation Proclamation, Double­ day, New York 1963). L'incubo della segregazione

LE LEGGI DEL CORVO JIM Nonostante la predicazione di Dou­ glass, sul finire del secolo XIX la con­ dizione dei negri americani divenne 16

penosa. La segregazione era in atto ovunque nel Sud, sancita dalla tradi­ zione, dalla violenza fisica o da spe­ ciali leggi e p rovvedimenti dei singoli Stati, le cosiddette "leggi Jim Crow " (corvo Giacomino, termine dispregia­ tivo per indicare il negro, e per esten­ sione tutto ciò che è discriminante nei suoi confronti). Tuttavia questa politica era in contrasto con la legge approvata dal Congresso nel 1875, se­ condo la quale ai negri erano garan­ titi gli stessi diritti e lo stesso tratta­ mento dei bianchi nei locali pubblici. Ma nel 1883 la Corte Suprema degli Stati Uniti si schierò con i bianchi del Sud, dichiarando incostituzionale tale norma: « Si toglierebbe ogni validità all'affrancamento degli schiavi » dice­ va il tribunale « se lo si applicasse a ogni atto di discriminazione che una persona ri-tenga opportuno attuare per gli ospiti che voglia ricevere, o per chi voglia far salire sulla sua carrozza, nel suo carro o vagone ». Cosi, diven­ ne illegale per i negri mangiare vicino ai bianchi nei ristoranti, sedergli vi­ cino negli autobus, servirsi delle stes­ se fontane, entrare negli stessi locali pubblici ( notizie da A. Schlesinger sr., Storia degli Stati Uniti, Garzanti '63). « Se Uncoln tornasse a vedere il suo paese, sarebbe triste e sconfortato.

Southampton a settanta miglia a sud di Richmond . Il gruppo degli insorti contava su una sollevazione generale degli schiavi della regione, che venissero a ingrossare le loro file . Ma gli schiavi non si mossero e, dopo violenti scontri con le truppe federali, la sommossa fu soffocata e i capi giustiziati . Nella seconda metà dell 'Ottocento un importante leader negro fu Frederick Douglas s , nato dalla relazione di un bianco piantatore di cotone con una schia­ va negra. Douglass imparò a leggere e a scrivere dalla moglie del padrone, divenuta sua amante . Si sottrasse con

Apprenderebbe che il 1° gennaio 1909 ha visto formarsi una nuova confede­ razione che ha tolto ai negri il diritto di voto imitando cosi tutti gli altri Stati del Sud. Apprenderebbe che la Corte Suprema degli Stati Uniti, che dovrebbe essere baluardo delle libertà americane, ha perduto deliberatamen­ te ogni occasione di pronunciarsi e­ splicitamente contro una legge che privava dei diritti civili milioni di persone ... Apprenderebbe che la Corte Suprema ... ha sancito il principio che, se un singolo Stato lo vuole, può de­ finire reato il fatto che bianchi e uo­ mini di colore frequentino contempo­ raneamente lo stesso mercato o un'as­ semblea di cittadini riuniti per discu­ tere questioni di natura pubblica o politica, alle quali siano in ugual mi­ sura interessati tutti i cittadini, indi­ pendentemente dalla razza » (dall'ap­ pello pubblicato da Oswald Garrison Villard sul " New York Post" del 12 febbraio 1909). Il "buon senso" di B.T. Washlngton

rebbe una follia. ,. Cosf diceva B. T. Washington nel discorso di Atlanta, nel 1895. Il che, secondo lui, non si­ gnificava rassegnarsi, ma adattarsi col buon senso, senza forzare le tappe, a una lotta graduale per arrivare alla meta ultima, la conquista dei diritti politici. Tale lotta graduale doveva consistere soprattutto nel progresso morale, nell'automiglioramento della razza negra, che deve affidarsi alle « lente ma sicure influenze che deri­ vano dal possesso della proprietà, dal­ l'intelligenza, e da un forte carattere » ( Booker T. Washington, Up from Sla­ very : An Autobiography, Doubleday, Page & Co., New York 1901). Un cinquant'anni almeno dovrebbe durare questo cimento, durante i qua­ li « saranno messe alla prova la pa­ zienza e la perseveranza dei negri, le loro capacità di sopportare le ingiu­ stizie e di resistere alle tentazioni, la loro abilità nell'apprendere nozioni e nel farne uso » ( dal discorso di B. T. Washington agii studenti di Harvard).

l negri devono migliorani con le scuole professionali

Ma nelle loro scuole l'Insegnamento è di serie B

« I piu ragionevoli, tra quelli della mia razza, sanno che agitare adesso questioni di uguaglianza sociale sa-

B. T. Washington cominciò a mettere in pratica questi suoi principi quan­ do, nel 1881, ottenne la direzione del 17

la fuga alla condizione servile, divenne insegnante e pre­ dicatore, fondò un giornale . Aveva una cultura disordinata ma robusta. Il suo vangelo era la lotta, unica forza mo­ trice del progresso . Per mezzo secolo Douglass, assurto ad alto funzionario del District of Columbia e a ministro di Haiti, fu la figura piu eminente dei negri americani . Ma quando mori nel 1 89 5 , la sua fama era stata eclissata da un altro leader, anch'egli figlio di schiavi, Booker T. Wa­ shington. Fu questi il tipico moderato, con la stoffa del missionario : girava in calesse e insegnava il sillabario

Normal and Industriai Institute di Tuskegee, Alabama, nel cuore del Pro­ fondo Sud. « Convinti che i negri do­ vessero anzitutto perfezionare le co­ noscenze meccaniche apprese durante la schiavitu, Washington e i suoi soci, con fondi dello Stato e con contributi di fonte nordista, organizzarono corsi di istruzione nelle arti e nei mestieri indispensabili per affermarsi nella vi­ ta economica del Sud. "Il modo mi­ gliore per raggiungere i massimi o­ biettivi" diceva "è quello di mettere basi nelle piccole cose della vita." La dottrina di Washington sull'importan­ za dell'istruzione professionale fece sentire la sua influenza sull'attività di­ dattica svolta fra i negri in tutto il Sud. Però le scuole funzionavano tra grandi difficoltà, per la miseria del dopoguerra, e, particolarmente, per il rovinoso sistema dell'insegnamento separato ai ragazzi bianchi e negri: si­ stema che si risolveva in un'istruzio­ ne inferiore per i secondi » (A. Schle­ singer sr., op. cit.).

IL TUSKEGEE INSTITUTE

Un centro educativo per filantropi e idealisti « Il Tuskegee Institute, sotto la di­ rezione di Booker T. Washington, non

18

sarebbe diventato una riserva di tec­ nici qualificati di cui al momento non c'era bisogno, né al Sud né al Nord. Avrebbe costituito piuttosto un vivaio di educatori, destinati a diffon­ dere tra i negri i principi di rassegna­ zione e docile sottomissione. Tutte le domeniche Booker T. Washington in persona inculcava agli allievi i suoi principi. Non era una creatura dei bianchi, al bisogno sapeva anche de­ nunciare con fermezza un linciaggio. Ma appunto per questo era prezioso, sapeva prendere i negri per il verso giusto, e divenne una potenza... Alla Casa Bianca non si faceva un passo senza consultarlo, sulla questione dei negri. Non c'era filantropo che non cercasse il suo parere, prima di desti­ nare fondi ad una scuola per negri. Spesso la distribuzione stessa e l'am­ ministrazione dei lasciti era affidata a lui. Diventò una specie di eminenza grigia, meglio ancora un viceré, al quale non mancava neppure l'appan­ naggio di prammatica, fornitogli dal filantropo Andrew Carnegie per mez­ zo di azioni della U. S. Steel. Una ren­ dita di 150 dollari affinché fosse li­ bero da preoccupazioni finanziarie e potesse consacrarsi interamente alla sua grande missione" » (L'histoire des noirs aux U. S. A., in "Les cahiers de l'histoire", n. 35, aprile 1964). •

agli indiani . Nel 1 88 1 gli affidarono il Tuskegee Institute nell 'Alabama . Fu il capolavoro della sua vita. Era una piccola scuola di campagna ch'egli trasformò in grandio­ so centro d'istruzione professionale . Washington non cre­ deva nell'uso della violenza e nella rivoluzione . Ai confra­ telli negri rivolgeva appelli di accento evangelico . Crea­ tevi un carattere cristiano, diceva, e cercate di costruirvi un benessere materiale . Esortava i bianchi : noi delle due razze in molte cose possiamo stare separati, come le dita di una mano, ma se vogliamo progredire dobbiamo ritro-

No, uno specchieHo per le allodole I rapporti con i bianchi stabiliti e difesi da Booker T. Washington erano " rapporti di figlio verso il padre, anzi di figlio buono e obbediente verso un padre comprensivo e generoso " . Dal punto di vista politico; i negri, pur rappresentando l'assoluta maggioran­ za nella contea dov'era Tuskegee, non solo non controllavano nessuno dei posti-chiave nell'amministrazione, ma si erano sempre guardati dal presen­ tare candidati che potessero essere sgraditi all'ufficio elettorale del Par­ tito democratico. La situazione di Tus­ kegee era identica a quella delle co­ lonie europee meglìo " pacificate " : una piccola borghesia formata e " appro­ vata" in tutto e per tutto dai padroni bianchi amministrava per conto loro i livelli secondari della struttura di potere, si assicurava che le decisioni fossero messe in pratica nel modo mi­ gliore, costituiva con la sua relativa agiatezza un termine di riferimento per la massa dei negri poveri, e al tem:t'o stesso impediva il sorgere di nvendicazioni sgradite » (Roberto Giammanco nell'introduzione a S tra­ tegia del Potere Negro, di Carmichael­ Hamilton, Laterza 1968). «

Serviva anche agli africani Il Tuskegee Institute era un centro educativo non solo per i negri ameri­ cani, ma anche per gli africani. Ai negd d'Mrica, Booker T. Washlng­ ton consigliava la stessa politica di " aiutati da te" nel quadro dell'esisten­ te ordine politico e razziale. Ai fun­ zionari coloniali del Sudafrica, che gli avevano chiesto consiglio, scrisse : « Dal momento che i negri si trovano a dover vivere sotto il governo ingle­ se, gli si dovrebbe insegnare ad ama­ re e riverire quel govemo meglio di ogni altra istituzione. Per insegnar­ glielo, bisognerebbe che il governo stesso pensasse a impartire loro l'i­ struzione scolastica. Non è sempre vero che le missioni insegnano il ri­ spetto per i governanti al potere » ( Louis R. Harlan, Booker T. Washing­ ton and the White Man's Burden, in " American Historical Review, n. 71, gennaio 1966; lettera a Mrs. Grace Lathrop Luling, 23-1-1905, ìn Washing­ ton Papers, Library of Congress).

Era una dittatura eulturale per sofl'omre Il m.ovlm.ento negro Proprio nella rocca di Tuskegee si formarono i primi oppositori di Boo19

varci uniti come la mano stessa. Alle alte sfere bianche la filosofia di W&shington suonava rassicurante . I bianchi ne apprezzavano lo stile conciliatore , come avrebbero ap­ prezzato quello di King: mentre i negri gli rivol �eva�o accu­ se di moderatismo . Il contestatore delle teone d1 Wash-· ington fu un professore di storia dell 'università di Atlan­ ta, William E .B . DuBois , che predicava !"'agitazione perma­ nente" . Un raduno d'intellettuali da lui convocato a Niagara Falls si concluse al grido: « Vogliamo piena dignità umana e la vogliamo adesso . » . • .

.

ker T. Washington. Dapprima Trotter e Forbes, due giornalisti negri fonda­ tori del giornale a�tigover�ativo ."B?­ ston Guardian". POI DuBOis, meticcio del Massachusetts, reclutato da "I:rot­ ter come collaboratore al giornale. Du­ Bois rimprovera a Washington di vo­ ler fare " degli uomini che siano car­ pentieri in�ec;e che dei carpentie!i eh�? siano uom1m», Secondo DuBOis, gb uomini non si migliorano per mezzo della qualificazione professionale. Im­ parare un mestiere è una buona cosa, ma l'educazione deve mirare a for­ mare delle élites che mediante la loro conoscenza della cultura moderna a­ vrebbero guidato i negri americani a una piu alta civiltà. « Sapevo che sen­ za questo i negri avrebbero dovuto ac­ cettare la leadership bianca, e che non si poteva avere fiducia in tale leadership per guidare questa mino­ ranza all'autorealizzazione e alle sue piu alte possibilità» (W. E. Burghardt DuBois, Dusk of Dawn: An Essay To­ ward an Autobiography of a Race Concepì, Harcourt, Brace and Co., New York 1940). Inoltre DuBois si scagliava contro la "macchina di Tus­ kegee" in quanto gli appariva come un tentativo di dittatura culturale e intellettuale volta a screditare e a soffocare tutte le attività politiche del Movimento negro. 20

E nasce

il Nlagara Movement

VogHamo tutto

e

subito

Le teorie di DuBois hanno un buon seguito specialmente tra gli intellet­ tuali e imprimono alla politica dei ne­ gri un nuovo indirizzo. Nel 1905, i se­ guaci di DuBois (ventinove persone) si riuniscono a Niagara Falls, per stu­ diare una linea di azione. L'anno se­ guente il Niagara Movement (di cui fa parte anche il figlio di F. Douglass) stila il proprio manifesto, antitetico alla predicazione di Washington. « ... Vogl·iamo il diritto di voto, e lo vogliamo subit_o: In secondo luo�o, vogliamo l'abohz10ne della segregazio­ ne razziale nei luoghi pubblici. Terzo, reclamiamo il diritto di sposare chiun­ que sia disposto a contrarre matrimo­ nio con noi. Quarto, vogliamo che le leggi siano imposte ai ricchi come a� poveri, ai bianchi come ai negri. NOI trasgrediamo le leggi allo stesso mo:­ do dei bianchi, ma siamo condannati e puniti piu spesso. Quinto, esigiamo che i nostri figli ricevano una educa­ zione decente» (notizie da "Les ca­ hiers de l'histoire", n. 35, cit.).

Arresto di M.L. King a Montgomery durante il boicottaggio degli autobus

LA DATA DI FONDAZIONE DELLA NAACP (Associazione nazionale per l'avanzamento della gente di colore), la prima organizzazione sorta per difendere i diritti fondamentali dei negri, viene solitamente considerata il 12 febbraio 1909, giorno centenario della nascita di Lincoln . Nell'estate 1908 c'erano stati gravi disordini razziali a Springfield nell'Illi­ nois, la patria stessa del "grande emancipatore" degli schia­ vi, Abramo Lincoln. E William English Walling, giornalista di grido, ne aveva scritto commoventi resoconti sull"'Inde­ pendent" . Mary White Ovington, una ricca settentrionale

NAACP: lA PROTESTA SI ORGANIZZA « "Promuovere l'uguaglianza di diritti e sradicare il pregiudizio di casta o di razza tra i cittadini degli Stati u. niti; promuovere gli interessi dei cit­ tadini di colore, assicurare loro un suffragio imparziale; dare loro mag­ giori possibilità di ottenere giustizia nei tnbunali, istruzione per i figli, la­ �ondo le loro capacità e ugua­ glianza assoluta di fronte alla legge". Questo il programma della NAACP ... Alla fine del 1913 l'associazione ave­ va ventiquattro sezioni negli Stati U­ niti e il suo bilancio aveva raggiunto i 16.000 dollari,. (Langston Hughes in Protesta negra, op. cit.).

È

utopia

« Gli esordi della NAACP furono tut­ t'altro che facili. Possenti filantropi, soprattutto quelli che appartenevano alla scuola di pensiero 01 Booker T. Washington, negarono ogni aiuto al­ l'associazione. I bianchi conservatori e anche taluni importanti negri la attaccarono come "radicale". Diceva­ no che il suo programma di comple­ ta eguaglianza non era realistico, o addirittura che era utopistico. Alcuni

22

sostennero persino che ìl programma della NAACP faceva piu danno che beneficio ai rapporti fra le razze in America. Pochi giornali in tutti gli Stati Uniti dedicarono un'informaziO­ ne simpatizzante alle sue attività. Nel Sud l'associazione fu attaccata con estrema violenza. In alcune città il giornale della NAACP, "The Crisis", non poteva essere venduto aperta­ mente. E c'erano posti nel Sud dove era impossibile aprire delle sezioni per timore delle rappresaglie di folle razziste impazzite ,. (Langston Hu­ ghes, Fight for Freedom, the Story of the NAACP, W. W. Norton & Co., Inc., New York 1962).

È

bolscevismo

È

troppo moderata

" Il forte linguaggio nel quale veni· vano proclamate tutte le sue proteste condusse alla definizione della NA­ ACP come "bolscevismo" negli attac­ chi del Procuratore generale A. Mit­ chell Palmer,. (da Protesta negra, opera citata).

Invece i militanti negri radicali han­ no sempre rimproverato alla NAACP

che aveva studiato a fondo i problemi razziali , scrisse a Walling suggerendogli di lanciare l'appello per studiare le soluzioni al grave problema negro . Il suggerimento fu accet­ tato, la Ovington e Walling si riunirono insieme ad altri amici , l 'appello per il congresso fu lanciato - scritto dal giornalista Oswald Garrison Villard , avallato da eminenti personalità "liberali" americane - il 12 febbraio 1909 . Il 30 maggio si inaugurava il congresso vero e proprio, cui partecipava anche il Niagara Movement di DuBois . Ne nac­ que l'organizzazione National Negro Committee, che l'anno

di essere un movimento riformista. « Il limite fondamentale di questa or­ ganizzazione era che essa non cerca­ va se non di modificare degli aspetti particolari di un regime del quale accettava i principi fondamentali. I suoi mezzi di pressione erano quelli stessi che questa società ammetteva: scheda elettorale, azione giudiziaria, intervento presso i parlamentari» (R. L. Allen, cit. }.

Favorisce solo l negri ricchi Lo stesso DuBois, uno dei fondatori, senti il bisogno di rivedere le sue posizioni al riguardo e scrisse: « Mi resi conto che l'associazione si era troppo appoggìata sul gruppo di co­ lored che aveva i redditi piu elevati, che la considerava come un'arma per attaccare quel tipo di discriminazio­ ne sociale che lo colpiva piu diretta­ mente, piuttosto che per migliorare la condizione e la posizione sociale della comunità negra nel suo insie­ me» (Daniel Guérin, Décolonisation du Noir Americain, Parigi 1963). Per contro, l'avversario di DuBois, Booker T. Washington, prima di morire nel 1915 sì riconciliava, sia pure con qual­ che riserva, con il programma ugua­ litario della NAACP (notizia da "Les cahiers de l'histoire", n. 35, cit. }.

La NAACI' ha Il corpo del negro e la testa del bianco L'unica ragione per cui la NAACP esiste ancora è perché gode dell'ap­ poggio dell'uomo bianco. Quando que­ sta massa negra che sta ora scuoten­ do l'America comincia a organizzarsi e a sceglìersi i capi che le occorrono, l'uomo bianco non si rivolge piu alla NAACP ma deve venire qui nel ghet­ to a parlare con i leader del popo­ lo... La NAACP ha sempre avuto il corpo del negro e la testa del bianco e noi non siamo piu dis,P.osti a tolle­ rare ciò. Roy Wilkins (Il capo della NAACP} e gli altri come lui hanno stipendi intorno ai 40.000 dollari al­ l'anno ed è chiaro che non sono di­ s�sti a dar fastidio a Whitey (il :bianco)'» (intervista a Louis Michaux, proprietario del Negro National Me­ moria! Bookstore, la piu popolare li­ breria di Harlem, centro delle attività culturali e politiche dei nazionalisti negri. In Black Power, Potere Negro. Analisi e testimonianze, a cura di Ro­ berto Giammanco, Laterza, Bari ·1967}. «

CRONACA DI UN LINCIAGGIO Uno dei fatti di cronaca razzista piu frequenti negli anni successivi alla 23

seguente cambiava il nome in National Association for the Advancement of Colored People, NAACP . La prima azione

della NAACP fu una crociata contro il linciaggio, che recò frutti notevoli: vi erano stati 160 linciaggi nel 1890, ve ne furono 75 nel 1920 . La battaglia della NAACP si svolse · so­ prattutto sul terreno legale: intentò innumerevoli cause per ottenere, attraverso sentenze, il riconoscimento dei diritti della minoranza . La prima guerra mondiale impresse alla America una scossa violenta . Milioni di americani di colore, reclutati di forza per le immense esigenze dell'industria bel-

prima guerra mondiale fu il linciag­ gio di soldati negri. Un linciaggio è definito dal Tuskegee lnstitute come l'esecuzione, a furor di popolo, di una persona accusata di un presun­ to crimine senza un equo e pubblico processo davanti a un giudice qualifi­ cato e a una giuria popolare. Rober­ to Giammanco ( Malcolm X, in I pro­ tagonisti della Storia Universale, vol. 14, CEI, Milano 1971) riporta il se­ guente esempio, tratto dal giornale "Chicago Defender", 5-4-1919: « Ex­ combattente negro linciato perché si rifiutava di togliersi l'uniforme. Bla­ kely, Georgia, 4-4-1919. Quando, diver­ se settimane fa, il soldato William Little, ex-combattente negro, arrivò alla stazione di Blakely trovò ad at­ tenderlo un grosso gruppo di bianchi che gli ordinarono di togliersi l'uni­ forme e di andare a casa in mutande. Altri bianchi presenti intervennero fa­ cendo si che Little potesse andarsene indisturbato. Il Little, che non aveva altri abiti, continuò a portare l'uni­ forme anche varie settimane dopo il suo ritorno. Lettere anonime Io ave­ vano ammonito di togliersi l'unifor­ me o di andarsene altrove se "vo­ leva pavoneggiarsi in kaki •. Little ignorò questi av;vertimenti e ieri è sta­ to trovato morto, sembra ucciso a ba­ stonate. Indossava ancora l'uniforme». 24

Ho Chi M i n h : è un flagello

"Il llnr:iapglo orribile'

II linciaggio, agli occhi di tutto il mondo, era diventato il simbolo del­ la crudeltà dei bianchi d'America. Nel 1924 Ho Chi Minh, allora giovane ri­ voluzionario, pubblicò su un periodi­ co francese un articolo sul linciaggio. Ecco l'inizio : « � noto a tutti che la razza nera è la razza piu oppressa e piu sfruttata della famiglia umana. � noto a tutti che l'espansione del capitalìsmo e la scoperta del Nuovo Mondo hanno avuto per conseguenza immediata la rinascita della schiavitu che è stata, per secoli, un vero fla­ gello per i negri e una sanguinosa disgrazia per l'umanità. Ciò che for­ se non tutti sanno è che, dopo 65 anni di una vita cosiddetta emanci­ pata, i negri d'America subis cono an­ cora atroci sofferenze morali e ma­ teriali, delle quali la piu crudele e la piu orribile è la costumanza del lin­ ciaggio » (Ho Chi Minh, De la Révo­ lution, Plon, ·Parigi 1968).

3513 vittime in 45 anni « Negli anni tra il 1 882 e il 1927 i casi di linciaggio di cui si venne a cono­ scenza furono 35 13. Il terrore dell'as-

lica, alla fine del conflitto vennero riscaricati nei ghetti . Nel frattempo si erano evoluti politicamente . L'uomo che ne in­ carnò la protesta fu Marcus Garvey . Lui pure , come DuBois , era contrario all'integrazione . La sua soluzione del pro­ blema negro-americano era radicale : il "ritorno all 'Africa" . In Africa i negri d'America avrebbero creato la loro nazione, una loro Palestina nella quale raccogliere, e ricostruire, i dispersi brandelli di una cultura . Il "ritorno all'Africa" eser­ citava un grande fascino sulla gente di colore . Non li spa­ ventava l'idea di lasciare il Paese in cui eran nati e cresciuti

sassinio da un lato, e gli allettamenti economici dall'altro, spinsero mi­ gliaia di negri al Nord. Nel Nord i new.-i incontrarono quasi altrettanta ostllità. Alcune città del Nord nep­ pure permettevano ai negri di vivere entro la circoscrizione cittadina. In altre si verificarono linciaggi e disor­ dini. Uno dei piu sconvolgenti fra questi tumulti del Nord fu quello di Springfield, Illinois, nel 1 908, duran­ te il quale due negri furono linciati, quattro bianchi uccisi, e 70 persone ferite. Furono spiccati quaranta man­ dati contro i capi della banda lincia­ trice, ma nessuno venne punito » ( Protesta negra, cit.). 1915·18 L'inurbamento negro

Dai campi di cotone alle industrie del Nord « "In piedi, razza poderosa ! " e "Tor ­ niamo in Africa! " furono le parole d'ordine della Universal Negro Im­ provement Association (associazione universale per il miglioramento dei negri), fondata da Marcus Aurelius Garvey nel 1917 ad Harlem, nel quar­ tiere negro piu maturo, dinamico e turbolento degli Stati Uniti. Era un momento decisivo nella storia degli

afro-americani. Con lo scoppio della prima guerra mondiale l'immigrazio­ ne dall'Europa si era improvvisamen­ te ridotta; l'agricoltura degli Stati del Sud era entrata in una gravissima crisi dovuta all'espandersi dell'econo­ mia monopolistica e a calamità na­ turali, mentre l'industria del Nord aveva bisogno di manodopera non specializzata. L'emigrazione al Nord asstytse il carattere di esodo. Società e grossi commercianti di Chicago, De­ troit, New York mandarono i loro re­ clutatori nei villaggi della "Cintura del cotone"; promettevano salari mol­ to elevati e condizioni di vita "nuove e stimolanti". Nel Nord i lavoratori negri erano pagati molto meno dei bianchi; ma, rispetto alle possibilità che avevano nel Sud, il miglioramen­ to era reale e considerevole. • � vero che qui la gente di colore se la cava bene", scriveva nel 1916 un negro im­ migrato a Chicago a un suo amico dell'Alabama. "Non ti pagano meno di tre dollari per dieci ore di lavo­ ro ... Non capisco come possano paga­ re tanta gente che non ha mai furia e che non viene neppure costretta a lavorare di piu ..." Nello stesso perio­ do, nella Alabama, un bracciante ne­ gro era pagato meno di un dollaro per 12-14 ore di lavoro » (R. Giam­ manco, Malcolm X, op. cit.). 25

e dove tuttavia semb rava non dovesse esserci posto per loro . Durante la grande crisi del '29, per esempio, i negri avevano sofferto assai piu di tutti gli altri . Ancora nel '32 si contava che fosse disoccupato il 56 % dei negri contro il 39,7 % dei bianchi . E dopo otto anni di New Deal, era an­ cora senza lavoro il 25 % dei negri contro il 1 3 % dei bian­ chi . Il movimento di Garvey ( Universal Negro Improvement Association, UNIA) raccolse circa 1 0 milioni di dollari per il ritorno in Africa . E insieme al mito del ritorno alle ori­ gini, Garvey esaltava tutto ciò ch'era nero . Essere negro,

Ad Hartem fiorisce il Rinascimento « La prima conseguenza dell'inurbar­ si dei negri al Nord è la nascita, o meglio ancora lo sviluppo di una in ­ tellighentia negra che, arrivata da tutti i punti d'America, si ritrova nei quartieri negri delle città del Nord, e piu particolarmente ad Harlem (New York). Non che ì negri abbiano atteso il 1920 per avere i loro studio­ si e i loro filosofi. Ma dopo la prima guerra mondiale gli intellettuali si di­ stinguono per un fatto nuovo: hanno imparato a vivere per se stessi. Non in opposizione ai bianchi (e per con­ seguenza ancora legati ad essi) come facevano i militanti della precedente generazione, bensi in funzione delle loro proprie gioie e delle loro soffe­ renze, insistendo sulla fierezza della propria umanità piu ancora che sulla fierezza del colore. (Arrivano persino a ironizzare su se stessi, autodefinen­ dosi niggerati invece che litterati. ) Se a New York gli intellettuali negri preferiscono Harlem piuttosto che il ti:pico _quartiere degli artisti, il Green­ wzch Village, non è tanto per pau­ ra, diffidenza o ostilità nei confronti dei bianchi, quanto per ìl gusto di re­ stare uniti tra loro, e di gustare in26

sieme la gioia di vivere, dopo la noia dell'infanzia in provincia» (da "Les cahiers de l'histoire", cit.). Tutto ciò è all'origine del Rinascimento nero, o Rinascimento di Harlem, che accanto al fiorire della cultura negra registra il sorgere di un vivissimo interesse dei bianchi per ì negri. Il movimento di Garvey

IL NE&RO

E

BELLO !

Nel contesto culturale del Rinasci­ mento di Harlem si inserisce il movi­ mento di Garvey. « Sia la letteratura negra sia il piu ampio movimento di massa negro degli anni Venti, la Uni­ versai Negro lmprovement Associa­ tion ( UNIA)" di Garvey, erano radicati nell'ovgoglio di razza, nella dignità e bellezza della negritudine. Il movi­ mento di Garvey attrasse milioni di affiliati e di simpatizzanti in mezzo alle masse negre. Gli scopi dell'U­ NIA erano di instillare orgoglio di razza, sviluppare una colonia negra indipendente in Africa, e conseguire il controllo politico ed economico del­ le comunità negre negli Stati Uniti; in breve, cooperazione economica fra ne�ri-americani e �ente negra in tut­ to Il mondo». Ma l'Importanza di Gar­ vey non si esaurisce qui, e neppure

diceva, non è un motivo d'inferiorità, ma significa for­ za e bellezza . « Se consideriamo la storia del mondo, non fu forte una volta il negro , non fu grande ? Egitto, Etiopia e Timbuctu torreggiavano sulle altre civiltà . . . Quando l 'Euro­ pa era abitata da una razza di cannibali , l'Mrica era popo­ lata da una razza di uomini colti e raffinati, uomini come dèi . Perché, allora, dovremmo perdere le speranze ? Negri , un tempo foste grandi : sarete grandi di nuovo . . . » Garvey mori povero e dimenticato nel 1 940 : aveva gettato il seme di tutti i movimenti nazionalisti negri degli anni '60. •

nel lato piu vistoso del suo J?. rogram­ ma, il " ritorno all'Africa " ( il quale pare abbia avuto 4 milioni di aderen­ ti). « La principale spinta di Garvey consistette nell'edificare il Black eco­ nomie power (potere economico ne­ gro) nei ghetti degli Stati Uniti: una altra forma di optare per la propria uscita dalla società di maggioranza » (Protesta negra, cit.).

IL RINASCIMENTO NERO Fu un vero boom cunurale... Il movimento di Garvey, sprigionan­ do le forze native del nazionalismo negro, ebbe un forte impatto cultura­ le sulla " nazione in esilio " . Quest'a­ zione portò al boom culturale noto come Rinascimento di Harlem e al conseguente vivo interesse bianco per la cultura negra. Ma nonostante la vasta popolarità di scrittori come A­ lain Locke, Zora Neale Thurston, Langston Hughes, Claude McKay, Countee Cullen, James Weldom John­ son, George Schuyler e Jean Toomer, l'immagine del negro fu grossolana­ mente distorta. Nel " nuovo negro " i ruggenti anni Venti videro un esse­ re " gaio ", " felice " , " ridanciano •, " pri­ mitivo" . Mettendo in discussione lo spirito della comprensione interraz-

ziale, Gilbert Osofsky scrisse : « Essi vedevano i negri non come persone ma come simbolo di tutto ciò che non era America » (Gilbert Osofsky, Harlem : The Making_ of a Ghetto, Harper & Row, New York 1965 ).

... o solo una carnevalata? « !ritorno al 1926 la P. restigiosa imma­ gine di Harlem si diffuse al punto da diventare nota ai bianchi di tutto il mondo. Da ogni parte venivano auto­ bus carichi (ij turisti. Il Cotton Club era riservato ai soli bianchi e centi­ naia di altri club, giu giu fino ai lo­ cali nascosti nelle cantine dove si serviva illegalmente l'alcool, facevano lo stesso ... Da tutto il paese venivano orchestre in questi locali, dove Har­ lem si scatenava fino alla frenesia con canzoni come Tiger Rag, Hi-de-hi­ de-ho, St. James lnfirmary e Minnie the Moocher. La città negra era pie­ na di bianchi, di lenoni, di prostitute, di contrabbandieri d'alcool, di traffi­ canti di ogni specie, di personaggi pittoreschi e di polizia e agenti addet­ ti a far rispettare le leggi proibizio­ nistiche. I negri ballavano come non avevano mai fatto prima e forse co­ me non avrebbero mai pìu fatto do­ po » ( Malcolm X, Autobiografia, cit.).

MARTIN LUTHER KING non avrebbe mai condiviso le tesi di Garvey . Il suo faro era Gandhi, il movimento le cui teo­ rie erano piu affini al suo spirito era la NAAC P . Dopo l'espe­ rienza del suo primo sermone, il giovane Martin divenne coadiutore nella chiesa di suo padre . Nell'autunno 1 948 si trasferi a Chester ( Pennsylvania) per studiare teologia al Crozer Theological Seminary. Alla fine dei corsi ottenne la menzione d'onore e una borsa di studio di milletrecento dollari per conseguire il dottorato di filosofia in un'univer­ sità di suo gradimento . Scelse Boston : in quell'ateneo l'in-

La dottrina di &andhi illumina Martin L. Kinu Secondo Walter Minestrini ( op. cit. ) fu durante g l i anni di studio trascor­ si al Crozer Theological Seminary che Martin L. King incominciò a in­ teressarsi della dottrina di Gandhi. Verso il 1950, dopo una « lunga e se­ vera meditazione sull'opera svolta dal Mahatma e sui principi che la infor­ marono, il giovane King trasse la conclusione che l'amore del prossi­ mo, predicato da Gesu Cristo e posto da Gandhi a fondamento della sua azione, era un fulcro potentissimo su cui si doveva fare leva per conse­ guire il riconoscimento delle giuste rivendicazioni sociali. Dall'apostolo dell'indipendenza indiana egli, come era solito dire in seguito, derivò " la tecnica dell'azione " . Il principio cri­ stiano dell'amore rivolto anche e so­ prattutto ai propri nemici era dun­ que la molla che doveva avviare la lotta non violenta. Le premesse erano poste. Non restava che applicare il metodo alla complessa realtà della

Il pastore King con la moglie Caretta Scott

società statunitense, sulla quale Lu­ ther King di giorno in giorno appro­ fondiva la sua indagine. L'occasione ad agire sarebbe venuta pochi anni dopo, e l'apostolo negro si sarebbe rivelato all'altezza della situazione ».

Ma non Mal col m X · La non violenza e i l perdono a i ne­ mici, che dovevano diventare il credo di Luther King, sono invece decisa mente respinti da tutti i movimenti radicali che vedono soltanto nella lot­ ta armata, e nella presa di potere, la soluzione del problema negro. In op­ posizione a King, Malcolm X scrisse la sua "famosa invettiva contro lo " zio Tom ", personaggio assolutamen­ te negativo ai suoi occhi perché su­ bisce la sua condizione di negro op­ presso senza ribellarsi, ma anzi re­ stando amico dei bianchi. « Lo zio Tom di oggi non porta il fazzoletto annodato sulla testa. Spesso _questa moderna versione del secolo XX del nostro zio Tommaso porta il cilindro, è di solito ben vestito e ha una cer­ ta istruzione, spesso è addirittura la personificazione della raffinatezza e della cultura. Qualche volta lo zio Tommaso del secolo XX parla con l'accento di Yale o di Harvard ed è ·

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segnamento filosofico recava una forte impronta di perso­ nalismo ed egli era attratto da questa concezione . A porre l'uomo al centro del proprio sistema solare lo aveva spinto la meditazione sui problemi della sua razza: dove tro­ vare una maggior lezione sulla mortificazione della persona e quindi sulla necessità di restituirle il suo valore ? Seguiva in questo le orme del nonno materno, il pastore Williams, che era stato uno dei fondatori della NAACP . Williams tra l'altro aveva organizzato il boicottaggio dei giornali di Atlanta che osteggiavano il diritto al voto della gente di

conosciuto come professore, dottore, giudice, reverendo e persino come re­ verendissimo dottore. Questo zio Tommaso del secolo XX è un profes­ sionista negro ... e con ciò voglio dire che la sua professione è di essere un negro al servizio del bianco » ( Mal­ colm X, Autobiografia, cìt.).

In un seminario ttrazzista" Klng è il primo della classe Il Crozer Theological Seminary, levi­ gato seminario dell'Est, significava per il figlio del Sud l'America bianca con i suoi pregiudizi e i suoi tabu, ancor piu crudele di quella ch'era abi tuato a conoscere nella sua terra. Là almeno il razzismo era scontato. Qui, per i sei negri contrapposti a un centinaio di studenti bianchi, si ergevano invisibili barriere psicologi­ che, intessute di autocensure impal­ pabili . Martin si sforzava di esser di­ ligente assai piu del necessario , per stroncare sul nascere le ironie : « Ave­ vo in mente il prototipo del negro come può immaginarselo l'uomo bian­ co medio: sempre in ritardo, chias­ soso, ridanciano, sporco e disordina­ to - e per un certo tempo fui terri­ bìlmente conscio che cercavo di evi­ tare l'identificazione con questo per30

sonaggio. Piuttosto che dare l'impres­ sione di ridere sempre, mi mostrai temo - s p aventosamente serio », La carriera d1 King al Crozer fu straor­ dinaria. Egli si laureò primo della sua classe, fu proclamato il miglior studente del seminario, fu presidente del consiglio studentesco (primo ne­ gro nella storia della scuola a essere cosi onorato), e si guadagnò l'occa­ sione di andare all'università di Bo­ ston per il suo dottorato in filosofia (notizie da I have a dream, numero speciale di " Time Atlantic ", 29-4-1968).

Valeva la pena essere cosi diligente? Secondi alcuni critici, lo sforzo a cui è improntata tutta la giovinezza di King, volto a discostarsi dal cliché del negro pasticcione, è stato completa­ mente negativo e vale soltanto a illu­ strare il temperamento retrivo del personaggio. La sua volontà di mo­ strarsi spaventosamente serio" rivela soltanto il suo istinto di conformista rispettoso dell'autorità bianca. Contro questo comportamento si è scagliato violentemente il capo rivoluzionario Rap Brown: « Uno dei problemi fon­ damentali che ogni fanciullo negro de­ ve risolvere crescendo è quello del•

colore . Anche il padre di Martin aveva capeggiato ad Atlan­ ta un'agitazione, quella intesa ad ottenere la parità di retri­ buzione per gli insegnanti negri e bianchi ; e si era battuto perché nel palazzo di Giustizia fosse concesso ai negri di salire sullo stesso ascensore dei bianchi . Martin tuttavia non pensava solo alla filosofia, in quegli anni giovanili . Aveva un gran successo con le ragazze . A Chester si era concesso il lusso di respingere la corte di un'ereditiera bianca . Sfrecciava su una vistosa Chevrolet verde, donatagli dai genitori per meriti scolastici, e faceva la vita dello sca-

l'autorità. Anzitutto, v'è il grande mondo bianco che gli dice che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, che co­ sa bisogna fare e che cosa non biso­ gna fare, e tutto ciò ha lo scopo di tenere oppresso il negro, di tenerlo giu. E tutto ciò viene rafforzato dal­ l'America negra, che è uno specchio del grande mondo bianco e lavora per il mondo bianco nell'ambito della co­ munità negra. L'America negra divie­ ne il poliziotto ufficiale per conto del­ l' America bianca. Cresci e ti insegna­ no a non rispondere male ai bianchi, a non guardare le donne bianche, a essere rispettoso, a parlare l'inglese cosiddetto corretto, a ungerti e a li­ sciarti i capelli, a strofinarti la �Ile schiarendola il piu possibile » {Rap Brown, Muori schifoso negro, muori!, Longanesi 1969).

Marti n ,

_

reverendo dameri no

. • •

Incredibilmente Martin Luther King era un elegantone e gli piaceva pavo­ neggiarsi da damerino. Fu sempre at­ tirato dai bei vestiti e, nei limiti del possibile, dalla bella vita. Come ri­ corda il Lewis ( op. cit.), Martin, an­ cora adolescente, impiegava buona parte dei suoi guadagni di strillone

in vestiti. Doveva avere anche buon gusto, se gli amici gli attribuirono il soprannome di Tweed, per la sua abi­ tudine di scegliere abiti di ottima stoffa e fattura. Anche le scarpe, sem­ pre straordinariamente lucide, erano un indizio della sua raffinata eleganza. In fatto di ragazze, Martin sceglieva con la stessa oculatezza e buon gusto. Fra le sue conquiste pare figurassero: Rosa Martin, figlia del vice presidente della Atlanta Life Insurance Compa­ ny; Betty Milton, figlia del presiden­ te del Citizens Trust; Juanita Sellers, il cui padre era un �rosso impresa­ rio di pompe funebn, e Mattawilda Dobbs, il futuro soprano.

... e lldanzato di tutte " Martin Luther King era propenso a definire " leggere " quelle, tra le sue amicizie femminili, di cui sapeva ch'e­ rano disposte a dar la precedenza al­ la materia sullo spirito. Ciononostan­ te egli deve aver rivolto a parecchie di esse serie proposte di fidanzamen­ to. Infatti il mat·tino della sua laurea al Crozer Theological Seminary, il ri­ spettato parroco suo amico ricevé u­ na serie di telefonate dalle quali si deduceva che parecchie giovani don­ ne, ciascuna all'insaputa delle altre, 31

polo d'oro . Anziché alloggiare alla casa dello studente, ave­ va preferito arredare un appartamentino , il quale per la verità non gli serviva solo per i convegni galanti , ma anche per riunioni di cellula con colleghi vogliosi di approfondire i temi sociali del momento . Nello stesso autunno 195 1 in cui Martin si era iscritto alla Boston University, era arri­ vata a Boston dall'Alabama Coretta Scott, giovane figlia di un negro ricco . Martin la conobbe nel gennaio 1952 e le chiese immediatamente di sposarlo . Le nozze avvennero un anno e mezzo dopo, il 18 giugno 1953 . • ·

desideravano esser presenti alla ceri­ monia di laurea e ricoprirvi il ruolo di fidanzata di Martin. Vennero tut­ te » (D. L. Lewis, op. cit.).

L'incontro con CORETTI SCOTT Coretta Scott era arrivata a Boston per iscriversi al conservatorio. Vole­ va diventare una cantante. La sua vo­ ce di soprano era stata lodata da un baritono famoso, Paul Robeson. Il suo incontro con Luther King fu dovuto alle insistenze di un'amica, compaesa­ na dei due, che li mise in contatto vincendo la riluttanza di Coretta, alla quale la sola idee di un " reverendo" evocava nuvole di noia. Nella prima telefonata-fiume che le fece, King Ja stordi parlando di " Napoleone, Wa­ terloo e altre sciocchezze ". Il giorno dopo la invitò a colazione e la subis­ sò di parole: dette fondo all'universo trattando di individuo e società, di bianchi e neri, di comunismo e capi­ talismo. Coretta intimidita azzardò poche ma assennate risposte. Il terri­ bile pastore motteggiò: «Ma allora sei una creatura pensante ». Sulla soglia di casa, al congedo dopo quel primo incontro, fece la dichiarazione inatte­ s a : « Hai tutte le qualità che ho sem­ pre sognato in una moglie ». 32

King : "Era la moglie che io sognavo " Che King proponesse a Coretta di spo­ sarla la sera stessa del loro primo in­ contro, potrebbe sembrare strano. D'altra parte, Martin era deciso a sposarsi e aveva un'idea molto pre­ cisa della donna che avrebbe voluto come moglie. � abbastanza compren­ sibile quindi che, avendo scoperto questa donna in Coretta, non esitasse a chiederla in moglie. Le sue idee sul­ le donne in fondo, come sottolinea Co­ retta stessa, erano abbastanza con­ traddittorie. Benché fosse profonda­ mente convinto che le donne sono al­ trettanto intelligenti e capaci degli uo­ mini e hanno quindi tutti i diritti di occupare posti di prestigio nella so­ cietà, « quando si veniva al suo caso personale, quella che avrebbe dovuto essere sua moglie doveva essere una donna di casa e fare da madre ai suoi figli. Su questo punto era molto chia­ ro: la sua donna voleva trovarla a ca­ sa quando lui ci tornava ».

M.L. King in ospedale dopo l'attentato di Harlem (New York)

© Bob Fitch

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Black Star

UNA VOLTA COMPLETATI gli studi di filosofia, la scelta che si poneva a King era di abbracciare l 'insegnamento o di dedicarsi al lavoro sociale . Scelse il secondo, con l'idea che avrebbe potuto svolgere una azione piu incisiva diri­ gendo una chiesa; e volle farlo là dove le condizioni erano piu disperate : nel suo Sud . Luther King era un intellettuale brillante : gli sarebbe riuscito facile sistemarsi in qualche stimolante centro religioso dell'Est, ma ciò avrebbe tolto senso al suo apostolato . « Prima di entrare nel Movimento e di essere coinvolto nella lotta di Montgomery » scrisse,

M. L lino? un intenenuale noioso e senza humour All'inizio della sua vita pubblica Mar­ tin Luther King ci viene presentato da molte biografie come un giovane di splendido aspetto e di qualità ispi­ rata. Probabilmente l'agiografia ha ag­ giunto piu di un tocco al quadro. An­ cora nel 1964, quando lo proclamò "Uomo dell'anno", la rivista "Time" (3 gennaio 1964) ne dava questo ri­ tratto tutt'altro che adulatore: c Egli presenta una figura non imponente: è alto uno e sessantacinque, pesa set­ tantasette chili con un torace podero­ so, si veste con funereo conservatori­ smo (dei suoi abiti cinque su sei sono neri, e tali sono la maggior parte del­ le sue cravatte). Ha scarsissimo senso dell'umorismo. Non ha mai sentito parlare di divi della canzone o dello sport, ma può intrattenervi per un'o­ ra su Thoreau, Hegel, Kant, Gandhi. •

"Il negro lstnlto è an fallimento" :e difficile comunque oggi rendersi conto di quanto ardui e disperanti possano essere stati gli inizi anche per un giovane d'ingegno come Mar­ tin Luther King. Dice ancora la rivi34

sta "Time " (gennaio 1964) : c Egli è nato il 15 gennaio di 35 anni fa, in un'epoca in cui fioriva il mito del ne­ gro subumano e quando un osserva­ tore colto come H. L. Mencken pote­ va scrivere che "il negro istruito di oggi è un fallimento, non perché in­ contra ìnsuperabili difficoltà nella vi­ ta, ma perché è un negro. Il suo cer­ vello non è adatto per le forme piu alte dello sforzo mentale; i suoi idea­ li, per quanto laboriosamente egli sia allevato e sistemato, rimangono quel­ li di un clown" • .

I l reverendo Ki ng torna nel Profondo Sud La vita nel Sud, quando King decise di tomarvi, rappresentava ancora il peggiore degli inferni per un uomo di colore. E il momento scelto da King fu proprio il piu agghiacciante, quello che segnava l'inizio deHa reazione bianca. c La decisione di desegregare le scuole, t'resa dalla Corte Suprema il 17 maggio 1954, scatenò una nuova ondata di dimostrazioni antinegre che non si è piu fermata. Dal punto di vi­ sta della supremazia bianca, ogni or­ dine dei tribunali di ammettere ragaz­ zi negri a una scuola precedentemen-

« tornai laggiu, nel Sud, perché sentivo che v'erano grandi possibilità di trasformare quella parte del Paese in qualcosa di ricco : voglio dire ricco di spirito e di bellezza . » L'occasio­ ne piu allettante che gli s'offri era quella di andare a dirige­ re la chiesa battista di Dexter Avenue a Montgomery, capita­ le dell'Alabama . Era una chiesa famosa a causa del suo pasto­ re, il leggendario reverendo Vernon Johns . Un giorno, su un autobus segregato, un passeggero bianco gli aveva intimato di alzarsi per cedergli il posto e lui era rimasto a sedere . Il guidatore aveva sbraitato : « Ni gger, anche se sei un prete

te tutta..bianca, ogni sit-in del CORE ( Congress of Racial Equality, movi­ mento per l'uguaglianza razziale, sor­ to nel 1943 a Chicago) o della NAACP, OP.i rapporto di una commissione dei diritti civili, e ogni visita di un anti­ razzista del Nord è una minaccia al controllo bianco che Dio ha ordina­ to e che il Klan della Ricostruzione ha restaurato. Alti funzionari degli Stati del Sud danno al Ku Klux Klan incoraggiamento e aiuto, denuncian­ do tutti gli sforzi privati e fedeli in favore della gente di colore c.ome vio­ lazioni della sovranità dello Stato, quasi che la guerra civile non avesse sistemato quel problema una volta per sempre » (W. Peirce Randel, cit.).

Coretta: "Perché nel Sud?" « " Ce ne andremo in una città del Sud " disse un giorno Martin a Coret­ ta. " Voglio scegliere al piu presto fra le due chiese che mi hanno offerto il posto." " Hai avuto offerte anche da alcune chiese del Nord", cercò di far­ lo riflettere Coretta. " Non pensi che siano preferibili? Nel Nord c'è aria piu libera, ambienti culturali e arti­ stici piu sviluppati... Sarebbe piu con­ veniente anche per la mia attività. In seguito potremo trasferirei nel Sud,

dove piace anche a me ritornare, poi­ ché infine è là che siamo vissuti e che si trova la nostra casa. Che ne dici? " Non c'era d a discutere; l a decisione era già presa ,. (W. Minestrini, cit.).

Martin: "È una giusta scelta " Un sabato pomeriggio nel gennaio 1954, mentre guidava verso Montgo­ mery, Alabama, ascoltando alla radio le melodie dell'opera di Donizetti da lui prediletta, Luther King era stra­ convinto di aver fatto la giusta scel­ ta indirizzandosi verso la Dexter Avt> nue Baptist Church. Il livello di que­ sta chiesa, egli lo sapeva, era formi­ dabilmente alto. Il suo predecessore là, Vemon Johns, immensamente ri­ spettato se non amato, si lasciava tra­ scinare dall'emotività soltanto quan­ do si toccava il problema dei diritti civili. Si abbandonava allora a una iconoclastica eloquenza, slegata ma quanto mai efficace. Per la sua prima prova, King era pronto a bruciare il suo sermone piu bello, cesellando le sue frasi piu eleganti, condensando i suoi concetti pur conservando una giudiziosa combinazione di grandi im­ magini, risonanti polisillabi e citazio­ ni ragionevolmente oscure ,. (D. L. Le­ wis, op. cit.). «

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ti devi alzare da quel f . . . posto ! » Ribatté il prete : « Com'è vero Dio dannato, da questo posto non mi muovo » . Fra­ stornato dall 'incredibile eloquio, il guidatore non seppe piu replicare . Nella predica domenicale il reverendo tornò sul­ l'incidente . « Non credo » disse « che il buon Dio si sia of­ feso per la mia bestemmia . Certo avrà pensato : "Devo tener d'occhio quel ragazzaccio" . Ma è un bene : perché tenendo d'occhio me si accorgerà che troppe cose sono storte nel Sud . » Era questo il personaggio monumentale che Martin Luther King avrebbe dovuto sostituire nel cuore dei par-

Il primo sennone a Montgomery:

la tra dimensioni dalla vita perfetta Il primo sermone che Martin tenne nella chiesa di Dexter Avenue fu quel­ lo che rimarrà in assoluto il suo pre­ ferito. Aveva per titolo Le tre dimen­ sioni della vita perfe tta ed egli lo ave­ va predicato per la prima volta in una piccola chiesa di Roxbury, Mas­ sachusetts, alla presenza dell'allora fi­ danzata Caretta. Pronunciò ancora lo stesso sermone nel 1964, nella catte­ drale di San Paolo a Londra durante una sosta del suo viaggio a Osio per ricevere il premio Nobel. Ecco la struttura di questa predica, che ri­ mane l'esempio piu tipico dell'elo­ quenza di King. La nuova Gerusalem­ me celeste è la perfezione conquista. ta in tutte e tre .Je sue dimensioni : nella lunghezza, nella larghezza e nel­ l'altezza. La prima dimensione di una vita perfetta consiste nello sviluppo delle facoltà interne dell'individuo. Esso è reso difficile in America, per­ ché questo grande Paese che ha dato al mondo la Dichiarazione d'Indipen­ denza e immensi progressi tecnologici ha privato 22 milioni di uomini e don­ ne negri della libertà e della possibi­ lità di vivere umanamente, con un 36

minimo di felicità. La seconda dimen­ sione della vita perfetta è la ricerca dell'identificazione con gli altri esseri umani. La terza è l'altezza: la spinta dell'uomo verso l'alto. « Dove trovere­ te Dio? In una provetta? No! Dove altro se non in Gesu Cristo, il Signore delle vostre vite? Cristo è il Verbo fatto carne. »

Come si vive nell'inferno negro Sono rimasto sette giorni nel quar­ tiere di Fort Green. Quasi tutti coloro che vivono in quel quartiere sono di razza negra. Ho visto drogati e prosti­ tute, ho visto ragazzi e ragazzine di dieci e dodici anni offrirsi sulla stra­ da, ho visto vendere eroina alla luce del sole come se fosse gelato. Su una panchina, mentre sorvegliavo i due figli minori di mia sorella, affetti da asma, una guardia in uniforme mi venne a dire con orgoglio che poteva procurarmi combinazioni di ragazze che avrebbero fatto qualsiasi cosa per un compenso variabile da uno a cento dollari. Ad Harvard avevo imparato che il Dipartimento di Sanità, Edu­ cazione e Assistenza spendeva circa dieci milioni di dollari all'anno in piani di ricerca per stabilire perché i progetti dei quartieri popolari fosse«

rocchiani . Tenne la predica di esordio, quella che serviva per rompere il ghiaccio, nel gennaio 1954 . « Cosi piccolo sul pulpito » disse una donna, « sembra un bambinello sen­ za la mamma . » Ma il suo stile spregiudicato infiammò i fedeli : a venticinque anni, Luther King era già il predica­ tore acclamato di una delle chiese piu vive del Sud . Andan­ do a Montgomery, Martin sapeva di scegliere il covo piu antinegro di tutto il Sud : « il ruvido sottopancia dell'Ame­ rica » , come l'aveva definito lo scrittore Caldwell . Nel 1 8 6 1 , durante l a guerra d i secessione, l'Alabama aveva fornito al-

ro un incubo. Per cinquanta cents, avrei potuto dare io la ri sposta. Per· ché i quartieri erano costruiti per al. loggiare un incubo. Chi vive nel quar­ tiere di Fort Green? Donne abbando­ nate dai mariti, bambini abbandonati dai padri, madri e figli dimenticati da tutti tranne che dal conto, che arriva ogni due settimane, di quella istitu­ zione che ha sostituito il piantatore bianco del Sud proprietario di schia­ vi, cioè il Dipartimento delle Case po­ polari » (Julius Horwitz, Razza dispe­ rata, Longanesi 1971).

Ki ng nel covo dei sudisti Il nome della città di Montgomery è fondamentale nella storia della lotta fra Nord e Sud in America e dei rap­ porti di razza . Quando gli Stati del Sud nel febbraio 1861 proclamarono la secessione, il comitato che doveva redigere la Costituzione decise di sta­ bilire la capitale degli Stati Confede­ rati d'America a Montgomery. « Il giorno 8 fu deciso di passare alle ele­ zioni dei capi dell'Esecutivo, e la sera fu spesa in contatti e discussioni tra le varie delegazioni. Nessuna candida­ tura ufficiale fu presentata, ma il 9 febbraio 1861 il Congresso all'unanimi­ tà elesse presidente provvisorio l'ex

senatore Jefferson David del Missis­ sippi e suo vice Alexander Stephens della Georgia. Quest'ultimo era mem­ bro del Congresso ed era quindi pre­ sente; a David l'annuncio fu telegra­ fato mentre egli si trovava nella sua piantagione sulle rive del grande fiu­ me, insieme con l'invito di recarsi tosto a Montgomery per prestare giu­ ramento. L'inesistenza di un collega­ mento ferroviario diretto tra Meri­ dian e Montgomery costrinse il neo­ eletto a un lungo giro durante il qua­ le si trovò obbligato a pronunciare due dozzine di discorsl e anche di piu di fronte a folle riunitesi per ogni do­ ve; infine il presidente eletto giunse a Montgomery ove si sarebbe tenuta la cerimonia di insediamento » ( Rai­ mondo Luraghi, Storia della guerra civile americana, Einaudi 1966).

Filosofia, che passione ! Ma non aveva la stoffa del pensatore Secondo il biografo D. L. Lewis ( op. cit.), pare che una delle maggiori aspi­ razioni del giovane pastore fosse quel­ la di essere un pensatore, un filosofo. A tutti quelli che gli stavano vicino non mancavano le occasioni per ascol37

l 'esercito confederato 39 generali e 1 20 mila soldati . Nella capitale dello Stato e del razzismo vivevano 80 mila bianchi e 50 mila negri : questi ultimi ridotti a una condizione ser­ vile . Non potevano votare, dovevano mandare i figli alle scuole segregate, erano vittime della brutalità della polizia, venivano impiegati per lo piu in lavori domestici . Nella propria chiesa Martin Luther King era costretto a dedicare molto tempo al lavoro di routine , ma nel contempo cercava di definire il proprio pensiero e la propria azione nei con­ fronti del problema della sua gente . Cercava illuminazione

tare i suoi prediletti discorsi sull'eros platonico, la filia, l'àgape. Però tali sfogg-i d'enciclopedismo derivano, piu che dall'amore per la scienza, da quel. lo per lo spettacolo: Martin fu certa­ mente un attore superbo. Inoltre, al­ cuni biografi svelano un elemento di automistificazione nel suo sfoggio di acume filosofico. Un esame obiettivo delle sue abilità, sostiene Lewis, deve portare alla conclusione che, nono­ stante le sue ampie letture e l'appli­ cazione rigorosa, Martin difettava del­ l'apparato critico e della visione ispi­ rata che benedicono i veri filosofi. Di fatto, H suo raggio intellettuale era piuttosto ristretto. Buona parte della sua intelligenza filosofica era parziale e impressionistica. Non c'è indicazio­ ne che avesse familiarità con il positi­ vismo logico e con altre importanti correnti di pensiero europeo. Né era al corrente del fermento letterario su­ scitato dalle opere di Proust, Joyce, Kafka, Hemingway, Dos Passos e Faulkner, che in quegli anni agitava sommamente la sua generazione di studenti. « La sua intelligenza era es­ senzialmente di derivazione. " Nessu­ na originalità, dunque, nel suo pen­ siero; che, quando darà il meglio di sé, sarà una combinazione della veri­ tà evangelica con le teorie e la mi­ stica pratica di Gandhi. 38

Respingeva H m.arxism.o in nom.e del uistianesim.o Oltre ai filosofi Kant, Hegel, Nietzsche ( quest'ultimo letteralmente odiato da King ), Martin aveva naturalmente let­ to Marx, il quale l'aveva convinto che né il marxismo né il capitalismo tra­ dizionale racchiudevano tutta la veri­ tà, ma ognuno di essi una parte di verità. Disse una volta in un sermo­ ne : «Lasciaterili formulare chiaramen­ te la premessa fondamentale di que­ sto sermone : comunismo e cristiane­ simo sono sostanzialmente incompa­ tibili. Un vero cristiano non uò es­ sere un vero comunista perch le due filosofie sono antitetiche e tutti i dia­ lettici e i logici non possono conci­ liarle. Perché questo è vero? Innan­ zitutto, il comunismo si fonda su una concezione materialistica e uman:isti­ ca della vita e della storia. Per essa, Dio è semplicemente una finzione del­ l'immaginazione, la religione è un pro­ dotto del timore e della ignoranza, e la Chiesa è un'invenzione dei gover­ nanti per controllare le masse. " Io combatto solo, e vinco o soccombo. l Non ho bisogno di nessuno per libe­ rarmi; l Non voglio nessun Gesu Cri­ sto che pensi l Di poter sempre mo­ rire per me " . Gelido ateismo orpel-

l

negli autori che da studente aveva divorato con maggior tra­ sporto : Hegel, Marx, Sartre, Jaspers , Heidegger, Rauschen­ busch . Di quest 'ultimo lo affascinava l'idea di applicare i principi sociali di Gesu al mondo moderno . Era tormentato dall'ansia di porre i fondamenti del Social Gospel ( Vangelo sociale ) . Nel mondo contemporaneo, pensava Martin, la Chiesa ha il dovere di porsi all 'avanguardia della lotta so­ ciale . Trovava mostruoso il paradosso della società ameri­ cana : che venti milioni di negri fossero costretti a battersi per la libertà in casa loro , in quella che viene considerata

lato nelle vesti del materialismo, il comunismo non lascia posto per Dio o per il Cristo ,. (Martin Luther King, La forza di amare, SEI, Torino 1967J.

Eppure "economicamente" era marxista Dice D. L. Lewis, nella biografia già citata, che Martin non avrebbe mai potuto accettare senza riserve una fi­ losofia atea e deterministica. Ma la sua convinzione che Marx avesse co­ struito un valido schema per ovviare ai difetti del capitalismo era cosi in­ tensa che il suo maestro, il reverendo Barbour, è convinto ancor oggi che Martin fosse " economicamente un marxista".

E meneva sono accusa la civiltà occidentale Non può essere che l'uomo ricco della parabola evangelica sia la civil­ tà occidentale? Ricchi come siamo di beni e di risorse materiali, i nostri criteri di successo sono quasi indis­ solubilmente legati con l'avidità del­ l'acquisto. I mezzi di cui viviamo so­ no realmente meravigliosi, e tuttavia «

qualcosa manca. Abbiamo imparato a volare nell'aria come uccelli e a nuo­ tare nel mare come pesci, ma non ab­ biamo appreso la semplice arte di vi­ vere insieme come fratelli. La nostra abbondanza non ci ha portato né pa­ ce della mente né serenità dello spi­ rito. Uno scrittore orientale ha ritrat­ to candidamente il nostro dilemma: " Voi chiamate le vostre migliaia di invenzioni materiali 'macchine per ri­ sparmiare lavoro', eppure siete sem­ pre indaffarati. Col moltiplicarsi del­ le vostre macchine, voi divenite sem­ pre piu stanchi, ansiosi, nervosi, in­ soddisfatti. Qualunque cosa abbiate, volete di piu, e dovunque siate, volete andare altrove... Le vostre invenzioni non sono né macchine per rispar­ miare il tempo né per salvare l'ani­ ma. Sono tanti acuti sproni che vi incalzano a inventare altre macchine e a fare altri affari ". Tutto ciò è di una verità pungente e ci dice intorno alla civiltà occidentale qualcosa che non può essere trascurato come una accusa pregiudiziale da parte di un pensatore orientale geloso della pro­ sperità ocCidentale. Noi non possiamo sfuggire all'accusa. I mezzi di cui vi­ viamo si sono lasciati indietro i fini per i quali viviamo ,. ( Martin Luther King, La forza di amare, Società Edi­ trice Internazionale, op. cit.). 39

per antonomasia la patria della libertà . Le barriere della razza sorgevano a ogni passo : quando si trattava di votare, di frequentare una scuola, di farsi servire in un bar, di trasferirsi dalla parte postez:iore a quella anteriore di un autobus . Questi esasperanti divieti avevano creato una va­ stissima categoria di cittadini americani di "serie B " , la cui esistenza stessa era in evidente contraddizione con gli ideali democratici del Paese. Prendendo coscienza di questo ango­ scioso "dilemma americano" , Martin si tuffò a capofitto nel Movimento di liberazione del popolo negro . •

I n fondo era un "comunista cristiano" La Genealogia della Morale e La vo­ lontà di potenza di Nietzsche, spiega David L. Lewis (cit.), facevano prova­ re alla mente di Martin la sensazione che si prova su un treno quando dera­ glia. In Nietzsche il giovane studioso leggeva che il presunto potere dell'a­ more non . è in realtà che l'impotenza generata da una moralità da schiavi. Ciò lo turbava: ma non cosi profon­ damente come si sarebbe potuto sup­ porre. Nietzsche era troppo ateo per creargli dei problemi. Lo rifiutava, e basta. Marx era molto piu minaccio­ so e agiva sulla mente di King piu di quanto egli volesse far apparire in seguito. Durante le vacanze nata· lizie del 1949, Martin si era dedica· to esclusivamente allo studio delle sue opere. Era tormentato dal pensie­ ro del marxismo perché - come lo vedeva lui - si trattava della piu com­ promettente e intrigante fra le ere­ sie cristiane. Essa era sorta ( pensava Martin) dal fallimento della Chiesa cristiana a resistere allo sfruttamento sociale e all'indifferenza morale ram­ pante lungo tutto l'arco di crescita de� c�pitalismo indust.riale. Anc�e se p01 nfiutava questa mterpretaz1one, 40

negli anni della formazione Martin Luther King si senti molto vicino a una posizione ideologica che potrem­ mo definire con l'etichetta di " comu­ nista cristiano ".

No, un gran confusionario Da alcune sue dichiarazioni e confes­ sioni si può concludere che M. L. King a un certo momento si trovò disorientato e confuso in mezzo a di­ verse posizioni filosofiche e al limite del disgusto per la filosofia come scienza. Secondo David L. Lewis ( cit.), al terzo anno d'università King aveva finito per rendersi conto dell'ingenui­ tà di buona parte delle posizioni del Vangelo Sociale. Il " superficiale otti­ mismo" di queste conciliazioni tra il divino e il sindacale non lo attirava piu. Gli davano fastidio gli sforzi del­ la tendenza a identificare « il regno di Dio con un particolare sistema eco­ nomico e sociale "· Ma a questo punto anche il disagio che Martin provava nei confronti di Nietzsche e Marx ave. va raggiunto uno stato di malessere cronico.

M.L.

King pronuncia un

discorso

UNA DELLE FORME DI SEGREGAZIONE piu odiose nel Sud era quella esercitata dalla Montgomery City Lines, la compagnia che gestiva il servizio degli autobus nella capi­ tale dell'Alabama e nei suoi sobborghi . Aveva una clientela quasi tutta negra . · I negri che non possedevano l'auto­ mobile erano costretti a servirsi del mezzo pubblico . Sugli autobus dei bianchi la regola tacita praticata da decenni imponeva di stare ammucchiati nella parte posteriore e al­ zarsi se il veicolo era pieno e qualche bianco rimaneva in piedi . Su questi autobus color arancio i negri subivano un

Un

leader senza etlcheUe

Al suo esordio in Alabama, Martin L. King era incline a sostenere le tesi della NAACP. Pensava anche di poter diventare presidente della se­ zione di Atlanta. La moglie lo dis­ suase: fece benissimo, perché quel­ l'etichetta avrebbe limitato il raggio d'azione di Martin. « Fu una delle piu sagge decisioni della mia vita ,. scris­ se egli in seguito, « perché come pre­ sidente locale della NAACP avrei per­ so la mia capacità di far appello a tutti e non avrei condotto con la stessa forza il boicottaggio degli auto­ bus a Montgomery. ,. Che fu la sua prima grande battaglia.

Il bOiCOIIBUUiO dBUii autobus di Montuomerv « Ha un profondo significato che il primo grande moto di protesta negro, il boicottaggio degli autobus, si sia verificato a Montgomery. Montgome­ ry era la capitale dell'orgoglio bian­ co, un monumento al sogno bianco sudista di una società governata da bianchi e servita da sottomessi negri. La vita vi era completamente segre-

42

gata. Non era una società di nuovi ricchi o di manager, come Birming­ ham. Era una società aristocratica, e tutto era sereno. O cosi sembrava ai bianchi che costituivano un po' piu della metà della popolazione di 120 mila abitanti di Montgomery. Ai negri la vita appariva un po' diffe­ rente. Avevano difficoltà a ottenere un lavoro che non fosse di bassissimo rango e malamente pagato, in una società che andava trasformandosi dall'agricoltura all'industria. Per i po­ chi che potevano procurarsi un'istru­ zione decente, l'accesso alle professiO­ ni liberali era chiuso. Questi fattori erano comuni a tutta la vita negra nel Sud. Quello che era particolare a Montgomery era la presenza qui di un pugno di giovani leader negri in­ telligenti e ben istruiti, che non am­ mettevano compromessi nella loro opposizione alla segregazione ,. (An­ thony Lewis e i gìomalisti del " New York Times ", op. cit.).

17 maggio 1154 l'Infama ••wnedi nero" Il boicottaggio degli autobus avven­ ne anche perché i tempi erano pronti per l'azione. L'aveva preparato la sto­ rica decisione antisegregazionista del-

calvario : ·gli autisti li trattavano come merce, scostandoli rudemente e apostrofandoli con insolenze : niggers, capro­ ni, scimmie . Siccome il biglietto si doveva fare davanti , dal guidatore, spesso questi pretendeva che i negri , dopo averlo fatto, scendessero dall'autobus per risalire sulla parte po­ steriore : a volte metteva in moto , !asciandoli a terra . Era il viaggio della vergogna . Rosa Parks era una mite cucitrice negra. Non aveva mai litigato con nessuno . Il destino volle fosse lei ad attizzare i "Vespri neri" . La sera del giovedi lo dicembre 1 95 5 sali sull'autobus . Era una sera calda, tutta

la Corte Suprema nel 1954, riguar­ dante le scuole. « Proprio alla Corte Suprema che - ironia della sorte aveva un tempo varato la dottrina dei " separati ma uguali ", toccò di spazzar via il concetto di segregazio­ ne scolastica. Le scuole segregate, sand la Corte Suprema, non poteva­ no fornire uguali occasioni d'istruzio­ ne, perciò dovevano essere considera­ te illegali. Quel lunedi 17 maggio 1954 ha stabilito una linea di demarcazio­ ne tra la storia passata e quella futu­ ra dei negri negli Stati Uniti. Per il Profondo Sud fu un infame " Lunedi nero ". Per i negri fu un catalizzatore nella chimica della libertà. Per tutta l'America, fu il segnale di un radicale cambiamento ,. ( To do Justice, a cu­ ra di William Pain, Black Star Pu­ blishing Company 1965).

Ua buale mal di piedi alle origiai della sfida Tutto accadde a causa dei piedi in­ dolenziti di una donna negra. Nelle prime ore della sera del giovedi lo dicembre 1955 un autobus della Mont­ gomery City Lines scivolò attraver­ so la Court Square e puntò sulla fermata successiva. A bordo c'erano 24 negri, seduti dalla parte postec

riore verso quella anteriore, e 12 bianchi seduti nel senso opposto. Al­ la fermata dell'Empire Theater, 6 bianchi salirono sull'autobus. Il con­ ducente, come al solito, passò tra i passeggeri e chiese ai negri dei pri­ mi posti di alzarsi e rimanere in pie­ di cosicché i bianchi potessero se­ dere. Tre negri obbedirono, ma la signora Rosa Parks, una cucitrice ch'era stata la segretaria locale della NAACP, fece un gesto inatteso. Ri­ fiutò ,. ( dal numero speciale di " Time Atlantic ", I have a Dream, The story of M. L. King, 29 aprile 1968).

In principio non ci credeva nessuno Al gesto di sfida di Rosa Parks

c i passeggeri negri scossero la testa in segno di commiserazione e borbotta­ rono: atte�giamento tipico ormai, da generazioni, per commentare gli atti di resistenza futile contro l'ingiusti­ zia bianca. Ciò che la signora Parks aveva fatto sfidava un canone impo­ sto dalla bianca Montgomery con tale vigore spietato, attraverso i decenni, da venir rispettato con zelo, quasi per un riflesso condizionato, dalla maggioranza dei cittadini negri della capitale ,. (D. L. Lewis, op. cit.).

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luci, per le vie serpeggiava già il fervore natalizio . L'autobus fermò a Court Square, il mercato dove al tempo della Con­ federazione si vendevano gli schiavi, e poi all' Empire Thea­ ter . Salirono sei bianchi e il conducente, J . F . Blake, urlò ai negri di cedere il posto . L'ordine solitamente veniva ese­ guito senza fiatare . Rosa Parks non si mosse. Rimase seduta in una delle prime file . Il guidatore bloccò l 'autobus e chia­ mò due poliziotti che trascinarono via di peso Rosa e la de­ nunciarono per aver violato la legg� comunale sulla segre­ gazione . Il ghetto fu infiammato dalla notizia dell'arresto .

È

stato u n "No" storico

« 1:. stato il boicottaggio degli auto­ bus a Montgomery, Alabama, che ha segnato l'inizio di quella che è di­ ventata la Rivoluzione negra. Come la maggior parte delle rivoluzioni, è cominciata nel modo meno premedi­ tato. Perché Rosa Parks abbia rifiu­ tato di cedere il suo posto a un bian­ co nessuno lo sa, ma era la prima volta che un negro diceva " No ", a memoria di tutta la città. Essa fu prontamente incarcerata » ( To do ju­ stice, cit.).

Intervista a Rosa Parks : Perché l'ha tatto? Da un'intervista di Myles Horton, di­ rettore della Highlander Folk School di Monteagle, Tennessee, nel marzo 1956, a Rosa Parks : « Bene, in primo luogo io ero stata tutto il giorno in­ tenta al mio lavoro. Ero stanchissi­ ma. Io faccio i vestiti che la gente bianca poi indossa. Comunque non era questo che pensavo, ma piuttosto un'altra cosa: quando e come avrem­ mo mai ottenuto il riconoscimento dei nostri diritti come esseri umani? La sezione dell'autobus dove io sede44

vo era quella che noi chiamiamo la sezione colorata, specialmente in que­ sto quartiere, perché l'autobus era carico per oltre due terzi di passeg­ geri negri e gran parte di loro sta­ va in piedi. E ogni volta che saliva­ no passeggeri bianchi noi dovevamo spostarci indietro per loro anche se non c'era posto. Era un'imposizione ». « Le era già capitato di dover spostar­ si indietro? » « Non mi capitava da un pezzo. Era accaduto in passato e io avevo ob­ bedito con un po' di riluttanza. Le volte che mi ero dovuta spostare in­ dietro, un uomo di colore mi aveva ceduto il suo posto nella sezione po­ sterìore del bus. Aver pagato per star seduta e viaggiare bene per un cen­ tinaio di metri per poi alzarsi di nuo­ vo, era troppo. » « Cosi lei decise che non si sarebbe mai piu spostata? » « Si, è cosi che ho sentito ... »

Il gesto ara nello spirito dei tempi Commentando il gesto di Rosa Parks, Luther King ebbe a dire, piu tardi, che era stata· « raggiunta dallo Ze it ­ geist, Io spirito dei tempi ». Lei, Ro­ sa, non si atteggiò a eroina e spiegò

Un attivista della NAACP, il facchino E .D . Nixon, lanciò l'idea di un boicottaggio di ventiquattro ore . Furono diffusi volantini : « Non prendete l'autobus per andare in città, al lavoro, a scuola o in qualsiasi altro luogo lunedi 5 dicem­ bre . Una donna negra è stata messa in prigione per aver rifiutato di cedere il suo posto ai bianchi » . Il giornale piu importante della città, indignato per il piano dei niggers, pubblicava nel numero della domenica, in prima pagina, la foto del volantino . Lo sciopero contro l'uso degli autobus otteneva una pubblicità nazionale insperata . Il lunedi 5 di-

il suo atteg�iamento con un prosaico mal di piedi. « Nel punto in cui que­ ste due versioni coincidono sta la verità di Montgomery. Al principio la rivolta dei negri fu il prodotto del­ l'incontro tra il dolore - dolore fisi­ co ai piedi e dolore del cuore, piu profondo e inespresso - con quello che è stato chiamato " la ricettività del momento" » (Lerone Bennett jr., What Manner of Man, biografia di M. L. King, Johnson Publishing Co., Chicago 1964-68 ).

Il prtmato della Montgomery City Unes « Altri negri avevano sofferto peggiori vergogne, ma è questa che il Sud avrebbe ricordato per sempre. La Montgomery City Lines Inc. aveva per lungo tempo detenuto il primato nell'irritare i negri, che formavano fino al 70 per cento della sua clien­ tela. Nel migliore dei casi essi dove­ vano pagare il biglietto nella parte anteriore dell'autobus, ridiscendere e salire ancora sul retro. Nel peggio­ re, venivano insolentiti, schiaffeggiati e presi a calci dai guidatori bianchi. Al tempo del caso Parks essi avevano subito tutto quel che potevano subire senza poter dare risposta di sorta »

( dal numero speciale citato della ri­ vista " Time ", gennaio 1 964). LUNEDt 5 DICEMBRE 1955

"Non servitevi degli autobus . per tutta la giornata " L'idea di lanciare un boicottaggio di protesta venne al facchino sindacali­ sta E. D. Nixon, il quale la telefonò a Mrs. Jo Ann Robinson, presidentes­ sa del Consiglio politico delle Donne e assistente d'inglese nel college ne­ gro dello Stato dell'Alabama. Le pa­ role storiche con cui Nixon si rivolse a Mrs. Robinson furono : « Questo è ciò che aspettavamo » . Fu Nixon a te­ lefonare alle cinque del mattino del venerdi 2 dicembre a Martin Luther King, che ancora ignorava l'accaduto. La reazione di King fu fredda: « Fra­ tello Nixon, lascia che ci pensi su un momento. Richiamami dopo ». Quan­ do Nixon ritelefonò, Martin fu però pronto a offrire il suo appoggio. In­ sieme con il suo fedele Ralph Aber· nathy, con Nixon, con Mrs. Robinson e le altre donne del suo movimento, stesero il seguente volantino: « Non andate in autobus al lavoro, in città, a scuola o in qualsiasi posto lunedi 5 dicembre. Un'altra donna negra è stata arrestata e messa in carcere 45

cembre si apri con una grande agitazione nel ghetto negro e con viva preoccupazione in casa King, in South Jackson Street. Martin, che aveva aderito senza esitazioni all'inizia­ tiva . del boicottaggio, aveva una maledetta paura che lo sciopero fosse destinato al fallimento . Quella mattina si era svegliato prestissimo e cercava invano di leggere . Alle sei stava preparandosi il caffè quando Coretta lo chiamò : « Corri a vedere » . Stava passando il primo autobus della giornata, di solito stracarico dei negri che si recavano al lavoro . Era deserto . Lo furono anche gli altri . Per la prima

perché si è rifiutata di cedere il suo posto in autobus. Non andate in auto­ bus al lavoro, in città, a scuola o in qualsiasi posto lunedi. Se lavorate, prendete un taxi o fatevi dare un passaggio o andate a piedi. Venite a un raduno di massa. Lunedf alle set­ te di sera alla chiesa battista di Holt Street per ulteriori istruzioni ». Mrs. Robinson preparò dieci copie di que­ sto volantino in ciclostile. Ognuna di esse conteneva due volte questo appello. Poi andò in auto fino al suo Alabama State College, dove si fece scortare da due studenti fedeli. En­ trarono nell'ala dell'amministrazione, senza autorizzazione, e riprodussero 40 mila copie del volantino. Prima delle cinque di sera quasi tutti i vo­ lantini erano stati distribuiti alla co­ munità negra dagli studenti.

Una giornata di

382

giorni

A causa di una straordinaria con­ vergenza di forze l'arresto di Rosa Parks suscitò ciò che nessun altro evento, per quanto terribile, era riu­ scito a suscitare. Unificò e mise in evidenza lo scontento di una intera comunità negra. Facendo questo, di­ mostrando che ciò si poteva fare, quell'arresto apri le dighe a ondate

di energia sociale che si riversarono sul Sud e sul Nord. Ci fu, prima di tutto e piu importante di tutto, il boicottaggio per la durata di un gior­ no. Quel boicottaggio d'un giorno si allungò per 382 giorni. I 382 giorni cambiarono lo spirito di Martin Lu­ ther King. E Martin L. King, cosi trasformato, contribui a cambiare la faccia e il cuore del negro, del bian­ co e dell'America » (Lerone Bennett, opera citata).

CHI INFORMÒ LA STAMPA ? Uno sviluppo fondamentale della vi­ cenda del boicottaggio fu l'acquisi­ zione da parte del • Montgomery Ad­ vertiser" del manifesto invitante alla protesta. Martin King sostenne sem­ pre che una serva analfabeta aveva portato il volantino al suo padrone bianco per farselo leggere. Il padro­ ne avrebbe poi avvisato il giornale.

«

46

« E. D. Nixon, facchino negro sui va­ goni letto e uno dei capi del Movi­ mento a Montgomery, smentisce in· vece questa spiegazione, in quanto lui stesso avrebbe provveduto ad avver­ tire Joe Azbell, un giornalista del· l'" Advertiser ". " Conoscevo molto be· ne quel cronista" egli racconta. " Gli

volta la protesta collettiva funzionava : la nazione dei paria americani era in piedi . Alla fine della giornata si calcolò che su ventimila passeggeri di colore trasportati quotidiana­ mente dai mezzi pubblici quel giorno ne erano saliti sugli autobus solo due o trecento . Bisognava trarre subito le conseguenze di quel successo, trasformarlo in un fatto po­ litico . Si decise di creare la Montgomery Improvement As­ sociation (MIA) : a capeggiarla fu eletto all'unanimità King. Sino a quel momento egli non era stato in primo piano nel­ l'agitazione . L'avevano consultato, essendo il pastore della

parlai e gli dissi: 'Guarda, ecco un'oc­ casione di far qualcosa per i negri. Se mi prometti che spari forte· la storia sul giornale di domenica, ti farò un regalone' ". Le simpatie di Azbell per i negri e la relativa obiet­ tività della cronaca che apparve sul giornale inducono ad accettare la ver­ sione di Nixon contro quella di King» (D. L. Lewis, op. cit.).

qualcuno verranno sempre a saperlo, ma se abbiamo paura possiamo far­ la finita fin da ora. I bianchi finiran­ no comunque per scoprirei. Meglio decidere fin da questo momento se vogliamo essere gente coraggiosa o ragazzini impauriti " ,. (C. King, cit.).

UN SUCCESSO AL 99%

Martin L. King jr. venne eletto pre­ sidente senza un voto di dissenso. King e altri hanno suggerito l'idea che la scelta fosse caduta su di lui perché era nuovo nella comunità di Montgomery e non poteva essere identificato con alcuna fazione di quel gruppo dalla leadership amaramente divisa. t!. stato anche suggerito che in realtà King fu nominato perché quasi nessuno voleva essere identificato pubblicamente come il promotore di una nuova avventura dal futuro in­ certo ,. ( M. L. King, a cura di Eric Lincoln, Hill & Wang, N.Y. 1970).

Il boicottaggio degli autobus riu­ sci efficace a piu del 99 per cento e quasi rovinò la linea degli autobus di Montgomery. Il comitato del boi­ cottaggio si trasformò presto nella Montg� _ mery Improvement Associa­ tion ( MIA). «

l scomparsa la paura Assieme al coraggio e alla speranza, c'era alla riunione l'invisibile presen­ za della paura. Ci fu infatti chi pro­ pose di fare della MIA una specie di società segreta in quanto, non svelan­ do i nomi, i capi sarebbero stati piu sicuri. E. D. N1xon si oppose a tale idea. " Mi sembra che ci comportiamo come bambini " disse. " Il nome di c

llng, presideate del nmitato per n ltointtaggio... c

... tror�a la r�la amerlt:11na alla non r�lolenza « Già migliaia di negri si stavano av­ viando al luogo del convegno in Holt

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chiesa battista piu influente di Montgomery, e nel sermone egli aveva esortato i fedeli al boicottaggio . Ora lo sceglie­ vano come guida . Un grandioso comizio negro era stato in­ detto in una chiesa di Holt Street per le sette di sera . King doveva presentarsi al popolo ribelle e sgomento, come il suo Mosé . Per un attimo ne fu atterrito . Ma pensò fosse suo dovere incanalare la protesta in un alveo legale : avrebbe predicato la rivoluzione cristiana, la ribellione senza odio . I concetti di non violenza non gli erano ancora chiari . Ma intendeva suggerire la nozione di resistenza passiva come

Street; molti di essi non sarebbero riusciti a entrare nella chiesa col­ ma. Come rivolgersi a loro ? Chiuso nel suo studio, King fu come assali­ to per un attimo da un senso di ina­ deguatezza e di sgomento. Poi si scos­ se. Una cosa era ben chiara nella sua mente. Essendo una minoranza senza potere, i negri erano destinati a soc­ combere in una ribellione aperta. Il discorso che si accingeva a pronun­ ciare (decisivo, perché avrebbe dato l'impronta al movimento) doveva es­ sere dunque abbastanza stimolante da spingere la sua gente verso l'azio­ ne, e nello stesso tempo abbastanza moderato da mantenere questo fer­ vore in limiti controllabili e cristia­ ni. Non si può dire che King fosse già un " gandhiano ". L'idea della re­ sistenza passiva gli fu suggerita in quel momento anche da un'analisi fredda della realtà » (G. Josca, cit.). ANCHE L A T V I N HOLT STREET

Al grande comizio negro indetto in una chiesa di Holt Street dodici ore dopo l'inizio del boicottaggio, « King arriva alle 19 e qualche minuto. Si fa largo a stento tra la marea nera e sale sul pulpito. Vede - e gli pare incredibile - l'occhio . di vetro di una telecamera puntata su di lui. La no48

tizia della " Rivoluzione negra " sta già correndo per l'America, e una stazione televisiva ha mandato i suoi operatori » ( Teresio Bosco, op. cit. ).

King

e

la folla

King passò la sua intera vita a ine­ briarsi e a inebriare nel contatto con una folla. Ma in realtà c'era qual­ cosa in lui che lo angosciava sempre nel contatto mistico con la molti­ tudine, e questo è uno dei lati piu segreti e meno esplorati della sua personalità. Già quando suo padre insisteva perché egli si dedicasse al ministero ecclesiastico, invece che a medicina o a legge, Martin Luther King dubitava « che la religione fosse intellettualmente rispettabile », e si rivoltava « contro l'emotività della re­ ligione negra, contro tutto quell'urla­ re e scalpitare ». Non la capiva e ne era imbarazzato (dal numero specia­ le di " Time " del gennaio 1964 dedica­ to a King, cit.).

••aandhl" non si nasce: lo si diventa Le biografie di King, la maggior par­ te delle quali sono fortemente agio-

la piu adatta all'ora . Lo fecero parlare in un'atmosfera reli­ giosa . Ronzavano anche le telecamere, c'erano gli inviati della grande stampa nazionale, il boicottaggio era ormai un immenso avvenimento tra cronaca e storia. King avvinse l'uditorio : « Noi siamo qui stasera per dire che siamo stan­ chi di essere segregati e umiliati . Non abbiamo altra scelta che la protesta. Ma non seguiremo l'esempio del Ku Klux Klan e degli estremisti che si battono per la perpetuazione dell'ingiustizia nella comunità . Nessuno sarà trascinato via dalla sua casa e brutalmente assassinato; non vi saranno

grafiche, si sforzano di far risalire la sua spiritualità non violenta agli an­ ni dell'infanzia e della formazione. Niente di piu falso. Un biografo di M. L. King, Lerone Bennett (What Manner of Man, cit.), dimostra invece che il futuro p astore da ragazzo era semmai un violento. « Non si nasce Gandhi; lo si diventa » commenta Bennett. Egli documenta, testimo­ nianze alla mano, che nella sua ado­ lescenza King aveva una robusta, quasi teppistica, capacità di afferma­ re la propria supremazia fisica. « An­ diamo sul prato », era una delle sue frasi preferite nei confronti dei com­ p agni che non condividevano le sue Idee. Era un eccellente lottatore: e per tutta la sua vita adulta questa "Gandhi nero " mostrò di essere un adoratore della boxe professionistica.

Da ragazzo, Martin aveva la mania del suicidio Vi sono due drammatici episodi del­ la vita di King che non si sa se rife­ rire a questa inconscia violenza di adolescente o al suo misticismo deli­ rante: due precoci tentativi di sui­ cidio, entrambi prima dei tredici an­ ni. Una volta suo fratello Alfred, men­ tre scivolava giu da una ringhiera,

urtò accidentalmente la nonna. La donna cadde a terra priva di sensi. Martin credette che fosse morta. Sconvolto, corse a una finestra e si buttò giu, fortunatamente senza farsi alcun male. Ripeté lo stesso gesto quando la nonna mori, qualche gior­ no dopo, in seguito a una crisi car­ diaca. Avvenuta per caso in concomi­ tanza con una marachella dello stes­ so fratello Alfred, Martin si gettò dalla stessa finestra, anche questa volta senza conseguenze.

Che ne dice la psicanalisi ? Questi tentativi di suicidio sono la p rova, secondo lo studioso Bennett (op. cit.), « di una deformazione della personalità, forse provocata dalla sua sfiducia nella lotta per la vita. Si di­ rebbe che il suo ripudio della violen­ za e la sua simpatia per la tragedia come perfetta soluzione delle contro­ versie raggiungessero a un certo pun­ to proporzioni patologiche ... Che cosa si deve vedere in questi episodi? Una violenza repressa e alfine esplodente; oppure il morboso desiderio di ad­ dossarsi la sofferenza degli altri e di espiarla con la proprìa immolazione. Il suo canto religioso prediletto era: " Voglio essere sempre piu come Ge49

minacce né intimidazioni . Il nostro metodo sarà quello del­ la persuasione, non della coercizione . . . Se protesterete con coraggio, ma anche con dignità e con amore cristiano, nel futuro gli storici dovranno fermarsi e dire : laggiu viveva un grande popolo, un popolo negro , che iniettò nuovo signi­ ficato e dignità nelle vene della civiltà » . La riunione si sciolse in un clima di entusiasmo delirante . I capi del Mo­ vimento avrebbero presentato una serie di richieste all'am­ ministrazione comunale, e il boicottaggio sarebbe conti­ nuato finché esse non fossero state accettate . •

su". C'era quindi in lui un evidente sforzo d'identificazione con il Nazza­ reno. La parola allo psicologo "· Per " Time ", che commentava l'episodio nel servizio biografico citato del 3 gennaio 1964, essi sono segno di « una sensibilità nervosa esasperata e con­ finante con l'autodistruzione ».

Le canzon i del boi cottaggio «