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Italian Pages 170 [189] Year 1948
STU D I E TESTI ----------------- 1 4 2 - -----------------
G IO V A N N I C a r d . M E R C A T I
BIBLIOTECARIO E ARCHIVISTA DI S. R. CHIESA
OSSERVAZIONI A PROEMI DEL SALTERIO D I ORIGENE IPPOLITO EUSEBIO CIRILLO ALESSANDRINO E ALTRI
CON FRAMMENTI INEDITI
CITTÀ DEL VATICANO BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA MDCOCCXLVIII
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STUDI E TESTI 1. Yattasso, Marco. Antonio Flaminio e le princi pali poesie dell’autografo Vaticano 2870.1900. pp. tiO. 2. Yattasso, Marco. Le due Bibbie di Bovino ora codici Vaucani latin i 10510-10011 e ie loro note storiche. 1900. pp. 44. a. Franchi de’ Cavalieri, Fio. L a Passio ss. Ma rian i e t iacobl. 1900. pp. 71. 1 tav. (facs..). 4. Yattasso, Marco. Aneddoti in dialetto romane sco del see. xiv. 1901. pp. 114. 1 tav. 5. Mercati, (Giovanili. Note di lette ra tu ra biblica e cristiana antica. 1901. pp. u n , nói. 3 tav. pieg. (facs.j. ti. Franchi de’ Cavalieri, Pio. I m a rtin i di s. Teodoto e di s. Ariadne. 1901. pp. 184 [3]. 1 tav. 7. Mercati, Giovanni. Antiche reliquie liturgiche am brosiane e romane. 1902. pp. 75 | 2 ], 8 . Franchi de’ Cavalieri, Pio. Note agiograficlie. 1902. pp. 30 [3]. 9. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Nuove note agiograhche. 1902. pp. 75 L3J. 10. Yattasso, Marco. Ber la sto ria del dram m a sa cro in Italia. 1903. pp. 1 2 i. 11. Mercati, Giovanni. V aria sacra. 1903. p. 112. 32x20 cm. 12. Mercati, Giovanni. I. Un fram m ento delle Ipotiposi di Clemente Alessandrino - ii. P arali pomena Ambrosiana. iau4. pp. |2J, 40. 13. Catalogo sommario della Esposizione Gregoriana. 2a ed. riveduta e aum entata, ioni. pp. 74. 14. Vattasso, Marco, ile i P etrarca e di alcuni suoi amici. 1904. pp. 105 |3J. 15. Mercati, Giovanni. Opuscoli inediti del beato card. Giuseppe dominasi. 1905. pp. 55. 1. tav. 16. Vattasso, Marco. In itia patrum aiiorumque scriptorum ecclesiasticorum latinorum . Vo lumen X: A-M. 1906. pp. X, dito. 1 7 . ------Volumen I I : N-Z. 1908. pp. [2], 650. 18. Vattasso, Marco. Fram m enti d ’un Livio del V secolo. 1906. pp. 18. 3 tav. 40 x 35 cm. 19. Franchi de’ Cavalieri, l’io. Hagìographica. 1908. pp. 185 12 ]. 20. Yattasso, Marco. 1 codici Petrarcheschi delia Biblioteca Vaticana. 1908. pp. x, 250 [2J. 2 tav. pieg. (lacs.]. 21. Carusi, Enrico. Dispacci e lettere di Giacomo Gherardi, Nunzio pontificio a Firenze e Mi lano ( 1 1 settem bre 1487-10 ottobre 1490]. 1909. pp. ci.xxii, 723. 22. Franchi de’ Cavalieri, Fio. Note agiografiche Fascicolo 3U. 1909. pp. |3J, 122. 23. Tisserant, Eugène. Codex Zuqninensis rescri ptus Veteris Testam enti. Texte grec des m a nuscrits Vatican syriaque 162 et Mus. Brit. additione! 14.665, édité avec introduction et notes. 1911. pp. [2J, lxxxv, 275 (2J. 6 tav. (facs.]. 24. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Note agiografiche. Fascicolo 4°. 1912. pp. [4], 194. 25. Patzes, Μ. Μ . Κ ρ ιτ ο ΰ τ ο υ Π α τ ζ η Τ ιπ ο ύ κ ε ιτ ο ς , sive librorum LX Basilicorum summarium. Libros 1-Xli graece e t latine ediderunt tontardus Ferrini f lohannes Mercati. 1914. pp. XLVii, 203. 1 tav. (facs.]. 26. Ferrati, Michele. Documenti e ricerche per ia sto ria dell’antica Basilica Vaticana. Tiberii
27. 28. 29. 30. 31. 32. 33.
Alpharani De Basilicae V aticanae antiquis sim a et nova stru ctu ra. 1914, pp. l x i , 222. 7 tav. (2 pieg.J. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Note agiografiche. Fascicolo 5°. 1915. pp. |3], 135. Vattasso, Marco. Itim e inedite di Torquato Tasso. 1915. pp. 92. 2 tav. daes.]. Carusi, Enrico. L ettere inedite di Gaetano Ma rmi. i. L ettere a u u id ’Antonio Zanetti. 1916. pp. 59. Mercati, Giovanni. Se la versione d all’ebraico dei codice Veneto greco VII sia di Simone Atumano. 1910, pp. 04, 3. 2 tav. Mercati, Giovanni. Notizie vaile d i antica le t te ra tu ra medica e ui bibliografia. 1917. pp. 74. Vattasso. Marco. H ortus caelestium delicia rum ... a D. loanne Mona. 1918. pp. evil [2 ], lu 8 . 3 tav. (ritr., facs.]. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Note agiografiche. F a s c ic o lo 6°. 1920. p p . [ 2 ], 224.
34. Guidi, Pietro e Feilegrinetti, Ermenegildo. In ventari uel Vescovato, della (Jauedraie e d i altre chiese di Lucca. Fascicolo 1. 1921. pp. 12], 342. 3u. Lanzom, Francesco. Le origini delle diocesi antiche d ’Ita lia ; studio critico. 1923. pp. 3, 612. 1 c. geogr. pieg. F rim a edizione d e ll’o p e ra in d ic a ta a l n u m e ro seg u e n te
35 [bis]. Canzoni, Francesco. Le diocesi d ’Italia dalie origini a i principio dei secolo vii (an. 604] ; stuulo critico. 1927. pp. x ii, 1122. 36. Schiaparelli, Luigi, l i coulee 490 della Biblio teca capitolare di Lucca e la scuola scrittoria lucchese (see. vm -ix], 1924, pp. (3], 115, 8 tav. (facs.). 37-42. Miscellanea Francesco Ehrle. S critti di sto ria e paleografia. 1924. 5 voi. e 1 album ili., tav. (facs.]. 43. Lauzoui, Francesco. Genesi, svolgimento e tr a monto delie leggende storiche ; studio critico. 1920. pp. [2], vili, 304. 44. Mercati, Giovanni. P er la cronologia della vita e degli sc ritti di Niccolò B erotti arcivescovo di Siponto. 1925. pp. s i a , b it, 9. 5 tav. 45. Sussidi per la consultazione dell’Archivio Vati cano. Voi. i. Schedario Garampi. Begistri vaticani. B egistri lateranensi. Katioues Ca merae. inventario dei tondo concistoriale. 1926. pp. IX, 222. 8 tav. (facs.]. 46. Mercati, Giovanni. S critti d ’isidoro il Cardi nale Buteno e codici a lui appartenuti che si conservano nella Biblioteca apostolica Vati cana. 1926. pp. X u , 176, 6 , 9. 6 tav. (tacs.]. 47. Schiaparelli, Luigi. Influenze stran iere nella sc rittu ra italian a dei secoli vm e ix ; note paieograficne. 1927. pp. 72. 4 tav. (faes.j. 48. ìiogura, Bartolomeo. S critti inediti e r a r i di Biondo Flavio, con introduzione. 1927. pp. cxcm , 282. 4 tav. (facs.]. 49. Franchi de’ Cavalieri, Pio. Note agiografiche. Fascicolo 7°. 1928. pp. [3], 253. 50. Borghezio, Gino e Vattasso, Marco. Giovanni di M°. Cedrino depintore. Cronica dei suo tem po. Vol. I (1411-1436], 1929. pp. V II, 564. 51. Fatzes, Μ. Μ. Κ ρ ιτ ο ΰ τού Π α τ ζ η Τ ιπ ο ϋ κ ε ιτ ο ς librorum LX Basilicorum summ arium. Li-
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IMPRIMATUR: Datum Romae, in Civitate Vaticana, die 27 octobris 1948. f Fr. A. C. De Romanis, Ep. Porphyreonen. Vio. Gen. C ivitatis Vaticanae
TIPOGRAFIA POLIGLOTTA VATICANA
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A SUA ECCELLENZA
PIO FRANCHI DE’ CAVALIERI BALI DEL S. Ο. M. D I MALTA ONORARIO SEMPRE ED ORA EMERITO CONSERVATORE DEL MUSEO SACRO VATICANO E PER LA LINGUA GRECA SCRITTORE DELLA BIBLIOTECA APOSTOLICA N E L L ’O T T A N T E S I M O G E N E T L I A C O X X X I AGOSTO MDCCCCXXXXVIII IN RICONOSCENZA DEI SERVIGI PREZIOSISSIMI RESI DEVOTAMENTE ALLA VATICANA E SEGNO DELL’AFFETTO CHE CI STRINGE DA ANNI L D. D . D.
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INDICE Introduzione. I proemi greci al S a l t e r i o ...............................................................
PAG. 1
I - Circa u n proemio di Origene al salmo ΟX V I I I e la sua notizia della metrica ebraica 1. Sui numeri di due salm i ............................................................................. 2. Il passo sulla metrica e b r a ic a .................................................................... 3. Stichi e sticom etrie nei S a l t e r i ...............................................................
9 17 23
II - Su le introduzioni dette di S. Ippolito ed altre connesse 1. Le introduzioni siriaca e g r e c a ............................................................... 2. L ’introduzione supposta di S. Giovanni Crisostomo e le aggiunte ' all’introduzione siriaca: sul proemio di Diodoro di Tarso . . . . 3. Le divisioni dell’introduzione siriaca sono d’Ippolito? Lediscrepanze tra essa e Mosè bar Kepa ........................................................... 4. Per l’originale dell’introduzione siriaca: un lungo estratto di un’omilia sopra i salm i I e II, con istruzioni generali sul Salterio, pro babilm ente di S. I p p o l i t o ............................................................................. 6. Il fram m ento di S. Ireneo sopra Samuele (2 Reg. V I, 1) riferito da Bar K epa ed uno dello stesso santo sul 1 dei Re citato da Severo Antiocheno ............................................................................................................ 6. L ’ultim o tratto della introduzione greca è un opuscolo nuovo di Michele Psello: integrazione del t e s t o .....................................................
29 33 40
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III - L a Praefatio H ieronym i « In Libro Psalm orum » P arte I: Carattere e fonti 1. Edizioni e m a n o s c r it t i...................... 2. N on è un raffazzonamento in latino di un plagiario di Eusebio ma versione letterale di proemi greci del Salterio: estratti certi da Origene ......................................................................................................................... 3. U n passo supposto di Eusebio: la Praefatio rappresenta una catena di prologhi di vari a u t o r i ............................................................................. 4. Gli estratti da Eusebio: 1’Hypothesis pseudo-Atanasiana . . . . 5. Le divisioni dei salm i vengono da O r i g e n e ? .................................... 6. I canoni Eusebiani dei salmi ....................................................................
74
79 83 89 91 96
Parte II: Per il testo della Praefatio Stato; insufficienza dei s u s s i d i .............................................................................. 105 Edizione p r o v v is o r ia ................................................................................................ 112 Gli enigm i dell’ estratto V i l i ........................................................................ . 125 IV - I l proemio inedito di S. Cirillo Alessandrino al suo commento del S a l terio ........................................................................................................................... 129 V - L' Άκριβολογία περί τών επιγραφών τών ψα/.μών N otizia e t e s t o ..............................................................................................................145 U n’antica divisione dei salmi interpolata in E u s e b io ................................. 152 A g g iu n te.............................................................................
155
Indice dei c o d i c i ................................................................................................................. 163 Indice dei n o m i..........................................................................- .................................. 165
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INTRODUZIONE I PROEMI GRECI AL SALTERIO È presum ibile che b en presto, sp ecialm en te n egli scrittorii cristian i d i A lessandria e di Cesarea in P a lestin a , anche a sem p lici S alteri di uso nella preghiera p ubblica e p riv a ta sian si aggiu n ti b revi proem i che dessero qualche aiu to alla in tellig en za ed al m aneggio di quella raccolta di 150 e più p o esie (con le odi annesse) non facili a com prendersi e non ordinate razionalm ente, ed avranno istru ito appena sulle prin cipalissim e particolarità, com e la d ivision e del libro, g li argom en ti d ei singoli salm i, le ore a cui con ven ivan o (/cavói/es ή μ β ρ ιν ώ ν ψ α λ μ ώ ν ) · e quei proem i più o m eno fed el m en te avranno con tin u ato a ricopiarsi per secoli ta n to nei S alteri separati e dentro V ecch i T estam en ti, q uanto in com m en tari ed in caten e, quasi facessero p arte del libro com e le odi successive. A n ch e Salteri con qualche prologo prolisso in più, com e appare, per es., dal codice A lessan drino, in cui è ricop iata la lunga lettera di S. A tan asio a M arcellino (e sarà già sta ta n el suo esem plare), vennero ben p r e sto preparati; e p rob ab ilm en te pure S alteri di s t u d i o vero e proprio, con u na serie d i prologhi od estra tti d i vari au tori, com e fu quello che trovò e trad u sse P aolo d i T elia ritenend olo il vero Salterio esaplare perchè fornito d i scelte lezio n i d egli altri trad u ttori. M a affatto necessaria e non di sola com od ità sarà per ferm o apparsa u n a in trod u zion e più o m eno estesa ad ognuno d ei m oltissim i, che d al secolo n i in p o i com m en ta rono il S a lte r io ,1 segn atam en te ai prim i, i quali, per farsi in 1 Vi pensarono anche gl’ignoti, che formarono un com m ento continuo del Salterio pigliando le omilie del Crisostomo e di S. Basilio ai salm i da loro
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In tro d u z io n e
certo m odo la strada, d ovettero form arsi un co n cetto e darsi un a spiegazione delle n on p och e singolarità d el libro ed in terpretarne i pezzi, e dipoi a quelli che preferirono a n d a re per altre strade o affettarono di andarvi e far cosa n u o v a e vollero darne ragione. E ssi in ev ita b ilm en te avranno in vari p u n ti d etto su per giù lo stesso, e forse anche solo ricopiato qualche antecessore, ad es. nelle sta tistich e, m a in altri ri v ela to per lo m eno quali opinioni o tradizioni segu ivan o e com e p recisam ente in ten d evan o interpretare. Gli argom enti saranno sta ti p resen ta ti in uno degli ordini in v o g a , e la tr a t tazion e sarà sta ta più o m eno estesa e profonda a seconda del carattere d ell’autore e del com m ento che segu iva, ed il com m en to, se n on fu di uno scribacchino o rifrittore di poca testa , avrà gen eralm en te corrisposto alla grossa, salvo p ic colezze, avven en d o a chiunque di variare allorché ritocch i a d istan za d i tem p o u no stesso p u n to . Q uindi riavere in te gri quei proem i, ancorché p rivi di valore proprio quanto a n otizie o v e d u te n u ove, gioverebbe m olto alla storia le tte raria e d ell’esegesi cristiana, e forse anche al riconoscim ento di com m en ti, o di fram m en ti, ad esp oti o ech eggiati in tard e com pilazioni. P urtroppo però q u ei proem i, con quasi tu tti i com m en ti d ell’epoca dei Padri, sono p eriti, e solo l’uno o l’altro, e non dei prim i e più im p o rta n ti — non d ’Ip p o lito , non d ’O rigene, n on di D id im o, n on di A pollinare, non di Teodoro di M opsu estia, ecc., — ci è sta to d irettam en te trasm esso, e q uanto si è sa lv a to , è giu n to quasi solo in S alteri o attraverso le caten e, a p ezzi e bocconi, spesso anonim i o so tto nom e non com m entati ed agli altri salm i omilie o com m enti altrui, com e nei V at. gr. 525 e 1223 contenenti un I tom o coi Salmi I-L X X V I (cf. D e v r e e s s e , Codices Val. graeci 330-603, pp. 382 sgg.), e nell’altra raccolta del V at. Pio II 8, che è quella del Paris, gr. 664, del sec. x (cf. M. R i c h a r d nelle Symbolae Osloenses, X X V , 56 sgg.) e del V at. gr. 524, del sec. x i ( D e v r e e s s e , p. 390), m ancanti del principio originale. [Alla 1a om ilia di questa 2a raccolta Πάντων των καλών κρηπίς εστιν nel cod. 45 della Patriarcale di Gerusalemme, del sec. x i, è soprascritto: Έξήγησις τοϋ a' ψαλμοϋ άπό λόγων τον μακαρίου Ίω. τοϋ Χρυσοστόμου ώς εν παρα φράσει αυντόμω; ν . A. P a p a d o p u l o s K e r a m e u s , Ιεροσολ, βιβλιοθήκη, I, 126. Nel Parigino questa notevole iscrizione non c’è].
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I p ro e m i g re c i a l S a lte rio
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sicuro, n è risu lta se tra scritti fed elm en te o com pendiati b en e, m an ten en do le espressioni originali, oppure a senso, più o m eno liberam ente. P erch è i v ari com pilatori d i caten e sp ecialm en te, com e n el corpo d el Salterio disposero a cia scun verso o gruppo di versi, o a p u n ti p iù im p ortan ti e diffi cili, i tr a tti relativ i dei com m entari scelti a fon d am ento o a com p lem ento ordinario, ed, all’op p ortu nità, anche passi di tr a tta ti particolari (quali, ad es., V I n i n s c r i p t i o n e s P s a l m o r u m di S. Gregorio N isseno) o di com m en ti ad altri libri, o di scritti di altro genere: om ilie (del N azian zen o), lettere (del P elu siota), ecc., così d i solito form arono non u n a c o l l e z i o n e d i p r o l o g h i , ma un p r o l o g o a c a t e n a , in cui ad ogni capo, v . gr., origine d ei salm i, iscri zioni, ecc., riportarono gli a ttin en ti p assi di prologhi a loro n o ti e di a ltri scritti, n ei quali era to cca to o tra tta to l ’argo m en to, com e di S. E p ifan io, d i Cosma In dicop leu stes, di G iuseppe C ristiano, v ersi ecc., affinchè si vedessero com od a m en te, l ’u n a accanto a ll’altre, le varie opinioni e spiegazioni, m a con lo svan taggio che non si conosce l ’ordine p rim itivo e il con caten am en to dei singoli proem i, e con l ’altro sv a n taggio, che non risulta se di u n m edesim o autore v i siano tr a tti d i opere diverse o anche d i due prologhi diversi, es sendo verosim ile, che E u sebio, ad es., abbia scritto una in tro duzione larga all’am pio e verboso com m en to (v . so tto , p. 115, n . 1), e p reposto in v ece b revi prologhi ai S alteri preparati in Cesarea, e che appunto da S alteri siano p a ssa ti a caten e i p assi strin gati ora prem essi al com m en to (P . G ., X X I I I , 65-72; già n el codice A lessandrino!). N elle prim e ecloghe o caten e i p ezzi d ovettero essere ben d istin ti e col nom e d ell’autore a principio, v u o i dentro la pagina, vu o i nel m argine, e non m ancare quelli dei vari com m en tatori préferiti nel seguito a spiegare i salm i, e ne sarà com parso anche talu n o da altre opere d i autore sti m atissim o; m a nelle copie, e specialm en te nei trapiantam en ti in n u ove catene, com p oste in altre circostanze di tem p o e di luogo e con altri criteri e scopi, o per in a v v er
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In tro d u z io n e
ten ze d i cop isti o d i ru b ricatoli o per g u a sti d ell’esem plare o per a tto d i raffazzonatoti o per in fon d ate supposizioni di lettori n on difficilm ente avven n ero confusioni, espropria zioni ed alterazioni, che pongono in im barazzo quando b iso gn a valersi d i qualcuno di quei p assi e lo si tro v a anonim o o sotto n om i d iversi o in tenore varian te o co n testo diverso, B isch ioso prendere u n p artito. A presunzione, le caten e prim e, fon d ate su p och i com m en ti e com p oste d i lunghi estratti, con segu en tem en te coi n om i a distanza, com e, ad es., quella d el Y atic. gr. 1 7 8 9 ,1 e per gran p arte alm eno quella del Barbaro (la quale però non h a u n a caten a di proem i), sem brano le più atten d ib ili. Seguono quelle, in cui si è fa tto , probabilm ente assai più tardi, fra i secoli i x e x n , com e u n corpo di p r o e m i,2 con scritti in teri oppure estratti 1 La serie intera dei pezzi preliminari, salva nel Barocciano greco 235, del sec. x i, che è copia integra dello stesso tipo di catena, il V I di G. K aeo et I oh . L ietzmann, Catenarum graecarum catalogus (altra copia al principio integra, del sec. x i, parrebbe dal titolo che esista nell’Aton. 471?, 597 del m onastero. Iwiron; v. Sp . P . L ambeos, Catalogue of the Greek M ss. on M ount Athos, II, 181), si ved e in K aeo e L., p. 30. In essa compariscono solam ente i 4 com m enta tori dei quali ordinariamente è riferita nel seguito l’esposizione: Origene, E u se bio, Didim o e Teodoreto, inoltre S. Basilio usato nei salm i, che com m entò in omilie, e S. Epifanio per il pezzetto sui 5 libri dei Salmi (De mens, et pond., c. 5). 2 Così nel tipo X V di K abo-Lietz ., p. 46, e nell’affine X V I, ib., p. 48: nel V atic, gr. 1422 e nel gemello Parigino gr. 146 empiendo 24 fogli di form ato m as simo di oltre 60 linee, di scrittura fitta e m inuta per ogni pagina, e nel Laurenziano V I, 3 i fi!. 1-39. E così nel Borgiano gr. 2, copia recente di un altro tipo di catena (la X di K.-L.; v. p. 5, n. 1), i prologhi occupano i primi 41 fogli e dopo ne sono lasciati bianchi sei. I tre mss. della catena X V sono d etti del see. x , e forse per questo lo si è ritenuto un tipo « m olto excerptierte », e che ne venga il tipo X V II rappresentato da parecchi mss. del see. x — uno del 995 — e x i e dall’Escurialense V. II. 14, del sec. x i, che avrebbe nei fi. l-5 5 v una catena di prologhi (v. Biblische Zeitschrift, I, p. 355 sg.). Ma i tre codici sono del see. x - x i, e la p leto rica com pilazione può essere del tem po stesso e piuttosto poggiata in parte sopra l ’altro tipo o una base com une. N el predetto Escurialense poi debbono essere sconvolti i fogli, perchè di quelli che sono indicati com e i primi prologhi leggibili il 2°, 3° e 4° sono i prim i pezzi della catena al S. IV (2° Ευσεβίου = P . G., X X III, 101, 14-104, 9; 3° Διδύμου è compendio dell’ampio estratto ed. in P . G., X X X IX , 1165, 6 sgg.; il 4° ’Αστεριού = Asterio in B abbabo, p. 35, 32-34), q u a l i s i l e g g o n o nella catena III, ed il 1° Ευσεβίου sul S. I l i è uguale all’ampio suo estratto della medesima catena (colla citazione di Melitone!) edito senza le prime sei lunghe linee dal P itba , Analecta sacra, III, 373 sg., e al successivo di T eodoeeto , P . G., L X X X , 884C -885,13, com e appare dalla fine. Quell’Escur. pertanto sarebbe,
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I p ro e m i g re c i a l S a lte rio
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an ch e lunghissim i, quali la lettera d i S. A tan asio a M arcel lino, e i cc. 9-18 del D e m e n s u r i s e t p o n d e r i b u s di S. E p ifa nio, *1 non essen dovisi m an ifestam en te cercato di tagliare o com pendiare per risparm io, ben ch é p ossa esservi quasi tu tto d i seconda m ano, e cioè to lte a diverse caten e, nelle quali già forse erano a v v e n u ti guai, le serie dei prologhi ed in filate l ’una dopo l ’altra, rip eten d ovi perfino qualche p ezzo, ta le quale o poco v arian te, trascritto prim a dentro il proem io più am pio 2 o anche a sè, e p ossa pure esservi accolto qualche prologo non m olto an tico, che è sem plice rim pasto d ell’u na e d ell’altra ca ten a ed apparisce u n a lucubrazione personale, a m o ’ di quelli dello pseudo Teodoro E racleota. F in alm en te le più pericolose sono quelle, in cui scom parsi del tu tto o in buona parte i n om i e i segni di d i stin zion e tra passi e passi, la caten a h a preso l ’a sp etto di prologo d i u n autore unico, al quale un cop ista o un lettore o u n editore, sia per un tra tto riconosciuto, sia per un nom e rim asto, sia per ciò che segue, h a creduto di p otere a ttr i b u ire una p aternità, com e ap p un to si è fa tto col proem io greco d ’Ip p olito, e con quello dello pseudo C risostom o, che avrem o da discutere. D ’altra parte, ch e si arguisca dalle caten e dei prologhi la p arentela delle caten e stesse e viceversa, tra ttien e la p ossi b ilità, che talu n a non sia quella propria ed originaria d i una
se nel resto continua così, nn 3° esemplare antico della catena III (di cui nella cit. B ibi. Z ., p . 353 sg. è indicato un cod. Madrileno dell’a. 1556), e resterà da vedere Se e quali veri prologhi abbia prima dei due indicati: Πρόγραμμα εις τον Αανίδ τόν προφήτην. Μετά τον Μωυσέα ... ρν' (di C o s m a ) e ΥΎπόθεσις Ενσεβίον Τής βίβλου των ψ. ... ϋμνου καθολική (65C-72C). 1 Ρ . θ ., X L III, 249-269; ed. L a g a r d e , Sym m icta, II, 161, 67-172, 34. Così nel cit. Borgiano gr. 2, che tanto nella serie dei prologhi quanto nei salmi X X II e CXV esattam ente risponde al Barocciano 223, del see. x v fin., Tunico rap presentante del tipo X in K a r o - L . , p. 35 sg., e nel cod. 1 già del mon. di S. Croce in Gerusalemme, del see. x iv -x v , che, a giudicare dai prologhi, dovrebbe con tenere la medesim a catena (cf. P a p a d o p u l o s K e r a m e u s , III, 2 sg.). 2 Così, ad es., nella cat.. X il passo 17 è già nel 1 (dove il Borgiano giu sta m ente scrive del pari ζητήσας), e parim enti nella IV il 132 τοϋ αϋτοϋ (Εϋσεβ.) sta nel 6 (υπόμνημα Ώριγένους).
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In tro d u z io n e
d ata catena, m a presa a p restito o su pplita, e non corrispon d en te b en e al seguito. Y i sono, è vero, tip i d i caten e che non hanno proem i, m a ordinariam ente egli è perchè i codici v ed u ti m ancano del principio 1 o risalgono ad u n m edesim o esem plare che n ’era p rivo, com e verosim ilm en te quelli d el l’am pia caten a I I I , il com pilatore della quale (e il m edesim o dicasi di quella del cod. E egin . gr. 40) n on è credibile che l ’abbia o m e s s a ,23 se n on m orì per accid en te prim a, rim et ten d osi ta lv o lta a ll’u l t i m o le introduzioni. D i ciò si h a indizio in alcuni codici, n ei quali la num erazione originaria dei quaderni com incia col salm o I: così ad es. n el copiosissim o Y at. gr. 1422, tu tto di u n a m ano, e nel Y at. gr. 744, il quale h a proem i della stessa m ano in fogli aggiu n ti a prin cipio e negli u ltim i, dopo la caten a dei cantici. D e l resto, allorché si v o le v a com pletare u n esem plare d i caten a m u ti lato a principio (essi n on g etta v a n si facilm en te finché p o te van o servire, com e dim ostrano i parecchi S alteri su pp liti alla m eglio), era o v v io adoperarne u n ’altra che a v ev a si a disposizione, qualunque fosse, senza sottilizzare. In som m a si è sopra u n terreno m alferm o e insidioso, nel quale è facile scivolare e sprofondare, anche perchè v i ri m ane d ell’ign oto, non avendo alcuno peranco raccolto i proem i greci su perstiti — sebbene (per q uanto sembra) m olto m eno num erosi —, com e hanno ricercato e classifi cato alla grossa quelli la tin i S am uel B e b g e r 3 e riunito, sia pure in edizione provvisoria, da stam pe e da codici D . D onaziano D e B e u y n e . 4 1 Quelli delle catene II e X IX (K aro-L., pp. 25 e 55). 2 D ifatti, li avrebbe nell’Escurialense oit. a p. 4, n. 2, se veram ente è dello stesso tipo, com e i pochissim i inizi e fini riferiti fanno congetturare. Il medesimo può supporsi della catena X IV (K aro-L., p. 43), perché l’Ambrosiano B 106 sup., dell’an. 967, ha dall’origine (come dimostrano le segnature di prima mano) tre quaternioni di una catena di proemi, m entre il fratello Vat. gr. 1747 non ne presenta alcuno. Sull’ordine dell’Ambros. v. A ggiunte, n. antepenultim a. 3 Les préfaces jointes aux livres de la Bible dans les manuscrits de la Vulgate nei Mémoires présentés par divers savants à VAcadémie des Inscriptions et BellesLettres, I Série, X I, 2, pp. 40-46. 1 Préfaces de la Bible Latine (Namur 1920), pp. 42-117 in 4°. Ed. non in
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I p ro e m i g re c i a l S a lte rio
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E p oi quelli stessi ed iti b en poco sono sta ti stu d iati, b en ch é P it r a , A n a l e c t a s a c r a , I I, 411-440, collo stam parne una decina (sia pure im p erfettam ente, ed in parte non n u ovi) p rovocasse a farlo, e G. K aro e H . L ietzm ann col loro C a t e n a r u m g r a e c a r u m c a t a l o g u s abbiano dipoi fornito u n u ti lissim o sussidio per conoscerne la m assim a parte dei m an o scritti. E ccetto B . J acob , 1 che se ne servì in due « E xcursus » sul diapsalm a e sul testo delle iscrizioni dei Salm i nei P adri greci; H . A ch e l is , 2 che si accon ten tò d i ritoccare legger m en te quello dello pseudo Ip p o lito e qualche altro più o m eno connesso; G. B ie t z , 3 uno scolaro d el L ietzm ann, an d ato p iù a fondo nella dissertazione sui prologhi di Origene, e q u alch e citazion e incidentale, non ricordo altro di n otevole, e m olto n otevole, fuori del prologo di D iodoro di Tarso, d ato alla luce dal P . L. M a r ié s n elle R e c h e r c h e s d e s c i e n c e r e l i g i e u s e del 1919 (IX , pp. 81 sgg.), e d ell’uso fa t to n e da lu i m edesim o in É t u d e s ' p r é l i m i n a i r e s à V é d i t i o n d e D i o d . d e T a r s e e dal P . A . Y accari in B i b l i c a , I X (1928), 78 sgg. N elle p agin e segu en ti non si pretende neppure dalla lo n ta n a di trattare dei proem i com e e qu anto occorre. E sse u n i cam en te contengono certe osservazioni fa tte al riguardo in una d ivagazion e bizzarra, cau satam i da uno strano errore n el num ero di due salm i (v. p. 9, n. 2), che m i fece guardare u n p o ’ quei proem i, i quali alla loro v o lta destand om i dubbi 123 commercio, della quale credo che valga ciò che egli stesso dichiarò della prima parte : « Les sommaires ont été imprimés pour servir de base de collation et je ne con sentirai pas à ce que ces textes que j ’ai accumulés en to u te hâte soient livrés au public dans leur état actuel » (Bevue bénéd., X X X I, 1914-1919, p. 375 in n.). Per tranquillarmi l’ho consultata più volte, sebbene i tip i m inutissim i mi sfini vano la v ista . N e ho copia per gentilezza del Rmo P . P . Salmon, A bbate di S. G-irolamo, Presidente della P ont. Commissione per la revisione della Volgata. 1 Beitrage m einer Einleitung in die Psalm en in Zeitschrift fiir die alttestamentliche Wissenschaft, X V I (1896), pp. 173-181, 265-291. 2 H ippolytstudien in Texte nnd Untersuehungen zu r Geschichte der altchristlichen Literatur, X V I 4 (1897), p. 126 sg. e 133-137. H ippolytus Werke, I 2, pp. I V sg., 136-145. 3 D e Origenis prologis in Psalterium quaestiones selectae (Iena 1914), pp. 16-47.
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In tro d u z io n e
sopra dubbi, im p en satam en te m i h anno « di qua d i là d i su di giù » m en ato, e continuerebbero a m enarm i ancora, se non m i v in cev a il ted io e m i am m on iva a discrezione. V o len tieri le ricom porrei, aven d o ora le id ee m eno confuse (quali ho cercato di esprim ere sopra), m a fra ta n te m inuzie m i confonderei di n u o v o , e p rob ab ilm en te n el rettificare q ual che in sin u azion e ed espressione, p eccherei in altro. L ascio p ertan to quel che ho scritto: chi reggerà a leggere, n on p uò essere se n on uno particolarm en te in teressato alla cosa e versato in quei scritterelli, ed egli subito si accorgerà delle deficienze, delle im proprietà e degli errori. « S cim u s e t h a n c v en ia m p etim u sq u e d am u sq u e v ic issim ». N. B. Ad empire non invano il vuoto avverto 1) ohe, rinunziando ad usare un nome non fantastico (leggendosi sul Vat. gr. 412, com unque lo s’intenda), con « pseudo Eracleota » indico il « Commentarius » pubblicato dopo ogni salmo da B . Corderius , E xpositio Patrum Graecorum in Psalmos, I-III (1646), benché il nome im postogli per un errore dell’Allacci (v. Biblica, X X V I, p. 154, n. 4), nel t. I manchi. A vverto 2) che rifuggo da sigle di codici, collezioni, periodici e preferisco ripetere a sufficienza titoli e passi e citare con le recenti edizioni anche quelle del Migne com e più usate, perchè altrimenti e chi scrive e più ancora chi legge ed ama verificare stenta e non di rado si confonde e sbaglia, specialm ente quando si passa del continuo a campi diversi ed anche ad opere dello stesso genere. Quanti, per es., senza un perpetuo sforzo di attenzione e di confronti son ca paci di raccapezzarsi e riconoscere il loro pro’ negl’infiniti rinvìi numerici del cit. Catalogo delle catene? dove, per altro malaugurio, i luoghi degli autori p o chissimo citati per lo più s’indicano col numero non dei salm i ma dei fogli del primo codice visto, che non serve a chi esamini le catene di sesto e di paginatura com unque diversa. Anche a dotti ed esperti che l’usarono sono sfuggite, com e si vedrà, non ostante gl’indici non poche indicazioni che facevano per loro. A quel modo si risparmia qualche pagina e il libro comparisce meno ingombro e pesante; ma risparmio ed apparenza sono lontanissim i dal compensare le per d ite di tem po e i pericoli continui di omissioni e confusioni anche avendo alla mano i codici, salvo che non si faccia ognuno e tenga sempre sotto gli occhi un lungo « codice » di sigle e di numeri rompicapo. A vverto infine 3) che non potendo più ormai contare, nonché sopra m i gliori occasioni, sulla v ita supplisco e correggo me ed altri anche « im portune », e rassegnatam ente subisco la spossatezza degli occhi a correggere le prove di stam pa, e della m ente a «potare», riordinare e m ettere in armonia scritte relli m inuziosi, cresciuti ciascuno selvaticam ente, fra le distrazioni del « posto », quando torm entavam i qualche dubbio e questo solo mi prem eva di toglierm i, non di comporre un libro, ma t u tt’al più una delle solite note da periodico. Servo, non padrone, degli argomenti!
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I - CIECA U E PEOBMIO D I OEIGENE AL SALMO CXYIII E LA SUA NOTIZIA DELLA METEICA EBEAICA. 1. Sui numeri di due salmi.
Origene, che nei numeri, come nei nomi e presso che in ogni cosa, trovava sensi spirituali e ne usò con tale profusione da procurargli la qualifica di « Yater der kirchlich-biblischen Zahlensymbolik, welche die antike allmàhlich fast ganz verdràngt hat », 12nel proemio del salmo CXYIII, a mostrare che è tutto morale, rilevò che esso nell’Ebraico è alfabetico, ed ha in ogni lettera otto stichi e non uno solamente principianti da lei, e poi, coll’allettamento che ε σ τ α ι σ ο ι χ ρ ή σ ιμ ο ς d λ ό γ ο ς π ρ ο ς τ ο Ιδ ε ΐν ό τ ι έ κ α σ τ ο ν σ τ ο ιχ ε ΐο ν τ ε λ ε ίω σ ίς ε σ τ ιν άμα τφ α ρ ιθ μ ώ — lettera e numero insieme, — ne diede la ra gione particolare. Legga chi vuole l’intero proemio; qui mi cale di notare soltanto che Origene a principio ricorda come similmente alfabetici e morali altri due salmi, ma li indica coi numeri che hanno nell’Ebraico, non nella versione dei L X X e sue figliuole: sono i nostri salmi 110 e 111, che cita come 111 e 1 1 2 .2 Poiché a tale singolarità non sembra siasi badato e le edizioni dei S e l e c t a i n P s a l m o s comune mente usate 3 non affidano molto, converrà prima procurarci un po’ di luce sulla tradizione del proemio e poi fermarci un momento sul tratto che contiene la citazione. Il proemio comunemente conosciuto — quello raccolto dai Maurini — secondo la nota a principio del S. L X X Y II ( P . G . , X II, 1541) dovrebbe venire « ex Coisliniano primo (probabilmente, mi dice il B.m o Mons. E. Devreesse, 4 l’odierno Coisl. gr. 10, del see. x, che appunto cessa, come dice quella nota, col S. CXVIII [manca al V. 165] e contiene la catena secondaria X IX di Karo e Lietzmann) vel e schedis Grabii », di fonte incerta. Già prima l’aveva pubblicato 1 A. H arnack , Der lcirchengescTiichtìiehe Ertrag der exegetischen Arbeiten des Origenes. I Teil ( = Texte und Untersuchungen, 4 2 , 3), p. 55. E cf. la II parte (ib., 4 2 , 4 ) , pp. 1 1 0 s g g . V . anche R i e t z , p. 2 9 - 3 3 . 2 P . G., X II, 1585d : ... οϋτω καί oi nia καί ριβ' ψαλμοί, τινά τρόπον κάκεΐνοι ηθικοί δντες, εΐχον την αρχήν των στίχων από των παρ’ Έβραίοις στοιχείων divenuto in H arnack , ο. c. II, ρ. I l l , η. 2: οϋτω και δ έκαστος ενδέκατος καί έκαστος δωδέκατος ψαλμοί... (per οι έκατοστός ένδ. κ. εκατοστός δωδ., com e sta in Lom m atsch). D ebbo a ta l mostro di avere riflettuto sui due numeri. 3 La Maurina e le sue ristam pe del Lom m atsch e del Migne. a Cf. Top. di lui: Le Fonds Coislin ( 1 9 4 5 ) , p. 9 .
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I - C irc a u n p ro e m io d i O rig e n e a l S . C X V I I I
da una delle sue catene 1 contenente il medesimo testo B . C o r d e r i o , III, 374-5, ma i Maurini non ne approfittarono, come mostra un salto per omioteleuto di parecchie parole di seguito,2 di cui il Corderio po teva farli accorti. Il testo medesimo ma più lungo, per tre o quattro aggiunte mi nori ed una di tredici linee incirca, rum ante al commento del S. X V III, e non senza qualche varietà di dicitura, di cui una importantis sima perchè l’autore parla in prima persona e dice espressamente di aver fatto un’osservazione a quei due salmi, ha pubblicato P i t k a , A n a l , s a c r a , III, 248-251, indicando come fonti quattro codici Va ticani: 6 = V a t. gr. 1422, con la catena X V di R a r o e L i e t z m a n n , dov’è senza nome; 9 e l l = V a t . gr. 1678 e 1683, tarde copie di un m e d e s i m o manoscritto, 3 che conteneva la catena III di R a r o e L.; e 16=R egin. gr. 40, che però non contiene nulla del proemio. Si riducono così le sue fonti a due catene risalenti (se si guardano i mss.) ai secoli x i e x per lo meno, e di composizione e contenuto notevolmente diverse nei saggi, 4 che tuttavia non sembrano qui affatto estranee l’uha all’altra avendo tutte e due immediatamente prima il proemio di S. Atanasio 5 e terminando il proemio Origeniano con un rinvio ad esso quasi fosse una sua p arte.6 Ma va notato che 1 Sulle fonti of. D ev r eesse , Chaînes exégétiqwes grecques nel Supplément du D ictionnaire de la Bible, t. I, col. 1115. Poiché Corderio non l’ha tratto dal Monac. gr. 12-13, il quale ha la stessa catena (secondo R aro e L ietzmann , p. 27) dei V at. gr. 1678 e 1682-83, vi avrà seguito uno dei tre Viennesi indicati dal D e vreesse, probabilm ente il Teolog. gr. 8 del see. x - x i, con una catena marginale, di cui non è indicato altro esemplare (K aro e L., p. 24). Essa ha m olto di Origene, che v i predom ina nel S. C X V III. Cf. R. Cadiou , Commentaires inédits des Psaumes. Étude sur les textes d'Origène contenus dans le ms. Vindob. 8 (1936), pp. 20 s., 104-119. 2 εν δνσΐ ψαλμοϊς ... παραδίδοται (v. sotto, p. 12). 3 P iT R A , II, 207 (dove dà le segnature vere dei m ss.), dice il 1683 copia di 8-9, ma dal passo sopra la m etrica dei salm i, di cui si dirà più oltre, risulta che no, perchè il 1683 presenta un tratto m ancante nel 1678 per om ioteleuto (v. p. 19, n. 2). Per la data dei mss. più antichi di questa catena, ai quali probabilm ente è da aggiungere un Escurialense, mi rim etto a K aro -L.· non sicuramente invece del sec. X sembrano quelli della cat. X V (v. sopra, p. 4, n. 2). 4 Si vedano in K aro -Lietzmann , pp. 25-27, 44-47. 5 P . G., X X V II, 480c. N el V at. gr. 1422 (f. 205v) è senza nome, come pur quello iv i precedente di Teodoreto. Così ad A. A gellitjs, Comm. in Psalmos (1606), p. 529, ne parve « quidam auctor, puto Chrysostomum ». Che Ajello abbia usato qui quella catena, appare dai vari passi che riferisce del controverso A nastasio Niceno. 6 E sattam ente come l’ed. Maurina (P. G., X II, 1588b ) essi terminano senza uno stacco qualsiasi: εν τοντφ γονν τφ ψαλμψ την των άγιων διαγράφει πολιτείαν, τούς αγώνας, τάς θλίψεις κ α ί τά ε ξ ή ς , ma aggiungono: π ρ ο ε γ ρ ά φ η , che spiega
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1. S u i n u m e r i d i d u e s a lm i
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n essu n o d ei 4 m ss. c o n tie n e la lunga, a g g iu n ta di e. 13 lin ee: και τον νη' ψαλμ,όν ... παραβαίνοντες (PlTRA, ρ. 2 4 9 , 1 sg g .), a rag io n e, p erch è è d i T e o d o r e t o (P . G., L X X X , 1 8 2 1 b c ) e n e h a lo stile, e n o n m en o lo h a il p a sso , a cu i rim a n d a (ib ., 9 9 6 b d ), su l sa lm o X V I I I , 8 -1 1 , di cu i m a n ife s ta m e n te è se m p lice co m p en d io il tr a tto riferito d al P itt a in n o ta c o m e d i O rigene a co n ferm a d e lla g e n u in ità . *1 L ’a g g iu n ta è u n ’in te r p o la z io n e d e ll’ed ito re, illu so d a l p r e d e tto co m p en d io , ed egli h a m a n c a to a n o n a v v e r tir e ch e i q u a ttro c o d ici in d ic a ti d a lu i n o n l ’a v e v a n o a q u el p u n to , e a n on dire d o n d e l ’h a tr a tta . C olle d u e c a te n e del P itr a s ta q u ella p iù p reg ev o le, p erch è m en o c o m p lic a ta e p rim a ria , d e ll’A m b ro sia n o F 126 su p ., la q u a le n o n h a altro p ro em io p rim a , e g li a p p o n e il m o n o g r a m m a d i O rigene, l ’au to re p r in c ip a lm e n te sp o g lia to , e q u a si sem p re a l p rim o lu o g o , n e l lu n g o sa lm o . E fo rse a ltr e com p a rira n n o , se si esa m in eran n o i m a n o scr itti. C om u n q u e, si p u ò sta re sicu ri fino d a ora ch e il loro te s to del p ro em io è il p r im itiv o o il m en o lo n ta n o d a l p r im itiv o , e q u ello dell ’ed . M au rin a e d e lla C a ten a d el C orderio n e è u n a cco rcia m en to , p erò m o d e ra tissim o , ch e r itien e d ’ord in ario la d icitu ra m ed esim a d e ll’o rig in a le, e q u in d i u n a b u o n a co n ferm a ed a ll’occorren za un p rezio so su ssid io , q u a le n o n r a r a m en te a p p a re d o v e n o n m a n c a la tra d iz io n e d ir e tta d ei c o m m e n ta ri la c a te n a d el V a t. gr. 1789, V I d i K a r o -L ., d i cu i l ’A m b ro sia n o F . 126 sup. sem b ra la c o n tin u a zio n e p e r i sa lm i L X X X I I I e sgg. U n a ltro c o m p en d io , m o lto p iù b r e v e e co n la d icitu ra m u ta ta e p erciò q u a si in u tile , s ta n e lla c a te n a (la I I d i K a r o e L .) d ello scor r e tto V a t. gr. 2057: lo ricordo solo p erch è l ’h a col n o m e d i O rigene e co i n u m eri d ei d u e salm i ch e c ’im p o r t a n o .2 quello strano καί τά έξης. N ella catena Ambrosiana invece segue (più corretto) il proemio i n t e r o di S. Atanasio, senza nome bensì ma d i s t a c c a t o dall ’Origeniano con , e siccom e m a n c a l’i n i z i a l e a Ev, appare che il rubricatore non ha fatto il dover suo di aggiungere il nome e l’iniziale, e che la continuazione è solo apparente. Appare inoltre che il com pendiatore lavorò sopra una còpia della catena Ambrosiana, in cui già m ancava il nome del santo e la separazione dei due proemi non era cospicua. 1 P . G., X II, 1244, le ultim e dieci linee. D i Origene sono, se mai, le tre linee precedenti πότερον ... ποιεϊν. La spiegazione è semplice. Il com pilatore della catena spogliata dal G-rabe usò un codice di Teodoreto con lo scolio di Origene non più scritto al margine dei versi e in altro carattere, com ’è ancora per es. nei gem elli Vat. gr. 1232 (f. 54v) e Barberin. grec. 548 (f. 58v), ma por ta to nell’interno della pagina subito dopo il lemma, senza distinzione dal com m ento a cui aveva così finito per incorporarsi. Ovunque trappole, se non si sta del continuo attenti! 2 N e dò, correggendo le cacografie, la finale, che lo m ostra discendente
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I - Circa un proemio di Origene al S. CXYI1I
L’edizione del Pitra non essendo alla mano di molti e contenendo qualche inesattezza non lieve, riproduco il passo da F, Y (Yat. 1678 e 1683; segnati, dove variano, V 1 e Y2), e C ( = Yat. gr. 1422, già del Card. Antonio Carafa) e segno le varianti delle edizioni Cordenana — c e Maurina = m che possono venire da mss., nonché le letture del Pitra = p . Ώ ρ ιγ έ ν ο υ ς . ...Ί σ τ έ ο ν δ ε ώ ς άλλο
μ ε ν ν ό μ ο ς , ά λ λ ο δ ε δ ικ α ίω μ α , ά λ λ ο
π ρόσ τα γμ α ,
ά λ λ ο μ α ρ τ ύ ρ ω ν , ά λ λ ο κ ρ ίμ α . 1 κ α ί ο ύ κ ο ΐ μ α ι, δ σ ο ν ε π ’ ε μ ή ισ τ ο ρ ία , ά λ λ ο θ ι δ ιά π λ ε ιό ν ω ν τ ά η θ ικ ά ε ίρ ή σ θ α ι π ε ρ ί τ ή ς δ ια φ ο ρ ά ς ν ό μ ο υ κ α ί π ρ ο σ τ ά γ μ α τ ο ς κ α ί π ε ρ ί τ ω ν λ ο ιπ ώ ν ώ ς ε ν τ ο ύ τ φ τ ώ ψ α λ μ ω . δ ιά τ ο ϋ τ ο κ α ί τ ά σ τ ο ιχ ε ία π ρ ο τ έ -
5
τ α κ τ α ι, iv a δ η λ ω θ ή τ ο ί ς ε ν τ ν γ χ ά ν ο υ σ ιν δ τ ι τ ά σ τ ο ιχ ε ιά ε σ τ ιν ή γ ν ώ σ ις τ ο ϋ η θ ι κ ο ύ τόπ ου, μ έ μ ν η μ α ι τη ρ ή σ α ς κ α ί ε π ί το ύ εκ α το σ το ύ ενδεκά το υ κ α ί ε π ί το ύ ρ ιβ ' ψ α λ μ ο ύ , τ ίν α τ ρ ό π ο ν κ ά κ ε ϊν ο ι ο ι ψ α λ μ ο ί η θ ικ ο ί δ ν τ ε ς , ε ΐ χ ο ν τ η ν α ρ χ ή ν τ ω ν σ τ ίχ ω ν ά π ό τ ω ν ο ύ κ ε κ τ έ τ α τ α ι,
αλλά
παρ’ 'Ε β ρ α ίο ι ς σ τ ο ιχ ε ίω ν , ε κ ε ί μ ε ν ο ύ ν ή σ τ ο ιχ ε ίω σ ις δ ιά β ρ α χ έ ω ν π α ρ α δ έ δ ο τ α ι ε ν δ υ σ ί ψ α λ μ ο ΐς , ε ν τ α ύ θ α 10
δ ε ή σ τ ο ιχ ε ίω σ ις δ ιά π λ ε ιό ν ω ν π α ρ α δ ίδ ο τ α ι, 1 II nom e c’è in F V p V at. gr. 2057 e quasi cert. nella fo n te d i m , m an ca in C 3 άλλο 2: άλλοι V 2 3-5 και ονκ ... ψαλμω > cm 3 επ εμη F (corr. d a ε/ιοί) V 2: επε μη V 1, επ ί μ ια C, επέβη (ιστορία ) p |Ι άλλοθι: άλλ’ ô V1, άλλ’ â V2, αλλά C 5 τούτο και: τούτο δέ ενταύθα cm 7-3 μέμνημαι ... ψαλμου: οϋτω καί οί ρια’ καί ριβ' ψαλμοί cm 7 μέμνησο C || ρια' V CVat. 2057 cp 7-3 και 2 ... ριβ > C 8 οι ψαλμοί > cm 9 στίχω ν V 1 (corr. d a στοιχείων) V 2Ccm: στοιχείω ν F V 1 l a s c rittu ra 10 εκτετακται F V 2 || παραδέδοται V(-cuTai)Ccm: παραδίδοται F 1 °-11 εν δνσι ... παραδίδοται > m p
Adunque, secondo i codici noti delle predette catene, nessuna variante di numero per i due salmi, mentre non mancano per altre parole. Appare quindi per lo meno probabilissimo che stettero tali e quali nell’archetipo dell’ecloga esegetica primitiva, da cui più o meno lontanamente discendono le catene secondarie; anzi nell’ori ginale stesso del proemio Origeniano, perchè difficilmente poterono esservi sostituiti da chicchessia ai numeri abituali presso i Greci 110 e 111, se questi Origene avesse posto; e, d’altra parte, anche più difficilmente poterono venir fuori così giusti secondo l’Ebraico per un semplice caso o sbaglio di copia. I numeri isolati, non dicendo d all’altro com pendio, o d a u n a c a te n a in cui p a rim e n ti il proem io A tan asian o non a p p a riv a sta cc ato d all’O rigeniano. δηλοί τοίνυν ηθικόν είναι τον ψαλμόν τά στοιχεία, ώς καί τω ρια καί ριβ ψαλμ(ών) · ηθικοί γάρ κάκεϊνοι, καί την άρχήν εΐχον άπό των παρ’ Εβραίοις στοιχείων, άλλ’ εκεϊ μεν επ ολίγον, εν τοντω δε πολύς δ ηθικός παρατείνεται λόγος ήτοι τόπος, δείκνυσι δε καί των άγιων τάς θλίψεις καί τά δ ί ών περιγίνονται καί τά μετά ταϋτα βραβεία. 1 Qui P itr a h a in te rp o la to il lungo tr a t to di T eodoreto, di cui sopra.
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1. Sui numeri di due salmi
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per sè nulla che mettesse un greco sull’avviso (come, per es., l’avrebbe forse fatto l’inizio del salmo) e perciò non dando ombra, hanno po tuto macchinalmente propagarsi e perpetuarsi: lo si vedrà più volte nel seguito. Nè forse manca una traccia dei due numeri in tutt’altra parte, dove non si aspetterebbe, apparendovi comunemente l’altra lezione senza nota di variante. 1 S. Girolamo nella lettera 30 a Paola sul salmo CXVIII, sfruttando alla sua maniera in parte Origene, ricorda quattro salmi come alfabetici: 1 1 0 , 1 1 1 , 118 e 1442 e rileva la bre vità dei « versicoli » dei primi due in confronto dei « versi » degli altri due: «... scire debes quattuor psalmos secundum ordinem Hebraeorum incipere elementorum: centesimum decimum et centesimum undecimum et hunc, de quo nunc scribimus, et centesimum quadragesimum quartum, verum in prioribus singulis litteris singulos versiculos, qui trimetro iambico constant, esse subnexos, inferiores vero tetrametro3 iambico 1 Così nelle edizioni del M a rtian ay , I I , 709; del V allarsi, I , 117, e del M., P . L ., X X I I , 442. S otto dò il te sto di H ilberg (C o rp u s S c r ip t, eccles. la t., L IV ,
p . 244 sg.), che d a quelle v a ria in alcune frasi. 2 N on rico rd a i salm i del p a ri m a n ifesta m e n te alfab etici (quale non era del tu tto il S. IX -X ) X X IV , X X X I I I e X X X V I, che n ep p u re S. I p p o l i t o , ed. A ehelis, p. 129, 29, m enziona fra « D ie P salm en, w elche h eb raisch e Zeichen hab e n » [così è tra d o tto !], se il passo assen te d a B 1 è pro p rio di lui, com e sostiene A c h e l i s , E ip p o ly ts tu d ie n , p p . 132 sg. (v. so tto , a p. 30 sg. e 39 sg.). 3 « eptametro A », cioè il ms. che ha « C X II ». L a parola esprime assai meglio la lunghezza dei « versi » dei S. C X V III e C X L IV rispetto ai « versicoli » dei salmi C X e C X I e non discorda, come d i s c o r d a i l t e t r a m e t r o s e m p l i c e , dall’ aggiunto: «sicut et Deuteronomii canticum scriptum est». Tale cantico dicevasi composto di versi « eroici » ( E u s e b ., Praepar. evang., X I , 5; P. ( ? . , X X I , 852 d ), nominati « esametri » da Flavio Giuseppe, Origene, Eusebio e da S. G i rolamo medesimo nella pref. a Giobbe, dove rimanda ai predetti autori, oppure « heptametri », quando v i si vedevano giambi, come appunto nei quattro salmi da S. Girolamo. « Heptametro » quindi (o « trimetro et tetrametro »?) può essere la lezione originale nella lettera. Dico nella lettera, perchè invece nei Commen tarioli in Psalmos (Anecd. Maredsol., I l i , 1, p. 85) scrive, non so quanto fedel mente a Giuseppe e coerentemente colla lettera propria: « Iosephus autem refert in libris *Αρχαιολογίας, hune psalmum [il C X V III] et Deuteronomii canticum uno metro esse compositum et putat e l e g i a c u m metrum in u t r o q u e posse deprehendi, quod scilicet prior versus sex pedibus constet, et inferior uno minus in pentametrum finiatur ». Ora G iu s e p p e , o. c „ V I I , c. 1 2 , 3, parla s o l o dei salmi e dice Che D avide τούς μεν γάρ τρίμετρους, τους δε πεντάμετρους έποίησεν, e negli altri due luoghi (II, 16, 4 e IV , 8, 44), dove usa « esametro », non parla dei salmi ma solo dei cantici di Mosè. Quindi conviene dire che il santo iv i ha poco felicemente combinato le notizie di Giuseppe con altre di fonte diversa, probabil mente Eusebio, il quale, 1. e., fa dello stesso metro eroico il cantico del Deute-
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I - Circa un proemio di Origene al S. CXVIII
constare, sicuti et Deuteronomii canticum scriptum est; in centesimo octavodecimo in singulas litteras octoni vers us secuntur; in centesimo quadragesimo quarto singulis litteris singuli versus deputantur ». Ora Hilberg, che nessuna vera variante trovò nei codici agli altri numeri dei quattro salmi, a « centesimum decimum » annota: « cent, et cent. dee. G C et CX N tricesimum sextum cent. dec. Π Ώ [e il Farfense Yat. lat. 5729] tricesimum sextum Θ», e a « centesimum undecimum » precisamente « CXII A », che fa pensare vi siano stati nel numero romano precedente pur tre elementi, male scomposti nei due numeri « C et CX ». Se S. Girolamo avesse numerati i due salmi come nelle edizioni e — si badi — nel suo Salterio Gallicano, i due numeri difficilmente sarebbero stati toccati, nè sorte le varianti in Occidente, dove il Salterio Gallicano, col nome delle lettere del l’alfabeto ebraico scritto per disteso a margine dei versetti rispet tivi in lettere latine, 1 li presentava ad ognuno come alfabetici. Per tanto la lezione odierna della lettera a Paola sembra una correzione dell’originaria, la quale, se fu giusta, non potè variare da quella del nostro proemio, e da questo i due numeri saranno passati nella let tera, o inavvertitamente, o perchè S. Girolamo, abituato a scrivere o dettare in fretta, non vi diede importanza, o potè da buon ebraista compiacersene, benché allora avrebbe dovuto scrivere subito dopo: « et CXLV ». Ma per quale ragione avrà Origene nella circostanza (e possi bilmente in qualche altra simile) preferito la numerazione ebraica all’abituale sua e nostra? perchè egli, dove scrive da critico come nei prologhi generali del Salterio, 2 non cita i salmi tacitamente, o solo con un nome senza aggiungere altro (secondo che soleva coi libri santi), ma ne dà il numero ed aggiunge il principio, che lo dimostra quello comune dei LXX. ronomio e il S. C X V III. — Il passo dei Commentarioli non è ricordato nè da S. E u r i n g b e , Die Kunstform der altliebraisdien Poesie (v. sotto, p. 18, n. 2), che ha raccolto i passi del santo a pp. 1 1 e sgg., nè da N. S c h l o g l , Die echte biblisdihébraisdie Metrik (in Biblisdie Studien, X V I I , 1, 19 12 ), pp. 85 sgg., che ne ha fatto una calorosa difesa, come di esattissimi, ove siano intesi come li spiega egli. 1 Invece nei Salteri greci non è notata la presenza di tali alfabeti. Però in qualcuno ve n’è traccia, vedendosi nello ps. Atanasio Antonelliano al salmo C X , 1-3 1 , i n t e r p r e t a t o il nome della iniziale (cf. P . G., X X V I I , 1148 Cd ), e scritto a ’ suoi margini nei codici V at. gr. 752 e P alat, gr. 44, che ne hanno le brevi chiose: αλεψ (άοαφ Pah), γήθ (! β P ai. con·.), ελ (om. V at.), ϋαλεβ (om. V .), Η (om. Pai.). Si direbbe che neppure il commentatore ne trovò di più nel suo esemplare. 2 Cf. P . G., X I I , 1056 sg. e 1060; R i e t z , pp. 1 sgg.
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1. Sui numeri dì due salmi
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La spiegazione più probabile par questa, che egli, rilevando una particolarità la quale appariva solo nell’Ebraico, — l’alfabetismo, non ché nelle versioni, 1 neanche nella translitterazione greca appariva, anzi vi era oscurato e sconvolto, essendovi inespresse le gutturali e significate SDBpfl con τχφκΟ e le tre con σ, — stimò più comodo per chi avrebbe voluto accertarsene, rimandarlo direttamente ai due salmi mediante il numero che avevano nell’Ebraico, o che loro si dava dagli Ebrei. L’altra spiegazione, per sé non improbabile, che forse Origene vi riferisca una informazione ricevuta da un ebreo, il quale naturalmente gli avrebbe indicato i due salmi coi numeri per lui abituali, non ha appoggio ma piuttosto un ostacolo nel con testo, perchè poco dopo, nel passo circa la poesia ebraica, Origene non tralasciò di accennare all’informatore, come del resto fece altre volte all’occorrenza (v. p. 19 e 20, n. 2). Ho detto: mediante il numero che avevano nell’Ebraico o che l o r o si d a v a d a g l i E b r e i , perchè Origene in un frammento salvatoci dalle pregevoli catene VI (Baroec. gr. 235; il Yat. 1789 è mutilo), X III e III, del Barbaro, p. 12, e altre, 2 sul principio del salmo II ha affermato che nell’Ebraico i salmi non presentavano numeri, e ciò hanno ripetuto Eusebio (v. avanti, p. 113), S. Ilario, 3 ecc. e i loro espilatori. Il frammento, veduto « in multis codi cibus » dal Montfaucon, H e x . O r ig ., I, 475, ma già prima di lui stampato col nome stravolto Γ ε ω ρ γ ίο υ dal Cokderio, I, p. 28, dice (P. G ., XII, 1100): Δ νσ Ιν εντ υ χ ό ντ ες 'Ε βοοΧ κοΐς ά ν τιγρ ά φ ο ις , êv μ ε ν τ ώ ετέρ ω εϋρ ο μ εν ά ρχή ν δευτέρ ου ψ α λμ ο ϋ τα ϋ τα , εν δέ τώ ετέρ ω σ υ νή π τ ετο τω πρώ τα). Κ α ί εν τ α ΐς Π ρ ά ξ ε σ ι δέ τ ώ ν ά π ο α τό λω ν
[XIII, 33]
το
σε » ε λ έ γ ε τ ο ε ίν α ι το ϋ π ρ ώ τ ο υ -ψαλμοϋ 5 ψ α λμ ω
·
« Υ ιό ς μ ο υ ε ΐ σύ, ε γ ώ σ ή μ ερ ο ν γ ε γ έ ν ν η κ ά · « cΩ ς γ ά ρ γ έ γ ρ α π τ α ι, φ η σ ίν, έν πρώ το)
Υ ιός μ ο υ ε ΐ σύ, ε γ ώ σήμερον γ ε γ έ ν ν η κ ά σ ε .» τ ά 'Ε λ λ η ν ικ ά μ έν τ ο ι
2 δεύτερον: ετέρου Cord. || τοΰτον Cord. || συνήπτο M o n ti., V a tt. 1682 e 2057, συ νημμένου τούτον Cord. 4 του πρ. ψ.: εν τώ πρώτο) ψ αλμφ Cord. 4"5 ως ... σε > Cord. 5 εγω ... σε > M on ti. B arbaro e V a tt. || μεντοι : δέ M on ti. B arb. V a tt.
1 P e r questo in alcune di esse iu ro n o tra s c ritti al m argine, d a v a n ti ai sin goli v e rse tti, i nom i delle le tte re ebraiche, con le quali principiano. 2 A. A g e l l i u s , C o m m . in P s ., p. 21, ne riferì com e d i Cosm a « In dicopleustu s », o m e tte n d o il seguito, il te sto u n p o ’ rito c cato : τά δέ τώ ν Ε λ λή νω ν αντίγραφα
δεύτερον είναι τούτον μηνύει, άλλ’ ουδέ άριθμός παρ’ Έ βραίοις παράκειται τοΐς ψαλμοϊς. Come egli ne a b b ia cred u to a u to re Cosma, fu d e tto in B ib lic a , X X V I (1945),
p p . 171-174,-ed u n sim ile abbaglio suo sa rà d im o stra to so tto , p p . 34 sg. 3 I n s tr u c tio P s a lm o r u m c. 8 , ed. Zingerle nel C o rp u s S c r ip t, eccl. la t., X X I I , p . 9; P . L ., IX , 238.
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I - Circa un proemio di Origene al S. CXVIII
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α ν τ ίγ ρ α φ α δ εύτερον ε ίν α ι το ύ το ν μ η νύ ει, τ ο ν τ ο δ ε ο ν κ
ά γνο η τέο ν, δ τι εν
τ φ 'Ε β ρ α ϊκ ώ ονδεν'ι τ ω ν ψ α λμ ώ ν α ριθμ ός π α ρ ά κ ειτ α ι, π ρ ώ τ ο ς ε ί τ ύ χ ο ι, ή δεύτερος ή τρ ίτο ς. 6 ε ΐν α ι>
2057 !| 'τοντο: καί τ. Cord. |] τοντο ... εν: εν μεντοι M ontf. B a rb . V a tt.
L’affermazione non permette scappatoie: Origene nei due esem plari ebraici non vide numeri di salmi, ed osservò che questi vi si distinguevano solo per separazione, e questa nel S. II c’era solo in uno, mentre nell’altro il salmo era congiunto al I; onde· credette — se a ragione o a torto, è un’altra questione — che i numeri mancassero del pari in tutti gli esemplari ebraici e quindi nell’Ebraico assolutamente. Così quando commentò il salmo II; ma al S. CXYIII, o per avere dipoi osservato i numeri in altri esemplari ebraici o in tradut tori riputati fedelissimi all’Ebraico, come Aquila, che nel palinsesto Cairino ha i numeri, [anche l’anonimo autore della Y έ π ι γ ρ ά ψ α ς το ν ι α π ό τ ο ν ενά το υ, è Origene stesso che parla, δ ιελώ ν αυτόν είς β ', π ρ ό εισ ι κ α τ ά τη ν τ ο ν ενός π ρ ο σ θ ή κ η ν μ έ χ ρ ι τ ο ν ξθ', ε ΐτ α σννάψ ας τ φ ξθ' τον
ο',
ο μ ο ίω ς τ ο ΐς π α ρ ’ ή μ ϊν ά ν τιγρ ά ψ ο ις τους α ριθμ ούς τ ίθ η σ ι μ έ χ ρ ι
τ ο ν ρ ιγ ' · ένθα π ά λ ιν σννάψ ας τινά ς κ α ι δ ιελ ώ ν αύθις ετέρους, τούς π ά ντ α ς είς ρμη' π ε ρ ιγ ρ ά φ ε ι ] 1
ο per avere udito Ebrei, che per brevità e precisione citassero salmi coi numeri, potè benissimo aver cambiato opinione e rimandare direttamente, perchè era più comodo in quella circostan za, alla numerazione ebraica. Come avviene tuttora, i ripetitori hanno preso come una verità assoluta la prima affermazione e re sala un’opinione comune, mentre potevano farli riflettere il fatto che al loro tempo i numeri stavano universalmente nei codici dei LXX (e lo provava il passo medesimo di Origene), e la credenza,1
1 Cf. S tu d i e T e s ti, 5, p p . 29, 42-46, 237 (la n o tizia sarebbesi tr o v a ta in un S alterio E saplo alla fine, alm eno nell’esem plare v isto d all’an n o tato re). F a m ilia r m en te discorrendo, gli E b re i com e av ra n n o d esig n ati i salmi? coll’inizio? o — q u an d o l ’avevano — colle iscrizioni ta n te v o lte identiche? F issarn e il num ero, fu o ri del te sto (s’in tende) o ai m argini, d o v e tte essere u n a necessità p ra tic a , a n che p e r la litu rg ia. « One P ale stin ian a u th o rity , R. Jo sh u a b . L evi [un co n tem p o ran eo di Origene; v . E n c y c lo p a e d ia J u d a ic a , IX , 484 s.], co u n ts only 147 psalm s (Y er. Shab. 15) »: E . G. H( irsch ) in T he J e w is h E n c y c lo p e d ia , X , 344 a; e così sono c o n ta ti nell’A m brosiano B 32 inf. (v. C. B ernheim er , C odd. H eb r. B ib l. A m b r ., p . 5) e nel V iennese H ebr. 4 della X atio n alb ib lio th ek (cf. Ch r . D . Gin s burg , I n tr o d u c tio n to the M a s so re tic o -C ritic a l E d itio n of the H ebrew B ib le , p . 777); p ro b ab ilm en te in corrispondenza e con accom odazioni alle 147 lezioni del P e n ta te u c o del ciclo trie n n ale P alestinese, secondo N. A. Snaith , Z eitsc h r. f. a ltt. IFiss., L I, 302-307.
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2. Il passo sulla metrica ebraica
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almeno di S. Ilario che pur questa idea può aver preso da lui, che vi fossero originari. 1 Tanto era opportuno esporre, perchè dal passo in un primo mo mento si sarebbe tratti a dubitare della genuinità del frammento sui quattro salmi alfabetici e della fondatezza delle osservazioni sopra i numeri dei primi due. 2. Il passo su lla m e tric a ebraica.
Il passo sulla metrica comparisce nelle catene sotto il v. 1 , che vi è riguardato direttamente, non quale parte del proemio del salmo, dove pure avrebbe potuto stare, se si fosse addotto il verso come il più vicino esempio di ciò che si osserva nel salmo intero. Bisulta di due tratti: il primo, sui metri dei salmi nell’Ebraico, di una portata generale; l’altro sul come apparivano scritti i versi del salmo nella totalità dei Salteri greci e come invece erano disposti nell’esemplare a cui si riferisce l’osservazione. Il tratto primo, — che ha avuto una risonanza non piccola in Occi dente grazie alla citata E p . 30 di S. Girolamo a Paola (v. sopra, p. 13), ed anche alla versione antica di una P r a e f a t i o d e lib r o P s a lm o r u m , falsamente attribuita allo stesso S. Girolamo, che risale almeno in parte ad Origene, 2 ed in Oriente per essere stato riecheggiato nei proemi del Salterio della Siro-esaplare3 e nel dipendente proemio di Gregorio Barebreo, 4 — era in luce da secoli nelle note dell’edizione
1 L. o.: « sed se p tu a g in ta seniores, secundum Moysi tra d itio n e m a d c u sto d iam legis d o ctrin ae in synagoga m an en tes, p o ste a qu am illis a rege P to lem aeo tra n sfe re n d a e ex h ebraeo in graecum serm onem to tiu s legis c u ra m a n d a ta est, . .. i n n u m eru m eos a tq u e ordinem red e g eru n t, singulis q u ib u sq u e num eris pro efficientia su a e t ab solutione p erfectis p erfecto ru m e t efficientium p salm orum o rd in em d e p u ta n te s ». È l’opinione im p u g n a ta d a E u s e b io (v . so tto , p . 89 e 118, n . 3). 2 P . L ., X X V I, 1377-1382. V. il passo a p. 83 e 118, e l ’in tero c. I l i su d i essa. 3 E d . A. C e r i a n i , C odex S y r o -h e x a p la r is A m b r o s ia n u s , p. 3, coi. 2 in fondo, d a l cod. B = B 2 A chelis, che ne dà u n a versione te d esc a a p . 235 del 1.1, 2 d ’Ippolito . I l passo, n on fu o ri di luogo in u n S alterio, m an ca nell’A m brosiano, m utilo d el p rin cipio, m a rim a n e in B , e ricorre in B arebreo, che senza dubbio lo r i copiò d a u n codice della Siroes., la quale h a d a v a n ti al S alterio u n a considere vole c a te n a di prologhi tr a d o tta d a l greco, e q uindi a n terio re al secolo v i i p e r lo m eno. A quale p u n to di q u esta s te tte , a p p a rirà dalla p . 29 a. 4 E d . L a g a r d e , P r a e te r m is s o r u m (1879), p. 98, 6-9. L ag. non cre d ette il p asso d i A tan asio , a cui sono a ttr ib u ite (se bene o m ale, lo si v ed rà a p . 89 e sgg.) le p rim e 5 linee, m a dim entico dello scolio dell’ed. R o m an a rim a n d ò d u b ita ti v am en te , p erc h è a v rà v isto che n on risp o n d ev a bene, a G i u s e p p e , A n tiq . V II,
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I - Circa un proemio di Origene al S. CXVIII
Romana dei LXX, ma un pochino accorciato e modificato nella co struzione, 1 come scolio anonimo. Solo però nel 1884 il passo uscì, intero e col nome, e dal 1891 si principiò ad usarlo come di Origene in seguito ad una breve notizia di E. P r e u s c h e n , 2 che lo segnalò quale di lui in fra i pretesi frammenti dei « Seniores Alexandrini » stampati dal P i t r a , A n a l , s a c r a , II, 341, e lo riprodusse, senza sapere che nello stesso anno 1884 incirca 3 il Pitra l’aveva pubblicato come proprio di Origene, nel t. I li, p. 252, da più codici e con una variante notevole, indicando quale fonte di lui Flavio Giuseppe, neppure venuto in mente al Preuschen. Nel t. II Pitra aveva usato un solo codice, PII della sua tavola (ib., p. 407); invece nel III allegò quattro: 6 , 8 , 9 e 11, tutti ricor dati sopra (p. 1 0 ) a proposito del proemio, fuori di 8 , il Vat. gr. 1687, che non avrebbe dovuto citare perchè contiene i salmi LIVLXXIII e non oltre, e gli era noto come una prima parte del 9, sua continuazione, come non avrebbe dovuto citare 6 , nel quale non sono riuscito a trovar nulla del passo nostro. Pitra quindi usò in somma un testimonio solo, l’originale comune di 9 e 11 — Y, al quale va, come sopra (p. 11), aggiunto e preposto l’Ambrosiano F. 126 sup. La provenienza dunque è la medesima del proemio, però l’eco nelle catene greche è stato minore, perchè il passo non fu accolto 12, 3. Invece A chelis , 1. c., ignorando Ted. del L ag ard e, co n tinuò a p rese n tarlo col T ullberg com e di S. A tanasio. D ei B a rh e b ra e u s’ S c h o lia o n the O ld T e s ta m e n t ed. b y M. Sprengling a n d W . C. Graham (The U n iv ersity of Chicago O rien tal I n s titu te P u b licatio n s, vol. X I I I ) è u sc ita solo la p a rte I: G en.-2 Sam . (1931), nè p e r o ra si a s p e tta il resto . N è Iso d ad d i M erw n è Mosè b a r K ep a nelle loro in tro d u zio n i h an n o u n passo p arallelo, m i assicura il R . P . J . V osté. 1 Vi dice: « Μακάριοι ol άμω μοι εν όδφ » οϋπω στίχος εστίν. ελεγε γάρ τις τούς στίχους εμμέτρους είναι τούς παρ’ Έ βραίοις, εξάμετρους μεν εν τ β τον Δευτερονομίου φ δβ, τούς δε ψαλμούς τρίμετρους είναι καί τετραμέτρους. εστιν οϋν ό πρώτος στίχος μέχρι τον « εν νόμορ κυρίου. » Così Ted. R om an a, e con q u alche v a ria n te le ca ten e che poco o ltre indico. Il Regin. gr. 40 p rem e tte : τό δε. L ’O ttobon. g r. 398 o m ette τούς παρ’... είναι. 2 Z e itsc h r. fu r d ie a ltt. W i s s ., X I, 316 sg. F id an d o in P reu sch en n o n h an n o cercato nè sa p u to altro , p e r es., J . L e t , ib . X I I , 212 sgg.; E . K onig , S t i l i stile, B h e to rih , P oetile (1900), p . 342; B riggs , A c r itic a l a n d exegetieal C o m m e n ta ry o n the B ooh of P s a lm s , I , p. x x x v m ; S. E uringer , B i e K w n stfo rm d e r a lth ebraisch e P o e s ie , p . 10 = B ib lisc h e Z e itfra g e n , V (1912), 346'. 3 C uriosam ente il t. I l l (e così il IV ) p o r ta nella d a ta 1883, q u in d i sem b re reb b e sta m p a to p rim a del I I , che v i h a 1884, m e n tre il tra tta m e n to del n o stro passo d im o stra il co n trario . In v ece g ran p a r te del vol. I I e ra già sta m p a ta nel 1879, com e è d e tto in c id en tem en te a p . 569, e solo la prefazione del t. I I ed i supp lem en ti e le correzioni al t. I l i furono tir a ti nel 1884, che divenne così l ’anno del t. I I .
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2. Il passo sulla metrica ebraica
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« in 6 (Yat. gr. 1422), nè fu compendiato dal compilatore della catena del Corderio e dell’altra usata dai Delarue editori di Origene, e solo ne è passato senza nome il piccolo tratto sulla metrica in alcune catene nemmeno accennate dal Pitra che pure le conobbe, per es. dell’Ottob. gr. 398 (14 Pitra) = K aro e L. IV, Eegin. gr. 40 (16 P.) = K. L. IX, Yat. gr. 754 (5 P.) = K. L. XIII e 1685 (12 P.) copia di un esemplare gemello dell’Ottob. , 1 e altre senza dubbio. Per pura comodità di chi legge, avendovi da fare qualche osser vazione, ristampo il passo: altrimenti, sarebbe bastato correggere con F in είσ θ έσ εω ς il grave errore α ίσ θή σ εω ς di Y e dell’ed., che vessò 11 Ley, e riprovare esplicitamente (affinchè non si credesse una le zione del ms.) Ι'εκ τά σ εω ς , che Pitra nel t. III sostituì ad εκ θ έσεω ς senza avvertire e darne una ragione. « Μ α κ ά ρ ιοί o i α μ ω μ ο ι εν ό δ φ » 2 ο ν π ω γ ε σ τ ίχ ο ς έ σ τ ίν
· οι γά ρ
π α ρ ’ 'Ε β ρ α ί-
οις σ τ ίχ ο ι, ώ ς ε λ ε γ έ τις, έ μ μ ε τ ρ ο ί είσ ιν, εν εξ α μ έτ ρ ω μ ε ν ή εν τ φ Δ ε υ τ ε ρ ο νομίου φ δ ή , εν τρ ιμ έτρ ω δε κ α ι τετ ρ α μ έτ ρ ω ο ι ψ α λμ ο ί. οι σ τ ίχ ο ι ούν ο ι π α ρ ’ 'Ε β ρ α ίο ις έ τ ε ρ ο ί ε ίσ ι π α ρ ά τούς π α ρ ’ ή μ ϊν . εά ν θ έλω μ ε ν ενθά δ ε τ η ρ ή σ α ι τους 5 σ τίχ ο υ ς, π ο ιο ϋ μ ε ν « Μ α κ ά ρ ιο ι ο ί α μ ω μ ο ι εν ό δ φ ο ι π ο ρ ευ ό μ ενο ι εν ν ό μ ψ κυρίου, » κ α ι ό ντω ς ά ρ χ ό μ εθ α δ ευτέρου το υ εξή ς. ίσ τέον το ίνυ ν δ τ ι
ο ί "Ε λ λ η ν ες ο ί
Ε β ρ α ίο ις σ τ ίχ ο ν εν το ύ το ις δ υ ο '
ίο
έρμ η νεύ σ α ντες π ε π ο ιή κ α σ ι το ν π α ρ ’
ο ί δ ε κ ρ ειτ τ ο ν π ο ιο ϋ ν τες,
ώ ς δ το ϋ το το
ά ν τίγρ α φ ο ν γρ ά ψ α ς ο ίο νεί π ε π ο ίη κ ε τ η ν α ρ χ ή ν τ ο ϋ σ τ ίχ ο υ μ ε τ ’ εκ θ έσεω ς, τον δε δ οκ ονντα δεύτερον, μ ή δ ντα δ εύτερον ά λ λ α λ ε ιμ μ α τ ο ν π ρ ο τέρ ο υ, μ ε τ ά είσ θέσεω ς, κ α ί το ϋ το π ε π ο ίη κ ε ν ε π ί δλου τ ο ϋ ρ η τό ν. 4-·> ατηρησαι τούς τίχους V 2 8 οι ε λ λ ψ ε ς οι ερμ. così. Proporrei: oi ελληνιστί ερμ„ se fo sse u sa ta frase ta le o u n a sim ile 9-10.12 0[ ... π ο ιο ϋ ν τες ... πεποίηκε così! 9o e r o > Y 10 γραψαι F || εκθεσεως V P itra n el t . I I , εκτάσεως P i. nel t . I l i 12 εισθεσεως F: αίσθήσεως V P i. L ’errore αισθησεως fece p en sare al L e t che stesse per μ ε τ ’ εκθέσεως (contro il senso!) o vo lesse dire: «n ach dem S in n e» , ch e E u k in g e b , 1. c., h a a d o tta to (« m it dem gleich en S inn e»).
Qui manifestamente Origene con stico significa verso p o e t i c o i n t e r o , quale credevasi esistere nell’originale ebraico a seconda dèi 1 II salto, com une ad en tra m b i, di τους παρ ... είναι (v. p. 18, η. 1) m i mosse a co n fro n tarn e la ca te n a, che vi com incia dal S. L , con q u ella dell’O tto b o n . e v id i che è la m edesim a, anzi p ro v en ie n te d a u n m igliore esem plare, p erchè o m e tte m eno i nom i degli au to ri. Il codice v a q u in d i seg n ato so tto la ca te n a IV d i K ako -L.; o p p u re anche P O tto b ., se fu classificato ben e p e r la p rim a p a rte , a n d rà assegnato alla X I I I p e r i salm i L-CL. 2 M ax. ... οδω m an ca in V 1 colle parole preced. οσοι δε π ερί Χ ριστού φρονοϋσιν εσφαλμένως, ούτοι εστέρηνται τοϋ τοιοΰτου μακαρισμού, che V 2 h a, com e F , d i p rim a m ano e quindi non deriva d a V 1, com e affermò P i t k a , I I , p . 407.
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I - Circa un proemio di Origene al S. CXVIII
carmi, e determina ciò che a principio del salmo CXVIII gli corri sponde nella versione, e conseguentemente dichiara migliore di quella dei Salteri greci la maniera ond’era scritto nell’esemplare che aveva alla mano, 1 e tutto ciò afferma sulla fede di « un tale », che secondo la sua abitudine 2 non nomina. In questo « tale » si è visto dai più Flavio Giuseppe, però a torto, perchè Giuseppe parla di trimetri e p e n t a m e t r i ne’ salmi e non di trimetri e t e t r a m e t r i , come avrebbe detto l’anonimo e ripetono Eusebio e S. Girolamo (nella lettera a Paola) se echeggiano Origene; e perchè inoltre coll’eAeye pare si rimandi a discorsi di persona, co nosciuta direttamente o indirettamente, ossia del tempo o poco ad dietro, piuttosto che a scritti di autore ormai antico. Con ciò la noti zia non perde, e forse piuttosto guadagna interesse, perchè attesta che l’assomigliamento (identificazione direbbe assai più di quello che realmente pensarono) dei versi ebraici ai greci, già fatto da Fi lone e da Giuseppe, facevasi tuttora nella prima metà del secolo m da taluno che Origene riputava autorevolissimo perchè gli presta fede, quindi probabilmente da un dotto ebreo o da un convertito, il quale forse esprimeva non una personale opinione soltanto. 3 1 P u r a , I I , 341, v i vide di più: « In te rp re s ex am bone lo q u i v id e tu r in p a re n th esi, e t codicem digito ostend ere coram a p e rtu m », e ta le id ea p ia c que al L e t , p. 214. M a è verosim ile che Origene, p red ican d o sul salm o, ab b ia te n u to u n S alterio alla m ano e siasi ferm ato a fa r n o ta re quella m in u zia d a d o tto alla com une dei fedeli e a riferirli p e r le este rio rità della s c rittu ra ad u n lib ro , che questi v edevano solo d a lontano? P enserei p iu tto sto al te sto che p o stillav a, o che av e v a f a tto p re p a ra re egli m edesim o d a uno istru ito , d ietro il quale am a v a di scom parire p e r n on lo d are se stesso. 2 Cf. H arnack , o. c ., I I , p. 50, e I , p . 51. Origene anche q u an d o c ita esp li citam en te , lo fa a m e tà, com ’è cospicuo nel fra m m e n to so p ra i salm i di Mosè, dove riferisce ciò che av e v a u d ito άνακοινούμενος π ερ ί τινων λογιώ ν Θεόν Ί ο ύ λ λ φ τ φ πατριάρχη [H illel, figlio m inore del p a tria rc a G am aliele I I I ; v . E n c y c lo p a e d ia J u d a ic a , V i l i , 52] κ α ί τινι των χρηματιζόντων παρά Ίουδαίοις σοφών, che non più p recisam en te rico rd a in seguito con ό ’Ιουδαίος (R ietz , p p . 13, 5; 14, 4; P . G ., X I I , 1056 B , 1057 b ). N e a v rà av u to u n a q u alche ragione, che è v an o ricercare. 3 B en d iv ersam en te S. G irolam o non si appellò m ai al rig u ard o (l’o sserv a zione è dell’EuRiNGER, p. 15) al giudeo suo m aestro d i ebraico o ad altro giudeo del tem p o , com e p e r a ltro c u ra v a di fare, bensì a F ilone, G iuseppe, Origene ed E usebio. « M an d arf d as w ohl als einen Beleg d afù r anseh en , dass die J u d e n seiner U m gebung ein M etrum ab leh n ten , w ie d as au eh A u g u stin u s v o n seinem G ew àhrsm ann b e ric h te t » (? N on mi p a re che risu lti d a lla cit; E p i s t . 101, n . 4; P . L ., X X X I I I , 369).' — Se e q u an to rispecchino u n ’a n tic a trad izio n e e siano am m issibili quei ra v v ic in am en ti di m e tri si è d isp u ta to (e p ro b ab ilm en te si d isp u te rà ancora) senza fine; v edansi riassu n ti e bibliografìa sull’argom ento, p e r es., in J . Goettesberger , E in le itu n g i n d a s A lte T e s ta m e n t (1928), p p . 208 sgg., se g n ata m en te 213; O. E issfeld t , E in l. in d . A . T . (1934), 61-69; H. H opfl -A. Mil l e r -A. Metzinger , I n tr o d u c tio sp e c , in V . T . (1946), 255 sgg.
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2. Il passo sulla metrica ebraica
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Dall’asserto: O i σ τ ίχ ο ι ούν o i π α ρ ’ Έ β ρ α ίο ις ε τ ε ρ ο ί ε ίσ ι π α ρ ά τους π α ρ ’ si è ricavato che in confronto di Giuseppe Origene «in bestimmterer Weise die hebràischen Verse als durchaus von den altklassischen verschieden bezeichnet » (Lev , p. 213). Però, anche se fuori del contesto vi si potesse intendere tanto, nel passo intero dentro cui è giunta, la proposizione significa solamente che c’era diversità fra i versi quali erano scritti nei Salteri greci e i versi dell’Ebraico, e che se volevasi conservare il verso ebraico, dovevasi nel caso del V. 1 giungere sino a èv νό μ ω κυρίου (dopo di che, col ritorno della lettera acrostica, comincia il v. 2 ), e non troncare a εν όδω la linea passando a capo, come aveano fatto i traduttori greci spartendo lo stico in due. Tale spartizione nei Salteri noti all’autore dovette essere generale, e senza esempio la copia, che cita, coi versi del salmo CXVIII distinti secondo l’Ebraico, poiché egli era giunto a ritenere che i t r a d u t t o r i medesimi greci, i LXX principalmente se non forse esclusivamente, π ε π ο ιή κ α σ ι το ν π α ρ ’ ’Ε β ρ α ίο ις σ τ ίχ ο ν èv τ ο ν το ις δύο, ossia che la divisione risaliva alPorigine. Onde viene il pensiero, che col passo miri a giu stificare la disposizione introdotta in quella copia del Salterio, o anche, possibilmente, nei lemmi del commento da cui il passo forse fu estratto. ή μ ϊν ,
Ora, a guardare i P s a l m i c u m O d is e i S e p t u a g i n t a del Rahlfs, dove gli stichi si presentano divisi secondo che appariscono nei testi moni antichissimi, solo il Sinaitico [B manca dal S. CV, 27 al CXXXVII, 6 ], il quale del resto non ha nulla che lo mostri più stretto all’Ebraico come in altri codici α λεφ , β η θ ecc. o un segno di cambia mento degli ottonari, presenta dall’origine, e non per correzione, il v. 1 del S. CXVIII esattamente come nell’esemplare lodato da Origene, e cioè con o i π ο ρ ευ ό μ ενο ι èv νόμα> scritto in c o n t i n u a z i o n e a ό δ ω , senza uno stacco e senza andare a capo in una nuova linea come si fa in A e da Rahlfs; e allo stesso modo presenta ordinariamente gli altri versi del salmo, essendovi le prime tre o quattro lettere di o g n u n o degli otto periodi consecutivi, che nell’Ebraico principiano con la medesima lettera dell’alfabeto, scritte come al di f u o r i , μ ε τ ’ εκ θέσεω ς, rispetto al seguito, che viene all’i n d e n t r o della co lonna, μ ε τ είσ θέσ εω ς, come si dice nel passo col linguaggio tecnico degli scoliasti. 1 Così, ad es., nei vv. 1 e 157 scrivono
1 V. alle d u e paro le L id d ell -Scott -J ones , che cita n o gli seoli a PI mìo 253, A e ìia rn . 565 [566 D ubner], B a n . 1548 [1528] al.
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I - Cimi un proemio di Origene al S. CXVIII . S
μ α κ ά ρ ιο ι α μ ω μ ο ι εν οδω ο ι n o ρ ενο μ ενο ι εν νο μ ω κϋ π ο λ λ ο ί ο ι εκ δ ιω κ ο ν τες μ ε κ α ι εκ θ λιβ ο ντ ες μ ε ε κ τω ν μ α ρ τυρ ίω ν σου ουκ ε ξ εκ λ ιν α
A 1 μ α κ ά ρ ιο ι ο ι α μ ω μ ο ι εν οδω
ο ι π ο ρ εν ο μ εν ο ι εν νομ ω κ ν 157 π ο λ λ ο ί ο ι εκ δ ιω κ ο ν τες μ ε κ α ι εκ θ λ ιβ ο ν τ ες μ ε ε κ τ ω ν μ α ρ τ υ ρ ίω ν σου ο υκ ε ξ ε κ λ ιν α
Non è dunque da vedere nella diversa distribuzione una semplice particolarità paleografica, di copisti più o meno curanti della appa renza gradevole o della facilità della lettura mediante la distinzione, raccomandata dai grammatici, per « cola et commata », ma una particolarità di r e c e n s i o n e , o di un’edizione dotta, di studio, un miglioramento (o i δε κ ρ εΐτ τ ο ν π ο ιο ϋ ν τ ε ς ), per cui si tentò di far cono scere nella sua interezza quello che si giudicava un verso unico del l’Ebraico al lume dell’acrostico e dei versi greci a cui il verso ebraico era ragguagliato. Nella predetta particolarità S risalirebbe mai all’esemplare lo dato da Origene o allo stesso archetipo1? Se così fosse, non sorpren derebbe: influssi Origeniani, immediati o mediati, in S non sono una novità. Difatti non solo risulta dalle sottoscrizioni, che sono esaplari le correzioni a Esdr. II e ad Ester (ed ai Re), ma anche nel testo di prima mano si notano alcune lezioni esaplari. 1 D ’altra parte, fra i greci nati cristiani, se i Salteri greci avevano davvero prima gli etichi divisi, difficilmente si sarà trovato dopo Origene più d’uno capace e premuroso di riunirli secondo la presunta divisione metrica del l’Ebraico e deciso a rifare il lavoro; lavoro che i semplici copisti ignari dell’Ebraico non erano per certo in grado di compiere da sè. Dal generico plurale, lasciato in aria se i π ε π ο ίη κ ε successivi non vengono da una cattiva lettura, del nostro passo: o i δε κ ρ εΐτ τ ο ν π ο ιο ϋ ν τες , il contesto medesimo non permette di ricavare che vari indipenden temente abbiano introdotta quella divisione in etichi a misura dell’originale; tutt’al più lascia pensare al lettore che ne potesse essere stata fatta qualche altra copia. Naturalmente in S, con la disposizione degli etichi, sarebbero discese anche lezioni da quell’archetipo, e poi nella discendenza di S , 2 se n’ebbe. 1 Cf. K ahlfs , Zeitscìir. f. d. alti. W is s., L (1932), 309, ch e d im en tica i di citare in S tu d i e T esti, 95, p p . 14-25. s N e l S. C X V III, qua e colà, u n iscon o gli etich i com e S, il 55 sp ecia lm en te, e p oi il 1219 (m s. F reer), e q u alch e v ersion e, m a, se per affin ità o per accid en te, n on p osso cercare.
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3. Stichi e sticometrie nei Salteri
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3. S tichi e stico m etrie nei S alteri.
Ma più del riscontro col Sinaitico sembra degno di esame il pro blema, che mi restringo a proporre: se cioè le due sticometrie dell’« Ecclesiaste » e dell’« Agiopolita » 1 che compariscono in certi Sal teri di scrittura minuscola dal secolo ix in poi — Salteri di uso e non da studio — siano fondate sopra quelle due divisioni degli stichi e le rappresentino nelle loro somme. A comprendere facilmente la cosa giovano quelli dei predetti Salteri, che presentano assieme le due sticometrie e non una sola, come ad es. il Bodleiano Misceli. 5 (Eahlfs 13, V e r z e ic h n is , pp. 163 sg.), il Barber, gr. 285 (Eahlfs 1159) e il Yat. gr. 1542 (Eahlfs 212), per citare quelli che ho veduto meglio. Ivi si osservano versi con una iniziale maiuscola di un colore o con un particolare ornamento a c a p o d i l i n e a , e d i n f i n e una s p i c c a t a coronide, e f r a m m e z z o a quelle iniziali, dopo una m i n o r e coronide, sia dentro le righe, sia a capo, altre m a i u s c o l e di m i n o r sesto e di un colore ovvero ornamento d i v e r s o ; poi, al fine di o g n i s a l m o e dei g r u p p i di salmi recitati in una σ τά σ ις con un’antifona propria ed in un κ ά θ ισ μ α , la somma degli stichi rispettivi, p r i m a in numero b a s s o rappre sentante (come risulta a contarle) il numero delle iniziali p iù gr andi , ed a p p r e s s o in numero p iù o m e n o a l t o , che comprende le m a i u s c o l e t u t t e , senza distinzione di grandezza, di colore od ornato. Da ultimo, nella sottoscrizione del Salterio 2 non solo è data la somma totale delle due serie di stichi, ma è dichiarato esplicitamente che la m i n o r somma — ,β φ μ β ' nel Bodl. — è dell’« Ecclesiaste » e l’altra — ,δ ω π β ’ — dell’« Agiopolita », e che nella m i n o r somma si salmeg giava εν rfj μ ε γ ά λ η εκ κ λ η σ ία (onde il nome singolare d ε κ κ λ η σ ια σ τ ή ς ), cioè a Costantinopoli, e nella m a g g i o r e dalla «città santa» Geru salemme, nominatamente nell’« Anastasi »: καθώ ς ψ ά λ λ ει ή ά γ ι α Χ ρ ί σ τ ο ν τ ο ν θ εόν η μ ώ ν π ό λ ι ς (Bodl.), onde ο ά γ ιο π ο λ ίτ η ς , καθώ ς ψ ά λλ ο μ εν êv τ ή ά γ ια Χ ρ . τ ο ν θ. η μ ώ ν Ά ν α σ τ ά σ ε ι (cod. Uspenskij, an. 862^ Eahlfs 1 Cf. E a h l f s , V e rze ic h n is d e r griech isch en H a n d sc h r ifte n des A lie n T e s ta m e n ts , p p . 18, n. 1, e 225, n. 1. Se ne tr a t te r à in u n altro fascicolo, che n o n ho
l ’agio di p u b b lic are p rese n tem en te , discorrendo del cod. B a rb . gr. 455. 2 V., p er es., quella del B odl. Misceli. 5 in K aro e L ie t z m a n n , p. 23. L a p recede u n a ta b e lla riassu n tiv a , che indica il num ero dei salm i e degli stich i di ciascuno dei 20 catism i, ta b e lla che s ta anche nel S alterio dell’U spenskij. Cito o rd in aria m en te i n u m e ri del B odl., che è dei più a n tic h i e com pleto, e d i a ltri solo qualche v a ria n te , che m i sem bra a proposito. Che n ella c o p ia tu ra d i quei S alteri, p e r lo più ta sca b ili, e con quelle p artic o la rità m in u te, siano sfuggite in esattezze di nu m eri e di segni non è d a stupire.
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I - Circa un proemio di Origene al S. CXVIII
1156). Con tutto questo insieme era dato ad intendere, ed ora ben comprendiamo, che mentre a Gerusalemme i salmodianti si arre stavano, naturalmente con un’appropriata modulazione, al punto in cui i predetti Salteri presentano una coronide ed una nuova maiu scola, qualunque fosse, e lasciavano all’altra parte del coro che recitasse lo stico seguente o un ritornello, a Costantinopoli tale cam bio si faceva soltanto dove succedeva una maiuscola m a g g i o r e a c a p o di l i n e a . Ora, come osservò R a h l f s , V e r s ., p. 225, gli stichi dell’Agiopolita nell’insieme concordano all’ingrosso con quelli dei nostri manoscritti antichi, eccetto che talvolta debbono essere stati più lunghi, compa rendone il numero alquanto minore; se per fatto di copisti o per va rietà locali nella salmodia pubblica, — sebbene in questa si muti meno facilmente, e si sarà cercato di attenersi all’uso della città santa come modello e quasi legge, — resterà da vedere. Ovunque in Gerusalemme e in Palestina, e verosimilmente in altre cristianità che ne imitavano l’uso, alla ufficiatura pubblica si face vano 4882 versi, 1 ossia quasi il doppio che a Costantinopoli, non già col ripeterli, ma col farli più brevi dividendoli comunemente secondo che appariscono distinti gli stichi nei grandi unciali e nella Siroèsaplare, 2 e lo erano generalmente nei codici al tempo di Origene, men tre a Costantinopoli se ne facevano 2542, o, secondo altri mss., 2531,3 1 4832 nella P o lig lo tta di L o n d ra (in cui si accenna an ch e ad u n a divisione con 1 2 stichi in più) e in ta rd i sa lte ri g iaco b iti d i versione p escitto , q u ali, p e r es., i B odleiani sir. 6, 9, 11 (v. B . P a y n e S m it h nel C a ta l. C odd. m ss. B ib lio thecae B o d l., P a rs V I, col. 36, 47, 53), o 4830 com e il B odl. 7 (ih. 42; invece nel T h e sa u ru s S y r ., col. 3336, gliene a ttrib u isc e 4832), se p e r com puto eseguito sulla versione siriaca, o sem plicem ente a d o tta to d a S alteri greci, sarà d a v edere. E sa rà d a ved ere q u al num ero preciso sia d ato nell’opuscolo o capitolo, tr a m a n d ato d a codici della M asora siriaca (tre sono in d ic a ti d a W . W r ig h t , p . 110 e 985, fra i codici siriaci del Museo B ritan n ico : A dd. 7183; 12,154, del sec. v in ο IX; 12,178, del sec. IX o x ), in cui si co m p u tan o gli stich i dei libri sa n ti n o n senza v a ria n ti d ai nu m eri d a ti nelle sottoscrizioni (cf. P . M a r t in , T r a d itio n k a rk a p h ie n n e o u la M a s so re chez les S y r ie n s , nel J o u r n a l A s ia tiq u e , Sér. V I, t . X IV , p p . 377 sg., e la p. 18 dell’annessa copia lito g ra fa ta del P arig in o sir. 142, dell’a. D . 1456, che d à 4830. P e r quella M assora cf. A. B a u m s t a e k , G esch. d e r sy risc h e n L ite r a tu r , p p . 259 sg.). C onseguentem ente si dissero d o p p i i versi più lunghi e se ne co n taro n o « p a ia » 2416 (cf. C a ta l. C odd. m ss. O rie n t, q u i in M u se o B r ita n n . a ss e r v a n tu r, I, p. 9 b; T h es. S y r ., col. 1094). 2 Iv i co n tin u i gli « a capo » ed accan to al principio di ogni salm o e sezione di salm o, in m argine, il num ero corrisp o n d en te dei « petg o m e », che p ro b a b il m en te risalirà p u r esso all’originale greco (non esap lare p ro p riam en te) tr a d o tto d a P aolo di T elia. P oiché di certo « petgom o » iv i corrisponde a στίχος, non sem b ra abusivo dirli stich i anziché com m i, com e trad u ssero B u g a ti e P . M artin. 3 II Sinaitico gr. 60 ( R a h l f s , V e r z ., p . 18) e il B a rb e r, gr. 455.
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3. Stichi e sticometrie nei Salteri
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quanti appena meno sono contati nella Masora alla fine del Salterio, 1 e dovettero essere nell’Ebraico, senza le aggiunte del testo cristiano preorigeniano dei LXX . 2 Per il primo uso non occorre spiegazione: era naturale che si con tinuasse a salmodiare come per lo addietro, e si seguissero nella divi sione dei versi i codici, che tacitamente l’attestavano per il passato e l’inculcavano ai contemporanei ed ai posteri. Occorrerà, se mai, spie garne le origini remote: se fu dapprima introdotta nei codici cristiani, e lo fu a cura di l i b r a r i i intelligenti, o piuttosto vi passò dalle chiese, perchè in esse, affinchè i nuovi convertiti più facilmente imparassero e tenessero a memoria i salmi e ripetessero i versi nelle sacre funzioni, si fosse preferito di spezzarli il più minutamente che era permesso dal senso, come si fa coi fanciulli e coi rozzi. Invece, quando e come erasi introdotto nella grande chiesa — di venuta però tale secoli più tardi — l’altro uso? dai suoi umili pri mordi per una tradizione diversa, ereditata vuoi da sinagoghe, vuoi da chiese vicine di Asia più fiorenti? ovvero sotto l’influsso della osservazione di Origene (l’inserzione in catene dimostra che non era sfuggita nè sprezzata), sia diretto, sia indiretto, in quanto l’avviso fosse stato seguito nella recensione del Y. T. prevalsa a Costantino poli? oppure da Eusebio di Cesarea, allorché d’ordine di Costantino approntava per le chiese della nuova capitale cinquanta codici della Bibbia, 3 che naturalmente saranno divenuti i « normali », e colà e nelle chiese dipendenti avranno portato l’uniformità? ovvero in qual che riforma posteriore, o di patriarchi o di monaci, quando la salmo dia da comune o popolare era divenuta funzione di cori appositi, coi quali i mutamenti erano meno difficili? Al canto antifonale di cori che si alternano sono meno adatti i versi molto brevi e stretti. Di tali spiegazioni non solo la prima, se l’affermazione di Origene è valevole per tutte le chiese greche del suo tempo, ma anche la se conda è meno probabile, sembrando che nella recensione detta Lucianea, seguita a Costantinopoli e per grandissimo territorio intorno e di Europa e di Asia, siasi m a n t e n u t a la d i v i s i o n e in s t i c h i b r e v i , quali si veggono, senza ambiguità, nei codici più antichi T
1
2527 secondo gli O ccidentali, 2524 secondo gli O rientali: G i n s b u r g
In -
tro d ., p . 1 0 1 . 2 Cf. R a h l f s , S e p t.-S tu d ie n , 2, p p . 221-223. 3 De v ita C o n s ta n tin i, IV , 36 (ed. H eikel, p p . 131 sg.; P . G ., X X , 1185). Cf. C. W e n d e l nel Z e n tr a lb la tt fiir B ib lio th e k sw e se n , 56 (1939), 165 sgg.; S tu d i e T e s ti, 95, p . 139, n. 1.
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I - Circa un proemio di Origene al S. CXVIII
e Z, nello ps. Atanasio Antonelliano 1 = He(sych.) di Rahlfs, 2 e nella Siroesaplare, la quale per di più fornisce il numero di tali stichi. Così nel salmo in questione CXVIII, T (Z manca) presenta 332 capoversi, e presso a poco altrettanti He, e la Siroes. ne presenta e ne numera 345, 3 mentre secondo i Salteri con le due sticometrie l’« Ecclesiaste » vi faceva soli 169 versi. 4 Parimenti nell’altro salmo alfabetico CXLIV 1 P e r quali m otivi si d eb b a tr a t ta r e di nuovo la q uestione dell’au to re di quel com m ento, v. in O r ie n ta lia C h ristia n a p e r io d ic a , X (1944), 1 sgg. Iv i però d im enticai di rico rd are u n codice E scurialense, p u rtro p p o (sem bra) p erd u to , il quale forse av reb b e d ato il mezzo d i risolvere la questio n e e spiegare com e E frem ed E sichio siano sta ti, se m ai, confusi. È d escritto così dal Colv ill : « C a te n a e l e g a n s e t b r e v i s illius (Esichio) e t E p h re m s o l u m in om nes e t sin gulos psalm os a tq u e i n s i n g u l o s v e r s u s p e r i n d e u t r i u s q u e , u t co m m entarios p e r p e t u o s u t r i u s q u e vocare liceat, ex quibus e t sequentes caten ae (sulle odi) ex c erp tae su n t V Z 10. In fine est c a te n a p l u r i m o r u m in reliquos hym nos » (S tu d i e T e s ti 5, p. 174, n. 2). N el 1901 supposi che v i fosse col nom e di E sichio l’A tanasio A ntonelliano e non il terzo A tanasio, conosciuto e creduto genuino dal Colvill, che però an co r esso nel M arciano gr. 535 è d e tto di E sichio (ib., 175 sgg.; e cf. V. J agic , S u p p le m e n tu m P s a lte r ii B o n o n ie n sis. I n c e r ti A u c to r is e x p la n a tio P s a lm o r u m graeca, V indobonae 1917, p. v i sgg.). Ma ora, p u r credendo che vi fu P A ntonelliano, v i p o rtò esso il nom e di E sichio o di E frem ? e 1’altro quale com m ento fu? D ai preziosi cenni del F a ulhaber sulle c a te n e delle odi (B ib l. Z e itsc h rift, I, p p . 357-9; K a ro -L. non indicarono nulla) p a re conferm ato che non vide in S pagna u n cod. in cui precedessero solo E frem ed Esichio: il T orinese B V II 30 (v. so tto , p . 129, n. 1, e 131, n. 4) che c ita h a nei salm i e s tra tti di a u to ri anche ta rd iv i (M assimo, G erm ano) e perciò v a escluso com e a p p a re n ta to stre tta m e n te col ms. p e rd u to . A d ogni m odo, si conferm a che circolò col nom e di E frem u n com m ento brevissim o ad ogni stico, com e a p p u n to lo h anno di regola l’A ntonelliano e l’anonim o del B arb erin , gr. 455. 2 Nel P a i. gr. 44 si v a a capo p er ogni stico, e lo si ch iu d e col doppio p u n -' to : così che non è difficile contarli. Gli a ltri co m m en ti, al m odo che sono co m posti e tra s c ritti, non si p restan o a conteggi, e o rd in aria m en te forse neanche forniscono indizi della divisione dei versi che l’a u to re av ev a so tto gli occhi. 3 58 + 63 + 64 + 67 + 45-1-48. Il salm o C X V III, « q u i graece 3 stases h a b e t [la 2a dopo il v. 72, e la 3a dopo il 131], in sex M arm jotho d isp e rtitu s est »: F r . D ie t r ic h , C o m m . de P s a lte r ii u s u p u b lic o et d iv is io n e i n ecclesia S y r ia c a (1862), p . 9. A ltri « divisi in d uas M arm ithas su n t » IX -X , X V II, X X X V I, L X V II, L X V III, L X X X V III, C III-C V I, e in tr e il S. L X X V II. In t u t t i la Siroes. p re se n ta p rim a il num ero com plessivo degli stich i del salm o in te ro , e poi ad ogni p a rte o sezione (che so p ra dico « quasi salm o ») il convenevole num ero p a r ti colare. 4 V at. gr. 1542, f. 117Γ: όμοΰ ώζ είναι το ιζ κάθ(ισ μα) ψαλμός ενός (sic): σ τίχ (ω ν ) ρο':· κ α τ (ά ) δε τον εκκλησιαστήν ρξθ':· II η. ρδ è m olto oscuro, m a lo a s sicu ra la som m a delle stico m etrie com plessive delle tr e stasi: ξη, νη, μδ, e l’aceordo in tu tt e del B arber, gr. 285, che p re se n ta chiaro (f. 121v): ... yP είς: στι ρο: ~ P erò il B a rb er, gr. 455, che h a l ’id en tico num ero ρξθ p er l’Ecclesiaste, d à invece stichi ροδ (f. 118r ), ed anche il B odl. ta n to nella ta b e lla finale q u an to nella
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3. Stichi e sticometrie nei Salteri
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T He Siroes. hanno 46 stichi, quanti faceva ΓAgiopolita, mentre l’« Ecclesiaste » ivi ne faceva 22 come negli altri due salmi alfabetici XXIY e X XXIII, e così più o meno dappertutto. Onde si direbbe che nella forma volgare del Salterio la divisione in stichi più lunghi non sia originaria della Lucianea, ma sopravvenuta a causa princi palmente della salmodia, essendo naturale che gli esemplari correnti venissero preparati secondo essa in modo da servirvi comodamente, e non da impacciare con degli alinea importuni: l’idea Origeniana di una maggiore conformità alla divisione dell’Ebraico poco o punto vi sarà entrata. Insieme però va osservato che, contrariamente al solito, nel salmo CXVIII anche l’Agiopolita faceva i versi lunghi proprio come l’Ebraico, essendogliene attribuiti precisamente 170, 174 o 176, e non il doppio o quasi, quanti ha T ecc. L’eccezione sarà dovuta a qualche motivo mistico o pratico difficilmente stimabile da uomini di epoca e di mondo diversissimo; penserei al fatto che il salmo è di una composi zione singolare, con quegli otto versi per ogni lettera, nel cui numero supponevasi l’alto significato spirituale predicatovi da Origene, e che era probabilissimamente usato assai ab antiquo, a causa dell’argo mento e della semplicità e chiarezza, anche nella catechesi e predica zione, in cui meglio servono i distici col loro senso più compiuto e in culcato dal parallelismo. Un’eccezione quindi non ingiustificata, che trattiene dal fissare rigorosamente l’e v e n t u a l e connessione dei due usi — comparenti dopo secoli, e di quali vicende! — con quelle due divisioni degli stichi dei salmi, e dal,generalizzare senza riserve l’esempio del v. 1 del salmo CXVIII dato da Origene. Il passo provoca un’ultima osservazione. Origene, se veramente giudicò migliore la distinzione dei versi secondo la misura insegna tagli dei versi ebraici, non avrà trascurato di farla apparire nel Tetraplo e nell’Esaplo, giacché non avrà imparato la cosa dopo la loro composizione. Eagionando, si direbbe di sì, nè alla esecuzione si ve drebbe alcuna difficoltà nel Tetraplo, il quale avendo, come il Sinai tico nei libri storici e profetici, sole quattro colonne e eonseguentesotto scrizione del salm o in te ro a ttrib u isc e all’A giopolita stich i 176 (q u a n ti sono rea lm en te gli acrostichi del salmo) e all’E cclesiaste tr e d i m eno, ossia 173, verosim ilm ente p e r la so ttrazio n e, nel com puto, del verso ad o p e rato co m e an tifo n a in ogn u n a delle tr e stasi, m e n tre le sue stico m etrie p arziali O B N H MA p o rta n o a 174. E cco l ’o scura su a sottoscrizione: κάθισμα ιζ κατά πρόσθεσιν τον εκκλησιαστοΰ ό άγιολίτης (così copiai, forse p er distrazio n e) ενός σ τί χου είς τάς γ στάσεις σ τίχχ. ρος.
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I - Circa un proemio di Origene al S. CXVIII
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mente linee abbastanza lunghe, permetteva di porre in chiara vista gl’inizi degli stichi μετ’ εκ θ έσεω ς e la continuazione μετ’ είσ θ έσεω ς: può quindi avervelo fatto, sebbene non vi sia modo di provarlo per man canza di pezzi adatti e, salvo errore, di testimonianze al riguardo. Invece nel Salterio della maggiore collezione, colle sue otto co lonne strettissime, di una parola sola ordinariamente per linea, e quindi coi versi molto allungati dall’alto in basso, una simile dispo sizione, anche se non del tutto impossibile, sarebbe stata poco pra tica, perchè non metteva bene in rilievo le divisioni, e per essere com presa e conservata avrebbe richiesto un’attenzione e diligenza straor dinaria dai lettori e dai copisti. Ond’è possibile che Origene vi abbia rinunciato di proposito, e sopperito altrimenti, segnalando, pognamo, cospicuamente gl’inizi solo nella colonna dell’Ebraico, oppure nei pro legomeni, con un’avvertenza vera in generale, senza curare le divi sioni minori dei LXX, che ognuno aveva l’agio di conoscere dalle copie in giro o dall’uso. Di fatto, nel palinsesto Ambrosiano, che però manca della colonna in caratteri ebraici, non v’è segno nè di principio nè di fine di stichi, nè vi è, sia prima sia dopo il salmo, il numero di essi come nella Siroesaplare e nei Salteri colle sticometrie. Ond’è credi bile che, come il testo della Siroes. non è l’esaplare, sebbene abbia varianti esaplari ne’ margini e segni esaplari qua e colà dentro, così non dall’Esaplo ma da altra parte le siano venute le divisioni degli stichi e le numerazioni corrispondenti a capo di ciascun salmo o quasi salmo (le sezioni), e queste numerazioni piuttosto confermino l’esclu sione sua dalla classe dei Salteri esaplari. 1 Mi sono affannato a schiarire un poco la tradizione dei due fram menti, a correggerne provvisoriamente il testo secondo la medesima, a spianarne l’intelligenza, e a far presente l’origine probabile dell’as serto ivi ripetuto, e l’eco, che forse ebbero anche nel culto pubblico, perchè sono il primo scritto superstite di penna cristiana sull’argo mento e tuttavia poco, anzi punto considerati fuorché per l’accenno alla metrica ebraica. 1
P e r q uesto v. R ahlfs , S e p tu a g .-S tu d ie n , 2, pp. 122 sg.; P s a lm i eu m O d is ,
pp. 66 sg.
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II - SU LE INTRODUZIONI DETTE DI S. IPPOLITO ED ALTRE CONNESSE 1. Le introduzioni siriaca e greca. Dovendosi in questo capo allegare di frequente la catena premessa nella Siroesaplare al Salterio ed anche discuterne qualche passo, per disporci e togliere alquanto di pesantezza e di oscurità alle minu ziose osservazioni, occorre tenerne presente il contenuto preciso e l’ordine, i quali dalla semplice indicazione del foglio, di cui l’Achelis si accontentò, male e non senza dubbiosità si riconoscono: i fogli sono ampi e i codici sono mutili. All’uopo ci basterà un nudo pro spetto indicante la successione, i n o m i di autore scritti a capo e le ά ρ χ ο τ έ λ ε ια ι degli estratti, che compongono la catena, soccorrendo tutto ciò, nel confrontare le catene fra loro, a riconoscere all’ingrosso in un primo momento se abbiano passi in comune e se valga la pena di proseguire il confronto e di esaminarle meglio. Poiché al primo e principale codice della Siroes. A manca il primo foglio e l’altro B2, pur mutilo ma meno, supplisce solo in parte, ho seguito per il principio B 2 e Barebreo, che usò la Siroes. e concordando nel contenuto (non dico nel nome) e nell’ordine, ivi conferma B2. Inizi e finali dei passi conosciuti con certezza dò in greco, e con un aste risco avanti segno gli estratti che stanno anche nella catena VI (Barocc. 235, Vat. 1789) sotto il medesimo nome, indicandone il p u n t o col numero fornito da K aro-L., p. 30, secondo il Barocc., che è completo. a A thanas . Π α ρ α τη ρ η τ έο ν -εύ ρ ισ κ ο μ έν ο ν ς B arhebr . Achelis III; A than ., P. G ., XXVII, 56a = E u se b . (vero autore), ib., XXIII, 73bc. Continua in Barhebr. Ach. V, εφ η τις-κα'ι τετρά μ ετρ ά ) ο ί -ψαλμοί, che è di Origene (v. sopra, p. 17 sgg.). Siccome questo pezzetto sta anche in B2 senza nome, e vi fa sèguito alla serie, purtroppo ivi acefala, dei salmi spet tanti la vita di Davide messi in ordine cronologico, che nel cod. Alessan drino appare di Eusebio (v. sotto, p. 84 sg.), è probabile che oltre questa serie vi siano state le precedenti brevi divisioni dello stesso Aless., e la catena cominciasse con esse e fossero pure nel primo foglio caduto di A. β H ippol. episc. Rom. « Geschichtliches über die Psalmen. Die Ps. also 150 ... oder auch von Ermahnungen handelt » Ach. I, pp. 127-130, 33. B! dà 127-128, 7; A comincia a p. 128, 6 Ια φ εθ δ ε, e non 8 , come annotò Achelis, e fra le righe 7 e 8 presenta un’intera linea di fregi, di cui s’in dicherà l’importanza a p. 42.
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II - Su le introduzioni dette di S. Ippolito
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y *BASIL. I n P s a lm . Π ά σ α γ ρ α φ ή - à v π ο ρ εία ν P. G ., XXIX, 209A-213C, diviso nel Barocc. in due: * 1 209a-213b 8 ; rfj κ ιθ ά ρα μ ε ν γ ά ρ B 14 sg. = Achelis X.