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Italian Pages 236 [41] Year 2023
Quel cuculo libertario e disadattato A volte una prestigiosa carriera cinematografica, come quella di MiloS Forman, si imprime nella memoria dello spettatore, soprattutto
se giovane, intorno ad un'unica opera faro. A diciassette anni rimasi folgorato da Qualcuno volò sul nido del
cuculo (1975), che descriveva l'America (ma non solo) dei sognatori e dei dolci pazzi, quella delle "pentole rotte dell'umanità" difese da
Randle McMurphy (Jack Nicholson nel film), l'eroe cult che combatte contro la spietata infenniera Ratched, concepito da Ken Kesey nel suo
romanzo del 1962 (e che avidamente recuperai in un tascabile Bur, scoprendone le innumerevoli differenze rispetto alla trasposizione sul grande schermo). Ho ripreso in tempi recenti questo romanzo di formazione, ed
eversivo allo stesso tempo, e non è affatto invecchiato, ancora attuale nella sua critica all'autorità e al controllo esercitato da un'istituzione sull'individuo da cui dipende. E richiama con il suo linguaggio ipnotico la verve di un romanziere dal destino sorprendente, «Tl:oppo giovane per essere un beatnik, troppo vecchio per essere un hippie». Figlio di allevatori, nato nel 1935 in una cittadina del Colorado, si appassiona al wrestling - come John Irving dopo di lui - , non riuscendo però ad intraprendere l'attività agonistica a causa di un infortunio alla spalla. E così, questo omone dagli occhi azzurri, 01ienterà le sue lotte contro l'ordine sociale e gli oppressori di ogni genere. Iscritto a Lettere a Stanford, vive poco distante dal campus, a Perry Lane, il rifugio bohémien dei nascenti anni Sessanta. Per pagarsi gli studi, lavora come infermiere notturno al Menlo Park Veterans Hospital, dove le sue interviste con i pazienti ispireranno questo primo romanzo. In ospedale scopre mescalina e LSD, dopo essersi offerto volontario per test medici finanziati dalla CIA. In breve, diventa una sorta di apostolo della cultura psichedelica, e contribuisce fortemente a diffondere, in innumerevoli feste casalinghe, gli psicofarmaci che ingurgitava, al suono dei Grateful Dead. Una vita sotto acido che culminerà nell'estate del 1964 durante un folle viaggio attraverso il continente in uno scuolabus psichedelico, affiancato da Neal Cassady (il romanziere protagonista di On the Road di Jack Kerouac) e la sua band "Joyeux Lurons". Di questa avventura c'è traccia anche inL'Acid
Test al Rinfresko Elettriko (1968) di Tom Wolfe, editato un paio di anni dopo da Feltrinelli e mai più 1iproposto. Il motivo che spinse Ken Kesey e i suoi accoliti a mettersi in viaggio fu la pubblicazione a New York del suo secondo romanzo, A volte una bella pensata (1964), un tomo di 800 pagine che attirò l'attenzione di Paul Newman (per gli echi evidenti a un Steinbeck che sembra riscritto da Faulkner) che diresse l'insuccesso Sfida senza paura (1971), un dramma su un clan di taglialegna dell'Oregon dal carattere rozzo. Sarà il suo ultimo testo importante, per qualche motivo la sua ispirazione si era esaurita. Dopo una permanenza in prigione per consumo di marijuana, lo scrittore tornerà ne1l'Oregon della sua giovinezza, in una sorta di ritiro "vigile", che si concluderà con la sua prematura morte nel novembre 2001. Ma il fascino di Qualcuno volò sul nido del cuculo, è legato anche all'intera storia che ruota attorno al romanzo e al cinema. Si trattava di un progetto avviato da Kirk Douglas, dopo aver acquistato i diritti del libro. Il testo era stato adattato per la prima volta sul palco con Douglas nei panni cli McMurphy. Portarlo sullo schermo era uno dei suoi più grandi progetti, ma la United Artists inizialmente si rifiutò di produrlo. Alcuni anni dopo, suo figlio, l'attore Michael Douglas, avrebbe ripreso il progetto e sarebbe riuscito a produrlo (sempre con la UnitedArtists). Kirk era un padre orgoglioso, ma un attore deluso che capì che non avrebbe mai interpretato McMurphy: nella sua autobiografia The Ragman's Son, Douglas ha scritto che Cuckoo's
Nest è stata «una delle più grandi delusioni della mia vita». Ammise che aveva guadagnato più soldi con quel film rispetto a tutti quelli in
cui aveva effettivamente recitato, ma avrebbe «restituito volentieri ogni centesimo» se avesse potuto interpretare quel ruolo. «Era molto in anticipo sui tempi. Quando l'ho portato a Broadway, i critici non sapevano cosa farsene. Il pubblico l'ha adorato, ma non ha funzionato molto bene. Ho provato per quasi 12 anni a trasformarlo in un film. L'ho presentato in ogni studio. Ma nessuno lo voleva produrre, neanche con un budget limitato. Alla fine, sono entrato in società con mio figlio, Michael, e siamo riusciti a trovare qualcuno al di fuori del settore per metterci i soldi e abbiamo realizzato un piccolo film che non avrei mai previsto sarebbe stato un successo!». Di solito associamo sempre Jack Nicholson a questo film, ma Kirk Douglas merita un giusto riconoscimento. Del resto, se Qualcuno volò sul nido del cuculo appare oggi come un capolavoro realizzato in stato di grazia, e se McMurphy è solo e unicamente Jack Nicholson, non si può glissare sui litigi sorti sul set fra lui e Forman. Jack non riconosceva l'autorità del regista, anche perché era stato indicato ai produttori dall'amico Hai Ashby (che avrebbe dovuto realizzare il film). Gli attriti iniziarono a crescere durante la pre-produzione, con l'attore e il regista che esprimevano obiettivi creativi particolarmente dissonanti su come il protagonista dovesse essere interpretato. Un giorno, Jack apparve sul set con una folta barba posticcia, pensando che la messinscena fosse appropriata per il personaggio di McMurphy, ma Forman si oppose immediatamente. I due anivarono a un tale disaccordo che incominciarono a non comunicare più direttamente, ma tramite il (nuovo, ma ne parliamo più avanti)
direttore della fotografia del film, Bill Butler. Nicholson rifiutò persino di prendere parte ai contenuti extra del Dvd, creati anni dopo la produzione del film. Ma non era che l'inizio. In uno dei momenti più commoventi e stressanti del film, McMurphy porta il gruppo disordinato di pazienti in una battuta di pesca, facendoli uscire dall'istituto in nome della libertà. Sebbene la scena sia ormai entrata negli annali, è stata un incubo da filmare, con l'intero cast (a parte Nicholson) che soffriva il mal di mare: l'intera sequenza necessitò cli un'intera settimana per essere completata. Non era nemmeno una scena a cui Forman fosse particolarmente appassionato, perché il suo scopo era di mantenere la tensione drammatica all'interno delle mura del repruto psichiatrico. Il regista la accorciò in montaggio, ma 1imane uno dei momenti più memorabili del film. L'aneddotica del resto non finisce qui. Tra il cast di attori non protagonisti che interpretano i pazienti nel film, tra cui Danny DeVito (era un vecchio runico di Michael Douglas e suo compagno di stanza alla fine degli anni '60, aveva interpretato Martini, uno dei pazienti dell'ospedale psichiatrico, nella produzione off-Broadway del 1971) e Christopher Lloyd, Sydney Lassick interpreta Cheswick, un personaggio che è vittima di un crollo psicologico in una scena specifica. Tuttavia, la scena era assolutamente realistica perché l'attore subì realmente un crollo psicologico durante le riprese. I memb1i del cast e della troupe erano da tempo preoccupati per il compo1tamento in·egolru·e di Lassick sul set, al punto che venne rimosso fisicamente nella scena clou del confronto emotivo tra McMurphy e Capo Bromden (Will Sampson, individuato trrunite un rivenditore di auto usate). Come accade spesso negli adattamenti cinematografici, Ken Kesey non era contento del film di Forman. Inizialmente aveva scritto la sceneggiatura, ma era stato silurato e finì col litigare con la produzione. Era furente dai molti cambiamenti rispetto al libro. In pa1ticolare, non accettò che l'asse della storia fosse stata spostata dal Capo indiano a McMurphy. Kesey, che ha sempre affermato di non aver mai voluto vedere il film nella sua interezza, citò in giudizi.o la produzione chiedendo il 5% dei profitti lordi del film e 8oomila dollari cli danni. E riuscì, alla fine, a stabilire un accordo finanziario. Forman, dal canto suo, in parte per difendersi dagli attacchi di Nicholson, in prute per seguire una sua visione stilistica, si ingegnò a adottare una sorta di "schema" durante le riprese. Motivato dalla necessità cli trasformare il film in un'immersione emotiva realistica, il regista organizzò per i suoi attori sessioni di terapia di gruppo improvvisate e senza copione, in cui ogni attore sviluppava il proprio personaggio (d'altronde si girava in un vero ospedale psichiatrico dell'Oregon a gennaio, quando fa buio alle tre del pomeriggio. Fu sicuramente un 1ischio da parte del direttore dell'ospedale, Dean Brooks, che finì per interpretare il supervisore di Jack nel film. Furono coinvolti anche pazienti veri, di vari reparti, col risultato che alcuni di loro erano pazzi criminali. E tutto questo non impedì ad alcuni membri del cast di dormire nei reparti di notte). Ciò permise a Forman di "catturare" filmati degli attori durante tali sessioni, a loro insaputa, valutando in seguito quali frammenti di quanto ripreso utilizzare nel montaggio del film. Del resto, Forman aveva più di un motivo per amare l'opera di Ken Kesey. A quel tempo viveva al Chelsea Hotel di New York. Aveva avuto un esamimento nervoso e non aveva mai lasciato l'edificio - si raccontava che si confidasse con un compatriota ceco, menh·e giaceva a letto, e poi l'amico usciva per andare da uno psichiatra per suo conto. Quando Michael Douglas lo andò a trovare per fargli leggere la sceneggiatura (all'epoca era un attore televisivo di successo in Le
strade San Francisco, ma aspirava a diventare una star e un produttore), Fo1man emerse quasi per miracolo dalla sua letargia. Purtroppo il rapporto attore-regista era frantumato. Jack è magistrale nella scena, improvvisata, della partita di baseball simulata dopo che è stata spenta la televisione. Milos non permetteva mai ai suoi attori di vedere le riprese del giorno, ma Jack aveva oggettivamente bisogno di un riscontro. Questo approccio registico stava cominciando a far perdere fiducia in MiloS da parte del cast, e il direttore della fotografia Haskell Wexler (che aveva aspirazioni registiche) si impose affinché fosse mostrato il 1isultato della sua performance all'attore. E così accadde, salvo che pochi giorni dopo Wexler venne licenziato. Ha del miracoloso il risultato eccelso di Qualcuno volò sul nido del
cuculo, che è diventato rapidamente un capolavoro senza tempo. Apparentemente messo insieme da un gruppo disordinato di neofiti e disadattati di Hollywood, ma che ha vinto cinque Academy Award (miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista, miglior attrice protagonista e miglior sceneggiatura non originale), oltre ad aver incassato più di 163 milioni di dollari in tutto il mondo.
Massùno Moscati
Introduzione