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Italian Pages 407 Year 2023
Simone Giuseppe Seminara Materia senza materialismo Sul libro H (VIII) della Meta.fisica di Aristotele
DYNAMIS
I ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI PRESS
A Tito Maria, perché non abbia mai paura del rumore nelle nubi e perché mai confonda l'insolito con l'impossibile.
Indice
Introduzione
Appendice o completamento?
9
PRIMA PARTE
(z)
SOSTANZA PRIMA
1042:14-24
I.
IL RIASSUNTO DI Z IN HI
II.
MATERIA COME INDETERMINATEZZA
IV.
(24-6) MATERIA COME DERIVAZIONE (z7-9)
V.
MATERIA COME PARTE (ZIO-II)
VI.
MATERIA COME GENERE
31 (z3)
III. ESSENZA COME ESSERE PER SÉ
(z12)
VII. UNIVERSALI E UNITÀ DISTRIBUTIVA VIII. INTERI E UNITÀ FUNZIONALE
(z17)
(z13-16)
67
85 95 103 121 135 165
SECONDA PARTE SOSTANZASECONDA(H) I.
MATERIA COME DETERMINABILITÀ (H1)
189
II.
MATERIA COME SPECIFICA DETERMINABILITÀ (H2)
239
III. MATERIA COME CO-DEFINENTE (H3)
275
IV.
MATERIA E GENERAZIONE (H4)
V.
MATERIA E CORRUZIONE (H5)
321 347
VI.
GENERE COME MATERIA (H6)
369
Conclusioni
407
Bibliografia Ringraziamenti
411 421
Introduzione Appendice o comp/eta,men"to?
Il libro Eta {H) (VIII) della Metafisica di Aristotele ha raramente goduto di attenzione "esclusiva" da parte degli studiosi. Il presupposto attraverso cui lo si interpreta è, generalmente, quello per cui si tratti di un libro strettamente dipendente dal precedente libro Z {VII), nel quale - come è noto - Aristotele sviluppa la propria indagine sulla nozione di oucria ("sostanza") 1• D'altra parte, è probabile che la divisione
1
Si ricordi la (pur famosissima) affermazione con cui Aristotele chiude il capitolo 1 del libro Z, alle linee 1028b2-7: «Pertanto ciò che, sia in passato sia oggi, è ogni volta ricercato e ogni volta fatto oggetto di aporia, cioè che cos'è l'ente (ti 'tÒ ov) questo è: che cos'è la sostanza (tiç t) oùaia) (questa infatti alcuni dicono che è una cosa sola, altri che è più di una, ed alcuni in numero limitato, altri in numero illimitato), perciò anche noi dobbiamo trattare soprattutto, anzitutto e, per cosl dire, esclusivamente, che cos'è e a proposito di ciò che è in questo modo». Ove non indicato
IO
MATERIA SENZA MATERIALISMO
testuale di Z e H in due libri separati sia dovuta a ragioni di carattere eminentemente editoriale e che essi costituissero, originariamente, un'unica indagine "intorno alla sostanza."2• A prescindere da ciò, è evidente che le linee introduttive di Hl impongono al lettore di considerare H come compimento di un'indagine già svolta, e che tale indagine sia, per l'appunto, quella sviluppata da Aristotele in ciò che immediatamente le precede, vale a dire nel libro Z: Bisogna ora trarre le conclusioni da quanto è stato detto e, dopo averne riassunto il nucleo principale, giungere al compimento 3•
Una conferma ulteriore della dipendenza teorico-argomentativa di H da Z è offerta, poi, da una sorta di "riassunto" degli snodi fondamentali attraverso cui si è dipanata l'indagine di Z, che Aristotele presenta nell'immediato prosieguo di Hl (104l34-24) e sul quale si dovrà tornare, più dettagliatamente, in seguito4 • Per il momento, è importante sottolineare come pronunciarsi su H significhi, sostanzialmente, pronunciarsi sul tipo di "compimento" che H rappresenta rispetto a Z. Si può, cioè, ritenere che Z rappresenti un testo completo dal punto di vista argomentativo, rispetto al quale H si colloca quale diversamente, l'edizione della Metafisica di riferimento è quella di W.D. Ross, Aristotles Metaphysics -A revised text with introduction ana commentary, 2 vols., Clarendon Press, Oxford 1924 e la traduzione italiana quella di E. Berti, Aristotele. Metafisica, Laterza, Roma-Bari 2017, leggermente modificata. 2 Cfr. M. Freàe, G. Patzig, Aristoteles - Metaphysik Z Beck, Miinchen 1988, trad. it. di N. Scotti Muth, Vita e Pensiero, Milano 2001, pp. 38-40. 3 1042a3-4: 'EK 01Ì trov eip11µévw m>lloyioao8at oei Kaì crovayayovrcu, tò KeuKòç OUte xmpiçea8at 6uvatòvti]ç oùcria.ç, àJJJJ. µàì1AOV, rurep, tò J3a6içov trovovcrov 1eaì tò 1ea8r)µevov 1eaì tò Ù"ftC1ivOV. tai>ta 6è µàì\Àov q>aivetat ovca, 616n fon n tò ù1to1eeiµevov aùtoiç cbptcrµévov (toilto 6' èatlv ~ oooia. 1eai tò 1ea8' éKaotov), 01tep ȵcpafvetat iv 'tfl Katrl"/op{~ 'tfl tOUll>'tll· tÒ à:ya8ÒV "{àp ~ tÒ Ka8r)µevov oùK civeu w6tou Aéyetat. 6i1AOV o~ on 61à taotll" 1eà1eeivrov éKaotov fonv, ©ate tò xp2-7: Kaì 6~ Kaì tò 1IW1.at te Kaì v6v Kaì àtls11touµevov Kaì àtl wropouµt:Vov, ti tò ov, toi>t6 ton tiç ~ oooia (toi>to yàp oi µèv ev dvai cpacnv 18
oi6èn1eiro ~ ev, 1eai oi µèv 7re7repKÒV CÌÌ~, ~ 7t010V, 1:Ò 6è ei6oç KaÌ 1:Ò "(ÉVoç nepi oooiav 1:ò xotòv àcpopiçet, --n:otàv "fap nva oooiav 011µaiva.
emn
SOSTANZA PRIMA
(z)
45
mutare in maniera decisiva, invece, è la prospettiva entro cui comprendere la sostanzialità propria degli individui e quella derivativa delle specie e dei generi a cui essi appartengono. In Metafisica ZH, infatti, Aristotele tematizza l'essere sostrato degli individui e delle specie secondo la prospettiva esplicitamente messa da parte all'inizio del trattato sulle Categorie, ovvero come "divisibile in parti". In Categorie 2, all'interno della famosa quadripartizione delle "cose che sono", secondo la combinazione fra "il dirsi di un sostrato" (1ea8' u1to1estflsvou Afys-rat) e !'"essere in un sostrato" (sv U1t01CStf..l€vq> scrnv), Aristotele afferma - in maniera apparentemente cursoria - di voler intendere l'" essere in un sostrato" come «ciò che sussiste in qualcosa senza esserne parte e che non può esistere separatamente dal qualcosa in cui è»31 • In maniera tanto dogmatica quanto provvisoria, si può dire che, da questo punto di vista, l'indagine sulla "sostanza" di Metafisica Z consista nel considerare l'essere sostrato delle sostanze individuali e l'essere sostrato delle specie come composto da parti che sussistono "in essi", continuando a non potersi dire separate da essi. Se, nel caso degli individui, tali parti sono "materia" e "forma" che spiegano, rispettivamente, "di cosa" e "come" essi sono fatti, nel caso delle "specie", tali parti sono "genere" e "differenza specifica" che spiegano "di cosa" e "come" è strutturato il loro contenuto defìnitorio32 • Se, nel caso degli individui, il carattere numericamente uno della loro indivisibilità è considerato come dipendente dalle ragioni che
31 C&. l ~4-25: tv u1t0Ket µévq, oè 'Ai:yro 6 év ttvt J.oì ooç µépoç un tv c1> fotiv. Per un approfondimento sulla nozione aristotelica di "inerenza" dr., in particolare, G.E.L. Owen, Inherence, «Phronesis», I O (I 965), pp. 97-105; R Dancy, On Some ofAristotles First 1houghtsabout Substances, «Philosophical Review», 84 (1975), pp. 338-373. 32
Va, a tal proposito, precisato come attraverso il riferimento alla nozione di "parte" nonsi intenda suggerire, né qui né nel corso di questo
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MATERIA SENZA MATERIALISMO
strutturano come "un questo" ho5s TV la materia di cui essi si costituiscono, nel caso delle specie, il carattere specificamente uno della loro indivisibilità è considerato come dipendente dalle ragioni che strutturano come "un tale" (Tot6vòs) il genere lavoro, che la relazione tra materia e forma sia da intendersi nei termini di una composizione mereologica. Né che con quest'ultima si intenda una forma di composizione mereologica fra pani dotate del medesimo statuto, né che con essa si intenda una forma di composizione mereologica fra patti dotate di un differente statuto. Tentativi in questa direuone sono sviluppati in K. Fine, Compounds andAggregates, «Nous», 28 (1994), pp. 137-158 e, soprattutto, in K. Koslicki, 1he structure ofobjects, Oxford U niversity Press, Oxford 2008 e K. Koslicki, Form, Mattn; Substance, Oxford U niversity Press, Oxford 2018. Al contrario, il termine "parte" è usato come generico riferimentoa ciò che risulta dall'analisi della composizione, sia quest'ultima da intendersi in termini propriamente materiali {come nel caso dei composti ilemorfici individuali} sia essa da intendersi in termini formali {come nel caso delle "specie" considerate come composti universali formate da un certo "genere" e da una certa "differenza"). Come si tenterà di mostrare lungo tutto il corso di questo lavoro l'unità argomentativa fra il libro Z e il libro H è, infatti, da ricercarsi nell'obiettivo di Aristotele di distinguere il modo in cui qualcosa dipende dalla sua "parte" materiale dal modo in cui essa dipende dalla sua "parte" formale. Proprio tale distinzione impedirà di pensare che la relazione fra materia e forma, sia essa atta a descrivere la struttura dei composti individuali, sia essa atta a descrivere la struttura dei composti universali, debba intendersi attraverso il ricorso a operatori mereologici. Cfi-. soprattutto § 1.8, § 2.3, § 2.6. Per un approfondimento specifico su questo tema si rimanda a G. Galluzzo, Are Matter and Form Parls?Aristotle's anaNeo-Aristotelian Hylomorphism, «Discipline Filosofiche», 28 {2018), 1, pp. 65-87. D'altra parte, contro l'idea che materia e forma sianosemplici "aspetti" attraverso cui è possibile descrivere le sostanze composte, si ritiene che materia e forma siano patti costitutive delle sostanze composte tali per cui cè una sostanza composta se e solo se vi è una forma f e una materia m, e siam chefsono patti di e, e m ha f Robusti argomenti indifesa di questo assunto sono formulati in S. Haslanger, Parts, Compounds and Substantial Unity, in T. Scaltsas, D. Charles, M.L Gill (eds.), Unity, Jdmtityand&planation inAristotle's Metaphysics, Oxford University Press, Oxford 1994, pp. 129-170.
SOSTANZA PRIMA
(z)
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di cui esse si costituiscono. Si può già anticipare, a questo proposito, come la ricercasul significato di "sostanza" in Zcoincida con la ricerca della ragione che struttura l'essere di un oggetto secondo un contenuto unitario. Nel caso della sostanzialità prima degli individui tale ragione è rappresentata dall'atto che organizza una serie di elementi materiali entro una totalità unificata, nel caso della sostanzialità seconda delle specie, cui gli individui appartengono, tale ragione è rappresentata dalla differenza che struttura l'identità di un certo genere secondo un contenuto specifico. Nel libro H Aristotele sviluppa questa prospettiva, mostrando come, di fatto, l'"esser tale", significato da una certa specie, coincide con l'"esser questo" di una certa sostanza individuale, se con ciò si intende il contenuto formale simultaneo al venire ali'essere di una certa materia in un certo modo determinata. In H Aristotele sembra, cioè, muovere in direzione di una comprensione "ilemorfica" dell'essere della "specie", intesa come composto di "genere" e "differen7aspecifìca", dipendente dall'identificazione della nozione di "genere" con quella di "materia" e dall'identificazione della nozione di "differen7a specifica" con quella di "forma". V'è da chiedersi, tuttavia, per quale motivo Aristotele decida in ZH di affrontare l'unità numerica degli individui e quella delle specie cui essi appartengono, secondo la prospettiva esplicitamente messa da parte al principio delle Categorie. La ragione principale è rintracciabile proprio nella transizione argomentativa da Zl a Z2. Posto in Zl, quale assunto della ricerca successiva, che ente in senso proprio è la sostanza, ovvero l'individuo, si tratta, alla luce della disparità di opinioni su ciò che è sostanza mostrata in Z2, di concepire la sostanzialità degli individui nel senso per cui essa coincide con la sostanzialità di un corpo. Ciascuna delle opinioni su ciò che è sostanza, riportate in Z2, rispetto alla quale dovrà offrirsi un responso nel resto dell'indagine, è, infatti, orientata da una specifica presa di posizione sulla sostanzialità dei corpi:
48
MATERIA SENZA MATERIALISMO
( 1) nel caso dei sostenitori (maggioritari) della sostanzialità corporea, il sostegno accordato alla sostanzialità dei corpi intesi come esseri viventi (animali, piante) è tale da condurli a ritenere che sostanze siano anche le parti elementari di cui tali corpi risultano composti; (2) nel caso dei sostenitori (minoritari) della sostanzialità dei limiti dei corpi, essa è orientata secondo un procedimento regressivo per cui la sostanzialità corporea deriva, di fatto, dalla maggiore sostanzialità dei limiti geometrici del corpo inteso come solido; (3) nel caso della varietà di posizioni espresse all'interno dell'Accademia platonica, la sostanzialità maggiore delle Idee e degli oggetti matematici è sostenuta - quale assunto teorico comune - sulla base del carattere evidentemente non eterno della sostanzialità dei corpi sensibili. Se, allora, è necessario emettere un giudizio sulle entità a vario titolo ritenute essere sostanza, sulla base di ciò che definisce l'essere sostanza per qualcosa, Aristotele è, per certi versi, costretto a inquadrare il carattere di sostanzialità prima degli individui entro il rapporto, già al centro delle ricerche fisiche, fra la materia e la forma che definiscono, in termini complementari, la sostanzialità dei corpi naturali. Radicalizzando, si può affermare che il vettore che definisce l'intera indagine di ZH è rappresentato dall'analisi dei diversi rispetti attraverso cui è filosoficamente possibile rapportarsi al modo d'essere dei "corpi". Ma ciò significa, nei termini interni alla dottrina aristotelica, che la priorità ontologica delle sostanze individuali e il criterio rappresentato dall'essere un sostrato determinato su cui essa si fonda - già al centro delle Categorie - deve poter interagire con un altro presupposto fondamentale (che vedremo all'opera già a partire da Z3 e sino al termine di H), per cui ciascuna sostanza individuale è analizzabile in un aspetto formale e in un aspetto materiale,
SOSTANZA. PRIMA
(z)
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in cui il primo risulta sempre anteriore al secondo da un punto di vista esplicativo 33. Come vedremo, tuttavia, l'elaborazione di un quadro teorico in grado di far interagire i due presupposti fra loro, renderà insufficiente l'identificazione del significato di "sostanza" con quello di "sostrato determinato" - così come essa sembra emergere in Zl e nelle Categoruf4- e renderà necessario rivedere, come già anticipato, il rapporto tra specie e genere così come descritto nel medesimo trattato. Ovvero, semplicemente,sulla base del carattere più esteso della qualificazione sostanziale espressa dal genere rispetto a quella espressa dalla specie 35 . Fatte queste premesse, è chiaro che, per comprendere il senso del libro Z è necessario interrogarsi sulle ragioni per cui l'identificazione del significato di sostanza con quello di una certa "causa" e un certo "principio" definisca in Zl 7 un criterio per stabilire quali entità - tra quelle riconosciute esser tali- siano effettivamente considerabili quali sostanze. Anche la risoluzione dell'alternativa formulata in Z2 1028h28-29 «se vi sono sostanze oltre a quelle sensibili o non ve ne sono»36 - sembra dipendere, perlomeno indirettamente, dall'elaborazione di tale significato. Una testimonianza inequivoca di ciò è offerta dall'incipit stesso di Zl 7, in cui Aristotele afferma: Che cosa, cioè quale tipo di cosa, bisogna dire la sostan1.a, diciamolo di nuovo, quasi dopo aver fatto un nuovo inizio; probabilmente infatti a partire da queste cose sarà
33 Si
vedano, in tal senso, le brillanti osservazioni formulatein M. Furth, Substance, Form and Psyche: AnAristotelean Metaphysics, cit., pp. 49-54. 34 Cfi-. in particolare § 1.8 e § 2.6 35 Cfi-. Categorie 5 31,21-23: èm iliiov 6è t~ yévet ~ t~ ei6et tòv à(poptoµòv xotdtat• ò yàp ç~ eùoow tm iliiov xeptM.µ(3 yéva 1eaì ai iota.i crovcim:0001.v (1eatà tòv aùtòv yàp 'A.6yov oooiai 601eoùmv eiva1). 41
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MATERIA SENZA MATERIALISMO
Posto che la correzione di èù.Àaç con èillroç, proposta da Christ e accettata daJaeger è, non solo superflua42 , ma anche grammaticalmente azzardata (vista la concordanza di liMru; col successivo oùcriru;), è importante dare il giusto peso alla scansione argomentativa che ha luogo a partire da Z3 e che è qui segnalata dalla formula t1e -rrov A6yrov. Mentre le sostanze "riconosciute da tutti" (oµoAoyouµsvat Ù1Cò 1Ca.vrrov) e quelle sostenute esser tali "in modo peculiare a qualcuno" (i6i~ nvsç èmsq>i}vavro) rispondono a una logica per cui si attribuisce la qualifica di "sostanza" a qualcosa43, i quattro termini menzionati al principio di Z3 e riproposti in Hl rispondono alla logica - definita al termine di Z2 - per cui si ricerca il ti tcrnv della sostanza.44 • Il riassunto degli argomenti di Z presente in Hl, sembra, dunque, confermare la presenza di unapopulation question e di una nature question e, con ciò stesso, la non riducibilità dell'una domanda all'altra45 • Per capire l'articolazione interna della ricerca sul significato di sostanza in Z, tuttavia, è fondamentale proseguire nella lettura della retrospettiva su di essa offerta proprio in H 1. Si dice, anzitutto, che i significati di oùcria emersi esser tali sono quello di "essenza" (-rò-ri ,ìv sivat) ~ (1eai) quello di
Così anche D. Bostock, Aristotle's Metaphysics- Books Z ami H, cit., p. 32; P-M. Morel, Aristote. Métaphysique Èta,cit., p. 89; E. Berti, Aristotele. Metafisica, cit., p. 362, n. 1, che seguono il testo edito da Ross. Argomenti probanti in difesa del testo dei manoscritti sono stati recentemente avanzati in M. Zingano, Substancehood ami Subjecthood in Z-H, «Archiv fiir Geschichte der Philosophie», 102 (2020), pp. 1-24. -t3 Si ricordi il ~01Cet ~;>-'1 oooia Ù1t8. ,t,t
Si ricordi l'enfasi relativa al carattere preliminare della ~ sul ti
èonv della sostanza con cui si chiude Z2 a 102gi>31-32. -t 5 Il punto è ben messo in luce in L. Angioni, As nocoes aristotélicas de
Substancia e Essencia: o livro VII da Metafisica de Aristoteles, Editora Unicamp, Campinas 2008, pp. 30-31.
SOSTANZA PRIMA
(z)
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"sostrato" hò u1ro1esiµsvov) (1042:113). A dispetto di quanto enfaticamente sostenuto da alcuni interpreti, secondo i quali in Z Aristotele procederebbe a una totale bocciatura della nozione di "sostrato" 46 , dunque, non v'è ragione di credere che, anche al termine di Z, Aristotele non ritenga che "essenza" e "sostrato" significhino, entrambi, la sostanza. Come vedremo meglio, analizzando l'argomento di Z3 (dedicato alla definizione di sostanza intesa come u1ro1esiµsvov) e quello di Z4-6 (dedicato a una prima trattazione logica della definizione di sostanza intesa come -rò ti 11" dva~, sebbene il secondo significato appaia nettamente preferibile al primo, né il primo è da ritenersi del tutto inadeguato, né il secondo può sussistere come preferibile senza una riabilitazione delle credenziali del primo47 • Uno degli obiettivi di H sarà proprio quello di mostrare come la distinzione di Zl 7 fra sostanza come "causa" e "principio" e sostanza come "elemento" consenta una lettura unificata del rapporto di complementarità esplicativa fra ciò che, su un piano logico-astratto, svolge il ruolo di "essenza" e ciò che svolge il ruolo di "sostrato". Aristotele riporta, poi, la specifica accezione attraverso la quale si è affrontato il problema relativo alle identificazioni del significato di sostanza con quello di "genere" (-rò ysvog e con quello di "universale" (-rò 1ea86Àou). Si dice, infatti, che la sostanzialità del genere è ritenuta (perlomeno da taluni) esser tale in grado maggiore (µàll.ov) di quella delle specie (-rébv siòébv), così come quella
Cosl M.F. Burnyeat et al, Notes on Book Eta ana 1heta ofAristotle's Metaphysics, cit., p. 2, seguiti da D. Devereux, 1he Relationship Between Books Zeta ana Eta ofAristotle's Metaphysics, «Oxford Studies in Ancient PhUosophy», 25 (2003), pp. 195-202, che radicalizza la loro ipotesi circa U fatto che il riferimento alla sostanzialità del sostrato in H 1 possa essere spia dell'esistenza di un proto libro Z, privo dell'analisi di Z3 e contemporaneo alla stesura di H 1. ,.1 Cfi-. § 1.2 e § 1.3. ,.6
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MATERIA SENZA MATERIALISMO
dell,universale in grado maggiore di quella degli individui (rrov Ka8, sKacrra) (1042 13-15). La formula fu èillcoç (1042 1314), mostra come il carattere ulteriore (fu) dell,indagine sui significati di "sostanza,, come "genere,, e "universale" dev, essere inteso, almeno in prima istanza, come orientato "in altro modo,, (èillcoç) rispetto a quello attraverso cui si è precedentemente sviluppata l'indagine sui significati di "sostrato,, ed "essenza,,. Esplicitando quanto detto sinteticamente nel testo, ciò significa che mentre l'analisi su u1t0Ksiµsvov (Z3) e LÒ Li ~v sivat (Z4-6) appartiene al medesimo livello argomentativo e concerne l'identificazione univoca del significato di "sostanza,, ora con l'uno ora con l'altro dei termini presi in esame, l'analisi su LÒ ysvoç e LÒ Ka86Àou appartiene, almeno in prima battuta, a un altro livello argomentativo. T aie livello non coincide più con l'identificazione univoca della nozione di oooiaora con l'uno ora con l'altro dei due candidati presi in esame, ma con l'identificazione con l'uno e l'altro considerati come maggiormente sostanza rispetto ad altri due termini concorrenti: quello di "specie,, (dòoç) e quello di "individuo" (Lò Ka8, sKacrrov). Come risulterà evidente dall, analisi di Z, che mostrerà come sia per certi versi possibile identificare la nozionedi LÒ Ka86Àou con quella di LÒ siòoç 48, ciò significa che un certo approccio alla questione sul significato di sostanza definisce una relazione decrescente secondo la quale: il genere è maggiormente sostanza della specie e la specie maggiormente sostanza degli individui. Mentre l'ipotesi che il genere possa significare la sostanza più che la specie è dibattuta in Z12, l'ipotesi che la specie possa significare la sostanza più che gli individui è dibattuta in Zl3 49• Appare, in questo senso, perfettamente perspicuo il successivo rilievo - in H 1 1042a15-16 3
◄s
◄9
Cfr. § 1.7 Cfr. § 1.6 e§ 1.7
3
SOSTANZA PRIMA
(z)
55
- per cui è esattamente l'approccio appena descritto a reggere (1eatà tòv aùtòv A6yov) l'identificazione platonica delle cose che sono sostanze con le Forme separate, che verrà esplicitamente contestata in Z14-16. Per ciò che concerne l'opera di "completamento" che H dovrà svolgere rispetto a Z, si può anticipare come la corretta elaborazione del rapporto di complementarità esplicativa fra tò ti ~v dvat e uxo1esiµsvov - di cui si è detto in precedenza - si configurerà quale precondizione teorica per il corretto rovesciamento dell, errato assunto platonico. Grazie a essa, infatti, Aristotele ristabilirà il carattere maggiormente sostanziale degli individui rispetto alle specie e delle specie rispetto ai generi 50 • Il primo dato che salta agli occhi dalla lettura del riassunto di H 1 offerta fin qui è, dunque, che la divisione segmentale di Z3-16 deve ricevere una caratterizzazione più articolata di quella che la intende quale mera partizione di indagini poste, sin dal principio, sul medesimo livello51 • Ciononostante, è innegabile che l'enfasi sui quattro concetti menzionati anche al principio · rsale") coruerm1 _e • il diz3 ("essenza", "sostrato,,, "genere" e "uruve loro ruolo centrale per lo sviluppo della ricerca sul significato di sostanza di Z. Proseguendo nella lettura di H 1, si capisce, anche, come, dei quattro candidati sottoposti ad analisi, sia quello di -cò ti ~v dva.t a detenere "il titolo di vincitore": Ma poiché è sostanza ressenza, e discorso di questa è la definizione, per questo motivo si sono fatte precisazioni a proposito della definizione e a proposito del per sé; e poiché la definizione è un discorso, e il discorso ha parti, era necessario anche a proposito delle parti vedere quali sono parti
50
Cfr. § 2.6
SI Sebbene all'interno
di interpretazioni diverse di Z, tale letturasembra emergere sia in M. Frede, G. Patzig, Aristoteles-Metaphysik .Z dc., che in M.F. Burnyeac, A map ofMetaphysics :zeta, cit.
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MATERIA SENZA MATERIALISMO
della sostani.ae quali no, ese queste sono anche della definizione. Inoltre, né l'universale è sostanza, né il genere; intorno alle Idee e agli oggetti matematici si deve indagare in seguito, poiché alcuni dicono che queste sono sostanze al di là delle sostanze sensibili52
Aristotele afferma categoricamente che, poiché {Wì) sostanza è l'essenza (rò -ri ~ dvai) e discorso di questa la definizione, si è reso necessario un approfondimento a proposito della definizione (xspì òptcrJ,lou) e del per sé (xspì -rou 1eae' mhò). Come vedremo più dettagliatamente in seguito, questa frase sintetizza fedelmente l'indagine al centro di Z4-653 , al termine della quale Aristotele stabilirà che «sono un'unica e identica cosa, e non per accidente, ciascuna cosa e la sua essenza» e che «avere scienza di ciascuna cosa è avere scienza della sua essenza» 54 • Questo risultato - certamente tra i più importanti di quelli ottenuti lungo tutto il corso del libro Z - funge da criterio dirimente sino al termine del libro H. Il fatto è che, definito in termini "logici,, in Z4-6, esso deve essere confrontato col quadro peculiare dell'indagine di Z così come formulato dopo Z2 - per cui il carattere sostanziale degli individui è analizzato in quanto espressione di una certa sostanzialità corporea. Ciò significa, in accordo col ricorso inevitabile alla dottrina ilemorfìca - che spiega sul piano fisico 1042.al?-24: èxeì6è tòtl ll"eivatoùaia, toutou 6è')iyyrx;ò òpmµ6ç, 6tà toi>to nepìòpw µou 1Al] oooia. "(iyvetat. 12 Condivido qui la critica di M.J. Loux, Primary Ousia: An Essay on Aristotle's Metaphysics Zana H, Cornell University Press, Ithaca 1991, p. 53 al suggerimento presente in M. Schofield, Metaph. Z3- Some Suggestions, «Phronesis», 17 {1972) e R Dancy, On Some ofAristotle's Second 1boughts aboutSubstances: Matter, «Philosophical Review», 87 {1978). Aristotele non
v6v
ritiene insufficiente l'identificazione del significato di "sostall7.a" con quello di "sostrato" perché quest'ultimo risulterebbe ambiguamente riferibile a materia, forma e composto, ma proprio perché eminentemente riferibile alla materia. Così anche FA Lewis, Substance and Predication in Aristotle, cit., p. 278, n. 15. 13 Cfr. Fisica B 1 193a9- l 2, in rui, in analogia con l'esempio proposto in Z3, si menziona il caso del legno rispetto al letto e del bronzo rispetto alla statua. Sul legame fra tale nozione di "materia" e quella coinvolta nel processo di generazione descritto in Fisica A7 di-. B. Jones, Aristotle's introduction ofmatter, «Philosophical Review», 83 (1974), 4, e AD. Code, 1be persistence ofAristotelian matter, «Philosophical Studies», voi. 29 {1976).
74
MATERIA SENZA MATERIALISMO
Se infatti questa non è sostanza, sfugge quale altra sostanza c'è, poiché una volta eliminate le altre cose, non sembra rimanere nulla; infatti le altre cose sono affe-zioni, azioni e potenze dei corpi, e la lunghe-zza, la larghe-zza e la profondità sono delle quantità ma non sostanze (il quanto infatti non è sostanza), bensì piuttosto ciò a cui appartengono queste stesse cose in modo primario, quello è la sostanza. Ma, una volta tolte lunghezza, larghe-zza e profondità, non vediamo rimanere nulla, a meno che non sia qualcosa ciò che è delimitato da queste, per cui è necessario che la materia appaia la sola sostanza a quanti indagano in questo modo 14 •
È importante rilevare come Aristotele identifichi, qui, la nozione di materia - prima "semplicemente" esemplificata dal "bronzo" di cui si compone un artefatto come la "statua" - con quelladi "corpo" (crroJJa). Se, cioè,il principio diregr~ività, che sembra ~re insito nell'assunzione per cui sostanza sia il "sostrato ultimo" di qualcosa, viene esteso, dall'analisi della struttura ilemorfica di un composto, fino all'analisi della sua sola struttura materiale, si rischia di assumere come maggiormente sostanziale un termine che solo congetturalmente può essere definito come "qualcosa": tlftv d ti son TÒ òpti;6µsvov uxò TOUT©V. Il carattere indubbiamente molto compresso di questo argomento può essere delucidato attraverso il richiamo all'aporia formulata da Aristotele all'inizio di Mekljisica B5, in
u 1029a10-19: ei -yàp µ~ ®tll oooia, nç èanv IDJ..11 6tacpeuya• xeptatpouµév(l)V -yàp -rrov iiìl@v oi> $ µ~te tì Jlllte xooòv Jlllte a.ì.lo µT16ÈV Aéyetat oiç roptcmn -cò ov. fon yap n mff ~ 1eaniyopettat toutrov éKacnov, ~ tò tlvat étepov 1eaì -céov 1eaniyoptéov àccicnn (tà µÈV yà.p IDJ.4 tfiç oooiaç Kat111opettat, crut11 6è tfiç UA.llç), cocne tò rox,atov Kaff aùtò OUte tl oute xocròv oute ID.lo où6év ècmv-où6è 6~ ai wrcxpa.craç, Kaì 1àp aòtat ùmipçoucrt Katà ouµf3ef3TIK6ç21
78
MATERIA SENZA MATERIALISMO
do estraneo a qualsivoglia appartenenza categoriale, esprime l'aspetto di per sé indeterminato di ciascun oggetto22 • Tale è, proprio, la materia come termine ultimo di predicazione. Se infatti le determinazioni altre dalla sostanza si predicano della sostanza, questa si predica, in maniera che resta ancora da chiarire, della materia23 • Queste linee contribuiscono, così, a T aie estraneità all'ordinamento categoriale è espressa dalla triplice negazione: µ111:e tl µ111:exooòv µ111:e all.o µ116èv A.éyetat oiç roptcm1t tò ov. Alcuni studiosi ritengono che Aristotele faccia qui riferimento alla noz.ione di "materia prima": e&. J. Owens, 1he Doctrine ofBeing in the Aristotelian Metaphysics: A Stuay in the Greek Background ofMediaeva/, 1hought, Pontificai lnstitute ofMecliaeval Srudies, Toronto 1951, pp. 331-338; M. Schofìeld, Metaph. 43-Some suggestions, cit., pp. 100-101; V. Chappell, Matter, «Jownal of Philosophy», 70 (1973), p. 686; H.M. Robinson, Prime Matter inAristotle, «Phronesis» 19 (1974), pp. 183-187. Ora, quand'anche non sussistessero ragioni testuali sufficienti a elaborare, a partire da tale riferimento a un sostrato puramente indeterminato, una vera e propria teoria aristotelica della "materia prima", sembra inevitabile comparare queste linee di Z3 alla critica al Timeo platonico daborata in De Gmerationeet Corruptione II 1, in rui, come è noto, Aristotele contesta l'ipotesi che procedimenti elementarizzanti conducano all'individuazione di una materia prima separata dai corpi sensibili. In quel contesto di ricerca Aristotde chiarisce che la materia che funge da sostrato primoai corpi sensibili sussiste come "non separata, ma sempre acoompagnata da unaconttarietà" (oi> xroptcmìv àJJ.! àtl~' èvavttù)aeroç). Lì, come in Z3, Aristotele non sembra negare la possibilità di concepire una materia prima che stia alla base del processo di generazione, quanto il fatto che ad essa si possa giungere attraverso un procedimento regressivoche ne postuli resistem.a come parimenti indeterminata e separata attraverso l'eliminazione, prima, ddle sue qualità secondarie e, dopo, delle sue qualità primarie. 23 La maggior parte degli studiosi tende a ritenere, in maniera del tutto condivisibile, che attraverso l' oiv oooiav, 'Ai:yro òè riJv eK te tijç UÀ.T)çKaì tijç µopq>ftç, àcpetéov, i>7-9.
90
MATERIA SENZA MATERIALISMO
Aristotele ritornerà su questo punto nei due contesti di ZH, specificamente dedicati al problema dell'unità della definizione: Z12 e H6. Se, in Z12, l'unità delle definizioni ottenute per divisione verrà guadagnata attraverso il riferimento alla "differenza ultima", che struttura l'identità di un genere secondo un contenuto specifico, in H6, l'unità delle definizioni ottenute per dimostrazione è ricondotta alla nozione di forma come "atto", che struttura una certa potenzialità materiale secondo un contenuto determinato. Va da sé, che la nozione di -rò -ci ~v dvat verrà rielaborata, prima, nei termini per cui essa coincide con la -csA.su-raia 6ta) si genera-
6'ss
1
Cfr. 10321,1-2.
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no le cose che si generano2. Lo statuto della materia non può, cioè, essere più ridotto alla pura indeterminate'LZa, così come definita dal principio regressivo insito nell'assunzione che sia il sostrato a significare la sostanza. Se si intende verificare sul piano fisico cosa significhi che ciascuna cosa sia la stessa che la propria essenza, si deve ammettere che la materia definisce, in ciascun tipo di generazione, un rapporto di derivazione fra essa e l'oggetto che da essa deriva. Da questo punto di vista la nozione di "materia" recuperata in Z7-9 è quella esemplificata, in Z3, dal caso del "bronzo" da cui deriva la statua intesa come composto eche, in quel contesto teorico, veniva descritta, semplicemente, come qualcosa, di per sé, privo di forma3. Il primo aspetto del concetto di materia come derivazione, che Aristotele mette in luce in Z7 è legato al fatto, di per sé ovvio, che, in quanto condizione necessaria ali' esistenza di una qualsivoglia forma di generazione, la materia appartiene costitutivamente a ogni generato, perché è dalla sua presenza che esso è e dal suo venir meno che esso non è: tutte le cose generate per natura o per arte hanno materia (exet uì...11v), poiché ciascuna di esse è capace sia di essere che di non essere, e questo è la materia4•
Aristotele si preoccupa, naturalmente - importando buona parte delle acquisizioni fatte in Fisica B - di ribadire che è la forma a definire la natura del generato, in quanto essere "secondo cui" (1ea8'6) il generatosi genera e in quanto natura
Cfr. Z7 1032al7. 3 Cfr. § 1.2. ◄ Cfr. Z? 1032a20-2 l. Su questa definizione si vedano gli interessanti rilievi presenti in L Angioni, As nocoes aristotélicas de Substancia e Essencia: o livro VII da Metafisica de Aristoteles, Editora Unicamp, Campinas 2008, 2
p.229.
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specifica comune (òJ,los1.0ftç) a "ciò ad opera di cui" (ùcp' oiS) (ovvero, al generante) esso si genera5• Come detto in precedenza, il passaggio dall'analisi logica della nozione di "~ma", caratteristica di Z4-6, all'analisi fisica di essa, caratteristica di Z7-9, coincide, infatti, col passaggio dalla nozione di essenza intesa come 1ea.8' aùTò di ciascuna cosa alla nozione di essenza intesa come 1ea8'6 di ciò che si genera. Ma nonostante sia la forma a definire la caratteristica specifica di ciò che è oggetto di generazione o produzione, il venire all'essere di qualcosa è concepito come passaggio dall'assenza alla presenza materiale: in qualche modo la salute si genera dalla salute e la casa dalla casa, quella avente materia (tl}V éxoucrav uÀ:qv) da quella senza materia {'tfic; èiveu uA.T)c;}; infatti la medicina e arte del costruire sono la forma della salute e della casa, e chiamo sostanza senza materia l'essenza (').i:yoo 6è oùcriav èiveu ul11c; -rò tl ~v eivat)» 6•
r
Può essere significativo notare, a questo punto, come nel passaggio dall'analisi "regressiva" della sostanzialità di un oggetto, culminante conia nozionedi indeterminatezza materiale (Z3),a quella "progressiva" di esso, qualerisultato di un processo di generazione (Z7), si passi da una descrizione negativa della nozione di "materia" - ovvero come "ciò che di per sé non è nessuna delle determinazioni attraverso cui si definisce l'ente"7 - a una descrizione negativa dell'essenza in quanto principio formale - ovvero come ciò che coincide con la "sostanza senza
s V daborazione di quello che, soprattutto sulla base di Metafisica A3 1070..4-6, è comunemente definito come "principio di sinonimia" si trova in Z? 1032..22-25. 6 Cfr. Z7 1032'> 11-14. 1 Cfr. Z3 1029a20-21.
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materia". Questo ribaltamento di prospettiva è inevitabile perché il concetto di sostrato materiale, prima detto insufficiente a definire il significato di sostanza, definisce sul piano fisico una condizione strutturale del processo di generazione e tale per cui la nozione di materia assurga ora allo statuto di parte. Come espresso con chiarezza da Aristotele al termine dell'analisi dei processi di generazione naturale e artificiale: è impossibile che le cose si generino se nulla preesista. Che dunque una qualche parte esisterà, è manifesto; la materia infatti è parte (iJ yàp uA.11 µipoc;), poiché è presente nella cosa ed essa stessa diviene (èvuxa.px_et yàp 1eai 1iyveta.t aih11) 8 •
Il problema che si pone a questo punto- una volta cioè che la coppia concettuale materia-forma è stata reintrodotta nella ricerca del significato di oùcria e una volta mostrata la complementarità esplicativa che essa rivela rispetto al fenomeno della generazione - è quello di sapere quale eventuale ricaduta ciò comporti sul piano dell' essere9. È questo il problema che, in termini grossolani, può dirsi star dietro l'interrogativo che Aristotele formula in Z7 1033 1-2: 3
sarà allora (sdl. la materia come parte) anche una delle parti contenute nella definizione? 8
Cfr. Z7 10321,30-1033 1. Sul legame fra questa analisi della generazione e quella offerta da Aristotele in Fisica A si vedano i rilievi formulati inA.D. Code, Thepersistmce ofAristoteuan matter, «Philosophical Stuclies», vol.29 (1976), e in FA Lewis, Aristotk on the Relation between a Thing arul its Matter, in T. Scaltsas, D. Charles, M.L Gill (eds.), Unity, Identity arul ExplanationinAristotk's Metaphysics, Oxford University Press, Oxford 1994. 9 Su questo aspetto dr., su tutti, M. Ferejohn, 1he Definition of Gmerated Composites in Aristotle's Metaphysics, in T. Scaltsas, D. Charles, M.L Gill (eds.), Unity, Idmtityaru/Explanation inAristotle's Metaphysics, Oxford U niversity Press, Oxford 1994. 11
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Se, cioè, si era individuato - al termine dell'indagine sviluppata in Z4-6 - nella nozione di essenza, espressa dalla definizione, il significato di "sostanza", è la delineazione di un quadro diacronico in cui l'essenza coincide con la nozione di forma a mettere in crisi la validità di quell'identificazione? In altre parole, l'importanza rivelata della materia - intesa come parte dell'oggetto che diviene e come correlativo necessario all'istanziazione formale - viola l'identità fra singola cosa ed essenza guadagnata in Z6? Si tratta, dunque, di verificare se un modello esplicativo di tipo binario - come quello che spiega la generazione come processo di istanziazione di una certa forma in una certa materia - possa (o, addirittura, debba) dettare le regole per la definizione di un modello esplicativo binario anche per ciò che concerne la scienza della sostanza intesa secondo il dato acquisito in Z6 - come scienza dell'essenza. Se al termine di Z3 il problema relativo all'"emergenza materiale" consisteva nel fatto che il procedimento regressivo, insito nell'identificazione esclusiva della nozione di sostanza con quella di sostrato, faceva coincidere il significato di sostanza con quello di indeterminatezza, il problema relativo all'" emergenza materiale" rivelato dall'analisi di Z7-9 consiste nel comprendere se la materia come condizione strutturale della generazione debba essere inclusa (ed eventualmente in che modo) nel discorso che esprime l'essenza di un oggetto. Questo tema non può essere eluso, sostenendo, ad esempio, che la sezione sulla generazione di Z7-9 rappresenti un mero supporto esterno alla ricerca propriamente "ontologica" di Z, senza il quale lo sviluppo argomentativo del libro sarebbe comunque comprensibile 10• Se, infatti, come è emerso dalla Cosl, ad esempio, è ritenuto in M. Frede, G. Patzig, AristoteksMetaphysik Z Beck, Miinchen 1988, trad. it. di N. Scotti Muth, Vita e Pensiero, Milano 2001, pp. 40-41; D. Bostock, Aristotle's Metaphysics- Books Zana H, OxfordUniversity Press,Oxford 1994, pp. 119-120. Piùsfumato 10
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rapida analisi di Z2, il giudizio su quali cose siano sostanze non può prescindere da una presa di posizione sulla sostanzialità dei corpi, è necessario implementare all'interno della ricerca quelle nozioni - materia e forma, per l'appunto - che dei corpi descrivono struttura e funzionamento. O, rispetto al quadro sulla sostanzialità ereditato in Z 1 dal trattato sulle Categorie, è necessario interrogarsi sulla struttura delle sostanze individuali in quanto composti di materia e forma e, dunque, regressivamente, in quanto istanziazioni di una certa forma in una certa materia. Il fatto che la "materia" emerga-dall'analisi fisica importata nel cuore del libro Z- come il "ciò da cui" {s1e nvoç) ha origine la generazione e "l'altro in cui" (iv liMq>) una certa forma viene a trovarsi11 , definisce, allora, un quadro sulla sostanzialità di un oggetto non più segnato dall'opposizione indeterminato-determinato {come stabilito in Z3 e approfondito in Z4-6), ma dalla divisibilità di esso in due aspetti che, insieme, concorrono alla sua determinazione: è manifesto allora da quanto detto, che l'aspetto detto sostani.a nel senso di forma non si genera, mentre la sostani.a composta detta secondo questa si genera, e che in ogni cosa generata è presente della materia, e che essa è per un aspetto questo (-rò µtv -r66e) e per un altro aspetto quest'altro (-rò 6è -r66e) 12•
Lontani dal quadro segnato dal procedimento regressivo caratteristico dell'assunzione che "l'essere un sostrato" significasse la sostanza, il quadro definito dall'analisi dei processi il giudizio che emerge in MF. Burnyeat, A map ofMetaphysics Z.eta, Mathesis Publication, Pittsburgh 2001, pp. 29-38. Il 12
Cfì-., rispettivamente, Z8 103~25 e Z8 1033"7.
e&. Z8 10331,16-19.
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di generazione ci restituisce, dunque, una versione della sostanzialità materiale tutt'altro che riduttiva. L'idea stessa che la materia significhi la sostanza meno della forma - assunta quale presupposto dell'indagine già a partire da Z3 13 - viene messa, almeno parzialmente, in discussione in Z9, dove il richiamo alla struttura caratteristica delle generazioni spontanee ha il fine ultimo di mostrare come, in taluni casi, sia la materia e non la forma a garantire l'identità fra generante e generato o, se si preferisce, come sia la materia a svolgere il ruolo solitamente svolto dalla forma 14• Il risultato principaledell'"intermezzo" sulla generazione di Z7-9 - che ha, in sé, il compito di rendere esplicito il presupposto fisico sulla relazione ilemorfica rispetto al quale la ricerca del significato di "sostanza" deve essere costruita- consiste nella trascrizione del concetto di sostrato in quello di pane. Più precisamente, si può dire che la centralità che la nozione di "parte" svolge in Z 10-11 dipende dalla rielaborazione della nozione di sostrato intesa come indeterminatezza materiale in quella di sostrato intesa come parte materiale necessaria all'istanziazione formale 15. Come si tenterà di mostrare nel capitolo a questo successivo, si tratta, allora, di procedere a un secondo tentativo di neutralizzazione materiale, volto a mantenere fermo il presupposto sulla maggiore sostanzialità della forma, sulla base del quale si era proceduto a negare che fosse il sostrato a significare la sostanza (Z3) e a identificare la
13
Cfi-. Z3 102~5-7 e relativo commento in § 1.2. u Cfi-. Z9 1034.,4-7: 46sxo-cs 1ea8 'mhò À.S1etsov). In alcun modo, cioè, la specificità di ciò che
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funge da sostrato di istanziazione formale {"carne" o "bronzo") fa parte della forma {"concavo" o "statua"), ovvero di ciò che sappiamo, sulla scorta di Z4-6 e Z7-9, definire l'" essere per sé" di un oggetto e il "ciò secondo cui" di una generazione: Per esempio, della concavità non è parte la carne (questa è infatti la materia nella quale viene a essere), mentre della camusità da carne è una parte>; e della statua composta è parte il bronzo, mentre della statua detta come forma, no (ciascuna cosa infatti deve essere detta la , mentre l'aspetto materiale non deve mai essere detto per sé stesso) 1•
Da questo punto di vista, la neutralizzazione del riferimento materiale - emerso quale "minaccioso" al termine di Z7-9 - consiste nel mostrare come la parte materiale di per sé necessaria all'istanziazione formale, ovvero quale condizione strutturale perché qualsivoglia forma di venire ali' essere possa darsi, risulti accidentale, nella sua specificità, rispetto alla definizione dell'essere per sé di un oggetto. L'esito chiave della prima parte dell'indagine di ZIO è che !'"essere da qualcosa" non coincide con l"' essere parte di qualcosa", se di quel qualcosa si sta dicendo l'essere e non il semplice venire all'essere. Un generico criterio di divisibilità fisica, in altre parole, in alcun modo minaccia l'unità della forma, ovvero di ciò di cui è la definizione di un oggetto e di cui Aristotele può legittimamente affermare che non vi sono né parti né principi (ou-rs J.lsPll ou-rs àpx,ai)2 • Cfr. ZIO I035a4-9. Sulla prima parte di ZIO e&. l'analisi dettagliata presente in L. Angioni, As nocoes aristotélicas de Substancia e Essencia. o livro VII da Metafisica de Aristate/es, Editora Unicamp, Campinas 2008, pp. 233-252. 2 Cfr. ZIO 1035.-31. Sul senso di questa affermazione nell'economia generale di Zl Oe&. S. Meno, Metaphysics Zl 0-16and the Argummt-Structu1
SOSTANZA. PRIMA
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l05
Tuttavia, la relazione "parte-tutto,, non è analizzabile soltanto assumendo un generico criterio di divisibilità fisica, ma anche interrogandosi su quali, fra le parti che compongono un tutto, siano considerabili come "anteriori,, rispetto al tutto di riferimento3• È questo secondo possibile approccio alla questione che induce Aristotele- nella seconda parte di ZIO (1035b3-1036a25)-a riprendere quanto già detto essere stato analizzato secondo il vero (A.Oç tOÙ àv8pro7[()l). ,. Cfr. ZIO 1035b3-4_ sc&.ZlO 10351>31-33: «Cèdunqueuna partesiadella forma (chiamo forma l'essenu) sia del sinolo, cioè del composto dalla forma e dalla stessa
s~u,
materia>>.
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materiali, infatti, possono essere considerate come separate ed essere individuate per quello che sono, solo attraverso il riferimento alla funzione che svolgono nel tutto: Ma poiché l'anima degli animali (questa infatti è l'essenza degli esseri animati) è essenza conforme al discorso, cioè la forma e essenza di un corpo di un certo tipo (la parte
r
r
di ciascuna cosa, infatti, qualora sia definita correttamente, non può essere definita senza la , la quale non può essere presente senza la sensibilità), di conseguenza le parti di questa sono anteriori o tutte o alcune ali'animale inteso come sinolo e lo stesso vale in ciascun caso, mentre il corpo e la parti di questo sono posteriori rispetto a questa sostanza, e ciò che si divide in queste come in una materia non è la sostanza, ma il sinolo. Queste dunque in un senso sono anteriori al sinolo, mentre in un altro non lo sono (né infatti possono esistere separate, poiché non è dito dell' animale quello che si trova in tutte le condizioni, ma qudlo . mo do omommo . )6 . morto 1o e, m
In questo brano, invero assai compresso7, Aristotele sembra dare per presupposta una distinzione formulata estesamente in Metafisica 8.11, là dove, analizzando i significati di "anteriore,, {xp6Tspov) e "posteriore,,{ucrrspov), egli chiarisce che alcune cose si dicono "anteriori e posteriori,, secondo la potenza (1ea:cà. 6uva.µiv) e secondo l'atto (1ea-rà. svcsAixstav). Se, secondo la potenza, la metà della linea è anteriore alla linea intera, secondo l'atto, la prima è posteriore alla secon-
6
1035b14-25.
Per un'analisi dettagliata si vedano L. Angioni, As nocoes aristotélicas de Substancia eEssencia: o livro VII da Metafisica deAristote/es, cit., pp.256-257 e i rilievi presenti in M. Wedin, Aristotle's 1heory ofSubstance: 1he Categories andMetaphysics:zeta, OxfordUniversity Press, Oxford,2000, pp. 312-314. 7
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da, perché per definire la metà della linea ci serviamo della nozione di linea8 • Lo stesso vale per la parte rispetto al tutto e per la materia rispetto alla sostanza, giacché, se, secondo la potenza, la parte è anteriore al tutto e la materia anteriore alla sostanza, secondo l'atto, i rapporti vanno rovesciati, perché sia la parte che la materia hanno esistenza separata solo una volta che si siano dissolti, il tutto nel primo caso, e la sostanza nel secondo9• Rispetto al nostro brano di ZIO, è facile intuire che le parti del corpo sono anteriori al sinolo secondo la potenza, mentre sono posteriori a esso secondo l'atto. Aristotele mette in discussione persino l'idea che una parte del corpo come il dito possa definirsi come tale una volta dissoltosi l'animale, giacché, fuori dal tutto di cui è parte, ovvero dall'insieme che ne definisce la peculiare funzionalità, il dito perde la propria funzionalità e diventa definibile come tale solo in modo omonimo 10•
8
Un ragionamento analogo occorre anche inZlO 1035.,6-11 con riferimento ai casi dell'angolo acuto rispetto al retto, del semicerchio rispetto al cerchio e del dito rispetto all'uomo: «Le cose infatti che sono parti del discorso e nelle quali si divide il discorso, queste sono anteriori, o tutte o alcune; invece il discorso dell'angolo retto non si divide nel discorso dell'angolo acuto, ma quello dell'acuto del retto; chi definisce infatti l'angolo acuto si serve del retto, poiché l'angolo acuto è minore del retto. Nello st~o modo si comportano anche il cerchio e il semicerchio, poiché il semicerchio è definito per mezzo del cerchio e il dito per mezzo dell, intero, in quanto il dito è quella tale parte dell'uomo». 9 Cfi-. fl.11 1O17-11. Sulle relazioni di priorità descritte in fl.11 importanti per comprendere l'argomento di Zl 0-11 e&. M. Peramatzis, Priority in AriskJtle's Metaphysics, Oxford University Pr~, Oxford 2011, pp. 219-228. •0 Sull'importanza di questo esempio e&. J. Ackrill,Aristotle's definition ofpsyche, in J. Barnes, M. Schofield, R. Sorabji (eds.), Articles on Aristotk, voi. 4: Psychology and Aesthetics, Duckworth, London 1979, pp. 65-75; S.M. Cohen, Hylomorphismandfonctionalism, in M. Nussbaum,A. Rorty (eds.), Essays on AriskJtle's DeAnima, Oxford University Press, Oxford 1992,
108
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Se, da un lato, questo brano conferma, dunque, l'impossibilità che il discorso relativo all'essere di un tutto possa essere modellato in base alle parti in cui esso fisicamente si divide, dall'altro, esso sembra porre le condizioni preliminari perché a mutare sia il giudizio circa la divisibilità in parti di ciò che opera come forma (e dunque come essenza) nel tutto di volta in volta preso in considerazione. Nonostante il carattere piuttosto parentetico del riferimento, infatti, il caso della "sensibilità" (afoe11mç) - senza la quale si dice impossibile descrivere in termini funzionali ciascuna delle parti che compongono l'animale considerato come sinolo - sembra alludere a una sorta di partizione interna alla stessa nozione di forma (nel caso specifico a quella di "anima"). Il caso della sensibilità, cioè, pone le condizioni perché si definisca una nozione di parte intesa come anteriorftà funzionale. Parti di questo genere definiscono un'anteriorità di carattere essenziale, e non semplicemente relativa alle condizioni che dettano sul piano della generazione la possibilità del venire all'essere di un oggetto, e fanno parte del discorso della forma, ovvero di ciò che esprime l'essere per sé di un oggetto e il suo contenuto universale. Nonostante Aristotele non sviluppi il punto in modo più esplicito, sembra, tuttavia, chiaro che la neutralizzazione del riferimento materiale inteso quale condizione necessaria alla generazione -ovvero del riferimento detto in precedenza non intaccare l'unità della forma -funga, in ZIO, da vettore per la definizione di una relazione di partizione intesa come anteriorità funzionale e relativa alle parti che compongono la stessa nozione di forma. La materia continua, allora, a essere portatrice di un contenuto di indeterminatezza- in Zl Oesemplificato dal fatto che essa viene detta essere "di per sé inco-
pp. 57-73; C. Shields, The Homonymy ofthe Body in Aristotle, 4>, altri che è la forma della linea, poiché per alcune cose sono identiche la forma e ciò di cui essa è forma (per esempio la diade e la forma della diade), mentre per la linea questo non vale. Ne consegue dunque sia che è una sola (ev) la forma di molte cose la cui forma appare diversa {rnpov) {cosa che è accaduta anche ai Pitagorici), sia che è possibile fare di questa l'unica forma di tutte le cose, e che le altre non siano forme, eppure in tal modo tutte le cose saranno una (ev mivca eO"tat) 16•
Aristotele denuncia qui i rischi di quello che potremmo definire "riduzionismo essenzialista". Estendere, in modo indebito, il criterio di separazione della forma dalla materia applicato con parziale successo in ZIO - conduce, infatti, a esiti assai indesiderati. Attraverso il riferimento al caso delle figure geometriche, Aristotele descrive, in questo passaggio, Métaphysique Z 11 et l'interpritation de M. Frede et G. PaJzig, «Les Études philosophiques», 11 O (2014), pp. 375-388. 16 10361,7...20.
I 14
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una catena di errori coincidente con una catena di progressive (ed erronee) pratiche definitorie iper-astraenti:
(I)
il caso di quanti ritengono che linee e continuo - quali parti che co-defìniscono l'essenza di figure come il cerchio e il triangolo - siano separabili al modo in cui carni e ossa lo sono dall'uomo e bronzo e legno dal cerchio, conduce a un'assurda riduzione del dato geometrico a quello aritmetico (1036b7-13); (Il) questa pratica, per cui l'essenza della "linea" finisce col corrispondere a quella della "diade", implica il misconoscimento della forza esplicativa propria del principio che Aristotele ha elaborato prima sincronicamente (Z46) e poi diacronicamente (Z7-9) - di identità reciproca fra l'essenza e ciò di cui essa è essenza. T aie misconoscimento, che conduce a identificare, in una sola forma, la forma di cose fra loro differenti, porta Aristotele ad accomunare la posizione platonica a quella pitagorica (1036b}3-19);
(III) infine, esito inevitabile della prassi iper-astraente appena descritta, tutto ciò conduce a porre un'unica forma per tutte le cose, misconoscendo, dunque, la nozione stessa di pluralità e approdando a una posizione di radicale monismo (1036b19-20). Quello che, ancor più profondamente, questo brano ci rivela è che l'elaborazione di un significato di oucria, costruito attorno alla priorità rivelata in ambito fisico dalla nozione di forma, dipende dal corretto riconoscimento del ruolo svolto dal referente materiale di volta in volta emergente. Per richiamare la categoria impiegata in questo lavoro, ciò significa che non ogni criterio di neutralizzazione materiale risulta funzionale allo scopo. Non lo è, di certo, quello che coincide con una prassi definitoria eccessivamente astraente che, come abbiamo
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I I
5
visto, finisce con l'intaccare l'efficacia stessa del principio per cui sono identiche la forma e ciò di cui essa è forma. È proprio questa la ragione che porta Aristotele ad affermare, piuttosto enfaticamente, che: ridurre tutte le cose in questo modo ed eliminare la materia è eccessodi zelo, perché probabilmente alcune cose sono questa forma in questa materia o questa materia qui disposta in questo modo qui ('tÒ mivta. àva:yeiv oihro 1eaì à Ù1t01Cetµévou, on òtX,IDç Ù1t01Ct:ttat, fì toòe n OV, rocmep tÒ S~ toiç mi8ecnv, fì chç ~ UA.l} t'fi èvtf,/,.E/.,ei.Q.), oom oè 1eaì tò 1ea86AOU ain6v ncnv tlvat µaltcfta, 1eaì eivat àPXTt tò 1ea86AOU· Stò èw1.8ooµ.ev 1eaì m:pì toutou. 6 Cfì-. 1028'>33-36: Aqerat o'~ oùaia, ei µii iliova:x_{b(,, à)J..,' iv téttapcri 'Y~ µalw,:a. Kaì ràp tò ti ~ eivat Kaì tò Ka861ou Kaì tò révoç oùoia òOKà eivat èKa30-31: oA.roç oè cruµf3aivei, ei fonv oooia. 6 livepmxoç Kaì ocra OU'tCD Aéyetal. 17
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(z)
145
si consideri come "separata,, o meno, la specie non può essere considerata come causalmente responsabile dell'essere di un individuo e che l'unità fra singola cosa ed essenza, stabilita al termine di Z6 e garantita logicamente dall'identità specifica di ciascun oggetto, deve, ora, essere costruita ontologicamente attraverso il ricorso a ciò che è "proprio,, (IBtov) di essa. Considerato che tale è detta essere la sostanza prima di ciascuna cosa e che lungo il corso del libro Z tale qualifica è attribuita alla "forma,,, sembrerebbe lecito pensare che, al contrario del carattere comune della "specie,,, la forma, intesa come sostanza prima di ciascuna cosa, debba intendersi come qualcosa di necessariamente individuale21• Aristotele manca, tuttavia, di rendere esplicita questa conseguenza nel testo e qualcosa di molto simile avviene anche in Z13 1038>23-29, là dove afferma che: è impossibile e assurdo che il questo e la sostanza, se sono costituiti da alcune cose, non siano costituiti da sostanza né dall'"un questo", ma dall'"un quale"; in tal caso infatti, la non sostanza, cioè, la qualità, sarebbe anteriore alla sostanza e al questo. La qual cosa è impossibile, perché né per la definizione, né per il tempo, né per la generazione è possibile che le affezioni siano anteriori alla sostanza; sarebbero infatti separabili 22.
La nozione di 1:66s n a cui Aristotele associa quella di oùoia in questo contesto è, verosimilmente, la stessa che in
21
Cosl, su tutti, M. Frede, G. Patzig, Aristoteles- Metaphysik Z, cit.,
P· 69, PP· 395-399. 22 fu 6è 1eaì à6uvatov 1eaì èho7tOV tò t66e 1eaì oooiav, ei fonv é1e nvrov, µil èçoùatrov eiva1. µ116' t1ewi> t66e nàìJ..' èlexowu· xpotepov yàp éITTat µtÌ oooia te 1eaì tò xotòv oùoiaç te 1eaì toi> t66e. 01rep à6uvatov· oute 'A.6y~ yàp oute XJX)V~ oute yevécret oiov te tà. mi9tl ti]ç oùoiaç eiva1. xpotepa· éO'tat yàp KaÌ xroptcrtta, eutep JlT)O, W..AO 1COtvÒV JJtlOèv oooia.· oooevì yàp ù1tciPXet ~ oooia. àJl., ~ aùtff te 1eaì tq, qovn aùti)v, o~ icnìv oooia.. én tò ev nollaxff OÙ1C civ eui iiµa, tò oè 1COtvÒV aµa nollaxff ù1tciPXet" oocne oilAOV on oooèv téòv 1ea86Àol> ùnciPXet napà tà 1ea8' e1eacna xropi correttamente 22, se invece no, si crea una confusione tra il cercare nulla e il cercare qualcosa. Ora, poiché bisogna che stia e sussista l'essere, è chiaro allora che si cerca perché la materia è : per esempio, perché questi sono una casa? Perché è presente l'essenza di casa. E perché questo qui è uomo, ovvero questo corpo che sta così. Di conseguenza si cerca la causa della materia (questa è la forma), in virtù della quale essa è qualcosa; questa è la sostanza. È manifesto dunque che a proposito delle realtà semplici non c'è ricerca né insegnamento, ma di tali realtà il modo della ricerca è diverso 23 •
Da questo punto cli vista, le linee 1041 a28-32 hanno un carattere decisamente parentetico rispetto alla concatenazione argomentativa sussistente fra ciò che le precede e ciò che le segue. 21 È qui non solo possibile, ma preferibile, per le ragioni teoriche addotte in ciò che segue, mantenere il Ka.l IDJ...rov della fu.miglia alpha. Esso fa, infatti, implicito riferimento alla struttura delle definizioni ottenute per divisione al centro di Z4-6 e 212. 22 Anche qui, con E. Beni, Aristotele. Metafisica, Lateiza, Bari-Roma 2017, leggo 6top8roaa.vraç presente in Il, invece che 6tap8pcooavraç in Ab. 23 AaV8civa6t µaAtm:a. tò s,rtouµevov èv toiç µ)Ì Kat àJJ:f(Amv 1eyoµivou;, 20
oiov civ8proxoç ti fon sllteita.t 6tà tò rurléòç Aéyea8at àJJ..à µit 6topiçav on ta& t66e. àJJJ,. 6ei 6tap8pcooavraç sllm'v- ei 6t µii, KOtvÒV toi> µt18èv sllm'v Kaì to6 sl]tdvtt yiyvetat. tn:eì 6t 6ei éxetv te Kaì Ù7tClfYletv tò dva.t, &i]A.OV fuì on ÙJV UATJV slltei 6tà ti ècmv• oiov oùda ta6ì 6tà ti; on ùxto to6ì éxov. com:e tò a.inov
SOSTANZA PRIMA
(z)
175
Da un punto di vista logico, l'opposizione che domina questo paragrafo di Zl 7 concerne la struttura delle "realtà semplici" (r&v fJ.1CAéov ), che, sulla scorta di Z4-6 e di Z12, sappiamo caratterizzate dall'assenza di qualsivoglia rapporto predicativo fra i termini che compongono il loro definiens, e la struttura composta delle realtà rispetto alle quali, assumendo l'esistenza di un certo sostrato, si ricerca la causa che dimostra l'appartenenza a esso di una certa determinazione. Il fatto che Aristotele specifichi che l'indagine sulle realtàsemplici proceda "in altro modo" ha lo scopo di tenere ferma la validità delle definizioni ottenute "per divisione", che, in Z12, avevano permesso l'assimilazione di una certa nozione di materia a quella del genere di cui si costituisce una certa specie. Il fatto, però, che, contestualmente, Aristotele indichi la possibilità di riformulare correttamente la ricerca, nei termini per cui essa coincide con la ricerca del "perché la materia sia qualcosa" segna, già, il tracciato teorico che, al termine del libro H, permetterà di assimilare la nozione di genere a una certa nozione di materia. Da un punto di vista metafisico, emerge qui con chiarezza come il significato di sostanza cercato, a partire da Z3, sia reperibile, da ultimo, solo attraverso l'abbandono del principio metodologico assunto all'inizio della ricerca. Al fine di recuperare un senso per cui genere e specie "significhino la sostanza" nel senso per cui continuino a essere garanti della sua definibilità è, cioè, necessario elaborare un quadro per cui il significato di "sostanza" non coincida più con l'item che ne esprime la semplice non riducibilità al dato materiale di volta in volta emergente, ma che, al contrario, di quel dato sia capace di spiegare la specifica configurazione. Da questo sllteitai niç u)..11ç (toùto o, èatl tò eiòoç) cl, ti èanv- toùto o, ~ oucria.. cpavepòv toivuv on èm téov à:Jr.ì. éov OUK fon siJtllcru; oooè oioaçtç, àJ.1., étepoç tp6mç niç SlltT}O&Oç téov tOl.OUtC.OV-
176
MATERIA SENZA MATERIALISMO
punto di vista, l'identificazione della nozione di "sostanza" con quella della causa che spiega perché la materia sia ti ribalta il quadro che, al termine di Z3, aveva mostrato la non identificabilità della nozione di sostanza con quella di sostrato, giacchéquest'ultima finiva col coincidere con la materia intesa come indeterminatezza: Af:Yoo ò, UAT]V il 1ea8, m>nìv M::Q-re tl µ11-ce xocròv µ11-ce liJJ.,o µ11oèv Àf:y&at
oi. si dividono, presente in esse come materia, per esempio della sillaba la A e la B34 •
Leggo èiv nm. presente in II. 104 I1, I 1-33: èxeì 6è tò éK nvoç O'UV8etov outroç ©erte ev dvat tò xciv, [à.v] µ~ chç oropòç àìl.' chç ~ cru)l.aP~---it 6è cru)l.ap~ oùK fon tà 8évtrov yà.p tà µèv 33 34
Ol>Kffi écmv,
oiov ~ cràpç KaÌ ~ cru)l.ap~, tà òÈ O'tOlXEia fon, KaÌ tÒ 1t'Op KaÌ ~
yft)- fonv èipa n ~ cru)J..af3il, où µ6vovtà O)Yllev 1eaièicprovov àìJJJ. Kaiérepov tt, Kai ~ cràps OÙ µPVOV 1t'Op Kai"f1Ì ~ tÒ 8epµÒVKaÌ ~ àìJJJ. Kai ÉtepOV n----t:i toivuv CÌVCl."fKTl 1Cà1CeivO ~ O'tOlXEiov ~ ÈK O'tOlXEWV eivat, ti µèv , &i]A.OV on O'ÒX évòç àìJJJ. rckwvrov, ~ èmvo autÒécrtat, ©erte XaA.♦+i'toUtOl> tÒV autÒV èpoiJµev 16yov Kaì è1d ti)ç crapKòç ~ crullaP'f\ç. 66setE 6' à.v eivat tl toùto Kaì où eivat to6i µtv cra.p1ea to6i 6è crulA.aPfrv· òµoimç
SOSTANZA PRIMA
(z)
I
8I
Nonostante alcune indubbie difficoltà testuali35, il senso dell'argomento proposto da Aristotele risultaabbastanza chiaro: perché si strutturi come uno oÀov e non come un crcop6ç (ovvero come una totalità organizzata di parti dotata di un grado di unità superiore a quello proprio di un mucchio36), qualsiasi composto dev'essere costituito dai suoi componenti materiali e da un principio dotato di uno statuto ontologico differente rispetto a essi (quello che Aristotele definisce come É'rsp6v n). Nel caso della sillaba, questo principio differente può ovviamente essere identificato nello specifico ordine in cui risultano disposte le lettere che, materialmente, la compongono. Parimenti, la carne non risulta, semplicemente, dalla somma dei suoi costituenti materiali elementari - come il fuoco o la terra - ma da un principio differente che consente il loro strutturarsi in quella forma di composizione di livello ulteriore rappresentata proprio dalla carne37 • Che i composti non siano la mera somma dei loro costituenti materiali risulta evidente dal fatto che la loro dissoluzione non comporta la dissoluzione dei loro costituenti38, e ciò implica, di per sé,
oè 1eaì èxì t©V w.J..@v. oooia. oè èKa.crrou µèv wùto (to6to yàp ainov xprotov w6 eivat)-èxeì o' evta où1e oùcrlat trov xpayµcitClW, àJJ..' ooat oooiat, 1eatà qroooa 01)Vtcrrft1eam, cpavei11 av [1eaì] auTI'l ~ cpootç oooia, ~ tcmv où CITOtX,eiov àll' àf'Xll• CITOtX,eiov o' totlv eiç ò òtatpeitat twxa.pxov cbç UA.lJV, oiov 'tfjç m>lla~iiç tò a 1eaì tò ~Cfi-. M. Prede, G. Pattig, Aristoteles-Metaphysik Z, cit., p. 468. Come si ricorderà Aristotele aveva già alluso a questa distinzione in Z16 1040.,5-10. 35 36
37 Anche in
questo caso, si veda Z 16 1040>5-1 Oe l'allusione al processo di "cottura" dei corpi semplici dal quale è possibile ottenere la carne quale composto dotato di un carattere unitario. 38 Aristotele ritornerà più approfonditamente su questo punto in H5 mostrando come ciascuno dei componenti materiali che si trova al termine del processo di corruzione di un composto funge da origine per un ulteriore processo di composizione. Per cui cfr. § 2.5.
182
MATERIA SENZA MATERIALISMO
postulare un principio non materiale come responsabile della loro composizione. Se, cioè, il significato di "sostan7.a" era stato individuato, in precedenza, con la "causa della materia in virtù della quale essa è qualcosa", va da sé che tale principio goda di statuto eterogeneo ( sn:p6v n) rispetto a quello dei costituenti materiali che esso permette di strutturare secondo una specifica determinazione39 • In quanto tale, è in esso che deve individuarsi - per esclusione - la causa prima dell,essere (ainov xpàrrov -rou sivat) di ciascuno dei composti indagati. Quello che, in altri termini, il paragrafo conclusivo di Z 17 sembra mostrarci, è che quand'anche si intendesse restringere - in modo peraltro del tutto legittimo stando ai risultati di Z- il novero delle cose che sono sostanze a quanto risulta in possesso di un'"anima", ovvero di ciò che, per antonomasia, esprime il "ciò in virtù di cui" una certa materia viene determinata come -ci, si è ormai reso disponibile un quadro per cui l'intera ricerca sulla nozione di "sostanza" coincide con 39
Il punto viene approfondito alle linee 10411> 19-25: visto che la sillaba e la carne non sono identiche alle loro parti materiali, da ciò sorge la domanda se questo qualcosa di diverso dalle parti debba ~ere (i) un altro elemento materiale o se piuttosto (ii) debba a sua volta essere composto di parti materiali. Nel primo caso (i) al posto delle n parti già menzionate verremmo ad avere n+ 1, per cui si porrebbe di nuovo la domanda in che modo queste n+ 1 parti possano costituire un intero e non una somma, col rischio che il problema relativo al principio di unificazione regredisca all'infinito. Nd caso (ii) il fatto stesso che questo stesso nuovo elemento non sia qualcosa di unitario ci farebbe cadere nella st~a difficoltà incontrata rispetto all'oggetto da cui siamo partiti. Da ciò, ancora pervia negativa, risulta impossibile che il principio cercato sia identificabile con un elemento materiale. Per la ricostruzione del retroterra platonico di questo argomento e&., soprattutto, B. Centrone, L 'ddos come ho/on in Platone e i suoi riflessi in Aristotele, in W. Leszl, F. Fronterotta (ed.), Eulos-Idea: Platone,Aristotele e la traaizione platonica, Academia Verlag, Sankt Augustin 2004, pp. 103-114, M. Zingano, Métaphysique Zl 7 et le secret des syllabes, cit., pp. 156-165; S. Menn, 1he Aim ami the Argummt ofAristotk's Metaphysics, cit., Ile, pp. 8-12.
SOSTANZA PRIMA
(z)
183
la ricerca delle cause che, strutturando un certo contenuto materiale come "qualcosa", ne consentono l'individuazione come qualcosa di "separato". Quest'esito risulta tutt'altro che sorprendente, se si ricorda come al termine di Z3, Aristotele avesse distinto il carattere maggiormente sostanziale della forma e del composto di materia e forma da quello della materia, sulla base del fatto che, a differenza di essi, la materia - detta in quel contesto sostrato par excellence - non rivelava i caratteri maggiormente caratterizzanti la sostanza, ovvero il sussistere come "separata" e come "un questo" hò xcoptcnòv 1eaì -rò -roos n ùmiPXstv). L'identificazione di Zl 7 del significato di "sostam:a" con la causa in virtù della quale la materia è qualcosa permette, finalmente, di mostrare come tali criteri debbano essere compresi nel senso per cui l'organizzazione di ciò che di volta in volta funge da sostrato materiale secondo un contenuto unitario, ovvero secondo una certa determinatezza (-r66s n), coincide con la sua separabilità {xcoptm6v)40 • Possiamo affermare che, da questo punto di vista, il senso generale dell'indagine di Z è consistito nel mostrare la compatibilità fra il carattere di sostanzialità primaria attribuito agli "individui" nel trattato sulle Categorie (in opposizione al carattere di sostanzialitàsecondaria rivelato da "genere" e "specie") e il carattere di sostanzialità primaria attribuito alla "forma" nelle ricerche fisiche (in opposizione al carattere di sostanzialità secondaria rivelato dalla materia). Mentre la nozione di priorità che gli individui detengono rispetto a specie e generi è da intendersi in senso esistenziale, la nozione di priorità che la forma detiene rispetto alla materia è da intendersi in senso
"° L'idea, largamente condivisa in questo lavoro, che in Z
Aristotele sia principalmente interessato a mostrare quale sia la causa per la quale le sostanze si presentano come "un questo" e "separate" è sostenuta in R. Bolton, Scienceand the scimce ofsubstance inAristotles MetaphysicsZ, «Paci6c Philosophical Quarterly», 76 (1995), pp. 419-469.
184
MATERIA SENZA MATERIALISMO
esplicativo. Mentre alla domanda circa la populatfon question di Z2 è necessario rispondere che "sostanza" sono tutte quelle cose che, rivelando un contenuto di determinatezza proprio, hanno esistenza separata - ovvero i composti individuali di materia e forma - alla domanda circa la nature question, sviluppata a partire da Z3, è necessario rispondere che "sostanza" è ressenza intesa come principio formale causalmente responsabile dell, organizzazione di una certa potenzialità materiale secondo un contenuto determinato. Non sembra del tutto legittimo, dunque, interrogarsi sulla compatibilità fra i due trattati sulla base del farro che nell'uno (le Categorie) la qualifica di "sostanza prima" è attribuita agli individui e nell, altro (Metafisica Z) la qualifica di "sostanza prima" è attribuita alle forme, giacché fra di loro distinte sono le due nozioni di priorità coinvolte41 • Più complesso, come anticipato discutendo di Z1342 , è valutare la compatibilità o la relativa evoluzione fra i due trattati sulla base del farro che nell,uno (le Categorie) la nozione di -r66s n ("un questo,,) è di pertinenza esclusiva delle sostanze individuali e nell, altro (Metafisica Z) è estesa - già a partire da Z3 - alla nozione di forma intesa come correlativo della materia. Dal farro che la forma fosse "un questo", infatti, in 88, Aristotele aveva detto dipendere la sua peculiare separabilità43• L'approfondimento di questo punto, dietro al quale si cela, con ogni probabilità, il carattere "in massimo grado aporetico" (ruropco-ra:r11) della nozione di forma44 , sarà al centro di H 145 •
◄• Su questo punto si rimanda alle osservazioni presenti in
M. Wedin, Aristotles Theory ofSubstance: The Categories arul Metaphysics 2:eta, cit., pp. 1-10. -tl
Cfr. §
1.7.
◄3 Cfr. ~8 1O171,24 e relativo commento in §
1.2. ◄-t Cfr. Z3 1029a27-33 e relativo commento in § 1.2. -t5 Cfr. § 2.1.
SOSTANZA PRIMA
(z)
I
85
Prima di procedere all'analisi del libro H, dobbiamo, tuttavia, ricordare come l'elaborazione finale del significato di sostanza come "perché della materia", ovvero come "ciò in virtù di cui" una materia è un -ri, vincoli Aristotele, a partire da Z 17, a un'analisi del carattere di determinabilità materiale. Parafrasando, potremmo dire che l'indagine sulla sostanza intesa come "perché della materia" implica un'indagine sulla "materia come perché", ovvero in quanto complesso di determinazioni co-defìnenti una certa informazione causale. È in quest'ottica che dobbiamo intendere la bipartizione della ricerca di H come sulle "cause" e i "principi" {formali) e sugli "elementi" {materiali) delle sostanze46• L'eterogeneità che il principio di organizzazione formale rivela rispetto ai costituenti materiali - così come definito nell'ultimo paragrafo di Z17 - dev'essere, cioè, elaborata a partire da un'analisi approfondita delle ragioni per cui - stando alla formula impiegata in Hl - "anche la materia è sostanza"47 • Compito principale del libro H è, allora, quello di riammettere tutte le "emergenze materiali" neutralizzate lungo il corso di Z. Come anticipato, tuttavia, tale "dottrina della materia" di H è, al contempo, una dottrina della "materia senza materialismo", dovendosi leggere la specularità rivelata da essa rispetto a Z in termini asimmetrici. Si tratterà, cioè, di mostrare come le varie nozioni di "materia" giudicate insufficienti - in Z - allo scopo di significare la sostanza, significhino la sostanza in senso secondario. Dall'elaborazione di tale quadro sarà possibile recuperare un senso per cui anche "specie" e "generi" - definite "sostanze seconde" nelle Categorie- continuino a poter essere considerate come significanti la sostanza.
6
Si ricordi quanto detto in § 1.1 a proposito della frase con cui Aristotele apre il riassunto degli argomenti di Z in H 1 1042a.4-6. "
-t7
e&. 1042a32.
SECONDA PARTE SOSTANZA SECONDA (H)
I. MATERIA COME DETERMINABILITÀ
(HI)
Dopo aver posposto ad altro contesto l'indagine sulle sostanze che sono da taluni ritenute sussistere "al di là di quelle sensibili,, 1, Aristotele circoscrive l'interesse del libro H alle "sostanze sensibili,, (aicr8rrraì oùcriai). Ciò appare testualmente incontrovertibile a prescindere dal fatto che si conservi o meno nel testo la frase a 1042a24-25 -vùv 6s xspì -rrov oµoAoyou µsvrov ouméòv ixsA8roµsv. aihat 6' sicrìv ai aicr8T]-ra{. - che non occorre nella famiglia alpha dei manoscritti. Quand'anche si decidesse di omettere queste linee, infatti, Aristotele dice, subito dopo di esse, che «tutte le sostanze sensibili hanno materia» (ai 6' aicr8T]-raì oucriat xdcrat UAT]V sxoumv). Come già ricordato nell'Introduzione a questo lavoro, il libro H nel suo complesso
Cfr. H 1 1042a22-24: nepi 6è trov IBetòv 1Cai trov µa8t] µarucrov ixrrepov 01CE1CTéov· 1tapà 1àp tàç aicr8t]tàç oooiaç tautaç Aéyoooi nva; eivat. 1
MATERIA SENZA MATERIALISMO
190
può essere letto come un'indagine che, a partire dall'analisi della struttura materiale qui detta contraddistinguere tutte le sostanze sensibili, mira all'individuazione di un riferimento sprovvisto di materia. L'ultimo paragrafo di H6- e dunque dell'intero libro H - concerne, infatti, «quelle cose che non hanno materia né intellegibile nésensibile»2 , chiudendosi con un rilievo circa l'unità caratteristica di tali entità sprovviste di materia3• Ciò conferma, almeno in prima battuta, l'ipotesi chesi sta tentando di sviluppare in questo lavoro, relativa al carattere speculare che l'indagine di H mostra rispetto a quella di Z. La ricerca sul significato di oucria che Aristotele sviluppa nel libro Z, infatti, tentando di definire il carattere di priorità esplicativa della nozione di forma attraverso la neutralizzazione del riferimento materiale di volta in volta emergente, culmina - in Z 17 - col mostrare l'irriducibilità della materia rispetto al progetto di definizione del carattere prioritario della nozionedi forma. Al contrario, come si mostrerà ampiamente in ciò che segue, l'indagine che Aristotele sviluppa nel libro H, trattando del carattere prioritario della nozione di forma, attraverso l'analisi della corrispondente posteriorità materiale di volta in volta emergente, culmina con la definizione dell'irriducibilità formale, ovvero con la definizione di un riferimento del tutto sprovvisto di connotazioni materiali. Più radicalmente, si tenterà di mostrare come la specularità di H rispetto a Z coincida, di fatto, con l'elaborazione di una dottrina che renderà vano ogni tentativo di neutralizzazione formale, ovvero con l'elaborazione di una dottrina della "materia senza materialismo".
2
3
Cfr. 1045a36: ooa 6è µii qel UA.l]V µ~tf VOT)tlÌV µ~te aìo8T]ti}v. Cfr. 10451,23: ooa 6è µ~ qelUAlJV, mivta ruu. ébç o,rep év tt-
SOSTANZA SECONDA (H)
191
Per comprendere come un'indagine che inizia con una frase concernente "l'avere materia" per qualcosa culmini con una frase relativa aciò "che non ha materia" - comprendendo così il senso generale del libro H come governato dalla transizione dalla presenza all'assenza di una connotazione materiale - sarà necessario approfondire i diversi rispetti attraverso i quali è possibile intendere la nozione di UÀll. Il primo di essi occorre in Hl 1042a26-31, all'interno di un argomento che ha il compito di risolvere quanto rimasto senza soluzione al termine di Z3. Come abbiamo visto in precedenza, in Z3, l'identificazione esclusiva del significato di "sostanza" con quello di "sostrato", implicava un procedimento regressivo per il quale, in conflitto con i risultati offerti nelle ricerche fisiche, la sostanza finiva col coincidere con la materia intesa come pura indeterminatezza.4 • Questo risultato veniva giudicato inaccettabile, perché si assumeva che caratteri propri della sostanza fossero il sussistere come "separata" e come "un questo", indistintamente attribuiti, in quel contesto, alla forma e al composto di materia e forma5. Il quadro sulla sostanzialità definito in Z3 rimaneva, dunque, vincolato all'opposizione fra il carattere indeterminato della materia e il carattere determinato del composto individuale che di essa si diceva predicarsi, mancando, del tutto, di cogliere il ruolo di determinante svolto dalla forma6• Una volta che, al termine di Z 17, siamo in possesso di un significato di "sostanza" attraverso il quale la priorità svolta in ambito fisico dalla nozione di forma è stata rielaborata nei termini per cui essa coincide con "la causa in virtù di cui una materia è qualcosa", è finalmente possibile ottenere un senso per cui l'essere sostrato della materia significhi, sebbene non in senso -t
Cfr. § 1.2. in particolare, rargomento presente in Z3 1029a26-33. Cfr., in particolare, rargomento presente in Z3 1029a23-24.
5 Cfr., 6
MATERIA SENZA MATERIALISMO
192
esclusivo né prioritario, la sostanza. Si ricordi, a tal proposito, come, in Z3, Aristotele non intendesse negare che anche il sostrato e la materia potessero significare la sostanza. Si riteneva, piuttosto, che identificare wut court la sostanza col sostrato fosse insufficiente (ou yàp i1eav6v)7, giacché recante con sé l'esito, di certo indesiderato, che la materia fosse l'unica sostanza (µ6"11V O'Òoiav) 8 • Come detto a più riprese nel corso di questo lavoro, il compito del libro H non consiste nel ribaltare gli assunti cardine della ricerca di Z, ma consiste nel completare il quadro sulla sostanzialità definito nell'indagine precedente, nel senso per cui vengono ora inclusi aspetti in precedenza neutralizzati. In H 11'"essere sostrato,, della materia - neutralizzato al termine di Z3 perché coincidente con la nozione di indeterminatezza - viene riammesso nel novero di quanto definisce la sostanzialità di qualcosa, perché ora espressione di un contenuto di determinabilità. Che l'essere sostrato della materia debba intendersi nei termini per cui esso definisce una condizione di determinabilità e non di mera indeterminatezza consegue, di per sé, dall'identificazione- ottenuta in Zl 7 - del significato di ouoia con quello di àp:m 1eaì aitia nç. Una volta che il significato di "sostanza" viene identificato col "principio" e la "causa" in grado di strutturare entro una totalità coerente una molteplicità di elementi materiali, è inevitabile, infatti, rapportarsi alla materia di cui si spiega l'organizzazione, come
7
Cfr. 1029-9. C&. 102~19. Questo aspetto è correttamentesegnalato in P-M.Morel, Aristote. Métaphysique Èta, Librairie Philosophique J. V rin, Paris 2015, p. 8
1O1. D. Devereux, 1he Relationship Between Books 7.eta and Eta ofAristotk's Metaphysics, «Oxford Studies in Ancient Philosophy», 25 (2003), pp. 195-202, ritiene, al contrario, che, in Z3, Aristotele corregga la versione di H 1, negando la possibilità che uno dei significati di sostanza possa essere quello di "sostrato".
SOSTANZA SECONDA (H)
193
a un complesso di determinazioni sussistenti in potenza, che, in quanto tali, co-definiscono l'essere per sé di un oggetto. Da questo punto di vista, è senz'altro possibile dire che l'impiego massiccio delle nozioni di "potenza" e "atto" come tratto distintivo di H rispetto a Z dipende teoreticamente dal principale degli esiti di ricerca di Z 9• Questo esito del "nuovo puntodi partenza" sulla sostanza, introdotto in Zl 7, governa l'intera trattazione del libro H ed è definito in termini astratti in Hl 1042a26-31: È sostanza il sostrato, cioè in un certo modo la materia (con «materia» intendo quella che, non essendo «un questo» in atto è un questo in potenza), e, in altro modo, la nozione e la forma, la quale essendo «un questo» è separabile nel discorso; in un terzo modo poi ciò che da queste ultime dd quale solo c'è generazione e corruzione e che è separabile in senso assoluto, infatti delle sostanze intese secondo la definizione alcune sono , altre no 10•
Si è scelto di riportare, temporaneamente, la traduzione corrispondente al testo stampato sia da Ross che da Jaeger, che, tuttavia, si dimostrerà, in breve, essere piuttosto problematico. La tripartizione cheAristotele ci offre in queste linee dovrebbe, infatti, concernere tre differenti modi di intendere in che senso
Riprendendo i rilievi critici mossi a M.F. Burnyeat, A map ofMetaphys-ics Zeta, Mathesis Publication, Pittsburgh 2001, nell'Introduzione 9
di questo lavoro, potremmo dire che l'"enfasi" che il libro H dedica alle nozioni di "poten7.a" e "atto" risulta naturale data la "continua presem.a" in esso del paradigma teorico elaborato in Zl?.
fott6' oùoia tò ù1tKeiµevov, ID~ µèv ~ UAl} (i>Al]V 6è Ai:ym ~ µii t66e n oi>aa èvqyy~ 6uvaµet foti t66e n), ID~ 6' ò 16yoç 1eaì ~ µ>pA11vòè Ai:yoo fì µ T) -rooe n oi>cra èvepye~ 6uvciJJet èatl -rooe n), ~ 6' 6 "Aoyoc,1eai it µop9. 22 Contrariamente a quanto ritenuto in D. Bostock,Aristotle's Metaphysics- Books Z and H, Oxford University Press, Oxford 1994, p. 251, dovesi derubrica, assai &enolosamente,l'essere in potenza "unquesto" della materia come riferimento debole e indifendibile. 20
23
Cfi-. Z3 1029a20-21.
SOSTANZA SECONDA (H)
199
e quella di sostrato. La conclusione del lungo argomento in cui Aristotele valutava la sostenibilità di tale identificazione, occorreva in Z3 I 029a26-30: A coloro che indagano partendo da queste premesse consegue dunque che è sostam.a la materia, ma ciò è impossibile poiché alla sostanza sembrano appartenere soprattutto (umif)Xetv µaA,t Àoy~ xcoptcrr6v, essendo (6v) -r66s n 24 • La precedente menzione del carattere non attuale, ma potenziale, della determinatezza materiale rende qui ovvio che l'essere -r66s n della forma sia segnato dall'attualità e non dalla potenzialità. A un analogo tipo di separabilità non esistenziale, ma logica, Aristotele allude in Fisica B 1, in cui, dopo aver mostrato che un senso in cui la "natura" si dice è quello espresso dalla materia «che per prima funge da sostrato a ciascuna delle cose che hanno in sé stesse il principio del movimento e del mutamento»25 , egli afferma che un altro senso di "natura" è quello caratteristico della configurazione e della forma delle cose che hanno in sé stesse il principio del movimento. Questo - con una formula che lascia pochi dubbi circa la prossimità teorica fra l'argomento di Fisica BI e quello di Metafisica Hl
Ciò risulta, peraltro, del tutto coerente con la già menzionata conclusione di Metafisica Ll8 in cui Aristotele afferma che: «la sostanza è detta in due modi {Katà Wo tp61CoU>. La relazione di implicazione fra le due nozioni sembra sorprendentemente rovesciata in M. Wedin, Aristotle's 1heory ofSubstance: 1he Categoriesaml Metaphysics ata, Oxford University Press, Oxford, 2000, p. 173, n. 36. 25 C&. 193-28-30: éva µèv o1ht tp67COV oihcoç ~ qromç Aéyetat, ~ 1tpoot11 èKaat'¼) Ù 7 C ~ UAT}t&v q6vr.rov iv aùtoiç àPXJÌV1CMlcrecoç 1eai µeral3olqç 2-t
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201
- è detto "non separabile se non secondo la nozione"26 • Nel successivo capitolo del libro B della Fisica - come arcinoto Aristotele chiarirà che, siccome la natura si dice nei due sensi descritti di forma e materia, l'indagine dovrà procedere come se dovessimo indagare intorno al "che cos'è" della "carnosità", ovvero tenendo presente che gli oggetti della fisica sono né senza materia (ou-r' livsu UATl':;) né secondo la materia (ou-rs 1ea-rà TIÌV UATlV) 27 • Il fatto cioè che "natura" sia la forma più che la materia non implica che la scienza fisica possa essere condotta prescindendo dall'analisi della struttura materiale degli enti naturali. Al contrario - come ribadito al termine di Fisica B2- compito precipuo della "filosofia prima" (ovvero della scienza al centro della Metafisica) è proprio quello di determinare il modo d'essere di ciò che è separato e del "che cos'è" considerato come indipendente dalla materia28• Questi rilievi presenti in Fisica B, concernenti il modo in cui comprendere il fatto che "natura" sia la forma più che la materia, e che abbiamo visto rappresentare presupposto ineludibile per comprendere la strategia argomentativa di ZH sin dal suo principio29 , ci rivelano due cose:
26
Cfr. 193b3-5: allov -cp61t0V1Ì 7t01Cetµevov roç 1Catà cmpllcnv. Kaì à1COA.OU8oucn ò~ t«UtTI ai aìl.at µetaj3ola~ trovò' IDJ..cov~ µ~~ ouotv CXA.awv tu.oç tmeava1,
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21 I
materia", né rilevare che la materia è "un questo in potenza", ci si dovrebbe arrendere, per così dire, all' eviden7.a dell'importanza svolta dalla materia quale nozione imprescindibile per una piena comprensione del fenomeno fisico del mutamento46• Quello che si intende dimostrare in ciò che segue è che, più radicalmente, il supporto offerto dall'ultimo argomento di Hl al più ampio progetto di riammissione della materia entro ciò che è sostanza, deve più propriamente intendersi come volto a fondare, a partire da considerazioni fisiche, il rilievo metafisico circa lo statuto potenziale della determinatezza caratteristica della nozione di UA.11- La quadripartizione dei "mutamenti" che occorrono tra opposti (locale, quantitativo, qualitativo, sostanziale) non concerne, infatti, la mera evidenza per cui in ciascuno di essi vi è qualcosa che funge da "sostrato", ma, piuttosto, il fatto che il sostrato proprio dei mutamenti "secondo la sostanza" (1eat' oùcriav) sia proprio la materia. È evidente che anche la materia (ovvero, stando alla precedente tripartizione dei significati di "sostanza", oltre alla "forma" e al "composto") è sostan7.a, perché essa è ciò che soggiace alla generazione e alla corruzione di una sostan7.a. In altre parole, la sostanzialità metafisica della materia è dedotta, in questo frangente dell'indagine, dal suo essere condizione imprescindibile perché sul piano fisico si dia mutamento sostanziale. Che le cose stiano così è testualmente confermato dall' asimmetria attraverso la quale Aristotele raggruppa, prima, i tre casi di mutamento - locale, quantitativo, qualitativo - in cui vi è qualcosa che soggiacendo (n tò u1to1esiµsvov), permette il mutamento da un opposto a un altro (iv micratç taiç civn1es1 µtvmç µsta~oAaiç) per estendere, poi, la medesima struttura al mutamento sostanziale-òµoiroç 6s 1eai 1eat'oùcri-
6
T aie presupposto interpretativo mi sembra quantomeno implicito in tutti i commenti al libro H disponibili. "
MATERIA SENZA MATERIALISMO
212
av - rimarcandone, in tal modo, la centralità rispetto agli
scopi dell'indagine presente47 • Come nel caso del mutamento "secondo il luogo" vi è qualcosa che ora è "qui" e dopo "altrove", come nel caso del mutamento ellitticamente definito nel testo come "secondo l'aumento" (il che implica, naturalmente, anche quello "secondo la diminuzione") vi è qualcosa che ora è di una certa quantità e dopo "maggiore" o "minore", come nel caso del mutamento "secondo l'alterazione" vi è qualcosa IL stesso mado anehe nei. ehe ora e' "sano,, e d opo "m alato,,, a1,w mutamenti "secondo la sostama" vi è qualcosa che ora soggiace alla generazione e dopo soggiace alla corruzione. Questo n -rò u1Co1esif.lsvov è la materia, ovvero l'item sotto la lente d'ingrandimento a partire dal termine del riassunto degli argomenti di Z presente in Hl 1042:r6-24.Anch'esso dev'essere considerato "sostanza" perché esso è ciò che soggiace sia alla generazione che alla corruzione, ovvero ai due opposti che definiscono - in termini che in realtà sappiamo doversi più appropriatamente descriversi come "contraddittori"48 - il mutamento sostanziale. Se, sino a questo punto, la parafrasi di quanto detto da Aristotele non sembra creare particolari problemi - giacché è facile intuire come sia una sostanza individuale quale è Socrate a fungere da soggetto ai mutamenti secondo il luogo, l'aumento e l'alterazione descritti - è ben più difficile restituire il senso relativo alla soggettività materiale, stando a quanto Aristotele afferma in 1042bl-3: Oµoioo; òè 1CQt ,ca:t' OUG{av OVUV µèv 8V 'Y8VéG8t 1t®V Ò, 8V > (2018), pp. 54-100. 61
SOSTANZA SECONDA (H)
221
L'unica possibilità di intendere il passaggio mantenendo sia la sua conformità teorica con i risultati ottenuti nelle ricerche fisiche (contro Gill), sia il suo parallelismo sintattico (contro Ross), sia l'unità semantica del riferimento temporale espresso dall'opposizionevuv µsv-x8aptl}) una forma, le altre hanno un tipo di materia suscettibile di mutamento solo secondo il luogo (r01nritv). Questa lettura è del resto conforme alla distinzione dei tre tipi di sostanze che Aristotele opera in Al l069a30-33: Le sostanze possono essere di tre tipi: una sensibile, della quale una è eterna e l'altra corruttibile - quest'ultima la ammettono tutti, per esempio gli animali e le piante, mentre quella è eterna - : di essa è necessario trovare gli elementi se siano uno o se siano molti; un'altra invece è immobile73•
Se le cose stanno così, non è più difendibile l'ipotesi tradizionale secondo cui l'ultimo paragrafo di Hl svolga la funzione di un supporto esterno alla ricerca, giacché esso contribuisce a fondare, sul piano dell'analisi fisica, non solo la sostanzialità dei corpi sensibili oggetto di generazione e corruzione, ma anche di quelli sensibili eterni. Ciò non deve apparire affatto strano, se si ricorda che nell'elenco delle cose che sono ritenute essere sostanze di Z2 - ripreso in Hl - rientrano non solo corpi fisici come quelli elementari o complessi biologici come le piante e gli animali, ma anche il cielo e le parti di esso74 • La riammissione della "materia" entro il novero di ciò che definisce la sostanzialità di un oggetto ha, allora, il compito di confermare, non solo la sostanzialità delle parti materiali ridotte allo statuto di "elemento" in Zl 7, ma anche di ciò che rivela la presenza di una struttura materiale secondo un modo d'essere sensibile eterno e non generabile e corruttibile.
oùaiat 6è tpetç, µja µèv aio8r)'tll - ~ç ~ µtv àtotoç ~ 6è ov; vai, ill1.à. toi>to Katà ti, Kai ti np&tov; Kapoia fì w.l.o n. eita ùnò tivoç; eita ti tò 1ra.8oç, tò èKeivou Kai µii wG o'A.ou; on CÌKtV11cria toUlò~ vai, w.l., crl>t11 téi) ti nacrx,av tò 1tp&tov. 76
n
SOSTANZA SECONDA (H)
233
ta di "affe-zioni" (xae11) che, coincidendo con l'emergere di uno stato privativo - "assenza di luce" nel caso dell'eclissi e "assenza di veglia" nel caso del sonno - rivelano una struttura per certi versi equiparabile a quella dei mutamenti non sostanziali e a quelli "secondo alterazione" (124-31: npébtov µèv o~ toùt6 "{e q>avep6v, on tq, mhq, tou
S$ ll te È'yf)Tl"{Opatç Ù7rXet Kai Ò futvoç· avriKetvtat 'Yaiveta1. "{tyv6µeva, 1eaì toù aùtoù ovca mi8'1, 'Ai:yro 6' oiov Ù"(teta KaÌ voooç, 1CaÌ1CcvJ..oç KaÌ afuxoç, KaÌ ioxi>ç KaÌ ào8éveta, 1eaì O'lf\ç 1eaì wcpl6'tl}ç, 1eaì à1eo~ 1eaì K©q>6'tl}ç-
234
MATERIA SENZA MATERIALISMO
corruzione. Caso analogo è quello dell'eclissi, in cui la materia si dice non sussistere, ma ciò che subisce è la luna stessa. In entrambi i casi - in un modo che conferma la lettura del -cau-rn presente in Hl 1042b4 che si è prima avanzata-il punto non è quello di mostrare che una certa affezione, per certi versi riconducibile a un mutamento qualitativo, segua o dipenda (à1e0Aou8si) da un mutamento sostanziale, ma quello di mostrare se essa necessiti o meno, per occorrere, di una materia suscettibile di generazione e corruzione. In entrambi i casi la risposta è negativa. Se il caso delle sostanze fisiche eterne e quello degli enti naturali non sostanziali sembrano, da un lato, ridurre l'importanza del ruolo svolto dalla materia che occorre nei mutamenti 1> (I042a25-26); della materia, in accordo con le conclusioni ottenute in Z 17, si sottolinea l'aspetto per cui essa è sostanza al modo di "un questo in potenza", ovvero in quanto complesso di determinazioni potenziali suscettibili di essere attualizzate (I 042a27-28); questa descrizione metafisica del peculiare statuto di determinatezza della materia è fondata attraverso l'analisi del fenomeno fisico del mutamento, in cui la materia funge da soggetto a quello di tipo sostanziale essendo una quanto al numero e duplice quanto alr aspetto ( 1042b 13);
(2)
(3)
Si presti attenzione al fatto che questo quadro argomentativo regressivo, secondo il quale la materia viene descritta come: 1) caratteristica comune a tutte le sostanze sensibili; 2) in potenza qualcosa di determinato; 3) condizione necessaria del mutamento sostanziale; risulta essere invertito rispetto al quadro emergente da una lettura anche solo superficiale dei primi capitoli del libro A della Me'ttljisica. Dopo che in Al sono stati distinti tre tipi di sostanze ("sensibile corruttibile", "sensibile eterna" e "immobile") 78 , infatti, Aristotele affronta, in A2, lo statuto delle sostanze sensibili: 1) a partire dal loro essere "mutevoli"79 , 2) definendo, così, la centralità della materia nell'analisi del mutament8°; 3) descrivendo tale cen-
78
e&. 106~30-33.
79
Cfr. 1069b3. Ctt. }069b3-14.
80
236
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tralità nei termini del modo d'essere secondo la potenu 1 , per giungere, infine, solo nel successivo capitolo cli A3, a stabilire che i modi cli essere sostanze sono tre - "materia", "forma" e "composto" -e che la materiaè un questo "percome appare" 82• Ora, sebbene un'analisi sistematica del rapporto fra illibro H e il libro A della MeUJ,jisica esuli dagli interessi specifici cli questo lavoro, è innegabile notare come sussista una certa analogia tematica fra i due contesti (forse assai più intima cli quella sussistente fra A e Z individuata da alcuni studiosi83). Questa circostanza sembra confermata anche dalla lettura cli H2, al centro del prossimo capitolo cli questo lavoro84• In termini molto semplici, possiamo dire che, mentre in H Aristotele retrocede dal giudizio sulla determinatezza potenziale della materia - implicito al termine cli Z 17 - verso l'analisi delle condizioni che sul piano fisico definiscono i termini per poter dedurre la nozione stessa cli determinatezza, in A egli muove a partire dall'analisi del mutamento in clire-zione della definizione della nozione cli determinate-zza come caratteristica precipua della sostanza. Da questo punto cli vista, sembra che il giudizio cli Burnyeat sul carattere "espositivo" della dottrina cli materia e forma esposta da Aristotele in H debba, più appropriatamente, essere attribuito a A 85 e che sia il carattere didattico cli A a chiarire aspetti indubbiamente molto compressi dell'indagine cli H.
81 82
e&. 1069>14-20. e&. 107{}a9-l 3.
L'idea che il libro A della Metafisica possa essere interpretato come una sorta di abbozzo del libro Z è sostenuta in M. Frede, Metaphysics A 1, in M. Frede, D. Charles (eds.), Aristotle's Metaphysics Lambda. Symposium Aristotelicum, Oxford University Press, Oxford 2000, pp. 53-80. 83
84
e&. §2.2.
85
C&. M.F. Burnyeat, A map ofMetaphysics Z.eta, cit., pp. 67-68.
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237
Per concludere: l'argomento sviluppato da Aristotele in Hl ha il compito principale di riammettere la nozione di UAT} - identificata con quella di indeterminatezza al termine dell'analisi di Z3 - entro il novero di ciò che è sostanza. Ciò è reso possibile dal fatto che essa è ora analizzata come ciò che, non essendo un questo in atto, "è un questo in potenza", ovvero in quanto contenuto di determinabilità. T aie nuova prospettiva, da un lato, dipende dall'introduzione del paradigma che - in Zl 7 - ha mostrato come significato di sostanza in senso primario sia quello di "una certa causa e principio" e, dall'altro, è fondata attraverso l'analisi fisica del mutamento. V'è da chiedersi, a questo punto, se l'aspetto secondo il quale la materia risulta condizione imprescindibile perché vi sia mutamento "secondo la sostanza" - ovvero generazione e corruzione - implichi che essa sia da considerarsi, ribaltando in tal modo l'assunto cardine della ricerca di Z, come qualcosa di anteriore, da un punto di vista esplicativo, alla nozione di "forma". In termini assai generali, si può dire che lo sviluppo argomentativo di H2 sia eminentemente finalizzato a negare tale eventualità.
II. MATERIA COME SPECIFICA DETERMINABILITÀ (H2)
Lincipit di H2 sembra subito segnalare una certa continuità con l'indagine di H I appena conclusa. Si dice, infatti, che: Poiché la sostanza come sostrato e materia è ammessa «la tutti>, resta da dire qual è la sostanza delle cose sensibili come atto 1•
Se, come abbiamo visto analizzando l'argomento che Aristotele offre in HI 1042a24-b8, la riammissione della materia entro il novero di ciò che è sostanza ha, di fatto, coinciso con un'esposizione delle ragioni per cui il suo modo d'essere caratteristico è quello "in potenza" (6uv6µst), appare del tutto 1042~-11: E1td 'ò' ~ µèv ooç \)7[0KetµévJi Kaiooç UAT} oùcrla oµoACYYeitm, ot) tengono insieme i pezzi di legno che compongono la cassa. La "soglia" differisce dall"'architrave" perché il medesimo costituente materiale {es. il "legno") giace ora nella parte inferiore del vano di una porta, ora sopra due elementi portanti. "Cena" e "pranzo" differiscono per il "quando" {x6-rs) perché l'una pasto della sera, l'altro del giorno, mentre i venti differiscono l'un l'altro per il "dove" (xou), ovvero per il luogo da cui spirano. In tutti questi casi, Aristotele confronta &a loro oggetti che differiscono per il modo in cui le loro parti materiali si trovano a essere ora "tenute insieme", ora "posizionate", ora individuate "temporalmente o "spazialmente".
9
Cfr. Categorie 4 l 1,25-27: Toov Katà JJ116eµiav mµtl01Ò]V uyoµévrov e1KVcòcr8at. èvirov 6è tò dvai 1eaì xdm w6tou; òpto8t)crerat, tq> tà. µèv µqti:(8at, tà. 6è 1Cetq>ci.cr8a1., tà. 6è 6e6fo8at, tà. 6è 1tem>KVcoo8a1., tà. 6è taiç IDJ..au; 61.atat "fà.p àfYlaì foovtat tou eivat), oiov tà tq> µàllov Kaì ~nov ~ m>KVq> Kai µavq> Kai toiç ill1.ou; toiç to10utou;· mivta "fàp tai>ta ù1tepoX1Ì Kai ill~tviç tcmv. ei 6é n oXJlµan ~ A.etOtT)n KaÌ tpctXUtT)U, mivta eu8ei KaÌ KaJ.D[U~. toiç 6è tÒ eivat tÒ µeµiX,8at. fotat, àvruceiµévroç 6è tò J.1tì eivat26
MATERIA SENZA MATERIALISMO
252
Una volta mostrato che r essere si dice in modi equivalenti al numero di differenze attraverso le quali è possibile descrivere un oggetto, Aristotele suggerisce che, da un punto di vista epistemologico, bisogna essere in grado di individuare i "generi delle differenze" {-rà. rSVll -réov 6trupopéov), perché queste {aihat), ovvero le differenze, sono i "principi dell'essere" (àpxaì soovtat -rou sivat). Questa frase conferma quanto appena mostrato, vale a dire che la differenza che descrive r essere di un oggetto da un punto di vista predicativo, coincide, quanto al suo contenuto, con il principio che determina resistenza di un certo composto individuale: es. una certa "posizione" del legno nel caso della "soglia", una certa "condensazione" dell'acqua nel caso del ghiaccio. L'interdipendenza fra il significato predicativo e quello esistenziale della nozione di "differenza" è del resto confermata anche dal rilievo finale del brano appena citato, in cui la condizione per cui r essere {-rò dvat) o il non essere {-rò µi) dvat) di alcune cose dipende dal fatto che esse siano o meno mescolate {Tò µsµrxeai smat), si riferisce all'esistenza o meno di un materialexdifferenziato da una ''mescolanza''. Parafrasando, si potrebbe dire che ridromele- per rifarsi a un esempio prima citato da Aristotele- esiste se i suoi ingredienti sono mescolati e non esiste in assenza di tale mescolanza27 e che, dunque, l'essere dell'idromele è definito dalla differenza "mescolanza". Quello che questo corollario aggiunge all'argomento di H2 fin qui sviluppato, consiste nel fatto che non è sufficiente, sul piano epistemologico, arrestarsi all'evidenza empirica per cui «le differenze sembrano essere molte»28 , ma che è necessario disporre un quadro per un loro raggruppamento categoriale. La lista dei "generi" che viene offerta appare, certo, tutt'altro che È questa la ragione per cui rendo tò eivat e tò µrt eivat a 1043a 1 con "esistere" e "non esistere" invece che con "essere" e "non essere" come, invece, in E. Berti, Aristotele. Metafisica, Laterza, Roma-Bari 2017. 27
28
Cfr. 10421, 15.
SOSTANZA SECONDA (H)
253
esaustiva e riprende, solo in parte, coppie di contrarietà citate in precedenza. È verosimile ritenere, tuttavia, che Aristotele voglia, in questo contesto, chiudere circolarmente l'indagine di H2 sulle "differenze", concedendo un punto a favore degli Atomisti e riconoscendo la necessità di ricondurre la pluralità delle differenze ad alcune più fondamentali. Si potrebbe arrivare a dire, cioè, che se l'approccio atomista alla questione manca di cogliere la varietà dei modi in cui si può dire che un oggetto differisce da un altro, riducendone eccessivamente il numero, esso ha il merito di mostrare come l'indagine sulla pluralità dei modi d'essere di un composto materiale debba essere suscettibile di una certa riduzione del complesso al semplice. Da questo punto di vista, la critica ali' atomismo, che è possibile estrapolare dal testo di H2, non concerne il fatto che Democrito abbia misconosciuto la natura "formale" delle differenze, concependola, erroneamente, come "materiale" 29 , quanto, piuttosto, e in accordo con un giudizio già espresso nella Fisica, di aver offerto una visione incompleta di una natura che, correttamente concepita come "differenziante", costituisce una sorta di prefigurazione del principio formale propriamente dett3°. In altre parole, si può sostenere che, in H2, Aristotele tematizzi l'indagine sul modo d'essere delle cose sensibili come atto attraverso il richiamo alla dottrina democritea delle differenze, non solo per mostrarne l'insufficienza, ma per mostrare sia che l'esigenza epistemologica di fondo è corretta, sia che la differenziazione secondo "figura" - "posizione" - "ordine" della natura materiale soggiacente anticipa, per certi versi, l'indagine sul principio - quello formale - che
29 Cosl, per esempio, interpreta P-M. Morel, Aristote. Mitaphysique Èta, cit., p. 107. 30 Cfr. Fisica B2 194a20-21, in cui Aristotele afferma che Empedocle
e Democrito si sono tenuti aderenti solo per una piccola parte alla forma e ali' essenza.
254
MATERIA SENZA MATERIALISMO
per Aristotele sappiamo già coincidere con il modo d'essere "secondo l'atto" (eh anche negli altri casi31 •
Il richiamo esplicito al presupposto teorico stabilito in Z 17 - ovvero che la sostanza di ciascuna cosa coincide con
Or. 1043a2-t 2: cpavepòv &tì èK tOU'OOWOU eurep ~ oùcria aitia. toi> dvai acaowv, on èv tol>tOtç çl]'tlltéovti tòai'tlOV tou tlvm. toutrov oowtov. oooia. µèv oiiv oooèvtouwv oooè cruvoooçoµevov, oµcoç oètò àvalc,yov èv tK~- Kaìchç èvtaiç oùcriau; tò ti]çuA11ç Kanrropouµevov aùnì ~ Mpyeux, Kaì èvtoiç IDJ..ou; 31
òpwµoiç J.dilwta. oiov tl oooòv oéoi òpioacr8ai, ç6ADV ~ Ai8ov choì 1µev, Kaì oùdav tliv8ouç Kaì ço"Aa choì 11CV(i)µévOV choi· ouµq>rov{a oè òçécx:, Kaì J3apécx:, µiçu; tota6i· tòv aùtòv oè tpo7tOV Kaì btì trov IDJ..rov.
SOSTANZA SECONDA (H)
255
la causa responsabile del suo essere (ahia -rou sivm)32 - ha il compito di rivelare come l'indagine sulla sostanza delle cose sensibili come atto - al centro di H2 - abbia lo scopo ultimo di mostrare come la riabilitazione della soggettività materiale - al centro della seconda parte di H 1 - in alcun modo ribalti il presupposto fondamentale attraverso cui si è dipanata l'indagine "sullasostall7a" di Z. Ovvero, chela forma definisca l'essere per sé di un oggetto più che la materia. Se, cioè, si è prima mostrato come la materia non sia riducibile a una condizione di mera indeterminatezza, ma come essa definisca l'aspetto potenziale di qualcosa, si chiarisce, ora, che, a qualsiasi livello di composizione materiale, quella condizione non è di per sé sufficiente a definire la natura dell'oggetto di volta in volta indagato. Al contrario, è nelle "differenze" prima enumerate che va individuato, in termini analogici, quanto - definito nel testo come "atto stesso" (aunì ri svspy&a) -allude, ancora una volta, al ruolo svolto dall'anima nei complessi biologici. Ovvero, al principio "in virtù di cui" una materia risulta così determinata. In accordo con l'approccio restrittivo circa quali cose possano essere considerate sostanze a pieno titolo - che si era detto desumibile al termine di Zl 7 - Aristotele si preoccupa di rimarcare che, propriamente parlando, nessuna delle differenze menzionate in precedenza è "sostanza", nemmeno nel caso in cui - come abbiamo visto a proposito delle parti disomogenee dei corpi - sia un congiunto di differenze a definire la specificità di un certo costituente materiale33 • Ma
Cfì-. Zl 7 1041 b28 e rdativo commento in § 1.8. basedell,autorità di Ps.Alex. traduttori e commentatori moderni tendono a rendere il ow6uaç6µevov di 1043a4 come «in combinazione con la materia». Così W.D. Ross, Aristotles Metaphysics- A revised text with introduction atul commentary 2 vols. Clarendon Press, Oxford 1924, pp. 228-229; D. Bostock, Aristotles Metaphysics - Books Z atul H, cit., p. 34; M-P. Duminil, A Jaulin, Aristote. Métaphysique, Flammarion, Paris 2008, 32
33 Sulla
256
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questo brano, nel momento stesso in cui ribadisce una certa distinzione fra la sostanzialità propria di quanto - stando alle conclusione di Zl 7 - risulta costituito "per natura e secondo natura" ( Katà. 8-9 occorra una formulazione assai simile cli questo punto: fu tèòv 1tp6ç 't1. ~ UA.1]" ID~ "{àp eiòa èiÀÀl] UÀ.1]. Ciò conferma, ancora una volta, come la riabilitazione delle credenziali cli sostanzialità della materia, caratteristica cli Metafisica H, presupponga il costante riferimento al contesto teorico in cui non solo la forma, ma anche la materia è detta significare la natura cli qualcosa. 39
MATERIA SENZA MATERIALISMO
260
da determinare l'essere del ghiaccio e solo i toni musicali sono tali da ricevere una certa mescolanza armonica. O, per riprendere gli esempi presenti nel paragrafo conclusivo di Zl 7, solo le lettere sono suscettibili di ordinamento sillabico e solo fuoco e terra suscettibili di dare origine alla composizione omeomerica rappresentata dalla carne42 • Il quadro così delineato definisce una peculiare ambivalenza teorica rispetto al ruolo svolto dalla nozione di UA11· Stabilendo che della materia diversa è diverso l'atto (~ ivspysta wJ...11 èiU11ç ul11ç), Aristotele mostra, da una parte, come, a dispetto della neutralizzazione all'opera in Z, e in ZIO in particolare, la materia ha cittadinanza definitoria in quanto sempre espressione di una specifica potenzialità checo-defìnisce l'essere per sé di un oggetto. Dall'altra, rimarcando il fatto che a potenzialità specifica corrisponde attualità specifica e che, dunque, il novero delle differenze non può essere ridotto alla tripartizione sostenuta dagli Atomisti, Aristotele rimarca, in chiave anti-materialista, che l'unica forma di riduzionismo possibile è rappresentata dall'identificazione della nozione di materia con l'essere in potenza, ovvero con ciò che, a ciascun livello di composizione materiale, corrisponde a una realtà una quanto al numero e duplice quanto ali'aspetto, perché- come sappiamo sulla scorta di quanto analizzato a proposito di Hl - congiunto di una positività e di una negatività aspettuale. In altre parole, se nella prima parte di H2 Aristotele mostra l'insufficienza della prefigurazione democritea del principio formale- non riducibile alla triplice distinzione dei composti materiali secondo "figura", "posizione" e "ordine" - asserendo che della materia diversa è diverso l'atto, egli indica, tra le righe, che l'insufficienza della prospettiva sul principio formale dipende dall'erronea concezione del principio materiale.
◄2
Cfr. Z17 104lbl6-19.
SOSTANZA SECONDA (H)
261
A questo proposito, può essere ancora una volta utile leggere il testo di Metafisica H alla luce di quello che Aristotele dice, in modo assai più didascalico, nel libro A- In A2, dopo aver detto: che la sostanza sensibile è mutevole, che ciò che soggiace ai mutamenti fra contrari è la materia e che ciascuna cosa muta dall,ente in potenza all, ente in atto, Aristotele afferma che: Questo è l'uno di Anassagora (è migliore infatti dd «tutte le cose insieme»), ed è il "migma" di Empedocle, e di Anassimandro, e qudlo che dice Democrito; per noi43 c'erano tutte le cose, ma in potenza, non in atto; per cui essi sarebbero anticipatori della materia44 •
Quello che Aristotele rimprovera agli anticipatori {~µJ.tsvot) della materia è di non aver colto la natura solo potenziale di essa, cercando di identificarla con una realtà specifica che, in quanto tale, restringe, inevitabilmente, il range della sua attualizzabilità. Nel caso di Democrito e degli Atomisti, è verosimile ritenere che la prefigurazione della nozione di materia risulti insufficiente, agli occhi di Aristotele, perché, identificata con la natura degli atomi, riduce la varietà del principio formale alla differenziazione secondo la triade figura-posizione-ordine, che si è mostrata insufficiente a restituire la pluralità della determinazione categoriale rilevata dall, evidenza empirica.
Con E. Berti, Aristotele. Metafisica, cit., e S. Menn, 1heAim ami the Argummt ofAristotle's Metaphysics, https://www.phUosophie.hu-berlin.de/ de/lehrbereiche/antike/mitarbeiter/menn Illb p. 31 n.60 leggo ~µiv dei codici a 10691>23 e in quanto espressione del pensiero dello stesso Aristotele. 4◄ e&. A2 1069b20-24: Kai '[()Ut, fon 'CÒ Avaçcty6pou ev· panov yàp ~ "oµoù mivca" - Kai 7.Eµxe6oiliouç 'CÒ µiyµa Kai Avaçiµv òptçoµévrov oi µèv Afyovteç ti tcmv oùcia, on 1i8ot 1tì1.iv8otç6la, nìv òuvaµet ouciav U"{OUOtv, UA.ll 1àp tai>ta· oi òè à.y"{EÌOV 01CerulottKÒV XP11µatrov 1Cai oroµatrov ~ n ill1.0 tol0UtOV 1tpoo8évn:ç, tiJv tvépyaav A.éyouoiv· oi o' © tai>ta crwn8évm;ti]v tpitll" 1eaiti]v è1C twtrov oooiav (fo11Ce 1àp ò µèv òtà tci>v òtacpopébv 16yoç tou eioouç 1Cai ti]ç
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La tripartizione dei modi in cui si dice qui possibile de· qualcosa, ovvero "second o 1a potenza" , "second o l' atfi nue to" e "secondo la loro congiunzione", risulta perfettamente comprensibile alla luce del quadro di ricerca sulla sostanza intesa come "principio" e "causa" attraverso il quale, in Zl 7, Aristotele aveva rielaborato la domanda circa il "che cos'è" di un oggetto in quella sul "perché" la sua materia si trova ad avere una certa determinazione. Da questo punto di vista, non è un caso che Aristotele chiuda il coté definitorio di H2 attraverso l'esempio della "casa" che, in Zl 7, era servito proprio per esemplificare il nuovo punto di partenza sulla ricerca50 • Analogamente, i riferimenti finali alle definizioni ammesse dal pitagorico Archita - "bel tempo" (Vll"sµia) e "bonaccia" (ya1ftV11) - collimano con la struttura dimostrativa degli eventi naturali definiti dall'"eclissi" e dal "tuono", che, inZI7, erano serviti a mostrare come la ricerca dovesse, a partire da quel momento, intendersi come ricerca del "medio" in grado di spiegare una relazione di appartenenza.51 • Nel caso specifico, l'appartenenza del "bel tempo" alla materia "aria" è spiegata dal medio "quiete" e quella della "bonaccia" alla materia "mare" dal medio "uniformità". Tuttavia, dalla tripartizione dei modi in cui Aristotele dice che è possibile definire qualcosa, sembra lecito inferire che - stante la distinzione fra coloro che, definendo per mezzo
èvepyeiaç eivat, ò ò' è1e -crov M>7[(lpx6vtrov njç UAl]ç µàìl.ov) · òµoimç oè 1eaì oiouçApxutaç àm:oqeto opouç· -coù ouva.µq>ro rap eicnv. oiov ti ècm vqveµia; ~pfJJ.ia èv tl~8a àépoç· i>All µèv ràp ò àr)p, èvépyeia oè 1eaìoooia. ~ ~peµia. ti fon "{W1.11"ll; òµal6tl)ç 8v OUtro, tÒ eaxawv oooia· OOQ 6è µ11 OUtroçàJJ..' ei66ç n KaÌ t66e n tÒ
OOOÈ
1CQTI}"{Opol)µevov, tò eaxatov UA.l] Kaìoooia ÙA.UCT). Kaì òperoç 6~ ou µJ3aivet tò è1eeivivov Afyeo8at Katà iiJv UA.l]V 1eaì tà mi0tt· èi µpro yàp à6pl.O'ta. 1t6te µèv oi>v A.e1créov 6uvciµei 1eaì 1t6te ou, eip11tat-
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tutti i codici, è sostituito, sia nel testo stampato da Ross che in quello stampato da Jaeger, dalla congettura -rò 1eae' o-6 proposta da Apelt e che costituisce, certamente, lectio facilior, stante il successivo riferimento a -rò uxo1esiµsvov. Tuttavia, non v'è ragione di credere che Aristotele sia, in questo contesto, semplicemente interessato a dimostrare la differenza fra ciò che è sostrato in quanto -r66s n, ovvero il composto individuale, e ciò che è sostrato non essendo -r66s n, ovvero la materia (che sappiamo essere "un questo" solo in potenza). Più profondamente, Aristotele vuol qui mostrare come l'essere o . atto, meno un -r66s n, ovvero 1,essere o meno "un questo,, m sia condizione decisiva per comprendere l'essere, non solo di ciò che funge da soggetto di predicazione, ma anche di ciò che funge da predicato. Come il sostrato {-rò uxo1esiµsvov) differisce in base all'essere o meno un -r66s n in atto, anche il predicato (-rò KaTilyopouµsvov) differisce in base all'essere o meno "un questo" in atto. Così, mentre i predicati universali rappresentati dalle affezioni di una certa sostanza individuale non sono -r66s tt, la forma come predicato universale di una certa materia individuale è -r66s n 61 • Tuttavia, mentre l'essere -r66sn dell'individuo, come soggetto di predicazione dei suoi
Sebbene alrinterno di una diversa lettura del rapporto fra questo passaggio e l'analisi sviluppata da Aristotele in H2, simili argomenti in difesa del mantenimento del tò Ka86lou sono presenti in M.L Gill, Aristotle on Substance. 1he Paradox ofUnity, Princeton University Pr~, Princeton 1989, pp. 155-157 e M.L. Gill, Form-Matter Predication in Metaphysics 07, in M. Crubellier, A. Jaulin, D. Lefebvre, P-M. Morel (éds.), Dunamis: Autourde la puissancechezAristote, Peeters, Louvain-la-Neuve 2008, p. 394 n. 5. Sul modo in cui intendere la predicazione della forma sulla materia, sia nel testo di 07 qui riportato che negli altri contesti in cui Aristotele fa riferimento a essa, si rimanda, invece, ali' analisi insuperata presente in J. Brunschwig, La Forme, pridicat de la matière?, in P. Aubenque (éd), Études sur la Métaphysique d'Aristote. Actes du VI Symposium Aristotelicum, Paris, Vrin 1979, pp. 131-158. 61
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attributi accidentali, corrisponde alla nozione di indivisibilità numerica descritta in Categorie 5 e sommariamente ripresa in Zl3 62, l'essere 1:66s n della forma corrisponde alla nozione di indivisibilità aspettuale, descritta in Fisica A e che abbiamo visto essere sottesa all'argomento di H 1-2. Se, però, l'essere "un questo" della forma, intesa come contenuto simultaneo al venire all'essere di un composto individuale, consiste, di fatto, nel venir meno della duplicità aspettuale propria di una certa potenzialità materiale (H 1), l'esser questo della forma, intesa come predicato della materia, coincide con l'essere del principio responsabile di quel venir meno (H2) 63 • L'integrazione dell'argomento di H2 con la lettura delle conclusioni di e? permette, in definitiva, di confermare come il diniego di sostanzialità agli universali, elaborato in Z 13-16, concerna l'unità distributiva delle specie e non l'unità funzionale che una certa forma conferisce a una certa materia.64. Dal fatto che principio e causa di ciò che è 1:66s n non possa essere quanto ha lo statuto di un mero xo16v n, ma quanto ha, a sua volta, lo statuto di un ,:66sn, non si deve dedurre, allora, che la forma sia qualcosa di individuale, al pari degli individui di cui essa è causa65 • La forma è causa dell'essere degli individui e, dunque, anche dell'indivisibilità numerica caratteristica del loro "esser questo", in quanto principio aspettualmente indivisibile (,:66s n o-òcra svspysiQ.) che opera sul carattere numericamente uno, ma aspettualmente duplice, della materia
62
Cfi-. § 1.7.
63
Si noti, a tal proposito, che, se è vero che in H2 Aristotele non descrive il principio formale come t66e tlt egli lo descrive, in pieno accordo con quanto espresso in 07, come tò K«tll"fOpouµevov. Cfi-. 1043a5-7: Kaì
mç èv taiç oooiau; tò tiiç UAl]ç Katl}yopouµevov aùnì ~ èvépyaa, 1eaì èv toiç aìl.otç òpwµoiç µw1.una.
Cfi-. Z13 1038b8-15 e relativo commento in§ 1.7. 65 Cfi-. Z13 1038b23-29 e rdativo commento in § 1.7. 6-t
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(r66s n oi>cra. 6uvaµsJ. Si può dire, da questo punto di vista,
che Aristotele risolva il problema relativo alla derivazione di quanto è -r66s n da quanto è -r66s n, mostrando come l'indivisibilità numerica dell'esser questo degli individui dipenda dalla corretta comprensione dell'asimmetria ontologica che sussiste fra i suoi costituenti. Rispetto al quadro delineato in Z13, ciò significa che è la risoluzione del problema relativo alla composizione di una sostanza individuale66 - così come esso è risolto in Z17-Hl-H2 -a porre le basi per evitare che l"'esser questo" degli individui derivi, assurdamente, dal loro "essere tale". Come si è tentato di suggerire, tale evitamento non si ottiene negando sostanzialità a qualsiasi tipodi universale, ma solo a quello caratteristico dell'unità distributiva delle specie, ovvero al contenuto comune entro cui è sussumibile una pluralità di individui dotata delle medesime caratteristiche. Se compresa come principio di unità funzionale dei composti materiali, la forma è sostanza prima degli individui in quanto universale ovvero, parafrasando il lessico impiegato daAristotele inZ13, in quanto "propria" di una certa materia e non di altre67• Vè da chiedersi, a questo punto, che cosa ne sia della differenza che, in Categorie 5, Aristotele aveva detto sussistere fra il modo "assoluto" (rurA.éoç), in cui predicati come il "bianco" significassero "un quale" (xot6v n) e il modo "non assoluto" C&. Z13 103o/3-10 e relativo commento in§ 1.7. Ciò non significa, naturalmente, che roperare di tali forme universali debba pensarsi come quello di un principio separato dagli individui che ne sono in possesso, giacché, sul piano diacronico - per Aristotele - principio degli individui è sempre un individuo. C&. Metafoica A5 1071 a} 7-24: fu 6è òpav 6ei on tà µèv Ka86AOU ecmv ebtetv, tà 6, O'O. mivrrov fuì 1tpà>tat àPX,aìtò ivepye~ 1tprotov to6i Kaì aì-10 6 &uvaµet. èKetva µèvoi>v tà Ka86ÀOu oùK fonv· àPV11àp tò Ka8' eKacnov trov Ka8, fKacnov· iiv8pronoç µtv 1àp àvepconou Ka86A.Ol>, àìJ..> OÙK fonv ou6eiç, àìJ..à Ill)A.e'Òç AxtAliroç crou 6è ò 1ta111p,1eaì to6i tò B tou6ì tou BA, oA.O>ç 6è tò B tou wrlroç BA66
o/
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(oux à:ru..ib(J, in cui i generi e le specie lo significassero, giacché entrambi coinvolti, sebbene secondo diversa estensione, alla delimitazione di una qualità relativa a una sostanza (xspì oucriav tò xotòv àcpopiçs1) 68 • Alla luce, non solo del quadro delineato da Aristotele in Z13, ma anche dell'interpretazione di 07 appena proposta, tale distinzione sembra, infatti, venir meno. Lo statuto dei predicati universali espressi dai generi e dalle specie delle sostanze individuali, come "animale" o "uomo", sembra, cioè, del tutto equiparabile a quello di predicati accidentali come "bianco". Si tratta di universali che, nella stessa misura, non significano l'esser questo di qualcosa, ma un mero -rot6v6s (" esser tale"). Se le cose stanno così, tuttavia, cosa funge, nel nuovo quadro, da garante della defìnibilità di qualcosa? La risposta, che Aristotele ha già cominciato a tratteggiare in H2 e che diverrà sempre più esplicita nel corso del libro H 69, è che il concetto di "specie" - emergente dall'abbandono del principio di neutralizzazione materiale dominante sino aZ16 - coincide con un riferimento composto dal "genere" inteso come materia e dalla "differenza" intesa come atto e principio formale su di essa operante. Da questo punto di vista, la specie potrebbe dirsi coincidere, ora, con la forma intesa come -r66s n, se con tale qualifica ci si riferisce al contenuto simultaneo al venire all'essere di un composto individuale, così come descritto esplicitamente in A3 e, quantomeno implicitamente, in H 1. Vale a dire, con ciò che deriva dall'operare di quanto è -r66s n come "principio" (la "differenza" in ciascun caso analoga all'atto nel caso delle sostanze) su quanto è -r66s n solo in potenza (il "genere" analogo al corpo materiale nel caso delle sostanze). Se le cose stanno così, nel nuovo quadro sulla "sostanza" inaugurato in Zl 7, garanti della defìnibilità
68
69
e&. Categorie 5 31>1s-23. e&., in particolare,§ 2.3 e§ 2.6.
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MATERIA SENZA MATERIALISMO
cli qualcosa sono, da una parte, ciò che ne esprime l'aspetto generico perché materiale e, dall'altra, ciò che ne esprime l'aspetto differenziante perché formale. Solo quest'ultimo, tuttavia, risulta - secondo la formula impiegata in H 1 104T2829 - logicamente separabile (-rép 'A.6y0) xcoptcn6v), essendo un questo (-r66s n 6v) in atto. La lettura di H3 che si proporrà nel prossimo e quella cli H6 che si proporrà nell'ultimo capitolo cli questo lavoro sembrano rafforzare queste due ipotesi.
III. MATERIA COME CO-DEFINENTE
(H3)
Tradizionalmente H3 è stato considerato come il capitolo meno unificato dell,intero libro H 1• In effetti, a una prima impressione, esso sembra costituito da cinque paragrafi semplicemente giustapposti run raltro:
{I)
nel primo paragrafo {1043a29-b4) Aristotele introduce un corollario circa r ambiguità rivelata da alcuni nomi che possono significare sia la sostanza composta che la forma; nel secondo paragrafo {1043h4-14) egli ritorna sul rapporto ontologico che si istituisce fra il composto e il
(2)
I
e&. W.D. Ross, Aristotle'sMetaphysics-A revised textwith introduction
ami commentary 2 vols. Clarendon Press, Oxford 1924, p. 231; D. Bostock, Aristotles Metaphysics- Books Z ami H, Oxford University Press, Oxford 1994, p. 261.
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principio di attuai izzazione dei suoi costituenti materiali, già al centro di ZI 7 e di H2; (3) nel terzo paragrafo (I043hI4-23) si introduce una sorta di digressione circa la natura eterna o ingenerabile e incorruttibile della forma; (4) nel quarto paragrafo (1043h23-32) vengono affrontati alcuni temi concernenti la struttura della definizione; (5) nel quinto paragrafo {1043b32-1044al 1) si propone un'analogia fra la struttura delle sostanze e delle definizioni e quella dei numeri. Le linee conclusive di H3 {I044aII-14), infine, offrono una sintesi del capitolo non del tutto perspicua o, quantomeno, piuttosto parziale. In ciò che segue si tenterà di mostrare come, a dispetto della sua apparenza, l'argomento di H3 segua uno sviluppo coerente, centrato sul ruolo della materia intesa come co-definente, così come esso è emerso al termine dell'indaginedi H2 dedicata al modo d'essere delle cose sensibili in quanto atto. In termini assai generali, si può dire che l'obiettivo principale di Aristotele, in H3, sia quello di mostrare come la preferibilità della definizione composta di materia e forma, ovvero di quella in grado di rendere e l'aspetto potenziale e l'aspetto attuale dell'essere per sé di un oggetto, non implichi il venir meno dell'asimmetria esplicativa tra forma e materia. Nel primo paragrafo del capitolo Aristotele affronta questo problema sul piano semantico: Bisogna non ignorare che talvolta è oscuro se il nome significa la sostanza composta oppure l'atto e la forma, per esempio se il nome "casa" sia segno dell'insieme, cioè riparo fatto cli mattoni e pietre giacenti in questo modo qui, oppure dell'atto e della forma, cioè , e se "linea" diade nella lunghezza oppure
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diade, e se "animale" significhi anima in un corpo oppure anima; questa infatti è sostanza e atto di un qualche corpo. L'animale potrebbe anche riferirsi a entrambi, non come detto con un'unica definizione, ma come detto in relazione ad uno. Ma queste cose in rdazione ad altro fanno differenza, mentre in relazione alla ricerca della sostanza sensibile non ne fanno per nulla, poiché l'essenza appartiene alla forma e all'atto. Infatti l'anima e l'essere anima sono la stessa cosa, mentre l'uomo e l'essere uomo non sono la stessa cosa, a meno che non sia detta "uomo" anche l'anima; in un caso è così, in un altro no2 •
La continuità diretta con il paragrafo finale di H2 è subito rivelata dal riferimento all'esempio della "casa" che, proprio al termine di H2, era servito per esibire la tripartizione dei modi in cui era possibile definire un oggetto3. Come si ricorderà, Aristotele aveva detto che coloro che definivano la casa attraverso il riferimento a "pietre, mattoni e legno" restituivano l'aspetto potenziale di essa, coloro che la definivano come
2 1043a29..L4: &i 6è µ~ à.yvoew on èvicm: 1av8civet x6tepov Ol]µaivet tò ovoµa niv cruv8etov oùoiav ~ niv èvépyetaV Kaì niv µop KOtvoil on OlXfr ai>t11 ràp oooia KaÌ èvépyeta. oroµat6ç nvoç. EU') 6' O.V KaÌ èx' à.µX1Ì µèv ràp Kaì 'l">xfi eivat taùt6v, à.v8pro~ 6è Kaì civepron:oç où taùt6v, ei µ~ Kaì ~ 'l">xrt civeproxoç 1ex8iJoe-cai- outro 6è nvì µtv nvi6' ou. 3 Per S. Meno, 1he Aim and the Argument ofAristotle's Metaphysics, https://www.philosophie.hu-berlin.de/de/lehrbereiche/antike/ mitarbeiter/ meno Ile p. 19, si tratterebbe di una vera e propria appendice al paragrafo finale di H2.
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"contenitore protettivo degli averi e dei corpi" ne restituivano l'aspetto attuale, coloro, infine, che riunivano i due riferimenti, definivano la casa come sostanza composta. L'ambiguità segnalata da Aristotele consiste nel fatto che il termine "casa" può essere usato sia per indicare il composto di materia e forma, ovvero "riparo fatto di mattoni e pietre giacenti in questo modo qui", oppure il solo riferimento formale "riparo" (mcS1Cacrµa) 4 • Analogamente, esiste un uso del nome "linea" che indica "diade in lunghezza" e, come già sappiamo dopo aver letto la critica alle teorie iper-formaliste sulla definizione al centro di Zl l5, ne esiste un altro che indica solo "diade". Allo stesso modo, si dice che il nome "animale" può indicare e il composto di "anima e corpo" e l'anima soltanto. Naturalmente, in tutti e tre i casi, la "composizione" cui Aristotele sta facendo riferimento non è quella caratteristica della casa, della linea e dell'animale intesi come concreti composti individuali, di cui si è già ampiamente chiarito non esservi definizione. La composizione di riferimento è invece quella della casa, della linea e dell'animale considerati come specie universali, composte di un certo sostrato ("mattoni e pietre", "lunghezia", "corpo") individuato in un certo modo per opera di una specifica differenza. Sebbene Aristotele risulti piuttosto elusivo sul punto, sulla scorta dell'approfondimento del paradigma di Z 17 cui egli ha dato vita in H2, è lecito pensare che l'uso ritenuto corretto sia quello che include il riferimento alla soggettività materiale di volta in volta individuata secondo un contenuto determinato.
-4 Comesottolineato correttamente in MF. Burnyeat et al, Notes on Book Eta arul 1heta ofAristotles Metaphysics, Sub-Faculty of PhUosophy, Oxford 1984, p. 11, il verbo Ollµaiva alle linee 29-30 indica il significato del nome e non il suo riferimento, giacché seguito da definizioni fra loro alternative: "la casa è un riparo cli mattoni e pietre così disposte" e "la casa è un riparo". s Cfr. § 1.5.
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Tuttavia, viene segnalato che il nome "animale" può sì riferirsi all'anima come al composto di anima e corpo, ma non come detto con "unica definizione" ( oux chç svi 'A.6y~). Bensì, come detto "in relazione a uno" (chç xpòç Év). Questo significa che se la definizione di "animale" non coincide con quella di "anima", perché implica il riferimento al corpo che l'anima attualizza, ciononostante, "animale" significa "anima", perché implica il riferimento all'anima quale suo principio formale. La nozione di òµrov6µ1a xpòç sv è, cioè, qui utilizzata per mostrare che, sul piano definitorio, il principio semanticamente unificante è lo stesso che ha priorità esplicativa in ambito ontologico: quindi l'essenza, che - come Aristotele chiarisce nelle linee seguenti - all'interno della ricerca sulla sostanza sensibile, caratteristica del libro H, appartiene alla forma e all'atto ('rò yàp ti ~v sivat -rei) d6St x:aì Tfi svspysiQ. ùxapxSt). Aristotele sembra qui voler dire che, a dispetto dell'apparente mancanza di gerarchizzazione definitoria presente nella parte finale di H2, il principio esplicativo più importante rimane quello formale. . senso Quanto vale per "animaie", vale anehe per "casa", ehe, m proprio, si riferisce al composto di mattoni e pietre giacenti in questo modo, ma che xpòç Év, può riferirsi alla finalità protettiva (mcrnacrµa) che organizza le corrispondenti potenzialità in modo conforme. E lo stesso vale per "linea", che, in senso proprio, esprime la diade in lunghezza, ma che, xpòç Év, cioè, alla luce del quadro definito dalla ricerca sulle differenze intese quali "principi dell'essere", significa "diade". Anche in questo caso - e nonostante Aristotele continui a rimanere elusivo sul punto - sembra del tutto legittimo poter inferire che la nozione di "essenza" intesa come "forma" e "atto" corrisponda al principio di unificazione aspettuale a lungo descritto in H2 e detto in Hl essere "logicamente separabile" perché espressione di "un questo" in atto. La disambiguazione operata da Aristotele in queste linee iniziali di H3 sembra, da un lato, confermare il fatto che egli
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rifiuti posizioni iper-formaliste rispetto a essenze che prevedono il riferimento a una potenzialità materiale. T aie riferimento, come ampiamente mostrato in H2, dev'essere infatti menzionato. Dall'altro, l'uso dei nomi conferma come Aristotele difenda la priorità formale sul piano intra-definitorio. In altre parole: l'6µrovuµ1a. xpòç Év descritta qui vale per il termine composto in relazione alla sua differenza, ma non varrebbe in relazione al suo elemento materiale: "casa" può significare "riparo", ma non semplicemente "mattoni e pietre"; "linea" può significare "diade", ma non semplicemente "lunghe12.a" e "animale" può significare "anima" ma non semplicemente "corpo". Sul piano semantico, cioè, il termine che si riferisce al composto conferma, per così dire "per converso" potendo, cioè, significare il principio formale che ne struttura i costituenti materiali, la propria dipendenza da questo e la priorità di questo rispetto al riferimento che esprime solo l'essere potenziale di qualcosa6• Aristotele conclude il ragionamento a 1043:137-1043b 1, dicendo che, mentre in relazione ad altro, queste cose fanno differenza, in relazione alla ricerca sulla sostanza sensibile non ne hanno alcuna ed esplicitando il punto nel modo seguente: «infatti l'anima e l'essere anima sono la stessa cosa mentre l'uomo e l'essere uomo non sono la stessa cosa, a meno che non sia detta "uomo" anche l'anima; in un caso è così, in un altro no» (1043bl-4). La distinzione concerne, verosimilmente, l'approccio logico-astratto della ricerca sulla nozione di -rò ti 11" sivat di Z4-6 e il quadro che,
6
Il senso generale del paragrafo, cioè, non è quello di mostrare che la priorità della forma non è fonte di equivoco semantico. Così invece P-M. Morel, Aristote. Mitaphysique Èta, Librairie Philosophique J. V rin, Paris 2015, p. 133. Al contrario, Aristotele sembra voler dire che è proprio il fatto che un medesimo termine venga utilizzato per designare sia il composto che la forma a mostrare che è la forma e non la materia il principio semanticamente unificante.
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a partire da Zl 7, identifica l'essenza con il principio in grado di spiegare perché una materia è così determinata. Se rispetto al contesto teorico di Z4-6, allora, non vi è identità fra "essere uomo" e "uomo" considerato come composto di anima e corpo, nel nuovo contesto di ricerca ve n'è, perché, al pari dei casi summenzionati, "uomo" può significare la sola "anima", ovvero il principio causalmente responsabile dell'essere così determinato del corpo7• La disambiguazione fra il carattere derivato del composto e il carattere determinante del principio formale prosegue anche nel secondo paragrafo di H3, nelle cui prime linee Aristotele sembra, quantomeno a prima vista, esemplificare quanto detto in termini astratti nell'ultimo paragrafo di Zl 7:
Anche su questo punto la mia interpretazione diverge da quella di P-M. Morel, Aristote. Métaphysique Èta, cit., pp. 133-34, secondo il quale la non problematicità della questione in oggetto rispetto all'analisi delle sostanze sensibili dipenderebbe dal fatto che, entro quest'ultima, è chiaro che ciascuna designazione linguistica si riferisce al composto di materia e forma. Al contrario Aristotele intende sottolineare che, entro il quadro esplicativo - dispiegato a partire da Zl 7 e dominante in H - sull'essenza intesa come principio di attualizzazione di una certa materia, la questione circa l'identità fra ciascuna cosa e la propria essenza - centrale in Z4-6 non risulta problematica rispetto al carattere composito del definims di un certo definiendum, giacché la relazione fra i termini del definiens non ha carattere accidentale. Ciò è rivelato, sul piano semantico, dal fatto che il nome atto a significare il definiendum (il composto) può essere utilizzato anche per significare quello, tra i termini che compongono il definiens, più importante sul piano esplicativo {la forma come atto). Se le cose stanno cosl ha torto D. Bostock, Aristotle's Metaphysics- Books Zana H, cit., p. 262, nel ritenere che questo passaggio di H3 segnali il fatto che Aristotele abbandoni esplicitamente requazione fra definizione ed essenza introdotta in Z4. Come vedremo meglio, analizzando il resto di H3 e il testo di H6, l'intento di Aristotele sembra proprio quello di preservarla anche all'interno del quadro definitorio introdotto in Z 17 e sviluppato in H2. 7
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A ben guardare, la sillaba non risulta essere costituita dalle lettere e dalla composizione, né la casa è mattoni e anche composizione. E ciò è corretto, perché né la composizione e la mescolanza sono costituite dalle cose di cui sono composizione o mescolanza. Allo stesso modo, neppure nessuna delle altre cose, per esempio se la soglia per la posizione, non è la posizione , ma piuttosto questa da quella8 •
Come si ricorderà, al termine di Z17, Aristotele aveva mostrato come, sulla base del fatto che la dissoluzione dei composti individuali non implicava la dissoluzione dei suoi elementi materiali, si dovesse inferire che l'identità di ciascun composto non potesse coincidere con la mera somma dei suoi costituenti. Così: la sillaba BA non poteva ritenersi identica alla B e alla A, né la carne a fuoco e terra. Si doveva, per questa ragione, ammettere la presenza di "qualcos'altro" (fasp6v n), in grado di strutturare quei costituenti come un "tutto,, mvece . ehe come un mero "ammasso"9. Questo item, . non poteva, a sua volta, essere compreso né (i) nei termini di un ulteriore elemento materiale ( crrotx,siov), perché ciò avrebbe implicato il ricorso a un ulteriore item in grado di spiegare l'unità fra gli elementi dati e il nuovo elemento materiale {e così all'infinito), né(ii) nei termini di un composto dielementi (s1e cr-rotx,sicov), perché ciò ci avrebbe riportato all'aporia di partenza10 • Si doveva, al contrario, identificare tale item con
H3 1043b4-1 O: où ow ~ ouì'1a~~ è1c trov O'toixeimv o~aa 1vreç riJv UAlJV A.éyoooiv. ei oiiv toùt' ainov toùeivat, KaÌ Ooota toùto, auri]v àv 'tT)V oooiav OU AÉ:yOteV. 17
Che l'intero passaggio debba leggersi sullo sfondo del confronto critico con le posizioni difese da Platone, sembra confermato dall'uso di Kaì toùto òp8roç alla linea 1043'>6-7, in cui, come segnalato opportunamente in A Brancacci, Oikeios Logos. La Filosofia del Linguaggio di Antistme, Bibliopolis, Napoli 1990, p. 229, Aristotele sembra approvare la confutazione reali7.zata da Socrate all'interno della "dottrina del sogno" del Teddo, dove si dimostrava che la sillaba fosse irriducibile sia agli elementi costitutivi della sostanza composta sia a un principio di unità degli elementi inteso come mera composizione o sintesi dei medesimi. Cfr. Teddo 203c7-el e 203e-204a8. Per un approfondimento specifico sul rapporto fra la"dottrina del sogno" del Teetetoe queste linee di Meta.fisica H3 dr. anche B. Centrone, L 'eidos come ho/on in Platone e i suoi riflessi in Aristotele, in W. Leszl, F. Fronterotta (ed.), Eidos-Idea: Platone, Aristotele e la tradizione platonica, Academia Verlag, Sankt augustin 2004, pp. 103-114.
286
MATERIA SENZA MATERIALISMO
imbatteva la conce-zione platonica delle forme come separate e come composte dal genere e dalle differenze18 • Nel contesto dell'indagine di H3 Aristotele riprende il punto, mostrando come questa concezione - muovendo dal presupposto che genere e differenza siano items dotati del medesimo statuto ontologico - finisca con l'equiparare, paradossalmente, la struttura delle forme a quella di una somma di elementi materiali, mancando, così, di esprimere il riferimento a ciò che indica la sostanza dell'oggetto in questione 19 • Sulla base dell'analisi di Z12, sappiamo che tale riferimento, quantomeno all'interno della struttura delle definizioni ottenute "per divisione", sarebbe rappresentato dalla differenza ultima che individua il genere secondo un certo contenuto specifico. Nel caso della forma "uomo", è la differenza "bipede" che individua il genere "animale". Se, però, all'interno degli elementi che si era visto essere genericamente definibili come "materia della forma''2°, non si distingue quello che indica "la forma della materia della forma", si incappa nell'aporia di dover postulare un terzo elemento come responsabile della loro unità21 •
18
19
Cfr. § 1.7.
L'interpretazione di queste linee dipende da cosa si intende come complemento di èçatpowteç. Secondo Ps. Alex. (553.7) si tratterebbe dd successivo tiJv UA.1]V. Come osservato da W.D. Ross, Aristotles Metaphysics, cit., p. 232, tuttavia, non risulta immediatamente chiaro, dal contesto, chi sarebbero "coloro che eliminano la materia". Per questa ragione sembra più opportuno ritenere, con la maggioranza dei traduttori moderni, che èçatpowteç regga il precedente 6 e che Aristotele stia qui estremizzando le conseguenze che derivano dal mancato riconoscimento platonico dell' asimmetria esplicativa caratteristica degli items che compongono U deftnims di una certa forma. 20 Cfr. § 1.5, § 1.6. 21 L'ipotesi espressa dalla formula ei tai>8' UA.l} a 10431, 11 non esprime, naturalmente, il convincimento aristotelico circa la natura di "animale" e "bipede" come genere e differenza specifica della forma "uomo", ma, al
SOSTANZA SECONDA (H)
287
I sostenitori della dottrina delle Forme, dunque, finiscono, agli occhi di Aristotele col ridurre la struttura delle definizioni a quella di una somma di meri co-definenti, mancando di restituire il riferimento alla causa dell'essere (atnov -rou sivat) e alla sostanza (oùoia)22 • Proprio l'ennesimo richiamo esplicito alla formula con la quale, in Zl 7 ,Aristotele aveva, da ultimo, identificato il significato di oùcria. - ainov tou sivat - segnala, tuttavia, il differente uso che dell'esempio "uomo" Aristotele fa in questo contesto, rispetto a quello caratteristico del libro Z. Se in Z12Aristotele si era servito di questo esempio per mostrare come l'anteriorità delle parti materiali che descrivevano l'aspetto non accidentale di una certa forma potesse essere ricondotta all'esistenza non separata del genere rispetto alla forma di cui esso era genere23 , già a partire da questo momento dell'analisi di H, egli pone le basi per affermare quanto diverrà esplicito in H6, ovvero che il genere di una certa forma può essere compreso come materia, ovvero come ciò che, caso per caso, esprime l'aspetto potenziale dell'essere per sé di un certo oggetto. Parafrasando, potremmo dire che "animale e bipede" non sono entrambi "matena · " deila rorma r " uomo " , perehe' so1o "animaie,, 1o e. ' Al contrario, la differenza "bipede", dev'essere intesa - sulla scorta del paradigma esplicativo formulato in Zl 7 e sviluppato
contrario, ha il compito di rimarcare la conseguen7.a. paradossale ndla quale incappano, a suo dire, i Platonici. Per un approfondimento sulla questione, si rimanda, in particolare, a S. Meno, 1he Aim and theArgument ofAris/Qtle's Metaphysics, cit., Ile, pp. 21-23. 22 Come giustamente rilevato da W.D. Ross,Amtotle's Metaphysics, cit., p. 232, l'assen7.a. ddla negazione ou davanti al Afyoiev della linea 14 in Ab è ascrivibile al fraintendimento dd senso della frase ò èçatp0UYteçtiJv UA.lJV Afyoootv alla linea 12. 23
e&.§ 1.6.
288
MATERIA SENZA MATERIALISMO
in H2 - come analoga alla causa dell,essere che struttura la materia "animale" secondo un contenuto determinato. L'affermazione circa la natura "ilemorfica" della definizione occorre in H3 1043b30-32, al termine di un argomento in cui Aristotele riprende un'aporia formulata dai seguaci di Antistene: Di conseguenza l'aporia che sollevano i seguaci di Antistene, pur essendo così incolti, viene in un certo senso al momento giusto, cioè da loro affermazione> che non è possibile definire il "che cos'è" (perché la definizione è un discorso lungo), ma è possibile descrivere e insegnare la qualità di una cosa, come nel caso dell'argento, non che cos'è, ma che è simile al piombo; quindi illo 1ea-r' a.À.AOU Asyscr8ai), · · " , "-re · " o " acc1·dente" . L'uovvero per " partecipazione arre-z1one nica variazione significativa rispetto al "precetto" esposto in Z4 sembra - come già anticipato - concernere il fatto che, mentre all'interno dell'indagine logica sull'essenza caratteristica di quel contesto teorico Aristotele sembra distinguere nettamente la relazione di appartenenza fra due items dalla definizione caratteristica delle specie ultime di un genere (e che in Z12 egli chiarisce essere ottenuta "per divisione"), in H3, attraverso il precedente richiamo alla definizione di "uomo" come "animale bipede", egli sembra alludere a una possibile ritrascrizione della struttura definitoria delle specie in quella di appartenenza fra items, esibita dalla formula -ri 1eatà nvòç 011µaivst 38• Sebbene Aristotele rimanga piuttosto allusivo su questo punto, sembra questa una delle acquisizioni teoriche più importanti dell'ultimo capitolo di H: H639 • Un ultimo rilievo va fatto a proposito dell'indefinibilità che, all'interno del quarto paragrafo di H3, Aristotele dice
01>µ13ef311K6ç)· àJJJJ. 'A.6yoç µèv fotat éKciotou Kaì trov ID~ ti 011µaivei, tàv ovoµa, on t66e téi}6e i>1tç àòuvatov, Kaì nepi niç eiç tòv àpt8 µòv àvaycoyfjç, éotro µéxpt toutmv 6tropwµévov.
SOSTANZA SECONDA (H)
(5)
299
come il numero, nemmeno la sostanza intesa secondo la forma (1ea-rà. -rò si5oç) ammette il più e il meno ( -rò µallov 1eaì ~Tiov), ma solo quella considerata insieme con la materia (µs-rà. tflç UA'Jl9.
Come si evince dalla lunghezza dell'argomento, l'analogia fra "numeri" (àp1eµoi) e "sostanze" (oucriat) ha, certamente, un interesse intrinseco per Aristotele42 • Nel contesto di H3 essa serve, tuttavia, a rimarcare i più importanti fra i risultati teorici raggiunti dopo l'introduzione del paradigma esplicativo sulla sostanza di Zl 743 • In termini molto schematici, viene infatti ribadito: 1) che le sostanze non sono meri aggregati di elementi materiali fra loro semplicemente giustapposti; 2) che la definizione intesa come composto deriva da elementi non composti, ma semplici; 3) che la definizione dell'essere per sé di un oggetto non è sottoponibile a pratiche additive o sottrattive; 4) che l'unità della definizione non è quella caratteristica di un punto o di una monade, ma è quella che si è definita come "funzionale", caratteristica di un intero; 5) che nessuna sostanza, se intesa secondo il suo riferimento formale e non secondo il suo riferimento materiale, è più sostanza di un'altra a essa specificamente identica. Perlomeno i punti I); 2); 3); 4) sono facilmente desumibili dal contesto di H3, col 5) a rappresentare un naturale corollario di essi. Mentre i punti I) e 5) sviluppano direttamente l'analogia fra "numeri" e "sostanze", i punti 2) 3) e 4) sviluppano
Per un,analisi del tema che va oltre il testo di H3 si rimanda, in particolare, a G. Galluzzo, Substantiae sunt sicut numeri: Aristode on the Structure of Numbers, in M. Sialaros {ed.) Revolutions ana Continuity in Greek Mathematics, De Gruyter, Berlin/Boston 2018, pp. 295-318. ·0 Cosl anche D. Bostock, Aristotle's Metaphysics- Books zana H, cit., p. 267 e E.C. Halper, One ana Many in Aristotle's Metaphysics. 1he Centrai Books, Parmenid~ Publishing, Las Vegas 2005, p. 170. "
2
300
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l'analogia mediante l'isomorfismo sussistente fra struttura della sostanza e struttura della definizione, che, esplicitato al principio di Zl044, risulta confermato anche in seguito all'introduzione del paradigma esplicativo sulla nozione di oùcria elaborato a partire da Z 17. Da questo punto di vista, la "morale" principale del capitolo - che il suo ultimo paragrafo concorre a confermare - è che, come la sostanza, anche la definizione dev'essere intesa come composto di elementi strutturati secondo l'unità caratteristica di un intero invece che secondo quella di un mero ammasso45. La premessa dell'argomento è che se si intende equiparare il modo d'essere delle sostanze a quello dei numeri bisogna basarsi su una conce-zione del numero diversa da quella che lo intende come aggregato di monadi. Qualcosa di analogo era già stato detto in Z13, là dove, dopo aver dichiarato impossibileche la sostanza fosse costituita da sostanze presenti in essa al modo di ciò che è in atto, Aristotele aveva chiarito che le cose stavano nello stesso modo anche a proposito del numero: Allo stesso modo dunque è chiaro che le cose staranno così anche a proposito del numero, se è vero che il numero è una sintesi di unità {cruv8ecn; µova6rov), come viene detto
da alcuni; o infatti il due non è un numero unico, oppure l'unità non è contenuta in essa in atto46•
Se il numero viene considerato come una somma di unità fra loro esistenti in atto - al pari di quello che i Platonici ritengono di "uomo" come costituito da "animale" e "bipede" intesi come sostanze per sé sussistenti - il numero non sarà
.w Cfr. ZIO 1034b20-24. ◄5 ◄6
Cfr. Z17 1041bll-12 e relativo commento in§ 1.8. Cfr. Z13 1039a11-14.
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una realtà in sé unifìcata47 • Al pari di quello che avviene nel caso delle sostanze, cioè, le unità di cui ciascun numero si costituisce devono essere pensate come elementi materiali sussistenti in potenza che, in quanto tali, non sono sufficienti a definirne l'identità. Da questo punto di vista, quanto solo implicito in H3 e in Z13, è esplicito inMe"ttlfoica M8, là dove Aristotele afferma che: Inoltre, se ilnumero è separato, uno potrebbe trovarsi nell'aporia se sia anteriore l'uno oppure la triade e la diade; in quanto infatti il numero è composto (cruv8ern;), l'uno, ma in quanto è anteriore l'universale, cioè la forma, il numero; ciascuna unità infatti è parte del numero come materia (mru.pouµévou) ( ... ) né in generale do è> nessun numero; e infatti l'essenza deve rimanere. Se una coppa è monca, deve essere ancora una coppa, mentre il numero non è mai lo stesso49 •
Ora, se, da un lato, questo brano conferma quanto Aristotele dice in H3 circa il fatto che un numero cessa di essere lo stesso se a esso si sottrae una qualsivoglia quantità, esso
-69
C&.1127 1024at t-16.
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303
sembra, dall'altro, incrinare la premessa su cui il brano di H3 fonda, come abbiamo visto, l'analogia fra la struttura della sostanza e quella del numero. Ovvero che quest'ultimo, al pari della sostanza, non sia concepibile come un aggregato di unità, ma costituisca, per certi versi, un intero o - per stare alla terminologia usata da Aristotele nel quarto punto dell'ultimo paragrafo di H3 - che esso sia concepibile come un uno costituito di molti (sv s1e xollrov). Se, infatti, è possibile pensare una realtà come "monca", solo se si fa riferimento a un "quanto" (xocr6v) che sia sia divisibile in parti che intero, il fatto che il "numero" non possa essere concepito come monco deve necessariamente basarsi sul dato per cui, pur essendo divisibile in parti (µsptcrr6v), esso non rappresenta - come invece la "coppa" menzionata nell'esempio di fl27 - uno oA.ov. A questo proposito, può essere utile ricordare la definizione di àpt8µ6ç che Aristotele riporta in Metafisica !i13, ovvero proprio nel contesto dedicato all'esposizione dei significati del termine xocr6v: Quanto è ciò che è divisibile in due o più parti, ciascuna delle quali è naturalmente qualcosa di uno e un questo. La moltitudine dunque è un certo quanto, qualora sia numerabile, mentre la grande-zza do è> qualora sia misurabile. È detto moltitudine ciò che è divisibile in potenza in parti non continue, grandezza in parti continue, della grandezza quella continua in una dimensione è lunghezza, qudla in due dimensioni larghezza e qudla in tre profondità. Tra queste cose la moltitudine limitata (XA.fj8~ µèv -rò 1t87t8paoµévov) è numero (à.pt8µò;), la lunghe-zzalimitata è linea, la larghezza è superficie, la profondità è corpo 50 •
so e&. 813 1020a7-14.
304
MATERIA SENZA MATERIALISMO
Aristotele distingue qui con chiarezza il concetto geometrico di "grandezza" (µsyseoç) da quello aritmetico di "moltitudine" o "pluralità" {xAfj8oç). Mentre la grandezza geometrica è divisibile in parti continue, la pluralità aritmetica è divisibile in parti non continue. All'interno di questa distinzione il "nwnero" (àpt8 µoc;) viene definito come xlfj8oç xs1rspacr J.lsvov. V'è da chiedersi, allora, in che misura una tale definizione di numero risulti in accordo con l'idea che Aristotele sembra suggerire in H3 circa il suo modo d'essere "uno costituito da molti". È possibile, cioè, sulla base della comparazione con il contesto teorico elaborato in diversi luoghi di Metafisica 11, che il numero sia effettivamente concepibile al modo di un "intero" {oA.ov)? Non solo l'idea che il numero non possa in alcun modo essere concepito come una realtà monca, infatti, sembra fondata sulla sua distinzione da ciò che rivela tale statuto, ma anche l'idea che esso sia concepibile come una "pluralità numerata" sembra rafforzare l'ipotesi - apparentemente negata dalla premessa dell'argomento di H3 - che esso risulti da una collezione di unità. Per sciogliere questa aporia può essere utile rifarsi a un altro testo presente in Metafisica 11 e, in particolare, a quanto Aristotele afferma nel capitolo 26, dedicato proprio all'analisi dei significati del termine oA.ov. In quel contesto, egli chiarisce che sono definibili come "interi" sia il continuo (rò owsx,sç) che il limitato (-rò 7tSXSpacrµtvov), qualora siano "qualcosa di uno composto da molti" (sv n tK XASt6vcov )5 1• Mentre il primo riferimento allude alle grandezze geometriche, il secondo a quelle aritmetiche. Nel seguito del brano, Aristotele raffina, per certi versi, il quadro relativo a quanto genericamente sussumibile entro la nozione di oA.ov, operando un'interessante
s•
e&. ~26 10231>32-33.
SOSTANZA SECONDA (H)
305
distinzione fra il concetto di "tutto" (xav) e quello propriamente definibile come "intero" (oÀov): Inoltre, poiché il quanto ha un principio, un punto di mezzo e un estremo, le cose, la cui posizione non fa differenza (J.bì xoteii) 8éou; 6ta fa, sono dette "intero" (oAOV). Quelle che ammettono entrambe le cose, sono dette sia "interi", sia "tutti". Queste sono le cose la cui natura rimane la stessa al mutare della posizione, mentre la forma non rimane, per esempio la cera e il vestito; infatti sono detti sia "intero" sia "tutto" poiché hanno entrambi i caratteri. L'acqua invece e tutti i liquidi e il numero (apt8µ6c;) sono detti "tutto" (xav), mentre non si dice "l'intero numero" e "l'intera acqua", se non per metafora. Tuttele cose a proposito dellequali il tutto si dice come a proposito dell'uno, a proposito di queste il "tutti" come a proposito cli quelle divise: "tutto questo numero" (xéic; oò-roc; 6 àpt8µ6g, "tutte queste unite" (xdcrat aò-rat ai µovooev, x&ç t èv6éxetat 1eaì x&ç à6uvatov, 1eaì m:pì ti]ç eiç tòv àpt8µòv àvaycoyfjç, fotc.o µéxpt w6tc.ov 6wpw µévov. 63 Così W.D. Ross, Aristotle's Metaphysics, cit., p. 234; D. Bostock, Aristotle's Metaphysics- Books Z and H, cit., pp. 270-271, il quale sospetta che queste linee siano opera di un editore poco attento; P-M. Morel, Aristote. Métaphysique Èta, cit., pp. 129-130, che, pur sottolineandone l'aspetto parziale, tenta di salvarne l'autenticità. 64 Per cui cfr. § 2.4 e§ 2.5. 65 Cfr. H6 1045a7-8: IIepì 6è ti]ç wropiaç ti]ç eip11 JJÉVllç xepi te toùç òpwµoùç 1eaì m:pì toùç àpt8µouç, ti ainov toil ev eivat; 66 Cfr. M.L Gill,MetaphysicsH 1-5 onPerceptibleSubstances, in C. Rapp (hrsg.) Aristoteles: Die Metaphysik, Die Substanzbiicher {Z,H, e), Akademie Verlag, Berlin 1996, p. 211, n. 2.
SOSTANZA SECONDA (H)
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Sebbene la questione relativa alla collocazione di queste linee non possa essere in alcun modo risolta, essa è spia di un più generale problema di struttura relativo al libro H così come noi lo leggiamo. Nonostante l'argomento di H3 dipenda coerentemente da quello sviluppato in H2 e sia altrettanto coerentemente approfondito in H6, infatti, esso risulta scarsamente legato al tema di H4-5, in cui dall'opposizione fra materia e forma e potenza e atto (dominante in H 1-H2-H3 e, come vedremo, anche in H6) si passa a discutere, rispettivamente, del rapporto che si istituisce fra la causa materiale e gli altri tipi di cause (H4) e fra la materia e i suoi opposti stati di possesso e privazione (HS). Ora, quand'anche si accettasse l'ipotesi tradizionale, variamente declinata, secondo la quale H4 e HS costituiscano corollari di disambiguazione sulla materia67, v'è da chiedersi in che rapporto stia la dottrina esposta in essi e con quanto loro precede e con quanto loro segue. Prima di affrontare questo tema, è necessario ripercorrere brevemente il percorso argomentativo sviluppato daAristotele nei primi tre capitoli del libro H - così come ricostruito in questo lavoro - e sottolineando, adesso, gli aspetti per cui esso, in accordo con l'incipit di Hl, è inteso "completare" la precedente indagine del libro Z. Analizzando l'argomento di H 1, si è visto come, in seguito all'identificazione della nozione di oùcria con quella di "una certa causa" e di "un certo principio", ottenuta in Zl 7, la materia cessasse di essere intesa - così come al termine di Z3 - in quanto espressione di un contenuto di meraindeterminatezza68, passando, ora,a dover essere considerata secondo la sua determinabilità, ovvero come «ciò che non essendo in atto un questo, è un questo in potenza». Sempre in Hl, questo rilievo metafisico circa lo statuto della
67
Per cui dr. Introduzione.
68
Cfi-. § 1.2.
314
MATERIA SENZA MATERIALISMO
materia veniva fondato, sul piano fisico, attraverso il riconoscimento che, in ciascun mutamento sostanziale, la materia fungesse da sostrato soggiacente al mutamento da un opposto ali' altro, risultando segnata, al principio della generazione, da un'unità numerica e da una duplicità aspettuale {ovvero, in quanto contraddistinta da una positività aspettuale congiunta a una certa privazione) 69 • In H2, Aristotele qualificava l'essere sostrato della materia - ormai pienamente riabilitato allo scopo di significare la sostanza - in quanto espressione di una certa condizione di determinabilità propria dell'essere per sé di ciascun oggetto. Da questo punto di vista, si può dire che l'indagine sul modo d'essere della sostanza sensibile come atto - detta contraddistinguere l'analisi di H2 - completa la ricerca di Z, e di Z 10-11 in particolare, sulla materia come parte di ciascun oggetto e della sua corrispondente definizione. Sul piano testuale, ciò risulta confermato dalla definitiva inclusione - entro il novero di quanto è sostanza e ha definizione - delle strutture che - in Z 11 - avevano segnalato l'impossibilità di ridurre tutto alla nozione di forma: -ros' SV Tq>ò 'scrtlv iì COòÌ Taòì sxovca70 • Come si ricorderà, la prassi di neutralizzazione materiale caratteristica dell'indagine di Z aveva condotto Aristotele a ridurre l'emergenza materiale delle parti che descrivevano condizioni di anteriorità funzionale di una certa forma all'esistenza non separata del genere rispetto alle sue specie7 1• La prassi inclusiva di H - in accordo col paradigma elaborato in Zl 7 - sembra, invece, concepire la materia come ciò a partire dal quale dev'essere condotta la ricerca sull'essenza di ciascun oggetto, intesa, ora, come causa grazie alla quale una certa materia si trova a essere così
69
70 11
Cfr. § 2.1. Cfr. § 2.2 e § 1.5. Cfr. § 1.6.
SOSTANZA SECONDA (H)
315
determinata72 • Ciò pone le condizioni per concepire - già a partire da H3 - l'aspetto per cui la materia co-definisce l'essere per sé di ciascun oggetto come espressione dell'appartenenza di un certo contenuto specifico a un certo genere. Se, cioè, la prassi di neutralizzazione materiale di Z sembrava equiparare una certa nozione di materia a quella del genere caratteristico delle definizioni ottenute per divisione, la prassi di inclusione materiale di H sembra far coincidere la nozione di genere con quella della materia in cui, in H3, è detto necessariamente dividersi il discorso definitorio ora caratterizzato come ti x:m:à nvòç 011µaivst. Da questo punto di vista, si può certamente dire che l'indagine di H3 completa quella di Z, e di Z12 in particolare, mostrando come l'inclusione definitoria del riferimento a co-definenti sensibili (uÀll aicr811tit) e a co-defìnenti intellegibili ( UA.ll vo11nV non implichi il ricorso a strutture definitorie rappresentate dalla mera addizione di riferimenti fra loro reciprocamente estrinseci. La definizione esprime, infatti, sul piano logico-predicativo, la relazione di appartenenza reciproca fra una certa materia e la differenza che ne struttura la potenzialità caratteristica secondo un contenuto determinato. Ora, sebbene il quadro così delineato mostri non solo la sua interna coerenza, ma anche il suo intimo legame teorico con i contesti del libro Z variamente deputati alla neutralizzazione del riferimento materiale di volta in volta emergente, esso rivela anche alcuni aspetti problematici. In particolare, se, da una parte, l'indagine sulla sostanza sensibile come atto (còç svspystav), sviluppata in H2 (e delle cui conseguenze sul piano definitorio Aristotele si occupa in H3), sembra dipendere, coerentemente, dall'assunto di Hl relativo al fatto che la materia sia 6uvaµst -r66s n, dall'altra, il risultato chiave di essa - per cui
n e&. § 1.8 e § 2.2.
316
MATERIA SENZA MATERIALISMO
«della materia diversa è diverso l'atto» - rappresenta qualcosa di, per certi versi, "precipitato" nel testo. In che modo, cioè, Aristotele passa da una considerazione secondo la quale la materia rappresenta qualcosa di potenzialmente determinato a una considerazione secondo la quale essa rappresenta una specifica potenzialità? In che modo, in altri termini, la riabilitazione, all'opera in H 1, delle credenziali che la nozione di sostrato rivela per significare la sostanza, implica, di per sé, che tale sostrato sia considerabile come parte che co-definisce l' essere per sé di un certo oggetto secondo un contenuto proprio? Una prima risposta a tale quesito è facilmente individuabile se si riflette sul fatto che, in effetti, la riqualificazione astratta delle ragioni per cui «anche la materia è sostanza», propria di Hl,dipende dall'assunto di Z17, per cui si intendeva,da quel momento in avanti, la ricerca sulla sostanza come ricerca del perché una certa materia fosse così determinata. Da questo punto di vista, si può dire che H2 costituisca l'applicazione dei principi stabiliti in Zl 7, perché, già al termine di Zl 7, la materia è "una certa potenza" e nonostante se ne sottolinei, in quel contesto, l'insufficienza esplicativa rispetto alla determinazione dell'essere di un certo compost73 • Si può dire, cioè, che l'apparente balzo in avanti che il quadro teorico di H2 rappresenta rispetto al quadro teorico di Hl, costituisca, in realtà, una ripresa di quanto già pienamente implicito al termine di Zl 7 e che l'argomento di Hl abbia il compito di supportare quello di Zl 7, mostrando come l'affermazione di Z3, secondo cui la materia rappresentava ciò che non era di per sé niente di determinato, non confligga col nuovo punto di partenza della ricerca. Hl avrebbe, in quest'ottica, il mero 73
Si ricordino, a tal proposito, i casi delle "lettere" e di "fuoco e terra", che, sebbene insufficienti a restituire, rispettivamente, ressere dei composti "sillaba" e "carne", esemplificavano, già nell'ultimo paragrafo cli Z17 {104lbl l-33) "specifiche potenzialità".
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compito di confermare che, con Z 17, si è chiusa la fase della ricerca per cui il significato di sostanza viene definito attraverso la neutralizzazione del riferimento materiale di volta in volta emergente, perché la materia è ora considerata come " • un questo m potenza» . Tuttavia, se si tiene presente lo sviluppo interno al focus sulla nozione di UATl che Aristotele sviluppa nel libro Z, si ricorderà come uno dei suoi aspetti chiave fosse rappresentato dalla distinzione fra la materia intesa come condizione accidentale e la materia intesa come condizione necessaria all'istanziazione di un certo contenuto. Si era infatti mostrato come obiettivo di Aristotele fosse quello di chiarire che non ogni condizione per cui la materia rappresentava l'essere da, di un certo oggetto potesse considerarsi come essere di quell' oggetto74 • Questa distinzione sembra, almeno a prima vista, omessa (o, quantomeno, assunta come già risolta) in Hl-H2-H3. Parafrasando, l'essere sostrato della materia inteso come "un questo in potenza" è - nei primi tre capitoli del libro H e come si vedrà in H675 - già considerato come "parte" di cui si compone un certo composto e di cui la corrispettiva definizione deve offrire piena cittadinanza. Ora, proprio i capitoli H4 e H5 sembrano deputati alla disambiguazione, che entro il nuovo contesto di ricerca - quello cioè definito dal principio per cui la materia rappresenta "un questo in potenza" -deve essere operata, proprio fra il suo essere ciò da cui un oggetto deriva e il suo essere ciò di. cui esso si costituisce. Mentre la prima condizione può essere ricondotta a una forma di potenzialità generica, solo la seconda sembra rappresentare la forma di potenzialità specifica che governa 7-t
C&. i rilievi fatti in § 1.4 e§ 1.5 a proposito della transizione teorica fra l'analisi della generazione di Z7-9 e l'analisi sul rapporto fra parti di un oggetto e parti della sua corrispondente definizione in Z 10-11. 75 Per cui dr. § 2.6.
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l'argomento di H2 e da cui dipendono sia quello di H3 che, come vedremo, quello di H6. Sul piano relativo alla costruzione testuale del libro H, si può, allora, certamentesostenere che la frase di apertura di H4 sia sintomo del fatto che lo stesso Aristotele sia ben consapevole che la transizione teorica fra la condizione per cui la materia è "un questo in potenza" (H 1) a quella per cui essa è "un certo questo in potenza" (H2) debba essere integrata proprio da un approfondimento di tal tipo: A proposito della sostanza materiale non deve restare oscuro che, se anche tutte le cose dalla stessa realtà prima (t1e wu auwu xpKéa ~ A.utapci, XOAi}ç oè tà 1tU18-20. 6 Cfr. A3 983J,20-984at6. 5
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materiale con un'unica realtà ( sx: -cou mhou xpco-cou) - come facevano Talete, Anassimene, Diogene, Ippaso ed Eraclito- sia che lo si identifichi con una pluralità di elementi fra loro specificamente distinti (s1e trov mhrov coç xprotrov) -come facevano Empedode e Anassagora - e a prescindere dal fatto che tali identificazioni siano corrette, l'essere per sé di un certo oggetto non è definito dalla materia caso per caso individuabile come "prima"7• La materia di cui ciascuna cosa si compone, infatti, ha una natura diversa da quella da cui originariamente deriva e che può fungere da principio per la generazione (roç àpm -coiç 'Yl''fVO µtvou;) di cose fra loro differenti. Stando agli esempi offerti da Aristotele: materia propria della "flemma" sono le cose dolci o grasse e materia propria della "bile" sono le cose amare. Anche se flemma e bile fossero, allora, riconducibili a un comune elemento materiale, non sarebbe questo a definirne la specifica identità materiale. Questo punto viene sviluppato nell'immediato seguito di H4, là dove Aristotele afferma che: Vengono ad esserci più materie della stessa cosa quando l'una sia materia dell'altra, per esempio la flemma deriva' dal
7
Come sottolineato in M.F. Burnyeat et al, Notes on Book Eta. and
Theta ofAristotle's Meta.physics, cit., p. 32, attraverso ropposizione fra l' è1C
-rou aùtou xpci>tou e l' èK -roov aùtoov roç xpci>trov alla linea 1044a 16, Aristotele non distingue, come invece ritiene Ross, la nozione tecnica di "materia prima" da "i quattro elementi", giacché non intende compromettersi, qui, con nessuna posizione precisa circa la specifica identità della materia considerabile come "prima", quanto, piuttosto, rimarcare che, a ciascun livello di analisi materiale, bisogna indicare la materia propria di ciascuna cosa. s Differentemente da E. Berti, Aristotele. Metafisica, cit., p. 355, che traduce con "è costituita. da", rendo questo come il successivo è1C +genitivo con il verbo "derivare", giacché è proprio il riconoscimento del carattere plurale della derivazione materiale di un oggetto a permettere, in questo contesto, l'individuazione del suo unico elemento costitutivo.
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grasso e dolce, se il grasso deriva dal dolce, ma dalla bile per il fatto che la bile si risolve nella materia prima. In due modi infatti questa cosa deriva da quest'altra, o perché verrà a essere per strada o perché si è risolta nel principio9•
La distinzione fra la materia comune a più composti materiali e quella propria di ciascuno di essi mostra, di per sé, come della stessa cosa possano individuarsi "più materie,, {XÀSiouç 'ÒA.a~: si può dire che materia della flemma siano sia il grasso che il dolce- prima genericamente individuati come sua "materia propria,, - perché il grasso deriva dal dolce. Oppure, si può dire che la flemma derivi dalla bile, se si considera la bile come risolta nella materia prima (su; nìv xpcon,v UA.l}v), dalla quale sia la flemma che la bile comunemente derivano e di cui Aristotele non offre precisa identificazione nel testo.Tenendo a mente il brano di Metafisica A3 sopra riportato, attraverso cui egli inaugura la propria rassegna sulle posizioni materialiste, Aristotele sta, cioè, precisando, in questo contesto, che se pur vi è identità materiale fra il ciò in cui qualcosa (la bile) si risolve e il ciò da cui qualcos'altro {la flemma) deriva, non ve n'è tra questo elemento comune e la materia individuabile come oi1esia di ciascuna cosa. L'analisi dell'umore flemma mostra allora che, in senso proprio, materia di essa siano gli elementi grassi e, solo derivativamente, gli elementi dolci da cuiquesti, alorovolta, provengono. In altro senso, si può dire che materia della flemma sia la bile, sebbene materia propria di questa siano gli elementi amari, ovvero elementi opposti a quelli propri della flemma. Ciò accade perché si considera la
1044a20-25: yiyvovtat 6èiliiouç i>A.at toi> aùtou otav 0atépou ~ étépa n, oiov y1U1Céoç, è1C 6è xolijçtéi) àvç to6ì 1eai evaca tou6i. toi>to µévtoi tò o~ evaca à6uvatOV"{eVÉa8at., civµ~ cn611pouç TI· àvetyKll tipa cn611pouv rivai, tl xpimv fota11eai tò epyov aùtou. èç ùxo8écremç ~ tò àvCJ:'(Kaiov, wl., oùx còç tuoç· iv ràp tfi uA:n tò àvayt1C fonv. tò 6, chç eiooç ò 16yoç, àJJJJ. a6111oç èàv JlTl µetà ti)ç airiaç ò 16yoç. oiov ti etla'l'tç; crtéf"lcrtç yevfoeroç KaÌ q>8opa.ç fon KaÌ OÙ1C ecmv, oiov ai ocrrov yévemç fon Kaì µeraj3ol~ eiç W~l)A.Cl" ocra o' civeo toù µeraj3ill~v ecmv ~ µ~, OÙ1C fon to6trov UAT}3 Cfr. H4 1044al5. -4 Giudizi piuttosto riduttivi sulla struttura e il ruolo svolto da H5 nell'e1
conomia generale del libro H sono formulati in M.F. Burnyeat etal., Notes on Book Eta and 1heta ofAristotk's Metaphysics, Sub-Faculty of Philosophy, Oxford 1984, p. 38 e D. Bostock, Aristotle's Metaphysics- Books Z and H, Oxford U niversity Press, Oxford 1994, p. 276.
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fatto che alcune cose sono (fcru) senza processo di generazione (a.vsu ysvscrscoç) e non sono (ou1e Écrnv) senza processo di corruzione ( a.vsu 24-31, così come proposta in§ 2.1.
3 50
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materiale originario 9• Il venire all'essere di stati fra loro iscritti entro relazioni di contrarietà sembra, cioè, percorrere già l'indagine di H4, sia per ciò che concerne fenomeni fisici in cui la materia a essi soggiacente è solo funzionalmente definibile come tale, sia composti materiali in cui essa è autenticamente definibile come tale 10 • Rimarcando che talune cose -come i punti e le determinazioni formali intese nel loro senso più esteso - esistono senza processo di generazione e cessano di esistere senza processo di corruzione, Aristotele mira a mostrare che, se la centralità esplicativa della nozione di "materia" dipende dal suo essere "ciò da cui" (s1e nvoç) ha origine qualcosa, non tutto ciò che risulta organizzabile entro coppie di contrarietà necessita del riferimento a una materia per essere spiegato. Il richiamo allo statuto ontologico dei punti, apparentemente cursorio, risulta, in realtà, da questo punto di vista, assai ben collocato, giacché nella già citata aporia esposta in Meta,foica B5, in cui ci si domandava se i numeri i corpi, i piani e, per l'appunto, i punti fossero sostanze o meno 11, Aristotele mostrava proprio come questi ultimi fossero -al pari degli altri limiti e divisioni del corpo inteso come solido geometrico - del tutto avulsi dal processo di generazione e corruzione e come dovessero intendersi, semplicemente, talora come presenti talora come assenti (O'CS J.1sv oucraç O'CS 6s OU1C oucraç): Quando infatti i corpi sono a contatto o sono divisi, nello stesso tempo viene ad esserci talora, cioè quando sono a contatto, una sola , talora invece, cioè quando
Cfr. 1044..22-25. Da questo punto di vista la mia lettura di H5 diverge eia quella offerta in F. Baghdassarian, Aristote, Métaphysique, H, 5: la gmération des contraires et la matière, cit., pp. 63-64. 11 Cfr. B5 100lb26-28 e relativa discussione in§ 1.2. 9
10
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sono divisi, due. Di conseguenza, quando i corpi sono a contatto, la non esiste, ma viene meno, come pure quando sono divisi, esistono de divisioni> che prima non esistevano (poiché il punto, che è indivisibile, non può essere diviso in due) 12 •
In Metafisica Z15 il carattere "intermittente" che è possibile attribuire all'esistenza dei punti viene associato al modo d'essere proprio della sostanza intesa come forma: Poiché la sostanza è diversa, cioè, sia il sinolo sia la definizione {intendo dire che l'una sostanza è così, cioè la definizione preso insieme con la materia, mentre altra è la definizione in generale), quante dunque sono dette in questo modo, di queste e'è corruzione (poiché e'è anche generazione), mentre di la definizione non c'è tale per cui si corrompa (poiché non essenza (questo infatti è ciò che viene a trovarsi in altro ad opera di arte o ad opera di natura o di qualche altra potenza)». 17 Che quanto vale per le forme sostanziali valga anche per tutto ciò che cadeentro le altre categorie, come, nel casospecifico, per la qualità "bianco", è chiaramente espresso in Z9 1034b7- l 6: «Ma non solo a proposito della sostanza il discorso mostra che la forma non si genera, bensl a proposito di tutte le cose il discorso è comune allo stesso modo che per le prime, per esempio a proposito del quanto, del quale e delle altre categorie. Come infatti si genera la sfera bronzea, ma non la sfera né il bronzo, e anche a proposito del bronzo, se si genera (sempre infatti devono preesistere la materia e la forma), cosl anche a proposito del "che cos'è" e a 16
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modo diverso (s-rsproç), l'uomo bianco è dall'uomo nero e il bianco dal nero 18• Con ciò Aristotele non intende, ovviamente, negare che tutti gli opposti sono l'uno dall'altro, ma, piuttosto, che tutti derivano l'uno dall'altro 19• La manovra anti-materialista caratteristica di questo brano sembra consistere, cioè, nel fatto che riconoscere la materia quale condizione imprescindibile per la comprensione del mutamento fra opposti - come affermato in Hl 1042:a32-b3 - non implica che essa debba essere riconosciuta quale condizione imprescindibile per la comprensione del concetto di contrarietà inteso in termini assoluti. Il fatto che la materia faccia da sostrato ai mutamenti tra opposti non implica, di per sé, che di ogni contrario vi sia materia, perché alcuni contrari sono e non sono senza trasformazione reciproca e, specularmente, solo i contrari di cui vi è trasformazione reciproca hanno materia20 • Proprio alla trasformazione reciproca fra contrari e al rapporto che con i contrari istituisce la materia propria di ciascuna proposito del quale, del quanto e delle altre categorie; non si genera infatti la qualità, ma il legno di tale qualità, né la quantità, ma il legno o r animale di tale quantità>>. 18 C:Ome opportunamente rilevato da W.D. Ross, Arutotles Metaphysics -A revised text with introduction commmtary 2 vols. Clarendon Press, Oxford 1924, p. 236: «una cosa nera può diventare una cosa bianca e ciò avviene attraverso un processo per cui una parte dopo raltra diventa bianca, mentre il nero non diventa bianco e tutto ciò che possiamo dire è che dove vi era nero adesso vi è bianco e che il bianco succede al nero istantaneamente». 19 Questo punto è ben messo in luce in MF. Bumyeat et al., Notes on Book Eta ana Theta ofAristotles Metaphysics, cit., p. 36, in cui si suggerisce, correttamente, come la frase introdotta da àJ.JiJ. a 1Q44b25 sottintenda fon e non yiiyvetaL 20 La nozione di "materia" menzionata in 1044b27-29-detta caratterizzare ciò di cui vi è trasformazione reciproca -è quella tecnica di "materia per la generazione" e non indude, ad esempio, quella di "materia locale" menzionata in Hl 1042b6 e H4 10441>8.
ana
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cosaè dedicato il resto dell,analisidi H5, che, come vedremo, contribuisce ad approfondire il focus sull,identità materiale di un oggetto, già visto essere al centro dell,interesse di H4. Aristotele formula due aporie fra di loro intimamente collegate. La prima di esse occorre a 1044b29-34: Contiene un'aporia da domanda> come si comporta verso i contrari la materia di ciascuna cosa. Per esempio se il corpo è in potenza sano, e il contrario ddla salute è la malattia, è allora entrambe le cose in potenza? E l'acqua è in potenza vino e aceto? Oppure ddl'uno è materia secondo il possesso esecondo laforma, dell'altro invece doè> secondo privazione e secondo corruzione contro natura? 21
Così come nel primo paragrafo del capitolo si era mostrato che, al pari di ciò che è senza processo di generazione e di ciò che non è senza processo di corruzione, non tutti i contrari implicano la presenza di una materia a essi soggiacente, anche in questo secondo paragrafo di H5 Aristotele sembra sviluppare il tema relativo alla contestuale inclusione e limitazione del ruolo esplicativo svolto dalla nozione di ul11- In particolare, prendendo ora in considerazione il caso di contrarietà il cui venire ali, essere implica la presenza di un sostrato materiale, si sottolinea come ciò che, di volta in volta, funge da sostrato sia in potenza entrambi i contrari in modo diverso. Parafrasando, possiamo cioè ritenere che, distinguendo il modo in cui il "corpo" è in potenza "sano" e in potenza "malato" e il modo in cui l"' acqua" è in potenza "vino" e in potenza "aceto", Aristotele intenda mostrare che la materia da cui comunemente 1044.,29-34: exeiò' èmopiav1t&ç 1tpòç tcivavrla ti UA.l} ti èKciCftou qet. oiov ei tò o&µa ouvaµet 1Y'~6v, tvavriov oè voooç 11'~, essere uno? 1
Come si ricorderà, in H3 Aristotele aveva istituito tre relazioni di analogia fra numeri e definizioni:
1
104Sa7-8: IIepi 6è tiiç àmpiaç tiiç eip11J1évrlç nepi te toùç òpwµoùç 1eaì nepì toùç àpt8J.louç, ti ainov toil év dvat.
370
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come il numero, anche la definizione che esprime la sostanza di qualcosa è divisibile in parti a loro volta non divisibili (siç à6taipSLa); (2) come il numero, né la definizione né l'essenza rimangono la stessa cosa se qualcosa viene loro aggiunto o sottratto (1)
( rupatps8svroç 'CtVÒç ~ 7rpOindagine di Zl 011 e quella di Z 12 offerta in § 1.6. 8
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"bipede", ovvero attraverso il medesimo esempio utilizzato nel contesto di Z12, non va dimenticato che, mentre Z12 si apre con l'aporia sull'unità della definizione trattata negli Analitici e ritenuta utile ai discorsi intorno alla sostanza.9, si potrebbe dire che H6 utilizza "i discorsi sulla sostanza" sviluppati in Hl-5 per una riformulazione finale del tema relativo all'unità della definizione: Che cos'è dunque ciò che rende uno l'uomo, e perché è uno e non molti, per esempio sia l'animale sia il bipede, diversamente anche se esistono, come sostengono alcuni, un qualche Animale stesso e un Bipede stesso? Perché mai, infatti, l'uomo non è quelle realtà stesse, in modo che gli uomini siano per partecipazione non dell'uomo, nédi unasola realtà, ma di due, animale e bipede, e pertanto in generale l'uomo non sarebbe uno, ma molti, cioè animale e bipede? 10
L'interpretazione di queste linee è assai controversa e gli studiosi si dividono fra coloro i quali ritengono che l' explanandum sia l'unità della forma universale "uomo"11 e coloro i
9 Si
ricordi l'incipitdi Z12 a 10371,8-10.
104sa14-20: UO~ èOÙV01t0ta e\'tÒV av8J)6)XOV, 1CaÌ6tà Ue\'W..A., 0\) xo')JJ,,, oiov t6 te ç~ 1eaì tò 6ixouv, IDJ..roç te fui 1eaì ei fonv, oocrnep eivat t6oen ~ Jnì eivat· oiov toiç mi8ecn tò ùnoKeiµevov av8pron:oç 1eaì 56
crooµ.a 1eai 'l">xit, mi8oç 6è tò µoooucòv 1eai AEUK6v QJ:yerat 6è ti]ç µooouaiç èyyevoµévtiç è1ee1.vo où µooouciì àJJ.iJ. µoumK6v, 1eai où AEUK6t11ç ò av8poo1t0ç àJJ.iJ. AEUK6v, oooè f3avriaç 1eaì 'A.eu1c6TI]toç. 60 In Fisica A2 I 85b25-I 86a_3 Licofrone, sofista appartenentealla scuola di Gorgia, viene citato come uno degli "ultimi tra gli antichi" ad essersi dedicato al problema del rapporto fra l'"uno" e i "molti". A costui viene, in particolare, attribuita la posizione secondo la quale dovesse eliminarsi l'uso predicativo del verbo essere, di modo che, al posto della proposizione "uomo è bianco", dovesse intendersi "imbiancarsi" e, al posto della
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volta piuttosto indiretta, Aristotele sembra suggerire, in questo passaggio, che anche la struttura di "accidenti per sé," come è il caso della "scienza", del "vivere" o della "salute" rispetto all'"anima" e della "superficie" rispetto al "bianco" possono essere letti entro la cornice di riferimento definita dai concetti funzionali di "potenza" e "atto", così come definiti lungo il corso di H6 e senza postulare il riferimento a forme di mediazione a essi ulteriori. Una conferma di ciò è data dalle linee conclusive di H6, in cui Aristotele sistematizza i principali risultati acquisiti nel capitolo: La causa è che essi ricercano una definizio-
ne unificatrice, e una differenza, della potenza e dell'atto. Invece, come è stato detto, la materia prossima e la forma sono la stessa e unica cosa, in potenza, in un altro è in atto, cosicché è lo stesso il cercare qual è la causa dell'uno e da causa> del fatto che una cosa è una; ciascuna cosa infatti è una, e ciò che è in potenza e ciò che è in atto sono in qualche modo un'unica cosa, cosicché la causa non è nient'altro se non ciò che come motore dalla potenza ali'atto. Le cose che non
proposizione "è camminante", "cammina". È verosimile, ritenere, allora, che la posizione riportata in H6 costituisca uno sviluppo ulteriore, legato al tentativo (fallito agli occhi di Aristotele) di unificare realtà ritenute, a torto, irriducibilmente molteplici. Non è un caso, a tal proposito, che, al pari di quanto occorre nell'immediato prosieguo di H6, anche il testo di Fisica A2 si concluda con un riferimento al carattere risolutore che la polarità concettuale potenza-atto rivela rispetto al problema delruni-molteplicità di una certa realtà. Cfi-. 1851,34-1861: «E su questo punto erano già in difficoltà e convenivano che l'uno è molti, come se non fosse possibile che la stessa cosa sia una e molti, ma non le cose opposte. Ché, l'uno è sia in potenza che in atto».
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hanno materia, tutte, senza alcun'altra condizione, qualcosa che di per sé è uno61 •
{1) A differema delle posizioni contestate sino a questo punto del capitolo, l'ilemorfìsmo è un modello esplicativo che non necessita del ricorso a una terza realtà responsabile dell'unità ('A.6yov svo1totòv) fra due itemsconsiderati fra loro come irriducibilmente differenti (6ta16-23: ainov 6, on 6uvciµro,ç 1eaì ÈVreA.eXeia.ç çlfCoum. MY'(ov èv01Cotòv 1eaì 6trupopciv. fon 6>, cocmep etplf[at, ~ èox.cit11 UA11 1eaì ~ µopqnì taùtò KaÌ év, 6uvciµet, tÒ 6è èvepy~, cocne OJlOtoV tÒ çl}teiv tOU èvòç ti aitwv KaÌ tOÙ eY eivat· eY "(Clp tt Élç eiç èvépyaav. ooa 6è JJi} fxet UAl]V, mivta wrì1.mç oxep év tt61
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categorie in cui si divide l'ente, sono, senza qualificazioni {rurÀ.ébç), qualcosa, di per sé, aspettualmente unitario e, in quanto tali, logicamente separabili. Come è facile desumere, le linee finali di H6, sebbene sembrino nient'altro che una sintesi, piuttosto ridondante, dei principali fra i risultati ottenuti nel capitolo62, confermano come il senso principale del "compimento" che il libro H ha rappresentato, rispetto all'indagine di Z, coincida con l'elaborazione di un quadro per cui, dall'analisi della sostanzialità materiale, si giunge all'individuazione di un riferimento non materiale. O, per stare al titolo di questo lavoro, con l' elaborazione di una dottrina della "materia senza materialismo".
Al punto che l'espunzione delle linee 1045hl7-23 proposta da W. Jaeger,Aristotelis: Metaphysica, cit., p. 176, appare, in fin dei conti, tutt'altro che ingiustificata. 62
Conclusioni
V'è da chiedersi, in conclusione, cosa ne sia dell'indicazione formulata da Aristotele al principio di Z17, in cui si diceva che "il nuovo inizio" sulla "sostanza" potesse essere di qualche aiuto rispetto alla definizione di quella sostanza che esiste come "separata dalle sensibili" (x:sxcoptcrµsvtl -rél>v aicr8l)-réov oucnéov ) 1• Nessun riferimento esplicito al tema sembra, infatti, potersi evincere dall'analisi testuale e argomentativa del libro H, offerta fin qui. Sembra, tuttavia, possibile immaginare che la rielaborazione in H del paradigma sulla sostanza di Zl 7 - per cui il suo significato si identifica con quello di . . . ,, . . . . una certa causa e un certo prmc1p10 - net termm1 per cw "sostanza prima" è ciò che esiste in atto e "sostanza seconda" ciò che esiste in potenza, tracci, quantomeno, una certa linea ((
1
Cfr. 217 1041a6-9.
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MATERIA SENZA MATERIALISMO
direttrice. Si può, cioè, ipotizzare che l'individuazione cli una sostanza separata dalle sensibili coincida con l'individuazione di un riferimento sussistente in atto e non correlato a nessuna forma di potenzialità2• Quel che è certo, invece, è che l'indagine sulle "cause", i "principi" e gli "elementi" delle sostanze- detta contraddistinguere H all'inizio del libro 3 - ha permesso la piena tematizzazione delle nozioni cli "potenza" (6uvaµtç) e di "atto" ( svrsÀSX,sta), solo sporadicamente in uso in Z. Come è noto, tali nozioni costituiscono, coerentemente, argomento principale del successivo libro e (IX) della Metafisica di Aristotele:
r
A proposito dunque di ciò che è in modo primario e rispetto al quale tutte le altre categorie dell'ente sono riferite, cioè a proposito della sostanza, è stato detto (secondo infatti il richiamo alla sostanza sono detti gli altri enti, cioè sia il quanto, sia il quale, sia le altre cose dette in questo modo, perché tutte contengono il richiamo alla sostanza, come abbiamo detto nei discorsi precedenti); ma poiché è detto «ente» da un lato il che cosa, o il quale, o il quanto, e dall'altro quello secondo potenza e atto, cioè secondo la funzione, definiamo anche intorno alla potenza e all'atto4 •
2
Cosl anche S. Menn, 1he Aim and the Argument ofAristotle's Me-
taphysics, https://www.philosophie.hu-berlin.de/de/lehrbereiche/antike/ mitarbeiter/menn, Ile p. 40. 3 Cfr. H 1 1042a3-6: eip11tat &lì on trov 0001.CDV ç,,mtat tà aina Kaì ai XaÌ 1eaì tà 1tpmtroç ovtoç 1eaì xpòç 6 xàcrat ai ill1.at 1eanyyopiat toi> ovroç àvacpépovtat eip11tat, xepi ti]ç oooiaç (1eatà yàp tòv ti]ç oùoiaç 'J..6yov 'J..éyetat t&Ala ovra, t6 te xooòv 1eaì tò xotòv 1eaì t&Ua tà OUtCO 'J..q6µeva· mivta yàp eçet tòv ti]ç ouaia.ç 'J..oyov, rocm:ep roroµev èv toiç 1tprototç 'J..6yotç)· èn:eì oè 'J..éyetat tò òv tò µèv tò tl ~ 1totòv ~ 1too6v,
CONCLUSIONI
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Lincipitdel libro e appena riportato conferma, senza ombra di dubbio, come l'interpretazione tradizionale di H quale libro di transizione fra l'indagine di Z e quella di e colga, certamente, l'aspetto più evidente del suo testo. Nel corso di questo lavoro si è tuttavia tentato di mostrare come tale ruolo di transizione sia vincolato a un compimento dell'indagine sulla sostanza di Z non riducibile allo statuto di mera appendice, né a quello di mera applicazione dei principi stabiliti in Zl ?. Al contrario, H completa, in maniera decisiva, quanto lasciato inevaso dall'indagine di Z, mostrando quali conseguenze derivino dall'assumere che significato di "sostanza" sia quello coincidente con "una certa causa" e un "certo principio". Nei sei capitoli che compongono il libro Aristotele mostra, in particolare, come il recupero della sostanzialità caratteristica di ciò che, di volta in volta, funge da elemento materiale non implichi il venir meno del principio cardine della ricerca di Z, secondo cui è la forma più che la materia a definire l'essere per sé di qualcosa. Tale recupero, inoltre, non consiste in un generico approfondimento progressivo, ma segue una trama argomentativa ordinata {e, per certi versi, internamente riordinabile), in base alla quale ciascuno degli aspetti per cui la sostanzialità materiale veniva neutralizzata in Z, viene, ora, incluso nel discorso su cosa è sostanza, senza che ciò implichi l'approdo a qualsivoglia forma di materialismo.
tÒ
OÈ K