Il primo libro di filosofia della scienza 8806181068, 9788806181062

Filosofia. Numero volumi 1.

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Italian Pages 161 [168] Year 2006

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Il primo libro di filosofia della scienza
 8806181068, 9788806181062

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Pi c c o l aBi b l i o t e c aEi n a u d i

Piccola Biblioteca Einaudi Filosofia

Che cos’è la scienza? C’è una vera differenza tra la scienza e il mito? La scienza è obiettiva? È in grado di spiegare tutto? Questa agile introduzione espone in modo molto chiaro i temi principali della filosofia della scienza, dai suoi fondamenti agli sviluppi successivi del ragionamento scientifico, confrontandosi anche con le analisi di chi si oppone (filosoficamente) al suo metodo. Dopo alcune pagine dedicate a un breve excursus di storia della scienza, Samir Okasha investiga la natura delle argomentazioni della scienza, la specificità delle sue spiegazioni, delle sue teorie e rivoluzioni. Un’attenzione particolare è dedicata ai risvolti filosofici di alcune discipline, ad esempio al problema della classificazione in biologia o alla natura dello spazio e del tempo per la fisica. Questo libro costituisce il primo strumento per avvicinarsi all'attuale dibattito epistemologico fornendo gli strumenti critici adeguati alla comprensione della struttura e dei valori della scienza contemporanea. Sommario: I.

Che cos'è la scienza? – II. Il ragionamento scientifico. – III. La spiegazione nella scienza. – IV. Realismo e anti-realismo. – V. Cambiamento e rivoluzione nella scienza. – VI. Problemi filosofici in fisica, biologia e psicologia. – VII. La scienza e i suoi critici. – Indicazioni bibliografiche. – Indice analitico. Samir Okasha insegna all'Università di Bristol; in precedenza è stato docente di filosofia della scienza all'Università di York, a Oxford, alla London School of Economics e all'Università nazionale del Messico.

€ 16,00

Piccola Biblioteca Einaudi

Nuova serie

Filosofia

323

Titolo originale

Philosophy of Science. A Vety Short lntroduction

O Samir Okasha 2002. Philosophy of Science- A Very Short lntroduction was originally published in English in 2002. This translation is published by arrangement with Oxford University Press. O 2006 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino la

editrice, esperite le pratiche per acquisire tutti i d i r itt i relativi all'apparato illustrativo dell'opera, rimane a disposizione di quanti avessero comunque a

casa

va ntare ragioni in proposito.

Traduzione di

Michele Di Francesco

www.einaudi.it ISBN

978-88-06-18106-2

Samir Okasha Il primo l i bro d i filosofia della scienza

Piccola Biblioteca Einaudi Filosofia

Indice

p. J

l.

4

14 15

20

I.

Le origini della sci enz a moderna

2.

Cht cos'è la filosofia della scienza?

3· Scienza n.

20 25

30 35 41

Che cos,è la scienza?

e

pseudo-scienza

Il ragionamento scientifico l.

Deduzione e induzione

2.

Il problema di Hume



Inferenza verso la spiegazione migliore

4· Probabilità III.

induzione

e

La spiegazione nella scienza

42

l.

llempel e i] modello della legge di copertura

46

2.

Il problema della simmetria

49



Il problema dell'irrilcvanza



,o

54



IV.

e

causalità

La scienza può spiegare tutto?

6. Spiegazione

57

6o

Spiegazione

Realismo

e

e

riduzione

anti-realismo

61

I.

Realismo S e Pino non lo fa . Se non ci sono fatti og­ get tivi circa la probabilità, allora non possi amo dire che le conclusioni di un 'inferenza induttiv a sono altamente pro­ babili , e quindi non abbiamo u na spiegazione del perché qu alcuno che , come Pino, si astiene dall ' usare l'induzione t irrazionale . Ma il problema di Hume è esattamente la ri­ chiesta di una tale spiegazione . L ' interpretazione logica delle probabilità sembra piu prome t tente come tentativo di rispondere in modo soddi­ sfacente a Hu me. Supponiamo che ci sia un f a t t o oggetti­ vo riguardo alla probabili tà che il sole sorg a domani , as­ t�unto che è sorto in passato . Supponiamo che la probabi­ lità sia mol to al t a . Allor a abbia mo una spiegazione del pe rché Gi no è razion ale e Pino no n lo è . Entra mbi accet­ tano l 'evidenza che il sole è sorto ogni giorno nel passato , m a Pi no no n si rende con to che q uesta evidenza re nde al­ l d mente probabile che il sole sorger à domani , mentre Gi­ n n lo capisce . Considerare u n ' asserzione di probabilità co­ me una misura dell ' evidenza in suo favore , come suggeri­ IICC l 'interpre tazione logica , si accorda bene con la nos tra

CAPITOLO SEC ONDO

sensazione intuiva secondo cui le premesse di un' inferen­ za induttiva possono rendere la conclusione molto proba­ bile , a nc he se non ne possono garantire la verità . N on sor p re n d e quindi che quei filoso f i che hanno ten­ tato di risolvere il pro ble ma di Hume per mezzo del con­ cetto di probabili t à abbi ano tendenzialmente pre fer i t o l ' in­ te rpre t azio ne logica. (Uno di loro fu il famoso economist a John Maynard Keynes , i cui primi interessi er ano logici e filosofici) . Sfortunatamente , la maggior parte degli studio­ si oggi rit iene che l ' interpretazione logica delle probabili tà incontri probl em i molto seri , proba b ilmente delle difficol tà i n supe r abil i Ciò p e r c hé tut ti i tentativi di sviluppare que­ sto approccio nei dettagli si sono sc ont r a ti co n una quan­ ti tà di os t a coli ta nto matematici quan to filosofici . Il risul­ tato è che molti filosofi oggi sono portati a r if iu t are del t u t ­ t o il presupposto sot tostante all ' interpre tazione logica che ci sono fatti ogget t ivi circ a la probabilità di un' asser­ zione , assunta un ' altra c ome evidenza. Il rifiuto di qu es t o presupposto conduce naturalmente all ' i n terpre tazione sog ­ get t i v i s t a della probabilità, la quale pe rò come abbiamo visto, offre poc he speranze di una risposta soddi sfacente a .

,

,

H urne .

Anche se il p rob le ma di Hume è in ultima istanza inso­ lubile , come sembra veros i mile , farne oggetto di riflessio­ ne è ancora un esercizio utile , dato che esami nare la que­ stione de ll i n d u z i o ne ci conduce a u n insieme di domande interessanti, circa la struttura del ragion amen to scie ntifi­ co, la nat ura della ra z i onali t à il grado appropria to di fidu­ cia da riporre nella scienz a , l'interpret azione d e l la proba ­ bilità , e cosi via . C o m e mol te tematiche filosofiche , anche queste probabilmente non a mm e t t o n o una risposta con ­ clusiv a, ma affrontandole p os s iamo imparare molto ri ­ g uard o alla natura e ai limiti della conoscenza scientifica . '

,

Capitolo terzo

La spieg azione nella scienz a

Uno dei piu importanti scopi della scienza è il tent ativo di spiegare ciò che accade nel mondo c he ci circonda. Qual­ che volta la spiegazione è r i c er c a t a per scopi pratic i ; per ese mpio pot rem mo voler s apere perché lo strato di ozo no si sta assottigliando cosi in frett a , per tentare di porvi ri­ medio . In altri casi cerchiamo la spieg azione scientifica sol­ tanto per soddisfare la nostra curiosità in tellet t uale vo­ gliamo sapere di piu su come funziona il mondo . S torica­ mente, e ntrambi quest i obie ttivi han no motivato la ricerca della sp iegazione scientifica. Molto spesso la scienza moderna ha succe s so nel suo obiettivo di fornire spiegazioni . Per esempio, i chimici pos­ sono spiegare perc h é il sodio diventa giallo qu a ndo brucia; gli astronomi possono spiegare p e r c h é in particolari mo· menti ci sono le eclissi di so le ; gli econom is ti possono ren­ der conto della c a d u t a dello yen negli ann i O ttanta; i ge­ netist i del perché la calvizie m asch ile ha un andamento fa­ migliare ; i neurofisiologi del perché la privazione es trema di ossigeno conduce al danno cerebrale . Voi stessi po tete probabilmente pensare a molti esempi di spiegazione scien­ tific a co ro n a t a da successo . Ma che cosa è esattarnene la s p i eg az i o n e scien tifica ? Che cosa sig ni fica esattamente dire che u n fenomeno può esse­ re spieg ato dalla scienza ? Si trat ta di una questione che ha impegnato i fil osof i fin d ai tempi di Aristotele , ma il no­ l t ro punto di partenza sarà una celebre teoria della spiega­ zione sc ie n t ific a propost a negli anni Cinquanta dal fil osofo •mericano C ari Ifempel . La teoria di I-Iempel è not a come li modello della sia « perché è un maschio , e i ma­ schi non diventano gravidi » , e non sia invece quella forni­ t a dal dottore . La riposta del dottore soddisfa le richieste del modello della legge di copertura , ma dato che non iden­ tifica correttame nte la causa del fenomeno che desideriama spiegare non rappresenta una spiegazione genuina. La morale che avevamo tratto dall ' esempio della pillola anti­ co ncezionale era che una spiegazione scientifica genuina deve contenere informazioni che sono rilevan t i per l , ex­ planandum . I n effet t i questo è un altro modo per dire che la spiegazione deve indicare la causa dell ,explanandum . Le analisi della spiegazione scient ific a basate sulla cau s alità noq si scontrano con il pro b le m a dell ' irrilevanza. E f a c ile critic are Hempel per non aver rispettato i l rap­ porto stretto tra caus ali t à e spiegazione ; e molti lo h a nno fa tto . In qualche modo si tratta di una critica un po ' in­ giusta, dato che Hempel aderiva a una dot trina filosofic a nota come empirismo , e gli empiri s t i sono tradizionalme n­ te mol to sospettosi riguardo al concetto di caus alità. L , em­ pirismo afferma che ogni nostra conoscenza nasce d ali ' e­ sperienza . David Hume , che abbiamo incontrato nel capi ­ tolo scorso , fu un eminente empirista e affermò che è i m po ss ib il e avere esperienza delle relazioni causali . Egli concluse quindi che tali rela z ion i non esistono - la causa­ lità è un ' inve nzione della nostra i m m aginazione ! Si t r at t a di una c onc lusio ne molto difficile da ac c ett are : non è ov ­ v iamen t e un fatto o bie t ti vo che far cadere dei vasi di ve­ t ro causa la loro rottura ? H urne lo negò . E gli ammet teva che molti vasi che sono stati fatti cadere si sono di fatto rotti ; ma la nostra idea di causalità include piu eli questo: essa comprende l' idea di un le game causale tra la cadu ta e la rot tu ra ovvero afferma che l a prima produce la s eco n da . Seco ndo Hume nessun legame del genere può essere trovato nel mondo : tutto ciò che vediamo è il vaso lascia­ to cadere e poi il vaso che si rompe un momento dopo . Noi ,

,

­

LA SPIEG AZION E N ELLA SCIENZ A

53

non abbiamo esperienza di u n a conness i o n e caus ale tra il primo evento e il secondo. La causalità è quindi una fin­ Zione . La maggior parte degli empirist i non ha accettato com­ ple t amente questa sorprende n te conclusione ; m a , come conseguenz a dell 'opera di l-lume, ha sviluppato la tende n­ za a considerare la causalit à u n concetto da trat t are con gr ande cautel a . Cosi per un empirista l ' idea di analizz are il concetto di spiegazione in terrruni di causali tà sembrereb­ be perversa. Se lo scopo di qualcuno è chiarire il concetto di spiegazione scien tifica , come era nel caso di Hempel , c ' è poco costrutto nell ' utilizzare nozioni che sono a loro volt a bisog nose di ch iari ficazione . E per gli e m piris t i la causal i t à è certame nte bisognosa di una chiarific azione filosofic a . In ques t o se n so , il fatto che i l modello della legge di copertu ­ ra non menzionasse l a caus alit à non era una mera svis t a da parte di Hempel . Negli ultimi anni l' empiri smo ha perso mol ta popolari t à . I noltre parecchi filosofi sono giunt i alla conclusione che il concetto di c ausalità, per quanto filoso­ ficamen te problemat ico , sia i ndispensabile per il modo i n cui comprendi amo il mondo . Cosi l'idea d i u n modello del­ la spiegazione scien tifica basato sulla causal i t à è piu accet ­ tabile di quanto non lo s arebbe stato a i tempi di Hempel . Non vi è dubbio che le anali si della spieg azione basate sulla cau salità catturano bene molte delle effettive spiega­ zioni scientifiche ; ma rappresentano tutta la storia ? Molti filosofi rispondono di no , sulla base del fa tto che certe spie ­ gazioni scientifiche non sembr ano causali . Una cl asse di esempi si origina da quelle che sono chi amate « iden t i fica­ zioni teoriche » nella scienza . Le identificazio ni teoriche implic ano l' identificazione tra un d ato conce t to e un altro , che proviene di solito da un , altra branca dell ' impresa scien­ t ifica . . I n en­ trambi i casi u n concetto quotidiano e familiare è conside­ rato equivalente o identifica to con un co n c et t o scientifico piu esoterico Le identificazioni teoriche ci offrono spesso quelle che sembrano essere spiegazioni scientifiche . Quan­ do i chimici scoprirono che l ' acqua è H20 , furono perciò I n grado di spiegare che cosa è l' acqua . A nalogame n te , ..

CAPITOLO 1�ERZO

54

quando i fisic i scoprirono che la temperatura di un ogget­ to è l ' energi a cinetica molecolare med i a delle sue moleco­ le, spiegarono anche che cosa è la te mperatura. Ma nes su­ na di queste spiega z i o ni è causale . Es sere fatta di H20 , na­ turalmente , non è la causa dell , essere una sostanza acqua è essere acqua , semplicemente. Avere una particolare ener­ gia molecolare media non causa la temperatura di un liqui­ do è avere quella temperatura e b a s t a Se questi e s e m p i sono acce ttati come casi di spiegazione sc ientifica legit ti­ ma , allora suggeriscono che le analisi della spiegazione ba­ sate sulla causalità non posso n o es sere complete. ­

-

5.

.

La scienza può spiegare tutto ?

La s ci e n z a moderna pu ò spiegare molto del mondo in cui viviamo . Ma vi sono anche mol ti fat t i cl1e non sono stati spiegat i dalla scienza , o quanto meno , che non lo sono sta­ ti in modo completo . L ' ori g i ne della vita è u no di q ue s t i casi . Sappiamo che circa quattro miliardi di anni fa mole­ cole in gr ado di au toreplicarsi apparv ero nel brodo pri ­ mor diale , e da esse si sv iluppò la vita . Ma non capiamo in che modo queste molecole autoreplicanti si produssero al ­ l ' inizio . U n altro esempio sono l e ot time capacità mnemo­ niche dei bambini autis tici N umerosi studi su tali ba m ­ bini hanno confermato questo fat to, m a finora nessuno è riuscito a spiegarlo . Molte persone pensano che alla fine la scienza sarà in grado di spiegare q u e s to tipo di fa tti , e si tratta di una posizione piu t tosto plausibile . I biologi molc­ colari s t anno lavorando durame nte sul pro b l e m a dell ' or i ­ gine della vita, e dire che non l o risolveranno mai sarebbt" solo indizio di pessimismo . Cert amente il problema è mol ­ to arduo , anche perché è difficili ssimo sapere come fosse­ ro le condizioni s ull a terra quat tro miliardi di a n ni fa . M n c iononostante non vi sono ragioni per pensare che l e ori gini della vita no n saranno mai spiegate. Lo stesso vale pe r le capaci t à m nemoniche dei bambini autistici : la scienza della me mori a è anco r a nella sua infanzia e c· è ancora mol to d a scoprire sulle basi neurologiche dell' autismo . È ov ­ vio che non c ' è modo di garantire che la spiegazione sarù .

LA SPIEG AZIONE N ELLA SCIENZA

55

all a fine trovata, ma, visto il gran numero di succes s i espli­ cativi che la scienza moderna ha già segnato a suo favore , la scomme s s a migliore è che anche molti dei fat ti che oggi sono ancora inspiegati lo saran no in futuro. Questo significa allora che la scienza può spiegare in li­ nea d i principio ogni cosa ? O ci sono fenomeni che elude­ ranno per sempre la spiegazione scientifica ? Si tratta di una domanda a cui è difficile trovare risposta . Da un lato sem­ bra arrogante asserire che la scienza può spiegare tutto ; dal­ l'altro sembra miope asserire di qualunque particolare fe­ nomeno che esso resterà per sempre inspiegato . La scien­ za, infat ti, cambia e si sviluppa molto rapidamen te, e un fenomeno che appare completamente inesplicabile dal pun­ to di vista della scienza oggi , può essere facilmente spiegato domani . Secondo alcuni filosofi c'è una ragione puramente logi­ ca del perché la scienz a non sarà mai in grado di spiegare ogni cosa. I nfat ti , per spiegare un fenomeno, di qualsiasi co­ sa si tratti, dobbiamo fare appello a qualcosa d ' altro . Ma cosa spiega questo qualcosa d ' altro ? Come illu s trazione , ri­ cordiamo che Newton spiegò un ampio ambito di fenome­ ni usando l a sua legge di gravitazione . Ma che cosa spiega la legge di gravi tazione stess a ? Se qu alcuno c hi ede sse per­ ché tutti i corpi eserci t ano un , attrazione gravitazionale gli uni sugli al tri , che cosa dovremmo dire ? Newton non ave­ v a una rispos ta a quest a domanda ; nella scienza newtonia­ na la forza di gravit à era un principio fondamentale : spie­ M&Va altre cose , ma non poteva essa stessa essere spiegata. Questa morale può essere generalizzata : per quanto ampio aia il ventaglio di ciò che la scienza futura potrà spiegare , la spiegazione offerta farà uso di certe leggi e principi fon­ damentali, e dato che niente può spiegare se stesso , ne se­ I&Ue che alme no alcu ni di tali leggi e principi fondament ali resteranno a loro volt a non spiegat i . Qualsi asi cosa si pe nsi di questo argome nto , non vi è dubbio che è molto astratto . Il suo scopo è mostrare che ci 10no fenomeni che non verranno mai spiegati, ma non ci dice quali sono. Vi sono però filosofi che hanno avanz ato IUigerimenti concreti circa i fe nomeni che a loro parere la �rienza non potrà mai spiegare . U n esempio è la coscienza

CAPITOLO TERZO - la c ar atteristica dist intiv a delle creature pe nsa n ti e sen­ zient i , come noi ste s s i e gli altri ani mali s u per i or i . Molte ricerche sulla natura della coscienza sono s tate e sono tu t­ tora perseguite da neuroscienzia ti , p s ic o log i e altri s tu ­ diosi ; m a u n certo numero di filosofi ha recentemente so­ st en ut o che , a qualunque risultato t ali ricerche pervenga­ no , non forniranno mai u na spiegazione completa della natura della coscienza . C 'è q u alco s a di intrinsecamente mi­ sterioso nel fe n o me no della coscienza , essi a ff er ma no che nessu n ammontare di ricerca scie ntifica può eliminare . Quali sono le basi per qu est a po s i zione ? L' argomenta­ zione fondament ale è che le esperienze coscienti si diffe­ renziano profondamente da qualsiasi altra cosa che es is t e al mondo per il loro « aspetto sogget tivo » . Considerate per esempio l ' esper ienza di gu ardare un terrific an te film del­ l ' orrore . Si tratta di un ' e sperienza a cui è associata una « sensazione >> molto particolare: nel gergo corrente « fa un certo e ffetto >� avere q ue s t a esperienza . I neuroscienzi ati un giorno po tranno for s e dare una spiegazione dettagliata dei complessi accadimenti nel cervello che producono la nostra se nsa zi o ne di terrore . Ma tale spiegazione saprà anche dir­ ci perché il guardare un film dell 'orrore produce questa spe­ ci fica s en s az io ne invece che un ' altra i n qualche modo di­ vers a ? Molte persone rispond o no nega tivamente: esse pe n­ sano che lo stud io scien tifico del cervello possa dirci al massimo che certi processi cerebrali sono correlati con certe esperienze coscienti . Si tratta i ndubbi amente di un ' infor­ m a zio n e interessante e importante , tuttavia essa non ci di­ ce perché le varie esperienze carat terizz ate da specifiche « sensazio ni » so gge t t i v e dovrebbero essere il risult ato di eventi puramente fisici nel cervello . Quindi la coscienza, o quanto meno un importante as pe tto di essa, è scientifica­ ,

,

,

mente inesplicabile . Malgrado la sua forza, questo argomento è m ol t o con­ troverso e non è accettato da tutti i filosofi , per non par­ lare dei neuroscienziati . Un celebre libro p u bb li c a t o nel 1 9 9 I dal filosofo D a nie l Dennett è propr io intitolato ( nel­ l ' origi nale i ngle s e ) La coscienza spiegata . I s o st e n i t ori della tesi seco n do cui la coscie nza è scientificamente ine splica­ bile s ono t al v ol t a accusat i di m a nc are di immaginazione .

LA SPIEG AZIONE NELLA SCIENZ1\

57

Anche se è v er o che la scienza del c erv e llo per come è at ­ tualme nte pr a t i c a t a non può s pi eg are l , aspet to s o gg e t t i v o della coscienza , non possiamo forse immaginare l 'emerge­ re di una branca del t u t t o nuova della neuroscienz a, con t e c n i c he esplicative radicalmente diverse , in g r ad o di spie­ gare pe r c h é le nostre esperienze hanno il carattere sensibi­ le c he hanno ? C ' è una lunga tr ad i z i o ne di filosofi che han­ no te n t a t o di d ire agli scie nziati che cos a è e che cosa non è possibile , e gli sviluppi successivi della s c ienz a hanno spes­ so provato che t ali filosofi si sbagliavano . Solo il tempo dirà se lo s tesso d e s t i no attende coloro che sost engono che la coscienza eluderà per sempre la s pi e ga z ione scientifica . ,

,

·

6 . Spiegazione e

riduzione .

Le diverse d i sc i p l i n e scie n ti fiche sono proget tate per spiegare diffe renti t i p i di fenome ni . S pieg are perché la gomma non c o ndu c e l' elettricit à è compito della fisica . Spiegare perché l e tartarugl1e vi vono cosi a l un go è c o m p i to della bi olog i a Spiegare perché un aumento dei tassi di interesse riduce l i n fla z i o ne è compito dell , economia , e co­ si via . In breve, c ' è una div isione de l lavoro tra le varie sc ie n z e : ci ascu na si specializza nel dar conto del suo parti­ colare insie me di fenomeni . Que st o c hiar is c e p er ché di so­ lito esse non sono in competizione tra loro - perché i b io­ logi, per esempio , no n temono che i fisici o gli economisti possano i n v ad er e il loro territorio . C iononos tante è diffusa l ' idea che le differenti branche della sc i e n z a non sono tu t te sullo stesso pia no: alcune so ­ no piu fond ament ali di alt r e La fi sica di so li t o è co n s i de ­ rata la scienza piu fondament ale di tutte . Perché ? Perché ali oggetti studiati dalle altre scienze sono in ultima anali ­ ai composti da particelle fisiche . Consideriamo , per esem ­ pio, gli organis mi viventi: essi sono fatti di cellule, che a loro volta sono fatte di a c qu a acidi nucleici (come il DNA) , proteine , zuccheri e lipidi (grassi) , c i as cu no dei quali con ­ alste di m o le c o l e o di lu ngh e catene di molecole i n t e rc on nesse . Ma le molecole sono c o m pos t e di atomi , che sono par ticelle fisiche . Cosi gli og ge t ti s t udiati dai biologi sono ­

.

'

.

,

­

C APITOLO TERZO

alla fine solt anto entità fisiche molto complesse . Lo stesso v ale per le altre scie nze , persino per quelle sociali . Pren­ diamo per e se mp io l ' economia; e s s a studia il comporta­ mento di imprese e consumatori nel mercato, cosi come le conseguenze di q ue s t o comportamento . Ma i consumatori sono esseri umani, e le imprese sono fatte di esseri umani. E gli esseri umani sono organismi viventi , c quindi e n ti tà fisiche . Tutto ciò significa forse che, in linea di principio , la fi­ sic a può inglobare tutte le scienze di livello superiore ? Da­ to che ogni cosa è fatta di particellè fisiche , ne dobbiamo concludere che se avessimo una fisica co mpl e t a tale da met­ terei in grado di predire il comport amento di ogni parti ­ c e ll a dell'universo , allora tu tte le altre scie nze diventereb­ bero superflue ? IJa maggior parte dei filosofi rifiuta questa linea d i pensiero . Dopo tutto sembra follia pensare che un giorno la fisica sarà in grado di spiegare i fenomeni tratta­ ti da biologia ed economia . La prospettiva di dedurre le leg­ gi della biologia e dell ' economia direttamente dalle leggi fi­ siche appare remota . Qualsiasi forma assuma la fisic a del futuro , è verame nte improb a b ile che possa p re dire le crisi economiche . Lungi dall ' essere riducibili alla fisica , s ci en ze come la biologia e l 'economia appaiono largamente auto­ nome . Il che ci conduce a un rompicapo filosofico : com , è pos ­ sibile che una scienza la quale studia entità in ul tima ana­ lisi fisiche non sia riducib ile alla fisica ? Assunto che le scie nze di livello superiore non si ano riducibil i alla fisica, com ' è possibile che ciò avvenga ? Secondo alcuni filosofi la risposta è nel fatto che gli oggetti studiati d alle scienze d i livello superiore hanno u na « realizzazione mul tipla >> al l i ­ ve llo fisico. Per illustrare r idea della realizzazione mult i ­ pla , immaginate una collezione di portacenere. C iascun por­ tacenere individuale è ovviamente un ' entità fisica, come og ni altra cosa nell'universo. Tuttavia , la composizione d fi losof ic i il re al is mo scientifico si presenta in mo l t e versioni differenti , e non può quindi es­ se re definito in modo completa men te preciso . L ' idea di ba­ se , però , è chiara : i realisti affermano che lo scopo della scienza è fornire una descrizione vera del mondo . Questa potrebbe apparire u na dottrina del tutto innoc e n te dato che nessuno certamente pe ns a che la scienza miri a pro­ durre una descrizione falsa del mondo . M a non è q ues t o che pensano gli anti-realisti . Essi soste ngono pi u tt osto che la s cie n z a si pr efi gge una descrizione vera di una certa par­ te del mondo - qu ell a « osservabile )> . Quando si tratta d el la p art e « inosservabile )> del m o ndo non fa di ffere nz a se quello che la sc ie n za dice è vero o f al so , secondo gli anti­ realisti. Che cosa intendono es at ta m e nte gli a nt i re al is t i quando parlando della p art e osservabile del mondo ? Essi intendo­ no il mon d o quotidiano di tavoli e s edi e alberi e animali , provette e becchi di Bunsen, temporali e t empe s t e di ne­ ve , e cosi via . Cose come queste possono essere percepite diret tamente dagli esseri umani ecco cosa signific a ch i a­ marle osservabili. Alcuni settori della scienz a hanno a che fare esclusivame nte con oggetti che sono osservabili . Un esempio è la paleontologia, o lo st udio dei fossili: i fossili aono facilmente o s se r vabili - chiunque abbia un a vista nor­ male può vederli . Ma altre scienze fanno affermazioni sul­ la regione inos se rv abil e della realtà. L ' esempio ovvio è la fisica; essa avanza teorie s ugli atomi, gli elet troni, i quark , l le pton i e altre strane particelle , nessuna delle quali può e1scr e o s s er v a t a nel s e nso normale della parola. Entità di q u e s t o tipo si trov ano al di là d ei poteri di o ss e rv az io ne de ­ ali e s s e r i umani . Realisti e anti-realisti no n sono in di s acco r d o rispetto a acienze come la paleontologia. Finché si st a p arla ndo dello 1t udio dei fossili , la tesi re al i st a che la scienza mira a de­ ICrivere veridicamente il mondo e quella anti-realista se­ condo cui essa mira a descrivere veridicamente il mondo 011ervabile ovvi ame nte coincidono , dato che i fossili sono ,

,

­

,

-

,

-

,

CAPITOLO QUARTO

osserv abili. Ma qu a ndo si passa a scie nze come la fisic a, i re alisti e gli anti -realisti sono in d i sac c o r do I p r imi dico­ no che qu a n do i fisici propongono teorie circa gli ele ttroni e i quark s t a nno cercando di fornire una descrizione vera del mondo subatomico, proprio come i paleon t olog i cerca­ no di fornire de scrizioni vere del mo ndo dei fossili . I se­ condi dissentono: essi vedono una differenza fo n d a me nta ­ le tra le teorie d ella fisica subatomica e della paleontologia. Che cosa pensano gli anti-realisti che s t i ano facendo i fi­ s ic i quando parlano di entità inos�ervabili ? Tipicame nte essi affermano che queste entità sono utili finzioni, intro­ dot t e dai fisici per favorire la predizione dei fenomeni os­ servabili . Come illus trazione consideriamo la teoria cineti­ ca dei gas, che afferma che ogni volume di gas contiene una un gran numero di piccolissime entità in movimento . Que­ ste entità - molecole non sono osservabili . Partendo dalla teoria cinetica possiamo dedurre molte conseguenze circa il comportamento osservabile dei gas che sono verificabili sperimentalmente, per esempio che scaldare un c ampione di gas causerà la sua espansione , se la pressione rimane co­ stante . Secondo l ' anti-realist a , il solo scopo del pos tulare entità inosservabili all 'in terno della teoria cine tica è de­ d urre questo tipo di conseguenze . Se i gas co nteng ano dav­ vero molecole in movimento non importa ; lo scopo dell a teoria cine tica non è descrivere veridicamente i fa tti na­ scosti , ma solo offrire un modo vant aggioso di predire le osservazioni. Possiamo capire ora p e rc hé l ' ant i-realismo i.· t alvolt a ch iamato > . Quando ci chiediamo qu;a le sia lo scopo della scienza non ci chiediamo quale sia le • scopo dei si ngoli scienziati ; ci interroghiamo piuttosto su l .

-

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REA LISMO E ANTI-REALISMO

modo mig li ore di dar senso a ciò che essi d i co no e fanno su come i n terpr e t are !,impresa s cient ifi c a I r ealis ti pensa­ no che dovremmo interpr et ar e tutte le teo rie scientifiche come t e nt a t iv i di de s c rizi on e della realtà; gli anti-re alisti pensano che questa interpretazione sia inappropriata per quelle teorie che parlano di entità e processi non osserva­ bili. Sarebbe certamente in teressan te scoprire l o pi nio n e degli scienziati sul dibattito realismo/anti-realismo , ma la q ue s t i on e è in ultima analisi filosofic a . Molta della motivazione in f av ore dell ' anti-realismo na­ sce dall a co nvi nz i one che non possiamo effet t i v amen te ave­ re conoscenza della parte non osservabile della realtà es­ sa si trova al di là della portata umana . S econdo questa pro­ spettiva , i limiti della c onosc e n z a scientifica sono fissati da i nostri poteri di os servazione . Cosf la scienza ci può dare conoscenza di fos sili , alberi e cristalli di zucchero , ma non di atomi , el et t r on i e quark dato che questi ultimi sono inosservabili . Questa pos i z io n e non è immediatamente im­ pl aus ibil e : mentre nessuno può m et t ere sensatamen te in dubbio P esistenza d ei fos s ili e degli alberi , lo st e s so non va­ le per gli atomi e gli elettroni. Come abbi a mo vis to n el ca­ pitolo precede n t e , nel t ar d o O t tocen to mol ti autorevoli acienziati d u b i t av a no effettivamente d ell esistenza degli atomi . N a t uralm e nt e chiunque acce tti questa prospet tiva deve dare qualche spiegazione sul perché gli scienziati avan­ zano te o ri e sulle entità inosservabili , v i st o che la co no­ lcenza scientifica sarebbe lim i t a t a a ciò che può es s ere os­ aervato . La s p i eg az io ne degli an t i r ealis t i è che esse sono utili finzioni , i de a t e per aiutare la predizione del compor­ l .amento di ciò che ac c ad e nel mondo osservabile . I r e al i s ti no n sono d 'accordo con chi sostiene che la co­ noscenza s c ie n tific a è limitata d ai nostri poteri di osserva­ lione, al contrario essi credono che noi abb ia m o u n a si­ llll ificativa conoscenza della realtà inosservabile . C , è inf a t ti l161 1li ragione di credere che le nostre m iglior i teorie siano ve re , e queste teorie parlano di entità inosservabili . C on­ •'dcriamo per esempio la teoria atomica della m a t eri a , la quale dice che ogni materia è f at t a di atomi . La t eo ria ato­ mica è in grado di spiegare una grande quantità di fatti sul mundo. Secondo i re alis ti ciò offre buone e vi de nz e in fa-

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CAPITOLO

QUARTO

vore della verit à d e ll a teoria , ovvero della tesi secondo cui la materia è re almen te compost a di atomi , che si compor­ t ano nel modo descritto dalla teoria . N aturalmente la teo­ r i a potrebbe essere falsa, malgrado la manifesta evidenz a in suo favore, ma questo vale per tu tte le teorie . Solo perché gli a tomi sono inos servabili , non c ' è ragione per in t e rp r e tare la teoria a to m i ca come qualcosa di diverso da un ten­ tativo di descrizione d ell a realt à - e , in tut t a probabilità, un ten t ativo molto ben riuscito . A rigore , dovremmo distingue�e due tipi d i anti-reali ­ smo . Seco ndo il pr imo , il riferimento a entità non osser ­ vabili non va pre so in alcun modo alla lettera . Cosi, quan­ do uno scienziato propone , per esempi o , u na teoria sugli elettroni , non dovremmo interpretarlo come se asserisse l'esistenza di entit à chiamate « elettroni ,.> ; il suo parlare di elettroni sarebbe invece metaforico . Questa forma di anti­ realismo fu popolare nella prima metà del x x secolo , ma og­ gi pochi la sostengo no . La sua motivazione der iv av a da una dottrina nell ' ambito della filosofia del linguaggio secondo la qu ale non è possibile compiere asserzioni dotate di si­ gnificato intorno a cose che in linea di principio non pos­ sono essere osservate una d o t t ri na accettata da pochi fi­ lo so f i contemporanei . Il se co ndo tipo di anti-realismo ac­ cetta che il riferimento a entit à inosservabili vada pre so alla let tera : se una teo r i a afferma che gli ele ttroni ha n no cari ­ ca negativa , all ora è vera se gli elettroni esis tono e hanno carica negat iv a ma falsa altrimenti . Noi però, dice l ' an ti · r e ali s ta non s a pr e mo mai quale ipo t e s i è corr et ta ; quindi l' atteggiamento migliore circa le asserzioni degli scienziat i sulla realtà inosserv abile è di totale agnosticismo . Esse s o ­ no o vere o false, ma noi siamo incapaci di scoprire qualr opzione sia gius ta. La m aggior a nza d egli anti-realisti mn derni è di questo t i po ­

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2.

L 'argomento «niente miracoli» .

Molte teorie che po s tulano entità inosservabili han no successo empirico esse avanzano predizioni eccellenti c i r c a i l comport amento degli oggetti del mondo osservabi lr -

REALI SMO E ANTI-REALI SMO

La t e oria cinetica dei g as sopra citata ne è un esempio , e ce ne sono parecchi altri . I no l tr e molte teo r i e di questo tipo hanno importanti applicazioni tecnologiche . Per esempio , la tecnologia del laser si basa su una teoria che concerne quello che accade quando gli elettroni in un atomo vanno da stati di maggiore a s t a t i di minore energia. E i la ser fun­ zio na no : ci permettono di correggere la vist a , di at taccare il nemico con missili guidati, e di fare molte altre cose an­ cora . La teoria sot tos tante alla tecnologia del laser ha quin­ di un grandissimo s uc c e sso empirico . Il successo empirico di teorie che pos tulano en t i t à non osservabili è la base di uno degli argomenti piu forti in fa­ vore del realismo scientifico , chiamato l' argomento « nien­ te miracoli » . Esso afferma che sarebbe una coincidenz a straordi naria se una teoria che parla di atomi ed elet troni faces se predizioni accurate riguardo al mondo osservabile a meno che non esistano effettivamente a tomi ed elet­ troni . Se non e s i s t o no atomi ed elettroni , che cosa spiega la stret ta corri spo ndenza tra la teoria e i dati osservativi ? Analogamente, che cosa spiega i progres si tec nologici a cui siamo giunti grazie alle nostre teorie, se non la s u pposi z io ne che esse sono vere ? Se gli atomi e gli el e t t r o ni so no so­ lo « utili finzioni >> , come affermano gli anti -realisti, allora come mai i la se r funzionano ? Da questo punto di vist a , es­ aere anti-realista è s i mi l e al credere ai miracoli . Dato che è certa mente meglio non credere nei mir acoli se esiste un' al­ ternativ a non- miracolos a, dovremmo essere realis ti e non an ti-realisti . Questo argomento non mira a dimostrare che il realismo � Riusto e l ' an ti-realismo sbagliato . Si tratta p iu tto s to di un argomento basato s ull a plausibilità - un'inferenza verso la apicgazione migliore . Il feno m e no da spiegare è il fat to che molte teorie che postul a no ent ità inosservabili godono di u n alto livello di succes so empirico . La spiegazione miglio­ rr d i tale fatto , dicono i sostenitori dell ' argomento > degli elettroni per mezzo di rilev atori di particelle . Naturalmente questo non prova che i filosofi s i a no in errore, e che gli elet­ troni sono dopo tu t to osserv abili , dato che il discorso de­ gli scienziati è probabilmente meglio interpretabile come unafaçon de parler. A n al og am en t e il fatto che gli scienziati parlino di , men tre la seconda no, s pi e � a perché l'approccio po ­ si ti vi s t a alla filosofia della scienza sia cosi as torico . Infatti i processi storici ef fe t t i v i per me z z o dei quali le idee scien ­ tifiche cambiano e s i sv ilu pp a no s , i nquadrano bene non nel c o n t e s to della giustificazione, ma in q ue llo della scoperta. Quest' ultimo , secondo i positivisti , poteva essere interes­ sa n te per gli storici o gli psicologi , ma non ave v a niente da dire ai filosofi della scienza . Un alt ro importante tema della filo so f i a della scienza po­ sitivista era la distinzione tra teorie e fatti osservativi; ciò è co n n e s s o alla d is t i nz io n e os servabile/ino sservabile di­ scu s sa nel ca pi t ol o precedente . I positiv i s ti credevano che le d isp u te tra teorie scientifiche rivali potessero es sere ri ­ solte i n modo perfett amente oggett ivo confrontando di­ rettamente le teorie con f a t t i osservati vi > , ne ll a terminologia di Kuhn. Durante t a l r periodo idee scientifiche fondament ali sono pronte per t• " sere colte. Sono p ro po s t e varie alternative al v ecchi o pane digma, e alla fine se ne afferma uno nuovo. Di solito eh · corre circa una generazione pe r c hé tutti i membri della re , ,

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CAMBIAMENTO E RI VOLU ZION E N ELLA SCIE N ZA

munit à scie ntifica si a rre nd ano al nuovo p ar adig m a - un evento che segna la co nclusione della rivoluzione scientifi­ ca . L ' essenza di u n a rivoluzi o ne scientific a è qui ndi il pas­ saggio da un vecchio paradigma a uno nuovo . La cara tterizzazione k uh ni a na della storia della scienza in termini di lunghi periodi di scienz a normale punteggiati da occ asionati rivoluzioni scientifiche colpi profondamen­ te molti filosofi e storici della scienza . Un gran numero di casi tratti dalla storia della scienza si adatt avano molto be­ ne al modello di Kuhn . Per esempio, quando esaminiamo la transi zione dali ' astronomia tolemaica a quella coperni­ cana , o dall a fisica newtoni ana a quella einsteiniana, sono prese n ti molti dei carat teri descri tti da K u h n Gli astro­ nomi tolemaici condividevano realmente un paradigma, ba­ sato sull a teoria secondo cui la terra era immobile centro dell 'universo , teoria che costituiva la base indiscussa delle loro indagini . Lo stesso è v er o per i fisici ne w t o ni ani del Sette e Ottocento, il cui paradigma era centrato su mecca­ nica e gravitazione newtoniane . E, in e ntrambi i casi, l a spiegazione d i Kuhn s u come il vecchio paradig ma è sosti­ tuito da quello nuovo si applica con grande accuratezza . Ci sono altre rivolu zioni scientifiche che non si adattano allo schema di Kuhn altrettanto bene - per esempio la recente rivolu zione molecol are in biologi a . C iononostante molti credono che la descrizione kuhniana della storia della scien­ za abbia un notevole valore. Perché le idee di Kuhn caus arono uno sconvolgimento 'osi grande ? Perché in aggiunt a alle sue tesi pur ame n t e de­ acrittive circa la storia della scienza , Kuhn avanzò delle te­ ai filosofiche veramente controverse . Abitualmente pen­ liamo che quando gli scienziati scambiano la loro teoria cor­ rente con una nuova lo fanno sull a base di prove oggettive . Ma Kuhn argomentò che ado tt are un nuovo paradigma ri­ chiede un qualche atto di fede da parte dello scienziato. Eali amme tteva che uno scienziato poteva avere buone ra­ aloni per abb an d onare il vecchio paradigma in favore di uno nuovo ; ma insis teva che le ragioni da sole non avreb­ bero mai potuto costringere su basi razionali a un cambio di �adigma. « Il trasferimento di fedeltà da paradigma a pa­ rldigma - scrisse - è un'esperienza di conversione che non .

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CAPITOLO

QUINTO

può essere forzata )> . E , nello spiegare il perché u n nuovo paradigma conqui s t a r apidamente il suo riconoscimento nella comunità scientifica, Kuhn sottolineò la pressione che gli scienziati esercitano gli uni sugli altri nell , ambito del gruppo dei pari . Se un paradigm a ha difensori molt o po­ tenti è piu probabile che conquis t i un diffuso riconosci­ mento. M olti critici di Kuhn furono sgomenta ti da queste af­ fermazioni. Se i nfat ti i cambiamenti di paradigma avven ­ gono nel modo in cui egli afferma_ è difficile ved ere come la scienza possa mai essere considerata un' attività raziona­ le . Non si pens a forse che gli scienziati basino le loro cre­ denze su prove e ragioni , e non certo sulla fede e le pre s­ sioni dei colleghi ? Lo scienzi ato che si confront a con due paradigmi in competizione non dovrebbe operare un con ­ fronto ogget tivo tra essi , per st abilire quale ha piu prove a suo favore ? Avere una « esperienza di conversione » o la­ sciarsi persuadere dal piu potente dei propri colleghi scien­ ziati, assomiglia poco a un comport amento razionale . Il mo­ dello di Kuhn del cambiamento di paradigma sembra di f­ ficile da concili are con la fa mil iare immagine posi t i vist a della scienza come un'attività oggett iv a e razionale . U n cri ­ tico scrisse che secondo K uhn la scelt a nella scienza erét « materia d a psicologia delle masse » . Kuhn avanzò anche delle tesi controverse circa la dire ­ zione complessiva del cambiame n to scientifico . Secondo una concezione ampi amente diffusa , l a scienza progredisct· verso la ve rità in modo lineare , via via che le idee vecchi(· e sbagliate sono sos t ituite da quelle nuove e corret te . Qu(· sta vi sio ne « cumula tiva » della scienz a è popolare sia tra g l i uomini comu ni che tra gli scienziat i , ma Kuhn argomen t i) che essa è storicamente inaccurata e filosofic amente in�t· nua . Per ese m pio , egli notò che la teoria della relat iv ità d i E ins tein per certi aspetti è piu simile alla teoria arista te) i ca che a quella newtoniana. La s toria della meccanica , q u i n di , non è semplicemente una progressione lineare da ciò chr è sbagliato a ciò che è gius to . Inoltre Kuhn mise in q ur stio ne la sensatezza stessa dell ' idea di verità ogge ttiva . l , ' i dea che esista un insieme prefissato di fatti riguardo al mo1 1 do , indipendenti da ogni p aradigma, era di dubbia coert· u

CAMBIAMENTO E RIVOLUZIONE NELLA SCIENZA

za, egli credeva , suggerendo un' alternativa radicale: i fat­ ti r iguard o al mondo sono relativi- al-paradigma , e qui n d i cambiano al variare di quest ' ultimo. S e questo suggeri­ mento è corretto , allora non ha alcun senso chiedere se una dat a teoria corrisponde ai fatti « come sono realmente », né qui ndi domandarsi se essa è ve r a oggettivamente . La stes­ sa verità diviene relativa a un p aradigm a .

3 . L ' incommensurabilità dati .

e

la natura carica-di-teoria dei

Kuhn aveva due argomenti filosofici principali per que­ ste affermazioni . Primo , egli argo men t ò che i paradi gmi in competizione sono normalmente > tra loro . Per comprendere questa idea , dob bi amo ricordare che per Kuhn il paradigma di uno scienziato determina la sua in ter a v i sio ne del mondo - egli vede t u t t o attraverso le len­ ti del paradigma . Cosi, quando un paradigma e s i s t en t e è sos titui to da un al tro in u n a rivolu zione scien tifica, gli scienziat i debbono abbandonare l ' intera cornice c o n ce t tuale che u s a no per dare senso al mondo . I n ve ri t à Kuhn afferma per f i no , ovviamente in modo alquanto me t a fo ri co , che prima e dopo un cambiamento di para d ig m a gli scienziati > , della storia della scienza . Se il v e cchio e il nuovo paradig m a sono incommensurab ili , al l or a non può essere corretto pensare alle rivoluzi o ni scientifiche nei termini della sos t i tuzione di idee « sbagliate » con idee « g ius te » I nfatti, chia­ mare un ' idea giusta e l ' altra sbagliata implica l ' esistenza di u na cornice comu ne per valut arie , il che è proprio quello ch e Kuhn neg a. L 'incommensurabilità implica che il cam­ biamento scientifico, lungi dall ' essere un progresso diret ­ to verso la verità, è in un certo senso privo di direzione : i p aradigmi succes sivi non so no migliori dei precedenti , so­ no soltanto diversi. Non furono molti i filosofi convinti dalla tesi di incom ­ m e n surab ilit à di K uhn . Parte del probl e m a era dov ut o al fat to che Kuhn a ffer ma v a che il ve c chio e il nuovo para ­ d igma erano incompatibili . Si tr att a di una t es i molto plau ­ sibile , dato che , se non lo fossero stati, non ci sarebbe nem ,

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CAM BIAMENTO E RIVOLUZIONE N ELLA SCIENZA

meno stata alcuna necessit à di scegliere tra loro. E in molti casi l ' incompatibilità è evidente - l ' affermazione tolemai­ ca che i pianeti ruotano i ntorno alla terra è o vv ia mente in· c o mpatibile con la tesi copernicana che essi ruotano i ntor­ no al sole . Ma , come i critici di Kuhn presto mostrarono , se due cose sono incomrnensurabili , allora non possono es­ sere i ncompatibili . Per capire il perché , si consideri la pro­ posizione secondo cui la massa di un oggetto dipende dal­ la sua veloci tà : la teoria di E ins tein dice che questa propo­ si zione è vera , ment re quella di Newton dice che è falsa . M a , se è corretta la teoria dell , incomrne nsurabilità , non c ' è nessun disaccordo effet tivo tra Newton ed Einstein s u que­ sto punto , dato che la proposizione in questione significa c ose diverse per c i as c u no eli loro . Solo se la proposizione ha lo stesso significato in e ntra mbe le teorie , cioè se non c 'è incommensurabilità , c ' è un conflitto genuino tra esse . D a­ to che chiunque (compreso Kuhn) è d' accordo sul fatto che le teorie di Einstein e di N e w t on sono davvero in conflit� to, questa è una ragione forte per guardare con sospetto al­ la tesi dell' incommensurabilità . In risposta a obiezion i di questo tipo Kuhn moderò al­ quanto l a propria tesi di incommensurabilità. Egli insistette nel dire che , anche se due paradigmi e r a n o incomrnensu­ rabili , ciò non significava che fo sse impossibile paragonarli tra loro ; ciò rendev a sol tanto il confronto piu difficile. Una traduzione parziale tra i due paradigrni, sos tenne Kuhn , po­ teva essere r aggiun t a ; cosi i sostenitori del vecchio e del nuovo paradigma potevano comunicare fino a un certo pun­ to : essi non erano se mpre costretti a parl are senza capirsi . Ma egli co ntinuò a sostenere che una scelta del t u t t o ra­ zionale tra paradigmi era impossibile , poiché , in aggiunta all' incommensurabili tà dovuta all' assenza di un linguaggio comune , c ' è anche quella che chiamò « i nc o m me nsur abili t à degli standard » . L' idea è che i proponenti di paradigmi di­ versi possono dissentire sugli standard in base ai quali va­ lutarli , su qu ali problemi un buon paradigma dovr eb be ri­ �elvere , sulla natura di una soluzione accet tabile di tali pro­ ble mi, e cosi via . C osi , anche se essi po ssono in effetti comunicare, non po tranno raggiungere un a cc ordo su qua­ le paradigma è superiore . Con le parole di Kuhn : « si mo-

CAPITOLO QUINTO

strerà che ogni paradigrna soddi s fa i criteri che s tabilisce per se stesso , ma è inadeguato nel soddis fare alcuni di quel­ li che sono imposti dal suo oppositore ». Il secondo argomento di K uh n era bas ato su un' idea no­ t a come la natura caric a-di-teoria dei d at i . Per coglierla , mettiamoci nei panni di uno scienziato che sta cercando di s c egliere tra due teorie in con flitto . La cosa naturale da fa­ re è di cerc are qualche tipo di dato che decida tra le due il che è proprio quello che la filosofia della scienza tradi­ zionale raccomandava. Ma ciò sarà. possibile solta nto se esi­ stono dati che sono adeguatamente indipenden ti d alle teo ­ rie, nel senso che lo scienziato li accet terebbe qu alunque fos se la teoria che adotta. C ome abbiamo visto i positivi­ sti logici credevano nell ' esistenz a di simili dati neutrali ri­ s petto alla teoria , che p o te v a no fornire una corte d ' appel­ lo oggettiva alle teorie in competizione . Ma Kuh n argo­ mentò che l ' ide a della neu tralità rispe tto alla t e or i a è un ' illusione - i dati sono sempre co ntaminati da assunzio­ ni teoriche : è impossibile isol are un insieme di dati possono essere accet t ate da uno scienzi ato , sia che creda alla teoria geocentrica, sia che creda a quella eliocen tric a . Asserzioni d i questo genere possono non essere totalmente neutr ali rispetto alla teoria, ma sono sufficientemente libe­ re da contaminazioni teoric he da es sere accettabili dai pro­ POJlenti di ent rambi i paradigmi , il c h e è quel che co nta . E ancora meno ovvio che la natura carica-di-teoria dei dati ci costringa ad abbandonare la nozione d i verità og ­ gettiva . Mo l t i filosofi concordere,bbero che questo fe no­ meno rende difficile ved ere come sia po ssibile la conoscen­ za d ell a verità ogge t tiva ma questo non s ig ni fi c a che il con­ cetto stesso sia incoerente . Parte del problema risiede nel fatto che , come molte persone diffidenti riguardo al concet­ to di verità , Kuhn non riuscf ad articol are u n a valid a al­ ternativa . Alla fine è di fficile dar senso alla concezione ra­ d icale secondo cui la veri tà è relativa al paradigma: essa , infa t t i , come tutte le altre do t trine relati vistiche , si trova a fronteggiare u n problema critico . C onsideri amo la do· manda : ! , affermazione che la verità è relativa-al-paradigm a è essa stessa ogge t tiv am ent e ver a , o no ? Se i sostenitori de l relativ ismo ri s pon d ono « Sl » , essi ha nno a m messo che i l concetto d i veri tà ogge ttiva ha senso , e s i sono cosi con ­ traddetti . Se rispondono « no » , allo ra non hanno modo d i discutere con qualcuno che dissente, e che dice che a suo parere la verità non è relativa-al-paradigma . Non tu t t i i fj . losofi pensano che questo argomento sia fatale al relat iv i ­ srno, ma esso suggerisce che abbandonare il concetto di ve ­ rità oggett iva è piu facile a dirsi che a farsi . Kuhn se nz•• dubbio ha sollevato alcune obiezioni sig nificative all a v i sione tradiz ionale della storia sci enza come una semplict· progressione lineare, ma l ' alternativa relativistic a che h ., offerto al suo posto non è certo priv a di problem i . ,

4.

Kuhn e la razionalità della scienza .

La struttura delle rivoluzioni scientifiche è s crit t o con u n tono molto radicale; Kuhn dà l ' impressione piena di vol(· r sostituire l e idee filosofiche comuni circa il can1biamen t n

CAMBIAMENTO E RIVOLUZIONE N ELLA SCIENZA

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teorico nella scienza con una concezione complet amente nuov a La sua d o t t ri n a dei mu t a m e n t i di paradigma , del l' incommensurabilità e della natura carica-di-teoria dei da­ .

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ti sembra del tu tto in cont ras to con la v i s i one positivista della scienza come i mpr e sa razionale , oggettiva e cumula­ t i v a Con buone ragioni , una gran par te dei primi let tori di Kuhn lo interpretò come se dice s se che la sc i e n z a è un'at­ tività interamente non razionale , c ar atter i z z a t a dali , ade­ renza d og m a ti c a a un paradig ma du r a n t e i periodi norma­ li, e da improvv i se « esperienze di conversione ),). nei perio­ di rivoluzionari. Kuhn fu però insoddis fat to di questa interpret a zione dell a sua s t essa opera . In un Po s cr i t t o alla s e c ond a edizio­ ne de La struttura delle rivoluzioni scientifiche pubblicata nel 1 9 70 , e in scritti su c c e s s iv i egli moderò il suo tono in mo­ do considerevole - e acc usò alcuni dei suoi primi lettori di avere mal interpretato le sue i n t en z i o n i. Il suo libro non era un tent ativo di me ttere in dubbio la razionali t à dell a sc i e n z a , affermò, ma piu t tosto di o f fr ire un ,immagine piu re ali st a e s toricamente accurata di come la s c ien za si svi­ l up pa effet tivamente. Nel trascurare la s toria della sci e n z a i positivisti erano stati condott i a u na sp i ega z io n e eccessi­ v amente semplicistic a , in verità i d e ali st i c a di c om e fun­ ziona la scienza, e lo scopo di Kuhn era semplicemente di fornire un corret tivo . Egli non· stava ce r c a nd o di mostrare che la scienza era irrazionale , ma p i u t to s t o di fornire u n a spiegazione m igl io r e di che cosa la r a z io n ali t à scienti f ic a compor ta . Alcuni comme ntatori c o n s id e ra no il Poscritto di Kuh n come un sem p l ic e voltafaccia una ritirata dalla sua posi­ zione originaria , piuttosto che u n a sua chiarificazione . Se questa val u t a z i o ne sia giusta o meno no n è q u al c os a di cui ci occuperemo in questa sede. Ma il Po sc ri t t o mette in lu­ ce una que s t io ne import ante : nel rig et t are l' accusa di aver descritto il c amb i ame n t o di paradigma co me non r a z io na le. Kuhn fece la famosa a ffermazione secondo cui « non c 'è un algoritmo » per la sc e l ta di una teoria nella scienza. Che cosa significa ciò ? Un alg or i t m o è un insieme di regole che permette di calcolare la risposta a una p ar t i colar e doman­ di. Per esempio , un al g ori t mo per la moltiplicazione è un .

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CAPITOLO QUINTO

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i nsieme di regole che , quando applicato a qu al s i a s i coppia di numeri , ci d ice il loro prodotto . ( Q u ando i m p ariam o l' a­ r i t me t i c a alle scuole elementari , noi di fatto imp ar i a m o al­ goritmi per l ' addizione , la sottrazione , la moltiplic azione e la divisione) . Cosi un al go r i t mo per la scelta di una teoria è un insieme di regole che, qu an d o è a p plic a t o a una cop­ pia di teorie in competizione, ci dice quale delle due do­ vremmo scegliere. Molta della filo so f ia positivista era in ef­ fett i impegnata a sostenere l ' esi s tenza di un simile algorit ­ mo . I posi ti visti spesso scrivevano come se , dato un insieme di dati e due t eo r i e in competi zione , i > . Egli c i chiede di immaginare un sec­ chio pieno d, acqua s o s pe s o per mezzo di una corda (fig. 1 2 ) . Inizialmente l'acqua è in quiete relativamente al sec­ '�h io . Jloi la corda è attorcigliata su se stessa parecchie vol-

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CAPITOLO SESTO

te e lasciat a andare . M ent re si srotola , il secchia comincia a ruotare . All ' inizio l ' acqua nel secchio resta i m m ob ile la sua superficie è piat t a ; il s ecc hi o sta allora ruotando relati ­ vamente all' acqua . Ma , dopo pochi ist anti , il secchio im­ prime il suo movimento all ' acqua, e l' acqua comincia a ruo­ tare i n s ie m e al secchia ; il secchia e l' acqua sono quindi di nuovo in quiete relativamente l ' uno all ' altra. L' esperienza mostra allo ra che la s uperficie dell' acqua si cwva verso l' al­ to lungo i bordi, come indica il diagramma . « Che cosa causa l ' innalzamento della superficie dell ' ac­ qua ? » , domanda N e w t on C ertamente è qualcosa che ha a che fare con la rotazione d eU , acqua . Ma la rotazione è un tipo di movimento , e per N ewton il movimen to di u n og­ get t o è sempre relativo a qualcos ' altro . Dobbiamo cosf chie­ derci: l ' acqua sta ruotando relativamente a cosa ? Non re­ lativamente al secchio, ovviamente, dato che il secchio e l' acqua st an n o ruotando insieme e sono quindi in quiete re­ lativa . New ton afferma che l'acqua ruota relativ amente al­ lo spazio assoluto , e che questo causa il curvarsi verso l ' al­ to della sua superficie . Lo spazio assoluto ha cosi effetti os­ ,

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servati vi . Si potrebbe pensare che nell ' argomento di Newton c ' è un 'ovvia lacuna. Assunto che l ' acqua non stia ruo tando re -

Figura 1 2 . L · esperimento del « sec'chio rot an t e •) di Ne\\'ton . Nella fase (a) il secch io e l ' ac q ua sono in quiete; nell a fase (b) il secchio ruota relativ atnente al ­ l ' acqua; nella fase (c) il secchio e racqua ruotano i nsieme. a)

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I O)

PROBLEMI FILOSOFICI

lativamente al secchio , perché concludere che deve ruota­ re relativamente allo spazio assoluto ? L' acqua sta ru o t an ­ do relativamente alla per so na che compie l 'esperimento, e r el at iv a m en t e alla superficie della te rr a e relativamente al­ le stelle fi s s e ; non è c os i ovvio c he uno q ual s i a s i di q ue s t i fatti potrebbe causare il s o lle v ar s i della sua superficie ? Ma Newton aveva u n a r ep lic a se m pl ic e a que s ta mo ssa. I m­ maginiamo un universo che non c o n t i en e nulla, eccetto il secchia ro t an t e I n un simile u niverso non possiamo spie ­ gare la superficie curva dell' acqua appellandoci all a sua ro­ t a z ione relativamente ad altri ogget t i dat o che non ve ne s ono; e , come in precede nz a l , a cq u a è in s t at o di quiete ri­ sp e t t o al secchie . Lo s p a zio assoluto è la sola cos a rimasta in rel a zi o ne all a quale l' acqua possa ruotare . Cosi dobbiamo credere allo s pa zio assoluto, sot to pena di non essere in gra­ do di spiegare come mai la superficie de ll ' a c qu a si cwva. In effetti, N ewton sta dicendo che, sebbene la posizio­ ne di un oggetto nello spaz i o assoluto e la sua velocità [ve­ locity] rispetto allo spazio assoluto non po ss a no mai e ssere individuate, è po s sibile dire se un ogge tto sta accelerando ri s pe t t o allo spaz io assoluto . I nfatti , quand o un oggetto ruota , per definizione sta acc e l er a nd o anche se il t as s o di rotazione è co s t a nte . Questo perché in fisica l'accelerazio­ ne è d e f ini ta come il t as s o di c am b i a me n t o della velocit à , intesa come veloci tà in una certa direzione . Dato che gli og­ getti che ruotano cambiano cos tantemente la d ir ezi o ne del loro m ov imen t o ne se g ue che la loro veloc i t à in una certa direzione non è costante . Quindi stanno accelerando . La curvatura della superficie dell ' acqua è solo un esempio di quelli che si chiamano > effetti prodot ti dal mo t o accelera to . Un altro esempio è la sensazione di es­ sere spinti vers o l o schienale del sedile q uando un aeropla­ no decolla . La sol a spiegazione possibile degli effetti i ne r ­ ziali, N ew ton p e ns av a , è che l' accelerazione degli ogge t t i che sperimentano tali effet ti è relativa al l o spazio assoluto , dato che in un u niverso che contiene soltanto l 'oggetto che 1ta accelerando lo sp azi o assoluto è la sola cosa in rel a zio ne alla quale può esis tere l ' accelerazione . L' argome ntazione di Newton è po tente , m a non con­ cl usiva. C ome fa infatti N ew t o n a sapere che la superficie ,

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CAPITOLO SESTO

dell' acqu a si curverebbe verso l ' alto, se l ' esperimento del secchia rotante fos se eseguito in un universo privo di altri oggett i materiali ? Egli assume semplicemen te che gli ef­ fetti incrzi ali che riscon triamo in questo mondo restereb­ bero gli stessi in un mondo privato di qualsiasi u l teriore materia. Si tratta ovviamente di un ' assunzione mol to im­ pegnativa, e in molti hanno messo in dubbio il d i ri t to di New ton di avanzarla . Cosi la sua argomentazione non di­ mos tra l, esistenza dello spazio assoluto ; piut tosto l�ncia al difensore di Leibniz la sfida del fornire una spiegazione al­ ternativa degli effetti inerziali . Anche Leibniz affronta la sfida di s pi egar e la differen ­ za tra moto assoluto e relativo , s e nz a ricorrere allo spazio as soluto . A ques to proposito , Leibniz scris se che un corpo è in mov imento vero o assoluto « quando la causa imme­ diata del moto è nel corpo stesso >> . Ricordiamo il caso del deltaplano e dell 'osservatore sulla terra, ciascuno dei qua ­ li è i n moto relativ amente all ' altro . Per determinare chi è « realmente » in moto , Leibniz direbbe che dobbiamo dec i ­ dere s e l a causa immediata del cambiamento (ovvero del moto relativo) è nel del taplano, nell ' osservatore o in e n ­ trambi. Que s t a soluzione del proble m a di co me dis;:r.:i·:n; � guere il mo to assolut o da quello relativo ev ita ogni rife:tj}. mento allo spazio assoluto, ma non è molto chiara . Le:ib�· niz non s piega m ai adeguat amente che cosa significa:·: c:·bc la « cau sa i mmediata del cambiamento » è in u n ogge,;t:.to�� Ma può d ar s i che i n t endesse ri fiu tare l ' as s u nzione d:l N ewton che il moto di u n oggetto , sia relativ o che ·::a;s sa�fl!l luto, può soltanto es sere un fat to che rigu ard a le sue: re��� lazioni con qu alcos ' al t ro . Uno d e i c ar a t teri intriganti della con troversia as·to.lU•� to/relazionale è la sua persistenza . La concezione de llo s;p�� � zio di N ewton era legat a intim amente all a sua fisica; .�e :t·-� posizioni di Leibniz erano una reazione diret t a a �q;u,ie,­ newtoni ane . S i potrebbe cosi pensare che i progressf ·ca piuti d alla fi sic a a partire dal Settecento abbiano ormai� rl1 sol to il problema . Ma questo non è accaduto . Anche: s·� volt a si r i t en e v a in generale che la teoria della relativ� · E instein avesse risolto la qu e s t io n e in favore di Leib:nizJ. 11�10· anni recenti quest a tesi è stat a sottopos ta a cresce:R ·tf lll'•' _

1 07

PROBLEMI Fll..O SOFICI

tacchi . Piu di trecento anni dopo l ' o rig in ar io dibattito Newton/Leibniz , la cont rover s ia infuria ancora .

2.

Il problema della classificazione biologica .

Classificare o ragg ruppare i propri oggetti di s tudio in t ipi generali è u n ' attività che gioca un ruolo in tut te le scienze . I geologi classificano le rocce come ig nee, sedi­ mentarie o metamorfiche , i n relazione al modo in cui si so­ no formate . Gli economisti classificano i sistemi di tassa­ zione in proporzionali , progressivi o regressivi, a seconda del loro grado di iniquità . La funz io ne principale della clas­ sificazione è di trasmettere informazione . Se un chi mico vi dice che qualcosa è un met allo ciò vi comunica molto cir­ ca il suo probabile comportamento. La classificazione sol­ leva alcune interessanti tematiche filosofiche , la maggio­ ranz a delle quali deriva dal fatto che qualsiasi insieme di ogget ti può in linea di principio essere clas sific ato in mol­ ti modi diversi. I chimici classificano le sostanze in base ai loro numeri atomici, produc end o la t avola periodica degli e lem e n ti . Ma pot r eb be r o ugualmente classificare le so­ stanze in b a se al loro colore , o al loro odore, o all a densit à . Come sc elg ono dunque tra questi modi alternativi di clas­ sificazione ? C 'è un modo « corretto )> di classific are ? O tut­ ti gli sc he mi classificatori sono in ultima analisi arbitr ari ? Queste domande assumono un'urgenza par t i c ol are nel con­ testo della clas sificazione biologic a, o t a ss o nomia che sarà c iò di cui ci occuperemo ora. I biologi tradizionalmente c lass i f icano piante e organi­ a mi u sando il sis tema linne ano, dal nome del naturalista avedese del Settecento Linneo ( 1 7 0 7 - 7 8) (fig . 1 3 ) . Gli ele­ menti di base del sistema di Linneo sono immediati e fa­ miliari a molti . Prima di tutto gli individui sono as segnati . 1 u na specze; ctascuna spec1e e pot assegnata a un genere, ctaacun genere a una famiglia , c ia sc u n a famiglia a un ordine, ciascun or di ne a u n a classe , ciascun a classe a un phylum , e cl.•scun p hylum a un regno . Sono poi riconosciuti ulteriori livelli i n t er m e di come sottospecie, sotto/amig/ia e superfa­ •IRiia . La specie è l ' unità tassonomica di base; generi , fa,

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CAPITOLO SESTO

Figura I J.

Il libro piu famoso

di Linneo, il Systema Natu,ae, in cui present classifica�ione di piante, animali e minerali.

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PROBLEMl FILOSOFICI

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miglie , ordini e cosf via sono noti come « t axa superiori » . Il nome latino standard per una specie i ndi ca il ge nere a cui la specie appartiene ma niente di piu . Per esempio, voi e io apparteniamo a Homo sapiens, la sola specie sopravvis­ sut a del genere Homo . Due delle altre specie di questo ge­ nere sono l ' Homo erectus e l' Homo abilis , e sono ora e n­ trambe estinte . Il ge nere Homo app artiene all a f a m iglia degli Ominidi, che appartiene all a superfamiglia degli Omi­ noidi, che appartiene all'ordine dei Primati, che fa parte della classe dei Mammiferi, che appartiene al phylum dei Cordati, che appartiene al regno Animale . Si noti che il modo di classificazione l i n neano è gerar­ chico : un certo numero di specie è raggruppato in un sin­ golo genere , un certo numero di generi in una singola fa­ miglia, un certo nu mero di famiglie in un singolo ordine, e cosi via . Cosi , a mano a m ano che ci muoviamo verso l ' al­ to , troviamo un numero di taxa che diminuisce a ciascu n livello. All a base ci sono letteralmente milioni di specie , ma al vertice ci sono solo cinque regni : Animali, Piante , Fun­ ghi , Batteri e Protoctisti (alghe , alghe marine ecc . ) . Non tutti i sistemi di classificazione della scienza sono gerar­ chici. La tavola periodica in chimica è un esempio di clas­ sificazione non gerarchica : i differenti elementi chimici non sono collocati in gruppi via via piu inclusivi , come le spe­ cie del sistema linneano . Una questione importa nte che dobbiamo af frontar e è quella del perché la classificazione biologica dovrebbe essere gerarchica. Il sistema di Linneo ha ben servito i naturali sti per cen­ tinaia di an n i e continua a essere usato oggi . In qualche mo­ do questo è sorprendente , dato che le teorie biologiche so­ no molto cambiate durante questo periodo. La pietra an­ solare della biologia moderna è la teori a dell ' evoluzione di Darwin , la quale afferma che le specie contemporanee di ­ acendono da specie ancestr ali ; questa teoria è in contrasto con la concezione piu antic a, ispirata dalla Bibbia, secon­ do cui ciascuna specie fu creata separatamente da Dio . L 'o­ ritine delle specie di Darwin fu pubblicato nel 1 85 9 , ma non fu prima della metà del xx secolo che i biologi comi nc i aro­ no a chiedersi se la teoria dell 'evoluzione dovesse avere qualche influsso sul modo in cui si classificano gli organi,

CAPITOLO SESTO

I IO

smi. Negli anni Settanta del secolo scorso erano emerse due scuole tassonomiche rivali , che offrivano delle risposte in conflit to a questa domanda . Secondo i cerca di combinare aspe t ti di entrambe le posi ­ ZIOni .

Per comprendere la disputa tra cladisti e fenetisti dob­ biamo dividere in due parti il problema della clas sificazio­ ne biologica . In primo luogo, c ' è il problema di come sud­ dividere gli organismi in specie , n o t o come > . Questo probl e ma non è stato affatto risolto, ma nella pratica i biologi sono spesso capaci di trovare un accordo su come delimitare le specie , anche se ci sono casi difficili . I n termini generali , i biologi assegnano gli organi­ smi alla stessa specie se possono procreare tra loro, e a spe­ cie diverse in caso co n tr a r i o I n secondo luogo, c'è il pro­ blema di c o m e collocare un gruppo di specie in un taxa d i livello superiore , problema che ovviamente presuppone l a solu z i o ne della questione precedente. Di f atto cladisti e fe­ netisti sono spesso in disaccordo circa il pro blem a delle spe­ cie , ma la loro dispu ta rig u ar d a principalmen te i taxa di l i ­ vello sup e r io re Cosi, per il mome nto ig noreremo il pro­ blema delle specie assumeremo che gli organismi siano stati attrib ui ti alle specie in modo soddisfacen te . La que ­ s tione è: qual è la prossima mossa ? Che principi u s i a m o per classificare queste specie in taxa superiori ? Per mettere a fuoco la questione si c o nsideri il seguent�e esempio . Umani , scimpanzé, gorilla , bonobo, orangutan e gibboni sono di soli to classificati insieme , come mem,bri della su per famiglia Ominoidi , nella quale però non sono in�· elusi i babbuini . Perché ? Qual è la giu sti ficazione per col­ locare umani , scimpanzé , gorilla, eccetera in un gruppo ch.­ non contiene anche i babbuini ? La ris po s ta dei fenetis.ti c h e essi hanno una quantità di caratteristiche che manca no ai babbuini , per esempio l' assenza di coda. Secondo qu= .

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III

PROBLEM I FILOSOFICI

sta concezione le classi ficazioni t assonomiche si basereb­ bero sulla somiglianza metterebbero i ns i eme le specie che sono simili per aspetti importanti , ed escluderebbero quel­ le dissimili . Da un punto di vista intuitivo si tratta di una posizione ragionevole, poiché si ad at t a b ene all'idea che lo scopo della classificazione è di veicolare informazione . Se i gruppi tassono mici sono basati sulla somiglianz a, allora sentirsi dire a quale gruppo appartiene un dato organis mo ci fornisce molte informazio ni circa le sue probabili carat­ teristiche . Se vi dicono che un dato org anismo appartiene alla superfamiglia degli Omi noidi , saprete che non ha una coda . Inoltre molti dei gruppi riconosciuti dall a tassonomia trad izionale sembrano basati sull a somiglianza. Per fare un esempio ovvio, tu tte le piante condividono un certo nu ­ mero di c aratteris tiche che mancano agli animali ; quindi dal punto di vista dei fenetisti è del tut to sensato colloc a­ re le piante in un regno e gli ani m ali in un altro . I cladisti , tu ttavia, sostengono che la similari tà non do­ vrebbe contare nulla nella classificazione; quello che con­ ta sono piut tosto le relazioni evolutive tra le specie note come « relazioni filogenetiche )> . I cl ad is t i sono d' accordo con } , esclusione dei babbuini dal gruppo che contiene gli umani, i gorill a ecc. , ma la giustificazione di ciò non ha nul­ la a che fare con le somigli anze e le differenze tra le specie . I l punto è che le specie Ominoidi sono legate tra loro in modo molto piu s tre tto di quanto lo siano individualmen­ te con i babbuini . Che cosa sig nifi c a esat t amente ciò ? Si­ gnifica che tutte le specie O minoidi condividono un ante­ nato comune , che non è un antenato dei babbuini . Si noti che questo non vuoi dire che le specie Ominoidi e i bab­ buini non hanno alcun antenato comune . Al contrario , se si va sufficientemente all 'indietro nel corso dell' evoluzio­ ne , ogni coppia di specie ha un antenato comune - poiché si presume che tutta la vit a sulla terra abbia una singola ori­ gine . La questione è piuttos to che l ' antenato comune del­ le specie O minoidi e del babbuino è anche l ' an tenato di molte altre specie, per esempio delle varie specie di maca­ co . Cosi i cladisti argomentano che ogni gruppo tas sono­ mico che contiene le specie Ominoidi e i babbuini deve an­ rhe contenere queste altre specie. N essun gruppo tassano-

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CAPITOLO SESTO

mico può contenere

soltanto le specie Ominoidi

e i bab ­

buini. L'idea clad istica chi ave è che tutti i gruppi tassonomici , siano essi generi, famiglie, superfamiglie o quant ' altro , deb­ bono essere monofiletici. U n gruppo mono f i let ico è tale da co nte ne re una specie ancestrale e tutti i suoi discendenti , ma nient ' altro . I gruppi monofiletici sono di v ari e dime n­ sioni . A un estremo, tutte le specie che sono mai esistite formano un gruppo monofiletico , presumendo che la vit a sulla terra si sia originata in una sin�ola occasione . All ' al­ tro estremo , possono esserci gruppi monofiletici di due so­ le specie se sono i so l i d iscendent i di un antenato comu­ ne . Il gru p po che contiene s ol o le specie Ominoidi e i bab­ buini non è monof i l e tico perché , come abbiamo vis to , l' antenato comune delle specie Ominoidi e dei babbuini lo è anche dei macachi. Quindi , secondo i cladisti questo non è un gruppo tassonomico genuino . I gruppi che non sono mo­ nofilet ici non sono ammessi nella t as so nom i a cladista, indipendentemente da quanto simili i loro membri pos sa­ no essere , dato che i cladisti considerano tali gruppi total­ mente artificiali, in co n tras t o con i gruppi monofiletici > - che mostra le relazio ni filo­ genetiche tra sei s p e c i e contemporanee , A-F . Tutte e sei le specie hanno un antenato comune, se torniamo suffi ­ ci e n t eme n t e indietro nel te mpo , ma alcune sono collega ­ te pi u int imam ente di altre . Le specie E e F han no un an­ t e nato comune mol to recente , d ato che i loro rami si in­ t e r s e c a n o in un pass ato molto prossimo . Per contras to , la specie A si è distaccata d all a li nea comune molto tempo fa. Ora , cons ideriamo il gruppo { D , E , F ) . Questo è un gruppo monofiletico , poiché contiene tut t i e soli i di­ scenden ti di una s pecie ance s t r al e (non no minata) , che si divise in due nel nodo i ndicato con �, che applica a un numero inde finit o di compiti. Cosi u n unico e medesimo insieme di c apacità cog n itive viene ap ­ plicato se l'umano sta cer can do di contare delle biglie, de­ cidere in quale ristorante mangiare o apprendere una lin­ gua straniera questi compiti rappresentano applicazioni d iv er se della sua intelligenza generale . Secondo una con­ cezione rivale , la mente umana contiene un certo numero di sottosistemi specializzati, o moduli , ciascuno dei quali è ,

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progettato

per affront are un numero molto limitato di compiti, e non pUÒ fare nient , al tro (fig. I 6) . Q u e s t a è no­ ta come l'i potesi della , ovvero non modulare , affermano , è sempre possi­ bile che capacità cognitive dis tinte siano colpite in modo di v ers o dal d a n no cerebrale . Cosi non poss i a m o semplice­ m en te leggere l'architettura della mente a partire dagli s t u ­ di sui de ficit , essi insistono; al m assimo q u e s t i ul t i mi pos ­ sono offrire delle evidenze falli bili per la scoperta di tale architettura . Molto d e l recen te interesse per la modulari tà si deve al lavoro di Jerry Fodor, un infl u e n t e filosofo e psicologo ame­ ricano . Nel 1 9 8 3 Fodor pubblicò un libro , La mente mo­ dulilre, che contenev a si a una s p ie g az i o ne molto chiara di che c o sa è e s a tt ame nt e un modulo , sia alcune ipotesi inte­ ressanti riguardo a quali capacità cogni tive sono modul ar i e quali non lo sono. Fodor argomentò che i moduli menta­ li hanno un cer t o numero di carat teri distin tivi, dei qu ali i principali sono i tre s e gue n t i : (a) essi sono specifici p e r un dominio , (b) le l o ro operazioni sono obbligat e , (c) sono informa tivamente i ncapsula t i . I sistemi no n modulari non possiedono nessuna di que ste c aratteristiche . F od o r af­ fermò che la mente umana è in parte, sebbene non del tut­ to , modulare ; noi risolviamo alc u ni compiti cognitivi usan­ do m od u l i specializzati , altri usando la nos tra « in telligen­ za generale » . Dire che un sistema c og ni t iv o è s pe c i fi c o per u n d o m i nio s ig ni f i c a affermare che è specializzato: esso re a li zz a un insieme di compiti limitato , circoscritto con precisio ne . Il « mecc a ni s m o di acquisizione del linguaggio » postulato da Chomsky è un buon ese mpio di un sistema specifico per un dominio . L ' unica funzione di questo meccani smo è di met­ tere in g r a do il bambino di apprendere il linguaggio non lo aiuta a imparare a gio c are a scacchi , o a c on t are o a fare qualsiasi altra cos a . C osi il m ecc an i s mo ignora semplice­

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CAPITOLO

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SESTO

mente gli input non linguistici . Dire che un sistema cogni­ tivo è obblig ato vuol dire aff erma r e che noi non possiamo sce gl i e r e se met terlo o meno in azione . La percezione del linguaggio offre un buon e se mpio Se voi udi te un enun­ ciato pronunciato in una lingua che conoscete, non potete non udirlo che co me il proferimento di u n enunciato . s� qu alc uno vi chiedes se di udire l' enunciato come un :>------

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PROBLEMI FILOSOFIC I

mostra che l' informazione che le due linee hanno uguale l u ng h e z za è conservat a in una regione de ll a mente cogniti­ va alla quale i no s tri meccanismi percettivi non hanno ac­ cesso . Questo significa che tali meccanismi sono informa­ tivamente inc apsulat i - non hanno accesso a tutte le infor­ mazioni che possediamo . Se la pe rcezio n e visiva non fosse incapsulata informativ ame n te in questo modo , ma potesse far uso di tutte le informazioni raccolte nella mente , allo ­ ra l ' illu sione scomparirerebbe nel momento in cui ci venisse detto che le due linee sono effettivamente di uguale lun­ ghezza . Un al tr o possibile esempio di incapsulamento infor­ mativo viene dal fenomeno delle fobie umane, per esem p io la ofidiofobia , o paura dei serpenti . Si tratta di u n a fobia piuttosto diffusa tra gli umani e anche in m ol te altre spe­ cie di primati . Il che è facilmente comprensibile , dato che i serpenti son o molto pericolosi per i prim at i e quindi una paura isti ntiv a nei loro confro nti può es sersi facilme n te evoluta per selezione naturale. Ma, qualunque sia la spie­ gazione della nostra paura dei serpenti, il punto cruc iale è il seguente . Anche se sapete che un particolare serpente non è pericoloso , per esempio perché vi hanno detto che le sue ghiandole velenifere sono s t ate rimosse, sarà ancora piuttosto probabile che continuiate a esserne terrorizzati, e non vogliate toccarlo. N aturalmen te questo t ipo di fobia può essere vinta dall'addestramento, ma ques ta è una fac­ cenda diversa . Il punto rilevante è che l'informazione cir­ ca la non pericolosità del serpente non è accessibile alla par­ te della vostra mente che produce la rea z ion e di paura all a vista di un serpente . Questo suggerisce che i n og ni e s sere umano pos s a esserci un modul o « p aura dei serpenti )>, in­ nato e informativamente incapsulato . C i si potrebbe domandare perché la modularit à della mente dovrebbe es sere una ternatica filosofica . Se la men­ te è modulare o meno sembra chiar amente una questione che concerne un fatto empirico, per quanto difficile da de­ terminare . In realtà questa osservazione non è completa­ mente corretta. Un a spe tto in cui il dibattito sull a modu­ larit à è f ilo so fi c o riguarda il modo in cui dovremmo consi­ derare i compiti e i moduli cognitivi. I sostenitori d ell a modulari t à affermano che la men te contiene m od uli spe,

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CAPITOLO SESTO

cializza ti per realizzare diversi tipi di compiti cognitivi ; i loro critici lo neg ano. Ma come facciamo a decidere se due compiti sono dello stesso tipo , o di t ipo differente ? Il ri ­ conoscimento dei volti è un singolo compito cognitivo , o è composto da du e distinti compi t i cog n itiv i : il rico nosci­ mento di volti maschili e quello di volti femminili ? Effet­ tuare lu nghe divisioni e moltiplicazioni sono ent ramb i esempi d i diversi compiti cognitivi o sono e n t r a m b i parti del compito piu generale del fare aritmetica ? Questioni di questo tipo sono concettuali , o fi losofiche , piu ttost o che direttamen te empiriche , ed esse so n o potenzialmente cru ­ ciali per il dibattito sulla modularit à . Immaginiamo infat ­ t i che un critico della modulari tà produca delle ev idenze s pe ri me n t al i per mostrare che usiamo uno e u n solo insie ­ me di capacità cognitive per realizzare mol ti diversi tipi di compiti cogni tivi . Il suo opposi tore potrebbe accet tare i da­ ti sperimentali , ma arg o me n t ar e che i co mp i t i cog nitivi in quest ione sono tutt i dello stesso tipo , e quindi che i dati so­ no perfettamente compatibili con la modularità. Cosi , mal­ grado la pri ma i mpressione i n c o n tr ar io il dibatt ito sulla modularità della mente è profond amente coinvolto in que ­ stioni filosofiche . I piu entusiast i sosteni tori dell a modulari tà credono che la m e n t e sia interamente composta di moduli, ma questa posizione non è ac c e t ta t a universalmente . Fodor stesso af­ ferma che percezione e linguaggio sono probabilmente mo­ d ular i , men tre il pe nsiero e il ragionamento quasi certa ­ mente non lo sono . Per capire le sue ragioni, immaginiamo di far parte di una giuria e di tentare di giungere a un ver ­ det to di colpevolezza o non colpevolezza. I n che modo af fronterem mo questo compito ? U na questione i mportan te che considereremmo è se la versione dell' accusato è logi camente consistente o no è libera da contraddizioni ? J.'. ci chiederemmo probabilmente se le evidenze proba tor ie disponibili sono puramente co m pa t i bili con la c olpevol e :�. za d eli ' accusato , oppure la sostengono con forza. Chiar,, men te , le abili t à di ragionamen to che applichiamo i n qut' sto caso mettere all a prova la consistenza logic a e v alu t are l ' evidenza probatoria - sono abilit à generali; non so n t ' proge t tate specificamente per i compiti di una giuria . No1 ,

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PROBLEM I FILOSOFI CI

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usiamo le s tesse abilità in molti domini , quindi le capacità cogni t ive che u tilizziamo per deliberare sulla colpevolezza

dell ' accusato non sono specifiche del dominio . Né sono ob­ bligate dobbiamo v alut are consapevolmente se è colpe­ vole , e possi amo sme ttere eli farlo quando lo desideriamo , per esempio durante la pausa per il pranzo. Piu import ante di tutto, non c'è nemmeno incapsulamento informativo: il nostro compi to è decidere se l ' accusato è colpevole , tutto considerato , c os i che pos siamo trovarci i n condizione di ri­ correre a ogni i nformazione di sfondo in nostro pos sesso, se la c o nsid eri a mo rilevante . Per esempio, se l'accusato si è agitato nervos amente durante ! � interrogatorio , e noi cre­ diamo che agitarsi nervosamente si a un segno invariabile di colpevolezza, probabilmente faremo ricorso a ques ta cre­ denza nel raggiungimento del verdet to . Non esiste quindi un d epo s i t o di i n fo r maz ione che non è acce ssibile ai mec­ canis mi cognitivi che usiamo per raggiungere il verde t t o (sebbene il giudice pos sa chiederci di ignorare certe c ose ) I n breve , non esiste un modulo per decidere se un accu s a­ to è colpevole . Affrontiamo questo compito usando la no­ stra « intelligenza generale » . La tesi di Fodor, secondo cui la mente è parzialmente , ma non del tutto, modulare appare piuttosto plausibile . Ma sapere esattamente quanti moduli esisto no, e che cosa fan­ no con precisione sono que stioni a cui non si può rispon­ dere, allo s ta to at tuale delle ricerche . Fodor stesso è mo} to pessimis ta circa la possibilità che la psicologia cognitiva poss a mai spiegare il funzionamento della mente umana . Egli ritiene che solo i sistemi modulari possano essere stu­ diati scientificamen te - i sistemi non modulari, non essen­ do incapsulati informativamente, sono molto piu refratta­ ri alla modellizzazione . C os i , secondo Fodor , la migliore strategia di ricerc a per la psicologia cognitiva è c on cent rarc i su percezione e linguaggio, ig norando il compito del ragio namento . Ma questo aspetto del suo pensiero è molto con­ troverso ; non tutti gli psicologi concordano con lui su qua­ li parti della mente sono modulari e quali non lo sono , e non tutti ritengono che solo i sis temi modulari pos sono es­ sere studiati scientificamente . -

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Capitolo settimo

La scienza e i s u o i critici

Molte persone danno per scontato che la scienza sia un bene, per ragioni ovvie . Do po tutto essa ci ha dato l' elet­ tricità, l' acqua po tabile , la penicillina , l a contraccezione , i viaggi aerei e molto altro a nco ra - tutte cose che hanno sen­ za dubbio portato beneficio all' umanità. Tuttavia, malgra­ do questi impressionanti contributi al benessere umano , la scienza non è priva di critici : c ' è chi afferma che la società s pende troppo denaro a fini scientifici , a detrimento delle arti; chi afferma che la scienza ci ha dato c ap ac i t à tecnolo­ giche senza le quali s taremmo meglio , per esempio la ca­ pacità di cos truire armi di dis truzione di massa (fig . 1 8).

Figura r 8 . C apacità scientifiche senza le quali staremmo meglio: c a a fu ngo , prodot ta da un 'esplosione atomica.

u na

nuvola toss i ­

I 25

LA SCIENZA E I SUOI CRITICI

Alcune femministe trovano discutibile la scienza perché in­ trinsecamente maschilista; individui religiosi spes so hanno la sensazione che essa mi nacci la lo r o fede ; e certi antro ­ pologi hanno accusato la scienza occidentale di arroganza , in qu anto assume supedicialmente la propria superiorità ri­ spetto alle conoscenze e alle credenze delle culture in dige ne diffu se nel mondo . Questo elenco non esaurisce affatto le critiche di c ui la scienza è stata fatta oggetto ; in ques to ca­ pitolo, comunque , soffermeremo la nostra attenzione su tre obiez i o ni che appaiono di particolare interesse filosofico .

1

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Scientism o .

I ter rn i n i ha acquistato queste connota­ zioni , ma probabilmente è qualcosa che ha a che fare con lo st a tus privilegiato attribuito alla scienza nella società mo­ derna. Oggi la società trat ta gli scienziati come esperti , il . . cu1 par ere su questioni Importanti e costantement e ricercato, e di solito accettato senza discussione . Certamente t u t ti ri conoscono che qualche volta gli scienziati si sba­ gliano - per e sem p io i c o n s u l ent i scientifici del governo britannico negli anni Novant a dichiararono che « la malat ­ t ia de lla mucca pazza >> non rappresentava una minaccia per gli ess eri umani , solo per essere tragic amente sment iti in seguit o . I nfortuni occas ionali di questi t i po non tendono però a modificare la fede del pubblico nella scienza , né la cons id erazione in cui sono t e nu ti gli scienziati . Quanto me­ no in Occidente, questi ultimi so no percepiti in modo mol­ to simile ai leader religiosi del passato : possessori di una conoscenza specialistica, inaccessibile ai profa ni « Sc ientismo » è un • etichetta peggiorativa usata da alcu­ ni filosofi per descrivere quello che a loro appare come un' a­ do ra zi o ne della scienza, un atteggiamento ultra-reveren.

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.

CAPITOLO SETTIMO

ziale nei suoi confront i , che si trova in molti circoli intel ­ let tuali . Chi si oppone allo scientismo afferma che la scien­ za non è la sola forma v alida di impresa intellettuale , e nem­ meno l ' unica strada privilegiat a verso la conosce nz a. C o­ storo spesso sottolineano di non essere contrari alla scienza in sé; ciò a cui si oppongono è lo status privilegiato con­ cesso all a scienza, in particolare alla scienza naturale , nel­ la socie tà moderna, cosi come critic ano l' assunzione se­ condo cui i metodi scientifici sono necessariamente appli­ cabili i n ogni ambito . Il loro obiettivo non è dunque d i ' att accare l a scie nz a , m a d i metterla al suo posto - mos tra­ re che essa è un' at tivit à tra l e altre , e liberare le discipline non scie ntifiche d all a tirannia che si suppone la scienza eserciti su di loro . Lo scientismo è ovviamente una dot trina molto v aga , e dato che i l termine ha una connot azione negativa , quas i nessuno ammetterà di aderirvi. Ciononostante , qualcosa di simile ali ' adorazione della scienza è un tratto genuino del nos t ro paesaggio intellettuale . Questa non è neces saria­ mente una cosa sbagliata - forse la scienza merita di esse­ re adorata - ma senz a dubbio è un fenomeno reale . Un set­ tore che è spesso accus ato di idolatria nei confronti dell a scienza è la filosofia anglo-americana contemporanea (della quale la filosofia della scienza è solo un aspetto) . Tradizio­ nalmente la filosofia è considerata come un ambito umani­ stico , malgrado i suoi stretti legami storici con la ma tema­ tica e la scienza . E con buo ne ragioni, dato che le que stion i affrontate dalla filosofia includono la natura della cono­ scenza , della morale, della razionalità , del benessere u m a ­ no e altre , nessu na delle quali appare risolvibile per mezzo dei metodi scientifici . Nessun ramo della scienza ci dice co­ me dovremmo condurre le nostre vite, o che cosa implichi la felicità uman a ; ques te sono domande essenzialmente f i losofiche . Malgrado l ' apparente impossibilità di rispondere a que­ stioni filosofiche attraverso la scienza , un buon numero Ji filosofi contemporanei crede davvero che la scienza sia la sola s trada legittima verso la conoscenza. Le domande cht· non possono essere soddisfatte con mezzi scientific i , a f fermano costoro , non sono affatto domande genuine . Que ·

LA SCIENZA E I SUOI CRITICI

127

s ta concez ione è spesso associat a al pensiero del t ard o Wil­ lard v an Orman Quine , che può es sere c o n s id e r a t o il piu import ante filosofo a me rica no de l xx secolo . La base di q ue s t a ide a si trova in una d ot t ri n a chiamata « na turali­ smo >> , che s o tt o lin ea come gli esseri umani siano parte in­ tegrante del mondo naturale , non qu al c os a di separato da esso, come si credeva un tempo . Dato che la scienza studia la tot ali t à del mondo naturale, perché non dovrebbe esse­ re in grado di rivelare la verità c omp l e ta intorno alla con­ dizione umana, s e nza nulla l as c i a r e alla fi l oso fia ? Gli ade­ r e n t i a questa posizione aggiungono talvolta che, me ntre la s c ienza fa senza dubbio progressi, la filosofi a sembra d i­ s c u ter e le medesime questioni da secoli e secoli. Secondo questo pu nto di vi s ta non esiste qualcosa con1e una cono­ scenza specificamente filosofica, dato che tu tta la conoscen­ za è conosce nza scientifica . N ella misura in cui esiste un qualche ru olo per la filosofia, esso consiste nel - le tematiche . Tuttavia alcuni scienziati sociali resistono all ' idea di do­ ver venerare in que s t o modo le scienze natur ali , proprio co­ me alcu ni filosofi si ribellano ali '-ide a di dover tribu t are l a m edes im a venerazione all a scienza in generale . Essi affer­ mano che i metodi delle scienze naturali non sono nece s sariamente ap prop r i a t i per studiare i fenomeni sociali : pe r ché mai le medesime tecniche che sono u tili , per esempio , in astronomia dovrebbero esserlo altre ttanto nello s t udio delle società ? Coloro che sostengono questo punto di vi st u negano che lo stato piu avanzato delle s cien ze naturali s i a attribuibile al carattere specifico dei metodi di indagine cht· impiegano, e non vedono quindi alcuna ragione per esten derli alle scienze social i . E s si spesso sottolineano che lr scie n ze sociali sono piu gi ov ani di quelle naturali, e che J,, -

-

-

1 29

LA SCIENZA E l SUOI CRITICI

natura complessa dei fenomeni sociali rende molto ardua la pra ti c a della scienza sociale . Né la q ue s ti one dello scientismo, né quella p arallel a del rapporto tra scienze naturali e sociali sono facili da risol­ vere . In parte ciò si deve alla poca chiarezza r iguar do a che cosa sia effet tivamente ed esattamente incluso nei > fu sv iluppato originaria mente d a Hilary Pu tnam ; si veda Mathematics . Matter and Method , Cambridge University Press , C ambridge 1 9 7 5 [t rad . i t . Matematica , materia e metodn., Adelphi., Milano r 9 9 3 ] . Demystifving Underdetermination , di Larry Laudan , in M artin Curd e J an A . Cover (a cura di) , Ph i!osophy of science : The Central lsJuc.,· cit . è una buo na discussione del concetto di sottodeterminazione . Su q u es ti temi il lettore it aliano potrà cons ultare anche Massiffi(l Dell 'Utri , Le vie del realismo . Verità � lingUtJ�io e conoscenza in Hilary Putnam , Franco A n g e li , Milano 1 99 2 ; Alessandro Pagnini (a cura di) , Rea lismo/antirealismo , La Nuova I talia, Firenze 1 99 ' ; Paolo Parri ­ ni , Conoscenza e realtà . Sagg i o difiloJo/ia positiva, Laterza , Roma-B a r l 1 995 ·

Cdpito!o quinto _ I mportanti sag g i dei primi posi tivisti logic i p o s s o n o essere trtJ,v,a,� t i in Herbert Feigl e May Brodbeck (a cura di) , R eadings i11 the, ,P:bl',� losophy of Science, Appleton Century Crofts , New York 1 95 3 ·· :1:1 li�� bro di Tho mas S Kuh n , The Structu re of Scientific Revolutions t .Uni�� versi ty of Chic ago Press, C h ica g o 1 96 3 [t rad . i t. lA struttura tlrlll rivoluzioni scientifiche, Ei n audi, Torino 1 969 e 2 00 24] (dal 1 9,70, ,Il edizioni includono il Poscritto del 1 969) è per la gra n parte di :f.:alc::da� lettura. I l pe ns ie r o piu t ardo di Kuh n e le sue riflessioni sul dìbl:'t;t�i� to in augurato dal suo libro possono essere rintracci ati in Oggettf:u:i!td'i! giudizio di valore e scelta della teoria , in Id . , 'fhe Essen lial Tt!11\l�i·or�.,1, U nivers ity of Chicago Press , Chicago 1 9 7 7 [trad . i t . La tensiO,NI1 rll1 senz.ia le . Ca1nblamenti e continuità nella scienza , Einaudi , T'o,dnl�1 1 9 8 5 , pp. 3 5 r - 7 4], e in The Road Sin ce Structure : Philosophièa'l says , I 970· I 99J , University of C hicago Press , Chic a�o-London l.rC}i(?O [si veda anche Thomas S . Kuhn , La tensione essenziale e altN .1' E i naudi , Torino zoo6]_ Due ampie e recenti discuss ioni detP�o p1rl _

14 7

INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE

di Kuh n sono proposte da Paul I Io y ningen-Huene, Reconstructing Scientific R evo lu tion : Thomas S . Kuhn 's Philosophy of Science, Uni­ versity of Chicago Press , Chicago 1 99 3 e da Alexander Bird , Thomas Kuhn , Princeton Univcrsity Press, Princeton :.zoo 1 . Il tes to di Paul l lorwich (a cura di) , Wor/d Changes Thomas Kuhn and the Nature of Science , MI T Press, C ambridge (Mass _ ) 1 993 , contiene discussioni del pensiero di Kuhn d a parte di autorevol i storici e filosofi della scienza , con commenti d e llo s tesso Kuh n . Su questi temi il lettore italiano po trà consultare anche Alberto Pasquinelli (a cura di) Il neoempirismo, Utet , Torino I 969 ; Donald G illies e Giulio Giorello , La filosofia della scienza nel xx secolo ci t _ ; Rosari a Egidi (a cura di) , LA svolta re!IJtivistica nell'epistemologia con­ temporanea , Franco Angeli , Milano 1 9 8 8 ; Thomas S . Kuhn , D ogma contro critica , Raffello Cortina, Milano 2ooo . .-

Capitolo

sesto .

Il dib at ti t o originale tra Newton e Le i b niz consiste in cinque scrit ­ ti originali d i Leibniz e c i n que rep l iche di Samuel C larke, il port a­ voce di Newton, che s ono ristampati in H _ G . AJexander, The Leib­ niz- Cklrke correspondence, Manchester University Press, Manchester 1 965 [trad . it . in G . W. Leibniz , Scritti filosofici, a cura di M . Mu­ gnai e E . Pasini, U tet , Torino 2ooo] . Discussioni interessanti su que­ sto tema si pos sono tro v are in Nick l-Iuggett , Space/rom Zeno lo Ein­ stein , MIT Pres s , Cambridge (Mass . ) 1 999 e i n Christopher Ray , Time , Space and Philosophy , Routledge , London New York 1 99 r . La classificazione biologica è discussa dal punto di vista filosofico in Elliott Sober , Phi/osophy o/Biology , We s t view Press, Boulder (Col . ) 1 993 , capi tolo vn . Una discussione molto dettagliata dello scontro tra fenetisti e c la dist i è fornita da Dav id Hull, Science as a Process , University of Chicago Press , Chicago-London 1 988 . Utile è anche Ernst M ayr , Biologica! Classification : Towa rds a Synthesis of Opposing Methodo logies , in Elliott Sober (a cura di) , Conceptual ltsues in Evo­ lutionary Biology , MIT Press, Cambridge (M ass . ) I 994z· The Modu­ larity o/ Mind, MIT Press, C ambridge (Mass. ) 1 98 3 [trad . i t . La men­ I� modulare, il Mulino , B o l og n a 1 999 ] , di J erry A . Fodor è un testo piuttosto impegnativo , ma che vale la fatica . Buone discussioni in­ torno alla quest i one della modularità si trovano in Kim Sterelny , Ine Representational Theory of Mind, Blackwell, ()x ford 1 990 e in Jay L. Garfield , Moduiarity , in Samud Guttenplan (a cura di) , A Companion lo the Phi/osophy o/ Mind, Blackwell , Oxford I 99 4 · Su ques ti terni il lettore italiano potrà consultare anche Giovan­ ni Boniolo (a cura di) , Filosofia della fisica , Bruno Mondadori, Mila­ no 1 99 7 ; Barbara Continenza ed Elena Gagliasso, Giochi aperti in biologia : una riflessione critica su adattamento , struttura , specie , Fran-

INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE

co Angeli, Milano 1 996 ; Te l mo Piev ani , Introduzione alia filosofia delia biolor,ia , Late rza , Roma- B ari 2005 ; Massimo Marraffa e Cri­ s tina Meini, La mente sociale, Laterza, Roma-Bari , capp . n (La men· te modulare) e In (La moduiiJrità massiva) .

Capitolo seUimo . Tom Sorcll , Scientism, Routledge , London - New York 1 99 1 , con­ tiene una discussione d ettagliata dei concetto di scientismo. La que· stione dell' applicabilità dei metodi delle scienze naturali all e scien­ ze sociali è discussa da Al e x and er Rosenber'g, Philosophy of Social Science , Clarendon Press , Oxford 1 98 8 e da David Papineau, For Science in the Social Sciences, MacMill an , London 1 978 . La contro­ versia tra creazionisti e darwinisti è esaminata d ettagliatamente da Philip Kitcher, Abusing Science: The Case Against Creationism, MIT Pr ess , C ambridge (Mass . ) 1 9 8 2 . Un tipico ese mpio di tes to creazio­ nis ta è Duane Gish , Evo/ution ? The Fossils Say �'o.' , C rea t i o n Life Publishcrs , San Diego 1 9 79 . Tra le buo n e discussioni generali della natura c arica di v alori o meno della sci en z a si segnalano Larry Lau­ dan , Science and Va/ues, Uni versity of C al i fornia Press, Berkeley 1 9 84 [trad . it . LA scienza e i valori, Laterza , Roma-Bari 1 98 7 ] e lie­ len E. Longino, S c ien ce as Socia/ Knowledge : Vo.lues and Objectivity in Scientific lnquiry , Princeton U niversity Press , Princeton 1 990 . La controversia riguardo alla sociobiologia prese l e mosse dal libro di Edward O . Wilson, Sociobiology, Harvard University Press , Cam­ bridge (Mass . ) 1 9 7 5 [ t r ad . iL Sociobioiogia : la nuova sintesi, Zani ­ chelli, B o log n a 1 9 8 3 ] ; rilevante è a nc h e Edward O . W ilson , On Human Nature, Bantam Books , New York 1 978 [trad . it . Sulla na ­ tura um�Jna , Z anichelli, Bologna 1 980]. Un esame dett agliato ed equi ­ l ibrato della controversia è fornito da Philip Kitcher, VaulJing Am· bition : Sociobiology and the Quest /or Human Nature � MIT Pres s , C ambridge {Mass . ) 1 98 5 . Su questi temi il let tore i taliano potrà consultare anc he Gabrielr Lolli , Beffe , scienziati e stregoni . La scienza oltre realismo e relativismo , il Mulino, Bolo g n a I 998 .

I ndice analitico

Ada ms J o h n Couch , 1 7 , r 8 . algoritmo per l a scelta della teoria ,

93·96.

ant i-realismo , 60 - 7 7 . argomento « niente mir acoli » , 64 -68.

Aristot ele , s , 4 1 . asta della band iera, problema della, �di si mmetria, proble m a della.

as tronomi a tole m a ica , 5 , 8 5 , 8 9 , 91.

Boyle , Robert , 9· Brown , Robert, 3 3 . caduta libera, legge di Galileo della , 6·9·

nebbia , 69-7 1 . Cartesio (Descartes , René) , 7 , 9 , 1 4 . causalit à , s o - 5 4 . Ch oms k y , N oa m , 1 r 8 , t r 9 .

camera a

cladismo , 1 1 o - 1 5 cladogramma, I -r 2 - I 4 . classificazione b io log ic a , vedi tassono m l a . cognitiva, psicologia , 1 1 6- 2 3 .

cognit iva, scienza, t 3 . concett i vaghi, 7 2 . coscienza , ' 5 -.57 · copernicana , astronomia, .5 , 6, 9 , 83 , 8 5 , 89, 9 1 , 1 2 9, I } O.

Copernico , Nicola ( N ikolaj Koper­

nik) , s , 6 . .

.

creaztonJ smo ,

1 JO· 34 .

Crick , Fra ncis,

t 1 ,

r'.

Darwin, Charles Robert , 3 4, J 5 ,

l O9 , l

3 0· 3 }

1 t , t 2,

32,

·

dati, nat ura carica- di- teoria dei, 8 7 , 90, 9 2 , 9 3 . 9 6 , 9 7 .

deduz ione , 2 0 - 2 4 , 2 9 -3 2 , 4 2 - 44 , 5 8 ,

7 3 , 78 , 1 3 2 .

deficit , studi sui , 1 1 8 , 1 1 9 . D en n e t t , Daniel , s 6 . dominio . specifici tà del,

I

1 9, 1 23.

Eddington , Arthnr, 1 6 . E instein , Albert , I o , 1 4 , 1 6 , 1 7 , 3 3 , 86 , 88 , 8 9 , 1 06 . emptnsmo, 5 2 , 5 3 . energia cinetic a molecolare, 5 3 , 5 4 · esperi mento, 4 , 8 , T 4 , 7 1 , 9 1 , r o r -

t o6 . evolu zione , 1 09- 1

I, l

teo

ri a del l a , 1 1 ,

3 0- 3 4 ·

I

2 , _3 _5 ,

expla11andum, 4 3 , 44 , 4 7 , 4 9 , 5 2 . explanans, 4 3 . falsificabilità, 1 5 - 1 7 . fat to/valore, di st i nzione, fen e t i sm o, t t o - t 6 . filo g ene tiche , relazion i , I

1 5.

flogisto, 66 .

Fodor, Jerry A

. .

r 34· I 1 I,

1 12,

1 1 9, 1 20. 1 2 2 , 1 2 3 .

Fresnel, Auguste , 6 7 , 68 .

Freud, Sigmund , 1 5 , 1 6, 1 9 .

G alilei , Gali]eo, , -9 , 1 2 8 , 1 2 9 . gas , teoria cinetica dei, 6 2 , 6 5 , i 3 · Gassendi, Pierre , 9 · giustificazione , contes to della, So-

8 2 ' 94, 95 · gravitazione universale, principio dell a , 9 , I 6- r 8, 24, 2 6 , 4 4 , 5 I , 55 . 85 . gruppo monofiletico, 1 r 2 - 1 6 .

H arma n, Gilbert, 3 3 ·

IIempel , Carl , 4 1 -50, 5 2 , Bo .

INDICE ANALITICO Hooke , Rober t� 9 · Hume, D avid , 2 6 , 2 7 , 2 9 , 3 8 , 5 2 ,

53·

H o me , legge di, 3 8 . H urne . problema di , 2 .5 - 2 9 , 3 8-40. Huygens, Christian , 9 , 67 . idealismo , 6o . ident i ficazioni teoriche. 5 3 . identità degli indiscer nibili, principio delia (PII), I O I , l 03 . incapsulamento informativo, 1 zoI 2J. incesto , rifiuto dello, 1 3 6 . incommens urabilit à , 8 7 - 89 , 97 . indu zione , 2 0- 3 6 , 38- 4 0 , 7 8 , 98, L l9.

induzione, problema della, vedi H urne, pro b le m a di.

inerziali , effetti , 1 o6. inferenza dedut t iv a , uedi deduzione. inferenza indut tiva, vedi induzione . i nfer e nz a verso la spiegaz ione migliore (ISM) , 3 2 -3 5 , 6 5 , 1 2 9 . i nosservab il i , entità, 6 2 -65 , 68-7 8 , IO).

irrilevanza , problema della, 4 9 , .5 2 . Kekule, Augus t , 8 r , 8 2 . Keplero, Giov anni Uoh annes Ke­ pler) , 5 , 9, 4 5 . Keplero , leggi del moto planetario di, 5 , 9 · Keynes , John Maynard, 40 . Kuhn. Thomas, 7 9 , 8 2 - 9 7 . Laudan , Larry , 66. Leibniz , G o t t fricd , 98, 99, 1 o 1 , 1 o 3 1 o6, r o 7 . , Leverrier , Uurbain jean, Jos�ph, 1 7 ,

meccanicistica, filosofia , 7 - 9 .

mendeliana, ge netica , 3 7 . metafisica, 6o . rnodularità della m�nte, I 1 7 - 2 2 . modulo, I 2 O , l 2 2 , l 2 3 . monofilia, 1 1 2 - t 6 . moto assoluto, t oo-6 . moto bro w ni ano , 3 3 · moto relativo , 99 - r o t , t o6 . Miiller-Lyer , illusione di , 1 2 0 . natura, leggi di , 4 3 , 44 . naturalisrno , 1 2 7 . Newton, lsaac , 9 , 1 0 , 1 4 , 1 7 , 1 8 , 24, J8, J9, 4 4 , 4 5 , 5 1 , , , , 67, 87-89,

98- 1 0 7 . Newton, legge delia gravità, vedi gra vitazione universale , principio ·

della.

newtoniana, fisica, 9 ,

1o.

new toniana, meccanica,

I o,

I o6.

8.5 -88 , 85 .

oggettività, 79-8 2 . 9 1 .

olismo, 8 7 .

osservabile/inos servabile, dis tinzi·O• ne , 6 r -64 , 68-78, 8 2 , 1 03 . os servaz io ne , 4 , 1 7 , 1 8 , 3 4 . ·6.l �6)r; 7 l , 7 5 , I O 2 , l O 3 1 l 2 9 , l } 4� osservazione, t eor i a della natur:i ·Ci 8ì rica di, vedi dati , natura C:.ÌCI. rdJ, teoria dei . osse rvazione/rilevazione , 69�,. ·7 :1 .•

paradigma , 2 9 , 83 -97 . . paradigma , cambiament i eU,. 8.4""181� 9 1 , 9 3 , 9 4 . 97 · Popper , K arl, t -'- 1 9 , 25 , zg;, S o .. pos i tivismo logico , S o , 8.z j! 8J� g� l1 •

luce, t eo ri a corpuscolare della , 6 7 . luce, teoria ondulatoria della, 67 .

97 · predizione , 1 7 , 1 8 , 4 5 , 4:8� . � 6 a. • probabilità , 2 9 , 3 5 -40. Progetto G e noma Umano:� :r :1 � programma forte , 96 . pseudo- scienza, r 5 - 1 9 . psicoanalisi freudiana, , , ... ., g.,

Marx, Karl , r 6 , 1 9 . materia , teoria cinetica della, 3 3 , 7 4 ,

quantistica, meccanica.� .lOF. Quin�, Will ard v an Orman . IJ :l �f�

Maxwell , Grover, 7 1 -73 · meccanica , 6 , 7 • 9 , 86 .

ragionamento deduttiyo� 'fJ'fÌ� ��tf11- ·�

r8.

linneano, sistema, 1 0 7 , 1 09 , 1 1 3 . Linneo, Carlo (Cari von Linné ) , I 0 7 · I 09 .

7'·

·

ztone .

6� 1- . ,

-

153

INDICE ANAUTICO

r agionamento induttivo, v�di indu ­

zione .

ragionamento I 00 , l

22,

I

20- 4 0 ,

scienti fico,

2J.

Ramsey , Frank, 3 0. razionalit à , 2 9, 40 , 66, Bo , 8 2 , 8.5 , 86 , 9 2 -96 , I 2 6 . realismo sc ien tifi c o , 6o-69, 98 . realizzazione m ul t i pl a , 5 8 , 59·

relativismo , 9 2 , 9 7 . relativismo culturale , 96 , 97· relatività, teoria della , r o , 1 6, 8 6 , r o6 .

riduzione , 5 7-59·

rilevatore di par tic elle , 69 . rivoluzioni scientifiche, 4- 1 I , 1 6 ,

79-9 7 ·

Scblick, Moritz , Bo .

scicntismo, 1 2 5 - 2 9 . scienza della creazione, 1 3 1 -3 3 . scienza e religione, 1 2 9-3 I . scienza generale , filosofia della , 98. scienza normale, 83-a , , 96, 97. scienza sociale , 4 , I 3 , 96 , 1 2 8 , I 2 9 . scienze speciali , filosofia della, 98 . •coperta, contesto della , So , 95 · secchie ro t an t e , esperime nto del, 1 0 ,3 -6 . .elezione naturale , 1 1 , 1 2 1 , I 38 .

.emplicità, 3 5 , 761 9 4 ·

almmet!ia , problema della , 46-48, 51.

10eiobiologia , ' 3 ' · 3 9 · 10e iologia della s cienza , 1 3 , 7 9 , 96, 1

a 8.

Ktl todet«!!'minazione della teoria da partr dei dati , 7 3 - 78.

1pazio assoluto , 98- r o6. IP'CÌC, problema dell e , 1 1 o .

tpleaazionc, domande sul perché in C'erca

di, 4 2 , 46.

1pleaazione kuhniana, 83 , 8 8 . .,&taazione, modelli basati sulla cau­

llih�. , 2- , 4 -

••t•a•zione,

modello della legge di

.,t1111ione

scientifica, 4 2 -5 9 , 65 ,

'upertura, 4 l -5 3 ·

74 · 76, 1 0 5 , I 06, 1 2 9 , I J I , I J J .

lt111 l1 della scienza, 4, 9,

1

o , 66-68,

,, , lo, 8 2 , s, , ss. 9J , 9' · ..,Il, teoria maniana della, t 6- 1 9 .

S rrawson . Peter , 2 9 , 3 0 . strumentalismo , vedi anti-realismo. s uc c e s so empirico delle teorie , 6468 . tasso no mia , 1 07 - 1 5 ·

Tolomeo, 5 ·

uniformità della na tura, 2 6 , 2 7 . Van Fraassen , Bas , 7 I · 7 3 · velocità assoluta, r o 2 , 1 0 5 . verità approssimata, 67 , 68 . vita, origine della, 5 4 ·

Watson Jamcs, Dewey , 1 1 , 1 3 . Wernicke , area di, t 1 8. Wittgenstein, Ludwig , 1 9 .

Stampato per conto del/4 CQsa editrice Einaudi presso ELCOGRA F S.p. A . - Stabilimento di C� (Tn) C . L.

1 8 1 o6

Ristampa

A n n• • 202 1

}U J .

Piccola Biblioteca Einaudi Nuova serie

Filosofia

Il primo libro di filosofia 6 . Jean-Jacques Wunenburger , Filosofia delle immagini 8 . Pierre Hadot , Ploti no o iiJ semplicità de llo sguardo 1 4 . Franca D , Agost i ni , Breve storia della filosofia nel Novecento 30 . Pascal Engd , Filosofia e psicologia 40 . Bernard W illi ams , lA moralità 5 5 · Karl LOwith, Da Hege/ a Nietzlche 67 . Karl R . Popper, Scienza e filoso/id 69 . Anne Cheng , Storia del pensiero cinese (2 voU . ) 7 7 . Michael Dummet t , Origini della filosofia analitica 7 8 . Giorg io Agamben, Infanzia e storia I o 1 . Massimo Mugnai, Introduzione alla filosofia di Leibniz. 1 06. Jean-A. K e i m Breve storia del/d filos ofia 1 1 o . Fulvia de Luise e Giuseppe Farine tti, Storia della felicità . Gli 2 .

N igel W arburton,

,

antichi

1 1 2.

e

i moderni

Chaim Perelman e

Lucie Olbrechts- Ty teca, Trattato dell'argo-

mentazione r

34·

1 39. 1 44. 1

54·

Giulio

Schiavoni , Walter Beniamin .

Il figlio del/4 felicità

Gille s Deleuzc , I/ bergsonismo e altri saggi C ar lo s Lévy , Le filosofie ellenistiche Kurt

Flasch ,

1 7 3 · Paolo Ross i, 1 76 . V incenzo

Introduzione al/4 filosofia medievale

Storia e filosofia

Costa, Elio

Franzini e Paolo S pinicci , lA fenomeno­

logia 1 77.

Storia della filosofia analitica , Vassallo

1 K7 . Gilles Deleu ze ,

a

cura di

Nietzsche e la filosofia

1 ')4 .

C amill e

' "'' ·

Gilles

' 1

Jcan Starobinsky , Montesquieu

� .

' 14

M ax

Franca D, Agostini e Nicla

Dumoulié,

Deleu ze e

Il desiderio

Félix

Guat tari ,

Horkheimer, Filosofia

e

Che co5 ,è la filosofia ?

teoria

t:ritica

215.

Maria Lore n z a

2 2 2 . Anthony

Ch ies ara, Storia

dello scetticismo greco

Kenny , F�Re

2 2 8 . Max Weber ,

Il metodo delle scienze storico-sociali

2 29.

Bertrand

235.

Stefano Petrucciani , Modelli di filosofia politica

Russell, /_,a filosofia deltatomismo

2 3 8 . Mario Vegett i , Quindici

logico

lezioni su Platone

Filosofie delle scienze

24 2 .

Nicla Vassallo,

248 .

Franco Farinelli , Geografia

253 .

Gilles Deleuze,

La piega

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