Magna Grecia. Colonie achee e Pitagorismo 8888141081, 0815525472, 0815538888


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Magna Grecia. Colonie achee e Pitagorismo
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Alfonso Mele

gna Grecia Colonie achee e Pitagorismo

LUCIANOEDITORE

Il volume raccoglie una serie di saggi connessi tutti ad un unico tema, la Magna Grecia e le colonie achee. Sono presi in esame gli aspetti più signifi­ cativi della storia di quest'area: il problema del­ l'identità achea, la storia delle colonie achee, il rapporto di Pitagora con Crotone, gli sviluppi italici e tarantini del pitagorismo crotoniate.

ISBN 88-88141-08-1

9 788888 141084

lTAL\ TELLUS Studi di storia dell'Italia preromana e romana

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In copertina: Frammento fittile di età arcaica, c.d. dea di Sibari, con la raffigurazione di Aiace che trasporta il cadavere di Achille. Napoli, Museo Archeologico Nazionale, collezione Santangelo (foto Pedicini).

Alfonso Mele

Magna Grecia Colonie achee e Pitagorismo

LUCIANOEDITORE

ITAlA TELLUS

Collana di studi e testi per la storia dell'Italia preromana e romana diretta da Alfredina Storchi Marino

Comitato scientifico jean Andreau, Luigi Capogrossi Colognesi, Wemer Eck, Emilio Gabba, Hartmut Galsterer, Andrea Giardina, Francesco Grelle, William V Harris, Elio Lo Cascio, Alfonso Mele

Vietata la riproduzione anche parziale

© 2007 by Luciano Editore - Napoli Via P Francesco Denza, 7- 80138 Napoli- Tei./Fax 0815525472- 0815538888 www.lucianoeditore.com - e-mail: [email protected]

ISBN 88-88141-08-1

Premessa

Questo volume riprende una serie di lavori apparsi in momenti diver­ si ma tutti connessi ad un unico tema: le colonie achee d'Occidente, di cui si prendono in esame le vicende, seguendole come un processo che parte dalla madrepatria per investire le tradizioni relative alle loro origini e continuare con la loro storia , in specie quella connessa alle vicende del pitagorismo . I vari lavori conservano nella sostanza , il loro assetto origi­ nale , ma sono stati tutti rivisti e taluni integrati ed ampliati, non stravol­ gendone l'impianto originario, ma adeguandolo nella misura maggiore possibile alle attuali visioni di chi scrive . Nei lavori riproposti nella prima parte del volume si prende in esame il problema della identità achea reagendo a una doppia discutibile ten­ denza, emersa in studi anche recenti, che da un lato tende a primitivizzare la realtà greca arcaica rapportandola unicamente ai dati materiali, dall'al­ tra tende ad indebolire il rapporto metropoli-colonie valutando le testi­ monianze mitiche e cultuali unicamente alla luce di quanto è possibile in materia dedurre dall'assai più tardo racconto di Pausania. Mi paiono ten­ denze entrambe difficilmente accettabili sul piano del metodo, nel mo­ mento stesso in cui preliminarmente prescindono dall'unico contesto ideologico e religioso esistente all'epoca delle fondazioni: quello omerico ed esiodeo, lo stesso che nutre le coeve tradizioni della Corinto Bacchiade e fa da sfondo alle prime manifestazioni della poesia lirica. Altro presup­ posto delle ricostruzioni qui riprese è l'esigenza di una corretta interpre­ tazione delle così dette tradizioni mitiche dette precoloniali. Queste veni­ vano a priori considerate come riscoperta in loco di memorie micenee, invece di essere considerate quali riproposizione in terra coloniale di tradizioni patrie, una verità che diviene subito palese se si procede al confronto tra le une e le altre .

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Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

Nella seconda parte , a costituire il filo conduttore è la storia delle colonie achee e in particolare quella di Crotone, sia in connessione a Sibari che al pitagorismo. Si riprende, sottraendolo ad una paralizzante , globale ed aprioristica svalutazione delle fonti pitagoriche, il tema della Megale Hellas. Le tradizioni relative vanno analizzate nella loro specifici­ tà , ponendole in rapporto colle vicende storiche di Sibari e di Crotone. La nozione di Megale Hellas appare allora prima, nelle fonti non imme­ diatamente pitagoriche, come riflesso dell'egemonia di Sibari; poi come riflesso dell'egemonia di Crotone, alla cui evoluzione via via si adegua; in ultimo come riflesso del successivo primato tarantino . Questo primato tarantino al quale si rapporta l'ultimo periodo di fiori­ tura del pitagorismo è il tema proposto nell'ultima parte del volume . Si mette in risalto l'originalità della figura di Archita nel suo rapporto con un preciso filone del pitagorismo crotoniate, nel suo orientamento poli­ tico, nel suo modo di rapportarsi alle popolazioni indigene. Emerge il tema della diffusione del pitagorismo in ambito indigeno, lucano e sannita in primo luogo. Torna allora a riproporsi il problema della tradizione pitagorica e del suo valore storico. L'analisi della tradizioni sulla diffusio­ ne del pitagorismo tra le popolazioni italiche e le conferme che la docu­ mentazione archeologica ne ha dato, ancora una volta, dimostrano quanto sia necessario evitare una condanna indiscriminata e globale delle tradi­ zioni pitagoriche, in specie poi quando sono filtrate attraverso le tradi­ zioni degli ambienti architei, lontane dalle vicende di VI e prima metà del V secolo, e quindi meno precise in proposito, ma saldamente anco­ rate invece alle vicende del pitagorismo di seconda metà del V secolo, vive ed attive ancora in epoca tarda: una distinzione di piani che va fatta in particolare nel valutare l'opera di Aristosseno. Sono lieto che questi lavori appaiano nella nuova collana Itala tellus, dove i problemi relativi al mondo italico possono trovare la necessaria valorizzazione. Sono infine particolarmente grato a Maria Luisa Napolitano, cui si deve la cura del volume in tutti i suoi aspetti e la redazione di un indice dei nomi riferiti alle realtà antiche. A.M.

PARTE I Le tradizioni achee

CAPITOLO I

Gli Achei dall'Aigialeia omerica alla dodecapoli arcaica*

l. L ethnos acheo

Al problema della etnicità achea si è tornati in studi recenti. Assai meritevole ed esaustivo è stato in particolare il lavoro di C. Morgan e ]. Hall, apparso in Introduction to an Inventory ofPoleis in Archaic Greece (CPC Acts 3, Copenhagen 1996) a cura di M.H. Hansen. Obbligato punto di partenza, questo studio è stato già discusso da F. W. Walbank (Walbank 2000) , con giuste osservazioni a proposito del valore delle notizie polibiane e timaiche sulla struttura della lega achea intorno al 430 a.C. , negli anni dell'intervento degli Achei in Occidente a conclusione delle guerre civili che vi si erano prodotte dopo l'abbattimento delle eterie pitagoriche . Fondamentali poi per ogni discorso sull'antica Achaia restano i lavori di A. Rizakis su varie località e in particolare la raccolta delle testimonianze apparsa ad Atene nel 19951 • Uno spazio meritevole di ulteriore attenzione mi pare però quello ar­ caico, a proposito del quale qualcosa di più pertinente mi pare possa ancora essere detto, sopra tutto valorizzando testimonianze che mi paio­ no finora trascurate, o, almeno a mio avviso, non adeguatamente utilizzate. A questo fine procederò ad una analisi della tradizione focalizzata su tre punti: il maturare dell'identità etnica achea in relazione all'affermarsi di

Il presente lavoro è rielaborazione ampliata della relazione tenuta da chi scrive al convegno di Paestum del 200 1 , indicato in questo volume come Gli Achei (Atti Conve­ gno), relazione pubblicata negli Atti alle pp. 67-93 con il titolo 'Gli Achei da Omero all'età arcaica ' . 1 A . D . Rizakis, Acbaie I. Sources textue//es et bistoire régiona/e, MEAIITEMATA 20, Athènes 1995. •

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Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

un etnonimo specifico per gli Achei del Peloponneso; il progressivo defi­ nirsi di uno spazio territoriale loro proprio, l'Achaia; l'arcaico delinearsi della comunità e della società achea nel suo consolidarsi ed espandersi.

2. La dodecapoli di VI secolo e l'eponimo Achaios

Nella più antica tradizione greca, rappresentata per noi dai poemi omerici, gli Achaiòi sono presenti, ma non sono gli abitanti della Achaia, in quel contesto ancora assente. Essi sono gli abitanti di tutta la Grecia coinvolta nella guerra di Troia, ai quali si fa ancora riferimento con la definizione di Danaoi ed Argeioi. Se ne era accorto anche Tucidide (I 3), notando che gli Hellenes non valevano allora come definizione comune a tutti i Greci2. Bisognerà attendere Esiodo e l'opera della sua scuola perché la situa­ zione cambi. In un famoso passo del Catalogo delle donne, fr. 9 M.-W., viene tracciata una genealogia delle stirpi greche a partire da Helleno. Suoi figli sono Doro, Xouthos, ed Aiolos. Doro ed Aiolos rappresentano i Dori e gli Eoli, di cui sono immediatamente gli eponimi. Xouthos, inve­ ce, fr. lO a, 22-24 M.-W., è il padre di Achaios, Jone e Diomeda, figli che ha avuto da Kreiousa, figlia dell'ateniese Eretteo, eponimi di Achei e Joni i primi due, moglie del focidese ed Eolida Deion, l'ultima3. In questo contesto Achaios è certo eponimo, ma nella misura in cui discende da Helleno, ha come fratelli del padre i Dori e gli Eoli, ed è, a sua volta fratello maggiore di Jone, non rappresenta più l'insieme dei Greci, ma solo una loro frazione: è un ethnos ristretto. A che cosa esatta­ mente corrisponda lo dice il tipo di tradizione in cui appare. La tradizione è attica: Kreiousa è figlia di Eretteo e Diomeda è madre dell'eroe attico Kephalos: dunque Achaios riveste quel ruolo che la tradizione attica nor­ malmente assegna a Xouthos e a lui. Xouthos è destinato per tale tradizio­ ne all'Acaia del Peloponneso\ e sorte analoga subisce Achaios, che divie­ ne l'eponimo degli Achei locali5. Qui opera anche il fratello Jone, che sposa Helike, la figlia del re Selinounte, trasforma in]oni i Pelasgi Aigialeis6

2 Per tutto ciò rimando a quanto detto in Mele 1978, 26 ss. -' Diomeda moglie di Deione e madre dell'eroe attico Kephalos: Nostoi fr. 5 Bernabé; Pherec. , FGrHist 3 F 34; Hellan. , FGrHist 4 F 169 a; Cali. H. 3,209; Apd. I 9,4; Hyg. Fab. 48; Paus. I 37,6; Ant. Lib. 4 1 . 4 Hdt. VI 94; Eur. fon 6 3 s . ; Stra bo VIII 7 , l , 383; Apd. I 7 , 3 ; Conon, FGrHist 2 6 F l ,27. 5 Eur. fon 1 591-1 594; Strabo l. c. ; Apd. l. c. ; Conon /. c. ; Paus. VI 1 ,3. 6 Hdt. VIII 44,2; VII 94; Arist. AP 3,2; Philoch. , FGrHist 328 F 13; Strabo VIII 7, 1 , 383; Conon, FGrHist 26 F 1 ,27; Apd. I 7,3; Paus. VII 1,3.

Gli Achei dall 'Aigialeia america alla dodecapoli arcaica

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e rende possibile l'avvento di quella locale dodecapoli jonica, da cui poi gli Achei di Tisameno li scaccerannd. Che questo ultimo appunto fosse il contesto riflesso nel Catalogo due frammenti relativi ad Olenos confermano. Olenos era comparsa nella tradizione esiodea come 'QM:viTJ 1tÉ'tpTJ posta presso il fiume Peiros (Hes. fr. 13 M.-W.) nell'Elide degli Epei: Il. II 617; XI 757. Ancora Bacchilide Cfr. 44 PMG), ricorda l'eroe locale Dexamenos come re di Olenos nell'Elide. Ma non così fa il Catalogo esiodeo. Nel fr. 12 Olenos, patria di Periboia, compagna di Oineo, è città achea, e nel fr. 184, la stessa Olenos era città della locale jonia poi divenuta achea. Olenos è, dunque, nella tradizione esiodea città e non più semplice picco di roccia e parte integrante della dodeca poli, nell'ambito della quale l'Achaia passa dalle mani degli Joni a quelle degli Achei (Hdt. I 145). Alla necessaria domanda circa l'epoca cui tali tradizioni risalgono ha già in maniera convincente risposto il West: l'età di Pisistratd. Le confer­ me non mancano. Xouthos viene considerato fondatore della Tetrapoli di Maratona9. Kreiousa, sua moglie, è madre di Kephalos, eroe di Torico10• jone, che dà origine al genos deglijonidaP\ è padre di Gargettos12, ed ha la sua tomba a Potamoi13. Siamo nella Hyperakria (Maratona, Torico, Potamoi) o nell'Epakria (Gargetto), area nella quale ricadevano Marato­ na, sbocco privilegiato delle spedizioni dei PisistratidP\ e ancora Brauron col demo di Philaidai, cui Pisistrato apparteneva15; ed area nella quale si trovavano i suoi partigiani, Hyperakrioi, appunto, secondo Erodoto, ma Diakrioi, secondo Aristotele e Plutarco. Sempre nella tradizione attica Xouthos era altresì connesso all'Eubea: padre di Aiklos e Kothos, fondatori di Eretria e Calcide16 e sposo di Kreiousa in quanto conquistatore della stessa Eubea17• jone, a sua volta, era fratello di Aiklos e Kothos18 e padre di Hellops, cioè dell'Eubea­ Hellopfa19. Ancora una volta andranno ricordate le relazioni strette dei

Hdt. I 145; VIII 73, 1 ; Paus. VII 1 ,7-8; 6, 1 . West 1985 , 57-59, 143, 164. 9 Conon, FGrHist 26 F 1,27; Strabo VIII 7, 1 , 383. Cfr. /G I 1 90. 10 Hyg . Fab. 160; Apd. I 9,4 . 11 Scbol. in Plat. Apol . 23. 12 Paus. VI 22,7. 1 3 Paus. I 31 ,3. 14 Hdt. I 62, 1 ; VI 102. Is Plato Hipparcb. 228b; Plut. Sol. 10,3. 16 Plut. Mor. 296d-e. 1 7 Eur. ]on 59-64; 294-298. 18 Strabo X 1 ,3, 445. 1 9 Strabo l. c. 7

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Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

Pisistratidi con Eretria e la Pallene20 e con la stessa Calcide, subito inter­ venuta contro Atene, dopo la caduta dei tirannF1 . A corroborare l'ipotesi di un'origine pisistratica di questa sezione del­ le Eoie vale ancora il documentato interesse dei Pisistratidi per Omero ed Esiodo e le notizie di manipolazioni filoateniesi delle loro opere, in par­ ticolare delle Eoi(P. Ma vi è un'altra considerazione . La costituzione della dodecapoli achea prevedeva che una località come Dyme, la quale, come la vicina e già citata Olenos, era stata in origine pertinente all'Elide e agli Epei (Hymn. Ap. 425-7), passasse a far parte dello spazio acheo: il passaggio è docu­ mentato per la prima volta proprio nel VI secolo da Ecateo, per il quale Dyme era Epea ed Achea (F 25). Coerenti sono i dati subito successivi relativi alla vittoria di Pataikos, Acheo di Dyme, nel 496, all'artigiano acheo che lavora al donario olimpico di Prassitele di Mantinea, 480-475 circa, al gruppo di Onatas offerto dagli Achei in comune, 460-450 circa, all'iscrizione nel 460 circa per Oibotas definito Acheo di Paleia23. Se ne deve concludere che la dodecapoli achea era nel VI secolo ormai costituita, e che, in una col suo riflesso, la tradizione di una migra­ zione achea in una Achaia dodecapolica precedentemente jonica24 fosse il punto di riferimento per l'Achaios atticizzato, fratello maggiore di Jone, eponimo quindi di un ethnos peloponnesiaco destinato a prevalere sugli Joni.

3. L 'anteriorità della tradizione su Xouthos e jone La tradizione attica su Xouthos e Jone nel Peloponneso non è però la più antica. Erodoto, VII 94, dichiara che è ellenica e generalizzata la tradizione che faceva pervenire Xouthos e Jone nel Peloponneso. Vi è una tradizione parallela ed autosufficiente, che fa a meno per costoro della tappa attica. Xouthos va direttamente dalla Tessaglia in Achaia25 •

20 Hdt. I 61 ,2; 62, 1 ; Arist. AP XV 3. Cfr. anche le operazioni condotte dai Pisistratidi nella Calcidica: Arist. AP XV 2-4. 21 Hdt. V 74, 1-2; 77, 1 -3. 2 2 Plut. Tbes. 20, 1 -2, ricorda proprio un intervento sul testo delle Eoie. 23 Morgan 2002, 97. 24 Conclusione analoga può essere raggiunta se si sottolinea (con Helly 1997, 207-262 , ma specialmente 2 1 5-220), il carattere artificioso della costruzione di uno spazio per dodici parti, e quindi tanto il rapporto, ben colto dalla tradizione, con l'organizzazione jonica dello spazio politico quanto con l'influenza che tale modello di organizzazione geometrica dello spazio civico ha proprio nel VI secolo esercitato nell'opera di Clistene. 25 Apd. I 7,50; Paus. VII 1 ,3.

Gli Achei da/l 'Aigialeia america alla dodecapoli arcaica

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Sposa Kreiousa figlia di Kreonte, re di Corinto, e non dell'ateniese Eretteo26. Diviene padre di Telodike , moglie di Phoroneo argivo27. Il suo primoge­ nito è Achaios, cosa che è comune a tutta la tradizione, con l'eccezione dello jone di Euripide e dello scolio AD a Iliade, I 228• Parallelamente il racconto su jone anche nella versione ateniese rico­ nosce che egli non nacque ad Atene29; sposò Helike, figlia di Selinounte30; non fu re di Atene, ma solo stratego31 , acquisito dall'Achaia32; in Achaia regnò la sua stirpe33 fino alla venuta di Tisameno . Ne derivava che gli abitanti dell'Aigialòs, la terra d'Achaia nella sua versione più antica, e non gli Ateniesi, avevano il primato nell'assunzione del nome di Joni; che l'Attica era stata salvata, nella guerra contro Eleusi, da un condottiero straniero; che le quattro tribù jonico-attiche prendevano il loro nome dai quattro figli di Jone e di Helike34• Esisteva , dunque, una tradizione non attica , di cui l'Attica stessa doveva tener conto. Non lo faceva passivamente . Xouthos aveva sposato una principessa attica, secondo il Catalogo. ]one era diventato re di Atene, secondo Euripi­ de35 . Nell'Aigialòs era passata da Atene una colonia di Joni, che portaro­ no in quella terra il nome di Jonia e di Joni, e la divisione per dodici36• Se, dunque, Atene, era costretta a cedere il primato di Achaios su ]one, degli joni di Achaia sugli joni dell'Attica, e perfino un ateniese e storico dell'Attica come Clidemo doveva riconoscere la forza delle tradi­ zioni alternative sul matrimonio di Xouthos , queste tradizioni saranno state più antiche: più antiche in particolare di quel VI secolo pisistrateo, epoca cui risalgono i primi tentativi di addomesticamento della tradizio­ ne. Il nucleo originario della tradizione su Xouthos e Jone nel Peloponneso risale perciò almeno alla fine del VII secolo e con esso anche il raccordo con Achaios e le origini tessaliche della stirpe . Va notato allora, a confer­ ma della collocazione delle origini della dodecapoli nel VI secolo, che la tradizione su di essa né nella versione atticizzante né in quella alternativa viene mai direttamente connessa a Xouthos o a jone . A jone sono invece

26 Kleidemos, FGrHist 323 F 19. 27 Scbol. in Plat. Tim. 22a. 28 Càssola 1993, 32. �

Apd. I 7,50. Cfr. Hdt. VII 94 .

30 Paus. VII 1 ,3-4; Steph. Byz. 31 Hdt. VIII 44, 2 . 32

K

=

s.vv.

'EJ.iKTJ, Bo\ìpa; Eustath. In Horn . Il. 292, 26-27.

Arist. AP 3, 2; 4 1 , 2; Philoch. , FGrHist 3 2 8 F 1 3 ; Paus. VII 1 , 5 e 9; Ael . Aristid. XXII XIXc, 1 2; Scbol. in Aristopb. Aves 1 527; G. Sync. 1 62a. 33 Paus. VII 1 , 5 . 34 Hdt. V 66, 2 . 3 > Eurip. ]on 1 57 1 - 1 574. 36 Strabo VIII 7 , 1 , 383 .

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Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

connessi l'Aigialòs e i Pelasgi Aigialeis37: una realtà, rispetto alla dodecapoli, più antica e ristretta di cui si dirà più oltre .

4. Antichità della tradizione su Tisameno Tisameno guidò gli Achei della Laconia nelle loro sedi storiche38, morì in battaglia contro gli Joni e venne sepolto dai suoi ad Helike, assediando la quale era deceduto39. I suoi discendenti regnarono in Achaia fmo ad Ogygo, cioè fmo a quando vi furono re in Achaia40. Questa la versione canonica. Come si è già osservato, se bisogna prestar fede a Pausania, con l'af­ fermarsi nel VI secolo a Sparta di una politica filoachea le sue ossa furo­ no allora trasferite nella città dove ancora il Periegeta le trovava41 . In quel momento, dunque, accanto ad Oreste, Tisameno rappresentava il simbo­ lo degli Achei vittime dei Dori, con cui Sparta intendeva rappacificarsi. È versione ormai consolidata, quindi, nel VI secolo, che Tisameno fosse morto in Achaia e sepolto a Helike. Secondo la tradizione egli era figlio legittimo di Oreste e di Hermione, figlia di Menelao, cui, secondo lo spartano Cinetone42, si affiancava un fratello illegittimo, Penthilos, nato dall'unione dello stesso Oreste con Heri­ gone, figlia di Egisto. La coppia è simmetricamente connessa all'operato di Oreste: Tisameno rappresentando la tisis, la vendetta paterna43, Penthilos invece il penthos, il dolore che ne è derivato. Il modello è ben noto ed arcaico: è quello realizzato in Telemaco, che esalta nel nome la valentia del padre Odisseo coll'arco, o in Eurysakes, che, secondo un analogo modello, ricorda nel nome il grande scudo che caratterizzava suo padre Aiace. Tutto ciò trova conferma nella cronologia di Cinetone, autore di Genea­ logie, Tbeogonia, Oidipodeia, Piccola Iliade e quindi da ascrivere al VII secolo, l'epoca dei poeti del Ciclo e dei più antichi geneaologhi. Questo trova conferma anche in Alceo che attesta alla fine del VII la discendenza atride dei Penthilidai di Lesbo44.

r

Hdt. VII 94; Straho VIII 1 , 2, 333; 6 , 1 0, 372; 7 , 1 , 383; Paus. VII 1 , 3-4; Steph. Byz.

s.v.

'EA.iKT]. 38 Hdt. VIII 73; Antioch. , FGrHist 555 F 1 2 ; Ephor. , FGrHist 70 FF 1 1 7- 1 18; Polyb. II 41 ,4-5; Stra bo VIII 5,4, 365; 7, l, 383-384; Paus. VII 1 ,7-8: 6,2. Cfr. Paus. II 18,8. 3 9 Paus. VII 1 ,7-8. 40 Polyb. II 4 1 , 5 ; Straho VIII 7 , 1 , 384; Paus. VII 6, 1-2. 4 1 ].B . Salmon, 'Sparta, Argo e il Peloponneso' , in I Greci 1996, 847-867, 855-857; cfr. D.M. Leahy, 'The Bones of Tisamenos' , Historia 4, 1955, 26-38. "2 Cinaeth. fr. 4 Bernahé Paus. II 18,6. 43 Eustath. In Horn . Od. 1479 , 1 0 . 4 4 Aie. fr. 7 0 L.-P. Liherman; POxy. 1 234 fr. 2 : cfr. Sapph. fr. 17 L.-P. 7 0 Voigt. =

=

=

Gli Achei dall'A igialeia america alla dodecapoli arcaica

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La coppia non è nata a caso, ma perché destinata ad una sua storia. A seguito della discesa degli Heraclidi4S, Penthilos deve guidare la migra­ zione eolico-beota in Asia Minore46, Tisameno la migrazione eolico-achea nel Peloponneso settentrionale. Il parallelismo tra le due imprese è sotto­ lineato ancora da due tradizioni concomitanti: Kometes, figlio di Tisameno, è destinato a prender parte alla colonizzazione eolica47, Damasias, figlio di Penthilos, è invece, con il figlio Agorios48 destinato a condividere con i cugini, figli di Tisameno, il governo dell'Achaia49. A monte della doppia genealogia dei due Atridi vi è dunque questa duplice tradizione, che , quindi, è già formata nel VII secolo. A Tisameno tocca: il regno a Sparta50; affrontare prima Hyllos51 , poi Temeno ed Oxylos52; spostarsi in Achaia per morirvi ad opera o dei Dori, a Rhion53, o degli Joni, ad Helike, dove poi viene seppellito5\ lasciare ai suoi discendenti il potere in Achaia. La tradizione riportata sommariamente da Polibio e Strabone55, torna in maniera dettagliata in Pausania, VII 6,2: il potere venne consegnato ai quattro figli di Tisameno, a un loro cugino, il Penthilide Damasias, ai quali si aggiunse il lacedemone Preugenes con suo figlio Patreus, ai quali venne concesso dagli Achei di fondare una città nel loro territorio, città che da Patreus ebbe il nome di Patrai. Una prima osservazione si può allora subito fare : i re sono in tutto sei e quindi sganciati dalla realtà di una Achaia dodecapolica. Una seconda osservazione viene da aggiungere subito dopo: questi re non sono collo­ cati sullo stesso piano. Polibio attribuisce il dominio sugli Achei unica­ mente al genos disceso da Tisameno56. Preugenes e suo figlio non di­ scendono da Oreste e ricevono la loro sede per concessione degli Achei, che dunque li hanno preceduti. Patreus è un eponimo, cosa che gli altri re non sono. Patrai rispetto all'Achaia classica si trova in una posizione che ricorda in qualche modo quella delle già ricordate Dyme ed Olenos.

45 Strabo XIII 1 ,3, 582 . 46 47

Sud. 4"

Strabo IX 2,3, 40 1 -402; 2 , 5 , 403. Demon, FGrHist 327 F 17 Schol. in Eur. Rhes. 251 Schwartz; Paus. VII 6,2; Phot . , =

s.v.

ecrx,atoç

Mucrcòv.

Paus. V 4,3. Paus. VII 6,2. 50 Paus. II 18,5-8; VII 1 ,7. 5 1 Apd. II 8,2. 52 Apd. II 8, 2-3; Paus. II 38, l. 53 Apd. II 8,2; Paus. VII 5,6. 5 4 Paus. VII 1 ,8. " Polyb. II 4 1 ,4-5; Strabo VIII 7 , 1 , 384. S6 Polyb. II 4 1 ,4-5.

49

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Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

Economicamente connessa all'Elide57 e collocata come Olenos e Dyme nell'Achaia occidentale, entra in relazione all'Achaia orientale, l'Aigialòs, solo in prosieguo di tempo. Dyme ed Olenos lo fanno dopo aver perdu­ to il loro statuto eleo ed epeo, nell'ambito del quale Dyme era Paleia58; Olenos, invece, come si è detto, era stato il nome di un picco di roccia collocato nell'Elide. Patrai era comparsa dopo il superamento della fase jonica, nell'ambito della quale il toponimo neppure esisteva e tutto si riduceva ai tre villaggi di Aroe, Antheia e Mesatis59. Per la prima volta essa appare della dodecapoli erodotea. Eschilo, che alcuni decenni pri­ ma di Erodoto ci dà una prima rappresentazione di insieme dell'Achaia, mentre largheggia sul versante orientale citando Rhypes, Aigion, Helike, Kerauneia, Boura ed Aigeira, su quello occidentale si limita alle solite Dyme ed Olenos6o. Se dunque i re citati sono sei, quelli più antichi e originari sono i cinque discendenti da Oreste: la distanza dalla dodecapoli si rivela, dunque, in questa tradizione ancor più forte di quel che appare a prima vista. La conclusione perciò è analoga a quella prima raggiunta a proposito di Xouthos e Jone: anche per ciò che attiene alla tradizione sui basileis, si intravede un rapporto colla Achaia che prescinde dalla esistenza della dodecapoli di VI secolo e quindi, come il complesso della tradizione su Tisameno conferma, almeno risalente al VII secolo. Se poi si volesse vedere dietro questa tradizione sulla basi/eia in Achaia un ricordo genui­ no della fase basilica della regione si dovrebbe risalire ancora più indie­ tro, tenendo presente che le colonie occidentali fondate negli ultimi de­ cenni dell'VIII secolo non conservano alcuna traccia di istituzioni basiliche.

5. Preistoria e nascita del/ 'A cbaia occidentale L'Achaia, come toponimo, è una creazione recente. Nei poemi omerici, come esiste una nozione allargata degli Achaioi, così esiste un diverso toponimo, Achaiis61 , gaitP od aid'3. La più antica testimonianza sull'Achaia,

5'

Paus. VII 2 1 ,4. Paus. VII 17,6; cfr. VII 1 3 ; Strabo VIII 7,5, 386. 59 Paus. VII 18,2-5; 1 9, 1 . Cfr. Paus. III 2 , 1 ; VII 20,5; 8; 9. 60 Aeschyl . fr. 745 Mette 284 TGrF Radt . V d. ancora su di esso S . Radt , 'Tragikerfragmente in Strabons Beschreibung Griechenland' , in Strabone e la Grecia, a cura di A.M. Biraschi, Incontri perugini di storia della storiografia antica e sul mondo antico, Napoli 1 994, 79-80. 61 Il. III 75, 258; XI 769; Od. XI 466, 48 1 . 62 Il. I 254; VII 1 24; Od. XXI 107. 63 Od. XIII 249. 58

=

Gli Achei dall 'Aigialeia america alla dodecapoli arcaica

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come terra degli Achei del Peloponneso, nella sua estensione canonica è quella di Erodoto, cui poi sia Strabone che Pausania si rifanno64. Essa comprende dodici località, distribuite tra un settore orientale con Pellene, Aigeira, Aigai, Boura , Helike , Aigion, Rhypes, e uno occidentale con Patrai, Phareis, Olenos, Dyme e Tritaia . Se il nostro sguardo si volge al passato di questi centri il quadro è ben diverso, in particolare per il settore occidentale. Tra i centri in oggetto hanno sicuramente una storia precedente Olenos, Dyme e Phareis, men­ tre per tutti gli altri manca ogni notizia sulla loro pertinenza originaria. Dyme viene, infatti, ricordata nella descrizione del viaggio dei Cretesi verso Delfi, nell'Inno omerico ad Apollo (v. 425) e messa in rapporto con l'Elide, come terra in cui dominano gli Epei (v. 426). Subito dopo di essa (v. 427) viene ricordata una località, Pherài, che dovrebbe corrispondere, data la somiglianza del nome e il contesto a Phareis. Pherài, d'altra parte, appare ancora nella descrizione del viaggio di Telemaco verso casa e sempre in rapporto con l'Elide e gli Epei C Od. XV 297-298). Olenos viene, come roccia Olenia, citata come pertinente all'Elide e agli Epei sia nel Catalogo delle navi che nella Nestori$>5 e la sua identifi­ cazione con la futura Olenos è senza ombra di dubbio accertata da un frammento esiodeo, 13 M.-W. , dove, come Olenos in Erodoto, I 145, la roccia Olenia è connessa al grande fiume Peiros . Il contesto è coerente e dovrebbe servire a superare dubbi che talora si sono avanzati sulla effettiva identificazione di questa Dyme e, ancor più di questa Pherài con le future città achee66. In verità i dubbi nascono dall'unico fatto che in queste descrizioni poetiche di viaggi lungo le co­ ste nord-occidentali del Peloponneso, tra l'altro modellate l'una sull'altra, le località che precedono la menzione di questi centri, che dovrebbero essere quelli poi appartenenti all'Achaia , si trovano dislocate tutte a sud dell'Alfeo, il che implica un paraplo che salta dalla Messenia all'Achaia, tacendo completamente sull'Elide. Ma l'argomento è debole, perché l'aedo omerico non è un periegeta che deve descrivere esattamente una rotta costiera e lavora, tra l'altro con materiali tradizionali e con quanto essi concretamente gli offrono.

64 Hdt. I 145; Strabo VIII 7,4; Paus. VII 6, 1 . Li precede Eschilo, fr. 745 Mette (= TGrF Radt), ma la sua descrizione pur se abbraccia all'incirca l'intero territorio occupato dall'Achaia classica, da Aigeira a Dyme, non enumera ovviamente tutte le aree interessate. 6' Il. Il 617; Xl 757. 66 Rimando per questa discussione al commento del Càssola agli Inni omerici, Milano 1975, 5 1 2 (nota a Hymn. Ap. 427), seguito nel commento anche da G. Zanetto (Inni omerici, a cura di G. Zanetto, Milano 1 996, 253-254, n. 87) . Sbrigativo il commento di A. Hoekstra a Od. XV 297 ( Odissea. Libri XIII-XVI, vol. IV, introduzione, testo e commento a cura di A. Hoekstra, traduzione di G.A. Privitera, Milano 1984, 258).

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D'altra parte, della supposta esistenza di un'altra Dyme, detta Cauco­ nide, citata in un frammento di Antimaco di Colofone (fr. 27 Wyss), da collocare in Triphylia e quindi subito a nord dell'Alfeo, non si ha confer­ ma alcuna, mentre si sa che Antimaco identificava i Cauconi con gli Epei e attribuiva loro l'Elide tutta e non solo la Triphylia67• Quanto a Pherài e alla sua sostituzione con Pheiài, località della Triphy­ lia, la lezione manoscritta sia del passo oddissaico come di quello dell'in­ no, è concorde nel dare Pherài: i due passi sono paralleli e coerenti, inoltre, nel farne località dell'Elide e degli Epei e nel porla (Hymn. Ap. 427) a nord di Dyme . Sulla roccia Olenia e il suo rapporto con Olenos achea, come si è visto, non vi sono dubbi, così come non ve ne sono sul fatto che essa fosse attribuita all'Elide e agli Epei. La conclusione è, dunque, che queste località hanno avuto in origine una vita autonoma rispetto alle altre località dell'Achaia orientale, con cui, dunque, solo in seguito vennero ad unirsi. E questa conclusione viene ribadita nelle tradizioni mitiche ed arcaiche. Ecateo, F 25, sapeva del passato epeo di Dyme. Olenos, in rapporto a Pelope, viene ricordata come in Elide68; in rapporto a Dexamenos viene da Bacchilide connessa ad Elide ed Epei69; Olenios si chiamava un capo eleo secondo Pausania70. A questo punto il quadro sembra chiaro. L'Achaia classica è il risultato di un processo di aggregazione, che per quanto riguarda il settore occi­ dentale si è concluso nel VI secolo, come la sezione attica del Catalogo esiodeo ed Ecateo confermano. Ne abbiamo due controprove. Un terminus post quem è rappresenta­ to dalle date di fondazione delle colonie achee d'Occidente, date che si snodano tra gli ultimi decenni dell'VIII (Sibari, Crotone, Caulonia) e gli ultimi decenni del VII (Metaponto, Poseidonia), senza coinvolgere nelle loro tradizioni di fondazione nessuna delle località del settore occidenta­ le. Entrano in gioco unicamente : Helike per l'ecista di Sibari e il culto di Poseidon della stessa Helike per Poseidonia; Rhypes per l'ecista di Crotone; Aigion per quello di Caulonia; Boura per il nome del fiume Sybaris7\ Aigai per quello del Krathis72; Artemis di Lousoi, nel retroterra di Boura ed Aigai, per Metapontd3. Un terminus ante quem è rappresentato da un frammento di Eschilo, 745 Mette . Eschilo, come è noto, è morto nel 456.

67 Strabo VIII 3,7, 345 . 611

Scbol. i n Pind. 01. I 37a Drachmann. Bacchyl. fr. 44 PMG. 70 Paus. VI 20, 1 5 . 71 Strabo VI I I 7 , 5 , 386. 72 Hdt. I 145. 7 3 Bacchyl. Ep. XI 113 ss. 69

Gli Achei dall 'Aigia/eia america alla dodecapoli arcaica

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D'altra parte nel frammento un ruolo di rilievo viene dato a Keryneia e questa località venne alla ribalta solo dopo il 468/7, quando si rafforzò accogliendo i superstiti di Micene74 . Questo frammento esibisce una de­ scrizione unitaria dell'Achaia, che va da Dyme ad Aigeira passando per Olenos, Rhypes, Aigion, Helike, Boura . Il settore occidentale è dunque compreso75.

6. Il definirsi dell'Achaia orientale Cinque delle località che andranno a far parte dell'Achaia sono già note ad Omero, quattro in particolare compaiono nel Catalogo delle navi, nel regno di Agamennone. Tale regno comprende una serie di località argive, Micene, Corinto, Cleonai, Orneai, Araithyreai, Gonoessa, ed una seconda area che possiamo col senno del poi definire achea, con Hypere­ sie, Pellene, Aigion, l'ampia Helike, e l'Aigialòs tutto76• Il quadro si com­ pleta con una quinta località Aigai, citata in un passo dalla così detta KoÀ.oç J.HIXTJ, in cui Hera, protettrice degli Achei, in quel momento per volere di Zeus in difficoltà, chiede a Poseidon di intervenire a favore dei Danaoi, che da Helike e da Aigai gli portano molti e graditi doni77• Per completezza va aggiunto che Hyperesie veniva senza particolari problemi identificata con Aigeira, persino stabilendo che la metonomasia si era verificata nel periodo dell'occupazione jonica dell'Achaia, in segui­ to a uno scontro vittorioso contro Sicione78; Araithyreai veniva identifica­ ta con Fliunte79 e Gonoessa era invece una località della Sicionia80• Ben cinque, quindi, delle località comprese nella futura Achaia orien­ tale sono presenti e con esse anche l'importante culto di Poseidon ad Helike. Ma c'è anche dell'altro. Nel passare a citare Aigion ed Helike il poeta del Catalogo tiene a sottolineare che intorno a queste località, ed in particolare intorno, ÒJ.upi, alla già di per sé ampia Helike si dava un abitato diffuso, ÒJ..LEVÉJ..Lovto, v. 574, e questo si realizzava anche lungo tutto l'Aigialòs, At:ytaMv t' àvà m:lvta, v. 575. Aigialòs indicava, dunque, tutto il tratto costiero81 • Secondo Strabone e Pausania , che ragionano unicamente avendo dinanzi agli occhi l'Achaia

74 Paus. VI 25, 5-6. 75

Per questo vd. supra n. 59. //. II 569-576. TI Il. VIII 201 -207. 78 Paus. VII 26,2-3. Cfr. Paus. IV 1 5 , 1 ; Steph. Byz. s.v. Aiyetpa. 79 A.R. I 1 1 5-1 17; Strabo VIII 6,25, 382; Paus. II 1 2 ,4-6. "" Paus. II 4,4; V 18,7. 81 Paus. VII l, l. 76

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classica, si trattava della costa tutta dell'Achaia , fino a Dyme e all'Elide82• Ma non poteva essere così in Omero che non conosce l'Achaia , fa arriva­ re il regno di Agamennone fino ad Aigion, colloca, come sappiamo, Olenos, Pherai e Dyme nell'Elide epea. L'ambito effettivamente coperto da questo toponimo è evidentemente più ristretto ed è facile verificarlo. Come già osservava Stefano Bizantino (s. v. A'iyEtpa), tanto Aigion, quanto Aigeira, l'eroe Aigialeus ed il toponimo Aigialòs posseggono lo stesso radicale ed esprimono quindi realtà affini. Possiamo aggiungere che, se questo è vero, vale però anche per Aigai. Pausania e Stefano Bizantino ricordano ancora che era re di Aigialeis Selinounte, padre di Helike, poi divenuta sposa di Jone ed eponima della città83. Ma c'è di più . Sicione si era chiamata Aigiale84, Aigialòi85 o Aigialeia86 ed Aigialeis comparve come tribù a Sicione , quando vennero abbando­ nate le denominazioni imposte da Clistene87. Tutto ciò in omaggio al fatto che rifondatore di Sicione era stato Aigialeus88, figlio di Adrasto, re di Sicione89• E infatti Pausania diceva che l'Aigialòs cominciava da Sicione90• Ma c'era anche Argo a pretendere di appartenervi. La tradizione ha una duplice forma . L'Aigialeia era Argiva91 , così denominata da Aigialeus figlio di Inaco e fratello di Phoroneo92 oppure figlio dello stesso93. Aigialeia o Aigiale era però anche la figlia di Adrasto94 o di Aigialeus95, sposa fedifraga di Diomede96, re di Argo. L'Aigialòs, dunque era una realtà unitaria che da Argo giungeva fino ad Aigion. Le località poi achee che vi erano incluse non possedevano al suo interno nessuna autonomia. Autonomia che avevano conquistato quando l'Achaia nacque. Abbiamo già visto che per quanto attiene all'A­ chaia dodecapolica questa, includendo l'Achaia occidentale, non nacque prima del VI secolo. Resta il problema del settore orientale. Il tramonto

82

Strabo VIII 6,25, 382; 7 , 1 , 383; Paus. V 1 , 1 ; VII 1 , 1 .

83 Paus. VII 1 , 3-4; Steph.

Byz. s.v. 'EÀh:11.

84 Paus. II 6,5. 8 5 Strabo VIII 6,25, 382. 86 Paus. II 5,6-8; VII l, l. 8 7 Hdt. V 68. 88 Hdt. V 68; Strabo VIII 6,25, 382; Paus. II 5 ,6-8. 89 Pind. P. VIII 52-55; Eur. Suppl. 1 2 16; Apd. I 9 , 1 3 ; III 7,2-3; Hyg. Fab. 7 1 ; Paus. IX 5 , 1 3 ; Eustath. In Horn. Il. II 566; lV 407. 90 Paus. VII 1 , 1 . 91 Apd. II l , l ; Tz. In Lyc. Al . 1 77 ; Steph. Byz. s. v. "Apyoç. 92 Apd. II 1 , 1 ; Scbo/. in Eur. Or. 932; Steph. Byz. s.v. AiytaÀilç (lstro). 93 Scbo/. in Eur. Or. 1 248. 94 Il. V 4 1 2 ; Apd. I 8,6; 9 , 1 3 ; Ep. VI 9; Stat. Si/v. III 548. 95 Apd. I 8,6. 96 Il. V 412 e note precedenti.

Gli Achei dall'Aigialeia omerica alla dodecapoli arcaica

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del mondo miceneo, il declino di Micene, l'ascesa nella rinnovata Argolide dorica delle varie, autonome e concorrenti realtà poleiche, a partire da Argo, per passare a Fliunte, Corinto e Sicione sono le condizioni prime della conquista dell'autonomia per le città della futura Achaia . La frattura è evidenziata dalla conquista dorica di Argo, con Temeno97, di Corinto, con Alete98, di Sicione, con Falce, figlio di Temeno99 e di Fliunte, con Rhegnidas, figlio dello stesso Falce100. Quanto all'Achaia sono di nuovo gli Heraclidi, che scacciando gli Achei dalla Laconia, come sappiamo, provo­ cano l'allontanamento dei Pelasgi Aigialeis, appunto, dalle loro sedi e de­ terminano l'insediamento degli Achei nel vecchio Aigialòs. La rottura, in­ somma, viene presentata come frattura tra una Argolide dorizzata e una Achaia (eolica di Tisameno) senza Aigialeis (jonici con capitale Helike)101 . Il processo ha raggiunto il suo culmine nell'VIII secolo. Argo ha com­ piuto la sua possente ascesa102. È egemone nel Peloponneso secondo un famoso oracolo delfico103; prova a controllare Corinto104; prende parte alla prima messenica, appoggiando i Messeni insieme ad Argo, gli Arcadi e i Sicionii10\ contende a Sparta la Tyreatide106; conquista Asine rea di filolaconismo107• Nel VII il suo protagonismo continua con la vittoria su­ gli Spartani ad Hysiae108 e la rinnovata partecipazione alla guerra messeni­ ca109. Araithyrea, divenuta ormai Fliunte, invia intorno alla metà del VII una colonia a Samo110. Corinto è sotto il dominio dei Bacchiadi1 1 1 , inter­ viene nella prima messenica 112, fonda colonie a Corcira 113 e a Siracusa 11\

9 7 Diod. VII 1 3 ; Paus. II 38, 2 . 98

Paus. II 4,4. 99 Paus. II 6,7. 100 Paus. II 1 3 , 1-2. Su queste conquiste e il modello che le informa vd. in particolare Musti 1 985 , specialmente 45-46. 101 Vd. § 4. 102 Helly 1 997, 57 ss. ; ].N. Coldstream, Geometrie Greece, London 1977, 145 ss. ; R.A. To mlinson, A rgos and tbe A rgo/id, from tbe End of tbe Bronze Age to tbe Roman Occupation, London 1972, 70 ss. 10-' Sud. s.v. Y�iç, cÌ> Meyapeiç. Vi torneremo a proposito di Aigion. 104 Plut. Mor. 772d-e. Cfr. Nic. Dam. , FGrHist 90 F 35. 105 Paus. IV 1 1 , 1 ; 1 2,3. 1 06 Plut. Apopb. Lac. 23 1 e; Paus. III 7 , 5 ; Solin. VII 9. 107 Strabo VIII 6, 1 1 , 373; Paus. II 36,4-5 ; III 7,4; 14,3. 1 08 Paus. II 24,7. Cfr. Musti, Torelli 1 986, 293 s., commento al passo. 1 09 Apd . , FGrHist 244 F 334 Strabo VIII 4 , 1 0 , 362. 110 D . L. VIII l; Paus. II 13,2. 1 1 1 La cronologia apollodorea dei Bacchiadi (244 FF 61, 333) viene sostenuta dalla cronologia alta dei Cipselidi, su cui vd. infra, n. 1 1 7. 11 2 Paus. IV 8,3, 1 2 . "-' Tim . , FGrHist 566 F 80; Strabo V I 2 , 4 , 269. 11 4 Thuc. VI 3 , 5 . =

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Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

allontanando dalla città elementi scomodi, come il Bacchiade Chersicrate, che aveva perso i diritti politicin; e l'altro Bacchiade, Archias, reo di omicidio116. Segue la tirannide dei Cipselidi e la ripresa della colonizza­ zione1 17. Sicione interviene assieme ad Argo nella prima messenica 1 18; dopo un conflitto con Pellene, subisce col beneplacito di Delfi, la tiran­ nide prima di Ortagora1 19, poi di Clistene120, contrastato da Delfi nello scontro con Argo121 , ma poi leader degli Anfizioni nella prima guerra sacra122. La risposta delle città dell'area achea è simmetrica. Da Rhypes parte intorno al 730/20 l'ecista di Crotone123• Sempre nell'VIII secolo, mentre Argo è città egemone , Aigion afferma la sua presenza nelle acque del golfo di Corinto, combattendo vittoriosamente per mare contro gli Etoli, e pretende anche essa da Delfi, che gliela nega, il riconoscimento di una posizione egemonica nel Peloponneso124. Di Aigion era l'ecista di Caulo­ nia125. Nella seconda metà del VII Aigeira, che ancora nel 685 era Hypere­ sia126, prende il suo nuovo nome, dopo essere sfuggita ad un attacco da parte di Sicione127• Sempre negli ultimi decenni dell'VIII da Helike pro­ viene l'ecista di SibarP28• Nello stesso contesto sibarita da Boura partono i coloni che portano in Italia il nome del fiume Sybaris, da Aigai invece

11'

Scbol. i n A .R. I 1216.

116 Plut. Mor. 772d-e. 117 La cronologia alta per i Cipselidi trova un valido riscontro nella lista degli arconti

ateniesi nella quale all'anno 597/596 compare il filaide Milziade figlio di Cipselo (nr. 6, fr. A Meiggs-Lewis), certamente un nipote del tiranno di Corinto, col quale i Filaidi erano imparentati (Hdt. VI 1 27,4; 1 28,2. Cfr. Marcell . V. Tbuc. 3 Pherec. , FGrHist 3 F 2). Sulle loro fondazioni: Nic. Dam . , FGrHist 90 F 57 (Leucade ed Ambracia); 59 (Potidea). 118 Paus. IV 1 1 , 1-2; 12,3. 119 Diod. VIII 24; Plut. Mor. 553a-b. 1 20 Arist. Poi. 1 3 16b 29-3 1 ; Nic. Dam . , FGrHist 90 F 6 1 ; Plut. Mor. 553a-b. 1 21 Hdt. V 67,2. m Paus. X 37,6-7; Scbol. i n Pi nd. Hypoth. 01.; Polyaen. III 5 ; Frontin. Strat. III 7,6. 1n Hippys, FGrHist 554 F l . 124 Sud. s.v. YJ,Uòìç, t �axemOat, si è vinti, Ìcj>t &x�ftvat, si esercita il comando, Ìcj>t àvooCJEtv; e conseguentemente richiama un numero­ so gruppo di nomi eroici composti con Ìcj>t 191 . Ma, in quanto antroponimo, ls in maniera particolare traduce in nome proprio una formula epica ben nota, grazie a cui l'eroe si identifica con la sua forza ed opera, quindi, come 'iç '08oolìoç192, 'iç TTJI..E�axow193 o, come in Esiodo, 'iç 'HpaKì..fpç194. La fortuna di quest'uso si riconferma a Poseidonia, colonia di Sibari. Qui fuç torna su monete di VI secolo19S, ma in particolare torna come nome di un fiume impetuoso e possente196. L'operazione sottesa è la

1 85 Hesych. s.vv. mcellov, KellOv, J.nimcÀopJlicov. 206 È il caso del pugile (Tert. de an. XLVI 9) e poi stratego Leonimo nello stesso scontro: Conon, FGrHist 26 F l , 18; Paus. 111 19,9 ss. ; Herrn. i n Pbaedr. 243a, 75 Couvreur. 207 È il caso del citato Formione. =

30

Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

o nell'isola dei BeatF08, vincere battaglie impersonando Herakles209• Un trattato di alleanza, quello con i SerdaioF10, omericamente concepito come harmonie ed eterna philotas, garantite da dei ed uomini contemporane­ amente. Sibari dedita ad una ossessiva pratica della habrosyne, del lus­ so211 , Crotone votata a d una ossessiva pratica dell'atletica212• Due aspetti di una stessa realtà, perché Crotone a sua volta non rifiuta il lusso213, mentre Sibari non disdegna l'atletica214 e così neanche la sua colonia Metaponto215. Da un lato virtutis exercitatio ed armorum cura, primato nei polemia e nell' athlesiS-16, dall'altro abitudini al lusso considerate digni­ tatis ornamentd17, che danno il senso ultimo di tutta questa realtà: una realtà di uomini valorosi, di atleti, di capi, privilegiati e amati dagli dei, che omericamente, alla maniera di Achille ed Agamennone al momento della lite, non distinguono ruolo e grado di dignità dalla time e dal geras, dalle manifestazioni concrete ed esteriori di ruolo e dignità218• Questa società achea è, dunque, figlia diretta di quella aristocrazia che nell'VIII secolo i poemi omerici descrivono219: che non conosce la città distinta dal villaggio220; non conosce l' ethnos distinto dal seguito

� È il caso del già citato Leonimo. Su questi personaggi diffusamente: M. Giangiulio, 'Locri, Sparta, Crotone e le tradizioni leggendarie intorno alla battaglia della Sagra', MEFRA xcv ( 1 983), 473-52 1 , 473 ss. 209 Milone al Traente: Diod. XII 9,6. 210 Nr. 10 Meiggs-Lewis. Cfr. M. Bugno, Da Sibari a Turi. La .fine di un impero, Études III, Centre ] . Bérard, Naples 1 999, 17 ss. , 24 ss. 211 Le testimonianze molteplici, che partono dalla equivalenza cru13B

Plut. Mor. 772d-e .

369 Scbo/. in A .R. I 1216. 370 Athen. IV 167d. 37 1 Polyb. XII 5,4-12; 1 1 ,7; D.P. 5-2

FGrHist 555 F 13. r3 FGrHist 70 F 216. ·'74 Plut. Lyc. VI 2.

364-367; Schol. in D.P. 366; Eustath. In D.P. 364.

Gli Achei dall'Aigialeia america alla dodecapoli arcaica

49

dalla terra in cui sono le tombe dei propri avi. Lo si fa se si è costretti a farlo. Se non c'è una forza che spinge, se non c'è una necessità che lo impone, non è possibile pensare che questo avvenga. I coloni che cerca­ no di tornare a casa dopo essere stati inviati a fondare una colonia ven­ gono a Eretria375 e Tera376 colla violenza impediti di sbarcare. Secondo la tradizione terea377 come per quella crotoniate378 o per quella regina379, la madrepatria era scusata per il suo comportamento verso coloni che pure erano suoi figli, perché un dio aveva imposto la colonia. E non ci sono solo ragioni di scarsità di risorse. La terra non è suffi­ ciente e quindi si deve emigrare. C'è una distribuzione diseguale della terra che entra in gioco. C'è chi ha molta terra, chi è polykleros e chi è akleros. Da questo nasce la colonia che va a cercare terre da coltivare. Nasce, secondo Omero, la colonizzazione della fertile e ben dotata isola delle capre380, così come, per restare in ambito acheo, nasce per i coloni achei l'occupazione della fertile pianura di Sibari381 , l'occupazione di Cro­ tone, ·bella fra le terre da arare»382, l'occupazione di Metaponto, la città dalle ricche messi383• La condizione in cui si trovano le comunità di partenza va valutata ri­ spetto a queste realtà, che sono la premessa dell'allontanamento dei coloni e lo sbocco della loro sistemazione in terra d'altri, restituendo in tal modo la pienezza del contesto solo parzialmente documentato dalla cultura materia­ le specifica della metropoli, quando e nella misura in cui si può documen­ tarla. A caratterizzare le comunità di VIII e VII secolo, dunque, non c'è soltanto la cultura materiale. C'è Omero, c'è Esiodo, c'è un ambiente e ci sono dei modelli ai quali ci si rapporta384. E il livello di sviluppo di tale ambiente che rende possibile le fondazioni coloniali ne è testimonianza. E adesso qualche parola ancora in relazione agli ecisti e ai dubbi avanzati sull'antichità e valore delle tradizioni relative385. Che ecisti-guide vi debbano essere la tradizione omerica già lo ricorda: Nausit�, Tlepolemo387. Che

375 Plut. Mor. 293b. 376 Hdt. IV 1 56,3. 377 Pind. P. IV 3; Hdt. IV 1 50,2-4; 1 55,3; SEG IX 3 5,24 Meiggs-Lewis. 378 Diod. VIII 17; Ov. Met. XV 1 9-57. 379 Diod. VIII 23,2; Strabo VI 1 ,5 , 257. 380 Od. IX 1 16 ss. 311 1 Eur. Troad. 224-229; Tim . , FGrHist 566 F 50; Diod. XII 9,2; Varro R.R. I 44. 3112 Diod. VIII 17. 3113 Strabo VI 1 , 14, 264. 3114 Vd. supra. 385 Morgan 2002, 1 02-103. 386 Od. VI 4-10. 387 Il. II 653-670. =

so

Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

ecisti vi siano stati le tradizioni coloniali ricordano e gli Achei d'Italia non fanno eccezione: i sopra citati fis, Myskellos, Typhon, Leukippos. Qual è allora lo stato della nostra documentazione sugli ecisti? I loro nomi erano noti e ricordati: lo conferma precocemente Archiloco a proposito di Archias388 , e lo spiega il culto che ad essi era riservato nelle colonie. Così fu già nel VII secolo per Battos389 e Milziade-390• A Nasso, Tapso, Camarina, Gela, Heraclea Minoa, Leontini, Megara, Eubea, Erice, in nessuna di queste città, ricorda Callimaco391 , «Chi un tempo ne edificò le mura viene a banchetto rituale senza nome- e il fatto che a Zancle gli ecisti, pur noti, non venivano invocati per nome faceva problema. Puntualmente Tucidide-392 ne cita i nomi e per ciascu­ na città, seguendo probabilmente Antioco, fornisce la data di fondazione. Che gli ecisti delle colonie achee siano antichi lo conferma, come si è visto, la caratterizzazione eroico-militare che essi, al pari delle comunità che fondano, posseggono. In particolare che fis sia antico lo dimostra tanto il notato rapporto393 tra il fis di Sibari e quello ripreso nel VI secolo dalle monete di Poseidonia, e al momento della fondazione dall'idronimo presso il tempio di Poseidon394, quanto il fatto stesso che esso rappresen­ ta una comunità perita nel 5 1 1/5 1 0 . Che la sua provenienza da Helike non sia un posterius Io dimostra sia il già rilevato ruolo di Poseidon a Helike395 e nelle due colonie sibarite di Metaponto e Poseidonia396 sia l'evidente omologia tra la centralità di Sibari nel sistema coloniale acheo d'Occidente (è la prima ad essere fondata, si prende le terre migliori, suscita le mire di Myskellos, costruisce un impero) e quella di Helike nell'Aigialeia397, primo nucleo, come si è visto della futura Achaia. Per Myskellos il discorso, come già si è accennato, non muta. La de­ formità eroica che lo contraddistingue, lo apparenta ad altre ben note figure arcaiche: Labda, la zoppa, madre di Cipselo398; Simos, dal naso camuso, fondatore di Himera399; Phalantos, il calvo, fondatore di Taran­ to400; Lamis il gozzuto, fondatore di Megara401 ; Battos, il balbuziente, fon-

388

Athen. IV 1 67d. Hdt. VI 38, l . 390 Pind. P V 93-95. 391 A it. II, fr. 43 Pfeiffer. 392 Thuc. VI 3-5. 393 Vd. supra, 18, 26 ss. , 28 s., dove si discute anche degli altri ecisti achei. 394 Lyc. Alex. 722-724. 395 Vd. supra, 1 8 s . , 24 s., 33. 396 Vd. supra, 18. 397 Paus. VII 1 , 3 398 Hdt. V 92. 399 Thuc. VI 5 , 1 . 400 Antioch. , FGrHist 5 5 5 F 1 3 . 40 1 Thuc. VI 1 , 2 . 389

.

Gli Achei da//'Aigialeia america alla dodecapoli arcaica

51

datore di Cirene402. Il precoce rapporto di Crotone con Delfi è spiegato da un lato dal precoce rapporto di Aigion403 e Pellene404 con Delfi, dall'al­ tro dal tipo del tripode sulle monete di Crotone a partire dagli anni trenta del VI secolo e dall'esistenza di un tempio di Apollo Pizio405 a Crotone all'epoca di Pitagora. Il motivo della colonia imprevista richiama le tradi­ zioni su Battos e sui rapporti Tera-Cirene, che sostanziano la storia della colonia nel VI e V secolo406. Gli oracoli a Myskellos attribuiti richiamano realtà di VI e V secolo: le vittorie atletiche, la scuola medica, la contrappo­ sizione a Siracusa407; il conflitto con Sibari, le polemiche sul possesso di Crimisa408; la definzione del rapporto con la madrepatria e con la Siba­ ritide409. Quanto poi all'apparire del motivo dell'Herakles oikistas'10 esso non può essere letto come negazione di Myskellos. Pitagora valorizzava sia l'uno che l'altro motivo41 1 , e non meraviglia, perché l'ecista mitico Herakles prepara, in quanto precoloniale, ma non esclude l'ecista stori­ co. Quanto alla provenienza di Myskellos da Rhypes, tenuto conto del fatto che si tratta di un centro privo per quel che ne sappiamo di un qualunque pedigree mitico od eroico, di un centro per il quale le notizie più antiche non vanno oltre il V secolo, testimoni Eschilo ed Erodoto412, chi volesse mettere in dubbio il valore della notizia dovrebbe spiegare perché si è fatto ricorso proprio a questo centro per fornire una città importante come Crotone di un qualche titolo di nobiltà413. Su Typhon la tradizione è meno ricca, ma il contesto non muta . Il nome è eroico414, la presenza di un ecista venuto dalla madrepatria an­ che nel caso di una subcolonia415 non fa problema: Metaponto era stata subcolonia di Sibari ma aveva ricevuto un ecista dall'Achaia416. Quanto

402 Pind. P IV 63; Hdt. IV 155, 1 ; Acesand. , FGrHist 469 F 6; Paus. X 1 5,7. 403 ]on, FGrHist 392 F 17; Mnaseas, FHG III, 1 57, fr. 50. 404 Anaxim. Delph. , FGrHist 404 F l . 40' Jam. VP. 50; 261 . 406 Giangiulio 1989, 1 36 ss. 407 Strabo VI 2,4, 269; 1 ,2, 262 (problema della salubrità di Crotone). 408 Diod. VIII 17. Cfr. Ps. Arist. Mir. 107,1-2 (il dono della cerealicola Crotoniatide da non rifiutare). 409 Diod. VIII 17 (colonia imprevista e territorio da limitare tra il Lacinio, l'Esaro e Crimisa). 4 10 C.M. Kraay, A rchaic and Classica/ Greek Coins, London 1976, 181 . 4 1 1 Jam. VP. 40; 50; 52. 4 12 Aeschyl. fr. 745 Mette 284 TGrF Radt ; Hdt. I 145. 4 1 3 Nuove prospettive per la valutazione di questo centro si aprirebbero se fosse definitivamente accertata l'identificazione con l'insediamento di Trapeza: vd. infra, n. 417. 4 1 4 Vd. 00. m Ps. Scymn. 218; Sol . II 10; Steph. Byz. s.v. Ai:/A.còv. 4 1 6 Cfr. Antioch. , FGrHist 555 F 1 2 con Strabo VI 1 , 1 5 , 265 . =

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alla sua provenienza da Aigion, quello che ora sappiamo su Ano Maza­ raki417 ci ha messo di fronte alle realtà sulle quali bisogna allora riflettere: l'importanza del tempio, per evidenziare il rapporto con Aigion, e con le aree vicine, quale punto di raccordo tra le varie aree che ne costituiscono la perioikia. Nello stesso tempo va ricordata l'importanza della tradizione su una pretesa egemonia rivendicata da Aigion, vittoriosa sugli Etoli, e rifiutatale da Delfi, che riconfermò invece il primato di Argo418. Su Leukippos neppure abbiamo molto, ma resta il fatto che è proprio questo ecista a gestire da un lato il rapporto Achaia-Sibari, dall'altro il rapporto Metaponto-Taranto, e quindi a pieno titolo coinvolto nelle vi­ cende della colonia tra VI e V secolo, come confermano tanto il F 1 2 di Antioco quanto le monete con il suo tipo coniate da Metaponto nella seconda metà del IV secolo. Qualche parola ancora sui culti419. Si suole affrontare questo proble­ ma comparando i culti dell'Achaia, ricordati da Pausania per la dodecapoli achea, con quelli testimoniati nelle colonie achee d'Occidente, mettendo così in parentesi l'enorme distanza tra documenti che nel loro primo impianto risalgono al VII o al VI secolo e testimonianze sull'Achaia di piena età imperiale romana. Si nota l'importanza dei culti di Hera e Po­ seidon e si dimentica da un lato il rapporto speciale degli Achei dell' epos con Hera e il Poseidon di Helike ed Aigai, dall'altro la derivazione delle colonie dal più antico Aigialòs, che tra Helike ed Argo appunto si snoda­ va. Si documentano i rapporti con realtà cultuali arcadiche nord-orienta­ li, fliasie, sicionie, corinzie, argoliche, per affermare un dubbio rapporto delle realtà cultuali delle colonie con la loro metropoli, e si dimentica che questa è esattamente l'Aigialeia, ambito nella quale da un lato si collocano le poleis achee citate dal Catalogo e dall'altro le attestate me­ tropoli dei coloni occidentali420. Ancora una volta, insomma, è al baga­ glio culturale e ideologico che i coloni partiti da queste sedi portarono con sé, che bisogna far riferimento.

-1 P Petropoulos 2002. La connessione di questo tempio con Rhypes dovrebbe esser presa in considerazione se Rhypes fosse effettivamente da identificare con l'insediamen­ to di Trapeza: cfr. A.G. Vordos, 'Rhypes: à la recherche de la métropole achéenne' , in Gli Achei (Atti Convegno), 217-234 . 418 Cfr. supra n. 1 2 . 4 1 9 Cfr. M. Osanna, 'Da Aigialos a d Achaia: sui culti più antichi della madrepatria delle colonie achee di occidente', in Gli Achei (Atti Convegno), 271 -28 1 ; M. Giangiulio, 'I culti delle colonie achee d'Occidente. Strutture religiose e matrici metropolitane', ibid. , 283-313. 420 Vd. supra, 26 ss. , 28 s.

CAPITOLO II

Tradizioni eroiche e colonizzazione greca: le colonie achee*

l . Tutta quanta una corrente di studi, che in Italia ha fatto soprattutto capo a Giovanni Pugliese Carratelli, ha inteso vedere nei miti precoloniali un riflesso della presenza micenea in Occidente1 • Questa interpretazione si fonda - implicitamente o esplicitamente - su due presupposti: l) la convinzione che la presenza micenea in occidente abbia avuto una tale forza e capacità da imporre culti e miti alle comunità indigene; II) che le tradizioni mitiche sviluppatesi in Grecia durante i Secoli Bui, proprio in ragione della forza di questa presenza micenea in occidente durante l'Età del Bronzo, abbiano conservato un ricordo di tali frequen­ tazioni. Questa tesi, che ha avuto un suo peso e il grande merito di avere stimolato ed incrementato gli studi e le ricerche archeologiche sulla pre­ senza micenea in Occidente, urta, a mio avviso, e soprattutto oggi, in alcune gravi difficoltà. La prima difficoltà riguarda il significato e il valore che noi possiamo dare ad una tradizione orale: Moses Finley2 ci ha ricordato, fra gli altri, che una tradizione orale non è assolutamente comparabile con una tradi­ zione storica affidata alla scrittura, poiché la tradizione orale non conser-

Questo studio, nella precedente stesura, è stato pubblicato con analoga intitolazione in L 'incidenza dell 'antico. Studi in memoria di Ettore Lepore, I, Atti del Convegno Inter­ nazionale (Anacapri, 24-28 marzo 1991), a cura di A. Storchi Marino, Luciano Editore, Napoli 1995, 427-450. 1 La formulazione più completa di questa tesi è nel contributo 'Storia civile', in Megale Hellas, 3-102, 8 ss. •

2

Uso ed abuso della storia. Il significato, lo studio e la comprensione del passato,

Torino 1981 , 6 ss. , 24 ss. [tr. i t. di 7be Use an d Abuse of History, New York 19751 .

54

Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

va eventi storici determinati in quanto avvenuti in un certo momento, ma organizza elementi e ricordi funzionali alla vita di una comunità e serve piuttosto a legittimare, a fornire patenti, per esigenze sociali e collettive3. Se noi vogliamo, perciò, ammettere che comunità greche metropolita­ ne, attraverso la tradizione orale, nei Secoli Bui durante i quali le relazio­ ni con l'Occidente si sono interrotte e per molto tempo non hanno avuto alcuna regolarità e continuità, possano avere conservato il ricordo di tali frequentazioni, dobbiamo trovare una risposta alla domanda su quale funzione poteva avere per comunità, che avevano perduto un rapporto regolare e continuo con l'Occidente, il ricordare queste frequentazioni. La risposta a questo tipo di domanda mi pare che a tutt'oggi manchi. Naturalmente il problema si riproporrebbe negli stessi termini ove qualcuno pensasse di affidare alle comunità indigene in Italia e ad una loro eventuale tradizione orale una qualche forma di memoria di queste frequentazioni. Né va dimenticato, infine, che al sorgere e perpetuarsi di una tradizio­ ne orale connessa alle frequentazioni micenee dell'Occidente fanno an­ cora d'ostacolo il fatto che esse realizzano un fenomeno diluito nel tem­ po e non connesso ad alcun evento storico determinato che, come l'im­ presa di Troia per l'Asia Minore, fungesse da catalizzatore4• Questa è dunque la prima difficoltà, difficoltà che non si supera certo ammettendo che i santuari extramurani esistenti in talune delle colonie d'Italia e Sicilia debbano la loro collocazione ad una volontà dei coloni di riconoscere e valorizzare luoghi di culto preesistenti e risalenti all'età micenea5. Tutti gli argomenti che militano contro questa tesi sono stati di recente ripresi in una lucida sintesi di D. Asheri6 e poco vi è da aggiun­ gere a quanto da lui detto. La documentazione archeologica dimostra che tutti questi tempii sono posteriori o al più coevi alla colonia. La fondazione di santuari extramurani è fenomeno generalizzato a tutto il mondo greco e non può essere im­ mediatamente spiegata in relazione alle realtà in cui vengono a calarsi le

3 Kirk 1980, 25 ss. , 56 ss. , 306 ss. ; W. Burkert, Mito e rituale in Grecia . Stntttura e storia, Milano 1 992, 38 ss. [tr. it. di Structure and History in Greek Mythology and Ritual,

Berkeley, University of California Press, 1974] . 4 D. Musti, 'I Greci e l'Italia', in Storia di Roma. l (Roma in Italia), Torino 1988, 39-5 1 , 4 2 ss. s G . Pugliese Carratelli, 'Santuari extra murani in Magna Grecia', in Tra Cadmo e Orfeo, Bologna 1990, 1 37 ss. Cfr. G. Maddoli, 'Per lo studio dei culti greci nell'Italia meridionale', in Storia del Mezzogiorno, I , l , Napoli 1 99 1 , 397-4 19, 405 ss. 6 D . Asheri, 'A propos des sanctuaires extra-urbains en Sicile et Grande Grèce. Théories et témoignages' , in Mélanges Pierre Léveque. I: Réligion, éd. par M.-M. Mactoux et E. Geny, Paris 1 988, 1 - 1 5 .

Tradizioni eroiche e colonizzazione greca: le colonie achee

55

varie colonie. Grandi santuari extramurani di Hera esistono, per esem­ pio, a Perachora, ad Argo e a Samo, oltre che a Crotone o a Poseidonia: la loro ragion d'essere andrà, quindi, cercata in tradizioni che trascendo­ no la colonizzazione in quanto tale. Il fatto che tali santuari in quanto coloniali insistono su località costiere, promontori e foci di fiumi, non serve a provarne un rapporto necessario con le rotte e gli approdi fre­ quentati dai navigatori micenei, dal momento che queste rotte e questi approdi erano anche quelli dei coloni. Immaginare, d'altra parte, che tali luoghi di culto abbiano origini micenee crea anche altre difficoltà. Oc­ corre integrare il pantheon miceneo finora noto con divinità quali Apollo ed Afrodite, di cui mancano esplicite attestazioni per l'età micenea. Oc­ corre dimenticare che le tradizioni mitiche che a tali santuari si connetto­ no non sono, nella forma in cui ci sono pervenute, concepibili se non dopo la definizione dei grandi cicli mitici (argonautico, troiano, di Hera­ kles), ai quali appaiono originariamente estraneF. Difficoltà ancor più gravi nascono, ove si tengano presenti modi e forme della presenza micenea in Occidente, così come dalla documenta­ zione archeologica si evidenziano. Il commercio miceneo in Occidente si è sviluppato indipendentemente dai grandi centri del potere8. Gli ele­ menti micenei che frequentarono le comunità indigene dell'occidente o vi si stanziarono non lasciano alcuna autonoma traccia di sé in abitati o tombe e quindi appaiono del tutto integrati nelle comunità che li accol­ gono9: pensare in queste condizioni che essi abbiano potuto imporre culti e determinare tradizioni mitiche appare del tutto fuor di luogo. Allo stato attuale, quindi, sembra assai più probabile considerare le tradizioni precoloniali come prodotte dagli stessi coloni al fine di giusti­ ficare modi e forme della presenza greca nei luoghi, dotandola di illustri precedenti10• Una conferma decisiva in questo senso ci pare possa venire dall'analisi delle tradizioni precoloniali connesse alle colonie achee di Magna Grecia.

7 D. Musti, 'Lo sviluppo del mito di Filottete, da Crotone a Sibari. Tradizioni achee e troiane in Magna Grecia' , in Épéios (Actes Colloque), 2 1-35, 24. Cfr. Mele 1 99 1 , 237 s. 8 L. Godart , 'Minoici e Micenei : precolonizzatori e precolonizzati', in Momenti precoloniali (Atti Convegno), 43-55, 54; Id. , L 'invenzione della scrittura, Torino 1 992, 224 s. Cfr. Bietti Sestieri 1988, 29 s. 9 D . Musti, 'La tradizione storica e l'espansione micenea in Occidente: questioni pre­ liminari', in Momentiprecoloniali (Atti Convegno), 2 1 -36, 24 ss. , 33 s . ; Bietti Sestieri 1988, 34 ss. ; M. Marazzi, 'La più antica marineria micenea in Occidente. Dossier sulle rotte commerciali nel basso Tirreno fino al golfo di Napoli nei secoli XVI-XV a . C . ' , DArch VI , l , 1988, 5-22; L. Vagnetti, 'L'encadrement chronologique et !es formes de la présence égéenne en ltalie', in Épéios (Actes Colloque), 9-20, 14 ss. 10 Mele 1 99 1 , 238 ss.

56

Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

2. Le colonie achee si presentano come un caso particolarmente inte­ ressante. Esse, come con forza sottolineava Santo Mazzarino1\ sono un esempio indiscusso di colonizzazione etnica: rappresentano, da Metaponto a Poseidonia, da un lato, da Metaponto a Sibari, a Crotone e a Caulonia, e, infine, da Caulonia a Terina, dall'altro, un'area omogenea, progressiva­ mente occupata e controllata, la quale appunto perciò consente un'ana­ lisi complessiva. Le relative tradizioni precoloniali possono essere perciò trattate come un sistema, di cui è possibile valutare logica e funzionalità. I miti precoloniali relativi alle colonie achee, una volta analizzati ed evidenziati i loro caratteri essenziali, si possono distinguere in due grossi blocchi: da una parte c'è il blocco che fa capo agli Aiolidai, ad Aiolos ed ai discendenti di Aiolos, dall'altro c'è il blocco relativo ai Nostoi, cioè agli eroi coinvolti nella guerra di Troia e protagonisti di un viaggio di ritorno in patria, che per qualche motivo li vede dirottati. Tra l'uno e l'altro blocco esistono elementi di continuità. L'area da cui entrambi i blocchi promanano è, infatti, la stessa ed è l'area eolico-tessala; al passaggio di Herakles, d'altra parte, fanno riferimento Crotone, Metaponto e Poseidonia, località i cui miti precoloniali si distribuiscono tra i due diversi blocchi. Una indiscutibile discontinuità, tuttavia, esiste, in quanto vi è un'area, che è quella di Metaponto e Poseidonia, che sembra piuttosto legata al momento eolide, mentre vi è un'altra area, che è quella di Crotone e di Sibari, che sembra invece piuttosto legata al momento dei Nostoi. Esiste cioè una differenza di accento tra i miti legati alle due aree, che eviden­ temente deve avere una sua spiegazione. Partiamo dall'analisi del primo blocco, il blocco eolide. Questo bloc­ co, in primo luogo, comprende Aiolos, il capostipite, le sue figlie, Mela­ nippe o Arne, i suoi nipoti, Beoto e il gemello di questi, anche lui deno­ minato Aiolos12: la località achea interessata è Metaponto. Aiolos è pre­ sente in questi miti in quanto signore della Tessaglia, nella parte compre­ sa tra il fiume Peneios13 o un suo affluente di destra, l'Enipeus1\ a nord, e l'Asopo maliaco a sud: dunque per le aree a ridosso del golfo Pagaseo e quello Maliaco. Entrano in gioco, subito dopo, i miti che si collegano ai figli di Aiolos: accanto alle citate Melanippe ed Arne di Metaponto, vi è Sisyphos, Aiolides

11 Mazzarino PSC l, 1 1 5 ss. 1 2 Per Melanippe figlia di Aiolos, madre dei due gemelli Aiolos e Boiotos, cfr. in

generale Bernabò Brea 1985, 223 ss. In particolare per Arne, figlia di Aiolos, madre di un secondo Aiolos e di Boiotos, cfr. Asclepiad. , FGrHist 697 F 26; Diod. IV 67, 5 ; Scbol. in D.P. 461 . Per Aiolos e Boiotos figli di Melanippe, cfr. in particolare Asio, fr. 5 Bernabé; Antioch. , FGrHist 555 F 1 2 ; Diod. XIX 53, 5-6; Strabo VI 1 , 1 5 , 265. 1 3 Eurip. fr. 665 Mette = fr. l ]ouan-Van Looy = fr. 481 , 1 ss . Kannicht; Strabo VIII 7, 1 , 383. 14 Conon, FGrHist 26 F 1 , 27. Per Aiolis = Tessaglia: Diod. IV 67,2; Apd. I 7,3.

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di Corinto, egualmente a Metaponto quale padre dell'eroe eponimo15, e vi sono Kretheus ed Athamas, entrambi collegati a Poseidonia. Kretheus, l'Aiolides fondatore di Jolkos16, è padre di Aison17, eponimo di una località tessalica sul golfo di Pagase, nei pressi della stessa Jolkos18• Spodestato da Pelias, Aison viene vendicato da Giasone, suo figlio, a seguito della spedizione degli ArgonautP9• Secondo la tradizione poseidoniate il tempio di Hera alle foci del Sele fu fondato appunto da Giasone e alla protezione della dea accordata alla sua nave, Argo, si riferisce evidentemen­ te l'epiclesi locale della dea, Argonia in Strabone, Argiva in Plinio e Solino20. Lo stesso discorso vale anche per l'altro figlio di Aiolos, che è Athamas21 , signore di Halos e quindi della Ftiotide22, ma egualmente connesso alla regione del lago Copaide in Beozia23• Egli è prima, da Nephele, padre di Phrixos ed Helle24, poi sposa Ino, il cui odio verso i figliastri provoca la fuga di quelli sul famoso ariete dal vello d'oro e pone così le premesse della spedizione degli Argonauti alla ricerca di questo vello25. Il collega­ mento di questo eroe con Poseidonia appare per più versi. Athamas è il nome di uno dei Pitagorici della città26• Ino, moglie di Athamas, per sfuggire al marito, che aveva scoperto le sue trame contro Phrixos ed Helle, si getta in mare presso l'istmo di Corinto, divenendo una divinità marittima, Leukothea, mentre suo figlio Melikertes, precipitato in mare con lei ed annegato, diviene, col nome di Palaimon, l'eroe onorato nei

1' Steph. Byz. s. v. Me'tam)vnov; Eustath. In D .P 365 . 16 Cfr. in generale Bernabò Brea 1985, 209, 2 1 3 . Tutta la parte quarta del volume di L.

Bernabò Brea analizza la tradizione su Aiolos e la sua stirpe e in quella sede per ognuno degli Aiolidai di cui qui si discute possono rinvenirsi vicende, fonti e bibliografia. La prospettiva ultima in cui le relative leggende e la loro collocazione in Occidente sono valutate dal Bernabò Brea è, com'è evidente dal titolo stesso del lavoro, del tutto difforme da quella qui seguita. 17 Od. XI 258; Apd. I 8,2; 1 1 ; 9,16. 18 Bernabò Brea 1985, 2 1 3 . 19 Kretheus era re d i Jolkos e quindi il trono spettava a suo figlio Aison: Pelia dunque l'aveva usurpato. Per questa vicenda in generale: Apd. I 9,8 ss. e cfr. Bernabò Brea 1985, 213. 20 Strabo V 1 , 1 , 252; Plin. III 5,70; Solin. II 1 2 . Tra i Pitagorici di Poseidonia si trova ancora un'eco delle tradizioni argonautiche della città, per la presenza di un Thestore (Jam. VP. 239), omonimo di colui che per taluni era stato il vate per altri il timoniere degli Argonauti: Schol. in A .R. I 1 39,44a. Riflessi del mito argonautico si volevano presenti anche nella stessa Acaia, ad Aigeira e Pellene: Schol. in A .R. I 176; Paus. VII 26, 14. 21 Cfr. Bernabò Brea 1985, 2 1 1 ss. 22 Hdt. VII 197; Palaiphat. 3; Apostol. 1 1 ,58. Cfr. Hyg. Fab. 4. 23 Paus. IX 24, 1 -3; 34, 5-6. 24 Cfr. Bernabò Brea 1985, 2 1 1 ss. 2 ' Cfr. K. Keybner, 'Phrixos', RE XX, 1 , 194 1 , 763. 26 Jam. VP. 267, p. 145,9 Deubner. Cfr. inoltre supra n. 20 per un altro significativo richiamo a questi contesti mitici.

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giochi lsthmici in onore di Poseidon lsthmios, istituiti da Sisyphos, figlio di Aiolos, e, quindi, fratello di Athamas, o dallo stesso Poseidon27. Ora Leukothea/Leukosia noi la ritroviamo appunto a Poseidonia, in un con­ testo che la lega a Poseidon Enipeus, il Poseidon tessalico che aveva assunto le forme dell'omonimo fiume28 e che, in forza della sua unione con Tyrò, come vedremo tra poco, molto ha a che fare con tutti questi miti valorizzati nelle colonie achee d'Italia. Sempre in questo contesto, infine, va ricordata ancora la figlia di Aiolos, Kalyke, madre dell'eroe eleo Endymion, una statua eburnea del quale era conservata in Olimpia nel thesauros di Metapontol9• Questo stesso eroe era inoltre padre di Epeio, che figura egualmente a Metaponto, quale mitico fondatore della città30, ma anche come pilio, in quanto com­ pagno di un Nestore, il cui regno è localizzato in Elide nella valle dell'Alfeo e non in Messenia, giacché in questa stessa veste di eroe pilio Epeo compare anche in connessione colla fondazione di Pisa in Italia31. L'Epeo di Lagaria, eroe focidese e costruttore del famoso cavallo grazie a cui Troia fu presa, che nel tempio di Athena Eilenia consacra gli strumenti del suo lavoro32, è, infatti, fuori posto quale fondatore di Metaponto, se è vero che per rendere possibile l'identificazione bisognava , come vedre­ mo, alterare la tradizione, spostare i suoi anathemata da Lagaria a Meta­ ponto e farne un compagno di Nestore anziché un focidese33. Per avere però il quadro completo della situazione, bisogna rivolgere ora l'attenzione al personaggio di Tyrò, figlia di Salmoneus, figlio di Aiolos, passato in Elide, dove trovandosi un secondo fiume Enipeus, affluente in questo caso dell'Alpheus, la vicenda di Tyrò pure era collo­ cata34: non così tuttavia in Omero e nelle Eoie, dove l'eroina, in coerenza colle sue origini eolidi, è localizzata in Tessaglia35 . Ella è al centro di un duplice legame. Unitasi, infatti, a Poseidon Enipeus, il Poseidon venera­ to, come già sappiamo, a Poseidonia, genera da lui Pelias e Neleo36. Di

27 Cfr. Bernabò Brea 1985 , 214. Per la connessione cultuale stabilita dall'Eolide Sisyphos tra Poseidon ed Ino-Leukothea: Pind. fr. 6,5 Snell - Maehler; Paus. I 47-48; II 1 ,3 . ZB Lyc. Alex. 722-725. L'equivalenza tra cnoç e 9Eoç assicura anche l'equivalenza Leukosia/Leukothea: cfr. per ulteriore discussione Breglia Pulci Doria 1987, 88, 93-95. 29 Per Kalyke, cfr. Bernabò Brea 1985, 218. Per Endymion e Metaponto, cfr. Paus. VI 19, 1 1 . 30 Paus. V 1 ,3; 1 ,4; 8 . Epeio, fondatore d i Metaponto: Trog.-Justin. XX 2 , 1 ; Veli. Pat. I l . 3 1 Strabo V 2 , 5 , 222; Plin. III 5 , 50; Serv. Ad Aen. X 179; Serv. Auct. ad loc. 3 2 Lyc. Alex. 930, 946-950; Ps. Arist. Mir. 1 08; Strabo VI 1 , 14, 263; Et. M. 298, 25. 3 3 Vd. § 5 . 34 Bernabò Brea 1985, 2 1 3 , 2 1 6 . 3' Hom. Od. XI 2 3 5 ss. ; Hes. fr. 30,24 s s . M.-W. 36 Soph. fr. 657 Radt; Apd. I 9,8- 1 0 . Per le testimonianze più antiche, vd. la nota precedente.

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quest'ultimo e dei suoi discendenti esisteva un culto a Metaponto37• La stessa Tyrò, unitasi poi al mortale Kretheus38, figlio di Aiolos anche lui e quindi suo zio paterno, generò da una tale unione Aison, che, in quanto spodestato dal fratellastro Pelias e padre di Giasone è personaggio essen­ ziale della saga degli Argonauti, il complesso mitico che abbiamo visto valorizzato a Poseidonia, complesso nel quale, come avversario di Aison, rientra anche l'altro già citato figlio di Tyrò, che è Pelias, fratello di Neleo. In conclusione, tutte le tradizioni mitiche relative in particolare a Posei­ donia e a Metaponto si lasciano spiegare entro la discendenza di Aiolos, maschile per quanto attiene a Sisyphos, Kretheus, Athamas, Salmoneus, femminile per quanto attiene a Melanippe, Arne, e soprattutto Tyrò. Si tratta di un blocco di miti che rispetto alla guerra di Troia si presen­ ta come più antico. Neleo, figlio di Tyrò, figlia di Salmoneo, figlio di Aiolos, rappresenta la terza generazione dopo Aiolos (Aiolos, Salmoneus, Tyrò, Neleus) , ma a sua volta, in quanto padre di Nestore, rispetto alla generazione coinvolta nella guerra di Troia si trova nella quarta genera­ zione prima della guerra : dopo Neleo, vi sono i suoi undici figli adulti periti nello scontro con Herakles, c'è Nestore divenuto adulto, e ancora Nestore ormai vecchio che nella terza generazione dopo la sua prende parte all'impresa di Troia39. I Neleidi, venerati a Metaponto, dove il culto risale ai Pilii reduci da Troia, dato il contesto, altri non possono essere, quindi, che i figli stessi di Neleo, periti quando Nestore era ancora trop­ po giovane, nel corso di una vera e propria theomachia contro Herakles ed Athena, avvenuta a Pilo di Trifilia40 o, secondo un'altra versione, a Pilo dell'Elide41 , in cui al loro fianco avevano combattuto H era, Hades, Ares, Poseidon, Apollo42 e in cui s'era in particolare distinto il Neleide Periklyme­ nos43. Il livello genealogico era ancora quello di Nestore non ancora adul-

37 Strabo VI 1 , 1 5, 264. Per una caratterizzazione del seguito dei Neleidi come costitui­ to da Achei Ftioti ed Eoli, cfr. Diod. IV 68,3. 38 Oltre ai testi citati alla n. 25, cfr. Apd. I 9, 1 1 ; Paus. IX 36,8. 39 Per la genealogia di Neleo, padre di Nestore cfr. K.D. Fabian, 'Tyro', Kleine Pauly 5, 1975, e H. von Geisau, 'Neleus' , Kleine Pauly 4, 1972. Per Nestore e la sua posizione rispetto agli eroi di Troia, cfr. Il. I 252; Od. II 245. 40 Strabo VIII 3, 14-5, 344. Cfr. Ballabriga 1986, 31 ss. La Pilo cui fa riferimento la poesia omerica è la Pilo di Trifilia nei pressi dell'Aifeo: Il. II 591-592; Hymn. Ap. 424; Hymn. Herm. 398. Questa è anche la Pilo presupposta dalla Nestoris come dalla Telemachia: cfr. E. Meyer, 'Pylos' , RE XXXI I I, 2, 1959, 2 1 1 3-2 1 4 1 . 4 1 Paus. VI 25,2-3. Cfr. Ballabriga 1986, l . c. 4 2 Hera: Il. V 392-394; Panyassi fr. 24 Bernabé. Hades: Il. V 395-397; Apd. II 7,3; Paus. /. c. Ares: Hes. Scut. 360. Poseidon e Apollo: Pind. 01. IX 28-4 1 . In generale cfr. Il. XI 690693 e Schol. D in v. 690. 4-1 Od. XI 286; Hes. fr. 33 a , 1 2 ss. ; 33 b; 35 M.-W. ; Ov. Met. XII 556 ss . ; Apd. I 9,9; II 7,3.

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to: quindi la terza generazione prima di Troia. Sempre rispetto alla guerra di Troia, un livello genealogico più prossimo esprimeva la spedizione de­ gli Argonauti, a cui parteciparono, per !imitarci ai nomi più noti, eroi come Peleo, Telamone, Laerte, i cui figli combatterono invece a Troia: siamo, dunque, nella generazione che immediatamente precede la guerra44• Questo blocco di miti non è, dunque, immediatamente comparabile con quello degli eroi dei Nostoi ed è, in ogni caso, concepito per una grecità che non intende ancora prendere atto del ruolo dei Dori45. 3. Abbiamo, dunque, un gruppo di eroi che appartengono alla Tessa­ glia, in particolare alla Ftiotide, alla Beozia, all'Istmo di Corinto e all'Elide, in quanto terre di Eoli, e in quanto terre ancora non toccate dai Dori: quale significato e che valore possiamo dare, alla presenza nelle colonie achee d'Occidente di questi miti relativi agli Aiolidai? La spiegazione credo si possa dare tenendo conto di una serie di circostanze che il rapporto con le tradizioni dell'Acaia peloponnesiaca permette alla fine di chiarire. Un primo dato da tener presente è che la fondazione di Metaponto, la fondazione di Poseidonia e la guerra contro Siris sono eventi cronologica­ mente e politicamente connessi. La fondazione di Metaponto cade intor­ no al 630 a.C.46; Poseidonia nasce in una data assai vicina agli inizi del VI secolo47, quindi nella generazione subito successiva; la distruzione della jonica Siris tutto lascia credere che spetti ad un'epoca non lontana dagli anni intorno al 570/56048, che di nuovo significa generazione immediata­ mente successiva . I tre eventi sono dunque in progressione, parte evi­ dente di un unico disegno e questo nella tradizione emerge. Secondo l'autorevole testimonianza del siracusano Antioco, la fondazio­ ne di Metaponto si dovette ad Achei fatti venire dai Sibariti che ne guidaro­ no le mosse facendo appello ad una solidarietà etnica di segno antidorico49• Secondo Pompeo Trogo, che attinge, tramite Timeo probabilmente50, ad

44 Achille, Aiace ed Odisseo combattono a Troia, Peleo, Telamone e Laerte si imbarca­ no con Giasone: Apd. I 9, 16. In Iliade VII 467-469 coerentemente compare Euneo figlio di Giasone quale signore di Lemno. 4 5 È questo il senso di tradizioni che Aiolos e i suoi collocano in Tessaglia, nella Grecia centrale e nel Peloponneso dove appaiono attivi unicamente i discendenti di Aiolos e degli Aiolidai. Per la bibliografia cfr. supra n. 1 2 . 46 Greco 1992, 4 4 ss. 47 Greco 1992, 69 ss. 4A De La Genière 1 99 1 , 63 (con precedente bibliografia). 49 Antioch. , FGrHist 555 F 1 2 . � Trog.-Justin. XX 2 , 3 . Quanto alla fonte i n favore d i Timeo, piuttosto che d i Teopompo, parla sopra tutto la visione continuista con cui si guarda al rapporto tra fondazioni eroi-

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una tradizione filolocrese e filopitagorica51, la distruzione di Siris fu conse­ guenza di una coalizione achea tesa all'eliminazione di ogni altra presenza greca etnicamente diversa. Del resto, anche Antioco a proposito di Metaponto aveva aggiunto che dalla sua fondazione, etnicamente motiva­ ta come si è visto, discendeva il diritto ad occupare anche la Siritide. E Pompeo Trogo ragionava allo stesso modo ponendo in diretto rapporto la fondazione di Metaponto e la crociata achea contro Siris. La tradizione su Poseidonia non è purtroppo molto dettagliata per poter sperare di ricavar­ ne qualcosa in proposito, ma resta pur sempre il fatto che la sua fondazio­ ne cade intermedia tra la fondazione di Metaponto e la distruzione di Siris, e si colloca per forza di cose nella stessa temperie politica52• A proposito di questa temperie qualche ulteriore considerazione è possibile53. La tradizione su Melanippe o Arne figlia di Aiolos, sul suo rapporto con Poseidon, cui segue la nascita dei due gemelli Aiolos e Boiotos, prevede il trasferimento dei due piccoli a Metaponto e l'inizio di una vicenda di cui è vittima la moglie di Metapontos, l'eroe eponimo della colonia achea54• Ciò che è significativo in queste tradizioni è che questa moglie è o immediatamente Siris55 o una sua controfigura. Tale è certamente Theanò, che per essere il nome della sacerdotessa di Athena a Troia immediatamente rimanda al culto di Athena Ilias, che tanta im­ portanza ebbe nella storia di Siris, in particolare al momento della sua distruzione56. Non diverso il caso di Autolyte, letteralmente «colei che è legata allo stesso guinzaglio•, un nome che immediatamente richiama il legame che fin dall'inizio ha unito Siris a Metaponto57• La vicenda viene tra l'altro raccontata secondo due ottiche diverse, una antisirita che è

che e fondazioni storiche. Cfr. per questo aspetto caratteristico della visione timaica : Musti 1988, 58 s. Per una bibliografia generale su questo luogo di Giustino vd. G. De Sensi Sestito, 'La storia italiota in Diodoro: considerazioni sulle fonti per i libri VII-XII', in Mito, storia, tradizione: Diodoro Siculo e la storiografia classica, Atti del convegno inter­ nazionale (Catania-Agira, 7-8 dicembre 1984), a cura di E. Galvagno e C. Ventura Molè, Catania 1 99 1 , 1 25-152, 135 n. 5 1 . 5 ' Mele 1 986, 1 1 ss. 52 Al contesto acheo in cui si inseriscono le tradizioni di Poseidonia un primo somma­ rio cenno ho già fatto in 'Da Poseidonia a Paestum', in Paestum, 25-33, 27 s. s 3 Cfr. supra n. 1 2 per la bibliografia. 54 Eurip. fr. 496 Nauck 665 Mette 25 Jouan-Van Looy 496 Kannicht (apud Athen. XII 523d); Tim. FGrHist 566 F 52; Athen. XII 523d; Schol. in D.P. 461 . 55 Schol. in D.P. 461 . =

=

=

56 Hyg. Fab. 186. Per Theanò moglie di Antenore e sacerdotessa di Athena Iliaca: Horn. Il. V 70; VI 298, 302 ; XI 224. 57 Diod. IV 67,3-7. Cfr. in particolare: Antioch. , FGrHist 555 F 12 (sorte di Siris inscindibile da quella di Metaponto); Scho/. in D.P. 461 (Siris prima moglie di Metaponto; Eustath. In D.P. 368 (Siris primo nome di Metaponto).

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quella di Melanippe, l'altra filosirita , quella che introduce Arne, per cui non pare esser dubbio il fatto che il mito nelle sue due versioni intervie­ ne a giustificare o invece condannare la fine di Siris, collegandosi per ciò alle polemiche relative al sacrilegio dagli Achei commesso nel distrugge­ re Siris58. Ciò che allora va sottolineato in queste tradizioni è che a provo­ care la fine di Siris è il legame stabilito da Metaponto con la figlia di Aiolos ed i nipoti di quest'ultimo, Aiolos e Boiotos. In altri termini la versione mitica dello scontro tra la coalizione achea e Siris identifica come Aiolidai di provenienza tessalica e beotica gli avversari della città distrutta . Tutto ciò diviene perfettamente chiaro se si rivolge l'attenzione all'A­ chaia ed alle sue tradizioni. La posizione dell'Achaia del Peloponneso rispetto a questi complessi mitici può essere restituita utilizzando una serie di dati, che furono a suo tempo e in maniera egregia studiati da Filippo Càssola : le genealogie degli eponimi delle varie stirpi greche e in particolare quella dell'eponimo degli Achei, Achaios, che, rappresentan­ do l'identità della stirpe degli Achaioi, ne rappresenta anche, colle diver­ se vicende genealogiche che incarna , la storia59. Una genealogia di Achaios si rinviene nei frr. 9, 10, 1 0a delle Eoie. L'ultimo di questi frammenti, pubblicato nel 1981 , non era ancora noto, quando il Càssola completava il suo studio, ma esso serve a completare la testimonianza del già noto fr. 10, dandoci precisa attestazione della discendenza di Xouthos e di Aiolos: il quadro che ne esce è esattamente quello che, almeno per via di ipotesi, era già ascrivibile alle Eoie. Si tratta della genealogia che fa Xouthos, sposo di Kreiousa, figlia di Erechtheus, e padre di Achaios ed ]one Cfr. 1 0a, 20-24) e fa Doros, Xouthos ed Aiolos i figli di Hellen Cfr. 9 M.-W.). Questa genealogia di Achaios, studiata dal West nel suo commento alle Eoie, è stata da lui datata al VI secolo6o. A dargli ragione sono gli elementi attici e jonici valorizzati in questa genealogia , elementi che hanno precisi agganci con l'età e gli interessi dei Pisistratidi. Il collegamento di Xouthos colla Tetrapoli di Maratona61

58 Il carattere antisirita della tradizione di Melanippe è evidente in Euripide (fr. 495 Nauck = 664 Mette = 20 Jouan-Van Looy = 495 Kannicht) ed in Hyg. Fab. 1 86, dove è il fallito tentativo di eliminare a tradimento Aiolos e Boiotos a provocare la giusta punizio­ ne della donna che rappresenta Siris. Al contrario, nel caso di Arne, in Diodoro IV 67,45 come in Schol. in D.P 461 , sono i gemelli istigati dalla loro madre a tentare la presa violenta del potere e ad uccidere Siris, e il loro allontanamento da parte di Metaponto è la giusta punizione di una comune colpa. 19 Càssola 1953, 279 ss. 60 M. L. West, Tbe Hesiodic Catalogue of Women . Its Nature, Structure, and Origins, Oxford 1 985, 143, 1 64, 1 68 s. 61 Conon, FGrHist 26 F 1 , 27; Strabo VIII 7 , 1 , 383. Cfr. IG I 1 90.

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ad esempio e il collegamento di Jone a quella parte dell'Attica che è rivolta verso l'Eubea62, il richiamo stesso a Jone e quindi alla Jonia, ri­ mandano ad un'epoca di stretto collegamento tra l'Eubea e l'Attica set­ tentrionale e alla rivendicazione di un primato rispetto alla Jonia che ben si attagliano all'epoca dei Pisistratidi, legati a Maratona63 e all'Eubea64 da un lato, e alla parentela con i Neleidi, leaders della migrazione ionica dall'altro65. Per questi motivi la datazione bassa di questa genealogia appare convincente. Proprio questa presente nelle Eoie, e sulla quale avre­ mo modo di tornare, non è, però, la genealogia più antica. Prima di questa genealogia si può documentare una sequenza più antica in cui Aiolos era il capostipite delle stirpi greche e nella quale i Dori, i quali, nella genealogia pseudoesiodea di VI sec . , entrano in gioco attraverso il rapporto Hellen-Doros, non entrano ancora . Questa genealogia faceva di Zeus il padre di Aiolos e di Xouthos un figlio di Aiolos66, ed era una genealogia non attica e più antica perché portata in occidente dai coloni calcidesi, che conoscevano Xouthos come figlio di Aiolos ed eponimo di Xouthia, nel territorio di Leontini67. In questa genealogia Achaios compa­ riva non solo come figlio di Xouthos e quindi come nipote ed erede diretto di Aiolos, ma anche come figlio primogenito di Xouthos: Jone non si sa neanche con certezza se fosse presente in questa genealogia . In tale più antico contesto, che appare già vitale sul finire del VIII secolo, quando i Calcidesi si insediavano in Sicilia, Achaios evidenzia una caratterizzazione fortemente eolico-tessala ed euboica, con Aiolos padre tessalico dell'euboico Xouthos, padre a sua volta di Achaios; carat­ terizzazione tanto più forte in quanto in tale genealogia non veniva valo­ rizzato l'elemento dorico e si realizzava una prevalenza dell'elemento acheo sull'elemento ionico .

62 Alla connessione di Xouthos con Thorikos, Kreiousa moglie di Xouthos e madre di Kephalos di Thorikos (Hyg. Fab. 1 60), Xouthos nonno di Kephalos (Apd. I 9,4), corri­ spondono gli ]onidai a Thorikos (Schol. in Piat. Apol . 23), onori divini ad ]one, sepolto a Potamioi, presso Thorikos (Paus. I 3 1 ,3). Jone passava inoltre per figlio di Gargettos, Paus. VII 27,7. 63 Hdt. I 62, 1 ; VI 102: attestano un rapporto privilegiato con l'area di Maratona. 64 Hdt. I 6 1 , 2-3; Arist. AP 1 5,2, attestano un rapporto privilegiato con Eretria. Simpatie fllotiranniche c'erano anche a Calcide, cfr. Hdt. V 74 e 77, in quanto avversa agli Alcmeonidi e a Clistene. 6s Hdt. v 65, 3; D.L. I 53. 66 È la genealogia valorizzata nello jone di Euripide, 63, 392, 1 099, 1 296-1 298 (Aiolos figlio di Zeus e padre di Xouthos); 1 589-1 594 (Doro e Achaios figli naturali di Xouthos, ]one figlio di Apollo adottato da Xouthos). 67 Diod. V 8; Schol. HQ in Horn . Il . I 2; Schol. in Horn . Od . X 6; Eustath. In Od . X 5, 1 645,27.

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Questa tradizione avevano dunque alle spalle i coloni achei che fon­ davano Metaponto e Poseidonia e si accingevano ad eliminare Siris, ed i punti di contatto con la forte caratterizzazione eolico-tessala che allora essi si davano sono evidenti. Ma c'è dell'altro. Anche per gli Achei del Peloponneso è attestata la tradizione che essi fossero di stirpe eolica e discendenti degli Achei della Tessaglia . Questa tradizione, che riceveva conforto dall'omonimia esistente tra la capitale religiosa degli Achei in età arcaica, Helike68, e una città della Ftiotide ricordata nello Scudo pseudo­ esiodeo69, è ampliamente ed autorevolmente attestata almeno a partire dal V secolo: se ne fanno garanti Erodoto, Eforo, lo storico locale Autocrate, Strabone, Pausania70• Erodoto in particolare attesta anche l'originaria collocazione degli Achei peloponnesiaci in Laconia71 , la stessa cui fa riferimento il suo contempo­ raneo Antioco72, rivelando così e la portata complessiva della tradizione riferita da Antioco solo per la parte che a proposito della fondazione di Metaponto e di Siris gli interessava, e la concordia che su tutta codesta questione nel V secolo esisteva tra le fonti metropolitane, da cui egli attingeva, e quelle occidentali, da cui attingeva lo storico siracusano. Non va dimenticata, infine, un'altra circostanza. L'Acaia peloponnesiaca pretendeva una parentela con gli Eoli d'Asia, giacché uno dei figli di Tisameno, figlio di Oreste e signore degli Achei della Laconia scacciati dai Dori, Kometes portò gli Achei nell'Eolide, mentre uno dei figli di Penthilos, il capostipite dei Penthilidi di Mitilene nell'Eolide, si unì ai figli di Tisamenos nell'occupazione dell'Achaia73. La circostanza torna nel mito

68 Aeschyl. fr. 745 Mette = 284 TGrF Radt; Hdt. I 145; Polyb. Il 4 1 ,7; Strabo VIII 7, 1-2, 384-385; 7,4, 385; Paus. VIII 24-25,4. 69 Hes. Scut. 381 . 70 Hdt. 11 98; Ephor. , FGrHist 70 F 1 1 8 = Strabo VIII 5 , 5 , 365 ; Autocr. , FGrHist 297 F 2 ; Strabo VIII 1 ,2, 333; 7, 1 , 383-384; Paus. VII 1 ,6. 7 1 Hdt. VIII 73. La tradizione erodotea, che fa degli Achei una popolazione originaria dello stesso Peloponneso, trova una perfetta corrispondenza con l'offerta che gli Achei fanno a Zeus Olimpio: i campioni achei che aspettano il sorteggio per poter affrontare Ettore sono accompagnati da un epigramma in cui gli Achei offerenti si definiscono discendenti di Pelope. L' anatbema, che in quanto opera di Onatas di Egina cade verisimil­ mente tra 475 e 450 a . C . , esprime, infatti, da un lato l'equivalenza Achei di Acaia-Achei omerici, dall'altro rivendica agli Achei stessi una presenza nel Peloponneso risalente tramite Pelope alle origini stesse del territorio da questo eroe denominato. Quando la stessa tradizione viene ripresa da Eforo, F 1 18, si trova espressa in questi termini: Achei Ftioti vennero in Laconia, che allora divenne Argo Achea. 72 Antioch. , FGrHist 555 F 1 2 . La tradizione è quella prevalente anche dopo: Ephor. , FGrHist FF 1 17-1 18; Polyb. II 4 1 ,4; Strabo VIII 5,4, 365; 7 , 1 , 383-384; Paus. VII 1 ,6-7. 73 Kometes in Eolide: Demon, FGrHist 327 F 17 Scbol. Eur. Rhes. 251 Schwartz; Paus. VII 6,2. Cfr. Phot . , Sud. s. v. ecrxa'toç Moooov. Damasias figlio di Penthilos signoreggia gli Achei assieme ai cugini figli di Tisameno: Paus. V 1 ,3; VII 6,2. =

Tradizioni eroiche e colonizzazione greca: le colonie achee

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metapontino di Aiolos, che dopo la conclusione della vicenda di Melanippe e la sua unione con Metaponto, parte per la Propontide74, mentre il ge­ mello Beoto, non ancora essendo passati i Beoti nella Beozia, torna in Tessaglia a raccogliere l'eredità del nonno Aiolos . La conclusione sembra obbligata : noi abbiamo , attraverso questa genealogia e questi dati la prova che il blocco delle tradizioni eoliche presenti a Metaponto e Poseidonia è coevo alle fondazioni coloniali ed esprime quel particolare momento storico che vede il mondo acheo di Magna Grecia da un lato compattato al suo interno, dall'altro in stretto contatto colla madrepatria e la sua storia mitica.

4. E veniamo ora al secondo blocco di tradizioni, il blocco cioè dei Nostoi. La situazione si presenta nei termini che seguono. Per quanto riguarda Poseidonia, l'unica connessione che noi abbiamo è costituita da Leukosìa, che diventa a un certo momento una delle tre Sirene onorate sul promontorio sorrentino, connesse, come è ben noto, all'ambientazione occidentale del nostos di Odisseo75. Ancora ai Nostoi si collegano, e questa volta a Siris e in una tradizione filoachea ed antionica, i Troiani di Siris, vittime dell'empietà degli jonF6. A Metaponto, infine, troviamo il culto dei Neleidi introdotto dai compa­ gni di Nestore, primi fondatori della città77 e la tradizione di una fonda­ zione ad opera di Epeo, diventato perciò compagno di Nestore, di un Nestore eleo se è vero che condivide con lui, come già di sopra accenna­ to, anche la fondazione di Pisa in Italia, che alla Pisa in Elide deve il suo nome78. Sempre a Metaponto il culto di Artemis veniva fatto risalire ad Achei reduci da Troia79. Questi sono gli unici riferimenti al mito troiano testimoniati in uno spazio caratterizzato, invece , da un solido ed ampio riferimento alle tra­ dizioni eolidi . Ma non c'è solo questo: c'è inoltre da registrare, in que­ st'area, una evidente recenziorità e debolezza dei riferimenti al mito troiano. Per cominciare un'evidente innovazione è la sirena Leukosfa . Leukosfa come nome di una delle tre Sirene attive sul promontorio sorrentino

"
Cratin. fr. 223 Kock. 36 Paus. III 19, 1 1 s. 37 Paus. V1 3 , 1 2 . 38 P s . Scymn. 318 ss.

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e di una precedente conquista del luogo ai danni di una regina Klete, discendente da una omonima Klete, che, prima nutrice e schiava della amazzone Pentesilea, era, dopo la morte di costei, passata a Caulonia39. Anche per questo verso, dunque, la politica di espansione condotta da Crotone in quest'area a sud viene confermata . D'altra parte, proprio a proposito di questa ginecocrazia di Klete che Crotone avrebbe distrutto, non si sfugge al sospetto di una allusione alla vicina Locri e al ruolo che in essa avevano le donne nel determinare i titoli di nobiltà, tra i coloni e nel campo religioso40. Se ciò è esatto, l'orientamento della politica di Crotone in quest'area riceve una nuova conferma. Questa politica, tuttavia, non ebbe successo. Crotone fu, contro ogni aspettativa, sconfitta, patì gravi perdite, andando incontro così ad una grave crisi. La tradizione insiste sulla gravità delle perdite subite e sul prolungarsi dei loro effetti; sulle lunghe sofferenze cui andarono incon­ tro gli strateghi feriti nel combattimento prima di poter ottenere una miracolosa guarigione; sulla crisi morale dalla città attraversata negli anni successivi e fino all'arrivo di Pitagora (intorno al 530, come sappiamo) . I presupposti della politica che aveva portato all'insuccesso dovettero perciò essere messi in discussione e se una parte della comunità conti­ nuò a restare legata al passato, come la lotta che Pitagora dovette fare al lusso crotoniate dimostra, la vicenda dei due strateghi, che recuperano la loro salute coll'aiuto di Delfi, dei Dioscuri, venerati a Sparta , di Achille e di Elena , onorati invece nell'Heraion del Lacinio; il tipo del tripode prescelto per la monetazione della città, chiara allusione alle origini delfiche della colonia ma anche, quale che fosse l'originaria formulazione della tradizione oracolare, al rapporto privilegiato con la Crotoniatide; l'acco­ glienza riservata a Pitagora, avversario dichiarato del lusso, presuppon­ gono l'affiorare di forze che tendevano a porre l'accento su ciò che ora caratterizzava Crotone più che sui suoi antichi legami con Sibari e con il modello di vita che essa rappresentava. E in effetti c'era qualcosa che differenziava Crotone da Sibari. La sua oligarchia non era rappresentata dai cavalieri ma dagli atleti e la propen­ sione verso la vita di comodità e di mollezze che caratterizzava il lusso sibarita vi riscuoteva perciò minori favori; l'atteggiamento verso il mondo del lavoro non era a Crotone così sprezzante come a Sibari41 ; il mondo degli artigiani non era così separato e lontano, se eminenti pitagorici, come Hippaso, lo frequentavano42; se il mondo del commercio e le attività por-

39 Lyc. Alex. 993 ss. e Scholl. ad 996 e 1002. 40 Aristot. fr. 547 Rose 554 Gigon; Polyb. XII 5. 41 Athen. XII 5 1 8d. 4 2 Mele 1984 (AGT 1983), 75. =

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tuali erano, come sappiamo da Polibio, all'origine della prosperità di Crotone, questo comportava un'altra differenza da Sibari, per la quale erano soprat­ tutto le risorse del territorio ad essere valorizzate quando si faceva riferi­ mento alle fonti della sua prosperità43• Né va trascurato, infme, che di alterazione della primitiva compagine etnico-genetica della comunità a Crotone non c'è traccia, mancando ogni accenno a elargizioni massicce della cittadinanza. Insomma la solidarietà interna, il rispetto delle tradizio­ ni, l'integrazione della cittadinanza dovevano, anche in forza della minore estensione e ricchezza, essere più forti a Crotone che a Sibari. Di qui le possibilità che si offrirono a Pitagora e lo scontro di fme secolo con Sibari.

3 . La venuta di Pitagora e le sue conseguenze Intorno al 530, si ebbe l'arrivo di Pitagora a Crotone dove il filosofo restò per ben venti anni44. Era ormai un uomo maturo e ricco di esperien­ ze, che gli venivano dalla patria Samo, dalla Jonia, dai viaggi compiuti in Grecia, in Oriente ed in Egitto45, esperienze che nella sua patria Samo erano state anche politiche46. Le fonti più antiche lo descrivono come in possesso di una saggezza, crocj>iTJ, alla cui base era una vasta erudizione, 7tOÀ.UilaeiTJ, accompagnata da una grande capacità di seduzione o, come diceva il suo avversario Eraclito, di inganno, 1WJCO'tEXVtTJ47• Tanto il filosofo di Efeso, ora citato, quanto Erodoto, al quale pure risale una definizione di Pitagora come crocj>tcr'ti]ç, chiariscono bene quale fosse il carattere peculiare di questa saggezza : una saggezza di tipo tradizionale, in cui rientravano antiche concezioni mitiche e religiose, sicché Pitagora poteva essere in certo modo avvicinato ad Esiodo, e nello stesso tempo un'apertura verso il razionalismo della filosofia e della logografia ionica, il che rendeva pos­ sibile l'accostamento del samio filosofo a Senofane e ad Ecateo48• Al primo aspetto di questa saggezza più decisamente (le distinzioni trattandosi sempre della stessa personalità non possono essere molto nette) si ricollegano i tratti iniziatici, miracolosi e divini della sua figura: pratiche rituali, profezie, rivelazioni, dominio sulle forze della natura, possesso del dono dell'ubiquità, identificazione con Apollo Pizio o Hyper-

43 Tim . , FGrHist 566 F 50; Diod. XII 19, 1-2. 44 Cfr. supra, n . 17. 45 Mele 198 1 , 269 s s . Cfr. Accame 1980, 9 s s . 46 Hdt. IV 95. Cfr. Porph. V:P. 1 5 . 47 Heraclit. fr. 4 0 0.-K. .a Hdt. IV 95; V 8 1 .

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borea, rapporti con le divinità e il mondo dell'aldilà , metempsicosi e capacità di recuperare memorie di passate esistenze . Si tratta indubbia­ mente di idee e di fatti intorno a cui una vera e propria leggenda ha preso corpo, ma da non svalutare : a queste realtà fa riferimento una fonte antica ed autorevole, come Aristotele49, mentre, d'altro canto, nel­ l'opera stessa di Empedocle, filosofo e medico ritenuto per giunta egli stesso un pitagorico, non solo si rinviene un esplicito accenno alle capa­ cità di concentrazione e di memoria di precedenti generazioni posseduta da Pitagora50, ma ci si trova di fronte ad una sapienza riservata agli inizia­ ti, a responsi definiti profezie, ad onori divini riservati al sapiente, a pretese di dominio sulle forze della natura e sulla stessa morte51 . Ma, come s i diceva, v'è u n secondo aspetto razionale e razionalistico della sua saggezza. A questo aspetto più nettamente si collega l'impegno e la predicazione politica del filosofo. Il manifesto di questa predicazione sono i discorsi da lui rivolti ai Crotoniati, discorsi che hanno anch'essi alle spalle una tradizione abbastanza antica ed autorevole, risalente an­ che in questo caso al V e al IV secolo: Antistene, Dicearco, Timeo52. Il messaggio contenuto nei discorsi era di duplice tipo. Vi era innan­ zitutto una valorizzazione delle tradizioni mitiche e culturali della città : Herakles, fondatore dei giochi olimpici, che dopo l'uccisione involonta­ ria dell'ospite Kroton promette la fondazione della città omonima e ne diviene l'ideale fondatore; Hera in quanto divinità cui si rivolge il culto delle matrone; Apollo Pizio in quanto divinità dei ragazzi e propiziatore della fondazione della città53. Il secondo motivo portante era l'esaltazione della saggezza e della educazione che ne è il presupposto. Questo comportava una presa di distanza rispetto agli eccessi, un invito alla moderazione dei consumi e dei bisogni che portava la comunità ad accostarsi a un modo di vivere di tipo dorico ed in particolare spartano. Il fine perseguito era di indurre l'aristocrazia ad accettare una scelta di limitazione dei consumi e di rifiu­ to del lusso, una scelta che da un lato, attenuando la ricerca della ric­ chezza, tendeva almeno ad attenuare forme di esoso sfruttamento dei ceti economicamente dipendenti, dall'altro, imponendo ai più ricchi un

49 Aristot. frr. 191- 192 Rose = 1 56, 1 7 1 , 173, 174 Gigon. so Emped. fr. 1 29 Gallavotti. 5 1 Emped. frr. 98, 1 00 Gallavotti. s z Arltistene fr. 51 Decleva-Caizzi; Dicaearch. fr. 33 W. La tradizione relativa si trova ancora in: Diod. X 3,2-3; Val. Max. VIII 1 5 ext. l ; Trog.-Justin. XX 4,6- 1 2 ; ]am. VP. 37-57, il quale ultimo dipende da Apollonia di Tiana, I d . C . , e proprio perciò, come tutte queste ultime fonti citate, risale in ultima analisi a Timeo. Sul valore di Apollonia si veda ora Giangiulio 199 1 , 50 ss. 53 A. Geli . Noct. Att. I 1 ,40; Porph. VP. 34 s . ; Jam. VP. 40, 50, 52, 133, 1 5 5 .

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Crotone e la sua storia dalle origini all'età romana

più basso tenore di vita, creava le condizioni per l'affermarsi di un regi­ me di vita in cui si trovassero insieme presenti ceti medi e classi più ricche. Tutto ciò aveva una serie di importanti ripercussioni. Sul piano militare si realizzavano alla lunga le condizioni per il superamento della pratica agonale ed eroica della guerra, cui i grandi atleti, e lo vedremo tra poco con Milone, erano strutturalmente inclini, e per l'affermazione , come nel modo dorico, dell'oplitismo, il combatti­ mento a ranghi serrrati di armati alla pesante, che anche le classi medie erano in grado di fornire: non è perciò un caso che proprio in ambito pitagorico noi troviamo ripresa in occidente l'etica oplitica del soldato che per nessun motivo abbandona il proprio posto54. Sul piano più stret­ tamente politico si realizzavano le basi per un consolidamento della co­ munità e cemento comune diventava con la lotta al lusso e agli eccessi, l'opposizione a Sibari e al suo modo di essere . In tal modo i discorsi crotoniati tenuti, secondo la tradizione, subito dopo l'arrivo in città, col consenso delle autorità cittadine e coronati dal generale successo, servirono a dare forma e contenuto concreto all'in­ soddisfazione, dopo la sconfitta della Sagra maturata nella città e nel suo ceto dirigente verso la politica di ispirazione sibarita fino ad allora perse­ guita. Il loro successo, in altri termini, serve nella tradizione a dare conto delle premesse politiche e sociali dello scontro con Sibari, che maturò qualche decennio dopo.

4. La vittoria su Sibari e l 'egemonia di Crotone All'urto diretto con Sibari si giunse per effetto di un rivolgimento in­ terno alla città vicina : dopo uno scontro, che fece anche vittime tra i locali partigiani di Pitagora, un tiranno, Telys, prese il potere, con l'ap­ poggio del popolo, guadagnandosi così nella tradizione la definizione di demagogo, tanto più che conseguentemente egli esiliò cinquecento tra i più ricchi sibariti. Questi ultimi si rifugiarono a Crotone come supplici. Un'ambasceria del tiranno venne a chiederne la consegna, che pur tra molte esitazioni i Crotoniati, appellandosi, su esortazione dello stesso Pitagora al rispetto del diritto dei supplici, rifiutarono55. Un'ambasceria crotoniate si recò poi a Sibari per tentare di evitare la guerra, ma gli ambasciatori vennero trucidati e i corpi ne vennero lasciati insepolti56. Si venne così alla guerra , nella quale dalla parte di Crotone si schierarono

" ]am. VP. 85. Cfr. Diod. XII 16, 1 ; Stob. IV 24, p. 1 53,5 " Diod. XII 9 , 1 -4. S6 Phylarch . , FGrHist 81 F 45.

ss.

W.-H.

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via via: il santuario di Delfi, di cui vengono ricordati oracoli che condan­ nando l'empietà di Sibari ne preannunciano e giustificano la fine57; Callia di Elide, membro della famiglia degli Jamidai, che svolgevano ad Olimpia funzione di indovini, il quale abbandonò Sibari dove operava e passò a Crotone58; lo spartano Dorieo con i suoi compagni59. Ciò sta a significare che anche l'opinione internazionale, per così dire, riconobbe il torto di Sibari ed appoggiò Crotone, che si trovò quindi ad incarnare agli occhi dei Greci gli ideali della giustizia e della pietà: la versione dei fatti avan­ zata da Crotone venne, dunque, riconosciuta sostanzialmente esatta. La sproporzione delle forze era notevole, secondo le fonti trecentomila Sibariti contro centomila Crotoniati, ma la compagine sibarita era indebolita dalle recenti discordie e defezioni e dall'isolamento. La cavalleria, che era l'arma vincente dei Sibariti, era fornita proprio da quel ceto di ricchi aristo­ cratici che aveva vissuto l'esperienza delle discordie, delle uccisioni e degli esili: e, infatti, l'oracolo delfico •prevedeva·, cioè conosceva, la sconfitta di Sibari come conseguenza della discordia intestina6o. L'esercito era eteroge­ neo: di quei trecentomila solo un terzo erano i cittadini veri e propri di Sibari61 , gli altri dovevano essere alleati, come i Serdaioi citati in un trattato il cui testo è stato rinvenuto ad Olimpia62, o contingenti forniti da quei popoli vicini su cui Sibari ebbe potere e da quelle città soggette ricordate da Straboné3. Ci fu poi anche qualcos'altro. La cavalleria sibarita manteneva i ranghi se­ guendo un ritmo eseguito dal flauto: ritmo che un flautista disertore cono­ sceva e che utilizzò per gettare lo scompiglio tra i cavalieri, provocando l'impennarsi dei cavalli ed il disarcionamento dei cavalieri64. La fanteria crotoniate ebbe così buon gioco nel volgere in fuga un nemico disordinato e frastornato, facendone strage. Nella battaglia si distinse particolarmente il lottatore Milone, stratego dei Crotoniati, che, secondo la leggenda, si era presentato sul campo nelle vesti di Herakles, pelle di leone e clava, e con in capo le corone che ricordavano i suoi molteplici trionfi olimpici65. In città il tiranno venne abbattuto e i suoi partigiani vennero, benché supplici, truci­ dati sugli altari, ma ciò non fermò i vincitori che distrussero il centro66.

'7 Tim. , FGrHist 566 F 50; Aelian. VH. 3, 43; Steph . Byz. s. v. �uiJaptç. SII Hdt. v 44-45. 59 Hdt. /.c. 60 Tim., FGrHist 566 F 50; Athen. XII 520a-b. 61 Ps. Scymn. 340 attribuisce 1 00.000 cittadini a Sibari; 300.000 sono invece le forze mobilitate, Diod. X 23; XII 9,2, 5; Strabo VI 3 , 1 3 , 263; Jam. VP 260. 62 N r. 10 Meiggs-Lewis. Cfr. E. Greco, 'Serdaioi' , AION(archeol) XII, 1 990, 39-57. 63 Strabo VI 3 , 1 3 , 263. 64 Aristot. fr. 583 Rose 600 Gigon. 65 Diod. XII 9, 5-6. 66 Heracl. Pont. fr. 49 W. =

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Dopo il successo vennero i problemi. Crotone utilizzò la vittoria per ampliare il suo spazio di azione. Verso sud e lungo la via del Crati, Pandosia, una località subito a nord di Cosenza, passò sotto il suo con­ trollo e per essa furono coniati stateri che recano sul dritto la legenda di Crotone ed il tipo del tripode, mentre sul rovescio presentano il tipo già sibarita del toro, con la legenda, però, di Pandosia67. Sul Tirreno da un lato andò in crisi l'influenza achea sull'area a sud di Elea e i Serdaioi prima alleati passarono a coniare moneta propria, dal­ l'altro però passarono a Crotone Temesa, nell'area della foce del Savuto, per la quale si ebbero analoghe emissioni monetali a doppia legenda e doppio tipo, tripode per Crotone ed elmo corinzio per Temesa68; e Lameti­ noi, località connessa invece al fiume Lamato e al golfo di Lamezia69, entrambe in precedenza inserite nello spazio sibarita. L'area a nord del Neto controllata da Crotone si estese fino al Crati, il fiume positivamente esaltato dai Pitagorici, presso il letto prosciugato del quale venne eretto dal vincitore Dorieo il tempio di Athena Krathia70. Per Sibari vennero invece coniate monete a doppia legenda e tipo, tri­ pode per Crotone e toro retrospiciente per Sibari, cui se ne affiancarono altre con legenda Sibari e tripode, legenda Laos e toro, le quali lasciano capire che anche Laos, odierna Marcellina sul Tirreno, sede di Sibariti ivi rifugiatisi dopo la sconfitta , era almeno all'inizio entrata nell'orbita di Crotone71 • Queste monete attestano l'egemonia d i Crotone sulle località i n og­ getto in una forma che sarà stata quella dell'alleanza tra diseguali, che riservava a Crotone il diritto di emettere la loro moneta apponendovi il sigillo della propria presenza. Si trattava di un'esperienza che, associan­ do il tipo del toro con le legende di altre località alla periferia del suo impero, in qualche modo Sibari aveva preparato72: un'esperienza che Sibari aveva limitato a località non comprese nell'area della sua hyparchia o totalmente private della loro autonomia , alle quali non potevano esse­ re immediatamente riservate le emissioni monetarie della città , che con­ tinuavano per la loro strada . In questa sistemazione del territorio non è difficile ritrovare l'impron­ ta pitagorica . Nella tradizione pitagorica il rapporto con Sibari vinta è sempre concepito in termini di liberazione e non di conquista e Sibari conserva sempre una sua autonoma fisionomia, che l'esistenza di una

67

Parise 1987, 310 s. 68 Parise 1987, 3 1 1 s. 69 Steph. Byz. s.v. AaJlTJTIVOt. 70 Hdt. V 45, 1 . 7 1 Parise 1987, 3 1 1 . 7 2 Parise 1 987, 307 ss.

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eteria pitagorica locale di non proprio esigua consistenza conferma73: la moneta d'alleanza, di cui si è detto, bene si addice a questa situazione. D'altra parte la tradizione successiva come attesta che la prima formula­ zione del concetto di Megale Hellas ebbe caratteristiche di prosperità e di potenza che meglio si attagliano all'egemonia di Sibari, così ne attesta una riformulazione sovracittadina intorno a Pitagora ed alla sua diretta predicazione che bene si colloca all'interno della rete di alleanze che ora circonda Crotone74• Ma questa sistemazione non fu duratura . La parte meridionale del territorio sibarita era stata considerata territo­ rio di conquista, oopiKTil'tOç, e quindi incamerata. I Pitagorici volevano lasciarla, secondo il dettato pitagorico della comunanza dei beni, indivi­ sa, attribuendone quindi i frutti allo stato. Su questo punto nacque però una forte opposizione, la quale rimise in discussione tutto l'assetto finora delineato: sistema di alleanze incentrato su Crotone e terre conquistate attribuite allo stato. L'opposizione venne da Pitagorici dissenzienti, come Cilone, prontamente ripudiato dai suoi compagni, e dal popolo, che ad una dipendenza dallo stato per l'utilizzazione dei frutti del territorio con­ quistato, preferiva invece un'acquisizione privata attraverso divisione in lotti ed attribuzioni individuali degli stessF5. Il fronte degli oppositori risultò vincente . Pitagora, dopo venti anni di permanenza nella città, dunque in un'epoca subito successiva al 5 1 0 dal momento che egli era arrivato intorno al 530, fu costretto ad allontanarsi e passò a Metaponto. Le terre evidentemente furono distribuite. Le mo­ nete di alleanza, a parte quelle di Temesa, non si protrassero molto oltre il 5 1 0 e quindi le località interessate perdettero la loro residua autono­ mia. In questo contesto Cilone, il capo degli oppositori a Pitagora, diven­ ne governatore di SibarF6, mentre, agli inizi del V secolo al più tardi un tiranno, Clinia, prese il potere, tolse la libertà alle città, raccolse gli esuli, liberò gli schiavi e i più illustri dei Crotoniati parte trucidò, parte esiliò77• Timeo, a sua volta ricorda che, dopo la vittoria su Sibari, si verificarono a Crotone fenomeni di tipo sibarita, come l'attribuzione al prytanis di un abbigliamento di tipo persiano e l'istituzione di giochi in concorrenza con quelli di Olimpia, come già Sibari aveva fatto78.

73 Mele 1984 (ACT 1983),

56 s. 1982 (ACT 1 981), 37 ss. : una attenta analisi del ruolo che tale concezione della Megale Hellas ha nelle polemiche interne al movimento pitagorico, consente, a mio avviso, di superare le perplessità di Musti 1988, 88 ss. 75 Jam. VP 255. 76 Jam. VP 7 4 . 77 D.H. XX 7. 78 Tim. , FGrHist 566 F F 44-45.

74 Jam. VP 20. Cfr. Mele

Crotone e la sua storia dalle origini all'età romana

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Il dopo guerra, dunque, riportò alla luce tendenze della società croto­ niate, che si erano riconosciute nella guerra contro Sibari, ma non nelle motivazioni che Pitagora e i suoi ne davano: quelle tendenze imperialisti­ che, che gli oracoli di fondazione, provenendo da quello stesso Apollo delfico con cui Pitagora veniva identificato, si preoccupavano, come già sappiamo , di esorcizzare , radicando Crotone esclusivamente alla Crotoniatide.

5 . La ripresa dei Pitagorici e la nuova Megale Hellas Le conseguenze di tutti questi sommovimenti non si fecero attendere . Sul Tirreno agli inizi del V secolo Hipponio, Medma e Locri vantarono in una iscrizione rinvenuta ad Olimpia una vittoria su Crotone79. Gelone tiranno di Siracusa si affacciò sul Tirreno creando un suo punto d'appog­ gio a Hipponio80• L'olimpionica crotoniate Astylos fece dichiarare le sue vittorie del 484 e 480 come siracusane provocando la netta ripulsa della sua città, che ne trasformò la casa in prigione e ne abbatté la statua eretta nel tempio di Hera Lacinia81 . Hierone, fratello e successore di Gelone, intervenne in Italia prima a favore di Locri contro il regino Anaxilao nel 47782 e poi contro Crotone e a favore dei Sibariti ribelli nel 47683• Nel 480, secondo Erodoto, Temistocle riteneva possibile un insediamento in mas­ sa degli Ateniesi nella Siritide, vale a dire in un territorio che essendo appartenuto a Sibari era ora sotto il controllo di Crotone84. Al 480 appar­ tiene anche l'ultima vittoria olimpica di un crotoniate, quella del prima citato Astylos . Gli anni iniziali del V secolo denunciano in altri termini una serie di difficoltà ed ingerenze nella Crotoniatide e nei territori circo­ stanti che solo un indebolimento del ruolo di Crotone può spiegare. L'episodio più grave avvenne nel 476, quando prese corpo un tentati­ vo dei Sibariti superstiti di rifondare una città completamente autonoma ed indipendente. Nello stesso periodo Poseidonia adottando il piede acheo per la sua moneta dimostrò di volersi proiettare verso questa Sibaritide autonoma, per giunta coniando stateri in cui al tipo del Poseidon, tradi­ zionale della città, si affiancava sul rovescio il toro, di ascendenza sibarita ,

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SEG X1 1 2 1 1 . Cfr. Giangiulio 1989, 256 s. Duride apud Athen. Xli 542a. 81 Paus. VI 1 3, 1 . 82 Scholl. in Pind. P. II 36 e 38; Trog.-Justin . XXI 3,2. Cfr. D. Musti, 'Problemi della storia di Locri Epizefirii', in Locri Epizefirii, Atti del XVI Convegno di Studi sulla Magna Grecia (Taranto, 3-8 ottobre 1976), Taranto [Napoli] 1977, 23-146, 87. 83 Diod. Xl 48,4. 84 Hdt. VIII 62. 80

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mentre Laos, rifugio di Sibariti dopo la sconfitta del 510, prese ad esibire nelle sue emissioni il simbolo della ghianda, comune alla nuova Sibari85• A sostegno di questi Sibariti ribelli si ebbe l'intervento di Hierone di cui si è detto. Nel 473 , infine, Taranto, in lotta con gli Japigi, poté giovarsi dell'aiuto dei Regini, ma non di quello dei più vicini Crotoniati86. In questo contesto di evidente crisi ripresero quota i Pitagorici. Il fatto che la tradizione pitagorica mostri avversione per Hierone87 lascia pensa­ re che la politica antisiracusana manifestatasi negli anni successivi al 480, quando i Crotoniati punirono l'olimpionico Astylos per la sua amicizia con Hierone, fratello e poi successore di Gelone, era da essi ispirata88. Questa avversione può essere almeno di qualche anno anticipata, se si riflette al fatto che le vittorie che Astylos aveva fatto attribuire a Siracusa, provocando la reazione dei Crotoniati, sono quelle del 484 e 480, ottenu­ te quando al potere era ancora Gelone. Intorno al 480, dunque, la poli­ tica dei Pitagorici sembra già coincidere con quella della loro città. Ma c'è dell'altro. Negli anni tra il 483 al più tardi e la metà del V secolo, quando i Pitagorici perdettero il potere a Crotone si sviluppa una politica moneta­ ria assai significativa. Si tratta di una serie di emissioni di moneta divisionaria, emioboli, oboli, dioboli, trioboli, a doppia tipologia: sul dritto appare il tripode cittadino, sul rovescio invece appaiono i tipi di città della Sicilia, dell'Italia e della Grecia89. L'esemplare più antico esibisce il gallo, tipo di Himera fino al 483 , ossia fino a quando Terone, tiranno di Agrigento, non sottrae a Terillo la città. V'è poi il granchio di Agrigento che dovrà risalire a una data dopo il 472, se negli anni precedenti vige l'opposizione di Crotone ai tiranni di Siracusa, di cui Agrigento era allea­ ta . Vi è la seppia di Siracusa che non può essere anteriore al 460. V'è la lepre, che rimanda a Messana e a Regio negli anni dal 480 al 461 . A Corinto rimanda il pegaso. Ad Atene, infine, rimanda la civetta . Si tratta, quindi di un'esperienza che parte dalla Himera di Terillo, avversario di Terone e di Gelone, ed arriva alla monetazione di Siracusa dopo la cadu­ ta della tirannide, ricoprendo tutto il periodo del rinnovato governo dei Pitagorici. Si può, dunque, partendo da questa constatazione parlare di una scel­ ta , la cui responsabilità risale appunto ai Pitagorici. I tipi prescelti lascia­ no intravedere una volontà politica di dialogare con le città cui i tipi

85 Parise 1987, 3 1 5 . 86 Hdt. VII 1 70,3; Diod. Xl 52,3-4. 87 Jam. V.P. 266. 88 Cfr. n . 81 . 89 Parise 1987, 3 1 2 ss.

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rimandano. D'altra parte è facile notare90 che queste frazioni permettono l'aggancio dello statere crotoniate con i tetradrammi di peso euboico­ attico correnti in tutti i centri interessati, a parte Himera, e con gli stateri di Corinto. Quel che si voleva dunque era consentire a Crotone di scam­ biare agevolmente la propria moneta con merci dimensionate in base a valute diverse dalla propria e viceversa, facendo della sua moneta centro di un vero e proprio sistema di circolazione e di scambi. La circostanza si accorda da una parte col ruolo del porto di Crotone come fonte della grande prosperità della città, dall'altra con le tradizioni che sottolineano l'importanza del commercio internazionale nelle origini, nella formazione, nel trasferimento di Pitagora in Occidente e nella succes­ siva legislazione su pesi e misure91 . Coerente con tutto ciò è la sottolineatura del peso che sotto il governo dei Pitagorici il debito aveva assunto in Crotone92: era questa la forma attraverso cui il commercio internazionale si sviluppava. La stessa setta pitagorica, infine, dovendo amministrare l'oro che gli adepti depositavano nella cassa comune, aveva degli amministrato­ ri ai quali era demandato il compito di utilizzare al meglio questi depositi93. Anche per questo verso, dunque, il raccordo tra questa politica di sviluppo degli scambi e l'interesse dei Pitagorici appare provato. Ma non è tutto. A Crotone centro di relazioni tra città diverse corrisponde sul piano politico un sistema di poleis collegate tra loro dalla presenza di sinedrì o eterie pitagoriche, dalla introduzione di costituzioni affini ispirate a quelle di Caronda di Catania e di Zaleuco di Locri94: è quella realtà che le fonti collegano alla Megale Hellas messa in essere dei discepoli di Pitagora, cara t­ terizzata dalle varie manifestazioni della sapienza pitagorica, dalle legisla­ zioni comuni, dalla liberazione delle città italiote e siceliote dalle tirannidi95 . A questa fase appartengono inoltre la ripresa del controllo della Sibaritide e l'articolarsi della presenza crotoniate sul Tirreno, colla fonda­ zione di Terina , che prende il posto dell'antica Lametinoi, inizia a partire dal 460 a coniare la sua moneta e riduce via via il peso di Temesa96• Prima di chiudere su questo punto occorre ricordare il profondo mu­ tamento che comincia ad avvertirsi in questo momento nel seno delle

90 N.F. Parise, 'Moneta e società in Magna Grecia' , in Crise et transformation des sociétés archai'ques de l'Italie antique au V siéc/e av. ]. -C. , Actes de la Table de ronde organisée par l' École Française de Rome et l'Unité de Recherches étrusco-italiques associés au CNRS (Rome, 19-21 novembre 1987), Rome-Paris 1990, 299-306. 9 1 Mele 1 984 (AGT 1 983), 61 ss. 92 ]am. VP 262 . 93 Mele 1982 (AGT 1981), 66 ss. 94 Mele 1982 (AGT 1981), 45 ss. 95 Jam. VP 1 66 . 96 Parise 1 987, 314 s .

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comunità indigene gravitanti sull'area achea. Le tradizioni più antiche nominavano Enotri, Choni, Ausoni, Japigi, ma a partire dalla metà del V secolo cominciano ad apparire i Lucani. Dicearco ricorda aristocrazie indigene accostatesi al pitagorismo, provenienti dai territori confinanti colla Crotoniatide97• Tradizioni parallele dicono che si trattava di Lucani, i quali sono ricordati quali discepoli di Pitagora; sostengono i Pitagorici in lotta con i loro avversari cittadini; forniscono un capo alla setta dopo la catastrofe di metà V secolo98; vengono nominativamente ricordati nel catalogo dei Pitagorici con nomi greci e nomi tratti dal mito troiano e dal mito acheo99; e vengono accreditati di leggi di tipo attico e calcidese ben diverse da quelle di tipo dorico nel quarto secolo, secondo un'ottica tarantina, attribuite ai SannitP00• Coerentemente, quando Turi venne ad occupare lo spazio che era stato di Sibari, dovette affrontare Lucani che vi si erano insediati101 • Sono le conseguenze del crollo del sistema che fino al 5 1 0 aveva ruotato intorno a Sibari e ne aveva tratto legittimità e forza per contrapporsi alle più arretrate popolazioni del loro retroterra . 6. La catastrofe dei Pitagorici Questo secondo periodo di governo pitagorico si concluse con una generale rivolta contro i governi pitagorici, l'incendio dei sinedr1, l'ucci­ sione dei capi del movimento, un lungo periodo di lotte civili dal quale l'egemonia e prosperità di Crotone uscì distrutta102• Molteplici furono le cause del fallimento, ma tutte ben rintracciabili nelle fonti antiche. I Pitagorici appartenevano al ceto aristocratico e, in quanto esaltavano il ruolo dirigente del saggio, sostenevano regimi oligarchici, all'interno dei quali, al riparo dalla contestazione della massa, la loro elitaria saggezza trovava terreno adatto per imporsi. Pitagora, non lo dimentichiamo, era stato accolto dai custodi dell'oligarchia, i così detti Mil­ le, reclutava i suoi adepti nella classe dirigente, e alla direzione dello stato questi adepti si dedicavano, come tutte le vicende finora esaminate hanno confermato. Il ristretto numero degli adepti, trecento o seicento a Crotone103, duemila per tutta la Megale HellaS- 04 , è a questo riguardo indicativo.

97 Dicearch. fr. 33 W. 98 Plut. Mor. 583a, 1 3 . 99 Aristox. fr. 1 7 W. ; ]am. VP 267. Cfr. Mele 1989, 1 26 s . ; I d . 1 99 1 , 274. 1 00 Mele 1989, 1 38 s. 101 Polyaen. II 10,2 e 10,4. 102 Dicaearch. fr. 36 W. ; Aristox. fr. 18 W. ; Polyb. Il 39; Plut. Mor. 583a; Jam. VP 257 ss. 103 Trog.-Justin. XX 4 , 1 4 ; D.L. VIII 3; Jam. VP 254, 260 (300). Jam. VP. 29 (600). Cfr. Mele 1 982 (AGT 1 981), 36 ss. 1 04 Porph. VP. 20 Jam. VP 30. =

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Per questo loro essere un gruppo limitato, selezionato in base ad un lungo ed impegnativo tirocinio, i Pitagorici erano esposti a più di una contestazione : da quella parte del ceto dirigente escluso o comunque estraneo al gruppo; da parte dei democratici, che mal tolleravano il regi­ me oligarchico. Di qui la loro debolezza ove mai, come già era accaduto all'epoca dell'allontanamento dello stesso Pitagora, le due forze avversa­ rie si fossero, per convergere di interessi, coalizzate. E fu proprio quel che accadde alla metà del V secolo. Ai così detti ciloniani, il raggruppamento formato dagli espulsi dalla setta e dai loro seguaci10S, si unirono molti dei familiari stessi degli adepti, colpiti nei loro interessi dalla solidarietà che i Pitagorici sentivano per i propri compagni a scapito dei loro stessi consanguineP06. I democratici, guidati da un tal Ninone, fecero blocco con loro, chiedendo l'allarga­ mento dell'assemblea e dei suoi poteri e la fine di un regime strettamente oligarchico nel quale, un gruppo potente e coeso come quello pitagorico riusciva a porre in essere un vero e proprio potere tirannico107. A complicare le cose provvidero anche alcuni degli stessi pitagorici, come Hippaso, membri del sinedrio dei Mille, i quali non ritenendo più sostenibile un regime troppo chiuso, auspicavano un ampliamento delle basi del potere, che proprio la politica portata avanti con lo sviluppo ac­ cordato alle attività portuali e commerciali, rafforzando e sviluppando for­ ze economiche e sociali nuove, rendeva opportuno oltreché necessario108• Si innescò così un processo, che portò prima all'allargamento dell'as­ semblea, dei suoi poteri elettorali attivi e passivi, del suo potere di con­ trollo sull'operato dei magistrati, poi, al fine di impedire la riscossa dei Pitagorici più intransigenti, all'incendio del loro sinedrio e alla guerra civile, e quindi al totale abbattimento della vecchia istituzione109• Un arbi­ trato di Cauloniati, Metapontini e Tarantini riversò sui Pitagorici, cioè sui loro propositi di rivincita violenta di cui il pitagorico Democede si era in effetti reso responsabile, la colpa di tutto. Conseguentemente i Pitagorici ed i loro familiari finirono in esilio, mentre la democrazia adottava prov­ vedimenti radicali come l'abolizione dei debiti e la distribuzione delle terre. Ne seguiva una lunga guerra civile1 10• Nel contempo franava l'egemonia di Crotone. Nel 453 e fino al 448 riprese corpo il tentativo di rifondare Sibari e di nuovo accanto ai ribelli

10 5

Mele Mele 107 Jam. 1 08 Mele 1 09 Jam. 1 1 0 Jam. 1 06

1 984 (AGT 1 983), 56 n. 24. 1 984 (AGT 1 983), 58. VP 259. Cfr. Mele 1984 (AGT 1983), 50. 1984 (AGT 1 983), 77 s . VP 262. VP. 263.

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si schierarono Poseidonia e Laosm . Nel 446/5 i Sibariti si rivolgono per aiuto a Sparta ed Atene, ricevono il sostegno di Pericle e prende corpo una colonia panellenica, da cui, dopo la rottura dell'accordo tra i nuovi coloni e i Sibariti, scaturisce da un lato Turi, dall'altro Sibari sul Traen­ te112. Crotone accetta la nuova realtà, riconosce Turi e consente l'insedia­ mento dei Sibariti superstiti tra Turi e Crotone : in altri termini riconosce la perdita del controllo sulla Sibaritide e si attesta di nuovo su un confine a sud del Trionto, il Traente degli antichi, su un fiume Hylias che si dovrà probabilmente identificare coll'attuale Flumenica1 13. Nella valle del Crati Pandosia riprende, nella seconda metà del V secolo, la sua autonomia coniando per suo conto moneta . Sul Tirreno invece, in anni a cavallo della metà dello stesso secolo, veniva meno il controllo crotoniate su Temesa : la sua moneta prima eliminò la leggenda di Crotone, poi scomparve114 e si intuisce una più o meno duratura entra­ ta della località nell'orbita di Locri115. Contemporaneamente entrava in crisi l'economia di Crotone . Le emis­ sioni monetali adottano la tecnica del doppio rilievo, ma si impoveri­ scono116. 7. Lafondazione della lega achea d 1talia e il ritorno dei Pitagorici L'insieme degli avvenimenti che segnano la crisi dell'egemonia crotoniate coincide con tutto il periodo dal 453, terza fondazione di Sibari, al 444/3, fondazione di Turi, che segna la fine del processo. Nel corso degli eventi si inserirono gli Achei del Peloponneso, che da un lato par­ teciparono alla colonia di Turi, dall'altra ottennero la pacificazione delle parti in contrasto anche nella stessa Crotone, propiziando così il ritorno dei Pitagorici1 17• Sempre alla luce di questo rinnovato rapporto colla madrepatria si ebbe inoltre la fondazione di una lega achea d'Italia, di cui parla l'acheo Polibio1 18, il quale precisa che vi presero parte Crotone, Sibari e Caulonia 111 1 12 1 13 1 14

Diod. XI 90,3-4; XII 10,2; Cfr. Parise 1 987, 3 1 5 . Diod. XII 10,3-7; I l ; 22, 1 . Thuc. VI I 35,2. Parise 1987, 3 1 4 . m A. Mele, 'L'eroe di Temesa tra Ausoni e Greci', i n Forme di contatto e processi di trasformazione nelle società antiche, Atti del Convegno di Cortona (24-30 maggio 1 981), Scuola Normale Superiore - É cole Française de Rome, Pisa-Roma 1 983, 848-888, 848 ss. 1 16 Cfr. n. 1 3 . 1 1 7 Polyb. II 39,4; Diod. XII 1 1 ,2; Jam. V.P. 263 s. Per una dettagliata discussione vd. Mele 1 992, 235 ss. 1 1 8 Polyb. II 39,5-6.

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e che centro politico e religioso della stessa fu il tempio di Zeus Homarios, culto che aveva lo stesso ruolo anche nell'Achaia peloponnesiaca . Turi non ne faceva parte, mentre sappiamo che i Pitagorici, tornati a Crotone ad opera degli Achei, alla cui influenza la lega si rifaceva, morirono com­ battendo contro un'invasione dei TurinP 19. La lega, dunque, sembra colle­ gata ad una rottura con Turi, successiva all'intesa iniziale con Crotone. Una serie di considerazioni inducono a collocare tale lega intorno al 430120• Si tratta in realtà di una conclusione obbligata anche per varie conside­ razioni. Nello stesso contesto della rottura di Turi con Crotone si collocano evidentemente e la guerra di Turi contro Terina, colonia di Crotone121 e gli scontri con i LucanP22, alleati dei Pitagorici nel corso delle vicende che caratterizzano la storia contrastata dei loro rapporti con Crotone nella se­ conda metà del quinto secolo123. Ma a guidare i Turini in queste ultime imprese è sempre lo spartano Cleandrida, che fino al 433/2 era stato impe­ gnato sul fronte antitarantino124 e che d'altra parte non può essere restato attivo per parecchi altri anni dopo questa data giacché lo troviamo già adulto e a capo degli Spartani quando tra il 479 ed il 464 combatte in Arcadia contro Tegea125 : se aveva perciò allora una trentina d'anni ne avrà avuti almeno una sessantina nel 433/2 . Collocare la rottura di Turi con le città achee a sud del suo territorio e l'alleanza difensiva delle stesse intorno al 430 e non molto oltre anche per questi motivi diventa, quindi, necessario. In un tale contesto, dunque, la Sibari interessata sarà la Sibari sul Traente, che i superstiti Sibariti, dopo la rottura con i nuovi coloni re­ sponsabili della fondazione di Turi, fondarono126 nello spazio intermedio tra Turi e Crotone, cosa che non avrebbero certo potuto fare se non avessero avuto l'appoggio delle due città confinanti. L'insediamento bene si inquadra nel clima della pace del 444/3 . Turi, che avendo fatto strage dei Sibariti, era ormai padrona della situazione, forte del riconoscimento di Crotone e di rinnovati afflussi di coloni, non aveva allora alcun inte­ resse ad infierire ulteriormente; Crotone, che dei fautori aveva sempre avuti tra i Sibariti stessi non poteva sentirsi minacciata in alcunché dal nuovo insediamento che in quanto pur sempre acheo le conveniva anzi proteggere. Ora che i rapporti con Turi si erano deteriorati l'alleanza era più che obbligata .

1 1 9 Jam. VP 264. 1 20 Diod. XII 1 1 ,3. Cfr. per un'analoga cronologia: De Sensi Sestito 1 987, 275. 121 Polyaen. II 1 0, 1 . 122 Polyaen. II 10,2 e 4. 123 Aristox. fr. 1 7 Wehrli; Plut. Mor. 583a-b; Jam. VP 266-267. 124 Antioch. , FGrHist 555 F 12 Jacoby. 1 2s Polyaen. II 10,3. La cronologia si deduce da Hdt. IX 35. 126 Diod. XII 22, l .

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Ulteriore conferma di questa cronologia attribuita al deterioramento dei rapporti con Turi ed alla connessa fondazione della lega achea pos­ sono del resto offrire i tipi che le emissioni monetali di questo periodo evidenziano. Al richiamo alla tradizione apollinea da un lato e a quella olimpica dall'altro proprio delle emissioni con l'aquila ed il tripode, nel­ l'ultimo quarto del quinto secolo si accompagna il tipo dell'Herakles ecista cui viene connesso o il tripode o lo stesso Apollo delfico nell'atto fondante di uccidere Python127• Ciò che si intende fortemente sottolinea­ re è il diritto di Crotone al suo territorio, territorio che Herakles prima, all'epoca del suo passaggio al Lacinio128, ed Apollo dopo, con i suoi ripetuti responsP29 le avevano assegnato: questo territorio è quindi di nuovo in discussione e Crotone rivendica con forza i propri diritti. La lega achea d'Italia secondo Polibio e Strabone130, che del resto ne dipende, imitava perfettamente il modello quanto ai suoi caratteri. Que­ sto modello era di tipo 'democratico' , nel senso che le città achee che ne facevano parte non erano sottoposte ad una qualche monarchia 131 né all'egemonia di qualcuna delle città aderenti132. Un analogo rapporto si deve quindi presumere tra le città achee d'Italia almeno sul piano forma­ le, giacché su quello sostanziale le cose dovevano andare altrimenti. Sibari sul Traente era stata fondata dai Sibariti sopravvissuti alla strage che ne avevano fatto i Turini: Sibariti che fin dal primo momento non erano stati numerosi133. Caulonia era colonia essa stessa di Crotone134 e la sua inferiorità rispetto a Crotone può essere ancora misurata dal fatto che mentre Crotone era presente nel catalogo dei Pitagorici con ben ventinove personalità, Caulonia invece era presente solo con cinque nomi135; due dati questi che la dicono lunga circa i reali rapporti di forza tra i due centri nel corso del quinto e della prima metà del quarto secolo a.C. L'unione si presentava come una comunità sovracittadina, un koinon, che come tale comportava la definizione di uno spazio cultuale dedicato a Zeus Homarios e di un connesso spazio destinato alle assemblee e alle decisioni comunP36• In Achaia a queste stesse funzioni servivano il culto 127 Stazio 1 984 (AGT 1 983), specialmente 393. Ulteriori osseiVazioni sempre di A. Stazio si ritrovano nel contributo ' La monetazione argentea di Crotone nel IV-III sec. a.C.', in Crotone e la sua storia (Atti Seminario), 1 03- 1 09. 1 28 Diod. IV 24,7; Ov. Met. XV 12 ss. ; Jam. V.P. 50. 1 29 Hippys, FGrHist 554 F 1 ; Antioch. , FGrHist 555 F 10; Diod. VIII 17; Strabo VI 2,4, 269. 1 30 Cfr. Polyb. II 39,6; Strabo VIII 1 ,7, 384. 1 3 1 Polyb. II 4 1 , 5 ; IV 1 ,5. 1 32 Polyb. II 37,9. 1 33 Diod. XII 10; Strabo VI 1 , 1 3 , 263. 1 34 Ps. Scymn. 318; Steph. Byz. s.v. Au'Mhv; Solin. II 10. 1 35 Jam. V.P. 267. 1 36 Polyb. II 39,6.

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di Zeus Homarios ed il relativo bosco sacro, alsos, culto e spazio diretta­ mente gestiti dal koinon, che si contrapponevano alle singole città137• Poiché le colonie achee ambivano a riproporre in Italia il modello della madrepatria si dovrà supporre che anche nel loro caso i due spazi, reli­ gioso e politico, fossero contigui. Ulteriori caratteristiche della lega achea d'Italia si possono ancora de­ durre dalla considerazione del modello prescelto. Prima della decisiva evoluzione subita nel corso della sua seconda fase di vita, nel III sec. a.C. , l' ethnos acheo era, a detta di Polibio138, una comunità militare, symma­ chiche, il cui scopo preminente era quindi la cooperazione in guerra, ma anche philike, ossia fondata su un vincolo di amicizia, che le faceva superare le mere finalità puramente militari e le attribuiva un carattere non semplicemente occasionate . Il koinoboulion, ossia l'organo in cui si discutevano gli affari comuni e attraverso il dibattito si assumevano le decisioni comuni, i diaboulia, erano le synodoi139• Il primo dato che se ne può ricavare è che il koinon acheo-italiota adottava, in forza della stretta contiguità territoriale e di sangue tra i contraenti e del ruolo primario accordato alle synodoi140 e quindi a un synedrion, non il principio della partecipazione diretta e collettiva dei cittadini alle decisioni comuni, ma piuttosto quello rappresen­ tativo. In questo senso il koinon poteva di nuovo dirsi ispirato ad un model­ lo democratico141 • L'adozione tuttavia di un tale modello era possibile solo se si pensava di limitare le competenze demandate alle decisioni del koinon solo ai problemi più importanti, un synedrion non potendo essere convo­ cato e restare attivo se non in periodi determinati e per un tempo non eccessivo. Queste competenze non potevano perciò andare molto oltre gli affari religiosi e la politica estera come e l'esempio acheo prima citato e la symmachia del 393/2, che Polibio considera sviluppo di questa primitiva alleanza delle colonie achee, abbondantemente confermano. In conclusione il koinon acheo d'Italia deve essere stato concepito come un'alleanza di tipo permanente, a base strettamente etnica, ad ispi-

137 Diod. XV 49,2; Strabo VIII 7,5, 387. 138 Polyb. II 37, 1 0 . 139 Polyb. I I 39,6; Strabo VIII 7,3, 381 ; 7 , 5 , 387. L'esistenza d i una baule non può dedursi immediatamente dall'uso in Polibio del termine diabou/ia. Quando questo termine ritorna in Polibio esso indica non un consiglio operante in quanto regolare istituzione, ma una discus­ sione (III 20, 1 ; IV 24,2; V 58,2, 102,2; XI 10,7) su una scelta da fare (II 26,3), e la deliberazione che ne consegue (V 49,6; VI 5 1 ,6). Che una boule fosse l'esito delle synodoi sembra possibile e perfmo necessario ammettere; altra cosa è invece un consiglio permanente. 1 40 Polyb. II 39,6. Per la partecipazione alle synodoi cfr. Polyb. II 50,7, 54,3, 13 e 2 1 . Per l'equivalenza synodos-synedrion: Polyb. XXI I 7,3. 141 Polyb. II 4 1 , 5-6; IV 1 ,5 ; Strabo VIII 7 , 1 , 384.

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razione democratica, con finalità prevalentemente politico-militari e so­ stanzialmente dominata da Crotone. Il modello tradizionale etnico a cui esso si ispira, il particolare rilievo che Polibio dà unicamente alle synodoi, lasciando in ombra eventuali magistrature regolari, consentono la possi­ bilità di concepirlo, come è stato fatto, come uno stato federale, solo se si dà a questa espressione un significato assai relativo142• E così deve essere se Polibio può considerarlo la naturale premessa della lega italiota, che stato federale non è, ma certamente alleanza di stati. Qualche considerazione a questo punto può farsi anche a proposito del culto di Zeus Homarios e della sua localizzazione. In Achaia esso, in quanto comune e non sottoposto alle autorità cittadine, doveva essere localizzato nel territorio; territorio che era quello della città più antica ed autorevole del koinon, la quale prima del maremoto del 373 a.C. era Helike143 • Dopo che il terremoto distrusse Helike, il territorio di questa e l'annesso tempio passarono ad Aigion144 , mentre il tempio cittadino di Poseidon restò sommerso dal mare145. Come si è già visto, il luogo di riunione delle synodoi era l' alsos del dio; il culto in quanto comune era sotto la diretta giurisdizione del koinon ma territorialmente ricadeva nella chora del centro più antico ed impor­ tante, prima Helike, poi Aigion. Trasferendo questo modello alla Magna Grecia come le nostre fonti ci dicono di dover fare le conclusioni sono ovvie: il tempio deve essere extracittadino ed attribuito alla città più antica ed autorevole del koinon che nel nostro caso è indiscutibilmente Crotone; al culto non debbono essere attribuite strutture complesse, e perché l'essenziale del culto ai fini del koinon era il bosco sacro al dio e perché questo culto dovette necessariamente perdere il suo ruolo una volta che il koinon divenne da acheo italiota. Che lo spazio cultuale in questione sia da ricercare nell'area del santuario di Hera Lacinia è stato di recente sostenuto146: ma l'ipotesi, pur non in contraddizione con le osservazioni finora proposte, urta contro la realtà del modello che pone accanto a Zeus Homarios una Athena Homaria, eventualmente una Demetra Panachaiia, ma mai Hera147•

Hz

De Sensi Sestito 1982, 21 s. Diod. XV 48,3; Strabo VIII 7,2, 384-385; 7,5, 387; Paus. VII 7,2. 1 44 Ai testi citati aggiungi: Liv. XXXVI II 30,2. 1 4 5 Strabo VIII 7,3, 385 . 146 De Sensi Sestito 1982, 27 ss. Diversamente invece Giangiulio 1 989, 1 77 n. 52; Osanna 1989, 59. �D..rov in relazione a Pitagora e alla sua predicazione nella Megale Hellas. La relazione continua ad essere in generale affermata poi da Polibio (Il 39) , Cicerone41 , Valeria Massimo (VII 7 ext. 2), Nicomaco (apud Porph. VP 20 Jam. VP 30) , Giamblico C VP 166) . Si può, dunque, seguendo le mosse di Pitagora, cominciare a precisare. Pitagora fu attivo a Crotone per venti anni (Trog.-Just. XX 4, 17). Fu anche a Sibari, e vi ebbe discepoli, nell'interesse dei quali appoggiò la guerra che portò alla vittoria crotoniate su Sibari42. Dopo la crisi che seguì la vittoria e il contrasto sulla destinazione della terra conquistata con la guerra (Jam. VP 255), si spostò a Metaponto . Secondo Dicearco (frr. 34 e 35 Wehrli) , vi restò solo una quarantina di giorni, per poi morire ..

=

'0 Diod. X 23; XII 9,5; Strabo VI 1 , 1 3 , 263; Jam. VP. 260. Di centomila astoi si parla in Ps. Scymn. 340. 41 De or. II 1 54; III 1 39; Tusc. disp. I 38; IV 1 ,2 ; V 4 , 1 0 ; De arnie. 1 3 . '2 Cfr. Jam. VP. 3 3 ; 3 6 ; 1 3 3 ; 1 4 2 ; 1 77; 2 5 5 ; 267 .

197

Megale Hellas e Pitagorismo

di fame nel tempio delle Muse. Giamblico, invece, lo fa restare nella città per diciannove dei trenta anni passati in Italia alla testa della setta ( VP 265) . La testimonianza di Dicearco non è delle più affidabili: benché Porfirio ne lodi l'accuratezza, Dicearco, proprio nel fr. 34 Wehrli, si rende responsabile di una grande confusione, la stessa che si ritrova in Plutarco (De gen . Socr. 583a) , tra la crisi di fine VI secolo, che interessò diretta­ mente Pitagora, e quella di metà V secolo, che interessò l'insieme del movimento disintegrandone l'egemonia . Dicearco riverbera perciò sui movimenti di Pitagora dopo la partenza da Crotone, la luce sinistra della posteriore grande crisi di rigetto. Ma alla fine del VI secolo l'atteggiamento verso il filosofo non sembra aver assunto quest'aspetto a Metaponto. Sappiamo di pitagorici metaponti­ ni che furono vicini a Senofane (D .L. IX 20) . Sappiamo che il crotoniate Alcmeone, vicino a Pitagora ormai vecchio43, aveva come interlocutori due metapontini44• A Metaponto si conservava una casa di Pitagora tra­ sformata in tempio di Demetra (Cic. De fin . V 2,4; Trog.-Just. XX 4,1 8; D.L. VIII 1 5 ; Jam. VP 1 70) , fonte ultima Timeo45 . In conclusione, se Pitagora operò in Magna Grecia, questa corrispon­ deva in primo luogo a Crotone e poi a Metaponto e, finché esistette, a Sibari. Come vedremo meglio in seguito, Nicomaco (apud Porph. VP 20 Jam. VP 30) faceva proprio di Crotone il centro della Megale Hellas e la diceva creata da ammiratori di Pitagora , che, subito dopo il primo incontro pubblico degli ltalioti con il filosofo, avvenuto appunto a Crotone, decisero di non tornare più nelle loro antiche residenze . Una fama di Pitagora che, nelle stesse circostanze , investì Crotone e l'Italia intorno ad essa , sottolinea Giamblico ( VP 57) , dopo aver ricordato il successo dei suoi discorsi a Crotone . Per il periodo anteriore alla crisi ciloniana di fine VI secolo, Aristosseno (fr. 18 Wehrli) parlava di città italiche rette da Pitagorici su cui si abbatterono poi ingiuste calunnie (Jam. VP 1 29; 149) . Subito dopo Clinia si fece tiranno di Crotone e tolse la libertà alle città (D . H . XX 7) . Qui entra in gioco la situazione posteriore al 5 1 0, quando a Crotone fa capo un sistema di poleis - Laas , Sibari, Pandosia, Temesa che coniano moneta con, sul rovescio, tipi e leggende proprie, sul dritto invece , il tipo e il nome di Crotone46: poleis formalmente autonome, ma di fatto soggette a Crotone . =

Metapb. 986a22; D.L. VIII 83; Scbol. in Plat. Aie. I 1 2 1 e Jam. VP. 2 67 . VP. 267. 4' FGrHist 566 F 1 3 1 . In tutte le fonti (Cic. Defin. V 2,4; Trog.-Justin. XX 4, 18; D.L. VIII 1 5 ; Jam. VP. 170) si legge di Metaponto come sede della casa di Pitagora trasformata poi in tempio di Demetra; solo in Porph. VP. 4 Tim . , FGrHist 566 F 1 3 1 si legge di Crotone, '3 Cfr. Arist.

44 D.L. VIII 83; Jam.

=

probabilmente per una svista . 46 Cfr. Parise 1 987, 3 1 0 ss.

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Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

Sempre nella Megale He/las operarono, fino alla grande crisi di metà V secolo, i Pitagorici. Si può allora di nuovo cercare di precisare . Tutta la Magna Grecia in Italia si riempì di Pitagorici (Cic . De or. II 1 54) e tra loro, secondo Giamblico, c'erano i legislatori, e c'erano Parmenide di Elea, Epicarmo ed Empedocle di Agrigento ( VP. 166) . Il luogo di Giamblico si connette ad un altro di Nicomaco (apud Porph. VP. 2 1 Jam. VP. 33) secondo il quale, indipendentemente dal rapporto con la Megale Hellas, Pitagora e i suoi discepoli operarono in Italia e Sicilia, amministrando le città che egli, trasferitosi in Occidente, aveva liberato: le achee Crotone e Sibari, le calcidesi Reggio e Imera e, inoltre, Agrigento e Tauromenio, ossia, in un'ottica di V secolo, Nasso. Avremmo, dunque, una Megale Hellas di prima metà del V secolo in cui rientrerebbero Elea , in quanto patria di Parmenide, e Reggio, in quanto liberata e quindi interessata dall'attività legislativa di Caronda. Occorre, tuttavia, riflettere sul fatto che in questi passi l'orizzonte non è rigorosamente ristretto all'Italia in quanto Megale Hellas. Giamblico, infatti, dopo aver connesso la Megale Hellas all'Italia tutta, passa a ricor­ dare pitagorici sicelioti, Epicarmo ed Empedocle . È difficile allora poter dire, restando entro un orizzonte di prima metà del V secolo, se Elea e Parmenide sono citati in quanto parte dell'Italia identificata con la Megale Hellas, o se invece Elea è citata in quanto patria di un pitagorico, così come accade in Sicilia per Agrigento, patria di Empedocle . E ciò è tanto più vero se Elea manca anche nella Italia-Megale Hellas dello pseudo Scimno (vv. 300 ss.) e compare per la prima volta come città dell'Italia in Dicearco (fr. 39 Wehrli) . È altrettanto difficile dire se Reggio entra in gioco in quanto parte della Italia-Megale Hellas, se, nel passo di Nicomaco poco prima citato, il suo nome compare entro un contesto calcidese-siceliota di città dello Stretto, lo stesso in cui Caronda di Catania aveva operato. E ciò è tanto più dubbio se consideriamo le testimonianze concretamente legate alla storia della generazione attiva intorno alla metà del V secolo, divenuta adulta dopo aver ascoltato Pitagora ormai vecchio Oam. VP. 104) Que­ sta generazione, nella quale, accanto a Empedocle, sono inseriti Caronda e Zaleuco, presunti legislatori pitagorici delle città di Italia e Sicilia affida­ te ai discepoli di Pitagora, sembra, infatti, aver operato in un ambiente assai più ristretto e caratterizzato. La grande crisi del pitagorismo e le stragi perpetrate intorno alla metà del V secolo47, vengono da Polibio ambientate nella Megale He/las di =

.

47 La crisi finale si sviluppa tra il 453 (perdita della Sibaritide per effetto della terza rifondazione della città) e il 446/5 a.C. (rinuncia definitiva di Crotone al controllo del­ l'area): per i dettagli vd. supra, 'Crotone e la sua storia dalle origini all'età romana', in

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allora. Polibio parla di synedria, politeiai e poleis sconvolte e insanguina­ te dalle stragi; Dicearco (fr. 34 Wehrli) parla di grandi discordie ovunque; Plutarco (De gen. Socr. 583a) parla di stragi compiute in varie città elle­ niche, di synedria e politeiai sconvolti; Nicomaco (apud Porph. VP. 55) di ltaliotai come lapidatori dei Pitagorici. Vi sono, però, circostanze che servono a delimitare lo spazio territo­ riale della crisi. Aristosseno Cfr. 18 Wehrli) limita tutto alla Crotoniatide,

questo volume. La fondazione della terza Sibari, nel 453 a . C . , è già segno di debolezza e di crisi per l'egemonia di Crotone. Si tratta, a mio avviso, di sostanziale dismissione del controllo di un'area, tanto più perché contemporaneamente Terina, colonia di Crotone, ma autonoma, assume il controllo dell'area tirrenica, eliminando Temesa, che pure si era proprio allora resa autonoma da Crotone (cfr. Parise 1987, 3 1 4 s.). Non sarà neppure un caso che nell'elenco dei Pitagorici conservato da Giamblico, Terina è comunque assente. Il vuoto di potere si crea di nuovo dopo la distruzione della terza Sibari nel 448 a . C . : il dispiegarsi senza ostacoli dell'iniziativa dei Sibariti a Sparta e Atene, dimostra che la vittoria di Crotone fu effimera. La fondazione del 446, avvenuta senza colpo ferire, dimo­ stra l'assoluta debolezza di Crotone, costretta ad assistere e ad accettare il nuovo stato di cose, che la priva totalmente delle conquiste fatte dopo il 5 1 0. Il processo di pacificazione attuatosi con le ambascerie elleniche in Magna Grecia e la mediazione achea, ricordate da Polyb. II 39, sono necessariamente l'altra faccia della colonia panellenica di Turi e della presenza in essa di una tribù Acbaiis. La guerra civile a Crotone viene collocata, concordemente, dice Jam. V.P. 265, in un passo di ispirazione timaica (è da confrontare Jam. V.P. 2 66 con Tim . , FGrHist 566 F 1 6), sotto Boulagoras, il quale, succedendo al figlio di Pitagora, si colloca intorno alla metà del V secolo, rappresentando la seconda genera­ zione dopo Pitagora, che lascia la direzione della scuola intorno al 492 a . C . , trentotto anni dopo il suo arrivo a Crotone nel 530, al suo coetaneo e ormai più che anziano Aristaios. Nella generazione successiva a quella di Boulagoras, il polemos è ormai conclu­ so: Gartydas, arrivato a Crotone dopo la conclusione della guerra, muore subito dopo per il dolore; Aresas, lucano, suo successore, sopravvive alle stragi grazie ad alcuni suoi ospiti; Filolao, nella stessa occasione fuggito tra i Lucani, connazionali di Aresas, è tra i protagonisti del ritorno dei Pitagorici: cfr. Jam. V.P. 265-266 . Tutto lascia credere che il conflitto civile si sia svolto nell'ambito della generazione di Boulagoras, quindi intorno alla metà del secolo. Dopo qualche tempo, il lucano Aresas diventa il nuovo capo della setta e Filolao torna a Crotone. I Lucani, connazionali di Aresas e sostenitori dei Pitagorici, entrano in ballo nelle lotte che il turino Cleandrida, liberatosi, a partire dal 433/2 a . C . , dal conflitto con Taranto (Antioch. , FGrHist 555 F 1 2 ; Diod. XII 36,4) conduce sul versante occidentale della cbora turina contro Terina, colonia di Crotone, e appunto i Lucani (Polyaen. Strat. II 1 0 , 1 -4). Il pitagorismo torna trionfalmente a Metaponto con l'apparizio­ ne di Aristea e le monete a doppio rilievo (quindi posteriori al 440 a.C.) che celebrano Apollo e che si collocano, in forza della loro sequenza, tra il 435 e il 430. A Crotone invece, i Pitagorici che erano stati esiliati- anche per decisione dei Metapontini- insieme ai loro paides, tornano ora, presbyteroi e più giovani, e il gruppo muore in uno scontro appunto con i Turini invasori: cfr. Jam. V.P. 264. Subito dopo, Aresas, nel pieno delle sue funzioni, riceve Gorgia, che nel 427 a.C. torna dall'Ellade (Plut. De gen. Socr. 538b); Filolao parte per incontrare Liside. Di tutta questa questione ho discusso dettagliatamente in Mele 1 993, 239 ss.: a quanto scritto allora resto ancora oggi fedele.

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lamentando il disinteresse delle città intorno, un'affermazione questa che potrebbe essere interessata e tendenziosa . Ma lo stesso Dicearco, nel fr. 34 Wehrli, in cui, a dispetto della acribia riconosciutagli da Porfirio C VP. 23), si fanno confluire in un gran calderone la prima crisi del pitagorismo crotoniate, della fine del VI secolo, quella - per intenderei - che porta all'allontanamento di Pitagora , e la seconda e definitiva della metà del V, delimita lo spazio esterno alla crisi nello stesso modo: Pitagora cerca scampo prima verso occidente, a Caulonia e Locri, poi verso oriente, a Taranto e Metaponto. L'epicentro è dunque all'interno rispetto a queste località: nella Crotoniatide, nella Sibaritide , nella Siritide, l'area dove per effetto della crisi si fonderanno prima Turi e poi Eraclea . E anche Trogo­ Giustino (XX 4 , 1 4- 1 6), che risale probabilmente a Timeo, considerata la grande crisi del pitagorismo tutta interna a Crotone. Apollonia (apud Jam. VP. 262), che pure risale a Timeo48, ricordando l'arbitrato cui furono chiamate Caulonia, Metaponto e Taranto, ci lascia intendere che queste città erano estranee agli avvenimenti trascorsi e coerentemente ritenute neutrali, proprio come viene sottolineato nel te­ sto quando si dice che la strage e le lotte contro Democede e i suoi seguaci, con gli sconvolgimenti che ne erano seguiti, riguardavano la città e il suo territorio49. La lega tra Caulonia , Crotone e Sibari sul Traente , la nemica di Turi ed unica a conservare il nome della antica città achea dopo il 444/3, la quale , secondo Polibio (II 39,6), seguì il riuscito intervento pacificatore degli Achei, conferma che l'area interessata dagli avvenimenti tra la gran­ de crisi del pitagorismo e la composizione delle lotte ad opera degli Achei già presenti nell'area fin dalla fondazione di Turi, dove era nata una tribù Achaiis50, dovette limitarsi all'area della Crotoniatide, della Siba­ ritide, poi passata a Turi, della Siritide, poi divenuta oggetto di contesa tra Turi e Taranto51 : l'area , per intenderei, controllata da Crotone dopo la vittoria su Sibari nel 5 1 0 a.C. Insomma, l'epicentro di tutti questi avvenimenti restò nella Crotoniatide e nelle aree annesse : che è sempre quella delle poleis (Laos, Sibari, Pan­ dosia, Temesa) interessate dalle emissioni di monete 'di impero' da parte di Crotone dopo la vittoria52; l'area interessata dal primo conflitto, a pro-

48 Si veda da ultimo Giangiulio 199 1 , 427 s. (nota a ]am. VP. 254; cfr. anche, in gene­ rale, le considerazioni di K. von Fritz, Pytbagorean Politics in Soutbern ltaly, New York 1940, 24 ss. 49 Cfr. Jam. VP. 261-262. '0 Diod. XII 1 1 ,3. " Antioch . , FGrHist 555 F 1 2 ; Diod. XII 36,4. " Parise 1987, 310 ss.

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posito della Sibaritide in quanto yf) ooptK'tTJ'tOç, con Cilone, e xarchos dei Sibariti53, il conflitto da cui scaturì l'allontanamento di Pitagora da Crotone; l'area delle poleis cui il tiranno Clinia aveva tolto la libertà (D .H. XX 7,2); l'area delle poleis amministrate dai Pitagorici54 in cui i sinedr1 e le locali costituzioni pitagoriche crollarono in contemporanea con la crisi di Crotone55. In conclusione, non pare esservi dubbio che la Megale He llas, la parte della allora Ital ia teatro a tutti gli effetti dell'attività di Pitagora e dei Pitagorici, fu quella connessa a Crotone e alla sua egemonia : nei centri, achei e non, posti più a ovest e più ad est se ne ebbero riverberi ma nessuna diretta partecipazione . Nello stesso ordine di idee pare si ponga anche un passo di Plinio, che, citando esplicitamente Varrone e risalendo probabilmente a lui, iden­ tifica la Magna Grecia con la fro ns Italiae estendentesi da Locri al Lacinio: dunque dalla Crotoniatide alla Locride56. Subito dopo, tra il 444/3 e il 433/2, anno della fondazione di Eraclea , si sviluppa la Italla-Megale He llas attestata dallo pseudo Scimno (vv. 300 ss.). Del rapporto con il pitagorismo non v'è più traccia e i valori presenti sono di nuovo l'ellenizzazione e l'estensione territoriale, le tante colonie presenti nell'area , la prosperità , la popolosità, il passato lusso di Sibari, la passata grandezza di Crotone e, di contro, l'attuale grandezza di Taranto. E Cicerone, che pure tanto aveva insistito sul rapporto tra pitagorismo e Magna Grecia , quando ricorderà i rapporti tra Platone e i Pitagorici di Taranto e di Locri, parlerà solo di viaggio in Italia e non più di Magna Grecia57• Il rapporto pitagorismo-Megale He llas è definitivamente archiviato. Su ciò torneremo. Ma per ciò che attiene alla storia del concetto di Megale He llas, la conclusione è evidente: Megale He llas si trova sistema­ ticamente in relazione alla grecità occidentale e in particolare a quella italica . Coerentemente, nelle nostre fonti il nome viene spiegato secondo logiche locali: la crescita economica , demografica e militare delle colonie italiote di VI secolo; lo sviluppo culturale e politico introdottovi dal pitagori­ smo. Anche nella tradizione dello pseudo Scimno, dove pure, partendo da un'ottica metropolitana, si cerca di attenuare questa specifica nozione di grandezza , facendo della Megale He llas la provincia occidentale di una Grecia allargata , resta pur sempre il fatto che a monopolizzare la deno-

'3

Jam. V.P. 74. " Aristox. fr. 18 Werhli e Jam. V.P. 1 29. ss Polyb. II 39; Plut. De gen. Socr. 583a. S6 Plin . NH III 95. Cfr. F. Prontera, 'L'immagine della Magna Grecia', in Magna Grecia, a cura di G. Pugliese Carratelli, l, Milano 1985, 9-34, 30 ss. ; Arneruoso 1996, 133, n. 296. ' 7 I passi ciceroniani sono indicati supra, n. 19.

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minazione di Megale Hellas sono le colonie dell'antica Italia. Nessuna meraviglia , quindi, se le fonti romane finiscono poi per tradurre Megale Hellas con Maior Graecia, rendendo in latino con un comparativo di maggioranza l'aggettivo greco di grado positivo58. Ciò che egualmente si intravede, è una evoluzione del valore del termine: connesso esclusivamente a una nozione, congenitamente sibariti­ ca, di eudaimonia, lusso, numero di abitanti ed epikrateia nella fase iniziale; connesso poi a tecbnai e nomotbesia nella fase crotoniate-pitago­ rica (ci torneremo fra un momento); limitato in origine all'area stretta­ mente achea, egemonizzata e controllata prima da Sibari e poi da Crotone, ed estesosi quindi all'antica Italia degli ultimi decenni del V secolo, nel­ l'epoca successiva alla crisi dell'egemonia crotoniate59, correlata alla fon­ dazione di Turi e già testimone dell'ascesa di Taranto6o.

5.

La Sicilia come Megale Hellas

Nel testo di Strabone prima esaminato- VI 1 ,2 , 253- si allude, come abbiamo visto, al fatto che oltre all'Italia anche la Sicilia greca riceveva la definizione di Megale Hellas. Sull'interpretazione di questo passo, che costituisce , accanto a un passo di Eustazio (In D.P 362) che da Strabone manifestamente dipende, l'unica menzione di un riferimento alla Sicilia di tale denominazione, vi è stata discussione. Si è tentato di eliminare il problema espungendo tutto il periodo che si conclude con le parole 1caì nìv :EtKeÀ.iav, osservando in particolare che nella Crestomazia della Geo­ grafia di Strabone presente nel codex Heidelbergensis (X secolo), le pa­ role in questione mancavano61 . Soluzione estrema e troppo radicale, però, l'espunzione di tutto un paragrafo del testo straboniano, che non si fa invece fatica a giustificare e intendere62. Soluzione egualmente inaccetta­ bile, l'emendamento del testo straboniano sulla base del confronto con un non sempre fedele sommario63. Più sottile è invece la proposta del Maddoli di staccare l'espressione Kaì nìv :EtKeÀ.iav da eJ.eyov ed intenderla come oggetto di àqnjpTJVto 64. Le

ss Cfr. Liv. XXXI 7, 1 1 ; Trog.-Justin. XX 2,2; Ovid. IV Fast. 64; Val . Max. III 7 ext. 2; Fest. s. v. Maior Graecia, p. 1 20 Lindsay. Si tratta di un'innovazione di cui solo le fonti romane

sono testimoni, non prima dell'età augustea. 5 9 Ps. Scymn. 324. 60 Cfr. Ps. Scymn. 330-332. 6 1 Cfr. E. Greco, 'In margine a Strabone VI 1 ,2', Pdp:XXV 1 970, 4 16-420. 62 Cfr. Musti 1 988, 61 ss. 63 Ameruoso 1 996, 98 ss. 64 Cfr. G. Maddoli, 'Strabone VI 1 ,2 : Magna Grecia senza Sicilia', PPXXVI 1 97 1 , 342-

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ragioni che militano contro tale interpretazione furono già esposte da me e dal Musti, ma, poiché non hanno convinto tutti, bisognerà con un po' di pazienza, almeno a beneficio dei più giovani, brevemente riprenderle. Al centro dell'analisi straboniana vi sono unicamente i Greci d'Italia e sono essi che , dopo aver occupato la costa tirrenica e ionica , avevano sottratto, àt]pTJV'tO, anche molta parte dell'interno alle popolazioni loca­ li, ed erano in tal modo cresciuti, T]ìJçT]V'tO: la Sicilia, quindi, non può essere l'oggetto di àt]pTJV'to, perché non furono i Greci di Italia a colo­ nizzare la Sicilia . Staccare, inoltre, 1mì rilv I:tKEÀiav dal subito precedente EÀ.Eyov, pare del tutto forzato e innaturale : Kaì rilv I:tKEÀiav è al suo posto naturale quale secondo oggetto di EÀEyov, come non solo intendeva Eustazio65 , ma come hanno inteso intere generazioni di studiosi, prima e dopo la proposta interpretativa del Maddoli66. I vari esempi addotti per dimostra­ re che da Strabone ci si sarebbe atteso un Kai anche prima di 'tO'IJ'tT]V e il verbo reggente, EÀ.Eyov, anteposto a 'tOU'tTJV, non sono affatto pertinenti, perché appartengono a contesti diversi e propongono costrutti diversi: due complementi oggetti retti da un unico verbo (Strabo V 4,8, 247); un unico complemento oggetto accompagnato da due specificazioni (Strabo VI 1 ,6, 258); due complementi oggetti che hanno un attributo comune (Strabo VI 3,9, 284). Nulla a che vedere con il nostro caso, che, in perfet­ ta armonia con il contesto, presenta: prima un complemento predicativo dell'oggetto in posizione enfatica, rilv MeyàÀTJV 'EUàòa; poi il primo complemento oggetto, anch'esso in posizione enfatica perché diretta­ mente connesso alla materia di cui si sta discutendo, l'area greco-lucana un tempo Magna Grecia; quindi il verbo reggente, EÀEyov; poi, in ag­ giunta, Kai e il secondo complemento oggetto, rilv I:tKEÀiav, all'ultimo posto, trattandosi di un'intrusione esterna, suggerita per associazione di idee, dalla menzione della Megale Hellas. Il passaggio a questa seconda fase della penetrazione greca nell'Italia meridionale, in cui però sta per essere immesso un elemento nuovo, la Sicilia, è perfettamente congruente all'abbandono dell'uso del piuccheper­ fetto àt]pTJV'tO e TJU!;TJV'tO, che avevano nella proposizione principale come soggetto unico i Greci di Italia- e al passaggio ad una consecutiva con verbo alla terza persona plurale dell'imperfetto, EÀ.Eyov. In queste condizioni, l'orizzonte si allargava e non era più in gioco un unico sog-

347; Id. 1 982 (ACT1981); Id. 1 985. Con minore lucidità, tenta di accreditarne le conclu­ sioni Ameruoso 1 996, 93 ss. 6' Eustath. In D.P. 362; cfr. N. Nuraghi, '.E/KHAIA e METAAH EAAA.E da Strabone ad Eustazio', RFICCXJ.X 1 99 1 , 193-197. 66 Si veda, per le varie interpretazioni, Ameruoso 1 996, 37 ss.

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getto, i Greci di Italia , ma l'opinione pubblica greca, che, partendo dall'os­ servazione della stessa realtà , una Hellas coloniale la quale cresceva gra­ zie al fatto che, partendo dalla costa , conquistava pure l'interno, riferiva anche alla Sicilia quella definizione di Megale Hellas di cui si doveva parlare per l'Italia . Il testo straboniano e la sua interpretazione non pongono, dunque, né sul piano sintattico né su quello dei contenuti, ambiguità. Strabone, in altri termini, era a conoscenza del fatto che l'Italia, salita al rango di Megale Hellas, si era affiancata in ciò alla Sicilia . Ovviamente una tale affermazio­ ne non poteva che essergli suggerita se non da una fonte siceliota . Essa resta, allo stato delle nostre odierne testimonianze sulla Megale Hellas, sostanzialmente isolata, perché, come si è detto, Eustazio, che si dice a conoscenza della comune denominazione della Lucania e della Sicilia come Megale Hellas, si rifà, in questo come in altri casi, a Strabone, per lui il Geografo per antonomasia, e quindi ci permette di affermare non l'esisten­ za di una tradizione indipendente, ma unicamente che egli, nel XII secolo d.C., leggeva un testo straboniano identico a quello che leggiamo noi oggi. Questo isolamento, tuttavia , non può essere enfatizzato più di tanto. Intanto perché la biblioteca di Strabone, nel I secolo a . C . , era di certo più ricca della nostra e subito dopo perché, se Strabone nel tracciare una storia della colonizzazione greca in Italia poteva trovare utile accennare per incidens anche alla parallela esperienza della Sicilia greca, non si capisce perché le altre fonti, che accennano alla Magna Grecia sempre in riferimento ad avvenimenti relativi alla storia dell'antica Italia greca, do­ vessero sentirsi in obbligo di fare altrettanto: perché insomma chi parla­ va della Megale Hellas a proposito della prosperità di Siris e di Sibari (come Athen. XII 523e) o a proposito dell'attività di Pitagora e dei Pitago­ rici67 o delle guerre italiche di Dionisio I (come Trog.-Just. XX 1-2 , 2) o delle defezioni patite da Roma durante la guerra di Pirro (come Liv. XXXI 7,11) avrebbe dovuto dire che però Megale Hellas era anche la Sicilia? Questo isolamento può dire invece qualcosa su tutt'un altro piano. Se tutte queste fonti costantemente e senza tema di confusione utilizzano la definizione di Megale Hellas per l'Italia , evidentemente la tradizione rela­ tiva alla Sicilia aveva una vita del tutto indipendente: la Sicilia come Megale Hellas non si collocava , in altri termini, sullo stesso piano, giac­ ché fu piuttosto l'Italia a monopolizzare la denominazione e a essere considerata la Megale Hellas per antonomasia . La Sicilia come Megale Hellas rappresenta dunque una tradizione siceliota e circoscritta. Analizzando il testo straboniano si può tentare di

67 Polyb. II 39; Cic. Tusc. disp. I 38; IV 2; V 10; De or. II 1 54; III 1 39; De arnie. 13; Val. Max. VIII 7 ext. 2 ; Porph. VP. 20 Jam. VP. 166. =

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defmirla meglio. Strabone VI 1 ,2, 253, il passo in cui si cita la Megale Hellas, rivela abbastanza chiaramente le sue origini. Giocato intorno alle lotte tra Coni ed Enotri da un lato, Sanniti e Lucani dall'altro, esso non può risalire ad Antioco, che alle popolazioni sannitiche come protagoniste della storia italica non dava alcun rilievo68. Per lo stesso motivo, il concetto di al>l;T]mç applica­ to e ai Sanniti e alla colonizzazione greca, è ormai totalmente laicizzato e quindi un'ascendenza antiochea del passo neanche in questo caso è individuabile69• Neppure la visione continuista, di una penetrazione greca che comincia dal dopo Troia, è antiochea, ma più caratteristicamente timaica70. Timaico è ancora il giudizio negativo sull'azione dei tiranni di Siracusa in Italia, i due Dionisii e Agatocle71 • A Polibio, altro autore caro a Strabone, risaliranno invece gli accenni alle guerre puniche e ai loro rovinosi effetti sull'Italia meridionale. La fmale romanizzazione delle popolazioni sannitiche dell'area risalirà infme a Posidonio e allo stesso Strabone. In conclusione allora, per la parte che ci riguarda, il solo Timeo entra in gioco e, in quanto filosiceliota e fortemente indiziato di Lokalpatrio­ tismus72, si presenta come la fonte più acccreditata . Ma si può, in merito, dire qualcosa di più . Il passo straboniano è costruito attorno all'idea di una presenza greca che arriva a essere defini­ ta grande perché capace di estendersi dal possesso delle coste al posses­ so di molta parte del retroterra, l'interno: capace, cioè, di costruire chorai ampie ed estese, produttrici di prosperità e potenza . Questo è accaduto in Italia e questo deve essere accaduto in Sicilia, alla cui esperienza ci si richiama appunto in questo contesto. E infatti, in perfetta coerenza , questo stesso modulo interpretativo si ritrova in Strabone VI 2,4, 270 applicato appunto alla Sicilia greca . Siracusa crebbe , TJÙI;ftST], grazie alla prosperità del suo territorio e ai suoi natural­ mente ben dotati porti. I suoi abitanti furono atti a comandare e capitò che Siracusa, quando fu retta da tiranni, fu signora degli altri; quando invece venne liberata , liberò quelli che erano sotto il barbaro. C'erano, infatti, barbari in Sicilia , taluni indigeni, altri venuti dall'Italia, ma gli Elleni a nessuno permisero di toccare la costa, 'tftç 1tapaÀiaç 01t'tEcr9at, mentre non riuscirono del tutto ad allontanarli dal loro retroterra, 'tftç llEcroyaiaç Ò7tEipynv; ma popolazioni barbare restarono presenti : Siculi, Sicani, Morgeti ed anche altri, tra cui, secondo Eforo (FGrHist 70 F 1 36), Iberi, i più antichi abitanti dell'isola .

6R

Musti 1988, 259 ss. Musti 1988, 53 s. - o Musti 1988, 58. "1 Cfr. FGrHist 566 FF 29 e 105 e, per Agatocle, i frammenti 1 23 e 1 24. "2 Cfr. FGrHist 566 F 94. 69

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Dunque, i Greci di Sicilia tennero saldamente nelle loro mani la paratia, così come per lungo tempo anche i Greci di Italia. Non riuscirono a sot­ trarre agli indigeni tutta la mesogaia, ossia ne sottrassero parte, proprio come i Greci d'Italia, che ne presero molta parte ma non la totalità. In questo contesto Siracusa si inserì col possesso dei suoi porti e di un terri­ torio prospero che le permise di crescere e di ottenere l'egemonia. Il modo di valutare la presenza coloniale greca in Sicilia, è ottenuto con il ricorso alle stesse categorie concettuali utilizzate per la colonizzazione italica e la Megale Hellas. Se dunque riusciamo a definire cronologia e fonti di questo passo, avremo fatto un passo in avanti anche per spiegare l'associazione della Sicilia alla Megale Hellas, fondata sulle stesse motivazioni. Come si è visto, a proposito dei barbari di Sicilia viene citato Eforo: il contesto dimostra , però, che si tratta di una delle fonti, non quella su cui tutto il racconto si basa . Eforo si contrapponeva a tutto il resto della tradizione sul popolamento indigeno della Sicilia, facendo degli Iberi i primi abitanti dell'isola e distinguendo costoro dai Sicani, la popolazione - ben nota ad Eforo (FGrHist 70 F 1 36) - da cui l'isola, secondo la tradizione vulgata , aveva tratto il nome di Sikania. Questo corollario della tradizione eforea emerge con chiarezza sia dal parallelo passo che lo pseudo Scimno deriva da Eforo (FGrHist 70 F 1 37b) - agli Iberi primi abitanti della Sicilia risaliva il nome di Trinakria -, sia dallo stesso fram­ mento 1 36, citato da Strabone, in cui i Sicani sono citati accanto, ma non al posto degli Iberi o viceversa . Per il resto della tradizione, ossia Tucidide (VI 2 , 1 -2) e Filisto (FGrHist 556 F 45) , gli Iberi, quando entrano in gioco per la Sicilia, sono proprio i Sicani e, quindi, Trinakria, primo nome dell'isola , in Tucidide, deve, per esclusione, fare corpo con Ciclopi e Lestrigoni. La citazione di Eforo è, dunque, citazione di una variante , assolutamente soggettiva, rispetto ad una tradizione complessiva da cui Strabone partiva . Che la fonte base sia Timeo, si evince con chiarezza dal resto del passo . Per cominciare Timeo era un po' la summa di quanto sulla grecità occidentale si era scritto: egli teneva conto dei suoi predecessori e ogni volta che poteva , polemicamente se ne discostava. Così faceva anche con Eforo73: la citazione di Eforo può, quindi, in questo passo almeno, essere indiretta . Ma a Timeo più direttamente riporta la distinzione degli abitanti della Sicilia in indigeni - enoikoi- ed immigrati dal continente . Ora, quando si parlava nella Sicilia di popolazioni autoctone, l'unico esempio citato erano i Sicani, autoctoni a loro dire secondo Tucidide (VI 2 , 2), ma per lui come per il tucidideo Filisto, invece Iberi: solo Timeo, al contrario, in polemica con i suoi predecessori e con dovizia di argomen-

'; Cfr. FGrHist 566 TI 17, 19, 23.

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ti, faceva propria la tesi dell'autoctonia dei Sicani (FGrHist 566 FF 38; 1 64,2). Strabone dunque, ammettendo un popolamento indigeno della Sicilia, riprendeva la tesi difesa da Timeo. Ma c'è un secondo e ancora più importante punto di contatto tra il passo straboniano e Timeo: la dichiarazione che i Siracusani furono in maniera particolare av8pEç llYEJ.lOVUCOi. Vi è un passo della polemica contro Timeo, XII 26b, in cui Polibio attribuisce a Timeo la tesi che i Siracusani sono, tra gli av8pEç 1tpayJlanKoi, quelli llYEJlOVtKOtatot. Il pa­ rallelismo è assai stringente e decisivo, a mio avviso, per determinare la fonte ultima del passo straboniano. Timaica è dunque l'argomentazione e del paragrafo sui Greci di Italia, i Coni, gli Enotri e la Megale Hellas, e del passo sulla Sicilia greca, i barbari locali e Siracusa; siceliota e localpatriottico, come era Timeo, è il richiamo pleonastico alla Sicilia nel contesto della Megale Hellas italica : si può anche per questo richiamo pensare a influsso di Timeo su Strabone? La risposta , dopo quanto finora notato e come ora cercheremo ancor meglio di dimostrare, deve essere affermativa. La definizione dei Siracusani come av8pEç llYEJlOVtKoi era occasionata , come da Polibio si evince, dal racconto delle trattative tra gli Elleni, che a Corinto si preparano a respin­ gere il persiano, e gli ambasciatori di Gelone . Per cominciare, quindi, Timeo, differenziandosi in senso filosiceliota da Erodotd\ sosteneva che non erano stati gli ambasciatori dei Greci a recarsi a Siracusa per ottenere l'aiuto del tiranno, ma era stato il tiranno ad offrire il suo aiuto e quindi a fornire un bell'esempio di altruismo. E sposava, come appare da Polibio, la pretesa del tiranno di poter partecipare alla guerra solo se avesse avuto il comando supremo per terra o per mare. Tutto ciò perché la Sicilia rispetto alla Grecia tutta costituiva la parte più grande: JlEYOÀOJlEpE­ crtÉpa tfìç CiUJl1tatòina, dell'àvOpEia e della EÙ'tÉÀ.Eta viene polemicamente contrapposta alla tryphe dei Sibariti173, combattuta da Crotone e da Pitagora . Un fenomeno analogo si verifica per il pitagorismo tarantino, dove pure risulta la tendenza a sposare tendenze e misure politiche ispirate al pitagorismo con richiami ai modelli dorici e spartani . Aristotele citando misure democratiche tendenti ad assicurare il riequilibrio delle sperequa­ zioni economiche e sociali tra i cittadini fa riferimento esplicito a Cartagine

mente il termine M>xoç. A W. den Boer (Laconian Studies, Amsterdam 1954, 299 s.) va obiettato che la lezione ì.pévEç-ì.pévaç è già implicitamente attestata in Scbol. in Hdt. IX 85. l lill Trog.-Justin. XX 4,4; Val . Max. VIII 7,2; Jam. V.P 25. 1 69 Trog. -Justin. XX 4 , 1 - 1 3 . 1 70 Hdt. IV 93-96. 1-1 Jam. V.P. 97- 1 00 , da Aristosseno: cfr. Timpanaro Cardini 1 958-64, III, 280 ss. 172 Jam. V.P. 85, 232. Sulla necessità di tener distinti oplitismo e democrazia cfr. D . Musti, L 'economia i n Grecia, Bari 1 98 1 , 6 2 s s . e i n particolare l a bibliografia citata a 66, n . 1 5 ; il carattere non democratico dell'oplitismo crotoniate al momento della vittoria su Sibari, appare chiaro solo che si pensi da un lato alle gesta di Milone, dall'altro al tipo di costituzione oligarchica che a metà V secolo Crotone ancora possiede: cfr. specialmente jam. V.P. 257. 1 73 Diod. Vlll 18,2; Athen. XII 5 18.

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e Taranto174. Le misure messe in atto dai Cartaginesi sono introdotte da un perfetto indicativo: appartengono quindi a un passato le cui conse­ guenze durano ancora all'epoca sua. Quanto ai Tarantini si citano due misure , l'una, quella che a noi interessa, introdotta da un presente indi­ cativo, l'altra , quella relativa al doppio tipo di elezione delle magistratu­ re , introdotta da un aoristo indicativo . Per Aristotele, dunque, attento indagatore delle politeiai e della loro storia , quest'ultima misura risaliva al remoto passato della democrazia tarentina . La precedente , quella che a noi interessa , era recente e in vigore all'epoca sua: il che vuol dire che apparteneva senz'altro alla democrazia tarantina dell 'età di Archita o subito successiva . A precisare ancor meglio origine e cronologia della misura in questione vale l'analisi del suo contenuto e dei relativi modelli ispiratori . Ciò che i Tarantini s'erano proposti era di sanare gli squilibri economici col rendere KOt va agli indigenti gli KTIU..ta'ta relativamente alla loro XPfìàv e del cruj3api.çEtv, e la limitazione dei bisogni a poche e semplici cose, consegue il vigore fisico e la tolleranza dei disagi climatici ed ambientali179• Ma c'è di più . Un analogo intreccio tra influenze pitagoriche e tenden­ ze laconizzanti si registra nel mondo sannita, in particolare tra i Sabini. Accanto a Numa Pompilio, discepolo sabino di Pitagora180, viene colloca­ to un Pitagora spartano, cui si devono i tratti laconici rinvenibili nella politeia dei RomanP81 . Si tratta di un evidente tentativo di recupero, entro un contesto cronologico adeguato, della vecchia tradizione sul rapporto Pitagora di Samo-Numa . Su ciò non vi è dubbio, ma ciò che è alla base del recupero è, da un lato, l'omonimia tra i due personaggi, dall'altro, l'attribuzione all'influenza del filosofo samio su Numa , della realizzazio­ ne in Roma di istituti politico-militari di tipo laconico. Si tratta di un'idea la quale rimanda a un'immagine di Numa diversa dall'usuale, di legislato­ re religioso, e da considerare, proprio per la sua eccentricità, con parti­ colare attenzione : tanto più poi se la tradizione su Numa nel suo com­ plesso rivela un processo di semplificazione tendente a ridurre e oblite­ rare gli aspetti più tipicamente politici e non strettamente religiosi del­ l'opera del sovrano182. A questo primo indizio di antichità della nostra tradizione se ne aggiunge un altro, decisivo e sicuramente databile al IV secolo: il rapporto di Numa con Mamerco e con Pitagora . Si tratta di un rapporto che, attraverso Mamerco suo figlio183, da un lato lega Numa a Mamers, ossia a Marte nella versione sabina 184; dall'altro a Pitagora, cui si attribuiva un figlio dello stesso nome185 . Si intravede così una tradizione

1 78 Stob. Bel. IV 1 , 1 38, pp. 85, 1 3-86, 10 H . 1 79 Stob. Bel. IV 1 , 1 38, p p . 8 6 , 1 8-87, 14 H . 1 80 Il rapporto di Pitagora con Numa in quanto sabino è esplicitamente sottolineato da D . H . II 59, 1 ; Liv. I 18, 1-2; Ov. Met. XV l ss. 1 8 1 Plut. Numa 1 ,4-5; cfr. D . H . II 59, 5 . 1 82 Storchi Marino 1 97 1 - 1 972, 27 ss. 1 83 Plut. Numa 8,18; 2 1 ,2-3; Aem. Pau/. 2,2; Fest. p . 22 L. 1 84 Varro L. l. 5,73. Per tutta la questione delle varie denominazioni del Marte italico vd. ora la puntuale messa a punto di De Simone 1 980, 85 ss. , il quale insiste sul carattere osco-sabellico di Miimereko e sulla sua derivazione da Miimartikos > Miimarko. 1 85 Plut. Numa 8,18; Aem. Pau/. 2,2; Fest. p. 22 L.

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romano-sabina che, collegando Numa a Mamerte, è parallela a quella che, attraverso Pitagora, lo connetteva a Sparta . Essenziale per questa tradizione è il ruolo degli Aemilii Mamercini, che da questo Mamerco si volevano discendentP86, rapportando la propria gente così a Numa come a Pitagora . Il fatto che sono proprio questi Aemilii ad essere interessati alla penetrazione romana in Campania, in collegamento tanto a Q. Publilio Philone, quanto ad Appio Claudio187, costituisce sicuro indizio per rap­ portare la loro discendenza da Pitagora a tutto l'insieme delle testimo­ nianze che collegano il pitagorismo romano appunto all'affermazione di interessi romani in Campania : l'erezione di una statua a Pitagora a Roma bello Samniti188; la pretesa concessione della cittadinanza romana a Pitagora189, da porre in rapporto alla massiccia concessione della cittadi­ nanza romana in Campania e ad un uso non ancora discriminatorio di questo istituto190; il carme pitagorico composto da Appio Claudio191 . Tut­ to ciò data almeno alla metà del IV secolo la tradizione romano-sabina sugli aspetti militari e laconizzanti dell'opera di Numa; la pone in diretto rapporto colla diffusione del pitagorismo in Campania e l'incontro-scon­ tro che ivi ha luogo con l'influenza e l'attività di Taranto. Ciò che non è finora esplicitamente attestato è il richiamo alle origini spartane di Taranto quale giustificazione per l'adozione in Taranto di misure politico-militari di tipo pitagorico. Ma non è difficile immaginare una simile integrazione dei motivi finora esaminati. A Taranto il richiamo alle origini spartane era un modo del tutto naturale e specifico di inter­ pretare l'esigenza pitagorica della fedeltà 'tOtç nmpi.otç e6Eoi 'tE JCaÌ v6I!Otç192 o, per dirla colle parole del ilEpÌ OtKatom':>VT\ç, della necessità di calare Èv 'totç fl6Em Kaì 'totç È1tt'taOEUI!am 'tOOV 1tOÀ.t'tOV la legge che deve renderli autarchicP93: un'idea, questa dell'autarchia ottenuta col concorso della legge, per la quale ancora una volta il modello è Sparta194 . Ma c'è anche conferma più pertinente di questo richiamo alle origini per giusti-

1 86 Cfr. n. 183. 1 87 F. Mtinzer, R6mische Adelsparteien und Adels familien, Stuttgart 1 920, 34 ss. ; E . Stuart Staveley, 'The Politica! Aims o f Appius Claudius Caecus' , Historla VIII,4, 1959, 410133, 426 s . ; E.]. Phillips, 'Roman Politics during the Second Samnite War', Atbenaeum 50, 1972, 337-356, 339 s. 1 88 Plin. N.H. XXXIV 6,26; cfr. Plut. Numa 8,20. 1 89 [Epicharm.] fr. 295 Kaibel, CGF I, l Plut. Numa 8,17. 1 90 Calderone 1976, 49 e n . 47. Lo scritto si data al IV secolo anche perché a quell'epoca risalgono altri falsi epicarmei (cfr. Aristox. fr. 45 Wehrli) . 1 9 1 Cic. Tusc. IV 2,4. 1 92 Aristox. frr. 33 e 34 Wehrli. 1 93 Stob. Ecl. IV 1 , 1 38, p. 86, 14-16 H. 1 94 Ollier Le mirage I, 201 . =

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ficare l'accettazione di ideali pitagorici e laconizzanti. Basti pensare al­ l'uso che di questo motivo fanno gli ambienti accademici e Platone, ami­ co di Archita , in relazione a Siracusa e a Taranto. Nell'Epistola VII , Dione, opponendosi al l:tKEÀ.tKÒç �ioç dei suoi nemici, attua 'tilv Tiìc; 'tpoqrfìç cro)q>pova òim'tav che è un L1roptcr'tÌ çftv Ka'tà 'tà 1t Teste autorevole è l'elogio degli Spurinna (fr. l) pubblicato da M. Torelli, Elogia Tarquiniensia, Firenze 1975, con il commento a 36 ss. La notizia è confermata da Tucidide

che parla di città etrusche interessate alla spedizione ateniese (VI 88,6; 103,2; VII 53, 1 -2 ; 5 4 ; 57. 1 1 ) . 2"' Liv. VII 22,6. Cfr. Sordi 1960, 1 2 5 ss. 01 2 Polyh. III 24; Diod. XVI 69, 1 ; Liv. VII 27, 2 . Cfr. Sordi 1 960, 1 00 ss . ; A. AlfOldi, Ear(y Rome and the Latins, Ann Arhor 1965, 346. 2"2 Liv. VII 23,2; 25,4-5 (350 a . C . ) . 20; Liv. VII 2 5 , 5 (349 a.C. ) . 2"' FGrHist 560 F 4 . "" Diod. XVI 82,3. 2 l lò Aristox. fr. 18 Wehrli; jam. VP. 33; 1 30; 172; 267. 2"- Polyh. II 39,4-6; Strabo VIII 7. 1 , 384; Jam. VP. 263-264. Cfr. il commento del Walbank ( Po(ybius I, 224 ) al passo di Polihio prima citato. 00 2 Diod. XII 10.7. M Cfr. jam. VP. 166 con jam. VP. 33 s. ( = Aristox. fr. 17 Wehrli), 1 29-30, 133. Su tutto ciò diffusamente: Mele 1982 (ACT 198 1 ) , 33 ss. 2 w Maddoli 1980. 70 ss.

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di Sicilia, avevano rivitalizzato21 1 • Si tratta di un blocco di interessi i cui effetti nel Tirreno si fanno ancora sentire all'epoca della spedizione di Atene in Sicilia, voluta da Alcibiade, se in quella occasione , come s'è detto, città etrusche appoggiano Atene212; Regio si differenzia da Locri e Taranto nel concedere nel 4 1 5 , nel 414 e 4 1 3 , approdo (e mercato) agli Ateniesi213, mentre le città calcidesi di Sicilia sono alleate di Atene nella guerra contro Siracusa214• Non diverso è l'atteggiamento delle città achee . A differenza delle già citate Locri e Taranto, Crotone consente approdo e mercato alla flotta ateniese nel 4 1 5215; Metaponto rinnova la precedente alleanza nel 4 1 Y16; Caulonia , nello stesso anno, si prepara alla fornitura di materiali strategici alla flotta ateniese217• Né dopo il tracollo di Atene in Sicilia queste città si uniscono ai vincitori : solo Turi lo farà ed avrà accan­ to in questa scelta le solite Locri e Taranto218• In un atteggiamento antisiracusano si colloca la lega italiota intorno a Crotone219• Parallelamente numerosi sono gli episodi che testimoniano una ostilità pitagorica ai tiranni di Sicilia, in ambito magno-greco220, ed una presenza pitagorica tra Cartaginesi e TirrenF21 , nemici di Siracusa : una realtà che vede il pitagorismo come ultimo erede del blocco di inte­ ressi antisiracusani che Atene aveva a suo tempo cementato. In questo atteggiamento, tuttavia, non si ritrovò tutto il movimento pitagorico. Vi furono conversioni metapontine222; vi fu un pitagorismo tarantino, che pervenne con Platone ed Archita all'alleanza esplicita col tiranno di Siracusa . Coerentemente compare in Aristosseno la tradizione di Pitagora tirreno e, dunque, proiettato verso l'Etruria; ma discendente di quei Tirreni che gli Ateniesi avevano scacciato dalle loro sedi223 e,

21 1 Jam. VP 33 s. (= Aristox. fr. 17 Wehrli); 1 29 s . ; 172; 267. Cfr. supra n. 209. 2 12 Diod. XIII 44, 2 . 21 3 Thuc. V I 4 4 , 3 ; VII 1 , 1 ; 3 5 , 2 ; Diod. XI I I 3 , 5 . 21 4 Maddoli 1 980, 75 ss. 2 15 Diod. XIII 1 3 ,4 . Cfr. Thuc. VI 44, 2 . 2 16 Thuc. VII 33,5 ; 57, 1 1 . 217 Thuc. VII 25,2. ZIA Thuc. VII 35 , 1 ; 6 1 , 2 ; Xen . Hell. I 5 , 1 9 . 219 Diod. XIV 9 1 , 1 . Per le campagne di Dionisio I contro gli Italioti cfr. Berve 1967, 642. 2 20 Aristox. fr. 3 1 Wehrli; Neanthes, FGrHist 84 F 3 1 ; Polyaen. V 2,22. Cfr. Berve 1 967 . 654 . Per tutto ciò non sembra giustificata la sopravvalutazione del rifiuto di Crotone a lasciar passare l'esercito ateniese attraverso il proprio territorio nel 4 1 3 a.C. (Thuc. VII 35,2); rifiuto che sembra piuttosto dovuto a desiderio di non spingere troppo oltre un appoggio ad Atene, che proprio allora Caulonia si preparava a concedere in maniera molto sostanziosa (Thuc. VII 25,2). 221 Jam. V.P 1 27-1 28; 267. 2 22 Polyaen. V 2,22. 223 Aristox. fr. 1 1 a Wehrli; Porph. V.P 2.

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291

dunque, naturalmente antiateniese. La tradizione, che non è del solo Aristosseno224, ma che da lui tarantino riceve questa particolare connota­ zione, testimonia l'interesse del pitagorismo tarantino verso l'Etruria , ma, nello stesso tempo, testimonia una temperie in cui la penetrazione taran­ tina nel Tirreno incontra ancora un ostacolo negli interessi di Atene . Questo dimostra che la tradizione riferita da Aristosseno è più antica dell'epoca sua, e polemicamente si ricollega ad un clima filoateniese e antisiracusano, le cui tracce , evidentemente, ancora si risentivano nel­ l'età del primo Dionisio . L'unione di Pitagora ad Alcibiade che i Romani al momento della prima sannitica ripropongono null'altro è , quindi, che l'altra faccia di questa realtà : la faccia antitarantina, in quanto filoateniese e antisiracusana, che Roma contrappone alla faccia filotarantina, antiatenie­ se e filosiracusana , di cui i Sanniti evidentemente erano sentiti sostenito­ ri. In tal contesto risulta chiara la scelta romana e la sua motivazione, mentre risulta confermata la presenza , attiva tra i Sanniti di Campania, di un pitagorismo di marca tarantina nella prima metà del IV secolo: che è appunto l'epoca cui rimandavano le notizie sui rapporti di Archita con Gaio Ponzio, padre del vincitore di Caudio. Che d'altra parte la penetrazione romana in Campania nel corso del IV sec. incontrasse tradizioni pitagoriche di derivazione tarantina può essere anche per altra via provato . Nella tradizione sabino-romana del Numa pitagorico si rinvengono elementi di chiara provenienza tarantina . Già si è visto come uno degli elementi di questa costruzione sia il perso­ naggio di Mamerco, figlio di Pitagora e insieme di Numa . Tutto ciò nella tradizione legata alle origini degli Aemilii Mamercini . Nella restante tradi­ zione sui figli di Pitagora questo nome manca e l'unico possibile aggan­ cio è fornito da Giamblico che conosce un Mnemarchos figlio di Pitagora e omonimo del lui padre225 . La stessa tradizione , tuttavia , fornisce suffi­ cienti elementi per intendere come si sia passati da Mnemarchos a Mamer­ kos . Il padre di Pitagora , in generale e a partire dalle fonti più antiche , Eraclito226 ed Erodoto227, è Mnesarchos e Mnesarchos è ancora il figlio di Pitagora per il più delle fonti228• Ma Giamblico costantemente chiama Mnemarchos non solo il figlio, ma anche il padre di Pitagora229: questa

22' Theopomp. , FGrHist 1 1 5 F 72; Aristotele ( o Aristarco) i n Clem. Alex. Strom. I 62,2; Porph. VP. 1-2. Su Aristarco e non Aristotele come fonte della notizia , vd. A. Fraschetti, 'Aristarco e le origini tirreniche di Pitagora' , Helikon XV-XVI , 1 975-76, 424-437 . m jam. VP. 265 . 226 Heracl. fr. 1 29 D.-K. 227 Hdt. IV 95. z ZR Anon. apud Pbot. 438b 29; Scbol. in Plat. Resp . 600b; Sud. s. v. Tiu9ay6paç; Euseb. Praep. Ev. 1 0 , 1 4 , 14; Arsen. Viol. p . 3 1 0 . 229 jam. VP. 4; 5; 9; 25: 1 46.

292

Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

variante del nome doveva, dunque, sembrargli così autorevole e fondata , da resistere tanto all'impatto con la tradizione biografica sulla nascita di Pitagora, quanto a quello colla tradizione orfica del Discorso sacro, quanto, infine, a quello colla tradizione sulle òwooxai. Essa non modificava il valore del nome, ma una volta pronunciata alla maniera dorica come Mva11apxoç creava le premesse per un'ulteriore evoluzione di esso, sgan­ ciata dalla sua matrice originaria . La tradizione fliasia , riferita da Diogene Laerzio230, su MapllaKoç padre di Pitagora , presenta , infatti, il nome in questione in una forma assai vicina a quella rappresentata da Mva11apxoç e, tuttavia , già evoluta nel senso dell'aggancio ad un radicale del tipo mar/marmar. In altri termini MapllaKoç rivela uno sforzo di collegamen­ to di Pitagora al dio italico della guerra, già evidenziato dalla tradizione su Mamercus!Mamerkos. Ma la tradizione in cui MapllaKoç compare, rispecchia evidentemente gli interessi del gruppo di Pitagorici attivi a Fliunte nella prima metà del IV secolo231 ; un gruppo per altro strettamen­ te unito alla Taranto di Archita . Questo non solo perché esso è contem­ poraneo di Archita , ma perché si rifà alle stesse matrici e tendenze del pitagorismo architeo. I Pitagorici di Fliunte, infatti, passano, al pari di Archita , per discepoli di Filolao ed Eurito 'tarantini'232; Senofilo, apparte­ nente allo stesso gruppo, passa per maestro di Aristosseno tarantind33; nella citata genealogia fliasia , infine, al nonno di Pitagora si attribuisce il nome di Hippaso, un nome raro che, come tale, rimanda all 'Hippaso pitagorico, ispiratore dei matematici e dello stesso Archita23• . L'interpre­ tazione laconizzante e militarista dell'operato di Pitagora , presupposta dal legame con Mamerco, trovava , quindi, il suo corrispondente negli ambienti pitagorici legati alla Taranto di Archita . E non andrà trascurata neanche la circostanza che , a stabilire un ponte più diretto tra Mamerkos, Marmakos e Mnamarchos sono tradizioni onomastiche e toponomastiche di derivazione osca , quali quelle evidenziate dal prenome etrusco ma di origine osca Mamarce'3"', dal neapolitano Ma11apKoç236, e, un po' più a sud, dal toponimo MallapKtva23�. Di nuovo, cioè , la necessaria mediazio­ ne fra tradizioni pitagoriche tarantine e romane di IV secolo rimanda all'area campana e alle componenti osche in essa presenti .

2.111

D . L . VIII l . Aristox. fr. 18 W. ; Diod. XV 76 , 4 . 212 Aristox. fr. 19 Wehrli. 215 Sud. s. v. 2·1 ' Archytas 47 A, 1 5 D.-K. = 21 A, 1 5 Timpanaro Cardini 0 958-64 . I I , 304-309). 2·" Cfr. De Simone 1 980, 86 ( testimonianze fino a tutto il V secolo). 2Y' Cfr. nrr. 5, 1 4 1 , 1 46 , 1 6 5 Miranda . 2r Steph . Byz. s . t '.

211

Il Pitagorismo e le popolazioni anellenicbe d'Italia

293

Un'ulteriore conferma di rapporti tra pitagorismo romano e pitagorismo architeo viene offerta dalla tradizione sulla ÙtaVO!l'Ìl lca-rà -rÉxvaç del p/ethos attribuita a Numa23H. Qui Numa appare , da un lato, come il creatore , al di là delle originarie differenze etniche , di una polis politicamente unitaria , e, dall'altro, come valorizzatore delle attività artigianali, secondo un mo­ dulo politico democratico di cui la Taranto di Archita offriva un qualche modello239. Si tratta di una realtà la cui vitalità non può essere troppo allontanata dall'età dello stesso Archita (prima metà IV secolo), e che ben si addice, nei suoi motivi ispiratori, a quei gruppi politici che intorno a Publilio Philone , agli Aemilii e ad Appio Claudio portavano avanti tanto un progetto di penetrazione in Campania , quanto la difesa di ceti e clientele interessate al collegamento con l'aristocrazia ellenizzata della zona e colle sue tradizionali attività di commercid40• Sono gli stessi uo­ mini, del resto, che le lunghe carriere e i ripetuti comandi militari, in una con le riforme della tattica di combattimento imposte dalla guerra contro i Sanniti , facevano protagonisti della generale evoluzione verso il professionalismo, subìta dai vertici militari di Roma nel IV secold41: evo­ luzione lungo la quale diveniva perfettamente naturale e spontaneo l'accostamento a modelli di vita di ispirazione marziale e laconizzante . A questo punto una conclusione si rende possibile. La presenza di tradizio­ ni pitagoriche e tarantine tra le popolazioni sannitiche dell'Italia centro-meri­ dionale e della Campania in particolare dalla prima metà del IV secolo alme­ no, è un dato che emerge con chiarezza sia attraverso la tradizione su Gaio Ponzio, padre del vincitore di Caudio, sia anche, e diffusamente, attraverso le tradizioni su origini e costumanze spartane di Sabini, Sanniti, Lucani, Bruttii . Ma è un dato che emerge altrettanto chiaramente nelle tradizioni, strettamente connesse a questi precedenti, relative ai modi e alle forme ideologiche assunte dalla penetrazione romana in Campania durante le guerre sannitiche, con l'ovvia avvertenza che se tradizioni pitagoriche ftloateniesi corrispondono al momento della rottura col mondo sannita ftlotarantino, tradizioni pitagoriche ftlotarantine corrispondono invece ai momenti di accordo con Sanniti e Taran­ to, quali pure vi furono in occasione del trattato del 354 a.C.242 e della secessione dei Latini e Campani243, o su un altro versante, in occasione delle 7taÀ.Cxtaì O"UvelìKat con Taranto, violate da Roma all'inizio della guerra tarantina244.

238

Plut.

239

Cfr. Storchi Marino 1 97 1 - 1 972,

240

Lepore 1 968, 224 ss.

Numa 17, 1 -4 . l ss.

24 1 M . Frederiksen, 'Le ·gentes· romane e la conquista dell 'Italia', in

italiana, 333-376, particolarmente 352, 363. 242 243

Liv. VII 19,4. Liv. VIII 6; 10; 1 1 . D.H.

244

Appian.

Exc. XV 4. Samn. 7 . Cfr. Lepore 1 968, 224.

Storia della società

294

Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

6. Forti del risultato dell'analisi finora condotta sulle tradizioni relati­ ve alla presenza del pitagorismo tra le varie popolazioni sannitiche del­ l'Italia centro-meridionale, possiamo tentare ora di darne un quadro rias­ suntivo e, insieme, di mettere in rilievo quanto in esse è riflesso di un'ef­ fettiva evoluzione delle comunità indigene e quanto, a sua volta , è rifles­ so di un interesse greco a configurare e a vedere le comunità indigene in una certa determinata maniera . I segni di una evoluzione delle comunità sannitiche sembrano evi­ denti attraverso il diverso approccio pitagorico nei loro riguardi. Le testi­ monianze che recuperano i livelli più antichi, il rapporto con i Lucani abitanti il paese barbarico prossimo alla chora di Crotone, insistono sul fatto che furono �amÀ.Etç e òuvacnat ad essere, assieme ai Crotoniati, conquistati dalla prima predicazione pitagorica. Il rapporto, cioè , si con­ figura come rapporto con aristocrazie politiche, �amÀii ç , e sociali, òuva­ Vllç254•

247 Jam. 248

VP. 1 66 . Cfr. supra n. 209.

Burkert 1972, 1 98 ss. Cfr. per l'incontro tra cinismo e filolaconismo: Ollier Le

II, 3 ss . ; E.N. Tigerstedt, 1be

mirage Legend of Sparta in Classica! A ntiqui�y, II, Stockholm 1974,

313 ss. M 2

50

m

Cratin. fr. 7, II, p. 291 K.; Alexis fr. 220, II, p . 378 K. Per questa interpretazione rimando a Gigante 197 1 , specialmente 38 ss . , 55 ss.

Nic. Dam . , FGrHist 90 F 103 b-e; Stra bo V 4 , 1 2 , 249. m E. Lepore, 'Timeo in Strabone V,4,3, C 242-243 e le origini campane' , in L '/talie préromaine et la Rome républicaine. Mélanges offerts à .f. Heurgon, Paris 1 976, 573-585, 584 n . 3 1 . m Diod. XI I 2 1 , 1-2; Stob . Ecl. IV, 2 , 19, p. 1 24 H . 25' Stob. Ecl. I V 1 , 1 38, p . 86, 10-18 H .

296

Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

Alcuni fatti risultano allora evidenti : un processo di strutturazione politico-militare delle comunità sannitiche, dalla fine del V secolo alme­ no, che porta �acnÀ.Etç e òuvacrtat ad immergersi nella pratica dell' atl'tap­ KEta, sottomettendosi, attraverso nomoi, agli eSrj ed Èm:tTJOEU!la'ta locali fondati sull'aù'tapKEta e il valore militare; processo dal quale riemergeran­ no, per dirla col llEpÌ ÒtJCatOmJVTJç Kaì VO!lOU2'j' quali �amÀ.Etç VOiltllOt ed apxov'tEç invece che come semplici potentati . È il clima per intenderei in cui si collocano: la conquista di Poseidonia ; la vittoria di Laas, città EÙòai­ !lOOV che faceva gola ai TurinF'i6; la diffusione della moneta tra le città campane dell'interno; i munera civili e militari di Gaio Ponzio; la costitu­ zione di una KOtvT, 7tOÀ.t'ttta da parte dei Brettioi con un organismo centrale ristretto a 50 membri257; l'à pxft di Noumelos5H; i magistratus e senatus dei Lucani nel 326 a.C.2'w. Ed è il clima entro cui si dispiegano l'azione e il modello politico tarantino-laconico, tendente all'omogeneizza­ zione di queste comunità con Taranto, attraverso una precisa azione politica , quale si accompagna alla proposizione del modello laconico, da un lato, e alla polemica contro l'edonismo, dall'altro. La polemica contro l'edonismo, a giudicare dall'insieme delle testimo­ nianze, cui rimandano il discorso di Nearchos in Cicerone e Catone e il discorso di Polyarchos in Aristosseno, diligentemente richiamate dal Bigno­ ne26o, ha un duplice e datato bersaglio: le posizioni rappresentate da Polyarchos ambasciatore di Dionisio II, e quelle rappresentate da Aristippo, attivo a Siracusa particolarmente sotto lo stesso Dionisio Il. L'edonismo di Polyarchos era l'edonismo di un membro di rilievo dell' establishment che faceva capo alla tirannide; la ricerca del piacere è del tutto naturale, come dimostra il fatto che gli uomini accettano valori come giustizia , saggezza , temperanza , solo se non hanno la possibilità di farne a meno, mentre �acnÀ.Etç e 't'Ùpavvot eccellono nella ricerca di ogni genere di piacere261• In altri termini fine della vita è il piacere e condizione concreta

m

Stob. Ecl. IV 1 , 1 3 5 , p. 82, 19-83, 5 H . 256 Diod. XI V 1 0 1 , 3 . 257 Diod. XVI 1 5, 2 ; Trog . -Justin . XXI I I 1 , 1 0- 1 2 .

258 M. Lejeune, 'Notes de linguistique italique', REL XXII-XXIV, 1967, 194-231 , 2 1 3 , nn. 50, 5 1 ; E. Lepore, 'La tradizione antica sui Lucani e le origini dell'entità regionale', in

Antiche civiltà lucane, Atti del Convegno di Studi di archeologia, storia dell'arte e del folklore (Oppido Lucano, 5-8 aprile 1970), a cura di P. Borraro, Galatina 1975, 43-58, 53 s. 2w Liv. VIII 27,6-9. Per questo aspetto della storia dei Lucani vd. anche E . Lepore, 'Geografia del modo di produzione schiavistico e modi residui in Italia meridionale' , in

Società romana e produzione schiavistica, I. L 'Italia: insediamenti e forme economiche, a cura di A. Giardina e A. Schiavone, Bari 1 98 1 , 79-86, 84 s . , che riprende e sviluppa il contributo citato nella nota precedente, 43 ss. 260 261

Vd.

supra n. 18.

Aristox. fr. 50 Wehrli = Athen. XII 545a - 546c.

Il Pitagorismo e le popolazioni anelleniche d 'Italia

297

per goderne a pieno è il potere . Se la conquista incondizionata del pote­ re non è, quindi, come per il Callide platonico, secondo natura , esso è però condizione per realizzare ciò che natura vuole . Per questo appunto l'edonismo di Polyarchos è l'edonismo della tirannide e dei suoi collabo­ ratori, Coerente con esso è, secondo Polyarchos , il superamento della logica della polis, che combatte con le leggi la tpu pocruvT], cj>p6vT]mç, v6oç, su cj>umç, i)oovi), voluptas. Ma il contesto è mutato: tradi­ zione orale direttamente attinta dai maiores natu, eliminazione della dia­ lettica Siracusa di Dionisio II - Taranto di Archita, sostituirsi dei Sanniti a Siracusa come interlocutori della Taranto dell'epoca . Svanito è il clima evocato dalla Epistola VII platonica (338c; 339a; 350a), la xenia che Pla­ tone ha messo in essere tra Siracusa e Taranto. Platone è solo un'ombra che assiste al dialogo tra Archita e il rappresentante dei Sanniti Caudini' . Centrale è divenuto il rapporto della Taranto del pitagorico Archita con i Sanniti, futuri vincitori dei Romani. Aristosseno che aveva valorizzato il rapporto Siracusa-Taranto, è messo totalmente da parte, a maggior ragio­ ne poi perché, pur avendo insistito sul rapporto tra predicazione pitagorica e mondo italico, come attesta il fr. 17 Wehrli, non aveva però inserito tra gli Italici entrati in contatto con questa dottrina proprio i Sanniti. Neanche il richiamo ai maiores natu è, dunque, casuale, ma al contra­ rio perfettamente funzionale a un diverso contesto che si voleva evocare .

3 . Taranto e i San n iti

I rapporti di Taranto con i Sanniti sono ben documentati nella secon­ da guerra sannitica . Quando, nel 327 a . C . , si tratta di salvare l'alleanza di Neapolis con i Sanniti, sono presenti nella città prosseni tarantini che spingono i Neapolitani a resistere ai Romani promettendo aiuti e navi6• Nel 320 i Tarantini intervengono di nuovo a favore dei SannitF. Nel 307 il console romano L. Volumnio interviene contro i Sallentini nell'Apulia legata a Taranto8. Nel 303 , ancora , Cleonimo combatte per Taranto con­ tro Lucani e Romani9. Insomma , durante tutto l'arco della seconda guerra sannitica , la tradizione romana vede i Tarantini come avversari dei Ro­ mani e spiega il conflitto alla luce di un'alleanza tra Taranto e i Sanniti. In quegli stessi anni, tra il 320 e il 300 a.C . , i Sanniti coniano monete con legenda PITANATAN PERITIOLON, una legenda che alludeva alle loro pretese origini spartane e serviva a giustificare l'alleanza di Taranto con essi. La legenda monetale era in dialetto dorico e i tipi prescelti erano di

' Appian. Samn. 4,3 e 5 . D . H . XV 5 , 2 ; Liv. vlll 25,8; 27 , 1 -2.

6

-

Liv.

" Liv.

IX 1 4 , 1 -4 . IX 42,4.

9 Diod. XX 1 04 , 1-3.

Arcbita e Gaio Ponzio Sannita

303

origine eracleota e tarantina10• Parallelamente apparivano monete con legenda egualmente dorica, Saunitan, e con un tipo, punta di lancia e corona di alloro, che alludeva all'etimologia greca dell'etnico: Sanniti da saunion11 • Sempre nel corso della seconda guerra sannitica, nel 320 a.C., la tradizione annalistica ricordava come i Tarantini fossero rimasti accanto ai Sanniti, oppo­ nendosi alla ripresa delle ostilità da parte di Roma dopo la sconfitta di Caudio12. L'alleanza in questo periodo era , però, contro i Romani e non è que­ sto certamente lo spirito con cui il filoromano Nearco, nel clima della guerra annibalica , richiama la tradizione architea dei maiores natu: per la tradizione tarantina filoarchitea e filoromana cui attinge anche Strabone (VI 3 , 3 , 280 C) , tutto l'arco della politica tarantina post-architea , da Archidamo alla guerra annibalica appunto, si poneva sotto il segno nega­ tivo della democrazia radicale e del tradimento della politica architea . Il richiamo ad Archita e al padre del vincitore di Caudio serve evidente­ mente a sottolineare un'atmosfera diversa e più confacente agli interessi filoromani di Nearco e degli ambienti che egli esprime .

4 . La tradizione su Gaio Ponzio padre

Cicerone , in De o.ff. II 2 1 ,75, ricorda un commento di Gaio Ponzio, il quale si rammaricava di non esser vissuto nell'epoca in cui i Romani avevano cominciato ad accettare doni, perché in tal caso non avrebbe tollerato che essi continuassero a comandare . Cicerone si compiace di ciò, tenendo conto del valore di quell'uomo, e lamenta il fatto che qual­ che secolo dopo la pratica si diffuse , giacché fu nel 1 49 a . C . , che L. Pisone sentì il bisogno di presentare la prima proposta de pecuniis repetundis. Il problema era, secondo la tradizione romana , venuto all'or­ dine del giorno durante le guerre sannitiche , quando, nel 290 a . C . , a conclusione della terza guerra sannitica , M. Curio Dentato aveva rifiutato i doni proprio dei Sanniti, e ben lo sapeva Cicerone, che, accanto ad altre numerose fontP3, aveva citato l'episodio nel Gato Maior (16, 55). Le due



Cfr. Strabo V 4 , 1 2 , 250; Stazio 1 960; R. Cantilena , T. Giove , P. Rubino, 'Didrammi e

frazioni d'argento ' , in La monetazione di Neapolis nella Campan ia antica, Napoli 1 986, 1 2 1 - 1 25 . 1 1 Head 191 1 2, 27; La Regina 1989, 304 ss . ; M. Taliercio, 'I Lucani', in Storia della Basilicata,

l. L 'antichità, a cura di D. Adamesteanu, Roma-Bari 1 999, 360-380, particolarmente 375 . 1 2 Liv. IX 14, 1 e 6-7. 1 3 Enn. fr. 373 Vahlen ; Cic. De rep. III 28,40; Plin. NH. XIX 87 ; Fior. Epit. I 1 3 , 22; Plut. Cat. Ma. 2 ; Athen. X 4 1 9a . Tutte queste fonti alludono alla conclusione della terza guerra sannitica , parlando di episodio seguìto alla vittoria sui Sanniti; il solo Ateneo parla di Sabini, ossia l'altro popolo su cui Curio Dentato trionfò nel 290 a . C .

304

Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

tradizioni devono essere quindi lette in parallelo, tanto più se il conunento di M. Curio associa imperium e rifiuto dei dona, dichiarando ai legati sanniti che egli preferiva all'oro il dominio su quelli che l'oro possedevano. Cicero­ ne non dice esplicitamente che a parlare fosse Gaio Ponzio padre, ma la tendenza dell'aneddoto è più che evidente e orienta piuttosto verso costuP4. La tradizione cui Cicerone attinge, considera infatti questo Gaio Ponzio non un avversario per principio dei Romani, ma colui che il dominio romano giustificava alla luce di valori che M. Curio Dentato incarnava : il rifiuto dell' avaritia con l'accettazione della sola rernm copia, quae sit ad vitam necessaria. Egli dunque esprimeva un mondo di Sanniti in cui prevalevano ideali di À.t -rov ed ÈyKa-rna, che secondo la tradizione plutarchea, il pitagorico Nearco trasmetteva a Catone15. Per concludere , dunque, appare evidente che al nome di Gaio Ponzio la tradizione ciceroniana associa tendenze favorevoli all'accettazione del dominio ro­ mano, in nome di una pratica di vita vicina a quella apprezzata dai Pitagorici e comune sia ai Sanniti che ai Romani. La vicinanza spirituale di questo Ponzio all'omonimo uditore di Archita è così evidente e l'ana­ lisi della restante tradizione su Ponzio padre lo conferma . Questa caratterizzazione di Gaio Ponzio è, infatti, quella prevalente nelle fonti che più diffusamente parlano del padre del vincitore di Caudio: Livio (IX 3,4- 1 3) e Appiano (Samn. 4 , 3-5) . Egli è longe prndentissimus (Liv. IX 1 , 2) e conserva , in corpore adfecto dagli anni (Liv. IX 3 , 5) , vis animi consiliique, mentre per Valerio Massimo (VII 2 , ext. 1 7) , egli è auctoritate et prndentia ceteros praestans. Degno partner, dunque, di un Archita che apprezza il primato di mens, ratio, cogitatio, animi lumen: un primato grazie al quale nel Nearco ciceroniano e poi plutarcheo, pitagoricamente convivevano e il rifiuto dell'edonismo e del lusso e la spinta verso il À.t-rov e l'ÈyKpO'tEta. D'altra parte, egli è filoromano, favorevole a una perpetua pax et ami­ citia con Roma 16. E la cosa è perfettamente coerente con la sua cronolo­ gia . Egli era assai anziano nel 3 2 1 a . C . , quando, alla vigilia della decisio­ ne finale sulla sorte delle legioni romane bloccate a Caudio, il figlio lo fa portare al campo su di un carro17. Ha ormai completato tutto l'arco del suo cu rsus honornm, fatto prima , fino a sessant'anni circa , di militaria munera, e poi, fino al massimo agli ottanta , di civilia munera. Nato, dunque, sul finire del V secolo, egli appartiene di diritto alla generazione al potere negli anni in cui la prospettiva di una coesistenza col potere

1 ' F. Mi.inzer, ' Pontius' [4) , .RE XXIJ , 1 , 1953, 3 1 -33, s pecialmente 32. 1'

Cfr. Plut. Cat. Ma . 2,3. Liv . IX 3 , 1 9; App ian. Sanm . 4.3. 1 - Liv. IX 3 . S-9; App ian. Samn. 4,3. 11'

Archita e Gaio Ponzio Sannita

305

romano si era affermata con successo: il trattato di eterna amicizia 18 sti­ pulato nel 354 a . C . 19, la (jltì..i a rinnovata nel 34 1 20, sperimentata durante la rivolta latina e campana21 , e durata fino allo scoppio della seconda guer­ ra sannitica nel 32722 • Una (jltÀta che , secondo Appiano, Ponzio aveva sostenuto in forza della comune parentela con i Sabini . Un Gaio Ponzio così connotato, spregiatore dei dona e quindi dedito a un ideale di vita semplice e moderata , prudente e assennato e perciò sostenitore di una perpetua amicizia con Roma , poteva , quindi, senza difficoltà essere avvicinato al pitagorico Archita e valorizzato dal filoromano e pitagorico Nearco, che per suo conto realizzava la stessa sintesi di valori presenti in Gaio Ponzio padre . Quella sintesi che è alla base del­ l'interpretazione della storia tarantina presente in Strabone (VI 3 , 3 , 280 C) , dove il tradimento degli ideali architei trova la sua conclusione nella politica di ostilità a Roma, in alleanza con Pirro, e nella finale e rovinosa defezione ad Annibale. L'origine prettamente tarantina della tradizione emerge ancora una volta dal confronto con la tradizione annalistica romana per la quale Gaio Ponzio non è pitagorico e sceglie Roma in base alla parentela con i Romani . La tradizione ciceroniana è dunque sempre targata Taranto, mediata da fonti tarantine .

5 . Cronologia della tradizione La tradizione su Gaio Ponzio padre vive, come abbiamo visto, in rela­ zione dialettica con due momenti della storia dei Sanniti. Il primo e più sviluppato è l'episodio di Caudio, laddove, in contrapposizione al figlio, principalmente bellator e dux, in quanto pater longe prndentissimus egli è chiamato a difendere la tradizione politica di amicizia con Roma e a propiziare soluzioni moderate che non la compromettessero definitivamente. In questo contesto egli è un duplicato in positivo della figura del figlid3 e la tradizione che lo rappresenta ha come terminus post quem il 321 a.C. Il secondo è l'episodio dei dona e dell'oro offerto dai legati sanniti a M. Curio Dentato, vicenda nella quale la comunità sannita sperimenta il rifiuto dei dona, che faceva accettare a Gaio Ponzio il dominio di Roma. Sotto questo rispetto la tradizione relativa ha come terminus post quem il 290 a.C.

Samn. 4 , 5 . VII 19,4. 20 Liv . VIII 1 ; D . H . XV 7,2-3. 21 Liv . VIII 6; 10; 1 1 . 22 Liv . VIII 22,7; D . H . XV 7,2 ss . ; 8, 2-5; 9, 1-2. 1" App ian. 19 Liv.

2; De Sanctis 1 909, 216.

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Se poi si considera che dopo il 272 a.C. e la fme della guerra tarantina la comunità sannita viene smembrata, con i Pentri divisi dagli Irpini, i Caudini frazionati per città, si comprende anche che una tradizione che attribuisce un ruolo ancora centrale ai Sanniti, facendone un interlocutore degno di memoria accanto a Platone e in luogo di Siracusa e che considera i Caudini parte integrante della civitas sannita, rispecchia una realtà evidentemente anteriore che, quindi, ha nel 272 il suo necessario terminus ante quem. Capire allora da quali ambienti abbia avuto origine non è difficile. La svolta antiromana e fù.osannita che noi constatiamo a Neapolis alla vigilia della se­ conda guerra sannitica, non dovette essere senza contrasti. Quando i legati tarantini tentano nel 320 a.C. di far accettare ai Romani, che attaccavano Luceria in mano sannita, il mantenimento della pace, la pax caudina dunque, il con­ sole romano - L. Papirio Cursore - rifiuta le loro pretese di arbitrato e rinfaccia ai Tarantini domesticae seditiones e discordiae rispetto a quella politica24. Alla vigilia della venuta di Pirro, nel 282 a . C . , è attivo a Taranto un partito filoromano25 . Interessante è il modo in cui esso viene qualificato . Si tratta degli anziani (Plutarco) , degli abbienti (Zon. VIII 2 , 368b) , di quanti hanno vooç: in altri termini di maiores natu provvisti di ratio, mens e cogitatio, ossia connotati allo stesso modo dei garanti della tradi­ zione ciceroniana su Gaio Ponzio e dotati proprio di quella virtù cui Archita in quello stesso contesto assegna il primato nel decidere le scelte dell'uomo. Se questa resta allo stato dei fatti un'attraente suggestione, particolarmente pertinenti appiano però altre consonanze . Le simpatie architee presenti in questa opposizione filoromana oltre che in Nearco, sono il presupposto della già prima ricordata tradizione straboniana, VI 3 , 3 , 289, in cui partendo dal grande prestigio della Taran­ to democratica di Archita si tratteggia per il dopo un processo di deterio­ ramento politico, provocato dall'avvento di uno stile di vita fondato sul lusso, nell'ambito del quale interviene la chiamata di strateghi stranieri e alla fine del quale la stessa libertà si perde per i comportamenti assunti durante la guerra annibalica . L'impostazione , come si è detto, è la stessa di Nearco, ma alle radici dell'interpretazione vi sono testimonianze sul lusso tarantino presenti in Teopompo (FGrHist 1 1 5 FF 1 00, 233); il rilievo dato da Strabone al motivo dell'incapacità tarantina di conservare buoni rapporti con questi condottieri, sottolineata per lui particolarmente dalla vicenda dei rapporti con Alessandro il Molosso (334-33 1 a . C . ) ; la connes­ sione che , riprendendo questo stesso motivo del successivo guastarsi dei rapporti, Polibio stabilisce col caso di Pirro, un re epirota come il Molosso. Questa interpretazione negativa della democrazia radicale tarantina , pre-

24 Liv. IX 1 4 , 5 . 2' Plut. Pyrrh. 1 3 ,4; DChr. I X 3 9 , 1 0 ; Zon. VI I I 2, 36Rd-369c.

Arcbita e Gaio Ponzio Sannita

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sente in Strabone, risale per le sue origini a tradizioni greche maturate tra gli ultimi decenni del IV e i primi del III secolo, probabilmente anche con l'intervento degli storici collegati agli ambienti macedoni ed epirotici, naturalmente confluite in Timeo, storico di Pirro e assai critico verso il lusso e le sue conseguenze sul piano politicd6. Che sempre in questo contesto di IV-III secolo si esaltasse in chiave evidentemente polemica Archita, si può intuire anche attraverso Aristosse­ no di Taranto, che proprio in quel torno di tempo, tra l'esilio di Dionisio II a Corinto e la guerra tarantina, sembra essere stato attivo27 • Egli scrive­ va infatti una biografia di Archita esaltando il ruolo di Archita in quanto pitagorico, stratego invitto, comandante di truppe cittadine e italiote e tarantino: così egli richiamava quella che in Strabone era esplicita contrap­ posizione tra la potente Taranto di Archita e la Taranto decaduta del lusso e dei condottieri; così, invece della parentela dei Sanniti con i Pitanati spartani, quale giustificazione dell'alleanza allora in atto28, egli riproponeva il legame pitagorico fondato sul discepolato29. Parallelamente, membri dell'aristocrazia romana attiva nel grande scon­ tro contro i Sanniti e Taranto tra il 327 e il 272 a . C . , giustificano in nome del rapporto con Pitagora la loro penetrazione nell'Italia meridionale ellenizzata30, con accenti architei come quelli presenti: nella figura di Numa legislatore3\ in una delle Sententiae di Appio Claudio - autore tra l'altro anche di un carme pitagorico32 - che alla maniera architea preten­ de la supremazia della ratid3; nel richiamarsi degli Aemilii Mamercini alla figura di Mamerco, figlio di Pitagora34•

26 A Timeo come mediatore rispetto a Strabone pensa il Lasserre 1 967, 235, note 4 l (riferita a 1 79); ancora a Timeo come fonte di Polibio pensa il Walbank (Polybius II, 29 s . , nota a VII 1 , 2 , e 1 0 1 , nota a VIII 24, 1 ) . (riferita a 1 78) e

2 7 L'attività d i Aristosseno grosso modo si colloca tra gli anni p osteriori al 344 a . C . , quando incontra Dionisio II esule a Corinto (cfr. Aristox. fr. 3 1 Wehrli), e gli anni intorno

al 272, quando constata la scom parsa della grecità di Poseidonia ad opera di Tirreni o Romani (fr. 1 24 Wehrli): ebbe la sua akme tra il 336 e il 332 a . C . e nel 321 as p irò a succedere ad Aristotele (Sud. s.v. 'Aptcr't61;evoç, A 3927 Adler) . 28

Strabo VI 4 , 1 1 , 250.

29

Aristox. frr. 30, 48 Wehrli. Per i disce poli italici di Pitagora cfr. invece il fr. 1 7 Wehrli:

Lucani, Messa p i, Peuceti e Romani, in un contesto che per la sua composizione , tarantina p iù che crotoniate, si adatta meglio alla Taranto architea che a Pitagora . 30 A. Mele, 'Il Pitagorismo e le p o p olazioni p anelleniche d'Italia' , in questo volume; cfr. anche Humm 1 996, 34 1 ss.

31 Humm 1 996, 344 s. 32 Cic. Tusc. disp. II 2,4. 33 Fest. s.v. stuprum, p . 4 1 8 Lindsay; si veda in proposito M . Humm, 'Una sententia p itagorica di App io Claudio Cieco?', in Tra Orfeo e Pitagora, 444-462. 34

A. Mele, 'Il Pitagorismo e le po polazioni panelleniche d'Italia', in questo volume;

Humm 1996, 342 s.

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E ancora Cicerone , in De arnie. 88, nel 1 29 a . C . , data attribuita a que­ sto dialogo sull'amicizia , pone sulla bocca di Lelio il ricordo di un'affer­ mazione architea che fa risalire a memorie che il sessantenne Lelio ha ricevuto dai senes a loro volta informati dai senes con cui avevano avuto contatto. In Cato M. 1 3,43, intorno al 1 49 a . C . , un ricordo di Catone che risale prima ai maiores natu e poi ai senes di costoro, riporta un episodio relativo a M. Curio Dentato e al 279 a . C . , un episodio accaduto dunque 1 30 anni prima . Sempre nel De senectute Nearco, nel 209 a . C . , attribuisce ai maiores il ricordo di un dialogo svoltosi molto probabilmente nel 361 , dunque 1 5 2 anni prima . Usando lo stesso metro, le memorie romane di Lelio su Archita risalgono a partire dal 1 29 fino agli anni della guerra tarantina o poco dopo: questa era dunque per Cicerone l'epoca in cui tali memorie architee correvano sulle bocche dei senes di Roma .

6.

A rch ita e i San n iti

Tra gli ultimi decenni del IV e i primi del III secolo, dunque, erano nate e circolate queste tradizioni. A queste tradizioni aveva attinto Nearco per attribuire illustri natali al suo filoromanismo. Per coinvolgere in esso an­ che Archita, egli aveva dovuto fare ricorso ai Sanniti della generazione precedente lo scoppio della seconda guerra sannitica e al rapporto di Archita con tali Sanniti. Un rapporto piuttosto tortuoso, che porta a esclu­ dere che nella tradizione tarantina fosse presente il ricordo di relazioni precise tra Archita e i Romani: i rapporti dei Romani con Pitagora citati da Aristosseno nel frammento 17 Wehrli, erano quindi tanto generici quanto lo erano quelli con i Lucani, i Messapi, i Peuceti citati accanto a loro. Al contrario, un rapporto indiretto con i Romani si poteva stabilire giocando sull'incontro con i Sanniti dell'epoca anteriore a Caudio, rapporti comun­ que ignorati da Aristosseno. Nearco doveva dunque, nel prospettarli ai Tarantini, avere buoni argomenti per ammetterli. E ne abbiamo anche noi se ricordiamo che i prosseni tarantini dei Neapolitani, presenti a Neapolis nel 327 a.C. , avevano ereditato la prossenia dalle generazioni attive prima di quegli anni e appartenenti quindi all'età architea3': esse avevano stabi­ lito, dunque, dei rapporti con una città campana alleata dei Sanniti, nella cui classe dirigente, dalla fine del V secolo, erano stati immessi dei Sanniti36, e che a Dionisio II, alleato di Archita , nel 356 a . C . forniva truppe e uno stratego, Nipsio, un neapolitano dal tipico nome sannita37 .

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D . H . XV 5 . 2-3; 6 , 2-3.

·16

Strabo V 4,7, 246.

r

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Dio 4 1 . 1

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Abbreviazioni bibliografiche

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Indice dei nomi

Achaia: 9, 10, 1 1 , 12, 13, 14, 1 5 , 16, 17, 18, 19, 20, 2 1 , 23, 25, 26, 33, 34, 35, 36, 4 1 , 45, 47, 50, 52, 57, 62, 64, 73, 75, 89, 95, 96, 97, 1 1 1 , 1 1 3, 1 1 4, 1 3 1 , 132, 1 34, 220, 264. Achaia Ftiotide: 35, 36, 39, 44, 57, 60, 64, 73, 75, 96, 97, 98, 220, 264. Achaifdes: 97. Achaiis (tribù): 199, 200. Achaioi: 9, 10, 1 1 , 1 2 , 14, 1 5 , 16, 17, 19, 2 1 , 23, 24, 26, 27, 28, 29, 31, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 43, 45, 49, 50, 52, 60, 62, 64, 65, 66, 69, 73, 75, 78, 83, 84, 87, 88, 89, 90, 92, 95, 96, 97, 1 0 1 , 104, 105, 106, 1 09, 1 14, 1 16, 1 17, 1 30, 1 3 1 , 137, 186, 187, 192, 200, 219, 220, 24 1 , 247, 264, 289, 294. Achaios: 10, 1 2 , 13, 33, 34, 35, 36, 38, 39, 62, 63, 74, 75, 77, 96, 97, 186, 187, 220. Achei Ftioti : 34, 35, 39, 59, 64, 75, 96, 106. Achille: 29, 30, 3 1 , 44, 45, 60, 68, 69, 72, 73, 77, 80, 97, 98, 99, 1 18, 220. Acrotato: 1 60. Adrasto: 20, 32, 33, 38. Aemilii Mamercini: 287, 291 , 307 . Aemilio Papo: 172. Aethlios: 40, 67, 93 . Afrodite: 24, 55.

Agamennone: 19, 20, 24, 30, 3 1 , 37, 80. Agariste: 38. Agatocle: 86, 103, 1 58, 159-1 64, 165, 168, 180, 181 , 205, 280. Agiadi: 281 . Agorios: 1 5 , 23. Agri: 100, 192, 222. Agrigento: 81, 1 26, 198, 215, 232, 242 , 245 . Agropoli: 40, 4 2 , 4 3 , 2 1 7 , 220, 22 1 , 222, 224. Aiace: 14, 29, 60. Aigai: 17, 18, 19, 20, 22, 28, 33, 52. Aigeira: 16, 17, 19, 20, 22, 23, 31, 38, 4 1 , 57, 89, 97. Aigiale, Aigialeia, Aigialeis, Aigialòi, Aigialòs: 9, 10, 13, 14, 16, 19, 20, 2 1 , 23, 24, 33, 36, 37, 50, 52. Aigialeus: 20, 32, 33, 38. Aigion: 16, 17, 18, 19, 20, 2 1 , 22, 24, 25, 26, 27, 3 1 , 5 1 , 52, 89, 97, 1 1 7, 134, 135. Aiklos: 1 1 , 35. Aioleis: 10, 34, 44, 59, 60, 64, 65, 75, 92, 93, 96, 97, 98, 101, 186. Aiolidai: 41, 56, 57, 60, 62, 79, 96, 97. Aiolfs: 34, 35, 39, 43, 45, 56, 58, 64, 77, 87, 9 1 , 92, 96, 97, 98, 101 , 102, 187. Aiolos: 10, 29, 35, 39, 40, 4 1 , 56, 57, 58, 59, 6 1 , 62, 63, 65, 66, 67, 72, 74,

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87, 88, 89, 90, 91, 92, 93, 94, 95, 96, 97, 98, 101 , 103, 1 14, 186, 220. Aison: 4 1 , 42, 43, 57, 59, 94, 95, 220. Aithalie/Elba: 1 00. Alcibiade: 288, 289, 290, 291 . Alcistene: 1 1 5 , 146, 242 . Alcmeone: 33. Alcmeone di Crotone: 197, 234. Alcmeonidi: 63. Alessandro (figlio di Pirro): 168, 280. Alessandro Magno: 1 57, 1 58, 288, 300. Alessandro il Molosso: 82, 86, 87, 103, 1 53, 1 54, 1 55, 1 56, 1 57, 161 , 226, 272, 273, 306. Alete: 2 1 , 32. Alexidamos: 30, 89. Alezio: 85. Alfeo: 17, 18, 58, 59, 67, 93. Aliz6noi: 81 . Alybas: 79, 80, 81 . Alybe: 80, 81 . Amaltheia: 25. Amarynkeus: 67. Amasis: 186, 232 . Amendolara: 238. Amfione: 37 (tebano), 41 (argonauta). Amide: 34. Aminei Pelasgi: 219, 224. Amithaone: 95. Amonfareto: 283, 284. Amyntor: 72, 98. Anassilao: 1 25 , 245. Anatolia: 81 , 9 1 , 96, 187, 263. Annibale: 15 5 , 1 56, 1 8 1 , 183, 269, 272 , 273, 274, 305 . Annio Milone: 193. Ano Mazaraki: 33, 52. Antalcida (pace di): 1 4 1 . Antenore: 61 (marito d i Theanò); 263 (a lui si accompagna Ocello) . Antheia: 16, 25. Antiope: 37, 38. Aphéidas: 80. Apollo: 55, 59, 63, 80, 144, 199; Alaios: 43, 70, 98, 1 10, 1 1 1 , 178, 181 , 182, 242; Hyperboreo: 1 19-1 20, 237; Kar­ neios: 38; Pizio: 24, 26, 3 1 , 5 1 , 66, 105, 1 1 1 , 1 20, 125, 132, 237, 276, 288.

Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

Appio Claudio: 172, 269, 287, 293, 307. Apuli: 1 57, 161 , 163, 166. Apulia: 164, 194, 302 . Araithyrea/Araithyreai: 19, 2 1 . Arcadi: 2 1 , 95. Arcadia : 89, 1 3 1 . Archandro: 33, 36, 38. Archelaos, Archelaoi: 38. Archias: 22, 47, 48, 50, 1 35. Archidamo: 86, 105, 1 56, 161 , 303. Archippo: 268. Archita: 30, 87, 1 52, 1 53, 190, 2 1 5 , 226, 23 1, 251, 253-258, 262, 263, 264, 265, 266, 269, 270, 271 , 272, 273, 274, 275, 276, 277, 278, 282, 283, 285, 288, 290, 291 , 292, 293, 297, 298, 299-308. Architeles: 33, 36, 38. Arenosola: 218, 219. Ares: 59, 208. Aresas: 199, 263, 264, 265, 266, 267, 268, 277, 295 ; vd. anche Oresandros. Aretusa: 22. Argeioi: 10, 33, 38, 186. Argo: 14, 20, 2 1 , 22, 31, 32, 37, 38, 39, 52, 55, 57 (Nave), 64, 1 00 (Nave). Argo/Portoferraio: 100. Argolide: 2 1 , 32, 34, 36, 37, 39, 96, 187, 224. Argonauti: 32, 4 1 , 42, 55, 57, 59, 60, 66, 94, 95, 99, 100, 1 14, 218, 220, 222, 223. Aristaios: 199, 265. Aristea: 105, 199. Aristippo: 275, 296, 297, 30 1 . Aristocrate: 210. Aristosseno: 1 97, 1 99, 2 1 2 , 226, 23 1 , 237, 255, 258, 259, 261 , 262, 266, 269, 271 , 272, 273, 274, 275, 277, 284, 290, 291 , 292, 296, 301 , 302, 307, 308. Arne: 40, 4 1 , 56, 59, 6 1 , 62, 79, 92, 101 , 102. Aroe: 16, 25. Artemide: 18, 65, 68, 76, 89, 90, 91, 194, 283. Artemision: 194. Ascra: 46. Asine: 2 1 . Asopo: 35, 37, 56, 9 1 , 97.

Indice dei nomi

Aspromonte: 1 54. Asteria: 41 . Astydameia: 44, 72, 98. Astylos: 1 1 2 , 1 25, 1 26, 245 . Atene: 9, 1 2 , 13, 26, 3 1 , 32, 36, 37, 38, 82, 83, 1 17, 1 26, 1 30, 1 36, 1 38, 193, 199, 216, 224, 242, 243, 246, 247, 254, 266, 267, 268, 279, 290, 291 . Ateniesi: 13 , 1 24, 135, 257, 290. Athamante: 43, 57, 58, 59, 95. Athena: 59, 217, 22 1 , 226; Eilenia: 58, 68, 92; Homaria: 24, 134; Krathia: 1 23; Ilias: 41, 59, 61, 65, 66, 90. Athenaion: 217, 22 1 . Atreo: 24. Atridi: 1 5 , 24, 33, 34. Attica: 13, 3 1 , 35, 46, 63, 74, 76. Aulide: 187. Ausoni: 1 28, 1 30, 219, 264 (Opici-Ausoni). Ausoni Pelleni: 27, 43. Ausonio (mare): 191 . Autolyte: 4 1 , 6 1 , 1 0 1 . Babilonia: 231 . Bacchiadi: 2 1 , 22, 24, 28, 32, 33, 36, 37, 38, 48. Basento: 100, 101 , 192. Battos: 28, 50, 5 1 . Bellerofonte: 87. Benevento: 177. Beozia: 57, 60, 65, 91, 101 , 102, 187. Boiotoi: 44, 65, 91, 98, 102. Boiotos: 40, 41, 56, 61 , 62, 68, 88, 89, 90, 9 1 , 92, 98, 101 , 220. Boulagora: 199, 265 . Boura: 16, 17, 18, 19, 22, 25, 28. Bradano: 1 00, 192. Brauron: 1 1 . Brettii: 106, 136, 154-156, 1 58, 1 59, 162, 163, 164, 165, 166, 178, 179, 180, 181, 182, 183, 226, 276, 294, 296. Brettia: 1 58. Bruttii: 170, 183, 276, 279, 280, 281 , 283, 293, 295 , 298. Bruttio: 1 37, 15 5 , 1 58, 1 60, 1 66, 170, 173, 174, 175, 178, 183. Caere: 289. Calcide: 1 1 , 1 2 , 22, 35, 63.

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Calcidesi: 63, 1 38, 198, 246, 247, 267, 289, 290. Cales: 282. Callia: 69, 1 22 . Callide: 275, 297. Calore: 2 2 1 , 222, 223. Camarina: 50. Camilla: 83. Campani: 1 74-1 77, 264, 279, 293. Campania: 1 90, 191 , 193, 2 1 5 , 2 18, 222, 223, 254, 264, 279, 287, 288, 289, 291 , 293, 303. Capaccio: 227. Capua: 1 76, 193. Caronda: 1 27, 1 98, 210, 2 1 1 , 212, 214, 246, 247, 266, 267, 289, 295. Cartagine: 84, 86, 1 38, 142, 146, 164, 182, 245, 254, 284, 289. Cartaginesi: 84, 105, 146, 148, 149, 1 52, 164, 178, 179, 180, 181, 182, 222, 223, 224, 227, 256, 285, 290, 299. Catania: 1 27, 1 98, 2 1 5 . Catone Maggiore: 269-271 , 274, 277, 278, 296, 299, 301, 304, 308. Cauconi: 18. Caudini: 278, 279, 302, 306. Caudio: 269, 275, 277, 278, 288, 291 , 293, 299, 303, 305, 308. Caulonia: 18, 22, 26, 27, 28, 56, 82, 87, 1 1 1 , 1 17, 1 18, 130, 132, 135, 1 38, 1 39, 1 4 1 , 144, 145, 149, 1 50, 1 52, 155, 174, 175, 176, 177, 192, 194, 200, 233, 242, 246, 290. Cauloniati: 1 29, 1 36. Centauri: 76. Chersicrate: 22. Chio: 81 . Chirone: 44. Choireatai: 38. Chone: 43, 109. Choni: 27, 65, 1 1 1 , 1 28, 191 , 1 94, 195, 205, 207. Chonia: 70, 193. Ciclopi: 206. Cilone: 1 24, 20 1 , 244. Cipselo, Cipselidi: 2 1 , 22, 28, 32, 33, 50. Circe: 218, 223.

320

Circeo: 190, 2 1 5 . Cirenaici: 274, 275, 300, 301 . Cirene: 28, 29, 5 1 , 187. Cleandrida: 1 3 1 , 199, 267. Cleonai: 19. Cleonimo: 1 60, 161 , 302 . Clinia : 1 24, 197, 20 1 , 244, 245. Clistene: 12, 63 (di Atene); 20, 22, 23, 26, 3 1 , 32, 33, 38 (di Sicione). Coccei: 226. Canone: 138. Corcira: 21, 48, 161 , 162, 164. Corinto: 13, 19, 2 1 , 22, 24, 3 1 , 32, 33, 36, 37, 38, 39, 40, 4 1 , 43, 57, 60, 66, 67, 75, 1 1 2, 1 26, 1 27, 207, 242, 243, 300, 307. Corinzi: 67, 1 57. Cornelii: 172. (P.) Cornelio Dolabella: 172. (L.) Cornelio Lentulo: 177. (P.) Cornelio Rufina: 167, 168, 1 70-1 74, 176, 177. (P.) Cornelio Scipione Africano: 176. (L.) Cornelio Scipione Barbato: 172. Cosentia/Cosenza: 1 23, 1 56, 1 58, 178, 181 , 194. Craniti (Monti): 172. Crati: 18, 23, 28, 70, 1 23, 1 30, 1 37, 1 54, 155, 1 56, 181 , 183, 194. Creta: 186, 23 1 , 232, 243 . Cretesi: 17. Crimisa: 43, 51, 69, 70, 109, 1 10, 1 1 1 , 1 1 2, 242. Crisa: 79, 103, 104, 1 06. Crotone: 18, 22, 24, 26, 27, 29, 30, 33, 39, 43, 44, 46, 47, 49, 5 1 , 55, 56, 68, 69, 70, 7 1 , 73, 75, 76, 77 , 87, 97, 98, 10918� 188, 192, 193, 194, 195, 196, 197, 198, 199, 200, 201 , 202, 2 1 1 , 212, 213, 214, 220, 221 , 224, 225, 231 , 232, 234, 235, 236, 237, 238, 240, 241 , 242, 243, 244, 245, 246, 248, 250, 256, 259, 260, 261 , 264, 265, 267, 284, 285, 290, 294. Crotoniati, Crotoniatide: 27, 43, 44, 46, 5 1 , 65, 66, 68, 69, 98, 1 1 0, 1 1 1, 1 12, 1 15, 1 1 6, 1 1 7, 1 18, 120, 121, 122, 124, 125, 126, 128, 136, 143, 144, 14 7, 1 64, 167, 1 68, 1 71, 180, 181,

Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

182, 183, 189, 200, 201 , 233, 234, 236, 237, 242, 244, 245, 260, 263, 294. Cuma: 188, 189, 220, 222, 224. (M.) Curio Dentato: 172, 276, 303, 304, 305 , 308. Damasias: 1 5 , 23, 34, 64, 96. Danao: 36. Danaoi: 10, 19, 186. Dario: 188. Daulii: 104. Daulios: 79, 103, 104. Daulis: 104. Dauni: 163, 261 , 262 . Daunia: 190, 191 , 218, 222, 256. Deion: 10. Delfi: 17, 22, 24, 26, 31, 5 1 , 52, 66, 103, 104, 105, 106, 1 1 2, 1 18, 122, 183, 188, 208, 237, 253. Delo: 23 1 . Demetra: 197; 22 1 ; D i Antela: 24; Pana­ chaiia: 1 34. Demetrio Poliorcete: 165. Democede: 24, 1 29, 1 88, 200, 234, 235, 242, 246. Deucalione: 35, 72. Dexamenos: 1 1 , 18. Diakrioi: 1 1 . Dinomenidi: 188, 208, 209. Diodoro d'Aspendo: 249, 265, 267-268, 277, 295. Diomeda: 10. Diomede: 20, 39. Diane: 1 52, 154, 280, 288. Dionisio I: 1 36, 1 37, 1 38, 1 39, 140, 141 , 142, 143, 144, 145, 145-150, 151-152, 1 54, 1 55, 190, 194, 247, 250, 253, 254, 256, 275, 276, 278, 279, 288, 290, 291 , 300. Dionisio II: 1 50, 1 5 1 , 152, 1 53, 1 54, 1 57, 253, 256, 269, 274, 275, 276, 278, 279, 280, 296, 300, 30 1 , 302, 307, 308. Dioniso: 24. Dioscuri: 29, 1 18. Dodona: 72. Dolopi: 97. Dori: 10, 14, 15, 34, 41, 60, 62, 63, 64, 74, 75, 77, 92, 96, 186, 219. Doride: 250.

Indice dei nomi

Dorieo: 1 1 2, 1 22, 1 23, 234. Doros: 10, 35, 62, 63, 74, 96, 186. Dossennos: 225. Drakon: 192. Dyme: 1 2 , 15, 16, 17, 18, 19, 20, 25. Helios: 32, 4 1 . Eboli (Montedoro d i E.): 2 17, 218. Egisto: 14. Egitto: 85, 1 19, 1 63, 23 1 . EleaNelia: 1 23, 1 38, 139, 177, 190, 192, 194, 198, 2 1 5 , 216, 220, 222, 223, 224, 225. Elei: 95. Elena : 44, 85, 1 18. Eleusi: 13, 31, 36. Eleuthere: 37. Elicaone: 210. Elide: 1 1 , 1 2 , 16, 17, 18, 20, 23, 39, 58, 59, 60, 65, 67, 68, 93, 94, 122. Elle (Helle): 43, 57, 95. Elleporo: 141 , 144, 145, 148, 149. Eloride: 144. Empedocle: 1 20, 198, 209, 214, 2 1 5 , 232, 233. Endymione: 40, 58, 67, 68, 93, 94. Enipeus/Enipeo (Fiume): 56, 58, 9 1 , 92, 93, 97 . Entella: 176. Eolie: 101 , 102. Epakria: 1 1 . Epei: 1 1 , 1 2 , 17, 18, 67, 93, 94. Epeios: 16, 40, 55, 58, 65, 66, 67, 68, 79, 92, 93, 94, 98, 109. Ephyra: 41 (Corinto), 72 (di Tesprozia). Epicarmo: 198, 209, 214, 2 1 5 , 216, 287. Epiro: 1 57, 161 , 163, 280. Epiroti: 168, 169, 171 , 174, 177. Epopea: 36, 37. Erechtheus: 10, 13, 32, 36, 62, 74, 75, 187. Eraclea: 67, 85 , 86, 87, 102, 1 03, 1 37, 1 53, 1 57, 167, 168, 190, 200, 201 , 2 1 1 , 2 1 5 , 256, 268, 272 . Eraclide: 1 59. Ereso: 24. Eretria: 1 1 , 12, 35, 49, 63. Erice: 50. Ermocrate: 83.

321

Esaro: 43, 5 1 , 1 10, 1 1 2, 1 5 5 . Eta : 44, 7 1 , 7 2 , 7 3 , 98. Ethai : 162. Etoli: 22, 31, 52. Ettore: 64, 80. Eubea: 1 1 , 35, 50 (città), 63, 74, 77. Eurito: 292 . Eurysakes: 14. Fabii: 172, 226. (Q.) Fabio Gurgite: 174. (Q.) Fabio Massimo: 226, 269, 270, 271 , 277. Fabio Pittore: 172. Fabrizio Luscino: 172, 173. Faleco: 104. Fenice : 72. Fenici: 84, 87, 1 88. Fenicia : 23 1 . Filisto: 146. Filolao: 199, 234, 262, 265, 272, 292 . Filamelo: 105, 106. Filottete: 43, 44, 55 , 68, 69, 70, 71, 72, 73, 76, 96, 97, 98, 99, 1 10, 1 1 1 , 1 55, 220. Fliunte: 19, 2 1 , 292. Flegii: 104, 1 06. Focei: 222, 223. Facesi: 100, 104, 105, 106, 192. Focide: 93, 103. Formione: 29, 1 17. Francavilla Marittima (santuario della Motta): 44. Fratte: 224. Fulvio Fiacco: 175, 176 (tribuna), 184 (pretore). Galli: 141 , 143, 146, 165, 289. Gargettos: 1 1 , 63. Gartydas: 199, 265 . Gela: 50, 83 . Gelone: 1 25, 1 26, 188, 207, 208, 209, 224, 245 . Gerione: 8 1 , 2 1 8 . Giasone: 4 1 , 4 2 , 4 3 , 5 7 , 59, 60, 66, 94, 95, 1 00, 220, 222. Giganti: 76, 77. Giove: 225, 226; Versare: 163. Giunio Bubulco Bruto: 170, 172, 174. Gonoessa: 19. Gorgia: 199, 209, 214, 265, 267, 275, 276.

322

Hades: 59. Halos: 57. Helike (eroina): 10, 13, 14, 20, 24, 36. Helike (toponimo): 14, 1 5 , 16, 17, 18, 19, 2 1 , 22, 23, 24, 25, 26, 28, 33, 50, 52, 64, 97, 1 14, 1 1 5 , 1 34. Hellas: 72, 74, 75, 97, 1 57, 1 58, 1 86, 187, 188, 189, 190, 191, 199, 204, 207, 208, 209, 2 1 3 , 243, 265 , 267; Megale Hellas. 53, 76, 109, 1 24, 125, 12 7, 1 29, 1 85-191, 195-198, 201 -214, 216, 239, 260, 289, 294, 295 . Hellen: 10, 35, 62, 63, 74, 96, 97, 102, 186. Hellenes: 10, 46, 72, 96, 1 36, 1 39, 143, 144, 147, 1 53, 186, 187, 188, 1 9 1 , 205, 207, 243, 259. Hellopia/Hellops: 1 1 , 35. Hera: 19, 24, 29, 33, 39, 4 1 , 43, 44, 52, 55, 59, 66, 76, 77, 1 14, 1 20, 1 34, 220, 22 1 , 227; Argonia/Argiva: 95, 2 18, 220; Lacinia: 68, 69, 76, 109, 1 1 2, 1 1 5, 125, 1 34, 1 37, 144, 146, 149, 1 50, 1 55, 184, 220, 234, 237, 242; Pelasghis: 95. Heraion: 26, 39, 43, 44, 68, 69, 98, 1 18 (di Crotone); 29, 39, 40, 4 1 , 43, 44, 57, 76, 1 00, 218, 221 , 222 (di Posei­ donia): 39 (di Sibari); 39, 43 (di Meta­ ponto). Heraclea Minoa : 50. Heraclidi: 15, 2 1 , 32, 33, 34, 36, 37, 38, 47, 96. Herakles: 28, 30, 40, 44, 5 1 , 55, 56, 59, 7 1 , 72, 73, 75, 76, 77, 8 1 , 98, 1 09, 1 1 1 , 1 20, 1 2 1 , 1 22, 132, 135, 144, 1 56, 2 18, 222, 225, 234, 236, 238, 282 . Herennius: 299. Herigone: 14. Hermes: 24. Hermione: 14, 75. Hierone: 1 25 , 1 26, 188, 208, 209, 216, 245. Hippaso: 1 18, 1 29, 2 1 5 , 248, 249, 250, 25 1 , 253, 292 . Hippoclide : 38. Hippon: 234. Hipponiati: 1 36. Hipponio: 1 25, 1 38, 141, 144, 145, 147,

Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

148, 149, 1 50, 1 5 1 , 152, 155, 160, 162, 1 63, 164, 181 , 1 90, 194. Hippotes: 102. Hyatai : 38. Hylias (fiume): 1 30. Hyllos: 1 5 . Hyperakria, Hyperakrioi: 1 1 . Hyperesie: 19, 22, 3 1 , 4 1 , 97. Hyperasio: 41 . Hyria: 225. Hysiae: 2 1 . Iapigia: 87, 103, 190, 193 . Iberi: 205, 206. Ikkos: 272. Imera, Imeresi: 28, 50, 1 17, 1 26, 1 27, 1 88, 198, 2 1 5 , 224, 245. Inaco: 20. Incoronata: 27. Ino: 66, 95 . Ippolito: 37. Irpini: 194, 306. Is/FIII:: 26, 28, 29, 42, 50, 76, 22 1 , 222, 224, 225. Ischia l Pitecussa : 219. Isocrate: 102. Isola Bianca/Isola dei Beati: 10, 30, 44, 68, 73, 99, 1 1 2. Istiaiotide: 35 . Jamidai: 69, 122. Janiscos: 33. Japigi: 85, 1 26, 1 28, 161 , 162, 254. Jolkos: 57. Jone: 10, 1 1 , 12, 13, 16, 20, 24, 35, 36, 38, 62, 63, 74, 96, 186, 187. Joni, Jonia : 1 1 , 1 2 , 13, 14, 1 5 , 24, 25, 35, 41, 45, 63, 65, 66, 73, 75, 77, 9 1 , 92, 96, 1 14, 1 1 9, 187, 224, 23 1 , 240. Jonidai: 1 1 , 63, 65. Jonio: 31, 162, 190, 192, 193. Kabala: 149. Kalyke: 40, 58, 67, 93, 94. Kallipolis: 84, 85. Karneatai: 38. Karnos: 38. Kephalos: 10, 1 1 , 63. Kerambos: 263, 264. Kerauneia: 16. Keryneia: 19.

Indice dei nomi

Kleombrotos: 30. Klete: 1 18. Klytios: 32, 33, 36, . Kometes: 1 5 , 34, 64, 96. Kossa/Cosa/Compsa: 193, 194. Kothos: 1 1 , 35. Kreion/Kreonte: 13 , 36, 75. Kreousa: 10, 1 1 , 13, 35, 62, 63, 74, 187. Kretheus: 39, 41, 42, 57, 59, 95. Kreonte: 13, 36. Krfsos: 103, 1 04. Kronion: 149. Kroton (eponimo): 27, 76, 1 20, 1 56. Labda: 28, 50. Lacestades: 32, 37 . Laconia: 14, 2 1 , 34, 39, 41 , 64, 75, 92, 96. Laerte: 60, 80. Lagaria: 58, 67, 68, 92, 93. Lakinios: 39, 44, 5 1 , 69, 1 1 1 , 1 1 2, 1 18, 132, 155, 1 56, 165, 166, 201 , 256 (pro­ montorio); 27, 1 1 1 , 1 56 (eroe). Lamato (fiume): 1 23 . Lamedonte: 32, 3 3 , 36, 37 , 38. Lametinoi: 1 23, 1 27, 192, 193, 242 . Lametos (fiume): 1 9 2 , 193. Lamezia: 1 23, 1 36, 1 55, 193, 223. Lamis: 28, 5 1 . Lanassa: 161 , 1 62, 168. Laomedonte: 263 . Laos: 1 23, 1 26, 1 30, 136, 140, 141 , 143, 146, 1 56, 190, 192, 193, 197, 200, 223, 225, 242, 1 54, 268, 294, 296 . Laris: 42. Latini: 190, 289, 293. Lazio: 2 1 5 , 218, 223. Lelio: 191 , 308. Leonimo: 29, 30, 44, 68, 69, 73, 99, 1 1 2, 1 17. Leontini: 35, 50, 63, 265 , 267. Leptine: 146. Lesbo: 14, 24, 34, 87, 96. Lestrigoni: 206. Leucippidi: 29, 87. Lucania: 1 36, 1 5 1 , 1 54, 164, 1 77, 195, 204, 219, 264, 265, 294. Lucani: 87, 106, 1 28, 1 3 1 , 136, 1 38, 140, 143, 144, 148. 149, 1 50, 1 5 1 , 1 53, 154, 1 55, 1 56, 1 57, 1 58, 160, 1 6 1 , 162, 163,

323

164, 165, 1 66, 1 68, 1 7 1 , 174, 177, 183, 191 , 1 94, 199 , 204, 205, 225, 226, 254, 257, 261 , 262, 263, 264, 266, 267, 268, 276, 277, 279, 280, 283, 293, 294, 295, 296, 302, 303, 307, 308. Leukippos: 26, 27, 28, 2 9 , 50, 52, 79, 84, 85, 86, 87, 88, 103, 1 06. Leukosìa/Leukothea: 42, 43, 57, 58, 65, 66, 94, 95, 2 17, 222, 225. Licurgo: 268, 281 , 283, 284. Licymnios: 98. Ligeia: 42, 222, 223. Liside: 199, 265 , 268. Locresi: 88, 1 12, 1 14, 1 16, 1 17, 141, 168, 1 69, 1 70, 179, 180, 181 , 182. Locri: 30, 48, 75, 109, 1 1 6, 1 17, 1 18, 125, 1 27, 1 30, 1 36, 144, 145, 1 52, 1 54, 155, 1 57, 1 58, 160, 165, 167, 168-169, 171 , 173, 177, 179, 180, 183, 190, 196, 200, 201 , 210, 2 1 1 , 236, 244, 245, 250, 253, 290, 200. Locride : 147, 1 55, 178, 20 1 . Lousoi: 18, 89. Luceria: 306. Lyco: 37. Lyko di Reggio: 1 58. Lykon Pitagorico: 272 . Macedoni: 1 64. Macedonia: 164. Magna Grecia : 28, 39, 47, 54, 55, 65, 70, 80, 82, 90, 106, 109, 1 25, 1 27, 1 34, 148, 1 57, 1 59, 160, 163, 164, 165, 166, 167, 178, 185, 189, 190-191, 196199, 201 -204, 209-21 1, 213-214,

239, 243, 254, 257, 285, 289, 294; vd. anche Hellas. Ma.'tnesia (tessalica): 71 , 97, 219. Magnesii: 96. Magnesia sul Meandro: 87. Magneti: 72. Makalla: 44. Makareus: 87, 96. Maliaco (golfo): 56. (M.) Curio Dentato: 172, 303, 304, 305 , 308. Mamarkina: 292. Mamerco/Mamerkos : 1 57 (tiranno) , 286, 287, 291 , 292 , 307.

324

Mamers/Mamerte: 286, 287. Mamertini: 174. Marathon/Maratone: 36, 37. Marathonio: 37. Maratona: 1 1 , 62, 63, 187. Marcina : 221 . Marmakos: 292 . Marone: 80. Marsia: 226-227. Massalia: 100, 223. Medma: 1 25, 1 36, 1 60. Medonte: 96. Megacle: 33, 38. Megara: 50, 5 1 . Megaresi: 28. Melampo: 95. Melanippe: 40, 56, 59, 6 1 , 62, 65, 79, 82, 83, 88, 89, 90, 9 1 , 92, 97, 98, 99, 1 0 1 , 102, 106, 1 1 4. Melanippo: 32, 38. Melikertes: 57, 66. Menedemo: 1 59, 162. Menelao: 14, 281 , 283 . Mens Bona: 226, 227. Mesatis: 16, 25. Messana: 1 26, 1 74, 176, 220. Messapi, Messapia : 85, 1 56, 1 57, 1 60, 1 6 1 , 166, 190, 253, 261 , 262, 307, 308. Messeni, Messenia: 17, 2 1 , 39, 58. Metabos: 40, 76, 79, 80, 81 , 82, 83, 84, 86, 88, 89, 92. Metabus: 83. Metapa: 67. Metapioi: 67, 93 . Metapontini: 40, 66, 67, 93, 1 06, 1 29, 197, 199, 248. Metapontino (territorio): 27, 44, 47, 79, 83, 86, 98, 1 01.

Metaponto: 18, 23, 26, 27, 29, 30, 39, 40, 41, 43, 47, 49, 50, 51, 52, 56, 57, 58, 59, 60, 6 1 , 64, 65, 66, 67, 68, 7 1 , 75, 76, 77, 79-1 06, 1 1 1 , 1 14, 1 16, 124, 135, 1 37, 1 53, 1 56, 190, 192, 193, 194, 195, 196, 197, 199, 200, 2 15, 220, 244, 246, 248, 253, 256, 268, 27 1 , 278, 290, 294. Metapontos (eponimo): 27, 4 1 , 6 1 , 62, 65, 82, 83, 88, 90, 91, 92, 1 01, 1 02.

Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

Methymna: 24. Metion: 32, 36. Micene: 19, 2 1 , 39. Micenei: 54. Mileto: 75, 82, 192, 1 93, 241 . Mille (consiglio dei): 1 13, 1 28, 1 29, 234, 237, 243, 245 , 246, 248. Milone: 29, 30, 73, 1 1 2, 1 2 1 , 1 22, 167, 234, 235, 236, 238, 284. Milziade: 22, 50. Minerva : 226. Minos/Minosse: 268, 284. Mirmidoni : 96. Miscello: 18, 26, 27, 28, 50, 5 1 , 1 1 0, 1 1 1 , 22 1 . Mitilene: 24, 64. Mnemarchos, Mnamarkos (padre e figlio di Pitagora): 265 , 291-292 . Mnesarkos: 291 . Molpa: 192, 223. Morgete: 27 . Morgetes: 193, 195, 205 . Mystia: 1 5 5 , 181 . Nasso: 50, 198, 2 1 2 , 2 1 5 . Naukratis: 186. Naupretidi: 70. Nausitoo: 47, 50. Nausithoo (etrusco): 262 . Neapolis: 42, 223, 254, 279, 282, 289, 292, 302, 304, 306. Neapolitani: 279, 302, 308. Nearchos: 258, 269, 270, 27 1 , 272, 273, 274, 275, 277, 296, 299-306, 308. Neleo: 24, 39, 40, 42, 58, 59, 67, 68, 79, 90, 92, 93, 94, 220. Neleidi: 24, 40, 59, 63, 65, 66, 67, 79, 90, 92, 1 1 4. Nemea: 1 1 2 . Nephele : 5 7 , 95. Nestore : 58, 59, 65, 66, 67, 68, 90, 93, 94. Neto/Nauaithos/Neaithos: 43, 70, 7 1 , 109, 1 10, 123, 1 54, 1 55, 1 56, 181 , 183. Nicomacho: 167, 168, 1 7 1 , 173. Ninone: 1 29, 135, 210, 245, 248. Nipsio: 308. Noce: 192. Nocera/Nuceria: 181, 22 1 . Nola: 193.

325

Indice dei nomi

Nolani: 279. Numa Pompilio: 262, 281 , 283, 286, 287, 288, 291 , 293, 307. Nykteo: 37. Ocello: 256, 263, 264, 265 , 266, 294. Odisseo: 14, 30, 46, 49, 60, 65, 80, 99, 100, 102, 192, 217, 218. Ofanto: 100, 194, 219, 222. Ogygo: 14, 23. Oibotas: 1 2 , 25. Oineo: 1 1 , 39. Oinotria/Enotria: 82, 190, 191 , 194, 219. Oinotroi/Enotri: 106, 128, 191, 192, 193, 194, 195, 205, 107, 222, 294. Enotro: 191 . Okkelos/Okkilos, Ekkelos/Ekellos, Okkelo/Ekkelo: 262-263 . Olenios: 18. Olenos, Olenia: 1 1 , 12, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 25, 96. Olimpia: 30, 40, 58, 67, 69, 93, 94, 1 1 2, 1 1 3, 1 22, 1 24, 1 25 , 223, 239, 278. Onatas: 12, 64. Oneatai: 38. Onomarco: 1 04, 105. Orcomeno: 80. Oresandros: 263, 264. Oreste: 14, 1 5 , 16, 23, 24, 34, 64, 75, 96. Ormenion: 44, 72, 98. Ormenos: 72, 98. Orneai: 19. Ortagora, Ortagoridi: 22, 23, 31, 33, 38. (T.) Otacilio Crasso, Otacilii: 226. Oxylos: 15, 23. Paestum, Paestani : 28, 6 1 , 1 36, 1 58, 21 7, 218, 226-22 7, 240. Pagase: 44, 56, 57, 72, 98. Pagaseo (golfo): 56, 72 . Paleia: 12 , 16, 25. Palaimon: 57. Palinuro: 192, 223. Pallene: 12. Pan: 137. Pandosia: 1 23, 1 30, 1 37, 1 54, 1 58, 194, 197, 200, 242. Panopeus: 67, 93, 103. (L.) Papirio Cursore: 306.

Paride: 85, 187. Parii: 278. Parmenide: 198, 214, 2 1 5 , 2 1 6, 225. Paro: 253. Parone: 1 59. Parthenii: 48. Parthenopaios: 42. Parthenope: 42, 222. Pataikos: 1 2 . Patrai: 1 5 , 1 6 , 1 7 , 2 5 , 89. Patreus: 1 5 . Patroclo: 94. Peiros: 1 1 , 17. Pelasgi : A igialeis. 10, 14, 21; A m inei: 2 1 9, 224. Peleo: 60, 96, 97. Pelias: 42, 57, 58, 59, 66, 94, 220. Pellene: 17, 19, 22, 23, 25, 3 1 , 38, 4 1 , 5 1 , 57, 89, 97. Pelope: 18, 24, 33, 34, 36, 64. Peloponneso: 10, 12, 13, 14, 1 5 , 17, 2 1 , 2 2 , 2 5 , 26, 3 1 , 33, 34, 3 5 , 36, 39, 4 1 , 45, 60, 62, 64, 7 5 , 76, 95, 96, 97, 105, 1 14, 130, 1 38, 142, 144, 220, 248, 289. Peneios: 35, 56, 9 1 , 97.d. Penthilidai: 14, 15, 23, 24, 34, 64. Penthilos: 14, 15, 34, 64, 96. Pentri: 281 , 306. Perachora: 55. Pericle: 83, 1 30, 2 1 6, 246. Perieres: 29, 39, 87. Perillo di Turi: 247-248. Persefone: 42, 169. Persia, Persiani: 1 58, 187, 188, 207, 224, 240. Pertosa: 217. Peryklimenos: 59. Petelia : 43, 1 55 , 1 78, 1 8 1 , 183; vd. Strongoli.

Peuceti: 161 , 162, 163, 194, 261 , 262, 307, 308. Phaillos/Phayllos: 105, 1 1 2, 234. Phaistos: 32, 33, 37. Phalantos: 28, 50. Phalces: 2 1 , 32, 37. Phareis: 17. Pharos: 278. Pharsalia (danzatrice): 105.

326

Phàrsalos: 98. Phélloe: 89. Phenò: 32, 36, 38. Pherài: 17, 18. Philaidai/Filaidi: 1 1 , 22. Philippos: 1 1 2, 1 1 5, 234, 242 . Philopemene: 29. Philytas: 30. Phytios. 210. Ph6kos: 103. Phoroneo: 13, 20, 33, 36. Phrixos: 43, 57, 95. Phthia/Phthie/Ftia: 35, 72, 77, %, 97, 98. Phthii/Ftioti: 4 1 , 44, 96, 97, 98. Phthlos: 97. Phthiòtis/Ftiotide: 35, 39, 44, 57, 60, 64, 73, 75, 96, 97, 98. Pilii: 59, 66, 93, 94. Pilo: 39, 93 (di Messenia); 59 , 93 (di Trifilia); 59 (di Elide). Pirro: 1 6 1 , 162, 164-1 66, 167- 170, 173, 174, 175, 177, 183, 1 9 1 , 204, 226, 257, 305, 306, 307. Pisa : 58, 65, 66, 67, 93 . Pisatide: 93. Pisistrato, Pisistratidi: 1 1 , 12, 62, 63, 186. (L.) Pisone: 303. Pitagora: 5 1 , 70, 75, 1 1 4, 1 1 5, 1 1 6, 1 17, 1 18, 1 19-121, 121, 124, 125-130, 185, 186, 189, 196-201, 204, 209, 209-216, 23 1 -258, 259-268, 2 76, 2 77, 284, 285, 286, 28 7, 288, 289, 290, 291 292, 299, 307, 308. Pitagorici: 30, 57, 95, 1 18, 123, 124, 125132, 135, 1 37, 1 86, 190, 196-199, 201, 204, 209, 210-21 6, 225, 226, 23 1 -232, 242, 244-249, 253, 255, 262-267, 2 71 - 2 73, 2 78, 286, 289, 292, 304.

Pitanati: 281-283, 298, 307. Pitane: 283, 284. Pittaco: 24. Pixunte/Bussento: 223. Pizia: 68. Platea: 1 88, 208, 224, 283. Platone: 152, 190, 199, 2 1 1 , 250, 253, 255, 256, 263, 264, 265, 269, 270, 275, 276, 278, 288, 290, 299, 300, 301 , 302, 306.

Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

Podarkes: 44, 96, 98. Poiante: 71 . Policastro (golfo): 192, 223. Policrate: 23 1 , 232 . Policoro: 27, 79. Polidoro: 48. Polieion/Polis: 101 . Polifemo: 47. Polites: 192. Polizelo: 188. Polla: 2 17 . Polyarchos: 257, 274, 275, 276, 277, 296, 297, 298, 30 1 , 302 . Polypémon: 80. Pompei: 222. Pontecagnano: 218, 219, 224. Ponto: 68, 73, 188, 2 18. (G.) Ponzio Sannita (padre e figlio): 262, 275, 276, 277, 278, 283, 288, 291 , 293, 295, 296, 299, 303-306. Poseideion/Poseidion: 24, 40, 43, 1 34. Poseidon: 19, 24, 25, 28, 33, 39, 40, 4 1 , 4 2 , 43, 47, 50, 5 2 , 58, 59, 6 1 , 90, 94, 102, 1 14, 125, 134, 217, 220, 22 1 , 222, 224; Enipeus: 39, 40, 58, 67, 92, 94, 95, 1 14, 220; Isthmios: 58, 67. Poseidonia, Poseidoniati: 18, 29, 39, 40, 4 1 , 43, 44, 50, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 6 1 , 64, 65, 7 1 , 75, 77, 89, 9 1 , 94, 95, 98, 99, 100, 1 1 4, 1 25, 1 30, 1 36, 1 56, 191 , 192, 193, 194, 21 7, 220, 222226, 240, 268, 294, 296, 307. Vd. an­ che Paestum. Potamoi: 1 1 . Prassitele di Mantinea: 1 2 . Pretidi: 187. Preugenes: 15, 23. Priamo: 80, 109. Proci: 46. Proteo: 85. Propontide: 65. Prosseno: 170. Protesilao: 96. (Q .) Publilio Filone: 287, 293 . Punta della Campanella: 217. Reggio: 1 1 7, 1 26, 135, 1 37, 1 38, 1 39, 140, 1 4 1 , 142, 143, 144, 145, 149, 1 50, 1 5 1 , 1 52, 1 57, 1 58, 160, 165, 169, 173,

Indice dei nomi

174, 176, 177, 178, 179, 183, 190, 198, 210, 215, 223, 242, 245, 246, 256, 266, 278, 289, 290. Reggini: 1 26, 1 36, 142, 143, 176, 266. Rhegnidas: 2 1 . Rhion: 1 5 , 35. Rhypes: 16, 17, 18, 19, 22, 26, 27, 5 1 , 52, 1 1 1 . Rodano: 100, 223. Rodi, Rodii: 43, 44, 70, 72, 73, 75, 77, 98, 165, 186, 187. Roma: 54, 84, 141 , 1 54, 161 , 163, 164, 165, 166, 167, 169, 171, 175, 176, 177, 179, 204, 2 1 5 , 226, 227, 252, 257, 258, 269, 286, 287, 289, 291 , 293, 303, 304, 305, 308. Romani: 1 6 1 , 165, 1 66, 1 67, 1 7 1 , 173, 174, 175, 176, 177, 179, 180, 226, 256, 257, 262, 286, 287, 288, 291 , 302, 303, 304, 305, 306, 307, 308. Sabini: 257, 268, 276, 277, 279, 280, 281 , 283, 286, 293 , 295, 303, 305 . Sabo: 281 . Sagra: 29, 30, 44, 68, 69, 7 1 , 73, 99, 1 1 2, 1 14, 1 16, 1 17, 1 2 1 , 236, 250. Salamina: 1 1 2, 188, 208, 224, 234. Salmoneus: 39, 4 1 , 58, 59, 90, 92, 94, 95. Samo: 2 1 , 33, 36, 55, 1 19, 187, 23 1 , 232, 286. Samotracia: 42 . Sannio: 174, 194, 281 . Sanniti: 1 28, 1 38, 1 5 5 , 1 58, 160, 1 6 1 , 164, 165, 166, 170, 172, 174, 177, 205 , 225, 226, 256, 257, 261 , 262, 263, 264, 268, 275, 276, 277, 279, 280, 281 , 282, 283, 284, 288, 289, 291 , 293, 294, 295, 296, 297, 298, 299, 301 , 302, 303, 304, 305, 306, 307, 308. Sarno: 193, 222, 224. Savuto: 1 23, 194. Scillezio: 144, 147, 148, 149, 1 5 5 , 193. Segestani: 1 1 2. Seirenoussai: 42, 94, 217. Sele: 39, 40, 41 , 57, 76, 1 00, 1 9 1 , 192, 194, 218, 2 19, 220, 221, 222, 223. Selinounte: 10, 13, 20, 24, 36. Senofilo: 292 .

327

Serdaioi: 30, 88, 1 22, 1 23, 192, 223, 240. Serse: 1 58. Sibari: 18, 22, 23, 24, 26, 27, 28, 29, 30, 33, 39, 40, 43, 44 ('dama di Sibari'), 49, 50, 5 1 , 52, 55, 56, 60, 68, 69, 70, 73, 75, 77, 82, 83, 87, 88, 97, 98, 99, 109, 1 10, 1 1 1 , 1 1 3, 1 14, 1 1 5, 1 16, 1 18, 1 19, 1 2 1 , 1 22, 1 23, 1 24, 1 25, 1 26, 1 28, 1 29, 130, 1 37, 186, 191 , 192, 194, 195, 196, 197, 198, 201 , 202, 204, 209, 220, 223, 224, 225, 231 , 233, 234, 236, 237, 238, 239, 240, 241 , 242, 243, 244, 245, 246, 248, 284. Sibariti, Sibaritide: 27, 43, 44, 46, 47, 5 1 , 60, 70, 7 1 , 83, 86, 98, 1 1 0, 1 1 1 , 1 1 2, 1 16, 1 22, 1 24, 125, 1 26, 1 27, 130, 1 3 1 , 132, 194, 198-199, 200, 201 , 216, 220, 223, 225, 237, 238, 240, 241 , 242, 243, 244, 245, 284. Sibari sul Traente: 43, 44, 70, 73, 1 30, 1 3 1 , 132, 1 54, 1 55, 196, 200, 246. Sicilia : 28, 35, 54, 63, 81 , 96, 105, 1 26, 149, 152, 1 54, 1 57, 1 58, 160, 163, 164, 168, 169, 173, 174, 175, 181 , 185, 188, 189, 191 , 195, 198, 202-209, 2 1 1 , 212, 214, 2 1 5 , 224, 243, 245, 254, 256, 257, 280, 288, 289, 290. Sicione, Sicionia, Sicionii: 19, 20, 2 1 , 2 2 , 26, 3 1 , 32, 33, 36, 37, 38. Siculi/Sikeloi: 88, 193, 195, 205 . SikanoVSicani: 8 1 , 1 9 5 , 205, 206, 207. Sikania/Sikanie: 81 , 206. Sikyon (eroe): 37. Sila: 1 54, 233. Sileni: 76. Simo (pitagorico): 226. Simos (ecista) : 28, 50. Sinni: 192. Siponto: 87. Siracusa: 2 1 , 22, 48, 5 1 , 83, 109, 1 17, 1 25, 126, 135, 136, 138, 143, 149, 150154, 157-163, 173, 178, 195, 205, 2o6, 207, 208, 209, 2 1 5 , 216, 224, 233, 242, 244, 245, 246, 250, 253, 254, 268, 277, 278, 279, 288, 289, 290, 296, 300, 302, 306. Siracusani: 143, 144, 146, 148, 151, 207, 208, 245 , 256, 300.

328

Sirene (vd. anche Leukosia, Ligea, Par­ tenope): 42, 65, 66, 94, 217, 218, 222, 223. Siria: 23 1 . Siris, Siriti: 41 , 43, 60, 6 1 , 62, 64, 65, 66, 67, 68, 69, 70, 71, 73, 75, 90, 9 1 , 92, 93, 98, 99, 1 0 1 , 102, 1 14, 1 16, 190, 192, 195, 196, 204, 223, 294. Siris (eponima): 27, 41 , 6 1 , 62, 66, 68, 79, 90, 9 1 , 101 . Siritide: 27, 61 , 79, 83, 86, 93, 1 0 1 , 102, 103, 1 25, 200, 247, 263, 294. Sisifo: 32, 39, 40, 43, 56, 58, 59, 67, 76, 79, 87, 88, 92, 94. Socrate: 216, 301 . Salone: 33, 246, 267. Sosistrato: 1 59. Sparta/Lacedemone: 14, 15, 21, 22, 29, 30, 3 1 , 34, 36, 39, 48, 1 18, 1 30, 135, 199, 23 1 , 232, 235, 243, 255, 277, 280, 281 , 283, 284, 286, 287, 288, 295 . Spartani/Lacedemoni/Laconi: 2 1 , 48, 75, 105, 1 17, 1 3 1 , 142, 268, 276, 280, 281 , 283, 284, 285, 298, 307. Spercheio: 97. Spintaro: 255, 30 1 . Statios: 225. Strongoli: 1 55 , 183; vd. Petelia. Sybaris/Sybari (fiume): 18, 22, 28, 1 5 5 . Taisia : 183. Tantalo: 24. Tapso: 50. Taranto/Taras: 28, 41 , 48, 52, 80, 8 1 , 8 2 , 83 , 85 , 86, 87, 88, 9 2 , 102, 103, 104, 105, 106, 109, 1 1 2, 125, 1 26, 137, 1 52, 1 53, 1 54, 1 57, 1 59, 160, 1 6 1 , 162, 163, 164, 165, 166, 167, 1 68, 177, 178, 181, 182, 188, 190, 1 9 1 , 192, 199, 200, 201 , 202, 2 1 1 , 2 1 5 , 246, 247, 25 1 , 252, 253, 254, 255, 256, 257, 258, 267, 268, 269, 270, 271 , 272, 273, 274, 275, 276, 277, 278, 279, 282, 283, 285, 286, 287, 288, 290, 292, 293, 296, 298, 299, 300, 30 1 , 302, 305 , 306, 307. Tarantini: 83, 84, 85, 88, 105, 1 28, 1 53, 1 56, 160, 166, 226, 253, 256, 176, 280, 285, 288, 292, 294, 298, 301 , 302, 303, 306, 308.

Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

Tarquinia : 289. Taso: 187. Tauromenio: 198, 2 1 1 , 2 1 2 , 2 1 5 , 245 . Tebani: 37. Tebe: 37, 38, 42, 265. Tegea: 1 3 1 . Telamone: 60 (eroe), 100 (località). Telemaco: 14, 17, 28, 46. Telephos: 69. Telodike: 1 3 , 36. Telys: 1 1 2, 1 1 5 , 1 2 1 , 237, 241 , 242, 243. Temeno: 1 5 , 2 1 , 32, 37. Temesa: 1 23, 1 24, 1 27, 1 30, 192, 197, 199, 200, 242 . Teodoro Cirenaica: 274, 300. Teopompo: 48. Tera: 49, 5 1 . Terillo: 1 26, 245. Terina: 24, 42, 56, 1 27, 1 3 1 , 1 36, 1 5 5 , 1 58, 160, 162, 163, 181 , 190, 194, 199, 2 10, 223, 242, 267. Terone: 1 26. Teutrante: 73. Tessaglia: 12, 34, 35, 37, 45, 56, 58, 60, 64, 65, 70, 76, 77, 91 , 93, 97, 102, 1 1 4, 224. Testare: 57, 95 (pitagorico-argonauta), 226 (pitagorico). Teti: 44, 68, 77, 98, 220. Theanò: 27, 4 1 , 61 , 66, 68, 90, 9 1 , 101 , 248, 260. Theaitetos: 210. Theokles: 210. Thetideion: 98. Thorikos: 1 1 , 63. Tideo: 39. Timares/Timaratos: 210, 250. Timoleonte: 105, 156-158, 160, 300. Tirreni: 100, 188, 218, 219, 222, 223, 224, 226, 256, 257, 261 , 262, 288, 289, 290, 292, 307. Tirrenia : 93, 100, 218, 223, 240, 262, 290, 291 . Tisamenos: 1 1 , 1 3 , 14, 1 5 , 16, 2 1 , 24, 33, 34, 4 1 , 64, 75, 96. Tlepolemo: 44, 47, 50, 68, 70, 72, 73, 77, 98, 99. Traente/Trionto: 29, 30, 43, 44, 70, 73,

Indice dei nomi

1 1 2, 130, 1 3 1 , 132, 1 54, 155, 196, 200, 246. Trasibulo: 188. Trezene: 33, 220, 224. Trezeni: 219, 220, 241 . Trinakria: 206. Triphylia/Trifilia : 18, 59, 93. Tritaia: 17. Troia, Troade: 10, 40, 54, 56, 58, 59, 60, 6 1 , 65, 66, 68, 70, 72, 77, 85, 89, 90, 93, 94, 109, 1 10, 1 1 1 , 1 1 2, 205, 263. Troiani, Troiane: 65, 66, 69, 85, 90, 109, 263 . Turi, Turini: 30, 43, 44, 67, 70, 83, 86, 93, 1 28, 1 30, 1 3 1 , 132, 135, 1 36, 1 37, 1 38, 1 39, 140, 142, 143, 144, 145, 146, 147, 149, 1 5 1 , 1 53, 1 54, 155, 1 56, 157, 164, 165, 166, 167, 173, 178, 190, 191 , 194, 199, 200, 202, 2 1 1 , 225, 246, 247, 248, 254, 256, 267, 268, 289, 290, 296. Typhon: 26, 28, 29, 50, 5 1 . Tyrannos: 103, 104.

329

Tyreatide: 2 1 . Tyr6: 39, 4 1 , 42, 58, 59, 67, 90, 92, 94, 95. Vallo di Diano: 222. Velia: vd. Elea. Velini: 1 36. Volturno: 193. (L.) Volumnio: 302 . Xouthos: 10, 1 1 , 1 2 , 13, 16, 35, 36, 62, 63, 74, 96, 187. Zaleuco: 1 27, 197, 210, 2 1 2 , 214, 237, 250, 25 1 , 266, 295. Zalmoxis: 232, 284. Zancle: 50, 220, 245. Zenone : 225. Zeto: 37. Zeus: 19, 24, 25, 35, 37, 63, 97; Dodo­ neo: 72; Homagyrios: 1 34, 135; Ho­ marios: 24, 25, 1 3 1 , 132, 133, 1 34; Olimpio: 64. Zeuxippe: 36, 37. Zeuxippo: 37.

Indice

5

Premessa

Parte I Le tradizioni achee

Capitolo I Gli Achei dall 'A igialeia omerica alla dodecapoli arcaica

9

Capitolo II Tradizioni eroiche e colonizzazione greca: le colonie achee

53

Capitolo III Culti e miti nella storia di Metaponto

79

Parte II Colonie achee e Pitagorismo

Capitolo I Crotone e la sua storia dalle origini all 'età romana

109

Capitolo II 185

Megale Hellas e Pitagorismo

Capitolo III 217

Da Poseidon ia a Paestum

Parte III Sulla storia del Pitagorismo

Capitolo I I Pitagorici e A rchita

231

332

Colonie achee, Magna Grecia e Pitagorismo

Capitolo II Il Pitagorismo e le popolazioni anellenicbe d 'Italia

259

Capitolo III A rcbita e Gaio Ponzio Sa nnita

299

Abbreviazion i bibliografiche

309

Indice dei nomi

317